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ROLAND BARTHES

La retorica antica
A. IL VIAGGIO

A.1. Nascita della retorica

A1.1. Retorica e proprietà

Retorica  nasce dai processi di proprietà, che mobilitavano grandi giurie popolari davanti alle quali, per
convincerle, bisognava essere “eloquente”.
Successivamente, questa eloquenza, partecipe della democrazia, della demagogia, degli ambiti giudiziari e
politici, diventa oggetto di insegnamento.
Primi professori:
- Empedocle d’Agrigento
- Corace
- Tisia
Ben presto, l’insegnamento arrivò in nell’Attica e ad Atene

A1.2 Una grande sintagmatica

Corace fissa cinque grandi parti dell’oratio che formeranno il “piano” del discorso oratorio:
- Esordio
- Narrazione
- Argomentazione
- Digressione
- Epilogo

A1.3 La parola finta

Retorica = arte della parola  nasce da un conflitto sociale, che dà forma al primo abbozzo teorico della
parola finta (diversa dalla parola di finzione, ovvero quella dei poeti)

A.2 Gorgia, o la prosa come letteratura

Gorgia di Leontini (giunge ad Atene nel 427), è stato maestro di Tucidide ed è l’interlocutore sofista di
Socrate nel Gorgia.

A.2.1 Codifica della prosa

Gorgia  fa passare la prosa sotto il codice retorico, facendola diventare oggetto estetico e discorso colto.
Usa, prendendole in prestito dalla poesia, parole consonanti, frasi simmetriche, rafforzamento delle antitesi
con assonanze, metafore e allitterazioni

A2.2 Avvento dell’elocutio

Nell’arte retorica completa vi sono due poli:


- Polo sintagmatico (ordine delle parti nel discorso) - Corace
- Polo paradigmatico (figure di retorica) - Gorgia

A.3 Platone

I dialoghi di Platone che trattano della retorica sono il Gorgia e il Fedro

A3.1 Le due retoriche

Platone tratta di due retoriche, una cattiva e l’altra buona:


I – costituita dalla logografia (attività che consiste nello scrivere qualsiasi discorso); suo oggetto è l’illusione.
È la retorica dei sofisti  di Gorgia
II – retorica filosofica, in cui il suo oggetto è la verità  Platonica

A3.2 La retorica erotizzata


La retorica platonica scarta lo scritto e ricerca l’interlocutore personale; la modalità fondamentale è il dialogo
tra maestro e allievo, uniti dall’amore ispirato  la retorica è un dialogo d’amore

A3.3 LA divisione, la marcatura

I dialettici (coloro che vivono questa retorica erotizzata) procedono in due modi:
- Moto di ascesa verso un termine incondizionale
- Movimento in discesa, una divisione dell’unità secondo le sue articolazioni naturali  la discesa
procede in maniera scalare. Ad ogni tappa, dispone di due termini. Bisogna scegliere l’uno contro
l’altro per rilanciare la discesa e accedere a un nuovo abbinamento da cui si ripartirà di nuovo

Nella retorica della divisione ogni scelta determina la seguente alternativa. Vi sarà anche un termine marcato
(in Platone è dato da una concessione di colui che risponde, ad esempio l’allievo).
La retorica di Platone implica due interlocutori, e che uno annuisca  così si verifica la condizione del
movimento

A.4 La retorica aristotelica

A.4.1 Retorica e poetica

Aristotele ha scritto due trattati che riguardano i fatti di discorso:


- Retorica (arte di comunicazione quotidiana, del discorso in pubblico)
- Poetica (arte dell’evocazione immaginaria)

È l’opposizione di queste due discipline che definisce la retorica aristotelica, e tutti gli autori che si
riconoscono in questa opposizione possono essere inquadrati nella retorica aristotelica.
Questa cesserà quando la retorica e la poetica si fonderanno (epoca Augustea e un po’ più tardi).
Nel medioevo i grandi retori sono poeti e questa fusione darà origine all’idea di letteratura.
La retorica aristotelica pone l’accento sul ragionamento. L’elocutio ne è solo una parte.

A4.2 La retorica di Aristotele

Per Aristotele, la retorica è “l’arte di estrarre da ogni soggetto il grado di composizione che esso comporta”,
o come “la facoltà di scoprire speculativamente ciò che in ciascun caso può essere atto a persuadere”.
La retorica è il mezzo per produrre una delle cose che possono essere o non essere e la cui origine sta
nell’agente creatore, non nell’oggetto creato.
Aristotele concepisce il discorso come un messaggio e lo sottopone a una divisione informazionale.

Libro I Retorica  vi si tratta della concezione delle argomentazioni, nella misura in cui dipendono
dall’oratore
Libro II Retorica  libro del ricevente del messaggio, il libro del pubblico. Vi si tratta delle emozioni e delle
argomentazioni, ma in quanto sono recepite
Libro III Retorica  libro del messaggio. Vi si tratta delle figure e delle parti del discorso

A4.3 Il verisimile

La retorica di Aristotele è una logica adattata al livello del “pubblico”, cioè del senso comune, dell’opinione
corrente.
Essa converrebbe ai prodotti della nostra cultura (di massa), in cui regna il “verisimile” aristotelico, ovvero
“quel che il pubblico crede possibile”.  vale meglio raccontare ciò che il pubblico rende possibile, anche se
scientificamente impossibile, che non raccontare ciò che è possibile realmente ma che verrebbe rigettato
dalla censura collettiva dell’opinione corrente.

A4.4 Le opere retoriche di Cicerone

Nel II secolo a.C. i retori greci affluiscono a Roma e si fondano scuole di retorica.
Vi si praticano due esercizi:
- Le suasoriae  sorta di dissertazioni persuasive per i fanciulli
- Le controversiae  per i maggiori in età

Più antico trattato  Retorica a Erennio, attribuito a Cornificio o a Cicerone


Cicerone  oratore che parla dell’arte oratoria. Gli scritti retorici di Cicerone comprendono:
- La retorica a Erennio (riprende la retorica aristotelica. Vi si vede anche la teoria dei tre stili:
semplice, medio e sublime)
- De inventione oratoria (opera di gioventù, puramente giudiziaria)
- De oratore (Cicerone moralizza la retorica e reagisce contro l’insegnamento delle scuole. È la
rivendicazione dell’uomo onesto contro la specializzazione. Essa definisce l’oratore e passa in rivista
le parti tradizionali della retorica)
- Brutus (storia dell’arte oratoria a Roma)
- Orator (ritratto dell’oratore)
- I Topici
- Le partitiones (il meno morale dei trattati di Cicerone. È una retorica elementare completa)

A4.5 La retorica ciceroniana

Si può qualificare la retorica ciceroniana coi seguenti caratteri:


a) La paura del “sistema”  bisogna essere chiaro, tenersi attaccato alla verità
b) La nazionalizzazione della retorica  cicerone tenta di romanizzarla
c) La collusione mitica dell’empirismo professionale e dell’appello alla grande cultura  la cultura
diventa scenario della politica
d) Lo stile  la retorica ciceroniana annuncia uno sviluppo dell’elocutio

A4.6 L’opera di Quintiliano

Quintiliano  professore non troppo moralizzante. Fu un retore ufficiale e fu molto famoso in vita

A4.7 La scolarità retorica

L’educazione comporta tre fasi:


1 – apprendimento della lingua
2 – dal grammaticus, in cui il fanciullo lo frequenta verso i 7 anni. È l’abilitato all’insegnamento della
grammatica
3 – dal retore, dai 14 anni alla pubertà. Gli esercizi principali sono:
a) Le narrazioni (riassunti ed analisi di argomenti narrativi, eventi storici etc.
b) Le declamationes (discorsi su casi ipotetici)

Questa pedagogia forza la parola, che diventa uno strumento, un oggetto da padroneggiare.

A4.8 Scrivere

Quintiliano abbozza una propedeutica dello scrittore.


Bisogna:
- Leggere e scrivere molto
- Imitare dei modelli
- Correggere moltissimo
La mano e il pensiero hanno due velocità differenti  la scrittura deve rimanere attaccata alla mano, non alla
voce

A4.9 La retorica generalizzata

Ultima avventura della retorica  diluizione per sincretismo


La retorica non si oppone alla poetica e non è più istituita solo in oggetto di insegnamento, ma diventa arte.
Si può cogliere questa traslazione in cinque punti:
1 – Ovidio vien citato per aver chiesto la parentela tra poesia e arte oratoria
2- Dionigi d’Alicarnasso si occupa del movimento delle frasi. Lo stile non è più logico, e l’ordine delle
parole è guidato dal senso del ritmo
3 – Plutarco  la retorica è la via che permette di “staccare” l’azione dall’arte che la imita. Dal momento
che è possibile leggere i poeti esteticamente, li si può leggere moralmente
4 – Del sublime  trattato di retorica “trascendentale”, il mito della “creatività” comincia a spuntare (altezza
dello stile)
5 – Tacito politicizza le cause della decadenza dell’eloquenza  non sono il cattivo gusto, ma la tirannia di
Domiziano che impone il silenzio al foro e fa deviare verso un’arte disimpegnata: la poesia. L’eloquenza
migra verso la letteratura (eloquentia = letteratura)

A.5 La neoretorica

A.5.1 Un’estetica letteraria

Neoretorica (o seconda sofistica)  estetica letteraria che ha regnato nel mondo greco-romano unito dal II al
IV secolo d.C.
Questo impero letterario si edifica con un doppio riferimento:
1 – la sofistica  gli oratori dell’asia minore vogliono imitare i sofisti
2 – la retorica  ingloba tutto, assorbe tutta la parola. Bisogna distinguere la retorica sintagmatica (parti) da
quella paradigmatica (figure)

A5.2 la declamatio, l’ekphrasis

Piano sintagmatico  la declamatio è un esercizio preponderante


Declamatio  improvvisazione su di un tema. Il discorso è senza scopo di persuadere, puramente
ostentatorio.
Ekphrasis  frammento antologico trasferibile da un discorso a un altro. È una descrizione regolata di
luoghi e personaggi.

A5.3 Atticismo, asianesimo

Piano paradigmatico  la neoretorica consacra l’assunzione dello “stile” e valorizza l’arcaismo, la metafora
caricata, l’antitesi, la clausola ritmica.
Questo barocchismo chiedeva una contropartita e iniziò una lotta tra due scuole:
1) Atticismo (difeso dai grammatici, dai custodi del vocabolario puro)
2) Asianesimo (rimanda, in Asia minore, allo sviluppo di uno stile esuberante, fondato sull’effetto a
sorpresa)

A6 Il trivio

A6.1 Struttura agonistica dell’insegnamento

Dal VIII secolo  l’insegnamento prende un andamento agonistico


Le scuole libere sono lasciate all’iniziativa di un qualunque maestro.
Abelardo, studente dotato, disfa il suo maestro gli prende il pubblico e fonda una scuola, obbliga Guillaume
de Champeaux a rinunciare al realismo e lo liquida sotto tutti i punti di vista  la struttura agonistica
coincide con la struttura commerciale.
Ci sono due esercizi di scuola:
1) La lezione  lettura e spiegazione di un testo fisso e comprende:
a) L’expositio (interpretazione testo secondo un metodo di suddivisione)
b) Le quaestiones (proposizioni del testo che possono avere pro e contro)
2) La disputa  tenzone dialettica svolta sotto la presidenza di un maestro
Si formano degli atleti della parola. La parola è oggetto di un prestigio e di un potere regolati.

A6.2 Lo scritto

Non esiste ciò che oggi chiamiamo “autore”.


Intorno al testo antico ci sono:
1) Lo scriptor (ricopia semplicemente)
2) Il compilator (aggiunge a quel che copia, ma mai niente che provenga da lui)
3) Il commentator (s’introduce nel testo copiato solo per renderlo leggibile)
4) L’auctor (dà le sue idee, appoggiandosi ad altre autorità)

Ciò che noi definiamo scrittore, nel medioevo è:


1) Un trasmettitore  fonte d’autorità
2) Un combinatore  ha il diritto di spezzare le opere passate (con un’analisi senza freno) e di
ricomporle

A6.3 il Settennio

Nel medioevo  tassonomia di arti dette “liberali”, poiché non servono a guadagnare denaro. Sono
linguaggi lussuosi. La filosofia diventa un’arte come un’altra.
Septennium (sette arti)  organizza la natura umana nella sua umanità. Questa natura può essere sconvolta
solo dall’incarnazione che prende la forma di una sovversione del linguaggio. Le sette arti sono divise in due
gruppi (grammatica, dialettica e retorica – musica, aritmetica, geometria e astronomia). L’opposizione tra i
due gruppi è data da: segreti della parola-segreti della natura

A6.4 il gioco diacronico del Trivio

Il trivio (trivium) è una tassonomia della parola.


La parola, nel medioevo, assorbe tutto il mentale. Niente psicologia o vissuto. La parola è costruzione, non
espressione.

Retorica

A6.5 La retorica come supplemento

La retorica antica sopravvive nelle tradizioni di certe scuole romane della Gallia e presso alcuni retori galli.
Viene presto serrata tra grammatica e logica: è la parente sfortunata del trivium.
Questa debolezza della retorica viene accentuata dal fatto che essa è interamente trasposta verso l’ornamento,
che viene ritenuto inessenziale.
La retorica medievale trae alimento dai trattati di Cicerone e di Quintiliano, ma produce trattati relativi alle
figure, agli ornamenti, ai colori e alle arti poetiche.

A6.6 Sermoni, dictamen, arti poetiche

Il campo di retorica ingloba tre canoni di regole, tre arti:


1) Artes sermocinandi (arti oratorie in generale. Sermoni)
2) Artes dictandi-dictaminis (arte epistolare)
3) Artes poeticae (la poesia dapprima ha fatto parte del dictamen, poi prende a prestito dalla
grammatica il verso latino e mira alla letteratura d’immaginazione)

Grammatica
A6.7 Donato e Prisciano

Le due grandi autorità grammaticali del medioevo sono:


- Donato  produce una grammatica in compendio che tratta delle otto parti della frase, sotto forma
di domande e risposte e una grammatica per esteso
- Prisciano  nutrito di teorie greche e stoiche.

A6.8 I Modistae

XII secolo  la grammatica ridiventa speculativa. Questa è il prodotto di un gruppo di grammatici, i


Modistae. Essi furono denunciati da Erasmo per aver scritto in un latino barbaro.
I trattati dei modisti hanno due forme: i modi minores (la materia è presentata senza discussione critica) e i
modi maiores (con pro e contro).
Ogni trattato è composto da due parti:
- Ethymologia (morfologia)
- Diasynthetica (sintassi)

Logica (o dialectica)

A6.9 Studium e Sacerdotium

Logica domina nel XII e nel XIII secolo, respinge Retorica e assorbe Grammatica.
Prima metà XII secolo  scuole di Chartres sviluppano l’insegnamento di Grammatica, mentre la scuola di
Parigi sviluppa la filosofia teologica (sacerdotium). Si ha la vittoria di Parigi  Grammatica è assorbita in
Logica.

A6.10 La disputatio

Dialectica  arte del discorso vivo, del discorso in due. Qui il dialogo è aggressivo (non platonico). È una
battaglia di sillogismi. Aristotele messo in scena da due partner.
L’esercizio mette in presenza un contraddittore ed uno che risponde. La conclusione è data dal maestro che
presiede.
La disputatio è uno sport. I maestri disputano tra loro davanti agli studenti, mentre gli studenti disputano in
occasione degli esami. Il materiale tematico della disputatio proviene dalla parte argomentativa della
Retorica aristotelica.

A6.11 Senso nevrotico della disputatio

Sillogismo  arma che annienta il partner. I due disputanti sono carnefici che tentano di castrarsi
reciprocamente.
Si è dovuto codificare l’esplosione nevrotica, limitare la ferita narcisistica della logica (eristica).

A.7 Morte della retorica

A7.1 Il terzo ingresso di Aristotele: la Poetica

Aristotele, introdotto la prima volta nel VI secolo con Boezio e nel XII con gli Arabi, entra una terza volta
nella storia d’occidente per mezzo della Poetica  dal 1498
Grande conoscenza in Italia, successivamente in Francia.
La Poetica apporta al classicismo francese una teoria del verisimile, mentre la Retorica, che ha per oggetto
principale il “bello scrivere”, lo stile, è ristretta all’insegnamento (gesuiti).

A7.2 Trionfante e moribonda


La retorica trionfa sull’insegnamento, ma è ristretta su questo settore e cade in un grande discredito
intellettuale.
La retorica è un colore, un ornamento che viene sorvegliato in nome del “naturale”.

A7.3 L’insegnamento gesuita della retorica

Ratio studiorum  consacra la preponderanza dell’umanità e della retorica latina. Ha molto successo in
Francia.
In questo insegnamento umanistico, la retorica è la materia nobile, che domina tutto.

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