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PETRONIO

La questione dell’autore del Satyricon

Della vita e della personalità di Gaio Petronio non si sa nulla direttamente, ma la critica è praticamente unanime
nell'identificare l'autore del Satyricon con il Petronio Arbitro descritto da Tacito negli Annales, che fu un politico,
proconsole in Bitinia e console verso il 62. Sempre secondo Tacito, egli fu all'inizio amico di Nerone, poi cadde in
disgrazia a causa dei cattivi rapporti con Tigellino, e fu accusato di aver partecipato alla congiura pisoniana. Nel 66
difatti, si suicidò a Cuma tagliandosi le vene e poi aprendole e chiudendole a suo piacimento, continuando a
conversare con gli amici durante un banchetto, in modo quindi del tutto opposto alle tragiche morti di altri oppositori
di Nerone, primo fra tutti Seneca. Tacito aggiunge che prima di morire nel suo testamento Petronio, invece di adulare
Nerone o Tigellino (come facevano di solito i condannati, per mettere a riparo da persecuzioni parenti e amici), scrisse
un resoconto dettagliato di tutte le “schifezze” di Nerone, sigillò il testamento e lo inviò a Nerone stesso; prima però
spezzò il sigillo (il sigillo valeva più della firma).Tacito poi non fa menzione della sua attività letteraria; ma la
raffinatezza intellettuale del personaggio, la sua spregiudicatezza e stravaganza si accordano con quella dell'autore del
Satyricon. Molti hanno creduto che il Satyricon non appartenesse a Petronio, in particolar modo per quanto concerne
l’aspetto linguistico; anche se i numerosissimi volgarismi, seppur trovano riscontro solo in testi molto più tardi,
possono essere agevolmente attribuiti alla lingua parlata dagli strati più bassi della popolazione. E` pur vero che, se
non viene attribuito a Petronio, non si sa da chi possa essere stato scritto il Satyricon.

Il Satyricon è un’opera lunghissima e anomala rispetto alle altre, di cui ci è pervenuta, oltre a dei brevi frammenti, solo
una lunga sezione che occupava, secondo i codici antichi, i libri XV e XVI che, pertanto, rappresenterebbero solo una
piccola parte dell'opera. Vi sono compresi anche alcuni inserti novellistici Il lupo mannaro, il fanciullo di Pergamo, la
matrona di Efeso e alcuni brani di poesia, i più estesi dei quali sono un Bellum civile, che richiama e polemizza l'opera
omonima di Lucano, e un inserto poetico, la Troiae halosis (Presa di Troia), che forse fa il verso al poema sulla caduta
di Troia cantato da Nerone.

La questione del genere letterario

Il Satyricon viene abitualmente chiamato “romanzo”, ma nelle letterature classiche questo genere letterario inteso
come lo intendiamo noi ora, non esiste e questa definizione viene attribuita ad un genere con una serie di
caratteristiche. Difatti, quello di Petronio, può essere letto come una parodia nei confronti di un genere in cui l’amore
era idealizzato e nobilitato sentimentalmente; tale ipotesi è stato poi indebolita da quando sono stati scoperti nuovi
frammenti di romanzi greci molto meno edificanti di quelli che si conoscevano in precedenza, con avventure erotiche
omosessuali. Nello stesso tempo il Satyricon ha dei punti in comune con la satira menippea, sia per l’alternanza di
versi e prosa, sia per il titolo stesso. Ci sono poi dei riferimenti ad altri generi, tra cui la satira vera e propria, la
commedia, il mimo e la novella. Basti pensare al banchetto di Trimalchione, o le 5 novelle presenti nel romanzo,
raccontate da diversi personaggi. Quindi, il Satyricon, collocato nella letteratura di intrattenimento, appare come un
vero e proprio, ma raffinato pastiche (pasticcio).

Le caratteristiche del Satyricon

La parte pervenuta del Satyricon (forse quella conclusiva) ha una trama estremamente complessa, una successione di
tante scene apparentemente autonome, ma legate tra loro dal filo conduttore rappresentato dal protagonista e
narratore, Encolpio. È un insieme di vicende stravaganti, avventure di ogni genere, pratiche magiche, racconti
fiabeschi, storie d'amore che fanno capo a vagabondi cinici e senza scrupoli, bramosi solo di godersi la vita. L'episodio
più esteso, originale e famoso della Cena di Trimalcione, illustra in 52 capitoli con distaccata ironia il contesto sociale
delle classi emergenti, dei nuovi ricchi, con la volgarità dello loro idee e del loro linguaggio. L'autore offre un quadro
straordinariamente acuto e ricco della società del tempo, corrotta, cinica e avida, soprattutto del sottofondo umile e
laido che fermenta sotto gli artefici della ricchezza e della potenza, presentando lucidamente un'epoca torbida in cui
già affiorano i germi della decadenza. L'originalità di Petronio sta nel rappresentare una visione complessiva del reale,
e non solo frammenti di vita quotidiana, con uno sguardo ironico e, senza dare un giudizio morale, come fanno i poeti
satirici. Il carattere realistico si ritrova anche nel linguaggio: il Satyricon si segnala per la varietà dei registri espressivi e
per le connessioni col parlato. I personaggi si esprimono come nella realtà, i più dotti Encolpio, Gitone, Eumolpo
usano una lingua viva, conforme alle regole linguistiche, mentre i più umili, come i liberti, usano un idioma ben diverso
da quello letterario, con volgarismi, imprecazioni e con errori grammaticali e sintattici di tipo popolaresco. Inoltre i
personaggi usano un linguaggio a seconda della situazione: per esempio, Encolpio ed Eumolpo passano
indifferentemente da volgarismi a declamazioni raffinate e classicheggianti. Petronio è uno sperimentatore: il suo
impasto linguistico è una creazione geniale e anche sotto questo aspetto l'opera costituisce un testo unico
in tutta la letteratura latina.

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