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FEDRO

La favola Fedro fu il primo ad introdurre il genere minore della favola


Fu disprezzato e ignorato forse per la sua classe sociale inferiore (ex schiavo straniero)
Per lui la favola era “un’impresa non ancora tentata dagli ingegni romani”
All’inizio le sue favole circolavano anonime in prosa da repertori e solo più tardi fu riscoperta la sua opera
originale in versi
Le favole sono utilizzate nelle scuole, specialmente elementari, per imparare la lingua latina grazie alla loro
brevità e semplicità stilistica

Vita Nato in Macedonia


Andò a Roma come schiavo -> chiamato “libertus Augusti”
Probabilmente fu liberato dall'imperatore e cominciò ad insegnare come gli altri liberti madrelingua greca
La sua produzione poetica iniziò proprio dalla sua professione perché le favole sia a Roma che in Grecia
venivano usate nei libri di testo
Fedro pensava di avere successo ma non fu così
Fu inoltre perseguitato, fatto processare e fatto condannare da Seiano (ministro di Tiberio) per un’accusa fondata
su pretesti
5 libri di favole in versi ci sono pervenuti e altre 30 favole che fanno parte dell’Appendix Perottina

Il modello e il genere “favola” si ispira a Esopo (scrittore greco considerato l’iniziatore della favola)
Raccolse molto materiale favolistico che fu da sempre vissuto a livello popolare e tramandato oralmente
La favola è un vero e proprio genere caratterizzato da racconti brevi e fantasiosi con un significato pedagogico
e una precisa morale, dando importanza a comportamenti positivi e negativi
Viene sempre esplicitata una sorta di saggezza che si collega alla morale tramite proverbi e massime
Si può trovare una critica sociale all’interno della favola per lo scontro tra umili e deboli contro potenti e
prepotenti
La favola edipica ha come forma l’apologo animalesco
Ha per protagonisti gli animali, spesso parlanti che diventano simboli degli atteggiamenti umani
La tradizione esopica comprende anche storielle tra cui aneddoti e battute sullo stesso Esòpo assumendo quindi
una sorta di carattere biografico romanzato
L’opera di Esòpo era in prosa e il genere entra a far parte anche della satira romana
Fedro usa il senario giambico = il verso tipico delle parti dialogate della commedia
La favola presenta molti punti comuni con le commedie → Stesso intento = far divertire
Carattere realistico e umile delle situazioni e dei personaggi
La favola inoltre molto spesso assume un andamento “drammatico” perché si tratta molto spesso di dialoghi tra
due o più interlocutori

I contenuti e le caratteristiche dell’opera Doppio scopo: divertire e consigliare (monēre)


→ correggere gli errori degli uomini e di piacere all’orecchio
aggiunge cose alle sue opere oltre a seguire il modello di Esòpo (varietas)
La varietas nella poetica fedriana serve a rompere gli schemi ripetitivi della favola animalesca
I protagonisti di molti aneddoti sono personaggi mitologici oppure Esòpo, Socrate, divinità dell’Olimpo, e per gli
aneddoti ad ambientazione storico-romana personaggi come Pompeo Magno, e gli imperatori Tiberio e Augusto
Fedro usa uno stile semplice e piano dati anche gli argomenti non elevati ma non rinuncia alla cura e
all’elaborazione stilistica attuando la brevitas (non solo poche opere e non lunghe ma anche la concisione di
Fedro nei racconti = capacità di condensare in breve i contenuti) così da ottenere l’attenzione del lettore
Possiamo notare la brevitas soprattutto nei dialoghi che sono molto essenziali con un linguaggio colloquiale così
da essere più reale
● il proverbio della montagna che partorisce un topo, riesce ad applicare la brevitas; in questa favola
della montagna e del topo è caratterizzata dalla presenza della “morale” che spiega il significato
allegorico/simbolico.
● dalle favole emerge l’interpretazione della vita dal punto di vista vista degli umili.
● è consapevole della carica di protesta sociale che caratterizza il genere e nel Libro III afferma di aver
seguito l’esempio di Esòpo e allude alla calamitas
→ persecuzione di Seiano, causata dalla permalosità dei potenti; egli si giustifica dicendo di non aver mai voluto
attaccare personalmente qualcuno singolarmente ma di voler mostrare la vita e i comportamenti degli uomini.
● il Tono non è satirico ma moralistico e pedagogico, con la speranza di poter contribuire a cambiare i
fatti ingiusti, denunciando e attaccando i colpevoli.
● la morale è pessimistica e rassegnata, che si basa sul fatto che la legge del più forte domina in tutto il
mondo e quindi il debole deve accettare le regole e con astuzia caricare i mezzi per difendersi dalla
prepotenza.
● All’interno di questa visione del mondo presa dal latino, aggiunge spunti di derivazione diatribica:
l’affermazione che spicca è quella del valore incolmabile della libertà, il bene più prezioso da anteporre
ai vantaggi materiali. Ciò è rappresentato nella favola del lupo magro e cane grosso

VALERIO MASSIMO
INTRODUZIONE AGLI STOICI MINORI di tutti gli stoici minori ci sono giunte un numero esiguo di informazioni e di frammenti
delle loro opere
→ ci consentono di capire a che filone appartenevano e i loro interessi
il tema privilegiato dai contestatori del principato è la storia recente e contemporanea
→ contestazione fatta in modo indiretto ad esempio con l’esaltazione di Bruto e Cassio
● della storia contemporanea si occupò anche Seneca Padre
● Il filone annalistico è rappresentato da Fenestella, attivo sotto Augusto e Tiberio, durante il principato
del quale morì. La sua opera doveva prendere le mosse dalla fondazione di Roma o da tempi molto
antichi e, a giudicare dai frammenti conservati, mostrava interessi per l'antiquaria e la storia della
letteratura.
● Aufidio Basso, morto in durante il principato di Nerone, è infine attestato l'interesse per il genere
monografico: egli scrisse un Bellum Germanicum, dedicato probabilmente alle recenti campagne
condotte in quella regione da Druso, Tiberio e Germanico.

Valerio Massimo Con il titolo Dictorum et factorum memorabilium libri novem ci è pervenuta un'opera, dedicata
all'imperatore Tiberio, che costituisce un voluminoso repertorio di exempla, una raccolta cioè di comportamenti
esemplari nel bene e nel male, una rassegna di vizi e virtù illustrati attraverso episodi e personaggi storici.
ha ben poco che fare con il genere storiografico e certo l'autore stesso non aveva intenti né ambizioni storiche
Nella prefazione della raccolta Valerio Massimo ne illustra carattere e scopo
L'intento è modesto e di carattere pratico; il destinatario privilegiato di questo prontuario di documenta doveva
essere il retore.
L'exemplum aveva nel discorso una funzione importante: l’oratore doveva sapersene servire ad persuadendum,
per conferire alle proprie argomentazioni l'autorevole sostegno fornito dalle parole o dalle azioni vere di
personaggi storici noti.
Ma la raccolta ha anche uno scopo meno specifico e si rivolge non solo al retore, ma al vasto pubblico, come
lettura edificante e utile intrattenimento.

La struttura e i contenuti L'autore distribuisce la sua eterogenea materia in nove libri e in una novantina di rubriche,
cioè sezioni tematiche, molte delle quali sono a loro volta suddivise in exempla romani e stranieri
La principale preoccupazione dell'autore è di esplicitare l'insegnamento dei singoli esempi, che non sono offerti
come materiale grezzo, ma ne contengono già l'interpretazione.
A questo scopo, costituito dal raccontino storico, si accompagnano quasi sempre un'introduzione e una
conclusione, contenenti le riflessioni dell'autore, il suo commento o senz'altro la morale.
In qualche caso introduzione e commento soverchiano il racconto.
A volte l'enfasi è anche maggiore e volentieri lo scrittore fa ricorso a l'apostrofe, rivolgendosi direttamente ai
personaggi che ha messo in scena o addirittura alle virtù che sta illustrando.
Emerge in modo evidente dall'intera raccolta l'adesione di Valerio Massimo al sistema tradizionale delle virtù
romane, al mos maiorum, cui si accompagna un ingenuo nazionalismo.
rivelato la maggioranza di exempla tratti dalla storia patria, esso a volte si fa esplicito in considerazioni

CURZIO RUFO
Sceglie fonti ricche di materiali romanzesco in particolare Clitarco e Callistene senza preoccuparsi troppo
dell'attendibilità
l'opera è un ottimo esempio di storiografia drammatica il cui intento non è la ricostruzione del vero ma di
emozionare e dilettare
Alessandro è il protagonista dell'opera e ne vengono esaltati le doti militari come l'abilità, Il coraggio e la
temerarietà
viene rappresentato come uno stratega geniale come generale che conosce e ama i suoi soldati ma anche
come un nemico leale ma spietatamente crudele
non vengono rappresentate solo le sue qualità positive ma anche i difetti le debolezze e gli errori che mostrano
come l'autore sia stato capace di fondere fonti favorevoli e sfavorevoli su Alessandro
i numerosi discorsi servono al tipico scopo della storiografia: la drammatizzazione delle situazioni e la
caratterizzazione dei personaggi
sono molto numerosi gli excursus geografici ed etnografici
lo stile è piano e si rifà a Livio nel lessico e la sintassi, ciò rende la sua narrazione storica e lavorata e pregevole

la prosa tecnica le caratteristiche delle opere tecnico-didascalica


sotto gli imperatori Giulio-Claudio prosegue a Roma lo sviluppo delle discipline tecniche; di questo periodo si
conserva numerose opere
queste hanno in comune il carattere manualistico compilatorio ovvero espongono le nozioni essenziali delle
Valli disciplina mettendo a disposizione dei lettori i principali risultati acquisiti precedentemente
hanno intento didascalico e divulgativo da cui deriva uno stile elaborato per invogliare la lettura a un
pubblico desideroso Di ampliare le proprie conoscenze in ambito tecnico scientifico
l'impostazione delle opere e enciclopedica ossia la tendenza a raccogliere nozioni ed esporre in grandi opere
suddivise per materie

CELSO
La prosa tecnica Sotto imperatori giulio-claudi proseguì lo sviluppo delle discipline tecniche, si conservano numerose
opere di autori di questo periodo.
Esse hanno in comune il carattere manualistico e compilatorio: si tratta cioè di pendi che espongono le nozioni
essenziali delle varie discipline, proponendosi uno scopo eminentemente pratico.
Agli scrittori romani non interessa approfondire le singole questioni ma quanto piuttosto mettere a disposizione
dei lettori i principali risultati già acquisiti in precedenza dalla scienza
Attingono perciò dai trattati e da manuali anteriori sia greci sia latini.
lo stile, di solito curato ed elaborato, così da invogliare alla lettura un pubblico abbastanza vasto, non limitato a
chi fosse già competente in uno specifico settore disciplinare, ma composto di persone di media cultura,
desiderose di ampliare le loro conoscenze in ambito tecnico-scientifico.
Propria della tradizione è anche l'impostazione enciclopedica

Alcune opere minori Tipici esempi di opere puramente tecniche


● sono due ricettari, l'uno medico, l'altro gastronomico: le Compositiones di Scribonio Largo, medico di
professione e il De re coquinaria, in dieci libri, tramandato sotto il nome di Apicio.
Quest'ultimo manuale, risalente forse ad opera di un famoso buongustaio vissuto sotto Tiberio, fu
sicuramente rimaneggiato o riscritto in età molto più tarda, come dimostrano i suoi caratteri linguistici.
Era destinato ai cuochi di professione e costituisce un interessante documento dell’elaborata e raffinata
arte culinaria romana di età imperiale.
● prosa tecnica è l’opera di Pomponio Mela intitolata De Chorographia essa riveste un notevole valore
documentario, poiché è la più antica trattazione geografica in latino che si sia conservata.
La sua opera è un esempio estremo della tendenza compilatoria che costituisce la produzione tecnico-
scientifica romana L'operetta si presenta come un manuale rapido e sommario, una sorta d'inventario di
luoghi e dj città, Mela dimostra peraltro di essersi proposto scopi artistici, perché adotta uno stile
ricercato e artificioso, impreziosito da figure retoriche, arcaismi e poetismi,

Celso Autore di un'imponente opera enciclopedica fu Aulo Cornelio Celso, che scrisse sotto Tiberio e trattò nelle
sue Artes e tratta le seguenti discipline: agricoltura, medicina, retorica, filosofia, giurisprudenza e scienza
militare, L'unica sezione conservata è quella relativa alla medicina
Essa è stata tramandata separatamente dal resto dell’opera con il titolo De medicina, composta da 8 libri
è un'opera divulgativa basata su fonti greche e si rivolge ad un pubblico vasto

CONTENUTI la materia è distribuita


1. libro II considerazione carattere generale e delinea il breve profilo di storia della medicina
2. libri II-IV illustrano la patologia generale e speciale, i sintomi e il decorso di ogni malattia e sui relativi
rimedi;
3. i libri V e VI trattano i farmaci, fornendo le ricette
4. il VII delle tecniche chirurgiche
5. l' VIII degli interventi sulle ossa (fratture, lussazioni, slogature).
nella prefazione Celso espone e discute le due opposte posizioni teoriche e metodologiche che si fronteggiavano
nella medicina antica: quella dei cosiddetti razionalisti (da ratio, nel senso di "causa"), che ritenevano
fondamentale, per poter curare le malattie, l'indagine sulle loro cause sia evidenti sia nascoste, e quella degli
empiristi, che stimavano impossibile l'individuazione delle cause profonde e fondavano la medicina
esclusivamente sull'esperienza
Celso = posizione mediana e conciliatrice, sottolineando l'importanza essenziale dell'esperienza, ma affermando
anche la necessità dello studio delle cause
si pronuncia inoltre a favore della dissezione dei cadaveri, che considera necessaria all'insegnamento della
medicina, ma contro la vivisezione che definisce tanto crudele e disumana quanto inutile.
assume costantemente posizioni ragionevoli e prudenti, appellandosi spesso al buon senso e riconoscendo con
molta onestà e modestia che nelle malattie ha molta parte la fortuna
Lo stile è limpido e semplice, ma al tempo stesso accurato ed elegante. Grazie a queste qualità fu definito dagli
umanisti il "Cicerone dei medici" e riscosse l'ammirazione e gli elogi di Giacomo Leopardi; il poeta, infatti, in una
lettera a Pietro Giordani, gli riconosce la capacità di trattare in maniera chiara e scorrevole argomenti difficilissimi
e in un pensiero dello Zibaldone lo definisce «vero e forse unico modello tra gli antichi e i moderni del bello stile
scientifico esatto».

Seneca
Lucio Anneo Seneca, (Padre Retore), rango equestre.
Cordova, Spagna, 4 a.C.
Roma istruzione retorica e filosofica; dal neopitagorico Sozione apprese costumi sobri e austeri.
cursus honorum, questura qualità oratorie, brillante carriera. rapporti con gli imperatori difficili.
Caligola lo vuole uccidere. Claudio lo condanna all’esilio (21-49 d.C.) torna per volere di Agrippina. diventa
precettore di Nerone
→ consigliere imperiale con la speranza (De clementia) che diventi un sovrano esemplare poi matricidio.
Il prefetto del pretorio diventa Tigellino. S. 62 ritiro (secessus)
ultimi anni studi a cui aspirava = OTIUM.
65, congiura pisoniana, costretto a uccidersi. Molte opere perdute

I DIALOGHI 10 opere, 12 libri (9 in un libro solo; il De ira, è in 3 libri) argomento filosofico


No veri dialoghi: prima persona, Interlocutore= il dedicatario
1. 3 x donna dell'alta società,
2. 1 x madre Elvia,1
3. x potente liberto impianto consolatorio.
4. 7 trattati su argomenti diversi.
impostazione diatribica cinico-stoica: discorsiva, rivolgersi al destinatario, domande-obiezioni con un
interlocutore fittizio che ha opinioni comuni. datazione incerta
● Consolatio ad Marciam: la morte non è un male. opera più antica, prima dell’esilio per consolare
Marcia per la perdita del figlio Metilio. "consolazione filosofica”
morte =passaggio a vita migliore.
Conclude: elogio di Metilio e apoteosi, nonno accoglie in cielo Metilio. carattere retorico. temi
tradizionali. stile elaborato, sostenuto. rielabora luoghi comuni, padronanza mezzi espressivi
● Consolatio ad Helviam matrem: l'esilio è un semplice cambiamento di luogo.
soffre per condanna/lontananza del figlio
L'esilio non toglie la virtù
temi più personali: Elvia esortata→ deve prendere l’esempio di donne nobili, conforto con studi, affetto,affettuosa
intimità, nobile dignità
● Consolatio ad Polybium: una consolatio mortis con tono adulatorio verso Polibio e Claudio
è per il liberto al quale è morto il fratello
tema del destino, morte non è un male, insensato compiangere chi muore→ tanto non soffere
scopo dell’opera: richiamo dall'esilio, supplica al sovrano = elemento encomiastico
elogio a Claudio→ alcuni ne rifiutare l'attribuzione a Seneca per questo

I dialoghi-trattati
● De ira: l'ira, impulso che offusca la ragione, deve essere prevenuta e placata
3 libri, combattere l'ira
è contro la dottrina peripatetica che giustificava ira → l'ira non è mai accettabile/utile e offre rimedi
● De brevitate vitae: la vita non è breve se è dedicata alla ricerca della verità e della saggezza
torna dall’esilio, Paolino
gli uomini hanno torto a lamentarsi per brevità tempo → alcuni lo sprecano
si privano dell'autarkeia, l'autosufficienza che sola può assicurare la pace e la serenità.
● De vita beata: la felicità consiste nel vivere secondo ragione → Nerone.
2 parti.
1. carattere teoretico, dottrina morale stoica, felicità nella vita secondo natura
→ l'uomo ci arriva attraverso ragione, sommo bene=virtù;
vs epicurei, sommo bene=piacere (voluptas).
2. carattere polemico + implicazioni personali respinge critiche d'incoerenza ai filosofi che non
vivono secondo i precetti che professano.
è accusato di avere enormi ricchezze, vita dispendiosa= contrasto con la dottrina stoica
→ Le ricchezze permettono campo più vasto in cui esercitare le virtù
● De tranquillitate animi: alcuni rimedi pratici per placare un animo inquieto
per Anno Sereno→ che chiede consiglio ed aiuto.
descrizione animo inquieto e insoddisfatto, rimedi per raggiungere la "tranquillità dell'animo"
vita attiva per bene comune, amicizia, parsimonia, frugalità, accettazione e morte.
● De otio: la vita contemplativa è superiore alla vita attiva → opera molto lacunosa.
per Anneo Sereno
tema del problema dell'impegno/disimpegno
saggio deve o no partecipare alla politica attiva
1. stoici: si a meno che le circostanze glielo impediscano
2. epicurei: no a meno che le circostanze non glielo impongono. impossibile uno Stato in cui il
filosofo è in linea con i principi.
● De providentia: gli dèi sottopongono gli uomini buoni a prove per favorire il loro perfezionamento
morale
lucilio gli ha chiesto perché mai i buoni sono colpiti dai mali, se è vera la provvidenza divina.
● De constantia sapientis: il sapiente è invulnerabile perché possiede la virtù che nessuno può togliergli.
per Anneo Sereno. dimostra tesi stoica
temi: rimedi pratici mali dell'anima. adottare un'arte di vivere.
→ smascherare i falsi valori scatenano gli affectus che impediscono la felicità
= filosofia strumento terapeutico.
terapia: persuadere il "malato" a cambiare vita.
dialogo interlocutore afflitto, terapeuta cerca di togliere paure attraverso l'admonitio
lo spettatore è partecipe del processo terapeutico.
Gli errores riguardano la qualità della vita dell'uomo→ vede la realtà frammentata.
Il compito del filosofo è ricomporla(forma razionale).
L'uomo in balia della sorte →ignoranza/inconsapevolezza beni da conquistare e mali da evitare.
la paura della morte è immotivata: lex naturae
La felicità va ricercata nella virtù.
carriera politica e beni materiali devono avere il giusto peso per non diventare schiavo.
È importante avere cura della propria interiorità. l'animus, sede della ratio, è il mezzo per aver
consapevolezza della realtà.
Dedicarsi alla vita contemplativa è necessario scegliere il momento giusto per ritirarsi.
Il percorso verso la sapienza è difficile
seneca sa che non è sapiens, progredisce per perfezionamento
(adfectatio sapientiae = aspira alla saggezza)

I TRATTATI impostazione formale argomentativa simile ai Dialogi. prima persona più dedicatario
impianto argomentativo e dialettico
1. De clementia: trattato di filosofia politica, una giustificazione teorica del principato
esalta monarchia illuminata ed elogia Nerone
virtù principale politica: clemenza= moderazione/indulgenza= rex iustus
Nerone idealizzato per esortarlo→ visione utopistica, imperatore=saggio stoico
2. De beneficiis: trattato su come elargire e ricevere i benefici, fondamento della convivenza civile.
Implicazioni politiche meno esplicite.
7 libri, Ebuzio Liberale.
argomentazioni e esempi.
temi: aiuto reciproco, doveri del superiore, liberalità, riconoscenza, ingratitudine.
3. Naturales quaestiones: trattato sui fenomeni atmosferici e naturali per liberare gli uomini da timori
superstiziosi.
7 libri, Lucilio
contenuto: argomenti meteorologici. libro I fuochi celesti , II lampi, tuoni fulmini; III acque terrestri; IV
piene del Nilo pioggia, grandine neve; V venti; VI terremoti; VII comete.
scopo morale, esplicito nelle prefazioni, negli epiloghi e nelle digressioni per liberare gli uomini dai
timori che nascono dall'ignoranza dei fenomeni naturali
deplora trascurare studio natura per altro; critica utilizzo conoscenze per accrescimento vizi. fiducia
nella ricerca e nel progresso scientifico, mezzo x innalzarsi. conclude augurio di impegno

Le Epistole a Lucilio 124 lettere, venti libri, Lucilio varia estensione riflessione problemi di filosofia morale
Seneca vecchiaia avanzata, consigliere per raggiungere sapienza
destinate espressamente anche ai posteri→ epistole letterarie, scopo di pubblicarle. non fittizio.
Vi sono spunti vita quotidiana in funzione morale
Il tono colloquiale, sermo.
La successione degli argomenti è asistematica, il filo conduttore dei progressi di Lucilio
scelta dell'otium = meta da raggiungere
I contenuti: Otium e secessus cardine messaggio morale.
La sapientia si può realizzare lottando contro le "passioni"
ricerca del vero bene, la virtù
→ adesione allo stoicismo ed epicureismo
Il tempo e la morte altri temi.
Seneca si prepara a morire, liberarsi della paura della morte è compito del filosofo.
morte=liberazione dai mali
La divinità è il lógos stoico, intelligenza dell'universo
STILE:Il tono e il linguaggio colloquiali, movenze intime e confidenziali
prima persona dedicatario,fittizio. dialogo vivace, persuadere,coinvolgimento emotivo del lettore.
Cicerone: è compito dei filosofi docere e delectare, oratore movère o flectere
Seneca, filosofo tutti gli strumenti espressivi.
Lo stile è concettoso e pregnante, imperniato sulla sententia. paratassi e asindeto; figure della ripetizione
concinnitas, ma con diversa funzione stilistica per le sentenze morali, pensiero espresso nel modo più intenso

TRAGEDIE 10 non tutte autentiche,nove argomento mitologico; Octavia, è una pretesta.


● Agamemnon ("Agamennone" da Eschilo): l'uccisione di Agamennone, re di Argo, tornato vittorioso
dalla conquista di Troia, per mano della moglie Clitennestra.
● Hercules furens ("Ercole furioso" da Eracle di Euripide): Ercole, accesso di follia, massacra i
figli/moglie.
● Medea ("Medea" da Euripide). Furiosa abbandonata da Giasone (sposa figlia di Creonte, re di
● Corinto), Medea con arti magiche, provoca la morte di Creonte e della figlia; uccide i due figlioletti avuti
da Giasone e infine vola via su un carro trainato da serpenti alati.
● Oedipus ("Edipo"da Edipo re di Sofocle): Edipo, re di Tebe, apprende di avere ucciso il proprio padre,
Laio, e sposato la propria madre, Giocasta.
● Phaedra ("Fedra"da Ippolito di Euripide),Fedra, moglie di Teseo re d'Atene, ha passione per il figliastro
Ippolito, dichiara il suo amore. Respinta, si vendica accusandolo di violenza; maledizione di Tèseo, un
mostro marino causa a Ippolito morte, Fedra, disperata, confessa la sua colpa e si uccide.
● Phoenissae ("Le Fenicie" da mito tebano); tragedia non completa, scene staccate.
● Thyestes ("'Tieste") Átreo, tiranno vs fratello Tieste che gli ha sedotto la moglie e insidiato il regno,
finge riconciliazione, fa tornare Tieste e i suoi figli: uccide i nipoti, cuoce e serve al fratello, svelandogli
dopo la verità.Tieste inorridito, Átreo assapora la vendetta
● Troades ("Ie Troiane") donne troiane prigioniere dei Greci piangono la loro sorte: Ècuba, vedova re
Priamo, assiste al sacrificio figlia Polisse; Andromaca, vedova Ettore, tenta di salvare il figlio Astianatte
Caratteristiche: cronologia discussa
teatro non di opposizione, ma di esortazione per mostrare al principe gli effetti deleteri del potere.
composte forse per la sola lettura.
rappresenta la ragione vs passioni = finalità pedagogiche e morali.
Lo spazio dato al furor è preponderante alla ragione.
Il forte páthos e il gusto dell'orrido sono funzionali all'ammaestramento morale.
L'interesse per la parola è a discapito dell'azione drammatica. Le vicende mitiche furono occasioni per sviluppare
tópoi letterari. i personaggi portatori di temi, in base agli spunti offerti dalla tradizione mitico-letteraria.
Stile: Il tono è magniloquente e declamatorio
Profondo scavo dell'animo umano, intensa tensione patetica, pregnanti e incisive sententiae. Lo stile concettoso
e concentrato si rivela particolarmente adatto alle sticomitie e alle emisticomitie

Apokolokyntosis una satira menippea (Menippo di Gàdara) mescolanza versi e prosa, serio e scherzoso.
Un ironico pamphlet contro Claudio, post mortem.
No implicazione filosofica, odio → Il titolo greco è di discussa interpretazione
Il contenuto promette all'inizio che riferirà fedelmente gli avvenimenti post morte, comincia il racconto dalle Parche
che recidono finalmente il filo della sua vita, apollo canto di gioia per l'inizio del regno felice di Nerone.
sulla Terra tutti esultano, Claudio in cielo si presenta a Giove, parla incomprensibile; Ercole deve capire chi sia,
tredicesima fatica. dèi a concilio per divinizzare Claudio. Augusto requisitoria contro accusandolo di assassini.
Claudio Inferi; assiste al suo funerale, capisce di essere morto; vede Roma in festa e ascolta un ironico canto
funebre. Inferi schiera delle sue vittime; condannato a giocare eternamente ai dadi con un bussolotto forato.
Caligola lo reclama come suo schiavo;consegnato al liberto Menandro perché gli faccia da aiutante.
verve satirica e mordace, padronanza livelli linguistici e stilistici diversi, dal colloquiale "basso" parodia stile "alto"
e solenne dell'epica, dal tono leggero, ironicamente scanzonato e umoristico, al sarcasmo più feroce

Gli epigrammi settantina di dubbia autenticità


comprendono farmi encomiastici per la campagna di claudio in britannia, elogi di catone e pompeo, poesie
d’amore influenzate da ovidio.
in due è descritta la corsica malamente, in altri due si lamenta dell’esilio

LUCANO
La poesia nell'età di Nerone
L'epica: Il Bellum civile ci è pervenuto integralmente.
tentativo di trasformare l'epos tradizionale: carattere innovativo spiccato (Lucano= l'anti-Virgilio).
Il poema esercitò influssi notevoli sulla cultura, da Dante a Tasso a Leopardi.

La vita e le opere perdute Nasce nel 39 d.C a Cordoba (=Cordova,Spagna) figli di Marco Anneo Mela, fratello di
Seneca.
Educato a Roma, allievo di Anno Cornuto e completò la sua istruzione ad Atene.
chiamato a Roma da Nerone entra nella cohors amicorum e ottiene la questura.
Durante la prima celebrazione dei Neronia, cantò le Laudes Neronis; poco dopo "recitò" i primi saggi del suo
poema epico.
carriera poetica di Lucano, così brillantemente iniziata, ebbe una brusca svolta quando il favore di Nerone lo
abbandonò, trasformandosi anzi in aperta ostilità, al punto che al poeta fu vietato di pubblicare i suoi versi.
perde il favore dell’imperatore, forse per la sua posizione repubblicana, forse per gelosia di nerone.
Aderisce alla congiura pisoniana ed è costretto a darsi alla morte
Abbiamo numerose opere perdute: tragedia Medea, epilio Orpheus, Iliacon sulla guerra di Troia, raccolta di
Silvae, fabulae salticae.

Il Bellum civile: le fonti e il contenuto Pharsalia è un poema incompiuto di 10 libri


Argomento: guerra civile tra Cesare e Pompeo
battaglia di Farsàlo=momento decisivi
narra avvenimenti dallo scoppio delle ostilità fino a subito dopo la morte di Pompeo.
s'interrompe all'inizio della rivolta contro Cesare. La morte impedì al poeta di completare l'opera.
Si suppone che fosse sua intenzione scrivere altri due libri
Lucano utilizzò molto probabilmente come fonti principali Tito Livio e le opere sulle guerre civili di Asinio Pollione
e di Seneca il Retore (tutti con impostazione filorepubblicana).
sono individuabili le modifiche dei fatti storici in funzione delle esigenze ideologiche e artistiche.

I CONTENUTI DEL BELLUM CIVILE


● LIBRO I: proemio, elogio di Nerone, cui l'opera è dedicata, cause della guerra, ritratti dei antagonisti
Cesare e Pompeo. Ha poi inizio il racconto: passaggio del Rubicone, occupazione di Rimini.
● LIBRO II: orrori delle guerre civili, rievocazione del conflitto tra Mario e Silla. incontro notturno tra Bruto
incerto se partecipare alla guerra, perché sa che finirà con la perdita della libertà, e Catone, che vuole
impegnarsi. vicende belliche, fuga dall'Italia di Pompeo, che s'imbarca a Brindisi per la Grecia.
● LIBRO III: a Pompeo appare il fantasma orribile della moglie Giulia, che gli rinfaccia di aver sposato
un'altra donna. inframmezzato da una lunga rassegna dei popoli orientali che aderiscono alla parte di
Pompeo.
● LIBRO IV: operazioni militari in Spagna, Africa, dove il cesariano Curione muore
● LIBRO V: episodio di Cesare che traghetta di notte dal barcaiolo Amica, ma è sorpreso da una terribile
tempesta da cui si salva.
● LIBRO VI: consultazione maga tessala Eritto, da parte di Sesto, figlio di Pompeo.
● LIBRO VII: battaglia di Farsalo. discorsi di Cesare e di Pompeo alle truppe. conseguenze di quel
malaugurato giorno.
● LIBRO VIII: Pompeo si rifugia in Egitto, viene ucciso a tradimento da un sicario del re Tolomeo.
● LIBRO IX: l'anima di Pompeo fuggì in volo per posarsi nei petti di Bruto e di Catone. quest’ultimo
divenne l'antagonista di Cesare e l'eroe del poema. raggiunge l'Africa e attraversa il deserto libico.
giunge in Egitto e lì gli viene mostrato il capo mozzato di Pompeo.
● LIBRO X: Cleopatra si presenta a Cesare e lo seduce (descrizione lusso sfrenato e scandaloso). lunga
digressione sulle sorgenti del Nilo. congiura ordita da cortigiani egizi contro Cesare. guerra che ne
consegue.

Caratteristiche dell’èpos di Lucano Lucano ha eliminato dal suo poema l’apparato divino tradizionale e quello mitologico
recuperando invece l’elemento del “meraviglioso” o soprannaturale per mezzo di sogni, profezie e visioni.
non ha intenti celebrativi= la sua opera si presenta come il racconto di un evento funesto in quanto narra la fine
della libertas repubblicana.
Tema centrale del Bellum civile non è la vittoria ma la sconfitta e la catastrofe infatti, al posto di celebrare gli
eventi che narra, li deplora.
Nel proemio è inserito un elogio a Nerone che assume un carattere convenzionale perché non rispecchia il
pensiero dell’autore e rimane del tutto isolato infatti, alcuni commentatori hanno preferito interpretarlo in chiave
ironica.
Lucano preferisce utilizzare uno stile sublime ed elevato sia per quanto riguarda i personaggi che le vicende.
Tema della morte, che ricorre con grande frequenza, occupa un posto centrale nel poema.
La tecnica narrativa è selettiva: il poeta tende a concentrarsi dando ampio spazio ad eventi di particolare
intensità drammatica. La narrazione è dunque costruita mediante episodi di lunghezza diseguale
Oltre ad avere quest’interesse per la narrazione, Lucano ha l’esigenza di sviluppare elementi descrittivi e
drammatici. Negli elementi “drammatici”sono spesso presenti discorsi molto dilatati e non sempre risultano
funzionali alle situazioni.
L’impostazione è soggettiva: il narratore interviene in prima persona a commentare gli avvenimenti con enfasi.

Ideologia e rapporti con l'epos Virgiliano Il pessimismo del poema contrasta con il trionfalismo del filone epico-storico e con
lo stoicismo
Manca l’accettazione del Fato perché Lucano lo afferma sul mondo e sugli uomini ma non giunge a
quell’accettazione di un destino ritenuto provvidenziale. L’atteggiamento del poeta verso il destino che ha voluto
la fine della libertas è invece di ribellione.
È negata la provvidenza divina. Tra le cause della guerra, Lucano include l’invidia del Fato per la grandezza di
Roma che doveva necessariamente iniziare il declino. Questa attribuzione al Fato di un atteggiamento malevolo
verso gli uomini deriva dall’”invidia degli dei” che è in contrasto con l’idea stoica di provvidenza.
Fin dal proemio Lucano enuncia contenuti opposti al modello Virgiliano: invece delle vicende gloriose preferisce
le guerre civili che hanno provocato il tracollo dello Stato romano.
→ sono presenti delle riprese al modello Virgiliano come ad esempio la presenza nel libro VI del Bellum Civile di una
profezia ottenuta dalla maga Eritto risuscitando da morte un soldato che costringe a svelare i misteri dell’oltretomba.
Questo episodio riprende quello della discesa agli Inferi di Enea che nel libro del poema Virgiliano contiene la
profezia di Anchise a Enea.

I personaggi del Bellum civile I personaggi tendono all'eccesso influenzati dal concetto di sublimità di Lucano
personaggi principali spesso designati come Caesar (=imperatore) e Magnus (=grandezza).
atteggiamenti estremi, modi di esprimersi magniloquenti ed enfatici.
È un poema senza eroe→ differenza rispetto all'épos virgiliano.
Cesare, promotore e vincitore della guerra, è sempre presentato in una luce sfavorevole animato da smania/furia
Cesare = sovversivo di Sallustio in Catilina.
L'ira, crudeltà, superbia e arroganza richiamano il tiranno.
L'empietà di Cesare verso la patria e gli dèi, fa di lui un personaggio antitetico rispetto al pius Aeneas.
i valori positivi sono affidati ai 2 antagonisti, Pompeo e Catone.
● Pompeo: un guerriero in declino ha statura non propriamente eroica che cresce fino alla tragica morte;
lui principale vittima del Fato avverso alla respublica; attraverso la sofferenza acquista consapevolezza.
● Catone: figura positiva, campione della legalità repubblicana e l'incarnazione del sapiente stoico.
compare soltanto all’inizio e quasi alla fine, quando prende il posto di Pompeo
nel dialogo con Bruto esprime il dovere di affermare la virtus.
stoico ortodosso: aderisce pienamente alla volontà del Fato ≠ Catone: imputa agli dèi la sconfitta dei giusti valori politici. in
lui si traduce in un'immensa statura morale che condanna i giudizi del Fato.

Il linguaggio poetico di Lucano Uno degli elementi tipici è il gusto per le sententiae.
Una tra le più importanti dell’intera opera è” victrix causa deis placuit, sed victa Catoni”
→ ”la causa dei vincitori piacque agli dei, ma quella dei vinti a Catone”
è costruita sul parallelismo, sull’antitesi e sulla figura etimologica
Il concetto che Lucano vuole esprimere è sempre molto chiaro. Egli utilizza un tono magniloquente ed enfatico
con il ricorso di frequenti discorsi diretti portando così alla creazione di uno stile alto e ricco di pathos. Il suo stile
si avvicina a quello di Seneca per la presenza di atmosfere cupe e lugubri e per il gusto per l’orrido e il macabro.

PERSIO
Aulo persio Flacco nacque a Volterra nel 34 d.c e morì nel 62, di ricca famiglia equestre, studiò a Roma con i
migliori maestri di retorica e di filosofia, fu allievo di Anneo Cornuto.
Condusse una vita ritirata, dedita agli studi e alle lettere, Cornuto curó la pubblicazione postuma delle Satire, che
ebbe subito un enorme successo.

La poetica delle satire L'opera comprende sei satire, per un totale di circa 650 esametri e un componimento costituito
da 14 colliambi (variante del trimetro giambico) in cui Persio parla della propria poesia.
polemizza contro la cultura contemporanea, deride i poeti moderni e afferma l'inattendibilitá dei giudizi critici sulle
loro opere, dettate dalle convenienza.
Nella Satira I deride la moda delle recitationes (pubbliche letture di poesia care ai Romani del tempo) i temi
sono immorali e lo stile artificioso
→ l'arte è ridotta a oggetto di piacere e d'intrattenimento, risultando priva di qualsiasi consistenza morale, pone in guardia
dai rischi di una raffinatezza fine a se stessa, vuota di contenuti e intrinsecamente immorale.

IL VERO DEV'ESSERE OGGETTO DELLA POESIA stile non elevato, vuole seguire il "parlare della gente in toga" cioè la lingua dei
cittadini romani di cui la toga era il costume nazionale, si adegua al livello stilistico del sermo, prende come
riferimento la conversazione urbana, ma non sciatto, ma non privo di elaborazione formale, con una forma non
fine a se stessa, ma con uno scopo preciso e subordinata ai contenuti. (Satira V).
Il verum, oggetto della satira, è costituito dai mores → scelta di tematiche quotidiane.
I mores vengono presi in considerazione in quanto corrotti e il compito del poeta satirico consiste in una sorta
d'intervento medico per curarli, e lo strumento principale di quest'operazione è lo scherzo non volgare che
permette di colpire a fondo il vizio.

I Contenuti delle satire Persio si propone sempre un fine didascalico ed etico, non d'intrattenimento.
1. Satura II: rivolta all'amico Macrino, parla dell'importanza di rivolgere agli dèi preghiere oneste e pie.
2. Satira III: si parla dell'importanza degli insegnamenti stoici, che forniscono le norme essenziali per
comportarsi rettamente.
3. Satira IV: "conosci te stesso" nessuno, afferma, si cura di approfondire la conoscenza di se stesso,
mentre è sempre pronto a criticare il prossimo.
4. Satira V: dedicata ad Anneo Cornuto, espressione di profonda amicizia e sincera gratitudine. Chiarisce
l'idea di libertas, che consiste nel vivere secondo ragione, l'unico veramente libero è il saggio.
5. Satira VI: epistola diretta all'amico e poeta lirico Cesio Basso, il poeta a Luni ed espone le proprio convinzioni che
lo spingono a vivere contento dei suoi beni, lontano dalla spilorceria, senso della misura nell'uso della ricchezza.
Seconda parte del componimento → vivace dialogo tra l'autore e il suo futuro erede, in cui il primo rivendica il
diritto di usare a propria discrezione il suo patrimonio.
Nella produzione di Persio confluiscono temi diatribici, dottrine stoiche e spunti tratti dalla tradizione satirica
romana
Il personaggio del satirico è affine al filosofo o al predicatore diatribico
Prevale un atteggiamento negativo e fortemente critico (vuole portare il marcio allo scoperto)

Forma e stile delle satire Ripresa di moduli oraziani e luciliani, con abbondante impiego di esempi, scenette,
aneddoti, e con frequenti interventi di interlocutori anonimi.
I nessi logici sono sottintesi e i trapasso bruschi e improvvisi.
Vocaboli ed espressioni colloquiali, ma anche termini volgari e gergali, grecismi, barbarismi, neologismi, parole
infantili e onomatopeiche, ricerca di effetti nuovi e inconsueto.
Usa il procedimento dell' iunctura acris, di ispirazione oraziana, ma interpretato in modo originale
→ associazione di parole impreviste, capace di colpire, scuotere e sorprendere il lettore.
Essa viene realizzata unendo termini usati in senso proprio con altri usati in senso figurato. "Verba togae,
pallentes mores, saliva Mercurialis".
Lo stile è difficile e personale

PETRONIO
La questione dell'autore del satyricon è un'opera narrativa, mista prosa versi tramandata grazie a dei codici, attribuita a
Petronio Arbitro
PROBLEMA identificare l'autore e la datazione dell'opera
→ si è concordato di collocarla nel I secolo dc e nel riconoscere come suo autore il Petronio di cui parla Tacito
Petronio era un personaggio molto in vista alla corte di Nerone che nel 66 fu condannato a morte dal principe
invidiato per la sua posizione da Tigellino verrà accusato di essere un amico dei promotori della congiura
pisoniana, che fu stroncata nel 65 nel sangue
Secondo Tacito egli diede prova fino alla morte del suo anticonformismo e disinvoltura un po eccentrica che lo
avevano sempre caratterizzato
→ nel suo testamento descrisse per filo e per segno i vizi del principe e indicò tutti i nomi dei suoi amanti e lo inviò al
principe stesso

PERCHÉ È IDENTIFICATA IN PETRONIO?


● ritratto tracciato efficacemente da tacito
● orientamento e gusti dello scrittore
● dati molto precisi nell'opera che riportano all'età di nerone
● vengono citati cantanti,attori gladiatori famosi
● polemizza in modo velato con l'epos di Lucano contrapponendo al bellum civile di questo scrittore ad un
suo bellum civile
● analogie di forma e di linguaggio con l'apokolokyntosis
● suicidio di Petronio sembra impostati su una polemica di contrapposizione alla morte stoica
● i temi e problemi culturali e letterari riportano al periodo del I secolo dc
→ l'aspetto linguistico è ricco di volgarismi tipico del II-III secolo viene comunque datata nel I secolo perché
Petronio usa la lingua parlata dagli strati più bassi della popolazione

CONTENUTI risulta dalle fonti che le parti conservate appartengono ai libri XV e XVI
→ ordinata in 141 capitoli a cui si aggiungono i frammenti minori
narra la vicenda del giovane Encolpio insieme al giovane Gitone di cui è innamorato
nel primo frammento troviamo Encolpio alle prese con Agamennone che disserta sulla decadenza dell'eloquenza
→ vi è una declamazione in versi, qui ci offre la commistione di prosa e poesia che caratterizza il satyricon facendolo
rientrare nel genere della satira menippea
ai due protagonisti si aggiunge Ascilto che diventerà un rivale nell'amore per Gitone
I tre vivono nei bassifondi di Graeca urbs (o Napoli o Pozzuoli).
qui incontrano Quartilla, sacerdotessa di Priapo dio della sessualità, che li accusa di aver violato i sacri misteri
del dio e li obbliga a partecipare ad un orgia per rimediare al sacrilegio
successivamente inizia il racconto della cena a casa di Trimalchione un liberto arricchito
→ occupa la metà di ciò che si e conservato
in una serie di scene Trimalchione esibisce tutta la sua ricchezza nei modi più spettacolari e stravaganti
→ disgusta Encolpio perché ostenta il lusso in modo tipico di un parvenu
dopo la cena riprendono i litigi tra Encolpio e Ascilto a causa di Gitone che preferisce il secondo
poco dopo il protagonista incontra Eumolpo, il quale, vedendo che il giovane osservava un quadro che
rappresenta la presa di troia, gli canta la Troiae Halosis
Encolpio ed Eumolpo diventano compagni di viaggio e sono coinvolti insieme a Gitone in una serie di avventure
complicate dalla gelosia di Encolpio che scopre in Eumolpo un nuovo rivale
scampati ad un naufragio si ritrovano a Crotone dove Eumolpo si finge un vecchio danaroso e senza figli, ed
Encolpio e Gitone si fingono suoi servi, in questo modo scroccano pranzi e regali dai cacciatori di eredità
in questo passo troviamo
Eumolpo che recita un ampio brano poetico di 295 esametri sul Bellum civile tra Cesare e Pompeo
nell'ultima parte Encolpio divenuto impotente a causa del dio Priapo è vittima dell'ira di una ricca amante che si
crede disprezzata
→ tenta di recuperare la virilità ricorrendo alla magia
Eumolpo lascerà un testamento scritto dove lascia scritto che gli eredi potranno entrare in possesso dei suoi beni
solo se faranno a pezzi il suo corpo e se ne ciberanno alla presenza del popolo
non si sa se questo sia l'ultimo episodio o se ne seguissero altri di cui non ne rimane traccia.

GENERE LETTERARIO è definito come un pastiche letterario di elementi derivanti da generi diversi con lo scopo di
intrattenere il lettore.
Ci sono molti elementi desunti da generi letterari diversi
1. romanzo greco: Satyricon condivide con il genere del “romanzo” la caratteristica di raccontare vicende
complesse, avventurose e amorose che si svolgono per lo più durante un viaggio. Ma nella letteratura
classica non esiste un genere che corrisponde al romanzo moderno. Il genere che fu poi chiamato
“romanzo” in età medievale, nacque in età ellenistica, quando la prosa, oltre ad essere usata per le
opere storiche, filosofiche, scientifiche, etc., fu anche impiegata per i racconti fantastici.
2. satira menippea Satyricon condivide con la satira menippea:
● L’elemento formale, ovvero la mescolanza tra prosa e poesia in versi
● La parodia letteraria, ovvero l’imitazione satirica delle trame tradizionali del romanzo greco:
anche in Satyricon è inserito un amore ostacolato da rivali al centro della vicenda, ma l’amore
tra Encolpio e Gitone è di tipo pederastico e infedele, infatti entrambi i partener hanno rapporti
sessuali anche con altri personaggi.
● Lo stile è multiforme e include tutti i registri linguistici, dal più basso al più elevato.
● temi simili alla satira vera e propria, ad esempio il banchetto di Trimalcione ricorda la cena di
Nasidieno delle Satire di Orazio.
● La differenza dalla satira menippea è che non ci sono intenti moralistici.
● il titolo confermerebbe la fusione tra due generi letterari: “Satyricon” è da intendersi come
genitivo plurale di specificazione della parola greca Satyrika che significa libro, quindi il titolo
significherebbe “Libri di cose satiriche”, con riferimento alla satira menippea.
3. commedia e mimo caratterizzata da argomenti gastronomici. Il tema del banchetto rinvia, oltre che alla
satira, alla commedia e al MIMO. Satyricon, infatti, contiene caratteristiche del genere letterario del
MIMO, ovvero rappresenta la vita quotidiana degli strati più bassi della società romana con effetti comici
4. novella milesia caratterizzata da argomenti erotici e licenziosi. Sono presenti 5 novelle raccontate dai
personaggi che hanno lo scopo di divertire il lettore.
● 3 sono brevi (di cui 2 di argomento magico) e vengono narrate durante la cena di Trimalchione.
● 2 sono di argomento erotico, narrate da Eumolpo nella seconda parte del romanzo.
Scopo dell’opera: Petronio vuole divertire il pubblico per cui, diversamente dalle Saturae Menippeae da cui è
influenzato, NON c’è alcun fine morale o moralistico.
Pubblico: Il pubblico a cui Satyricon è destinato è quello aristocratico romano contemporaneo, probabilmente
anche Nerone che condivideva l’interesse per la letteratura e i piaceri estetici ed erotici.

Realismo petroniano. Petronio rispetto a ciò che scrive mantiene un atteggiamento di superiore e signorile distacco,
senza alcun compiacimento e coinvolgimento, osserva e scrive tutto con assoluta spregiudicatezza, con lucidità
e capacità di penetrazione critica, e con uno spirito ironico, giocoso, malizioso, beffardo, sempre scettico e
disincantato.
Il Satyricon è un capolavoro di comicità: in esso il comico si manifesta in tutte le sue forme, dell'umorismo
raffinato e sottile alla risata aperta, alla battuta oscena. I personaggi e gli ambienti descritti sono quelli dei ceti
sociali più bassi. Nelle letterature antiche la materia su cui si esercita il comico è tradizionalmente la vita
quotidiana della gente comune, di cui viene data una rappresentazione realistica, spesso deformata.
L'opera di Petronio si inserisce quindi in una tradizione di realismo comico, occupando però una posizione
peculiare per la sua impostazione narrativa, per l'assenza della stilizzazione, per la mancanza delle convenzioni
della commedia e dei filtri moralistici.
La visione della vita è multiforme e dominata dal pensiero della morte.
Stile duttile che si adatta alle diverse situazioni, predomina il linguaggio colloquiale.

Lo stile del narratore è semplice e disinvolto, prevalentemente paratattico, con vari colloquialismi e grecismi. In certi casi il
linguaggio del narratore e dei personaggi colti (Eumolpo) si eleva notevolmente, diventando elaborato, magniloquente,
enfatico, mentre i personaggi incolti si esprimono con il sermo vulgaris (Trimalchione) → linguaggio colloquiale basso,
ridondante, colorito e fortemente espressivo, con molti volgarismi, proverbi e locuzioni idiomatiche.
Petronio deride con fine ironia l'ignoranza dei ceti emergenti, che egli guarda con disprezzo del gran signore
disgustato dalla volgarità.
Petronio rivendica la nova simplicitas (atteggiamento di sincerità e schiettezza nuova rispetto alle consuetudini
letterarie con cui viene descritta la vita vera della gente comune).
La lingua è semplice, ma elegante e piacevole, adeguata agli argomenti umili → puri sermonis gratia

Età dei Flavi


CONTESTO STORICO Alla morte di Nerone nel 68 dC seguì l’anno dei 4 imperatori (69 dC) con Galba, Otone, Vitellio e
Vespasiano a causa dell'incapacità del Senato di imporre il proprio volere e delle rivalità tra i diversi corpi
dell’esercito, ciascuno dei quali aveva intenzioni di mettere sul trono il proprio generale.
Vespasiano riuscì ad assumere stabilmente il potere, ufficializzando il suo principato con la lex de imperio
Vespasiani, e pose fine al problema della successione stabilendo il criterio ereditario.
Fu il primo imperatore proveniente da una famiglia equestre, non aristocratica e governò per 10 anni, fino al 79
→ Nel 70 dC il figlio TITO conquistò Gerusalemme e nel 79 salì al trono dopo la morte del padre.
Eventi culturali
1. Nel 70 nacque (probabilmente) il biografo SVETONIO
2. Nel 77 Plinio il Vecchio pubblicò la NATURALIS HISTORIA (era nato nel 23 dC)
3. Nel 78 Vespasiano affidò a Quintiliano la prima cattedra statale di retorica
Vespasiano
● aprì una nuova biblioteca
● stipendiò gli insegnanti di retorica greci e latini
● finanziò gli artisti, i poeti e gli attori
● gestì le scuole che prima erano solo private dando un impulso agli studi ma controllava gli insegnanti
● coltivò rapporti con uomini di cultura come Plinio il Vecchio
Dal 79 all’81 ci fu il Principato di Tito, durante il quale ci fu l’eruzione del Vesuvio che distrusse Ercolano e
Pompei (nel 79) e l’inaugurazione dell’Anfiteatro Flavio (Colosseo – Nell’80).
Alla morte di Tito salì al trono il fratello Domiziano e il suo principato durò dall’81 al 96.
Politica assolutista e scontro con il senato
Fu eliminato da una congiura nel 96.
Compose poemi, indisse concorsi letterari e istituì i Ludi
Era smanioso di adulazioni da parte degli intellettuali e intervenne in modo persecutorio verso scrittori e filosofi.
Eventi culturali
1. Nel novembre del 79 morì Plinio il Vecchio
2. Nell’80 Marziale scrisse il Liber de spectaculis in occasione dell’inaugurazione dell’Anfiteatro flavio
3. 84-85: Marziale compose le raccolte Xenia e Apophoreta
4. Nell’86 Marziale iniziò la composizione dei 12 libri degli Epigrammata
5. Tra il 90 e il 96 Quintiliano compose l’Institutio oratoria
6. Nel 96 morì Quintiliano

Politica culturale nell’età dei flavi: Promozione e controllo delle arti affinché non divenissero strumenti di opposizione
Istituzione di cattedre finanziate dallo Stato per formare funzionari imperiali preparati e fedeli (Vespasiano)
Creazione di ludi e concorsi letterari (Domiziano)

PUBLIO PAPINIO Stazio


Si dedicò all’epica mitologica sotto l’età dei Flavi
Fu un autore molto letto durante il Medioevo (Dante lo inserisce nel Purgatorio) anche per la leggenda della sua
conversione segreta al cristianesimo.
Le notizie sulla sua vita si desumono dai suoi carmi raccolti nel Silvae
Nacque a Napoli tra il 40 e il 50 (suo padre era poeta e insegnante di grammatica)
Si trasferì a Roma con la famiglia
Non apparteneva a una famiglia ricca e quindi fu un letterato di professione
Scrisse poesia celebrativa ed encomiastica e partecipò ai concorsi letterari durante i ludi
Tornò a Napoli verso il 95 dove morì

TEBAIDE un poema epico-mitologico in 12 libri (stesso n. dell’Eneide) di 10 mila versi


Lo dedicò a Domiziano e lo scrisse in 12 anni
Sono narrate le vicende del ciclo tebano relative agli scontri tra Eteocle e Polinice, figli di Edipo: nonostante la
decisione di regnare su Tebe ad anni alterni, Etèocle non vuole cederlo al fratello che è costretto all’esilio.
Polinice cerca alleati e fa guerra a Eteocle. Edipo si acceca e la madre Giocasta si uccide.
Nei primi 6 libri Stazio descrive l’antefatto e i preparativi della spedizione, negli ultimi 6 narra il conflitto che si
conclude con l’uccisione reciproca dei fratelli in un duello.
Nell’ultimo libro il re ateniese Teseo dichiara guerra al tebano Creonte perché si rifiuta di dare sepoltura ai morti
nemici, lo sconfigge e lo uccide.
L’argomento era stato già trattato da poemi greci perduti e tragedie greche e latine tra cui Eschilo, Sofocle,
Euripide e Seneca.
Come nell’Eneide, le vicende guerresche sono descritte nella seconda metà dell’opera, mentre nei primi 6 sono
contenuti episodi secondari e digressioni, tra cui la più lunga è dedicata all’eroina Ipsipile.
La struttura risulta poco unitaria: la narrazione procede a tratti con molte pause.
Richiamano Virgilio anche i topoi del genere epico: i concili degli dei, gli interventi di divinità nelle vicende
belliche, profezie, descrizione di giochi funebri, aristée di guerrieri, battaglie presso i fiumi.
→sono imitati anche episodi più specifici come quello di Eurialo e Niso.
Nell’epilogo Stazio si rivolge alla sua stessa opera Tebaide augurando a questa di vivere oltre la sua morte ma di
non gareggiare con l’Eneide
il poema di Stazio non è un’imitazione dell’Eneide, infatti l’argomento, il tono cupo e il gusto per l’orrido sono
originali e ricordano Lucano (assenti in Virgilio):
=l’argomento non riguarda la celebrazione di Roma → infatti il tema della guerra fratricida ricorda le guerre civili che sono
l’argomento del poema di Lucano, a cui Stazio fa riferimento nel proemio
ispirazioni
● L’invocazione alle Muse, il tema del potere e dell’odio nella guerra tra parenti, il tono cupo e il gusto per
l’orrido avvicinano la Tebaide al Bellum civile.
● Le parole iniziali “fraternas acies” (lotte fraterne) ricordano quelle di Lucano nel Bellum civile
“cognatas acies”: Stazio vuole sottolineare che la guerra che sta per narrare è ancora più orribile di
quella tra Cesare e Pompeo che erano parenti, ma non fratelli come Eteocle e Polinice.
● Come nel Pharsalia di Lucano, non ci sono eroi e protagonisti, ma trionfano le forze del male. Etèocle
rappresenta il tiranno e Polinice è assetato di potere. Gli altri guerrieri sono in preda al furor (come
tragedie di Seneca), incapaci di far prevalere la ragione sulle passioni e sulla violenza. I pochi eroi
positivi come Adrasto e Anfiarao sono indeboliti dal male che trionfa, mentre il re ateniese Teseo appare
solo nell’ultimo libro ristabilendo la giustizia ma non è credibile.
C’è una visione pessimistica anche dell’individuo. L’eroismo è cercato nell’eccesso come la morte di Capaneo:
valoroso e coraggioso, sfida ripetutamente gli dei, finchè Giove scaglia contro di lui i suoi fulmini uccidendolo.
Stazio chiude l’episodio con un intervento diretto esprimendo un paradosso: “se il corpo avesse ancora un po'
resistito, avrebbe potuto sperare in un secondo fulmine”
Il linguaggio è enfatico, iperbolico e magniloquente che mira al pathos mediante la ricerca di effetti di
contrasto sorprendenti. Deriva da Virgilio ma attraverso il filtro di Ovidio e Lucano.

ACHILLEIDE 95 rimase incompiuta


Nel proemio si rivolge a Domiziano scusandosi per aver di nuovo scelto un argomento mitologico invece che un
poema epico-storico sulle imprese di Domiziano, come aveva promesso sia nelle Tebaide che nelle Silvae.
Presenta l’opera come un esercizio preparatorio in vista di un’opera più impegnativa.
→ avrebbe dovuto narrare le imprese di Achille, ma si interrompe all’inizio del II libro prima della partenza di Achille per la
guerra di Troia.
Parla solo della giovinezza di Achille: la madre TETI che per sottrarlo alla morte lo nasconde in vesti femminili
presso Licomede, l’innamoramento per Deidamia figlia del re, il riconoscimento di Achille grazie all’astuzia di
Ulisse
Prevalgono toni idilliaci e sentimentali e sono presenti parti descrittive
La tecnica narrativa segue la tradizione letteraria (Omero, Virgilio, Ovidio, Seneca, Lucano).

SILVAE Stazio si dedicò alla poesia lirica di occasione


Ci sono pervenuti 5 libri di Silvae che raccolgono 32 componimenti per un totale di 3300 versi.
→Silva potrebbe significare “abbozzo”, oppure varietà dei contenuti
Sono poesie d’occasione, scritte spesso su commissione
Vi è un’impostazione soggettiva (il poeta parla sempre in prima persona)
I temi rinviano alla lirica greca e latina
Il metro prevalente è l’esametro
Ogni libro è preceduto da un’epistola dedicatoria in prosa.
● Nell’epistola del 1° libro, Stazio sottolinea che si tratta di poesie composte al massimo in due giorni per
inserirsi nella tradizione della poesia improvvisata.
L’opera è caratterizzata dalla varietà di forme e di temi: ci sono epicedi (carmi consolatori) per la morte di
persone e di animali (pappagallo, leone), epitalami, encomi, genetliaci (compleanno di Lucano).
Ci sono anche diverse descrizioni inserite nei carmi celebrativi ed encomiastici come nei carmi per la statua
equestre del Foro dedicata a Domiziano o l’inaugurazione della nuova via Domiziana. Alcune di queste
descrizioni evidenziano le ville lussuose e i ricchi personaggi.
Nonostante la celeritas con cui Stazio dice di averli composti, si tratta di testi molto elaborati ed eruditi, con
riferimenti alla mitologia.
Nei carmi personali, Stazio è più libero dall’obbligo di celebrare e adulare, per cui i toni sono più sinceri e
semplici.

Marco Valerio Marziale


Nacque a Bilbilis(Spagna Tarragonese) intorno al 40. La sua vita è ricavata dalla sua opera
Nel 64 si trasferì a Roma dove esercitò l’attività poetica come “cliente”, per la sua posizione sociale non elevata.
Gli viene donata una casa in campagna.
Scrisse epigrammi e satire
LIBER DE SPECTACULIS/SPECTACULORUM Nell’ 80 pubblicò una raccolta di epigrammi in occasione dell’inaugurazione
dell’Anfiteatro Flavio, il Colosseo, elogiando l’imperatore Tito
All’imperatore successivo, Domiziano, dedicò molti epigrammi .
Dopo la morte di Domiziano colpito da damnatio memoriae, inserì nella sua produzione elogi anche a Nerva e
Traiano.
Dedicò versi anche a Silio Italico, Plinio il Giovane, Quintiliano, Giovenale, Frontino.
Nel 98 cadde in disgrazia e tornò in Spagna a Bilbilis (Plinio il Giovane gli pagò il viaggio)
La dinastia dei Flavi era finita nel 96: a Diocleziano era succeduto prima Nerva e nel 98 Traiano.
Marziale fu allontanato per i suoi legami con i Flavi.
Una ricca signora (Marcella) gli donò una casa e un podere dove visse lontano dalle preoccupazioni.
Aveva nostalgia di Roma, del pubblico stimolante, delle biblioteche e dei teatri, come scrisse in una epistola del
XII libro.
Morì tra il 102 e il 104 (circa 62 anni)
OPERE L’opera di Marziale comprende 15 libri di epigrammi composti in ordine cronologico:
1. Liber de spectaculis
2. Xenia e Apophoreta
3. Libri I-XI degli Epigrammi
4. Libro XII (dopo il ritorno in Spagna)

La poetica Nonostante la produzione artistica di Marziale si avvicini molto alla poesia di consumo, possiede una
grande consapevolezza critica. Marziale sente spesso il bisogno di chiarire la propria concezione poetica, perché
il genere letterario è molto vago, caratterizzato solo dalla brevità dei componimenti.
Contrappone la realtà alla mitologia rifiuta la mitologia che ritiene falsa e inverosimile e predilige la poesia
quotidiana, caratterizzata dall’essere umano.
=Si avvicina alle satire di Persio che rimproverava la letteratura contemporanea per la presenza del mito e
l’assenza del verum.
Per Marziale la realtà è identificata con i comportamenti umani, ovvero i mores: “la nostra pagina ha il sapore
dell’uomo”.
prediligeva una letteratura basata sul vero (verum) e sui comportamenti degli uomini (mores), ma a differenza di
Persio, Marziale non ha intenti correttivi e morali. L’unico scopo della sua poesia è quello di intrattenere il
lettore.
→ non esclude anche contenuti volgari e osceni, anche se sente il bisogno di giustificarli: “licenziosa è la mia pagina, onesta
la mia vita”.
La poesia è ludica e scherzosa, ma attenta a non danneggiare nessuno, infatti:
Adeguandosi a un editto di Domiziano contro gli scritti diffamatori, Marziano rivolge i suoi attacchi alla “culpa”,
piuttosto che ai “colpevoli”, cioè parla dei vizi ma non degli autori dei vizi (come Persio).
Lo stile si adatta alla sua concezione poetica, infatti rivendica il diritto di “parlar chiaro” e utilizza anche termini
volgari che consentono un’immediata chiarezza. Quindi:
● rifiuto poesia aulica e artificiosa
● Adesione al reale sia nei contenuti che nel linguaggio
● Atteggiamento ludico e NON moralistico
● Marziale sceglie l’epigramma perché gradito ai potenti romani, dai quali spera di ricevere protezione e
anche perché rifiuta i lunghi poemi eruditi.

LIBER DE SPECTACULIS /SPECTACULORUM composto nel 80 dC


circa 30 carmi
in occasione dei giochi di inaugurazione dell’Anfiteatro flavio, dedicati a Domiziano e Tito
Poesia di occasione
Il tono è celebrativo e ossequioso e adulatorio verso l’imperatore Tito
La realtà di Roma è rappresentata in modo grandioso, con il divertimento dei giochi del circo.

XENIA e APOPHORETA Entrambe le raccolte sono collegate alla festa dei Saturnali (17-23 dicembre) in cui i Romani si
scambiavano doni.
→ Si presentano come biglietti per accompagnare i regali e quindi si tratta di una poesia d'occasione e di consumo
● Gli Xenia (dal greco “dono ospitale”) comprendono 127 epigrammi costituiti da un solo distico, a parte i
3 proemi. Si riferiscono soprattutto a doni di cibi e di bevande
● Negli Apophoreta (dal greco “da portare via”) i componimenti sono biglietti che accompagnano i regali
estratti a sorte durante i banchetti dei Saturnali. Sono 223 epigrammi riferiti a diversi doni: coppe, vestiti,
libri, animali, schiavi …
Tutti gli epigrammi sono vivaci e frutto della fantasia e abilità di Marziale. Es. Io lucerna (lampada da letto),
complice delle dolcezze del tuo letto, qualsiasi cosa tu faccia, tacerò.

EPIGRAMMATA Gli Epigrammata: precedenti letterari e tecnica compositiva


Opera nel periodo più maturo
Sono 12 libri di Epigrammi
Il genere dell’epigramma si contraddistingue per
● la brevità e l’efficacia del componimento
● lo schema metrico: distico elegiaco (composto da un esametro e da un pentametro)
● la molteplicità dei temi: spaziano dall’amore ai funerali, dall’elogio alla derisione…
L’autore accoglie tutti i temi ma predilige quelli legati alla realtà (comico-realistici).
=Il suo modello è Catullo che aveva trattato temi di vita quotidiani in modo giocoso o osceno
riprende la vivace aggressività di Catullo, ma non l’attacco personale.
Riprende anche la varietà metrica (come le nugae catulliane)
Non usa solo il distico elegiaco, ma anche gli endecasillabi faleci, in trimetri giambici scazonti e in altri metri.
=il genere dell’epigramma cessa di essere legato a uno schema metrico preciso e si caratterizza per la
concisione e la pregnanza.
Un’altra caratteristica dell’epigramma ellenistico, era la tendenza a concentrare la comicità nella parte finale del
componimento che venivano conclusi con una battuta inaspettata.
è famoso per l’aprosdoketon, ovvero l’effetto sorpresa. Il testo del componimento è orientato verso la battuta
conclusiva e costituisce un momento di “attesa”.
La battuta finale che giunge inaspettata, ovvero la “punta” epigrammatica, è detta fulmen in clausula.
usa enumerazioni (o cataloghi) che accentuano in modo spiritoso le caratteristiche di un personaggio,
smentendo poi con un’improvvisa battuta finale.

I temi:
● Filone comico-realistico della vita quotidiana (società Romana):
tema che ricorre nella metà degli epigrammi di tutta l’opera (12 libri).
Marziale tratta i vizi, le abitudini sciocche, gli scandali, i lati comici degli uomini della società Romana.
La realtà viene interpretata in modo brillante e spiritoso, utilizzando anche l’iperbole e il paradosso.
ha la capacità di cogliere con grande concretezza e sensibilità i lati comici e ridicoli della quotidianità.
si concentra sugli aspetti più semplici della vita quotidiana, come mangiare, bere, funzioni fisiologiche
Insiste sugli aspetti brutti, miseri e ripugnanti di persone o oggetti
Il tono è satirico, mordace e beffardo
Sono derisi abitudini e usi romani: l’atteggiamento comico-realistico risulta ancora più originale quando
si rivolge ad abitudini o manie contemporanee, tipiche dei Romani
● Filone celebrativo ed encomiastico rivolti ad amici o altre persone (fanciulle, atleti, gladiatori…)
Alcuni sono rivolti a personaggi potenti, protettori e soprattutto al principe
● Filone funerario: Marziale riesce a raggiungere risultati suggestivi grazie all’intensità dei suoi
componimenti.
● Filone erotico: l’amore NON è sentito come una passione profonda, ma come desiderio fisico. Ci
sono tuttavia anche riferimenti delicati e gentili.
● Epigrammi descrittivi rappresentano vivacemente luoghi o oggetti, descrivono casi curiosi, fatti del
passato (es. la morte di Arria, moglie di una vittima di Claudio).
● Epigrammi di riflessione personale: Marziale esprime le sue idee, la sue convinzioni e i suoi gusti.
Sono riflessioni indirizzate agli amici. Alcuni di questi rivelano il desiderio di Marziale di una vita
semplice che ricorda la metriotes, l’ideale del “giusto mezzo” di Orazio. Ma per Marziale la campagna
non è solo un rifugio dalle seccature della società, ma anche il luogo che offre condizioni di vita
accessibili a chi non dispone di denaro. L’antitesi tra città e campagna si concentra soprattutto
nell’opposizione tra caro (dispendioso) ed economico.
Quando torna in Spagna elogerà Bilbilis ma finirà per avere nostalgia della città
● Epigrammi letterari: ci sono epigrammi polemici contro i critici e riflessioni sul ruolo del letterato nella
società. Scrivere poesie diventa una professione che consente all’intellettuale di mantenersi se è in
grado di trovare protezione dei Mecenati. In un epigramma specifica la necessità dei mecenati
Oltre ai toni satirici utilizzati in altri temi, Marziale utilizza anche toni commossi nei filoni funerari, toni incantati
quando descrive lo spettacolo della natura o della campagna.

Forma e lingua degli epigrammi la varietà dei temi si riflette nelle forme con soluzioni diverse:
● Nei componimenti encomiastici è presente l’elemento mitologico, inesistente negli epigrammi comico-
realistici.
● Negli epigrammi comico-realistici c’è quasi sempre la battuta finale.
● Un carattere costante è la presenza del personaggio poeta con apostrofi e interrogazioni. Il carme tende
così a presentarsi come un commento che l’autore rivolge al suo interlocutore.
Anche lo stile muta in funzione dei tempi:
● nelle poesie encomiastiche, il livello è più alto e sostenuto, in quelle comico-realistiche il lessico è più
basso e colloquiale: ci sono molti diminutivi, molti termini tecnici, frequenti grecismi, diversi vocaboli
bassi e volgari.
● Grande perizia nell’uso del linguaggio: lo stile quindi si allinea con la realtà (come anche in Catullo e
Orazio) e questa capacità di variare denota raffinatezza e abilità culturale di Marziale che studia
attentamente la collocazione delle parole e l’uso delle figure retoriche.

IL TRASLOCO DI VACERRA Descrive il trasloco di Vacerra e della sua famiglia, costretti ad abbandonare la casa perché
non possono pagare l’affitto. Infatti, il primo verso menziona le calende di luglio, giorno in cui si eseguivano gli
sfratti.
La materia trattata e il linguaggio utilizzato sono realistici, quelli della quotidianità, mentre i personaggi e le
masserizie che questi trasportano sono descritti in modo esagerato, a fini comici, per accentuare il tema della
miseria.
personaggi sembrano delle caricature senza uno spessore psicologico: Vacerra è paragonato a IRO, il
mendicante che stava sulla porta del palazzo di Ulisse, la moglie è descritta con 7 capelli rossi, la madre canuta,
la sorella gigantesca.
Per accentuare la miseria, Marziale utilizza la tecnica dell’accumulazione, infatti elenca e descrive una serie di
masserizie rotte e fetide: c’è un lettuccio a tre piedi, un vaso da notte rotto e puzzolente che gocciola durante il
trasporto.
= si rivolge direttamente a Vacerra e interviene nella scena con commenti sia all’inizio dell’epigramma con
un’esclamazione, sia alla fine con la battuta finale, che rappresenta la “punta” epigrammatica.
Stile: i termini sono soprattutto colloquiali, ma ci sono anche grecismi come amphora o grabatus (lettuccio) e
anche termini più elevati come aura (profumo di pesce) utilizzati con funzione parodica.
In contrasto con lo squallore della scena vi sono figure retoriche tipiche della poesia alta tra cui la similitudine e la
litote. Ma Marziale utilizza soprattutto l’iperbole, l’accumulazione e le similitudini.

Quintiliano
nacque tra il 30/40 dc a calagurris spagna
Studió a Roma , divenne avvocato, insegnó retorica per 20 anni fu tra i primi professori finanziati dallo stato per
iniziativa di Vespasiano
94 è precettore degli eredi di Domiziano. Primo trattato “De causis corruptae eloquentiae “(non pervenuto) e

“Institutio oratoria” 90-96 —> trattato più completo e sistematico della storia di retorica latina.
Opera riscoperta da Poggio Bracciolini nel 1416
Non si sa la data di morte, poco dopo la fine della dinastia Flavia.
Institutio oratoria = la formazione dell’ oratore
Trattato 12 libri, dedicato a vittorio Marcello
Enuncia subito la volontà di scrivere un’opera sistematica delineando la formazione dell’ oratore dall’infanzia e
trattando di tutti gli argomenti teorici e pratici riguardanti l’oratoria. Non scrive un dialogo come il de oratore di
cicerone ma un trattato didascalico.
Similitudine con cicerone: secondo entrambi la retorica era una scienza che fornisce competenze tecniche e
forma l’oratore, un cittadino e uomo esemplare.
Problema rapporto retorica e filosofia: sulla linea isocrateo-ciceroniana afferma che filosofia= una delle scienze
che contribuiscono alla cultura dell’oratore. Anche Cicerone pensava così, solo chi possiede l’arte dell’eloquenza
è in grado di trattare di argomenti filosofici.
Quinti è ostile verso i filosofi contemporanei (“sotto il nome della filosofia si sono celati i vizi più gravi”). Era
ostile perché aderiva agli orientamenti degli imperatori Flavia (Domiziano).

La decadenza dell’ oratoria L'istituto oratoria è una sulla base della retorica antica. Cita numerose fonti greche e parole e
discute le posizioni con equilibrio. Affronta il tema della decadenza dell’oratoria: la funzione dell’oratore civile è
cambiata e ci sono nuove tendenze stilistiche.
Cause: no buoni insegnanti, a scuola si declamano troppe volte argomenti fittizi, degenerazione dei costumi,
scadimento del gusto e stile.
Cicerone= culmine oratoria romana, modello insuperato.
Quintiliano parla come se nulla fosse cambiato dai tempi di cicerone, ignora i cambiamenti storici e politici
—> ora tutto il potere è nelle mani del principe, il senato non ha efficacia decisionale.
L’impostazione moralistica del discorso cela un’operazione di copertura ideologica della monarchia.
Vir bonus dicendi peritus = uomo che antepone il bene pubblico a quello privato , che si preoccupa della
communis utilitas.
=deve collaborare con il principe
Consiglia all’oratorio la moderazione, disciplina e senso della misura.
Fa esempi di oratori contemporanei che erano stretti collaboratori dei principi.
Stile:
1. Critica l’atticismo= troppo semplice e le tendenze arcaicizzanti
2. lo stile modernizzante = fiorito abbondanza di sententiae. Lo definisce vitiosum et corruptum dicendi
genus, mancanza di senso della misura perché cercavano i consensi del pubblico, vogliono solo
delectare.
Manca di nuovo la prospettiva storica.
Contento più i verba che le res, lo scopo non è più la persuasione ma il diletto.
ANCHE QUINTILIANO vuole conferire una certa eleganza , esposizione piacevole , usa tante figure retoriche.
Differenze con stile di cicerone : sintassi meno ampia, più mossa e variata, maggiore concentrazione di pensiero.
Seneca aveva rimproverato Cicerone di essere prolisso e lento, quindi riteneva Cicerone un modello insuperato
ma non insuperabile.

TESTO 3 pag 340-341 obiezioni mosse all’insegnamento collettivo.


Si chiede se affidare un bambino a un precettore privato oppure mandarlo alla taberna o pergola (scuola). I
Maestri erano schiavi o liberti, non erano pagati = no qualità e competenze per insegnare.
L’ISTRUZIONE A ROMA Fino a 7 anni cure della madre , doveva trasmettere i valori del mos maiorum. Poi dal 2 secolo
a.C cambiamento: bambini affidati a un maestro di professione, i più ricchi avevano un precettore(schiavo greco),
quelle meno agiate li mando in un ludus litterarius.
Erano scuole private a pagamento. Locali spesso squallidi, all’aperto a volte. Il maestro era seduto su una sedia
e gli scolari su scomodi sgabelli. L’anno scolastico cominciava a marzo. Vacanze durante le celebrazioni festive.
Metodi educativi: usata la frusta.
Scuola primaria 7-11 anni: le lezioni iniziavano all’alba. Anche le bambine frequentavano la scuola pubblica (era
preferibile il precettore privato). Insegnamenti: leggere , scrivere, cantare.
12-17 anni: passava alla scuola del grammaticus, studio sistematico della lingua e delle letterature latina e greca.
Lettura e memorizzazione , storia geografia e astronomia.
Insegnamento superiore : si imparavano tecniche oratorie sotto la guida dei rhetores. Coronamento studi:
soggiorno ad Atene.

l’intervallo e il gioco Sono due momenti importanti della formazione di un bambino -> bisogna rinfrescare la mente,
nessun bambino potrebbe mantenere la concentrazione e l’interesse per molte ore senza pausa. L’intervallo però
non deve essere ne’ troppo breve ne’ troppo lungo: deve essere dedicato al gioco
Il gioco permette di osservare l’indole del bambino e cogliere le caratteristiche ma anche per modificare il metodo
educativo in caso ci fossero delle problematiche.

le punizioni è contro le punizioni corporali→ metodo intimidatorio e aggressivo che rende i bambini in uno stato costante di
terrore per costringerli a imparare. Vanno contro la dignità di un uomo libero indipendente te d’ala sua età e non hanno
nessun fine utile. Secondo quindi al suo tempo erano una consuetudine a causa della negligenza dei maestri → più facile
colpirli che spiegare in cosa sbagliano. Conclusione importante perché ai suoi tempi era una cosa comune picchiare un
bambino.

un maestro come secondo padre Doti e abilità alla base: moralmente integro, non avere vitia (vizi), deve saper instaurare
un rapporto positivo con il bambino , sensibilità psicologica, pazienza, autocontrollo. Deve saper coinvolgere
nell’apprendimento, metodologia interattiva così rimangono attenti, clima di fiducia e affetto . Deve essere
consapevole che trasmette anche un sistema di valori, non solo nozioni teoriche. Ruolo simile a quello del padre.

i peggiori vizi derivano spesso dall’ambiente familiare I sostenitori dell’insegnamento privato sostengono che sia meglio
poiché in una scuola il bambino è maggiormente esposto al rischio di apprendere cattive abitudini
→ quintiliano dice che lo stesso rischio c’è anche a casa se è circondato da un ambiente familiare corrotto. A volte i genitori
trasmettono ai figli modelli di comportamento negativi.

Plinio il vecchio (Gaio Plinio Secondo)


23/24 d.C. a Novum Comum (Como) famiglia equestre.
Inizió la carriera come funzionario imperiale sotto Claudio, esercito di Tito nella guerra in Germania.
Sotto i Flavi: procuratore imperiale in Spagna e nelle Gallie.
A Roma collaboratore di Vespasiano. Spettatore dell’edizione del Vesuvio del 79.
Si imbarcò per osservare il fenomeno per portare soccorso ma morì di asfissia o per collasso cardiaco. Il nipote
lo descrive come studioso , ingegnoso, capacità di applicazione al lavoro, impiegava ore a leggere
Opere perdute: venti libri sulle “guerre germaniche” , e trattazione di storia contemporanea in 31 libri.

Naturalis historia = ricerche sulla natura o scienze naturali


Unica opera intera pervenuta, 37 libri (un amico li definisce thesauri = depositi)
Nell’ epistola dedicatoria a Tito sottolinea la novità della sua opera. Molti termini tecnici, vocabolario ricco ma non
era da considerare come purismo classico. Opera tecnico-scientifica, scopo pratico , vuole giocare non piacere ai
lettori.
È un’enciclopedia che raccoglie 20.000 dati ricavati da 200mila volumi di 100 autori principali.
Opera di carattere compilativo e commentario
● Libro 1: indice degli argomenti e fonti
● 2-6: cosmologia e geografia
● 7 antropologia
● 8-11: zoologia
● 12-19: botanica
● 20-27: botanica medicinale (medicamenti)
● 28- 32 medicamenti dal mondo animale
● 33-37: metallurgia e mineralogia , pietre preziose
Metodo: ammassa e accumula dati, discute le informazioni trovate da altri autori, esprime i suoi dubbi, confuta e
respinge quello che trova infondato. Sembra che non voglia indagare a fondo i fenomeni ma non voglia sprecare
nessuna informazione trovata, perché pensa che i lettori siano curiosi come lui. Seleziona i dati in base all’utilità
pratica.
Mirabilia= fatti veri o presunti straordinari ed eccezionali.
nelle digressioni e prefazioni prevale un atteggiamento moralistico , poiché tratta di temi di carattere generale .
Deplora la corruzione dei costumi che secondo lui sono motivati dall’avidità di ricchezze.
Luoghi comuni tipici della diatriba. Secondo Plinio l’uomo può migliorare ma senza superare i limiti: non si
dovrebbero estrarre metalli preziosi dalla terra ne’ scalare le montagne: è antitecnologico
→ è un po’ superstizioso e moralista. Sia lui che Seneca erano convinti della ricerca scientifica ma allo stesso tempo la
consideravano un’incentiva all’avidità e ambizione (= male).
Stile: vario e discontinuo, tecnicismo arido , nelle prefazioni e digressioni di sono luoghi comuni nella
celebrazione di Roma e dell’impero, enfasi declamatoria.

Giovenale
Decimo Giunio Giovenale nacque ad Aquino intorno al 50/60 d.C.
Marziale lo presenta come cliens: dunque di condizione sociale ed economica non elevata
Grande formazione retorica, si dedicò all’avvocatura e alle declamazioni
Morì dopo il 127

LA POETICA DI GIOVENALE La sua attività poetica prosegue la tradizione portata avanti da Lucilio, Orazio e Persio.
Riprende la critica verso la letteratura moderna: critica le recitationes poiché inutili e fatue, e svaluta la mitologia
che contrappone inverosimiglianza dei miti con la verità della poesia.
Critica la letteratura del suo tempo poiché riprendeva i motivi mitologici: scontati e prevedibili, esponendo il
perché ha scelto la satira: "è difficile non scrivere satire", le definisce un'appassionata requisitoria piena di delitti,
scandali e perversioni.
Il verum è enfatizzato e diventa un repertorio di mostruosità e perversioni. Al contrario della tradizionale satirica
che coincide con il quotidiano, che ha personaggi e situazioni prive di caratteristiche particolari o straordinari.
● SATIRA I: enuncia l'argomento principale → IL COMPORTAMENTO UMANO
La tematica del poeta si avvicina ai pallentes Mores, ai costumi malati di Persio.
compito della sua satira: DENUNCIA CONTRO I VIZI DEGLI INDIVIDUI → tramite l'indignatio.
● LE SATIRE DELL'INDIGNATIO = prime 7 satire
Il poeta vuole trasmettere il suo sdegno al pubblico
Indignazione+necessità di scrivere satire: unica caratteristica importante del personaggio del satirico.
Nasconde ogni ogni aspetto dell' individualità per concentrarsi sulla visione universale del galantuomo
colmo di sdegno.
esprimono una concezione negativa della società contemporanea, denunciando il marcio.
La corruzione= allontanamento dal Mos maiorum. → Giovenale era un tradizionalista.
esaminò i vizi nei loro riflessi sulla società e le conseguenze che hanno sugli altri.
Le divitiae, come mezzo di sopruso sui poveri, sono un tema ricorrente.
Nella tradizione stoica possedere beni era insignificante, mentre erano importantissimi la brama e il disprezzo
delle ricchezze. La ricchezza conduce ad atteggiamenti negativi: i divites appaiono come potenti e ingiusti,
detentori di patrimoni che derivano da attività immorali e delittuose.
Un effetto della corruzione consiste nella degenerazione dell'istituto della clientela, che creava un rapporto tra
poveri e ricchi.
I CONTENUTI
1. SATIRA I: descrive la giornata umiliante del cliente= 1)salutatio matutina 2)consegna della mancia da
parte del patrono
2. SATIRA III: un cliente onesto e povero (=Umbricio) denuncia la corruzione di Roma.
3. Manifesta avversione per i Greci e gli orientali che hanno rovinato il mos maiorum romano.
Il Graeculus esuriens= affamato, poliedrico.
4. SATIRA V: tratta dell'indegna cena del cliente, da parte del patrono Virrone, a cui sono offerti i cibi
peggiori.
5. SATIRA IV: è una parodia della corte di Domiziano impegnato a discutere su come cuocere un pesce
enorme insieme a un suo gruppo di amici: consilium principis.
6. SATIRA II: contro l'omosessualità maschile visto come grave vizio e tradimento allideale di fierezza
virile trasmesso dagli antenati.
7. SATIRA VI: una condanna alle donne che è vista dentro la società come pilastro per il matrimonio.
8. Alle nozze è preferito il suicidio. Tra gli esempi spicca Messalina. il satirico fa riferimento a tutti i vizi e i
difetti che rendono una donna insopportabile al marito. Tali comportamenti colpevoli sono deviazioni
dell'antico costume. In questo passo si coglie il punto di riferimento: la sanità dell'antico stato
repubblicano che determinava i boni mores del cittadino.
9. SATIRA VII: la miseria di chi esercita professioni liberali
IL SECONDO GIOVENALE decide di rinunciare ad una visione negativa poiché la satira ha toccato tutti gli aspetti più
importanti della società, e riprende il filone moraleggiante tradizionale.
Compaiono motivi diatribici: patrimonio comune del moralismo della santità.
Gli unici veri bene sono quelli interiori: Virtù. Mentre quelli esteriori non sono che apparenza, distanti dal concetto
di felicità.
Cambia la concezione di ricchezza, ora vista come un falso bene.
L'odio del poeta si dirige contro gli illusi e l'errore. Dunque subentrano l'ironia e lo scherno.
È una produzione varia. Passa da un momento di tensione a una fase successiva più eterogenea.

ESPRESSIONISMO La realtà equiparata al mito nei suoi aspetti aberranti, subisce una deformazione espressionistica.
Lo stile si fa elevato e le movenze epiche + tono elevato.
La satira assume movenze dell'epos
Mette enfasi e tensione che va in contraddizione con l'andamento rilassato dei sermones oraziani.
La retorica influenza lo stile, elaborato e ricco di artifici, teso alla mozione degli effetti. Abbondano le figure
retoriche e tra le figure di suono di rilievo ci sono ripetizioni come l'anafora. Per dare enfasi troviamo le
interrogative retoriche, esclamazione e apostrofi.
La lingua è composita: parole coloniali, grecismi, barbarismi, voci infantili e costrutti elevati.
Si alternano termini aulici e termini appartenenti ad uno strato linguistico basso.
Egli coglie le bassezze della realtà e le descrive tramite termini di mostruosa grandezza per mostrare la sua
visione cupa ed esasperata.

Gaio Cecilio Plinio


Gaio cecilio Plinio secondo nacque nel 61/62 d. C. a Como.
Abile oratore, orfano venne adottato e cresciuto dallo zio materno Plinio il vecchio, il quale alla sua morte gli lasciò tutti i
possedimenti. → Allievo di Quintiliano, studiò a Roma.
Brillante carriera politica: Console nel. 100, è poi governatore in Bitinia.
Grande amico dell'imperatore che lo volle nel suo consilium principi.
Morì nel 112/113.
Scrive discorsi giudiziari ed epidittici e opere di poesia perduti.
Si inserisce nella tradizione della poesia come l'usus.

PANEGIRICO DI TRAIANO l'unica orazione conservata è il discorso di ringraziamento all'imperatore, annunciato in


Senato, occasione della sua elezione a console (100). Venne ampliato per poi pubblicarlo.
Rappresenta Traiano come un dono degli dei ai Romani, con qualità che lo affiancano a una figura divina. (anche
se egli era così modesto che non voleva onori divini)
Vengono elogiati il criterio dell'adozione → poiché è possibile scegliere come governatore il migliore tra i cittadini. Esalta le
grandi qualità di Traiano e di come la sua bontà e fiducia concedano la pace e la prosperità all'impero - e il rispetto di
Traiano per il Senato.
Egli riconosce all'imperatore il diritto di esercitare il potere assoluto.
=La libertà è presentata come un dono gratuito del Principe.
Lo stile è sublime per eloquenza epidittica e solennità della situazione persona del destinatario

EPISTOLARIO È una raccolta di epistole in 10 libri dedicato a Setticio Claro


→ 1-9= lettere per amici scritto in vista della pubblicazione
→ 10 per l'imperatore 124 lettere risalenti al periodo del governatorato in Bitinia
Si tratta di lettere scritte per essere pubblicate, letterariamente elaborate. Che ambiscono ad una eleganza
formale. Sono vere le circostanze trattate
L'ordine è ispirato al criterio della varietas: non è casuale. Alterna temi per compensare alla ripetitività che rifletta
la monotonia della vita che egli conduce. Plinio si propone di tracciare, sulle orme di Cicerone, un ampio campo
delle attività pubbliche e private che egli aveva nell'ambiente a cui apparteneva. Si rende conto e ammette che le
sue vicende sono più noiose rispetto a quelle di Cicerone.
Gli argomenti testimoniano le occupazioni pubbliche e private, le riflessioni e le esperienze dell'autore: descritte
con molta fedeltà riportano le abitudini di un cittadino romano.
Descrive resoconti di sedute del senato, le sue splendide ville e altri luoghi e avvenimenti passati.
Emergono le qualità di Plinio come: onestà morale, cultura raffinata, buon gusto, umanità ecc… e il suo
attaccamento alla terra natia tramite la sua donazione agli abitanti di Como della Biblioteca pubblica e l'apertura
di una scuola superiore per agevolare gli studenti a raggiungere una scuola più vicina.
Evidenti sono anche i suoi limiti: vanità (per il continuo bisogno di riconoscimenti) e superficialità
La letteratura occupa un posto centrale nella sua vita
Lo stile è molto limpido, conciso ed elegante
Il libro X ha interesse documentario sulla funzione di un governatore provinciale.

PUBLIO CORNELIO TACITO


Nacque probabilmente tra il 55 e il 58 dc da una famiglia di condizione sociale elevata e benestante
Luogo di nascita incerto forse a Terni; forse di origine gallica perché il cognome Tacitus era molto comune
Si sposò nel 78 con la figlia di Agricola
Carriera sotto i Flavi (Vespasiano, Tito, Domiziano)
● 88 dc pretura
● 97dc consolato sotto Nerva come consul suffectus
● 112 dc ultimo fatto della sua vita: proconsole della provincia d’asia
Forse morì nel 120 dc (primi anni del principato di Adriano)

AGRICOLA Inizio attività letteraria dopo la morte di Domiziano infatti si vede l’influenza dell’esperienza negativa
dell’ultimo tiranno flavio anche se tacito non venne direttamente coinvolto
Questo è per lui di spunto per fare riflessioni politiche
“De vita Iulii Agricolae” 97/98 dc
Biografia encomiastica del suocero + prefazione in cui presenta, giustifica l’opera e chiarisce la sua posizione
verso il regime di Domiziano ed espone i suoi programmi storiografici
● 1* tema : distanza incolmabile tra presente e passato e tra lui e gli scrittori antichi, afferma che nell’età
repubblicana compiere azioni eroiche e memorabili per poi lodarle era la normalità mentre adesso
scrivendo del suocero defunto si deve quasi giustificare.
Poi comincia la condanna generale al governo di Domiziano (mai esplicitamente nominato) a causa
della soppressione della libertas e il controllo spietato sulle persone e su cosa esse dicevano Le attività
letterarie venivano impedite e soffocate e riprenderanno solo dopo la morte del tiranno con l’avvento di
Nerva che unisce principato e libertà Successivamente è presente un omaggio, obbligato ma
probabilmente composto con sincerità, a Nerva e Traiano perché anche se Nerva aveva rimediato al
bando di attività culturali e letterarie, riprenderle efficacemente è difficile
la figura che vuole celebrare nell’opera non è un oppositore ma un uomo che ha collaborato attivamente
con i principi buoni o cattivi che fossero perché il suo “obsequium” e la sua “modestia” gli fecero
continuare la sua carriera indenne fino a diventare governatore della Britannia, nominato da Domiziano
A raccontare queste gesta, Tacito prova imbarazzo al quale prova a reagire sia cercando di far
sembrare anche Agricola una vittima di Domiziano perché le opere militari del suocero avevano
provocato la gelosia del principe Domiziano che secondo lui lo ha avvelenato
Ma Tacito si raccomanda che si trattasse solo di un rumores (una voce) ma il racconto è strutturato in
modo da addossare i sospetti al principe
● Il secondo modo adottato da Tacito per difendere il suocero, se stesso e tutti coloro che hanno fatto
come loro sul dilemma di collaborare con un principe malvagio per servire la patria nell’interesse
superiore della res pubblica o opporsi Tacito sceglie la collaborazione
Quindi l’opera è pervasa da questa sottile polemica indiretta a chi non ha fatto come lui (oppositori) e
chi li ha esaltati nell’opposizione in particolare agli eroi stoici della libertà
Descrisse poi la vita appartata di Agricola al rientro a Roma dalla Britannia per non mettersi nei guai con
Domiziano o scatenare la sua invidia
I CONTENUTI Biografia del suocero in ordine cronologico
Dopo le notizie sulla famiglia, la patria , l’educazione c’è il resoconto delle tappe della sua carriera fino al
consolato (77 dc) nel mentre con grande abilità, Tacito ne delinea le sue qualità come la prontezza e
nell’imparare e nell’agire, la prudenza, efficienza e abilità nello svolgere i suoi compiti militari e civili
Dopo il consolato gli venne affidato il comando della Britannia.
C’è una sezione dedicata alle sue imprese sull’isola preceduta da un excursus sulla geografia e sulle popolazioni
e da un elenco dei consolati precedenti
Tutti le campagne militari di agricola fuori da Roma e i provvedimenti di governo a Roma vengono elencati anno
per anno
Il racconto si dilata quando al settimo anno ovvero l’ultimo vinse la campagna contro i Caledoni nel nord dell’isola
Prima della battaglia decisiva i due generali esortano i loro uomini
Tacito nel discorso del capo del Caledoni, Calgaco , da voce alle accuse contro la brutalità dell’imperialismo
romano con forza e potenza
Nell’altro discorso condotto da agricola invece i toni e i temi sono più pacati
Negli ultimi capitoli sono riassunti gli eventi drammatici degli ultimi 9 anni di Agricola che raccontano il
progressivo aumento di gelosia di Domiziano verso agricola e la sua fama e vengono descritti i sospetti della sua
morte
Conclude con un bilancio sull’esistenza del suocero e ha una affinità con la letteratura consolatoria e il
coinvolgimento emotivo di tacito regala sincerità alla conclusione
I CARATTERI L’agricola è una biografia particolare
Mancano gli aneddoti, i pettegolezzi, i particolari curiosi, e l’interesse si concentra sull’aspetto pubblico del
personaggio
Non si hanno molte info sulla vita personale, pochi dettagli fisici dei personaggi, e l’etnografia e la rassegna dei
predecessori sono non usuali, l’inserimento dei discorsi diretti dei due generali e la narrazione asimmetrica e per
cui sembra una monografia storica di Sallustio da cui forse si ispirò
Lo STILE è nobile e degno della materia trattata; molti toni e registri diversi, riprende da sallustio l’uso degli
infiniti storici che creano un andamento rapido e incalzante mentre si ispira a Livio per i due discorsi dei capi
militari e i capitoli finali hanno un tono oratorio, periodi ampi, viene ripreso Cicerone

LA GERMANIA Seconda opera di Tacito, nel 98


Il titolo esatto è De origine et situ Germanorum ("L'origine e la regione dei Germani")
Appartiene al filone etnografico, e viene dato grande spazio agli excursus su paesi e popoli stranieri come nelle
opere storiografiche sia greche sia latine.
Tratta un tema d'attualità: i Germani che rappresentano un pericolo per l'impero.
L'argomento si inquadra bene negli interessi di Tacito, che nelle sue opere storiche dedica particolare e costante
attenzione alla questione germanica e al pericolo che quelle popolazioni bellicose rappresentavano per l'impero
romano.
CONTENUTI E LE FONTI L'opera si compone di 2 parti: una descrizione complessiva della Germania transrenana e dei suoi
abitanti e un'esposizione più specifica delle singole popolazioni e delle loro peculiarità
● PRIMA PARTE: Dopo l'indicazione dei confini della regione, vengono date brevi notizie sull'origine dei
Germani (x Tacito autoctoni), sul loro aspetto, caratteristiche fisiche, clima, natura e risorse del territorio;
ha poi inizio la trattazione relativa ai mores: l'organizzazione politica e militare, la struttura della società,
la religione, l'amministrazione della giustizia, gli svaghi, le cerimonie funebri, il matrimonio, la vita
familiare, l'allevamento e l'educazione dei figli; trattati anche aspetti della cultura materiale: edifici,
abbigliamento e armi, cibi e bevande.
● SECONDA PARTE: esposizione delle popolazioni germaniche, di molte citato solo il nome e la collocazione
geografica, mentre di altre si descrivono condizioni di vita e costumi. L'autore procede partendo dalle tribù
occidentali (nei territori vicino la Gallia) poi quelli settentrionali e orientali. Conclude l'opera con un capitolo su
popolazioni nomadi (est della Vistola) → Tacito non sa se attribuire a queste la razza germanica o quella dei
Sarmati.
FONTI LETTERARIE: oltre al De bello Gallico di Cesare ha utilizzato l'opera di Plinio il Vecchio sulle guerre germaniche.
Si aggiungono testimonianze orali di mercanti e soldati
Nella sua indagine Tacito, non appare stupito da vita e usanze di un popolo straniero.
Roma è il suo punto di riferimento fisso.
Atteggiamento ambivalente nei confronti del tema trattato. Da un lato ammira i costumi semplici e austeri, e i
barbari, che rispettano e praticano quelle virtù che la tradizione attribuiva ai Romani. Qui vi è il costante tono
polemico e il confronto con i corrotti costumi romani contemporanei.
Tacito oltre a descrivere in positivo le usanze praticate dai Germani sottolinea anche quelle che
essi non conoscono o non praticano: le donne germaniche non assistono a spettacoli, non partecipano a
banchetti, non demandano ad ancelle e nutrici l'allevamento dei loro figli.
Tacito condanna anche abitudini che considera inaccettabili.
Tuttavia prevale il quadro positivo della società germanica, ammirata per il sistema politico
fondato sulla libertas.
Nella seconda parte dell'opera, in contrasto con l'ammirazione per le molte virtù che pongono i barbari al di sopra
del civilizzato e corrotto mondo romano (e che sono secondo Tacito la ragione principale della loro forza, che
tiene testa da tanto tempo alle armi romane) un atteggiamento di superiorità e a volte di ripugnanza/disprezzo
per sistemi di vita ancora tanto rozzi e primitivi.
Difetto più grande dei Germani: la discordia, cioè l'incapacità di coalizzarsi stabilmente contro un nemico
comune. ( una fortuna per Roma)

IL DIALOGUS DE ORATORIBUS È dedicato al tema della decadenza dell'oratoria e l'attribuzione a Tacito e la data di
composizione sono oggetto di discussione
Grazie alla scelta del dialogo tacito può mettere a confronto opinioni e temi diversi
L'ambientazione richiama il “de oratore” di cicerone perché Tacito afferma di riportare i discorsi di “uomini
eloquentissimi per il suo tempo”
La prima parte del dialogo è il confronto tra poesia e oratoria espresso dai discorsi tra Marco Apro e Curiazio
Materno poi Vipstano Messalla introduce il tema della differenza tra oratoria antica e contemporanea.
● Apro difende i moderni: non si tratta di un processo di decadenza ma di evoluzione. Infatti anche
Cicerone al suo tempo era un innovatore.
● Messalla afferma la decadenza dell’ oratoria contemporanea, elencando le cause tecniche e morali.
● Materno sostiene che la vera causa della decadenza sia la perdita della libertà politica.
Per competizione politica infatti i discorsi davanti al popolo servivano solo più a convincere. Egli accetta però il
principato perché le decisioni sono prese solo dal più saggio.
Materno potrebbe essere il portavoce di Tacito, ma anche la difesa dello stile “moderno” espressa da Apro è
condivisa dall’autore.

LE OPERE STORICHE Le historiae narrano gli eventi dal 69 al 96; molto probabilmente contenevano 14 libri
Gli Annales narrano gli eventi dal 14 al 68 ; contenevano 16 libri
In entrambe viene adottato uno schema annalistico tradizionale
le due opere rimangono molto diverse, soprattutto per i temi trattati
LE HISTORIAE nella prefazione Tacito loda gli storici repubblicani, ma condanna quelli del principato
afferma la necessità di una nuova storiografia imparziale e onesta e poi sottolinea l’eccezionalità dell’argomento
che vuole trattare, sottolineandone gli aspetti negativi
libri I - III: panoramica della situazione nel 69 con le cause che portarono alla guerra civile
● Roma: Otone uccide Galba e Pisone e si fa proclamare imperatore dal soldati
● Germania: rivolta di Vitellio che diventa imperatore
● Oriente: generale Vespasiano aspetta di intervenire nella guerra
Otone sconfitto pronuncia un nobile discorso e si suicida
Vitellio inizia a marciare verso Roma
Vespasiano è proclamato imperatore e riuscirà a far catturare e uccidere Vitellio e Roma.
libro IV: consolidamento del regime dei flavi e rivolta dei Batavi in Germania.
libro V: preparativi per l’assedio di Gerusalemme da parte di Tito. + excursus etnografico sui Giudei.
La materia è organizzata in blocchi narrativi distinti perché tratta ambientazioni differenti e tipograficamente
distanti. L’andamento della narrazione è asimmetrico (rallentamento all’inizio dove si narra solo il 69)
GLI ANNALES iniziano con una prefazione in cui è previsto: un riassunto della storia romana, dalla monarchia alla
repubblica al principato; una condanna sulle opere rovinate dall’odio degli storici del principato; e la
presentazione dell’argomento cioè gli ultimi tempi di augusto e poi dal principato di Tiberio in poi.
Libri I-VI: 2 PARTI
● 1 - narra degli anni 14-22
● 2 - narra degli anni 23-37
Tiberio presentato nel suo processo da imperatore a Tiranno, quindi molto crudele e dissoluto
in ciascuna parte, per far risaltare il carattere malvagio di Tiberio, Tacito pone una figura di spicco
→ nei primi 2 libri sarebbe il figlio adottivo di Tiberio, Germanico, il quale aveva represso delle rivolte in Pannonia e
Germania generando gelosia del Padre.
la morte di Germanico, apparentemente per malattia, genero sospetti di avvelenamento
→altra figura di spicco: il prefetto del pretorio Seiano, malvagio, corrotto a cui Tiberio da molti poteri
sotto consiglio di Seiano, Tiberio si ritira da Roma. Ma in realtà Tiberio non abbandonò mai il governo totalmente
nelle mani di Seiano e dopo la caduta di Tiberio, egli diede sfogo alla sua crudeltà
Libri XI-XII: seconda parte del regno di Claudio (47-54)
Claudio non ha nessuna evoluzione rimane sempre un principe debole e incapace, dominato dai liberti e dalle
mogli ( Messalina e Agrippina)
vengono narrate molto di più le vicende familiari rispetto ai suoi atti di governo che erano poco positivi
Libri XII-XVI: principato di NERONE (54-68)
Nerone ha un processo di evoluzione malvagia fino a diventare un tiranno tramite una serie di delitti
→creando anche vittime tra cui il fratellastro Britannico, la madre Agrippina e la moglie Ottavia
i due momenti individuati come l’inizio della degenerazione sono: 1. la morte di Agrippina che portò alla
degenerazione dei costumi dell’imperatore che manifesta la sua passione per fare ippiche, musica e canto;
morte di Afranio Burro, il ritiro di Seneca e l’ascesa del nuovo prefetto del pretorio Tigellino → vengono, da questo
momento, uccise le persone sgradite e oppositrici→ portando alla prima persecuzione dei cristiani
○ nel 65 tutto sfociò nella congiura capeggiata dal nobile Pisone→ il tradimento di un servo provoca l’uccisione del tiranno e
da origine ad una serie di arresti e condanne a morte
narrazione cronologica: anno per anno con alternanza di vicende interne ed esterne.
c’è però un’accelerazione del racconto rispetto alle Historie
schema annalistico con cui Tacito combina unità compositiva più ampie, corrispondenti ai singoli regni, ciascuno
dei quali strutturato attorno alla figura dell’imperatore
attorno alla figura dell’imperatore compaiono anche altri personaggi che però non assumono mai il ruolo dei
protagonisti

LA CONCEZIONE STORIOGRAFICA DI TACITO fa riferimento ai rappresentanti illustri della storiografia Sallustio e Livio
rivendicando la veridicità e imparzialità
Per indagare e ricostruire il vero Tacito sì dedicò con scrupolo alla raccolta di informazioni e di notizie
confrontando e utilizzando fonti non solo letterarie ma anche documentarie a cui aggiunse inoltre testimonianze
orali di persone che avevano assistito ai fatti
Fu però anche obiettivo e imparziale
Tacito registrò con scrupolo tutte le versioni senza prendere apertamente posizione a favore dell'una o dell'altra
citando anche i rumores= dicerie → In questo modo però il raccolto risulta talora ambiguo e tendenzioso
Formula severi giudizi di condanna, ha un atteggiamento sostanzialmente ostile nei confronti degli imperatori e
ha una visione pessimistica della natura umana
Tacito è consapevole dell’impoverimento dei contenuti della sua storiografia rispetto a quella dei suoi antenati causata dal
nuovo clima politico→ non mette più al centro gli eventi militari e civili ma quelli politici e morali
L'idea centrale è l’ineluttabilità del principato, causa ed effetto della decadenza morale, politica ed intellettuale
della società romana.
→ La sua visione nei confronti del principato diventa sempre più amara e pessimistica
Riprendendo la storiografia di Sallustio, Tacito prende atto della crisi e si rende conto che si tratta di un processo
irreversibile ma non può cmq aderire con entusiasmo al principato ⇒ Tacito non ha né ideali né soluzioni da proporre ma non
rinuncia a giudicare con severità la realtà che rappresenta

LA PRASSI STORIOGRAFICA colloca il personaggio al centro della narrazione, come già era solito fare Sallustio
L’opera di Tacito si avvicina quindi al genere biografico ma ne differisce in quanto esclude i particolari più futili
della sua vita attribuendo maggior rilievo alla dimensione pubblica dell’individuo
Tacito, rifacendosi anche in questo caso a Sallustio compie un’analisi psicologica profonda e acuta dando spazio
alle motivazioni interiori, alle passioni e ai sentimenti
L’autore ricorre al “ritratto”= trascura le caratteristiche fisiche dando importanza alle qualità e ai difetti morali dei
personaggi
L’attenzione di tacito si concentra In particolare sui personaggi mixti e contraddittori
Uso accentuato dei moduli della storiografia drammatica→ frequenti discorsi diretti che illustrano in modo eccellentemente
“drammatico” le situazioni e permettono di sviluppare temi politici
Ci sono anche discorsi indiretti che spesso espongono considerazioni, commenti o giudizi permettendo al
narratore di delineare lo sfondo tenendosi in disparte
Ampio spazio è dato agli elementi drammatici e patetici che movimentano la narrazione e formano un quadro
cupo in cui lo storico trasfonde la sua concezione sdegnosa, triste e amara del mondo e dell'uomo

LA LINGUA E LO STILE Lo stile è originale, pieno di tensione e di gravità grazie al quale è in grado di adeguare la forma al
genere alto della storiografia e di fondere elementi della tradizione, caratteri dello stile contemporaneo e
preferenze personali
Pur tenendo presente il modello Liviano per le descrizioni di luoghi e battaglie, Tacito si ispira in particolare a
Sallustio
La lingua è caratterizzata da una coloritura arcaica e poetica
Il vocabolario è ricco ma anche selettivo → Evita termini bassi volgari Ma anche parole comuni e banali; esclude grecismi e
molti termini tecnici
Una peculiarità della scrittura di Tacito e l'uso della brevitas che conferisce un andamento rapido e conciso dalla
prosa
Viene seguito l'esempio di Sallustio nel ricorso della variatio che spezza la simmetria del periodare e diventa
caratteristica di uno stile fortemente asimmetrico, tormentato e difficile
E inoltre frequente il ricorso alla chiusa epigrammatica, procedimento tipico dello stile moderno di Seneca e dei
declamatori, caratterizzato da sententiae coincise e brillanti che riassumo e generalizzano il senso di un
avvenimento, aggiungendo un giudizio o un commento inatteso

SVETONIO
Gaio Svetonio Tranquillo nacque nel 70 d.C da una famiglia di rango equestre.
Luogo di nascita ignoto=alcuni lo pongono a Ostia dove ha ricoperto la carica di pontefice di Vulcano
A Roma esercitó per poco tempo la professione di avvocato, poi intraprese la carriera amministrativa nella
burocrazia imperiale, con l’appoggio di Plinio il Giovane e Setticio Claro.
Ricoprì le cariche:
● di procuratore a studiis (direttore archivi imperiali)
● a bibliothecis (sovrintendente biblioteche pubbliche di Roma)
● ab epistulis (responsabile redazione corrispondenza ufficiale dell’imperatore).
Nel 121-122 era procuratore ab epistulis di Adriano, quando venne destituito insieme al prefetto del pretorio
Setticio Claro.
Motivazione ufficiale: trattato con eccessiva familiarità l’imperatrice Sabina
Era un pretesto per allontanare le persone non gradite
Dopo ciò non si hanno più notizie => la sua morte è posta nel 126, data in cui subentrò un nuovo pontefice di
Vulcano, carica conferita a vita
Molte opere di carattere storico-antiquario, filologico-grammaticale di cui restano pochi frammenti

De viris illustribus Riprende il titolo della raccolta di biografie di Cornelio Nepote


Si riferisce al mondo romano e ai letterati divisi in 5 categorie: poeti, oratori, storici, filosofi, grammatici e retori.
Si è conservata solo la sezione De grammaticis et rhetoribus.
Nell’indice elenca gli autori che verranno trattati in ordine cronologico
Per la grammatica e la retorica vi è una sezione introduttiva che traccia la storia della disciplina a Roma
Successivamente vi sono i profili brevi dei maestri “illustri” delle discipline=> non vi è nessun personaggio vivente
Delle altre sezioni rimangono delle biografie isolate.
De Poetis => 3 biografie che sono sicuramente attribuite a Svetonio
● Terenzio
● Orazio
● Lucano
Attinse all’opera San Girolamo=> per integrare con notizie degli scrittori latini la sua traduzione del Chronicon di
Eusebio

De vita Caesarum Contiene le biografie in ordine cronologico dei primi dodici imperatori, “Cesari”: Giulio Cesare,
Augusto, Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone, Galba, Otone, Vitellio, Vespasiano, Tito e Domiziano
L’intento di Svetonio è di far conoscere il personaggio protagonista, illustrandone non solo le azioni pubbliche,
ma tutte le vicende, il carattere e l’aspetto
Parte iniziale = notizie relative a famiglia, nascita, educazione, carriera e vicende fino all’assunzione del potere,
disposte per tempora
Subentra, nella maggior parte delle vite, la parte descrittiva => presenta i tratti salienti della personalità
dell’imperatore e le caratteristiche del suo regno per species
Questo schema non è applicato in modo rigido e meccanico a tutte le biografie, ma le modalità variano da una
biografia all’altra
Tutte le vite sono accomunate dalla centralità della figura dell’imperatore e della tendenza a caratterizzarla
attraverso eventi storici rilevanti, ma anche con particolari curiosi, futilità e pettegolezzi
In alcune vite sono individuati nel regno 2 periodi: uno positivo e l’altro in cui il principe manifesta vizi e
comportamenti da tiranno => bipartizione porta a incongruenze e contraddizioni
La vita di Caligola è organizzata in 2 sezioni: il princeps e il monstrum
1. Princeps diede pubblicamente alle fiamme documenti relativi ai processi in cui erano stati condannati
sua madre e i suoi fratelli
2. Monstrum prescrive ai carnefici di uccidere lentamente affinché il condannato si accorga che sta
morendo; inoltre Caligola aveva fatto finta di bruciare quei documenti, esibendoli per accusare i senatori
Svetonio per delineare i Cesari prende in considerazione gli aspetti più vari
Grande spazio riservato ad aneddoti piccanti, battute e frasi celebri
Descrive in modo accurato le abitudini stravaganti, come il passatempo di catturare e infilzare le mosche di
Domiziano, e dei costumi sessuali libertini o perversi
Si rivela una propensione per il meraviglioso e il romanzesco => si nota nella gran quantità di prodigi e presagi
presenti in tutte le vite
dedica attenzione all’attività letteraria degli imperatori e agli aspetti economici e amministrativi.
Parla della riforma del calendario introdotta da Cesare, spiegando i motivi che la resero necessaria. Inoltre,
registra una quantità d’informazioni di carattere giuridico, amministrativo, economico e fiscale.
L’accesso agli archivi gli fornì documentazioni di prima mano, l’incarico di segretario ufficiale faceva passare nelle sue
mani tutta l'amministrazione dell’impero. All’autore però interessano molto di più i fatti, molto meno l’indagine psicologica,
ma a volte la scena e la disposizione delle notizie riescono a dipingere dei tratti di personalità come nel caso di Nerone →
patetica mania di esibirsi sulla scena
Stile → Scrive in modo semplice, corretto e chiaro, usa termini tecnici e grecismi, cita con precisione letteraria i discorsi e
le parole dei suoi personaggi

APULEIO DI MADAURO
Poche informazioni, fama di mago.
Nasce 120/125 a madauro nell’odierna Algeria studia a Cartagine e poi Atene : attività del conferenziere
Epoca della SECONDA SOFISTICA vengono invitati in occasioni importanti a tenere discorsi. È un brillante
oratore e gode di fama e prestigio.
processo per magia ad odea incontra Ponziano un suo vecchio amico e poco dopo sposa pudentilla madre di
ponziano, molto più anziana dello scrittore e vedova. Muore ponziano e i suoi parenti intentano una causa per
magia e lo accusano di aver sedotto la donna per impossessarsi delle sue ricchezze. 158-159. Apuleio si difese
brillantemente. Fu fatta erigere una statua in suo onore a Cartagine e ottenne la carica di sacerdos provinciae.
Morto tra il 170-190.
DE MAGIA Orazione giudiziaria di autodifesa. Assume l’atteggiamento di chi è costretto ad occuparsi di argomenti
meschini e accusatori indegni e spregevoli. LINEA NETTA tra gli accusatori e lui stesso e il giudice Claudio
Massimo considerato al pari livello di apuleio, onestà morale, onorabilità e stessi interessi.
Prima parte: rinnega accuse secondarie di immoralità, dice di non essere povero .
Seconda parte: CONFUTAZIONE ACCUSA DI MAGIA paragona la magia volgare di cui dice di non aver mai
fatto parte a una magia più nobile = rapporto filosofo con una realtà divina ma che non da nessun potere di agire
sulle cose umane ma lo rendono solo superiore. EQUIVALENZA TRA FILOSOFO E MAGO si basa sulla filosofia
platonica. Opera si conclude con la prova del disinteresse di Apuleio = la lettura del testamento di pudentilla che
lascia tutti i suoi averi al figlio Pudente.
CARATTERI È un’ideazione giudiziaria ma ha anche carattere epidittico-> spiega la conoscenza della filosofia
scienze naturali retorica poesia. SFOGGIA il suo sapere. Introduce excursus morali sul valore della povertà e
aneddoti storici. Fa sapere quali erano i nomi delle done amate da catullo properzio e tibullo.
MODELLO: CICERONE (dell’opera pro caelio) lessico poetico , parole rare e antiquate, strutture ritmiche
caratteristiche anche della metamorfosi.

I FLORIDA = antologia 23 estratti dai discorsi epidittici. Fanno vedere l’atteggiamento esibizionistico dell’autore.
Contenuti: vari, può parlare di tutto e ostenta abilità tecnica e cultura. Dichiara di conoscere solo l’arte della
parola. Si definisce filosofo.
Una conferenza “de deo Socratis” parla del demone che secondo socrate stava sempre vicino al filosofo per
ammonirlo dal fare passi falsi. Due trattati attribuiti a lui sono “de Platone et eius dogmate “ e “de mundo”.

LE METAMORFOSI Conosciuta anche come l’asino d’oro attestato da Agostino. Trama simile a quella di un’opera greca
“Lucio o l’asino” ma differenze perché la prima è elementare mentre quella di Apuleio è 5 o 6 volte più ampia e
presenta anche delle novelle. Si richiama espressamente alle fabulae milesiae, racconti leggeri spesso di
argomento erotico. Ma non è solo questo perché comunque ha anche un messaggio religioso.
Proemio e poi presentazione del protagonista Lucio in viaggio per ipata schema del romanzo antico
Lucio vuole imparare l’arte della magia, la sua curiositas gli porterà disavventure e danni.
È ospite in casa di milone e sua moglie panfila è una maga: Lucio ha una relazione con una servetta fotide
→chiede di essere trasformato in uccello ma per errore diventa un asino. È un uomo-bestia costretto a subire peripezie.
Viene catturato da una banda di briganti e sente raccontare la fabula di amore e psiche che occupa l’intero libro 4,5 e un po’
del 6.
TRAMA AMORE E PSICHE: te e regina hanno 3 figlie, l’ultima psiche (in greco anima) è bellissima suscita la gelosia di Venere e viene
esposta ad essere divorata da un drago su una roccia . AMORE il figlio di Venere si innamora della fanciulla e la trasporta
grazie al vento zefiro in un castello incantato dove è tratta come una regina, ma non può vedere amore anche se lei vorrebbe.
Una notte lo spia addormentato nel letto e si innamora ma l’incantesimo è rotto , deve affrontare l’ira di venere che le
impone 4 prove difficilissime , amore la salva e si sposeranno → figlia di nome voluptas.
Tornando alla storia di lucio asino, è venduto a un mugnaio poi a un ortolano poi da un cuoco e pasticciere.
Riesce a fuggire poco prima di essere portato in un anfiteatro a Corinto per congiungersi con una donna
condannata a morte. Interviene la dea Iside e ad una festa in suo onore lui dovrà mangiare delle rose per tornare
uomo. Ora dovrà essere devoto a lei. Poi diviene devoto anche a osiride a Roma. Nell’ultima parte c’è
l’identificazione tra l’autore e Lucilio.interpretazione in chiave biografica. .
le sezioni narrative
il romanzo è diviso in tre sezioni
● i primi tre libri = le vicende di lucio fino alla trasformazione in asino
la parte più compatta ed unitaria dominata dai temi della curiositas e della magia intorno ai quali ruota
tutta la vicenda comprese le avventure erotiche e le novelle
→ si crea un’atmosfera soprannaturale
● dal IV al X = numerose peripezie di Lucio-asino
contiene il maggior numero di inserzioni novellistiche tra cui la favola di Amore e Psiche
struttura è libera e disorganica: gli episodi si susseguono l’uno all’altro senza essere legati
→ si può definire paratattica in quanto accosta un’avventura all’altra secondo del rapporto del prima e del poi
si può definire come ‘romanzo picaresco’ per la presenza di episodi giustapposti l’impressione di disordine si
riverbera sulla visione della realtà
disordine = mezzo di cui si serve per comunicare la confusione del mondo
● XI libro = conversione di lucio ai misteri di Iside, il suo ritorno alla forma umana e l’adesione al culto di
Osiride
numero 11 = simbolo perché nella religione isiaca l’iniziazione avveniva l’undicesimo giorno
questa parte è considerata come l’infelice intrusione di un elemento estraneo nel romanzo ma ha lo scopo di
ricrearsi una rispettabilità dopo aver raccontato una storia piena di elementi erotici e ridicoli
l’autore spiega per bocca del sacerdote il significato della vicenda
→ Lucio ha consapevolmente ceduto alla curiositas e si è abbassato a perseguire alla serviles voluptates ed ha cercato di
violare le leggi della natura
caduto in balia della Fortuna cieca e crudele → diventa un asino (simbolo dell’ignoranza)
la Fortuna veggente ( provvidenza di Iside) è venuta in soccorso → torna umano
le tre parti dell’opera si organizzano in un'unità che deriva dal loro contrasto
l’apparente disorganicità si compone nella tensione del racconto = 2 metamorfosi
caratteristiche e intenti dell’opera
le metamorfosi accentuano il carattere del romanzo introducendo interessi di tipo filosofico-religioso
questa forma di opera poteva raggiungere larghi strati della società con :
intento d’intrattenere = corrisponde al programma che il narratore propone nel proemio
→ lector, intende, laetaberis ‘ lettore, presta attenzione, ti divertirai’
componente collegata alle fabulae Milesiae perchè è caratterizzata da racconti erotici (come il satyricon)
le novelle erotiche hanno al centro il tema dell’adulterio e presentano varietà nell’ampiezza e nello sviluppo narrativo →
l’intreccio di più racconti si incastrano tra loro
intento serio ed edificante= si rivela alla conclusione del romanzo quando viene proposta un’interpretazione
dell’opera
→ riscatto della caduta nella materialità e nella colpa
questa componente riaffiora nella novella di Amore e Psiche → pseudo reduplicazione della trama
successione degli avvenimenti segue quella del romanzo
= avventura erotica→ curiositas→ perdita della condizione beata → peripezie, sofferenze → azione salvifica della divinità
● allegoria filosofica = il nome Psiche simbolo dell’anima umana
● allegoria religiosa= è l’intervento di Amore che prende l’iniziativa di salvare chi è caduto ( come Iside)
la conclusione aggiunge implicazioni soggettive
→ il Madaurense dietro Lucio autorizza e suggerisce una lettura in chiave autobiografica
ciò che accomuna la vita dell’autore e la vicenda è l’iniziazione ai riti misterici
le Metamorfosi riprendono il fine del De magia = difendersi dall’accusa di praticare le arti magiche
il giudizio sulla magia è negativo = provoca la trasformazione
probabilmente Apuleio ha voluto offrire ai lettori una rappresentazione del proprio itinerario spirituale che lo ha
portato all’adesione del culto di Iside
la seconda metamorfosi è dovuta solo alla misericordia divina
→ messaggio religioso = la salvezza dell’uomo è un dono gratuito della divinità
qui arriva la filosofia platonica = la razionalità cede il campo al misticismo
l’autore appare in perfetta sintonia con le tendenze e le esigenze della sua età
= platonismo del II secolo
lingua e stile in linea con le tendenze del II secolo
segue sia le corrente arcaizzanti e sia lo stile fiorito delle scuole di retorica
scrittura ARTEFATTA = (anche nei casi in cui usa effetti di semplicità e spontaneità) risulta come il frutto di una
raffinata elaborazione artistica
il sermo cotidianus è accolto in coerenza con la scelta del genere letterario ‘popolare’ e con l’ambientazione
→ è filtrato attraverso la cultura letteraria dell’autore = si collega alla commedia e alla satira
numerose allusioni e reminiscenze poetiche sfruttate in senso parodistico
si avvale di un lessico vario= arcaismo,neologismi,parole rare (a seconda delle vicende)
spiccato è il colorito poetico = poetismi,metafore, similitudini, perifrasi epiteti esornativi
utilizza molti diminutivi = derivano dal linguaggio parlato, familiare → deriva dai poeti neoterici e Catullo
→ alcune volte diventano strumenti di un modo di esprimersi manierato
la sintassi obbedisce a criteri artistici dominato dall’intento di differenziale lo stile dalla comunicazione ordinaria
grande rilievo assumono le figure di suono e le clausole
tipiche sono una certa enfasi e la ridondanza con frequenti reduplicazioni dello stesso concetto

ambrogio
nacque a Treviri da una famiglia aristocratica romana fra il 333 e il 340.
Dopo la morte prematura del padre, visse a Roma, dove ricevette un'ottima educazione.
Fu governatore delle province di Liguria ed Emilia verso il 370, si trasferì a Milano che ne era la sede.
→ dovette sedare una sommossa popolare, in occasione di violenti contrasti tra cattolici ed eretici ariani per la candidatura
del nuovo vescovo.
Mentre parlava alla gente in chiesa a furor di popolo fu acclamato vescovo
La prima reazione fu di sottrarsi e fuggire e non era neppure battezzato.
Ma finì con l'accettare: nel giro di una settimana ricevette il battesimo e tutti gli ordini sacri fino alla consacrazione
episcopale, che avvenne il 7 dicembre 374.
Fu uomo di battaglie, che condusse con molta autorevolezza, energia e abilità, riuscendo quasi sempre a
vincere.
combatté contro tutti gli errori dottrinali del suo tempo ma soprattutto contro l'eresia di Ario.
si oppose al paganesimo di Simmaco che tentava di riprendersi
all'Altare della vittoria della prima volta Ambrogio intervenne in occasione dell'invio di una delegazione
senatoriale iniziale ottenendo che non fu più ascoltata
nel 384 vinse seppure la pubblica udienza fu concessa a Simmaco da valentiniano II che richiamò severamente
l'imperatore ai suoi doveri di cristiano
le relazioni con la corte imperiale furono molto intense e leali
→ con Teodosio i rapporti diventarono una vera e propria collaborazione
( con teodosio il cristianesimo divenne religione di stato)
episodio clamoroso= a Tessalonica nel 390
L'imperatore diede l’ordine di massacrare la popolazione per aver linciato il comandante
Ambrogio, quando venne a conoscenza dell'accaduto, scomunicò l'imperatore e gli impose di sottoporsi a
pubblica penitenza prima di essere riammesso in chiesa.
Ambrogio morì nel 397, dopo un episcopato durato più di vent'anni e dopo che la sua fama e la sua autorità si
erano diffuse anche tra i barbari
La produzione letteraria di Ambrogio risulta strettamente legata alla sua attività pastorale, in particolare alla
predicazione. Molti scritti derivano da testi di omelie rielaborati successivamente, e spesso mantengono i
caratteri del discorso parlato.

Le opere esegetiche La Bibbia ha un posto di primo piano in tutta la produzione e un buon numero di suoi scritti è
espressamente dedicato alla spiegazione di testi biblici.
predilige l'interpretazione allegorica, morale e spirituale delle scritture
L'opera esegetica più famosa è l'Examëron (titolo ricalcato su l'espressione greca che significa "i sei giorni" della
creazione), raccolta di nove omelie che seguono puntualmente il racconto della Genesi dalla creazione del cielo
e della Terra fino alla creazione dell'uomo.
tema ricorrente= invito ad ammirare la bellezza del creato
ln particolare Ambrogio si sofferma specie della flora e della fauna per' illustrare l'opera della provvidenza e la
docilità delle creature e alla legge di natura, e prende spunto dalle proprietà di singole piante e animali per
ricavarne insegnamenti diretti all’uomo
esempio la rosa con Ie sue spine ricorda che la vita umana non è assente dalle pene

Le opere di argomento etico e ascetico a questo gruppo appartengono il De officiis e cinque scritti sul tema della verginità
e della continenza.
Il De officiis o De officiis ministrorum è un trattato di morale cristiana rivolto al clero,e a tutti i fedeli.
richiamo all 'omonimo scritto di Cicerone, di cui viene inoltre ripresa la ripartizione in tre libri, dedicati
rispettivamente all'honestum, all'utile e al contrasto tra honestum e utile
Si ritrovano i principi fondamentali della morale stoica: il dominio della ragione sulle passioni, la virtù come
sommo bene, la vita virtuosa come vita conforme a natura, l'indipendenza del sapiente dalle circostanze esterne.
non vuole imitare Cicerone, ma tenta di partire dalla morale stoica per operare una trasformazione di essa in
senso cristiano e arrivare a elaborare un manuale di etica cristiana da contrapporre al manuale di etica pagana.
sostituisce gli exempla tratti dalla storia greco-romana con esempi tratti dalla Bibbia.
= cambiano i concetti di base, lo spirito e la prospettiva di fondo: la concezione del dovere passa infatti dal piano
morale a quello religioso.
Bibbia, e in particolare il Vangelo, che diventano il criterio di giudizio. Perciò anche le virtù tradizionali sono
trasformate in senso cristiano.
● la giustizia si fonda sulla fides, ma intendendo per la fede in Cristo
● si integra con la carità, che è un atteggiamento più ampio e aperto rispetto alla beneficenza ciceroniana.
● nella temperanza vengono incluse le nuove virtù cristiane della modestia e del pudore
● prudenza comprende la pietà verso Dio;
● fortezza vengono citati i martiri
introduce virtù inedite come l'umiltà e la misericordia
L'opera manca di organicità, per l'assenza di un piano rigoroso e per la difficoltà di armonizzare elementi
ciceroniani e ispirazione biblica;

Le opere sulla verginità e sulla continenza specialmente su quella femminile


si occupò in una serie di opere, dal trattato in tre libri
1. De virginibus (dedicato alla sorella Marcellina e pubblicato nel 377)
2. De viduis ("Le vedove", in cui sconsiglia le seconde nozze a una vedova con figlie),
3. De virginitate
opuscoli più tardi, come il De institutione virginis ("L'educazione della vergine") e l'Exhortatio virginitatis
("Esortazione alla verginità").
Nell'esaltazione della verginità come massimo ideale di vita segue la tradizione cristiana, rappresentata in questo
campo da tutta una serie di autori greci e, tra i latini
atteggiamento di particolare moderazione che lo induce a ribadire comunque la piena validità del matrimonio.
vende nella verginità l'unica vera via di emancipazione e di liberazione dalla schiavitù coniugale
Già la tradizione classica conosceva una topica sui mali del matrimonio, per lo più in un'ottica misogina,
Ambrogio, che pure è condizionato da quei luoghi comuni, sa intravedere però anche gli clementi di repressione
propri della condizione femminile del suo tempo e cerca di metterli in evidenza,
Ambrogio polemizza con i genitori che cercano di ostacolare la volontà delle figlie di consacrarsi alla verginità;
incoraggia le giovani a resistere alle pressioni e ai ricatti dei parenti e a fare valere la propria libertà di «scegliere
Dio invece che un uomo»

Le orazioni e le lettere conserviamo un gruppo di orazioni funebri


● due furono pronunciate in occasione della morte del fratello Satiro (De excessu fratris), avvenuta nel
378
● una fu tenuta durante i funerali di Valentiniano II (De obitu Valentiniani), assassinato nel 392;
● un'altra, quaranta giorni dopo la morte di Teodosio (De obitu Theodosii), nel 395.
rivisti per la pubblicazione, essi risentono delle caratteristiche del genere consolatorio e sono le opere più
elaborate dal punto di vista letterario, ricche di reminiscenze classiche e di figure retoriche rinnovate
dall'inserzione di citazioni bibliche e di allusioni a significati
si sono conservate novantuno lettere, che furono per la maggior parte edite già dall'autore alla fine della sua
vita.
I contenuti e i destinatari riflettono i ruoli svolti da Ambrogio nella sua molteplice attività, come oppositore
dell'arianesimo e del paganesimo, come membro attivo di concili, come pastore attento alle varie questioni della
vita ecclesiale, come difensore della Chiesa, come esegeta e teologo, come consigliere spirituale
scrive a imperatori, a dignitari di Stato, a vescovi, a chierici, a laici, alla sorella;
lettere di carattere teologico-esegetico sono spesso dei veri trattatelli.

Gli inni secondo la testimonianza di Agostino, durante la lotta contro gli ariani e l'occupazione delle basiliche del
386 Ambrogio introdusse l'uso di intonare salmi e di cantare inni in chiesa e sempre in questa occasione
incominciasse a comporre inni.
In un sermone egli mette in evidenza lo scopo catechetico delle composizioni,l'efficacia del canto e la profonda
trasformazione impressa alla coscienza dei fedeli.
grande diffusione degli inni= portano ad essere composti anche dopo, vennero definiti «ambrosiani»,
quattro sono sicuramente autentici, perché Agostino li menziona esplicitamente come da lui uditi a Milano:
vengono designati, dal primo verso, Aeterne rerum conditor, Deus creator omnium, iam surgit hora tertia ,
Intende, qui regis Israel
argomenti sono legati alla liturgia e funzionali a essa: le ore della giornata, le grandi festività (Natale, Pasqua), le
figure di martiri e santi.
La struttura metrica è caratteristica e sostanzialmente nuova, lo stile molto curato, ma il valore poetico dipende
dalla particolare sensibilità di Ambrogio per le immagini e il simbolismo e dalla sua capacità di sfruttare la
polivalenza semantica delle parole.
riesce a trasmettere con semplicità e immediatezza profonde verità teologiche collegandole con elementi visivi
L'intreccio fra teologia, esegesi e poesia ritorna negli inni, ma purificato dallo sforzo di condensazione e di
semplificazione e decantato all'essenzialità del verso.
agostino
Aurelio Agostino nacque il 13 novembre 354 a Tagaste, Numidia.
Suo padre, Patrizio, era un piccolo proprietario agricolo; pagano, a si farà battezzare solo in punto di morte; la
madre, Monica, era cristiana,
con la morte del padre, nel 371 non ha potuto continuare gli studi del giovane Agostino,
→ Il ricco Romaniano intervenne a sostenere le spese per la conclusione degli studi di retorica a Cartagine; e
Agostino poté tornare in patria ad insegnarvi grammatica.
→ la madre non lo volle in casa: perché Agostino conviveva con una ragazza, da cui aveva avuto, due anni prima, un figlio,
Adeodato, e perché aveva aderito al manicheismo.
manicheismo= era un movimento religioso fondato dal persiano Mani , che presentava la realtà come lotta tra i
principi del bene e del male
Agostino sperava di trovare una spiegazione razionale soddisfacente alle domande che l'assillavano da quando
aveva letto il dialogo ciceroniano,Hortensius = ossia un'esortazione alla filosofia, aveva provocato in Agostino un
profondo mutamento: ne era rimasto scosso e ne era stato spinto a non occuparsi solamente di retorica, ma
anche di filosofia
tornò poi a Cartagine, a insegnarvi retorica
brillante carriera professionale: Cartagine, Roma (nel 383) e poi, 384), Milano, la sede della corte imperiale.
A Milano si mise in vista recitando il panegirico per commemorare il decimo anniversario dell'ascesa al trono di
Valentiniano II→ Stava diventando un uomo di successo, Agostino
ricostruirà nelle Confessioni, le meschine ambizioni di successi mondani di quel periodo.
→ non era felice, nel VI libro delle Confessioni egli racconta che vide un mendicante che, pieno di vino, era allegro e in
vena di scherzare, e provò istintivamente un senso di invidia, perché quel pezzente aveva già quella secura laetitia, che
ad, Agostino, uomo di successo, si crucciava.
Esauriti gli entusiasmi manichei, Agostino cadde nella crisi del dubbio, sperimentando l'ansia dolorosa di chi ha
perduto la speranza di potere raggiungere la verità.
È il "momento accademico", di avvicinamento cioè allo scetticismo della Nuova Accademia.
A Milano giunse a compimento il processo graduale e tormentato di accostamento al cristianesimo, favorito
dall'ascolto delle prediche di Ambrogio e dall'incontro con la filosofia neoplatonica
credette di trovare in Plotino l la dottrina del Verbo qual è annunciata nel prologo del Vangelo di Giovanni
dovette passare attraverso manicheismo, scetticismo e neoplatonismo per giungere all'accettazione di Cristo:
importanti, per compiere l'ultimo passo, furono i colloqui con Simpliciano, consigliere e padre spirituale di
Ambrogio, che gli parlò della conversione di Mario Vittorino che Agostino aveva conosciuto a Roma.
Importante fu però soprattutto la meditazione della Scrittura, e specialmente degli scritti di san Paolo
386 decise di rinunciare alla carriera e si ritirò a Cassiciâcum
L'anno prima gli «era stata strappata dal fianco la donna con la quale - scrive — ero solito giacere», e così gli
«era stato tagliato via il pezzo di cuore che le era attaccato: e la ferita sanguinava.
→tornata in Africa, facendo voto a Dio di non conoscere altro uomo, e lasciando a me il suo figlio naturale» Tornato a
Milano, la vigilia di Pasqua del 387 fu battezzato, con Adeodato e Alipio, per mano di Ambrogio.
Il battesimo fu il suggello di un cambiamento di vita e lo riempì di gioia:
nel settembre del 388 egli vendette i propri beni
Nella primavera del 391 Agostino andò a Ippona nella speranza di persuadere un conoscente a dedicarsi alla vita
monastica→ conobbe il vescovo Valerio
La folla acclamò Agostino prete: egli dovette, a malincuore, cedere, e fu ordinato prete.
Fu poi ordinato vescovo coadiutore e 396 fu il titolare della cattedra episcopale di Ippona per circa trentacinque
anni, sino alla morte
Fino all'ultima breve malattia, egli si adoperò dapprima perché il clero non abbandonasse i fedeli terrorizzati dall
invasione vandalica che dal 428 dilagava nell'Africa romana e poi, quando Ippona stessa fu assediata, per
confortare i suoi cristiani.
Mori il 28 agosto 430. Qualche mese dopo la sua morte, Ippona cadde in mano ai Vandali di Genserico

Gli scritti anteriori alle Confessiones risalgono al periodo di ritiro e di meditazione che precedette il battesimo.
si ritrova il fervore delle conversazioni di quei mesi: anzitutto il Contra Academicos, in polemica contro lo
scetticismo della Nuova Accademia da cui Agostino era stato attirato non molto prima.
Il De beata vita espone le considerazioni che gli amici svolgevano sulla felicità, aspirazione suprema dell'uomo,
realizzabile solo da chi ha trovato Dio, che è felicità senza turbamento e valore sommo, pienamente appagante.
Nel De ordine l'autore indaga, sempre in forma dialogica, la razionalità dell'universo. Nei Soliloquia in dialogo
con la Ragione stessa, esprime la sua condizione spirituale di quei mesi di fervida meditazione. Tra le altre opere
scritte ricordiamo il De musica, sull'armonia ritmica, la teoria degli intervalli, cioè delle differenze tra le altezze dei
suoni e le leggi matematiche dell'armonia, riflesso dell'ordine universale; il De libero arbitrio, opera complessa, in
cui il tema della libertà è collegato con quello della natura e dell'origine del male e con quello della giustizia e
della bontà di Dio, in polemica antimanichea; e il De magistro, un dialogo realmente avvenuto con il figlio che
sarebbe morto poco dopo. Agostino vi svolge la tesi che l'unico Maestro è Cristo, il Magister interior, che insegna
dentro di noi; gli altri maestri stimolano la riflessione esortando alla ricerca personale.

Le Confessiones in tredici libri, furono composte negli anni 397-398.


II titolo può prestarsi a equivoci: il termine Confessioni ha un che di intimistico e di individualisticamente
autobiografico. Per Agostino invece il titolo dell'opera ha un valore essenzialmente religioso: egli "confessa", cioè
proclama la sua fede in un Dio buono e onnipotente, che solo è degno di lode da parte dell'uomo peccatore
Le Confessioni sono autobiografia nel senso che Agostino vi testimonia l'inquieta ricerca della verità e della
felicità che ha agitato la sua vita fino alla conversione al cristianesimo
caratteristiche le intenzioni sono decisamente di edificazione religiosa
pur venendo meno negli ultimi quattro libri la meditazione sulla vita passata, non cambia il carattere dell'opera,
che resta confessio, cioè riconoscimento della grandezza di Dio e testimonianza della fede di Agostino in lui e
della propria condizione di peccatore.
Il senso di delusione che può provare il lettore odierno per gli ultimi quattro libri delle Confessioni, in quanto viene a
mancare l'elemento drammatico dell'autobiografia cosi vivo nei libri precedenti, deriva dall'incomprensione del carattere
dell'opera→l'autore la scrisse come meditazione sulla presenza misteriosa di Dio,
che Agostino ha sperimentato nelle sue vicende personali (libri 1-1X) e che ognuno può intravedere in se stesso
(X libro) o nel mondo che lo circonda (libri XI-XIII).
neppure nei primi nove libri importano all'autore le sue personali vicende, in sé e per sé, bensì interessa porre in
rilievo la presenza di Dio quale si concreta in esse. In questo senso si può parlare di unità dell'opera, e di frattura
solo apparente fra i primi e gli ultimi libri.
Lo stile è caratterizzato da una singolare commistione del linguaggio e biblico con la lingua letteraria, fusi a
esprimere in modo personale e originale la piena dei sentimenti dell'autore; ne risultano pagine ricche di figure
retoriche, tra cui spiccano le anafore e le epifore, le enumerazioni e le giustapposizioni asindetiche e gli ossimori,
attraverso cui lo scrittore tenta di esprimere la complessità contraddittoria e deludente della sua esperienza di
una vita lontana da Dio
Dopo l'oppressione angosciosa di una ricerca appassionata ed estenuante finalmente la gioia indicibile di avere
trovato Dio, espressa con straordinaria efficacia mediante la paratassi, i parallelismi, le anafore e le antitesi:
L'introspezione, per la quale all'autore interessano è esercitata con un acume eccezionale, lo spinge a uno stile
fitto di esclamazioni e di interrogazioni, che manifestano l'ansia di giungere, almeno per approssimazione,
all'espressione dei sentimenti.
Ne risulta un ritmo spezzato improvvisamente dall'alternanza dei tempi, dal lento grave al patetico all'animato al
vivace all'allegro, talora con crescendo drammatici, talora con impreviste pause di silenzio. L'improvviso mutarsi
del ritmo esprime la mutevolezza delle commozioni
I giochi ritmici e fonici fanno delle Confessioni una delle opere dell'antichità più ricche di trascinanti e
sorprendenti effetti sonori.
L'uso della paratassi e dell'antitesi dà all'opera un ritmo vivace immediatamente riconoscibile; è poi caratteristica
la frequenza di immagini, anch'esse di ispirazione biblica, che colpiscono per la loro bizzarria
le immagini insolite specie quelle della luce e delle tenebre, molto frequenti, esprimono in forma poetica
l'originalità pressoché ineffabile dell'esperienza religiosa agostiniana.

Il De doctrina Christiana dedicato ai problemi esegetici, in quattro libri. I primi tre furono composti nel 396; nel 426, a
ben trent'anni di distanza, Agostino riprese in mano l'opera, completò il terzo libro e ne aggiunse un quarto, nel
quale troviamo alcune tra le pagine più significative della sua concezione dell'attività letteraria.
Lo scopo dell'opera è di preparare alla lettura e al commento della Scrittura; perciò l'autore esorta allo studio
delle lingue greca ed ebraica e a formarsi una buona cultura generale. Spiega inoltre quali sono i metodi corretti
di lettura e di interpretazione della Bibbia.
La parte più importante dell'opera è il libro IV: in esso l'autore svolge una difesa appassionata della retorica,
usata per affermare e difendere la verità. La letteratura è infatti per Agostino "impegnata", cioè uno strumento di
lotta, rinunciando all'eleganza per amore della chiarezza, ma senza cadere nella sciatteria e nella trivialità.
La polemica antiereticale Una parte cospicua della produzione agostiniana è riconducibile alla lotta contro le eresie
Molti scritti del decennio 387-396 sono in funzione di polemica antimanichea: il De libero arbitrio, in tre libri, in cui
il tema della libertà è collegato con quello della natura del male e con quello della giustizia e bontà di Dio. In quel
medesimo periodo Agostino era impegnato nella stesura di un'ampia opera, Contra faustum anicheaum per
smascherare quella fabella Persica, quella "storiella persiana" che pure si presentava come spiegazione
scientifica dell'universo.
altra polemica= quella contro i donatisti.
Lo scisma donatista era sorto alla fine della persecuzione cominciata, sotto Diocleziano, e terminata, sotto
Galerio,quando il vescovo di Cartagine; Ceciliano, fu accusato di essere un tradïtor, di aver cioè consegnato i
libri sacri ai persecutori, obbedendo a uno degli editti dell'imperatore; perciò si negò la validità della sua
ordinazione episcopale e di qui nacque lo scisma, con i suoi vescovi e i suoi preti contrapposti a quelli della
Chiesa ufficiale. Tra gli avversari di Ceciliano emersero le figure di Donato di Cartagine, da cui il gruppo trasse il
nome, di Parmeniano e di Ticonio.
Il donatismo ebbe larga diffusione in Africa, perché era sentito come espressione del provincialismo locale
antiromano e dell'ostilità dei diseredati contro i proprietari terrieri; attiravano aderenti anche motivazioni
strettamente religiose, in quanto gli adepti si consideravano come una comunità di eletti, di "puri" e di "santi".
Quando giunse a Ippona, i donatisti erano non meno numerosi dei cattolici. Comprendendo la gravità dello
scisma, egli vi dedicò molti scritti Contra epistulam Parmeniani (400), De baptismo contra Donatistas (401)
Nel maggio-giugno 411, per ordine dell'imperatore Onorio, si tenne una collatio tra 279 vescovi donatisti e 286
vescovi cattolici, tra cui Agostino, che emerse fra tutti per la lucidità e la precisione degli interventi nella seduta
conclusiva. Fu emessa una sentenza favorevole ai cattolici: da allora in poi il donatismo venne considerato un
movimento illegale e perseguibile dalla legge.
Da Pelagio, un monaco britannico, vissuto a Roma, poi in Africa e successivamente a Gerusalemme, prese
nome l'eresia che Agostino combatté con energia negli ultimi vent 'anni della vita.
Alla base della posizione di Pelagio era il desiderio di opporsi al lassismo morale di molti cristiani richiamandosi
alle loro responsabilità: l'uomo deve scegliere e concretare il bene.
In stretto rapporto con questa preoccupazione morale si trova il vescovo di Eclano la negazione, più o meno
esplicita, del peccato originale e dunque del valore salvifico dell'incarnazione di Cristo e del battesimo
La polemica di Agostino si concretò in una serie di scritti, tra cui De natura et gratia,De gratia Christi et de
peccato originali Contra Iulianum libri VI, De gratia et libero arbitrio

Il De Trinitate principale opera teologica, composta da 15 libri tra il 391 e 419


è importante
● per stabilire le analogie e le diversità della trinità rispetto alla triade neoplatonica
● per individuare i rapporti di Agostino con gli Autori greci e latini
interessa anche allo storico della letteratura per la capacità agostiniana di intuire nell’uomo
la presenza delle unità triadiche che fanno parte dell’uomo = creatura più alta della trinità
→ possiede memoria,intelligenza,volontà, essere,sapere,amare….
reinterpreta il dogma attraverso l’introspezione, che ritrova l’uomo e la creazione l’immagine della trinità
= novità agostiniana

Il De civitate Dei Il 24 agosto 410 i Visigoti di Alarico entrarono in Roma, saccheggiandola: il fatto rinfocolò le
polemiche anticristiane degli ambienti pagani, che attribuivano al cristianesimola responsabilità della decadenza
dello Stato romano.
fu il motivo occasionale della stesura dei ventidue libri del De civitate Dei tra il 412 e il 427.
Secondo quanto dice l'autore, l'opera si può dividere in due grandi sezioni: i primi dieci libri e gli altri dodici.
1. I libri 1-X sono apologetici: i primi cinque confutano chi ritiene che il culto degli dèi sia utile per la
prosperità della vita terrena; gli altri cinque, chi pensa che esso sia utile per la vita ultraterrena.
2. Gli ultimi dodici rappresentano invece la parte costruttiva, nel senso che i primi quattro espongono la
nascita delle due città, quella di Dio e quella terrena, gli altri quattro il loro sviluppo, e gli ultimi quattro i
loro termini finali.
L'idea centrale è che gli uomini, di ogni epoca storica e di ogni società e cultura, fanno parte di uno dei due
diversi e opposti tipi di civitates quella di Dio o quella terrena appartiene alla seconda chi pone ogni sua egoistica
speranza nella vita terrena, mentre chi appartiene alla prima avrà come massima aspirazione l'obbedire a dio
agostino non intende identificare le due città in gruppi organizzati in quanto la separazione si trova all’interno del
gruppo
diffida verso uno stato che si presenta come realizzatore in terra della civitas dei che potrebbe usare la religione
come instrumentum regni
pensiero dell’autore= bisogna che il cristiano applichi una scala di valori per la quale ponga Dio al primo posto
le due città superano ogni barriera politica,razziale o linguistica

In questa prospettiva, per la quale il valore supremo è l'amore per Dio, che si realizza nell'amore verso ogni
uomo, assume significato anche il XIX libro, dedicato alla pace, presentata certamente come un valore, ma non
tale da sacrificare a essa la giustizia, perché pace senza giustizia non è che sopraffazione.
si capisce anche o il rifiuto dell'ideologia nazionalistica romana, per la quale Roma avrebbe il compito di
reggere un imperium sine fine e di parcere subiectis et debellare superbos: l'insistenza sulla libido dominandi,
sulla sete sfrenata di potere, propria dei Romani, e la svalutazione della presunta virtus, delle qualità spirituali dei
Romani antichi esaltati dalla tradizione si intendono in quanto Agostino reagisce alle accuse anticristiane, da cui
l'opera è stata sollecitata, opponendosi l'idea-base che è caduco tutto ciò che non mira ai valori eterni:
nel XIII libro, dedicato al tema della morte, vista come un male conseguente al peccato, ma che porta a Dio se è
accettata come atto di obbedienza alla sua volontà.
Una lunga tradizione aveva trattato il tema della polis e della civitas ideali
Agostino deriva il tema delle due città dalla meditazione della Scrittura, specialmente dei Salmi, dove spesso si
parla di "città di Dio" o "del Signore", in implicita o esplicita opposizione alla città degli empi.
Opposizione non è però da intendere come disinteresse, ostilità verso lo Stato, di cui Agostino vuole essere
cittadino fedele
Agostino esige dunque che il cristiano porti il suo contributo al buon andamento della vita associata.
Lo stile è rivolto ad un pubblico colto = periodo complesso, ricco di subordinate
ricerca di concinnitas, uso di figure retoriche, presenza di ironia
riferimenti ad Apuleio, Cicerone,Livio, Sallustio, Virgilio
l’andamento è lento, meno ricco di giochi di parole e di antitesi
lo stile è più sorvegliato e il vocabolario più scelto

L'epistolario 217 lettere di Agostino a noi giunte affrontano diversi temi e rispecchiano la sua inesausta attività
in questi scritti si manifestano l’amabilità e la sua umanità soprattutto nelle lettere agli amici in cui confidava la
pena che provava per dover dedicare tanto tempo ad occupazioni futili
nella lettera 139 scritta a Marcellino = dice che lui non può respingere nessuno perchè deve applicare la carità
cristiana
lettera 211 contiene la regola monastica = caratterizzata da grande equilibrio e sarà nei secoli la norma di vita
dei monaci detti ‘agostiniani’

i sermones sono i sermoni pronunciati durante i suoi 40 anni da prete a Ippona


quelli che conserviamo sono stati raccolti dalla voce viva di Agostino dagli stenografi (notarii), senza essere stati
rielaborati dall'autore = ci permettono di cogliere la registrazione dal vivo del modo in cui egli parlava, comprese
le incertezze, le ripetizioni, gli anacoluti, cioè tutti quei fatti linguistici che rientrano nel discorso improvvisato.
Nell'atmosfera di cordialità e di amicizia che l'oratore sa creare, le stesse infrazioni alle o regole linguistiche
diventano un atto di amore verso gli ascoltatori
si adegua alla cultura linguistica di chi lo ascolta
atteggiamento affettuoso versi i fedeli = ‘nolo salvus esse sine vobis’ non voglio essere salvo senza di voi

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