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Nel Corso del 300 e del 400, attorno al signore si crea una corte, di cui fanno parte
non solo il personale amministrativo, ma anche intellettuali e artisti. E questo il
fenomeno del mecenatismo (la tendenza a proteggere e stimare artisti e studiosi per la
diffusione della Cultura). Grazie a questo le Signorie diventano meravigliosi centri di
cultura, in cui si ci dedica allo studio e all’arte di qualsiasi tipo. I Signori fanno
costruire ville e chiese sempre più maestose ed adornate e inizia la fioritura artistica
del periodo chiamato “rinascimento”.
In quest’età però, il cittadino smette di interessarsi alla politica e diventa suddito,
rinunciando inconsapevolmente alla propria autonomia.
Economia e società
Rispetto agli ultimi decenni del Trecento, nel corso del Quattrocento si ha una
netta e graduale ripresa perché l’agricoltura presenta meno rischi del
commercio. La grande borghesia cittadina tende ad assimilarsi all’antica
aristocrazia. Possiede notevoli ricchezze, che può spendere in generi di lusso
(stoffe preziose, gemme, spezie, profumi orientali). Con l’aumento di questa
classe élite, il divario tra le classi sociali si accentua.
Centri di produzione e di diffusione della cultura
Firenze comunale
Firenze è il centro più importante del secolo.
La Corte
Nel resto d’Italia, e in seguito a Firenze stessa, il centro culturale per eccellenza
è la corte, in quanto i prìncipi sono spesso colti e per questo si circondano di
artisti.
Infatti, nel 400, nasce una vera civiltà di corte, fondata sul culto della
raffinatezza, dell’armonia, dell’eleganza e della misura.
Il principe spesso richiede la composizione di opere letterarie affinché esaltino
la magnificenza del suo casato. Per questo motivo l’intellettuale è costretto a
elogiare il suo signore e a consacrarne la fama attraverso le opere poetiche in
modo da ottenere in cambio protezione e mantenimento economico.
La corte è quindi un luogo dove si produce cultura, e al tempo stesso si
consuma.
Le opere dei poeti vengono lette pubblicamente all’interno della corte. Lo
scrittore e l’artista sono dunque tenuti a intrattenere e a divertire il loro
pubblico, decorando saloni e cappelle con affreschi e statue e facendo spettacoli
teatrali.
Tuttavia questo comporta sia l’isolamento dell’intellettuale e il suo distacco
dalla realtà sia l’atteggiamento di servilismo e adulazione.
L’Accademia
I nuovi intellettuali umanisti elaborano una concezione “dialogica” della
cultura, ritengono cioè che essa sia il prodotto di un continuo scambio di idee, di
un confronto e della discussione.
Le accademie umanistiche sono dunque cenacoli (riunioni) dove i dotti
s’incontrano amichevolmente per conversare, discutere e scambiarsi
conoscenze.
Tra le accademie più note ricordiamo l’Accademia Platonica di Firenze e
l’Accademia Pontaniana di Napoli.
Le Botteghe e le Biblioteche
I Chierici
Gli intellettuali che non volevano stare alle dipendenze dei principi avevano
come alternativa la condizione clericale. Vescovi, Papi e Cardinali non
dovevano per forza riempire le loro opere solo di contenuti religiosi.
Una caratteristica tipica dei letterati di questo periodo è la loro mobilità nello
spazio.
Un Pubblico elitario
Si crea una differenza tra la cultura alta e quella popolare che era caratterizzata
dall’ oralità e si basava prevalentemente su argomenti religiosi. Il panorama
cambia però con l inizio della stampa che porta ad una maggiore diffusione
della cultura. Per quanto riguarda la lingua si afferma di nuovo il latino come
lingua di prestigio ma nella seconda metà del secolo si inizia a rivalutare anche
il volgare.
Tra la fine del Trecento e l'inizio del Quattrocento si diffonde tra gli uomini di
cultura l'idea che i secoli precedenti fossero da considerare come un periodo di
decadenza e barbarie. Nasce quindi il mito di una "rinascita" della civiltà
classica. Ciò influenza la storiografia successiva il "Rinascimento".
Il Medioevo aveva una concezione teocentrica del mondo: Dio era posto al
centro dell'Universo come motore di tutta la realtà e autore della storia. Ora
invece si afferma la visione antropocentrica, l'uomo pone sè stesso al centro
della realtà, come autore e protagonista della propria opera. Si afferma quindi
una visione ottimistica dell'uomo. Per tale motivo uno dei temi più prediletti è
l'esaltazione della dignità dell'uomo.
L'affermazione della concezione laica non implica però il rifiuto della
spiritualità cristiana, questa infatti è un’età profondamente religiosa. Il fine
ultraterreno della vita non è negato, si rivendica il valore della realtà terrena,
l'uomo si realizza nell'esistenza terrena e poi in quella celeste, ricercando il
piacere senza sensi di colpa. Questo atteggiamento edonistico si unisce al
naturalismo, la tendenza a considerare anche la natura al centro dell’Universo.
L’Umanesimo “Civile”
La prima fase dell’umanesimo si sviluppa a Firenze e questa fase viene
chiamata “Umanesimo civile” perché pone al centro della sua visione i legami
tra la cultura e la vita civile. Gli studi di umanità devono formare il cittadino,
che partecipa attivamente alla vita politica. L’uomo si può realizzare
pienamente solo nella vita civile: perciò si esalta la vita attiva al di sopra di
quella contemplativa. Gli esponenti più significativi dell’umanesimo fiorentino
provengono da un’alta borghesia e ricoprono importanti cariche pubbliche. Essi
rovesciano una scala di valori su cui si fondava la visione della vita economica
del medioevo: l’ideale cristiano condannava infatti il desiderio di ricchezza ed
esaltava la povertà evangelica. Gli umanisti invece considerano il lavoro non
come una condanna ma come una benedizione per l’uomo e ritengono che il
desiderio di denaro sia naturale e legittimo e che la ricchezza sia il segno
tangibile dell’approvazione di Dio. Gli umanisti fiorentini ritengono che il
primo il nucleo della società sia la famiglia e che l’uomo si realizzi veramente
solo nel matrimonio.
L'Area Settentrionale
Il Genere Epistolare
Con la riscoperta dei classici latini viene ripreso il genere epistolare, il modo
particolare da Petrarca. La lettera, però, non è più uno strumento di
comunicazione privata, ma di discussione di temi culturali. Ad esempio in una
lettera Poggio Bracciolini indirizzata all’amico umanista Guarino Guarini viene
comunicato il ritrovamento di alcuni classici, come una specie di liberazione
dalla prigionia dei barbari del Medioevo. Un altro esempio di scambi epistolare
tra Angelo Poliziano e Paolo Cortese ha come tema il problema dell’imitazione:
Cortese sostiene che l’oggetto di imitazione deve essere il modello migliore per
tutti, mentre Poliziano è più favorevole all’adorazione di modelli diversi, da
ciascuno dei quali selezionare ciò che è meglio.
La Trattatistica
Il trattato, insieme al dialogo, rappresenta il mezzo più adatto per raccontare i
contenuti dei dibattiti ideologici e per esprimersi la nuova visione della realtà
proposta dall’umanesimo.
Di grande importanza sono i trattati di argomento filosofico-morale.
Il tema della fortuna non viene più considerato come un soggetto alla volontà
divina, ma il risultato di forze imprevedibili.
La trattatistica fiorentina si propone di salvaguardare l’indipendenza del
comune repubblicano, contro l’affermarsi delle nuove signorie.
La trattatistica di ambiente cortigiano mira a delineare la figura del principe
ideale, esaltando non più le virtù cristiane, ma quelle laiche della generosità e
della giustizia.
Uomo “completo” del periodo umanistico-rinascimentale fu Leon Battista
Alberti, il quale ci ha lasciato anche il più importante trattato in volgare del 400:
i 3 “libri della famiglia” basato sui temi del matrimonio, l’educazione dei figli e
la masserizia.
La Storiografia e la Memorialistica
La storiografia umanistica, non vede più la storia come disegno della
provvidenza divina, ma come opera dell’uomo.
Un genere affine alla trattatistica politica e alla storiografia è la memorialistica.
Il “Diario dei fatti memorabili che accadevano nelle varie età.
Più eterogeneo appare la predilezione di testi in prosa. Una delle opere più
importanti è il Novellino di Masuccio Salernitano. Quest’opera si può
considerare come una satira violenta contro la corruzione ecclesiastica e la
perfidia delle donne, lo stile è esasperato e trionfa il gusto per dettagli violenti.
La poesia lirica
L’uso del latino si trova anche nella poesia lirica, ad esempio nei versi eleganti
e raffinati di Giovanni Pontano in cui domina la delicatezza del sentimento
familiare. La ripresa della poesia in volgare avviene soprattutto grazie ai poeti
di corte che tendono all’imitazione di Petrarca come: Iacopo Sannazaro e
Matteo Maria Boiardo.
I “canti carnascialeschi” e la poesia parodica
La fama poetica di Lorenzo de’ Medici è collegata ai suoi Canti
Carnascialeschi e soprattutto ad una delle ballate in essi contenuta, il Trionfo di
Bacco e Arianna dove si trova l’invito a godere della giovinezza e dei piaceri
che ritorna anche nelle canzoni di Poliziano. In composizioni come queste, che
sono opera di autori del tutto colti e raffinati, compare anche quell’elemento
“popolare” che caratterizza la letteratura cosiddetta carnevalesca, ovvero scritta
in onore delle feste del carnevale.
Il poemetto mitologico ed encomiastico
Accanto alla poesia lirica esiste anche una poesia che assume forme descrittive
o narrative che riprendono tematiche molto diffuse nella letteratura classica.
Infatti, Lorenzo de’ Medici scrive anche il poemetto mitologico Ambra, storia
dell’omonima ninfa trasformata in sasso, e il Corinto, poemetto pastorale che
aggiorna i modelli della poesia bucolica (genere di argomento pastorale, il cui
modello sono le Bucoliche di Virgilio) greca e latina. Invece, al genere
encomiastico ( ciò che ha lo scopo di encomiare, ovvero di elogiare con
solennità) appartengono le Stanze per la giostra di Giuliano de’ Medici di
Angelo Poliziano.
La letteratura drammatica:
Per quanto riguarda la letteratura drammatica prosegue nel 400, la fortuna delle
sacre rappresentazioni, spettacoli ispirati alla religione nei quali si innestano
nuovi spunti dal carattere più laico e comico.