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15.02
PETRONIO
1. Ritratto paradossale Tacito
2. Coincidenza Petronio di Tacito
3. Prove dell’appartenenza dell’opera e dell’autore all’età neroniana
4. Opera, significato titolo, collegamento con la satira, la questione del genere letterario (romanzo
romano, Apuleio…), la narrativa greca (ta milesiaka e il romanzo greco d’amore), l’epica con
richiami a Eneide e Odissea, collegamenti con satira e parodia
5. Caratteristiche del romanzo: spazio, personaggi, narratore, trama
6. Lettura dei brani (cena trimalchionis come parodia del simposio, gli altri come paragoni a
Odissea e Iliade)
Pag. 180-1, 182-3, 186-7
Uno degli autori più misteriosi della letteratura latina, ha ispirato di più la letteratura europea.
Informazioni su Petronio
Non ne sappiamo nulla di certo, né di lui, né della sua opera, né del genere letterario, né gli scopi di
un’opera così stravagante.
La sua figura:
1. testimonianza di T.petronius arbitrer elegantiarum, di cui ci fornisce un ritratto Tacito, nel 16°
libro degli Annales, dopo gli exitus virorum illostrum, di cui la morte paradossale di Petronio
fornisce un rovesciamento
2. dall’altre parte abbiamo il Satyricon, che ci viene dalla tradizione manoscritta come C.
Petronius Arbitrer o come
TACITO:
Su Gaio Petronio devo rifarmi brevemente indietro. (2) Dedicava le giornate al sonno, le notti al
lavoro e ai piaceri della vita, arrivando in tal modo con l’inerzia a quella fama che altri attingevano
con la laboriosità. E, a differenza della maggior parte di quelli che scialacquano le loro sostanze,
veniva considerato non un gavazzatore e dissipatore, ma una persona di lusso raffinato. (3) Quanto
più le sue parole e le sue azioni erano libere e ostentavano sprezzatura, tanto più venivano
apprezzate come espressioni di semplicità. (4) Come proconsole in Bitinia e poi come console
si mostrò energico e senz’altro all’altezza del suo compito. Poi tornò ai suoi vizi,
o all’affettazione dei vizi, e fu accolto tra gli amici intimi di Nerone come arbitro dell’eleganza, al
punto che l’imperatore non giudicava che niente fosse piacevole e di buon gusto, se prima Petronio
non gliel’aveva approvato. (6) Da ciò nacque l’odio di Tigellino, che lo considerava suo rivale e più
esperto nella scienza del piacere; (7)
egli dunque cercò di sollecitare la crudeltà dell’imperatore, di fronte alla quale le sue altre passioni
cedevano, addebitando a Petronio l’amicizia di Scevino: corruppe un suo schiavo perché lo
denunciasse e gli tolse qualunque possibilità di difesa facendo arrestare la maggior parte della sua
servitù.
19 (1) In quei giorni l’imperatore era andato in Campania, e Petronio, che si era spinto anche lui fino
a Cuma, veniva trattenuto là. A quel punto non sopportò altri indugi del timore e della speranza. (2)
Tuttavia, non licenziò precipitosamente la vita: si tagliò le vene e poi tornò a legarle a suo
piacimento, parlando con gli amici, ma non di argomenti seri, né cercando la fama di uomo
coraggioso. Non diceva né ascoltava niente sull’immortalità dell’anima, né altre sentenze filosofiche
ma solo canti leggeri e versi facili. (4) Distribuì doni ad alcuni servi, frustate ad altri. (5) Poi andò a
banchetto e cedette al sonno in modo che la sua morte, per quanto coatta, fosse simile ad una
casuale. (6) Nel suo testamento, diversamente dalla maggior parte di quelli che morivano in quel
momento, non adulò Nerone né Tigellino né nessun altro dei potenti, ma descrisse le scelleratezze
dell’imperatore, col nome dei suoi amasi e delle sue amanti, e la singolarità delle sue perversioni
sessuali: lo firmò e lo mandò a Nerone, (7) e spezzò il sigillo, perché non venisse usato in seguito per
rovinare altre persone.
Il Satyricon è stato molto censurato nel corso del tempo, è stato di volta in volta mutilato, fino al 1600
avevamo due tipi di excerta (estratti):
Excerta breviora: estratti minori
Extracti longiora: maggiori.
Nel 1700 viene scoperto in Croazia, il codex Traguriensis, che ha portato alla luce tutto il libro 15° ,
che racconta la cena Trimalchionis, forse estratto più famoso.
Noi oggi possediamo parte del 14°, tutto il 15°, parte del 16° . non sappiamo fino a che punto si
estendesse la storia, sappiamo ce ne furono 14 prima e basta.
Le fonti parlano di un T. Petronius arbitrer, quindi ad un centro punto alla tradizione manoscritta si è
inserita la testimonianza di Tacito, con arbitrer come prenomen come errore, per questo sono stati
fatti studi per vedere se Satyricon sia dell’epoca neroniana, e ne è lo specchio:
1. per i personaggi storici,
2. i nomi tipici,
3. la lingua. Il Satyricon è grande testimonianza del sermo vulgaris/plebeius, lingua per la
comunicazione quotidiana, di cui abbiamo precise testimonianza nelle iscrizioni di Pompei.
Lingua espressione non di un latino tardo, ma di un latino basso, nelle situazioni informali,
personaggio coinvolto in vicende di bassa levatura (dubbia moralità, avventure scabrose,
taverne, bettole, la vita dei bassifondi), economia e società coincidono con quelle neroniane
(liberti, con occhio cinico e distaccato per mostrarne nefandezze),
4. tre inserti nel Satyricon che sono perfettamente ascrivibile alla letteratura neroniana:
il primo all’inizio, nel 14° libro, protagonista nella scuola di retorica (tutti luoghi tipici
della Roma neroniana). Ad un certo punto parla il retore Agamennone che fa lunga
disquisizione sulla crisi dell’eloquenza, topos letterario che inizia in età neroniana e
finisce con Tacito (infatti i romani sono discendenti di Cicerone, e si rendevano conto
che dopo di lui non c’erano stati grandi oratori). Seneca maior, ormai oratoria è
disciplina scolastica e basta, argomenti totalmente sganciati dalla realtà . Già dalla
morte di Ottaviano nasce topos sulla crisi dell’oratoria, con Seneca, Petronio e
Quintiliano, con l’Istitutio oratoria, poi Tacito. Seneca dice che la crisi dell’oratoria è
legata alla crisi dei costumi, Quintiliano parla ad una crisi dell’insegnamento della
retorica, lui vuole rifondare l’oratoria a modello Cicerone. Di questo argomento se ne
occupa anche Petronio, scontro tra Agamennone e Encolpio, che dice che l’oratoria è in
crisi per la pratica delle declamazioni, a cui si scontra Agamennone per dire che è colpa
dei giovani che non si impegnano e hanno educazione inadeguata.
Altre due: estratto poetico: Encolpio capita in una pinacoteca e mentre guarda dipinto
sulla distruzione di Troia, Eumolpo si cimenta nella recita di una Iliu persis, dopo
viene accolto dagli spettatori a sassate. Ma quello della Iliu persis è una delle ossessioni
di Nerone, lo stesso Lucano ne scrisse.
Altro inserto poetico di Eumolpo, nella parte finale, quando sono arrivati a Crotone,
dove il poeta vuole illustrare come deve essere un poema epico, compone un bellum
civile, prende il titolo del bellum civile di Lucano e prende una posizione, che non è
posizione di Petronio, che è una delle voci dell’epoca, e compone versi utilizzando
elementi epos virgiliano, in polemica lucanea.
TITOLO:
SATYRICON
Genitivo plurale greco che sottintende libri. Nel senso di libri di cose satiriche, dove l’aggettivo fa
riferimento ai satiri da una parte, figure metà umane metà caprine nel circolo di Pan, e alla satura,
genere letterario tutto romano.
Satura perché ha in sé carattere pienezza, ha elementi diversi, e ne è esempio l’atteggiamento del
poeta. È lontano dall’epoca, da cui prende l’esametro, e ha come cifra di denuncia, con disprezzo del
mondo contemporaneo, di cui sottolinea i vizi e i limiti. Una denunzia più o meno violenta.
Distinzione tra Satyricon e satira: il primo è un romanzo di ispirazione satirica, ma la satira ha in sé
un’esigenza di denuncia e critica della società contemporanea che non c’è in Petronio, immerso in
quella società , anche se aveva sottigliezza di pensiero per cogliere vizi e limiti delle bassezze di un
uomo che è piccolo.
Noi non sappiamo quale fosse estensione opera, ma sappiamo che è un prosimetro, come
l’apokolokuntosis.
Hanno in comune:
1. la struttura
2. alternanza di prosi e versi
3. atteggiamento parodico
Ma la satira ha l’aria di un panflè politico, lo scrive Seneca pieno d’acrimonia, si vendica e sfoga il suo
livore nei confronti di Claudio, è un invectiva ad personam (onomasticon dei= prendere in giro,
puntando il dito), questo manca nel Satyricon, non c’è un bersaglio, perché non c’è polemica, e quindi
neanche denuncia, sono descrizioni mimetiche, realistiche.
Differenza con realismo europeo: la lingua dei personaggi e tutto sono realistici, il realismo europeo,
ad esempio nel verismo, nasce da un desiderio di denuncia, questo sguardo è totalmente assente qui,
dove abbiamo solo gusto per narrazione.
Personaggi: numerosi:
Protagonista Encolpio, quasi vittima di una serie di avventure, alcune tipologiche, in cui ha
sempre un ruolo passivo, come Giasone, nuovo modo di delineare i personaggi. È un picaro per
il narratore, che è interno ai fatti, viaggia. Una parte precedente di quella che abbiamo era
ambientata a Marsiglia, ora a Gaeta Ulms, identificata con una città della campagna, o con
Pozzuoli o con Napoli stessa. Poi nell’ultima parte di spostano a
Si crea un triangolo amoroso. Il protagonista è seguito da Ascelpio e il giovane bello Gitone,
oggetto delle attenzioni amorose di Encolpio e di Agitto, triangolo amoroso omoerotico.
Ascelpio esce di scena ed è sostituito da Eumolpo, che crea un nuovo triangolo amoroso.
Poi compaiono Lica e Trifena, marito e moglie, già conosciuti dai personaggi.
Mentre Trimalchione cc fanno comparsa per poi scomparire. Sicuramente è un eroe, ma eroe
comico, vittima di situazioni divertenti.
Trama:
Tutto inizia nella scuola di retorica, dove si tratta la crisi dell’eloquenza, dopo i personaggi escono e
Encolpio e i suoi amici vengono intercettati da psiche, devota del dio Priapo, dio ammesso a
preservare e proteggere i suoi amici. Hanno disturbato i suoi riti, urtando la sensibilità del Dio. In
realtà Quartilla ha ingannato tutti per trattenerli a casa per pratica erotica.
Sfiniti i 3 poveretti riescono ad uscire dalla casa e Agamennone ricorda della cena di Trimalchione.
Ingresso in casa dove sonno dipinte scene omeriche, ogni pietanza all’insegna della spettacolarità e del
cattivo gusto, come nel romanzo Pompei è uno schiavo affrancato e ora non fa altro che ostentare la
sua ricchezza. Vorrebbero liberarsi ma non riescono, quando Trimalchione leggerà il suo testamento,
si fa portare vesti e unguenti della sua morte e mette in scena un finto funerale, e questo ci fa pensare a
tema della morte e del macabro, ma alla fine i vigili del fuoco, preoccupati dagli schiamazzi corrono
convinti ci fosse un incendio.
I 3 ne approfittano per scappare. Qua avviene la rottura, prima Encolpio è geloso dei due, ricordando
Achille che piange Briseide, si rifugia in una pinacoteca in cui incontra Eumolpo, che riceve pietre
dagli spettatori, c’è rottura con Ascipio e creazione nuovo triangolo.
Si imbarcano su una nave e qui Encolpio cerca di nascondersi, ma quando viene scoperta la sua
identità, c’è una lite, la novella della matrona di Efeso, licenziosa che racconta sulla nave Eumolpo.
C’è un naufragio, sua moglie si salva e i 3 superstiti arrivano a Crotone, preda dei cacciatori di eredità.
La popolazione era di vecchi corteggiati dai giovani, che aspettavano morte del vecchio per prendere la
sua eredità. Qui Eumolpo recita il bellum civile e decide di fingere di essere un ricco perché è avanti
negli anni, mentre gli altri sono servi. Dato che è ricco, vengono mantenuti da tuti, fino a quando sono
pressati dai creditori e Eumolpo fa un testamento in cui dice che darà sua eredità a chi mangerà il suo
cadavere. Poco prima però c’è stata altra avventura di Encolpo, di cui si innamora anche Circa. Hanno
due appuntamenti, ma tutte e 2 le volte lui non riesce a soddisfarla, perché è perseguitato da dio
Priapo, dio della virilità maschile. Non si può immaginare il finale, tutto è imprevedibile.
GENERE LETTERARIO:
è stato ispiratore di molti altri romani ed è considerato esempio di romanzo latino, ma è un “collettore
di generi letterari diversi, contiene richiami a tantissimi generi letterari:
Abbiamo conoscenza di una raccolta di Milesiakà (= racconti milesii) dalla tradizione
indiretta. Ovidio nei Tristia afferma che mentre egli fu accusato di immoralità per aver scritto l'Ars
amatoria, gli autori delle fabulae milesiae, ben più licenziose, non subirono nessuna condanna.
Plutarco, nella vita di Crasso, nel cap. 32 dice che Surena, principale artefice della misera fine di Crasso,
presentò al senato di Seleucia dei volumi particolarmente licenziosi trovati nel bagaglio di Roscio. Si
trattava dei racconti milesii di Aristide, i quali offrirono lo spunto per schernire abbondantemente i
Romani, se neppure in guerra sapevano trattenersi dal fare e dal leggere cose simili.
Lo Pseudo-Luciano negli Amori accenna ai racconti voluttuosi di Aristide.
San Girolamo infine condanna questi racconti, figmenta Milesiana, per il loro contenuto scabroso.
Tutto quello che sappiamo è che si facevano risalire ad Aristide di Mileto, scrittore greco vissuto nel II
sec. a.C., di cui non ci è pervenuto nulla. Essi furono tradotti a Roma da Sisenna, lo storico di Silla, ed
ebbero straordinaria popolarità soprattutto fra le truppe (delle traduzioni di Sisenna ci sono rimasti dieci
brevissimi frammenti).
Il loro contenuto era erotico, la narrazione probabilmente in prima persona.
Nella letteratura latina si trovano due esempi di novelle milesie nel Satyricon di Petronio, note con il titolo
rispettivamente di La matrona di Efeso e Il fanciullo di Pergamo in cui note dominanti sono l'eros e l'ironia.
Apuleio, poi, presenta il suo romanzo, Le metamorfosi, come un insieme di varie novelle intrecciate in stile
milesio.
17.02.2021
PAGINA 195
Entrata in scena di Trimalchione. Ha tra i suoi uditori gli scholastici, si sente sollecitato a esibire il
denaro, con piatti scenografici, i servi etc. tutto entra a far parte dell’impianto scenografico, con
atteggiamento dei neo-ricchi, che non hanno nobiltà d’animo e di educazione, che manca al
personaggio come a tutti.
Petronio ha sguardo divertito e divertente dell’intellettuale che osserva i personaggi della società per
sottolinearne la povertà , con elemento parodico. Non è satira, ma parodia, tutto ciò che può essere
parodiato lo capovolge. Il sorriso che provoca è amaro.
Particolari:
Alessandria=simboleggia lusso e sfarzo
Davano acqua per lavarsi le mani e facevano le pedicure ai convitati
Gorgheggi
Distinzione tra sermo vulgaris/ sermo plebeis: parlato dai liberti, spesso fanno errori di morfologia
Pantomimi
Di solito l’ospite di casa cede all’ospite più importante il posto migliore, lui se lo prende per sé,
non sa davvero comportarsi
Descrizione vassoio argento Trimalchione con inciso il nome e il peso
Trimalchione ha un mantello scarlatto rosso, testa rapata e poi il tovagliolo con le frange,
caratteristica che individuava atteggiamento magistrati. Particolari anelli, oro massiccio con
stelle: anello d’oro poteva essere messo solo da poche persone, come i cavalieri liberi, ma lui
non è nato libero. Esibisce anche il braccio destro con 2 braccialetti. Giocava con scacchiera.
Poi per far vedere di avere stuzzicadente d’argento si pulisce davanti a tutti. Poi finge di essere
stato distratto da un impegno, ma è scusa perché vuole far vedere scacchiera con soldi.
Poi compare la gallina, che compare più volte, illusionismo gastronomico: è di legno, ma
posizionata come fosse vera, uova di pavone, Encolpio esita, ma un altro, picchiettando scopre
un beccafico dentro.
Forte realismo, per descrizioni precisissime
PAGINA 199
Momento in cui Trimalchione si è allontanato, momento di pausa, momento di dialegesthai tra
convitati. Forte parodia del modello platonico: anche lì si iniziava a parlare una volta finito di
mangiare. Ad un certo punto qualcuno chiama Agamennone, il retore, ad un certo punto l’ultimo a
parlare è Socrate, il depositario della verità , ma Agamennone non parla, perché Encolpio e lui stesso,
davanti a parole tanto vuote, prive di significate, li lascia senza parole. Gli intellettuali che Petronio
stesso vedeva non li reputava in grado, erano vuoti.
Trionfo luoghi comuni e espressioni popolari
Discorso come esaltazione del tempo antico: laudatio tempo dissacti.
Parte da lamentatio del tempo attuale: edili non mettevano i calmieri e non svolgevano bene il loro
ruolo, si facevano corrompere dai fornai e non abbassavano i prezzi del pane
Contrapposizione con Safinio : piper non homo, onesto e affidabili, ascoltava le richieste dl
popolo.
Anche il rapporto dei romani con gli dei è cambiato, prima molto più rispetto e infatti
ricevevano tutto subito, ora no.
PAGINA 210
Odissea di Encolpio, Gitone, Eumolpo (si sostituisce ad Ascito), che lasciano urbs e si imbarcano su
una nave. Ad un certo punto Encolpo e Gitone scoprono che il comandante della nave è Lica, con il
quale hanno avuto grandi problemi, e la donna Trifena, anche con lei hanno avuto varie avventure,
Gitone era oggetto forse delle sua attenzioni amorose.
Quando scoprono queste cose, si danno a gesti iperbolici, parodia della tragedia.
Fanno prime proposte di fuga, Gitone chiede di attraccare al porto più vicino e scappare, Encolpio
vuole fuggire con la scialuppa di salvataggio, allora il porta Eumolpo propone il suo punto di vista
Novella
Esordio tipico dei racconti, siamo nella città di Efeso, siamo in una zona orientale in cui si
racconta storia della donna disperata per la morte di un marito, si fa murare viva all’interno
della tomba e si lascia morire di fame, nessuno riesce a distrarla da questo intento .
Donna PUDICA assolutamente devota al marito, comportamento iperbolico. Atteggiamento
esasperato. Questa è la traduzione della favola milesia. Poi si crea qualcosa, peripezia di
Aristotele. Una delle guardie che doveva controllare che i parenti non seppellissero i mariti, è
attratto dalla luce all’interno della cripta e abbandona il posto di lavoro per guardare il luogo, e
vede una giovane ancella e la moglie, che non mangiava da 5 giorni. Lo colpisce non tanto la
disperazione, più la bellezza. Quindi entra e vede una donna bellissima, la prima cosa che fa è
portarle il cibo, dicendole di non preoccuparsi per il marito e lei reagisce in maniera più dura.
Quindi il soldato ricorre ad un escamotage, il punto debole è la sua ancella, la alletta dando a lei
il cibo e di farla passare dal suo lato per conquistarle il cuore.
Nota numero 10, nel 4° libro dell’Eneide, frase che pronuncia Anna sorella di Didone, quando
vuole persuaderla a cedere il nuovo amore.
Tutto un po’ che insistevano lei crolla. C’è un vero assalto militare da parte del soldato.
Quando il corpo è satollo, si predispone ad un altro tipo di piacere, quello fisico. Questa volta è
l’ancella, parafrasando Virgilio, spinge la signora ad accettare le risorse del soldato.
Ancella è Anna e il soldato è Enea = forte chiave ironica.
2 PERIPEZIA: i parenti approfittano della latitanza della guardia, a sto punto i banditi
preparano la sepoltura, la guardia è nei casini, lui disperato, con tragicità iperbolica dichiara di
voler morire.
La signora non meno misericordiosa che pudica, la stessa pudica donna dell’inizio, alla fine
pensa di sacrificare il cadavere del marito per permettere all’amante del marito
ROVESCIAMENTO DALLA SITUAZIONE INIZIALE IPERBOLICA ALLA SUA VERA NATURA, di donna
pudica e misericordiosa, che non esita a sacrificare il corpo del marito che aveva pianto
1.03.2021
T1,T2, T4, MATRONA DI EFESO, T5
T5, pagina 213
Gitone e Encolpio si fanno tagliare i capelli e si travestono. Ma l’anagnoresis aristotelica non può
mancare, riconoscimento in chiave ironica con rovesciamento tragedia e con commedia.
Tutto accade quando lui si taglia i capelli e viene interpretato come malaugurio perché i marinai si
tagliavano i capelli per offrirli agli dei quando vi era un pericolo come una tempesta.
Nella scena della denuncia avviene il riconoscimento di Lica e Trifena.
Eumolpo per porre rimedio di essere stato lui a ordinare il taglio di capelli, finalizzato a renderli più
presentabili e rendere evidente il taglio sulla fronte.
Eumolpo è una sorte di oratore
Divinità della tutela navis. So decide per questo che vengano puniti con 40 vergate ciascuno.
Viene decisa la punizione, secondo la lex porcia, infatti la fustigazione pubblica era considerato l’atto
più umiliante, da cui dovevano essere esentati i cittadini romani. Gitone e Encolpio sono costretti a
prendere le 40 vergate.
C’è una contrapposizione della relazione, Encolpio dice di averle assorbite 3 (richiamo stoico), mentre
Gitone urla e la voce è mezzo di riconoscimento.
Le ancelle accorrono con elementi tipici del linguaggio tragico (tre volte gitone etc., inhibere
manum)
SPARTANA NOBILITATE:
Rito in onore di Atena Ozio che prescriveva per i giovani il rito della flagellazione, per
dimostrare la propria capacità di resistenza e molto spesso ilrito terminava con la morte dei
giovani.
Lo presenta come modello spartano quando in realtà ne ha ricevute solo 3
Verbo concoquere significa digeririe, in questo caso digerire moralmente, è lessico del servo
plebeo in contrapposizione a spartane nobilitate,
Riso che deve scatenare riflessione
Anagnoresis non avviene per mano o volto come in Omero e nella tradizione (cfr Oreste
nell’Orestea o Edipo), qui sguardo si abbassa, perché il registro si abbassa e lui viene
riconosciuto per l’inguine
Encolpio sembra protagonista tragedia, invece no
Collegamento con Odissea in cui Odisseo torna ad Itaca e viene riconosciuto dalla nutrice. Qui Encolpio
viene riconosciuto con altro caratteristica, niente di eroico ma solo erotico, con l’obiettivo di passare
da un richiamo altissimo ad un altro pedestre.
T6 PAGINA 216
Quando si scioglie l’inchiostro per tinteggiare il viso, l’ira viene fuore.
Parla all’avvocato Eumolpo, che tenta di difendere l’indifendibile
Prima vi è parodia dell’ars oratoria, in cui Eumolpo prova a difendere gli altri 2, ma a questo punto
interviene Encolpio che si macchia di ubris e interviene per il suo pupillo, Gitone. Questo fa infiammare
Lica e Trifena, per tresche precedente.
Encolpio è ubristes, cade nell’eccesso, ha parlato troppo e scoppia in una rissa. Prima c’è descrizione
storiografica, poi la battaglia è all’insegna della furia
Cameriere inizia a distribuire armi, i più ndati stanno con Encolpio e poi furia di Trifena e Lica, che
deriva sempre da un sentimento, libido.
Gitone è eroe intrepido, e si mette in scena un finto doppio suicidio.
In realtà il finto suicidio è meccanismo che torna spesso in romanzi d’amore e d’avventura, che non
deve avvenire realmente. QUINDI RICHIAMO A TRADIZ. NARR. ROMANZO GRECO.
Secondo richiamo a ENEIDE con la morte di Eurialo e Niso, trpiani che hanno tentato sortita notturna
in accampamento, in cui Niso si dichiara disposto a morire per Eurialo e poi moriranno tragicamente.
Il finto suicidio era già stato inscenato prima da Encolpio, quando aveva scoperto tra Eumolpo e
Gitone, aveva minacciato di impiccarsi alle sponde del letto. Giunge Gitone e minaccia di uccidersi con
il rasoio falso
Qua ritorna questa scena:
Gitone finge di volersi tagliare i genitali con il rasoio finto mentre Encolpio finge di volersi tagliare la
gola. Finto suicidio con lo scopo di dissuadere la punizione.
Attraverso richiami alti, da una parte finge i suoi eroi siano alti, ma in realtà abbassa il livello
dimostrando bassezza situazione e creando grande effetto parodico.
Paride che porta via Elena.
Si mette in scena la parodia di una tregua di pace,e per cui Trifena passa dall’odio al perdono e anche i
gesti, la pretesa di libertà , la posizione di supplica.
La parte qua scritta in metri era scritta in versi, il linguaggio cambia e diventa più serio, ma è solo
rovesciamente, riferimento a Paride e a Medea.
Attraveerso la proprosta ufficilaie di tregua, vie è l’incursione di un terzo registro linguistic, la
storiografia, che ha a che fare con le tregue e i trattati di pace.
Eumolpo il generale essendo avvocato propone di stendere una tregua a condizioni assurde e il
linguaggio diventa giuridco. Proposta di tregua tutta a vantaggio di Encolpio e Gitone, e stabilisce
anche punizioni a denaro.
NOTA BENE
Il Satyricon è un’opera molto difficile come genere letterario: tradizionalmente è un romanzo, ma
bisogna fare confronto con il greco. Ma in realtà come dice il nome (riferimento a satura romana, che
univa vari registri e tradizioni diverse): tragedia, commedia, suasorie, romanzo greco d’amore,
storiografia, linguaggio del diritto, del commercio etc.
Il romanzo greco è di per sé un collettore di generi letterari. Nel romanzo greco ci sono tanti generi
precedenti, dalla storiografia, alla commedia nea, alla poesia bucolica. Riprende tradizioni letterari
diversi, parodia di tipi umani, ambienti umani, con sguardo distaccato e divertito, non c’è denuncia,
non c’è acrimonia, vuole istigare uno sguardo diverso.
Quindi il Satyricon è una grande parodia, il linguaggio del rovesciamento, in cui ogni situazione viene
ripresa per poi essere travolta.
PAGINA 221
5° libro Odissea e 4° Eneide
I personaggi mentre conversano sono colti in una tempesta improvvisa, i topoi sono quelli tipici della
tempesta epica. come nel 5° libro dell’Odissea, dal verso 291 ??.
Arrivo improvviso
Venti diversi e non eusi.
Improvviso farsi buio, il cogliere inaspettato i personaggi con il buio
E nel libro 1° Eneide, versi 81 e seguenti, quando Giunone ha chiesto a Eolo di ostacolare il viaggio
“Nera incombe una notte sul mare”
Versi diversi: Eolo, ????
Qunado Petronio cita la tempesta fa richiamo a Odissea e Eneide, e fa parodia quando presenta i suoi
personaggi protagonisti di scene che hanno tratti di genere alti, ma in queste situazioni ccontinuano ad
essere schivi, bassi. È da questo contrasto e rovescaimento che nasce la parodia.
Topos dell’eroe che ha sbagliato violando l’ira di un nune: Lica. Ritiene che sia stato il sacrilegio di
Encolpio a causare la rabbia degli Dei (altro topos omerico).
Ma da qui Lica viene inghiottito dalle onde e scompare. I due nemici di Encolpio sono fuori scena (Lica
e Trifena).
Nuovo registro: erotico. Amanti disperati che tentano di restare uniti almeno nel momento della
morte. I due si incatenano e mentre stanno per morire amoreggiano. Quindi riprendon topos amore
puro (non erotico) e poi si ha un rovesciamento, i personaggi decidono di amoreggiare.
Prima arrivano i pescatori, sguardo cinicamente realistico dell’umanità .
Eumolpo essendo un poeta non riesce a moderarsi e iniziare a comporre versi su versi, un poema.
Parodia del poeta incontinente, Eumolpo era stato trovato da Encolpio e aveva recitato una Iiuliu Persi,
ma era stato accolto con sassate. Anche ora rappresenta il poeta a tutti costi, il poeta che compone
poemi epici insignificanti, non compone versi di qualità , ma solo quantità.
Satira
QUINTILIANO
Nel decimo libro dell’Institutio Oratoria dice “Satura tota nostra est” : in cui ricostruisce la storia dei
principali generi letterari e arriva a dire totalmente romani la satira.
Parola latina è satura, da aggettivo saturum, che significa saturo, pieno di cose diverse.
4 possibili etimologie:
Saturoi figure metà umane e metà caprine nel corteo di Dioniso legate al dramma greco e
che compaiono nel dramma satiresco (4° dramma che ogni autore tragico doveva
comporre per sciogliere, per catarsi, che si componeva all’inizio di un coro di
saturoi e consisteva in un rovesciamento della tragedia, mettere in scena
personaggi del mito ma in scene ironiche, basse, per creare contrasto tra epicità
personaggi e comicità situazioni). Oggi questa non viene accettata, perché
altrimenti non sarebbe genere del tutto romano, nonostante ci fosse elemento
satirico in Aristofane etc
Lanks era un piatto votivo a base di frutta cereali e miele offerto agli dei come voto, che
satura: derivava da un piatto votivo derivante da mescolanza di generi diversi
Satura: polpettone (farcimen) o insalata mista: piatto misto, o insalata o polpettone che
deriva dalla mescolanza di elementi diversi
Lex per maxiemendamento che riguardava una legge che valeva per una serie di situazioni
saturam: piccole tutte diverse tra loro
Hanno in comune l’idea della varietas=compresenza elementi diversi mescolati per creare prodotto da
unioni diverse
Caratteristiche:
Varietas tematica: parodia epico tragica, critica letteraria e del costume, vita letteraria e
autobiografismo, critica dei vizi, misoginia
Varietas dei dal serio al sermo quotidiano, alle bettole oscene, a tecnicismi, espressioni
registri linguistici lessico giuridico
e stilistici:
Varietas di metri: nei 3° libri di satire di Lucilio c’erano tanti metri, poi inizia solo gli esametri.
Quindi usa per la satira, il metro dell’epica, per la satira. E da lì non ci sarà più
varietas, ma si userà solo l’esametro.
Realismo, (sfr commedia e poesia giambica in Grecia): generi più aderenti al vero.
adesione al Satira è aderente al vero, tende a presentare personaggi, nomi e situazioni
quotidiano della vita di tutti i giorni e si può cadere nell’autobiografismo (satira 1,6
Orazio)
Spirito critico : satira non è tale senza critica, satira è voce del dissenso. Aristotele, nella
poetica, aveva detto che epica e tragedia erano poesia della lode, mentre
giambo dello phobos, del biasimo. Lo ritroviamo anche nella satira, perché il
poeta denuncia attraverso i versi ciò che non va nella cultura. Per questo può
cadere nella invectiva ad personam= nome e cognome, si cade bersagli di
critica pungente. Il poeta satirico è quello che denuncia la grettezza, il poeta
satirico è scomodo, non allineato. Nella commedia ateniese
onomastikonomein = prendere in giro le persone, nell’Atene di Pericle, erano
intoccabili i poeti.
Auctores:
1. Lucilio
2. Orazio
3. Persio di età neroniana
4. Giovenale di età traianea (principato per adozione, 2° secolo)
Lucilio e Orazio
Considerato da Orazio l’inventor. Siamo nell’età degli Scipioni
Cavaliere di origine campana, di agiate condizioni. È prima figura di civis romano non alla dipendenza
della patria ma atto alla scrittura, compose moltissime sature.
Godeva della protezione degli Scipioni come Terenzio. Ma lui poteva dire ciò che voleva
Nella satira 1,4 Orazio fa confronto con Eupoli, Cratino e Aristofane (primi 6 versi):
Eupoli Cratino e Aristofane e tutti gli altri della commedia prisca (arkaia).
Se c’era qualcuno degno di essere menzionato, o perché fosse malvagio o ladro o amante o
assassino o che si fosse procurato fame, lo bollavano con grande libertà. Da questi dipendi
integralmente Lucilio. Seguì questi avendo mutato soltanto i piedi e il ritmo. (esametro). Lucilio è
inventore genere satirico, il primo che ha scritto satire in esametri e che si è dedicato in
maniera integrale a queste.
Anche Ennio ne aveva scritte, ma non in esametri e non solo quelle.
C’è vicinanza con Eupoli, Cratino e Aristofane, perché i 30 libri di satire di Lucilio, in cui c’è
parodia epica (parodia consilio dei), viaggio siculum (viaggio che compie Lucilio per andare
in Sicilia poi ripreso da Orazio nell’1,5, in cui descrive iter brundisium, con Mecenate, sono
prime forme satiriche poi si trovano nel Satyricon. Poi c’è Granio che è protagonista di un
banchetto poco contenuto e poi torna in Orazio con il nome di Nasidieno nella 2,8 del secondo
libro. Sono questi gli antenati di Petronio, nelle satire di Lucilio ci sono anche episodi di
misoginia, critica di vizi etc.
SATIRA DI ORAZIO:
Diversa è la satira di Orazio, che non vive età degli Scipioni e scrive due libri di satire, che
chiama sermones, come anche chiamerà le epistole.
Libri con strutture riflessiva, narrativa che si trasforma anche in dialogo quando incontra
personaggi della sua vita. Più narrative primo libro, più riflessive le 8 del secondo libro.
Satura che fa del sorriso, dell’eleganza e del buon gusto un elemento stilistico critica Lucilio
definendolo lutulentus= fangoso, perché trascina tutto nella sua poesia, che deve mantenere
leptotes e medietas, non fa mai invectiva personaggi di spicco, ma personaggi del popolino, o
anonimi o inventati. Lontano da Lucilio, non pungente. E anche con critica della petulanza etc
lo fa sempre in maniera garbata
Si ispira ai principi dell’autarkeia, della leptotes e della filia. Satira 1,6 pretesto per parlare
della libertà e seconda parte in cui parlava della mesotes
Orazio usa la satira anche per poter istruire il lettore, i principi mesotes, autarkeia, con il tono
di chi rimprovera mettendosi sullo stesso piano. Ha intento didascalico, il tono non è mai
acrimonioso, sempre bonario, invito a autarkeia, phili. Principi che Orazio non impone a se
stesso, ma a tutti.
Pubblico: una cerchia ristretta di amici lettori dei suoi sermones (chiama così sia satire sia
epistole successive, ma aspetto introspettivo diventa più forte nelle epistole, unicum, epistole
filosofiche in versi).
Persio e Giovenale
In età imperiale cambiano i tratti tipici della satira oraziana
Il pubblico di Persio e Giovenale è distante dal poeta, vasto ed indefinito, che rappresenta la
media società romana, che si guarda con cipiglio costruttivo in Persio e distruttivo in
Giovenale, perché si è persa intima corrispondenza che legava poeta a corte e a ascoltatori, in
Orazio ricorda amicizia con Mecenate, Virgilio etc.
Sempre di più i poeti sono emarginati ed isolati.
Cambia modalità di esecuzione: pubbliche letture, pubblico non dotto
Questo fa scattare seconda differenza: Orazio è poeta alla pari
Persio e Giovenale hanno l’atteggiamento dei censori, che si mettono sul pulpito, in Orazio c’è
apertura all’altro mentre qui si rivolgono a pubblico che non ha possibilità di redimersi
Persio fa denuncia che è sempre costruttiva: si è avvicinato a filosofia stoica, vuole indirizzare
a virtù stoica, che vede la società malata e lo stoicismo cura. Il pubblico però non la può
seguire, quindi diventa introspettiva, filosofica.
Giovenale (dopo la morte di Domiziano, uno dei principi che più ha rotto rapporto intelletuale-
corte): il rapporto tra poeta e pubblico si è rotto, satura solo distruttiva, denuncia ciò che non
va, solo pars destruens non costrunes, reietto della società .
Persio: nasce a Volterra (etrusco) nel 34 d.C. da una famiglia di rango equestre. Padre muore a 6 anni
e a 12 anni va a Roma a studiare e si avvicina alla scuola di Anneo Cornuto, maestro di stoicismo, al
quale lui dedica una satira di ricordo personale. Poi si isola, si dedica allo studio della filosofia, si
avvicina a Seneca, Trasea Peto, uno delle vittime dell’odio sanguinario di Nerone. Pare che Lucano
fosse imparentato con la moglie di Trasea Peto. Muore nel 62 non ancora 28enne.
Abbiamo 6 satire, compose altre opere che non abbiamo. La sua opera venne pubblicata da Anneo
Cornuto postuma.
Poeta satirico censore, giudice, per ottenere che il suo giovin signore possa redimersi.
Il poeta si presenta come uno degli amici ma è il precettore.
La prima reazione del giovin signore è una metafora, lo paragona agli asini d’arcadia che
ragliano.
Pergamena rasata da un lato più chiaro (dove si scriveva) e dall’altro più scura.
Dopo che ha preso il materiale iniziano scuse:
Inchiostro: troppo denso e dopo sgocciola perdendo goccioline che macchiano la pergamena
Prima provocazione: lo provoca dandogli del bambino piccolo che si lamenta
Prima lo scuote dicendo che non dovrebbe indugiare, poi usa due immagini:
Pignatta non costruita bene perché terra non ben cotta, quindi il suono non rimbomba bene
Fango che si deve modellare, per diventare pignatta che suoni bene
Richiamo alla povertà che appartiene sia alla filosofia stoica sia epicurea. Richiamo e invito a
mesotes che appartiene a tutte le dottrine ellenistiche. Nella seconda parte della satira 1,6
Orazio sottolinea la bellezza della semplicità di vita.
Il giovin signore si difende vantandosi dell’alto lignaggio del sua albero genealogico, si vanta di
essere nobilissimo. Ritorna tema satira 1,6 di Orazio, in cui rivendica sue origini umili.
Abitudine dei cavalieri: andare in giro con toga plateata che venivano censiti dai cavalieri e
andavano in giro esibendo il proprio rango equestre.
Cita personaggio che torna nella 1,6: Natta. In Orazio era lo spilorcio che ruba olio dalle
lanterne, qui è istupidito dal vizio, deformato, mangia a dismisura, che non riesce a riemergere
dalla vasca, quasi annegato dai suoi stessi vizi, perde buon gusto di Orazio.
Riferimento a Falaride, tiranno di Agrigento e t… di Siracura
Gli dice di ascoltare le sue parole o rischia di fare la fine di chi si accorge tardi dei loro errori e
paragona la sofferenza dei tardi pentiti torturati da Falaride e Dionigi.
Il primo chiudeva i nemici in una statua toro di bronzo e poi arroventa la statua. La seconda
tortura era quella di Dionigi per cui un Damocle, che aveva esaltato la vita del tiranno, gli viene
letata dulla testa una spada che poteva cadere su di lui da un momento all’altro (paragone
situazione del tiranno). Con questo vuole dire che la sofferenza delle vittime non è
paragonabile a chi si è reso conto tardi dei suoi errori.
Prima sofferenze dei tiranni, che hanno abusato del poter. Immagini per spaventare il suo
adepto.
Ora entra in empatia: si ricorda che ungeva gli occhi di olio di oliva, fingendo di avere la
febbre. Nelle scuole la pratica era insegnamento di declamationes, una delle più note era la
suasoria, una delle più note era Catone che si voleva suicidare a Utica, si doveva sostenerlo.
A lui non importava di consolare Catone. Con la mossa del 6 = vincente, e del = sfortunata, nel
gioco dei dadi.
Gioco che consisteva nel tirare sassi in una bottiglia dal collo più o meno stretto.
Far girare la trottola di legno attraverso delle frustate.
Riferimento alla stoma= portico di Atene dove Zenone faceva insegnamenti ai suoi allievi,
prima definita poikile, perché era affrescata all’interno con le battaglie e per questo
riferimento a Medi e
Condotta di vita parsimoniosa degli alunni stoici
Il secondo riferimento è alla y, che si usava per indicare alla via del bene (strada bipartita, una
verso il male e una verso il bene).
Mentre il maestro si spolmona per portarlo dalla sua parte, il signore sbadiglia creando una
morsa sguaiata che sembra abbia mascelle sguaiate.
CFR PARINI
170132021
Inutile trovare rimedi per la pelle quando la malattia è già proliferata, quando è tardi.
Inizia la peroratio.
Monito a rivolgersi a filosofia stoica, a riconoscere il posto che Dio ha dato nel mondo, qual è la
funzione nel mondo. Se tu farai questo grande lavoro con te stesso allora non proverai più
invidia per l’avvocato la cui dispensa è piena di prodotti italici. Sarà sopra le meschinità , saprà
dare giusto peso a cose e eventi.
Satira che cambia da Orazio e Lucilio per i toni. Imbevuta di stoicismo, propone una medicina,
virtus attraverso filosofia stoica. Permette di collegare stoicismo sull’età imperiale (Seneca,
Lucano, Persio,) consente anche di fare un confronto con la satira di Orazio etc.
Decimo Giulio Giovenale, come Persio non è romano, nasce ad Equino nel Lazio meridionale. Portano
con sé tutta mentalità conservatrice degli italici, rispetto ai romani orientaleggianti. Nasce attorno al
50/60 d.C. sotto Nerone, giovinezza in dinastia Flavia. L’ultimo termine cronologico è il 127 d.C. con
Adriano, imperatori del 2° secolo, principato per Adozione, non era romano né aristocratico, plebeo
agiato, si trasferisce nella capitale e si dedica prima all’ poi alle declamationes, poi alla composizione
delle 16 satire dopo la morte di
Si lamenta più volte della sua condizione di cliente, dipende dalle elargizioni dei patroni, fatica a
trovare condizione tipi augustea
Scrive 16 satire , la più famosa è la 6, contro le donne, considerata opera che esprime in maniera più
dura e violenta la misoginia che prediligeva la società del tempo. Contro una categoria di donne: le
ricche, perverse, non si occupano dei figli, traditrici.
Sono emblema di donne corrotte e amate oltre misura. Prima generazione mitica di uomini
plasmati dal fango, prima che Giove diventasse fedifrago
Siamo al momento in cui Giove non ha la barba, no c’erano corruttori dei costumi= greci, che
avevano taccia di essere spergiuri.
Pudicizia e pudore sono due divinità che mancano, lui dice tornano in cielo.
Roma viveva vita umile quando c’era il costume latino, si dormiva poco, donne lavoravano la
lana etrusca, c’era nemico che costringeva a stare attenti: rifer campagna annibalica 118 211)
Pesantezza critica morale: povertà dai tempi di Annibale ha abbandonato la società e si sono
riversate 4 cittò simboliche: Sibari e Taranto, dorica, vino, Rodi, malcostume viene
dall’ellenismo, dalle mode orientali, con Emilio paolo si determina l’arrivo di schiavi e persone
dall’oriente, che modificano i costumi, progressivo infiaccamento della società romana.
Giovenale attinge ad un luogo comune, che ritroviamo nell’Urbe condita e nel De coniuratione
Catlinae, monografia scritta da Sallustio dedicato alla congiura di Catilina, impianto tucidideo,
all’inizio c’è un excursus con knnao n che contiene origine del decadimento costumi romani,
nel 146 c’è inizio del decadimento: Cartagine è incendiata da Scipione l’emiliano e cornto
incendiata in Oriente, nel 146 si sparge il sale , è l’inizio della fine, è venuto meno il metus
hostilis, paura del nemico incarnato soprattutto dai cartaginesi, quando viene meno i romani si
adagiano sugli allori.
Riprende il topos creato da Sallustio come inizio del decadimento dei costumi.
Satira con i toni dell’indignatio, non propone mai soluzione o modello risolutivo, nell’età dell’oro o nel
secondo excursus.