Qui si dice specificamente che non è di Lesbo, ma di Mitilene. Nacque intorno alle guerre persiane, o poco prima.
Abbiamo anche altre testimonianze, tra le quali quella di Aulo Gellio; riportando la testimonianza di una storica,
Panfila, colloca cronologicamente i tre autori. Gellio riporta dalla sua fonte questa cronologia molto discussa perché
sembra molto precisa; consideriamo che l’inizio della guerra del Peloponneso è genericamente stabilito nel 431 a.C., e
allora la sua data di nascita sarebbe il 496/5, avendo qualche anno più di Erodoto. Con Erodoto funziona ancora
meglio, perché se aveva 53 anni nel 431 sarebbe nato esattamente nel 484, la data convenzionale. Con Tucidide non
funziona altrettanto bene, ma in genere la sua nascita è collocata tra il 496 e il 480. Anche lo Pseudo-Luciano, nei
Macrobi, in cui riporta la vita di persone vissute molto a lungo, dice che visse 85 anni. Ma gli Scoli alle Rane di
Aristofane parlano di Antigene, arconte eponimo al 407-406, perché ne scrisse nella sua Atthìs. Questa è dunque forse
la data più importante da ricordare, e cioè che la sua opera storica su Atene arrivava fino alla battaglia delle Arginuse,
nel 406: in quella data Ellanico era ancora vivo, e 85 all’epoca era un’età enorme. Cos’altro possiamo sapere della sua
vita? Non tantissimo, ma quello che sappiamo è che sicuramente si recò ad Atene dove trasse informazioni per la sua
Atthìs, ma visitò anche la Troade – vicina a Lesbo, con cui c’erano rapporti commerciali – dove si informò della
topografia della regione e sulla collocazione di Troia. A noi interessa che per Strabone Ellanico disse che la città
dell’epoca era uguale a quella di allora; questo farebbe credere che il nostro storico si fosse recato sul luogo, e un altro
frammento di Plutarco attribuisce a Ellanico una pronuncia del dio Osiride come Usiride: è probabile che avesse
dunque visitato anche l’Egitto. Questi aspetti biografici ci fanno capire che Ellanico aveva molti interessi per altri
popoli, non solo greci ma anche barbari, e soprattutto le aree vicine a lui. Tutti questi dati ci aiutano a capire meglio gli
ambiti di interesse delle opere a lui attribuite. A lui sono attribuite 23 opere: se pensiamo alle Storie di Tucidide, ci
sembrerebbero davvero tante; il grande storico Jacoby tendeva a raggruppare questi titoli in 3 grandi gruppi in base al
tema e l’impostazione:
1. Le opere di argomento genealogico-mitografico, che hanno come modello le Genealogie di Ecateo di Mileto e
di Acusilao di Argo. Queste sono la Deucalionea, su Deucalione; la Foronide, legata al fondatore della regalità
argiva, Foroneo, la Asopide, l’Atlantide e la Troikà. Questo è il genere storiografico più antico.
2. Le opere di carattere etnografico, che subirono una concorrenza schiacciante da parte di Erodoto: Aigyptiakà,
Persikà, Aiolikà, Lesbiakà, Fondazioni di popoli e città, Argolikà, Boiotikà, Thessalikà. Questo interesse
etnografico fa pensare all’impostazione contemporanea di Erodoto. Le storie di Erodoto ebbero maggiore
successo e le storie di Ellanico ci sono giunte solo in frammenti.
3. Le opere a struttura cronachistica, di cui Ellanico è l’iniziatore del genere, sono
Non a tutti i titoli corrispondono delle opere: molte opere sono tramandate da alcuni con un titolo e da altri con altro
titolo. Vedremo solo un esempio per gruppo: due frammenti delle Argolikà, interessanti per il discorso sull’antichità di
una regione rispetto a un’altra. Nel caso specifico una figura già trattata in opere di carattere epico è la figura di
Foroneo, che ritroviamo nei frammenti sull’Argolikà, sulla storia dell’Argolide. Secondo il poema epico Foronide del VII
secolo a.C. giuntoci frammentario diceva che Foroneo era stato il pirmo uomo, nonché primo re di Argo, e venne
ripreso anche da Acusilao di Argo. Leggiamo due scolii all’Iliade, che servono a spiegare un epiteto di Argo, “nutrice di
cavalli”; hippòbotos. Lo scoliasta cerca di spiegare l’origine della denominazione, chiamando in causa Ellanico:
Qui la spiegazione di Argo nutrice di cavalli si ricollega al terzo figlio di Foroneo, che ereditò la cavalleria.
Sull’attendibilità di questa ricostruzione non è utile discutere, ma ci interessa Ellanico come fonte locale sulla storia
dell’Argolide. Il legame di Agenore, il terzo figlio, con i cavalli, spiegherebbe l’epiteto di Argo. La fonte viene
esplicitata: Ellanico negli Argolikà. Dunque sono opere genealogiche ma legate a varie regioni della Grecia, e rispetto
ad opere precedenti la figura di Foroneo, da figura mitica e divina, diventa figura reale e storica.
Il secondo gruppo sono le opere di argomento etnografico. Sforza osserva che Strabone, storico e geografo che mette
sullo stesso piano Erodoto, Ellanico e Ctesia ci colloca Ellanico non solo cronologicamente ma anche per i suoi interessi
storiografici. Qui al solito c’è una polemica: l’abbiamo visto anche nei confronti di Erodoto da parte dei successivi
storici per il metodo storiografico di Erodoto, che pur usando la vista e l’ascolto riporta spesso racconti con elementi
favolevoli, dunque la critica di Tucidide è incoraggiare il piacere all’ascolto piuttosto che la verità. il confronto tra
Erodoto, Ellanico e Ctesia è determinato, oltre alla scarsa attendibilità – secondo Strabone – di questi autori, dal fatto
che sono tutti e tre autori di una Persikà, storia della Persia. Il confronto con Erodoto sembra ineludibile, ma chi era
quest’altra figura cui accenniamo, Ctesia? Autore di un’opera molto voluminosa in 23 libri, ci dice il patriarca di
Costantinopoli Fozio, in Bibliotheca 72, p. 35b (= FGrHist 688 T8)
Anche Ctesia si rifà al metodo di Erodoto, facendosi testimone oculare o apprendendo eventi dai diretti interessati.
Ctesia aveva un legame particolare con la Persia: pur essendo originale della città di Cnido, in Caria, vicino Alicarnasso,
noi sappiamo che l’achmè di Ctesia:
È stato un personaggio di mediazione tra il mondo greco e quello perisano, ma spesso anche tra scontri interni alla
stirpe persiana, nonché tra Sparta e Atene. Ctesia si pone dunque in modo molto interessante rispetto agli altri due
autori. Fu una fonte dello stesso Diodoro:
lui sta trattando proprio dei persiani e si rifà a Ctesia come fonte più autorevole. Questo è un quadro che ci consente
di collocare Ellanico nel novero degli storiografi greci che avevano interesse anche per i popoli barbari; infatti egli visse
17 anni alla corte persiana, e ne conobbe le dinamiche. Prima avevamo distinto le opere di Ellanico in opere
genealogiche, etnografiche e l’attidografia. Approdiamo alla sua opera più famosa: l’Atthìs, la Storia di Atene.
Noi abbiamo detto che Atthìs è un termine che risale ai grammatici alessandrini. Come al solito Tucidide si fa a Ellanico
come fonte, e lo cita, ma lo cita anche per criticarlo: per dire che gli altri non si ricordarono nemmeno di queste cose,
ma Ellanico sì, pur facendolo brevemente e non con precisione. Ritorna il topos della critica agli altri autori. Dell’Atthìs
di Ellanico ci sono pervenuti 26 frammenti, non troppi ma nemmeno troppo pochi. Non si accontanta di Cecrope ma
risale addirittura a re precedenti, alcuni dei quali sono solo dei nomi, per noi – come Munico e Coleno – e l’opera
doveva arrivare perlomeno alla Battaglia delle Arginuse. La suddivisione interna dell’opera è difficile da cogliere; il
primo libro presentava la lista dei re. probabilmente non vi era una lista sancita all’epoca, né dei re precedenti né dei
re successivi, e una cronologia forse si deve proprio ad Ellanico. Noi vediamo una testimonianza di Eusebio, che
abbiamo già visto nell’ora precedente. Il significato dei dilubi nella storia delle origini della regione.
A noi non interessa l’aspetto assoluto della cronologia, ma piuttosto che venga postulata una contemporaneità tra il
primo diluvio, quello di Ogigo o Ogige che sommerse l’Attica, e quello di Foroneo, mitico re dell’Argolide. Siccome
l’Argolide è il cuore della storia antica della Grecia, questo significava anticipare ancora di più l’origine dell’Attica.
Questo voleva dire che l’Attica è tanto antica quanto l’Argolide, e la storia di questa regione è altrettanto antica
quanto quella dell’Attica. Probabilmente l’obiettivo di queste opere era rivendicare la particolare antichità dell’Attica e
dei suoi re. infine, abbiamo un altro frammento dell’Atthìs che tratta delle origini dell’Areopago. È il fr.1 della raccolta
di Jacoby, e ci fa comprendere un altro interesse, quello per l’origine delle istituzioni, in questo caso da ricondurre
l’Areopago, il più antico tribunale di Atene, a Ares; a partire dal 462/1 si occupò solo dei delitti di sangue in quanto
Ares era il dio della guerra. Vediamo la voce della Suda.
Questo è uno dei rari casi in cui abbiamo anche la citazione del libro in cui l’episodio viene raccontato. Dunque questo
frammento ci dà delle informazioni sul fatto che si ricercavano le origini anche del tribunale di Atene. Desumiamo da
questo frammento che, non solo nelle opere di attidografia c’era un interesse per la storia delle origini dell’Attica e di
Atene, ma anche attraverso una spiegazione che passava dal mito. La lezione di Ilaria finisce qui. Costa ritorna:
aggiungerà qualcosina sul significato delle opere dei dattilografi, ma la rassegna di oggi è stata notevolissima. Domani
faremo la conoscenza di un altro grande storico del mondo antico, Senofonte: un’altra grande figura che Costa,
potendo, vorrebbe visitare con una macchina del tempo per andarci a cena – e sorride con sguardo luccicante.
Studieremo le sue opere, soprattutto l’Anabasi. Ringrazia la Sforza e la lezione si conclude.