Sei sulla pagina 1di 9

L’ellenismo prima di Droysen.

La considerazione di “ellenismo” in termini storici è essenzialmente droyseniana, sebbene quest’ultimo


riconoscesse Niebhur un anticipatore e padre dell’elleniosmo. Precedentemente a Droysen la questione
dell’ellenismo è relativa soprattutto alla storia della lingua a prescindere dal termine ellenismòs: nel 1810
un’importantissimo filologo, Philip Buttmann, scrisse un articolo in cui pose la sua attenzione a un
documento, un’scrizione, un’epigrafe di età ellenistica, trascritta nel VI sec. D.C. Da Cosma Indicopleuste,
che scrisse un’importantissima Topogràphia cristiana . La tradizone è propria di un autore di età ellenistica
che cala gli studi geografici in un’interpretazion cristiana.
Su commissione di un re etiope trascrisse un’antica iscrizione, che si trovava nella città di Adulis, attuale
Eritrea; questa iscrizione si chiama MONUMENTUM ADULITANUM, un monumento epigrafico ai confini
dell’Egitto mridionale. Essa è divisa in due parti:
1. Nella prima Tolemeo Evèrgete parla in terza persona, esaltando l’ampiezza del suo regno (A)
2. La seconda parte soi estende sul trono e parla, in prima persona, di una spedizione in Arabia.
Philip Buttmann riconosce il forte interesse linguistico: la prima parte presenta un greco abbastanza
classico, diversamente dalla seconda, che aveva un greco “strano”. Il filologo affermò che lòa parte A era
scritta in un greco puro, mentre la B in uno impuro. La sua attenzione si volse specie a quest’ultimo,
riconoscendone una degenerazionedella grecità in termini linguistici sotto l’influenza asiatica.
Contemporaneamente vennero trovate altre epigrafi: l’epigrafia etiopica specie nella zone di Axum, in cui
vennero trovate iscrizioni del IV sec. D.c., che già ponevano il problema linguistico e tal punto che si pensa
che la seconda parte sia stata riscritta. La stranezza dell’inscrizione veniva avvalorata dal ritrovamento di
altre iscrizioni. Philip Buttmann conclude affermando l’esistenza di un ellenismòs, una lingua degenerata dal
contatto con la civiltà asiatica. (Si evince una connotazione negativa dell’ellenismo a livello storico, sebbene
la sua valutazione rimane solo di carattere linguistico e formale)
L’esistenza di una grecità asiatica, erede della cultura ellenistica, viene percepita da Niebhur per via del
lavoro del padre. Niebhur nel 1818 dedica attenzione al documento epigrafico, riflettendo attraverso delle
testimonianze della tradizione antica (in particolare Plinio il Vecchio) si interroga su cosa sia Adulis: abitato
da una popolazione chiamata “i trogloditi”, una sorta di cetro dove si uniscono e operano schiavi fuggitivi
(una manodopera che si era affrancata), una sorta di colonia servile, con un’economia portuale indirizzata
verso l’India. Di conseguenza pensiamo a un ceto dirigente egizino, che parla greco e che attrae una
manodopera di varia provenienza, che Plinio pon in termini di schiavitù auto-affrancata.
Niebhur non ne riconosce una forma degenerata di greco ma una sorta di “creolo greco”, una specie di
lingua internazionale a base greca, con il fine di dare ufficialità a una lingua parlata. (Niebhur fa valutazioni
di carattere storico) . La seconda parte ha un proprio valore comunicativo con una sua ufficialità sulle
iscrizioni. L’analisi del documento ha un valore linguistico e uno storico. Per Niebhur è dunque un greco
funzionale a una specifica realtà: l’inernazionalità del centro di Adulis, ricavata da Plinio, impone la
necessità della creazione di una sorta di “lingua pratica” ; la componente che confluisce ad Adulis ha creato
una lingua nuova. Niebhur sfugge al criterio devolutivo per cui la lingua greca degenerò. Sul piano storico si
riconosce l’esistenza reale di una specifica realtà storica. Così nel 1820 Niebhur si interessa di epigrafi
dell’Anubia e nel 1821 scrive un saggio sulla lingua greca in Egitto (in età ellenistica il greco dei centri greco
macedoni erano la lingua parlata, declinata tuttavia a seconda delle esigenze locali)

DIVERSO APPROCCIO TRA BUTTMANN E NIEBHUR

Niebhur si occupa dell’ellenismo in funzione dell’imperialismo romano. Il concetto di mistione è visto come
un fatto negativo.
Droysen è coinvolto direttamente nel processo di unificazione dello stato tedesco. Inizialmente egli è a
favore di un progetto federale, solo successivamente, dal 1848, abbiamo un progressivo avvicinamento al
progetto bismarkiano. In lui si può vedere l’impegno diretto nella vita politica tedesca e la sua profession di
storico dell’antichità. La realtà politica e la professione di storico sono strettamente corelate. La storia
dell’Ellnismo ha una storia ecdotica molto importante. Droysen compone l’opera tra il ’33 e il ’43, a ridosso
della fatidica data del ’48, data segno del cambiamento ideologico e politico di Droysen. Tuttavia esiste una
seconda edzione che risale agli anni ’70, in una stagione completamente matura dell’autore. In merito alla
sua fomazione, studiò all’università di Berlino, con insegnnti quali A. Boeck, Hegel (concezone
dell’ellenismo in uno schema triadico hegeliano) e Gotfried Bernhardy, autore della Sintssi scientifica della
lingue greca, se il primo appresenta il maestro genrale dell’Altertumstwissenshaft, il secondo
l’impostazione filosofica, il terzo instillò in lui l’attenzione filologica e grammaticale. Secondo Canfora non
venne ben accolta già da Wilamowitz, l’importanzadella grammatica sta nel carattere storico e l’apertura
verso istanze non puramente linguistiche ma anche storiche e questo permette di aprire il problema
dell’ellenismòs, il problema della lingua che si parlava in età ellenistica. Buttman la risolveva in termini
“biologici”; Niebhur si soffermo sulla funzionalità; Bernardi si sofferma sull’origiune di questa lingua e
ritiene che l’ellenismòs sia una corruzione della lingua greca attraverso la mediazione del dialetto
macedonico-egizio, dando attenzione all’esperienza lagide e torna l’idea del ruolo centrale dell’Egitto nei
processi dell’Ellenismo. Si tratterebbe della lingua portata dai ceti greco-macedoni maturata in ambiente
egiziani: è la linguadi quelli che, non Greci, si sforzano di parlarla e dunque la trasformazion non sarebbe da
imputare totalmente agli indigeni.

Tra il ’27 e il ’29 fu istruttore privato di Felix Mendelson Bartoldi, che apparteneva a una famiglia ebraica
che fece molto parlare di sé poiché si convertì al protestantesimo. L’esperienza più dirtta di Droysen con
la cultura ebraica avviene nel contatto con questafamiglia, le cui tradizioni ebraiche erano passate
attraverso il filtro della conversione luterana.
Insegnò a Berlino, Kiel (vi insegnò Jacoby) , a Iena e poi nuovamente a Berlino. La vita di Droysen è dal
punto di vista politico molto impegnata: fino al 1848 vive con pieno impegno l’esperienza del
federalismo, e sancisceil passaggio a favore di una militanza finalizzata a un progetto unitario che,
parallelamenta a quanto successo in Italia, portò alla nascita di uno stato unitario (einheit). Questa
categoria non è associabile agilmente alla Grecia classica, caraterizzata invece dalla kleinstaterei. Droysen
negli anni ’20 si occupò di Eschilo e si occupò di Aristofane, segno del suo interesse per la grecità classica.,
studi apprezzati dal suo maestro. Un elemento contradditorio era rappresentato dall’entusiasmo per la
storia ateniese di V secolo . Questi elemeti si inseriscono all’ionterno di un’idea prematura secndo cui
l’importanza di Atene era nel suo ruolo unificatore. Bernardi fece notare come ci fosse in realtà un filo
rosso: quell’istanza etica tipica dei ceti intellettuali ottocenteschi del ritrovare una unità.

Al di fuori della sua produzione antichista scrisse una Storia della politica prussiana, in 14 volumi tra il 55
e il 56. Nel 1857 scrive Istorica, opera in cui si vede la sua filosofia della storia.

1833. Scrive La storia di Alessaandro il Grande, una biografia ed esordisce nel ’33 come storico di
Alessandro. Tre anni dopo concepisce la Storia dell’ellenismo, nel cui progetto iniziale resta fuori la figura
di Alessandro Magno. Il primo volume è del ’36 e la Gheschichte …. Una storia dei successori di
Alessandro

1843. Secondo volume Gheschichte des Bildung des Ellenistichen ….

Evidentemenyte per Droysen l’Ellenismo nasce con la morte di A.M.

Era convinto che l’ellenismo terminasse con Azio (Ellenismo 323-31), avvicinandosi all’avvento di Cristo.
L’opera però si ferma al 221 a.C. Mentre il secondo volume è dedicato alle strutture ellenistiche.
L’ellenismo in senso culturtale sarebbe durato fino al 1453.
DIFFERENTEMENTE DA NIEBHUR, CHE AVEVA CONCEPITO …., DROYSEN è SICURO CHE L’ELLENISMO è
STATO UN PROGETTO “PERENNE”, RIUSCITISSIMO, PORTATO ALLA FINE SOLO DAI TURCHI.

1877-1878. L’OPERA VENE RIEDITA CON CAMBIAMENTI ANCHE IMPORTANTI; TUTTI E TRE I VOLUMI
CONFLUISCONO IN UN’UNICA OPERA, GHESCHICHTE DES HELLENISMUS, CHE QUESTA VOLTA TIENE
ANCHE ALESSANDRO, PER DROYSEN LA PREFIGURAZIONE DI GESù.

La stele è costruita con il marmo dell’Imetto. Il lato a fu trovato sull’Acropoli di atene. Il lato b non si a
dove è stato ritrovato. Sono conservati nel museo epigrafico di atene. L’alfabeto è attico , il dialetto
ionico. L’attrbuzione … la diciassettesima orazione pseudo-demostenica riporta il patto di Alessandro con
i Greci, richiamando i dettami del padre.

Giuramento. Io giuro per Zeus, per la Terra, per il Sole, per Poseidone, Atena e Ares,. Per tutti gli dei e le
dee.

Il linguaggio dei giuramenti, e in generale il registro epigrafico, emmenoo è futuro di emmeno legato
paratatticamente a omnyo
La forma poseidò è contratta per poseidòna (altra forma economica per il lapicida). Ci sono divinità
dichiaratamente olimpiche, cui al centro si associano due divinità non olimpiche.
nasce l’idea di divinità pre-olimpiche.
Giuramento degli efèbi.

E non abbatterò e non distruggerò i patti, quelli con Filippo, né porterò armi per danno contro nessuno di
coloro che rimangono nei patti né per mare né per terra

Outhèna forma di sordizzazione della dentale.

La storia dell’Ellenismo di Droysen vide subito traduzioni inglesi e francesi. Il primo volume era preceduto
nell’edizione del ’36 da una presentazione molto importate, nota come la Vorrede; mentre al secondo
volume Droysen inserì una prefazione privata, una lettera, pubblicata poi anche a parte. In entrambi i casi
maggiormente si concentrano gli spunti metodologici di Droysen. Queste scompaiono nell’edizione degli
anni ’70; di fatto, sebbene la seconda edizione risenta moltissimo della svolta prussiana, ed è quindi carica
di valori ideologici, la prima edizione e i due volumi della G.H costituiscono opere più ideologicamente
pronunciate (cambia l’obiettivo ideologico e politico e per merito di A. Momigliano si nota che la prima ha
un contenuto ideologico più forte. Droysen non fa mai una polemica contro il classicismo; il motivo della
entartung (decadenza) del mondo ellenistico è proprio della tradizione classicista, che aveva le due voci
differenziate di Buttman e Bernardy ed erano valutazioni di ordine esclusivamente linguistico. Una polemica
serrata contro il classcismo Droysen non la fece mai e riconobbe il valore unificante dell’Atene classica.
Piuttosto abbiamo una serie di argomentazioni contro le decadenza: recuperare le motivazioni alla base del
giudizio negativo di questo periodo. Lui ritenne che l’errore che la storiografia classicistica aveva attuato era
il non aver compreso che l’ellenismo prevedeva la venuta di Cristo. L’età ellenistica diventa preparazione al
cristianesimo. Questa osservazione significa che l’ellenismo è la fase più matura della grecità e che l’età
classica è invece iun’età di incompletezza. La Grecia classica, ad eccezione di Atene, non era stata in grado
di dare unità al mondo greco.
A questo punto Droysen apre una polemica molto forte contro il Settecento razionalistico, gesuitico e
rappresentato dalle grandi tradizioni ebraiche. L’attacco è diretto primariamente contro il secolo della
laicità, tralasciando invece il classicismo dell’Altertumswissenschaft. Nel Settecento sia il razionalismo sia il
gesuitismo, assieme all’ebraismo avevano la colpa di aver insistito troppo sulla storicità di Gesù. Questa
valorizzazione del Gesù storico in ambito illuministico e gesuitico si collegava a una forma di storiografia
laica attorno alle origini del cristianesimo; tutti i punti forti del cattolicesimo furono relegati nel prodigioso.
(LA POLEMICA STANEL MODO IN CUI CI SI E OCCUPATI DELLA FIGURA DI GESU, ANALIZZATA SOLO DA UN
PUNTO DI VISTA STORICO, TRALASCIANDO IL MESSIANESIMO PROVVIDENZIALE ESTATO IMMESSO NELLA
LETTERATURA FANTASTICA). Diversamente nel Settecento era stato distinto un Gesù storico, compito dello
storiografo, da un Gesù religioso, compito della teologia. La tradizione ebraica insisteva sulla matrice storica
di Gesù: il Settecento era stato importante poiché si era concentrato sulla figura storica di Cristo; mentre
Droysen ritiene, in una prospettiva storico-teologica, che la storiografia dovesse occuparsi della figura
completa di Cristo. Tutto l’impianto storico di Droysen ionsiste sull’idea che l’ellenismo è preparazione
incosciente al cristianesimo: la nascita di Gesù sarebbe stata preceduta nella storia da una serie di segni
(Alessandro precursore di Cristo) , non compresi dai pagani. Il compito dello storico per Droysen era capire
tali legai.
A proposito del classicismo (V e IV secolo) Droysen deve spiegarsi il ruolo di Atene: essaè valorizzata da
Droysen perché ha creato unità quindi in qualche modo anche la valorizzazione del ruolo di Atene è molto
cauto. L’unità di cui si parla è quella realizzata attraverso le Leghe. La lega ateniese è vista come primo
elemento illiberale e tirannico del mondo antico.
1. Atene illiberale;
2. La figura di Demostene.

Droysen fu il primo storico ad avere una concezione negativa di Demostene. Droysen imposta la
rivalutazione dell’Ellenismo nella sua diffidenza verso Demostene e in questo diventa un bersaglio del
classicismo.
La storia di Filippo è in continuità con le egemonie precedenti e non l’inizio della perdita della libertà. In
realtà Atene ha dato unità al mondo greco mediante l’asservimento. Nella sua visionePericle e Temistocle
esportarono la tirannia. Prima di Alessandro l’Asia, sotto i Persiani, era schiava e la sua dvinizzazione in
Oriente deriverebbe dalla gratitudine dei popoli liberati. Sono messi in discussione gli elementi cardine
della storia ateniese.

Lun. 5 dicembre.

ELLENISMO IN ITALIA.

Il tutto parte ancora una volta da una critica alla classicità. Aldo Ferrabino, negli anni ’20, ritiene sulla storia
greca classica che l’esperienza democratica sia stata fallimentare: il suo peso ideologico più forte è la critica
all’Atene classica. Ferrabino inizialmente non è alimentato da un tentativo di dimostrare che l’ellenismo
propone modelli migliori (fallimento del federalismo della pòlis.
Sul tema della libertà. Tutte le forme federative non autocratiche sono fallite. Agli inizi degli anni ’30
(scrive La dissoluzione…
Tra il ’31 e il ’32 vi è un proliferare di critiche verso Filippo e Demostene.

La polemica più importante è quella tra Arnaldo Momigliano e Piero Treves.


Piero Treves è nato nel 1911 (vedi Pais e De Sanctis). Figlio di una famiglia ebraica (è cugino di Carlo Levi)
vive nella c.d. “Torino dei professori”. Non fanno ell’ebraismo una pratica ortodossa, ma hanno una
partecipazione a socialismo utopistico, a vario carattere ecumenico, aperto e libero da ortodossie tutti
questi intellettuali socialisti erano allievi di Giosuè Carducci (l’antefatto culturale della famiglia di Treves è
un scialismo ottocetesco: sono aperti all’interventismo in guerra). Si lega a Gaetano De Sanctis (insegna a
Torino e Roma) con cui si laurea con una tesi su Demostene. I suoi studi di Letteratura Greca (Augusto
Rostagni) .
Negli anni ’30 ha una polemica con Momigliano e patisce l’impegno politico del padre. Cacciato dall’Italia
con le leggi razziali. Molto vicino alla cultura britannica. Tora in Italia nel ’55 e insegna Storia Greca a
Firenze, Trieste e Venezia

(Inserto alias su la domenica)

La sua produzione è sterminata. Molti aricoli sia sull’ EI (enciclopedia italiana) sia DBI (dizionario biografico
degli italiani) ha tantissimi articoli sulla storia ellenistica.
1962. Scrive “L’idea di Roma” dove esalta tra figure di storici romani importanti (Corrado Barbagallo,
Guglielmo Ferrero e Ettore Ciccotti); è la quintessenza di storici romani che avevano lavorato al margine,
distanti da De Sanctis, dal filologismo e dal germanesimo culturale. Il rifiuto della filologia è alla base della
sua attività.
Il so professore di lice, Cervi, che continuava la polemica nietzschana contro la filologia. (Appendice
basileiana e rifiuto del germanesimo a favore di una storiografia che cogliesse l’universale e non più il
particolare). Queste figure si erano mosse verso storia economica, ampie categorie… (Ettore Lepore
nelGigante racconta che ad un convegno di filologia dell’84 il testo dato da Treves venne rifiutato poiché
poco filologico e troppo storico.)
Scrive anche “Lo studio dell’antichità classica nell’Ottocento”; un’opera fatta a profili. La recensione del
Momigliano fu negativa. Nell’opera i grandi filologi e antichisti italiani sono Pascoli, Carducci, rifiutando
totalmente il germanesimo culturale avviato da Mommsen. Viene proposto come vero modello di
antichistica italiana l’Italia risorgimentale.
Nel 1917, iin pieno conflitto mondiale, Ettore Romagnoli scrisse “La Minerva e lo scimmione”
(rispettivamente Italia e Germania) e fa un attacco contro la filologia germanica. Il panphlèt si cala nel clima
della prima guerra mondiale.
In Italia c’è un clima molto forte attorno a questa tematica. Treves rappresenta l’esperienza
dell’intellettuale che più di tanto altri ha portato avanti il filone antigermanista e antifilologico, in nome di
una storia antica che si unisca ai valori universali.

Nel dopoguerra con l’avanzata dell’antropologia, del marxismo… Treves diventa un antichista di
un’isolatezza assoluta nel panorama culturale a lui contemporaneo.

Formazione di Treves:
1. Socialismo
2. Ebraismo (mai radicale)
3. Difensore dello stato di Israele

Si avvicinò anche al cristianesimo ma senza convertirsi; interessato agli elementi culturali del cristianesimo.

Grande estimatore del mondo anglosassone. Ritiene che il mondo britannico sia nettamente superiore a
quello germnanico, anche da un punto di visa scientifico, in virtù del fatto che gli storici e gli antichisti
tedeschi erano troppo legati all’idea di Stat, mentre gli inglesi declinano lo studio ella storia in stretta
congiuntura con valori etici più liberali.
Fu grande estimatore di Gilbert Murray, che si avvicina al mondo greco attraverso l’antropologia. Tacciava i
filologi tedeschi di eccessivo tecnicismo.
ORIZZONTE ANGLOFILO.
DOPO DROYSEN.

Il periodo successivo a D., è caratterizzato dall’esordio di nuove discipline che insistono soprattutto sulla
papirologia e sull’epigrafia.
Intorno al 1890 si considera Wilke (?) pubblica un libro che può essere in qualche modo considerato l’inizio
della scienza papirologia e si concentra sull’Egitto làgide. (Trovati il nome del libro in tedesco). L’opera
pone l’accento sulla cultura ellenistica dalla maggiore attestazione. Questa nuova scienza apre il bacino
della documentazione su quest’epoca.
Nel 1931 lo stesso Wilken scrive un’opera storica, Alexander der Grossen, in essa si sente l’esigenza di fare
una sintesi storica. La monografia replica il taglio monografico e biografico secondo prospettive laiche. In
essa è affrontato anche il tema più scabroso della vita di Alessandro: l’alessandro debole, effemminato,
violento, cinico… proprio per il carattere laico l’opera fa i conti anche con questi aspetti. Si delinea un
approccio più storico, che mette in evidenza la real-politica di Alessandro Magno (doriktetos kora).
Una real politik sviluppa strumenti diplomatici variabili. Non abbiamo egemonìa o archè; c’è un’dea di
impero fondata sull’occupzione con la lancia.
Nella sua monografia affronta questo problema, rifiutando l visione teologica e teleologica dell’Alessandro
droyseniano (importante è anche l’episodio d Opis, in cui Alessandro si trova a dover far convivere due
aspetti ma anche a far prevalere un’esigenza).
Nell’analizzare la questione di Opis dice chiaramente che quello è un episodio chiaro di una real-politica:
esso sancisce un passaggio necessario; non è l’opera sugli ostraka quanto una sua rivalutazione
storiografica.

Nel 1904 Beloch, intento a scrivere la Grechische Geschichte, concpisce l’idea che la sua storia è un periodo
di ci bisogna occuparsi, poiché è a metà tra la Greca e Roma, ed è da considerare l’età moderna
dell’antichità. Questa concezione si radica tantissimo (Menandro, Callimaco, Teocrito, Apollonio ed Eroda.
Lla Kroitzung der Gattungen, testimonia un cambiamento del pubblico di riferimento: restrzione di orizzonti
e pubblico, che diventa di elites. Il realismo e l’erudizione coesistono grazie alle restrizione del pubblico. La
letteratura ellenistica è elitaria.
Invece a partire da Beloch la letteratura ellenistica esprime una dimensione borghese: essa è anche una
realtà di grandi rivoluzioni sociali (Cleomene III e la Sparta riformatrice; il movimento di Aroistonìco…; i
Gracchi…)

Componente elitaria: sperimentalismo linguistico e realismo (Bodleire)


Se ne concluse che l’Ellenismo era l’800 dell’antichità (vedi specialmente la tradizione francese)
Questo forte analogismo ha molto influenzato la concezione della cultura ellenistica.

Psiche di rode.

Il suo grande interesse è per Werner Jaeger, l’autore del terzo umanesimo, la cui opera era ritenuta la vera
sintesi tra Nietsche e Wilamowitz.
Miriade di articoli sull’Ellenismo.
Le due opere del ’62.

Il tema dopo il ’55 è una poolemica contro il germanesimo.


Il tema degli anni ’30 è Filippo e Demostene.

Anche Momigliano ha una visione negativa della libertà greca.


Momigliano si avvicina all’Ellenismo per tre sostanzialità:
Inrteresse demolitore verso la figura di Demostene;
La discussa monofrafia del 32’-34’ su Filippo;
Interesse alessandrino
Articolo sull’Enciclopedia Italiana in merito a Roma. Questo articolo si classifica in una società che, negli
anni ’20, nutre un profondo interesse per l’Ellenismo.

Si considera uno di quesgli intellettuali che durante il Fascismo riscoprirono l’Ellenismo per il suo carattere
autoritario e securitario.
M.R. Si impressionò davanti alla struttura statale dei Làgidi, vedendovi alcuni tratti del governo bolscevico.
In Italia l’Ellenismo va unito all’interesse per gli stati forti, monarchie, e per una critica sempre più forte nei
confronti del classicismo, vendendo ella letteratura e nella società ellenistiche un modello più sano.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale cambiano le prospettive sull’Ellenismo.

Negli anni ’20 e ’30 l’agenda di Momigliano è fortmente caratterizzata da interessi verso ellenismo e
sviluppo romano. Nel 1970 su Rivista di Studi Italiani RSI, Momigliano scrive un articolo, Introduzione
all’Ellenismo, in cui ritroviamo una visione completamente diversa (leggi dopo l’articolo del ’33), dove si fa
più seriamente storico e storiografo dell’Ellenismo. Vengono denunciate alcune operazioni risalenti a
Meier1, che discuteva sulla natura improbabilmente razziale dell’ellenismo (prospettive razziali e
razzistiche). Qui Momigliano denuncia queste strutture, mentre la palinodia rimane legata all’introduzione
al secondo Filippo (’87).
Nei primi del ’70 Momigliano su una rivista americana, History and theory, scrive un articolo, Droysen
between Greeks and Judies, in cui denuncia la poca attenzione (strumentale certamente) che Droysen aveva
nei confronti della cultura giudaica.
Nel 1975 in Lezioni tra Cambridge e il Bryn Mavr College, in Pensylvania, sfocia nel volume Alien (Saggezza
straniera) , dove l’Ellenismo non viene più solo letto nella linea droyseniana di un universalismo assoluto
(superamento delle culture locali) dando grandissima importanza alle culture dell’Ellenismo, sollecitate
dalla grecità ma che hanno espresso anche tradizioni culturali locali e questo testo è dedicato agli Ebrei,
Celti, Iranici e i Romani. Momigliano non abbandona l’dea droyseniana della grecità come elemento
solvente, però Momigliano inaugura una strada dove le culture stesse hanno dato vita a prodotti
culturali(colpisce la presenza di Roma, abbandonando l’idea di una romanità la cui diffusione completa
l’ellenismo).

1
Nel 1925 scrisse Gluthe und Nieghergand (sangue e decadenza)
281-221 a.C.
Lega etolica. Siamo davanti a situazioni “etniche”, realtà territoriali abitate κατὰ κῶμας. Il santuario di
Termo centralizza questa espressione degli aitolòi. Tucidide li cita come un esempio di grecità arcaica e
conservatrice. Nell guerra lamiaca impegnano i macedoni. La prospettiva degli etoli è espansionistica e va
su due rami:
Terrestre epicràteia, esercizio di sottomissione e di tutela.

Mentre la lega achea ha un’espansione coeva, nel caso della lega etolica ciò non avviene.
Esistono nella lega achea due istituti per garantire il controllo dei territori:
1. Isopolitèia, strument con cui gli etòli raggiungono rapporti anche con i popoli dell’Asia Minore.
2. Asylia (il verbo derivato indica il saccheggio)
La lega etolica ha un’egemonia in particolre nella Grecia centrale (Acarnania, Focide, Locride e Beozia),
Peloponneso (Elide, Messenia ed Arcadia).
Una voltapresa Naupatto, la pirateria etolica diventa una ‘ditta’ e rafforza in tal modo i rapporti con l’Asia
Minore.

La lega achea ruotava attorno al culto di Zeus homarios (le colonia achee dell’Italia meridionale instituirono
lo stesso culto, quali Sibari, Crotone e Metaponto; esiste nel caso delle colonie ancora una dimensione
etnica).

Antigono Gonata. Filosofo storico.la cacciata dei Galati, relegati in Asia Minore, fu opera sua. Ha una
politica ‘dal pugno forte’, diversamente da quella dei re mcedoni, che permettevano, ads esempio,
l’esistenza della Lega di Corinto. Calcide, Demtriade e Corinto furono chiamate le tre catene del
Peloponneso, dove nacquero molte tirannidi filomacedoni (esempio di Megalopoli, Corinto e Sicione).

Cos (coste della doride d’Asia)

Antigono Dosone. Ricstituzione del legame con la Macedonia in funzione antispartana.

Il Peloponneso aveva in età micenea un’unità etnica, mentre in età arcaica e classica è iinteressato dalla
dialettica tra Sparta e Argo e nel 371 con Leuttra Sparta pèerde la sua egemonia. Una nuova egemonia
viene attuata da Tebe (sdorizzazione el Peloponneso). Nel III secolo a.C. Il Peloponneso diventa un’area di
stretto controllo. Sparta rtorna alla politica peloponnesiaca.

Sparta di III secolo.

Plutarco scrive la vita di Agide IV e Cleomene III e li paragona ai Gracchi. La tradizione ci ha trasmesso
queste due figure attraverso questo filtro.
Agide IV nel 243 redistribuisce la terra secondo un criterio isnomico. Tipica politica che Solone, ad esempio,
riteneva fossero tiranniche.
Nell’episodio dei re riformatoriùùù c’è l’idea di un’istituzione arcaica che si conserva.
Nel 221 scoppia la seconda guerra sociale, che vede la lega ellenica contro gli etoli e s conclude con la pace
di Naupatto nel 217 a.C. (Discorso di ?)

Agrone, re degli Ardiei (gruppi microetnici nella realtà adriatica). La politica della pirateria venne spinta
anche dai Macedoni in funzione anti-etolica. Secondo Polibio mercanti italici, secondo Appiano gli abitanti
di Isso, si vanno a lamentare con il senato romano poiché sono colpiti nei loro interessi dalla pirateria
illirica.
Tanto la notizia di Polibio, quanto quella di Appiano dimostra la pre esistenza di un interesse romano verso
l’Adriatico (già esistente al tempo della guerra contro Taranto). Secondo la tradizione il senato mandò
ambasciatori per fare rimostranze alla regina Teuta; alla loro partenza uno viene anche ucciso ( casus belli).
La tradizione ripresenta la regina come un’irresponsabile (possibile misoginismo di Polibio). La visione parte
dal fatto che la pirateria illirica veniva vista come un’attività statale; dall’atteggiamento di Teuta si dimostra
il contrario.

Potrebbero piacerti anche