La retorica antica
A. IL VIAGGIO
Retorica nasce dai processi di proprietà, che mobilitavano grandi giurie popolari davanti alle quali, per
convincerle, bisognava essere “eloquente”.
Successivamente, questa eloquenza, partecipe della democrazia, della demagogia, degli ambiti giudiziari e
politici, diventa oggetto di insegnamento.
Primi professori:
- Empedocle d’Agrigento
- Corace
- Tisia
Ben presto, l’insegnamento arrivò in nell’Attica e ad Atene
Corace fissa cinque grandi parti dell’oratio che formeranno il “piano” del discorso oratorio:
- Esordio
- Narrazione
- Argomentazione
- Digressione
- Epilogo
Retorica = arte della parola nasce da un conflitto sociale, che dà forma al primo abbozzo teorico della
parola finta (diversa dalla parola di finzione, ovvero quella dei poeti)
Gorgia di Leontini (giunge ad Atene nel 427), è stato maestro di Tucidide ed è l’interlocutore sofista di
Socrate nel Gorgia.
Gorgia fa passare la prosa sotto il codice retorico, facendola diventare oggetto estetico e discorso colto.
Usa, prendendole in prestito dalla poesia, parole consonanti, frasi simmetriche, rafforzamento delle antitesi
con assonanze, metafore e allitterazioni
A.3 Platone
I dialettici (coloro che vivono questa retorica erotizzata) procedono in due modi:
- Moto di ascesa verso un termine incondizionale
- Movimento in discesa, una divisione dell’unità secondo le sue articolazioni naturali la discesa
procede in maniera scalare. Ad ogni tappa, dispone di due termini. Bisogna scegliere l’uno contro
l’altro per rilanciare la discesa e accedere a un nuovo abbinamento da cui si ripartirà di nuovo
Nella retorica della divisione ogni scelta determina la seguente alternativa. Vi sarà anche un termine marcato
(in Platone è dato da una concessione di colui che risponde, ad esempio l’allievo).
La retorica di Platone implica due interlocutori, e che uno annuisca così si verifica la condizione del
movimento
È l’opposizione di queste due discipline che definisce la retorica aristotelica, e tutti gli autori che si
riconoscono in questa opposizione possono essere inquadrati nella retorica aristotelica.
Questa cesserà quando la retorica e la poetica si fonderanno (epoca Augustea e un po’ più tardi).
Nel medioevo i grandi retori sono poeti e questa fusione darà origine all’idea di letteratura.
La retorica aristotelica pone l’accento sul ragionamento. L’elocutio ne è solo una parte.
Per Aristotele, la retorica è “l’arte di estrarre da ogni soggetto il grado di composizione che esso comporta”,
o come “la facoltà di scoprire speculativamente ciò che in ciascun caso può essere atto a persuadere”.
La retorica è il mezzo per produrre una delle cose che possono essere o non essere e la cui origine sta
nell’agente creatore, non nell’oggetto creato.
Aristotele concepisce il discorso come un messaggio e lo sottopone a una divisione informazionale.
Libro I Retorica vi si tratta della concezione delle argomentazioni, nella misura in cui dipendono
dall’oratore
Libro II Retorica libro del ricevente del messaggio, il libro del pubblico. Vi si tratta delle emozioni e delle
argomentazioni, ma in quanto sono recepite
Libro III Retorica libro del messaggio. Vi si tratta delle figure e delle parti del discorso
A4.3 Il verisimile
La retorica di Aristotele è una logica adattata al livello del “pubblico”, cioè del senso comune, dell’opinione
corrente.
Essa converrebbe ai prodotti della nostra cultura (di massa), in cui regna il “verisimile” aristotelico, ovvero
“quel che il pubblico crede possibile”. vale meglio raccontare ciò che il pubblico rende possibile, anche se
scientificamente impossibile, che non raccontare ciò che è possibile realmente ma che verrebbe rigettato
dalla censura collettiva dell’opinione corrente.
Nel II secolo a.C. i retori greci affluiscono a Roma e si fondano scuole di retorica.
Vi si praticano due esercizi:
- Le suasoriae sorta di dissertazioni persuasive per i fanciulli
- Le controversiae per i maggiori in età
Quintiliano professore non troppo moralizzante. Fu un retore ufficiale e fu molto famoso in vita
Questa pedagogia forza la parola, che diventa uno strumento, un oggetto da padroneggiare.
A4.8 Scrivere
A.5 La neoretorica
Neoretorica (o seconda sofistica) estetica letteraria che ha regnato nel mondo greco-romano unito dal II al
IV secolo d.C.
Questo impero letterario si edifica con un doppio riferimento:
1 – la sofistica gli oratori dell’asia minore vogliono imitare i sofisti
2 – la retorica ingloba tutto, assorbe tutta la parola. Bisogna distinguere la retorica sintagmatica (parti) da
quella paradigmatica (figure)
Piano paradigmatico la neoretorica consacra l’assunzione dello “stile” e valorizza l’arcaismo, la metafora
caricata, l’antitesi, la clausola ritmica.
Questo barocchismo chiedeva una contropartita e iniziò una lotta tra due scuole:
1) Atticismo (difeso dai grammatici, dai custodi del vocabolario puro)
2) Asianesimo (rimanda, in Asia minore, allo sviluppo di uno stile esuberante, fondato sull’effetto a
sorpresa)
A6 Il trivio
A6.2 Lo scritto
A6.3 il Settennio
Nel medioevo tassonomia di arti dette “liberali”, poiché non servono a guadagnare denaro. Sono
linguaggi lussuosi. La filosofia diventa un’arte come un’altra.
Septennium (sette arti) organizza la natura umana nella sua umanità. Questa natura può essere sconvolta
solo dall’incarnazione che prende la forma di una sovversione del linguaggio. Le sette arti sono divise in due
gruppi (grammatica, dialettica e retorica – musica, aritmetica, geometria e astronomia). L’opposizione tra i
due gruppi è data da: segreti della parola-segreti della natura
Retorica
La retorica antica sopravvive nelle tradizioni di certe scuole romane della Gallia e presso alcuni retori galli.
Viene presto serrata tra grammatica e logica: è la parente sfortunata del trivium.
Questa debolezza della retorica viene accentuata dal fatto che essa è interamente trasposta verso l’ornamento,
che viene ritenuto inessenziale.
La retorica medievale trae alimento dai trattati di Cicerone e di Quintiliano, ma produce trattati relativi alle
figure, agli ornamenti, ai colori e alle arti poetiche.
Grammatica
A6.7 Donato e Prisciano
A6.8 I Modistae
Logica (o dialectica)
Logica domina nel XII e nel XIII secolo, respinge Retorica e assorbe Grammatica.
Prima metà XII secolo scuole di Chartres sviluppano l’insegnamento di Grammatica, mentre la scuola di
Parigi sviluppa la filosofia teologica (sacerdotium). Si ha la vittoria di Parigi Grammatica è assorbita in
Logica.
A6.10 La disputatio
Dialectica arte del discorso vivo, del discorso in due. Qui il dialogo è aggressivo (non platonico). È una
battaglia di sillogismi. Aristotele messo in scena da due partner.
L’esercizio mette in presenza un contraddittore ed uno che risponde. La conclusione è data dal maestro che
presiede.
La disputatio è uno sport. I maestri disputano tra loro davanti agli studenti, mentre gli studenti disputano in
occasione degli esami. Il materiale tematico della disputatio proviene dalla parte argomentativa della
Retorica aristotelica.
Sillogismo arma che annienta il partner. I due disputanti sono carnefici che tentano di castrarsi
reciprocamente.
Si è dovuto codificare l’esplosione nevrotica, limitare la ferita narcisistica della logica (eristica).
Aristotele, introdotto la prima volta nel VI secolo con Boezio e nel XII con gli Arabi, entra una terza volta
nella storia d’occidente per mezzo della Poetica dal 1498
Grande conoscenza in Italia, successivamente in Francia.
La Poetica apporta al classicismo francese una teoria del verisimile, mentre la Retorica, che ha per oggetto
principale il “bello scrivere”, lo stile, è ristretta all’insegnamento (gesuiti).
Ratio studiorum consacra la preponderanza dell’umanità e della retorica latina. Ha molto successo in
Francia.
In questo insegnamento umanistico, la retorica è la materia nobile, che domina tutto.