Sei sulla pagina 1di 2

PETRONIO

VITA
Della vita di Petronio sappiamo ben poco, ma ben sappiamo che ci ha lasciato un’opera incredibilmente originale: il
Satyricon.
È un’opera che sfugge un po' tutti i generi letterari presenti nella Roma del tempo e proprio per questo è unica.
Per parlare della vita di Petronio possiamo rifarci a Tacito, che parlerà di lui negli Annales. Egli viene descritto come
un alto funzionario della corte di Nerone, dunque siamo nella stessa corte di Seneca e di Lucano.
È un personaggio che si mette sempre in mostra ed è molto stimato, tant’è che Tacito lo definisce addirittura con
un’espressione famosa “elegantiae arbiter”, cioè “arbitro di eleganza”, per dire che conduceva una vita raffinata.
Molto probabilmente partecipò anche lui alla congiura dei Pisoni e, proprio per questo motivo, Petronio fu costretto
come tanti altri a suicidarsi nel 66 d.C.
Tacito descrive anche la sua morte: durante una delle tante feste che Petronio dava nella sua villa a Cuma, decise di
suicidarsi platealmente davanti a tutti; festa che doveva quasi sfidare la morte, come un invito a morire in modo eroico,
dimostrando di non piegarsi a un’eventuale condanna e quindi alla decadenza della sua dignità.
Dunque, Petronio si recide le vene, poi se le lega chiudendole, per poi riaprirsele nuovamente. Tutto questo accade
mentre chiacchierava con i suoi amici.

SATYRICON
Petronio è l’autore del Satyricon, un’opera molto estesa ma ancora oggi non riusciamo a definire quanti dovessero essere
i libri che l’avrebbero composta.
I libri che ci sono giunti sono alcuni frammenti dei libri XIV, XV e XVI, dunque sappiamo che erano preceduti da 13
libri, ma non sappiamo da quanti erano seguiti.
Il titolo originale doveva essere “Satyricon libri”, quindi libri di storie satiresche, relative al satiro. I protagonisti, infatti,
erano questi personaggi mitologici grechi, descritti in situazioni libidinose e lascive.
I frammenti dell’opera iniziano in una città dell’Italia meridionale, una Graeca urbs, città che non riusciamo ad
identificare nel quale si muove il narratore Encolpio. Fin da subito Encolpio ha una discussione con Agamennone, un
retore, sulla decadenza dell’oratoria, argomento molto dibattuto all’epoca.
Una volta concluso questo discorso, Encolpio va alla ricerca del suo amico Ascilto, che trova in un bordello. I due
tornano a casa accompagnati da Gitone, un ragazzetto del quale i due sono innamorati.
La scena più celebre di questa opera è sicuramente la Cena Trimalchionis, in cui il liberto estremamente ricco
Trimalchione, il proprietario di casa, non fa altro che ostentare la sua grande ricchezza, raggiungendo quasi il ridicolo.
Trimalchione è un nome parlante e significa “tre volte arricchito”, proprio come il nome della moglie “Fortunata”, che
non fa altro anche lei che ostentare la sua ricchezza.
Per la Cena, Petronio si avvale di un genere letterario che aveva già una sua tradizione risalente ai poemi omerici, dove
il banchetto può annoverarsi fra le scene tipiche come quella del sacrificio.
Tutto il mondo del Satyricon è popolato da personaggi di questo tipo, amorali. Di fatto, nessuno di questi personaggi
rispecchia le regole del mos maiorum che di solito nella letteratura latina venivano spesso esaltati. Tuttavia, non lo fa
con intento moralistico, come se volesse denunciare o criticare la società, bensì lo guarda con uno sguardo distaccato e
comico.
Nonostante quest’opera ci sia arrivata in modo limitato, ha acquisito un ruolo fondamentale nella letteratura latina perché
è assolutamente innovativa. Ad oggi viene definita come romanzo, poiché è l’etichetta che meglio si presta a questo mix
di generi letterari adoperato da Petronio.
FABULA MILESIA
Alcune parti del Satyricon si riallacciano al filone popolare della Fabula Milesia, che sono dei racconti erotici di Aristide
di Mileto. Un chiaro esempio è quello della storia della Matrona di Efeso, ovvero un racconto all’interno della storia più
grande dei protagonisti del Satyricon.
SATIRA MENIPPEA
Altro genere a cui si rifà il Satyricon è la Satira Menippea, che mescolava la prosa con i versi. Questo serve a
testimonianza della forte varietà della lingua latina all’epoca, perché i personaggi in base alla loro estrazione sociale
utilizzano un latino diverso.
Testi
LA MATRONA DI EFESO
Una matrona, ammirata da tutti per la sua virtù, rimane vedova. Nonostante i tentativi per dissuaderla, la donna, afflitta
da un dolore inconsolabile, rimane nel sepolcro a vegliare il cadavere del marito. In compagnia della fedelissima ancella,
continua per giorni a digiunare e piangere disperatamente, tanto da apparire a tutti un modello ineguagliabile di fedeltà
e amore coniugale.
Una notte un soldato di guardia ai cadaveri di alcuni ladri crocifissi, incuriosito dai lamenti, scende nella tomba e rimane
colpito dal comportamento della bellissima donna.
Cerca di consolarla e di persuaderla a vivere offrendole la sua cena, ma invano: la donna, sempre più disperata, sembra
decisa a lasciarsi morire di fame. Il soldato, ostinato e premuroso, persevera comunque nel suo intento; l’ancella,
incapace di resistere alle lusinghe del cibo, cade ben presto e alla fine riesce a convincere anche la sua padrona a
interrompere il digiuno.
Dopo questo successo, il soldato prova a sedurre la vedova e, complice l’ancella, vince anche la sua virtù. Per alcune
notti i due consumano il loro amore, chiudendosi nel sepolcro così da far pensare a eventuali visitatori che la donna sia
ormai morta di dolore.
Intanto, approfittando della mancata sorveglianza, i parenti di uno dei ladri crocifissi riescono a trafugare il cadavere.
Quando il soldato si accorge della croce vuota, sicuro dell’inevitabile punizione, medita il suicidio e chiede alla vedova
di essere sepolto accanto al marito.
Ma la vedova, per non perdere oltre allo sposo anche il nuovo amore, convince il soldato ad appendere alla croce vuota
il cadavere del marito. E così il giorno seguente tutti si domandano stupiti come il morto sia salito da solo sulla croce.

FORTUNATA TUTTOFARE
Si evincono ,dalla descrizione di Fortunata nel brano, elementi peculiari delle due tipologie di donne nell'età neroniana:
l'intraprendenza di alcune "donne in carriera" e la decadenza, soprattutto dell'aristocrazia, delle matrone romane.
Petronio nella sua descrizione cerca di riprodurre il modo di parlare di un uomo di cultura non elevata. Abbiamo dunque
un esempio di sermo vulgaris ricco di volgarismi e familiarismi. A livello sintattico il brano è caratterizzato dalla
paratassi, con frasi brevi e staccate; da notare la ripetizione di una formula di passaggio tipicamente colloquiale "ad
summam". Rientrano nel linguaggio popolare le espressioni proverbiali : nummos medio metitur; noluisses de manu
illius; tantum auri vides;lacte gallinaceum. Il lessico presenta termini volgari (lupatria), frequenti grecismi che
suggeriscono l'origine del liberto e vere e proprie interiezioni.
Tutti questi elementi analizzati contribuiscono a far emergere il "realismo" di Petronio. "Realismo" basato sulla
descrizione precisa dell'ambiente sociale : l'autore riproduce gli ambienti a lui contemporanei raggiungendo così il limite
estremo a cui sia arrivato il realismo antico. Tuttavia la descrizione dell' autore manca di problematicità riducendosi ad
una rappresentazione del tutto comica. Nel realismo antico,infatti,manca il coinvolgimento sociale e il rapporto con il
contesto storico in quanto questo potrebbe avvenire soltanto entro la cornice del serio e del problematico.

Potrebbero piacerti anche