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4/10/2021

Il corso proseguirà tra primo e secondo semestre, letteratura greca classica ma


bisogna conoscere tutta la letteratura. Capire un’opera nel suo contesto storico.
Questo è l’aspetto positivistico. Quello formalistico tende ad isolare il testo dal suo
contesto, leggere il testo, coglierne i meccanismi interni. Queste due cose andrebbero
prese di pari passo. La letteratura di Rossi va in questa direzione. Caricherà dei
materiali su Classroom, servirebbero le biblioteche funzionanti. Letteratura viene da
una parola greca, letteratura è legata alle lettere dell’alfabeto, alla scrittura, ma in
realtà nasce in un periodo dove non si ha ancora la scrittura, la fissazione scritta
avviene dopo produzione orale e trasmissione aurale. Noi chiamiamo letteratura un
fenomeno che nasce in un periodo in cui non esiste la scrittura. Siamo abituati alle
letterature nazionali, la letteratura greca è invece una letteratura non propria di una
cultura ma di una lingua. Dai manuali sembra quasi che tra l’epos e Sofocle ci sia
poca distanza ma la distanza è enorme, ci sono almeno 5 secoli. Lo schema prevede
mittente, messaggio e destinatario, e a queste tre cose corrispondono tre funzioni
(vedi manuale linguistica). Nella lirica arcaica l’io è un noi. I generi letterari sono
un’ossatura importante per la letteratura greca in particolare arcaica, occasioni sociali
a cui corrispondevano dei generi letterari. Bisogna esaltare l’occasione, i partecipanti
alla festa, la poesia epica narrava le gesta degli eroi. Gian Biagio Conte mette in
evidenza l’idea di genere, i generi non come contenitori ma strategie comunicative.
Ogni genere ha una strategia comunicativa. L’anabasi è una tipica storia in cui si
uniscono più strategie, scritti tecnici… (chiedere a qualcuno). Anche i discorsi di
Senofonte propongono vari modelli in differenti situazioni. Rossi in un articolo sui
generi letterari propone una tripartizione, epoca delle leggi non scritte (arcaica, ad
esempio i caratteri dell’epitalamio e legame con occasione è una legge non scritta),
l’idea che tutta la letteratura arcaica è fatta a commissione la dobbiamo accettare.
L’età classica è quella delle leggi scritte e rispettate. Categorie di comodo, non c’è
una cesura netta tra una e l’altra. Gli argomenti delle declamazioni sono rivolti al
periodo tra le guerre persiane e Alessandro Magno, periodo di massimo splendore.
Viene canonizzata un’epoca e gli autori che scrivono in quell’epoca. Creare identità
imperiale nell’Impero Romano, classico come strumento politico. Creare dei classici
è anche pericoloso, apre al rischio di strumentalizzazione. Momento di passaggio
forte quando Roma prende il potere in Grecia, occasioni create ad hoc, si compone
per occasioni. Quelle ellenistiche sono occasioni che erano create già tempo prima
però nella prosa. Sistema letterario, sappiamo che la prosa in Grecia emerge con
Ecateo di Mileto. Le genealogie sono una rivisitazione di Esiodo (il catalogo delle
donne), contenuti scientifici, perì fuseos. Questi autori non hanno un pubblico molto
ampio. Strabone, geografo, scrive per i greci ma anche per i romani, che hanno
bisogno di conoscere il mondo abitato. L’importanza di questo periodo è molto
grande, per varie occasioni, si comincia a ragionare su cosa è specifico della
letteratura. Il panegirico di Isocrate sembrerebbe un’opera di oratoria, ma Isocrate
dice di non aver mai parlato in greco. C’è un passo del panatenaico in cui Isocrate
parla dei suoi lettori a Parga. Il maestro proponeva le sue opere come modelli e i
ragazzi le interiorizzavano per proporre una sua visione dell’oratoria. Il panegirico è
il discorso più famoso di Isocrate, discorso fittizio, in cui si intrecciano vari generi.
Isoc 4 3 su perseus.
Capiamo che Isocrate sta facendo una propositio, spero di superare coloro che si
credono sapienti tanto che mai sia detto qualcosa di più. Rendere le cose piccole
grandi e viceversa è ciò che fanno gli oratori, soprattutto quelli disonesti. La cura
formale è la chiave per raggiungere il successo in un determinato genere.

6/10/2021

Non tutto quello che è scritto è letteratura. Canone significa bastone, come quello che
si usa per misurare la stoffa. Il canone nasce ad Alessandria quando arriva un enorme
massa di testi. I maestri hanno bisogno di capire quali autori debbano usare
nell’insegnamento, alcuni erano scontati, come Omero. I giambi e i parteni erano
usciti dalla circolazione all’epoca Alessandrina. I tragici e i comici fanno parte del
canone. La prosa comincia ad essere canonizzata un po' dopo. Sistema letterario che
arriva fino ai giorni nostri. Questo sistema letterario esclude tutto un insieme di testi.
I greci per il romanzo non avevano neanche un termine. Nella retorica però è citato
spesso Omero, non Demostene, come fonte di metafora. L’idea di letteratura greca
sommersa riguarda quella parte della letteratura che non è protetta dallo stato, come
la letteratura di consumo, testi legati ai misteri etc. Croce credeva che si dovesse
valorizzare tutto ciò che è poesia, eliminando tutto quello che non è poetico.
Nel passo considerato Isocrate parla molto di sé stesso. In un altro passo egli nomina
Gorgia senza nominarlo, che voleva fare un encomio ma invece ha fatto un’apologia.
La poesia contemporanea è del tutto svincolata dalla tradizione, quella greca no, è
inserita in una tradizione, per questo vi posizioniamo i frammenti. Pittore Zeusi, tante
ragazze per modelle di Elena. Coppia di particolare bellezza, vogliono avere dei figli
belli, hanno ispirazione da quadri sulle pareti. Questi aneddoti sono esempi
dell’importanza del principio di imitazione. Teoria degli stili, elevato, medio e basso.

Antidosi inizia con un periodo ipotetico: “se il discorso che sta per essere eletto fosse
scelto per le esibizioni, non penso di dover……”. Se queste questioni non fossero
chiarite…. (nico vai troppo veloceeeee)

la sofia è la sapienza legata ad una certa branca del sapere, non la saggezza, dunque il
sofistès è qualcosa di negativo. Io non mi sono mai difeso dalla microloghian auton.
Nell’oratoria un precetto fondamentale è la costruzione dell’etos, positivo di chi si
difende e negativo di chi è accusato. Ci sono i sofistai, coloro che cedono alle loro
calunnie e invece l’autore che non cede alle calunnie. I giudici decisero che la
triarchia spettasse a me. Si capisce molto bene che quel discorso non solo è fittizio
ma ha una lunga durata. Eikòn termine importante, perché paragone con arte
figurativo è importante. Già Pindaro lo fece, la letteratura è migliore dell’arte
figurativa perché può viaggiare e spostarsi. Sicofanti sono coloro che denunciano
importazioni clandestine dall’Africa. Fare un elogio di sé stessi non è un problema.
Ekdosis significa permettere ad altri di copiare la propria opera. Parte giudiziaria,
insegnamenti filosofici, e tante cose imparate da lui inserite insieme a quelli dopo in
maniera appropriata a quelli dopo. Queste cose sono testimoni delle sue azioni.

11/10/2021

Senofonte fa delle operazioni simili a quelle di Isocrate ma non è un maestro di


retorica. Le ciropedie sono state definite in diversi modi. Senofonte riflette sul potere
personale di Ciro, re di Persia, ma non solo, utilizza il potere assoluto come
paradigma di ogni tipo di potere. La ciropedia può essere paragonata all’antidosi
perché si mischiano più generi. Si incrociano vari generi, precetti, componenti di tipo
apologetico. Altre opere di Senofonte interessante sotto questo aspetto è l’Agesilao,
encomio di questo re spartano, dove la parte centrale del discorso parla delle gesta di
Agesilao, un encomio che si intreccia con la storia. Racconta spesso episodi
secondari, che si racconta per un motivo ideologico, esemplare. Le leggi dei generi si
perdono in età ellenistica perché il legame con l’occasione si perde. Le idee contenute
nel discorso sono molte, il problema è metterle insieme in un discorso coerente. Si
capisce come una cosa del genere contribuisce a lodare la propria abilità. Parlare di
verità storica è diverso allora e oggi, si intende una visione che cerca di evitare la
partigianeria. Lo storico antico non ha il culto del documento. Uno storico antico
come i nostri, chiuso nelle biblioteche è da respingere. I discorsi presenti nelle opere
di storia sono un modo in cui lo storico dà voce ai personaggi, perché nella letteratura
greca i personaggi devono parlare, come nell’epos. Qui si dichiara apertamente il
carattere misto dei discorsi di Isocrate. Siamo al capitolo 12, indicazione di non
recitare il discorso tutto insieme. Ora leggete la difesa che sia stata scritta per un
processo, ma vuole dire la verità su di me e vuole farmi conoscere da chi non mi
conosce e farmi soffrire ancor di più di questa malattia.

Il termine istoria comincia a significare storia più tardi. In isocrate troviamo più
principi, quello del piacere e dell’utilità. È una missione che si ritrova in molti autori,
come in lucrezio la coppa con i bordi dolci di miele. Polibio mette un elenco di
persone a cui non si rivolge, non i curiosi, non coloro che cercano storie mirabolanti,
ma rivolto ai politici. Fare una biografia bene è un compito piuttosto difficile, a
partire dalle opere, es. chi diceva che Alceo era un ubriacone. Gorgia si porta dietro
l’etichetta di sofista, personaggio che insegna gli artifici della retorica.
13/10/2021

Per quanto riguarda la terminologia bisogna risalire alla concezione parmenidea della
doxa, si viene a sviluppare una opposizione tra la conoscenza certa e l’opinione.
Infatti, se tutti riguardo tutte le cose hanno la stessa opinione dei presenti. Con
Epimenide di Creta siamo nel XVII sec. A.C. egli viene chiamato ad Atene per
unificare ed esercita le sue capacità profetiche sul passato. I poeti epici erano gli unici
esperti del passato, depositari della memoria, una memoria molto diversa dalla nostra.
C’è un problema molto grande, perché quando parliamo di scienza parliamo di
metodo sperimentale, noi non possiamo sperimentare sulla storia. La storia rientra nel
campo della doxa, non episteme. La distanza è legata all’incapacità di conoscere es.
in Edipo finchè non è arrivato il pastore. È legata alla mancanza di fonti di
informazione, quando scarseggiano tali fonti si rischia di non recuperare più il
passato. Nelle culture antiche non è affatto scontato tutto ciò, fino all’invenzione
della storia, con Erodoto. Nel mondo contemporaneo la massa di documenti che
viene prodotta è talmente grande.
“non è possibile né ricordare il passato né guardare con attenzione al presente né
predire il futuro. Ma l’opinione essendo insicura e con fondamenti poco solidi porta
quanti si servono di lui a fortune incerte…..”

“i quali sostituendo un’opinione con un’altra, distruggendone una e costruendone


un’altra fanno apparire agli occhi dell’opinione l’incredibile e l’inconcepibile…
d’altro luogo i discorsi filosofici nei quali si mostra la velocità del pensiero come
riesce a far mutare l’opinione.”
Anche nella Medea, ad esempio, lei afferma che è stato bravo Giasone a parlare, ma
non basta questo se ha compiuto azioni ingiuste

“c’è lo stesso rapporto tra il potere della parola nei confronti della natura dell’animo e
una medicina nei confronti della natura del corpo. Come farmaci diversi fanno
espellere dal corpo diversi umori e possono far cessare la malattia ma anche la vita,
così dei discorsi alcuni provocano gioia, altri dolore, altri paura etc, altri con una
cattiva persuasione avvelenano l’anima e la stregano.

E dunque Elena se è stata persuasa con la parola può essere detta innocente.
Il frammento come dice la parola è qualcosa che si è rotto, spesso rimane un pezzo di
testo spesso difficile da comprendere. Gli scerpi sono difficili da comprendere,
quando noi troviamo autori conservati.
Aristotele evidenzia come elemento costitutivo della tragedia il litos. Sofìa indica
l’abilità, la competenza tecnica, in ambito retorico. L’insieme di competenze e di
capacità.
Il poeta tragico non ha lo scopo di trasformare i cittadini in perfetti guerrieri. Il
paradigma è basato sull’analogia.
Passiamo alla poetica di Aristotele, uno degli scritti destinati alla scuola, nati dai
materiali dello stesso Aristotele. Noi abbiamo per la bizzarria della tradizione i testi
esoterici, quelli destinati alla scuola, non quelli essoterici. Nel periodo successivo
Aristotele dice che se prendiamo la poesia, e i vari ambiti artistici sono tutti lavori di
imitazione. La prossima volta leggeremo qualcosa sulla definizione della tragedia. La
troviamo al cap.6 della poetica

18/10/2021

Riprendiamo a lavorare sulla poetica di Aristotele, si tratta di un testo molto studiato,


l’esempio più classico è il capitolo III notizie storiche sulle origini della commedia e
il capitolo IV sulle origini dell’arte poetica e i generi drammatici. La commedia
sarebbe nata in ambito dorico, megaresi della madrepatria, la prova linguistica,
comedia deriverebbe da villaggio mentre tragedia sarebbe nata dai corifei che davano
l’avvio al canto ditirambico, commedia sarebbe nata da quelli che guidavano le
processioni falliche. C’era molta attenzione alla ricostruzione delle origini e degli
sviluppi. Bisogna avere chiari gli sviluppi delle tendenze critiche. La reazione che c’è
stata nella seconda metà del 900 con le tendenze formalistiche è un po' eccessivo,
isolare le forme dal contesto storico rischia di produrre fraintendimenti colossali.
Sintesi necessaria tra storicismo esasperato e il formalismo esasperato dello
strutturalismo o narratologia contemporanea, entrambi gli approcci hanno dei limiti
se presi da soli. È importante lavorare sulle funzioni, legate sia al contesto storico che
alle forme con cui vengono realizzate. La poetica è stata spesso sovrainterpretata, la
commedia ha poco spazio nella poetica tra i generi drammatici. Commedia mimesis
pauloteron, soggetti bassi. Non sono rappresentati sul piano della cattiveria ma sul
piano dell’aiscron, brutto, ma anche geloion, ridicolo, mancanza, difetto ma non
doloroso. “La maschera tragica è brutto e disgraziato senza sofferenza”. I due generi
portanti della poetica sono epica e tragedia con grande peso dato alla tragedia che è
definita al capitolo VI dove c’è anche accenno alla commedia di cui si parlerà più
oltre. Questo più oltre non l’abbiamo. Questo non significa che necessariamente il
secondo libro della poetica sia stato scritto, può anche essere stata solo una promessa.
Era inoltre uno scritto esoterica, solo per la scuola.

“dunque la tragedia è imitazione di un’azione seria e compiuta che ha una sua


grandezza, con un linguaggio adorno separatamente per ciascuna delle forme nei suoi
elementi” - definizione astratta, vuole essere onnicomprensiva-“

Azione compiuta, importante, legato al tema dell’unità di azione. In età


rinascimentale sono poi nate anche unità di tempo e unità di luogo, che non hanno
nulla di aristotelico, abbiamo tragedie che si svolgono in grandi lassi temporali e in
luoghi molto diversi, per esempio le eumenidi Delfi-Atene. L’unità veramente
aristotelica è quella di azione.

“ed è una mimesis compiuta da personaggi che agiscono e non dalla narrazione”

Poi c’è la parte celebre e discussa sulla funzione della tragedia.

“producendo la Catarsi che i patimenti rappresentati comportano”

I patemata possono essere quelli dei personaggi sulla scena che producono catarsi
attraverso la stessa rappresentazione. Se invece le colleghiamo toiouton a eleos e
fobos, cioè alle due emozioni nominate prima l’interpretazione prende tutta un'altra
strada. Catarsi è la singola parola più diffusa della letteratura greca, cosa vuol dire?
Neanche molto comune, è chiaro che se ne può dare un’interpretazione di tipo
religioso, risultato di un rito di purificazione, oppure gli si può dare
un’interpretazione fisiologico, psicologico o fisiopsicologico. Questo tipo di
interpretazione è anche legato allo studio della letteratura medica. Qui noi abbiamo
due violente emozioni (eleos e fobos) che agiscono attraverso la tragedia che è
portata sulla scena in forma teatrale. Due astratti, in -sis o in -ma, l’astratto dovrebbe
indicare una forma meno legata alla realtà, patos dovrebbe essere una emozione,
patemata astrazioni di sentimenti, considerarli come un gruppo più generale.
Dobbiamo però stare attenti a non far dire ai testi più di quelli che sanno dire. Non
dobbiamo sentir crescere l’erba. Legame tra questo passo e ciò che troviamo nei
frammenti dell’Elena e in Gorgia. Discontinuità tra Aristotele e gorgia, in
quest’ultimo si parla di catarsi ma di crescita di sofìa. In Gorgia, dunque, le emozioni
sono un tramite verso la sofìa, in Aristotele un raggiungimento della catarsi. Qual è
una svolta che è accaduta tra Gorgia e Aristotele? C’è stato il Socratismo, le filosofie
ispirate a Socrate, con il suo concentrarsi sulla sfera etica e la conoscenza del bene.
Quello che Gorgia indica in termini intellettualistici Aristotele non lo può più
intendere nello stesso modo. Aristotele poi spiega cosa intende per linguaggio
adorno,

“quello che comprende ritmo, musica e canto, dal momento che sono persone in
azione che compiono l’imitazione il primo elemento della tragedia sia l’ordine dello
spettacolo”

Kosmos ha diversi significati, ordine, bellezza che ne deriva. Opsis, tradotto


spettacolo ma indica elemento della visione, tutto l’aspetto visivo. Sul tema della
opsis in aristotele sono stati fatti diversi studi. La opsis è svalutata o no? questo è un
punto chiave, Aristotele dà importanza al mytos.
L’ethos, il carattere (quello per cui definiamo secondo qualità quelli che agiscono) , e
il pensiero (ragionamenti dei personaggi) sono le due cause dell’azione.
Elencazione di 6 elementi della tragedia: mutos, ete, lexis, dianoia, opsis, melopoia.
Proseguendo c’è la famosa affermazione per cui “l’archè e la psuchè tes tragodias è il
mutos”, l’animo della tragedia è il racconto.
La opsis è la parte che attira di più l’anima ma è anche la parte più estranea alla
techne e del tutto estranea rispetto all’arte poetica. Questa affermazione non va presa
tanto come svalutazione della opsis, ma quanto al fatto che la poietichè techne è l’arte
di comporre la tragedia, la composizione della tragedia è legata alla scrittura, prima si
compone il mutos, si delineano i caratteri si delinea il pensiero alle spalle dei
personaggi, la dianoia e così via. Nella Retorica Aristotele dice parlando delle prove
che ci sono delle pisteis entechnoi e delle pisteis atechnoi. Le entechnoi sono legate
all’argomentazione sostenuta dall’oratore, sono sillogismi che vogliono convincere
uditorio della veridicità della tesi. Queste sono il compito dell’oratore. Pisteis
atechnoi sono invece delle prove in cui l’abilità della sctittura non incide, giuramento,
legge. Nell’oratoria antica la legge è uno strumento di prova, l’oratore può tirare fuori
una legge di draconte di anni passati che dimostra che azione dell’avversario è
mostruosa.
La tecne poietichè non è quella del coro didaskalos che deve allestire la tragedia,
l’opsis dipende dal coro didaskalos non dall’attività del tragediografo. Due figure che
erano strettamente unite all’inizio. Eschilo è autore, coro didaskalos e attore, ma
nell’età di Aristotele si riprendevano tragedie del passato, si riportavano sulla scena e
comunque tra autore e coro c’è una distanza. Opsis per ultimo solo perché non è
pertinente all’attività del tragediografo che deve creare la tragedia.
Accenno all’inizio del capitolo VIII, quando si dice che il mutos è unitario non se
riguarda una persona sola (Eracle e Teseo, una sola persona ma non azione unitaria,
invece Odissea unitaria. Il giudizio di aristotele relega poemi ciclici in posizione
subordinata) ma se si tratta di un’azione unica e completa (oles, tutta intera).
Nel capitolo IX l’azione del poeta si differenzia da quella dello storico. In questo
Aristotele si differenza da Gorgia, perché dice che storico e poeta non si
differenziano perché uno si esprime in versi e l’altro in prosa. La differenza qual è?
“l’uno dice cosa è avvenuto, l’altro cosa potrebbe avvenire”. Questa differenza nasce
anche dal fatto che in questo periodo la poesia si è affermata e comincia ad essere
definita in qualche modo. Qui compare la parola istoricos che significa storica. La
poesia è definita come un’attività più teoretica e più seria ed elevata. La poesia
esprime le cose generali e la storia le cose particolari. Giovedì prossimo seminario su
tema “storia universale”.
La poesia, a quali tipi di persone tocca il dire o fare alcune cose secondo il verosimile
o il necessario, si occupa di questo anche se mette i nomi ci persone. Il particolare è
cosa Alcibiade fece o subì. Il generale è quello che può accadere secondo il
verosimile e il necessario. Consiglia di leggere la poetica di Aristotele, prima
riflessione sistematica su questo tema, vi si fonda la lettura occidentale. Teoria
platonica della poesia, lo Ione sul tema della poesia. La seconda parte della poetica è
dedicata al linguaggio.

I persiani di Eschilo
I persiani sono una tragedia particolare, si diceva nella poiesis di Antifane che il
tragediografo ha uno stock di miti a cui ricorrere, Eschilo qui non vi ricorre. È ‘unica
tragedia storica conservata, non certo l’unica di antichità, prima c’era Frinico che ha
portato sulle scene la presa di Mileto, nella rivolta ionica. Noi sappiamo da Erodoto
6,21 che il popolo scoppiò in lacrime davanti allo spettacolo. Frinico fu multato con
1000 dracme per aver ricordato agli ateniesi le proprie personali sventure. La tragedia
portava sulla scena vicende che sentivano come proprie. Se confrontiamo con l’Elena
di Gorgia, dove si parla con vicende allotria che si trattano nella tragedia sicuramente
ci fa capire la mancanza di stacco come problema di Frinico. Identificazione troppo
immediata tra spettatore e vicenda, sicuramente ci fa capire qualcosa. Ci sarebbe stata
anche la proibizione di utilizzare nuovamente il dramma, alle dionisie non c’erano
repliche almeno nella fase più antica. C’erano delle possibilità di repliche nei demi
più periferici dove abitavano cittadini che logisticamente non sapevano sempre
arrivare a teatro. Questo era legato anche al funzionamento dell’ecclesìa, chi si
poteva permettere di andare in assemblea regolarmente? Problemi pratici che si
verificavano. Questa vicenda riguardo Frinico avrebbe potuto fare in modo che i
tragediografi scegliessero temi diversi per le tragedie, temi mitici. Questo Nicolai non
lo crede, crede solo che tragedie mitiche più apprezzate. Lo stesso Frinico portò in
scena delle fenicie, che poi saranno riprese anche da Euripide. Tra l’altro di queste
fenicie abbiamo qualche notizia nelle hypotesis (didascalie che i filosogi ellenistici
ponevano prima delle tragedie dando delle indicazioni su anno di rappresentazioni,
tetralogia i cui erano presentate etc.) dei persiani di Eschilo, che fa riferimento alle
fenicie di Frinico, citando un autore di V secolo. Le fenicie furono portare sulla scena
con la coregia di Temistocle, personaggio molto importante. Questa tragedia era
ambientata in Persia, come i Persiani di Eschilo e si occupava della battaglia di
Salamina. Eschilo fece una sorta di adattamento della tragedia di Frinico, sappiamo
che il primo verso è quasi ricalcato dalla tragedia di Frinico con una significativa
differenza.

“questi sono i fedeli dei persiani che sono partiti per la terra ellenica, e i custodi dei ricchi e aurati
palazzi”
Oikomenon significa partire, ma è utilizzato anche in senso metaforico, morire.
Invece Frinico mette bebekoton, verbo solo di movimento. Il verbo oikomai fa già
comprendere quale può essere l’esito della vicenda. Non sembra casuale che tutte e
tre le tragedie sicure storiche, due di Frinico e quella di Eschilo conservata
riguardano guerre persiane o fatti immediatamente precedenti. Il motivo è il fatto che
le guerre persiane sono sentite come una vicenda talmente paradigmatica che poteva
essere messa sullo stesso piano delle vicende degli Atridi e dei Labdacidi. Simonide,
pensiamo a lui che compone l’elegia per i caduti di platea e il carme sulla battaglia
delle Termopili. L’elegia su Platea è legata principalmente alla figura di Achille, la
guerra persiana è l’epos degli ateniesi del V sec. Fenicie e Persiani da una parte sono
ambientati in Persia mentre la presa di Mileto no, il punto di vista e i personaggi che
agiscono sulla scena sono i Milesii, quindi i personaggi che corrispondono al termine
oikeios. Distanza, ambientare in Persia una tragedia significa creare una distanza. Se
andiamo a vedere la teoria antica del paradigma, teorie retoriche (ma i generi letterari
antichi sono tutti paradigmatici), Aristotele, nella retorica ad Alexandrum, che è un
testo che è conservato nel corpus aristotelico è uno dei trattati di retorica più antichi
che troviamo. Necessità che l’esemplificazione riguardi una parte rispetto a una parte
e che il paradigma sia un’azione grande e ben conosciuta. Sui Persiani come
tragedia storica si è molto ragionato, mettendo a confronto i persiani con Erodoto. È
attendibile ciò che dice Eschilo? Lui certamente non voleva dare resoconto preciso e
dettagliato della battaglia di Salamina. I Persiani certamente riflettono le idee che
circolavano sull’impero persiano ad Atene, idee legate alle sfere della grandezza e
ricchezza. Molti termini riferiti all’oro e alla sfera del pletos. I calcoli fatti sulla
popolazione ad Atene nel V sec. Sono tra i 100.000 e le 200.000 persone
comprendendo anche gli schiavi. Come un municipio di Roma, certamente non città
enorme. L’impero persiano doveva fare un’impressione di grandezza eccezionale,
spedizione di un milione di uomini inconcepibile per ateniese. Caratteristiche di
ricchezza, numero, dimensioni, servivano anche ad esaltare l’impresa di quei greci
che avevano fermato i Persiani. Ricchezza e numero li troviamo anche in Erodoto,
grande proemio del VII ma anche nella scena di Aristagora di Mileto che arriva a
Sparta durante rivolta ionica per chiedere sostegno. Vi arriva con una tavola di legno
dove c’è il giro della terra, carta geografica, tecnologia di punta del momento. Per gli
Ateniesi doveva essere qualcosa di mai visto. Abbiamo un racconto molto grazioso di
Eliano, che quando alcibiade si vantava dei latifondi lo porta a vedere una
rappresentazione della terra, le sue terre minuscole in confronto. Alla fine del V sec.
c’era conoscenza delle carte geografiche ma prima no. Aristagora prima va a Sparta,
poi ad Atene, fa vedere questa carta dove fa vedere le dimensioni dell’impero, spiega
le ricchezze di ogni regione, e il fatto che erano facili da sconfiggere, pantaloni
larghi, come fanno così a combattere? Si ha anche una derisione del nemico persiano.
Aristagora a Sparta non sarà bene accolto, Cleomene distanza da Sparta qual è? Tre
mesi di cammino, allora lo manda via. Per gli Spartani tale distanza era inconcepibile,
problemi di approvigionamento colossale per eserciti antichi. Ad Atene Aristagora
ottenne maggior successo, gli ateniesi si lasciano convincere, anche attratti proprio da
questa carta. Aristagora disse le stesse cose che a Sparta che ad Ateniesi fecero
effetto. Era più facile convincere una moltitudine ateniesi che il re Cleomene di
Sparta, assemblea ateniese si esalta. Categorie un po' le stesse, numero, ricchezza. Ci
si è domandato se Eschilo avesse tra le sue fonti Ecateo di Mileto, che conosceva
bene in quanto ionico i persiani. Non è questo il punto però per capire la tragedia. Il
coro dice non è arrivato nessun messaggero a portare notizie, anche qui ci sono
intenti tragici, tutti hanno cominciato a commentare il sistema dei corrieri persiani
che funzionava bene. Non dobbiamo pensare a questo, trama della tragedia aveva
bisogno di questo ritardo dei messaggeri. Eschilo poteva benissimo conoscere il
sistema persiano dei corrieri ma aveva bisogno di portare sulla scena un altro ordine
di vicende. Altri aspetti esaminati, se Eschilo conoscesse la religione zoroastriana,
non glie ne frega un cavolo, c’è pochissimo di non greco nei Persiani a livello
religioso, non è un trattato di etnografia. Quando trovi dei nomi propri di comandanti
persiani, parodo, racconto del messaggero, kommos finale, sono tantissimi e su questi
si è appuntata la critica, nomi veri, falsi, metà e metà. L’accumulazione di nomi è un
procedimento catalogico. Il catalogo delle navi è un esempio di come ci si può
accanire su un testo, che non è l’Atlante scolastico o scientifico. Il catalogo delle navi
nasce dalla volontà di presentare un quadro grandioso della spedizione greca, quadro
in cui c’è dentro un po' di tutto. L’aedo va in Tessaglia, dovrà dire qualcosa dei
tessali. Alcuni nomi sono palesemente inventati, altri sono delle pubblicazioni,altri
risultato di procedimento di arcaicizzazione, non importa più di tanto se è giusto o no
il luogo dove è messo. Effetto di congeries, termine dei retori antichi per indicare
accumulazione. Il catalogo ha dei suoi meccanismi, il pubblico moderno si annoia a
leggere il catalogo delle navi. Il lettore antico nel catalogo aveva il piacere di
ritrovare i toponimi che conosceva e aggiungerne altri. Siamo in società in cui la
trasmissione del sapere in senso molto lato è molto più libera e legata a forme che per
noi non sono legate alla trasmissione del sapere. Un’opera poetica come l’Iliade
trasmette il sapere che è l’identità di una comunità, il lettore si riconosceva come
parte di una comunità anche solo nel riconoscere i toponimi. Il poeta epico arcaizza,
crea distanza, non puoi senza distanza dare grandezza ai racconti. Queste liste di
nomi, cataloghi di caduti, espandono quello che è un solo catalogo, il catalogo delle
navi in tre parti della tragedia. Persiani partiti che il coro canta con nostalgia, quando
il messaggero racconta la sconfitta gli elenchi di caduti e il kommos finale che
rievoca i Persiani caduti.
La questione dei costumi persiani è anche stata evidenziata, è verosimile che i
membri del coro avessero vesti orientali, che gli ateniesi consideravano vesti
caratteristiche. Dovevano essere riconoscibili come persiani e le vesti del fantasma di
Dario dovevano essere contrapposte agli stracci di cui era coperto Serse quando
arriva sulla scena Tragedia politica? questa è una questione centrale. Ogni tragedia è
politica anche solo per la sua organizzazione, la città ha interesse ad organizzare gli
agoni tragici. La coregìa è una liturgia eseguita dai cittadini più facoltosi per ordine
della città. La questione politica è nell’educazione dei cittadini al ragionamento anche
su temi di interesse comune. Orestea, tema della Dike, i Persiani fanno riflettere
perché sono una tragedia collettiva del popolo persiano e individuale di Serse. Fanno
riflettere su meccanismi del potere, sorta di monito ad Atene a non espandersi troppo.
Ma il cosiddetto impero ateniese è un po' posteriore al 472, dunque Eschilo non
voleva fare un vero e proprio monito, non era il suo obiettivo. Certo vuole far
ragionare i concittadini su una vicenda di ascesa e di caduta. Certo c’è il tema della
hybris anche se il termine stesso compare molto poco e tardi nella tragedia. Serse è il
personaggio per eccellenza con l’hybris, legata al ponte di barche. Eschilo
probabilmente non voleva incidere sul presente, esprimere giudizi su fatti
contemporanei o sollecitare riflessioni molto puntuali. Isocrate impiega 15 anni nel
panegirico, ovvio che non voleva incidere sull’attualità. Invece lavoro di poeta
tragico molto rapido, ogni anno c’erano le rappresentazioni nuove ma allo stesso
tempo non è legato alla stretta attualità. Secondo Nicolai posizione non sostenibile,
certo ad Atene c’era un dibattito sull’areopago, Eschilo però ci fa vedere l’archetipo
dell’Areopago, perché nasce, per affermare una giustizia garantita da istituzioni
cittadine. Scopo del tragediografo è far riflettere come da una dike privata e ingiusta
si passa attraverso dike privata ma giusta e si arriva a quella garantita dalla
collettività. Ci fa capire come le istituzioni sono progredite per cercare di dominare
delle forze che nelle società rimangono. Le erinni diventano eumenidi ma rimangono
là. Il livello di puntualità non si può concepire in tragedia. Un altro noto
problematico è quanto dell’ideologia democratica sia presente in tragedia, Nico crede
che questo sia un falso problema. Come le tragedie di argomento mitico hanno i re
perché in quell’età solo i re, la tragedia è una grande riflessione sul potere in qualche
modo estremo, il potere autocratico. Chi detiene il potere nella città democratica ed è
limitato nel suo operato (no divisione del potere di montesquieu ma arconte doveva
rendere conto di ciò che fa). Il potere estremo è paradigma di ogni tipo di potere.

20/10/2021

Ci sarà una versione, a gennaio, esame può essere sostenuto anche senza e sarà
successivamente verbalizzata.
Cosa significa tragedia politica? In particolare, in Persiani. Ha un certo peso nella
letteratura moderno il libro di Hall, inventing the barbarians. Hall afferma che ae
qualche tragedia può essere considerata politica quella sono i persiani, è l’unica
tragedia apertamente politica nel corpus tragico conservato. Il corpus tragico è il
frutto di selezione in parte casuale. Noi abbiamo poco più di 30 tragedie di euripide
che hanno sopravvivenza dato a questo codice alfabetiche. La nostra grande
letteratura è solo una piccola parte, un quarantesimo di quella prodotta. Questa
definizione Nico non la condivide più di tanto, non crede che questa sia la tragedia
più politica tra tutte. Politico per i greci del V secolo può significare cosa diversa da
politico per noi. In età classico ci si serviva dei versi del Catalogo delle navi per
dimostrare che l’isola di Salamina era ateniese nella disputa con i megaresi. L’uso dei
paradigmi è un modo in cui la tragedia esercita una funzione politica,
indipendentemente dal corego. Questi autori che ricevevano sovvenzioni dal corego
non necessariamente dovevano essere al loro servizio. Non sappiamo quanto il
corego avesse voce in capitolo nelle scelte del poeta e nei temi che tratta e il loro
trattamento. Nei persiani ci sono tanti nomi persiani, non un nome greco, questo
potrebbe essere importante, unica eccezione versi 363-360 astuzia compiuta da
Temistocle per costringere a combattere persiani in una strettoia. Eschilo non stava
probabilmente facendo propaganda su Temistocle, la cui politica stava prendendo
tutt’altra piega. Persiani come tragedia che mette in guardia Atene dai pericoli
dell’imperialismo, probabilmente è falso. Bisogna entrare nel meccanismo
paradigmatico per cogliere la funzione della tragedia. Questa tragedia fu riportata in
scena a Siracusa, contesto totalmente diverso da Atene, il tragediografo poteva dare il
suo messaggio anche ad altre comunità greche, non sono gli Ateniesi gli unici
destinatati possibili. Alcuni hanno interpretato il messaggio come
un’autocelebrazione di Atene nella vittoria di Salamina. È stato detto da un grande
studioso, Gilbert Murray. Egli riteneva si trattasse di parte di un programma di
celebrazioni patriottiche negli anni 70 del V sec. È curioso come il commentatore
precedente a Garvie, Bronter, 1960 è costretto a riaffermare che i Persiani sono una
tragedia, è messo in dubbio il genere, come nell’Alcesti. Il tentativo di mettere in
rapporto in maniera meno elementare la tragedia e la città è passato ormai attraverso
antropologia, studi sul rapporto tra greci e barbari. Il tema del rapporto greci barbari,
scontro di civiltà. è un tema indispensabile per la storia dell’occidente. Ancora oggi
se ne parla, a proposito di opposizione tra paesi occidentali e paesi islamici ad
esempio. I Barbari sono tutti i non greci, termine onnicomprensivo. Quando Dionigi
di Alicarnasso cerca il modo di mettere insieme parte greca dell’impero e la parte
romana l’unico modo che ha è dire che roma è un’antica città greca. Ci sono varie
gradazioni di barbarie. Barbari più estremi, il Ciclope, emblema stessa della barbarie
preistorica, tempo remotissimo privo di istituzioni umani, leggi, agricoltura e i Tauri,
che attuano sacrifici umani. Il sacrificio umano c’era ai tempi di Omero, appunto
confinato però a quel passato. C’erano anche dei barbari un po' più familiari, che
erano i Persiani e gli Egizi. Gli Egizi sono quelli dell’ Elena. Il re d’Egitto ha tratti
vicini a quelli di un re persiano, autocrate, vuole realizzare capriccio di sposare
Elena, cerca di uccidere tutti i greci. Questo è molto simile alle pretese dei re persiani
in Erodoto. Gli Egizi e i persiani sono i barbari con cui i greci si confrontavano
quotidianamente, con l’impero persiano commerciavano, facevano trattative, in
Egitto c’è Naucrati, una colonia greca. Rappresentano una fase meno estrema della
barbarie, Il Ciclope la parte più remota, i Tauri sono remoti anche geograficamente, i
greci non si avventuravano nel mar Nero, perché c’erano popolazioni inospitali, che
non rispettavano il valore della xenìa. Secondo la Hall i persiani sono la
testimonianza più antica di polarizzazione greci- barbari nel pensiero greco. È
necessario introdurre delle distinzioni, sfumature perché è vero che il nome barbaro
indica tutti i non greci ma ci sono gradazioni. Molti hanno opposto il dispotismo
orientale alla democrazia ateniese, è chiaro che le differenze ci sono, i Persiani sono
tutti sudditi del gran rè. Re sudditi del gran re sono definiti i comandanti persiani, essi
non hanno ovviamente il titolo regale, sono satrapi ma qui Eschilo voleva fare un
poliptoto. Sono sudditi, ciò che Erodoto sottolinea nel VII libro, ad esempio quando
dice che non serve parlare dei comandanti dei persiani, sono tutti sudditi, quel che
conta è il gran re. Attraverso i persiani gli ateniesi hanno iniziato a imparare la loro
differenza dai barbari, non è aderente alla realtà. Gli ateniesi che avevano strettissimi
legami con le colonie ioniche. Loro conoscevano già i persiani nei decenni precedenti
le guerre persiane, le guerre creano semmai la polarizzazione, momento di violenta
frattura. Come fa un coro di persiani a dare insegnamenti ai greci? Sono
paradigmatici proprio in quanto remoti, indipendentemente dal fatto che non sono
greci. Ci si è chiesto anche perché il fantasma di Dario possa parlare con una sua
autorevolezza. Il pubblico è portato ad aderire alle sofferenze dei personaggi, anche
dei persiani, anche se questi erano i nemici sconfitti solo 8 anni prima. Anche Atossa
entra nel dibattito, donna che esercita cariche politiche, stereotipo all’epoca negativo,
anche se Eschilo sembra simpatizzare. Questi secondo Nicolai sono tutti approcci
sbagliati alla tragedia, grande paradigma dove ci sono altri paradigmi. Qualche
momento patriottico c’è, si pensi al dialogo tra Atossa e il Corifeo. L’analisi che si
deve condurre è interna, non che fa riferimento ad elementi esterni alla tragedia. Altro
elemento che è entrato molto nel dibattito è una hybris punita. È possibile che sia così
banale il significato? Garvie se lo chiede. È come tendenza interpretativa secondo cui
il significato delle tragedie sia nelle sentenze del coro, di banalità assoluta. Il coro
commenta l’azione esprimendo un sapere condiviso dei principi collettivi. Cercare il
messaggio della tragedia nelle gnomai non è corretto, il messaggio emerge dal
dialogo e dal conflitto tra i personaggi e tra i personaggi e il coro. Siamo in un genere
drammatico, se noi avessimo un trattato di filosofia o teologia avremo il pensiero di
Eschilo sugli dèi o sulla storia. Ma abbiamo una tragedia. C’è anche qualcuno che ha
pensato che il dramma poteva finire intorno al v.600, dopo iniziano i persiani che si
lamentano per la sconfitta. Anche la hall cade nell’idea che ci sia al centro l’idea di
una hybris punita. La parola hybris compare 15 volte in eschilo, 10 volte nelle
supplici e 37 volte nelle 10 tragedie di Sofocle. Nei manuali il tema della hybris
punita però è un tema non tanto sofocleo quanto eschileo. Altro punto che è stato
discusso, si può considerare tragedia la sofferenza di un malvagio? Serse si è meritato
la sconfitta in quanto nemico di Greci. Aristotele nella poetica ci dice che non si deve
considerare una buona tragedia quella in cui un personaggio negativo cade dalla
prosperità alla disgrazia. Edipo è un personaggoo positivo, ha salvato Tebe dalla
peste, ha risolto un indovinello. L’idea che la hybris sia sempre punita è un’idea
abbastanza sbagliata, non è vero che i cattivi vengano sempre puniti. L’ esperienza
umana ci fa capire che chi si comporta male a volta ricompensato. In realtà l’idea che
la hybris debba essere sempre punita è semplicistica, basta leggere l’elegia arcaica, i
greci lo sapevano bene. Ci si può interrogare su cosa significhi hybris. In passato si
pensava ad un significato religioso, superamento linea che separa uomini e dèi. Oggi
si danno soluzioni più sfumate, infliggere deliberatamente un’offesa a qualcuno, per
imporre la propria superiorità. Sarebbe un’azione più che uno stato mentale. In
genere è un termine utilizzato dalle vittime per parlare di chi li ha offese. Ad
esempio, in Aiace di Sofocle, mentre nelle supplici di Eschilo il coro delle Danaidi si
lamenta della prepotenza dei cugini di Egitto. In Omero hybris compare 4 volte,
nessun riferimento al rapporto tra uomini e dei, ad esempio Atena parla dei
pretendenti al trono di Penelope come peccatori di hybris. C è chi ha definito la
hybris non come un atto, ma come una disposizione d’animo volta ad
un’autoaffermazione eccessiva. Certe categorie greche non sono troppo facilmente
traducibili, noi abbiamo una certa familiarità con questi testi. La sfida è che i testi
della letteratura greca vengono da una cultura di 2500 anni fa con categorie
antropologiche, linguistiche diverse dalle nostre, questo comporta un continuo
processo di analisi e affinamento. Non è vero che è stato già detto tutto su questi testi,
ogni epoca porta una sua sensibilità, si può continuare a scavare. La hybris non è una
offesa nei confronti della divinità, una idea è quella per cui la prosperità degli uomini
produceva lo ftonos degli dèi. Ftonos significava risentimento più che invidia.
Nell’introduzione di Garvie si ragiona sulla hybris come spiegazione morale delle
sofferenze degli uomini e ftonos come spiegazione estranea alla morale. Ma queste
sono le nostre categorie di morale e bisogna fare attenzione. Un tratto importante è la
natura del coro tragico e il senso delle sue formulazioni. È una questione molto aperta
e controversa, Nicolai esclude che il coro rappresenti le idee del poeta. Il coro è lo
specchio del pubblico, cittadini anche essi, scelti per le proprie capacità. Semplici
cittadine che accettano di dedicare il proprio tempo a preparare il dramma. C’è un
rapporto tra il coro e il pubblico, abbastanza sicuro, il coro spesso non partecipa se
non in misura minima, osserva l’azione e se partecipa lo fa con interventi non
significativi allo sviluppo della vicenda. Il coro osserva e commenta, che è quello che
fa il pubblico. Il coro rappresenta un punto di vista che in parte sovrappone a quello
del pubblico. Nessuno dei personaggi si identifica con il poeta, non c’è un
personaggio a cui fa dire quello che pensa. Il pensiero del poeta emerge dal dialogo e
anche dal conflitto.
Ci sono diverse domande suscitate da un certo razionalismo. Ci si chiede se Serse si
comportò davvero tanto peggio del padre Dario. Quest’ultimo entrò per primo in
Grecia, e ora si trova a rimproverare il figlio come creatore della disgrazia dei
persiani. Queste sono domande che ci poniamo noi e che forse il pubblico ateniese
non si poneva. L’Ellesponto aggiogato, sarà quello davvero il problema? Queste sono
domande che ci possiamo porre, oppure il fatto che Serse ha guidato l’esercito di
persona, ma anche questo è discutibile. Insomma, ci si chiede in cosa è consistita la
hybris di Serse. Quando Dario nell’ultimo stasimo viene celebrato per le sue
conquiste in Europa, Tracia, Egeo, Eschilo non dice nulla della spedizione Scitica,
del ponte sul Bosforo, di Maratona. Ciò ci dice che questa tragedia non è un’opera di
storia, non c’è un tentativo di ricostruire le vicende storiche dell’impero persiano e di
darne una valutazione storica. Garvie dice che l’unica differenza tra Dario e Serse è
che Dario ha avuto dei successi mentre Serse clamorosi insuccessi (che tra l’altro non
hanno causato certo la scomparsa di impero persiano). Nei persiani emerge anche la
responsabilità di un daimon artefice del disastro persiano. Nella nostra logica
pensiamo che ci può essere una ed una sola spiegazione: che il daimon escluda altri
meccanismi. Qui invece vengono proposte e talvolta accennate diverse spiegazioni di
quello che è successo. Dopo qualche ragionamento generale iniziamo a leggere la
tragedia iniziando dalla parodo, sezione anapestica, il coro muove verso l’orchestra.
Gli anapesti sono il metro adatto al movimento, alla marcia. Con i persiani sono stati
fatti molti ragionamenti sulla messa in scena. Ci si chiede come era rappresentata e
dove venisse collegata la tomba di Dario, se in una posizione centrale o periferica. Il
problema della cosiddetta sala del consiglio, se ci sia una dinamica dentro fuori e
come potesse essere rappresentata scenicamente, ingresso e uscita. Sono problemi
difficili da risolvere, anche la testimonianza dei vasi teatrali è fondamentale per
ricostruzione della messa in scena. Bisogna vedere che rappresentazione aveva visto
l’artista, se voleva riprodurre quella messa in scena oppure reinventarla.

ΧΟΡΟΣ
Τά˘δε˘ μὲˉν Πεˉρσῶˉν τῶˉν οἰˉχο˘μέ˘νωˉν
Ἑˉλλά˘δ' ἐ˘ς αἶˉαˉν πιˉστὰ˘ κα˘λεῖˉταιˉ,
καὶˉ τῶˉν ἀˉφνεῶˉν καὶˉ πο˘λυ˘χρύˉσωˉν
ἑ˘δρά˘νωˉν φύ˘λα˘κεˉς, κα˘τὰ˘ πρεˉσβείˉαˉν
ˉ ˉ ˘ ˘ ˉ ˉ ˉ ˘ ˘ ˉ
5οὓ ς αὐ τὸ ς ἄ να ξ Ξέ ρξη ς βα σι λεὺ ς

Δαˉρειˉο˘γε˘νὴˉς
εἵˉλε˘το˘ χώˉραˉς ἐ˘φο˘ρεύˉειˉν.

“Siamo chiamati qui i fedeli dei persiani che sono partiti per la terra ellenica, e i custodi dei ricchi e
aurati palazzi, che secondo la nostra dignità lo stesso re Serse figlio di Dario elesse a sorvegliare
queste regioni”

Tade, questo neutro è collegato a pistà. Noi dei persiani che sono partiti per la terra
greca siamo chiamati i fedeli. Metapoiesis dei primi versi delle fenicie di Frinico. Si
ha una variazione apparentemente banale di oixomenon rispetto a bebekotos. Ma la
variazione è anche un’altra, nelle fenicie c’è un eunuco che pronuncia il prologo, nei
persiani è il coro. Anche su questo si è discusso, sulla possibilità che nelle fasi più
antiche che non conosciamo il prologo fosse pronunciato direttamente dal coro o
fosse necessario che un personaggio lo pronunciasse. Le prime parole pronunciate dal
coro identificano i personaggi che gli spettatori si trovano davanti. Probabilmente gli
spettatori li avevano già identificati come Persiani. Qui c’è qualcosa di più, sono i
notabili persiani che hanno uno specifico ruolo a corte specialmente nel momento
dell’ascesa del re. Sono una sorta di custodi. Il patronimico dareiogenes ci rimanda
all’epos, composto patronimico molto impegnativo. Ricchezza, opulenza, oro, i
persiani sono caratterizzati da questo. La tragedia è duplice, tragedia dei persiani e
più specificamente di Serse. Sono entrambe presenti già qui nel proemio. I persiani
partiti e Serse che li ha guidati. C’è anche Dario, dareiogenes. Eforeuein è un verbo
che ha un certo interesse. A Sparta abbiamo gli efori, incaricati di sorvegliare sul
buon andamento della città. Qui no riferimento a ciò e neanche a significato più
comune, quello di sovrintendere e controllare (di dei solitamente). Qui è un collegio
di notabili persiani che esercita questo ruolo. Sovrabbondanza di titoli ha dei
precedenti epici. La tragedia più ricca di omerismi è questa. Il sentimento di questi
fedeli persiani è di attesa e di attesa angosciosa per il ritorno del re e dell’esercito dal
molto oro, ferrari lo traduce splendida armata, ma qui è sempre lo stesso aggettivo
che ritorna a distanza di pochi versi.

ἀˉμφὶ˘ δὲ˘ νόˉστῳˉ τῷˉ βα˘σι˘λείˉῳˉ


καὶˉ πο˘λυ˘χρύˉσουˉ στρα˘τι˘ᾶˉς ἤˉδηˉ
˘ ˘ ˉ ˘ ˘ ˉ ˉ ˘ ˘ ˉ ˉ
10κα κό μα ντι ς ἄ γα ν ὀ ρσο λο πεῖ ται

θυˉμὸ˘ς ἔ˘σωˉθεˉν.
πᾶˉσα˘ γὰ˘ρ ἰˉσχὺ˘ς Ἀ˘σι˘α˘το˘γε˘νὴˉς
οἴˉχωˉκε˘, νέ˘οˉν δ' ἄˉνδρα˘ βα˘ΰˉζειˉ,

ma riguardo al ritorno del re e dell’armata ricca d’oro già troppo indovino di mali è tormentato il
mio animo dal profondo- infatti tutta la forza generata dall’Asia è distrutta- e invoca con alti lamenti
il suo giovane.

Questi cori che esprimono l’angoscia (pensiamo allo stasimo dell’Agamennone dove
c’è un tumos autodidaktos che da sé predice l’arrivo di una sventura) sono tipici di
Eschilo: creare una situazione di attesa che si protrae per alcune centinaia di versi.
Questo a differenza di Frinico. Coro in attesa per il nostos del re. Qualcuno ha voluto
dire che questa è una tragedia di nostos, ma si rischia di ridurre a formule.

Infatti tutta la forza nata nell’asia se n’è andata, oikoken. Verso complesso, in alcuni
casi la n finale del verbo si collega ad eon e diventa “uomo giovane”. Dunque, sono
state avanzate molte ipotesi. Molte edizioni mettono una lacuna pensando a dolore e
attesa angosciosa di madri e spose persiane. Ferrari preferisce questa divisione, neon.
Non si tratta neanche di una variante in realtà, scelta del copista di stampare una o
l’altra. Bauzei è un verbo che indica il guaito dei cani, ci si chiede il significato di
questo verbo. Alcuno hanno sostituito eon con uos, moglie, sposa. Altri hanno
corretto neon in nea, giovane donna. Si tratta di tentativi che non portano molto
lontano. Il verbo bauzei da molti problemi, alcuni lo hanno collegato al coro, altri ad
ichtus asiatogenes. Altri hanno interpretato questo bauzei come “latrano intorno”,
come i cani intorno al cacciatore. Questi sono i problemi della filologia interventista.
Paul maas dice che i nostri testi hanno troppe poche cruces.

15ἄˉστυ˘ τὸ˘ Πεˉρσῶˉν ἀ˘φι˘κνεῖˉταιˉ·


οἵˉτε˘ τὸ˘ Σούˉσωˉν ἠˉδ' Ἀˉγβα˘τά˘νωˉν
καὶˉ τὸ˘ πα˘λαιˉὸˉν Κίˉσσι˘ο˘ν ἕˉρκοˉς
προ˘λι˘πόˉντε˘ς ἔ˘βαˉν, τοὶˉ μὲ˘ν ἐ˘φ' ἵˉππωˉν,
τοὶˉ δ' ἐ˘πὶ˘ ναˉῶˉν, πεˉζοίˉ τε˘ βά˘δηˉν
˘ ˘ ˉ ˉ ˉ ˘ ˘ ˉ ˉ
20πο λέ μου στῖ φο ς πα ρέ χο ντε ς·

οἷˉο˘ς Ἀ˘μίˉστρηˉς ἠˉδ' Ἀˉρτα˘φρέ˘νηˉς


καὶˉ Με˘γα˘βάˉτηˉς ἠˉδ' Ἀˉστάˉσπηˉς,
τα˘γοὶˉ Πεˉρσῶˉν,
βα˘σι˘λῆˉς βα˘σι˘λέωˉς ὕ˘πο˘χοιˉ με˘γά˘λουˉ,
ˉ ˉ ˘ ˘ ˉ ˉ ˉ ˘ ˘ ˉ
25σοῦ νται , στρα τι ᾶ ς πο λλῆ ς ἔ φο ροι ,

τοˉξο˘δά˘μαˉντέˉς τ' ἠˉδ' ἱˉππο˘βά˘ταιˉ,


φο˘βε˘ροὶˉ μὲ˘ν ἰ˘δεῖˉν, δειˉνοὶˉ δὲ˘ μά˘χηˉν
ψυˉχῆˉς εὐˉτλήˉμο˘νι˘ δόˉξῃˉ·
Né un fante né un cavaliere arriva alla città dei persiani, che partirono lasciando la città di susa e
agbatana e l’antico baluardo della Cissia, alcuni a cavallo, altri sulle navi, altri ancora a piedi,
marciando, esibendo una torma di guerra. In tal modo Amistre e Artafrene e Megabate e Astaspe,
condottieri dei persiani, re soggetti al grande re, si slanciano, guide di un immenso stuolo, maestri
dell’arco e cavalieri, minacciosi alla vista, temibili nella lotta per audace potenza dell’animo.

Anche qui commenti molto razionalistici, note lunghe sui corrieri persiani. Erodoto
spiega in maniera dettagliato di questi sistemi di corrieri dell’impero persiani, che
aveva affascinato i greci che non avevano simili mezzi. Infatti, città isolate, nessun
bisogno di mantenere contatti con zone periferiche. Perché non arriva nessun
messaggero? Domanda stupida, il tragediografo vuole creare un effetto di attesa e
dunque rimanda l’annuncio a prescindere da come si sono svolti effettivamente i fatti.
La Cissia è la regione di Susa, si cerca di capire di che fortezza si tratta, esempio di
razionalismo eccessivo. Ben pochi greci, infatti, erano arrivati a Susa in quei tempi.
Conoscevano però questi nomi, che avevano una potenza evocativa
indipendentemente dalla precisione geografica del testo di Eschilo. Sui nomi persiani
si sono fatti vari ragionamenti, traslitterati e sicuramente inventati. Gli scoliasti
antichi per questo tission erkos dicevano che tission è una città persiana, sappiamo
bene però che non è una città ma una regione, verso Susa. Eban, omerismo, aoristo di
baino. Toi, emendamento da oi, che è la forma epica e dorica più comune. I cori
utilizzano il dialetto dorico che è legato alla lirica corale, limitato all’alfa e a pochi
tratti riconoscibili. Interessanti oltre ai tratti dorici gli epicismi. Stifos si usa anche
altrove per indicare una massa densa dei soldati, poi si passa al catalogo vero e
proprio dei comandanti persiani. Articolo di Nico e Vanny che può darci qualche
indicazione sul modo in cui certi cataloghi sono costruiti, è mirato ad identificare
certi tratti di eredità omerica, scene tipiche omeriche passano in tragedia e anche in
storiografia. Diversi nomi, che iniziano con oios, ricordiamo le oie di Esiodo, stilema
tipico dei cataloghi.
Al verso 320 ritornerà un amistris, bisogna vedere se è la stessa persona. Forse non
era neanche interesse del poeta essere totalmente coerente, Artafrene era figlio del
fratello di Dario Artaferne, succeduto al fratello come satrapo di Sardi. Da Erodoto
sappiamo che prese parte alla spedizione di Maratona. È nominato qui ma non nei
versi 41 ss. relativamente al contingente lidio. I problemi ci sono con questo elenco
soprattutto se cerchiamo di confrontare con Erodoto e cogliere una coerenza
all’interno del testo di Eschilo. Al verso 776 compare un altro Artafrene
probabilmente un altro personaggio. Questo sembra un nome persiano. Arta, significa
giusto e corretto in persiano antico. Lo scoliasta cerca di vedere nella seconda parte
del composto fren, frenos, parola greca, non capendo nulla. Megabates è forse lo
stesso che secondo Erodoto V ha guidato la spedizione a nasso nel 499 e che
sappiamo da Tucidide che è diventato poi satrapo. Da qui gli studiosi hanno fatto
ipotesi, connesso al persiano baga bata, protetto dal Dio. Megabates, forse per una
somiglianza col nome di Megabazes, ma sono ragionamenti sempre complicati.
L’intenzione di Eschilo non era quella di creare una settimana enigmistica per filologi
. L’intenzione era invece quella di gettare in mezzo al pubblico una congerie di
nomi con apparenza persiana, alcuni veri alcuni no. Non importa, un catalogo epico
contiene anche invenzioni. C’è questo Astaspes, legato al persiano astaspa,
proprietario di 8 cavalli. Ce ne sono tanti di nomi persiani formati in questo modo.
Tagoi person, il tago è una carica che in Grecia resta confinata alla Tessaglia, infatti
qui è ripreso come nome un po' generico per indicare i comandanti persiani che sono
poi re soggetti al gran re. Questi comandanti non sono re. Si ha la prima volta in cui
nella letteratura greca compare il nesso gran re. Re dei re, gioco di parole sul titolo
dei sovrani achemenidi. Questo titolo è di origine assira e si riferisce in primo luogo
alla sfera divina e non umana. È considerato alla stregua di un dio in terra, questo non
meraviglia. Toxodamantes, maestri dell’arco. L’arco è tipico di Persiani, i greci usano
le lance più che l’arco. La reputazione degli arcieri per i greci di età arcaica non era
particolarmente brillante, perché l’eroismo si misurava nel combattimento corpo a
corpo, ravvicinato. Anche nei poemi omerici gli arcieri sono pochi e poco valorizzati,
non hanno certo un ruolo di primo piano. L’arco è arma tipica dei persiani.
L’allevamento dei cavalli è altro aspetto dei persiani che hanno una forte cavalleria,
se ci capita di andare a berlino nel bassorilievo di Persepoli ci sono gli arcieri persiani
schierati in marcia. Simbolicamente le guerre persiane sono guerre di armi
contrapposte. Poi ovviamente anche i persiani usano la lancia e i greci l’arco.
ψυˉχῆˉς εὐˉτλήˉμο˘νι˘ δόˉξῃˉ· verso molto complicato, Ferrari traduce “per audace
confidenza dell’indole”. Questo entlemoni per molti diventa eutlemoni, aggettivo
collegato con doxei. Eutlemoni sarebbe un hapax legomenon, forse si è corrotto per
l’uso strumentale e tardo di en. Sono state tentate varie correzioni alla fine rigirando
un po' il verso in varia maniera. è chiaro che qui deve avere un significato positivo.
Che qui confidano nel loro spirito combattente. Un altro problema lo pone doxe, che
può significare molte cose. Il significato è stato diretto verso la sfera della
determinazione. Poi è stato osservato che doxa anche in Omero significa attesa di
eventi futuri e quindi l’aspettativa che questi guerrieri hanno del loro successo. Il
senso è abbastanza chiaro.

25/10/2021

Ἀˉρτεˉμβάˉρηˉς θ' ἱˉππι˘ο˘χάˉρμηˉς


ˉ ˉ ˉ ˉ ˘ ˘ ˉ ˘ ˘ ˉ
30καὶ Μα σί στρη ς, ὅ τε το ξο δά μα ς

ἐˉσθλὸ˘ς Ἰ˘μαῖˉοˉς Φα˘ραˉνδά˘κηˉς θ',


ἵˉππωˉν τ' ἐ˘λα˘τὴˉρ Σοˉσθά˘νηˉς.
ἄˉλλουˉς δ' ὁ˘ μέ˘γαˉς καὶˉ πο˘λυ˘θρέˉμμωˉν
Νεῖˉλο˘ς ἔ˘πεˉμψεˉν· Σουˉσιˉσκάˉνηˉς,
ˉ ˉ ˘ ˉ ˉ ˉ ˘ ˘ ˉ
35Πη γα στα γὼ ν Αἰ γυ πτο γε νή ς,

ὅ˘ τε˘ τῆˉς ἱ˘ε˘ρᾶˉς Μέˉμφι˘δο˘ς ἄˉρχωˉν


μέ˘γα˘ς Ἀˉρσάˉμηˉς, τάˉς τ' ὠˉγυ˘γί˘ουˉς
Θήˉβαˉς ἐ˘φέ˘πωˉν Ἀˉρι˘ό˘μαˉρδοˉς,
καὶ˘ ἑ˘λειˉο˘βά˘ταιˉ ναˉῶˉν ἐ˘ρέ˘ταιˉ
ˉ ˉ ˉ ˉ ˘ ˘ ˉ ˉ
40δει νοὶ πλῆ θό ς τ' ἀ νά ρι θμοι .

ἁˉβρο˘δι˘αίˉτωˉν δ' ἕ˘πε˘ταιˉ Λυˉδῶˉν


ὄ˘χλο˘ς, οἵˉτ' ἐ˘πί˘παˉν ἠˉπειˉρο˘γε˘νὲˉς
κα˘τέ˘χουˉσι˘ν ἔ˘θνοˉς, τοὺˉς Μηˉτρο˘γα˘θὴˉς
Ἀˉρκτεύˉς τ' ἀ˘γα˘θόˉς, βα˘σι˘λῆˉς δί˘ο˘ποιˉ,
ˉ ˘ ˘ ˉ ˉ ˉ ˉ ˘ ˘ ˉ
45χαἰ πο λύ χρυ σοι Σά ρδει ς ἐ πό χου ς

ποˉλλοῖˉς ἅˉρμα˘σι˘ν ἐˉξοˉρμῶˉσιˉν,


δίˉρρυˉμά˘ τε˘ καὶˉ τρίˉρρυˉμα˘ τέ˘ληˉ,
φο˘βε˘ρὰˉν ὄˉψιˉν προ˘σι˘δέˉσθαιˉ.

“E dico di Artembare che ama i destrieri e di Masistre e del valoroso Imeo maestro d’arco e di
farandace e di Sostane conduttore di cavalli. Il grande e fecondo Nilo ne mandava altri: Susiscane,
Pegastagone figlio dell’Egitto, e il signore della sacra Menfi, il grande Arsame e Ariomardo che
regge l’antica Tebe e i rematori che solcano le paludi tremendi e innumerevoli nella loro massa”.
Segue la turba dei Lidi dalla vita raffinata, che padroneggiano del tutto le genti che abitano sul
continente. Metrogate e Arcteo valoroso, che sono i loro sovrani, e Sardi opulenta li sospingono
innanzi in colonne di carri, a timone doppio e tripli, spettacolo terribile a vedersi.”

Artembare è il primo personaggio nominato al v.29. Compare nel finale di erodoto,


dialogo con Ciro il grande sul determinismo ambientale, terre dure e terre molli.
Determinismo ambientale, che trova la sua massima espressione in un breve trattato
ippocratico sulle acque, le arie e i luoghi. Nomi persiani che i greci avevano sentito,
poi che siano veramente quei personaggi di cui parla Erodoto non lo sappiamo.
Masistre è stato identificato da qualcuno con Masiste figlio di Dario e Atossa che ha
combattuto come generale di Serse a Salamina, è stato così emendato. È
metodologicamente sbagliato emendare i nomi di persona su queste basi. Gli iranisti
hanno notato che i nomi in -stress sono molto poco diffusi. Lo storico smith, studioso
di lingua iranica ha ipotizzato che questo Masistre sia stato influenzato da Amistres
del verso 21. Il verso 971 fa parte del kommòs tra Serse e il coro che chiede dove
sono tutti questi guerrieri e comandanti e nomina Masistre e Artembare e Serse dice
che hanno visto l’antica Atene ma ora sono morti a terra. Da Erodoto 9, 107
sappiamo che Masiste combattè a Micale e fu ucciso da Serse. Egli, infatti, non
riusciva nei compiti a lui assegnati. Ippiokarmes è uno dei tanti omerismi, epiteto che
serve ad indicare persone che combattono sui carri in realtà. Noi sappiamo bene che
questi carri da combattimento in Omero erano l’unico momento in cui venivano usati
i cavalli, perché non c’è una cavalleria in Omero. Questi carri non servono a ciò a cui
servivano in Oriente. Primo strumento di sfondamento delle linee nemiche (con lame
sulle ruote) a cui facevano seguito masse di cavalieri e opliti. Questo non avviene nei
poemi omerici, non c’è questa tecnica di combattimento. Vengono usati dal guerriero
di turno per arrivare sul luogo del combattimento. Archeologo Snodgrass che ha
studiato le comunanze tra poemi omerici e ritrovamenti archeologici dice che carri da
combattimento, probabilmente servono solo a rendere più comodi i trasporti durante i
combattimenti, come taxi. Questo fa pensare a diverse cose, che questi carri fossero
percepiti come uno strumento antico di cui si era persa un po' la funzione. Nicolai si è
fatta un’idea su questi carri che spesso compaiono anche sui vasi, ad esempio il
dypilon. Scena funebre, siamo nell’VIII sec. L’idea di Nicolai è che questi carri di
combattimento servivano a rievocare i poemi omerici. L’aristocratico ateniese
diventa un eroe omerico. Che ci fossero o no i carri nel vero funerale non si saprà
mai. Scena sostanzialmente omerica, con quell’oggetto di cui non si sa la funzione.
Questi oggetti sono forse (ipotesi di Nicolai) stati ritrovati dai greci in tombe
micenee. Aprendo queste tombe hanno ritrovato armi strane, tra cui questi carri ma
non solo. Sala d’armi, carme di Alceo ad esempio, ci sono molte armi che nessuno
avrebbe immaginato di usare, corazza di lino, non c’entra nulla in uno scontro
oplitico. La tomba a tholos è la collocazione del frammento, il gruppo che sia eterìa o
genos si unisce sulla tomba dell’antenato illustre e si prepara allo scontro. Lì c’erano
prede di guerra, armi del capostipite. Ippiocarmes si ritrova anche in Pindaro, con
riferimento alla vittoria sulla corsa dei cavalli. La prima parte del termine è legato ad
una parola micenea, carro per cavalli, la seconda parte vuol dire gioia. Toxodamas
l’abbiamo già incontrato al v.26, toxodamantes e ippobatai venivano definiti i
guerrieri persiani e abbiamo parlato di questa insistenza di Eschilo sul tema degli
archi come arma tipica persiana. Poi vengono nominati imaios e Farandakes, mai
trovati altrove. Farandakes somiglia un po' al Farandates, che muore a Platea, lo
sappiamo da Erodoto. Era comandante dei Colchi. Il nome sostanes pure crea dei
problemi, abbiamo varianti con l’omega. Ippon t elater, equivalente ad ipp’elata,
epiteto omerico. Elater nei poemi omerici indica chi guida il carro. Che poi ci sia
riferimento al carro o più generale alla cavalleria non lo sappiamo. Tessuto di epiteti
omerici, serve a collegare la guerra persiana, una enorme guerra, alla guerra di Troia.
Questo confronto noi lo troviamo nel VII libro delle storie di Erodoto nel proemio,
quando egli confronta la seconda guerra persiana con varie guerre precedenti,
giudicandola ovviamente molto superiore. Lo troviamo poi con costruzione molto
elaborata nell’arcaiologhia di Tucidide perché cerca di dimostrare come la guerra del
Peloponneso fosse la più grande combattuta fino ad allora. Si mette in dubbio la
grandezza della guerra di Troia, spiegando che i poemi epici non si limitano a
raccontare come si sono svolti i fatti ma vogliono amplificare, attribuire grandezza ai
fatti. Fa poi un ragionamento sulla base dei dati del catalogo delle navi. La guerra del
Peloponneso non è più grande solo di quella di Troia ma anche della seconda guerra
persiana. Confronto in 1,23. Tucidide va in due direzioni, la sua ricostruzione
accurata della guerra del Peloponneso viene considerata più efficace come paradigma
di azione e decisione politico-militare rispetto a tutte le altre ricostruzioni precedenti.
D’altra parte, il suo oggetto è la guerra più grande mai combattuta. Criterio epico,
l’epica non può raccontare eventi minori. Se l’epica trattasse di un litigio dopo un
incidente stradale sarebbe ben poco nobilitante no? .
Il criterio della grandezza che poi passa dall’epica alla storiografia è stato studiato, in
particolare dallo studioso Herman Straussburg.
“Il grande e fecondo Nilo ne mandava altri”

Dopo questi nomi di comandanti che si riferiscono a persiani e Medi si passa al


contingente proveniente dall’Egitto, inviato dal Nilo. Questo polutremmon i
commentatori si chiedono se si riferisse ad animali o alla popolazione. Il Nilo era
celebre per i suoi animali strani (coccodrilli e ippopotami non si vedono proprio tutti i
giorni ad Atene ). Polutremmon è hapax legomenon. Ma che vuol dire questo? Noi
abbiamo idea limitata della letteratura greca, che contrasta con una concezione
classicistica per cui noi abbiamo tutto ciò che la classicità ha prodotto. Noi abbiamo
un 40esimo di tutto ciò che è stato prodotto; dunque, hapax legomenon significa
hapax nei testi che conosciamo. Il greco per certi versi somiglia al Tedesco attuale,
c’era grande libertà di costruire composti. Aristofane nelle rane prende in giro
Eschilo per ile sue parole pesanti come macigni. Polutremmon è qui probabilmente
riferito agli uomini. il nilo nutre l’immenso esercito di Serse. Serse non si porta dietro
i coccodrilli  . i nomi dei comandanti sono problematici come sempre. Pegastagon è
definito aiguptogenes. Questo ricorda l’epiteto Dareiogenes. Tra questi comandanti
c’è anche il grande Arsame che è comandante della sacra Menfi e Ariomardo e i
rematori etc. etc. questo arsame risulta al v.308 nel racconto del messaggero nella
grande rhesis della battaglia di Salamina, figlio di Dario e fratello di Serse. In
Erodoto VII il satrapo d’Egitto era un certo Achemene fratello di Serse. Anche
Ariomardo pone dei problemi perché in Erodoto comandava i Caspi. Ce n’è un altro
omonimo che comandava i popoli caucasici, per cui far tornare i conti tra Erodoto ed
Eschilo su questi nomi è impossibile. Garvie nel suo commento ipotizza che questi
siano comandanti della flotta persiana, ma anche qui… alcuni studiosi pensano che
questi siano nomi egizi. Lo scoliasta divide i nomi in due, susis- canes, pegas- tagon.
Secondo lo scoliasta sono nomi inventati da Erodoto. Questo è il problema di
divisione delle parole. Qualcuno ha pensato che pegastagon si riferisse al controllo
delle acque del Nilo, epiteto dunque di Susiscane. Ariomardo che reggeva l’antica
Tebe, è un nome molto persiano. Epiteto legato alla Tebe greca viene attribuito alla
Tebe egizia. Più oltre, v.975 Eschilo utilizza questo epiteto per Atene.
“e i rematori che solcano le paludi tremendi e innumerevoli nella loro massa”
Eleiobatai è un altro hapax, la prima parte eleios è la palude mentre batai è legato al
tema di Baino. Questi aggettivi, queste caratterizzazioni, deinos è legato alla paura,
qui sono guerrieri quindi è giusto ma deinos è anche straordinario, deinotes è anche la
capacità eccelsa di un oratore. Primo stasimo dell’Antigone, ta deinà, le cose
straordinarie, è una priamel che serve poi ad esaltare l’operato dell’uomo. Nella
seconda parte dello stasimo si va invece in tutt’altra direzione, l’uomo può anche
cadere. Questo anaritmos serve ad esaltare il numero di questi guerrieri che seguono
Serse, aggettivo solo nei persiani, 11 volte.
Persia, Media, Egitto, Lidia, si procede geograficamente e ora tocca alla Lidia.

ἁˉβρο˘δι˘αίˉτωˉν δ' ἕ˘πε˘ταιˉ Λυˉδῶˉν


ὄ˘χλο˘ς, οἵˉτ' ἐ˘πί˘παˉν ἠˉπειˉρο˘γε˘νὲˉς
κα˘τέ˘χουˉσι˘ν ἔ˘θνοˉς, τοὺˉς Μηˉτρο˘γα˘θὴˉς
Ἀˉρκτεύˉς τ' ἀ˘γα˘θόˉς, βα˘σι˘λῆˉς δί˘ο˘ποιˉ,

Segue la turba dei Lidi dalla vita raffinata, che padroneggiano del tutto le genti che abitano sul
continente. Metrogate e Arcteo valoroso, che sono i loro sovrani, e Sardi opulenta li sospingono
innanzi in colonne di carri, a timone doppio e tripli, spettacolo terribile a vedersi.”

I lidi sono abrodiaiton, dal molle stile di vita. La brotes, il lusso è una caratteristica
dei popoli orientali. In particolare, i Lidi sono associati a questa caratteristica ma lo
sono anche i persiani. In generale i popoli dell’oriente, anche gli indiani. Questo
comporta varie conseguenze, sono considerati popoli effeminati e talvolta questa
caratteristica si è un po' esagerata. I Lidi che dominano tutta la gente che vive sul
continente, poi si elencano i comandanti. Metrogates, Arcteus, definiti con
espressione sovrabbondante basiles dioipoi. In maniera libera, questi personaggi non
avevano il titolo di re. Il lessico del potere nella tragedia è abbastanza impreciso,
poco tecnico. Mitrogates, questo è legato probabilmente al nome di Mitra, è molto
ricorrente nella mitologia iranica. Altri stampano metrogates. Con epsilon o iota è
importante perché chi stampa in epsilon collega alla madre Cibele. Metrogates strana
mistione tra prima parte greca e seconda non greca. Mitragata, l’uomo da cui Mitra è
esaltata. Arcteus, forse lo stesso del verso 312, anche il confronto all’interno può
essere ingannevole, perché a teatro non abbiamo un testo davanti, nessuno avrebbe
controllato. Poi si nomina ovviamente Sardi associata ai nomi dei comandanti.

e Sardi opulenta si slancia innanzi su molti carri, a timone doppio e tripli, spettacolo terribile a
vedersi.”

Il numero di timoni, la grande asta su cui sono legati i finimenti che legano i cavalli.
Carro a due timoni ha 4 cavalli, carro a tre timoni ne ha 6. Eschilo qui non voleva
puntare sul numero esatto di cavalli attaccati a ciascun carro, basta dare l’idea di
dimensioni consistenti. tremenda visione a vedersi, lessico della paura, abbiamo già
incontrato deinòi. Si ha un tentativo di rendere visibili le scene che il poeta propone,
il poeta in queste descrizione utilizza delle tecniche per- come dicevano i retori- sub
oculos ponere (come dicono i retori), mettere sotto gli occhi la scena. I retori
elaborano teotia dell’ ekfrasis, descriptio latina la cui aretè principale era l’
Enargheia, la evidentia o representatio dei latini. Consiste nel far vedere ai lettori
quello che il poeta rappresenta. La frontiera più estrema dell’ekfrasis era la
rappresentazione del movimento che era il virtuosismo maggiore di un poeta che si
dedica a questo genere di esercizio. Sul movimento gioca moltissimo Ovidio sulle
Metamorfosi, sul movimento che si ferma e si fossilizza, l’esito di una metamorfosi,
descritto come fosse un’opera d’arte. Qui c’è il tentativo in pochi versi di descrivere
questa scena, che doveva colpire l’immaginario. Pensiamo a Saffo, 16, la priamel in
cui si mette a confronto ciò che ciascuno ama con eserciti in armi. L’immaginario dei
greci veniva molto colpito dalla grandiosità degli eserciti. Oggi il fascino della divisa
forse è un po' meno .
στεῦˉταιˉ δ' ἱ˘ε˘ροῦˉ Τμώˉλουˉ πε˘λά˘τηˉς
50ζυ˘γὸ˘ν ἀˉμφι˘βα˘λεῖˉν δούˉλι˘ο˘ν Ἑˉλλά˘δι˘,
Μάˉρδωˉν, Θά˘ρυ˘βιˉς, λόˉγχηˉς ἄ˘κμο˘νεˉς,
καὶ˘ ἀ˘κοˉντιˉσταὶˉ Μυˉσοίˉ· Βα˘βυ˘λὼˉν δ'
ἡˉ πο˘λύ˘χρυˉσοˉς πάˉμμειˉκτο˘ν ὄ˘χλοˉν
πέˉμπειˉ σύˉρδηˉν, ναˉῶˉν τ' ἐ˘πό˘χουˉς
55καὶˉ τοˉξουˉλκῷˉ λήˉμα˘τι˘ πιˉστούˉς·
τὸ˘ μα˘χαιˉρο˘φό˘ροˉν τ' ἔ˘θνο˘ς ἐˉκ πάˉσηˉς
Ἀ˘σί˘αˉς ἕ˘πε˘ταιˉ
δειˉναῖˉς βα˘σι˘λέωˉς ὑ˘πὸ˘ ποˉμπαῖˉς.
τοιˉόˉνδ' ἄˉνθοˉς Πεˉρσί˘δο˘ς αἴˉαˉς
60οἴˉχε˘ται˘ ἀˉνδρῶˉν,
οὓˉς πέ˘ρι˘ πᾶˉσαˉ χθὼˉν Ἀ˘σι˘ῆˉτιˉς
θρέˉψαˉσα˘ πό˘θῳˉ στέ˘νε˘ταιˉ μα˘λε˘ρῷˉ,
το˘κέ˘ηˉς τ' ἄ˘λο˘χοίˉ θ' ἡˉμε˘ρο˘λεˉγδὸˉν
τείˉνοˉντα˘ χρό˘νοˉν τρο˘μέ˘οˉνταιˉ.

E gli abitanti del sacro Tmolo promettono di gettare sull’Ellade giogo di schiavitù: Mardone e
Tarubi, incudini della lancia e gli arceri Misi, Babilonia opulenta spedisce in lunga fila : marinai e
arcieri che confidano nell’impulso che tende l’arco. E segue dall’Asia intera la gente armata di
spada, agli ordini tremendi del re. Questo fiore di uomini della terra persiana è andato lontano, per
questi piange tutta la terra asiatica, che li ha nutriti, con violento rimpianto. Genitori e spose
contando i giorni tremano di paura nel tempo che si protrae.

Questa del giogo è una metafora molto importante nei persiani che si riferisce a vari
aspetti, da una parte il giogo che Serse vuole gettare sulla Grecia, asservimento della
Grecia. D’altra parte, il giogo più concreto posto sullo stretto dei Dardanelli per far
passare l’esercito di terra sul ponte di barca. Poi l’uso quasi spento quasi ridotto in
forma di catacresi del giogo coniugale, riferito alla situazione delle vedove dei
persiani caduti o comunque delle donne persiane in attesa di chi è andato in guerra.
Questa metafora in tragedia si ritrova un po' ovunque. Vediamo che il trattamento dei
vari contingenti diventa via via più rapido in questa parte finale della Parodo.
C’è tutto un problema sulla misia e sullo Tmolo, espressione proverbiale nel 16 libro
di Strabone “distinguere i confini tra Misi e Frigi”. Qui quello che importa è che tutto
l’impero è coinvolto in questa spedizione. Si può anche vedere una sorta di
andamento a spirale in questa descrizione geografica. Spirale che è abbastanza
evidente nel catalogo Omerico delle navi. Giovanni ni pensava che l’ordine derivasse
dai teoroi, inviati delle città al santuario di Delfi. Abbastanza problematico trovare
una base all’ordine dei contingenti. Dopo gli arcieri di Lidia viene nominata
Babilonia, si ritorna grossomodo verso la parte centrale dell’asia dopo essersi
avvicinati all’Egeo attraverso le popolazioni che abitano nell’Anatolia occidentale.
Sono nominati altri nomi di comandanti, Mardon e Taribis, apposizioni di pelatai,
abitanti. Incudini contro la lancia, immagini che vogliono dare una sensazione di
forza, di potenza. Da segnalare tra gli epicismi anche questo steuntai, che è
minacciare, promettere ma in maniera anche negativa per chi riceve la promessa.
Vengono poi nominati gli arcieri Misi. Vediamo quante volte c’è polucrusos, dal
molto oro. Babilonia dal molto oro manda un contingente frammisto in fila. Il
termine oclos non è propriamente positivo. Uno dei modi di rappresentare gli eserciti
dei persiani è anche quello di eserciti meno organizzati e disciplinati. Fiducia
nell’impulso che tende l’arco. Questo pistous è stato confrontato con la formula
omerica “che confida nel tuo coraggio” ma qui è riferito all’uso dell’arco. Formula di
sintesi, infine, il popolo armato di spada segue da tutta l’Asia. Ordini tremendi del re,
rende bene la paura e al tempo stesso la grandezza. Gli ordini facevano paura perché
sappiamo qual era il comportamento di Serse contro chi non rispettava i suoi ordini.
Con il verso 59 riprendiamo il tema iniziale, tra l’altro con lo stesso verbo Oikomai,
dell’angoscia per i persiani che sono partita. Oikomai, se ne è andato. Questo verbo
ha un’ambiguità che richiama anche qui. L’idea del fiore reciso, metafora che
trovereremo fino a Virgilio, pensiamo a Eurialo e Niso. È legato ad una serie di
immagini. Plutarco testimonia di un logos epitafios di Pericle. Era rimasta famosa
una frase di Pericle che diceva che con questi giovani la grecia ha perso la sua
primavera, giovani come antos, fiori di una società che una volta persi non sono
recuperabili. Come vediamo anche dalle espressioni successive, l’asia che piange con
nostalgia, ciò ci porta già verso una commemorazione, un epitafio. Il coro li canta
come se fossero già morti e questo è un punto da segnalare. A livello di lessico
trepsasa rimanda all’ epiteto del Nilo polutremmon<<, che lui interpreta in relazione
ad uomini e non animali. Il potos è desiderio ma non realizzabile perché riguarda
qualcuno che non c’è più.
C’è una certa insistenza sul fonema tau. Più volte è stata notata allitterazione in
Eschilo, ci sono degli studi abbastanza recenti su questo, le allitterazioni sono state
considerate in passato più latine che greche. Esiti orribili dell’allitterazione nella
letteratura latina, nella tragedia at tibi tute tati. nel greco è stata riconosciuta meno
l’allitterazione che in realtà esiste, non se ne può negare la presenza. De
compositione verborum di Dionigi di Alicarnasso, parla proprio di come si mettono
insieme le parole per ottenere certi effetti sonori che possono essere onomatopeici,
espressivi, con esempi molto importanti dalla poesia.

65 πε˘πέ˘ραˉκεˉν μὲ˘ν ὁ˘ πεˉρσέˉπτο˘λι˘ς ἤˉδηˉ [στρ. α.


˘ ˘ ˉ ˉ ˘ ˘ ˉ ˉ ˘ ˘ ˉ ˉ ˘ ˘ ˉ ˉ
βα σί λει ο ς στρα τὸ ς εἰ ς ἀ ντί πο ρο ν γεί το να χώ ρα ν,
λι˘νο˘δέˉσμῳˉ σχε˘δί˘ᾳˉ ποˉρθμὸ˘ν ἀ˘μείˉψαˉς
˘ ˘ ˉ ˘ ˘ ˉ ˉ
70Ἀ θα μα ντί δο ς Ἕ λλα ς,

πο˘λύ˘γοˉμφο˘ν ὅ˘διˉσμαˉ ζυ˘γὸ˘ν ἀˉμφι˘βα˘λὼˉν αὐˉχέ˘νι˘ πόˉντουˉ.


πο˘λυ˘άˉνδρουˉ δ' Ἀ˘σί˘αˉς θούˉρι˘ο˘ς ἄˉρχωˉν [ἀντ. α.
˘ ˘ ˉ ˉ ˘ ˘ ˉ ˉ ˘ ˘ ˉ ˉ ˘ ˘ ˉ ˉ
ἐ πὶ πᾶ σα ν χθό να ποι μα νό ρι ο ν θεῖ ο ν ἐ λαύ νει
˘ ˘ ˉ ˉ ˘ ˘ ˉ ˉ ˘ ˘ ˉ ˉ
76δι χό θε ν, πε ζο νό μο ν τ' ἔ κ τε θα λά σσα ς,

ἐ˘χυ˘ροῖˉσι˘ πε˘ποιˉθὼˉς
στυ˘φε˘λοῖˉς ἐ˘φέ˘ταιˉς, χρυˉσο˘γό˘νουˉ γε˘νε˘ᾶˉς ἰˉσό˘θε˘οˉς φώˉς.

L’armata del re che devasta ogni città è penetrata sulle opposte rive vicine, con un ponte di zattere
legate con funi di lino attraversando lo stretto di Elle Atamantide, stringendo sul collo del mare il
giogo di un sentiero chiodato. Il signore veemente dell’asia popolosa contro ogni suolo sospinge un
gregge straordinario per duplice via, confidando nei duri reggitori di fanti e dal mare, lui uguale agli
dèi, uomo di progenie dorata.
L’esercito regale distruttore di città è già passato sulla vicina riva opposta, qui in
questi versi (v.70) c’è il primo riferimento al ponte di barche, Eschilo fa riferimento
soltanto a questo momento di violazione della natura che Erodoto amplifica nel VII
libro, parlando anche di Serse che di fronte al mare che aveva distrutto un primo
ponte di barche fa sferzare il mare. Erodoto insisterà anche sul taglio del monte Athos
con un canale per far passare più agevolmente la flotta senza circumnavigazione.
Perseptolis come vediamo è epico nella sua seconda parte, non c’è riferimento a
Persepoli, che tra l’altro è di costruzione posteriore, perciò impotesi senza
fondamento. C’è un primo riferimento al ponte di barche al v.70, avendo passato lo
stretto di Elle figlia di Adamante. L’Ellesponto prendeva nome da Elle, figlia di
Adamante. Elle sarebbe caduta lì. Su questo complesso mitico c’è uno studio
piuttosto recente di uno studioso spagnolo, caballero. Studio monumentale su
Adamante, e sul complesso mitico deixz suoi figli.
Ritorna la metafora di un giogo, descritto in termini denotativi l’operato di Serse che
aggioga l’Ellesponto. Viene qui indebolita la posizione di chi pensa che questa sia la
tragedia della hybris, questo atto viene presentato in maniera abbastanza neutra.
D’altra parte, V. 50 e poi 71 a breve distanza zugon, riferito alla Grecia che le truppe
di Serse vogliono soggiogare e all’ellesponto che viene aggiogato da un ponte di
barche ha certamente un suo significato. Vediamo i numeri che contano in questa
tragedia, tourios non è stato tanto valorizzato, Garvie commenta che questo è inteso
come complimento dal coro. Tuttavia, nota anche che nei versi successivi c’è un
cambiamento di connotazione. La regina definisce Serse tourios, che ha svuotato ogni
landa del continente. Non è proprio un complimento quello di aver svuotato l’impero
persiano. Lo stesso avviene sempre nelle parole della regina quando parlando di
Sease gli riferisce nuovamente quell’aggettivo. Tourios per aver deciso di fare la
grande spedizione perché in precedenza guerre fatte senza muoversi dal suo palazzo
invece in questo caso rimproverato di mancanza di coraggio a differenza del padre
Dario, che invece era andato personalmente in guerra. Questo avviene in un dialogo
tra Atossa e Dario, ancora una volta non si tratta di un complimento. In generale
bisogna fare un po' attenzione alla caratterizzazione di personaggi in età giovanile,
poemi omerici. Nicolai studiò l’episodio di Antiloco nel 23esimo dell’Iliade, corsa
dei carri con Antiloco che si comporta da pilota molto aggressivo, alla fine butta fuori
un rivale con una manovra estremamente audace. Antiloco alla fine si deve in
qualche modo giustificare, fa tutta una tirata dicendo “io sono giovane, la mia
gioventù mi spinge a comportarmi così, è una raCazzata” gioca sul fatto che è
giovane e quindi si giustifica così. Costruzione dell’ethos che nell’oratoria noi
troviamo sempre, pensiamo a Per l’invalido di Lisia, dove egli crea per questo
personaggio questa volta anziano un ethos che risulta attraente per la giuria. Antiloco
crea quest’ethos, alcuni vi vedono un pentimento, ma non c’ nessun pentimento, è
una strategia retorica. Inoltre l’ethos del personaggio omerico è piuttosto fisso, no
evoluzione psicologica. L’unico luogo dell’Iliade in cui sembra esserci evoluzione
dell’eroe è il libro 24 quando Achille di fronte al vecchio Priamo si commuove
pensando a suo padre, gli concede la sepoltura del figlio, lo ospita nella sua tenda etc.
Lì è stata vista un’evoluzione nei poemi omerici. Bisogna però notare che Achille
riceve un ordine divino. Nel 24esimo dell’iliade Comincia ad emergere quel
problema tra determinazione umana e determinazione divina. chi decide, il dio o
l’uomo? L’uomo quanto è libero di decidere e quanto sottoposto al fato? È un
problema che in tragedia è colossale, compare anche nei persiani, la moira, il daimon.
Tourios indica l’irruenza del giovane, e quindi questo termine prepara a quello che
succederà perchè Serse non sente ragioni o consigli. Erodoto, VII nei primi capitoli
c’è il sogno di Serse ripetuto e lo zio di Serse che cerca di distoglierlo dalla
spedizione. Serse sembra non sentir ragioni, si fa consigliare dai peggiori consiglieri.
Questo tourios come l’Oikomai di prima segnala che questa irruenza non porta a
niente di buono.
Isoteos fos è una formula omerica presa di peso. La stirpe discesa dall’oro, variante
krusogonou. Invece c’è la variante krusonomou, che dispensa oro, la prende Garvie, a
cui non piace krusogonou geneas.

κυ˘ά˘νεοˉν δ' ὄˉμμα˘σι˘ λεύˉσσωˉν


81 [στρ. β.
˘ ˘ ˉ ˉ ˘ ˘ ˉ ˉ
φο νί ου δέ ργμα δρά κο ντο ς,
πο˘λύ˘χειˉρ καὶˉ πο˘λυ˘ναύˉτηˉς,
Σύ˘ρι˘όˉν θ' ἅˉρμα˘ διˉώˉκωˉν,
˘ ˘ ˉ ˉ ˘ ˘ ˉ ˉ ˘ ˘ ˉ ˘ ˉ ˘ ˉ ˉ
85ἐ πdsά γει δου ρι κλύ τοι ς ἀ νδρά σι το ξό δα μνο ν Ἄ ρη .

Che ha negli occhi lo sguardo fosco di un drago sanguinoso. Molti uomini e molti nauti incalzando
(c’è sempre questa duplicità) sospinge un carro di Assiria e un Ares maestro dell’arco contro
guerrieri illustri per la lancia. (di nuovo i greci la lancia/i persiani l’arco)

Kuaneon, Ferrari traduce fosco, è complicato tradurre questi colori in greco. La


Ferrini, studiosa sta avviando un lessico dei colori in greco.
Ancora la descrizione di Serse. Anche questo modo di rappresentare Serse non è
propriamente positivo, rimanda un po' al tourios prima, Serse è in preda ad una sorta
di furia che in tragedia non fa mai bene, i personaggi spinti da impulsi così violenti
fanno una brutta fine. Nei commenti qui mette molto in risalto i colori scuri, foschi.
Lui ci segnala dergma drakontos, sorta di figura etimologica. Drakon deriva da
derkontai. Questi sguardi così terribili sono quelli della Gorgone che pietrifica, che è
spesso rappresentati negli scudi, associata ai serpenti nelle coefore di Eschilo. Ora
non ragionerei troppo sull’adeguatezza dell’aggettivo kuaneon. Qui sta cercando di
dare un’impressione di violenta furia da parte di Serse che muove contro la Persia.
Furia di un esercito che sembra invincibile ma in realtà si scontra in maniera forte con
l’angoscia, la paura del coro per i persiani partiti. Se l’armata è invincibile perché
tanta paura? Questo è tipico della narrazione di Eschilo.

27/10/2021
Stavamo leggendo la seconda strofa dove viene presentato un Serse dallo sguardo
fosco, polucheir e polinautas. La possibilità di composti è molto ampia in greco,
quindi alla luce di ciò bisogna interpretare gli hapax. Dai molti uomini e molti
marinai, questa è la traduzione. Erodoto ci dice che i Greci chiamavano gli assiri siri,
siriani. In molti manoscritti è presente una forma assyrion che sa tanto di glossa
inserita nel testo da un copista distratto, la metrica non torna più. Anche sull’uso dei
carri sono stati fatti dei commenti di tipo razionalistico. È evidente che non siamo di
fronte ad uno storico che ci delinea in dettaglio come funzionava esercito persiano.
Sono immagini, tipo di atteggiamento critico va rivisto. Riferimento abbastanza
vicino ad un oracolo riportato in Erodoto, oracolo che era una sorta di avvertimento
agli ateniesi. Gli specialisti di oracoli dicono che molti degli oracoli sono composti
tempo dopo Salamina e si ipotizza che questo oracolo sia ispirato a Eschilo. Fascicolo
che cerca un po' di fare il punto sul tema degli oracoli e ci sono anche degli interventi
un po' provocatori. Traduzione in versi degli oracoli operazione successiva, la Pizia
forniva messaggi molto secchi, con delle prescrizioni che si riassumevano in formule
alfabetiche o numeriche, poi ci sarebbe stare chi lo traduceva. Tesi un po' estrema ma
ci fa capire quale è la problematica. Erodoto ci riferisce di Onomacrito, cacciato da
Atene perché era conservatore degli oracoli di Museo e ne approfittò per introdurne
uno. Strumento di lotta politica, lo sappiamo da Cavalieri di Aristofane e da Tucidide,
inizio guerra Peloponnesi si facevano sempre circolare oracoli pro-contro guerra. In
Erodoto numerosi oracoli, perché un autore come Erodoto cita tanti oracoli? Erodoto
attribuisce un certo ruolo alla divinità, ma è anche autore che cerca di fondare il suo
racconto su basi diverse da storico moderno. L’origine di oracoli al tempo di Erodoto
doveva essere abbastanza nota. Se fossero stati traduzione a posteriori di responsi
oracolari sintetici perché Erodoto vi dava tanto spazio? Nico sospetta che oracoli,
metricamente molto rozzi, nascono proprio così, sembrano scritti velocemente.
Oracoli non avevano avuto azione depurativa di lunga tradizione orale. Una
tradizione orale, soprattutto dal punto di vista metrico serve a limare imperfezioni, di
aedo in aedo. Oracolo invece emesso e fermato lì, la storia di Onomacrito ci dice che
la storia non si può modificare.

v.85 Doryclytois è un sostantivo formulare omerico, in Omero ricorre sempre in


nominativo e accusativo singolare mentre qui dat. Plur. Un altro problema è il nome
di Ares, West stampa il nome della divinità minuscolo, scelta è tutta nostra. Noi non
sappiamo infatti come l’autore, che scriveva in ogni caso in maiuscola avesse scelto
di scrivere e che significato dava all’eventuale maiuscola. Garvie preferisce la
maiuscola perché c’è la figura della personificazione o dell’antonomasia. A volte si
discute soprattutto per divinità astratte se pubblicarle con la maiuscola o minuscola, è
una discussione tutta moderna ma da segnalare.

δόκιμος δ' οὔτις ὑποστὰς


μεγάλῳ ῥεύματι φωτῶν
ἐχυροῖς ἕρκεσιν εἴργειν
90ἄμαχον κῦμα θαλάσσας·
ἀπρόσοιστος γὰρ ὁ Περσῶν στρατὸς ἀλκίφρων τε λαός.
θεόθεν γὰρ κατὰ Μοῖρ' ἐκράτησεν
95τὸ παλαιόν, ἐπέσκηψε δὲ Πέρσαις
πολέμους πυργοδαΐκτους
διέπειν ἱππιοχάρμας τε κλόνους πόλεών τ' ἀναστάσεις.
100ἔμαθον δ' εὐρυπόροιο θαλάσσας
πολιαινομένας πνεύματι λάβρῳ
ἐσορᾶν πόντιον ἄλσος,
104πίσυνοι λεπτοδόμοις πείσμασι λαοπόροις τε μηχαναῖς.

Non c’è nessun prode che tenga testa alla grande fiumana degli eroi e blocchi con solide dighe
l’invincibile onda del mare: l’armata dei persiani è irresistibile, la sua gente pugnace

Due immagini, fuse un po' tra loro, quella della corrente, come di un fiume, reuma e
quella dell’onda marina. E questa ha creato qualche problema. Dokimos vuol dire
sottoposto a prova. Procedura della dokimasìa, scopo di verificare i presupposti dello
stato giuridico, es. di cittadino, quando si veniva eletti ad una carica. Altri intendono
la parola in senso traslato, come competente, esperto. Gli scoli traducono con
andreios, coraggioso, che ha una grande dokesis riguardo a sé stesso. Varie
interpretazioni, qualcuno l’ha assimilato a prosdokimos, cioè non ci si può aspettare
che nessuno…etc. alcuni pensavano che si collegasse alla parola doxa, reputazione.
Ma il senso forse più verosimile al di là della procedura della dokimasìa era che
questo fiume/ mare non può essere fermato da nessuno perché l’esercito persiano è
irresistibile. Questo coro in maniera così fiduciosa dice che nessuno può resistere a
fiume di uomini e onda del mare è invincibile, ciò ci fa pensare ad ironia tragica da
parte del poeta. Teniamo presente anche che tra oracoli di Erodoto riguardo Salamina
c’è anche quello delle mura di legno. Battaglia di Salamina, prima Atene è stata
svuotata anche perché c’era questo oracolo che parlava di mura di legno che
avrebbero salvato la città di Atene. Questo baluardo, erkos in grado di sostenere
l’urto dei persiani è la flotta Ateniese. Il tema dell’ironia tragica è un po' delicato,
bisogna mettersi nei panni del pubblico, di cui non siamo in grado di conoscere le
conoscenze. Qui è molto plausibile che ci sia ironia tragica. Qui, dunque, il coro
esalta la forza dei persiani ma poco dopo, già dal v.92 l’aria cambia completamente.
È irresistibile l’esercito persiano e valoroso è il suo popolo. Laos e stratos sinonimi,
questo è un altro problema. Aprosoistos è un apax, anche se in isocrate c’è l’avverbio
corrispondente. Significa “che non si può affrontare” quindi “irresistibile”. Alkifron è
un altro hapax ma è molto omerico. Stratos e laos possono essere considerati
sinonimi ma ci interessa fino ad un certo punto. Con il verso 92 compare una
domanda che comincia a mettere in dubbio certezze dei persiani.

δολόμητιν δ' ἀπάταν θXοῦ


τίς ἀνὴρ θνατὸς ἀλύξει;
τίς ὁ κραιπνῷ ποδὶ πηδήματος εὐπετέος ἀνάσσων;
111φιλόφρων γὰρ ‹ποτι›σαίνουσα τὸ πρῶτον παράγει

βροτὸν εἰς ἄρκυας Ἄτα,


τόθεν οὐκ ἔστιν ὑπὲρ θνατὸν ἀλύξαντα φυγεῖν.

quale uomo mortale sfuggirà all’inganno astuto di un dio? Chi balzando con piede veloce di un
balzo favorevole? Da principio Ate conduce l’uomo con amiche sembianze verso reti, allora non è
possibile che un mortale fugga salvo.

Dolometis, parola che riassume in sé la metis, intelligenza astuta e il dolos che è la


capacità di creare trabocchetti. Dal punto di vista della struttura, questo dè, ferrari
traduce con “Ma”. All’inizio della seconda strofa e antistrofe ci sono dei dè, quelli
che Denniston chiama continuativi, quelli che in una sequenza narrativa o
argomentativa non sono oppositivi. Qui non si sa se si tratta di un dè continuativo o
oppositivo, domanda da porsi. In questi versi, tra l’altro, si segnalano dei fenomeni di
allitterazione, podì pedematos, suono p piuttosto accentuato. V.95 un po' tormentato,
anasson, interpreti seguono una congettura che è anaisson. Gar successivo, introduce
una spiegazione. Di fatti benevola (potisainousa significa letteralmente
scodinzolando, traslato con sembianze amichevoli). Qui si introduce il tema di Ate,
aria è cambiata in modo brusco. Dopo aver detto che esercito persiano irresistibile si
dice tutt’altro, che il dio in realtà può sconvolgere i piani di uomini non capaci di
opporsi. Ate intrappola con una rete, la rete è immagine abbastanza importante nell’
Orestea. Clitemnestra avvolge Agamennone in una rete per ucciderlo, Oreste la
mostrerà come una prova processuale. L’immagine della rete qui è metaforica mentre
lì concreta. Uper potrebbe stare in tmesi con aluxanta o con fugein, si è un po'
discusso. Per questioni minute vedi apparato critico. Anche parole così importante,
come Ate che spinge l’uomo nella rete sono frutto di congettura, margine di
incertezza.

θε˘ό˘θεˉν γὰˉρ κα˘τὰ˘ Μοῖˉρ' ἐ˘κρά˘τηˉσεˉν [στρ. γ.


95τὸ˘ πα˘λαιˉό˘ν, ἐπέσκηˉψε˘ δὲ˘ Πέˉρσαιˉς
πολέμους πυργοδαΐκτους
δι˘έ˘πειˉν ἱˉππι˘ο˘χάˉρμαˉς τε˘ κλό˘νουˉς πό˘λε˘ώˉν τ' ἀ˘ναˉστά˘σειˉς.
100ἔ˘μα˘θοˉν δ' εὐˉρυ˘πό˘ροιˉο˘ θα˘λάˉσσαˉς [ἀντ. γ.
πο˘λι˘αιˉνο˘μέ˘ναˉς πνεύˉμα˘τι˘ λάˉβρῳˉ
ἐ˘σο˘ρᾶˉν πόˉντι˘ο˘ν ἄˉλσοˉς,
104πί˘συ˘νοιˉ λεˉπτο˘δό˘μοιˉς πείˉσμα˘σι˘ λαˉο˘πό˘ροιˉς τε˘ μηˉχα˘ναῖˉς.

Infatti per volontà divina la Moira governò nel tempo antico e impose ai persiani che guidassero
guerre devastatrici di rocche e zuffe equestri (ricordiamo ippiokarmes prima) e distruzioni di città:
poi appresero a contemplare la distesa marina del mare dagli innumerevoli passaggi che
biancheggia al vento impetuoso, confidando in funi sottili e macchine che traghettano gente.

Questo è il destino dei persiani imposto dagli dèi. Nei poemi omerici non c’è quadro
chiaro di rapporto tra dèi e fato ma non si può trovare nell’epica così come in tragedia
una definizione teologica. A volte la Moira indipendente dagli dèi, alla quale anche
loro devono sottostare, talvolta Zeus ribalta il fato, talvolta vi si identifica. Qui
abbiamo teoten e poi la moira. L’operato della Moira sembrerebbe contestuale alla
volontà divina, ma non possiamo pretendere quadro coerente. Eurupuroio talassas, è
una formula omerica, anche genitivo in -oio. Attraversare il mare e attraversarlo
come Serse è un sacrilegio, ma non crede nico che qui ci sia questo senso, si può
attraversare il mare e persino con un ponte di barche (evocato tra l’altro al v.114)
senza compiere sacrilegio. V.114 ci dice che i persiani confidando fiduciosi in funi e
macchine che traghettano gente. Qualcuno ha voluto vedere qui non allusione al
ponte di barche ma ha considerato queste immagini delle navi. Il termine peisma è
una gomena utilizzata per legare una nave a terra. Interessante leptodomois, cavo
sottile utilizzato per costruire ponte di barche che addirittura riesce a far passare per
Ellesponto esercito di un mln di uomini. sorta di ossimoro in questo. Senso di
ammirazione ma sottinteso senso del pericolo di impresa di Persiani che hanno
varcato così l’Ellesponto. Chi stampa come Garvie i versi appena letti ribalta un po'
la prospettiva. Se stampiamo prima i versi su impossibilità di uomini di sfuggire a
inganno di dio, la formulazione teorica, la gnome, precede le indicazioni complete sul
comportamento dei persiani che hanno questo impulso a espandersi e condurre guerre
e precede l’indicazione relativa al passaggio di Ellesponto o capacità di passare il
mare. La filologia 800esca aveva spostato quel blocco di versi dopo 114. Era molto
più libera, noi tendiamo più ad attenerci ai manoscritti. Casi del genere in poesia
possono creare qualche difficoltà perché poesia è bloccata dal metro, nei prosatori era
davvero una filologia libera. Noi non dobbiamo scrivere testo migliore dell’autore
antico. Nico è indignato da queste persone che spostano il testo come gli pare .
Dopo v.114 quarta strofe non ha problemi di collocazione, strofe trenodica.

115ταῦˉτά˘ μοιˉ με˘λαˉγχί˘τωˉν


φρὴˉν ἀ˘μύˉσσε˘ταιˉ φό˘βῳˉ -
ὀ˘ᾶˉ Πεˉρσι˘κοῦˉ στρα˘τεύˉμα˘τοˉς τοῦˉδε˘ μὴˉ πό˘λιˉς πύ˘θηˉταιˉ, κέ˘ναˉνδροˉν μέ˘γ'
ἄˉστυ˘ Σουˉσί˘δοˉς·

Per queste cose il mio cuore addolorato ( lett. Dall’oscuro mantello) è lacerato dalla paura, oa, per
l’esercito persiano e che da questo la città venga a sapere che la grande città di Susa è priva di
uomini”.

Fren è tradotto come cuore da Ferrari anche se spesso è la mente, aspetto intellettuale.
Non è per niente banale tradurre queste parole. Amussetai, atto che si fa ai funerali di
lacerarsi le vesti. Nei poemi omerici questo aggettivo melas si riferisce al cuore come
un normale epiteto, talvolta viene riferito al momento in cui vengono sottolineate
delle forti emozioni. Composto kelainofron in tragedia, ci rimanda a questo
significato. C’è chi ha visto più aspetto intellettuale in fren piuttosto che emotivo,
veicolato più da parole come tumòs e kardìa. Anche qui non siamo davanti a un
trattato di neurologia . Fren è personificato, è un organo che può vestire un abito.
Questo tema è importante nei persiani, perché lo ritroveremo alla fine, eloquenza
scenica di Serse che arriva con abiti laceri. Il termine fobos, scena trenodica ci
riportano all’ansia del coro per l’esercito persiano, che diventa esplicta al v.117, oa e
persikou stratematos, Garvie lo intende come genitivo esclamativo, legandolo a oa,
che non è extrametrum come è stato notato. Altri lo legano a fobos, la paura
dell’esercito, non per l’esercito. È interessante lo scolio che commenta persikon
treinema, canto trenodico. Compatto trenos sulle sorti dell’esercito persiano. Le
speculazioni sulla differenza tra polis e astu sono sinceramente stucchevoli. Astu in
greco è la città alta, l’acropoli, la parte alta della città. Sinonimi, è una sorta di
tautologìa, questo fare distinzioni non ha molto senso. Questa sezione che lui crede
abbia delle strategie proprie del trenos, quando in tragedia ci sono lamenti per un
morto o per chi si teme essere morto come in questo caso si usano strategie del
genere lirico appropriato, genere trenodico, che per altro insieme ad altri generi lirici
all’interno dei cori può essere inglobato a livello di strategie e singoli elementi.

120καὶˉ τὸ˘ Κιˉσσί˘ωˉν πό˘λιˉσμ' [ἀντ. δ.


ἀˉντί˘δουˉπο˘ν ᾄˉσε˘ταιˉ,
ὀᾶˉ, τοῦτ' ἔπος γυναικοπληθὴˉς ὅ˘μιˉλο˘ς ἀˉπύ˘ωˉν, βυˉσσί˘νοιˉς δ' ἐˉν πέ˘πλοιˉς πέ˘σῃˉ λα˘κίˉς.
πᾶˉς γὰ˘ρ ἱˉππηˉλά˘ταˉς [στρ. ε.
ˉ ˘ ˉ ˘ ˉ ˘ ˉ
καὶ πε δο στι βὴ ς λε ὼ ς
σμῆνο˘ς ὣς ἐκλέλοιπεν μελισσᾶˉν σὺν ὀρχάμῳˉ στρατοῦˉ,
130τὸ˘ν ἀˉμφίˉζευˉκτο˘ν ἐξαμείˉψας ἀˉμφοτέρας ἅλιον
πρῶˉνα˘ κοιˉνὸ˘ν αἴˉαˉς.
λέˉκτρα˘ δ' ἀˉνδρῶˉν πό˘θῳˉ [ἀντ. ε.
ˉ ˘ ˉ ˘ ˉ ˘ ˉ
πί μπλα ται δα κρύ μα σι ν·
135Πεˉρσί˘δεˉς δ' ἁˉβρο˘πεˉνθεῖˉς ἑ˘κάˉσταˉ πό˘θῳˉ φι˘λάˉνο˘ριˉ
τὸ˘ν αἰˉχμήˉεˉντα˘ θοῦˉρο˘ν

λέˉκτρα˘ δ' ἀˉνδρῶˉν πό˘θῳˉ [ἀντ. ε.


πίˉμπλα˘ταιˉ δα˘κρύˉμα˘σιˉν·
135Περσίδες δ' ἁβροπενθεῖς ἑκάσταˉ πόθῳˉ φιλάνοριˉ
τὸ˘ν αἰχμήεντα˘ θοῦρον εὐνατῆρ' ἀποπεμψαμέναˉ
λείπεταιˉ μονόζυˉξ.
140- ἀλλ' ἄγε, Πέρσαι, τόδ' ἐνεζόμενοι
στέγος ἀρχαῖον,
φροντίδα κεδνὴν καὶ βαθύβουλον
θώμεθα, χρεία δὲ προσήκει,

E che la rocca Cissia canterà in risposta, oa, gridando la moltitudine composta di donne questa
parola, e sui pepli di bisso potrebbe calare lo strappo.
Infatti tutta la gente equestre e la massa dei fanti sono partiti come uno sciame di api con il
condottiero dell’esercito avendo varcato il monte marino congiunto ai due lati comune ad entrambe
le terre.
I talami sono riempiti dalle lacrime per l’ansia dei mariti, e le spose persiane che soffrono
languidamente per natura (brotes caratteristica dei popoli orientali), ognuna è abbandonata sola nel
desiderio coniugale, avendo detto addio al valoroso bellicoso sposo. Orsù, persiani, seduti presso
questo antico edificio, consideriamo un saggio pensiero dai profondi consigli, la necessità ci preme.

Seconda antistrofe, anche essa rinvia all’immaginario trenodico perché alla città di
Susa risponde in una sorta di controcanto al grido di Susa la città dei Cissi. Il termine
Cissia indica la regione. Eschilo pensava che Susa e Cissia sono due città diverse di
una stessa regione. La città dei Cissi canterà in risposta, di nuovo esclamazione oà.
Apuon è epuon, cantando la turba femminile questa parola. Sempre in dipendenza dal
timore, fobos temo che lo strazio delle unghie cada sui pepli di bisso. C’è chi ha
sottolineato le vesti di bisso, lussuose, vesti orientali, effeminatezza. Sono però le
donne che lamentano la perdita dei mariti, figli etc. è normale trovare manifestazione
di dolore in un canto funebre. Il tema delle vesti è un tema importante, vesti strappate
per il dolore, tema che ritroveremo tra poco nelle parole della regina, quando nel
sogno della regina Serse cade dal carro perché una delle due donne, Grecia o Europa
ha travolto o spezzato il timone del carro Serse straccia i pepli.
Verso successivo di nuovo tessuto di omerismi, ippelatas, pedostibes. Pedostibes non
è omerico. Esercito di fanti e cavalli, pur mancando nei poemi omerici una vera e
propria cavalleria gli eroi hanno i propri cavalli, spesso anche con caratteristiche
particolari.Omerica è anche similitudine di sciame di api, che si ritrova anch’essa nel
II dell’Iliade, la massa dei guerrieri. La similitudine omerica è molto espansa, come
spesso capita alle similitudini omeriche. La similitudine è un modo per uscire da
contingenza della narrazione per entrare da qualche altra parte, di descrivere scene di
vita quotidiana e vita animale. Sono spesso molto estese. Un libro per le similitudini
omeriche è quello di Herman Frankel. Qualcuno fa riferimento al carme di Semonide
di Amorgo, donne paragonate ad animali riguardo a questa similitudine. Per nico non
c’entra nulla. La similitudine delle api è di numero, grandezza, lo sciame, non c’entra
nulla la qualità dell’ape. Orkamos è un altro omerismo, generalmente legato a
genitivo andron o laon, capo insomma. Garvie dice che l’ape regina fosse un
maschio, perciò si poteva paragonare Serse a questa ape regina. Tipicamente da tonti
inglesi , andare dietro a problemi inesistenti. L’orkamos stratou può ben essere
paragonato al capo di società numerosa e organizzata come le api. C’è di nuovo il
riferimento all’attraversamento dell’Ellesponto. Può essere interessante che il pròn
può essere un promontorio vicino Sesto. Sesto conclude le storie di Erodoto. C’è stato
anche qualche commentatore che ha interpretato alion pronon come l’intera penisola
anatolica. Dunque turion richiama il turios su cui abbiamo detto qualcosa, aggettivo
riferito a Serse, veemenza. Questioncina testuale, abropenteis, i manoscritti danno
akropenteis, sembra errore di minuscola. Aicmeenta sembrerebbe riferirsi alla lancia
ma per Nicolai significato più generale. Propepsamenan, qualcosa di diverso dal
saluto, è il saluto propempticon che augura un viaggio, mentre apò indica un distacco.
L’ultimo verso, 137, leipetai monoxus è una parola ossimorica, il giogo di solito
aggioga due persone. Eschilo amava queste forme. Garvie cita nelle Coefore Karin
akariton o aperotos eros.
Il corifeo pronuncia alcuni anapesti rivolti al resto del coro, che invitano il coro a
sedere in consiglio (non c’è nessuna formalità, riunione informale). Ci si è
domandato cosa stia succedendo, se il coro sta in silenzio. Aristofane parla dei
personaggi Eschilei che stanno in silenzio. È ovvio che il personaggio in silenzio
poteva accompagnare con la sua presenza un altro personaggio che parla, ma sulla
messa in scena e il modo in cui veniva portato sulla scena si sa poco.

πῶς ἄρα πράσσει Ξέρξης βασιλεὺς


145Δαρειογενής,
[τὸ πατρωνύμιον γένος ἡμέτερον·]
πότερον τόξου ῥῦμα τὸ νικῶν,
ἢ δορικράνου
λόγχης ἰσχὺς κεκράτηκεν.

Dunque, come agirà Serse sovrano figlio di Dario? Il tiro dell’arco è forse il vincitore o ha prevalso
la forza della lancia dalla punta acuta.

Anche qui abbiamo i due eserciti caratterizzati dall’arma prevalente. La traduzione di


Page seguita da Ferrari non riporta alcune parole che si trovano nei manoscritti (tra
parentesi quadre). Non si capisce cosa significa il nostro genos che prende il nome
dal padre. Probabilmente glossa di dareiogenes, deformata dalla tradizione. Ameteron
può essere derivato da ametron. Patronimico, ametron poi inglobato nel testo
diventerebbe ameteron ma insomma, ipotesi della glossa appare la più sensata nel
contesto.

Dal v.15 inizia didascalia interna, riferimento a nuovo personaggio entrato.

150- ἀλλ' ἥδε θεῶν ἴσον ὀφθαλμοῖς


φάος ὁρμᾶται μήτηρ βασιλέως,
βασίλεια δ' ἐμή· προσπίτνω·
καὶ προσφθόγγοις δὲ χρεὼν αὐτὴν
πάντας μύθοισι προσαυδᾶν.

Ma ecco una luce pari agli occhi degli dèi, si avanza rapida la madre del re, la mia regina: mi
prostro, è necessario che tutti le ci rivolgiamo con parole di saluto.

Comparazione in qualche modo compendiata, luce pari a (quella che si irradia) dagli
occhi degli dei. Questi versi sono stati messi un po' sotto osservazione, questo è
l’unico annuncio di entrata in scena di un personaggio in anapesti in Eschilo.
Diventerà più comune successivamente ma il fatto che noi di Eschilo abbiamo 7
tragedie su 80 ci dice che non dobbiamo troppo fare speculazioni di questo genere.
Motivo luce/tenebre, la regina come luce di salvezza contrapposta all’oscurità, tema
comune anche nell’Orestea. Ci si domandava se il coro fosse in silenzio durante
parole del corifeo e se il coro si fosse davvero prostrato davanti alla regina. La
proskinesis è un tema che i greci sentivano molto. Per i greci era riservata agli dèi,
mentre i barbari anche per gli uomini. Lo dice chiaramente Aristotele nella Retorica,
ta barbarikà, come la proskinesis. È un’usanza barbarica quando si rivolge agli
uomini. proskynesis, il rifiuto è stato importante durante la spedizione di Alessandro,
lui voleva imporla. V.155 c’è anche il saluto alla regina che arriva su un carro,
probabilmente accompagnata da personaggi muti. La presenza di personaggi muti
sulla scena è stata ipotizzata per tante tragedie. È difficile che la regina sia entrata da
sola guidando da sé il carro, almeno aveva un autista. È anche interessante il
riferimento al carro di Serse che spinge la guerra contro i Greci, la regina ha i suoi
attributi regali, l’entrata in scena di Serse sarà completamente diversa.

155- ὦ βαθυζώνων ἄνασσα Περσίδων ὑπερτάτη,


μῆτερ ἡ Ξέρξου γεραιά, χαῖρε, Δαρείου γύναι·
θεοῦ μὲν εὐνάτειρα Περσῶν, θεοῦ δὲ καὶ μήτηρ ἔφυς,
εἴ τι μὴ δαίμων παλαιὸς νῦν μεθέστηκε στρατῷ.

“salve a te, o suprema sovrana delle snelle donne persiane, antica madre di Serse e sposa di Dario:
del dio dei persiani fosti compagna, ora sei anche madre di un dio, se adesso in qualcosa l’antica
fortuna non sia cambiata per l’armata.

La regina viene apostrofata come eccelsa sovrana delle donne persiane dalla profonda
cintura, cioè snelle, cintura che stringe molto i fianchi. Questo è un epiteto
interessante, omerico, che definisce le donne persiane. Qui la donna è definita in
rapporto al marito morto e al figlio. Tu sei stata la moglie del dio dei persiani e anche
la madre del dio. Questa idea che il re persiano fosse oggetto di una divinizzazione
per i greci era comune, in realtà le attestazioni persiane non sono così sicure ma i
greci volevano insistere sulle differenze antropologiche e culturali rispetto ai persiani.
L’ultimo verso di questo saluto è in realtà un nuovo verso che sottolinea l’ansia del
coro. Questo verso crea qualche problema, daimon può essere considerata
espressione intercambiabile con tuche o potmos e tradotta come in Ferrari come
fortuna. Però daimon evoca proprio un dio, che si identifica con la sorte dell’esercito
persiano. La regina a questo punto prende la parola e il centro dell’interesse della
regina è il destino del figlio. La questione del carro, ci si chiede se fosse rimasto in
scena o portato via, ma ha poco senso.

ΒΑΣΙΛΕΙΑ
ταῦτα˘ δὴˉ λιποῦσ' ἱ˘κάˉνωˉ χρυσεοστόλμους δόμους
160καὶˉ τὸ˘ Δαρείουˉ τε˘ κἀμὸν κοιˉὸν εὐνατήριον.
καίˉ με˘ καρδίαν ἀ˘μύˉσσειˉ φροˉντί˘ς· ἐˉς δ' ὑμᾶˉς ἐρῶˉ
μῦθον οὐδαμῶς ἐμαυτῆς οὖσ' ἀ˘δείˉμαˉντοˉς, φί˘λοιˉ,
μὴˉ μέ˘γαˉς Πλοῦˉτοˉς κο˘νίˉσαˉς οὖˉδα˘ς ἀˉντρέˉψῃˉ πο˘δὶˉ
ὄλβον, ὃν Δαρεῖος ἦρεν οὐκ ἄνευˉ θεῶν τινόˉς.

REGINA:
Per questo giungo lasciando le stanze dai tetti d’oro e il talamo mio e di Dario: un’ansia mi lacera il
cuore: vi parlerò, miei cari, in alcun modo ignara del timore che la grande ricchezza atterri con un
piede ricoprendola di polvere la prosperità, che Dario innalzò non senza alcuno degli dei. Per questo
c’è nel mio petto un doppio inesprimibile affanno, che la ricchezza……
Infatti, la ricchezza è irreprensibile, la mia paura è per i miei occhi: occhio della casa io considero la
presenza del padrone. E dunque se queste cose sono così, siate per me garanti di questo consiglio, o
antichi fidati. Per me ogni consiglio saggio risiede in voi.

L’ansia mi graffia il cuore, immagine trenodica. Su Ferrari abbiamo ousa deimatos,


qui poesia latina ous’ adeimantos. Ferrari traduce con “non senza essere presaga del
timore”. Amantis, alfa privativo, mantis è il veggente. Questa è la congettura
utilizzata da Page. Invece il testo di emautes al posto di amantis e adeimantos al posto
di deimatos è una congettura abbastanza facile dal punto di vista paleografico
soprattutto nella seconda parte. Segnala che il testo è oggetto di parecchie
discussioni. Ovviamente i commenti si soffermano molto di più sul sogno della
regina, ricordato ai vv.166 e ss.
Commenti riservati anche alla questione metrica, perché una parte in trocaici
catalettici e una parte in trimetri.
Questo dell’uscita dalle stanze è un motivo, anche iliadico. Atossa si presente come
una divinità, insistenza della parola teòs riferita a marito e figlio.
Una divinità non la puoi accogliere con la poltrona dell’ Ikea , divinità o essere
umano ad essa simile merita trattamento particolare. Sono le 17, terminiamo così con
la paura non diciamo di che….

3/11/2021

Vediamo la regina che si presenta immediatamente ricordando il suo matrimonio con


Dario, punto importante perché la presenza di Dario sarà indispensabile per la
tragedia. Già nel saluto alla regina è presente il riferimento a Dario. Abbiamo
elemento funebre a v.161, Brontis che amussei il cuore, come chi lamentava perdita
di persona cara graffiava viso e vesti.

ΒΑΣΙΛΕΙΑ
ταῦτα˘ δὴˉ λιποῦσ' ἱ˘κάˉνωˉ χρυσεοστόλμους δόμους
160καὶˉ τὸ˘ Δαρείουˉ τε˘ κἀμὸν κοιˉὸν εὐνατήριον.
καίˉ με˘ καρδίαν ἀ˘μύˉσσειˉ φροˉντί˘ς· ἐˉς δ' ὑμᾶˉς ἐρῶˉ
μῦθον οὐδαμῶς ἐμαυτῆς οὖσ' ἀ˘δείˉμαˉντοˉς, φί˘λοιˉ,
μὴˉ μέ˘γαˉς Πλοῦˉτοˉς κο˘νίˉσαˉς οὖˉδα˘ς ἀˉντρέˉψῃˉ πο˘δὶˉ
ὄλβον, ὃν Δαρεῖος ἦρεν οὐκ ἄνευˉ θεῶν τινόˉς.

REGINA:
Per questo giungo lasciando le stanze dai tetti d’oro e il talamo mio e di Dario: un’ansia mi lacera il
cuore: vi parlerò, miei cari, in alcun modo ignara del timore che la grande ricchezza atterri con un
piede ricoprendola di polvere la prosperità, che Dario innalzò non senza alcuno degli dei.

Vediamo mutos, vi dirò parola, in senso Omerico di discorso autorevole. Espressione


difficile che gli editori stampano così, oudamos amantis ousa deimatos, filoi, non
senza essere presaga della paura, amici. Il testo tradito dopo oudamòs portava
emautès, pronome riflessivo, poi participio ousa eliso e aggettivo adeimantos, la
congettura è proposta da louson e accettata da Page, per Garvie la più soddisfacente
delle congetture. Exempi gratia quasi, quando un testo è considerato irrecuperabile si
mettono le cruces e si propongono congetture a titolo di esempio. Questa congettura
ha un senso che probabilmente è adatto al testo. Amantis forse è un hapax ma questo
come abbiamo detto non è un problema. Amantis è una parola che indica capacità
profetiche, ha qualche difficoltà a reggere deimatos, che indica timore. Il testo tradito
qui riportato emautes adeimantos significherebbe senza alcuna paura per me stessa. Il
senso è probabilmente abbastanza vicino a quello che emerge da congettura di losson.
La paura della regina non è tuttavia per se stessa come dice successivamente è per la
potenza dei persiani, che consiste in uomini e ricchezze e in particolare per il figlio
Serse. Egli è il re in carica in quel momento. Perché dovrebbe sottolineare la paura
per sé stessa? Filoi in età ellenistica avrà un valore specifico, quelli che in tarda
antichità sono comites del senato. Qui sono consiglio di anziani a cui Serse affida il
regno. Non si ha però qui un documento fedele di come fossero le istituzioni
persiane. I persiani si comportano come greci, parlano di divinità greche. Per capire
come funziona l’impero persiano bisogna leggere erodoto. Il verso 163 ha problemi
di interpretazione. Il me che apre il verso è retto da deimatos, paura che avvenga
qualcosa, che una grande ricchezza atterri con un calcio e disperda come polvere al
suolo la prosperità che Dario ha accumulato non senza l’aiuto di qualche dio.
Che immagine c’è? Presenti sia ploutos sia olbos. Alcuni hanno cercato di
evidenziare differenze tra due tragedie. È piuttosto necessario evidenziare il mega.
Megas ploutos, eccesso, grandezza, tema proprio di questa tragedia. L’immagine è
quella di un cavallo che butta a terra il suo cavalliere. Questa immagine la troveremo
nel sogno di Atossa, dove Serse cerca di aggiogare due donne al carro, Asia ed
Europa. Europa si ribella, spezza asse del carro e fa cadere Serse. Altri hanno pensato
ad ipotesi diverse. Nico non riesce a vedere molto idea della corsa che Garvie vede,
corsa del cavallo che disarciona il suo cavaliere e fugge via. Atossa è arrivata sulla
scena sul carro. Poi troveremo il carro di Serse nel sogno. Olbos è la prosperità
assicurata da Dario, che l’eccesso fa svanire ad opera di Serse. Pericolo è insito
all’eccesso. Altri interpreti pensano che la metafora sia relativa al crollo di un
edificio, di un pilastro o brusca caduta di un lottatore nella palestra. Qualunque sia la
metafora c’è l’idea di un crollo violento, ciò che è stato costruito da Dario viene
distrutto.

165 ταῦτά μοι μέριμν' ἄφραστός ἐστιν ἐν φρεσὶν διπλῆ,


μήτε χρημάτων ἀνάνδρων πλῆθος ἐν τιμῇ σέβειν
μήτ' ἀχρημάτοισι λάμπειν φῶς ὅσον σθένος πάρα.
ἔστι γὰρ πλοῦτός γ' ἀμεμφής, ἀμφὶ δ' ὀφθαλμῷ φόβος·
ὄμμα γὰρ δόμων νομίζω δεσπότου παρουσίαν.

Per questo c’è nel mio petto un doppio inesprimibile affanno, di non dover ammirare una massa di
ricchezze prive di uomini e che non brilla luce pari alla forza a chi è privo di ricchezze.
Infatti, la ricchezza è irreprensibile, la mia paura è per i miei occhi: occhio della casa io considero la
presenza del padrone.

La regina prosegue dicendo che per questo c’è nel suo petto un doppio inesprimibile
affanno. Doppio, espresso nei versi 166-67, uno riguardo uomini e un altro riguardo
le ricchezze. Queste sono linee che hanno creato qualche problema. Anandròs
normalmente vuol dire privo di coraggio, in questo caso significa privo di uomini. Poi
hanno creato problemi di sintassi, due infiniti con valore diverso. Insomma, eeee
qualcuno ha visto più normale con il secondo infinito la negazione ou che la
negazione mè. Caratteristica della lingua greca, molto meno rigida di altre lingue
come il latino. Nel greco bisogna stare attenti ad eccedere nella normalizzazione. C’è
stato chi ha provato a lavorare negli apparati critici per sistemare questi versi in
qualche modo.
Atossa poi parla della propria ricchezza. Qui vuole dire che la sua ricchezza non può
essere criticata. È adeguata, è più che sufficiente, la sua paura è per l’occhio,
letteralmente, a cosa si riferisce? Infatti, io penso che l’occhio della casa sia la
presenza del suo padrone. Despotes abbastanza frequentemente utilizzato in tragedia
a parlare del sovrano assoluto quando a parlare sono dei servitori. Ma nell’impero
persiano sono tutti servitori tranne il gran re, per cui i greci sottolineano sempre
questo aspetto che poi emergerà nel confronto con Atene che non ha un padrone. Qui
emerge il fatto che Atossa è particolarmente preoccupata per Serse la cui fortuna
identifica con le fortune della dinastia e della Persia. Eeee. E poi appunto abbiamo
eeee la richiesta di Atossa al coro di offrire consigli. Eeemh.

170πρὸς τάδ', ὡς οὕτως ἐχόντων τῶνδε, σύμβουλοι λόγου


τοῦδέ μοι γένεσθε, Πέρσαι, γηραλέα πιστώματα·
πάντα γὰρ τὰ κέδν' ἐν ὑμῖν ἐστί μοι βουλεύματα.

E dunque se queste cose stanno così, siate per me garanti di questo consiglio, Persiani, o antichi
fedeli. Per me ogni consiglio saggio risiede in voi.

Neutro pistomata, anche su questo va un po' ragionato, spesso il neutro indica una
sorta di diminutio, ma qui Atossa non vuole sminuire o disprezzare gli anziani del
coro come avviene in altri casi in tragedia. Abbiamo una terminologia che è quella
del consiglio e della deliberazione, che si inserisce in un contesto che non è greco ma
persiano, seppur in parte inventato. Se confrontiamo quello che dice Erodoto
dell’inizio della spedizione di Serse, Serse si consiglia con i notabili della corte
persiana ma poi alla fine prende delle decisioni spinto da un sogno ingannatore che è
un po' l’eredità del sogno di Agamennone in Iliade II. Sogno che appare anche allo
zio che era molto perplesso su questa idea di spedizione vs Grecia, messo sul trono e
anche a lui stesso sogno.

ΧΟ. εὖ τόδ' ἴσθι, γῆς ἄνασσα τῆσδε, μή σε δὶς φράσειν


μήτ' ἔπος μήτ' ἔργον ὧν ἂν †δύναμις ἡγεῖσθαι θέλῃ·

Sappi bene ciò, regina di questa terra, che non dirai due volte né parola né atto delle quali noi
abbiamo la possibilità di guidarti.
Questi versi hanno creato diversi problemi. Aoristo frasai oppure infinito frasein. Ci
si aspetta un futuro, ma per Nicolai l’aoristo rientra nella possibilità del greco.
Aoristo vuol dire indefinito, aumento solo all’indicativo. L’aoristo in riferimento al
futuro si trova nelle profezie, Nicolai non interverrebbe. La tragedia unisce
terminologia molto alta con dei colloquialismi. V. 173 abbiamo eu tod isti, stanne
sicura. Poi anche precedemente al v.170 abbiamo stando così le cose, non certo un
elemento di stile alto. Studiata a partire dagli anni ’70 questa presenza di
colloquialismi. Possono avere funzione espressiva, sottolineare alcuni momenti di
svolta particolare dell’azione, talvolta rientrano semplicemente nella caratteristica
della tragedia, (soprattutto parti recitate) che è molto piana sotto il profilo linguistico.
Mentre parti corali sono più complesse, parti recitate più piane a livello di lessico e
sintassi. Luigi enrico Rossi fece una ricerca sugli iperbati. Complessità sintattica,
quando tu separi due parole sintassi viene più complessa. Il massimo in Pindaro, nella
parte recitata minimo, nei cori via di mezzo. Pindaro non aveva interesse a che il
pubblico capisse tutto. Il pubblico sentiva nomi di tiranno, dei committenti, dei
vincitori, assisteva agli spettacoli, sentiva riferimenti a vicende mitiche. Dopo di che
il pubblico si accontentava di questo. Magari il committente invece aveva modo di
ascoltarselo in dettaglio. Nella tragedia è invece necessario che il pubblico capisca,
anche le parti corali, per questo la complessità sintattica è minore. I colloquialismi,
parole della lingua comune, aiutano la comprensione. Fanno certo effetto nell’ambito
di un lessico alto. Questa frase con tele secondo Garvie è probabilmente corrotta.
Garvie traduce “in which my ability may want to take the lead”. Giro di frasi un pò
complicato, anche qui sono state proposte varie congetture. L’ultimo verso nelle
parole del corifeo:

175εὐμενεῖς γὰρ ὄντας ἡμᾶς τῶνδε συμβούλους καλεῖς

tu chiami come consiglieri per queste cose noi che siamo ben disposti

notiamo di nuovo sumboulus. Con il verso successivo inizia il sogno della Regina,
sogni, presagi, oracoli hanno ruolo importante nella tragedia. Anche in Erodoto
svolgono un ruolo importante. Processo di amplificazione, in Iliade c’è un solo
sogno, apertura del libro II di Agamennone, solo in Erodoto VII ci sono 4 sogni.
Anche assemblee di capi si moltiplicano, gareggiare con modello epico in grandezza.
Modello epico si vede molto bene anche in persiani, tragedia più ricca di omerismi.
Si apre il discorso della regina ricco di omerismi.

ΒΑ. ποˉλλοῖˉς μὲ˘ν αἰˉεὶˉ νυˉκτέ˘ροιˉς ὀ˘νείˉρα˘σιˉν


ξύ˘νειˉμ', ἀ˘φ' οὗˉπεˉρ παῖˉς ἐ˘μὸˉς στείˉλαˉς στρα˘τὸˉν
Ἰ˘αˉό˘νωˉν γῆˉν οἴˉχε˘ταιˉ πέˉρσαιˉ θέ˘λωˉν·
ἀˉλλ' οὔˉτι˘ πωˉ τοιˉόˉνδ' ἐ˘ναˉργὲ˘ς εἰˉδό˘μηˉν
180ὡˉς τῆˉς πά˘ροιˉθε˘ν εὐˉφρό˘νηˉς· λέˉξωˉ δέ˘ σοιˉ.

Sono sempre in compagnia di molte visioni notturne dal tempo in cui mio figlio avendo inviato
l’esercito partì volendo devastare la terra degli ioni. Tuttavia, non ne ho mai visto uno tanto nitido
come quello della precedente notte: e io te lo dirò.
Questa forma da cui emerge poi il sogno più importante è stata considerata una sorta
di priamel compendata. Oiketai, ricordiamo ai primi versi i persiani che sono partiti.
Perché qui si dice Ioni? Gli ioni erano i greci che i persiani conoscevano di più, molte
città ioniche erano sottoposte al dominio della Persia. Questo sembra riconoscere
eschilo: che i Persiani usavano il termine Ioni per indicare tutti i greci. Persai, ad un
greco non sarà sfuggito il collegamento tra il nome dei persiani e la distruzione,
pseudetimologie. Ad esempio, pensiamo ad Elena la distruttrice di navi. Qui non
c’era neanche bisogno di spiegarlo troppo. Riusato di nuovo oikomai. Due binari
paralleli, esercito persiano e il loro gran re. Il coro è concentrato sulla sorte
dell’esercito persiano, la regina identifica le loro fortune nella sorte del figlio, Serse
emerge in primo piano.
Enarghès, una delle caratteristiche dei sogni letterari, enargheìa la chiarezza. Poca
fatica nell’interpretare la visione che ha avuto. Sogni e oracoli potevano portare
duplici significati, talvolta opposti tra loro. Coro interlocutore privilegiato della
regina, sorta di interprete dei sogni come si dirà. È il primo che riceve questa info.

ἐδοξάτηˉν μοιˉ δύο˘ γυναῖκ' εὐείμονεˉ,


ἡˉ μὲν πέπλοισι˘ Περσικοῖς ἠˉσκημένηˉ,
ἡˉ δ' αὖτε˘ Δωρικοῖσιν, εἰς ὄψιν μολεῖν,
με˘γέ˘θειˉ τε˘ τῶˉν νῦˉν ἐˉκπρε˘πεˉστά˘ταˉ πο˘λύˉ,
185κάˉλλειˉ τ' ἀ˘μώˉμωˉ, καὶˉ κα˘σιˉγνήˉταˉ γέ˘νουˉς
ταὐˉτοῦˉ· πά˘τραˉν δ' ἔ˘ναιˉο˘ν ἡˉ μὲ˘ν Ἑˉλλά˘δα˘
κλήˉρῳˉ λα˘χοῦˉσα˘ γαῖˉα˘ν, ἡˉ δὲ˘ βάˉρβα˘ροˉν.

Apparvero alla mia vista due donne ben vestite, la prima ornata di pepli persiani, l’altra invece in
fogge doriche, di gran lunga superiori alle donne viventi in altezza e bellezza irreprensibile ed erano
sorelle della stessa famiglia, la prima abitava la terra patria greca avendola ottenuta a sorte, l’altra la
terra barbarica.

Tema delle vesti, anche visivamente importanti nei persiani. Questo perché a teatro le
vesti dei personaggi persiani devono spiccare, legato all’arrivo di Serse che si strappa
le vesti quando viene disarcionato. Pepli, alcuni hanno detto che si vuole sottolineare
effeminatezza dei persiani, mentre la donna greca è abbigliata alla dorica. Alcuni
hanno pensato che donna in vesti persiana sia i greci d’asia, sottoposti a persiani.
Altri hanno pensato che idea delle vesti doriche faccia pensare alla battaglia di Platea
che verrà evocata dal fantasma di Dario al v.817. Forse è leggere un po' troppo tra le
righe. Le due donne per Nicolai indicano la Grecia e la Persia. D’altra parte, fa bene
Garvie a citare il famoso vaso dove è scritto ellàs e persìs con due figure femminili, il
cosiddetto vaso di Dario. L’altra in vesti doriche.
Ora questo ekpretestata è un superlativo con funzione di comparativo che compare
più volte, flessibilità del greco. Problema di trasmissione di testo riguardo duali, es
amomo. Nel 4 sec. il duale il più delle volte sparisce tranne in formule religiose. Il
duale è un relitto linguistico che Eschilo usa tuttora. In tragedia i barbari si danno dei
barbari. Lo troveremo in Euripide, nell’ifigenia in Tauride, questo è abbastanza
normale, dobbiamo pensare che siamo al teatro di atene. Questa cosa delle sorelle ha
fatto pensare a vari miti, discendenza da Perseo o Medo figlio di Medea e Giasone o
Medea ed Egeo. Molti miti stabilivano forme di sungheneia che hanno avuto
ripercussioni politiche importanti. Se Eschilo avesse pensato a Egeo re di Atene, visto
che Atene emerge come la vera nemica dei persiani nei versi successivi sarebbe
abbastanza strano. Il figlio del re di Atene sarebbe stato l’antenato della stirpe
persiana.
Tra queste due donne sorse una stasis:

τούτωˉ στάσιν τιν', ὡς ἐγὼˉ 'δόκον ὁρᾶν,


τεύχειˉν ἐ˘ν ἀˉλλήˉλῃˉσι˘· παῖˉς δ' ἐ˘μὸˉς μα˘θὼˉν
190κα˘τεῖˉχε˘ κἀˉπρά˘υˉνε˘ν, ἅˉρμα˘σιˉν δ' ὕ˘πο˘
ζεύˉγνυˉσι˘ν αὐˉτὼˉ καὶˉ λέ˘παˉδν' ὑ˘π' αὐˉχέ˘νωˉν
τί˘θηˉσι˘.

Da qui tra le due, come mi sembrò di vedere sorse una lite, mio figlio venendone a conoscenza le
trattenne e le placò e le aggiogò sotto il carro e colloca le cinghie sotto al loro collo.

Il termine stasis deriva da istemi, la staseis ton aneimon in Alceo è la posizione dei
venti. Staseis indica per espansione le posizioni politiche e per ulteriore espansione
ricorda la contesa intestina. Il più famoso racconto di una stasis è quello di Corcira, in
Tuc 380 ss, 3 libro storie. Tremendo conflitto civile descritto in termini di nosos,
corpo civico che si ammala. Applicazione della nascente disciplina medica al corpo
civico, analisi storica. La stasis essendo due sorelle non può che essere una stasis, non
è un polemos. Alcuni hanno cercato precisi momenti storici, rivolta ionica o
spedizione di persiani contro la grecia del 490, che si conclude rapidamente con la
battaglia di Maratona. Nicolai crede che bisogni stare molto attenti a cercare
riferimenti precisi in tutti i tipi di tragedie, soprattutto in quelle non storiche ma anche
quelle storiche. Stasis probabilmente allude ad un conflitto sempiterno tra Asia ed
Europa. Erodoto mette questo conflitto al centro di questo grande affresco storico,
che parte dai rapimenti dei tempi più remoti, ratto di Io, poi c’è Creso più
direttamente. Grecia e in particolare Atene rappresentativa di intero continente
europeo. Upò qualcuno ha provato a correggere in epì, secondo nico upò funziona
molto bene.

χἠˉ μὲ˘ν τῇδ' ἐπυργοῦτοˉ στολῇˉ


ἐν ἡνίαισί˘ τ' εἶχεν εὔαρκτον στόμαˉ,
ἡˉ δ' ἐˉσφά˘δᾳˉζε˘, καὶˉ χε˘ροῖˉν ἔˉντηˉ δί˘φρουˉ
195δι˘αˉσπα˘ράˉσσειˉ, καὶˉ ξυ˘ναˉρπά˘ζειˉ βί˘ᾳˉ
ἄ˘νευˉ χα˘λιˉνῶˉν, καὶˉ ζυ˘γὸˉν θραύˉειˉ μέ˘σοˉν.
πίˉπτειˉ δ' ἐ˘μὸˉς παῖˉς, καὶˉ πα˘τὴˉρ πα˘ρίˉστα˘ταιˉ
Δαˉρεῖˉο˘ς οἰˉκτί˘ρωˉν σφε˘· τὸˉν δ' ὅ˘πωˉς ὁ˘ρᾷˉ
Ξέˉρξηˉς, πέ˘πλουˉς ῥήˉγνυˉσι˘ν ἀˉμφὶ˘ σώˉμα˘τιˉ.
E una si inorgoglì dell’equipaggiamento ed ebbe la bocca docile alle redini, l’altra invece si agitò e
con le mani fece a pezzi i finimenti del carro e strappò senza briglie con violenza e spezzò a mezzo
il giogo.

Termine stolè intende bardatura ma in greco è legata al verbo stello. Serse ha inviato
l’esercito persiano verso la grecia nei versi precedenti. Poi nei versi successivi
l’esercito sarà chiamato stolè. Le ambiguità qui possono essere molte. Ci sono degli
hapax, ad esempio euarkton. I due cavalli poi abbandonano il carro una volta che il
giogo si è rotto a metà, è un prolungamento degli editori moderni di immagine
eschilea. Metaforicamente ciò significa non solo che la Grecia va per conto suo ma
anche che cavallo persiano se ne va, perdita dell’impero.

Mio figlio cadde giù dal carro e il padre Dario si avvicinò compiangendolo: allora Serse, quando lo
vede lacera le vesti sulla pelle.

Tornano i pepli che alle donne erano appropriate, qui si è pensato all’effeminatezza
persiana. Lettera p, questo è stato notato anche se le parole con la p stilisticamente
sono molte, allitterazione potrebbe essere non cercato. Ancora Edit Hall inventing the
barbarians per quanto riguarda le vesti di Dario.

200καὶˉ ταῦτα˘ μὲν δὴˉ νυκτὸς εἰσι˘δεῖν λέγωˉ.


ἐπεὶˉ δ' ἀνέστην καὶˉ χεροῖν καλλιρρόουˉ
ἔψαυσα˘ πηˉγῆˉς, σὺˉν θυ˘ηˉπό˘λῳˉ χε˘ρὶ˘
βωˉμὸˉν προ˘σέˉστηˉν, ἀ˘πο˘τρό˘ποιˉσι˘ δαίˉμο˘σιˉν
θέ˘λουˉσα˘ θῦˉσαιˉ πέ˘λα˘νο˘ν, ὧˉν τέ˘ληˉ τά˘δε˘.

E dico che queste cose vidi durante la notte: appena mi fui alzata toccai con le mani una limpida
sorgente e mi avvicinai all’altare con la mano offerente, volendo offrire una libagione ai numi che
stornano i mali, dei quali sono questi riti.

Dice di essere andata a purificarsi. Dopo un sogno funesto i greci praticavano delle
abluzioni rituali spesso nell’acqua del mare e/o pregavano e facevano delle offerte.
Clitemnestra ha una specie di presentimento e manda figlia Elettra a versare offerte
su tomba di Agamennone. In altri testi soprattutto tragici compare l’idea che si vuole
raccontare sogno che si ha avuto all’aria aperta, e ciò poteva avere funzione
apotropaica. Quando si fa riferimento al sole molti pensano a sezione del I libro di
storie di erodoto in cui si parla di sacrifici che i persiani facevano al sole. Tuttavia, i
costumi persiani di questa tragedia sono costumi greci in realtà, lo dice anche garvie.
Kalliroou è interessante, termine che si trova in epos ma raro in tragedia. Pelanon è
una specie di pappone di grano miele ed olio, offerto da greci agli dèi . Chi sono
questi dei? Nelle Coefore il coro parla della terra come madre dei sogni. Garvie pensa
ad Apollo identificato con Elios, divinità solare. La tragedia non è un trattato di storia
religiosa persiana. Noi ci troviamo ad una tragedia storica, ma qui non si tratta di un
film storico. Diverso il modo di affrontare la materia, non si cerca la precisione, c’è
questa volontà di allontanare l’evento presente. Infatti, se lo allontani lo rendi
paradigmatico ed esemplare. Invece se lo avvicini rischi di perdere la paradigmaticità
della vicenda. Mondo che non è quello vero dei persiani ma quello inventato da
Eschilo, come i moderni fantasy. Signore degli anelli , prende pezzi di realtà
storica. In guerre stellari c’è filosofia orientale, mitologia greca, crea un mondo.
Questo è invece il mondo che Eschilo ha creato per gli spettatori, la persia inventata
anche se i fatti e i nomi sono veri. Ora quando si avvicina all’altare la regina vede una
scena che ha dei precedenti iliadici molto evidenti.

205ὁρῶˉ δὲ˘ φεύγ˘ντ' αἰετὸˉν πρὸς ἐσχάραν


Φοίˉβουˉ· φό˘βῳˉ δ' ἄφθογγος ἐστάθην, φί˘λοιˉ·
Μεθ ύστερον δὲ˘ κίρκον εἰσορῶˉ δρόμῳˉ
πτεροῖς ἐφορμαίνοντα˘ καὶˉ χηλαῖς κάραˉ
τίˉλλοˉνθ'· ὁ˘ δ' οὐˉδὲ˘ν ἄˉλλο˘ γ' ἢˉ πτήˉξαˉς δέ˘μαˉς
210πα˘ρεῖˉχε˘. ταῦˉτ' ἔ˘μοιˉγε˘ δείˉμα˘τ' ἔˉστ' ἰ˘δεῖˉν,
ὑˉμῖˉν δ' ἀ˘κούˉειˉν. εὖˉ γὰ˘ρ ἴˉστε˘, παῖˉς ἐ˘μὸˉς
πράˉξαˉς μὲ˘ν εὖˉ θαυˉμαˉστὸ˘ς ἂˉν γέ˘νοιˉτ' ἀ˘νήˉρ,
κα˘κῶˉς δὲ˘ πράˉξα˘ς - οὐˉχ ὑ˘πεύˉθυ˘νοˉς πό˘λειˉ,
σωˉθεὶˉς δ' ὁ˘μοίˉωˉς τῆˉσδε˘ κοιˉρα˘νεῖˉ χθο˘νόˉς.

Vidi un’aquila che fugge verso l’altare di Febo: rimasi muta per la paura, amici. Poco dopo vidi un
falco avventarsi di corsa con le ali e strapparle il piumaggio in testa con gli artigli: e quella,
acquattata, non offrì nient’ altro che il corpo: a me queste cose sono paurose a vedersi, ma anche a
voi da ascoltare. Infatti voi sapete bene che mio figlio avendo successo diventerebbe un uomo
ammirato, cadendo invece, non sottoposto ad un rendimento di conto della città, essendosi salvato
sarà comunque signore di questa terra.

Gioco di parole foibo fobos, che potrebbe anche rinviare ad un’etimologia non sicura
si Febo, legata al terrore. Qui si è ragionato su eskaran, prima alterazione del termine
per altare. Si è provato a ragionare sulla differenza con bomos, che sarebbe più alto
mentre questo basso è per i culti ctoni, delle divinità eroiche. Alcuni hanno trovato
collegamenti con divinità persiane. Qualche problema l’ha fatto anche termine kelais,
che qualcuno ha provato a correggere, ma a lui non interessa. Quello che importa è
l’immagine, l’uccello regale per eccellenza, legata al re di persia. Viene relazionato
con uccello più piccolo, il falco e ha la peggio. E poi Atossa conclude con “questo
che ho sognato fa paura a me a vederlo e a voi di ascoltarlo”. Conclusione su possibili
conseguenze. È ovvio che linguaggio del timore e presagio nefasto è presente qui fino
ad arrivo del messaggero al v.249, porta la notizia di sconfitta persiana. Le
conseguenze, Atossa sembra volerle ridimensionare. Atossa sembra rassicurare sé
stessa, successo comporta ammirazione ma insuccesso non comporta il rendiconto.
Questa parola, soggetto a rendiconto richiama l’istituzione dei rendiconti, che i
magistrati ateniesi ricevevano al termine del loro mandato. Questa era una procedura
comune a diverse città greche, anche non democratiche. Non c’è una vera e propria
opposizione democrazia tirannide qui. Anche perché prima ad Atene questa
procedura era affidata all’areopago. È interessante questo riferimento al sovrano
assoluto che non deve rendere conto. Alcuni pensano che qui si dica che Serse non ha
alcuna responsabilità perché sono stati anziani persiani a esortarlo alla spedizione.
Omoios alcuni pensano che significhi in modo assolutamente tirannico come prima,
sbagliato.
Coro e corifeo assoluto rispetto verso la regina, comportamento che la rassicuri non
avendo notizie certe, si rivolgono a lei come meter.

215ΧΟ. οὔ σε βουλόμεσθα, μῆτερ, οὔτ' ἄγαν φοβεῖν λόγοις


οὔτε θαρσύνειν. θεοὺς δὲ προστροπαῖς ἱκνουμένη,
εἴ τι φλαῦρον εἶδες, αἰτοῦ τῶνδ' ἀποτροπὴν τελεῖν,
τὰ δ' ἀγάθ' ἐκτελῆ γενέσθαι σοί τε καὶ τέκνοις σέθεν
καὶ πόλει φίλοις τε πᾶσι.

Con le nostre parole non vogliamo, o madre né spaventarti troppo né troppo rassicurarti: ma
volgendoti agli dèi con preghiere, se hai visto qualcosa di malvagio e chiedi l’allontanamento di
queste cose e rendano compiuti i beni tuoi e dei tuoi figli e della città e di tutte le persone care.

Flauron è una specie di eufemismo per evitare di dire kakon, termine che poi
inonderà la tragedia, i mali di persiani, qui significa qualcosa di brutto significato
debole. Qui c’è questo tekno, figlio. Tutto un problema testuale, teknois, Dario
secondo la tradizione aveva avuto molti figli, 4 da Atossa ed altre da altre donne
mogli concubine etc. la variante minoritaria è proprio tecno, figlio. Chi la rifiuta fa
questo ragionamento: le parole della regina sono tutte rivolte ad unico figlio, ciò
diluirebbe un po'.

δεύτερον δὲ χρὴ χοὰς


γῇ τε καὶ φθιτοῖς χέασθαι· πρευμενῶς δ' αἰτοῦ τάδε
σὸν πόσιν Δαρεῖον, ὅνπερ φῂς ἰδεῖν κατ' εὐφρόνην,
ἐσθλά σοι πέμπειν τέκνῳ τε γῆς ἔνερθεν ἐς φάος,
τἄμπαλιν δὲ τῶνδε γαίᾳ κάτοχα μαυροῦσθαι σκότῳ.
ταῦτα θυμόμαντις ὤν σοι πρευμενῶς παρῄνεσα·
225εὖ δὲ πανταχῇ τελεῖν σοι τῶνδε κρίνομεν πέρι.

Poi è necessario che tu offra libagioni alla terra e ai morti: chiedi queste cose con animo benevolo,
che il tuo sposo Dario, che dici di aver visto durante la notte, mandi cose buone a tuo figlio dal di
sotto verso la luce e le cose opposte a queste siano oscurate nell’ombra sottoterra. Questi consigli
con animo indovino rivolgo a te in modo benevolo: pensiamo infatti riguardo queste cose che del
tutto volgeranno a te al meglio.

Qui la preghiera alla terra e ai morti, ma questo in particolare è Dario, che inizia a
emergere, prima nel sogno, lo rivediamo qui e poi il suo fantasma come personaggio
della tragedia. Dario in un lungo percorso percorrerà la storia del mondo persiano.
Preumenos ha creato qualche problema, normalmente si riferisce a persona o divinità
a cui la richiesta è rivolta. Qui sembra riferirsi al modo in cui Atossa debba offrire le
libagioni, l’iperbato con pempein sarebbe troppo evidenziato.
Il corteo si sta palesemente barcamenando, non sa che dire, vai alla madonna di
Loreto .
8/11/2021

Dopo l’intervento del corifeo che ha dato alcune indicazioni di tipo rituale e
propiziatorio, apotropaico, per ottenere l’allontanamento dei mali dei persiani.

ΒΑ. ἀˉλλὰ˘ μὴˉν εὔˉνουˉς γ' ὁ˘ πρῶˉτοˉς τῶˉνδ' ἐ˘νυˉπνί˘ωˉν κρι˘τὴˉς


παιˉδὶ˘ καὶˉ δό˘μοιˉς ἐ˘μοῖˉσι˘ τήˉνδ' ἐ˘κύˉρωˉσαˉς φά˘τιˉν.
ἐˉκτε˘λοῖˉτο˘ δὴˉ τὰ˘ χρηˉστά˘· ταῦˉτα˘ δ', ὡˉς ἐ˘φίˉε˘σαιˉ,
πάˉντ' ἐ˘φήˉσο˘μεˉν θε˘οῖˉσι˘ τοῖˉς τ' ἔ˘νεˉρθε˘ γῆˉς φί˘λοιˉς,
230εὖˉτ' ἂ˘ν εἰˉς οἴˉκουˉς μό˘λωˉμεˉν. κεῖˉνα˘ δ' ἐˉκμα˘θεῖˉν θέ˘λωˉ,

REGINA: ma benevolo tu, primo interprete di questi sogni hai pronunciato le tue parole per mio
figlio e la mia casa, e il bene si compia: queste cose che tu mi hai raccomandato le compierò tutte
per gli dèi e i cari sottoterra non appena andrò nella reggia. Voglio sapere questo, o miei cari, in
quale luogo della terra dicono che sorga Atene?

Il coro è benevolo, veramente nei confronti della regina. Alla men per Denniston
greek particles indica reazione favorevole a quello che ha detto l’interlocutote. Fatis è
la parola dotata della sua autorevolezza. Il tema dell’interprete di sogni è già iliadico,
iliade 63, è uno di quei motivi o temi che noi troviamo sia nel secondo ma anche nel
primo libro dell’Iliade che in Erodoto VII.
Enupnion è raro in poesia, almeno in quella conservata, in poesia prevale onar,
onairos. Questa ripartizione del mondo, gli dèi e i cari che si trovano sottoterra si
trova in Orestea, nelle coefore. Oreste sta per uccidere la madre e Pilade interviene
con geografia dei mondi: dei celesti, defunti e in mezzo gli uomini. lui deve agire per
tutte le categorie: Apollo, la sorella Elettra viva e il padre morto. “in quale parte della
terra dicono che sorge Atene?” qui compare la città di Atene. Dubbio testuale sul
tesomen del v.229, considerato debole dal punto di vista semantico, senza avverbio.
Spesso corretto in tusomen, sacrificheremo, lectio facilior. la domanda della regina ha
suscitato una serie di discussioni, perché la regina chiede dov’è Atene? le
interpretazioni sono molto varie. C’è chi ha visto qui un’Atossa non interessata alle
operazioni militari, in quanto donna, estranea alle cose militari. Era invece interessata
troppo alle questioni familiari, al destino del figlio Serse e addirittura ai vestiti.
Eschilo starebbe condannando i persiani perché alle donne permettevano di avere
ruolo politico, il che in Grecia non succedeva.
Più interessante è il confronto con Erodoto, V, dove in due passi prima Artafrene e
poi il re Dario chiedono chi sono gli ateniesi e quale terra abitano. Chiedersi chi
siano questi ateniesi potrebbe essere un segno di disprezzo nei confronti di un nemico
che verso la grandezza persiana è una nullità. Sempre nel V libro Atene viene
presentata come una terra remotissima. Il poeta vuole segnalare che tra i due mondi
c’è una grande lontananza non solo geografica.

ΧΟ. τῆλε˘ πρὸς δυσμαῖˉς ἄνακτος Ἡλίουˉ φθινασμάτων.


CORIFEO: lontano, verso l’occidente, dove tramonta il sole divino

Il corifeo risponde, è una risposta sovrabbondante, parole che indicano il tramonto


del sole. Le tautologie in sé non sono infrequenti in tragedia, ftinasmaton è un altro
hapax, l’accusativo è comune per dare la direzione. Hanax come appellativo di elios è
molto diffuso. Qui Eschilo non vuole indicare l’identità di apollo ma rinviarci ad un
remoto occidente.

ΒΑ. ἀλλὰ˘ μὴν ἵμεˉρ' ἐμὸς παῖς τήνδε˘ θηρᾶσαιˉ πόλιν;

REGINA: e nonostante ciò mio figlio desiderava andare a caccia di quella città?

Terasai è verbo un po' inconsueto, tanto che il commentatore precedente a garvie


diceva che era meglio portesai, devastare. Ma sarebbe più banale.

ΧΟ. πᾶσα˘ γὰρ γένοιˉτ' ἂν Ἑλλὰς βασιλέως ὑπήκοος.

CORIFEO: tutta l’Ellade sarebbe (così) diventata suddita del re

Questo gar è comune nelle battute di sticomitìa. Perché Eschilo fa pronunciare queste
parole ai persiani? Gli ateniesi sono contenti di sentire che Atene baluardo dell’antica
Grecia, senza la quale la Grecia sarebbe stata sottomessa. Tuttavia, non bisogna
vedere i persiani come una tragedia patriottica, gli ateniesi sono semplicemente il
nemico dei persiani, di cui si inscena la tragedia. Presentare Atene come salvezza
della Grecia mette la tragedia sullo stesso piano di logoi epitafioi, dove Atene era
sempre da sola contro i nemici. A Maratona c’erano anche i Plateesi ma non
nominati, gli spartani sono ritardatari. Maratona riceve un trattamento più ricco di
quello di Salamina, perchè a Maratona c’erano solo gli ateniesi. Questo ruolo
preminente di Atene nel respingere i persiani mette la storia di questa tragedia nel
campo dei logoi epitafioi. La categoria della storia intenzionale è una categoria
importante, la maggior parte delle notizie che ci vengono dall’antichità sono notizie
che possono rientrare in questa categoria. Oratore che mette sullo stesso piano Teseo
che sconfigge le amazzoni, gli ateniesi vittoriosi a Salamina e Maratona e così via è
un modo di fare storia che serve a creare le comunità, rinsaldare i legami della
comunità attraverso le vittorie comuni. Nicolai vede la centralità di Atene in
connessione con quel modo di fare storia. Sulla nascita del logos epitafios problema
di cronologia, c’è chi vede il logos epitafios affermarsi prima delle guerre persiane,
con la riforma clistenica e chi vede questa forma di celebrazione dei caduti affermarsi
dopo le guerre persiane. Non abbiamo elementi per chiarire quando gli ateniesi hanno
cominciato a pronunciate questi discorsi nelle celebrazioni per le guerre. Guerre ce ne
erano sempre e si celebravano ogni anno i caduti. Il logos epitafios è aspetto
importante della costruzione di memoria storica nell’Atene del V sec. era uno dei
pochi modi per gli ateniesi per imparare qualcosa sulla propria storia. I politici
ateniesi praticavano una storia intenzionale, volta a convincere della bontà della
propria tesi, se stavano ad esempio proponendo una tregua dovevano introdurre una
serie di paradeigmata per dimostrare che la tregua è utile per la città. Storia
intenzionale in questo caso in funzione persuasiva per convincere della bontà della
proposta. La tragedia di argomento storico è anche essa un modo per far conoscere la
storia della città. Punti di contatto tra tragedia e oratoria, in particolare logos
epitafios, si notano anche in altre tragedie, come gli Eraclidi. Qui i figli di Eracle con
Alcmena e Iolao supplici ad Atene, dove vengono accolti dai figli di Teseo, i quali
espongono la città a una guerra con Argo pur di difendere il diritto dei supplici.
Questo è uno dei topos dei logoi epitafioi, Atene che accoglie gli Eraclidi, che si
impegna in un conflitto con Tebe per garantire la sepoltura dei sette contro tebe.
Rispetto al logos epitafios dove tutto è positivo nella tragedia di Euripide alcune
ombre ci sono, noi abbiamo questa tragedia tra l’altro mutilata. Alcmena, infatti,
propone uccisione di Euristeo re di Argo e gli Ateniesi non vi si oppongono. Scelta di
ateniesi di rispetto del nomos di accogliere gli eraclidi viene contradetta nel momento
in cui uccidono Euristeo, un prigioniero di guerra non poteva infatti essere ucciso
così a sangue freddo.

235ΒΑ. ὧδέ˘ τις πάρεστιν αὐτοῖς ἀνδροπλήθειαˉ στρατοῦˉ;

REGINA: Hanno tale ricchezza di esercito?

La regina si chiede se questa città ha una tale andropleteia. La maggior parte degli
editori mette poi una lacuna. il kai del verso successivo non significa sì. Alcuni
editori trasformano il kai in nai, ma è una soluzione troppo facile, garvie pensa che la
risposta non possa essere un sì netto. Altri hanno pensato che il corifeo abbia un po'
spostato la domanda dalla quantità, ode andropleteia. È possibile che qui
effettivamente ci sia una lacuna. cosa ci sarà stato dentro? Forse riferimento alla
flotta considerando che la tragedia è incentrata sulla battaglia di Salamina. Quale può
essere stata origine di lacuna? forse il salto da pari a pari, da stratou a stratos. Poi ci
sono stati oltre alla lacuna degli spostamenti di versi, tutta una sezione un po'
terremotata. Prima 239-240 poi 237-238.

ΧΟ. †καὶˉ στρα˘τὸˉς τοιˉοῦˉτο˘ς , ἔˉρξαˉς ποˉλλὰ˘ δὴˉ Μήˉδουˉς κα˘κάˉ.


24

CORIFEO: e l’esercito è tale, da tenere lontano i Medi con molti mali.

Medi e persiani sono intercambiabili, qui c’è in particolare riferimento a Maratona.

ΒΑ. πό˘τε˘ρα˘ γὰρ τοξουλκὸς αἰχμὴˉ διὰ˘ χεροῖν αὐτοῖς πρέπειˉ;


240ΧΟ. οὐδαμῶˉς· ἔγχηˉ σταδαῖα˘ καὶˉ φεράσπιδες σαγαίˉ.
ΒΑ. καὶˉ τί˘ πρὸς τούτοισιν ἄλλο˘; πλοῦτος ἐξαρκὴς δόμοιˉς;
ΧΟ. ἀργύρουˉ πηγήˉ τι˘ς αὐτοῖˉς ἐστι˘, θησαυρὸς χθονός.
ΒΑ. τίς δὲ˘ ποιμάνωρ ἔπεστι˘ κἀπιδεσπόζειˉ στρατῷˉ;
ΧΟ. οὔτινος δοῦλοιˉ κέκληνταιˉ φωτὸς οὐδ' ὑπήκοοιˉ.
ΒΑ. πῶς ἂν οὖν μένοιεν ἄνδρας πολεμίους ἐπήλυδας;
ΧΟ. ὥστε˘ Δαρείουˉ πολύν τε˘ καὶˉ καλὸν φθεῖραιˉ στρατόν.

REGINA: brilla tra le loro mani la punta che tende l’arco?

CORIFEO: per niente, armi per combattere da fermo e corredi di scudi

REGINA: e cos’altro oltre queste cose? la ricchezza è sufficiente alle case?

CORIFEO: hanno una fonte d’argento, un tesoro sotterraneo

REGINA: e quale pastore segue e signoreggia l’armata?

CORIFEO: non si definiscono schiavi di nessun uomo né sudditi

REGINA: e come aspetterebbero a piè fermo i nemici stranieri?

CORIFEO: tanto che distruggono il grande e bell’esercito di Dario

Il v.239 vede la regina fare domande sul tipo di armi di cui si servono gli ateniesi. Gli
chiede se tra le loro mani brilla la punta che tende arco, arma identitaria persiana. il
corifeo risponde no, per niente ma ci sono aste per il combattimento corpo a corpo e
corredi di scudi, elementi un po' sovrabbondanti per indicare l’armamento oplitico,
lance e scudi. Un problema testuale è keron/oin, problema legata ai duali che nel
tempo si perdono. C’è invece per sagai una variante keres, che non si capisce da dove
venga ma è una variante da scartare, dovuta anche al contesto precedente. La regina
continua a chiedere al corifeo da dove derivi la potenza di Atene. Exarkès è un
aggettivo molto raro. Molti si sono chiesti cosa significasse domois, se indicasse le
ricchezze del palazzo oppure le case private. Nicolai non ha una risposta e forse
Eschilo nemmeno l’aveva. Sorgente di argento, tesoro della terra sono le miniere del
Laurio. I persiani sono associati all’oro, per cui il fatto che la potenza economica
ateniese sia legata all’argento fa si che i persiani non debbano temere tanto la potenza
ateniese secondo alcuni interpreti. Le miniere di argento sono quelle utilizzate da
Temistocle per le navi che andarono a combattere a Salamina, strettamente legate
dunque alla vittoria di Salamina.
v. 241 viene sottolineata un’altra differenza forte tra ateniesi e persiani. Gli ateniesi
non hanno padrone. Abbiamo visto nei versi precedenti come tutti siano sottoposti al
re di Persia e questi termini duloi etc. si trovano anche nei versi precedenti per
indicare la schiavitù che vogliono mandare alla Grecia.
Nell’ottica della regina un esercito di persone non rette da un re, da un comandante
assoluto e un paese che non distingue il ruolo di un sovrano non può reggere agli
attacchi. Ricordo di Maratona, quando l’esercito grande di Dario è stato sconfitto da
Ateniesi.
Euripide nell’Elena sintetizza il fatto che tutto quello che c’è tra i barbari è schiavo.
L’Elena si svolge in Egitto, Teoclimeno, figlio di Proteo è parallelo del re di Persia,
che ha i suoi capricci -vuole Elena come sposa- e li vuole realizzare ad ogni modo.
Questo riassume l’ideologia un po' schematica degli ateniesi contro i persiani.
Sappiamo che Mardonio aveva abbattuto le tirannidi nella città della ionia e li aveva
sostituiti con regimi democratici, i tiranni hanno formato l’opposizione alla Persia
quindi certe schematizzazioni non funzionano così bene. Il richiamo di Maratona per
la seconda volta in riferimento qui ad armata di Dario distrutta, è un elemento che
grava sui persiani dopo che l’armata persiana era stata definita invincibile.

ΒΑ. δεινά˘ τοιˉ λέγεις κιόντων τοῖς τεκοῦσι˘ φροντίσαιˉ.

REGINA: le cose che dici sono motivi di terribili preoccupazioni per i genitori di chi è partito

a questo punto prendono corpo le preoccupazioni della regina. Kionton non sembra
funzionare, il presente sarebbe una sorta di generalizzazione, di tutti quelli che vanno
in guerra e sembra non approvare. A parte questo problema è chiaro che qui la
tensione fatta crescere sapientemente da Eschilo in questa piccola parte della tragedia
è portata all’apice. Il corifeo a questo punto annuncia l’arrivo del messaggero,
didascalie interne.

ΧΟ. ἀˉλλ' ἐ˘μοὶˉ δο˘κεῖˉν τά˘χ' εἴˉσῃˉ πάˉντα˘ ναˉμε˘ρτῆˉ λό˘γοˉν.


τοῦˉδε˘ γὰˉρ δρά˘μηˉμα˘ φωˉτὸ˘ς Πεˉρσι˘κὸˉν πρέ˘πειˉ μα˘θεῖˉν,
καὶˉ φέ˘ρειˉ σα˘φέˉς τι˘ πρᾶˉγο˘ς ἐˉσθλὸ˘ν ἢˉ κα˘κὸˉν κλύ˘ειˉν.

CORIFEO: ma a me sembra che presto tu saprai ogni cosa in modo chiaro. Infatti sembra di
conoscere il passo persiano di quest’uomo. Porta un fatto sicuro da ascoltare, buono o cattivo.

Namartè è in funzione predicativa, raro ma epico, sappiamo quanto di epico è


presente in tragedia. Il corifeo riconosce il passo persiano dell’angelos. Questo non
indica che il passo di un persiano fosse diverso da quello di un greco. Molti hanno
ragionato sul fatto che i persiani hanno un passo riconoscibile; invece, il messaggero
va sempre di corsa per portare le notizie. Questo messaggero come tutti arriva a piedi,
mentre vediamo che la regina arriva sul carro, come anche Agamennone
nell’Agamennone. Egli porta un fatto sicuro da affrontare, notizie certe. Safes ha per
noi un valore particolare, ma qui non siamo in storiografia. Tucidide in 1,44, valore
programmatico. Qui indica solo che il messaggero per suo ruolo deve portare notizie
certe. L’angelos arriva, inizia subito la sua reseis angelikè rivolgendosi alla
collettività e al regno di persia nel suo insieme.

ΑΓΓΕΛΟΣ
ὦ γῆς ἁπάσης Ἀσιάδος πολίσματα,
250ὦ Περσὶς αἶα καὶ πολὺς πλούτου λιμήν,
ὡς ἐν μιᾷ πληγῇ κατέφθαρται πολὺς
ὄλβος, τὸ Περσῶν δ' ἄνθος οἴχεται πεσόν.
ὤμοι, κακὸν μὲν πρῶτον ἀγγέλλειν κακά·
ὅμως δ' ἀνάγκη πᾶν ἀναπτύξαι πάθος,
255Πέρσαι· στρατὸς γὰρ πᾶς ὄλωλε βαρβάρων.

MESSAGGERO: Voi, o città di tutta la terra asiatica, o suolo persiano, immenso porto di ricchezza,
come in un colpo solo è crollata tanta fortuna, se ne è andato, caduto, il fiore dei persiani! Ahimè è
triste essere il primo ad annunciare i mali, ma ugualmente è necessario rivelare l’intera disgrazia, o
Persiani: infatti è distrutta completamente l’armata dei barbari.

Di nuovo viene sottolineata la ricchezza della Persia. Torna oixomai. La scena del
messaggero occupa più di 250 versi, ci si domanda se il primo stasimo sia quello che
separa il pirimo episodio dal secondo, in realtà sono solo tentativi posteriori (a partire
da Aristotele). Il messaggero rende vere le paure che serpeggiavano tra la regina e il
coro e che si erano concretizzate nel sogno. Il discorso del messaggero è intervallato
da canti del coro che sottolineano tragedia che ha colpito i persiani e interventi della
regina che spezzano la continuità di racconto del messaggero che si ferma solo con lo
stasimo di v. 532 con il coro che lamenta di fronte a Zeus (per colpa sua) distruzione
di armata persiana. Ploutos e olbos nello stesso contesto, porto di ricchezza e poi
olbos dei persiani perduto. La metafora si ritrova anche nell’Oreste di Euripide. Non
si sa se euripide avesse in mente questo passaggio. Nell’Oreste si parla di megas
plutou limen. La ripetizione si può usare per fini espressivi e non va necessariamente
evitata. Non mettere etnico nelle tesi soprattutto se non sai dove è nato l’autore .
Non è comunque una ragione per emendare, qui polus funziona benissimo e non
serve emendarlo in megas. Interessante l’immagine del fiore caduto, è tipico
dell’epitafio, poi diventa topica per Eurialo e Niso in Virgilio. Il fiore dei persiani è
l’impero persiano, non cose più specifiche. Barbari che si definiscono da soli barbari.
Ora, kakon, kakà che è in poliptoto è una parola chiave che è giustamente
sottolineata. Anaktuxai metafora legata ad aprire tavoletta che contiene un
messaggio. Al tempo dei persiani di Eschilo non c’era usanza di mandare messaggi
scritti. La scrittura è presente nella vicenda di Bellerofonte. Noi sappiamo di un
messaggio scritto quando Nicia si trova in grande difficoltà e scrive agli ateniesi
lettera tramite un messaggero, per evitare fraintendimenti. Metafore legate a scrittura
sono abbastanza antiche. Studi sull’alfabetizzazione di V sec, le metafore fanno
capire che la scrittura era conosciuta, che poi solo una piccola parte della popolazione
la conosceva è un altro paio di maniche.

ΧΟ. ἄνι' ἄνια κακὰ νεόκοτα [στρ. α.


καὶ δάι'. αἰαῖ, διαίνεσθε, Πέρσαι, τόδ' ἄχος κλύοντες.
260ΑΓ. ὡς πάντα γ' ἔστ' ἐκεῖνα διαπεπραγμένα·
καὐτὸς δ' ἀέλπτως νόστιμον βλέπω φάος.
ΧΟ. ἦ μακροβίοτος ὅδε γέ τις [ἀντ. α.
αἰὼν ἐφάνθη γεραιοῖς, ἀκούειν τόδε πῆμ' ἄελπτον.

CORO: tremendi mali nuovi e tremendi, Persiani bagnatevi di pianto ascoltando questa angoscia
MESSAGGERO: tutto è compiuto, io stesso contro la speranza vedo la luce del ritorno
CORO: una troppo longeva vita si presenta a questi anziani, al punto da ascoltare questa insperata
sciagura.

A questo punto interviene il coro, le prime parole sono tra cruces per un intreccio di
problemi. Battute di tre versi, nelle edizioni in genere le parole ania ania kakà sono
tra cruces. Si parla di mali che sono tremendi. Qui dal punto di vista metrico siamo in
contesti di giambi lirici.
Si è molto ragionato sul primo verso e i problemi che pone. Si sono viste figure di
suono che servivano in qualche modo ad imitare il lamento rituale. Non si sa se
volesse creare un effetto orientale. Il termine daia, crudele ma anche misero, dusteròs,
miserabile. Non si sa se c’è un gioco di parole tra i due significati, le polisemie non
sono frequenti in greco, dovrebbero essere ben evidenziate. Per tentare di recuperare
una colometria sono state avanzate varie congetture. L’angelos al verso 260 dice che
tutto è compiuto, la disfatta di Salamina ha avuto un peso enorme, ma rimane il forte
esercito di terra persiano in greci. Mardonio si scontrerà con questo esercito l’anno
dopo a Platea, anche se ne uscirà nuovamente sconfitto . Valore dell’autopsìa, io
stesso ho visto. L’Egitto è terra di Zeus, bisogna evitare di creare un sistema, ogni
tragedia ha la sua autonomia. L’angelos comincia a descrivere la scena che ha visto
con i propri occhi, una sorta di ekfrasis, le rive di Salamina rigurgitano di cadaveri.
Corpi sparsi intorno all’isola, espressioni di lamento da parte del corifèo. Trasportati
nei mantelli che errano. Vesti che diventano vesti funebri che contengono i persiani
caduti. Effetto di continua amplificazione di quello che succede. A cosa si riferisce
pant ekeina, tutte quelle cose, all’olbos di cui si parlava prima, al fiore dei persiani
caduto. Questo kautos non significa anche io, è aggiuntivo, vuol dire “e io stesso che
sono tornato non me lo aspettavo”. Nostimos richiama i nostoi degli eroi da Troia,
rovesciamento di guerra di Troia qui, sono i Persiani, gli orientali che attaccano il
territorio greco, ma comunque perdono. Questa volta i nostoi sono i ritorni dei
persiani sconfitti. Aelpos/aelpton, a distanza di pochi versi torna lo stesso termine, i
persiani non si aspettavano la disfatta fiduciosi nella propria potenza, a distanza di
pochi versi ritorna lo stesso termine. Elpis è vox media, attesa e speranza. L’età
anziana è tipica di lamentazione, fossi morto prima di sentire queste disgrazie. In
generale in Eschilo gli anziani non si lamentano in quanto anziani, ma gli anziani del
coro lamentano di essere arrivati a vedere questa sconfitta. Non c’è discorso di
confronto tra giovinezza e antichità.

266ΑΓ. καὶ μὴν παρών γε κοὐ λόγους ἄλλων κλύων,


Πέρσαι, φράσαιμ' ἂν οἷ' ἐπορσύνθη κακά.
ΧΟ. ὀτοτοτοῖ, μάταν [στρ. β.
τὰ πολλὰ βέλεα παμμιγῆ
270γᾶς ἀπ' Ἀσίδος ἤλθετ' - αἰαῖ -
δᾴαν Ἑλλάδα χώραν.

MESSAGGERO: ed io che ero presente e non sentendo i discorsi degli altri, potrei raccontare quali
mali sono stati provocati
Qui c’è paron, la visione diretta. Nel catalogo delle navi la musa è presente mentre
l’aedo conosce solo perché ispirato dalle muse. L’autopsia è un tema fondamentale
nella storiografia greca. La cosa interessante è che questo angelos parla ad ateniesi
alcuni dei quali hanno combattuto a Salamina e che erano state presenti, ci sarà stata
una certa quota nel pubblico. In Erodoto 2,99 si ha la distinzione tra opsis, gnome e
historie. Visione diretta, ragionamento e ricerca di Erodoto e ta legomena, quello che
lui ha ascoltato dagli egizi. C’è sempre questa descrizione tra ciò che viene visto e ciò
che viene ascoltato soltanto.

CORO: otototoi! Invano i molti strali frammisti giunsero dall’Asia, ahimè alla nemica terra degli
Elleni.

Otototoi in varie forme è stato corretto per i problemi metrici che pone, spesso i
lamenti si corrompono. Daia è la terra ostile, nemica di Grecia. Il testo tradito dà
dìan, luminosa, che è effettivamente da correggere. C’è chi ha difeso dian, West ad
esempio, come terra di Zeus. In particolare, nelle Supplici, perché lì c’è l’oracolo di
Zeus ammone.

ΑΓ. πλήθουσι νεκρῶν δυσπότμως ἐφθαρμένων


Σαλαμῖνος ἀκταὶ πᾶς τε πρόσχωρος τόπος.
ΧΟ. ὀτοτοτοῖ, φίλων [ ἀντ. β.
275πολύδονα σώμαθ' ἁλιβαφῆ
κατθανόντα λέγεις φέρεσθαι
πλαγκτοῖς ἐν διπλάκεσσιν.

MESSAGGERO: le rive di Salamina e ogni luogo intorno rigurgitano di cadaveri tristemente


disfatti

CORO: Otototoi, tu dici che i corpi molto agitati intrisi di mare sono trasportati defunti in mantelli
erranti.

Qui il messaggero ci introduce a ciò che ha visto, inizia la scena dei corpi disseminati
sulle rive. En diplakessin molti lo mettono tra cruces ma a nico piace. Si è discusso
perché indica un grande mantello che messo doppio poteva essere messo sul corpo.
Queste vesti che galleggiano sull’acqua e diventano vesti funebri. La capacità
descrittiva di questi versi è notevole, si alterna il coro con il messaggero.

MESSAGGERO: non sono serviti a nulla gli archi, tutto l’esercito è stato distrutto, fiaccato dagli
urti navali

L’angelos e il coro si riecheggiano a vicenda, effetto di continua amplificazione di


questo che è successo.
10/11/2022

Stavamo leggendo la sezione in cui angelos dialoga con il coro, il coro si esprime in
metri lirici mentre l’Angelos in trimetri.
Terze strofe, v.280, si apre con imperativo di verbo iuzo. Significa letteralmente
gridare “iu”, ci sono in molte lingue verbi che hanno le grida nel corpo della parola.

CORO: leva un lugubre grido infelice ai nemici, perché tutto volsero al peggio gli dèi per i persiani,
ahimè, essendo distrutto l’esercito.

Questi sono versi complicati, il senso è abbastanza chiaro, leva questo urlo lugubre.
Dusaianè è un hapax, interpretato in modo diverso, c’è chi lo fa riferire all’urlo di
dolore aiai. Daiois pone la difficoltà maggiore, ha provocato vari tentativi di
emendamento, ora il senso di questo termine crea problemi. Sventurato, sciagurato,
disgraziato...oppure nemico, ostile Edith Hall intende che è di cattivo augurio contro i
nostri nemici, apotmon daiois. Entrando nel dettaglio il grido del coro non si capisce
bene quale funzione debba avere. Quello che è interessante ai vv.282-83 per la prima
volta si attribuisce agli dèi la disfatta dei persiani. Questo è un punto importante, di
chi è la responsabilità? Il fantasma di Dario ha una sua versione dei fatti che insiste
molto a proposito di Serse, del figlio. Qui il coro sembra attribuire agli dèi un ruolo
sia nel gusto che hanno i Persiani ad espandersi continuamente sia anche nel concreto
della sconfitta, perchè quando l’angelos poi parlerà della battaglia di Salamina
attribuisce tutto ad un demone vendicatore. Non bisogna cadere nell’errore che si fa
talvolta di costruire una teologia di Eschilo. Siamo all’interno di un contesto
drammatico, i personaggi esprimono la propria posizione, varie in conflitto tra loro.
Bisogna fare attenzione a non creare sistemi prendendo singole affermazioni
gnomiche.

ANGELOS: o nome di Salamina massimamente odioso da sentire, o come piango ricordando


Atene.

L’Angelos insiste ad attribuire la sconfitta ad Atene. Il coro ribatte, partiamo da 5,105


e 6,94. Dario dopo aver avuto conoscenza della presa di Sardi ad opera degli ateniesi
aveva dato ordine a un servitore di ricordargli prima di ogni pasto: padrone ricordati
degli ateniesi. Nicole loraix dice citando anche questi versi che il lamento del nemico
è parte dell’elogio di Atene negli epitafi. Questo ha una sua logica ma bisogna tener
presente che qui i protagonisti sono i persiani, il meccanismo di identificazione del
pubblico per paradossale che sia è con i persiani sconfitti. Nella terza antistrofe atene
è definita odiosa.

CORO: Atene è odiosa per i suoi nemici: possiamo ricordarla dal momento che molte spose dei
persiani sono rese prive di uomini e sposate invano.
Anandros significa senza mariti ma anche senza figli, morti in battaglia senza
neanche che ci fosse una vittoria persiana. Alcuni pensano che il riferimento sia alla
battaglia di Maratona, ma qui il riferimento è ovviamente a Salamina che poi si va a
legare semmai anche a Maratona. Ektissan è una forma epica con due s. Il tema delle
mogli senza mariti e figli è tipico dei logoi epitafioi, nella sezione denominata
paramitia, consolazione che si rivolge alle donne vedove o alle madri che hanno persi
i loro figli da parte dell’oratore. Dunque interviene la regina iniziando con un verbo
che richiama la critica di Aristofane a Eschilo che parla di personaggi silenziosi sulla
scena.

REGINA: Da tanto tempo sto in silenzio infelice, sbalordita dai mali, questa sciagura è così
smisurata che non posso né parlare né fare domande sulle sofferenze. Allo stesso modo è necessario
per gli esseri umani sopportare i danni quando gli dèi li infliggono. Parla essendo stabile, mostrando
tutto il dolore, anche se compiangi il dolore. Chi non è morto? Chi piangeremo tra i condottieri?
Che in posizione di potere morendo ha reso deserto il suo posto?

I personaggi silenziosi Eschilei messi alla berlina da Aristofane nelle rane. La regina
che era presente sulla scena non aveva dialogato con l’angelos fino a questo
momento. Pate, ricordiamo la definizione di Gorgia della tragedia. I versi successivi
ritornano sul tema di divinità e uomini che ne sono soggiogati, affermazioni
gnomiche piùttosto banali. Nuovamente verbo anaktuxas. Katastas indica la
fermezza, Garvie intende “cerca di mantenere un atteggiamento dignitoso”.
Probabilmente attore dell’angelos faceva dei gesti o postura addolorata consapevole
agli spettatori. A un certo punto la regina inizia a fare delle domande. Atossa non
chiede direttamente se il figlio Serse è vivo, fa una domanda più generale, chi è
morto, chi è sopravvissuto?
Skeptoukiai è astratto, epiteto di basileus, non specifico ma comandante dell’esercito
persiano. In un manoscritto c’è la lezione di anarkon, priva di chi detenesse il potere,
non di uomini. ma potrebbe essere una glossa o qualche copista l’ha congetturato
perché l’espressione eremou era iperbolico.

MESSAGGERO: Serse è vivo e vede la luce del sole.

Può sembrare tautologico ma insomma a Eschilo serviva perché il tema della luce
ricorre. Atossa aveva detto che il re è l’occhio della reggia.

REGINA: Annunci alla mia casa un grande bagliore e un giorno limpido da una nera notte.

Contrapposizione luce-tenebre è tipica di Eschilo, qui c’è la luce della salvezza.


Emois men, questo men solitarium, non seguito da un dè serve a contrastare
implicitamente con altre persone, almeno per la mia casa. Qui inizia la lunga tirata
dell’angelos che non leggeremo, lungo elenco di guerrieri persiani caduti e come
sono morti. Molti sono morti e i loro corpi galleggiano intorno a Salamina e alla
piccola isola antistante. Lungo elenco che si conclude con due versi su cui ci
soffermeremo.
τοιˉῶˉνδ' ἄ˘ρ' ὄˉντωˉν ‹ὧˉν› ὑ˘πεˉμνήˉσθηˉν πέ˘ρι˘,
ˉ ˉ ˘ ˉ ˉ ˘ ˘ ˘ ˉ ˉ ˉ ˘
330πο λλῶ ν πα ρό ντω ν ὀ λί γ' ἀ πα γγέ λλω κα

Ho ricordato tanti dei comandanti ma aggiungo ben pochi mali tra i presenti

V. 329-330 richiamano il v.487-493 del II libro dell’Iliade, nel catalogo delle navi. Il
v.330 ha dato molti problemi testuali, è posto anche tra cruces. Per i problemi testuali
Garvie è dettagliato. Qualunque sia la soluzione qui è abbastanza chiaro che si parla
di un gran numero di comandanti, e si dice Angelos sta ricordando soltanto i nomi dei
comandanti, come si dice nell’Iliade, dove l’aedo non può ricordare tutti quelli che
vennero a Ilio, che sono troppi e ricorda soltanto i capi. C’è chi pensa che arconton
sia una glossa, l’hanno rigirato in tutti i modi possibili, ma significato sempre lo
stesso. Riferimento agli archelaon, comandanti al v. 297 fa si che ci sia una ring
composition, dalla domanda della regina si arriva alla conclusione della rhesis
dell’angelos.
Ci sono una serie di domande della regina. Lei si chiede se il pletos delle navi greche
fosse così grande da poter contrastare la flotta del re. Termine Pletos 334 è
importante, la grandezza dell’impero persiano in tutte le sue forze.

ΒΑ. αἰαῖˉ, κακῶν ὕψιστα˘ δὴˉ κλύωˉ τάδε˘,


αἴσχηˉ τε˘ Πέρσαις καὶˉ λιγαˉ κωκύμα˘τα˘.
ἀτὰˉρ φρά˘σον μοιˉ τοῦˉτ' ἀ˘ναˉστρέˉψαˉς πά˘λιˉν·
ναˉῶˉν πό˘σοˉν δὴˉ πλῆˉθο˘ς ἦˉν Ἑˉλληˉνί˘δωˉν,
335ὥˉστ' ἀˉξι˘ῶˉσαιˉ Πεˉρσι˘κῷˉ στρα˘τεύˉμα˘τι˘
μά˘χηˉν συ˘νάˉψαιˉ ναˉΐ˘οιˉσι˘ν ἐˉμβο˘λαῖˉς;

ahimè, ascolto questi tremendi mali, onta e lacerante singhiozzo per i Persiani. Nondimeno dimmi
queste cose volgendoti indietro: la massa delle navi elleniche era tale da osare scontrarsi con
l’esercito persiano con gli scontri degli scavi.

Il messaggero spiega che c’era un grande divario numerico circa 310 navi greche e
1207 navi persiane. Qui è da segnalare che è un daimon a distruggere esercito,
mettendo sui piatti della bilancia una tuke non equipollente, e gli dèi hanno salvato la
città di Pallade. La regina chiede se Atene fosse effettivamente devastata dai persiani.
Atene fu devastata ma il messaggero spiega che finchè ci sono uomini c’è un
baluardo solido. La regina vuole altri dettagli, sapere come inizia lo scontro, come ha
preso l’iniziativa. L’araldo attribuisce la sconfitta ad un alastor o a un kakos daimon
venuto chissà da dove. V.355, si racconta la storia di Sicinno di Tespie, Erodoto VIII,
75, mandato da Temistocle a riferire a Serse che i greci stavano per scappare di notte.
Serse per evitare questa manovra prende iniziativa e inizia a presidiare gli stretti
intorno a Salamina. Qui trova i greci che non si muovevano e invece all’aurora
levano il grido di guerra, il peana e attaccano la flotta di Serse. Ci siamo fatti un’idea
di come è presentata la II guerra persiana e la battaglia di Salamina.

Erodoto, Storie
Erodoto rappresenta per noi un modo diverso di trasmettere la storia. Erodoto scrive
per essere ascoltato a differenza di Tucidide che non si capisce se non con il
commento di un grammatico perché troppo difficile. Le Acroaseis erano invece la
prima occasione di ekdosis, di pubblicazione dell’opera di Erodoto. Esposizione
pubblica che serviva allo storico per presentare la sua opera di fronte non a folle
oceaniche ma a gruppi di persone. Scene platoniche, Platone presenta ad esempio
Lisia nel Fedro che recita il suo discorso nel Fedro o Protagora che dialoga a casa di
Callia nel protagora, gruppi non enormi di persone, non concerto di Rolling Stones
. L’opera di Erodoto è molto ampia, si può ipotizzare che quelli che sono chiamati
logoi erodotei, queste sezioni potessero essere oggetto di una esibizione dello storico.
Certamente non c’era la divisione attuale in libri, articolazione per logoi fa capire
come era proposta l’opera al pubblico. La critica erodotea ha insistito su vari aspetti,
da una parte si è visto in Erodoto l’iniziatore di un fare storia che non ha avuto molto
successo. Non è del tutto vero questo per l’antichità, fortuna di Erodoto in età
ellenistica. Erodoto è stato uno dei grandi modelli della storiografia, ma la
storiografia antica è una galassia di generi. Noi abbiamo in mente solo i cosiddetti
grandi storiografi ma esistevano tante altre forme, forme regionali, opere dedicate a
singole regioni, racconti di fondazione. La materia storica è stata trattata in molte
forme. Erodoto rappresenta una forma importante, per Cicerone pater historiae, ma
non sono le uniche queste forme, ma dobbiamo fare attenzione a non usare le nostre
categorie, come quella di etnologia. Per i logoi dei primi 4 libri c’è una impostazione
katà etne ma questo è perché Erodoto tratta i popoli con cui i persiani sono venuti a
contatto. Erodoto è stato anche oggetto di una ricerca attenta che cercava di capire
quale fosse l’ordine di composizione delle varie parti, ricerca per lo più ipotetica
perché gli appigli sono molto pochi, ci sono riferimenti a fatti più recenti ma sono
pochi. Si è cercato di lavorare sul metodo di Erodoto, su quanto Erodoto abbia preso
da fonti scritte, precedenti autori, quanto epigrafi, quanto tradizioni che raccoglieva.
Le ipotesi sono molte, rispetto a Tucidide, egli infatti stranamente non parla mai delle
sue fonti mentre Erodoto ne parla molto e talvolta dà versioni contrastanti della stessa
notizia, cosa che Tucidide non fa mai. Due modi diversi di presentare materia storica,
Erodoto ha subito influenza molto forte di modello dell’epica. Modello di narrazione
di una guerra, l’iliade, il modello epico si vede in tanti aspetti, vedremo in Erodoto
VII quanto incide il modello di Iliade II e l’inizio dell’Iliade.

Il 7 libro delle storie di Erodoto inizia con l’arrivo della notizia della battaglia di
Maratona a Dario. Egli era già arrabbiato con gli ateniesi per l’attacco di Sardi. A
questo punto si prepara a marciare verso la Grecia. Manda secondo la tecnica
persiana i messaggeri alle città per preparare un grande esercito e per tre anni si
svolge questa preparazione dei soldati per attaccare la Grecia. Si ribellarono gli egizi
resi schiavi da Cambise e Dario si prepara a combattere contro i Greci e contro
Egitto. La Grecia significativamente diventa proprio Atene. Mentre Dario fa questi
preparativi scoppia la più classica guerra di successione, tra i figli di Dario che erano
abbastanza numerosi, 3 dalla prima moglie prima che diventasse re e 4 da Atossa.
Sono nati da 2 madri diverse, e questo accentua il conflitto. Artabazane il maggiore
pretendeva il potere, Serse pretendeva la stessa cosa perché la madre Atossa era figlia
di Ciro. Ciro era colui che aveva ottenuto per i persiani la libertà. Dario prende tempo
di fronte a questi figli che volevano che il padre prendesse una decisione prima di
avviare le spedizioni militari. Dario prende tempo e finisce per dar ascolto ai consigli
di Demarato, ex re di Sparta ora in esilio, che fornisce un’argomentazione importante,
che Dario ha avuto Serse quando era già re mentre Artabazane nacque quando lui era
ancora privato cittadino. Il regno, anche per le tradizioni di Sparta, sarebbe dovuto
toccare al figlio nato quando il re in carica era già in carica. Questa figura di
Demarato è importante, il cosiddetto wise advisor, saggio consigliere su cui ci sono
parecchi studi. Figura importante che troviamo spesso nella Bibbia, spesso è in una
situazione di difficoltà, prigioniero ma grazie a lui il re riesce a cavarsi di impaccio.
Dunque, il consigliere viene poi elevato di rango, personaggio ascoltato. Erodoto ha
rapporto abbastanza costante con certi modelli orientali. Tema delicato rapporto tra
greci e oriente, Martin West the east face of Elicone. In passato si attribuiva tutto ai
greci, che avevano inventato tutto quello che conosciamo; invece, altri studiosi
pendevano dal versante opposto, i greci avevano preso tutto dall’oriente. Certe
tematiche sono mediterranee, circolavano in maniera piuttosto larga tra le culture del
mediterraneo orientale, distinguere gli apporti non sempre è facile. Ci sono stati
tentativi piuttosto estremi, Black Atena, si dice che i greci abbiano preso tutto da
culture esotiche. In Erodoto ci sono sia saggi consiglieri sia novelle vere e proprie,
come quella di Gige e Candaule, novella che cela dentro di sé tema di Autopsia. Il re
vuole che il comandante veda con i propri occhi la bellezza della moglie, questo lo
porterà alla rovina. Serse viene riconosciuto come re dal padre Dario ma erodoto
commenta

Δοκέειν δέ μοι, καὶ ἄνευ ταύτης τῆς ὑποθήκης βασιλεῦσαι ἂν Ξέρξης· ἡ γὰρ Ἄτοσσα εἶχε τὸ πᾶν
κράτος.

A me sembra (questo è il verbo dell’inferenza logica) che anche senza questo consiglio Serse
sarebbe diventato re, infatti Atossa aveva tutto il potere.

Una volta designato Serse come nuovo re Dario si preparava alla spedizione, ma non
riesce ad avviarla perché muore dopo 33 anni di regno e questo passa a Serse. Serse
non aveva nessuna intenzione di andare contro la Grecia ma invece si preparava alla
spedizione contro l’Egitto. Qui emerge Mardonio come consigliere, figlio di Gobria,
cugino di Serse, figlio di una sorella di Dario il quale gli fa un discorso diretto.
Parlando di storiografia bisogna confrontarsi con tema dei discorsi diretti. Questi
discorsi li hanno scritti gli storici, sicuramente nessuna fonte attendibile su colloquio
tra Serse e Mardonio. Il discorso lo ha scritto Erodoto, sapendo che Mardonio
parteggiava apertamente per spedizione contro Grecia. La storiografia antica nasce
dall’epica, e l’epica è fatta di erga e di logoi. I logoi devono motivare le azioni,
fornire argomenti per cui si è presa una determinata decisione. La derivazione epica
della storiografia fa si che anche la storiografia dovesse seguire questa prassi. I
discorsi degli storici li hanno costruiti gli storici. C’è stato chi ha voluto attribuire
soprattutto a discorsi tucididei una veridicità quasi letterale. Nico non si fida
assolutamente. Mardonio dice che gli ateniesi devono pagare il fio per i mali che
hanno provocato ai persiani, gli da il consiglio di muovere verso Atene anche come
ammonimento per chi volesse attaccare impero persiano. Europa poi molto ricca e
bella, fertile, alberi da frutto, è anche la regione più degna al re di Persia. Il tema della
terra fertile è filo conduttore delle storie e lui pensa a due passi, discorso di
Aristagora di Mileto a Sparta per convincerla di ribellarsi ai persiani e fine delle
storie di Erodoto quando si rievocano parole di Ciro ad Artembare, terra molle che
produce uomini molli e terra aspra che produce uomini forti. Se i persiani vogliono
andare in terre fertili devono accettare di essere sottomessi e non di dominare.
Erodoto commenta che Mardonio diceva così perché era desideroso di rivolgimenti,
neoteron e voleva essere messo a capo della grecia. Arrivano poi a Susa messaggeri
dagli Alevadi di Tessaglia che incitavano re contro la Grecia e poi anche Pisistratidi
che portavano con sé onomacrito esperto di oracoli, e ordinatore, bibliotecario degli
oracoli del Museo, cacciato da Atene da Ipparco, la vittima dei due tirannicidi,
Armodio e Aristogitone. Era stato colto in flagrante a introdurre un altro oracolo
secondo cui isole intorno a Lemno sarebbero scomparse nel mare. Dopo che i
pisistratidi sono andati in esilio si riconciliarono con lui. Onomacrito faceva un uso
molto disinvolto degli oracoli, utilizzava solo elementi favorevoli ai Persiani,
ignorava quelli relativi alle sciagure. Ad esempio, oracolo che prediceva
aggiogamento dell’Ellesponto. Già nei persiani di Eschilo abbiamo incontrato il tema
del giogo. il tema degli oracoli è complesso, questa pagina erodotea ci fa capire come
gli oracoli fossero sfruttati non solo ad Atene ma anche in terre straniere. Serse a
questo punto si convince in particolare dopo aver sedato la ribellione dell’Egitto dove
viene posto il fratello Achemene. Cap.8 inizia il racconto vero e proprio.

8] Ξέρξης δὲ μετὰ Αἰγύπτου ἅλωσιν ὡς ἔμελλε ἐς χεῖρας ἄξεσθαι τὸ στράτευμα τὸ ἐπὶ τὰς
Ἀθήνας, σύλλογον ἐπίκλητον Περσέων τῶν ἀρίστων ἐποιέετο, ἵνα γνώμας τε πύθηταί σφεων καὶ
αὐτὸς ἐν πᾶσι εἴπῃ τὰ θέλει. Ὡς δὲ συνελέχθησαν, ἔλεγε Ξέρξης τάδε·

8) Serse dopo la presa dell’Egitto quando stava per mettere le mani alla spedizione alla spedizione
contro Atene, convocò un’assemblea scelta dei persiani più illustri per conoscere le loro opinioni e
dire egli stesso le cose che voleva davanti a tutti; quando si furono raccolti, Serse disse queste cose:

ton ariston, terminologia etico-politica. Gli agatoi anche nell’elegia greca non sono le
brave persone ma gli aristocratici che possiedono per natura le virtù e i kakoi sono i
plebei. L’idea arcaica era che la nobiltà fosse per natura. Questa procedura ci può
apparire un po' strana, re di Persia sovrano assoluto che convoca un’assemblea. A
parte il fatto che non sappiamo cosa davvero Erodoto conoscesse delle dinamiche
politiche all’interno della corte persiana. Inoltre, c’è la tendenza a proiettare sul
popolo straniero le proprie usanze. Caso più clamoroso è 3-80,82. Dibattito
costituzionale su quale sia la forma di governo migliore, dibattito tipicamente greco,
non persiano. anche altro modello che incide, quello dell’epos. L’Iliade si apre con un
consiglio dei capi Achei per far fronte alla situazione di crisi generata dalla
pestilenza. Grande guerra per essere raccontata ha bisogno di adeguata preparazione
in consigli e discussioni come questa. Tade, qualcuno ha provato a speculare sui
pronomi, tade significa che questi sono gli ipsissima verba, ma in realtà non dà
nessuna garanzia.

Ἄνδρες Πέρσαι, οὔτ' αὐτὸς κατηγήσομαι νόμον τόνδε ἐν ὑμῖν τιθείς, παραδεξάμενός τε αὐτῷ
χρήσομαι· ὡς γὰρ ἐγὼ πυνθάνομαι τῶν πρεσβυτέρων, οὐδαμά κω ἠτρεμίσαμεν ἐπείτε παρελάβομεν
τὴν ἡγεμονίην τήνδε παρὰ Μήδων, Κύρου κατελόντος Ἀστυάγεα· ἀλλὰ θεός τε οὕτω ἄγει καὶ
αὐτοῖσι ἡμῖν πολλὰ ἐπέπουσι συμφέρεται ἐπὶ τὸ ἄμεινον. Τὰ μέν νυν Κῦρός τε καὶ Καμβύσης
πατήρ τε ὁ ἐμὸς Δαρεῖος κατεργάσαντο καὶ προσεκτήσαντο ἔθνεα, ἐπισταμένοισι εὖ οὐκ ἄν τις
λέγοι. Ἐγὼ δὲ ἐπείτε παρέλαβον τὸν θρόνον τοῦτον, ἐφρόντιζον ὅκως μὴ λείψομαι τῶν πρότερον
γενομένων ἐν τιμῇ τῇδε μηδὲ ἐλάσσω προσκτήσομαι δύναμιν Πέρσῃσι. Φροντίζων δὲ εὑρίσκω ἅμα
μὲν κῦδος ἡμῖν προσγινόμενον χώρην τε τῆς νῦν ἐκτήμεθα οὐκ ἐλάσσω οὐδὲ φλαυροτέρην
παμφορωτέρην δέ, ἅμα δὲ τιμωρίην τε καὶ τίσιν γινομένην. Διὸ ὑμέας νῦν ἐγὼ συνέλεξα, ἵνα τὸ
νοέω πρήσσειν ὑπερθέωμαι ὑμῖν· μέλλω ζεύξας τὸν Ἑλλήσποντον ἐλᾶν στρατὸν διὰ τῆς Εὐρώπης
ἐπὶ τὴν Ἑλλάδα, ἵνα Ἀθηναίους τιμωρήσωμαι ὅσα δὴ πεποιήκασι Πέρσας τε καὶ πατέρα τὸν ἐμόν.
Ὡρᾶτε μέν νυν καὶ [πατέρα τὸν ἐμὸν] Δαρεῖον ἰθύοντα στρατεύεσθαι ἐπὶ τοὺς ἄνδρας τούτους· ἀλλ'
ὁ μὲν τετελεύτηκε καὶ οὐκ ἐξεγένετό οἱ τιμωρήσασθαι. Ἐγὼ δὲ ὑπέρ τε ἐκείνου καὶ τῶν ἄλλων
Περσέων οὐ πρότερον παύσομαι πρὶν ἢ ἕλω τε καὶ πυρώσω τὰς Ἀθήνας, οἵ γε ἐμὲ καὶ πατέρα τὸν
ἐμὸν ὑπῆρξαν ἄδικα ποιεῦντες

O persiani, non introdurrò io questo nomos ma avendolo ereditato me ne servirò, come infatti ho
saputo dai più anziani non ci siamo mai fermati da quando abbiamo ricevuto questa egemonia che
abbiamo dai Medi quando Ciro abbattè Asiage ma un dio ci guida in questo modo e quando noi
intraprendiamo molte imprese le cose vanno nel verso migliore.

Serse parla qui dell’uso irresistibile dei persiani di ampliare il loro regno. Poi segue
breve riferimento a conquiste di Ciro, Cambise e Dario nella forma della preterizione.

I popoli che Ciro, Cambise e mio padre Dario hanno conquistato e annesso all’impero nessuno li
deve indicare a voi che li conoscete bene.
La preterizione costruita in questo modo 2 scopi: non parlare di qualcosa che può
sembrare accessorio al discorso ma anche amplificarlo, qualcosa di talmente
importante che tutti la conoscono. Allo stesso tempo si ha una captatio benevolentiae
per gli ascoltatori. Questo è un discorso costruito molto bene. Etopoia quando Serse
dice che non avrebbe introdotto norme nuove, si autopresenta come rispettoso della
legge.

Io dopo che ho ottenuto questo trono ho pensato a come non sarei stato inferiore a chi è venuto
prima in questa carica e a come avrei acquistato per i persiani una potenza non minore. Pensandoci
trovo che noi possiamo aggiungere gloria e un territorio non certo inferiore né peggiore rispetto a
quello che ora possediamo ma anzi più ricco di ogni genere di frutti o prodotti della terra e allo
stesso tempo possiamo ottenere vendetta e distruzione per gli ateniesi. Perciò vi ho riunito per
esporre a voi quello che penso di fare.
Ritorna il tema della ricchezza di frutti dell’Europa come se con atene si prendesse
intera Europa. Nel 7 libro Erodoto formula un giudizio storico, Atene ha salvato la
grecia.

Avendo aggiogato l’Ellesponto ho l’intenzione di condurre l’esercito attraverso l’Europa contro la


Grecia, per punire gli ateniesi di ciò che hanno fatto ai Persiani e a mio padre.

Questo è il centro del discorso, una sorta di propositio, ipotesi che si vuole sostenere
nel discorso, che poi è avvalorata da una serie di considerazioni.

Vedete dunque che anche Dario era desideroso di marciare contro questi uomini ma morì e non gli
fu possibile di vendicarsi. Per lui e gli altri persiani non mi fermerò prima di aver preso e bruciato
Atene: loro per primi iniziarono a compiere ingiustizie contro me e mio padre.

Idea dei primi che fanno azioni ingiuste, nel primo libro Creso fu il primo a compiere
azioni ingiuste contro i greci d’asia. Che significa dike? Chiaro che il concetto di
adikia è sempre legato al nemico ma questo è un termine complesso, può significare
anche vendetta. È far pagare il fio, dike è intesa vendetta di Clitennestra così come
vendetta privata di Oreste e sempre dike è quella formale dell’areopago.
Nell’areopago ci sono le tre forme di dike, che si avvicendano in una storia. Poi c’è
strettamente legato il tema della colpa. Nel primo libro Erodoto aggiunge un punto
essenziale. “Per quale aitie combattevano tra loro”, se traduciamo la parola come
causa abbiamo un’interpretazione polibiana o tucididea, ricerca delle cause. Se invece
la intendiamo come colpa il punto cambia radicalmente.
Subito dopo elencazione di ciò che gli ateniesi hanno fatto di male verso i persiani,
exempla, secondo erodoto l’orazione deliberativa non riguarda il passato se non
attraverso appunto questi exempla.

15/11/2021

Stavamo leggendo il discorso di Serse ai notabili persiani, che ricorda l’assemblea


iniziale dell’iliade, che dà il movente all’ira di Achille. Si tratta di uno ionico
letterario, per approfondire il tema consiglia il libro storia delle lingue letterarie
greche. Poieuntes è un esempio di ionico.

. Πρῶτα μὲν ἐς Σάρδις ἐλθόντες ἅμα Ἀρισταγόρῃ τῷ Μιλησίῳ, δούλῳ δὲ ἡμετέρῳ, ἀπικόμενοι
ἐνέπρησαν τά τε ἄλσεα καὶ τὰ ἱρά, δεύτερα δὲ ἡμέας οἷα ἔρξαν ἐς τὴν σφετέρην ἀποβάντας, ὅτε
Δᾶτίς τε καὶ Ἀρταφρένης ἐστρατήγεον, [τὰ] ἐπίστασθέ κου πάντες.
Prima essendo andati a Sardi con Aristagora di Mileto, nostro schiavo, giunti, bruciarono i boschi e
i templi; poi sapete tutti come agirono una seconda volta nei nostri confronti, scendendo noi nel
loro paese quando Dati e Artafrene comandavano.

Il testo di Erodoto è un testo linguisticamente composto, sottoposto ad una serie di


passaggi e trasformazione, ad esempio iperionismi, causati da grammatici che
conoscono questi atteggiamenti e li caricano producendo mostri linguistici. Ci sono
incoerenze dal punto di vista dialettale, ciò pone al lettore problemi enormi. Azioni
dei greci ingiuste nei confronti di re persiani trovano parallelo in Creso che per primo
compì azioni ingiuste nei confronti dei greci. L’adikia di cui Serse accusa i greci è
un’adikia di parte. Qui Erodoto da voce alle rimostranze dei Persiani per i presunti
torti subiti. Cap 33, Serse specifica quali.
Rivolta ionica, Erodoto ne ha parlato nel libro 5 delle storie. Questi paradeigmata
entrano nell’oratoria deliberativa. È una cosa strana, essendo i notabili persiani douloi
del re, che egli debba fare questa sorta di finzione di democrazia. In ogni caso nel
genere deliberativo non c’è una vera e propria diegesis ma narrazione di fatti passati.
La narrazione dei fatti passati è tipica più del genere giuridico, le parti costruiscono la
propria versione dei fatti. Il linguaggio di Serse è stato oggetto di studio per i
commentatori. Cosa hanno evidenziato i commentatori in questo discorso?
Espressioni tipiche del linguaggio di corte persiano, che conosciamo dalle epigrafi.
Questi discorsi fanno parte degli strumenti con cui lo storico analizza gli eventi.
Dinamica tra motivi di fondo di persiani a espandersi, loro impulso è quello di
espandersi e causa dichiarata del conflitto, vendicarsi di veri o presunti torti subiti da
greci o in particolare ateniesi. Questo discorso segue precetti di oratoria greca, Serse
parla come un oratore greco. I retori greci apprezzano il discorso, e lo considerano
modello di stile intermedio tra austero e piacevole, tra cui Dionigi di Alicarnasso.
Classificazione nata in età ellenistica, upselos= elevato, afeles= piano, stile medio.
Storiografia considerata come espressione di genere medio, ma i discorsi di
storiografia si presentano diversi rispetto alla parte narrativa. Questo più in Tucidide
che in Erodoto, Erodoto sintassi abbastanza piana, periodi brevi, ipotassi limitata.
Si fa riferimento nella seconda sconfitta alla battaglia di Maratona, che viene
rappresentata spesso come un disastro per i Persiani, che persero secondo le fonti
greche circa 6400 uomini, esercito numeroso. Fu certamente una sconfitta ma le fonti
greche hanno esagerato la portata della sconfitta come anche quella della stessa II
guerra persiana. Questi sono i due casi che vengono addotti da Erodoto.

Τούτων μὲν δὴ εἵνεκα ἀνάρτημαι ἐπ' αὐτοὺς στρατεύεσθαι. Ἀγαθὰ δὲ ἐν αὐτοῖσι τοσάδε ἀνευρίσκω
λογιζόμενος· εἰ τούτους τε καὶ τοὺς τούτοισι πλησιοχώρους καταστρεψόμεθα, οἳ Πέλοπος τοῦ
Φρυγὸς νέμονται χώρην, γῆν τὴν Περσίδα ἀποδέξομεν τῷ Διὸς αἰθέρι ὁμουρέουσαν· οὐ γὰρ δὴ
χώρην γε οὐδεμίαν κατόψεται ἥλιος ὁμουρέουσαν τῇ ἡμετέρῃ, ἀλλά σφεας πάσας ἐγὼ ἅμα ὑμῖν
μίαν χώρην θήσω, διὰ πάσης διεξελθὼν τῆς Εὐρώπης. Πυνθάνομαι γὰρ ὧδε ἔχειν, οὔτε τινὰ πόλιν
ἀνδρῶν οὐδεμίαν οὔτε ἔθνος οὐδὲν ἀνθρώπων ὑπολείπεσθαι, τὸ ἡμῖν οἷόν τε ἔσται ἐλθεῖν ἐς μάχην,
τούτων τῶν κατέλεξα ὑπεξαραιρημένων.
Per questi motivi certamente sono pronto a combattere contro di loro e trovo grandi vantaggi
escogitando tali cose, se sottomettessimo costoro e i loro confinanti che abitano la regione del frigio
Pelope, estenderemo la terra persiana confinante al cielo di Zeus.
Il sole, infatti, non vedrà nessuna regione che confina con la nostra ma io con voi renderò tutto
un’unica regione, avendo attraversato l’Europa intera. So per certo che è così e non resterà alcuna
città di uomini o popolo, che sarà capace di venire in battaglia, quando questi che ho enumerato
saranno distrutti.

Qui ci troviamo davanti ad un tema che già nel discorso di Aristagora di Mileto
troviamo, la ricchezza delle terre, lì riferito all’impero persiano, qui alla Grecia.
Megalomania del re di Persia, impero che non tramonta il sole e il potere spesso da
alla testa. Serse non fa eccezione, sovrano assoluto che può godere in totale libertà
del suo impero. Dal punto di vista persiano occidente poco conosciuto, tanto che la
conquista della Grecia sembra aprire la strada alla conquista dell’intero continente
europeo. Non sappiamo se questo sia vero, i persiani avevano i fenici nell’impero e
questi avevano un’ottima espansione in occidente con colonie che arrivavano fino
all’estremità della penisola iberica, dunque queste notizie non del tutto corrette.
Erodoto stesso ci parla di imprese di navigazione promosse dal re di Persia con
marinai fenici. L’occidente è molto corto, come quello omerico, dove esso è qualcosa
di oscuro e nebbioso che si estende oltre itaca. Non si hanno idee chiare di ciò che ci
fosse oltre penisola balcanica e isole adiacenti. Andron antropon sembra un po'
sovrabbondante, ha forse una funzione enfatica. Tra i popoli che ha elencati ci sono
solo Spartani e Ateniesi, non viene elencato altro popolo

Οὕτω οἵ τε ἡμῖν αἴτιοι ἕξουσι δούλιον ζυγὸν οἵ τε ἀναίτιοι. Ὑμεῖς δ' ἄν μοι τάδε ποιεῦντες
χαρίζοισθε· ἐπεὰν ὑμῖν σημήνω τὸν χρόνον ἐς τὸν ἥκειν δεῖ, προθύμως πάντα τινὰ ὑμέων χρήσει
παρεῖναι· ὃς ἂν δὲ ἔχων ἥκῃ παρεσκευασμένον στρατὸν κάλλιστα, δώσω οἱ δῶρα τὰ τιμιώτατα
νομίζεται εἶναι ἐν ἡμετέρου. Ποιητέα μέν νυν ταῦτά ἐστι οὕτω. Ἵνα δὲ μὴ ἰδιοβουλέειν ὑμῖν δοκέω,
τίθημι τὸ πρῆγμα ἐς μέσον, γνώμην κελεύων ὑμέων τὸν βουλόμενον ἀποφαίνεσθαι." Ταῦτα εἴπας
ἐπαύετο.

Così avranno il giogo della schiavitù sia i colpevoli verso di noi sia gli innocenti. Voi poi mi farete
cosa gradita facendo queste cose: quando vi indicherò il momento nel cui è necessario venire,
ognuno di voi sarà presente con sollecitudine: colui che giungerà avendo l’esercito meglio preparato
darò i doni che sono considerati da noi più ragguardevoli.
2. Queste cose sono da fare così: affinchè non vi sembri che io decida da solo, metterò il fatto in
mezzo alla discussione, esortando coloro che vogliono a manifestare un’opinione.” Dicendo queste
cose smise di parlare.

Problema dell’aitìa, qui la colpa coincide con l’adikia commessa dagli ateniesi.
Invece gli Spartani che non si muovevano dal loro territorio sono anaitioi (vediamo
ad esempio risposta del re spartano ad Aristagora di Mileto), problemi logistici di
spostamento.
Per quanto riguarda questa sezione bisogna tener presente la terminologia, quando si
parla di persis ge, questa è la terra persiana nel suo complesso contrapposta al
territorio e regioni singole definite con la parola kore. L’impero esteso fino ai confini
del mondo diventerebbe unica kore senza più distinzione. Idea di Serse di arrivare ai
confini del mondo, geografia erodotea, terra piatta, al confine con la quale poggia la
volta celeste. Mito greco di Atlante che poi da il nome alla catena dell’atlante nel
Marocco, mito secondo cui ai confini della terra sorge una colonna o qualcosa che
regge il cielo. Le divinità nominate, qui si nomina Zeus come divinità celeste
ovviamente non sono divinità persiane, ma sappiamo che interpretatio greca sempre
presente in Erodoto. Idea dell’espansione si ritrova in Carlo V di Asburgo ma anche
in antichità, motivo topico, Alessandro Magno. Doulion zugon, siamo nella solita
ideologia persiana della schiavitù che il re intende imporre al mondo intero. Questa
metafora del giogo si lega al ponte di barche dell’Ellesponto, una delle
rappresentazioni di Hybris di Serse.
Nella parte finale del discorso vengono date info ai persiani presenti.
Idiobouleiein, sembra bizzarro il comportamento di Serse che poteva decidere quello
che voleva, ma in realtà contraddizioni le troviamo anche altrove. Pensiamo al re
pelasgo delle Supplici che sembra voler rimettere tutta la decisione all’assemblea.
Sembra bizzarro che il re di tempi remoti si comporti come capo democratico. Questi
parallelismi fanno riflettere sull’impostazione delle Storie di Erodoto, sono
certamente narrazione di eventi realmente accaduti ma tanti dettagli lo storico li
presenta con le convenzioni che gli derivano dai modelli, talvolta secondo una
ideologia che condivide con la tragedia, insistenza su colpa, superamento del limite,
insistenza tipicamente tragica. Tutte le storie di Erodoto sembrano influenzate da
un’ottica di tipo tragico.

Μετ' αὐτὸν δὲ Μαρδόνιος ἔλεγε· "Ὦ δέσποτα, οὐ μοῦνον εἶς τῶν γενομένων Περσέων ἄριστος,
ἀλλὰ καὶ τῶν ἐσομένων, ὃς τά τε ἄλλα λέγων ἐπίκεο ἄριστα καὶ ἀληθέστατα καὶ Ἴωνας τοὺς ἐν τῇ
Εὐρώπῃ κατοικημένους οὐκ ἐάσεις καταγελάσαι ἡμῖν, ἐόντας ἀναξίους. Καὶ γὰρ δεινὸν ἂν εἴη
πρῆγμα, εἰ Σάκας μὲν καὶ Ἰνδοὺς καὶ Αἰθίοπάς τε καὶ Ἀσσυρίους ἄλλα τε ἔθνεα πολλὰ καὶ μεγάλα,
ἀδικήσαντα Πέρσας οὐδέν, ἀλλὰ δύναμιν προσκτᾶσθαι βουλόμενοι, καταστρεψάμενοι δούλους
ἔχομεν, Ἕλληνας δὲ ὑπάρξαντας ἀδικίης οὐ τιμωρησόμεθα.

dopo ciò Mardonio disse: “O signore, tu sei il migliore non solo tra i persiani che furono ma anche
di quelli che saranno, che parlando hai raggiunto le vette massime e più vere, e non permetterai che
gli Ioni che abitano in Europa ridano di noi, essendone indegni.

Signore o padrone, qui Mardonio si presenta subito come schiavo contento di essere
tale. Despota si trova in tragedia per i vocativi in cui ci si rivolge a qualcuno di grado
superiore, tono adulatorio. Ioni, nome con cui i persiani designano tutti i greci, perché
i persiani avevano contatti in particolare con ioni d’Asia. Qui invece abbiamo gli ioni
di Europa, specificazione interessante. Riflette probabilmente proprio l’uso persiano.

E infatti sarebbe un fatto terribile, se noi teniamo in schiavitù assoggettandoli i Saci, gli Indi, gli
Etiopi e molti e grandi popoli che in nulla hanno fatto ingiustizia ai persiani, ma volendo soltanto
accrescere la nostra potenza e non puniamo i greci che hanno iniziato le ingiustizie.

Deinos è legato a deido, Nicolai traduce tremendo per legare il termine al terrore ma
può avere anche valore positivo, straordinario. Vediamo il polisindeto. Elenco di
popoli collocati all’estremità di impero, rispettivamente nord, est, sud, Assiri non
propriamente ovest. Nelle epigrafi l’occidente è rappresentato dai Lidi, che qui sono
sostituiti dagli Assiri. Probabilmente perché i Lidi non si può dire che non avessero
commesso ingiustizia nei confronti dei persiani, ma li hanno attaccati. Idea che
diventa un vero e proprio nomos per i Persiani, quello di espandersi. Se questi li
abbiamo assoggettati e li teniamo in schiavitù necessario d’altra parte punire i greci.
Mardonio nel suo discorso adesso si pone una serie di domande retoriche:

Τί δείσαντες; κοίην πλήθεος συστροφήν; κοίην δὲ χρημάτων δύναμιν; Τῶν ἐπιστάμεθα μὲν τὴν
μάχην, ἐπιστάμεθα δὲ τὴν δύναμιν ἐοῦσαν ἀσθενέα· ἔχομεν δὲ αὐτῶν παῖδας καταστρεψάμενοι,
τούτους οἳ ἐν τῇ ἡμετέρῃ κατοικημένοι Ἴωνές τε καὶ Αἰολέες καὶ Δωριέες καλέονται.

Di che dovremmo aver paura? Di quale massa di uomini, di quale potenza di ricchezze?
Conosciamo il combattimento di questi, conosciamo la potenza che è scarsa: abbiamo come sudditi
i figli di questi, che abitano nella nostra terra, e sono chiamati gli Ioni, gli Eoli e i Dori.

Cola molto brevi, strumento tipico di Erodoto, è una sintassi estremamente


accessibile. Rientra anche tra i cola brevi di gorgia, tecnica retorica più usata in
questo periodo. Argomenti speculari a discorso di Aristagora che spiegava modo di
combattere di Persiani, brachi, archi, nemici facili. Interessante la potenza di
ricchezze, tema tipico come abbiamo visto ma dall’altra parte attenzione a temi
economici, molto più forte nella storiografia di Tucidide. In Tucidide c’è l’idea che
non ci sia una base economica per il rafforzamento delle città, base economica che si
può creare soltanto se le città si dotano di mura, se riescono ad accumulare ricchezze
evitando attacchi di predoni. Il produrre più del necessario porta all’accrescimento
della potenza economica, che è alla base della potenza militare ed espansione.
Ragionamenti funzionali al discorso delle minori dimensioni di guerre precedenti, più
piccole perché non c’erano mezzi economici. L’economia in grecia, musti.
Tuo padre, riferimento a Dario, la spedizione di Mardonio è raccontata nel libro VI,
Mardonio qui come vedremo dice di essere quasi arrivato ad Atene tacendo però gli
insuccessi. Gli oratori mettono sempre in evidenza ciò che conviene. Modulazione
del paradigma, formulazione molto efficace perché il paradigma viene modulato a
seconda della strategia comunicativa dell’oratore che sta parlando.

Ἐπειρήθην δὲ καὶ αὐτὸς ἤδη ἐπελαύνων ἐπὶ τοὺς ἄνδρας τούτους ὑπὸ πατρὸς τοῦ σοῦ κελευσθείς,
καί μοι μέχρι Μακεδονίης ἐλάσαντι καὶ ὀλίγον ἀπολιπόντι ἐς αὐτὰς Ἀθήνας ἀπικέσθαι οὐδεὶς
ἠντιώθη ἐς μάχην. Καίτοι [γε] ἐώθασι Ἕλληνες, ὡς πυνθάνομαι, ἀβουλότατα πολέμους ἵστασθαι
ὑπό τε ἀγνωμοσύνης καὶ σκαιότητος· ἐπεὰν γὰρ ἀλλήλοισι πόλεμον προείπωσι, ἐξευρόντες τὸ
κάλλιστον χωρίον καὶ λειότατον, ἐς τοῦτο κατιόντες μάχονται, ὥστε σὺν κακῷ μεγάλῳ οἱ νικῶντες
ἀπαλλάσσονται· περὶ δὲ τῶν ἑσσουμένων οὐδὲ λέγω ἀρχήν· ἐξώλεες γὰρ δὴ γίνονται.
Ne ho fatto esperienza io stesso conducendo, essendone ordinato da tuo padre, una spedizione
contro questi uomini. E a me che mi spinsi fino alla Macedonia e per poco mancavo di giungere alla
stessa Atene, nessuno si oppose in battaglia. E i greci, come so, sono soliti fare guerre
assolutamente folli, per ignoranza e stoltezza: quando si proclamano guerra l’uno con l’altro,
cercando il luogo più bello e pianeggiante, scendendo qui combattono, cosicché i vincitori se ne
vanno con grandi perdite: degli sconfitti non dico nulla: sono annientati.

Spedizione di Mardonio viene presentato come un assoluto successo. Aristagora


metteva in risalto punti di debolezza di persiani, qui Mardonio parla delle debolezze
dei Greci. Qui Mardonio manifesta il suo disprezzo nei confronti dei greci, non si
rende conto delle ragioni etiche e antropologiche che spingono i greci a combattere.
Etica del combattimento oplitico. Sappiamo che Mardonio morirà a Platea ed Erodoto
non manca di dire che i persiani non conoscono il combattimento oplitico. Ripresa
in Erodoto 9,62 tema del modo di combattere dei greci. Ci si chiede se non ci sia un
richiamo a distanza. Nico non si fida perché il povero greco dovrebbe aver avuto una
memoria di ferro .

Τοὺς χρῆν, ἐόντας ὁμογλώσσους, κήρυξί τε διαχρεωμένους καὶ ἀγγέλοισι καταλαμβάνειν τὰς
διαφορὰς καὶ παντὶ μᾶλλον ἢ μάχῃσι πειρᾶν.

È necessario che questi che parlano la stessa lingua, risolvessero i contrasti utilizzando araldi e
ambasciatori e in ogni altro modo piuttosto che con la guerra.

I greci parlano la stessa lingua mentre i persiani lingue diverse, tema importante. Lo
ritroveremo anche nel catalogo dell’esercito di Serse. Questa composizione
dell’esercito dal punto di vista linguistico è un tema interessante anche per parole
d’ordine. Nel più antico trattato di arte militare si dice che la parola d’ordine deve
essere in una lingua comune, koinè, erano tutti greci ma dialetti diversi. Nico guarda
un film in calabrese e capisce solo lo spacciatore spagnolo .
La prima menzione di quella che chiamiamo koinè dialektis, lingua comune greca.
Qui ci sono i greci che parlano la stessa lingua che dovrebbero risolvere le
controversie in modo pacifico. Conflitti tra le poleis greche ci sono sempre state
durante la vita di Erodoto, non sappiamo se la guerra del peloponneso era già
scoppiata quando scrisse queste parole.

εἰ δὲ πάντως ἔδεε πολεμέειν πρὸς ἀλλήλους, ἐξευρίσκειν χρῆν τῇ ἑκάτεροί εἰσι δυσχειρωτότατοι
καὶ ταύτῃ Τρόπῳ τοίνυν οὐ χρηστῷ Ἕλληνες διαχρεώμενοι ἐμέο ἐλάσαντος μέχρι Μακεδονίης
[γῆς] οὐκ ἦλθον ἐς τούτου λόγον ὥστε μάχεσθαι. Σοὶ δὲ δὴ μέλλει τίς, ὦ βασιλεῦ, ἀντιώσεσθαι
πόλεμον προφέρων, ἄγοντι καὶ πλῆθος τὸ ἐκ τῆς Ἀσίης καὶ νέας τὰς ἁπάσας; Ὡς μὲν ἐγὼ δοκέω,
οὐκ ἐς τοῦτο θάρσεος ἀνήκει τὰ Ἑλλήνων πρήγματα·

Ma se assolutamente fosse necessario combattersi a vicenda bisognerebbe trovare un luogo dove


entrambi siano difficili da vincere e qui tentare la battaglia. I greci pur sperimentando un simile
cattivo comportamento, quando io giunsi fino alla Macedonia non arrivarono alla decisione di
combattere.
A te, o re, chi è intenzionato a opporsi portandoti guerra, a te che conduci una moltitudine dall’ Asia
e tutte le navi? Come io penso, la potenza dei greci non è giunta a tal punto di temerarietà.
Cattivo comportamento, pur essendo abituati a combattere tra di loro non mi hanno
attaccato. C’è una micro-composizione ad anello, elasantos makedoniae richiama
una formulazione di qualche riga prima.
C’è un’altra interrogativa dove ritorna il gruppo di interrogative di qualche riga
prima.
La fine del proemio del catalogo al v.493, quando l’aedo dice “io dirò i comandanti
delle navi e tutte le navi”, sembrerebbe una memoria omerica questo nesso, è uno di
quei piccoli segnali che legano il proemio a iliade II. Neas tas apasas, insistenza sulle
navi sembra un richiamo all’epos. Pragmata vuol dire tutto, qui Nenci la traduce
come potenza, per Nicolai è una espressione molto generale.

εἰ δὲ ἄρα ἔγωγε ψευσθείην γνώμῃ καὶ ἐκεῖνοι ἐπαρθέντες ἀβουλίῃ ἔλθοιεν ἡμῖν ἐς μάχην, μάθοιεν
ἂν ὥς εἰμεν ἀνθρώπων ἄριστοι τὰ πολέμια. Ἔστω δ' ὦν μηδὲν ἀπείρητον· αὐτόματον γὰρ οὐδέν,
ἀλλ' ἀπὸ πείρης πάντα ἀνθρώποισι φιλέει γίνεσθαι."

Se anche mi sbagliassi nell’opinione e quelli, esaltati dall’incoscienza venissero a battaglia con noi,
imparerebbero che noi siamo tra gli uomini i migliori in guerra. Nulla di queste cose restino
intentate: infatti nulla si compie da sé, ma ogni cosa è solita giungere agli uomini tentando.

Greci rappresentati da Mardonio come folli, ignoranti, insomma molto molto male. Il
pubblico sa benissimo che lui si è sbagliato nell’opinione, la vicenda si è conclusa già
8 anni prima con la sconfitta persiana. Ironia tragica, Mardonio e Serse fiduciosi nella
forza e potenza economica persiana. Conclusione tradizionale dei discorsi soprattutto
in tragedia, gnome, sentenza. Generalizzazione, si rimanda ad un contesto più
generale per giustificare una decisione particolare. Mardonio smette di parlare ed
Erodoto segnala l’imbarazzo dei presenti che non hanno il coraggio di mettersi contro
il re.

Μαρδόνιος μὲν τοσαῦτα ἐπιλεήνας τὴν Ξέρξεω γνώμην ἐπέπαυτο. Σιωπώντων δὲ τῶν
ἄλλων Περσέων καὶ οὐ τολμώντων γνώμην ἀποδείκνυσθαι ἀντίην τῇ προκειμένῃ,
Ἀρτάβανος ὁ Ὑστάσπεος, πάτρως ἐὼν Ξέρξῃ, τῷ δὴ καὶ πίσυνος ἐών, ἔλεγε τάδε· "Ὦ
βασιλεῦ, μὴ λεχθεισέων μὲν γνωμέων ἀντιέων ἀλλήλῃσι οὐκ ἔστι τὴν ἀμείνω αἱρεόμενον
ἑλέσθαι, ἀλλὰ δεῖ τῇ εἰρημένῃ χρᾶσθαι· λεχθεισέων δὲ ἔστι, ὥσπερ τὸν χρυσὸν τὸν
ἀκήρατον αὐτὸν μὲν ἐπ' ἑωυτοῦ οὐ διαγινώσκομεν, ἐπεὰν δὲ παρατρίψωμεν ἄλλῳ χρυσῷ,
διαγινώσκομεν τὸν ἀμείνω.

Mardonio avendo reso plausibile l’opinione di Serse in tal modo, smise di parlare. Mentre gli altri
Persiani tacevano e non osavano esporre un’opinione contraria a quella sul tavolo, Artabano figlio
di Istaspe, essendo zio paterno di Serse e fiducioso anche per questo, disse queste cose: “o re,
quando non vengono esposte cose contrapposte gli uni agli altri non è possibile scegliendo adottare
la migliore, ma bisogna servirsi solo di quella che è stata avanzata: è possibile invece quando
vengono esposte, come non conosciamo l’oro puro di per sé, mentre dopo che sfreghi contro altro
oro riconosciamo il migliore.
Perché si aggiunge quel pisunos eon? Perché Serse era padrone assoluto dell’impero,
faceva uccidere anche i suoi parenti in modi cruenti. Artabano trova il coraggio di
parlare perché si sente al sicuro essendo lo zio, ma neanche in modo assoluto.
Artabano inizia un discorso che in Persia sembra piuttosto strano. Artabano segue lo
schema del saggio consigliere, che esiste anche nell’Iliade, dove come Artabano è
spesso ignorato. Il discorso di Artabano è lungo e complesso, prima parte si rivolge a
Serse, nella seconda a Mardonio con toni anche piuttosto duri. Idea che troviamo già
nell’epitafio di Pericle, gli ateniesi decidono soltanto dopo aver discusso apertamente
sulle varie possibilità e proposte. 2,40. Questo discorso di Artabano è molto strano in
quel contesto autocratico. Anche Artabano come Mardonio propone dei paradeigmata
desunti dalla propria esperienza.

Ἐγὼ δὲ καὶ πατρὶ τῷ σῷ, ἀδελφεῷ δὲ ἐμῷ Δαρείῳ ἠγόρευον μὴ στρατεύεσθαι ἐπὶ Σκύθας, ἄνδρας
οὐδαμόθι γῆς ἄστυ νέμοντας· ὁ δέ, ἐλπίζων Σκύθας τοὺς νομάδας καταστρέψεσθαι, ἐμοί τε οὐκ
ἐπείθετο, στρατευσάμενός τε πολλοὺς καὶ ἀγαθοὺς τῆς στρατιῆς ἀποβαλὼν ἀπῆλθε. Σὺ δέ, ὦ
βασιλεῦ, μέλλεις ἐπ' ἄνδρας στρατεύεσθαι πολλὸν ἔτι ἀμείνονας ἢ Σκύθας, οἳ κατὰ θάλασσάν τε
ἄριστοι καὶ κατὰ γῆν λέγονται εἶναι· τὸ δὲ αὐτοῖσι ἔνεστι δεινόν, ἐμέ σοι δίκαιόν ἐστι φράζειν.

Io anche a tuo padre, mio fratello Dario, consigliavo di non condurre la spedizione contro gli Sciti
uomini che in nessun luogo della terra abitano in città. Quello, sperando di sottomettere i nomadi
Sciti non mi ascoltò e avendo combattuto fece ritorno avendo perso molti soldati valorosi.

La spedizione contro gli Sciti è nel 4 libro, spedizione ben strana perché gli Sciti sono
nomadi e non hanno città, fuggono sempre ed è impossibile dunque attaccare delle
città. Stretto rapporto tra spedizione scitica e spedizione di Serse contro la Grecia.
Entrambi tentativi con grandi ponti provvisori di barche, necessità di affrontare
popoli che combattono con metodi diversi, nel caso degli Sciti metodi completamente
diversi.

17/11/2021

La spedizione contro Sciti che non abitano in nessun luogo, se andiamo a vedere il
cap2,1 dell’arcaiologhia fase più antica della società umana è nomade. Gli Sciti che
non abitano città in nessun luogo della terra sono in quello stato di evoluzione pur
essendo contemporanei dei persiani.

Σὺ δέ, ὦ βασιλεῦ, μέλλεις ἐπ' ἄνδρας στρατεύεσθαι πολλὸν ἔτι ἀμείνονας ἢ Σκύθας, οἳ κατὰ
θάλασσάν τε ἄριστοι καὶ κατὰ γῆν λέγονται εἶναι· τὸ δὲ αὐτοῖσι ἔνεστι δεινόν, ἐμέ σοι
δίκαιόν ἐστι φράζειν. Ζεύξας φὴς τὸν Ἑλλήσποντον ἐλᾶν στρατὸν διὰ τῆς Εὐρώπης ἐς τὴν
Ἑλλάδα. Καὶ δὴ καὶ συνήνεικε ἤτοι κατὰ γῆν ἢ [καὶ] κατὰ θάλασσαν ἑσσωθῆναι, ἢ καὶ κατ'
ἀμφότερα· - οἱ γὰρ ἄνδρες λέγονται εἶναι ἄλκιμοι, πάρεστι δὲ καὶ σταθμώσασθαι εἰ
στρατιήν γε τοσαύτην σὺν Δάτι καὶ Ἀρταφρένεϊ ἐλθοῦσαν ἐς τὴν Ἀττικὴν χώρην μοῦνοι
Ἀθηναῖοι διέφθειραν·.
Tu, o re, ti accingi a combattere contro uomini valorosi molto più degli Sciti, che si dice che siano
eccellenti sia per mare che per terra. È presente un pericolo in questi, è necessario che io te lo dica.
Dici che porterai un esercito contro la Grecia attraverso l’Europa, aggiogando l’Ellesponto. E
potrebbe accadere che tu sia sconfitto o per terra o per mare o in entrambi i casi. Si dice infatti che
siano uomini coraggiosi, ed è possibile anche misurarlo, se gli ateniesi da soli hanno distrutto una
tale armata che si muoveva con Dati e Artafrene verso la terra Attica.

Aristos è un termine eticamente molto pesante, attestazione del guerriero omerico,


aristia, il coraggio che prende forma nel massacro dei nemici. Lessico etico,
particolare nella grecia arcaica, dove i termini che indicano il valore indicano anche
aristocratici, come agatoi. C’è un’equivalenza tra valore e status, e la nobiltà era per
natura. Erodoto fa dire ad un persiano che i greci sono considerati aristoi, i più
valorosi nei due campi, mare e terra. Lo scontro navale decisivo per spedizione di
Serse, quindi mare prima di terra. Deinos, legata alla paura e legato all’abilità, al
valore (quello che mi fa paura in loro è necessario che ti dico). Come l’inglese terrific
e l’italiano tremendo. Artabano si presenta come un saggio consigliere che conosce
meglio del giovane serse che può farsi trascinare dall’età i pericoli di queste
spedizioni. Questo paradeigma è sviluppato con una certa ampiezza, certa narrazione
precisa. Pensiamo che il pubblico sa come sono andate le guerre persiane, i persiani
hanno effettivamente perso per terra e per mare, ironia tragica in tutta questa sezione.
Battaglia di Maratona, isolamento di ateniesi, tema topico degli epitafi. Le guerre
persiane sempre ricordate negli epitafi tranne in quello di Tucidide. Preterizione, non
parla proprio di erga di Atene. Commento di Vannicelli mette a confronto possibilità
che esercito di Serse sconfitto per mare e per terra ed Erodoto 7,139. Qui

139 per come sono andate le cose chi affermasse che gli Ateniesi furono i salvatori della Grecia,
non si allontanerebbe dal vero; qualunque decisione, delle due, avessero preso, avrebbe pesato in
maniera decisiva sul piatto della bilancia: essi decisero che la Grecia sopravvivesse libera, e furono
loro a svegliare quella parte del mondo greco che non si era schierata coi Persiani, furono loro, con
l'aiuto degli dèi, s'intende, a respingere il re. Neppure terrificanti oracoli provenienti da Delfi, che li
gettavano nel panico, li indussero ad abbandonare la Grecia: rimasero e si prepararono a resistere
all'invasione del loro paese.

Giudizio erodoteo, gli ateniesi salvatori della Grecia sostanzialmente, è richiamato


nel commento perché la vittoria della flotta in cui gran parte era ateniese fu decisiva
per la sconfitta dei persiani. Il diefteirein è qui un’esagerazione, l’esercito persiano
non fu affatto annientato, e non si parla qui dei Plateesi.

- οὐκ ὦν ἀμφοτέρῃ σφι ἐχώρησε· ἀλλ' ἢν τῇσι νηυσὶ ἐμβάλωσι καὶ νικήσαντες ναυμαχίῃ πλέωσι ἐς
τὸν Ἑλλήσποντον καὶ ἔπειτα λύσωσι τὴν γέφυραν, τοῦτο δή, βασιλεῦ, γίνεται δεινόν. Ἐγὼ δὲ
οὐδεμιῇ σοφίῃ οἰκηίῃ αὐτὸς ταῦτα συμβάλλομαι, ἀλλ' οἷόν κοτε ἡμέας ὀλίγου ἐδέησε καταλαβεῖν
πάθος, ὅτε πατὴρ ‹ὁ› σός, ζεύξας Βόσπορον τὸν Θρηίκιον, γεφυρώσας δὲ ποταμὸν Ἴστρον, διέβη
ἐπὶ Σκύθας. Τότε παντοῖοι ἐγένοντο Σκύθαι δεόμενοι Ἰώνων λῦσαι τὸν πόρον, τοῖσι ἐπετέτραπτο ἡ
φυλακὴ τῶν γεφυρέων τοῦ Ἴστρου· καὶ τότε γε Ἱστιαῖος ὁ Μιλήτου τύραννος εἰ ἐπέσπετο τῶν
ἄλλων τυράννων τῇ γνώμῃ μηδὲ ἠναντιώθη, διέργαστο ἂν τὰ Περσέων πρήγματα. Καίτοι καὶ λόγῳ
ἀκοῦσαι δεινόν, ἐπ' ἀνδρί γε ἑνὶ πάντα τὰ βασιλέος πρήγματα γεγενῆσθαι.
Allora non progredirono in entrambi i fronti (a loro non andò bene in entrambi i fronti), ma se
attaccano le navi e avendo vinto nella battaglia navale navigano verso l’Ellesponto e dopo
distruggono il ponte, questo sì, o re, è da temere.
Non per mia personale saggezza io congetturo ciò, ma perché una volta mancò poco che ci capitasse
un disastro, quando tuo padre avendo aggiogato il Bosforo tracico e gettato un ponte sull’Istro, andò
contro gli Sciti. Allora gli Sciti con ogni mezzo pregarono gli Ioni di sciogliere il passaggio, ai quali
era affidata la custodia dei ponti dell’Istro.
E se allora Istieo, tiranno di Mileto avesse seguito il parere degli altri tiranni e non si fosse opposto,
la potenza persiana sarebbe stata distrutta. E anche sentirlo in un racconto è terribile: che tutta la
fortuna del re fosse stata nelle mani di un solo uomo.

Qui si ritorna al paradeigma degli sciti, qui c’è un’ipotesi, storia controfattuale, se gli
ateniesi navigano verso l’Ellesponto e distruggono il ponte di barche, questo può
avvenire. La narrazione diventa più dettagliata, Artabano vuole arrivare al momento
successivo. Istieo può decidere se far fallire la spedizione e lasciare i persiani
dall’altra parte del danubio e far succedere un disastro, tema che ha anche un altro
riflesso. l’impero persiano in verità è nelle mani di uno solo, il re, qui si parla di
Istieo ma anche del tema dell’idiobouleien. Richiamo abbastanza forte e in linea con
precedente argomento di Artabano sulla necessità di confrontare i pareri, Artabano
instilla in chi lo ascolta dubbi su bontà di sistema di potere persiano, con il re che
decide da solo e mette in estremo pericolo il regno persiano.

Σὺ ὦν μὴ βούλεο ἐς κίνδυνον μηδένα τοιοῦτον ἀπικέσθαι μηδεμιῆς ἀνάγκης ἐούσης, ἀλλὰ ἐμοὶ
πείθεο· νῦν μὲν τὸν σύλλογον τόνδε διάλυσον· αὖτις δέ, ὅταν τοι δοκέῃ, προσκεψάμενος ἐπὶ
σεωυτοῦ προαγόρευε τά τοι δοκέει εἶναι ἄριστα

Non essendoci nessuna necessità tu non cacciarti di tua volontà in tale rischio, ma sii persuaso da
me e sciogli ora questa assemblea: in seguito, quando ti sembrerà bene dopo aver riflettuto con te
stesso ordina quelle che ti sembrano essere le cose migliori.

La necessità di prendere decisioni ponderate rimanda all’immagine del Serse


impulsivo che abbiamo trovato nei Persiani di Eschilo, il Serse tourios, veemente,
giovane età lo porta ad agire in modo irriflessivo. Artabano non mette in discussione
il sistema di potere persiano, invita soltanto dopo aver esposto il suo parere il re a
riflettere prima di prendere una decisione, che comunque spetta a lui. Rumori sinistri,
stanno rifacendo ponte morandi? .

ὸ γὰρ εὖ βουλεύεσθαι κέρδος μέγιστον εὑρίσκω ἐόν· εἰ γὰρ καὶ ἐναντιωθῆναί τι θέλει, βεβούλευται
μὲν οὐδὲν ἧσσον εὖ, ἕσσωται δὲ ὑπὸ τῆς τύχης τὸ βούλευμα· ὁ δὲ βουλευσάμενος αἰσχρῶς, εἴ οἱ ἡ
τύχη ἐπίσποιτο, εὕρημα εὕρηκε, ἧσσον δὲ οὐδέν οἱ κακῶς βεβούλευται

La buona decisione io trovo che sia il miglior guadagno. Se infatti qualcosa le si oppone non di
meno è stata presa in modo corretto ma la decisione è stata vinta dalla sorte.

Tema della Tuche via via più importante, fino ad arrivare al discorso della corona di
Demostene, dove lui rivendica le decisioni prese e attribuisce alla Tuche la sconfitta
di Cheronea. Il ragionamento di Demostene è quello secondo cui l’uomo deve fare
tutto ciò che è in suo potere, prendere le decisioni migliori e attuarle nel modo
migliore ma se le cose nonostante questo non vanno bene questo è dovuto alla Tuche.
La Tuche in età ellenistica riceverà un vero e proprio culto, si andrà ad affiancare agli
dèi olimpici come punto di riferimento, divinità che decide i destini umani. Già in
Erodoto c’è pienamente questo discorso.

Invece chi ha deciso malamente, se la sorte gli dovesse arridere ha trovato una vittoria senza
meritarla ma nondimeno ha mal deliberato.

Con il paragrafo epsilon viene introdotto da Artabano un nuovo tema, invidia degli
dèi, divinità che abbatte tutto ciò che si abbatte eccessivamente.

Ὁρᾷς τὰ ὑπερέχοντα ζῷα ὡς κεραυνοῖ ὁ θεὸς οὐδὲ ἐᾷ φαντάζεσθαι, τὰ δὲ σμικρὰ οὐδέν μιν κνίζει·
ὁρᾷς δὲ ὡς ἐς οἰκήματα τὰ μέγιστα αἰεὶ καὶ δένδρεα τὰ τοιαῦτα ἀποσκήπτει τὰ βέλεα. Φιλέει γὰρ ὁ
θεὸς τὰ ὑπερέχοντα πάντα κολούειν. Οὕτω δὲ καὶ στρατὸς πολλὸς ὑπὸ ὀλίγου διαφθείρεται κατὰ
τοιόνδε· ἐπεάν σφι ὁ θεὸς φθονήσας φόβον ἐμβάλῃ ἢ βροντήν, δι' ὧν ἐφθάρησαν ἀναξίως ἑωυτῶν.
Οὐ γὰρ ἐᾷ φρονέειν μέγα ὁ θεὸς ἄλλον ἢ ἑωυτόν

Tu vedi come il dio colpisce col suo fulmine gli animali possenti, e non permette che si esaltino per
la loro grandezza, i piccoli invece non lo infastidiscono. E vedi anche come la divinità scaglia le sue
frecce verso le case più grandi e anche gli alberi della stessa dimensione.

Richiamo ad Erodoto 1,5. Egli dice che inizierà da Creso, che per primo fece
ingiustizia contro i greci. Dice che tratterà tanto le piccole città quanto le grandi
perché le grandi possono diventare piccole e le piccole grandi. Grandezza non
permanente ma soggetta a dei cicli. Qui nel discorso di Artabano è la divinità che
regola questi cicli della storia. Tema dell’invidia degli dèi si trova spesso in Erodoto,
ad esempio discorso di Solone nel primo libro. Ora, bisogna stare attenti a non fare di
questa idea una sorta di filo conduttore delle storie di Erodoto. C’è ed è presente in
più punti ma non è una filosofia della storia, non interpretare tutto alla luce di questa
concezione. Il rischio che noi corriamo è quello di cercare una teologia nei testi che
leggiamo, una filosofia della storia. Bisogna stare attenti perché queste parole sono
fatte pronunciare a personaggi specifici in contesti precisi e non è metodologicamente
corretto associarle a tutti i contesti. Anche in Erodoto c’è un elemento dialogico, qui
Artabano dialoga con i notabili e il re, anche Solone dialoga, bisogna fare attenzione.
Il principio espresso in forma gnomica è

Il dio, infatti, ama abbattere tutto ciò che si innalza. Così anche un grande esercito viene distrutto da
uno piccolo per una ragione di questo tipo. Quando appunto il dio che invidia scaglia contro di loro
il terrore o un tuono a causa dei quali periscono in modo indegno di loro stessi.

I greci avevano ben presente sia la resistenza opposta a Maratona sia le vittorie contro
i persiani con proporzioni ai greci sfavorevoli. Altra sentenza:

Infatti, il dio non permette che nessun altro a parte lui pensi in grande
Le Gnomai fanno parte della strategia oratoria e questa in qualche modo chiude
l’argomentazione. Il discorso di Artabano è il più lungo e complesso di questo
gruppo, più elaborato rispetto agli altri due. Poi introduce un nuovo argomento:

Ἐπειχθῆναι μέν νυν πᾶν πρῆγμα τίκτει σφάλματα, ἐκ τῶν ζημίαι μεγάλαι φιλέουσι γίνεσθαι· ἐν δὲ
τῷ ἐπισχεῖν ἔνεστι ἀγαθά, εἰ μὴ παραυτίκα δοκέοντα εἶναι, ἀλλ' ἀνὰ χρόνον ἐξεύροι τις ἄν. "Σοὶ μὲν
δὴ ταῦτα, ὦ βασιλεῦ, συμβουλεύω. Σὺ δέ, ὦ παῖ Γωβρύεω Μαρδόνιε, παῦσαι λέγων λόγους
ματαίους περὶ Ἑλλήνων οὐκ ἐόντων ἀξίων φλαύρως ἀκούειν. Ἕλληνας γὰρ διαβάλλων ἐπαείρεις
αὐτὸν βασιλέα στρατεύεσθαι· αὐτοῦ δὲ τούτου εἵνεκα δοκέεις μοι πᾶσαν προθυμίην ἐκτείνειν. Μή
νυν οὕτω γίνηται. Διαβολὴ γάρ ἐστι δεινότατον, ἐν τῇ δύο μέν εἰσι οἱ ἀδικέοντες, εἷς δὲ ὁ
ἀδικεόμενος. Ὁ μὲν γὰρ διαβάλλων ἀδικέει οὐ παρεόντος κατηγορέων, ὁ δὲ ἀδικέει ἀναπειθόμενος
πρὶν ἢ ἀτρεκέως ἐκμάθῃ· ὁ δὲ δὴ ἀπεὼν τοῦ λόγου τάδε ἐν αὐτοῖσι ἀδικέεται, διαβληθείς τε ὑπὸ τοῦ
ἑτέρου καὶ νομισθεὶς πρὸς τοῦ ἑτέρου κακὸς εἶναι.

L’affrettarsi genera in ogni situazione errori, da cui di solito nascono gravi danni; invece, nell’attesa
ci sono dei vantaggi anche se non immediatamente sembrano esserci ma con il tempo si scoprono.
A te questo, o re consiglio, e tu figlio di Gobria, smettila di fare discorsi vani sui greci, che non
meritano ascoltare malamente (che se ne parli male). Calunniando i greci tu esorti il re a guidare di
persona la spedizione. E mi sembra che tu ponga tutto l’impegno per questo scopo, che questo non
avvenga! La calunnia è una cosa tremenda, nella quale due sono quelli che commettono ingiustizia
e uno è quello che la subisce. Quello che calunnia commette ingiustizia accusando una persona che
non è presente, l’altro commette ingiustizia lasciandosi convincere prima di aver appreso in maniera
precisa. Quello che è assente dal discorso in questo subisce ingiustizia, venendo calunniato da uno e
considerato dall’altro un malfattore.

Zemia è di solito punizione, in Erodoto 2,120 quando si termina la vicenda


dell’assenza di Elena a Troia, lì il daimon ha voluto dimostrare che da grandi colpe si
generano grandi punizioni. Qui il tema della fretta è ovviamente legato all’invito a
Serse di riflettere prima di decisione. Mardonie è espunto in quanto glossa entrata nel
testo. Mardonio aveva detto che i greci erano sempre in guerra tra loro, che non erano
organizzati adeguatamente per resistere all’esercito. Punto decisivo, il re deve andare
in grecia o restare in persia come re Dario che mandò Dati e Artafrene e rimase sul
divano ? Spoiler: Serse guiderà personalmente la spedizione, contro il parere di
Artabano che gli suggerirà di mandare i generali. Atrekeos avverbio tipico del lessico
della verità e conoscenza precisa.

Tutta questa sezione a noi richiama molto la cultura giudiziaria ateniese, facevano
processi in continuazione. Checchè dicesse Pericle che gli ateniesi non si risentivano
se il loro vicino facesse qualcosa secondo il suo piacere, un quadro più realistico è
quello delle Vespe di Aristofane in cui processano pure il cane, ovviamente
distorsione comica ma proliferare di processi chiaro da tutte le fonti. C’era anche
attività di orsetti sicofanti, calunniatori professionali . Essi vivevano denunciando
reati veri o presunti e cercando di guadagnarci. Erodoto prima di andare a Turi è
certamente stato ad Atene e probabilmente ci è ritornato. Il tema della diabolè è quasi
universale ma davanti a un pubblico ateniese può avere un interesse specifico. La
sezione contro Mardonio è molto più dura della prima, con il re lui non se la può
prendere per ovvie ragioni ma con Mardonio sì.

Ἀλλ' εἰ δὴ δεῖ γε πάντως ἐπὶ τοὺς ἄνδρας τούτους στρατεύεσθαι, φέρε, βασιλεὺς μὲν αὐτὸς ἐν
ἤθεσι τοῖσι Περσέων μενέτω, ἡμέων δὲ ἀμφοτέρων παραβαλλομένων τὰ τέκνα στρατηλάτεε αὐτὸς
σὺ ἐπιλεξάμενός τε ἄνδρας τοὺς ἐθέλεις καὶ λαβὼν στρατιὴν ὁκόσην τινὰ βούλεαι· καὶ ἢν μὲν τῇ σὺ
λέγεις ἀναβαίνῃ βασιλέϊ τὰ πρήγματα, κτεινέσθων οἱ ἐμοὶ παῖδες, πρὸς δὲ αὐτοῖσι καὶ ἐγώ· ἢν δὲ τῇ
ἐγὼ προλέγω, οἱ σοὶ ταῦτα πασχόντων, σὺν δέ σφι καὶ σύ, ἢν ἀπονοστήσῃς. Εἰ δὲ ταῦτα μὲν
ὑποδύνειν οὐκ ἐθελήσεις, σὺ δὲ πάντως στράτευμα ἀνάξεις ἐπὶ τὴν Ἑλλάδα, ἀκούσεσθαί τινά φημι
τῶν αὐτοῦ τῇδε ὑπολειπομένων Μαρδόνιον, μέγα τι κακὸν ἐξεργασάμενον Πέρσας, ὑπὸ κυνῶν τε
καὶ ὀρνίθων διαφορεόμενον ἤ κου ἐν γῇ τῇ Ἀθηναίων ἤ σέ γε ἐν τῇ Λακεδαιμονίων, εἰ μὴ ἄρα καὶ
πρότερον κατ' ὁδόν, γνόντα ἐπ' οἵους ἄνδρας ἀναγινώσκεις στρατεύεσθαι βασιλέα."

Ma se bisogna per forza fare una spedizione contro questi greci, il re in persona se ne rimanga nelle
sedi dei persiani, quando noi due abbiamo dato in pegno i nostri figli devi essere tu stesso a
comandare la spedizione dopo aver scelto gli uomini che vuoi e aver preso con te l’esercito grande
quanto desideri. E se le cose vanno come tu dici (bene per il re) siano uccisi i miei figli e io insieme
a loro, se invece vanno come ho predetto siano i tuoi figli a subire questo e con loro anche tu, se
dovessi tornare (ironia tragica, il pubblico sa che muore a Platea).

La conclusione del discorso di Mardonio è molto dura e molto epica, ricorda inizio
dell’Iliade. I commenti fanno riferimento ad abitudini funerarie persiane, esporre i
cadaveri all’aperto in preda agli animali. Vannicelli insiste sul riferimento omerico, la
scuola greca era fondata su Omero. La memoria omerica dei greci molto forte.

Ma se non vorrai sottoporti a questo ma in ogni modo condurre l’esercito contro la guerra in Grecia
io affermo che qualcuno di quelli lasciati qui (persiani sopravvissuti) ascolterà questa notizia, che
Mardonio dopo aver fatto grandi danni ai persiani è dilaniato dai cani e uccelli o da qualche parte
nella terra degli ateniesi o in quella degli spartani se non anche prima durante il percorso, dopo aver
conosciuto contro quali uomini cerchi di convincere il re a marciare.

Chiusa omerica in linea con il tono omerico di questa sezione. Dicevamo di questa
immagine omerica di Mardonio in preda a cani e uccelli, conclusione molto forte del
discorso. Contesto diverso da Iliade, lì è l’ira di Achille che lo provoca, qui sconfitta
persiana contro i greci. Verbo prolego, sorta di profezia, ci introduce a ciò che verrà
dopo, capitolo 12.

Ἀρτάβανος μὲν ταῦτα ἔλεξε· Ξέρξης δὲ θυμωθεὶς ἀμείβεται τοῖσδε· "Ἀρτάβανε, πατρὸς εἶς τοῦ
ἐμοῦ ἀδελφεός· τοῦτό σε ῥύσεται μηδένα ἄξιον μισθὸν λαβεῖν ἐπέων ματαίων· καί τοι ταύτην τὴν
ἀτιμίην προστίθημι, ἐόντι κακῷ τε καὶ ἀθύμῳ, μήτε συστρατεύεσθαι ἔμοιγε ἐπὶ τὴν Ἑλλάδα αὐτοῦ
τε μένειν ἅμα τῇσι γυναιξί. Ἐγὼ δὲ καὶ ἄνευ σέο ὅσα περ εἶπα ἐπιτελέα ποιήσω. Μὴ γὰρ εἴην ἐκ
Δαρείου τοῦ Ὑστάσπεος τοῦ Ἀρσάμεος τοῦ Ἀριαράμνεω τοῦ Τεΐσπεος τοῦ Κύρου τοῦ Καμβύσεω
τοῦ Τεΐσπεος τοῦ Ἀχαιμένεος γεγονώς, μὴ τιμωρησάμενος Ἀθηναίους, εὖ ἐπιστάμενος ὅτι εἰ ἡμεῖς
ἡσυχίην ἄξομεν, ἀλλ' οὐκ ἐκεῖνοι, ἀλλὰ καὶ μάλα στρατεύσονται ἐπὶ τὴν ἡμετέρην, εἰ χρὴ
σταθμώσασθαι τοῖσι ὑπαργμένοισι ἐξ ἐκείνων, οἳ Σάρδις τε ἐνέπρησαν καὶ ἤλασαν ἐς τὴν Ἀσίην.
Οὐκ ὦν ἐξαναχωρέειν οὐδετέροισι δυνατῶς ἔχει, ἀλλὰ ποιέειν ἢ παθεῖν πρόκειται ἀγών, ἵνα ἢ τάδε
πάντα ὑπὸ Ἕλλησι ἢ ἐκεῖνα πάντα ὑπὸ Πέρσῃσι γένηται· τὸ γὰρ μέσον οὐδὲν τῆς ἔχθρης ἐστί.

Artabano disse queste cose e Serse adirato rispose con queste parole.

Tumoteis è uno dei modi di esprimere l’ira, l’ira è tra le passioni umane sotto
osservazione, perché il controllo delle emozioni violente è considerato decisivo per
chi ha posizione di comando. Dato interessante è che mentre in Tucidide si hanno
intere comunità in preda alla collera, ad esempio Ateniesi adirati con Pericle che
permette che sia devastata l’Attica. In Senofonte invece si insiste sull’ira di singoli
personaggi, anche lui usa il paradigma persiano, paradigma di buon governo ma
anche crisi. Si insiste molto sui singoli in Senofonte. Nell’impero persiano è
importante che il singolo che detiene tutto il potere non sia in preda all’ira. Il re dei
medi Tassare, che poi è soppiantato dai Persiani e da Ciro è irascibile. Tumoteis,
tumos è uno dei modi di esprimere l’ira, nel perì ippikes di Senofonte si parla del
tumos del cavallo, Senofonte fa un bel paragone tra il tumos del cavallo e la collera
dell’uomo. Tema interessante, i giovani sono più propensi a farsi prendere dall’ira
secondo i greci.

Artabano, tu sei fratello di mio padre e questo ti salverà dal ricevere una ricompensa degna delle tue
parole avventate, io a te che sei malvagio e vigliacco infliggo questo disonore di non marciare
insieme a me contro la Grecia ma rimanere qui insieme alle donne: io anche senza di te quello che
ho detto lo porterò a compimento

Atimia è un termine ionico, risvolti giuridici, perdita della timè, diritti civili, molto
pesante come termine.

Poi Serse afferma la sua i


dentità a partire dalla sua genealogia

Che io non sia figlio di Dario, di Istaspe, figlio di Arsame, figlio di Ariaramne, figlio di Tispe,
figlio di Ciro se non mi vendicherò degli ateniesi. Sapendo bene che se noi staremo tranquilli loro
non lo faranno ma faranno una spedizione contro la nostra terra, bisogna misurarlo da quello che
hanno compiuto loro che hanno bruciato Sardi e marciato contro l’Asia.

In queste genealogie c’è un problema, non tutti i padri sono stati re. La genealogia è
interessante perché è un modo di affermare la propria identità. Erodoto 2, 143, in
ambito greco scena in cui Ecateo pronunciava la sua genealogia a Tebe d’Egitto
davanti
ai sacerdoti. 16 antenati da allora all’epoca eroica, per un greco era una cosa
abbastanza normale. I sacerdoti egizi gli fanno vedere 345 statue di sacerdoti che si
sono succeduti, scoperta della profondità della storia greca, relativamente giovane,
contro quella egizia più vecchia. Gli sciti sono invece i più giovani. Erodoto prende
in giro Ecateo genealogista che non è un suo predecessore per Nicolai, salvo per la
parte geografica. Questa idea che gli ateniesi avrebbero fatto una spedizione contro la
Persia è abbastanza inverosimile, però rinvia al commento di Vannicelli per tutto il
confronto con le fonti persiane per le genealogie etc. Quello che gli interessa di più è
che i Persiani non possono stare fermi, devono espandersi, ma anche la potenza
ateniese non può fermarsi, come se entrambi fossero condannati a espandersi.
Erodoto sta parlando ad un popolo che conosce assai bene quello che succede nei
decenni successivi alle guerre persiane. Atene diventa una potenza in grado di
intervenire in tutto il Mediterraneo orientale e anche oltre, tenere sotto di sé decine e
decine di città. Il fatto che una città riesca ad acquistare una potenza militare così
grande è probabilmente oggetto della riflessione di Erodoto e del suo pubblico. Il
pubblico di Erodoto si sarà domandato “cosa stiamo facendo adesso?”. Gli ateniesi
sapevano poco dell’Occidente quando decidono di andare in Sicilia, spedizione di
conquista. Tendenza all’espansione è uno dei temi di storie Erodoto, il dio abbatte ciò
che si innalza come gli Ateniesi. Il pubblico di Eschilo dei persiani non ci pensava
più di tanto, l’impero ateniese non era ancora rafforzata. Riflessione sull’espansione
in Erodoto c’è.

Non è possibile per nessuno dei due tornare indietro, il punto è agire o subire, affinchè o tutte queste
cose finiscano sotto il potere dei greci o tutte quelle sotto il potere dei persiani. Non c’è una via di
mezzo per la nostra ostilità.

Tade sono le cose dell’impero persiano, ekeina si riferisce ai persiani

Καλὸν ὦν προπεπονθότας ἡμέας τιμωρέειν ἤδη γίνεται, ἵνα καὶ τὸ δεινὸν τὸ πείσομαι τοῦτο μάθω
ἐλάσας ἐπ' ἄνδρας τούτους, τούς γε καὶ Πέλοψ ὁ Φρύξ, ἐὼν πατέρων τῶν ἐμῶν δοῦλος,
κατεστρέψατο οὕτω ὡς καὶ ἐς τόδε αὐτοί τε ὥνθρωποι καὶ ἡ γῆ αὐτῶν ἐπώνυμοι τοῦ
καταστρεψαμένου καλέονται.

È bene che avendo sofferto per primi noi ci vendichiamo affinchè io impari a conoscere il pericolo
che dovrò subire conducendo una spedizione contro questi uomini che il frigio Pelope che era
schiavo dei miei padri sottomise, sicchè ancora oggi gli stessi uomini e la loro terra portano il nome
di chi li ha sottomessi.

Qui finisce il discorso di Serse, egli risponde in modo sprezzante ad Artabano.


Riferimento a Pelope è un altro modo per ribadire che tutti nell’impero persiano sono
schiavi. Rinvia ai commenti. I persiani si attribuivano naturaliter il dominio di tutta
l’Asia.

Questo fu detto: dopo che venne la notte il parere di Artabano tormentava Serse. Serse si affida alla
notte per avere consiglio e trovò che non era cosa fare una spedizione contro la grecia.

Serse comincia effettivamente a pensare alle proprie decisioni come dice Artabano.
Questo pregma utilizzato in tutti i modi possibili, anche nelle espressioni idiomatiche.
A questo punto c’è il sogno di Serse, Nico consiglia di rileggere il sogno di
Agamennone nel secondo libro dell’Iliade. Le modalità con cui viene presentato il
sogno sono simili. In Erodoto il consiglio precede il sogno e poi ci saranno altri
consigli. Moltiplicazione dei sogni quasi in gara con il modello omerico. Il sogno di
Agamennone è più simile a questo, sogno di chi guida una spedizione. Chi lavora ha
poco tempo per sognare, di solito sognano personaggi altolocati vari. Il sogno può
dare indicazioni realistiche come il sogno di Atossa oppure può essere oulos, funesto.

22/11/2021

Siamo nel capitolo 12 del VII libro, sogno di Serse

Presa questa decisione si addormentò e nella notte vide questa visione come viene detto dai
persiani.

Questa frase, come viene detto dai persiani fa venire in mente il proemio con i
rapimenti, che vede attribuzione di racconti proposti da Erodoto a personaggi diversi.
Versioni di racconti attribuiti ad autorità straniere, Erodoto le chiama logioi. Egli
dichiara di rifarsi a personaggi di cui riporta un’opinione da lui stesso ascoltata.
Versioni che depurano le storie di componenti strampalate, miracolose, ad esempio
semplici rapimenti, del tutto umani. Si tratta di racconti greci che Erodoto attribuisce
ad altri popoli, ad esempio il racconto secondo il quale Elena non va a Troia,
semplicemente rimane presso Proteo in Egitto. Quando ci troviamo davanti a
sacerdoti e dotti stranieri che raccontano vicende greche qualche dubbio ci viene.
Anche il sogno di Serse viene attribuito ai persiani, fa riflettere, perché questa
sequenza di sogni, consigli/assemblee è una sequenza che conosciamo bene
attraverso l’epica. Erodoto ha costruito un proemio molto elaborato e complesso per
dare una sua versione delle cause scatenanti e quello che precedette seconda guerra
persiana. Una sia versione che distanziava la maniera epica di raccontare una guerra,
fino a quel momento chi voleva raccontare una guerra si rifaceva all’Iliade, sia in
epos sia in altri generi poetici. Ad esempio, elegia narrativa, Smirneide di
Mimnermo. Nella letteratura greca i modelli Omerici sono profondamente introiettati.
Il legame tra epica e storiografia è molto forte, ciò non toglie niente alla storiografia.
L’idea che ci sia una scienza storica come la nostra fa pensare che il vero storico
fosse Tucidide. Prima di prendere un’opera di storiografia e trarne informazioni è
necessario capire come funziona dal punto di vista letterario. Se non capisci come
funziona non capisci nemmeno quali sono i messaggi che vuole passare.

Sembrò a Serse che un uomo alto e di bell’aspetto standogli accanto gli dicesse: tu hai cambiato
parere, persiano, affermando di non voler più condurre una spedizione contro la grecia, dopo però
aver detto i persiani di radunare un esercito.
Cambiare parere, verbo che ha un certo interesse per noi, lo troviamo all’inizio del
discorso di Cleone nel III libro di Tucidide. È il primo dei due discorsi di un agone
tra Cleone e Diodoto, portatori di due opinioni opposte su punizione da infliggere ai
Mitilenesi. Prima assemblea prevale opinione di Cleone, punizione esemplare.
Seconda assemblea mette tutto in discussione. I due personaggi hanno uno status
molto diverso, Cleone politico importante, Diodoto solo un nome per noi,
rappresentante di opinione opposta. Cleone accusa gli ateniesi di questi cambiamenti
di opinione, ragionamento sulla democrazia incapace di dominare gli altri. Tucidide è
stato molto studiato negli Stati uniti proprio per questi temi sulla democrazia
imperialista. In particolare, studi su questi temi. Il tema è centrale, al di là di categorie
moderne come quella di imperialismo che è moderna. Prodialektenai, discutere prima
di prendere decisione, per Pericle base della democrazia, per Cleone non si deve fare,
ma invece una volta presa una decisione va seguita, senza lasciarsi incantare da altri
discorsi. Infatti, proprio Cleone pronuncia questo discorso, conosciuto come grande
oratore, caratterizzato da una actio (gestualità) molto curata. Ironia che sia un
personaggio del genere a tenere un discorso sui pericoli della demagogia. Il dibattito
sulla democrazia è centrale nelle nostre società.
La situazione di questo passo rispetto a quella di Mitilene non è del tutto diversa,
anche qui si parla di spedizione militare per punire severamente chi ha defezionato,
come Serse vuole punire gli Ateniesi che si erano macchiati di ingiustizie nei
confronti di persiani (sconfitta a Dario, templi di Sardi bruciati).

Non fai bene a cambiare idea (di nuovo questo verbo) e non ci sarà nessuno che ti approverà ma
come hai deciso di fare di giorno, segui questa strada, e dopo aver detto questo il personaggio
volasse via.

Il personaggio sparisce, ora alcuni punti del commento molto interessante. Il termine
eufrones è poetico, qui si va ad indicare un registro alto della narrazione. Il
commento a os legetai upò perseon segnala due cose interessanti, qualcuno lo
riferisce anche a tutte le cose che precedono, racconto di assemblea, discorso. Si
insiste dunque sulla natura documentaria delle informazioni di Erodoto. D’altra parte,
chi non crede all’origine persiana di questi racconti li giudica del tutto fittizi. Ci sono
gli studiosi che giudicano del tutto fittizi tutti i racconti di erodoto anche quelli
fondati sull’autopsia. Erodoto poteva conoscere info di origine persiana, era in
Alicarnasso, Asia minore, c’erano rapporti. C’è una persona che appare e dà
consigli/ordini, schema tipico del sogno. Personaggio che poi si invola alla fine del
sogno. Questo sogno non promette vittoria a Serse, dice solo che deve fare la
spedizione. Ambiguità tipica degli oracoli/oroscopi. Sempre interpretazioni
necessarie, perciò si da importanza a interpreti di sogni. Cap.13 inizio della
narrazione con giorno che appare, schema narrativo di tipo omerico. Il poeta epico
non può lasciare vuoti, deve raccontare tutto, qui il racconto della notte non c’è salvo
se nella notte accade qualcosa,

sorta la luce del giorno Serse non teneva in alcun conto questo sogno, ma dopo aver radunato i
persiani che aveva già radunato in precedenza disse queste cose: persiani, abbiate comprensione di
me perché cambio opinione, io non sono ancora arrivato al vertice della mia saggezza. E quelli che
mi esortano a fare in quel modo non si tengono lontani. Quando ho ascoltato il parere di Artabano,
la giovinezza mi ha mandato in ebollizione, cosicchè io ho scagliato contro un uomo più anziano
parole più inappropriate del dovuto. Ora concordando in qualche modo mi avvarrò della tua
opinione. Stai tranquillo che io ho cambiato parere e cambiando parere non si farà più la spedizione.
I persiani avendo ascoltato queste cose tutti contenti fecero la proskinesis.

Serse dice che ha ancora molto da imparare. Qui c’è una variazione del luogo comune
sulla giovane età, particolarmente interessante, già omerico, episodio di Antiloco. Fa
una manovra in una gara spericolata portando lontano Menelao, Antiloco si giustifica
con giovane età. Alcibiade varia il topos retorico in Tucidide, Alcibiade afferma di
aver avuto successo grazie alla sua orgè, ira nel senso di passione giovanile che aveva
reso la sua opinione attraente. Turios in Eschilo, violento, estremo. Qui invece Serse
dice di non essere arrivato. Passi interessanti, prima di tutto la luce, gioco
luce/oscurità condotto da Erodoto. Il caso di Serse che non tiene conto del sogno si
può avvicinare a episodi simili con oracoli. Quanti anni aveva serse? Vedere su
commento. Come si spiega insistenza su giovinezza? Contrasto Artabano/Serse, ma
anche Dario / Serse. Dario non aveva avuto soltanto successi.

Venuta la notte di nuovo lo stesso sogno apparve a Serse stando sopra di lui e gli dice: “ figlio di
Dario, sembra che di fronte ai persiani hai annullato la spedizione non tenendo in alcun conto le mie
parole, come non le avessi sentite da nessuno. Sappi bene che se non farai tu la spedizione queste
conseguenze verranno dalla tua regione. Come sei diventato grande e potente in breve tempo così
anche sarai di nuovo rapidamente un miserabile.

Tapeinos è un miserabile, e questo è strano perché Serse sarebbe comunque rimasto


re. Qui si parla sempre della perdita della timè.
Nel cap.14 abbiamo visto il sogno reiterare l’ordine a Serse. Nico non farebbe notare
pai dareiou come dispregiativo. Il sogno sembra alludere a procedura che porta Serse
al Trono, che troviamo all’inizio del settimo libro. Tema del ribaltamento delle sorti,
si ritrova più volte in Erodoto. Erodoto qui fa parlare il sogno come fossero sue
parole.

Serse si spaventò per la visione, saltò dal letto e mandò il messaggero a chiamare Artabano, e
quando Artabano arrivò serse gli dice queste cose: io in quel momento non ero abbastanza
assennato, quando ho rivolto a te parole strane in cambio di un buon consiglio, ma dopo non molto
ho cambiato opinione e ho capito che bisognava fare quello che tu avevi consigliato, ma pur
volendo fare così non sono capace di farlo. Dopo che appunto a me che ho cambiato opinione, mi
appare frequentemente un sogno che mi dice che in alcun modo devo fare queste cose e proprio ora
se ne è andata questa visione dopo avermi minacciato. Se è dunque un dio che la manda e a lui è del
tutto gradito che si tenga una spedizione contro la Grecia questo stesso sogno verrà anche da te
ordinando le stesse cose che ha ordinato a te. Io trovo che questo può accadere se tu prendessi tutte
le mie vesti e dopo esserti vestito ti sedessi sul mio trono e addormentassi nel mio letto.
Idea dell’origine divina del sogno vedremo che Artabano commenterà, sogni attività
diurna. Vediamo che tutti sognano ma quelli significativi li fanno solo uomini di
potere.
Serse chiede ad Artabano di prendere il suo posto, questa procedura è stata avvicinata
a quella del re sostituto, cultura ittita e mesopotamica. Presagio gravante sul re si
sarebbe scaricata sul sostituto che ne avrebbe pagato le conseguenze (vedi
commento).
I persiani non potevano sedersi su trono del re, sacrilegio punito con morte, perciò
Arti rifiuta.

Serse diceva così ma Artabano al suo primo ordine non obbedì perché non si riteneva degno di
sedere sul trono del re, ma dal momento che è stato costretto fece quello che gli era stato ordinato
dopo aver detto questo.

Artabano è perplesso perché non era concesso a chi non era il re di sedersi sul trono e
in persia facilmente volavano le teste.

O re, da me sono giudicate in pari modo il pensare bene e voler obbedire a chi dice cose giuste, la
frequentazione di uomini malvagi porta a sbagliare te anche se tu possiedi entrambe queste qualità
come dicono che i venti abbattendosi sul mare che è la più utile per gli uomini tra tutte le cose non
permettono di servirsi della propria natura.

Qual è la natura del mare? mezzo di comunicazione per gli uomini. questa funzione
di comunicazione è centrale in questo periodo storico, come anche in Tucidide.
Nell’arcaiologhia quest’ultimo insiste molto su funzione comunicativa del mare. Così
Serse saggio in sé viene turbato da frequentazione di persone come Mardonio.
Periodo più lungo e ipotattico di quelli cui siamo abituati in Erodoto. Artabano dice:

quando io ho sentito le tue offese non tanto mi ha tormentato il dolore per queste offese quanto in
presenza di due opinioni per i persiani, una che ne accresceva la hybris e un’altra che la reprimeva e
diceva che era male insegnare all’animo a desiderare più di quanto si ha, quello che mi ha
veramente addolorato è che tu hai scelto quella più pericolosa per te e per i persiani. Ora dopo che
tu ti sei volto all’opinione migliore e dici che rinunci a condurre la spedizione contro i greci, un
sogno inviato da qualche dio non ti permette di sciogliere l’esercito. ma queste cose non sono
divine.

Ad un certo punto Arti spiega l’origine dei sogni. Serse secondo Arty è stato
malconsigliato, i cattivi consiglieri presenti anche nei persiani, Atossa accusa sersy di
ciò. Mardonio certamente, ma anche i signori di Tessaglia, Pisistratidi, onomacrito.
Questa idea della similitudine del mare in forma di metafora si trova anche altrove e
diventa per così dire comune nell’immaginario politico per cattiva influenza dei
demagoghi. Parola hybris viene evocata per spiegare logica di eventi storici in Er.
compare una sola volta, qui, nel VII libro, poi solo un’altra volta in VIII. Questo
concetto legato all’incremento di Hybris e dei domini persiani secondo quel nomos
che costringeva i persiani ad espandersi sempre, non bisogna farlo diventare una
filosofia dells storia. Ora inizia sezione su carattere non divino del sogno in generale:

infatti, quello che avviene nei sogni che nel loro vagare giungono all’uomo sono tali quali io ti
spiegherò, che sono di molti anni più vecchio di te. Sono soliti vagare quelle visioni dei sogni che
sono relative alle preoccupazioni che uno ha di giorno, e noi nei giorni precedenti eravamo molto
occupati di questa spedizione contro la Grecia.

L’opera più famosa sui sogni è quella di Artemidoro, oneiroi portano un messaggio
mentre eniupnia no. Artabano propone spiegazione che troviamo in versante
scientifico di riflessione, risultato di preoccupazioni diurne. Da segnalare malista che
ridimensiona il fatto che i sogni riflettono le vicende diurne.

Se le cose non stanno così come io penso ma vi partecipa qualcosa di divino tu stringendo gli
argomenti hai già detto tutto. Appaia dunque anche a me dando questo ordine. Non dovrebbe però
apparire più facilmente se io ho il tuo vestito piuttosto che il tuo oppure se dormo nel tuo letto
anzicchè nel mio, se questa visione vuole apparire in un modo o nell’altro.

Se è un dio che dà quest’ordine no necessario tutto questo teatrino, ragionamenti di


Artabano sull’esperimento di Serse. Pratica della incubazione molto comune in
Grecia in contesto medico. Da quel che si capisce il malato collocato all’interno del
tempio e riceveva delle indicazioni durante il sonno. Erano i sacerdoti stessi che
davano questi consigli dopo aver drogato il povero malcapitato.

24/11/2021

Artabano con argomentare complesso cerca di fare ragionamenti per dimostrare che
questo esperimento è un’idea sbagliata.

Qualunque cosa sia quello che ti appare nel sogno non arriva a tal punto di ingenuità da credere
vedendo me che io sia te ricavandone indizio dalla veste. Se non mi terrà in nessuna considerazione
né riterrà giusto o degno apparire a me, né che io abbia il mio vestito e neppure se ho il tuo ma
frequenterà te, anche questo è qualcosa che va appreso. Se infatti continuerà a frequentare te, anche
io direi che si tratta di qualcosa di divino.

Tekmerion, prove in oraoria giudiziaria ma anche in ragionamenti logici com questo.


Tutti questi ragionamenti sono tali da dimostrare errore di Serse, ma sogno stringerà
Artabano a credere alla visione di Serse. Risalto a rapporti tra argomentazione di
Artabano e quella di Solone. Sappiamo che al tempo di Erodoto in Grecia si sono
diffuse le antiloghiae, i dissoi logoi, una delle poche opere conservate di questo tipo.
Sappiamo da testimonianza di vita di Pericle di Plutarco che questa usanza era
comune. Anni decisivi questi, Tucidide, Erodoto, Gorgia. Quello che accade ad Atene
nell’età di Pericle è straordinario e noi ne conosciamo qualcosa di minimo, solo
frammenti dei sofisti o Platone che ce li presenta attraverso il filtro di Socrate.
Bisognerebbe leggere anche Erodoto nel contesto della sua epoca, sofisti, medici,
tutte categorie separate.

Se è stato da te deciso che accada così e non è possibile cambiare opinione ma bisogna ormai che
io dorma nel tuo letto e una volta compiute queste cose da me appaia anche a me, ma fino a quel
momento io rimarrò della mia opinione.
Dopo aver detto tutte queste cose Artabano sperando di dimostrare che Serse non diceva nulla
faceva quello che gli era stato ordinato.

Verbo apodeixein, dimostrazione, Artabano sta conducendo una dimostrazione


logica, fondata su natura dei sogni e ragionamenti un po' cavillosi di oratorio
giudiziaria nella argumentatio. Nell’oratoria giudiziaria si cerca di convincere che la
propria tesi è nell’eikos e quella avversa no. Attraente nell’epoca delle Vespe di
Aristofane. Il modo di raccontare è simile a quello dell’epos. Narrazione dettagliata.

Dopo aver indossato la veste di Serse ed essersi seduto sul trono legale, quando dopo queste cose
andò a coricarsi venne a lui che dormiva lo stesso sogno che era andato da Serse e stando sopra ad
Artabano gli disse queste cose. “Tu sei quello che sta dissuadendo Serse a fare la spedizione contro
la grecia, come se volessi tutelarlo, ma neppure nel futuro né nel presente agirai impunemente
cercando di allontanare quello che invece deve avvenire e Serse, quello che dovrà subire se non
dovesse ubbidire, a lui questo è stato già spiegato.”

Abbiamo un'altra apparizione sempre con le stesse modalità ma distingue nettamente


Serse da Artabano. Il sogno si manifesta piuttosto minaccioso. Chi ha studiato i sogni
ha evidenziato che esiste sogno doppio, stesso sogno che appare in due persone
diverse. Qui c’è punto molto interessante, ciò che è necessario che avvenga, e che è
un tema tipico della tragedia. Quando si rievoca azione di Agamennone si usa un
verbo che indica un mutamento nella direzione di ciò che è anosion, stessa direzione
del fato ma avrebbe potuto decidere direttamente. Divinità vive in uno spazio
separato dagli uomini. Qui il problema è posto, ci riporta a quell’idea del nomos, che
porta anche a valutare diversamente le colpe di Serse. Il fantasma di Dario nei
persiani invece attribuisce tutte le colpe a Serse.

Dunque, ad Artabano sembrava che il sogno lo minacciasse e che stesse per bruciargli gli occhi con
ferri arroventati. Ebbe un grande grido e balzò sul letto e si mise seduto accanto a Serse e dopo
avergli raccontato la visione del sogno, in un secondo momento gli parla così.

Quella dell’accecamento, come anche mutilazioni, punizione frequente nell’impero


persiano. Come vedremo in Senofonte mutilati ovunque, probabilmente in Senofonte
c’era presa di distanza da Ciro il giovane. Questo di essere accecato dunque dato che
capitava davvero sogno ricorrente. Il discorso di Artabano a Serse di nuovo ci porta a
ragionare tra discorsi fatti pronunciare da un personaggio e parti d’autore.

Io, o re, in quanto uomo ho visto molte e grandi potenze che sono cadute ad opera di più piccole.
Non volevo lasciare che tu cedessi del tutto all’età sapendo che è male desiderare troppo e
ricordando come è andata la spedizione di Ciro contro i Massageti, ricordandomi della spedizione
contro gli etiopi di Cambise ed essendo stato anch’io compagno di spedizione di Dario contro gli
Sciti. Sapendo queste cose io avevo la convinzione che tu stando tranquillo saresti stato giudicato
beato da tutti gli uomini. Ma dal momento che c’è una spinta divina e, come sembra una distruzione
afferra i greci come sembra, io stesso cambio opinione. E tu, appunto ai persiani annuncia quello
che ti è stato inviato dal dio e seguano i tuoi primi ordini per la preparazione della spedizione e fa
così in modo che essendo il dio accanto a noi delle tue cose non manchi nulla.

Ricordiamo I,5 città piccole che diventano grandi e viceversa, è un tema che ritorna
nelle storie. Il ragionamento di Erodoto e qui di Artabano fa ragionare tantissimo i
lettori sulle dinamiche che le potenze umane subiscono. Come nella tragedia c’è
infondo un problema di determinazione divina o umana che Erodoto, anche nelle
storie di Erodoto sono presenti. In Tucidide invece religiosità in proporzione minore,
principalmente dinamiche umane. Cola iniziano con participi che si riprendono tra
loro, parallelismo tra i cola, anafora, strutture comuni e poi si svilupperanno
soprattutto in Gorgia che li porterà ad un livello superiore. Verbi di ricordare alla
fine, tre esempi da più antica a più recente spedizione, ultima avvalorata da autopsia.
Segue la storia umana l’idea che chi fa guerra ha dio dalla sua parte. Conclusione del
ragionamento di Artabano, è importante commento di Vannycelly perché confronto
con brani precedenti. Pessimismo erodoteo, la storia non è Magistra vitae, attraverso
Artabano in fondo Erodoto si domanda se gli uomini possano imparare dalla storia.

Dette queste cose allora un po' rinfrancati dalla visione quando fu giorno immediatamente Serse
comunicò queste cose ai persiani e Artabano che appariva prima il solo a scoraggiare la spedizione
allora apertamente la sosteneva.

Qui abbiamo visto che i sogni si moltiplicano, due volte appare a Serse uno ad
Artabano e poi un’altra volta a Serse, al capitolo 19.

A Serse che ormai aveva deciso di fare la spedizione dopo questi fatti apparve in sogno una terza
visione che i maghi, avendola udita, giudicarono riferirsi a tutta la terra cioè al fatto che tutti gli
uomini sarebbero divenuti suoi schiavi.

Il tema di schiavitù è erodoteo classico legato all’ambizione dei re persiani. I Magoi


fanno quello che faceva Onomacrito, dava solo interpretazioni favorevoli, omettendo
tutto quello che potevano portare a mettere in dubbio esito favorevole dell’impresa

La visione era questa: sembrava a Serse di essere incoronato con un tralcio di ulivo e che dall’ulivo
i rami coprissero tutta la terra e in seguito la corona che stava sulla testa scomparisse. Dopo che i
magi ebbero giudicato in questo modo il sogno ogni uomo dei persiani radunati lì parti per la sede
del suo dominio e metteva ogni impegno per compiere quello che gli era stato domandato, dato che
ciascuno voleva ricevere i doni che erano stati proposti da Serse. E Serse compì così il raduno
dell’esercito andando a sondare ogni luogo del continente.

Questa corona che scompare è chiaramente un segnale non favorevole ma viene


interpretata così dai magi. Serse fa i suoi preparativi, notare come la terza visione può
essere interpretata anche in un altro modo. Il dominio inizialmente si estende, ma poi
questo dominio sparisce nella visione. Non si sa se c’è riferimento ad olivo
incendiato dai persiani sull’acropoli che sarebbe rinato dalle sue ceneri. Certamente
la presa di Atene è punto di passaggio da successo persiano alla sconfitta. Non si sa
se riferimento a vincitori di giochi olimpici. Simbologie abbastanza diffuse. A parte
Artabano che inizialmente frena il re, Mardonio va esattamente nella stessa direzione
del re e anche i Magi. Il capitolo 20 è essenziale per i nostri ragionamenti.

A partire dalla conquista dell’Egitto per 4 anni interi preparò l’esercito e tutto quello che serviva
all’esercito. Alla fine del 5 anno fece la spedizione con un imponente esercito. Delle spedizioni che
noi conosciamo, questa fu di gran lunga la più grande, cosicchè anche quella di Dario contro gli
Sciti al confronto di questa appare cosa da nulla. E anche quella scitica quando gli sciti inseguendo i
cimmeri fecero irruzioni nella terra dei Medi e dopo aver sottomessa quasi tutta la parte interna
dell’Asia la dominavano.

Il sistema di localizzazione katà/anà ha valori diversi. Katà vuol dire giù ma anche
verso il mare, contrario di anà. Per avere identificazione di tipo cartografico
dobbiamo aspettare Polemeo, che ci dice chiaramente che la sua carta ha il nord in
alto, antichi no punti cardinali ma aree dei venti. La mentalità cartografica è una
nozione relativamente recente. Nell’antichità abbiamo 2 tipi di carte, scientifiche e
catastali, a larghissima scala o molto molto piccola, non c’è nulla in mezzo. Problema
di questo tipo di traduzioni sono questi avverbi, è chiaro che una cultura come quella
greca sempre legata al mare ha sempre il mare come riferimento. Qui probabilmente
il riferimento non è alle zone settentrionali dell’Asia, da cui venivano gli stessi Scizi,
ma loro invece occupano zone più interne dell’Asia.

Di questi poi Dario si vendicò, né secondo quanto si dice, la spedizione degli atridi contro ilio e
quella dei misi e dei teucri avvenuta prima della guerra di Troia, i quali passando in Europa
attraverso il Bosforo sottomisero tutti i Traci e scesero fino al mare Ionio e si spinsero a
mezzogiorno fino al fiume peneo.

Qui 4 spedizioni, la prima nominata è quella di Dario, poi quella degli Sciti che
inseguendo i Cimmeri irrompono in terra dei Medi, poi quella di atridi contro Ilio, poi
Misi e Teucri prima di terra di Troia. 4 spedizioni, prima di guerra di Troia, guerra di
Troia, poi spedizione di Dario contro gli Sciti. Sorta di reticolo storico,
quadripartizione. Dario dall’Asia va verso l’Europa, Sciti inseguendo Cimmeri
entrano fino alla media, Greci vanno in Asia contro troia, Misi e Teucri vanno da
penisola anatolica in Tracia. Cosa ci ricorda questo continuo passaggio del Bosforo?
Proemio di Erodoto, rapimenti mitici, non perché cercasse precedente lontano ad
eventi successivi, ma perché eventi che si specchiano l’una nell’altra. 4 rapimenti che
non avrebbero dovuto portare alla guerra, perché se è da uomini idioti rapire donne è
da folli guerreggiare per donna rapita.

Accenna a dato che si trova nei commenti, questo passo è aggiunta di autore,
dobbiamo porre questi commenti nel loro tempo, nell’epoca era comune una visione
genealogica dei testi, che tende a guardare genesi e fasi compositive dell’opera. Punto
abbastanza importante è il piano della grandezza, Erodoto dice che la sua è la guerra
più grande. Questo della guerra più grande è un tema di origine epica che in qualche
modo viene sentito come tale fino in Tito Livio. Nella guerra punica si combattè più
con l’odio che con le armi. L’odio che cos’è? È l’erede dell’ira di Achille, guerre che
nascono da violente passioni.
Altro punto importante è riferimento alla guerra di Troia, della quale non si può fare a
meno di parlare, Erodoto ne parla poco, tra cui 2,112-120: ricostruisce in modo del
tutto diverso vicenda di Elena, lei resta in Egitto con Proteo e tutte le ricchezze
depredate da Paride a Sparta. Erodoto qui fa tutta un ragionamento di critica omerica,
omero conosceva quella versione, ma non era adatta all’epos. Erodoto tende a mettere
da parte i poemi omerici, e Tucidide anche ma lo fa in modo diverso, è costretto ad
usare i poemi omerici per confrontare guerra di Troia con quella del Peloponneso,
allora Tucidide fa una serie di distinguo: poeti sono soliti amplificare, ma anche così
la guerra di troia inferiore. Altre spedizioni di cui parla Erodoto non hanno avuto un
trattamento in poesia paragonabile a ciclo troiano, vediamo katà ta legomena, che
prende le distanze, secondo quanto si dice. Vicenda dei misi e teucri in tracia deriva
verosimilmente dall’epos forse attraverso brani di esegesi omerica, esegesi rapsodica.
I rapsodi sistematizzando l’intera vicenda nel ciclo troiano riordinano e il ciclo
troiano è stato probabilmente recitato alle panatenee per più anni consecutivi. Al di là
della storicità, perché è più verosimile il movimento da Europa Settentrionale verso
l’asia che non il movimento opposto di Teucri e Misi, a Erodoto interessa continuo
passaggio del Bosforo, storia che in qualche modo si rispecchia sempre in qualche
avvenimento del passato. Se andiamo a vedere questo capitolo 20 che è molto
importante, proviamo che Erodoto esalta la grandezza della spedizione di Serse.
Tucidide in 1,23 dice che la guerra persiana si è risolta in 2 battaglie navali e 2
terrestri, la ridimensiona. Ognuno deve confrontarsi con i predecessori, e il primo dei
predecessori è proprio Omero. Il problema di confronto con Omero è che quella era
la base di educazione di greci, chi cercava di confrontarsi con lui metteva in dubbio il
valore paideutico dei poemi omerici. Platone lo mette in dubbio esplicitamente,
Tucidide attraverso complicato ragionamento, Erodoto si mette in gara con Omero.
Allora abbiamo visto che si moltiplicano assemblee di capi, sogni, i discorsi di
consiglieri, dimensioni dell’esercito.

29/11/2021

Capitolo 20 del libro 7 è un ulteriore proemio all’interno di ampia sezione che


costituisce un proemio, primi 100 cap. di questo libro. Espressione pollò de megiston
outos egeneto, fortemente proemiale. Interrogative retoriche servono a enfatizzare

Tutte queste spedizioni né le altre avvenute oltre a queste non sono degne di questa sola. Infatti,
quale popolo non condusse dall’Asia verso La Grecia Serse? Quale fiume per essere bevuto non
rimase a secco ad eccezione dei grandi fiumi.

Vediamo come sono accostati il nome della Grecia e di Serse. Identificazione di


Persia con l’Asia è corrente, qui si evidenzia l’ampiezza della spedizione che sarà
dimostrata attraverso l’elencazione di contingenti offerti al re di persia. Idea anche
più avanti, vari fiumi che l’esercito di Serse prosciuga. Per quanto riguarda i
contingenti il termine di confronto sono i cataloghi omerici, che diventeranno
ipotesto della narrazione erodotea. È un ipotesto con cui Erodoto entra in
competizione. La composizione è su più fronti, c’è la differenza di genere. Egli
dichiara dopo aver esposto quello che ha visto dice che parlerà di quello che gli
hanno detto gli egizi. Questo nell’epos non esiste, lì non c’è la opsis, la gnome o la
historie ma solo il racconto tramandato e disceso dalla musa. C’è la differenza di
genere per cui lo storico vanta superiorità ma anche forte affermazione competitiva,
d’accordo, i generi sono diversi ma anche se fosse lo stesso guerra persiana superiore
di guerra di Troia. Questo si afferma con la moltiplicazione di racconti e
amplificazione di numero. Un milione di uomini, moltiplicazione di sogni e
assemblee, corsi d’acqua prosciugati.

Alcuni fornirono le navi, altri furono schierati nell’esercito di terra, ad altri fu dato l’ordine della
cavalleria, ad altri le navi per il trasporto di cavalli, ad altri che al tempo stesso facevano parte della
spedizione, ad altri di fornire le lunghe navi per i ponti, ad altri vettovaglie, cibo e navi.

Notare anafora insistita prima al nominativo e poi ancora peggio al dativo. Il dè qui
indica continuità. Quello che noi facciamo con punteggiatura, dare senso alla sintassi,
pause di maggiore e minor peso loro lo facevano con le particelle. I cola sono uniti
qui per asindeto, altro espediente molto usato nelle elencazioni.

Cap.22, descrizione dei preparativi:

E dal momento che i primi che avevano circumnavigato l’Athos e avevano fallito nel loro intento
Serse si preparava da tre anni soprattutto sulla base dell’Athos.

L’athos era stato fatto oggetto di tentativo di circumnavigazione nel 492 da parte di
Mardonio, se ne parla in ER.6,44. Nel commento Vannicelli insiste su perché
Erodoto sceglie di partire dal taglio dell’Athos. Da una parte primo in calendario,
perché ci sono voluti 3 anni di preparativi, da altra parte questo racconto mette in
risalto funzionamento dell’impero persiano. Dato molto importante, vari Etna
coinvolti, subito subordinati a comandanti persiani, aspetti di esercizio potere persiani
su popoli soggetti, operai che lavoravano sotto i colpi di frusta.

A Eleunte di Chersoneso erano ormeggiate triremi e partiti da lì scavavano sotto i colpi di frustra
svariati dell’esercito e si davano il cambio e scavavano anche quelli che abitavano intorno
all’Athos. Bubare figlio di Megabazo e Artabare figlio di Arteo, uomini persiani, sovrintendevano
al lavoro. L’Athos è un monte grande e famoso, a strapiombo sul mare, abitato da uomini. Alla fine
del monte Athos verso il continente il monte è a forma di penisola e c’è un istmo di circa 12 stadi.

Carattere multietnico dell’esercito ma i persiani avevano posizione di potere.


Incontriamo un tipo di descrizione del periplo. Il periplo è modalità descrittiva della
costa, serviva a fini pratici ed entra nella narrazione storica quando c’è bisogno di
specificare le caratteristiche di un luogo, importanti nella narrazione. Si può ragionare
un po' su rapporto tra narrazione storica e descrizione geografica, geografia autonoma
nasce a fine 1800, prima non aveva valore indipendente. Gli studi geografici in
Grecia non avevano loro autonomia, riguardano la fusis ma anche a pieno titolo
interessi degli storici, in Erodoto tantissime descrizioni geografiche, in Tucidide solo
descrizione della Tracia. Essa ha fatto pensare a iniziale progetto Erodoteo.
Descrizioni geografiche, con Eforo di Cuma nel IV sec. 2 libri interamente dedicati a
descrizione del mondo abitato, anche Polibio libro dedicato a descrizione
dell’ecumene. con Erodoto componente geo etnografica è molto ampia, ma lo stesso
Erodoto poi più avanti quando narra guerra persiana si specializza in politica-militare.
Tucidide si dedica a descrizioni geo solo nella tracia, che non era Grecia, mentre gli
scenari greci non vengono descritti. Ritroviamo sezione geo etnografica all’inizio di
VI libro, proemio a spedizione siciliana. Blocco omogeneo, che Tucidide isola,
proemio che parla anche brevemente di antichi abitatori. Per dimostrare quanto fosse
popolosa e ricca Sicilia contro cui ateniesi si misero.
Una geografia autonoma emergerà col tempo in età ellenistica quando scienza
matematica svilupperà aspetti di descrizione geofisica di terra x mappamondi. D’altra
parte si perfezionerà la descrizione geoetnografica, mix strabone. Primi due libri
descrizione geofisica di ecumene, descrizione dettagliata invece geoetnografica.

Questa è una pianura e delle colline non grandi dal mare di Acanzio fino al mare che sta di fronte a
Torone. In questo istmo in cui finisce l’Athos c’è la città greca di Sane e poi all’interno dell’Athos
ci sono altre città che allora il persiano desiderava far diventare insulari da continentali che erano. E
sono queste Dion, Olofisso, Acritoo, Tisso e Cilone.

Tema degli istmi. Cap 7 libro I di Archaiologhia di Tucidide si mette in risalto il


fatto che gli istmi erano molto ambiti per ragioni ovvie, controllo traffici, possibilità
di dazi, difesa da aggressioni interne. Basta infatti difendere quel piccolo pezzo di
terra per difendere la città. Questo è un tema interessante perché si sviluppa su
esegesi omerica. Tucidide quando spiega passaggio schieramenti umani da monti a
costa si ispira a tema omerico, fondazione di Dardania su monte ida cui fa seguito
fondazione di Ilio su stretto di dardanelli. Tucidide ragiona su versi omerici,
considera funzione odierna dell’istmo di Corinto per entrare in Peloponneso. Gli
istmi sono aspetto a cui greci prestavano attenzione. Si genera poi genere apposito su
fondazioni di città, ktisais.
Polibio parla di diversi lettori interessati alla storia, egli si rivolge solo a quelli che
sono interessati a storia pragmatica, che è la sua.
Da segnalare in questo passo espressione che persiani trasformano in isole città del
continente. Questo fa parte della descrizione di hybris di Serse, continente lo
trasforma in isola.

Queste sono le città che occupano l’Athos e i barbari, in questo modo, scavavano avendo suddiviso
il territorio per popoli. Dopo aver tracciato una linea retta all’altezza della città di Samo, quando
appunto il canale diventava profondo alcuni scavavano nel punto più basso, altri invece passavano il
mucchio di terra che veniva di volta in volta scavato ad altri che si trovavano sui gradini in alto e
altri una volta ricevuta questa montagna di terra la passarono ad altri finchè non arrivarono a quelli
che stavano più in alto. Questi la portavano fuori e la gettavano via. Agli altri ad eccezione dei
Fenici gli argini dirupati del canale provocavano una doppia fatica dal momento che facevano la
stessa misura dell’imboccatura in alto e quella in basso era inevitabile che una cosa del genere ne
scaturisse.

Katà etnea richiama un passo molto famoso di Dionigi di Alicarnasso, in cui dice che
gli antichi storici ragionano dividendo per popoli e città. Questa divisione qui
importante per mostrare potenza di persiani. Qui si vuole entrare nel dettaglio della
tecnica di scavo dei persiani. Anche questi entrano nella sfera dei grandi erga. Si
mette in evidenza particolare abilità tecnica dei Fenici, anche altrove sottolineata,
fanno scavo diverso da altri popoli. Smottamento degli argini.

Ma i Fenici mettevano in mostra negli altri lavori e anche in questo la loro abilità, infatti avendo
avuto in sorte la parte che spettava a loro cavavano l’imboccatura superiore del canale facendolo
doppio di quanto doveva essere il canale nel suo complesso. Man mano che si andava avanti nel
lavoro restringevano sempre: in basso l’opera arrivava alla stessa dimensione di quella degli altri.
Lì c’è un prato dove avevano un mercato e un emporio: grano in gran quantità giungeva loro
dall’Asia.

Termine sofia indica attività applicativa, la sofie è competenza tecnica di varia


natura. La parte bassa è la metà della parte alta del canale. Attenzione ai mercati e a
luoghi dove soldati e operai potevano cercare cibo. Nell’Anabasi di Senofonte noi
troviamo spesso questo esercito mercenario che ha bisogno di approvvigionamenti,
deve organizzare dei mercati.

Per quello che io trovo congetturando, Serse comandò di scavare questo canale per desiderio di
grandezza, volendo mostrare la propria potenza e lasciare un ricordo. Infatti lui avrebbe potuto
trainare le navi attraverso l’istmo senza sobbarcarsi nessuna fatica e invece lui comandava di
scavare il canale rivolto al mare di larghezza tale che sue triremi vi potessero navigare insieme
affiancate e a questi stessi uomini a cui fu ordinato di scavare il canale fu ordinato anche di
aggiogare con un ponte il fiume Strimone.

Euriskein verbo che troviamo anche in Tucidide. In epitafio di Pericle ateniesi


lasciano mnemeia per terra e per mare. Non hanno bisogno di poeti che esaltino le
loro gesta, o di chi con le sue parole le ingigantisca più di quanto siano. Questo
canale che viene realizzato da Serse non ha una vita molto lunga, quello che è
interessante notare è la caducità di questo istmo, sul quale si è ragionato anche a
proposito delle dimensioni, tragitto tra le due rive non era dritto, per i dettagli andare
al commento. Tucidide parla di istmo in 4, 109 in cui sembra, senza nominare
Erodoto, riferirsi a lui. Nome della penisola Aktè, sembra che corregga Erodoto.

E dunque faceva queste cose in questo modo e preparava anche le funi di papiro per i ponti e di lino
bianco dando l’ordine ai fenici e agli egizi di ammassare le vettovaglie dell’esercito. Affinchè
l’esercito e neppure gli animali da soma soffrissero la fame mentre venivano portati verso la Grecia.
E informandosi sui luoghi ordinava di ammassare le vettovaglie dove fosse più adatto portare questi
viveri chi in un luogo chi in un altro con le navi da carico e traghetti da ogni parte dell’asia. Di
questi la maggior parte la portavano a quella che è chiamata riva bianca, altri invece portavano i
viveri alla città dei perinzi, altri a Dorisco.

Parola omerica, già l’anonimo del sublime dice che Erodoto è vicinissimo ad Omero.
Elenco di luoghi dove messe le vettovaglie, in particolare Dorisco, dove verrà fatta la
rassegna di esercito di Serse. Questa sezione è molto formativa del racconto erodoteo,
c’è un punto importante mnemosuna lipestai, nesso che si trova in Erodoto per sumeri
Babilonesi, Egiziani e anche Greci. Si mettono in relazioni le costruzioni persiane di
qua e le imprese belliche dei greci. Si mettono in parallelo due tipologie diverse di
erga, 9,16. Banchetto di persiani e tebani loro alleati prima della battaglia di Platea.
Un persiano preannuncia la sconfitta di esercito di Mardonio, considerazione che la
cosa peggiore per gli uomini è conoscere il futuro con la ragione ma non poter fare
nulla per intervenire. Questo si inserisce in ragionamento sulle cause delle cose,
abbiamo visto in questo libro il tema della scelta.

Nello stesso tempo questi realizzarono il compito che gli era stato assegnato, l’esercito di terra che
era stato raccolto si metteva in marcia insieme a Serse verso Sardi muovendo da Critalla in
Cappadocia, là infatti era stato detto che si dovesse raccogliere tutto l’esercito che quello che
doveva marciare insieme allo stesso Serse per via di terra. Quello che tra i comandanti abbia poi
ricevuto i doni che erano stati messi sul piatto dal re per aver concordato l’esercito meglio allestito
io non so dirlo e non so nemmeno se si sia arrivati all’aggiudicazione di questo premio.

Erodoto afferma di non sapere, punto che andrebbe approfondito, ci sono dei casi in
cui erodoto e altri storici affermano di non sapere, differenza rispetto a poeta epico
che, ispirato alla Musa sapeva tutto. 26,2 è un punto di un certo interesse. Ci rinvia al
commento. C’è tutto il problema tra re e sudditi, che sono schiavi ma al contempo
vanno tenuti tranquilli e incentivati.

28/02/2022

Il corso è relativo alla costruzione della memoria storica, tema centrale non solo
perché conosciamo pericoli di una società
senza memoria, vengono istituite giornate per ricordare. La memoria è legata alla
costruzione di identità collettiva di una comunità politica, questa costruzione avviene
attraverso i meccanismi di quella che viene chiamata storia intenzionale. I
meccanismi attraverso cui si costruisce una storia intenzionale sono meccanismi che
in questi giorni stiamo vedendo all’opera, potenziati dal fatto che la nostra società,
rispetto a quella antica ha molte più occasioni per creare una memoria storica
collettiva. Rischio o conseguenza del moltiplicarsi delle occasioni è che l’eccesso di
informazioni azzeri le notizie stesse, le rende inutili. Assistiamo ad un proliferare di
false notizie, notizie che poi vengono smentite da parte opposta. Isola dei serpenti,
fonti ucraine dicono che loro si sono fatti massacrare piuttosto che arrendersi e russi
dicono il contrario. Pensiamo alla costruzione della memoria dopo la seconda G.
persiana, la battaglia delle Termopili è un episodio che noi conosciamo attraverso
Erodoto, egli non è una fonte neutra, e attraverso dei carmi celebrativi come l’epitafio
simonideo, epigrafi celebrative. Cosa è successo realmente alle termopile?
Tradimento di uno spartano che ha mostrato ai persiani un atrapos, sentiero stretto e
nascosto? Le cose sono andate realmente così oppure idea del tradimento serviva per
amplificare la resistenza dei greci? Che 300 spartani possano resistere a molte
migliaia di soldati è molto inverosimile. Le Termopile sono un episodio di
costruzione di una memoria storica spartana ma anche panellenica, che vengono
sempre richiamate, ovviamente Salamina e Maratona per gli ateniesi e Termopili per
gli Spartani, gli ateniesi più Maratona, dove affermavano di essere soli, ignorando i
poveri Plateesi. Una memoria storica si costruisce a partire già dagli eventi stessi,
erodoto racconta di scelta di Leonida di mandare via contingenti alleati e restare da
solo con i suoi 300 spartiati. Fenomeno della devotio: un comandante militare si
sacrifica per ottenere la protezione degli dèi e avere la vittoria. Il sacrificio di Leonida
viene inteso come caso di devotio, anche se in greco non c’è una parola che indica
questo, non sapremo mai se è affidabile questo racconto delle Termopili. Ci
dobbiamo domandare quanto ogni storia sia intenzionale. È normale per tornare al
logos epitafios che esso sia un testo decisamente intenzionale, un’opera come quella
di erodoto quanta parte di intenzionalità ha nel costruire un’idea di Atene, un’idea di
unità dei greci di fronte al pericolo persiano, nel costruire un’idea dei barbari. I greci
per affermare sé stessi come greci hanno inventato i barbari. Uno degli strumenti più
forti di lotta politica è creare un nemico, diverso etnicamente e culturalmente allo
scopo di crearsi una identità. I barbari presentati da Aristagora di Mileto in Erodoto
V, vivono in una terra ricca ma sono facili da sconfiggere, pantaloni difficili per
combattere, turbanti, le fonti presentano un’immagine dei persiani dediti ad una vita
di lusso, è comune. Quanto Erodoto vuole presentare la sconfitta persiana come
risultato dell’ambizione, hybris dei Persiani che vogliono dominare il mondo? La
storia insegna qualcosa? L’idea di Cicerone sembra una forma retorica un po' vuota
se si guarda all’evoluzione storica fino ad oggi. Potremmo parlare di fatti recenti,
allora emergono tante riflessioni, sui giornali si è delineata spesso la storia
dell’Ucraina, paese che ha avuto limitata storia autonoma, la più lunga ultimi 31 anni.
È interessante che si cerchi ora in Ucraina di costruire un’identità nazionale, e si è
iniziato a ragionare sulla lingua, lingua ucraina come il russo, slava, ma diversa dal
russo. La discriminante linguistica è particolarmente importante per Erodoto. Jeanne
pierre Vernant, l’attraversamento delle frontiere, lui riflette sul lavoro che ha fatto e
parla dell’attraversare la frontiera tra passato e presente è molto interessante ma deve
essere filologicamente corretto. Erodoto parla dei Pelasgi, linguisticamente non greci,
che si tende a considerare quasi una invenzione, per coprire una fase antichissima
della storia greca, avrebbero abitato anche Atene. I pelasgi hanno qualche ruolo
anche a casa nostra, filone delle fonti che vede nei Pelasgi gli Etruschi. Ma c’è anche
altro filone, fonti latine, altra popolazione precedente a tirreni dalla Lidia, i pelasgi
erano presenti in Sabinia, Italia centrale. Il fattore linguistico, diverso da quello
greco è molto evidenziato da Erodoto, ma molto meno dalle fonti successive. La
prima Russia ha avuto come capitale Kiev. Rivendicare questi precedenti storici è
molto pericoloso, come se noi attaccassimo la Tunisia sulla base delle guerre
puniche. Cosa crea un’identità? un organismo come l’ex unione sovietica ha
un’identità complessa. Proviamo ad attraversare le frontiere, a ragionare sulla
permeabilità della storia umana (non ciclicità, Tucidide non ne ha mai parlato) rimane
stabile to antropinon, la natura umana, rimane stabile. Gli esseri umani tendono alla
sopraffazione, affermazione della propria persona, individuale e collettiva nei casi di
scontri. Ragioniamo su Lisia ma teniamo un occhio sul presente, usiamo le fonti per
lavorare un po' anche sulla nostra capacità critica.

L’epitaffio di Lisia non è un testo facile da affrontare, è un testo che presenta una
serie di problemi, tra cui questione dell’autore, che non è un problema proprio
secondario, il corpus di Lisia ha una storia particolare, come in generale i corpora
degli oratori ma questo più particolare di altri. Lisia era un logografo, scriveva
discorsi per altri, professione che non era proprio al vertice, meteco, non ateniese. La
parola logografìa ricorre in un testo importante, il Fedro di Platone, lettura
straordinaria, gli storici della filosofia li snobbano. Ci sono dei discorsi formalizzati.
Fedro recita il discorso che ha ascoltato da Lisia e trascritto, poi ci sono due discorsi
sullo stesso tema di Socrate, tema di Eros. Bisogna compiacere chi ama o chi no?
Questa è la domanda che ci si pone, per i filosofi non c’è nessun contenuto
innovativo. Socrate introduce un ragionamento su un tema cruciale, parola
persuasiva, legato al tema del discorso scritto. È un tema cruciale perché nel periodo
in cui vivono Socrate e Platone avviene una rivoluzione pari a quella del passaggio
alla rete internet. Tra V e IV sec da comunicazione prevalentemente orale a
comunicazione fondamentalmente scritta. Come a un certo punto ragionare
sull’invenzione della stampa. Essa non cambia le grandi categorie ontologiche ma
cambia il resto, modi di comunicare, contenuti della comunicazione sono influenzati
dalla stampa. La rivoluzione di cui è testimone Platone è fondamentale. Il Fedro
contiene questi discorsi diretti e lunga discussione tra Socrate e Fedro su questi temi.
È un dialogo che ci fa entrare a pieno nel modo in cui le tecniche di comunicazione e
nel modo in cui venivano percepite. Il Menesseno è un altro discorso sui discorsi e in
particolare sul discorso pubblico. Nel Menesseno c’è un logos epitafios che Platone
attribuisce ad Aspasia. Aspasia non l’avrebbe composto così ma avrebbe utilizzato
dei pezzi di discorsi già utilizzato per Pericle aggiungendo delle sezioni composte ad
hoc. Quanto è importante la questione dell’autore? Il Menesseno sembra far capire
che questi logoi epitafioi seguono gli stessi schemi, l’unico che esce è quello
Tucidideo di Pericle. A lui interessa spiegare le cause di potenza di Atene.
Per quanto riguarda la questione dell’autore, è certamente importante, di complessa
soluzione. Di Lisia, infatti, non abbiamo altri discorsi epidittici se non un frammento
dell’Olimpica conservato da Dion. Di Alicarnasso, non molto termine di confronto.
Analisi stilometrica funziona poco perché genere diverso rispetto a quelli giudiziari.
Per giunta nei discorsi giudiziari Lisia pratica l’etopoia cioè costruisce ethos di
personaggio che pronuncia discorsi anche attraverso lo stile, per cui anche i discorsi
giudiziari sono spesso diversi l’uno dall’altro. Si sono tentati dunque studi sullo stile
ma non hanno aiutato molto. Tanti studi su riferimenti storici e datazione ma aiutano
poco. Dobbiamo leggere il discorso di lisia in greco, commento di Todd, Oxford
2007. Ci interessa il Menesseno perché contiene un logos epitafios che è stato messo
a confronto con quello di Lisia, trovati punti di contatto. Per esempio, il numero di
persiani a Maratona, 500.000 soldati, qualcuno ha detto, il Menesseno vuole mettere
a nudo le debolezze di discorso di Lisia, è una parodia. Nicolai non ci crede,
categoria di parodia inadeguata. Platone utilizza l’ironia, ma parodia è un’altra cosa.
Le categorie fisse non funzionano tanto per analizzare testi di quel periodo. Nel
Menesseno non si può non trovare serietà di intenti nel mettere a nudo le
caratteristiche di un discorso pubblico. Il discorso epidittico può essere un discorso
pubblico ma anche semplicemente mirato a mettere in mostra la capacità dell’oratore.
Spesso quando pensiamo a discorso politico pensiamo ad oratoria deliberativa,
assemblea. Platone in questa cornice dialogica ci presenta un discorso pubblico che
poi a livello di paradeigmata utilizza degli exempla che sono utilizzati anche in altri
contesti, quelli deliberativi. Quando il politico greco vuole dimostrare importanza
guerra comune contro i barbari utilizzerà gli esempi di guerre persiane, non ha altri
strumenti. Questo vale anche per un discorso fittizio, panegirico di Isocrate più volte
messo in relazione con l’epitaffio di Lisia. Rapporto molto stretto, perché il
Panegirico formalmente è rivolto ad una grande assemblea panellenica, con lo scopo
di necessità di concordia tra greci e fare la guerra ai barbari. Temi tradizionali,
obiettivo che tutti si pongono ma non sarà mai raggiunto. Isocrate lo dice, parla di
cose di cui parlano tutti, però in modo migliore, più perfetto di tutti gli altri. Nel
capitolo 74 del panegirico si dice che molti dei suoi argomenti sono utilizzati da
coloro che scrivono i logoi epitafioi. Paradeigmata, esempi riportati nei logoi
epitafioi, sempre la stessa struttura. Il gioco di Isocrate è particolarmente scoperto,
perché? Isocrate è un maestro di retorica, vuole insegnare a fare discorsi attraverso
questi stessi. Rapporti intertestuali tra Menesseno ed Epitafio di Lisia, tra Panegirico
ed Epitafio, ci sono davvero oppure li vogliamo trovare per forza? Condizionati forse
dal numero scarso di testi a nostra disposizione. Secondo Nicolai se noi avessimo la
grande quantità di logoi epirafioi pronunciati ad Atene dal 465 in poi per oltre un
secolo, al terzo ci addormenteremmo, dicevano le stesse cose, magari portando un po'
più avanti i paradeigmata, con l’aggiunta di episodi più recenti, ragionamenti
leggermente differenti sulle istituzioni. I ragionamenti sul fatto che nel Menesseno
Platone avrebbe ribaltato il silenzio di Lisia nel teatro di Maratona. In Lisia non si
dice tra cause di intervento persiano che Atene ha partecipato al saccheggio di Sardi,
motivazione addotta dai persiani, gli ateniesi hanno aiutato Mileto nella rivolta. Lisia
diceva che Dario, non soddisfatto dai possedimenti voleva conquistare anche
l’Europa per renderla schiava. Quindi solo un’ambizione egemonica avrebbe mosso
Dario a muovere guerra. Altro argomento debole, Platone descrive gli ateniesi come i
nostri propri genitori. Lisia parla spesso dei nostri antenati, pur essendo un meteco.
Alcuni studiosi affermano che Platone insisterebbe sull’aggettivo “nostri”, per
criticare l’uso improprio di Lisia, che non ne aveva diritto. Qualcuno ha costruito
ancora di più sopra questo ragionamento (Nicolai lo trova lambiccato). La presenza di
Aspasia che non era Ateniese potrebbe essere un altro livello di allusione a Lisia che
a sua volta non è ateniese. Nicolai non ci crede per un motivo abbastanza semplice
Platone è bravo a mostrare e nascondere, creare filtri. Ma questo non lo capirebbe
nessun lettore, e sembra eccessivo. Todd sostiene che sia attraente l’idea che Lisia sia
l’obbiettivo del dialogo di Platone. Platone allude a diversi paradeigmata antichi, ne
usa 4 mentre Lisia 3. Todd ammette il fatto che è meglio vedere la scelta di Platone
di scegliere 4 episodi, conflitti nei tempi più antichi come risposta al genere
dell’epitafio, non ad uno specifico epitafio.

(pausettacoffeee)

Panegirico di Isocrate è un discorso fittizio, Isocrate l’ha scritto in 10/15 anni. Questo
lo dicono le fonti antiche e non abbiamo motivi per dubitarne, questo fa capire che
tipo di opera era il panegirico, discorso politico non può essere composto in tempi
così lunghi. È chiaramente qualcos’altro, discorso fittizio ed esemplare, mira
all’eccellenza formale. Dunque, non va valutato come un discorso che mira ad
incidere nella vita politica nell’hic et nunc. Viene datato intorno al 380, ma i
riferimenti storici che contiene non sono precisi. Questo accomuna il discorso ai
dialoghi di Platone, tutti ambientati prima della morte di Socrate. Se noi cerchiamo
nei dialoghi di Platone delle date precise di data di ambientazione andiamo fuori
strada. Lo stesso Menesseno fa riferimento ad avvenimenti posteriori alla morte di
Socrate. L’epitafio del Menesseno fa riferimento ad avvenimenti successivi di 12
anni dalla morte di Socrate. Ci chiediamo che gioco faccia Platone, lo stesso ce lo
possiamo domandare per Isocrate. Il rapporto tra Isocrate e Lisia quale può essere? Il
discorso di Lisia è ambientato intorno agli ’80. gli studiosi pensano che l’epitafio di
Lisia sia precedente al panegirico anche per un fatto di cronologia, gli ultimi discorsi
di Lisia appartengono alla fine degli anni ’80, il panegirico è datato intorno all’ 80
dovrebbe essere posteriore. Sono stati sviluppati anche dei confronti sul contenuto e
sulle argomentazioni condotte dagli autori.

Epitaffio di Lisia 2, 18. “primi e unici, in quei tempi antichissimi avendo cacciato i
potentati (tas dunasteias) che dominavano presso di loro stabilivano la democrazia”

Che la democrazia sia stata stabilita ai tempi di Teseo è inverosimile. Ma la cacciata


dei potentati è secondo alcuni studiosi un fraintendimento di Isocrate, chi pensa
questo considera Isocrate precedente a Lisia. Isocrate nel capitolo 39 del panegirico
parla di potentati cacciati da Ateniesi però nelle altre città. Un’altra interpretazione è
che Lisia 2,18 si riferisca alla cacciata da parte di Teseo di potentati locali, sinecismo
di Atene, lui unificò l’attica e fondò la democrazia. Altro punto che è stato discusso è
58-59, la battaglia di Cnido del 394, che viene presentata in modo negativo come in
Isocrate panegirico 119. È una sconfitta di flotta greca ad opera di persiani guidati da
Conone, ammiraglio ateniese. Gli spartani si opponevano agli ateniesi in guerra di
Corinto che è poi l’occasione dell’orazione di Lisia che si riferisce anche nel titolo ai
caduti della guerra di Corinto. Due discorsi hanno obbiettivi diversi tra loro. In
Isocrate l’obbiettivo è una impresa panellenica. Il fatto che un ateniese combatta con i
persiani non è un bel segnale. Per cui qualcuno ha pensato che Lisia sia posteriore al
panegirico, perché in un epitafio la retorica panellenica non trova posto e quindi
neanche un’impresa panellenica.
Si è ragionato molto su come l’epitaffio sia stato recepito. Dionigi di Alicarnasso è
molto interessato a Lisia come autore di discorsi panellenici, valorizza la diegesi,
narrazione del caso su cui si sta dibattendo. Terzo libro della retorica di Aristotele,
capitolo X lui cita un epitaffio senza dire di chi e per chi. Aristotele parla della grecia
che si taglia i capelli per la tomba dei caduti a Salamina. Lisia in 2,60 usa la stessa
immagine per la sconfitta di Egospotami, per la sconfitta sembrerebbe più
appropriata, comunque topos presente in molti e molti epitaffi. Sono state fatte
moltissime ipotesi diverse sulle fonti perdute. Tra i problemi c’è quello se Lisia
meteco può effettivamente tenere un discorso per i caduti ateniesi, concessione dopo
il 403 di cittadinanza a Lisia, non appare nelle fonti riferimento a divieto specifico di
tenere un discorso in occasione di celebrazione dei caduti, potrebbe essere anche un
discorso scritto da Lisia per un ateniese o un discorso esemplare. Torniamo al Fedro,
Lisia tiene un discorso su eros in casa di ricco ateniese, tema astratto che poi serviva
per imparare la retorica.
Fedro si è trascritto il discorso per poi riferirlo a Socrate e l’ha memorizzato, non
vorrebbe leggerlo ma recitarlo a memoria, ma Socrate non glie lo permette, vorrebbe
che lo legga. C’è tutto il discorso sul testo scritto, debolezza della scrittura, che va
integrata attraverso l’argomentazione e il dialeghestai. Potrebbe essere anche un
discorso esemplare. Questa ipotesi è supportata dal fatto che, come nei discorsi fittizi
di Isocrate, è difficile identificare la campagna militare che ha dato occasione alla
cerimonia funebre, queste ambientazioni un po' vaghe possono far pensare ad un
discorso fittizio. Si parla delle mura, che sono descritte in un modo che fa pensare che
fossero ormai complete, completato il rifacimento. I riferimenti non sono così precisi
e questo fa dire a Todd che questi riferimenti ce li possiamo aspettare da un discorso
come modello, non per un’occasione precisa. non c’è perciò Fedro deve leggerlo.
Riprendiamo la lettura del nostro logos epitaffio, discorso abbastanza lungo ma che si
lascia leggere bene. Il titolo del discorso è “per i caduti in difesa dei corinzi”.
Inizia il discorso con un iperbole

se avessi pensato che fosse possibile, o voi che siete presenti su questo monumento, illustrare con
un discorso il valore di coloro che giacciono qui, avrei criticato coloro che mi hanno indicato per
parlare per questi caduti soltanto da pochi giorni ma dal momento che per tutti gli uomini tutto il
tempo (poliptoto) non sarebbe sufficiente per predisporre un discorso al pari delle azione di questi
(gioco molto comune tra discorsi e azioni, contrapposizione frequente in vari contesti) per questo
motivo la città mi sembra che, preoccupandosi a coloro che devono parlare qui abbia ordinato solo
da poco di tenere il discorso considerando che gli oratori avrebbero ottenuto comprensione da parte
degli ascoltatori

Qui troviamo delle constatazioni sulla difficoltà del compito, topos proemiale molto
comune, commentato nella variazione che fa tucidide con tutto un ragionamento di
tipo psicologico, sofisticato e tipico di Tucidide to antropinon chi conosce bene i fatti
sa che l’antropinon è sempre lo stesso.
“Ma tuttavia il discorso che io faccio riguarda questi caduti mentre la competizione non è nei
confronti delle azioni di questi ma nei confronti di quelli che hanno parlato prima per loro”.

Relazione di competizione, molto interessante, la competizione riguarda Lisia


vs coloro che hanno parlato prima riguardo i caduti di precedenti guerre. Todd
dice cosa importante, questo passo è unico all’interno del genere epitaffio a
presentare relazione di competizione, i proemi fondati sulla competizione sono
presenti però in varie opere di oratoria epidittica, es. nel panegirico di Isocrate.
L’argomentazione in sé non sarebbe troppo stringente, Todd non la porta alle
estreme conseguenze, perché? Il corpus degli epitaffi che noi abbiamo è strano,
discorsi di incerta autenticità, inseriti in altre opere. Il fatto che faccia
riferimento ad un agon rispetto a chi ha parlato in precedenza sullo stesso
argomento fa pensare, il termine agon rinvia alla prassi delle antilogìe, discorsi
contrapposti recitati dai sofisti che erano piuttosto popolari ed uno di questi era
proprio il Fedro, forme di competizione con tesi diverse. Poi c’è il famoso
episodio di Carneade, due discorsi su due tesi opposte, sconcertando i romani.
Le fonti rappresentano i romani legati al mos maiorum, all’autenticità primitiva
di soldati, non in grado di capire oratoria. Figura dei maestri greci a Roma
comunissima, lo vediamo in Plauto, maestri stracarichi di libri, mezzi ubriachi
che girano per i termopolia, Purpureus di Plauto. Per essere in una commedia
dovevano essere comunissimi. Discorsi contrapposti tecnica di esibizione e
insegnamento molto praticata a partire dalla II metà del V sec. E ciò fa pensare
che questo potrebbe essere un discorso fittizio, costruito come modello.

“tanto grande abbondanza ci ha offerto il valore di questi (caduti di questa


guerra e di quelle precedenti e che verranno), sia per quelli che vogliono poiein
(i poeti) che a chi tiene discorsi, che sono state dette dai predecessori molte
belle cose riguardo loro, ma molte sono state anche tralasciate da costoro,
sufficienti a che anche ai posteri sia possibile parlare: infatti non privi di terra o
di nessun mare, ovunque e presso tutti gli uomini, coloro che piangono i loro
mali cantano le virtù di questi.”
Todd traduce poiein come agire, coloro che sono capaci di agire poi lui stesso ha
cambiato idea (2007), scrivere poesia. È evidente che in questo caso significa scrivere
poesie contro coloro che invece fanno discorsi. È evidente per confronto con
Tucidide 2,41 due categorie, i logografoi e i poietai di cui parla anche in 1,21. È
interessante per chi cerca rapporti intertestuali che nel capitolo 74 di panegirico di
Isocrate si parla del fatto che tanti argomenti sono già stati toccati ma questo è un
topos comune. Il rapporto intertestuale richiede la necessità, deve essere necessario
capire più a fondo il testo.

Noi sentiamo crescere l’erba.


2/03/2022

Discorso di Socle di Corinto e lo Ierone di Senofonte, due momenti di riflessioni sulle


autocrazie. La letteratura crea dei mondi che non sono la realtà ma ci parlano della
realtà, una monarchia delle supplici non è mai esistita.
Il dominio di Atene (archè è il dominio, l’imperialismo). Cleone dice che la
democrazia non può dominare gli altri “quelli che piangono le proprie disgrazie
innalzano le virtù di costoro” gli inni omerici servono ad iniziare un canto epico.
L’inno omerico ha funzione proemiale di apertura, ma di solito si riferisce anche a
genere di poesia encomiastica. Una sorta di poesia celebrativa. Ritorna anche al
paragrafo 80, omnuntai de os atanatoi dia ten areten. Come immortali, i caduti non
erano immortali ma la loro aretè li rende oggetto di un umnos simile a quello per gli
dèi.

Con il capitolo 3, inizia una sezione sulle gesta dei progonoi, una categoria che
abbiamo imparato a conoscere con Pericle.

Πρῶτον μὲν οὖν τοὺς παλαιοὺς κινδύνους τῶν προγόνων δίειμι, μνήμην παρὰ τῆς φήμης
λαβών· ἄξιον γὰρ πᾶσιν ἀνθρώποις κἀκείνων μεμνῆσθαι, ὑμνοῦντας μὲν ἐν ταῖς ᾠδαῖς,
λέγοντας δ' ἐν τοῖς τῶν ἀγαθῶν ἐγκωμίοις, τιμῶντας δ' ἐν τοῖς καιροῖς τοῖς τοιούτοις,
παιδεύοντας δ' ἐν τοῖς τῶν τεθνεώτων ἔργοις τοὺς ζῶντας.
Prima, dunque, espongo gli antichi pericoli dei predecessori, avendo preso la memoria dalla
fama: è giusto, infatti, per tutti gli uomini che ci si ricordi anche di questi, celebrandoli nei
canti e parlandone negli encomi delle persone valorose, onorandoli nelle occasioni di questo
genere, ed educando i viventi nelle imprese dei defunti.
Kindunos tradotto con pericoli, si può tradurre anche con battaglie, scontri, ma è una
scelta ideologica, non presa a caso. Traendo il ricordo dalla fama, solo tradizione
orale? No, ovvio, tutto ciò che comprende il ricordo, non ex akoè. Si è molto
ragionato sulla scelta degli episodi da raccontare. A partire da episodi storia più
antica di Atene verso quella più recente, guerre persiane, Maratona. Dipende da due
fattori:

1) concreto, i greci della storia successiva al ritorno degli eraclidi sapevano


davvero poco. C’era vuoto di documentazione, Erodoto risale all’epoca di
Creso, il primo ad aggredire i greci. Tucidide nell’archaiologia cerca di mettere
qualcosa in mezzo, guerra tra Calcide ed Eretria per relanton pedion. Guerra
sacra, tra due comunità che si confrontano in maniera rituale e ricorrente ogni
anno. Spesso si tramutano in guerre reali, però non significa che non siano
passate per una fase ritualizzata. Pensiamo ai primi libri di Livio, i romani che
ogni primavera combattono sempre con gli stessi nemici vicini. Anche il ratto
delle Sabine è strettamente legato a quelli che sono i motivi delle guerre rituali,
rapimenti di donne da comunità vicine, spesso regolamentata. La guerra tra
comunità organizzate è tipica degli esseri umani, nessun altro animale, forse i
babbuini noi in verità siamo stupidi babbuini. I corinzi con le prime triremi, in
realtà tra l’età più antica e le guerre persiane c’è ben poco.
2) Altro motivo, lo stesso per cui in tragedia ci sono le vicende del mito e ci sono
alcune tragedie di argomento storico (per noi, per i greci anche Agamennone
era storia), come i persiani di Eschilo, Fenicie Frinico, Presa di Mileto di
Frinico. Di che parlano? Rivolta ionica e guerre persiane. Torniamo al proemio
del panegirico di Isocrate, il poeta sa parlare in modo nuovo di fatti antichi e in
modo antico di fatti recenti. Questo principio lo troviamo attestato nel fedro di
platone come idea attribuita a Lisia e Gorgia, principio che spiega cos’è un
paradeigma. Un paradeigma è un fatto antico che possiamo mettere in analogia
con quello che ci sta succedendo o fatto recente talmente esemplare da essere
come un fatto antico. Le guerre persiane sono come la guerra di Troia, ce lo
dice erodoto 7, 20, tutti i primi 100 cap. del libro 7 sono un confronto continuo
con l’Iliade. L’autore nel logos epitafios ha l’idea della paradigmaticità di
quello che sta raccontando.

Vengono poi fatte altre considerazioni, scelti episodi in cui Atene agisce da sola per
assicurare che si faccia giustizia, sono dei motivi di scelta. Molti ragionamenti sui
miti scelti da Lisia e da altri autori di logoi epitafioi, nel Menesseno Platone cita
anche l’invasione dei Traci di Eumolpo che Lisia non tocca. La trattazione di
Menesseno è molto più limitata di epitafio di Lisia, Circa 50 parole a fronte delle 200
di Lisia.
Lisia è più dettagliato, come anche Isocrate nel panegirico. Qualcuno ha detto che i
tra miti scelti da Lisia richiamano 3 avversari di atene nella guerra del Peloponneso:
le Amazzoni l’asia, Tebe la beozia e gli Eraclidi il Peloponneso. Quanto più è sottile
il livello di allusività tanto più è difficile per il pubblico coglierlo. Si nominano solo i
nemici, non si nomina mai nei logoi epitafioi un eroe ateniese. Parola kindunos,
molto presente, connessa al tema dell’isolamento di Atene, nemmeno Teseo, che in
tragedia ha un ruolo importante. Sono chiamati per nome nemici e supplici, non gli
ateniesi. In tal modo si sottolinea il ruolo primario del popolo Ateniese, la collettività,
ogni caduto ateniese importante quanto il re. Come Catone nelle origini.
Parola kindunos, molto presente in questo discorso e connessa al tema
dell’isolamento di Atene. Atene è sola ad affrontare i pericoli. Crescendo della parola
nelle vicende mitiche che Lisia racconta. Nicolai crede non ci sia differenza tra fonti
orali e scritte di questa conoscenza e che questo parà tes femes non vada ad indicare
che il periodo mitico è meno precisamente documentato. Se si usasse para tes femes
in maniera limitativa, come ad indicare “in modo approssimativo” si limita la
credibilità. Invece per nicolai qui non c’è una diminutio di questo tipo di memoria
storica, sono eventi talmente noti che li conoscono tutti, amazzonomachia sta sul
Partenone.
È giusto per tutti gli uomini ricordare anche loro: è giusto, infatti, per tutti gli uomini che ci
si ricordi anche di questi, celebrandoli nei canti e parlandone negli encomi (gnomai o
mnemai) delle persone valorose, onorandoli nelle occasioni di questo genere, ed educando i
viventi nelle imprese dei defunti.
In diversi manoscritti ci sono gnomai e mnemai. Legontas, non ha molto senso
mettere gnomais o mnemais. Il senso è piuttosto chiaro a prescindere ma problema
testuale non piccolo. Parà tes femes, consapevolezza del fatto che il periodo mitico
vuole dare una consapevolezza. Il problema è che i due termini non sembrano del
tutto appropriati alla situazione. C’è tutta una struttura costruita con un parallelismo
con il participio in prima posizione, parallelismo a 4 membri, con struttura sempre
uguale in cui al participio fa seguito en + dativo con piccola variatio nell’ultimo
colon, paideuontas ha bisogno di un ogetto. Ciò varia la scrittura creando colon
ascendente. Questa idea dell’educare si trova in tutti gli epitafioi, pure in tucidide
2,41 Atene scuola della Grecia. Platone nel Menesseno lo fa pronuciare con una
prosopopea ai morti.

Con il cap.4 si inizia a parlare delle amazzoni, è il primo degli episodi che vengono
rievocati.
…..
[4] Ἀμαζόνες γὰρ Ἄρεως μὲν τὸ παλαιὸν ἦσαν θυγατέρες, οἰκοῦσαι [δὲ] παρὰ τὸν
Θερμώδοντα ποταμόν, μόναι μὲν ὡπλισμέναι σιδήρῳ τῶν περὶ αὐτάς, πρῶται δὲ τῶν
πάντων ἐφ' ἵππους ἀναβᾶσαι, οἷς ἀνελπίστως δι' ἀπειρίαν τῶν ἐναντίων ᾕρουν μὲν τοὺς
φεύγοντας, ἀπέλειπον δὲ τοὺς διώκοντας· ἐνομίζοντο δὲ διὰ τὴν εὐψυχίαν μᾶλλον ἄνδρες ἢ
διὰ τὴν φύσιν γυναῖκες· πλέον γὰρ ἐδόκουν τῶν ἀνδρῶν ταῖς ψυχαῖς διαφέρειν ἢ ταῖς ἰδέαις
ἐλλείπειν.

Anticamente le Amazzoni erano figlie di Ares, che abitavano presso il fiume Termodonte,
uniche armate di ferro tra quelli che abitavano intorno a loro, prime tra tutti ad andare a
cavallo, mediante i quali imprevedibilmente a causa dell’inesperienza dei nemici
sorprendevano coloro che fuggivano e lasciavano indietro coloro che le inseguivano; ma
erano ritenute uomini per il loro coraggio piuttosto che donne per la loro natura: infatti
sembrava che superassero gli uomini nel coraggio piuttosto che essere inferiori nell’aspetto.

In antico le amazzoni erano figlie di Ares.

Necessario fare due considerazioni. L’antichità è a geometria variabile, noi abbiamo


una periodizzazione precisa, paleolitico-neolitico, paleocristiano. Nell’antichità la
definizione di palaios, antico non è così chiaramente delimitabile, non è che palaios è
solo remotissimo. In questo caso è molto remoto, alle origini di un popolo che
discende dal dio Ares in alcuni casi è più recente. In Edipo re l’assassinio di Laio è
qualcosa di antico, mentre è avvenuto qualche anno prima, fatto antico perché non
c’erano testimoni oculari, Edipo sta ricercando questo colpevole. Palaios è qualcosa
di lontano che però sappiamo essere vicino. Figli di ares, Ferecide uno dei primi
prosatori, siamo ai primordi della genealogia greca. Non è uno storico, è un
genealogista, scrive cose diverse da Erodoto. In Ferecide si dice che le amazzoni
nascono da Ares e dalla ninfa Armonia. Nelle Eumenidi di Eschilo noi incontriamo
Atena che spiega il nome Areopago, colle di Ares dove si erano accampate le
amazzoni quando avevano attaccato Atene. Le amazzoni vivevano sul Termodonte
che in età remota i greci conoscevano poco e dopo la grande fase di colonizzazione di
VIII/VII conoscono molto di più. Termodonte conosciuto anche da Erodoto come
luogo delle amazzoni. fiume nel cui nome è presente l’aggettivo “caldo”, richiamata
scienza medica aristotelica le donne sarebbero per natura fredde, questo legame con il
nome termos nel loro ambiente starebbe ad indicare un loro aspetto più virile. Anche
teoria opposta, legata al ciclo delle donne. I commentatori si sono affannati a trovare
questi collegamenti, Nicolai crede poco. Questo Termodonte ad un certo punto
diventa troppo vicino e le Amazzoni vengono spostate nel Caucaso, al di là della
Tauride, con popolazioni barbariche non troppo accoglienti, il caucaso era un posto
adatto per posizionare questa popolazione.
Uno storico della geografia, Cristhian Jacobe dice che queste popolazioni vengano
messe nelle zone sensibili dell’ecumene. Non puoi mettere popolazioni bizzarre in
zone conosciute. Quando in seguito ad invasioni romane si scoprì che non c’erano le
amazzoni, si duplica il Caucaso, nessuno andrebbe a controllare in India. Le
amazzoni sono definite le sole ad essere armate di ferro tra i propri vicini.
Le armi di ferro erano superiori e successive a quelle di bronzo, ma la cosa
importante è che qui le amazzoni vengono definite monai, sole. Questo aggettivo era
normalmente applicato agli ateniesi. Le armi di ferro davano alle amazzoni un
vantaggio sui loro avversari, ma non è questo il punto, non amplificarlo troppo.
Avevano anche altre caratteristiche. Sono le prime tra tutti a montare a cavallo, con i
quali inaspettatamente catturavano i fuggitivi e lasciavano indietro gli inseguitori. Il
commento di Todd secondo lui sbaglia. Catturare i fuggitivi, aggressione è
trasgressiva quando è praticata da persone che non hanno il coraggio di stare fermi
sulla propria linea, come devono stare gli opliti. Questo si riferisce a combattimenti
oplitici non a cavallo che hanno regole completamente diverse, come spiega
Senofonte. La cavalleria è in grado di attaccare e ritirarsi, attaccare e ritirarsi. Questo
commento non fa riferimento a tecnica di combattimento della fanteria ma a quella
della cavalleria, che era normale.
Erano considerati piuttosto uomini per il loro coraggio che non donne per la loro
natura. Sembravano infatti maggiormente superare gli uomini per il loro coraggio che
essere inferiori per il loro aspetto.

ἄρχουσαι δὲ πολλῶν ἐθνῶν, καὶ ἔργῳ μὲν τοὺς περὶ αὐτὰς καταδεδουλωμέναι, λόγῳ δὲ περὶ τῆσδε
τῆς χώρας ἀκούουσαι κλέος μέγα, πολλῆς δόξης καὶ μεγάλης ἐλπίδος χάριν παραλαβοῦσαι τὰ
μαχιμώτατα τῶν ἐθνῶν ἐστράτευσαν ἐπὶ τήνδε τὴν πόλιν.

Dominando su molte popolazioni e di fatto avendo reso schiave le popolazioni intorno, nei discorsi
invece avendo sentito una grande fama intorno a quella terra, avendo preso con sé le più bellicose
tra le popolazioni a causa della notevole gloria e della grande speranza (o anche endiadi, per la
grande speranza di gloria) mossero contro questa regione.
Le fonti non ci parlano di impero delle amazzoni, il fatto che hanno ampliato
l’impero nelle popolazioni circostanti è un modo per amplificare. La motivazione che
Lisia dà dell’attacco ad Atene da parte di amazzoni è diversa da quelle che si trovano
nelle teseidi epiche, dove tutto è dovuto all’abbandono di Teseo di Antiope per Fedra.
Le amazzoni avrebbero aggredito Atene qui solo per la gloria di conquistare una
regione famosa. Atene sembra emergere abbastanza tardi nella storia, nell’iliade
compare, nel catalogo delle navi ma gli ateniesi non hanno un ruolo fondamentali.
Isocrate nel Panegirico cap.68 parla di un generale odio di amazzoni e il generale
eumolpo contro i greci. Motivazione generica ma sappiamo che l’odio e la collera
sono dei buoni motivi per fare la guerra, come all’inizio dell’iliade menin.
Rimangono buoni motivi fino a Livio nel racconto della seconda guerra punica. C’è
una tradizione di racconto della guerra e delle sue motivazioni che va tenuta presente.

τυχοῦσαι δ' ἀγαθῶν ἀνδρῶν ὁμοίας ἐκτήσαντο τὰς ψυχὰς τῇ φύσει, καὶ ἐναντίαν τὴν δόξαν

[6] τῆς προτέρας λαβοῦσαι μᾶλλον ἐκ τῶν κινδύνων ἢ ἐκ τῶν σωμάτων ἔδοξαν εἶναι γυναῖκες.

Essendosi però imbattute in uomini valorosi acquistarono animi concordi con la propria natura e
ottenendo una fama opposta a quella precedente più a causa dei pericoli che dell’aspetto fisico
sembrarono essere donne.

Giochi di parole continui tutti costruiti sulla figura dell’antitesi, maschile femminile,
natura aspetto e così via. Doxes ripetuto già nel paragrafo precedente.

μόναις δ' αὐταῖς οὐκ ἐξεγένετο ἐκ τῶν ἡμαρτημένων μαθούσαις περὶ τῶν λοιπῶν ἄμεινον
βουλεύσασθαι, οὐδ' οἴκαδε ἀπελθούσαις ἀπαγγεῖλαι τήν τε σφετέραν αὐτῶν δυστυχίαν καὶ τὴν τῶν
ἡμετέρων προγόνων ἀρετήν· αὐτοῦ γὰρ ἀποθανοῦσαι, καὶ δοῦσαι δίκην τῆς ἀνοίας, τῆσδε μὲν τῆς
πόλεως διὰ τὴν ἀρετὴν ἀθάνατον ‹τὴν› μνήμην ἐποίησαν, τὴν δὲ ἑαυτῶν πατρίδα διὰ τὴν ἐνθάδε
συμφορὰν ἀνώνυμον κατέστησαν. ἐκεῖναι μὲν οὖν τῆς ἀλλοτρίας ἀδίκως ἐπιθυμήσασαι τὴν ἑαυτῶν
δικαίως ἀπώλεσαν.

E a loro sole imparando dagli errori non accadde di decidere meglio riguardo alle situazioni future,
né ritornando in patria di annunciare la propria sventura e la virtù dei nostri antenati; essendo morte,
infatti, sul luogo ed essendo punite per la loro follia, resero immortale il ricordo di questa città per il
suo valore mentre fecero diventare anonima la loro patria a causa della sconfitta ottenuta qui. Quelle
dunque desiderando la patria altrui ingiustamente persero giustamente la propria.

Monais attribuito alle amazzoni questa volta in senso negativo, apprendere dagli
errori e decidere per il futuro, le amazzoni non ne sono state capaci. Pregiudizio
misogino, solo le amazzoni in quanto donne non hanno appreso dai propri errori.
Questa idea poi ribadita di amazzoni che muoiono ad Atene è un’idea che non si
trova da nessun’ altra parte. È un dettaglio che aggiunge Lisia, è plausibile. Qui è
tutto giocato sulle opposizioni, sumforà è una vox media. Qui ci sono molti pronomi
possessivo, ma secondo lui non vi vuole alludere in parodia il Menesseno.

E quelle, dunque, dopo aver desiderato ingiustamente la terra altrui persero


giustamente la propria. La retorica è abbastanza facile.
Ten eauton patrida, appena sopra, forse a questo ci si richiama dopo. Todd dice, non è
ovvio che una stirpe di donna abbia una terra patria. Nicolai non condivide.

(7) Ἀδράστου δὲ καὶ Πολυνείκους ἐπὶ Θήβας στρατευσάντων καὶ ἡττηθέντων μάχῃ, οὐκ ἐώντων
Καδμείων θάπτειν τοὺς νεκρούς, Ἀθηναῖοι ἡγησάμενοι ἐκείνους μέν, εἴ τι ἠδίκουν, ἀποθανόντας
δίκην ἔχειν τὴν μεγίστην, τοὺς δὲ κάτω τὰ αὑτῶν οὐ κομίζεσθαι, ἱερῶν δὲ μιαινομένων τοὺς ἄνω
θεοὺς ἀσεβεῖσθαι, τὸ μὲν πρῶτον πέμψαντες κήρυκας ἐδέοντο αὐτῶν δοῦναι τῶν νεκρῶν
ἀναίρεσιν, νομίζοντες ἀνδρῶν μὲν ἀγαθῶν εἶναι ζῶντας τοὺς ἐχθροὺς τιμωρήσασθαι, ἀπιστούντων
δὲ σφίσιν αὐτοῖς ἐν τοῖς τῶν τεθνεώτων σώμασι τὴν εὐψυχίαν ἐπιδείκνυσθαι·

Quando Adrasto e Polinice fecero la spedizione contro Tebe e furono sconfitti in battaglia, dal
momento che i Cadmei non permettevano di seppellire i morti, gli ateniesi considerando che quelli,
se avevano fatto ingiustizia, morendo avessero pagato il fio più grande ma che gli dèi di sotto non
avessero ricevuto quegli onori a loro dovuto. (kato indica in questo caso senso verticale, in altri casi
in senso orizzontale, kato vicino alla costa ano lontano) e che se venivano contaminati i santuari gli
dèi celesti (quelli di sopra) subivano un trattamento empio, in un primo tempo mandando
ambasciatori chiedevano la restituzione dei morti, pensando che fosse proprio di uomini valorosi
che i nemici fossero puniti vivi, ma di uomini che diffidano di loro stessi mostrare il loro valore sui
corpi dei morti.

Questa lunga frase con molti participiali riassume la prima parte della storia, i cui
antefatti conosciamo dai 7 contro Tebe e dall’Antigone di Sofocle. Anche altra
versione perduta, gli Eleusini di Eschilo. Questo episodio è raccontato anche da
Isocrate nel panegirico con un certo dettaglio. I commentatori si soffermano sul fatto
che i tebani sono chiamati cadmei. Alla fine degli anni ’90 del IV sec. Tebe e argo
stavano con Atene, perciò, anche gli argivi non sono chiamati argivi. Tuttavia, a
Nicolai non sembra, anche qui troppo sottile, i tebani spesso chiamati così. Qualcuno
ha insistito sul fatto che Polinice è aggressore e questo gli comporta una damnatio
della sua comunità che fa si che non venga seppellito. Qui Lisia non vuole indagare
sulla colpa di Polinice, in ogni caso lui è un caduto in guerra che deve essere sepolto.
Come si lavorava su paradigmi? Ognuno prendeva il pezzetto che gli serviva, ateniesi
sono tanto bravi che chiedono i cadaveri degli eroi argivi per permettere la sepoltura,
secondo un antico costume greco. Non gli interessa sviluppare il conflitto tra i due
fratelli. Principio di modulazione del paradigma, che ci fa capire come ogni autore si
serve di un patrimonio collettivo variamente tramandato per i suoi scopi.
Mianomenon, c’è il miasma, la contaminazione. Libro miasma di Parker che spiega
tutto su questo fenomeno, complicato, fonti di natura diversa. Qui si vuole parlare
dell’empietà dell’atto di non far seppellire i morti, conseguenze sull’ordine cosmico,
dei inferi e celesti. La legge attica negava la sepoltura nel territorio dell’attica a chi
veniva condannato per tradimento.
οὐ δυνάμενοι δὲ τούτων τυχεῖν ἐστράτευσαν ἐπ' αὐτούς, οὐδεμιᾶς διαφορᾶς πρότερον πρὸς
Καδμείους ὑπαρχούσης, οὐδὲ τοῖς ζῶσιν [9] Ἀργείων χαριζόμενοι, ἀλλὰ τοὺς τεθνεῶτας ἐν τῷ
πολέμῳ ἀξιοῦντες τῶν νομιζομένων τυγχάνειν πρὸς τοὺς ἑτέρους ὑπὲρ ἀμφοτέρων ἐκινδύνευσαν,
ὑπὲρ μὲν τῶν, ἵνα μηκέτι εἰς τοὺς τεθνεῶτας ἐξαμαρτάνοντες πλείω περὶ τοὺς θεοὺς ἐξυβρίσωσιν,
ὑπὲρ δὲ τῶν ἑτέρων, ἵνα μὴ πρότερον εἰς τὴν αὑτῶν ἀπέλθωσι πατρίου τιμῆς ἀτυχήσαντες καὶ
Ἑλληνικοῦ νόμου στερηθέντες καὶ κοινῆς ἐλπίδος ἡμαρτηκότες.

Non potendo ottenere il recupero di questi corpi fecero una spedizione contro di loro.
Senza che ci fosse alcun conflitto precedente nei confronti dei tebani e nemmeno per ingraziarsi i
vivi tra gli argivi, ma ritenendo giusto che quelli che erano morti in guerra ottenessero i riti dovuti
corsero un rischio, combatterono contro uno degli avversari ma a vantaggio di entrambi. A
vantaggio degli uni perché non oltraggiassero ulteriormente gli dèi commettendo più offese nei
confronti dei morti e a vantaggio degli altri perché non tornassero nella loro terra senza aver
ottenuto un onore tradizionale e privati di un costume greco e delusi in una speranza comune.

Qui si dice che hanno fatto una spedizione, sembra anche questo accennato nel 60
discorso del corpus demostenico, ma altre versioni dicono che i tebani hanno
restituito questi corpi per esempio Pausania, probabilmente anche Eschilo negli
eleusini. Dopo trattative diplomatiche hanno restituito i corpi. Fare una spedizione
militare certo amplifica la gloria degli ateniesi. Motivo morale che coinvolge
guerrieri caduti di un'altra città, per questo fanno una spedizione.
Si vuole sottolineare il totale disinteresse degli ateniesi per questa azione.
Polisindeto in kai e parola nomou usata in senso più ampio, nomos non come noi
intendiamo noi, anche costume. Questo concetto lo abbiamo da fonti letterarie, non
c’era un diritto pangreco ma quello delle singole città. Euripide nelle supplici parla di
nomos panellenos. Piccolissima parentesi sul panellenico, c’è in Omero dove però
non ci sono i greci, Elleno non era ancora arrivata. Questione complessa, termine ha
grande successo nel 4 sec. In atmosfera di guerre persiane.

7/03/2022

Nella sezione che analizzeremo oggi c’è una parte che riguarda la causa della guerra
persiana. Lisia attribuisce la responsabilità della guerra alla volontà di espansione del
re d’Asia. Nelle fonti si trova molto spesso la spiegazione ufficiale persiana, vendetta
enei confronti di ateniesi che hanno guidato rivolta ionica. Per le cause addotte si usa
il termine profasis, pretesto, differenza tra pretesto e cause profonde. Il termine greco
che viene più spontaneo pronunciare invece per la causa profonda è aitia, l’erodoteo
aitie in ionico dal proemio storie di Erodoto indica la colpa più che la causa. I due
significati si intrecciano strettamente. Aitios è il responsabile, nelle eumenidi di
Eschilo il dio Apollo è panaitios, totalmente responsabile all’atto compiuto da Oreste,
il matricidio. La spiegazione data da Lisia converge in qualche modo a quella che si
da nei persiani alla spedizione di Serse. La causa per Lisia è questa idea di espandere
l’impero verso l’Europa, così come Serse vuole fare in modo che su questo impero
non tramonti mai il sole. La stessa spiegazione si trova anche nel VII libro e delle
storie di Erodoto, nel sogno d Atossa lui cerca di aggiogare i cavalli riottosi. I romani
di guerre ne hanno fatte ma non c’è una sola guerra iniziata dai romani non etichettata
come bellum iustum, guerre di conquista ma sempre pretesto per attaccare una
regione. Questo tipo di ideologia della guerra è che i romani sono minacciati da altri
popoli e devono giustamente intervenire, in questo modo conquistano l’intero mondo
conosciuto. Ragionare su ideologia della guerra in società dove la guerra si faceva
molto spesso è bene, ragionare su cause di conflitti. In Polibio scansione molto
definita, profasis distinta dall’aitia, cioè il pretesto dalla causa. In Tucidide la
terminologìa è più flessibile. Altro nesso delle aitiai es to faneron, cause addotte
pubblicamente. Gli antichi ragionavano sull’informazione e la disinformazione.
Eravamo arrivati al capitolo 10, si diceva precedentemente che gli ateniesi avessero
portato vantaggio ad entrambi i contendenti, persino i tebani, impedendogli di
offendere ulteriormente gli dèi con i caduti insepolti.

ταῦτα διανοηθέντες, καὶ τὰς ἐν τῷ πολέμῳ τύχας κοινὰς ἁπάντων ἀνθρώπων νομίζοντες, πολλοὺς
μὲν πολεμίους κτώμενοι, τὸ δὲ δίκαιον ἔχοντες σύμμαχον ἐνίκων μαχόμενοι.

pensando queste cose e considerando i rischi (tuche nel senso di esito incerto) comuni a tutti gli
uomini, pur avendo molti nemici ma avendo come alleato il giusto vinsero combattendo”.

To dikaion astratto, in Tucidide gli astratti sono moltissimi in Lisia non sono così
frequenti. Stuttura con molti participi collocati in ultima posizione. Nell’ultima c’è
una variatio, l’ultimo participio ekontes è collegato non in ultima posizione.

καὶ οὐχ ὑπὸ τῆς τύχης ἐπαρθέντες μείζονος παρὰ Καδμείων τιμωρίας ἐπεθύμησαν, ἀλλ' ἐκείνοις
μὲν ἀντὶ τῆς ἀσεβείας τὴν ἑαυτῶν ἀρετὴν ἐπεδείξαντο, αὐτοὶ δὲ λαβόντες τὰ ἆθλα ὧνπερ ἕνεκα
ἀφίκοντο, τοὺς Ἀργείων νεκρούς, ἔθαψαν ἐν τῇ αὑτῶν Ἐλευσῖνι. περὶ μὲν οὖν τοὺς ἀποθανόντας
τῶν ἑπτὰ ἐπὶ Θήβας τοιοῦτοι γεγόνασιν.

E facendosi trasportare dal successo non desiderarono un'altra punizione da imporre ai tebani ma a
loro presi dall’empietà fecero mostra del valore. Presi i premi per i quali erano giunti li seppellirono
nella loro terra ad Eleusi.

Non c’è guerra più giusta di questa, senza aver nessun vantaggio gli ateniesi per far
rispettare un nomos riconosciuto da tutti i greci intraprendono un conflitto, per solo
premio ebbero i corpi. Nelle versioni precedenti i sette venivano sepolti a Tebe,
Eleusi si trova invece come luogo di sepoltura in Erodoto IX, 27 e nelle Supplici di
Euripide, ambientato ad Eleusi. Si insiste molto su Teseo che personalmente prepara i
cadaveri per la cremazione, dopo dovevano essere riportati ad Argo. Per i greci la
terra dove sepolti eroi un valore particolare. Euristeo sconfitto, per ripagare gli
ateniesi richiede di essere sepolto ad Atene per proteggere terra ateniese dai nemici.
Gli eraclidi hanno un finale incerto, sappiamo che manca una porzione di testo. Il
punto più interessante è che gli eraclidi non sono celebrazione entusiastica di questo
comportamento di Atene ma ne critica il comportamento, perché sì, accoglie i
supplici, li difende contro Euristeo ma permette ad Alcmena di uccidere un
prigioniero di guerra, contro il nomos greco.
Le ossa degli eroi, gli eroi oggetti di un culto di tipo ctonio (defunti) avevano la
capacità di difendere la terra dove abitavano. Le tombe eroiche erano luoghi di culto,
in età arcaica, nel V sec. ancora visibili delle tombe a tholos dove si praticavano i
culti degli eroi. Entusiasmo degli archeologi, la maschera di Agamennone chissà di
chi era.

Dunque tali furono nei confronti dei morti tra i sette che attaccarono Tebe.

Ad un certo punto si riportano sulla scena i drammi di Eschilo e per questo si hanno
formule come questo che riportano quella tragedia.

In un tempo successivo, dopo che Eracle sparì dal mondo, i suoi figli fuggirono Euristeo, furono
cacciati da tutti i greci, che da un lato si vergognavano dei loro atti, dall’altro avevano paura della
violenza di Euristeo, giungendo in questa città come supplici si sedettero sugli altari.

Si è ragionato sul verbo efaniste, che si utilizza in erodoto per gli uomini defunti che
ricevono culto eroico. Eracle riceve culto eroico ma anche l’apoteosi, elevato al rango
di divinità. Questo verbo compare raramente in tragedia, mai collegato al destino di
Eracle quando vi si potrebbe adattare. La scomparsa, infatti, dal mondo umano senza
lasciare tracce è proprio di alcuni personaggi eroici che ricevono l’apoteosi.
Questa vicenda dell’aiuto dato da Atene agli Eraclidi Aristotele nella retorica ci dice
era uno dei temi obbligati degli encomi ad Atene dopo Salamina e Maratona. Questo
ci conferma che questi epitafi hanno elementi fissi. Negli epitafi si insiste sull’azione
collettiva degli ateniesi no Demofonte che in euripide è molto importante. Qui per
esaltare gli Ateniesi si accenna a Iolao, l’amico di Eracle che ringiovanisce e
combatte, o a Illo figlio maggiore di Eracle coinvolto nello scontro. Luce favorevole
su Atene verso altre poleis greche. Nella tragedia il tragediografo può modificare una
tradizione a suo modo. Ad esempio, l’uccisione dei figli di Medea da parte sua stessa
non ci sono in altre fonti. In che modo si può modificare il passato? Antifane, i
commediografi hanno una responsabilità più grande dei tragediografi, devono
inventare la storia mentre nei dati elementari le tragedie si basano su fatti già stabiliti.
Nessuno è arrivato a negare che Clitemnestra sia stata uccisa da Oreste o
Agamennone da Clitemnestra. Tendenza storiografica che ha negato l’olocausto. La
negazione dell’olocausto, di cui abbiamo documenti e filmati è sconcertante così
come la negazione del Covid. All’estremo si arriva alla credulità in teorie che non
hanno alcuna realtà scientifica, come che la terra sia piatta . Il paradosso è quanto a
causa della grande quantità di informazioni si arriva a negare il nucleo stesso dei fatti.
Umberto Eco in uno di quei pezzi brevi di diario mio. Ragionava sulla questione di
cosa sia un fatto, provare a ragionare su cosa sia un fatto è abbastanza importante. Ci
troviamo di fronte ad alcuni nodi e il problema principale è chiedersi cosa fa la storia.
Storia politica e politico-militare per definizione. Ma nel ‘900 si sono studiati gli
eventi minimi, i registri parrocchiali, per le vicende della gente comune. Con questo
proliferare di false notizie si è parlato della verifica dei fatti. Ma che cos’è il fatto?
Eco dice che è quella cosa contro cui vai a sbattere quando togli tutto ciò che è
dubbio o accessorio, definizione in negativo. Già nell’antichità si ragionava su cosa
sia un fatto e come lo si potesse isolare. Dato che diceva che la storia contemporanea
è quasi impossibile da scrivere perché abbiamo troppi documenti. Continui colloqui
tra capi di stato, certamente tentativi ma come potrà raccontarli uno storico nei
prossimi anni, che cosa rimarrà del racconto di questa guerra? Certamente da parte
della Russia è una guerra giusta, da parte Ucraina è una pressione. Gli storici
occidentali come racconteranno questa storia? Emergerà certo un’invasione armata.
Partiamo dalla storia intenzionale di Lisia per ragionarci.
Abbiamo visto che la tragedia può presentare varie forme di una stessa vicenda,
nessuno si scandalizzava per dettaglio. Una storica delle religioni ha detto che i miti
nascono nel momento in cui qualcuno le racconta. In quel momento si crea una storia.
Il mito è in rapporto con la tradizione. La filologia ha ipotizzato che esistessero i miti
originali, Ur-miten, specie di archetipo in cui nascono tutti i racconti. Alcuni
ragionano sulla legittimità dei diversi racconti della storia. Non si può ammettere
però la legittimità del racconto di chi nega l’olocausto, c’è sempre un nucleo. Cos’è
che distingue la storia dalla scienza? I fatti storici non sono ripetibili, questo è del
tutto ovvio. La sfida degli storici antichi e moderni è quella di creare un racconto che
contenga il più possibile di fatti principali e nel modo più corretto possibile. Lo scopo
della storia intenzionale come quella degli epitafi è scopo celebrativo, parenetico,
serve a creare un’identità collettiva degli ateniesi. Studiando la storia intenzionale
possiamo ragionare sui giornalisti e sui nostri stessi libri di storia. Era molto curioso
vedere aprire i libri di ogni disciplina in epoca sovietica e leggere un elogio di Stalin.
Questa scrittura e riscrittura della storia l’abbiamo vissuta anche noi, perché certi
periodi della storia sono stati riscritti dopo la Seconda guerra mondiale. Idea del
popolo di santi, eroi e navigatori. Stachanovismo, si creava un mito, un eroe
nazionale. Dopo la caduta del muro di Berlino ci fu una riscrittura del muro di
Berlino. Nel fascismo narrazione storica di un legame tra Impero Romano e nuova
futura greca. Arabo infedele e predone nel libro delle medie di Nicolai (pleistocene
), oggi con il politicamente corretto vengono abbattute le statue degli schiavisti.

Quando Euristeo li richiese agli ateniesi, gli ateniesi non li vollero consegnare, rispettavano
maggiormente il valore di Eracle di
quanto temessero di correre un rischio e ritenevano giusto combattere dalla parte dei più deboli e
del giusto piùttosto che compiacendo i potenti consegnare questi che hanno subito ingiustizia da
costoro.

Giochi di parole dikaion..adikoumenos, il termine kindunon, due volte ekdounai.

Altro punto interessante nel commento al capitolo XI, quando si dice che gli eraclidi
furono scacciati da tutti i greci, è messo in rapporto dai commentatori nel Cap.20, gli
ateniesi lasciati da soli da tutti i greci da soli difesero tutti i greci.
La stessa perifrasi più o meno uguale si trova in Erodoto 2,27. Erodoto ha scritto
prima di Lisia. Gli ultimi riferimenti cronologici di Erodoto. Lisia non parla di
Euristeo come re di Argo. Lisia parla delle lotte di Argo contro Micene e Platone nel
Menesseno di lotte di Argo contro Micene.

Ed avendo Euristeo mosso guerra contro questi insieme a coloro che allora possedevano il
Peloponneso, non mutarono avviso trovandosi vicino alle difficoltà

Questa perifrasi sul peloponneso suggeriva che il pubblico di allora leggeva questo
mito in termini legati alla situazione politica attuale. Euristeo diventa immagine della
lega peloponnesiaca che attacca Atene. Però questa stessa immagine si trova in
Erodoto, dove la guerra del Peloponneso è appena iniziata. Lisia non parla di Euristeo
come re di Argo. Erodoto parla delle lotte di Atene contro micene e platone Atene
contro Argo ma genericità di Lisia può farlo un po' pensare.

Ma mantennero lo stesso atteggiamento di prima, pur non avendo ricevuto alcun bene in particolare
dal loro padre, e non sapendo quali uomini sarebbero diventati.

Gli ateniesi non hanno ricevuto specificamente più benefici di quelli che il resto
dell’umanità ha ricevuto da Eracle. Negli Eraclidi di Euripide Euristeo rende esplicito
il collegamento tra gli Eraclidi e gli Spartani che avrebbero combattuto la guerra del
Peloponneso contro Atene.

δίκαιον δὲ νομίζοντες εἶναι, οὐ προτέρας ἔχθρας ὑπαρχούσης πρὸς Εὐρυσθέα, οὐδὲ κέρδους
προκειμένου πλὴν δόξης ἀγαθῆς, τοσοῦτον κίνδυνον ὑπὲρ αὐτῶν
ἤραντο, τοὺς μὲν ἀδικουμένους ἐλεοῦντες, τοὺς δ' ὑβρίζοντας μισοῦντες, καὶ τοὺς
μὲν κωλύειν ἐπιχειροῦντες, τοῖς δ' ἐπικουρεῖν
ἀξιοῦντες, ἡγούμενοι ἐλευθερίας μὲν σημεῖον εἶναι μηδὲν ποιεῖν ἄκοντας, δικαιοσύνης δὲ τοῖς
ἀδικουμένοις βοηθεῖν, εὐψυχίας δ' ὑπὲρτούτων ἀμφοτέρων, εἰ δέοι, μαχομένους ἀποθνῄσκειν.

pensando di essere nel giusto, sebbene non ci fossero precedenti inimicizie contro Euristeo né
previsto un compenso a parte la buona fama affrontavano per loro un così grande pericolo,
provando compassione per coloro che subivano ingiustizia (di nuovo lessico di giustizia) odiando
coloro che commettevano atti tracotanti, e tentando di impedire gli uni, considerando giusto
soccorrere gli altri, considerando che fosse segno di libertà non fare nulla contro la propria volontà,
di senso della giustizia prestare soccorso a chi aveva subito ingiustizia, di coraggio se ci fosse
bisogno morire in battaglia per queste due cose

C’è una disposizione chiastica nella prima parte. Tricolon di valori, retto da
egoumenoi semeion einai, eleuteria, dikaiosune, eupsuchias. Tutto in asindeto,
notiamo di nuovo lessico del giusto e dell’ingiusto.

τοσοῦτον δ'ἐφρόνουν ἀμφότεροι, ὥσθ' οἱ μὲν μετ' Εὐρυσθέως οὐδὲν παρ' ἑκόντων
ἐζήτουν εὑρίσκεσθαι, Ἀθηναῖοι δὲ οὐδ' ἂν ἠξίουν Εὐρυσθέα αὐτὸν
ἱκετεύοντα τοὺς ἱκέτας αὐτῶν ἐξελεῖν.

entrambi i contendenti si erano così irrigiditi sulle proprie posizioni, sicchè gli uomini di Euristeo
non tentavano di ottenere nulla da parte degli Ateniesi che lo facevano di loro propria volontà.
(frase un po' complicata per dire che le due parti non vedono altra soluzione che lo scontro).
Dall’altra parte gli ateniesi non avrebbero considerato giusto che nemmeno lo stesso Euristeo se si
fosse presentato come supplice potesse prendere e portare via i loro supplici.

Qui c’è un problema testuale, an è un’integrazione testuale, con l’imperfetto


trasforma la frase in un’ipotesi irreale. Euristeo, infatti, anche negli eraclidi manda
araldo certamente non si presenta come supplice, ma con arroganza tremenda. Ipotesi
dunque estrema. Questa particella salverebbe un po' le cose. Nicolai ha sempre il
dubbio che cerchiamo di fare il testo migliore di quello che era. Talvolta anche una
congettura sbagliata o eccessiva aiuta l’esegesi.

παραταξάμενοι δ' ἰδίᾳ δυνάμει τὴν ἐξ ἁπάσης Πελοποννήσου στρατιὰν ἐλθοῦσαν


ἐνίκων μαχόμενοι, καὶ τῶν Ἡρακλέους παίδων τὰ μὲν σώματα εἰς ἄδειαν κατέστησαν,
ἀπαλλάξαντες δὲ τοῦ δέους καὶ τὰς ψυχὰς ἠλευθέρωσαν, διὰ δὲ τὴν τοῦ
πατρὸς ἀρετὴν ἐκείνους τοῖς αὑτῶν κινδύνοις ἐστεφάνωσαν. τοσοῦτον δὲ
εὐτυχέστεροι παῖδες ὄντες ἐγένοντο τοῦ πατρός·
ὁ μὲν γάρ, καίπερ ὢν ἀγαθῶν πολλῶν αἴτιος ἅπασιν ἀνθρώποις, ἐπίπονον καὶ φιλόνικον
καὶ φιλότιμον αὑτῷ καταστήσας τὸν βίον τοὺς μὲν ἄλλους ἀδικοῦντας
ἐκόλασεν, Εὐρυσθέα δὲ καὶ ἐχθρὸν ὄντα καὶ εἰς αὐτὸν ἐξαμαρτάνοντα οὐχ οἷός
τε ἦν τιμωρήσασθαι· οἱ δὲ παῖδες αὐτοῦ διὰ τήνδε τὴν πόλιν τῇ
αὐτῇ εἶδον ἡμέρᾳ τήν θ' ἑαυτῶν σωτηρίαν καὶ τὴν τῶν ἐχθρῶν τιμωρίαν

Dopo essersi schierati con le proprie forze contro l’esercito che veniva da tutto il peloponneso lo
sconfissero in battaglia. (di nuovo ateniesi isolati, tutto il peloponneso etc. etc.) E misero al sicuro la
vita dei figli di Eracle (lui è nominato), e liberandoli dalla paura liberarono anche le loro anime e
per la virtù del padre li incoronarono con i pericoli che avevano affrontati. Tanto più fortunati
furono i figli rispetto al padre Eracle infatti anche se era stato responsabile di molti beni per tutti gli
uomini essendosi imposta una vita faticosa volta alla vittoria e all’onore punì quelli che avevano
commesso ingiustizia nei confronti degli altri. Ma Euristeo che era suo nemico e che aveva
commesso delle colpe nei suoi confronti non era stato capace di punirlo e i suoi figli grazie a questa
città nello stesso giorno videro la propria salvezza e la punizione dei nemici”.

Questa è una frase che si trova spesso nei discorsi parenetici, lo stesso giorno porta
vendetta e salvezza insieme. Qui cambiamento di argomento, volontà di separare le
vicende del passato e quelle del presente. Il prossimo exemplum sarà Maratona, ma
prima ci sono tre capithhgoli sulle istituzioni di Atene, che in qualche modo fanno da
contraltare al corpo principale dell’epitafio di Pericle, che è tutto incentrato sulle
istituzioni.

[17] Πολλὰ μὲν οὖν ὑπῆρχε τοῖς ἡμετέροις προγόνοις μιᾷ γνώμῃ χρωμένοις περὶ τοῦ δικαίου
διαμάχεσθαι. ἥ τε γὰρ ἀρχὴ τοῦ βίου δικαία· οὐ γάρ, ὥσπερ οἱ πολλοί, πανταχόθεν συνειλεγμένοι
καὶ ἑτέρους ἐκβαλόντες τὴν ἀλλοτρίαν ᾤκησαν, ἀλλ' αὐτόχθονες ὄντες τὴν αὐτὴν ἐκέκτηντο
μητέρα [18] καὶ πατρίδα. πρῶτοι δὲ καὶ μόνοι ἐν ἐκείνῳ τῷ χρόνῳ ἐκβαλόντες τὰς παρὰ σφίσιν
αὐτοῖς δυναστείας δημοκρατίαν κατεστήσαντο,

“In molti modi, infatti, ai nostri antenati con unità di ideali (lett. Che si servivano di una sola
opinione) molte volte toccò di combattere per la giustizia, infatti l’origine della vita è giusta. Infatti
non come la maggior parte dei popoli raccoltisi di qua e di là dopo aver scacciato gli altri si
insediarono nella terra altrui ma essendo autoctoni ebbero la stessa terra come madre e come patria.
Primi e soli, a quei tempi, dopo aver cacciato i potentati che vivevano tra loro stabilirono la
democrazia.”

Cos’è l’autoctonia? Ce ne sono due tipi, gli ateniesi nati dalla terra, concetto legato
al mito di Eretteo ed Erittonio. C’è poi l’idea che autoctonia voglia dire vivere
sempre nello stesso suolo, un modo per creare identità collettiva. Ciò è legato al fatto
che l’antichità è un valore e non solo nel caso dell’identità civica e politica del paese.
L’autoctonia è posta a metà, tema riassuntivo piuttosto che introduttivo. Anche
Isocrate nel panegirico pone questo atteggiamento. Forse polemica nei confronti di
Eraclidi che hanno conquistato il loro territorio per conquista. Ora, questa idea delle
dunasteiai è legata alla figura di Teseo e all’istituzione della democrazia. Teseo fa il
sinecismo, mette insieme comunità diverse e viene considerato il creatore della
democrazia.

9/03/2022

ἡγούμενοι τὴν πάντων ἐλευθερίαν ὁμόνοιαν εἶναι μεγίστην, κοινὰς δ'


ἀλλήλοις τὰς ἐκ τῶν κινδύνων ἐλπίδας ποιήσαντες ἐλευθέραις ταῖς
ψυχαῖς ἐπολιτεύοντο, [19] νόμῳ τοὺς ἀγαθοὺς τιμῶντες καὶ τοὺς κακοὺς
κολάζοντες, ἡγησάμενοι θηρίων μὲν ἔργον εἶναι ὑπ' ἀλλήλων βίᾳ
κρατεῖσθαι, ἀνθρώποις δὲ προσήκειν νόμῳ μὲν ὁρίσαι τὸ δίκαιον, λόγῳ
δὲ πεῖσαι, ἔργῳ δὲ τούτοις ὑπηρετεῖν, ὑπὸ νόμου μὲν βασιλευομένους,
ὑπὸ λόγου δὲ διδασκομένους.

Ci troviamo nella sezione relativa all’ordinamento degli ateniesi, considerazioni


sull’autoctonìa, di solito si trova all’inizio degli epitafi. C’è questa idea di una
democrazia ateniese che ha avuto un ruolo di fondazione delle successive
democrazie, teoria che dal punto di vista storico presenta molti problemi. Dopo la
fine dell’indipendenza greca le città greche anche quelle amministrate con regimi
democratiche hanno mantenuto le proprie forme di governo più o meno adattate ma
in un contesto totalmente diverso, hanno perso la politica estera. Esaurita l’esperienza
greca nuove forme di governo, esperienze democratiche non ce ne sono state tante,
bisogna aspettare la Rivoluzione francese e americana. Tema importante, rapporto
con l’antico e con i testi antichi. Epitafio di Pericle per nicolai testo su cui ritornare e
aggiungere sempre un tassello, testo carico di significati. Eleuteria e isonomia che
significa? Non è solo tutti sono uguali davanti alla legge, molti modelli presenti, i
concetti si possono interpretare in diversi modi. La Rivoluzione francese libertà e
uguaglianza, indicava ciò di cui si parla in epitafio? Questa sezione è importante
perché punto di vista diverso da epitafio Tucidideo. Quello è un testo complesso con
costruzione articolata. Encomio di Atene insieme di tropoi che non sono riconducibili
soltanto ai nomoi o alla politeia. Testo stratificato, questo invece è più lineare, ma i
problemi non mancano neanche qui. Riferimento alla cacciata dei potentati,
riferimenti probabilmente al sinecismo di Teseo, indicato come fondatore della
democrazia ateniese. Subito dopo Lisia prosegue

“pensando che la libertà di tutti è la più grande concordia”

Eleuterìa e omonoia, sono due concetti che apparentemente pongono dei problemi
messi vicini. L’eleuteria è la libertà di agire dei cittadini. I cittadini potevano
esprimere la loro personalità in modo versatile, senza costrizioni, ma la discussione
molto grande è sui limiti della libertà. I greci si ponevano il problema, il limite era
dato dalle norme. Ci troviamo oggi davanti a problemi sul concetto di libertà es no
vax, la libertà può essere usata per giustificare posizioni non fondate
scientificamente. La concordia, i greci situazione in realtà di forte conflittualità tra le
città e tra loro. Gli ateniesi come si vede dalle commedie hanno la mania del
tribunale. La concordia che l’Epitafio pone come stile di vita degli ateniesi è forse
un’aspirazione più che la verità. Libertà e concordia come andavano insieme allora?
In una visione idealizzata ed encomiastica della democrazia ateniese. Oggi, in questi
ultimi decenni invece la libertà sta prevalendo su altri valori della Rivoluzione
francese, uguaglianza e fratellanza, si tende a valorizzare la libertà individuale es.
armi a gogo in America. Il valore di uguaglianza adesso è in grande crisi, fine della
classe media. Quello della fratellanza resta confinato alle parole di papa Francesco.
Anche solo riflettere su due parole e provare a ragionare oggi con le dovute
differenze su quello che succede è importante.

κοινὰς δ' ἀλλήλοις τὰς ἐκ τῶν κινδύνων ἐλπίδας ποιήσαντες ἐλευθέραις ταῖς ψυχαῖς ἐπολιτεύοντο,

Rendendo comuni tra loro le speranze che provengono dai pericoli (termine che ricorre
ossessivamente) si amministravano e vivevano come cittadini con animo libero onorando secondo
la legge i buoni e punendo i malvagi

L’idea che esistano dei valori collettivi, koinos, il cui contrario è idios. Valori
riconosciuti da tutti, quelli che derivano dalle guerre, La città è unita di fronte al
pericolo, con animi di libertà. Tornano il pericolo e la libertà

considerando che fosse opera propria delle belve sopraffarsi reciprocamente con la violenza e che
fosse compito degli uomini stabilire ciò che è giusto con la legge, convincere con la parola e
sottostare nei fatti a questi due principi vivendo sotto il regno del nomos e lasciandosi ammaestrare
dalla parola

Certe tendenze illuministiche sono molto forti, la ragione -Il povero nico ha ricevuto
in mezzo alle tempie una tesi di 900 pagine - La parola razionalismo e questo
passaggio dalle categorie mitiche al pensiero razionale sono gli ultimi portati di
un’idea completamente superata, che ci fu per un certo periodo un’assenza di
razionalismo, un ragionamento mitico, senza principio di non contraddizione. La
storia delle religioni, l’antropologia hanno voluto creare un’epoca in cui l’umanità
galleggiava in una favola, mancanza di punti di riferimento cronologici. La
cronologia relativa tuttavia esisteva, purchè non assoluta, genealogie presente.
Razionalità sostituisce una fase non razionale. Il razionalismo ‘800esco incasella la
Grecia in certe epoche, epoca dell’epica, epoca della lirica, l’epoca della tragedia,
ognuna di queste epoche ha una caratteristica. Questo logos è forse il termine più
difficile da tradurre.
Abbiamo un tricolon con parallelismo, nomos, logos, ergo. Al binomio tradizionale
logos/ergo si aggiunge nomos. Qui logoi palesemente richiama la funzione persuasiva
della parola, verbo peisai, non richiama l’idea di un percorso razionale verso un
risultato. È evidente che il dibattito, come dice Tucidide nell’epitafio deve essere
precedente alla persuasione e all’azione, ed è questa una caratteristica degli ateniesi.
Attraverso un dibattito pubblico si arriva certamente ad una decisione più logica.
Questo non significa però che a logos si debba dare il significato di ragione, questo
per dare un esempio di come singola parola è importante a cogliere sfumature
neanche troppo piccole di significato. Logos legato a didasko, per quella funzione
educativa della parola che gli antichi riconosceva. In vari ambiti, dal teatro ai discorsi
dei rethores in assemblea. L’uomo politico per i greci è un rethor, non avevano un
altro nome, chi è in grado di parlare e anche di insegnare agli altri (nico disappointed
da politici moderni). La sezione sui valori fondanti di Atene si chiude qui, molto
breve a differenza di come avviene nell’Epitafio di Pericle. I commenti non dicono
nulla di particolarmente rilevante su questa sezione.

Con il capitolo 20 inizia una sezione dedicata ai discendenti di quei progonoi che
avevano compiuto le azioni mirabili dei paradeigmata:

nobili di nascita e avendo un sentire simile (ciò indica valori comuni nella comunità ateniesi), gli
antenati di coloro che giacciono qui hanno compiuto molte imprese straordinarie e degne di
ammirazione e anche quelli che sono i loro discendenti hanno lasciato ovunque imperituri e grandi
trofei grazie al proprio valore

Aeimnesta kai megala tropaia, anche Tucidide in 2,41 parla dei trofei innalzati dagli
ateniesi in ogni luogo.
Tucidide 2,36 aveva distinto tre generazioni, progonoi, pateres emon e noi stessi. Qui
si hanno solo due fasi, i progonoi e i loro discendenti. Questo era importante per
capire come venisse organizzato il passato. Si comincia con la battaglia di Maratona.

E soli in difesa di tutta la Grecia combatterono contro molte decine di migliaia di Barbari. Infatti, il
re d’Asia non accontentandosi dei beni presenti, ma sperando di assoggettare anche l’Europa,
dispose un esercito di 500.000 uomini.
Idea della spedizione che è guidata da hybris non si accontenta e invia questo grande
esercito. Il numero di soldati trova un parallelo soltanto nel Menesseno di Platone
240a. Isocrate nel Panegirico parla di molte decine di migliaia senza precisare. Serse
per contare approssimativamente il suo esercito fa entrare in una sorta di recinto per il
bestiame i soldati. Alla fine, riesce a capire che è circa un milione di soldati.

E infatti certamente nobili di nascita e avendo un sentire simile, gli antenati dei presenti qui
compirono cose belle e meravigliose e anche quelli che nacquero da loro lasciarono trofei grandi ed
eternamente memorabili grazie alla loro virtù. E soli in difesa di tutta la Grecia combatterono contro
molte decine di migliaia di Barbari. Infatti, il re d’Asia non accontentandosi dei beni presenti, ma
sperando di assoggettare l’Europa, dispose un esercito di 500.000 uomini. Considerando che se
avessero resa amica questa città volontariamente o l’avessero soggiogata contro la sua volontà,
avrebbero dominato facilmente su tutti i greci, sbarcarono a Maratona, pensando che così gli
ateniesi ( c’è una glossa tous ellenas, per il sottinteso, da un copista che non aveva capito, dunque la
glossa è finita nel testo) sarebbero stati privi di alleati, se avessero affrontato il pericolo, nel
frattempo che la Grecia era lacerata da contrasti su in che modo era necessario respingere gli
assalitori.

Stasiazouses è un verbo interessante, i commenti non lo sottolineano. In erodoto si


raccontano in riferimento alla spedizione di Serse vari colloqui tra le città greche su
come affrontarla. Le staseis in realtà sono le guerre civili, come la stasis di Corcira in
Tucidide 3,82 ss. non certo dissenso su strategia da adottare. Qui invece sono solo
discussioni su come affrontare un problema. È un termine però naturale in un
contesto in cui si ragiona in termini panellenici, concordia tra greci per il conflitto
persiano, pericolo principale. Grecia personificata come una comunità cittadina nella
quale si discute per risolvere un problema.

E inoltre sulla base delle precedenti imprese riguardo la città gli restava un’opinione di questo
genere: che se prima fossero andati contro un’altra città avrebbero combattuto con quelli e gli
ateniesi: infatti con zelo sarebbero giunti a soccorrere coloro che subivano ingiustizia, ma se invece
fossero giunti prima qui, nessun altro tra i greci avrebbe osato per salvare loro assicurarsi un’aperta
concorrenza nei loro confronti.

Qui abbiamo una serie di pronomi a cui bisogna sostituire il nome corretto altrimenti
non ci si capisce più niente. Qui c’è tutta una costruzione anche abbastanza scoperta:
i persiani conoscevano la tradizione secondo cui gli ateniesi vanno sempre in
soccorso degli oppressi. Questo ragionamento, un po' improbabile, non serve tanto ai
persiani, serve agli ateniesi. Nel menesseno di Platone Socrate prende in giro i logoi
epitafioi dice che quando sente questi discorsi è esaltato, città straordinaria

οἱ μὲν τοίνυν ταῦτα διενοοῦντο· οἱ δ' ἡμέτεροι πρόγονοι οὐ λογισμῷ δόντες τοὺς ἐν τῷ πολέμῳ
κινδύνους, ἀλλὰ νομίζοντες τὸν εὐκλεᾶ θάνατον ἀθάνατον περὶ τῶν ἀγαθῶν καταλείπειν λόγον,
οὐκ ἐφοβήθησαν τὸ πλῆθος τῶν ἐναντίων, ἀλλὰ τῇ αὑτῶν ἀρετῇ μᾶλλον ἐπίστευσαν

Questi, dunque, progettano queste cose: i nostri antenati, non affrontando con ragionamento
(logismos è ragionamento che potrebbe allontanare dalla guerra) i pericoli della guerra, ma
pensando che una morte nobile avrebbe lasciato una fama immortale (riferita a chi aveva compiuto
il fatto) non ebbero paura del numero dei nemici ma piuttosto confidarono nel proprio valore

Atanaton è legato a logon, non a tanaton, ma vicini, ossimoro. Topos ovvio, i Persiani
sono tanti i greci pochi. Qui abbiamo detto riguardo a quel monoi che c’erano anche i
plateesi a Maratona, Atene si presenta sempre sola, gli ateniesi confidano soltanto nel
proprio valore. L’idea della bella morte in società dove la guerra è molto importante è
fondamentale. Bisogna convincere i cittadini che è molto meglio farsi ammazzare che
non vivere, idea che si sviluppa in un genere letterario, l’exitus illustrium virorum,
nel genere dell’epitafio è caratteristica. La scelta di morire per la città è la forma più
nobile di amore per la patria. Alcuni studiosi partono da iliade XXII, in cui i greci
ammirano Ettore morto, ma si può anche richiamare Tirteo, giovane guerriero caduto
in guerra. È motivo di vergogna vedere un vecchio morto in battaglia perché i giovani
devono sacrificarsi. Tematiche dell’esortazione al valore tipiche di certi generi come
l’Elegia.

καὶ αἰσχυνόμενοι ὅτι ἦσαν οἱ βάρβαροι αὐτῶν ἐν τῇ χώρᾳ, οὐκ ἀνέμειναν πυθέσθαι οὐδὲ βοηθῆσαι
τοὺς συμμάχους,

provando vergogna del fatto che i barbari erano nel loro territorio non attesero che gli alleati
fossero informati né che venissero in soccorso

Qui c’è da segnalare il participio aischiunomenoi, timè che comporta vergogna


quando non si rispettano i canoni dell’onore, della virtù. Civiltà di vergogna Vs.
civiltà di colpa. La civiltà di vergogna è la stessa che impedisce ad Ettore di rimanere
dentro le mura e lo porta ad affrontare Achille da cui sarà ucciso. L’uomo omerico,
oggetto misterioso, snodgrass chiedeva se davvero fosse esistita una civiltà omerica
storicamente parlando. Nella società omerica istituzioni diverse, armi di periodi
diversi. Non è esistito forse neppure un uomo omerico con valori stabili. Forse il
pubblico ha cercato determinati valori. Alcune costanti rimangono, idea della
vergogna che colpisce chi non ha un comportamento adeguato. Principio dell’etica
arcaica che porta vergogna quando non si rispettano i canoni di una civiltà eroica.
Prodotto di invenzione e arcaizzazione, armi di periodo diverso. C’è tutta una
letteratura sull’etica dei filosofi.

οὐδ' ᾠήθησαν δεῖν ἑτέροις τῆς σωτηρίας χάριν εἰδέναι, ἀλλὰ σφίσιν αὐτοῖς τοὺς
ἄλλους [24] Ἕλληνας. ταῦτα μιᾷ γνώμῃ πάντες γνόντες ἀπήντων ὀλίγοι πρὸς πολλούς· ἐνόμιζον
γὰρ ἀποθανεῖν μὲν αὐτοῖς μετὰ πάντων προσήκειν, ἀγαθοῖς δ' εἶναι μετ' ὀλίγων, καὶ τὰς μὲν ψυχὰς
ἀλλοτρίας διὰ τὸν θάνατον κεκτῆσθαι, τὴν δ' ἐκ τῶν κινδύνων μνήμην ἰδίαν καταλείψειν. ἠξίουν δέ,
οὓς μὴ μόνοι νικῷεν, οὐδ' ἂν μετὰ τῶν συμμάχων δύνασθαι· καὶ ἡττηθέντες μὲν ὀλίγῳ τῶν ἄλλων
προαπολεῖσθαι, νικήσαντες [25] δὲ καὶ τοὺς ἄλλους ἐλευθερώσειν.

non pensarono che fosse necessario ringraziare gli altri per la loro salvezza ma che fossero gli altri
greci a ringraziare loro per la loro salvezza. Tutti uniti in un unico intento, loro che erano pochi
affrontarono molti nemici pensavano infatti che a loro toccasse di morire insieme a tutti gli altri ma
essere valorosi insieme a pochi altri e di possedere la loro vita come qualcosa di estraneo a causa
della morte e che avrebbero invece lasciato loro proprio il ricordo di ciò che avevano affrontato.

Il fatto che non aspettarono soccorsi o che gli alleati venissero informati contraddice
in parte il racconto del VI libro delle storie di Erodoto. Filippide va a Sparta ad
informare gli spartani. Qui c’è l’idea della morte come qualcosa di comune, della vita
come un possesso temporaneo e della memoria come un possesso specifico e
permanente. Quando noi traduciamo un aggettivo come eterno noi consideriamo un
concetto cristiano, c’è da fare attenzione ad usare questi termini con consapevolezza.

Notare il pensiero organizzato su una serie di opposizioni, allotrian…idian una certa


forzatura che serve ad affermare che la vita non apparteneva a questi eroi ateniesi,
che erano in possesso solo della memoria.

Credevano che quelli che non avessero vinto da soli non avrebbero potuto vincerli nemmeno con gli
alleati e se fossero stati vinti sarebbero morti poco prima degli altri, in caso di vittoria avrebbero
liberato anche gli altri.

Vittoria/sconfitta, conseguenza di vittoria e sconfitta tipica di logoi parenetici, si


trovano nei discorsi di generale pre-battaglia. Le strategie spesso si possono
intrecciare. Discorso che serve a costruire identità civica ateniese contiene elementi e
formulazioni che servono a incitare i cittadini al valore.

ἄνδρες δ' ἀγαθοὶ γενόμενοι, καὶ τῶν μὲν σωμάτων ἀφειδήσαντες, ὑπὲρ δὲ τῆς ἀρετῆς οὐ
φιλοψυχήσαντες, καὶ μᾶλλον τοὺς παρ' αὑτοῖς νόμους αἰσχυνόμενοι ἢ τὸν πρὸς τοὺς πολεμίους
κίνδυνον φοβούμενοι, ἔστησαν μὲν τρόπαιον ὑπὲρ τῆς Ἑλλάδος τῶν βαρβάρων ἐν τῇ αὑτῶν, ὑπὲρ
χρημάτων εἰς τὴν [26] ἀλλοτρίαν ἐμβαλόντων, [παρὰ τοὺς ὅρους τῆς χώρας] οὕτω δὲ διὰ ταχέων
τὸν κίνδυνον ἐποιήσαντο, ὥστε οἱ αὐτοὶ τοῖς ἄλλοις ἀπήγγειλαν τήν τ' ἐνθάδε ἄφιξιν τῶν βαρβάρων
καὶ τὴν νίκην τῶν προγόνων. καὶ γάρ τοι οὐδεὶς τῶν ἄλλων ἔδεισεν ὑπὲρ τοῦ μέλλοντος κινδύνου,
ἀλλ' ἀκούσαντες ὑπὲρ τῆς αὑτῶν ἐλευθερίας ἥσθησαν. ὥστε οὐδὲν θαυμαστόν, πάλαι τῶν ἔργων
γεγενημένων, ὥσπερ καινῶν ὄντων ἔτι καὶ νῦν τὴν ἀρετὴν αὐτῶν ὑπὸ πάντων ἀνθρώπων
ζηλοῦσθαι.

diventati uomini valorosi (essendosi dimostrati nei fatti) e non risparmiando le loro vite e non
apprezzando la vita più del valore e provando piuttosto vergogna nei confronto dei nomoi che paura
nei confronti del pericolo ad opporsi ai nemici innalzarono un trofeo in difesa della grecia contro i
barbari che erano entrati nella terra altrui per le ricchezze che ne potevano ricavare (poi c’è “oltre i
confini del territorio” che alcuni espungono in quanto ridondanti, in questo discorso di elementi
ridondanti ci sono.) così velocemente affrontarono il pericolo che furono gli stessi ad annunciare
agli altri l’arrivo dei barbari (nell’attica) e la vittoria degli antenati.

Notare la sequenza di participi in posizione finale, di nuovo il concetto della


vergogna nei confronti dei nomoi, contrapposto alla paura dei nemici che è
ovviamente inferiore. Progonoi, come quelli del tempo di Teseo, non c’era un
interesse nelle griglie cronologiche solide, quello che interessava era il valore
paradigmatico delle imprese degli ateniesi del passato.

“E infatti nessuno degli altri ebbe paura del pericolo che incombeva ma provarono gioia nel
ricevere la notizia della propria libertà. Così non c’è da meravigliarsi affatto che pur essendo
avvenute in passato queste azioni, ancora oggi la virtù di questi uomini è ancora ammirata da tutti
gli uomini come si trattasse di fatti recenti”

Proemio del panegirico all’inizio del corso, affermazione sulla potenza della parola
che non solo rende piccole le cose grandi e grandi le piccole ma tratta anticamente le
cose recenti e le cose antiche le tratta come se fossero recenti. Cosa vuol dire questa
frase? Il paradigma ha bisogno di una distanza ma il potere della parola è di rendere
paradigmatici fatti recenti. A circa un secolo di distanza la battaglia di Maratona è un
fatto percepito come antico. Il suo valore esemplare è stato immutato. Pur essendo
fatti recenti che conservano un valore esemplare addirittura per tutti gli uomini,
questa argomentazione vuol dire questo.

[27] Μετὰ ταῦτα δὲ Ξέρξης ὁ τῆς Ἀσίας βασιλεύς, καταφρονήσας μὲν τῆς Ἑλλάδος, ἐψευσμένος
δὲ τῆς ἐλπίδος, ἀτιμαζόμενος δὲ τῷ γεγενημένῳ, ἀχθόμενος δὲ τῇ συμφορᾷ, ὀργιζόμενος δὲ τοῖς
αἰτίοις, ἀπαθὴς δ' ὢν κακῶν καὶ ἄπειρος ἀνδρῶν ἀγαθῶν, δεκάτῳ ἔτει παρασκευασάμενος
διακοσίαις μὲν καὶ χιλίαις ναυσὶν ἀφίκετο, τῆς δὲ πεζῆς στρατιᾶς οὕτως ἄπειρον τὸ πλῆθος ἦγεν,
ὥστε καὶ τὰ ἔθνη τὰ μετ' αὐτοῦ ἀκολουθήσαντα πολὺ ἂν ἔργον εἴη καταλέξαι·

Serse re dell’Asia disprezzando la Grecia, deluso nella sua speranza, privato della sua timè per
l’accaduto, irritato per la sventura, adirato nei confronti dei responsabili, non abituato alle sconfitte,
inesperto di uomini valorosi, a distanza di 10 anni dopo essersi preparato giunse con 1200 navi

1200 è la cifra di Erodoto VII, dei Persiani e di Isocrate Panegirico, che nel
Panatenaico però ne enumera 1300, sono aumentate. il numero delle navi della
spedizione greca grosso modo è 1200. Rovesciamento della guerra di troia.

E condusse una massa così sterminata di esercito di terra che sarebbe una grande impresa persino
elencare i popoli che lo avevano seguito.

Numeri grandissimi, Isocrate arriva a parlare di 5 milioni di uomini. poi bisogna


distinguere, gli eserciti si portavano dietro anche persone che non combattevano, i
numeri tendono ad aumentare sempre. Adesso è stato pubblicato un libro sull’uso dei
numeri nella storiografia greca. Analisi accuratissima. Questi numeri in alcuni casi
hanno un valore simbolico, 1200 navi richiamano guerra di Troia, altri eccedono per
quanto possono.

ὃ δὲ μέγιστον σημεῖον τοῦ πλήθους· ἐξὸν γὰρ αὐτῷ χιλίαις ναυσὶ διαβιβάσαι κατὰ τὸ στενότατον
τοῦ Ἑλλησπόντου τὴν πεζὴν στρατιὰν ἐκ τῆς Ἀσίας εἰς τὴν Εὐρώπην, οὐκ ἠθέλησεν, ἡγούμενος
τὴν διατριβὴν αὑτῷ [29] πολλὴν ἔσεσθαι· ἀλλ' ὑπεριδὼν καὶ τὰ φύσει πεφυκότα καὶ τὰ θεῖα
πράγματα καὶ τὰς ἀνθρωπίνας διανοίας ὁδὸν μὲν διὰ τῆς θαλάττης ἐποιήσατο, πλοῦν δὲ διὰ τῆς γῆς
ἠνάγκασε γενέσθαι, ζεύξας μὲν τὸν Ἑλλήσποντον, διορύξας δὲ τὸν Ἄθω, ὑφισταμένου οὐδενός,
ἀλλὰ τῶν μὲν ἀκόντων ὑπακουόντων, τῶν δὲ ἑκόντων προδιδόντων.

“e questa è la più grande prova del grande numero: essendo possibile a lui attraversare con 1000
navi (che gli avrebbero permesso di trasportare l’esercito di terra) il punto più stretto
dell’Ellesponto non volle, pensando che avrebbe impiegato troppo tempo. Ma disprezzando quello
che c’è per natura e le opere divine e i pensieri umani con un passaggio per le navi fece in modo che
attraverso la terra passassero le navi, aggiogando l’ellesponto e scavando l’Atos senza che alcuno si
opponesse ma alcuni obbedirono non volontariamente, altri invece si consegnavano”

Questi sono i grandi segni della hybris di Serse, che sono testimoniate anche in
Erodoto. L’ellesponto è nominato anche nei persiani. Erodoto aggiunge altri segni,
frustrato Ellesponto che ha osato ribellarsi con le onde. Tema canonico nelle guerre
persiane, ma la hybris in genere compare poco nell’epitafio. Avversati interessati alle
ricchezze, non hybris, quella più adatta alla tragedia. In tragedia Serse è presentato
nei persiani come uno degli eroi tragici greci. Non c’è differenza tra eroi tragici come
Serse e altri che oltrepassano i limiti posti dalla divinità. C’è tutta una discussione in
Polibio su cosa sia il tradimento, per lui è colui che consegna al nemico le città ma
qui si ha un concetto più ampio, medizantes.

οἱ μὲν γὰρ οὐχ ἱκανοὶ ἦσαν ἀμύνασθαι, οἱ δ' ὑπὸ χρημάτων διεφθαρμένοι· ἀμφότερα δ' ἦν αὐτοὺς
τὰ πείθοντα, κέρδος [30] καὶ δέος. Ἀθηναῖοι δ' οὕτω διακειμένης τῆς Ἑλλάδος αὐτοὶ μὲν εἰς τὰς
ναῦς ἐμβάντες ἐπ' Ἀρτεμίσιον ἐβοήθησαν, Λακεδαιμόνιοι δὲ καὶ τῶν συμμάχων ἔνιοι εἰς
Θερμοπύλας ἀπήντησαν, ἡγούμενοι διὰ τὴν στενότητα τῶν χωρίων [31] τὴν πάροδον οἷοί τ'
ἔσεσθαι διαφυλάξαι.

Alcuni, infatti, non erano capaci di difendersi, altri erano corrotti dalle ricchezze. Erano queste le
due cose che li persuadevano, il guadagno e la paura. Gli Ateniesi, visto che la grecia era in questa
situazione salendo sulle navi accorsero all’artemisio, I lacedemoni e alcuni dei loro alleati si
schierarono contro i nemici alle Termopili, pensando che a causa della strettezza dei luoghi
sarebbero stati in gradi di difendere il passaggio.

Qui si fa un accenno alle Termopili, contrapposta negli esiti a quella degli ateniesi.

γενομένου δὲ τοῦ κινδύνου κατὰ τὸν αὐτὸν χρόνον Ἀθηναῖοι μὲν ἐνίκων τῇ ναυμαχίᾳ,
Λακεδαιμόνιοι δέ, οὐ ταῖς ψυχαῖς ἐνδεεῖς γενόμενοι, ἀλλὰ τοῦ πλήθους ψευσθέντες καὶ οὓς
φυλάξειν ᾤοντο καὶ πρὸς οὓς κινδυνεύσειν ἔμελλον, ‹διεφθάρησαν› οὐχ ἡττηθέντες τῶν ἐναντίων,
ἀλλ' ἀποθανόντες οὗπερ ἐτάχθησαν [32] μάχεσθαι·

giunto il momento dello scontro nello stesso momento gli ateniesi vinsero nello scontro navale, i
lacedemoni non perché fossero manchevoli per coraggio ma ingannati dalla massa dei nemici, sia di
quelli che pensavano che avrebbero difeso (i greci che si opponevano i persiani) sia quelli contro i
quali stavano per affrontare lo scontro, morirono non vinti dai nemici ma morendo dove erano stati
schierati a combattere

Qui c’è tutta la questione della limitazione del numero dei soldati spartani, gli
spartani mandano un contingente limitato perché dovevano proteggere l’istmo. Il
coraggio degli spartani viene segnalato sempre con questa morte nel luogo dove
erano stati schierati, valore forte degli opliti quello di non cedere la posizione in cui
erano stati schierati. Questo lo conosciamo da Tirteo, l’elegia parenetica, tecnica
relativamente semplice. Gli opliti devono muoversi ma solo in avanti.

14/03/2022

Nella rappresentazione delle guerre persiane dominano alcune caratteristiche,


isolamento di Atene, confronto greci-barbari. Questo confronto è volto alla creazione
di un nemico, le comunità umane creano una identità creando anche un nemico. Il
termine barbari penetrerà anche nella lingua latina, con valenza particolare perché i
romani stessi sono barbari. Dominio ecumenico di Roma, in esso si tenderà
progressivamente ad eliminare le opposizioni, ci saranno imperatori ispanici. La
parola “barbari” sarà riservata a popolazioni abbastanza marginali nel mondo abitato.
Barbari sono anche i germani, popolazioni rappresentate nella Germania di Tacito,
che vivono una sorta di stato di natura, senza essere corrotti dalla civiltà. Forte
distinzione tra ateniesi e altri greci. Ateniesi non soltanto sono isolati, ma
contrapposti agli altri. Alcuni di questi sono stati assoggettati akonton, non capaci di
combattere, altri si sono consegnati ekonton, corrotti dal denaro di Serse. In questa
situazione gli ateniesi accorrono all’Artemisio. Gli spartani e alleati si schierano
contro persiani alle Termopili. L’idea era di occupare il passaggio stretto delle
Termopili. Quando si verificò lo scontro allo stesso tempo ateniesi vinsero, mentre gli
spartani non manchevoli di coraggio ma ingannati nel numero proprio e degli altri,
muoiono dove schierati, rispettano valori dell’oplitismo.
Questo riferimento al ruolo dell’esercito spartano è inserito in una costruzione volta a
contrapporre ateniesi vincitori e spartani sconfitti, entrambi coraggiosi con esiti
diversi, ateniesi anche pronti a ragionare mentre spartani ingannati.

τούτῳ δὲ τῷ τρόπῳ τῶν μὲν δυστυχησάντων, τῶν δὲ τῆς παρόδου κρατησάντων, οἱ μὲν ἐπορεύοντο
ἐπὶ τήνδε τὴν πόλιν, οἱ δ' ἡμέτεροι πρόγονοι πυθόμενοι μὲν τὴν γεγενημένην Λακεδαιμονίοις
συμφοράν, ἀποροῦντες δὲ τοῖς περιεστηκόσι πράγμασιν, εἰδότες [δ'] ὅτι, εἰ μὲν κατὰ γῆν τοῖς
βαρβάροις ἀπαντήσονται, ἐπιπλεύσαντες χιλίαις ναυσὶν ἐρήμην τὴν πόλιν λήψονται, εἰ δὲ εἰς τὰς
τριήρεις ἐμβήσονται, ὑπὸ τῆς πεζῆς στρατιᾶς ἁλώσονται, ἀμφότερα δὲ οὐ δυνήσονται,
ἀμύνασθαί τε καὶ φυλακὴν ἱκανὴν καταλιπεῖν, δυοῖν δὲ προκειμένοιν, πότερον χρὴ τὴν πατρίδα
ἐκλιπεῖν ἢ μετὰ τῶν βαρβάρων γενομένους καταδουλώσασθαι τοὺς Ἕλληνας, ἡγησάμενοι κρεῖττον
εἶναι μετ' ἀρετῆς καὶ πενίας καὶ φυγῆς ἐλευθερίαν ἢ μετ' ὀνείδους καὶ πλούτου δουλείαν τῆς
πατρίδος, ἐξέλιπον ὑπὲρ τῆς Ἑλλάδος τὴν πόλιν, ἵν' ἐν μέρει πρὸς ἑκατέραν ἀλλὰ μὴ πρὸς
ἀμφοτέρας ἅμα τὰς δυνάμεις κινδυνεύσωσιν·

“e in questo modo gli uni furono sconfitti mentre gli altri si erano impossessati del passaggio, quelli
marciarono contro questa città, ma i nostri antenati informati della sciagura degli spartani, essendo
incerti sulle circostanze in cui si trovavano (situazione di aporìa, no via di uscita) sapendo che, se
fossero andati incontro ai barbari attraverso la terra, questi avanzando con migliaia di navi
avrebbero preso la città abbandonata, se si fossero imbarcati sulle triremi sarebbero stati conquistati
dall’esercito di terra, non sarebbero state possibili entrambe le cose, difendersi e lasciare una
guarnigione sufficiente. essendo stabilite queste due possibilità, o era necessario abbandonare la
città o facendo causa comune con i barbari rendere schiavi i greci, considerando che fosse meglio la
libertà con virtù e povertà ed esilio piuttosto che la schiavitù della patria con onta e ricchezza,
lasciarono la città a vantaggio della Grecia, per poter combattere solo con una parte dei nemici, ma
non con entrambe le forze allo stesso tempo.”

Periodo molto lungo, flusso di discorso costruito in gran parte con participiali,
dominato dall’asindeto, costruito su opposizioni, gli Ateniesi hanno due opzioni,
lasciare la patria o allearsi con i persiani. Libertà accompagnata da virtù, povertà ed
esilio e schiavitù accompagnata da vergogna e ricchezza. Questa serie di antitesi e
proposizioni che esprimono le circostanze e possibilità servono a mostrare quel
processo decisionale di Tucidide, epitafio di Pericle, 40 quando afferma necessità di
discutere prima di prendere decisioni, qui Lisia ci fa vedere che gli ateniesi mentre
spartani alle Termopili senza ragionamento, loro invece l’hanno fatto. In epitafi la
seconda guerra persiana sempre presente, l’unico che scende così nel dettaglio è
Menesseno di Platone, insieme a Panegirico di Isocrate. Lisia sembra affiancare
scontri ateniesi e spartani valorizzando molto il ruolo di Atene.
È interessante notare come nell’epitafio del Menesseno viene privilegiata la battaglia
di Maratona, qui invece Salamina, anche per motivi ideologici, nella flotta
combattevano molti cittadini nella flotta, mentre gli scontri terrestri sono aristocratici,
legati alla cavalleria, solo coloro che si potevano permettere di mantenere un cavallo
da guerra. Lisia non accenna ad episodi della II guerra persiana che erano molto
valorizzati in Erodoto, attacco a Delfi, il focus è tutto su Atene. Ritirata di atene
dall’Artemisio neanche, che sarebbe stata dovuta a sconfitta spartana alle Termopile.
Erodoto parla delle perdite subite dagli Ateniesi come motivo della ritirata
dall’artemisio. Egli non si sofferma molto sulla decisione di andarsene da Atene
dall’artemisio ma parla di oracolo delle mura di legno, intese come fianchi delle navi.
In erodoto c’è anche la storia del serpente sacro di Atena che abbandona la città. È
interessante che Plutarco nella Vita di Temistocle fa in modo che questo sia un
espediente di Temistocle perché ateniesi abbandonino la città. Attribuisce a
Temistocle tutte le possibili astuzie.
Il numero di mille navi non è una riduzione della flotta persiana dopo l’Artemisio,
mille vuol dire moltissime. Rimanendo sull’abbandono di Atene le spiegazioni
possono essere varie. Plutarco nella vita di Temistocle ricorda che fu conseguenza
della ritirata dell’esercito di terra greco degli Spartani che si attestano sull’istmo di
Corinto. Il tentativo di portare gli Ateniesi dalla propria parte che sembra presupposto
da μετὰ τῶν βαρβάρων γενομένους καταδουλώσασθαι τοὺς Ἕλληνας, come se i
persiani avessero promesso qualcosa agli ateniesi in cambio della resa e
sottomissione è cronologicamente in contrasto con Erodoto, perché in Erodoto è
prima di Salamina, è posta da Lisia prima di Salamina.
Lisia conosce il racconto erodoteo, lui vuole conoscere che gli ateniesi rifiutarono fin
da subito il legame con la Persia.
Andando avanti c’è da segnalare la penìa. Per gli antichi i poveri non sono gli
indigenti ma coloro che devono lavorare per vivere. I commentatori sottolineano che
in genere in Lisia povertà è negativa. Vediamo come invece in Erodoto la penìa è un
dato positivo, la grecia è cresciuta con la penìa, contatto tra lusso dei persiani e penìa
dei greci. Erodoto 9, 122 confronto tra stile di vita persiano originale che era austero
e il lusso e la mollezza che sarebbero state portate dalle terre fertili.
Non c’è più opposizione greci persiani ma interna all’impero persiano, anche qui

[34]ὑπεκθέμενοι δὲ παῖδας καὶ γυναῖκας καὶ μητέρας εἰς Σαλαμῖνα, συνήθροιζον καὶ
τὸ τῶν ἄλλων συμμάχων ναυτικόν. οὐ πολλαῖς δ' ὕστερον ἡμέραις ἦλθε καὶ ἡ πεζὴ
στρατιὰ καὶ τὸ ναυτικὸν τὸ τῶν βαρβάρων, ὃ τίς οὐκ ἂν ἰδὼν ἐφοβήθη, ὡς μέγας καὶ
δεινὸς τῇδε τῇ πόλει κίνδυνος

Mettendo in salvo mogli e bambini e madri a Salamina radunarono la flotta degli altri alleati
( presentata qui come un’apppendice in realtà non proprio appendice, 180 su 380 secondo Erodoto).
E giunse non pochi giorni dopo anche l’esercito di terra e la flotta dei barbari, e chi non si sarebbe
spaventato vedendo questo (“o”nesso relativo) quanto grande e terribile scontro in quella città si
combatteva per la libertà dei greci?

Atene non combatte per sé stessa o solo per sé stessa ma per la libertà dei greci.
Notiamo ancora il sostantivo kindunos, vero e proprio motivo. La notizia del
trasferimento a Salamina è contraria all’idea di Erodoto 8, solo pochi a Salamina, la
maggior parte a Trezene. Nel commento di Todd si cita un’Iscrizione di III sec.,
decreto di Temistocle. Testo sacro perché la politica si faceva anche con iscrizioni
relative al passato, che veniva ricostruito. Iscrizione di scarsa affidabilità che dice
cose simili a Lisia, interessante notare la coincidenza. La distinzione tra ateniesi e
alleati ricorda la struttura di Archè ateniese successiva alle guerre persiane. Lo
schema ateniesi alleati è tipico ovviamente della lega delio-attica. Questo secondo
Todd, Nicolai dice invece che qui voglia solo accennare agli alleati, che tra l’altro in
gran parte non sarebbero confluiti in lega, spartani, corinzi.
La prima interrogativa retorica presenta altro termine importante, eleuterìa.

ποίαν δὲ γνώμην εἶχον ἢ οἱ θεώμενοι τοὺς ἐν ταῖς ναυσὶν ἐκείναις, οὔσης καὶ τῆς αὑτῶν σωτηρίας
ἀπίστου καὶ τοῦ προσιόντος κινδύνου, ἢ οἱ μέλλοντες ναυμαχήσειν ὑπὲρ τῆς [36] φιλότητος, ὑπὲρ
τῶν ἄθλων τῶν ἐν Σαλαμῖνι; οἷς τοσοῦτον πανταχόθεν περιειστήκει πλῆθος πολεμίων, ὥστε
ἐλάχιστον μὲν αὐτοῖς εἶναι τῶν παρόντων κακῶν τὸ θάνατον τὸν αὑτῶν προειδέναι, μεγίστην δὲ
συμφοράν, ‹ἃ› ὑπὸ τῶν βαρβάρων εὐτυχησάντων τοὺς ὑπεκτεθέντας ἤλπιζον [37] πείσεσθαι.

“Quale idea (gnome indica più che altro attività intellettuale, ha tradotto anche sentimenti, significa
più che altro cosa passava per la testa) avevano o quelli che
vedevano coloro in quelle navi, essendo incerta sia la propria salvezza sia il pericolo che
incombeva, o coloro che stavano per affrontare la battaglia navale per l'affetto, per i premi di
vittoria che si trovavano a Salamina? E a questi così grande moltitudine di nemici stava intorno da
ogni parte, che minimo per loro era, tra i presenti mali, il fatto di
prevedere la propria morte, massima sventura invece le cose che prevedevano che avrebbero
subìto dai barbari, nel caso in cui essi avessero avuto successo, coloro che erano stati messi al
sicuro.
Si hanno due categorie, coloro che vedono la battaglia da fuori e quelli che sono in
procinto di combattere.
Per i premi a Salamina, Medda traduce le persone in salvo a Salamina, ma qui i premi
sono anche la libertà della Grecia, la sopravvivenza stessa della città. È un po'
restrittivo intendere solo come la vita dei propri cari.
Conseguenze della sconfitta sui cari, topos dell’oratoria militare. Tuttavia quando si
parla degli atla non si parla soltanto di questo.
Non si accenna in questo racconto all’espediente di Temistocle che inganna i
Persiani per dividere le proprie forze ma ciò non sembrerebbe esplicitamente
presente. In tutto ciò c’è un modello epico, l’Iliade, la paura per i cari, VI libro Ettore
e Andromaca. Idea presente costantemente in guerra e assedio.

ἦ που διὰ τὴν ὑπάρχουσαν ἀπορίαν πολλάκις μὲν ἐδεξιώσαντο ἀλλήλους, εἰκότως δὲ σφᾶς αὐτοὺς
ὠλοφύραντο, εἰδότες μὲν τὰς σφετέρας ναῦς ὀλίγας οὔσας, ὁρῶντες δὲ πολλὰς τὰς τῶν πολεμίων,
ἐπιστάμενοι δὲ τὴν μὲν πόλιν ἠρημωμένην, τὴν δὲ χώραν πορθουμένην καὶ μεστὴν τῶν βαρβάρων,
ἱερῶν δὲ καομένων, ἁπάντων δ' ἐγγὺς ὄντων τῶν δεινῶν, ἀκούοντες δ' ἐν ταὐτῷ συμμεμειγμένου
Ἑλληνικοῦ καὶ βαρβαρικοῦ παιῶνος, παρακελευσμοῦ δ' ἀμφοτέρων καὶ κραυγῆς τῶν
διαφθειρομένων, καὶ τῆς θαλάττης μεστῆς τῶν νεκρῶν, καὶ πολλῶν μὲν συμπιπτόντων καὶ φιλίων
καὶ πολεμίων ναυαγίων, ἀντιπάλου δὲ πολὺν χρόνον οὔσης τῆς ναυμαχίας δοκοῦντες τοτὲ μὲν
νενικηκέναι καὶ σεσῶσθαι, τοτὲ δ' ἡττῆσθαι καὶ ἀπολωλέναι.

“e certo spesso si saranno abbracciati a causa della situazione senza via di uscita e avranno
verosimilmente compianto (verbo del lamento funebre) se stessi, sapendo che le proprie navi erano
poche, e vedendo che erano molte quelle dei nemici, ed essendo consapevoli che la città era stata
abbandonata e il territorio era devastato e pieno di barbari, ed essendo incendiati i luoghi
sacri, ed essendo vicini tutti i mali, e sentendo mescolarsi insieme il peana Greco e (quello) dei
barbari, e l'incoraggiamento degli uni e degli altri e il grido di coloro che morivano, e il mare pieno
di cadaveri, e quando molti rottami si scontravano sia degli alleati sia dei nemici, ed essendo per
molto tempo incerta la battaglia navale, mentre credevano ora di aver vinto e di essersi
salvati, ora invece di essere stati sconfitti e di essere giunti alla fine.”

Il racconto procede per asindeti e a livello di psicologia dei combattenti e di chi


assiste al combattimento. Non c’è particolare attenzione alla descrizione tecnica dello
scontro, che Todd ritrova in Tucidide battaglia del porto di Siracusa. Anche in
Tucidide certamente è molto forte l’interesse della descrizione della psicologia delle
masse. L’ira è sempre attribuita alle masse, Pericle parla spesso dell’ira del popolo di
Atene nei suoi confronti, quando lascia che gli spartani devastino l’attica senza
intervenire a difesa della chora. Gli aspetti tecnici qui sono completamente assenti a
differenza che in Tucidide.
Questa scena di battaglia non dà spazio alla tecnica militare, Todd accenna a battaglia
di Siracusa come precedente. Ci sono però elementi comuni a tutte le scene di
battaglia, terrestri o navali, grida incitamenti. Poi elementi specifici navale, rottami di
navi affondate, cadaveri in mare. Poi elementi specifici anche in battaglia notturna.
Tutte le battaglie notturne raccontate in storiografia hanno lo stesso tipo di
descrizione, difficoltà di vedere, grida, confusione. La scena di battaglia è una scena
tipica, radice nei poemi omerici, focalizzazione su certi temi, motivi. Edwards 1992
Oral tradition. spesso la storiografia dà spazi a dati tecnici che poco interessano il
poeta epico. Tutti i comandanti di qualunque epoca hanno passato in rassegna le
truppe dando incitamenti ai soldati. Obbligo per lo storico di riferire discorsi che
forse hanno poco contatto con la rean ltà. Alcuni contatti a livello lessicale con il
capitolo 97 di panegirico di Isocrate dove c’è una preterizione, grida, incitamenti.
Non perdo tempo a dirlo, è come tutte le altre battaglie navali, termini simili. Alcuni
studiosi pensano ci sia intertestualità, per cui relazione diretta tra i due testi. Nicolai è
d’accordo con un'altra impostazione, isocrate prende le distanze dal modo abituale di
raccontare una battaglia. Altro topos è incertezza sull’esito della battaglia.

[39]ἦ που διὰ τὸν παρόντα φόβον πολλὰ μὲν ᾠήθησαν ἰδεῖν ὧν οὐκ εἶδον, πολλὰ δ'
ἀκοῦσαι ὧν οὐκ ἤκουσαν. ποῖαι δ' οὐχ ἱκετεῖαι θεῶν ἐγένοντο ἢ θυσιῶν ἀναμνήσεις,
ἔλεός τε παίδων καὶ γυναικῶν πόθος οἶκτός τε πατέρων καὶ μητέρων, λογισμὸς δ', εἰ
δυστυχήσειαν, τῶν μελλόντων [40] ἔσεσθαι κακῶν; τίς οὐκ ἂν θεῶν ἠλέησεν αὐτοὺς
ὑπὲρ τοῦ μεγέθους τοῦ κινδύνου; ἢ τίς ἀνθρώπων οὐκ ἂν ἐδάκρυσεν; ἢ τίς τῆς τόλμης
αὐτοὺς οὐκ ἂν ἠγάσθη; ἦ πολὺ πλεῖστον ἐκεῖνοι κατὰ τὴν ἀρετὴν ἁπάντων
ἀνθρώπων διήνεγκαν καὶ ἐν τοῖς βουλεύμασι καὶ ἐν τοῖς τοῦ πολέμου κινδύνοις,
ἐκλιπόντες μὲν τὴν πόλιν, εἰς τὰς ναῦς δ' ἐμβάντες, τὰς δ' αὑτῶν ψυχὰς ὀλίγας οὔσας
ἀντιτάξαντες τῷ [41] πλήθει τῷ τῆς Ἀσίας.

“Certamente per la presente paura molte cose credettero di vedere di quelle


che non videro, e molte di ascoltare di quelle che non ascoltarono. E quali suppliche di dei o
rievocazioni di sacrifici non ci furono, e pietà per i figli e compianto per le mogli, e dolore pei i
padri e le madri, e considerazione dei mali che ci sarebbero stati se avessero avuto
insuccesso? Chi tra gli dèi non avrebbe avuto compassione
di loro per la gravità del pericolo? O chi tra gli uomini non avrebbe pianto? O chi non li avrebbe
ammirati per il loro coraggio? Certamente ben di gran lunga quelli si distinsero per il valore tra
tutti gli uomini sia nelle decisioni sia nei pericoli della guerra, lasciando la città e imbarcandosi
sulle navi, e schierando
le proprie vite, che erano poche, di fronte alla moltitudine (proveniente) dall'Asia.

Si parte di nuovo da un asindeto, anafora di pollà, parallelismo strutturale. Serie di


ipotesi elencate serve alla caratterizzazione della psicologia dei partecipanti. Prodigi
durante la battaglia compaiono nell’VIII libro di Erodoto, donna che appare ed esorta
greci a non ritirarsi. Todd dice che Lisia sembra prendere le distanze da fatti
miracoloso che accompagnano la battaglia, forse sulla base del razionalismo di
Tucidide. Ciò non convince Nicolai, se leggiamo Tucidide 1.23 affermazione che la
guerra del Peloponneso è stata la guerra più grande, poi c’è una sequenza di fenomeni
concomitanti alla guerra del Peloponneso. Come si concilia questo con il presunto
razionalismo di Tucidide? Tucidide è pur sempre un greco del V sec. A. C. L’idea di
un Tucidide campione della scienza storica è sbagliata, la sua storia ha funzione
paideutica, lui vuole insegnare agli uomini di potere. Lisia sembra prendere le
distanze, pensiamo però anche che Erodoto nel libro VII pone una spiegazione
razionale sui sogni. La storiografia antica non è un genere unico, ci sono tantissimi
generi e funzioni della storia. È importante capire le funzioni di queste opere,
Tucidide si pone certi scopi, Lisia se ne pone altri, non è uno storico, sta scrivendo un
discorso pubblico, ha scopo di costruire identità civica ma anche scopo protrettico.
Nel sentire comune cosa era penetrato dell’insegnamento di personaggi come
Protagora, Anassagora e Socrate?. Una riflessione sul colonialismo culturale con cui
noi interpretiamo il mondo antico si può fare. Russificare il dumbass, che veniva
avvicinata alla prassi romana di inviare colonie. In parte, però la colonia romana era
presenza di soldati e castra romani che non avevano contatti con romani per anni.

Sentimenti che provano gli ateniesi, eleos, fobos, logismos. Il logismos sui mali è il
topos sulle conseguenze della sconfitta. I sentimenti violenti invece si ritrovano tutti
nell’encomio di Elena, dove si dice che la parola poetica produce una serie di
emozioni violenti. È interessante come nel raccontare una battaglia si utilizzino gli
stessi termini che utilizza Gorgia per la poesia. L’ esperienza della tragedia è quella
contemporanea dove davvero i sentimenti violenti sono valorizzati.

Quale degli dei non avrebbe avuto pietà di loro per la grandezza del pericolo?

Nella religione cristiana si invoca la pietà di Cristo ma è diverso nella religione greca.
Dovers diceva che i greci non si aspettavano che i greci fossero misericordiosi.
Costant osservava che gli dèi di Omero sembrano più capaci di provare pietà che
quelli della tragedia. Conclude che sulla pietà degli dèi non si può fare affidamento.
Corre però anche una differenza di genere forte tra tragedia ed epica. Nella tragedia
divinità sono rappresentate in forma diversa. Spesso sono oppositori dei personaggi,
servono a creare questo senso di isolamento. In Euripide c’è il deus ex machina ma è
solo un’espediente. Differenza di genere tra epica e tragedia, anche nell’epica
tuttavia si stenta a credere un’unità nella teologia epica. Questa differenza di genere è
stata notata anche nell’oratoria, divinità vengono rappresentate come protettrici della
città nel loro insieme. Nella tragedia il singolo uomo.

C’è il solito topos dei numeri, tricolon, ultimo colon molto più lungo e participi non
collocati tutti all’inizio. Qui Lisia valorizza molto la vittoria di Salamina a differenza
del Menesseno di Platone dove si valorizza molto Maratona, ma Salamina non è solo
la battaglia, c’è anche la decisione, il trasferire donne e bambini in altra città , il
lasciare la città. Qui psuchai significa vite dei soldati.

ἐπέδειξαν δὲ πᾶσιν ἀνθρώποις, νικήσαντες τῇ ναυμαχίᾳ, ὅτι κρεῖττον μετ' ὀλίγων ὑπὲρ τῆς
ἐλευθερίας κινδυνεύειν ἢ μετὰ πολλῶν βασιλευομένων ὑπὲρ [42] τῆς αὑτῶν δουλείας. πλεῖστα δὲ
καὶ κάλλιστα ἐκεῖνοι ὑπὲρ τῆς τῶν Ἑλλήνων ἐλευθερίας συνεβάλοντο, στρατηγὸν μὲν
Θεμιστοκλέα, ἱκανώτατον εἰπεῖν καὶ γνῶναι καὶ πρᾶξαι, ναῦς δὲ πλείους τῶν ἄλλων συμμάχων,
ἄνδρας δ' ἐμπειροτάτους..

“E dimostrarono a tutti gli uomini, vincendo nella battaglia navale, che è


meglio combattere con pochi per la libertà che con molti sudditi di un re per la propria schiavitù.”
Eleuteria- schiavitù, pochi- molti, solite opposizioni.

“Moltissimi e ottimi contributi quelli offrirono dunque a


favore della libertà dei Greci, Temistocle come stratego, abilissimo a
parlare e decidere e agire, (parole, azioni, solito binomio, qui anche capacità di prendere decisioni)
e navi più numerose degli altri alleati, e uomini molto esperti.”

Questo riferimento a Temistocle è abbastanza raro, nei logoi epitafioi è raro il


nominare un personaggio. È stato messo a confronto con Tucidide 1,138. Qui si parla
di Tucidide come capace di giudicare in maniera adeguata alla situazione. Erodoto ne
parla in termini diversi. Per Nicolai è sbagliato cercare riferimenti troppo puntuali.
Ampliamento della flotta ateniese riferimento a Temistocle forse.

21/03/2022

[43] καὶ γὰρ τίνες ἂν τούτοις τῶν ἄλλων Ἑλλήνων ἤρισαν γνώμῃ καὶ πλήθει καὶ ἀρετῇ; ὥστε
δικαίως μὲν ἀναμφισβήτητα τἀριστεῖα τῆς ναυμαχίας ἔλαβον παρὰ τῆς Ἑλλάδος, εἰκότως δὲ τὴν
εὐτυχίαν ὁμονοοῦσαν τοῖς κινδύνοις ἐκτήσαντο, γνησίαν δὲ καὶ αὐτόχθονα τοῖς ἐκ τῆς Ἀσίας
βαρβάροις τὴν αὑτῶν ἀρετὴν ἐπεδείξαντο.
[44] Ἐν μὲν οὖν τῇ ναυμαχίᾳ τοιούτους αὑτοὺς παρασχόντες καὶ πολὺ πλεῖστον τῶν
κινδύνων μετασχόντες τῇ ἰδίᾳ ἀρετῇ κοινὴν τὴν ἐλευθερίαν καὶ τοῖς ἄλλοις ἐκτήσαντο·

E infatti chi tra gli altri greci contendevano con loro per:
intelligenza e numero e valore? Sicché giustamente dalla Grecia raccolsero incontestabile il primato
della battaglia navale, e naturalmente si impossessarono della vittoria -coerente con
i combattimenti, e mostrarono autentico e innato il proprio valore ai barbari (provenienti) dall'Asia.
nella battaglia navale dunque essendosi dimostrati uomini di tal genere ed essendosi sobbarcati
della maggior parte dei pericoli, con il proprio valore
conquistarono comune anche agli altri la libertà;

In realtà in Erodoto la votazione per il primato individuale non andò a buon fine, ogni
comandante votò per sé, alla seconda votazione Temisocle vinse. Sempre in erodoto
8,63 primato per le città combattenti meglio a Salamina fu assegnato agli Egineti e
secondi ateniesi.
Abbiamo visto come gli oratori deformino la realtà dei fatti, qui c’è una piccola
forzatura riconoscimento generale, non formale della capacità ateniese. Eutuchia cosa
significa? Potenza in traduzione di Medda, giustificazione dell’archè di Atene che gli
Spartani avevano contestato facendo guerra ad Atene, archè che è stata messa in
discussione nella guerra del Peloponneso. Eutuchìa è un termine generale, successo,
vocabolo volutamente non connotato in termini politici, non accezione diretta. Valore
autoctono, nato dalla terra o connaturato alla terra in cui risiedevano. Gnesios,
termine che indica figli di cittadini di pieno diritto, fa parte anche di linguaggio
giuridico, non si sa se uso di questo termine serva a creare un collegamento tra
giustizia e autoctonia.
Terminologia giuridica non così tecnica ed esclusiva come al giorno d’oggi. Gli
ateniesi risiedono sempre nello stesso luogo. Al cap 44 inizia una parte sulla
battaglia di platea. Di nuovo aretè, parole chiavi che ritornano regolarmente. I
commentatori sottolineano vari aspetti di questa sessione, atteggiamento
timoroso degli altri greci, soprattutto peloponnesiaci che scelgono di fortificare
istmo, strategia difensiva. Lisia svaluta il ruolo dei Peloponnesiaci, i Tegeati
fanno bella figura ma gli altri peloponnesiaci no, sono nominati anche i plateesi
ma contrapposizione tra spartani e ateniesi. Commentatori sottolineano che la
naumachia per eccellenza è Salamina, mentre l’Artemisio nominato in
precedenza viene dimenticata. Verbo ktaomai ritorna due volte, acquisizioni di
Atene, usare lo stesso verbo non è secondario. Il successo di Atene coincide con
la conquista di una libertà che non è solo per sé ma anche per le altre città
greche. Figura etimologica paraskontes/metaskontes. Parole come eleuteria sono
parole di peso, è chiaro che chi ascoltava le orazioni comprendeva soprattutto
queste parti del testo. Le odi di Pindaro, l’ascoltatore che non seguiva ogni
parola preso dalla musica e dalla situazione coglieva poi queste parole.

ὕστερον δὲ Πελοποννησίων διατειχιζόντων τὸν Ἰσθμόν, καὶ ἀγαπώντων μὲν τῇ σωτηρίᾳ,


νομιζόντων δ' ἀπηλλάχθαι τοῦ κατὰ θάλατταν κινδύνου, καὶ διανοουμένων τοὺς ἄλλους
Ἕλληνας περιιδεῖν ὑπὸ τοῖς βαρβάροις γενομένους, [45] ὀργισθέντες Ἀθηναῖοι
συνεβούλευον αὐτοῖς, εἰ ταύτην τὴν γνώμην ἕξουσι, περὶ ἅπασαν τὴν Πελοπόννησον τεῖχος
περιβαλεῖν· εἰ γὰρ αὐτοὶ ὑπὸ ‹τῶν› Ἑλλήνων προδιδόμενοι μετὰ τῶν βαρβάρων ἔσονται,
οὔτ' ἐκείνοις δεήσειν χιλίων νεῶν οὔτε τούτους ὠφελήσειν τὸ ἐν Ἰσθμῷ τεῖχος· ἀκινδύνως
γὰρ ἔσεσθαι τὴν τῆς θαλάττης ἀρχὴν βασιλέως.

“e in seguito, poiché i Peloponnesiaci fortificavano l'Istmo e si accontentavano soltanto


della salvezza e pensavano di essersi liberati dal pericolo per mare ed erano convinti che gli altri
Greci accettassero di trovarsi sotto i barbari, gli Ateniesi, adirati, consigliarono loro, se avessero
mantenuto questa idea, di costruire un muro attorno a tutto il Peloponneso
; se infatti, traditi dai Greci, essi stessi si fossero messi d'accordo con i barbari, né per quelli ci
sarebbe stato bisogno di mille navi né a questi sarebbe giovato il muro (costruito) nell'Istmo: senza
pericolo infatti sarebbe stato il dominio del re sul mare.”

Costruire un muro intorno a tutto il Peloponneso è un paradosso, ma sappiamo che la


costruzione di muri era spesso esagerata, il muro ha valore simbolico. Il beffardo
consiglio degli ateniesi serve a sottolineare la viltà degli spartani che pensano
soltanto a difendersi. Ora, Erodoto fornisce dati divergenti, costruzione del muro
sull’istmo era cominciata dopo l’artemisio. Erodoto è piuttosto critico nei confronti
dell’isolazionismo degli spartani. Lisia fa un passo avanti e li tratta da vili.
Espressione Orghistentes atenaioi è molto simile a quella che usa Isocrate nel
panegirico al capitolo 94, gli Ateniesi sono adirati con i greci per il loro tradimento.
Chi cerca intertestualità trova in Isocrate una risposta a Lisia, i greci non accolsero
l’idea di scendere a patti con i persiani, gli Ateniesi continuano a combattere anche
con gli altri greci. Notare la sequenza di participi, genitivi assoluti coordinati per
asindeto, spezzato da un altro participio al nominativo. Alcuni pensano che gli
ateniesi sarebbero adirati con i greci per il loro tradimento. Chi cerca corrispondenze
e intertes I Greci non accolsero l’idea di scendere a patti con i persiani, gli Ateniesi
vollero scendere a patti con gli altri greci. Le mille navi sono le navi della flotta
persiana prima di Salamina. Ciò che si può segnalare è che Erodoto 9,7 parla di
tradimento, con il termine prodidomi, riferendosi a entrambe le posizioni, quella degli
ateniesi e quella degli altri greci e Peloponnesiaci. Erodoto dice “è terribile per noi
tradire i greci anche se siamo stati traditi” Qui Lisia non utilizza il termine tradimento
in riferimento agli ateniesi ma dice metà ton barbaron esontai. Il termine archè viene
utilizzato per il gran re in riferimento al dominio nel mare.

[46] διδασκόμενοι δὲ καὶ νομίζοντες αὐτοὶ μὲν ἄδικά τε ποιεῖν καὶ κακῶς βουλεύεσθαι,
Ἀθηναίους δὲ δίκαιά τε λέγειν καὶ τὰ βέλτιστα αὐτοῖς παραινεῖν, ἐβοήθησαν εἰς Πλαταιάς·
ἀποδράντων δὲ ὑπὸ νύκτα τῶν πλείστων συμμάχων ἐκ τῶν τάξεων διὰ τὸ πλῆθος τῶν
πολεμίων, Λακεδαιμόνιοι μὲν καὶ Τεγεᾶται τοὺς βαρβάρους ἐτρέψαντο, Ἀθηναῖοι δὲ καὶ
Πλαταιεῖς πάντας τοὺς Ἕλληνας ἐνίκων μαχόμενοι τοὺς ἀπογνόντας τῆς ἐλευθερίας καὶ
ὑπομείναντας τὴν δουλείαν.

“Avendo imparato (dagli ateniesi) e ritenendo loro stessi (i Peloponnesiaci) di compiere azioni
ingiuste e di decidere male, e che invece gli Ateniesi dicessero cose
giuste e suggerissero loro le decisioni migliori, accorsero a Platea; ed essendo
fuggiti dagli schieramenti durante la notte quasi tutti gli alleati per il grande numero dei nemici, i
Lacedemoni e i Tegeati volsero in fuga i barbari, mentre gli Ateniesi e i
Plateesi vinsero tutti i Greci in battaglia, coloro che avevano
disperato della libertà e accettato la schiavitù”

La battaglia di Platea qui è presentata come una battaglia ateniese. Invece noi
sappiamo da Erodoto sappiamo che questa era principalmente spartana, il contingente
maggiore era quello spartano, il comandante Pausania era spartano, i dati vengono
modificati per maggior gloria Ateniese. Todd si domanda perché c’è boeteo e non
apantao. Il verbo Apantao viene utilizzato quando un contingente è molto più grande
e vengono esclusi gli altri possibili contingenti alleati, ad esempio battaglia di
Maratona nello stesso epitafio. Gli alleati sono presenti ma ruolo non troppo
onorevole, Erodoto gioca molto sul ruolo di Sparta, ridimensionandolo. Erodoto
racconta nel 9 libro qualcosa di diverso, è vero che solo alcuni contingenti contro
persiani, ma questo sarebbe stato determinato secondo Erodoto da manovre non
perfette dello schieramento greco e attacchi della cavalleria persiana. Lisia ne fa il
risultato della viltà degli altri greci. I Tegeati sono valorizzati anche in Erodoto.
L’apporto dei Tegeati era ovunque presentato come importante in questa battaglia,
probabilmente lo era davvero.

Quanti sono questi greci? Secondo il racconto di Erodoto sono i Beoti, il contingente
dei Beoti si è schierato con i persiani. Come al solito qui il racconto è mirato a
mettere in evidenza l’apporto isolato di Atene e sbandare quello di tutti gli altri, gli
alleati che scappano di notte, pantas tous ellenas come ci fosse un largo schieramento
di medizzanti a Platea. Contrapposizione libertà- schiavitù. L’impostazione
ideologica dell’epitafio di Lisia risponde a retorica/ideologia democratica. Ogni idea
viene difesa anche con gli strumenti della retorica. Oggi abbiamo una serie di discorsi
che meriterebbero di essere analizzati sul profilo retorico. La parola libertà sta
risuonando spesso nei discorsi dei politici occidentali, anche democrazia. È
importante imparare dai testi antichi anche ad analizzare ciò che ascoltiamo.
Paragonata situazione Ucraina all’Olocausto, crea problemi col pubblico
israeliano, necessario adattare il discorso al pubblico che abbiamo davanti. Non
è la retorica in sé ad essere negativa, lo è lo scopo per la quale la si usa. Noi
siamo circondati di retorica, pensare alla pubblicità, pubblicità delle mele io
mela mangio .

[47] ἐν ἐκείνῃ δὲ τῇ ἡμέρᾳ καλλίστην τελευτὴν τοῖς προτέροις κινδύνοις ἐπιθέντες, βέβαιον
μὲν τὴν ἐλευθερίαν τῇ Εὐρώπῃ κατηργάσαντο, ἐν ἅπασι δὲ τοῖς κινδύνοις δόντες ἔλεγχον
τῆς ἑαυτῶν ἀρετῆς, καὶ μόνοι καὶ μεθ' ἑτέρων, καὶ πεζομαχοῦντες καὶ ναυμαχοῦντες, καὶ
πρὸς ‹τοὺς› βαρβάρους καὶ πρὸς τοὺς Ἕλληνας, ὑπὸ πάντων ἠξιώθησαν, καὶ μεθ' ὧν
ἐκινδύνευον καὶ πρὸς οὓς ἐπολέμουν, ἡγεμόνες γενέσθαι τῆς Ἑλλάδος.

E in quel giorno, ponendo una bellissima fine ai precedenti


combattimenti, resero sicura la libertà per l'Europa, e dando
prova del proprio valore in tutti i combattimenti, sia da soli sia con altri, sia combattendo sulla
terraferma sia combattendo sulle navi, sia contro i barbari sia contro i Greci, furono ritenuti
degni da tutti, sia da quelli assieme ai quali lottarono, sia (da quelli) contro i quali combatterono, di
diventare guida della Grecia.

Qui ritorna il tema erodoteo di conflitto persiano tra asia ed Europa, pensiamo anche
ai persiani di Eschilo, il sogno di Atossa, Serse disarcionato. Anche questo fa parte
delle argomentazioni che si possono usare in circostanze del genere. Nel racconto di
Erodoto Platea non è lo scontro conclusivo, perché i greci passano alla
controffensiva, presa di Sesto, passaggio dei greci sulla costa di Asia minore. Qui si
mette una sorta di punto fermo con la battaglia di Platea, si capisce considerando
condizioni di IV sec. la liberazione dei greci d’asia non ha un ruolo particolarmente
rilevante nel discorso di Lisia, ma questo è pienamente comprensibile. I greci d’Asia
non furono una acquisizione permanente. Finalmente qui lo dice chiaramente, parola
egemones, gli ateniesi sono egemoni nella Grecia. Questa idea che anche o nemici
giudicano degni gli ateniesi si trova nell’epitafio di Pericle, è un’idea abbastanza
corrente. Si hanno dei parallelismi in Isocrate, ma in realtà guerre di terra e di mare è
scontato. Tutti sapevano che le guerre persiane avevano comportato battaglie terrestri
e navali, quindi non si cercano collegamenti stretti. Pezoumachia identificata con
Maratona, combattere contro i greci con il contingente ateniese a platea contro i
Beoti, ma pure qui non necessario precisare troppo. Il verbo kinduneo è presente
ancora un’ennesima volta. Le vicende che portarono alla formazione della lega delio-
attica. Egemones genestai tes ellados sembra riferito ai soli ateniesi. Questa
formulazione per Todd può indicare un’ egemonia condivisa con Sparta piuttosto che
attribuita soltanto ad Atene. Nico non lo capisce, il filo del discorso porta a pensare
soltanto ad Atene, quando comincia da 44 si parla degli ateniesi, non riesce a vedere
riferimento ad egemonìa condivisa. Nel discorso non c’è neanche riferimento ad
episodio di cui parla Tucidide, Ateniesi rifiutano comando di confederazione greca
attribuita da spartani a Pausania e fanno una propria lega e creano il loro sistema di
alleanze. I generi sono diversi e lo scopo è diverso.
Si ha un periodo denso di episodi, solo saltuariamente ricordati. Giustificazione
dell’archè di Atene, imprese che ha compiuto quasi sempre da sola. Attaccare
Gerania una montagna della Megaride per distogliere gli ateniesi dall’assedio di
Egina. Questo episodio viene poco evidenziato da Tucidide

[48] Ὑστέρῳ δὲ χρόνῳ Ἑλληνικοῦ πολέμου καταστάντος διὰ ζῆλον τῶν


γεγενημένων καὶ φθόνον τῶν πεπραγμένων, μέγα μὲν ἅπαντες φρονοῦντες,
μικρῶν δ' ἐγκλημάτων ἕκαστοι δεόμενοι, ναυμαχίας Ἀθηναίοις πρὸς Αἰγινήτας
καὶ τοὺς ἐκείνων συμμάχους γενομένης ἑβδομήκοντα τριήρεις αὐτῶν
ἐλάμβανον.

E in un tempo successivo essendo scoppiata una guerra tra i Greci a causa


della gelosia per i fatti accaduti e dell’invidia per le imprese compiute, tutti, essendo
orgogliosi ed avendo bisogno ciascuno di piccoli pretesti, essendoci stata una
battaglia navale da parte degli Ateniesi contro gli
Egineti e i loro alleati, catturarono settanta delle loro triremi.

Qui si parla del periodo della penteconteikìa, ricco di episodi di vario genere che
troviamo narrati nel primo libro di Tucidide. Episodi solo saltuariamente ricordati
negli epitafi, ne vengono scelti alcuni a scapito di altri, in ragione del valore
simbolico di quegli episodi. Vedremo quali sono i criteri di scelta degli episodi stessi.
La giustificazione di archè di Atene, sulla base del fatto che Atene ha resistito
all’invasione persiana quasi da sola, come sembra dire il discorso di Lisia, è un
motivo sotteso al discorso. Qui Lisia si concentra sul tentativo senza successo dei
Corinzi di attaccare Gerania, montagna della Megaride, per distogliere l’esercito
Ateniese da Egina. Uno dei pochi passi in cui c’è una dipendenza da Tucidide, Lisia
avrebbe adattato la narrazione tucididea. Tema della dipendenza da uno storico è un
tema importante, ci dimostra quanto gli storici fossero conosciuti. In una società dove
non c’erano figure istituzionalmente impegnate in una ricerca storica, ma
cominciavano ad esserci gli storiografi, i primi, Erodoto e Tucidide. Non furono i
primi solo per ragioni stilistiche come diceva Cicerone, ma proprio genere diverso da
genealogie e altre scritture del passato, concentrato su vicende contemporanee o
presenti. La selezione di un avvenimento che Tucidide considera tutto sommato
secondario è motivata da un fatto: gli ateniesi accettano la sfida dei Corinzi e non
chiamano un contingente da Egina ma si servono di un contingente di ragazzi molto
giovani e anziani. Ha valore simbolico pur non importantissimo ai fini degli
avvenimenti. I commentatori hanno notato che episodio era legato ad uno scontro con
Corinto e il discorso invece è legato ad una guerra combattuta da Ateniesi a fianco
dei Corinzi. Non possono dunque averli ritratti in modo così poco lusinghiero. C’è
chi, dunque, ha detto che discorso non autentico, ma per Nicolai è un’argomentazione
che non sta in piedi. C’è un problema di cronologia, c’è chi pensa che il discorso non
sia stato composto in forma completa fino alla pace, sono ragionamenti che possono
essere ribaltati. I Corinzi in realtà non fanno una figura così cattiva, vengono sconfitti
dalle riserve ateniesi ma comunque no figura così cattiva. In questo contesto è
avvenuto scontro navale tra ateniesi, egineti e loro alleati. Gli ateniesi catturarono 70
triremi. Il riferimento iniziale alla guerra dei greci è un riferimento a quella che viene
chiamata prima guerra del Peloponneso. Egklematos, si trova spesso in Tucidide
soprattutto nelle vicende precedenti alla grande guerra del Peloponneso (431).
Naumachìa megale da Tucidide, grande scontro navale, Lisia non usa questo termine.
È probabile che questo riferimento sia utilizzato per parlare dell’episodio di Gerania,
che è quello che interessa a Lisia. Non sono nominati alleati di Atene, solo quelli di
Egina. Questo scontro navale in Tucidide è connesso con l’assedio di Egina.

[49πολιορκούντων δὲ κατὰ τὸν αὐτὸν χρόνον Αἴγυπτόν τε καὶ Αἴγιναν, καὶ τῆς ἡλικίας
ἀπούσης ἔν τε ταῖς ναυσὶ καὶ ἐν τῷ πεζῷ στρατεύματι, Κορίνθιοι καὶ οἱ ἐκείνων σύμμαχοι,
ἡγούμενοι ἢ εἰς ἔρημον τὴν χώραν ἐμβαλεῖν ἢ ἐξ Αἰγίνης ἄξειν τὸ στρατόπεδον, ἐξελθόντες
[50] πανδημεὶ Γεράνειαν κατέλαβον·

E mentre essi attaccavano nello stesso tempo l'Egitto ed assediavano Egina, e la gioventù era
lontana sulle navi e nell'esercito di fanteria, i Corinzi e i loro alleati, pensando che o avrebbero
invaso la regione indifesa o avrebbero fatto richiamare l'esercito da Egina, usciti con tutte le loro
forze occuparono Gerania;

Elikìa è la gioventù, le persone adatte alla guerra. Eremon, un territorio indifeso.


l’assedio di Egina trova conferma anche in Tucidide, nel primo libro. Non si parla in
Lisia dell’intervento delle truppe peloponnesiache.
Ἀθηναῖοι δὲ τῶν μὲν ἀπόντων, τῶν δ' ἐγγὺς ὄντων, οὐδένα ἐτόλμησαν μεταπέμψασθαι· ταῖς
δ' αὑτῶν ψυχαῖς πιστεύσαντες καὶ τῶν ἐπιόντων καταφρονήσαντες οἱ γεραίτεροι καὶ οἱ τῆς
ἡλικίας ἐντὸς γεγονότες ἠξίουν αὐτοὶ μόνοι τὸν κίνδυνον ποιήσασθαι,
[51] οἱ μὲν ἐμπειρίᾳ τὴν ἀρετήν, οἱ δὲ φύσει κεκτημένοι· καὶ οἱ μὲν αὐτοὶ πολλαχοῦ ἀγαθοὶ
γεγενημένοι, οἱ δ' ἐκείνους μιμούμενοι, τῶν μὲν πρεσβυτέρων ἄρχειν ἐπισταμένων, τῶν δὲ
νεωτέρων τὸ ἐπιταττόμενον ποιεῖν δυναμένων,

e gli Ateniesi, Nonostante gli uni (i loro soldati) fossero lontani e gli altri (i Corinzi) si
trovassero vicino, ebbero il coraggio di non mandare a chiamare
nessuno; ma confidando nel proprio coraggio e sottovalutando gli invasori, gli anziani
troppo vecchi (per combattere) e quelli che erano al di sotto dell' età decisero loro stessi di
affrontare da soli (di nuovo isolamento) lo scontro, possedendo il valore gli uni per
esperienza, gli altri invece per natura; e gli uni essendosi rivelati essi stessi valorosi in molte
occasioni, gli altri invece imitandoli, dal momento
che i vecchi sapevano comandare, ed i giovani erano in grado di eseguire ciò che veniva
ordinato,

l’idea che i Corinzi avevano intenzione di allontanare Ateniesi nell’assedio di Egina è


un’idea presente in Tucidide. Gli ateniesi avevano delle truppe in megaride, questo
non lo dice lisia. Non si parla in Lisia di intervento di truppe peloponnesiache in aiuto
di Egina.
Qui si riprende l’idea della virtù Ateniese determinata dalla natura stessa. Anche i più
giovani dunque la possiedono, mentre gli anziani avevano esperienza. Era quasi
superfluo il commento di Todd che in Tucidide non c’è un commento simile, lui non
sta esaltando. Capacità di comandare ed essere comandati è tra le doti del buon
comandante nell’anabasi, comandante autoreferenziale non è un buon comandante.
Questo si trova spesso nell’anabasi, dove Senofonte presenta sé stesso come modello
di comandante, Senofonte che tra l’altro non ha altre esperienze di comando quando
affronta la spedizione 10.000. Si reca in Asia inviato da Prosseno, dopo aver preso in
giro Socrate. Egli gli consiglia di andare dall’oracolo, lui gli pone domanda beffarda:
quale divinità devo pregare per affrontare la spedizione? Socrate gli dice che anche se
sherzava in ogni caso deve rispettare l’oracolo. Prima nessun ruolo poi piano piano
ruolo di comando. Egli parla proprio del rispetto dovuto ai comandanti spartani e in
generale ai più anziani, perché lui era molto giovane. Tema della gestione del potere
è veramente chiave nel IV sec. Periodo in cui le egemonie si succedono, non si
capisce chi sono i vincitori e chi i vinti, cambiamenti istituzionali. Legato
all’educazione di colui che è destinato al potere. Ci si allontana dall’idea di virtù per
natura, il dominatore deve essere educato. Per nico ci vorrebbero politici più preparati
.

52] Μυρωνίδου στρατηγοῦντος ἀπαντήσαντες αὐτοὶ εἰς τὴν Μεγαρικὴν ἐνίκων μαχόμενοι ἅπασαν
τὴν δύναμιν τὴν ἐκείνων τοῖς ἤδη ἀπειρηκόσι καὶ τοῖς οὔπω δυναμένοις,
τοὺς εἰς τὴν σφετέραν ἐμβαλεῖν ἀξιώσαντας, εἰς τὴν ἀλλοτρίαν ἀπαντήσαντες,
[53] τρόπαιον δὲ στήσαντες καλλίστου μὲν αὐτοῖς ἔργου, αἰσχίστου δὲ τοῖς πολεμίοις, οἱ μὲν οὐκέτι
τοῖς σώμασιν, οἱ δ' οὔπω δυνάμενοι, ταῖς δὲ ψυχαῖς ἀμφότεροι κρείττους γενόμενοι, μετὰ καλλίστης
δόξης εἰς τὴν αὑτῶν ἀπελθόντες οἱ μὲν πάλιν ἐπαιδεύοντο, οἱ δὲ περὶ τῶν λοιπῶν ἐβουλεύοντο

avendo fatto una sortita loro stessi nella regione di Megara, guidati dallo
stratego Mironide, vinsero tutto il loro esercito combattendo quelli che avevano deciso di
invadere la loro regione, facendosi incontro nella regione di altri, con quelli già indeboliti e con
quelli non ancora capaci, e avendo collocato il trofeo di un'impresa gloriosissima per loro ma del
tutto infamante per i nemici, gli uni non più validi nel fisico, gli altri invece non
ancora, e rivelatisi sia gli uni che gli altri più forti nell'animo, ritornati con gloriosissima fama
nella propria terra, gli uni di nuovo ripresero ad essere educati, gli altri
invece decidevano sui restanti problemi.

In tutta la narrazione sono prima anziani poi giovani, qui c’è il ribaltamento. La
decisione spetta agli anziani mentre i giovani devono dedicarsi all’istruzione. Il
pubblico di un logos epitafios era composto anche di anziani e di giovani. Questo
assume valore parenetico forte in rapporto al valore che assume sul pubblico.

23/03/2022

Abbiamo visto il cap.53, con l’episodio di Gerania, marginale in Tucidide e in Lisia


simbolico. Con il cap.54 inizia un nuovo capitolo dell’epitafio, una sorta di proemio
al mezzo. Prassi abbastanza comune ma anche nell’epos omerico, se pensiamo al
proemio del catalogo delle navi. Dopo le guerre persiane narrazione non segue un
ordine e non pretende di essere completa. I circa 70 anni dell’archè di Atene
vengono riassunti in formule sintetiche e soltanto alcuni episodi sono segnalati.
Leggiamo il cap.54

[54] Καθ' ἕκαστον μὲν οὖν οὐ ῥᾴδιον τὰ ὑπὸ πολλῶν κινδυνευθέντα ὑφ' ἑνὸς ῥηθῆναι, οὐδὲ τὰ
ἐν ἅπαντι τῷ χρόνῳ πραχθέντα ἐν μιᾷ ἡμέρᾳ δηλωθῆναι. τίς γὰρ ἂν ἢ λόγος ἢ χρόνος ἢ ῥήτωρ
ἱκανὸς γένοιτο μηνῦσαι τὴν τῶν ἐνθάδε [55] κειμένων ἀνδρῶν ἀρετήν; μετὰ πλείστων γὰρ πόνων
καὶ φανερωτάτων ἀγώνων καὶ καλλίστων κινδύνων ἐλευθέραν μὲν ἐποίησαν τὴν Ἑλλάδα, μεγίστην
δ' ἀπέδειξαν τὴν ἑαυτῶν πατρίδα, ἑβδομήκοντα μὲν ἔτη τῆς θαλάττης ἄρξαντες, [56] ἀστασιάστους
δὲ παρασχόντες τοὺς συμμάχους, οὐ τοῖς ὀλίγοις τοὺς πολλοὺς δουλεύειν ἀξιώσαντες, ἀλλὰ τὸ ἴσον
ἔχειν ἅπαντας ἀναγκάσαντες, οὐδὲ τοὺς συμμάχους ἀσθενεῖς ποιοῦντες, ἀλλὰ κἀκείνους ἰσχυροὺς
καθιστάντες, καὶ τὴν αὑτῶν δύναμιν τοσαύτην ἐπιδείξαντες, ὥσθ' ὁ μέγας βασιλεὺς οὐκέτι τῶν
ἀλλοτρίων ἐπεθύμει, ἀλλ' ἐδίδου [57] τῶν ἑαυτοῦ καὶ περὶ τῶν λοιπῶν ἐφοβεῖτο, καὶ οὔτε τριήρεις
ἐν ἐκείνῳ τῷ χρόνῳ ἐκ τῆς Ἀσίας ἔπλευσαν, οὔτε gτύραννος ἐν τοῖς Ἕλλησι κατέστη, οὔτε
Ἑλληνὶς πόλις ὑπὸ τῶν βαρβάρων ἠνδραποδίσθη· τοσαύτην σωφροσύνην καὶ δέος ἡ τούτων ἀρετὴ
πᾶσιν ἀνθρώποις παρεῖχεν. ὧν ἕνεκα δεῖ μόνους καὶ προστάτας τῶν Ἑλλήνων καὶ ἡγεμόνας τῶν
πόλεων γίγνεσθαι.

“Dunque, non (è) facile che da uno solo siano raccontati uno per uno i combattimenti
sostenuti da molti, né che le imprese compiute in tutto il tempo (passato) siano esposte in un
solo giorno. Quale infatti o discorso o tempo o oratore potrebbe risultare adeguato a
indicare il valore degli uomini che qui giacciono? Infatti con moltissime fatiche e celeberrimi
combattimenti e gloriosissime battaglie resero libera la Grecia e fecero
apparire grandissima la propria patria, dominando per settant'anni sul mare e rendendo non
sediziosi gli alleati, non ritenendo giusto che i più fossero
asserviti alla minoranza, ma imponendo che tutti avessero uguaglianza di
diritti, né rendendo deboli gli alleati, ma facendo diventare forti anche quelli, e dimostrando la
propria potenza così grande che il gran re non desiderava più i possedimenti
altrui, ma cedeva (parte) dei propri e temeva
per quelli rimanenti, e in quel tempo né triremi navigarono dall'Asia, né tiranno si
impose sui Greci, né città Greca fu resa schiava dai barbari: così grande rispetto e timore il valore di
costoro infondeva in tutti gli uomini. Per questi motivi bisogna che essi
soli diventino sia rappresentanti dei Greci sia guide delle città.”

Tema della difficoltà dell’esposizione, del compito dell’oratore, tipica dell’esordio,


serve a dire “quanto è bravo l’oratore!”. Non è possibile spiegare in un solo giorno le
cose avvenute in tutto il tempo. Interrogativa retorica, tricolon, polisindeto. Al di là di
questi strumenti retorici abbastanza comuni quello che interessa è che i caduti di
questa guerra sono assimilati ai caduti in tutte le altre guerre, tutti i sepolti al
Ceramico, come se la storia di Atene fosse un continuum. Continuità sul piano
dell’aretè e delle scelte politiche degli ateniesi, che sono sempre stati dalla parte
giusta, ognuno presenta sé stesso come collocato dalla parte giusta, nessuno si colloca
volontariamente dalla parte del torto. È interessante vedere diversi punti di vista,
quello ateniese è che sé stessi non solo hanno superato gli altri in valore ma, senza
tornaconti, hanno scelto sempre eticamente la parte migliore. Oscillazione semantica
di kalos tra bellezza e valore epico, ciò che è buono è anche bello.
cTermine ponos per noi è legato alla fatica manuale, ma sono anche le fatiche di
Eracle. Eleuterìa compare in tutto il discorso, notare di nuovo i tre aggettivi
accompagnati da sostantivi. Oscillazione semantica di kalliston, kalos valore di
bellezza ma anche valore etico. Tre sostantivi in polisindeto, kindunos, ponos,
agones, tutti termini che indicano battaglie, qui l’oratore vuole aggiungere enfasi a
quello che dice. Resero grandissima la loro patria, dominando il mare per 70 anni,
talassocrazia ateniese. Il tema del dominio del mare è pericleo per eccellenza, lui
decise di non contrastare gli spartani per via di terra, permise che gli spartani
devastassero l’Attica, cosa che comportò reazione di popolazione contadina attica.
Pericle in due dei discorsi riportati in Tucidide parla della orghè dei concittadini che
non permettono di attuare questa politica di accettare invasione terrestre dell’Attica.
2,65 celebre giudizio su operato di Pericle, e in storiografia importanza del dominio
sul mare è segnalato sia in Erodoto ma con maggior forza in Erodoto, Arcaiologhia,
capitolo 4 su Minosse, la prima talassocrazia, poi 1 libro costruzione delle prime
triremi dai Corinzi e il dominio del mare. Atene nelle parole di Lisia si vanta di aver
reso libera la Grecia. Gli spartani difendevano la scelta di combattere Atene dicendo
che si stavano opponendo alla schiavitù delle città greche sotto il tallone di Atene,
tutti volevano liberare la grecia, benefattori sospetti. Tema presente nel panegirico di
Isocrate, dove gli spartani avevano reso schiava la Grecia in nome della libertà. Il
tema dei 70 anni si ritrova nel panegirico al cap. 106, si dice che per 70 anni gli
alleati mantennero “la stessa politeia che c’era presso di noi”, cioè la democrazia.
Tema interessante, non in tutte le città alleate gli Ateniesi imposero regimi
democratici, ma questo avvenne in molte città. Esportazione della democrazia, al
povero Nico il nesso lascia perplesso, il termine esportazione, commerciale con un
regime politico lo lascia perplesso. Si esportano altre cose, e infatti spesso sono state
esportate altre cose . In un sistema di alleanze in qualche modo bisogna condividere
dei valori comuni? Ci si può interrogare su questo, può funzionare una unione in cui i
membri perseguono politiche molto diverse e hanno valori di riferimento molto
diverse?

E mantenendo gli alleati immuni dai conflitti civili, ora, che cosa vuol dire questo?
Nelle città alleate c’era una sorta di concordia e non c’erano tentativi di rovesciare il
regime vigente. Nel caso di questi tentativi alleanza con Atene sarebbe stata a rischio.
Due attestazioni di questo aggettivo, qui e panegirico di Isocrate che dice la stessa
cosa. Stasis indica la posizione, il conflitto tra posizioni politiche all’interno di una
stessa comunità., lo conosciamo anche dall’uso che ne fa Alceo nell’allegoria della
nave. Lisia continua con una sequenza di participi che sono collocati in posizioni
diverse, arxantes, paraskontes, axiosantes, anankasantes, katistantes e così via, in
genere in ultima posizione con alcune eccezioni
.
“Non considerando giusto che la maggioranza fosse al servizio dei pochi”.

La maggioranza, l’abbiamo vista nell’epitafio di Pericle, famoso passo di 2,37,1. Qui


sta dicendo apparentemente che Atene favorisce i regimi democratici basati su
maggioranza piuttosto che regime oligarchico. Linguaggio della libertà contrapposta
alla schiavitù. Polloi, molto spesso questo aggettivo sostantivato viene utilizzato in
maniera dispregiativa, oi polloi sono le masse, con tutto il disprezzo che c’è per le
masse. Oclocratìa, degenerazione della democrazia secondo una celebre idea
politica.
Oi polloi qui però sono apprezzati, non criticati

“Ma costringendo tutti ad avere lo stesso”, isonomia, stessi diritti. Ora Lisia sta
riprendendo nella narrazione dell’archè di Atene dei concetti di 17-19 dove aveva
delineato rapidamente il regime politico di Atene. Anche in epitafio di Pericle il
regime politico e i tropoi di ateniesi occupano gran parte del discorso, qui vengono
distribuiti in una sezione di passaggio tra le gesta più antiche di Atene e quelle più
recenti e una sezione più recente ancora in cui si parla di Atene che in qualche modo
impone l’assegnazione di questi principi. To ison parola pesante,

“non indebolendo gli alleati ma facendo anche loro forti.”


Quadro del tutto idilliaco, in verità l’archè di Atene veniva esercitata anche in
maniera spietata all’epoca di Lisia, sia nei confronti di alleati che di altre città (es
episodio di Mitilene, Melo).
Ed esibendo un potere tanto grande che il gran re non desiderava più le terre altrui.
Lo scopo della spedizione delle guerre persiane è desiderio del re di Persia che non si
accontentava più del suo immenso impero ma voleva occupare anche l’Europa. Ora
qui sono stati fatti ragionamenti anche riguardo la datazione di questo testo. Todd
dice che formulazione x città della penisola greca in opposizione ad Asia minore.
Datazione dell’ultima parte degli anni ’90 del IV sec. Il problema è rapporto con pace
del re del 387. Questi problemi di cronologia, mancanza di riferimento alla
contingenza, fa pensare che sia discorso fittizio. È anche vero che quando si
pronuncia un discorso laddove il pubblico conosceva la situazione attuale non
servono riferimenti precisi. Partenio di Alcmane, pubblico non doveva cercare su
Wikipedia di che dèi era la festa perché era recitato nell’occasione stessa. Inni di
Callimaco, descrizione molto più dettagliata, si può obiettare che quei fatti e quei
riferimenti il pubblico li conosceva da sé.
Doveva concedere una parte delle sue terre e aveva paura per le restanti e non
navigarono triremi dall’Asia.
Ciò era dovuto alla pace di Callia. Tucidide non parla della pace di Callia, ne parla
Teopompo che afferma che l’iscrizione che ricordava le clausole della pace doveva
essere un falso perché era scritta in scrittura non in uso dopo il 403, anno del cambio.
Si parlava di limiti imposti alla navigazione e di terra ai persiani, fiume alis confine
di terra, taglia la penisola anatolica in direzione nord-sud. In Demostene e Licurgo si
nomina Callia.
È chiaro che gli oratori di IV sec. vogliono mettere in risalto la differenza tra situa in
cui Atene detta le condizioni dei persiani e quello che avviene nel 387 con la pace del
re o di Antalcida, con la quale il re di Persia riprende il controllo delle città greche di
asia minore e torna attore di primo piano nella politica greca. È chiaro che si può
ragionare, battaglia di Cnido in cui forze persiane guidate da ateniese Conone
sconfiggono spartani. E tra i greci non si insediavano tiranni...eeeeee.. Talvolta i
persiani hanno sostenuto regimi autoritari, d’altra parte anche gli spartani dopo la
guerra del Peloponneso. Questa idea potrebbe essere anche risposta alle critiche ad
Atene che si sarebbe comportata tirannicamente vs. alleati. Tuttavia, al di là di precisi
fatti storici c’è opposizione tra eleuteria e schiavitù, tra tirannide e democrazia portata
avanti per tutto il discorso.
Nessuna città greca fu resa schiava dai barbari, non dai barbari ma dagli ateniesi
talvolta successe, in primis Melo.

Una tanto grande paura la virtù di questi (deittico) uomini ha indotto in tutti gli
uomini.
sofrosune e deos, due parole importanti, la temperanza/moderazione e la paura.
Necessariamente divennero i soli protettori dei greci ed eegemoni delle città.
Loro soli, l’archè di Atene è necessaria conseguenza del comportamento della città. Il
termine prostates è interessante perché è utilizzato nella costituzione degli ateniesi di
Aristotele in “prostates tou demos”, capi della fazione democratica da Temistocle in
poi. Il nome di partiti è sbagliato, intenderebbe un movimento unitari. I partiti oggi
fanno schifo . Nelle città greche non c’erano veri e propri partiti, il modo per dire
parte politica è meros, che si traduce parte, fazione, non tecnico in riferimento a un
partito. Prostates, commento di Todd, Spartani garanti della pace 387 in elleniche di
senofonte. Pausetta bella coffee 

Ἐπέδειξαν δὲ καὶ ἐν ταῖς δυστυχίαις τὴν ἑαυτῶν ἀρετήν. ἀπολομένων


γὰρ τῶν νεῶν ἐν Ἑλλησπόντῳ εἴτε ἡγεμόνος κακίᾳ
εἴτε θεῶν διανοίᾳ, καὶ συμφορᾶς ἐκείνης μεγίστης γενομένης καὶ ἡμῖν τοῖς
δυστυχήσασι καὶ τοῖς ἄλλοιςἝλλησιν, ἐδήλωσεν οὐ πολλῷ χρόνῳ ὕστερον ὅτι ἡ
τῆς πόλεως δύναμις τῆς Ἑλλάδος ἦν σωτηρία.

Ma dimostrarono anche nelle sventure il proprio valore. Essendo andate distrutte infatti
le navi nell'Ellesponto o per incapacità del comandante o per volontà degli dei, ed essendosi
rivelata gravissima quella sventura sia per noi che fummo sconfitti sia per gli altri Greci, si
dimostrò non molto tempo dopo che la potenza della città costituiva la salvezza della Grecia.

Siamo al capitolo 58, il periodo dell’archè di Atene come abbiamo visto è narrato di
scorcio con riferimento ad alcuni episodi come quello di gerania. La guerra del
peloponnesso non è oggetto di narrazione dettagliata. Vengono messi due scontri in
evidenza, Egospotami 405, che causò caduta di Atene e Cnido nel 394. Lisia alterna
periodi molto lunghi a periodi molto brevi. Espediente retorico, formulazioni secche
che restano in mente.
incapacità, viltà, tradimentoetc etc… come tradurre kakia? un po' tutte insieme
queste cose, incapacità ma anche dal punto di vista etico giudizio negativo.
Prospettiva che fortuna di Atene si ripercuote su tutta la Grecia e ugualmente la
sfortuna. Riferimento ad egospotami chiaro, ma non si nomina la località, non si
nomina mai forse per scongiurare ripetersi di evento funesto. Erodoto in un paio di
passi del libro VII dice molto chiaramente che nelle guerre persiane Atene ha salvato
la Grecia. Questa idea non era nuova né riservata a queste occasioni celebrative ma
compare già in Erodoto. Per quanto riguarda egospotami il racconto è nel secondo
libro delle Elleniche di Senofonte. Tucidide, infatti, finisce il suo racconto all’anno
411, Senofonte inizia il racconto con metà de tauta. l’Egemones fa riferimento ad
una pluralità di strateghi, c’è una varia lectio egemonon. Egospotami,la fortuna di
Atene così come la sua sfortuna va con tutta la Grecia. Non molto tempo dopo fu
chiaro che la potenza della città era la salvezza della Grecia. Attribuendo il giudizio
storico a sé stesso, Atene era stata la salvezza della grecia. Non era un’idea nuova,
compare già in Erodoto. Per quanto riguarda Egospotami il racconto era nel secondo
libro delle elleniche di Senofonte. In questa sezione, i cosiddetti Paralipomeni delle
elleniche il racconto di Senofonte è abbastanza dettagliato e continui, cosa che non
accadrà più nelle sezioni successive dove lui sceglierà degli episodi. Qui ci si rifà a
Senofonte, Alcibiade consigliò di porre la flotta in un luogo più sicuro, il suo
consiglio non fu seguito, disastro.

ἑτέρων γὰρ ἡγεμόνων γενομένων ἐνίκησαν μὲνναυμαχοῦντες τοὺς Ἕλληνας οἱ πρότερον εἰς τὴν
θάλατταν οὐδ' ἐμβαίνοντες, ἔπλευσαν δ' εἰς τὴνΕὐρώπην, δουλεύουσι δὲ πόλεις τῶν Ἑλλήνων,
τύραννοι δ' ἐγκαθεστᾶσιν, οἱ μὲν μετὰ τὴν ἡμετέραν
συμφοράν, οἱ δὲ μετὰ τὴν νίκην τῶν βαρβάρων.

“Essendo infatti diventati egemoni altri (spartani), quelli che prima neppure si
imbarcavano verso il mare vinsero i Greci in una battaglia navale (Cnido), e fecero
vela verso l'Europa, e rendono schiave le città dei Greci, e si insediano i tiranni, alcuni dopo la
nostra sventura, altri invece dopo la vittoria dei
barbari.”

Persiani, forzatura, questi persiani che non sapevano nuotare. In realtà per la seconda
guerra persiana fu allestita una flotta enorme, popolazioni persiane soggette, rimanda
ai commenti per tutto il problema di Egospotami e della responsabilità della sconfitta.
Questo ekenon egemonon riguarda solo gli Spartani, Conone non c’entra qui come
comandante degli spartani. Si insediano dei tiranni, tutte proposizioni brevi, per
asindeto. “Alcuni dopo la nostra sconfitta altri dopo la vittoria dei i barbari”, anche
qui rinvia a Elleniche di Senofonte per eeeee quello che succede dopo la battaglia di
Cnido con i persiani che scacciano le guarnigioni spartani delle città di Asia Minori e
isole adiacenti. Il Eeee naturalmente il giudizio su quello che successe in seguito a
Cnido, sostegno economico persiano ad Atene e Corinto qui non è specificato.
Sostegno finanziario ad Atene e Corinto, qui non è per svelare un dettaglio, l’aiuto
persiano in qualche modo comportava delle conseguenze, situazioni intermedie tra
schiavitù e libertà. Non asservimento ma certamente influenza persiana diventa più
pesante.

. ὥστ ἄξιον ἦν ἐπὶ τῷδε τῷ τάφῳ τότε κείρασθαι τῇ Ἑλλάδι καὶ πενθῆσαι τοὺς ἐνθάδε κειμένους, ὡς
συγκαταθαπτομένης τῆς αὑτῶν ἐλευθερίας τῇ τούτων ἀρετῇ· ὡς δυστυχὴς μὲν ἡ
Ἑλλὰς τοιούτων ἀνδρῶν ὀρφανὴ γενομένη, εὐτυχὴς δ' ὁ
τῆς Ἀσίας βασιλεὺς ἑτέρων ἡγεμόνων λαβόμενος· τῇ μὲν γὰρ τούτων
στερηθείσῃ δουλεία περιέστηκε, τῷ δ' ἄλλων ἀρξάντων ζῆλος ἐγγίγνεται τῆς
τῶν προγόνων διανοίας.

Sicché era giusto su questa tomba che allora la Grecia si strappasse i capelli e levasse il compianto
funebre nei confronti di coloro che sono qui sepolti , come se fosse seppellita insieme al valore di
costoro la libertà dei Greci; poiché sventurata (è) la Grecia divenuta priva di
tali uomini, fortunato invece il re dell'Asia che trovò altri egemoni; all'una infatti, privata di questi
uomini, incombeva la schiavitù, sull’altro invece, visto che altri comandano, subentra desiderio di
riprendere il progetto degli antenati ( i re che volevano invadere la grecia, Dario e Serse).

Sicchè era giusto su questa tomba che allora la Grecia si strappasse i capelli e
rimpianto funebre. La loro libertà era stata sepolta insieme ai valori di questi. Qui si
fa riferimento ad Egospotami, relativo alla sconfitta. Metà ten niken ton barbaron si
riferisce alla battaglia di Cnido. Molto si è ragionato su questo capitolo 60 perché nel
III libro Ret, Aristot. Si trova questa citazione molto simile di un generico epitafio
che si riferisce a battaglia di Salamina. Nella battaglia di Salamina ciò non funziona,
per Egospotami se si fa coincidere salvezza di Grecia con potenza di Atene si può
dire che con i caduti di Egospotami è stata sepolta libertà della Grecia, si sono fatti
vari ragionamenti, tra cui una formulazione frequente negli epitafi, relativi alla
possibilità che quello di Aristotele fosse un epitafio di Pericle sui caduti di Samo,
diverse ipotesi. Todd ne parla nell’introduzione all’epitafio di Lisia, esprime tutti i
problemi di identificazione dell’autore. Sicchè la Grecia privata di uomini così
valorosa subì una sventura mentre questo fu una fortuna per il re dell’Asia che trovò
altre città. La storia di Lisia è bianca e nera, domina l’antitesi, ci sono sempre i buoni
e i cattivi. Eleuterìa/douleia e così via, questi i più comuni. Eteron egemonon non è
Conone, si riferisce agli Spartani, e al tentativo dei persiani di esercitare presenza
forte sulla grecia per mezzo di Sparta, fino poi alla pace del re.

Ἀλλὰ ταῦτα μὲν ἐξήχθην ὑπὲρ πάσης ὀλοφύρασθαι τῆς Ἑλλάδος· ἐκείνων δὲ τῶν ἀνδρῶν
ἄξιον καὶ ἰδίᾳ καὶ δημοσίᾳ
μεμνῆσθαι, οἳ φεύγοντες τὴν δουλείαν καὶ περὶ τοῦ δικαίου μαχόμενοι καὶ ὑπὲρ
τῆς δημοκρατίας στασιάσαντες πάντας πολεμίους κεκτημένοι εἰς τὸν Πειραιᾶ κατῆλθον, οὐχ ὑπὸ
νόμου ἀναγκασθέντες, ἀλλ' ὑπὸ τῆς φύσεως πεισθέντες, και νοῖς κινδύνοις τὴν παλαιὰν ἀρετὴν
τῶν προγόνων μιμησάμενοι, ταῖς αὑτῶν ψυχαῖς κοινὴν τὴν πόλιν καὶ τοῖς ἄλλοις κτησόμενοι,
θάνατον μετ' ἐλευθερίας αἱρούμενοι ἢ βίον μετὰ
δουλείας, οὐχ ἧττον ταῖς συμφοραῖς αἰσχυνόμενοι ἢ
τοῖς ἐχθροῖς ὀργιζόμενοι, μᾶλλον βουληθέντες ἐν τῇ αὑτῶν ἀποθνῄσκειν ἢ ζῆν τὴν ἀλλοτρίαν
οἰκοῦντες, συμμάχους μὲν ὅρκους καὶ
συνθήκας ἔχοντες, πολεμίους δὲ τοὺς πρότερον ὑπάρχοντας καὶ τοὺς πολίτας τοὺς
ἑαυτῶν.

Ma sono stato condotto ad esprimere questi lamenti in nome di tutta la Grecia; però vale la pena
di fare menzione, sia privatamente, sia pubblicamente, di
quegli uomini che,fuggendo la schiavitù e combattendo per la giustizia e
lottando per la democrazia, dopo aver ottenuto l'inimicizia
di tutti, scesero al Pireo, non costretti da una legge, ma persuasi dalla natura, imitando con
nuove lotte l'antico valore degli antenati, per conquistare con le proprie vite la città come possesso
comune anche agli altri gli altri, scegliendo morte con libertà (piuttosto)
che vita con schiavitù, non meno provando vergogna per gli insuccessi che essendo adirati contro
i nemici, decisi a morire nella propria (terra)piuttosto che a
vivere abitando quella altrui, avendo come alleati giuramenti e trattati, come nemici invece quelli
che lo erano prima e i propri concittadini.
o

Periodo molto lungo, riferimento a vicende di 403-402 A.C. Stasis, non a caso si usa
il verbo corrispondente, stasis tra parte democratica e oligarchica e filospartana. Il
riferimento a Cnido è una anticipazione, per legare Cnido a Egospotami. Qui si
ritorna poi ad un periodo di lotte civili che ritorna ad Atene con la caduta di Trenta
tiranni. Una parte particolare è dove si dice che sono costretti a combattere i trenta
non da una legge ma dalla propria natura. Todd parla di significato negativo di
nomos, Nico non lo condivide. Riferimento finale cap. 62 è agli spartani e cittadini
stessi di Atene che si erano schierati a favore del sostegno di Sparta. C’è in un certo
dettaglio il racconto di ciò che è successo nel 403-402. Lisia stesso fu coinvolto, e
soprattutto fratello polemarco morto per mano dei 30 tiranni. Lisia ne parla
diffusamente nell’orazione Contro Eratostene (uno dei 30 tiranni).

ἀλλ' ὅμως οὐ τὸ πλῆθος τῶν ἐναντίων φοβηθέντες, ἀλλ' ἐν τοῖς


σώμασι τοῖς ἑαυτῶν κινδυνεύσαντες, τρόπαιον μὲν τῶν πολεμίων ἔστησαν, μάρτυρας δὲ τῆς αὑτῶν
ἀρετῆς ἐγγὺς ὄντας τοῦδε τοῦ μνήματος τοὺς Λακεδαιμονίων τάφους παρέχονται.

Ma tuttavia non temendo il grande


numero degli oppositori, ma rischiando nelleproprie vite, collocarono un trofeo sui nemici, e quali
testimoni del proprio valore offrono le tombe dei Lacedemoni che sono vicino a
questo monumento.

Qui Senofonte, Elleniche, II parla di un numero molto elevato di Spartani e


sostenitori dell’oligarchia, battaglia di Munichia, battaglia di 5 a 1 ma anche nella
battaglia di File rapporto molto sfavorevole ai democratici di Trasibulo. Todd segnala
che nelle altre fonti non si parla del trofeo innalzato dopo Munichia. Ciò non dice
molto perché noi abbiamo perso molta storiografia. Si discute al fatto che la battaglia
legata ad una stasis, conflitto civile si possa concludere con un trofeo come quelli che
si innalzavano sui nemici. eeeee..eee.ora eeee..eee qui eeee non si distingue la
battaglia di Munichia dalla battaglia che concluse la Stasis ad atene contro gli
spartani guidati da Pausania. Questo significa che gli spartani vengono rappresentati
come sconfitti. Sappiamo da Senofonte che in quella spedizione, che fu un successo
per gli spartani caddero spartani sepolti al ceramico.

γάρ τοι μεγάλην μὲν ἀντὶ μικρᾶς ἀπέδειξαν τὴν πόλιν,


ὁμονοοῦσαν δὲ ἀντὶ στασιαζούσης ἀπέφηναν, τείχη δὲ ἀντὶ τῶν καθῃρημένων ἀνέστησαν.

E infatti certamente fecero apparire grande anziché piccola la città, e dimostrarono che era
concorde anziché politicamente divisa, ed innalzarono mura al posto di quelle abbattute

Termini politici, omonousan contrario di staseis, conflitto civile. Riferimento alle


mura, associato all’opera di Conone, ne parla Senofonte nel IV libro delle Elleniche,
verosimilmente nei primi anni della guerra di Corinto, Senofonte parla dell’uso di
denaro persiano e anche le fonti epigrafiche confermano questi dati, ricostruzione tra
395 e 391. I commentatori con questo anestesan fanno pensare che le mura fossero
completate. Anche questo porterebbe delle conseguenze sulla datazione del discorso.
La ricostruzione da Lisia non è attribuita a Conone, ma al ritorno dei democratici
dopo il 403-2.

28/03/2022

Cap. 64, paragone tra coloro che tornati ad atene e sepolti al ceramico
[64] οἱ δὲ κατελθόντες αὐτῶν, ἀδελφὰ τὰ βουλεύματα τοῖς ἔργοις
τῶν ἐνθάδε κειμένων ἐπιδεικνύντες, οὐκ ἐπὶ τιμωρίαν τῶν ἐχθρῶν ἀλλ'
ἐπὶ σωτηρίαν τῆς πόλεως ἐτράποντο, καὶ οὔτε ἐλαττοῦσθαι δυνάμενοι
οὔτ' αὐτοὶ πλέον ἔχειν δεόμενοι τῆς μὲν αὑτῶν ἐλευθερίας καὶ τοῖς
βουλομένοις δουλεύειν μετέδοσαν, τῆς δ' ἐκείνων δουλείας
αὐτοὶ [65] μετέχειν οὐκ ἠξίωσαν. ἔργοις δὲ μεγίστοις καὶ καλλίστοις
ἀπελογήσαντο, ὅτι οὐ κακίᾳ τῇ αὑτῶν οὐδ' ἀρετῇ ‹τῇ› τῶν πολεμίων
πρότερον ἐδυστύχησεν ἡ πόλις· εἰ γὰρ στασιάσαντες πρὸς ἀλλήλους βίᾳ
παρόντων Πελοποννησίων καὶ τῶν ἄλλων ἐχθρῶν εἰς τὴν αὑτῶν οἷοί τε
ἐγένοντο κατελθεῖν, δῆλον ὅτι ῥᾳδίως ἂν ὁμονοοῦντες πολεμεῖν αὐτοῖς
ἐδύναντο.
.E quelli di loro che scesero (al Pireo), dimostrando che le(loro) decisioni erano
conformi alle imprese di coloro che qui giacciono, si volsero non alla vendetta contro i nemici,
ma alla salvezza della città, e né potendo restare inferiori né chiedendo essi stessi di avere una
posizione dominante, condivisero la propria libertà anche con coloro che volevano essere
schiavi, ma della loro schiavitù non ritennero giusto partecipare loro stessi. E con
imprese grandissime e bellissime dimostrarono a propria difesa che non per la propria viltà né per
il valore dei nemici precedentemente la città si era trovata nella sventura; se infatti contendendo gli
uni contro gli altri con la forza furono in grado di ritornare nella propria (terra) pur essendo
presenti i Peloponnesiaci e gli altri nemici, (è) chiaro che, se fossero stati concordi, avrebbero
potuto combattere facilmente con loro.

Sottolineatura del principio di isonomia sia pure in senso perifrastico. Forti


antitesi evidenziati poi dalla ripresa lessicale douleion douleia.Il pleon ekein è
una diminuzione in senso contrario dell’isonomìa. Gli ateniesi rientrati
vogliono ricostruire l’astratto della sconfitta.
. L’idea di soterìa tes poleos è l’idea di un gruppo oligarchico di 411 che aveva
rovesciato il gruppo democratico di Atene. Ateniesi rendono partecipi della
libertà anche a chi volevano essere schiavi. La generosità degli ateniesi viene
esaltata anche in questo modo, es. quando si dice che aiutano i tebani a non
essere empi.
Apologein, verbo collegato a sfera dell’eloquenza, quindi non dovrebbe essere
collegato agli erga. Sottolinea il fatto che potrebbe esserci un gioco di parole
consapevole legato al fatto che la miglior difesa contro accusa di viltà non è
discorso ma azioni. Contrapposizione tra logoi e erga, non si limitarono a
dimostrare il loro valore a parole ma lo fecero con i fatti. Argomentazione
basata sull’eikos, stasiasantes, situazione di conflitto civile. Se in una
situazione di estrema difficoltà sono stati capaci di ottenere ciò che volevano in
caso di concordia (non lotta tra oligarchici e democratici) avrebbero facilmente
sconfitto i nemici esterni. Todd ci si domanda quali siano i ton allon extron…
mercenari di Lisandro? In questo caso però tutto il discorso dimostra che gli
ateniesi si scontravano sempre con molti nemici, sempre superiori in numero,
sempre da soli.
Ἐκεῖνοι μὲν οὖν διὰ τοὺς ἐν Πειραιεῖ κινδύνους ὑπὸ πάντων
ἀνθρώπων ζηλοῦνται· ἄξιον δὲ καὶ τοὺς ξένους τοὺς ἐνθάδε κειμένους ἐπαινέσαι, οἳ τῷ πλήθει
βοηθήσαντες καὶ περὶ τῆς ἡμετέρας σωτηρίας μαχόμενοι, πατρίδα τὴν ἀρετὴν ἡγησάμενοι,
τοιαύτην τοῦ βίου τελευτὴν ἐποιήσαντο· ἀνθ' ὧν ἡ
πόλις αὐτοὺς καὶ ἐπένθησε καὶ ἔθαψε δημοσίᾳ, καὶ ἔδωκεν ἔχειν αὐτοῖς τὸν ἅπαντα
χρόνον τὰς αὐτὰς τιμὰς τοῖς ἀστοῖς.

Quelli, dunque, per i combattimenti (che avvennero) nel Pireo sono ammirati da tutti gli
uomini; ma vale la pena lodare anche gli stranieri che qui giacciono, i quali venendo in aiuto al
popolo e combattendo per la nostra salvezza, considerando come
patria il valore, posero tale fine alla loro esistenza; in cambio di ciò la città sia li compianse sia li
seppellì a spese dello stato, e concesse loro di avere per sempre gli stessi onori dei cittadini.

Il fatto che si sottolinei l’importanza dello scontro al Pireo ridimensiona un po'


la battaglia di File, tutte ipotesi, che Lisia fosse presente a File e non a Lisia.
Quello che però si dice successivamente, quando si parla degli stranieri è
strattamente legato a biografia di Lisia. Soteria viene fatta concidere con i
democratici ateniesi. Conclusero la loro vita in modo degno. Parlare degli
xenoi è un unicum tra gli epitafioi. Stranieri, cittadini della libertà, Lisia era
meteco e voleva esaltare la sua categoria. Ci sono anche quelli che dicono che
questa sia interpolazione di chi volesse scrivere un discorso presentandolo
come quello di Lisia o comunque alterare il discorso. Ipotesi importante,
Eloquenza attica 1868. Secondo nicolai questa menzione degli xenoi potesse
essere un indizio di paternità Lisiana. Immagine di considerare la virtù come
patria a qualche critico ha dato problemi. Alcuni mettono aireten, da aireo,
quella che si erano scelta, ovvero Atene. È un emendamento molto ingegnoso
ma probabilmente inutile. Teniamoci Areten, immagine della virtù come patria.
Gli xenoi sono presenti in varia misura, in Epitafio di Pericle, sia in sezione
introduttiva in cui si dice che anche Xenoi possono partecipare a cerimonia.
Poi quando si parla dell’opportunità di conoscenza non negate agli stranieri.
Punto importante che poi troverà spazio nei poroi di Senofonte. Discorso
deliberativo sulle entrate ateniesi. È vero che negli epitafi non si parla di
stranieri caduti, ma in letteratura c’era l’attenzione per ciò. Onori, diritti, timè
grande ampiezza semantica, non soltanto è garantito dalle leggi.

Οἱ δὲ νῦν θαπτόμενοι, βοηθήσαντες Κορινθίοις ὑπὸ παλαιῶν φίλων


ἀδικουμένοις καινοὶ σύμμαχοι γενόμενοι, οὐ τὴν
αὐτὴν γνώμην Λακεδαιμονίοις ἔχοντες (οἱ μὲν γὰρ
τῶν ἀγαθῶν αὐτοῖς ἐφθόνουν, οἱ δὲ ἀδικουμένους
αὐτοὺς ἠλέουν, οὐ τῆς προτέρας ἔχθρας μεμνημένοι, ἀλλὰ τὴν παροῦσαν φιλίαν περὶ
πολλοῦ ποιούμενοι) πᾶσιν ἀνθρώποις φανερὰν τὴν αὑτῶν
ἀρετὴν ἐπεδείξαντο. ἐτόλμησαν γὰρ μεγάλην
ποιοῦντες τὴν Ἑλλάδα οὐ μόνον ὑπὲρ τῆς αὑτῶν
σωτηρίας κινδυνεύειν, ἀλλὰ καὶ ὑπὲρ τῆς τῶν
πολεμίων ἐλευθερίας ἀποθνῄσκειν· τοῖς γὰρ
Λακεδαιμονίων συμμάχοις περὶ τῆς ἐκείνων ἐλευθερίας ἐμάχοντο.

E coloro che ora vengono sepolti, divenuti nuovi alleati per aver portato soccorso ai Corinzii che
subivano ingiustizia da antichi alleati, non avendo lo stesso atteggiamento dei Lacedemoni (quelli,
infatti, li invidiavano per le loro buone condizioni economiche, essi invece provavano compassione
verso di loro che subivano ingiustizia, non memori della precedente inimicizia, ma dando grande
importanza alla presente amicizia) mostrarono chiaro a tutti gli uomini il proprio
valore. Rendendo grande, infatti, la Grecia osarono non solo
combattere per la propria salvezza, ma addirittura morire per la libertà dei nemici; a favore
degli alleati dei Lacedemoni, infatti, combatterono per la loro libertà.

Durante guerra del peloponneso Corinzi e spartani erano alleati. Anche qui si è
ragionato sulla datazione, ma in ogni caso difficile trovare una data tra 394 e 390.
Non ci sono riferimenti espliciti. Non si capisce di quali beni gli spartani sarebbero
invidiosi, neanche si capisce il motivo di ingiustizia compiuta da Sparta. Sempre la
stessa logica. I nemici di Atene commettono ingiustizia e loro si schierano con chi la
subisce. Ostilità tra corinzi e Ateniesi, sicuramente si riferisce alla guerra del
Peloponneso, forse non c’è bisogno di trovare un riferimento così specifico. I concetti
si ripetono e si intrecciano, scelta di combattere contro gli spartani diventa una scelta
a favore dell’intera Grecia, come dimostrano tutti i paradigmi precedenti. Di nuovo si
parla della libertà dei nemici favorita dagli ateniesi.

νικήσαντες μὲν γὰρ ἂν ἐκείνους τῶν αὐτῶν ἠξίουν, δυστυχήσαντες δὲ


βέβαιον τὴν δουλείαν τοῖς ἐν τῇ Πελοποννήσῳ κατέλιπον. Ἐκείνοις μὲν οὖν οὕτω
διακειμένοις ὁ βίος οἰκτρὸς καὶ ὁ θάνατος εὐκτός· οὗτοι δὲ καὶ ζῶντες
καὶ ἀποθανόντες ζηλωτοί, παιδευθέντες μὲν ἐν τοῖς
τῶν προγόνων ἀγαθοῖς, ἄνδρες δὲ γενόμενοι τήν τε
ἐκείνων δόξαν διασώσαντες καὶ τὴν αὑτῶν ἀρετὴν ἐπιδείξαντες.

vincendo infatti li avrebbero ritenuti degni degli stessi vantaggi, mentre avendo invece avuto una
cattiva sorte avrebbero lasciato incontrastata la schiavitù a coloro che abitano nel Peloponneso. Per
loro, dunque, dato che si trovano in questa situazione, la vita (è) degna di compassione e la
morte auspicabile; questi invece sono invidiabili sia vivi sia morti, essendo stati
educati negli ideali degli antenati, e, una volta divenuti uomini adulti, avendo salvaguardato la
loro gloria e avendo messo in luce il proprio valore.

C’è an che è un’integrazione, c’è chi lo colloca nel primo colon, chi nel
secondo. Poi c’è chi non mette an da nessuna parte, come il testo di Carey,
ultimo editore. È chiaro che utilizzando indicativo senza an diventano
affermazioni di fatto. In questo caso è logico che una delle due doveva
considerarsi protasi di periodo ipotetica dell’irrealtà. Altri editori hanno messo
an con dustukesantes, a differenza di come vediamo qui. Qui qualche domanda
ce la possiamo fare. Dal punto di vista paleografico non troppe differenze.
Sotto il profilo logico meglio dopo nikesantes. Carey evita di aggiungere la
particella, ma il problema c’è. Qui si sta parlando (da ekeinois in poi) della
cattiva condizione di alleati di Sparta nella lega peloponnesiaca. Katelipon
andrebbe senza an perché è un dato di fatto che li lasciarono in cattiva
condizione.
Retorica della bella morte, viene vista oggi con meno entusiasmo. 
nell’antichità era particolarmente valorizzata.
Attenzione all’educazione si trova negli epitafi e talvolta è collegata anche al
tema importante del sostegno della città a sostegno dei caduti.
πολλῶν μὲν γὰρ καὶ καλῶν αἴτιοι γεγένηνται τῇ ἑαυτῶν πατρίδι, ἐπηνώρθωσαν δὲ τὰ
ὑφ' ἑτέρων δυστυχηθέντα, πόρρω δ' ἀπὸ τῆς αὑτῶν τὸν πόλεμον κατέστησαν.
ἐτελεύτησαν δὲ τὸν βίον, ὥσπερ χρὴ τοὺς ἀγαθοὺς ἀποθνῄσκειν, τῇ μὲν γὰρ πατρίδι
τὰ τροφεῖα ἀποδόντες, τοῖς δὲ θρέψασι λύπας καταλιπόντες.f

Sono divenuti infatti autori di molte e belle imprese a vantaggio


della propria patria, e rimediarono agli insuccessi subìti da
altri, e allontanarono la guerra dalla propria (regione). E terminarono la (propria)
esistenza come bisogna che muoiano i valorosi, alla patria avendo infatti restituito il prezzo della
propria educazione, e a coloro che li avevano allevati avendo lasciato sentimenti di cordoglio.

Questo concetto di allontanare la guerra dal territorio, non comune in questi discorsi
che non è comune nei logoi epi si può collegare alla guerra deceleica, cioè akl fatto
che effettivamente Atene aveva subito questa invasione della Kora da parte di
spartani, si erano chiusi nelle mura e permesso agli spartani di devastare l’Attica. Ta
trofaia, il prezzo della propria educazione, nel commento di todd si fa riferimento a
Dover che osserva come ripagare la patria dell’educazione ricevuta trova un parallelo
nell’obbligo legale di mantenere i genitori anziani. Pensiamo al Critone di Platone,
prosopopea di leggi che si presentano a Socrate accusandolo di non aver ripagato
Atene e le sue leggi per ciò che gli avevano dato. Rapporto di scambio tra cittadini e
città, di nuovo si sottolinea il tema dell’educazione, il guerriero doveva morire
lasciando dei figli che dovevano poi morire in battaglia, ciclo permanente di guerre e
di morti.
Si accenna al tema paramitia, consolazione per dolore parenti dei caduti.

Ὥστε ἄξιον τοῖς ζῶσι τούτους ποθεῖν καὶ σφᾶς


αὐτοὺς ὀλοφύρεσθαι καὶ τοὺς προσήκοντας αὐτῶν ἐλεεῖν τοῦ ἐπι
λοίπου βίου. τίς γὰρ αὐτοῖς ἔτι ἡδονὴ καταλείπεται τοιούτων ἀνδρῶν θαπτομένων, οἳ
πάντα περὶ ἐλάττονος τῆς ἀρετῆς ἡγούμενοι αὑτοὺς
μὲν ἀπεστέρησαν βίου, χήρας δὲ γυναῖκας ἐποίησαν, ὀρφανοὺς δὲ τοὺς αὑτῶν παῖδας
ἀπέλιπον, ἐρήμους δ' ἀδελφοὺς καὶ πατέρας καὶ μητέρας κατέστησαν;

Sicché vale la pena per i vivi provare desiderio per costoro e


compiangere sé stessi e compatire i loro parenti per la vita
rimanente. Quale gioia infatti resta più loro visto che vengono sepolti uomini di tal genere, i
quali considerando tutte le cose meno preziose del coraggio privarono sé stessi della
vita, e resero vedove le mogli, e lasciarono orfani i propri figli, e ridussero alla
solitudine fratelli e padri e madri?

Provare desiderio per quei caduti. Potein tradotto così perché significato forte,
molto di più del rimpianto. Termine di confronto obbligato è la parte finale
dell’epitafio di Pericle. Lì prevale l’incoraggiamento e consolazione, non c’è
quel senso forte di condoglianza, dolore comune e condiviso.
La traduzione “si sono privati della vita” può far pensare alla devotio, un
comandante suicida che si butta tra i nemici per sacrificarsi al dio a favore
dell’esercito. In Grecia non è attestato niente del genere, ma ancora da
lavorare, ad esempio spartiati alle Termopili. Dalle fonti non emerge ritualità
di questo genere, e che questi caduti si sono volontariamente messi in battaglia
per farsi uccidere
Su dolore dei cari proposizioni per asindeto, verbi sempre in ultima posizione,
tricolon finale adelfous kai kai con doppia congiunzione. Questa idea del
dolore dei parenti aveva anche qualcosa di concreto perché noi sappiamo già
dall’elegia arcaica di Mimnermo che uno dei mali della vecchiaia è quello
dell’assenza di figli che sostengano genitore anziano. Frequente anche
nell’antico testamento invito a soccorrere l’orfano e la vedova, quelli che non
hanno da mangiare perché non c’è chi li sostenta. Gli orfani sono sostenuti
dallo stato, gli altri familiari affidati all’oikos, famiglie non nucleari, più
ampie. Bisogna entrare in un’ottica molto concreta, al di là dei sentimenti.
Πολλῶν δὲ καὶ δεινῶν ὑπαρχόντων τοὺς μὲν παῖδας αὐτῶν ζηλῶ, ὅτι νεώτεροί εἰσιν ἢ
ὥστε εἰδέναι οἵων πατέρων ἐστέρηνται, ἐξ ὧν δ' οὗτοι γεγόνασιν, οἰκτίρω, ὅτι
πρεσβύτεροι ἢ ὥστε ἐπιλαθέσθαι τῆς δυστυχίας τῆς
ἑαυτῶν. τί γὰρ ἂν τούτων ἀνιαρότερον γένοιτο, ἢτεκεῖν μὲν καὶ θρέψαι καὶ θάψαι
τοὺς αὑτῶν, ἐν δὲ τῷ
γήρᾳ ἀδυνάτους μὲν εἶναι τῷ σώματι, πασῶν δ'ἀπεστερημένους τῶν ἐλπίδων ἀφίλους
καὶ ἀπόρους
γεγονέναι, ὑπὲρ δὲ τῶν αὐτῶν πρότερον ζηλοῦσθαικαὶ νῦν ἐλεεῖσθαι, ποθεινότερον δ'
αὐτοῖς εἶναι τὸν θάνατον τοῦ βίου; ὅσῳ γὰρ ἄνδρες ἀμείνους ἦσαν, τοσούτῳ τοῖς
καταλειπομένοις τὸ πένθος μεῖζον.
Ma pur essendoci per loro molte gravi condizioni, io invidio i loro figli, perché sono troppo
giovani per sapere di quali padri sono stati privati, e compatisco coloro dai quali costoro sono
nati, perché (sono) troppo vecchi per dimenticarsi della propria sventura. Che cosa, infatti, potrebbe
accadere di più doloroso di questo, cioè di mettere al mondo e allevare e seppellire i propri
(figli), e nella vecchiaia essere invalidi nel fisico e, privati di tutte le speranze, trovarsi ad
essere senza amici e privi di mezzi, per le stesse persone prima essere invidiati e ora essere
compatiti, e del fatto che per loro sia più desiderabile la
morte della vita? Quanto infatti furono uomini migliori, tanto più grande (è) il dolore per coloro che
restano.

Si cerca di ragionare su quanto dovessi essere piccoli i figli, razionalismo.


Sono guerrieri con figli piccoli, perché giovani. I giovani sono troppo giovani
per conoscere, i vecchi troppo per dimenticare tutto gioco di antitesi. Tucidide
aveva parlato di genitori che potevano avere altri figli e quelli troppo vecchi
per averne, supportati solo dalla gloria che proveniva dai caduti.
Cosa c’è di più doloroso di questo? Mettere al mondo, allevare e seppellire i
propri figli e nella vecchiaia essere inabili nel corpo.
Trekein kai Trepsei kai tapsei, ultimi due hanno somiglianze foniche molto
forti, allitterazione della tau, anche tutti e tre i membri. Il primo, infatti, ha teta
ma si sente la dentale. Non vuole ripetere ciò che ha già detto . Il concetto
del corpo che non sostiene più nella vecchiaia lo troviamo già in Mimnermo.
Afilous kai aporous, allitterante con omoteleuto. Accumulazioni di topoi del
rimpianto. Proposizioni più lunghe che si abbinano a più brevi. Tanto più sono
stati uomini coraggiosi tanto più per chi rimane è il dolore.

πῶς δ' αὐτοὺς χρὴ λῆξαι τῆς λύπης; πότερον ἐν ταῖς


τῆς πόλεως συμφοραῖς; ἀλλὰ τότε αὐτῶν εἰκὸς καὶ τοὺς ἄλλους μεμνῆσθαι. ἀλλ'
ἐν ταῖς εὐτυχίαις ταῖς κοιναῖς;
ἀλλ' ἱκανὸν λυπῆσαι, τῶν μὲν σφετέρων τέκνων τετελευτηκότων, τῶν δὲ ζώντων
ἀπολαυόντων τῆς τούτων ἀρετῆς. ἀλλ' ἐν τοῖς ἰδίοις
κινδύνοις, ὅταν ὁρῶσι τοὺς μὲν πρότερον ὄντας
φίλους φεύγοντας τὴν αὑτῶν ἀπορίαν, τοὺς δ'ἐχθροὺς μέγα
φρονοῦντας ἐπὶ ταῖς δυστυχίαις ταῖς τούτων; Μόνην δ' ἄν μοι δοκοῦμεν ταύτην τοῖς
ἐνθάδε κειμένοις ἀποδοῦναι χάριν, εἰ τοὺς μὲντοκέας αὐτῶν ὁμοίως ὥσπερ ἐκεῖνοι
περὶ πολλοῦ ποιοίμεθα, τοὺς δὲ παῖδας οὕτως ἀσπαζοίμεθα
ὥσπερ αὐτοὶ πατέρες ὄντες, ταῖς δὲ γυναιξὶν εἰ τοιούτους βοηθοὺς ἡμᾶς
αὐτοὺς παρέχοιμεν, οἷοίπερ ἐκεῖνοι ζῶντες ἦσαν.
E come bisogna che essi si liberino dal dolore? Forse nelle sciaguredella città? Ma allora (è)
verisimile che anche gli altri si ricordino di loro. Ma forse nei momenti fortunati della
comunità? Ma (è) normale soffrire, quando i propri figli sono
morti e i sopravvissuti godono del valore di costoro. Ma nei
pericoli privati, quando vedono che coloro che prima erano amici fuggono la propria mancanza di
mezzi, e i nemici sono orgogliosi per le sventure di costoro? E a me sembra che
quest'unica gratitudine potremmo rendere a coloro che qui giacciono, se i loro genitori noi li
tenessimo in grande considerazione ugualmente come loro, e i figli li amassimo così come loro che
sono i padri, e se venissimo in aiuto alle loro mogli come loro stessi, come se fossero ancora vivi

Si sottolinea il fatto che il ricordo è sempre doloroso, nei successi e insuccessi.


Si prendono concetti dell’etica arcaica, augurare ad amici successi e fare
makumbe ai nemici e così via.
Solidarietà, segni concreti nei confronti di parenti dei defunti. Qui c’è l’idea di
apodidemi karin, rendere la karis ricevuta, etica della reciprocità. C’è il libro di
Siford sulla revfciprocità che è un concetto base dell’etica greca.

τίνας γὰρ ἂν εἰκότως μᾶλλον τιμῷμεν τῶν ἐνθάδε κειμένων; τίνας δ' ἂν
τῶν ζώντων δικαιότερον περὶ πολλοῦ ποιοίμεθα ἢτ
οὺς τούτοις προσήκοντας, οἳ τῆς μὲν τούτων ἀρετῆς τὸ
ἴσον τοῖς ἄλλοις ἀπέλαυσαν, ἀποθανόντων δὲ
μόνοι γνησίως τῆς δυστυχίας μετέχουσιν; Ἀλλὰ γὰρ οὐκ οἶδ' ὅ τι
δεῖ τοιαῦτα ὀλοφύρεσθαι· οὐ γὰρ ἐλανθάνομεν ἡμᾶς αὐτοὺς ὄντες θνητοί·

.Chi infatti potremmo onorare giustamente più di coloro che qui giacciono? E chi tra
i viventi potremmo tenere in grande considerazione più giustamente di coloro che sono
imparentati con costoro, i quali del loro valore hanno goduto il frutto in misura
uguale agli altri, ma essendo essi morti da soli partecipano autenticamente della sventura? Ma in
ogni caso non so che bisogno ci sia di esprimere tali lamenti: non ci sfuggiva infatti di
essere mortali;

gnesios, traduzioni rischiano di essere un po' deboli. Qui significa che la sventura ricade nella
maniera più piena sui parenti di questi caduti. Ricordati che devi morire, questo è un dato di fatto
.

ὥστε τί δεῖ, ἃ πάλαι προσεδοκῶμεν πείσεσθαι, ὑπὲρ τούτων νῦν


ἄχθεσθαι, ἢ λίαν οὕτω βαρέως φέρειν ἐπὶ ταῖς τῆς
φύσεως συμφοραῖς, ἐπισταμένους ὅτι ὁ θάνατος
κοινὸς καὶ τοῖς χειρίστοις καὶ τοῖς βελτίστοις; οὔτε
γὰρ τοὺς πονηροὺς ὑπερορᾷ οὔτε τοὺς ἀγαθοὺς
θαυμάζει, ἀλλ' ἴσον ἑαυτὸν παρέχει πᾶσιν. εἰ μὲν γὰρ οἷόν τε ἦν τοῖς τοὺς ἐν
τῷ πολέμῳ κινδύνους διαφυγοῦσιν ἀθανάrτους εἶναι τὸν λοιπὸν χρόνον,ἄξιον
ἦν τοῖς ζῶσι τὸν ἅπαντα χρόνον πενθεῖν τοὺς τεθνεῶτας·
e quindi che bisogno c'è di addolorarci ora per queste cose che da lungo tempo prevedevamo di
subire, o di sopportare così, troppo a malincuore, ciò che accade per le sventure tipiche della
natura, sapendo che la morte (è) comune sia ai peggiori sia ai
migliori? Infatti, né disprezza i malvagi né ammira i buoni, ma si presenta uguale a tutti.
Se infatti fosse possibile a coloro che hanno evitato i pericoli della guerra essere immortali per
il tempo rimanente, varrebbe la pena per i sopravvissuti per tutto il tempo compiangere i morti;

νῦν δὲ ἥ τε φύσις καὶ νόσων ἥττων καὶ


γήρως, ὅ τε δαίμων ὁ τὴν ἡμετέραν μοῖραν εἰληχὼς
ἀπαραίτητος. ὥστε προσήκει τούτους
εὐδαιμονεστάτους ἡγεῖσθαι, οἵτινες ὑπὲρ μεγίστων
καὶ καλλίστων κινδυνεύσαντες οὕτω τὸν βίον
ἐτελεύτησαν, οὐκ ἐπιτρέψαντες περὶ αὑτῶν τῇ τύχῃ
οὐδ' ἀναμείναντες τὸν αὐτόματον θάνατον, ἀλλ'ἐκλεξάμενοι τὸν κάλλιστον. καὶ γάρ
τοι ἀγήρατοι μὲν αὐτῶν αἱ μνῆμαι, ζηλωταὶ δὲ ὑπὸ πάντων
ἀνθρώπων αἱ τιμαί· οἳ πενθοῦνται μὲν διὰ τὴν φύσινὡς θνητοί, ὑμνοῦνται δὲ ὡς
ἀθάνατοι διὰ τὴν ἀρετήν. καὶ γάρ τοι θάπτονται δημοσίᾳ, καὶ ἀγῶνες τίθενται
ἐπ' αὐτοῖς ῥώμης καὶ σοφίας καὶ πλούτου, ὡς ἀξίους ὄντας τοὺς ἐν
τῷ πολέμῳ τετελευτηκότας ταῖς αὐταῖς τιμαῖς καὶ τοὺς ἀθανάτους τιμᾶσθαι. ἐγὼ μὲν
οὖν αὐτοὺς καὶ μακαρίζω τοῦ θανάτου καὶ ζηλῶ, καὶ
μόνοις τούτοις ἀνθρώπων οἶμαι κρεῖττον εἶναι
γενέσθαι, οἵτινες, ἐπειδὴ θνητῶν σωμάτων ἔτυχον,
ἀθάνατον μνήμην διὰ τὴν ἀρετὴν αὑτῶν κατέλιπον·ὅμως δ' ἀνάγκη τοῖς ἀρχαίοις
ἔθεσι χρῆσθαι, καὶθεραπεύοντας τὸν πάτριον νόμον ὀλοφύρεσθαι τοὺς θαπτομένους.
ora invece sia la natura (è) più debole e delle malattie e della vecchiaia, sia il destino che è toccato
alla nostra sorte (è) irrevocabile. Sicché è giusto
considerare felicissimi questi che combattendo per scopi importantissimi e bellissimi hanno posto
fine così alla(propria) vita, non concedendo la decisione su di loro alla
sorte né attendendo la morte naturale, ma scegliendo quella più bella. E infatti certamente non
soggetti a invecchiare (sono) i loro ricordi, e invidiati da tutti gli uomini gli onori; loro che sono
compianti per la natura come mortali, ma sono
glorificati come immortali per il valore. E infatti appunto vengono sepolti con funerali di
stato, e per loro vengono organizzate gare di forza e di saggezza e di ricchezza, in quanto coloro che
sono morti nella guerra sono degni di essere onorati con gli stessi onori (con cui sono onorati)
anche gli immortali. Io dunque questi sia li considero felici per la (loro) morte sia li invidio, e per
questi soli tra gli uomini credo che sia meglio essere venuti al mondo, loro che, siccome ebbero in
sorte corpi mortali, immortale ricordo lasciarono per il loro valore; ma tuttavia (è)
inevitabile mettere in pratica le antiche consuetudini e, rispettando la tradizione ereditata dai
padri, compiangere coloro che vengono sepolti.
Sono in fila tutta una serie di luoghi comuni . La morte non disprezza i
cattivi e non ammira i valorosi ma si presenta pari a tutti, concetto che ha
una lunga fortuna letteraria. Tra le ultime cose “a livella” di totò. Ison qualche
rilevanza politica ce l’ha sempre, tutti sono uguali davanti alla morte, già prima
in un contesto diverso, parenti che hanno fatto godere a tutti i cittadini in egual
misura l’aretè dei caduti, parola evocativa in ogni caso. Il dio che ha avuto in
sorte la nostra parte di destino è implacabile, sicchè conviene considerare
questi come più felici, i quali combattendo per le cose più grandi e più belle
hanno finito così la loro vita.
Eudamonìa, episodio di Creso e Solone. Qui va considerato in modo molto
concreto. Medda traduce con fortunatissimi, spesso si hanno riferimenti
proprio alla prosperità materiale.
Asindeto e proposizioni nominali.
Gli agoni sono un punto particolare, Tucidide non ne parla di agoni legati alla
sepoltura dei caduti, ne parla invece il Menesseno di Platone, 249b e anche
l’atenaion politeia aristotelica. Agoni che dovevano accompagnare molti
rituali.
Vediamo una chiusura molto brusca, nell’Epitafio di Pericle però era ancora
peggiore, cap 46 del secondo libro di Tucidide era ancora più sbrigativo. In
tucidide c’è l’insistenza sul patrios nomos, ma nicolai non vede qui una
reazione all’Epitafio di Tucidide

FINE III stagione.

30/03/2022
Il Menesseno è un dialogo di Platone e questa definizione pare risolvere le
cose. Siamo contenti quando riusciamo a mettere le etichette. La prosa nasce
senza vincoli con le occasioni. Articolo di Rossi che classifica i generi letterari
è fondato sui generi di poesia. La sua periodizzazione regge benissimo con
poesia ma prosa pone altri tipi di problemi. Non è legata a occasione,
cerimonia. Logos epitafios legato a cerimonia, troviamo infatti una certa
costanza. Ogni opera di prosa è un esperimento, libero, i parametri si fissano
nei testi legati ad occasione, pensiamo all’oratoria. Tante volte poi nel caso
dell’oratoria non sappiamo a che fase appartenga il testo, però comunque segue
delle regole. La storiografia però inventa le proprie regole, già tra Erodoto e
Tucidide ci sono molte differenze, Erodoto historie a campo largo, Tucidide
solo storia politica e militare con poche eccezzioni. Senofonte invece va in
cerca di un episodio significativo per capire etos di un personaggio, alcune
tendenze umane. Ciropedia ancora un altro genere, ciro il grande diventa un
paradigma, di buon sovrano, buon condottiero, modo per parlare della gestione
del potere. La storiografia è una galassia di generi, molti generi diversi.
Ritornando al dialogo gli antichi parlavano di logos socratikos, noi non
conosciamo bene i primi passi della forma dialogica in prosa. Ne conosciamo
la genesi in poesia, tragedia, ma anche opere di lirica corale, si pensi ai
ditirambi di Bacchilide. Non abbiamo opere di sofisti e presocratici. Anniamo i
Dissoi logoi, operetta con argomentazioni contrapposte, dialogo dei meli e
Ateniesi in Tucidide e nient’altro. Le antilogie di Protagora non le abbiamo.
Poi abbiamo Platone e Senofonte che entrambi mettono in scena Socrate. Due
Socrate molto diversi, sembrerebbero due personaggi diversi. Ci sono diverse
opinioni sulle realisticità dei due personaggi, messi in campo da autori non
sprovveduti, Platone era abilissimo a creare una sorta di filtri, a giocare con i
personaggi. Un dialogo può al suo interno un discorso formalizzato, ma non è
l'unico caso, abbiamo apologia di Socrate, in cui ci sono solo gli interventi di
Socrate a propria difesa. Fedro dopo aver assistito ad una esibizione di Lisia
incontra Socrate, gli recita il discorso ed entra in competizione con lui che a
sua volta propone un discorso sul tema di eros. Poi i due entrano in una
discussione sulla scrittura dei discorsi. Nico lo ritiene uno dei dialoghi più
importanti, a differenza degli storici della filosofia, che lo ritengono poco
importante perché non si parla di etica o metafisica. Nel Fedro c’è
cambiamento nei modi della comunicazione, passaggio da fase aurale a scritta,
non oggetti della filosofia ma modi di trascriverla. Mette in luce qualità di vera
retorica, come nell’ apologia Socrate vero oratore, mentre gli altri oratori
dicono solo cose false, Menesseno quasi interamente occupato da logos
epitafios che Socrate riferisce preso da Aspasia. Testo importante e poco
compreso, preso come parodia di logos epitafios. Nico mette in discussione
opposizione tra serio e comico, sono categorie che non si adattano al dialogo
platonica. Il menesseno ha una breve cornice con socrate che parla con
menesseno e al centro c’è il logos epitafio. Usare il commento di Sansone per
Cambridge, altrimenti c’è il commento in tedesco di Stavros Tzitsiritiz. Rischio
di applicare a questi testi delle categorie sbagliate, Socrate usa ironia,
interlocutori glie la fanno notare, ma non siamo di fronte a opera di
intrattenimento. Il Menesseno è importante perché è un discorso sul discorso
pubblico. È un discorso epidittico ma a forte contenuto politico. Epitafio o
panegirico sono discorsi epidittici con un forte contenuto politico anche per
Quintiliano. L’apologia di Socrate prende come bersaglio discorso giudiziario,
Fedro discorso epidittico con oggetto astratto, Menesseno discorso epidittico a
forte contenuto politico. Quando si trova presso storici di filosofia queste
formulazioni su Platone bisogna sempre prendere con le pinze la sistematicità.
Probabilmente è un’impresa sbagliata cercare un sistema dai dialoghi di
Platone. Questi dialoghi di cui stiamo parlando sono sempre lasciati un po' ai
margini. Il dialogo diventerà una forma canonica della scrittura della filosofia,
si scriverà in forma dialogica per molto tempo. Platone ha grande fortuna da
questo punto di vista, il tema del simposio molto ripreso, simposio 7 sapienti,
deipnosofisti, aulo Gellio etc.
Socrate: arrivi dall’agorà o da dove, Menesseno?
Sembra domanda neutra ma nei dialoghi molto importanti rapporti di spazio.
Fedro è ambientato lungo fiume Elisso, fuori dalle mura di Atene, spazio
naturale con alcune caratteristiche, spazio divino, che si lega al teion pathos
che colpisce Socrate, che comporrà il discorso ispirato dal luogo stesso, ma
anche qui i luoghi hanno una certa importanza. Agorà luogo del dialogo per
eccellenza della città, e anche luogo di lavoro di Socrate, che è rappresentato
come vagabondo per la città che interpella le persone.
Menesseno: vengo dall’agorà, Socrate, e dal Bouleterion.
Il bouleuterion è il luogo della decisione politica, dove si riuniva la boulè
Socrate: e tu cosa hai che fare con il Bouleuterion?
Questa domanda di Socrate riporta ad una figura di Menesseno di una famiglia
di primo piano, in cui molte persone avevano ricoperto cariche pubbliche
O credi davvero di essere al termine della tua educazione e della tua cultura? o pensando di
possederle a sufficienza pensi di volgerti a cose più grandi e tenti di governare su di noi o
taumasie, che siamo più anziani alla tua età? Affinché la vostra casa non smetta di fornirci
sempre qualcuno che si occupi di noi.
Taumasie è un modo comune con cui si rivolgono tra di loro i cittadini. Il
personaggio viene presentato da Socrate in questa interrogativa, molto giovane.
Si ipotizza che stesse per finire lo stato efebico, ma non possiamo chiedergli la
carta di identità . Padeusis e filosofia, per Socrate né l’una né l’altra hanno
un telos, lui continua a interrogarsi e a interrogare fino alla morte. Qui ironia di
Socrate nei confronti di interlocutore, si sa benissimo che la fine non c’è. Pensi
addirittura di avere la paideusis e filosofia necessaria a governare i più anziani?
Tema del potere, arkein, anche in Platone è importante. Molti studiosi hanno
ragionato su questo tema. Esso nell’Atene di quel periodo è tema chiave, chi è
che deve formare? Anche i memorabili di Senofonte lo trattano come tema
centrale. Qui sappiamo anche che famiglia di Menesseno ha avuto una famiglia
prolifica per uomini di potere, egli è presente anche in Fedone e Iside come
interlocutore di Socrate
Menesseno: se tu o Socrate me lo permetti e mi consigli di prendere una carica, mi getterò in
questa impresa, se non me lo consigli no. Ora sono andato al bouleuterion sapendo che la
boulè sta per scegliere quello che parlerà per i caduti. Sai infatti che stanno preparando le
sepolture.
Scena di anabasi, Senofonte chiede a Socrate e poi pone a oracolo di Delfi la
domanda sbagliata, qui Menesseno invece molto rispettoso. Il tema della scelta
dell’oratore è presente anche in epitafio di Pericle 2,34. Probabilmente faceva
parte di procedura che preparava la cerimonia. In questo ci può anche essere
una piccola parte di intertestualità, Platone conosceva Tucidide.
Socrate: certo, ma chi hanno scelto
Menesseno: nessuno, ma hanno rinviato a domani, io penso che sarà scelto Archino e Dione.
Archino è un personaggio con posizione vicina a Teramene, conosciamo
quest’ultimo dalle elleniche di senofonte, detto coturno per capacità di stare in
più scarpe. Messo a morte dai trenta, Senofonte racconta con ricchezza di
particolari le sue vicende. Archino era un moderato, combattè i trenta e di lui
sappiamo qualcosa attraverso Senofonte come anche di questo Dione perché ne
parla nelle Elleniche.
Socrate: e certo, Menesseno per molti motivi si corre il rischio che sia bello morire in
guerra; infatti, chi muore in guerra ottiene una tomba bella e magnifica anche se il defunto è
un povero e ottiene un elogio anche se è un uomo da niente, pronunciato da uomini sapienti
e che non parlano a braccio, ma che hanno preparato i discorsi da molto tempo e lodano così
bene
Vediamo che qui c’è un’ironia da parte di Socrate, che va a toccare un punto
comune, de mortuis nisi bene. Dei morti si può parlare solo bene, anche
Tucidide nell’epitafio dice che i meriti di morti in guerra si portano via tutti gli
errori che possono aver fatto. Platone però va oltre, anche un incapace merita
l’elogio in tali circostanze. È topico negli exordia dire che la scelta degli
oratori avviene pochi giorni prima e dunque l’oratore ha poco tempo per
preparare i discorsi. Lisia gioca su questa cosa dicendo che così l’oratore si
giustifica del non essere adeguato al discorso col poco tempo avuto per
prepararlo. Platone ci spiega come venivano scritti questi discorsi. Si vuole
sottolineare che siamo di fronte ad un discorso di lode, ricco campo semantico
dell’epainos.
che dicendo sia le cose che esistono sia quelle che non ci sono riguardo a ciascuno ( kai ta
me interessante, si possono dire anche balle per esaltare oggetto di encomio), adornandoli
con le parole nel modo più bello incantano le nostre anime.
Cap. 12 dell’encomio di Elena di Gorgia, si parla dopo del potere della parola
anche degli incantesimi, goeteia, qui invece c’è goeteusin. È la parola che
incanta, efficace. È un termine che rinvia alla sfera dell’inganno, che è
pericoloso. Inganno può essere giusto, come apate di cui parla Gorgia riguardo
al teatro o anche rivolto a fine poco nobile o addirittura criminale.
E facendo l’encomio della città in tutti i modi, lodando i morti della guerra e dei nostri
antenati e di noi stessi che siamo ancora vivi.
Qui abbiamo di nuovo le generazioni ma un po' diverse da quelle di epitafio di
Pericle. Qui ci siamo noi, gli antenati e poi non i pateres emon ma i caduti in
guerra. Essi essendo giovani sono probabilmente una generazione leggermente
successiva a chi parla.
Sicchè io stesso, o Menesseno, sono in una disposizione d’animo di grande nobiltà quando
vengo elogiato da loro (in quanto ateniese) e tutte le volte perdo il senno ascoltandoli e preso
da loro, credendo sul momento di essere diventato più grande, più nobile e migliore.
Exesteka è spesso accompagnato da frenòn, perdo il senno ascoltandoli e
venendo preso da loro. Meizon, gennaioteros, kallion (non bello ma il bello
complessivo), tricolon. En to paraXrema, viene in mente Pericle, che dice che
non si tratta di un pezzo di bravura per il momento. Lessico della lode,
dell’inganno e rapimento etc.
e spesso (ta pollà avverbiale) accade che mi seguano e partecipino con me alcuni stranieri.
Davanti a questi stranieri io (sempre come ateniese) immediatamente divento più degno di
ammirazione e venerazione
Abbiamo già parlato di stranieri, ne parla Tucidide 2,34 nell’introduzione
all’Epitafio di Pericle. D’altra parte stranieri erano presenti alle Dionisie ma
non le Lenee, famoso verso di Aristofane autoi menesmen, siamo tra di noi
possiamo dirci quello che vogliamo. Lì non era per ragioni normative ma
climatiche, la navigazione non era facilissima in inverno.

E mi sembra che anche loro subiscano le stesse mie sensazioni sia nei miei confronti che nei
confronti del resto della città, persuasi dall’oratore che sia più degna di ammirazione di
quanto non fosse prima
Qui attraverso il participio anapeitomenoi si introduce la persuasione, compito
e scopo dell’oratore, che in questo caso vuole convincere l’uditorio
dell’eccellenza di Atene.
E a me questa venerabilità rimane per più di tre giorni, il discorso e il suono dall’oratore
penetra nelle orecchie; cosicchè con difficoltà il 4 o il 5 giorno mi ricordo di me stesso e mi
rendo conto del luogo della terra in cui mi trovo, fino a quel momento quasi pensavo di
abitare nelle isole dei beati (Atene idilliaca). Sono così abili i nostri oratori.

Qui compare tutta l’ironia di Socrate, discorsi penetrano così tanto gli
spettatori che per più di 3 giorni restano presi da incantamento, riferimento ai
feaci in Odissea, Odisseo li incanta, effetto della parola. Enaulos, c’è l’aulos
nella parola, ad uno viene in mente il flauto magico. Incantesimo attraverso la
musica, gli antichi avevano tutta una teoria di ethos musicale e della capacità
della musica di indurre certi stati d’animo. Rossi, lavori sull’ethos musicale
antico, armonia frigia e così via. Ci sono armonie tarassiche che conducono
agitazione, quelle che calmano gli animi. Qui discorsi in prosa ma sappiamo
che anche la prosa può servirsi di effetti fonici. Sappiamo importanza della
compositio verborum, come mettere insieme le parole per ottenere certi effetti
fonici. Questo avviene anche in prosa da un certo periodo si cercano le
clausole, far finire il colon con un certo ritmo. Pensiamo ai due testi che
abbiamo letto, Tucidide e Lisia. Tucidide dice che Atene vive in armonia e
pace sociale, città governata da migliori istituzioni possibili, dove ognuno può
esprimere liberamente la propria personalità. Nell’epitafio di Lisia c’è la stessa
cosa, sia per quanto riguarda il regime sia per quanto riguarda gli erga,
conseguenza dei tropoi di Ateniesi. È una visione totalmente positiva e non
realistica che era quello che ateniesi si volevano sentir dire, storia intenzionale
di Herke, la storia intenzionale che crea identità di comunità. Tornati a casa
avranno litigato subito col condomino del piano di sopra , ma ciò non toglie
che rappresentazione integralmente positiva. Retor si traduce con oratore?
Nicolai è perplesso, sono nella funzione di logos epitafios un oratore, ma retor
vuol dire uomo politico. Uomo che parla in pubblico quindi è politico, in greco
non c’è nessun altro modo per indicare uomo politico come categoria. Questo è
interessante, l’arte della parola è componente essenziale della politica. Il latino
distinguerà retor da orator. Orator pratica l’oratoria, retor la insegna, perché è
la parola greca. I retores erano greci, quelli latini vita breve, erano considerati
socialmente pericolosi e la loro scuola chiusa nel 92. Si preferiva apprendistato
presso uomo politico e insegnamento dei maestri greci. Qui entra in gioco un
altro tema, abilità di chi parla, capacità persuasiva del retor. Menesseno
riconosce subito l’ironia di Socrate.

Menesseno: tu prendi sempre in giro i politici, o Socrate. ora io penso che quello che verrà
scelto non troverà facilmente una via di uscita; infatti, la scelta è avvenuta del tutto
all’improvviso, sicchè forse l’oratore sarà costretto in qualche modo ad improvvisare.
Qui categorie interessanti, l’autoschediazein. Se prendiamo quel breve trattato
contro coloro che compongono discorsi scritti di Alcidamante, retore più o
meno di questo periodo, egli sostiene posizione opposta a quella di Isocrate,
che insegna attraverso i discorsi scritti, proponendo esempi di discorsi scritti ai
suoi allievi. Sostiene una tesi in qualche modo vecchia, nel fedro si dice che i
politici non mettono per iscritto i propri discorsi per paura di essere presi per
sofisti, professionisti della parola, e questa era probabilmente la prassi fino ad
ultimi decenni del V sec. Non sappiamo quando sia cambiata la prassi, se è
cambiata per tutti e se soltanto alcuni si preparavano i discorsi e se li
imparavano sempre a memoria. Farsi vedere con gli appunti non doveva essere
una cosa troppo onorevole. Qui entra in gioco sia pratica di composizione di
discorsi sia pratica dell’insegnamento alla retorica. Isocrate nel Panatenaico ci
fa vedere scena scolastica, lui con tre o quattro allievi propone il discorso che
ha scritto, dialoga con gli allievi che lo sottopongono osservazioni e obiezioni,
salvo poi esaltare ciò che ha fatto. Sta con 3 o 4 allievi a correggere il discorso,
lui utilizza proprie opere per insegnare la retorica. Chi deve invece insegnare a
improvvisare non si serve di discorsi scritti, sono due tecniche diverse. Qui si
dice il tempo è troppo breve quindi l’oratore sarà costretto a improvvisare
Socrate: ma perché, o mio caro? ciascuno di questi ha dei discorsi preparati e al tempo
stesso neppure improvvisare, almeno su argomenti di questo genere, è difficile. Se infatti si
dovesse parlar bene degli ateniesi tra i peloponnesiaci o dei peloponnesiaci tra gli ateniesi ci
vorrebbe un buon oratore che li persuadesse e si facesse onore. Ma quando si gareggia tra
quelle persone che l’oratore loda non mi sembra una gran cosa dare impressione di parlare
bene.
Il buon oratore è quello che convince di una tesi difficile, lodare ateniesi a
sparta e spartani ad Atene. Di nuovo epainos e persuasione. Insomma, Socrate
sembra sminuire il compito dell’oratore destinato a pronunciare il discorso,
perché oggetto della lode sono le persone che oratore ha davanti. Menesseno
chiede conferma e Socrate ribadisce.
Menesseno: non lo pensi, Socrate?
Socrate: no certamente, per Zeus
Menesseno: forse pensi di essere capace tu stesso di parlare se fosse necessario e se la Boulè
ti scegliesse?
Vediamo come questi interlocutori sfidano Socrate, anche nel Fedro. Lui legge
il discorso di Lisia ma poi si aspetta una reazione da Fedro. Commento del
fedro di Harvey Junis, studioso di Platone ma anche specialista di retorica.
Socrate: non ci sarebbe nulla di straordinario se anche io fossi capace di parlare. A me è
toccato di avere come maestra una persona non certo scarsa, ma che ha formato molti altri
buoni oratori e uno che eccelle tra i greci, Pericle figlio di Santippo.
Riferimento a Pericle e Aspasia può far pensare a Tucidide. Cosa interessante è
che Aspasia di Mileto, seconda moglie di Pericle, oggetto delle battute dei
poeti comici viene presentata come la maestra di retorica di Pericle. Pericle ha
avuto bisogno di Aspasia per imparare la retorica. C’erano certo poche donne
che insegnassero retorica nell’Atene di V sec. Aspasia viene chiamata in gioco,
operazione che fa Platone è piuttosto diabolica, perché il discorso di Socrate
che ha sentito da Aspasia è collage di cose che lei aveva scritto in precedenza
per Pericle, pezzi scritti sul momento sulla base dell’occasione. Platone ci fa
entrare nella tecnica di composizione di questi discorsi, e anche un po' nella
storia politica e culturale di Atene.
Menesseno: ma chi è? È chiaro che parli di Aspasia
Socrate: proprio lei infatti e Conno, questi infatti sono stati i miei due maestri, il primo di
musica e il secondo di retorica. Un uomo allevato in questo modo non c’è da stupirsi che sia
un abile oratore.
Questi due maestri, Aspasia e Conno sono anche essi in qualche modo nella
strategia di Socrate anche perché quelli presentati dopo come peggiori di questi
sono maestri molto famosi.
Ma anche chi fosse stato educato peggio di me, essendo educato nella musica da Lampro,
nella retorica da Antifonte di Ramnunte, tuttavia, anche questo sarebbe capace di farsi onore
almeno lodando gli ateniesi tra gli ateniesi.
Lampro era il maestro di Sofocle, non l’ultimo arrivato e anche per Antifonte
se leggiamo Tucidide troviamo un ritratto di questo personaggio come
straordinario, muore in un processo dopo aver pronunciato un discorso di
difesa tra i più belli scritti fino a quel momento, autore dei più antichi discorsi
che ci sono giunti. È probabilmente lo stesso personaggio del sofista a cui si
attribuiscono una serie di opere. Abbiamo dunque due personaggi di alto
livello confrontati con questo Conno bersaglio di comici e Aspasia anche lei
oggetto di strali di comici e in più donna, che non era un titolo di merito nella
società ateniese.
Menesseno: e che cosa avresti da dire se ti fosse possibile parlare?
Socrate: io di mio forse nulla, ma io proprio ieri ho ascoltato Aspasia che esponeva un logos
epitafios su questi caduti. Ha sentito infatti quello che tu dici, che gli ateniesi stavano per
scegliere gli oratori. E poi alcune cose me le esponeva sul momento, quelle che si devono
dire, altre erano state preparate in precedenza, quando mi sembra che componesse il logos
epitafios che Pericle pronunciò, mettendo insieme dei pezzi da quello.

oia deoi legein ricorda il ta deonta malista eipein tucidideo, egli dichiara di
aver scritto i discorsi mettendoci tutto quello che si deve dire riguardo alle
varie circostanze. Al di là del problema dei discorsi in storiografia qui ci
troviamo di fronte all’affermazione secondo cui alcune cose aspasia le
improvvisava, altre già preparate. Sappiamo che Pericle pronunciò due logoi
epitafioi, almeno II, per i caduti di Samo e guerra del Peloponneso. Qual è
questo logos epitafios? Non lo sappiamo. Mettendo insieme dei pezzi dal
discorso che aveva scritto per Pericle. Qui ci troviamo di fronte a
stratificazione di voci autoriali. Socrate ascolta Aspasia, lei a sua volta ha fatto
discorso composito: parti nuove di concetti tradizionali che dicono quello che
si deve dire e parti derivate da discorso precedentemente fatto da Aspasia per
Pericle. Pericle diventa una marionetta, voce recitante che dice ciò che gli ha
scritto Aspasia. Questa proposizione del Menesseno ci aiuta a capire anche
come venissero prodotti i discorsi degli storici. Alcune notizie, anche non
complete, ce le avevano, qualcosa inserivano di aderente al kairos, occasione
(principio base oratoria antica). Al tempo stesso vediamo quanto sia particolare
l’operazione che compie Platone, che ha la sua voce d’autore che non compare,
la voce di Socrate, che ha ascoltato Aspasia che ha fatto questo lavoro di
composizione che al mercato mio padre comprò .

4/04/2022

Il Menesseno è un dialogo in cui la parte dialogica è limitata alla parte iniziale.


Stavamo arrivando in quel punto in cui Socrate spiega come Aspasia compone il
discorso mettendo insieme parti originali e parti già utilizzate per l’epitafio di pericle.
Menesseno a questo punto chiede di riferire il discorso come molti altri interlocutori
di Socrate:

Menesseno: e ti ricorderesti cosa disse Aspasia?

Socrate: sarei ingiusto se non riuscissi a riferire le parole di Aspasia: io ho appreso da lei e per poco
non ho preso delle botte quanto dimenticavo qualcosa

Dobbiamo costruire in italiano una perifrasi per questo adiko che significa sono in
giusto. Ho appreso, che cosa? Arte retorica, questo discorso? si riferisce al rapporto
di apprendistato di Socrate presso Aspasia, che prima ha riferito socrate. Ha imparato
la retorica e in particolare quella parte della memoria. Nell’antichità la memoria era
fondamentale perché non c’era il cellulare, oggi non sappiamo neanche come ci
chiamiamo .

Menesseno: perché allora non me lo esponi?

Socrate: perché la maestra non si arrabbi con me se riporto il suo discorso

Ci interessa exenenko, pubblicare, oggi si utilizza questa traduzione. Il greco utilizza


ekdidomi o diadidomi, e in particolare Isocrate usa questi due verbi. In antichità era
qualcosa di molto meno definito di quello che abbiamo oggi. Ekdosis significa
permettere a qualcuno di trarre delle copie o comunque far ascoltare e conoscere
l’opera. Socrate non ha redatto una copia ma appreso il discorso lo sta riportando a
voce. Questo lessico è importante, come anche un altro aspetto. Perché Aspasia si
dovrebbe arrabbiare se Socrate divulgasse un logos epitafios che dovrebbe essere
pubblico? Il problema del Menesseno è questo, discorso pubblico viene presentato
come discorso quasi segreto, cerchia ristretta di allievi (anche se rapporto diverso da
oggi maestro-allievo) che non dovrebbe divulgare il discorso. Tuttavia, per sua natura
è un discorso pubblico che viene negato, alla fine troveremo il ritorno del tema di
negazione del discorso pubblico. La stessa apologia di Socrate non è un vero e
proprio discorso di difesa, ma è un autoencomio, continuazione dell’insegnamento
che Socrate praticava per le vie di Atene. Nel Menesseno si presenta un logos
epitafio, discorso pubblico per eccellenza ascoltato anche da stranieri negato come
tale. La riflessione di Platone su forme di pubblicazione e composizione è una
riflessione centrale. Chi pensa che il Menesseno come il Fedro fosse un dialogo di
poco contenuto filosofico è fuori strada.

per niente Socrate ma parla, e mi farebbe grande piacere se tu vorrai presentare il discorso di
Aspasia o quello di qualcun altro, purché tu pronunci questo discorso.

Menesseno, così come Fedro è amante dei discorsi che è andato a sentire Lisia e tiene
il discorso sotto il mantello, ansioso di sentire replica di Socrate. Fedro tiene il
discorso nascosto sotto il mantello perché vorrebbe impararlo a memoria, ma Socrate
gli chiede di leggerlo. In particolare, Menesseno è interessato al discorso pubblico, in
quanto viene da famiglia importante nella politica di Atene. Invece Fedro interessato
a discorso su politica.

Socrate: Ma forse tu riderai di me se ti sembrerà che io che sono vecchio ancora stia giocando.

La paidia è un termine che si presenta proprio nel Fedro riguardo discorso scritto, a
cui si affidano i discorsi meno importanti. I politici non compongono copie dei loro
discorsi per non passare per sofisti, dimensione ludica del discorso, compare nel
Discorso di Tucidide 3,37 e seguenti, Cleone dice che gli ateniesi sono ascoltatori di
discorsi. Lo dice poi proprio lui che era uno di quegli oratori. Gli Ateniesi andavano
ai processi come andare al cinema, per loro i discorsi erano spettacoli. Cleone parla di
assemblea perché lì era un contesto assembleare, defezione di Mitilene.
Testimonianze di commedie ci parlano invece di processi giudiziari. Sappiamo da
fonti più tarde che Pericle si divertiva a comporre discorsi contrapposti sulla base di
discorsi su una sola causa giudiziaria. C’era un gusto per il discorso ed era un motivo
di divertimento per gli ateniesi. Paizein ha un valore molto forte.
Menesseno è impaziente.

Menesseno: ma per niente, Socrate, ma parla in ogni modo

Socrate: ma bisogna che io ti faccia questo favore, anche se manca poco che se tu mi ordinassi di
mettermi a ballare dopo essermi spogliato ti farei anche questo favore dal momento che siamo soli
in due (mono duale).

Questo ci riporta al tema di diffusione del discorso, soli in due, negazione della
natura pubblica del discorso.

Ma ascolta, come penso, diceva iniziando a parlare in questo modo proprio dei morti.

Qui sembra attenuare questa sua capacità di riferire, sembra quasi che non si
ricordasse nemmeno l’inizio del suo discorso, con os oimai.

nei fatti questi hanno da parte nostra quello che gli spetta e ottenendo queste cose fanno questo
viaggio (figura etimologica) voluto dal destino accompagnati collettivamente dalla città e
privatamente dai familiari. (propemtikos è un vero e proprio genere). Ma con un discorso la legge
prescrive di rendere loro il restante onore e occorre farlo (solita contrapposizione ergo/logo). Infatti,
con un discorso chi ha compiuto le imprese ha un ricordo ornato delle azioni ben fatte da parte di
chi ascolta.

La terminologia si addensa. In inglese si utilizza il termine cluster, ma si può dire


anche in italiano senza fare come certi economisti che mettono una parola italiana
insieme a 500 inglesi a sproposito .

“c’è bisogno di un discorso tale che lodi in maniera adeguata i defunti ed esorti benevolmente chi è
rimasto in vita invitando i figli e i fratelli a imitare la virtù di questi”

Qui si hanno alcuni termini interessanti, epainesetai, pareneisetai, verbi che indicano
generi, parenetico, epainos (lodi). Entriamo nell’ottica dei discorsi che intrecciano
varie strategie, noi pensiamo che ci sia una sola funzione. Esiste invece una gerarchia
di funzioni, nel logos epitafios la funzione elogiativa è molto importante, dei caduti e
della città ma la funzione parenetica lo è altrettanto. I discorsi non si fanno infatti per
i morti ma per i vivi. Analizzando discorsi di comandanti prima di battaglie si parte
parenetica ma anche altre funzioni che si intrecciano, ad esempio funzione
deliberativa quando si deve scegliere strategia

i padri e le madri e se è rimasto ancora qualcuno delle generazioni precedenti e confortando queste
persone.
Altro elemento del logos Epitafio, consolazione di genitori, anche in discorso di
Pericle. Importante la scomposizione dell’uditorio, ai vecchi, genitori e nonni ci si
rivolge con la consolazione, ai giovani con l’esortazione. Parla di questa tecnica
anche Arist. Nella Retorica, necessità di rivolgersi ai vari pubblichi.

Quale discorso potrebbe apparire tale? (caratteristiche adatte x tutte queste funzioni) O ancora da
dove correttamente dovremmo cominciare a lodare uomini valorosi, i quali da vivi hanno allietato i
familiari con la virtù, e hanno dato la loro morte per la salvezza di chi è rimasto in vita? Mi sembra
che sia necessario lodarli secondo natura, come sono stati valorosi per la loro natura.

Sequenze di interrogative le abbiamo incontrate anche nell’epitafio di Lisia. Le


domande sono una variazione su difficoltà di lodare i defunti classico tema di
exordia. Katà fusin si collega al tema di virtù che è per natura, si collega al tema di
autoctonia, Ateniesi che sono sempre vissuti sulla stessa terra e hanno qualità innate.

e sono stati valorosi per il fatto che sono stati generati da uomini valorosi. E in primo luogo
facciamo l’elogio della loro nobile nascita e in secondo luogo del modo in cui sono stati cresciuti e
hanno ricevuto la loro educazione.

Epainos prima di genos e poi di crescita e paideia, schema tipico delle lodi, anche in
Pindaro. Questo lo troviamo anche nell’Evagora di Isocrate, encomio in prosa, anche
in Ciropedia, dove viene raccontata la vita di Ciro, che prende nome quella parte
abbastanza ristretta in cui si parla di paideia di Ciro.

e inoltre mostreremo la condotta delle loro azioni come l’hanno rivelata bella e degna di queste
cose. In primo luogo, l’origine è stata la nascita dagli antenati, la quale, non essendo straniera, ha
fatto in modo che questi figli non apparissero come degli stranieri che provenivano da altre parti,
ma autoctoni che vivevano in tutto e per tutto nella propria patria e sono stati allevati non da una
matrigna come gli altri ma dalla loro terra madre in cui vivevano e dopo la loro morte giacciono nei
luoghi familiari della terra che ha dato loro la vita, li ha allevati e li ha accolti. La cosa più giusta è
onorare in primo luogo la loro madre, in questo modo infatti avviene che si onori la nobiltà di
questi.

Tre participi in omoteleuto che riprendono concetti precedenti, nascita crescita e


accoglienza che richiama educazione. Si ha una formula di passaggio che
dall’exordium ci porta all’epainos di Atene. Dalla lode delle persone a città che ha
dato i natali a queste persone. Nel panatenaico l’elogio si intreccia a quello di Isocrate
stesso e sua apologia. Lodare Atene significa lodare questi caduti e nel Panatenaico
lodare Atene con un discorso perfetto significa lodare autore di discorso stesso.

la nostra terra è degna di essere lodata da tutti gli uomini, non soltanto da noi, per molti e vari
motivi, il primo e più importante è che è amata dagli dèi

Questa cosa la troviamo non soltanto nel logos epitafios ma anche nelle orazioni di
Isocrate, come nel Panatenaico e nel Panegirico, dove occupa grandi sezioni.
poi ci sono una serie di riferimenti alla famiglia. Demetra ha consegnato alla città due
doni cercando kore per i benefici ottenuti dagli ateniesi, i frutti dei campi e
l’iniziazione ai misteri eleusini. Siamo nel cap.27 del panegirico di Isocrate. Lo stesso
Isocrate dichiara di sfruttare argomenti utilizzati da autori di logoi epitafioi.

a testimonianza del nostro discorso c’è la lotta e il giudizio degli dèi che hanno conteso per la nostra
terra. quella città che gli dèi hanno lodato come non è giusto che sia lodata da tutti gli uomini?

La contesa è tra Atena e Poseidone, secondo tradizione sull’acropoli di Atene e


questa è testimonianza del fatto che Atene sia teofiles, amata dagli dèi. Interrogativa
retorica, di nuovo verbo della lotta.

Una seconda lode giustamente potrebbe essere che in quel tempo in cui tutta la terra generava e
produceva animali svariati di ogni specie, animali feroci e da pascoli, la nostra terra non produceva
fiere selvagge ma apparve pura dalle belve. Ma prescelse e generò fra gli animali l’uomo, il quale
supera in intelligenza gli altri e crede soltanto nella giustizia e negli dèi.

Questo aspetto della lode non risulta altrove, Atene non è stata occupata da animali
selvatici, abbastanza bizzarro. Ma questo logos epitafios contiene alcune proposizioni
estreme, sembra portare agli estremi ciò che si dice nei logoi di solito. Da questo
discorso sembra che i primi uomini fossero ateniesi. Qualità di intelligenza, pietà
realigiosa, rispetto delle leggi.

una grande prova a questo discorso (termini di oratoria giudiziaria, marturei, tekmerion) è il fatto
che questa terra ha generato gli antenati di questi uomini e i nostri. la terra ha il nutrimento
necessario all’essere che ha generato, e da questo si può rivelare se una donna ha partorito o no, o se
sta millantando, se non ha le sorgenti del nutrimento per il bambino che ha generato.

Paragone tra donna e terra, la prova del parto è la presenza del latte come la prova
della nascita dell’uomo da Atene è il fatto che nel territorio di Atene nutrimenti
necessari specificamente per l’uomo. Qui il parallelismo viene spinto molto tra donna
e terra, con verbi legati alla generazione.

E la nostra terra e madre offre una prova sufficiente di aver generato gli uomini. Sola, a quei tempi,
e prima ha portato nutrimento per gli uomini il frutto del grano e dell’orzo, grazie al quale il genere
umano cresce nel modo migliore, dal momento che l’Attica ha generato questo essere vivente. E
più per la terra che per la donna conviene accogliere tali prove. Infatti, non è la terra che imita la
donna nel concepimento e nella generazione, ma la donna che imita la terra, che non ha provato
invidia per questo frutto ma lo ha distribuito anche agli altri. Dopo di questo produsse per i propri
figli il frutto dell’olivo che è sollievo delle fatiche. Dopo averli allevati e fatti crescere fin
dall’adolescenza come loro signori e maestri introdusse gli dèi -Di questi conviene tacere in una
circostanza del genere i nomi- i quali hanno provveduto alla nostra vita per la condotta di tutti i
giorni. Ammaestrandoci noi per primi nelle teknai e insegnandoci il possesso e l’uso delle armi per
la difesa del territorio.

Si ha un chiasmo ABBA tra terra e donna (gè gunaika/gunè ge) , con poliptoto tra i
due termini. Non si pronunciavano i nomi degli dèi durante le cerimonie funebri.
La sezione che viene per Nicolai è più interessante, perché è relativa alla politeia, che
è oggetto della parte più cospicua dell’epitafio di pericle, che in Lisia anche è
presente ma molto più ridotta, qui è declinata in maniera molto particolare.

Nati ed educati in questo modo gli antenati di questi caduti vivevano nella città regolati da
istituzioni di cui è bene ricordare in breve (non come Pericle), le istituzioni sono infatti il
nutrimento degli uomini; se sono buone, sono buoni gli uomini, se sono all’opposto, saranno cattivi
anche gli uomini

Corrispondenza tra istituzioni e qualità etiche dei cittadini, perché qui si ha lessico
etico, che conosciamo da elegia arcaica. È il presupposto di opere molto importanti di
Platone, pensiamo a Repubblica e leggi, istituzioni centrali, considerate la base di
qualità etica dei cittadini. Questa visione di Platone si trova pienamente ribaltata in
Senofonte, dove non sono tanto le istituzioni ma gli uomini, come sono educati,
principi morali che hanno. Si dice brevemente nella Ciropedia, dove parla dei
successori di Ciro che senza avere l virtù del padre mandavano il regno in rovina.
Occorre uomo di qualità morali elevate e che venga adeguatamente educato. Platone
dà invece molta importanza alle norme.

È necessario spiegare che quelli venuti prima di noi sono stati cresciuti in buone istituzioni, grazie
alle quali loro e i nostri contemporanei sono valorosi, dei quali fanno parte anche questi caduti.
Quelle istituzioni sono le stesse allora come ora e sono istituzioni aristocratiche, nella quale siamo
governati e lo siamo stati per tutto il tempo a partire da allora per lo più.

Si voleva far risalire la democrazia Teseo, che è un paradosso essendo un re, mentre
qui addirittura si risale alla preistoria. Questa definizione di Aristocrazia riguarda il
fatto che ad Atene governano i migliori. In Tucidide 2,37 si dice che tutti hanno gli
stessi diritti ma le cariche vanno a chi ne ha le qualità. Tucidide ha voluto rimarcare
accanto all’isonomia anche la scelta di uomini migliori soprattutto per certe cariche di
importanza come strateghi.

C’è chi la chiama democrazia, altri nel modo che gli aggrada, ma è in realtà un’aristocrazia con
approvazione della massa, noi abbiamo sempre dei re, questi talvolta sono tali per nascita, talvolta
sono eletti, per lo più la massa detiene il potere sulla città, ma il potere lo danno a quelli che
appaiono essere, volta a volta, i migliori

Sappiamo che c’è una grande differenza tra aristocrazia con approvazione del popolo
e democrazia, la quale è basata su principio di maggioranza. Qui sembra un po' strano
e anche contraddittorio, da una parte il potere lo detiene il popolo dall’altra
attribuzione delle cariche, è la stessa tensione che si trova in epitafio di Pericle. Si
gioca sul ruolo dei basileis ad Atene, c’erano ma ruolo relativamente limitato. Platone
è nipote di Crizia, in Platone si ha un’aristocrazia che può essere chiamata anche
democrazia ma resta la stessa cosa. Pericle in Tucidide loda le istituzioni che lo
hanno portato a governare.
Né per debolezza, povertà o oscuri natali alcuno viene escluso e al contrario neppure viene onorato
per i motivi opposti come avviene nelle altre città ma c’è un unico confine, cioè che chi appare
sapiente e valoroso detiene il potere e governa.

Ricordiamo 2,37 in cui si dice che la penìa non significa che bisogna escludere quella
persona se ha qualcosa di buono da dare. Qui c’è Platone dietro, i filosofi al potere in
quella Repubblica che nel Menesseno diventa Atene. Che rapporto c’è tra Platone e
Tucidide? Platone conosceva Tucidide certamente, e fa un gioco sottile attribuisce ad
Aspasia, gostwriter di Pericle una concezione totalmente antipericlea.

la causa per noi di queste istituzioni è l’uguaglianza di nascita. Le altre città, infatti, sono costituite
da uomini di ogni genere e diseguali, sicché diseguali sono anche le loro istituzioni, tirannidi e
oligarchie.

Il riferimento alle tirannidi era stato utilizzato prima, quando diceva “per lo più”,
ovviamente Atene ha avuto anche Pisistrato. Governo di pochi ma non per la qualità
dei cittadini.

le abitano alcuni i quali si ritengono schiavi o padroni gli uni degli altri. Noi e i nostri concittadini,
tutti fratelli nati da un'unica madre, non ci consideriamo né schiavi né padroni gli uni degli altri, ma
l’uguaglianza di nascita che noi abbiamo per natura ci spinge a cercare uguaglianza davanti alla
legge.

Termine douloi è un po' forte attribuito alle città greche, di solito adatto a persiano.
Gli ateniesi ricercano l’isonomia come portato naturale di uguaglianza di nascita

La isogonia costringe a non piegarci a nessun altro se non per la fama di virtù e intelligenza.

Principio del merito qui fortemente rimarcato, non si capisce bene perché si sottolinea
che ci sono cariche elettive. L’esaltazione delle istituzioni è molto generica, da quelle
più remote, per arrivare a quelle più attuali. Anche chi cerca di delineare il ritorno
alla patrios politeia come Isocrate nell’aeropagitico non delinea istituzioni ben
precise ma si tratta di valori etici. È vana la ricerca di una norma fissata e stabile, va
più nella direzione etica che giuridica.

6/04/2022

Isogonia determina isonomia, gli Ateniesi non si piegano a nessun altro se non per
fama di aretè e di fronesis. Corrisponde a formulazione di epitafio di pericle, le
cariche vanno a premiare chi ha più doti. Formulazione legata al concetto di eleuterìa.

Di qui deriva che (ten di provenienza) , allevati in piena libertà i padri di questi morti e i nostri padri
e questi stessi e di nobile nascita hanno messo in mostra molte e belle imprese davanti a tutti gli
uomini, e in privato e in pubblico,
Formula di transizione agli erga di Atene. Di solito preterizione, come quando in cap.
36 di Tucidide si parla degli erga ma solo per non parlarne qui davvero se ne parla,
anche se una preterizione c’è anche qui riguardo gli erga più antichi, concetti di
nascita, fusis e trofè, crescita si ritrovano in queste parole. Kai idia kai demosia,
rapporto tra pubblico e privato è fondamentale, cita articolo di Musti e Demokratia di
Musti. Nella storia dell’occidente sta emergendo allora, nell’età di Pericle, la sfera del
privato. Prima non era stata così valorizzata, interesse per singole personalità emerge
proprio in quel tempo, pensiamo all’importanza di Temistocle nelle storie di Erodoto.

pensando di dover combattere per la libertà e contro i Greci in difesa dei Greci e contro i barbari a
difesa di tutti i greci. Quando eumolpo e le amazzoni fecero una spedizione contro il territorio e
anche quelli ancora prima come si difesero e difesero gli argivi contro i cadmei e gli eraclidi nei
confronti degli argivi, il tempo è breve per parlarne in modo degno.

I greci sono presenti nell’intero epitafio, Gli ateniesi si comportano sempre in modo
da agire a vantaggio dell’intera Grecia. Questa è chiaramente una formula di
preterizione, ma gli erga di Atene sono menzionati. Eumolpo, che ha la sua
importanza per atene in quanto legato a culti eleusini, non è ad esempio menzionato
in Lisia, mentre qui sono menzionati tutti. Notiamo il poliptoto verbale, os
emunanto/os emunan, e il verbo diegesestai, termine tecnico della critica letteraria, la
diegesis. Qui indica la narrazione in prosa in particolare, in contrapposizione con i
poietai ai v. successivi.

I poeti della loro virtù cantando in musica in modo bello l’hanno già rivelato a tutti gli uomini.

Qui è interessante il rapporto poesia/prosa. Platone afferma che la prosa ha meno


forza della poesia nel cantare le gesta, perché la prosa chiamata con il nome di logos
psilos.

Se noi, dunque, cercassimo di abbellire le stesse cose con un discorso in prosa appariremmo forse
inferiori.

Proemio dell’Evagora di Isocrate (vedi appunti precedenti), ma segnala anche


Tucidide 2,41 dove si parla di esaltazione di gesta di Atene in poesia e in prosa. In
Tucidide poeti e prosatori vengono posti sullo stesso piano e considerati quindi
inutili, perché bastano i trofei eretti dalla virtù ateniese. In Platone invece, come
anche in Isocrate vengono messi a confronto poesia e prosa. In Isocrate poi
ovviamente si parla di descrizioni più tecniche, ritmo serve a accrescere persuasione
ma anche di scelte di lessico che può essere più ricco e variato di quello prosastico.

Queste cose quindi per questi motivi mi sembra buono tralasciare (ean, stesso verbo che troviamo in
Tucidide per la preterizione) dal momento che hanno avuto la loro ricompensa. Ma di quelle
imprese per cui nessun poeta ancora ha avuto una fama pari a gesta così grandi e che sono
nell’oblio, riguardo queste mi sembra giusto ricordare.
Amnestia è legato al verbo mimnesko, oblio. C’è anche la varia lectio mnesteia
significa fidanzamento, offrirsi in matrimonio in senso figurato essere disponibili per
essere trattate. A favore di Amnestia c’è il verbo epimnestenai che fa figura
etimologica. Questa parte del testo è piena di figure, a differenza della cornice dove
prevale stile di conversazione piana. A favore di mnesteia c’è il participio successivo
promnomenon, anche esso si riferisce alla sfera matrimoniale o in senso figurato
all’offrire ad altri materia di canto. Potrebbe esserci metafora simile continuata nei
versi successivi, Nicolai preferisce amnestia, ma c’è qualcosa che può far pensare a
questa lezione.

Lodandole e invitando gli altri a celebrarle nei canti e nel resto della poesia in maniera appropriata a
coloro che hanno compiuto questa gesta.

Qui c’è il pensiero del prepon che sarà poi un principio base della critica letteraria
antica. Espressione abbastanza vaga, “nel resto della poesia”, Platone ha voluto
precisare che ci sono altre forme poetiche oltre alle odai. Probabilmente le odai sono
la poesia lirica, mentre bisognerebbe verificare a cosa allude Platone con altre forme
di poesie, forse tragedia I Persiani, che ha celebrato la vittoria ateniese si persiana.
Qui c’è funzione metapoetica, si parla di generi poetici, di limiti della prosa, si
afferma il principio dell’adeguatezza agli erga e uomini che li hanno compiuti.

Di queste imprese queste sono le prime.

E si comincia a parlare delle guerre persiane, la preterizione riguarda dunque solo i


fatti precedenti. Cosa significa tutto questo? Che all’epoca di Platone si è stabilito un
confine su ciò che è mito e ciò che è storia? Dal punto di vista manualistico ciò ci è
molto chiaro, mito è tutto ciò che è invenzione, storia documentata in forma più
completa. In anni non troppo lontani da Platone Eforo di Cuma pone come inizio
delle proprie storie ritorno degli eraclidi nel Peloponneso. È interessante capire se
queste vicende tutte anteriori nella cronologia relativa al ritorno di Eraclidi nel
Peloponneso erano in qualche modo messe da parte. Spatium Historicum è un tema
importante, qual è lo spatium historicum di un greco? Per Nicolai il problema di porre
un punto di partenza è più di noi moderni. Nell’articolazione del sapere che senso
hanno le nostre periodizzazioni? A volte ci impediscono di vedere le continuità. Le
guerre persiane diventano il confine tra epoca arcaica e classica. Per gli antichi non
erano un elemento strutturante della articolazione della storia ma evento esemplare,
paradigmatico. Il tema della periodizzazione è legato ai momenti di frattura della
storia. Nella percezione dei greci quali erano i momenti di frattura? Dovremmo
chiedercelo. Per Atene un momento importante è stato quello delle riforme di
Clistene, ben precedente alle guerre persiane; invece, dal punto di vista culturale le
Grandi Dionisie iniziate nel 535. Bisogna fare attenzione, anche all’applicazione del
metodo che identifica caratteristiche di ogni epoca legandole un genere letterario
prevalente: il periodo dell’epos, il periodo della tragedia, ma questi generi letterari,
magari evoluti, sono stati presenti anche nelle epoche successive. Ad esempio, anche
i poemi epici ellenistici sono almeno una novantina.

E allora i figli di questa terra e nostri antenati (non possono essere i padri, in quanto il dialogo è
ambientato con Socrate vivo ) hanno fermato i persiani che dominavano l’Asia e hanno impedito
loro di asservire l’Europa, dei quali è giusto e bisogna in primo luogo, ricordandosene, lodare il
proprio valore.

È importante la memoria, legato al tema della lode. Gli ateniesi erigevano questi
trofei come mnemeia, monumenti.

Dunque bisogna vederla (la virtù) se qualcuno è in procinto di lodare in modo degno ritornando con
la parola in quel tempo quando tutta l’Asia era asservita al terzo re, dei quali per primo Ciro dopo
aver liberato i persiani rese schiavi al suo volere i suoi concittadini e insieme i medi che erano stati
loro padroni e dominò il resto dell’Asia fino all’Egitto.

C’è un problema nella cronologia, il terzo re non era il terzo dall’inizio ma il terzo a
partire da Ciro.
C’è un po’ di ironia qui Ciro libera i persiani per farne suoi schiavi, utilizzarli per il
proprio volere, fronema. Terminologia di derivati di fren, molto importante in
tragedia e in particolare in Eschilo, indicano un volere spesso piegato ad assoggettare
gli altri.

Il figlio dominò l’Egitto e l’Africa finchè era possibile andare, per terzo Dario col suo esercito di
terra delimitò il dominio fino agli Sciti, con le navi dominava il mare e le isole, in modo tale che
nessuno azzardava a opporsi. Le opinioni di tutti gli uomini erano fatte schiave

Questa è una rappresentazione sintetica, si hanno periodi più lunghi alternati a cola
brevi, rappresentazioni più icastiche. Poi inizia la narrazione della prima guerra
persiana che viene molto valorizzata. Maratona guerra oplitica vs guerra fondata sulla
flotta.

Siamo a 240 a, dopo questa forte formulazione delle gnomai asservite all’impero
persiano Platone afferma:

così numerosi e grandi e bellicosi popoli erano asserviti al dominio persiano.

idea di un impero in cui tutti sono schiavi al di fuori del re

il re Dario accusando noi e gli Eretriesi di tramare contro Sardi, prendendo questo come pretesto,
avendo inviato 500.000 soldati in navi da carico e da guerra e 300 navi (qui naus navi da guerra e
ploion navi da trasporto) e Dati come comandante gli ordinò di portare con sé sottomessi gli
eretriesi e gli ateniesi se voleva conservare la sua testa.
Qui si riferisce alla rivolta ionica, 490, all’aiuto mandato da Atene a Mileto. Qui non
si capisce perché navi da carico sono le prime e solo 300 da guerra.
Questo è il modo tipico di rappresentare i sovrani persiani, come dotato di un potere
di vita e di morte sui suoi sudditi e i suoi stessi parenti. È un modo che poi ha una sua
ricaduta anche in tragedia, in Persiani di Eschilo così come in Elena di Euripide,
questo re d’Egitto che vuole per forza sposare Elena.

Navigando alla volta di Eretria contro uomini che erano tra i greci di allora, tra i più famosi per
quanto riguarda le capacità militare e non erano pochi, li sottomise in tre giorni.

Questa è la prima tappa della spedizione promossa da Dario, ma ovviamente a


muoversi è solo il suo generale, Dati.

Frugò tutto il loro territorio perché nessuno fuggisse in un un modo del genere.

Qui sembra quasi voler seguire alla lettera l’ordine di voler condurre con sé come
schiavi Eretriesi e ateniesi.

Questi soldati arrivando fino ai confini della terra di Eretria, schierandosi da mare a mare, tenendosi
per mano percorsero tutto il territorio.

Girotondo di persiani che si danno la mano è un po' strano. Ai persiani si


attribuiscono cose un po' strane, come modo in cui Serse conta i suoi soldati in
Erodoto VII .

Perché potessero dire al re che nessuno era sfuggito loro. Con la stessa idea arrivarono da Eretria a
Maratona, come se fosse cosa facile per loro condurre gli ateniesi aggiogandoli nella stessa
costrizione che avevano inflitto agli Eretriesi.

Zeuxantas, si rivolge alle bestie da soma normalmente, la metafora del giogo


metafora nuziale, non troppo bello per chi si è sposato , ma in questo caso indica
uomini ridotti a stato di animali da soma.

Mentre alcune di queste azioni venivano compiute e altre venivano intraprese nessuno dei greci
venne in soccorso né agli Eretriesi né gli ateniesi ad eccezione degli spartani. Questi giunsero il
giorno dopo la battaglia.

Questo sappiamo che lo racconta erodoto, spartani impegnati in feste cittadine,


arrivano in ritardo.

E tutti gli altri, colpiti dal terrore un, apprezzando la sicurezza presente mantennero la tranquillità.

Verbo ekplesso indica la capacità di colpire l’ascoltatore, è un verbo che ha una sua
importanza da questo punto di vista, anche se non siamo in un contesto
metaletterario.
Se uno fosse in questa situazione potrebbe capire quali furono per virtù quelli che a maratona
affrontarono la potenza dei barbari

Nicolai ha una traduzione che produce maratoneti, ma lui non approva, preferisce
maratonomachi.

punendo l’arroganza dell’intera Asia ed elevando per primi i trofei sui barbari, diventando per gli
altri guide e maestri che insegnavano che la potenza dei persiani non era invincibile ma che tutta la
massa di soldati e tutta la ricchezza cede alla virtù.

didaskaloi ci riporta all’ellados paideusis di Tucidide 2,41, Atene che è insegnamento


per la Grecia grazie a istituzioni etc. anche qui ateniesi sono soli, si trascura l’apporto
dei plateesi. C’è un poliptoto pan/pas. Pletos/ploutos che non è solo in omeoarco ma
anche in paronomasia.

E io dunque quegli uomini affermo che non sono solo i padri dei nostri corpi ma anche della libertà
nostra e di tutti quelli che si trovano in questo continente.

Abbiamo già visto estensione ad intera Europa delle conseguenze della vittoria
ateniese di Maratona, e non soltanto. Gli ateniesi elargiscono benefici non solo ad
altri greci ma ad intero continente. La prospettiva continentale era già nel sogno di
Atossa.

Guardando a quell’impresa i greci osarono affrontare anche le successive battaglie per la loro
salvezza diventando allievi degli ateniesi di Maratona. Dal nostro discorso il primato deve essere
attribuito a loro.

Il termine ta Aristeia rinvia a usanza che si verificava dopo battaglie combattute da


vari contingenti. Ad esempio dopo Salamina quando comandanti di tutti i contingenti
si riunirono x stabilire chi meritava questo riconoscimento ognuno votò per sé, alla
seconda votazione invece emerse Temistocle. Dopo partite si danno voti ai calciatori
invece qui ai contingenti . Qui non si dà la aristeia ai contingenti ma alle diverse
battaglie.

Il secondo premio a coloro che combatterono per mare a Salamina e all’Artemisio e vinsero. Anche
di questi uomini molto si potrebbe dire su quali cose affrontarono per terra e per mare e come si
difesero.

Katà gen e katà talattan riferita qui a due battaglie per mare, non marine e terrestri, un
po' bizzarro.

Quello che mi sembra più importante da evidenziare, di questo farò menzione: che compirono
l’opera (letteralmente compirono l’opera successiva a quella dei..) dei combattenti di Maratona. I
combattenti di maratona mostrarono soltanto questo ai greci, che per terra era possibile difendersi
dai barbari in pochi contro molti, ma con le navi era ancora incerto se questo fosse possibile e i
persiani avevano fama di essere invincibili per mare per numero e per ricchezza e per abilità e per
forza.

4 termini in polisindeto con di nuovo pletei e pluto, gioco di parole probabilmente


voluto. I persiani qui sono considerati come impero, perché avevano le navi fenicie,
ma i persiani in sé non hanno neanche accesso al mare.

Questo è giusto lodare di quegli uomini che allora nel mare combattevano, che hanno dissolto la
paura dei greci e hanno fatto cessare la paura della massa delle navi e degli uomini.

Dal punto di vista politico si è sottolineato il fatto che aristocratico Platone valorizza
Maratona su Salamina, che ne è solo il completamento.

Da entrambi è avvenuto che gli altri greci venissero educati dagli uni per terra dagli altri per mare
imparando e abituandosi a non aver paura dei barbari. Dico come terza impresa della salvezza dei
greci quella di Platea, impresa comune dei lacedemoni e ateniesi.

Sappiamo che a Platea il comandante era spartano, che ci fu una contesa per lo
schieramento e gli ateniesi ebbero un ruolo inferiore a quello degli Spartani, ma qui è
detta impresa comune.

Tutti questi si difesero contro il pericolo più grande e più arduo e grazie a questa virtù sono lodati
da noi e saranno lodati per il tempo che verranno.

Questa è una formula riassuntiva che chiude questa sezione su prima e seconda
guerra persiana per aprire la strada alla battaglia dell’Eurimedonte e spedizione
contro Cipro.

Ma dopo questi fatti c’erano ancora molte città dei greci con il barbaro

Questo metà è un po' ambiguo, indica alleanza o sottomissione?

Il re in persona annunciava di pensare ad attaccare di nuovo i greci. È giusto che noi ci ricordiamo
anche di questi i quali portarono a compimento le opere di quelli che erano venuti prima (lett.
Aggiiunsero alle azioni dei predecessori il compimento della salvezza) ripulendo e scacciando tutto
il barbaro (astratto) dal mare. Questi erano quelli che hanno combattuto per mare a Eurimedonte e
hanno fatto la spedizione a Cipro e hanno navigato verso l’Egitto e in molti altri luoghi.

Qui si parla delle spedizioni che si sono succedute nella pentekonteikia.

Di questi bisogna ricordarsi e ringraziarli, perché hanno fatto in modo che il re avesse paura e si
preoccupasse della propria salvezza e non tramasse per la rovina dei greci.
I re persiani spaventati dai greci fanno il paio con il Serse lacero dei persiani di
Eschilo. Questi persiani in realtà vedevano la spedizione in Grecia come una delle
tante, certamente non vanno in rovina, qui si hanno delle rappresentazioni di parte.

E questa guerra fu sopportata da tutta la città per loro stessi e per tutti gli altri che parlavano la
stessa lingua contro i barbari.

è importante il criterio della lingua come discriminante etnica. Es. Erodono 1,57 a
proposito dei Pelasgi, strato più remoto comunità greche.

Quando ci fu la pace e la città era onorata contro di lei arrivò quello che di solito accade agli uomini
che stanno bene, dapprima la gelosia e poi dalla gelosia l’invidia.

Qui ci si riferisce ad affermazione della potenza di Atene che diventa oggetto


dell’invidia.

Questo ha portato questa città contro la sua volontà nella guerra contro i greci.

Qui inizia una sezione molto lunga che inizia con battaglia di Tanagra in Beozia, in
cui si ripercorre la storia di Atene, fino alle imprese degli ultimi anni, quando Socrate
è già morto, o Pace di Antalcida o fatti del 393, sia pure in forma di allusione.
Discorso creato da Platone per presentare un modello di discorso pubblico, un
discorso pubblico che nega sé stesso.

11/04/2022

Concludiamo con la sezione del dialogo dove dopo aver pronunciato il discorso
Socrate scambia delle battute con Menesseno. Si tratta di battute apparentemente
poco significative. È un dialogo che gli storici della filosofia considerano non poi
così importante. Se uno va a leggere il commento di Gauss troviamo a proposito del
Menesseno e del Fedro che il contenuto filosofico non sarebbe all’altezza di Platone.
Il nodo del Menesseno, Fedro e Apologia è che sono discorsi sui discorsi che
all’interno comprendono discorsi. L’apologia non ha una cornice, parla sempre
Socrate, ma è stato notato che. L’apologia contiene questi tre discorsi di Socrate
all’interno del processo. Ma c’è uno studio ancora inedito che la spia Nico ha letto,
che è stato consegnato 5 anni fa. Piero Pucci, famoso per commento al Filottete, è
l’ultimo allievo di Giorgio pasquali, ha 95 anni e continua a scrivere e studiare come
prima. Egli ha scritto questo articolo in cui dimostra che anche l’apologia ha una
struttura dialogica. Perché? Nell’Apologia Socrate dà voce agli accusatori e
intrattiene un dialogo con i giudici, si crea degli interlocutori, trasformando il dialogo
con lo strumento della prokatalepsis, anticipare le obiezioni della parte avversa,
procatalepsis, prendere posizione prima. Perché Socrate fa questo lavoro?
Procedimento che si trova in molta oratoria giudiziaria, che contiene apostrofi,
contiene anticipazioni, un richiamo alle accuse e così via. Socrate lo fa in maniera
molto sistematica. Dice all’inizio che non si difende come si difendono tutti, non fa
leva sulla pietà dei giudici, non argomenta secondo le tecniche abituali, Socrate
approfitta dell’occasione del processo per continuare la sua azione di dialogo che
conduce abitualmente per le strade e le piazze di Atene. Incrocio tra apologia e
encomio, in questo caso autoencomio, Socrate esalta il suo metodo, lui è il vero e
proprio rethor, che educa i concittadini e in particolare giovani. L’incrocio tra
apologia ed encomio si trova nell’encomio di Elena di Isocrate, nel Busiride,
nell’antidosi. In esso mette in scena un finto processo per esaltare la sua capacità di
educatore e difendersi dalle accuse. L’apologia è un discorso sui discorsi. Il Fedro
dobbiamo leggerlo, tre discorsi, Lisia e due di Socrate su tema di Eros. Parte come
una amilla logon, contesa di discorsi di tipo sofistico. Socrate il primo discorso lo
pronuncia quasi vergognandosi, poi il luogo, le ninfe, la divinità gli forniscono
l’ispirazione per il vero discorso su eros. Educazione ai discorsi, Fedro si fa dare
rotolo di discorso di Lisia, si deve esercitare a ripeterlo, Socrate che dice che invece
dovrebbe farlo lui il discorso. Spaccato di una sorta di scuola di retorica, con parte
che parla di scrittura dei discorsi. Il Menesseno, in tutta quella sezione in cui si parla
di Aspasia e della sua tecnica di composizione, mettere insieme pezzi come si
scrivono in una situazione del genere e pezzi pronunciati da Pericle precedentemente.
Figure autoriali diverse, Aspasia, Pericle che riceve discorso già pronto e si limita a
pronunciarlo, ovviamente Socrate e ovviamente Platone, figure autoriali si
sovrappongono. Questi discorsi sono molto importanti, in relazione a quella svolta tra
V e IV sec. il passaggio da oralità a scrittura non è un passaggio netto, così come il
passaggio dai manoscritti alla stampa. Per la storia della cultura sono dialoghi
importanti, ci fanno capire che tipo di discussione si aveva, oggi si sperimentano
cambiamenti fondamentali che richiederebbero figure intellettuali all’altezza, non ci
ragiona invece nessuno, men che meno nella facoltà di scienze della comunicazione
. Il proemio di Tucidide è strettamente legato alle forme della comunicazione, egli
si rivolge non a un pubblico che vuole divertirsi (terpein) ma ad un pubblico che
vuole capire e viene definto uno ktema es aiei. Studio sulla storiografia Gentili-Cerri,
qui c’entra la novità introdotta dalla scrittura in questa formula. Convegno ad Urbino
dal titolo “oralità”. Perry, in anni ’70 si scoprì l’oralità, certamente si ragionò su
questi temi.
Con queste premesse leggiamo il finale del Menesseno. Dopo la solita Paramitìa,
consolazione dei parenti c’è Socrate che si rivolge a Menesseno e dice:

Socrate: ecco per te, Menesseno, il discorso di Aspasia di Mileto


Menesseno: Per Zeus Socrate, tu dici che Aspasia è proprio una persona beata se pur essendo una
donna è capace di simili discorsi.

Socrate: e se non mi credi viene e la sentirai parlare

Menesseno: spesso, o Socrate, ho incontrato Aspasia e so qual è la sua qualità.

Socrate: e allora non la ammiri e non sei grato a lei per il discorso?

Menesseno: e anche molta riconoscenza ho nei confronti di lei per questo discorso o di colui che lo
ha detto a te. Ma soprattutto più di ogni altra cosa ho gratitudine per chi l’ha pronunciato.

Socrate: E questo sta bene, ma stai attento a non denunciarmi in modo che io di nuovo possa riferire
a te molti e e bei discorsi politici di Aspasia.

Platone gioca con filtri continui, c’è un altro ipotetico intermediario tra Aspasia e
Socrate. Socrate descrive questo discorso come politikon logos, questo discorso non
deve essere divulgato. Scoppia una grande contraddizione, se un discorso è pubblico
deve essere pronunciato per esserlo. Il discorso di Aspasia rimane chiuso nella
cerchia degli amici di Aspasia. Non viene dato in pasto ai cittadini. Il testo del
Menesseno contiene, come abbiamo visto forzature di vario genere che impediscono
che venga speso in un’occasione pubblica specifica. Il Menesseno mette a nudo le
caratteristiche dei discorsi pubblici in qualche modo negandone la natura pubblica,
facendo vedere come il discorso scritto da ispiratrice del più grande politico ateniese
sia in realtà un’altra cosa. Il discorso è stato giudicato da alcuni un discorso parodico,
da altri un discorso serio ma questa alternativa è sbagliata. Ironia è strumento di
avanzamento della conoscenza, non un modo di giocare. noi spesso usiamo le nostre
categorie, noi non abbiamo di fronte Crozza che rifà il politico, quella è parodia
questo è un dialogo di Platone. il dialogo si chiude sempre in forma piana:

Menesseno: stai sereno, non ti denuncerò purchè mi riferirai i discorsi di Aspasia

Socrate: sarà così, continuerò a fare così.

Questo dialogo è profondamente frainteso dalla critica, ci fa capire accanto ad


Apologia che affronta genere giudiziario e al Fedro che affronta genere epidittico
nello specifico aspetto dei discorsi contrapposti, dissoi logoi, qui si affronta un altro
genere di discorso, il politikos logos, che è non il discorso in assemblea ma il
discorso rivolto alla città. Un discorso epidittico nell’accezione politica del termine.
Esibizione, ma ha anche contenuto politico.
Iniziamo a parlare di Senofonte. Nicolai si affeziona ad autori maltrattati . Si
cominciò ad affezionare a Isocrate quando legge il giudizio di Armogene, di Isocrate
tutto il male possibile. Se lo vai a leggere Isocrate dice davvero cose molto
importanti, Al di là di contenuto politico che non è nuovo nel Panegirico c’è un modo
di raccontare.
Nel panegirico dice che non è necessario dire cose nuove ma dirle nel modo migliore
possibile. Lo hanno affiancato a Demostene come oratore, non aveva la voce né il
coraggio di parlare in pubblico. Senofonte è un autore essenzialmente disprezzato, si
colloca in una sorta di disputa di cui abbiamo traccia attraverso Cicerone e
Quintiliano, Quintiliano dice che deve essere restituito al gruppo dei filosofi. Egli
aveva alcuni lavori storici e alcuni lavori filosofici. Senofonte per Nico non è né uno
storico né un filosofo nell’accezione moderna del termine, se proprio etichetta meglio
filosofo, perché Senofonte è un filosofo come lo è Isocrate che si autodefinisce tale e
afferma di praticare la filosofia perì ton logon. A villa mirafiori Isocrate non lo
studiano . Se noi Senofonte lo mettiamo vs Erodoto o Tucidide, molto inferiore,
come filosofo inferiore a Platone. A questo punto autore delle versioncine sulla
bravura di Ciro. Ciro si denuda davanti ai soldati, scena di strip tease piuttosto
bizzarra . Nell’antichità era apprezzato per la lingua attica, ape attica per la
purezza. Senofonte non si colloca bene in nessuno di questi due campi. Chi va ad
analizzare l’opera di Senofonte partendo dalle opere storiche si hanno le Elleniche,
sembrerebbero normale opera storica. Che significa normale per l’epoca? C’erano
due grandi modelli, Erodoto e Tucidide. Senofonte vuole farsi continuatore di
Tucidide. Le Elleniche vogliono essere una continuazione di Tucidide, iniziano con
Metà de tauta e portano avanti il racconto ma non si limita ad arrivare alla fine della
guerra, la porta fino alla battaglia di Mantinea. Tucidide aveva scritto una
monografia, storia di una guerra, come guerra di Troia oggetto del ciclo troiano.
All’interno della storia di questa guerra c’è un momento particolarmente importante,
VI libro per spedizione siciliana. Descrizione di tutti i popoli che hanno abitato la
Sicilia, è la storia di una guerra, come un’iliade. Questo invece non sono le Elleniche
di Senofonte. Esse arrivano alla battaglia di Mantinea. Dopo la battaglia non si
capisce chi ha vinto e chi ha perso, tutti gioiscono come se avessero vinto, c’era più
mancanza di discernimento e confusione di prima della battaglia, se qualcuno vuole
continuare questa mia opera potrà farlo, una parte del ciclo storico. L’idea che questa
porzione di storia fosse trattata allo stesso modo di Tucidide è un’idea sbagliata.
Prima di tutto Tucidide va per estati e inverni senza salti, invece Senofonte attua ad
un certo punto salto di anno e mezzo. Senofonte non rispetta sequenza dei fatti in
maniera rigorosa. Cosa sono queste elleniche? Opera senza proemio è priva di quelle
indicazioni metalinguistiche che troviamo nel proemio di Tucidide. Ci sono alcuni
indizi, ad esempio morte di Teramene, lui riferisce le battute di Teramene in punto di
morte e an passant dice “queste sono degne di essere riferite anche se non sono legate
a grandi eventi”. Lo stesso a proposito di comportamento di cittadini di Fliunte,
operazione bellica molto minore e Senofonte afferma che comunque degno di essere
citato perché esemplare. C’è una narrazione dei fatti, anche se non completa, ma
soprattutto ricerca di esemplarità, comportamenti, azioni, vicende esemplari. Uno dei
pochi commenti di autore riguarda comandante spartano Teleutia che conduce al
disastro il suo contingente per decisione sbagliata in preda all’ira. Egli commenta
“questo l’ho fatto vedere proprio per capire conseguenze dell’ira”. Conseguenze
dell’ira tema importante e trasversale nella storiografia. In Senofonte si ragiona molto
di più sui sentimenti individuali, mentre in Tucidide collera delle masse come ateniesi
vs Pericle. C’è una ricerca di esemplarità in Senofonte nelle elleniche, poi dominante
nella Ciropedia. La Ciropedìa racconta una vicenda lontana, regalità persiana
interessava molti autori. C’è un Kyros perì basileia. Ciropedia è un oggetto
misterioso, Christopher Taplin dice che si tratta di un mix di 4 generi, storiografia,
encomio, trattato tecnico e un altro (?). Nella Ciropedia ci sono più funzioni
corrispondenti a strategie letterarie di generi preesistenti, apparentemente è un’opera
storica ma in realtà è tutta un'altra cosa. La Ciropedia non la inquadriamo bene nelle
nostre categorie, al massimo in quella di esemplarità. Il paradigma deve essere
lontano, non può essere una vicenda vicina. Soprattutto quelli riferenti ad un tema
importante come gestione del potere. I persiani sono stati sfruttati per parlare della
gestione del potere già a partire dai persiani di Eschilo, che sono un modo per dire
agli Ateniesi con un paradeigma allotrion cosa succede se si estende troppo il potere.
La guerra persiana è un paradigma finalizzato a far capire la gestione del potere,
educazione dell’uomo di potere. La paideia di Ciro occupa pochi capitoli in verità. È
importante perché da essa deriva capacità di gestire il potere.

Anche l’Anabasi si presenta come opera di storia, ma con delle caratteristiche


peculiari, l’Anabasi si concentra su un episodio, avanzata e poi ritirata di mercenari
greci verso il ritorno in patria. Episodio che vede lo stesso Senofonte protagonista. È
uno dei pochi passi che ci manifestano la spedizione dei 10.000. La spedizione dei
10.000 è sfruttata in passi di Erodoto per dimostrare che i Persiani sono deboli.
Questa vicenda la conosciamo essenzialmente dunque da Senofonte, che si
autopresenta come un deus ex machina che risolve situazione gravissima e difficile
per mercenari greci. Non siamo sicuri di questo, visione ovviamente di parte. Alcuni
lo paragonano con i commentari di Cesare ma ci sono secoli di distanza e i
Commentarii sono qualcosa di diverso, corrispondono al nome upomnema. In un
periodo in cui erano già stati diffusi altri scritti che si avvicinano a quelli di Cesare,
l’anabasi è qualcosa di diverso. Componente autoencomiastica, componente storica e
componente precettistica, Senofonte spiega come ci si comporta in determinate
situazioni. Senofonte fa un po' quello che fa Isocrate, crea dei generi che non
esistevano incrociando strategie di vari generi, e questo lo vediamo soprattutto in
queste opere di base storica a cui si può affiancare l’Agesilao. L’Agesilao è
l’encomio del re di Sparta Agesilao, si ha al suo interno lunga sezione sugli erga di
Agesilao che è presente anche nelle Elleniche. Contiene alcune tra le poche
riflessioni di genere, sul genere dell’Encomio e quello che viene richiesto a chi lo
pratica. Altre opere di Senofonte sono classificate come Socratiche, perché abbiamo
Socrate che dialoga. I memorabili, che è traduzione un po' opinabile di
apomnemonemata, che poi sono i ricordi di Socrate, poi Economico, Simposio e
Apologia (coincidono titoli con corpus platonico). Che temi affronta in queste opere?
Gli stessi temi che affronta nelle opere storiche, tema del potere e della sua gestione.
Memorabili, Socrate spiega come gestire il potere e preparare a farlo. Economico,
gestione dell’oikos, grande metafora di città e regno. Entrano anche Ciro vecchio e
giovane. Lo Ierone è un dialogo tra il tiranno Ierone e Simonide, è un dialogo adatto a
parlare del potere. Infatti, il potere tirannico è assoluto, è quello più adatto a fungere
da paradigma, i paradigmi devono essere estremi. Simposio e Apologia, anche qui
tutto incentrato sul tema etico sub specie politica. Questa definizione di storico e
filosofo a metà sono definizioni sbagliate. Il corpus di Senofonte è un Corpus unitario
che affronta temi cruciali con vari strumenti. È chiaro che elleniche più facilmente
opera di storia come etichetta, ma la funzione per cui Senofonte scrive le sue opere
sono diverse.

Inizio dell’anabasi è molto famoso, perché in qualche modo ci rinvia ad un genere


diverso da storiografia.

Da Dario e Parisatide nacquero due figli, il maggiore Artaserse, il minore Ciro.

C’è tutta la vicenda della morte di Dario, l’ascesa al trono di Artaserse, le calunnie di
Tissaferne che denuncia Ciro il giovane al nuovo re. I persiani sono sempre
rappresentati nell’atto di tendere tranelli, questa è una caratteristica dei persiani. Si
creano degli stereotipi. Di questi tempi sta riemergendo lo schema di scontro di
civiltà che è un tema pericolosissimo, lo ritroviamo già in Erodoto o nei persiani di
Eschilo, dopo guerre Persiane polarizzazione Asia- Europa. Senofonte ci fa capire
attraverso serie di esempi che dei persiani non ci si può fidare. Ciro non vuole stare
sotto il tallone del fratello e quindi trama contro di lui, crea questo esercito di
mercenari greci. Il termine Anabasi indica la marcia verso l’interno che occupa solo
una parte del primo libro, poi il resto è dedicato al ritorno verso la Grecia.
Non possiamo leggere l’anabasi, leggeremo qualcosa. Iniziamo con ritratto di Ciro il
giovane in 1,9. Ciro è presentato in termini molto elogiativi, ci sono delle ombre
tuttavia. Vediamo che manteneva l’ordine pubblico in modo abbastanza discutibile, ci
sono persone mutilate perché punite per loro colpe. Poi altro aspetto è legato alla
morte di Ciro a Cunassa, Ciro vede il fratello Artaserse circondato da fedelissimi e
invece di attendere rinforzi, vedendolo in situazione abbastanza pericolosa si getta
contro di lui. In queste condizioni perse la vita, i fedelissimi si fanno uccidere sul suo
corpo. L’avventatezza certamente non è una buona strategia per il comandante
militare.

(1,9) Ciro così morì, uomo tra i persiani viventi dopo Ciro il Vecchio più adatto a regnare e degno
di comandare, come è riconosciuto da tutti coloro che sembra lo abbiano conosciuto di persona

Si crea qui un paragone tra i due personaggi omonimi. Periodare molto semplice e
piano, periodi non troppo lunghi, ornatus retorico piuttosto limitato, due superlativi in
omeoteleuto. Senofonte non si distingue né per lunghezza e complessità dei periodi o
innovazioni nel lessico. Prosa piuttosto spezzata

Innanzi tutto, quando essendo ancora bambino veniva educato insieme al fratello e agli altri
bambini era considerato il migliore di tutti in tutte le cose. Infatti, tutti i figli dei nobili persiani
erano educati a palazzo: qui si potrebbe imparare molta temperanza e non è possibile ascoltare o
vedere qualcosa di turpe.

Poliptoto panton panta che si avvale di allitterazione che coinvolge il precedente


paisì. Ciro il giovane viene presentato secondo lo stesso schema narrativo di Ciro il
vecchio nella Ciropedia, Nico parlò di Ciropedia minor. Là si può apprendere molta
temperanza, che non è possibile apprendere nulla di turpe.
Da un certo lato c’è schema di Persiani/greci opposti, dall’altro paradigma di
formazione dell’uomo di potere, possono coesistere

bambini osservano e ascoltano gli altri che sono onorati dal re, e quelli che sono caduti in disgrazia
subito fin da bambini imparano a comandare e ad essere comandati.

Uno dei temi principali, uomo di potere deve sapere anche obbedire agli ordini.
Ritratto di Clearco, è un generale molto bravo ad arXein, molto poco ad archestai.
Questo è un poliptoto verbale che sottolinea il concetto che Senofonte voleva
veicolare.

E là Ciro appariva essere il più rispettoso tra i suoi coetanei, era pronto a obbedire ai più anziani più
di quelli che avevano posizione inferiore alla sua. Poi era molto amante dei cavalli e capace di usarli
nel modo giusto.

Tema importante, rispetto degli anziani, Senofonte si mostra più volte rispettoso dei
più anziani, in particolare di Trisipo, più vecchio e spartano, da rispettare per abilità
in guerra. Menzione dei cavalli, parte preponderante di educazione di nobili insieme
alla caccia. Cavalli e caccia sono trattati in molte opere, campi cardine della paideia
di Senofonte. C’è il perì ippikes e l’ipparco, che è sulla cavalleria. Ci sono molti
scritti in questo periodo riguardanti l’educazione. Senofonte ha idea aristocratico-
tradizionale dell’educazione, Cavallo e caccia. Lui non è che non sapeva scrivere e
leggere e andava solo a cavallo, ma ribadisce importanza di educazione tradizionale
aristocratici ateniese.

E lo giudicavano anche nel campo delle attività militari il più desideroso di apprendere e il più
propenso ad esercitarsi, soprattutto l’arte del tiro con l’arco, e il lancio del giavellotto. E quando
arrivò all’età giusta era anche amante in massimo grado della caccia e anche davanti alle fiere
amante in massimo grado del rischio. Una volta, appunto, lui non si spaventò di fronte ad un’orsa
che lo aveva assalito, fu disarcionato, cadde da cavallo, ricevette delle ferite delle quali aveva
visibili le cicatrici e alla fine la uccise. E il primo che gli prestò soccorso fu considerato beato da
noi.

Nella ciropedia anche Ciro il Vecchio combatte con un orso. Paradisi, immensi
giardini o parchi dove animali feroci, palestra per aristocratici. Ciro si curava
personalmente di questo paradeisos.

Dopo che fu inviato dal padre come satrapo della Lidia, della grande Frigia e della Cappadocia, fu
nominato anche stratego di tutti i soldati ai quali spetta di radunarsi alla piana di Castolo (punto di
raccolta persiani). In primo luogo, mostrò che considerava in massimo grado di non dire nulla di
falso sia se facesse libagioni con qualcuno, sia che stipulasse un patto con qualcuno, sia se
promettesse qualcosa a qualcuno.

Questo tema ritorna alla fine dell’Anabasi perché usando una parola anacronistica è
uno speculum principis, ci dice come governare, rispettare i fatti. Stessi principi che
guidano l’azione di Ciro il giovane. Notare il tricolon, ei to, con piccola variazione
del ti nell’ultimo colon. Anche dopo cola brevi.

E infatti avevano fiducia in lui le città che si rivolgevano a lui e avevano fiducia i singoli uomini. e
se qualcuno era stato suo nemico, una volta che Ciro aveva concluso una pace con lui, aveva fiducia
che non avrebbe subito da lui nulla contro i patti.

Ciro viene presentato in una luce molto favorevole, ci sono ombre limitate ma molto
limitate. Vedremo confronto condotto da Senofonte stesso (perfetto comandante) con
Ciro e soprattutto gli altri comandanti greci. Comandanti greci uccisi da Tissaferne
non avevano tutte queste caratteristiche positive. Mentre Senofonte non sbaglia un
colpo, un certo Senofonte che non era niente nella spedizione e poi ne diventa la
guida.

20/04/2022

Abbiamo iniziato a leggere sezione molto particolare, che è una valutazione di Ciro il
giovane come potenziale re di Persia, mentre non lo è mai diventato. È necessario
introdurre tema dei rapporti col genere biografico, la Ciropedia, l’altra grande opera
di Senofonte è stata considera precursore del genere biografico. I rapporti con il
genere biografico sono chiamati in causa per diverse opere di Senofonte, sotto il
profilo specifico della autobiografia. In generale sempre qualche dubbio quando
vengono definiti i generi letterari in rapporto a generi che non esistono ancora.
Modernizzazione più palese è il romanzo, che è un termine tutt’altro che antico, i
romanzi venivano chiamati erotikà patemata. Attribuite spesso al genere biografico
opere che sono qualcos’altro. Il caso della Ciropedìa è tutto particolare, è stata trattata
in termini moderni, romanzo, romanzo biografico, biografia ideale, ma poco si è
capito delle opere di Senofonte che hanno uno statuto sperimentale, sono opere che
vanno esplorando dei territori non ancora esplorati della letteratura greca. Il rapporto
con la biografia, sia di Ciropedia che di questa sezione di Anabasi va considerato
criticamente. La biografia antica per noi è rappresentata prima di tutto da quella dei
peripatetici, scuola di Aristotele, es. vita di Euripide di Satiro e dalla biografia di un
grande autore, Plutarco. Teorizzazioni di questo genere le troviamo proprio in
Plutarco, poi anche nel X libro delle storie di Polibio, quando si distingue tra
biografia e bios. Abbiamo letto l’incipit sulla paideia e crescita di Ciro il giovane e
abbiamo visto anche come Ciro considerava la cosa più importante per lui non
mentire. Questo è un tema importante nell’Anabasi, perché lo stesso Ciro non ha mai
rivelato in realtà il vero scopo della sua spedizione all’interno dell’impero persiano.
Quindi nello stesso I libro in cui si racconta delle difficoltà di Clearco a convincere i
mercenari a non abbandonare la spedizione che temono sia contro Artaserse, è
abbastanza singolare che ci sia questa affermazione.
Il tema della menzogna politica è un tema di riflessione importante per Tucidide, in
una pagina famosa egli afferma che i politici, anche animati dalle migliori intenzioni
d’Atene sono costretti a mentire per far approvare le loro azioni. L’intera
comunicazione politica si basa sulla menzogna, nella stasis di Corcira si vede proprio
come la parola perde il suo significato nella manipolazione a cui sono sottoposti dai
politici.
Eravamo arrivati alla fine di 1,8 e riprendiamo da 1,9.

Perciò dopo che ebbe mosso guerra a Tissaferne tutte le città volontariamente scelsero Ciro in luogo
di Tissaferne ad eccezione della città di Mileto. Questi avevano paura di Ciro , perché non voleva
abbandonare gli esuli di Mileto.

Questa scelta di Ciro sembra confermare la totale affidabilità di cui si è parlato nelle
righe precedente. La scelta più importante era non mentire, sia che facesse un patto
etc., qui è dimostrato.

Ciro dimostrava con i fatti e affermava che non li avrebbe abbandonati, una volta che era diventato
loro amico, nonostante fossero diventati inferiori in numero e neanche se la loro situazione fosse
peggiorata.

Filos non era riferito alla sfera privata, ma aveva un valore istituzionale-politico. I
Filoi del sovrano sono i suoi più diretti collaboratori.

Si vedeva chiaramente (costruzione personale di faneròs + verbo eimì) che cercava di vincere sia se
qualcuno gli avesse fatto del bene o se gli avesse fatto del male. E riferivano una sua preghiera che
avrebbe pregato gli dèi di vivere finchè non avesse contraccambiato sia quelli che gli facevano del
bene sia quelli che gli facevano del male.

Nelle stesse note di Fiorenza Bevilacqua si fa riferimento ad altre opere di Senofonte,


alla Ciropedia, dove questa stessa idea viene attribuita a Ciro il vecchio e anche ai
memorabili di Senofonte, che presentano un ritratto di Socrate diverso da quello di
Platone. Anche su questo punto in Platone c’è una divergenza in Critone e
Repubblica. I due Socrati sono tra loro molto diversi: il Socrate di Senofonte sapienza
pratica, il Socrate di Platone è molto più sfaccettato che diventa portavoce di Platone.
Entrambi sono indistinguibili dai loro autori. Probabilmente se avessimo anche le
opere di altri autori su socrate scopriremmo altri Socrati.

E infatti moltissimi soltanto a quest’uomo tra i nostri contemporanei vollero affidare le loro
ricchezze, le città e la loro stessa vita.
Notare polisindeto, la retorica di Senofonte è piuttosto piana, si serve di questi
semplici strumenti dell’amplificazione, polisindeto, tricolon, talvolta associati tra
loro. Inflessibilità di Ciro rispetto ai malfattori:

non si potrebbe dire in alcun modo che permettesse ai malfattori e a chi commettesse ingiustizia di
deriderlo, ma li puniva nel modo più implacabile di tutti.

Vediamo in che modo Ciro esercitava la giustizia.

Spesso era possibile vedere nelle strade frequentate persone prive dei piedi, delle mani e degli
occhi.

Di nuovo tricolon in polisindeto per indicare le mutilazioni di cui erano oggetto i


malfattori. I commenti rimandano ad utilizzo persiano di mutilazione e stupefacente il
fatto che Senofonte non abbia mostrato indignazione nei confronti di queste
mutilazioni. L’ atteggiamento dei greci nei confronti di queste pratiche persiane
contrasterebbe con quello di Senofonte che si limita a prenderne atto. Nico perplesso,
bisogna prendere atto del contesto, il contesto di questo passo è un epainos, lode di
Ciro il giovane. È chiaro che in contesto encomiastico si possono insinuare delle
piccole crepe. Il fatto che la satrapia di Ciro abbondasse di mutilati è presentato in
modo neutro ma non poteva non presentare nei lettori di Senofonte qualche
perplessità.

Sicchè nella satrapia di Ciro accadeva che a Greci e Barbari fosse possibile muoversi liberamente se
non commettevano ingiustizie dove volevano portando con sé quello di cui avevano necessità.

L’ordine pubblico ha un prezzo molto alto nel racconto che fa Senofonte, sicuramente
ciò non lasciava indifferente lui che in altre circostanze dell’Anabasi si dimostra
molto legato al rispetto della vita dei soldati. Quando si trova tra le montagne e trova
soldato che stava per essere sepolto vivo. Regole del gioco, prevedono che si elogi
personaggio, famiglia, interessi, logoi.

Quelli che apparivano valorosi in guerra si riconosceva che lui li onorasse in modo particolare. E la
sua prima guerra fu quella contro i Pisidi e i Misi. Partecipando in prima persona alla spedizione,
quelli che vedeva desiderosi di affrontare i pericoli, li nominava governatori del territorio che
sottometteva e poi li onorava con altri doni.

Qui si vuole evidenziare che Ciro come il suo antenato Ciro il grande non demandava
ad altri le sue spedizioni militari (es. Dario con Dati) ma partecipava di persona.
La particolare generosità di Ciro è tutta funzionale all’esercizio del suo potere e
riflette bene in questo caso la descrizione che di Ciro il giovane fa nell’economico, in
cui si parla da gestione di oikos a quella del regno con esempio dei due Ciro,
mettendo in risalto la capacità di premiare chi ben amministra e viceversa di punire
chi non amministra bene. Questo è un altro punto importante, in opere
apparentemente così diverse il tema è sempre quello di gestione del potere,
amministrazione, spiegato con vari paradeigmata, sia dell’oikos sia del regno.
Senofonte non per questo aveva idee monarchico. Probabilmente era vicino ad
ambiente oligarchico, infatti lui rimase esule a Sparta. Chi detiene potere assoluto,
cioè il re è un esempio particolarmente utile perché è un esempio estremo. Tutta la
letteratura è fatta di esempi estremi, compresi gli eroi tragici. Lo stesso vale per i
sovrani, soprattutto sovrani persiani, che valgono come re dai propri sudditi, che
hanno un potere assoluto che nessuna polis greca, nemmeno Sparta ha mai avuto.
Senofonte continua,

sicchè i valorosi apparissero dotati della massima prosperità mentre i kakoi degni di essere loro
schiavi.

Qui agatoi e kakoi sono nella terminologia etica quasi arcaica, Teognidea, la nobiltà
per nascita in Teognide corrisponde alla nobiltà tout court. Kakoi plebei e
moralmente inferiore. Qui gli agatoi sono i buoni amministratori che seguono gli
ordini del re mentre i kakoi non sanno fare questo e sono degni di essere schiavi degli
agatoi.

Perciò aveva una grande abbondanza di persone che volevano affrontare i rischi purchè si pensasse
che Ciro se ne sarebbe accorto

Questo discorso va visto da due lati: dal lato di Ciro che ha comportamento di
particolare generosità verso gli agatoi e severità verso i kakoi. Collaboratori di Ciro
non fanno nient’altro che mettersi in mostra davanti ai satrapi.

Per quanto riguarda la giustizia, se gli sembrava che qualcuno volesse mettersi in mostra in questo
ambito faceva di tutto per renderli più ricchi di chi volevano arricchirsi in maniera ingiusta. E
dunque amministrava molte altre cose secondo giustizia e si potè avvalere di un vero esercito.

Dikaiosune è più un senso di giustizia interiore, mentre dike è qualcosa di più


oggettivo ed esterno. Anche causa, processo etc. è dike. Lessico che ruota intorno a
dike è presente come tutto il lessico etico. In questi passi il desiderio di guadagno è
qualcosa di negativo, profitto garantito spontaneamente da Ciro a chi si comportava
bene. Il vero esercito per Senofonte è quello dei greci, Ciro il giovane si avvaleva
anche di mercenari greci.

E infatti strateghi e locaghi (comandanti unità grandi e piccoli), i quali avevano navigato da lui x
arricchirsi capirono che era più vantaggioso comandare bene per Ciro rispetto al guadagno mensile
(paga del mercenario). Ma se qualcuno eseguiva bene i suoi ordini non permetteva mai che
l’impegno di questi suoi subordinati rimanesse senza ricompensa.

Idea della caris è molto importante per i greci, idea della reciprocità, libro di Siford
importante per questo concetto. Tutto il vocabolario dell’ordinare e obbedire.

E perciò appunto si diceva che Ciro avesse i migliori collaboratori per ogni azione. Se vedeva che
qualcuno era un abile amministratore su base giusta e che predisponeva la regione che governava e
ne otteneva delle entrate non gli toglieva il comando ma gli dava cariche ancora maggiori, sicchè
faticavano con piacere e possedevano ricchezze con tranquillità e nessuno nascondeva a Ciro quello
che guadagnava.

Ritratto idilliaco di rapporti tra Ciro e i suoi subordinati, rientra nello schema
dell’economico in cui il buon amministratore dell’oikos deve avere questo tipo di
rapporto con i subordinati. Tricolon in questo caso accentuato dal parallelismo di
posizione del verbo. Ultimo colon un po' più lungo con una relativa al suo interno.
L’ultimo colon non ha avverbio che qualifica il verbo.

E infatti non si dimostrava invidioso nei confronti dei ricchi che mostravano la loro ricchezza ma
cercava di servirsi dei beni di quelli che la nascondevano. Gli amici, tutti quelli che lui si procurava,
quelli che giudicava ben disposti e capaci collaboratori in quello che lui voleva realizzare, è
ammesso da tutti che fosse il migliore a prendersene cura. E appunto per lo stesso motivo per cui lui
pensava di aver bisogno di amici, per avere dei collaboratori, anche lui cercava di essere un buon
collaboratore per tutto ciò che gli amici desideravano compiere.

Anche qui concetto di reciprocità, Ciro vuole una capacità dai filoi ma lui stesso è il
migliore collaboratore

Riceveva moltissimi doni quanti altri mai per le più varie ragioni: ma più di ogni altro dava doni ai
suoi amici, guardando al carattere di ciascuno e guardando dove vedesse che ciascuno avesse
necessità.

Questa attenzione individuale nei confronti dei filoi è sottolineata da iterazione di


ekaston, verbo scopòn indica non solo vedere ma guardare con attenzione. Ciro era
particolarmente attento alle esigenze dei filoi.

Tutti i doni che venivano inviati a lui, rivolti o all’uso in guerra o come ornamento, ricordano che
lui dicesse riguardo a questi che il suo corpo non poteva essere adornato da tutti questi oggetti ma
dei filoi ben adorni erano il migliore ornamento per un uomo.

Kosmon, notare, qui si fa riferimento a due specie di doni, le armi e i gioielli, vesti
pregiati etc. qui il migliore ornamento per uomo di potere è essere circondato da
uomini ben vestiti. Questa idea si ripresenta nel III libro. Senofonte dopo la crisi si
presenta all’assemblea di mercenari greci e dice che se voleva morire o vincere, in
entrambi casi con armatura splendente. Questi elementi già in presentazione di Ciro il
grande.

E il fatto che vincesse molto gli amici nel beneficarli non c’è nulla di straordinario dal momento che
lui era il più potente, ma il fatto che li superasse nella premura e nel desiderio di compiacerli, questo
mi sembra veramente degno di ammirazioni.

Qui giudizio diretto, non comune né qui né nelle elleniche. Nell’Anabasi ciò è
particolare perché è scritta in terza persona. All’inizio del III libro delle Elleniche si
riassume l'Anabasi e si attribuisce l’opera a Temistogene di Siracusa, quasi
sicuramente pseudonimo.
E Ciro mandava spesso mezze anfore di vino quando ne riceveva uno particolarmente dolce dicendo
che era tanto che non gli capitava un vino tanto dolce. Questo dunque l’ha mandato Ciro e chiede di
condividerlo con chi ami di più. Spesso mandava oche mangiate a metà e mezzi pani e altre cose del
genere, comandando che quello che le inviasse aggiungesse ( su un biglietto ) ciro ha gradito queste
pietanze e spera che anche tu le possa apprezzare.

Uso di condividere mandando mezze anfore è particolarmente sottolineato da


Senofonte. Questa cosa non doveva essere considerata strana all’epoca, anche ad
Agesilao veniva attribuito simile comportamenti.

E quando il foraggio era scarso ma lui era in grado di procurarsene per il fatto di avere molti
servitori e per la sua premura, mandandolo ai filoi ordinava che lo dessero ai cavalli che portavano
le loro persone perché non trasportassero i suoi filoi affamati (cura esagerata, si preoccupa
addirittura dei cavalli). E se viaggiava e moltissimi desideravano vederlo, chiamando gli amici
conversava con loro per far vedere quelli che lui onorava. Sicchè io da quel che sento giudico che
nessuno è stato amato da più persone né tra i greci né tra i barbari. E la dimostrazione di questo è la
seguente: che dalla parte di Ciro, pur essendo schiavo, nessuno se ne andò dal re, ad eccezione di
quello che tentò di fare Oronta- e anche questo si accorse che quello che lui pensava di avere come
suo fedele era in realtà più amico di Ciro che di lui, mentre dalla parte del re molti se ne andarono
da Ciro quando i due divennero nemici tra di loro.

Relativamente raro giudizio diretto. Oronta fuggì. Idea che i persiani sono tutti
schiavi ad eccezione del re, questo viene ribadito soprattutto in questa circostanza,
forza di attrazione di Ciro era superiore rispetto a quella del fratello che era il re in
carica. Si riferisce alla persona che Oronta manda per cercare di salvarsi in qualche
modo ma che va subito a denunciarlo da Ciro invece che andare a chiedere aiuto ad
Artaserse. Motivazione:

e furono soprattutto quelli che avevano una grande autostima, pensando che stando dalla parte di
Ciro e dimostrandosi agatoi avrebbero ottenuto maggiori onori che non da parte del re.

Poi c’è il mega tekmerion, all’inizio di 30, la prova più grande di quello che ha detto:

e la prova più grande del fatto che lui era valoroso ed era capace di giudicare correttamente i fedeli,
i leali e chi era affidabile, è quello che avvenne al momento della sua morte.

Questo fatto che il momento della morte è il momento decisivo lo troviamo ad


esempio nei racconti che Solone fa a Creso, l’eudamonia si può attribuire ad una
persona solo quando essa è morta, soprattutto quando quella persona è affidabile.
tekmerion termine del linguaggio giudiziario, sappiamo che non esiste un linguaggio
giudiziario specifico nell’antichità. Lessico della storiografia lo stesso, come si
ricostruisce un caso processuale si ricostruisce il passato. in storiografia sono
frequenti queste parole quando si vuole dare una dimostrazione oppure quando si
cercano prove e indizi per ricostruire il passato più antico, come nel caso
dell’arcaiologhia di Tucidide, storiografia di tipo indiziario. Vediamo di nuovo
tricolon in omeoteleuto e con la congiunzione.

Quando morì tutti i filoi che erano intorno a lui e i suoi commensali morirono combattendo per lui
ad eccezione di Aieo, costui si trovava schierato sull’ala sinistra comandando la cavalleria: quando
si accorse che Ciro era caduto scappò con tutto il contingente che lui comandava.

Qui finisce il singolare ritratto di Ciro che occupa il cap.9 del primo libro delle
Anabasi, lo possiamo confrontare con altre opere del genere dell’epainos, si può
confrontare con l’Evagora di Isocrate, encomio del re di Salamina di Cipro, si può
confrontare in maniera sommaria con altre opere del genere encomio, opere in cui tra
l’altro Isocrate esplora il confine tra apologia ed encomio. A questo punto passiamo
al libro II, parte in cui sono proposti altri ritratti, sempre di personaggi al momento o
prima della morte, come è il caso di Ciro. Qui sono 5 strateghi condotti con inganno
nella tenda di Tissaferne, poi uccisi insieme a 20 locaghi lasciando decapitato
l’esercito di mercenari greci e aprendo la strada a Senofonte che emergerà più avanti
nel corso del III libro, quando esercito greco non sapeva più a chi affidarsi e arriva lui
uomo della provvidenza. Ovviamente è un caso di autocelebrazione.
In 2,6 abbiamo ritratti particolari di tre strateghi, Clearco, Prosseno e Menone, gli
ultimi due appena abbozzati, ma i primi tre sono interessanti. Clearco personaggio
centrale del I libro dell’Anabasi, e fino a questo punto.

Gli strateghi, catturati in questo modo furono portati dal re e morirono per taglio della testa.

Nei commenti troviamo il fatto che Parisatide tra i due figli, Artaserse e Ciro
preferiva Ciro. Nella vita di Artaserse si dice che Parisatide riuscì a salvare la vita di
Clearco ma Artaserse non lo fece e sembra che dalle fonti Menone che era il più
infido del gruppo se la cavò.

Clearco era quello che a giudizio di tutti quelli che l’avevano conosciuto era considerato un uomo
bellicoso e amante della guerra all’estremo. E finchè c’era la guerra tra i lacedemoni e gli ateniesi
lui rimase a Sparta e dopo che venne la pace convinse la sua città che i Traci commettevano torti nei
confronti dei greci e si diede da fare per quanto poteva con gli efori e navigò per combattere con i
Traci che si trovavano al di là del Chersoneso e di Perinto.

Questa formulazione ricorda quella dei memorabili, dove si dice che tutti quelli che
avevano conosciuto Socrate lo riconoscessero come l’uomo più utile agli amici. Si
traccia un po' il ritratto della vita di Clearco. Clearco viene dipinto come uomo che
vive per la guerra e la condizione di pace non lo soddisfa per niente, cerca di trovare
un comando militare con la motivazione per cui i Traci avrebbero commesso
ingiustizia nei confronti delle colonie greche dell’area. Il re di Lidia è il primo che
commette ingiustizia nei confronti dei greci.

Quando lui era già fuori gli efori cambiando idea cercano di farlo tornare indietro dall’istmo di
Corinto, ma lui non dà retta agli efori e se ne andò per mare in direzione dell’Ellesponto.
Che gli efori cambino idea nei confronti di una spedizione contro i traci è
ragionevole, pensiamo all’episodio di Erodoto con Aristagora di Mileto che cerca di
convincere il re di Sparta a fare spedizione contro la persia e non riesce a convincerlo
x distanza (l’hai detto 80 volte NICOOOO). Il fatto che gli efori poi tornino sui loro
passi non stupì per niente.

E in seguito a questo fu condannato a morte dalle autorità di Sparta per insubordinazione e appunto
quando era ormai esule si recò da Ciro e con quali discorsi convince Ciro è stato scritto da un'altra
parte: comunque Ciro gli dà diecimila dàrici.

Anche il fatto di questa cosa degli scritti è comune, fare delle promesse di
pubblicazione poi non mantenute. I darici sono le monete persiane.

Lui li prese ma non si diede all’ozio ma con queste ricchezze colse un esercito che fece guerra ai
traci, li vinse in battaglia e in seguito a questo devastò le terre dei traci finchè Ciro non richiese
l’esercito.

Questa idea che Clearco avrebbe potuto darsi all’ozio con le ricchezze di ciro è per
sottolineare carattere amante della guerra ma Ciro diede le risorse per uno scopo
preciso, questa spedizione contro i Traci serviva per allenamento e preparazione per
spedizione che Ciro aveva in mente contro il fratello.

Allora partì per combattere insieme a Ciro. Queste mi sembrano azioni di un uomo amante della
guerra, il quale essendo possibile starsene in pace senza alcuna vergogna e danno sceglie di fare la
guerra, essendogli possibile stare in ozio vuole invece faticare pur di combattere, essendogli
possibile di possedere ricchezze senza pericolo sceglie di averne di meno combattendo.

Tricolon exon, exon, exon chiuso sempre da parole che fanno riferimento alla guerra.
Anche in questo caso moi dokei indica opinione dell’autore, che giudica personaggio
ossessionato guerrafondaio.

Ma quello come qualcun altro lo faceva per i propri amanti o altri piaceri, voleva spendere per la
guerra. Era così amante della guerra, dunque appariva sempre abile nel fare guerra perché appunto
era amante del pericolo e di giorno e di notte era alla testa dei soldati e contro i nemici ed era
prudente nei pericoli come quelli che erano stati presenti accanto a lui riconoscevano tutti in ogni
circostanza.

Clearco viene descritto in questo modo come amante della guerra, è una figura un po'
particolare, una parte degli studi su Senofonte insistono sul fatto che anche Clearco
sarebbe l’immagine dell’Ideal Leader, ma non è così, l’unico sarebbe Senofonte. C’è
chi, come Ciro il Giovane, vi si avvicina, ma Clearco ha delle caratteristiche che lo
allontanano da Ideal leader.

27/04/2022
Clearco, ruolo molto importante nei primi due libri dell’anabasi, ruolo che ci fa
riflettere, non valutazione del tutto positiva. Prima del ritratto che Senofonte ne dà
egli viene mostrato in azione e complementare dell’azione, oratore. I mercenari greci
non si rendono conto di andare incontro a spedizione molto pericolosa. Utilizza un
campionario di astuzie, strategie di idea della walking city, città in marcia, si
riconduce tutto a dinamica di democrazia ateniese. Si è pensato per un periodo a
Senofonte sempre proiettato nella dimensione di Atene, ma l’anabasi è stata scritta
fuori di Atene e se andiamo a vedere in maniera sinottica opera di Senofonte,
vengono proposte diversi tipi di potere, quello dello spartano Agesilao, dei persiani e
così via. Il meccanismo paradigmatico funziona così, meros pros meros, parte con
parte, si prende una vicenda principale, la si mette a confronto con un’altra vicenda
che può avere anche scarti molto forti. Clitemnestra, tre paradigmi, nessuno si
sovrappone alla sua storia in modo perfetto. In Senofonte scarto è decisivo perché un
exemplum o paradeigma funzioni. Una persona guarda uno spettacolo e amplia le
proprie conoscenze, è portato verso spazi diverse. Senofonte fa vedere come
funzionano le dinamiche del potere, in Persia, a Sparta, a Siracusa, in un esercito
mercenario, non sovrapponibili anche se dinamiche di assemblea può essere simile.
Clearco è uno strano spartano, perché si avvale della forza della sua retorica e sfrutta
a proprio vantaggio la dinamica dell’assemblea dei soldati. C’è spartano e spartano,
poi c’è Chirisofo, imperatoria brevitas, riflette ethos spartano. Personaggi hanno
ciascuno una propria individualità, in quell’epoca è forte interesse per ethos
individuale. Clearco viene prima mostrato in azione e nell’atto di parlare, poi ritratto
a due facce, abile ad esercitare il comando ma non capace di mantenere la collera.
Tema della collera è molto importanti, tanti studi a proposito. Moda di studiare le
emozioni nel mondo antico.

Era a tal punto amante della guerra e a tal punto bellicoso, dal momento che era amante del pericolo
ed era intelligente nelle situazioni pericolose, come sono d’accordo tutti quelli nelle situazioni.

Notiamo in questo passo (tradotto in lezione precedente) bellissima triplice


allitterazione parontes pantakou pantes, anche insieme a figura etimologica

Si diceva che fosse in massimo grado adatto a comandare proprio sulla base di questo carattere che
aveva. Più di ogni altro era capace di preoccuparsi affinchè il suo esercito avesse le vettovaglie e a
procurarle.

I commentatori notano che Clearco armosta a Bisanzio per preoccuparsi del cibo per i
soldati aveva fatto morire donne e bambini della città, interessato solo alla guerra.
Questo tema di approvvigionamenti capitale nella guerra antica e nella sua
narrazione. Immaginiamo eserciti antichi a mesi di distanza da madrepatria con
difficoltà di portare con sé numeri alti di soldati. Esercito alle dipendenze di Ciro il
giovane, parte persiana era di circa 100.000 persone.
Ed era capace anche di imprimere nei presenti che bisognava obbedire a Clearco, e questo lo faceva
essendo kalepos (severo). Infatti, era a vedersi truce e aspro nella voce e puniva con violenza e a
volte con ira, sicchè ci sono dei casi in cui se ne pentiva. E puniva con un’intenzione precisa,
pensava che un esercito senza punizioni non avesse alcuna utilità. Dicevano che dicesse che i
soldati dovevano aver paura più del comandante che dei nemici. Se dovevano rispettare i turni di
guardia, tenersi lontano dagli amici o andare senza esitazione verso il nemico.

Quando esercito in marcia per procurarsi il bottino poteva fare razzie, ma questo
poteva dare problemi. Dovevano imparare ad astenersi da azioni di questo genere
soprattutto da popolazioni amiche.

Nelle situazioni di pericolo volevano ascoltarlo in massimo grado e i soldati non gli preferivano
nessun altro. E infatti il suo carattere truce allora dicevano che tra gli altri volti apparisse come
risplendere e la sua durezza sembrava essere un segno della sua forza nei confronti dei nemici,
sicchè appariva come soterion (portatore di salvezza) e non come irascibile. Ma quando erano fuori
pericolo ed era loro possibile andarsene da altri comandanti molti lo abbandonavano: non aveva
niente di gradevole ma era sempre irascibile e crudele, cosicchè i soldati avevano nei suoi confronti
atteggiamento dei bambini nei confronti del maestro. E non aveva mai chi lo seguisse per amicizia o
benevolenza. Dunque tutti quelli che erano schierati sotto di lui, o inviati da una città o dal bisogno
o costretti da qualche altra necessità, di questi si serviva come se dovessero obbedirgli in maniera
integrale.

Gli astratti li abbiamo visti come caratteristici dello stile di Tucidide, ma sono
presenti anche in Senofonte.

Ma dopo che cominciavano con lui a sconfiggere i nemici, erano molti gli elementi che rendevano
utili i soldati che stavano con lui. Questi soldati nei confronti dei nemici erano coraggiosi e il timore
delle punizioni da parte sua li rendeva ben disciplinati.
Era un comandante di questo tipo: si diceva che non volesse affatto essere comandato da altri.
Quando morì aveva circa 50 anni.

Idea che comandante dovesse saper comandare ma anche obbedire si trova spesso in
opere di Senofonte, Clearco comandante a metà, di contro a chi trova in Clearco il
modello. Vediamo ora il ritratto di Prosseno, amico di Senofonte, che gli aveva
mandato una lettera chiedendo di raggiungerlo presso Ciro per partecipare alla
spedizione.

Prosseno il beota fin da ragazzo desiderava di diventare un uomo capace di fare grandi cose, e per
questo desiderio diede a Gorgia di Lentini del denaro.

Lui era allievo di Gorgia, sappiamo che egli si faceva pagare tanto dai suoi discepoli.
Sappiamo da Platone che insegnamento retribuito era oggetto di polemica, introdotto
da personaggi spesso non ateniesi, Gorgia siciliano, personaggi non ateniesi che in
varia maniera esercitano il loro insegnamento ad Atene. Sappiamo qualcosa di ciò
proprio grazie a corpus platonico. Fedro vorrebbe costringere Socrate ad ascoltare la
propria interpretazione del discorso. Ma Socrate vede il rotolo sotto il mantello e dice
“eh no, caro Fedro, io voglio ascoltare il vero discorso di Lisia”. Formulazioni
ricordano molto da vicino quello che usa Tucidide a proposito dei discorsi, è il senso
generale per sommi capi. Socrate costringe Fedro a leggere, dopo di che propone
proprio discorso, ma si vergogna di fare il sofista, sta a capo coperto. Solo dopo aver
avuto ispirazione divina si scopre il capo. La tecnica di insegnamento era di discorsi
contrapposti, molto popolare. Isocrate allude a questa tecnica quando polemizza con
gli eristici, ad esempio nell’encomio di Elena. Altre scene interessanti in Panatenaico,
dove inizia con lungo proemio in cui parla delle sue opere, di quanto è bravo lui. Poi
afferma di volersi difendere da calunnie di certi sofistai. Come esempio recita un
encomio di Atene e dice di avere qualche incertezza su quello che aveva detto su
Sparta. Epainos è rivolto a Isocrate stesso, intreccio tra lode ad Atene e quella ad
Isocrate stesso. Legge con 4 alunni il discorso, e sceglie di chiamare un discepolo che
è stato attivo negli anni dell’oligarchia. Di recente Nico ha parlato di Fedro e
panatenaico mettendoli a confronto, Isocrate assorbe il logos socraticos. Quando fu
scritto il Fedro Isocrate aveva già 66 anni. Tecniche di insegnamento: discorsi
contrapposti, riproposizione di un discorso memorizzato, imitazione del maestro e
discussione di quello che il maestro aveva scritto. Isocrate secondo la tradizione era
stato allievo di Gorgia, protagonista di dialogo platonico del tutto respingente la
retorica. In Platone non c’è un sistema filosofico, dialogo è come singolo dramma.
Perché si andava da un maestro? Egli desiderava essere un uomo degno di fare grandi
cose.

Ma dopo che lo ebbe frequentato pensando ormai di essere capace sia di comandare sia, diventando
amico dei personaggi in vista di non essere vinto nel beneficarli si recò a questa impresa insieme a
Cira. E pensava che avrebbe acquisito grazie a questa impresa grande fama, grande potenza e molte
ricchezze. Pur desiderando molto fortemente queste cose era chiaro che non avrebbe voluto ottenere
nessuna di queste cose con l’ingiustizia ma pensava di doverle ottenere con la giustizia e l’onestà
ma non senza questi requisiti. Era capace di comandare sulle persone moralmente ineccepibili ma
non era capace di incutere rispetto nei suoi soldati né paura, ma si vergognava più lui dei suoi
soldati di quanto loro si vergognassero di lui.

Tricolon, megales in poliptoto, parallelismo. Questo è amico di Senofonte, pensa se


fosse stato uno che gli era antipatico, ritàratto di questo personaggio abbastanza
impietoso. Sulla base di tanti insegnamenti di Gorgia si sentiva in grado di arkein.
Evergete, tanti personaggi importanti avranno questo titolo. Buon ritratto, ma il
povero Prosseno non era in grado di guidare un esercito di mercenari, non erano
boyscout  erano persone che venivano da tutto il mondo greco, a volte esuli,
personaggi improbabili. Notare lessico etico, tipico della civiltà di vergogna ma qui
in contesto diverso.

Ed era evidente che temeva di più Prosseno di essere odiato dai soldati che non i soldati di mostrarsi
poco affidabili nei suoi confronti. Pensava che fosse sufficiente per essere un buon comandante e
apparire tale lodare chi si comportava bene e non lodare chi commetteva ingiustizia. Perciò le
persone in tutto e per tutto per bene tra quelli che erano con lui erano benevoli e affezionati a lui,
mentre i disonesti tramavano contro di lui perché lo ritenevano manipolabile. Quando morì aveva
30 anni.
Proposizioni in asindeto, epainein ripetuto, struttura di parallelismo, variante di
arkein.
Questo è il secondo ritratto, personaggio di qualità morale ma inadatto al comando.

Terzo ritratto è quello che si potrebbe definire un panurgos, un mascalzone integrale.


Menone, tessalo, presentato così.

Menone il tessalo era chiaro che desiderava la ricchezza, voleva comandare per avere di più,
desiderava essere onorato per guadagnare di più. Voleva essere amico alle persone potenti, perché
commettendo ingiustizia non pagasse il fio. Per realizzare quello che desiderava pensava che la
strada più veloce fosse quella che passava per spergiuro, menzogna e inganno. L’essere semplice e
sincero lo considerava equivalente alla stupidità. Ed era chiaro che non amava nessuno, e se diceva
di essere amico di qualcuno era chiaro che stava tramando contro di lui. E non derideva nessun
nemico, ma di quelli che stavano con lui parlava sempre come se li stesse prendendo in giro. E non
tramava per i beni dei nemici, ma pensava che fosse difficile prendere i beni di persone che stavano
in guardia, mentre pensava di essere l’unico a sapere che è facilissimo prendere incustoditi i beni
degli amici, e tutti quelli che lui notava essere spergiuri e delinquenti, di questi aveva paura come
persone ben armate, mentre cercava di servirsi delle persone corrette e che esercitavano la verità,
considerandoli come dei vigliacchi, come altre persone si vantano della loro sincerità, della loro
pietà religiosa, della loro giustizia, così menone si vantava della capacità di ingannare, di plasmare
menzogne e di prendersi gioco degli amici. Chi non è un mascalzone lo considerava nella categoria
di chi non ha posseduto un’istruzione.

Notare tre cola in variazione, il primo non specificato, il secondo specificato, il terzo
è specificato. Triplice anafora di epitumon in inizio di colon e terminologia,
l’epitumia è fortemente rimarcata, come il kerdos. Figura etimologica adikon diken.
Desiderio di essere amico dei potenti anche qui, ma Prosseno era ingenuo anche in
questo, Menone proprio per nulla. Menone non più personaggio in bianco e nero, ma
integralmente negativo. Allitterazione della e. qui ritornano i concetti di exapatan e
capacità di mentire e prendersi gioco degli amici. Isocrate diceva che la vera paideia è
comportarsi correttamente con il prossimo, essere leggero con gli altri. È
essenzialmente etica. La paideia è la formazione della persona. Oggi se ne parla ma
tema di facciata, per Isocrate l’unico in grado di formare le persone era lui stesso,
questo è il suo modo di presentarsi.

Se lui voleva primeggiare in amicizia presso qualcuno pensava di ottenere questo risultato
calunniando le persone importanti. E lui si dava da fare per ottenere l’obbedienza dei soldati
commettendo ingiustizie insieme a loro. E lui riteneva giusto essere onorato e apprezzato
dimostrando che lui era capace di commettere ingiustizie in massimo grado. E lui quando qualcuno
lo abbandonava gli ricordava questo beneficio perché pur essendosi servito di lui non lo aveva
ucciso. Ed è possibile dire molte falsità riguardo lui per la sfera privata, ma quello che tutti sanno è
questo: quando era ancora molto giovane ottenne da Aristippo di essere comandante dei mercenari
ed era ancora molto giovane quando divenne intimo di Aireo che era un barbaro al quale piacevano
i bei ragazzi e lui stesso quando era ancora imberbe aveva come amato un certo Taipa che aveva la
barba lunga.

No moralismo contro omosessualità ma concedendosi ad Aristippo ottiene una carica.


Aireo era un barbaro, mentre nel terzo caso invertito rapporto tra erastes ed
eromenon, non ci può essere alcun rapporto paideutico. Questo personaggio è privo
di scrupoli nei risultati e sovvertiva addirittura i rapporti considerati normali. Contro
Dimarco di Eschine, personaggio indegno di cariche perché si è prostituito.

Ma quando gli altri strateghi morirono poiché avevano marciato contro il re insieme a Ciro, avendo
fatto le stesse cose lui non morì, ma dopo la morte degli altri morì punito dal re, non come Clearco e
gli altri strateghi per taglio della testa che sembra essere forma più veloce di morte, ma si dice che
fu torturato per un anno e morì come un mascalzone. Morirono anche Agia d’Arcade e Socrate.
Questi due nessuno li derideva come vigliacchi in guerra né aveva da biasimarli per il loro
comportamento nei confronti degli amici. Entrambi avevano circa 35 anni.

Questi due personaggi brevi ritratti positivi ma più importanti i tre lunghi: Clearco sa
arkein, Prosseno no, Menone è un integrale delinquente.

Terzo libro, si apre con uno di questi sommari che troviamo all’inizio di ogni capitolo
dell’opera (letto in italiano da nico). Alcuni studiosi pensano sommario composti
successivamente. Autori antichi utilizzavano pochi paratesti, quindi possibile che
sono stati messi dopo, ma sono in tutti i libri. Situazione di difficoltà in cui si trovano
i soldati greci.

Dopo che gli strateghi erano stati catturati e anche coloro che li avevano seguiti tra i locaghi e i
soldati erano morti, i greci erano in una situazione di grande difficoltà, pensando di essere alle porte
del re e che tutto intorno a loro c’erano molti popoli e città nemiche, non c’era nessuno che gli
fornisse un mercato, ed erano distanti dalla Grecia almeno 10.000 stadi, non c’ era guida per il loro
cammino e fiumi insuperabili li bloccavano nella marcia verso casa, li avevano traditi i barbari che
avevano compiuto la spedizione verso l’interno insieme a Ciro, erano stati lasciati soli, non avevano
una cavalleria alleata, così era chiaro che se avessero vinto non avrebbero ucciso neppure un
nemico, se fossero stati sconfitti nessuno sarebbe rimasto vivo.

Questa espressione alle porte del re usato nella Ciropedia per parlare di giovani che
studiavano a palazzo. Questione della cavalleria, che riemergerà più in là in terzo
libro dell’anabasi, Senofonte proporrà piccolo corpo di cavalleria per contrastare
imboscate di persiani. Congeries, tutti i motivi che determinano l’aporia dei greci,
tutti motivi che ritorneranno più in là, le guide mancanti, i fiumi che non si possono
guadare, distanza dalla grecia. Idea topica di assenza di cavalleria che impedisce di
inseguire nemici e ucciderli e di fuggire invece in caso di attacco. L’abbiamo ad
esempio ritrovata nell’epitafio di Lisia, dove le Amazzoni sono in grado di inseguire i
nemici e fuggire davanti a loro in caso di necessità.

Pensando a queste cose e in una situazione di scoraggiamento pochi di loro a sera gustarono del
cibo, pochi di loro accesero il fuoco, molti non andarono in questa notte all’accampamento, ma si
riposarono dove ciascuno si trovava, non potendo dormire per il dolore e il desiderio della patria,
genitori, mogli figli che pensavano di non rivedere mai più. Così stando in questa situazione tutti
passarono la notte.
Situazione dell’esercito greco, a questo punto emerge come deus ex machina
Senofonte, che compare molto poco nell’anabasi fino ad allora. Lui finora non aveva
avuto alcun ruolo. Viene dipinto per negazioni:

C’era nell’ esercito un certo Senofonte di Atene, il quale accompagnava la spedizione senza essere
né stratega né locago né soldato ma lo aveva mandato a chiamare Prosseno da casa, che era legato
con lui da antichi vincoli di ospitalità. Gli prometteva se fosse andato con lui di renderlo amico di
Ciro, che lui diceva di considerare più importante della patria stessa.

Senofonte viene presentato attraverso tre negazioni, tricolon. Idea di Prosseno di


diventare amico di persone importanti con scambio reciproco. notte di paura, di
attesa, comuni negli storici antichi e moderni. La notte di angoscia in attesa degli esiti
di una vicenda non può essere considerata una scena tipica. Gli storici utilizzano
modello a matrice, sulla base delle scene omeriche ne elaborano altre. Questo è in
qualche modo un nuovo modello di scena che diventa tipica in questa situazione.
Senofonte emerge subito dopo che sono stati delineati ritratti non esaltanti di strateghi
uccisi. È stato messo in risalto il fatto che il destino di comandanti uccisi da
Tissaferne nell’agguato non viene richiamato in successivi rapporti greci-persiani,
come se non fosse successo nulla. Subito dopo inizia scenetta che troverebbe un buon
posto nei memorabili, opera socratica, sovrapposizione grandissime tra opera
socratica e opera storica.

2/05/2022

Aporia, linguaggio comune nelle storie sull’inizio dell’evoluzione umana e anche in


racconti di eroi che sono assistiti da divinità che appaiono loro. Queste due tipologie
di racconti furono chiamate storypattern, per indicare aggregazione di più scene
tipiche in complesso narrativo più amplio. È interessante che usino questa
terminologia perché vedremo come tutta questa sezione sia costruita su modelli
omerici. Altro punto che segnalano i commentatori è il racconto tucidideo della
disfatta ateniese in Sicilia nei libri VI-VII. dove il termine aporia è molto frequente.
un conto sono ipotesti, ipotesti omerico qui fortemente presente, ma in una situa di
difficoltà “aporia” compare, non per questo bisogna fare legami intertestuali. Ipotesto
dove c’è un rapporto di necessità, in altri casi si tratta di intertestualità per così dire
naturale. I due storypattern messi in risalto qui sono in realtà un po' diversi tra loro. Il
primo forse è meno legato alla situa qui presentata, lo storypattern dell’evoluzione
dell’umanità è un po' lontano rispetto a situa presentata da Senofonte. Quello che
condivide è commento relativo a terminologia, ellenes, ellas. Ellas non è la Grecia,
noi siamo abituati a ragionare in termini di nazione ma non esisteva la nazione greca.
La notte di angoscia narrata lascia il posto alla presentazione di Senofonte stesso.
Senofonte ostenta il fatto che non è un soldato mercenario, egli si era avventurato per
conoscere Ciro sull’onda dell’entusiasmo di Prosseno, non aveva un ruolo preciso. Su
questo punto viene richiamato passo dell’iliade dove era presentato un personaggio
simile, un certo Dares. Avrà voluto utilizzare formulazione che richiamava passi
omerici? No, perché questa formulazione era usata per personaggi minori che
finiscono male. Più adatto Erodoto 7,143, presentazione di Temistocle prima di
Salamina. Che cosa si può ricavare da un caso del genere? Per Erodoto memoria della
lingua omerica, che può essere evocata deliberatamente ma spesso entra proprio a far
parte della lingua. È chiaro che il testo si può capire anche senza conoscere ipotesto
omerico, ma con esso si arricchisce di significati, pesa di più. l’intertestualità è un
modo moderno per dire cose che si sono sempre fatte, cercare i modelli, il rischio è
trovare paralleli ad cazzum . Il rischio di vecchi commenti era quello di loci
paralleli ovunque, questo lo si fa sempre tra testi che abbiamo ancora, che sono
minimi.
Rapporto di xenìa con prosseno, può indicare rapporto di xenìa tra le famiglie o che si
è sviluppato quando entrambi si trovavano ad Atene. Queste forse erano parole
contenute nella lettera di Prosseno a Senofonte.

Senofonte dopo aver letto la lettera si consulta con Socrate di Atene sulla spedizione. E Socrate
sospettando che il fatto di essere amico di Ciro l’avrebbe reso sospetto da parte della città, dal
momento che sembrava che Ciro avrebbe combattuto con zelo a fianco dei lacedemoni contro
Atene, consiglia a Senofonte ad andare a Delfi e consultare il dio riguardo la spedizione.

Mentoi indica che l’invito di Prosseno non è l’intera storia di decisione di Senofonte
di unirsi a Ciro, non è puramente temporale. La Bevilacqua traduce dunque. Quale
peso dargli? Difficile da risolverlo. I commenti mettono in risalto che Senofonte è
alquanto cauto, dalle Elleniche sappiamo che Ciro, satrapo di Lidia cominciò subito
ad aiutare gli spartani. Che collegamento c’è con vicenda dell’esilio da Atene, di cui
parla il 7 libro? La Bevilacqua nega che ci sia connessione, perché Atene all’epoca
dell’esilio era sotto influenza di Sparta, che non avrebbe permesso l’esilio. A esilio ci
si riferisce in 5 e 7 libro, punto che emerge, è chiaro che condanna di Senofonte è un
problema storico. Il verbo anaxoinutai riferito prima a Socrate è poi riferito
all’oracolo, sullo stesso piano. Si parla di o teos, legato forse a un Socrate che non
credeva in tante divinià con un nome. Oti edokei o Kuros sembra voler alleggerire le
accuse a Senofonte e Socrate.

Senofonte va a Delfi e chiede ad Apollo sacrificando e pregando quale dio egli avrebbe percorso nel
modo migliore la strada del viaggio a cui pensava e dopo aver ottenuto un successo egli potesse
tornare in patria sano. E appunto Apollo emise il suo responso e disse a quali divinità doveva
sacrificare. Una volta tornato indietro riferisce l’oracolo a Socrate, Socrate lo ascolta e lo accusa di
non aver in primo luogo chiesto se fosse meglio per lui partire per la spedizione o rimanere, ma lui
che aveva già deciso che doveva partire gli aveva chiesto come dovesse fare il viaggio nel modo
migliore. “dal momento che hai fatto quella richiesta in questo modo bisogna fare tutto quello che il
dio ha ordinato”

La domanda di Senofonte non è quella suggerita da Socrate, perché nella sua


domanda la decisione era già stata presa. Così come Oreste nell’Elettra chiede ad
Apollo non se deve vendicarsi ma come deve vendicarsi. Qui è stato messo in risalto
il tema di religiosità di Senofonte, che appare sempre devoto nell’anabasi. Si rivolge
sempre al personale specializzato . Un uomo che si vuole presentare come religioso
e poi pone al dio un quesito sbagliato sembra un paraculo . In realtà religiosità
diversa dalla nostra, in cui il rapporto con divinità anche dotato di aspetti conflittuali.
Il discorso diretto occupa quota piuttosto robusta dell’anabasi, logoi presenti accanto
agli erga. La risposta di Socrate da una parte mette in risalto il suo rispetto verso gli
dèi, dall’altra è una risposta un po' dura nei confronti di Senofonte. Perché egli
racconta questa storiella? Vuole scagionare Socrate? Vuole presentarsi come abile
interlocutore di Socrate? Qui sorta di inserzione.

E allora Senofonte dopo aver sacrificato in questo modo agli dèi ai quali il dio aveva ordinato di
sacrificare, si mise in viaggio e a Sardi incontrò Prosseno e Ciro che stavano per muovere verso
l’interno e fu presentato a Ciro. Visto che Prosseno insisteva anche Ciro insisteva insieme a lui
chiedendogli di rimanere con loro e gli disse che subito dopo la fine della spedizione subito lo
avrebbe rimandato indietro e si diceva che la spedizione fosse contro i Pisidi.

Ora eeehm l’incontro con Ciro viene rapidamente raccontato. I Pisidi praticavano il
brigantaggio e Ciro doveva mantenere ordine. Qui da quanto dice Senofonte l’unico
comandante che era al corrente di vero scopo della spedizione era Clearco. Invece per
Diodoro Siculo almeno strateghi ne erano a conoscenza.

Dunque fece la spedizione essendo stato ingannato non da Prosseno (infatti non sapeva che la
spedizione era rivolta contro il re e non lo sapeva nessun altro tra i greci ad eccezione di Clearco).

Clearco secondo Senofonte era l’unico a sapere che la spedizione è contro il re, lo
conosciamo dalle Elleniche e da Diodoro Siculo, che dice che Clearco si era
proclamato tiranno di Bisanzio dopo aver ucciso magistrati cittadini e non lascia il
potere per ordine spartani. Lo vediamo anche nel ritratto di 2,6. Il personaggio è
descritto con aspetti positivi e negativi, il fatto che fosse l’unico a sapere aggiunge
molto al suo tratto di inganno

Ma quando arrivarono in Cilicia fu a tutti chiaro che la sped. Rivolta verso re, ma pur essendo
spaventati dal viaggio e contro la loro volontà, tuttavia, la maggior parte per vergogna tra di loro e
nei confronti di Ciro proseguirono la spedizione. Uno di loro era appunto Senofonte. (notare cola
lunghi/brevi, che mette in risalto ciò che si dice) ma dopo che la situa di difficoltà riemerse lui
soffriva con gli altri e non riusciva a dormire. Tuttavia, prese sonno per breve tempo e vide un
sogno.

Modo normale di presentare un sogno come una visione. Sogno come rapporto con
ipotesto omerico, II iliade, in cui c’è il sogno di Agamennone, che convince
Agamennone a continuare la spedizione. Primo e secondo libro di Iliade sono
grandioso proemio, nel primo c’è l’ira di Achille, nel secondo ricomincia la guerra.
All’interno di questa sezione catalogo delle navi. Scene tipiche nel secondo di Iliade
sono oltre al sogno, il catalogo. Questi si trovano tutti e tre nel settimo di Erodoto,
sogni e assemblee moltiplicati. Sogno si presenta sempre lo stesso modo in Iliade ed
Erodoto, figura che si erge sul personaggio e dà ordini e info. Vediamo Tucidide:

gli sembrò che, scoppiato un temporale un fulmine cadesse sulla casa paterna e che essa brillasse
tutta, per la paura subito si svegliò e da una parte pensava che il sogno fosse favorevole, perché
trovandosi in una situazione di sofferenza e pericolo gli era sembrato di vedere una grande luce
proveniente da Zeus. Ma d’altra parte lui aveva anche paura, dal momento che gli sembrava che il
sogno provenisse da Zeus re, a quel punto gli sembrava che tutto intorno splendesse il fuoco sicchè
non potesse uscire dalla terra del re ma fosse ostacolato da ogni parte da varie difficoltà.

Riferimento al re di persia. Richiamo a frammento 5° di Gorgia, Serse lo Zeus dei


persiani. Chi è che sogna in epos e storiografia? I re sempre, tanto che Artabano
pauroso di sedersi in sedia del re. Senofonte non era nessuno nella spedizione, perché
avrebbe dovuto avere efficacia? Dunque, egli se lo tenne per sé, non ne parlò. Noi
troviamo con una certa frequenza nelle nostre fonti, d’altra parte anche in poeti
comici indicazioni sul fatto che sogni sfruttati facilmente da politici ateniesi.
Possiamo pensare anche che certe tendenze a svalutare religione tradizionale avesse
fatto presa in alcuni ambienti più colti. Riferimento a casa paterna, alcuni vedono
allusioni all’esilio, forzato ma in un certo caso sicuro ritorno in patria. Senofonte dà
entrambe le interpretazioni: che il fuoco era favorevole o che lo teneva bloccato
nell’impero persiano.

Che cosa significasse la visione di questo sogno è possibile osservarlo in base a ciò che accadde
dopo la visione. Infatti accadde questo: subito dopo che si fu svegliato gli venne in mente un
pensiero: perché me ne sto qui sdraiato a riposarmi?

Il riferimento è al verbo usato da Callino in uno dei famosi carmi parenetici che
esortavano al valore. Anche in questo caso viene usato discorso diretto per ricordare i
pensieri di Senofonte. Ciò è presente nell’epica ma non paralleli in storiografia
classica. Questo si dice poco, perché Anabasi non si sovrappone particolarmente ad
opere che trattano di materia storica. I commentatori trovano paralleli nell’oratoria.
Un parallelo iliadico interessante è IL II, 22-24. Il sogno si rivolge ad Agamennone e
dice che un uomo che prende decisioni politiche

La notte avanza e con il giorno è verosimile che arrivino i nemici, se noi finiremo nelle mani del re
che cosa impedirà, dopo che abbiamo visto le cose più tremende e aver subito le cose più terribili, di
farci morire torturati? Ma nessuno si prepara alla difesa, né se ne dà cura, ma noi ce ne stiamo
sdraiati come se fosse possibile starsene tranquilli. E io da quale città mi aspetto che possa arrivare
uno stratego che prepari la difesa? E io quale età aspetto? non diventerò mai anziano se oggi
consegno me stesso ai nemici.

Due participi, due cola in parallelismo etc. questo discorso di Seno a sé stesso poi
sarà richiamato nel primo discorso, quello ai locagoi di Prosseno.
Non sappiamo che età avesse Senofonte al tempo della spedizione.
A questo punto si alza e convoca i Locaghi di Prosseno. E quando si furono riuniti disse: io locaghi,
non riesco a dormire e penso neppure voi, né a restare sdraiato vedendo in che situa siamo. I nemici
è chiaro che non hanno intrapreso la guerra contro di noi prima di aver considerato che avevano
preparato bene tutte le loro cose. A nessuno di noi preoccupa minimamente che noi possiamo
combattere nel modo migliore.

A che titolo Senofonte convoca gli ufficiali? Non lo sappiamo. Forse perché
conosceva questi locaghi meglio degli altri. Torna katakeistai, in callino si riferisce al
dormire sulle klinai da simposio. Ma qui sono addormentati dove capita, in preda alla
disperazione. Cos’è questo exefenan, dichiarazione di guerra? Non siamo in
situazione formalmente regolata, apertura di ostilità è duplice, quando affrontano
esercito persiano obv sono in guerra ma poi quando Tissaferne uccide gli strateghi è
ulteriore manifestazione.

E se noi ci lasceremo andare e finiremo nelle mani del re quale destino pensiamo ci attenda?
appunto il re, lui che dopo aver tagliato testa e mano del fratello nato dalla stessa madre lo aveva
impalato. E noi, che non abbiamo nessuno che si prenda cura di noi, che abbiamo marciato contro di
lui per renderlo schiavo anziché re e per ucciderlo se avessimo potuto, che cosa pensiamo di dover
subire? E non arriverebbe a fare qualsiasi cosa per torturarci in modo estremo e per mettere paura a
tutti gli uomini e dissuadendo in questo modo chi volesse marciare in un ipotetico futuro contro di
lui, ma noi dobbiamo fare di tutto per non finire nelle sue mani.

domanda parenetica sul topos di conseguenze della sconfitta, tra l’altro da parte di
persiani che sono violenti con nemici. Il tema dei soprusi che i persiani praticavano
sui nemici va aggravare la situa. I greci non praticavano queste crudeltà, nel III libro
c’è un caso isolato di questo. Qui c’è la parte dell’esortazione più topica, fondata
sulle conseguenze della sconfitta. Serie di argomentazioni, che portano al risultato
che vuole ottenere.

Io, finchè c’era la tregua non ho mai smesso di compiangere noi e di considerare beato il re e chi sta
con lui, osservando quanto grande e di quale qualità è il loro territorio, quanto sterminate sono le
vettovaglie, quanti i servi, il bestiame, l’oro, i servi. Quando andavo a riflettere sulla situazione dei
soldati greci, che non partecipavamo di nessuno di questi beni se non comprandoli e sapevo che
pochi avevano di che comprare questi beni (le vettovaglie più che altro) e che i giuramenti ormai ci
impedivano di procurarci i viveri se non comprandoli.

I giuramenti sono rispettati in maniera puntuale dai greci. I persiani si meritano la


sconfitta perché non rispettano i giuramenti, il persiano è caratterizzato dallo
spergiuro.
4/05/2022

Tre discorsi, rivolti ad una platea sempre più vasta, diversa. Primo il pubblico più
vicino a Senofonte, il secondo a strateghi e locaghi dell’intero esercito dei mercenari
e il terzo all’assemblea. Lui vede questi discorsi come sorta di techne retorikè in atto,
in particolare questi tre discorsi riflettono precetti aristotelici relative ad adattamento
di discorsi all’uditorio, diversi nonostante il kairos uguale, diversi uditori e diversi gli
strumenti argomentativi di cui si serve Senofonte. Abbiamo visto nel discorso che
stiamo leggendo questa parte relativa ai possedimenti dei persiani. Questo elenco di
beni richiama presentazione di Ciro il giovane che abbiamo visto e un po' il discorso
di Aristagora di Mileto, quello in cui il tiranno di Mileto si rivolge a Sparta e Atene
per ottenere aiuto, ad atene gli va bene e a Sparta no. L’aiuto non basterà ma discorso
interessante anche per caratterizzazione di impero persiano, facilità di combatterli e
ricchezza, topoi. Va tenuto presente in questo contesto come anche il finale delle
storie di Erodoto 9, 122 con le parole di Ciro ad Artembare, che racchiude il senso
delle storie, se volete terre fertili imparate ad essere dominati. I persiani sono definiti
quasi fisiologicamente tendenti allo spergiuro.

Riflettendo dunque su queste cose una volta temevo la tregua, l’altra la guerra. Al momento che
loro hanno rotto la tregua a me sembra che sia rotta anche la loro arroganza e le nostre difficoltà. In
mezzo (sul tavolo) sono posti quei premi a quegli uomini che sono tra noi i migliori. Gli dèi sono
giudici, quelli che saranno con noi, come è naturale. Non può che essere così visto che appunto
questi hanno spergiurato, ma noi invece che vediamo molti beni siamo saldamente lontani da essi
per il giuramento agli dèi. per cui mi sembra che noi possiamo affrontare la lotta con molto
maggiore sicurezza che non loro. Inoltre, noi abbiamo dei corpi più capaci rispetto a quelli dei
persiani a sopportare il freddo, il caldo e le fatiche. Abbiamo anche le anime più coraggiose con
l’aiuto degli dèi. Questi uomini sono meno resistenti alle fatiche e possono essere uccisi più di noi,
se gli dèi danno a noi la vittoria come precedentemente. Ma forse ci sono anche altri che la pensano
in questo modo. Per gli dèi, non aspettiamo che siano altri a venire da noi ad incitarci a cose più
grandi ma incitiamo noi gli altri all’aretè. Dimostratevi i migliori dei locaghi e più degni del
comando degli strateghi.

Rottura della tregua va commentata, c’è chi ha segnalato che Chirisofo ha recuperato
vettovaglie da un villaggio, può essere considerata una trasgressione dei giuramenti
anche se l’espressione usata non sembra poter essere interpretata come violazione del
giuramento. Insistenza sulla hybris, è chiaro che nell’immaginario greco i persiani
con i loro eccessi…nell’impero persiano tutto è eccessivo. Un impero che spedizione
di 1mln di abitanti, a città greche con pochi abitanti, doveva apparire quasi eccessivo,
come se volesse competere con le divinità. In Erodoto tema della hybris fortemente
presente, come in Serse quando vuole aggredire la grecia nel 7 libro. In mezzo sul
tavolo ci sono tutti questi beni come premi per questi che tra noi saranno gli uomini
più valorosi. Topos abbastanza applicato nei discorsi parenetici, battaglie come agoni,
i premi sono sul tavolo per la vittoria. La guerra si avvale di metafora di agoni ginnici
e viceversa. Questo andrebbe studiato perché ha ricaduta su cronaca sportiva al
giorno d’oggi. Formula degli dèi che sono con noi anche avrà una certa ricaduta.
L’eikos è uno strumento argomentativo molto sfruttato, nella sec.met. V sec. è uno
strumento tipico dell’oratoria e di tutto quello che ha funzione conativa. Per quanto
riguarda metafora agonistica da una parte discorso richiama discorso di Aristagora,
d’altra parte, fa ragionamento che parla di risonanza panellenica, spedizione di Grecia
intera contro impero persiano. panellenismo, tema delicato. In Senofonte c’è spesso
riferimento all’identità greca. Teniamo presente discorso di Aristagora di Mileto, è
stato scritto da Erodoto molti decenni più tardi, distanza potenzialmente molto
notevole rispetto a momento in cui Aristagora fa la sua spedizione in Grecia. Ora il
riferimento allo spergiuro è legato a tema di strateghi e locaghi uccisi da Tissaferne.
È chiaro che Senofonte fa riferimento alla rottura giuramenti che aveva portato alla
cattura di strateghi e locaghi. Opposizione molto forte, ricorrono termini di
giuramento e spergiuro, agatà riprende tauta ta agatà che abbiamo visto qualche riga
prima. Di nuovo metafora agonistica, che apre la strada all’idea…Senofonte segue
percorso argomentativo che vuole portare i suoi ascoltatori ad accettare idea di dover
combattere, beni, il fatto che quando era in vigore la tregua la situazione era peggiore,
argomenti che girano tutti intorno allo stesso obiettivo. Tricolon polisindeto, topos
della mollezza delle popolazioni, battuta di Ciro ad Artembare, trattato su acque arie
e luoghi per idea del determinismo ambientale, che ambiente geografico determini il
tipo di popolazione. Viene richiamata più volte la vicinanza degli dèi, discorso in cui
l presenza degli dèi è molto forte. Battaglia di Cunassa, esercito greco sconfigge
quello di persiani, scappano direttamente alla vista dei greci, a questo si riferisce
dicendo “precedentemente”, essa verrà richiamata anche nel terzo discorso di
Senofonte all’assemblea. Siamo di fronte a gruppo di ufficiali, locagoi che Senofonte
vuole mettere in competizione, siate voi a incitare gli altri e non viceversa,
adattamento all’uditorio, verbo tecnico dell’esortazione prokaleo. Figura etimologica
strategon axiostrategoteroi. Età imperiale romana, Arriano nell’anabasi di Alessandro
e poi in Cassio Dione, in generale in questa prosa si trovano aggettivi comparativi in
axio, non nella prosa classica o ellenistica. Notare il passaggio da prima persona
plurale (arxomen) a seconda persona plurale (fanete)
Veniamo a quella che è una sorta di peroratio, i discorsi di storiografia sono più brevi,
perché storico deve mantenere equilibrio tra erga e logoi, i discorsi di storiografia non
hanno tutte le parti canoniche, exordium rapido, si va direttamente a quello che è il
contesto:

e io se mi volete incitare a queste imprese voglio seguirvi, mentre se voi ordinate a me che io sia la
vostra guida non porto a pretesto l’età, ma credo di essere nell’età giusta per allontanare da me i
mali.

I commenti mettono in risalto reminiscenza omerica, registro stilistico elevato, scena


notturna richiama quella del libro X dell’Iliade, consiglio notturno dei capi achei.
Cosa tira fuori Senofonte alla fine del discorso? Possibilità che lui sia messo al
comando di mercenari senza guida, candidatura a guidare questo contingente,
votatemi come comandante  sorta di candidatura. Elikia termine generico.
Senofonte non era troppo vecchio. La giovane età si poteva usare in un discorso in
vari modi. Si può fare appello a gioventù x fini apologetici, per giustificazione di
appello appassionato, impulso molto forte verso l’azione. Qui lui utilizza topos
dell’età al negativo, essa non è d’impedimento al fatto che lui possa prendere un
comando. A questo punto la scena si ricompone dopo la pausa del discorso di
Senofonte, il quale ottiene subito quello che voleva.

Parlò così e i locaghi tutti avendolo ascoltato lo invitarono a mettersi alla guida del contingente, ad
eccezione di un certo Apollonide che parlava in dialetto beotico (info un po' strana). Costui disse
che chi eventualmente diceva che ci si potesse salvare in qualche altro modo senza convincere il re
stava chiachierando a vanvera e al tempo stesso cominciò a parlare delle difficoltà. Senofonte
dunque interrompendolo disse così. “o uomo veramente straordinario! Tu che vedendo non capisci,
né ascoltando hai ricordato.

Caratterizzazione dialettale mette il personaggio in posizione particolare, info strana.


Apollonide si mette di traverso. Articolo di Rinner, dice che questa scena richiama
quella di Tersite, del II di Iliade che è un ipotesto fondamentale. Apollonide non si
presenta come eroe omerico e come Tersite vuole tornarsene a casa e cercare un
accordo col re invece che aderire all’idea di Senofonte di prepararsi a combattere.
Come in Odisseo e Tersite la scena rafforza la posizione di O. qui si rafforza
posizione di Senofonte. modo irrisorio di rivolgersi, sei proprio un tipo . Modo
proverbiale, Tosi, proverbi greci.

Tu eri nello stesso posto delle stesse persone quando il re dopo la morte di Ciro in preda
all’orgoglio ci ha inviato dei messaggeri per chiedere di consegnare le armi. Dopo che noi invece di
consegnargli le armi, armati di tutto punto andando ci accampammo vicino a lui cosa non fece
mandando ambasciatori, chiedendo la tregua, spedendoci viveri finchè non riuscì a fare la tregua?
Ma quando gli strateghi e i locaghi, come tu proponi, sono andati alle trattative con i Persiani senza
armi confidando nella tregua, cosa è successo d’altro che quelli picchiati, torturati oltraggiati non
possono gli sventurati morire pur desiderandolo molto?

Mega fronesas ubris di Artaserse. Il proverbio ha funzione generalizzante, come la


gnome. Apre la strada a caso specifico, Apollonio, uno dei locaghi di Prosseno era
presente nel momento in cui Artaserse ha chiesto ai greci di consegnare armi.
Vediamo un Serse spaventato da mercenari greci, situa surreale, strumentale da parte
di Senofonte. Ora eeeeh,il fatto che si fossero accampati vicino al re è del tutto
casuale
( 2,2 ,15) qui Senofonte presenta la vicenda come se il re volesse ad ogni costo
arrivare ad una tregua con i mercenari greci attraverso cibo etc. Notiamo participi in
asindeto e omeoteleuto, notiamo tlemones, termine poetico molto presente in
tragedia. Concetto di desiderare la morte in seguito a maltrattamenti e torture che
subiscono. Incongruenze narrative, Senofonte ad un certo punto dovrebbe sapere solo
ciò che diceva Arieo, che Clearco è stato ucciso mentre gli altri tenuti in grande
considerazione.
Tu, sapendo tutto questo hai il coraggio di dire che coloro che invitano a difenderci vaneggiano e a
tua volta ci inviti ad andare un'altra volta dal re a convincerlo;

eidos richiama concetto espresso all’inizio attraverso il proverbio, conoscenza


mancata. Fluarein verbo utilizzato per riassumere e anche peitein richiama il te
basileu peitestai. Gioco tra discorso indiretto iniziale e discorso diretto.

A me sembra, signori, che questo individuo non debba essere ammesso alle nostre attività con noi e
che togliendogli il ruolo di locago dobbiamo caricarlo di bagagli e utilizzarlo in questo ruolo. Costui
infatti è vergogna della sua patria e tutta la grecia perché pur essendo greco si comporta in questo
modo.

Degradato, meglio comunque di Tersite che viene menato. Accanto a soldati in


eserciti spesso figure di facchini, essere non umano quasi secondo alcuni
commentatori. Ceri è un lavoro degradante, spesso destinato a schiavi. A questo
punto compare un altro personaggio. Upolabon, Senofonte ha finito il discorso, si può
creare una situazione mossa con Agasia che interrompe Senofonte

lo interruppe e parlò così Agasia di Stinfolo: questo individuo non ha niente a che vedere con la
beozia e neppure con la grecia, dal momento che l’ho visto con entrambe le orecchie forate come un
Lido. Era proprio così, dunque lo scacciarono. Gli altri andando per le varie schiere dell’esercito,
dove c’era uno stratego ancora in vita convocavano lo stratego, quando invece se ne fosse andato,
chiamavano il vicestratego, e quando c’era un locago vivo convocavano il locago.

Agasia lo conosciamo da anabasi, amico di Seno, Arcade. Upolabon, qui Senofonte


non sembra in realtà avere qualcosa da dire invece, mentre Apollonio elenco di
Aporiai. Situazione mossa, Agasia interviene su Senofonte. Ornamenti che i greci
tolleravano da un certo momento in poi. Crisostomo parla di come i giovani greci
potevano indossare un anellino in uno solo delle orecchie. Gli orecchini sono
associati con le donne, i Lidi hanno fama di poter essere sconfitti con una certa
facilità. Intervento di Agasia serve a rafforzare l’idea che questo personaggio non è
degno di far parte degli ufficiali del contingente, pur essendo greco si comporta così.
Non è neanche greco in realtà, poi capiremo cosa vuol dire. Oikomai, già in persiani
significato di partire e morire non si sa se sono morti ma sicuro sono partiti. Qui c’è
l’upostrategos esce fuori questa figura, prima volta che si trova nei testi conservati.
Ora i ragionamenti che si fanno nei commenti sono relativi all’esercito allo sbando,
Seno parlava introducendo notte in cui si dorme a caso dove capita. Qui invece
influsso di modelli letterari, taxeis in tutti quei casi in cui si parlava della notte di
ansia.

E dopo che tutti si furono riuniti si sedettero di fronte all’accampamento e c’erano gli strateghi e i
locaghi convenuti circa in numero di cento, quando avvennero queste cose era circa mezzanotte. E a
questo punto Ieronimo dell’Elide che era il più anziano dei locaghi di Prosseno cominciò a parlare
in questo modo: “Strateghi e Locaghi, vedendo la situazione ci è sembrato opportuno riunirsi e
convocare voi per capire se potessimo prendere una buona decisione. Tu, Senofonte, dì quello che
hai detto a noi”. A questo punto Senofonte dice queste cose “ Questo lo sappiamo tutti, che il re e
Tissaferne hanno catturato di noi quelli che hanno potuto ed è chiaro che tramano contro gli altri per
annientarli se questo fosse possibile.

Interviene questo personaggio che è più anziano. Senofonte rispetta 3 realtà: gli dèi
(devozione permanente), gli anziani e gli spartani in ambito militare, in un passo
parla proprio di rispetto dovuto agli spartani. Idea di decisione che precede l’azione
l’abbiamo trovata in epitafio di Pericle 2,40. Ci si aspetterebbe ripetizione pari pari
ma invece differente. Diverso da poemi omerici, dove messaggero ripete i discorsi
pari pari. Notiamo una cosa, prima p. plur. Si stabilisce una complicità tra oratore e
chi sta ascoltando, unità tra oratore e chi sta ascoltando. In questo discorso lo stile è
meno assertivo.

Noi dobbiamo fare penso ogni cosa per non finire nelle mani dei barbari ma piuttosto, se possiamo,
per fare in modo che questi finiscano nelle nostre mani (solito topos). Sappiate che voi tanti quanti
siete ora riuniti avete una grande occasione. Tutti questi soldati hanno gli occhi puntati su di voi e
se vi vedono scoraggiati saranno tutti vili, se voi vi mostrerete preparati a combattere contro i
nemici sarebbe un incitamento anche per gli altri, sappiate bene che vi seguiranno e cercheranno di
imitarvi.

Notiamo che l’emin richiama verbo di 1 persona plurale, epistameta, sequenza.


Kairos, termine chiave, concetto di aporia che viene ribaltato in qualche modo. Qui
Sen. sta esaltando ruolo di comandanti e ufficiali nell’indirizzare il resto dei soldati,
che seguiranno i comandanti. Passaggio di persona piuttosto brusco, si passa alla
seconda plurale per sottolineare il ruolo di comandanti come oggetto di attenzione dei
soldati.

E forse è anche giusto che vi distinguiate in qualcosa da questi soldati: voi siete strateghi, tassiarchi
e locaghi. E quando c’era la pace voi eravate superiori rispetto a questi soldati per ricchezza e per
onori.

Questa categoria è introdotta solo per fare tricolon, menzionati solo un'altra volta.
Non è chiara quale sia la struttura di comando. Privilegi per ricchezza e onori, locaghi
doppio di soldati, strateghi quadruplo. Gioco su opposizione eirene/polemos, situa di
pace o guerra.

E ora dal momento che c’è una guerra bisogna che voi siate degni della vostra posizione e vi
dimostriate superiori alla massa dei soldati e vi curiate di loro e per loro affrontiate le fatiche
necessarie. E ora io penso che in primo luogo sia di grande giovamento per esercito se voi vi
preoccuperete di sostituire in luogo dei comandanti morti degli strateghi e dei locaghi.

Termine pletos dispregiativo, non si usa quando si parla a loro. Non si dice voi massa
ignorante . Senofonte propone di fare delle elezioni, si indirizza in direzione
diverse. A questo gruppo convocato di circa 100 persone Senofonte fa discorso sul
ruolo dei capi, che devono essere rimpiazzati in alcuni casi.
Senza i comandanti non ci può essere niente di bello o buono in nessun campo ma specialmente in
campo militare; infatti, l’ordine appare come motivo di salvezza mentre l’indisciplina ha già
perduto molti. Quando avrete eletto i comandanti che saranno necessari riunite anche gli altri soldati
e incoraggiateli, io penso come si deve fare in questa circostanza.

Qui sta indirizzando prima i locaghi di Prosseno poi i comandanti dell’intero


contingente. Aprire la strada a osservazioni pratiche. Gnome, eutaxia/ ataxia, luogo
comune, dokei, suggella il discorso e apre la strada ad info pratiche.

Ora forse anche voi vi siete accorti con quanto scoraggiamento sono andati all’accampamento, con
quanto scoraggiamento sono andati alle guardie (ripresa enfatica di atumos). E stando così le cose io
non so che cosa ce ne potremmo fare di loro se ci fosse bisogno di giorno o di notte, ma se qualcuno
cambiasse le loro opinioni in modo che non pensino solo a quello che dovranno soffrire ma anche a
cosa potranno fare saranno molto più pieni di fiducia. Voi sapete che in guerra non sono né il
numero né la forza a determinare le vittorie, ma coloro con aiuto degli dei vanno contro i nemici più
decisi nell’animo spesso gli avversari non possono sconfiggerli. E io ho ragionato e mi sono
convinto anche di questo, che tutti quelli che cercano di vivere in ogni modo in guerra, questi in
genere muoiono ignobilmente e in modo vergognoso. Tutti quelli che invece sanno che la morte è
comune e inevitabile per tutti gli uomini e lottano per la buona morte, essi vedo che più di altri
arrivano alla vecchiaia e finchè vivono sono felici.

Esercito inutile, in preda all’atimia Ripresa del termine atumos. Voi sapete, altro
modo di blandire uditorio. Numero, spesso messo in evidenza numero di persiani che
comunque sono facili da vincere. Con la forza è un altro discorso, ma qui si basa sulla
forza psicologica. Serie di luoghi comuni. Non c’è moltissimo da segnalare in questa
sezione, molti mettono in evidenza masteuo, termine dorico e poetico. Senofonte è
vissuto in contesto dorico, visse in un periodo che apre strada alla koinè. Proprio in
contesto militare prima attestazione di termine koinos riferito alla dialektos in Enea
tattico, la parola d’ordine doveva essere una lingua comprensibile a tutto. In Grecia
abituati a parlare nel loro dialetto.

9/05/2022

Cap 44 è una sorta di Peroratio che conclude il discorso di Senofonte, si esemplifica


differenti pubblici chiedono diverse strategie oratorie.

È necessario che noi, rendendoci conto di tutte queste cose ( ci troviamo infatti in una situa di
questo genere) siamo uomini valorosi ed esortiamo anche gli altri, dopo aver detto queste cose
smise di parlare. Dopo di lui parlò Chirisofo “ Ma prima, Senofonte, di te sapevo solo quello che
avevo sentito, cioè che eri Ateniese, ora ti elogio per quello che fai e vorrei ce ne fossero moltissimi
come te, sarebbe un bene comune per tutti noi e ora, disse, non indugiamo, Signori ma lasciando la
riunione scegliete i comandanti che mancano e una volta scelti venite al centro dell’accampamento
(booh) e portate con voi chi avete scelto. E poi chiamiamo qui gli altri soldati e sia presente qui con
noi anche l’araldo Tolmide.
Questo emas che è scelto dalla maggioranza degli editori è tramandato in due forme
diverse. Una parte dei manoscritti portano umas, seconda persona plurale, da punto
divista sintattico e grammaticale funzionano entrambe, qui iudicium dell’editore. La
situa del lachmann, che permette scelta meccanica si trova pochissime volte,
contaminazione. Passaggio alla prima persona qui ha il vantaggio di creare una
complicità tra chi parla e chi ascolta e quindi favorire atteggiamento favorevole
dell’uditorio nei confronti di chi parla. Questo è il motivo per cui gli editori adottano
emas, strategie frequenti in oratoria. Formule di apertura e chiusura del discorso,
alcuni speculano sul fatto di toiauta= riferimento verbatim. Creano quella che è stata
chiamata scena tipica del discorso, cornici. Il testo del discorso vero e proprio, diretto
è meno ricco di discorsi tipici, ognuno dice cose diverse. In generale si tende a dire
che il discorso non è vera e propria scena tipica, semmai sono tipici gli elementi di
cornice. Chirisofo è uno spartano diverso da Clearco. Egli ha sapienza retorica
maggiore e spesso volta ad ingannare l’uditorio. Chirisofo invece è tutto d’un pezzo
caratterizzato da imperatoria brevitas. Qui la parola interessante è epaino, che ci
rimanda al genere della lode, anabasi ha molte strategie encomiastiche riferite a
Senofonte stesso. Nel ritratto di Ciro abbiamo visto la presenza di simili strategie,
l’oggetto dell’epainos nell’ Anabasi è Senofonte. Agesilao, dichiarato epainos, qui ci
si interroga sul genere, distinguendo elogio dal trenos funebre. Nell’anabasi la
cornice non è apologetica ma di matrice storica ma le strategie apologetiche sono
presenti. Qui si tratta di uno spartano che diventa il più autorevole dopo la morte di
Clearco. Notare insistenza sulla congiunzione kai. La prosa di Senofonte è piuttosto
lineare, c’è la ripresa del verbo aireo che indica azione chiave che deve essere
compiuta. Spartano pronuncia l’elogio di Senofonte, come dice Socrate Ciro aveva
sostenuto rigorosamente Sparta nella guerra del Peloponneso. Base di ostilità tra
Sparta e Atene, va considerato che Anabasi composta con Seno già in esilio. Le
ultime frasi sono degli ordini molto brevi, Chirisofo dopo prima proposizione
elaborata si esprime da comandante spartano per frasi brevi.

E dicendo queste cose si alzò perché non si indugiasse e si compisse ciò che si doveva fare e in
seguito a questo procedimento furono scelti come comandante al posto di Clearco Timasione di
Dardano (etc)…e al posto di Prosseno senofonte di Atene.

Piccolo Catalogo che va ad integrare quella presentazione catalogica di esercito


mercenario greco presenti nel I libro, qui si ha fortemente il modello di Iliade II, qui
elemento catalogico. Questi 5 personaggi vanno a rimpiazzare 5 strateghi catturati da
Tissaferne, presentati qui non seguendo l’ordine di 2,6. Ruolo di Cleanore non è del
tutto chiaro, nel II libro già strategos, forse comandante in seconda, altri hanno
proposto un locagos. Ruoli forse meno definiti di esercito cittadino. Con il cap. 2 si
conclude l’elezione degli strateghi.

Dopo che furono scelti i nuovi strateghi cominciava ad albeggiare e i comandanti giunsero al centro
e decisero di disporre delle postazioni di guardia e di convocare i soldati.
A questo punto emerge un’altra sezione in cui Chirisofo prende la parola e pure
Cleanore e poi Senofonte. Sappiamo che in storiografia non vengono riferiti tutti i
discorsi che si pronunciavano. Ad esempio accorpare in un solo discorso concetti
espressi da quel personaggio in più occasioni, come dice Tucy.È evidente che idea
che discorso= documento è una idea moderna, oggi li possiamo trovare inseriti in
opera di storia ma è altro dai discorsi di storiografia. Spesso i discorsi sono 2, non
mancano in storiografia delle triadi di discorsi o anche 4, ma di solito gli storici pone
solo le due opinioni contrapposte. Qui non ci sono posizioni diversificate, due
discorsi introduttivi a quello di Senofonte che sarà molto lungo. I discorsi in
storiografia non sono discorsi della lunghezza abituale ma sono un po' più brevi.
Ethos panellenico e oplitico, oplitico sì questo perché esaltavano il loro modo di
combattere rispetto a quello degli altri. Qualcuno ha anche detto che riferimento ad
alba valore simbolico, nuovo inizio dopo notte angosciosa, ma è anche possibile che
le cose sono andate così, è sempre difficile fare queste distinzioni.

Dopo che gli altri soldati furono riuniti si alzò per primo lo spartano Chirisofo e disse così: allora
soldati, la situa è difficile dal momento che siamo stati privati di strateghi di tale valore, locaghi e
soldati. Arieo e i suoi uomini che erano alleati ci hanno tradito. Tuttavia bisogna sulla base della
situa presente essere uomini valorosi e non cedere ma cercare se è possibile il modo di salvarci
gloriosamente con la vittoria e se non fosse possibile morire nobilmente ma in nessun caso di finire
vivi nelle mani dei nemici.

Chirisofo, problema perché in Dio Sic. Egli era il comandante in carica della sezione.
Il fatto che parli per primo potrebbe essere indizio come dice la Bevilacqua di questa
versione parla sempre allo stesso modo. Oi amfì/perì sono perifrasi per indicare una
persona, i commentatori in genere dicono Arieo e i suoi uomini, talvolta quando si
parla di un filosofo ci si riferisce ad una persona soltanto. Qui dal punto di vista
interpretativo non cambiano molto le cose se si tratta di Arieo o anche di soldati.
Topoi dell’esortazione, ripresa del termine kalos, tema delle conseguenze della
sconfitta e della cattura da parte dei persiani.In questo discorso Nico indica verbo
teletein, dorismo che in bocca a spartano non crea particolare problema.
Stratioton, non menzionati prima probably per uditorio, ora ci sono i soldati.

E io penso infatti che noi soffriremmo pene tali quali gli dèi possono infliggere ai nostri nemici.

Richiamo agli dèi anche da parte di Chirisofo, sappiamo come Senofonte ha


richiamato ciò nel suo discorso.

E dopo di ciò Cleanore di Orcomeno si alzò e disse questo: Vedete, signori, quanto il re è spergiuro
ed empio, e vedete anche l’inaffidabilità di Tissaferne. il quale dicendo di essere vicino della
Grecia, e dicendo che teneva in massimo grado di salvarci e dopo ciò, dopo aver giurato lui in
persona a noi, dopo averci dato la mano lui in persona ha catturato gli strateghi a tradimento e non
ha avuto rispetto nemmeno di Zeus protettore degli ospiti. Dopo essere stato ospite e commensale di
Clearco proprio con questo mezzo ha ingannato e ucciso quegli uomini.
Cleanore ha stile più complesso, retorica più elaborata, insiste su concetti chiave in
parti già esposti. Orate…orate in parallelismo. Anafora di autos. Insiste sul
tradimento della xenìa, che per i greci era tema molto importante. Fin nei poemi
omerici, glauco e diomede, ma anche in testi più vicini a Senofonte, ifigenia in
Aulide in cui si dice che in Tauride ospiti sacrificati vivi. Ciclope di Euripide ospite
cucinato. Considerate molto gravi infrazioni ad essa, proprio di Ciclopi, e in generale
di quei barbari che vivono ai confini del mondo. In tauride gli uomini sono fatti
oggetto di sacrifici, e lo straniero soprattutto. Xenos integrato, si può immaginare che
la caduta sia dovuta al precedente xenios. Omotrapezios, familiarità sancita, ruolo
ufficiale.

E Arieo, che noi volevamo mettere sul trono e al quale abbiamo dato e ricevuto promesse di lealtà,
di non tradirci reciprocamente, anche lui non avendo avuto paura degli dèi né rispetto per Ciro che
era morto lui che da Ciro quando era vivo era onorato in massimo grado ora è passato dalla parte
dei peggiori nemici di Ciro e cerca di far male a noi che di Ciro siamo stati amici, ma questi li
puniscano gli dei. noi non dobbiamo, vedendo queste cose più farci ingannare da questi signori ma
dobbiamo combattendo nel modo migliore che possiamo subire quello che decideranno gli dèi.

Retorica elaborata kai..kai con omeoteleuto, vengono ripresi dei concetti più
elaborati. cleanore sceglie di non scendere a patti con re di Persia ma combattere con
accettazione della volontà gli dèi, come fine del discorso di Chirisofo, qui concetto
simile. Il concetto di apate, inganno, è presente, termini legati alla sfera del
combattimento. Commentatori mettono in evidenza che Chirisofo parla in modo
molto passivo.
Discorso di Senofonte 3 parti. 1.riassunto concetti discorsi precedenti 2. Prospettive
di successo 3. Istruzioni pratiche

Si alza Senofonte che si era vestito per la guerra nel modo più bello che poteva pensando che se gli
dèi avessero concesso la vittoria, alla vittoria sarebbe stata adatta l’ornamentazione più bella, se
fosse dovuto morire sarebbe stato giusto affrontare la fine considerandosi degno delle vesti e armi
più belle.

Scene di vestizione del guerriero, omeriche, ce n’è un'altra molto elaborata in


Ciropedia Pantea e Abradata, al comandante viene portato dalla moglie nuove armi.
Nei poemi omerici c’è una descrizione meticolosa di tutti gli elementi dell’armatura.
Insistenza sul superlativo kalliston, bellezza delle armi. Scena di vestizione parallelo
con la scena di seduzione, in omero in pochi casi e sempre afrodite in mezzo.
Riallacciarsi a ciò che è stato detto in precedente è comune in situa di questo genere,
anche in discorso giudiziario, quando siamo vicino ad un sunegoros. Temi di
inaffidabilità dei persiani ripresa. Solito modo di attribuire agli uditori una
conoscenza

E così cominciò a parlare: “dello spergiuro e slealtà dei persiani vi ha appena parlato Cleanore,
penso che lo sappiate anche voi. Se vogliamo di nuovo con loro seguire la strada dell’amicizia, della
riconciliazione, è necessario che noi siamo molto scoraggiati e in preda all’atimia vedendo anche gli
strateghi che si sono affidati a loro con fiducia quali cose hanno sofferto (il pubblico conosceva i
fatti).

Dal punto di vista formale i commentatori sottolineano molto l’abilità di Seny e


l’animesi dei discorsi estemporanei all’interno di questo discorso. Noi non sappiamo
se il discorso di Lisia era stato preparato recependo modifica durante discorso, scritto
prima o altro. In demostene troviamo formule che si referiscono alla reazione
dell’uditorio che certo non poteva essere previste prima. Certa diffidenza nei
confronti di professionisti della parola. Discorso di Senofonte, imita le movenze di un
discorso vero pronunciato in un’occasione reale.

Ma se invece pensiamo di far pagar loro il fio con le armi di ciò che ci hanno fatto e per il futuro di
condurre una guerra senza quartiere contro di loro noi abbiamo con l’aiuto degli dèi molti e grandi
speranze di salvezza. con un unico gesto si inginocchiavano al dio e Senofonte disse. Quando lui
disse queste cose un tale starnutì. Sentitolo tutti i soldati con un unico impulso si inginocchiarono e
Senofonte disse: “mi sembra, signori che quando noi parlavamo di salvezza è comparso un presagio
di Zeus salvatore, mi sembra dunque giusto promettere a questa divinità di fare sacrifici per la
salvezza non appena giunti in territorio amico e di promettere anche di sacrificare altri dèi secondo
le possibilità. Chi approva questo alzi la mano. E tutti alzarono la mano e in seguito a questi fatti
pronunciarono il voto e cantarono il peana-

Emerge tema della soteria, uno dei temi chiave di questo discorso, via
diplomatica/militare. Starnuto presagio favorevole, in Aristofane presa in giro di ciò.
Il dio è Zeus Sotèr, che difende l’esercito. Sempre termini riferiti a soteria o religione,
si presenta come molto pio. È evidente che nella strategia che Senofonte sta
esponendo prima votazione unanime è passpartout per tutte le altre proposte di
Senofonte.

l Peana. Canto di Apollo prima della battaglia ma il termine ha un valore più amplio,
come umnos.

Dopo che aveva sistemato tutto ciò che riguarda gli dei ricominciò a parlare in questi modo: Stavo
dicendo che noi abbiamo molte belle speranze di Salvezza: in primo luogo noi teniamo fede ai
giuramenti degli dèi laddove i nemici hanno spergiurato e hanno fatto gli accordi contro il
giuramento. Stando così le cose è ragionevole pensare che gli dèi siano ostili ai nemici e alleati a
noi. che sono capaci di rendere rapidamente chi è potente piccolo e i piccoli anche se sono in situa
difficili di salvarli anche se si trovano in pericolo.

Antitesi loro-nemici con asindeto.Concetto in apertura di storie di Erodoto fa parte di


concetti base di idea erodotea della storia. Però qui ci sono gli dèi che livellano.

E poi ricorderò anche le battaglie dei nostri antenati affinchè sappiate che dovete essere valorosi e
che i valorosi con l’aiuto degli dèi si salvano anche da situa completamente tremendi.

Sorta di propositio con paradeigmata, vicende in cui i greci sono riusciti a prevalere
sui nemici, tre paradeigmata, Maratona, Battaglia di Cunassa. Ultimo recentissimo.
Questi paradeigmata li conosciamo attraverso i logoi epitafioi ma non stupisce
trovarli anche in discorso parenetico (ma anche deliberativo). Verbo sumbuleuo,
tipico dell’oratoria deliberativa. Questo discorso vuole essere riproposizione di un
vero discorso alle truppe. Intreccio di strategie, si possono innestare strategie che
vengono da altri generi.

I caso maratona:

Quando vennero i persiani e con i loro alleati, con un grande esercito per annientare Atene gli
ateniesi osarono affrontarli per la salvezza e avendo fatto voto ad Artemide di sacrificare alla
divinità un numero di capre pari ai nemici che avrebbero ucciso dal momento che non riuscirono a
trovare capre in numero sufficiente decisero ogni anno di uccidere 500 capre e tuttora celebrato
questo sacrificio. Quando Serse in seguito raccolto quell’esercito sterminato venne contro la Grecia
anche allora i nostri antenati vinsero gli antenati di costoro per terra e per mare. Di queste cose
appunto è possibile vedere come prove i trofei ma la più grande è la libertà delle città in cui siete
nati e cresciuti, l’Eleuteria. Voi non vi inginocchiate di fronte a nessun padrone ma di fronte agli
dèi. Voi scendete da antenati di questo tipo, io non dirò questo, che voi non siete allo stesso livello
ma non sono passati molti giorni dal momento in cui contrapponendo molti di voi stessi ai
discendenti di quei nemici voi li avete vinti con aiuto degli dèi (battaglia di Cunassa)

Vediamo ottica solo ateniese, mentre si parla ad un esercito proveniente da diverse


zone di grecia. Sembra innesto da classico logos epitafios. La celebrazione di vittoria
con grande sacrificio di capre è prova di grandiosità di quello che era successo. È ben
noto il rifiuto della proskinesis da parte di alcuni greci nel seguito di Alessandro. Di
solito progonoi ateniesi, ma qui ci si riferisce a tutti i greci del passato. Tekmerion,
può esserci in contesto storico per avvalorare la ricostruzione storica. Katà gè e talatta
tipico di epitafio. Rifiuto della proskynesis, in Erodoto, ritornerà vs Alessandro
magno

11/05/2022

Abbiamo visti nel cap 14 il riferimento a battaglia di Cunassa equiparato a guerre


persiane, che in qualche modo nobilita i mercenari

E allora siete stati uomini valorosi quando si combatteva per il trono di Ciro e ora quando la gara è
relativa alla vostra salvezza molto di più spetta a voi essere migliori e più coraggiosi, ma anzi ora è
giusto che siate anche più coraggiosi contro i nemici. Allora che eravate inesperti di loro vedendo
l’infinito numero tuttavia avete avuto il coraggio di andare contro di loro con il fronema (fierezza è
un po' più specifico, atteggiamento forse) dei vostri padri.

Parola d’ordine è soteria, qui c’è anche protumia, lessico del coraggio va da semplice
agatoi a più specifici di militari. Queste parole proiettano sulla situa presente quello
prima detto della guerra persiana, patrios molto più adatto. Esperienza del nemico è
tipica dell’esortazione militare, non abbiamo esempi diretti di questi discorsi. È
chiaro che essi diventano negli storici un po' standard con riferimenti che variano a
seconda delle situazioni, passo Polibio discorso Annibale prima canne. Annibale fa
lottare tra loro 2 prigionieri usandoli come metafora della lotta che i soldati si
apprestavano a combattere. Topoi sono sempre gli stessi però, cartaginesi tante volte
già con romani. Concetto di pletos ametron si adatta bene ai persiani. Patrios
aggettivo per padri o madrepatria, qui prevale riferimento ai progonoi. Patrios
politeia, non si capisce a cosa ci si riferisce, in Isoc. Istituzioni che rispettano l’ethos
dei padri. Non è tentativo di cambiare le regole, aggettivo patrios rimanda ad un
concetto etico.

E ora quando avete ormai esperienza di loro, che non vogliono (no coraggio, proprio volontà)
reggere i vostri assalti, perché dovete aver paura di loro? E non dovete credere che questo sia
motivo di inferiorità, il fatto che gli uomini di Arieo che erano schierati con noi ora defezionato.
Questi sono persino peggiori di quelli che sono stati vinti da noi.

Volontarietà sottolineata da telousi, i Persiani non combattono con una volontà


autonoma, allora esercito di mercenari? Però Senofonte sa dare con i suoi discorsi
una loro identità. È entrata nella retorica, Isocrate parla di questi mercenari come
feccia della Grecia, com’è possibile che persino loro hanno sconfitto persiani?
Possono dunque farlo tutti. Seno crea identità con strumenti ateniesi retorici del logos
epitafios; infatti, tutti i greci hanno combattuto guerre persiani. Persiani senza
coraggio perché sudditi, topos di rappresentazione dei persiani. Argomenti acrobatici,
è conveniente essere di meno senza contingente alleato o cavalleria. Qui problema
testuale, oi ariaiou è una congettura, apparati, codici portano kureioi. Oi kureioi sono
gli uomini di Ciro, contingente persiano che era andato con Cito, ci sono buoni
argomenti per mantenerlo. Seno e iso utilizzano questo per dire quello che rimane di
10.000 passata al servizio di Sparta. In testi più tardi modi per riferirsi a interi 10.000.
qui soldati non greci tra i 10.000.
Si mettono insieme 2 fughe: persiani a Cunassa e uomini di Arieo che passano da
parte di Artaserse.

Sono fuggiti da loro dopo averci abbandonato. E quelli che vogliono iniziare la fuga è molto meglio
vederli schierati con i nemici che con la nostra schiera. E se qualcuno di voi è scoraggiato perché
noi non abbiamo cavalli mentre i nemici molti, riflettete sul fatto che moltissimi cavalli non sono
altri che moltissimi uomini. dai cavalli in battaglia nessuno è morto per essere stato morso o
calciato, sono gli uomini che fanno quello che avviene nelle battaglie. E rispetto ai cavalieri noi
stiamo su un fondamento molto più solido, quelli che stanno a cavallo sono sospesi e temono non
soltanto noi ma anche di cadere.

Sorta di gnome che generalizza, non crede che ci sia riferimento specifico a codardi
nel pubblico, anche perché oratore non insulta, ma crea consonanza di intenti con
uditorio. Se si fosse rivolto a qualcuno accusandolo di defezione, quella parte
dell’esercito si sarebbe sentita offesa, non funziona a livello di strategia oratoria, poi
qui no discorso greci/barbari ma di etica dei soldati. Seno sottolinea che meglio non
avere vili nel proprio schieramento. Non c’entra molto neanche il disordine dei
barbari. Questo comporta che tutti i soldati devono avere ethos coraggioso.
Argomento paradossale, Senofonte poi dovrà effettivamente risolvere problema di
cavalleria, perché i persiani continuano ad attaccare la retroguardia. Seno dovrà
creare piccolo corpo di cavalleria con quelli che possiedono un cavallo. Gli argomenti
di Senofonte secondo alcuni ironico. Argomento surreale, Seno porta avanti in
maniera insistita, strano che venga da lui che ha scritto ipparchico e perì ippikes,
grandissima impo alla cavalleria in esercito cittadino. Ipparchico usa comandante di
cavalleria ateniese per spiegare come deve comportarsi chi ha il potere.
Commentatori parlano anche di discorsi gorgiani, Senofonte ribalta evidenza.
Commentatori anglosassoni a volte sono un po' stupidi . Nico perplesso .

Noi avanzando sulla terraferma colpiremo con molta maggior forza se qualcuno si avvicinasse e
molto di più chi noi vorremmo colpire. In una sola cosa i cavalieri sono in vantaggio rispetto a noi:
possono fuggire in modo più sicuro. Se invece voi siete coraggiosi in battaglia ma siete preoccupati
del fatto che Tissaferne non ci guiderà più e il re non ci fornirà più un mercato osservate se è meglio
avere come guida Tissaferne il quale è evidente che sta tramando verso di noi oppure quegli uomini
che noi avendo catturato abbiamo comandato di condurci, i quali sapranno che se commetteranno
degli errori nei nostri confronti li commetteranno sulle loro vite e persone.

Questa della fuga a cavallo (ricordiamo amazzoni) caratterizza il nemico come


vigliacco ancora una volta. Nel commento insistenza a confronto tra combattimento
terrestre e navale. Contrapposizione è tra opliti epì ges e cavallieri ballonzolanti,
niente più da costruirci. Dal punto di vista di sintassi, siamo nell’argumentatio, si
parla di decisione da prendere, sintassi complessa e ipotassi accentuata, che spesso si
trova nell’exordium e nell’argumentatio. Ora ehmmm auch, la connessione tra
argomenti non fortissima, accumulazione di argomenti su vari problemi e fonti di
preoccupazioni, ma ci sono rimandi interni, egesetai ripreso da egemonoi e egestai
ancora successivo, anche amartanousi. Deliberata debolezza logica, argomentazioni
estreme, modello di come comportarsi in situa estrema, in contingenze normali non
sono necessarie queste argomentazioni. Esempi di aporia e argomenti per
controbattere, discorso esemplare, come dice Thomas Call origini della retorica, che
dice di stare attenti a discorsi esemplari in storiografia. Questo vale soprattutto in
Anabasi, figura del comandante esemplare emerge da subito, in contrasto con altri
comandanti meno. Esemplarità anche retorica, per noi questa parola è negativa, per i
greci era un politico, componente necessaria l’uomo politico deve saper parlare. Qui
3 discorsi, tutti con argomentazioni diverse sebbene alcune ripetute, ma sembra
mettere in pratica precetto di Aris. Su diversità di pubblico. Retorica di Aristotele obv
posteriore, ma raccoglie sapere retorico accumulati nel tempo.

Le vettovaglie (riflettete ) se è meglio comprarle al mercato che questi ci offrono piccole misure a
grande costo, denaro che tra l’altro non abbiamo neanche più o prendercele da noi stessi se
riusciamo a prevalere sui nemici servendosi della misura che ciascuno preferisce. E se capite che
queste soluzioni sono le migliori ma considerate i fiumi una difficoltà, o qualcosa che non si può
attraversare e pensate che nell’attraversarlo abbiamo fatto un grave errore osservate se anche in
questo non sono stati i barbari ad aver fatto qualcosa di completamente folle. infatti tutti i fiumi, se
lontani dalle sorgenti sono aporoi, se si procede verso le sorgenti diventano guadabili senza neanche
bagnarsi le ginocchia. E se poi i fiumi non permetteranno di passare e non comparirà alcuna guida
neppure in questo caso dobbiamo scoraggiarci.

Tema delle vettovaglie tema chiave, metros ritorna. Soluzione al problema di


rifornimenti, che antichi praticavano con grande frequenza, scorrerie anche in guerra
persiana. Attività di brigantaggio è abituale in contesto in cui non facile trasportare
molto cibo o conservarlo, non tutto si poteva conservare. Soluzione propriamente
aggressiva, Seno mostra il vantaggio di un comportamento coerentemente aggressivo
vs persiani. Anche qui ragionamenti iniziano ad essere tortuosi. Le sorgenti non sono
dietro l’angolo ma sono lontane, dietro le montagne. Attraversamento di fiume
ritornerà nell’anabasi, quando attraversamento del Tigri, qualcuno propone di
trasportarli con otri di cuoio. Qui tipico atteggiamento di oratore, nell’oratoria
giudiziaria preoccupatio, confutare in anticipo ciò che la parte avversa proporrà.
Nella fase di anakrisis, parte iniziale del processo, si capisce la linea di avversario e
se ne anticipano argomenti. Dobbiamo immaginare armata in totale difficoltà, senza
alcuno strumento di comunicazione, senza conoscere lingua o sapere dove andare.

Noi sappiamo infatti che i Misi, che non possiamo dire che sono più valorosi di noi, sappiamo che
contro il volere del re abitano nel territorio del re molte città prospere e grandi, e sappiamo che i
Pisidi fanno lo stesso e abbiamo visto noi stessi che i Licaoni occupando le fortezze sulle pianure si
godono i frutti della terra di costui.

Nesso enfatico, concetto che non appare nelle fonti, progetto di persuasione. I Licaoni
sono sottoposti ad autopsia, li hanno visti. Essa estende il suo valore anche alle
affermazioni precedenti. Conoscenze oggi molto più notevoli a proposito di Misi e
Pisidi che non dei Licaoni. Sappiamo che più volte il re di Persia interviene contro
queste popolazioni, primi i Pisidi che erano pretesto per ingannare i diecimila. Le
fonti ci dicono poco dei Licaoni, sappiamo poco, sorta di colonizzazione interna.
Grandi formazioni territoriali antiche, bisogna capire che tipo di controllo sul
territorio esercitavano, non si sa come i persiani si comportavano con popolazioni che
non controllavano direttamente.

E io direi che noi non dobbiamo dare l’impressione di tornare a casa ma anzi che dobbiamo
presentarci come se ci preparassimo a risiedere qui, nell’impero persiano. Io so infatti che il re
darebbe ai Misi molte guide e ostaggi per garantire una partenza senza pericoli e costruirebbe per
loro delle strade se anche volessero andarsene con le quadrighe. E anche per noi io so che lo farebbe
con gioia tre volte più grande, se vedesse che noi ci apprestiamo a rimanere. Ma io ho paura che una
volta che abbiamo imparato a vivere nell’ozio e abbondanza e a frequentare le donne belle e alte dei
medi e dei persiani, come i lotofagi ci dimentichiamo della strada di casa.

Per i greci da un lato la quadriga è legata all’epos, dall’altro agli agoni ginnici.
Quadrighe noi sappiamo che erano dai greci usati in contesti limitati, i persiani li
usavano in carri da combattimento. È un’iperbole qui ovviamente, i Misi non
avevano le quadrighe. Paura dei persiani che greci rimangano. Riferimento a lotofagi
in Odissea, compagni di Odisseo che hanno trovato il frutto del loto. Riferimento a
Medi e persiani, medi con stereotipi orientali, lusso, invece persiani più sobri,
montanari. Questo passo ci interessa perché è stato rilevato che l’Anabasi è un nostos,
serie di ostacoli, popoli strani. Allontanandosi verso le montagne dell’Armenia si
incontrano esseri strani, così come i Mussineci, che fanno ciò che i greci facevano in
privato in pubblico e viceversa. Pensiero va ai popoli strani che incontra Odisseo,
Ciclopi, Feaci (che vivono in una perenne pace), lotofagi. Popolazioni che si
raggiungono con estrema difficoltà dopo navigazioni straordinarie. Eratostene di
Cirene capiva che la geografia omerica non era una geografia naturale. Da una parte
narrazione di guerra, nell’anabasi, d’altra parte narrazione di viaggio. Schemi di
conflitto e viaggio presente in ogni opera. Nel V libro comparirà un certo Antilone
che chiederà di tornare sdraiato sulla coda della nave invece che a piedi, modello
fortemente presente l’odissea.

Dunque, mi sembra ragionevole e giusto cercare di tornare in primo luogo in Grecia dai nostri
familiari e mostrare ai greci che di loro spontanea volontà sono poveri mentre sarebbe possibile a
loro che quelli che ora vivono in maniera faticosa portati qui, vederli ricchi.

Qui non si fa riferimento a povertà del contingente di mercenari, ma al fatto che i


greci che sono in difficoltà in Grecia una volta portati in persia sarebbero ricchi. Qui
c’è contrapposizione che troviamo nelle parole di Ciro ad Artembare che
curiosamente commentatori non richiamano, mentre giustamente richiamano parole
di Demarato, Hdt 7,102 “la povertà è qualcosa di connaturato ai greci, persiani ricchi
per natura mentre greci per natura poveri, ma questo no svantaggio ma vantaggio”.
Tema della povertà come portatrice di valore soprattutto militare, si trova anche in
Repubblica di Platone e in discorso di Ciro ad Artembare. Problema economico
sentito per i Greci che non vivono in terra fertile, per risolvere problema di
sovrappopolazione mandano colonie, sono pronti a muoversi in imprese coloniali.
Anche l’unione con le donne straniere è una prassi, i coloni erano per lo più maschi,
perciò qui si parla di donne belle e alte. Qui argomentazione forzata, ma greci molto
interessati a fondare colonie. Seno stesso voleva fondarne una sul mar Nero, ma il
resto dell’esercito lo boccia . Seno costruisce anche discorso autoapologetico su
questo per tirarsela, che scemotto . Ci fermiamo all’idea di una colonizzazione
greca all’interno del territorio persiano. Lezione finita ciai ciai nico.

16/05/2022

Tutti questi beni è chiaro che appartengono ai vincitori, questo ora bisogna dire: come possiamo
marciare nel modo più sicuro e, se ci fosse bisogno di combattere, come possiamo combattere nel
modo migliore. In primo luogo, disse, mi sembra che si debbano bruciare i carri che abbiamo,
affinché non siano le bestie da soma a guidare noi ma noi possiamo marciare dove sia vantaggioso
per l’esercito e poi la mia opinione è che dobbiamo bruciare anche le tende.
È un topos del discorso parenetico che i beni degli sconfitti appartengono ai vincitori.
Poi compare la parte tecnica, precetti per affrontare al meglio viaggio di ritorno vs
grecia. la componente tecnica è importante anche per la Ciropedia, dove ci sono altre
strategie che entrano in gioco, es dialogica. Senofonte si presenta ad esercito come
colui che non ha mai partecipato a spedizione, no esperienza ma cmq comandanti si
affidano a lui. Senofonte dedica a technai specifiche dei piccoli opuscoli dei quali
non sappiamo molto la funzione. C’è componente tecnica ma si insiste molto
sull’aspetto paideutico. Nell’ipparchico c’è anche descrizione di gestione del potere,
nel perì ippikes controllo di emozioni, ira e collera. seno propone di alleggerire carico
dell’esercito, non si rende conto di difficoltà senza tende in montagna, stagione calda.
Questo consiglio tecnico ha una componente psicologica, al centro la marcia e il
combattimento, accantonando altre esigenze. È chiaro che esercito mercenari greci si
troverà a bivaccare all’aperto salvo villaggi dove accamparsi.

Le tende infatti danno fastidio da portare e non contribuiscono a nulla né per il combattimento né
per procacciarsi i viveri (centrale, basta che se magna). Inoltre dobbiamo sbarazzarci anche tra gli
altri bagagli di quelli superflui ad eccezione di quelli che abbiamo x la necessità della guerra,
magnà e beve, cosicché il n maggiore di noi sia in armi e il più piccolo sia costituito dai portatori di
bagagli. Se si è sconfitti infatti sappiate che tutti i beni sono degli altri, se invece vinceremo
dovremo considerare anche i nemici come nostri portatori. Quello che mi resta da dure è proprio
quello che considero più importante:

Si ha qui la centralità delle esigenze militari. Variazione sul tema delle conseguenze
della sconfitta. Ci prepariamo alla peroratio, si introducono temi parenetici e al tempo
stesso tecnici che riassumono tutto il senso di discorso:

vedete infatti che i nemici non hanno osato muoverci guerra prima di aver catturato i nostri
strateghi, pensando che, se ci fossero stati i comandanti e noi avessimo obbedito saremmo stati
capaci di prevalere in guerra, ma catturando i comandanti pensavano di distruggerci con la anarchia
e la ataxia. Bisogna che i comandanti siano molto più attenti, di ora e di quelli di prima e i sottoposti
molto più disciplinati e obbedienti ai comandanti ora che prima.

Qui si ha tutta una terminologia relativa al comando, poi anarchia e ataxia in


omeoarchio. Presenza di comandanti garantisce l’ordine, no comandanti = ataxia.
Concetto di disciplina concetto chiave dell’anabasi, garantisce efficienza di un
esercito. Vengono attribuiti questi pensieri ai persiani, strategia di eliminare alcuni di
strategoi per fare in modo che esercito, decapitato, fosse un po' allo sbando. Torna
spesso anche in Ciropedia, dove simili intrecci di precetti tecnici avvalorati da
narrazione storica di vicende di Ciro. Anarchia qui è in senso etimologico, mancanza
di comandanti. Eutactoterous riprende il tema dell’otdine evocato prima in negativo.
Anche termine epimeleia è considerato fondamentale, prendersi cura. Strateghi
precedenti non avevano una epimeleia perfetta come abbiamo visto (clea, pros,
menone). Spunto per far vedere come nella concreta azione epimeleia di Senofonte
molto superiore a quella dei precedenti.
Se qualcuno disobedisse voi dovete votare che chi di voi nelle varie circostanze si trovasse lì deve
punire insieme al comandante quello che ha disobbedito. Così i nemici saranno completamente
delusi nelle loro aspettative. Oggi, infatti, vedranno 10.000 Clearchi a posto di uno solo e non
permetteranno a nessuno di essere vigliacco. Ma è il momento di concludere, infatti forse i nemici si
presenteranno subito e quelli a cui pensano che questo vada fatto ratifichi al più presto queste
proposte perché siano messe in pratica. Se qualcun altro avesse un’idea migliore abbia il coraggio
anche se è un idiotes di spiegarlo. Tutti abbiamo bisogno della comune salvezza

Questa collaborazione è difficile in esercito, dove c’è solidarietà tra soldati. Clearco
qui riconosciuto come ruolo di coordinamento di strategoi, i commentatori spesso
soffermati su questi aspetti. Queste opere, infatti, sono state usate come fonti storiche.
A Senofonte non interessava invece tanto dare quadro preciso organizzativo
dell’esercito mercenario ma presentare sé stesso come modello di comandante,
situazioni paradigmatiche e discorsi esemplari. Per lui uscito dal nulla era
conveniente non calcare la mano su aspetto per cui lui era preferibile. Senofonte
uscirà da queste assemblee come il comandante in capo. Forse è più conveniente
cercare di capire questa strategia di Senofonte piuttosto che puntualità di info.
Didasko, compito del rethor che offre insegnamenti. Tema soteria aveva aperto il
discorso e torna alla fine di esso, insieme a libertà di parola. Qui si vuole dare idea
che tutti possono contribuire al bene comune, tutti devono fare la loro parte. 2,37
Pericle, tutti devono contribuire allo stato, povertà no impedimento. Non contribuisce
nessuno in realtà, tutti abituati solo ad obbedire. Ma questa è una maniera di far
sentire i soldati partecipi, liberarli dall’atumia. In questo modo termina grande
discorso di Senofonte

Dopo queste cose Chirisofo disse: ma se c’è bisogno di qualcosa altro oltre quello che dice
Senofonte sarà possibile farlo anche subito dopo, ma quello che ha detto lui mi sembra che la cosa
migliore sia votarle il più velocemente possibile. Quello che approva queste proposte alzi la mano.
Tutti alzarono la mano.

Anche lo spartano più anziano ed esperto approva ciò che dice Senofonte.

Alzandosi di nuovo Seno disse, Soldati ascoltate quello che mi sembra necessario: è chiaro che noi
dobbiamo marciare dove avremo le vettovaglie e ho sentito dire che ci sono dei bei villaggi non
lontani più di 20 stadi.

Senofonte ha scritto a distanza di anni, sapeva già ciò che accadeva, ma qui parla
come se in grado di prevedere quello che sarebbe accaduto. Cani che inseguono ma
se inseguiti scappano, sottovalutazione del nemico, Persiani vigliacchi facili da
sconfiggere. Quadrato con gli opliti mettendo i portatori con animali da soma al
centro di questo quadrato. Seno propone che avanguardia di esercito guidata da
Chirisofo dal momento che è spartano. Di due lati strateghi più anziani, retroguardia
Seno e Trimasione, i più giovani che affronteranno situa più difficile, attacchi
persiani alla retroguardia. Ultima tirata parenetica, nico la riassume, la leggiamo da
soli fino a fine cap.2. Poi inizia racconto della battaglia. Seno non ha interesse a far
sapere la sua età e documento di identità .
CIROPEDIA

Titolo solo parte del 1 libro. Titoli natura problematica, fino ad un certo punto titoli di
autore solo in agoni tragici/comici, ma anche lì spesso titoli alternativi. In età arcaica
i titoli non esistevano propri, li attribuivano i filologi, perì fuseos il più comune. Per
opere successive abbastanza facile pensare a titoli di genere es. Elleniche di
Senofonte.
La ciropedia 8 libri, copre arco di vita di Ciro fino alla sua morte e conseguenze
sull’impero della morte, successori inadeguato. Articolo di Taplin su genere di
ciropedia, lui parla di incrocio di generi. Nico parlerebbe di intreccio di strategie.
Struttura storiografica incastonata in un discorso che mira a tutt’altro. Definizioni
date le più varie, Santarelli ricorda in introduzione i generi che sono stati chiamati in
causa, speculum principis, romanzo. L’importante è capire di quest’opera scopo e
strategie. Santarelli ricorda che gli antichi ricordavano specificità di quest’opera,
Cicerone in famosa lettera dice che non opera storica ma serviva a dare un quadro del
iustum imperium. Riflessione su potere e gestione, non tanto su forme migliori di
ordinamento. Egli non vede nelle leggi e politeia lo strumento x gov. Bene, questo
strumento è nell’ethos di chi governa. Anabasi inizia con la genealogia di Ciro il
Giovane, mentre qui proemio piuttosto elaborato.

[1] Ἔννοιά ποθ' ἡμῖν ἐγένετο ὅσαι δημοκρατίαι κατελύθησαν ὑπὸ τῶν ἄλλως πως βουλομένων
πολιτεύεσθαι μᾶλλον ἢ ἐν δημοκρατίᾳ, ὅσαι τ' αὖ μοναρχίαι, ὅσαι τε ὀλιγαρχίαι ἀνῄρηνται ἤδη ὑπὸ
δήμων, καὶ ὅσοι τυραννεῖν ἐπιχειρήσαντες οἱ μὲν αὐτῶν καὶ ταχὺ πάμπαν κατελύθησαν, οἱ δὲ κἂν
ὁποσονοῦν χρόνον ἄρχοντες διαγένωνται, θαυμάζονται ὡς σοφοί τε καὶ εὐτυχεῖς ἄνδρες
γεγενημένοι. πολλοὺς δ' ἐδοκοῦμεν καταμεμαθηκέναι καὶ ἐν ἰδίοις οἴκοις τοὺς μὲν ἔχοντας καὶ
πλείονας οἰκέτας, τοὺς δὲ καὶ πάνυ ὀλίγους, καὶ ὅμως οὐδὲ τοῖς ὀλίγοις τούτοις πάνυ τι δυναμένους
[2] χρῆσθαι πειθομένοις τοὺς δεσπότας. ἔτι δὲ πρὸς τούτοις ἐνενοοῦμεν ὅτι ἄρχοντες μέν εἰσι καὶ οἱ
βουκόλοι τῶν βοῶν καὶ οἱ ἱπποφορβοὶ τῶν ἵππων, καὶ πάντες δὲ οἱ καλούμενοι νομεῖς ὧν ἂν
ἐπιστατῶσι ζῴων εἰκότως ἂν ἄρχοντες τούτων νομίζοιντο· πάσας τοίνυν ταύτας τὰς ἀγέλας
ἐδοκοῦμεν ὁρᾶν μᾶλλον ἐθελούσας πείθεσθαι τοῖς νομεῦσιν ἢ τοὺς ἀνθρώπους τοῖς ἄρχουσι.
πορεύονταί τε γὰρ αἱ ἀγέλαι ᾗ ἂν αὐτὰς εὐθύνωσιν οἱ νομεῖς, νέμονταί τε χωρία ἐφ' ὁποῖα ἂν αὐτὰς
ἐπάγωσιν, ἀπέχονταί τε ὧν ἂν αὐτὰς ἀπείργωσι· καὶ τοῖς καρποῖς τοίνυν τοῖς γιγνομένοις ἐξ αὐτῶν
ἐῶσι τοὺς νομέας χρῆσθαι οὕτως ὅπως ἂν αὐτοὶ βούλωνται. ἔτι τοίνυν οὐδεμίαν πώποτε ἀγέλην
ᾐσθήμεθα συστᾶσαν ἐπὶ τὸν νομέα οὔτε ὡς μὴ πείθεσθαι οὔτε ὡς μὴ ἐπιτρέπειν τῷ καρπῷ χρῆσθαι,
ἀλλὰ καὶ χαλεπώτεραί εἰσιν αἱ ἀγέλαι πᾶσι τοῖς ἀλλοφύλοις ἢ τοῖς ἄρχουσί τε καὶ ὠφελουμένοις ἀπ'
αὐτῶν· ἄνθρωποι δὲ ἐπ' οὐδένας μᾶλλον συνίστανται ἢ ἐπὶ τούτους οὓς ἂν αἴσθωνται ἄρχειν αὑτῶν
ἐπιχειροῦντας.

Una volta ho pensato a quante democrazie sono state abbattute da coloro che volevano vivere in un
regime diverso dalla democrazia, e quante monarchie e oligarchie sono state rovesciate dai popoli e
quanti hanno cercato di farsi tiranni e tra loro alcuni sono stati abbattuti subito, altri anche se rimasti
al potere per un breve lasso di tempo sono ammirati come sapienti e fortunati. E abbiamo osservato
che anche nelle case private molti hanno un numero elevato di servi mentre altri ne hanno molto
pochi e non sono capaci di farsi obbedire neanche da loro. E inoltre abbiamo riflettuto che anche i
bovari sono comandanti dei buoi e gli scudieri dei cavalli e tutti quelli che sono chiamati pastori
sono considerati come comandanti degli animali dei quali sono a capo. E dunque tutte queste greggi
ci sembrava di vedere che obbedivano piuttosto di loro spontanea volontà ai pastori che non gli
uomini a chi deteneva il potere. Le greggi vanno dove le indirizzano i pastori, e pascolano in quei
luogho dove li conducono e si astengono dai luoghi dai quali li allontanano. E appunto lasciano che
i pastori ro si servono dei loro prodotti così come vogliono

Si inizia ad elencare i tre poli su cui dibattito V sec, ricordare Erodoto 3,80, logos
politikos, discorso greco trapiantato in persia su tre forme di governo, scelgono obv
alla fine monarchia. Paradigmatico perciò spostato lontano. Incipit ci fa capire subito
una cosa: no questione di regime ma tutto dipende dalle persone. Vediamo attenzione
alla tirannide, Seno scriverà lo Ierone per considerare tutte le possibili variabili. Egli
scrive una costituzione degli spartani, ragionamenti non tanto su meccanismi ma
persone che vi operano dentro. Comparazione tra regno e oikos, economico, dialogo
socratico ma tema è gestione dell’oikos come metafora di gestione del potere.
Vediamo che tornano concetti che troviamo nell’Anabasi. Comparazioni con altri
Tecnai che mettono in gioco il tema dell’archè, anche i pastori sono arkontes nei
confronti dei loro greggi. In questo elaborato proemio emerge il problema della
gestione del potere, non tanto questione di regime. Il verbo peito e varie forme del
verbo arxo. Le greggi sono obbedienti di loro spontanea volontà

E inoltre non abbiamo mai sentito di un gregge che si sia ribellato al pastore né che non abbia
permesso di godere dei prodotti. Ma anzi sono più riluttanti le greggi nei confronti di quelli di altre
specie che di quelli che li comandano e che traggono profitto da loro. Gli uomini invece al contrario
si ribellano contro nessuno più che contro quegli uomini che si accorgono che vogliono comandarli.

Ragionamento tutto su ethos, psuchè, sulla conoscenza dell’uomo. Senofonte


continua linea di Tucidide, le azioni ritornano katà to antropinon.

E quando facevo queste riflessioni ho capito che fa parte della natura umana il fatto che sia più
facile comandare sugli altri animali che sugli uomini.

a questo punto entra in gioco Ciro, exordium se prendiamo la Ciropedia come un


grande discorso. Qui non si tratta dell’istories apodeixis di Erodoto, esposizione della
ricerca finalizzata a spiegare erga megala kai taumastà, cause di fatti, evento più
grande, ma dimostrare una tesi. Questa è un discorso dimostrativo, in questo caso
intera oipera discorso dimostrativo, attraverso paradeigma di Ciro: per uomini è
difficile governare su altri uomini, ma se si esercita il potere nel modo giusto si può

ma quando ho pensato che c’è stato il persiano Ciro che ha acquistato l’obbedienza di moltissimi
uomini, città, popoli (tricolon cli crescente) sulla base di questo siamo stati costretti a cambiare idea
e a pensare che non fosse tra le imprese impossibili e nemmeno tra quelle difficili governare tra gli
uomini se lo si fa con la competenza necessaria.

Qui non c’è significato filosofico forte di parola epistamai, epistamenos indica
competenze necessarie a governare su altri uomini.

A Ciro sappiamo che obbedivano di loro spontanea volontà quelli erano lontani moltissimi giorni di
viaggio, quelli che erano lontani anche mesi, quelli che non lo avevano mai visto e quelli che
sapevano bene che non l’avrebbero mai visto e pur non avendolo visto sapevano che volevano
obbedire a lui. E infatti lui fu tanto superiore agli altri re, sia di quelli che avevano ereditato il
potere dei genitori sia di quelli che lo avevano acquisito con i loro mezzi che lo scita, anche se sono
moltissimi non avrebbe potuto dominare su un altro popolo ma si sarebbe accontentato se fosse
riuscito a dominare sul proprio popolo, e il Tracio sui traci e l’Illirio sugli illiri. E così tutti gli altri
popoli allo stesso modo, noi sappiamo, quelli che sono in Europa e che ora sono autonomi e che
sono indipendenti gli uni dagli altri.

Strategia argomentativa, iperbole su grandezza impero persiano. il re di scizia,


ipotetico. Qui sembrerebbe che i popoli europei non vogliono conquistare il potere
altrui ma si accontentano del proprio. Exempla però abbastanza singolari, Europa del
nord, si taglia fuori la Grecia. Si ha una serie di popoli che egli dominò.

Ciro, avendo trovato allo stesso modo che anche i popoli dell’Asia erano autonomi, muovendo con
piccolo esercito di persiani Ciro divenne capo dei Medi con il loro consenso, e degli erkani e poi
sottomise (Katestrepsato e lungo elenco).. dei quali non si potrebbe dire neanche i nomi di tutti, e a
capo anche dei greci che si trovano in Asia e attraversato il mare anche dell’Egitto e

18/05/2022

Catalogo dei popoli su cui Ciro ha esercitato il dominio. Il tema dei cataloghi può non
essere appassionante per noi, ma ne troviamo tanti ed è un tema di un certo interesse.
Ha un’intrinseca forza di attrazione, inventario di varie realtà, a struttura aperta. Il
catalogo soprattutto in un contesto aurale ha una struttura aperta, raccolta di un sapere
in uno spazio limitato. Umberto eco in un volume intitolato vertigine della lista ne
parla. Qui abbiamo un paragrafo retorico

[5] καὶ τοίνυν τούτων τῶν ἐθνῶν ἦρξεν οὔτε αὐτῷ ὁμογλώττων ὄντων οὔτε ἀλλήλοις, καὶ ὅμως
ἐδυνάσθη ἐφικέσθαι μὲν ἐπὶ τοσαύτην γῆν τῷ ἀφ' ἑαυτοῦ φόβῳ, ὥστε καταπλῆξαι πάντας καὶ
μηδένα ἐπιχειρεῖν αὐτῷ, ἐδυνάσθη δὲ ἐπιθυμίαν ἐμβαλεῖν τοσαύτην τοῦ [πάντας] αὐτῷ χαρίζεσθαι
ὥστε ἀεὶ τῇ αὐτοῦ γνώμῃ ἀξιοῦν κυβερνᾶσθαι, ἀνηρτήσατο δὲ τοσαῦτα φῦλα ὅσα καὶ διελθεῖν
ἔργον ἐστίν, ὅποι ἂν ἄρξηταί τις πορεύεσθαι ἀπὸ τῶν βασιλείων, ἤν τε πρὸς ἕω ἤν τε πρὸς ἑσπέραν
ἤν τε πρὸς ἄρκτον ἤν τε πρὸς μεσημβρίαν.

Dunque dominò su questi popoli che non parlavano la stessa lingua e nemmeno la stessa sua lingua
e tuttavia fu capace di arrivare ad un territorio tanto grande con la paura che incuteva agli altri così
da atterrire tutti e fare in modo che nessuno osasse attentare a lui, dunque fu capace di infondere un
desiderio tanto grande di compiacerlo che tutti consideravano giusto essere governati dal suo parere
e annesse tante popolazione quante è un impresa solo esporle, dovunque uno iniziasse ad andare
dalla capitale sia se si vada verso oriente sia verso occidente sia verso settentrione sia verso
mezzogiorno.

I persiani avevano un grande sistema di interpreti. Governare con la paura, essa nelle
eumenidi non può essere cacciata dalla città, le Erinni seppur ritrasformate non
possono essere allontanate dalla città. Aree di provenienza dei venti sono legati alla
provenienza del sole e alla posizione dell’Orsa Maggiore, un impero che si estende a
tutte le direzioni, ricordiamo i persiani di Eschilo.

[6] ἡμεῖς μὲν δὴ ὡς ἄξιον ὄντα θαυμάζεσθαι τοῦτον τὸν ἄνδρα ἐσκεψάμεθα τίς ποτ' ὢν γενεὰν καὶ
ποίαν τινὰ φύσιν ἔχων καὶ ποίᾳ τινὶ παιδευθεὶς παιδείᾳ τοσοῦτον διήνεγκεν εἰς τὸ ἄρχειν
ἀνθρώπων. ὅσα οὖν καὶ ἐπυθόμεθα καὶ ᾐσθῆσθαι δοκοῦμεν περὶ αὐτοῦ, ταῦτα πειρασόμεθα
διηγήσασθαι.

Noi dal momento che ammiriamo quest uomo abbiamo osservato quale fosse appunto la sua stirpe e
la sua indole e con quale educazione fosse stato educato o tanto superiore, tanto più eccellente nel
dominare gli uomini. Tutto quello che noi abbiamo appreso su di lui cercheremo di esporlo.

Struttura retorica, tis kai poia kai poia, variatio. Figura etimologica paideutè paideia.
Questa è l’occasione per fare riferimento a cosa sia la ciropedia, la rappresentazione
di paradigmi, che possono essere come nel capitolo 36 di Pericle o possono essere
fantasiosi. Ci si rifugia in alcuni casi storici in un passato remotissimo, si torna in un
passato remotissimo dove il potere discende da Dio, il problema è differente a
seconda di come vengono presentati questa discendenza divina. si va a sovrapporre
anche ad altre situazioni edeniche, età dell’oro. Che cos’è l’Utopia per i greci?
Pensiamo alla repubblica di Platone, tensione tra realtà storiche e utopie, tra realtà
storiche antichissime e paradigmi di comportamento. Ciro è un re lontano ed è un re,
si adatta a diventare il paradigma di un potere che viene esercitato direttamente. Gli
ateniesi erano legati ad una logica di bilanciamento e di controllo, affermarsi di
potere assoluto, Ciro non ha limiti e per questo è un paradigma efficace. Noi
sappiamo di parecchi personaggi che si mossero tra greci e persia, esuli, avventurieri,
mercanti. Le fonti di info sono varie. Qui ci interessa in che modo Seno si serve e
ragiona su imp pers.

Πατρὸς μὲν δὴ ὁ Κῦρος λέγεται γενέσθαι Καμβύσου Περσῶν βασιλέως· ὁ δὲ Καμβύσης οὗτος τοῦ
Περσειδῶν γένους ἦν· οἱ δὲ Περσεῖδαι ἀπὸ Περσέως κλῄζονται· μητρὸς δὲ ὁμολογεῖται Μανδάνης
γενέσθαι· ἡ δὲ Μανδάνη αὕτη Ἀστυάγους ἦν θυγάτηρ τοῦ Μήδων γενομένου βασιλέως. φῦναι δὲ ὁ
Κῦρος λέγεται καὶ ᾄδεται ἔτι καὶ νῦν ὑπὸ τῶν βαρβάρων εἶδος μὲν κάλλιστος, ψυχὴν δὲ
φιλανθρωπότατος καὶ φιλομαθέστατος καὶ φιλοτιμότατος, ὥστε πάντα μὲν πόνον ἀνατλῆναι, πάντα
δὲ κίνδυνον ὑπομεῖναι τοῦ ἐπαινεῖσθαι [2] ἕνεκα. φύσιν μὲν δὴ τῆς μορφῆς καὶ τῆς ψυχῆς τοιαύτην
ἔχων διαμνημονεύεται· ἐπαιδεύθη γε μὴν ἐν Περσῶν νόμοις·

Si dice che Ciro fosse da parte di padre figlio di Cambise re dei persiani e questo Cambise facesse
parte della stirpe di perseidi, che sono chiamati così da Perseo. Si è d’accordo che la madre fosse
mandane, e questa era la figlia di Astiage che era stato re dei medi. Si dice e si canta ancora oggi da
barbari e persiani che Ciro fosse di aspetto bellissimo e di animo generosissimo, amante del sapere
e dell’apprendere e dotato di grande ambizione, sicchè sopportava ogni fatica e si sottoponeva ad
ogni pericolo pur di essere elogiato. Si ricorda quindi che aveva questa natura dell’aspetto e
dell’animo, fu educato secondo i costumi dei persiani.

I greci erano rassicurati da sapere che erano i loro eroi alle origini anche di dinastie
come quelle persiane. – solita solfa sui vari gradi di barbarie, guardare indietro- la
parola barbari non esaurisce una maggiore complessità. Polisindeto con filo come
inizio. Asindeto che lega prop. consecutive, effetti amplificanti. Qui nico
ragionerebbe su meccanismo argomentativo, testimonianza attuale che avvalora ciò
che si è detto. Dalla genealogia stiamo parlando della fusis di Ciro. Inizia qui una
sezione interessante su educazione dei persiani che non riguarda solo la gioventù ma
persino i vecchi hanno da imparare. Ai persiani viene attribuita attenzione alla paideia
fin dai tempi dei greci. I persiani stanno lì come modello lontano.

οὗτοι δὲ δοκοῦσιν οἱ νόμοι ἄρχεσθαι τοῦ κοινοῦ ἀγαθοῦ ἐπιμελούμενοι οὐκ ἔνθενπερ ἐν ταῖς
πλείσταις πόλεσιν ἄρχονται. αἱ μὲν γὰρ πλεῖσται πόλεις ἀφεῖσαι παιδεύειν ὅπως τις ἐθέλει τοὺς
ἑαυτοῦ παῖδας, καὶ αὐτοὺς τοὺς πρεσβυτέρους ὅπως ἐθέλουσι διάγειν, ἔπειτα προστάττουσιν αὐτοῖς
μὴ κλέπτειν μηδὲ ἁρπάζειν, μὴ βίᾳ εἰς οἰκίαν παριέναι, μὴ παίειν ὃν μὴ δίκαιον, μὴ μοιχεύειν, μὴ
ἀπειθεῖν ἄρχοντι, καὶ τἆλλα τὰ τοιαῦτα ὡσαύτως· ἢν

Questi nomoi sembra che comincino a preoccuparsi del bene comune non da dove cominciano le
altre città. La maggior parte delle città permettono di educare i propri figli come si vuole e che
quando siano adulti trascorrono la vita come vogliono. E poi comandano loro di non rubare, non
saccheggiare/rapinare, non irrompere con la violenza in casa di qualcuno, di non picchiare quello
che non sia giusto picchiare, non commettere adulterio, non disobbedire a chi comanda e tutte le
altre cose.
---
Qualche commentatore ha detto che il me kleptein non è un riferimento a quel passo
dell’anabasi che abbiamo trovato nella simpatica versione . Non sa se qui c’è
allusione polemica a questo costume spartano. Fonte fondamentale è la vita di
Licurgo di Plutarco.

δέ τις τούτων τι παραβαίνῃ, ζημίαν αὐτοῖς ἐπέθεσαν. οἱ δὲ Περσικοὶ νόμοι προλαβόντες


ἐπιμέλονται ὅπως τὴν ἀρχὴν μὴ τοιοῦτοι ἔσονται οἱ πολῖται οἷοι πονηροῦ τινος ἢ αἰσχροῦ ἔργου
ἐφίεσθαι. ἐπιμέλονται δὲ ὧδε. ἔστιν αὐτοῖς ἐλευθέρα ἀγορὰ καλουμένη, ἔνθα τά τε βασίλεια καὶ
τἆλλα ἀρχεῖα πεποίηται. ἐντεῦθεν τὰ μὲν ὤνια καὶ οἱ ἀγοραῖοι καὶ αἱ τούτων φωναὶ καὶ
ἀπειροκαλίαι ἀπελήλανται εἰς ἄλλον τόπον, ὡς μὴ μιγνύηται ἡ τούτων τύρβη τῇ τῶν
πεπαιδευμένων εὐκοσμίᾳ.

E se qualcuno appunto trasgredisse una di queste norme a loro verrebbe inflitta una pena. Le leggi
persiane invece anticipando si preoccupano che dall’inizio i cittadini non siano tali da compiere
certe azioni cattive o vergognose. Questo è appunto il modo in cui i persiani si occupano di questo,
c’è un’agorà libera, qui è costruito il palazzo reale e gli altri edifici governativi, da qui vengono
cacciate le merci e i mercanti, le loro voci i loro improperi in un altro luogo, perché la confusione di
questi non si mescoli con l’ordine delle persone che ricevono la paideia.

Questo nesso ricevere la paideia si trova in un passo di Isocrate, dove egli sottolinea
implicitamente che questa paideia è quella che fornisce lui ai suoi alunni. Non sono
tanto nelle conoscenze, ma delinea ritratto etico dell’uomo beneducato, panatenaico.
La Ciropedia è precedente al panatenaico, idee che circolano. Solito problema di un
Senofonte filospartano, che preferisce la paideia e le istituzioni spartane. Senofonte
utilizza vari paradigmi per gestione del potere ed organizzazione del potere, andare
alla ricerca delle “idee politiche di” è difficile in discorsi fittizi. Senofonte, cercare
una coerenza ideologica.

[4] διῄρηται δὲ αὕτη ἡ ἀγορὰ ἡ περὶ τὰ ἀρχεῖα] τέτταρα μέρη· τούτων δ' ἔστιν ἓν μὲν
παισίν, ἓν δὲ ἐφήβοις, ἄλλο τελείοις ἀνδράσιν, ἄλλο τοῖς ὑπὲρ τὰ στρατεύσιμα ἔτη
γεγονόσι. νόμῳ δ' εἰς τὰς ἑαυτῶν χώρας ἕκαστοι τούτων πάρεισιν, οἱ μὲν παῖδες ἅμα
τῇ ἡμέρᾳ καὶ οἱ τέλειοι ἄνδρες, οἱ δὲ γεραίτεροι ἡνίκ' ἂν ἑκάστῳ προχωρῇ, πλὴν ἐν
ταῖς τεταγμέναις ἡμέραις, ἐν αἷς αὐτοὺς δεῖ παρεῖναι. οἱ δὲ ἔφηβοι καὶ κοιμῶνται περὶ
τὰ ἀρχεῖα σὺν τοῖς γυμνητικοῖς ὅπλοις πλὴν τῶν γεγαμηκότων· οὗτοι δὲ οὔτε
ἐπιζητοῦνται, ἢν μὴ προρρηθῇ παρεῖναι, οὔτε πολλάκις [5]ἀπεῖναι καλόν.

Questa agorà è divisa in 4 parti, di queste una è riservata ai bambini, altra a efebi, l’altra a uomini
maturi e altra a quelli che hanno superato l’età dei servizi utili. Secondo la norma le varie età si
presentano alle varie postazioni, i bambini e gli uomini adulti dalla mattina gli anziani quando a
ciascuno di loro aggrada, eccetto nei giorni stabiliti quando devono presentarsi anche loro all’alba.
Gli Efebi dormono anche presso le sedi dei magistrati con le armi leggere, ad eccezione di quelli
che hanno moglie, questi non sono controllati, a meno chè non era stato annunciato che fossero
presentu, ma non è neppure bello per loro essere assenti spesso.

Principi etici più che normativi, si potrebbe fare qualche riflessione su rapporto tra
norma e tropoi, paideia finalizzata alla formazione della persona. Questa cosa che gli
efebi devono dormire presso le sedi dei magistrati ricorda la vita spartana.

ἄρχοντες δ' ἐφ' ἑκάστῳ τούτων τῶν μερῶν εἰσι δώδεκα· δώδεκα γὰρ καὶ Περσῶν φυλαὶ διῄρηνται.
καὶ ἐπὶ μὲν τοῖς παισὶν ἐκ τῶν γεραιτέρων ᾑρημένοι εἰσὶν οἳ ἂν δοκῶσι τοὺς παῖδας βελτίστους
ἀποδεικνύναι· ἐπὶ δὲ τοῖς ἐφήβοις ἐκ τῶν τελείων ἀνδρῶν οἳ ἂν αὖ τοὺς ἐφήβους βελτίστους
δοκῶσι παρέχειν· ἐπὶ δὲ τοῖς τελείοις ἀνδράσιν οἳ ἂν δοκῶσι παρέχειν αὐτοὺς μάλιστα τὰ
τεταγμένα ποιοῦντας καὶ τὰ παραγγελλόμενα ὑπὸ τῆς μεγίστης ἀρχῆς· εἰσὶ δὲ καὶ τῶν γεραιτέρων
προστάται ᾑρημένοι, οἳ προστατεύουσιν ὅπως καὶ οὗτοι τὰ καθήκοντα ἀποτελῶσιν. ἃ δὲ ἑκάστῃ
ἡλικίᾳ προστέτακται ποιεῖν διηγησόμεθα, ὡς μᾶλλον δῆλον γένηται ᾗ ἐπιμέλονται ὡς ἂν βέλτιστοι
εἶεν οἱ πολῖται.

I magistrati preposti ad ognuno di questi gruppi sono 12.Infatti sono 12 anche le tribù dei persiani e
per i bambini sono scelti dal gruppo dei più anziani quelli che sembrano poter rendere migliori i
bambini. Per gli efebi sono scelti dagli uomini maturi quelli che sembrano rendere gli efebi
migliori e per gli uomini maturi quelli che sembrano fare in modo che in particolare rispettino gli
ordini e facciano ciò che viene loro assegnato dal potere supremo. E sono scelti anche dei
sovrintendenti degli anziani che sorvegliano affinchè anche questi facciano le cose stabilite. Quello
che viene indicato a ciascuna età di fare l’abbiamo raccontato affinchè sia chiaro in che modo si
preoccupino che i cittadini siano i migliori

Eutaxia, precetto dell’anabasi. Qui si ritrova per la fascia di uomini maturi, che
devono anche occuparsi di militare.

6] οἱ μὲν δὴ παῖδες εἰς τὰ διδασκαλεῖα φοιτῶντες διάγουσι μανθάνοντες δικαιοσύνην· καὶ λέγουσιν
ὅτι ἐπὶ τοῦτο ἔρχονται ὥσπερ παρ' ἡμῖν ὅτι γράμματα μαθησόμενοι. οἱ δ' ἄρχοντες αὐτῶν
διατελοῦσι τὸ πλεῖστον τῆς ἡμέρας δικάζοντες αὐτοῖς. γίγνεται γὰρ δὴ καὶ παισὶ πρὸς ἀλλήλους
ὥσπερ ἀνδράσιν ἐγκλήματα καὶ κλοπῆς καὶ ἁρπαγῆς καὶ βίας καὶ ἀπάτης καὶ κακολογίας καὶ ἄλλων
οἵων δὴ εἰκός.
οὓς δ' ἂν γνῶσι τούτων τι ἀδικοῦντας, τιμωροῦνται. κολάζουσι δὲ καὶ ὃν ἂν ἀδίκως ἐγκαλοῦντα
εὑρίσκωσι. δικάζουσι δὲ καὶ ἐγκλήματος οὗ ἕνεκα ἄνθρωποι μισοῦσι μὲν ἀλλήλους μάλιστα,
δικάζονται δὲ ἥκιστα, ἀχαριστίας, καὶ ὃν ἂν γνῶσι δυνάμενον μὲν χάριν ἀποδιδόναι, μὴ ἀποδιδόντα
δέ, κολάζουσι καὶ τοῦτον ἰσχυρῶς. οἴονται γὰρ τοὺς ἀχαρίστους καὶ περὶ θεοὺς ἂν μάλιστα ἀμελῶς
ἔχειν καὶ περὶ γονέας καὶ πατρίδα καὶ φίλους. ἕπεσθαι δὲ δοκεῖ μάλιστα τῇ ἀχαριστίᾳ ἡ
ἀναισχυντία· καὶ γὰρ αὕτη μεγίστη δοκεῖ εἶναι

I bambini frequentando le scuole trascorrono il tempo apprendendo il senso di giustizia. E dicono


che vanno a scuola per questo come presso di noi vanno per imparare le lettere dell’alfabeto e i loro
comandanti passano la maggior parte del loro tempo a giudicarli (applicare a loro la giustizia).
Accade infatti ai bambini come, d’altra parte, agli uomini accusarsi l’un l’altro di furto, rapina,
violenza, inganni, di ingiurie e tutte le cose che avvengono e puniscono quelli che sanno che hanno
compiuto questi atti di adikia e anche coloro che scoprono che hanno provato ad accusare
ingiustamente qualcuno. E poi giudicano anche quella accusa a causa della quale maggiormente gli
uomini si odiano reciprocamente ma sono giudicati in pochissimi casi, l’ingratitudine, se sanno che
qualcuno potendo restituire un favore non lo ha fatto, lo puniscono e anche in modo severo. Sono
convinti che gli ingrati maggiormente siano disinteressati ali dèi, ai genitori, alla patria e agli amici.
all’ingratitudine sembra conseguire la sfrontatezza e questa sembra essere la guida massima a tutte
le turpitudini.

Consonanze con Isocrate, che dice che le texnai debono essere messe da parte, qui
però si porta all’estremo, addirittura la grammatichè tekne. Ingratitudine è un
sentimento legato alla reciprocità e al mancare ad essa. L’akaristia, quello che
capiscono che potrebbe contraccambiare un favore ma non lo fa lo puniscono
duramente.
ἐπὶ πάντα τὰ αἰσχρὰ ἡγεμών. διδάσκουσι δὲ τοὺς παῖδας καὶ σωφροσύνην· μέγα δὲ συμβάλλεται εἰς
τὸ μανθάνειν σωφρονεῖν αὐτοὺς ὅτι καὶ τοὺς πρεσβυτέρους ὁρῶσιν ἀνὰ ,πᾶσαν ἡμέραν σωφρόνως
διάγοντας. διδάσκουσι δὲ αὐτοὺς καὶ πείθεσθαι τοῖς ἄρχουσι· μέγα δὲ καὶ εἰς τοῦτο συμβάλλεται
ὅτι ὁρῶσι τοὺς πρεσβυτέρους πειθομένους τοῖς ἄρχουσιν ἰσχυρῶς διδάσκουσι δὲ καὶ ἐγκράτειαν
γαστρὸς καὶ ποτοῦ· μέγα δὲ καὶ εἰς τοῦτο συμβάλλεται ὅτι ὁρῶσι [2] τοὺς πρεσβυτέρους οὐ
πρόσθεν ἀπιόντας γαστρὸς ἕνεκα πρὶν ἂν ἀφῶσιν οἱ ἄρχοντες, καὶ ὅτι οὐ παρὰ μητρὶ σιτοῦνται οἱ
παῖδες, ἀλλὰ παρὰ τῷ διδασκάλῳ, ὅταν οἱ ἄρχοντες σημήνωσι. φέρονται δὲ οἴκοθεν σῖτον μὲν
ἄρτον, ὄψον δὲ κάρδαμον, πιεῖν δέ, ἤν τις διψῇ, κώθωνα, ὡς ἀπὸ τοῦ ποταμοῦ ἀρύσασθαι. πρὸς δὲ
τούτοις μανθάνουσι καὶ τοξεύειν καὶ ἀκοντίζειν. μέχρι μὲν δὴ ἓξ ἢ ἑπτακαίδεκα ἐτῶν ἀπὸ γενεᾶς οἱ
παῖδες ταῦτα πράττουσιν, ἐκ τούτου δὲ εἰς τοὺς [9] ἐφήβους ἐξέρχονται.

Insegnano ai bambini anche la temperanza e contribuisce molto a che loro apprendano la


temperanza il fatto che vedono i più grandi di loro tutto il giorno comportarsi secondo temperanza.
E insegnano loro anche a obbedire a chi comanda e contribuisce a questo anche che vedono i più
anziani che obbediscono ai comandanti. E insegnano anche l’autocontrollo del ventre e del bere,
contribuisce anche a questo il fatto che vedono i più anziani che non si allontanano per i bisogni del
ventre prima che i superiori lo consentano e il fatto che consumino il pasto non presso la madre ma
presso il maestro e dolo dopo che i maestri abbiano dato il segnale. Si portano da casa come cibo il
pane, come companatico il cardamomo e per bere se qualcuno avesse sete una coppa per attingere
l’acqua dal fiume. e inoltre imparano anche a scagliare le frecce e il giavellotto. Fino a 17 anni dalla
nascita i bambini fanno queste cose, dopo passano alla classe degli efebi.

Mimesis, imitazione. In ambito letterario due significati: modello, es. prendere a


modello demostene o in senso Platonico. Bacchilide nel peana 5 diceva che uno
diventa sofos a partire da un altro, allora come ora. Qui si applica all’ambito etico il
principio di imitazione. Arkontes, difficile, tutti quelli che hanno responsabilità di
comando. Non c’è vino, precetto di astenersi fino a certa età c’è anche in platone.
Quando si diventa vecchi abbastanza il vino era invece adatto a rilassare le membra
piuttosto incastrate.

οὗτοι δ' αὖ οἱ ἔφηβοι διάγουσιν ὧδε. δέκα ἔτη ἀφ' οὗ ἂν ἐκ παίδων ἐξέλθωσι κοιμῶνται μὲν περὶ τὰ
ἀρχεῖα, ὥσπερ προειρήκαμεν, καὶ φυλακῆς ἕνεκα τῆς πόλεως καὶ σωφροσύνης· δοκεῖ γὰρ αὕτη ἡ
ἡλικία μάλιστα ἐπιμελείας δεῖσθαι· παρέχουσι δὲ καὶ τὴν ἡμέραν ἑαυτοὺς τοῖς ἄρχουσι χρῆσθαι ἤν
τι δέωνται ὑπὲρ τοῦ κοινοῦ. καὶ ὅταν μὲν δέῃ, πάντες μένουσι περὶ τὰ ἀρχεῖα· ὅταν δὲ ἐξίῃ
βασιλεὺς ἐπὶ θήραν, ἐξάγει τὴν ἡμίσειαν τῆς φυλακῆς· ποιεῖ δὲ τοῦτο πολλάκις τοῦ μηνός. ἔχειν δὲ
δεῖ τοὺς ἐξιόντας τόξα καὶ παρὰ τὴν φαρέτραν ἐν κολεῷ κοπίδα ἢ σάγαριν, ἔτι δὲ γέρρον καὶ παλτὰ
δύο, ὥστε τὸ μὲν ἀφεῖναι, [10] τῷ δ', ἂν δέῃ, ἐκ χειρὸς χρῆσθαι.

Questi efebi passano la giornata così, per 10 anni, da quando sono usciti dalla fanciullezza,
dormono presso le tende dei magistrati, come abbiamo detto e sia per sorvegliare la città sia per
ragioni di temperanza. Sembra infatti che questa età abbia particolare bisogno di attenzione.
Durante il giorno sono a disposizione dei magistrati se c’è bisogno di qualcosa per il bene comune,
e qualora sia necessario rimangono presso le sedi dei magistrati. Quando il re esce fuori per la
caccia porta con sé la metà della guardia, come è solito fare più volte al mese. Bisogna che quelli
che escono con il re a caccia abbiano archi e accanto alla faretra nel suo fodero un pugnale o
un’ascia a doppio taglio e inoltre uno scudo di vimini e due giavellotti, uno per il lancio e l’altro per
servirsene da vicino se ci fosse bisogno.

Qui torna il tema della caccia, che unisce Ciropedia con Anabasi e con il cinegetico.

23/05/2022

Stavamo leggendo la divisione per età, tema che intreccia organizzazione


istituzionale e paideutica persiana con quella di Sparta, per classi di età cap 5 vedi
sopra. Attenzione alla virtù dei cittadini, Senofonte ne fa un paradigma. Proibizione
per giornaliste in afganistan di apparire a volto scoperto, promozione per loro di virtù.
Commemorazione di Giovanni Falcone, vero modo per combattere la mafia è
l’educazione, tema che attraversa tutte le culture. Noi abbiamo un po' messo da parte
il tema dell’educazione, che per seno era cruciale. Il ragionamento di seno continua a
lungo, i bambini si accusano a vicenda come gli adulti (che scemotto nico, si è
accorto ora che aveva già letto ).

διὰ τοῦτο δὲ δημοσίᾳ τοῦ θηρᾶν ἐπιμέλονται, καὶ βασιλεὺς ὥσπερ καὶ ἐν πολέμῳ ἡγεμών ἐστιν
αὐτοῖς καὶ αὐτός τε θηρᾷ καὶ τῶν ἄλλων ἐπιμελεῖται ὅπως ἂν θηρῶσιν, ὅτι ἀληθεστάτη αὐτοῖς
δοκεῖ εἶναι αὕτη ἡ μελέτη τῶν πρὸς τὸν πόλεμον. καὶ γὰρ πρῲ ἀνίστασθαι ἐθίζει καὶ ψύχη καὶ
θάλπη ἀνέχεσθαι, γυμνάζει δὲ καὶ ὁδοιπορίαις καὶ δρόμοις, ἀνάγκη δὲ καὶ τοξεῦσαι θηρίον καὶ
ἀκοντίσαι ὅπου ἂν παραπίπτῃ. καὶ τὴν ψυχὴν δὲ πολλάκις ἀνάγκη θήγεσθαι ὅταν τι τῶν ἀλκίμων
θηρίων ἀνθιστῆται· παίειν μὲν γὰρ δήπου δεῖ τὸ ὁμόσε γιγνόμενον, φυλάξασθαι δὲ τὸ
ἐπιφερόμενον· ὥστε οὐ ῥᾴδιον εὑρεῖν τί ἐν [11] τῇ θήρᾳ ἄπεστι τῶν ἐν πολέμῳ παρόντων.

Per questo si occupano pubblicamente della caccia e il re come in guerra è il loro capo e lui stessp
caccia e si preoccupa degli altri che pratichino la caccia, dal momento che a loro questo sembra
essere l’esercizio più appropriato per guerra. E abitua ad alzarsi la mattina presto, a sopportare il
freddo e il caldo, esercita alle marce e alle corse, ed è necessario anche colpire con l’arco e lanciare
il giavellotto quando la fiera assale. spesso è necessario temprare l’animo quando si para davanti
qualche belva feroce e bisogna colpire allora quando l’animale viene vicino e ripararsi quando
assale. Sicchè non è facile trovare cosa manchi nella caccia in relazione alla guerra
C’è il Cinegetico legato a questo. Melete termine importante, tanto esercizi militari quanto in
retorica esercizio preparatorio alla declamazione. Educazione basata su equitazione e caccia che è
preparazione alla guerra ma non soltanto

ἐξέρχονται δὲ ἐπὶ τὴν θήραν ἄριστον ἔχοντες πλέον μέν, ὡς τὸ εἰκός, τῶν παίδων, τἆλλα δὲ ὅμοιον.
καὶ θηρῶντες μὲν οὐκ ἂν ἀριστήσαιεν, ἢν δέ τι δεήσῃ ἢ θηρίου ἕνεκα ἐπικαταμεῖναι ἢ ἄλλως
ἐθελήσωσι διατρῖψαι περὶ τὴν θήραν, τὸ οὖν ἄριστον τοῦτο δειπνήσαντες τὴν ὑστεραίαν αὖ θηρῶσι
μέχρι δείπνου, καὶ μίαν ἄμφω τούτω τὼ ἡμέρα λογίζονται, ὅτι μιᾶς ἡμέρας σῖτον δαπανῶσι. τοῦτο
δὲ ποιοῦσι τοῦ ἐθίζεσθαι ἕνεκα, ἵν' ἐάν τι καὶ ἐν πολέμῳ δεήσῃ, δύνωνται ταὐτὸ ποιεῖν. καὶ ὄψον δὲ
τοῦτο ἔχουσιν οἱ τηλικοῦτοι ὅ τι ἂν θηράσωσιν· εἰ δὲ μή, τὸ κάρδαμον. εἰ δέ τις αὐτοὺς οἴεται ἢ
ἐσθίειν ἀηδῶς, ὅταν κάρδαμον μόνον ἔχωσιν ἐπὶ τῷ σίτῳ, ἢ πίνειν ἀηδῶς, ὅταν ὕδωρ πίνωσιν,
ἀναμνησθήτω πῶς μὲν ἡδὺ μᾶζα καὶ ἄρτος [12] πεινῶντι φαγεῖν, πῶς δὲ ἡδὺ ὕδωρ πιεῖν διψῶντι.

Ed escono per la caccia avendo con sé più cibo di quello dei bambini, come è naturale ma per il
resto del tutto simile. E appunto durante la caccia questi efebi non possono mangiare se ci fosse
bisogno o a causa di una fiera di prolungare la caccia o per qualche altro motivo vogliano indugiare
nella caccia dopo aver consumato questo pasto vanno a caccia fino alla cena e calcolano questi due
giorni come un giorno soltanto perché consumano la quantità di cibo di un giorno solo. E questo
fanno per esercitarsi in modo che se anche ci fosse bisogno in guerra potrebbero fare anche questo.
E come companatico questi giovani hanno quello che riescono a cacciare, altrimenti il crescione. E
se qualcuno pensa che mangiano o bevono in modo poco gradevole dal momento che hanno solo il
criscione come pasto e l’acqua da bere, pensi quanto è buono il pane per chi ha fame e l’acqua per
chi ha sete.

Si parla contro la raffinatezza di cibi, cosa che tornerà in parole di ciro ad Artembare,
qui si parla non dell’impero persiano ma dei persiani in sé. I persiani originari si
comportano in questa maniera, Persia lontana nel tempo, che mette a frutto
un’educazione rigorosa. Si parla di gare di arco e giavellotto con assegnazione di
premi, si dice che quelli che non vanno a caccia operazioni di polizia. Quelli che
escono dalla classe di Efebi, adulti, per 25 anni sono legati a servizio alle necessità
dell’impero persiano. Riferimento alle armi e corazza dei persiani cap.13, riferimenti
a rappresentazioni figurative, forse stoà poikile ad Atene che rappresenta la battaglia
di Maratona, indizio su fonti di Seno. Gli anziani sono ultra 50enni che si occupano
di amministrazione di giustizia. Questo è un quadro fortemente idealizzato.
Uguaglianza che dovrebbe essere in vigore tra persiani è in realtà illusoria. La scuola
è per tutti ma solo chi poteva permettersi di non far lavorare i figli. Non applicata
istruzione pubblica per tutti. Tutti riferimenti alla moderazione, costumi, non ci si
soffia il naso, non si cercano i bagni. (piccolo buco 9:40). Con il cap.3 si ha la
sezione dedicata specificamente a Ciro, superiore a coetanei, incontro con nonno
Astiage, padre della madre. Si presenta con parruca e trtucco. Dialogo in cui Ciro
bambino dichiara tutte le sue virtù

Ora giustamente nico vuole andare alla fine di Ciropedia, educazione di Ciro porta a
rendere il suo regno straordinario come è stato

[1] Ὅτι μὲν δὴ καλλίστη καὶ μεγίστη τῶν ἐν τῇ Ἀσίᾳ ἡ Κύρου βασιλεία ἐγένετο αὐτὴ ἑαυτῇ
μαρτυρεῖ. ὡρίσθη γὰρ πρὸς ἕω μὲν τῇ Ἐρυθρᾷ θαλάττῃ, πρὸς ἄρκτον δὲ τῷ Εὐξείνῳ πόντῳ, πρὸς
ἑσπέραν δὲ Κύπρῳ καὶ Αἰγύπτῳ, πρὸς μεσημβρίαν δὲ Αἰθιοπίᾳ. τοσαύτη δὲ γενομένη μιᾷ γνώμῃ τῇ
Κύρου ἐκυβερνᾶτο, καὶ ἐκεῖνός τε τοὺς ὑφ' ἑαυτῷ ὥσπερ ἑαυτοῦ παῖδας ἐτίμα τε καὶ ἐθεράπευεν, οἵ
τε ἀρχόμενοι [2] Κῦρον ὡς πατέρα ἐσέβοντο. ἐπεὶ μέντοι Κῦρος ἐτελεύτησεν, εὐθὺς μὲν αὐτοῦ οἱ
παῖδες ἐστασίαζον, εὐθὺς δὲ πόλεις καὶ ἔθνη ἀφίσταντο, πάντα δ' ἐπὶ τὸ χεῖρον ἐτρέποντο. ὡς δ'
ἀληθῆ λέγω ἄρξομαι διδάσκων ἐκ τῶν θείων. οἶδα γὰρ ὅτι πρότερον μὲν βασιλεὺς καὶ οἱ ὑπ' αὐτῷ
καὶ τοῖς τὰ ἔσχατα πεποιηκόσιν εἴτε ὅρκους ὀμόσαιεν, ἠμπέδουν, εἴτε [3] δεξιὰς δοῖεν, ἐβεβαίουν.
Che il regno di Ciro sia il più bello e il più grande di quelli che c’erano in asia ne era testimone esso
stesso. Era delimitato ad oriente dal mar Rosso, a settentrione dal ponto eusino, a occidente Cipro
ed egitto, a meridione dall’ Etiopia. Pur essendo così grande era governato dal solo parere di Ciro, e
lui onorava e curava i suoi sottoposti come i suoi stessi figli e i sudditi veneravano Ciro come il
padre.
Dopo che Ciro morì subito i suoi figli entrarono in contesa tra loro e subito città e popoli
defezionavano e tutto volse al peggio. E il fatto che io dica il vero comincerò a spiegarlo a partire
dalle cose divine: io so che prima il re e quelli sotto di lui, anche nei confronti di quelli che avevano
fatto le cose più estreme se avevano pronunciato un giuramento vi si attenevano, se avevano dato la
destra mantenevano fede alla parola data.

Il cap.8 accusato di non essere Senofonteo, ma altrimenti la Ciropedia si chiuderebbe


con morte di Ciro, che dice che per poter punire i nemici bisogna essere benevoli con
gli amici, gnome di etica greca arcaica. Per nico è indispensabile cap. 8 perché chiude
il cerchio, con la decadenza dei persiani dopo Ciro. Bisogna cercare di capire cosa
succede quando regno non governato da un sovrano come Ciro, quest’ultimo
paragrafo riassume i temi della parte precedente. Lessico della stasis, della defezione,
che noi troviamo quando si parla di archè di Atene e città che si staccano verbo
afistanto. Idea di mantenere parola si trova più volte in Senofonte, es 7 anabasi.
Rivolto al principe Tracio Seute si rivolge con fare pedagogico, va a chiedere il soldo
ma dice di non essere stato mandato per il soldo ma per didasko quello che lui come
re dovrebbe fare. Istruzioni su come si deve comportare un sovrano, che noi troviamo
anche in Nicocle, sui doveri di sudditi e di sovrani. Non bisogna pensare che
Senofonte aderisse a una monarchia di tipo persiano, ma paradigma di ogni tipo di
potere.

εἰ δὲ μὴ τοιοῦτοι ἦσαν καὶ τοιαύτην δόξαν εἶχον οὐδ' ἂν εἷς αὐτοῖς ἐπίστευεν, ὥσπερ οὐδὲ νῦν
πιστεύει οὐδὲ εἷς ἔτι, ἐπεὶ ἔγνωσται ἡ ἀσέβεια αὐτῶν. οὕτως οὐδὲ τότε ἐπίστευσαν ἂν οἱ τῶν σὺν
Κύρῳ ἀναβάντων στρατηγοί· νῦν δὲ δὴ τῇ πρόσθεν αὐτῶν δόξῃ πιστεύσαντες ἐνεχείρισαν ἑαυτούς,
καὶ ἀναχθέντες πρὸς βασιλέα ἀπετμήθησαν τὰς κεφαλάς. πολλοὶ δὲ καὶ τῶν συστρατευσάντων
βαρβάρων ἄλλοι ἄλλαις πίστεσιν ἐξαπατηθέντες ἀπώλοντο.
[4] πολὺ δὲ καὶ τάδε χείρονες νῦν εἰσι. πρόσθεν μὲν γὰρ εἴ τις ἢ διακινδυνεύσειε πρὸ βασιλέως ἢ
πόλιν ἢ ἔθνος ὑποχείριον ποιήσειεν ἢ ἄλλο τι καλὸν ἢ ἀγαθὸν αὐτῷ διαπράξειεν, οὗτοι ἦσαν οἱ
τιμώμενοι· νῦν δὲ καὶ ἤν τις ὥσπερ Μιθριδάτης τὸν πατέρα Ἀριοβαρζάνην προδούς, καὶ ἤν τις
ὥσπερ Ῥεομίθρης τὴν γυναῖκα καὶ τὰ τέκνα καὶ τοὺς τῶν φίλων παῖδας ὁμήρους παρὰ τῷ Αἰγυπτίῳ
ἐγκαταλιπὼν καὶ τοὺς μεγίστους ὅρκους παραβὰς βασιλεῖ δόξῃ τι σύμφορον ποιῆσαι, [5] οὗτοί
εἰσιν οἱ ταῖς μεγίσταις τιμαῖς γεραιρόμενοι. ταῦτ' οὖν ὁρῶντες οἱ ἐν τῇ Ἀσίᾳ πάντες ἐπὶ τὸ ἀσεβὲς
καὶ τὸ ἄδικον τετραμμένοι εἰσίν· ὁποῖοί τινες γὰρ ἂν οἱ προστάται ὦσι, τοιοῦτοι καὶ οἱ ὑπ' αὐτοὺς
ὡς ἐπὶ τὸ πολὺ γίγνονται. ἀθεμιστότεροι δὴ νῦν ἢ πρόσθεν ταύτῃ γεγένηνται.

Se loro non fossero stati tali e non avessero avuto una tale reputazione nessuno gli avrebbe dato
fiducia come non c’è nessuno che da fiducia ai persiani di oggi dal momento che la loro empietà è
stata riconosciuta. E così non avrebbero dovuto prestar fede neppure gli strateghi che avevano fatto
la marcia verso l’interno con Ciro. Ora, prestando fede alla precedente fama che i persiani avevano
si affidarono a loro e portati dal re fu tagliata loro la testa. E anche molti dei barbari che avevano
partecipato alla spedizione, ingannati con varie garanzie, morirono. E ora sono anche molto
peggiori questi persiani anche in questo: in precedenza infatti, se qualcuno o avesse affrontato un
rischio per il suo re o avesse reso una città un popolo soggetti o avesse compiuto per lui un gesto
nobile, questi erano quelli onorati dal re. Ora se qualcuno come Mitridate ha tradito il padre
Ariobarzane e qualcuno come reomitre ha lasciato la moglie o i figli dei filoi come ostaggi presso i
re di egitto e ha infranto i giuramenti più solenni e facendo tutte queste cose è sembrato di fare
qualcosa di utile al re, questi erano onorati.

Qui riferimento era al tema dell’anabasi, Ciro il giovane, persiani non più quelli di
una volta. Tema dell’anabasi richiamato qui ma anche in Elleniche in cui si fa
riferimento a Temistogene di Siracusa. Tema dell’inattendibilità dei persiani di ora.
Esempi recenti, rivolta dei satrapi.

Vedendo queste cose tutti i popoli dell’Asia si sono volti all’ empietà e ingiustizia. Quali sono i capi
tali sono per lo più i sottoposti. E in questo modo sono diventati meno rispettosi della legge di
prima.

Massima famosa di Senofonte. Non sono leggi a rendere gli uomini migliori ma chi è
al governo. Senofonte del tutto diverso da Platone, egli cercava leggi e istituzione,
Senofonte dei modelli. Crede che siano le persone che governano a fare la differenza.
Non il primo, abbiamo un kyros perì basileia che non ci è pervenuto.

Per quanto riguarda le ricchezze, in questo sono più ingiusti, infatti non solo quelli che hanno
commesso molti crimini ma anche quelli che non hanno fatto nulla di male li costringono a versare
denaro senza nessuno scopo di fare giustizia, sicchè non meno quelli che hanno fama di essere
ricchi hanno paura di quelli che hanno commesso dei crimini. E neppure questi vogliono venire alle
mani con i più potenti, e non hanno il coraggio di arruolarsi nell’esercito del re. Sicchè chiunque
faccia loro guerra, è possibile a tutti entrare nel loro territorio senza combattere finchè vogliono a
causa della loro empietà verso gli dèi e ingiustizia verso gli uomini. in sintesi, le loro gnomai sono
in tutto e per tutto peggiori ora che non in passato.

Perseguire i ricchi, tratto caratteristico dei regimi tirannici, i trenta tiranni


perseguivano i ricchi, in particolare meteci ricchi lo sappiamo dalla contro eratostene.
To palaion, anticamente, indicazioni molto vaghe e varianti con il contesto. Si
riprendono indicazioni sulla cura del corpo.

Ora spiegherò che non si prendono cura del loro corpo come prima. Era norma presso di loro di non
sputare e di non soffiarsi il naso. È chiaro che hanno posto queste norme non per trattenere gli
umori nel corpo ma con l’intenzione di rafforzare i corpi con fatiche e sudore. Ora il divieto di
sputare e soffiarsi il naso rimane ancora ma non si pratica più la fatica (completamente rammolliti
)

Tema di facilità di entrata nell’impero persiano, rimanda ad anabasi. Questi nomima,


per dare un nome che ha dato un titolo di genere in molti casi sono tutti legati ad
aspetti di tipo etico, vita sana dedita a fatica e rafforzamento del corpo.
E in precedenza loro avevano l’uso di mangiare una sola volta affinchè si servissero dell’intero
giorno per le attività e per lavorare con fatica. Oggi rimane l’abitudine di mangiare una sola volta
ma cominciando il pasto quando fanno colazione quelli che mangiano all’alba, e passano il giorno
mangiando e bevendo finchè non vanno al letto coloro che si coricano più tardi. Era norma presso di
loro non portare nei simposi vasi per orinare, ritenendo che il non bere in eccesso non avrebbe
indebolito i corpi e le menti. Ora rimane ancora l’uso di non portare questi vasi, ma sono loro a
dover essere portati fuori piuttosto che portare dentro i vasi, perché non sono più capaci di stare in
piedi. Oggi hanno ancora questo uso ma fanno viaggi così brevi che non fa più meraviglia che si
astengano dai bisogni. I bambini si rendono conto che vince la parte che paga di più.

Forte ironia qui. Termine sumposia tipicamente greco, si riferisce all’uso greco
sappiamo bene. Tutti giochi tra eisfero ed eksfero. Portare vasi da una parte dall’altra
essere portati fuori. Nel paragrafo successivo continuano questi ragionamenti.

Avevano altro costume, quello di mangiare né bere durante le marce e non farsi vedere mentre
fanno cose che conseguono il mangiare e bere. Oggi ancoira costume di trattenersi ma fanno viaggi
così brevi che non desterebbe più meraviglia

eufemismo cose che succedono al mangiare e bere. Poi si parla della caccia, prima
praticata in modo assiduo, ma sotto Artaserse II, lungo regno, fratello di Ciro il
giovane che cerca di spodestarlo. lui e la sua corte divennero vittime del vino e non
andavano più a caccia, anzi provavano una sorta di risentimento di quelli che
andavano a caccia perché capivano che erano migliori. I bambini ancora educati a
corte ma non si praticano gare, equitazione e uso di assistere a cause giudicate,
perché i bambini capiscono che vince il più forte. Paragrafo 14 si dice che una volta i
bambini imparavano le proprietà dei prodotti della terra per sapere come farci cose
utili, ora diventano avvelenatori. Effeminatezza per cui i persiani hanno adottato i
costumi dei medi. Letti poggiati su tappeti, scoperta di cibi sempre nuovi per
soddisfare i gusti dei persiani. In passato i possidenti fornivano contingenti di
cavalleria, ora si spiega il fatto che coloro che facevano le guardie di confine avevano
una retribuzione, mentre ora i possidenti mandano a fare queste cose i panettieri etc.
questi non sono di nessuna utilità per la guerra e per questo in Persia i nemici
possono girare liberamente. Non usato più arco ma combattimento corpo a corpo
sotto Ciro, ora non combattono proprio più. Arco è arma meno nobile per i greci.
Insomma, quadro disastroso (ma motto motto divertente) dell’impero persiano . I
persiani non vanno mai in guerra da soli, anche contro i greci si servono di soldati
greci.
Conclusione di Seno è che sostiene che

i persiani e tutti quelli che vivono con loro siano i più empi verso gli dèi e i
consanguinei e più ingiusti verso gli altri e meno virili in guerra, ora più di prima
E se qualcuno ha un’opinione diversa dalla mia osservando le loro azioni si renderà
conto che queste sono testimoni del mio discorso.

Riferimento agli erga, tema della testimonianza, riferimento interessante che consente
di passare a qualche riga dell’Agesilao. È uno di quegli opuscola, encomio del re
spartano Agesilao. In esso Seno fornisce indicazione sul genere di questa opera,
sull’encomio. Pensiamo ad Encomio di Elena di Isocrate, in cui si parla di apologia
ed encomio. Caratteristica del genere stesso fornire info sul genere, vedi elena di
Isocrate. Questo corso è riguardante la conoscenza del passato. Oltre a storiografia
storia intenzionale dei logoi epitafioi, encomio che per noi moderni è lontanissimo da
storiografia, che mira ad ogettività. Per gli antichi non era così, in parte centrale
nomoi di agesilao.

Io so che non è facile scrivere un epainos degno della virtù di Agesilao però si deve tentare (solito
tema di difficoltà), non sarebbe bello se, dal momento che fu compiutamente un agatos, per questo
non ottenga compiutamente neppure elogi minori.

I,6

Tutto quello che lui fece durante il suo regno ora io lo racconterò, dalle imprese io credo che sarà
manifesto anche il suo carattere.

Segue una lunga sezione che è ripresa completamente dalle elleniche, sulle azioni di
Agesilao, i due generi si intrecciano strettamente tra loro. Storiografia ed encomio,
ma tra i due testi solo piccole differenze. Forme di rappresentazioni della storia sono
diverse da come noi ce le immaginiamo, non esiste storiografia monolitica e
scientifica. Una delle funzioni era quella paradigmatica, essenziale. Per noi non esiste
e questo rende più difficile entrare nell’ottica degli autori antichi. Sezione sugli erga
occupa grande parte di cap II oltre all’ I. Inizio di cap. III si conclude con queste
parole:

e sono state dette tutte quelle azioni di Agesilao, sono state compiute con tutti i testimoni. Infatti,
tali cose che sono state compiute con moltissimi testimoni non hanno bisogno di prove, ma è
sufficiente ricordarli e subito vengono creduti.

Tekmeria, termini dell’ indagine storiografica e giudiziaria. Dopo erga passa a


spiegare psuchè di Agesilao, che arriva fino a cap 10, dove c’è una parte che ci
interessa:

ἀλλὰ γὰρ μὴ ὅτι τετελευτηκὼς ἐπαινεῖται τούτου ἕνεκα θρῆνόν τις τοῦτον τὸν λόγον νομισάτω,
ἀλλὰ πολὺ μᾶλλον ἐγκώμιον. πρῶτον μὲν γὰρ ἅπερ ζῶν ἤκουε ταὐτὰ καὶ νῦν λέγεται περὶ αὐτοῦ·
ἔπειτα δὲ τί καὶ πλέον θρήνου ἄπεστιν ἢ βίος τε εὐκλεὴς καὶ θάνατος ὡραῖος; ἐγκωμίων δὲ τί
ἀξιώτερον ἢ νῖκαί τε αἱ [4] κάλλισται καὶ ἔργα τὰ πλείστου ἄξια;

E non si pensi che dal momento che viene lodato dopo la sua morte questo discorso sia un trenos,
questo discorso è un encomio. Dunque che cosa c’è di più lontano da un trenos che una vita nobile e
una morte al momento opportuno. E che cos’è che è degno di encomi più delle guerre più belle e le
azioni degne di considerazioni?
Termini che ricorrono in Tucidide, martures. Non è questo un trenos, ma è un
encomio. Perché finire con parole di Agesilao? Senofonte è molto parco nel dare le
proprie definizioni metalinguistiche/metaletterarie, a differenza di Isocrate che è un
maestro di retorica, Seno invece non spiega cosa sta facendo di base ma lo fa solo
nell’Agesilao, in maniera bellissima proprio perché è un encomio. Nell’agesilao ci
sono tutti i temi relative a due generi in direzioni opposte, da una parte storiografia,
martures, tekmeria, d’altra parte il trenos, de mortuis nisi bene. In mezzo c’è
l’encomio, in cui si analizzano i fatti che tutti conoscono, e non vanno sottoposti a
vaglio critico. Encomio sostanziato di storia, questo per capire in quali modi questi
autori trattano materia storica. Senofonte offre paradigmi di persone, persone che
gestiscono il potere in modo esemplare. Tucidide, che è il predecessore diretto delle
elleniche, ha dei paradigmi ma solo di sfera tecnico-militari, non tropoi delle persone.
Erodoto svolge trattazione alla ricerca di paradigmi, né etici come Senofonte né
politico-militari come Tucidide ma su destino e rapporto con la divinità, su sfera
simile a quello della tragedia, azioni hanno delle conseguenze, potenti cadono per i
loro eccessi. Nico spera che ci è interesssato, ci vediamo a filippi.

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