Scuola di Calogero e Giannantoni. Edizione Burnet. cfr. De Ruggero - Platone.
Diogene Laerzio. L'opera di Diogene Laerzio importante perch sono narrate tutte le testimonianze su Platone. Platone (nato: 428/427). Platone come fondatore della metafisica. Il percorso di Platone curioso: figlio aristocratico, di educazione poliedrica, predestinato alla carriera politica. Dopo Pericle, durante la guerra del Peloponneso, tutte le POLIS greche stanno perdendo il loro potere. Siamo in un periodo della storia greca con una successione di guerre, e ci sono dei grandi rivolgimenti: i 30 tiranni -- Crizia [parentela con Platone] era coinvolto. Platone era di estrazione aristocratica e contrario alla democrazia. Ha sempre sostenuto l'oligarchia; Platone segue gli studii tradizionali; si prepara ad assumere una carriera politica. Pare sia stato discepolo di Cratilo (attestazione di Aristotele). Il grande incontro quello con Socrate: l'incontro con il filosofo. [I semestre dedicato ai dialoghi socratici]. L'incontro con Socrate anche di pi. 399 a.C. Socrate muore. Questa data segna un conflitto giunto fino a noi: il conflitto tra politica e filosofia, tra la citt e l'uomo. [Filosofia?] al margine della citt, ovvero dove aveva indicato Socrate. Platone per prima cosa [prima opera] scrive l'Apologia. La filosofia assume il significato dato da Socrate e Platone in contrasto con la societ. Platone rinunzia alla politica [attiva]; ma con delle eccezioni: nella Repubblica afferma che il buon governo il governo dei filosofi. Solo la filosofia pu essere il cammino verso l'amministrazione (brutta parola) del bene pubblico. Chi ha condannato Socrate ha anche messo a repentaglio la POLIS. Come Heidegger, il rapporto con la politica stato difficile. Un documento sulla vita la VII lettera. Prima considerata spuria, ora considerata autentica. Platone appartiene anche alla Magna Grecia. Nei suoi viaggi far incontri importanti: Timeo a... etc. Subito dopo la morte di Socrate, gli allievi si trasferirono [via] da Atene. Euclide da Megara va a Megara. Anche Platone va via, prima forse in Egitto, poi a Cirene ed infine a Siracusa. Platone vi si reca per poter sperimentare il governo dei filosofi, dove Dionigi I governa... e del parente Dione [mezzo allievo di Platone]. Tramite lui cerca di creare il suo governo eletto. Viva il Tiranni, morte al DEMOS. Platone oligarchico. 3 viaggi a Siracusa. Tutti male. Viene fatto prigioniero, schiavo e viene riscattato. Negli altri rischia pure la vita. Archita di Taranto intercede per salvarlo. Heidegger ha aderito al Nazismo, dal quale non ha mai preso le distanze: la "Siracusa di Heidegger" sulle tracce di Platone. DER FUHREN FUHRER. Quando rietra fonda l'Accademia. Scrive opere non socratiche e si occuper delle "Leggi" (la APOLOGIA DI SOCRATE (Cecilia)
La fonte pi importante riguardo alla vita di Platone lopera Vite dei filosofi di Diogene Laerzio, che raccoglie varie testimonianze della vita del filosofo. Platone nasce nel 428/427 a.C.: la data di nascita mitica, essendo una figura leggendaria, per cui viene ricondotta al mito il nome pseudonimo e significa spalle larghe. Platone proviene da una famiglia aristocratica di Atene ed ebbe, come previsto, uneducazione poliedrica, per cui il suo il curriculum di un giovane aristocratico destinato alla carriera politica. Egli vive in unepoca complessa della storia greca, infatti siamo nel periodo dopo Pericle: Platone vive nellultima fase importante della storia di Atene, che gi va comunque perdendo, insieme ad altre citt, il proprio prestigio; da una parte si succedono guerre (come la guerra del Peloponneso), dallaltra vi sono grandi rivolgimenti (come il regime dei 30 tiranni, in cui coinvolto lo zio di Platone, Crizia). Platone, politicamente, era contrario alla democrazia, come Aristotele: egli ha sempre sostenuto la necessit di un governo oligarchico che, nel suo pensiero, assumer connotati curiosi. Il percorso di studi di Platone tradizionale ed egli si prepara ad assumere la carriera politica ad Atene. Sembra sia stato allievo di Cratilo (discepolo di Eraclito), figura di cui parla sia Platone nellomonima opera, sia Aristotele nella Metafisica Aristotele gli attribuisce la dottrina del panta rei, anche se la teoria che appartiene a Cratilo larmonia dei contrari. Il grande incontro della vita di Platone con Socrate (lincontro con il filosofo) nei Dialoghi socratici Platone parla del maestro, parlando anche di s. Per lui comunque costituisce lincontro con la filosofia. La data in cui Socrate viene processato (399 a.C.) e condannato a morte, importante, perch ad essa segue una cesura, un conflitto, che si protrarranno nellOccidente per tutta la sua storia conflitto tra politica e filosofia/citt e filosofo, che rimane molto attuale. Il conflitto non porta ad una sconfitta della filosofia, che rester al margine della citt, luogo che Socrate aveva indicato. La morte di Socrate costituisce un evento significativo anche nella vita di Platone, il quale era predestinato alla carriera e alla vita politica: egli scrive lApologia di Socrate (prima opera di Platone), in cui testimonia il processo, riportando quanto avvenuto, le accuse mosse a Socrate e la decisione valorosa di Socrate, che non vuole andare in esilio nel Fedone , verso la fine, scritta la morte del filosofo. Platone si autodescrive nellApologia, mentre resta assente nel Fedone. La filosofia assume il significato che Socrate aveva dato alla filosofia, leggenda racconta che mor scrivendo quest'opera). Speusippo, Senocrate, Aristotele. L'Accademia non era solo un'istituzione come quelle moderne; ma era pensata per il SUNFILOSOFEIN, filosofare insieme, vivere insieme [influsso dei Pitagorici]. E' molto probabile che l'idea che vivere assieme fosse necessario per imparare a filosofare... Platone la eredita dai Pitagorici. Seguire insieme una condotta di vita. I pitagorici per anni non potevano parlare; ma dovevano serbare le parole del maestro. Insegnamento esoterico. In parte ci valeva anche per l'Accademia, e riprende l'idea che gli allievi debbano seguire il maestro: insegnamento esoterico. Due tipi di lezione: 1. uso interno: solo per gli allievi. 2. lezioni pubbliche. Gli studiosi sono concordi nel dire che nei dialoghi i temi sono quelli delle prime. Nasce da qui [la diatriba per] un'interpretazione diversa di Platone. Aristotele dice AGRAFTA DOGMATA: le famose dottrine non scritte per gli adepti. Platone introduce una distinzione: 1. allievi che studiano filosofia; ma poi vanno via. 2. coloro predestinati alla teoresi. DOTTRINE NON SCRITTE: studiate nella seconda met del '900. Giovanni Reale e la scuola di Tubinga[-Milano]. Tubinga citt universitaria. Gaiser: in realt gli AGRAFTA DOGMATA dovevano essere le dottrine pi importanti. La scuola di Tubinga si rif ad Aristotele per dire che queste sono le IDEE-NUMERO, l'UNO e la DIADE: principii di tutte le cose. MATEMATIZZAZIONE DEI PRINCIPII ONTOLOGICI DI PLATONE. Critiche: Gadamer ha detto che queste dottrine sono importanti; ma bisogna tener conto dei dialoghi. Chi da importanza ai dialoghi ne considera l'aspetto di metodo per la filosofia: il DIALOGO come MODALITA' DELLA FILOSOFIA. La Di Cesare ha studiato a Tubinga; per non prescinde dai dialoghi. Perch abbiamo tanto di Platone? 1. grande fama di Platone. 2. La filosofia si sviluppata a partire dai dialoghi di Platone, in stretto confronto con essi. In tempi diversi alcune opere sono state considerate spurie. Schleiermacher - Introduzione a Platone. La traduzione di Schleier macher stata epoch-making. Magistrale. Schleiermacher ha applicato un metodo di congruenza linguistica, cosa che ha fatto considerare spurii quasi tutti i dialoghi. Nel '900 sono stati applicati criterii meno restrittivi. 11 lettere sono autentiche, tra cui la VII. Dialoghi organizzati in tetralogie, anche se a volte non se ne capisce il criterio. Stephanus (Henri Estienne), XVI secolo, grammatico, edizione delle opere di Platone da cui i "numeri di Stephanus". Gerhardt (editore degli scritti di Leibniz). Testimonianze della scuola di Tubinga: Gaiser - Testimonianze sulle dottrine non scritte.
in contrasto con la citt: lincontro con Socrate decisivo, perch Platone rinuncia alla carriera politica, anche se con delle eccezioni nella Repubblica sosterr che lunico buon governo della politeia quello dei filosofi, non teorizza unesclusione del filosofo, egli contemporaneamente al margine della citt, ma si prepara al governo. La filosofia il cammino verso lamministrazione del bene pubblico della citt; per Pletone chi ha responsabilit politiche e ha condannato Socrate anche chi mette a repentagli la polis il rapporto complesso tra il filosofo e la politica attuale. Un ulteriore documento della vita di Platone la VII lettera, considerata non- autentica; oggi invece prevale la tesi che sia autentica lettera che parla della sua vita, della sua persona e dei suoi viaggi a Siracusa. Platone appartiene alla Grecia e alla Magna Grecia (Italia Meridionale), dove far incontri importanti (per esempio Timeo e Todi). Dopo la morte di Socrate, gli allievi di questo lasciano Atene ed cos che nascono le scuole socratiche minori. Lo stesso Platone, dopo alcuni anni, lascia la citt, recandosi in Egitto, a Cirene, poi a Siracusa, che insieme ad Atene costituisce un punto di riferimento per Platone. Siracusa diviene il luogo in cui sperimentare la politeia dei filosofi; stringe amicizia con Dionigi (tiranno) ed un suo parente, Dione Platone concentra il suo progetto politico-filosofico su Dione. Platone non pensa ad una democrazia, per cui fondamentale che ci fosse la tirannia, poich egli sostiene un governo oligarchico, fatto di pochi, cio i filosofi. Sono tre i viaggi a Siracusa, ognuno di questi ha un esito negativo per Platone: nel primo viaggio viene fatto prigioniero, quindi schiavo, ma viene riscattato grazie alla sua notoriet; nel secondo viaggio rischia la vita, poich Dionigi viene successo da Dionigi II; lultima volta in cui si reca a Siracusa, c una sorta di ricatto, per cui intercede Archita di Taranto se non avesse avuto legami con i pitagorici non si sarebbe salvato. Heidegger alla stregua di Platone, avrebbe voluto condurre il conduttore (si parla della Siracusa di Heidegger) resta il rapporto problematico tra la filosofia e la politica. Dopo i viaggi di Siracusa torna e fonda una scuola, lAccademia, in cui trascorre 10 anni, e in cui si cimenta in opere molto diverse da quelle socratiche, occupandosi di politica la leggenda dice che mor non appena fin di scrivere Nomoi. LAccademia ebbe un enorme successo (seguaci come Speusippo, Aristotele ecc.); essa era pensata per un sum philosophein (filosofare insieme), per cui era necessaria una vita in comune. Lidea che fosse necessario vivere insieme per imparare a filosofare e lidea di un particolare rapporto tra maestro e allievo ereditata dai pitagorici per i pitagorici cerano regole e condotte di vita che comprendevano anche
lalimentazione, inoltre cera un rapporto regolato tra allievo e maestro: non cera dialogo, era una scuola autoritaria, in cui vigeva linsegnamento esoterico, per cui non si poteva trasmettere al di fuori della scuola ci che si era imparato. Ci in parte funzionava anche per lAccademia, in cui si riprende lidea che chi studia filosofia arriva a maturit molto tardi, dunque gli allievi seguono il maestro, sulla base di un insegnamento esoterico. NellAccademia si distinguevano due tipi di insegnamento: quello esoterico, per cui le lezioni erano fatte ad uso interno della scuola e per i soli allievi della stessa; quello essoterico che consisteva di lezioni pubbliche. Da ci nasce uninterpretazione diversa di Platone; egli parla di agrapha dogmata (dottrine non-scritte) temi che Platone non ha trattato nelle opere scritte, ma concepite per gli adepti. Platone distingueva: allievi che studiavano filosofia, per cui per era pi urgente la prassi della vita; allievi predestinati alla teoresi. Nel 900 si crea un dibattito filosofico intorno agli agrapha dogmata: nella scuola di Tubinga (nata negli anni 60, in Germania), dove insegn Gaiser, si sostiene limportanza superiore delle dottrine non-scritte di Platone, rispetto alle altre opere concezione che si rif a delle testimonianze di Aristotele, per cui si sostiene che gli agrapha dogmata sono le idee numero e i due principi (luno e la diade) di tutte le cose, che valgono anche per Aristotele. Dunque la scuola di Tubinga, attraverso i suoi esponenti, sostiene una ma tematizzazione dei principi ontologici di Platone Reale condivide la posizione della scuola di Tubinga. Gadamer, invece, ritiene ugualmente degni di considerazione i dialoghi platonici. Si tratta quindi di due interpretazioni diverse della filosofia di Platone: 1) ma tematizzazione dellontologia (Tubinga); 2) importanza del Dialogo (la cui origine Socrate), come apertura della filosofia nei dialoghi socratici c il dialogo, come modalit della filosofia. Le testimonianze delle dottrine non-scritte sono di Aristotele, e Gaiser raccolse tutte le testimonianze del mondo greco in un volume. Comunque tra le opere conservate di Platone vi sono lApologia, molti dialoghi e alcune lettere. Il suo caso eclatante nella filosofia greca, perch la tradizione ha conservato un gran numero di opere motivi: Platone godeva di una gran fama e ci ha contribuito; la filosofia si sviluppata a partire dai dialoghi platonici, quindi dal confronto con Platone. A seconda delle epoche son state messe in dubbio delle opere, piuttosto che altre, in particolare nell800: Schleiermacher, un teologo protestante, e padre fondatore dellermeneutica nel senso di teoria dellinterpretazione, che lui applicava alle Scritture Sacre, ha tradotto in tedesco le opere di Platone la sua una
traduzione magistrale, ancora usata. Dunque egli ha il merito di aver diffuso Platone in Germania; inoltre egli ha applicato un metodo basato sulla congruenza stilistica, e dunque risultavano non-autentici quasi tutti i dialoghi posizione severa, rivista nel 900, si sono adottati criteri pi flessibili, per cui risulta autentica anche la VII lettera, che il documento pi importante per la vita e la filosofia di Platone. Le opere di Platone sono state sistemate in tetralogia, di cui ci sfugge il criterio; a volte chiaro sia il contenuto Apologia, Critone e Fedone sono a memoria di Socrate. Stephanus XVI (Hanir Estienne): grammatico che cur unedizione delle sue opere a cui si fa riferimento le opere di Platone si citano non con le pagine, ma con i paragrafi introdotti da Stephanus.
I primi dieci paragrafi fanno capo a diversi temi. Uno di questi sicuramente il processo di Socrate, quindi le accuse mosse a suo sfavore e la sua stessa difesa. In secondo luogo vi il tema dellatopia di Socrate (a-topia dove topos luogo) : sin dalle prime righe Platone mette in evidenza il luogo non-luogo di Socrate, la sua estraneit alla polis, il suo essere straniero in patria, ma anche il suo essere straordinario il fuori luogo dello straniero rispetto ad Atene, che da subito Socrate rivendica per s. Dellatopia di Socrate Platone parla in diversi dialoghi: una peculiarit che caratterizzava Socrate e in generale il philosophos, che atopos il modo in cui Platone concepir anche se stesso: un nuovo modo di intendere la filosofia, ossia come un fuori-luogo. Socrate vive ad Atene, ma non vive come gli altri, straniero, e questo il suo merito, ma anche la sua sofferenza; il filosofo si colloca ai margini della citt. Un altro tema riguarda il contesto politico-culturale e filosofico in cui viene descritto Socrate. Tema ulteriore quello della Sofia, cio la sapienza: il responso delloracolo di Delfi dice, attraverso la Pizia, che Socrate il pi sapiente, perch sa di non sapere un punto decisivo e di partenza, e non una banalit per il Socrate platonico o per Platone; In ultimo vi laporia di Socrate, strettamente connessa alla sua atopia: si tratta di una condizione di problematicit del filosofo, senza la quale non v filosofia; laporia il disorientamento Wittgenstein dir Ich kenne mich nicht aus (io non mi raccapezzo, cio sono disorientato e ho perso la via).
Le quattro fonti a proposito di Socrate: Platone, Senofonte, Aristotele, Aristofane.
Platone: la sua testimonianza di Socrate nei dialoghi socratici, quelli giovanili, il cui fine quello di far emergere la figura del maestro nella sua complessit figura leggendaria che rappresenta il simbolo stesso del filosofo e della filosofia.
Senofonte: la sua testimonianza nei Memorabili, ed sostanzialmente diversa da quella di Platone; intanto si pensava fosse pi provata a livello storico, mentre quella di Platone pi personale; la testimonianza di Senofonte arriva dopo trentanni dopo la morte di Socrate, mentre quella di Platone immediatamente successiva a questa Senofonte inoltre non un filosofo, anche se possibile ci sia una maggiore precisione in ci che racconta, affiora la sua povert filosofica, che non riesce ad offrire un quadro della grandiosit di Socrate.
Aristotele: la sua una meta-testimonianza, mediata da Platone; lui dice di Socrate molto di ci che gi disse Platone inoltre Aristotele ha preso un cammino distante da quello di Socrate, hanno due concezioni molto diverse della filosofia, per cui non si pu dire che Aristotele, nella sua testimonianza, faccia concorrenza a Platone.
Aristofane: nella sua commedia Le Nuvole ci da una testimonianza caricaturale di Socrate, unimmagine caricaturale del filosofo e della filosofia, il cui luogo sono le nuvole accusa rivolta prima di tutti a Talete; Aristofane ci da una caricatura storicamente interessante, poich riconduce Socrate ai Sofisti, ed egli non stato in grado di distinguerli.
NellAtene in cui si celebra il processo contro Socrate si fa, in generale, difficolt a distinguere Socrate dagli altri filosofi, come ad esempio i Meteorologi (filosofi della natura), ma specie dai Sofisti. Socrate quindi una figura che sconcerta gli ateniesi. Latopia di Socrate (neologismo dei dialoghi giovanili) la posizione del filosofo che marginale e senza luogo, poich straniero e straordinario; inoltre latopia quello sconcerto che esso provoca negli altri, lo stato danimo di perturbazione e irritazione che suscita negli altri latopia laporia, la condizione problematica, il disorientamento di Socrate, in quanto straniero, che disorienta gli altri, e non tutti amano essere disorientati. Pochi sanno sopportare il disorientamento, e quelli sono i filosofi, mentre negli altri irritazione Socrate, attraversato dal suo non-luogo andato irritando tutti, tanto da provocare la sua condanna a morte. Il problema
I-X: il processo di Socrate, l'accusa, la difesa, etc. ATOPIA di Socrate. Il luogo non-luogo di Socrate. Estraneit alla POLIS. Straniero in patria, straordinariet, fuori luogo, Socrate Outsider rispetto ad Atene. Peculiarit di Socrate e del Filosofo in genere. Il filosofo ATOPOS, fuori luogo. Come Platone intende Socrate, ma anche se stesso: ATOPOS. Socrate vive come gli altri; ma non al modo degli altri. Pregi; ma anche difficolt: il filosofo al margine della societ. 2. contesto politico/culturale/filosofico in cui muore Socrate. 3. la "sophia", la sapienza di Socrate. Il responso dell'oracolo di Delphi. (attraverso la Pizia) Socrate sa di non sapere. E' un punto decisivo e di partenza. L'APORIA di Socrate: condizione di difficolt, di problematicit, in cui si trova il filosofo: il dis-orientamento. Wittgenstein dir: "Ich kenne mich nicht aus" (io non mi raccapezzo). L'ATOPIA legata all'APORIA. Il tema dell'oracolo di Delphi: quando Socrate risponde "so di non sapere" egli smentisce l'oracolo. 17a/18a: Socrate ha ascoltato gli argomenti dell'accusa, ed IRONICO, IRONIA di Socrate: quasi quasi era stato convinto, persuaso... Far riferimento al suo atteggiamento: accoglienza (si predispone) agli argomenti degli altri. Socrate respinge di essere un abile parlatore a meno che non si intenda il dire la verit. Socrate rivendica un parlare diverso da quello degli altri, non forbito; ma il parlare di chi dice la Verit. Socrate vuole distinguersi dagli accusatori; ma anche da quelli esponenti della cultura ateniese e greca ai quali non vuole essere ridotto: ai Sofisti. Essi rivendicavano di saper insegnare l'EU LEGEIN, il ben parlare. Bagaglio culturale di ogni cittadino di Atene [cittadino attivo]. Costitutivo della democrazia. Socrate sta dicendo di distinguersi anche dai Sofisti. A Socrate non interessa l'EU LEGEIN. Non gli interessa difendersi; ma la verit e soprattutto la giustizia. SECONDA PARTE DEL PARAGRAFO: Socrate rivendica il parlare diversamente. Straniero all'eloquenza del tribunale. XENOS. Lo straniero, che si contrappone all'IDIOTES, ovvero al proprietario. Socrate si propone come XENOS, anche riguardo al suo parlare. La sua posizione quasi peggiore, perch Socrate, pur essendo Ateniese, si sente straniero, estraneo. Chiede di essere trattato come straniero. Socrate ATOPOS, un outsider, perch filosofo. Prega di essere considerato come veramente straniero. Il suo LEGEIN dei cittadini di Atene etichettarlo, come fa Aristofane, ed la maggiore difficolt. La testimonianza per eccellenza quella di Platone: in queste pagine c la presenza di Socrate, che ha solo dialogato, mai scritto, e poi c la presenza di Platone, come il testimone che fa parlare il maestro.
I PARAGRAFO. Socrate stato accusato ed costretto a difendersi; ha ascoltato gli argomenti dellaccusa si rivolge agli accusatori sempre con cittadini di Atene; Socrate dice che stato quasi convinto e persuaso da coloro che lo accusano questa lironia di Socrate, che comunque sta ad indicare un atteggiamento di accoglienza degli argomenti altrui, il che viene sempre ribadito, e la sua predisposizione allascolto a tal punto da lasciarsi persuadere persino dagli accusatori. Socrate respinge quello che sarebbe quasi un complimento sul suo conto(abile a parlare), ma Socrate non un abile parlatore, a meno che con ci non si intenda qualcuno che dice la verit, allora converrebbe ma Socrate non user un linguaggio forbito, parler alla buona. Con ci il filosofo rivendica un parlare diverso da quello degli altri, perch il suo un parlare di chi dice la verit Socrate si vuole distinguere dai suoi accusatori ed anche da quegli esponenti della cultura ateniese e greca in generale, alla quale non sente di appartenere e a cui non vuole essere ricondotto (specialmente ai Sofisti). I Sofisti sapevano di insegnare leuleghein, cio il ben parlare, che ai suoi tempi faceva parte del bagaglio culturale di un cittadino, ed era visto come costituente della democrazia. Socrate quindi si distingue dai Sofisti, come dai suoi accusatori a lui non interessa il ben parlare, n difendere i suoi argomenti, ma solo la verit e la giustizia. Socrate rivendica il parlare diversamente, perch lui straniero alleloquenza del tribunale xenos ( lo straniero e nullatenente), che si contrappone allidiotes (il proprietario). importante che lui da subito si definisca straniero, riferendosi al suo modo di parlare, alla sua condizione, che risulta anche peggiore rispetto a quella dello straniero vero e proprio, che pu essere riconosciuto dallaccento del suo parlare, il che pu quantomeno indurre a compatirlo; Socrate non viene immediatamente distinto da un cittadino di Atene, eppure lui si sente uno xenos e atopos, perch un filosofo, quindi prega di non essere compatito come uno straniero, ma di essere considerato come uno xenos, perch nel suo modo di parlare distante dai suoi accusatori. Il suo modo di parlare non peggiore n migliore, non si tratta di superiorit, ma sicuramente di diversit. Questo primo paragrafo mette in luce linizio della difesa di Socrate, il quale rivendica il suo modo di parlare e il fatto di diverso da quello degli accusatori. Non n peggiore, n migliore (modestia di Socrate); ma un LEGEIN diverso. Rivendica di essere un uomo giusto. Il LEGEIN di Socrate risponde alla sua ATOPIA. A proposito di Socrate ci sono 4 testimonianze: Platone, Aristotele, Senofonte, Aristofane. Platone: nei dialoghi socratici dove si evince il far emergere la figura del maestro: complessit di figura leggendaria, simbolo del Filosofo. Senofonte: nei Memorabili la figura di Socrate diversa dalla rappresentazione platonica. Alcuni hanno sostenuto che il Socrate di Senofonte sia pi storico. Ma l'Apologia scritta immediatamente dopo la morte di Socrate; mentre Senofonte scrive a distanza di 30 anni dalla morte di Socrate. Senofonte non poi un filosofo: povert filosofica di Senofonte, che non certo paragonabile a Platone. Aristotele: una meta-testimonianza. Dice in gran parte quello che ha [gi] detto Platone -- mediata da Platone. Aristotele concepisce la filosofia in modo drasticamente diverso da Socrate. Aristofane: nelle Nuvole da una testimonianza caricaturale di Socrate e del filosofo [in genere]. Caricatura storicamente interessante: Socrate viene ricondotto alla Sofistica. Aristofane dimostra di non essere in grado di distinguere Socrate dai Sofisti. Nell'Atene in cui si celebra il processo c' molta difficolt a distinguere Socrate dagli altri filosofi: dai meteorologi, dai filosofi della natura, e dai sofisti. Socrate sconcerta gli ateniesi. ATOPIA: neologismo che compare in Platone (guarda un lessico e la ricorrenza del termine). Vuol dire sia la "posizione" del filosofo, ma anche lo sconcerto che Socrate suscita negli altri. Condizione del Filosofo ma anche perturbazione, stato d'animo, sconcerto negli altri. Socrate STRAORDINARIO [nel senso etimologico]. Il DISORIENTAMENTO: solo pochi lo sopportano. Quei pochi potranno filosofare. Socrate ha attraversato irritando tutti. ATOPIA. Ateniesi dis-orientati. Sconcerto. No sconcerto, no party. Il problema per i cittadini etichettare. Socrate non si faceva pagare. Il problema di incasellare Socrate. La testimonianza principe Platone. C' la presenza di due grandi filosofi: Socrate (oralit) e Platone (testimone). 18a/19: c' una distinzione: i nuovi accusatori dagli antichi accusatori. i "nuovi" sono i giudici. Gli "antichi" sono i cittadini che lo hanno infamato (questi sono i peggiori). Coloro che vi hanno educato [cerca citazione]. 3 accuse: 1. Socrate specula sulle cose celesti. 2. indaga i segreti di sotterra. 3. i LOGOI (discorsi) pi deboli fa apparire pi forti. 1. sono i meteorologi. 2. Empedocle (gli Ionici). 3. sono i Sofisti. Sono le 3 accuse di responsabilit: Socrate sarebbe il precipitato di tutta la filosofia precedente e responsabile [di tutto]. Socrate si riferisce all'ambiente culturale di Atene. Socrate non rispetterebbe gli dei. Non ci si pu difendere (processati in contumacia). Socrate ha a che fare non solo essere giusto tutto ci risponde alla sua atopia.
II PARAGRAFO. Socrate fa una distinzione tra nuovi e antichi accusatori. I nuovi accusatori sono i giudici; gli antichi, ben peggiori, sono quelli che tra i cittadini di Atene lo hanno infamato se non fosse stato infamato per anni, i nuovi accusatori non avrebbero preso la parola. Le tre prime accuse mosse a Socrate: Socrate specula su cose celesti; Socrate investiga i segreti di sotterra; Socrate fa apparire i discorsi (logoi) pi deboli come i pi forti. Queste tre accusa fanno riferimento a tre filoni della filosofia sino a Socrate: la prima accusa si riferisce ai Metereologi; la seconda accusa si riferisce agli Ionici; la terza accusa si riferisce ai Sofisti. In poche parole, le tre accuse fanno di Socrate il responsabile o il precipitato di tutta la filosofia che viene prima di lui. Socrate ripercorrendo queste accuse fa riferimento allambiente culturale di Atene viene addirittura accusato di non rispettare gli dei, e da queste accuse non ci si pu difendere; Socrate quindi, oltre a riferirsi a chi lo giudica in processo, ha a che fare con unopinione pubblica che gli contraria gli esponenti culturali di Atene, dagli educatori agli scrittori. Platone vuole far capire quanto Socrate sia isolato, oltre che atopos e xenos, poich dalla sua ha solo pochissimi allievi.
III PARAGRAFO. Socrate in sostanza viene accusato di portare in s lo sviluppo del pensiero filosofico fino a quel momento. Egli prende distanza dallaccusa, ma anche dagli altri filosofi, dicendo che lui non si intende di queste cose, come ad esempio non si intende di physis (natura, essenza, principio e scaturigine delle cose) Socrate il filosofo deluso dalla ricerca delle cose e si concentra sulla polis, sugli altri uomini, non sintende n di physis n del logos dei Sofisti. Socrate fa entrare la filosofia nella citt; la filosofia, grazie a lui, diventa politica gli importa di incontrare i suoi concittadini e di discorrere con loro; la sua filosofia sar infatti dialogo, nellagor.
A partire dalla sua difesa, Socrate mostra di non essere come gli altri, n come i Sofisti, che si facevano pagare e si occupavano dei logoi nel senso di un uso strumentale del logos a Socrate non interessa rendere il discorso pi debole il pi forte, non vuole confutare gli altri e avere la meglio. Larte retorica nasce attraverso lo sviluppo della democrazia, perch i cittadini devono imparare a parlar bene, per difendersi in tribunale, dato che non vi erano giudici, e per parlare in assemblea. I Sofisti inventano la grammatica, promuovono il parlar con chi lo processa; ma con l'opinione pubblica che gli contraria. Gli esponenti della cultura (gli intellettuali) hanno parlato male di lui. Socrate (Platone) ci fa capire quanto Socrate sia ISOLATO. Ha solo i suoi pochissimi "allievi". 19b: RAGIONI va tradotto con LOGOS [reintroduciamo il termine greco al posto della traduzione italiana]. Socrate accusato come se portasse in s tutta la filosofia: "io non intendo n molto n poco"=Socrate non ha niente a che fare con meteorologi... non gli interessa la FUSIS. FUSIS: quasi sinonimo di ARCHE e di ESSENZA. Socrate dice "io mi allontano dagli altri filosofi". Nel Fedone: "dalla FUSIS al LOGOS (cfr. fuga nei LOGOI). Socrate deluso dall'investigazione delle cose ed indirizza lo sguardo verso la POLIS, verso l'ALTRO, verso i suoi CONCITTADINI, verso l'AGORA'. Fa entrare la filosofia nella citt. La filosofia diventa politica, perch entra nella citt. Discorrere, dialogare, incontrare [l'Altro]... dialogo nell'Agor. Su questa "conversione" dalla FUSIS ai LOGOI: c' gi [in parte almeno] nell'Apologia. Socrate non come i Sofisti, per quanto questi si siano rivolti ai LOGOI, perch l'atteggiamento diverso: per Socrate non si tratta di un uso strumentale del LOGOS. Socrate non intende confutare gli altri, e avere la meglio. La retorica nasce attraverso lo sviluppo della democrazia. Retorica: rendere pi forte il discorso pi debole per difendersi dalle accuse, difendere la propria propriet, parlare nelle assemblee, etc. I Sofisti sono i fondatori della grammatica. Parlar bene per imporsi, per avere la meglio, per farsi valere... Sconfiggere l'altro. Il prevalere di qualcuno su qualcun altro. C'era ad Atene; ma non la concezione di Socrate e di Platone. Socrate non interessato alla 3 accusa. Socrate non ha una concezione AGONALE (conflittuale) della politica. Per Socrate l'incontro/dialogo con l'Altro. Socrate smonta le convinzioni dell'altro, le certezze dell'altro, contro l'OVVIO. Padre scultore, madre levatrice --> arte maieutica: far uscire ci che l'altro sa; ma anche ci che l'altro non sa. Ricercare la verit insieme... nella citt. La giustizia, ci che giusto per la citt, per la comunit. Socrate: LOGOS nel senso di dialogo.
IV. riferimento ai Sofisti: i Sofisti vengono ricercati per insegnare ad essere buoni cittadini. IRONIA. EVENO. Socrate: "io non so". Io non ho le competenze che altri dicono di avere, non saprei insegnare ad essere un bravo cittadino, perch io non so.
V. "straordinario". Obiezione a Socrate: se ci sono dicerie sul tuo conto, qualcosa avrai fatto... L'Oracolo risponde: "nessuno pi sapiente di Socrate". bene come il saper farsi valere fanno un uso del logos totalmente diverso da quello che ne fa Socrate, per cui logos dialogo. La concezione politica odierna quella dei Sofisti: avere la meglio e vincere, al di l che si dica la cosa giusta. A Socrate non interessa la figura dellavversario, non ha una concezione conflittuale della politica; per lui la politica dialogo con laltro, lincontro con il cittadino. Socrate figlio di uno scultore (Sofonisco) e di una levatrice (Filotete) figura emblema dellarte maieutica, per cui si fa affiorare ci che laltro sa o non sa. Quindi non si tratta di vincere, ma di dialogare per cercare in comunione la verit e ci che giusto per la comunit, non per il singolo.
IV PARAGRAFO. I sofisti vengono ricercati perch dovrebbero insegnare ad essere buoni cittadini ironia di Socrate riguardo a Eveno, con cui si congratula. Ma purtroppo Socrate non sa, a differenza dei Sofisti, non ha cio le competenze che gli altri dicono di avere, per cui non pu insegnare ad essere una bravo cittadino.
V PARAGRAFO. Pone unobiezione: se non avesse fatto nulla di straordinario non ci sarebbero queste dicerie su di lui deve aver fatto Socrate non conferma l'oracolo. C' un enigma nella risposta/responso dell'oracolo. Per Socrate l'oracolo a tal punto un enigma che per lui diventa una domanda. Socrate altrimenti pregiudicherebbe l'oracolo. Socrate (per l'oracolo) il pi sapiente perch sa di non sapere, per non fare questo (che pregiudicherebbe il responso) Socrate volge l'oracolo in domanda. 21c: (bellissimo esperimento filosofico, e molta ironia) Socrate va da un sapiente, che guarda caso un politico. L'incontro con il politico in vista del povero filosofo. Ecco l'arte maieutica in negativo: far capire al sapiente che non sapiente. Liberazione da un falso sapere [cfr. la definizione del sofista nel Sofista che potrebbe corrispondere a Socrate]. L'ATOPIA il punto di partenza per la filosofia. ESIZIALE (???). A che serve la filosofia? serve ad imparare di sapere di non sapere. L'uomo politico crede di sapere. Non accetta che il suo sapere venga decostruito, demolito, etc. La differenza di cui andare fieri: egli crede ma non sa, Socrate invece no. Socrate si liberato dal falso sapere, riconosce di non sapere.
VII. Chi crede di sapere di pi sono in maggior difetto. Socrate sperimenta su tre tipi di cittadini: politici, poeti, artisti. I peggiori sono i politici, gli altri via via meglio. Resta comunque la concezione negativa dei poeti: Platone li avvicina agli indovini. L'accusa ai poeti sar giustificata con argomenti ontologici: MIMESIS delle cose, gi imitazione delle idee. POESIA: imitazione dell'imitazione. Socrate: condanna morale ai cittadini. Socrate si difende accusando. Manca ai cittadini la coscienza, la consapevolezza di non sapere. Noi abbiamo bisogno di una terapia (Wittgenstein) per capire che non sappiamo. VII. (continua) Socrate va dai politici, dai poeti, e dagli artisti. qualcosa che ha colpito. Lui dice che la sua una sapienza umana, ritiene di essere come gli altri. Racconto simbolico delloracolo: Cherofonte va a Delfi, domanda alloracolo se c qualcuno pi sapiente di Socrate; la sacerdotessa (Pizia), che media per il Dio, dice che non c nessuno pi sapiente di Socrate.
VI PARAGRAFO. Socrate non conferma loracolo, dice che la sua risposta un enigma, perch lui non ha coscienza di essere il pi sapiente; per Socrate il responso del Dio diventa una domanda, a tal punto che si presenta come un enigma se confermasse loracolo di Delfi, pregiudicherebbe e metterebbe in questione loracolo di Delfi, che dice che Socrate il pi sapiente, proprio perch Socrate sa di non sapere (questo lenigma). Il filosofo volge loracolo in domanda, problematizza: loracolo di Socrate non pu mentire, mentre Socrate non pu disdirlo qui la modestia e lironia di Socrate: come va interpretato loracolo? Come un esperimento filosofico. Cos Socrate va da un uomo politico, che ha la fama e la convinzione di essere sapiente lesperimento si risolve nellincontro tra luomo politico in vista e il filosofo che vive ai margini della citt. Luomo politico convinto di sapere; larte maieutica di Socrate (al negativo) cerca di far capire a chi crede di essere sapiente che sapiente non una liberazione dal falso sapere; perch ci sia filosofia bisogna ci sia aporia e problematicit, la coscienza di non sapere, ch se c falso sapere non c filosofia. Da quel momento luomo politico ha in odio Socrate, il quale conviene di essere pi sapiente nel fatto di sapere di non sapere Socrate, non sapendo, neanche credeva di sapere, mentre luomo politico ne aveva fama e ne era convinto; in ci Socrate pi sapiente di lui. Lincontro tra il filosofo e il politico un rapporto conflittuale: il politico non accetta che il suo sapere venga decostruito, perch lui sa e crede di sapere Socrate pi avanti perch si liberato del falso sapere. Cos Socrate continua con questo esperimento.
VII PARAGRAFO. Tutti coloro che credono di sapere si son rivelati quelli che si trovano in maggior difetto. In definitiva Socrate fa lo stesso esperimento con tre tipi di uomini: i politici, i poeti e gli artisti scala decrescente, dal peggiore al meno peggio. I poeti, di cui Platone ha una concezione negativa, avranno un ruolo importante anche nella Repubblica lui avvicina i poeti agli indovini e ai vaticinatori: dicono cose belle ma non sanno nulla di ci che dicono. Gli artisti si intendono solo del loro mestiere. Per Platone la poesia mimesis delle cose, e se le cose sono mimesis delle idee, la poesia dunque imitazione della imitazione. Qui c una condanna morale da parte del filosofo Troviamo una condanna di Platone per la poesia, con motivazioni non solo politiche; ma anche ontologiche. I poeti imitano le imitazioni. Platone mette i poeti accanto agli indovini e ai vaticinatori. Gli artisti sono anche artefici, artigiani: credono di sapere perch posseggono una TECHNE, un'arte, un sapere che un intendersi di... Hanno lo stesso difetto dei poeti. Sanno fare la propria arte; ma anche fuori da quel ambito credono di essere a pari modo sapientissimi. Credono di sapere, di avere la sapienza, la SOPHIA. Posso essere un bravo scultore; ma non avere la SOPHIA. In realt si tratta di un rapporto ??? e diverso con la SOPHIA, perch questa non si possiede. Non il possesso; ma l'amore (FILEIN). Sapere di non sapere, e che ama la SOPHIA, questo il rapporto del filosofo. BRAMARE, anche un rapporto EROTICO. Queste categorie di uomini sono indietro a Socrate, ch egli sa/conosce i propri limiti [e quindi se stesso: GNOTI SEAUTON].
VIII. c' una dignitosa fermezza di Socrate il quale vuole provare/testare ci che l'oracolo dice: fatto l'esperimento, preferibile la sua condizione, che quella dell'APORIA.
IX. non ci deve sfuggire l'ATOPIA di Socrate. Socrate suscita fastidio, egli scatena il malanimo. Socrate consapevole di esporsi. Il filosofo si espone alla calunnia, al malanimo, all'ira. Il dare fastidio non accidentale: Socrate viene calunniato e processato non a caso. Il fastidio fa parte della filosofia, non il carattere [solo] di Socrate; ma caratteristica della filosofia. Altrimenti un BEN PARLARE [quindi un cazzo proprio]. Il fastidio COESSENZIALE alla filosofia. Il suo non sapere pi vicino alla SOFIA. Nulla vale la "sophia" che, dai margini della citt, arriva a difendersi accusando. La consapevolezza di non sapere, daltro canto, sar, da queste pagine, la base della filosofia. La condanna alla poesia di tipo politico e ontologico.
VIII PARAGRAFO. Gli artisti sono artefici (come gli artigiani ad esempio) confine labile tra le due figure; gli artisti, dice Socrate, sono saccenti, credono di sapere perch possiedono una techne, che arte e saper fare, un intendersi-di, gli artisti sanno fare; essi sono come i poeti, non sanno, ma pretendono di essere sapienti anche in altri campi (difetto di misura). Gli artisti hanno la techne e pretendono di possedere la sophia, ma son due cose distanti, che non si implicano non si tratta di possedere la sophia, ma di un nuovo rapporto con essa, per Socrate; non si possiede la sophia come si possiede la techne. Il verbo che lui accosta a sophia philo, che indica lamore della sapienza, che non il suo possesso; Socrate incarna colui che non sa e ne ha la consapevolezza, non ha la sapienza ma la ama il rapporto del filosofo con la sophia questo, lamore bramare (rapporto erotico con la sapienza, leros ha un ruolo importante per Platone). Tutte queste categorie di cittadini sono indietro rispetto a Socrate, che sa di non sapere. In lui c una fermezza dignitosa, poich si rende conto che preferibile la sua condizione, che quella dellaporia, cio la difficolt propria di chi riconosce di non sapere.
IX PARAGRAFO. Socrate da fastidio agli altri, lui un atopos, ed il suo non un semplice esperimento irrita gli altri, perch fa emergere lignoranza, quanto effettivamente le persone non sanno. Socrate consapevole di esporsi, mentre sa di non sapere, nel dialogo; si espone al malanimo e alla calunnia, allira, perch da fastidio il fastidio non qualcosa di accidentale, Socrate non viene processato per caso; il fastidio parte della filosofia, non una peculiarit del carattere di qualcuno. La filosofia che non da fastidio il ben dell'uomo; ma il vero sapiente il Dio. Il Filosofo riconosce la finitezza della sapienza umana, e rinvia gli altri a questa finitezza. Estrema miseria: questa estrema miseria quasi rivendicata da Socrate. Egli intende distinguersi dai Sofisti: esponenti di una nuova cultura che si schierava contro la tradizione. Il filosofo, al contrario del Sofista, non si fa pagare: questi insegna l'EU LEGEIN, a confutare, ad avere la meglio, egli prepara il cittadino alla vita politica. Il filosofo non ha questo intento. Ma di pi: Socrate in realt veniva da una famiglia benestante; ma si riduce in miseria. Forse anche la miseria coessenziale alla filosofia. E' la scelta di Socrate. Socrate era stato oplita nell'???. La filosofia non assimilabile ad una TECHNE e con essa non si fanno soldi. Socrate ha un'ansia di ricerca. Il filosofo. Socrate ha percorso le strade della citt, cercando un cittadino sapiente. Viene alla luce la modestia; ma soprattutto che questa sapienza umana nulla: Socrate riprende una riflessione che gi si era sviluppata con Eraclito (e con i Presocratici in genere). Socrate non slegato dalla filosofia che lo ha preceduto. Eraclito e Parmenide sono importantissimi per Socrate e per Platone. La riflessione dei Presocratici nota a Socrate.
X. Accusa di corrompere i giovani: corruzione. Socrate ci dir che corrompere significa "rendere peggiori". Una delle accuse pi gravi. Questa accusa viene dai suoi concittadini, i quali si sono sentiti esaminati e perci calunniano: sono i vecchi/antichi accusatori. Questa anche la calunnia pi semplice. Accusa corroborata dal fatto che questi giovani (ricchi) lo imitano, e fanno emergere l'ignoranza dei loro concittadini. "Imparano" da Socrate l'arte maieutica, il dialogo, il dialogare. Non c' un oggetto dell'accusa, un qualcosa che Socrate insegna e non dovrebbe insegnare; ma l'accusa resta. Gli accusatori generalizzano, non sanno di filosofia e credono comunque di sapere tutto. Le accuse che vengono rivolte all'interno del processo sono riprese dalla piazza. Altrimenti il processo non potrebbe [non avrebbe ragione di] celebrarsi. Questo pensare del benpensante, ma certamente non la filosofia alla maniera di Socrate e Platone. La conseguenza si articola in un duplice malanimo: Socrate fa emergere lignoranza, e per di pi viene fuori che il suo non-sapere anche il pi vicino alla sophia. Comincia a dire che loro non sanno, che nulla vale la sophia delluomo; il vero sapiente solo il Dio riconosce i limiti, perch il filosofo denuncia i limiti della finitezza della sapienza umana, e rinvia gli altri a questa finitezza. Socrate rivendica lestrema miseria, perch intende distinguersi dai Sofisti tendenza prevalente nellAtene del tempo di considerare Socrate alla stregue dei Sofisti, cio lesponente di una nuova cultura e schierato contro la tradizione; ma Socrate ridotto alla miseria, e mentre il Sofista insegna ad avere la meglio sullaltro e si fa pagare per preparare il cittadino politico alla democrazia, il filosofo non ha intenzione di preparare il cittadino alla vita politica. Socrate aveva prestato servizio nellesercito, quindi la sua provenienza si pu ricondurre ad una famiglia benestante, ma egli si riduce alla miseria forse anche la miserie coessenziale alla filosofia, e questo nesso non banale. Anche questo pu essere motivo di fastidio. Il filosofo animato da unansia di ricerca, che lo spinge a girare la citt, per interrogare i suoi concittadini e trovarne uno sapiente. Qui viene alla luce la modestia proverbiale di Socrate, ma anche il limite della sapienza umana essa nulla e sapiente solo il Dio. Socrate si rif ad una riflessione iniziata con Eraclito e Parmenide non si deve pensare a Socrate come slegato dalla filosofia precedente; Eraclito e Parmenide sono importanti per Socrate e Platone. I cosiddetti presocratici indicano una categoria, esito della storia della filosofia, specialmente tedesca; sono filosofi importanti, e la loro riflessione nota a Socrate luomo non possiede la sapienza (Eraclito).
X PARAGRAFO. I giovani di Atene lo hanno seguito, non lo stesso Socrate a farsi pagare laccusa della corruzione dei giovani molto grave per Socrate; corrompere rendere peggiori. Tale accusa proviene dagli antichi accusatori, infastiditi da Socrate, per cui viene calunniato a questo modo unaccusa semplice da fare. Socrate gira per le strade della citt accompagnato dai figli di famiglie ricche, questo il motivo dellaccusa, corroborata dal fatto che i giovani lo imitano, cio imparano a loro volta a interrogare gli altri, per far emergere la loro ignoranza imparano larte maieutica, cio il dialogo; i filosofi devono imparare a dialogare con gli altri. Nessuno dei concittadini sa rispondere effettivamente alla domanda su che cosa insegni Socrate, per corrompere i giovani; e non rispondendo, laccusa rimane non sanno cosa [il processo] si tiene perch le nuove accuse sono formulate dalle/sulle prime. L'opinione pubblica contro Socrate.
XI. Io per quanto riguarda le accuse della piazza mi fermo qui. Socrate difende se stesso, avvocato di se stesso. Le prime accuse. Cesura (???). Socrate smette con la piazza ed esamina le nuove accuse. Nuove accuse: 1. reo di corrompere i giovani. 2. non riconoscere gli dei della citt (per le citt questa una dea: atto divino di fondazione della citt). 3. pratica culti nuovi e diversi. La sintesi di Socrate: ha messo al primo posto la corruzione, e prosegue su questo tema. ESAMINIAMO: 2. Socrate non riconosce gli dei condivisi. Socrate si pone al margine ma qui mette in discussione le fondamenta politiche della citt. 3. Socrate non si rif agli dei della citt; ma fa riferimento alla sapienza. Dopo Hegel, noi (forse) leggiamo Platone attraverso le lenti di Hegel. Il capo d'accusa in realt complesso. 3. Socrate un esponente della nuova cultura che ha trovato voce anche nei Sofisti, o in Anassagora. Socrate fa parte di coloro che vogliono mettere in questione tutto. FUSIS e NOMOS. FUSIS= vuol dire anche principio; significato ontologico pi che cosmologico; essenza. Inizialmente nessuno avrebbe messo in discussione che le cose sono per natura (FUSEI). Si diffonde in seguito l'idea che molte cose siano NOMOI, ovvero PER LEGGE, fatti/istituiti dall'uomo. Protagora dice che moltissime cose sono NOI, sono per istituzione, create dagli uomini. Questo dibattito prelude a Socrate. Questo dibattito nasce quando i greci iniziano ad avere contatti con altri popoli: riflettono sulla propria cultura. 3. Socrate: si assimila Socrate di nuovo ai Sofisti; c' di pi; accusa di ateismo. Di ateismo erano stati accusati anche altri filosofi; questi altri nuovi sfiorano l'ateismo (accusa non formulata ma ripresa da Socrate). I cittadini sospettano questo riferimento di Socrate al "DIO". Solo il Dio sapiente. Questo riferimento fa nascere sospetto. Socrate si difende dall'ateismo ma non [dall'accusa] di far riferimento al Dio. Questa accusa pericolosa perch Socrate si riferisce al suo DEMONE. Il Dio di Socrate la "coscienza filosofica". Non si tratta di ateismo perch c' una religiosit di Socrate. Egli fa riferimento ai limiti dell'umano, della sapienza umana, che sono ben presenti: il Dio sa, l'uomo no. Religiosit di Socrate. Non ateo, il sospetto dovuto al Dio a cui fa riferimento. Il problema dice Socrate, non sanno nulla e non conoscono il dialogo filosofico, sono estranei a questo. Le accuse rivolte a Socrate da parte degli accusatori nel processo sono riprese dalla piazza, dallopinione pubblica, che se non fosse infastidita, il processo non avrebbe avuto luogo; i giudici formulano le accuse sulla base delle calunnie gi in circolo sul suo conto (vecchi accusatori), quindi lopinione pubblica sfavorevole a Socrate, ma i giudici, basandosi solo su di essa, risultano non saper nulla.
XI PARAGRAFO. Si finisce dunque di difendere dai primi accusatori. Ora deve difendersi dai nuovi, a partire da Meleto punto di cesura, per cui inizia a esaminare le accuse mosse allinterno del processo. Capi di accusa: reo di corrompere i giovani; reo di non riconoscere gli dei; reo di proporre nuovi culti e nuove divinit. Socrate non riconosce gli dei della citt, quindi i suoi stessi fondamenti, per questo la polis si rivolta contro di lui. Laccusa molto complicata Socrate ha messo al primo posto la corruzione e segue sviluppando questo tema. Le altre due accuse sono le pi gravi per quanto riguarda lAtene del tempo non riconosce gli dei condivisi, come se fosse qualcuno che, oltre a rimanere ai margini della citt, le si pone contro, mettendone in discussione i fondamenti politici. La terza accusa riguarda il culto di divint nuove Socrate pratica culti nuovi e diversi perch non risponde agli dei della citt, cio ai suoi stessi concittadini, ma al Dio della Sapienza, poich ha detto che solo il Dio sa, ma con ci egli non rinnega la divinit. La terza accusa relega la figura di Socrate a quella di esponente della nuova cultura, che ha trovato voce nei Sofisti, o in filosofi come Anassagora fa quindi parte di coloro che vogliono mettere tutto in discussione. Distinzione importante: physis e nomos. La physis la natura, nel senso di principio (dei primi presocratici) che ontologico, riguarda lessenza delle cose nessuno mette in questione che il mondo stesso sia physein (per natura), cosa che Cratilo rivendicher (i nomi sono per natura). Si diffonde lidea che molte cose siano nomos (ci che istituito dagli uomini, legge) Cratilo, in cui si oppongono due tesi: per Cratilo i nomi sono per natura e per Ermogene i nomi sono per istituzione degli uomini. Per i Sofisti e per Protagora molte cose sono nomoi, per istituzione, e dunque si possono cambiare dibattito che prelude a Socrate, che nasce quando i Greci cominciano ad avere dei contatti con gli altri popoli, il che li spinge a riflettere sulla propria cultura. Con laccusa di praticare culti nuovi e diversi si assimila Socrate ai Sofisti, i quali dicono che le cose sono nomoi e si possono quindi cambiare, come le leggi, e perci possibile mettere in discussione ci che in vigore (come gli Dei). In di Socrate anche quello di discostarsi dalla moltitudine di Dei e di richiamarsi alla SOFIA. Socrate ci rimette la vita perch non risponde agli dei della citt. Egli dialoga col Dio. Socrate per eccellenza il filosofo condannato che muore. Perch muoiono i filosofi e non gli scienziati? Galilei (scienziato) vs. Bruno (filosofo). Perch Galilei abiura e Bruno no? Galilei sa che le sue scoperte potranno affermarsi comunque, ha "oggettivit". Il filosofo muore perch le verit dei filosofi hanno bisogno dei filosofi: la verit fa tutt'uno col filosofo (cfr. Nietzsche e Jaspers). La verit della scienza non ha bisogno dello scienziato. Le scoperte di Galilei non hanno pi bisogno di Galilei. Il caso di Socrate emblematico, paradigmatico. La sua verit fa tutt'uno con la sua persona. Il filosofo molto pi esposto dello scienziato: fa una vita molto pi difficile. Non riconosciuto, ai margini, molto pi esposto perch egli si espone. Caratteristiche della DIVINA MANIA che la filosofia: 1. ATOPIA, fastidio, sgomento. 2. povert. 3. l'esporsi. Per il filosofo necessaria la prima persona. Socrate sa gi come il processo andr a finire, chiaro.
XII. Socrate si difende dall'accusa di corruzione dei giovani. Socrate interroga Meleto: egli risponde che le leggi e i giudici sono capaci di educare i giovani. IRONIA. Poi risulta che tutti gli ateniesi renderebbero i giovani migliori, di educarli, tranne Socrate. Socrate prende la posizione verso Meleto, il quale ha portato Socrate in tribunale quando lui [Meleto] non si mai curato dei giovani. Perch i giovani seguono Socrate, il filosofo? I giovani non prendono questaccusa Socrate viene colpevolizzato anche di ateismo ma non il primo caso tra i filosofi. I culti nuovi sfiorano lateismo che cosa dunque fa sospettare i suoi concittadini? Il riferimento di Socrate al Dio; non si riferisce pi alloracolo di Delfi dice che solo il Dio sapiente. Questo riferimento desta sospetti lui si difende dallaccusa di ateismo, ma non da quella di far riferimento al Dio. Questaccusa, nella sua complessit, denuncia, in una certa misura, la filosofia come qualcosa di pericoloso in seguito Socrate far riferimento al demone. Il linguaggio di Socrate quello del filosofo, il suo Dio la coscienza filosofica; non un ateismo, perch vi religiosit in Socrate far riferimento ai limiti della sapienza umana, rinviando al Dio come vero sapiente. Socrate non ateo, ma desta sospetto a causa del Dio a cui fa riferimento. Prende le distanze dalla molteplicit di Dei e si appella alla sophia quindi al Dio. Laccusa di ateismo fu rivolta a tanti personaggi, ma Socrate ci rimette la vita perch non riconosce e non risponde a quegli Dei della polis, ma al Dio cui fa riferimento dialogando Socrate il filosofo condannato per eccellenza. La questione : perch muoiono i filosofi e non gli scienziati? Il parallelo esemplare costituito dalle figure di Giordano Bruno e Galileo Galilei Galielo abiura ed ha salva la vita, poich era consapevole che le sue scoperte si sarebbero comunque affermate, come verit oggettiva; per il filosofo non cos, poich Giordano Bruno non pu non morire per testimoniare quello che dice, il suo messaggio perderebbe di validit. La verit dello scienziato non ha bisogno di Galilei, poich oggettiva, indipendentemente dalla sua persona; la verit di Bruno/Socrate abbisogna della persona, perch fa tuttuno con il filosofo, la verit del filosofo qui sta una delle differenze decisive tra il filosofo e lo scienziato. Il caso si Socrate diverr emblematico; per difendere la sua verit, per difendere la sua persona, egli deve esporsi e ne consapevole il filosofo inevitabilmente pi esposto dello scienziato. Lamore della sapienza comporta questi termini: il fastidio, la miseria e lesposizione in prima persona, necessaria per il filosofo sono tre caratteristiche ben presenti a Socrate, anche se egli mantiene in tutto ci il suo tono ironico, perch sa gi come il processo andr a finire.
XII PARAGRAFO. Socrate si difende dallaccusa di corruzione dei giovani. Si rivolge a Mileto, al quale, mostra Socrate, non interessa nulla dei giovani; per Mileto sono le leggi a rendere migliori i giovani ma Socrate cerca luomo, vuole luomo, e a ci Mileto risponde che i giudici rendono migliori i giovani, gli stessi che sono chiamati a giudicare Socrate. A detta di Mileto, vi una grande abbondanza di educatori (ironia di Socrate), per cui tutti renderebbero i parte al processo [prendere parte come accusatori di Socrate, come tutti gli altri cittadini di Atene], o comunque sono dalla parte di Socrate. Corrompere vuol dire rendere peggiori, malvagi, indirizzare al male.
XII. (o XIII?) Questo passo molto famoso: contrapposizione socratica tra bene e male. Nessuno fa il male volontariamente: concezione intellettualistica del bene. Il male involontario, e chi sa pu fare solo il bene. Concezione etica, politica e filosofica. Fa parte della risposta di accusa di corruzione. Dopo il '900 difficile pensare 'ste cose.
Il tema sar quello della religiosit di Socrate, la parola "religiosit" va presa con molto cautela perch RELIGIO non fa parte del vocabolario greco: importante cogliere il nesso tra religiosit e filosofia e il capo d'accusa per cui Socrate non crede agli dei della citt. I 3 capi d'accusa sono documentati non solo in Platone (Apologia); ma anche in Senofonte (Memorabili) il che vuol dire che c' una conferma ulteriore, una prova storica, anche s Senofonte li espone in ordine inverso. Socrate corrompe i giovani -- corrompere: 1. rendere peggiori e malvagi (accusa mossa dagli antichi accusatori/opinione pubblica). Socrate accompagnato dai migliori giovani di Atene. Socrate suscita il malanimo e l'invidia. 2. Socrate non crede agli dei della POLIS, della citt. 3. Socrate propone nuove divinit. In questo frangente il confronto tra Socrate e Meleto. Socrate ha la meglio con facilit. Accenno alla teoria di Socrate: EUDEMONISMO ETICO. Nessuno fa il male volontariamente [per noi difficilmente accettabile, anche s caposaldo di Socrate]. Chi fa il male lo fa per ignoranza. Il bene si lega alla conoscenza. Oggi sui capi d'accusa pi gravi che portano alla condanna a morte: 2. Socrate non crede agli dei della citt: Socrate non condivide le fondamenta e i fondamenti della POLIS, mette a repentaglio la POLIS. 3. Socrate fa riferimento a nuove divinit: qui ci troviamo una contraddizione. Socrate non la fa passare. Non pu essere accusato di ateismo e poi di introdurre nuove divinit. Il secondo capo d'accusa non pu essere sostenuto: o l'uno o l'altro. L'accusa di ateismo: era un'accusa molto grave. Non la prima volta. Anassagora di Clazomene. Socrate lo menziona. Anassagora di Clazomene (500-428): filosofo molto pi complesso di quanto noi crediamo e sappiamo. Vive nell'et di Pericle (et aurea); un amico di Pericle. Anassagora viene coinvolto negli eventi politici di Pericle. Viene allontanato e viene accusato di ateismo. La prima grande accusa di questo tipo riguarda un filosofo [ma pensa te...]. Qualche decennio prima di giovani migliori, eccetto Socrate, il quale li corrompe. Socrate mostra una certa presa di posizione, per cui sostiene che a Meleto non importi nulla dei giovani, dicendo che tutti li rendono migliori ed uno solo li corrompe. Eppure i giovani seguono il filosofo, e questo un problema, perch anche i giovani sarebbero un potenziale contro la citt. XIII PARAGRAFO. Il corrompere rendere peggiori, cio malvagi, indirizzare verso il male. Questo un passo famoso, perch si delinea la contrapposizione socratica fra il bene ed il male: il bene preferibile al male, ma nessuno fa il male volontariamente concezione intellettualistica del bene da parte di Socrate, che comincia da qui. Nessuno fa il male volontariamente; chi sa pu fare solo il bene, mai il male concezione etica, politica e filosofica, che per Socrate parte della risposta allaccusa di corruzione. Uno dei temi principali quello della religiosit di Socrate religio una parola latina, per il problema capire il nesso tra religione e filosofia, quindi capire uno dei capi di accusa principali: Socrate non crede agli dei della citt. I tre capi di accusa sono documentati non solo nellApologia (testimonianza per eccellenza del processo), ma anche nei Memorabili di Senofonte (prova storica ulteriore), in cui vengono esposti in ordine inverso. Ricapitolo dei capi di accusa: 1. Socrate corrompe i giovani (rendere peggiori e malvagi) accusa di corruzione mossa dallopinione pubblica ateniese e deriva dal fatto che Socrate accompagnato nellagor dai figli dei migliore, e ci suscita il malanimo; 2. Socrate non crede agli dei della citt; 3. Socrate propone nuove divinit in questo frangente si delinea il confronto tra Socrate e Meleto, su cui Socrate ha la meglio facilmente. Inoltre qui entra in gioco la teoria intellettualistica delleudemonismo etico di Socrate, per cui nessuno fa male volontariamente (prima accusa); la scelta del bene e del male avviene sempre sulla base della conoscenza; chi fa male lo fa per ignoranza. Gli ultimi due capi di accusa sono i pi gravi ed il motivo per cui il filosofo viene condannato a morte Socrate non condivide le fondamenta e i fondamenti della polis, mette a repentaglio la polis, non accettando le sue divinit, nel riferimento a nuove divinit. Entra qui in gioco la contraddizione evidente tra il primo e il secondo capo daccusa: laccusa di ateismo contraddice il fatto che lui introduce nuove divinit Socrate, poich un filosofo, non fa passare questa contraddizione in seno alle accuse mosse da Meleto; stando a ci il secondo capo daccusa non pu essere sostenuto. Da questo contesto proviene laccusa di a-teismo (rifiuto degli dei) accusa molto grave, ma non la prima volta che viene mossa contro un filosofo. Il precedente di Socrate Anassagora di Clazomene, che svolge anche un ruolo Socrate. Le eco non si sono ancora spente; ma a ragion veduta... La filosofia di Anassimandro un ateismo. Egli rifiuta l'esistenza degli Dei. Quando Socrate parla Anassimandro il modello di ateismo radicale, per cui il sole e la luna non sono divinit; un illuminato, riconduce i fenomeni cosmologici ad una spiegazione scientifica. Quella contro Anassagora un'accusa legittima. Non riconosce gli dei e riconduce i fenomeni di parvenza divina a fenomeni attuali: un filosofo illuminato. Questa accusa non vale per Socrate che non sostiene un ateismo. 1. non vero che Socrate nega l'esistenza degli Dei. 2. non vero che Socrate riconduce i fenomeni divinizzati a spiegazioni naturali o naturalistiche. Socrate era annoiato dalle discussioni dei filosofi della Natura, e Socrate riconduce la filosofia dentro la POLIS. Niente sfondo naturalistico in Socrate. La seconda navigazione (fuga nei LOGOI) di Socrate proprio questo. Socrate non riconduce i fenomeni divini a cause naturali, una posizione completamente diversa la sua. La posizione di Socrate: non difende nessun ateismo; e l'accusa della citt vera solo in parte: non crede negli dei condivisi dalla POLIS. Occorre notare che le interpretazioni del '900 sono concordi in questo (filosofi e filologi): se Socrate avesse avuto la posizione di Anassagora se la sarebbe cavata, perch la posizione Anassagora dava molto meno fastidio, molto meno IRRITANTE e INQUIETANTE. Anassimandro lascia le cose come stanno nella POLIS. Per la POLIS molto pi comoda questa posizione rispetto a quella di Socrate. Voi credete, io cerco altre spiegazioni. NON INQUIETA, NON IRRITA, NESSUN TERREMOTO. La posizione di Socrate molto pi inquietante, perch oppone agli Dei della POLIS NUOVE/ALTRE divinit. Socrate si contrappone agli Dei condivisi. Socrate: opposizione consapevole del filosofo agli dei della citt a cui si contrappone (3. capo d'accusa). Cosa vuol dire? Socrate anzitutto fa riferimento (si richiama) all'oracolo di Delphi. L'oracolo importante perch sempre un parlare enigmatico, non diretto [la parola era storto, cerca in greco], che va interpretato: noi abbiamo una lunga tradizione (gi quando vive Socrate) di ERMENEUTICA. Il parlare oracolare, non diretto, va interpretato. ERACLITO: frammento 22B93 (forse): "il Dio (Zeus lo chiama Eraclito) non manifesta, non nasconde, da ad intendere...". Documenta che gi presso i filosofi il parlare oracolare va rispettato nella sua enigmaticit. Socrate cerca di rispettare l'enigmaticit. Socrate non dice "S!"; ma dice "so di non sapere", e dice "il Dio ci dice che la sapienza dell'uomo nulla e la sapienza solo del Dio!". Noi abbiamo un riferimento all'oracolo, ad APOLLO, e questi ritorna in Nietzsche (nell'Apologia nesso stretto tra Apollo e la filosofia); il riferimento costante al "Dio". Non viene specificato il Dio. Socrate far riferimento a nella difesa di Socrate, il quale lo menziona. Anassagora (500-428), vive a ridosso di Socrate, nellepoca di Pericle; si tratta di un filosofo molto complesso, di cui si hanno scarse testimonianze: sappiamo che vive nel periodo aureo di Atene, che un amico di Pericle, anche coinvolto negli eventi politici che riguardano questa figura, che viene allontanato da Atene ed accusato di ateismo. Quindi la prima grande accusa di ateismo riguarda Anassagora, vissuto qualche decennio prima di Socrate mentre Socrate parla, evidente che gli echi del processo di Anassagora non si sono spenti. Laccusa importante che colpisce Anassagora ha in realt le sue ragioni: la sua filosofia era un ateismo, per il rifiuto dellesistenza degli dei anche se non lunico, come Epicuro. Anassagora, allinterno del discorso condotto da Socrate, funge da modello di ateismo radicale: gli dei non esistono, il sole e la luna non sono divinit Anassagora compie un illuminato ricondurre i fenomeno astrologici e naturale ad un tentativo di spiegazione scientifica. Si tratta quindi di un accusa legittima, che tuttavia non vale per Socrate, il quale non sostiene un ateismo, non neanche un filosofo illuminato. Quindi sono due i motivi che distanziano la figura di Anassagora da quella di Socrate, in questo contesto: Socrate non nega lesistenza degli dei (contraddizione); Socrate non riconduce i fenomeni divinizzati a delle spiegazioni naturalistiche Socrate era annoiato dalle discussioni dei filosofi intorno agli astri e alla natura; egli riconduce la filosofia alla polis. Questa costituisce anche unargomentazione del Fedone: fuga di Socrate verso i logoi (discorsi) Socrate non uno scienziato mancato, non cerca le cause naturali dei fenomeni. Posizione completamente diversa e pi complessa di Socrate: non difende alcun ateismo, difatti laccusa di non credere agli dei della citt vera solo in parte lui crede negli dei, anche se non risponde a quelli della polis. Interpretazione del 900 della posizione complessa di Socrate: se la sarebbe cavata se si fosse trovato nella condizione di Anassagora, che dava molto meno fastidio, irritava ed inquietava assai di meno; Anassagora lascia le cose cos come sono allinterno della polis, pur sostenendo di non credere agli dei posizione pi comoda per la citt, poich non scalza gli dei della citt, ma cerca una spiegazione di altra natura, e ci non scuote. La posizione di Socrate pi inquietante, perch lui oppone agli dei della citt delle nuove divinit si contrappone agli dei condivisi della citt, pi che ignorarli, infatti non si tratta di un ateismo, ma di una opposizione consapevole del filosofo agli dei della polis. Riguardo al terzo capo daccusa, che cosa vuol dire, dunque, contrapporre nuove divinit? Socrate fa riferimento alloracolo di Delfi, che dice che lui il pi sapiente loracolo importante, perch sempre un parlare enigmatico, che va nuove divinit, ad un Demone, affiora il DEMONE, che ha a che fare con l'ambito della divinit. Socrate ha un legame forte con la sfera divina e rivendica che una via(???) divina lo chiama e lo spinge alla filosofia (DIVINA MANIA): filosofare fino alla morte. Una divino che si oppone agli dei della citt. La filosofia per Socrate copre la sfera della religione. La filosofia non si propone come la scienza (Socrate il contrario di Anassagora, laicismo militante) che non incrina la POLIS e la politica. La filosofia invece mette a repentaglio l'ordine della citt e alle divinit oppone il DIVINO (partendo da Apollo), un divino APOLLINEO che si articola nell'intelligenza filosofica che lo chiama [a Socrate] a filosofare. Socrate crede alla voce che lo chiama: Socrate dice che la filosofia un servizio reso al Dio, la voce della "COSCIENZA" (parola non greca, e quindi ai greci manca il concetto di coscienza: non c' un equivalente greco, e quindi dobbiamo fare attenzione: c' PSYCHE (anima) che troveremo in Platone; ma non possiamo tradurlo senza indugio in COSCIENZA). Ma non sbagliatissimo dire che la voce del Dio la voce della COSCIENZA. Socrate contrappone agli dei la coscienza filosofica; ma anche la coscienza del proprio limite e del limite della sapienza umana. RELIGIOSITA', RICHIAMO ALLA FILOSOFIA DI SOCRATE.
XIV (26b): Le accuse di mescolano. Meleto accusa Socrate delle accuse di Anassagora (implicitamente) e Socrate si difende chiamandolo in causa esplicitamente. Socrate prende le distanze dalla cultura moderna, anti- tradizionalista. Socrate difficilmente classificabile. 27a: Socrate indica la contraddizione fra l'accusa 2 e l'accusa 3 (i capi d'accusa).
interpretato, e non mai diretto; c una lunga tradizione ermeneutica greca di interpretazione delloracolo. Il parlare oracolare sempre enigmatico: Eraclito dice in un frammento (22 b 93) che il Dio (Zeus) non manifesta, non svela e non nasconde, ma da a intendere frammento che documenta che gi presso i filosofi il parlare oracolare assunto nella sua enigmaticit e in questo rispettato. Anche Socrate rispetta lenigmaticit delloracolo di Delfi: non dice di essere il pi sapiente, ma dice che sa di non sapere, e che il Dio ci dice che la sapienza delluomo nulla, e la sophia solo del Dio. Il riferimento alloracolo il riferimento ad Apollo nesso tra Apollo e la filosofia; poi sopraggiunge il riferimento costante al Dio, il quale non viene mai specificato. Inoltre Socrate comincer a fare riferimento a nuove divinit, ma anche ad un demone qui affiora per la prima volta; il demone ha a che fare con la divinit; Socrate mantiene un forte legame con la sfera divina e rivendica che una voce divina lo chiama e lo spinge alla filosofia, fino alla morte. Questambito divino di Socrate va opponendosi agli dei della citt. la filosofia, come concepita da Socrate, ricopre anche al sfera religiosa totalmente distante in questo da Anassagora; Socrate non il rappresentante della scienza, ma della filosofia, e questa mette a repentaglio la polis, perch alle sue divinit oppone un divino che apollineo, che si articola nellintelligenza filosofica e che quindi lo chiama a filosofare. qui che la filosofia si contrappone alla citt, perch lui crede alla voce che lo chiama, come se fosse una voce della coscienza; la filosofia, per Socrate, serve la divinit, le risponde non c il concetto di coscienza (Bewussein), ma c la parola psych (anima), che non coscienza; ma non sarebbe del tutto sbagliato dire che la voce del Dio che lo sprona a fare ci che giusto fino alla fine, sia la voce della coscienza. come se lui contrapponesse agli dei della citt la coscienza filosofica, la coscienza del proprio limite, specialmente il limite della sapienza umana, e qui risiede la sua religiosit il pi sapiente il Dio; invece i cittadini non riconoscono i limiti del proprio sapere. La religiosit il richiamo alla filosofia.
XIV PARAGRAFO. Socrate parla, mischiando le varie accuse; fa notare a Meleto la contraddizione dei due capi di accusa non crede assolutamente gli dei (tira in ballo Anassagora) eppure propone divinit diverse. Sostiene che Meleto non abbia rispetto ai giudici, come se pensasse che i giudici non conoscessero le dottrine di Anassagora, il quale non crede assolutamente agli dei tutti conoscono le dottrine di Anassagora, si vendono i suoi libri; Socrate non se ne approprierebbe spacciandole per sue, visto che sono note a tutti, ed
XV. RICORDA LA PRIMA DOMANDA (???). Nella difesa Socrate non smette mai di essere filosofo. Argomentare filosofico, Apologia filosofica. Sostituisci: ATTINENTI AI CAVALLI, con CAVALLINITA'. Socrate ha smontato i due capi d'accusa di Meleto. L'accusa strumentale. Meleto vuole semplicemente condannarlo: ACCUSE PRETESTUOSE. DAIMONAS=i demoni. Fa parte della sfera divina e addirittura per Socrate egli obbedisce al demone. Socrate crede nel divino e anzi la filosofia un servizio reso al divino. Socrate non teme i secondi accusatori (ha stanato Meleto); ma teme l'odio, la gente che stata fomentata, l'ira, le calunnie. Socrate non si abbassa al calcolo; ma nessuno deve farlo. Il BENE e il GIUSTO sono pi importanti della morte. Il BENE l'aspirazione ultima del filosofo.
XVII. APOLOGIA DELLA FILOSOFIA. Socrate ha obbedito ai comandanti in guerra, e non dovrebbe obbedire al Dio? (almeno per come lui lo interpreta: per filosofare anche rischiando la morte). ORDINANDOMI IL DIO, IO HO INTERPRETATO COS L'ORACOLO, IL MESSAGGIO. Socrate lo ha interpretato: "io devo vivere filosofando, conoscendo me stesso, e gli altri". Per la prima volta al filosofo interessa conoscere se stesso (cfr. il celebre detto greco) e gli altri. Cos la filosofia entra nella citt, il dialogo con l'altro. Lo sguardo converge nell'interiorit. Cos Socrate ha interpretato il messaggio del Dio. Socrate: se io non seguissi il dettato del dio, cos come l'ho compreso, se quello che cerca di fare Meleto; Socrate prende distanza da Anassagora e dalla cultura moderna. La figura di Socrate si complica a questo punto, egli non facilmente classificabile. Socrate pensa che Meleto sia insolente, sostenendo di accusarlo attraverso quella che palesemente una contraddizione. Ribalta dunque i due capi di accusa reo di non credere agli dei e reo di credere agli dei; a questo punto evidente la contraddizione.
XV PARAGRAFO. Ci pu essere qualcuno che creda ci siano fatti umani ma non uomini? Socrate, anche quando si difende, non cessa mai di essere filosofo argomentare filosofico che lo distingue. Socrate ha ormai smontato i due capi daccusa; il dubbio che insorge se laccusa non fosse strumentale, e non si sappia di cosa accusarlo le accuse divengono quindi pretestuose per la condanna di Socrate. Come fa a dire che lui crede nei demoni, che hanno a che fare con la sfera divina, e allo stesso tempo sostenere che Socrate non creda agli dei? Il daimonas ha a che fare con la sfera divina, c un nesso stretto; Socrate si comporta come suole, perch obbedisce al demone della sua psych; lui crede nel divino, e anzi la filosofia in stretta connessione con esso, in quanto essa servizio resogli.
XVI PARAGRAFO. Il grande odio nei confronti di Socrate induce a queste accuse strumentali. Socrate non teme i secondi accusatori, infatti, non teme Meleto, perch lo ha gi stanato; teme per lopinione pubblica, quindi quellodio sedimentato contro di lui (primi accusatori). Si potrebbe dire, dice Socrate: non si vergogna a rivestire il ruolo del filosofo, che irrita, al punto da mettere a rischio la sua vita? Ma Socrate risponde che lui non si abbassa a calcolare i rischi, come nessuno dovrebbe farlo, importante fare il giusto e il bene, che questo debba anche costare la morte qui chiaro che il Bene, per Socrate, sia laspirazione ultima.
XVII PARAGRAFO. Qui si capisce che lApologia di Socrate anche lapologia della filosofia. Socrate ha seguito i comandanti assegnati a lui in guerra, rischiando gi di morire; e non dovrebbe forse obbedire al Dio, nel modo in cui interpreta il suo messaggio? Per il Dio, Socrate deve filosofare, se ha rischiato la vita in guerra, tanto pi pu rischiarla filosofando. Cos Socrate ha interpretato il messaggio, perch non mai comprensibile in modo esauriente, ma necessita di uninterpretazione: Socrate deve vivere filosofando, adoperandosi di conoscere se stesso e gli altri ecco perch la filosofia viene portata nella polis, ed ha luogo nel dialogo con gli altri, al fine di conoscere s non lo facessi per paura della morte, mi ritraessi, allora sarebbe legittima l'accusa di empiet. DISERTARE IL COMANDO/ORDINE DEL DIO. PAURA DELLA MORTE: comincia una filosofia che ha poco a vedere con il PERI FUSEOS; ma che si concentra su se stessi, sul prossimo, sul cittadino, sulla POLIS... e arriva il tema della MORTE (che era gi emerso prima di Socrate ma in modo assai diverso): PER LA PRIMA VOLTA viene teorizzato il nesso tra filosofia e morte: essere filosofi (votarsi alla filosofia) imparare a morire. NESSO CONSUSTANZIALE. Socrate dice: in quanto il filosofo sapiente, non pu temere la morte, perch sarebbe come credere di sapere ci che non si sa [e non si pu sapere]. SUPPONENZA, PRESUNZIONE. Il filosofo non pu aver paura della morte e nella fattispecie Socrate sa di non sapere, e quindi... Sar ripresa da Epicuro: quando la morte c', noi non ci siamo e viceversa [grande cazzata questo riferimento ad Epicuro, perch dietro Socrate/Platone c' un'enorme ipoteca metafisica]. Epicuro [mi pare ovvio] riprende in una direzione diversa. Socrate pi etico. Nel Fedone questo punto verr ripreso: Socrate in prigione aspetta la condanna. Argomento: l'immortalit dell'anima. NON A CASO: l'idea filosofica di fondo, ripresa da questo passo, che tra la VITA e la MORTE c' un auto-escludersi. NON POSSIAMO PENSARE LA NOSTRA MORTE [n evidentemente sperimentarla, viverla]. Il pensiero rifiuta il non-essere. E' una preparazione [la filosofia nei confronti della morte]; ma anche accettazione senza timore della morte. AVERE PAURA VUOL DIRE GIA' CARATTERIZZARE CIO' CHE NON SAPPIAMO. Non possiamo dimenticare che Socrate dice: " invero che della morte nessuno sa...". I molti credono che sia il peggiore dei mali; ma forse il migliore dei beni. C' un contatto di Platone coi Pitagorici (Archita di Taranto): Platone ne conosce le teorie. I pitagorici erano gli eredi delle teorie orfiche (misteri di Eleusi), il loro sfondo religioso. I Pitagorici riprendono gli orfici nel sostenere una separazione tra la PSYCHE e il SOMA, tra ANIMA e CORPO. I Pitagorici se ne fanno filosoficamente i portatori. Il corpo una tomba (SEMA, simile a SOMA) dell'anima. Incarnazione in seguito a caduta dell'anima nel corpo. Questo abitare nel corpo un esilio: corpo prigione. La morte diventa una liberazione. La morte viene vista in positivo. Questa cosa entrer nel cristianesimo. TRASMIGRAZIONE DELLE ANIME: METENPSICOSI/METENSOMATOSI. L'anima, al momento della morte corporale, l'anima immortale torna ad incarnarsi in altri corpi. CONNESSA CON LA TEORIA DELLA SEPARAZIONE ANIMA-CORPO. Fedone=sfondo orfico. Socrate non teme la morte perch ??? la dottrina orfica, e argomenta cos; ma nessuno deve presumere quel che non si pu sapere. e laltro. Lo sguardo del filosofo non rivolto alla natura (Anassagora), ma allinteriorit interpretazione del messaggio divino, per cui egli deve vivere filosofando, ossia nellintento di conoscere se stesso e gli altri. Se Socrate non seguisse il dettato del Dio per paura della morte, allora s, avrebbero ragione di dire che Socrate empio sarebbe legittima laccusa di empiet. Comincia una filosofia, distante dalla ricerca dei presocratici, rivolta alla physis, e che si interroghi sulluomo, sulla polis, sui rapporti umani, sul proprio dovere, ed arriva anche il tema della morte gi emerso prima di Socrate, ma in modo diverso. Qui Socrate (punto decisivo per la filosofia) teorizza il nesso tra la filosofia e la morte il votarsi alla filosofia imparare a morire; nesso consustanziale, a partire da questo passo dellApologia (poi sviluppato anche nel Fedone). Il filosofo, se sapiente, non pu aver paura della morte, perch sarebbe come credere di sapere quello che non si sa; sarebbe una presunzione della morte non si sa nulla, e Socrate sa di non sapere, quindi non ha paura. Argomentazione ripresa da Epicuro: quando la morte c noi non ci siamo e viceversa. Nel Fedone viene ripreso questo punto, un proseguo: Socrate in prigione e aspetta che venga eseguita la condanna (cicuta); largomento del Fedone quello dellimmortalit dellanima, e non un caso, perch lidea filosofica di fondo ripresa da qui tra la vita e la more c una sorta di autoescludersi, dato che inconcepibile pensare la propria morte, il pensiero si rifiuta di non essere. Il filosofo si prepara alla morte, e la filosofia una preparazione alla morte, che anche una sua accettazione aver paura sarebbe credere di sapere quello che non si sa, perch non si ha esperienza della propria morte (thanatos). Socrate fa una domanda sulla base del fatto che si crede che la morte sia il peggiore dei mali, quando forse il migliore dei beni frase di molto valore. Platone viaggia nella Magna Grecia, dove ha contatti con i pitagorici e con la loro filosofia; i pitagorici, eredi delle teorie orfiche, si fanno portavoce dello sfondo religioso proprio allorfismo: gli orfici sostengono ci sia una separazione tra Anima (psych) e Corpo (soma), il quale la tomba (sema) dellanima come se lanima si incarnasse nel corpo, cio in una ricaduta, un abitare nel corpo vissuto come un esilio, prigione e tomba. Ci cambia la visione della mote: essa una liberazione dellanima dalla prigione non c una visione negativa della morte, ma tuttaltro e, a partire da Platone, entrer anche nel Cristianesimo. Inoltre agli orfici appartiene la teoria della metempsicosi (trasmigrazione delle anime): lanima, una volta libera dal corpo, va ad incarnarsi in altri corpi; una teoria connessa con quella della separazione dellanima e del corpo nel Fedone si sostiene limmortalit NON POSSIAMO SAPERE [riguardo alla morte]. Socrate non pu giungere a patti per quanto riguarda il filosofare (davanti alla possibilit della morte). Socrate non difende s; ma la filosofia: CURA DEGLI ALTRI E DI SE. LE DUE COSE VANNO INSIEME. Socrate ama i cittadini; ma obbedir al dio nella sua missione. Rendere ottima l'anima il bene pi grande. Socrate divenuto povero, ed estremamente brutto, vestito male, provoca disgusto (ATOPIA), e prova che bellezza, ricchezze, beni, potere non contano nulla. CONTA RENDERE OTTIMA L'ANIMA. Nella citt c' bisogno, per questo motivo, del filosofo. C' un nesso tra ANIMA e POLIS. Non ci pu essere una buona citt (dimensione politica) senza un'ottima anima (dimensione etica). NB: per l'anima propria ed ALTRUI. Anassagora era fuggito. Socrate decide di rimanere per obbedire al via(???) secondo la chiamata divina che gli giunge, perch i cittadini hanno bisogno delle cure dell'anima, perch non ci sar senn una buona POLIS.
THANATOS: il filosofo non pu temere la morte. [...] non solo di ordine esistenziale; ma anche politico, perch spinger Socrate a restare ad Atene. Oggi si tratter del rapporto col giudice, delle leggi e del fondamento della POLIS. Non si pu temere la morte perch presumere di sapere quel che non si sa... Socrate: ammissione del non-sapere, presupposto APORETICO per la nascita della filosofia.
XVIII (30c): importante l'ascolto, altrimenti non ci pu essere dialogo. Qui siamo alle battute finali della difesa di Socrate: ha risposto alle 3 accuse rivoltegli (2 erano contraddittorie). Socrate ora non risponde pi alle accuse; ma controbatte ed amplia le accuse: non si limita a rispondere, ma amplia... Non fate schiamazzi, ma ascoltate. Io non ho paura della condanna, dell'esilio, del togliere i diritti; ma la mia eventuale condanna a morte non danneggia me (altrimenti sapreste cosa sia la morte); ma la condanna di un innocente danneggia voi, la POLIS. Non sar pi la stessa Atene. ??? il fondamento della giustizia, senza la quale niente comunit della POLIS. Discorso filosofico- dellanima, a partire da questo sfondo orfico. Qui c la posizione del filosofo, che segue gli ordini del Dio, che lo ingiunge a vivere filosofando. Socrate dice di non temere la morte, non perch lanima sia immortale, ma perch nessuno dovrebbe temerla, poich si peccherebbe di presunzione non possiamo sapere quale sia il male peggiore. Il suo un atteggiamento religioso, perch si rimette ai limiti del sapere. Se dovesse scendere a compromessi, per aver salva la vita, dovrebbe smettere nelle sue ricerche e quindi di fare filosofia ma Socrate si rimette al Dio; non difende se stesso, ma la filosofia: la filosofia cura degli altri e di s, cose che vanno insieme. Lui obbedir al Dio, seguir ci che gli stato imposto di fare, non smetter di irritare, di fare filosofia. Socrate divenuto povero, era brutto, e tutto questo crea ulteriore disgusto e disagio; ma egli, sopra tutte le ricchezze, i beni e lesteriorit, rivendica lanima e la cura di essa. Lui non lascer la citt, n il suo compito, che quello di dire agli altri che la cosa pi grande e giusta rendere ottima lanima nesso fra anima e polis; non ci pu essere una buona politica se non c letica, cio unattenzione alla propria anima e a quella altrui (obbedienza al Dio). Socrate pronto a morire, la sua la scelta di non andare via dalla citt (come fece Anassagora), ma di restare come testimonianza di obbedienza alla chiamata del Dio, del demone che lo ingiunge a vivere filosofando, perch faccia capire ai cittadini che ci si deve curare dellanima, per poter amministrare una buona polis. Il filosofo non pu temere la morte (thanatos), perch avrebbe la presunzione di sapere ci che non sa ci ha una rilevanza esistenziale, ma soprattutto politica: questo atteggiamento nei confronti della morte permette a Socrate di non discutere la condanna e accettarla, e di rimanere ad Atene. Particolare il suo rapporto con la giustizia: il giudice va rispettato, perch regge la polis. In generale egli ribadisce lammissione di non sapere presupposto aporetico da cui nasce la filosofia.
XVIII PARAGRAFO. La scena del processo viene sempre tenuta presente, tramite una descrizione. Subentra il tema importante dellascolto non ci pu essere dialogo, se non c ascolto (vi sar utile ascoltare). Siamo alle battute finali della difesa di Socrate: egli ha riposto alle accuse rivolte che gli sono state rivolte; adesso inizia lultima parte dellApologia, in cui non risponder pi alle accuse, ma amplier il suo discorso. Socrate non ha paura della condanna, n dellesilio, n della confisca dei beni o della soppressione dei suoi diritti la condanna a morte non andr a danneggiare Socrate, dato che thanatos potrebbe essere un bene, bens dannegger la comunit, che ha politico. Condanna di un innocente non comunemente [banalmente] un EORRE. Scalfisce le basi della giustizia e ha conseguenze sulla comunit, sulla POLIS. Socrate non si preoccupa per s, ma per il futuro della POLIS. Bellissimo. Socrate ATOPOS, strano, straniero, straordinario... infastidisce. Non solo un rapporto conflittuale: Socrate non passa all'anti-politica, perch lo preoccupa il destino, il futuro della sua citt. Socrate crede pi che mai nella POLIS. La condanna non pregiudica la fiducia nella comunit politica, nella POLIS. Socrate non condanna la POLIS. Distingue la POLIS dai [suoi] cittadini. Distingue (come devono fare i filosofi) [NB: differenza tra distinzione (logica) e separazione (ontologica)]. La POLIS non si esaurisce nei suoi concittadini: Socrate crede nella POLIS. Socrate rivendica il ruolo che ha sempre svolto: lavorare ai fianchi. Non smette di lavorare ai fianchi i suoi concittadini. METAFORA. Non hanno saputo apprezzare un dono di Dio. Non hanno apprezzato l'arte maieutica: il "mestiere" di Socrate: porre domande: il porre domande, formulare domande: il mestiere del filosofo: fare domande. 31a: metafora del risvegliare i cittadini. I concittadini dormono. Socrate li sveglia perch questi non si pongono domande. Falso sapere senza inquietudini. Obbediscono. Non sanno di non sapere. Metafora della filosofia: questa sveglia, fa passare dal sonno alla veglia. Chi non filosofa si trova in uno stato di sonno. La veglia, metafora della filosofia che diverr "coscienza" [come: essere coscienti]. Gi Eraclito e Parmenide avevano parlato di sonno e di veglia. Parmenide nel PERI FUSEOS parla dei mortali che dormono [cerca frammento]. Eraclito in particolare introduce e inaugura questa metafora: B89 "unico e comune il mondo per coloro che sono desti; mentre nel sonno ciascuno si rinchiude in un mondo proprio". Quando si desti nella veglia ("coscienza") si condivide il mondo con gli altri, mondo comune. La comunit pu darsi solo nella veglia. Il sonno ci isola dagli altri: cadere nell'isolamento. Non descrizione; ma metafora, perch la veglia metafora di quella coscienza che soltanto la filosofia pu dare. In Eraclito idea aristocratica per cui la maggior parte dei mortali dorme in un'inconsapevolezza onirica. Solo pochi, i filosofi [solo Eraclito, che fa'mo prima] sono desti, vegliano, sono vigili, al punto da soffrire di insonnia (pure in Nietzsche 'sta cosa, Zarathustra, libro I). Il cittadino, per Socrate, sul punto di addormentarsi. 31b-c: Socrate ha trascurato fino a ridursi in miseria e ridurre in miseria gli affari suoi, per il "comune" [ci che comune], per la comunit che dorme. La PENIA testimone di ci: il dedicarsi alla comunit, al bene pubblico. Socrate sottolinea che l'accusa non ha testimoni per dire che Socrate ha curato i proprii interessi.
mandato a morte un innocente Atene, dopo la condanna a morte di Socrate, non sar pi la stessa; la condanna a morte di un innocente incrina il fondamento della citt, ossia la giustizia, che cos viene a mancare non c polis senza giustizia. Passaggio decisivo: la condanna a morte di un innocente non solo un errore, ci che pi scalfisce le basi della giustizia e che ha conseguenze sulla comunit Socrate non preoccupato per s, ma per il futuro della polis. Socrate, rispetto alla polis, colui che vive ai margini, lo straniero e straordinario; non vi un rapporto conflittuale con la polis, perch Socrate non passa banalmente allanti-politica egli distingue la polis dai suoi concittadini, che fanno la citt, ma non la esauriscono, perch essa sopravvivr a loro e a Socrate; Socrate crede molto nellistituzione della polis, e a ci si deve questo discorso e la sua preoccupazione per le sorti della citt. Il suo discorso rivendica ancora una volta il compito di Socrate, e pi in generale del filosofo, che quello di lavorare ai fianchi dei suoi concittadini, attraversando con loro la citt e ponendo loro domande ma i suoi concittadini non hanno saputo apprezzare quello che un dono del Dio, che larte maieutica di Socrate. Socrate pone domande, cio filosofa: il filosofo colui che sa porre domande, perch la domanda attende sempre una risposta, ed importante saperla impostare. Metafora importante: gli ateniesi sono infastiditi, sono contenti di levarsi di mezzo Socrate, che li irrita, e li sveglia, come fossero assopiti, cio risveglia in loro qualcosa; Socrate vuole svegliare i cittadini, e questa metafora atta a dire che essi dormono, perch non si pongono domande, quindi hanno un falso sapere, cio non sono inquietati e sono nella quiete di chi assopito una metafora della filosofia, perch il filosofo non dorme. La filosofia fa passare dal sonno alla veglia; chi non filosofa in uno stato di sonno, e anche la veglia/vigilanza una metafora adatta alla filosofia finch non diventer coscienza. Gi Eraclito e Parmenide avevano parlato del sonno e della veglia, in questo senso. Nel Per physeos di Parmenide, egli parla del sonno dei mortali. Poi c Eraclito, che inaugura questa metafora: (B 89)unico e comune il mondo per coloro che sono desti, mentre nel sonno ciascuno si rinchiude in un mondo proprio quando si desti, nella veglia, che coscienza, si condivide il mondo con gli altri; il mondo comune nella veglia, perch la comunit si da nella veglia; il sonno il cadere nellisolamento. La veglia la metafora di quella coscienza propria solo della filosofia gi in Eraclito c unidea aristocratica della filosofia, per cui i pi dei mortali conducono la propria esistenza nellinconsapevolezza onirica, non si pongono domande e non sono inquietati, ma solo pochi sono desti e svegli, ossia i filosofi, al punto da soffrire di
XIX. Socrate ritorna alla voce divina-demoniaca. Socrate dice: "fin da fanciullo...". Socrate ha seguito questa voce, che lo ha indirizzato, orientato. La voce gli vieta di occuparsi delle cose dello stato. Perch lo ha redarguito, avvertito, ammonito? Perch il filosofo deve fare il filosofo. Platone per poi andr a Siracusa. C' gi un riconoscere che il filosofo deve restare fuori dall'arena politica. Quando vi entra, allora iniziano i problemi. Platone lo far. Errore eclatante di Platone. Questo il primo passo in cui si pone il problema del rapporto tra filosofia e politica. Dove l'una esclude l'altra. Il filosofo riconosce la POLIS. Il filosofo non pu occuparsi di cose dello stato. 32a: Socrate non si occupato degli affari pubblici, a ragione, perch se se ne fosse occupato, sarebbe morto. Socrate lo dice perch avrebbe smesso di essere filosofo [avrebbe smesso di essere se stesso: identit di BIOS e FILOSOFEIN]. Se Socrate si fosse occupato, si sarebbe spostato di luogo, non pi ATOPOS, non pi marginale; ma sarebbe passato al centro. Questo passaggio entrare nell'arena degli affari pubblici, con problematiche di giustizia pratica, problemi validi di volta in volta, etc. Ai margini vuol dire poter filosofare, conservando la distanza critica che il filosofo altrimenti non avrebbe. Socrate , per cos dire, il "guardiano" della citt. Socrate sta difendendo il BIOS THEORETIKOS (Aristotele), che importante per la citt. Atene ha bisogno del filosofo, i cittadini hanno Socrate che li richiama al giusto e al bene. Il funzionamento pubblico pu finire per dimenticare [e far dimenticare] il GIUSTO e il BENE. Riflettere sulle leggi della POLIS, sottolineare... il non farsi trascinare dagli affari della citt... Non vuol dire per non partecipare; ma distinguere due mestieri. Alto [o altro?] fraintendimento: tra privato e pubblico. Socrate non un filosofo che pratica; ma giustifica un ritiro esistenziale. Socrate dal margine attraversa l'Agor: percorre le strade, porta la filosofia nella POLIS. Non difende una sfera privata. Porta la filosofia nella politica, nella vita degli altri. [il sonno parente della morte] [S. predilige le parole, anche le Leggi, rispetto ai fatti?!]
insonnia. Il cittadino che sta per assopirsi in uno stato onirico, invece chi pone i problemi lo infastidisce. Socrate si ridotto in miseria, trascurando i suoi affari umani e la sua quiete, per il benessere pubblico della comunit, a cui attento solo chi veglia la sua povert testimone del fatto che lui ha trascurato la sua vita privata per dedicarsi alla polis, in cui crede, e a cui il filosofo, in quanto sveglio e in quanto condivide il mondo, non pu non credere.
XIX PARAGRAFO. Si riferisce nuovamente alla sua voce demoniaca e insieme divina: fin da fanciullo Socrate lha seguita; essa lo ha persuaso, orientato e gli ha vietato di occuparsi di cose dello Stato perch la voce lo ha ammonito di non occuparsi delle faccende dello Stato? Perch il filosofo deve fare il filosofo, e ci implica il fatto che il filosofo deve stare fuori dallarena politica Platone successivamente si recher a Siracusa, e commetter questo errore. Questo il primo passo nella storia della filosofia in cui si pone il problema del rapporto tra la filosofia e la politica un rapporto conflittuale ed esclusivo, nel senso che luna esclude laltra. Socrate riconosce la polis e ci crede, ma il filosofo non pu occuparsi di cose dello Stato; Socrate non si occupato di affari pubblici, facendo bene, perch, dice, sarebbe morto da tempo, non potendo fare nulla di buono n per s n per gli altri avrebbe smesso di fare il filosofo: non avrebbe pi vissuto ai margini della citt, smettendo di essere atopos rispetto ad essa, ma sarebbe passato al centro della polis, entrando nellarena degli affari pubblici, di ordine pratico, occupandosi di giustizia pratica, che si da caso per caso, di volta in volta. Cos Socrate ha preferito rimanere ai margini della citt, per guardarla con gli occhi del filosofo, per continuare a filosofare, conservando la distanza critica, che andrebbe perduta se lui fosse al centro dellarena degli affari pubblici. Il filosofo riconosce le leggi della citt, ma mantiene la distanza critica Socrate difende quello che Aristotele chiamer il bios teoreticos (vita teoretica) del filosofo. Gli ateniesi hanno bisogno del filosofo che faccia domande e che vada a richiamarli a ci che bene mentre chi sta negli affari pubblici pu dimenticare ci che bene e giusto. Non il discorso del rifiuto della politica, ma un sottolineare la sua posizione, il che non vuol dire non partecipare, poich il filosofo deve partecipare, ma si deve distinguere attraverso la distanza garantita dalla filosofia. Un fraintendimento che pu insorgere quello che riguarda il privato e il pubblico: Socrate non un filosofo che pratica e giustifica il ritiro esistenziale, anzi egli, dal margine della citt, attraversa sempre lagor, portando la filosofia nella polis, nella vita politica
XX. Consiglio=Bul dei 500. Esperienza di difesa del diritto, della giustizia... comprensibile [la] condanna a morte. Riferimento agli eventi recenti di Atene. C' un importante presa di posizione: Socrate contro l'oligarchia. Socrate favorevole alla democrazia: non ci stupisce: chi pratica il dialogo socratico (tendenzialmente) favorevole alla democrazia. Platone per no! Platone cos per via dell'esperienza di Socrate. Gli alleati di Socrate (democratici fans dell'et di Pericle) vogliono la democrazia con mezzi violenti. C' perci una presa di posizione di Socrate. La democrazia non pu stare accanto alla violenza, al calpestamento dei diritti. Ripristinare la democrazia con la violenza? No! Con la morte di Socrate inizia il declino di Atene. Con la morte di Socrate la democrazia naufraga (vedi Platone). Socrate nel corso dei secoli diventa un'icona. Simbolo della democrazia, della non violenza, della filosofia che difende diritto e giustizia fino alla morte. Socrate dice ci quando il processo volge gi verso un'accusa drastica; ma 'sti cazzi della condanna; ne va del declino della democrazia ateniese. La morte ed il declino non verranno dimenticati. [Socrate: democrazia che rispetta il diritto, diversa da quella di coloro che vogliono ripristinare la democrazia con la violenza]. Socrate: io sono lo stesso in privato e nel pubblico. Non faccio differenza tra le due sfere. ??? scopro? i principii dell'etica (Socrate non ha? una); ma c' gi il concetto di ETHOS che guida la citt ???
XXI. "io non sono mai stato maestro di nessuno". Socrate risponde ancora alle accuse. Il maestro colui che sa. Socrate non potrebbe mai, perch "non sa" [sa che non sa]. Coerente. Connesso con la MAIEUTICA. Distacco con i Sofisti. Socrate non ha mai aperto una scuola. Le scuole socratiche minori nascono dopo la morte di Socrate. Ma rispetto all'Accademia e al Liceo, quindi gli non difende la sfera privata della filosofia; porta il dialogo in politica, ma non si occupa di affari pubblici. Il sonno parente della morte: lui vuole la veglia, per questo dice che sarebbe morto se si fosse messo a fare politica (come persona e come filosofo).
XX PARAGRAFO. La comunit apprezza i fatti, Socrate apprezza le parole. Una volta Socrate ha fatto parte del Consiglio (la boul dei 500) fa un esempio concreto, come quando ha menzionato la sua esperienza nellesercito: ricorda il suo vissuto, la difesa del diritto e della giustizia, cosa che per poco non gli cost la morte (cera ancora una democrazia). La sua argomentazione contiene un riferimento agli eventi recenti di Atene: la presa di posizione di Socrate contraria alloligarchia, ma favorevole alla democrazia chi pratica il dialogo socratico, chi si apre ai cittadini in questo modo favorevole alla democrazia. Ma Platone non favorevole a questo tipo di governo, per via dellesperienza di Socrate il senso che coloro che avrebbero dovuto essere alleati di Socrate, cio quanti avessero voluto restaurare una democrazia ad Atene, come ai tempi di Pericle, in realt lo hanno fatto con mezzi violenti, fuori dai diritti e calpestando gli stessi diritti es. non dando la cittadinanza a chi avrebbe dovuto ecc. Presa di posizione di Socrate: la democrazia non pu stare insieme alla violenza; non si pu ripristinare violentemente la democrazia. Al momento della condanna, Atene sar pregiudicata per sempre declino della polis e della democrazia. La posizione di Platone si comprende a partire da questo naufragio della democrazia proprio contro la figura di Socrate; cos, nel corso dei secoli, Socrate diventato licona e il simbolo della democrazia, e specialmente della non-violenza, quindi di una filosofia non- bellica e che difende la giustizia anche a costo della vita. Siamo in un momento grave del processo: Socrate sa di non avere possibilit, verr condannati colpevole da tutto Socrate denuncia Atene, che non ha rispetto del diritto; non ne va della sua vita, ma dalla condanna dipende il declino della democrazia di Atene; Socrate denuncia qualcosa che non verr dimenticato, prendendo le distanze da coloro che vogliono violentemente ripristinare la democrazia . Questa lesperienza che Socrate racconta.
XXI PARAGRAFO. Socrate lo stesso sia in privato sia in pubblico segue i principi della giustizia e delletica; c gi il concetto di etos che guida la polis. Lui ha sempre seguito il giusto; dice di non essere mai stato maestro di nessuno questo un modo di rispondere ulteriormente allaccusa di corruzione. Il maestro colui che sa, e che fa leducatore, perch ha da Socrate niente scuola. Socrate non fa distinzione di et e di reddito. I giovani di Atene sono andati da lui, non il contrario. Non c' distinzione ancora tra privato e pubblico (cfr. 33b fine). Niente merito o demerito per l'esito di coloro che lo seguono: quello che questi diventeranno non sono cazzi suoi di Socrate. La filosofia non insegna qualcosa di particolare: niente/nessuna dottrina. Rivendica (positivamente) che la filosofia non "serve" a nulla. Vedremo come Platone riprender questa posizione. Possiamo dire che il dialogo sia un insegnamento? Domanda di Socrate non da liquidare.
XXII. Socrate nuovamente si richiama al demone, alla voce interiore, all'oracolo, ai vaticinii, ai sogni: entra il tema del "sogno". Il filosofo da ascolto al sogno: messaggio, oracolo, che gli viene dato. Socrate chiama a testimoniare i suoi discepoli, i suoi allievi (?). Perch l'accusa non li ha interpellati? Se li ha corrotti, lo dicano loro... Qui compare Platone. Platone introduce il proprio nome, mentre non ci sar nel Fedone. Scena molto teatrale e ovviamente drammatica. Socrate avrebbe bisogno della testimonianza dei suoi allievi, che difenderebbero il "corruttore". 34d-35a: Socrate non ha chiesto commiserazione o patimento (?). Non ha parlato di chi lascer con la morte. Dignit del filosofo. Socrate su un piano diverso. Risposta (?) e difesa (?) del filosofo [di fronte] alle accuse. bellissimo: "per la reputazione mia e vostra... [...] ...degli uomini" (35a). Qui il rispetto di Socrate per la POLIS. Niente accampare scuse facendo scadere il proprio discorso. Niente atti straordinarii. Socrate non teme la morte, niente atti vergognosi. Dignit perch ne va della filosofia. Se nel Fedone non mantenesse la dignit, metterebbe in dubbio tutta la sua vita. Il modo in cui affronta la condanna a morte una conferma della condotta in vita: mai ci si pu lasciare andare. Filosofia tutt'uno con il filosofo. Legittimit e conferma della sua filosofia. 35b: femmine: le donne sono escluse dalla vita pubblica e dalla filosofia: caduta di stile.
XXIV. Socrate chiude la difesa e vedremo che ci sar la condanna. [trova tutti i frammenti di Eraclito sul sonno e sulla veglia].
Socrate ha concluso la sua difesa; poi per c' un'ultima parte che riprende il insegnare; ma Socrate sa di non sapere e non mai stato maestro di nessuno, sottolineando cos la sua distanza dai Sofisti; inoltre Socrate non ha mai aperto una scuola ci sono solo scuole socratiche minori, fondate dopo la sua morte. Ma lui non si mai rifiutato di parlare, perch a disposizioni di tutti, senza distinzioni di et, senza distinguere i poveri dai ricchi, anche perch non si fa pagare. Non pu prendersi il merito o il demerito a proposito di qualcuno che, dopo i suoi insegnamenti, consegua successo o meno, perch la filosofia non ha nulla da insegnare chi diventer qualcuno lo far da s. Il filosofo non insegna qualcosa di particolare i Sofisti insegnano leuleghein, che anche qualcosa di pratico. Socrate rivendica un qualcosa della filosofia, che tende anche ad essere un accusa rivolta a questa: la filosofia non insegna nulla e non porta a nulla. il dialogo un insegnamento? La domanda che Socrate ci pone rimane aperta.
XXII PARAGRAFO. Socrate si richiama al demone, alla voce interiore, al messaggio delloracolo, ai vaticini, addirittura ai sogni entra in scena il sogno. Il filosofo da ascolto al sogno; un messaggio che gli viene dato. La scena, tra le ultime della difesa: non stato un maestro, ma chiama a testimone i suoi discepoli perch non sono stati interrogati? Lui chiede si facciano avanti, affinch dicano se sono stati corrotti compare Platone, in uno dei pochi passi in cui introduce il proprio nome. una scena teatrale e drammatica, come se Socrate avesse bisogno della testimonianza dei suoi allievi; loro difenderebbero il corruttore , ma non sono stati interpellati.
XXIII PARAGRAFO. Socrate non ha chiesto di essere compatito dignit del filosofo; la sua difesa la difesa della filosofia, pi che della sua persona. Non vuole essere compatito, per la reputazione sua e quella della citt; non vuole essere commiserato n indurre a piet, tramite discorsi privati riesce sempre a mantenere il suo discorso ad un livello filosofico. Qui il rispetto di Socrate nei confronti della citt; non si lascia andare ad atti straordinari o vergognosi, perch non teme la morte, e qui viene ribadito il ruolo del filosofo. Se Socrate non preservasse la sua dignit, e qui e nel Fedone, metterebbe in dubbio tutta la sua vita, non affrontando la morte. Il modo in cui affronter il limite estremo della morte conferma invece la sua condotta di vita lui non smette di essere filosofo, neanche un momento; perch la filosofia non distinta dal filosofo; la sua filosofia trova legittimit nel modo in cui egli conduce la sua vita.
Due parti: 1. Conclusione della difesa di Socrate; 2. Conclusione della scena tema della morte (gi incontrato quando Socrate si prepara alla condanna): non possiamo sapere che la morte sia il male peggiore: ciclicit, ripresa degli argomenti, tipica di molti dialoghi. Pagine dense e complesse contro una prima lettura, in cui il Socrate platonico sviluppa una concezione radicale della morte che ritroveremo nel Fedone. Strettamente connessa. La prova filologica (o filosofica?) sta nell'ultima parte dove Socrate decide di riflettere sulla morte negli ultimi giorni della sua vita. Pagine importantissime per la cultura greca: importantissime per la storia della filosofia. Tutti i filosofi che meditano sulla morte ritorneranno su queste parti: cfr. PROLOGO del FEDONE (ma con differenze). Leggeremo pure la testimonianza di Diogene Laerzio. Partizioni del dialogo: l'autodifesa di Socrate termina al paragrafo XXIV. Emerge la dignit di Socrate; ma anche il rispetto per la POLIS. Leo Strauss ha delineato una teoria politica molto interessante partendo dal rapporto Socrate con la POLIS. I 500 giudici stanno per votare la colpevolezza di Socrate (Diogene Laerzio: lo scarto di 30 voti).
XXIV. Socrate non ritiene di rivolgere un appello al giudice: perch il giudice deve essere rispettato. E il giudice deve fare giustizia, giudicare. Il grande tema dell'Apologia la giustizia. Argomento filosofico: sarebbe come spingerlo a violare il suo giuramento. Io, accusato, sono il primo a rispettare la POLIS, gli dei, le leggi, e chiedo perci GIUSTIZIA. Questa la prova che Socrate rispetta gli dei molto pi dei suoi accusatori. SEMEION THEOU. Socrate non viene a compromessi. Socrate decide di non fuggire, come invece hanno fatto altri filosofi prima di lui (cfr. Anassagora); non ha senso per lui scendere a compromessi. La scelta di Socrate radicale e non necessariamente condivisibile: la scelta discende dal modo di concepire la POLIS e la morte (THANATOS). Questi i due termini concettuali entro i quali si determina la scelta. In greco THANATOS significa sia "morte", che "condanna a morte": valore semantico pi ampio rispetto alla lingua italiana [controlla se vero o se 'na cazzata]. Non detto che si debba essere d'accordo. Non un caso che l'ultima parte contenga una riflessione sulla morte.
drammatica del processo in ultima istanza viene ripreso il tema della morte, gi affrontato da Socrate nel suo prepararsi alla condanna. C una ciclicit degli argomenti, tipica dei dialoghi socratici. La concezione della morte sviluppata da Socrate molto radicale, e verr ripresa anche nel Fedone connesso strettamente allultima parte dellApologia. Non c alcuna ribellione alla sentenza dei giudici, ma una sua accettazione ed una riflessione. Queste ultime pagine sono importanti per la filosofia e per la cultura greca in generale tutti i filosofi che si ritroveranno a meditare sulla morte, ritorneranno inevitabilmente a questo punto dellApologia, il quale una chiusura dellopera, ma anche un prologo del Fedone, quindi si tratta di una sorta di ponte tra i due testi.
XXIV PARAGRAFO. Termina qui la difesa di Socrate. Emerge la sua dignit e il suo rispetto nei confronti della polis, e non chiede la commiserazione. Nel 900 un filosofo, Strauss (ebreo emigrato nel Stati Uniti) delinea una filosofia politica, interessante nel suo confronto con Socrate, specialmente in merito al suo rapporto con la polis attualit di queste pagine. I giudici stanno per decidere la colpevolezza di Socrate non unanime il voto, c uno scarto, bench minimo. Socrate, anche in queste sue ultime battute, non ritiene di rivolgere un appello al giudice, perch questo deve essere rispettato, senza pressioni il giudice non deve fare grazia, ma giustizia (grande tema dellApologia che ritorna), deve cio giudicare. Fare pressione al giudice spingerlo a violare il giuramento. Socrate, accusato di empiet, dimostra che il primo a rispettare sia le leggi, sia la polis, sia gli Dei, per cui non pu chiedere grazia, ma solo la giustizia sarebbe bens empiet il fare pressione al giudice. Cos Socrate da prova di aver rispetto per gli Dei, come una testimonianza, pi di coloro che lo accusano di non credere agli Dei ritorna la questione del Dio, al quale Socrate obbedisce e presta il servizio della filosofia (parler ben due volte del semeion the). Al termine di questa difesa non v nessun compromesso di sorta infatti prender la celeberrima decisione di non fuggire; non sceglier lesilio, non ha senso fuggire o scendere a compromessi per evitare la morte, anche se avrebbe potuto. La sua una scelta radicale, non necessariamente condivisibile, ed essa scende dal modo di concepire la polis e thanatos sono i due termini di questa scelta;
XXV. qui avvenuta per 30 voti, pochi, la condanna (36a-b). Socrate non si stupisce della condanna; ma stupito dello scarto minimo. Socrate ironizza pure, perch Meleto avrebbe rischiato pure unna multa. Qui Socrate si chiama giudice se stesso.
XXVI. Quale pena io che ho "nella vita rinunziato sempre ad ogni quiete". La scelta della filosofia la scelta dell'inquietudine. Socrate mette qui la POLIS sopra a tutto. Io non solo non merito la condanna e la pena di morte; ma un premio. PROVOCAZIONE. Il Pritano era l'edificio ai piedi dell'Acropoli dov'erano mantenuti a spese dello stato i grandi cittadini: voi mi dovete riconoscenza. Se qui vengono onorati coloro che vincono le Olimpiadi, in realt dovrei essere assai pi onorato io. Questo considerando il valore dei giochi sportivi in Grecia. Quello che riporta la vittoria, che vince, fa che voi sembriate felici, io che voi SIATE felici. Io, povero, sono il vostro benefattore: rivendicazione del modo(?) della filosofia.
XXVII. Fa riferimento alla legge di Sparta. Socrate non vuole essere frainteso come orgoglioso, dispettoso, etc.; ma ha una vera convinzione, di aver agito secondo la rettitudine. Il tema del dialogo socratico: "se solo Noi..." [cerca citazione]. Aspirazione di Socrate al prolungamento del dialogo. Questo non si conclude, lascia aperta la questione, qui si tratta di ASPIRARE a parlare ancora, ad avere pi tempo, a dialogare ancora. Ritorner nel Fedone e nella filosofia: ASPIRAZIONE ad un dialogo ininterrotto, infinito; ma l'interruzione della morte qualcosa di violento. Nella violenza di non poter continuare il dialogo, il filosofare, l'interruzione violenta del DIALEGHESTAI, ch forse thanatos, in greco, ha un campo semantico pi ampio, in quanto indica sia la morte sia la condanna a morte. Trattandosi dei due termini concettuali entro i quali si determina la scelta, non a caso lApologia contiene una riflessione sulla morte. In conclusione: Socrate crede agli Dei, e lascia a giudici il giudizio ha termine la sua difesa. XXV PARAGRAFO. C stata la votazione: su 500, per 30 voti Socrate viene condannato a morte. Socrate non stupito della condanna; semmai stupito dello scarto minimo tra chi ha votato a favore e chi contro la sua condanna ironia: pochi voti e Meleto avrebbe dovuto pagare.
XXVI PARAGRAFO. Quale pena si darebbe Socrate? Qui in gioco una sua provocazione. Socrate, prendendo la parola, continua a difendersi: sostiene che nella vita rinunci sempre ad ogni quiete e benessere lui ha scelto la veglia e linquietudine della filosofia, si privato del benessere per ricercare la verit, mettendo la polis sopra ogni cosa. Socrate non merita la pena di morte, ma, al contrario, e qui la sua provocazione, sente di meritare il Pritaneo questo il merito che si attribuisce, per essersi sempre posto al servizio degli uomini. Il Pritaneo un edificio ai piedi dellAcropoli, dove sono mantenuti i grandi cittadini, il cui merito viene riconosciuto pubblicamente, dalla citt Socrate meriterebbe questo riconoscimento, essendo lui povero e lo stesso benefattore dei cittadini. Invece nel Pritaneo sono premiati coloro che vincono le Olimpiadi, invece lui si ritiene pi degno di questo merito una provocazione importante, se si considera il valore che i giochi olimpici costituivano per i greci. Colui che riporta le vittorie ai giochi olimpici, fa che i cittadini sembrino felici; Socrate, invece, fa che i cittadini siano felici. Inoltre il vincitore olimpico non ha bisogno di essere mantenuto; Socrate invece merita un tale riconoscimento, perch lui, divenuto povero, il benefattore della polis. Questo punto costituisce una forte rivendicazione della filosofia.
XXVII PARAGRAFO. Fa riferimento alla legge di Sparta, che concede pi tempo per il processo Socrate non ha avuto molto tempo, e non vuole rischiare di essere frainteso, come se il suo fosse un orgoglio dispettoso, quando invece egli porta avanti la sua convinzione di aver agito sempre secondo rettitudine. Emerge un tema, anche proprio del Fedone, che riguarda laspirazione di Socrate al dialogo ulteriore il dialogo socratico non giunge mai ad una conclusione, lasciando sempre aperta la questione; dunque c insorge sempre laspirazione ad avere pi tempo per parlare ancora, e in questo caso, per poter persuadere i suoi concittadini. Il tema che ricorre nella filosofia potrebbero cambiare idea i concittadini... Qui si apre il discorso sulla condanna: possibile non ci sia una via d'uscita pragmatica, un'alternativa pragmatica? Per Socrate non possibile e dice perch. Storicamente Socrate avrebbe potuto fuggire da Atene e salvarsi. Socrate non viene a compromessi; non chiede commutazioni di pena. Carcere=simbolico: legato all'idea, al concetto orfico del corpo-carcere, il SOMA-SEMA. Perch scegliere un carcere ulteriore oltre al corpo, dacch la PSYCHE vive gi orficamente nel carcere del corpo, quando la morte la liberazione dell'anima?! (cfr. Fedone). L'esilio: ACHME, apice della narrazione. Socrate sa bene, anche per lo scarto dei voti, che i giudici non vorrebbero condannarlo a morte. Sarebbe un terremoto per Atene. Socrate sa bene che quello che gli accusatori vogliono, sia i primi che i secondi, di liberarsi di lui mediante l'esilio: Socrate non pu accettare l'esilio, e smonterebbe la sua filosofia e la sua autodifesa. Nella cultura greca l'esilio ha un valore negativo. Ulisse il paradigma del rifiuto dell'esilio. Quello che Socrate vive ad Atene si riproporrebbe in qualsiasi altra citt. Questa anche un po' una metafora.
XXVIII. Socrate come potrebbe stare zitto se egli segue il comando del dio?! La vita del filosofo la filosofia. Nessuna separazione tra le due. VOCAZIONE, e non? [solo?] perch Socrate risponde al Dio. Smettere di filosofare smettere di vivere. Wittgenstein dice: "il filosofo non chiude bottega la sera; ma continua a pensare anche quando non vorrebbe". Queste righe sono importanti: Platone [gli] fa dire: la filosofia non un mestiere, una VOCAZIONE. Non c' separazione. Nietzsche teorico di questa impossibile separazione di vita e filosofia. Socrate non pu smettere di interrogare e interrogarsi (GNOTI SEAUTON). Le altre soluzioni di compromesso pragmatico non vanno bene per Socrate: sono delle "morti" per lui. THANATOS una liberazione. Ritorna Platone? (?: lui?). Qui finisce la penultima parte: 38c. L'ultima parte dedicata ad una condanna di Atene e degli ateniesi, e una grande riflessione su THANATOS. Diogene Laerzio: libro quello del dialogo infinito, per cui arriva uninterruzione, come una cosa violenta, e qui la morte; ma la violenza appartiene allinterruzione del dialogo, del filosofare stesso, del dialeghestai, pi che alla morte in s (non il bere la cicuta). Si apre il discorso sulla condanna a morte: possibile che non ci sia un altro rimedio? Socrate inizia a chiedersi se sia accettabile la condanna a morte vi sono, certo, altre vie, che tuttavia Socrate non pu tenere in considerazione per s, eppure, storicamente, egli avrebbe potuto salvarsi. Una di queste vie rappresenta il carcere: il carcere ha un valore simbolico legato al concetto orfico del corpo come prigione dellanima; se lanima gi nel carcere del soma, perch dovrebbe scegliere un carcere ulteriore? La morte proprio la liberazione della psych dal soma. Qui si arriva allacm della narrazione: Socrate sa bene, a partire dallo scarto dei voti, che i giudici non vorrebbero condannarlo a morte, poich questo evento sarebbe un terremoto per la citt di Atene, bens vorrebbero andasse in esilio non si macchierebbero, ma si libererebbero del fastidio della sua persona. Socrate sa bene che gli accusatori vogliono liberarsi di lui tramite lesilio; per questo Socrate non vuole scendere a compromessi, n vuole andare via, per non smentire la sua autodifesa e la sua filosofia. Non scende a compromessi, anche perch nella cultura greca lesilio ha valore negativo il passaggio da citt in citt, come per Ulisse, che vuole tornare in patria, per cui i suoi viaggi sono disavventure, nonostante la sua proverbiale curiosit. Socrate sa che, pur andando in esilio, avrebbe comunque tanti giovani al suo seguito, i quali convincerebbero gli anziani della sua empiet ci per dire che la situazione che ora lo coinvolge si ripeterebbe comunque.
XXVIII PARAGRAFO. Sarebbe legittimo chiedere a Socrate di preferire una vita da trascorrere nella quiete, una volta in esilio. Il problema che Socrate non pu stare quieto, lui che segue il comando del Dio ma loro non gli credono su questo punto, come se parlasse per ironia. La sua vita la filosofia, non c separazione una vocazione, per questo risponde al Dio; come pu smettere di interrogare se stesso e gli altri? La filosofia non un mestiere, essa coincide con la vita del filosofo, per cui smettere di interrogare/filosofare sarebbe per Socrate smettere di vivere la filosofia inquietudine costante, una vocazione, e fa tuttuno con la vita; non si pu smettere di filosofare, come si smette un mestiere, e continuare a vivere. Anche Nietzsche il teorico dellimpossibilit di separare la vita e la filosofia. Dunque tutte le altre soluzioni e compromessi, per Socrate, sono delle effettive morti, invece thanatos una liberazione si sta rovesciando il discorso. II, capitolo 2, capoverso 40. Ritroviamo i 3 capi d'accusa; ma la gerarchia (l'ordine) diversa: differenza di un voto (29) rispetto ai 30 di cui parla Platone. La provocazione di Socrate modifica il numero di voti per la condanna. Muore? in prigione dove tenne molti discorsi che Platone conserva nel Fedone. Testimonianza che in gran parte coincide; ma oltre che dalla condanna alla morte passano giorni che Socrate trascorre in carcere parlando della morte. L'ultima parte dell'Apologia prosegue nel Fedone, dove tratta l'immortalit dell'anima. Aggiunge Laerzio del/riguardo al pentimento degli ateniesi, della condanna a morte di Meleto e del bandimento di Anito. Diogene Laerzio conferma il nesso tra l'Apologia e il Fedone.
XXIX. Socrate sdoppia il discorso: si rivolge prima ai giudici favorevoli alla "morte"; dopo a quelli per l'assoluzione. RIVENDICAZIONE DELLA DIGNITA' DI SOCRATE. molto pi difficile sfuggire alla malvagit. Socrate non ha voluto [...] a tutti i costi per evitare la morte, come al peggiore dei mali. Socrate accetta la morte: c' sempre questa accettazione del suo destino; non c' una volont di vivere di/in Socrate. Gli preme seguire i suoi princpi di rettitudine e non cadere nella malvagit. 39b: Socrate accetta la morte; sono gli accusatori che si macchiano di delitto. "39b4-7!!!".
XXX. Qui interviene Platone, facendo dire a Socrate "io vi predico!" [cerca citazione] Scrive a posteriori. 39d: Platone fa dire a Socrate quale vendetta verr per aver tolto la parola (VIOLENZA DELL'INTERRUZIONE). Socrate dice "non si fa cos". Socrate muore per la libert di parola.
XXXI. Socrate insiste: quasi una resistenza alla violenza, in senso lato: morte, interruzione, etc. : Socrate resiste fino all'ultimo con la parola, parlando. L'unica preghiera l'ascolto: ascoltatemi! Il demone: Socrate si rivolge a Finisce questa penultima parte, in cui i giudici devono decidere lapplicazione della pena. Lultima parte dedicata ad una condanna di Socrate ad Atene e agli ateniesi; inoltre ha luogo la sua grande riflessione sul concetto di thanatos.
XXIX PARAGRAFO. Socrate sdoppia il discorso: prima si rivolge ai giudici che si sono detti favorevoli alla condanna, e dopo a quelli che hanno votato per la sua assoluzione. Socrate non difettava di argomenti, ma di sfrontatezza e impudenza rivendicazione della sua dignit. pi difficile sfuggire alla malvagit che alla morte; egli non ha voluto evitare la morte a tutti i costi c unaccettazione del suo destino. Ci che pi gli preme, pi della morte, di seguire la sua rettitudine e i suoi principi, per non cadere nella malvagit decisivo. Il fatto di accettare la morte, per Socrate, vuol dire non cadere nella malvagit, in realt sono i suoi accusatori a macchiarsi di un delitto; la malvagit corre pi celere se Socrate paga il suo debito di morte, gli accusatori pagheranno la loro malvagit condannati dalla verit, che non dalla loro parte.
XXX PARAGRAFO. Qui la voce di Platone, il quale fa dire a Socrate che lui predice cosa accadr chi sul punto di morire fa predizioni perch, al limite estremo, pi vicino allAde. Si rivolge a coloro che lo hanno condannato: per lui pi facile vaticinare sulla vendetta che ricadr su di loro, perch gli hanno tolto la parola violenza dellinterruzione; dovranno dare conto a coloro che avrebbero voluto prendere posizione a favore di Socrate, ma che da lui sono stati tenuti a bada i giovani. Non cos, condannando un innocente, e macchiandosi di questo delitto, che ci si libera dalle onte togliendo la parola; a Socrate viene tolta la parola, viene cio condannato a morte, proprio perch lui ha la libert di parola.
XXXI PARAGRAFO. Si rivolge a chi lo ha assolto. La resistenza di Socrate contro la violenza appunto la parola; resiste parlando, perch la parola gli stata tolta e la preghiera che rivolge a costoro che lo si ascolti, che si coloro che lo hanno assolto assumendo toni consolatorii: io sono convinto che quel che mi successo meraviglioso, oggi non ho ricevuto il SEGNO DEL DIO, come in passato. Il SEMEION THEOU non giunto, non lo ha interrotto. Socrate interpreta l'assenza del segno come che quello che doveva accadere accaduto, ed un BENE, perch morire non un male. Se fosse un male, Socrate avrebbe ricevuto il segno del dio. Sul segno del dio ci sono varie interpretazioni: la religiosit molto complessa: un rimettersi al divino, rimettersi ai proprii limiti, etc. Questo SEMEION THEOU (segno del dio) stato interpretato come un rinvio alla sfera orfica. Il segno del dio viene interpretato come un segno di quella sfera divina che per gli orfici l'anima. Legame lasco con il soma. Si reincarna. Il segno del dio un segno dell'Anima. In Socrate, Platone, ed Aristotele non una parola per "coscienza"; ma questo segno la VOCE DELLA COSCIENZA: e questa gli "dice" che l'accaduto per il meglio. Qui inizia l'ultima parte, bellissima, sulla morte.
XXXII. Non ci deve stupide che tutto finisca con una riflessione sulla morte. La riflessione sulla morte c' gi nei Presocratici; ma non si interrogano su cosa vuol dire morire, mentre si concentrano sul passaggio da ESSERE a NON ESSERE. Qui eco sui Presocratici (40c9). O Morire migrazione (trasmigrazione) da qui ad un altro luogo: CONCEZIONE ORFICA. Migrazione della PSYCHE. Questa resta e vive; muore solo il corpo. OPPURE Avvicinamento del sonno alla morte (gi in Eraclito): nella sua enigmaticit rinvia alla MORTE. Sonno senza sogni. L'eternit non pi lunga di un'unica notte. MORTE MERAVIGLIOSA. Concezione profondamente tragica della vita. Ci sono gi i Tragici, e la cultura greca quella della tragedia, e affronta tragicamente la morte: molto greco. Meglio il sonno senza sogni dei giorni della vita. NON LO TROVIAMO IN ALTRE CULTURE: ma ha inciso/influito sulla nostra. Se c' una trasmigrazione allora c' il PASSAGGIO ALL'ADE: non solo questo; ma l'incontro con i gi passati all'Ade, e l'incontro e dialogo con gli immortali: con Omero, Esiodo, etc. SE E' VERO [per] QUELLO CHE SI DICE! Uno splendido incontro con gli immortali, dove Socrate vuole -- bellissimo! -- continuare a filosofare.
rimanga ancora con lui. Socrate assume toni consolatori: convinto che ci che gli accaduto sua una cosa meravigliosa, poich quel giorno non ha ricevuto il semeion the, a differenza di altre occasioni il segno non gli si opposto, non stato interrotto. Socrate interpreta lassenza del semeion nel senso che ci che doveva accadere ed accaduto un bene, perch il morire non un male; se fosse stato un male un segno gli si sarebbe opposto. Vi sono tante interpretazioni a proposito del segno del Dio la religiosit di Socrate molto complessa; un rimettersi al divino nel riconoscere i propri limiti. Ma qui il semeion the viene interpretato maggiormente come un rinvio alla sfera orfica il segno del Dio interpretato come un segno di quella sfera divina che per gli orfici la psych; lanima in realt un segno del Dio. Ancora non c nella filosofia greca, n per Socrate, Platone o Aristotele, la parola coscienza, ma il segno dellanima interpretato come una sorta di richiamo della coscienza. Il segno dice a Socrate che ci che accaduto per il meglio.
XXXII PARAGRAFO. Questultima parte dedicata alla morte (thanatos). La riflessione sulla morte gi presente nei presocratici che tuttavia si interrogano soprattutto sul passaggio dallessere al non-essere. Per la prima volta ci si interroga invece su che cosa vuol dire morire, e ci a opera di Socrate. Egli contempla unalternativa: 1. Morire non essere pi nulla riflesso dei presocratici, per cui morire non avere pi il sentimento di nulla; 2. Morire il mutamento della psych da questo a un altro luogo riflesso degli orfici, e della teoria riguardo la trasmigrazione dellanima, che resta, mentre a morire solo il corpo. Socrate, riferendosi alla prima visione della morte, concepisce la morte come un sonno senza sogni per la prima volta lenigmaticit del sonno accostata allidea della morte. Secondo questa visione, leternit della morte non pi lunga di ununica notte se morire non provare nulla, allora come un sonno senza sogni, che preferibile ai giorni inquieti della vita e alle notti affollate di sogni. Concezione tragica la cultura greca la cultura della tragedia, che affronta tragicamente la morte. Questo discorso di Socrate dunque tipicamente greco: non tuttavia la concezione della morte, come un sonno eterno senza sogni, ad essere tragica, ma tragica , di conseguenza, la visione della vita concezione tipicamente greca, che non si trova in altre culture, che ha inciso sulla cultura occidentale. Daltro canto, se si considera la possibilit della trasmigrazione dellanima, morire allora un passaggio nellAde; ci implica lincontro con quelli gi passati allAde, dunque Socrate immagina un dialogo tra immortali, e la possibilit di continuare a interrogare e filosofare, come il piacere pi grande
XXXIII. Morire per Socrate liberarsi da ogni pena: liberazione. Che aspetti in carcere indicativo: METAFORA DEL CORPO CARCERE. Muore pensando e parlando della sua liberazione. TORNA IL SEGNO DEL DIO. 42a: con questa frase sempre "so di non sapere": solamente sa il Dio. MODESTIA DI SOCRATE: ACCETTAZIONE DEL LIMITE E DEL LIMITE DELLA VITA. Socrate accetta il limite della vita. La raffigurazione dell'Ade: ci crede? importante l'accettazione del limite. E' IMPORTANTE E ATTUALE: oggi non si accetta questo limite. Lotta per prolungare la vita, non accettazione. Accettare la condanna non solo accettare la POLIS; ma anche THANATOS, il limite della vita. ---
CRITONE (Aleksis)
Critone: nelle "Vite dei filosofi" c' una sezione su Critone, filosofo, allievo di Socrate, e Diogene Laerzio gli attribuisce almeno 14 opere: sicuramente certo che Critone -- ritorna nel Fedone -- doveva essere un filosofo mediocre, non particolarmente portato n originale. Non abbiamo ulteriori riferimenti oltre a Platone e a Diogene Laerzio. Era il filosofo del "senso comune" -- difender delle tesi "pragmatiche", diremmo di "buon senso" (meglio di "senso comune"). Il buon senso fa a pugni con la filosofia, che necessita radicalit, come Socrate. Critone l'allievo che cerca di far ragionare il maestro per ricondurlo al "buon senso". Dialogo relativamente breve, e ha un significato pi limitato. Si collocherebbe tra i dialoghi socratici, quindi giovanili. Alcuni Se vero quello che si dice. Socrate gi si promette, nel II caso, di continuare a filosofare anche nellAde.
XXXIII PARAGRAFO. Morire per Socrate liberarsi da ogni pena. Ritorna il segno del Dio, che non gli si oppone. Lultima frase ribadisce che lui sa di non sapere, e cosa sia meglio lo sa solo il Dio umilt di Socrate, che la sua accettazione del limite del sapere, e a questo punto anche del limite della vita. Non sa se credere alla sua raffigurazione riguardo allAde incontro con i grandi; ci che importa il fatto di accettare il limite imposto dalla morte. Accettare la condanna accettare il bene della polis e thanatos.
Testimonianza di Diogene Laerzio (Vite dei filosofi, libro II): egli riporta i tre capi di accusa, cambiando le gerarchie; al momento della provocazione di Socrate (Peritoneo), si aggiunsero 80 voti di condanna ai precedenti; fu messo in prigione, passati vari giorni bevve la cicuta, dopo aver tenuto tanti discorsi che Platone tiene nel Fedone; dopo la sua morte la citt se ne pent, vennero chiusi i ginnasi, condannato a morte Meleto, bandito dalla citt Anito, e gli altri esiliati. Da questa testimonianza si ricava il fatto che gli ateniesi si sono pentiti; e soprattutto che Socrate, nei vari giorni di attesa dellesecuzione della condanna, intraprende discorsi sulla morte che hanno seguito nel Fedone, insieme al tema dellimmortalit dellanima; anche Laerzio dunque conferma il nesso tra i contenuti dellApologia e i temi del Fedone. ---
CRITONE (Cecilia)
Dialogo che prende il nome da Critone in Diogene Laerzio c una parte dedicatagli; per lui Critone era un filosofo, cui attribuisce 14 opere; dalle testimonianze comunque risulta fosse un allievo di Socrate. Compare anche nel Fedone; certo fosse un filosofo mediocre e non tanto originale infatti non abbiamo altre testimonianze di Critone. Era il filosofo del buon senso, di cui sostiene tesi pragmatiche, ed il quale ha sempre fatto a pugni con la filosofia, che invece necessita di radicalit. In questo dialogo lallievo che vuole far ragionare il maestro e ricondurlo al buon senso. Il dialogo breve e di significato pi limitato rispetto allApologia e al Fedone. Secondo vari interpreti si tratta di un dialogo collocabile tra quelli dubbi: perplessit di natura non solo filologica; ma anche di contenuto: incongruenza con il Fedone. Criterio di congruenza tematica: forse risolvibile spostando pi avanti il Critone. La scena del Critone: storicamente tra Apologia e Fedone; primavera del 399 a.C., siamo a 3 giorni (mattina) prima della condanna a morte. Carcere. Ci siamo spostati dal processo, scena sicuramente complessa, ad una scena pi intima, perch nel carcere. Scena anche del Fedone, proseguo del Critone. Fedone: ultimo giorno di Socrate ed esecuzione della condanna. L'incontro tra Critone (allievo) e Socrate (maestro): scena iniziale angosciante, filosofo ma non eroe. Attesa dell'applicazione della condanna. Si attende il ritorno della nave da Delo -- riferimento al Fedone. Prima del ritorno della nave non si pu applicare la sentenza: situazione di attesa, che consente una riflessione (di Socrate) mentre per Critone il momento di convincere il maestro a fuggire. C' ancora tempo per fuggire da Atene, per trovare scampo altrove. Perch Socrate non dovrebbe? soprattutto se la sentenza ingiusta. E' evidente la condanna ingiusta. Non si vede perch Socrate debba sottoporsi a queste sentenza ingiusta. Questa la posizione di Critone. Meraviglia di Critone: perch Socrate si rimette ad una sentenza che Socrate stesso riconosce ingiusta. Punto cruciale del dialogo: se all'ingiustizia lecito rispondere (con l'ingiustizia). Due parole che scandiscono il dialogo: DIKAIOSUNE --> parola importantissima per Socrate e per Platone: GIUSTIZIA. NOMOI --> LEGGI, discussione FUSIS/NOMOS, contesto attuale [all'epoca] in cui si inserisce Socrate: FUSIS=natura, principio, essenza ,fonte; parola chiave per i Presocratici. [NB: queste parole gi nell'APOLOGIA]. La domanda PERI FUSEOS, intorno alla natura, intorno al principio da cui tutte le cose derivano. Si fa strada il concetto di NOMOS: legge; ma anche convenzione (parola chiave dei Sofisti): alcune istituzioni non sono naturali, dovute alla natura; ma sono NOMOI, convenzioni, stabilite dagli uomini: i NOMI sono FUSEI, per natura, o sono NOMOI, dovuti all'accordo, alla legge, alla convenzione tra gli uomini? Dibattito importantissimo con tanta letteratura secondaria. NOMOS inizia a circolare nella cultura sofistica, che mette in discussione tutto: per questo i greci etnocentrici, venendo a contatto con altri popoli, ed istituzioni proiettate sul divino e sul mito, invecce sono umane, diverse da popolo a popolo: nomi, leggi, usanze. Da qui nasce un grande dibattito. NOMOI: il protagonista del Critone sono i NOMOI, pi che Socrate. Tutto ruota intorno alle leggi. E' difficile far affiorare il senso dei NOMOI nel Critone. Non sono in questo caso il mero plurale di NOMOS; non sono neanche le leggi in senso universale. Cosa sono? Le due parole chiave [FUSIS e NOMOS/I] sono connesse, e la giovanili (o socratici) di Platone, in cui appunto la figura principale quella di Socrate. Tuttavia alcuni dubbi di natura filologica e contenutistica hanno portato a credere, sulla base di incongruenza con il Fedone, che il Critone dovesse essere spostato pi in l criterio dellincongruenza tematica vigente nell800. Generalmente per si pensa sia un dialogo giovanile. Il Critone si situa tra lApologia e il Fedone primavera del 399, a tre giorni dalla condanna a morte: Socrate nel carcere (scena pi intima rispetto al contesto processuale dellApologia). Il Fedone il prosieguo del Critone, in quanto ricostruzione dellultimo giorno di Socrate, al momento dellesecuzione della condanna.
Incontro tra Critone e Socrate; Critone va a trovare il maestro scena angosciante, che presenta Socrate non come un eroe, ma come un uomo, che in attesa dellapplicazione della condanna. Si attende il ritorno della nave di Delo, prima del quale non si pu applicare la sentenza. Lattesa permette una riflessione di Socrate; e da parte di Critone consente che lui cerchi di convincere il maestro a fuggire da Atene e trovare scampo altrove un consiglio che viene dal buon senso, e che propone a Socrate di salvarsi vita, dal momento che la sentenza ingiusta. Se Socrate condannato ingiustamente , non si vede perch egli debba sottoporsi a questa ingiustizia punto di vista di Critone, che non trattiene una certa meraviglia. Perch Socrate si sottopone ad una sentenza ingiusta? Questa domanda il nocciolo del dialogo, la quale avvia unimportante riflessione giusto rispondere allingiustizia con lingiustizia?
Parole chiave del dialogo: dikaiosyne (giustizia) e nomoi (leggi). Si pensi al dibattito culturale che si gioca tra i termini physis e nomoi, allinterno del quale si inserisce Socrate: la physis lessenza/principio, parola chiave dei filosofi pre-socratici, la domanda principale su ci da cui le cose derivano e scaturiscono; verso il V secolo si fa strada il concetto nomos (legge/convenzione), che costituisce la parola chiave dei Sofisti, per i quali le istituzioni sono convenzioni e stabilite dagli uomini (esempio del linguaggio, dei nomi, nel Cratilo) la sofistica mette in discussione tutto, avvalendosi del nomos, termine che compare a partire dal contatto con gli altri popoli.
Anche qui la parola chiave nomoi, termine che funge da protagonista del dialogo, anche pi di Socrate il filosofo infatti si rimette ai nomoi. difficile interpretare questa parola allinterno del dialogo sicuramente qui i nomoi non grande questione qui per la prima volta espressa nella filosofia politica: come rispondere all'ingiustizia, all'ADIKIA? Grande tema mai tramontato. Quel la risposta all'ingiustizia palese. Proprio la risposta di Socrate contribuir in modo determinante a creare l'icona/immagine di Socrate molto pi che filosofo, al di l della filosofia.
I. c' subito un Critone che si intrufola, e che viene richiamato da Socrate. Subito la "corruzione" del custode. Corrompere=rendere peggiori. Come mai il custode ti ha fatto entrare? richiamo ai NOMOI. Mi conosce, c' un rapporto personale che scalza i NOMOI. E' gi pregiudicata la DIKAIOSUNE. Gli ha dato dei soldi. Ricordiamo la mediocrit di Critone anche come personaggio. Raffigura dei rapporti che c'erano nella POLIS, rapporti che per Socrate avevano danneggiato la POLIS. Socrate si ferma su quello sopra cui altri passerebbero sopra, invece di essere grato [e quindi 'sti cazzi]. Critone sveglia Socrate. Situazione angosciante: chi mai vorrebbe essere sveglio? Cfr. Sonno e Veglia in filosofia. Socrate sereno perch dorme il sonno del giusto, dalla parte della giustizia, e non pensa di allontanarsi da questa [la giustizia]: fermo. Meraviglia [intendi: stupore] per il "buon senso". Un altro al posto di Socrate sarebbe tormentato, inquieto. Quella di Socrate una non-azione: nell'essere nel giusto, nel sopportare. Socrate accampa un po' il pretesto dell'et. Ci viene descritta una situazione limite, estrema: una situazione che non viviamo quotidianamente: messo ai limiti estremi della morte. Questo qui e nel Fedone. Critone si reca presto perch stata avvistata la nave da Delo. Non ci sar impedimento per procedere alla condanna (riferimento al Fedone). Al tempo della sentenza la nave era gi partita, quindi niente condanna subito: inconsueto. Socrate in carcere si spiega per questo motivo. Quindi non si poteva procedere: sospensione. Questo riferimento presente anche nel Fedone. Proprio all'inizio riferimento a questa nave: 58a del Fedone. Il limite tra storia e mitologia: guerra tra Minosse ed Atene. Tseo, figlio di Ego, parte per sconfiggere il Minotauro. Il patto che Atene mandi una nave in onore del Dio: quando in viaggio... Qui avviene che la nave viene avvistata. Finita l'ambasceria, la delegazione sacra, etc. applicazione della condanna. Critone foriero di sventura. Importante che... Tseo: istitutore (etimo) [sar da TITHEMI]. Perch Critone si precipitato? per la nave... bisogna convincere sono il plurale di nomos in senso sofistico (cio contrapposto alla physis), n sono le leggi in senso universale. A cosa fa riferimento Socrate quando parla di nomoi? Evidentemente la dikaiosyne e i nomoi sono connessi. Il problema che si delinea il seguente: come si risponde alladikia (ingiustizia) quando questa viene commessa? un grande tema, molto attuale e mai tramontato la giustizia si perde se si perde il rapporto che essa ha con i nomoi. La risposta di Socrate al problema dellingiustizia contribuir in modo determinante a creare unimmagine di lui non solo come filosofo, ma come un personaggio che va anche al di l della filosofia.
I PARAGRAFO. Critone riesce ad intrufolarsi nel carcere, di mattina presto; Socrate lo richiama per questo. Subito viene introdotto il tema della corruzione: come mai il custode ha fatto entrare Critone? Perch ormai lo conosce e dalle sue visite trae beneficio. Gi qui presente un richiamo ai nomoi; Critone sostiene di avere con il custode un rapporto personale, che scalza i nomoi dove c un rapporto personale e il pregio del beneficio (denaro) non ci sono i nomoi; da subito quindi viene messa da parte la dikaiosyne. gi chiaro come Critone sia in realt un personaggio mediocre, che difende il buon senso proprio Critone parla di quel rapporto personale e del suo beneficio, che per Socrate la causa della rovina della polis. Critone ha svegliato Socrate, il quale si trova in una situazione angosciante e Critone pensa che nessuno vorrebbe restar sveglio in una situazione del genere nesso tra il sonno ed il buon senso. Critone era meravigliato che Socrate dormisse in modo placido; ma Socrate dorme il sonno del giusto, e non ha mai pensato di allontanarsi da questa dikaiosyne in cui crede c meraviglia da parte del buon senso: perch Socrate sopporta la sventura senza essere tormentato? Sopporta perch dalla parte della giustizia; egli avanza anche il pretesto dellet, ma soprattutto si tratta del fatto che non teme la morte perch dalla parte del giusto. Viene descritta una situazione estrema/limite, cio una situazione che non si vive quotidianamente essere messi di fronte al limite estremo della morte. Critone da a Socrate una notizia dolorosa, cio larrivo imminente della nave da Delo, ed una volta giunta ad Atene non vi sar pi alcun impedimento per procedere alla condanna riferimento ad un passo del Fedone (58 a). Nel momento in cui viene emessa la sentenza (Apologia) la nave era gi partita da Atene e andata a Delo ci spiega perch la condanna non venga eseguita subito, per cui Socrate deve attendere dei giorni, e ci era insolito, ma in questi casi non si poteva procedere con la condanna a morte (sospensione). Socrate a fuggire, a trovare scampo da un'ingiustizia che sta per essere compiuta.
II. Riferimento ad Omero. Riferimento alla patria di Achille. Qui c' un conteggio (???): Socrate racconta un sogno: Socrate parla dei suoi sogno. Niente proto-psicoanalista, per il sogno ha sempre avuto un ruolo importantissimo nella filosofia [di Socrate?]. Parte introspettiva, GNOTI SEAUTON. Gli interessa conoscere se stesso, anche interpretando i proprii sogni. THANATOS la donna bella. La donna gli riporta un verso di Omero che vuol dire: "ritornerai in patria". La sua PSYCHE si liberer dal SOMA e ritorner al luogo da cui venuta. Socrate da retta alla sua PSYCHE, e certe volte "servizio reso al dio", altre "sogno": dimensione interiore a cui Socrate attento. Socrate in questo si distingue. Critone se ne fotte di 'ste cose!
III. Precipita il discorso: mettiti in salvo! Critone pensa a se stesso, sia perch perderebbe un grande amico; ma anche perch Critone, ricco, potrebbe pagare per far fuggire Socrate e cosa dir la gente se Critone non libera Socrate [pagando profumatamente]? Penseranno che Critone non ha voluto pagare. Calunnia. Socrate: cosa importa della calunnia e dell'opinione della gente? I migliori penseranno che le cose sono andate come sono andate. Critone riafferma che la gente stata capace di condannare Socrate e questi non stato attento: non ha tenuto in conto l'opinione [pubblica]. Nel Fedone viene spiegato questo evento: ogni anno viene mandata unambasceria a Delo da Atene, sulla base di un riferimento mitico guerra tra Minosse (Creta) e Atene (figura di Teseo, figlio di Egeo, che secondo la leggenda ha sconfitto il minotauro con laiuto di Arianna); viene istituito un patto, per cui Atene ogni anno debba spedire una delegazione sacra in onore del Dio, ed previsto che durante il viaggio della nave non vi debbano essere condanne a morte. Qui avviene che la nave sia stata avvistata, avendo concluso lambasceria questa la dolorosa notizia che Critone porta a Socrate, sostenendo la certezza della morte del maestro allindomani.
II PARAGRAFO. Perch Critone si precipitato in carcere? Bisogna convincere Socrate a trovare una via di scampo da una palese ingiustizia. Socrate fa nuovamente un riferimento agli dei se cos piace agli dei. Egli inoltre non crede che la nave arriver quel giorno, per cui la sua morte sarebbe avvenuta il giorno seguente (cos era previsto dalla condanna), perch Socrate ha fatto un sogno sulla base di esso c un conteggio, per cui Socrate sa di dover morire non il giorno dopo, ma quello successivo ancora: sogna una bella donna vestita di bianco che gli annuncia che sarebbe tornato a Ftia (riferimento a Omero, Achille) passati tre giorni. Socrate parla dei sogni; il sogno, a partire da Socrate, ha avuto sempre un ruolo importantissimo nella filosofia; la parte introspettiva di Socrate, perch a lui interessa conoscere se stesso, il gnoti seduto. In questo caso Socrate interpreta il sogno, oltre che a raccontarlo: la bella donna limmagine di thanatos, che non gli fa paura e gli annuncia il suo ritorno in patria la sua anima sar libera dal carcere del corpo e ritorner da dove venuta; sempre presente questa dimensione psichica, nel senso della psych di Socrate, il quale si distingue dagli altri, compreso Critone, perch da retta alla sua psych. Lo stesso Dio a cui si riferisce spesso rientra in questa dimensione psichica Socrate sempre attento alla sua anima.
III PARAGRAFO. A Critone interessa un po meno tutto questo discorso, facendolo precipitare, esortando Socrate a mettersi in salvo. Critone rivela anche di pensare a se stesso: la morte di Socrate sarebbe una doppia sventura per lui, perch perderebbe un amico, e perch teme quel che dir la gente di lui, che ha il denaro necessario per scendere a compromessi pur di salvare Socrate e si metter in giro la voce che lui spilorcio e non ha voluto pagare pericolosit dellostilit pubblica, anche a giudizio della sventura di Socrate. Cos Socrate interviene: cosa importa lopinione della gente, cio dei pi? Ci
IV. SIKOFANTAI: mettevano in giro voci e ricattavano. Critone: lascia che paghiamo. Critone giustifica il ricatto dei sicofanti. Critone infondo sta cercando di convincere Socrate a salvarsi anche a costo di infrangere la sua etica. Non importa corrompere pagando. Questo compromesso: Critone esponente del "buon senso" che difende l'immoralit. Basta un cedimento minimo della DIKAIOSUNE per cadere nel baratro dell'immoralit. Compiere ed essere complici di atti immorali: anche politicamente tali: ne va della POLIS. Molto denaro per ottenere la vita. Critone mercanteggia: escalation, crescendo. I sicofanti sono economici. Poi se non vuoi i miei soldi, ci sono Simmia e Cebte. I forestieri che ritornano nel Fedone: sono due pitagorici. Importanti quando si parler dell'immortalit dell'anima. Anche loro sono disposti a pagare. Critone fa riferimento a Socrate in tribunale, riguardo all'esilio. Socrate non vuole errare lontano dalla sua citt: Critone allora gli assicura un luogo in Tessaglia. Questo dialogo tra Critone e Socrate: dialogo faticoso per Socrate perch Critone interessato a trovare la soluzione a tutti i costi, agirando gli ostacoli, impiegando il denaro. Parrebbe che Socrate sia rigido. Critone flessibile, pragmatico: Critone cerca la via d'uscita perch la condanna ingiusta. Socrate innocente. E' la citt che sta commettendo ingiustizia. E allora, perch Socrate non dovrebbe seguire i consigli di Critone? Critone gli vuole risolvere i problemi. Socrate non cede, e dunque vedremo che resta fermo nella sua posizione: io non uscir dal carcere se non morto. Uscir solo la PSYCHE. Mi rimetto alla condanna. Se gli Ateniesi hanno deciso cos... che condanna sia. Socrate riconosce nell'Apologia che la condanna ingiusta; ma rimane nel carcere. Perch? 1. per Socrate i NOMOI hanno un valore assoluto. 2. missione (???) di Socrate: non sa se la morte sia un male e non un bene. 3. non risponde all'ingiustizia con un'altra ingiustizia: richiamare la citt alla giustizia. 4. avrebbe altrimenti smentito se stesso. 5. Si rimette alla condanna, all'evento, egli quindi mostra di "sapere di non sapere". Il ruolo dei NOMOI, il ruolo delle Leggi: Socrate rispetta i NOMOI. Valore non-assoluto [??? ma non aveva detto il contrario ???]. Non sono al di l della storia. Le leggi non sono sciolte dalla POLIS; ma si danno nella storia della citt. Valore comune, perch fondano la comunit. Sono comuni perch fondano la POLIS. che importa cosa pensano i migliori, i quali penseranno soltanto che le cose sono andate come sono andate. Ma Critone sa che lopinione del volgo conta, altrimenti Socrate non si troverebbe in questa situazione c quasi un rimprovero a Socrate.
IV-V PARAGRAFO. I sicofanti sono coloro che mettono in giro le voci. Critone ribadisce che i suoi amici possono far fuggire Socrate, con il denaro che possono dare giustifica il ricatto, cio anche se andranno incontro al ricatto sborseranno il denaro necessario. Cos Critone cerca di convincere Socrate anche a costo, ormai chiaro, di infrangere letica: non importa pagare i Sicofanti e il guardiano, basta che gli si salvi la vita il buon senso difende il compromesso e limmoralit, che anche corruzione. Da questo spunto viene fuori come sia facile in realt avere a che fare con la corruzione; anche distaccandosi solo di poco dalla dikaiosyne si rischia di cadere nel baratro dellimmoralit non semplicemente limmoralit nel senso pi astratto, ma nel suo stretto rapporto con la polis. I sicofanti si accontentano di poco e, oltre al suo denaro, c quello dei forestieri (Simmia e Cebete) presenti anche nel Fedone, sono due pitagorici, che rivestono un ruolo importante nel discorso sullimmortalit dellanima, mentre qui fanno sono solo una comparsa. Critone, secondo questa escalation, si riferisce anche a ci che Socrate aveva detto in tribunale, per cui lesilio avrebbe comportato landare errando di luogo in luogo, aggiungendo quindi che alcune persone di sua conoscenza in Tessaglia lo avrebbero ospitato cos avr salva la vita. Laver salva la vita a tutti i costi comporta laggirare gli ostacoli, luso del denaro ecc. Si pu pensare che la posizione di Socrate sia rigida e radicale; Critone flessibile perch cerca la via duscita da una situazione tragica, dato che la condanna ingiusta ed la citt a macchiarsi di ingiustizia. Socrate non cede e resta fermo nella sua posizione: non uscir dal carcere se non morto; ad uscire sar solo la sua psych si rimette cio alla condanna. In che modo pu legittimarsi questa posizione di Socrate, che potrebbe anche essere criticata, perch troppo rigida e radicale? Anche Socrate sostiene che la condanna sia ingiusta; perch allora prendere questa decisione? Per la superiorit dei nomoi, nel loro valore assoluto; inoltre Socrate ha una missione da portare avanti, per cui ci che gli sta per accadere potrebbe anche essere il bene pi grande; specialmente Socrate non pu rispondere allingiustizia con altra ingiustizia deve dare un esempio di rettitudine e, facendo il contrario, avrebbe smentito se stesso e ci in cui crede. Lui si rimette alla condanna/decisione, quindi Da qui la preoccupazione di Socrate per cui la sua risposta [all'ingiustizia con l'ingiustizia], qualora ingiusta [appunto], pregiudicherebbe i NOMOI, la comunit, Atene. Se i NOMOI avessero valore assoluto, allora forse... ma i NOMOI si danno nella comunit, nella POLIS. Preoccupazione di Socrate: ingiustizia all'ingiustizia. Esiste solo l'ingiustizia. La giustizia non c'. Il messaggio di Socrate: l'uomo giusto impersonifica la giustizia. La giustizia c' e va difesa, e questo si vede nella massima ingiustizia. Socrate, unico giusto, a dover difendere la giustizia. Se commettesse anche solo un gesto iniquo, crollerebbe la giustizia e la comunit. Dice che se non c' giustizia, non ci pu essere la comunit. Socrate sente il peso, la responsabilit della giustizia, chiamato a testimoniare la giustizia, anche nei piccoli gesti. E' evidente che Socrate non pu accettare la via di Critone, quella della fuga. Non si tratta di coraggio; ma di responsabilit politica nei confronti della POLIS, della comunit, anche se Atene [con lui] stata ingiusta. Socrate non si piega, perch crede nella DIKAIOSUNE fino alla fine. Altrimenti smentirebbe se stesso. Ci che ha insegnato [?, stai attento] in vita sarebbe smentito dalla fuga. La morte del filosofo la conferma della sua vita: Socrate consapevole, e non detto che questo non sia il bene pi grande, AGATHON: la sua testimonianza di giustizia [compiuta ovviamente tramite il martirio]. Altrimenti si potrebbe pensare che la DIKAIOSUNE non esiste. Nel Gorgia: meglio subire che commettere ingiustizia. Rimettersi ai NOMOI anche quando c' l'ingiustizia... tratto peculiare della figura di Socrate. Rester nella storia. Se fosse fuggito non sarebbe stato assurto ad icona. Affinit con Ges. Parallelo con Ges nella risposta della giustizia all'ingiustizia. Incrinerebbe altrimenti la giustizia. Non violenza. Giustizia sempre... rimettersi alla condanna. Socrate: esigenza di fare in modo che la POLIS, comunit, possa (???) uscire dal carcere dell'ingiustizia. Socrate sa di essere un uomo libero [perch giusto]; non ha bisogno di fuggire.
Oggi l'ultima parte del dialogo: temi della posizione di Socrate --> all'ingiustizia non si deve rispondere con la medesima, e alla violenza con la medesima. Il tema dei NOMOI. Le leggi personificate. Sono le Leggi a prendere la parola. Sono un protagonista del dialogo. Socrate da voce alle Leggi. Sono personificate. Questo non un espediente retorico: molto di pi. La personificazione e il loro parlare ci deve far riflettere. Socrate riconosce loro un'autonomia. I passi sui NOMOI sono celeberrimi non soltanto per la filosofia. Le pagine dove per la prima volta c' una riflessione filosofico- politica sulla comunit giusta retta da leggi da rispettare. allevento; lui non sa cosa fare, la sua rigidit apparente; non sa se questo sia veramente un bene, per questo si rimette ai nomoi dimostra ulteriormente di sapere di non sapere. Se si ribellasse mostrerebbe di essere presuntuoso e saccente, ma rimettendosi a quanto avvenuto egli dimostra la sua modestia e i suoi limiti per questo che dorme serenamente, perch non osa fare nulla, mostrando il suo limite. Il ruolo dei nomoi importante, e Socrate lo rispetta che abbiano un valore assoluto non vuole dire che questo valore vada al di l della storia; i nomoi non sono sciolti dalla polis, ma si danno in essa e nella sua storia, quindi pi giusto dire che hanno un valore comune, essendo il fondamento della comunit. La preoccupazione di uneventuale risposta ingiusta e non dettata dai nomoi, si deve al fatto che Socrate, qualora agisse altrimenti dalla sua retta condotta, pregiudicherebbe la sua stessa posizione, e cos anche listituzione della polis, fondata in prima istanza dalla dikaiosyne i nomoi si danno nella citt, per cui una risposta ingiusta alla stessa ingiustizia significherebbe che esiste solo lingiustizia. Invece, proprio nellingiustizia che va difesa, a maggior ragione, la giustizia; Socrate lunico cui spetta di difenderla, per questo egli deve essere esempio di rettitudine se compisse un gesto iniquo crollerebbe la giustizia e quindi la polis. Ma Socrate sostiene la polis sino allultimo, sentendo il peso della giustizia; ed chiamato a testimoniare proprio quando c ingiustizia. evidente che Socrate non possa accettare la via della fuga; una responsabilit politica, cio nei confronti della polis e della comunit, anche se queste si sono rivelate ingiuste. Socrate non si piega, non per rigidit, ma perch crede nella dikaiosyne fino allultimo altrimenti smentirebbe se stesso ed il suo insegnamento. Nel Fedone la morte del filosofo la conferma della sua vita e del suo insegnamento Socrate ne consapevole. Non detto che questa testimonianza di giustizia non sia il bene pi grande; se fuggisse si potrebbe legittimare il pensiero dellingiustizia. Anche nel Gorgia c il ritorno a questo tema meglio subire uningiustizia che farla. Il rimettersi ai nomoi, specialmente dove c ingiustizia, uno dei tratti peculiari della figura di Socrate. Affinit con Ges, che accetta la morte, rispondendo con la giustizia allingiustizia la risposta della non-violenza alla violenza; lingiustizia, la condanna a morte, violenta. Nel caso di Socrate c lesigenza che i cittadini stessi possano, loro s, uscire dal carcere dellingiustizia mentre Socrate un uomo libero e non ha bisogno di fuggire. Largomento portante quello della giustizia e la questione non solo politica per cui Socrate accetta la condanna a morte, mentre Critone lo invita allesilio, perch di fronte alla giustizia lecito sottrarsi. Lultima parte del dialogo tratta i seguenti temi: la posizione assunta da
VI. Socrate teorizza che occorra essere giusti. Essere giusti il bene pi alto. Non si pu e non si deve rispondere all'ingiustizia con l'ingiustizia. Se si fa cos si apre una spirale. La preoccupazione di Socrate che non solo gli individui; ma che perisca/venga meno la comunit... preoccupazione per la POLIS. Critone si preoccupa di salvare la vita di Socrate. Socrate attesta la differenza tra l'uomo di buon senno (Critone), e il filosofo (Socrate). La RAGIONE: Socrate rinvia alla sua coscienza (il demone?). Socrate non si fa bala delle circostanze. Socrate ha il suo cammino davanti a s. non si preoccupa delle circostanze. Coerenza.
VII. Socrate non si fa deviare dalle circostanze; dall'opinione dei pi: paragone col ginnasta --> parallelismo fra corpo e anima. Corpo: diamo retta a chi se ne intende per non rovinare il corpo: importante per i greci e per Platone, per quanto ci sia quel dualismo orfico-pitagorico. Anima: la stessa cosa e di pi per l'anima [cura dell'anima]; non ci si pu curare dell'opinione dei molti. Socrate non si fa deviare dall'opinione dei pi. Socrate ha la RAGIONE. NB: non importa solo vivere (ZEN); ma vivere bene (EU ZEN). Non importa vivere se si va contro la giustizia. Questo il punto del dialogo.
IX. Salvare la vita; ma commettere un'ingiustizia. Questo il paradosso. Oppure morire per la giustizia. Il grande dilemma del dialogo. La scelta di Socrate radicalissima. Vivere sottraendosi alla giustizia? Morire per testimoniare la giustizia, necessaria per la citt. La giustizia esiste. Dilemma etico. Dilemma filosofico. Socrate non oscilla mai. Sono non valuta i pro e i contra. Posizione nettissima. 48d: se la fuga proposta da Critone vuol dire commettere ingiustizia allora dobbiamo ricordare di rimanere fedeli al proprio posto... [cerca citazione]. NB: Ripresa quasi letterale dei passi dell'Apologia. Socrate non ha dubbi rispetto al rimanere nel posto dov': nel carcere. Deve rimanere perch per Socrate vuol dire rimanere federe a se stesso e alla propria vita. Gi qui -- Socrate per la quale non lecito rispondere con lingiustizia alla stessa ingiustizia; la questione dei nomoi le leggi, addirittura personificate da Socrate, il quale le fa parlare, prendono la parola. Non si tratta di un espediente retorico; la parola data alle leggi significa la loro autonomia. Sono pagine celeberrime nella storia della filosofia e della cultura, per la riflessione filosofico - politica sulla comunit, retta dalle leggi, le quali vanno rispettate. VI PARAGRAFO. Socrate teorizza lindispensabilit dellesser giusti, ponendo la giustizia come bene pi alto per luomo. C il rischio di una spirale quando alla violenza si risponde con la stessa violenza la preoccupazione di Socrate che periscano sia gli individua sia, specialmente, la comunit, la quale rischia di venire meno. Mentre la preoccupazione di Socrate si rivolge, in prima istanza, alla polis, ci che invece preme Critone di salvare la vita di Socrate grande differenza tra luomo di buon senso e il filosofo: Socrate ha dato retta alla ragione (che il suo daimon), rinviando cos nuovamente ad un richiamo interiore, senza farsi trascinare dalle circostanze, perch ha il suo cammino davanti a s. La questione anche di coerenza, per cui Socrate non pu deviare rispetto alla sua rettitudine esemplare; non si fa deviare neanche dallopinione dei pi.
VII E VIII PARAGRAFO. Socrate istituisce un parallelismo tra il corpo e lanima. Per quanto riguarda il corpo non si da retta che allopinione del maestro di ginnastica o del medico il dualismo orfico tra corpo e anima non impedisce ai greci di dare importanza al corpo. Ci vale anche per lanima, che non pu curarsi dellopinione dei pi e farsi deviare non importa soltanto vivere, ma vivere bene; aver salva la vita fuggendo va contro la giustizia ed il vivere bene (Euzen).
IX PARAGRAFO. Salvare la vita vuol dire commettere ingiustizia; lalternativa morire, per salvaguardare la giustizia, per la giustizia stessa scelta radicalissima di Socrate. Morire per la giustizia equivale a morire per testimoniare la giustizia e la sua necessit per la polis dilemma politico, etico e filosofico. Non questo il caso in cui si valutano i pro e i contra rispetto ad una scelta, non c dubbio o esitazione in Socrate, egli rimane fermo nella sua posizione. Bisogna, per Socrate, rimanere fedeli al proprio posto c una ripresa quasi letterale di alcuni passi dellApologia, in cui Socrate non mostra di avere dubbi sul fatto di dover rimanere l dov; in questo caso egli intende rimanere nel carcere, cio rimanere fedele a se stesso e a ci che ha fatto. C, cfr. Fedone -- l'esigenza di confermare con e nella morte la propria vita. Non indifferente la morte, come si muore. Se Socrate fosse morto diversamente, per esempio scappando, etc. non sarebbe stato pi Socrate. La morte fa parte della vita. Non indifferente alla vita trascorsa. Socrate si predispone per questo ad accettare la morte. Socrate innocente, sentenza ingiusta, etc. perch non sottrarsi? Critone non propone di sottrarsi alla giustizia; ma all'ingiustizia. Non che Critone abbia proprio torto: se la citt commette ingiustizia, perch Socrate non dovrebbe sottrarsi. E' come se la giustizia fosse stata infranta, sospesa. Qui, in questa pagina, inizia l'argomentazione sottile (molto sottile) di Socrate. Socrate dice che in nessun modo si deve commettere ingiustizia: anche se l'intera comunit commette ingiustizia, lui non pu: in nessuna circostanza/occasione/modo. Quale che sia l'occasione: 49b.
X. (49c) "... cosa brutta e turpe in ogni caso!". Per nessuna ragione [quanto sopra]. Socrate non si cura dei pi. Poich stabilito che mai, per nessuna ragione, si ha da fare ingiustizia [cerca citazione]. I motivazione: cosa brutta e turpe per chi la fa: corrompe la PSYCHE. N rispondere n tantomeno fare del male per vendetta al nostro patimento: non ragione per restituire il male. In queste frasi ci sono i principii delle non violenza: Socrate teorico della non violenza. 49d: Questa posizione non era affatto diffusa all'epoca. Assolutamente impensabile. Socrate isolato da questo punto di vista: una novit teorizzare per la prima volta ci. Per i Presocratici non si pu parlare di etica/morale. Tra i sofisti tutt'altro che morale, pensa a Trasimaco. la Legge del pi forte vale per molti sofisti. Qualcosa di completamente nuovo per la morale greca, improntata alla legge del pi forte. Anche punto di vista politico. Questo danneggerebbe la mia PSYCHE, me... DUE MOTIVI PER LA NON VIOLENZA: I. riguarda il singolo individuo. Lascio che il male mi corrompa. Nesso tra giustizia ed anima: bellissimo, da riflettere. Ne va della nostra anima. Non qualcosa di esteriore la giustizia, ad esempio esercitata solo nei tribunali. Questa investe la nostra anima. Corrompere=diventare peggiore. II motivazione: riguarda la comunit. Per questo Socrate chiama in causa i NOMOI. Socrate non parla pi, perch pu parlare solo per s: discorso individuale. Ordine individuale, e la PSYCHE della POLIS, della comunit. Nel caso della comunit, della POLIS, a parlare sono le leggi: personificazione, solo apparentemente un espediente retorico.
da parte di Socrate, e ancor pi nel Fedone, lesigenza di confermare nella morte e con la morte ci che stata la sua vita; ma non indifferente come si muore, bisogna vivere bene, anche per saper morire Socrate Socrate proprio perch morto in nome della giustizia; egli si predispone ad una morte, s ingiusta, ma nel segno della giustizia. Lobiezione di Critone proprio questa: la condanna ingiusta e Socrate innocente perch non sottrarsi allingiustizia? Infondo Critone non dice a Socrate di sottrarsi alla giustizia, bens allingiustizia commessa dalla polis. Critone ha ragione, perch non ha torto: se tutta la citt commette uningiustizia come se la giustizia fosse stata sospesa, non si tratta di un singolo, ma dellintera comunit; quindi la giustizia stata infranta, e Socrate avrebbe ragione a fuggire.
X PARAGRAFO. Cos ha inizio largomentazione sottile e complessa di Socrate: in nessun modo, dice il filosofo, si deve commettere ingiustizia; anche se lintera citt ha commesso ingiustizia rimane il fatto che, in nessuna circostanza, e come stiano le cose, soprattutto quando la giustizia stata pregiudicata, si deve rispondere con lingiustizia, per nessuna ragione, perch cosa turpe e brutta frase in cui si compendia linsegnamento di Socrate sulla giustizia. Lingiustizia cosa turpe per chi la commette, perch essa corrompe la psych, la rende peggiore; cos come non si deve fare ingiustizia, tanto meno bisogna fare del male agli uomini, nel caso in cui si abbia patito del male questi sono i principi della non-violenza. Socrate isolato anche in questo senso: ci che dice risulta nuovo rispetto allAtene del tempo; non c unetica prima di Socrate; anche nei Sofisti le posizioni morali erano tuttaltro che morale (relativismo) per cui la posizione di Socrate veramente nuova, anche per la morale greca, improntata sulla legge del pi forte; quindi si tratta si una novit anche dal punto di vista politico. La posizione di Socrate ha due principali motivazioni lingiustizia danneggia lanima. La prima riguarda lindividuo: lingiustizia corrompe la psych nesso tra la giustizia e lanima, per cui la giustizia non qualcosa di esteriore, che si da in tribunale, ma addirittura investe lanima del singolo, rendendola peggiore. La seconda motivazione riguarda la comunit intera: lingiustizia danneggia lanima della polis senza giustizia non c comunit. Il nesso tra la giustizia e la comunit implica il discorso sulle leggi Socrate chiama in causa i nomoi, perch il suo un parlare individuale, e il parlare del singolo posto su un piano diverso, per cui non pu valere per lintera comunit. A parlare sono le leggi, cui si da questa personificazione, che solo apparentemente un espediente retorico.
XI. 50b: personificazione. Se le Leggi ci domandassero... (scena bellissima). Finzione dell'incontro con le Leggi. Opposizione di privato cittadino e delle Leggi. Mette a repentaglio la citt, la comunit. I NOMOI rappresentano la comunit. Non pu esserci comunit senza leggi. Non c' politica senza etica. Socrate chiamato in causa dalle Leggi, altrimenti sarebbe il privato che si sottrae alle Leggi. Oppure si potrebbe dire "la sentenza ingiusta". Dire alle Leggi che la citt ci ha commesso ingiustizia, non ha giudicato rettamente... Critone qui sarebbe d'accordissimo. Risposta di Socrate IMPORTANTISSIMA.
XII. 50d: IMPORTANTISSIMO: le Leggi nella finzione accuserebbero Socrate. Socrate, fuggendo e mettendo in discussione la sentenza, starebbe uccidendo le Leggi. Intenzione di uccidere le Leggi. Se Socrate seguisse Critone, allora UCCIDEREBBE le Leggi, darebbe la morte alle Leggi. Sempre i NOMOI e la POLIS. Tu faresti questo, mentre noi ti abbiamo dato la vita [cerca citazione]. RADICALISSIMO. Le Leggi costituiscono la comunit. Le Leggi (la legalit) da cui nasciamo: altrimenti non esisteremmo. [Leggi: condizione di possibilit della comunit, e quindi anche del cittadino]. Tu sei nostro figlio: nato, allevato, educato, secondo Noi, secondo le Leggi [le Norme] [cerca citazione]. Non siamo [noi Leggi] sullo stesso piano: Socrate non pu mettersi sullo stesso piano delle Leggi: bellissimo. Non c' diritto da pari a pari: Socrate privato, singolo. Le Leggi sono la POLIS, la comunit. Socrate non ha il diritto di rispondere contro le Leggi. Questo punto importante: i NOMOI non sono la convenzione di cui parlano i Sofisti. Sono il fondamento della comunit. Mettendo in questione le Leggi Socrate le ucciderebbe, mettendosi sul loro stesso piano. Per la prima volta (in filosofia), per la prima volta il riconoscimento... legittimato il diritto della comunit: non per essere messo sul piano del singolo/privato/cittadino. Socrate non soltanto compie la giustizia; ma la compie rispettando le Leggi della citt, e quindi la comunit, altrimenti sarebbe un far precipitare la citt. Distinzione importante: gli uomini che attuano le leggi e le Leggi. Dove non si rispettano le Leggi, la
XI PARAGRAFO. Se Socrate fuggisse dal carcere, le Leggi, cos lui immagina, gli andrebbero incontro, chiedendogli se cos fuggendo, lui, privato cittadino, non metta in discussione i nomoi dove il privato cittadino si sottrae alle Leggi, anche se la condanna ingiusta, viene messa a repentaglio la comunit. Le leggi sono la comunit, e la politica letica; dunque il problema etico - politico di Socrate quello di dover rispondere alle Leggi della citt, perch sottraendosi metterebbe in pericolo le fondamenta stesse della polis. Oppure si potrebbe dire alle Leggi, dice Socrate, che la sentenza ingiusta e che la citt non ha sentenziato rettamente Critone pensa che questa sia la risposta pi ragionevole.
XII PARAGRAFO. Ma le Leggi, qualora trovassero Socrate in fuga, gli chiederebbero se lui non stesse tentando di dare loro la morte; le Leggi cio accusano Socrate del tentativo di ucciderle, nel caso lui fuggisse. Se Socrate seguisse il consiglio di Critone, cio sottrarsi alla sentenza, darebbe la morte alle Leggi e alla citt i nomoi e la polis sono intrinsecamente legate. Le Leggi hanno dato la vita a Socrate, lo chiamano figlio; mentre la sua fuga vorrebbe dire cercare di dare la morte alle Leggi idea molto radicale. Sono le leggi che costituiscono la citt, gli stessi cittadini nascono dalla legalit delle leggi lo stesso Socrate nato e stato educato secondo i nomoi. Le Leggi dicono a Socrate che egli non si pu mettere sul loro stesso piano; non c un diritto pari a pari tra i nomoi, che rappresentano la comunit, e il singolo cittadino. Se le Leggi fanno qualcosa contro Socrate, egli sicuramente non potr fare altrettanto. Risulta chiaro in questo passo come le Leggi di cui parla Socrate, non siano le stesse dei Sofisti, i quali parlando di nomoi come convenzioni, e non come fondamento della citt . Se Socrate, sottraendosi, mettesse in questione la condanna, porrebbe sullo stesso piano il suo diritto (uccidere le Leggi), con quello delle Leggi stesse. Per la prima volta legittimato filosoficamente il diritto della comunit, che sta necessariamente su un piano diverso da quello del diritto del singolo e privato cittadino. Quindi Socrate, tenendo presente questi principi, si appresta a difendere e a compiere la giustizia, nel rispetto delle Leggi della citt, dunque nel rispetto della comunit affonda. E' difficile distinguere l'aspetto politico dall'aspetto etico: sono inscindibili. Qui il nesso tra etica e politica. Quello che vale pere il pubblico vale per il privato. E' la stessa giustizia che mantiene non corrotta la PSYCHE del cittadino e la PSYCHE della POLIS. Qui c' POROSITA' tra sfera pubblica e privata. Etica e Politica sono inscindibili. In questa finzione come se le Leggi lo richiamassero ad un accordo, ad un patto: OMOLOGIA. Questo patto non si pu violare: significherebbe far IMPLODERE la POLIS. Delle azioni apparentemente prive di conseguenze per la comunit hanno invece conseguenze [anche importanti]: [per esempio] la possibile fuga di Socrate. Socrate si preoccupa delle conseguenze della sua fuga per la comunit. L'etica l'attenzione agli esiti delle nostre azioni per gli altri e per la comunit. Questa attenzione etica di Socrate... senza la quale non c' n POLIS n POLITICA. Questa la grande differenza tra Socrate e Critone. I NOMOI non sono "assoluti", sciolti dalla comunit. C' reciprocit tra NOMOI e POLIS. I NOMOI fondano, rendono possibile, accomunano, rendono possibile la comunanza. Le Leggi non possono essere messe in discussione dal privato cittadino. La legge perci non giusta in s; ma la condizione della giustizia. Sono "storicamente" modificabili. Ma in Platone ed Aristotele non c' concezione/concetto di "storia". Le Leggi fanno parte della comunit, e questa fa parte delle Leggi. Ci sono due livelli: livello intercomunitario e livello dell'individuo. Non c'era un codice di leggi. Nelle citt stato della Grecia c' comunque la schiavit. C'erano per le Leggi che erano tessuto, COSTITUZIONE [pensa a quello che la parola vuol dire: costituzione, corpo, oppure costituire, etc.] della citt. Socrate non si riferisce alle Leggi non scritte. Noi viviamo sempre GIA' in una comunit con dei NOMOI. Siamo figli delle Leggi. Noi veniamo [anche cronologicamente] dopo le Leggi. Siamo FIGLI della LEGALITA'. Socrate avrebbe potuto dire: "la pena di morte sbagliata". Socrate per non lo fa. Le Leggi non sono per definizione giuste, immobili, etc. Per per prima cosa dobbiamo essere figli delle Leggi. Il 28 febbraio 1933 viene proclamato lo STATO D'ECCEZIONE (Ausnahmezustand). Vengono sospese le Leggi. Questo spazza via i NOMOI. Vedremo pi avanti con Platone: pu suscitare curiosit questo PRIMATO della comunit... sar alla base del COMUNISMO di Platone, questa POLITEIA. Platone metter qui l'accento sul primato della comunit. Ma non il caso di Socrate. Il privato non pu... ma c' bisogno di lui. Socrate non pu fuggire. SPLENDIDA POSIZIONE DI EQUILIBRIO. NOMOI (NB: non pensare alle leggi non scritte di Antigone): tutte quelle leggi politiche; ma anche i costumi della citt. Socrate vuole con la propria morte confermare il comunit stessa se andasse via farebbe precipitare la polis. Vi unimportante distinzione tra gli uomini che attuano le leggi e le leggi stesse: la sentenza applicata dagli uomini pu essere ingiusta, ma i nomoi sono i nomoi e vanno rispettati affinch la citt non affondi. difficile distinguere laspetto prettamente politico da quello etico, perch il nesso tra letica e la politica inscindibile, e qui viene messo in luce se la giustizia vale per la comunit, essa vale anche per il privato cittadino (punto del discorso molto attuale). Nella posizione di Socrate non si riesce a scindere laspetto politico da quello etico la giustizia in egual modo corrompe la psych della comunit quanto quella del singolo. C un accordo (omologhia) che ogni cittadino istituisce con le leggi, un patto inviolabile, perch altrimenti la polis imploderebbe. Anche le azioni che sembrano prive di conseguenze per la comunit, hanno in realt delle conseguenze; c sempre una responsabilit individuale che vale per la comunit qui sta letica, nellattenzione per quegli effetti che delle semplici azioni rischiano di comportare; si tratta di quellattenzione senza la quale non ci sarebbe la polis, n politica. Qui inoltre la differenza tra Socrate e Critone. Non bisogna per considerare i nomoi come assoluti, cio sciolti dalla citt, evidente che sono in rapporto di reciprocit con essa: le leggi fondano la comunit, la rendono possibile, la accomunano; esse inoltre esistono nella misura in cui esiste la comunit, da cui sono articolate non possono essere messe in discussione, questo il punto, anche se la comunit agisce ingiustamente, perch diverso il diritto del privato cittadino. Gli uomini possono sbagliare nellapplicazione delle leggi; la Legge non giusta in s, non assoluta, ma storicamente mutabile con la citt anche se Socrate e Platone non hanno una concezione di storia ma la Legge sicuramente la condizione della giustizia. Se i nomoi non sono assoluti, pur vero che neppure si identificano con le convenzioni dei Sofisti, che cambiano a seconda delle circostanze del singolo sono bens sempre implicate in un legame di reciprocit con la polis. Ad esempio, in Grecia, nessuno metterebbe in discussione la schiavit. Le Leggi sono il tessuto della comunit, ma non in senso di codice da seguire, ma di costituzione della polis, che costituisce la polis nella sua comunit e nel suo essere comunit. Socrate non sta parlando di leggi non scritte, ma di Leggi che gi accomunano e costituiscono la citt infatti chiamano Socrate figlio, perch i cittadini sono figli della legalit; dove non c giustizia, che anche la condizione del rispetto delle Leggi, non pu esserci comunit. Si pensi infatti allo Stato deccezione, proclamato nel 1933 dal III Reich: esso non altro che una sospensione delle leggi, perch sia permessa la guerra. proprio insegnamento in vita: ciascuno di noi insostituibile, anche per le nostre azioni per la/nella comunit. Socrate esemplare.
[Complessit del Fedone: dialogo attualissimo per la sua problematica]. Il confronto con le Leggi (maiuscolo) un rimettersi a... argomentazione filosoficamente e politicamente rilevante: Socrate accetta la condanna, per quanto ingiusta, per non mettere in discussione le Leggi. Il riconoscimento di Socrate di essere figlio delle Leggi. Non c' cittadino/cittadinanza senza le Leggi che fondano la comunit.
XIII. Le leggi hanno generato, allevato, etc. Socrate. Il cittadino messo al mondo dalle Leggi: priorit anche cronologica. Le Leggi non frappongono ostacoli a chi voglia andare via. Chi nella POLIS non rispetta i NOMOI compie DIKAIOSUNE in 3 modi: 1. non obbedisce alle Leggi che lo hanno generato: RAPPORTO FILIALE. Le Leggi sono la condizione di possibilit del cittadino. Cittadinanza solo in virt delle Leggi. 2. Non rispetto chi lo ha allevato: siamo fatti di legge, la nostra trama lo . 3. il cittadino potrebbe persuadere le Leggi, dacch non un rapporto autoritario; ma dialogico: le Leggi dialogano col cittadino. All'occasione sono flessibili: rapporto dialogico. Se questo non avviene [mutare le leggi?], deve comunque rimettersi alle Leggi. Sarebbe una vilt sottrarsi alle Leggi con la fuga. Trasgredire i patti e gli accordi? SUNTHEKE e OMOLOGIA indicano il patto/accordo. Noi siamo cittadini, e nessuno ci ha chiesto di sottoscrivere le Leggi, ci siamo nato dentro. Socrate potrebbe andar via; ma questo sarebbe un infrangere i patti che costituiscono la base delle POLIS, della cittadinanza. La POLIS fatta di Leggi. [...] la strada che porta all'Ade, non alla Tessaglia. Il bivio tra la Tessaglia (l'esilio) con asilo altrove, di continuare a vivere rispetto alla condanna ingiusta, e l'Ade, il luogo IMMEMORIALE, dell'oltretomba, dell'aldil (cfr. Fedone). Ci si recher [nell'Ade] la sua anima, non Socrate. Questa [l'anima] abbandoner il carcere del corpo. La scelta dell'Ade di grande chiarezza: vuol dire che Socrate distingue tra gli uomini e le Leggi. L'ingiustizia di chi ha applicato le Leggi, [non delle Leggi stesse]. 54c: chiarezza della scelta di Socrate: mantenersi nella giustizia, invece di rispondere all'ingiustizia con l'ingiustizia. E' la scelta dell'Ade. Non la scelta di una volont di vivere a tutti i costi. Rimettersi al limite della vita: la vita ha Il primato della comunit sar la base del progetto politico di Platone, un primo progetto di comunisto della politheia. Anche se il privato cittadino non ha lo stesso diritto della citt, egli risulta indispensabile alla polis, perch se Socrate fuggisse ne andrebbe della comunit il singolo responsabile della comunit. Le leggi sono i costumi (Sitten) della citt. Il singolo chiamato a testimoniare la giustizia e la necessit della fondamentalit delle Leggi, della loro legalit; la posizione di Socrate dunque funge da esemplarit, non da superiorit lesempio, la testimonianza, insostituibile. Il dialogo di Socrate con le Leggi il suo rimettersi ad esse la sua argomentazione giustifica il fatto filosoficamente e politicamente rilevante per cui Socrate rester ad Atene e accetter la condanna ingiusta. Riconoscimento di Socrate: non c cittadino senza le leggi.
XIII PARAGRAFO. Viene sottolineata la sovranit, non lassolutezza delle Leggi, che mettono al mondo i cittadini priorit cronologica e ontologica dei nomoi. Le Leggi dicono di non frapporre ostacoli a chi vuole andare via; ma chi si ferma a vivere nella polis si obbliga a rispettarle. Altrimenti si colpevoli di adikaiosyne in tre modi: 1) il cittadino ha un rapporto filiale con le Leggi, esse cio sono la condizione di possibilit del cittadino, per cui prescindere da esse sarebbe un vero e proprio tradimento; 2) non si tratta solo di un rapporto filiale, poich la stessa trama/storia del cittadino fatta di Leggi; 3) infondo il cittadino potrebbe anche persuadere le Leggi preso in considerazione il rapporto dialogico e non autoritario tra il cittadino e le Leggi, per cui egli, dato che le Leggi sono flessibili e modificabili, potrebbe persuaderle; se non le persuade, tuttavia, si deve rimettere a loro.
XIV-XV PARAGRAFO. Viene considerata nuovamente lipotesi avanzata da Critone che guarda alla via dellesilio: si prospetta la fuga come una vilt, cio trasgredire i patti e gli accordi (syntheke e omologhia) senza aver istituito un patto, il cittadino, venendo al mondo, ha partecipato di un patto delle Leggi, che viene prima di lui. Lesilio equivale quindi ad infrangere i patti alla base della cittadinanza e della polis la polis fatta di Leggi. Qui si staglia il bivio del Critone, tra la Tessaglia (esilio) e lAde (la morte): ma evidente che ormai la strada conduca verso lAde luogo dellal di l, delloltretomba (Fedone), dove si recher la sua anima, abbandonando il carcere del corpo. una strada scelta consapevolmente e chiaramente; Socrate distingue cos tra Leggi e gli uomini che le applicano le Leggi dicono che lingiustizia stata commessa dagli uomini, non da loro, e per questo vanno rispettate. un limite, una fine. E' giunto il momento di morire. Scelta politica della giustizia, distinguendo Legge da applicazione delle legge, scelta di restare fermi nella giustizia, di non fuggire. Scelta di non affermare la propria volont di vivere; ma di rimettersi alla fine della vita (cfr. Fedone). Questo il ponte che ci porta verso il Fedone. Prima di Spinoza difficile parlare di democrazia in senso moderno. Potremmo dire che la filosofia [di Platone; ma anche in generale -- filosofia secondo la nuova accezione di Socrate] nasce dalla condanna a morte di Socrate. Dopo questo evento, Platone pensa l'utopia della Repubblica. Da questa esperienza [la morte di Socrate] deriva il costituirsi della filosofia e il costituirsi di questa in modo antitetico alla politica. Sono le Leggi di Atene, non tanto il regime democratico o non... Platone andr a Siracusa per fondare una nuova POLITEIA... So no [e non l'avrebbe mai fatto]. Socrate convinto che il luogo e il modo in cui morir non indifferente alla sua vita: deve confermare l'insegnamento della sua vita con la morte. Non indifferente. ---
FEDONE (Aleksis)
Difficile definire il tema del Fedone; di solito si dice dialogo dell'immortalit dell'anima; ma non solo questo. In realt ci sono molti temi: la prima grande opera filosofica sulla morte. Nessuna opera sulla morte potr mai prescindere dal Fedone. Come riferimento, una pietra miliare. Il tema quello della morte del filosofo. Racconto bellissimo e suggestivo del filosofo che continua a filosofare mentre muore. Gi irrigidito e freddo, Socrate continua a parlare. Si intrecciano molti temi: ad esempio il suicidio. Opera che delinea il rapporto della filosofia/filosofo con la morte. Filosofare vuol dire imparare a morire. Siamo qui per imparare a morire. Questo tema viene ripreso da Cicerone che si rif al Fedone, da Montaigne, e ancora, nel '900 dallo Heidegger di Essere e Tempo. Nell'Analitica fondamentale dell'Esserci, questo un Essere-per-la-morte, il nostro esistere per la morte. Filo conduttore dal Fedro a Heidegger. Anche Moses Mendelsohn, nipote del musicista: filosofo berlinese dell'illuminismo tedesco. Ha scritto un'opera, Fedone, dove
XVI PARAGRAFO. La scelta di Socrate mantenersi nella giustizia; non la scelta della fuga, ma della morte non la scelta di una volont, ma piuttosto di rimettersi al limite della vita, alla sua finitezza. dunque giunto il suo momento. La scelta politica della giustizia, che implica la distinzione decisa tra le Leggi e la loro applicazione, di restare quindi presso la giustizia , ad Atene, anche la scelta di non affermare la volont di vivere e di rimettersi alla fine della vita ci si collega al Fedone.
La filosofia nasce dalla condanna a morte del filosofo, di Socrate. Dopo che stato condannato Platone pensa al progetto di una politheia, che non si basa sul potere del demos, ma unutopia in cui sono i filosofi a governare prima grande utopia politica. Da questa esperienza deriva il costituirsi della filosofia, che in certi versi antitetica alla politica, perch sono i filosofi che governano. chiaro che per Socrate mantiene la fiducia nelle Leggi della politica di Atene, a cui si rimette. Cosa sarebbe successo se Socrate fosse andato in esilio? Avrebbe ucciso le leggi ma Platone vuole che Socrate testimoni la fiducia in esse. Platone va a Siracusa, a fondare una nuova polis, ma Socrate resta il modo in cui muore non indifferente rispetto alla sua vita; la morte del filosofo deve testimoniare con coerenza linsegnamento della sua vita. ---
FEDONE (Cecilia)
una delle opere pi complesse di Platone. Indubbiamente il dialogo che riguarda limmortalit dellanima, ma il tema non si riduce solo a questo aspetto ci sono molti altri temi importanti, come quello della morte, di cui il Fedone una pietra miliare, o comunque la prima celebre opera filosofica sulla morte, da cui nessuna in seguito pu pi prescindere. Inoltre il tema della morte del filosofo, del racconto soggettivo del filosofo che muore. A questo si intrecciano molti altri temi, in prima istanza quello del suicidio. Cos il Fedone unopera che delinea il rapporto della filosofia con la morte: si dice che filosofare sia imparare a morire; il tema della filosofia come via per imparare a morire ripreso anche da Cicerone, Montaigne, Heidegger (Sein zum Tode), Mendelssohn filosofo illuminista tedesco di Berlino che scrive un testo , Fedone, che riprende il titolo dallomonima opera di Platone, e in cui si occupa di un tema dibattuto allepoca, riguardo limmortalit dellanima e riguardo a cosa avvenga al corpo dopo la morte. Cos il Fedone resta un punto riprendendo il titolo di Platone, tratta dell'immortalit dell'anima. Questo per dire che il Fedone un punto di riferimento. Nella Berlino del '700 era un tema molto dibattuto. L'Al-di-l della morte un tema sempre attuale: il limite della morte. Questione che investe l'etica. Questioni di (bio)etica sulla fine della vita: quando finisce la vita? c' un enorme dibattito sull'istante ultimo. Quando il cuore si ferma o il cervello smette di funzionare? Quali organi sono interessati? Questioni enormi. Molto dibattuto in Italia. Non una questione medica, ma filosofica ed etica. I medici sono in disaccordo sulla "fine della vita": non una questione scientifica, ma etica. Il modo di Platone rester in Occidente. Importante che connesse al tema della morte ci sono molte questioni. La prima quella del suicidio. Prima dobbiamo dire che nella cultura greca, nella filosofia, gi in quella dei Presocratici, il concetto di limite (peras) -- da cui apeiron, l'illimitato -- un concetto positivo. Di conseguenza l'illimitato (n.b. non infinito) un concetto negativo. Peras positivo, addirittura il limite da cui nascono gli enti. Limite anche come inizio della vita. Tutto ci che ON, ente, limitato. Tutto ci che /esiste limitato. Tutti gli enti come tali sono limitati. Non dobbiamo dimenticare che per noi si da il contrario: il limite che concetto negativo e l'illimitato come concetto positivo a cui aspirare. Se THANATOS limite, non pu essere qualcosa di negativo. C' per una concezione tragica, anche in Socrate. Il Fedone un dialogo animato da una molteplicit di personaggi: Simmia e Cebete (entrambi pitagorici), Echecrate, Fedone, etc. C' un contesto pitagorico ed orfico: separazione netta tra SWMA e PSYCHE. Immediatamente si ponte il problema del suicidio: la liceit, accettabilit del suicidio. Si pu? Socrate in attesa dell'esecuzione: perch allora non si suicida? non sarebbe un gesto di libert? perch il filosofo giunto al punto estremo, in una situazione estrema, non dovrebbe suicidarsi? Questa questione, che cronologicamente la prima, si pone alla riflessione filosofica. Su questo tema non c' unanimit nella filosofia. Abbiamo voci discordanti. Ci sono i filosofi contrari, che articolano la loro posizione, e ci sono i filosofi favorevoli. Sappiamo che queste sono posizione ampiamente rappresentate nel dibattito contemporaneo, non solo nella storia della filosofia. [libro sul suicidio: Levare la mano su di s] Distinzione tra SELBSTMORD -- uccisione di s; ma anche uccidersi -- e FREITOD -- libera morte. Nietzsche: estremamente tragico nel senso greco. Per lui importante sottrarsi al destino, alla TUCHE, il caso, il fato, il destino... quindi FREITOD, morte scelta liberamente: il soggetto che sceglie liberamente il momento di morire, come gesto di libert. Il FREITOD sottrarsi alla tragicit della TUCHE, ad una predestinazione destinale, per cui scelgo la libert di togliermi la vita. Io di riferimento in tutta la filosofia. La questione del limite della morte di grande attualit, e investe campi di studio come la bio-etica grande dibattito filosofico ed etico su cosa sia la fine della vita, su quale sia listante ultimo. Si tratta di questioni enormi, oggi dibattute. La fine della vita quindi non si riduce ad una questione medica o scientifica, bens etica e filosofica. Il modo in cui, nel Fedone, viene posto il problema della morte sar un punto di riferimento per la cultura. Allinterno del tema della morte ci sono altre questioni, tra cui la prima quella del suicidio. La morte il limite della vita. Nella cultura e nella filosofia greca (a partire dai presocratici) il concetto di limite (peras) un concetto positivo; quindi il limite non visto negativamente dai Greci bens lillimitato ad essere un concetto negativo in tutti i sensi. Il concetto di peras positivo, perch il limite da cui nascono gli enti, il limite come inizio della vita tutto ci che on, cio ente, limitato, tutto ci che esiste, tutti gli onta in quanto tali sono limitati. Per noi si da invece la difficolt di concepire positivamente il limite, nellaspirazione a qualcosa di illimitato. Se tanathos il limite della vita, non pu essere qualcosa di negativo per i Greci; c una concezione tragica persino in Socrate. Allora uno dei primi problemi che si pone nel Fedone, in cui si riscontra una molteplicit di personaggi, e che si apre a partire dalla riflessione sulla morte, proprio il tema del suicidio, in particolare della liceit del suicidio il tema si pone perch Socrate, arrivato a questo punto, potrebbe anche avere il pensiero del suicidio, come possibilit di libert dalla condanna ingiusta. Per la questione del suicidio una delle prima che si pone alla riflessione filosofica sulla morte; su questo tema non c per nulla unanimit in filosofia, vi sono invece tante voci discordanti filosofi contrari e altri a favore (Seneca); posizioni che sono rappresentate anche attualmente. Nietzsche era favorevole al suicidio Selbstmord (uccisione del s) e Freitod (libera morte). Il soggetto che sceglie il momento in cui morire afferma la propria libert; si tratta per di unaffermazione tragica, perch il contesto di Nietzsche tragico, anche in senso greco: importante sottrarsi al destino, alla tuch (caso/sorte) il Freitod il sottrarsi alla tragicit della tuch, ad una determinazione destinale, per cui il s ha la libert di scegliere di togliersi la vita. Lio libero che sceglie di morire non si rimette mai allandamento della vita, non laltro a ucciderlo. Latteggiamento di Nietzsche tragico- il destino imperante non lascia via duscita se non quella della libera morte. La posizione di Nietzsche ha influenzato la modernit e si distingue da quella di Seneca e degli Stoici c in Nietzsche una critica radicale al Cristianesimo, perch il suicidio un concetto che va contro la posizione di gran parte delle religioni. Cos anche la decido il momento in cui muoio, e non mi rimetto all'andamento della vita; ma decido io la fine. Tutto questo molto greco. Le pagine di Nietzsche sono coraggiose, epocali, ed il suo pensiero diverso da quello degli stoici in cui il suicidio era contemplato. Nietzsche ha influenzato la modernit ed il nostro modo di pensare a quella libert di decidere del TOD, della morte. Sono pagine tutt'altro che religiose. Il contesto quello di una critica radicale al cristianesimo, che dal cristianesimo si allarga alle religioni. Ancora oggi molti filosofi, pur senza citarlo, fanno riferimento a Nietzsche. Non tanto una questione di ateismo. Nietzsche critica fortemente Socrate, che gli opposto. Per Socrate non c' liceit del suicidio. Kant: abbiamo, nella modernit, la contrapposizione tra Nietzsche e Kant. Nella Fondazione della metafisica dei costumi viene detto che non possiamo servirci del nostro corpo come mezzo, che invece fine in s. Il suicidio quindi non pu essere un Imperativo Categorico. Quello che tu fai pu e deve ergersi a massima universale. Nel caso del suicidio -- Kant su questo oggi molto criticato -- possibile che in alcuni casi sia lecito; in alcune situazioni concrete, kantianamente potrebbe andare bene. Per l'etica di Kant non possiamo fare nulla che non si erga ad universale. Il suicidio contraddice l'imperativo categorico. L'argomentazione di Kant prettamente teorica e in parte astratta. Astrattezza di Kant. La posizione di Socrate non quella di Kant. La posizione di Socrate una posizione "religiosa" -- nel senso della religiosit di Socrate. Nietzsche ha ragione a criticarla. Per Socrate importante rimettersi al PERAS della vita. Non sono io che decido. Altrimenti sarebbe un gesto di presunzione, e Socrate sa di non sapere. Quindi non un gesto di libert; ma un gesto di presunzione. Atteggiamento religioso del rimettersi a ci che deve accadere. Se Socrate, nel Fedone, decidesse di suicidarsi, cadrebbe di nuovo nell'incoerenza, quindi inevitabilmente deve accettare che non lui che determina la fine della vita. La sua una filosofia del limite, filosofia per i mortali (Eraclito)... mortali che devono riconoscere di essere mortali -- qui torna Heidegger. Socrate si rimette al fine della vita: non siamo sovrani della nostra vita. Diverso da Kant. Riflessione molto sfaccettata sul suicidio, e le argomentazioni sono diverse: Kant ha una posizione etica, rifiuto etico del suicidio. L'argomentazione di Socrate diversa; un rifiuto religioso. Chi sono i mortali per decidere l'istante della loro morte?
Il tema della morte accompagna la filosofia, e il Fedone un riferimento obbligato ed una pietra miliare. Abbiamo visto le posizioni discordanti di Kant e Nietzsche sul tema del suicidio. La morte fa parte della vita. Fra le tante posizione di Socrate, molto criticata da Nietzsche, opposta: per Socrate non si d la liceit del suicidio. Tra i filosofi contro il suicidio si schiera Kant, secondo lui non possiamo servirci del nostro corpo come un mezzo, perch il corpo fine in s; inoltre il suicidio non lecito perch non un imperativo categorico non si pu cio assumere come un universale trascendentale, per cui ci che lecito deve ergersi a massima universale. Il caso del suicidio in Kant discusso e criticato: possibile che in alcuni casi il suicidio sia lecito, da un punto di vista concreto; ma il problema, per letica di Kant, che luomo non possa fare nulla che non si erga a massima universale il suicidio contraddice limperativo categorico, ammetterne la possibilit vorrebbe dire farne una massima universale. Largomentazione di Kant teorica e astratta questa la critica mossa alletica di Kant. La posizione di Socrate non si avvicina neanche a quella di Kant, con essa non ha nulla a che vedere; quella di Socrate invece una posizione religiosa: per Socrate importante rimettersi al peras della vita, cos come vale per la sua sapienza; sarebbe un gesto di presunzione decidere per s la propria fine quindi per Socrate non si tratta di un gesto di libert. Latteggiamento religioso di Socrate il rimettersi a ci che deve accadere se Socrate, nel Fedone, decidesse di suicidarsi, cadrebbe di nuovo nellincoerenza, sconfessandosi. Cos egli inevitabilmente deve accettare di non essere lui a dover decidere il limite della sua vita. Quella di Socrate una filosofia del limite i mortali devono riconoscere di essere mortali e finiti. Dunque la posizione del rimettersi al fine della vita distinta radicalmente dalla posizione di Kant, che pi astratta ed etica, nel senso che il rifiuto etico del suicidio mina la stessa etica kantiana per Socrate invece si da un rifiuto religioso del suicidio. La questione del suicidio si delinea a partire dalla grande questione sulla morte la morte un tema che accompagna la filosofia ma su cui domina il disaccordo. In queste pagine celebri Socrate prende posizione contro il suicidio giustificando filosoficamente il suo rifiuto. Largomento del suicidio si lega come suddetto ad altri temi, tra cui la grande questione del significato della fine della vita che cosa significa morire? Per Socrate la morte la separazione dellanima dal corpo, a cui essa sopravvive ripresa orfica di un tema che Socrate argomenta filosoficamente: la filosofia la stessa conferma che lanima e il corpo siano separabili. Questa separazione una delle pi discutibili della metafisica di contro si staglia la rivalutazione filosofica del corpo. Invece il Socrate platonico giustifica questa separazione; la filosofia un esercizio dellanima, ed essa non deve avere nulla a che fare con il corpo si tratta di una separazione ontologica, per cui lanima, che sopravvive al questioni contemporanee c' la difficolt di stabilire il termine della vita. Apparentemente una questione medica, invece questione fortemente filosofica. Celeberrime sono le pagine in cui Socrate prende posizione contro il suicidio: illegittimit del suicidio, che giustifica filosoficamente. Siamo dentro il carcere e ormai a poche ore dalla morte di Socrate. Il racconto (dialogo raccontato) si verifica la mattina, al tramonto Socrate deve morire. Il suicidio per il filosofo, per Socrate, non lecito: questo argomento si lega a quello della fine della vita, della morte. Cosa significa morire? per Socrate -- influisce qui il contesto orfico pitagorico -- significa la separazione dell'anima dal corpo. Questa sopravvivr al corpo. E abbiamo un'argomentazione che mira a fondare filosoficamente la separazione corpo-anima. L'esercizio della filosofia ne la conferma: sono separabili anima e corpo. La separazione di anima e corpo una delle separazioni metafisiche per eccellenza: oggi la si ritiene discutibile. Oggi abbiamo di moda una filosofia del corpo: rivalutazione filosofica del corpo. Platone viene tacciato di metafisica. Il Socrate di Platone giustifica invece questa separazione. La filosofia come tale non deve avere a che fare col corpo: la filosofia esercizio dell'anima. Sono separabili ontologicamente, non solo distinguibili. La storia del corpo diversa da quella dell'anima. Questa il luogo della filosofia: dove domina il corpo non ci pu essere filosofia. Separazione di carattere metafisico tradizione, oggi molto criticata. L'anima separabile (separata dal corpo), e la filosofia esercizio dell'anima. Questa la condizione per mostrare l'immortalit dell'anima. La conseguenza dell'immortalit: Socrate ritiene che i sensi siano per il filosofo un ostacolo: fuorviano, deviano. Impediscono la pura teoresi. Impediscono di cogliere l'essenza delle cose: questo l'accesso al mondo iperuranio, il mondo delle idee. Il filosofo ostacolato dai sensi. Questi non dovrebbe essere esposto a nessuna sensazione o passione. Accesso al mondo iperuranio: la contemplazione delle idee. Vedere gli oggetti non conoscenza, invece lo cogliere l'idea dell'oggetto. Iperuranio: il mondo oltre il mondo. C' una vulgata di Platone che noi dobbiamo abbandonare per seguire questa argomentazione. Socrate si prepara a mostrare qualcosa che non per nulla scontato: che c' un mondo oltre il mondo. Il mondo non finisce qui per il filosofo. Nietzsche qui fortemente critica Platone: Nietzsche propone un platonismo alla rovescia. Per noi quasi scontato che ci sia un oltre-il-mondo. 1) un piano religioso, o ancora meglio teologico: per Socrate un mondo aldil del mondo di qua; non solo una questione cronologica, ma anche ontologica: con questo egli prova l'immortalit dell'anima. Questa vivr nel mondo al di l. Aldil META. Metafisica, ovvero al di l del mondo fisico. Significato corpo, il luogo stesso della filosofia. Lanima separata dal corpo, la filosofia il suo esercizio, ci vuol dire che questa per Socrate la condizione per mostrare limmortalit dellanima. Una prima conseguenza della teoria dellimmortalit dellanima: i sensi sono per il filosofo un ostacolo, poich deviano lanima, impedendole la pura teoresi e cio di cogliere lessenza delle cose, che laccesso al mondo iperuranio, delle Idee nodo importante della filosofia di Platone. Il filosofo cos non deve essere esposto ad alcun tipo di sensazione. Laccesso al mondo iperuranio la contemplazione del mondo delle Idee la visione dei meri oggetti non da la conoscenza. Bens, la conoscenza risiede nella contemplazione di un altro mondo oltre il mondo. Cos Socrate si prepara a mostrare un qualcosa che non scontato nella tradizione occidentale, ossia lesistenza di un mondo oltre il mondo per i filosofi il mondo non questo. Tutto ci implica diversi piani di riflessione. Il piano religioso o teologico: per Socrate c un mondo di qua e un mondo al di l (questione ontologica), e ci gli consente di mostrare limmortalit dellanima, che non muore e continuer ad esistere nel mondo al di l (met ta physik) il piano teologico implica che il mondo al di l di cui parla Socrate sia, pi che dopo, oltre il mondo di qua. Un secondo piano sicuramente quello filosofico, importante per la gnoseologia di Platone: lanima pu accedere al mondo oltre il mondo attraverso la conoscenza, specialmente attraverso la filosofia, che dischiude questo accesso e che permette di ricordare le Idee delle cose gli oggetti sono copie del mondo delle Idee. Il piano filosofico implica che la vera conoscenza sia solo la conoscenza, la contemplazione, del mondo delle Idee.
Il dialogo raccontato da Fedone si svolge in un lasso di tempo reale che va dalla mattina al tramonto, quando Socrate effettivamente muore Socrate in attesa di bere il pharmakon; la riflessione cade sul fatto che egli potrebbe, a questo punto, compiere un gesto di libert, il gesto del suicidio.
religioso/teologico: c' un mondo oltre. 2) significato intrecciato al primo: significato filosofico importante per la gnoseologica di Platone: la nostra anima pu accedere al mondo oltre il mondo attraverso la conoscenza, la filosofia: questa dischiude questo accesso, questa lo permette, ricordando le idee nelle cose. Nel mondo di qua sono le copie delle idee. Solo chi si solleva da questo mondo pu provare ad accedere al mondo delle idee. La conoscenza solo quella delle idee.
VI. Socrate fa esplicito riferimento alla concezione orfico pitagorica del corpo carcere e dell'anima in esilio (la vita). L'anima si incarnata in un corpo, il carcere. Posta questa concezione misterica, non lecito darsi alla fuga, svignarsela. Questo lo stesso atteggiamento che Socrate ha nei confronti del proprio carcere. Non fugge da Atene = non fugge dal carcere = non commette suicidio (corpo-carcere). Coerenza di Socrate. Riferendosi a questa concezione misterica, non bene darsi alla fuga. Non bene suicidarsi poich siamo possesso degli dei. C' una distinzione importante tra gli dei, e i mortali (possesso degli dei). Questo significa non affermare una sovranit, in questo egli mortale e non sovrano per definizione della propria vita: sono altri che decidono. Quando si afferma invece la sovranit del mortale, ovvio che si ammette il suicidio -- atteggiamento tipico della modernit. I mortali invece sono possesso degli dei. Questa la religiosit di Socrate. Gli dei hanno cura di noi, e noi siamo loro possesso. Socrate non di sua propriet: punto decisivo della filosofia. Se io penso di essere di mia propriet, allora posso stabilire la fine pur non avendo stabilito l'inizio della mia vita. Per Socrate espropriazione del mortale che riguarda l'inizio e la fine della vita. La questione del suicidio riguarda la possibilit di definire il limite, il PERAS. Socrate dice di non poter definire il PERAS della fine, come non ha potuto stabilire l'inizio. Coerenza di Socrate. Socrate si rimette a quel divino a cui si gi rimesso in Apologia e Critone, e perci non pu commettere suicidio, perch sarebbe empio. Cos facendo confermerebbe che la condanna sarebbe giusta. Il suicidio sarebbe empiet. Fino alla fine Socrate vuole dimostrare che l'accusa di empiet ingiusta. Obiezione di Cebete: dire che il suicidio illecito ed empio; ma come mai il filosofo non si duole di morire? non c' contraddizione? Socrate aveva detto con convinzione che il filosofo non si duole di morire; e Cebete insiste sul carattere contraddittorio di questa e dell'altra affermazione di Socrate. Se rimettersi agli dei, che sono buoni reggitori, buoni governatori, perch non ti duoli di morire? Per la prima volta nel dialogo la morte vuol dire l'abbandono di quelli che restano. La morte un congedo/abbandono di coloro che restano.
VI PARAGRAFO. La posizione di Socrate, facendo esplicito riferimento alla concezione orfico-pitagorica (Filolao un pitagorico), questa: la vita umana un esilio, un carcere addirittura, dellanima incarnata. Posta questa concezione misterica, ne segue la non liceit della fuga il suo atteggiamento si mantiene costante e coerente rispetto alla sua posizione assunta gi nel Critone e nellApologia. Dunque Socrate non fugge da Atene, non fugge dal carcere e non commette il suicidio: tre elementi coerenti, perch, per la concezione orfico-pitagorica, non bene darsi alla fuga e quindi neanche suicidarsi, poich luomo possesso degli Dei distinzione tra mortali e Dei presente anche nel Fedro. Non si da quindi una sovranit del mortale sulla propria vita, sono gli altri e sono gli Dei a deciderne laddove si affermi la sovranit del mortale, l si ammette la liceit del suicidio. Socrate da cos prova della sua religiosit, affermando allo stesso tempo un punto decisivo nella filosofia: gli Dei hanno cura delluomo e lo hanno in possesso; qualora luomo pensasse di essere di sua stessa propriet, ne verrebbe anche la possibilit, per luomo, di stabilire almeno la fine della propria vita invece per Socrate c questespropriazione del mortale, e nellinizio e nella fine della sua vita. La questione del suicidio riguarda la possibilit di definire il peras: Socrate non ha potuto stabilire il peras che ha inaugurato la sua vita, tantomeno potr stabilire il peras che la chiuder Socrate si rimette al divino, cos come ha fatto anche negli altri dialoghi. Commettere il suicidio sarebbe unempiet, e quindi un gesto di conferma nei confronti dellaccusa di empiet che gli stata rivolta ma Socrate vuole mostrare fino alla fine che laccusa di empiet ingiusta.
Perch Socrate non si rammarica di questo? Socrate sta insinuando che la morte un viaggio/passaggio nell'Ade, e un andare verso il meglio: verso altre divinit e uomini migliori di quelli che sono qui. Quando Socrate si interrompe c' ironia da parte sua. Ci saranno dei migliori, degli uomini migliori non sa dire e non troppo convinto. Qui la speranza di Socrate: spera/ha fede di andare verso qualcosa che sia per i morti, e che sia qualcosa di migliore per i buoni che per i cattivi. PASSO IMPORTANTISSIMO. Ci sono molti strati, quello religioso, quello filosofico... metafora del viaggio: il congedo. Socrate non fugge in Tessaglia; ma sceglie l'Ade. Socrate non rammaricato perch ha fede che per i morti ci sia qualcosa. Platone sostiene le la via non finisce qui, al di l della vita. Per i morti c' qualcosa di migliore. Qualcosa di meglio per i buoni che per i cattivi. Contrapposizione tra l'eone di l, e l'eone di qua. Luogo dove c' giustizia: ci sar qualcosa che sar migliore per i buoni. Il Fedone ha un ruolo chiave nel cristianesimo. Non potremmo immaginarci il cristianesimo senza Platone. dalla concezione della separazione corpo-anima, vita oltre e immortalit che trae il cristianesimo. C' una forma platonica e addirittura orfica. Fonte orfica del cristianesimo. Anche se nella teologia cristiana, che corre parallela alla filosofia, questi elementi sono variamente interpretati. Senza il Fedone non potremmo immaginarci il cristianesimo.
VIII. Simmia a Socrate: non vorrai andartene via senza dirci questa tua persuasione. La preoccupazione di Critone: si preoccupa di mangiare/bere, etc. un mediocre. Non portato per la filosofia. Egli si preoccupa che Socrate si stia infervorando, e questo lo preoccupa materialmente: siccome il veleno, il PHARMAKON, agir pietrificando, gelando gli arti, allora Socrate infervorato avr bisogni di pi dosi di cicuta. Questo intervento di Critone serve a introdurre la "materialit": per Platone la filosofia la negazione di questa. Socrate rivendica di aver speso tutta la vita nella filosofia: nesso tra filosofia e vita. La filosofia la vita del filosofo. Socrate non pu n rammaricarsi n avere timore, perch ha fede che non trover nella morte niente di peggio.
VII PARAGRAFO. Obiezione di Cebete: come mai il filosofo, a detta di Socrate, non si duole di morire, eppure non pu osare il suicidio? Cebete individua una contraddizione nella questione del suicidio. Simmia, invece, mette in luce il motivo della morte come abbandono di coloro che restano perch Socrate, che si rimette agli Dei, buoni governatori, non si duole di abbandonare i suoi cari?
VIII PARAGRAFO. Socrate dice che la morte un passaggio nellAde ed un andare verso il meglio divinit uomini migliori. Ironia di Socrate: non sicuro infondo che ci siano uomini migliori di quelli di questo mondo; almeno pu dire ci saranno Dei migliori. La speranza di Socrate che ci sia qualcosa di migliore per i buoni, dopo la morte, pi che per i cattivi ha fede in questo. Inizia a questo punto una lunga e compressa argomentazione, che ha motivi religiosi e filosofici, riguardo alla metafora del viaggio (morte). Socrate non rammaricato di congedarsi, perch convinto di andare nel mondo dellal di l. Platone con ci sostiene che la vita non finisce con la morte, ma che ci sia un al di l della vita e, per i buoni, qualcosa di migliore. La contrapposizione dei due mondi getta luce sul tema della giustizia: loltretomba anche il luogo della giustizia. Il Fedone ha un ruolo centrale nel Cristianesimo, riguardo al tema della separazione anima-corpo, della vita oltre la morte, dellimmortalit dellanima, che prende vita nel Cristianesimo, a partire da questa trama platonica e addirittura orfica. Nella teologia cristiana, che corre parallela alla storia della filosofia, questi elementi sono variamente interpretati questo per dire che senza il Fedone non si pu immaginare il Cristianesimo. Dunque Simmia vuole che Socrate esplichi la sua persuasione.
IX. Socrate inizia riprendendo la concezione che del filosofo la pi diffusa ad Atene: che il filosofo estraneo alla vita, e che perci in questo stato/condizione pi vicino alla morte. E sarebbe assurdo avere poi timore di morire. Socrate riprende un po' la farsa intorno al filosofo: i filosofi moribondi. Vita ascetica lontano dalle passioni e dal ritmo della vita altrui. Socrate riprende l'idea sottesa alla farsa: estraneit del filosofo alla vita. Il filosofo viene preso in giro (pensa al ritratto di Spinoza) come pallido, emaciato, etc. e come gli altri vedono il filosofo: qualcuno che si allontana dalla vita e quindi si avvicina alla morte, un moribondo. colui che si estranea dalla vita e dal ritmo degli altri. Socrate: prendiamo atto che per la maggior parte della gente i filosofi sono degli estranei, non condividono la vita degli altri. Peculiare ATOPIA che Socrate rivendica. C' qualcosa anche di vero. La morte qualcosa o nulla? domanda parmenidea. La morte qualcosa dice Socrate, e soprattutto Platone. Qui per la prima volta definizione della morte importantissima e chiare: separazione del corpo dall'anima, per cui il corpo rimane per se stante da solo e vice versa. La morte scioglie il connubio ed separazione. Socrate da questa definizione, e prosegue legando la morte alla filosofia: questa imparare a morire perch questi sempre vicino alla morte. Il filosofo deve essere pronto a sopportare la caricatura, perch il vero filosofo non si cura di mangiare, bere, delle cose d'amore n delle cose belle se non per la stretta necessit. Il vero filosofo: c' del vero nella caricatura che Socrate rivendica. Socrate offre un insegnamento: come dovrebbe essere il vero filosofo. Lontano dai piaceri del mondo, della materialit, dai bisogni primarii del corpo: sete fame, sonno -- chi dorme non filosofo. Lontano dal materiale, la filosofia anima. PSYCHE, non SWMA. Qui si condivide l'insegnamento dei pitagorici: forma di vita all'interno della scuola. Erano i pi ascetici, severi, intransigenti. Questo l'ideale di filosofia di Platone. Raro trovare il filosofo che vive immerso nel mondo. Kant ad esempio vive una vita ascetica. Si Critone, uomo mediocre, dimostra invece che la sua preoccupazione che Socrate si stia infervorando, parlando del mondo al di l si tratta di una preoccupazione materiale, perch il veleno che berr agir pietrificando gli arti e tutto il corpo, ma se Socrate si scalda, ci vorranno pi dosi di cicuta. Lintervento di Critone il pretesto per introdurre la questione della materialit, di cui la filosofia, per Platone, la negazione. Socrate rivendica di aver speso tutta la sua vita nella filosofia; la vita del filosofo coincide pienamente con la sua filosofia, cos Socrate non pu n rammaricarsi n avere timore.
IX PARAGRAFO. Inizia largomentazione, riprendendo la concezione pi diffusa del filosofo: una figura estranea alla vita, e per questo pi vicina alla morte; sarebbe quindi assurdo sostenere che il filosofo abbia timore di morire Socrate in questo modo fa un po sua quella farsa che si era costruita nel mondo greco, specie ad Atene, per cui i filosofi fanno una vita ascetica e si tengono lontani dalle passioni, sono quasi dei moribondi. Lidea sottesa alla farsa in questione quella dellestraneit del filosofo alla vita, e Socrate riprende e fa sua questa idea. Il filosofo pallido ed emaciato agli occhi altrui estraneo alla vita e al ritmo usuale della vita degli altri, e vicino alla morte (moribondo). Per la maggior parte delle persone i filosofi, essendo estranei alla vita, non condividono la vita degli altri peculiarit dellatopia del filosofo, che Socrate rivendica. La domanda, quasi parmenidea, : la morte qualcosa, o nulla? La morte qualcosa, dice Socrate e dice Platone per la prima volta c in filosofia una definizione importante della morte. La morte quindi separazione dellanima dal corpo, per cui lanima ed il corpo rimangono da soli, per se stanti; la morte scioglie il connubio tra anima e corpo. Socrate dice chiaramente cosa sia la morte; prosegue legando questo discorso alla filosofia. La filosofia imparare a morire, perch il filosofo, pi degli altri, vicino alla morte rivendica la caricatura tipica del filosofo moribondo. Il filosofo pronto a sopportare la caricatura, in cui c qualcosa di vero: il filosofo non si cura dei beni materiali, ma solo dello stretto necessario, e in sostanza si occupa solo dellanima. Socrate ci sta dicendo come dovrebbe essere il vero filosofo, ossia lontano dalla materialit e dai bisogni primari, dal piacere e anche dalla stanchezza del sonno la filosofia difatti sta nella veglia. La filosofia psych, non soma riprende e condivide linsegnamento dei pitagorici. Nellantica Grecia la filosofia era un modo di vita insegnato nelle scuole: i pitagorici erano i pi ascetici e intransigenti, rappresentando al meglio questo innamor solo una volta ma fece un passo indietro: celibato del filosofo. La fama di vita filosofica il celibato. Per Kant sono tutte misure per vivere la vita pi ascetica possibile. Non ci doveva essere nulla che potesse ostacolare i suoi pensieri. Questa esigenza della vita filosofica come ascetica, come lontana dalla materialit... qui nel Fedone per la prima volta. Fare filosofia scegliere una forma di vita. Il filosofo non condivide la vita degli altri, perch deve allontanarsi dalla materialit, e ci perch la filosofia ha a che fare con l'anima, con la PSYCHE. I filosofi, a differenza degli altri che cercano equilibrio tra anima e corpo, questi NO. solo l'anima. IMP: questo Platone anche in seguito. I filosofi sono qualcosa a parte: quando parler della filosofia nel mito celeberrimo dir che i filosofi non sono come/a livello degli altri mortali. Pensiamo quanto la nostra epoca sia a-filosofica per la sua immanenza nella materialit. Chi filosofa sta male! rinunzia a quella materialit condivisa dagli altri. Il volto (perch questa concezione aristocratica) pensa che il filosofo non prova piacere alla materialit? Il filosofo prova un altro piacere perch ha accesso alla PSYCHE. Viene a torto compianto. In questa concezione popolare il filosofo avrebbe in spregio la vita; ma non cos. Si tratta di scegliere la vita che si indirizza all'anima e non al corpo, perch altrimenti non potrebbe mettere quelle ali di cui parla il Fedro.
X. se la filosofia come Platone la delinea: amore per la sapienza, il corpo un cattivo compagno? SI'. Passo importante per le conseguenze filosofiche che avr: i sensi ingannano, e in particolare vista e udito. Anche se proprio questi dovrebbero essere i pi affidabili, eppure ingannano. Qui ci avviamo verso un ideale di conoscenza che fa a meno dei sensi: questa concezione dei sensi attraverser per secoli la filosofia. Per i greci il senso per eccellenza la vista. THEOREIN ha a che fare con la vista. Platone fa dire a Socrate (coerentemente al rifiuto della materialit) che i sensi ingannano: la gnoseologia di Platone tale che i sensi non giocano alcuni ruolo, anzi la conoscenza si fa come distanza dai sensi. Questo LOGIZESTAI, questo argomentare/ragionare si da nel congedo dal corpo: questa la condizione del filosofare. Quindi la filosofia una forma di morte. La filosofia un congedarsi dell'anima dal corpo. 2 profondi significati di filosofia: 1. congedo/separazione dal corpo; 2. e perch necessit un allontanamento dalla materialit della vita, cos dunque il filosofo non vive. allontanandosi dalla vita il filosofo non vive. La distanza terribile dagli altri che conducono la vita pi comune: solitudine del filosofo. Nell'antichit c'erano le scuole filosofiche anche per autodifesa per i filosofi: condividere la forma di vita per proteggersi modello/ideale del filosofo promosso da Socrate. raro imbattersi nel filosofo tutto immerso nel mondo, ed molto pi frequente pensare al filosofo, anche successivamente a Platone, nella sua vita ascetica. Non si tratta comunque di unideale severo di filosofia, poich tra i filosofi piuttosto comune Kant adottava una misura di vita molto ascetica, per cui i riti quotidiani sono solo semplici consuetudini, le pi strette necessarie, che non ostacolino i pensieri. Per la prima volta troviamo questo modello filosofico di vita proprio nel Fedone. Il filosofo non condivide la vita degli altri, deve allontanarsi dalla materialit la vita ha a che fare con la psych sola. A differenza degli altri uomini, alla ricerca di un equilibrio tra lanima e il corpo, al filosofo dato curarsi solo dellanima. I filosofi, ci dice Socrate, non sono come gli altri mortali questo dir Platone quando parler della filosofia con il mito, che i filosofi non sono allo stesso livello degli altri mortali. La filosofia fa star male, impone la rinuncia della materialit condivisa dagli altri; il volgo pensa che il filosofo non provi piacere nella materialit; il punto che egli sa provare un altro piacere, a cui gli altri uomini non hanno accesso e per questo viene compianto. In realt il filosofo non ha in spregio la vita, avendo uninclinazione a morire; ma egli sceglie una vita indirizzata allanima, non al corpo.
X PARAGRAFO. In questa ricerca della sophia, il corpo un cattivo compagno i sensi ingannano, specialmente la vista e ludito, che dovrebbero anche essere i sensi pi affidabili. evidente che, con questo rovesciamento, ci si avvia ad un ideale di conoscenza che fa a meno dei sensi questa concezione dei sensi attraverser per secoli la filosofia, e quanto ai greci, che considerano la vista il senso per eccellenza, ha delle importanti conseguenza. Il theorein il vedere la teoresi ha a che fare con la vista. I sensi che ci collegano alla materialit non ci portano alla verit, ma ingannano la gnoseologia (teoria della conoscenza) di Platone non chiama in gioco i sensi, anzi, la conoscenza si da nella lontananza da essi. Questo loghizomai (ragionare) si da nel congedo dal corpo; la condizione della filosofia una sorta di morte, in cui lanima si separa dal corpo; la filosofia un congedo dellanima dal corpo, come la vera morte, e come tale richiede un allontanamento dalla materialit. Due sensi profondi di filosofia: chi fa filosofia non vive, il che implica una distanza terribile dagli altri che condividono la materialit; quindi per il filosofo si da la solitudine. Nellantichit le scuole erano una sorta di autodifesa da parte dei filosofi, per proteggersi rispetto agli altri, e riuscendo a condividere questa forma di vita dagli altri. Un modo per rendere pi facile il compito. Anche l'Accademia cos. Per i greci era importante la forma di vita, lo anche per Platone. L'anima ragiona con migliore purezza se non conturbata. L'esempio della vita di Kant. L'anima che cerca un accesso alla conoscenza della Verit quella che si raccoglie in se stessa (concentrazione dell'anima in se stessa) che noi abbiamo quasi perduto. Qui Socrate inizia a delineare la dottrina delle idee: Socrate che chiede TI ESTI, il che cos', e la risposta la questione dell'essenza. Il filosofo cerca l'essenza delle cose, cio una verit che si sottrae ai sensi, una Verit intima, interna alle cose. La Verit che Socrate cerca la Verit dietro alle cose. Noi abbiamo un tale modo metafisico (platonico) di pensare che questo ci appare ovvio. Come i sensi sono inaffidabili, cos il filosofo non pu fermarsi all'esteriorit; ma cerca l'OUSIA, l'essenza. La conoscenza quale il Socrate platonico qui comincia a delineare una che va al di l del mondo apparente. Qui nasce la convinzione che questo sia il mondo apparente. Non soltanto Platone, ma in quasi tutta la storia della filosofia. Il filosofo non si accontenta di come il mondo si da nella sua apparenza; ma cerca qualcosa che si nasconde dietro le cose, una Verit dietro alle cose. Cercare qualcosa di altro, una Verit altra. Se questi si accontentasse di descrivere il mondo apparente, non sarebbe pi animato dall'aspirazione a scoprire l'Aletheia. Ormai siamo nel cuore della teoria di Platone. Abbiamo accennato alla teoria delle idee... incontreremo la parola Verit, che ha avuto una fortuna nella storia della filosofia. ALETHEIA: parola molto complessa, tradotta con verit, e per una parola complessa e su cui dovremo fermarci. non un caso che sia introdotta nel Fedone. Parola chiave della filosofia, perch la prima grande riflessione sulla Verit in filosofia. Riflessione al limite tra il LOGOS e il MYTHOS, tra discorso e favola. La ritroveremo nella filosofia di Heidegger, che egli riprende, e avalla l'etimologia che offre Platone. Questa costituita da alpha privativo. La parola inizia con un alpha di significato negativo: 2 rinvii: 1. a LANTHANEIN, dimenticare; 2. al LETHE, fiume che passa nell'Ade. Non ci stupisce che se ne parli a proposito dell'immortalit dell'anima, e dell'oltre mondo. Tutto ci nel solco di Platone.
65b9 quando si dice POTE OUN: parola che ricorrer ancora e fa parte del linguaggio di Platone e non di Socrate. Abbiamo affrontato il rapporto tra filosofia e morte; anzitutto la questione del suicidio, ed abbiamo esaminato in questo dialogo narrato la posizione molto radicale e decisiva per la tradizione: morte e filosofia, prepararsi a morire. La filosofia non una disciplina come le altre. Oggi la pi reietta, e non un caso. Per secoli era la regina delle un modo per rendere pi facile il compito di filosofo, che un percorso di ascesi. La forma di vita filosofica vuole unanima non conturbata dalla materialit, ma raccolta in se stessa; lanima cerca un accesso alla conoscenza della verit, nel raccoglimento di se stessa questo raccogliersi equivale alla concentrazione, che il modo per conoscere la verit. Platone inizia a delineare la dottrina delle Idee risposta al ti esti, la questione dellessenza delle cose. Il filosofo cerca lessenza delle cose, ossia una verit che si sottrae ai sensi una verit intima, interiore, non esterna n accessibile ai sensi. Il filosofo non si pu fermare a ci che appare e a ci che dicono i sensi, se egli cerca la verit interna, lousia, lessenza delle cose. La conoscenza del Socrate platonico va al di l del mondo apparente; nasce qui la convinzione che il mondo sia apparente, e che il filosofo debba ricercare una realt ulteriore, perch non si accontenti del mondo quale si da nellesteriorit; cos cerca una verit altra, dietro le cose. La filosofia la ricerca della verit dietro le cose; se il filosofo si accontentasse di descrivere il mondo apparente non sarebbe un filosofo, perch non animato dallaspirazione a scoprire laletheia. Siamo nel cuore della filosofia di Platone, in cui non solo emerge la dottrina delle Idee ma soprattutto la parola aletheia parola complessa, tradotta con verit, molto significativa per queste pagine e parola chiave della filosofia. Si tratta della prima grande riflessione sulla verit nella filosofia, che nel solco di Platone si situa al limite tra il logos (discorso) e il mythos (favola) Heidegger nella sua filosofia riprender questo termine nella sua etimologia, offerta da Platone (a-lethe). La verit comincia quindi con una lettera che ha un significato privativo e negativo; ci sono anche due rinvii, uno alla parola lanthano (dimenticare) e al lethe (fiume della dimenticanza, che scorre nellAde). La parola aletheia fa parte pi che altro del linguaggio di Platone, non di Socrate.
Fin ora si affrontata la questione del rapporto tra filosofia e morte, che ha aperto il problema del suicidio, in un dialogo raccontato che delinea la posizione di Socrate, radicale e decisiva per lo sviluppo della filosofia su questo suo legame e nesso fondamentale con la morte. La filosofia quindi non una disciplina come le altre; una forma di vita separazione della psych dal soma, preparazione alla morte (sostrato orfico-pitagorico di Platone) allinsegna dellabbandono di tutto ci che materiale e della concentrazione dellanima su se stessa (posizione connessa con la teoria delle Idee). Per Platone la verit opposta allapparenza sensibile, che inganna la conoscenza ci che appare appunto apparenza, dietro cui c un retro mondo, il mondo scienze, pur non essendo una di queste: la filosofia (Platone) una forma di vita, di concentrazione della PSYCHE con se stessa e allontanamento dal SOMA. In questa separazione la preparazione alla morte. Non uno slogan; ma la convinzione di Platone con sostrato orfico per cui il filosofo debba separarsi col corpo di tutto ci che ha a che fare con la sensibilit. Concentrazione della PSYCHE con se stessa. Non un dogma; ma strettamente connessa con la teoria delle idee: per Platone la verit separata e opposta all'apparenza sensibile che inganna. Anche quando si conoscono gli oggetti bisogna tenersi alla larga dai sensi. Ci che appare apparenza, dietro c' un retro mondo che il mondo vero. Nella filosofia contemporanea questa separazione corpo-anima viene vista, a partire da Nietzsche, come una separazione metafisica. Imputando Platone viene fortemente contestata come ipoteca metafisica. Leitmotiv: la Verit e la conoscenza appartengono al retro mondo. A differenza di Apologia e Critone, nel Fedone c' molto pi di Platone e soprattutto la narrazione, il racconto della morte di Socrate l'occasione per Platone di delineare la sua filosofia, incominciando a delineare le sue convinzioni filosofiche. Quando leggeremo le 3 prove fornite per l'immortalit dell'anima... queste possono convincere o no; ma questo sono a loro volta il modo per introdurre argomenti filosofici della filosofia di Platone. Su queste 3 prove fiumi d'inchiostro. Mendelsohn ha scritto a sua volta un Fedone le riprende. Queste tre prove ritorneranno nella storia della filosofia. In Gadamer (saggio sul Fedone) questi dice: forse Platone stesso non crede a queste 3 prove. Per Platone stesso queste sono un esercizio dialettico, forse sono introdotto per acquietare il bambino che in noi, che ha timore della morte; ma ci portano al grande finale della fine del filosofo che conferma della filosofia di Socrate, indipendentemente dalle 3 prove. Il valore del Fedone non legato alle 3 prove; ma molto di pi.
X. Qui viene introdotto un sospetto, quello del filosofo: quello che distingue la filosofia dal senso comune: i sensi ingannano, e non ci restituiscono le cose come sono. Se questo vale per vista e udito, figuriamoci per gli altri sensi. Qui viene raccolto un dubbio che, come gi nei presocratici; ma qui diversa: il dubbio che questi restituiscono solo l'apparenza, che al massimo parte della Verit. La gerarchia dei sensi resta relativamente intatta nella filosofia a partire da Platone e Aristotele: vista e udito; ma per i greci, e questo determina la civilt occidentale, ci che conta la vista, non l'udito, anche se Aristotele riconosce il nesso di questo col linguaggio. Con poche eccezioni le cose rimangono oggi ancora cos. Il corpo di impedimento alla ricerca della Verit del vero, che esiste e dove lanima trasmigra. Nella filosofia contemporanea, a partire da Nietzsche, la separazione corpo-anima vista come metafisica, la cui colpa imputata a Platone ma tale separazione e convinzione che la conoscenza abbia a che fare con il retro mondo il Leitmotiv di tutta la storia della filosofia. Con limmortalit dellanima, a differenza del Critone e dellApologia, Platone sicuramente pi presente come filosofo, mentre la figura di Socrate pi circoscritta il racconto della morte del filosofo loccasione per Platone per delineare la sua filosofia. Le tre prove a venire dellimmortalit dellanima potranno essere pi o meno convincenti; ma esse sono specialmente il modo in cui introdurre argomenti filosofici su esse stato comunque scritto molto. Gadamer, a tal proposito, scrive che forse le tre prove sono una sorta di esercizio dialettico, introdotte per acquietare il bambino nelluomo che teme la morte; ma certo che esse conducono al grande finale del Fedone, ossia la fine del filosofo la morte la riconferma della sua vita, indipendentemente dalle tre prove, che non esauriscono sicuramente il valore del Fedone.
Quindi, a questo punto del dialogo, viene introdotto un sospetto, che il sospetto del filosofo e che distingue la filosofia dal senso comune: il sospetto riguarda laffidabilit dei sensi, che invece sono ritenuti ingannevoli e non idonei a restituire le cose come sono ci vale per la vista e per ludito, e a maggior ragione per gli altri sensi. Cos viene raccolto un dubbio, la perplessit, che corre anche attraverso i presocratici, cio che i sensi restituiscano solo lapparenza, la quale solo una parte della verit. La gerarchia dei sensi resta relativamente intatta nel corso della storia della filosofia, a partire da Platone e Aristotele. Per i Greci che determineranno la cultura occidentale ci che conta la vista, non ludito anche se gi Aristotele riconosce il nesso tra ludito e il linguaggio. La gerarchia dei sensi, al cui vertice c la vista, rester intatta salvo poche eccezioni. Il corpo per Platone un impedimento nella ricerca della verit, ossia il cammino della psych verso laletheia; i sensi sono ingannevoli perch sono corporei. Passo importante, 65. Tutto formulato in forma di domanda; le domande sono diverse rispetto ai primi dialoghi, perch sono pi retoriche, presuppongono gi una convinzione. Si sta dicendo qualcosa di paradossale: per cogliere la realt ultima di un oggetto la vista non aiuta; ma, anzi, ci si avvicina alla realt ultima distogliendo lo sguardo. Questo ci che dice Platone e la maggior parte dei filosofi con e dopo di lui questo il cuore della filosofia, dato che il filosofo convinto ci sia un retro mondo, un mondo -- PSYCHE verso l'ALETHEIA, e in questo il SOMA di impedimento. I sensi sono ingannevoli in quanto corporei, e quindi tocca separarsi dal corpo. PASSO IMPORTANTISSIMO: tutto formulato in forma di domanda; ma differentemente ai primi dialoghi, sono domande retoriche. Qui si dice qualcosa di "paradossale" (da PARA-DOXA). Qualcuno direbbe che una follia dire che la vista non permette di conoscere la foglia, la sua essenza, e anzi distogliendosi si coglie la realt ultima della foglia. Eppure cos per Platone e cos per la maggioranza dei filosofi con e dopo Platone. Qui il cuore della filosofia: il filosofo convinto che ci sia un retro mondo, un mondo dietro, una realt ultima dietro l'apparenza. Per nulla conoscenza attraverso i sensi e nel cammino delle altre scienze il cammino della filosofia opposto. E questo quando c' il sospetto che il mondo non finisca qui, il filosofo quello che cerca la Verit dietro le cose. Qui il cuore della filosofia. Sicuramente per Platone. E vedremo come Platone costruisce si questo la sua filosofia, e la maggior parte dei filosofi pensa questo. Qui Platone l'allievo di Socrate perch questi introduce il TI ESTI, il che cos', ad esempio che cos' la virt? Socrate introduce questa domanda che Wittgenstein nel '900... cfr. LIBRO BLU E MARRONE: "con questa domanda Socrate introduce la metafisica, e tutta la tradizione di questa". Socrate non si accontenta, ma chiede "che cos'", qual l'essenza, la definizione, la realt ultima, l'idea. fuorviante mettersi ad ispezionare per conoscere: il filosofo si interroga sull'idea, che l'essenza ultima. Qui la differenza tra la domanda scientifica e quella filosofica, lo scienziato guarda ma ha anche una serie di apparecchi e strumenti. Al filosofo questo non interessa. Il filosofo fa qualcosa di diverso, non che rinunzia a qualcosa. Per il filosofo fare quell'altro una perdita di tempo. Egli si volta e si concentra nella sua PSYCHE, per cogliere l'idea, l'essenza, per rispondere al TI ESTI. Qui lo spartiacque tra domanda scientifica e domanda filosofica. Oggi la filosofia messa con le spalle al muro, e oggi succube della scienza, e si imita il modello gnoseologico della scienza. Per Platone non cos. Platone non si lascia distrarre, egli non guarda, non si distoglie. Impostazione completamente differente della filosofia in genere. Solo chi si appresta a penetrare con il pensiero... i sensi non servono a nulla, sono fuorvianti. La conoscenza della filosofia astrazione dal corpo, dai sensi: cos si coglie la Verit. Chi lascia che la sua PSYCHE imperturbata, nella sua purezza, non contaminata dai sensi: questa si avvicina all'ALETHEIA, solo questa pu. Il TI ESTI richiede un esercizio dell'anima; senza questo non possibile avvicinarsi alla Verit.
ultimo al di l della sua apparenza, e che la conoscenza ultima non passi attraverso i sensi, n per il cammino delle altre scienze, ma per un cammino opposto e che parte da quel sospetto che invece inaugura la filosofia, ossia che il mondo non si esaurisca nellapparenza. Da questo nucleo Platone costituisce tutta la sua filosofia; Platone qui lallievo di Socrate, il filosofo che introduce la domanda ti esti che cos la virt/la forza/la grandezza? Socrate nei dialoghi di Platone introduce la domanda filosofica inaugurale, e che i filosofi del 900 gli rimproverano Wittgenstein nel libro blu e nel libro marrone dice che con queste domanda Socrate ha introdotto la metafisica e tutta la tradizione metafisica. Socrate si chiede lessenza e la realt ultima delle cose, perch infondo non si vuole conoscere lapparenza degli oggetti o gli esempi concreti, ma lidea che c dietro questi differenza tra la domanda scientifica e filosofica. Il filosofo non rinuncia a qualcosa; ma la conoscenza che si perde nella ricerca di cose concrete fuorviante; il filosofo si volta, si raccoglie nella sua anima per capire lidea delloggetto e coglierne lessenza e quindi rispondere alla domanda ti esti questo lo spartiacque tra la domanda scientifica e quella filosofica. Ora la filosofia succube del modello gnoseologico della scienza per Platone invece si tratta di impostazioni completamente differenti. Solo chi si appresta a penetrare loggetto con linteriorit del pensiero raggiunge la conoscenza. La conoscenza del filosofo astrazione dal corpo e dai sensi non servono a nulla e sono fuorvianti. Invece chi coglie la verit astrae dai sensi e lascia che la sua anima imperturbata e pura, cio non contaminata dai sensi, si avvicini allaletheia. La domanda filosofica, ti esti, richiede anche un esercizio dellanima, perch si avvicini alla verit.
XI. Qui Platone inizia una riflessione estremamente critica del corpo: ostacolo e impedimento perch ci rinvia, oltre che alla finitezza, anche alla materialit, ai bisogni corporei, che ostacolano il cammino dell'Anima verso la Verit. La filosofia un esercizio per sottrarsi al dominio del corpo. Dove questo corpo prevale imponendo i bisogni di cui fanno parte anche paure, passioni, immaginazioni... qui naufragio del pensiero, nel corpo. Il corpo ostacolo: tutto ci che dettato dal corpo negativo: come le guerre ad esempio. Per questo il filosofo in contrasto col corpo.
66c "bisogna spogliarsi del corpo, e guardare con la sola anima pura, la pura realt delle cose". Questa frase evidente, una frase in cui Platone rinvia alla teoria delle idee. Platone, pur non delineandola in quest'opera, vi fa sempre riferimento. Solo spogliandosi del corpo, si permette, con l'anima, la pura contemplazione. AGRAPHTA DOGMATA: secondo la scuola di Tubinga... sviluppi ulteriori della teoria delle idee. Matematizzazione della teoria, come teoria delle idee-numeri. La filosofia contemplazione, e non ce ne stupiamo; THEOREIN vuol dire vedere, contemplare; ma in modo puro, non contaminato. Guardare non con gli occhi; ma con l'anima pura la pura realt: questa l'idea, ma che cos' l'idea? L'oggetto copia dell'idea, imitazione dell'idea che il modello di... IDEA rinvia ad EIDOS e a IDEA, che tutto sommato sono sinonimi. L'idea l'essenza, la realt ultima; ma ancora, cos' l'idea? certamente per Platone gli oggetti del mondo in cui noi viviamo sono imitazioni, copie; questo squalifica enormemente il nostro mondo. Imitazione dell'idea: tutti gli oggetti reali, concreti, sono imitazione dell'idea, e questa molto pi reale in quanto essenza pura di... non ci arriviamo per kantianamente, esaminando il fenomeno, sapendo che c' sempre un noumeno, residuo della cosa in s... Per Platone noi vediamo l'idea. EIDOS ha a che vedere con la vista, quella dell'anima. La PSYCHE, concentrandosi, vede l'idea a cui partecipano gli oggetti. RAPPORTO DI PARTECIPAZIONE, oggetto partecipa dell'idea di... c' un mondo delle idee, il mondo VERO, dietro il mondo degli oggetti apparenti che ne sono imitazione. A questo mondo mira il filosofo; e il filosofo non ha bisogno di passare attraverso gli oggetti concreti: la filosofia guarda direttamente all'idea, senza ostacoli. Follia? perch lo dice in queste pagine? perch questo il mondo oltre. Il mondo oltre il mondo, il retro mondo. E ha a che fare con l'immortalit dell'anima, perch la conoscenza anamnestica, ricordo di quello che l'anima ha veduto nel mondo al di l. La concezione della metempsicosi: trasmigrazione (prima prova) serve a Platone per dare un fondamento mitologico all'anima, che prima di reincarnarsi ha XI PARAGRAFO. Platone inizia una riflessione molto critica del corpo: esso ostacolo ed impedimento, perch rinvia alla nostra finitezza, specialmente alla materialit, quindi al bisogno, che va contro rispetto al cammino dellanima in cerca della verit. La filosofia, a tutti gli effetti, un esercizio per sottrarsi al dominio del corpo paure, sensazioni, persino immaginazione, dove avviene il naufragio del pensiero. Il corpo ostacolo e detta ci che negativo, anche le guerre, e tutti quei bisogni materiali rispetto a cui la filosofia non pu che essere in contrasto. Bisogna spogliarsi del corpo, il che permette la pura contemplazione della pura realt delle cose frase in cui Platone rinvia alla teoria delle Idee, che una teoria che in realt lui non delinea mai davvero in nessuna opera, ma a cui fa sempre riferimento. Si tratta di una teoria, come gli agrapha dogmata, non scritta nella scuola di Tubinga si da una matematizzazione della teoria delle Idee. Platone ci dice anche che la filosofia contemplazione il verbo theorein, cio vedere/contemplare in modo pure e incontaminato. La contemplazione lo sguardo della psych, non degli occhi, e che guarda alla pura realt non la realt sensibile di un oggetto, la cui conoscenza passa attraverso i sensi, bens, la realt ultima , lidea delloggetto, di cui esso limitazione, la copia. La parola idea eidos o idea, che sta anche per modello, cio lessenza intima ma che cos questidea e da dove viene? Certamente per Platone gli oggetti del mondo in cui viviamo sono imitazioni e copie dellidea di un dato oggetto modo per squalificare il mondo in cui viviamo. Lidea di un oggetto paradossalmente pi reale delloggetto stesso, di tutte le imitazioni, perch ne costituisce lessenza ultima. Questidea non qualcosa a cui si arriva kantianamente, per cui si cerca di conoscere il fenomeno, sapendo che c un noumeno. Invece, per Platone, noi vediamo lidea di un oggetto eidos, idea, ha a che fare con la vista che appartiene alla psych, che concentrandosi vede lidea, a cui partecipano tutte le sue imitazioni. Quindi il rapporto tra lidea e la copia di partecipazione c un mondo delle Idee, dietro il mondo delle cose che appaiono, che il vero mondo. il filosofo guarda lidea; alla filosofia interessa il mondo delle Idee il filosofo non passa per gli oggetti concreti (ostacoli) per arrivare allIdea. Perch Platone arriva a dire questo? Il mondo delle Idee il mondo oltre, al di l del mondo in cui viviamo, il retro mondo, ed ha a che vedere con il discorso che tratter limmortalit dellanima. La conoscenza anamnestica, cio ricordo di ci che lanima ha visto nel mondo al di l concezione della metempsicosi che costituir la prima prova dellimmortalit dellanima serve per dare un fondamento mitologico alla sua convinzione, per cui lanima, separata dal corpo, ha potuto contemplare il mondo delle Idee e potuto contemplare il mondo delle idee, attraversare la PIANURA DELL'ALETHEIA. Per il filosofo infatti... egli non si accontenta del mondo che appare, egli si concentra per ricordare le idee che ha visto nel mondo al di l: LA CONOSCENZA E' RICORDO. Questa contemplazione stata possibile in quanto l'anima stata completamente separata dal corpo, ed nuovamente possibile solo se l'anima si scioglie dal corpo.
67a di nuovo la morte acquista un significato di liberazione. Se la filosofia sforzo di sciogliere l'anima dal corpo, che solo cos ha visto le idee, allora... Questa concezione della morte come liberazione dal carcere (orfico-pitagorica e platonica) non per nulla scontata. Determiner in modo decisivo la tradizione filosofica, il cristianesimo, l'Occidente: ha forti ricadute teologiche. Non detto che si debba condividere. Fa tutt'uno con l'immortalit dell'anima. Non troviamo ad esempio questa concezione nell'ebraismo.
p.29 la filosofia il tentativo continuo e reiterato che l'anima si sciolga dal corpo, di congedarsi da questo; la morte il congedo. La morte come evento: trasmigrazione, e quindi non un nulla. L'anima va verso il mondo degli dei dove sar in compagnia di esseri puri, le idee e potr contemplare la Verit.
XII. Quando il filosofo in prossimit della morte non pu avere timore, paura, preoccupazione... solo speranza che si realizzi ci che ha tentato in vita: la visione pura delle idee. Estasi di Socrate. I filosofi tentano continuamente di sciogliere e separare l'anima dal corpo, questo la morte, e il filosofo gioir di questa separazione. Il filosofo si tiene vicino al ??? perch la forma di vita filosofica lontana dai sensi, dalle perturbazioni, etc. quella forma vicina alla morte. Il filosofo non si rammarica della morte. Per i filosofi una definizione di filosofia: imparare a morire, avvicinarsi alla morte. Studiando la filosofia si impara a morire. La filosofia come disciplina ha uno statuto sui generis. Solo la filosofia ha questo statuto. Per nulla il filosofo pu temere la morte. Socrate si sta preparando alla prova. Superare il limite estremo, deve mostrare agli altri e a se stesso che egli ha imparato a morire. Mostrarlo agli altri e a se stesso. Se Socrate fosse preso da paura si contraddirebbe. Nell'Ade c' ci a cui ha sempre aspirato. Socrate si prepara ad affrontare la prova dicendo che il filosofo convinto per necessit che dopo la morte trover nell'Ade ci che ha sempre cercato. Il paragone di chi ha perso i cari. Il filosofo trover nell'Ade la SOPHIA a cui ha aspirato in vita, altrimenti non filosofo.
attraversare la pianura dellaletheia (immagine filosofica della verit). Per il filosofo non basta il mondo che appare, fatto di copie, ma egli si concentra per vedere, contemplare e ricordare le Idee che ha visto nel mondo al di l. La conoscenza ricordo. Questa contemplazione delle Idee stata possibile, quindi lanima stata separata dal corpo; possibile questa contemplazione quando lanima si scioglie dal corpo. La morte, per il filosofo, acquista il significato della liberazione dellanima dal corpo, per raggiungere la contemplazione delle Idee concezione orfico pitagorica, poi platonica, della separazione anima-corpo, non scontata, ma determiner in modo decisivo la tradizione filosofica occidentale, e soprattutto il Cristianesimo. La concezione della morte ha forte ricadute teologiche, soprattutto nella teoria dellimmortalit dellanima. La filosofia quel tentativo continuo e reiterato di far s che lanima si congedi dal corpo; invece la morte il congedo dal corpo vero e proprio, e come evento costituisce la trasmigrazione dellanima, che va verso il mondo delle Idee, in cui sar in compagnia di esseri liberi e puri, e dove potr contemplare la verit.
XII PARAGRAFO. Quando il filosofo in prossimit della morte non pu avere timore, n pu avere altro che la speranza che finalmente si realizzi ci che ha tentato in vita contemplazione delle Idee. I filosofi tentano solo e sempre di sciogliere lanima dal corpo, e alla morte gioiranno di questa separazione. Il filosofo si tiene vicino al morire, perch la forma di vita filosofica lontana dai sensi, dalle perturbazioni quando il morire giunge, il filosofo non si pu rammaricare. Definizione della filosofia: la filosofia imparare a morire e avvicinarsi alla morte la filosofia come disciplina ha uno statuto sui generis. evidente che Socrate si stia preparando alla prova: affrontare il limite estremo della sua vita deve dimostrare a se stesso e agli altri che si esercitato a morire, deve cio dimostrare il valore della filosofia e confermare quello che ha detto e fatto in vita, cio imparare a morire. Infatti, se egli fosse preso dalla paura, ci risulterebbe una contraddizione, perch nellAde c quel che Socrate ha sempre desiderato evidente che Socrate si prepara alla morte, dicendo che il filosofo convinto, e non pu non esserlo, che nellAde trover ci che ha sempre cercato.
XIII. opposizione molto forte tra i pi, gli amanti del corpo, che non si curano e non amano la SOFIA e cedono al corpo, e coloro che la amano e non possono che scegliere di allontanarsi dal corpo. Elenco delle Virt.
XIV. Qui cominciano le prove dell'immortalit dell'Anima. La I la prova dei contrarii. Ci interessa il modo con cui Platone introduce la prova. INCREDULITA' e DISINCANTO [non so perch ho scritto Max Weber]. Platone sottolinea l'incredulit che va di pari passo con la paura che l'anima si dissipi come un soffio al momento della morte. Con l'incredulit si introducono le prove. Sembra che neanche Platone ci creda alle prove. Sarebbe bellissimo se l'anima rinascesse tutta racchiusa in se stessa. Le 3 prove dovranno dimostrare che l'anima continua a vivere conservando potere ed intelligenza. NB: incredulit che Platone attribuisce agli altri, l'incredulit di tutti. Platone introduce le prove; ma sa che il potere di esse limitato (cfr. Gadamer). Ma le prove servono a poco. Ci che dimostra l'immortalit dell'anima il modo in cui Socrate muore. Quello che importante che Platone riconosca il disincanto, il "sarebbe bello" dell'anima che contempla il mondo delle idee. Prove rispetto alle quali Platone stesso perplesso, e tuttavia sono importanti, in particolare LA SECONDA: ripresa della teoria della conoscenza delle idee, dove viene motivato il concetto del ricordo: conoscenza anamnestica. La prima prova, che come modello di prova filosofica sar ripresa anche dopo Platone diverse volte, come modello di riferimento. Questa prova risente delle riflessioni che noi troviamo nei Presocratici, in particolare la riflessione che aveva occupato quasi tutti: essere e divenire, e come si pu filosoficamente spiegare il divenire.
XV. L'immortalit dell'anima vuol dire che possibile che le anime esistano nell'Ade, nell'oltre-tomba. Questa una ripresa della teoria della metempsicosi, della trasmigrazione delle anime. Importantissima in Platone, importante sia per il LOGOS che per il MYTHOS: questa una distinzione fittizia in Platone. La trasmigrazione il movimento delle anime che da qui vanno nell'Ade, e da questo ritornano. Non si tratta soltanto del movimento delle Anime all'Aldil; ma anche il ritorno di esse qui. Duplice passaggio. Questo complica enormemente le cose: il passaggio duplice, non soltanto un passaggio della vita alla morte, e cos nell'immortalit; ma anche dal mondo di l al mondo qui. Si rigenerano dai morti in nuovi esseri: dottrina orfica complessa. Se i vivi si rigenerano dai morti, dobbiamo inferire che le anime esistano nell'Ade. Da una parte si intravede un'esistenza delle anime diversa da quella del corpo, e se XIII PARAGRAFO. Inoltre c una forte opposizione tra i pi, che sono amanti del corpo e non si curano della sophia, cedendo alla materialit, e poi ci sono coloro che amano la sophia e scelgono di allontanarsi dal corpo.
XIV PARAGRAFO. Cominciano le prove sullimmortalit dellanima. La prima prova sar sui contrari; viene introdotta tramite il discorso sul disincanto e sullincredulit Platone sottolinea che lincredulit va di pari passo alla paura che lanima si dissipi come un soffio e che non sia immortale. Se lanima restasse raccolta a contemplare il mondo delle Idee sarebbe bello per Platone ma ci crede veramente? Le tre prove dovranno dimostrare che lanima continua a vivere e conserva il potere e lintelligenza dopo la morte del corpo. Lincredulit di cui parla viene attribuita agli altri, ma in realt appartiene a tutti sa bene Platone che il potere delle prove limitato, e servono come esercizio filosofico ad acquietare il bambino nelluomo. Ci che conta ed rilevante che Platone riconosca il disincanto; e ci che conta qui la morte del filosofo. Le prime due prove dellimmortalit dellanima hanno una grande importanza filosofica, anche se rispetto ad esse Platone stesso esprime le sue perplessit: la seconda prova una ripresa della teoria della conoscenza, ossia delle Idee, dove viene tematizzato il concetto di ricordo; la prima prova invece, come modello di prova filosofica, dopo Platone sar un punto di riferimento. La prima prova risente delle riflessioni gi presenti nei frammenti presocratici, e tra queste in particolar modo la riflessione tipicamente presocratica sullEssere e sul divenire come si pu spiegare filosoficamente il divenire.
XV PARAGRAFO. Limmortalit dellanima implica che le anime esistono nellAde; c unulteriore ripresa della teoria della metempsicosi (trasmigrazione), importante per il logos e per il mythos di Platone. Esistono anime giunte da qui: si indica con ci il movimento delle anime che da qui vanno nellAde e dallAde ritornano duplice movimento della metempsicosi. Il duplice passaggio complica le cose: esso va non solo dalla vita allimmortalit, ma anche dal mondo di l al mondo di qui (dottrina orfico- pitagorica) lincarnazione dellanima implica il passaggio duplice delle anime. Se dai morti si rigenerano i vivi, si deve inferire che le anime esistono l, nellAde non si rigenererebbero se gi non esistessero. Lesistenza delle anime non finisce qui, come quella dei corpi, infatti lanima continua ad esistere (esistenza perenne) la filosofia medievale modellata su questa l'anima non finisce, allora continua ad esistere: esistenza perenne dell'Anima. La filosofia medievale costruita su questa prova. Qui la questione si amplia: la questione riguarda tutti gli esseri che hanno una nascita, e tutto ci si genera dai contrarii. Teoria del nascimento: tutto ci che viene ad essere viene dal contrario, il contrario dal contrario. Qui il riferimento Eraclito. PALINTROPOS ARMONIE: armonia dei contrarii per spiegare il divenire delle cose. Spiegare che il non-essere ha un valore ontologico, la "concordia discors". Qui il tentativo di spiegare un concetto ampio di divenire che include ogni modalit di trasformazione come procede dal contrario: qui riprende da una parte la dottrina orfico-pitagorica, dall'altra parte Eraclito. Ancora nulla di nuovo. Il problema di Eraclito, il problema del divenire: riuscire a spiegarlo sar uno dei grandi problemi dell'ontologia antica (studio degli enti e della mutazione di questi).
p. 41 Abbiamo la veglia e il sonno come metafore de vita e morte. La morte considerata vicina, familiare al sonno. Uno stato vicino alla morte. Per spiegare il rapporto vita-morte e la loro relazione, Platone prende la veglia e il sonno. Sono contrarii, e si generano l'uno dall'altro. Dove non c' pi il sonno... comincia la veglia. Dove non esiste pi... comincia... e vice versa. Dove finisce l'uno comincia l'altro. Differenza tra contrarii e contraddittorii, grande conquista della filosofia greca. Su questo torneremo nel Sofista. Siamo, nel Fedone, in un ambito in cui Platone stesso ancora non distingue, e da un primato ai contrarii. I contrarii lo sono ontologicamente, i contraddittorii lo sono logicamente. Contraddizione ontologica tra sonno e veglia, quando termina l'uno comincia l'altro. Platone prende sonno-veglia per morte-vita. Il vivere contrario all'esser morto. Qui la conferma di ci che abbiamo detto: se ciascuna cosa viene ad essere dal contrario... il vivo viene ad essere dal morto... DUNQUE (e questo l'argomentare filosofico) il morto si genera dal vivo, e l'altro (ipotetico) che dal morto si generi il vivo. Del primo non abbiamo dubbi, perch noi esperiamo la morte, e possiamo constatare "empiricamente" nella realt che il morto si genera dal vivo. Se si da il primo, si dar anche il secondo. Processo bi-univoco tra i contrarii, per cui anche in questo caso avremo che dal morto si genera il vivo. Questo modo di procedere importantissimo, indipendentemente dal contenuto: passi pionieristici della logica. Altrimenti dovremmo sostenere che solo in questo caso non ci sia: processo solamente univoco. Dovremo ipotizzare che si dia il processo dal morto al vivo, e che dunque nell'Ade le nostre anime esistano. Trasmigrazione delle anime. Possibilit di ritorno e di re-incarnazione: questa l'immortalit prova. La questione si amplia: si pensa al problema che riguarda tutti gli esseri, che nascono tutto ci che nasce si genera dai contrari. Teoria del nascimento: tutto ci che viene ad essere si genera dal contrario qui il punto di riferimento Eraclito, il filosofo della palintropos harmonia (larmonia dei contrari), con cui lui spiega il divenire delle cose. Il grande problema di Eraclito spiegare il divenire, e insieme il valore ontologico del non-essere (concordia discors), a differenza di Parmenide, per cui c solo lessere (esti). C il tentativo di spiegare un concetto ampio del divenire, che include qui la modalit di trasformazione come un procedere dal contrario fin qui si tratta di una ripresa degli orfici-pitagorici e delle riflessioni di Eraclito. Il problema di Eraclito quello del divenire e di riuscire a spiegarlo, e questo sar il grande problema dellontologia (studio degli enti e della loro mutazione) e della filosofia nel Sofista Platone spiegher il non-essere, grande problema della filosofia greca.
XVI PARAGRAFO. Per spiegare il rapporto tra la vita e la morte si serve della metafora della veglia e del sonno: luno si genera dallaltro, sono contrari, dove non c pi il sonno comincia la veglia e viceversa dove non esiste pi luno esiste laltro. Grande differenza tra contrario e contraddittorio, che una conquista della filosofia greca: contrari sono il sonno e la veglia, la vita e la morte; contraddittorio il predicare di uno stesso oggetto due cose differenti (bianco e non-bianco). Neanche Platone distingue contrario e contraddittorio, dando un primato ai contrari comunque i contrari hanno una dimostrazione ontologica, i contraddittori, invece, logica. Constatazione empirica di Platone: dove finisce il sonno inizia la veglia; cos il vivere il contrario dellesser morto conferma di ci che stato detto allinizio, che le cose vengono ad essere dai loro contrari, per cui il vivo si genera dal morto. Dunque, conviene, le anime sono nellAde. Due processi generativi: il morto procede dal vivo; e il vivo procede dal morto sul primo processo non abbiamo dubbi, perch possiamo constatare empiricamente che il morto si genera dal vivo, esperendo la morte degli altri. Ma se si da uno di questi due processi, si deve dare anche il secondo; il processo dei contrari biunivoco, non univoco dunque il vivo si genera dal morto. Questo modo di argomentare filosofico costituisce i primi passi della logica. Se il processo non fosse biunivoco, ma univoco (dal vivo al morto), allora ammetteremmo che la natura sia zoppa, ma non possiamo; dobbiamo allo stesso modo ipotizzare un processo che va dal morto al vivo, e che le anime esistano nellAde, perch si dia la possibilit del ritorno, del passaggio dellanima dal morto al vivo. Pi che vivere allora si dovrebbe parlare di rivivere: i vivi sono generati dai morti c qui unidea del cosmo dell'anima, perch il passaggio dal morire al vivere. Rivivere, pi che vivere. I vivi si sono generati dai morti, vuol dire che anche noi ci siamo generati dai morti. NB: qui c' una cosmologia e concezione del cosmo, una filosofia della storia del mondo, che prettamente greca e la determina. Le anime dei morti devono esistere in qualche luogo da cui tornano a rigenerarsi.
XVII. Nietzsche riprender il ciclo della natura, idea che si ritrova anche in altre filosofie -religioni. Ciclo della natura. Qui c' l'idea della ciclicit della natura e dell'eternit del cosmo, del mondo. Il mondo non pu finire. Riguarda la ciclicit questa prova: siamo in quanto generati all'interno di un ciclo cosmico. Hegel riprende questo passo. cesserebbero di rigenerarsi: noi dobbiamo accettare questo, porci al di l delle nostra credenza: motivi fortemente ontologici con sfumature cosmologiche ed escatologiche. Questa la riflessione sull'estremo ultimo: escatologia. Qui c' un cerchio che ruota. Noi siamo in questo cerchio, il tornante, la curva. Se ci fosse una generazione in senso lineare, ad un certo punto arriveremmo ad un escaton. Per la cultura greca questo inammissibile. Bisogna ipotizzare la ciclicit: perenne e continua generazione nella quale noi sempre siamo. Nel Timeo, Platone arriver apertamente a dire che il cosmo non pu terminare, immutabile, non pu finire. Non c' un concetto di fine del mondo. Esattamente l'opposto di quanto avviene in tutte le religioni monoteistiche. Per Platone non pu finire. Questo un punto di differenza abissale. Non ci sarebbe fine della storia, infatti i greci non hanno un concetto di "storia". Non si da sviluppo in senso rettilineo. Se noi ammettiamo questo sviluppo, allora necessariamente tutto sarebbe morto... che nulla pi esista (escaton). Una sorta di Trionfo della morte, questa corsa rettilinea senza processo inverso, senza ciclicit, allora alla fine il NULLA, la morte di tutto. " una realt il vivere". Qui abbiamo piani diversi che si intersecano: piano escatologico, cosmologico, ontologico, e abbiamo alla fine un piano etico-politico. Per Platone indispensabile la ciclicit: la natura il paradigma di ci, in quanto questa ciclica. Modello, punto di riferimento per i greci. Ci deve essere cos anche ciclicit della vita, della storia, delle istituzioni. Queste due tradizioni si intersecano nel cristianesimo. E' inaccettabile che alla fine ci sia il nulla e la morte dalla quale non si possa rigenerare la vita. Questi due paradigmi (lineare e ciclico) che restano nella nostra cultura e nella nostra vita. C' in questi tempi tensione fra i due. Il vivere una realt e che i vivi si generino dai morti, immortalit effettiva dell'anima e che necessariamente le anime buono hanno una sorte migliore delle cattive. Tutto ci deriva necessariamente dal prettamente greca e che determina tutta la filosofia greca.
XVII PARAGRAFO. Lidea del ciclo della natura, che greca ma anche orientale, ripresa da Nietzsche. Platone qui ci dice che se non accettiamo questa ciclicit, allora ammettiamo che il mondo finisca i greci credono alla ciclicit e alleternit del cosmo. Gli esseri, se non ci fosse ciclicit, smetterebbero di generarsi; noi dobbiamo accettare questa prova dai motivi ontologici che hanno sfumature cosmologiche ed escatologiche (discorso sullescaton, cio lestremo/ultimo). C un cerchio che ruota, dove sono gli esseri, e non c una linea retta, dove lessere si rivolge al suo opposto senza tornare indietro compiendo un tornante. Se ci fosse soltanto una generazione in senso lineare arriveremmo ad un escaton, ad un limite estremo, una fine per la cultura greca questo inammissibile, dunque necessaria lipotesi di una ciclicit della genesi. Nel Timeo, opera tarda, arriver a dire direttamente che il cosmo non pu terminare; non c un concetto di fine del mondo per i greci fine che invece si da in tutte le religioni monoteiste, per cui c una differenza abissale da Platone, il quale non possiede un concetto di storia, che lineare. Non si da in Platone uno sviluppo in senso rettilineo se ammettessimo lipotesi di questo tipo di sviluppo, sarebbe poi necessario ammettere il limite estremo, in cui niente pi vive; sarebbe un trionfo della morte, a cui tende questa corsa rettilinea, e ci sarebbe il nulla. una realt il rivivere: ci abbraccia diversi piani, quello escatologico, cosmologico, ontologico (essere e non-essere) e alla fine anche il piano etico-politico nella ciclicit, per Platone, la natura il paradigma, perch ciclica, e allo stesso modo si ammette una ciclicit nella vita e nelle istituzioni. Nel Cristianesimo si convogliano la tradizione greca e quella ebraica, profondamente diverse due paradigmi che restano nella civilt occidentale. Le conseguenze del paradigma della ciclicit, per Platone: i vivi si generano dai morti, il rivivere realt, le anime continuano ad esistere nellAde e le anime buone hanno una sorte migliore di quella delle anime cattive ci viene anche detto che nel mondo di l c quella giustizia assente nel mondo di qua. Non a caso con la morte di Socrate comincia lidea che nellAde ci sia quella giustizia che manca ad Atene rivendicazione del filosofo. Lanima affine alle Idee ed essendo immortale non cessa di esistere, la sua esistenza di passaggio in questo gioco dei paradigma ciclico. Il mondo di l migliore perch c' giustizia, cosa che qui non accade. Il giusto Socrate condannato a morte. Comincia con la morte di Socrate l'idea che evidentemente nell'Ade c' quella giustizia che manca in Atene. Rivendicazione e messaggio: l'uomo giusto trover la giustizia che non ha trovato in vita. L'anima affine alle idee, e anche immortale, non cessa mai di esistere: c' solo una trasmigrazione. Il corpo muore veramente. E' un passaggio da ci che morto al vivo: la nascita non spiegata ex novo dal nulla; ma dalla morte si passa alla vita. La nascita ex nihilo / ex novo prevede un inizio, cosa che Platone nega. Dove c' fine c' inizio: stato creato, e quindi finir. Per Platone non c' n inizio n fine. Perci c' continuamente passaggio dal vivo al morto e dal morto al vivo. Il morto l'inerte, semplicemente THANATOS rispetto a BIOS. Dal non--pi torna all'essere -- questione per Platone prettamente ontologica. Platone non ha una parola per il nulla. Tutta la filosofia da Eraclito al Sofista di Platone un tentativo di spiegare il non- essere e come questo non significhi non-esiste. Per Platone il "morto" il non- c'-pi, e il non-ancora, Parmenide ha problemi con questo non--pi e non-- ancora. Per Platone i contraddittorii non sono contrarii. Il non-essere come contraddittorio rispetto all'essere. Hegel nelle lezioni di storia della filosofia si ferma su questo. Ciclicit del divenire senza che ci sia mai fine: come c' il passaggio dal un contrario all'altro, cos si passa dal morto al vivo. Platone non ha n parola n concetto di "nulla". Per Platone il mondo perenne, senza inizio, non si pu concepire che ci sia un inizio, perch ipotizzando ci ci sarebbe una fine: perenne in una ciclicit (cfr. Timeo). Il mondo iperuranio il mondo immutabile, fermo, mentre il nostro in divenire, in una ciclicit senza inizio n fine. L'iperuranio eterno, fermo. Il nostro mondo non mai fermo. Platone lo spiega con una ciclicit mantenuta saldamente dal mondo eterno delle idee. Non c' n inizio n fine. II prova: argomento molto famoso e affascinante: Platone oculatissimo nella scelta delle parole, coerente anche nello sviluppo degli argomenti. Questa prova si basa sulla reminiscenza, sul ricordo. Per Platone i sensi sono ingannevoli, e per conoscere le essenze non dobbiamo affidarci ai sensi; ma al contrario dobbiamo concentrarci perch la PSYCHE possa vedere l'EIDOS di... argomento della reminiscenza, originalissimo di Platone: che la nostra conoscenza sia anamnestica. La conoscenza non dunque esperienza. Per Platone non esperienza; ma ricordo. Perch molto coerente... perch la conoscenza ricordo, perch concentrandosi l'anima ricorda l'idea che ha visto e contemplato nel mondo iperuranio. Bisogno di allontanamento dal corporeo, dal sensibile, e necessit contrari; il passaggio dal morto al vivo da la possibilit di reincarnazione delle anime nella reincarnazione la nascita non consiste in una creazione ex nihilo, ma nel passaggio dal morto al vivo, perch la creatio ex nihilo prevede anche un inizio (Bibbia). Lanima deve essere immortale, perch le cose non si possono generare dal nulla. Invece, nella linea retta, il mondo ha avuto un inizio e avr una fine; per Platone il mondo segna una ciclicit, che non inizia e non finisce la nascita in questo solo il passaggio dal morto al vivo, e la morte il passaggio dal vivo al morto, cio solo il passaggio dei contrari, la morte ci che non pi ma che torna ad essere. una questione ontologica per Platone, per cui non possibile prescindere dal discorso sullEssere e sul Nulla non c il concetto di nulla, ma tutta la filosofia da Eraclito al Sofista uno sforzo enorme di spiegare il non-essere, che non vuol dire solo non- esistere. Platone deve sempre ipotizzare il passaggio: il morto ci che non pi e ci che non ancora. Il nulla non un concetto di Platone: mentre il morto e il vivo sono contrario, l ed il non sono contraddizioni. La questione ontologica della spiegazione del divenire un passo importante per Hegel (Lezioni della storia della filosofia), che spiega la ciclicit del divenire senza la fine e la cui condizione quella di poter passare non solo dal vivo al morto, ma anche dal morto al vivo. Il mondo perenne nella ciclicit e nel passaggio; il mondo delle Idee il mondo immutabile, mentre il nostro mondo in divenire, senza inizio e senza fine quello iperuranio eterno e fermo, a differenza del mondo di qua, che tuttavia non corre verso una fine, per questo c la ciclicit, mantenuta salda, grazie alla presenza immutabile del mondo delle Idee.
XVIII PARAGRAFO. La seconda prova basata sul tema della reminiscenza, del ricordo. Per Platone i sensi sono ingannevoli e noi non dobbiamo affidarci alla vista, ma anzi dobbiamo chiudere gli occhi e far s che la psych si concentri su se stessa affinch veda la realt ultima delle cose. Largomento della reminiscenza, originale in Platone, dice che la conoscenza anamnestica non un tema scontato. La conoscenza, se la si pensa come esperienza, fuorviante; per Platone bens ricordo, il ricordo cui lanima perviene concentrandosi, e per cui ha ricordo dellIdee delle cose, che ha visto e contemplato nel mondo al di l. Lanima si concentra per ricordare le Idee, che ha contemplato, e per questo ella non ha bisogno di vedere le imitazioni di queste. La sua teoria della conoscenza come reminiscenza contraria alla teoria della tabula rasa. Il ruolo che la memoria gioca nella conoscenza decisivo anche la conoscenza ciclica e non nasce ex novo. Se apprendere ricordare, allora qui la prova che lanima sia stata in un luogo altro, in cui ha di concentrazione per ricordare cosa ha visto nel mondo al di l: ha contemplato l'idea, e non ha bisogno di analizzare le copie di quest'idea. Qui c' un'idea importantissima, perch il contrario di quella teoria che la tabula rasa. Per questo motivo la concezione di Platone sar riferimento importantissimo, pi volte ripreso: il ruolo che la memoria gioca nella conoscenza, per questo in Platone viene espresso in forma mitologica. L'esempio famosissimo nel dialogo Menone. Ogni nostro apprendimento reminiscenza. Quello che apprendiamo SEMPRE ricordo, reminiscenza e non esperienza ex novo. Il nostro apprendere ricordare, e ricordiamo quello che abbiamo appreso in un tempo anteriore. Questa constatazione la prova che la nostra anima stata in un luogo altro dove ha appreso ci che ricorda. La filosofia l'arte di interrogare, e per Platone la dialettica: quello che conta saper fare domande, non tanto dare delle risposte. Gli uomini rispondono a quel famoso TI ESTI, riescono a ricordare anamnesticamente l'OUSIA delle cose perch l'hanno vista nel mondo delle idee. p.47 Platone introduce la teoria della reminiscenza e Platone il primo che lega conoscenza e memoria. Perfino i cognitivisti pi scalmanati dicono che l'esperienza il ricordo del presente. Ricordo, non quindi tabula rasa. ANAMNESIS: questa la seconda prova per l'immortalit, perch se ci ricordiamo di qualcosa perch la abbiamo appresa prima, etc. La memoria per Platone funziona attraverso le somiglianze, le associazioni. Un oggetto ci rinvia ad un altro, etc. Associazioni che possono essere anche individuali. Attraverso un'affinit, una somiglianza...
XIX. La ANAMNESIS funziona attraverso somiglianze e dissomiglianze. Pagina molto bella e diversa dai primi dialoghi: ascesa filosofica [dell'argomentazione]. Possiamo parlare di uguaglianza e di differenza, perch abbiamo gi l'idea dell'uguale in s, altrimenti non potremmo fare queste operazioni di uguaglianza e disuguaglianza. Questo vale anche per il diverso... etc. Vale per tutto. Tutto ci che incontriamo risulta carente rispetto all'idea. L'esempio non casuale, perch "l'uguale in s" sar uno dei generi del Sofista. Noi abbiamo l'idea dell'uguale in s, da cui noi muoviamo, che ricordiamo per poter dire: questo uguale o non uguale. Questo perch abbiamo contemplato l'EIDOS dell'uguale in s, quando eravamo nell'iperuranio. Noi abbiamo il ricordo dell'uguale in s. Questo a riprova dell'immortalit dell'anima: noi abbiamo il ricordo dell'uguale in s. Difettano... sono carenti rispetto all'uguale in s, che l'idea dell'uguale. Qui un rinvio molto chiaro alla teoria delle idee: queste sono enti che esistono per appreso quello che qui ricorda. La filosofia larte di interrogare, per cui conta impostare la domanda. Gli uomini ricordano anamnesticamente le cose, perch ne hanno vista lousia. Ora viene introdotta velatamente la teoria della reminiscenza, attraverso cui Platone il primo a dire che la conoscenza ha a che fare con la memoria grande merito di Platone, da cui la conoscenza non pi incontro con gli oggetti. La teoria dellanamnesis una prova dellimmortalit dellanima: se abbiamo ricordo, ci ricordiamo di qualche cosa che abbiamo appreso; la memoria funziona attraverso le somiglianze, che oggi diremmo associazioni, per dire che un oggetto rinvia ad un altro cos Platone ci dice che la conoscenza memoria e che essa si basa sulle associazioni, per affinit e somiglianze.
XIX PARAGRAFO. Lanamnesis (reminiscenza) funziona attraverso le somiglianze e dissomiglianze. Largomento qui riguarda lUguale in s: noi possiamo fare somiglianze e dissomiglianze, e se noi possiamo, nelle proposizioni, ravvisare somiglianze o dissomiglianze, perch possediamo gi lidea dellUguale in s non si sta cercando di definire il concetto di uguaglianza. Lidea dellUguale in s come lidea del Diverso in s: si pu argomentare su un piano di uguaglianza, solo perch abbiamo lidea dellUguale in s, da cui muoviamo per dire questo uguale a quello, o il contrario allo stesso modo lanima immortale rende possibile il passaggio dall al non-. I primi passi della conoscenza si fanno perch si ha il ricordo dellUguale in s. Gli Uguali che troviamo negli oggetti difettano rispetto allidea di cui sono copie, perch lUguale in s lidea delluguale; ma gli uguali che riscontriamo nel mondo al di qua sono copie, dunque carenti. Qui c un rinvio chiaro alla teoria delle Idee: le Idee sono enti che esistono per se se stessi. Tutto quello che io incontro mi rinvia, restando carente, all'idea degli oggetti. Se non ci fosse questa carenza non ci sarebbe il rinvio. Siamo circondati da enti imperfetti e dai quali siamo rinviati all'EIDOS dei logo oggetti. Chi non si accorge di ci in un "sonno ontico", e non filosofo. Il filosofo veglia. Il mondo dei filosofi quello delle idee, la sua PSYCHE tende a questo. La prova importante perch questo un punto nodale per Platone. La II prova del Fedone non tanto per l'immortalit; ma permette di introdurre la questione filosofica dell'uguale in s che poi troveremo nel Sofista. Platone introduce alcuni elementi fondamentali della sua filosofia: introduce CICLICAMENTE la teoria delle idee. La seconda prova la prova della conoscenza come ANAMNESIS -- la prima la prova dei contrarii. ANAMNESIS: teoria "paradossale" e sorprendente per il senso comune: sensi ingannevoli, etc. La conoscenza non muove dai sensi per farsi un' "idea"; ma Platone radicale: la conoscenza ha come protagonista la PSYCHE, che deve allontanarsi dai sensi perch questi, motivatamente e con fondamento, perch la conoscenza ricordo. I sensi non ci insegnano nulla; ma gli oggetti ci rinviano al ricordo delle idee. Le idee sono quegli enti che racchiudono l'essenza delle cose, le quali sono copie di queste. Riconferma: le idee sono eterne e sono immutabili; non sono soggette al processo di generazione che caratterizza e intacca il mondo. Il mondo un mondo immutabile; non stato creato e questo ripreso dall'ultimo Platone nel Timeo. Il mondo non ha inizio n fine, e ugualmente il TEMPO non ha n inizio n fine. Tutto questo in virt delle idee eterne ed immutabili. Platone dice che la memoria funziona attraverso somiglianze e dissomiglianze: ASSOCIAZIONI. Cos possiamo dire, ricordare, che questo uguale a quello, etc. Possiamo fare questo perch abbiamo l'idea dell'uguale in s. Abbiamo gi, innate, alcune idee. Abbiamo innata l'idea dell'uguale in s; e cos procediamo per somiglianze e dissomiglianze (74-75). "dunque necessario che non che ??? gi un'idea dell'uguale..." Ce ne serviamo, dell'idea dell'uguale, quando incontriamo gli uguali ci misuriamo con l'idea dell'uguale che non imitazione n carente come quelle [le cose concrete]. Questo passo e l'argomentazione importante per la teoria delle idee: la diverse realizzazioni dell'uguale in s sono inferiori; sono su un piano diverso rispetto alle idee. Questa uguaglianza e disuguaglianza di un ente un uguale concreto, inferiore rispetto all'uguale in s, all'idea dell'uguale: quest'idea devo presumere di averla gi, perch altrimenti da dove mi verrebbe? L'idea dell'uguale in s non una a cui giungo per induzione empirica (EPAGOGE); ma ce l'ho gi, e che [presumo?] ho fin dalla nascita. Evidente che un'idea che mi porto dietro dall'aldil. Conferma stessi, e stanno nel mondo iperuranio, eterno ed immutabile le copie sono carenti ed imperfette, il realizzato difettoso, altrimenti non ci sarebbe il rinvio, difatti le copie sono rinviate al loro eidos. Qualora gli enti non rinviassero alleidos, allora saremmo nel sonno ontico il rinvio per il filosofo necessario, e la psych in generale tende al mondo delle Idee. Punto nodale per Platone: la seconda prova del Fedone, dato che la questione principale non quella dellimmortalit dellanima, fa emergere che la centralit sta nella questione filosofica che c dietro qui il nodo lUguale in s, presente anche nel Sofista. Platone, nell'argomentazione delle tre prove, introduce gli elementi fondamentali della sua filosofia, tra i quali ciclicamente introdotta la teoria delle Idee. La seconda prova la prova della conoscenza come anamnesis - conosciamo nella misura in cui ricordiamo. I sensi sono ingannevoli e la conoscenza non pu muovere da essi. Platone teorizza che la conoscenza ha come protagonista la psych, che si deve allontanare dai sensi, non perch ci sia una posizione di principio, ma perch c' il fondamento per cui la conoscenza sia ricordo - l'unico ruolo degli oggetti quello di rinviarci al ricordo delle Idee che, dice, sono quegli enti che raccolgono l'essenza delle cose (copie). Platone introdurr altri argomenti, uno quello per cui le Idee sono eterne e immutabili, non soggette al processo di generazione, che intacca il mondo - il mondo per Platone immutabile, proprio perch le Idee lo sono; il mondo non stato creato, non ha n inizio n fine, come il tempo (idea ripresa nel Timeo). Per Platone la memoria funziona attraverso le somiglianze e dissomiglianze, ossia un processo grazie al quale possiamo dire che questo uguale a quello - noi non potremmo far ci se non avessimo l'idea dell'Uguale in s. Il motivo per cui facciamo "associazioni" perch le Idee sono innate nella nostra conoscenza. Par. 74 - 75. Abbiamo l'idea dell'Uguale in s e ce ne serviamo quando incontriamo gli uguali, misurandoli a questa Idea - gli uguali sono carenti rispetto ad essa. un passo e un'argomentazione importante per la teoria delle Idee: gli uguali, le realizzazioni dell'Uguale in s, sono inferiori, poste su un livello diverso, pi basso - ci sono gli uguali, diversi e inferiori rispetto all'idea dellUguale, che posso usare nei paragoni, perch devo presupporre di averla gi. Ho gi l'idea innata dell'Uguale, da dove mi proverrebbe altrimenti? Non si giunge all'idea per induzione empirica (epagogh); ma un'idea che ho gi e presumo sin dalla nascita - da dove mi viene? evidente che me la porto dietro dall' al di l. L'argomento filosofico della conoscenza come reminiscenza la dell'esistenza delle anime prima di noi, nell'Ade, etc. Le anime sono immortali.
XX. Perenne rinascere: questo vuol dire pi nascite perenni: siamo destinati ad una rinascita. Platone addirittura diche che il momento della nascita quello in cui dimentichiamo tutto quello che sapevamo: segna la dimenticanza. Quello che sapevamo viene dimenticato: venendo al mondo, allora oblio. Dimentichiamo di sapere delle idee: di tutte le idee. Per ricordare... l'incontro con gli oggetti l'occasione/opportunit offerta all'anima... questa viene rinviata dagli oggetti alle idee. Dal concreto all'idea [all'astratto?]. Idee innate: intende che in realt le idee precedono noi e la nostra nascita, il nostro perenne rinascere. Inevitabilmente ricordare sinonimo di conoscere: ricordare conoscere, o anche meglio: conoscere ricordare. La conoscenza reminiscenza; ma non tutti ricordiamo e quindi non tutti conosciamo. Non tutti riescono a ricordare le idee. Differenza con coloro che non ricordano e non conoscono. Critica di Simmia: Simmia rappresenta il disincanto; non convinto, insinua dubbi.
XXII: sostituisci ESSERI con ENTI. Se esistono questi enti a cui riconduciamo tutto, allora necessario che esista la nostra anima. Lo stesso nodo: questi enti, le idee, che ci pre-esistono... e come queste esistono, cos anche esiste la nostra anima. Li abbiamo contemplati attraverso l'anima. Qui comincia ad introdurre gradi di realt differenti: le idee esistono nella realt, e nel grado pi alto di realt.
XXIII. [o 33? controlla] conclusa la seconda prova/argomentazione. Qui Simmia introduce un'obiezione: per in questo modo dimostrato soltanto che l'anima immortale in quanto mi precede; ma non detto che esista dopo di me. Noi abbiamo parlato dell'anima che pre-esiste, prima di incarnarsi, e la prova reale per ci, per il prima... ma per il dopo? Non dimostrato con questo argomento che l'anima sopravviva alla mia morte, e che quindi sia assolutamente immortale. L'anima verr pure da uno sfondo immemoriale di eternit; ma dopo? Questo il vero cruccio, la vera preoccupazione etico- escatologico-politica: cosa ne dell'anima dopo la morte? Simmia sottolinea un limite nell'argomentazione socratica? Qui Simmia ha sempre un ruolo di mediazione tra Cebte, l'illuminista scettico, e Socrate. C' sempre l'obiezione: com' che con la morte l'anima non si disperda? Il dubbio di Cebte: queste riconferma che le nostre Anime dono esistite prima di noi, nel mondo al di l - e ci vuol dire che sono immortali.
XX PARAGRAFO. "Perenne rinascita": non c' solo una nascita, ma siamo destinati ad una rinascita perenne. Il momento della nascita ci fa dimenticare quello che sapevamo - la nascita segna la dimenticanza, il momento in cui quello che sapevamo cade nell'oblio, per cui si dimentica il sapere di tutte le Idee. Lincontro con gli oggetti l'occasione data all'anima per ricordare, per essere rinviata dagli oggetti alle Idee stesse di questi. Le Idee ci precedono anche nel nostro riconoscerle. Inevitabilmente il ricordare diventa un sinonimo di conoscere - sono equivalenti. Il conoscere non ha a che fare con la sensorialit, ma con il ricordo, quindi con l'interiorit. La conoscenza reminiscenza, che per non riguarda tutti - non tutti riescono a ricordare le Idee del mondo Iperuranio. Viene introdotta una differenza: ci sono coloro che non ricordano, e dunque non conoscono; e ci sono coloro che ricordano e quindi possono conoscere.
XXII PARAGRAFO. Simmia rappresenta il disincanto, insinua dubbi - ora c' una sintesi importante, da parte di Socrate. Se esistono gli enti (Idee), a cui riconduciamo tutto, necessario allora che esista anche l'anima. Si tratta dello stesso nodo: questi enti (Idee) ci pre-esistono e, come esistono loro, cos esiste anche la nostra anima, perch attraverso di essa non li abbiamo contemplati. Ora Platone inizia a introdurre diversi gradi di realt: le Idee esistono nella realt e, anzi, nel suo grado pi alto.
XXIII PARAGRAFO. Si conclude la II prova sullimmortalit dellanima. Ora Simmia introduce unobiezione: egli convinto del fatto che le Idee ci precedano, motivo per cui ricordiamo e conosciamo, supponendo anche che la stessa anima ci preceda; ma Socrate ha dimostrato che lanima immortale nel senso che pre-esiste gli uomini, ma non detto che essa continui a esistere anche dopo la morte il ricordo mi assicura che lanima esista prima della nascita. Che ne dellanima dopo la morte? Ci ancora non dimostrato, cio che essa mi sopravviva. Lanima viene da uno sfondo immemoriale il dopo la morte un discorso quasi etico. Si sottolinea il limite dellargomentazione, per ora. Simmia ha un ruolo di mediazione tra Cebete e Socrate Cebete scettico e Simmia, in questo caso, si schiera dalla sua parte. Lobiezione di Cebete resta: come pu essere che, morendo luomo, lanima non si disperda? pagine hanno attualit per la questione di cosa vuol dire in termini medici morire? qual l'istante della morte? chi lo decide? Questioni altamente filosofiche. Ancora oggi dibattuto il punto di morte. Qui si comincia nella storia della filosofia il problema sull'istante della morte: il momento per Platone quello in cui l'anima si distacca dal corpo. INFLUENTE. Ma che vuol dire? La domanda di Cebte giusta: se il corpo muore e si decompone, come facciamo a dire che l'anima continua ad esistere? Nulla vieta che l'anima sia pre-esistita e che per poi termini. E' possibile che l'anima si perda. Cebte si introduce: fatto met del lavoro; ma non la seconda met. Socrate dice, attenzione, risposta prettamente filosofica, mentre quella di Cebte filosoficamente rozza. Obiezione senza riflessione, perch basta capire che la prima parte dimostra, in base alla prima prova, anche la seconda parte della seconda. Obiezione del cazzo. Questo da modo a Socrate di legare le due prove.
XXIV. Qui inizia una sorta di intervallo tra le prove: Platone lo colloca tra la II e la III prova. Negli scritti platonici di Gadamer c' un saggio in cui dice che chiaro che Platone consapevole dei limiti di queste prove che il suo Socrate - - attendendo il PHARMAKOS -- ...Platone non crede a queste prove, e infatti la prova dell'immortalit sar affidata alla fine del dialogo: la prova per eccellenza. Questo intervallo -- per Gadamer -- ci deve far riflettere: Platone convinto che c' il bambino che in noi, e che rappresenta la parte irrazionale che non si convincer mai: questi ha paura della morte, e questa paura non verr mai meno. La parte irrazionale pu solo al massimo prevalere oppure no. INDICATIVO DI CIO': "siete come i ragazzi..." Si precisa cosa sia la morte per Platone: quando l'anima esce dal corpo. La morte il momento dell'uscita dell'anima dal corpo, che si iscrive nel contesto orfico-pitagorico del carcere e della liberazione: triplice liberazione: corpo-carcere-polis. La paura del bambino la paura che nel momento in cui l'anima esce dal corpo, che l'anima si dimostra essere come il corpo. Temiamo che all'ESCATON l'anima si dissolva che non resti, come vediamo che si dissolve il corpo degli ALTRI. Socrate dunque fa animo ai suoi compagni. Cebte fa questa battuta; perch siamo ragazzi? Socrate vero che fa coraggio ai suoi allievi, ed questo forse il compito del filosofo. Il compito del filosofo: far animo (coraggio) agli altri. Che ci sia l'immortalit davvero tutto un altro discorso. E' il bambino che in quello che dice il volgo. Queste pagine sono molto attuali perch parlano di cosa vuol dire morire, di cosa sia lultimo istante della morte, non da un punto di vista medico, ma filosofico. Il problema dellultimo istante prima della morte si pone per Platone in questi termini: esso il momento in cui lanima si distacca dal corpo questa teoria avr forti ripercussioni nella tradizione. Se il corpo si decompone, come facciamo a dire che lanima continua ad esistere? Nulla vieta che essa sia pre-esistita, ma forse anche lanima ad un certo punto cessa di esistere. Cebete si introduce nel dialogo dicendo che sistemata la prima met del lavoro, ossia dimostrare che lanima ci precede, ma la seconda parte della teoria lo interessa di pi, ed ancora sospesa. Socrate dice che anche questo gi stato dimostrato, dando una risposta filosofica ad unobiezione filosoficamente rozza; Cebete non ha riflettuto abbastanza da capire che, se dimostrata la prima parte della teoria, allora dimostrata anche la seconda. Non ha riflettuto in profondit, e la profondit necessaria alla filosofia la sua non una vera e propria obiezione, ma una mancanza di pensiero filosofico. La seconda parte della teoria si lega alla prima prova dei contrari.
XXIV PARAGRAFO. C una sorta di intervallo tra le prove, che Platone colloca tra la II e la III prova. Gadamer, negli Scritti platonici, dice riguardo al Fedone che chiaro che Platone stesso ad essere consapevole dei limiti delle prove, che Socrate, nellattesa di prendere il pharmakon, coglie come opportunit di riflessione questo per Platone il valore delle prove. La prova dellimmortalit dellanima sar infatti alla fine del dialogo la prova per eccellenza. Questo intervallo, per Gadamer, significativo: per Platone il bambino che in noi, in quanto parte irrazionale, non si convincer mai delle prove, perch ha paura della morte, paura che non verr mai meno, non fino a quando la parte razionale non prenda il sopravvento. Lintervallo in questo senso sintomatico e indicativo. Socrate si rivolge a Cebete: la morte, precisa, il momento in cui lanima esce dal corpo quindi una definizione importante della morte, che appunto consiste nelluscita dellanima dal corpo. Ci ovviamente si rif al contesto orfico-pitagorico della concezione per cui il corpo il carcere dellanima si pensi alla metafora Socrate in carcere. Socrate dice che c un bambino irrazionale in noi, che ha paura che nel momento in cui lanima esce dal corpo si dissolva essa stessa con lui; il timore riguarda leskaton, il limite estremo della morte, e il dubbio che lanima non resti e si dissolva come si dissolve il corpo. Cebete fa una battuta, dicendo che Socrate fa animo, fa coraggio, come se tutti loro fossero ragazzi difatti noi che ha paura: dobbiamo ammetterlo. Soltanto cos possiamo aprirci e discutere di morte ed immortalit. Il filosofo deve persuadere a non avere paura [della morte]. IMPORTANTE: Il filosofo, Socrate, un incantatore di paure. Dove andremo a prendere un altro incantatore come te, Socrate, dopo la tua morte? IMPORTANTE: Socrate dice: cercate nell'Ellade e non per trovarlo, perch non c'! modo migliore di spendere i vostri soldi. Compito completamente diverso dai Sofisti: per questi l'EULEGEIN la cosa importante... per difendersi nelle assemblee e nei tribunali. Socrate insegna a morire. Il filosofo insegna a morire senza paure, incantando il fanciullino. BELLISSIMO: ci che pi lontano dai nostri giorni. Noi viviamo in un mondo dove la morte separata dalla vita, dove i malati e i moribondi sono messi da parte: ospedalizzazione [coatta]. Separazione dei malati dal resto del mondo. Non si muore pi in casa, in un posto... perch c' la TABUIZZAZIONE della morte. Morte rimossa, cancellata, messa da parte. Sempre pi "lasco" il rapporto tra la morte e la vita: LEVINAS, HEIDEGGER, JASPERS. Il '900 una riflessione sulla messa da parte della morte. I soldi si spendono per farsi il naso, il viso... si spendono in questa idolatria per il corpo. Il rapporto si rovesciato. Oggi sembra ridicolo pagare qualcuno che ci incanti da questa paura. Lo psicanalista? ha un ruolo diverso! La nostra un'epoca prettamente a-filosofica. Proprio quello che dice Socrate ci sembra ridicolo. Socrate dice: senza badare a denari e a fatiche, per ottenere... imparare a morire e a non aver paura della morte. Noi siamo fatti di anima E di corpo. La nostra anima, nel momento in cui esce, continua a mantenere la sua identit? sono io la mia anima o no? Se l'anima si separa dal corpo per poi re-incarnarsi in un altro, quando si separa non pi me, e si separer in un'altra identit. La nostra identit fatta di anima e di corpo. Per anche vero che continuando ad esistere si porta qualcosa di me. Questo punto vuol dire che resta qualcosa di noi nell'anima, e questo determiner la storia successiva di quell'anima. Ci sono infatti meriti e pene.
XXV. PASSO IMPORTANTE: "la realt dell'essere [...] permane invariabilmente costante o variabile?" Platone introduce l'argomento di distinzione tra ci che composto da elementi e ci che non lo : ci che composto, naturale che si de-componga. Ci che non composto non si de- compone. Ci che si decompone variabile, mentre ci che non si decompone perenne. Due differenze fra anima e corpo: l'anima, come le idee, eterna, immutabile, invariabile, etc. I corpi invece sono variabili, soggetti ad alterazione. Qui Platone sta distinguendo due piani di realt: un piano di Socrate sta facendo questo, sta cercando di fare coraggio ai suoi allievi, e forse questo il compito del filosofo, che ha il merito di avere un rapporto peculiare con la morte. Il filosofo deve far animo agli altri, deve convincere che c unimmortalit e far coraggio al fanciullino dentro di noi, che ha paura dobbiamo ammetterlo e confessarlo, e cos facendo possiamo discutere della morte e dellimmortalit, come pu fare Socrate che lo ha ammesso e non ha paura. Dunque il compito quello di persuadere a non avere paura; il filosofo un incantatore di paure cosa faranno loro quando Socrate non ci sar pi? Dove troveranno un altro incantatore come lui? Socrate risponde di cercare nellEllade, anche tra genti straniere, per trovarlo, perch non c modo migliore di spendere il denaro il compito del filosofo diverso da quello dei Sofisti, che si facevano pagare per insegnare a ben parlare, ma Socrate, lincantatore di paure, insegna a morire senza paura, incantando il bambino che nelluomo. Questa concezione molto lontana da quella odierna, che ha separato la morte e la vita, secondo un processo di ospedalizzazione, che consiste nel mettere da parte i moribondi rispetto al mondo che funziona e alla sfera della quotidianit il tab della morte ha fatto s che sia stato rimosso il legame tra la vita e la morte, e tutto il 900 stato una riflessione sulla morte e sulla rimozione di questo nesso. Cos il rapporto si rovescia, in unepoca a- filosofica: si spende il denaro per lidolatria del corpo, non per qualcuno che incontri la paura radicale della morte non si tratta dello psicanalista, che ha un ruolo diverso da quello del filosofo. Socrate invece sostiene con fermezza che vivere imparare a morire e a non avere paura della morte, tutto il contrario quindi di volerla allontanare. Lanima si incarna in varie identit, quindi, questidentit fatta di anima e corpo; separandosi la psych perde lidentit che aveva prima, ma porta qualcosa di questa con s, anche dopo la morte; quel che resta di noi nellanima determiner, probabilmente, la storia successiva dellanima infatti ci sono meriti e pene.
XXV PARAGRAFO. Domanda filosofica: la realt dellessere rimane costante o variabile? Platone introduce la distinzione tra ci che composto da elementi e ci che non composto: naturale che ci che composto si decomponga, e ci che non composto (anima) non si decomponga ci che si decompone variabile, mentre invariabile ci che non si decompone. Come le Idee, lanima immutabile ed eterna; mentre, ci che corporeo variabile e soggetto ad alterazione. Cos dicendo Platone distingue due piani di realt: uno quello delle copie/imitazioni, degli oggetti; laltro piano della imitazioni, di copie... "che noi diamo lo stesso nome" (cfr. Cratilo). Come lego le diverse realizzazioni della cavallinit? attraverso il NOME, che nodo/nesso tra l'idea in s e le copie. Come collego una copia all'idea? col nome, che categorizzazione della realt. Ribadiamo, nominando e parlando, questa distinzione. Distinzione tra due piani della realt: il piano delle cose/imitazioni (il nostro piano, il mondo variabile che si muta e si decompone) e il mondo stabile delle idee. Queste reggono il mondo, sono le fondamenta del mondo senza il quale questo non esisterebbe -- CONDIZIONE DI POSSIBILITA'. Il livello dei sensi, ed il livello psichico (PSYCHE) che SOVRASENSIBILE (suggerimento di Platone... siamo pi platonici di quanto crediamo; siamo talmente dentro un universo platonico, sotto l'influsso di Platone, che il contrario ci risulta difficile). Wittgenstein: "tutto lo sforzo quello di liberarsi dal platonismo". Wittgenstein mette in discussione il sovrasensibile, "il luogo occulto chiamato pensiero ed interiorit". Heidegger intende questo rimettersi dalla metafisica platonica. Queste lezioni sono "anamnestiche"... per noi abbastanza scontato distinguere un piano sensibile ed uno sovrasensibile. Cfr. Wittgenstein, Osservazioni sulla psicologia. Platone introduce questa distinzione fra due piani distinti della realt: sensibile e sovrasensibile, assumendo il sovrasensibile come gerarchicamente pi importante. Questo il DUALISMO PLATONICO: introduzione di una suddivisione della realt in un piano inferiore, svalutato, e il piano delle idee in s. Quello che importa sono le idee, fondamenta degli oggetti-copie. Le idee ??? sono invisibili. Anche il nome ADE ha a che fare con la vista e indicia un'altra modalit del vedere che non ha a che fare con gli occhi. La terza prova una prova pi semplice, dove il discorso si fa pi chiaro. Abbiamo letto l'intervallo sul tacitare/incantare il dubbio che in noi, il dubbio che teme la morte. Gadamer: "gli argomenti filosofici sono insoddisfacenti anche se risulta convincente Socrate; la forza pratica pi forte della virt/capacit della dimostrazione logica. Questo saggio, uno degli ultimi sul Fedone da parte di un filosofo -- linea che passa anche attraverso l'opera di Mendelsohn. La grandezza del Fedone non sta nella dimostrazione logica delle prove filosofiche. Le prove non convincono del tutto soltanto noi moderni; ma neanche gli astanti, neanche Platone stesso, che inserisce questo intervallo: non c' solo l'enigma della morte; ma un'enigmaticit della paura della morte. Platone parla del bambino (parte irrazionale) che non si lascia convincere dal rigore delle prove logiche. Non saremo mai realmente convinti; lo saremo solo sul piano del ragionamento; ma non su quello che si sottrae, non convinto, al LOGISMOS. Gadamer riprender il dialogo socratico, la figura di Socrate, etc. realt il mondo delle Idee (Iperuranio). Questo passo si lega al Cratilo: come lego le diverse rappresentazioni di unidea? Attraverso il nome, che il nesso, il nodo tra lidea e loggetto/le copie; il nome ribadisce la divisione della realt, introducendo un oggetto nel contesto dellidea. Il mondo delle Idee invece stabile ed eterno, rispetto al mondo variabile che si decompone le Idee reggono il mondo, come fondamenta eterne di esso. Due livelli: il livello sensibile della percezione; il livello psichico nel senso della psych, ossia il livello sovrasensibile questo il grande influsso platonico nella cultura occidentale. Lo sforzo di Wittgenstein, nei confronti di questimpronta platonica, sar quello di liberarsi del platonismo, disfacendo lidea di interiorit e di pensiero quasi pi difficile concepire limpresa del 900, che consiste nel superare la metafisica platonica (Heidegger). Capiamo invece che luniverso letto attraverso le lenti di Platone infatti quasi scontata la distinzione tra due realt, quella sensibile e quella sovrasensibile, introdotta da Platone nella filosofia. Gerarchicamente per Platone pi importante il piano sovrasensibile. Noi non vediamo le Idee, se non con gli occhi dellanima questo il dualismo platonico, che impronta tutta la metafisica. Le Idee, dal punto di vista sensoriale, sono invisibili sono visibili sul piano sovrasensoriale. Il dualismo platonico molto radicale e verr articolato nella terza prova, che anche la pi semplice.
[Intervallo: bambino irrazionale che ha paura della morte] Gadamer negli Studi platonici dice, da filosofo, che le gli argomenti filosofici delle tre prove sullimmortalit dellanima sono insoddisfacenti. La forza poetica del Fedone pi grande della forza logico-argomentativa; la grandezza di questopera non sta nellargomentazione delle prove, che non convincono del tutto n Simmia, n Cebete, n Platone e neanche il lettore infatti non a caso lintervalle viene inserito prima dellargomentazione della terza prova. Il motivo per cui Platone parla del bambino che in noi e che non si lascia del tutto convincere dal rigore logico delle prove che c unenigmaticit della paura della morte. Si pu essere convinti su un piano razionale (loghismos ragionamento), ma non su quello irrazionale, che non cessa di avere paura. Gadamer dice qualcosa di nuovo sul Fedone: unopera di unimportanza straordinaria, perch la figura di Socrate morente, che si staglia alla fine del dialogo, sar unalternativa alla figura eroica di Achille punto di riferimento per i Greci. Socrate una figura tragica, ma non si riduce a questo, altrimenti sarebbe perdente, cio, morendo, perderebbe la Gadamer dice che il Fedone ha un'importanza straordinaria perch il Socrate morente alla fine del dialogo diventer un'alternativa alla figura eroica di Achille. La figura di Socrate non eroica, ma tragica; ma non soltanto tragica, perch non una figura perdente. Socrate non perde una battaglia; ma vince morendo. Socrate accetta la giustizia, la ribadisce, etc. il modo di dignit/compostezza con cui assume il farmaco: non c' bisogno di eroi; ma di filosofi. Socrate antitetico agli eroi, anti-eroe. Non tragico neppure nella morte: la morte subta sancisce il suo modo di vivere, e dunque la sua filosofia. La forza di questo dialogo straordinario e bello non sta nelle prove, insufficienti non nel rigore logico; ma nella persuasione... la forza sta nella sua VIS poetica. Questo intervallo viene interpretato come un dubbio di Platone che le prove non siano sufficienti. Distinzione tra ci che si decompone e ci che non si decompone. Platone ci dice cos che le idee sono eterne ed immutabili.
79a Dualismo platonico determinante per la filosofia di Platone e dopo. XXVI. Questo dualismo molto radicale e forte che Platone articola in questa III prova. NB: 79a6 ORATON (visibile) e AIDES (invisibile: l'invisibile che fa riferimento all'etimologia di Ade, che vuol dire proprio l' "invisibile"). [ORATON con SOMA] [AISTES con PSYCHE] Il dualismo si fa dicotomico. Il corpo il visibile. Questo nesso da una parte e poi il nesso di anima con l'invisibile. Questa distinzione dal punto di vista della natura umana, non da quello degli dei. Noi infatti non possiamo vedere. Stringe la parete tra ANIMA e ADE... rinvio continuo. Questa distinzione introdotta dal punto di vista della natura umana, perch l'anima non la possiamo vedere.
XXVII. Questo dualismo decisivo sotto tutti gli aspetti: quando l'anima si fa dominare dal corpo "conturbata", AMARTEMA, l'anima erra. Differenza di AMARTEMA con PSEUDOS, l'errore, lo sbaglio. E' come se l'anima accettasse di vagare l dove domina l'incostante, il variare: questo ha delle ripercussioni etiche, esistenziali. Quando l'anima si affida ai sensi e al corpo nella sua materialit, va ERRANDO nel variabile. Se si ferma e rimane in se stessa, questo non avviene. Quelli sono gli aggettivi, 79d2. ATHANATON: immortale. L'anima, se rimane separata l dove riesce a restare separata dal corpo, gi quasi immortale. Allora si dirige dov' il pure, l'eterno, l'invariabile, l'immortale. Sono questi dei sinonimi? Sicuramente s. Per Platone la purezza dell'anima gi il suo dirigersi verso l'immortalit. Quando l'anima si raccoglie allontanandosi dal corpo in se medesima, in questo vi sua battaglia Socrate invece, proprio nella sua morte, nellaccettazione del processo e della giustizia, vince la sua battaglia, mostrando di essere il filosofo, antitetico alleroe. Non c bisogno di eroi tragici, ma di filosofi; il filosofo non una figura tragica, neppure nel momento della morte la morte di Socrate infatti non sancisce la sua sconfitta, bens il suo modo di vivere e quindi la sua filosofia. La bellezza del Fedone non dunque nelle prove, insufficienti nella loro capacit persuasiva, che non logica, ma essa risiede nella vis poetica di questo dialogo. In definitiva lintervallo interpretato, da Gadamer, come un dubbio che proviene dallo stesso Platone riguardo alla sufficienza delle prove a livello argomentativo e persuasivo.
XXVI PARAGRAFO. Vengono distinti due piani, quello del visibile (oraton) e quello dellinvisibile (aides); il piano delloraton (da orao), appartiene al soma (corpo); il piano dellaides appartiene invece alla psych aides, linvisibile, letimologia di Ade, loltretomba e linvisibile (importante per Platone). Questo dualismo (visibile e invisibile) costituisce lossatura di tutta la filosofia occidentale il corpo visibile e lanima invisibile. una distinzione fatta dal punto di vista della natura umana, quindi non possiamo dire che valga per gli Dei: per gli uomini lanima invisibile si stringe la parentela tra lanima e lAde.
XXVII PARAGRAFO. Quando lanima si fa dominare dal corpo conturbata e fuorviata importante distinguereamartema (errore, errare) e pseudos (sbaglio). Lanima erra perch si fa dominare dal corpo, cio dallincostante/variabile. In questo modo il dualismo platonico ha anche delle ripercussioni sulletica: lanima che si affida ai sensi e al corpo erra, l dove il variabile; ci non avviene se invece lanima si raccoglie in se stessa, tanto che pu vagare dove il puro (katharon) e limmortale (athanaton), leterno e linvariabile verso di essi (vari sinonimi) si dirige quando lontana dal corpo. Quando lanima si congeda dal corpo e si raccoglie in s medesima, tale che, essendo congenere al pure e allimmortale, torni l da dove venuta. Il corpo votato allerranza e porta lanima ad errare; lanima invece congenere (sunghenesis) a ci che eterno e invariabile, cio partecipa del CONGENERE di questi aggettivi... allora cessa dal suo errare. Il corpo ci che variabile, che votato e che porta l'anima all'erranza, ad errare. NB: differenza tra errore e sbaglio. Il corpo fa parte di ci che visibile, etc. L'anima fa parte/ congenere dello stesso EIDOS, della stessa IDEA, di ci che ... congenere vuol dire che partecipa del genere dell'eterno, dell'invariabile, etc. CONGENERE=SUNGENESIS. Gli oggetti concreti sono copie dell'idea. Partecipazione all'EIDOS. L'anima partecipa del genere dell'IMMORTALE. E' possibile partecipare a pi generi? s. Nel Sofista infatti ci sono generi misti. Dualismo/dicotomia che ha qualcosa di conflittuale per il rapporto anima/corpo. L'anima, se cede al corpo, portata in basso. Il visibile il modo dabbasso; mentre l'anima in alto. L'anima, se guidata dal corpo, non erra solo orizzontalmente; ma anche verticalmente. Rapporto gerarchico, gerarchia che rester per secoli. Solo nel '900 questa viene criticata e messa in discussione come gerarchia "metafisica". Heidegger dice che la metafisica costruita intorno a questa gerarchia platonica: l'anima che deve dominare, altrimenti erra.
XXVIII. L'anima deve dominare, il corpo deve servire. Qui la dicotomia assume contorni pi precisi, si va precisando: da una parte il visibile mortale (il corpo), dall'altra l'invisibile somiglia al divino (l'anima). Questi aggettivi sono gli attributi dell'Essere parmenideo. C' costantemente da parte di Platone continuamente la preoccupazione di salvare nella riflessione la posizione di Parmenide e di Eraclito. La teoria delle idee certamente un tentativo di risposta a Parmenide ed a Eraclito, mantenendo le esigenze di altri. Una serie di aggettivi che troviamo in forma analoga nel poema di Parmenide. Il problema di Parmenide: L'Essere e non pu non essere. Se dico OUK ESTI mi contraddico, perch dico che l'Essere e non . Il problema di Platone il problema del non-Essere, che qui inizia a uscir fuori. Per i greci, se dico non- intendo un valore ontologico; i greci non distinguono tra il valore logico e ontologico (soprattutto i Presocratici): il problema predicativo il problema della predicazione: intendono [solo ???] in senso ontologico. Il grande problema di Platone di non cadere in questa grande contraddizione: di non arrivare all'esito paradossale di poter dire solo ESTI, solo che E'. Per Parmenide infatti non posso predicare altro, perch senn gi cado nella contraddizione tra essere e non-essere. Non posso neanche coniugare il verbo. La filosofia si ferma a dire EST; ma Parmenide stesso [un po'] cede [ed usa delle metafore]: inconcusso, immutabile, eterno, etc. Cede all'esigenza di definire l'Essere; ma in realt si contraddice, e lascia il problema in "eredit" a genere delleterno, del puro ecc. Gli oggetti concreti sono copie delle Idee, cio partecipano del loro genere lo stesso legame di partecipazione sussiste tra lanima e ci che immortale. Nel Sofista dir che si pu partecipare a pi generi. Se lanima cede al corpo portata in basse, mentre linvisibile in alto; lerranza non solo orizzontale, c una vera e propria caduta dellanima rapporto gerarchico che resister nei secoli, almeno fino al 900, quando questa gerarchia verr messa in discussione perch metafisica; ma infondo la metafisica essa stessa questa gerarchia, costruita su di essa (Heidegger).
XXVIII PARAGRAFO. Lanima deve dominare, e il corpo obbedire come il Dio comanda al mortale. La dicotomia si va precisando, perch Platone introduce ulteriori distinzioni: c il visibile, che corporeo e mortale; e c linvisibile, cio lanima, che partecipa al divino contrapposizione mortale- divino. La serie di sinonimi che appartengono alla sfera del divino sono in realt gli stessi attributi dellEssere parmenideo: c, da parte di Platone, la continua preoccupazione di salvare la riflessione di Parmenide ed Eraclito la teoria delle Idee certamente un tentativo di risposta a Parmenide e ad Eraclito. Il problema di Parmenide, nellusare questi attributi, riguarda il principio per cui lessere e il non-essere non , e quindi lessere e non pu non essere, il non essere non e non pu essere ma gli attributi, questo il problema, rischiano di inficiare il principio di base. Parmenide dice che lessere (esti), se dico ouk-esti mi contraddico Platone eredita il problema del non-essere, che inizia da qui. Per i greci louk-esti ha valore ontologico e non viene distinto il valore logico il problema quindi quello della predicazione. Ouk-esti secondo la concezione greca vuol dire proprio non- esiste, per cui non si pu predicare di una cosa che esiste (esti) e che non esiste (ouk-esti). Il problema di Platone quello di non cadere nella contraddizione Parmenide trova la soluzione nellaffermazione che lessere , cio dellessere posso dire solo che ; la stessa filosofia, per Parmenide, si ferma a dire lesti. Per poi Parmenide si ritrova con la necessit di doverlo Platone, il quale lo analizza nel Parmenide e lo risolve nel Sofista: qui il parricidio, la necessit di risolvere il problema del non-essere, capire cosa vuol dire "non-". Con la teoria delle idee Platone sta gi cercando una risposta: ha ragione Parmenide; ma anche Eraclito (il mondo del mutare), che Platone pone dove c' il nostro mondo e il SOMA. La teoria delle idee una risposta ad entrambi nel farsi carico delle esigenze di entrambi. Platone pu in questo modo usare senza contraddizione gli aggettivi di Parmenide. Necessit di definire l'istante della morte. Il cadavere si disfa. La nostra esperienza sempre del disfacimento del corpo dell'altro. La morte uno svanire nel nulla -- corpo [sicuramente]. Le mummie: se queste resistono, perch non l'anima? Questo il parlare (???) al bambino. Il grande problema della morte: che ci sia qualcosa che rimanga oltre il nulla entro cui svaniamo. L'anima, congenere all'invisibile, ritorna all'Ade (ricorda l'etimologia), da dove venuta, e torner reincarnandosi. Platone introduce il motivo che tanto pi ho provveduto in vita a separarmi dal corpo, tanto pi leggera la mia anima al momento della morte, e tanto pi facilmente riesce a liberarsi dal corpo. Tanto pi l'anima ha vissuto lontano dal corpo, l dove non domina il corpo, tanto pi con la morte potr volare verso l'Ade, da dove venuta.
XXX. Platone da indicazioni: 2 forme di vita che si contrappongono... quella del dominio del corpo, che influisce non solo al-di-qua ma anche al-di-l. Farci dominare dal visibile, dalla luce. La forma di vita filosofica invece votata all'oscurit, all'invisibile. Questa forma di vita quella apparentemente pi difficile nell'al-di-qua perch pi lontana dal visibile, e si lascia invece dominare dalla PSYCHE verso ci che pi oscuro. La prima appesantita dal corporeo. Ripercussioni ed esiti di questa condizione gi nell'istante della morte: l'anima appesantita dal corpo, fa fatica ad elevarsi e a ritornare da dove venuta. L'anima del filosofo ha provveduto invece gi in vita a purificarsi ed gi pronta, nell'istante della morte, a ritornare da dove gi- venuta. Importante andamento ciclico degli aggettivi, i quali ritornato. Gravit del corpo. Distinzione terra-cielo. Corpo inchiodato alla gravit della terra. Questione ripresa da Mendelsohn nel '700. Che cosa avviene dell'anima all'indomani della morte? Questione anche teologica dai confini labili. Platone riprende dottrine orfico-pitagoriche anche qui, e mescolate di un sapere "popolare". L'anima che rimasta impura, che non riuscita a liberarsi dalla pesantezza, inquieta e non pu tornare all'Ade (invisibile) e quindi resta intorno alla tomba (il SEMA): etimologia che troveremo nel Cratilo, tomba- segnale. L'anima resta appesantita intorno alla tomba. Idea che l'anima impura definire, con gli attributi, ma si contraddice. Cos Platone eredita il problema di Parmenide e lo risolve nel Sofista (Parricidio), ossia la questione del non- essere e di doverlo definire (grande problema filosofico di Platone). Eraclito ammette invece un variare, che Platone ammette solo per il corpo mentre le Idee sono immutabili ed eterne. Cos Platone finisce per farsi carico delle esigenze di entrambi, facendo del non- un essere-altro/diverso, dal punto di vista logico, della predicazione.
XXIX PARAGRAFO. evidente che il cadavere si disfa esperienza della morte altrui. La morte disfacimento e svanire nel nulla ma al di l del nulla c qualcosa che resta del corpo, questo il problema della morte; perch allora non dovrebbe resistere lanima? Platone parla al bambino che in noi: la parte della psych ritorna allinvisibile (Ade aides). Ribadisce che la preparazione alla morte consiste nel separarsi dal corpo durante la vita. Introduce un motivo: quanto pi lanima ha provveduto in vita a separarsi dal corpo, tanto pi leggera e riesce a separarsene al momento della morte.
XXX PARAGRAFO. C una forma di vita, il di qua, che dominata dal corpo e dal visibile, dalla luce; la vita filosofica invece votata alloscurit si tratta di una forma di vita pi difficile nel di qua, perch anche quella pi lontana dal corpo, ma dominata dallanima e che guarda a ci che oscuro. La distinzione ontologica di questi due piani non ha certo i suoi esiti nella vita terrena, ma ha ripercussioni nellal di l: nella morte, lanima, appesantita dai resti del corpo, fa fatica ad elevarsi e a ritornare l da dove venuta; invece lanima del filosofo ha provveduto in vita a purificarsi, quindi pi leggera e pura. I sinonimi seguono un andamento ciclico: ci che attiene al corpo pesante, terreno, grave e visibile. Tale questione ripresa da Mendelssohn, che apre un dibattito nel 700: cosa avviene allanima allindomani della morte non nellistante della morte. La dottrina orfico-pitagorica la fonte del pensiero di Platone: lanima, che rimasta impura ed appesantita dal corpo, inquieta e non pu tornare immediatamente allAde, e dunque resta intorno alla tomba (sema), perch non riesce a sollevarsi c lidea che lanima impura sia inquieta ed appesantita, perci resta accanto alla tomba e al corpo. A Mendelssohn, filosofo ebreo, interessano le due questioni, riguardanti il distacco dellanima dal corpo e listante della morte due momenti diversi, la morte e il congedo dalla morte, che per Mendelssohn avviene dopo un mese. sia l'anima inquieta, appesantita, che resta accanto al corpo, alla propria tomba. Mendelsohn interessato all'istante della morte e del distacco dell'anima: due momenti differenti e ben distinti. Cfr. tradizione ebraica. La morte diversa dal congedo/dipartita dal corpo e dalla tomba. Per Mendelsohn ci vuole un mese. Anche Platone distingue bene i due momenti. L'anima del filosofo si solleva immediatamente e non resta nell'inquietudine, e per Platone c' una continuit tra al-di-l e al-di-qua. Questo perch si preparata in vita. Le anime appesantite non solo sono inquiete; ma partecipano ancora del visibile, ancora sono visibili. Qui c' una distinzione tra i buoni e i malvagi: queste anime sono costrette a vagare, ad ERRARE e cos pagano la loro pena. Il filosofo ovviamente non ha alcuna sete n fame del corporeo. Qui abbiamo un'idea che avr grande fortuna nella teologia cristiana: pene e premii, in una continuit o metempsicosi, etc. A seconda di quello che ha fatto in vita... non si parla di peccati in senso religioso: a seconda delle abitudini in vita... prende forma animale (cfr. Timeo). Per i greci questa una forma inferiore a quella dell'uomo: i malvagi finiranno per incarnarsi in un animale. Perfino un cittadino temperante diventer forse ape, forse vespa o forse [ma non credo proprio] uomo. Qui c' l'idea di GIUSTIZIA e una risposta del Socrate di Platone all'ingiustizia che ha subito. Qui, di qua, pu esserci ingiustizia; ma di l ci sar la GIUSTIZIA. Spartiacque che segna la filosofia e la tradizione occidentale. C' un nesso tra il modo [o mondo ???] di qua e l si paga ci che si fatto: l non ci pu essere ingiustizia, perch la giustizia ci sar e ci dovr essere. Le anime si reincarneranno in base a quei caratteri. La metempsicosi non una teoria neutrale; ma si coniuga con l'idea della giustizia: la TUCHE dell'anima dipende dalle scelte fatte in vita. Questo il modo di Platone per mantenere l'idea di giustizia. In questo modo assume a voce la fiducia di Socrate che la giustizia ci sia: non sar in questo mondo [o di questo mondo]; ma ci sar. Una giustizia corrispondente alla condotta di vita che si scelta qui: le scelte non sono un niente.
XXXII. Rivendicazione fortissima della filosofia. Solo il filosofo pu ambire ad un premio, perch la sua anima gi in vita si congedata dal corpo. Solo il filosofo, nessun altro. Per i bravi cittadini sono sappiamo... risposta molto forte anche nei riguardi di chi ha condannato Socrate. Il filosofo non purifica la propria anima per altri fini: non guidato da secondi fini; ma lo fa per la filosofia stessa, per la filosofia e basta. Altrimenti non un vero filosofo, e per il filosofo la vita la filosofia. C' una differenza tra il filosofo e i bravi cittadini (cfr. Repubblica). Solo i filosofi possono dirigere la POLITEIA. Il Anche Platone distingue bene i due momenti e, nella sua concezione, lanima del filosofo non resta nellinquietudine, perch si preparata in vita continuit tra la vita di qui e la vita di l; ci che si fatto nella vita terrena ha ripercussioni nella vita dellal di l. Le anime inquiete come se partecipassero ancora del visibile, per questo anchesse, come i resti del corpo, sono ancora visibili, non essendo riuscite a levarsi allo stadio dellinvisibile. Segue da ci una distinzione tra buoni e malvagi: le anime dei malvagi sono costrette a pagare le pene della loro vita, linsaziabilit del corporeo, vagando ed errando il filosofo non ha mai fame di corporeit.
XXXI PARAGRAFO. Lidea delle pene e dei premi avr fortuna nella teologia, che sar una ripresa della teoria della metempsicosi di Platone e degli orfico-pitagorici lanima a seconda delle abitudini della sua vita terrena, dato che ancora non si parla di peccati, assume le sembianze di un animale, che per i greci una forma inferiore alluomo. C unidea di continuit, soprattutto di giustizia qui, la giustizia ultraterrena, la risposta del Socrate platonico allingiustizia che ha subito; ci pu essere ingiustizia qui, ma non nellaldil. Spartiacque che ha segnato la filosofia e la tradizione occidentale: nel mondo di l si paga, secondo giustizia, quello che si fatto nel mondo di qua, dove domina lingiustizia. Le anime quindi si reincarnano a seconda delle loro abitudini in vita la metempsicosi non una teoria neutrale, ma si coniuga con lidea della giustizia. Platone assume la fiducia di Socrate che la giustizia ci sia, che non sia di questo mondo, ma del mondo al di l la giustizia rispondente alla condotta di vita.
XXXII PARAGRAFO. C una fortissima rivendicazione della filosofia non solo Socrate avr giustizia, ma solamente il filosofo pu ambire ad un premio, perch in vita si congedato dal corpo. Il filosofo non preoccupato da altri fini; c chi si astiene dal corpo per avarizia, ma il filosofo non guidato da secondo fini, bens guidato unicamente dalla sua vocazione filosofica i bravi cittadini hanno secondi fini, per questo solo i filosofi, secondo Platone, possono dirigere la politheia. Il filosofo padrone di s ed agisce per amore della sophia, la quale una vera forma di vita la forma di vita filosofica filosofo padrone di s perch la sua anima si diparte dal corpo. Lo fa per la filosofia, per quell'amore per la SOFIA che assume i contorni di una forma di vita dove domina la PSYCHE, e dove non ci sono cedimenti. Grandi conseguenze di questo nella POLITICA: proiezione di questa visione oggi molto contestata (cfr. Repubblica). Pi si vicini alla concretezza del SOMA, meno si pu governare [non solamente se stessi], e vice versa. FRONESIS: qui non usato in modo tecnico (Aristotele), ed pi nell'accezione del lessico di omero: quindi non c' oculatezza semantica (termini tecnici), ma si nel linguaggio quotidiano. Architettura del dialogo: prima di seguire l'andamento della III prova, ci sono diverse interruzioni da considerare: la prima questo mito escatologico dell'anima e del destino dell'anima: di quello che la attende per il suo comportamento di qua; ce ne sono altre [di interruzioni]. Piccoli intermezzi: il canto del cigno. Socrate si fermer a rispondere alla prima obiezione di Simmia, e poi a quella di Cebte. Questo prima della terza prova, che riepiloga le prime due. Perch non ci sbrighiamo? perch Platone non ci dice subito la sua tesi? perch non ci dice invece la tesi di Socrate? perch non andiamo al dunque? Perch tante esitazioni, questo continuo fermarsi? perch leggiamo argomenti al limite del mitologico? perch non c' apoditticit? Questa una giusta domanda: perch queste interruzioni, questo soffermarsi su argomenti che non hanno tanta attinenza e peso sulla posizione di Socrate e Platone? La risposta sta nel dialogo platonico, nel modello di dialogo che Platone assume! Questo punto sar di differenza sostanziale tra Platone e Aristotele: questi non scrive dialoghi. Aristotele scrive trattati: stile apodittico, dimostrativo, stile dimostrativo. L'etica a Nicomaco pure ha uno stile apodittico. Lo stile in filosofia non indifferente; ma fondamentale. Scegliere uno stile influisce sul modo di pensare: scegliere uno stile dialogico fa una bella differenza: Platone mantiene sempre, fino alla fine, uno stile e un andamento dialogico (del pensiero). Lo stile di Aristotele uno stile dimostrativo. E' evidente che col Fedone Platone ha anche un intento dimostrativo; ma non solo [dimostrativo], e non ci vuole arrivare direttamente attraverso l'apodissi. Ci obbliga a fermarci: un percorso di tornanti, curve, soste inattese. Questa per Platone la filosofia: la filosofia dialogo. Questo non qualcosa di esteriore; ma invece di costitutivo. Da questo consegue che nello stile apodittico, che sar lo stile vincente, non conta il confronto con l'altro: opinione dell'altro non un punto di riferimento. Viene considerata tacitamente. Si prendono in considerazione le possibili obiezioni; ma tacitamente. Platone da voce all'Altro. Le obbiezioni vengono prese in seria considerazione, al punto che il dominata dalla psych. Conseguenze sul piano politico: la politheia un progetto politico contestato, ma la proiezione di questo pensiero pi si lontani dalla concretezza pi si in grado di governare.
[Architettura del Fedone] Prima delle terza e ultima prova vi sono diverse interruzioni nel dialogo: la prima interruzione riguardava il mito escatologico dellanima e del destino dellanima, di ci che lattende al di l, a seconda della sua condotta di vita; un altro intermezzo importante quello del canto del cigno; Socrate poi si fermer a rispondere alle obiezioni di Simmia e Cebete; infine la terza prova riepilogher le prime due. Perch Platone non arriva subito al punto esponendo la tesi dellimmortalit dellanima e le tesi di Socrate? Negli intermezzi vi sono argomenti al limite tra il filosofico e il mitologico, non si ancora giunti ad una vera tesi filosofica; le interruzioni e il soffermarsi su argomenti che non sembrano poter cambiare la posizione di Socrate e di Platone hanno, in realt, ragione di essere nel modello del dialogo platonico. Questo un punto di differenza sostanziale tra Platone e Aristotele: Aristotele non scrive dialoghi, ma trattati, opere filosofiche che hanno uno stile apodittico, cio dimostrativo Letica a Nicomaco, intesa concretamente, ha uno stile apodittico. Lo stile fondamentale in filosofia, non un dato irrilevante, perch influisce sul modo di pensare; per questo c una differenza decisiva tra Aristotele e Platone, il quale mantiene, sino alla fine, salvo poche eccezioni, uno stile ad andamento dialogico del pensiero mentre Aristotele mantiene uno stile dimostrativo. Questo non vuol dire che Platone non abbia un intento dimostrativo, ma il suo compito filosofico non si riduce a questo, non vuole arrivare alla dimostrazione per la via diretta dellapodissi; dunque con il dialogo che Platone imposta un percorso che obbliga a fermarsi e ad attendere la filosofia si costituisce proprio nellandamento del dialogo. Da questa prima differenza, tra Platone e Aristotele, ne consegue unaltra: nello stile apodittico di Aristotele, che sar il modello vincente nella filosofia, non conta il confronto con laltro e con la sua opinione, cio non sono punti di riferimento sono considerati solo tacitamente, a mo di possibili obiezioni. Nel dialogo socratico di Platone, invece, viene data voce e parola allaltro le obiezioni di Simmia e Cebete sono seriamente prese in considerazione, tanto da interrompere un discorso, e come stessa opportunit per il pensiero filosofico. La loro posizione quasi illuministica (Gadamer), perch non credono a quel che dice Socrate, eppure vien data loro la parola laccordo, il consenso dellaltro costituisce landamento del dialogo. Il dialogo s dialogo si interrompe. Sia Simmia che Cebte rappresentano il disincanto (Gadamer dice: illuministica, illuminismo greco). Non credono a Socrate; ma viene data comunque loro la parola. IMPORTANTE: il consenso dell'altro, il dare la parola all'Altro. Dialogo artistico e per questo artificioso: non a posto. E' pilotato da Socrate e diretto da Platone. Proprio l'andamento dialogico fa si che NOI veniamo coinvolti dall'argomentazione. Siamo disorientati. L'apertura c', entro i limiti di un dialogo scritto. Certamente noi siamo abituati ad uno stile lontano dal dialogo platonico, di fatto nella scrittura non lo .
XXXIII. [gi ??? della forma di vita filosofica (82c)]
Socrate ripete quello che ha gi detto sull'anima del filosofo. Ritorna la concezione negativa dei sensi. L'anima di questo gi prima della morte lo libera dal carcere: l'anima che si contrae -- metafora del concentrarsi, restringersi dell'anima che permette di pensare. L'anima che si affida alle sensazioni: qual l'errore che commette? Attraverso il piacere e il dolore portata a credere che ci che esiste nel visibile esiste ed vero; mentre in realt non ... ERRARE, perch il vero mondo il retro mondo delle idee. Ritorna il Platone parmenideo, ritorna Parmenide e l'esigenza parmenidea e i suoi aggettivi. L'anima che soggiace alle sue affezioni momentanee quella che si fa contaminare dal corpo: non c' un giudizio etico; ma ontologico. L'anima che diviene simile al corpo quella che non segue la sua aspirazione ontologica; ma si fa incatenare all'immanenza ontica del corpo, e non tende al dove da cui venuta: il mondo ontologicamente superiore. Qui c' un giudizio ontologico: l'anima si degrada, accetta una degradazione ontologica del mondo in divenire, non dell'Essere. Esigenza parmenidea, e distinzione tra il mondo apparente e il mondo dell'Essere che per Platone non un mondo al singolare (niente monismo parmenideo); ma pluralit; ma tuttavia il mondo dell'essere. Platone risponde all'esigenza parmenidea. L'anima aspira ad appartenere al mondo dell'Essere. Questa la tesi di Platone: l'anima appartiene al mondo dell'Essere e per questo immortale.
XXXIV. Penelope fa e disfa la tela. Questa metafora perch Socrate diche che l'anima del filosofo non deve fare e disfare: l'anima non deve cadere nuovamente nelle passioni, affezioni sensazioni. L'anima si disfa perch si allontana dal compito della filosofia e quindi dalla meta dell'anima. La filosofia liberazione, redenzione, scioglimento dalle catene. Se l'anima non fedele, si disfa. Lavora per tendenza opposta. Il dramma escatologico artificioso e pilotato da Socrate e diretto da Platone; noi non possiamo entrare nel dibattito, ma certo che landamento dialogico coinvolge, ci disorienta rispetto alle posizioni dei vari personaggi in realt lapertura c, nel rispetto dei limiti del dialogo trascritto. Lo stile della scrittura filosofica odierna molto lontana dal dialogo platonico.
XXXIII PARAGRAFO. Si ripete che lanima del filosofo lo tiene lontano dai sensi ritorna sempre la concezione negativa dei sensi e la visione dellanima come liberazione dallincatenamento del corpo. E ancora, lanima si contrae e si restringe per potersi allontanare dal corpo e pensare. Al contrario lanima che si affida alle sensazioni erra, perch attraverso il piacere ed il dolore portata a credere che ci che esiste nel mondo visibile esista come realt pi vera, quando invece il vero mondo il retro-mondo, il mondo delle Idee questo lerrore pi grande che lanima pu commettere. Ritorna il Platone parmenideo, ossia lesigenza parmenidea del pure e delluniforme ora, lanima che soggiace alle affezioni sempre variabile lanima che si fa convincere dal corpo. Non c un giudizio etico di Platone, ma ontologico: lanima che diviene simile al corpo lanima che non segue la sua aspirazione ontologica, ma si fa incatenare nellimmanenza/sonno ontico del corpo; non c una riprovazione morale, come nel Cristianesimo, invece il giudizio ontologico perch riguarda la degradazione dellanima che soggiace alla variabilit del mondo in divenire. Quindi, lesigenza parmenidea riguarda la distinzione tra il divenire del mondo apparente ed il mondo dellEssere, che tuttavia non monistico, non un mondo al singolare (Parmenide), ma al plurale (Idee) Platone risponde cos a questesigenza che continua a far valere. La tesi di Platone: lanima partecipa al mondo dellessere, non del divenire questa limmortalit dellanima.
XXXIV PARAGRAFO. Penelope fa e disfa la tela: la metafora della tessitura inserita perch Socrate dice che lanima del filosofo non deve fare e disfare, cio cadere nuovamente nelle affezioni e sensazioni, perch in questo modo lanima disfa, cio si allontana dal suo scopo, che anche lo scopo della filosofia, ossia liberare lanima la filosofia liberazione/redenzione e scoglimento dellanima dalle catene. Se lanima del filosofo non fosse severa, dell'anima quello di rivelarsi un NULLA, che dopo la morte si dissolva, sia nulla. Dice Socrate -- inattuale -- che il nutrimento dell'anima, ci che le da vita, ci che proviene/ affine a ci che vero, divino, uniforme e inconcusso. Tutto ci che corpo toglie vita all'anima: il benessere del corpo malessere dell'anima. Il benessere viene dalla teoria dell'Essere, del divino. Pi l'anima si esercitata nella vita filosofica che le consente la separazione dal corpo, pi con la morte potr librarsi senza il pericolo di diventare nulla: il dramma del NULLA attraversa tutto il Fedone. Il timore di Simmia e Cebte che la morte non sia solo la morte, ma il NULLA. Angoscia. Socrate ben consapevole di questo timore: che tutto si dissolva nel nulla.
XXXV. Questo conferma che il dialogo fatto di pause, di interruzioni, di silenzii. Pause di silenzio... il dialogo si interrompe. Il dialogo diventa racconto: Fedone racconta che Simmia e Cebte discutono tra loro a bassa voce. FRASE DI SOCRATE IMPORTANTISSIMA: qui Socrate vede Simmia e Cebte che parlano tra loro e prende in considerazione le loro perplessit: loro dubbi: modestia di Socrate che sa di non sapere. Certamente qui si potrebbero sollevare dubbi; ma c' un rigore di Socrate: se le difficolt si riferiscono a questo, INTERVENITE! Il ritegno di Simmia e Cebte: non sono convinti per nulla, e si danno di gomito... avrebbero voglia di interrogare Socrate... ma come fanno in un momento cos brutto. Loro ricadono nell'opinione, nella concezione negativa della morte, e per Socrate non cos. Interruzione del canto del cigno: i cigni, animali sacri ad Apollo, sono "indovini". Il legame di Socrate con Apollo, il legame con la divinazione. Paragone col canto del cigno, devoto ad Apollo: gli uomini fraintendono, per paura della morte, il canto del cigno. Socrate paragona le sue parole al canto del cigno: il canto del filosofo. Simmia e Cebte sono pronti a parlare, ad obiettare. Qui inizia un punto importantissimo: Socrate da loro la parola. Le obiezioni loro sono quelle dei potenziali lettori del dialogo. L'abilit/grandezza di Platone sta nel rendere dialettico il dialogo: dare la parola (apertura dialettica) per fare di loro protagonisti da prendere in considerazione. ZATTERA DEL MARE DELLA VITA: metafora che inizia qui e ritroveremo: la seconda navigazione di Socrate. Qui preludio importante: si dice che quando gli argomenti sono complessi, ci sono tre possibilit: apprendere da altri, trovare da s, oppure una terza via: la via di Socrate e Platone. Diversa dalle prime due, accoglie quel LOGOS che sia il migliore e il meno confutabile. Noi ci muoviamo tra argomenti complessi: non abbiamo a che fare con calcoli, con agirebbe come Penelope. Il dramma escatologico dellanima quello di rivelarsi nulla grande timore che dopo la morte lanima si dissolva e sia nulla. Dice Socrate che, per lanima, tutto ci che affine al vero e al divino, vitale e il suo nutrimento; ma tutto ci che ha a vedere con il corpo toglie la vita allanima il benessere del corpo il malessere dellanima. Il benessere dellanima viene dalla teoresi, dalla contemplazione del vero e divino. Cos, pi lanima del filosofo si esercitata nella forma di vita filosofica che la separa dal corpo, pi potr librarsi nellaria e sciogliersi dal corpo n pi potr rischiare di divenire nulla il dramma del Fedone il Nulla, il dramma espresso da Simmia e Cebete che la morte sia questo nulla e che tutto si risolva in esso.
XXXV PARAGRAFO. Il dialogo fatto di pause; il dialogo si interrompe e segue il silenzio degli interlocutori di Socrate. Qui si fa pi che altro il racconto di cosa succede: Simmia e Cebete discutono tra loro a bassa voce. Irrompe Socrate, con una frase importante: Socrate vede Simmia e Cebete che parlano tra loro e prende in considerazione le loro perplessit e i loro dubbi, qualora ce ne fossero Socrate esprime anche una grande modestia, lui che sempre sa di non sapere. Lo sa che si potrebbero sollevare dubbi e obiezioni, ma se le difficolt riguardano quanto stato detto, a maggior ragione Socrate invita i suoi interlocutori a intervenire. Simmia parla, dicendo che non sono convinti ed esprimendo allo stesso tempo il loro ritegno, perch vorrebbero interrompere Socrate, ma considerando il momento delicato in cui egli si trova, hanno anche paura di disturbarlo in questo modo Simmia e Cebete ricadono nella concezione negativa della morte, come se essa fosse un male, ma Socrate non disturbato dalla morte e, per questo, essi si sbagliano. Linterruzione del canto del cigno: Socrate ribadisce che per lui non un momento malaugurato; ma riconosce di non riuscire a persuaderli di ci. Il cigno canta il suo canto pi lungo e bello prima di morire, per la gioia di ritornare al Dio a cui devoto. Inoltre i cigni sono sacri ad Apollo e sono indovini; anche Socrate ha un legame con Apollo e con la divinazione qui il nesso. Il cigno legato ad Apollo, ma la paura della morte, negli uomini, tale, che essi fraintendono il suo canto, e ne fanno un lungo lamento il canto in realt per la gioia della liberazione: cos Socrate paragona le sue parole, fraintese anchesse, al canto del cigno. Simmia e Cebete ora sono pronti a muovere le loro obiezioni, che rappresentano anche quelle dei potenziali lettori labilit di Platone di rendere dialettico il dialogo e di dargli unapertura. Viene introdotta unaltra metafora: la zattera che serve attraversare il mare della vita metafora che verit del calcolo; ma con la verit filosofica: ALETHEIA. Non una verit come quella della matematica. E' la verit del LOGOS che appare il meno confutabile e migliore. Il LOGOS come una zattera di salvataggio: il LOGOS che condividiamo con gli altri che ci fa navigare nel mare della vita. NB: perch torna nella seconda navigazione: la fuga nei logoi. E' una navigazione pi che una fuga. La filosofia affidata al LOGOS, affidata al "discorso": il valore semantico di LOGOS indica un valore LINGUISTICO, LOGICO e ONTOLOGICO. Valore triplice. A questo affidata la Verit platonica. O c' la divina rivelazione, o -- altrimenti -- c' la zattera.
XXXVI. Obbiezione di Simmia: in questa obbiezione l'anima viene paragonata ad un accordo. L'accordo musicale quando gli strumenti cessano non rimane. Quindi l'anima non resta. Quell'accordo (armonia) che l'anima per il corpo...
XXXVII. Socrate non risponde immediatamente; ma da la parola a Cebte. Cebte ha ragione nel dire che stiamo battendo sempre lo stesso chiodo: non andiamo avanti perch non siamo convinti che l'anima resti una volta decomposto il corpo. Riemerge l'argomento di Cebte. Nessun problema con la prima parte dell'argomento; ma s, con la seconda parte, Cebte, ed egli meno poetico di Simmia: fanculo all'accordo musicale, ed qui pi prosaico. Abbiamo girato intorno allo stesso punto: andamento ciclico del dialogo anche attraverso queste interruzioni. Cebte non condivide la posizione di Simmia: l'anima non sullo stesso piano del corpo -- quindi in ci ha ragione Socrate -- - e ha una pi lunga durata. Cebte anticipa la domanda di Socrate. Le posizioni sono differenti; mai due interlocutori uguali con posizioni uguali: non c' mai nei dialoghi un fronteggiarsi unico contro Socrate. Immagine di Cebte: fino a che punto lecito servirsi in filosofia di immagini? Nel corso dei secoli viene delineandosi una dicotomia tra immagine e concetto. Hegel: la fatica del concetto la peculiarit della filosofia. Differenza con la letteratura. E' vero che attraverso i secoli la presenza delle immagini nell'argomentazione filosofica: fino a che punto il concetto superamento dell'immagine, o fino a verr utilizzata quando si parler della seconda navigazione di Socrate. Questo un preludio ed un punto importante per Platone; quando si trattano complesse argomentazioni, ci sono tre possibilit di soluzione: nellapprenderla dagli altri; nel trovarla da s; oppure nellaccogliere quel logos che sia il migliore ed il meno confutabile, che la via intrapresa da Socrate e Platone. Platone quindi ci sta dicendo che ci muoviamo tra argomenti complessi e verit che non appartengono al calcolo, ma alla filosofia la verit filosofica complessa, la verit del logos, quello che appaia il meno confutabile ed il migliore. Il logos come una zattera di salvataggio; il logos che condividiamo con gli altri ci fa navigare nel mare della vita metafora che ritorna a proposito della seconda navigazione di Socrate, altrimenti detta fuga dai logoi. La verit filosofica , dunque, affidata al logos, che ha un valore triplice: linguistico, logico ed ontologico non c una traduzione privilegiata. Lalternativa si gioca tra la divina rivelazione o la zattera del logos.
XXXVI PARAGRAFO. Lobiezione di Simmia, che fa un paragone tra lanima e laccordo musicale, il quale svanisce e non rimane, cade sempre sullo stesso punto, cio viene messa in dubbio la sopravvivenza dellanima. Il paragone significa che quellarmonia che lanima per il corpo, come gli accordi musicali, svanisce quando il corpo non c pi.
XXXVII PARAGRAFO. Socrate non risponde subito a Simmia, ma lascia che Cebete articoli la sua obiezione. Secondo Cebete si rimasti alla stessa questione e non si va avanti, rimanendo il dubbio se lanima resti dopo la morte del corpo; non si procede perch si fa sempre, in sostanza, lo stesso ragionamento. Cebete non ha problemi con la prima parte dellargomento, sullesistenza dellanima prima del corpo; il problema irrisolto riguarda la permanenza e la sopravvivenza dellanima, una volta dissoltosi il corpo. Cebete meno poetico di Simmia, che ha cercato un paragone, infatti pi prosaico e va al dunque. Landamento del dialogo ciclico, perch, attraverso gli intermezzi, si torna sempre allo stesso punto. Cebete non condivide la posizione di Simmia: lanima non sullo stesso piano del corpo, ma di moltissimo superiore ed ha pi lunga resistenza qui si trova in accordo con Socrate. Cebete anticipa una domanda di Socrate: se anchegli sostiene che lanima sia superiore al corpo, perch non si convince della sua immortalit? Le posizioni dei personaggi, nel dialoghi, sono sempre differenti e mai completamente uguali; neanche quelle di Simmia e Cebete possono costituire un unico fronte contro Socrate. Cebete, tuttavia, come Simmia, ha bisogno di quanto sono due alternative? Nel caso di Platone: linguaggio particolarmente pieno di immagini -- uso addirittura del mito -- e dove questo uso viene detto apertamente. Il caso di Aristotele opposto, esente da immagini nello stile: cfr. Organon. Il greco degli Analitici facilissimo: il greci che cerca di essere vicino ad un uso logico-strumentale della lingua. Il Fedone pieno di immagini e di paragoni: qui (nel passo) c' la rivendicazione di un uso non di soppiatto. Cebte HA BISOGNO dell'immagine: questa fa parte della filosofia. Il paragone e la metafora fanno parte della filosofia. Possibilit di argomentare filosoficamente: Nietzsche il primo a porla (???) rivendicando l'autonomia dell'immagine rispetto al concetto (poi tutto il '900). Platone il modella del filosofo che usa l'immagine. Vecchio tessitore morto: si riprende l'immagine di Penelope, del tessere, la vita come tela (Cfr. Cratilo): la vita viene/va tessuta e quindi l'anima paragonata ad un vecchio tessitore morto. NB: ragionamento logico importantissimo. Cebte mira a rovesciare l'argomento di Socrate: il corpo dura pi dell'anima, e l'ultimo mantello resta per altro incompiuto. Questa parte del Fedone, sulle obbiezioni... e dalle domande di Simmia e Cebte... abbiamo a che fare con dei veri esercizi di logica: e ne troveremo molti altri. Ci sono gi qui le prime prove di logica nella filosofia greca da cui verr la logica predicativa di Aristotele. Qui c' la concretezza dell'esempio, da cui Aristotele astrarr. Eravamo al dubbio di Cebte, alla sua similitudine (metafora): ripresa della tela di Penelope: ciascuna anima tesse molti corpi. Il problema dell'ultimo vestito. Cosa succede quando il tessitore muore? rapporto di questo con l'ultimo vestito. Cebte interessato a mostrare che egli non ha niente contro la persuasione di Socrate che l'anima pre-esista; ma non che l'anima sopravviva al corpo. Diverso da Simmia: per Cebte l'anima diversa dal corpo; ma anche l'anima muore. L'anima trasmigra da un corpo all'altro e nella vita dell'anima arriva alla sua fine e deve lasciare l' "ultimo corpo". Il rapporto come quello del tessitore e dell'ultimo mantello. 87d: come si consumano tanti vestiti, si consumano tanti corpi: corpo-vestito. Necessariamente l'anima muore prima dell'ultimo corpo che incarna. Anche se evidente che il corpo imputridir. Che la fiducia di Socrate non sia assurda... [infatti] noi non possiamo sapere che il nostro non sia l'ULTIMO corpo incarnato. O si dimostra che l'anima immortale in tutti i sensi (ATHANATOS); ma se si dimostra solo per la prima parte, allora resta il dubbio che l'anima perisca nella sua trasmigrazione: allora non possiamo mai sapere se il mio sia l'ultimo corpo. Cebte rimane perplesso. La fiducia di Socrate potrebbe essere assurda e mal riposta. Sono esercizi di logica importanti, poich servono a che piano piano si delinei la struttura della logica. servirsi di unimmagine. Una grande questione in filosofia riguarda proprio la liceit delluso delle immagini; infatti nel corso dei secoli si delinea una dicotomia tra immagine e concetto la fatica del concetto di Hegel in realt la peculiarit della filosofia, distinta dalla letteratura, che non conosce la fatica del concetto. Ma rimane la questione della presenza delle immagini nellargomentazione filosofica, questione che riguarda la liceit e la distinzione tra le due cose. Il caso di Platone offre un linguaggio ricchissimo di immagini, specialmente nel ricorso al mito, tanto che, a questo punto del dialogo, viene esplicitata la necessit del ricorso allimmagine, da parte di Cebete Aristotele il caso opposto, il suo stile esente da immagini. Anzi, proprio nel Fedone e proprio in questo punto c la rivendicazione dellimmagine: Cebete, per farsi capire, dice che ha bisogno dellimmagine e la rivendica alla filosofia limmagine il paragone, la metafora, che fa parte dellargomentazione filosofica. La questione dellimmagine in filosofia posta anche da Nietzsche, che rivendica lautonomia dellimmagine. Platone invece il modello del filosofo che fa uso delle immagini per filosofare. Limmagine proposta da Cebete, dunque, quella di unvecchio tessitore morto; si rinvia in questo modo alla metafora della tessitura, ripresa anche nel Cratilo la vita una tela che viene tessuta. Lanima paragonata da Cebete ad un vecchio tessitore. Il ragionamento logico sottostante importante: stando alla visione di Cebete, come se Socrate dicesse di un vecchio tessitore morto che vivo e vegeto; Cebete ha anche lintento di rovesciare largomento di Socrate, perch risulta infine che sia il corpo a durare pi dellanima Socrate dice il contrario. Il tessitore tesse un mantello dopo laltro, per poi giungere a tessere lultimo suo mantello, che sopravvive al tessitore allora lanima che termina prima del corpo, perch, dopo di lei, resta lultimo mantello, che incompiuto. Il passo di Cebete costituisce uno dei tanti esercizi di logica presenti nel testo; importante il nesso tra analogia e logica, infatti lanalogia che lega il mantello ed il corpo una delle prime prove di logica della filosofia greca, prove che in seguito delineeranno la logica vera e propria uno dei suoi sviluppi la logica predicativa di Aristotele. Con Platone si rimane alla concretezza degli esempi e non si ha ancora quel processo di astrazione che sar la logica aristotelica. La similitudine di Cebete chiara e riprende la metafora della tela di Penelope, dicendo che ciascuna anima tesse molti corpi. Il problema che si pone Cebete riguarda lultimo mantello cosa avviene allultimo mantello quando il tessitore muore? La dimostrazione filosofica di Cebete, che non ha nulla contro la persuasione di Socrate che lanima preesista al corpo, mette in luce che il Non sono ridicoli da questo punto di vista. Cebte un po' produce uno smarrimento: mette in dubbio quella fiducia ottimistica alimentata da Socrate.
XXXVIII. L'effetto delle parole di Cebte di smarrimento: producono il dubbio: egli l'uomo del dubbio che attraversa gli astanti. Socrate non dubita. E' Cebte che infonde il dubbio. Si fa strada la MISOLOGIA: la sfiducia nei LOGOI, nei ragionamenti, che appaiono capziosi (intricati, cavillosi, "ingannevoli": c' l'idea del raggiro). Viene instillato il dubbio e la sfiducia nei LOGOI. Fra poco Socrate riflette sulla MISOLOGIA. Echecrate acuisce il dubbio: a quale ragionamento potremo ancora prestar fede? Il LOGOS di Socrate ci aveva convinti, eppure stato smontato. Il ragionamento capzioso ci ha instillato questo dubbio. Echecrate dubita ed ha bisogno che qualcuno lo convinca che l'anima non muoia col corpo. Qui c' una NARRAZIONE di Fedone. Echecrate partecipa alla narrazione. Echecrate quasi un personaggio ulteriore perch partecipa alla narrazione: come ha reagito Socrate? Fedone: non l'ho mai ammirato tanto come l'ultima volta. ULTIMO TUTTO: CORPO, VESTITO, VOLTA. Socrate non si smentito, avrebbe potuto farlo: perch se tutto finisse con la morte del corpo, cosa gli importerebbe dell'ultima volta? perch dovrebbe comportarsi bene? perch non si smentisce davanti al nulla della morte? che ti frega delle ultime ore se tutto finisce e nulla resta? Socrate non si smentisce e con la morte conferma la sua vita, fermo nelle sue problema, tuttavia, riguarda la possibile sopravvivenza dellanima al corpo Cebete non convinto. Egli crede, a differenza di Simmia, che lanima sia superiore al corpo e pi duratura di esso, ma che, ad un certo punto, anchessa muoia; trasmigrando da un corpo allaltro, nel corso della sua vita, anche lanima infine giunge a morire qual il rapporto tra lanima e lultimo corpo, e quindi, tra il tessitore e lultimo mantello? [87 d]. Lanima consuma tanti corpi; avviene necessariamente che, alla fine, lanima muore prima dellultimo corpo che incarna questa la similitudine rispetto al tessitore e al mantello. La fiducia di Socrate, per Cebete, potrebbe essere assurda: non possiamo sapere che il nostro corpo non sia lultimo incarnato dallanima al momento del congedo dal corpo, lanima potrebbe morire. O si dimostra che lanima a-tanathos in tutti i sensi, ossia che preceda e che sopravviva al corpo; oppure si dimostra solo la prima parte dellargomentazione e cos persiste il dubbio che lanima perisca, il dubbio che, nella trasmigrazione, il mio corpo sia lultimo. Cebete rimane perplesso; la fiducia di cui Socrate si nutre, ossia che lanima sopravviva al corpo, pu darsi che sia mal riposta. A tale obiezione di Cebete, che un esercizio di logica, sopraggiunge un generale smarrimento che mette in dubbio la fiducia, quasi ottimistica, che Socrate aveva alimentato.
XXXVIII PARAGRAFO. Le parole di Cebete producono un effetto di smarrimento Cebete luomo del dubbio, e il dubbio il risultato; Socrate, invece, non ha mai dubitato che la morte sia una liberazione. Si fa strada intanto ci che, pi avanti, verr chiamata la misologia, cio la sfiducia nei logoi, nei ragionamenti che appaiono capziosi, intricati e inviluppati Socrate rifletter sulla misologia. Parla Echecrate, che acuisce maggiormente il dubbio: il logos di Socrate stato smontato; pur nella sua capziosit, il logos di Cebete riuscito ad instillare il dubbio nei confronti del logos di Socrate Echecrate ha bisogno, dubitando, che qualcuno lo convinca che lanima non sia mortale. Echecrate partecipa alla narrazione, interrompendo Fedone che racconta; cos egli si fa personaggio ulteriore del dialogo, perch interviene e al contempo dubita anche lui; in particolare, Echecrate chiede quale sia stata la reazione di Socrate. Fedone ritorna a parlare, iniziando con il dire che lui stesso ha sempre ammirato Socrate, e mai come quellultima che parl. Ritorna il concetto di ultimo (ultimo istante, corpo, mantello) se tutto finisse con la morte del corpo, cosa importerebbe a Socrate dellultima volta, o di condurre bene la sua vita, di non smentirsi dinnanzi al limite estremo? Lultima volta importante, proprio convinzioni e nella sua condotta. L'ho ammirato per la BENEVOLENZA con cui ha accolto i LOGOI di Simmia e di Cebte: poteva anche non farsi interrompere da questi LOGOI capziosi, cavillosi... eppure Socrate li ha accolti. E la penetrazione con cui si accorto del turbamento altrui... e per il modo in cui riesce a parare il colpo, a porre RIMEDIO, esortando gli altri a riesaminare il ragionamento con lui. Fedone di Elide, uno straniero e ha l'abitudine straniera di portare i capelli lunghi: non ti tagliare i capelli per il lutto, gli dice Socrate. Socrate ribadisce cos che la sua anima immortale e non c' motivo di tenere lutto. Fino alla fine Socrate far anche dei gesti come questi che dicono: la mia anima non morir. IMPORTANTE: Socrate dice: noi entreremo nel rito del lutto (tagliare i capelli) se ci morir il ragionamento. Questo conta davvero. E se non potremo farlo rivivere [il ragionamento]: c' il timore che si possa perdere la fiducia nel ragionamento e perdere il ragionamento stesso. Questa sarebbe la perdita definitiva. Perch proprio qui la preoccupazione per il LOGOS? perch dalla PSYCHE che scaturisce il LOGOS, la fonte del LOGOS, e se il LOGOS sopravvive alla morte... quindi l'anima sopravvive grazie al LOGOS (questa la reciproca). E' il LOGOS, che mantiene l'anima, che va al di l della morte, e qui [finalmente direi] qualcosa di nuovo. E non per caso a partire da 89d inizia la parte celeberrima dedicata alla MISOLOGIA. Proprio quando subentra la sfiducia nel LOGOS (valore semantico ampio), proprio qui interviene Socrate non solo per salvare il LOGOS, ma per introdurlo saldamente nel dialogo: da qui in poi il ruolo importantissimo. Socrate pensa l'immortalit attraverso il LOGOS, grazie al LOGOS. Ci che resta dell'ANIMA il LOGOS.
XXXIX. MISOLOGIA: prendere in odio i LOGOI, i "discorsi" -- cattiva traduzione. REALE traduce con "ragionamenti". IMPORTANTE: parallelo con la MISANTROPIA, che un guaio... come si finisce per odiare gli uomini... cos... quando ci affidiamo completamente per poi scoprire che abbiamo riposto male la nostra fiducia... e poi facciamo di tutta l'erba un fascio. Questo inconveniente pu sorgere anche con i LOGOI. 90b Riferimento agli Eristi: si dicono tali la seconda generazione dei Sofisti. Li incontriamo nel Sofista. Eutidemo, Dionisodro, etc. Platone dedica ad Eutidemo un dialogo omonimo: impossibile leggere il Sofista senza far riferimento a questo e ai Sofisti. Nell'ultimo decennio dibattito sui Sofisti: cfr. Barbara Cassin. Su di noi pesa il giudizio di Platone e Aristotele: giudizio molto negativo. Quando per Platone e Aristotele li hanno di mira e non li nominano... non si riferiscono tanto a Protagora, a Gorigia o a Prodico, padre nella "sinonimica"... non sono perch non finisce tutto; la morte di Socrate, ulteriormente e fino allultimo, conferma la sua vita, per cui la sua condotta rimane salda. Fedone ha ammirato Socrate per vari motivi: la benevolenza con cui ha accolto i discorsi degli altri, cui avrebbe potuto anche non interessarsi, se si considera il fatto che sono stati logoi cavillosi e che hanno instillato il dubbio; inoltre Socrate ha accolto il turbamento prodotto negli altri; infine Socrate ha saputo porre rimedio, esortando gli altri a riesaminare con lui il ragionamento. Fedone propone una scena concreta: Socrate dice a Fedone di non tagliarsi i capelli, poich era usanza quella di tagliarsi i capelli durante il lutto, e il lutto un rito Fedone di Elide, uno straniero ad Atene, e soleva portare i capelli lunghi. Socrate dice che non ci sar bisogno di tagliare i capelli, perch non ci sar lutto, dato che la sua anima immortale Socrate sino alla fine compir gesti come questo, gesti che vogliono dire che la sua anima non morir. Tutti si taglieranno i capelli, entrando nel rito del lutto, se morir il logos, che ci che conta davvero; se non riusciranno a far rivivere il logos allora saranno in lutto, per questo Socrate propone di riesaminare il ragionamento in questa fase c il timore che si possa perdere il ragionamento, il logos stesso, e ci sarebbe decisivo. In questo punto del dialogo c linsistenza sul timore di perdere il logos nesso tra la morte e il logos. Infondo il timore c perch lanima che ragiona; dalla psych che scaturisce il logos, per questo il fatto di perderlo sarebbe un lutto. C vuol dire che anche il logos sopravvive alla morte e lanima sopravvive grazie al logos, e il logos, allo stesso tempo, scaturisce dalla psych; il logos che va al di l della morte, che sopravvive e che mantiene lanima questo qualcosa di nuovo nel Fedone.
XXXIX PARAGRAFO. Inizia la parte dedicata alla misologia. Sta avvenendo qualcosa di nuovo: quando sembra subentrare la sfiducia nel logos, in questo momento interviene Socrate per salvarlo e per introdurlo saldamente nel dialogo. A partire da qui il logos svolge un ruolo importante, perch Socrate, grazie al logos, pensa allimmortalit dellanima; ci che resta dellanima logos per questo viene introdotta la riflessione sulla misologia. C un inconveniente, cio quello di diventare misologi la misologia prendere in odio i logoi (non sufficiente dire ragionamenti). La misologia e la misantropia nascono allo stesso modo; la misologia un guaio al pari della misantropia parallelo importante. Come si finisce per odiare gli uomini, cos si finisce per odiare i logoi: si diventa misantropi quando si ripone in qualcuno la propria fiducia, quando si fa completamente affidamento su qualcuno, per poi capire che quella fiducia stata riposta male, e rischiare di estendere questa tanto i primi sofisti ad essere bersaglio, quanto la seconda generazione: gli Eristi. Questi determinano uno spostamento della Sofistica, abbandonando alcuni temi cari ai primi sofisti, come l'EULEGHEIN e le analisi linguistiche... Protagora si era in impegnato (o ingegnato?) nello studio della lingua omerica: nasce la grammatica... Gli Eristi [invece] si specializzano nelle DISPUTE: rendere pi forte il discorso pi debole e avere la meglio nella disputa: IMPORSI pi che accettare il LOGOS altrui. Un conto il dialogo socratico, un conto la disputa: differenza abissale. Al tempo di Socrate la MAIEUTICA veniva preso per una DISPUTAZIONE ERISTICA. Il dialogo ne l'opposto perch c' accoglienza del LOGOS dell'altro, anche se capzioso, ridondante, di interruzione... Socrate si deve distanziare qui dagli Eristi. Il "dialogo": sempre all'insegna del "so di non sapere". Per l'Erista il rapporto con l'altro AGONALE: c' qualcosa di violento. Gli Eristi eccedono nella necessit di avere la meglio: ma la cosa pi profonda. Eutidemo sviluppa dei LOGOI elencati da Platone che costituiranno dei veri problemi logici: PARADOSSI FILOSOFICI E LOGICI: il mentitore, il sorite... quasi irrisolvibili. Gli Eristi metteranno in dubbio la possibilit della predicazione: estremizzando Parmenide mettono in dubbio la possibilit stessa del LOGOS. Giungono a minare il LOGOS. Sviluppano degli argomenti basati sulla LOGICA ARCAICA (cfr. Guido Calogero), logica basata sui fondamenti filosofici dei Presocratici. [Anche] socratici minori. Gli Eristi si incontrano con i Cinici, coi Cirenaici e finiscono per convergere in questo intendimento di minare il LOGOS, che sarebbe "unit del molteplice", e quindi contraddizione! infatti si pretenderebbe di tenere insieme essere e non-essere. Per Platone un problema enorme: o egli risolve il problema della predicazione o la filosofia finisce e si chiude con l'ESTI di Parmenide. Se non si salva il LOGOS, non si salva la filosofia. Qui si gioca l'immortalit del LOGOS. Nesso anima-LOGOS- filosofia. Nel "Sofista" c' la risposta di Platone al problema della predicazione, e non si torner pi indietro: pietra miliare anche dal punto di vista logico-linguistico. Come possibile l'unit del molteplice e quella contraddizione parmenidea? cfr. Sofista. Per Socrate gli Eristi perdono il loro tempo: non c' n salvezza n verit in questi. L'alternativa drammatica tra l'ESTI di Parmenide (l'unico discorso vero e reale) e la posizione degli Eristi (per cui nulla vero n saldo): da una parte una verit monistica, ferma, troppo salda, che esclude tutto il resto, e dall'altro il VORTICE degli Eristi. Tutto diventa un VORTICE in cui non c' pi Vero e Falso. Da una parte la violenza (perch definitivo) di Parmenide, dall'altro degli Eristi che con la loro imperizia (?) / vertigine / gioco (?) fanno passare il Falso per Vero e vice versa. sfiducia a tutti gli uomini lo stesso inconveniente pu sorgere con i logoi. [90 b]. Quei tali che perdono il lor tempo a ragionare pro e contro: riferimento ai Sofisti e, in particolare, alla seconda generazione dei Sofisti, gli Eristi Protagora, Gorgia e Prodico non furono Eristi. Tra i pi famosi Eristi vi sono Eutidemo e Dionisodoro Eutidemo anche un dialogo di Platone. I Sofisti non godono di buona fama, nonostante il dibattito dellultimo decennio che ha portato ad una rivalutazione della Sofistica, ma per noi pesa il giudizio di Platone ed Aristotele, estremamente negativo. In realt, quando loro prendono di mira i Sofisti, pur non nominandoli, come accade in questo passo (quei tali), si riferiscono ai Sofisti di seconda generazione, che determinano uno spostamento della Sofistica, quindi un abbandono di alcuni temi filosofici cari a Protagora e a Gorgia tema delleuleghein e le analisi linguistiche e grammaticali (Protagora si occupa dei testi omerici). Gli Eristi invece sono specializzati particolarmente nelle dispute, nel rendere pi forte il discorso pi debole; non hanno interesse a cogliere il logos dellaltro, ma a prevalere sullaltro. Il dialogo socratico quanto mai lontano dalla disputa sofistica; ma, ai suoi tempi, venendo Socrate preso per un Sofista, anche la sua maieutica filosofica passava per una disputa eristica c la costante necessit da parte di Socrate di prendere le distanze dallEristica. Nel dialogo socratico, infatti, c tuttal pi laccoglienza del logos dellaltro, anche se questo risulta capzioso e provoca turbamento infondo sempre un dialogo allinsegna del so di non sapere, per questo Socrate da sempre ragione allaltro. Il rapporto tra lErista e laltro, al contrario, agonale, conflittuale, quasi violento: lErista deve tener conto di ci che vuole far prevalere, e basta; cos il linguaggio una sorta di arma; la sola necessit avere la meglio su tutti. Gli Eristi, come Eutidemo, hanno sviluppato dei logoi, che vengono elencati, e che costituiscono dei veri e propri problemi logici, dei paradossi filosofici paradosso del mucchio e del mentitore (risolto nel 900). I paradossi logici non sono solo capziosi, ma quasi irrisolvibili, e questo un problema per Platone. In particolar modo, gli Eristi mettono in dubbio la possibilit della predicazione e del logos, estremizzando la posizione di Parmenide. Gli Eristi sviluppano argomenti logici, basandosi sulla logica arcaica (argomenti logici dei presocratici) studi di Guido Calogero in merito. Non a caso gli Eristi condividono con alcune scuole socratiche minori (Cinici, Cireneici) questo intendimento: il logos non possibile, perch esso lunit del molteplice, la quale a sua volta non possibile; inoltre il logos sempre in contraddizione, perch con esso si pretende di tenere insieme essere e non-essere questo un problema per Platone, e le soluzioni possono essere solo due: o si risolve il problema della Per Platone questi instillano la sfiducia nei LOGOI e non sanno ragionare: Platone eredita (?) il problema della misologia che uccide la filosofia. Questa non pu esserci se c' quella. La misologia pi grave della misantropia, e gli Eristi provocano sfiducia nella filosofia: la stravolgono. Con Cebte finiamo per avere sfiducia per il LOGOS e la filosofia: se c' sfiducia nel LOGOS non ci pu essere filosofia. Il filosofo si ferma per fare questo richiamo. Per Platone la filosofia fatta di LOGOI (NB) e d'altra parte gli Eristi sono sicuramente un problema che Platone eredita da Socrate: deve trovare una via d'uscita dal dramma: Parmenide (l'unico LOGOS vero e reale quello che dice ESTI) VS gli Eristi (tutto e il contrario di tutto, a seconda dei casi). SEVERINO: un parmenideo, ha rilanciato Parmenide... PARMENIDE: concetto monistico e violento di ALETHES. Qui Platone si trova davanti ad un'alternativa (molto attuale): Verit monistica o la molteplicit degli Eristi, che giocano col Vero e col Falso. Platone mira ad una Verit altra (o alta?) che non mira a farsi dissolvere eristicamente; ma neanche parmenidea. Verit affidata al LOGOS salvato, affidata al dialogo socratico.
XL. Non dobbiamo fare come gli Eristi che non si riconoscono la colpa, ma incolpano i ragionamenti. Gli Eristi non sono veri filosofi: non hanno un'educazione filosofica, perch vogliono avere ragione a tutti i costi. Quando discutono di un argomento... il rapporto che hanno con la verit... Socrate ha il predicazione, oppure la filosofia si chiude con Parmenide. Se non si risolve il logos non si pu salvare la filosofia il problema riguarda anche limmortalit dellanima, connessa a quella del logos: se non si salva il logos, non si salvano n lanima n la filosofia. Il nesso si complica, perch implica il logos, lanima e la filosofia. Lexcursus sul logos la risposta che da Platone al problema della predicazione, e da cui non si torner pi indietro pietra miliare anche dal punto di vista logico-linguistico. Per Socrate gli Eristi argomentano pro e contro e perdono tempo, senza che in questo ci sia saldezza e verit. Lalternativa di Socrate drammatica, perch i suoi due termini sono: lesti di Parmenide (discorso unico) o la posizione degli Eristi, ai quali sembra che nulla sia vero e saldo; quindi da una parte c una verit troppo salda, monistica, che esclude le altre e che si impone con una certe violenza, mentre dallaltra parte ci sono gli eristi, per cui tutto diventa una specie di vortice, e con la cui imperizia fanno passare il vero per il falso e viceversa un gioco, una vertigine. Gli Eristi sono colpevoli, perch non sanno ragionare, addossando ingiustamente questa colpa allo stesso logos, che sarebbe per loro una contraddizione; gli Eristi instillano la sfiducia nei logoi, la misologia ma dove c la misologia non c filosofia. Essi sono colpevoli di produrre lodio verso i logoi, dicendo di essi che sono contraddittori. La misologia, per Socrate, quasi pi grave della misantropia. Quei tali producono, con ragionamenti capziosi, la sfiducia nella filosofia inevitabilmente coinvolgono la filosofia. Il risultato, linconveniente, che non solo si ha sfiducia nei logoi, bens, la misologia, comporta al contempo la sfiducia nella filosofia la filosofia fatta di logos. Socrate si ferma per fare questo richiamo. Per Platone la filosofia fatta di logoi; per questo rimane nellesigenza di trovare una via duscita dal dramma di avere da una parte la verit di chi dice esti (unico logos vero e reale), e dallaltra la vertigine di chi dice tutto il contrario di tutto, del vero che falso e del falso che vero, di chi relativizza la verit a seconda delle circostanze ma vero alette, quello violento ed esclusivo di Parmenide. Socrate si trova di fronte ad unalternativa, che molto attuale. Platone invece mira ad unaltra aletheia, che non si riduca allesti, e che non dissolva eristicamente; questa verit sar affidata al logos (salvato), cio al dialogo socratico.
XL PARAGRAFO. Non bisogna agire come gli Eristi, che non sanno ragionare e danno la colpa ai logoi, proiettando su questi la propria mancanza, e rendendosi maggiormente responsabili. Secondo punto: gli Eristi non sono veri filosofi, perch chi ha educazione filosofica non vuole aver ragione a tutti rispetto per la Verit, mentre quelli non si curano di questa [la verit] in ci di cui stanno ragionando; ma di imporsi personalmente facendo passare/apparire vere le loro tesi: non ricercano la Verit. Al filosofo interessa di ricercare la Verit nella comunanza con gli altri, nel dialogo; mentre quello [l'Erista] ha bisogno dell'altro solo per avere ragione su di lui. Socrate vuole distanziarsi da questi: e la differenza sta in questo (nel rapporto con la Verit). E' pi importante la Verit di Socrate stesso; il contrario vale per gli Eristi. IL GUADAGNO (frase importante). Se Vero bene persuadersene, se Falso l'inconveniente nullo, tutto sommato porta un beneficio per la buona morte. Socrate dice: "io vivr": quindi o dice il Vero, oppure non ne viene nulla di male, anzi, perch non ha angustiato gli amici con la propria morte. [parallelo con la scommessa pascaliana]. La disposizione d'animo di Socrate la "serenit": quello che conta la Verit. QUI PRESA DI POSIZIONE IN DUE PARTI: 1. quello che Socrate sostiene un'idea di immortalit che legata al LOGOS: di Socrate rester il LOGOS. Idea di immortalit molto vicina a noi. Socrate si affider al LOGOS e non ne verr male: lascer i suoi amici dialogando. 2. La Verit che sostiene Socrate chiede il consenso agli altri: TERZA VERITA' rispetto alla posizione di Parmenide e a quella degli Eristi. Verit che scaturisce dal dialogo con gli altri, che non ci pu essere senza l'accordo con gli altri. L'intermezzo sulla MISOLOGIA importante, da qui il dialogo prende una nuova piega. Non sono importanti le prove, perch al suo LOGOS che affidata la sua immortalit, LOGOS affidato ai suoi amici. E da qui l'importanza del LOGOS. L'obiezione di Cebte e risposta di Socrate: la risposta importante perch qui si trova una delle testimonianze decisive della posizione di Socrate: il congedo dai fisiologi... con Socrate la filosofia entra nella POLIS. Socrate parla in modo autobiografico -- la filosofia di Socrate ha sempre riferimenti autobiografici -- e Socrate critico nei confronti dei fisiologi: contro Empedocle, Anassagora, Archelao. In generale critico nei confronti di tutta la filosofia precedente, lasciando da parte i sofisti, bersaglio invece della misologia. Socrate prende posizione prima nei confronti dei sofisti (e rester in eredit a Platone e Aristotele) e poi nei confronti dei fisiologi, i Presocratici. Non tanto Eraclito e Parmenide, ma di quelli altri: la filosofia ateniese prima di Socrate; nello specifico: Anassagora e Archelao. Dopo aver criticato questi, Socrate parler della sua conversione/abbandono delle ricerche naturalistiche per rivolgersi alla seconda navigazione (nome enigmatico): seconda navigazione o fuga nei LOGOI. Le traduzioni sono molto fuorvianti: LOGOS come "concetto" o "postulato": proprio NO! la scelta di Reale coerente con la i costi; il vero filosofo ha rispetto della verit; gli Eristi si curano soltanto di imporsi personalmente, di far apparire veri i loro discorsi, ma non si interessano di ricercare la verit. Al filosofo interessa cercare la verit, ma questa si trova nel dialogo, nella comunanza con laltro; lErista ha bisogno dellaltro esclusivamente per far apparire vere le proprie tesi. Per il filosofo pi importante la verit di Socrate; per lErista pi importante lEutidemo della verit. Poi Socrate, con la sua ironia, parla di guadagno: se quello che lui dice risulta vero, allora bene persuadersene; se non fosse vero, comunque linconveniente non ci sarebbe, anzi, si avrebbe un beneficio infondo non si sta lamentando con gli amici, perch Socrate si rimette tranquillamente alla giustizia. La sua anima vivr, questo dice: se fosse vero tanto meglio persuadersene; se fosse falso allora nulla di male, perch in nessun modo ha angustiato/infastidito i suoi amici. Resta il fatto che la sua disposizione danimo per la verit. Socrate prende posizione in due modi: 1) quello che lui sostiene lidea dellimmortalit dellanima, sempre pi legata al logos quel che rester di Socrate il logos, e Socrate si dispone in modo da affidarsi ad esso, senza infastidire gli amici, ma solo parlando; 2) la verit che lui sostiene richiede il consenso degli altri, scaturisce dallo stesso dialogo con gli altri si tratta di una terza verit, rispetto allalternativa tragica fra gli Eristi e Parmenide. Lintermezzo sulla misologia serve a dare un nuovo slancio al dialogo: non sono poi cos importanti le tre prove, ma ci che saldamente importante di certo il logos, a cui affidata limmortalit di Socrate, poich la sua parola affidata agli amici qui il nodo dellimmortalit. La risposta di Socrate allobiezione di Cebete importante, in quanto la testimonianza decisiva della posizione di Socrate congedo dai physiologoi ed ingresso della filosofia nella polis. La filosofia di Socrate ha sempre degli elementi autobiografici. La sua critica si rivolge in particolare a tre filosofi: Empedocle, Anassagora e Archelao in generale critico nei confronti della filosofia che lo ha preceduto, a parte i Sofisti, bersaglio della precedente risposta. In questa parte del Fedone Socrate prende posizione prima contro i Sofisti (eredit che lascia a Platone e Aristotele) e poi contro i physiologoi, cio i presocratici, eccetto Eraclito e Parmenide. Quella che la filosofia ateniese, prima di Socrate, in particolar modo la filosofia di Anassagora e Archelao. Dopo aver criticato i physiologoi, Socrate parler della sua conversione, cio labbandono delle ricerche naturalistiche, per rivolgersi alla seconda navigazione, anche detta fuga nei logoi denominazione enigmatica. In greco i logoi non sono la stessa cosa che logos: qui si parla sua interpretazione: vede in Platone il fondatore della metafisica e sostenitore della teoria dei principii. Noi manterremo il termine greco di LOGOS in tutta la sua estensione e ambiguit. Qui vi una scelta decisiva da parte di Socrate, che abbandona non solo le indagini naturalistiche; ma anche la ricerca delle cause. Abbandona anche una imitazione della scienza: invece Socrate rivendica l'autonomia della filosofia: Verit non riducibile al percorso scientifico. 95a: confutazione del dubbio di Cebte. 95c: ricapitola l'esigenza di Cebte. 95d: ... La perplessit di Cebte riguarda il fatto che l'anima fosse sottoposta ad un processo di generazione e corruzione: serpeggiata (?) in tutto il dialogo: la questione quella del DIVENIRE. Questa implica il passaggio da ESSERE a non-ESSERE, e vice versa. Sulla base dei principi ontologici di Parmenide impossibile il divenire: questo passaggio costituisce un problema per tutta la filosofia Presocratica. Il grande problema del non-Essere nella filosofia greca. Che cosa vuol dire non-Essere? se questo ha valore ontologico, non si spiega il passaggio. Ripercussioni logiche e linguistiche. Il problema dei contrarii ontologici ha queste conseguenze: inspiegabile la predicazione e la SUMPLOCHE'. Socrate per rispondere inizia a criticare i fisiologi: Socrate non spiega la generazione e la corruzione; ma parla della sua esperienza/delusione come filosofo. Indagine sulla natura: PERI FUSEOS era uno dei titoli preferiti dai Presocratici. FUSIS diverso dal nostro NATURA. I greci intendono il principio da cui tutti gli enti derivano: quindi due questioni distinte: 1. sull'essenza. 2. sull'origine di tutte le cose. FUSIS = essenza e origine. Anche Socrate fu affascinato da queste ricerche: Socrate allievo di Archelao. Socrate ha avuto a che fare con quella filosofia naturalistica -- massimo esponente Anassagora -- esportata dalla Magna Grecia ad Atene. Qui rimembranza degli anni passati. L'impostazione delle ricerche naturalistiche: la domanda sulla causa, per sapere perch ciascuna cosa si genera. ATTUALE. Impostazione causalistica: interrogarsi sulla causa. Esempio su Maurizio Ferraris: impostazione causalistica... si interroga su "perch". Ad esempio: la causa della percezione. Fortemente influenzato dall'impostazione scientifica: causa-effetto. Risalire dall'effetto alla causa. Socrate critica questo -- pagina spartiacque -- e fa una sorta di DOSSOGRAFIA, riepilogo delle varie posizioni. Socrate ci dice che i fisiologi si sono posti la questione degli elementi: esigenza di trovare un principio unitario a partire dal quale spiegare la natura di tutte le cose. Quello che Socrate qui contesta/critica -- al di l di identificazione della FUSIS con gli elementi -- l'impostazione che vale per l'EPISTEME ma non vale per la filosofia. Linea di demarcazione tra scienza e filosofia tracciata da Socrate. Non contesta una dottrina precisa di questa di concetti o postulati, ma sono traduzioni che non rendono Reale traduce con postulati, perch, vicino alla scuola di Tubinga, segue la sua interpretazione di Platone (metafisica e teoria dei principi), vedendo nella seconda navigazione unesigenza di rigore filosofico. La seconda navigazione una via che porta verso i logoi complessit semantica la scelta decisiva dellabbandono delle indagini naturalistiche, del procedere per causa-effetto, si una sorta di imitazione della scienza visione riduzionista della filosofia. La scelta della seconda navigazione la rivendicazione dellautonomia della filosofia e di una verit non riducibile alla ricerca scientifica.
XLIV PARAGRAFO. [95 a c]. Inizia la terza prova e la risposta a Cebete. Socrate ricapitola lesigenza avanzata da Cebete, il quale pensa che, nella trasmigrazione dellanima, lanima termini dubbio sulla fiducia del filosofo riposta nella vita al di l; lanima sottoposta ad un processo di corruzione, come il corpo. Cebete dunque pone una questione che era latente nel corso di tutto il dialogo, ossia la questione del divenire, pi che della corruzione: il divenire implica il passaggio dallessere al non-essere e viceversa, e, sulla base di principi ontologici sostenuti specialmente da Parmenide, impossibile il divenire, perch non dato il passaggio dallessere al non-essere problema della filosofia presocratica. Il grande problema della filosofia greca il non- essere se il non-essere non ha, come invece lessere (Parmenide), un valore ontologico, non si spiega il passaggio. Il problema dei contrari sul piano ontologico, ha ripercussioni anche sul piano linguistico e logico; risulta inspiegabile lintreccio di essere e non-essere nel logos e nella predicazione. Socrate risponde alla questione, iniziando a criticare i filosofi naturalisti; lui non spiegher a Cebete la generazione e la corruzione, ma inizia a raccontargli la sua personale esperienza come filosofo, che in realt fu una delusione indagini naturalistiche. Per physeos il titolo pi usato dai presocratici; dire natura fuorviante, piuttosto i Greci intendono il principio da cui gli enti e tutto ci che derivano. Questa accezione implica due questioni: la questione dellessenza e la questione dellorigine ma non sono scindibili. La physiologia prevedeva indagini sul mondo e sul cosmo; lo stesso Socrate era rimasto affascinato da queste ricerche risulta che sia stato allievo di Archelao, che insieme ad Anassagora un esponente della filosofia naturalistica , che dalla Magna Grecia arrivata ad Atene, quindi anche Socrate ha avuto a che fare con questi studi. Socrate va direttamente alla sua esperienza, al ricordo degli anni passati. Limpostazione delle ricerche DOSSOGRAFIA; ma qualcosa di pi profondo, fondamentale: contesta il modo di porre la domanda. La domanda sulla CAUSA scientifica, ma non filosofica. Socrate non contesta la scienza; ma che la filosofia possa ridursi alla ricerca naturalistica, che la domanda filosofica sia uguale a quella scientifica. Socrate si ritiene NON IDONEO: ironia di Socrate: un campo che lascio ad altri, non fa per me. Qui riferimento ai filosofi precedenti (DOSSOGRAFIA): Empedocle, Anassagora... com' possibile che mangiando pane aggiungo carne alla carne? una domanda ontologica: com' possibile che dal pane che non carne (non-carne) si generi la carne? Apparentemente una domanda scientifica, invece rientra nella questione ontologica dei Presocratici: passaggio di un contrario all'altro nella nutrizione. Per questo Socrate fa questi esempii. Empedocle: figura leggendaria nel pieno del V secolo; di Agrigento. Vive nella Magna Grecia e gi avanti negli anni si trasferisce nella Ionia: la leggenda narra che si gett nell'Etna. Egli, vivendo nella Magna Grecia, fu influenzato dalle teorie orfico-pitagoriche che abbraccia: convinto dell'immortalit, della metempsicosi... e fa dei salti mortali per conciliare la sua filosofia con l'orfismo. Anche Empedocle fa parte di quella teoria che si interroga di NASCITA e MORTE di tutte le cose -- grandi temi pei Greci. Dal punto di vista di Eraclito e Parmenide: come si danno se sono passaggio di ESSERE in NON-ESSERE e vice versa? Se non si possono spiegare ontologicamente, allora sono solo apparenza. Empedocle radicalizza questa apparenza: quello che noi non vediamo l'incessante menomarsi delle quattro radici che rimangono sempre identiche a loro stesse, e che si mescolano. Empedocle la spiega mediante concordia e separazione (2 forze): la concordia unisce, la separazione fa nascere la particolarit. Vicenda cosmologica del tutto. Goethe lo am. Tentativo estremo di salvare il mondo dell'apparenza di fronte all'ontologia radicale di Parmenide. Anche Nietzsche lo am. Questa vicenda cosmologica del tutto ripresa anche da Anassagora: la figura di filosofo pi importante ad Atene prima di Socrate. V secolo. Subisce un processo e fugge. Coinvolto nelle vicende politiche di Atene. A noi interessa il suo PERI FUSEOS: sostiene l'irrealt del nascere e del morire. Riprende la problematica eleatica e Parmenide. Implicano quel passaggio non spiegabile. 2 fatti dell'apparenza sensibile. Socrate e Platone in questo sono influenzati da Anassagora: Platone iscritto in questa linea dossografica: trovare elementi immutabili nel mondo dell'apparenza sensibile. Anassagora e la nutrizione: com' possibile quella cosa del pane e della carne? Introduce due punti importanti: la dottrina degli elementi, le Omeomerie, i semi di tutte le cose: tutte le cose costituite da particelle simili (OMOS): questo spiega il paradosso naturalistiche segue diversi principi: la domanda sulla causa, che implica la domanda sulla generazione, corruzione ed esistenza delle cose limpostazione causalistica resta fino ad oggi, ed la domanda sulla causa; infatti limpostazione tipicamente scientifica procede secondo landamento di causa-effetto. Socrate critica questimpostazione. Egli fa una sorta di dossografia, riepilogando varie posizioni. I physiologoi si son posti la questione della causa, interrogandosi sullessenza e sullorigine degli elementi per Talete lacqua, per Anassimandro lapeiron, per Anassimene laria. Quindi si fa avanti lesigenza di trovare un principio unitario per spiegare la natura di tutte le cose. Socrate, al di l dellidentificazione della physis con un determinato elemento, critica limpostazione che vale per lepisteme (scienza), ma che non vale per la filosofia. Socrate traccia una linea di demarcazione tra la scienza e la filosofia; non contesta una dottrina precisa nella dossografia che sta delineando contesta qualcosa di fondamentale, cio limpostazione, il modo di porre la domanda. La domanda sulla causa scientifica e non pu essere filosofica contesta che la filosofia si possa ridurre alla ricerca naturalistica, la sua domanda non sulla causa. Con la sua ironia Socrate, inoltre, dice di non essere idoneo a quel tipo di ricerche, un campo che lascia ad altri, perch ha scoperto di non essere adatto ironia del so di non sapere. C un riferimento a tre filosofi che lo hanno preceduto, i presocratici, che si interrogano sulla physis di tutte le cose alcuni si pongono, ad esempio, la domanda ontologica sul processo della nutrizione: come possibile che dal pane, che non carne, si generi la carne (e cos via)? Apparentemente si tratta di una domanda scientifica, in realt rientra nella riflessione ontologica che attraversa la filosofia presocratica un esempio del passaggio da essere a non-essere, da un contrario allaltro. Empedocle una figura leggendaria, che vive, come Anassagora, nel pieno del V sec.; di Agrigento, rimane sempre nella Magna Grecia, e solo alla fine della sua vita si trasferisce nella Ionia. una figura leggendaria perch si dice che si butt nellEtna furono trovati i suoi calzari, a prova del fatto che si gett nel fuoco. Empedocle, vivendo nella Magna Grecia, fu molto influenzato dalle teorie orfico-pitagoriche, ed convinto delle teorie dellimmortalit dellanima e della metempsicosi cerc sempre di conciliare la sua filosofia , per physeos, con lorfismo. In ci che resta della sua opera (Per Physeos) si capisce come Empedocle si interroghi sulla nascita e sulla morte delle cose (grande tema della filosofia greca), dal punto di vista di Eraclito e Parmenide come possono darsi la nascita e la morte , dato che sono un passaggio dallessere al non-essere e viceversa? Se non si possono spiegare di prima: nel pane e nella carne sono presenti le stesse particelle simili. In ogni ente prevalgono alcune particelle (quantit-qualit). Anassagora introduce il NOUS (IMPORTANTISSIMO): Mente non va bene, INTELLIGENZA? se le particelle si possono riunire e separare, questo dovuto all'opera e al movimento del NOUS: mente ordinatrice: produce e sovraintende l'ordine cosmologico e ontologico. Se c' una mente che ordina, allora c' un finalismo: fine, TELOS, e non "a caso". Il NOUS introduce il TELOS: ordina in vista di un fine. Si tratta quindi di una TELEOLOGIA. Per Socrate quindi la domanda deve essere coerente, e quindi la domanda da causalistica deve diventare finalistica. Questo Socrate lo ritrova in Archelao, allievo di Anassagora e maestro di Socrate. Archelao insiste nel passaggio di Essere in Non-Essere e vice versa. La grande delusione di Socrate nei confronti della filosofia di Atene (Anassagora e Archelao) quella di una mancata domanda finalistica. Critica feroce ad Anassagora, e quindi al modello della scienza applicato alla filosofia. L'impostazione causalistica tale per cui in realt mentre aveva trovato un principio ordinatore monistico... Anassagora poi ricade nelle cause legate agli elementi: ricade nella dottrina dei primi filosofi (cfr. 98b-c). Questa delusione nei confronti dei fisiologi (i filosofi che studiano la FUSIS, i naturalisti) tale che Socrate si convince della necessit della seconda navigazione: 99d.
ontologicamente, la nascita e la morte sono apparenza (Parmenide ed Eraclito) questa posizione radicalizzata da Empedocle, secondo cui il mondo costituito da un incessante mescolarsi dei quattro elementi, che rimangono identici a se stessi, cosa che noi non riusciamo a vedere. Egli spiega la mescolanza con la concordia, che unifica gli enti, e la separazione, da cui nascono gli enti che si separano i quattro elementi, secondo queste due forze che agiscono, determinano luniverso e landamento del mondo. Empedocle fu molto amato da Goethe, perch egli esprime il tentativo di salvare il mondo dellapparenza, rispetto allontologia radicale di Parmenide. Empedocle spiega il mondo come una vicenda cosmologica, cosa che viene ripresa anche da Anassagora, il quale stato la figura pi importante ad Atene prima di Socrate. Anche Anassagora subisce un processo e, non accettando la condanna, fugge. Ci che ci interessa di Anassagora la parte della sua opera Per physeos, in cui sostiene lirrealt del nascere e del morire riprende la problematica eleatica. Il nascere e il morire non si spiegano, come non si spiega il passaggio dallessere al non-essere sono due fatti che appartengono allapparenza sensibile, ma sono irreali. Anche Platone si inscrive allinterno di questa linea dossografica, nella ricerca di elementi stabili, di contro al continuo divenire del mondo (apparenza) Platone influenzato da Anassagora. Anassagora si interroga sul nutrimento e altre questioni, dando una spiegazione per certi versi simile, per altri dissimile, a quella di Empedocle: Anassagora introduce una dottrina degli elementi, che chiama Omeomeria tutte le cose sono costituite da particelle/semi simili, e ci spiega quel passaggio fra i contrari. Egli arriva anche a spiegare le differenze di quantit e qualit nel mondo dellapparenza, che dipende dal prevalere di alcune particelle su altre. Inoltre, Anassagora introduce il Nous, di difficile traduzione (mente, intelligenza), che altri filosofi prima di lui non introdussero. Se le omeomerie si possono riunire o separare, ci dovuto allopera e al movimento prodotti dal Nous, in quanto mente ordinatrice (prima volta in filosofia) la mente che sovrintende lordine ontologico e logico delle cose. Anassagora spiega come, per opera del Nous, si sono separate terra ed aria laria pi leggera. Per Socrate importante lintroduzione del Nous, perch lidea di una mente che ordina implica il finalismo; ci che si produce non in base al caso, ma in base ad un telos, un fine, secondo cui opera il Nous. Quindi, Anassagora non fa solo una cosmologia e unontologia, ma anche una teleologia. Il problema che si introduce questo: la domanda non pi sulla causa, ma sul fine, quindi una domanda finalistica. Ma proprio qui naufraga limpostazione di Anassagora, cio qui si ferma, ed egli torna a riproporre unimpostazione causalistica.
XLVIII. Socrate abbandona le indagini naturalistiche: non sono soltanto una perdita di tempo; ma c' il pericolo che la sua PSYCHE diventi completamente cieca. L'anima si accieca perch queste indagini richiedono l'uso dei sensi. Per Socrate non sono necessari i sensi per arrivare alla Verit. LOGOI: cos' questa seconda navigazione o fuga nei LOGOI? questo spartiacque tracciato da Socrate viene ripreso nel '900: spartiacque per due tipi di filosofia: una che riguarda all'EPISTEME, e una che segue Socrate. Filosofia ANALITICA e CONTINENTALE. Ermeneutica filosofica di Gadamer. Gi Heidegger che per aveva il problema che Platone il padre della metafisica: un problema far riferimento a Platone e al suo Socrate. E' l'Ermeneutica che rivendica questa fuga nei LOGOI, la filosofia, che non ha come modello l'EPISTEME. Per Gadamer Socrate il filosofo per eccellenza: Socrate modello inimitabile ma da imitare. I filosofi della natura pretendono di avere un accesso immediato alle cose. II navigazione una metafora: il caso estremo in cui si rema non essendoci vento. Per Gadamer questa fuga nei LOGOI un passaggio epocale, perch il congedo delle indagini naturalistiche anche da parte di Platone, etc. La filosofia non sar pi come quelle dei Presocratici. Ma [decisione] decisiva anche per la filosofia continentale: questa fuga che la differenzia dalla filosofia analitica. "Seconda" importante perch vuol dire "ulteriore". Attraverso i LOGOI non si pretende l'accesso immediato alle cose: varco attraverso il linguaggio (i LOGOI) per l'intellegibile. "nel modo in cui noi parliamo delle cose in ci la verit delle cose"... Gadamer che traduce il Fedone. La II navigazione il modo in cui noi parliamo delle cose (i LOGOI). I discorsi della quotidianit (???). Se traduco POSTULATI re-introduco un'istanza epistemologica. Vuol dire anche un'Apertura verso l'Altro che il un problema che Socrate riscontra anche nel suo maestro Archelao, allievo di Anassagora. Il giovane Socrate va a scuola da Archelao, ma ne riceve una delusione: egli pensa che, pur occupandosi di cosmologia, si possa pervenire alla domanda sul fine, ma questo, per Socrate, non avviene critica feroce ad Anassagora che Platone mette in bocca a Socrate. Limpostazione causalistica tale, secondo il Socrate platonico, che Anassagora, pur avendo trovato il principio monistico e ordinatore nel Nous, sia ricaduto comunque nellimpostazione causalistica, quella che aveva costituito la dottrina dei primi filosofi. [98 b c]. Socrate parla di questa delusione nei confronti dei physiologoi e della filosofia ad Atene, motivo per cui egli si convince della necessit della seconda navigazione.
XLVIII PARAGRAFO. La decisione di Socrate quella di abbandonare le indagini naturalistiche; non perch siano senza effetto, ma perch in esse si insidia il pericolo per la psych di diventare completamente cieca. Leffetto delle indagini naturalistiche laccecamento dellanima, perch esse richiedono i sensi, soprattutto la vista, la quale non necessaria, invece, per la ricerca filosofica. per questo che Socrate si rifugia nei logoi. Che cos questa fuga? uno spartiacque che traccia Socrate, ripreso anche nel 900, per differenziare due tipi di filosofia:una che guarda allepisteme, ed una invece che pensa che la via da seguire sia la seconda navigazione di Socrate, ossia lermeneutica filosofica (Gadamer) anche Heidegger faceva riferimento alla seconda navigazione, ma rimane che per lui Platone sia il padre della metafisica. Lermeneutica filosofica rivendica la fuga nei logoi, rilanciando una filosofia che non abbia come modello la scienza. Socrate importante per Gadamer e per la filosofia continentale, divisa dalla filosofia analitica, proprio per questo motivo; Socrate il filosofo per eccellenza per lermeneutica filosofica per lamore per la sophia, la veglia. Il timore di Socrate quello di accecare la propria anima, come fanno i filosofi della natura, che si avvalgono dei cinque sensi e pretendono di avere un accesso immediato alle cose, che la percezione. La seconda navigazione una metafora con cui i Greci si riferivano al caso estremo in cui la nave, per assenza di vento, non poteva che essere spinta dai remi una navigazione altra, meno diretta, che nel Fedone diventa la fuga nei logoi. Per Gadamer si tratta della svolta epocale della filosofia greca, perch il congedo dalle indagini naturalistiche, da parte di Socrate, Platone e la filosofia successiva passaggio cruciale per la filosofia greca e anche per quella continentale. La dialogo socratico: DIALETTICA nasce da questa fuga nei LOGOI --> DIAIRESIS. Nel Fedro si ritorna su queste cose. A Socrate non interessa l'impostazione causalistica, gli interessa l'impostazione finalistica. Gli interessa fare questa domanda attraverso i LOGOI = DIA LOGOI (cfr. Sofista). Non c' un accesso immediato agli enti; ma li conosciamo attraverso il modo in cui ne parliamo con gli altri: questo importante per Heidegger. La domanda filosofica ha una sua autonomia sulla domanda scientifica. Domanda sul SENSO, sul FINE; ma non sulla CAUSA. Questa questione divide ancora il campo della filosofia. Questione dell'anima nel contesto dell'argomentazione dei contrarii: immortalit dell'anima ricavata dall'argomento dei contrarii. 2 parti: 1. mito escatologico di come Platone si figura la terra. Stravagante con dei passi che preludono al mito della caverna nella Repubblica. 2. le pagine dedicate alla fine di Socrate. Scorsa volta: fuga nei LOGOI. Decisivo per il Platone dialettico. Ora una sorta di frattura. Stacco. Da notare. 101: rinvio alla "dottrina" delle idee (Reale: principii) sottesa all'argomento dei contrarii. La dottrina ritorna ciclicamente: dottrina cardine della metafisica di Platone per cui gli ONTA (enti) di questo mondo sono nella misura in cui partecipano alle idee. Idea della PARTECIPAZIONE (avere parte). C' una priorit ontologica delle idee (EIDOS) sugli enti che le partecipano. L'oggetto concreto ha ONOMA (nome) perch partecipa all'idea di... Il nome sancisce l'appartenenza dell'ente all'idea. Partecipazione sancita dal nome. Categorizzazione/articolazione della realt attraverso l'idea e il nome. Ogni idea ha un nome. Rapporto idea-nome. La dottrina delle idee relativamente semplice: mentre complicata l'argomentazione sui contrarii. 102b (L): il tema delle idee contrarie che si escludono a vicenda: qui c' la tesi che ciascuno di noi partecipi ad esempio all'idea di "uomo", per ciascuno di noi partecipa anche ad esempio all'idea di grandezza/piccolezza e non in relazione con gli altri. Essere al contempo pi grande e pi piccolo non costituisce un problema, a seconda delle relazioni in cui compaio. Ciascuno di noi partecipa a pi idee, o meglio, a pi generi (Platone). Partecipare contemporaneamente a grandezza e piccolezza non contraddizione. Ci non toglie che grandezza e piccolezza siano contrarii. Per la grandezza non pu partecipare del suo contrario. Limite della partecipazione. Se la grandezza deve rimanere tale, non pu partecipare del suo contrario. Obiezione di uno (cerca chi): ma non viene cos smentita la generazione? Platone risponde: ci sono sempre due piani: il piano degli enti concreti che possono partecipare a contrarii assieme e poi il piano dei contrarii. La filosofia fatta di finezze. Prima parlano degli enti, ora del contrario in s. seconda navigazione si distingue dalla prima, perch questultima la pretesa dellaccesso immediato alle cose; la seconda passa per i logoi (linguaggio) e tende allintellegibile. Gadamer traduce questo passo dicendo che lui si rifugia nel modo in cui noi parliamo delle cose e in ci risiede la verit delle cose. La fuga nei logoi lanamnesi del linguaggio la filosofia non presume pi di vedere le cose nella sua immediatezza, ma un dialogo, la fede nella parola dellaltro questa lispirazione dellermeneutica. Cos la filosofia entra nella polis, scoprendo la sua vocazione etico-politica. I logoi sono i discorsi perch se dico postulati faccio valere listanza epistemologica sono i discorsi della quotidianit, e qui la verit. La seconda navigazione lingressi della filosofia nella polis, e soprattutto unapertura verso laltro, apertura che passa per il dialogo socratico e nella dialettica di Platone nel Fedro ritorner questo discorso. La dialettica nasce da questa fuga nei logoi; la diareisis (dialettica platonica) non pu fare a meno dellaltro. A Socrate non interessa limpostazione causalistica e la domanda sulla causa; bens interessato alla domanda finalistica questo ha imparato dai filosofi ateniesi. La domanda passa attraverso i logoi dia-logoi (dialoghi); non c un accesso immediato agli enti, alle cose; ma li conosciamo nel modo in cui li incontriamo e ne parliamo con gli altri. Questa la grande differenza tra Socrate e i presocratici; e lo stesso spartiacque vale anche oggi la domanda filosofica ha una sua autonomia rispetto alla domanda scientifica.
Temi: argomentazione sui contrari, per la questione dellimmortalit dellanima; II mito escatologico, cio la narrazione del modo in cui Platone si figura la terra, passi che preludono al mito della caverna (Repubblica); infine c lultima parte sulla morte di Socrate. Pag. 101. C qui uno stacco, dopo la parte sulla II navigazione. C un rinvio alla dottrina delle Idee, che ritorna ciclicamente nel dialogo, e che sottesa allargomentazione sui contrari dottrina cardine della filosofia platonica. Gli enti del mondo sono nella misura in cui partecipano delle Idee; importante lidea della partecipazione, perch sottolinea la priorit ontologica delleidos sugli enti che vi partecipano. Gli enti hanno un nome perche partecipano delle Idee: lonoma sancisce lappartenenza dellente allIdea; larticolazione della realt avviene attraverso i nomi, che corrispondono alle Idee. La dottrina delle Idee relativamente semplice; complicata largomentazione sottostante.
PARAGRAFO L. Il tema quello delle Idee contrarie. Per la prima volta incontriamo la tesi per cui ciascuno di noi partecipa allIdea, ad esempio, di Platone si avvia verso la distinzione ontologica importante per il rapporto coi Presocratici: distinzione tra gli enti concreti e le idee. Inconciliabilit delle idee contrarie (dei contrarii ideali). Un contrario non pu essere mai contrario di s stesso/medesimo. Qui ne va della filosofia: altrimenti finirebbe la filosofia. Non siamo ancora alle fatiche di Aristotele che per primo formula il principio di non-contraddizione. Caldo/Freddo sono principii; mentre neve/fuoco sono enti. E' una questione non solo logica; ma ontologica. Platone fa un esempio ricavato da due elementi naturali: non a caso per il loro ruolo nei filosofi Presocratici. Estensione del principio: neve vs. caldo. Esempio del dispari e del pari: tanti significati per la filosofia di Platone. I numeri sono importanti per Platone. Nella formulazione di Platone incontro importantissimo coi Pitagorici. La scuola di Tubinga: le idee di Platone non si riducono ai generi sommi; ma alle idee numeri: 1 e la diade (2). Il dispari e il pari sono principi ontologici da cui si ricava tutto. Il problema dell'incontro di 1 e diade. Filosofia dei principi matematici. Nell'esempio rinvio ai pitagorici. Dispari/pari = sono contrarii. Non si possono conciliare. L'idea si costituisce attraverso il nome: il mantenimento del nome il mantenimento dell'idea. I due principi di Platone: en=uno, duas (o dias???)=due o diade. Tutto deriva da qui. il tre deriva dall'uno e dalla diade. en=l'idea dell'unit; unit anche dell'idea. Mantiene unita l'idea. Forse il due pu essere addirittura pi grande dell'uno? Sono numeri e non solo numeri: sono anche principii. 3=1+2, per apre la serie numerica; dischiude la serie numerica. meno importante del 1 e del 2. Tra 1 e 2 e il resto c' uno scarto anche ontologico. La filosofia di Platone una filosofia del 2, della diade. IMPORTANTE per tutta la filosofia greca e per la filosofia della matematica. Il 3 gi moltitudine, molteplice, il molteplice. Dopo i principii 1 e 2 vengono i molti: le molte altre cose. Il dispari e il 3 non sono la medesima cosa. Il 3 partecipa del dispari, cos come la neve partecipa del freddo. E cos il 5 e la met [dispari] della serie numerica. Esempio calzante del 3: partecipa del dispari pur non identificandosi col dispari, comunque vale il principio dei contrarii: come neve e fuoco. Il 3 non pu partecipare del pari. Se il 3 partecipasse del pari, perderebbe la sua OUSIA, la sua essenza. Differenza di predicati essenziali e accidentali. L'idea del dispari inerisce in modo essenziale al tre: non sarebbe pi tre se partecipasse al pari. L'anima partecipa all'EIDOS della vita in modo essenziale; non pu partecipare all'EIDOS della morte. La questione dei contrarii. La questione della distinzione tra inerire essenzialmente e inerire non essenzialmente. Aristotele costruisce su basi platoniche. Il piano filosofico il bisogno del concetto di 2, di diade. Sono principii. Il 2 ha connessione col diverso, con l'eteron, se l'1 invece l'identico. uomo; ma allo stesso tempo ciascuno partecipa, per esempio, anche allidea di grandezza e piccolezza, per cui si pu essere messi in relazione con gli altri si pi piccoli o pi grandi rispetto a qualcuno e il fatto di essere pi grandi e pi piccoli allo stesso tempo non costituisce alcun problema, perch dipende dalla relazione in cui ci si trova. Questa la prima constatazione: ciascuno partecipa a pi Idee, o a quelli che Platoni chiama generi. Seconda constatazione: non un problema partecipare al contempo a due Idee non c contraddizione. Ma vero che la grandezza e la piccolezza sono contrari: le Idee non possono partecipare ciascuna al proprio contrario se la grandezza partecipasse allIdea della piccolezza verrebbe meno e viceversa [fino a 103 a].
PARAGRAFO LI. Cebete obietta: prima si diceva che le cose si generano dai contrari; ma quelli sono in realt gli enti concreti distinzione del piano degli enti, che possono partecipare ai contrari, e il piano delle Idee che gi il piano dei contrari. Cebete non ha colto la finezza delle due argomentazioni grande coerenza di Platone. Allora si parlava della generazione degli enti dai propri contrari; qui si parla del contrario in s. Platone si sta avviando ad una distinzione ontologica importante, che sar una risposta a questioni poste dai presocratici (Parmenide ed Eraclito). Si conviene quindi sul punto che il contrario non pu mai essere il contrario di s medesimo Aristotele sar il primo a formulare il principio di non contraddizione altrimenti non ci sarebbe il loghizestai, n il parlare, ed ci che volevano i Sofisti.
PARAGRAFO LII. Ora i due principi sono il caldo e il freddo e gli enti che vi partecipano sono il fuoco e la neve: la neve non pu incontrare il caldo, se no perirebbe, e lo stesso vale per il fuoco, che non pu partecipare del freddo questione ontologica. Questo esempio ricavato da due elementi naturali, che non sono scelti a caso, perch rinviano alla tradizione presocratica. Quindi, la neve, partecipando dellIdea del freddo, tanto da prenderne la forma, non pu partecipare allIdea del caldo: a partire da ci si introduce un altro esempio, quello dei dispari e dei contrari. Essi sono importanti per il significato che hanno nella filosofia di Platone; i numeri son sempre stati una preoccupazione di Platone lincontro con la filosofia pitagorica stato determinante. Secondo linterpretazione della scuola di Tubinga, le Idee di Platone non si riconducono ai generi sommi, ma alle Idee numero luno e la diade, cio il dispari e il pari in quanto principi numerici e ontologici da cui si ricava tutto. Per Platone si tratta di far incontrare luno e la diade problema lasciato dalla filosofia pitagorica. Gli esempi della neve e del fuoco, ripresi dai physiologoi, e del Il 2 dischiude l'1. La diade quasi pi importante dell'1: dalla diade scaturisce la molteplicit degli enti e il divenire. L'ultimo Platone una riflessione sui principii matematici (bravi quelli di Tubinga). L'anima immortale perch connessa essenzialmente (in questo caso all'OUSIA) della vita. Quindi Immortale, Imperitura, Incorruttibile. 106b: dove vanno a finire le anime? se l'anima non immortale allora 'sti cazzi di prendersene cura. Valenza etico- politica. Se immortale ha un destino oltre il corpo. la totalit del tempo che conta; non solo questo breve [tempo] della mia vita. Il tempo del mondo in cui si svolge il destino etico dell'anima dopo la morte ---> 107c. Se l'anima terminasse, ci guadagnerebbero i malvagi. Essendo imperitura, si porta dietro con s ci che ha compiuto. L'anima attesta ci che io ho fatto. Sincretismo di filosofia e teologia cristiana. la partita non si gioca qui; ma al di l, e quella l molto pi importante di questa. Argomento capitale dal punto di vista teologico, etico e politico. cfr. Jacob Taubes. Questa corrente orfico- pitagorico-platonica si innesta nell'ebraismo (a cui estranea) e da luogo alla teologia cristiana dell'immortalit dell'anima. Qui inizia una riflessione cosmologica che guarda soprattutto alla terra. Per i primi fisiologi la terra era piccola, e galleggiava su un'immensa distesa d'acqua. 109a: la terra straordinariamente grande. Noi abitiamo in una cavit della terra. Da qui nasce il mito della caverna. La filosofia uscire dalla caverna. Noi abitiamo in caverne senza esserne consapevoli. Ma l'interesse qui non geografico; ma esistenziale. Solo ai filosofi dato uscire. Interessante il paragone con il mare: nel mare filtra il sole e non si immagina che ci sia un confine/limite del mare. Noi abitiamo dentro una sorta di cupola e non vediamo cosa c' al di l del limite. Il cielo chiuso da una volta, non infinito. Oltre il cielo c' l'Iperuranio. Il cielo finito, una sfera... dopo il cielo c' l'etere. 113d (LXII): chiarissima l'idea di pene/meriti eterni; c' anche un luogo di espiazione ---> purgatorio ante litteram. Tartaro=Inferno. La proporzione riguarda il diritto greco. Questo si proietta/traduce nel destino dell'anima. Per i greci uccidere con ira era una scusante/attenuante. Il riscatto possibile anche dopo. L'anima pu essere purificata. Per trovare un riscatto: salvata, sanata. La questione teologica della salvezza dell'anima. Il destino migliore non del santo; ma del filosofo. Questi si preparato alla morte nell'esercizio della filosofia che allontana dal corpo e anticipa la purificazione. Questi la compie gi durante la vita. Questo differenzia il filosofo dal non filosofo, perch l'anima del filosofo gi purificata. Il premio l'anima pura con un grande destino o la filosofia stessa? il filosofo partecipa della SOFIA; ma il premio? Platone non risponde. Domanda inquietante. dispari e del pari, ripresi dai pitagorici, non sono casuali. Il dispari non si concilia con il pari, perch sono contrari. Lidea si costituisce attraverso il nome: il mantenimento del nome il mantenimento dellidea per cui il dispari dovr sempre avere questo nome. Per Platone i principi sono: en (uno) e duas (diade, due) tutto deriva da qui. Lo en importante: lidea dellunit; luno tiene ferma lIdea. Ma il due ha un ruolo altrettanto o anche pi importante. Essi sono numeri e sono principi; dopo viene il tre, la somma delluno e del due, ma anche il numero che apre la serie numerica, e che possibile perch vi sono luno e il due. Vi uno scarto ontologico, per Platone, tra luno, il due e il tre. La filosofia di Platone la filosofia della diade, concetto importante della filosofia greca e della matematica. Dopo luno e il due c la moltitudine, il tre. Il dispari ed il tre non sono la medesima cosa; il tre un numero dispari, che partecipa del dispari, cos come la neve partecipa del freddo e dopo il tre anche lintera met della serie dei numeri partecipa del dispari. Si dipartono due serie di numeri: il pari e il dispari. Il tre partecipa del dispari, pur non identificandosi con esso vale il principio dei contrari, come per la neve, che non pu incontrare il caldo, e cos il tre non pu partecipare del pari. Lesempio del tre calzante; la stessa ousia del tre il dispari; infatti, se partecipasse del pari, si dissolverebbe nella sua essenza poi Aristotele chiarir questo problema, introducendo la distinzione tra i predicati essenziali, che ineriscono allessenza di un ente, e i predicati accidentali, che non ineriscono allessenza. Quindi, la partecipazione del tre al dispari essenziale. La questione sollevata quasi strumentalmente, per dire che lanima partecipa alleidos della vita in modo essenziale, per cui non pu partecipare alleidos della morte. La grande questione dei contrari si lega quindi alla questione di ci che inerisce essenzialmente o meno due punti che avranno enormi sviluppi. In che modo il numero due filosoficamente interessante? Il due ha attinenza con la questione dei contrari. Il due/la diade necessario come concetto, filosoficamente, posto accanto alluno non pu esserci soltanto luno, che si somma, poich per farlo ho gi bisogno del principio della diade. Il due leteron, il diverso, mentre luno lidentico la diade introduce la differenza rispetto allidentico. In questo senso la diade, per Platone, pi importante delluno, perch da essa nasce il divenire, rispetto alla quale resta solo la staticit delluno. La riflessione di Platone, in questo senso, sui principi matematici Tubinga. [106 b]. Ora il tema si sposta nuovamente sullanima, che partecipa dellIdea della vita e non pu essere connessa alla morte quindi imperitura e
incorruttibile. Questione che ci si pone: dove vanno a finire le anime? Discorso etico: bisogna curarsi dellanima, proprio perch immortale e non mi indifferente; essa ha un destino ulteriore rispetto al corpo, per questo importante averne cura. Conta la totalit del tempo, non il tempo irrisorio della vita terrena; nel tempo del mondo lanima rischia di preservarsi uno specifico destino, a seconda di come mi comporto.
PARAGRAFO LVII. Se lanima terminasse come termina il corpo, questo sarebbe un guadagno per i malvagi; ma lanima, che imperitura, porta con s ci che essa stessa e che ha fatto di importante questo il punto cui attinge il Cristianesimo, riguardo alle pene e ai meriti eterni. Il discorso di natura etica, poich la partita si gioca non nel mondo terreno, ma nellal di l, per cui conta il tempo totale del mondo; si tratta di un discorso capitale dal punto di vista teologico, etico e politico la ricompensa futura diviene unarma politica di riscatto. La corrente orfico-pitagorica e platoni si innesta poi nellebraismo dando lluogo alla visione cristiana limmortalit dellanima estranea allebraismo. Platone sostiene ci sia un percorso, bench invisibile, verso lAde. Inizia ora una riflessione cosmologica da kosmos (ordine) cio una riflessione sullordine del mondo; in questo caso Platone guarda soprattutto alla Terra. I primi physiologoi si immaginavano la terra come una piccola superficie galleggiante su di una immensa distesa dacqua.
PARAGRAFO LVIII. La terra, poich ferma, esempio di equilibro, per Platone; essa straordinariamente grande, mentre gli uomini occupano una piccola parte della sua superficie; la Terra formata da cavit, e gli uomini ne abitano una da qui nasce il mito della caverna, che ha un valore gnoseologico ed esistenziale. Prima che la filosofia liberi lessere umano, egli vive nella condizione di chi sta dentro la caverna e guarda il fondo, sui cui scorrono le ombre, che luomo crede siano enti reali; la filosofia costituisce luscita dalla caverna, dopo di cui luomo rimane accecato dal sole e scopre che ci che vedeva sul fondo della caverna non erano che pervenze, ombre degli oggetti che stavano fuori. Questo mito indica la condizione ontologico-esistenziale delluomo, che abita, qui si dice, in una cavit della terra; solo ai filosofi spetta di uscire dalla caverna. Luomo non consapevole di abitare in una cavit, ma pensa di abitare sulla superficie della Terra. Viene fatto un paragone con il mare; chi vive nelle profondit del mare pensa che il cosmo sia quello, perch filtra la luce del sole, quindi non immagina ci sia un confine del mare. Platone
LXIII. (la morte di Socrate che testimonia fino all'ultimo la sua scelta di vita. La sua morte una testimonianza). Tiro a lungo il mio MUTHOS, la mia favola. Socrate non crede alle prove e lascia intuire che non crede ad un'immortalit effettiva; ma crede a quella affidata al LOGOS e a quelli che restano e che porteranno la mia testimonianza. Socrate non ha da temere nulla, come chi ha curato la sua anima, studiando, apprendendo, e guardando a quei valori che sono ornamento dell'anima: le virt cardinali. FARMAKON ambivalente: medicinale, rimedio; ma anche il veleno. Critone si preoccupa delle ultime volont di Socrate. Socrate risponde che non c' bisogno di fare promesse: nulla di nuovo (???), prendendovi cura di voi. Ironia si Socrate: l'anima del filosofo, pura, vola via e si congeda, e non viene presa/intrappolata al corpo che si vuole seppellire. La domanda sulla sepoltura ha per tema il corpo, non l'anima: quindi una domanda futile. Critone torna sempre alla questione del corpo... quando Socrate pensa a tutt'altro. Per Critone come se prevalesse il pericolo della morte: vede il cadavere, la sua oggettualit, e lo pensa/confonde per Socrate. Critone insiste e non si convince che Socrate sar convinto che noi si abiti in una sorta di cupola e non immaginiamo questo limite; il cielo non linfinito, perch oltre esso vi sono letere e liperuranio, il luogo delle Idee.
PARAGRAFO LXII. chiara lidea che ci siano delle pene e dei meriti eterni, soprattutto lidea che esista un luogo di purificazione dellanima che nella teologia cristiana il purgatorio, dove lanima espia le sue colpe. La preparazione riguarda il diritto greco: a seconda della gravit della colpa esiste una diversa pensa cos vale per la condotta dellanima in vita, a cui spetta, a seconda delle circostanza, una pena o un merito diversi. Il riscatto possibile anche in seguito alla morte, perch lanima pu essere purificata e sanata da qui si apre la grande questione teologico-cristiana sulla salvezza dellanima. Il destino migliore in assoluto quello del filosofo vi una sorta di santit del filosofo. Egli colui che si prepara alla morte, tramite lesercizio della filosofia, che allontana dal corpo, un percorso di purificazione operante gi in vita. Lanima del filosofo quindi gi staccata dal corpo, perch la filosofia questo stesso percorso di purificazione che le altre anime dovranno compiere nella vita al di l. Per questo il destino migliore quello dellanima del filosofo. Platone non spiega se la filosofia sia questo mezzo per raggiungere la salvezza o se essa non sia gi un premio del filosofo. Questa domanda rester ad inquietare i filosofi.
Epilogo. La morte di Socrate testimonia la sua scelta di vita fino allultimo e senza ombra di titubanza.
PARAGRADO LXII. Tiro a lungo la mia favola (mythos): Socrate non crede veramente alle tre prove, ma sicuramente crede allimmortalit affidata al logos, portato come testimonianza da quelli che restano dopo di lui. Non ha da temere nulla chi in vita ha curato la propria anima, che ha guardato a quei valori che sono ornamenti dellanima, non del corpo giustizia, fortezza, libert e verit. Pharmakon un termine usato nella sua ambivalenza: il medicinale, il rimedio ed anche il veleno.
PARAGRAFO LXIV. Critone si preoccupa delle ultime volont di Socrate, che risponde che non c bisogno di fare promesse, ma basta avere cura di se stessi e nulla di nuovo. Purch riusciate a prendermi: ironia di Socrate, in quanto lanima del filosofo quella che vola via e si congeda dal corpo. La domanda di Critone in merito alla sepoltura ha, ancora una volta, il corpo come altrove dopo aver bevuto la cicuta. Socrate un po' vero che "consola", non credendo effettivamente all'immortalit [dell'anima]. La difficolt di Critone quella di separare/pensare Socrate dal corpo. L'identit di Socrate nell'anima e non resta nel corpo. Questo conferma l'insignificativit del corpo. Perch preoccuparsi del corpo, se non pi Socrate? L'identit di Socrate. Ritorna la questione dei LOGOI e della fuga nei LOGOI. Fa male all'anima. Il lavarsi un atto ???: chi per tutta la vita si purificato mediante la filosofia. Socrate lo fa perch altri non debbano lavare il suo corpo. Affiora questo pensiero: Noi che restiamo pensiamo alla nostra sventura. Il confronto con la morte del maestro e dell'amico: saremo orfani. Il tramonto del sole, preparazione alla dipartita. Le donne e i bambini fanno parte di un mondo dell'immanenza, della quotidianit che non fa parte della filosofia, e quindi rimante coi suoi amici filosofi. Le donne e i bambini fanno parte della dimora domestica. Romane coi filosofi. Al tramonto doveva bere la cicuta. Socrate non se la piglia col messo degli Undici. Socrate quello che porta la filosofia nella citt, nell'Agor: capace di parlare con tutti, anche col suo carceriere (il messo). Tensione tra il destino che incombe: nesso tragico di tragedia (in senso greco) e l'atteggiamento non tragico di Socrate. Qui una svolta nella filosofia e nella cultura greca, segnata dal tragico destino che incombe, dal quale non c' via d'uscita o scampo: il singolo resta muto. Il tragico incombe sul messo, sugli amici, mentre in Socrate resta una serenit non soltanto come scelta temporanea, ma filosofica e contro il tragico: si sottrae alla tragicit continuando a parlare con gli amici, affidando[si?] attraverso il LOGOS, a loro, ai suoi amici. La parola la via d'uscita dal tragico. Platone non potr pi prescindere da questo. Con quanta serenit Socrate parla del veleno. Critone fa notare che c' ancora un po' di tempo. Socrate potrebbe ancora godere dei piaceri della vita prima di morire. Socrane non cede MAI. Altri godono perch pensano diversamente da Socrate: ma questi crede che l'anima sia immortale e la morte una liberazione. Non ha senso indugiare, cosa assai ridicola.
LXVI. L'unica preghiera di Socrate che il trapasso/il transito/la liberazione avvenga felicemente. C' questa discrepanza/tensione tra coloro ce lo circondano, che restano, e Socrate. La differenza nel tragico. La tragedia isola, separa. Si piange la propria sventura nel venir abbandonati, nel rimanere soli dall'amico che muore. Critone addirittura va via... il pianto, atto di egoismo... va via e abbandona Socrate. Socrate li sprona, li esorta. Siate forti e state quieti. Sta sopraggiungendo il rigor mortis. L'effetto a partire dalle estremit, tema, e non lanima Critone ritorna sempre al problema del corpo. Per Critone prevale il pensiero della morte di Socrate come cadavere; vede loggetto e non pi la persona di Socrate, ma la sua oggettualit. Critone pensa come se Socrate volesse consolare se stesso e gli altri anche se il dialogo ha in fondo il senso di una consolazione. La difficolt di Critone quella di separare lanima dal corpo e di concepire il fatto che Socrate non nel corpo che verr sepolto lidentit di Socrate non pi nel corpo, ma nellanima, che abbandona il corpo e lo lascia insignificante. Questione dei logoi: parlare scorrettamente non solo una cosa brutta (Sofisti), ma fa male allanima.
PARAGRAFO LXV. Socrate si va a lavare atto ulteriore di purificazione. Per la prima volta affiora il pensiero che la morte di Socrate sia una sventura; rimangono tutti pensierosi. Anche il tramonto del sole simbolo della dipartita. La visita dei figli e delle donne il simbolo della materialit che resta anche questo fa parte della preparazione al congedo dal mondo immanente della quotidianit. Il messo riconosce che Socrate non si adira con lui, ma con chi ha emesso la condanna. Socrate porta la filosofia nella polis, capace di parlare con tutti, anche con il suo carceriere, che lo andava a trovare c una tensione nel testo, tra il destino che incombe e latteggiamento di Socrate, che non tragico. Questa una svolta nella filosofia e nella cultura greca della tragedia, in cui il tragico il destino che incombe e il singolo resta muto perch non ha via duscita. La tragedia e langoscia della morte di Socrate incombe su tutti, ma in Socrate resta sempre la serenit di una scelta filosofica, contro la tragicit: egli si sottrae alla tragicit continuando a parlare con gli amici, attraverso il logos parlare la via duscita alla tragicit, che Socrate ha trovato. Critone fa notare che manca ancora un po di tempo prima che Socrate beva il veleno c chi prima di morire si gode gli ultimi piaceri della vita, ma Socrate di nuovo non mostra cedimento. Coloro che pensano diversamente da lui si godono la vita sino allultimo, ma Socrate non ha bisogno di indugiare, perch sa per certo che continuer a vivere nellal di l.
PARAGRAFO LXVI. Lunica preghiera di Socrate che il trapasso dalla vita alla morte avvenga felicemente discrepanza tra la sua serenit, pur prossimo alla morte, e il senso tragico a cui cedono coloro che resteranno. La tragedia isola, separa: i suoi amici piangono la loro sventura, piangono se stessi, perch abbandonati da Socrate il pianto di Critone, che va via, quasi un atto di egoismo. Socrate esorta i suoi amici ad essere forti e quieti. Sopraggiunge il rigor mortis e Socrate si irrigidisce; il corpo si ferma e al contempo la prigione perde sensibilit. Il corpo si irrigidisce e il carcere viene meno implodendo e disgregandosi. Il cuore l'organo che decide la morte. Quel' il punto in cui si muore? Qui chiarissimo per Platone. E' Critone che chiude gli occhi e le labbra di Socrate. Socrate ha parlato fino all'ultimo. 118a7: leggi in greco la frase sul gallo ad Asclepio. Socrate debitore di un gallo ad Asclepio perch guarito. Compendio icastico di tutto il dialogo. Socrate non che ha fronteggiato la morte; ma guarito perch passato a miglior vita, la vita del dopo, di ci che ci sar. Le ultime parole sono una conferma di ci che ha detto per tutto il dialogo. Valgono pi queste parole che tutte le argomentazioni e prove sull'immortalit dell'anima: il filosofo muore assecondando, sereno, rimettendosi a ci che avviene: la morte. Il modo in cui Socrate muore effettivamente la prova migliore dell'immortalit dell'anima: non le prove logiche; ma ci che egli fa e dice alla fine. Questo episodio rester come riferimento immortale. Le prove sono "esercizi" filosofici. Cosa resta di Socrate: la sua testimonianza, per altro orale, dacch non ha mai scritto niente. Socrate affida il proprio LOGOS, che durer se si continuer il dialogo. Sono legittime anche altre interpretazioni: c' chi legge le argomentazioni alla lettera e non vede titubanza e ironia nell'atteggiamento di Socrate. ---
del corpo viene meno duplice accezione. Lultimo organo intaccato nel momento della morte il cuore. Socrate ha parlato fino allultimo, pronunciando parole importanti: dobbiamo un gallo ad Asclepio. Asclepio era il dio della medicina; per i greci, quando si guariva, era abitudine donare un gallo in tributo al dio cos Socrate, che guarito e si liberato dal carcere del corpo, dice che sono debitori ad Asclepio. Queste parole sono un compedio di tutto; Socrate non ha fronteggiato la morte, bens lha assecondata, perch guarito passando allal di l per questo le sue ultime parole sono ancora la conferma di tutto ci che ha detto e fatto in vita. Ci vale pi delle prove: il filosofo muore assecondando la morte, senza ribellione, ma con serenit e con latteggiamento di chi si rimette a ci che avviene. Il modo in cui Socrate muore, le sue ultime parole, sono la prova migliore dellimmortalit dellanima; non sono realmente importanti le prove logiche, ma ci che concretamente ha fatto e ha detto sino allultimo questa scena rester nella storia della filosofia. Socrate ironico e titubante nei confronti delle prove; affida limmortalit al logos, alla testimonianza orale non sostituisce per limmortalit dellanima con quella del logos. Il logos, se custodito, durer. ---