Sono molto poche le notizie che abbiamo sullo storico, lo citano il Chronicon di Eusebio e il lessico
di Suda. Nacque in Sicilia, per questo l’appellativo “siculo”.
Nonostante l’obiettivo enunciato nel proemio sia quello di comporre una grande opera storica che
raccolga tutta l’esperienza umana, tentando di riunire, secondo un principio stoico, tutti gli uomini
sotto un solo ordinamento, l’opera si rivela essere una semplice raccolta di fonti, sia per il criterio
annalistico utilizzato (si riportano infatti il numero dell’Olimpiade, l’arconte ateniese e i nomi dei
due consoli romani) sia per l’elevato numero di fonti consultate (Ecateo, Ctesia, Eforo, Timeo,
Polibio…).
È tuttavia poco corretto considerare Diodoro come mero ripetitore delle sue fonti, secondo un
diffuso pregiudizio di matrice ottocentesca: la sua opera risulta molto utile agli studiosi moderni,
poiché consente di recuperare, pressoché intatti nella loro forma originale, testi di autori altrimenti
perduti.
Come modello storiografico, pur attingendo da Tucidide (per la storia politica) ed Erodoto(per gli
interessi etnografici), predilesse Senofonte.
Scrisse una Storia Romana, in 24 libri, dalle origini al periodo a lui contemporaneo.
È interessante la metodologia proposta nella narrazione delle vicende: queste ultime non vengono
narrate cronologicamente ma “secondo ciascun popolo”, evitando una frammentazione degli eventi.
Dalla sua opera si evince un grande atteggiamento filoromano: i romani vengono elogiati per forza
e virtù, sono capaci di affrontare carestie, pestilenze e guerre civili con coraggio.
Geografi e scienziati.
Nacque ad Apamea e viaggiò a lungo per Europa, Asia Minore e Africa; soggiornò anche a Roma.
Scrisse i Commentari storici, in 47 libri, di cui abbiamo solo frammenti.
Nei Prolegomena (libri I-II) Strabone riflette sulla natura della geografia e sulle sue caratteristiche: essa rientra a pieno titolo all’interno
della filosofia, in quanto il geografo deve avere conoscenze che spaziano dall’astronomia alla politica; i primi ad occuparsi di geografia
furono Omero, Anassimandro, Ecateo, Eratostene e molti altri, la cui ampiezza di conoscenze è l’unica condizione per permettere un
lavoro simile. L’utilità della geografia è pari a quella della storia: se quest’ultima analizza l’azione dell’uomo nel tempo, la prima lo fa
nello spazio
La descrizione dei luoghi segue un criterio ben preciso: partendo dal centro della città , essa si allarga alle zone circostanti, descrivendo
strade, monumenti … Diverse sono le digressioni storiche, etnografiche, mitologiche, naturalistiche o semplici aneddoti.
La figura di Erodoto è presa a modello non solo per il principio dell’autopsia, ma anche a livello linguistico.
Interessante è la contrapposizione tra Wilamowitz e Frazer su Pausania: il primo lo definisce un semplice compilatore, mentre il secondo
ne apprezza l’attendibilità confermata dagli scavi archeologici (Frazer scrisse un commento in sei volumi sull’opera di Pausania e un
saggio “Sulle tracce di Pausania”).
Fu autore poliedrico, le sue opere spaziano su diversi campi, tra i quali quello geografico,
matematico, astrologico e misicale.
“Introduzione geografica” (in 8 libri) si tratta della realizzazione di diverse mappe geografiche con
coordinate e distanze
“Il trattato matematico” viene esposta la teoria geocentrica
“Le previsioni astrologiche” si cerca di dare all’astrologia la stessa validità scientifica dell’astronomia
“L’armonia” viene analizzata la musica
“L’ottica” si analizza riflessione e rifrazione della luce.
L’autore parte dal topos letterario dell’investitura divina e afferma di aver scritto l’opera su esortazione di
Apollo Μύστης.
Distingue due tipi di sogno:
1. Ενύπνιον, semplice proiezione di angosce;
2. Όνειρος, con valore profetico.
La letteratura erudita.
La “letteratura erudita” si sviluppa in età imperiale e nasce dalla volontà di specifici autori di
riorganizzare le varie forma del sapere o per curiosità o per spirito collezionista.
L’atteggiamento è diverso rispetto ai filologi alessandrini, perché le opere non vengono rinnovate o
interpretate ma semplicemente riportate e ripresentate. Al di là della mancanza di originalità, le
opere di questa letteratura sono importanti per il fatto che ci hanno tramandato frammenti e porzioni
di testi che, altrimenti, sarebbero andati persi per sempre.
Scrisse “I sofisti a banchetto”; si tratta di un’opera in 15 libri che descrive un banchetto protrattosi per giorni
tra personalità molto dotte. Essa è ispirata al Simposio di Platone e alle Questioni conviviali di Plutarco.
Scrisse le “Vite dei filosofi”(in 10 libri), dai sette sapienti ad Epicuro, di cui tramanda le tre lettere.
Interessante è l’ampia trattazione dedicata a Platone.
Scrisse “Quattro libri di luoghi, sentenze e precetti”, un’antologia dedicata al figlio Settimio
Apollonio Discolo
“Sintassi”
“Pronomi”
“Congiunzioni”
“Avverbi”
Elio Erodiano
“Prosodia universale” (in 21 libri)
Giulio Polluce
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