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Plutarco

Il genere biografico.

Il genere della biografia si sviluppò a partire dal IV sec.a.C.


L’esempio lampante di questo genere letterario è l’Evagora di Isocrate, a metà tra biografia ed encomio, in
cui l’autore delinea la figura del re di Cipro.
Senofonte su questo stesso modello scrisse l’Agesilao, in cui, mescolando biografia e intento di
propaganda, celebra le azioni del re spartano.
In Grecia, la conoscenza della vita degli uomini illustri, era stata affidata all’oralità :
 L’agone tra Omero ed Esiodo;
 Le Epidemie di Ione di Chio.
La nascita della biografia come vero e proprio genere letterario avviene in età relativamente tarda,
distaccandosi dalla storia per tutta una serie di fattori:
1. individualismo;
2. descrizione del carattere del protagonista;
3. analisi di aspetti morali e psicologici delle varie figure;
4. assenza di precisione nella documentazione.
Questo modello fu fortemente influenzato dalla scuola peripatetica, che, concentrata sullo studio dei
rapporti tra carattere e azione, raccolse un immenso materiale sulla vita degli uomini illustri.

La vita.

Plutarco nacque a Cheronea, in Beozia intorno al 50 d.C.; studiò ad Atene con Ammonio Sacca, allora
scolarca dell’Accademia, e trovò la filosofia di Platone un punto di riferimento che considerò sempre
fondamentale. Viaggiò molto in Egitto in Italia; fu varie varie volte a Roma dovete neanche delle lezioni.

Il rapporto di plutarco con Roma rappresentq bene quel processo di alleanza tra classe dirigente greca e
aristocrazia romana che si realizzò nei primi decenni dell’impero, soprattutto presso gli imperatori filelleni
della dinastia antonina; Tra l’altro gli scritti di Plutarco manifestano una conoscenza ampia del mondo
romano e della lingua latina, fatto non comune tra i greci.

Fu sacerdote al tempio di Delfi.


Morì intorno al 125 d.C.

Le opere.

Il catalogo di Lampria riporta i titoli di 227 opere plutarchee, cui si aggiungono altri titoli noti, per arrivare a
ben 260 opere.
Di tutti questi scritti ovviamente dobbiamo considerare che alcuni siano spuri.
Si dividono le opere in due sezioni:
1. Vite parallele (Βίοι παράλληλοι), che comprendono 48 biografie;
2. Moralia (Ητικά), che comprendono 78 opuscoli di vario genere.

Le Vite parallele.

L’opera è dedicata a Sosio Senecione, due volte console e amico di Traiano e Plinio il Giovane, e il suo filo
conduttore è il confronto tra cultura greca e cultura romana: le vite sono presentate in coppie (un greco e
un romano), come Teseo e Romolo, Alessandro e Cesare o Licurgo e Numa, restano indipendenti le vite di
Arato, Artaserse, Otone e Galba.
In questo caso l’attività letteraria di Plutarco, offrendo un esempio di conciliazione tra cultura greca e
romana, dimostra l’effettiva collaborazione tra elite greca e aristocrazia romana, oltre a fondare la nozione
di cultura”greco-romana”.
Plutarco rappresenta l’ultimo esponente di un panorama culturale greco ormai in declino, vivendo la vita in
modo appartato, da filosofo, in un contesto caratterizzato dal gusto per le declamazioni e la ricerca di
notorietà da parte degli intellettuali.

I due elementi fondamentali delle biografie plutarchee sono l’ήθος e le πράξεις, cioè il carattere e le azioni:
il primo si evince dalle seconde, mentre queste esprimono il primo.
La struttura del βίος plutarcheo è la seguente:
1. nascita e giovinezza del protagonista;
2. narrazione delle imprese;
3. vecchiaia e morte.
Secondo l’ipotesi del Wilamowitz la Vita di Epaminonda e Scipione doveva costituire la prima coppia delle
varie biografie, in cui Plutarco esponeva i principi fondamentali della sua metodologia. Tale supposizione si
basa sul ruolo di spicco di Epaminonda nella storia beotica e il forte patriottismo dell’autore.
Nonostante la perdita di questa coppia, da altre biografie siamo in grado di ricostruire l’idea generale del
metodo plutarcheo.

Nella Vita di Alessandro chiarisce la finalità fondamentale del genere biografico: ricercare e studiare i τά
ψυχής σημεία, cioè i segni dell’animo. Il compito del biografo è dunque quello di descrivere l’agire del
protagonista, tralasciando la minuziosa descrizione dei dettagli storici e concentrandosi sulla sua morale e il
suo agire in senso etico.
Questa diversità di fondo tra la storiografia e la biografia viene espressa anche nella Vita di Nicia, in cui
delinea la diversità non solo dei due generi letterari, ma anche la diversa selezione delle fonti.

ἃς γοῦν Θουκυδίδης ἐξήνεγκε πράξεις καὶ Φίλιστος ἐπεὶ παρελθεῖν οὐκ ἔστι, μάλιστά γε δὴ τὸν τρόπον καὶ τὴν
διάθεσιν τοῦ ἀνδρὸς ὑπὸ πολλῶν καὶ μεγάλων παθῶν καλυπτομένην περιεχούσας, ἐπιδραμὼν βραχέως καὶ διὰ τῶν
ἀναγκαίων, ἵνα μὴ παντάπασιν ἀμελὴς δοκῶ καὶ ἀργὸς εἶναι, τὰ διαφεύγοντα τοὺς πολλούς, ὑφ' ἑτέρων δ' εἰρημένα
σποράδην ἢ πρὸς ἀναθήμασιν ἢ ψηφίσμασιν εὑρημένα παλαιοῖς πεπείραμαι συναγαγεῖν, οὐ τὴν ἄχρηστον ἀθροίζων
ἱστορίαν, ἀλλὰ τὴν πρὸς κατανόησιν ἤθους καὶ τρόπου παραδιδούς.

“Gli eventi dunque già esposti da Tucidide e Filisto, poiché non è possibile tra lasciarli, specialmente quando torni
contengono, dissimulato da molti grandi sventure, il carattere e l’atteggiamento dell’uomo, ripercorsi brevemente nei
loro tratti essenziali, per non apparire del tutto pigro e negligente, mentre ho tentato di raccogliere il materiale che
sfugge ai più, accennato radicalmente dagli altri o reperibile in antiche iscrizioni votive o dei crediti, non per mettere
insieme una ricerca fine a se stessa, ma per offrirne una che serva alla comprensione del carattere del temperamento”
(Vita di Nicia, 1,4)

Il problema delle fonti è molto sentito da Plutarco, specie per chi, come lui, non vive in una grande città e
ha difficoltà a reperire specifico materiale di ricerca. Proprio per questo e anche in relazione alla
spropositata differenza tra l’esiguità di fonti dei personaggi arcaici e l’eccessivo proliferare di informazioni
su quelli più recenti l’autore propone di operare in maniera simile ai cartografi, che lasciano zone d’ombra
per i luoghi di cui non hanno conoscenza.

Un ruolo preponderante nell’opera di Plutarco viene affidato alla τύχη: i mutamenti della sorte da un lato
sottolineano che l’esistenza degli uomini è sottoposta ai capovolgimenti della fortuna, mentre, dall’altro
delineano il carattere del personaggio sulla base del modo di porsi dinanzi ai rovesci della τύχη medesima.
Plutarco dimostra una grande capacità di drammatizzazione, facendo trasparire l’umanità dei suoi
personaggi:
1. Alessandro, dopo aver ucciso Clito, piange amaramente tutta la notte accasciandosi a terra;
2. Cesare, accerchiato dai congiurati, si difende come una belva ma, dopo aver visto Bruto, si accascia
a terra tirando la toga sul capo;
3. Antonio che, dopo il rifiuto da parte dello schiavo di ucciderlo e il suicidio dello stesso,
esclama:”Bravo, Eros, che mi insegni come io debba fare ciò di cui tu sei incapace.

I Moralia.

Si tratta di una produzione assai variegata, che investe numerosi campi del sapere.

Qui emerge chiaramente il Plutarco filosofo, influenzato dal platonismo; tutta via, se Platone, nei suoi
dialoghi, conferisce alla figura di Socrate l’ago della bilancia nelle varie discussioni, diversamente Plutarco
compone opere aperte, in cui, in assenza di aperta conflittualità tra le parti, non vi sono un vincitore e un
vinto, ma privilegia la dialettica tra le varie posizioni ed entrambe elaborano lunghi discorsi (il dialogho
platonico si risolve in uno scambio serrato di battute).

Scritti etici.

Si tratta di opere in cui Plutarco analizza le varie malattie e affezioni che colpiscono l’animo, con le possibili
cure.

 Il controllo dell’ira; Si tratta di opere in cui Plutarco


 La loquacità ; analizza le varie malattie e affezioni
che colpiscono l’animo, con le
 La cupidigia.
possibili cure.

 Consolazione alla moglie venne composta in occasione della morte della figlioletta;
 L’Amatorio viene esaltato l’amore coniugale e svalutata la passione omoerotica.

Scritti filosofici.

 La generazione dell’anima nel Timeo riflette sulla dottrina platonica dell’anima;


 Ricerche su Platone interpretazioni di 10 passi di Platone;

 Le contraddizioni degli stoici; Plutarco si dimostra molto critico nei


 Non si può vivere felici secondo Epicuro. confronti delle due filosofie ellenistiche.

Scritti pedagogici.

 Come si studiano i poeti Plutarco attenua il giudizio critico di Platone nei confronti della poesia,
delineandone i limiti dell’utilità;
 Come si ascolta descrive il modo migliore per ascoltare il maestro;
 L’educazione dei figli si tratta di un trattato di pedagogia generale;
 Sulla musica analizza il valore psicagogico della musica.

Scritti politici.

 Precetti politici vengono offerti consigli ad un amico in procinto dell’inizio dell’attività politica;
 Gli anziani devono fare politica? Con un tono molto simile a quello del De senectute invita all’impiego
civile anche uomini di una certa età.

Scritti teologico-religiosi.

 Dialoghi delfici difesa della religione greca tradizionale;


 Iside e Osiride espone i miti principali delle due figure più importanti del pantheon egizio.

Scritti scientifici e antiquari.

 Cause greche; Sotto forma di domanda e risposta vengono


esposti usi e costumi tipici delle due civiltà
 Cause romane

 Mulierum virtutes vengono raccolte le imprese eroiche delle donne romane.

Scritti di critica letteraria.

 La maldicenza di Erodoto si scaglia contro Erodoto e la sua avversione per la Beozia;


 Confronto tra Aristofane e Menandro viene proclamata la superiorità di Menandro.

Quaestiones conviviales.

L’opera si distingue dalle altre del corpus per ampiezza e varietà degli argomenti trattati.

La fortuna.

Plutarco ebbe grande successo nell’antichità e ciò è dimostrato anche dalla grande quantità degli scritti non
autentici tramandati sotto il suo nome. La sua opera venne conosciuta do molti intellettuali, sia
contemporanei, come Gellio, Arriano o Marco Aurelio, sia successivi , come i Padri Cappádoci. Plutarco fu
una presenza costante nella cultura bizantina, mentre rimase sconosciuto per tutto il Medioevo latino;
venne riscoperto a partire dal XV secolo.

Un incondizionato ammiratore di Plutarco fu Erasmo da Rotterdam, il principe degli umanisti, che collaborò
alla prima edizione a stampa del testo greco dei Moralia.

Nel Seicento le Vite parallele costituirono una fonte preziosa per il teatro francese con Corneille e Racine e
per il teatro inglese con William Shakespeare (Giulio Cesare, Antonio e Cleopatra, Timone di Atene,
Coriolano…).

Tutti i grandi scrittori del Settecento conobbero Plutarco, dai tedeschi Göethe e Schiller ai francesi
Montesquieu, D’Alambert, Diderot e Rousseau.
Federico II di Prussia lo annoverò tra le sue letture preferite e Napoleone trovò un modello sa imitare nei
suoi eroi.
Un illustre lettore italiano di Plutarco fu Vittorio Alfieri.

Il romanticismo ottocentesco virgola estraneo alla scrittura moraleggiante ed erudita diPlutarco, preferì
rifarsi ai modelli greci di età classica, da Omero a Platone; tuttavia non mancarono estimatori di Plutarco ,
quali Wagner e Flaubert, ma furono casi isolati.
Il romanzo

Origini del romanzo.

Si è molto discusso sull’origine e sulla natura del romanzo, le cui origini risalirebbero al periodo ellenistico,
forse al II sec.a.C.
Garzya propone un approccio singolare: al posto di continuare nella vana ricerca di un unico archetipo
letterario che garantisca una definizione perfetta del romanzo, occorre partire dai dati effettivi a nostra
disposizione, per poi eventualmente spingersi più addietro.

Non esiste un termine specificamente greco per indicare quelle produzioni che i moderni
anacronisticamente hanno definito con il termine “romanzo”; le fonti parlano di διήγημα, δράμα, κωμωδία
(Fozio), μύθος, ιστορία o σύνταγμα.
Un primo interesse critico nei confronti di queste produzioni letterarie vi fu in epoca bizantina con il
patriarca Fozio (IX sec.) e Michele Psello (XI sec.).
È interessante la definizione διήγημα, che fa capo a un’espressione di Plutarco, che dice che se si toglie alla
storia la verità si ottiene un ανωφελές διήγημα, ovvero un “racconto senza utilità”, e alluderebbe ad una
sorta di degenerazione della storiografia ellenistica; diversamente per δράμα si farebbe riferimento
all’attività poetica di Euripide e Menandro.

L’ambiguità che si riscontra nella definizione del genere non determina l’assenza di consapevolezza
dell’esistenza di una letteratura romanzesca ma delinea una diffusione del nuovo prodotto prima di
ricevere dai competenti il “crisma” di genere letterario. Dunque il romanzo nacque come una sorta di
paraletteratura, cioè un genere di consumo destinato a larghi strati sociali.

Dunque, poiché il romanzo greco è un esempio di letteratura atipica, al di fuori di un rapporto tra modelli, è
vano ricercare un precedente diretto e unitario.
Ovviamente la conoscenza di questo genere è lacunosa e ciò ci impedisce di delineare un quadro preciso e
ci porta a formulare per lo più ipotesi.

Nel romanzo greco confluirono molte esperienze letterarie precedenti e ciò determina una sua natura
“aperta” a livello formale e contenutistico:
 Odissea e i racconti di viaggi favolistici propri della tradizione mediterranea;
 la tragedia, soprattutto quella euripidea, per il pathos, gli intrecci elaborati e le peripezie a lieto
fine;
 la commedia nuova con la tematica erotica, il contesto “borghese” e la presenza della τύχη;
 il “filone tragico” della storiografia ellenistica (Duride e Filarco);
 la biografia (ad es. la Ciropedia e l’Anabasi di Senofonte);
 l’oratoria epidittica e giudiziaria, da cui deriva il gusto per i dibattuti, i discorsi e gli encomi;
 la novella.
I romanzi integri.

Cinque sono i romanzi pervenuti per intero:

1. Le avventure di Cherea e Calliroe di Caritone.

Il romanzo racconta le peripezie di Cherea e Calliroe, entrambi siracusani: lei è figlia del generale
Ermocrate, lui è figlio di un avversario di costui. I due giovani si sposano, malgrado l’ostilità delle
famiglie, con l’aiuto della volontà popolare. In seguito Cherea, prestando fede ad alcune calunnie,
colpisce gravemente la moglie, che viene creduta morta e seppellita. Ridestatasi nel sepolcro, la
fanciulla viene catturata dal predone Terone e portata a Mileto, ove venduta schiava al ricco
vedovo Dioniso, che si innamora di lei e vorrebbe sposarla. Calliroe, scoperta incinta di Cherea, fa
credere a Dioniso che il figlio sia suo. Cherea intanto, dopo aver appreso che la moglie viva, la cerca
ovunque; seguono numerose peripezie: Cherea diventa addirittura comandante della flotta egiziana
in una spedizione contro il re persiano Artaserse, a sua volta innamoratosi di Calliroe. Infine i due
sposi si ritrovano e tornano a Siracusa.

2. I racconti efesii sui fatti di Anzia e Abrocome di Senofonte Efesio.

Il romanzo racconta le peripezie dei due innamorati, Anzio e Abrocome, originari di Efeso. Essi si
innamorano a prima vista e si sposano; ma in seguito per sottrarsi all’ira di Eros, che avevano
disprezzato, vantando la loro bellezza, si allontanano dalla città. Durante il viaggio i due giovani
sono catturati dai pirati i quali li conducono a terra e li separano. Anche lontani, si mantengono
reciprocamente fedeli: Abrocome viene concupito da Manto, la figlia di un pirata, ma la respinge e
ne provoca l’ira con la falsa accusa di averla violentata; Anzia viene data in sposa a un capraio che
però ne ha rispetto e non consuma le nozze. C’è anche un’anticipazione di Romeo e Giulietta
shakespeariano, allorché Anzia, bevuto un potente sonnifero, viene ritenuta morta e chiusa in un
sepolcro, da cui poi viene rapita da un ladro. Dopo molte peripezie, si giunge all’immancabile lieto
fine.

3. Le avventure di Leucippe e Clitofonte di Achille Tazio.

Clitofonte fugge con l’amata cugina Leucippe, ma poi, credendola decapitata dai predoni, cede alle
offerte amorose della ricca vedova Melite; in seguito Leucippe, ritrovata, diventa schiava in un
podere della stessa Melite e subisce torture ed angherie per non aver accontentato i capricci di
Sostene, amministratore della tenuta. Solo dopo un’ulteriore complicazione (il marito di Melite,
creduto morto, ritorna e si innamora di Leucippe, cercando di far giustiziare Clitofonte), i due
protagonisti si ritrovano e si sposano.

4. Le avventure etiopiche di Teagene e Cariclea di Eliodoro.

La neonata Cariclea, figlia del re etiope, poiché di pelle bianca viene abbandonata dalla madre, che
vuole evitare di essere accusata di adulterio; in realtà la bambina ha la pelle bianca perché la
madre durante la gravidanza ha spesso guardato un quadro raffigurante Andromeda. Cariclea,
allevata a Delfi nel tempio di Apollo, si innamora del giovane tessalo Teagene . I due giovani, sotto
la protezione di Calasiris, sacerdote di Iside, fuggono in Egitto ma incontrano le solite peripezie. Alla
loro storia d’amore si intrecciano le vicende dei figli del sacerdote, Tiamis e Petosiris, in lotta tra
loro per la carica del padre. Tiamis si innamora di Cariclea, ma questa gli sfugge con l’aiuto di
Teagene. In seguito i due sono catturati dai pirati e separati. Si ritrovano a Menfi ma, rapiti dai
predoni, sono condotti in Etiopia, dove stanno per essere sacrificati, ma Cariclea rivela la sua
identità e grazie a dei segni viene riconosciuta. È accolta festosa,ente e hanno luogo le nozze.
5. Le avventure pastorali di Dafni e Cloe di Longo Sofista.

Il romanzo si apre con una descrizione di un quadro raffigurante una storia d’amore. L’autore narra
la vicenda è raffigurata: Dafni e Cloe sono figli di due famiglie ricchi e nobili, ma, abbandonati da
piccoli sono, sono stati allevati per tutta la vita da due famiglie di pastori nell’isola di Lesbo.
Cresciuti senza sapere cosa sia l’amore, e con un certo punto scoprono di essere innamorati l’uno
dell’altra: la scoperta dell’amore rappresenta la parte giustamente più celebre del romanzo, in cui
l’autore obbliga i due pastorelli a decifrare senza alcun aiuto esterno e il senso del disagio che li
coglie quando la pubertà viene interrompere i loro giochi innocenti, gettandoli in uno stato di
malessere di cui ovviamente i due poveretti non riescono a comprendere il significato. A un certo
punto Cloe viene rapita ma il dio Pan interviene la libera. Dafni riesce a raggiungerla e la vita va
avanti, con i due ragazzi sempre più attratti tra di loro, ma con un’ingenuità che impedisce loro di
unirsi. Anche dopo la scoperta del sesso da parte di Dafni, iniziato all’amore da Licenio, concubina di
un vicino elegante e raffinata, il rapporto non viene consumato, perché il pastorello ha paura di far
male alla giovanissima Cloe. Si scopre intanto che Chloe appartiene a una nobilissima famiglia di
Mitilene: decidono di darla in sposa allora ad un ricco giovane; Dafne, disperato, si dà da fare riesce
a ritrovare suo padre, quello vero, e scopre a sua volta di essere ricco e nobile. Così, dopo molte
peripezie, riesce a sposare la durata con lui. Dopo il matrimonio pastorale, in cui viene offerta la
possibilità di vivere nel lusso in una città, mi ragazzi scelgono la vita dei pastori e rimangono a
vivere in campagna.

Elementi del romanzo greco.

Questi cinque testi sono caratterizzati da alcuni elementi in comuna, che, in assenza di una quantità
cospicua di informazioni sul romanzo, possono essere definiti topici:
 i protagonisti giovani e belli;
 l’elevato rango sociale, che il più delle volte si scopre alla fine;
 l’innamoramento al primo sguardo;
 la nobiltà d’animo dei protagonisti;
 l’ambientazione esotica.
La struttura narrativa si basa sul superamento di una serie di intrighi: l’amore dei protagonisti viene
contrastato e dopo una serie di peripezie (rapimenti, naufragi, violenza carnale, finte morti…) si giunge al
lieto fine.

In linea generale si possono distinguere diversi tipi di romanzo:


 avventurosi o pseudo-storici (ad es. il Romanzo di Alessandro);
 erotico-avventurosi (a volte casti, altre scabrosi);
 parodistici (ad es. Luciano).
Le principali teorie sul genere.

 Secondo Erwin Rohde il romanzo sarebbe nato in seno alla Seconda Sofistica nel II sec.d.C. e questa
teoria spiega il forte influsso delle declamationes sulla componente erotico-avventurosa e retorica.
Tuttavia questa teoria, nonostante la sua fortuna, è stata rigettata per via delle sue incongruenze
cronologiche (infatti dei ritrovamenti papiracei hanno fatto venire alla luce romanzi antecedenti al II
sec.d.C.

 Sulla base di quanto espresso da Bruno Lavagnini il romanzo deriverebbe dalla rielaborazione di
storie popolari, sulla scia della produzione elegiaca (ad es. Aconzio e Cidippe di Callimaco) ma con
un linguaggio e uno stile meno raffinati.

 Károly Kerènyi, storico delle religioni, collega il romanzo greco alle storie su Iside e Osiride,
vedendolo come una desacralizzazione delle storie sacre incentrate attorno a questa coppia.
Tuttavia questa ipotesi pone molta enfasi sull’elemento religioso, che, in generale, nel romanzo
greco non ha una posizione di rilievo.

 Interessante è la teoria di Reinhold Merkelbach, che vede nel romanzo greco un testo sacro per gli
iniziati, che necessita di una lettura allegorica.

 Secondo Otto Weinreich il romanzo avrebbe una derivazione diretta dall’epos odissiaco e dalle
Argonautiche di Apollonio Rodio e si sarebbe diffuso presso un pubblico “medio-borghese” in
sostituzione del genere epico.

 Quintino Cataudella riprende e modifica la tesi di Rodhe, collegando la nascita del romanzo nel
contesto delle scuole retoriche, ma molto prima del momento della Seconda Sofistica; si
tratterebbe dunque di una serie di esercitazioni retoriche fittizie.

Il contesto e la fortuna del romanzo.

La questione relativa ai destinatari di questo genere letterario è ancora aperta e molto dibattuta: se da un
lato alcuni ritengono che i romanzi fossero destinati al popolo, dall’altro altri pensano che avessero come
destinatario un pubblico colto. Quest’ultima ipotesi non è certo priva di fondamenta se pensiamo al tipo
sfoggio di erudizione degli autori, che non perdevano occasione di inserire nelle loro composizioni dotti
richiami culturali e preziosità letterarie. Uno dei pochi elementi certi è la grande diffusione dei romanzi,
testimoniata dagli ampi ritrovamenti papiracei e dai mosaici che rappresentano scene tratti da essi.
Purtroppo l’ampio arco cronologico che interessa la diffusione del romanzo impedisce di delineare con
precisione il suo pubblico e anche di parlare o di “popolarizzazione” di un genere dotto o del processo
inverso.

Probabilmente costituirono un’opera di evasione per la classe intellettuale per fuggire dalla realtà creatasi
dopo la caduta della πόλις, divenuta troppo banale e il tema del viaggio è l’elemento lampante che
suggerisce questa ricerca di evasione, la quale si estrinseca nella ricerca dell’ “altro”.

La fama dei romanzi fu ampia e duratura: essi vennero studiati in età bizantina, come testimoniato
dall’attività di Fozio e Michele Psello. Il rinascimento bizantino in età comnena favorì la produzione di
numerose imitazioni del romanzo greco.
In occidente nel tardo medioevo si ritrovano degli echi nella produzione di Boccaccio, che dimostra di
conoscere “favole greche ornate di molte bugie” (cfr. Elegia di Madonna Fiammetta I).
In epoca rinascimentale, i romanzi antichi furono riscoperti e limitati; soprattutto Longo sofista ispirò i
romanzi pastorali, ad esempio l’Arcadia di Jacopo Sannazzaro, e fu tradotto da Annibal Caro; ma anche gli
altri romanzi ebbero molti re lettori e furono tradotti in varie lingue, ispirando autori quali Cervantes e
Racine.

Altri romanzi frammentari.

Romanzo di Nino.
Del romanzo abbiamo quattro frammenti, giunti attraverso un papiro risalente al I sec.a.C. e pubblicato
nel1893.
Racconta la storia d’amore tra il sovrano assiro Nino e sua cugina Semiramide.

Le meraviglie al di là di Thule.
Possediamo solo un riassunto dell’opera di Antonio Diogene grazie al patriarca Fozio, qualche estratto dalla
Vita di Pitagora di Porfirio e scarsi frammenti di tradizione papiracea. Il romanzo constava di 24 libri.

Il filo conduttore dell’opera è dato dalle avventure di due fratelli, Dercillide e Mantinia, che, fuggiti da Tiro,
sono insediati dalle malefatte di un sacerdote egizio, Paapis.Incalzati da quest’ultimo, spinti da
un’insaziabile curiosità, i due protagonisti viaggeranno in lungo e in largo in luoghi reali (Tiro, Rodi, Magna
Grecia, Creta, Sicilia) ed immaginari (l’oltretomba, l’isola di Thule…). Al filone fantastico si intreccia la
tematica erotica data dalla storia d’amore tra Dinia e Dercillide.

Storie fenice di Lolliano.


Un papiro del II sec.d.C. ci ha restituito alcuni frammenti di questo romanzo “scandaloso”, dai tratti realistici
e truculenti.

“La serva mi portò in una stanza appartata, dove trovai Perside che mi aspettava, e lì ebbi la mia prima
esperienza sessuale. Lei si tolse i gioielli che indossava e me li offrì, come compenso della deflorazione. Io
dissi che non li volevo; lei chiamò Glaucete, e quando quello arrivò, li diede a lui e gli disse di portarli al
cassiere e di far registrare duemila dracme sul suo conto. Poi si dedicò di nuovo a me, e si diede da fare,
finché la stanchezza ci vinse, al sorgere del giorno.” […]

“Nel frattempo un altro uomo, nudo, si avvicinò cinto d’un perizoma rosso, e dopo aver sbattuto a terra di schiena il
corpo del ragazzo gli aprì il petto, ne estrasse il cuore e lo mise sul fuoco. Poi lo tirò fuori e lo fece a fette. Ne cosparse
la superficie di grani d’orzo e le bagnò nell’olio, e quando ebbe terminato i preparativi le distribuì agli iniziati; ordinò
a tutti quelli che avevano una fetta in mano di giurare sul sangue di quel cuore che non si sarebbero mai arresi né
avrebbero tradito i loro compagni.” […]

Scrive Giuseppe Zanetto “questi due brani non sono tratti dalla sceneggiatura dell’ultimo film di Quentin
Tarantino. La porzione di testo conservata è troppo esigua per metterci in condizione di ricostruire la
vicenda nel suo complesso. […] La scena d’amore è narrata in prima persona dal personaggio maschile e
denota una sessualità libera e godereccia, aliena da ogni idealizzazione.[…] Perside sembra essere una
professionista che lavora in un postribolo […] l’autore è molto attento alla fisicità dell’atto sessuale e alla
concretezza del contesto in cui viene praticato. Ancora più realistica è la seconda scena. Qui siamo in un
covo di briganti, dei quali Androtimo è prigioniero: viene descritta una vera e propria orgia, che prevede un
sacrificio umano e un banchetto antropofago”.

Le storie babilonesi di Giamblico.


Ci restano pochi frammenti di tradizione papiracea e un riassunto di Fozio.
La storia, ambientata nella Mesopotamia prima dell’occupazione persiana, narra l’amore di Rodane e
Sinonide, due sposi che devono sfuggire ai desideri illeciti del re di Babilonia.

Molto importante la componente fantastica, con frequenti richiami alla magia gli oracoli. Non manca un
gusto horror, ad esempio nella scena delle crudeli mutilazioni inflitte a due eunuchi.

Le novelle.

L’origine della novella è antichissima e risale alle pratiche di trasmissione orale. A differenza dell’epica, essa
subito un processo di trascrizione tardivo; tuttavia molte novelle si sono fuse all’interno di altri generi
letterari: basti pensare, ad esempio, alla presenza dell’apologo dell’usignolo e dello sparviero nelle Opere e
i giorni di Esiodo o agli inserti novellistici presenti nelle Storie di Erodoto.
Con l’età ellenistica, la novella assume una progressiva esistenza autonoma.

Le Fabulae Milesiae.

Si tratta di una raccolta di novelle riunite in una silloge da Aristide di Mileto tra il II e il I secolo a.C.
L’attributo deriva dalla loro provenienza dall’area ionica dell’Asia minore, dove le narrazioni a sfondo
erotico-licenzioso avevano lunga tradizione. Purtroppo di queste narrazioni e non possediamo nulla ma
possiamo farci un’idea dall’importanza che ebbero nella letteratura latina: vennero tradotti in latino da si
Senna è un chiaro influsso di esse si ritrova in Petronio e Apuleio.

I mitiambi di Babrio.

Al genere della novella si ricollegano anche le favole esotiche di Valerio Babrio. Di questo autore si
conosce ben poco.
Le sue favole, in 10 libri, prendono il nome di Mitiambi esopici; si tratta di 123 brevi narrazioni in
coliambi che hanno per protagonisti animali dai vizi e dalle virtù umane.
I coliambi si presentano regolarmente accentati sull’ultima sillaba e questo è il segno del
progressivo passaggio da una metrica quantitativa una metrica accentuativa.

L’epistolografia

La stesura di epistole fittizie era in uso nelle scuole di retorica dalla prima età ellenistica. In età imperiale
essa, specie quella di argomento amoroso, ha un enorme successo: l’esercizio retorico e stilistico e la
produzione di una letteratura di intrattenimento per un pubblico più vasto sono le motivazioni principali.

Alcifrione.

Dell’autore ignoriamo praticamente tutto. Il suo epistolario si compone di 123 lettere divise in quattro libri,
distinti secondo lo status sociale dei loro immaginario attenti: pescatori e marinai (I), contadini (II), parassiti
(III), cortigiane (IV).

Le lettere sono ambientate nell’Atene del IV sec.a.C. e contengono personaggi e situazioni tratti dalla vita
quotidiana del ceto medio; tuttavia ciò non permette di poter utilizzare questo epistolario come documento
fedele sulle condizioni di vita del tempo.
Personaggi, atmosfere e vicende proprie dell’epistolario fanno sì che esso possa essere considerato quasi la
versione in prosa della società descritta nella commedia nuova di Menandro.

Claudio Eliano.

Scrisse 20 Lettere campagnole in cui l’atmosfera pastorale e le situazioni erotiche hanno molte affinità con
la commedia nuova il romanzo greco.

Aristeneto.

Scrisse le Epistole erotiche, in 2 libri. Il tema erotico è desunto dall’elegia alessandrina e dalla commedia
nuova.

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