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L'ORIGINE DELLA FILOSOFIA

Nel 477 a.c., successivamente alle guerre persiane, Atene fonda una lega che comprende
tutte le città stato dell’Attica. Ognuna di esse aveva il compito di offrire alla città di Delo
soldati, armi o tributi. Ma Atene si impadronisce del tesoro Delio-attico con la scusa di
investirlo in navi e armi per proteggere la regione. In questo periodo la città stato si invade di
corruzione e sfrutta questi beni per il proprio arricchimento. Così essa diventa il fulcro di tutte
le arti e delle prime correnti filosofiche.
La parola filosofia deriva, infatti, dal greco “filein” (amare) e “sofia” (sapienza), ossia
letteralmente “amore per la sapienza”. Non è un caso che la prima forma di filosofia sia nata
proprio in Grecia, poiché la sua struttura politico-sociale faceva sì che spesso i cittadini si
riunivano nella piazza principale della polis, l’agorà (che non casualmente si traduce con
“raccogliere”, “radunare”) e discutevano scambiandosi idee e opinioni. Inoltre gran parte
della Grecia aveva un enorme vantaggio rispetto alle altre popolazioni: godeva di maggior
libertà politica, grazie alla sua struttura democratica e conseguentemente, di maggior libertà
personale. Quindi la filosofia greca rappresenta, nell’ambito della storia della filosofia
occidentale, il primo momento dell’evoluzione del pensiero filosofico. Questa disciplina è un
incrocio tra la scienza e l'arte: la scienza, perché mette al primo posto la ragione, l'arte,
perché punta alla concretizzazione di concetti astratti.
L'inizio di questa fase si colloca all’incirca nel VII/ VI secolo a.C. e termina con la chiusura
dell’ Accademia di Atene intorno al V secolo a.C. In questo periodo gli uomini iniziano a
dubitare della razionalità dei miti tramandati fino ad allora e a porsi domande alle quali
davano risposte attraverso un ragionamento collettivo.
ll filosofo, soprattutto nell'antichità, era considerato colui che, spinto da curiosità e da
meraviglia, si poneva degli interrogativi sull’origine dell'uomo, della natura e di Dio.
Questi pensieri non nascevano dunque dalla pura e semplice osservazione dei fenomeni,
ma richiedevano una riflessione, tipica del ragionamento umano, capace di guardare oltre la
fede religiosa e di rispondere con dimostrazioni coerenti e logiche, che non derivavano da
narrazioni simboliche. Per la prima volta l’osservazione diretta della natura e la capacità
razionale dell’uomo erano considerate nella loro autonomia e superiorità.
La filosofia influì tantissimo sull’organizzazione politica delle città stato greche, poiché, i
filosofi esponevano le proprie tesi pubblicamente nell'agorà, dove venivano anche svolte
tutte le funzioni politiche e, molto spesso condizionavano i modelli e gli ideali politici
dell’intera società.

LA FILOSOFIA PRESOCRATICA

Con l'espressione "filosofia presocratica" si designa comunemente, a partire dal VII secolo,
la filosofia greca precedente a Socrate. Gli interrogativi dei presocratici furono rivolti
all'indagine sull'origine essenziale della natura e del cosmo. Si pone perciò l’esigenza di una
riflessione più autonoma, per certi versi scientifica, sui principi che sottostanno ai fenomeni
naturali. Quindi cercarono l’archè (principio o origine delle cose) e rifiutarono le spiegazioni
mitologiche del mondo. Si dedicarono alla ricerca filosofica di ambiti come l’ “essere” e il
“cosmo”, la struttura e la funzione dell’anima umana.
La filosofia presocratica si può suddividere in tre diversi periodi.
In una prima fase, filosofi come Talete (ritenuto il padre della filosofia presocratica) e gli altri
esponenti della scuola di Mileto (Anassimandro e Anassimene) si erano occupati dell'origine
dell'universo, cercando il principio primo in un elemento naturale.
Con il termine "scuola di Mileto” si indica un gruppo di filosofi presocratici, attivi tra il VII e il
VI secolo a.C. a Mileto, colonia greca nel territorio della Ionia (sulla costa mediterranea della
Asia minore).
Una seconda fase è inaugurata da Parmenide e dai suoi allievi, che negavano il mutamento
e il movimento, sostenendo che tutto ciò che esiste è una cosa sola. Egli fu il principale
esponente della scuola Eleatica, fondata per l’appunto a Elea, antica colonia greca.
Empedocle, successivamente, identificò come suoi arché i quattro elementi: la terra, l’acqua
l’aria e il fuoco e, riformulò la visione eleatica.
Tutte queste riflessioni sulla natura e sulla sua genesi spinsero successivamente Aristotele a
identificare questi primi pensatori come fisiologi, ovvero filosofi della natura (physis).
I presocratici però, non si dedicarono unicamente alla filosofia naturale, ma si occuparono
anche di aspetti etici e politici.
In generale, i filosofi presocratici rigettarono le tradizionali interpretazioni mitologiche dei
fenomeni a favore di spiegazioni più razionali attinenti allo studio della natura, sebbene
queste fossero a volte collegate a concezioni religiose tradizionali. Essi si chiedevano in
particolare:
● Qual è l'origine delle cose? (archè)
● Qual è l'elemento primario, o la sostanza, di tutte le cose?
● Come possiamo spiegare la molteplicità delle cose che esistono in natura?
Benché quasi tutte le soluzioni cosmologiche dei primi pensatori greci siano state
successivamente, in parte superate grazie a strumenti di ricerca più potenti e sofisticati, o
corrette da riflessioni più complesse che hanno permesso conoscenze scientifiche più
approfondite e metodiche, la filosofia non ha mai smesso di interrogarsi sulle questioni da
essi sollevate.

SOCRATE
Socrate fu uno dei principali filosofi greci, nacque ad Atene tra il 470 e il 469 a. C. Anche se
di umili origini, fu tuttavia educato come un ragazzo dell’alta società ateniese. Da soldato
semplice fu presente nella Guerra del Peloponneso, emergendo in diverse battaglie per il
suo valore militare.
Nel 406-405 si dedicò alla vita politica: entró nella Bulè, il Consiglio dei Cinquecento e venne
eletto pritano, cioè membro della presidenza del Consiglio. Accusato di voler divulgare una
nuova religione e di corruzione della gioventù, nel 400 a.c., venne condannato a morte
tramite avvelenamento.
Con Socrate si apre la strada verso un nuovo modo di pensare e vedere il mondo, cruciale
per la storia del pensiero Occidentale. Socrate viene ancora oggi, considerato da molti,
come il padre della filosofia. Socrate ricerca, fin dall’inizio, un aspetto della natura dell’uomo
che giustifichi ogni possibile etica e politica e lo trova in un fondamento antropologico, quello
del concetto di Anima. L’anima ,intesa come "Psychè" si definisce come l’"io" consapevole
e la personalità morale e intellettuale. Fondamento del pensiero socratico è il “sapere di non
sapere”, come consapevolezza di non conoscenza definitiva.La morale socratica è
rappresentata dalla cura dell’anima attraverso la conoscenza. Tutte le Virtù quindi, sono
ridotte alla sola coscienza e al sapere. Per Socrate l’importante non è vivere, ma vivere
bene. I concetti di autodominio, concepito come dominio sulle passioni, libertà, intesa come
fuga dalle passioni e Autarchia, come autonomia della virtù e dell’uomo virtuoso insieme
portano a una nuova dimensione interiore, l’Eudaimonìa, cioè la Felicità. La volontà, con
Socrate, perde la sua autorevolezza: “Nessuno pecca volontariamente”, “basta conoscere il
bene per attuarlo”, Secondo Socrate, infatti, l’uomo compie volontariamente solo quelle
azioni considerate come buone.
E’ ben noto che Socrate, di sua spontanea volontà, decise di non scrivere nulla. Quello che
oggi conosciamo sulla vita e sul pensiero di Socrate non deriva da documenti scritti di suo
pugno, ma dalle notizie forniteci dai suoi discepoli, in particolar modo da Platone.

PLATONE
Platone, filosofo e scrittore greco, nacque nel 428/427 a.C. ad Atene in una famiglia molto
importante e morì, sempre ad Atene, nel 348/347 a.C. Iniziò gli studi filosofici con il filosofo
Cratilo, e all'età vent'anni iniziò a frequentare il filosofo Socrate. Nel 404 a.C., entrò in
vigore il regime oligarchico dei trenta tiranni,ma , a causa della rigidità e della violenza di
quel regime, nel a.C., fu costretto a abbandonare la sua carriera politica. Nello stesso anno,
Socrate fu condannato, secondo Platone ingiustamente, a morte, così quest'ultimo decise di
dedicarsi completamente alla filosofia. Il suo obiettivo era di guidare l’umanità verso la
giustizia e di diffondere questo principio in tutto il mondo. Si recò a Megara, poi in Egitto e a
Cirene. Da lì andò nell’Italia meridionale, a Siracusa, il cui tiranno era Dioni. Li egli non ebbe
successo e fu imprigionato e venduto come schiavo. Venne riscattato dal filosofo Annicèride
e tornò ad Atene, dove fondò l’Accademia.
Dopo che venne imprigionato per la seconda volta a Siracusa, tornò definitivamente ad
Atene: lì nsegnò fino alla morte.
La filosofia di Platone si basa sulla "teoria delle idee": per Platone esiste una realtà
sovrasensibile, chiamata iperuranio , dove risiedono le idee, entità immutabili e perfette, di
cui il mondo in cui viviamo non è che una copia imperfetta. Individua due grandi
conoscenze: l’opinione e la scienza. L’opinione è una conoscenza mutabile e imperfetta,
mentre la scienza è basata sulle idee e, attraverso la ragione, può far giungere all’uomo una
conoscenza immutabile e perfetta. Il rapporto tra iperuranio e mondo sensibile, ovvero tra
idee e cose, è duplice: le idee rappresentano il criterio di giudizio delle cose, poiché noi per
identificare un determinato oggetto come una sedia, dobbiamo riferirci all’idea di sedia. Le
idee sono la causa delle cose, ovvero le cose del mondo sensibile sono copie o imitazioni
delle idee. Platone diceva che conoscere è ricordare, e sostiene che la nostra anima, tra una
vita e l’altra, prima di avere un corpo di carne ed ossa, è vissuta nell’iperuranio e così ha
avuto modo di accrescere la sua sapienza, ma dimentica quasi tutto una volta dopo essersi
reincarnato e ha solo un lontano ricordo di ciò che ha visto nell’iperuranio. Platone aveva
un'idea di stato molto precisa, divisa in tre classi: la prima, dei sapienti e dei filosofi, la
seconda dei guerrieri e la terza dei lavoratori, che avevano il compito di sorreggere le due
classi sovrastanti, nelle quali non esisteva la proprietà privata. Inoltre, secondo il suo ideale
uno stato, per poter essere definito tale doveva essere basato sulla giustizia.

ARISTOTELE
Aristotele fu un importante filosofo e scienziato greco. Insieme a Platone, suo maestro,
Aristotele viene considerato una delle menti più grandi dell'occidente.
Egli nacque a Stagira nel 384 a.c. dal padre Nicomano, medico presso il re di Macedonia.
Assistendo il padre studiava fisica e biologia. Rimasto orfano venne affidato al suo tutore
Prosseno che nel 367 a.c. lo mandò ad Atene per studiare nell'Accademia fondata da
Platone, dove rimase fino alla morte del suo maestro. Successivamente venne chiamato a
corte come maestro di Alessandro il Macedone (Alessandro Magno). Nel 335 a.c. tornò ad
Atene ed aprì la scuola chiamata "Peripato". Alla morte di Alessandro il Macedone nel 323
a.c. abbandonò Atene e si ritirò nella penisola Calcidica, dove morì l'anno successivo (322
a.c.).
La filosofia di Aristotele muove dalla stessa esigenza platonica di ricercare un principio
eterno ed immutabile che spieghi il modo in cui avvengono i mutamenti della natura. Il
compito della filosofia è quello di scoprire le cause che determinano il perchè un oggetto
tenda a mutare in un certo modo e non diversamente. Secondo Aristotele esistono quattro
cause:
- Causa formale, cioè l'essenza dell'oggetto stesso;
- Causa materiale, cioè l'oggetto che senza la materia non esisterebbe;
- Causa efficiente, cioè colui che opera il mutamento
- Causa finale, cioè il fine per il quale è avvenuto il mutamento.
Queste quattro cause permettono di affrontare in maniera sistematica e razionale il
problema dell'essere.
La scienza che studia l'essere in se e le sue caratteristiche è chiamata metafisica. Secondo
Aristotele, il significato dell'essere era analogo, ossia poteva essere più di uno, ma insieme
componevano la sostanza.
Aristotele inoltre,ereditò dal platonismo il problema dei rapporti tra individuale e universale.

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