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LE RIME

Sono una raccolta della produzione lirica di Dante, che riunisce poesie composte dagli esordi fino
al periodo degli esili; questa raccolta è stata messa insieme ed ordinata da moderni curatori.
a) Le rime giovanili riflettono le tendenze della lirica cortese del tempo, includendo il tema
amoroso. Le rime non sono state messe insieme in libri da Dante, bensì furono poesie sparse
che seguivano i modelli di Guittone d’Arezzo, Guinizzelli e Cavalcanti
Nelle altre produzioni le liriche hanno altri scopi: sono state scritte sciolte, non unite, non hanno
un percorso unitario. A questo gruppo appartengono componimenti inseriti nella Vita Nova
b) Le rime in età matura affrontano il tema dell’amore per la filosofia/moralità
Alcuni componimenti fanno parte del Convivio
Si ha un’impostazione allegorica per cui c’è un altro significato che si cela dietro, infatti si parla
della donna per dire che si ama la filosofia
Donna amata = filosofia Amore = desiderio di
conoscenza
(L’uomo sa che conoscere è la
sua natura in quanto sapiente)
Lo stile è dotto, elevato e le rime sono aspre e sottili, che trattano argomenti politici e di impegno
civile. Per Dante è doloroso (è stato esiliato) quindi usa uno stile coerente a ciò
Altri generi poetici nelle rime dell’età matura:
- Comica e burlesca (tenzone con Forese Donati), usa un linguaggio basso, grezzo e plebeo
- Lirica amorosa provenzale (Rime Petrose), dedicate alla Madonna Pietra, bella e insensibile;
viene usato il trobar clus sul modello di Arnault Daniel e sperimenta e usa i doppi sensi. Si
evidenzia un netto contrasto con lo Stilnovismo per la carica passionale e uno stile aspro
Questi anni che intercorrono tra la morte di Beatrice e l’esilio costituiscono per Dante un periodo di
intense sperimentazioni, prove del suo plurilinguismo che userà nella Commedia
c) Le rime dell’esilio hanno come temi prevalenti quelli morali; emerge una visione negativa
della realtà contemporanea e c’è un richiamo ai valori della pace e della giustizia

TENZONE CON FORESE DONATI


Comprende in totale 6 sonetti, 3 scritti da Dante e 3 da Forese Donati. La tenzone è una disputa
poetica che si articolava in linguaggi comici, insulti e volgarità; questi sonetti appartenevano al
genere comico-realistico. Si tratta di uno scambio di componimenti poetici basato sul rispetto della
forma; si vogliono screditare ma non si odiano davvero.
Questi sonetti sono un esercizio stilistico in cui il poeta sperimenta gli argomenti di basso profilo e i
toni violenti che riprenderà nella Commedia, in particolare nell’Inferno.
In questo testo Dante accusa Forese di trascurare la moglie Nella e di lasciarla sola a letto la
notte, perché ha relazioni con altre donne o, più probabilmente, perché va in giro a rubare, quindi
la donna soffre il freddo ed è sempre ammalata anche in piena estate.

RIME PETROSE
Sono rime dedicate all’amore sensuale per una donna “Pietra”. La definizione di rime “petrose” fa
riferimento all’amore dell’autore per una donna Petra. Quest’ultima è una donna sensuale e
crudele, indifferente all’amore del poeta ma lieta di conquistarlo con il proprio fascino.
Tema centrale è l’amore per una donna indifferente. All’atteggiamento aspro della donna
corrisponde uno stile di scrittura aspro, crudele, realistico e brutale.
Sono 2 canzoni e 2 sestine.
IL CONVIVIO
=
vivere insieme, atmosfera di condivisione della sapienza perché lo scopo dell’uomo è conoscere
se stessi e il mondo
 È un prosimetro in volgare scritto tra il 1304-1307; è un trattato in lingua volgare per le persone
colte, su una materia culturalmente elevata.
 È un’enciclopedia di tutto lo scibile in 15 trattati
 La stesura fu interrotta dopo il 4° trattato, per dedicarsi ad altro
 Ogni trattato è un commento a una canzone che introduce il tema:
prosa → pane (che accompagna) stesura → pietanza
Il volgare è abbastanza elevato sia per la prosa che per la lirica
La Commedia è uno sviluppo del Convivio: contiene tutto lo scibile teologico, non filosofico
1° trattato: promuovere la conoscenza filosofica
Offre un “BANCHETTO DI SAPIENZA” → conoscenza filosofica → stimolo di impegno civile e
sociale. Esalta il volgare. Pubblico ideale interessato alla cultura per puro amore del sapere, quindi
NOBILI d’animo e non di eredità (è comunque rivolto alla borghesia emergente).
Lo scopo dell’opera rispecchia nel PRINCIPIO ARISTOTELICO, secondo cui tutti gli esseri umani
aspirano per natura alla conoscenza.
Il titolo “Convivio” = banchetto, allude a una simbolica tavola dove Dante intende offrire un “cibo di
speranza” a coloro che sono interessati allo studio e alla conoscenza, ma sono esclusi dal sapere
perché non conoscono il latino.
L’elogio del volgare è dunque ispirato da una nuova visione della società e dei doveri
dell’intellettuale. Dante si presenta come un divulgatore di conoscenze.
2° trattato: illustra il metodo di lettura allegorico
Metodo di lettura allegorico, senso letterale → senso allegorico
(libro = banchetto, pubblico = commensali, contenuto = cibo)
Dante spiega il metodo che ha utilizzato nell’interpretazione dei testi, che consiste nello stabilire un
rapporto tra significato letterale e significato allegorico di un’opera, tra significato morale e
analogico.
3° trattato: elogio della filosofia
Celebra la sapienza come mezzo per raggiungere la massima perfezione; Dante ritiene che la
filosofia possa essere un conforto alle sofferenze dell’animo perché fonte di verità.
4° trattato: questione della nobiltà
Sostiene che la nobiltà si ottiene per esercizio di virtù, non per nascita o ereditarietà
Cultura medievale
Ricerca del sapere (filosofia, ovvero teologia: TOMMASO D’AQUINO) sempre come mezzo per
arrivare a Dio.
Procedimento argomentativo sillogistico e deduttivo (metodo della scolastica)
Il sapere è un’acquisizione di una verità rivelata da Dio e definitiva

Prosa volgare del Convivio ≠ dalla Vita Nova

- Meno lirica e mistica


- Costruita per il ragionamento (processo deduttivo)
- Argomentazione
- Modello latino → sintassi subordinata
- 1° esempio di prosa volgare italiana, complesso, non
più semplice

DE VULGARI ELOQUENTIA
Il De Vulgari Eloquentia è un trattato di retorica che fissa le norme per l’so della lingua volgare
come lingua letteraria, più elevata e sublime.
Dante teorizza il volgare illustre ed è la formazione di un linguaggio adatto ad uno stile sublime
che tratta di argomenti elevati ed importanti e deve avere le seguenti caratteristiche:
 Cardinale perché deve essere comune tra tutti gli abitanti
 Aulico/regale perché deve essere formalmente bello per essere
parlato nelle corti più nobili
 Curiale perché le sue regole devono essere fissate dalla curia, dà
dignità ai comuni
 Illustre perché tratta di argomenti elevati e importanti
È scritto in latino ed è incompiuto; il latino ormai è diventato una lingua di artifiicio e si può
apprendere solo con lo studio.
Lingue romanze: d’oc, d’oil, volgare italiano → passa in rassegna tutti i volgari d’Italia
Volgare di Bologna + volgare siciliano = lingua ideale
Dante tratta di argomenti non solo amorosi, ma anche morali ed epico-guerreschi.

DE MONARCHIA
È un trattato in prosa che espone le idee di Dante sulla forma di governo migliore anche se
Firenze è una Repubblica. Dante fa una proposta su come papa e impero debbano operare
→ il potere non dovrebbe avere nemici; Dante vuole fare interagire questi due poteri
Trattato politico in latino: destinato a tutte le figure che nei comuni si occupano
dell’amministrazione della propria città (difendere interessi personali perché non sono politici di
professione)
Realtà politica contemporanea: crisi dell’impero e della Chiesa. Quest’ultima ha anche un potere
politico, come ad esempio i principi vescovi (XIII secolo lotta per le investiture)
Composto intorno al 1310 per la discesa in Italia dell’Imperatore Enrico VII (opportunità per
chiarire ma muore prima di arrivare) → l’imperatore timorato di Dio (non mette in discussione il
potere del papa), può far smettere le crisi tra Chiesa e impero e sistemare l’aspetto morale della
vita
È un’utopia regressiva, non si può riscrivere il passato e tornare indietro, nonostante le buone idee
di Dante
Temi
- Decadenza dei poteri universalistici: crisi morale, culturale, sociale
- Valori di pace e giustizia: restaurare potere imperiale che controlla e fa tornare la pace
(con il potere militare), così le persone non sono più preoccupate di come vivono ma di
come arrivare a Dio.
Ecco che il papa diventa figura preminente → papa senza imperatore non può farcela,
anche se potere spirituale è più importante di quello terreno (sinergia)
1° libro
Monarchia universale (imperatore), supremo arbitrio delle contese. Deve avere riconoscimento dal
papa, autorità imperiale deriva da quella di Dio: ha dato il compito di unificare nella pace
2° libro
Legittimità autorità imperiale, concessa da Dio al popolo romano
3° libro
Potere imperiale e religioso autonomi e complementari → il fine è la felicità del genere umano
TEORIA DEI DUE SOLI: l’imperatore deve riverenza al papa e il papa non può operare senza la
pace che solo l’imperatore può stabilire

LE EPISTOLE
Dante scrisse varie lettere in latino, di cui soltanto 13 sono giunte fino a noi. Sono composte in uno
stile elaborato, ricco di figure retoriche e con riferimenti dotti.
Tra queste ricordiamo
a) Le tre epistole scritte per la discesa in Italia dell’imperatore Enrico VII,
b) L’epistola XI rivolta ai cardinali italiani, ritenuti responsabili del trasferimento della sede papale
ad Avignone,
c) E l’epistola XII all’amico fiorentino, in cui Dante rifiuta la possibilità di tornare a Firenze in
cambio di una sottomissione umiliante
d) L’epistola indirizzata a Cangrande della Scala (la cui autenticità non è certa), che dovrebbe
risalire agli anni tra il 1315 e il 1317, è molto importante perché fornisce indicazioni per la
lettura della Commedia:
- La pluralità dei sensi (molteplici livelli di lettura: letterale, allegorico, morale,
analogico);
- Il soggetto (cioè l’argomento, condizione delle anime dopo la morte);
- Il titolo, derivante dal fatto che l’opera possiede le caratteristiche del genere
della Commedia;
- La finalità (il fine è verso la beatitudine eterna)
L’epistola XIII è indirizzata a Cangrande della Scala, signore di Verona, presso cui Dante aveva
trovato ospitalità durante l’esilio.
Esercizi pagina 309
1) Dante attribuisce alla Commedia più sensi: il primo di cui parla è quello letterale, che si ha dalla
lettera, e poi il secondo è quello allegorico o morale o anagogico e si ottiene al di là delle cose
significate letteralmente. Per chiarire il suo discorso sulla pluralità dei sensi, ricorre alla Bibbia
per fare un esempio: per quanto riguarda il significato letterale viene riportato che i figli d’Israele
uscirono dall’Egitto al tempo di Mosè. Se ci si riferisce all’allegoria, noi siamo stati redenti da
Cristo. Se al senso morale, l’anima passa dalle tenebre e dall’infelicità del peccato allo stato di
Grazia. Infine per l’anagogico, l’anima santificata esce dalla schiavitù della corruzione alla
libertà dell’eterna Gloria.
2) Il titolo è “Incomincia la Commedia di Dante Alighieri, fiorentino di nascita, non di costumi”. Qui
Dante parla della derivazione del termine Comedia, che è un genere che differisce dalla
Tragedia per la sua materia, poiché la tragedia ha un principio meraviglioso e placido, ma una
fine fetida e paurosa, come si può vedere dalle tragedie di Seneca. Invece la Commedia inizia
male ma finisce bene, come si può vedere dalle commedie di Terenzio. Per quanto riguarda il
linguaggio, nella tragedia è alto e sublime, nella commedia è dimesso e umile. Poi spiega
perché la sua opera si chiama Commedia: perché ha un inizio fetido e pauroso in quanto parla
dell’Inferno, ma ha una fine meravigliosa e desiderabile poiché tratta del Paradiso. Infine, è
importante l’affermazione che l’opera è stata scritta non per puri fini speculativi, ma per l’azione,
per rimuovere l’umanità dallo stato presente di miseria e condurla alla felicità in questa e
nell’altra vita.
3) L'espressione "fiorentino di nascita, non di costumi" compare nell'epistola a Cangrande, che è
una lettera che Dante scrisse a Cangrande della Scala, un potente nobile e sovrano della città
di Verona in Italia. Nell'epistola, Dante si rivolge a Cangrande come collega poeta e mecenate
delle arti, e spiega la sua intenzione nello scrivere la Divina Commedia. Dante spiega che la
Divina Commedia è una poesia che riflette il suo viaggio personale attraverso la vita e la sua
lotta per comprendere la natura di Dio, l'universo e la condizione umana. Nell'epistola, Dante
usa la frase "fiorentino di nascita, non di costumi" per descrivere se stesso e il suo rapporto con
la sua città natale, Firenze. Sta dicendo che sebbene sia nato a Firenze, non è
necessariamente conforme ai costumi o alle credenze dei suoi contemporanei in città. Questa
frase riflette l'individualità di Dante e il suo rifiuto di essere vincolato dalla saggezza
convenzionale del suo tempo. Suggerisce anche che Dante si considerasse in qualche modo in
disaccordo con la società del suo tempo e che fosse più interessato a perseguire i propri
interessi intellettuali e spirituali che a conformarsi alle aspettative degli altri.
4) La Divina Commedia di Dante è ampiamente considerata una delle più grandi opere letterarie
allegoriche della tradizione occidentale. Lo stesso Dante era profondamente interessato
all'interpretazione allegorica del suo poema e credeva che la Divina Commedia avesse
molteplici livelli di significato che potevano essere sbloccati attraverso un attento studio e
interpretazione. Nella Divina Commedia, Dante usa l'allegoria per esplorare una vasta gamma
di temi e idee, tra cui la politica, la teologia, l'etica e la crescita personale. Ad esempio, i tre
regni dell'aldilà attraverso i quali Dante discende nel poema - Inferno, Purgatorio e Paradiso -
sono spesso interpretati come rappresentazioni allegoriche della condizione umana e del
viaggio verso la redenzione spirituale. Per quanto riguarda la misura in cui l'uso dell'allegoria da
parte di Dante riflette la mentalità medievale, è importante notare che l'allegoria era una tecnica
letteraria ampiamente popolare e influente nel Medioevo. Molti scrittori e pensatori dell'epoca
credevano che l'allegoria fosse un potente strumento per esplorare idee e temi complessi in un
modo che fosse sia intellettualmente rigoroso che esteticamente gradevole. L'uso dell'allegoria
da parte di Dante nella Divina Commedia può quindi essere visto come parte di una più ampia
tradizione medievale di utilizzo dell'allegoria come mezzo per esplorare e interpretare il mondo
che ci circonda.
5) È certamente vero che lo scopo dichiarato di Dante per scrivere la Divina Commedia - "togliere
dallo stato di miseria i viventi in questa vita e condurli allo stato di felicità" - è un obiettivo pratico
ed etico, piuttosto che puramente speculativo. In altre parole, Dante non scrive semplicemente
per il bene dell'esercizio intellettuale o per promuovere la propria reputazione, ma piuttosto sta
cercando di usare la sua poesia per aiutare a guidare le persone verso uno stile di vita migliore
e più appagante.
Quanto alla questione se la letteratura possa ancora oggi porsi a questo fine, credo che la
risposta sia sì. La letteratura ha sempre avuto il potere di commuovere e ispirare le persone e
può ancora essere utilizzata come strumento per aiutare le persone a comprendere e navigare
nel mondo che le circonda. Che sia attraverso la narrativa, la poesia, il dramma o qualsiasi altra
forma di scrittura, la letteratura ha la capacità di coinvolgere i lettori a livello emotivo e
intellettuale e di aiutarli a vedere le cose in un modo nuovo e diverso. In questo senso, la
letteratura può ancora servire da guida o da mappa per le persone che stanno lottando per
trovare la loro strada nel mondo, e può offrire speranza, ispirazione e guida a coloro che stanno
cercando di vivere una vita più significativa e appagante. Quindi, la letteratura può ancora
essere utilizzata per raggiungere lo stesso fine che Dante aveva in mente quando scrisse la
Divina Commedia.

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