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Platone 427-347

Platone, spartiacque della letteratura filosofica

Momento di sintesi della speculazione precedente e punto di partenza per innumerevoli


rielaborazioni future
VII secolo a.C. → nascita letteratura filosofica in un ambito culturale intriso dei valori arcaici
espressi nell’epos o in poesia
Nuove forme di sapere in alternativa a volte polemica rispetto a questi valori → da un lato
cercano di distanziarsi dalla tradizione = nascita prosa letteraria, dall’altro li riutilizzano
proponendo una nuova visione del mondo nelle forme e con il linguaggio del vecchio →
fisiologi ionici e primi logografi distaccati dalla poesia, rapsodo come Senofane critica al mito
con gli strumenti del suo mestiere
MAMMAMIAPIUQUANTOSEIBELLAEQUANTOTIAMO!!!!!!!!!!!!!!!!!WUAAAAAAAAAAAH!!!!!
V secolo a.C. → ambiguità originaria alimentata da impulsi diversi in genere provenienti da
Atene e poi in tutto il mondo greco → si manifesta un’esigenza di indagine e ricerca →
risultati eterogenei: storiografia erodotea e poi di Tucidide, fase matura della tragedia e del
teatro in generale, percorso umano di Socrate e l’ultima grande stagione della poesia corale
= aspetti di una riflessione sul reale
Scrittura filosofica → sperimentalismo favorito dalle soluzioni composite: prosa oracolare di
Eraclito, tentativo democriteo di sistematizzazione del sapere in una prosa di elevato livello
letterario, inedito poema filosofico di Empedocle e Parmenide, tecnicismo divulgativo dei
sofisti e di buona parte del “Corpus Hippocraticum” → a differenza di altri generi, la scrittura
filosofica è rimasta fluida come se stentasse a trovare una propria identità letteraria o non ne
sentisse l’esigenza → filosofi continuano ad esprimersi in modi diversi: Platone e Aristotele
A partire dal IV secolo a.C. → sofistica e contemporanea attività di Socrate = svolta che
interessa la filosofia e in parte la retorica → sofisti e Socrate su posizioni antitetiche e
inconciliabili: concezione etica, atteggiamento riguardo al problema della comunicabilità
della virtù, idea della dialettica intesa dagli uni come metodo scientifico di persuasione,
dall’altro come guida verso l’acquisizione della verità, uso della scrittura da parte dei Sofisti,
rifiutato da Socrate secondo il quale il dialogo e il confronto di opinioni sono gli unici mezzi
adatti a tentare la strada verso la sapienza
Gran parte della speculazione di Platone e Aristotele = sviluppo del pensiero socratico in
funzione anti sofistica → ma all’estemporaneità della ricerca di Socrate in gran parte per le
strade di Atene o tra pochi intimi, i suoi discepoli sostituiranno un lavoro sistematico nel
chiuso di una scuola: Accademia platonica e Liceo aristotelico, e Cinosarge di Antistene =
seguace di Socrate e iniziatore della scuola cinica, all’oralità del maestro risponderanno con
produzioni letterarie
Platone → esigenze e suggestioni diverse: natura essenzialmente dialettica
dell’insegnamento socratico, influssi di forme letterarie “popolari” come i mimi dialogici di
Sofrone → pensiero complesso alla flessibilità del dialogo filosofico: genere destinato a
fortuna in grado di calare un linguaggio tecnico innovativo all’interno di una veste
letterariamente curata → soluzione funzionale alla battaglia che Platone combatte contro la
fissità della parola filosofica che rischia di “congelare” il graduale percorso dialettico verso la
verità → grandezza del pensiero di Platone: contraddizione di fondo che lo porta a essere
uno degli scrittori più prolifici dell’antichità nel tentativo di rivitalizzare una cultura orale ormai
in fase di recessione
Aristotele = creatore della prosa scientifica in senso moderno: usa nelle opere destinate
all’uso interno della sua scuola una prosa a elevato tasso tecnico, a volte ai limiti
dell’oscurità, basata sull’applicazione sistematica di moduli logico-espositivi ricorrenti:
definizione-possibile casistica-esemplificazione-conclusione → la filosofia acquisisce quello
statuto di disciplina tecnica che manterrà negli autori successivi fino all’età moderna e
contemporanea
Scelte formali dei due autori → connesse alla natura dei loro rispettivi metodi di indagine
speculativa, dialettico e in fieri l’uno, definitorio ed enciclopedico l’altro, ma faranno scuola
anche in campo letterario
Perdite testuali del pensiero greco e libertà di fondo che lo caratterizza: tra IV e III secolo
a.C. → autori come lo scettico Pirrone e il cinico Menippo torneranno a utilizzare la forma
poetica → età ellenistica → prosa filosofica in uno dei due filoni inaugurati dai due maestri:
da un lato una veste più letteraria e apparentemente estemporanea volta a riprodurre l’iter
della ricerca (IV-III secolo → diatriba cinica e cinico-stoica, I e II secolo → “Manuale” di
Epitteto e “diario filosofico” “A se stesso” dell’imperatore Marco Aurelio), dall’altro una prosa
scientifica asciutta e rigorosa per specialisti come quella che doveva caratterizzare la
maggior parte dei trattati nati all’interno delle principali scuole ellenistiche: stoicismo,
epicureismo e scetticismo
Due tendenze parallele all’interno della filosofia greca → sovrapporsi e convivere a Roma
→ sforzo di adattare il pensiero greco alla cultura romana di Cicerone → dialoghi di tipo
platonico: “De republica” o “De finibus”, trattati tecnici: “De natura deorum” e “De divinatione”
→ età imperiale → Seneca debitore del genere diatribico: “Dialogi” e incursioni nel genere
poetico “Ludus de morte Claudii”, e del manuale scientifico: “Naturales questiones” e
dell’epistola filosofica: “Epistulae ad Lucilium”

La biografia, tra fallimenti e successi

427 a.C. → nasce ad Atene da un’illustre famiglia aristocratica


Educazione di ottimo livello basata sulla pratica musicale: musica e poesia/letteratura, e
ginnica → nell’ambiente dei ginnasi Aristocle (vero nome) assume il suo soprannome in virtù
delle sue ampie spalle
Doti intellettuali → maestri di profonda cultura: l’eracliteo Cratilo al quale dedicherà uno dei
suoi dialoghi più complessi
Composizione ditirambica e tragica alla quale rinuncia a vent’anni quando conosce Socrate
→ matura la vocazione filosofica e si sente attratto dalla politica → terminata la guerra del
Peloponneso i suoi parenti materni: Carmide e Crizia lo chiamano a condividere l’esperienza
del regime oligarchico → incuriosito, rifiuta quando i Trenta si abbandonano ad arbitri e
violenze → prima delusione che racconta nella Lettera VII in cui matura la condizione che
non può esistere uno Stato senza giustizia nè giustizia senza moralità e conclude sulla
scorta dell’insegnamento socratico che la giustizia deve fondarsi su principi assoluti: chiara
conoscenza del Bene perseguibile solo attraverso la ricerca filosofica → cadono i Trenta →
restaurazione democrazia, ma non della moralità → 399 a.C. → morte di Socrate =
degenerazione della polis → Platone si rifugia a Megara
390 a.C. → Egitto, Magna Grecia e Sicilia dove entra in contatto con gli ambienti pitagorici
388 a.C. → Siracusa = una delle città più potenti del mondo greco, su invito di Dione =
cognato del tiranno Dioniso I → Platone spera tramite Dione di poter influire sul tiranno per
creare un governo illuminato ispirato alla filosofia, ma Dioniso I vede nel filosofo solo un
intellettuale in grado di dare lustro alla sua corte, quando si accorge che aspira a un ruolo
attivo lo costringe a lasciare Siracusa su una nave diretta a Egina (in guerra con Atene) →
Platone rischia di essere venduto come schiavo → torna ad Atene
387 a.C. → fonda una sua scuola: Accademia (dal punto di vista formale: tiaso consacrato
alle Muse) sita nel ginnasio dedicato all’eroe Accademo a nord-est della città: amena località
isolata in cui i discepoli vivono e svolgono la loro attività con il maestro → vuole
istituzionalizzare il percorso speculativo si Socrate proponendo una paideia dinamica che
nasca da una ricerca costante e collettiva e abbia come fine l’educazione alla politica
attraverso la filosofia
367 a.C. → secondo invito da Dione di Siracusa → accetta perché Dioniso II è succeduto al
padre Dioniso I e mostra maggiore apertura nei confronti del filosofo, ma trova la corte in
preda agli intrighi di palazzo e diviene oggetto dell’ostilità invidiosa dello storico Filisto =
consigliere del tiranno che a sua volta è sospettoso verso il cugino Dione e lo manda in
esilio → Platone torna ad Atene
361 a.C. → invito in Sicilia da parte di Dioniso II che gli promette di richiamare dall’esilio
Dione → interessi filosofici di Dioniso II pretestuosi e strumentali: non richiama Dione
dall’esilio, ma tiene Platone in ostaggio → riesce a fuggire grazie all’intervento del pitagorico
Archita di Taranto → torna ad Atene
Trascorre gli ultimi anni della sua vita nel lavoro dell’Accademia
347 a.C. → muore lasciando incompiuta la più monumentale delle sue opere: le “Leggi”
Fallimenti nel tradurre in pratica i suoi ideali, ma successo più grande: attività di perenne
ricerca → scuola da lui fondata detiene il primato di longevità tra le istituzioni culturali del
mondo antico continuando ad esistere fino al 529 d.C. → Giustiniano ne ordina la chiusura e
punto di arrivo della letteratura greca antica

Il dialogo: una “contraddizione necessaria”

Nonostante la presa di posizione contro la scrittura → Platone = uno degli autori più prolifici
dell’antichità → contraddizione ridimensionata osservando la forma letteraria che usa per
esporre le proprie teorie: dialogo
Secondo Aristotele → invenzione del “dialogo socratico” a Alessameno di Stira o di Teo →
Platone avrebbe quindi adattato a contenuti filosofici un genere drammatico nato in Sicilia e
basato su una rappresentazione “mimetica” della vita quotidiana
Quotidianità → importanza fondamentale nell’opera platonica in cui un ruolo di primo piano
spetta alla caratterizzazione: personaggi, ambienti e circostanze = testimonianza anche sulla
vita culturale e materiale del passato dell’Atene di Socrate
Dialoghi mimetici e narrativi → azione concepita in termini di realismo scenico perché a lui
interessa comunicare un processo più che un risultato → filosofia “drammatica” = nasce dal
confronto dialettico tra interlocutori nell’atto di portare avanti una ricerca che non
necessariamente approda a conclusioni definitive
Fiducia nella valenza etica dell’indagine → spinge Platone a tradire Socrate che non aveva
lasciato nulla di scritto e si trova protagonista di opere che non avrebbe approvato → due
filosofi separati da una generazione nevralgica in cui si è avviato in modo irreversibile il
passaggio dalla cultura orale a quella scritta favorito dalla sofistica → per riabilitare
l’insegnamento socratico e impedire che vada perduto o frainteso occorre stabilizzarlo e la
forma più adatta oltre alla lettera è il dialogo = tentativo di sintesi tra l’oralità socratica e la
scrittura “tecnica” dei sofisti
Intende dimostrare che la condanna a Socrate è maturata in un clima che ne ha deformato
la figura: facendone uno dei mali della filosofia → difesa per il maestro nell’”Apologia” in cui
Socrate si rivolge a una giuria formata da chi aveva voluto vedere in lui un personaggio a
metà tra il sofista e l’abile ciarlatano che Aristofane aveva dipinto nelle “Nuvole” → in molti
dialoghi “socratici” mette in scena il maestro con i sofisti: con l’ironia smaschera la loro
pretesa di costituire una “scienza dell’opinione” attraverso la persuasione retorica e
contrappone a essa la conoscenza della verità attraverso la dialettica = fine ultimo dell’uomo
e Bene
Affinità degli strumenti: parola e ragionamento → fraintendimenti riguardo il metodo
socratico → differenza nell’oggetto della ricerca: δόξα da un lato e αλήθεια dall’altro
Dialogo = veicolo polemico alternativo atto a estrinsecare in opposizione alla retorica e
all’eristica la vera potenza del λόγος
Diffidenza del filosofo per ogni tipo di discorso “fissato” anche oralmente perché ogni
irrigidimento della parola la priva del suo valore etico di guida verso la Verità e Platone figlio
di una cultura orale che ha i suoi punti di riferimento nel teatro e nell’epos (conosce bene il
ruolo dell’oralità psicagogica nella formazione dell’individuo in virtù della sua educazione
aristocratica) → critica platonica alla scrittura
Λόγος dialettico → può dimostrare ed essere confutato con gli stessi strumenti
Λόγος poetico e retorico che ad esso si ispira → non ammette dibattito, ma si insinua
persuadendo sottilmente
Platone → da un lato contro l’irrigidimento della parola, dall’altro contro i pericoli dell’oralità:
condanna la scrittura, ma bandisce la poesia dal suo stato ideale
Critica al filosofo: condannare l’arte in quanto “copia della copia” = imitazione della realtà a
sua volta modellata sulle Idee → critica sui contenuti, non sulla forma → poesia più
persuasiva del ragionamento dialettico e quindi pericolosa come veicolo di menzogna: piano
su cui combatterla
Platone debitore della cultura poetica: contraddizione dell’opera platonica al quale propone
una soluzione nel mito allegorico → molti miti nei dialoghi platonici concentrati sugli scritti
della seconda e terza fase: mito di Prometeo e del progresso umano nel “Protagora”, del
giudizio delle anime dopo la morte nel “Gorgia”, degli uomini sferici nel “Simposio”, della
caverna e di Er di Panfilia nella “Repubblica”, delle cicale, di Teuth e dell’anima-auriga nel
“Fedro” e il mito di Atlantide nel “Timeo” e nel “Crizia” = miti apertamente allegorici: elementi
che li compongono rimandano in modo più o meno esplicito a concetti teorici precisi →
allegorie = esemplificazioni di argomentazioni filosofiche rese comprensibili a chi non abbia
gli strumenti intellettuali adeguati → critica: chi è in grado di comprendere il suo pensiero
non ha bisogno di esempi e chi non lo è non li legge
Mitopoiesi = capacità di creare miti per interpretare la realtà di un popolo, di una cultura o un
individuo → “mitologia riformata”: proposta di una letteratura orale di forma tradizionale, ma
di contenuti nuovi, ispirati alla filosofia, un messaggio che mantenendo i suoi caratteri
psicagogici persuada l’ascoltatore sprovvisto di armi dialettiche al vero e non alla menzogna
→ ipotizza una pars construens contro la progressiva “demolizione” del mito iniziata nel VI
secolo a.C. Da Senofane
Genere dialogico: mediazione riuscita fra la tradizionale parola persuasiva e la “nuova”
parola filosofica che prende il posto del dramma nella forma del dialogo mimetico e
dell’epica in quella del dialogo narrativo → affinità tra dialogo platonico e dramma si
giustificano con le probabili origini del genere, influssi della tragedia nella scelta di affidare
alle sue opere una visione dei problemi da più angolature

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