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Lucio Anneo Seneca 4-65

La vita

Figlio di Lucio Anneo Seneca = Padre o Retore → ricca famiglia provinciale di rango
equestre
4 a.C. → nasce a Cordoba (oggi Cordova, Spagna)
Roma → istruzione retorica e filosofica → ricordata nelle “Epistole a Lucilio” attraverso i suoi
maestri: Papirio Fabiano, Attalo, Sozione (da cui apprende costumi sobri e austeri = rinuncia
al vino, ai materassi comodi e ai bagni caldi considerati indizio di mollezza)
Scelta della vita contemplativa → abbandonata in favore della benevolenza del padre →
segue in cursus honorum e riveste la questura grazie alle sue abilità retoriche → difficili
rapporti con gli imperatori: Caligola progetta di farlo uccidere, anche se desiste grazie a una
donna che lo convince che Seneca fosse malato, 41 → Claudio istigato dalla moglie
Messalina lo accusa di adulterio con Giulia Livilla (sorella di Caligola odiata da Messalina) e
lo condanna all’esilio (lungo e doloroso) in Corsica → 49 → viene richiamato a Roma dalla
nuova moglie di Claudio = Agrippina
Accetta l’incarico di precettore di Nerone = figlio di Agrippina da un precedente matrimonio,
nato nel 37
54 → morte Claudio → Nerone → Seneca = consigliere imperiale di un giovane non ancora
diciottenne = governo dell’impero nelle mani sue, di Agrippina e del prefetto del pretorio
Afranio Burro
“De clementia” → speranza di Seneca di fare di Nerone un sovrano esemplare (nonostante
fosse in collaborazione con un potere dispotico raggiunto con intrighi e delitti)
59 → Nerone fa uccidere la madre Agrippina diventata opprimente → Seneca in qualche
modo complice, ma insofferente a causa della pesantezza di Nerone → 62 → morte Burro e
sostituzione con il nuovo prefetto del pretorio Tigellino → abbandono dell’attività pubblica e
ritiro a vita privata da parte di Seneca = “secessus” → realizzazione vita contemplativa,
riflessione, lettura e studio → fino al 65 = anno del suicidio (raccontato da Tacito come
un’esperienza affrontata con coraggio, serenità e nobiltà d’animo ispirandosi alle “morti
filosofiche”) = scoperta della congiura contro l’imperatore da una parte dei senatori
capeggiata da Gaio Calpurnio Pisone e accusa contro Seneca
Alcune opere andate perdute → orazioni, un trattato “Moralis philosophiae libri”, testi di
argomento filosofico “De matrimonio”, “De remediis fortuitorum”, “De amicitia”

I “Dialogi”

Gruppo di testi di argomento filosofico → 10 opere raccolte in 12 libri = 9 in un libro solo e 1


= “De ira” in 3 libri
Non sono dialoghi come quelli di Platone e Cicerone (discussione tra due o più personaggi
in una cornice drammatica e in un’ambientazione storica) → Seneca:
● Parla sempre in prima persona avendo come interlocutore il dedicatario dell’opera: 3
sono rivolti a una donna dell’alta società romana, alla madre Elvia e a un liberto
dell’imperatore per recare loro consolazione in un momento di dolore, 7 sono trattati
su argomenti diversi
● Risente dell’influsso della tradizione della diatriba cinico-stoica = impostazione
discorsiva, la frequente introduzione delle domande e delle obiezioni di un
interlocutore fittizio (opinioni comuni o posizioni diverse dall’autore) che non sempre
si identifica con il dedicatario ed è presentato impersonalmente con formule tipo “si
quis dicat”
● Datazione delle opere incerta e discussa

I dialoghi di impianto consolatorio

37 = inizio del principato di Caligola, prima dell’esilio → opera più antica: “Consolatio ad
Marciam” → si propone di consolare Marcia (donna dell’alta società romana e figlia dello
storico Cremuzio Cordo) sofferente per la perdita del giovane figlio Metilio → tradizione
greca e latina (“Consolatio” di Cicerone) della “consolazione” filosofica = consolare chi ha
subito un lutto e dimostrare che la morte non è un male → morte come fine di tutto e come
passaggio a una vita migliore, elogio e apoteosi di Metilio immaginandolo accolto tra le
anime degli uomini grandi dal nonno Cremuzio (influsso del “Somnium Scipionis”
ciceroniano) → carattere retorico nei temi sia convenzionali che tradizionali e nello stile
elaborato, capacità di rielaborare i luoghi comuni e padronanza dei mezzi espressivi
42-42 e 43-44 = periodo dell’esilio in Corsica → altre due “Consolationes”
“Consolatio ad Helviam Matrem” → destinata alla madre dell’autore che soffre per la sua
condanna e per la sua lontananza = topica consolatoria della tradizione filosofica greca
riguardo all’esilio dimostrando che non è un male → secondo fonti stoiche si tratta di un
semplice mutamento di luogo che non toglie all’uomo la virtù, in quanto secondo il
cosmopolitismo stoico, il saggio è cittadino del mondo intero → temi più specifici e personali:
esempio di donne nobili e coraggiose nel cercar conforto negli studi, nell’affetto dei familiari
e nel pensare che il figlio vive seriamente ed è dedito alla filosofia, alla contemplazione della
verità e alla ricerca → tono di affettuosa intimità e nobile dignità, immagine del filosofo come
sereno e coerente anche di fronte alla sventura
“Consolatio ad Polybium” → rivolta a un potente liberto dell’imperatore Claudio in occasione
della morte di un fratello → consolatio mortis → luoghi comuni già sviluppati nella
“Consolatio ad Marciam” = ineluttabilità del destino, dimostrazione razionale della morte non
come un male e insensatezza di piangere chi non è più in vita perché non prova alcuna
sofferenza = “aut beatus aut nullus est” → posizione del destinatario in grado di influire sulle
decisioni dell’imperatore, condizionamento opera attuando una supplica al sovrano =
elemento encomiastico allo scopo di essere richiamato dall’esilio = confessione di una
sconfitta morale (elogio di Polibio e del fratello morto, esaltazione imprese militari di Claudio
= riconquista della Britannia, giustizia e clemenza dell’imperatore) e prosopopea (già usata
nell’”Ad Marciam” per dare la parola a Cremuzio Cordo) per indurre l’imperatore a evocare
grandi personaggi della casa Giulio-Claudia che avevano fatto fronte a lutti familiari con un
esemplare forza d’animo → atteggiamento adulatorio e incoerenza rispetto all’”Ad Helviam”
→ dubbio di alcuni studiosi sull’appartenenza dell’opera a Seneca

Dialoghi-trattati

41 → morte di Caligola → “De ira” → 3 libri: combattere l’ira = passione odiosa, pericolosa e
funesta → polemica con la dottrina peripatetica (giustificava l’ira in determinate circostanze)
a favore delle posizioni stoiche (ira non è mai giustificabile o utile perché è prodotta da un
impulso che offusca la ragione → manifestazioni simili alla follia) e mezzi per prevenirla e
placarla → esempi dalla storia greca e romana: Caligola = imperatore defunto su cui l’autore
sfoga il suo odio descrivendolo come una bestia
49 = anno in cui torna dall’esilio → “De brevitate vitae” → dedicato all’amico Paolino: uomini
hanno torto a lamentarsi per la brevità del tempo assegnato dalla natura alla loro esistenza e
a sprecarlo in occupazioni frivole e vane (“occupati” contrapposti al saggio che è l’unico che
conosce il retto uso del tempo) = vita, si uti scias, longa est, inoltre spreca il suo tempo chi
non si dedica alla ricerca della verità e della saggezza in quanto si dedica a circostanze che
non dipendono da lui e si priva della possibilità di assicurarsi l’autarkeia = autosufficienza e
libertà da ogni condizionamento esteriore che può assicurare pace e serenità
Periodo in cui era al potere al fianco di Nerone → “De vita beata” → divisa in 2 parti: prima di
carattere teoretico → dottrina morale stoica (felicità = vita secondo natura/ secondo ragione
= sommo bene nella virtù) e polemica contro gli epicurei che identificano il sommo bene con
il piacere = voluptas, seconda di carattere polemico e con implicazioni personali → respinge
le critiche di chi accusa i filosofi d’incoerenza rinfacciando loro di non vivere secondo i
precetti che professano = accuse che gli muovevano i suoi nemici nel periodo della sua
massima potenza (testimonianze di Tacito) = di possedere enormi ricchezze e di condurre
una vita dispendiosa e lussuosa in contrasto con la dottrina stoica che prescrive uno stile di
vita semplice → Seneca mostra disagio davanti a critiche mosse dall’invidia, ma si difende
sostenendo con eloquenza di non essere riuscito a raggiungere gli obiettivi che si era
prefissato e che il filosofo non ama le ricchezze e non soffre quando ne è privato, ma
preferisce possederle per avere più possibilità di esercitare le virtù
Periodo in cui era collaboratore di Nerone → “De tranquillitate animi” → dedicato all’amico
Anneo Sereno → inizia chiedendo consiglio e aiuto in una condizione d’insicurezza,
instabilità spirituali e spinte contrastanti → Seneca fa un descrizione dei sintomi e delle
manifestazioni di un animo inquieto e insoddisfatto e indica alcuni rimedi per raggiungere la
“tranquillità dell’animo” = euthymia = impegno nella vita attiva per il bene comune, l’amicizia
dei buoni, parsimonia e frugalità, accettazione delle avversità e della morte
62 → “De otio” → rivolta ad Anneo Sereno → problema dell’impegno e del disimpegno =
superiorità vita attiva o contemplativa e questione a proposito della politica attiva dal punto di
vista del saggio → Seneca sostiene la scelta dell’otium (posizione storica = saggio deve
impegnarsi politicamente a meno che non gli sia impedito → coincide con quella epicurea =
saggio non deve impegnarsi a meno che non gli sia imposto) = è impossibile che il filosofo
possa agire coerentemente con i suoi principi
“De providentia” → risposta all’amico Lucilio → perché i buoni sono colpiti dai mali dato che
secondo la dottrina stoica l’universo è retto dalla provvidenza divina → risponde che non
sono veri mali, ma prove sottoposte ai buoni dagli dei per aiutarli a perfezionarsi moralmente
“De constantia sapientis” → dedicato ad Anneo Sereno → tesi stoica secondo la quale il
saggio non può essere colpito da oltraggi o offese perchè la sua forza e superiorità morale lo
rende invulnerabile agli attacchi esterni e perché nessuno può togliergli la virtù

Temi

Guarda alla vita reale cercando di aiutare gli uomini (contemporanei e posteri) ad adottare
un’arte di vivere capace di smascherare i falsi valori che derivano da errate valutazioni degli
uomini e scatenano gli affectus = affezioni dell’animo che impediscono di raggiungere
l’equilibrio interiore e la felicità
Filosofia = strumento terapeutico che può migliorare l’uomo e guarirlo dai mali dell’anima →
solo se c’è la volontà
Filosofia = pratica di vita con una base teorica → dialoghi in cui si rivolge ad un interlocutore
afflitto da qualche malattia dell’anima e cerca di rimuovere dubbi, paure e angosce
attraverso l’admonitio → confronto tra opinioni, esemplificazioni, tesi e confutazioni al fine di
aiutare l’interlocutore a cambiare modo di vivere = liberandosi dai propri errori → lettore
diventa partecipe
Errores sulla qualità della vita dell’uomo che irrazionalmente vede la realtà caotica e
frammentata → filosofo deve darle una forma razionale
Uomo angosciato dai capovolgimenti della sorte e in balia della fortuna e senza difese →
problema causato dall’ignoranza o inconsapevolezza della precarietà dell’esistenza umana e
dagli errori di valutazione sui beni da conquistare e i mali da evitare
Uomo ha paura della morte → inconsapevolezza o dimenticanza condizione imposta dalla
nascita → morte non come punizione, ma lex naturae di cui facciamo esperienza
quotidianamente
Tempo → breve per chi è schiavo di inutili occupazioni → “De brevitate vitae”
Non dipende dall’uomo la quantità del tempo, ma la qualità che deve essere dedicata alla
ricerca intellettuale e al progresso morale, necessarie al conseguimento della felicità
Realizzazione di sè → ricerca della virtù
Carriera politica e beni materiali = indifferentia = nè un male nè un bene → l’uomo deve
sapergli dare il giusto peso per non divenirne schiavo
Per gli uomini che non trovano mai pace → cura si sè e della propria interiorità → animus =
sede della ratio = mezzo dato dalla natura per aver piena consapevolezza della realtà →
meditatio = riflessione su se stessi (animo e comportamenti) per trasformarsi intensificando i
rapporti con il proprio io (oggetto di conoscenza in cui mettere alla prova la propria volontà di
miglioramento → padronanza di sè (autarkeia) Piupi ti amoooooooooooooooooo
<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3 e libertà interiore → agire anche in aiuto degli altri
Scegliere il momento giusto per ritirarsi dalle occupazioni con dignità → si deve giovare a se
stessi e agli altri anche quando ci si è ritirati dalla vita attiva
Seneca ha coscienza di non essere un sapiens ma un proficientes = coloro che stanno
procedendo verso il perfezionamento morale, e un adfectator sapientiae = uno che aspira
alla saggezza e che conosce le contraddizioni e le debolezze dell’animo umano e si sforza
di contrastarle e superarle

Trattati

“De clementia”, “De beneficiis”, “Naturales questiones”


Non differiscono dai “Dialogi” nell’impostazione formale:
● Parla in prima persona rivolgendosi ad un interlocutore immaginario con cui pensa di
parlare
● Impianto argomentativo e dialettico impegnato
● Uso di procedimenti diatribici → polemica con obiettori fittizi, ricorso ad aneddoti ed
esempi tratti dalla storia greca e romana
“De clementia”

55-56 → trattato di filosofia politica in cui esalta la monarchia illuminata → successo e


influsso sul pensiero politico successivo in età moderna
Si rivolge a Nerone (da poco imperatore) elogiandolo perché possedendo potere illimitato dà
prova di possedere la virtù più grande del sovrano = clemenza = moderazione e indulgenza
di chi infligge le pene → contraddistingue il rex iustus rispetto al tiranno e dona a chi
governa amore e riconoscenza garantendo la stabilità dell’impero → rapporto paterno con i
sudditi (fonti stoiche) = punisce solo quando è necessario ed è ricambiato con affetto,
devozione e fedeltà
Principato = monarchia assoluta → il filosofo pone al centro del suo discorso non la giustizia
di Platone e Cicerone, ma la clemenza = qualità che implica un rapporto di dipendenza =
esercitata dal superiore nei confronti degli inferiori → punto di riferimento non più le leggi a
cui i cittadini devono sottostare, ma la volontà del principe che è libera da ogni limite esterno
al principe stesso
Motivazione teorica della realtà positiva del principato e supporto nella dottrina politica stoica
che indicava nella monarchia la miglior forma di governo qualora il re fosse stato saggio →
presentazione di Nerone come modello ideale e di tutte le virtù del sovrano perfetto =
solenne elogio di Nerone che corrisponde a un programma politico che lo esorti a realizzare
le speranze considerate già attuate → carattere astratto e utopistico in quanto la
realizzazione di questi auspici è data soltanto dalla libera volontà del sovrano, senza alcuna
garanzia, e dall’eventualità che egli si identifichi con la figura del saggio stoico

“De beneficiis”

Implicazioni politiche meno esplicite


7 libri → dedicati all’amico Ebuzio Liberale
Fonti greche prevalentemente stoiche → precetti sul retto modo di fare e di ricevere benefici
= fondamento della convivenza civile e della vita sociale: temi dell’aiuto reciproco, dei doveri
del superiore verso gli inferiori, della liberalità, della riconoscenza e dell’ingratitudine
Abbondanza di esempi e argomentazioni rivolti a una casistica molto minuta

“Le Naturales quaestiones”

Anni del ritiro → si dedica alla filosofia → trattato di scienze naturali (considerate pertinenti
alla “fisica” = una delle tre parti della filosofia insieme alla morale e alla logica) in 7 libri
dedicato a Lucilio
Argomenti meteorologici: libro I → fuochi celesti, libro II → lampi, tuoni e fulmini, libro III →
acque terrestri, libro IV → piene del Nilo e pioggia, grandine e neve, libro V → venti, libro VI
→ terremoti, libro VII → comete
Subordina all’etica ogni altro interesse e considera degno di ricerca solo ciò che può essere
moralmente utile → scopo morale dell’opera: mira a liberare gli uomini dai timori che
nascono dall’ignoranza dei fenomeni naturali e insegna il retto uso dei beni messi a
disposizione dalla natura (Lucrezio) → inerenti dichiarati nelle prefazioni e negli epiloghi dei
libri e nelle digressioni moralistiche
Critica coloro che trascurano lo studio della natura per altre occupazioni moralmente inutili e
chi tende a sfruttare le conoscenze scientifiche al fine di accrescere vizi e corruzione →
esaltazione ricerca scientifica = mezzo con cui l’uomo può innalzarsi al di sopra di ciò che è
umano e si può innalzare alla conoscenza di realtà divine
Si augura che gli uomini si impegnino di più nello studio dei fenomeni naturali ed è certo che
in futuro il progresso scientifico porterà a conoscenze ancora ignote

“Le Espistole a Lucilio”

Dal 62 al 65 → “Epistulae morales ad Lucilium”: raccolta di lettere (se ne sono conservate


124 in 20 libri) scritte dopo il ritiro dall’attività politica → esprime in modo maturo e personale
la sua visione della vita e dell’uomo e lascia il suo ultimo messaggio → destinato a Lucilio
Iuniore (al quale sono destinate anche le “Naturales quaestiones” e il “De providentia”)
Epistole sul problema della filosofia morale → Seneca giunto alla vecchiaia avanzata si è
ritirato dalle occupazioni della sua vita e si dedica esclusivamente allo studio, alla ricerca e
al perfezionamento morale → atteggiamento di consigliere e maestro nei confronti dell’amico
più giovane per aiutarlo a raggiungere la Sapienza che egli stesso ammette di non
possedere ancora, ma di cercare giorno per giorno → scrive per giovare all’amico, a se
stesso e ai posteri → epistole letterarie = scritte con l’intento di essere lette (differentemente
da quelle ciceroniane che non erano state scritte con l’intento della pubblicazione)
Genere epistolare → riferimento personale a fatti e circostanze della vita quotidiana
(secondo l’uso dell’epistola privata) = differenza tra le “Epistole” e le altre opere filosofiche
● In Seneca → spunti tratti dalla vita quotidiana in funzione morale
Epistola 53: traversata da Napoli a Pozzuoli, tormentato dal mal di mare → confronto tra le
malattie del corpo e quelle dell’anima
Epistola 54: attacco d’asma che gli ha provocato una crisi respiratoria → riflessioni sulla
morte
● Modo di procedere dell’esposizione: libero, disinvolto, colloquiale → sermo =
conversazione familiare → assenza di sistematicità (associazioni di idee)
Linee di sviluppo sulla strada della scelta filosofica: prime epistole hanno carattere
parenetico = esortazione alla filosofia mediante l’inserzione di massime
Perfezionamento morale = scelta dell’otium
Lucilio (impegnato come procuratore in Sicilia) → esortato a lasciare le occupazioni politiche
per dedicarsi allo studio e alla pratica della sapientia → realizzato nell’epistola 82
1. Esortazione all’otium e invito al secessus → elementi essenziali di del messaggio
morale → Seneca = uomo che ha fatto quella scelta troppo tardi e che dopo aver
errato cerca di recuperare il tempo perduto → solo nella sapientia risiedono la vera
gioia e i veri valori e ri può realizzare solo impegnandosi nella lotta contro le
“passioni” = impulsi e desideri irrazionali che minacciano l’uomo privandolo della
pace dell’anima
2. Polemizza con chi attribuisce ai filosofi atteggiamenti di contestazione facendo
professione di lealismo verso il potere, ma senza mai nominare Nerone → preferisce
rievocare con affettuosa nostalgia i tempi della sua adolescenza e i maestri di quegli
anni lontani, il padre per amore del quale racconta di aver rinunciato al progetto di
togliersi la vita e dell’affetto che lo lega alla giovane moglie Paolina
3. Ricerca del vero bene = virtù → raccomanda a Lucilio di liberarsi dei falsi giudizi del
volgo e di astenersi da occupazioni frivole e moralmente inutili → Seneca afferma di
evitare il contatto con la folla, limitandosi alla compagnia di pochi e facendo un
dialogo continuo con i grandi filosofi del passato
Dottrina stoica → seguita e consigliata all’amico, ma anche criticata in quegli aspetti che non
condivide (cavillose sottigliezze dialettiche) → rivendica la propria autonomia e indipendenza
di giudizio
Cita spesso massime di Epicuro riguardo temi tipicamente epicurei come l’otium, amicizia,
preparazione alla morte
Temi dominanti: otium = disimpegno, tempo e morte → si avvicina alla fine della vita e si
prepara a morire convincendosi che liberarsi dalla paura della morte sia compito del filosofo
→ chi ha raggiunto il vero scopo dell’esistenza (virtù) è pronto a morire in qualsiasi momento
in quanto ha raggiunto la perfetta libertà da ogni condizionamento esteriore → autarkeia =
autosufficienza
4. Stolto è chi teme la morte = imprescindibile necessità della natura, passaggio a una
vita migliore o ritorno al nulla in cui eravamo prima di nascere = liberazione dai mali
dell’esistenza = suprema scelta di libertà → può essere cercata volontariamente dal
saggio
Valutazione quantitativa del tempo (di chi ha una visione errata dell’esistenza) → visione
qualitativa = non conta quanto, ma come si vive
5. Ricerca dell’essenza della divinità e della sua presenza nella natura e nell’uomo →
filosofia stoica: divinità = intelligenza dell’universo la cui presenza può essere
avvertita dall’uomo nella sua interiorità (uomini parte della divinità) = Logos →
differenze con il cristianesimo: divinità stoica → non trascendente, ma immanente al
mondo; non personale e senza rivelazione storica = Dio ignoto che nelle sue
imperturbabilità costituisce un modello per l’uomo e con il quale il sapiens intrattiene
un rapporto di emulazione

Lo stile della prosa senecana

“Epistole a Lucilio” → influsso genere epistolografico = tono e linguaggio colloquiali → stile


non diverso da dialoghi e trattati tranne per alcune movenze intime e confidenziali
Costante in tutta la produzione:
● Si rivolge direttamente in prima persona a un destinatario o secondo l’uso diatribico a
un interlocutore fittizio
● Dialogo vivace, serrato, appassionato
● Intento di persuadere razionalmente il destinatario e di coinvolgerlo affettivamente
Stile diverso dal suo predecessore in campo filosofico: Cicerone
1. Diversa personalità
2. Mutamento gusto degli autori e del pubblico nella prima età imperiale
3. Diversa visione dei requisiti dello stile filosofico
4. Diverso modo di concepire l’impegno del filosofo: Cicerone → compito di chi scrive
opere di filosofia = docere ed eventualmente delectare, oratore = vigore, nerbo e la
funzioni di movere o flectere; Seneca → ricerca la verità con passione e vuole
comunicarla agli altri, stile filosofico = strumenti espressivi (di gusto “Asiano” =
concettoso, pregnante e ricco di figure, incentrato sulla sententia = frase ad effetto)
nati in funzione dell’oratoria per raggiungere il massimo effetto persuasivo ed
emozionale
5. Organizzazione sintattica e fonico-ritmica del discorso → Seneca → nucleo centrale
= frase, si spezza l’ampio periodo costruito ipotatticamente → prevalenza di brevi
proporzioni ad andamento parallelo in cui alla paratassi (accostamento frasi) si
accompagna l’asindeto (assenza di nessi congiunzionali → preferiti da Cicerone
perché gli permettevano di esplicitare i collegamenti logici del discorso), preferisce
l’anafora, l’epifora o altre figure di ripetizione → critica di Caligola che definiva il
periodare di Seneca privo di una coesione interna e di Quintiliano che lo riteneva
privo del senso della misura
6. Seneca fa uso della concinnitas = antitesi, parallelismo, omoteleuti… → finalizzata a
sentenze morali in cui il pensiero va espresso in maniera incisiva in modo da
concentrare nel minimo delle parole il massimo significato, Cicerone la usava in
periodi complessi per armonizzarli strutturalmente e sintatticamente

Le tragedie

Corpus di 10 tragedie: 9 di argomento mitologico e 1 “Octavia” è una pretesta (contenuto


romano, considerata opera di un imitatore in quanto si allude alla morte di Nerone del 68 = 3
anni dopo la morte di Seneca)
Una delle tragedie mitologiche: “Hercules Oetaeus” → pseudosenecana perché presenta
caratteristiche che la differenziano dalle altre tragedie (a partire dalla lunghezza quasi
doppia)
8 tragedie autentiche → miti già trattati dai tragici greci del V secolo:
1. “Agamemnon” (Agamennone) → tragedia di Eschilo
2. “Oedipus” (Edipo) → tragedia di Sofocle
3. “Phoenissae” (Fenicie) → mito tebano
4. “Hercules furens” (Ercole furioso) → tragedia di Euripide
5. “Medea” (Medea) → tragedia di Euripide
6. “Phaedra” (Fedra) → tragedia di Euripide
7. “Thyestes” (Tieste)
8. “Troades” (Troiane)
Cronologia incerta e discussa per gli intenti del filosofo → scritti probabilmente nel periodo in
cui era accanto a Nerone come precettore e come consigliere
In quasi tutte è presente la figura del tiranno descritta in termini violentemente negativi →
possibile opposizione (anche se Seneca non si è opposto nemmeno quando è stato
mandato in esilio) o esortazione → riferimenti antitirannici al potere, non contro il potere,
come paradigmi negativi di un discorso parenetico = di ammonizione → poesia = scopo
pedagogico e strumento di ammaestramento morale → scopo di mostrare gli effetti deleteri
del potere dispotico e della vita sregolata soprattutto a Nerone
Scopo ignoto → rappresentate in teatro o lette nelle sale di recitazione (uso prevalente
durante l’età imperiale in occasione di recitationes in case private o alla corte imperiale) →
lettura in ambienti ristretti e pubblico selezionato in quanto non rispecchiano le norme del
teatro antico (orribili delitti compiuti direttamente sulla scena e non semplicemente raccontati
e rappresentazione tirannica dei sovrani davanti al vasto pubblico)
Scatenarsi rovinoso di sfrenate passioni non dominate dalla ragione → tragiche
conseguenze = significato pedagogico e morale negli esempi dello scontro tra impulsi
positivi e negativi → ragione = personaggi secondari che cercano di dissuadere i
protagonisti dai loro propositi, furor = impulso irrazionale, passione (dottrina morale stoica →
manifestazione di “pazzia” che sconvolge l’animo umano) → lotta tra furor (prevale) e
ragione → interesse per la psicologia delle passioni a discapito delle esigenze
filosofico-morali
Accentuazione aspetti più negativi e macabri, visione pessimistica e intensificazione patetica
(elementi già presenti nei tragici latini arcaici) → funzionali al valore di esemplarità negativa
Interesse sulla parola a scapito dell’azione → tirate moralistiche, digressioni mitologiche =
occasioni per sviluppare topoi letterari e reminiscenze ad altri testi e autori (tragici greci,
Virgilio, Ovidio) e per dibattere su argomenti morali e politici (colpa, delitto, regnum e fides)
→ personaggi = portatori di temi affidati dal poeta in base agli spunti della tradizione
mitico-letteraria
Tono magniloquente e declamatorio = ostacolo per il lettore moderno infastidito dalla
ridondanza e dalla ripetitività connesse alla variazione sul tema (retorica di età imperiale) e
dalla sovrabbondanza di apostrofi, di esclamative e di interrogative retoriche
Tragedie meglio riuscite (5,6,7,8) → tensione patetica
Condensa il pensiero in formule = sentensiae
Stile adatto alle sticomitie (battute corrispondenti ciascuna a un verso) e all’emisticomitie
(ogni battuta corrisponde alla metà di un verso)
Battute a effetto → brevità garantisce efficacia ed energia

Apokolokyuntosis

Satira menippea → iniziatore del genere: Menippo di Gadara → mescolanza a livello formale
di versi e prosa e a livello contenutistico di serio e scherzoso → introdotta a Roma da
Varrone Reatino che l’aveva usata per temi diatribici di argomento morale
Ironico pamphlet senza implicazione filosofica scritto in occasione della morte di Claudio →
Seneca doveva scrivere l’elogio funebre pronunciato da Nerone → da libero sfogo al suo
odio per colui che lo aveva perseguitato e condannato all’esilio
Titolo latino “Ludus de morte Claudii” → ludus = gioco letterario
Titolo greco “Apokolokyuntosis” → kolokynte = zucca o inzuccatura = trasformazione in
zucca con implicito riferimento alla contrapposizione a apotheosis = trasformazione in Dio”
Premette di riferire i fatti che accaddero prima della morte dell’imperatore cominciando dal
momento in cui le Parche recidono il filo della sua vita mentre Apollo intona un canto di gioia
per l’inizio del regno di Nerone → sulla Terra tutti esultano e Claudio si reca da Giove senza
essere riconosciuto perché parla in modo incomprensibile → affida a Ercole il compito di
capire chi sia = 13° fatica → interruzione → dei a concilio per capire se divinizzare Claudio
→ divo Augusto pronuncia una requisitoria contro il nipote accusato di aver ucciso membri
della famiglia → Claudio viene portato agli Inferi, assiste al suo funerale e capisce di essere
morto → incontra le sue vittime, viene condannato a giocare eternamente ai dadi con un
bussolotto forato e Caligola lo reclama come suo schiavo
Verve satirica e padronanza tra livelli linguistici e stilistici diversi

Epigrammi
Raccolta di poesie della tarda età imperiale di 70 epigrammi in distici elegiaci → carmi
encomiastici per la vittoriosa campagna di Claudio in Britannia del 43, elogi di Catone
l’Uticense e di Pompeo, poesie d’amore influenzate da Ovidio, componimenti d’occasione in
cui menziona amici e parenti, in due descrive lo squallido paesaggio della Corsica e in altri
due si lamenta per il suo esilio

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