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APOLOGIA DI SOCRATE (Aleksis)

Scuola di Calogero e Giannantoni. Edizione Burnet. cfr. De Ruggero - Platone.


Diogene Laerzio. L'opera di Diogene Laerzio importante perch sono narrate
tutte le testimonianze su Platone. Platone (nato: 428/427). Platone come
fondatore della metafisica. Il percorso di Platone curioso: figlio aristocratico,
di educazione poliedrica, predestinato alla carriera politica. Dopo Pericle,
durante la guerra del Peloponneso, tutte le POLIS greche stanno perdendo il
loro potere. Siamo in un periodo della storia greca con una successione di
guerre, e ci sono dei grandi rivolgimenti: i 30 tiranni -- Crizia [parentela con
Platone] era coinvolto. Platone era di estrazione aristocratica e contrario alla
democrazia. Ha sempre sostenuto l'oligarchia; Platone segue gli studii
tradizionali; si prepara ad assumere una carriera politica. Pare sia stato
discepolo di Cratilo (attestazione di Aristotele). Il grande incontro quello con
Socrate: l'incontro con il filosofo. [I semestre dedicato ai dialoghi socratici].
L'incontro con Socrate anche di pi. 399 a.C. Socrate muore. Questa data
segna un conflitto giunto fino a noi: il conflitto tra politica e filosofia, tra la
citt e l'uomo. [Filosofia?] al margine della citt, ovvero dove aveva indicato
Socrate. Platone per prima cosa [prima opera] scrive l'Apologia. La filosofia
assume il significato dato da Socrate e Platone in contrasto con la societ.
Platone rinunzia alla politica [attiva]; ma con delle eccezioni: nella Repubblica
afferma che il buon governo il governo dei filosofi. Solo la filosofia pu
essere il cammino verso l'amministrazione (brutta parola) del bene pubblico.
Chi ha condannato Socrate ha anche messo a repentaglio la POLIS. Come
Heidegger, il rapporto con la politica stato difficile. Un documento sulla vita
la VII lettera. Prima considerata spuria, ora considerata autentica. Platone
appartiene anche alla Magna Grecia. Nei suoi viaggi far incontri importanti:
Timeo a... etc. Subito dopo la morte di Socrate, gli allievi si trasferirono [via]
da Atene. Euclide da Megara va a Megara. Anche Platone va via, prima forse
in Egitto, poi a Cirene ed infine a Siracusa. Platone vi si reca per poter
sperimentare il governo dei filosofi, dove Dionigi I governa... e del parente
Dione [mezzo allievo di Platone]. Tramite lui cerca di creare il suo governo
eletto. Viva il Tiranni, morte al DEMOS. Platone oligarchico. 3 viaggi a
Siracusa. Tutti male. Viene fatto prigioniero, schiavo e viene riscattato. Negli
altri rischia pure la vita. Archita di Taranto intercede per salvarlo. Heidegger
ha aderito al Nazismo, dal quale non ha mai preso le distanze: la "Siracusa di
Heidegger" sulle tracce di Platone. DER FUHREN FUHRER. Quando rietra
fonda l'Accademia. Scrive opere non socratiche e si occuper delle "Leggi" (la
APOLOGIA DI SOCRATE (Cecilia)

La fonte pi importante riguardo alla vita di Platone lopera Vite dei
filosofi di Diogene Laerzio, che raccoglie varie testimonianze della vita del
filosofo.
Platone nasce nel 428/427 a.C.: la data di nascita mitica, essendo una figura
leggendaria, per cui viene ricondotta al mito il nome pseudonimo e
significa spalle larghe. Platone proviene da una famiglia aristocratica di
Atene ed ebbe, come previsto, uneducazione poliedrica, per cui il suo il
curriculum di un giovane aristocratico destinato alla carriera politica. Egli vive
in unepoca complessa della storia greca, infatti siamo nel periodo dopo
Pericle: Platone vive nellultima fase importante della storia di Atene, che gi
va comunque perdendo, insieme ad altre citt, il proprio prestigio; da una parte
si succedono guerre (come la guerra del Peloponneso), dallaltra vi sono grandi
rivolgimenti (come il regime dei 30 tiranni, in cui coinvolto lo zio di Platone,
Crizia). Platone, politicamente, era contrario alla democrazia, come Aristotele:
egli ha sempre sostenuto la necessit di un governo oligarchico che, nel suo
pensiero, assumer connotati curiosi. Il percorso di studi di Platone
tradizionale ed egli si prepara ad assumere la carriera politica ad Atene.
Sembra sia stato allievo di Cratilo (discepolo di Eraclito), figura di cui parla sia
Platone nellomonima opera, sia Aristotele nella Metafisica Aristotele gli
attribuisce la dottrina del panta rei, anche se la teoria che appartiene a Cratilo
larmonia dei contrari.
Il grande incontro della vita di Platone con Socrate (lincontro con il
filosofo) nei Dialoghi socratici Platone parla del maestro, parlando anche
di s. Per lui comunque costituisce lincontro con la filosofia. La data in cui
Socrate viene processato (399 a.C.) e condannato a morte, importante, perch
ad essa segue una cesura, un conflitto, che si protrarranno nellOccidente per
tutta la sua storia conflitto tra politica e filosofia/citt e filosofo, che rimane
molto attuale. Il conflitto non porta ad una sconfitta della filosofia, che rester
al margine della citt, luogo che Socrate aveva indicato. La morte di Socrate
costituisce un evento significativo anche nella vita di Platone, il quale era
predestinato alla carriera e alla vita politica: egli scrive lApologia di Socrate
(prima opera di Platone), in cui testimonia il processo, riportando quanto
avvenuto, le accuse mosse a Socrate e la decisione valorosa di Socrate, che non
vuole andare in esilio nel Fedone , verso la fine, scritta la morte del
filosofo. Platone si autodescrive nellApologia, mentre resta assente nel
Fedone. La filosofia assume il significato che Socrate aveva dato alla filosofia,
leggenda racconta che mor scrivendo quest'opera). Speusippo, Senocrate,
Aristotele. L'Accademia non era solo un'istituzione come quelle moderne; ma
era pensata per il SUNFILOSOFEIN, filosofare insieme, vivere insieme
[influsso dei Pitagorici]. E' molto probabile che l'idea che vivere assieme fosse
necessario per imparare a filosofare... Platone la eredita dai Pitagorici. Seguire
insieme una condotta di vita. I pitagorici per anni non potevano parlare; ma
dovevano serbare le parole del maestro. Insegnamento esoterico. In parte ci
valeva anche per l'Accademia, e riprende l'idea che gli allievi debbano seguire
il maestro: insegnamento esoterico. Due tipi di lezione: 1. uso interno: solo per
gli allievi. 2. lezioni pubbliche. Gli studiosi sono concordi nel dire che nei
dialoghi i temi sono quelli delle prime. Nasce da qui [la diatriba per]
un'interpretazione diversa di Platone. Aristotele dice AGRAFTA DOGMATA:
le famose dottrine non scritte per gli adepti. Platone introduce una distinzione:
1. allievi che studiano filosofia; ma poi vanno via. 2. coloro predestinati alla
teoresi. DOTTRINE NON SCRITTE: studiate nella seconda met del '900.
Giovanni Reale e la scuola di Tubinga[-Milano]. Tubinga citt universitaria.
Gaiser: in realt gli AGRAFTA DOGMATA dovevano essere le dottrine pi
importanti. La scuola di Tubinga si rif ad Aristotele per dire che queste sono
le IDEE-NUMERO, l'UNO e la DIADE: principii di tutte le cose.
MATEMATIZZAZIONE DEI PRINCIPII ONTOLOGICI DI PLATONE.
Critiche: Gadamer ha detto che queste dottrine sono importanti; ma bisogna
tener conto dei dialoghi. Chi da importanza ai dialoghi ne considera l'aspetto di
metodo per la filosofia: il DIALOGO come MODALITA' DELLA
FILOSOFIA. La Di Cesare ha studiato a Tubinga; per non prescinde dai
dialoghi. Perch abbiamo tanto di Platone? 1. grande fama di Platone. 2. La
filosofia si sviluppata a partire dai dialoghi di Platone, in stretto confronto
con essi. In tempi diversi alcune opere sono state considerate spurie.
Schleiermacher - Introduzione a Platone. La traduzione di Schleier macher
stata epoch-making. Magistrale. Schleiermacher ha applicato un metodo di
congruenza linguistica, cosa che ha fatto considerare spurii quasi tutti i
dialoghi. Nel '900 sono stati applicati criterii meno restrittivi. 11 lettere sono
autentiche, tra cui la VII. Dialoghi organizzati in tetralogie, anche se a volte
non se ne capisce il criterio. Stephanus (Henri Estienne), XVI secolo,
grammatico, edizione delle opere di Platone da cui i "numeri di Stephanus".
Gerhardt (editore degli scritti di Leibniz). Testimonianze della scuola di
Tubinga: Gaiser - Testimonianze sulle dottrine non scritte.


in contrasto con la citt: lincontro con Socrate decisivo, perch Platone
rinuncia alla carriera politica, anche se con delle eccezioni nella Repubblica
sosterr che lunico buon governo della politeia quello dei filosofi, non
teorizza unesclusione del filosofo, egli contemporaneamente al margine
della citt, ma si prepara al governo. La filosofia il cammino verso
lamministrazione del bene pubblico della citt; per Pletone chi ha
responsabilit politiche e ha condannato Socrate anche chi mette a repentagli
la polis il rapporto complesso tra il filosofo e la politica attuale.
Un ulteriore documento della vita di Platone la VII lettera, considerata non-
autentica; oggi invece prevale la tesi che sia autentica lettera che parla della
sua vita, della sua persona e dei suoi viaggi a Siracusa. Platone appartiene alla
Grecia e alla Magna Grecia (Italia Meridionale), dove far incontri importanti
(per esempio Timeo e Todi). Dopo la morte di Socrate, gli allievi di questo
lasciano Atene ed cos che nascono le scuole socratiche minori. Lo stesso
Platone, dopo alcuni anni, lascia la citt, recandosi in Egitto, a Cirene, poi a
Siracusa, che insieme ad Atene costituisce un punto di riferimento per Platone.
Siracusa diviene il luogo in cui sperimentare la politeia dei filosofi; stringe
amicizia con Dionigi (tiranno) ed un suo parente, Dione Platone concentra il
suo progetto politico-filosofico su Dione. Platone non pensa ad una
democrazia, per cui fondamentale che ci fosse la tirannia, poich egli
sostiene un governo oligarchico, fatto di pochi, cio i filosofi. Sono tre i viaggi
a Siracusa, ognuno di questi ha un esito negativo per Platone: nel primo
viaggio viene fatto prigioniero, quindi schiavo, ma viene riscattato grazie alla
sua notoriet; nel secondo viaggio rischia la vita, poich Dionigi viene
successo da Dionigi II; lultima volta in cui si reca a Siracusa, c una sorta di
ricatto, per cui intercede Archita di Taranto se non avesse avuto legami con i
pitagorici non si sarebbe salvato. Heidegger alla stregua di Platone, avrebbe
voluto condurre il conduttore (si parla della Siracusa di Heidegger) resta il
rapporto problematico tra la filosofia e la politica.
Dopo i viaggi di Siracusa torna e fonda una scuola, lAccademia, in cui
trascorre 10 anni, e in cui si cimenta in opere molto diverse da quelle
socratiche, occupandosi di politica la leggenda dice che mor non appena fin
di scrivere Nomoi. LAccademia ebbe un enorme successo (seguaci come
Speusippo, Aristotele ecc.); essa era pensata per un sum philosophein
(filosofare insieme), per cui era necessaria una vita in comune. Lidea che
fosse necessario vivere insieme per imparare a filosofare e lidea di un
particolare rapporto tra maestro e allievo ereditata dai pitagorici per i
pitagorici cerano regole e condotte di vita che comprendevano anche






































lalimentazione, inoltre cera un rapporto regolato tra allievo e maestro: non
cera dialogo, era una scuola autoritaria, in cui vigeva linsegnamento
esoterico, per cui non si poteva trasmettere al di fuori della scuola ci che si
era imparato. Ci in parte funzionava anche per lAccademia, in cui si riprende
lidea che chi studia filosofia arriva a maturit molto tardi, dunque gli allievi
seguono il maestro, sulla base di un insegnamento esoterico. NellAccademia
si distinguevano due tipi di insegnamento: quello esoterico, per cui le lezioni
erano fatte ad uso interno della scuola e per i soli allievi della stessa; quello
essoterico che consisteva di lezioni pubbliche.
Da ci nasce uninterpretazione diversa di Platone; egli parla di agrapha
dogmata (dottrine non-scritte) temi che Platone non ha trattato nelle opere
scritte, ma concepite per gli adepti. Platone distingueva: allievi che studiavano
filosofia, per cui per era pi urgente la prassi della vita; allievi predestinati
alla teoresi. Nel 900 si crea un dibattito filosofico intorno agli agrapha
dogmata: nella scuola di Tubinga (nata negli anni 60, in Germania), dove
insegn Gaiser, si sostiene limportanza superiore delle dottrine non-scritte
di Platone, rispetto alle altre opere concezione che si rif a delle
testimonianze di Aristotele, per cui si sostiene che gli agrapha dogmata sono
le idee numero e i due principi (luno e la diade) di tutte le cose, che valgono
anche per Aristotele. Dunque la scuola di Tubinga, attraverso i suoi esponenti,
sostiene una ma tematizzazione dei principi ontologici di Platone Reale
condivide la posizione della scuola di Tubinga. Gadamer, invece, ritiene
ugualmente degni di considerazione i dialoghi platonici. Si tratta quindi di due
interpretazioni diverse della filosofia di Platone: 1) ma tematizzazione
dellontologia (Tubinga); 2) importanza del Dialogo (la cui origine Socrate),
come apertura della filosofia nei dialoghi socratici c il dialogo, come
modalit della filosofia. Le testimonianze delle dottrine non-scritte sono di
Aristotele, e Gaiser raccolse tutte le testimonianze del mondo greco in un
volume.
Comunque tra le opere conservate di Platone vi sono lApologia, molti
dialoghi e alcune lettere. Il suo caso eclatante nella filosofia greca, perch la
tradizione ha conservato un gran numero di opere motivi: Platone godeva di
una gran fama e ci ha contribuito; la filosofia si sviluppata a partire dai
dialoghi platonici, quindi dal confronto con Platone. A seconda delle epoche
son state messe in dubbio delle opere, piuttosto che altre, in particolare
nell800: Schleiermacher, un teologo protestante, e padre fondatore
dellermeneutica nel senso di teoria dellinterpretazione, che lui applicava
alle Scritture Sacre, ha tradotto in tedesco le opere di Platone la sua una






































traduzione magistrale, ancora usata. Dunque egli ha il merito di aver diffuso
Platone in Germania; inoltre egli ha applicato un metodo basato sulla
congruenza stilistica, e dunque risultavano non-autentici quasi tutti i dialoghi
posizione severa, rivista nel 900, si sono adottati criteri pi flessibili, per cui
risulta autentica anche la VII lettera, che il documento pi importante per la
vita e la filosofia di Platone.
Le opere di Platone sono state sistemate in tetralogia, di cui ci sfugge il
criterio; a volte chiaro sia il contenuto Apologia, Critone e Fedone sono a
memoria di Socrate. Stephanus XVI (Hanir Estienne): grammatico che cur
unedizione delle sue opere a cui si fa riferimento le opere di Platone si
citano non con le pagine, ma con i paragrafi introdotti da Stephanus.


I primi dieci paragrafi fanno capo a diversi temi. Uno di questi sicuramente il
processo di Socrate, quindi le accuse mosse a suo sfavore e la sua stessa difesa.
In secondo luogo vi il tema dellatopia di Socrate (a-topia dove topos
luogo) : sin dalle prime righe Platone mette in evidenza il luogo non-luogo di
Socrate, la sua estraneit alla polis, il suo essere straniero in patria, ma anche il
suo essere straordinario il fuori luogo dello straniero rispetto ad Atene, che
da subito Socrate rivendica per s. Dellatopia di Socrate Platone parla in
diversi dialoghi: una peculiarit che caratterizzava Socrate e in generale il
philosophos, che atopos il modo in cui Platone concepir anche se stesso:
un nuovo modo di intendere la filosofia, ossia come un fuori-luogo. Socrate
vive ad Atene, ma non vive come gli altri, straniero, e questo il suo merito,
ma anche la sua sofferenza; il filosofo si colloca ai margini della citt. Un altro
tema riguarda il contesto politico-culturale e filosofico in cui viene descritto
Socrate. Tema ulteriore quello della Sofia, cio la sapienza: il responso
delloracolo di Delfi dice, attraverso la Pizia, che Socrate il pi sapiente,
perch sa di non sapere un punto decisivo e di partenza, e non una banalit
per il Socrate platonico o per Platone; In ultimo vi laporia di Socrate,
strettamente connessa alla sua atopia: si tratta di una condizione di
problematicit del filosofo, senza la quale non v filosofia; laporia il
disorientamento Wittgenstein dir Ich kenne mich nicht aus (io non mi
raccapezzo, cio sono disorientato e ho perso la via).

Le quattro fonti a proposito di Socrate: Platone, Senofonte, Aristotele,
Aristofane.







































Platone: la sua testimonianza di Socrate nei dialoghi socratici, quelli
giovanili, il cui fine quello di far emergere la figura del maestro nella sua
complessit figura leggendaria che rappresenta il simbolo stesso del filosofo
e della filosofia.

Senofonte: la sua testimonianza nei Memorabili, ed sostanzialmente
diversa da quella di Platone; intanto si pensava fosse pi provata a livello
storico, mentre quella di Platone pi personale; la testimonianza di Senofonte
arriva dopo trentanni dopo la morte di Socrate, mentre quella di Platone
immediatamente successiva a questa Senofonte inoltre non un filosofo,
anche se possibile ci sia una maggiore precisione in ci che racconta, affiora
la sua povert filosofica, che non riesce ad offrire un quadro della grandiosit
di Socrate.

Aristotele: la sua una meta-testimonianza, mediata da Platone; lui dice di
Socrate molto di ci che gi disse Platone inoltre Aristotele ha preso un
cammino distante da quello di Socrate, hanno due concezioni molto diverse
della filosofia, per cui non si pu dire che Aristotele, nella sua testimonianza,
faccia concorrenza a Platone.

Aristofane: nella sua commedia Le Nuvole ci da una testimonianza
caricaturale di Socrate, unimmagine caricaturale del filosofo e della filosofia,
il cui luogo sono le nuvole accusa rivolta prima di tutti a Talete; Aristofane
ci da una caricatura storicamente interessante, poich riconduce Socrate ai
Sofisti, ed egli non stato in grado di distinguerli.

NellAtene in cui si celebra il processo contro Socrate si fa, in generale,
difficolt a distinguere Socrate dagli altri filosofi, come ad esempio i
Meteorologi (filosofi della natura), ma specie dai Sofisti. Socrate quindi una
figura che sconcerta gli ateniesi. Latopia di Socrate (neologismo dei dialoghi
giovanili) la posizione del filosofo che marginale e senza luogo, poich
straniero e straordinario; inoltre latopia quello sconcerto che esso provoca
negli altri, lo stato danimo di perturbazione e irritazione che suscita negli
altri latopia laporia, la condizione problematica, il disorientamento di
Socrate, in quanto straniero, che disorienta gli altri, e non tutti amano essere
disorientati. Pochi sanno sopportare il disorientamento, e quelli sono i filosofi,
mentre negli altri irritazione Socrate, attraversato dal suo non-luogo
andato irritando tutti, tanto da provocare la sua condanna a morte. Il problema






I-X: il processo di Socrate, l'accusa, la difesa, etc. ATOPIA di Socrate. Il luogo
non-luogo di Socrate. Estraneit alla POLIS. Straniero in patria,
straordinariet, fuori luogo, Socrate Outsider rispetto ad Atene. Peculiarit di
Socrate e del Filosofo in genere. Il filosofo ATOPOS, fuori luogo. Come
Platone intende Socrate, ma anche se stesso: ATOPOS. Socrate vive come gli
altri; ma non al modo degli altri. Pregi; ma anche difficolt: il filosofo al
margine della societ. 2. contesto politico/culturale/filosofico in cui muore
Socrate. 3. la "sophia", la sapienza di Socrate. Il responso dell'oracolo di
Delphi. (attraverso la Pizia) Socrate sa di non sapere. E' un punto decisivo e di
partenza. L'APORIA di Socrate: condizione di difficolt, di problematicit, in
cui si trova il filosofo: il dis-orientamento. Wittgenstein dir: "Ich kenne mich
nicht aus" (io non mi raccapezzo). L'ATOPIA legata all'APORIA. Il tema
dell'oracolo di Delphi: quando Socrate risponde "so di non sapere" egli
smentisce l'oracolo. 17a/18a: Socrate ha ascoltato gli argomenti dell'accusa, ed
IRONICO, IRONIA di Socrate: quasi quasi era stato convinto, persuaso...
Far riferimento al suo atteggiamento: accoglienza (si predispone) agli
argomenti degli altri. Socrate respinge di essere un abile parlatore a meno che
non si intenda il dire la verit. Socrate rivendica un parlare diverso da quello
degli altri, non forbito; ma il parlare di chi dice la Verit. Socrate vuole
distinguersi dagli accusatori; ma anche da quelli esponenti della cultura
ateniese e greca ai quali non vuole essere ridotto: ai Sofisti. Essi rivendicavano
di saper insegnare l'EU LEGEIN, il ben parlare. Bagaglio culturale di ogni
cittadino di Atene [cittadino attivo]. Costitutivo della democrazia. Socrate sta
dicendo di distinguersi anche dai Sofisti. A Socrate non interessa l'EU
LEGEIN. Non gli interessa difendersi; ma la verit e soprattutto la giustizia.
SECONDA PARTE DEL PARAGRAFO: Socrate rivendica il parlare
diversamente. Straniero all'eloquenza del tribunale. XENOS. Lo straniero, che
si contrappone all'IDIOTES, ovvero al proprietario. Socrate si propone come
XENOS, anche riguardo al suo parlare. La sua posizione quasi peggiore,
perch Socrate, pur essendo Ateniese, si sente straniero, estraneo. Chiede di
essere trattato come straniero. Socrate ATOPOS, un outsider, perch
filosofo. Prega di essere considerato come veramente straniero. Il suo LEGEIN
dei cittadini di Atene etichettarlo, come fa Aristofane, ed la maggiore
difficolt.
La testimonianza per eccellenza quella di Platone: in queste pagine c la
presenza di Socrate, che ha solo dialogato, mai scritto, e poi c la presenza di
Platone, come il testimone che fa parlare il maestro.

I PARAGRAFO. Socrate stato accusato ed costretto a difendersi; ha
ascoltato gli argomenti dellaccusa si rivolge agli accusatori sempre con
cittadini di Atene; Socrate dice che stato quasi convinto e persuaso da
coloro che lo accusano questa lironia di Socrate, che comunque sta ad
indicare un atteggiamento di accoglienza degli argomenti altrui, il che viene
sempre ribadito, e la sua predisposizione allascolto a tal punto da lasciarsi
persuadere persino dagli accusatori. Socrate respinge quello che sarebbe quasi
un complimento sul suo conto(abile a parlare), ma Socrate non un abile
parlatore, a meno che con ci non si intenda qualcuno che dice la verit,
allora converrebbe ma Socrate non user un linguaggio forbito, parler alla
buona. Con ci il filosofo rivendica un parlare diverso da quello degli altri,
perch il suo un parlare di chi dice la verit Socrate si vuole distinguere
dai suoi accusatori ed anche da quegli esponenti della cultura ateniese e greca
in generale, alla quale non sente di appartenere e a cui non vuole essere
ricondotto (specialmente ai Sofisti). I Sofisti sapevano di insegnare
leuleghein, cio il ben parlare, che ai suoi tempi faceva parte del bagaglio
culturale di un cittadino, ed era visto come costituente della democrazia.
Socrate quindi si distingue dai Sofisti, come dai suoi accusatori a lui non
interessa il ben parlare, n difendere i suoi argomenti, ma solo la verit e la
giustizia. Socrate rivendica il parlare diversamente, perch lui straniero
alleloquenza del tribunale xenos ( lo straniero e nullatenente), che si
contrappone allidiotes (il proprietario). importante che lui da subito si
definisca straniero, riferendosi al suo modo di parlare, alla sua condizione, che
risulta anche peggiore rispetto a quella dello straniero vero e proprio, che pu
essere riconosciuto dallaccento del suo parlare, il che pu quantomeno indurre
a compatirlo; Socrate non viene immediatamente distinto da un cittadino di
Atene, eppure lui si sente uno xenos e atopos, perch un filosofo, quindi
prega di non essere compatito come uno straniero, ma di essere considerato
come uno xenos, perch nel suo modo di parlare distante dai suoi accusatori.
Il suo modo di parlare non peggiore n migliore, non si tratta di superiorit,
ma sicuramente di diversit. Questo primo paragrafo mette in luce linizio
della difesa di Socrate, il quale rivendica il suo modo di parlare e il fatto di
diverso da quello degli accusatori. Non n peggiore, n migliore (modestia
di Socrate); ma un LEGEIN diverso. Rivendica di essere un uomo giusto. Il
LEGEIN di Socrate risponde alla sua ATOPIA. A proposito di Socrate ci sono
4 testimonianze: Platone, Aristotele, Senofonte, Aristofane. Platone: nei
dialoghi socratici dove si evince il far emergere la figura del maestro:
complessit di figura leggendaria, simbolo del Filosofo. Senofonte: nei
Memorabili la figura di Socrate diversa dalla rappresentazione platonica.
Alcuni hanno sostenuto che il Socrate di Senofonte sia pi storico. Ma
l'Apologia scritta immediatamente dopo la morte di Socrate; mentre
Senofonte scrive a distanza di 30 anni dalla morte di Socrate. Senofonte non
poi un filosofo: povert filosofica di Senofonte, che non certo paragonabile a
Platone. Aristotele: una meta-testimonianza. Dice in gran parte quello che ha
[gi] detto Platone -- mediata da Platone. Aristotele concepisce la filosofia in
modo drasticamente diverso da Socrate. Aristofane: nelle Nuvole da una
testimonianza caricaturale di Socrate e del filosofo [in genere]. Caricatura
storicamente interessante: Socrate viene ricondotto alla Sofistica. Aristofane
dimostra di non essere in grado di distinguere Socrate dai Sofisti. Nell'Atene in
cui si celebra il processo c' molta difficolt a distinguere Socrate dagli altri
filosofi: dai meteorologi, dai filosofi della natura, e dai sofisti. Socrate
sconcerta gli ateniesi. ATOPIA: neologismo che compare in Platone (guarda
un lessico e la ricorrenza del termine). Vuol dire sia la "posizione" del filosofo,
ma anche lo sconcerto che Socrate suscita negli altri. Condizione del Filosofo
ma anche perturbazione, stato d'animo, sconcerto negli altri. Socrate
STRAORDINARIO [nel senso etimologico]. Il DISORIENTAMENTO: solo
pochi lo sopportano. Quei pochi potranno filosofare. Socrate ha attraversato
irritando tutti. ATOPIA. Ateniesi dis-orientati. Sconcerto. No sconcerto, no
party. Il problema per i cittadini etichettare. Socrate non si faceva pagare. Il
problema di incasellare Socrate. La testimonianza principe Platone. C' la
presenza di due grandi filosofi: Socrate (oralit) e Platone (testimone). 18a/19:
c' una distinzione: i nuovi accusatori dagli antichi accusatori. i "nuovi" sono i
giudici. Gli "antichi" sono i cittadini che lo hanno infamato (questi sono i
peggiori). Coloro che vi hanno educato [cerca citazione]. 3 accuse: 1. Socrate
specula sulle cose celesti. 2. indaga i segreti di sotterra. 3. i LOGOI (discorsi)
pi deboli fa apparire pi forti. 1. sono i meteorologi. 2. Empedocle (gli
Ionici). 3. sono i Sofisti. Sono le 3 accuse di responsabilit: Socrate sarebbe il
precipitato di tutta la filosofia precedente e responsabile [di tutto]. Socrate si
riferisce all'ambiente culturale di Atene. Socrate non rispetterebbe gli dei. Non
ci si pu difendere (processati in contumacia). Socrate ha a che fare non solo
essere giusto tutto ci risponde alla sua atopia.

II PARAGRAFO. Socrate fa una distinzione tra nuovi e antichi accusatori. I
nuovi accusatori sono i giudici; gli antichi, ben peggiori, sono quelli che tra i
cittadini di Atene lo hanno infamato se non fosse stato infamato per anni, i
nuovi accusatori non avrebbero preso la parola. Le tre prime accuse mosse a
Socrate: Socrate specula su cose celesti; Socrate investiga i segreti di sotterra;
Socrate fa apparire i discorsi (logoi) pi deboli come i pi forti. Queste tre
accusa fanno riferimento a tre filoni della filosofia sino a Socrate: la prima
accusa si riferisce ai Metereologi; la seconda accusa si riferisce agli Ionici; la
terza accusa si riferisce ai Sofisti. In poche parole, le tre accuse fanno di
Socrate il responsabile o il precipitato di tutta la filosofia che viene prima di
lui. Socrate ripercorrendo queste accuse fa riferimento allambiente culturale di
Atene viene addirittura accusato di non rispettare gli dei, e da queste accuse
non ci si pu difendere; Socrate quindi, oltre a riferirsi a chi lo giudica in
processo, ha a che fare con unopinione pubblica che gli contraria gli
esponenti culturali di Atene, dagli educatori agli scrittori. Platone vuole far
capire quanto Socrate sia isolato, oltre che atopos e xenos, poich dalla sua ha
solo pochissimi allievi.

III PARAGRAFO. Socrate in sostanza viene accusato di portare in s lo
sviluppo del pensiero filosofico fino a quel momento. Egli prende distanza
dallaccusa, ma anche dagli altri filosofi, dicendo che lui non si intende di
queste cose, come ad esempio non si intende di physis (natura, essenza,
principio e scaturigine delle cose) Socrate il filosofo deluso dalla ricerca
delle cose e si concentra sulla polis, sugli altri uomini, non sintende n di
physis n del logos dei Sofisti. Socrate fa entrare la filosofia nella citt; la
filosofia, grazie a lui, diventa politica gli importa di incontrare i suoi
concittadini e di discorrere con loro; la sua filosofia sar infatti dialogo,
nellagor.

A partire dalla sua difesa, Socrate mostra di non essere come gli altri, n come
i Sofisti, che si facevano pagare e si occupavano dei logoi nel senso di un uso
strumentale del logos a Socrate non interessa rendere il discorso pi debole il
pi forte, non vuole confutare gli altri e avere la meglio. Larte retorica nasce
attraverso lo sviluppo della democrazia, perch i cittadini devono imparare a
parlar bene, per difendersi in tribunale, dato che non vi erano giudici, e per
parlare in assemblea. I Sofisti inventano la grammatica, promuovono il parlar
con chi lo processa; ma con l'opinione pubblica che gli contraria. Gli
esponenti della cultura (gli intellettuali) hanno parlato male di lui. Socrate
(Platone) ci fa capire quanto Socrate sia ISOLATO. Ha solo i suoi pochissimi
"allievi". 19b: RAGIONI va tradotto con LOGOS [reintroduciamo il termine
greco al posto della traduzione italiana]. Socrate accusato come se portasse in
s tutta la filosofia: "io non intendo n molto n poco"=Socrate non ha niente a
che fare con meteorologi... non gli interessa la FUSIS. FUSIS: quasi sinonimo
di ARCHE e di ESSENZA. Socrate dice "io mi allontano dagli altri filosofi".
Nel Fedone: "dalla FUSIS al LOGOS (cfr. fuga nei LOGOI). Socrate deluso
dall'investigazione delle cose ed indirizza lo sguardo verso la POLIS, verso
l'ALTRO, verso i suoi CONCITTADINI, verso l'AGORA'. Fa entrare la
filosofia nella citt. La filosofia diventa politica, perch entra nella citt.
Discorrere, dialogare, incontrare [l'Altro]... dialogo nell'Agor. Su questa
"conversione" dalla FUSIS ai LOGOI: c' gi [in parte almeno] nell'Apologia.
Socrate non come i Sofisti, per quanto questi si siano rivolti ai LOGOI,
perch l'atteggiamento diverso: per Socrate non si tratta di un uso strumentale
del LOGOS. Socrate non intende confutare gli altri, e avere la meglio. La
retorica nasce attraverso lo sviluppo della democrazia. Retorica: rendere pi
forte il discorso pi debole per difendersi dalle accuse, difendere la propria
propriet, parlare nelle assemblee, etc. I Sofisti sono i fondatori della
grammatica. Parlar bene per imporsi, per avere la meglio, per farsi valere...
Sconfiggere l'altro. Il prevalere di qualcuno su qualcun altro. C'era ad Atene;
ma non la concezione di Socrate e di Platone. Socrate non interessato alla 3
accusa. Socrate non ha una concezione AGONALE (conflittuale) della politica.
Per Socrate l'incontro/dialogo con l'Altro. Socrate smonta le convinzioni
dell'altro, le certezze dell'altro, contro l'OVVIO. Padre scultore, madre
levatrice --> arte maieutica: far uscire ci che l'altro sa; ma anche ci che l'altro
non sa. Ricercare la verit insieme... nella citt. La giustizia, ci che giusto
per la citt, per la comunit. Socrate: LOGOS nel senso di dialogo.

IV. riferimento ai Sofisti: i Sofisti vengono ricercati per insegnare ad essere
buoni cittadini. IRONIA. EVENO. Socrate: "io non so". Io non ho le
competenze che altri dicono di avere, non saprei insegnare ad essere un bravo
cittadino, perch io non so.


V. "straordinario". Obiezione a Socrate: se ci sono dicerie sul tuo conto,
qualcosa avrai fatto... L'Oracolo risponde: "nessuno pi sapiente di Socrate".
bene come il saper farsi valere fanno un uso del logos totalmente diverso da
quello che ne fa Socrate, per cui logos dialogo. La concezione politica
odierna quella dei Sofisti: avere la meglio e vincere, al di l che si dica la
cosa giusta. A Socrate non interessa la figura dellavversario, non ha una
concezione conflittuale della politica; per lui la politica dialogo con laltro,
lincontro con il cittadino. Socrate figlio di uno scultore (Sofonisco) e di una
levatrice (Filotete) figura emblema dellarte maieutica, per cui si fa affiorare
ci che laltro sa o non sa. Quindi non si tratta di vincere, ma di dialogare per
cercare in comunione la verit e ci che giusto per la comunit, non per il
singolo.




















IV PARAGRAFO. I sofisti vengono ricercati perch dovrebbero insegnare ad
essere buoni cittadini ironia di Socrate riguardo a Eveno, con cui si
congratula. Ma purtroppo Socrate non sa, a differenza dei Sofisti, non ha cio
le competenze che gli altri dicono di avere, per cui non pu insegnare ad essere
una bravo cittadino.

V PARAGRAFO. Pone unobiezione: se non avesse fatto nulla di
straordinario non ci sarebbero queste dicerie su di lui deve aver fatto
Socrate non conferma l'oracolo. C' un enigma nella risposta/responso
dell'oracolo. Per Socrate l'oracolo a tal punto un enigma che per lui diventa
una domanda. Socrate altrimenti pregiudicherebbe l'oracolo. Socrate (per
l'oracolo) il pi sapiente perch sa di non sapere, per non fare questo (che
pregiudicherebbe il responso) Socrate volge l'oracolo in domanda. 21c:
(bellissimo esperimento filosofico, e molta ironia) Socrate va da un sapiente,
che guarda caso un politico. L'incontro con il politico in vista del povero
filosofo. Ecco l'arte maieutica in negativo: far capire al sapiente che non
sapiente. Liberazione da un falso sapere [cfr. la definizione del sofista nel
Sofista che potrebbe corrispondere a Socrate]. L'ATOPIA il punto di
partenza per la filosofia. ESIZIALE (???). A che serve la filosofia? serve ad
imparare di sapere di non sapere. L'uomo politico crede di sapere. Non accetta
che il suo sapere venga decostruito, demolito, etc. La differenza di cui andare
fieri: egli crede ma non sa, Socrate invece no. Socrate si liberato dal falso
sapere, riconosce di non sapere.














VII. Chi crede di sapere di pi sono in maggior difetto. Socrate sperimenta su
tre tipi di cittadini: politici, poeti, artisti. I peggiori sono i politici, gli altri via
via meglio. Resta comunque la concezione negativa dei poeti: Platone li
avvicina agli indovini. L'accusa ai poeti sar giustificata con argomenti
ontologici: MIMESIS delle cose, gi imitazione delle idee. POESIA:
imitazione dell'imitazione. Socrate: condanna morale ai cittadini. Socrate si
difende accusando. Manca ai cittadini la coscienza, la consapevolezza di non
sapere. Noi abbiamo bisogno di una terapia (Wittgenstein) per capire che non
sappiamo. VII. (continua) Socrate va dai politici, dai poeti, e dagli artisti.
qualcosa che ha colpito. Lui dice che la sua una sapienza umana, ritiene di
essere come gli altri. Racconto simbolico delloracolo: Cherofonte va a Delfi,
domanda alloracolo se c qualcuno pi sapiente di Socrate; la sacerdotessa
(Pizia), che media per il Dio, dice che non c nessuno pi sapiente di Socrate.

VI PARAGRAFO. Socrate non conferma loracolo, dice che la sua risposta
un enigma, perch lui non ha coscienza di essere il pi sapiente; per Socrate il
responso del Dio diventa una domanda, a tal punto che si presenta come un
enigma se confermasse loracolo di Delfi, pregiudicherebbe e metterebbe in
questione loracolo di Delfi, che dice che Socrate il pi sapiente, proprio
perch Socrate sa di non sapere (questo lenigma). Il filosofo volge loracolo
in domanda, problematizza: loracolo di Socrate non pu mentire, mentre
Socrate non pu disdirlo qui la modestia e lironia di Socrate: come va
interpretato loracolo? Come un esperimento filosofico. Cos Socrate va da un
uomo politico, che ha la fama e la convinzione di essere sapiente
lesperimento si risolve nellincontro tra luomo politico in vista e il filosofo
che vive ai margini della citt. Luomo politico convinto di sapere; larte
maieutica di Socrate (al negativo) cerca di far capire a chi crede di essere
sapiente che sapiente non una liberazione dal falso sapere; perch ci sia
filosofia bisogna ci sia aporia e problematicit, la coscienza di non sapere, ch
se c falso sapere non c filosofia. Da quel momento luomo politico ha in
odio Socrate, il quale conviene di essere pi sapiente nel fatto di sapere di non
sapere Socrate, non sapendo, neanche credeva di sapere, mentre luomo
politico ne aveva fama e ne era convinto; in ci Socrate pi sapiente di lui.
Lincontro tra il filosofo e il politico un rapporto conflittuale: il politico non
accetta che il suo sapere venga decostruito, perch lui sa e crede di sapere
Socrate pi avanti perch si liberato del falso sapere. Cos Socrate continua
con questo esperimento.

VII PARAGRAFO. Tutti coloro che credono di sapere si son rivelati quelli
che si trovano in maggior difetto. In definitiva Socrate fa lo stesso esperimento
con tre tipi di uomini: i politici, i poeti e gli artisti scala decrescente, dal
peggiore al meno peggio. I poeti, di cui Platone ha una concezione negativa,
avranno un ruolo importante anche nella Repubblica lui avvicina i poeti agli
indovini e ai vaticinatori: dicono cose belle ma non sanno nulla di ci che
dicono. Gli artisti si intendono solo del loro mestiere. Per Platone la poesia
mimesis delle cose, e se le cose sono mimesis delle idee, la poesia dunque
imitazione della imitazione. Qui c una condanna morale da parte del filosofo
Troviamo una condanna di Platone per la poesia, con motivazioni non solo
politiche; ma anche ontologiche. I poeti imitano le imitazioni. Platone mette i
poeti accanto agli indovini e ai vaticinatori. Gli artisti sono anche artefici,
artigiani: credono di sapere perch posseggono una TECHNE, un'arte, un
sapere che un intendersi di... Hanno lo stesso difetto dei poeti. Sanno fare la
propria arte; ma anche fuori da quel ambito credono di essere a pari modo
sapientissimi. Credono di sapere, di avere la sapienza, la SOPHIA. Posso
essere un bravo scultore; ma non avere la SOPHIA. In realt si tratta di un
rapporto ??? e diverso con la SOPHIA, perch questa non si possiede. Non il
possesso; ma l'amore (FILEIN). Sapere di non sapere, e che ama la SOPHIA,
questo il rapporto del filosofo. BRAMARE, anche un rapporto EROTICO.
Queste categorie di uomini sono indietro a Socrate, ch egli sa/conosce i propri
limiti [e quindi se stesso: GNOTI SEAUTON].

VIII. c' una dignitosa fermezza di Socrate il quale vuole provare/testare ci
che l'oracolo dice: fatto l'esperimento, preferibile la sua condizione, che
quella dell'APORIA.














IX. non ci deve sfuggire l'ATOPIA di Socrate. Socrate suscita fastidio, egli
scatena il malanimo. Socrate consapevole di esporsi. Il filosofo si espone alla
calunnia, al malanimo, all'ira. Il dare fastidio non accidentale: Socrate viene
calunniato e processato non a caso. Il fastidio fa parte della filosofia, non il
carattere [solo] di Socrate; ma caratteristica della filosofia. Altrimenti un
BEN PARLARE [quindi un cazzo proprio]. Il fastidio COESSENZIALE alla
filosofia. Il suo non sapere pi vicino alla SOFIA. Nulla vale la "sophia"
che, dai margini della citt, arriva a difendersi accusando. La consapevolezza
di non sapere, daltro canto, sar, da queste pagine, la base della filosofia. La
condanna alla poesia di tipo politico e ontologico.











VIII PARAGRAFO. Gli artisti sono artefici (come gli artigiani ad esempio)
confine labile tra le due figure; gli artisti, dice Socrate, sono saccenti,
credono di sapere perch possiedono una techne, che arte e saper fare, un
intendersi-di, gli artisti sanno fare; essi sono come i poeti, non sanno, ma
pretendono di essere sapienti anche in altri campi (difetto di misura). Gli artisti
hanno la techne e pretendono di possedere la sophia, ma son due cose distanti,
che non si implicano non si tratta di possedere la sophia, ma di un nuovo
rapporto con essa, per Socrate; non si possiede la sophia come si possiede la
techne. Il verbo che lui accosta a sophia philo, che indica lamore della
sapienza, che non il suo possesso; Socrate incarna colui che non sa e ne ha la
consapevolezza, non ha la sapienza ma la ama il rapporto del filosofo con la
sophia questo, lamore bramare (rapporto erotico con la sapienza, leros ha
un ruolo importante per Platone). Tutte queste categorie di cittadini sono
indietro rispetto a Socrate, che sa di non sapere. In lui c una fermezza
dignitosa, poich si rende conto che preferibile la sua condizione, che
quella dellaporia, cio la difficolt propria di chi riconosce di non sapere.

IX PARAGRAFO. Socrate da fastidio agli altri, lui un atopos, ed il suo non
un semplice esperimento irrita gli altri, perch fa emergere lignoranza,
quanto effettivamente le persone non sanno. Socrate consapevole di esporsi,
mentre sa di non sapere, nel dialogo; si espone al malanimo e alla calunnia,
allira, perch da fastidio il fastidio non qualcosa di accidentale, Socrate
non viene processato per caso; il fastidio parte della filosofia, non una
peculiarit del carattere di qualcuno. La filosofia che non da fastidio il ben
dell'uomo; ma il vero sapiente il Dio. Il Filosofo riconosce la finitezza della
sapienza umana, e rinvia gli altri a questa finitezza. Estrema miseria: questa
estrema miseria quasi rivendicata da Socrate. Egli intende distinguersi dai
Sofisti: esponenti di una nuova cultura che si schierava contro la tradizione. Il
filosofo, al contrario del Sofista, non si fa pagare: questi insegna l'EU
LEGEIN, a confutare, ad avere la meglio, egli prepara il cittadino alla vita
politica. Il filosofo non ha questo intento. Ma di pi: Socrate in realt veniva
da una famiglia benestante; ma si riduce in miseria. Forse anche la miseria
coessenziale alla filosofia. E' la scelta di Socrate. Socrate era stato oplita
nell'???. La filosofia non assimilabile ad una TECHNE e con essa non si
fanno soldi. Socrate ha un'ansia di ricerca. Il filosofo. Socrate ha percorso le
strade della citt, cercando un cittadino sapiente. Viene alla luce la modestia;
ma soprattutto che questa sapienza umana nulla: Socrate riprende una
riflessione che gi si era sviluppata con Eraclito (e con i Presocratici in
genere). Socrate non slegato dalla filosofia che lo ha preceduto. Eraclito e
Parmenide sono importantissimi per Socrate e per Platone. La riflessione dei
Presocratici nota a Socrate.










X. Accusa di corrompere i giovani: corruzione. Socrate ci dir che corrompere
significa "rendere peggiori". Una delle accuse pi gravi. Questa accusa viene
dai suoi concittadini, i quali si sono sentiti esaminati e perci calunniano: sono
i vecchi/antichi accusatori. Questa anche la calunnia pi semplice. Accusa
corroborata dal fatto che questi giovani (ricchi) lo imitano, e fanno emergere
l'ignoranza dei loro concittadini. "Imparano" da Socrate l'arte maieutica, il
dialogo, il dialogare. Non c' un oggetto dell'accusa, un qualcosa che Socrate
insegna e non dovrebbe insegnare; ma l'accusa resta. Gli accusatori
generalizzano, non sanno di filosofia e credono comunque di sapere tutto. Le
accuse che vengono rivolte all'interno del processo sono riprese dalla piazza.
Altrimenti il processo non potrebbe [non avrebbe ragione di] celebrarsi. Questo
pensare del benpensante, ma certamente non la filosofia alla maniera di
Socrate e Platone. La conseguenza si articola in un duplice malanimo: Socrate
fa emergere lignoranza, e per di pi viene fuori che il suo non-sapere anche
il pi vicino alla sophia. Comincia a dire che loro non sanno, che nulla vale la
sophia delluomo; il vero sapiente solo il Dio riconosce i limiti, perch il
filosofo denuncia i limiti della finitezza della sapienza umana, e rinvia gli altri
a questa finitezza. Socrate rivendica lestrema miseria, perch intende
distinguersi dai Sofisti tendenza prevalente nellAtene del tempo di
considerare Socrate alla stregue dei Sofisti, cio lesponente di una nuova
cultura e schierato contro la tradizione; ma Socrate ridotto alla miseria, e
mentre il Sofista insegna ad avere la meglio sullaltro e si fa pagare per
preparare il cittadino politico alla democrazia, il filosofo non ha intenzione di
preparare il cittadino alla vita politica. Socrate aveva prestato servizio
nellesercito, quindi la sua provenienza si pu ricondurre ad una famiglia
benestante, ma egli si riduce alla miseria forse anche la miserie
coessenziale alla filosofia, e questo nesso non banale. Anche questo pu
essere motivo di fastidio. Il filosofo animato da unansia di ricerca, che lo
spinge a girare la citt, per interrogare i suoi concittadini e trovarne uno
sapiente. Qui viene alla luce la modestia proverbiale di Socrate, ma anche il
limite della sapienza umana essa nulla e sapiente solo il Dio. Socrate si
rif ad una riflessione iniziata con Eraclito e Parmenide non si deve pensare a
Socrate come slegato dalla filosofia precedente; Eraclito e Parmenide sono
importanti per Socrate e Platone. I cosiddetti presocratici indicano una
categoria, esito della storia della filosofia, specialmente tedesca; sono filosofi
importanti, e la loro riflessione nota a Socrate luomo non possiede la
sapienza (Eraclito).

X PARAGRAFO. I giovani di Atene lo hanno seguito, non lo stesso Socrate
a farsi pagare laccusa della corruzione dei giovani molto grave per
Socrate; corrompere rendere peggiori. Tale accusa proviene dagli antichi
accusatori, infastiditi da Socrate, per cui viene calunniato a questo modo
unaccusa semplice da fare. Socrate gira per le strade della citt accompagnato
dai figli di famiglie ricche, questo il motivo dellaccusa, corroborata dal fatto
che i giovani lo imitano, cio imparano a loro volta a interrogare gli altri, per
far emergere la loro ignoranza imparano larte maieutica, cio il dialogo; i
filosofi devono imparare a dialogare con gli altri. Nessuno dei concittadini sa
rispondere effettivamente alla domanda su che cosa insegni Socrate, per
corrompere i giovani; e non rispondendo, laccusa rimane non sanno cosa
[il processo] si tiene perch le nuove accuse sono formulate dalle/sulle prime.
L'opinione pubblica contro Socrate.






XI. Io per quanto riguarda le accuse della piazza mi fermo qui. Socrate difende
se stesso, avvocato di se stesso. Le prime accuse. Cesura (???). Socrate
smette con la piazza ed esamina le nuove accuse. Nuove accuse: 1. reo di
corrompere i giovani. 2. non riconoscere gli dei della citt (per le citt questa
una dea: atto divino di fondazione della citt). 3. pratica culti nuovi e diversi.
La sintesi di Socrate: ha messo al primo posto la corruzione, e prosegue su
questo tema. ESAMINIAMO: 2. Socrate non riconosce gli dei condivisi.
Socrate si pone al margine ma qui mette in discussione le fondamenta politiche
della citt. 3. Socrate non si rif agli dei della citt; ma fa riferimento alla
sapienza. Dopo Hegel, noi (forse) leggiamo Platone attraverso le lenti di
Hegel. Il capo d'accusa in realt complesso. 3. Socrate un esponente della
nuova cultura che ha trovato voce anche nei Sofisti, o in Anassagora. Socrate
fa parte di coloro che vogliono mettere in questione tutto. FUSIS e NOMOS.
FUSIS= vuol dire anche principio; significato ontologico pi che cosmologico;
essenza. Inizialmente nessuno avrebbe messo in discussione che le cose sono
per natura (FUSEI). Si diffonde in seguito l'idea che molte cose siano NOMOI,
ovvero PER LEGGE, fatti/istituiti dall'uomo. Protagora dice che moltissime
cose sono NOI, sono per istituzione, create dagli uomini. Questo dibattito
prelude a Socrate. Questo dibattito nasce quando i greci iniziano ad avere
contatti con altri popoli: riflettono sulla propria cultura. 3. Socrate: si assimila
Socrate di nuovo ai Sofisti; c' di pi; accusa di ateismo. Di ateismo erano stati
accusati anche altri filosofi; questi altri nuovi sfiorano l'ateismo (accusa non
formulata ma ripresa da Socrate). I cittadini sospettano questo riferimento di
Socrate al "DIO". Solo il Dio sapiente. Questo riferimento fa nascere
sospetto. Socrate si difende dall'ateismo ma non [dall'accusa] di far riferimento
al Dio. Questa accusa pericolosa perch Socrate si riferisce al suo DEMONE.
Il Dio di Socrate la "coscienza filosofica". Non si tratta di ateismo perch c'
una religiosit di Socrate. Egli fa riferimento ai limiti dell'umano, della
sapienza umana, che sono ben presenti: il Dio sa, l'uomo no. Religiosit di
Socrate. Non ateo, il sospetto dovuto al Dio a cui fa riferimento. Il problema
dice Socrate, non sanno nulla e non conoscono il dialogo filosofico, sono
estranei a questo. Le accuse rivolte a Socrate da parte degli accusatori nel
processo sono riprese dalla piazza, dallopinione pubblica, che se non fosse
infastidita, il processo non avrebbe avuto luogo; i giudici formulano le accuse
sulla base delle calunnie gi in circolo sul suo conto (vecchi accusatori), quindi
lopinione pubblica sfavorevole a Socrate, ma i giudici, basandosi solo su di
essa, risultano non saper nulla.

XI PARAGRAFO. Si finisce dunque di difendere dai primi accusatori. Ora
deve difendersi dai nuovi, a partire da Meleto punto di cesura, per cui inizia a
esaminare le accuse mosse allinterno del processo. Capi di accusa: reo di
corrompere i giovani; reo di non riconoscere gli dei; reo di proporre nuovi culti
e nuove divinit. Socrate non riconosce gli dei della citt, quindi i suoi stessi
fondamenti, per questo la polis si rivolta contro di lui. Laccusa molto
complicata Socrate ha messo al primo posto la corruzione e segue
sviluppando questo tema. Le altre due accuse sono le pi gravi per quanto
riguarda lAtene del tempo non riconosce gli dei condivisi, come se fosse
qualcuno che, oltre a rimanere ai margini della citt, le si pone contro,
mettendone in discussione i fondamenti politici. La terza accusa riguarda il
culto di divint nuove Socrate pratica culti nuovi e diversi perch non
risponde agli dei della citt, cio ai suoi stessi concittadini, ma al Dio della
Sapienza, poich ha detto che solo il Dio sa, ma con ci egli non rinnega la
divinit. La terza accusa relega la figura di Socrate a quella di esponente della
nuova cultura, che ha trovato voce nei Sofisti, o in filosofi come Anassagora
fa quindi parte di coloro che vogliono mettere tutto in discussione. Distinzione
importante: physis e nomos. La physis la natura, nel senso di principio (dei
primi presocratici) che ontologico, riguarda lessenza delle cose nessuno
mette in questione che il mondo stesso sia physein (per natura), cosa che
Cratilo rivendicher (i nomi sono per natura). Si diffonde lidea che molte cose
siano nomos (ci che istituito dagli uomini, legge) Cratilo, in cui si
oppongono due tesi: per Cratilo i nomi sono per natura e per Ermogene i
nomi sono per istituzione degli uomini. Per i Sofisti e per Protagora molte cose
sono nomoi, per istituzione, e dunque si possono cambiare dibattito che
prelude a Socrate, che nasce quando i Greci cominciano ad avere dei contatti
con gli altri popoli, il che li spinge a riflettere sulla propria cultura. Con
laccusa di praticare culti nuovi e diversi si assimila Socrate ai Sofisti, i quali
dicono che le cose sono nomoi e si possono quindi cambiare, come le leggi, e
perci possibile mettere in discussione ci che in vigore (come gli Dei). In
di Socrate anche quello di discostarsi dalla moltitudine di Dei e di richiamarsi
alla SOFIA. Socrate ci rimette la vita perch non risponde agli dei della citt.
Egli dialoga col Dio. Socrate per eccellenza il filosofo condannato che
muore. Perch muoiono i filosofi e non gli scienziati? Galilei (scienziato) vs.
Bruno (filosofo). Perch Galilei abiura e Bruno no? Galilei sa che le sue
scoperte potranno affermarsi comunque, ha "oggettivit". Il filosofo muore
perch le verit dei filosofi hanno bisogno dei filosofi: la verit fa tutt'uno col
filosofo (cfr. Nietzsche e Jaspers). La verit della scienza non ha bisogno dello
scienziato. Le scoperte di Galilei non hanno pi bisogno di Galilei. Il caso di
Socrate emblematico, paradigmatico. La sua verit fa tutt'uno con la sua
persona. Il filosofo molto pi esposto dello scienziato: fa una vita molto pi
difficile. Non riconosciuto, ai margini, molto pi esposto perch egli si espone.
Caratteristiche della DIVINA MANIA che la filosofia: 1. ATOPIA, fastidio,
sgomento. 2. povert. 3. l'esporsi. Per il filosofo necessaria la prima persona.
Socrate sa gi come il processo andr a finire, chiaro.

















XII. Socrate si difende dall'accusa di corruzione dei giovani. Socrate interroga
Meleto: egli risponde che le leggi e i giudici sono capaci di educare i giovani.
IRONIA. Poi risulta che tutti gli ateniesi renderebbero i giovani migliori, di
educarli, tranne Socrate. Socrate prende la posizione verso Meleto, il quale ha
portato Socrate in tribunale quando lui [Meleto] non si mai curato dei
giovani. Perch i giovani seguono Socrate, il filosofo? I giovani non prendono
questaccusa Socrate viene colpevolizzato anche di ateismo ma non il
primo caso tra i filosofi. I culti nuovi sfiorano lateismo che cosa dunque fa
sospettare i suoi concittadini? Il riferimento di Socrate al Dio; non si riferisce
pi alloracolo di Delfi dice che solo il Dio sapiente. Questo riferimento
desta sospetti lui si difende dallaccusa di ateismo, ma non da quella di far
riferimento al Dio. Questaccusa, nella sua complessit, denuncia, in una certa
misura, la filosofia come qualcosa di pericoloso in seguito Socrate far
riferimento al demone. Il linguaggio di Socrate quello del filosofo, il suo Dio
la coscienza filosofica; non un ateismo, perch vi religiosit in Socrate
far riferimento ai limiti della sapienza umana, rinviando al Dio come vero
sapiente. Socrate non ateo, ma desta sospetto a causa del Dio a cui fa
riferimento. Prende le distanze dalla molteplicit di Dei e si appella alla sophia
quindi al Dio. Laccusa di ateismo fu rivolta a tanti personaggi, ma Socrate ci
rimette la vita perch non riconosce e non risponde a quegli Dei della polis, ma
al Dio cui fa riferimento dialogando Socrate il filosofo condannato per
eccellenza. La questione : perch muoiono i filosofi e non gli scienziati? Il
parallelo esemplare costituito dalle figure di Giordano Bruno e Galileo
Galilei Galielo abiura ed ha salva la vita, poich era consapevole che le sue
scoperte si sarebbero comunque affermate, come verit oggettiva; per il
filosofo non cos, poich Giordano Bruno non pu non morire per
testimoniare quello che dice, il suo messaggio perderebbe di validit. La verit
dello scienziato non ha bisogno di Galilei, poich oggettiva,
indipendentemente dalla sua persona; la verit di Bruno/Socrate abbisogna
della persona, perch fa tuttuno con il filosofo, la verit del filosofo qui sta
una delle differenze decisive tra il filosofo e lo scienziato. Il caso si Socrate
diverr emblematico; per difendere la sua verit, per difendere la sua persona,
egli deve esporsi e ne consapevole il filosofo inevitabilmente pi esposto
dello scienziato. Lamore della sapienza comporta questi termini: il fastidio, la
miseria e lesposizione in prima persona, necessaria per il filosofo sono tre
caratteristiche ben presenti a Socrate, anche se egli mantiene in tutto ci il suo
tono ironico, perch sa gi come il processo andr a finire.

XII PARAGRAFO. Socrate si difende dallaccusa di corruzione dei giovani. Si
rivolge a Mileto, al quale, mostra Socrate, non interessa nulla dei giovani; per
Mileto sono le leggi a rendere migliori i giovani ma Socrate cerca luomo,
vuole luomo, e a ci Mileto risponde che i giudici rendono migliori i giovani,
gli stessi che sono chiamati a giudicare Socrate. A detta di Mileto, vi una
grande abbondanza di educatori (ironia di Socrate), per cui tutti renderebbero i
parte al processo [prendere parte come accusatori di Socrate, come tutti gli altri
cittadini di Atene], o comunque sono dalla parte di Socrate. Corrompere vuol
dire rendere peggiori, malvagi, indirizzare al male.


XII. (o XIII?) Questo passo molto famoso: contrapposizione socratica tra
bene e male. Nessuno fa il male volontariamente: concezione intellettualistica
del bene. Il male involontario, e chi sa pu fare solo il bene. Concezione
etica, politica e filosofica. Fa parte della risposta di accusa di corruzione. Dopo
il '900 difficile pensare 'ste cose.

Il tema sar quello della religiosit di Socrate, la parola "religiosit" va presa
con molto cautela perch RELIGIO non fa parte del vocabolario greco:
importante cogliere il nesso tra religiosit e filosofia e il capo d'accusa per cui
Socrate non crede agli dei della citt. I 3 capi d'accusa sono documentati non
solo in Platone (Apologia); ma anche in Senofonte (Memorabili) il che vuol
dire che c' una conferma ulteriore, una prova storica, anche s Senofonte li
espone in ordine inverso. Socrate corrompe i giovani -- corrompere: 1. rendere
peggiori e malvagi (accusa mossa dagli antichi accusatori/opinione pubblica).
Socrate accompagnato dai migliori giovani di Atene. Socrate suscita il
malanimo e l'invidia. 2. Socrate non crede agli dei della POLIS, della citt. 3.
Socrate propone nuove divinit. In questo frangente il confronto tra Socrate e
Meleto. Socrate ha la meglio con facilit. Accenno alla teoria di Socrate:
EUDEMONISMO ETICO. Nessuno fa il male volontariamente [per noi
difficilmente accettabile, anche s caposaldo di Socrate]. Chi fa il male lo fa
per ignoranza. Il bene si lega alla conoscenza. Oggi sui capi d'accusa pi gravi
che portano alla condanna a morte: 2. Socrate non crede agli dei della citt:
Socrate non condivide le fondamenta e i fondamenti della POLIS, mette a
repentaglio la POLIS. 3. Socrate fa riferimento a nuove divinit: qui ci
troviamo una contraddizione. Socrate non la fa passare. Non pu essere
accusato di ateismo e poi di introdurre nuove divinit. Il secondo capo d'accusa
non pu essere sostenuto: o l'uno o l'altro. L'accusa di ateismo: era un'accusa
molto grave. Non la prima volta. Anassagora di Clazomene. Socrate lo
menziona. Anassagora di Clazomene (500-428): filosofo molto pi complesso
di quanto noi crediamo e sappiamo. Vive nell'et di Pericle (et aurea); un
amico di Pericle. Anassagora viene coinvolto negli eventi politici di Pericle.
Viene allontanato e viene accusato di ateismo. La prima grande accusa di
questo tipo riguarda un filosofo [ma pensa te...]. Qualche decennio prima di
giovani migliori, eccetto Socrate, il quale li corrompe. Socrate mostra una certa
presa di posizione, per cui sostiene che a Meleto non importi nulla dei giovani,
dicendo che tutti li rendono migliori ed uno solo li corrompe. Eppure i giovani
seguono il filosofo, e questo un problema, perch anche i giovani sarebbero
un potenziale contro la citt.
XIII PARAGRAFO. Il corrompere rendere peggiori, cio malvagi,
indirizzare verso il male. Questo un passo famoso, perch si delinea la
contrapposizione socratica fra il bene ed il male: il bene preferibile al male,
ma nessuno fa il male volontariamente concezione intellettualistica del bene
da parte di Socrate, che comincia da qui. Nessuno fa il male volontariamente;
chi sa pu fare solo il bene, mai il male concezione etica, politica e
filosofica, che per Socrate parte della risposta allaccusa di corruzione.
Uno dei temi principali quello della religiosit di Socrate religio una
parola latina, per il problema capire il nesso tra religione e filosofia,
quindi capire uno dei capi di accusa principali: Socrate non crede agli dei della
citt. I tre capi di accusa sono documentati non solo nellApologia
(testimonianza per eccellenza del processo), ma anche nei Memorabili di
Senofonte (prova storica ulteriore), in cui vengono esposti in ordine inverso.
Ricapitolo dei capi di accusa: 1. Socrate corrompe i giovani (rendere peggiori e
malvagi) accusa di corruzione mossa dallopinione pubblica ateniese e
deriva dal fatto che Socrate accompagnato nellagor dai figli dei migliore, e
ci suscita il malanimo; 2. Socrate non crede agli dei della citt; 3. Socrate
propone nuove divinit in questo frangente si delinea il confronto tra Socrate
e Meleto, su cui Socrate ha la meglio facilmente. Inoltre qui entra in gioco la
teoria intellettualistica delleudemonismo etico di Socrate, per cui nessuno fa
male volontariamente (prima accusa); la scelta del bene e del male avviene
sempre sulla base della conoscenza; chi fa male lo fa per ignoranza. Gli ultimi
due capi di accusa sono i pi gravi ed il motivo per cui il filosofo viene
condannato a morte Socrate non condivide le fondamenta e i fondamenti
della polis, mette a repentaglio la polis, non accettando le sue divinit, nel
riferimento a nuove divinit. Entra qui in gioco la contraddizione evidente tra il
primo e il secondo capo daccusa: laccusa di ateismo contraddice il fatto che
lui introduce nuove divinit Socrate, poich un filosofo, non fa passare
questa contraddizione in seno alle accuse mosse da Meleto; stando a ci il
secondo capo daccusa non pu essere sostenuto. Da questo contesto proviene
laccusa di a-teismo (rifiuto degli dei) accusa molto grave, ma non la prima
volta che viene mossa contro un filosofo.
Il precedente di Socrate Anassagora di Clazomene, che svolge anche un ruolo
Socrate. Le eco non si sono ancora spente; ma a ragion veduta... La filosofia di
Anassimandro un ateismo. Egli rifiuta l'esistenza degli Dei. Quando Socrate
parla Anassimandro il modello di ateismo radicale, per cui il sole e la luna
non sono divinit; un illuminato, riconduce i fenomeni cosmologici ad una
spiegazione scientifica. Quella contro Anassagora un'accusa legittima. Non
riconosce gli dei e riconduce i fenomeni di parvenza divina a fenomeni attuali:
un filosofo illuminato. Questa accusa non vale per Socrate che non sostiene
un ateismo. 1. non vero che Socrate nega l'esistenza degli Dei. 2. non vero
che Socrate riconduce i fenomeni divinizzati a spiegazioni naturali o
naturalistiche. Socrate era annoiato dalle discussioni dei filosofi della Natura, e
Socrate riconduce la filosofia dentro la POLIS. Niente sfondo naturalistico in
Socrate. La seconda navigazione (fuga nei LOGOI) di Socrate proprio
questo. Socrate non riconduce i fenomeni divini a cause naturali, una
posizione completamente diversa la sua. La posizione di Socrate: non difende
nessun ateismo; e l'accusa della citt vera solo in parte: non crede negli dei
condivisi dalla POLIS. Occorre notare che le interpretazioni del '900 sono
concordi in questo (filosofi e filologi): se Socrate avesse avuto la posizione di
Anassagora se la sarebbe cavata, perch la posizione Anassagora dava molto
meno fastidio, molto meno IRRITANTE e INQUIETANTE. Anassimandro
lascia le cose come stanno nella POLIS. Per la POLIS molto pi comoda
questa posizione rispetto a quella di Socrate. Voi credete, io cerco altre
spiegazioni. NON INQUIETA, NON IRRITA, NESSUN TERREMOTO. La
posizione di Socrate molto pi inquietante, perch oppone agli Dei della
POLIS NUOVE/ALTRE divinit. Socrate si contrappone agli Dei condivisi.
Socrate: opposizione consapevole del filosofo agli dei della citt a cui si
contrappone (3. capo d'accusa). Cosa vuol dire? Socrate anzitutto fa
riferimento (si richiama) all'oracolo di Delphi. L'oracolo importante perch
sempre un parlare enigmatico, non diretto [la parola era storto, cerca in greco],
che va interpretato: noi abbiamo una lunga tradizione (gi quando vive
Socrate) di ERMENEUTICA. Il parlare oracolare, non diretto, va interpretato.
ERACLITO: frammento 22B93 (forse): "il Dio (Zeus lo chiama Eraclito) non
manifesta, non nasconde, da ad intendere...". Documenta che gi presso i
filosofi il parlare oracolare va rispettato nella sua enigmaticit. Socrate cerca di
rispettare l'enigmaticit. Socrate non dice "S!"; ma dice "so di non sapere", e
dice "il Dio ci dice che la sapienza dell'uomo nulla e la sapienza solo del
Dio!". Noi abbiamo un riferimento all'oracolo, ad APOLLO, e questi ritorna in
Nietzsche (nell'Apologia nesso stretto tra Apollo e la filosofia); il riferimento
costante al "Dio". Non viene specificato il Dio. Socrate far riferimento a
nella difesa di Socrate, il quale lo menziona. Anassagora (500-428), vive a
ridosso di Socrate, nellepoca di Pericle; si tratta di un filosofo molto
complesso, di cui si hanno scarse testimonianze: sappiamo che vive nel
periodo aureo di Atene, che un amico di Pericle, anche coinvolto negli eventi
politici che riguardano questa figura, che viene allontanato da Atene ed
accusato di ateismo. Quindi la prima grande accusa di ateismo riguarda
Anassagora, vissuto qualche decennio prima di Socrate mentre Socrate parla,
evidente che gli echi del processo di Anassagora non si sono spenti. Laccusa
importante che colpisce Anassagora ha in realt le sue ragioni: la sua filosofia
era un ateismo, per il rifiuto dellesistenza degli dei anche se non lunico,
come Epicuro. Anassagora, allinterno del discorso condotto da Socrate, funge
da modello di ateismo radicale: gli dei non esistono, il sole e la luna non sono
divinit Anassagora compie un illuminato ricondurre i fenomeno astrologici
e naturale ad un tentativo di spiegazione scientifica. Si tratta quindi di un
accusa legittima, che tuttavia non vale per Socrate, il quale non sostiene un
ateismo, non neanche un filosofo illuminato. Quindi sono due i motivi che
distanziano la figura di Anassagora da quella di Socrate, in questo contesto:
Socrate non nega lesistenza degli dei (contraddizione); Socrate non riconduce
i fenomeni divinizzati a delle spiegazioni naturalistiche Socrate era annoiato
dalle discussioni dei filosofi intorno agli astri e alla natura; egli riconduce la
filosofia alla polis. Questa costituisce anche unargomentazione del Fedone:
fuga di Socrate verso i logoi (discorsi) Socrate non uno scienziato mancato,
non cerca le cause naturali dei fenomeni. Posizione completamente diversa e
pi complessa di Socrate: non difende alcun ateismo, difatti laccusa di non
credere agli dei della citt vera solo in parte lui crede negli dei, anche se
non risponde a quelli della polis. Interpretazione del 900 della posizione
complessa di Socrate: se la sarebbe cavata se si fosse trovato nella condizione
di Anassagora, che dava molto meno fastidio, irritava ed inquietava assai di
meno; Anassagora lascia le cose cos come sono allinterno della polis, pur
sostenendo di non credere agli dei posizione pi comoda per la citt, poich
non scalza gli dei della citt, ma cerca una spiegazione di altra natura, e ci
non scuote. La posizione di Socrate pi inquietante, perch lui oppone agli
dei della citt delle nuove divinit si contrappone agli dei condivisi della
citt, pi che ignorarli, infatti non si tratta di un ateismo, ma di una
opposizione consapevole del filosofo agli dei della polis. Riguardo al terzo
capo daccusa, che cosa vuol dire, dunque, contrapporre nuove divinit?
Socrate fa riferimento alloracolo di Delfi, che dice che lui il pi sapiente
loracolo importante, perch sempre un parlare enigmatico, che va
nuove divinit, ad un Demone, affiora il DEMONE, che ha a che fare con
l'ambito della divinit. Socrate ha un legame forte con la sfera divina e
rivendica che una via(???) divina lo chiama e lo spinge alla filosofia (DIVINA
MANIA): filosofare fino alla morte. Una divino che si oppone agli dei della
citt. La filosofia per Socrate copre la sfera della religione. La filosofia non si
propone come la scienza (Socrate il contrario di Anassagora, laicismo
militante) che non incrina la POLIS e la politica. La filosofia invece mette a
repentaglio l'ordine della citt e alle divinit oppone il DIVINO (partendo da
Apollo), un divino APOLLINEO che si articola nell'intelligenza filosofica che
lo chiama [a Socrate] a filosofare. Socrate crede alla voce che lo chiama:
Socrate dice che la filosofia un servizio reso al Dio, la voce della
"COSCIENZA" (parola non greca, e quindi ai greci manca il concetto di
coscienza: non c' un equivalente greco, e quindi dobbiamo fare attenzione: c'
PSYCHE (anima) che troveremo in Platone; ma non possiamo tradurlo senza
indugio in COSCIENZA). Ma non sbagliatissimo dire che la voce del Dio
la voce della COSCIENZA. Socrate contrappone agli dei la coscienza
filosofica; ma anche la coscienza del proprio limite e del limite della sapienza
umana. RELIGIOSITA', RICHIAMO ALLA FILOSOFIA DI SOCRATE.













XIV (26b): Le accuse di mescolano. Meleto accusa Socrate delle accuse di
Anassagora (implicitamente) e Socrate si difende chiamandolo in causa
esplicitamente. Socrate prende le distanze dalla cultura moderna, anti-
tradizionalista. Socrate difficilmente classificabile. 27a: Socrate indica la
contraddizione fra l'accusa 2 e l'accusa 3 (i capi d'accusa).


interpretato, e non mai diretto; c una lunga tradizione ermeneutica greca di
interpretazione delloracolo. Il parlare oracolare sempre enigmatico: Eraclito
dice in un frammento (22 b 93) che il Dio (Zeus) non manifesta, non svela e
non nasconde, ma da a intendere frammento che documenta che gi presso i
filosofi il parlare oracolare assunto nella sua enigmaticit e in questo
rispettato. Anche Socrate rispetta lenigmaticit delloracolo di Delfi: non dice
di essere il pi sapiente, ma dice che sa di non sapere, e che il Dio ci dice che
la sapienza delluomo nulla, e la sophia solo del Dio. Il riferimento
alloracolo il riferimento ad Apollo nesso tra Apollo e la filosofia; poi
sopraggiunge il riferimento costante al Dio, il quale non viene mai specificato.
Inoltre Socrate comincer a fare riferimento a nuove divinit, ma anche ad un
demone qui affiora per la prima volta; il demone ha a che fare con la divinit;
Socrate mantiene un forte legame con la sfera divina e rivendica che una voce
divina lo chiama e lo spinge alla filosofia, fino alla morte. Questambito divino
di Socrate va opponendosi agli dei della citt. la filosofia, come concepita da
Socrate, ricopre anche al sfera religiosa totalmente distante in questo da
Anassagora; Socrate non il rappresentante della scienza, ma della filosofia, e
questa mette a repentaglio la polis, perch alle sue divinit oppone un divino
che apollineo, che si articola nellintelligenza filosofica e che quindi lo
chiama a filosofare. qui che la filosofia si contrappone alla citt, perch lui
crede alla voce che lo chiama, come se fosse una voce della coscienza; la
filosofia, per Socrate, serve la divinit, le risponde non c il concetto di
coscienza (Bewussein), ma c la parola psych (anima), che non
coscienza; ma non sarebbe del tutto sbagliato dire che la voce del Dio che lo
sprona a fare ci che giusto fino alla fine, sia la voce della coscienza.
come se lui contrapponesse agli dei della citt la coscienza filosofica, la
coscienza del proprio limite, specialmente il limite della sapienza umana, e qui
risiede la sua religiosit il pi sapiente il Dio; invece i cittadini non
riconoscono i limiti del proprio sapere. La religiosit il richiamo alla
filosofia.

XIV PARAGRAFO. Socrate parla, mischiando le varie accuse; fa notare a
Meleto la contraddizione dei due capi di accusa non crede assolutamente gli
dei (tira in ballo Anassagora) eppure propone divinit diverse. Sostiene che
Meleto non abbia rispetto ai giudici, come se pensasse che i giudici non
conoscessero le dottrine di Anassagora, il quale non crede assolutamente agli
dei tutti conoscono le dottrine di Anassagora, si vendono i suoi libri; Socrate
non se ne approprierebbe spacciandole per sue, visto che sono note a tutti, ed







XV. RICORDA LA PRIMA DOMANDA (???). Nella difesa Socrate non
smette mai di essere filosofo. Argomentare filosofico, Apologia filosofica.
Sostituisci: ATTINENTI AI CAVALLI, con CAVALLINITA'. Socrate ha
smontato i due capi d'accusa di Meleto. L'accusa strumentale. Meleto vuole
semplicemente condannarlo: ACCUSE PRETESTUOSE. DAIMONAS=i
demoni. Fa parte della sfera divina e addirittura per Socrate egli obbedisce al
demone. Socrate crede nel divino e anzi la filosofia un servizio reso al
divino. Socrate non teme i secondi accusatori (ha stanato Meleto); ma teme
l'odio, la gente che stata fomentata, l'ira, le calunnie. Socrate non si abbassa
al calcolo; ma nessuno deve farlo. Il BENE e il GIUSTO sono pi importanti
della morte. Il BENE l'aspirazione ultima del filosofo.











XVII. APOLOGIA DELLA FILOSOFIA. Socrate ha obbedito ai comandanti
in guerra, e non dovrebbe obbedire al Dio? (almeno per come lui lo interpreta:
per filosofare anche rischiando la morte). ORDINANDOMI IL DIO, IO HO
INTERPRETATO COS L'ORACOLO, IL MESSAGGIO. Socrate lo ha
interpretato: "io devo vivere filosofando, conoscendo me stesso, e gli altri". Per
la prima volta al filosofo interessa conoscere se stesso (cfr. il celebre detto
greco) e gli altri. Cos la filosofia entra nella citt, il dialogo con l'altro. Lo
sguardo converge nell'interiorit. Cos Socrate ha interpretato il messaggio del
Dio. Socrate: se io non seguissi il dettato del dio, cos come l'ho compreso, se
quello che cerca di fare Meleto; Socrate prende distanza da Anassagora e dalla
cultura moderna. La figura di Socrate si complica a questo punto, egli non
facilmente classificabile. Socrate pensa che Meleto sia insolente, sostenendo di
accusarlo attraverso quella che palesemente una contraddizione. Ribalta
dunque i due capi di accusa reo di non credere agli dei e reo di credere agli
dei; a questo punto evidente la contraddizione.

XV PARAGRAFO. Ci pu essere qualcuno che creda ci siano fatti umani ma
non uomini? Socrate, anche quando si difende, non cessa mai di essere filosofo
argomentare filosofico che lo distingue. Socrate ha ormai smontato i due capi
daccusa; il dubbio che insorge se laccusa non fosse strumentale, e non si
sappia di cosa accusarlo le accuse divengono quindi pretestuose per la
condanna di Socrate. Come fa a dire che lui crede nei demoni, che hanno a che
fare con la sfera divina, e allo stesso tempo sostenere che Socrate non creda
agli dei? Il daimonas ha a che fare con la sfera divina, c un nesso stretto;
Socrate si comporta come suole, perch obbedisce al demone della sua psych;
lui crede nel divino, e anzi la filosofia in stretta connessione con esso, in
quanto essa servizio resogli.

XVI PARAGRAFO. Il grande odio nei confronti di Socrate induce a queste
accuse strumentali. Socrate non teme i secondi accusatori, infatti, non teme
Meleto, perch lo ha gi stanato; teme per lopinione pubblica, quindi
quellodio sedimentato contro di lui (primi accusatori). Si potrebbe dire, dice
Socrate: non si vergogna a rivestire il ruolo del filosofo, che irrita, al punto da
mettere a rischio la sua vita? Ma Socrate risponde che lui non si abbassa a
calcolare i rischi, come nessuno dovrebbe farlo, importante fare il giusto e il
bene, che questo debba anche costare la morte qui chiaro che il Bene, per
Socrate, sia laspirazione ultima.

XVII PARAGRAFO. Qui si capisce che lApologia di Socrate anche
lapologia della filosofia. Socrate ha seguito i comandanti assegnati a lui in
guerra, rischiando gi di morire; e non dovrebbe forse obbedire al Dio, nel
modo in cui interpreta il suo messaggio? Per il Dio, Socrate deve filosofare, se
ha rischiato la vita in guerra, tanto pi pu rischiarla filosofando. Cos Socrate
ha interpretato il messaggio, perch non mai comprensibile in modo
esauriente, ma necessita di uninterpretazione: Socrate deve vivere filosofando,
adoperandosi di conoscere se stesso e gli altri ecco perch la filosofia viene
portata nella polis, ed ha luogo nel dialogo con gli altri, al fine di conoscere s
non lo facessi per paura della morte, mi ritraessi, allora sarebbe legittima
l'accusa di empiet. DISERTARE IL COMANDO/ORDINE DEL DIO.
PAURA DELLA MORTE: comincia una filosofia che ha poco a vedere con il
PERI FUSEOS; ma che si concentra su se stessi, sul prossimo, sul cittadino,
sulla POLIS... e arriva il tema della MORTE (che era gi emerso prima di
Socrate ma in modo assai diverso): PER LA PRIMA VOLTA viene teorizzato
il nesso tra filosofia e morte: essere filosofi (votarsi alla filosofia) imparare a
morire. NESSO CONSUSTANZIALE. Socrate dice: in quanto il filosofo
sapiente, non pu temere la morte, perch sarebbe come credere di sapere ci
che non si sa [e non si pu sapere]. SUPPONENZA, PRESUNZIONE. Il
filosofo non pu aver paura della morte e nella fattispecie Socrate sa di non
sapere, e quindi... Sar ripresa da Epicuro: quando la morte c', noi non ci
siamo e viceversa [grande cazzata questo riferimento ad Epicuro, perch dietro
Socrate/Platone c' un'enorme ipoteca metafisica]. Epicuro [mi pare ovvio]
riprende in una direzione diversa. Socrate pi etico. Nel Fedone questo punto
verr ripreso: Socrate in prigione aspetta la condanna. Argomento:
l'immortalit dell'anima. NON A CASO: l'idea filosofica di fondo, ripresa da
questo passo, che tra la VITA e la MORTE c' un auto-escludersi. NON
POSSIAMO PENSARE LA NOSTRA MORTE [n evidentemente
sperimentarla, viverla]. Il pensiero rifiuta il non-essere. E' una preparazione [la
filosofia nei confronti della morte]; ma anche accettazione senza timore della
morte. AVERE PAURA VUOL DIRE GIA' CARATTERIZZARE CIO' CHE
NON SAPPIAMO. Non possiamo dimenticare che Socrate dice: " invero che
della morte nessuno sa...". I molti credono che sia il peggiore dei mali; ma
forse il migliore dei beni. C' un contatto di Platone coi Pitagorici (Archita di
Taranto): Platone ne conosce le teorie. I pitagorici erano gli eredi delle teorie
orfiche (misteri di Eleusi), il loro sfondo religioso. I Pitagorici riprendono gli
orfici nel sostenere una separazione tra la PSYCHE e il SOMA, tra ANIMA e
CORPO. I Pitagorici se ne fanno filosoficamente i portatori. Il corpo una
tomba (SEMA, simile a SOMA) dell'anima. Incarnazione in seguito a caduta
dell'anima nel corpo. Questo abitare nel corpo un esilio: corpo prigione. La
morte diventa una liberazione. La morte viene vista in positivo. Questa cosa
entrer nel cristianesimo. TRASMIGRAZIONE DELLE ANIME:
METENPSICOSI/METENSOMATOSI. L'anima, al momento della morte
corporale, l'anima immortale torna ad incarnarsi in altri corpi. CONNESSA
CON LA TEORIA DELLA SEPARAZIONE ANIMA-CORPO.
Fedone=sfondo orfico. Socrate non teme la morte perch ??? la dottrina orfica,
e argomenta cos; ma nessuno deve presumere quel che non si pu sapere.
e laltro. Lo sguardo del filosofo non rivolto alla natura (Anassagora), ma
allinteriorit interpretazione del messaggio divino, per cui egli deve vivere
filosofando, ossia nellintento di conoscere se stesso e gli altri. Se Socrate non
seguisse il dettato del Dio per paura della morte, allora s, avrebbero ragione di
dire che Socrate empio sarebbe legittima laccusa di empiet. Comincia una
filosofia, distante dalla ricerca dei presocratici, rivolta alla physis, e che si
interroghi sulluomo, sulla polis, sui rapporti umani, sul proprio dovere, ed
arriva anche il tema della morte gi emerso prima di Socrate, ma in modo
diverso. Qui Socrate (punto decisivo per la filosofia) teorizza il nesso tra la
filosofia e la morte il votarsi alla filosofia imparare a morire; nesso
consustanziale, a partire da questo passo dellApologia (poi sviluppato anche
nel Fedone). Il filosofo, se sapiente, non pu aver paura della morte, perch
sarebbe come credere di sapere quello che non si sa; sarebbe una presunzione
della morte non si sa nulla, e Socrate sa di non sapere, quindi non ha paura.
Argomentazione ripresa da Epicuro: quando la morte c noi non ci siamo e
viceversa. Nel Fedone viene ripreso questo punto, un proseguo: Socrate in
prigione e aspetta che venga eseguita la condanna (cicuta); largomento del
Fedone quello dellimmortalit dellanima, e non un caso, perch lidea
filosofica di fondo ripresa da qui tra la vita e la more c una sorta di
autoescludersi, dato che inconcepibile pensare la propria morte, il pensiero si
rifiuta di non essere. Il filosofo si prepara alla morte, e la filosofia una
preparazione alla morte, che anche una sua accettazione aver paura sarebbe
credere di sapere quello che non si sa, perch non si ha esperienza della propria
morte (thanatos). Socrate fa una domanda sulla base del fatto che si crede che
la morte sia il peggiore dei mali, quando forse il migliore dei beni frase di
molto valore.
Platone viaggia nella Magna Grecia, dove ha contatti con i pitagorici e con la
loro filosofia; i pitagorici, eredi delle teorie orfiche, si fanno portavoce dello
sfondo religioso proprio allorfismo: gli orfici sostengono ci sia una
separazione tra Anima (psych) e Corpo (soma), il quale la tomba (sema)
dellanima come se lanima si incarnasse nel corpo, cio in una ricaduta, un
abitare nel corpo vissuto come un esilio, prigione e tomba. Ci cambia la
visione della mote: essa una liberazione dellanima dalla prigione non c
una visione negativa della morte, ma tuttaltro e, a partire da Platone, entrer
anche nel Cristianesimo. Inoltre agli orfici appartiene la teoria della
metempsicosi (trasmigrazione delle anime): lanima, una volta libera dal corpo,
va ad incarnarsi in altri corpi; una teoria connessa con quella della
separazione dellanima e del corpo nel Fedone si sostiene limmortalit
NON POSSIAMO SAPERE [riguardo alla morte]. Socrate non pu giungere a
patti per quanto riguarda il filosofare (davanti alla possibilit della morte).
Socrate non difende s; ma la filosofia: CURA DEGLI ALTRI E DI SE. LE
DUE COSE VANNO INSIEME. Socrate ama i cittadini; ma obbedir al dio
nella sua missione. Rendere ottima l'anima il bene pi grande. Socrate
divenuto povero, ed estremamente brutto, vestito male, provoca disgusto
(ATOPIA), e prova che bellezza, ricchezze, beni, potere non contano nulla.
CONTA RENDERE OTTIMA L'ANIMA. Nella citt c' bisogno, per questo
motivo, del filosofo. C' un nesso tra ANIMA e POLIS. Non ci pu essere una
buona citt (dimensione politica) senza un'ottima anima (dimensione etica).
NB: per l'anima propria ed ALTRUI. Anassagora era fuggito. Socrate decide di
rimanere per obbedire al via(???) secondo la chiamata divina che gli giunge,
perch i cittadini hanno bisogno delle cure dell'anima, perch non ci sar senn
una buona POLIS.

THANATOS: il filosofo non pu temere la morte. [...] non solo di ordine
esistenziale; ma anche politico, perch spinger Socrate a restare ad Atene.
Oggi si tratter del rapporto col giudice, delle leggi e del fondamento della
POLIS. Non si pu temere la morte perch presumere di sapere quel che non si
sa... Socrate: ammissione del non-sapere, presupposto APORETICO per la
nascita della filosofia.








XVIII (30c): importante l'ascolto, altrimenti non ci pu essere dialogo. Qui
siamo alle battute finali della difesa di Socrate: ha risposto alle 3 accuse
rivoltegli (2 erano contraddittorie). Socrate ora non risponde pi alle accuse;
ma controbatte ed amplia le accuse: non si limita a rispondere, ma amplia...
Non fate schiamazzi, ma ascoltate. Io non ho paura della condanna, dell'esilio,
del togliere i diritti; ma la mia eventuale condanna a morte non danneggia me
(altrimenti sapreste cosa sia la morte); ma la condanna di un innocente
danneggia voi, la POLIS. Non sar pi la stessa Atene. ??? il fondamento della
giustizia, senza la quale niente comunit della POLIS. Discorso filosofico-
dellanima, a partire da questo sfondo orfico.
Qui c la posizione del filosofo, che segue gli ordini del Dio, che lo ingiunge a
vivere filosofando. Socrate dice di non temere la morte, non perch lanima sia
immortale, ma perch nessuno dovrebbe temerla, poich si peccherebbe di
presunzione non possiamo sapere quale sia il male peggiore. Il suo un
atteggiamento religioso, perch si rimette ai limiti del sapere. Se dovesse
scendere a compromessi, per aver salva la vita, dovrebbe smettere nelle sue
ricerche e quindi di fare filosofia ma Socrate si rimette al Dio; non difende se
stesso, ma la filosofia: la filosofia cura degli altri e di s, cose che vanno
insieme. Lui obbedir al Dio, seguir ci che gli stato imposto di fare, non
smetter di irritare, di fare filosofia. Socrate divenuto povero, era brutto, e
tutto questo crea ulteriore disgusto e disagio; ma egli, sopra tutte le ricchezze, i
beni e lesteriorit, rivendica lanima e la cura di essa. Lui non lascer la citt,
n il suo compito, che quello di dire agli altri che la cosa pi grande e giusta
rendere ottima lanima nesso fra anima e polis; non ci pu essere una buona
politica se non c letica, cio unattenzione alla propria anima e a quella
altrui (obbedienza al Dio). Socrate pronto a morire, la sua la scelta di non
andare via dalla citt (come fece Anassagora), ma di restare come
testimonianza di obbedienza alla chiamata del Dio, del demone che lo ingiunge
a vivere filosofando, perch faccia capire ai cittadini che ci si deve curare
dellanima, per poter amministrare una buona polis.
Il filosofo non pu temere la morte (thanatos), perch avrebbe la presunzione
di sapere ci che non sa ci ha una rilevanza esistenziale, ma soprattutto
politica: questo atteggiamento nei confronti della morte permette a Socrate di
non discutere la condanna e accettarla, e di rimanere ad Atene. Particolare il
suo rapporto con la giustizia: il giudice va rispettato, perch regge la polis. In
generale egli ribadisce lammissione di non sapere presupposto aporetico da
cui nasce la filosofia.

XVIII PARAGRAFO. La scena del processo viene sempre tenuta presente,
tramite una descrizione. Subentra il tema importante dellascolto non ci pu
essere dialogo, se non c ascolto (vi sar utile ascoltare). Siamo alle battute
finali della difesa di Socrate: egli ha riposto alle accuse rivolte che gli sono
state rivolte; adesso inizia lultima parte dellApologia, in cui non risponder
pi alle accuse, ma amplier il suo discorso. Socrate non ha paura della
condanna, n dellesilio, n della confisca dei beni o della soppressione dei
suoi diritti la condanna a morte non andr a danneggiare Socrate, dato che
thanatos potrebbe essere un bene, bens dannegger la comunit, che ha
politico. Condanna di un innocente non comunemente [banalmente] un
EORRE. Scalfisce le basi della giustizia e ha conseguenze sulla comunit, sulla
POLIS. Socrate non si preoccupa per s, ma per il futuro della POLIS.
Bellissimo. Socrate ATOPOS, strano, straniero, straordinario... infastidisce.
Non solo un rapporto conflittuale: Socrate non passa all'anti-politica, perch
lo preoccupa il destino, il futuro della sua citt. Socrate crede pi che mai nella
POLIS. La condanna non pregiudica la fiducia nella comunit politica, nella
POLIS. Socrate non condanna la POLIS. Distingue la POLIS dai [suoi]
cittadini. Distingue (come devono fare i filosofi) [NB: differenza tra
distinzione (logica) e separazione (ontologica)]. La POLIS non si esaurisce nei
suoi concittadini: Socrate crede nella POLIS. Socrate rivendica il ruolo che ha
sempre svolto: lavorare ai fianchi. Non smette di lavorare ai fianchi i suoi
concittadini. METAFORA. Non hanno saputo apprezzare un dono di Dio. Non
hanno apprezzato l'arte maieutica: il "mestiere" di Socrate: porre domande: il
porre domande, formulare domande: il mestiere del filosofo: fare domande.
31a: metafora del risvegliare i cittadini. I concittadini dormono. Socrate li
sveglia perch questi non si pongono domande. Falso sapere senza
inquietudini. Obbediscono. Non sanno di non sapere. Metafora della filosofia:
questa sveglia, fa passare dal sonno alla veglia. Chi non filosofa si trova in uno
stato di sonno. La veglia, metafora della filosofia che diverr "coscienza"
[come: essere coscienti]. Gi Eraclito e Parmenide avevano parlato di sonno e
di veglia. Parmenide nel PERI FUSEOS parla dei mortali che dormono [cerca
frammento]. Eraclito in particolare introduce e inaugura questa metafora: B89
"unico e comune il mondo per coloro che sono desti; mentre nel sonno
ciascuno si rinchiude in un mondo proprio". Quando si desti nella veglia
("coscienza") si condivide il mondo con gli altri, mondo comune. La comunit
pu darsi solo nella veglia. Il sonno ci isola dagli altri: cadere nell'isolamento.
Non descrizione; ma metafora, perch la veglia metafora di quella coscienza
che soltanto la filosofia pu dare. In Eraclito idea aristocratica per cui la
maggior parte dei mortali dorme in un'inconsapevolezza onirica. Solo pochi, i
filosofi [solo Eraclito, che fa'mo prima] sono desti, vegliano, sono vigili, al
punto da soffrire di insonnia (pure in Nietzsche 'sta cosa, Zarathustra, libro I).
Il cittadino, per Socrate, sul punto di addormentarsi. 31b-c: Socrate ha
trascurato fino a ridursi in miseria e ridurre in miseria gli affari suoi, per il
"comune" [ci che comune], per la comunit che dorme. La PENIA
testimone di ci: il dedicarsi alla comunit, al bene pubblico. Socrate sottolinea
che l'accusa non ha testimoni per dire che Socrate ha curato i proprii interessi.

mandato a morte un innocente Atene, dopo la condanna a morte di Socrate,
non sar pi la stessa; la condanna a morte di un innocente incrina il
fondamento della citt, ossia la giustizia, che cos viene a mancare non c
polis senza giustizia. Passaggio decisivo: la condanna a morte di un innocente
non solo un errore, ci che pi scalfisce le basi della giustizia e che ha
conseguenze sulla comunit Socrate non preoccupato per s, ma per il
futuro della polis. Socrate, rispetto alla polis, colui che vive ai margini, lo
straniero e straordinario; non vi un rapporto conflittuale con la polis, perch
Socrate non passa banalmente allanti-politica egli distingue la polis dai suoi
concittadini, che fanno la citt, ma non la esauriscono, perch essa sopravvivr
a loro e a Socrate; Socrate crede molto nellistituzione della polis, e a ci si
deve questo discorso e la sua preoccupazione per le sorti della citt. Il suo
discorso rivendica ancora una volta il compito di Socrate, e pi in generale del
filosofo, che quello di lavorare ai fianchi dei suoi concittadini,
attraversando con loro la citt e ponendo loro domande ma i suoi concittadini
non hanno saputo apprezzare quello che un dono del Dio, che larte
maieutica di Socrate. Socrate pone domande, cio filosofa: il filosofo colui
che sa porre domande, perch la domanda attende sempre una risposta, ed
importante saperla impostare. Metafora importante: gli ateniesi sono infastiditi,
sono contenti di levarsi di mezzo Socrate, che li irrita, e li sveglia, come
fossero assopiti, cio risveglia in loro qualcosa; Socrate vuole svegliare i
cittadini, e questa metafora atta a dire che essi dormono, perch non si
pongono domande, quindi hanno un falso sapere, cio non sono inquietati e
sono nella quiete di chi assopito una metafora della filosofia, perch il
filosofo non dorme. La filosofia fa passare dal sonno alla veglia; chi non
filosofa in uno stato di sonno, e anche la veglia/vigilanza una metafora
adatta alla filosofia finch non diventer coscienza. Gi Eraclito e
Parmenide avevano parlato del sonno e della veglia, in questo senso. Nel Per
physeos di Parmenide, egli parla del sonno dei mortali. Poi c Eraclito, che
inaugura questa metafora: (B 89)unico e comune il mondo per coloro che
sono desti, mentre nel sonno ciascuno si rinchiude in un mondo proprio
quando si desti, nella veglia, che coscienza, si condivide il mondo con gli
altri; il mondo comune nella veglia, perch la comunit si da nella veglia; il
sonno il cadere nellisolamento. La veglia la metafora di quella coscienza
propria solo della filosofia gi in Eraclito c unidea aristocratica della
filosofia, per cui i pi dei mortali conducono la propria esistenza
nellinconsapevolezza onirica, non si pongono domande e non sono inquietati,
ma solo pochi sono desti e svegli, ossia i filosofi, al punto da soffrire di








XIX. Socrate ritorna alla voce divina-demoniaca. Socrate dice: "fin da
fanciullo...". Socrate ha seguito questa voce, che lo ha indirizzato, orientato. La
voce gli vieta di occuparsi delle cose dello stato. Perch lo ha redarguito,
avvertito, ammonito? Perch il filosofo deve fare il filosofo. Platone per poi
andr a Siracusa. C' gi un riconoscere che il filosofo deve restare fuori
dall'arena politica. Quando vi entra, allora iniziano i problemi. Platone lo far.
Errore eclatante di Platone. Questo il primo passo in cui si pone il problema
del rapporto tra filosofia e politica. Dove l'una esclude l'altra. Il filosofo
riconosce la POLIS. Il filosofo non pu occuparsi di cose dello stato. 32a:
Socrate non si occupato degli affari pubblici, a ragione, perch se se ne fosse
occupato, sarebbe morto. Socrate lo dice perch avrebbe smesso di essere
filosofo [avrebbe smesso di essere se stesso: identit di BIOS e FILOSOFEIN].
Se Socrate si fosse occupato, si sarebbe spostato di luogo, non pi ATOPOS,
non pi marginale; ma sarebbe passato al centro. Questo passaggio entrare
nell'arena degli affari pubblici, con problematiche di giustizia pratica, problemi
validi di volta in volta, etc. Ai margini vuol dire poter filosofare, conservando
la distanza critica che il filosofo altrimenti non avrebbe. Socrate , per cos
dire, il "guardiano" della citt. Socrate sta difendendo il BIOS
THEORETIKOS (Aristotele), che importante per la citt. Atene ha bisogno
del filosofo, i cittadini hanno Socrate che li richiama al giusto e al bene. Il
funzionamento pubblico pu finire per dimenticare [e far dimenticare] il
GIUSTO e il BENE. Riflettere sulle leggi della POLIS, sottolineare... il non
farsi trascinare dagli affari della citt... Non vuol dire per non partecipare; ma
distinguere due mestieri. Alto [o altro?] fraintendimento: tra privato e
pubblico. Socrate non un filosofo che pratica; ma giustifica un ritiro
esistenziale. Socrate dal margine attraversa l'Agor: percorre le strade, porta la
filosofia nella POLIS. Non difende una sfera privata. Porta la filosofia nella
politica, nella vita degli altri. [il sonno parente della morte] [S. predilige le
parole, anche le Leggi, rispetto ai fatti?!]

insonnia. Il cittadino che sta per assopirsi in uno stato onirico, invece chi
pone i problemi lo infastidisce. Socrate si ridotto in miseria, trascurando i
suoi affari umani e la sua quiete, per il benessere pubblico della comunit, a
cui attento solo chi veglia la sua povert testimone del fatto che lui ha
trascurato la sua vita privata per dedicarsi alla polis, in cui crede, e a cui il
filosofo, in quanto sveglio e in quanto condivide il mondo, non pu non
credere.

XIX PARAGRAFO. Si riferisce nuovamente alla sua voce demoniaca e
insieme divina: fin da fanciullo Socrate lha seguita; essa lo ha persuaso,
orientato e gli ha vietato di occuparsi di cose dello Stato perch la voce lo ha
ammonito di non occuparsi delle faccende dello Stato? Perch il filosofo deve
fare il filosofo, e ci implica il fatto che il filosofo deve stare fuori dallarena
politica Platone successivamente si recher a Siracusa, e commetter questo
errore. Questo il primo passo nella storia della filosofia in cui si pone il
problema del rapporto tra la filosofia e la politica un rapporto conflittuale
ed esclusivo, nel senso che luna esclude laltra. Socrate riconosce la polis e ci
crede, ma il filosofo non pu occuparsi di cose dello Stato; Socrate non si
occupato di affari pubblici, facendo bene, perch, dice, sarebbe morto da
tempo, non potendo fare nulla di buono n per s n per gli altri avrebbe
smesso di fare il filosofo: non avrebbe pi vissuto ai margini della citt,
smettendo di essere atopos rispetto ad essa, ma sarebbe passato al centro della
polis, entrando nellarena degli affari pubblici, di ordine pratico, occupandosi
di giustizia pratica, che si da caso per caso, di volta in volta. Cos Socrate ha
preferito rimanere ai margini della citt, per guardarla con gli occhi del
filosofo, per continuare a filosofare, conservando la distanza critica, che
andrebbe perduta se lui fosse al centro dellarena degli affari pubblici. Il
filosofo riconosce le leggi della citt, ma mantiene la distanza critica Socrate
difende quello che Aristotele chiamer il bios teoreticos (vita teoretica) del
filosofo. Gli ateniesi hanno bisogno del filosofo che faccia domande e che vada
a richiamarli a ci che bene mentre chi sta negli affari pubblici pu
dimenticare ci che bene e giusto. Non il discorso del rifiuto della politica,
ma un sottolineare la sua posizione, il che non vuol dire non partecipare,
poich il filosofo deve partecipare, ma si deve distinguere attraverso la
distanza garantita dalla filosofia. Un fraintendimento che pu insorgere
quello che riguarda il privato e il pubblico: Socrate non un filosofo che
pratica e giustifica il ritiro esistenziale, anzi egli, dal margine della citt,
attraversa sempre lagor, portando la filosofia nella polis, nella vita politica





XX. Consiglio=Bul dei 500. Esperienza di difesa del diritto, della giustizia...
comprensibile [la] condanna a morte. Riferimento agli eventi recenti di Atene.
C' un importante presa di posizione: Socrate contro l'oligarchia. Socrate
favorevole alla democrazia: non ci stupisce: chi pratica il dialogo socratico
(tendenzialmente) favorevole alla democrazia. Platone per no! Platone cos
per via dell'esperienza di Socrate. Gli alleati di Socrate (democratici fans
dell'et di Pericle) vogliono la democrazia con mezzi violenti. C' perci una
presa di posizione di Socrate. La democrazia non pu stare accanto alla
violenza, al calpestamento dei diritti. Ripristinare la democrazia con la
violenza? No! Con la morte di Socrate inizia il declino di Atene. Con la morte
di Socrate la democrazia naufraga (vedi Platone). Socrate nel corso dei secoli
diventa un'icona. Simbolo della democrazia, della non violenza, della filosofia
che difende diritto e giustizia fino alla morte. Socrate dice ci quando il
processo volge gi verso un'accusa drastica; ma 'sti cazzi della condanna; ne va
del declino della democrazia ateniese. La morte ed il declino non verranno
dimenticati. [Socrate: democrazia che rispetta il diritto, diversa da quella di
coloro che vogliono ripristinare la democrazia con la violenza]. Socrate: io
sono lo stesso in privato e nel pubblico. Non faccio differenza tra le due sfere.
??? scopro? i principii dell'etica (Socrate non ha? una); ma c' gi il concetto di
ETHOS che guida la citt ???








XXI. "io non sono mai stato maestro di nessuno". Socrate risponde ancora alle
accuse. Il maestro colui che sa. Socrate non potrebbe mai, perch "non sa"
[sa che non sa]. Coerente. Connesso con la MAIEUTICA. Distacco con i
Sofisti. Socrate non ha mai aperto una scuola. Le scuole socratiche minori
nascono dopo la morte di Socrate. Ma rispetto all'Accademia e al Liceo,
quindi gli non difende la sfera privata della filosofia; porta il dialogo in
politica, ma non si occupa di affari pubblici. Il sonno parente della morte: lui
vuole la veglia, per questo dice che sarebbe morto se si fosse messo a fare
politica (come persona e come filosofo).

XX PARAGRAFO. La comunit apprezza i fatti, Socrate apprezza le parole.
Una volta Socrate ha fatto parte del Consiglio (la boul dei 500) fa un
esempio concreto, come quando ha menzionato la sua esperienza nellesercito:
ricorda il suo vissuto, la difesa del diritto e della giustizia, cosa che per poco
non gli cost la morte (cera ancora una democrazia). La sua argomentazione
contiene un riferimento agli eventi recenti di Atene: la presa di posizione di
Socrate contraria alloligarchia, ma favorevole alla democrazia chi pratica
il dialogo socratico, chi si apre ai cittadini in questo modo favorevole alla
democrazia. Ma Platone non favorevole a questo tipo di governo, per via
dellesperienza di Socrate il senso che coloro che avrebbero dovuto essere
alleati di Socrate, cio quanti avessero voluto restaurare una democrazia ad
Atene, come ai tempi di Pericle, in realt lo hanno fatto con mezzi violenti,
fuori dai diritti e calpestando gli stessi diritti es. non dando la cittadinanza a
chi avrebbe dovuto ecc. Presa di posizione di Socrate: la democrazia non pu
stare insieme alla violenza; non si pu ripristinare violentemente la
democrazia. Al momento della condanna, Atene sar pregiudicata per sempre
declino della polis e della democrazia. La posizione di Platone si comprende a
partire da questo naufragio della democrazia proprio contro la figura di
Socrate; cos, nel corso dei secoli, Socrate diventato licona e il simbolo della
democrazia, e specialmente della non-violenza, quindi di una filosofia non-
bellica e che difende la giustizia anche a costo della vita. Siamo in un momento
grave del processo: Socrate sa di non avere possibilit, verr condannati
colpevole da tutto Socrate denuncia Atene, che non ha rispetto del diritto; non
ne va della sua vita, ma dalla condanna dipende il declino della democrazia di
Atene; Socrate denuncia qualcosa che non verr dimenticato, prendendo le
distanze da coloro che vogliono violentemente ripristinare la democrazia .
Questa lesperienza che Socrate racconta.

XXI PARAGRAFO. Socrate lo stesso sia in privato sia in pubblico segue i
principi della giustizia e delletica; c gi il concetto di etos che guida la
polis. Lui ha sempre seguito il giusto; dice di non essere mai stato maestro di
nessuno questo un modo di rispondere ulteriormente allaccusa di
corruzione. Il maestro colui che sa, e che fa leducatore, perch ha da
Socrate niente scuola. Socrate non fa distinzione di et e di reddito. I giovani di
Atene sono andati da lui, non il contrario. Non c' distinzione ancora tra
privato e pubblico (cfr. 33b fine). Niente merito o demerito per l'esito di coloro
che lo seguono: quello che questi diventeranno non sono cazzi suoi di Socrate.
La filosofia non insegna qualcosa di particolare: niente/nessuna dottrina.
Rivendica (positivamente) che la filosofia non "serve" a nulla. Vedremo come
Platone riprender questa posizione. Possiamo dire che il dialogo sia un
insegnamento? Domanda di Socrate non da liquidare.






XXII. Socrate nuovamente si richiama al demone, alla voce interiore,
all'oracolo, ai vaticinii, ai sogni: entra il tema del "sogno". Il filosofo da ascolto
al sogno: messaggio, oracolo, che gli viene dato. Socrate chiama a testimoniare
i suoi discepoli, i suoi allievi (?). Perch l'accusa non li ha interpellati? Se li ha
corrotti, lo dicano loro... Qui compare Platone. Platone introduce il proprio
nome, mentre non ci sar nel Fedone. Scena molto teatrale e ovviamente
drammatica. Socrate avrebbe bisogno della testimonianza dei suoi allievi, che
difenderebbero il "corruttore". 34d-35a: Socrate non ha chiesto
commiserazione o patimento (?). Non ha parlato di chi lascer con la morte.
Dignit del filosofo. Socrate su un piano diverso. Risposta (?) e difesa (?) del
filosofo [di fronte] alle accuse. bellissimo: "per la reputazione mia e vostra...
[...] ...degli uomini" (35a). Qui il rispetto di Socrate per la POLIS. Niente
accampare scuse facendo scadere il proprio discorso. Niente atti straordinarii.
Socrate non teme la morte, niente atti vergognosi. Dignit perch ne va della
filosofia. Se nel Fedone non mantenesse la dignit, metterebbe in dubbio tutta
la sua vita. Il modo in cui affronta la condanna a morte una conferma della
condotta in vita: mai ci si pu lasciare andare. Filosofia tutt'uno con il filosofo.
Legittimit e conferma della sua filosofia. 35b: femmine: le donne sono
escluse dalla vita pubblica e dalla filosofia: caduta di stile.

XXIV. Socrate chiude la difesa e vedremo che ci sar la condanna. [trova tutti i
frammenti di Eraclito sul sonno e sulla veglia].

Socrate ha concluso la sua difesa; poi per c' un'ultima parte che riprende il
insegnare; ma Socrate sa di non sapere e non mai stato maestro di nessuno,
sottolineando cos la sua distanza dai Sofisti; inoltre Socrate non ha mai aperto
una scuola ci sono solo scuole socratiche minori, fondate dopo la sua morte.
Ma lui non si mai rifiutato di parlare, perch a disposizioni di tutti, senza
distinzioni di et, senza distinguere i poveri dai ricchi, anche perch non si fa
pagare. Non pu prendersi il merito o il demerito a proposito di qualcuno che,
dopo i suoi insegnamenti, consegua successo o meno, perch la filosofia non
ha nulla da insegnare chi diventer qualcuno lo far da s. Il filosofo non
insegna qualcosa di particolare i Sofisti insegnano leuleghein, che anche
qualcosa di pratico. Socrate rivendica un qualcosa della filosofia, che tende
anche ad essere un accusa rivolta a questa: la filosofia non insegna nulla e non
porta a nulla. il dialogo un insegnamento? La domanda che Socrate ci pone
rimane aperta.

XXII PARAGRAFO. Socrate si richiama al demone, alla voce interiore, al
messaggio delloracolo, ai vaticini, addirittura ai sogni entra in scena il
sogno. Il filosofo da ascolto al sogno; un messaggio che gli viene dato. La
scena, tra le ultime della difesa: non stato un maestro, ma chiama a testimone
i suoi discepoli perch non sono stati interrogati? Lui chiede si facciano
avanti, affinch dicano se sono stati corrotti compare Platone, in uno dei
pochi passi in cui introduce il proprio nome. una scena teatrale e
drammatica, come se Socrate avesse bisogno della testimonianza dei suoi
allievi; loro difenderebbero il corruttore , ma non sono stati interpellati.

XXIII PARAGRAFO. Socrate non ha chiesto di essere compatito dignit del
filosofo; la sua difesa la difesa della filosofia, pi che della sua persona. Non
vuole essere compatito, per la reputazione sua e quella della citt; non vuole
essere commiserato n indurre a piet, tramite discorsi privati riesce sempre a
mantenere il suo discorso ad un livello filosofico. Qui il rispetto di Socrate
nei confronti della citt; non si lascia andare ad atti straordinari o vergognosi,
perch non teme la morte, e qui viene ribadito il ruolo del filosofo. Se Socrate
non preservasse la sua dignit, e qui e nel Fedone, metterebbe in dubbio tutta la
sua vita, non affrontando la morte. Il modo in cui affronter il limite estremo
della morte conferma invece la sua condotta di vita lui non smette di essere
filosofo, neanche un momento; perch la filosofia non distinta dal filosofo; la
sua filosofia trova legittimit nel modo in cui egli conduce la sua vita.

Due parti: 1. Conclusione della difesa di Socrate; 2. Conclusione della scena
tema della morte (gi incontrato quando Socrate si prepara alla condanna): non
possiamo sapere che la morte sia il male peggiore: ciclicit, ripresa degli
argomenti, tipica di molti dialoghi. Pagine dense e complesse contro una prima
lettura, in cui il Socrate platonico sviluppa una concezione radicale della morte
che ritroveremo nel Fedone. Strettamente connessa. La prova filologica (o
filosofica?) sta nell'ultima parte dove Socrate decide di riflettere sulla morte
negli ultimi giorni della sua vita. Pagine importantissime per la cultura greca:
importantissime per la storia della filosofia. Tutti i filosofi che meditano sulla
morte ritorneranno su queste parti: cfr. PROLOGO del FEDONE (ma con
differenze). Leggeremo pure la testimonianza di Diogene Laerzio. Partizioni
del dialogo: l'autodifesa di Socrate termina al paragrafo XXIV. Emerge la
dignit di Socrate; ma anche il rispetto per la POLIS. Leo Strauss ha delineato
una teoria politica molto interessante partendo dal rapporto Socrate con la
POLIS. I 500 giudici stanno per votare la colpevolezza di Socrate (Diogene
Laerzio: lo scarto di 30 voti).

XXIV. Socrate non ritiene di rivolgere un appello al giudice: perch il giudice
deve essere rispettato. E il giudice deve fare giustizia, giudicare. Il grande tema
dell'Apologia la giustizia. Argomento filosofico: sarebbe come spingerlo a
violare il suo giuramento. Io, accusato, sono il primo a rispettare la POLIS, gli
dei, le leggi, e chiedo perci GIUSTIZIA. Questa la prova che Socrate
rispetta gli dei molto pi dei suoi accusatori. SEMEION THEOU. Socrate non
viene a compromessi. Socrate decide di non fuggire, come invece hanno fatto
altri filosofi prima di lui (cfr. Anassagora); non ha senso per lui scendere a
compromessi. La scelta di Socrate radicale e non necessariamente
condivisibile: la scelta discende dal modo di concepire la POLIS e la morte
(THANATOS). Questi i due termini concettuali entro i quali si determina la
scelta. In greco THANATOS significa sia "morte", che "condanna a morte":
valore semantico pi ampio rispetto alla lingua italiana [controlla se vero o se
'na cazzata]. Non detto che si debba essere d'accordo. Non un caso che
l'ultima parte contenga una riflessione sulla morte.







drammatica del processo in ultima istanza viene ripreso il tema della morte,
gi affrontato da Socrate nel suo prepararsi alla condanna. C una ciclicit
degli argomenti, tipica dei dialoghi socratici. La concezione della morte
sviluppata da Socrate molto radicale, e verr ripresa anche nel Fedone
connesso strettamente allultima parte dellApologia. Non c alcuna ribellione
alla sentenza dei giudici, ma una sua accettazione ed una riflessione. Queste
ultime pagine sono importanti per la filosofia e per la cultura greca in generale
tutti i filosofi che si ritroveranno a meditare sulla morte, ritorneranno
inevitabilmente a questo punto dellApologia, il quale una chiusura
dellopera, ma anche un prologo del Fedone, quindi si tratta di una sorta di
ponte tra i due testi.





XXIV PARAGRAFO. Termina qui la difesa di Socrate. Emerge la sua dignit
e il suo rispetto nei confronti della polis, e non chiede la commiserazione. Nel
900 un filosofo, Strauss (ebreo emigrato nel Stati Uniti) delinea una filosofia
politica, interessante nel suo confronto con Socrate, specialmente in merito al
suo rapporto con la polis attualit di queste pagine.
I giudici stanno per decidere la colpevolezza di Socrate non unanime il
voto, c uno scarto, bench minimo. Socrate, anche in queste sue ultime
battute, non ritiene di rivolgere un appello al giudice, perch questo deve
essere rispettato, senza pressioni il giudice non deve fare grazia, ma giustizia
(grande tema dellApologia che ritorna), deve cio giudicare. Fare pressione al
giudice spingerlo a violare il giuramento. Socrate, accusato di empiet,
dimostra che il primo a rispettare sia le leggi, sia la polis, sia gli Dei, per cui
non pu chiedere grazia, ma solo la giustizia sarebbe bens empiet il fare
pressione al giudice. Cos Socrate da prova di aver rispetto per gli Dei, come
una testimonianza, pi di coloro che lo accusano di non credere agli Dei
ritorna la questione del Dio, al quale Socrate obbedisce e presta il servizio
della filosofia (parler ben due volte del semeion the). Al termine di questa
difesa non v nessun compromesso di sorta infatti prender la celeberrima
decisione di non fuggire; non sceglier lesilio, non ha senso fuggire o
scendere a compromessi per evitare la morte, anche se avrebbe potuto. La sua
una scelta radicale, non necessariamente condivisibile, ed essa scende dal
modo di concepire la polis e thanatos sono i due termini di questa scelta;





XXV. qui avvenuta per 30 voti, pochi, la condanna (36a-b). Socrate non si
stupisce della condanna; ma stupito dello scarto minimo. Socrate ironizza
pure, perch Meleto avrebbe rischiato pure unna multa. Qui Socrate si chiama
giudice se stesso.

XXVI. Quale pena io che ho "nella vita rinunziato sempre ad ogni quiete". La
scelta della filosofia la scelta dell'inquietudine. Socrate mette qui la POLIS
sopra a tutto. Io non solo non merito la condanna e la pena di morte; ma un
premio. PROVOCAZIONE. Il Pritano era l'edificio ai piedi dell'Acropoli
dov'erano mantenuti a spese dello stato i grandi cittadini: voi mi dovete
riconoscenza. Se qui vengono onorati coloro che vincono le Olimpiadi, in
realt dovrei essere assai pi onorato io. Questo considerando il valore dei
giochi sportivi in Grecia. Quello che riporta la vittoria, che vince, fa che voi
sembriate felici, io che voi SIATE felici. Io, povero, sono il vostro benefattore:
rivendicazione del modo(?) della filosofia.









XXVII. Fa riferimento alla legge di Sparta. Socrate non vuole essere frainteso
come orgoglioso, dispettoso, etc.; ma ha una vera convinzione, di aver agito
secondo la rettitudine. Il tema del dialogo socratico: "se solo Noi..." [cerca
citazione]. Aspirazione di Socrate al prolungamento del dialogo. Questo non si
conclude, lascia aperta la questione, qui si tratta di ASPIRARE a parlare
ancora, ad avere pi tempo, a dialogare ancora. Ritorner nel Fedone e nella
filosofia: ASPIRAZIONE ad un dialogo ininterrotto, infinito; ma l'interruzione
della morte qualcosa di violento. Nella violenza di non poter continuare il
dialogo, il filosofare, l'interruzione violenta del DIALEGHESTAI, ch forse
thanatos, in greco, ha un campo semantico pi ampio, in quanto indica sia la
morte sia la condanna a morte. Trattandosi dei due termini concettuali entro i
quali si determina la scelta, non a caso lApologia contiene una riflessione
sulla morte. In conclusione: Socrate crede agli Dei, e lascia a giudici il giudizio
ha termine la sua difesa.
XXV PARAGRAFO. C stata la votazione: su 500, per 30 voti Socrate viene
condannato a morte. Socrate non stupito della condanna; semmai stupito
dello scarto minimo tra chi ha votato a favore e chi contro la sua condanna
ironia: pochi voti e Meleto avrebbe dovuto pagare.

XXVI PARAGRAFO. Quale pena si darebbe Socrate? Qui in gioco una sua
provocazione. Socrate, prendendo la parola, continua a difendersi: sostiene che
nella vita rinunci sempre ad ogni quiete e benessere lui ha scelto la veglia e
linquietudine della filosofia, si privato del benessere per ricercare la verit,
mettendo la polis sopra ogni cosa. Socrate non merita la pena di morte, ma, al
contrario, e qui la sua provocazione, sente di meritare il Pritaneo questo il
merito che si attribuisce, per essersi sempre posto al servizio degli uomini. Il
Pritaneo un edificio ai piedi dellAcropoli, dove sono mantenuti i grandi
cittadini, il cui merito viene riconosciuto pubblicamente, dalla citt Socrate
meriterebbe questo riconoscimento, essendo lui povero e lo stesso benefattore
dei cittadini. Invece nel Pritaneo sono premiati coloro che vincono le
Olimpiadi, invece lui si ritiene pi degno di questo merito una
provocazione importante, se si considera il valore che i giochi olimpici
costituivano per i greci. Colui che riporta le vittorie ai giochi olimpici, fa che i
cittadini sembrino felici; Socrate, invece, fa che i cittadini siano felici. Inoltre il
vincitore olimpico non ha bisogno di essere mantenuto; Socrate invece merita
un tale riconoscimento, perch lui, divenuto povero, il benefattore della polis.
Questo punto costituisce una forte rivendicazione della filosofia.

XXVII PARAGRAFO. Fa riferimento alla legge di Sparta, che concede pi
tempo per il processo Socrate non ha avuto molto tempo, e non vuole
rischiare di essere frainteso, come se il suo fosse un orgoglio dispettoso,
quando invece egli porta avanti la sua convinzione di aver agito sempre
secondo rettitudine. Emerge un tema, anche proprio del Fedone, che riguarda
laspirazione di Socrate al dialogo ulteriore il dialogo socratico non giunge
mai ad una conclusione, lasciando sempre aperta la questione; dunque c
insorge sempre laspirazione ad avere pi tempo per parlare ancora, e in questo
caso, per poter persuadere i suoi concittadini. Il tema che ricorre nella filosofia
potrebbero cambiare idea i concittadini... Qui si apre il discorso sulla
condanna: possibile non ci sia una via d'uscita pragmatica, un'alternativa
pragmatica? Per Socrate non possibile e dice perch. Storicamente Socrate
avrebbe potuto fuggire da Atene e salvarsi. Socrate non viene a compromessi;
non chiede commutazioni di pena. Carcere=simbolico: legato all'idea, al
concetto orfico del corpo-carcere, il SOMA-SEMA. Perch scegliere un
carcere ulteriore oltre al corpo, dacch la PSYCHE vive gi orficamente nel
carcere del corpo, quando la morte la liberazione dell'anima?! (cfr. Fedone).
L'esilio: ACHME, apice della narrazione. Socrate sa bene, anche per lo scarto
dei voti, che i giudici non vorrebbero condannarlo a morte. Sarebbe un
terremoto per Atene. Socrate sa bene che quello che gli accusatori vogliono,
sia i primi che i secondi, di liberarsi di lui mediante l'esilio: Socrate non pu
accettare l'esilio, e smonterebbe la sua filosofia e la sua autodifesa. Nella
cultura greca l'esilio ha un valore negativo. Ulisse il paradigma del rifiuto
dell'esilio. Quello che Socrate vive ad Atene si riproporrebbe in qualsiasi altra
citt. Questa anche un po' una metafora.









XXVIII. Socrate come potrebbe stare zitto se egli segue il comando del dio?!
La vita del filosofo la filosofia. Nessuna separazione tra le due.
VOCAZIONE, e non? [solo?] perch Socrate risponde al Dio. Smettere di
filosofare smettere di vivere. Wittgenstein dice: "il filosofo non chiude
bottega la sera; ma continua a pensare anche quando non vorrebbe". Queste
righe sono importanti: Platone [gli] fa dire: la filosofia non un mestiere, una
VOCAZIONE. Non c' separazione. Nietzsche teorico di questa impossibile
separazione di vita e filosofia. Socrate non pu smettere di interrogare e
interrogarsi (GNOTI SEAUTON). Le altre soluzioni di compromesso
pragmatico non vanno bene per Socrate: sono delle "morti" per lui.
THANATOS una liberazione. Ritorna Platone? (?: lui?). Qui finisce la
penultima parte: 38c. L'ultima parte dedicata ad una condanna di Atene e
degli ateniesi, e una grande riflessione su THANATOS. Diogene Laerzio: libro
quello del dialogo infinito, per cui arriva uninterruzione, come una cosa
violenta, e qui la morte; ma la violenza appartiene allinterruzione del
dialogo, del filosofare stesso, del dialeghestai, pi che alla morte in s (non il
bere la cicuta). Si apre il discorso sulla condanna a morte: possibile che non ci
sia un altro rimedio? Socrate inizia a chiedersi se sia accettabile la condanna a
morte vi sono, certo, altre vie, che tuttavia Socrate non pu tenere in
considerazione per s, eppure, storicamente, egli avrebbe potuto salvarsi. Una
di queste vie rappresenta il carcere: il carcere ha un valore simbolico
legato al concetto orfico del corpo come prigione dellanima; se lanima gi
nel carcere del soma, perch dovrebbe scegliere un carcere ulteriore? La morte
proprio la liberazione della psych dal soma. Qui si arriva allacm della
narrazione: Socrate sa bene, a partire dallo scarto dei voti, che i giudici non
vorrebbero condannarlo a morte, poich questo evento sarebbe un terremoto
per la citt di Atene, bens vorrebbero andasse in esilio non si
macchierebbero, ma si libererebbero del fastidio della sua persona. Socrate sa
bene che gli accusatori vogliono liberarsi di lui tramite lesilio; per questo
Socrate non vuole scendere a compromessi, n vuole andare via, per non
smentire la sua autodifesa e la sua filosofia. Non scende a compromessi, anche
perch nella cultura greca lesilio ha valore negativo il passaggio da citt in
citt, come per Ulisse, che vuole tornare in patria, per cui i suoi viaggi sono
disavventure, nonostante la sua proverbiale curiosit. Socrate sa che, pur
andando in esilio, avrebbe comunque tanti giovani al suo seguito, i quali
convincerebbero gli anziani della sua empiet ci per dire che la situazione
che ora lo coinvolge si ripeterebbe comunque.

XXVIII PARAGRAFO. Sarebbe legittimo chiedere a Socrate di preferire una
vita da trascorrere nella quiete, una volta in esilio. Il problema che Socrate
non pu stare quieto, lui che segue il comando del Dio ma loro non gli
credono su questo punto, come se parlasse per ironia. La sua vita la filosofia,
non c separazione una vocazione, per questo risponde al Dio; come pu
smettere di interrogare se stesso e gli altri? La filosofia non un mestiere, essa
coincide con la vita del filosofo, per cui smettere di interrogare/filosofare
sarebbe per Socrate smettere di vivere la filosofia inquietudine costante,
una vocazione, e fa tuttuno con la vita; non si pu smettere di filosofare, come
si smette un mestiere, e continuare a vivere. Anche Nietzsche il teorico
dellimpossibilit di separare la vita e la filosofia. Dunque tutte le altre
soluzioni e compromessi, per Socrate, sono delle effettive morti, invece
thanatos una liberazione si sta rovesciando il discorso.
II, capitolo 2, capoverso 40. Ritroviamo i 3 capi d'accusa; ma la gerarchia
(l'ordine) diversa: differenza di un voto (29) rispetto ai 30 di cui parla
Platone. La provocazione di Socrate modifica il numero di voti per la
condanna. Muore? in prigione dove tenne molti discorsi che Platone conserva
nel Fedone. Testimonianza che in gran parte coincide; ma oltre che dalla
condanna alla morte passano giorni che Socrate trascorre in carcere parlando
della morte. L'ultima parte dell'Apologia prosegue nel Fedone, dove tratta
l'immortalit dell'anima. Aggiunge Laerzio del/riguardo al pentimento degli
ateniesi, della condanna a morte di Meleto e del bandimento di Anito. Diogene
Laerzio conferma il nesso tra l'Apologia e il Fedone.

XXIX. Socrate sdoppia il discorso: si rivolge prima ai giudici favorevoli alla
"morte"; dopo a quelli per l'assoluzione. RIVENDICAZIONE DELLA
DIGNITA' DI SOCRATE. molto pi difficile sfuggire alla malvagit.
Socrate non ha voluto [...] a tutti i costi per evitare la morte, come al peggiore
dei mali. Socrate accetta la morte: c' sempre questa accettazione del suo
destino; non c' una volont di vivere di/in Socrate. Gli preme seguire i suoi
princpi di rettitudine e non cadere nella malvagit. 39b: Socrate accetta la
morte; sono gli accusatori che si macchiano di delitto. "39b4-7!!!".





XXX. Qui interviene Platone, facendo dire a Socrate "io vi predico!" [cerca
citazione] Scrive a posteriori. 39d: Platone fa dire a Socrate quale vendetta
verr per aver tolto la parola (VIOLENZA DELL'INTERRUZIONE). Socrate
dice "non si fa cos". Socrate muore per la libert di parola.







XXXI. Socrate insiste: quasi una resistenza alla violenza, in senso lato:
morte, interruzione, etc. : Socrate resiste fino all'ultimo con la parola, parlando.
L'unica preghiera l'ascolto: ascoltatemi! Il demone: Socrate si rivolge a
Finisce questa penultima parte, in cui i giudici devono decidere lapplicazione
della pena. Lultima parte dedicata ad una condanna di Socrate ad Atene e
agli ateniesi; inoltre ha luogo la sua grande riflessione sul concetto di thanatos.








XXIX PARAGRAFO. Socrate sdoppia il discorso: prima si rivolge ai giudici
che si sono detti favorevoli alla condanna, e dopo a quelli che hanno votato per
la sua assoluzione. Socrate non difettava di argomenti, ma di sfrontatezza e
impudenza rivendicazione della sua dignit. pi difficile sfuggire alla
malvagit che alla morte; egli non ha voluto evitare la morte a tutti i costi c
unaccettazione del suo destino. Ci che pi gli preme, pi della morte, di
seguire la sua rettitudine e i suoi principi, per non cadere nella malvagit
decisivo. Il fatto di accettare la morte, per Socrate, vuol dire non cadere nella
malvagit, in realt sono i suoi accusatori a macchiarsi di un delitto; la
malvagit corre pi celere se Socrate paga il suo debito di morte, gli
accusatori pagheranno la loro malvagit condannati dalla verit, che non
dalla loro parte.

XXX PARAGRAFO. Qui la voce di Platone, il quale fa dire a Socrate che lui
predice cosa accadr chi sul punto di morire fa predizioni perch, al limite
estremo, pi vicino allAde. Si rivolge a coloro che lo hanno condannato: per
lui pi facile vaticinare sulla vendetta che ricadr su di loro, perch gli hanno
tolto la parola violenza dellinterruzione; dovranno dare conto a coloro che
avrebbero voluto prendere posizione a favore di Socrate, ma che da lui sono
stati tenuti a bada i giovani. Non cos, condannando un innocente, e
macchiandosi di questo delitto, che ci si libera dalle onte togliendo la parola;
a Socrate viene tolta la parola, viene cio condannato a morte, proprio perch
lui ha la libert di parola.

XXXI PARAGRAFO. Si rivolge a chi lo ha assolto. La resistenza di Socrate
contro la violenza appunto la parola; resiste parlando, perch la parola gli
stata tolta e la preghiera che rivolge a costoro che lo si ascolti, che si
coloro che lo hanno assolto assumendo toni consolatorii: io sono convinto che
quel che mi successo meraviglioso, oggi non ho ricevuto il SEGNO DEL
DIO, come in passato. Il SEMEION THEOU non giunto, non lo ha interrotto.
Socrate interpreta l'assenza del segno come che quello che doveva accadere
accaduto, ed un BENE, perch morire non un male. Se fosse un male,
Socrate avrebbe ricevuto il segno del dio. Sul segno del dio ci sono varie
interpretazioni: la religiosit molto complessa: un rimettersi al divino,
rimettersi ai proprii limiti, etc. Questo SEMEION THEOU (segno del dio)
stato interpretato come un rinvio alla sfera orfica. Il segno del dio viene
interpretato come un segno di quella sfera divina che per gli orfici l'anima.
Legame lasco con il soma. Si reincarna. Il segno del dio un segno
dell'Anima. In Socrate, Platone, ed Aristotele non una parola per "coscienza";
ma questo segno la VOCE DELLA COSCIENZA: e questa gli "dice" che
l'accaduto per il meglio. Qui inizia l'ultima parte, bellissima, sulla morte.

XXXII. Non ci deve stupide che tutto finisca con una riflessione sulla morte.
La riflessione sulla morte c' gi nei Presocratici; ma non si interrogano su
cosa vuol dire morire, mentre si concentrano sul passaggio da ESSERE a NON
ESSERE. Qui eco sui Presocratici (40c9). O Morire migrazione
(trasmigrazione) da qui ad un altro luogo: CONCEZIONE ORFICA.
Migrazione della PSYCHE. Questa resta e vive; muore solo il corpo. OPPURE
Avvicinamento del sonno alla morte (gi in Eraclito): nella sua enigmaticit
rinvia alla MORTE. Sonno senza sogni. L'eternit non pi lunga di un'unica
notte. MORTE MERAVIGLIOSA. Concezione profondamente tragica della
vita. Ci sono gi i Tragici, e la cultura greca quella della tragedia, e affronta
tragicamente la morte: molto greco. Meglio il sonno senza sogni dei giorni
della vita. NON LO TROVIAMO IN ALTRE CULTURE: ma ha
inciso/influito sulla nostra. Se c' una trasmigrazione allora c' il PASSAGGIO
ALL'ADE: non solo questo; ma l'incontro con i gi passati all'Ade, e
l'incontro e dialogo con gli immortali: con Omero, Esiodo, etc. SE E' VERO
[per] QUELLO CHE SI DICE! Uno splendido incontro con gli immortali,
dove Socrate vuole -- bellissimo! -- continuare a filosofare.






rimanga ancora con lui. Socrate assume toni consolatori: convinto che ci
che gli accaduto sua una cosa meravigliosa, poich quel giorno non ha
ricevuto il semeion the, a differenza di altre occasioni il segno non gli si
opposto, non stato interrotto. Socrate interpreta lassenza del semeion nel
senso che ci che doveva accadere ed accaduto un bene, perch il morire
non un male; se fosse stato un male un segno gli si sarebbe opposto. Vi sono
tante interpretazioni a proposito del segno del Dio la religiosit di Socrate
molto complessa; un rimettersi al divino nel riconoscere i propri limiti. Ma
qui il semeion the viene interpretato maggiormente come un rinvio alla sfera
orfica il segno del Dio interpretato come un segno di quella sfera divina che
per gli orfici la psych; lanima in realt un segno del Dio. Ancora non c
nella filosofia greca, n per Socrate, Platone o Aristotele, la parola coscienza,
ma il segno dellanima interpretato come una sorta di richiamo della
coscienza. Il segno dice a Socrate che ci che accaduto per il meglio.

XXXII PARAGRAFO. Questultima parte dedicata alla morte (thanatos). La
riflessione sulla morte gi presente nei presocratici che tuttavia si
interrogano soprattutto sul passaggio dallessere al non-essere. Per la prima
volta ci si interroga invece su che cosa vuol dire morire, e ci a opera di
Socrate. Egli contempla unalternativa: 1. Morire non essere pi nulla
riflesso dei presocratici, per cui morire non avere pi il sentimento di nulla;
2. Morire il mutamento della psych da questo a un altro luogo riflesso
degli orfici, e della teoria riguardo la trasmigrazione dellanima, che resta,
mentre a morire solo il corpo. Socrate, riferendosi alla prima visione della
morte, concepisce la morte come un sonno senza sogni per la prima volta
lenigmaticit del sonno accostata allidea della morte. Secondo questa
visione, leternit della morte non pi lunga di ununica notte se morire
non provare nulla, allora come un sonno senza sogni, che preferibile ai
giorni inquieti della vita e alle notti affollate di sogni. Concezione tragica la
cultura greca la cultura della tragedia, che affronta tragicamente la morte.
Questo discorso di Socrate dunque tipicamente greco: non tuttavia la
concezione della morte, come un sonno eterno senza sogni, ad essere tragica,
ma tragica , di conseguenza, la visione della vita concezione tipicamente
greca, che non si trova in altre culture, che ha inciso sulla cultura occidentale.
Daltro canto, se si considera la possibilit della trasmigrazione dellanima,
morire allora un passaggio nellAde; ci implica lincontro con quelli gi
passati allAde, dunque Socrate immagina un dialogo tra immortali, e la
possibilit di continuare a interrogare e filosofare, come il piacere pi grande





XXXIII. Morire per Socrate liberarsi da ogni pena: liberazione. Che aspetti in
carcere indicativo: METAFORA DEL CORPO CARCERE. Muore pensando
e parlando della sua liberazione. TORNA IL SEGNO DEL DIO. 42a: con
questa frase sempre "so di non sapere": solamente sa il Dio. MODESTIA DI
SOCRATE: ACCETTAZIONE DEL LIMITE E DEL LIMITE DELLA VITA.
Socrate accetta il limite della vita. La raffigurazione dell'Ade: ci crede?
importante l'accettazione del limite. E' IMPORTANTE E ATTUALE: oggi non
si accetta questo limite. Lotta per prolungare la vita, non accettazione.
Accettare la condanna non solo accettare la POLIS; ma anche THANATOS,
il limite della vita.
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CRITONE (Aleksis)

Critone: nelle "Vite dei filosofi" c' una sezione su Critone, filosofo, allievo di
Socrate, e Diogene Laerzio gli attribuisce almeno 14 opere: sicuramente
certo che Critone -- ritorna nel Fedone -- doveva essere un filosofo mediocre,
non particolarmente portato n originale. Non abbiamo ulteriori riferimenti
oltre a Platone e a Diogene Laerzio. Era il filosofo del "senso comune" --
difender delle tesi "pragmatiche", diremmo di "buon senso" (meglio di "senso
comune"). Il buon senso fa a pugni con la filosofia, che necessita radicalit,
come Socrate. Critone l'allievo che cerca di far ragionare il maestro per
ricondurlo al "buon senso". Dialogo relativamente breve, e ha un significato
pi limitato. Si collocherebbe tra i dialoghi socratici, quindi giovanili. Alcuni
Se vero quello che si dice. Socrate gi si promette, nel II caso, di
continuare a filosofare anche nellAde.



XXXIII PARAGRAFO. Morire per Socrate liberarsi da ogni pena. Ritorna il
segno del Dio, che non gli si oppone. Lultima frase ribadisce che lui sa di non
sapere, e cosa sia meglio lo sa solo il Dio umilt di Socrate, che la sua
accettazione del limite del sapere, e a questo punto anche del limite della vita.
Non sa se credere alla sua raffigurazione riguardo allAde incontro con i
grandi; ci che importa il fatto di accettare il limite imposto dalla morte.
Accettare la condanna accettare il bene della polis e thanatos.

Testimonianza di Diogene Laerzio (Vite dei filosofi, libro II): egli riporta i tre
capi di accusa, cambiando le gerarchie; al momento della provocazione di
Socrate (Peritoneo), si aggiunsero 80 voti di condanna ai precedenti; fu messo
in prigione, passati vari giorni bevve la cicuta, dopo aver tenuto tanti discorsi
che Platone tiene nel Fedone; dopo la sua morte la citt se ne pent, vennero
chiusi i ginnasi, condannato a morte Meleto, bandito dalla citt Anito, e gli
altri esiliati. Da questa testimonianza si ricava il fatto che gli ateniesi si sono
pentiti; e soprattutto che Socrate, nei vari giorni di attesa dellesecuzione della
condanna, intraprende discorsi sulla morte che hanno seguito nel Fedone,
insieme al tema dellimmortalit dellanima; anche Laerzio dunque conferma il
nesso tra i contenuti dellApologia e i temi del Fedone.
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CRITONE (Cecilia)

Dialogo che prende il nome da Critone in Diogene Laerzio c una parte
dedicatagli; per lui Critone era un filosofo, cui attribuisce 14 opere; dalle
testimonianze comunque risulta fosse un allievo di Socrate. Compare anche nel
Fedone; certo fosse un filosofo mediocre e non tanto originale infatti non
abbiamo altre testimonianze di Critone. Era il filosofo del buon senso, di cui
sostiene tesi pragmatiche, ed il quale ha sempre fatto a pugni con la filosofia,
che invece necessita di radicalit.
In questo dialogo lallievo che vuole far ragionare il maestro e ricondurlo al
buon senso. Il dialogo breve e di significato pi limitato rispetto allApologia
e al Fedone. Secondo vari interpreti si tratta di un dialogo collocabile tra quelli
dubbi: perplessit di natura non solo filologica; ma anche di contenuto:
incongruenza con il Fedone. Criterio di congruenza tematica: forse risolvibile
spostando pi avanti il Critone. La scena del Critone: storicamente tra
Apologia e Fedone; primavera del 399 a.C., siamo a 3 giorni (mattina) prima
della condanna a morte. Carcere. Ci siamo spostati dal processo, scena
sicuramente complessa, ad una scena pi intima, perch nel carcere. Scena
anche del Fedone, proseguo del Critone. Fedone: ultimo giorno di Socrate ed
esecuzione della condanna. L'incontro tra Critone (allievo) e Socrate
(maestro): scena iniziale angosciante, filosofo ma non eroe. Attesa
dell'applicazione della condanna. Si attende il ritorno della nave da Delo --
riferimento al Fedone. Prima del ritorno della nave non si pu applicare la
sentenza: situazione di attesa, che consente una riflessione (di Socrate) mentre
per Critone il momento di convincere il maestro a fuggire. C' ancora tempo
per fuggire da Atene, per trovare scampo altrove. Perch Socrate non
dovrebbe? soprattutto se la sentenza ingiusta. E' evidente la condanna
ingiusta. Non si vede perch Socrate debba sottoporsi a queste sentenza
ingiusta. Questa la posizione di Critone. Meraviglia di Critone: perch Socrate
si rimette ad una sentenza che Socrate stesso riconosce ingiusta. Punto cruciale
del dialogo: se all'ingiustizia lecito rispondere (con l'ingiustizia). Due parole
che scandiscono il dialogo: DIKAIOSUNE --> parola importantissima per
Socrate e per Platone: GIUSTIZIA. NOMOI --> LEGGI, discussione
FUSIS/NOMOS, contesto attuale [all'epoca] in cui si inserisce Socrate:
FUSIS=natura, principio, essenza ,fonte; parola chiave per i Presocratici. [NB:
queste parole gi nell'APOLOGIA]. La domanda PERI FUSEOS, intorno alla
natura, intorno al principio da cui tutte le cose derivano. Si fa strada il concetto
di NOMOS: legge; ma anche convenzione (parola chiave dei Sofisti): alcune
istituzioni non sono naturali, dovute alla natura; ma sono NOMOI,
convenzioni, stabilite dagli uomini: i NOMI sono FUSEI, per natura, o sono
NOMOI, dovuti all'accordo, alla legge, alla convenzione tra gli uomini?
Dibattito importantissimo con tanta letteratura secondaria. NOMOS inizia a
circolare nella cultura sofistica, che mette in discussione tutto: per questo i
greci etnocentrici, venendo a contatto con altri popoli, ed istituzioni proiettate
sul divino e sul mito, invecce sono umane, diverse da popolo a popolo: nomi,
leggi, usanze. Da qui nasce un grande dibattito. NOMOI: il protagonista del
Critone sono i NOMOI, pi che Socrate. Tutto ruota intorno alle leggi. E'
difficile far affiorare il senso dei NOMOI nel Critone. Non sono in questo caso
il mero plurale di NOMOS; non sono neanche le leggi in senso universale.
Cosa sono? Le due parole chiave [FUSIS e NOMOS/I] sono connesse, e la
giovanili (o socratici) di Platone, in cui appunto la figura principale quella di
Socrate. Tuttavia alcuni dubbi di natura filologica e contenutistica hanno
portato a credere, sulla base di incongruenza con il Fedone, che il Critone
dovesse essere spostato pi in l criterio dellincongruenza tematica vigente
nell800. Generalmente per si pensa sia un dialogo giovanile. Il Critone si
situa tra lApologia e il Fedone primavera del 399, a tre giorni dalla
condanna a morte: Socrate nel carcere (scena pi intima rispetto al contesto
processuale dellApologia). Il Fedone il prosieguo del Critone, in quanto
ricostruzione dellultimo giorno di Socrate, al momento dellesecuzione della
condanna.

Incontro tra Critone e Socrate; Critone va a trovare il maestro scena
angosciante, che presenta Socrate non come un eroe, ma come un uomo, che
in attesa dellapplicazione della condanna. Si attende il ritorno della nave di
Delo, prima del quale non si pu applicare la sentenza. Lattesa permette una
riflessione di Socrate; e da parte di Critone consente che lui cerchi di
convincere il maestro a fuggire da Atene e trovare scampo altrove un
consiglio che viene dal buon senso, e che propone a Socrate di salvarsi vita, dal
momento che la sentenza ingiusta. Se Socrate condannato ingiustamente ,
non si vede perch egli debba sottoporsi a questa ingiustizia punto di vista di
Critone, che non trattiene una certa meraviglia. Perch Socrate si sottopone ad
una sentenza ingiusta? Questa domanda il nocciolo del dialogo, la quale
avvia unimportante riflessione giusto rispondere allingiustizia con
lingiustizia?

Parole chiave del dialogo: dikaiosyne (giustizia) e nomoi (leggi). Si pensi
al dibattito culturale che si gioca tra i termini physis e nomoi, allinterno
del quale si inserisce Socrate: la physis lessenza/principio, parola chiave dei
filosofi pre-socratici, la domanda principale su ci da cui le cose derivano e
scaturiscono; verso il V secolo si fa strada il concetto nomos
(legge/convenzione), che costituisce la parola chiave dei Sofisti, per i quali le
istituzioni sono convenzioni e stabilite dagli uomini (esempio del linguaggio,
dei nomi, nel Cratilo) la sofistica mette in discussione tutto, avvalendosi del
nomos, termine che compare a partire dal contatto con gli altri popoli.

Anche qui la parola chiave nomoi, termine che funge da protagonista del
dialogo, anche pi di Socrate il filosofo infatti si rimette ai nomoi. difficile
interpretare questa parola allinterno del dialogo sicuramente qui i nomoi non
grande questione qui per la prima volta espressa nella filosofia politica: come
rispondere all'ingiustizia, all'ADIKIA? Grande tema mai tramontato. Quel la
risposta all'ingiustizia palese. Proprio la risposta di Socrate contribuir in modo
determinante a creare l'icona/immagine di Socrate molto pi che filosofo, al di
l della filosofia.





I. c' subito un Critone che si intrufola, e che viene richiamato da Socrate.
Subito la "corruzione" del custode. Corrompere=rendere peggiori. Come mai il
custode ti ha fatto entrare? richiamo ai NOMOI. Mi conosce, c' un rapporto
personale che scalza i NOMOI. E' gi pregiudicata la DIKAIOSUNE. Gli ha
dato dei soldi. Ricordiamo la mediocrit di Critone anche come personaggio.
Raffigura dei rapporti che c'erano nella POLIS, rapporti che per Socrate
avevano danneggiato la POLIS. Socrate si ferma su quello sopra cui altri
passerebbero sopra, invece di essere grato [e quindi 'sti cazzi]. Critone sveglia
Socrate. Situazione angosciante: chi mai vorrebbe essere sveglio? Cfr. Sonno e
Veglia in filosofia. Socrate sereno perch dorme il sonno del giusto, dalla
parte della giustizia, e non pensa di allontanarsi da questa [la giustizia]:
fermo. Meraviglia [intendi: stupore] per il "buon senso". Un altro al posto di
Socrate sarebbe tormentato, inquieto. Quella di Socrate una non-azione:
nell'essere nel giusto, nel sopportare. Socrate accampa un po' il pretesto
dell'et. Ci viene descritta una situazione limite, estrema: una situazione che
non viviamo quotidianamente: messo ai limiti estremi della morte. Questo qui
e nel Fedone. Critone si reca presto perch stata avvistata la nave da Delo.
Non ci sar impedimento per procedere alla condanna (riferimento al Fedone).
Al tempo della sentenza la nave era gi partita, quindi niente condanna subito:
inconsueto. Socrate in carcere si spiega per questo motivo. Quindi non si
poteva procedere: sospensione. Questo riferimento presente anche nel
Fedone. Proprio all'inizio riferimento a questa nave: 58a del Fedone. Il limite
tra storia e mitologia: guerra tra Minosse ed Atene. Tseo, figlio di Ego, parte
per sconfiggere il Minotauro. Il patto che Atene mandi una nave in onore del
Dio: quando in viaggio... Qui avviene che la nave viene avvistata. Finita
l'ambasceria, la delegazione sacra, etc. applicazione della condanna. Critone
foriero di sventura. Importante che... Tseo: istitutore (etimo) [sar da
TITHEMI]. Perch Critone si precipitato? per la nave... bisogna convincere
sono il plurale di nomos in senso sofistico (cio contrapposto alla physis), n
sono le leggi in senso universale. A cosa fa riferimento Socrate quando parla di
nomoi? Evidentemente la dikaiosyne e i nomoi sono connessi. Il problema che
si delinea il seguente: come si risponde alladikia (ingiustizia) quando questa
viene commessa? un grande tema, molto attuale e mai tramontato la
giustizia si perde se si perde il rapporto che essa ha con i nomoi. La risposta di
Socrate al problema dellingiustizia contribuir in modo determinante a creare
unimmagine di lui non solo come filosofo, ma come un personaggio che va
anche al di l della filosofia.

I PARAGRAFO. Critone riesce ad intrufolarsi nel carcere, di mattina presto;
Socrate lo richiama per questo. Subito viene introdotto il tema della
corruzione: come mai il custode ha fatto entrare Critone? Perch ormai lo
conosce e dalle sue visite trae beneficio. Gi qui presente un richiamo ai
nomoi; Critone sostiene di avere con il custode un rapporto personale, che
scalza i nomoi dove c un rapporto personale e il pregio del beneficio
(denaro) non ci sono i nomoi; da subito quindi viene messa da parte la
dikaiosyne. gi chiaro come Critone sia in realt un personaggio mediocre,
che difende il buon senso proprio Critone parla di quel rapporto personale e
del suo beneficio, che per Socrate la causa della rovina della polis. Critone ha
svegliato Socrate, il quale si trova in una situazione angosciante e Critone
pensa che nessuno vorrebbe restar sveglio in una situazione del genere nesso
tra il sonno ed il buon senso. Critone era meravigliato che Socrate dormisse in
modo placido; ma Socrate dorme il sonno del giusto, e non ha mai pensato di
allontanarsi da questa dikaiosyne in cui crede c meraviglia da parte del
buon senso: perch Socrate sopporta la sventura senza essere tormentato?
Sopporta perch dalla parte della giustizia; egli avanza anche il pretesto
dellet, ma soprattutto si tratta del fatto che non teme la morte perch dalla
parte del giusto. Viene descritta una situazione estrema/limite, cio una
situazione che non si vive quotidianamente essere messi di fronte al limite
estremo della morte. Critone da a Socrate una notizia dolorosa, cio larrivo
imminente della nave da Delo, ed una volta giunta ad Atene non vi sar pi
alcun impedimento per procedere alla condanna riferimento ad un passo del
Fedone (58 a). Nel momento in cui viene emessa la sentenza (Apologia) la
nave era gi partita da Atene e andata a Delo ci spiega perch la condanna
non venga eseguita subito, per cui Socrate deve attendere dei giorni, e ci era
insolito, ma in questi casi non si poteva procedere con la condanna a morte
(sospensione).
Socrate a fuggire, a trovare scampo da un'ingiustizia che sta per essere
compiuta.









II. Riferimento ad Omero. Riferimento alla patria di Achille. Qui c' un
conteggio (???): Socrate racconta un sogno: Socrate parla dei suoi sogno.
Niente proto-psicoanalista, per il sogno ha sempre avuto un ruolo
importantissimo nella filosofia [di Socrate?]. Parte introspettiva, GNOTI
SEAUTON. Gli interessa conoscere se stesso, anche interpretando i proprii
sogni. THANATOS la donna bella. La donna gli riporta un verso di Omero
che vuol dire: "ritornerai in patria". La sua PSYCHE si liberer dal SOMA e
ritorner al luogo da cui venuta. Socrate da retta alla sua PSYCHE, e certe
volte "servizio reso al dio", altre "sogno": dimensione interiore a cui Socrate
attento. Socrate in questo si distingue. Critone se ne fotte di 'ste cose!









III. Precipita il discorso: mettiti in salvo! Critone pensa a se stesso, sia perch
perderebbe un grande amico; ma anche perch Critone, ricco, potrebbe pagare
per far fuggire Socrate e cosa dir la gente se Critone non libera Socrate
[pagando profumatamente]? Penseranno che Critone non ha voluto pagare.
Calunnia. Socrate: cosa importa della calunnia e dell'opinione della gente? I
migliori penseranno che le cose sono andate come sono andate. Critone
riafferma che la gente stata capace di condannare Socrate e questi non stato
attento: non ha tenuto in conto l'opinione [pubblica].
Nel Fedone viene spiegato questo evento: ogni anno viene mandata
unambasceria a Delo da Atene, sulla base di un riferimento mitico guerra tra
Minosse (Creta) e Atene (figura di Teseo, figlio di Egeo, che secondo la
leggenda ha sconfitto il minotauro con laiuto di Arianna); viene istituito un
patto, per cui Atene ogni anno debba spedire una delegazione sacra in onore
del Dio, ed previsto che durante il viaggio della nave non vi debbano essere
condanne a morte.
Qui avviene che la nave sia stata avvistata, avendo concluso lambasceria
questa la dolorosa notizia che Critone porta a Socrate, sostenendo la certezza
della morte del maestro allindomani.

II PARAGRAFO. Perch Critone si precipitato in carcere? Bisogna
convincere Socrate a trovare una via di scampo da una palese ingiustizia.
Socrate fa nuovamente un riferimento agli dei se cos piace agli dei. Egli
inoltre non crede che la nave arriver quel giorno, per cui la sua morte sarebbe
avvenuta il giorno seguente (cos era previsto dalla condanna), perch Socrate
ha fatto un sogno sulla base di esso c un conteggio, per cui Socrate sa di
dover morire non il giorno dopo, ma quello successivo ancora: sogna una bella
donna vestita di bianco che gli annuncia che sarebbe tornato a Ftia (riferimento
a Omero, Achille) passati tre giorni. Socrate parla dei sogni; il sogno, a partire
da Socrate, ha avuto sempre un ruolo importantissimo nella filosofia; la parte
introspettiva di Socrate, perch a lui interessa conoscere se stesso, il gnoti
seduto. In questo caso Socrate interpreta il sogno, oltre che a raccontarlo: la
bella donna limmagine di thanatos, che non gli fa paura e gli annuncia il suo
ritorno in patria la sua anima sar libera dal carcere del corpo e ritorner da
dove venuta; sempre presente questa dimensione psichica, nel senso della
psych di Socrate, il quale si distingue dagli altri, compreso Critone, perch da
retta alla sua psych. Lo stesso Dio a cui si riferisce spesso rientra in questa
dimensione psichica Socrate sempre attento alla sua anima.

III PARAGRAFO. A Critone interessa un po meno tutto questo discorso,
facendolo precipitare, esortando Socrate a mettersi in salvo. Critone rivela
anche di pensare a se stesso: la morte di Socrate sarebbe una doppia sventura
per lui, perch perderebbe un amico, e perch teme quel che dir la gente di
lui, che ha il denaro necessario per scendere a compromessi pur di salvare
Socrate e si metter in giro la voce che lui spilorcio e non ha voluto pagare
pericolosit dellostilit pubblica, anche a giudizio della sventura di Socrate.
Cos Socrate interviene: cosa importa lopinione della gente, cio dei pi? Ci






IV. SIKOFANTAI: mettevano in giro voci e ricattavano. Critone: lascia che
paghiamo. Critone giustifica il ricatto dei sicofanti. Critone infondo sta
cercando di convincere Socrate a salvarsi anche a costo di infrangere la sua
etica. Non importa corrompere pagando. Questo compromesso: Critone
esponente del "buon senso" che difende l'immoralit. Basta un cedimento
minimo della DIKAIOSUNE per cadere nel baratro dell'immoralit. Compiere
ed essere complici di atti immorali: anche politicamente tali: ne va della
POLIS. Molto denaro per ottenere la vita. Critone mercanteggia: escalation,
crescendo. I sicofanti sono economici. Poi se non vuoi i miei soldi, ci sono
Simmia e Cebte. I forestieri che ritornano nel Fedone: sono due pitagorici.
Importanti quando si parler dell'immortalit dell'anima. Anche loro sono
disposti a pagare. Critone fa riferimento a Socrate in tribunale, riguardo
all'esilio. Socrate non vuole errare lontano dalla sua citt: Critone allora gli
assicura un luogo in Tessaglia. Questo dialogo tra Critone e Socrate: dialogo
faticoso per Socrate perch Critone interessato a trovare la soluzione a tutti i
costi, agirando gli ostacoli, impiegando il denaro. Parrebbe che Socrate sia
rigido. Critone flessibile, pragmatico: Critone cerca la via d'uscita perch la
condanna ingiusta. Socrate innocente. E' la citt che sta commettendo
ingiustizia. E allora, perch Socrate non dovrebbe seguire i consigli di Critone?
Critone gli vuole risolvere i problemi. Socrate non cede, e dunque vedremo che
resta fermo nella sua posizione: io non uscir dal carcere se non morto. Uscir
solo la PSYCHE. Mi rimetto alla condanna. Se gli Ateniesi hanno deciso cos...
che condanna sia. Socrate riconosce nell'Apologia che la condanna ingiusta;
ma rimane nel carcere. Perch? 1. per Socrate i NOMOI hanno un valore
assoluto. 2. missione (???) di Socrate: non sa se la morte sia un male e non un
bene. 3. non risponde all'ingiustizia con un'altra ingiustizia: richiamare la citt
alla giustizia. 4. avrebbe altrimenti smentito se stesso. 5. Si rimette alla
condanna, all'evento, egli quindi mostra di "sapere di non sapere". Il ruolo dei
NOMOI, il ruolo delle Leggi: Socrate rispetta i NOMOI. Valore non-assoluto
[??? ma non aveva detto il contrario ???]. Non sono al di l della storia. Le
leggi non sono sciolte dalla POLIS; ma si danno nella storia della citt. Valore
comune, perch fondano la comunit. Sono comuni perch fondano la POLIS.
che importa cosa pensano i migliori, i quali penseranno soltanto che le cose
sono andate come sono andate. Ma Critone sa che lopinione del volgo conta,
altrimenti Socrate non si troverebbe in questa situazione c quasi un
rimprovero a Socrate.


IV-V PARAGRAFO. I sicofanti sono coloro che mettono in giro le voci.
Critone ribadisce che i suoi amici possono far fuggire Socrate, con il denaro
che possono dare giustifica il ricatto, cio anche se andranno incontro al
ricatto sborseranno il denaro necessario. Cos Critone cerca di convincere
Socrate anche a costo, ormai chiaro, di infrangere letica: non importa pagare
i Sicofanti e il guardiano, basta che gli si salvi la vita il buon senso difende il
compromesso e limmoralit, che anche corruzione. Da questo spunto viene
fuori come sia facile in realt avere a che fare con la corruzione; anche
distaccandosi solo di poco dalla dikaiosyne si rischia di cadere nel baratro
dellimmoralit non semplicemente limmoralit nel senso pi astratto, ma
nel suo stretto rapporto con la polis. I sicofanti si accontentano di poco e, oltre
al suo denaro, c quello dei forestieri (Simmia e Cebete) presenti anche nel
Fedone, sono due pitagorici, che rivestono un ruolo importante nel discorso
sullimmortalit dellanima, mentre qui fanno sono solo una comparsa.
Critone, secondo questa escalation, si riferisce anche a ci che Socrate aveva
detto in tribunale, per cui lesilio avrebbe comportato landare errando di luogo
in luogo, aggiungendo quindi che alcune persone di sua conoscenza in
Tessaglia lo avrebbero ospitato cos avr salva la vita. Laver salva la vita a
tutti i costi comporta laggirare gli ostacoli, luso del denaro ecc.
Si pu pensare che la posizione di Socrate sia rigida e radicale; Critone
flessibile perch cerca la via duscita da una situazione tragica, dato che la
condanna ingiusta ed la citt a macchiarsi di ingiustizia. Socrate non cede e
resta fermo nella sua posizione: non uscir dal carcere se non morto; ad uscire
sar solo la sua psych si rimette cio alla condanna. In che modo pu
legittimarsi questa posizione di Socrate, che potrebbe anche essere criticata,
perch troppo rigida e radicale? Anche Socrate sostiene che la condanna sia
ingiusta; perch allora prendere questa decisione? Per la superiorit dei nomoi,
nel loro valore assoluto; inoltre Socrate ha una missione da portare avanti, per
cui ci che gli sta per accadere potrebbe anche essere il bene pi grande;
specialmente Socrate non pu rispondere allingiustizia con altra ingiustizia
deve dare un esempio di rettitudine e, facendo il contrario, avrebbe smentito se
stesso e ci in cui crede. Lui si rimette alla condanna/decisione, quindi
Da qui la preoccupazione di Socrate per cui la sua risposta [all'ingiustizia con
l'ingiustizia], qualora ingiusta [appunto], pregiudicherebbe i NOMOI, la
comunit, Atene. Se i NOMOI avessero valore assoluto, allora forse... ma i
NOMOI si danno nella comunit, nella POLIS. Preoccupazione di Socrate:
ingiustizia all'ingiustizia. Esiste solo l'ingiustizia. La giustizia non c'. Il
messaggio di Socrate: l'uomo giusto impersonifica la giustizia. La giustizia c'
e va difesa, e questo si vede nella massima ingiustizia. Socrate, unico giusto, a
dover difendere la giustizia. Se commettesse anche solo un gesto iniquo,
crollerebbe la giustizia e la comunit. Dice che se non c' giustizia, non ci pu
essere la comunit. Socrate sente il peso, la responsabilit della giustizia,
chiamato a testimoniare la giustizia, anche nei piccoli gesti. E' evidente che
Socrate non pu accettare la via di Critone, quella della fuga. Non si tratta di
coraggio; ma di responsabilit politica nei confronti della POLIS, della
comunit, anche se Atene [con lui] stata ingiusta. Socrate non si piega,
perch crede nella DIKAIOSUNE fino alla fine. Altrimenti smentirebbe se
stesso. Ci che ha insegnato [?, stai attento] in vita sarebbe smentito dalla fuga.
La morte del filosofo la conferma della sua vita: Socrate consapevole, e non
detto che questo non sia il bene pi grande, AGATHON: la sua
testimonianza di giustizia [compiuta ovviamente tramite il martirio]. Altrimenti
si potrebbe pensare che la DIKAIOSUNE non esiste. Nel Gorgia: meglio
subire che commettere ingiustizia. Rimettersi ai NOMOI anche quando c'
l'ingiustizia... tratto peculiare della figura di Socrate. Rester nella storia. Se
fosse fuggito non sarebbe stato assurto ad icona. Affinit con Ges. Parallelo
con Ges nella risposta della giustizia all'ingiustizia. Incrinerebbe altrimenti la
giustizia. Non violenza. Giustizia sempre... rimettersi alla condanna. Socrate:
esigenza di fare in modo che la POLIS, comunit, possa (???) uscire dal
carcere dell'ingiustizia. Socrate sa di essere un uomo libero [perch giusto];
non ha bisogno di fuggire.

Oggi l'ultima parte del dialogo: temi della posizione di Socrate -->
all'ingiustizia non si deve rispondere con la medesima, e alla violenza con la
medesima. Il tema dei NOMOI. Le leggi personificate. Sono le Leggi a
prendere la parola. Sono un protagonista del dialogo. Socrate da voce alle
Leggi. Sono personificate. Questo non un espediente retorico: molto di pi.
La personificazione e il loro parlare ci deve far riflettere. Socrate riconosce
loro un'autonomia. I passi sui NOMOI sono celeberrimi non soltanto per la
filosofia. Le pagine dove per la prima volta c' una riflessione filosofico-
politica sulla comunit giusta retta da leggi da rispettare.
allevento; lui non sa cosa fare, la sua rigidit apparente; non sa se questo sia
veramente un bene, per questo si rimette ai nomoi dimostra ulteriormente di
sapere di non sapere. Se si ribellasse mostrerebbe di essere presuntuoso e
saccente, ma rimettendosi a quanto avvenuto egli dimostra la sua modestia e i
suoi limiti per questo che dorme serenamente, perch non osa fare nulla,
mostrando il suo limite. Il ruolo dei nomoi importante, e Socrate lo rispetta
che abbiano un valore assoluto non vuole dire che questo valore vada al di l
della storia; i nomoi non sono sciolti dalla polis, ma si danno in essa e nella sua
storia, quindi pi giusto dire che hanno un valore comune, essendo il
fondamento della comunit. La preoccupazione di uneventuale risposta
ingiusta e non dettata dai nomoi, si deve al fatto che Socrate, qualora agisse
altrimenti dalla sua retta condotta, pregiudicherebbe la sua stessa posizione, e
cos anche listituzione della polis, fondata in prima istanza dalla dikaiosyne i
nomoi si danno nella citt, per cui una risposta ingiusta alla stessa ingiustizia
significherebbe che esiste solo lingiustizia. Invece, proprio nellingiustizia
che va difesa, a maggior ragione, la giustizia; Socrate lunico cui spetta di
difenderla, per questo egli deve essere esempio di rettitudine se compisse un
gesto iniquo crollerebbe la giustizia e quindi la polis. Ma Socrate sostiene la
polis sino allultimo, sentendo il peso della giustizia; ed chiamato a
testimoniare proprio quando c ingiustizia. evidente che Socrate non possa
accettare la via della fuga; una responsabilit politica, cio nei confronti della
polis e della comunit, anche se queste si sono rivelate ingiuste. Socrate non si
piega, non per rigidit, ma perch crede nella dikaiosyne fino allultimo
altrimenti smentirebbe se stesso ed il suo insegnamento. Nel Fedone la morte
del filosofo la conferma della sua vita e del suo insegnamento Socrate ne
consapevole. Non detto che questa testimonianza di giustizia non sia il bene
pi grande; se fuggisse si potrebbe legittimare il pensiero dellingiustizia.
Anche nel Gorgia c il ritorno a questo tema meglio subire uningiustizia
che farla. Il rimettersi ai nomoi, specialmente dove c ingiustizia, uno dei
tratti peculiari della figura di Socrate. Affinit con Ges, che accetta la morte,
rispondendo con la giustizia allingiustizia la risposta della non-violenza alla
violenza; lingiustizia, la condanna a morte, violenta. Nel caso di Socrate c
lesigenza che i cittadini stessi possano, loro s, uscire dal carcere
dellingiustizia mentre Socrate un uomo libero e non ha bisogno di fuggire.
Largomento portante quello della giustizia e la questione non solo politica
per cui Socrate accetta la condanna a morte, mentre Critone lo invita allesilio,
perch di fronte alla giustizia lecito sottrarsi.
Lultima parte del dialogo tratta i seguenti temi: la posizione assunta da






VI. Socrate teorizza che occorra essere giusti. Essere giusti il bene pi alto.
Non si pu e non si deve rispondere all'ingiustizia con l'ingiustizia. Se si fa
cos si apre una spirale. La preoccupazione di Socrate che non solo gli
individui; ma che perisca/venga meno la comunit... preoccupazione per la
POLIS. Critone si preoccupa di salvare la vita di Socrate. Socrate attesta la
differenza tra l'uomo di buon senno (Critone), e il filosofo (Socrate). La
RAGIONE: Socrate rinvia alla sua coscienza (il demone?). Socrate non si fa
bala delle circostanze. Socrate ha il suo cammino davanti a s. non si
preoccupa delle circostanze. Coerenza.




VII. Socrate non si fa deviare dalle circostanze; dall'opinione dei pi: paragone
col ginnasta --> parallelismo fra corpo e anima. Corpo: diamo retta a chi se ne
intende per non rovinare il corpo: importante per i greci e per Platone, per
quanto ci sia quel dualismo orfico-pitagorico. Anima: la stessa cosa e di pi
per l'anima [cura dell'anima]; non ci si pu curare dell'opinione dei molti.
Socrate non si fa deviare dall'opinione dei pi. Socrate ha la RAGIONE. NB:
non importa solo vivere (ZEN); ma vivere bene (EU ZEN). Non importa vivere
se si va contro la giustizia. Questo il punto del dialogo.

IX. Salvare la vita; ma commettere un'ingiustizia. Questo il paradosso. Oppure
morire per la giustizia. Il grande dilemma del dialogo. La scelta di Socrate
radicalissima. Vivere sottraendosi alla giustizia? Morire per testimoniare la
giustizia, necessaria per la citt. La giustizia esiste. Dilemma etico. Dilemma
filosofico. Socrate non oscilla mai. Sono non valuta i pro e i contra. Posizione
nettissima. 48d: se la fuga proposta da Critone vuol dire commettere ingiustizia
allora dobbiamo ricordare di rimanere fedeli al proprio posto... [cerca
citazione]. NB: Ripresa quasi letterale dei passi dell'Apologia. Socrate non ha
dubbi rispetto al rimanere nel posto dov': nel carcere. Deve rimanere perch
per Socrate vuol dire rimanere federe a se stesso e alla propria vita. Gi qui --
Socrate per la quale non lecito rispondere con lingiustizia alla stessa
ingiustizia; la questione dei nomoi le leggi, addirittura personificate da
Socrate, il quale le fa parlare, prendono la parola. Non si tratta di un espediente
retorico; la parola data alle leggi significa la loro autonomia. Sono pagine
celeberrime nella storia della filosofia e della cultura, per la riflessione
filosofico - politica sulla comunit, retta dalle leggi, le quali vanno rispettate.
VI PARAGRAFO. Socrate teorizza lindispensabilit dellesser giusti,
ponendo la giustizia come bene pi alto per luomo. C il rischio di una
spirale quando alla violenza si risponde con la stessa violenza la
preoccupazione di Socrate che periscano sia gli individua sia, specialmente,
la comunit, la quale rischia di venire meno. Mentre la preoccupazione di
Socrate si rivolge, in prima istanza, alla polis, ci che invece preme Critone
di salvare la vita di Socrate grande differenza tra luomo di buon senso e il
filosofo: Socrate ha dato retta alla ragione (che il suo daimon), rinviando
cos nuovamente ad un richiamo interiore, senza farsi trascinare dalle
circostanze, perch ha il suo cammino davanti a s. La questione anche di
coerenza, per cui Socrate non pu deviare rispetto alla sua rettitudine
esemplare; non si fa deviare neanche dallopinione dei pi.

VII E VIII PARAGRAFO. Socrate istituisce un parallelismo tra il corpo e
lanima. Per quanto riguarda il corpo non si da retta che allopinione del
maestro di ginnastica o del medico il dualismo orfico tra corpo e anima non
impedisce ai greci di dare importanza al corpo. Ci vale anche per lanima, che
non pu curarsi dellopinione dei pi e farsi deviare non importa soltanto
vivere, ma vivere bene; aver salva la vita fuggendo va contro la giustizia ed il
vivere bene (Euzen).


IX PARAGRAFO. Salvare la vita vuol dire commettere ingiustizia;
lalternativa morire, per salvaguardare la giustizia, per la giustizia stessa
scelta radicalissima di Socrate. Morire per la giustizia equivale a morire per
testimoniare la giustizia e la sua necessit per la polis dilemma politico, etico
e filosofico. Non questo il caso in cui si valutano i pro e i contra rispetto ad
una scelta, non c dubbio o esitazione in Socrate, egli rimane fermo nella sua
posizione. Bisogna, per Socrate, rimanere fedeli al proprio posto c una
ripresa quasi letterale di alcuni passi dellApologia, in cui Socrate non mostra
di avere dubbi sul fatto di dover rimanere l dov; in questo caso egli intende
rimanere nel carcere, cio rimanere fedele a se stesso e a ci che ha fatto. C,
cfr. Fedone -- l'esigenza di confermare con e nella morte la propria vita. Non
indifferente la morte, come si muore. Se Socrate fosse morto diversamente, per
esempio scappando, etc. non sarebbe stato pi Socrate. La morte fa parte della
vita. Non indifferente alla vita trascorsa. Socrate si predispone per questo ad
accettare la morte. Socrate innocente, sentenza ingiusta, etc. perch non
sottrarsi? Critone non propone di sottrarsi alla giustizia; ma all'ingiustizia. Non
che Critone abbia proprio torto: se la citt commette ingiustizia, perch
Socrate non dovrebbe sottrarsi. E' come se la giustizia fosse stata infranta,
sospesa. Qui, in questa pagina, inizia l'argomentazione sottile (molto sottile) di
Socrate. Socrate dice che in nessun modo si deve commettere ingiustizia:
anche se l'intera comunit commette ingiustizia, lui non pu: in nessuna
circostanza/occasione/modo. Quale che sia l'occasione: 49b.

X. (49c) "... cosa brutta e turpe in ogni caso!". Per nessuna ragione [quanto
sopra]. Socrate non si cura dei pi. Poich stabilito che mai, per nessuna
ragione, si ha da fare ingiustizia [cerca citazione]. I motivazione: cosa brutta
e turpe per chi la fa: corrompe la PSYCHE. N rispondere n tantomeno fare
del male per vendetta al nostro patimento: non ragione per restituire il male.
In queste frasi ci sono i principii delle non violenza: Socrate teorico della non
violenza. 49d: Questa posizione non era affatto diffusa all'epoca.
Assolutamente impensabile. Socrate isolato da questo punto di vista: una
novit teorizzare per la prima volta ci. Per i Presocratici non si pu parlare di
etica/morale. Tra i sofisti tutt'altro che morale, pensa a Trasimaco. la Legge del
pi forte vale per molti sofisti. Qualcosa di completamente nuovo per la morale
greca, improntata alla legge del pi forte. Anche punto di vista politico. Questo
danneggerebbe la mia PSYCHE, me... DUE MOTIVI PER LA NON
VIOLENZA: I. riguarda il singolo individuo. Lascio che il male mi corrompa.
Nesso tra giustizia ed anima: bellissimo, da riflettere. Ne va della nostra anima.
Non qualcosa di esteriore la giustizia, ad esempio esercitata solo nei
tribunali. Questa investe la nostra anima. Corrompere=diventare peggiore. II
motivazione: riguarda la comunit. Per questo Socrate chiama in causa i
NOMOI. Socrate non parla pi, perch pu parlare solo per s: discorso
individuale. Ordine individuale, e la PSYCHE della POLIS, della comunit.
Nel caso della comunit, della POLIS, a parlare sono le leggi:
personificazione, solo apparentemente un espediente retorico.



da parte di Socrate, e ancor pi nel Fedone, lesigenza di confermare nella
morte e con la morte ci che stata la sua vita; ma non indifferente come si
muore, bisogna vivere bene, anche per saper morire Socrate Socrate
proprio perch morto in nome della giustizia; egli si predispone ad una
morte, s ingiusta, ma nel segno della giustizia. Lobiezione di Critone
proprio questa: la condanna ingiusta e Socrate innocente perch non
sottrarsi allingiustizia? Infondo Critone non dice a Socrate di sottrarsi alla
giustizia, bens allingiustizia commessa dalla polis. Critone ha ragione, perch
non ha torto: se tutta la citt commette uningiustizia come se la giustizia
fosse stata sospesa, non si tratta di un singolo, ma dellintera comunit; quindi
la giustizia stata infranta, e Socrate avrebbe ragione a fuggire.


X PARAGRAFO. Cos ha inizio largomentazione sottile e complessa di
Socrate: in nessun modo, dice il filosofo, si deve commettere ingiustizia; anche
se lintera citt ha commesso ingiustizia rimane il fatto che, in nessuna
circostanza, e come stiano le cose, soprattutto quando la giustizia stata
pregiudicata, si deve rispondere con lingiustizia, per nessuna ragione, perch
cosa turpe e brutta frase in cui si compendia linsegnamento di Socrate sulla
giustizia. Lingiustizia cosa turpe per chi la commette, perch essa corrompe
la psych, la rende peggiore; cos come non si deve fare ingiustizia, tanto meno
bisogna fare del male agli uomini, nel caso in cui si abbia patito del male
questi sono i principi della non-violenza. Socrate isolato anche in questo
senso: ci che dice risulta nuovo rispetto allAtene del tempo; non c unetica
prima di Socrate; anche nei Sofisti le posizioni morali erano tuttaltro che
morale (relativismo) per cui la posizione di Socrate veramente nuova,
anche per la morale greca, improntata sulla legge del pi forte; quindi si tratta
si una novit anche dal punto di vista politico. La posizione di Socrate ha due
principali motivazioni lingiustizia danneggia lanima. La prima riguarda
lindividuo: lingiustizia corrompe la psych nesso tra la giustizia e lanima,
per cui la giustizia non qualcosa di esteriore, che si da in tribunale, ma
addirittura investe lanima del singolo, rendendola peggiore. La seconda
motivazione riguarda la comunit intera: lingiustizia danneggia lanima della
polis senza giustizia non c comunit. Il nesso tra la giustizia e la comunit
implica il discorso sulle leggi Socrate chiama in causa i nomoi, perch il suo
un parlare individuale, e il parlare del singolo posto su un piano diverso,
per cui non pu valere per lintera comunit. A parlare sono le leggi, cui si da
questa personificazione, che solo apparentemente un espediente retorico.






XI. 50b: personificazione. Se le Leggi ci domandassero... (scena bellissima).
Finzione dell'incontro con le Leggi. Opposizione di privato cittadino e delle
Leggi. Mette a repentaglio la citt, la comunit. I NOMOI rappresentano la
comunit. Non pu esserci comunit senza leggi. Non c' politica senza etica.
Socrate chiamato in causa dalle Leggi, altrimenti sarebbe il privato che si
sottrae alle Leggi. Oppure si potrebbe dire "la sentenza ingiusta". Dire alle
Leggi che la citt ci ha commesso ingiustizia, non ha giudicato rettamente...
Critone qui sarebbe d'accordissimo. Risposta di Socrate
IMPORTANTISSIMA.


XII. 50d: IMPORTANTISSIMO: le Leggi nella finzione accuserebbero
Socrate. Socrate, fuggendo e mettendo in discussione la sentenza, starebbe
uccidendo le Leggi. Intenzione di uccidere le Leggi. Se Socrate seguisse
Critone, allora UCCIDEREBBE le Leggi, darebbe la morte alle Leggi. Sempre
i NOMOI e la POLIS. Tu faresti questo, mentre noi ti abbiamo dato la vita
[cerca citazione]. RADICALISSIMO. Le Leggi costituiscono la comunit. Le
Leggi (la legalit) da cui nasciamo: altrimenti non esisteremmo. [Leggi:
condizione di possibilit della comunit, e quindi anche del cittadino]. Tu sei
nostro figlio: nato, allevato, educato, secondo Noi, secondo le Leggi [le
Norme] [cerca citazione]. Non siamo [noi Leggi] sullo stesso piano: Socrate
non pu mettersi sullo stesso piano delle Leggi: bellissimo. Non c' diritto da
pari a pari: Socrate privato, singolo. Le Leggi sono la POLIS, la comunit.
Socrate non ha il diritto di rispondere contro le Leggi. Questo punto
importante: i NOMOI non sono la convenzione di cui parlano i Sofisti. Sono il
fondamento della comunit. Mettendo in questione le Leggi Socrate le
ucciderebbe, mettendosi sul loro stesso piano. Per la prima volta (in filosofia),
per la prima volta il riconoscimento... legittimato il diritto della comunit: non
per essere messo sul piano del singolo/privato/cittadino. Socrate non soltanto
compie la giustizia; ma la compie rispettando le Leggi della citt, e quindi la
comunit, altrimenti sarebbe un far precipitare la citt. Distinzione importante:
gli uomini che attuano le leggi e le Leggi. Dove non si rispettano le Leggi, la






XI PARAGRAFO. Se Socrate fuggisse dal carcere, le Leggi, cos lui
immagina, gli andrebbero incontro, chiedendogli se cos fuggendo, lui, privato
cittadino, non metta in discussione i nomoi dove il privato cittadino si sottrae
alle Leggi, anche se la condanna ingiusta, viene messa a repentaglio la
comunit. Le leggi sono la comunit, e la politica letica; dunque il problema
etico - politico di Socrate quello di dover rispondere alle Leggi della citt,
perch sottraendosi metterebbe in pericolo le fondamenta stesse della polis.
Oppure si potrebbe dire alle Leggi, dice Socrate, che la sentenza ingiusta e
che la citt non ha sentenziato rettamente Critone pensa che questa sia la
risposta pi ragionevole.

XII PARAGRAFO. Ma le Leggi, qualora trovassero Socrate in fuga, gli
chiederebbero se lui non stesse tentando di dare loro la morte; le Leggi cio
accusano Socrate del tentativo di ucciderle, nel caso lui fuggisse. Se Socrate
seguisse il consiglio di Critone, cio sottrarsi alla sentenza, darebbe la morte
alle Leggi e alla citt i nomoi e la polis sono intrinsecamente legate. Le
Leggi hanno dato la vita a Socrate, lo chiamano figlio; mentre la sua fuga
vorrebbe dire cercare di dare la morte alle Leggi idea molto radicale. Sono le
leggi che costituiscono la citt, gli stessi cittadini nascono dalla legalit delle
leggi lo stesso Socrate nato e stato educato secondo i nomoi. Le Leggi
dicono a Socrate che egli non si pu mettere sul loro stesso piano; non c un
diritto pari a pari tra i nomoi, che rappresentano la comunit, e il singolo
cittadino. Se le Leggi fanno qualcosa contro Socrate, egli sicuramente non
potr fare altrettanto. Risulta chiaro in questo passo come le Leggi di cui parla
Socrate, non siano le stesse dei Sofisti, i quali parlando di nomoi come
convenzioni, e non come fondamento della citt . Se Socrate, sottraendosi,
mettesse in questione la condanna, porrebbe sullo stesso piano il suo diritto
(uccidere le Leggi), con quello delle Leggi stesse. Per la prima volta
legittimato filosoficamente il diritto della comunit, che sta necessariamente su
un piano diverso da quello del diritto del singolo e privato cittadino. Quindi
Socrate, tenendo presente questi principi, si appresta a difendere e a compiere
la giustizia, nel rispetto delle Leggi della citt, dunque nel rispetto della
comunit affonda. E' difficile distinguere l'aspetto politico dall'aspetto etico:
sono inscindibili. Qui il nesso tra etica e politica. Quello che vale pere il
pubblico vale per il privato. E' la stessa giustizia che mantiene non corrotta la
PSYCHE del cittadino e la PSYCHE della POLIS. Qui c' POROSITA' tra
sfera pubblica e privata. Etica e Politica sono inscindibili. In questa finzione
come se le Leggi lo richiamassero ad un accordo, ad un patto: OMOLOGIA.
Questo patto non si pu violare: significherebbe far IMPLODERE la POLIS.
Delle azioni apparentemente prive di conseguenze per la comunit hanno
invece conseguenze [anche importanti]: [per esempio] la possibile fuga di
Socrate. Socrate si preoccupa delle conseguenze della sua fuga per la
comunit. L'etica l'attenzione agli esiti delle nostre azioni per gli altri e per la
comunit. Questa attenzione etica di Socrate... senza la quale non c' n POLIS
n POLITICA. Questa la grande differenza tra Socrate e Critone. I NOMOI
non sono "assoluti", sciolti dalla comunit. C' reciprocit tra NOMOI e
POLIS. I NOMOI fondano, rendono possibile, accomunano, rendono possibile
la comunanza. Le Leggi non possono essere messe in discussione dal privato
cittadino. La legge perci non giusta in s; ma la condizione della giustizia.
Sono "storicamente" modificabili. Ma in Platone ed Aristotele non c'
concezione/concetto di "storia". Le Leggi fanno parte della comunit, e questa
fa parte delle Leggi. Ci sono due livelli: livello intercomunitario e livello
dell'individuo. Non c'era un codice di leggi. Nelle citt stato della Grecia c'
comunque la schiavit. C'erano per le Leggi che erano tessuto,
COSTITUZIONE [pensa a quello che la parola vuol dire: costituzione, corpo,
oppure costituire, etc.] della citt. Socrate non si riferisce alle Leggi non
scritte. Noi viviamo sempre GIA' in una comunit con dei NOMOI. Siamo figli
delle Leggi. Noi veniamo [anche cronologicamente] dopo le Leggi. Siamo
FIGLI della LEGALITA'. Socrate avrebbe potuto dire: "la pena di morte
sbagliata". Socrate per non lo fa. Le Leggi non sono per definizione giuste,
immobili, etc. Per per prima cosa dobbiamo essere figli delle Leggi. Il 28
febbraio 1933 viene proclamato lo STATO D'ECCEZIONE
(Ausnahmezustand). Vengono sospese le Leggi. Questo spazza via i NOMOI.
Vedremo pi avanti con Platone: pu suscitare curiosit questo PRIMATO
della comunit... sar alla base del COMUNISMO di Platone, questa
POLITEIA. Platone metter qui l'accento sul primato della comunit. Ma non
il caso di Socrate. Il privato non pu... ma c' bisogno di lui. Socrate non pu
fuggire. SPLENDIDA POSIZIONE DI EQUILIBRIO. NOMOI (NB: non
pensare alle leggi non scritte di Antigone): tutte quelle leggi politiche; ma
anche i costumi della citt. Socrate vuole con la propria morte confermare il
comunit stessa se andasse via farebbe precipitare la polis.
Vi unimportante distinzione tra gli uomini che attuano le leggi e le leggi
stesse: la sentenza applicata dagli uomini pu essere ingiusta, ma i nomoi sono
i nomoi e vanno rispettati affinch la citt non affondi. difficile distinguere
laspetto prettamente politico da quello etico, perch il nesso tra letica e la
politica inscindibile, e qui viene messo in luce se la giustizia vale per la
comunit, essa vale anche per il privato cittadino (punto del discorso molto
attuale). Nella posizione di Socrate non si riesce a scindere laspetto politico da
quello etico la giustizia in egual modo corrompe la psych della comunit
quanto quella del singolo. C un accordo (omologhia) che ogni cittadino
istituisce con le leggi, un patto inviolabile, perch altrimenti la polis
imploderebbe. Anche le azioni che sembrano prive di conseguenze per la
comunit, hanno in realt delle conseguenze; c sempre una responsabilit
individuale che vale per la comunit qui sta letica, nellattenzione per quegli
effetti che delle semplici azioni rischiano di comportare; si tratta di
quellattenzione senza la quale non ci sarebbe la polis, n politica. Qui inoltre
la differenza tra Socrate e Critone. Non bisogna per considerare i nomoi come
assoluti, cio sciolti dalla citt, evidente che sono in rapporto di reciprocit
con essa: le leggi fondano la comunit, la rendono possibile, la accomunano;
esse inoltre esistono nella misura in cui esiste la comunit, da cui sono
articolate non possono essere messe in discussione, questo il punto, anche se
la comunit agisce ingiustamente, perch diverso il diritto del privato
cittadino. Gli uomini possono sbagliare nellapplicazione delle leggi; la Legge
non giusta in s, non assoluta, ma storicamente mutabile con la citt
anche se Socrate e Platone non hanno una concezione di storia ma la Legge
sicuramente la condizione della giustizia. Se i nomoi non sono assoluti, pur
vero che neppure si identificano con le convenzioni dei Sofisti, che cambiano a
seconda delle circostanze del singolo sono bens sempre implicate in un
legame di reciprocit con la polis. Ad esempio, in Grecia, nessuno metterebbe
in discussione la schiavit. Le Leggi sono il tessuto della comunit, ma non in
senso di codice da seguire, ma di costituzione della polis, che costituisce la
polis nella sua comunit e nel suo essere comunit. Socrate non sta parlando di
leggi non scritte, ma di Leggi che gi accomunano e costituiscono la citt
infatti chiamano Socrate figlio, perch i cittadini sono figli della legalit;
dove non c giustizia, che anche la condizione del rispetto delle Leggi, non
pu esserci comunit. Si pensi infatti allo Stato deccezione, proclamato nel
1933 dal III Reich: esso non altro che una sospensione delle leggi, perch sia
permessa la guerra.
proprio insegnamento in vita: ciascuno di noi insostituibile, anche per le
nostre azioni per la/nella comunit. Socrate esemplare.

[Complessit del Fedone: dialogo attualissimo per la sua problematica]. Il
confronto con le Leggi (maiuscolo) un rimettersi a... argomentazione
filosoficamente e politicamente rilevante: Socrate accetta la condanna, per
quanto ingiusta, per non mettere in discussione le Leggi. Il riconoscimento di
Socrate di essere figlio delle Leggi. Non c' cittadino/cittadinanza senza le
Leggi che fondano la comunit.




XIII. Le leggi hanno generato, allevato, etc. Socrate. Il cittadino messo al
mondo dalle Leggi: priorit anche cronologica. Le Leggi non frappongono
ostacoli a chi voglia andare via. Chi nella POLIS non rispetta i NOMOI
compie DIKAIOSUNE in 3 modi: 1. non obbedisce alle Leggi che lo hanno
generato: RAPPORTO FILIALE. Le Leggi sono la condizione di possibilit
del cittadino. Cittadinanza solo in virt delle Leggi. 2. Non rispetto chi lo ha
allevato: siamo fatti di legge, la nostra trama lo . 3. il cittadino potrebbe
persuadere le Leggi, dacch non un rapporto autoritario; ma dialogico: le
Leggi dialogano col cittadino. All'occasione sono flessibili: rapporto dialogico.
Se questo non avviene [mutare le leggi?], deve comunque rimettersi alle Leggi.
Sarebbe una vilt sottrarsi alle Leggi con la fuga. Trasgredire i patti e gli
accordi? SUNTHEKE e OMOLOGIA indicano il patto/accordo. Noi siamo
cittadini, e nessuno ci ha chiesto di sottoscrivere le Leggi, ci siamo nato dentro.
Socrate potrebbe andar via; ma questo sarebbe un infrangere i patti che
costituiscono la base delle POLIS, della cittadinanza. La POLIS fatta di
Leggi. [...] la strada che porta all'Ade, non alla Tessaglia. Il bivio tra la
Tessaglia (l'esilio) con asilo altrove, di continuare a vivere rispetto alla
condanna ingiusta, e l'Ade, il luogo IMMEMORIALE, dell'oltretomba,
dell'aldil (cfr. Fedone). Ci si recher [nell'Ade] la sua anima, non Socrate.
Questa [l'anima] abbandoner il carcere del corpo. La scelta dell'Ade di
grande chiarezza: vuol dire che Socrate distingue tra gli uomini e le Leggi.
L'ingiustizia di chi ha applicato le Leggi, [non delle Leggi stesse]. 54c:
chiarezza della scelta di Socrate: mantenersi nella giustizia, invece di
rispondere all'ingiustizia con l'ingiustizia. E' la scelta dell'Ade. Non la scelta
di una volont di vivere a tutti i costi. Rimettersi al limite della vita: la vita ha
Il primato della comunit sar la base del progetto politico di Platone, un primo
progetto di comunisto della politheia. Anche se il privato cittadino non ha lo
stesso diritto della citt, egli risulta indispensabile alla polis, perch se Socrate
fuggisse ne andrebbe della comunit il singolo responsabile della comunit.
Le leggi sono i costumi (Sitten) della citt. Il singolo chiamato a testimoniare
la giustizia e la necessit della fondamentalit delle Leggi, della loro legalit;
la posizione di Socrate dunque funge da esemplarit, non da superiorit
lesempio, la testimonianza, insostituibile.
Il dialogo di Socrate con le Leggi il suo rimettersi ad esse la sua
argomentazione giustifica il fatto filosoficamente e politicamente rilevante per
cui Socrate rester ad Atene e accetter la condanna ingiusta. Riconoscimento
di Socrate: non c cittadino senza le leggi.

XIII PARAGRAFO. Viene sottolineata la sovranit, non lassolutezza delle
Leggi, che mettono al mondo i cittadini priorit cronologica e ontologica dei
nomoi. Le Leggi dicono di non frapporre ostacoli a chi vuole andare via; ma
chi si ferma a vivere nella polis si obbliga a rispettarle. Altrimenti si
colpevoli di adikaiosyne in tre modi: 1) il cittadino ha un rapporto filiale con le
Leggi, esse cio sono la condizione di possibilit del cittadino, per cui
prescindere da esse sarebbe un vero e proprio tradimento; 2) non si tratta solo
di un rapporto filiale, poich la stessa trama/storia del cittadino fatta di
Leggi; 3) infondo il cittadino potrebbe anche persuadere le Leggi preso in
considerazione il rapporto dialogico e non autoritario tra il cittadino e le Leggi,
per cui egli, dato che le Leggi sono flessibili e modificabili, potrebbe
persuaderle; se non le persuade, tuttavia, si deve rimettere a loro.

XIV-XV PARAGRAFO. Viene considerata nuovamente lipotesi avanzata da
Critone che guarda alla via dellesilio: si prospetta la fuga come una vilt, cio
trasgredire i patti e gli accordi (syntheke e omologhia) senza aver istituito un
patto, il cittadino, venendo al mondo, ha partecipato di un patto delle Leggi,
che viene prima di lui. Lesilio equivale quindi ad infrangere i patti alla base
della cittadinanza e della polis la polis fatta di Leggi. Qui si staglia il bivio
del Critone, tra la Tessaglia (esilio) e lAde (la morte): ma evidente che
ormai la strada conduca verso lAde luogo dellal di l, delloltretomba
(Fedone), dove si recher la sua anima, abbandonando il carcere del corpo.
una strada scelta consapevolmente e chiaramente; Socrate distingue cos tra
Leggi e gli uomini che le applicano le Leggi dicono che lingiustizia stata
commessa dagli uomini, non da loro, e per questo vanno rispettate.
un limite, una fine. E' giunto il momento di morire. Scelta politica della
giustizia, distinguendo Legge da applicazione delle legge, scelta di restare
fermi nella giustizia, di non fuggire. Scelta di non affermare la propria volont
di vivere; ma di rimettersi alla fine della vita (cfr. Fedone). Questo il ponte
che ci porta verso il Fedone. Prima di Spinoza difficile parlare di democrazia
in senso moderno. Potremmo dire che la filosofia [di Platone; ma anche in
generale -- filosofia secondo la nuova accezione di Socrate] nasce dalla
condanna a morte di Socrate. Dopo questo evento, Platone pensa l'utopia della
Repubblica. Da questa esperienza [la morte di Socrate] deriva il costituirsi
della filosofia e il costituirsi di questa in modo antitetico alla politica. Sono le
Leggi di Atene, non tanto il regime democratico o non... Platone andr a
Siracusa per fondare una nuova POLITEIA... So no [e non l'avrebbe mai fatto].
Socrate convinto che il luogo e il modo in cui morir non indifferente alla
sua vita: deve confermare l'insegnamento della sua vita con la morte. Non
indifferente.
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FEDONE (Aleksis)

Difficile definire il tema del Fedone; di solito si dice dialogo dell'immortalit
dell'anima; ma non solo questo. In realt ci sono molti temi: la prima
grande opera filosofica sulla morte. Nessuna opera sulla morte potr mai
prescindere dal Fedone. Come riferimento, una pietra miliare. Il tema
quello della morte del filosofo. Racconto bellissimo e suggestivo del filosofo
che continua a filosofare mentre muore. Gi irrigidito e freddo, Socrate
continua a parlare. Si intrecciano molti temi: ad esempio il suicidio. Opera che
delinea il rapporto della filosofia/filosofo con la morte. Filosofare vuol dire
imparare a morire. Siamo qui per imparare a morire. Questo tema viene ripreso
da Cicerone che si rif al Fedone, da Montaigne, e ancora, nel '900 dallo
Heidegger di Essere e Tempo. Nell'Analitica fondamentale dell'Esserci, questo
un Essere-per-la-morte, il nostro esistere per la morte. Filo conduttore dal
Fedro a Heidegger. Anche Moses Mendelsohn, nipote del musicista: filosofo
berlinese dell'illuminismo tedesco. Ha scritto un'opera, Fedone, dove

XVI PARAGRAFO. La scelta di Socrate mantenersi nella giustizia; non la
scelta della fuga, ma della morte non la scelta di una volont, ma piuttosto
di rimettersi al limite della vita, alla sua finitezza. dunque giunto il suo
momento. La scelta politica della giustizia, che implica la distinzione decisa tra
le Leggi e la loro applicazione, di restare quindi presso la giustizia , ad Atene,
anche la scelta di non affermare la volont di vivere e di rimettersi alla fine
della vita ci si collega al Fedone.

La filosofia nasce dalla condanna a morte del filosofo, di Socrate. Dopo che
stato condannato Platone pensa al progetto di una politheia, che non si basa sul
potere del demos, ma unutopia in cui sono i filosofi a governare prima
grande utopia politica. Da questa esperienza deriva il costituirsi della filosofia,
che in certi versi antitetica alla politica, perch sono i filosofi che governano.
chiaro che per Socrate mantiene la fiducia nelle Leggi della politica di
Atene, a cui si rimette. Cosa sarebbe successo se Socrate fosse andato in esilio?
Avrebbe ucciso le leggi ma Platone vuole che Socrate testimoni la fiducia in
esse. Platone va a Siracusa, a fondare una nuova polis, ma Socrate resta il
modo in cui muore non indifferente rispetto alla sua vita; la morte del
filosofo deve testimoniare con coerenza linsegnamento della sua vita.
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FEDONE (Cecilia)

una delle opere pi complesse di Platone. Indubbiamente il dialogo che
riguarda limmortalit dellanima, ma il tema non si riduce solo a questo
aspetto ci sono molti altri temi importanti, come quello della morte, di cui il
Fedone una pietra miliare, o comunque la prima celebre opera filosofica sulla
morte, da cui nessuna in seguito pu pi prescindere. Inoltre il tema della
morte del filosofo, del racconto soggettivo del filosofo che muore. A questo si
intrecciano molti altri temi, in prima istanza quello del suicidio. Cos il Fedone
unopera che delinea il rapporto della filosofia con la morte: si dice che
filosofare sia imparare a morire; il tema della filosofia come via per imparare a
morire ripreso anche da Cicerone, Montaigne, Heidegger (Sein zum Tode),
Mendelssohn filosofo illuminista tedesco di Berlino che scrive un testo ,
Fedone, che riprende il titolo dallomonima opera di Platone, e in cui si
occupa di un tema dibattuto allepoca, riguardo limmortalit dellanima e
riguardo a cosa avvenga al corpo dopo la morte. Cos il Fedone resta un punto
riprendendo il titolo di Platone, tratta dell'immortalit dell'anima. Questo per
dire che il Fedone un punto di riferimento. Nella Berlino del '700 era un tema
molto dibattuto. L'Al-di-l della morte un tema sempre attuale: il limite della
morte. Questione che investe l'etica. Questioni di (bio)etica sulla fine della
vita: quando finisce la vita? c' un enorme dibattito sull'istante ultimo. Quando
il cuore si ferma o il cervello smette di funzionare? Quali organi sono
interessati? Questioni enormi. Molto dibattuto in Italia. Non una questione
medica, ma filosofica ed etica. I medici sono in disaccordo sulla "fine della
vita": non una questione scientifica, ma etica. Il modo di Platone rester in
Occidente. Importante che connesse al tema della morte ci sono molte
questioni. La prima quella del suicidio. Prima dobbiamo dire che nella
cultura greca, nella filosofia, gi in quella dei Presocratici, il concetto di limite
(peras) -- da cui apeiron, l'illimitato -- un concetto positivo. Di conseguenza
l'illimitato (n.b. non infinito) un concetto negativo. Peras positivo,
addirittura il limite da cui nascono gli enti. Limite anche come inizio della vita.
Tutto ci che ON, ente, limitato. Tutto ci che /esiste limitato. Tutti gli
enti come tali sono limitati. Non dobbiamo dimenticare che per noi si da il
contrario: il limite che concetto negativo e l'illimitato come concetto positivo a
cui aspirare. Se THANATOS limite, non pu essere qualcosa di negativo. C'
per una concezione tragica, anche in Socrate. Il Fedone un dialogo animato
da una molteplicit di personaggi: Simmia e Cebete (entrambi pitagorici),
Echecrate, Fedone, etc. C' un contesto pitagorico ed orfico: separazione netta
tra SWMA e PSYCHE. Immediatamente si ponte il problema del suicidio: la
liceit, accettabilit del suicidio. Si pu? Socrate in attesa dell'esecuzione:
perch allora non si suicida? non sarebbe un gesto di libert? perch il filosofo
giunto al punto estremo, in una situazione estrema, non dovrebbe suicidarsi?
Questa questione, che cronologicamente la prima, si pone alla riflessione
filosofica. Su questo tema non c' unanimit nella filosofia. Abbiamo voci
discordanti. Ci sono i filosofi contrari, che articolano la loro posizione, e ci
sono i filosofi favorevoli. Sappiamo che queste sono posizione ampiamente
rappresentate nel dibattito contemporaneo, non solo nella storia della filosofia.
[libro sul suicidio: Levare la mano su di s] Distinzione tra SELBSTMORD --
uccisione di s; ma anche uccidersi -- e FREITOD -- libera morte. Nietzsche:
estremamente tragico nel senso greco. Per lui importante sottrarsi al destino,
alla TUCHE, il caso, il fato, il destino... quindi FREITOD, morte scelta
liberamente: il soggetto che sceglie liberamente il momento di morire, come
gesto di libert. Il FREITOD sottrarsi alla tragicit della TUCHE, ad una
predestinazione destinale, per cui scelgo la libert di togliermi la vita. Io
di riferimento in tutta la filosofia. La questione del limite della morte di
grande attualit, e investe campi di studio come la bio-etica grande dibattito
filosofico ed etico su cosa sia la fine della vita, su quale sia listante ultimo. Si
tratta di questioni enormi, oggi dibattute. La fine della vita quindi non si riduce
ad una questione medica o scientifica, bens etica e filosofica. Il modo in cui,
nel Fedone, viene posto il problema della morte sar un punto di riferimento
per la cultura. Allinterno del tema della morte ci sono altre questioni, tra cui la
prima quella del suicidio.
La morte il limite della vita. Nella cultura e nella filosofia greca (a partire dai
presocratici) il concetto di limite (peras) un concetto positivo; quindi il limite
non visto negativamente dai Greci bens lillimitato ad essere un concetto
negativo in tutti i sensi. Il concetto di peras positivo, perch il limite da cui
nascono gli enti, il limite come inizio della vita tutto ci che on, cio
ente, limitato, tutto ci che esiste, tutti gli onta in quanto tali sono limitati.
Per noi si da invece la difficolt di concepire positivamente il limite,
nellaspirazione a qualcosa di illimitato. Se tanathos il limite della vita, non
pu essere qualcosa di negativo per i Greci; c una concezione tragica persino
in Socrate. Allora uno dei primi problemi che si pone nel Fedone, in cui si
riscontra una molteplicit di personaggi, e che si apre a partire dalla riflessione
sulla morte, proprio il tema del suicidio, in particolare della liceit del
suicidio il tema si pone perch Socrate, arrivato a questo punto, potrebbe
anche avere il pensiero del suicidio, come possibilit di libert dalla condanna
ingiusta. Per la questione del suicidio una delle prima che si pone alla
riflessione filosofica sulla morte; su questo tema non c per nulla unanimit in
filosofia, vi sono invece tante voci discordanti filosofi contrari e altri a favore
(Seneca); posizioni che sono rappresentate anche attualmente. Nietzsche era
favorevole al suicidio Selbstmord (uccisione del s) e Freitod (libera morte).
Il soggetto che sceglie il momento in cui morire afferma la propria libert; si
tratta per di unaffermazione tragica, perch il contesto di Nietzsche tragico,
anche in senso greco: importante sottrarsi al destino, alla tuch (caso/sorte)
il Freitod il sottrarsi alla tragicit della tuch, ad una determinazione
destinale, per cui il s ha la libert di scegliere di togliersi la vita. Lio libero
che sceglie di morire non si rimette mai allandamento della vita, non laltro
a ucciderlo. Latteggiamento di Nietzsche tragico- il destino imperante non
lascia via duscita se non quella della libera morte. La posizione di Nietzsche
ha influenzato la modernit e si distingue da quella di Seneca e degli Stoici
c in Nietzsche una critica radicale al Cristianesimo, perch il suicidio un
concetto che va contro la posizione di gran parte delle religioni. Cos anche la
decido il momento in cui muoio, e non mi rimetto all'andamento della vita; ma
decido io la fine. Tutto questo molto greco. Le pagine di Nietzsche sono
coraggiose, epocali, ed il suo pensiero diverso da quello degli stoici in cui il
suicidio era contemplato. Nietzsche ha influenzato la modernit ed il nostro
modo di pensare a quella libert di decidere del TOD, della morte. Sono pagine
tutt'altro che religiose. Il contesto quello di una critica radicale al
cristianesimo, che dal cristianesimo si allarga alle religioni. Ancora oggi molti
filosofi, pur senza citarlo, fanno riferimento a Nietzsche. Non tanto una
questione di ateismo. Nietzsche critica fortemente Socrate, che gli opposto.
Per Socrate non c' liceit del suicidio. Kant: abbiamo, nella modernit, la
contrapposizione tra Nietzsche e Kant. Nella Fondazione della metafisica dei
costumi viene detto che non possiamo servirci del nostro corpo come mezzo,
che invece fine in s. Il suicidio quindi non pu essere un Imperativo
Categorico. Quello che tu fai pu e deve ergersi a massima universale. Nel
caso del suicidio -- Kant su questo oggi molto criticato -- possibile che in
alcuni casi sia lecito; in alcune situazioni concrete, kantianamente potrebbe
andare bene. Per l'etica di Kant non possiamo fare nulla che non si erga ad
universale. Il suicidio contraddice l'imperativo categorico. L'argomentazione di
Kant prettamente teorica e in parte astratta. Astrattezza di Kant. La posizione
di Socrate non quella di Kant. La posizione di Socrate una posizione
"religiosa" -- nel senso della religiosit di Socrate. Nietzsche ha ragione a
criticarla. Per Socrate importante rimettersi al PERAS della vita. Non sono io
che decido. Altrimenti sarebbe un gesto di presunzione, e Socrate sa di non
sapere. Quindi non un gesto di libert; ma un gesto di presunzione.
Atteggiamento religioso del rimettersi a ci che deve accadere. Se Socrate, nel
Fedone, decidesse di suicidarsi, cadrebbe di nuovo nell'incoerenza, quindi
inevitabilmente deve accettare che non lui che determina la fine della vita. La
sua una filosofia del limite, filosofia per i mortali (Eraclito)... mortali che
devono riconoscere di essere mortali -- qui torna Heidegger. Socrate si rimette
al fine della vita: non siamo sovrani della nostra vita. Diverso da Kant.
Riflessione molto sfaccettata sul suicidio, e le argomentazioni sono diverse:
Kant ha una posizione etica, rifiuto etico del suicidio. L'argomentazione di
Socrate diversa; un rifiuto religioso. Chi sono i mortali per decidere l'istante
della loro morte?

Il tema della morte accompagna la filosofia, e il Fedone un riferimento
obbligato ed una pietra miliare. Abbiamo visto le posizioni discordanti di Kant
e Nietzsche sul tema del suicidio. La morte fa parte della vita. Fra le tante
posizione di Socrate, molto criticata da Nietzsche, opposta: per Socrate non
si d la liceit del suicidio. Tra i filosofi contro il suicidio si schiera Kant,
secondo lui non possiamo servirci del nostro corpo come un mezzo, perch il
corpo fine in s; inoltre il suicidio non lecito perch non un imperativo
categorico non si pu cio assumere come un universale trascendentale, per
cui ci che lecito deve ergersi a massima universale. Il caso del suicidio in
Kant discusso e criticato: possibile che in alcuni casi il suicidio sia lecito,
da un punto di vista concreto; ma il problema, per letica di Kant, che luomo
non possa fare nulla che non si erga a massima universale il suicidio
contraddice limperativo categorico, ammetterne la possibilit vorrebbe dire
farne una massima universale. Largomentazione di Kant teorica e astratta
questa la critica mossa alletica di Kant. La posizione di Socrate non si
avvicina neanche a quella di Kant, con essa non ha nulla a che vedere; quella
di Socrate invece una posizione religiosa: per Socrate importante rimettersi
al peras della vita, cos come vale per la sua sapienza; sarebbe un gesto di
presunzione decidere per s la propria fine quindi per Socrate non si tratta di
un gesto di libert. Latteggiamento religioso di Socrate il rimettersi a ci che
deve accadere se Socrate, nel Fedone, decidesse di suicidarsi, cadrebbe di
nuovo nellincoerenza, sconfessandosi. Cos egli inevitabilmente deve
accettare di non essere lui a dover decidere il limite della sua vita. Quella di
Socrate una filosofia del limite i mortali devono riconoscere di essere
mortali e finiti. Dunque la posizione del rimettersi al fine della vita distinta
radicalmente dalla posizione di Kant, che pi astratta ed etica, nel senso che
il rifiuto etico del suicidio mina la stessa etica kantiana per Socrate invece si
da un rifiuto religioso del suicidio.
La questione del suicidio si delinea a partire dalla grande questione sulla morte
la morte un tema che accompagna la filosofia ma su cui domina il
disaccordo. In queste pagine celebri Socrate prende posizione contro il
suicidio giustificando filosoficamente il suo rifiuto. Largomento del suicidio
si lega come suddetto ad altri temi, tra cui la grande questione del significato
della fine della vita che cosa significa morire? Per Socrate la morte la
separazione dellanima dal corpo, a cui essa sopravvive ripresa orfica di un
tema che Socrate argomenta filosoficamente: la filosofia la stessa conferma
che lanima e il corpo siano separabili. Questa separazione una delle pi
discutibili della metafisica di contro si staglia la rivalutazione filosofica del
corpo. Invece il Socrate platonico giustifica questa separazione; la filosofia
un esercizio dellanima, ed essa non deve avere nulla a che fare con il corpo
si tratta di una separazione ontologica, per cui lanima, che sopravvive al
questioni contemporanee c' la difficolt di stabilire il termine della vita.
Apparentemente una questione medica, invece questione fortemente filosofica.
Celeberrime sono le pagine in cui Socrate prende posizione contro il suicidio:
illegittimit del suicidio, che giustifica filosoficamente. Siamo dentro il carcere
e ormai a poche ore dalla morte di Socrate. Il racconto (dialogo raccontato) si
verifica la mattina, al tramonto Socrate deve morire. Il suicidio per il filosofo,
per Socrate, non lecito: questo argomento si lega a quello della fine della
vita, della morte. Cosa significa morire? per Socrate -- influisce qui il contesto
orfico pitagorico -- significa la separazione dell'anima dal corpo. Questa
sopravvivr al corpo. E abbiamo un'argomentazione che mira a fondare
filosoficamente la separazione corpo-anima. L'esercizio della filosofia ne la
conferma: sono separabili anima e corpo. La separazione di anima e corpo
una delle separazioni metafisiche per eccellenza: oggi la si ritiene discutibile.
Oggi abbiamo di moda una filosofia del corpo: rivalutazione filosofica del
corpo. Platone viene tacciato di metafisica. Il Socrate di Platone giustifica
invece questa separazione. La filosofia come tale non deve avere a che fare col
corpo: la filosofia esercizio dell'anima. Sono separabili ontologicamente, non
solo distinguibili. La storia del corpo diversa da quella dell'anima. Questa il
luogo della filosofia: dove domina il corpo non ci pu essere filosofia.
Separazione di carattere metafisico tradizione, oggi molto criticata. L'anima
separabile (separata dal corpo), e la filosofia esercizio dell'anima. Questa la
condizione per mostrare l'immortalit dell'anima. La conseguenza
dell'immortalit: Socrate ritiene che i sensi siano per il filosofo un ostacolo:
fuorviano, deviano. Impediscono la pura teoresi. Impediscono di cogliere
l'essenza delle cose: questo l'accesso al mondo iperuranio, il mondo delle
idee. Il filosofo ostacolato dai sensi. Questi non dovrebbe essere esposto a
nessuna sensazione o passione. Accesso al mondo iperuranio: la
contemplazione delle idee. Vedere gli oggetti non conoscenza, invece lo
cogliere l'idea dell'oggetto. Iperuranio: il mondo oltre il mondo. C' una
vulgata di Platone che noi dobbiamo abbandonare per seguire questa
argomentazione. Socrate si prepara a mostrare qualcosa che non per nulla
scontato: che c' un mondo oltre il mondo. Il mondo non finisce qui per il
filosofo. Nietzsche qui fortemente critica Platone: Nietzsche propone un
platonismo alla rovescia. Per noi quasi scontato che ci sia un oltre-il-mondo.
1) un piano religioso, o ancora meglio teologico: per Socrate un mondo aldil
del mondo di qua; non solo una questione cronologica, ma anche ontologica:
con questo egli prova l'immortalit dell'anima. Questa vivr nel mondo al di l.
Aldil META. Metafisica, ovvero al di l del mondo fisico. Significato
corpo, il luogo stesso della filosofia. Lanima separata dal corpo, la
filosofia il suo esercizio, ci vuol dire che questa per Socrate la condizione
per mostrare limmortalit dellanima. Una prima conseguenza della teoria
dellimmortalit dellanima: i sensi sono per il filosofo un ostacolo, poich
deviano lanima, impedendole la pura teoresi e cio di cogliere lessenza delle
cose, che laccesso al mondo iperuranio, delle Idee nodo importante della
filosofia di Platone. Il filosofo cos non deve essere esposto ad alcun tipo di
sensazione. Laccesso al mondo iperuranio la contemplazione del mondo
delle Idee la visione dei meri oggetti non da la conoscenza. Bens, la
conoscenza risiede nella contemplazione di un altro mondo oltre il mondo.
Cos Socrate si prepara a mostrare un qualcosa che non scontato nella
tradizione occidentale, ossia lesistenza di un mondo oltre il mondo per i
filosofi il mondo non questo. Tutto ci implica diversi piani di riflessione. Il
piano religioso o teologico: per Socrate c un mondo di qua e un mondo al di
l (questione ontologica), e ci gli consente di mostrare limmortalit
dellanima, che non muore e continuer ad esistere nel mondo al di l (met ta
physik) il piano teologico implica che il mondo al di l di cui parla Socrate
sia, pi che dopo, oltre il mondo di qua. Un secondo piano sicuramente
quello filosofico, importante per la gnoseologia di Platone: lanima pu
accedere al mondo oltre il mondo attraverso la conoscenza, specialmente
attraverso la filosofia, che dischiude questo accesso e che permette di ricordare
le Idee delle cose gli oggetti sono copie del mondo delle Idee. Il piano
filosofico implica che la vera conoscenza sia solo la conoscenza, la
contemplazione, del mondo delle Idee.

Il dialogo raccontato da Fedone si svolge in un lasso di tempo reale che va
dalla mattina al tramonto, quando Socrate effettivamente muore Socrate in
attesa di bere il pharmakon; la riflessione cade sul fatto che egli potrebbe, a
questo punto, compiere un gesto di libert, il gesto del suicidio.









religioso/teologico: c' un mondo oltre. 2) significato intrecciato al primo:
significato filosofico importante per la gnoseologica di Platone: la nostra
anima pu accedere al mondo oltre il mondo attraverso la conoscenza, la
filosofia: questa dischiude questo accesso, questa lo permette, ricordando le
idee nelle cose. Nel mondo di qua sono le copie delle idee. Solo chi si solleva
da questo mondo pu provare ad accedere al mondo delle idee. La conoscenza
solo quella delle idee.

VI. Socrate fa esplicito riferimento alla concezione orfico pitagorica del corpo
carcere e dell'anima in esilio (la vita). L'anima si incarnata in un corpo, il
carcere. Posta questa concezione misterica, non lecito darsi alla fuga,
svignarsela. Questo lo stesso atteggiamento che Socrate ha nei confronti del
proprio carcere. Non fugge da Atene = non fugge dal carcere = non commette
suicidio (corpo-carcere). Coerenza di Socrate. Riferendosi a questa concezione
misterica, non bene darsi alla fuga. Non bene suicidarsi poich siamo
possesso degli dei. C' una distinzione importante tra gli dei, e i mortali
(possesso degli dei). Questo significa non affermare una sovranit, in questo
egli mortale e non sovrano per definizione della propria vita: sono altri che
decidono. Quando si afferma invece la sovranit del mortale, ovvio che si
ammette il suicidio -- atteggiamento tipico della modernit. I mortali invece
sono possesso degli dei. Questa la religiosit di Socrate. Gli dei hanno cura di
noi, e noi siamo loro possesso. Socrate non di sua propriet: punto decisivo
della filosofia. Se io penso di essere di mia propriet, allora posso stabilire la
fine pur non avendo stabilito l'inizio della mia vita. Per Socrate espropriazione
del mortale che riguarda l'inizio e la fine della vita. La questione del suicidio
riguarda la possibilit di definire il limite, il PERAS. Socrate dice di non poter
definire il PERAS della fine, come non ha potuto stabilire l'inizio. Coerenza di
Socrate. Socrate si rimette a quel divino a cui si gi rimesso in Apologia e
Critone, e perci non pu commettere suicidio, perch sarebbe empio. Cos
facendo confermerebbe che la condanna sarebbe giusta. Il suicidio sarebbe
empiet. Fino alla fine Socrate vuole dimostrare che l'accusa di empiet
ingiusta. Obiezione di Cebete: dire che il suicidio illecito ed empio; ma come
mai il filosofo non si duole di morire? non c' contraddizione? Socrate aveva
detto con convinzione che il filosofo non si duole di morire; e Cebete insiste
sul carattere contraddittorio di questa e dell'altra affermazione di Socrate. Se
rimettersi agli dei, che sono buoni reggitori, buoni governatori, perch non ti
duoli di morire? Per la prima volta nel dialogo la morte vuol dire l'abbandono
di quelli che restano. La morte un congedo/abbandono di coloro che restano.








VI PARAGRAFO. La posizione di Socrate, facendo esplicito riferimento alla
concezione orfico-pitagorica (Filolao un pitagorico), questa: la vita umana
un esilio, un carcere addirittura, dellanima incarnata. Posta questa
concezione misterica, ne segue la non liceit della fuga il suo atteggiamento
si mantiene costante e coerente rispetto alla sua posizione assunta gi nel
Critone e nellApologia. Dunque Socrate non fugge da Atene, non fugge dal
carcere e non commette il suicidio: tre elementi coerenti, perch, per la
concezione orfico-pitagorica, non bene darsi alla fuga e quindi neanche
suicidarsi, poich luomo possesso degli Dei distinzione tra mortali e Dei
presente anche nel Fedro. Non si da quindi una sovranit del mortale sulla
propria vita, sono gli altri e sono gli Dei a deciderne laddove si affermi la
sovranit del mortale, l si ammette la liceit del suicidio. Socrate da cos
prova della sua religiosit, affermando allo stesso tempo un punto decisivo
nella filosofia: gli Dei hanno cura delluomo e lo hanno in possesso; qualora
luomo pensasse di essere di sua stessa propriet, ne verrebbe anche la
possibilit, per luomo, di stabilire almeno la fine della propria vita invece
per Socrate c questespropriazione del mortale, e nellinizio e nella fine della
sua vita. La questione del suicidio riguarda la possibilit di definire il peras:
Socrate non ha potuto stabilire il peras che ha inaugurato la sua vita, tantomeno
potr stabilire il peras che la chiuder Socrate si rimette al divino, cos come
ha fatto anche negli altri dialoghi. Commettere il suicidio sarebbe unempiet,
e quindi un gesto di conferma nei confronti dellaccusa di empiet che gli
stata rivolta ma Socrate vuole mostrare fino alla fine che laccusa di empiet
ingiusta.






Perch Socrate non si rammarica di questo? Socrate sta insinuando che la
morte un viaggio/passaggio nell'Ade, e un andare verso il meglio: verso altre
divinit e uomini migliori di quelli che sono qui. Quando Socrate si interrompe
c' ironia da parte sua. Ci saranno dei migliori, degli uomini migliori non sa
dire e non troppo convinto. Qui la speranza di Socrate: spera/ha fede di
andare verso qualcosa che sia per i morti, e che sia qualcosa di migliore per i
buoni che per i cattivi. PASSO IMPORTANTISSIMO. Ci sono molti strati,
quello religioso, quello filosofico... metafora del viaggio: il congedo. Socrate
non fugge in Tessaglia; ma sceglie l'Ade. Socrate non rammaricato perch ha
fede che per i morti ci sia qualcosa. Platone sostiene le la via non finisce qui, al
di l della vita. Per i morti c' qualcosa di migliore. Qualcosa di meglio per i
buoni che per i cattivi. Contrapposizione tra l'eone di l, e l'eone di qua. Luogo
dove c' giustizia: ci sar qualcosa che sar migliore per i buoni. Il Fedone ha
un ruolo chiave nel cristianesimo. Non potremmo immaginarci il cristianesimo
senza Platone. dalla concezione della separazione corpo-anima, vita oltre e
immortalit che trae il cristianesimo. C' una forma platonica e addirittura
orfica. Fonte orfica del cristianesimo. Anche se nella teologia cristiana, che
corre parallela alla filosofia, questi elementi sono variamente interpretati.
Senza il Fedone non potremmo immaginarci il cristianesimo.

VIII. Simmia a Socrate: non vorrai andartene via senza dirci questa tua
persuasione. La preoccupazione di Critone: si preoccupa di mangiare/bere, etc.
un mediocre. Non portato per la filosofia. Egli si preoccupa che Socrate si
stia infervorando, e questo lo preoccupa materialmente: siccome il veleno, il
PHARMAKON, agir pietrificando, gelando gli arti, allora Socrate infervorato
avr bisogni di pi dosi di cicuta. Questo intervento di Critone serve a
introdurre la "materialit": per Platone la filosofia la negazione di questa.
Socrate rivendica di aver speso tutta la vita nella filosofia: nesso tra filosofia e
vita. La filosofia la vita del filosofo. Socrate non pu n rammaricarsi n
avere timore, perch ha fede che non trover nella morte niente di peggio.








VII PARAGRAFO. Obiezione di Cebete: come mai il filosofo, a detta di
Socrate, non si duole di morire, eppure non pu osare il suicidio? Cebete
individua una contraddizione nella questione del suicidio. Simmia, invece,
mette in luce il motivo della morte come abbandono di coloro che restano
perch Socrate, che si rimette agli Dei, buoni governatori, non si duole di
abbandonare i suoi cari?














VIII PARAGRAFO. Socrate dice che la morte un passaggio nellAde ed un
andare verso il meglio divinit uomini migliori. Ironia di Socrate: non
sicuro infondo che ci siano uomini migliori di quelli di questo mondo; almeno
pu dire ci saranno Dei migliori. La speranza di Socrate che ci sia qualcosa
di migliore per i buoni, dopo la morte, pi che per i cattivi ha fede in
questo. Inizia a questo punto una lunga e compressa argomentazione, che ha
motivi religiosi e filosofici, riguardo alla metafora del viaggio (morte). Socrate
non rammaricato di congedarsi, perch convinto di andare nel mondo
dellal di l. Platone con ci sostiene che la vita non finisce con la morte, ma
che ci sia un al di l della vita e, per i buoni, qualcosa di migliore. La
contrapposizione dei due mondi getta luce sul tema della giustizia:
loltretomba anche il luogo della giustizia. Il Fedone ha un ruolo centrale nel
Cristianesimo, riguardo al tema della separazione anima-corpo, della vita oltre
la morte, dellimmortalit dellanima, che prende vita nel Cristianesimo, a
partire da questa trama platonica e addirittura orfica. Nella teologia cristiana,
che corre parallela alla storia della filosofia, questi elementi sono variamente
interpretati questo per dire che senza il Fedone non si pu immaginare il
Cristianesimo. Dunque Simmia vuole che Socrate esplichi la sua persuasione.










IX. Socrate inizia riprendendo la concezione che del filosofo la pi diffusa ad
Atene: che il filosofo estraneo alla vita, e che perci in questo
stato/condizione pi vicino alla morte. E sarebbe assurdo avere poi timore di
morire. Socrate riprende un po' la farsa intorno al filosofo: i filosofi moribondi.
Vita ascetica lontano dalle passioni e dal ritmo della vita altrui. Socrate
riprende l'idea sottesa alla farsa: estraneit del filosofo alla vita. Il filosofo
viene preso in giro (pensa al ritratto di Spinoza) come pallido, emaciato, etc. e
come gli altri vedono il filosofo: qualcuno che si allontana dalla vita e quindi si
avvicina alla morte, un moribondo. colui che si estranea dalla vita e dal ritmo
degli altri. Socrate: prendiamo atto che per la maggior parte della gente i
filosofi sono degli estranei, non condividono la vita degli altri. Peculiare
ATOPIA che Socrate rivendica. C' qualcosa anche di vero. La morte
qualcosa o nulla? domanda parmenidea. La morte qualcosa dice Socrate, e
soprattutto Platone. Qui per la prima volta definizione della morte
importantissima e chiare: separazione del corpo dall'anima, per cui il corpo
rimane per se stante da solo e vice versa. La morte scioglie il connubio ed
separazione. Socrate da questa definizione, e prosegue legando la morte alla
filosofia: questa imparare a morire perch questi sempre vicino alla morte.
Il filosofo deve essere pronto a sopportare la caricatura, perch il vero filosofo
non si cura di mangiare, bere, delle cose d'amore n delle cose belle se non per
la stretta necessit. Il vero filosofo: c' del vero nella caricatura che Socrate
rivendica. Socrate offre un insegnamento: come dovrebbe essere il vero
filosofo. Lontano dai piaceri del mondo, della materialit, dai bisogni primarii
del corpo: sete fame, sonno -- chi dorme non filosofo. Lontano dal materiale,
la filosofia anima. PSYCHE, non SWMA. Qui si condivide l'insegnamento
dei pitagorici: forma di vita all'interno della scuola. Erano i pi ascetici, severi,
intransigenti. Questo l'ideale di filosofia di Platone. Raro trovare il filosofo
che vive immerso nel mondo. Kant ad esempio vive una vita ascetica. Si
Critone, uomo mediocre, dimostra invece che la sua preoccupazione che
Socrate si stia infervorando, parlando del mondo al di l si tratta di una
preoccupazione materiale, perch il veleno che berr agir pietrificando gli arti
e tutto il corpo, ma se Socrate si scalda, ci vorranno pi dosi di cicuta.
Lintervento di Critone il pretesto per introdurre la questione della
materialit, di cui la filosofia, per Platone, la negazione. Socrate rivendica di
aver speso tutta la sua vita nella filosofia; la vita del filosofo coincide
pienamente con la sua filosofia, cos Socrate non pu n rammaricarsi n avere
timore.

IX PARAGRAFO. Inizia largomentazione, riprendendo la concezione pi
diffusa del filosofo: una figura estranea alla vita, e per questo pi vicina alla
morte; sarebbe quindi assurdo sostenere che il filosofo abbia timore di morire
Socrate in questo modo fa un po sua quella farsa che si era costruita nel
mondo greco, specie ad Atene, per cui i filosofi fanno una vita ascetica e si
tengono lontani dalle passioni, sono quasi dei moribondi. Lidea sottesa alla
farsa in questione quella dellestraneit del filosofo alla vita, e Socrate
riprende e fa sua questa idea. Il filosofo pallido ed emaciato agli occhi altrui
estraneo alla vita e al ritmo usuale della vita degli altri, e vicino alla morte
(moribondo). Per la maggior parte delle persone i filosofi, essendo estranei alla
vita, non condividono la vita degli altri peculiarit dellatopia del filosofo,
che Socrate rivendica.
La domanda, quasi parmenidea, : la morte qualcosa, o nulla? La morte
qualcosa, dice Socrate e dice Platone per la prima volta c in filosofia una
definizione importante della morte. La morte quindi separazione dellanima
dal corpo, per cui lanima ed il corpo rimangono da soli, per se stanti; la morte
scioglie il connubio tra anima e corpo. Socrate dice chiaramente cosa sia la
morte; prosegue legando questo discorso alla filosofia. La filosofia imparare
a morire, perch il filosofo, pi degli altri, vicino alla morte rivendica la
caricatura tipica del filosofo moribondo. Il filosofo pronto a sopportare la
caricatura, in cui c qualcosa di vero: il filosofo non si cura dei beni materiali,
ma solo dello stretto necessario, e in sostanza si occupa solo dellanima.
Socrate ci sta dicendo come dovrebbe essere il vero filosofo, ossia lontano
dalla materialit e dai bisogni primari, dal piacere e anche dalla stanchezza del
sonno la filosofia difatti sta nella veglia. La filosofia psych, non soma
riprende e condivide linsegnamento dei pitagorici.
Nellantica Grecia la filosofia era un modo di vita insegnato nelle scuole: i
pitagorici erano i pi ascetici e intransigenti, rappresentando al meglio questo
innamor solo una volta ma fece un passo indietro: celibato del filosofo. La
fama di vita filosofica il celibato. Per Kant sono tutte misure per vivere la
vita pi ascetica possibile. Non ci doveva essere nulla che potesse ostacolare i
suoi pensieri. Questa esigenza della vita filosofica come ascetica, come lontana
dalla materialit... qui nel Fedone per la prima volta. Fare filosofia scegliere
una forma di vita. Il filosofo non condivide la vita degli altri, perch deve
allontanarsi dalla materialit, e ci perch la filosofia ha a che fare con l'anima,
con la PSYCHE. I filosofi, a differenza degli altri che cercano equilibrio tra
anima e corpo, questi NO. solo l'anima. IMP: questo Platone anche in seguito.
I filosofi sono qualcosa a parte: quando parler della filosofia nel mito
celeberrimo dir che i filosofi non sono come/a livello degli altri mortali.
Pensiamo quanto la nostra epoca sia a-filosofica per la sua immanenza nella
materialit. Chi filosofa sta male! rinunzia a quella materialit condivisa dagli
altri. Il volto (perch questa concezione aristocratica) pensa che il filosofo
non prova piacere alla materialit? Il filosofo prova un altro piacere perch ha
accesso alla PSYCHE. Viene a torto compianto. In questa concezione popolare
il filosofo avrebbe in spregio la vita; ma non cos. Si tratta di scegliere la vita
che si indirizza all'anima e non al corpo, perch altrimenti non potrebbe
mettere quelle ali di cui parla il Fedro.

X. se la filosofia come Platone la delinea: amore per la sapienza, il corpo un
cattivo compagno? SI'. Passo importante per le conseguenze filosofiche che
avr: i sensi ingannano, e in particolare vista e udito. Anche se proprio questi
dovrebbero essere i pi affidabili, eppure ingannano. Qui ci avviamo verso un
ideale di conoscenza che fa a meno dei sensi: questa concezione dei sensi
attraverser per secoli la filosofia. Per i greci il senso per eccellenza la vista.
THEOREIN ha a che fare con la vista. Platone fa dire a Socrate
(coerentemente al rifiuto della materialit) che i sensi ingannano: la
gnoseologia di Platone tale che i sensi non giocano alcuni ruolo, anzi la
conoscenza si fa come distanza dai sensi. Questo LOGIZESTAI, questo
argomentare/ragionare si da nel congedo dal corpo: questa la condizione del
filosofare. Quindi la filosofia una forma di morte. La filosofia un
congedarsi dell'anima dal corpo. 2 profondi significati di filosofia: 1.
congedo/separazione dal corpo; 2. e perch necessit un allontanamento dalla
materialit della vita, cos dunque il filosofo non vive. allontanandosi dalla vita
il filosofo non vive. La distanza terribile dagli altri che conducono la vita pi
comune: solitudine del filosofo. Nell'antichit c'erano le scuole filosofiche
anche per autodifesa per i filosofi: condividere la forma di vita per proteggersi
modello/ideale del filosofo promosso da Socrate. raro imbattersi nel filosofo
tutto immerso nel mondo, ed molto pi frequente pensare al filosofo, anche
successivamente a Platone, nella sua vita ascetica. Non si tratta comunque di
unideale severo di filosofia, poich tra i filosofi piuttosto comune Kant
adottava una misura di vita molto ascetica, per cui i riti quotidiani sono solo
semplici consuetudini, le pi strette necessarie, che non ostacolino i pensieri.
Per la prima volta troviamo questo modello filosofico di vita proprio nel
Fedone. Il filosofo non condivide la vita degli altri, deve allontanarsi dalla
materialit la vita ha a che fare con la psych sola. A differenza degli altri
uomini, alla ricerca di un equilibrio tra lanima e il corpo, al filosofo dato
curarsi solo dellanima. I filosofi, ci dice Socrate, non sono come gli altri
mortali questo dir Platone quando parler della filosofia con il mito, che i
filosofi non sono allo stesso livello degli altri mortali. La filosofia fa star male,
impone la rinuncia della materialit condivisa dagli altri; il volgo pensa che il
filosofo non provi piacere nella materialit; il punto che egli sa provare un
altro piacere, a cui gli altri uomini non hanno accesso e per questo viene
compianto. In realt il filosofo non ha in spregio la vita, avendo
uninclinazione a morire; ma egli sceglie una vita indirizzata allanima, non al
corpo.

X PARAGRAFO. In questa ricerca della sophia, il corpo un cattivo
compagno i sensi ingannano, specialmente la vista e ludito, che dovrebbero
anche essere i sensi pi affidabili. evidente che, con questo rovesciamento, ci
si avvia ad un ideale di conoscenza che fa a meno dei sensi questa
concezione dei sensi attraverser per secoli la filosofia, e quanto ai greci, che
considerano la vista il senso per eccellenza, ha delle importanti conseguenza. Il
theorein il vedere la teoresi ha a che fare con la vista. I sensi che ci
collegano alla materialit non ci portano alla verit, ma ingannano la
gnoseologia (teoria della conoscenza) di Platone non chiama in gioco i sensi,
anzi, la conoscenza si da nella lontananza da essi. Questo loghizomai
(ragionare) si da nel congedo dal corpo; la condizione della filosofia una
sorta di morte, in cui lanima si separa dal corpo; la filosofia un congedo
dellanima dal corpo, come la vera morte, e come tale richiede un
allontanamento dalla materialit. Due sensi profondi di filosofia: chi fa
filosofia non vive, il che implica una distanza terribile dagli altri che
condividono la materialit; quindi per il filosofo si da la solitudine.
Nellantichit le scuole erano una sorta di autodifesa da parte dei filosofi, per
proteggersi rispetto agli altri, e riuscendo a condividere questa forma di vita
dagli altri. Un modo per rendere pi facile il compito. Anche l'Accademia
cos. Per i greci era importante la forma di vita, lo anche per Platone. L'anima
ragiona con migliore purezza se non conturbata. L'esempio della vita di Kant.
L'anima che cerca un accesso alla conoscenza della Verit quella che si
raccoglie in se stessa (concentrazione dell'anima in se stessa) che noi abbiamo
quasi perduto. Qui Socrate inizia a delineare la dottrina delle idee: Socrate
che chiede TI ESTI, il che cos', e la risposta la questione dell'essenza. Il
filosofo cerca l'essenza delle cose, cio una verit che si sottrae ai sensi, una
Verit intima, interna alle cose. La Verit che Socrate cerca la Verit dietro
alle cose. Noi abbiamo un tale modo metafisico (platonico) di pensare che
questo ci appare ovvio. Come i sensi sono inaffidabili, cos il filosofo non pu
fermarsi all'esteriorit; ma cerca l'OUSIA, l'essenza. La conoscenza quale il
Socrate platonico qui comincia a delineare una che va al di l del mondo
apparente. Qui nasce la convinzione che questo sia il mondo apparente. Non
soltanto Platone, ma in quasi tutta la storia della filosofia. Il filosofo non si
accontenta di come il mondo si da nella sua apparenza; ma cerca qualcosa che
si nasconde dietro le cose, una Verit dietro alle cose. Cercare qualcosa di
altro, una Verit altra. Se questi si accontentasse di descrivere il mondo
apparente, non sarebbe pi animato dall'aspirazione a scoprire l'Aletheia.
Ormai siamo nel cuore della teoria di Platone. Abbiamo accennato alla teoria
delle idee... incontreremo la parola Verit, che ha avuto una fortuna nella storia
della filosofia. ALETHEIA: parola molto complessa, tradotta con verit, e per
una parola complessa e su cui dovremo fermarci. non un caso che sia
introdotta nel Fedone. Parola chiave della filosofia, perch la prima grande
riflessione sulla Verit in filosofia. Riflessione al limite tra il LOGOS e il
MYTHOS, tra discorso e favola. La ritroveremo nella filosofia di Heidegger,
che egli riprende, e avalla l'etimologia che offre Platone. Questa costituita da
alpha privativo. La parola inizia con un alpha di significato negativo: 2 rinvii:
1. a LANTHANEIN, dimenticare; 2. al LETHE, fiume che passa nell'Ade. Non
ci stupisce che se ne parli a proposito dell'immortalit dell'anima, e dell'oltre
mondo. Tutto ci nel solco di Platone.

65b9 quando si dice POTE OUN: parola che ricorrer ancora e fa parte del
linguaggio di Platone e non di Socrate. Abbiamo affrontato il rapporto tra
filosofia e morte; anzitutto la questione del suicidio, ed abbiamo esaminato in
questo dialogo narrato la posizione molto radicale e decisiva per la tradizione:
morte e filosofia, prepararsi a morire. La filosofia non una disciplina come le
altre. Oggi la pi reietta, e non un caso. Per secoli era la regina delle
un modo per rendere pi facile il compito di filosofo, che un percorso di
ascesi. La forma di vita filosofica vuole unanima non conturbata dalla
materialit, ma raccolta in se stessa; lanima cerca un accesso alla conoscenza
della verit, nel raccoglimento di se stessa questo raccogliersi equivale alla
concentrazione, che il modo per conoscere la verit.
Platone inizia a delineare la dottrina delle Idee risposta al ti esti, la
questione dellessenza delle cose. Il filosofo cerca lessenza delle cose, ossia
una verit che si sottrae ai sensi una verit intima, interiore, non esterna n
accessibile ai sensi. Il filosofo non si pu fermare a ci che appare e a ci che
dicono i sensi, se egli cerca la verit interna, lousia, lessenza delle cose. La
conoscenza del Socrate platonico va al di l del mondo apparente; nasce qui la
convinzione che il mondo sia apparente, e che il filosofo debba ricercare una
realt ulteriore, perch non si accontenti del mondo quale si da nellesteriorit;
cos cerca una verit altra, dietro le cose. La filosofia la ricerca della verit
dietro le cose; se il filosofo si accontentasse di descrivere il mondo apparente
non sarebbe un filosofo, perch non animato dallaspirazione a scoprire
laletheia. Siamo nel cuore della filosofia di Platone, in cui non solo emerge la
dottrina delle Idee ma soprattutto la parola aletheia parola complessa,
tradotta con verit, molto significativa per queste pagine e parola chiave della
filosofia. Si tratta della prima grande riflessione sulla verit nella filosofia, che
nel solco di Platone si situa al limite tra il logos (discorso) e il mythos (favola)
Heidegger nella sua filosofia riprender questo termine nella sua etimologia,
offerta da Platone (a-lethe). La verit comincia quindi con una lettera che ha un
significato privativo e negativo; ci sono anche due rinvii, uno alla parola
lanthano (dimenticare) e al lethe (fiume della dimenticanza, che scorre
nellAde). La parola aletheia fa parte pi che altro del linguaggio di Platone,
non di Socrate.

Fin ora si affrontata la questione del rapporto tra filosofia e morte, che ha
aperto il problema del suicidio, in un dialogo raccontato che delinea la
posizione di Socrate, radicale e decisiva per lo sviluppo della filosofia su
questo suo legame e nesso fondamentale con la morte. La filosofia quindi non
una disciplina come le altre; una forma di vita separazione della psych
dal soma, preparazione alla morte (sostrato orfico-pitagorico di Platone)
allinsegna dellabbandono di tutto ci che materiale e della concentrazione
dellanima su se stessa (posizione connessa con la teoria delle Idee). Per
Platone la verit opposta allapparenza sensibile, che inganna la conoscenza
ci che appare appunto apparenza, dietro cui c un retro mondo, il mondo
scienze, pur non essendo una di queste: la filosofia (Platone) una forma di
vita, di concentrazione della PSYCHE con se stessa e allontanamento dal
SOMA. In questa separazione la preparazione alla morte. Non uno slogan;
ma la convinzione di Platone con sostrato orfico per cui il filosofo debba
separarsi col corpo di tutto ci che ha a che fare con la sensibilit.
Concentrazione della PSYCHE con se stessa. Non un dogma; ma
strettamente connessa con la teoria delle idee: per Platone la verit separata e
opposta all'apparenza sensibile che inganna. Anche quando si conoscono gli
oggetti bisogna tenersi alla larga dai sensi. Ci che appare apparenza, dietro
c' un retro mondo che il mondo vero. Nella filosofia contemporanea questa
separazione corpo-anima viene vista, a partire da Nietzsche, come una
separazione metafisica. Imputando Platone viene fortemente contestata come
ipoteca metafisica. Leitmotiv: la Verit e la conoscenza appartengono al retro
mondo. A differenza di Apologia e Critone, nel Fedone c' molto pi di
Platone e soprattutto la narrazione, il racconto della morte di Socrate
l'occasione per Platone di delineare la sua filosofia, incominciando a delineare
le sue convinzioni filosofiche. Quando leggeremo le 3 prove fornite per
l'immortalit dell'anima... queste possono convincere o no; ma questo sono a
loro volta il modo per introdurre argomenti filosofici della filosofia di Platone.
Su queste 3 prove fiumi d'inchiostro. Mendelsohn ha scritto a sua volta un
Fedone le riprende. Queste tre prove ritorneranno nella storia della filosofia. In
Gadamer (saggio sul Fedone) questi dice: forse Platone stesso non crede a
queste 3 prove. Per Platone stesso queste sono un esercizio dialettico, forse
sono introdotto per acquietare il bambino che in noi, che ha timore della
morte; ma ci portano al grande finale della fine del filosofo che conferma
della filosofia di Socrate, indipendentemente dalle 3 prove. Il valore del
Fedone non legato alle 3 prove; ma molto di pi.

X. Qui viene introdotto un sospetto, quello del filosofo: quello che distingue la
filosofia dal senso comune: i sensi ingannano, e non ci restituiscono le cose
come sono. Se questo vale per vista e udito, figuriamoci per gli altri sensi. Qui
viene raccolto un dubbio che, come gi nei presocratici; ma qui diversa: il
dubbio che questi restituiscono solo l'apparenza, che al massimo parte della
Verit. La gerarchia dei sensi resta relativamente intatta nella filosofia a partire
da Platone e Aristotele: vista e udito; ma per i greci, e questo determina la
civilt occidentale, ci che conta la vista, non l'udito, anche se Aristotele
riconosce il nesso di questo col linguaggio. Con poche eccezioni le cose
rimangono oggi ancora cos. Il corpo di impedimento alla ricerca della Verit
del vero, che esiste e dove lanima trasmigra. Nella filosofia contemporanea, a
partire da Nietzsche, la separazione corpo-anima vista come metafisica, la cui
colpa imputata a Platone ma tale separazione e convinzione che la
conoscenza abbia a che fare con il retro mondo il Leitmotiv di tutta la storia
della filosofia. Con limmortalit dellanima, a differenza del Critone e
dellApologia, Platone sicuramente pi presente come filosofo, mentre la
figura di Socrate pi circoscritta il racconto della morte del filosofo
loccasione per Platone per delineare la sua filosofia. Le tre prove a venire
dellimmortalit dellanima potranno essere pi o meno convincenti; ma esse
sono specialmente il modo in cui introdurre argomenti filosofici su esse
stato comunque scritto molto. Gadamer, a tal proposito, scrive che forse le tre
prove sono una sorta di esercizio dialettico, introdotte per acquietare il
bambino nelluomo che teme la morte; ma certo che esse conducono al
grande finale del Fedone, ossia la fine del filosofo la morte la riconferma
della sua vita, indipendentemente dalle tre prove, che non esauriscono
sicuramente il valore del Fedone.

Quindi, a questo punto del dialogo, viene introdotto un sospetto, che il
sospetto del filosofo e che distingue la filosofia dal senso comune: il sospetto
riguarda laffidabilit dei sensi, che invece sono ritenuti ingannevoli e non
idonei a restituire le cose come sono ci vale per la vista e per ludito, e a
maggior ragione per gli altri sensi. Cos viene raccolto un dubbio, la
perplessit, che corre anche attraverso i presocratici, cio che i sensi
restituiscano solo lapparenza, la quale solo una parte della verit. La
gerarchia dei sensi resta relativamente intatta nel corso della storia della
filosofia, a partire da Platone e Aristotele. Per i Greci che determineranno la
cultura occidentale ci che conta la vista, non ludito anche se gi
Aristotele riconosce il nesso tra ludito e il linguaggio. La gerarchia dei sensi,
al cui vertice c la vista, rester intatta salvo poche eccezioni. Il corpo per
Platone un impedimento nella ricerca della verit, ossia il cammino della
psych verso laletheia; i sensi sono ingannevoli perch sono corporei.
Passo importante, 65. Tutto formulato in forma di domanda; le domande
sono diverse rispetto ai primi dialoghi, perch sono pi retoriche,
presuppongono gi una convinzione. Si sta dicendo qualcosa di paradossale:
per cogliere la realt ultima di un oggetto la vista non aiuta; ma, anzi, ci si
avvicina alla realt ultima distogliendo lo sguardo. Questo ci che dice
Platone e la maggior parte dei filosofi con e dopo di lui questo il cuore
della filosofia, dato che il filosofo convinto ci sia un retro mondo, un mondo
-- PSYCHE verso l'ALETHEIA, e in questo il SOMA di impedimento. I
sensi sono ingannevoli in quanto corporei, e quindi tocca separarsi dal corpo.
PASSO IMPORTANTISSIMO: tutto formulato in forma di domanda; ma
differentemente ai primi dialoghi, sono domande retoriche. Qui si dice
qualcosa di "paradossale" (da PARA-DOXA). Qualcuno direbbe che una
follia dire che la vista non permette di conoscere la foglia, la sua essenza, e
anzi distogliendosi si coglie la realt ultima della foglia. Eppure cos per
Platone e cos per la maggioranza dei filosofi con e dopo Platone. Qui il cuore
della filosofia: il filosofo convinto che ci sia un retro mondo, un mondo
dietro, una realt ultima dietro l'apparenza. Per nulla conoscenza attraverso i
sensi e nel cammino delle altre scienze il cammino della filosofia opposto. E
questo quando c' il sospetto che il mondo non finisca qui, il filosofo quello
che cerca la Verit dietro le cose. Qui il cuore della filosofia. Sicuramente per
Platone. E vedremo come Platone costruisce si questo la sua filosofia, e la
maggior parte dei filosofi pensa questo. Qui Platone l'allievo di Socrate
perch questi introduce il TI ESTI, il che cos', ad esempio che cos' la virt?
Socrate introduce questa domanda che Wittgenstein nel '900... cfr. LIBRO
BLU E MARRONE: "con questa domanda Socrate introduce la metafisica, e
tutta la tradizione di questa". Socrate non si accontenta, ma chiede "che cos'",
qual l'essenza, la definizione, la realt ultima, l'idea. fuorviante mettersi ad
ispezionare per conoscere: il filosofo si interroga sull'idea, che l'essenza
ultima. Qui la differenza tra la domanda scientifica e quella filosofica, lo
scienziato guarda ma ha anche una serie di apparecchi e strumenti. Al filosofo
questo non interessa. Il filosofo fa qualcosa di diverso, non che rinunzia a
qualcosa. Per il filosofo fare quell'altro una perdita di tempo. Egli si volta e si
concentra nella sua PSYCHE, per cogliere l'idea, l'essenza, per rispondere al TI
ESTI. Qui lo spartiacque tra domanda scientifica e domanda filosofica. Oggi la
filosofia messa con le spalle al muro, e oggi succube della scienza, e si
imita il modello gnoseologico della scienza. Per Platone non cos. Platone
non si lascia distrarre, egli non guarda, non si distoglie. Impostazione
completamente differente della filosofia in genere. Solo chi si appresta a
penetrare con il pensiero... i sensi non servono a nulla, sono fuorvianti. La
conoscenza della filosofia astrazione dal corpo, dai sensi: cos si coglie la
Verit. Chi lascia che la sua PSYCHE imperturbata, nella sua purezza, non
contaminata dai sensi: questa si avvicina all'ALETHEIA, solo questa pu. Il TI
ESTI richiede un esercizio dell'anima; senza questo non possibile avvicinarsi
alla Verit.

ultimo al di l della sua apparenza, e che la conoscenza ultima non passi
attraverso i sensi, n per il cammino delle altre scienze, ma per un cammino
opposto e che parte da quel sospetto che invece inaugura la filosofia, ossia che
il mondo non si esaurisca nellapparenza. Da questo nucleo Platone costituisce
tutta la sua filosofia; Platone qui lallievo di Socrate, il filosofo che introduce
la domanda ti esti che cos la virt/la forza/la grandezza? Socrate nei
dialoghi di Platone introduce la domanda filosofica inaugurale, e che i filosofi
del 900 gli rimproverano Wittgenstein nel libro blu e nel libro marrone dice
che con queste domanda Socrate ha introdotto la metafisica e tutta la tradizione
metafisica. Socrate si chiede lessenza e la realt ultima delle cose, perch
infondo non si vuole conoscere lapparenza degli oggetti o gli esempi concreti,
ma lidea che c dietro questi differenza tra la domanda scientifica e
filosofica. Il filosofo non rinuncia a qualcosa; ma la conoscenza che si perde
nella ricerca di cose concrete fuorviante; il filosofo si volta, si raccoglie nella
sua anima per capire lidea delloggetto e coglierne lessenza e quindi
rispondere alla domanda ti esti questo lo spartiacque tra la domanda
scientifica e quella filosofica. Ora la filosofia succube del modello
gnoseologico della scienza per Platone invece si tratta di impostazioni
completamente differenti. Solo chi si appresta a penetrare loggetto con
linteriorit del pensiero raggiunge la conoscenza. La conoscenza del filosofo
astrazione dal corpo e dai sensi non servono a nulla e sono fuorvianti. Invece
chi coglie la verit astrae dai sensi e lascia che la sua anima imperturbata e
pura, cio non contaminata dai sensi, si avvicini allaletheia. La domanda
filosofica, ti esti, richiede anche un esercizio dellanima, perch si avvicini alla
verit.













XI. Qui Platone inizia una riflessione estremamente critica del corpo: ostacolo
e impedimento perch ci rinvia, oltre che alla finitezza, anche alla materialit,
ai bisogni corporei, che ostacolano il cammino dell'Anima verso la Verit. La
filosofia un esercizio per sottrarsi al dominio del corpo. Dove questo corpo
prevale imponendo i bisogni di cui fanno parte anche paure, passioni,
immaginazioni... qui naufragio del pensiero, nel corpo. Il corpo ostacolo:
tutto ci che dettato dal corpo negativo: come le guerre ad esempio. Per
questo il filosofo in contrasto col corpo.

66c "bisogna spogliarsi del corpo, e guardare con la sola anima pura, la pura
realt delle cose". Questa frase evidente, una frase in cui Platone rinvia alla
teoria delle idee. Platone, pur non delineandola in quest'opera, vi fa sempre
riferimento. Solo spogliandosi del corpo, si permette, con l'anima, la pura
contemplazione. AGRAPHTA DOGMATA: secondo la scuola di Tubinga...
sviluppi ulteriori della teoria delle idee. Matematizzazione della teoria, come
teoria delle idee-numeri. La filosofia contemplazione, e non ce ne stupiamo;
THEOREIN vuol dire vedere, contemplare; ma in modo puro, non
contaminato. Guardare non con gli occhi; ma con l'anima pura la pura realt:
questa l'idea, ma che cos' l'idea? L'oggetto copia dell'idea, imitazione
dell'idea che il modello di... IDEA rinvia ad EIDOS e a IDEA, che tutto
sommato sono sinonimi. L'idea l'essenza, la realt ultima; ma ancora, cos'
l'idea? certamente per Platone gli oggetti del mondo in cui noi viviamo sono
imitazioni, copie; questo squalifica enormemente il nostro mondo. Imitazione
dell'idea: tutti gli oggetti reali, concreti, sono imitazione dell'idea, e questa
molto pi reale in quanto essenza pura di... non ci arriviamo per
kantianamente, esaminando il fenomeno, sapendo che c' sempre un noumeno,
residuo della cosa in s... Per Platone noi vediamo l'idea. EIDOS ha a che
vedere con la vista, quella dell'anima. La PSYCHE, concentrandosi, vede l'idea
a cui partecipano gli oggetti. RAPPORTO DI PARTECIPAZIONE, oggetto
partecipa dell'idea di... c' un mondo delle idee, il mondo VERO, dietro il
mondo degli oggetti apparenti che ne sono imitazione. A questo mondo mira il
filosofo; e il filosofo non ha bisogno di passare attraverso gli oggetti concreti:
la filosofia guarda direttamente all'idea, senza ostacoli. Follia? perch lo dice
in queste pagine? perch questo il mondo oltre. Il mondo oltre il mondo, il
retro mondo. E ha a che fare con l'immortalit dell'anima, perch la conoscenza
anamnestica, ricordo di quello che l'anima ha veduto nel mondo al di l. La
concezione della metempsicosi: trasmigrazione (prima prova) serve a Platone
per dare un fondamento mitologico all'anima, che prima di reincarnarsi ha
XI PARAGRAFO. Platone inizia una riflessione molto critica del corpo: esso
ostacolo ed impedimento, perch rinvia alla nostra finitezza, specialmente alla
materialit, quindi al bisogno, che va contro rispetto al cammino dellanima in
cerca della verit. La filosofia, a tutti gli effetti, un esercizio per sottrarsi al
dominio del corpo paure, sensazioni, persino immaginazione, dove avviene il
naufragio del pensiero. Il corpo ostacolo e detta ci che negativo, anche le
guerre, e tutti quei bisogni materiali rispetto a cui la filosofia non pu che
essere in contrasto. Bisogna spogliarsi del corpo, il che permette la pura
contemplazione della pura realt delle cose frase in cui Platone rinvia alla
teoria delle Idee, che una teoria che in realt lui non delinea mai davvero in
nessuna opera, ma a cui fa sempre riferimento. Si tratta di una teoria, come gli
agrapha dogmata, non scritta nella scuola di Tubinga si da una
matematizzazione della teoria delle Idee. Platone ci dice anche che la filosofia
contemplazione il verbo theorein, cio vedere/contemplare in modo
pure e incontaminato. La contemplazione lo sguardo della psych, non degli
occhi, e che guarda alla pura realt non la realt sensibile di un oggetto, la
cui conoscenza passa attraverso i sensi, bens, la realt ultima , lidea
delloggetto, di cui esso limitazione, la copia. La parola idea eidos o
idea, che sta anche per modello, cio lessenza intima ma che cos
questidea e da dove viene? Certamente per Platone gli oggetti del mondo in
cui viviamo sono imitazioni e copie dellidea di un dato oggetto modo per
squalificare il mondo in cui viviamo. Lidea di un oggetto paradossalmente
pi reale delloggetto stesso, di tutte le imitazioni, perch ne costituisce
lessenza ultima. Questidea non qualcosa a cui si arriva kantianamente, per
cui si cerca di conoscere il fenomeno, sapendo che c un noumeno. Invece,
per Platone, noi vediamo lidea di un oggetto eidos, idea, ha a che fare con la
vista che appartiene alla psych, che concentrandosi vede lidea, a cui
partecipano tutte le sue imitazioni. Quindi il rapporto tra lidea e la copia di
partecipazione c un mondo delle Idee, dietro il mondo delle cose che
appaiono, che il vero mondo. il filosofo guarda lidea; alla filosofia interessa
il mondo delle Idee il filosofo non passa per gli oggetti concreti (ostacoli) per
arrivare allIdea. Perch Platone arriva a dire questo? Il mondo delle Idee il
mondo oltre, al di l del mondo in cui viviamo, il retro mondo, ed ha a che
vedere con il discorso che tratter limmortalit dellanima. La conoscenza
anamnestica, cio ricordo di ci che lanima ha visto nel mondo al di l
concezione della metempsicosi che costituir la prima prova dellimmortalit
dellanima serve per dare un fondamento mitologico alla sua convinzione, per
cui lanima, separata dal corpo, ha potuto contemplare il mondo delle Idee e
potuto contemplare il mondo delle idee, attraversare la PIANURA
DELL'ALETHEIA. Per il filosofo infatti... egli non si accontenta del mondo
che appare, egli si concentra per ricordare le idee che ha visto nel mondo al di
l: LA CONOSCENZA E' RICORDO. Questa contemplazione stata possibile
in quanto l'anima stata completamente separata dal corpo, ed nuovamente
possibile solo se l'anima si scioglie dal corpo.

67a di nuovo la morte acquista un significato di liberazione. Se la filosofia
sforzo di sciogliere l'anima dal corpo, che solo cos ha visto le idee, allora...
Questa concezione della morte come liberazione dal carcere (orfico-pitagorica
e platonica) non per nulla scontata. Determiner in modo decisivo la
tradizione filosofica, il cristianesimo, l'Occidente: ha forti ricadute teologiche.
Non detto che si debba condividere. Fa tutt'uno con l'immortalit dell'anima.
Non troviamo ad esempio questa concezione nell'ebraismo.

p.29 la filosofia il tentativo continuo e reiterato che l'anima si sciolga dal
corpo, di congedarsi da questo; la morte il congedo. La morte come evento:
trasmigrazione, e quindi non un nulla. L'anima va verso il mondo degli dei
dove sar in compagnia di esseri puri, le idee e potr contemplare la Verit.

XII. Quando il filosofo in prossimit della morte non pu avere timore,
paura, preoccupazione... solo speranza che si realizzi ci che ha tentato in vita:
la visione pura delle idee. Estasi di Socrate. I filosofi tentano continuamente di
sciogliere e separare l'anima dal corpo, questo la morte, e il filosofo gioir di
questa separazione. Il filosofo si tiene vicino al ??? perch la forma di vita
filosofica lontana dai sensi, dalle perturbazioni, etc. quella forma vicina alla
morte. Il filosofo non si rammarica della morte. Per i filosofi una definizione di
filosofia: imparare a morire, avvicinarsi alla morte. Studiando la filosofia si
impara a morire. La filosofia come disciplina ha uno statuto sui generis. Solo la
filosofia ha questo statuto. Per nulla il filosofo pu temere la morte. Socrate si
sta preparando alla prova. Superare il limite estremo, deve mostrare agli altri e
a se stesso che egli ha imparato a morire. Mostrarlo agli altri e a se stesso. Se
Socrate fosse preso da paura si contraddirebbe. Nell'Ade c' ci a cui ha
sempre aspirato. Socrate si prepara ad affrontare la prova dicendo che il
filosofo convinto per necessit che dopo la morte trover nell'Ade ci che ha
sempre cercato. Il paragone di chi ha perso i cari. Il filosofo trover nell'Ade la
SOPHIA a cui ha aspirato in vita, altrimenti non filosofo.

attraversare la pianura dellaletheia (immagine filosofica della verit). Per il
filosofo non basta il mondo che appare, fatto di copie, ma egli si concentra per
vedere, contemplare e ricordare le Idee che ha visto nel mondo al di l. La
conoscenza ricordo. Questa contemplazione delle Idee stata possibile,
quindi lanima stata separata dal corpo; possibile questa contemplazione
quando lanima si scioglie dal corpo. La morte, per il filosofo, acquista il
significato della liberazione dellanima dal corpo, per raggiungere la
contemplazione delle Idee concezione orfico pitagorica, poi platonica, della
separazione anima-corpo, non scontata, ma determiner in modo decisivo la
tradizione filosofica occidentale, e soprattutto il Cristianesimo. La concezione
della morte ha forte ricadute teologiche, soprattutto nella teoria
dellimmortalit dellanima. La filosofia quel tentativo continuo e reiterato di
far s che lanima si congedi dal corpo; invece la morte il congedo dal corpo
vero e proprio, e come evento costituisce la trasmigrazione dellanima, che va
verso il mondo delle Idee, in cui sar in compagnia di esseri liberi e puri, e
dove potr contemplare la verit.




XII PARAGRAFO. Quando il filosofo in prossimit della morte non pu
avere timore, n pu avere altro che la speranza che finalmente si realizzi ci
che ha tentato in vita contemplazione delle Idee. I filosofi tentano solo e
sempre di sciogliere lanima dal corpo, e alla morte gioiranno di questa
separazione. Il filosofo si tiene vicino al morire, perch la forma di vita
filosofica lontana dai sensi, dalle perturbazioni quando il morire giunge, il
filosofo non si pu rammaricare. Definizione della filosofia: la filosofia
imparare a morire e avvicinarsi alla morte la filosofia come disciplina ha uno
statuto sui generis. evidente che Socrate si stia preparando alla prova:
affrontare il limite estremo della sua vita deve dimostrare a se stesso e agli
altri che si esercitato a morire, deve cio dimostrare il valore della filosofia e
confermare quello che ha detto e fatto in vita, cio imparare a morire. Infatti, se
egli fosse preso dalla paura, ci risulterebbe una contraddizione, perch
nellAde c quel che Socrate ha sempre desiderato evidente che Socrate si
prepara alla morte, dicendo che il filosofo convinto, e non pu non esserlo,
che nellAde trover ci che ha sempre cercato.


XIII. opposizione molto forte tra i pi, gli amanti del corpo, che non si curano
e non amano la SOFIA e cedono al corpo, e coloro che la amano e non possono
che scegliere di allontanarsi dal corpo. Elenco delle Virt.

XIV. Qui cominciano le prove dell'immortalit dell'Anima. La I la prova dei
contrarii. Ci interessa il modo con cui Platone introduce la prova.
INCREDULITA' e DISINCANTO [non so perch ho scritto Max Weber].
Platone sottolinea l'incredulit che va di pari passo con la paura che l'anima si
dissipi come un soffio al momento della morte. Con l'incredulit si introducono
le prove. Sembra che neanche Platone ci creda alle prove. Sarebbe bellissimo
se l'anima rinascesse tutta racchiusa in se stessa. Le 3 prove dovranno
dimostrare che l'anima continua a vivere conservando potere ed intelligenza.
NB: incredulit che Platone attribuisce agli altri, l'incredulit di tutti. Platone
introduce le prove; ma sa che il potere di esse limitato (cfr. Gadamer). Ma le
prove servono a poco. Ci che dimostra l'immortalit dell'anima il modo in
cui Socrate muore. Quello che importante che Platone riconosca il
disincanto, il "sarebbe bello" dell'anima che contempla il mondo delle idee.
Prove rispetto alle quali Platone stesso perplesso, e tuttavia sono importanti,
in particolare LA SECONDA: ripresa della teoria della conoscenza delle idee,
dove viene motivato il concetto del ricordo: conoscenza anamnestica. La prima
prova, che come modello di prova filosofica sar ripresa anche dopo Platone
diverse volte, come modello di riferimento. Questa prova risente delle
riflessioni che noi troviamo nei Presocratici, in particolare la riflessione che
aveva occupato quasi tutti: essere e divenire, e come si pu filosoficamente
spiegare il divenire.

XV. L'immortalit dell'anima vuol dire che possibile che le anime esistano
nell'Ade, nell'oltre-tomba. Questa una ripresa della teoria della metempsicosi,
della trasmigrazione delle anime. Importantissima in Platone, importante sia
per il LOGOS che per il MYTHOS: questa una distinzione fittizia in Platone.
La trasmigrazione il movimento delle anime che da qui vanno nell'Ade, e da
questo ritornano. Non si tratta soltanto del movimento delle Anime all'Aldil;
ma anche il ritorno di esse qui. Duplice passaggio. Questo complica
enormemente le cose: il passaggio duplice, non soltanto un passaggio della
vita alla morte, e cos nell'immortalit; ma anche dal mondo di l al mondo qui.
Si rigenerano dai morti in nuovi esseri: dottrina orfica complessa. Se i vivi si
rigenerano dai morti, dobbiamo inferire che le anime esistano nell'Ade. Da una
parte si intravede un'esistenza delle anime diversa da quella del corpo, e se
XIII PARAGRAFO. Inoltre c una forte opposizione tra i pi, che sono
amanti del corpo e non si curano della sophia, cedendo alla materialit, e poi ci
sono coloro che amano la sophia e scelgono di allontanarsi dal corpo.

XIV PARAGRAFO. Cominciano le prove sullimmortalit dellanima. La
prima prova sar sui contrari; viene introdotta tramite il discorso sul disincanto
e sullincredulit Platone sottolinea che lincredulit va di pari passo alla
paura che lanima si dissipi come un soffio e che non sia immortale. Se lanima
restasse raccolta a contemplare il mondo delle Idee sarebbe bello per Platone
ma ci crede veramente? Le tre prove dovranno dimostrare che lanima continua
a vivere e conserva il potere e lintelligenza dopo la morte del corpo.
Lincredulit di cui parla viene attribuita agli altri, ma in realt appartiene a
tutti sa bene Platone che il potere delle prove limitato, e servono come
esercizio filosofico ad acquietare il bambino nelluomo. Ci che conta ed
rilevante che Platone riconosca il disincanto; e ci che conta qui la morte
del filosofo.
Le prime due prove dellimmortalit dellanima hanno una grande importanza
filosofica, anche se rispetto ad esse Platone stesso esprime le sue perplessit: la
seconda prova una ripresa della teoria della conoscenza, ossia delle Idee,
dove viene tematizzato il concetto di ricordo; la prima prova invece, come
modello di prova filosofica, dopo Platone sar un punto di riferimento. La
prima prova risente delle riflessioni gi presenti nei frammenti presocratici, e
tra queste in particolar modo la riflessione tipicamente presocratica sullEssere
e sul divenire come si pu spiegare filosoficamente il divenire.


XV PARAGRAFO. Limmortalit dellanima implica che le anime esistono
nellAde; c unulteriore ripresa della teoria della metempsicosi
(trasmigrazione), importante per il logos e per il mythos di Platone. Esistono
anime giunte da qui: si indica con ci il movimento delle anime che da qui
vanno nellAde e dallAde ritornano duplice movimento della metempsicosi.
Il duplice passaggio complica le cose: esso va non solo dalla vita
allimmortalit, ma anche dal mondo di l al mondo di qui (dottrina orfico-
pitagorica) lincarnazione dellanima implica il passaggio duplice delle
anime. Se dai morti si rigenerano i vivi, si deve inferire che le anime esistono
l, nellAde non si rigenererebbero se gi non esistessero. Lesistenza delle
anime non finisce qui, come quella dei corpi, infatti lanima continua ad
esistere (esistenza perenne) la filosofia medievale modellata su questa
l'anima non finisce, allora continua ad esistere: esistenza perenne dell'Anima.
La filosofia medievale costruita su questa prova. Qui la questione si amplia:
la questione riguarda tutti gli esseri che hanno una nascita, e tutto ci si genera
dai contrarii. Teoria del nascimento: tutto ci che viene ad essere viene dal
contrario, il contrario dal contrario. Qui il riferimento Eraclito.
PALINTROPOS ARMONIE: armonia dei contrarii per spiegare il divenire
delle cose. Spiegare che il non-essere ha un valore ontologico, la "concordia
discors". Qui il tentativo di spiegare un concetto ampio di divenire che include
ogni modalit di trasformazione come procede dal contrario: qui riprende da
una parte la dottrina orfico-pitagorica, dall'altra parte Eraclito. Ancora nulla di
nuovo. Il problema di Eraclito, il problema del divenire: riuscire a spiegarlo
sar uno dei grandi problemi dell'ontologia antica (studio degli enti e della
mutazione di questi).

p. 41 Abbiamo la veglia e il sonno come metafore de vita e morte. La morte
considerata vicina, familiare al sonno. Uno stato vicino alla morte. Per spiegare
il rapporto vita-morte e la loro relazione, Platone prende la veglia e il sonno.
Sono contrarii, e si generano l'uno dall'altro. Dove non c' pi il sonno...
comincia la veglia. Dove non esiste pi... comincia... e vice versa. Dove finisce
l'uno comincia l'altro. Differenza tra contrarii e contraddittorii, grande
conquista della filosofia greca. Su questo torneremo nel Sofista. Siamo, nel
Fedone, in un ambito in cui Platone stesso ancora non distingue, e da un
primato ai contrarii. I contrarii lo sono ontologicamente, i contraddittorii lo
sono logicamente. Contraddizione ontologica tra sonno e veglia, quando
termina l'uno comincia l'altro. Platone prende sonno-veglia per morte-vita. Il
vivere contrario all'esser morto. Qui la conferma di ci che abbiamo detto: se
ciascuna cosa viene ad essere dal contrario... il vivo viene ad essere dal
morto... DUNQUE (e questo l'argomentare filosofico) il morto si genera dal
vivo, e l'altro (ipotetico) che dal morto si generi il vivo. Del primo non
abbiamo dubbi, perch noi esperiamo la morte, e possiamo constatare
"empiricamente" nella realt che il morto si genera dal vivo. Se si da il primo,
si dar anche il secondo. Processo bi-univoco tra i contrarii, per cui anche in
questo caso avremo che dal morto si genera il vivo. Questo modo di procedere
importantissimo, indipendentemente dal contenuto: passi pionieristici della
logica. Altrimenti dovremmo sostenere che solo in questo caso non ci sia:
processo solamente univoco. Dovremo ipotizzare che si dia il processo dal
morto al vivo, e che dunque nell'Ade le nostre anime esistano. Trasmigrazione
delle anime. Possibilit di ritorno e di re-incarnazione: questa l'immortalit
prova. La questione si amplia: si pensa al problema che riguarda tutti gli esseri,
che nascono tutto ci che nasce si genera dai contrari. Teoria del nascimento:
tutto ci che viene ad essere si genera dal contrario qui il punto di riferimento
Eraclito, il filosofo della palintropos harmonia (larmonia dei contrari), con
cui lui spiega il divenire delle cose. Il grande problema di Eraclito spiegare il
divenire, e insieme il valore ontologico del non-essere (concordia discors), a
differenza di Parmenide, per cui c solo lessere (esti). C il tentativo di
spiegare un concetto ampio del divenire, che include qui la modalit di
trasformazione come un procedere dal contrario fin qui si tratta di una ripresa
degli orfici-pitagorici e delle riflessioni di Eraclito. Il problema di Eraclito
quello del divenire e di riuscire a spiegarlo, e questo sar il grande problema
dellontologia (studio degli enti e della loro mutazione) e della filosofia nel
Sofista Platone spiegher il non-essere, grande problema della filosofia greca.

XVI PARAGRAFO. Per spiegare il rapporto tra la vita e la morte si serve della
metafora della veglia e del sonno: luno si genera dallaltro, sono contrari,
dove non c pi il sonno comincia la veglia e viceversa dove non esiste pi
luno esiste laltro. Grande differenza tra contrario e contraddittorio, che una
conquista della filosofia greca: contrari sono il sonno e la veglia, la vita e la
morte; contraddittorio il predicare di uno stesso oggetto due cose differenti
(bianco e non-bianco). Neanche Platone distingue contrario e contraddittorio,
dando un primato ai contrari comunque i contrari hanno una dimostrazione
ontologica, i contraddittori, invece, logica. Constatazione empirica di Platone:
dove finisce il sonno inizia la veglia; cos il vivere il contrario dellesser
morto conferma di ci che stato detto allinizio, che le cose vengono ad
essere dai loro contrari, per cui il vivo si genera dal morto. Dunque, conviene,
le anime sono nellAde. Due processi generativi: il morto procede dal vivo; e il
vivo procede dal morto sul primo processo non abbiamo dubbi, perch
possiamo constatare empiricamente che il morto si genera dal vivo, esperendo
la morte degli altri. Ma se si da uno di questi due processi, si deve dare anche
il secondo; il processo dei contrari biunivoco, non univoco dunque il vivo
si genera dal morto. Questo modo di argomentare filosofico costituisce i primi
passi della logica. Se il processo non fosse biunivoco, ma univoco (dal vivo al
morto), allora ammetteremmo che la natura sia zoppa, ma non possiamo;
dobbiamo allo stesso modo ipotizzare un processo che va dal morto al vivo, e
che le anime esistano nellAde, perch si dia la possibilit del ritorno, del
passaggio dellanima dal morto al vivo. Pi che vivere allora si dovrebbe
parlare di rivivere: i vivi sono generati dai morti c qui unidea del cosmo
dell'anima, perch il passaggio dal morire al vivere. Rivivere, pi che vivere.
I vivi si sono generati dai morti, vuol dire che anche noi ci siamo generati dai
morti. NB: qui c' una cosmologia e concezione del cosmo, una filosofia della
storia del mondo, che prettamente greca e la determina. Le anime dei morti
devono esistere in qualche luogo da cui tornano a rigenerarsi.

XVII. Nietzsche riprender il ciclo della natura, idea che si ritrova anche in
altre filosofie -religioni. Ciclo della natura. Qui c' l'idea della ciclicit della
natura e dell'eternit del cosmo, del mondo. Il mondo non pu finire. Riguarda
la ciclicit questa prova: siamo in quanto generati all'interno di un ciclo
cosmico. Hegel riprende questo passo.
cesserebbero di rigenerarsi: noi dobbiamo accettare questo, porci al di l delle
nostra credenza: motivi fortemente ontologici con sfumature cosmologiche ed
escatologiche. Questa la riflessione sull'estremo ultimo: escatologia. Qui c'
un cerchio che ruota. Noi siamo in questo cerchio, il tornante, la curva. Se ci
fosse una generazione in senso lineare, ad un certo punto arriveremmo ad un
escaton. Per la cultura greca questo inammissibile. Bisogna ipotizzare la
ciclicit: perenne e continua generazione nella quale noi sempre siamo. Nel
Timeo, Platone arriver apertamente a dire che il cosmo non pu terminare,
immutabile, non pu finire. Non c' un concetto di fine del mondo.
Esattamente l'opposto di quanto avviene in tutte le religioni monoteistiche. Per
Platone non pu finire. Questo un punto di differenza abissale. Non ci
sarebbe fine della storia, infatti i greci non hanno un concetto di "storia". Non
si da sviluppo in senso rettilineo. Se noi ammettiamo questo sviluppo, allora
necessariamente tutto sarebbe morto... che nulla pi esista (escaton). Una sorta
di Trionfo della morte, questa corsa rettilinea senza processo inverso, senza
ciclicit, allora alla fine il NULLA, la morte di tutto. " una realt il vivere".
Qui abbiamo piani diversi che si intersecano: piano escatologico, cosmologico,
ontologico, e abbiamo alla fine un piano etico-politico. Per Platone
indispensabile la ciclicit: la natura il paradigma di ci, in quanto questa
ciclica. Modello, punto di riferimento per i greci. Ci deve essere cos anche
ciclicit della vita, della storia, delle istituzioni. Queste due tradizioni si
intersecano nel cristianesimo. E' inaccettabile che alla fine ci sia il nulla e la
morte dalla quale non si possa rigenerare la vita. Questi due paradigmi (lineare
e ciclico) che restano nella nostra cultura e nella nostra vita. C' in questi tempi
tensione fra i due. Il vivere una realt e che i vivi si generino dai morti,
immortalit effettiva dell'anima e che necessariamente le anime buono hanno
una sorte migliore delle cattive. Tutto ci deriva necessariamente dal
prettamente greca e che determina tutta la filosofia greca.





XVII PARAGRAFO. Lidea del ciclo della natura, che greca ma anche
orientale, ripresa da Nietzsche. Platone qui ci dice che se non accettiamo
questa ciclicit, allora ammettiamo che il mondo finisca i greci credono alla
ciclicit e alleternit del cosmo. Gli esseri, se non ci fosse ciclicit,
smetterebbero di generarsi; noi dobbiamo accettare questa prova dai motivi
ontologici che hanno sfumature cosmologiche ed escatologiche (discorso
sullescaton, cio lestremo/ultimo). C un cerchio che ruota, dove sono gli
esseri, e non c una linea retta, dove lessere si rivolge al suo opposto senza
tornare indietro compiendo un tornante. Se ci fosse soltanto una generazione in
senso lineare arriveremmo ad un escaton, ad un limite estremo, una fine per
la cultura greca questo inammissibile, dunque necessaria lipotesi di una
ciclicit della genesi. Nel Timeo, opera tarda, arriver a dire direttamente che il
cosmo non pu terminare; non c un concetto di fine del mondo per i greci
fine che invece si da in tutte le religioni monoteiste, per cui c una differenza
abissale da Platone, il quale non possiede un concetto di storia, che lineare.
Non si da in Platone uno sviluppo in senso rettilineo se ammettessimo
lipotesi di questo tipo di sviluppo, sarebbe poi necessario ammettere il limite
estremo, in cui niente pi vive; sarebbe un trionfo della morte, a cui tende
questa corsa rettilinea, e ci sarebbe il nulla. una realt il rivivere: ci
abbraccia diversi piani, quello escatologico, cosmologico, ontologico (essere e
non-essere) e alla fine anche il piano etico-politico nella ciclicit, per
Platone, la natura il paradigma, perch ciclica, e allo stesso modo si ammette
una ciclicit nella vita e nelle istituzioni. Nel Cristianesimo si convogliano la
tradizione greca e quella ebraica, profondamente diverse due paradigmi che
restano nella civilt occidentale. Le conseguenze del paradigma della ciclicit,
per Platone: i vivi si generano dai morti, il rivivere realt, le anime
continuano ad esistere nellAde e le anime buone hanno una sorte migliore di
quella delle anime cattive ci viene anche detto che nel mondo di l c quella
giustizia assente nel mondo di qua. Non a caso con la morte di Socrate
comincia lidea che nellAde ci sia quella giustizia che manca ad Atene
rivendicazione del filosofo. Lanima affine alle Idee ed essendo immortale
non cessa di esistere, la sua esistenza di passaggio in questo gioco dei
paradigma ciclico. Il mondo di l migliore perch c' giustizia, cosa che qui
non accade. Il giusto Socrate condannato a morte. Comincia con la morte di
Socrate l'idea che evidentemente nell'Ade c' quella giustizia che manca in
Atene. Rivendicazione e messaggio: l'uomo giusto trover la giustizia che non
ha trovato in vita.
L'anima affine alle idee, e anche immortale, non cessa mai di esistere: c'
solo una trasmigrazione. Il corpo muore veramente. E' un passaggio da ci che
morto al vivo: la nascita non spiegata ex novo dal nulla; ma dalla morte si
passa alla vita. La nascita ex nihilo / ex novo prevede un inizio, cosa che
Platone nega. Dove c' fine c' inizio: stato creato, e quindi finir. Per
Platone non c' n inizio n fine. Perci c' continuamente passaggio dal vivo
al morto e dal morto al vivo. Il morto l'inerte, semplicemente THANATOS
rispetto a BIOS. Dal non--pi torna all'essere -- questione per Platone
prettamente ontologica. Platone non ha una parola per il nulla. Tutta la
filosofia da Eraclito al Sofista di Platone un tentativo di spiegare il non-
essere e come questo non significhi non-esiste. Per Platone il "morto" il non-
c'-pi, e il non-ancora, Parmenide ha problemi con questo non--pi e non--
ancora. Per Platone i contraddittorii non sono contrarii. Il non-essere come
contraddittorio rispetto all'essere. Hegel nelle lezioni di storia della filosofia si
ferma su questo. Ciclicit del divenire senza che ci sia mai fine: come c' il
passaggio dal un contrario all'altro, cos si passa dal morto al vivo. Platone non
ha n parola n concetto di "nulla". Per Platone il mondo perenne, senza
inizio, non si pu concepire che ci sia un inizio, perch ipotizzando ci ci
sarebbe una fine: perenne in una ciclicit (cfr. Timeo). Il mondo iperuranio
il mondo immutabile, fermo, mentre il nostro in divenire, in una ciclicit
senza inizio n fine. L'iperuranio eterno, fermo. Il nostro mondo non mai
fermo. Platone lo spiega con una ciclicit mantenuta saldamente dal mondo
eterno delle idee. Non c' n inizio n fine. II prova: argomento molto famoso
e affascinante: Platone oculatissimo nella scelta delle parole, coerente anche
nello sviluppo degli argomenti. Questa prova si basa sulla reminiscenza, sul
ricordo. Per Platone i sensi sono ingannevoli, e per conoscere le essenze non
dobbiamo affidarci ai sensi; ma al contrario dobbiamo concentrarci perch la
PSYCHE possa vedere l'EIDOS di... argomento della reminiscenza,
originalissimo di Platone: che la nostra conoscenza sia anamnestica. La
conoscenza non dunque esperienza. Per Platone non esperienza; ma
ricordo. Perch molto coerente... perch la conoscenza ricordo, perch
concentrandosi l'anima ricorda l'idea che ha visto e contemplato nel mondo
iperuranio. Bisogno di allontanamento dal corporeo, dal sensibile, e necessit
contrari; il passaggio dal morto al vivo da la possibilit di reincarnazione delle
anime nella reincarnazione la nascita non consiste in una creazione ex nihilo,
ma nel passaggio dal morto al vivo, perch la creatio ex nihilo prevede anche
un inizio (Bibbia). Lanima deve essere immortale, perch le cose non si
possono generare dal nulla. Invece, nella linea retta, il mondo ha avuto un
inizio e avr una fine; per Platone il mondo segna una ciclicit, che non inizia e
non finisce la nascita in questo solo il passaggio dal morto al vivo, e la
morte il passaggio dal vivo al morto, cio solo il passaggio dei contrari, la
morte ci che non pi ma che torna ad essere. una questione ontologica
per Platone, per cui non possibile prescindere dal discorso sullEssere e sul
Nulla non c il concetto di nulla, ma tutta la filosofia da Eraclito al Sofista
uno sforzo enorme di spiegare il non-essere, che non vuol dire solo non-
esistere. Platone deve sempre ipotizzare il passaggio: il morto ci che non
pi e ci che non ancora. Il nulla non un concetto di Platone: mentre il
morto e il vivo sono contrario, l ed il non sono contraddizioni. La questione
ontologica della spiegazione del divenire un passo importante per Hegel
(Lezioni della storia della filosofia), che spiega la ciclicit del divenire senza la
fine e la cui condizione quella di poter passare non solo dal vivo al morto, ma
anche dal morto al vivo. Il mondo perenne nella ciclicit e nel passaggio; il
mondo delle Idee il mondo immutabile, mentre il nostro mondo in divenire,
senza inizio e senza fine quello iperuranio eterno e fermo, a differenza del
mondo di qua, che tuttavia non corre verso una fine, per questo c la ciclicit,
mantenuta salda, grazie alla presenza immutabile del mondo delle Idee.

XVIII PARAGRAFO. La seconda prova basata sul tema della reminiscenza,
del ricordo. Per Platone i sensi sono ingannevoli e noi non dobbiamo affidarci
alla vista, ma anzi dobbiamo chiudere gli occhi e far s che la psych si
concentri su se stessa affinch veda la realt ultima delle cose. Largomento
della reminiscenza, originale in Platone, dice che la conoscenza anamnestica
non un tema scontato. La conoscenza, se la si pensa come esperienza,
fuorviante; per Platone bens ricordo, il ricordo cui lanima perviene
concentrandosi, e per cui ha ricordo dellIdee delle cose, che ha visto e
contemplato nel mondo al di l. Lanima si concentra per ricordare le Idee, che
ha contemplato, e per questo ella non ha bisogno di vedere le imitazioni di
queste. La sua teoria della conoscenza come reminiscenza contraria alla
teoria della tabula rasa. Il ruolo che la memoria gioca nella conoscenza
decisivo anche la conoscenza ciclica e non nasce ex novo. Se apprendere
ricordare, allora qui la prova che lanima sia stata in un luogo altro, in cui ha
di concentrazione per ricordare cosa ha visto nel mondo al di l: ha
contemplato l'idea, e non ha bisogno di analizzare le copie di quest'idea. Qui
c' un'idea importantissima, perch il contrario di quella teoria che la tabula
rasa. Per questo motivo la concezione di Platone sar riferimento
importantissimo, pi volte ripreso: il ruolo che la memoria gioca nella
conoscenza, per questo in Platone viene espresso in forma mitologica.
L'esempio famosissimo nel dialogo Menone. Ogni nostro apprendimento
reminiscenza. Quello che apprendiamo SEMPRE ricordo, reminiscenza e non
esperienza ex novo. Il nostro apprendere ricordare, e ricordiamo quello che
abbiamo appreso in un tempo anteriore. Questa constatazione la prova che la
nostra anima stata in un luogo altro dove ha appreso ci che ricorda. La
filosofia l'arte di interrogare, e per Platone la dialettica: quello che conta
saper fare domande, non tanto dare delle risposte. Gli uomini rispondono a
quel famoso TI ESTI, riescono a ricordare anamnesticamente l'OUSIA delle
cose perch l'hanno vista nel mondo delle idee.
p.47 Platone introduce la teoria della reminiscenza e Platone il primo che
lega conoscenza e memoria. Perfino i cognitivisti pi scalmanati dicono che
l'esperienza il ricordo del presente. Ricordo, non quindi tabula rasa.
ANAMNESIS: questa la seconda prova per l'immortalit, perch se ci
ricordiamo di qualcosa perch la abbiamo appresa prima, etc. La memoria
per Platone funziona attraverso le somiglianze, le associazioni. Un oggetto ci
rinvia ad un altro, etc. Associazioni che possono essere anche individuali.
Attraverso un'affinit, una somiglianza...

XIX. La ANAMNESIS funziona attraverso somiglianze e dissomiglianze.
Pagina molto bella e diversa dai primi dialoghi: ascesa filosofica
[dell'argomentazione]. Possiamo parlare di uguaglianza e di differenza, perch
abbiamo gi l'idea dell'uguale in s, altrimenti non potremmo fare queste
operazioni di uguaglianza e disuguaglianza. Questo vale anche per il diverso...
etc. Vale per tutto. Tutto ci che incontriamo risulta carente rispetto all'idea.
L'esempio non casuale, perch "l'uguale in s" sar uno dei generi del
Sofista. Noi abbiamo l'idea dell'uguale in s, da cui noi muoviamo, che
ricordiamo per poter dire: questo uguale o non uguale. Questo perch
abbiamo contemplato l'EIDOS dell'uguale in s, quando eravamo
nell'iperuranio. Noi abbiamo il ricordo dell'uguale in s. Questo a riprova
dell'immortalit dell'anima: noi abbiamo il ricordo dell'uguale in s.
Difettano... sono carenti rispetto all'uguale in s, che l'idea dell'uguale. Qui
un rinvio molto chiaro alla teoria delle idee: queste sono enti che esistono per
appreso quello che qui ricorda. La filosofia larte di interrogare, per cui conta
impostare la domanda. Gli uomini ricordano anamnesticamente le cose, perch
ne hanno vista lousia. Ora viene introdotta velatamente la teoria della
reminiscenza, attraverso cui Platone il primo a dire che la conoscenza ha a
che fare con la memoria grande merito di Platone, da cui la conoscenza non
pi incontro con gli oggetti. La teoria dellanamnesis una prova
dellimmortalit dellanima: se abbiamo ricordo, ci ricordiamo di qualche cosa
che abbiamo appreso; la memoria funziona attraverso le somiglianze, che oggi
diremmo associazioni, per dire che un oggetto rinvia ad un altro cos
Platone ci dice che la conoscenza memoria e che essa si basa sulle
associazioni, per affinit e somiglianze.













XIX PARAGRAFO. Lanamnesis (reminiscenza) funziona attraverso le
somiglianze e dissomiglianze. Largomento qui riguarda lUguale in s: noi
possiamo fare somiglianze e dissomiglianze, e se noi possiamo, nelle
proposizioni, ravvisare somiglianze o dissomiglianze, perch possediamo gi
lidea dellUguale in s non si sta cercando di definire il concetto di
uguaglianza. Lidea dellUguale in s come lidea del Diverso in s: si pu
argomentare su un piano di uguaglianza, solo perch abbiamo lidea
dellUguale in s, da cui muoviamo per dire questo uguale a quello, o il
contrario allo stesso modo lanima immortale rende possibile il passaggio
dall al non-. I primi passi della conoscenza si fanno perch si ha il ricordo
dellUguale in s. Gli Uguali che troviamo negli oggetti difettano rispetto
allidea di cui sono copie, perch lUguale in s lidea delluguale; ma gli
uguali che riscontriamo nel mondo al di qua sono copie, dunque carenti. Qui
c un rinvio chiaro alla teoria delle Idee: le Idee sono enti che esistono per se
se stessi. Tutto quello che io incontro mi rinvia, restando carente, all'idea degli
oggetti. Se non ci fosse questa carenza non ci sarebbe il rinvio. Siamo
circondati da enti imperfetti e dai quali siamo rinviati all'EIDOS dei logo
oggetti. Chi non si accorge di ci in un "sonno ontico", e non filosofo. Il
filosofo veglia. Il mondo dei filosofi quello delle idee, la sua PSYCHE tende
a questo. La prova importante perch questo un punto nodale per Platone.
La II prova del Fedone non tanto per l'immortalit; ma permette di introdurre
la questione filosofica dell'uguale in s che poi troveremo nel Sofista. Platone
introduce alcuni elementi fondamentali della sua filosofia: introduce
CICLICAMENTE la teoria delle idee. La seconda prova la prova della
conoscenza come ANAMNESIS -- la prima la prova dei contrarii.
ANAMNESIS: teoria "paradossale" e sorprendente per il senso comune: sensi
ingannevoli, etc. La conoscenza non muove dai sensi per farsi un' "idea"; ma
Platone radicale: la conoscenza ha come protagonista la PSYCHE, che deve
allontanarsi dai sensi perch questi, motivatamente e con fondamento, perch
la conoscenza ricordo. I sensi non ci insegnano nulla; ma gli oggetti ci
rinviano al ricordo delle idee. Le idee sono quegli enti che racchiudono
l'essenza delle cose, le quali sono copie di queste. Riconferma: le idee sono
eterne e sono immutabili; non sono soggette al processo di generazione che
caratterizza e intacca il mondo. Il mondo un mondo immutabile; non stato
creato e questo ripreso dall'ultimo Platone nel Timeo. Il mondo non ha inizio
n fine, e ugualmente il TEMPO non ha n inizio n fine. Tutto questo in virt
delle idee eterne ed immutabili. Platone dice che la memoria funziona
attraverso somiglianze e dissomiglianze: ASSOCIAZIONI. Cos possiamo
dire, ricordare, che questo uguale a quello, etc. Possiamo fare questo perch
abbiamo l'idea dell'uguale in s. Abbiamo gi, innate, alcune idee. Abbiamo
innata l'idea dell'uguale in s; e cos procediamo per somiglianze e
dissomiglianze (74-75). "dunque necessario che non che ??? gi un'idea
dell'uguale..." Ce ne serviamo, dell'idea dell'uguale, quando incontriamo gli
uguali ci misuriamo con l'idea dell'uguale che non imitazione n carente
come quelle [le cose concrete]. Questo passo e l'argomentazione importante
per la teoria delle idee: la diverse realizzazioni dell'uguale in s sono inferiori;
sono su un piano diverso rispetto alle idee. Questa uguaglianza e
disuguaglianza di un ente un uguale concreto, inferiore rispetto all'uguale in
s, all'idea dell'uguale: quest'idea devo presumere di averla gi, perch
altrimenti da dove mi verrebbe? L'idea dell'uguale in s non una a cui giungo
per induzione empirica (EPAGOGE); ma ce l'ho gi, e che [presumo?] ho fin
dalla nascita. Evidente che un'idea che mi porto dietro dall'aldil. Conferma
stessi, e stanno nel mondo iperuranio, eterno ed immutabile le copie sono
carenti ed imperfette, il realizzato difettoso, altrimenti non ci sarebbe il
rinvio, difatti le copie sono rinviate al loro eidos. Qualora gli enti non
rinviassero alleidos, allora saremmo nel sonno ontico il rinvio per il filosofo
necessario, e la psych in generale tende al mondo delle Idee. Punto nodale
per Platone: la seconda prova del Fedone, dato che la questione principale non
quella dellimmortalit dellanima, fa emergere che la centralit sta nella
questione filosofica che c dietro qui il nodo lUguale in s, presente
anche nel Sofista.
Platone, nell'argomentazione delle tre prove, introduce gli elementi
fondamentali della sua filosofia, tra i quali ciclicamente introdotta la teoria
delle Idee.
La seconda prova la prova della conoscenza come anamnesis - conosciamo
nella misura in cui ricordiamo. I sensi sono ingannevoli e la conoscenza non
pu muovere da essi. Platone teorizza che la conoscenza ha come protagonista
la psych, che si deve allontanare dai sensi, non perch ci sia una posizione di
principio, ma perch c' il fondamento per cui la conoscenza sia ricordo -
l'unico ruolo degli oggetti quello di rinviarci al ricordo delle Idee che, dice,
sono quegli enti che raccolgono l'essenza delle cose (copie).
Platone introdurr altri argomenti, uno quello per cui le Idee sono eterne e
immutabili, non soggette al processo di generazione, che intacca il mondo - il
mondo per Platone immutabile, proprio perch le Idee lo sono; il mondo non
stato creato, non ha n inizio n fine, come il tempo (idea ripresa nel Timeo).
Per Platone la memoria funziona attraverso le somiglianze e dissomiglianze,
ossia un processo grazie al quale possiamo dire che questo uguale a quello -
noi non potremmo far ci se non avessimo l'idea dell'Uguale in s. Il motivo
per cui facciamo "associazioni" perch le Idee sono innate nella nostra
conoscenza.
Par. 74 - 75. Abbiamo l'idea dell'Uguale in s e ce ne serviamo quando
incontriamo gli uguali, misurandoli a questa Idea - gli uguali sono carenti
rispetto ad essa. un passo e un'argomentazione importante per la teoria delle
Idee: gli uguali, le realizzazioni dell'Uguale in s, sono inferiori, poste su un
livello diverso, pi basso - ci sono gli uguali, diversi e inferiori rispetto all'idea
dellUguale, che posso usare nei paragoni, perch devo presupporre di averla
gi. Ho gi l'idea innata dell'Uguale, da dove mi proverrebbe altrimenti? Non si
giunge all'idea per induzione empirica (epagogh); ma un'idea che ho gi e
presumo sin dalla nascita - da dove mi viene? evidente che me la porto dietro
dall' al di l. L'argomento filosofico della conoscenza come reminiscenza la
dell'esistenza delle anime prima di noi, nell'Ade, etc. Le anime sono immortali.


XX. Perenne rinascere: questo vuol dire pi nascite perenni: siamo destinati ad
una rinascita. Platone addirittura diche che il momento della nascita quello in
cui dimentichiamo tutto quello che sapevamo: segna la dimenticanza. Quello
che sapevamo viene dimenticato: venendo al mondo, allora oblio.
Dimentichiamo di sapere delle idee: di tutte le idee. Per ricordare... l'incontro
con gli oggetti l'occasione/opportunit offerta all'anima... questa viene
rinviata dagli oggetti alle idee. Dal concreto all'idea [all'astratto?]. Idee innate:
intende che in realt le idee precedono noi e la nostra nascita, il nostro perenne
rinascere. Inevitabilmente ricordare sinonimo di conoscere: ricordare
conoscere, o anche meglio: conoscere ricordare. La conoscenza
reminiscenza; ma non tutti ricordiamo e quindi non tutti conosciamo. Non tutti
riescono a ricordare le idee. Differenza con coloro che non ricordano e non
conoscono. Critica di Simmia: Simmia rappresenta il disincanto; non
convinto, insinua dubbi.

XXII: sostituisci ESSERI con ENTI. Se esistono questi enti a cui riconduciamo
tutto, allora necessario che esista la nostra anima. Lo stesso nodo: questi enti,
le idee, che ci pre-esistono... e come queste esistono, cos anche esiste la nostra
anima. Li abbiamo contemplati attraverso l'anima. Qui comincia ad introdurre
gradi di realt differenti: le idee esistono nella realt, e nel grado pi alto di
realt.


XXIII. [o 33? controlla] conclusa la seconda prova/argomentazione. Qui
Simmia introduce un'obiezione: per in questo modo dimostrato soltanto che
l'anima immortale in quanto mi precede; ma non detto che esista dopo di
me. Noi abbiamo parlato dell'anima che pre-esiste, prima di incarnarsi, e la
prova reale per ci, per il prima... ma per il dopo? Non dimostrato con questo
argomento che l'anima sopravviva alla mia morte, e che quindi sia
assolutamente immortale. L'anima verr pure da uno sfondo immemoriale di
eternit; ma dopo? Questo il vero cruccio, la vera preoccupazione etico-
escatologico-politica: cosa ne dell'anima dopo la morte? Simmia sottolinea
un limite nell'argomentazione socratica? Qui Simmia ha sempre un ruolo di
mediazione tra Cebte, l'illuminista scettico, e Socrate. C' sempre l'obiezione:
com' che con la morte l'anima non si disperda? Il dubbio di Cebte: queste
riconferma che le nostre Anime dono esistite prima di noi, nel mondo al di l -
e ci vuol dire che sono immortali.

XX PARAGRAFO. "Perenne rinascita": non c' solo una nascita, ma siamo
destinati ad una rinascita perenne. Il momento della nascita ci fa dimenticare
quello che sapevamo - la nascita segna la dimenticanza, il momento in cui
quello che sapevamo cade nell'oblio, per cui si dimentica il sapere di tutte le
Idee. Lincontro con gli oggetti l'occasione data all'anima per ricordare, per
essere rinviata dagli oggetti alle Idee stesse di questi. Le Idee ci precedono
anche nel nostro riconoscerle. Inevitabilmente il ricordare diventa un sinonimo
di conoscere - sono equivalenti. Il conoscere non ha a che fare con la
sensorialit, ma con il ricordo, quindi con l'interiorit. La conoscenza
reminiscenza, che per non riguarda tutti - non tutti riescono a ricordare le Idee
del mondo Iperuranio. Viene introdotta una differenza: ci sono coloro che non
ricordano, e dunque non conoscono; e ci sono coloro che ricordano e quindi
possono conoscere.


XXII PARAGRAFO. Simmia rappresenta il disincanto, insinua dubbi - ora c'
una sintesi importante, da parte di Socrate. Se esistono gli enti (Idee), a cui
riconduciamo tutto, necessario allora che esista anche l'anima. Si tratta dello
stesso nodo: questi enti (Idee) ci pre-esistono e, come esistono loro, cos esiste
anche la nostra anima, perch attraverso di essa non li abbiamo contemplati.
Ora Platone inizia a introdurre diversi gradi di realt: le Idee esistono nella
realt e, anzi, nel suo grado pi alto.

XXIII PARAGRAFO. Si conclude la II prova sullimmortalit dellanima. Ora
Simmia introduce unobiezione: egli convinto del fatto che le Idee ci
precedano, motivo per cui ricordiamo e conosciamo, supponendo anche che la
stessa anima ci preceda; ma Socrate ha dimostrato che lanima immortale nel
senso che pre-esiste gli uomini, ma non detto che essa continui a esistere
anche dopo la morte il ricordo mi assicura che lanima esista prima della
nascita. Che ne dellanima dopo la morte? Ci ancora non dimostrato, cio
che essa mi sopravviva. Lanima viene da uno sfondo immemoriale il dopo
la morte un discorso quasi etico. Si sottolinea il limite dellargomentazione,
per ora. Simmia ha un ruolo di mediazione tra Cebete e Socrate Cebete
scettico e Simmia, in questo caso, si schiera dalla sua parte. Lobiezione di
Cebete resta: come pu essere che, morendo luomo, lanima non si disperda?
pagine hanno attualit per la questione di cosa vuol dire in termini medici
morire? qual l'istante della morte? chi lo decide? Questioni altamente
filosofiche. Ancora oggi dibattuto il punto di morte. Qui si comincia nella
storia della filosofia il problema sull'istante della morte: il momento per
Platone quello in cui l'anima si distacca dal corpo. INFLUENTE. Ma che vuol
dire? La domanda di Cebte giusta: se il corpo muore e si decompone, come
facciamo a dire che l'anima continua ad esistere? Nulla vieta che l'anima sia
pre-esistita e che per poi termini. E' possibile che l'anima si perda. Cebte si
introduce: fatto met del lavoro; ma non la seconda met. Socrate dice,
attenzione, risposta prettamente filosofica, mentre quella di Cebte
filosoficamente rozza. Obiezione senza riflessione, perch basta capire che la
prima parte dimostra, in base alla prima prova, anche la seconda parte della
seconda. Obiezione del cazzo. Questo da modo a Socrate di legare le due
prove.




XXIV. Qui inizia una sorta di intervallo tra le prove: Platone lo colloca tra la II
e la III prova. Negli scritti platonici di Gadamer c' un saggio in cui dice che
chiaro che Platone consapevole dei limiti di queste prove che il suo Socrate -
- attendendo il PHARMAKOS -- ...Platone non crede a queste prove, e infatti
la prova dell'immortalit sar affidata alla fine del dialogo: la prova per
eccellenza. Questo intervallo -- per Gadamer -- ci deve far riflettere: Platone
convinto che c' il bambino che in noi, e che rappresenta la parte irrazionale
che non si convincer mai: questi ha paura della morte, e questa paura non
verr mai meno. La parte irrazionale pu solo al massimo prevalere oppure no.
INDICATIVO DI CIO': "siete come i ragazzi..." Si precisa cosa sia la morte
per Platone: quando l'anima esce dal corpo. La morte il momento dell'uscita
dell'anima dal corpo, che si iscrive nel contesto orfico-pitagorico del carcere e
della liberazione: triplice liberazione: corpo-carcere-polis. La paura del
bambino la paura che nel momento in cui l'anima esce dal corpo, che l'anima
si dimostra essere come il corpo. Temiamo che all'ESCATON l'anima si
dissolva che non resti, come vediamo che si dissolve il corpo degli ALTRI.
Socrate dunque fa animo ai suoi compagni. Cebte fa questa battuta; perch
siamo ragazzi? Socrate vero che fa coraggio ai suoi allievi, ed questo forse
il compito del filosofo. Il compito del filosofo: far animo (coraggio) agli altri.
Che ci sia l'immortalit davvero tutto un altro discorso. E' il bambino che in
quello che dice il volgo. Queste pagine sono molto attuali perch parlano di
cosa vuol dire morire, di cosa sia lultimo istante della morte, non da un punto
di vista medico, ma filosofico. Il problema dellultimo istante prima della
morte si pone per Platone in questi termini: esso il momento in cui lanima si
distacca dal corpo questa teoria avr forti ripercussioni nella tradizione. Se il
corpo si decompone, come facciamo a dire che lanima continua ad esistere?
Nulla vieta che essa sia pre-esistita, ma forse anche lanima ad un certo punto
cessa di esistere. Cebete si introduce nel dialogo dicendo che sistemata la
prima met del lavoro, ossia dimostrare che lanima ci precede, ma la seconda
parte della teoria lo interessa di pi, ed ancora sospesa. Socrate dice che
anche questo gi stato dimostrato, dando una risposta filosofica ad
unobiezione filosoficamente rozza; Cebete non ha riflettuto abbastanza da
capire che, se dimostrata la prima parte della teoria, allora dimostrata anche
la seconda. Non ha riflettuto in profondit, e la profondit necessaria alla
filosofia la sua non una vera e propria obiezione, ma una mancanza di
pensiero filosofico. La seconda parte della teoria si lega alla prima prova dei
contrari.

XXIV PARAGRAFO. C una sorta di intervallo tra le prove, che Platone
colloca tra la II e la III prova. Gadamer, negli Scritti platonici, dice riguardo
al Fedone che chiaro che Platone stesso ad essere consapevole dei limiti
delle prove, che Socrate, nellattesa di prendere il pharmakon, coglie come
opportunit di riflessione questo per Platone il valore delle prove. La prova
dellimmortalit dellanima sar infatti alla fine del dialogo la prova per
eccellenza. Questo intervallo, per Gadamer, significativo: per Platone il
bambino che in noi, in quanto parte irrazionale, non si convincer mai delle
prove, perch ha paura della morte, paura che non verr mai meno, non fino a
quando la parte razionale non prenda il sopravvento. Lintervallo in questo
senso sintomatico e indicativo. Socrate si rivolge a Cebete: la morte, precisa,
il momento in cui lanima esce dal corpo quindi una definizione importante
della morte, che appunto consiste nelluscita dellanima dal corpo. Ci
ovviamente si rif al contesto orfico-pitagorico della concezione per cui il
corpo il carcere dellanima si pensi alla metafora Socrate in carcere.
Socrate dice che c un bambino irrazionale in noi, che ha paura che nel
momento in cui lanima esce dal corpo si dissolva essa stessa con lui; il timore
riguarda leskaton, il limite estremo della morte, e il dubbio che lanima non
resti e si dissolva come si dissolve il corpo. Cebete fa una battuta, dicendo che
Socrate fa animo, fa coraggio, come se tutti loro fossero ragazzi difatti
noi che ha paura: dobbiamo ammetterlo. Soltanto cos possiamo aprirci e
discutere di morte ed immortalit. Il filosofo deve persuadere a non avere
paura [della morte]. IMPORTANTE: Il filosofo, Socrate, un incantatore di
paure. Dove andremo a prendere un altro incantatore come te, Socrate, dopo la
tua morte? IMPORTANTE: Socrate dice: cercate nell'Ellade e non per
trovarlo, perch non c'! modo migliore di spendere i vostri soldi. Compito
completamente diverso dai Sofisti: per questi l'EULEGEIN la cosa
importante... per difendersi nelle assemblee e nei tribunali. Socrate insegna a
morire. Il filosofo insegna a morire senza paure, incantando il fanciullino.
BELLISSIMO: ci che pi lontano dai nostri giorni. Noi viviamo in un
mondo dove la morte separata dalla vita, dove i malati e i moribondi sono
messi da parte: ospedalizzazione [coatta]. Separazione dei malati dal resto del
mondo. Non si muore pi in casa, in un posto... perch c' la
TABUIZZAZIONE della morte. Morte rimossa, cancellata, messa da parte.
Sempre pi "lasco" il rapporto tra la morte e la vita: LEVINAS, HEIDEGGER,
JASPERS. Il '900 una riflessione sulla messa da parte della morte. I soldi si
spendono per farsi il naso, il viso... si spendono in questa idolatria per il corpo.
Il rapporto si rovesciato. Oggi sembra ridicolo pagare qualcuno che ci incanti
da questa paura. Lo psicanalista? ha un ruolo diverso! La nostra un'epoca
prettamente a-filosofica. Proprio quello che dice Socrate ci sembra ridicolo.
Socrate dice: senza badare a denari e a fatiche, per ottenere... imparare a morire
e a non aver paura della morte. Noi siamo fatti di anima E di corpo. La nostra
anima, nel momento in cui esce, continua a mantenere la sua identit? sono io
la mia anima o no? Se l'anima si separa dal corpo per poi re-incarnarsi in un
altro, quando si separa non pi me, e si separer in un'altra identit. La nostra
identit fatta di anima e di corpo. Per anche vero che continuando ad
esistere si porta qualcosa di me. Questo punto vuol dire che resta qualcosa di
noi nell'anima, e questo determiner la storia successiva di quell'anima. Ci
sono infatti meriti e pene.

XXV. PASSO IMPORTANTE: "la realt dell'essere [...] permane
invariabilmente costante o variabile?" Platone introduce l'argomento di
distinzione tra ci che composto da elementi e ci che non lo : ci che
composto, naturale che si de-componga. Ci che non composto non si de-
compone. Ci che si decompone variabile, mentre ci che non si decompone
perenne. Due differenze fra anima e corpo: l'anima, come le idee, eterna,
immutabile, invariabile, etc. I corpi invece sono variabili, soggetti ad
alterazione. Qui Platone sta distinguendo due piani di realt: un piano di
Socrate sta facendo questo, sta cercando di fare coraggio ai suoi allievi, e forse
questo il compito del filosofo, che ha il merito di avere un rapporto peculiare
con la morte. Il filosofo deve far animo agli altri, deve convincere che c
unimmortalit e far coraggio al fanciullino dentro di noi, che ha paura
dobbiamo ammetterlo e confessarlo, e cos facendo possiamo discutere della
morte e dellimmortalit, come pu fare Socrate che lo ha ammesso e non ha
paura. Dunque il compito quello di persuadere a non avere paura; il filosofo
un incantatore di paure cosa faranno loro quando Socrate non ci sar pi?
Dove troveranno un altro incantatore come lui? Socrate risponde di cercare
nellEllade, anche tra genti straniere, per trovarlo, perch non c modo
migliore di spendere il denaro il compito del filosofo diverso da quello dei
Sofisti, che si facevano pagare per insegnare a ben parlare, ma Socrate,
lincantatore di paure, insegna a morire senza paura, incantando il bambino che
nelluomo. Questa concezione molto lontana da quella odierna, che ha
separato la morte e la vita, secondo un processo di ospedalizzazione, che
consiste nel mettere da parte i moribondi rispetto al mondo che funziona e alla
sfera della quotidianit il tab della morte ha fatto s che sia stato rimosso il
legame tra la vita e la morte, e tutto il 900 stato una riflessione sulla morte e
sulla rimozione di questo nesso. Cos il rapporto si rovescia, in unepoca a-
filosofica: si spende il denaro per lidolatria del corpo, non per qualcuno che
incontri la paura radicale della morte non si tratta dello psicanalista, che ha
un ruolo diverso da quello del filosofo. Socrate invece sostiene con fermezza
che vivere imparare a morire e a non avere paura della morte, tutto il
contrario quindi di volerla allontanare.
Lanima si incarna in varie identit, quindi, questidentit fatta di anima e
corpo; separandosi la psych perde lidentit che aveva prima, ma porta
qualcosa di questa con s, anche dopo la morte; quel che resta di noi
nellanima determiner, probabilmente, la storia successiva dellanima infatti
ci sono meriti e pene.

XXV PARAGRAFO. Domanda filosofica: la realt dellessere rimane costante
o variabile? Platone introduce la distinzione tra ci che composto da
elementi e ci che non composto: naturale che ci che composto si
decomponga, e ci che non composto (anima) non si decomponga ci che
si decompone variabile, mentre invariabile ci che non si decompone.
Come le Idee, lanima immutabile ed eterna; mentre, ci che corporeo
variabile e soggetto ad alterazione. Cos dicendo Platone distingue due piani di
realt: uno quello delle copie/imitazioni, degli oggetti; laltro piano della
imitazioni, di copie... "che noi diamo lo stesso nome" (cfr. Cratilo). Come lego
le diverse realizzazioni della cavallinit? attraverso il NOME, che nodo/nesso
tra l'idea in s e le copie. Come collego una copia all'idea? col nome, che
categorizzazione della realt. Ribadiamo, nominando e parlando, questa
distinzione. Distinzione tra due piani della realt: il piano delle cose/imitazioni
(il nostro piano, il mondo variabile che si muta e si decompone) e il mondo
stabile delle idee. Queste reggono il mondo, sono le fondamenta del mondo
senza il quale questo non esisterebbe -- CONDIZIONE DI POSSIBILITA'. Il
livello dei sensi, ed il livello psichico (PSYCHE) che SOVRASENSIBILE
(suggerimento di Platone... siamo pi platonici di quanto crediamo; siamo
talmente dentro un universo platonico, sotto l'influsso di Platone, che il
contrario ci risulta difficile). Wittgenstein: "tutto lo sforzo quello di liberarsi
dal platonismo". Wittgenstein mette in discussione il sovrasensibile, "il luogo
occulto chiamato pensiero ed interiorit". Heidegger intende questo rimettersi
dalla metafisica platonica. Queste lezioni sono "anamnestiche"... per noi
abbastanza scontato distinguere un piano sensibile ed uno sovrasensibile. Cfr.
Wittgenstein, Osservazioni sulla psicologia. Platone introduce questa
distinzione fra due piani distinti della realt: sensibile e sovrasensibile,
assumendo il sovrasensibile come gerarchicamente pi importante. Questo il
DUALISMO PLATONICO: introduzione di una suddivisione della realt in un
piano inferiore, svalutato, e il piano delle idee in s. Quello che importa sono le
idee, fondamenta degli oggetti-copie. Le idee ??? sono invisibili. Anche il
nome ADE ha a che fare con la vista e indicia un'altra modalit del vedere che
non ha a che fare con gli occhi.
La terza prova una prova pi semplice, dove il discorso si fa pi chiaro.
Abbiamo letto l'intervallo sul tacitare/incantare il dubbio che in noi, il dubbio
che teme la morte. Gadamer: "gli argomenti filosofici sono insoddisfacenti
anche se risulta convincente Socrate; la forza pratica pi forte della
virt/capacit della dimostrazione logica. Questo saggio, uno degli ultimi sul
Fedone da parte di un filosofo -- linea che passa anche attraverso l'opera di
Mendelsohn. La grandezza del Fedone non sta nella dimostrazione logica delle
prove filosofiche. Le prove non convincono del tutto soltanto noi moderni; ma
neanche gli astanti, neanche Platone stesso, che inserisce questo intervallo: non
c' solo l'enigma della morte; ma un'enigmaticit della paura della morte.
Platone parla del bambino (parte irrazionale) che non si lascia convincere dal
rigore delle prove logiche. Non saremo mai realmente convinti; lo saremo solo
sul piano del ragionamento; ma non su quello che si sottrae, non convinto, al
LOGISMOS. Gadamer riprender il dialogo socratico, la figura di Socrate, etc.
realt il mondo delle Idee (Iperuranio). Questo passo si lega al Cratilo: come
lego le diverse rappresentazioni di unidea? Attraverso il nome, che il nesso,
il nodo tra lidea e loggetto/le copie; il nome ribadisce la divisione della
realt, introducendo un oggetto nel contesto dellidea. Il mondo delle Idee
invece stabile ed eterno, rispetto al mondo variabile che si decompone le
Idee reggono il mondo, come fondamenta eterne di esso. Due livelli: il livello
sensibile della percezione; il livello psichico nel senso della psych, ossia il
livello sovrasensibile questo il grande influsso platonico nella cultura
occidentale.
Lo sforzo di Wittgenstein, nei confronti di questimpronta platonica, sar
quello di liberarsi del platonismo, disfacendo lidea di interiorit e di pensiero
quasi pi difficile concepire limpresa del 900, che consiste nel superare la
metafisica platonica (Heidegger). Capiamo invece che luniverso letto
attraverso le lenti di Platone infatti quasi scontata la distinzione tra due
realt, quella sensibile e quella sovrasensibile, introdotta da Platone nella
filosofia. Gerarchicamente per Platone pi importante il piano sovrasensibile.
Noi non vediamo le Idee, se non con gli occhi dellanima questo il
dualismo platonico, che impronta tutta la metafisica. Le Idee, dal punto di vista
sensoriale, sono invisibili sono visibili sul piano sovrasensoriale. Il dualismo
platonico molto radicale e verr articolato nella terza prova, che anche la
pi semplice.

[Intervallo: bambino irrazionale che ha paura della morte]
Gadamer negli Studi platonici dice, da filosofo, che le gli argomenti
filosofici delle tre prove sullimmortalit dellanima sono insoddisfacenti. La
forza poetica del Fedone pi grande della forza logico-argomentativa; la
grandezza di questopera non sta nellargomentazione delle prove, che non
convincono del tutto n Simmia, n Cebete, n Platone e neanche il lettore
infatti non a caso lintervalle viene inserito prima dellargomentazione della
terza prova. Il motivo per cui Platone parla del bambino che in noi e che non
si lascia del tutto convincere dal rigore logico delle prove che c
unenigmaticit della paura della morte. Si pu essere convinti su un piano
razionale (loghismos ragionamento), ma non su quello irrazionale, che
non cessa di avere paura. Gadamer dice qualcosa di nuovo sul Fedone:
unopera di unimportanza straordinaria, perch la figura di Socrate morente,
che si staglia alla fine del dialogo, sar unalternativa alla figura eroica di
Achille punto di riferimento per i Greci. Socrate una figura tragica, ma non
si riduce a questo, altrimenti sarebbe perdente, cio, morendo, perderebbe la
Gadamer dice che il Fedone ha un'importanza straordinaria perch il Socrate
morente alla fine del dialogo diventer un'alternativa alla figura eroica di
Achille. La figura di Socrate non eroica, ma tragica; ma non soltanto tragica,
perch non una figura perdente. Socrate non perde una battaglia; ma vince
morendo. Socrate accetta la giustizia, la ribadisce, etc. il modo di
dignit/compostezza con cui assume il farmaco: non c' bisogno di eroi; ma di
filosofi. Socrate antitetico agli eroi, anti-eroe. Non tragico neppure nella
morte: la morte subta sancisce il suo modo di vivere, e dunque la sua filosofia.
La forza di questo dialogo straordinario e bello non sta nelle prove,
insufficienti non nel rigore logico; ma nella persuasione... la forza sta nella sua
VIS poetica. Questo intervallo viene interpretato come un dubbio di Platone
che le prove non siano sufficienti. Distinzione tra ci che si decompone e ci
che non si decompone. Platone ci dice cos che le idee sono eterne ed
immutabili.

79a Dualismo platonico determinante per la filosofia di Platone e dopo. XXVI.
Questo dualismo molto radicale e forte che Platone articola in questa III
prova. NB: 79a6 ORATON (visibile) e AIDES (invisibile: l'invisibile che fa
riferimento all'etimologia di Ade, che vuol dire proprio l' "invisibile").
[ORATON con SOMA] [AISTES con PSYCHE] Il dualismo si fa dicotomico.
Il corpo il visibile. Questo nesso da una parte e poi il nesso di anima con
l'invisibile. Questa distinzione dal punto di vista della natura umana, non da
quello degli dei. Noi infatti non possiamo vedere. Stringe la parete tra ANIMA
e ADE... rinvio continuo. Questa distinzione introdotta dal punto di vista
della natura umana, perch l'anima non la possiamo vedere.

XXVII. Questo dualismo decisivo sotto tutti gli aspetti: quando l'anima si fa
dominare dal corpo "conturbata", AMARTEMA, l'anima erra. Differenza di
AMARTEMA con PSEUDOS, l'errore, lo sbaglio. E' come se l'anima
accettasse di vagare l dove domina l'incostante, il variare: questo ha delle
ripercussioni etiche, esistenziali. Quando l'anima si affida ai sensi e al corpo
nella sua materialit, va ERRANDO nel variabile. Se si ferma e rimane in se
stessa, questo non avviene. Quelli sono gli aggettivi, 79d2. ATHANATON:
immortale. L'anima, se rimane separata l dove riesce a restare separata dal
corpo, gi quasi immortale. Allora si dirige dov' il pure, l'eterno,
l'invariabile, l'immortale. Sono questi dei sinonimi? Sicuramente s. Per
Platone la purezza dell'anima gi il suo dirigersi verso l'immortalit. Quando
l'anima si raccoglie allontanandosi dal corpo in se medesima, in questo vi
sua battaglia Socrate invece, proprio nella sua morte, nellaccettazione del
processo e della giustizia, vince la sua battaglia, mostrando di essere il filosofo,
antitetico alleroe. Non c bisogno di eroi tragici, ma di filosofi; il filosofo
non una figura tragica, neppure nel momento della morte la morte di
Socrate infatti non sancisce la sua sconfitta, bens il suo modo di vivere e
quindi la sua filosofia. La bellezza del Fedone non dunque nelle prove,
insufficienti nella loro capacit persuasiva, che non logica, ma essa risiede
nella vis poetica di questo dialogo. In definitiva lintervallo interpretato, da
Gadamer, come un dubbio che proviene dallo stesso Platone riguardo alla
sufficienza delle prove a livello argomentativo e persuasivo.

XXVI PARAGRAFO. Vengono distinti due piani, quello del visibile (oraton) e
quello dellinvisibile (aides); il piano delloraton (da orao), appartiene al soma
(corpo); il piano dellaides appartiene invece alla psych aides, linvisibile,
letimologia di Ade, loltretomba e linvisibile (importante per Platone).
Questo dualismo (visibile e invisibile) costituisce lossatura di tutta la filosofia
occidentale il corpo visibile e lanima invisibile. una distinzione fatta
dal punto di vista della natura umana, quindi non possiamo dire che valga per
gli Dei: per gli uomini lanima invisibile si stringe la parentela tra lanima e
lAde.






XXVII PARAGRAFO. Quando lanima si fa dominare dal corpo conturbata
e fuorviata importante distinguereamartema (errore, errare) e pseudos
(sbaglio). Lanima erra perch si fa dominare dal corpo, cio
dallincostante/variabile. In questo modo il dualismo platonico ha anche delle
ripercussioni sulletica: lanima che si affida ai sensi e al corpo erra, l dove il
variabile; ci non avviene se invece lanima si raccoglie in se stessa, tanto che
pu vagare dove il puro (katharon) e limmortale (athanaton), leterno e
linvariabile verso di essi (vari sinonimi) si dirige quando lontana dal
corpo. Quando lanima si congeda dal corpo e si raccoglie in s medesima,
tale che, essendo congenere al pure e allimmortale, torni l da dove venuta. Il
corpo votato allerranza e porta lanima ad errare; lanima invece
congenere (sunghenesis) a ci che eterno e invariabile, cio partecipa del
CONGENERE di questi aggettivi... allora cessa dal suo errare. Il corpo ci
che variabile, che votato e che porta l'anima all'erranza, ad errare. NB:
differenza tra errore e sbaglio. Il corpo fa parte di ci che visibile, etc.
L'anima fa parte/ congenere dello stesso EIDOS, della stessa IDEA, di ci che
... congenere vuol dire che partecipa del genere dell'eterno, dell'invariabile,
etc. CONGENERE=SUNGENESIS. Gli oggetti concreti sono copie dell'idea.
Partecipazione all'EIDOS. L'anima partecipa del genere dell'IMMORTALE. E'
possibile partecipare a pi generi? s. Nel Sofista infatti ci sono generi misti.
Dualismo/dicotomia che ha qualcosa di conflittuale per il rapporto
anima/corpo. L'anima, se cede al corpo, portata in basso. Il visibile il modo
dabbasso; mentre l'anima in alto. L'anima, se guidata dal corpo, non erra solo
orizzontalmente; ma anche verticalmente. Rapporto gerarchico, gerarchia che
rester per secoli. Solo nel '900 questa viene criticata e messa in discussione
come gerarchia "metafisica". Heidegger dice che la metafisica costruita
intorno a questa gerarchia platonica: l'anima che deve dominare, altrimenti
erra.

XXVIII. L'anima deve dominare, il corpo deve servire. Qui la dicotomia
assume contorni pi precisi, si va precisando: da una parte il visibile mortale
(il corpo), dall'altra l'invisibile somiglia al divino (l'anima). Questi aggettivi
sono gli attributi dell'Essere parmenideo. C' costantemente da parte di Platone
continuamente la preoccupazione di salvare nella riflessione la posizione di
Parmenide e di Eraclito. La teoria delle idee certamente un tentativo di
risposta a Parmenide ed a Eraclito, mantenendo le esigenze di altri. Una serie
di aggettivi che troviamo in forma analoga nel poema di Parmenide. Il
problema di Parmenide: L'Essere e non pu non essere. Se dico OUK ESTI
mi contraddico, perch dico che l'Essere e non . Il problema di Platone il
problema del non-Essere, che qui inizia a uscir fuori. Per i greci, se dico non-
intendo un valore ontologico; i greci non distinguono tra il valore logico e
ontologico (soprattutto i Presocratici): il problema predicativo il problema
della predicazione: intendono [solo ???] in senso ontologico. Il grande
problema di Platone di non cadere in questa grande contraddizione: di non
arrivare all'esito paradossale di poter dire solo ESTI, solo che E'. Per
Parmenide infatti non posso predicare altro, perch senn gi cado nella
contraddizione tra essere e non-essere. Non posso neanche coniugare il verbo.
La filosofia si ferma a dire EST; ma Parmenide stesso [un po'] cede [ed usa
delle metafore]: inconcusso, immutabile, eterno, etc. Cede all'esigenza di
definire l'Essere; ma in realt si contraddice, e lascia il problema in "eredit" a
genere delleterno, del puro ecc. Gli oggetti concreti sono copie delle Idee, cio
partecipano del loro genere lo stesso legame di partecipazione sussiste tra
lanima e ci che immortale. Nel Sofista dir che si pu partecipare a pi
generi.
Se lanima cede al corpo portata in basse, mentre linvisibile in alto;
lerranza non solo orizzontale, c una vera e propria caduta dellanima
rapporto gerarchico che resister nei secoli, almeno fino al 900, quando questa
gerarchia verr messa in discussione perch metafisica; ma infondo la
metafisica essa stessa questa gerarchia, costruita su di essa (Heidegger).








XXVIII PARAGRAFO. Lanima deve dominare, e il corpo obbedire come il
Dio comanda al mortale. La dicotomia si va precisando, perch Platone
introduce ulteriori distinzioni: c il visibile, che corporeo e mortale; e c
linvisibile, cio lanima, che partecipa al divino contrapposizione mortale-
divino. La serie di sinonimi che appartengono alla sfera del divino sono in
realt gli stessi attributi dellEssere parmenideo: c, da parte di Platone, la
continua preoccupazione di salvare la riflessione di Parmenide ed Eraclito la
teoria delle Idee certamente un tentativo di risposta a Parmenide e ad
Eraclito. Il problema di Parmenide, nellusare questi attributi, riguarda il
principio per cui lessere e il non-essere non , e quindi lessere e non pu
non essere, il non essere non e non pu essere ma gli attributi, questo il
problema, rischiano di inficiare il principio di base. Parmenide dice che
lessere (esti), se dico ouk-esti mi contraddico Platone eredita il problema
del non-essere, che inizia da qui. Per i greci louk-esti ha valore ontologico e
non viene distinto il valore logico il problema quindi quello della
predicazione. Ouk-esti secondo la concezione greca vuol dire proprio non-
esiste, per cui non si pu predicare di una cosa che esiste (esti) e che non
esiste (ouk-esti). Il problema di Platone quello di non cadere nella
contraddizione Parmenide trova la soluzione nellaffermazione che lessere
, cio dellessere posso dire solo che ; la stessa filosofia, per Parmenide, si
ferma a dire lesti. Per poi Parmenide si ritrova con la necessit di doverlo
Platone, il quale lo analizza nel Parmenide e lo risolve nel Sofista: qui il
parricidio, la necessit di risolvere il problema del non-essere, capire cosa vuol
dire "non-". Con la teoria delle idee Platone sta gi cercando una risposta: ha
ragione Parmenide; ma anche Eraclito (il mondo del mutare), che Platone pone
dove c' il nostro mondo e il SOMA. La teoria delle idee una risposta ad
entrambi nel farsi carico delle esigenze di entrambi. Platone pu in questo
modo usare senza contraddizione gli aggettivi di Parmenide. Necessit di
definire l'istante della morte. Il cadavere si disfa. La nostra esperienza sempre
del disfacimento del corpo dell'altro. La morte uno svanire nel nulla -- corpo
[sicuramente]. Le mummie: se queste resistono, perch non l'anima? Questo il
parlare (???) al bambino. Il grande problema della morte: che ci sia qualcosa
che rimanga oltre il nulla entro cui svaniamo. L'anima, congenere all'invisibile,
ritorna all'Ade (ricorda l'etimologia), da dove venuta, e torner
reincarnandosi. Platone introduce il motivo che tanto pi ho provveduto in vita
a separarmi dal corpo, tanto pi leggera la mia anima al momento della
morte, e tanto pi facilmente riesce a liberarsi dal corpo. Tanto pi l'anima ha
vissuto lontano dal corpo, l dove non domina il corpo, tanto pi con la morte
potr volare verso l'Ade, da dove venuta.

XXX. Platone da indicazioni: 2 forme di vita che si contrappongono... quella
del dominio del corpo, che influisce non solo al-di-qua ma anche al-di-l. Farci
dominare dal visibile, dalla luce. La forma di vita filosofica invece votata
all'oscurit, all'invisibile. Questa forma di vita quella apparentemente pi
difficile nell'al-di-qua perch pi lontana dal visibile, e si lascia invece
dominare dalla PSYCHE verso ci che pi oscuro. La prima appesantita dal
corporeo. Ripercussioni ed esiti di questa condizione gi nell'istante della
morte: l'anima appesantita dal corpo, fa fatica ad elevarsi e a ritornare da
dove venuta. L'anima del filosofo ha provveduto invece gi in vita a
purificarsi ed gi pronta, nell'istante della morte, a ritornare da dove gi-
venuta. Importante andamento ciclico degli aggettivi, i quali ritornato. Gravit
del corpo. Distinzione terra-cielo. Corpo inchiodato alla gravit della terra.
Questione ripresa da Mendelsohn nel '700. Che cosa avviene dell'anima
all'indomani della morte? Questione anche teologica dai confini labili. Platone
riprende dottrine orfico-pitagoriche anche qui, e mescolate di un sapere
"popolare". L'anima che rimasta impura, che non riuscita a liberarsi dalla
pesantezza, inquieta e non pu tornare all'Ade (invisibile) e quindi resta
intorno alla tomba (il SEMA): etimologia che troveremo nel Cratilo, tomba-
segnale. L'anima resta appesantita intorno alla tomba. Idea che l'anima impura
definire, con gli attributi, ma si contraddice. Cos Platone eredita il problema di
Parmenide e lo risolve nel Sofista (Parricidio), ossia la questione del non-
essere e di doverlo definire (grande problema filosofico di Platone). Eraclito
ammette invece un variare, che Platone ammette solo per il corpo mentre le
Idee sono immutabili ed eterne. Cos Platone finisce per farsi carico delle
esigenze di entrambi, facendo del non- un essere-altro/diverso, dal punto di
vista logico, della predicazione.

XXIX PARAGRAFO. evidente che il cadavere si disfa esperienza della
morte altrui. La morte disfacimento e svanire nel nulla ma al di l del nulla
c qualcosa che resta del corpo, questo il problema della morte; perch
allora non dovrebbe resistere lanima? Platone parla al bambino che in noi: la
parte della psych ritorna allinvisibile (Ade aides). Ribadisce che la
preparazione alla morte consiste nel separarsi dal corpo durante la vita.
Introduce un motivo: quanto pi lanima ha provveduto in vita a separarsi dal
corpo, tanto pi leggera e riesce a separarsene al momento della morte.



XXX PARAGRAFO. C una forma di vita, il di qua, che dominata dal
corpo e dal visibile, dalla luce; la vita filosofica invece votata alloscurit si
tratta di una forma di vita pi difficile nel di qua, perch anche quella pi
lontana dal corpo, ma dominata dallanima e che guarda a ci che oscuro. La
distinzione ontologica di questi due piani non ha certo i suoi esiti nella vita
terrena, ma ha ripercussioni nellal di l: nella morte, lanima, appesantita dai
resti del corpo, fa fatica ad elevarsi e a ritornare l da dove venuta; invece
lanima del filosofo ha provveduto in vita a purificarsi, quindi pi leggera e
pura. I sinonimi seguono un andamento ciclico: ci che attiene al corpo
pesante, terreno, grave e visibile. Tale questione ripresa da Mendelssohn, che
apre un dibattito nel 700: cosa avviene allanima allindomani della morte
non nellistante della morte. La dottrina orfico-pitagorica la fonte del
pensiero di Platone: lanima, che rimasta impura ed appesantita dal corpo,
inquieta e non pu tornare immediatamente allAde, e dunque resta intorno alla
tomba (sema), perch non riesce a sollevarsi c lidea che lanima impura
sia inquieta ed appesantita, perci resta accanto alla tomba e al corpo. A
Mendelssohn, filosofo ebreo, interessano le due questioni, riguardanti il
distacco dellanima dal corpo e listante della morte due momenti diversi, la
morte e il congedo dalla morte, che per Mendelssohn avviene dopo un mese.
sia l'anima inquieta, appesantita, che resta accanto al corpo, alla propria tomba.
Mendelsohn interessato all'istante della morte e del distacco dell'anima: due
momenti differenti e ben distinti. Cfr. tradizione ebraica. La morte diversa
dal congedo/dipartita dal corpo e dalla tomba. Per Mendelsohn ci vuole un
mese. Anche Platone distingue bene i due momenti. L'anima del filosofo si
solleva immediatamente e non resta nell'inquietudine, e per Platone c' una
continuit tra al-di-l e al-di-qua. Questo perch si preparata in vita. Le
anime appesantite non solo sono inquiete; ma partecipano ancora del visibile,
ancora sono visibili. Qui c' una distinzione tra i buoni e i malvagi: queste
anime sono costrette a vagare, ad ERRARE e cos pagano la loro pena. Il
filosofo ovviamente non ha alcuna sete n fame del corporeo. Qui abbiamo
un'idea che avr grande fortuna nella teologia cristiana: pene e premii, in una
continuit o metempsicosi, etc. A seconda di quello che ha fatto in vita... non
si parla di peccati in senso religioso: a seconda delle abitudini in vita... prende
forma animale (cfr. Timeo). Per i greci questa una forma inferiore a quella
dell'uomo: i malvagi finiranno per incarnarsi in un animale. Perfino un
cittadino temperante diventer forse ape, forse vespa o forse [ma non credo
proprio] uomo. Qui c' l'idea di GIUSTIZIA e una risposta del Socrate di
Platone all'ingiustizia che ha subito. Qui, di qua, pu esserci ingiustizia; ma di
l ci sar la GIUSTIZIA. Spartiacque che segna la filosofia e la tradizione
occidentale. C' un nesso tra il modo [o mondo ???] di qua e l si paga ci che
si fatto: l non ci pu essere ingiustizia, perch la giustizia ci sar e ci dovr
essere. Le anime si reincarneranno in base a quei caratteri. La metempsicosi
non una teoria neutrale; ma si coniuga con l'idea della giustizia: la TUCHE
dell'anima dipende dalle scelte fatte in vita. Questo il modo di Platone per
mantenere l'idea di giustizia. In questo modo assume a voce la fiducia di
Socrate che la giustizia ci sia: non sar in questo mondo [o di questo mondo];
ma ci sar. Una giustizia corrispondente alla condotta di vita che si scelta qui:
le scelte non sono un niente.

XXXII. Rivendicazione fortissima della filosofia. Solo il filosofo pu ambire
ad un premio, perch la sua anima gi in vita si congedata dal corpo. Solo il
filosofo, nessun altro. Per i bravi cittadini sono sappiamo... risposta molto forte
anche nei riguardi di chi ha condannato Socrate. Il filosofo non purifica la
propria anima per altri fini: non guidato da secondi fini; ma lo fa per la
filosofia stessa, per la filosofia e basta. Altrimenti non un vero filosofo, e per
il filosofo la vita la filosofia. C' una differenza tra il filosofo e i bravi
cittadini (cfr. Repubblica). Solo i filosofi possono dirigere la POLITEIA. Il
Anche Platone distingue bene i due momenti e, nella sua concezione, lanima
del filosofo non resta nellinquietudine, perch si preparata in vita
continuit tra la vita di qui e la vita di l; ci che si fatto nella vita terrena ha
ripercussioni nella vita dellal di l. Le anime inquiete come se partecipassero
ancora del visibile, per questo anchesse, come i resti del corpo, sono ancora
visibili, non essendo riuscite a levarsi allo stadio dellinvisibile. Segue da ci
una distinzione tra buoni e malvagi: le anime dei malvagi sono costrette a
pagare le pene della loro vita, linsaziabilit del corporeo, vagando ed errando
il filosofo non ha mai fame di corporeit.

XXXI PARAGRAFO. Lidea delle pene e dei premi avr fortuna nella
teologia, che sar una ripresa della teoria della metempsicosi di Platone e degli
orfico-pitagorici lanima a seconda delle abitudini della sua vita terrena, dato
che ancora non si parla di peccati, assume le sembianze di un animale, che per
i greci una forma inferiore alluomo. C unidea di continuit, soprattutto di
giustizia qui, la giustizia ultraterrena, la risposta del Socrate platonico
allingiustizia che ha subito; ci pu essere ingiustizia qui, ma non nellaldil.
Spartiacque che ha segnato la filosofia e la tradizione occidentale: nel mondo
di l si paga, secondo giustizia, quello che si fatto nel mondo di qua, dove
domina lingiustizia. Le anime quindi si reincarnano a seconda delle loro
abitudini in vita la metempsicosi non una teoria neutrale, ma si coniuga con
lidea della giustizia. Platone assume la fiducia di Socrate che la giustizia ci
sia, che non sia di questo mondo, ma del mondo al di l la giustizia
rispondente alla condotta di vita.






XXXII PARAGRAFO. C una fortissima rivendicazione della filosofia non
solo Socrate avr giustizia, ma solamente il filosofo pu ambire ad un premio,
perch in vita si congedato dal corpo. Il filosofo non preoccupato da altri
fini; c chi si astiene dal corpo per avarizia, ma il filosofo non guidato da
secondo fini, bens guidato unicamente dalla sua vocazione filosofica i
bravi cittadini hanno secondi fini, per questo solo i filosofi, secondo Platone,
possono dirigere la politheia. Il filosofo padrone di s ed agisce per amore
della sophia, la quale una vera forma di vita la forma di vita filosofica
filosofo padrone di s perch la sua anima si diparte dal corpo. Lo fa per la
filosofia, per quell'amore per la SOFIA che assume i contorni di una forma di
vita dove domina la PSYCHE, e dove non ci sono cedimenti. Grandi
conseguenze di questo nella POLITICA: proiezione di questa visione oggi
molto contestata (cfr. Repubblica). Pi si vicini alla concretezza del SOMA,
meno si pu governare [non solamente se stessi], e vice versa. FRONESIS: qui
non usato in modo tecnico (Aristotele), ed pi nell'accezione del lessico di
omero: quindi non c' oculatezza semantica (termini tecnici), ma si nel
linguaggio quotidiano.
Architettura del dialogo: prima di seguire l'andamento della III prova, ci sono
diverse interruzioni da considerare: la prima questo mito escatologico
dell'anima e del destino dell'anima: di quello che la attende per il suo
comportamento di qua; ce ne sono altre [di interruzioni]. Piccoli intermezzi: il
canto del cigno. Socrate si fermer a rispondere alla prima obiezione di
Simmia, e poi a quella di Cebte. Questo prima della terza prova, che riepiloga
le prime due. Perch non ci sbrighiamo? perch Platone non ci dice subito la
sua tesi? perch non ci dice invece la tesi di Socrate? perch non andiamo al
dunque? Perch tante esitazioni, questo continuo fermarsi? perch leggiamo
argomenti al limite del mitologico? perch non c' apoditticit? Questa una
giusta domanda: perch queste interruzioni, questo soffermarsi su argomenti
che non hanno tanta attinenza e peso sulla posizione di Socrate e Platone? La
risposta sta nel dialogo platonico, nel modello di dialogo che Platone assume!
Questo punto sar di differenza sostanziale tra Platone e Aristotele: questi non
scrive dialoghi. Aristotele scrive trattati: stile apodittico, dimostrativo, stile
dimostrativo. L'etica a Nicomaco pure ha uno stile apodittico. Lo stile in
filosofia non indifferente; ma fondamentale. Scegliere uno stile influisce
sul modo di pensare: scegliere uno stile dialogico fa una bella differenza:
Platone mantiene sempre, fino alla fine, uno stile e un andamento dialogico
(del pensiero). Lo stile di Aristotele uno stile dimostrativo. E' evidente che
col Fedone Platone ha anche un intento dimostrativo; ma non solo
[dimostrativo], e non ci vuole arrivare direttamente attraverso l'apodissi. Ci
obbliga a fermarci: un percorso di tornanti, curve, soste inattese. Questa per
Platone la filosofia: la filosofia dialogo. Questo non qualcosa di esteriore;
ma invece di costitutivo. Da questo consegue che nello stile apodittico, che
sar lo stile vincente, non conta il confronto con l'altro: opinione dell'altro non
un punto di riferimento. Viene considerata tacitamente. Si prendono in
considerazione le possibili obiezioni; ma tacitamente. Platone da voce
all'Altro. Le obbiezioni vengono prese in seria considerazione, al punto che il
dominata dalla psych. Conseguenze sul piano politico: la politheia un
progetto politico contestato, ma la proiezione di questo pensiero pi si
lontani dalla concretezza pi si in grado di governare.

[Architettura del Fedone]
Prima delle terza e ultima prova vi sono diverse interruzioni nel dialogo: la
prima interruzione riguardava il mito escatologico dellanima e del destino
dellanima, di ci che lattende al di l, a seconda della sua condotta di vita; un
altro intermezzo importante quello del canto del cigno; Socrate poi si
fermer a rispondere alle obiezioni di Simmia e Cebete; infine la terza prova
riepilogher le prime due. Perch Platone non arriva subito al punto esponendo
la tesi dellimmortalit dellanima e le tesi di Socrate? Negli intermezzi vi sono
argomenti al limite tra il filosofico e il mitologico, non si ancora giunti ad
una vera tesi filosofica; le interruzioni e il soffermarsi su argomenti che non
sembrano poter cambiare la posizione di Socrate e di Platone hanno, in realt,
ragione di essere nel modello del dialogo platonico. Questo un punto di
differenza sostanziale tra Platone e Aristotele: Aristotele non scrive dialoghi,
ma trattati, opere filosofiche che hanno uno stile apodittico, cio
dimostrativo Letica a Nicomaco, intesa concretamente, ha uno stile
apodittico. Lo stile fondamentale in filosofia, non un dato irrilevante,
perch influisce sul modo di pensare; per questo c una differenza decisiva tra
Aristotele e Platone, il quale mantiene, sino alla fine, salvo poche eccezioni,
uno stile ad andamento dialogico del pensiero mentre Aristotele mantiene
uno stile dimostrativo. Questo non vuol dire che Platone non abbia un intento
dimostrativo, ma il suo compito filosofico non si riduce a questo, non vuole
arrivare alla dimostrazione per la via diretta dellapodissi; dunque con il
dialogo che Platone imposta un percorso che obbliga a fermarsi e ad attendere
la filosofia si costituisce proprio nellandamento del dialogo. Da questa
prima differenza, tra Platone e Aristotele, ne consegue unaltra: nello stile
apodittico di Aristotele, che sar il modello vincente nella filosofia, non conta
il confronto con laltro e con la sua opinione, cio non sono punti di
riferimento sono considerati solo tacitamente, a mo di possibili obiezioni.
Nel dialogo socratico di Platone, invece, viene data voce e parola allaltro le
obiezioni di Simmia e Cebete sono seriamente prese in considerazione, tanto
da interrompere un discorso, e come stessa opportunit per il pensiero
filosofico. La loro posizione quasi illuministica (Gadamer), perch non
credono a quel che dice Socrate, eppure vien data loro la parola laccordo, il
consenso dellaltro costituisce landamento del dialogo. Il dialogo s
dialogo si interrompe. Sia Simmia che Cebte rappresentano il disincanto
(Gadamer dice: illuministica, illuminismo greco). Non credono a Socrate; ma
viene data comunque loro la parola. IMPORTANTE: il consenso dell'altro, il
dare la parola all'Altro. Dialogo artistico e per questo artificioso: non a posto.
E' pilotato da Socrate e diretto da Platone. Proprio l'andamento dialogico fa si
che NOI veniamo coinvolti dall'argomentazione. Siamo disorientati. L'apertura
c', entro i limiti di un dialogo scritto. Certamente noi siamo abituati ad uno
stile lontano dal dialogo platonico, di fatto nella scrittura non lo .

XXXIII. [gi ??? della forma di vita filosofica (82c)]

Socrate ripete quello che ha gi detto sull'anima del filosofo. Ritorna la
concezione negativa dei sensi. L'anima di questo gi prima della morte lo
libera dal carcere: l'anima che si contrae -- metafora del concentrarsi,
restringersi dell'anima che permette di pensare. L'anima che si affida alle
sensazioni: qual l'errore che commette? Attraverso il piacere e il dolore
portata a credere che ci che esiste nel visibile esiste ed vero; mentre in realt
non ... ERRARE, perch il vero mondo il retro mondo delle idee. Ritorna
il Platone parmenideo, ritorna Parmenide e l'esigenza parmenidea e i suoi
aggettivi. L'anima che soggiace alle sue affezioni momentanee quella che si
fa contaminare dal corpo: non c' un giudizio etico; ma ontologico. L'anima
che diviene simile al corpo quella che non segue la sua aspirazione
ontologica; ma si fa incatenare all'immanenza ontica del corpo, e non tende al
dove da cui venuta: il mondo ontologicamente superiore. Qui c' un giudizio
ontologico: l'anima si degrada, accetta una degradazione ontologica del mondo
in divenire, non dell'Essere. Esigenza parmenidea, e distinzione tra il mondo
apparente e il mondo dell'Essere che per Platone non un mondo al singolare
(niente monismo parmenideo); ma pluralit; ma tuttavia il mondo dell'essere.
Platone risponde all'esigenza parmenidea. L'anima aspira ad appartenere al
mondo dell'Essere. Questa la tesi di Platone: l'anima appartiene al mondo
dell'Essere e per questo immortale.

XXXIV. Penelope fa e disfa la tela. Questa metafora perch Socrate diche che
l'anima del filosofo non deve fare e disfare: l'anima non deve cadere
nuovamente nelle passioni, affezioni sensazioni. L'anima si disfa perch si
allontana dal compito della filosofia e quindi dalla meta dell'anima. La
filosofia liberazione, redenzione, scioglimento dalle catene. Se l'anima non
fedele, si disfa. Lavora per tendenza opposta. Il dramma escatologico
artificioso e pilotato da Socrate e diretto da Platone; noi non possiamo entrare
nel dibattito, ma certo che landamento dialogico coinvolge, ci disorienta
rispetto alle posizioni dei vari personaggi in realt lapertura c, nel rispetto
dei limiti del dialogo trascritto. Lo stile della scrittura filosofica odierna
molto lontana dal dialogo platonico.




XXXIII PARAGRAFO. Si ripete che lanima del filosofo lo tiene lontano dai
sensi ritorna sempre la concezione negativa dei sensi e la visione dellanima
come liberazione dallincatenamento del corpo. E ancora, lanima si contrae e
si restringe per potersi allontanare dal corpo e pensare. Al contrario lanima
che si affida alle sensazioni erra, perch attraverso il piacere ed il dolore
portata a credere che ci che esiste nel mondo visibile esista come realt pi
vera, quando invece il vero mondo il retro-mondo, il mondo delle Idee
questo lerrore pi grande che lanima pu commettere. Ritorna il Platone
parmenideo, ossia lesigenza parmenidea del pure e delluniforme ora,
lanima che soggiace alle affezioni sempre variabile lanima che si fa
convincere dal corpo. Non c un giudizio etico di Platone, ma ontologico:
lanima che diviene simile al corpo lanima che non segue la sua aspirazione
ontologica, ma si fa incatenare nellimmanenza/sonno ontico del corpo; non
c una riprovazione morale, come nel Cristianesimo, invece il giudizio
ontologico perch riguarda la degradazione dellanima che soggiace alla
variabilit del mondo in divenire. Quindi, lesigenza parmenidea riguarda la
distinzione tra il divenire del mondo apparente ed il mondo dellEssere, che
tuttavia non monistico, non un mondo al singolare (Parmenide), ma al
plurale (Idee) Platone risponde cos a questesigenza che continua a far
valere. La tesi di Platone: lanima partecipa al mondo dellessere, non del
divenire questa limmortalit dellanima.


XXXIV PARAGRAFO. Penelope fa e disfa la tela: la metafora della tessitura
inserita perch Socrate dice che lanima del filosofo non deve fare e disfare,
cio cadere nuovamente nelle affezioni e sensazioni, perch in questo modo
lanima disfa, cio si allontana dal suo scopo, che anche lo scopo della
filosofia, ossia liberare lanima la filosofia liberazione/redenzione e
scoglimento dellanima dalle catene. Se lanima del filosofo non fosse severa,
dell'anima quello di rivelarsi un NULLA, che dopo la morte si dissolva, sia
nulla. Dice Socrate -- inattuale -- che il nutrimento dell'anima, ci che le da
vita, ci che proviene/ affine a ci che vero, divino, uniforme e
inconcusso. Tutto ci che corpo toglie vita all'anima: il benessere del corpo
malessere dell'anima. Il benessere viene dalla teoria dell'Essere, del divino. Pi
l'anima si esercitata nella vita filosofica che le consente la separazione dal
corpo, pi con la morte potr librarsi senza il pericolo di diventare nulla: il
dramma del NULLA attraversa tutto il Fedone. Il timore di Simmia e Cebte
che la morte non sia solo la morte, ma il NULLA. Angoscia. Socrate ben
consapevole di questo timore: che tutto si dissolva nel nulla.


XXXV. Questo conferma che il dialogo fatto di pause, di interruzioni, di
silenzii. Pause di silenzio... il dialogo si interrompe. Il dialogo diventa
racconto: Fedone racconta che Simmia e Cebte discutono tra loro a bassa
voce. FRASE DI SOCRATE IMPORTANTISSIMA: qui Socrate vede Simmia
e Cebte che parlano tra loro e prende in considerazione le loro perplessit:
loro dubbi: modestia di Socrate che sa di non sapere. Certamente qui si
potrebbero sollevare dubbi; ma c' un rigore di Socrate: se le difficolt si
riferiscono a questo, INTERVENITE! Il ritegno di Simmia e Cebte: non sono
convinti per nulla, e si danno di gomito... avrebbero voglia di interrogare
Socrate... ma come fanno in un momento cos brutto. Loro ricadono
nell'opinione, nella concezione negativa della morte, e per Socrate non cos.
Interruzione del canto del cigno: i cigni, animali sacri ad Apollo, sono
"indovini". Il legame di Socrate con Apollo, il legame con la divinazione.
Paragone col canto del cigno, devoto ad Apollo: gli uomini fraintendono, per
paura della morte, il canto del cigno. Socrate paragona le sue parole al canto
del cigno: il canto del filosofo. Simmia e Cebte sono pronti a parlare, ad
obiettare. Qui inizia un punto importantissimo: Socrate da loro la parola. Le
obiezioni loro sono quelle dei potenziali lettori del dialogo. L'abilit/grandezza
di Platone sta nel rendere dialettico il dialogo: dare la parola (apertura
dialettica) per fare di loro protagonisti da prendere in considerazione.
ZATTERA DEL MARE DELLA VITA: metafora che inizia qui e ritroveremo:
la seconda navigazione di Socrate. Qui preludio importante: si dice che quando
gli argomenti sono complessi, ci sono tre possibilit: apprendere da altri,
trovare da s, oppure una terza via: la via di Socrate e Platone. Diversa dalle
prime due, accoglie quel LOGOS che sia il migliore e il meno confutabile. Noi
ci muoviamo tra argomenti complessi: non abbiamo a che fare con calcoli, con
agirebbe come Penelope.
Il dramma escatologico dellanima quello di rivelarsi nulla grande timore
che dopo la morte lanima si dissolva e sia nulla. Dice Socrate che, per
lanima, tutto ci che affine al vero e al divino, vitale e il suo nutrimento;
ma tutto ci che ha a vedere con il corpo toglie la vita allanima il benessere
del corpo il malessere dellanima. Il benessere dellanima viene dalla teoresi,
dalla contemplazione del vero e divino. Cos, pi lanima del filosofo si
esercitata nella forma di vita filosofica che la separa dal corpo, pi potr
librarsi nellaria e sciogliersi dal corpo n pi potr rischiare di divenire nulla
il dramma del Fedone il Nulla, il dramma espresso da Simmia e Cebete che
la morte sia questo nulla e che tutto si risolva in esso.

XXXV PARAGRAFO. Il dialogo fatto di pause; il dialogo si interrompe e
segue il silenzio degli interlocutori di Socrate. Qui si fa pi che altro il
racconto di cosa succede: Simmia e Cebete discutono tra loro a bassa voce.
Irrompe Socrate, con una frase importante: Socrate vede Simmia e Cebete che
parlano tra loro e prende in considerazione le loro perplessit e i loro dubbi,
qualora ce ne fossero Socrate esprime anche una grande modestia, lui che
sempre sa di non sapere. Lo sa che si potrebbero sollevare dubbi e obiezioni,
ma se le difficolt riguardano quanto stato detto, a maggior ragione Socrate
invita i suoi interlocutori a intervenire. Simmia parla, dicendo che non sono
convinti ed esprimendo allo stesso tempo il loro ritegno, perch vorrebbero
interrompere Socrate, ma considerando il momento delicato in cui egli si trova,
hanno anche paura di disturbarlo in questo modo Simmia e Cebete ricadono
nella concezione negativa della morte, come se essa fosse un male, ma Socrate
non disturbato dalla morte e, per questo, essi si sbagliano. Linterruzione del
canto del cigno: Socrate ribadisce che per lui non un momento malaugurato;
ma riconosce di non riuscire a persuaderli di ci. Il cigno canta il suo canto pi
lungo e bello prima di morire, per la gioia di ritornare al Dio a cui devoto.
Inoltre i cigni sono sacri ad Apollo e sono indovini; anche Socrate ha un
legame con Apollo e con la divinazione qui il nesso. Il cigno legato ad
Apollo, ma la paura della morte, negli uomini, tale, che essi fraintendono il
suo canto, e ne fanno un lungo lamento il canto in realt per la gioia della
liberazione: cos Socrate paragona le sue parole, fraintese anchesse, al canto
del cigno. Simmia e Cebete ora sono pronti a muovere le loro obiezioni, che
rappresentano anche quelle dei potenziali lettori labilit di Platone di
rendere dialettico il dialogo e di dargli unapertura. Viene introdotta unaltra
metafora: la zattera che serve attraversare il mare della vita metafora che
verit del calcolo; ma con la verit filosofica: ALETHEIA. Non una verit
come quella della matematica. E' la verit del LOGOS che appare il meno
confutabile e migliore. Il LOGOS come una zattera di salvataggio: il
LOGOS che condividiamo con gli altri che ci fa navigare nel mare della vita.
NB: perch torna nella seconda navigazione: la fuga nei logoi. E' una
navigazione pi che una fuga. La filosofia affidata al LOGOS, affidata al
"discorso": il valore semantico di LOGOS indica un valore LINGUISTICO,
LOGICO e ONTOLOGICO. Valore triplice. A questo affidata la Verit
platonica. O c' la divina rivelazione, o -- altrimenti -- c' la zattera.






XXXVI. Obbiezione di Simmia: in questa obbiezione l'anima viene paragonata
ad un accordo. L'accordo musicale quando gli strumenti cessano non rimane.
Quindi l'anima non resta. Quell'accordo (armonia) che l'anima per il corpo...



XXXVII. Socrate non risponde immediatamente; ma da la parola a Cebte.
Cebte ha ragione nel dire che stiamo battendo sempre lo stesso chiodo: non
andiamo avanti perch non siamo convinti che l'anima resti una volta
decomposto il corpo. Riemerge l'argomento di Cebte. Nessun problema con la
prima parte dell'argomento; ma s, con la seconda parte, Cebte, ed egli meno
poetico di Simmia: fanculo all'accordo musicale, ed qui pi prosaico.
Abbiamo girato intorno allo stesso punto: andamento ciclico del dialogo anche
attraverso queste interruzioni. Cebte non condivide la posizione di Simmia:
l'anima non sullo stesso piano del corpo -- quindi in ci ha ragione Socrate --
- e ha una pi lunga durata. Cebte anticipa la domanda di Socrate. Le
posizioni sono differenti; mai due interlocutori uguali con posizioni uguali:
non c' mai nei dialoghi un fronteggiarsi unico contro Socrate. Immagine di
Cebte: fino a che punto lecito servirsi in filosofia di immagini? Nel corso
dei secoli viene delineandosi una dicotomia tra immagine e concetto. Hegel: la
fatica del concetto la peculiarit della filosofia. Differenza con la letteratura.
E' vero che attraverso i secoli la presenza delle immagini nell'argomentazione
filosofica: fino a che punto il concetto superamento dell'immagine, o fino a
verr utilizzata quando si parler della seconda navigazione di Socrate. Questo
un preludio ed un punto importante per Platone; quando si trattano complesse
argomentazioni, ci sono tre possibilit di soluzione: nellapprenderla dagli
altri; nel trovarla da s; oppure nellaccogliere quel logos che sia il migliore ed
il meno confutabile, che la via intrapresa da Socrate e Platone. Platone quindi
ci sta dicendo che ci muoviamo tra argomenti complessi e verit che non
appartengono al calcolo, ma alla filosofia la verit filosofica complessa,
la verit del logos, quello che appaia il meno confutabile ed il migliore. Il
logos come una zattera di salvataggio; il logos che condividiamo con gli altri
ci fa navigare nel mare della vita metafora che ritorna a proposito della
seconda navigazione di Socrate, altrimenti detta fuga dai logoi. La verit
filosofica , dunque, affidata al logos, che ha un valore triplice: linguistico,
logico ed ontologico non c una traduzione privilegiata. Lalternativa si
gioca tra la divina rivelazione o la zattera del logos.

XXXVI PARAGRAFO. Lobiezione di Simmia, che fa un paragone tra
lanima e laccordo musicale, il quale svanisce e non rimane, cade sempre
sullo stesso punto, cio viene messa in dubbio la sopravvivenza dellanima. Il
paragone significa che quellarmonia che lanima per il corpo, come gli
accordi musicali, svanisce quando il corpo non c pi.

XXXVII PARAGRAFO. Socrate non risponde subito a Simmia, ma lascia che
Cebete articoli la sua obiezione. Secondo Cebete si rimasti alla stessa
questione e non si va avanti, rimanendo il dubbio se lanima resti dopo la
morte del corpo; non si procede perch si fa sempre, in sostanza, lo stesso
ragionamento. Cebete non ha problemi con la prima parte dellargomento,
sullesistenza dellanima prima del corpo; il problema irrisolto riguarda la
permanenza e la sopravvivenza dellanima, una volta dissoltosi il corpo.
Cebete meno poetico di Simmia, che ha cercato un paragone, infatti pi
prosaico e va al dunque. Landamento del dialogo ciclico, perch, attraverso
gli intermezzi, si torna sempre allo stesso punto. Cebete non condivide la
posizione di Simmia: lanima non sullo stesso piano del corpo, ma di
moltissimo superiore ed ha pi lunga resistenza qui si trova in accordo con
Socrate. Cebete anticipa una domanda di Socrate: se anchegli sostiene che
lanima sia superiore al corpo, perch non si convince della sua immortalit?
Le posizioni dei personaggi, nel dialoghi, sono sempre differenti e mai
completamente uguali; neanche quelle di Simmia e Cebete possono costituire
un unico fronte contro Socrate. Cebete, tuttavia, come Simmia, ha bisogno di
quanto sono due alternative? Nel caso di Platone: linguaggio particolarmente
pieno di immagini -- uso addirittura del mito -- e dove questo uso viene detto
apertamente. Il caso di Aristotele opposto, esente da immagini nello stile: cfr.
Organon. Il greco degli Analitici facilissimo: il greci che cerca di essere
vicino ad un uso logico-strumentale della lingua. Il Fedone pieno di
immagini e di paragoni: qui (nel passo) c' la rivendicazione di un uso non di
soppiatto. Cebte HA BISOGNO dell'immagine: questa fa parte della filosofia.
Il paragone e la metafora fanno parte della filosofia. Possibilit di argomentare
filosoficamente: Nietzsche il primo a porla (???) rivendicando l'autonomia
dell'immagine rispetto al concetto (poi tutto il '900). Platone il modella del
filosofo che usa l'immagine. Vecchio tessitore morto: si riprende l'immagine di
Penelope, del tessere, la vita come tela (Cfr. Cratilo): la vita viene/va tessuta e
quindi l'anima paragonata ad un vecchio tessitore morto. NB: ragionamento
logico importantissimo. Cebte mira a rovesciare l'argomento di Socrate: il
corpo dura pi dell'anima, e l'ultimo mantello resta per altro incompiuto.
Questa parte del Fedone, sulle obbiezioni... e dalle domande di Simmia e
Cebte... abbiamo a che fare con dei veri esercizi di logica: e ne troveremo
molti altri. Ci sono gi qui le prime prove di logica nella filosofia greca da cui
verr la logica predicativa di Aristotele. Qui c' la concretezza dell'esempio, da
cui Aristotele astrarr. Eravamo al dubbio di Cebte, alla sua similitudine
(metafora): ripresa della tela di Penelope: ciascuna anima tesse molti corpi. Il
problema dell'ultimo vestito. Cosa succede quando il tessitore muore? rapporto
di questo con l'ultimo vestito. Cebte interessato a mostrare che egli non ha
niente contro la persuasione di Socrate che l'anima pre-esista; ma non che
l'anima sopravviva al corpo. Diverso da Simmia: per Cebte l'anima diversa
dal corpo; ma anche l'anima muore. L'anima trasmigra da un corpo all'altro e
nella vita dell'anima arriva alla sua fine e deve lasciare l' "ultimo corpo". Il
rapporto come quello del tessitore e dell'ultimo mantello. 87d: come si
consumano tanti vestiti, si consumano tanti corpi: corpo-vestito.
Necessariamente l'anima muore prima dell'ultimo corpo che incarna. Anche se
evidente che il corpo imputridir. Che la fiducia di Socrate non sia assurda...
[infatti] noi non possiamo sapere che il nostro non sia l'ULTIMO corpo
incarnato. O si dimostra che l'anima immortale in tutti i sensi
(ATHANATOS); ma se si dimostra solo per la prima parte, allora resta il
dubbio che l'anima perisca nella sua trasmigrazione: allora non possiamo mai
sapere se il mio sia l'ultimo corpo. Cebte rimane perplesso. La fiducia di
Socrate potrebbe essere assurda e mal riposta. Sono esercizi di logica
importanti, poich servono a che piano piano si delinei la struttura della logica.
servirsi di unimmagine. Una grande questione in filosofia riguarda proprio la
liceit delluso delle immagini; infatti nel corso dei secoli si delinea una
dicotomia tra immagine e concetto la fatica del concetto di Hegel in realt
la peculiarit della filosofia, distinta dalla letteratura, che non conosce la fatica
del concetto. Ma rimane la questione della presenza delle immagini
nellargomentazione filosofica, questione che riguarda la liceit e la distinzione
tra le due cose. Il caso di Platone offre un linguaggio ricchissimo di immagini,
specialmente nel ricorso al mito, tanto che, a questo punto del dialogo, viene
esplicitata la necessit del ricorso allimmagine, da parte di Cebete Aristotele
il caso opposto, il suo stile esente da immagini. Anzi, proprio nel Fedone e
proprio in questo punto c la rivendicazione dellimmagine: Cebete, per farsi
capire, dice che ha bisogno dellimmagine e la rivendica alla filosofia
limmagine il paragone, la metafora, che fa parte dellargomentazione
filosofica. La questione dellimmagine in filosofia posta anche da Nietzsche,
che rivendica lautonomia dellimmagine. Platone invece il modello del
filosofo che fa uso delle immagini per filosofare. Limmagine proposta da
Cebete, dunque, quella di unvecchio tessitore morto; si rinvia in questo
modo alla metafora della tessitura, ripresa anche nel Cratilo la vita una tela
che viene tessuta. Lanima paragonata da Cebete ad un vecchio tessitore. Il
ragionamento logico sottostante importante: stando alla visione di Cebete,
come se Socrate dicesse di un vecchio tessitore morto che vivo e vegeto;
Cebete ha anche lintento di rovesciare largomento di Socrate, perch risulta
infine che sia il corpo a durare pi dellanima Socrate dice il contrario. Il
tessitore tesse un mantello dopo laltro, per poi giungere a tessere lultimo suo
mantello, che sopravvive al tessitore allora lanima che termina prima del
corpo, perch, dopo di lei, resta lultimo mantello, che incompiuto.
Il passo di Cebete costituisce uno dei tanti esercizi di logica presenti nel testo;
importante il nesso tra analogia e logica, infatti lanalogia che lega il
mantello ed il corpo una delle prime prove di logica della filosofia greca,
prove che in seguito delineeranno la logica vera e propria uno dei suoi
sviluppi la logica predicativa di Aristotele. Con Platone si rimane alla
concretezza degli esempi e non si ha ancora quel processo di astrazione che
sar la logica aristotelica.
La similitudine di Cebete chiara e riprende la metafora della tela di Penelope,
dicendo che ciascuna anima tesse molti corpi. Il problema che si pone Cebete
riguarda lultimo mantello cosa avviene allultimo mantello quando il
tessitore muore? La dimostrazione filosofica di Cebete, che non ha nulla contro
la persuasione di Socrate che lanima preesista al corpo, mette in luce che il
Non sono ridicoli da questo punto di vista. Cebte un po' produce uno
smarrimento: mette in dubbio quella fiducia ottimistica alimentata da Socrate.


















XXXVIII. L'effetto delle parole di Cebte di smarrimento: producono il
dubbio: egli l'uomo del dubbio che attraversa gli astanti. Socrate non dubita.
E' Cebte che infonde il dubbio. Si fa strada la MISOLOGIA: la sfiducia nei
LOGOI, nei ragionamenti, che appaiono capziosi (intricati, cavillosi,
"ingannevoli": c' l'idea del raggiro). Viene instillato il dubbio e la sfiducia nei
LOGOI. Fra poco Socrate riflette sulla MISOLOGIA. Echecrate acuisce il
dubbio: a quale ragionamento potremo ancora prestar fede? Il LOGOS di
Socrate ci aveva convinti, eppure stato smontato. Il ragionamento capzioso ci
ha instillato questo dubbio. Echecrate dubita ed ha bisogno che qualcuno lo
convinca che l'anima non muoia col corpo. Qui c' una NARRAZIONE di
Fedone. Echecrate partecipa alla narrazione. Echecrate quasi un personaggio
ulteriore perch partecipa alla narrazione: come ha reagito Socrate? Fedone:
non l'ho mai ammirato tanto come l'ultima volta. ULTIMO TUTTO: CORPO,
VESTITO, VOLTA. Socrate non si smentito, avrebbe potuto farlo: perch se
tutto finisse con la morte del corpo, cosa gli importerebbe dell'ultima volta?
perch dovrebbe comportarsi bene? perch non si smentisce davanti al nulla
della morte? che ti frega delle ultime ore se tutto finisce e nulla resta? Socrate
non si smentisce e con la morte conferma la sua vita, fermo nelle sue
problema, tuttavia, riguarda la possibile sopravvivenza dellanima al corpo
Cebete non convinto. Egli crede, a differenza di Simmia, che lanima sia
superiore al corpo e pi duratura di esso, ma che, ad un certo punto, anchessa
muoia; trasmigrando da un corpo allaltro, nel corso della sua vita, anche
lanima infine giunge a morire qual il rapporto tra lanima e lultimo corpo,
e quindi, tra il tessitore e lultimo mantello?
[87 d]. Lanima consuma tanti corpi; avviene necessariamente che, alla fine,
lanima muore prima dellultimo corpo che incarna questa la similitudine
rispetto al tessitore e al mantello. La fiducia di Socrate, per Cebete, potrebbe
essere assurda: non possiamo sapere che il nostro corpo non sia lultimo
incarnato dallanima al momento del congedo dal corpo, lanima potrebbe
morire. O si dimostra che lanima a-tanathos in tutti i sensi, ossia che preceda
e che sopravviva al corpo; oppure si dimostra solo la prima parte
dellargomentazione e cos persiste il dubbio che lanima perisca, il dubbio
che, nella trasmigrazione, il mio corpo sia lultimo. Cebete rimane perplesso;
la fiducia di cui Socrate si nutre, ossia che lanima sopravviva al corpo, pu
darsi che sia mal riposta. A tale obiezione di Cebete, che un esercizio di
logica, sopraggiunge un generale smarrimento che mette in dubbio la fiducia,
quasi ottimistica, che Socrate aveva alimentato.

XXXVIII PARAGRAFO. Le parole di Cebete producono un effetto di
smarrimento Cebete luomo del dubbio, e il dubbio il risultato; Socrate,
invece, non ha mai dubitato che la morte sia una liberazione. Si fa strada
intanto ci che, pi avanti, verr chiamata la misologia, cio la sfiducia nei
logoi, nei ragionamenti che appaiono capziosi, intricati e inviluppati Socrate
rifletter sulla misologia.
Parla Echecrate, che acuisce maggiormente il dubbio: il logos di Socrate stato
smontato; pur nella sua capziosit, il logos di Cebete riuscito ad instillare il
dubbio nei confronti del logos di Socrate Echecrate ha bisogno, dubitando,
che qualcuno lo convinca che lanima non sia mortale. Echecrate partecipa alla
narrazione, interrompendo Fedone che racconta; cos egli si fa personaggio
ulteriore del dialogo, perch interviene e al contempo dubita anche lui; in
particolare, Echecrate chiede quale sia stata la reazione di Socrate. Fedone
ritorna a parlare, iniziando con il dire che lui stesso ha sempre ammirato
Socrate, e mai come quellultima che parl. Ritorna il concetto di ultimo
(ultimo istante, corpo, mantello) se tutto finisse con la morte del corpo, cosa
importerebbe a Socrate dellultima volta, o di condurre bene la sua vita, di non
smentirsi dinnanzi al limite estremo? Lultima volta importante, proprio
convinzioni e nella sua condotta. L'ho ammirato per la BENEVOLENZA con
cui ha accolto i LOGOI di Simmia e di Cebte: poteva anche non farsi
interrompere da questi LOGOI capziosi, cavillosi... eppure Socrate li ha
accolti. E la penetrazione con cui si accorto del turbamento altrui... e per il
modo in cui riesce a parare il colpo, a porre RIMEDIO, esortando gli altri a
riesaminare il ragionamento con lui. Fedone di Elide, uno straniero e ha
l'abitudine straniera di portare i capelli lunghi: non ti tagliare i capelli per il
lutto, gli dice Socrate. Socrate ribadisce cos che la sua anima immortale e
non c' motivo di tenere lutto. Fino alla fine Socrate far anche dei gesti come
questi che dicono: la mia anima non morir. IMPORTANTE: Socrate dice: noi
entreremo nel rito del lutto (tagliare i capelli) se ci morir il ragionamento.
Questo conta davvero. E se non potremo farlo rivivere [il ragionamento]: c' il
timore che si possa perdere la fiducia nel ragionamento e perdere il
ragionamento stesso. Questa sarebbe la perdita definitiva. Perch proprio qui la
preoccupazione per il LOGOS? perch dalla PSYCHE che scaturisce il
LOGOS, la fonte del LOGOS, e se il LOGOS sopravvive alla morte... quindi
l'anima sopravvive grazie al LOGOS (questa la reciproca). E' il LOGOS, che
mantiene l'anima, che va al di l della morte, e qui [finalmente direi] qualcosa
di nuovo. E non per caso a partire da 89d inizia la parte celeberrima dedicata
alla MISOLOGIA. Proprio quando subentra la sfiducia nel LOGOS (valore
semantico ampio), proprio qui interviene Socrate non solo per salvare il
LOGOS, ma per introdurlo saldamente nel dialogo: da qui in poi il ruolo
importantissimo. Socrate pensa l'immortalit attraverso il LOGOS, grazie al
LOGOS. Ci che resta dell'ANIMA il LOGOS.

XXXIX. MISOLOGIA: prendere in odio i LOGOI, i "discorsi" -- cattiva
traduzione. REALE traduce con "ragionamenti". IMPORTANTE: parallelo
con la MISANTROPIA, che un guaio... come si finisce per odiare gli
uomini... cos... quando ci affidiamo completamente per poi scoprire che
abbiamo riposto male la nostra fiducia... e poi facciamo di tutta l'erba un
fascio. Questo inconveniente pu sorgere anche con i LOGOI. 90b Riferimento
agli Eristi: si dicono tali la seconda generazione dei Sofisti. Li incontriamo nel
Sofista. Eutidemo, Dionisodro, etc. Platone dedica ad Eutidemo un dialogo
omonimo: impossibile leggere il Sofista senza far riferimento a questo e ai
Sofisti. Nell'ultimo decennio dibattito sui Sofisti: cfr. Barbara Cassin. Su di noi
pesa il giudizio di Platone e Aristotele: giudizio molto negativo. Quando per
Platone e Aristotele li hanno di mira e non li nominano... non si riferiscono
tanto a Protagora, a Gorigia o a Prodico, padre nella "sinonimica"... non sono
perch non finisce tutto; la morte di Socrate, ulteriormente e fino allultimo,
conferma la sua vita, per cui la sua condotta rimane salda. Fedone ha ammirato
Socrate per vari motivi: la benevolenza con cui ha accolto i discorsi degli altri,
cui avrebbe potuto anche non interessarsi, se si considera il fatto che sono stati
logoi cavillosi e che hanno instillato il dubbio; inoltre Socrate ha accolto il
turbamento prodotto negli altri; infine Socrate ha saputo porre rimedio,
esortando gli altri a riesaminare con lui il ragionamento.
Fedone propone una scena concreta: Socrate dice a Fedone di non tagliarsi i
capelli, poich era usanza quella di tagliarsi i capelli durante il lutto, e il lutto
un rito Fedone di Elide, uno straniero ad Atene, e soleva portare i capelli
lunghi. Socrate dice che non ci sar bisogno di tagliare i capelli, perch non ci
sar lutto, dato che la sua anima immortale Socrate sino alla fine compir
gesti come questo, gesti che vogliono dire che la sua anima non morir. Tutti si
taglieranno i capelli, entrando nel rito del lutto, se morir il logos, che ci che
conta davvero; se non riusciranno a far rivivere il logos allora saranno in lutto,
per questo Socrate propone di riesaminare il ragionamento in questa fase c
il timore che si possa perdere il ragionamento, il logos stesso, e ci sarebbe
decisivo. In questo punto del dialogo c linsistenza sul timore di perdere il
logos nesso tra la morte e il logos. Infondo il timore c perch lanima che
ragiona; dalla psych che scaturisce il logos, per questo il fatto di perderlo
sarebbe un lutto. C vuol dire che anche il logos sopravvive alla morte e
lanima sopravvive grazie al logos, e il logos, allo stesso tempo, scaturisce
dalla psych; il logos che va al di l della morte, che sopravvive e che
mantiene lanima questo qualcosa di nuovo nel Fedone.

XXXIX PARAGRAFO. Inizia la parte dedicata alla misologia. Sta avvenendo
qualcosa di nuovo: quando sembra subentrare la sfiducia nel logos, in questo
momento interviene Socrate per salvarlo e per introdurlo saldamente nel
dialogo. A partire da qui il logos svolge un ruolo importante, perch Socrate,
grazie al logos, pensa allimmortalit dellanima; ci che resta dellanima
logos per questo viene introdotta la riflessione sulla misologia.
C un inconveniente, cio quello di diventare misologi la misologia
prendere in odio i logoi (non sufficiente dire ragionamenti). La misologia e
la misantropia nascono allo stesso modo; la misologia un guaio al pari della
misantropia parallelo importante. Come si finisce per odiare gli uomini, cos
si finisce per odiare i logoi: si diventa misantropi quando si ripone in qualcuno
la propria fiducia, quando si fa completamente affidamento su qualcuno, per
poi capire che quella fiducia stata riposta male, e rischiare di estendere questa
tanto i primi sofisti ad essere bersaglio, quanto la seconda generazione: gli
Eristi. Questi determinano uno spostamento della Sofistica, abbandonando
alcuni temi cari ai primi sofisti, come l'EULEGHEIN e le analisi linguistiche...
Protagora si era in impegnato (o ingegnato?) nello studio della lingua omerica:
nasce la grammatica... Gli Eristi [invece] si specializzano nelle DISPUTE:
rendere pi forte il discorso pi debole e avere la meglio nella disputa:
IMPORSI pi che accettare il LOGOS altrui. Un conto il dialogo socratico,
un conto la disputa: differenza abissale. Al tempo di Socrate la MAIEUTICA
veniva preso per una DISPUTAZIONE ERISTICA. Il dialogo ne l'opposto
perch c' accoglienza del LOGOS dell'altro, anche se capzioso, ridondante, di
interruzione... Socrate si deve distanziare qui dagli Eristi. Il "dialogo": sempre
all'insegna del "so di non sapere". Per l'Erista il rapporto con l'altro
AGONALE: c' qualcosa di violento. Gli Eristi eccedono nella necessit di
avere la meglio: ma la cosa pi profonda. Eutidemo sviluppa dei LOGOI
elencati da Platone che costituiranno dei veri problemi logici: PARADOSSI
FILOSOFICI E LOGICI: il mentitore, il sorite... quasi irrisolvibili. Gli Eristi
metteranno in dubbio la possibilit della predicazione: estremizzando
Parmenide mettono in dubbio la possibilit stessa del LOGOS. Giungono a
minare il LOGOS. Sviluppano degli argomenti basati sulla LOGICA
ARCAICA (cfr. Guido Calogero), logica basata sui fondamenti filosofici dei
Presocratici. [Anche] socratici minori. Gli Eristi si incontrano con i Cinici, coi
Cirenaici e finiscono per convergere in questo intendimento di minare il
LOGOS, che sarebbe "unit del molteplice", e quindi contraddizione! infatti si
pretenderebbe di tenere insieme essere e non-essere. Per Platone un problema
enorme: o egli risolve il problema della predicazione o la filosofia finisce e si
chiude con l'ESTI di Parmenide. Se non si salva il LOGOS, non si salva la
filosofia. Qui si gioca l'immortalit del LOGOS. Nesso anima-LOGOS-
filosofia. Nel "Sofista" c' la risposta di Platone al problema della
predicazione, e non si torner pi indietro: pietra miliare anche dal punto di
vista logico-linguistico. Come possibile l'unit del molteplice e quella
contraddizione parmenidea? cfr. Sofista. Per Socrate gli Eristi perdono il loro
tempo: non c' n salvezza n verit in questi. L'alternativa drammatica tra
l'ESTI di Parmenide (l'unico discorso vero e reale) e la posizione degli Eristi
(per cui nulla vero n saldo): da una parte una verit monistica, ferma, troppo
salda, che esclude tutto il resto, e dall'altro il VORTICE degli Eristi. Tutto
diventa un VORTICE in cui non c' pi Vero e Falso. Da una parte la violenza
(perch definitivo) di Parmenide, dall'altro degli Eristi che con la loro
imperizia (?) / vertigine / gioco (?) fanno passare il Falso per Vero e vice versa.
sfiducia a tutti gli uomini lo stesso inconveniente pu sorgere con i logoi.
[90 b]. Quei tali che perdono il lor tempo a ragionare pro e contro:
riferimento ai Sofisti e, in particolare, alla seconda generazione dei Sofisti, gli
Eristi Protagora, Gorgia e Prodico non furono Eristi. Tra i pi famosi Eristi
vi sono Eutidemo e Dionisodoro Eutidemo anche un dialogo di Platone. I
Sofisti non godono di buona fama, nonostante il dibattito dellultimo decennio
che ha portato ad una rivalutazione della Sofistica, ma per noi pesa il giudizio
di Platone ed Aristotele, estremamente negativo. In realt, quando loro
prendono di mira i Sofisti, pur non nominandoli, come accade in questo passo
(quei tali), si riferiscono ai Sofisti di seconda generazione, che determinano
uno spostamento della Sofistica, quindi un abbandono di alcuni temi filosofici
cari a Protagora e a Gorgia tema delleuleghein e le analisi linguistiche e
grammaticali (Protagora si occupa dei testi omerici). Gli Eristi invece sono
specializzati particolarmente nelle dispute, nel rendere pi forte il discorso pi
debole; non hanno interesse a cogliere il logos dellaltro, ma a prevalere
sullaltro. Il dialogo socratico quanto mai lontano dalla disputa sofistica; ma,
ai suoi tempi, venendo Socrate preso per un Sofista, anche la sua maieutica
filosofica passava per una disputa eristica c la costante necessit da parte di
Socrate di prendere le distanze dallEristica. Nel dialogo socratico, infatti, c
tuttal pi laccoglienza del logos dellaltro, anche se questo risulta capzioso e
provoca turbamento infondo sempre un dialogo allinsegna del so di non
sapere, per questo Socrate da sempre ragione allaltro. Il rapporto tra lErista
e laltro, al contrario, agonale, conflittuale, quasi violento: lErista deve tener
conto di ci che vuole far prevalere, e basta; cos il linguaggio una sorta di
arma; la sola necessit avere la meglio su tutti. Gli Eristi, come Eutidemo,
hanno sviluppato dei logoi, che vengono elencati, e che costituiscono dei veri e
propri problemi logici, dei paradossi filosofici paradosso del mucchio e del
mentitore (risolto nel 900). I paradossi logici non sono solo capziosi, ma quasi
irrisolvibili, e questo un problema per Platone. In particolar modo, gli Eristi
mettono in dubbio la possibilit della predicazione e del logos, estremizzando
la posizione di Parmenide. Gli Eristi sviluppano argomenti logici, basandosi
sulla logica arcaica (argomenti logici dei presocratici) studi di Guido
Calogero in merito. Non a caso gli Eristi condividono con alcune scuole
socratiche minori (Cinici, Cireneici) questo intendimento: il logos non
possibile, perch esso lunit del molteplice, la quale a sua volta non
possibile; inoltre il logos sempre in contraddizione, perch con esso si
pretende di tenere insieme essere e non-essere questo un problema per
Platone, e le soluzioni possono essere solo due: o si risolve il problema della
Per Platone questi instillano la sfiducia nei LOGOI e non sanno ragionare:
Platone eredita (?) il problema della misologia che uccide la filosofia. Questa
non pu esserci se c' quella. La misologia pi grave della misantropia, e gli
Eristi provocano sfiducia nella filosofia: la stravolgono. Con Cebte finiamo
per avere sfiducia per il LOGOS e la filosofia: se c' sfiducia nel LOGOS non
ci pu essere filosofia. Il filosofo si ferma per fare questo richiamo. Per Platone
la filosofia fatta di LOGOI (NB) e d'altra parte gli Eristi sono sicuramente un
problema che Platone eredita da Socrate: deve trovare una via d'uscita dal
dramma: Parmenide (l'unico LOGOS vero e reale quello che dice ESTI) VS
gli Eristi (tutto e il contrario di tutto, a seconda dei casi). SEVERINO: un
parmenideo, ha rilanciato Parmenide... PARMENIDE: concetto monistico e
violento di ALETHES. Qui Platone si trova davanti ad un'alternativa (molto
attuale): Verit monistica o la molteplicit degli Eristi, che giocano col Vero e
col Falso. Platone mira ad una Verit altra (o alta?) che non mira a farsi
dissolvere eristicamente; ma neanche parmenidea. Verit affidata al LOGOS
salvato, affidata al dialogo socratico.


















XL. Non dobbiamo fare come gli Eristi che non si riconoscono la colpa, ma
incolpano i ragionamenti. Gli Eristi non sono veri filosofi: non hanno
un'educazione filosofica, perch vogliono avere ragione a tutti i costi. Quando
discutono di un argomento... il rapporto che hanno con la verit... Socrate ha il
predicazione, oppure la filosofia si chiude con Parmenide. Se non si risolve il
logos non si pu salvare la filosofia il problema riguarda anche limmortalit
dellanima, connessa a quella del logos: se non si salva il logos, non si salvano
n lanima n la filosofia. Il nesso si complica, perch implica il logos, lanima
e la filosofia. Lexcursus sul logos la risposta che da Platone al problema
della predicazione, e da cui non si torner pi indietro pietra miliare anche
dal punto di vista logico-linguistico.
Per Socrate gli Eristi argomentano pro e contro e perdono tempo, senza che in
questo ci sia saldezza e verit. Lalternativa di Socrate drammatica, perch i
suoi due termini sono: lesti di Parmenide (discorso unico) o la posizione degli
Eristi, ai quali sembra che nulla sia vero e saldo; quindi da una parte c una
verit troppo salda, monistica, che esclude le altre e che si impone con una
certe violenza, mentre dallaltra parte ci sono gli eristi, per cui tutto diventa
una specie di vortice, e con la cui imperizia fanno passare il vero per il falso e
viceversa un gioco, una vertigine. Gli Eristi sono colpevoli, perch non
sanno ragionare, addossando ingiustamente questa colpa allo stesso logos, che
sarebbe per loro una contraddizione; gli Eristi instillano la sfiducia nei logoi, la
misologia ma dove c la misologia non c filosofia. Essi sono colpevoli di
produrre lodio verso i logoi, dicendo di essi che sono contraddittori. La
misologia, per Socrate, quasi pi grave della misantropia. Quei tali
producono, con ragionamenti capziosi, la sfiducia nella filosofia
inevitabilmente coinvolgono la filosofia. Il risultato, linconveniente, che non
solo si ha sfiducia nei logoi, bens, la misologia, comporta al contempo la
sfiducia nella filosofia la filosofia fatta di logos. Socrate si ferma per fare
questo richiamo. Per Platone la filosofia fatta di logoi; per questo rimane
nellesigenza di trovare una via duscita dal dramma di avere da una parte la
verit di chi dice esti (unico logos vero e reale), e dallaltra la vertigine di chi
dice tutto il contrario di tutto, del vero che falso e del falso che vero, di chi
relativizza la verit a seconda delle circostanze ma vero alette, quello
violento ed esclusivo di Parmenide. Socrate si trova di fronte ad unalternativa,
che molto attuale. Platone invece mira ad unaltra aletheia, che non si riduca
allesti, e che non dissolva eristicamente; questa verit sar affidata al logos
(salvato), cio al dialogo socratico.

XL PARAGRAFO. Non bisogna agire come gli Eristi, che non sanno
ragionare e danno la colpa ai logoi, proiettando su questi la propria mancanza,
e rendendosi maggiormente responsabili. Secondo punto: gli Eristi non sono
veri filosofi, perch chi ha educazione filosofica non vuole aver ragione a tutti
rispetto per la Verit, mentre quelli non si curano di questa [la verit] in ci di
cui stanno ragionando; ma di imporsi personalmente facendo passare/apparire
vere le loro tesi: non ricercano la Verit. Al filosofo interessa di ricercare la
Verit nella comunanza con gli altri, nel dialogo; mentre quello [l'Erista] ha
bisogno dell'altro solo per avere ragione su di lui. Socrate vuole distanziarsi da
questi: e la differenza sta in questo (nel rapporto con la Verit). E' pi
importante la Verit di Socrate stesso; il contrario vale per gli Eristi. IL
GUADAGNO (frase importante). Se Vero bene persuadersene, se Falso
l'inconveniente nullo, tutto sommato porta un beneficio per la buona morte.
Socrate dice: "io vivr": quindi o dice il Vero, oppure non ne viene nulla di
male, anzi, perch non ha angustiato gli amici con la propria morte. [parallelo
con la scommessa pascaliana]. La disposizione d'animo di Socrate la
"serenit": quello che conta la Verit. QUI PRESA DI POSIZIONE IN DUE
PARTI: 1. quello che Socrate sostiene un'idea di immortalit che legata al
LOGOS: di Socrate rester il LOGOS. Idea di immortalit molto vicina a noi.
Socrate si affider al LOGOS e non ne verr male: lascer i suoi amici
dialogando. 2. La Verit che sostiene Socrate chiede il consenso agli altri:
TERZA VERITA' rispetto alla posizione di Parmenide e a quella degli Eristi.
Verit che scaturisce dal dialogo con gli altri, che non ci pu essere senza
l'accordo con gli altri. L'intermezzo sulla MISOLOGIA importante, da qui il
dialogo prende una nuova piega. Non sono importanti le prove, perch al suo
LOGOS che affidata la sua immortalit, LOGOS affidato ai suoi amici. E da
qui l'importanza del LOGOS.
L'obiezione di Cebte e risposta di Socrate: la risposta importante perch qui
si trova una delle testimonianze decisive della posizione di Socrate: il congedo
dai fisiologi... con Socrate la filosofia entra nella POLIS. Socrate parla in
modo autobiografico -- la filosofia di Socrate ha sempre riferimenti
autobiografici -- e Socrate critico nei confronti dei fisiologi: contro
Empedocle, Anassagora, Archelao. In generale critico nei confronti di tutta la
filosofia precedente, lasciando da parte i sofisti, bersaglio invece della
misologia. Socrate prende posizione prima nei confronti dei sofisti (e rester in
eredit a Platone e Aristotele) e poi nei confronti dei fisiologi, i Presocratici.
Non tanto Eraclito e Parmenide, ma di quelli altri: la filosofia ateniese prima di
Socrate; nello specifico: Anassagora e Archelao. Dopo aver criticato questi,
Socrate parler della sua conversione/abbandono delle ricerche naturalistiche
per rivolgersi alla seconda navigazione (nome enigmatico): seconda
navigazione o fuga nei LOGOI. Le traduzioni sono molto fuorvianti: LOGOS
come "concetto" o "postulato": proprio NO! la scelta di Reale coerente con la
i costi; il vero filosofo ha rispetto della verit; gli Eristi si curano soltanto di
imporsi personalmente, di far apparire veri i loro discorsi, ma non si
interessano di ricercare la verit. Al filosofo interessa cercare la verit, ma
questa si trova nel dialogo, nella comunanza con laltro; lErista ha bisogno
dellaltro esclusivamente per far apparire vere le proprie tesi. Per il filosofo
pi importante la verit di Socrate; per lErista pi importante lEutidemo
della verit. Poi Socrate, con la sua ironia, parla di guadagno: se quello che
lui dice risulta vero, allora bene persuadersene; se non fosse vero, comunque
linconveniente non ci sarebbe, anzi, si avrebbe un beneficio infondo non si
sta lamentando con gli amici, perch Socrate si rimette tranquillamente alla
giustizia. La sua anima vivr, questo dice: se fosse vero tanto meglio
persuadersene; se fosse falso allora nulla di male, perch in nessun modo ha
angustiato/infastidito i suoi amici. Resta il fatto che la sua disposizione
danimo per la verit. Socrate prende posizione in due modi: 1) quello che lui
sostiene lidea dellimmortalit dellanima, sempre pi legata al logos quel
che rester di Socrate il logos, e Socrate si dispone in modo da affidarsi ad
esso, senza infastidire gli amici, ma solo parlando; 2) la verit che lui sostiene
richiede il consenso degli altri, scaturisce dallo stesso dialogo con gli altri si
tratta di una terza verit, rispetto allalternativa tragica fra gli Eristi e
Parmenide.
Lintermezzo sulla misologia serve a dare un nuovo slancio al dialogo: non
sono poi cos importanti le tre prove, ma ci che saldamente importante di
certo il logos, a cui affidata limmortalit di Socrate, poich la sua parola
affidata agli amici qui il nodo dellimmortalit.
La risposta di Socrate allobiezione di Cebete importante, in quanto la
testimonianza decisiva della posizione di Socrate congedo dai physiologoi ed
ingresso della filosofia nella polis. La filosofia di Socrate ha sempre degli
elementi autobiografici. La sua critica si rivolge in particolare a tre filosofi:
Empedocle, Anassagora e Archelao in generale critico nei confronti della
filosofia che lo ha preceduto, a parte i Sofisti, bersaglio della precedente
risposta. In questa parte del Fedone Socrate prende posizione prima contro i
Sofisti (eredit che lascia a Platone e Aristotele) e poi contro i physiologoi,
cio i presocratici, eccetto Eraclito e Parmenide. Quella che la filosofia
ateniese, prima di Socrate, in particolar modo la filosofia di Anassagora e
Archelao. Dopo aver criticato i physiologoi, Socrate parler della sua
conversione, cio labbandono delle ricerche naturalistiche, per rivolgersi alla
seconda navigazione, anche detta fuga nei logoi denominazione
enigmatica. In greco i logoi non sono la stessa cosa che logos: qui si parla
sua interpretazione: vede in Platone il fondatore della metafisica e sostenitore
della teoria dei principii. Noi manterremo il termine greco di LOGOS in tutta
la sua estensione e ambiguit. Qui vi una scelta decisiva da parte di Socrate,
che abbandona non solo le indagini naturalistiche; ma anche la ricerca delle
cause. Abbandona anche una imitazione della scienza: invece Socrate
rivendica l'autonomia della filosofia: Verit non riducibile al percorso
scientifico. 95a: confutazione del dubbio di Cebte. 95c: ricapitola l'esigenza di
Cebte. 95d: ... La perplessit di Cebte riguarda il fatto che l'anima fosse
sottoposta ad un processo di generazione e corruzione: serpeggiata (?) in tutto
il dialogo: la questione quella del DIVENIRE. Questa implica il passaggio da
ESSERE a non-ESSERE, e vice versa. Sulla base dei principi ontologici di
Parmenide impossibile il divenire: questo passaggio costituisce un problema
per tutta la filosofia Presocratica. Il grande problema del non-Essere nella
filosofia greca. Che cosa vuol dire non-Essere? se questo ha valore ontologico,
non si spiega il passaggio. Ripercussioni logiche e linguistiche. Il problema dei
contrarii ontologici ha queste conseguenze: inspiegabile la predicazione e la
SUMPLOCHE'. Socrate per rispondere inizia a criticare i fisiologi: Socrate
non spiega la generazione e la corruzione; ma parla della sua
esperienza/delusione come filosofo. Indagine sulla natura: PERI FUSEOS era
uno dei titoli preferiti dai Presocratici. FUSIS diverso dal nostro NATURA. I
greci intendono il principio da cui tutti gli enti derivano: quindi due questioni
distinte: 1. sull'essenza. 2. sull'origine di tutte le cose. FUSIS = essenza e
origine. Anche Socrate fu affascinato da queste ricerche: Socrate allievo di
Archelao. Socrate ha avuto a che fare con quella filosofia naturalistica --
massimo esponente Anassagora -- esportata dalla Magna Grecia ad Atene. Qui
rimembranza degli anni passati. L'impostazione delle ricerche naturalistiche: la
domanda sulla causa, per sapere perch ciascuna cosa si genera. ATTUALE.
Impostazione causalistica: interrogarsi sulla causa. Esempio su Maurizio
Ferraris: impostazione causalistica... si interroga su "perch". Ad esempio: la
causa della percezione. Fortemente influenzato dall'impostazione scientifica:
causa-effetto. Risalire dall'effetto alla causa. Socrate critica questo -- pagina
spartiacque -- e fa una sorta di DOSSOGRAFIA, riepilogo delle varie
posizioni. Socrate ci dice che i fisiologi si sono posti la questione degli
elementi: esigenza di trovare un principio unitario a partire dal quale spiegare
la natura di tutte le cose. Quello che Socrate qui contesta/critica -- al di l di
identificazione della FUSIS con gli elementi -- l'impostazione che vale per
l'EPISTEME ma non vale per la filosofia. Linea di demarcazione tra scienza e
filosofia tracciata da Socrate. Non contesta una dottrina precisa di questa
di concetti o postulati, ma sono traduzioni che non rendono Reale
traduce con postulati, perch, vicino alla scuola di Tubinga, segue la sua
interpretazione di Platone (metafisica e teoria dei principi), vedendo nella
seconda navigazione unesigenza di rigore filosofico. La seconda
navigazione una via che porta verso i logoi complessit semantica la
scelta decisiva dellabbandono delle indagini naturalistiche, del procedere per
causa-effetto, si una sorta di imitazione della scienza visione riduzionista
della filosofia. La scelta della seconda navigazione la rivendicazione
dellautonomia della filosofia e di una verit non riducibile alla ricerca
scientifica.

XLIV PARAGRAFO. [95 a c]. Inizia la terza prova e la risposta a Cebete.
Socrate ricapitola lesigenza avanzata da Cebete, il quale pensa che, nella
trasmigrazione dellanima, lanima termini dubbio sulla fiducia del filosofo
riposta nella vita al di l; lanima sottoposta ad un processo di corruzione,
come il corpo. Cebete dunque pone una questione che era latente nel corso di
tutto il dialogo, ossia la questione del divenire, pi che della corruzione: il
divenire implica il passaggio dallessere al non-essere e viceversa, e, sulla base
di principi ontologici sostenuti specialmente da Parmenide, impossibile il
divenire, perch non dato il passaggio dallessere al non-essere problema
della filosofia presocratica. Il grande problema della filosofia greca il non-
essere se il non-essere non ha, come invece lessere (Parmenide), un valore
ontologico, non si spiega il passaggio. Il problema dei contrari sul piano
ontologico, ha ripercussioni anche sul piano linguistico e logico; risulta
inspiegabile lintreccio di essere e non-essere nel logos e nella predicazione.
Socrate risponde alla questione, iniziando a criticare i filosofi naturalisti; lui
non spiegher a Cebete la generazione e la corruzione, ma inizia a raccontargli
la sua personale esperienza come filosofo, che in realt fu una delusione
indagini naturalistiche. Per physeos il titolo pi usato dai presocratici; dire
natura fuorviante, piuttosto i Greci intendono il principio da cui gli enti e
tutto ci che derivano. Questa accezione implica due questioni: la questione
dellessenza e la questione dellorigine ma non sono scindibili. La
physiologia prevedeva indagini sul mondo e sul cosmo; lo stesso Socrate era
rimasto affascinato da queste ricerche risulta che sia stato allievo di
Archelao, che insieme ad Anassagora un esponente della filosofia
naturalistica , che dalla Magna Grecia arrivata ad Atene, quindi anche
Socrate ha avuto a che fare con questi studi. Socrate va direttamente alla sua
esperienza, al ricordo degli anni passati. Limpostazione delle ricerche
DOSSOGRAFIA; ma qualcosa di pi profondo, fondamentale: contesta il
modo di porre la domanda. La domanda sulla CAUSA scientifica, ma non
filosofica. Socrate non contesta la scienza; ma che la filosofia possa ridursi alla
ricerca naturalistica, che la domanda filosofica sia uguale a quella scientifica.
Socrate si ritiene NON IDONEO: ironia di Socrate: un campo che lascio ad
altri, non fa per me. Qui riferimento ai filosofi precedenti (DOSSOGRAFIA):
Empedocle, Anassagora... com' possibile che mangiando pane aggiungo carne
alla carne? una domanda ontologica: com' possibile che dal pane che non
carne (non-carne) si generi la carne? Apparentemente una domanda
scientifica, invece rientra nella questione ontologica dei Presocratici: passaggio
di un contrario all'altro nella nutrizione. Per questo Socrate fa questi esempii.
Empedocle: figura leggendaria nel pieno del V secolo; di Agrigento. Vive
nella Magna Grecia e gi avanti negli anni si trasferisce nella Ionia: la
leggenda narra che si gett nell'Etna. Egli, vivendo nella Magna Grecia, fu
influenzato dalle teorie orfico-pitagoriche che abbraccia: convinto
dell'immortalit, della metempsicosi... e fa dei salti mortali per conciliare la
sua filosofia con l'orfismo. Anche Empedocle fa parte di quella teoria che si
interroga di NASCITA e MORTE di tutte le cose -- grandi temi pei Greci. Dal
punto di vista di Eraclito e Parmenide: come si danno se sono passaggio di
ESSERE in NON-ESSERE e vice versa? Se non si possono spiegare
ontologicamente, allora sono solo apparenza. Empedocle radicalizza questa
apparenza: quello che noi non vediamo l'incessante menomarsi delle quattro
radici che rimangono sempre identiche a loro stesse, e che si mescolano.
Empedocle la spiega mediante concordia e separazione (2 forze): la concordia
unisce, la separazione fa nascere la particolarit. Vicenda cosmologica del
tutto. Goethe lo am. Tentativo estremo di salvare il mondo dell'apparenza di
fronte all'ontologia radicale di Parmenide. Anche Nietzsche lo am. Questa
vicenda cosmologica del tutto ripresa anche da Anassagora: la figura di
filosofo pi importante ad Atene prima di Socrate. V secolo. Subisce un
processo e fugge. Coinvolto nelle vicende politiche di Atene. A noi interessa il
suo PERI FUSEOS: sostiene l'irrealt del nascere e del morire. Riprende la
problematica eleatica e Parmenide. Implicano quel passaggio non spiegabile. 2
fatti dell'apparenza sensibile. Socrate e Platone in questo sono influenzati da
Anassagora: Platone iscritto in questa linea dossografica: trovare elementi
immutabili nel mondo dell'apparenza sensibile. Anassagora e la nutrizione:
com' possibile quella cosa del pane e della carne? Introduce due punti
importanti: la dottrina degli elementi, le Omeomerie, i semi di tutte le cose:
tutte le cose costituite da particelle simili (OMOS): questo spiega il paradosso
naturalistiche segue diversi principi: la domanda sulla causa, che implica la
domanda sulla generazione, corruzione ed esistenza delle cose
limpostazione causalistica resta fino ad oggi, ed la domanda sulla causa;
infatti limpostazione tipicamente scientifica procede secondo landamento di
causa-effetto. Socrate critica questimpostazione. Egli fa una sorta di
dossografia, riepilogando varie posizioni. I physiologoi si son posti la
questione della causa, interrogandosi sullessenza e sullorigine degli elementi
per Talete lacqua, per Anassimandro lapeiron, per Anassimene laria.
Quindi si fa avanti lesigenza di trovare un principio unitario per spiegare la
natura di tutte le cose. Socrate, al di l dellidentificazione della physis con un
determinato elemento, critica limpostazione che vale per lepisteme (scienza),
ma che non vale per la filosofia. Socrate traccia una linea di demarcazione tra
la scienza e la filosofia; non contesta una dottrina precisa nella dossografia che
sta delineando contesta qualcosa di fondamentale, cio limpostazione, il
modo di porre la domanda. La domanda sulla causa scientifica e non pu
essere filosofica contesta che la filosofia si possa ridurre alla ricerca
naturalistica, la sua domanda non sulla causa. Con la sua ironia Socrate,
inoltre, dice di non essere idoneo a quel tipo di ricerche, un campo che lascia
ad altri, perch ha scoperto di non essere adatto ironia del so di non sapere.
C un riferimento a tre filosofi che lo hanno preceduto, i presocratici, che si
interrogano sulla physis di tutte le cose alcuni si pongono, ad esempio, la
domanda ontologica sul processo della nutrizione: come possibile che dal
pane, che non carne, si generi la carne (e cos via)? Apparentemente si tratta
di una domanda scientifica, in realt rientra nella riflessione ontologica che
attraversa la filosofia presocratica un esempio del passaggio da essere a
non-essere, da un contrario allaltro.
Empedocle una figura leggendaria, che vive, come Anassagora, nel pieno del
V sec.; di Agrigento, rimane sempre nella Magna Grecia, e solo alla fine
della sua vita si trasferisce nella Ionia. una figura leggendaria perch si dice
che si butt nellEtna furono trovati i suoi calzari, a prova del fatto che si
gett nel fuoco. Empedocle, vivendo nella Magna Grecia, fu molto influenzato
dalle teorie orfico-pitagoriche, ed convinto delle teorie dellimmortalit
dellanima e della metempsicosi cerc sempre di conciliare la sua filosofia ,
per physeos, con lorfismo. In ci che resta della sua opera (Per Physeos) si
capisce come Empedocle si interroghi sulla nascita e sulla morte delle cose
(grande tema della filosofia greca), dal punto di vista di Eraclito e Parmenide
come possono darsi la nascita e la morte , dato che sono un passaggio
dallessere al non-essere e viceversa? Se non si possono spiegare
di prima: nel pane e nella carne sono presenti le stesse particelle simili. In ogni
ente prevalgono alcune particelle (quantit-qualit). Anassagora introduce il
NOUS (IMPORTANTISSIMO): Mente non va bene, INTELLIGENZA? se le
particelle si possono riunire e separare, questo dovuto all'opera e al
movimento del NOUS: mente ordinatrice: produce e sovraintende l'ordine
cosmologico e ontologico. Se c' una mente che ordina, allora c' un finalismo:
fine, TELOS, e non "a caso". Il NOUS introduce il TELOS: ordina in vista di
un fine. Si tratta quindi di una TELEOLOGIA. Per Socrate quindi la domanda
deve essere coerente, e quindi la domanda da causalistica deve diventare
finalistica. Questo Socrate lo ritrova in Archelao, allievo di Anassagora e
maestro di Socrate. Archelao insiste nel passaggio di Essere in Non-Essere e
vice versa. La grande delusione di Socrate nei confronti della filosofia di Atene
(Anassagora e Archelao) quella di una mancata domanda finalistica. Critica
feroce ad Anassagora, e quindi al modello della scienza applicato alla filosofia.
L'impostazione causalistica tale per cui in realt mentre aveva trovato un
principio ordinatore monistico... Anassagora poi ricade nelle cause legate agli
elementi: ricade nella dottrina dei primi filosofi (cfr. 98b-c). Questa delusione
nei confronti dei fisiologi (i filosofi che studiano la FUSIS, i naturalisti) tale
che Socrate si convince della necessit della seconda navigazione: 99d.



















ontologicamente, la nascita e la morte sono apparenza (Parmenide ed Eraclito)
questa posizione radicalizzata da Empedocle, secondo cui il mondo
costituito da un incessante mescolarsi dei quattro elementi, che rimangono
identici a se stessi, cosa che noi non riusciamo a vedere. Egli spiega la
mescolanza con la concordia, che unifica gli enti, e la separazione, da cui
nascono gli enti che si separano i quattro elementi, secondo queste due forze
che agiscono, determinano luniverso e landamento del mondo. Empedocle fu
molto amato da Goethe, perch egli esprime il tentativo di salvare il mondo
dellapparenza, rispetto allontologia radicale di Parmenide.
Empedocle spiega il mondo come una vicenda cosmologica, cosa che viene
ripresa anche da Anassagora, il quale stato la figura pi importante ad Atene
prima di Socrate. Anche Anassagora subisce un processo e, non accettando la
condanna, fugge. Ci che ci interessa di Anassagora la parte della sua opera
Per physeos, in cui sostiene lirrealt del nascere e del morire riprende la
problematica eleatica. Il nascere e il morire non si spiegano, come non si
spiega il passaggio dallessere al non-essere sono due fatti che appartengono
allapparenza sensibile, ma sono irreali. Anche Platone si inscrive allinterno di
questa linea dossografica, nella ricerca di elementi stabili, di contro al continuo
divenire del mondo (apparenza) Platone influenzato da Anassagora.
Anassagora si interroga sul nutrimento e altre questioni, dando una spiegazione
per certi versi simile, per altri dissimile, a quella di Empedocle: Anassagora
introduce una dottrina degli elementi, che chiama Omeomeria tutte le cose
sono costituite da particelle/semi simili, e ci spiega quel passaggio fra i
contrari. Egli arriva anche a spiegare le differenze di quantit e qualit nel
mondo dellapparenza, che dipende dal prevalere di alcune particelle su altre.
Inoltre, Anassagora introduce il Nous, di difficile traduzione (mente,
intelligenza), che altri filosofi prima di lui non introdussero. Se le omeomerie
si possono riunire o separare, ci dovuto allopera e al movimento prodotti
dal Nous, in quanto mente ordinatrice (prima volta in filosofia) la mente che
sovrintende lordine ontologico e logico delle cose. Anassagora spiega come,
per opera del Nous, si sono separate terra ed aria laria pi leggera. Per
Socrate importante lintroduzione del Nous, perch lidea di una mente che
ordina implica il finalismo; ci che si produce non in base al caso, ma in base
ad un telos, un fine, secondo cui opera il Nous. Quindi, Anassagora non fa solo
una cosmologia e unontologia, ma anche una teleologia. Il problema che si
introduce questo: la domanda non pi sulla causa, ma sul fine, quindi una
domanda finalistica. Ma proprio qui naufraga limpostazione di Anassagora,
cio qui si ferma, ed egli torna a riproporre unimpostazione causalistica.













XLVIII. Socrate abbandona le indagini naturalistiche: non sono soltanto una
perdita di tempo; ma c' il pericolo che la sua PSYCHE diventi completamente
cieca. L'anima si accieca perch queste indagini richiedono l'uso dei sensi. Per
Socrate non sono necessari i sensi per arrivare alla Verit. LOGOI: cos'
questa seconda navigazione o fuga nei LOGOI? questo spartiacque tracciato da
Socrate viene ripreso nel '900: spartiacque per due tipi di filosofia: una che
riguarda all'EPISTEME, e una che segue Socrate. Filosofia ANALITICA e
CONTINENTALE. Ermeneutica filosofica di Gadamer. Gi Heidegger che
per aveva il problema che Platone il padre della metafisica: un problema
far riferimento a Platone e al suo Socrate. E' l'Ermeneutica che rivendica
questa fuga nei LOGOI, la filosofia, che non ha come modello l'EPISTEME.
Per Gadamer Socrate il filosofo per eccellenza: Socrate modello inimitabile
ma da imitare. I filosofi della natura pretendono di avere un accesso immediato
alle cose. II navigazione una metafora: il caso estremo in cui si rema non
essendoci vento. Per Gadamer questa fuga nei LOGOI un passaggio epocale,
perch il congedo delle indagini naturalistiche anche da parte di Platone, etc.
La filosofia non sar pi come quelle dei Presocratici. Ma [decisione] decisiva
anche per la filosofia continentale: questa fuga che la differenzia dalla
filosofia analitica. "Seconda" importante perch vuol dire "ulteriore".
Attraverso i LOGOI non si pretende l'accesso immediato alle cose: varco
attraverso il linguaggio (i LOGOI) per l'intellegibile. "nel modo in cui noi
parliamo delle cose in ci la verit delle cose"... Gadamer che traduce il
Fedone. La II navigazione il modo in cui noi parliamo delle cose (i LOGOI).
I discorsi della quotidianit (???). Se traduco POSTULATI re-introduco
un'istanza epistemologica. Vuol dire anche un'Apertura verso l'Altro che il
un problema che Socrate riscontra anche nel suo maestro Archelao, allievo di
Anassagora. Il giovane Socrate va a scuola da Archelao, ma ne riceve una
delusione: egli pensa che, pur occupandosi di cosmologia, si possa pervenire
alla domanda sul fine, ma questo, per Socrate, non avviene critica feroce ad
Anassagora che Platone mette in bocca a Socrate. Limpostazione causalistica
tale, secondo il Socrate platonico, che Anassagora, pur avendo trovato il
principio monistico e ordinatore nel Nous, sia ricaduto comunque
nellimpostazione causalistica, quella che aveva costituito la dottrina dei primi
filosofi.
[98 b c]. Socrate parla di questa delusione nei confronti dei physiologoi e
della filosofia ad Atene, motivo per cui egli si convince della necessit della
seconda navigazione.

XLVIII PARAGRAFO. La decisione di Socrate quella di abbandonare le
indagini naturalistiche; non perch siano senza effetto, ma perch in esse si
insidia il pericolo per la psych di diventare completamente cieca. Leffetto
delle indagini naturalistiche laccecamento dellanima, perch esse
richiedono i sensi, soprattutto la vista, la quale non necessaria, invece, per la
ricerca filosofica. per questo che Socrate si rifugia nei logoi.
Che cos questa fuga? uno spartiacque che traccia Socrate, ripreso anche
nel 900, per differenziare due tipi di filosofia:una che guarda allepisteme, ed
una invece che pensa che la via da seguire sia la seconda navigazione di
Socrate, ossia lermeneutica filosofica (Gadamer) anche Heidegger faceva
riferimento alla seconda navigazione, ma rimane che per lui Platone sia il
padre della metafisica. Lermeneutica filosofica rivendica la fuga nei logoi,
rilanciando una filosofia che non abbia come modello la scienza. Socrate
importante per Gadamer e per la filosofia continentale, divisa dalla filosofia
analitica, proprio per questo motivo; Socrate il filosofo per eccellenza per
lermeneutica filosofica per lamore per la sophia, la veglia.
Il timore di Socrate quello di accecare la propria anima, come fanno i filosofi
della natura, che si avvalgono dei cinque sensi e pretendono di avere un
accesso immediato alle cose, che la percezione. La seconda navigazione
una metafora con cui i Greci si riferivano al caso estremo in cui la nave, per
assenza di vento, non poteva che essere spinta dai remi una navigazione
altra, meno diretta, che nel Fedone diventa la fuga nei logoi. Per Gadamer si
tratta della svolta epocale della filosofia greca, perch il congedo dalle
indagini naturalistiche, da parte di Socrate, Platone e la filosofia successiva
passaggio cruciale per la filosofia greca e anche per quella continentale. La
dialogo socratico: DIALETTICA nasce da questa fuga nei LOGOI -->
DIAIRESIS. Nel Fedro si ritorna su queste cose. A Socrate non interessa
l'impostazione causalistica, gli interessa l'impostazione finalistica. Gli interessa
fare questa domanda attraverso i LOGOI = DIA LOGOI (cfr. Sofista). Non c'
un accesso immediato agli enti; ma li conosciamo attraverso il modo in cui ne
parliamo con gli altri: questo importante per Heidegger. La domanda filosofica
ha una sua autonomia sulla domanda scientifica. Domanda sul SENSO, sul
FINE; ma non sulla CAUSA. Questa questione divide ancora il campo della
filosofia.
Questione dell'anima nel contesto dell'argomentazione dei contrarii:
immortalit dell'anima ricavata dall'argomento dei contrarii. 2 parti: 1. mito
escatologico di come Platone si figura la terra. Stravagante con dei passi che
preludono al mito della caverna nella Repubblica. 2. le pagine dedicate alla
fine di Socrate. Scorsa volta: fuga nei LOGOI. Decisivo per il Platone
dialettico. Ora una sorta di frattura. Stacco. Da notare. 101: rinvio alla
"dottrina" delle idee (Reale: principii) sottesa all'argomento dei contrarii. La
dottrina ritorna ciclicamente: dottrina cardine della metafisica di Platone per
cui gli ONTA (enti) di questo mondo sono nella misura in cui partecipano alle
idee. Idea della PARTECIPAZIONE (avere parte). C' una priorit ontologica
delle idee (EIDOS) sugli enti che le partecipano. L'oggetto concreto ha
ONOMA (nome) perch partecipa all'idea di... Il nome sancisce l'appartenenza
dell'ente all'idea. Partecipazione sancita dal nome.
Categorizzazione/articolazione della realt attraverso l'idea e il nome. Ogni
idea ha un nome. Rapporto idea-nome. La dottrina delle idee relativamente
semplice: mentre complicata l'argomentazione sui contrarii. 102b (L): il tema
delle idee contrarie che si escludono a vicenda: qui c' la tesi che ciascuno di
noi partecipi ad esempio all'idea di "uomo", per ciascuno di noi partecipa
anche ad esempio all'idea di grandezza/piccolezza e non in relazione con gli
altri. Essere al contempo pi grande e pi piccolo non costituisce un problema,
a seconda delle relazioni in cui compaio. Ciascuno di noi partecipa a pi idee,
o meglio, a pi generi (Platone). Partecipare contemporaneamente a grandezza
e piccolezza non contraddizione. Ci non toglie che grandezza e piccolezza
siano contrarii. Per la grandezza non pu partecipare del suo contrario. Limite
della partecipazione. Se la grandezza deve rimanere tale, non pu partecipare
del suo contrario. Obiezione di uno (cerca chi): ma non viene cos smentita la
generazione? Platone risponde: ci sono sempre due piani: il piano degli enti
concreti che possono partecipare a contrarii assieme e poi il piano dei contrarii.
La filosofia fatta di finezze. Prima parlano degli enti, ora del contrario in s.
seconda navigazione si distingue dalla prima, perch questultima la pretesa
dellaccesso immediato alle cose; la seconda passa per i logoi (linguaggio) e
tende allintellegibile. Gadamer traduce questo passo dicendo che lui si rifugia
nel modo in cui noi parliamo delle cose e in ci risiede la verit delle cose.
La fuga nei logoi lanamnesi del linguaggio la filosofia non presume pi di
vedere le cose nella sua immediatezza, ma un dialogo, la fede nella parola
dellaltro questa lispirazione dellermeneutica. Cos la filosofia entra nella
polis, scoprendo la sua vocazione etico-politica. I logoi sono i discorsi perch
se dico postulati faccio valere listanza epistemologica sono i discorsi della
quotidianit, e qui la verit. La seconda navigazione lingressi della
filosofia nella polis, e soprattutto unapertura verso laltro, apertura che passa
per il dialogo socratico e nella dialettica di Platone nel Fedro ritorner questo
discorso. La dialettica nasce da questa fuga nei logoi; la diareisis (dialettica
platonica) non pu fare a meno dellaltro. A Socrate non interessa
limpostazione causalistica e la domanda sulla causa; bens interessato alla
domanda finalistica questo ha imparato dai filosofi ateniesi. La domanda
passa attraverso i logoi dia-logoi (dialoghi); non c un accesso immediato
agli enti, alle cose; ma li conosciamo nel modo in cui li incontriamo e ne
parliamo con gli altri. Questa la grande differenza tra Socrate e i presocratici;
e lo stesso spartiacque vale anche oggi la domanda filosofica ha una sua
autonomia rispetto alla domanda scientifica.

Temi: argomentazione sui contrari, per la questione dellimmortalit
dellanima; II mito escatologico, cio la narrazione del modo in cui Platone si
figura la terra, passi che preludono al mito della caverna (Repubblica); infine
c lultima parte sulla morte di Socrate.
Pag. 101. C qui uno stacco, dopo la parte sulla II navigazione. C un rinvio
alla dottrina delle Idee, che ritorna ciclicamente nel dialogo, e che sottesa
allargomentazione sui contrari dottrina cardine della filosofia platonica. Gli
enti del mondo sono nella misura in cui partecipano delle Idee; importante
lidea della partecipazione, perch sottolinea la priorit ontologica delleidos
sugli enti che vi partecipano. Gli enti hanno un nome perche partecipano delle
Idee: lonoma sancisce lappartenenza dellente allIdea; larticolazione della
realt avviene attraverso i nomi, che corrispondono alle Idee. La dottrina delle
Idee relativamente semplice; complicata largomentazione sottostante.

PARAGRAFO L. Il tema quello delle Idee contrarie. Per la prima volta
incontriamo la tesi per cui ciascuno di noi partecipa allIdea, ad esempio, di
Platone si avvia verso la distinzione ontologica importante per il rapporto coi
Presocratici: distinzione tra gli enti concreti e le idee. Inconciliabilit delle idee
contrarie (dei contrarii ideali). Un contrario non pu essere mai contrario di s
stesso/medesimo. Qui ne va della filosofia: altrimenti finirebbe la filosofia.
Non siamo ancora alle fatiche di Aristotele che per primo formula il principio
di non-contraddizione. Caldo/Freddo sono principii; mentre neve/fuoco sono
enti. E' una questione non solo logica; ma ontologica. Platone fa un esempio
ricavato da due elementi naturali: non a caso per il loro ruolo nei filosofi
Presocratici. Estensione del principio: neve vs. caldo. Esempio del dispari e del
pari: tanti significati per la filosofia di Platone. I numeri sono importanti per
Platone. Nella formulazione di Platone incontro importantissimo coi Pitagorici.
La scuola di Tubinga: le idee di Platone non si riducono ai generi sommi; ma
alle idee numeri: 1 e la diade (2). Il dispari e il pari sono principi ontologici da
cui si ricava tutto. Il problema dell'incontro di 1 e diade. Filosofia dei principi
matematici. Nell'esempio rinvio ai pitagorici. Dispari/pari = sono contrarii.
Non si possono conciliare. L'idea si costituisce attraverso il nome: il
mantenimento del nome il mantenimento dell'idea. I due principi di Platone:
en=uno, duas (o dias???)=due o diade. Tutto deriva da qui. il tre deriva dall'uno
e dalla diade. en=l'idea dell'unit; unit anche dell'idea. Mantiene unita l'idea.
Forse il due pu essere addirittura pi grande dell'uno? Sono numeri e non solo
numeri: sono anche principii. 3=1+2, per apre la serie numerica; dischiude la
serie numerica. meno importante del 1 e del 2. Tra 1 e 2 e il resto c' uno
scarto anche ontologico. La filosofia di Platone una filosofia del 2, della
diade. IMPORTANTE per tutta la filosofia greca e per la filosofia della
matematica. Il 3 gi moltitudine, molteplice, il molteplice. Dopo i principii 1
e 2 vengono i molti: le molte altre cose. Il dispari e il 3 non sono la medesima
cosa. Il 3 partecipa del dispari, cos come la neve partecipa del freddo. E cos il
5 e la met [dispari] della serie numerica. Esempio calzante del 3: partecipa del
dispari pur non identificandosi col dispari, comunque vale il principio dei
contrarii: come neve e fuoco. Il 3 non pu partecipare del pari. Se il 3
partecipasse del pari, perderebbe la sua OUSIA, la sua essenza. Differenza di
predicati essenziali e accidentali. L'idea del dispari inerisce in modo essenziale
al tre: non sarebbe pi tre se partecipasse al pari. L'anima partecipa all'EIDOS
della vita in modo essenziale; non pu partecipare all'EIDOS della morte. La
questione dei contrarii. La questione della distinzione tra inerire
essenzialmente e inerire non essenzialmente. Aristotele costruisce su basi
platoniche. Il piano filosofico il bisogno del concetto di 2, di diade. Sono
principii. Il 2 ha connessione col diverso, con l'eteron, se l'1 invece l'identico.
uomo; ma allo stesso tempo ciascuno partecipa, per esempio, anche allidea di
grandezza e piccolezza, per cui si pu essere messi in relazione con gli altri
si pi piccoli o pi grandi rispetto a qualcuno e il fatto di essere pi grandi
e pi piccoli allo stesso tempo non costituisce alcun problema, perch dipende
dalla relazione in cui ci si trova. Questa la prima constatazione: ciascuno
partecipa a pi Idee, o a quelli che Platoni chiama generi. Seconda
constatazione: non un problema partecipare al contempo a due Idee non c
contraddizione. Ma vero che la grandezza e la piccolezza sono contrari: le
Idee non possono partecipare ciascuna al proprio contrario se la grandezza
partecipasse allIdea della piccolezza verrebbe meno e viceversa [fino a 103 a].

PARAGRAFO LI. Cebete obietta: prima si diceva che le cose si generano dai
contrari; ma quelli sono in realt gli enti concreti distinzione del piano degli
enti, che possono partecipare ai contrari, e il piano delle Idee che gi il piano
dei contrari. Cebete non ha colto la finezza delle due argomentazioni grande
coerenza di Platone. Allora si parlava della generazione degli enti dai propri
contrari; qui si parla del contrario in s. Platone si sta avviando ad una
distinzione ontologica importante, che sar una risposta a questioni poste dai
presocratici (Parmenide ed Eraclito). Si conviene quindi sul punto che il
contrario non pu mai essere il contrario di s medesimo Aristotele sar il
primo a formulare il principio di non contraddizione altrimenti non ci
sarebbe il loghizestai, n il parlare, ed ci che volevano i Sofisti.

PARAGRAFO LII. Ora i due principi sono il caldo e il freddo e gli enti che vi
partecipano sono il fuoco e la neve: la neve non pu incontrare il caldo, se no
perirebbe, e lo stesso vale per il fuoco, che non pu partecipare del freddo
questione ontologica. Questo esempio ricavato da due elementi naturali, che
non sono scelti a caso, perch rinviano alla tradizione presocratica. Quindi, la
neve, partecipando dellIdea del freddo, tanto da prenderne la forma, non pu
partecipare allIdea del caldo: a partire da ci si introduce un altro esempio,
quello dei dispari e dei contrari. Essi sono importanti per il significato che
hanno nella filosofia di Platone; i numeri son sempre stati una preoccupazione
di Platone lincontro con la filosofia pitagorica stato determinante. Secondo
linterpretazione della scuola di Tubinga, le Idee di Platone non si riconducono
ai generi sommi, ma alle Idee numero luno e la diade, cio il dispari e il pari
in quanto principi numerici e ontologici da cui si ricava tutto. Per Platone si
tratta di far incontrare luno e la diade problema lasciato dalla filosofia
pitagorica. Gli esempi della neve e del fuoco, ripresi dai physiologoi, e del
Il 2 dischiude l'1. La diade quasi pi importante dell'1: dalla diade scaturisce
la molteplicit degli enti e il divenire. L'ultimo Platone una riflessione sui
principii matematici (bravi quelli di Tubinga). L'anima immortale perch
connessa essenzialmente (in questo caso all'OUSIA) della vita. Quindi
Immortale, Imperitura, Incorruttibile. 106b: dove vanno a finire le anime? se
l'anima non immortale allora 'sti cazzi di prendersene cura. Valenza etico-
politica. Se immortale ha un destino oltre il corpo. la totalit del tempo che
conta; non solo questo breve [tempo] della mia vita. Il tempo del mondo in cui
si svolge il destino etico dell'anima dopo la morte ---> 107c. Se l'anima
terminasse, ci guadagnerebbero i malvagi. Essendo imperitura, si porta dietro
con s ci che ha compiuto. L'anima attesta ci che io ho fatto. Sincretismo di
filosofia e teologia cristiana. la partita non si gioca qui; ma al di l, e quella l
molto pi importante di questa. Argomento capitale dal punto di vista
teologico, etico e politico. cfr. Jacob Taubes. Questa corrente orfico-
pitagorico-platonica si innesta nell'ebraismo (a cui estranea) e da luogo alla
teologia cristiana dell'immortalit dell'anima. Qui inizia una riflessione
cosmologica che guarda soprattutto alla terra. Per i primi fisiologi la terra era
piccola, e galleggiava su un'immensa distesa d'acqua. 109a: la terra
straordinariamente grande. Noi abitiamo in una cavit della terra. Da qui nasce
il mito della caverna. La filosofia uscire dalla caverna. Noi abitiamo in
caverne senza esserne consapevoli. Ma l'interesse qui non geografico; ma
esistenziale. Solo ai filosofi dato uscire. Interessante il paragone con il mare:
nel mare filtra il sole e non si immagina che ci sia un confine/limite del mare.
Noi abitiamo dentro una sorta di cupola e non vediamo cosa c' al di l del
limite. Il cielo chiuso da una volta, non infinito. Oltre il cielo c'
l'Iperuranio. Il cielo finito, una sfera... dopo il cielo c' l'etere. 113d (LXII):
chiarissima l'idea di pene/meriti eterni; c' anche un luogo di espiazione --->
purgatorio ante litteram. Tartaro=Inferno. La proporzione riguarda il diritto
greco. Questo si proietta/traduce nel destino dell'anima. Per i greci uccidere
con ira era una scusante/attenuante. Il riscatto possibile anche dopo. L'anima
pu essere purificata. Per trovare un riscatto: salvata, sanata. La questione
teologica della salvezza dell'anima. Il destino migliore non del santo; ma del
filosofo. Questi si preparato alla morte nell'esercizio della filosofia che
allontana dal corpo e anticipa la purificazione. Questi la compie gi durante la
vita. Questo differenzia il filosofo dal non filosofo, perch l'anima del filosofo
gi purificata. Il premio l'anima pura con un grande destino o la filosofia
stessa? il filosofo partecipa della SOFIA; ma il premio? Platone non risponde.
Domanda inquietante.
dispari e del pari, ripresi dai pitagorici, non sono casuali. Il dispari non si
concilia con il pari, perch sono contrari. Lidea si costituisce attraverso il
nome: il mantenimento del nome il mantenimento dellidea per cui il
dispari dovr sempre avere questo nome. Per Platone i principi sono: en
(uno) e duas (diade, due) tutto deriva da qui. Lo en importante: lidea
dellunit; luno tiene ferma lIdea. Ma il due ha un ruolo altrettanto o anche
pi importante. Essi sono numeri e sono principi; dopo viene il tre, la somma
delluno e del due, ma anche il numero che apre la serie numerica, e che
possibile perch vi sono luno e il due. Vi uno scarto ontologico, per Platone,
tra luno, il due e il tre. La filosofia di Platone la filosofia della diade,
concetto importante della filosofia greca e della matematica. Dopo luno e il
due c la moltitudine, il tre. Il dispari ed il tre non sono la medesima cosa; il
tre un numero dispari, che partecipa del dispari, cos come la neve partecipa
del freddo e dopo il tre anche lintera met della serie dei numeri partecipa
del dispari. Si dipartono due serie di numeri: il pari e il dispari. Il tre partecipa
del dispari, pur non identificandosi con esso vale il principio dei contrari,
come per la neve, che non pu incontrare il caldo, e cos il tre non pu
partecipare del pari. Lesempio del tre calzante; la stessa ousia del tre il
dispari; infatti, se partecipasse del pari, si dissolverebbe nella sua essenza poi
Aristotele chiarir questo problema, introducendo la distinzione tra i predicati
essenziali, che ineriscono allessenza di un ente, e i predicati accidentali, che
non ineriscono allessenza. Quindi, la partecipazione del tre al dispari
essenziale. La questione sollevata quasi strumentalmente, per dire che
lanima partecipa alleidos della vita in modo essenziale, per cui non pu
partecipare alleidos della morte. La grande questione dei contrari si lega
quindi alla questione di ci che inerisce essenzialmente o meno due punti che
avranno enormi sviluppi.
In che modo il numero due filosoficamente interessante? Il due ha attinenza
con la questione dei contrari. Il due/la diade necessario come concetto,
filosoficamente, posto accanto alluno non pu esserci soltanto luno, che si
somma, poich per farlo ho gi bisogno del principio della diade. Il due
leteron, il diverso, mentre luno lidentico la diade introduce la differenza
rispetto allidentico. In questo senso la diade, per Platone, pi importante
delluno, perch da essa nasce il divenire, rispetto alla quale resta solo la
staticit delluno. La riflessione di Platone, in questo senso, sui principi
matematici Tubinga.
[106 b]. Ora il tema si sposta nuovamente sullanima, che partecipa dellIdea
della vita e non pu essere connessa alla morte quindi imperitura e






































incorruttibile. Questione che ci si pone: dove vanno a finire le anime? Discorso
etico: bisogna curarsi dellanima, proprio perch immortale e non mi
indifferente; essa ha un destino ulteriore rispetto al corpo, per questo
importante averne cura. Conta la totalit del tempo, non il tempo irrisorio della
vita terrena; nel tempo del mondo lanima rischia di preservarsi uno specifico
destino, a seconda di come mi comporto.

PARAGRAFO LVII. Se lanima terminasse come termina il corpo, questo
sarebbe un guadagno per i malvagi; ma lanima, che imperitura, porta con s
ci che essa stessa e che ha fatto di importante questo il punto cui attinge
il Cristianesimo, riguardo alle pene e ai meriti eterni. Il discorso di natura
etica, poich la partita si gioca non nel mondo terreno, ma nellal di l, per cui
conta il tempo totale del mondo; si tratta di un discorso capitale dal punto di
vista teologico, etico e politico la ricompensa futura diviene unarma politica
di riscatto. La corrente orfico-pitagorica e platoni si innesta poi nellebraismo
dando lluogo alla visione cristiana limmortalit dellanima estranea
allebraismo. Platone sostiene ci sia un percorso, bench invisibile, verso
lAde.
Inizia ora una riflessione cosmologica da kosmos (ordine) cio una
riflessione sullordine del mondo; in questo caso Platone guarda soprattutto
alla Terra. I primi physiologoi si immaginavano la terra come una piccola
superficie galleggiante su di una immensa distesa dacqua.

PARAGRAFO LVIII. La terra, poich ferma, esempio di equilibro, per
Platone; essa straordinariamente grande, mentre gli uomini occupano una
piccola parte della sua superficie; la Terra formata da cavit, e gli uomini ne
abitano una da qui nasce il mito della caverna, che ha un valore gnoseologico
ed esistenziale. Prima che la filosofia liberi lessere umano, egli vive nella
condizione di chi sta dentro la caverna e guarda il fondo, sui cui scorrono le
ombre, che luomo crede siano enti reali; la filosofia costituisce luscita dalla
caverna, dopo di cui luomo rimane accecato dal sole e scopre che ci che
vedeva sul fondo della caverna non erano che pervenze, ombre degli oggetti
che stavano fuori. Questo mito indica la condizione ontologico-esistenziale
delluomo, che abita, qui si dice, in una cavit della terra; solo ai filosofi spetta
di uscire dalla caverna. Luomo non consapevole di abitare in una cavit, ma
pensa di abitare sulla superficie della Terra. Viene fatto un paragone con il
mare; chi vive nelle profondit del mare pensa che il cosmo sia quello, perch
filtra la luce del sole, quindi non immagina ci sia un confine del mare. Platone






















LXIII. (la morte di Socrate che testimonia fino all'ultimo la sua scelta di vita.
La sua morte una testimonianza). Tiro a lungo il mio MUTHOS, la mia
favola. Socrate non crede alle prove e lascia intuire che non crede ad
un'immortalit effettiva; ma crede a quella affidata al LOGOS e a quelli che
restano e che porteranno la mia testimonianza. Socrate non ha da temere nulla,
come chi ha curato la sua anima, studiando, apprendendo, e guardando a quei
valori che sono ornamento dell'anima: le virt cardinali. FARMAKON
ambivalente: medicinale, rimedio; ma anche il veleno. Critone si preoccupa
delle ultime volont di Socrate. Socrate risponde che non c' bisogno di fare
promesse: nulla di nuovo (???), prendendovi cura di voi. Ironia si Socrate:
l'anima del filosofo, pura, vola via e si congeda, e non viene presa/intrappolata
al corpo che si vuole seppellire. La domanda sulla sepoltura ha per tema il
corpo, non l'anima: quindi una domanda futile. Critone torna sempre alla
questione del corpo... quando Socrate pensa a tutt'altro. Per Critone come se
prevalesse il pericolo della morte: vede il cadavere, la sua oggettualit, e lo
pensa/confonde per Socrate. Critone insiste e non si convince che Socrate sar
convinto che noi si abiti in una sorta di cupola e non immaginiamo questo
limite; il cielo non linfinito, perch oltre esso vi sono letere e liperuranio, il
luogo delle Idee.

PARAGRAFO LXII. chiara lidea che ci siano delle pene e dei meriti eterni,
soprattutto lidea che esista un luogo di purificazione dellanima che nella
teologia cristiana il purgatorio, dove lanima espia le sue colpe. La
preparazione riguarda il diritto greco: a seconda della gravit della colpa esiste
una diversa pensa cos vale per la condotta dellanima in vita, a cui spetta, a
seconda delle circostanza, una pena o un merito diversi. Il riscatto possibile
anche in seguito alla morte, perch lanima pu essere purificata e sanata da
qui si apre la grande questione teologico-cristiana sulla salvezza dellanima. Il
destino migliore in assoluto quello del filosofo vi una sorta di santit
del filosofo. Egli colui che si prepara alla morte, tramite lesercizio della
filosofia, che allontana dal corpo, un percorso di purificazione operante gi in
vita. Lanima del filosofo quindi gi staccata dal corpo, perch la filosofia
questo stesso percorso di purificazione che le altre anime dovranno compiere
nella vita al di l. Per questo il destino migliore quello dellanima del
filosofo. Platone non spiega se la filosofia sia questo mezzo per raggiungere la
salvezza o se essa non sia gi un premio del filosofo. Questa domanda rester
ad inquietare i filosofi.

Epilogo. La morte di Socrate testimonia la sua scelta di vita fino allultimo e
senza ombra di titubanza.

PARAGRADO LXII. Tiro a lungo la mia favola (mythos): Socrate non
crede veramente alle tre prove, ma sicuramente crede allimmortalit affidata
al logos, portato come testimonianza da quelli che restano dopo di lui. Non ha
da temere nulla chi in vita ha curato la propria anima, che ha guardato a quei
valori che sono ornamenti dellanima, non del corpo giustizia, fortezza,
libert e verit. Pharmakon un termine usato nella sua ambivalenza: il
medicinale, il rimedio ed anche il veleno.

PARAGRAFO LXIV. Critone si preoccupa delle ultime volont di Socrate,
che risponde che non c bisogno di fare promesse, ma basta avere cura di se
stessi e nulla di nuovo. Purch riusciate a prendermi: ironia di Socrate, in
quanto lanima del filosofo quella che vola via e si congeda dal corpo. La
domanda di Critone in merito alla sepoltura ha, ancora una volta, il corpo come
altrove dopo aver bevuto la cicuta. Socrate un po' vero che "consola", non
credendo effettivamente all'immortalit [dell'anima]. La difficolt di Critone
quella di separare/pensare Socrate dal corpo. L'identit di Socrate nell'anima
e non resta nel corpo. Questo conferma l'insignificativit del corpo. Perch
preoccuparsi del corpo, se non pi Socrate? L'identit di Socrate. Ritorna la
questione dei LOGOI e della fuga nei LOGOI. Fa male all'anima. Il lavarsi
un atto ???: chi per tutta la vita si purificato mediante la filosofia. Socrate lo
fa perch altri non debbano lavare il suo corpo. Affiora questo pensiero: Noi
che restiamo pensiamo alla nostra sventura. Il confronto con la morte del
maestro e dell'amico: saremo orfani. Il tramonto del sole, preparazione alla
dipartita. Le donne e i bambini fanno parte di un mondo dell'immanenza, della
quotidianit che non fa parte della filosofia, e quindi rimante coi suoi amici
filosofi. Le donne e i bambini fanno parte della dimora domestica. Romane coi
filosofi. Al tramonto doveva bere la cicuta. Socrate non se la piglia col messo
degli Undici. Socrate quello che porta la filosofia nella citt, nell'Agor:
capace di parlare con tutti, anche col suo carceriere (il messo). Tensione tra il
destino che incombe: nesso tragico di tragedia (in senso greco) e
l'atteggiamento non tragico di Socrate. Qui una svolta nella filosofia e nella
cultura greca, segnata dal tragico destino che incombe, dal quale non c' via
d'uscita o scampo: il singolo resta muto. Il tragico incombe sul messo, sugli
amici, mentre in Socrate resta una serenit non soltanto come scelta
temporanea, ma filosofica e contro il tragico: si sottrae alla tragicit
continuando a parlare con gli amici, affidando[si?] attraverso il LOGOS, a
loro, ai suoi amici. La parola la via d'uscita dal tragico. Platone non potr pi
prescindere da questo. Con quanta serenit Socrate parla del veleno. Critone fa
notare che c' ancora un po' di tempo. Socrate potrebbe ancora godere dei
piaceri della vita prima di morire. Socrane non cede MAI. Altri godono perch
pensano diversamente da Socrate: ma questi crede che l'anima sia immortale e
la morte una liberazione. Non ha senso indugiare, cosa assai ridicola.


LXVI. L'unica preghiera di Socrate che il trapasso/il transito/la liberazione
avvenga felicemente. C' questa discrepanza/tensione tra coloro ce lo
circondano, che restano, e Socrate. La differenza nel tragico. La tragedia isola,
separa. Si piange la propria sventura nel venir abbandonati, nel rimanere soli
dall'amico che muore. Critone addirittura va via... il pianto, atto di egoismo...
va via e abbandona Socrate. Socrate li sprona, li esorta. Siate forti e state
quieti. Sta sopraggiungendo il rigor mortis. L'effetto a partire dalle estremit,
tema, e non lanima Critone ritorna sempre al problema del corpo. Per
Critone prevale il pensiero della morte di Socrate come cadavere; vede
loggetto e non pi la persona di Socrate, ma la sua oggettualit. Critone pensa
come se Socrate volesse consolare se stesso e gli altri anche se il dialogo ha
in fondo il senso di una consolazione. La difficolt di Critone quella di
separare lanima dal corpo e di concepire il fatto che Socrate non nel corpo
che verr sepolto lidentit di Socrate non pi nel corpo, ma nellanima,
che abbandona il corpo e lo lascia insignificante. Questione dei logoi: parlare
scorrettamente non solo una cosa brutta (Sofisti), ma fa male allanima.

PARAGRAFO LXV. Socrate si va a lavare atto ulteriore di purificazione.
Per la prima volta affiora il pensiero che la morte di Socrate sia una sventura;
rimangono tutti pensierosi. Anche il tramonto del sole simbolo della dipartita.
La visita dei figli e delle donne il simbolo della materialit che resta anche
questo fa parte della preparazione al congedo dal mondo immanente della
quotidianit. Il messo riconosce che Socrate non si adira con lui, ma con chi ha
emesso la condanna. Socrate porta la filosofia nella polis, capace di parlare
con tutti, anche con il suo carceriere, che lo andava a trovare c una tensione
nel testo, tra il destino che incombe e latteggiamento di Socrate, che non
tragico. Questa una svolta nella filosofia e nella cultura greca della tragedia,
in cui il tragico il destino che incombe e il singolo resta muto perch non ha
via duscita. La tragedia e langoscia della morte di Socrate incombe su tutti,
ma in Socrate resta sempre la serenit di una scelta filosofica, contro la
tragicit: egli si sottrae alla tragicit continuando a parlare con gli amici,
attraverso il logos parlare la via duscita alla tragicit, che Socrate ha
trovato. Critone fa notare che manca ancora un po di tempo prima che Socrate
beva il veleno c chi prima di morire si gode gli ultimi piaceri della vita, ma
Socrate di nuovo non mostra cedimento. Coloro che pensano diversamente da
lui si godono la vita sino allultimo, ma Socrate non ha bisogno di indugiare,
perch sa per certo che continuer a vivere nellal di l.

PARAGRAFO LXVI. Lunica preghiera di Socrate che il trapasso dalla vita
alla morte avvenga felicemente discrepanza tra la sua serenit, pur prossimo
alla morte, e il senso tragico a cui cedono coloro che resteranno. La tragedia
isola, separa: i suoi amici piangono la loro sventura, piangono se stessi, perch
abbandonati da Socrate il pianto di Critone, che va via, quasi un atto di
egoismo. Socrate esorta i suoi amici ad essere forti e quieti. Sopraggiunge il
rigor mortis e Socrate si irrigidisce; il corpo si ferma e al contempo la prigione
perde sensibilit. Il corpo si irrigidisce e il carcere viene meno implodendo e
disgregandosi. Il cuore l'organo che decide la morte. Quel' il punto in cui si
muore? Qui chiarissimo per Platone. E' Critone che chiude gli occhi e le
labbra di Socrate. Socrate ha parlato fino all'ultimo. 118a7: leggi in greco la
frase sul gallo ad Asclepio. Socrate debitore di un gallo ad Asclepio perch
guarito. Compendio icastico di tutto il dialogo. Socrate non che ha
fronteggiato la morte; ma guarito perch passato a miglior vita, la vita del
dopo, di ci che ci sar. Le ultime parole sono una conferma di ci che ha detto
per tutto il dialogo. Valgono pi queste parole che tutte le argomentazioni e
prove sull'immortalit dell'anima: il filosofo muore assecondando, sereno,
rimettendosi a ci che avviene: la morte. Il modo in cui Socrate muore
effettivamente la prova migliore dell'immortalit dell'anima: non le prove
logiche; ma ci che egli fa e dice alla fine. Questo episodio rester come
riferimento immortale. Le prove sono "esercizi" filosofici. Cosa resta di
Socrate: la sua testimonianza, per altro orale, dacch non ha mai scritto niente.
Socrate affida il proprio LOGOS, che durer se si continuer il dialogo. Sono
legittime anche altre interpretazioni: c' chi legge le argomentazioni alla lettera
e non vede titubanza e ironia nell'atteggiamento di Socrate.
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del corpo viene meno duplice accezione. Lultimo organo intaccato nel
momento della morte il cuore.
Socrate ha parlato fino allultimo, pronunciando parole importanti: dobbiamo
un gallo ad Asclepio. Asclepio era il dio della medicina; per i greci, quando si
guariva, era abitudine donare un gallo in tributo al dio cos Socrate, che
guarito e si liberato dal carcere del corpo, dice che sono debitori ad Asclepio.
Queste parole sono un compedio di tutto; Socrate non ha fronteggiato la morte,
bens lha assecondata, perch guarito passando allal di l per questo le sue
ultime parole sono ancora la conferma di tutto ci che ha detto e fatto in vita.
Ci vale pi delle prove: il filosofo muore assecondando la morte, senza
ribellione, ma con serenit e con latteggiamento di chi si rimette a ci che
avviene. Il modo in cui Socrate muore, le sue ultime parole, sono la prova
migliore dellimmortalit dellanima; non sono realmente importanti le prove
logiche, ma ci che concretamente ha fatto e ha detto sino allultimo questa
scena rester nella storia della filosofia. Socrate ironico e titubante nei
confronti delle prove; affida limmortalit al logos, alla testimonianza orale
non sostituisce per limmortalit dellanima con quella del logos. Il logos, se
custodito, durer.
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