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Callimaco 310-240

Vita

Callimaco = “teorico” della nuova poetica alessandrina che si nutre della tradizione, ma
prendendo le distanze dalle forme, dai contenuti e dalle modalità di ricezione creando
combinazioni del tutto originali → realizza il binomio poesia/filologia: caratteristica degli
autori alessandrini = conoscenza dei prodotti letterari del passato, frutto dell’attività di
studioso e il contatto con i Tolomei
Poesia nata in un ambiente ristretto per un pubblico selezionato e caratterizzata da brevità,
raffinatezza ed erudizione
Notizie sulla vita piuttosto scarse
310 a.C. → nascita a Cirene
Discendenza da una famiglia in vista: padre Batto (come il fondatore della città)
Formazione come grammatico e letterato → impegno nei pressi di Alessandria, ad Eleusi,
come maestro di grammatica → studioso e poeta alla corte dei Tolomei: preparazione
letteraria e conoscenza diretta del patrimonio di testi della biblioteca (opera di Tolomeo II
Filadelfo) dei quali esamina, cataloga e verifica l’autenticità → intervento filologico alla base
dei “Pinakes” = schede redatte per ciascuno degli autori e dei testi al fine di organizzarli in
settori e adottando per ogni corpus un criterio adeguato → scarse testimonianze di tale
opera: studi di interesse letterario “Contro Prassifane”, antiquario, storico-erudito
“Fondazioni di isole e città e mutamenti di nomi”, mitologico “Sulle Ninfe”, geografico “Sui
fiumi del mondo” e scientifico “Sui venti” e “Sugli uccelli”
Non diviene mai direttore della biblioteca = prostates → si sa da una testimonianza
papiracea che si succedono a questa carica Zenodoto, Apollonio Rodio ed Eratostene
La sua opera si colloca dal periodo del regno di Tolomeo II Filadelfio (285-246) al periodo
del regno di Tolomeo III Evergete (246-221) in cui il sovrano sposa Berenice = principessa
Cirenaica che favorisce Callimaco in virtù della comune origine: testimonianza offerta dai
suoi versi e dai componimenti dichiaratamente encomiastici
240 a.C. → morte

Produzione in versi

Tradizione scritta relegata alla forma papiracea


Ruolo di indubbia centralità nell’ambiente culturale alessandrino, vastità della sua
produzione, intervento diretto nell’edizione delle opere testimoniato da alcuni riferimenti
interni ai testi e influenza sui poeti delle generazioni successive soprattutto a Roma
Trasmessi su codice solo epigrammi (inclusi nelle antologie della raccolta “Antologia
Palatina”) e inni (compresi in una raccolta innografica)
Restante produzione → conosciuta solo alla fine dell’ ‘800 per tradizione indiretta = citazioni
di altri autori e riferimenti al modello da parte degli autori latini
Tra il 1910 e il 1935 → scoperta ed edizione di papiri che hanno permesso di ricostruire
criticamente il testo di alcune opere significative: “Aitia”, “Giambi”, “Ecale” e “Carmi lirici”

Poesia erudita degli “Aitia”


“Aitia” = “Origini”
Dovevano essere una raccolta di elegie in 4 libri di cui i primi due libri dovevano rispondere
alle domande che il poeta rivolgeva alle Muse sulle origini di miti, leggende, festività e
tradizioni locali
Riscoperta del prologo → definire l’opera e intendere la poetica di Callimaco: contenuto
apertamente metaletterario ed è il più ampio stralcio della produzione greca in cui l’oggetto
della trattazione è la poesia stessa, definita con una serie di metafore → divinità in persona:
Apollo = portavoce → dopo il prologo introduce un sogno con il quale si richiama
esplicitamente all’investitura poetica di Esiodo → grazie a tale finzione letteraria le Muse
dovevano rispondere alle curiosità erudite dal poeta
Singole elegie compiute → testimoni dell’esigenza di costruire una poesia erudita di alta
raffinatezza stilistica
Filo conduttore dell’opera: ricorso alla tematica dotta che pone al centro della poesia il mito
eziologico locale e/o secondario → impossibile riassumere il contenuto degli “Aitia” in forma
organica, ma si può soltanto esemplificarlo tramite alcuni degli elementi affrontati: riti che si
svolgono ad Anafe, nelle Sporadi meridionali, e a Lindo, nell’isola di Rodi, i sacrifici del re
egizio Busiride e del tiranno di Agrigento, Falaride, obbligati da un oracolo a sacrificare a
scadenze regolari uno straniero, un epinicio per Berenice II = vincitrice in una corsa di carri
alle Nemee, la fondazione delle città siciliane, l’episodio di Aconzio e Cidippe, il
katasterismos = trasformazione in astri di esseri viventi o parti di essi (chioma della regina
Berenice)
Indizi di due diverse edizioni → seconda con l’aggiunta del prologo e della “Chioma di
Berenice” (originariamente pubblicata come elegia a se stante)

I “Giambi”

Testo frammentario o solo argomento restituito dai papiri: 13 componimenti in trimetri


giambici seguiti da 4 in metri lirici → meglio conservato di argomento encomiastico tratta la
divinizzazione della regina Arsinoe II
Uso costante del giambo non significa uniformità: metro sapientemente variato = progressivo
distacco dalle forme tradizionali
Innovazione principale: scelta di non riutilizzare i toni propri dei giambografi di età arcaica:
biasimo e attacco, optando per argomenti vari tratti da un repertorio misto di serietà e
comicità, con un vivo interesse per le questioni letterarie
Varietà di temi, metri e forme linguistiche e mescolanza di toni seri e comici =
σπουδογελοιον = “seriocomico”

Gli “Inni”

Raccolta contenente anche gli inni omerici, quelli orfici e quelli di Proclo (V secolo a.C. →
rappresentante del neoplatonismo ateniese)
283/282 a.C.: salita al trono Tolomeo II Filadelfo → inno a Zeus
6 componimenti: “A Zeus”, “Ad Apollo”, “Ad Artemide”, “A Delo”, “Per i lavacri di Pallade”, “A
Demetra” → tradizione che prevedeva inni per le singole divinità e le specifiche occasioni
culturali, con tratti ricorrenti: invocazione, caratteristiche e i luoghi del culto, ma
rappresentano uno scarto rispetto a tale tradizione
Esametro, ma in un caso il distico elegiaco → ricorda le prerogative della singola divinità
ricorrendo a forme narrative originali
Non compone per l’occasione culturale specifica, ma talvolta ambienta l’inno in una cornice
culturale fittizia

Una poesia raffinata e dotta: gli epigrammi e l’”Ecale”

Ricerca di una poesia raffinata, essenziale e dotta → epigramma = strumento perfettamente


adeguato: succinto comportamento in metro elegiaco la cui brevitas risale alla sua originaria
destinazione: epigrafe su monumento funebre, si presta ottimamente al virtuosismo formale,
al continuo gioco delle variazioni, alla conclusione inaspettata = απροσδόκητον
60 componimenti inclusi nell’”Antologia Palatina” che spaziano tra i temi e i motivi tipici
dell’epigramma ellenistico: riflessione metaletteraria, epitaffio vero o fittizio, motivo
encomiastico e la poesia simposiaca ed erotica
Polemica verso ciò che tradizionalmente era definito epos → idea di una forma epica che
risponda alle esigenze del nuovo modo di fare poesia: brevitas (da 300 a 1000 versi) e la
λεπτότης = finezza stilistica in ogni aspetto, dalla raffinata fattura degli esametri alla varietà e
alla preziosità delle scelte linguistiche, dal gusto per la descrizione e per la miniatura alle
digressioni eziologiche e al dettaglio paesaggistico, contenuto tratto da un mito marginale e
poco noto
Nuova forma: epillio = piccolo epos → termine già presente nel lessico greco: Aristofane lo
usa nel significato di “verso breve”, significato adottato in epoca tarda e unicamente da
Ateneo
“Ecale” di Callimaco: poemetto incentrato su un aspetto marginale della vicenda mitica di
Teseo e della sua lotta contro il toro che devastava il territorio di Maratona → vicenda
trattata da una prospettiva del tutto originale: il giovane Teseo sfuggito al tentato
avvelenamento da parte di Medea e riconosciuto dal padre Egeo, si reca a Maratona dove
un terribile toro sta devastando il territorio → scoppia un temporale e trova ospitalità
nell’abitazione di una vecchietta: Ecale → il giorno successivo Teseo cattura il toro, ma
quando torna la trova senza vita e ne celebra gli onori funebri istituendo un demo per
ricordarne il nome e consacrando un santuario a Zeus Ecaleios
Eziologia e strutture narrative nuove (indulgiare sul pasto frugale offerto all’illustre ospite,
inserimento di uccelli parlanti che ricostruiscono la storia della vecchietta) → opera =
provocazione all’epoca tradizionale e un perfetto esempio di epillio

La poesia alessandrina e il ruolo di Callimaco

Lezione di Callimaco nei poeti latini del II e I secolo a.C.


Nuove forme di poesia = distacco dalla produzione del passato e studio e definizione di
quanto il passato aveva prodotto:
● Dottrina = interesse erudito che diviene parte integrante di una poesia nata nel
quadro di una cultura organizzata attorno alle biblioteche e al potere monarchico con
il compito di sistemare e catalogare → ricerca di notizie su aspetti poco noti locali o
fantasiosi degli antichi miti, di feste e di nomi
● Eziologia = ricerca dell’origine delle cose che nasce dall’attività di studioso e di dotto
(“Aitia”, “Giambi”, “Inni” ed “Ecale”) → trasferisce nei suoi versi la ricostruzione della
possibile origine di rituali secondari come quelli legati alle fonti di Argo che
prendevano il nome dalle 4 figlie del re Argo, di avvenimenti come la fondazione
delle città siciliane, di scoperte astronomiche piegate a esigenze encomiastiche
Inno “Per i lavacri di Pallade” → cornice culturale delle festività racchiude l’αιτιον della cecità
di Tiresia
Inno “A Demetra” → celebrazione della dea apre e chiude la narrazione della vicenda
favolistica della mostruosa fame di Erisittone cagionata dalla tracotanza del protagonista che
si è macchiato di una colpa terribile devastando un bosco sacro alla dea → racconto tratto
da un motivo di origine popolare sulla sacralità dei boschi ed elementi tipici della poesia
innodica = raffigurazione grottesca del protagonista che divora tutto ciò che ha di fronte e
tono scherzoso → versi stilisticamente raffinati ripresi da Ovidio nelle “Metamorfosi”
Ricomposizione di elementi di provenienza varia, pratica e contaminazione di generi diversi
→ costituzione di un corpus all’insegna della varietà contenutistica e formale
Inedita fusione di elegia ed encomio (“Chioma di Berenice”), di inno ed encomio (con
l’inserimento di espressioni di lode per il sovrano negli inni “A Zeus” e “Ad Apollo”) o di
elegia ed epinicio (componimento di apertura del libro III degli “Aitia” dedicato a una vittoria
di Berenice in una corsa con il carro durante le Nemee e in una composizione per la vittoria
istmica di un tal Sosibio)
Canti → forma metrica tradizionale tranne per il distico elegiaco (“Per i lavacri di Pallade”),
dialetti diversi (i primi quattro: ionico, V e VI: dorico), valore sacrale delle composizioni
tradizionali e originale rappresentazione della divinità in descrizioni bozzettistiche dai toni
ironici o fiabeschi in cui coesistono ambiente mitico, vita quotidiana e dottrina
Primo componimento dei “Giambi”: atteggiamento scherzoso su cui si basa l’arte allusiva di
Callimaco → introduce come interlocutore Ipponatte (VI secolo a.C.) con il ruolo di modello
da emulare = metodo per poter scherzare con la tradizione della poesia giambica come
attacco verbale carico di violenza contro l’avversario: gli fa pronunciare un invito alla
moderazione con i modi e i contenuti tipici della poesia di Ipponatte (incipit con il nome del
poeta e attacco contro Bupalo) e citando alla lettera un suo verso
“Giambi” = necessità del poeta di variare nella metrica, nei contenuti e nei toni tramite la
mescolanza di serio e comico, di consigli bizzarri e lezioni moraleggianti, di favola e ironia
fino alle esplicite affermazioni di poetica nel giambo XIII

Poesia oggetto di poesia

Ampio spazio riservato alle dichiarazioni di poetica: affermazioni programmatiche, esplicite o


variamente allusive guidate dal principio dell’originalità: il poeta deve essere originale
distinguendosi dagli altri e rompendo con la tradizione pur alludendovi continuamente →
Callimaco = teorico della poesia alessandrina → tendenza tipica dell’età di rendere esplicite
le scelte letterarie accentuando la funzionalità del binomio tra teoria e prassi letteraria
Giambo XIII → in risposta alle accuse afferma la libertà del poeta di praticare generi diversi
dichiarando di imitare il tragico Ione di Chio = autore di esametri, elegie e versi lirici
Immagini metaforiche nel prologo degli “Aitia” → λεπτοτης = finezza, brevitas e τέχνη = arte
fine a se stessa
Rifiuto per l’opera di grandi dimensioni → apprezzamento “Nannò” di Mimnermo e critica
Antimaco
Il poeta chiama Apollo in persona = Dio della poesia, a sostenere le proprie scelte poetiche
Investitura poetica delle Muse nel sogno ispirato al modello Esiodeo → preferenza di
Callimaco in modelli letterari e rivendicazione per la propria poesia dello stesso carattere di
veridicità, ma con una differenza: Esiodo (garanzia di verità di natura divina: Muse),
Callimaco (natura culturale: erudizione maturata sui libri)
Tendenza ad affermare le proprie scelte (legame tra poesia e antefatto storico-mitico,
brevitas e raffinatezza) criticando quelle altrui in risposta ad analoghi attacchi pervenutigli da
parte degli avversari (forse Apollonio Rodio dall’inno “Ad Apollo”→ polemica interna alla
comunità di letterati sulle convinzioni di Aristotele che aveva negato alla poesia la capacità
di indagare il fatto storico e aveva affermato le caratteristiche basilari di un’opera:
compiutezza, unità, continuità ed estensione → Callimaco contrario, ma Prassifane di
Mitilene d’accordo: contenuto polemico dello scritto “Contro Prassifane”) → prologo degli
“Aitia”: critiche ai Telchini = demoni che impersonano i poeti avversari nel prologo e che
sostengono che tali caratteri non sarebbero presenti nella poesia callimachea

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