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Il clima controriformistico
La chiesa cattolica tra riforma e contro riforma La riforma protestante portò grandi
conseguenze anche sotto il punto di vista culturale. Attraverso il concilio di Trento la chiesa di
Roma reagì con fermezza contro le dottrine delle nuove chiese, promuovendo cosi la contro
riforma.
Le ripercussioni negative della contro riforma Il movimento di riforma cattolica diffuse nella
società un clima di intimidazione e di soggezione al potere ecclesiastico. La chiesa operò con
estrema severità per frenare la diffusione di idee in contrasto con la dottrina cattolica.
La libertà di pensiero vene fortemente limitata e la letteratura perse di creatività e originalità.
L’attività di controllo culturale esercitato dalla chiesa si svolse attraverso istituti come la Sacra
congregazione dell’indice e il tribunale dell’inquisizione; determinando un clima culturale nel
quale la ricerca e la libera espressione e di pensiero, che avevano caratterizzato il periodo
umanistico- rinascimentale, furono duramente represse.
La gura dell’intellettuale
L’intellettuale di corte Nell’età del Barocco non appare cambiato la condizione di dipendenza
dalla corte e dalla Chiesa di letterati, filosofi, uomini di scienza e artisti.
Il letterato assolveva l’incarico di segretario esperto di diplomazia e di pratiche amministrative,
in posizione di stretta dipendenza dal principe. Questo lo costringeva a comportamenti misurati e
“prudenti”, a fare uso attendo e studiato di parole e, spesso, a dissimulare il proprio pensiero. Di
conseguenza anche le opere assunsero una dimensione essenzialmente aristocratica.
L’arte della dissimulazione Nel mondo Laico delle corti rinascimentali la dissimulazione era stata
uno dei grandi temi della riflessione teorica sulla “ragion di Stato” ed era stata individuata da
Macchiavelli e Guicciardini come uno degli strumenti di governo. Torquato Accetto nel suo
trattato, legittimino la dissimulazione, affermando che essa non è menzogna, ma solo un “velo”
che non “forma il falso”, ma da “qualche riposo al vero”, per poterlo rivelare e dimostrare al
momento opportuno. In tal modo l’intellettuale poteva cercare di difendere i proprio valori anche
in un contesto di corruzione e violenza.
L’origine e il significato del termine “barocco” Alcuni studiosi, fanno derivare la parola “barocco”
dal termine portoghese barroco, il quale indica una perla irregolare. Così “barocco” in senso
culturale e artistico contraddistingue uno stile ampolloso e ridondante, irregolare.
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IL BAROCCO
Altri studiosi, considerarono il termine “barocco” una derivazione da baroco, vocabolo utilizzato
per indicare un tipo di sillogismo, ragionamento complesso nella sua struttura e di contenuto
dimostrativo.
Tra edonismo e contro riforma Il principio edonistico, cioè l’intento di procurare piacere
attraverso il “meraviglioso”, era in contrasto con gli indirizzi controriformistici. Di fronte a questa
incompatibilità, i trattati barocchi assunsero atteggiamenti diversi: alcuni tentarono di conciliare
edonismo e impegno etico teorizzando la necessità di far emergere, per via simbolica, significati
morali da contesti banali e vuoti; altri attenuarono il concetto di “meraviglia” in un compromesso
fra compostezza classica ed esigenza di modernità.
La prosa
La prosa scienti ca
In Italia la produzione in prosa dell’eta barocca conobbe diversi generi come la storiografia e la
trattatistica. Fu tuttavia in ambito scienti co che il trattato, con Galileo Galilei, seppe coniugare
la precisione formale con un rigoroso impianto argomentativo.
Per gli scienziati del Seicento la lingua moderna fu una precisa scelta, orientata a diffondere più
ampiamente le loro teorie e le loro scoperte. Il pregio essenziale degli scrittori è la meticolosa
esattezza delle descrizioni dei fenomeni, indagati con lo spirito analitico dello scienziato che
chiarisce a se stesso e vuol far capire a chi legge l’evolversi delle proprie indagini. La scienza uscì
dal chiuso delle biblioteche per diventare patrimonio di un pubblico più vasto.
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IL BAROCCO
GALILEO GALIELI
LA VITA
I primi studi a Pisa e le ricerche all'università di Padova Galileo Galilei nacque a Pisa nel 1564.
Il padre lo avviò a un'educazione umanistica, ma egli manifestò presto la sua predilezione per le
discipline scientifiche. Nel 1589 fu lettore di matematica all'università di Pisa e nel 1592 passò
all'università di Padova in qualità di professore di matematica, fisica e astronomia. Il periodo
padovano, fu il più felice della sua vita, perché, protetto dall'autorità di Venezia, ebbe piena
libertà di studio, e potè conoscere illustri personaggi come lo scienziato, storico e teologo Paolo
Sarpi. Proprio a Padova, cominciò a interessarsi alla teoria copernicana e a elaborare una sua
nuova concezione della scienza, anche grazie all'utilizzo del cannocchiale, strumento per
l'osservazione astronomica, che Galilei costruì personalmente.
Il trasferimento a Firenze Fu grazie al cannocchiale che Galilei poté osservare la superficie della
Luna, e fare ulteriori scoperte astronomiche, come quella dei satelliti di Giove che lo portarono a
dimostrare scientificamente la teoria copernicana secondo cui la Luna ruota attorno alla Terra, ed
entrambe ruotano attorno al Sole. Queste scoperte vennero esposte nel Sidereus Nuncius (1610),
da lui dedicato ai Medici.
L'opera gli valse l'offerta di un incarico di prestigio da parte di Cosimo II de' Medici. Trasferitosi a
Firenze, egli poté dedicarsi con impegno ancora maggiore allo studio e alla formulazione di
nuove teorie sperimentali, contrastanti con quelle della tradizione aristotelica.
L'abiura e le ultime ricerche Non appena il Dialogo fu pubblicato, l'autore venne processato e
condannato. Galilei nel 1633 dovette presentarsi a Roma al tribunale dell'Inquisizione e il 22
giugno pronunciò l'abiura delle proprie tesi. La pena fu commutata in domicilio coatto nella
sua casa ad Arcetri.
Ad Arcetri diede una veste teorica definitiva ai suoi studi di quasi trent'anni prima.
Galilei mori nel 1642.
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IL BAROCCO
LE OPERE
Le opere di argomento letterario Per un certo periodo Galilei mostrò una vera passione per lo
studio delle lettere. Negli anni in cui soggiornò a Pisa e poi a Padova, pubblicò studi critici sulle
opere di grandi letterati; di lui ci restano anche alcune annotazioni in margine ai testi dell'Orlando
furioso e della Gerusalemme liberata.
Il Sidereus Nuncius Lo studio dell'astronomia, in ogni caso, continuò a occupare sempre di più
il suo tempo e l'invenzione del cannocchiale lo condusse a importanti scoperte, presentate nel
Sidereus Nuncius ("Il messaggero delle stelle”), con il quale lo scienziato espone il risultato delle
sue ricerche: i quattro principali satelliti di Giove, la composizione della via Lattea, la superficie
della Luna.
Le novità galileiane oggetto dell'opera sono:
1. la nuova dimensione dell'universo, arricchita dall'aggiunta di un grande numero di stelle;
2. il superamento della distinzione tra corpi terrestri e corpi celesti;
3. la scoperta che la Galassia non «è nient'altro che una congerie di innumerevoli stelle»;
4. l'esistenza dei satelliti di Giove.
Per ottenere la massima diffusione all'interno della comunità scientifica, l'opera venne scritta in
latino, la lingua comune agli intellettuali europei.
Purtroppo la circolazione del testo fu limitata sia dal basso numero di copie stampate, sia dalle
dure reazioni del mondo ecclesiastico.
Le Lettere copernicane Quanto affermato da Galilei nel Sidereus Nuncius offriva materia
per uno scontro con la Chiesa, scontro che si inasprì quando, tra il 1613 e il 1615, scrisse quattro
lettere, in cui affrontava il problema dei rapporti tra scienza e fede. In esse Galilei ribadiva
l'autonomia della conoscenza scienti ca. In particolare nella lettera a Castelli, Galilei proponeva
una interpretazione storicista dei passi delle Sacre Scritture.
Il Saggiatore L'apparizione in Europa di tre comete suscitò un vivace dibattito sulla loro natura
e il loro moto, tanto che, Galilei pubblicò il Saggiatore, un'opera dedicata a papa Urbano VIlI, in
cui attaccava il gesuita Orazio Grassi il quale affermava che le comete erano corpi celesti con
moto circolare. La tesi di Galilei sulla natura delle comete, secondo la quale erano dovute
solamente a un fenomeno di rifrazione della luce, si dimostrò errata; ma ebbe tuttavia la funzione
di stimolare dubbi sulle conoscenze acquisite.
Il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo La sua opera più importante in difesa del
copernicanesimo, fu il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo: tolemaico e copernicano.
Nonostante la prudenza con la quale lo scienziato aveva cercato di esporre le proprie idee, la
Chiesa inserì il Dialogo nell'Indice dei libri proibiti.
Nel Dialogo Galilei immaginava un confronto, a Venezia, fra tre interlocutori: Filippo Salviati,
Giovan Francesco Sagredo e Simplicio, personaggio frutto dell'elaborazione letteraria dell'autore.
Il dialogo fra i tre personaggi dura quattro giornate durante le quali i primi due difendono il
sistema copernicano, mentre il terzo si batte in favore della tradizionale cosmologia aristotelico-
tolemaica.
Salviati, portavoce dell'autore, conduce il dialogo ed impersona lo scienziato misurato nel
parlare, cauto ma sicuro di sé. Sostenitore della teoria copernicana, è convinto dell'utilità di un
sereno confronto di idee e si dichiara pronto a riconoscere eventuali suoi errori, diffidente
com'è nei confronti di chi pretende di sapere tutto. «Tale presunzione», dice, «non può avere
principio da altro che dal non aver inteso nulla»;
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IL BAROCCO
Simplicio rappresenta la tradizione. Quando Salviati e Sagredo, con ragionamenti incalzanti,
smontano le teorie fisiche del suo maestro, alle loro domande non sa rispondere che: «È vero
perché lo ha detto lui» (ipse dixit);
Sagredo, è un seguace della "nuova scienza”, fa da spalla a Salviati di cui condivide
argomentazioni e prove. Si prende facilmente gioco di Simplicio, arricchisce il dialogo di
numerose digressioni e, con buon senso, introduce alcune proposte metodologiche, come
quella di riformulare, all'inizio di una nuova riunione, gli argomenti trattati il giorno precedente
o quella di discutere a parte eventuali questioni insorte.
Il metodo galileiano Le conoscenze umane non vanno desunte dalla tradizione, ma devono
nascere dall'esperienza diretta e dall'osservazione sperimentale del fenomeno. Al «mondo di
carta» dei filosofi aristotelici, Galilei oppone il «libro della natura», alla loro pretesa di possedere
la verità, egli oppone l'umiltà del ricercatore che scopre il vero attraverso l'indagine. Base di tale
metodo è l'osservazione sperimentale, dalla quale deriva la definizione dell'ipotesi. Tuttavia per
giungere alla formulazione di una legge scienti ca, bisogna tradurre l'esperimento in una
deduzione matematica, che va verificata. Tale metodo di ricerca nuovo, e lo sforzo di affrancare
la scienza dalla teologia costituiscono il fondamento della scienza moderna.
L'uso della forma dialogica Mosso dall'esigenza di farsi capire e di divulgare il più possibile le
proprie idee e le scoperte, Galilei preferì, la scrittura dialogica: con l'effetto di un maggior
coinvolgimento del lettore.
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