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UNITÀ 3

UMANESIMO E RINASCIMENTO

L’EPOCA E LE IDEE

STORIA E SOCIETÀ
Nel Quattrocento i grandi poteri universali, l’Impero e
la Chiesa, entrano definitivamente in crisi.

L’Impero d’Occidente
L’Impero d’Occidente è un potere fortemente indebolito
perché ormai si stanno affermando sempre di più
le monarchie in Francia, Inghilterra e in Spagna.
Le nuove nazioni controllano meglio i loro territori, riescono
In Europa si affermano a far pagare le tasse e a mantenere degli eserciti stabili.
le monarchie nazionali,
ma l’Italia rimane In questo quadro fa eccezione la penisola italiana che
divisa in tante rimane divisa in vari Stati più piccoli, le Signorie,
Signorie.
che si erano rafforzate grazie all’invenzione e creazione
delle banche e ai commerci nel Mediterraneo e con l’Oriente.
Nessuna delle Signorie italiane riesce però a prevalere
sulle altre e a creare così uno Stato nazionale
della grandezza degli altri Stati europei.

Nonostante questo le tante corti italiane (dominate da


altrettante famiglie) sono i più importanti centri culturali
dell’epoca e fanno a gara l’una con l’altra per avere
le opere d’arte o letterarie più belle.

Tra queste spiccano:


 Firenze, in cui lavorarono i più grandi artisti dell’epoca;
 Venezia, capitale dell’editoria con Aldo Manuzio;
 Napoli, dove i re aragonesi proteggono i cenacoli umanisti;
 Roma, con il suo papa umanista Pio II Piccolomini;
 Ferrara, la città di Ariosto e Boiardo.

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Umanesimo
e Rinascimento
Le corti italiane dove fiorirono Umanesimo e Rinascimento

Milano Mantova
• corte dei Visconti • corte dei Gonzaga
e poi degli Sforza
Venezia
• Repubblica retta dal Doge

Ferrara
• corte degli Este

Urbino
Firenze • corte dei Montefeltro
• repubblica oligarchica
• dal 1434 Signoria dei Medici

Roma
• curia pontificia
come una corte

Napoli
• corte degli Aragonesi

La Chiesa
Anche l’altro potere, il Papato, perde progressivamente
la fiducia del popolo soprattutto per lo stile di vita 1517
Riforma di Lutero,
del clero che è sempre più legato allo sfarzo e al denaro.
la Chiesa si divide.
Questa perdita di fiducia porterà alla Riforma di Lutero
del 1517 e alla fine dell’unità della Chiesa.

LA CULTURA
L’Umanesimo e il Rinascimento
UMANESIMO
In questo periodo soprattutto in Italia c’è un nuovo il termine deriva
clima culturale. Si afferma l’Umanesimo che si fonda dall’espressione latina
su una nuova fiducia nelle possibilità dell’uomo. studia umanitatis usata
da Cicerone per indicare
Gli umanisti non accettano più le verità rivelate della Chiesa quelle discipline
filosofiche e letterarie
ma vogliono conoscere il mondo attraverso scienze come
che servivano a educare
la geografia, l’astronomia, la medicina e la biologia, ma l’uomo sul piano morale
anche con discipline come la grammatica, la filosofia e intellettuale.
e la retorica. Al centro degli studi c’è l’uomo considerato
il centro dell’universo.
E questo spiega anche l’importanza che gli umanisti
attribuivano all’insegnamento.

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Unità 3

La FILOLOGIA
In questa prospettiva aumenta l’interesse per il recupero e
è la disciplina che lo studio delle opere classiche nelle loro versioni originali.
vuole ricostruire Nasce quindi una nuova scienza, la filologia, che serve
la versione originale
a ricostruire i testi originali (spesso perduti) partendo
dei testi antichi.
Infatti nell’antichità e dalle loro copie, a volte piene di errori.
nel Medioevo i testi Già Petrarca aveva cominciato a recuperare i testi originali
venivano copiati delle opere antiche e questo spiega l’enorme successo
a mano e i copisti
del poeta in questo periodo.
facevano degli errori o
dei cambiamenti che
A partire della seconda metà del Quattrocento e fino
si trasmettevano
da una copia all’altra. alla metà del Cinquecento si afferma un nuovo movimento
culturale, il Rinascimento, caratterizzato appunto
dal “rinascere”, dal rifiorire delle arti e delle lettere.

In questo clima culturale, in questi anni, lavorano in Italia i


più grandi artisti e intellettuali di tutta Europa
come Leonardo da Vinci, Leon Battista Alberti,
Michelangelo Buonarroti, Pico della Mirandola, Lorenzo Valla,
Ludovico Ariosto e Niccolò Machiavelli.

Il latino è la lingua LA LINGUA: NASCE L’ITALIANO


in cui ricominciano Durante l’Umanesimo la passione per la classicità porta
gli scambi letterari
gli studiosi a scrivere in latino. Inoltre, scrivendo in latino
fra gli umanisti
dei diversi Stati. gli umanisti potevano farsi capire in tutta Europa.
Il latino è dunque
lingua internazionale. Infatti, nei primi anni del Quattrocento, il volgare
è usato esclusivamente per le opere letterarie.
Solo nella seconda metà del secolo si comincia a usare
il volgare anche per i trattati filosofici e scientifici.

Più tardi, durante il Rinascimento i letterati, fra cui


STUDIO ATTIVO
Pietro Bembo, si chiedono quale lingua usare. Dopo
I letterati scelgono di un lungo dibattito, viene scelto il fiorentino trecentesco,
scrivere in
ossia la lingua di Dante usata nel Trecento a Firenze.

In questo modo in Italia la lingua scritta si differenzia da


quella parlata. Infatti, mentre il parlato cambia nel tempo,
che da questo momento
si chiamerà la lingua scritta rimarrà identica a quella del Trecento.
Da questo momento il fiorentino trecentesco comincia
a chiamarsi “italiano”.

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Umanesimo
e Rinascimento

I GENERI
La prosa
La prosa inizialmente viene usata soprattutto nei testi che
servono ad approfondire gli studi umanistici.
Il recupero dei testi classici porta a riscoprire la Storia
e la cultura dell’antichità greca e romana.
I letterati del Quattrocento si sentono i continuatori
di quella cultura e nasce l’idea che il Medioevo (i secoli
Durante l’Umanesimo
compresi tra l’antichità e il Quattrocento) siano stati
la produzione in prosa
“secoli bui” di arretramento politico e culturale. è soprattutto
non letteraria.
I generi più usati in prosa sono:

 il trattato, in cui si analizza un tema in modo completo


e dettagliato;

 l’invettiva, in cui, mentre si difendono i propri argomenti,


si contestano quelli di qualcun altro. Sono quindi scritti
polemici da cui spesso nascono dei veri e propri scontri,
con scambi di accuse;

 l’orazione, è un discorso in cui si sostiene una tesi


davanti a un pubblico; è più breve del trattato;

 il dialogo, in cui il sapere viene trasmesso attraverso


il dialogo tra due persone (sul modello classico di Platone).

Tramite le lettere e gli scritti (in latino) gli umanisti


riprendono a scambiarsi idee e informazioni in tutta Europa.

La poesia
Nel Quattrocento e Cinquecento non si scrivono molte
poesie. Si possono comunque individuare due tendenze:
 Petrarchismo, poesie scritte in volgare che imitano
il Canzoniere di Petrarca;
 anticlassicismo, poesie che riprendono la tradizione
burlesca. Sono versi comici che criticano la società POESIE BUCOLICHE
del tempo e sono in polemica con il Petrarchismo. poesie ambientate
nelle campagne
Nel Cinquecento avranno molto successo le poesie bucoliche e nella natura.
e i poemi cavallereschi.

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Unità 3

Il teatro
Durante il Rinascimento si scrivono molte tragedie e
commedie. Nella tragedia si cerca di imitare, con scarso
successo, le opere dei grandi autori greci.
Invece le commedie sono spesso scritte in dialetto
e hanno già le caratteristiche della futura Commedia
dell’arte italiana.

La Commedia dell’arte, che si afferma nel Cinquecento,


non ha testi scritti ma si basa sull’improvvisazione degli
attori e sulle maschere, quelle che ancora oggi conosciamo:
Arlecchino, Pulcinella, Pantalone e tante altre.

VERIFICA
Rispondi alle domande

1. Secondo gli umanisti, la conoscenza del mondo si basa:


sugli insegnamenti della Bibbia e sulla fede.
sulle scienze come la geografia, l’astronomia e la biologia.

2. Perché i letterati umanisti scrivono in latino?

3. Nel Cinquecento i letterati scelgono di scrivere le opere letterarie in:


fiorentino trecentesco. volgare umbro.

4. Quale importante letterato è considerato un precursore dell’Umanesimo?


Dante. Petrarca.

5. Quali sono le due principali tendenze della poesia del Quattrocento e


del Cinquecento?

6. Qual è la disciplina che ricostruisce la forma originaria dei testi antichi?

7. Che cos’è una poesia bucolica? In quale secolo si afferma?


Umanesimo
e Rinascimento

LA LETTERATURA MEDICEA
I TEMI
La famiglia de’ Medici controlla Firenze dal 1434.
Lorenzo de’ Medici, che sale al potere nel 1469, è un grande
mecenate e ospita alla sua corte molti grandi artisti. mecenate, persona che
Per soddisfare le esigenze di intrattenimento della corte protegge e finanzia
letterati e artisti.
e il gusto per le espressioni artistiche raffinate,
la letteratura medicea produce poesie eleganti e
componimenti comici o parodie.

La letteratura medicea esalta la figura femminile.


La donna è ammirata nel suo aspetto sia sensuale
che spirituale, perché l’uomo quattrocentesco è diviso
tra i sentimenti idealizzati e la ricerca del piacere.

Le opere di Lorenzo de’ Medici e di Poliziano sono


un esempio di questa duplicità. Nelle loro poesie la felicità
è sempre accompagnata dalla malinconia.
Ne sono un esempio i famosissimi versi di Lorenzo de’ Medici,
tratti dalla Canzone di Bacco:

Quant’è bella giovinezza,


che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto sia:
di doman non c’è certezza.
Girolamo Macchietti,
In questo componimento poetico, infatti, la celebrazione Ritratto di Lorenzo de’
della bellezza della giovinezza è accompagnata Medici, Firenze Galleria
degli Uffizi
dalla malinconia per il trascorrere del tempo e per
l’incertezza del futuro.

GLI AUTORI
Lorenzo de’ Medici
Lorenzo (1449-1492) fa di Firenze il centro della cultura
umanistica. La sua produzione letteraria tratta temi
e generi molto diversi ed è influenzata dalla tradizione
classica e volgare.
Tuttavia per Lorenzo la scrittura è solo un modo
per evadere dagli impegni politici.

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Unità 3

Angelo Poliziano
Poliziano (1454-1494) entra al servizio di Lorenzo de Medici
nel 1473 e diventa il poeta simbolo dell’Umanesimo.
Oltre a tradurre testi greci e latini, scrive opere in latino,
sia in versi che in prosa.

Poliziano inizia la composizione del poemetto le Stanze


pensandolo come opera celebrativa della vittoria di Giuliano
de’ Medici (fratello di Lorenzo) in un torneo cavalleresco.
A seguito della morte di Giuliano, Poliziano fa diventare
le Stanze un poema allegorico, ambientato in un mondo
irreale. Per Poliziano, infatti, la letteratura deve educare
al bello, quindi non può rappresentare il reale.

La Fabula di Orfeo è la prima opera teatrale in volgare


profano, di argomento profano. Il testo racconta di Orfeo che scende
non religioso negli Inferi per riportare in vita la moglie Euridice.

IL POEMA CAVALLERESCO
I CANTARI: LE STORIE IN VERSI DI CARLO MAGNO E
DI RE ARTÚ
Dalla seconda metà del Trecento, le storie di Carlo Magno e
di re Artù vengono rielaborate in chiave popolare e recitate
per strada nella forma dei cantari.

OTTAVA I cantari sono narrazioni in versi con strofe formate


strofa di otto versi, da otto versi (ottave) endecasillabi e sono accompagnate
molto adatta a
dalla musica. Le trame sono semplici e ripetitive e
narrazioni lunghe.
trasformano i cavalieri in personaggi molto più umani
e li inseriscono in vicende spesso comiche o fantastiche.

DAI CANTARI AI PUPI

Nonostante lo diffusione dei testi scritti, la tradizione del racconto


orale non è mai scomparsa.
Nel Medioevo i giullari girano i paesi e spesso sono accolti alle corti.
In seguito i cantastorie portano in giro le storie di Carlo Magno,
Orlando, Rinaldo e Angelica, che diventano così personaggi popolari.
Le loro gesta vengono raccontate ancora oggi, soprattutto in Sicilia
con la rappresentazione delle marionette chiamata il “teatro dei pupi”.
Umanesimo
e Rinascimento

LE OPERE EPICHE E GLI AUTORI


I cantari poi si diffondono anche nelle corti signorili,
grazie a una nuova generazione di poeti colti, che adatta
il genere cavalleresco ai gusti di un pubblico raffinato,
componendo un nuovo tipo di opere epiche.

Luigi Pulci
Pulci (1432-1484) fa parte della cerchia di Lorenzo de’ Medici PARODIA
e rappresenta la cultura popolaresca toscana. è un’imitazione
che esagera
La sua opera più famosa è Morgante, pubblicata nel 1478.
le caratteristiche
È una parodia del mondo cavalleresco. di un genere o
La sua comicità si basa sull’assurdità delle vicende raccontate di un personaggio.
e sul carattere eccessivo e irrazionale dei personaggi.
Il poema, scritto in ottave, racconta la storia del gigante
Morgante, che accompagna Orlando nelle sue avventure. IPERBOLE
espressione che esagera
Il linguaggio, caricaturale e pieno di iperboli, mescola
alcune caratteristiche.
aspetti colti ed elementi popolareschi. Ad esempio, “Marco è
alto come un palazzo”.
Matteo Maria Boiardo
Boiardo (1441-1494) lavora presso la corte estense di Ferrara.
L’opera più conosciuta di Boiardo è L’innamoramento di
Orlando che poi prenderà il titolo di Orlando innamorato.
Si tratta di un poema incompiuto che si ispira
alla tradizione dei romanzi cavallereschi.
L’autore però si distacca dagli antichi poemi cavallereschi
perché mette in primo piano il tema dell’amore ed elimina
gli elementi etici e religiosi. Boiardo mescola argomenti
del ciclo carolingio (come la guerra tra musulmani e cristiani),
con elementi del ciclo bretone (l’amore e la magia).
Anche lo stile è il risultato della fusione tra piano colto STUDIO ATTIVO
(la metrica in ottave) e piano popolare (sintassi semplice e
Nell’Orlando
lessico del parlato). innamorato, Boiardo

Ludovico Ariosto i temi religiosi e


È l’autore del più importante e famoso poema cavalleresco porta in primo piano
della letteratura italiana, l’Orlando furioso, seguito il tema

dell’Orlando innamorato di Boiardo che aveva avuto .

un grande successo.

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Unità 3

LA TRATTATISTICA RINASCIMENTALE
Il trattato è un testo che si occupa di un determinato
argomento, spesso affrontato attraverso la forma del dialogo,
così da mettere a confronto opinioni diverse.
Nel Rinascimento si scrivono trattati sia in latino che
in volgare. Il latino viene usato per le opere filosofiche
o scientifiche mentre in volgare si compongono trattati
per indicare come si comporta il perfetto gentiluomo, come
si scrive un testo letterario, in cosa consiste l’amore ecc.

I maggiori scrittori di trattati rinascimentali sono


Pietro Bembo, Baldassarre Castiglione, Giovanni della Casa.
Ritratto di Giovanni della L’opera più nota è Il galateo di Giovanni della Casa che
Casa, Milano, Pinacoteca
fornisce regole di condotta per ogni situazione mondana.
Ambrosiana

IL PETRARCHISMO

POESIE A IMITAZIONE DI PETRARCA


Pietro Bembo dà inizio al Petrarchismo, corrente poetica
diffusa tra il Quattrocento e il Cinquecento.

Il Petrarchismo è un tipo di poesia astratta, senza nessun


riferimento alla realtà concreta e in cui tutte le donne
assomigliano alla Laura di Petrarca. In queste componimenti
aulico, ricercato, i poeti usano vocaboli aulici e raccontano di un animo
di stile nobile sempre diviso tra l’amore spirituale e l’amore profano.
profano, terreno
Queste poesie, nel tentativo di imitare il Canzoniere,
diventano spesso ripetitive e mancano di originalità.

Nel Cinquecento la poesia diventa una pratica diffusa che


dà prestigio sociale. Il Petrarchismo si afferma in tutta
IL PETRARCHISMO: Europa perché tutta la nobiltà si riconosce in questa poesia
 imita lo stile che esalta l’amore platonico e ricerca il bello.
di Petrarca;
 elabora poesie astratte GLI AUTORI
e poco originali; I maggiori scrittori del Petrarchismo sono:
 rappresenta la donna Iacopo Sannazaro, autore di romanzi pastorali;
a imitazione di Laura.
il famoso artista Michelangelo Buonarroti;
e Giovanni della Casa.

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Umanesimo
e Rinascimento

Molto importanti sono alcune voci poetiche femminili:

Isabella di Morra
Scrive versi tristi sulla sua vita da esiliata;

Gaspara Stampa
Dedica gran parte delle Rime al suo amore per
Collatino di Collalto. I suoi versi, pur rimandando a Petrarca,
sono più vitali e meno legati agli schemi che seguivano
gli altri poeti petrarchisti.

Amore
Io son da l’aspettar omai sì stanca e attesa

di Gaspara Stampa, da Rime

L’autrice racconta la sua condizione di innamorata respinta che


attende inutilmente il ritorno dell’amato. Perfino la morte
da lei invocata per trovare sollievo non ascolta i suoi lamenti. Parafrasi

Io son da l’aspettar omai sì stanca, Sono così stanca di aspettare


sì vinta dal dolor e dal disio, e così vinta dal dolore e dalla nostalgia
per la sì poca fede e molto oblio a causa dell’infedeltà e dell’indifferenza
di chi del suo tornar, lassa, mi manca, di colui che, non tornando, mi lascia distrutta,

che lei, che ’l mondo impalidisce e ’mbianca che invoco come un sollievo la morte,
con la sua falce e dà l’ultimo fio, colei che con la sua falce fa impallidire
chiamo talor per refrigerio mio, tutto il mondo e infligge l’ultima pena,
sì ’l dolor nel mio petto si rinfranca. perché diminuisca il dolore nel mio cuore.

Ed ella si fa sorda al mio chiamare, E lei è sorda al mio richiamo e si fa beffe


schernendo i miei pensier fallaci e folli, dei miei pensieri illusi e insensati, come lui
come sta sordo anch’egli al suo tornare. resta sordo al mio desiderio che torni da me.

Così col pianto, ond’ho gli occhi miei molli, Così col mio pianto che mi riempie gli occhi,
fo pietose quest’onde e questo mare; io commuovo queste onde e questo mare
ed ei si vive lieto ne’ suoi colli. mentre lui se ne sta lieto sulle sue colline.

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Unità 3

Nel Cinquecento è di moda avere


un “petrarchino”, cioè un’edizione preziosa
e di piccolo formato del Canzoniere di Petrarca,
come quello raffigurato nel quadro di Bronzino.

L’invenzione della stampa dei libri - ideata


dal tedesco Gutenberg nella metà
del Quattrocento - ha infatti modificato
profondamente la diffusione dei testi scritti.

Prima della stampa, i libri erano copiati a mano


e di un’opera esistevano pochissimi esemplari.
Dopo l’invenzione della stampa è invece
possibile avere più copie di un’opera, che
conosce così una maggiore diffusione.

I libri stampati rimangono comunque oggetti


di lusso, tanto da essere raffigurati nei ritratti
dei nobili del Cinquecento.

Bronzino, Ritratto di Luncrezia Panciatichi, Firenze, Galleria


degli Uffizi

L’ANTICLASSICISMO

Nel Cinquecento il modello petrarchista viene criticato


da alcuni letterati che si ispirano alla tradizione della
ANTICLASSICISMO: poesia comico-realistica. Sono gli scrittori “anticlassicisti”,
 critica il modello che prendono in giro l’amore spirituale e le donne
petrarchista;
angelicate del Petrarchismo e propongono un’immagine
 prende in giro
l’amore spirituale; grottesca della realtà.
 propone un’immagine
grottesca della realtà. Nei loro testi appaiono temi e ambienti popolari: il mondo
contadino, il cibo, il sesso, le taverne o i pidocchi.
Anche lo stile cambia. La lingua astratta di Petrarca
è sostituita da un linguaggio scurrile, spesso in dialetto,
pieno di doppi sensi comici od osceni.
RIMA INCATENATA
Inoltre dal sonetto si passa al capitolo, ossia
è costruita secondo
lo schema: un componimento in endecasillabi a rima incatenata,
ABA, BCB, CDC... che vuole essere una parodia della terzina dantesca.

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Umanesimo
e Rinascimento

GENERI E AUTORI
Gli autori anticlassicisti usano vari generi letterari per
criticare il modello classicista e le sue numerose regole:
 la lirica, con Francesco Berni (1497 ca-1535) e
Burchiello (1404-1449), che scrive poesie fatte
di versi paradossali e che sembrano senza senso;
 la trattatistica, con Pietro Aretino (1492-1556);
 l’epica, con Teofilo Folengo (1491-1544);
 il teatro, con Ruzante (1496 ca-1542), che scrive varie
commedie, tra cui il Parlamento.

Teofilo Folengo
È un monaco benedettino famoso per avere inventato
il maccheronico, un linguaggio misto, che inserisce parole
del volgare nella sintassi del latino.
L’effetto è particolarmente comico, anche perché Folengo
usa il maccheronico in generi letterari classici, come
il poema epico.
Il suo capolavoro, Baldus, fa la parodia del poema
cavalleresco rovesciando lo stile classico con un linguaggio Ritratto di Teofilo Folengo

che unisce il tono epico ad espressioni basse e comiche.

VERIFICA

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POESIA DEL QUATTROCENTO E CINQUECENTO

Petrarchismo Anticlassicismo

Imitazione delle poesie Contestazione


di Petrarca del Petrarchismo

temi: linguaggio: temi: linguaggio:


 
 
 invenzione del
Unità 3

LUDOVICO ARIOSTO

LA VITA
Ludovico Ariosto nasce a Reggio Emilia nel 1474 da
una famiglia nobile di Ferrara. Il padre era funzionario
a servizio dei duchi d’Este, la famiglia regnante a Ferrara.

Ludovico inizia lo studio della giurisprudenza che poi


abbandona per dedicarsi allo studio della letteratura.
Alla morte del padre, per mantenere la famiglia,
inizia a lavorare per il Cardinale Ippolito d’Este.
Da questo momento quindi la sua vita si divide tra la poesia
e il lavoro per il Cardinale.

Ariosto ha due figli con due donne diverse, ma


la donna della sua vita è Alessandra Benucci.
Inizialmente è una relazione a distanza perché la donna
Ritratto di Ariosto
è sposata; ma appena diventa vedova, nel 1515,
Il poeta di corte era
stipendiato dal Signore Alessandra si trasferisce a Ferrara, dove abita Ariosto.
(o dal sovrano). I due intrattengono a lungo un legame non ufficiale
Per questo motivo
all’inizio dei testi
e si sposano segretamente nel 1528.
si trovano spesso
delle dediche con Morto il Cardinale d’Este, Ariosto lavora per il duca
grandi lodi ai Signori Alfonso I, che lo lascia libero di dedicarsi alla letteratura.
Trascorre anni tranquilli fino alla morte, nel 1533.

Poeta di corte con l’ideale di vita semplice


In quel tempo i Signori delle corti mantenevano scrittori
e intellettuali con uno stipendio. Questi potevano produrre
le opere che volevano ma dovevano anche comporre poemi e
opere teatrali per intrattenere la corte.

Ariosto deve mantenere la sua numerosa famiglia, per questo


è costretto a vivere a corte. Eppure desidera una esistenza
tranquilla e serena, nella quale potersi dedicare interamente
alla scrittura, alla lettura e alla famiglia.

Secondo Ariosto la letteratura dovrebbe essere un esercizio


libero, non stipendiato (com’era allora) dai ricchi signori.

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Umanesimo
e Rinascimento

LE OPERE
Ariosto pubblica l’Orlando Furioso, il suo capolavoro,
nel 1516. L’opera ha un enorme successo in tutta Europa.
Si tratta di un poema cavalleresco in ottave.

Tra il 1517 e il 1524 scrive Le satire, componimenti in versi


scritti in uno stile colloquiale. Trattano della vita
di Ariosto, del suo carattere e dei suoi difetti.

Le Rime, invece, sono poesie d’amore in stile petrarchesco


pubblicate postume.

Ariosto scrive anche cinque commedie non molto originali.


Queste opere gli sono state commissionate perché
i cortigiani di Ferrara amavano molto gli spettacoli teatrali

Ariosto ha scritto, oltre alle sue opere, numerose lettere


che permettono di conoscere la sua vita privata e ci danno
informazioni sul suo lavoro di funzionario.

ORLANDO FURIOSO
LA COMPOSIZIONE
L’Orlando furioso è un lungo poema cavalleresco, che
riprende i temi di Boiardo. È scritto in ottave, cioè strofe
di otto versi (endecasillabi). Racconta storie di dame,
cavalieri e battaglie ambientate all’epoca di Carlo Magno
e in particolare narra la follia per amore del paladino Orlando.

L’Orlando furioso è pubblicato in tre edizioni: L’Orlando furioso


 la prima edizione (1516) è scritta in padano illustre, ossia racconta amori e
battaglie dei paladini
il dialetto che si parla nella corte degli estensi a Ferrara;
di Carlo Magno.
 la seconda edizione (1521) è in dialetto toscano;

 la terza edizione (1532) - quella che leggiamo -


è in fiorentino illustre.

Ariosto cambia la lingua perché l’opera ha molto successo


e usando il fiorentino invece del padano possono leggerla
molte più persone.

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Unità 3

LA STRUTTURA E LO STILE
L’Orlando furioso è il seguito dell’Orlando innamorato
di Boiardo. Ariosto, infatti, riprende la storia del paladino
cristiano Orlando dal punto in cui era arrivato Boiardo.
Inoltre inserisce temi sia del ciclo carolingio (i cavalieri e
le armi) che del ciclo bretone (gli eroi innamorati, la magia
e la ricerca dell’avventura) e a questi aggiunge storie riprese
Elegiaco
viene da ELEGIA, dall’epica classica (Omero e Virgilio).
poesia di tono Il poema usa diversi tipi di stili narrativi, alternando
melanconico, triste. quello epico, quello elegiaco e quello comico.

La trama è molto complessa e unisce tre filoni diversi:


 il filone amoroso, che racconta gli amori dei cavalieri;
 il filone militare, che racconta le guerre tra i paladini
STUDIO ATTIVO
cristiani e i Mori infedeli;
Nell’Orlando furioso,
 l’omaggio ai duchi d’Este, infatti nel poema Ariosto
si alternano gli stili
narrativi celebra un loro antenato, Ruggiero.

Accanto ai filoni narrativi principali ve ne sono molti


secondari. Tutti i filoni sono intrecciati fra loro, con
una tecnica particolare che consiste nell’interrompere
la narrazione di un episodio per riprenderla più avanti.
Vi sono inoltre alcune novelle autonome che illustrano
vizi e virtù.

La struttura dell’opera è quindi molto articolata, talvolta


labirintica, ma la narrazione è guidata da un narratore
onnisciente che, conoscendo tutti gli eventi e i pensieri
dei personaggi, riesce a mantenere una fluidità narrativa.

Nell’Orlando furioso
GLI ARGOMENTI
è più importante
il tema dell’amore che Le donne e l’amore sono argomenti centrali del poema.
quello della guerra. Ariosto non descrive la donna come un elemento
di perfezione morale o spirituale, ma enfatizza
gli aspetti naturali dell’amore, come la passione,
il turbamento, il dolore, la gelosia.

Anche la cortesia e l’amicizia, vissuti dai paladini nelle loro


vicende, sono tematiche importanti dell’opera.

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Umanesimo
e Rinascimento

Il tema militare è meno importante del tema operoso.


Secondo Ariosto, i valori cavallereschi non esistono più.
Per questo i paladini del re sono rappresentati come
dei semplici esseri umani, pieni di difetti e attraversati
da tanti sentimenti diversi.
Ma alcuni valori cortesi per Ariosto sono ancora validi
e sono condivisi dai paladini e dagli infedeli (ad esempio,
quando combattono, si rispettano anche se nemici).

Ariosto è ormai un autore pienamente rinascimentale


e vede con ironico distacco il mondo dei paladini.
L’ironia è presente in tutto il poema, nella descrizione Nell’Orlando furioso
delle vicende narrate e nei commenti che rivolge è presente l’ironia
nelle vicende narrate
direttamente ai suoi lettori.
e anche una visione
pessimistica della vita,
Ariosto ha però anche una visione pessimistica della vita.
perché i personaggi
Infatti nel suo poema descrive un universo in cui l’uomo non riescono
è al centro delle vicende, che però sfuggono al suo controllo. a realizzare ciò
Per questo gli eventi sono dominati dal caso e che progettano.

i personaggi non realizzano ciò che progettano.

Anche il tema della magia è trattato con scetticismo.


Infatti l’elemento magico è spesso fonte d’inganno
o semplice espediente narrativo.

VERIFICA
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ORLANDO FURIOSO

Composizione Trama Temi

 1a edizione, 1516, tre filoni principali  amori dei cavalieri;


in ;  amoroso;  combattimenti tra
a
 2 edizione, 1521,  ; e
in ;  omaggio ai ;
d’ .  magia.
 3a edizione, 1532,
in .
Si annuncia
l’argomento Proemio
del poema
di Ludovico Ariosto, da Orlando furioso

Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori,


le cortesie, l’audaci imprese io canto,
Mori, gli Arabi che furo al tempo che passaro i Mori
nocquer, arrecarono danni d’Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,
ire, rabbia seguendo l’ire e i giovenil furori
d’Agramante lor re, che si diè vanto
Troiano, di vendicar la morte di Troiano
il padre di Agramante
sopra re Carlo imperator romano.

medesmo tratto, Dirò d’Orlando in un medesmo tratto


nello stesso tempo cosa non detta in prosa mai né in rima:
che per amor venne in furore e matto,
d’uom che sì saggio era stimato prima;
se da colei che tal quasi m’ha fatto,
colei, è la donna amata che ’l poco ingegno ad or ad or mi lima,
tal, cioè pazzo per amore me ne sarà però tanto concesso,
lima, consuma che mi basti a finir quanto ho promesso.

DENTRO IL TESTO

METRO: ottave di endecasillabi con schema di rime ABA BAB CC

Nelle prime due ottave viene annunciato l’argomento che sarà raccontato
nel poema.

Nella prima ottava viene riassunto l’episodio che dà il via al racconto,


ovvero la decisione del re arabo Agramante di vendicare la morte del padre
contro i francesi.

Nella seconda ottava Ariosto annuncia che il poema narrerà anche la follia
del più valoroso dei paladini di Francia, Orlando.
In questa ottava c’è anche un’invocazione alla “musa” ispiratrice, cioè a colei che
ha ispirato la composizione del poema. Nelle opere classiche le invocazioni erano
rivolte a delle divinità, qui invece è rivolta alla donna amata.

72
Umanesimo
e Rinascimento

Parafrasi

Canto le donne, i cavalieri, le battaglie, gli amori,


i gesti cortesi, le imprese coraggiose,
del tempo in cui i Mori attraversarono
il mare d’Africa e fecero in Francia molti danni
seguendo la rabbia e la furia giovanile
del loro re Agramante, che si vantò Agramante, è
di poter vendicare la morte di Troiano re dei Mori d’Africa
e nemico di
contro re Carlo, imperatore.
Carlo Magno.

Nello stesso tempo racconterò d’Orlando


cose mai dette prima né in prosa né in rima:
che per amore divenne folle e pazzo,
proprio lui considerato tanto saggio fino ad allora;
ammesso che la donna che mi ha fatto quasi impazzire
e che fa diminuire sempre più il mio già scarso ingegno,
non mi priverà delle capacità necessarie
per finire l’opera come ho promesso.

VERIFICA
Rispondi alle domande

1. A cosa serve il proemio?

2. La storia di Orlando era già stata raccontata da altri, ma Ariosto è il primo a:


schierarsi dalla parte dei Mori.
parlare della pazzia per amore di Orlando.

3. Cosa vuole fare Agramante?


Vendicare il padre e conquistare la Francia.
Conquistare l’Africa.

73
Follia e
disperazione La pazzia di Orlando
d’amore

di Ludovico Ariosto, da Orlando furioso

In un bosco il paladino Orlando vede delle scritte


in cui Medoro canta il suo amore, corrisposto,
per la bella Angelica, la donna amata da Orlando.
Questa scoperta fa impazzire il paladino.

il conte, Orlando Pel bosco errò tutta la notte il conte;


diurna fiamma, sole e allo spuntar della diurna fiamma
lo tornò il suo destin sopra la fonte
epigramma, scritta dove Medoro insculse l’epigramma.
ingiuria, offesa Veder l’ingiuria sua scritta nel monte
dramma, sentimento l’accese sì, ch’in lui non restò dramma
che non fosse odio, rabbia, ira e furore;
indugiò, aspettò né più indugiò, che trasse il brando fuore.
brando, spada
Tagliò lo scritto e ’l sasso, e sin al cielo
minute, piccole a volo alzar fe’ le minute schegge.
antro, grotta Infelice quell’antro, ed ogni stelo
stelo, tronco delle piante in cui Medoro e Angelica si legge!
Così restar quel dì, ch’ombra né gielo
a pastor mai non daran più, né a gregge:
e quella fonte, già sì chiara e pura,
da cotanta ira fu poco sicura;

ceppi, base dei tronchi che rami e ceppi e tronchi e sassi e zolle
gittare, buttare non cessò di gittar ne le bell’onde,
sommo, punto più alto fin che da sommo ad imo sì turbolle,
imo, punto più basso che non furo mai più chiare né monde.
turbolle, la rese torbida E stanco al fin, e al fin di sudor molle,
monde, pulite poi che la lena vinta non risponde
lena, forza allo sdegno, al grave odio, all’ardente ira,
cade sul prato, e verso il ciel sospira.

74
Umanesimo
e Rinascimento

Parafrasi

Il conte (Orlando) vagò nel bosco tutta la notte;


e al sorgere del sole
il suo destino lo riportò vicino alla fonte
dove Medoro aveva inciso il suo nome e quello di Angelica.
Vedere scritte sulla roccia quelle parole che lo ferivano
infiammò tanto Orlando che in lui
non restò altro che odio, rabbia, ira e furore;
quindi, senza esitare, estrasse la spada.

Tagliò la scritta e la roccia, e fino al cielo


fece volare le piccole schegge.
Infelice sia ogni grotta e ogni tronco
su cui si leggono i nomi di Medoro e Angelica!
Quel giorno gli alberi furono distrutti a tal punto che
mai più offriranno ombra e fresco al pastore e al suo gregge:
e anche quella fonte, che era così chiara e pura,
fu colpita dall’ira di Orlando;

perché (Orlando) gettò così tanti rami,


tronchi, sassi e zolle d’erba, che quelle acque,
agitate da cima a fondo, non tornarono
mai più limpide e pulite.
E infine (Orlando), stanco e inzuppato di sudore,
- quando non ha più la forza di sfogare
la sua rabbia, il suo odio e l’ira -
cade sul prato e verso il cielo sospira.

75
Afflitto e stanco al fin cade ne l’erba,
ficca, fissa e ficca gli occhi al cielo, e non fa motto.
fa motto, dice parola Senza cibo e dormir così si serba,
si serba, rimane che ’l sole esce tre volte e torna sotto.
cessò, finì Di crescer non cessò la pena acerba,
che fuor del senno al fin l’ebbe condotto.
Il quarto dì, da gran furor commosso,
maglie e piastre, e maglie e piastre si stracciò di dosso.
parti della corazza

Qui riman l’elmo, e là riman lo scudo,


usbergo, corazza lontan gli arnesi, e più lontan l’usbergo:
l’arme sue tutte, in somma vi concludo,
avean pel bosco differente albergo.
E poi si squarciò i panni, e mostrò ignudo
ispido, pieno di peli l’ispido ventre e tutto ’l petto e ’l tergo;
tergo, schiena e cominciò la gran follia, sì orrenda,
che de la più non sarà mai ch’intenda.

DENTRO IL TESTO

METRO: ottave di endecasillabi con schema di rime ABA BAB CC

Orlando, il più famoso paladino cristiano, non solo si innamora, ma impazzisce.


Egli subisce le conseguenze drammatiche dell’amore, e la sua follia rappresenta
l’amore irrazionale che porta alla perdita dell’identità.

Il tono usato da Ariosto è drammatico e comico, con alcuni elementi quasi


caricaturali. Il poeta toglie all’amore il suo carattere nobile e rappresenta
il protagonista come un comune essere umano.

Eppure è proprio impazzendo che Orlando riuscirà a liberarsi dell’amore


per Angelica, perché smette di idealizzarla e di considerarla irraggiungibile.

76
Umanesimo
e Rinascimento

Parafrasi

Infelice e stanco, infine cade nell’erba


e fissa gli occhi al cielo senza parlare.
Rimase così, senza mangiare e dormire
per tre giorni.
La sua sofferenza non smise di crescere,
fino a farlo impazzire.
Il quarto giorno, spinto dalla violenta pazzia,
strappa via la sua armatura.

Qui lascia l’elmo, e là lo scudo,


lontano getta il resto dell’armatura
e ancora più lontano la corazza:
tutte le sue armi, insomma, erano sparse per il bosco.
Poi si strappò i vestiti e mostrò nudi
il ventre peloso, il petto e la schiena;
e cominciò la sua grande pazzia, così orrenda
che nessuno mai sentirà più parlare di una follia simile.

VERIFICA
Rispondi alle domande

1. Perché Orlando impazzisce?

2. Cosa fa il quarto giorno di follia?


Si calma.
Si spoglia e impazzisce ancora di più.

3. Il paladino Orlando descritto in questo brano è:


umano.
eroico.

77
Unità 3

NICCOLÒ MACHIAVELLI

LA VITA
Niccolò Machiavelli nasce a Firenze nel 1469 da
una famiglia borghese.
La sua famiglia non è molto ricca, ma Machiavelli riesce
ad avere una buona educazione umanistica.

Nel 1498, dopo l’esecuzione del monaco Savonarola


a Firenze, Machiavelli inizia la sua carriera politica
nella nuova repubblica fiorentina, assumendo incarichi
in diplomazia e nell’esercito.
L’esercito è fondamentale per proteggere il governo
repubblicano e questo aiuta l’ascesa politica di Machiavelli.
Savonarola, frate Quando però nel 1512 tornano al potere i Medici,
domenicano che Machiavelli cade in disgrazia, viene imprigionato e torturato.
a Firenze criticò sia
il Papato che i Medici Escluso dalla vita politica, Machiavelli comincia a scrivere
per la vita lussuosa
saggi politici e opere teatrali.
che conducevano.
Fu scomunicato e Anni dopo, quando ormai non è più considerato un nemico,
condannato a morte i Medici gli affidano piccoli incarichi. Ma quando nel 1527
nel 1498. i Medici perdono nuovamente il potere e a Firenze torna la
repubblica, Machiavelli viene escluso da ogni carica pubblica.
Pochi mesi dopo, nel 1527, Machiavelli muore.

I TEMI
L’autoritratto
Machiavelli scrive molte lettere nelle quali descrive
sé stesso e parla di politica, la sua unica vera passione.

STUDIO ATTIVO Gli insegnamenti della Storia


Machiavelli si propone, tramite lo studio della Storia,
Secondo Machiavelli
di aiutare i governanti a superare la crisi che l’Italia -
divisa in tanti Stati regionali piccoli e deboli - sta vivendo.
aiutare a
Machiavelli è infatti convinto che gli uomini nel corso
dei secoli si comportino sempre nello stesso modo, e quindi
perché gli uomini
studiare la Storia permette di capire meglio il presente e
si comportano sempre
allo stesso modo. di trovare negli esempi del passato le soluzioni per risolvere
le difficoltà contemporanee.

78
Umanesimo
e Rinascimento

La forma di governo
Anche se pensa che una forma di governo perfetta
non esista, Machiavelli preferisce la repubblica, perché
è in grado di coinvolgere nella gestione del potere anche
il popolo. La forma di governo deve comunque adattarsi
alle circostanze del momento. E secondo Machiavelli
l’Italia dei suoi tempi ha bisogno di un principe,
per unire il Paese e sconfiggere la corruzione.

Pessimismo
Machiavelli ha un’immagine dell’uomo diversa da quella
del Rinascimento.
Infatti ritiene l’uomo malvagio e corrotto.
Solo singoli individui particolarmente determinati
nel realizzare i propri scopi possono emergere sugli altri.

LE OPERE
Machiavelli scrive
Le opere politiche
le sue opere
Nel primo periodo le opere di Machiavelli sono legate più importanti
alla sua attività politica. In queste opere nate da viaggi, dopo aver lasciato
discorsi e incontri, si sviluppano le prime originali idee la vita politica.

riguardanti l’importanza della forza, la distinzione


tra morale e politica e l’importanza della conoscenza
della Storia per comprendere i processi politici.

In questi anni Machiavelli scrive Descrizione del modo


tenuto dal Duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo
Vitelli, Oliverotto da Fermo, il Signor Pagolo e il duca
Politica e morale
di Gravina Orsini in cui descrive il modo in cui
non seguono gli stessi
Cesare Borgia eliminò i suoi avversari politici. princìpi. Quello che
L’autore non condanna affatto la strage perché appunto è ingiusto da un punto
sostiene che non bisogna confondere morale e politica. di vista morale può
essere necessario
Dopo il ritorno dei Medici al potere, Machiavelli per raggiungere
uno scopo politico.
non partecipa più alla vita politica e si dedica allo studio.
Solitamente
In questi anni scrive i suoi capolavori. il pensiero di
Machiavelli su questo
Il Principe è stato pubblicato nel 1532, dopo la morte tema è sintetizzato
di Machiavelli. È il suo testo più noto e una delle opere dalla frase: “Il fine
italiane più lette al mondo. giustifica i mezzi”.

79
Unità 3

I Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio sono


riflessioni, appunti e annotazioni stimolate dalla lettura
della Storia di Roma di Tito Livio.
Mentre nel Principe Machiavelli studia la creazione
dello Stato assoluto, nei Discorsi invece studia
la repubblica, il cui modello migliore è stato quello
della Roma antica.

Dell’arte della guerra è un trattato composto tra il 1519 e


il 1520. In questa opera, scritta in forma di dialogo,
si discute dei difetti delle truppe mercenarie e sulle qualità
e superiorità di un esercito stabile.
STUDIO ATTIVO Anche in questo caso il modello proposto è quello dell’antica
Sia nelle Roma.

che nelle Le opere storiche


Negli ultimi anni della sua vita Machiavelli si dedica
Machiavelli è a scrivere opere storiche in cui è più interessato a dare
interessato soprattutto
un’interpretazione politica dei fatti che a ricostruirli
all’
sulla base dei documenti.

dei fatti. Le storie fiorentine (1520-1525) sono otto libri dedicati


alla storia di Firenze, dalla caduta dell’Impero romano fino
a Lorenzo il Magnifico (1492).
In quest’opera Machiavelli individua, tra i principali mali
dell’Italia, il ruolo dello Stato della Chiesa, colpevole
di impedire l’unificazione politica della penisola italiana.

Le opere letterarie
Machiavelli ritiene Machiavelli scrive anche opere letterarie tra cui
lo Stato della Chiesa componimenti in versi, poemi, novelle.
responsabile della
mancata unificazione Fra le opere letterarie spicca La mandragola: scritta
italiana che sarebbe nel 1518, è una commedia considerata tra le più importanti
stata necessaria
del teatro comico italiano del Cinquecento.
perché l’Italia
potesse competere Machiavelli mette in scena una umanità plebea e volgare,
con le altre nazioni. criticando l’ipocrisia dei comportamenti umani.
L’opera si ispira al genere della presa in giro dello sciocco.
La storia è in 5 atti ed è ambientata a Firenze.

80
Umanesimo
e Rinascimento

IL PRINCIPE

UN TRATTATO DI ATTUALITÀ POLITICA


Il Principe è un libro breve scritto in meno di un anno
nel 1513, data in cui Machiavelli è costretto a lasciare
l’attività politica.

La prima pubblicazione avviene dopo la sua morte, nel 1532.


L’autore considera Il Principe un vero trattato politico
con cui intende mostrare la sua abilità.
Il libro non ha successo all’epoca come ne avrà in seguito.
L’opera è dedicata inizialmente a Giuliano de’ Medici,
ma, dopo la morte di quest’ultimo, viene dedicata a Lorenzo
di Piero de’ Medici.
Con la dedica alla famiglia de’ Medici, che governano
Firenze, Machiavelli spera di poter ancora svolgere
degli incarichi politici per loro.

I TEMI
Il Principe è composto da 26 capitoli brevi che affrontano
quattro temi:
Nel Principe,
 i vari tipi di principato; Machiavelli
 l’ordinamento delle milizie; non fa un trattato
 le qualità di un principe; sulle qualità ideali
di un principe ma
 la situazione italiana.
descrive la lotta
politica così com’è.
Prima del Principe tanti libri hanno trattato il tema
delle qualità necessarie a un principe per prendere e
mantenere il potere; ma erano opere che descrivevano
le caratteristiche morali ideali.
Il testo di Machiavelli invece descrive la realtà brutale
della lotta politica così come è.

In politica l’unica distinzione sensata, secondo Machiavelli,


è quella tra la violenza fine a sé stessa (e quindi negativa)
e il comando razionale della forza.
Ma poiché nessun uomo di Stato può prevedere tutto,
ci sarà sempre qualche elemento non calcolabile.

81
Unità 3

Machiavelli chiama questo elemento non calcolabile


“fortuna”. A questa si oppone la “virtù”, cioè la capacità
di valutare la situazione e intervenire rapidamente.
La conseguenza del pensiero di Machiavelli è quella
di separare definitivamente la morale dall’efficacia.

IL LINGUAGGIO
Machiavelli usa uno stile argomentativo, ordinato e
razionale, che rende la scrittura chiara e facile da leggere.
La prosa non ha abbellimenti ed è molto espressiva grazie
all’uso di un linguaggio molto vario.

VERIFICA
Rispondi alle domande

1. Machiavelli scrive:
solo opere politiche.
opere politiche, storiche e letterarie.

2. Secondo Machiavelli l’Italia non è unita per colpa:


delle tante Signorie.
dello Stato della Chiesa.

3. Machiavelli ritiene che la forma di governo più adatta per l’Italia sia:
il principato. la repubblica.

4. Nel Principe la visione di Machiavelli è:


realistica. idealistica.

5. Machiavelli condanna:
la violenza fine a se stessa.
l’uso razionale della forza.

6. Per esporre le sue idee, Machiavelli usa uno stile:


violento e sarcastico.
ordinato e razionale.

7. Nella Mandragola Machiavelli critica:


l’ipocrisia degli uomini.
l’ambizione dei potenti.

82
Il dissidio tra
In che modo i Principi devono
morale e
tener fede alla parola data politica
di Niccolò Machiavelli, da Il Principe, XVIII

In questo capitolo Machiavelli rovescia l’immagine tradizionale


del sovrano visto come somma di tutte le virtù.
Il Principe, sostiene Machiavelli, deve sembrare fedele, leale, onesto
e religioso ma, se la situazione lo richiede, deve rinunciare ad agire
correttamente per mantenere il potere.
Infatti, secondo l’autore, l’etica è subordinata alla politica e, poiché
gli uomini giudicano dalle apparenze, l’importante per il Principe
è mostrare di essere leale e onesto, non esserlo veramente.
Machiavelli si rivolge direttamente al lettore con il “voi” e struttura
il discorso in modo che siano chiari i passaggi logici da un’idea all’altra.

Quanto sia lodevole per un principe mantenere


la parola data e vivere con trasparenza e senza astuzia,
tutti lo capiscono: nondimeno l’esperienza dei nostri tempi
mostra che hanno fatto grandi cose quei principi che hanno
tenuto in scarso conto la parola data e che hanno saputo
raggirare con l’astuzia i cervelli altrui; alla fine, questi raggirare, ingannare
principi sono stati superiori a quelli che si sono fondati
sulla sincerità.

Dovete dunque sapere che ci sono due modi di combattere;


l’uno, con le leggi; l’altro, con la forza.
Il primo è proprio dell’uomo; il secondo, delle bestie.
Ma siccome il primo molte volte non basta, è opportuno
ricorrere al secondo: perciò a un principe è necessario
sapere usare bene sia la bestia che l’uomo. [...]

Essendo dunque necessario che un principe sappia usare


la bestia, da quest’ultima deve prendere la volpe e il leone,
perché il leone non sa difendersi dalle trappole,
e la volpe non sa difendersi dai lupi;
bisogna dunque essere volpe e riconoscere le trappole,
non se ne intendono,
e leone e spaventare i lupi; quelli che usano
non si intendono
soltanto i modi del leone non se ne intendono. di politica

83
Unità 3

Perciò un signore che sia saggio non può né deve


mantenere la parola data quando questo gli risulti
dannoso, e quando si siano esaurite le ragioni che gliela
avevano fatta promettere. E se gli uomini fossero tutti
buoni, questo precetto non sarebbe buono; ma siccome
sono malvagi, e non manterrebbero la parola con te,
neppure tu la devi mantenere con loro; e a un principe
non sono mai mancate ragioni legittime da accampare
camuffare, nascondere per camuffare l’inadempienza. Se ne potrebbero dare molti
esempi recenti, mostrando quante paci, quante promesse
sono state disattese e annullate dall’infedeltà dei principi:
e chi meglio ha saputo usare la volpe, meglio è riuscito.
Ma è necessario saperla ben camuffare, questa natura,
ed essere grande simulatore e dissimulatore: d’altro canto
gli uomini sono tanto ingenui, e tanto condizionati dalle
necessità del momento, che chi inganna troverà sempre
chi si lasci ingannare.

È utile apparire pietoso, fedele, umano, onesto, religioso –


ed esserlo, ma avendo l’animo disposto in modo che,
dovendo non esserlo, tu possa e sappia agire al contrario.
Bisogna infatti tenere presente che un principe,
e soprattutto un principe nuovo, non può attenersi
solo a quelle cose per le quali gli uomini sono definiti
buoni, perché spesso è costretto, per mantenere lo stato,
ad operare contro la fede, contro la carità, contro l’umanità,
contro la religione.

E quindi bisogna che egli abbia un animo disposto a voltarsi


dalla parte che i venti della fortuna e il variare delle cose
gli comandano; e come prima ho detto, che non si discosti
dal bene, se può, ma che sappia varcare la soglia del male,
se deve.
Un principe, insomma, deve stare ben attento che
non gli esca mai di bocca cosa che non sia piena
qualità sopra indicate, delle cinque qualità sopra indicate;
pietoso, umano, fedele deve sembrare, a udirlo e a vederlo, tutto pietà, tutto fede,
e schietto
tutto onestà, tutto umanità, tutto religione; e quest’ultima
qualità è la più necessaria da far credere di avere.

84
Umanesimo
e Rinascimento

Gli uomini, in genere, giudicano più con gli occhi che


con le mani, perché tutti sono capaci di vedere, pochi di
percepire; tutti vedono quello che tu sembri, pochi
percepiscono quello che tu sei, e quei pochi non osano
opporsi all’opinione dei molti, specie se questi ultimi
hanno dalla loro la maestà dello Stato; e nelle azioni
di tutti gli uomini, e soprattutto dei principi, per i quali
non c’è un giudice a cui appellarsi, si guarda al fine. fine,
risultato conseguito
Faccia dunque in modo, un principe, di conquistare e
mantenere lo Stato: i mezzi saranno sempre giudicati
onorevoli, e da ciascuno saranno lodati; perché il volgo
lo si conquista con le apparenze e con il buon esito
dell’impresa: e nel mondo non c’è altro che volgo,
e i pochi nulla possono, quando i molti abbiano qualcuno
a cui appoggiarsi. Qualche principe dei tempi d’oggi, qualche principe,
che non è opportuno nominare, non fa altro che predicare è il re di Spagna
Ferdinando II
pace e fede, e dell’una e dell’altra è nemico giurato;
d’Aragona, detto
sia l’una che l’altra, se le avesse osservate, gli avrebbero il Cattolico
tolto più volte la reputazione e lo Stato. (1452-1516)

VERIFICA
Rispondi alle domande

1. Machiavelli parla di due modi di combattere: con le leggi o con la forza.


Secondo Machiavelli il Principe deve lottare:
usando solo le leggi. usando la forza.

2. Secondo Machiavelli, “un signore che sia saggio deve mantere la parola data”:
a ogni costo.
quando ciò non gli crea danno.

3. Machiavelli afferma che “chi inganna troverà sempre chi si lasci ingannare”
perché:
la natura dell’uomo è quella di essere ingenuo.
l’uomo è naturalmente buono.

4. Secondo Machiavelli, il Principe deve:


essere sempre pietoso, onesto e religioso.
essere pietoso, onesto e religioso quando ciò non gli crea danno.

85

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