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ELEMENTO
sostanza semplice non ulteriormente decomponibile
COMPOSTO
specie chimica a composizione definita e costante formata dall’unione di due o più ELEMENTI
ATOMI E MOLECOLE
ATOMO
Particella infinitesima unitaria di dimensioni 2 - 5 Å (2 - 5 10^-10 m) costituita prevalentemente da:
PROTONI (Z) massa 1 carica +1
NEUTRONI (N) massa 1 carica 0
ELETTRONI (Z) massa 1/1837 carica -1
MOLECOLA
Aggregato di atomi capace di esistenza fisica autonoma
IONE
Atomo o molecola dotato di carica elettrica positiva (catione) o negativa (anione)
ISOTOPO
Nuclide caratterizzato da un determinato valore di NUMERO ATOMICO (Z) e di MASSA ATOMICA (A) (con A = Z + N)
PESO ATOMICO
Rapporto tra la massa media di un atomo e la dodicesima parte della massa del nuclide 12 del carbonio
PESO MOLECOLARE
Rapporto tra la massa di una molecola e la dodicesima parte della massa del nuclide 12 del carbonio
P.M. = somma dei P.A. degli atomi della molecola
PESO FORMULA
Somma dei P.A. degli atomi costituenti l’ UNITA’ FORMULA (solidi ionici)
GRAMMO ATOMO
Quantità in grammi di un elemento pari al suo P.A.
GRAMMO MOLE (o mole)
Quantità in grammi di un elemento e/o composto pari al suo P.M. (1 g atomo e/o 1 g mole di qualsiasi sostanza contiene sempre
6,023 . 1023 atomi e/o molecole di quella sostanza)
6,023 . 1023 = NA = NUMERO DI AVOGADRO
Una MOLE di elettroni o di fotoni corrisponde ad un NA di elettroni o di fotoni
g / PM = numero di moli di un elemento o di un composto
g / PA = numero di grammiatomi di un elemento
REAZIONI CHIMICHE
LEGGE DI CONSERVAZIONE DELLA MASSA
A. Lavoisier (1775) “La somma delle masse delle sostanze reagenti è uguale alla somma delle masse dei prodotti di reazione”
REAZIONE CHIMICA
un’equazione in grado di soddisfare il principio di conservazione della massa e della carica
CLASSIFICAZIONE DELLE REAZIONI CHIMICHE
Reazioni che non avvengono con trasferimento di elettroni tra le sostanze coinvolte:
1) ASSOCIAZIONE (sintesi)
2) DISSOCIAZIONE (decomposizione)
3) SCAMBIO
Reazioni che avvengono con trasferimento di elettroni tra le sostanza coinvolte
REAZIONI REDOX
STRUTTURA DELL’ ATOMO
TEORIA ATOMICA ANTICA
ATOMI = particelle unitarie indivisibili Democrito (400 a.C.)
TEORIA ATOMICA MODERNA
J. Dalton (1808) - atomi = particelle definite e indivisibili - atomi di un determinato elemento tutti identici tra loro
A. Avogadro (1811) - concetto di molecola
S. Cannizzaro (1858) - teoria atomico - molecolare
STUDI SULLE SCARICHE ELETTRICHE NEI GAS RAREFATTI (1880-1895)
SCOPERTA DELLE PARTICELLE SUBATOMICHE
RAGGI CATODICI (ELETTRONI NEGATIVI) J. Thomson (1897) E RAGGI CANALE (IONI POSITIVI)
IPOTESI ATOMICA DI THOMSON (1897)
MODELLO “A COCOMERO” n+ = n-STUDI SULLE PARTICELLE (nuclei di He)
SCOPERTA DEL NUCLEO ATOMICO
E. Rutherford (1910), IPOTESI ATOMICA DI RUTHERFORD (1911): MODELLO PLANETARIO ,NUMERO ATOMICO = Z
(l’elettrone in moto emetterebbe energia e collasserebbe quasi istantaneamente sul nucleo, modello inaccettabile!!!!)
SCOPERTA DELL’ EFFETTO FOTOELETTRICO H. Hertz (1888)
QUANTIZZAZIONE DELL’ ENERGIA M. Planck (1900) (L’energia non viene emessa o assorbita in modo continuo,
ma attraverso piccolissime quantità finite dette quanti.)
E = h v ,E = Energia associata a un quanto di frequenza v , h = 6,625 10-34J s costante di Planck
SPIEGAZIONE DELL'EFFETTO FOTOELETTRICO A. Einstein (1905) , FOTONE = un quanto di luce
SPETTRO DI EMISSIONE DELL’ IDROGENO “ECCITATO” (1880-1890) , Radiazioni emesse raggruppabili in serie
Serie : gruppi di radiazioni le cui sono correlate tra loro lambda da semplici relazioni numeriche contenenti un coefficiente
intero n : {Serie di Balmer (UV-VIS), Lyman (UV), Paschen (IR),Brackett (IR)}
IPOTESI ATOMICA DI BOHR (1913(Sistemi “idrogenoidi” : H, He+, Li++...):
Energia degli elettroni quantizzata , Orbite circolari stazionarie: le sole orbite sulle quali èpossibile il moto degli elettroni senza
emissione di energia, Livello energetico: energia associata ad un’orbita stazionaria ( K, L, M, N, O, P, Q…),Stato fondamentale
(stato di minima energia con l’ealla minima distanza dal nucleo), Stato eccitato (stato di maggiore energia).
Regola quantica di Bohr
m v r = n (h/2), (m e v = massa e velocità dell’elettrone), n numero intero = numero quantico principale
IPOTESI ATOMICA DI SOMMERFELD (1919)
Orbite quantizzate anche ellittiche ( per n>1 ) in cui il nucleo occupa uno dei fuochi ,Ogni livello energetico caratterizzato da un
valore di n si divide in più sottolivelli, Ad ogni sottolivello corrisponde un numero quantico l secondario, l determina l’eccentricità
dell’orbita e può assumere tutti i valori interi compresi tra 0 ed n-1, Per un’orbita esistono solo alcune possibilità di orientazione,
determinate da un terzo numero quantico m( m = numero quantico magnetico, può assumere tutti i valori interi compresi tra -l e +l)
ms = numero quantico di spin (W. Pauli, 1924) , descrive il moto rotatorio dell’elettrone attorno al proprio asse e può assumere
solo valore + ½ () e - ½ ()
NATURA CORPUSCOLARE E ONDULATORIA DELL’ELETTRONE
MECCANICA ONDULATORIA
(L. De Broglie 1923) Ad un elettrone in movimento è associata un’onda (onda di fase) di lunghezza d’onda = h / (m v)
PRINCIPIO DI INDETERMINAZIONE
(W. Heisenberg 1925)“E’ impossibile definire con la necessaria precisione, attraverso una determinazione sperimentale, due
grandezze fisiche coniugate quali, ad esempio, posizione e velocità di una particella”
VELOCITA’ e POSIZIONE di un elettrone non sono simultaneamente determinabili
Conferma della INESISTENZA delle orbite di Bohr: ELETTRONE: particella il cui moto è definibile unicamentein termini
probabilistici>Superamento della meccanica classica
MECCANICA QUANTISTICA
Il moto ondulatorio degli elettroni è governato da EQUAZIONI d’ ONDA (E. Schrödinger 1926)
Se l’energia totale assume valori quantizzati l’ equazione di Schrödinger ammette soluzioni accettabili dette AUTOFUNZIONI
Tali AUTOFUNZIONI contengono 3 coefficienti numerici che corrispondono ai tre numeri quantici del modello di
Bohr - Sommerfeld (n, l, m)
ORBITALE : autofunzione definita da una determinata terna di numeri quantici
SIGNIFICATO DEI NUMERI QUANTICI
n : energia dell’orbitale e sue dimensioni, l : forma ed energia dell’orbitale, m : orientazione dell’orbitale nello spazio, ms : senso
orario - antiorario di rotazione dell’elettrone intorno al proprio asse.
L’ ORBITALE definisce lo “stato quantico” dell’elettrone attraverso un dato valore di ENERGIA e di PROBABILITÀ DI
DISTRIBUZIONE dell’elettrone attorno al nucleo In un atomo isolato.
PRINCIPIO DI ESCLUSIONE (W. Pauli 1925) “In uno stesso atomo non possono coesistere due elettroni con tutti e quattro i
numeri quantici uguali”
UN ORBITALE PUO’ CONTENERE AL MASSIMO DUE ELETTRONI (CON SPIN OPPOSTO)
ORBITALE SATURO : orbitale contenente due elettroni accoppiati ()
ORBITALE INSATURO : orbitale contenente un solo
elettrone disaccoppiato ()
PRINCIPIO DELLA MASSIMA MOLTEPLICITA’ (F. Hund 1925) “Gli elettroni tendono ad occupare il maggior numero possibile di
orbitali isoenergetici (degeneri)”
TRA LE CONFIGURAZIONI ELETTRONICHE POSSIBILI LA PIU’ STABILE (con energia minore) E’ QUELLA CON LA MASSIMA
“MOLTEPLICITA’ DI SPIN” (elettroni disaccoppiati con spin paralleli)
ORDINE DI RIEMPIMENTO DEGLI ORBITALI
(successione crescente dei livelli energetici)
7s
6s 6p 6d
5s 5p 5d 5f
4s 4p 4d 4f
3s 3p 3d
2s 2p
1s
LEGAMI DEBOLI
Forze di Van der Waals
Interazioni debolissime di natura elettrostatica tra molecole sia polari che apolari, fortemente influenzate dall’aumento della
distanza intermolecolare e della temperatura
LEGAMI DI VAN der WAALS 1) legami tra dipoli permanenti (molecole polari) . 2) legami dipolo-dipolo indotto (molecola apolare
polarizzata)
Forze di London
Mutua attrazione tra atomi o molecole anche uguali tra loro ed elettricamente simmetrici (non polari), causata da spostamenti
temporanei di carica all’ interno degli atomi e delle molecole (dipoli temporanei indotti)
LEGAMI DI LONDON: 1) legami dipolo indotto - dipolo indotto
NOMENCLATURA E REAZIONI
Gli elementi chimici si dividono in:
METALLI e NON METALLI
I METALLI, perdendo elettroni, originano IONI POSITIVI (o CATIONI)
I NON METALLI, acquistando elettroni, originano IONI NEGATIVI (o ANIONI)
OSSIDI [XmOn]
a) OSSIDI BASICI ( X = METALLO )
b) OSSIDI ACIDI = ANIDRIDI ( X = non METALLO )
Esempi di ossidi basici
Na2O Ossido di Sodio (Na +1) BaO Ossido di Bario (Ba +2) Al2O3 Ossido di Alluminio (Al +3) TiO2 Ossido di Titanio (Ti +4) Cu2O Ossido Rameoso (Cu +1) CuO
Ossido Rameico (Cu +2) FeO Ossido Ferroso (Fe +2) Fe2O3 Ossido Ferrico (Fe +3) SnO Ossido Stannoso (Sn +2) SnO2 Ossido Stannico (Sn +4) MnO Ossido
Manganoso (Mn +2) MnO2 Ossido Manganico (Mn +4) Cr2O3 Ossido Cromico (Cr +3)
Esempi di ossidi acidi
CO2 Anidride Carbonica (C +4)B2O3 Anidride Borica (B +3)SO2 Anidride Solforosa (S +4)SO3 Anidride Solforica (S +6)N2O3 Anidride Nitrosa (N +3)N2O5
Anidride Nitrica (N +5)P2O3 Anidride Fosforosa (P +3)P2O5 Anidride Fosforica (P +5)Cl2O Anidride Ipoclorosa (Cl +1)Cl2O3 Anidride Clorosa (Cl +3)Cl2O5
Anidride Clorica (Cl +5)Cl2O7 Anidride Perclorica (Cl +7)CrO3 Anidride Cromica (Cr +6)MnO3 Anidride Manganica (Mn +6)Mn2O7 Anidride Permanganica (Mn+7)
REAZIONI DI OSSIDORIDUZIONE
Le REAZIONI DI OSSIDORIDUZIONE (reazioni redox) sono reazioni che avvengono tra elementi che variano il proprio
numero di ossidazione.
OSSIDAZIONE : aumento del n.o. perdita di elettroni
RIDUZIONE : diminuzione del n.o. acquisto di elettroni
CRIOSCOPIA ed EBULLIOSCOPIA
Tc = kc m Tc = kc (g / PM) | Te = ke m Te = ke (g / PM)
kc è la costante crioscopica del solvente (H2O = 1,86 °C/mol) | ke è la costante ebullioscopica del solvente (H2O=0,51°C/mol per
Patm = 1 atm)
Quando T = Tc tutto il liquido (solvente puro) solidifica e, raffreddando, la temperatura resta costante fino a solidificazione
completa del solvente. Quando T = T’c inizia a solidificare parte del solvente, cioè la soluzione si concentra. Raffreddando, la
temperatura diminuisce con separazione di altro solvente solido, fino alla temperatura alla quale si separano soluto e solvente
entrambi solidi
4) PRESSIONE OSMOTICA pi
Si definisce PRESSIONE OSMOTICA (pi) la pressione P che occorre esercitare sulla soluzione per impedire il fenomeno
dell’osmosi del solvente verso di essa. Se la pressione applicata P risulta maggiore di si verifica il fenomeno dell’ OSMOSI
INVERSA e si concentra ulteriormente la soluzione.Pi dipende dalla temperatura e, a temperatura costante, è funzione della
concentrazione della soluzione (moli di soluto n / volume V della soluzione)
Si può quindi esprimere nel seguente modo:
Pi V = n R T , pi V = ( g / PM ) R T | con R = 0,082 atm l / K mol
Quanto più alto è il valore della Ka o della Kb, tanto piùl’equilibrio dissociativo risulta spostato verso destra con aumento della
ionizzazione e, di conseguenza, della forza dell’elettrolita.
Si considerano, convenzionalmente elettroliti deboli quelli la cui Ki è minore di 10-4 ed elettroliti forti quelli la cui Ki è maggiore di
10-1.
GRADO DI IONIZZAZIONE
Si definisce grado di ionizzazione il rapporto tra il numero di molecole di soluto ionizzate e il numero di molecole presenti prima
della ionizzazione. E’ un numero adimensionato variabile tre 0 e 1 aumenta all’aumentare della ionizzazione e l’equilibrio
dissociativo risulta spostato verso destra (prodotti) , diminuisce al diminuire della ionizzazione e l’equilibrio ,dissociativo risulta
spostato verso sinistra (reagenti)
Espressione del coefficiente di Van’t Hoff
N = molecole iniziali, z = numero di ioni prodotti dalla ionizzazione di una molecola
N = molecole ionizzate , z N = ioni totali prodotti dalla ionizzazione
N - N = molecole non ionizzate, N - N + z N = N [1 + ( z - 1 )] = N i = particelle totali (ioni e molecole non ionizzate) a
ionizzazione avvenuta
i = [1 + ( z - 1 )] = coefficiente di Van’t Hoff (o “binomio dissociativo”)
ELETTROLITI ANFOTERI
Specie chimiche che si comportano da basi deboli in presenza di acidi, o da acidi deboli in presenza di basi .Il più comune
elettrolita anfotero è l’acqua
I principali elementi che presentano comportamento anfotero sono: Zn, Al, Sn, Pb