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La nascita:
• 1789 a Recanati, il primo dei cinque figli di Adelaide Antici, donna intraprendente,
bigotta, severa e Monaldo Leopardi, uomo di lettere
• Un bambino precoce: traduce, scrive testi poetici in italiano e latino, una tragedia:
Entro dipinta gabbia, 1972.
• Tra le pareti di casa Leopardi trascorse "sette anni di studio matto e disperatissimo" per
impossessarsi di un più ampio universo
La malattia :
• Diede a Leopardi molto precocemente la consapevolezza del modo in cui la natura
condiziona l'essere umano
• L'esperienza della deformità non rimase un lamento individuale, ma divenne per lui
strumento conoscitivo: vi scorge nell'uomo moderno una decadenza fisica e spirituale
rispetto alla condizione degli antichi
Lo studio:
• Studia filologia nella biblioteca del padre
• Impara il greco, la letteratura dei classici e la loro filosofia
• 1815: Saggio sopra gli errori popolari degli antichi – la dialettica tra ragione e fantasia
(negli antichi c'è una perduta facoltà di fantasticare, immaginare, illudersi, raffigurare
intorno a sé un mondo bello e ameno)
Le Operette:
• 1824-1832 (prima edizione 1827): segnano un ritorno alla filosofia
• In questi testi combatte errori e pregiudizi Non ebbero grande fortuna perché non
presentavano idee in concordanza con quelle risorgimentali veicolate nell'epoca, anzi,
opposte
• Sono il periodo di passaggio tra le due stagioni poetiche leopardiane
Il pessimismo:
• 1820 – la filosofia di Leopardi comincia ad andare su un versante negativistico
• Si avvicina ai filosofi sensisti e illuministi: Diderot, Montesquieu – si allontana dalla
fede cristiana, critica l'ascetismo cristiano, si colloca su posizioni di ateismo
• Pessimismo storico: l’infelicità frutto del progresso e della ragione
• Pessimismo cosmico: la natura è causa dell’infelicità, che è connaturata all’uomo: la
natura matrigna
L’abbandono di Recanati:
• 1822 – va a Roma da zii, la capitale lo delude e anche gli intellettuali romani. Non
riesce ad ottenere un incarico presso la Santa Sede
• 1825 va a Milano dove l'editore Stella gli commissiona un'edizione completa di
Cicerone che non si farà
• 1825 a Bologna dove rimane per un anno e traduce il Manuale di Epitteto e scrive un
commento alle Rime di Petrarca per Stella
• 1827 esce La Crestomazia italiana (raccolta di luoghi letterari insigni)
• Il contratto con Stella lo rende indipendente dalla famiglia
A Firenze:
• Conosce il gruppo dell' "Antologia Vieusseux" – cultura progressista e liberale
• Fu invitato a collaborare all'Antologia, Leopardi rifiutò perché si sentiva lontano
dall'ottimismo e dalla fiducia dei membri del gruppo
• Il suo atteggiamento freddo e distaccato gli portò anche inimicizia e antipatia
• Insofferenza per le utopie liberali opposte alle sue idee: Palinodia al marchese Gino
Capponi
• palinodìa s. f. [dal gr. παλινῳδία, comp. di πάλιν «di nuovo» e ᾠδή «canto»; lat.
tardo palinodĭa]. – 1. Composizione poetica in cui viene ritrattato, modificato, smentito,
quanto era stato affermato in una composizione precedente (il nome deriva dal titolo
dell’ode Palinodia, in cui il poeta greco Stesicoro scagionava Elena da ogni colpa,
mentre in un’opera precedente, l’Elena, l’aveva considerata responsabile della guerra di
Troia; secondo la leggenda, dopo aver scritto la Palinodia, Stesicoro riebbe la vista, che
aveva perduto per l’ira di Elena, offesa per le accuse ricevute). 2. Per estens., scritto o
discorso nel quale si ritrattano opinioni già professate, illustrando i motivi del
cambiamento: scrivere, pronunciare una p.; e con tono ironico: cantare la palinodia.
I grandi idilli:
• 1828 è a Pisa: scrive Il Risorgimento e A Silvia, poi a Firenze e di nuovo a Recanati –
emozioni e ricordi: Le ricordanze, La quiete dopo la tempesta, Il sabato del villaggio,
Canto notturno di un pastore errante dell'Asia
• 1830 di nuovo a Firenze conosce Fanny Targioni Tozzetti, oggetto di passione
incorrisposta e ispiratrice di poesie: Consalvo, Il pensiero dominante, Amore e morte, A
se stesso, Aspasia
Temi:
• Il pessimismo
• La natura benigna vs. la natura matrigna vs. natura indifferente
• L’infelicità, il dolore e il piacere
• La memoria
• La morte – la morte dei giovani
• Il passar del tempo
• L’infinito
La poesia e la poetica:
• Rifiuta la modernizzazione della poesia attraverso l'importazione di modelli stranieri
• L'antichità è l'età poetica per eccellenza, forse preclusa per sempre all'uomo moderno –
c'è tra loro e noi una distanza incolmabile – è per questo che la poesia di Leopardi è
talmente diversa da quella di Foscolo e di Monti
• Solo la fanciullezza ci avvicina a quello stato poetico degli antichi: sterminata fantasia,
ignoranza, felicità, immaginazione, la natura partecipe della vita umana, mai
indifferente
• Quella antica immaginativa, risultata da uno stato di grazia in cui si ignora il male e il
dolore
L’infinito (1819):
• Composto nel 1819 e pubblicato nel 1825
• Il primo degli ‘idilli’ è anche la più famosa poesia leopardiana, in cui l’ispirazione lirica
e contemplativa di un’anima solitaria e malinconica, nella comparazione che unisce gli
opposti - “io quello / infinito silenzio a questa voce” - attinge d’improvviso al sublime e
all’eterno.
• Il suo naufragar in quello che Dante chiamava “lo gran mar dell’essere” potrebbe anche
ricordare il destino finale dell’Ulisse dantesco; ma qui, al culmine di tutto un profondo
pensiero, con semplicità estrema, è definito dolce.
• Quest’altra sintesi-ossimoro di due vocaboli attraversa come una spada tutta la lirica
italiana; fino a tornare, quasi ipnoticamente, negli anni di guerra 1940-45, nei versi di Il
tempo è muto di Ungaretti: “Che nel mistero delle proprie onde / Ogni terrena voce fa
naufragio”. (Treccani)
• Endecasillabi sciolti
•
A Silvia (1828)
• canzone libera di sei strofe di endecasillabi e settenari, con rime alternate e baciate e
strofe di diversa misura
• fu composta a Pisa (fa parte dei grandi idilli) nel 1828 dopo Le Ricordanze; ambedue
sono “versi all’antica, con quel mio cuore di una volta”
• Silvia è il nome della protagonista dell’Aminta di Tasso. Qui sembra incarnare Teresa
Fattorini, la figlia del cocchiere di casa Leopardi, morta di tisi nel 1818. Il nome ha
anche risonanze autobiografiche, nella giovinezza aveva pensato di scrivere un romanzo
autobiografico di Silvio Sarno
• Leopardi pensava che una donna sui 16-18 anni ha un non so che di divino nel viso, nei
moti, fiore freschissimo e purissimo di gioventù, speranza vergine, l’ignoranza del male
– l’immagine di simile bellezza eleva l’anima. Se si pensa anche ai dolori e alle
sofferenze future si è ancora più commossi.
• La donna qui è l’immagine ideale di tutte le giovinezze
• Silvia viene rappresentata nel fiore dei suoi anni, in primavera, la sua morte avviene
nell’inverno seguente. La scelta delle stagioni non è casuale ma ponderata in base al
significato metaforico: la primavera rappresenta la stagione della giovinezza ed il
tempo della speranza e della gioia, mentre l’inverno è la stagione della morte e della
delusione.
• Leopardi si paragona a Silvia in quanto entrambi hanno sperimentato il tradimento
delle speranze: per Silvia la fiducia di una vita futura è stata stroncata dalla morte
prematura; Leopardi ha visto le sue aspettative giovanili deluse dal contatto con la vita
adulta e dalla natura matrigna.
La Ginestra (1836):
• canzone libera pubblicata dopo la morte del poeta nel 1845 di sette strofe con rime e
rime al mezzo pubblicata postuma
• la filosofia leopardiana non è misantropica ma esclude la misantropia (mancanza di
fiducia, sprezzo, odio per gli uomini)
• testamento spirituale che riprende la polemica antiottimistica e antireligiosa: egli non
nega più l’idea di progresso ma cerca di costruirne una basata sul pessimismo:
l’identificare la natura come nemico comune può avvicinare gli uomini per combattere
la sua malvagia. In questo modo possono cessare le ingiustizie e le sopraffazioni della
società
• la filosofia leopardiana si apre ad una generosa utopia basata sulla solidarietà fraterna
fra gli uomini basata sulla comprensione del vero.
• quadro gigantesco del vulcano minacciante, le distese infeconde di lava
• la nullità della terra nei confronti della grandezza dell’universo
• pietà verso le sofferenze umane, il potere consolatorio del profumo di ginestra.
• Per Leopardi l'Ottocento aveva infatti seminato nell’essere umano la presunzione di
costituire il perno attorno al quale ruota l’intero universo, essere superiore capace di
scegliere da sé il proprio destino. È una linea di pensiero cui Leopardi si oppose per
tutta la vita: proprio per questo La Ginestra può essere considerata il testamento
letterario e spirituale dell’autore.