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LA SATIRA

La satira è un genere poetico che si diffuse a Roma ed ebbe una storia unga e articolata. In età
arcaica fu coltivata in forme piuttosto diverse da autori come Ennio e Lucilio. Tra i due ad avere
maggiore successo fu Lucilio, il quale conferì alla satira alcuni elementi caratteristici, come il tono
moralistico, il verso esametrico o e l’autobiografismo.

Le testimonianze riguardanti la satira ci forniscono informazione diverse. Ad esempio, il


grammatico Diomede, nel IV sec a.C. afferma che lo stesso termine “satira” deriva dal piatto di
primizie “lanx satura”, un’immagine che ricorda non solo la varietà tematica ma anche quella
formale. Inoltre, in età arcaica questa caratteristica sembra appartenere ad Ennio, dove nelle sue
satire riscontriamo una grande varietà di forme.

Sempre Diomede, ci fornisce un'altra importante testimonianza: egli, infatti, ci dice che presso i
Romani, con il termine satira, si intende una poesia a carattere denigratorio composta per colpire i
vizi umani. Secondo questa testimonianza propria della satira sarebbe l’invettiva violenta e proprio
per questo colui al quale questo genere meglio si adatta è Lucilio.

Infatti, nelle sue opere possiamo riscontrare la tecnica del “convicium”, ovvero la pubblica
denigrazione. Infatti, questa usanza era già presente nelle Leggi delle Dodici Tavole, secondo cui un
cittadino romano poteva essere denigrato per il suo comportamento antisociale.

Secondo la Testimonianza di Quintiliano, la satira è un genere tipicamente romano, che però


risente di alcuni influssi greci già in età arcaica. Inoltre, l’affermazione di Quintiliano è importante
per comprendere la percezione che i Romani avevano della Satira che veniva considerata
autoctona e cercavano di tenerla a riparo da eventuali influssi esterni.

GLI SVILUPPI DELLA SATIRA.


La satira è per noi una sintesi dell’Humor che colpisce le distorsioni della società. Questi elementi
sono presenti anche nella satira latina. In età arcaica la satira fu coltivata da Ennio e da Lucilio, in
forme molto diverse. Solo il secondo venne come l’inventor del genere, molto probabilmente
perché Lucilio a differenza di Ennio era un civis Romanus. Lucilio, in una società più aperta
all’ellenizzazione, assunse un atteggiamento nostalgico nei confronti del mos maiorum e quindi
degli antichi valori della res pubblica.

Un secolo dopo Orazio, identifica in Lucilio l’inventor del genere satirico e cercò di seguirne le
orme. La situazione però era mutata, Orazio di bassa estrazione sociale e amante dei
comportamenti corretti, si sente inadeguato ad attaccare violentemente i propri concittadini
ritagliando così per sé il ruolo del conservatore ironico.

Molto influenzato da Orazio sarà Persio, un giovane aristocratico autore di una raccolta di Satire
nell’età di Nerone. Persio si dimostrò molto concentrato sull’interiorità e sulla speculazione
filosofica, ma noterà una forte contraddizione tra i suoi valori e gli eccessi della Roma neroniana.
Ne nasce così un’aggressività del tutto sconosciuta a Orazio. Rabbioso e aggressivo è anche
Giovenale che si indigna dei mali che affliggono la società. Egli si inspira chiaramente a Lucilio
perché rappresenta sé stesso come un individuo che vive ai argini della società e del tutto
inadeguato alla nuova realtà di Roma.
LUCILIO
Benché già Ennio avesse scritto l’opera saturae, la tradizione identifica Lucilio come il padre
fondatore di questo genere. Molto probabilmente questo accadde perché i Romani consideravano
la Satira un genere completamente autoctono. Di conseguenza essendo Lucilio completamente
civis Romanus, veniva visto più adatto ad incarnare le vesti di inventore, rispetto ad Ennio che
invece era di origine greche.

Lucilio era originario di Sessa Aurunca in Campania. La sua data di nascita ci viene fornita da
Gerolamo che la individua intorno al 148 a.C., ma questa data non corrisponde alla notizia secondo
la quale il poeta avrebbe partecipato all’assedio di Numanzia del 133 a.C. Per questo motivo la sua
data di nascita viene fatta risalire a circa venti anni prima, mentre la data di morte è quella del 102
a.C. Lucilio apparteneva a auna famiglia aristocratica e frequento a Roma l’importante e illuminato
ambiente del Circolo degli Scipioni, tanto che Orazio ci riferisce la sua amicizia con Scipione
l’Emiliano.

Nonostante la sua nascita in una famiglia senatoria e aristocratica, Lucilio non intraprese mai la
carriera politica, scelse di dedicarsi completamente alla poesia. Questo aspetto poteva risultare
strano a quel tempo perché per un uomo di quel rango sociale, lo scrivere poesia non poteva
essere ritenuta una vera e propria professione piuttosto un semplice diletto o otium. Ma per Lucilio
non fu così tanto che nelle sue opere si fece attento osservatore del tempo.

Lucilio scrisse 30 libri di satire (Sermones) di cui ci restano solo 1370 versi. I componimenti più
antichi erano in senari giambici e in settenari trocaici. Sono in esametri quelli che vanno dal I-XXI,
ovvero i libri più antichi. Molto probabilmente colui il quale ha riordinato l’opera ha solo voluto
mettere in evidenza il fatto che sono stati scritti con l’utilizzo del senario, dal momento che dopo
Lucilio diventerà il verso per eccellenza. Il poeta si riferisce ai suoi versi con il termine a volte di
“poèmata” , altre volte con il termine Ludus ac sermones, che evidenzia il tono colloquiale
dell’opera.

Già presente nei componimenti satirici di Ennio, l’autobiografia diventa un tratto molto marcato.
Infatti, la satira diventa il luogo in cui il poeta fornisce una descrizione di se stesso e dell’ambiente
che lo circonda.

Caratteristici della poesia di Lucilio sono l’invettiva e lo spirito polemico. Secondo Orazio la
persistenza di Lucilio a criticare personaggi influenti come Quinto Cecilio Metello Macedone –
console nel 143 a.C. – e il corrotto Cornelio Lentulo Lupo – console nel 156 a.C.-, poteva essere
paragonata a quella di poeti comici greci come Eupoli, Cratino e Aristofane.

Con Lucilio il moralismo diventa uno dei tratti peculiari delle sue opere. Tanto che non esita a
prendere di mira con grande humor i segni più evidenti della satira come la smaniosa ricerca di
potere e lusso oppure l’adulterio.

Oltre a condannare l’assenza di moralità rintroduce un altro importante valore ovvero la virtus che
si trovava alla base della filosofia stoica importata a Roma da Panezio da Rodi. Così la virtus non
è semplicemente il valore di guerra ma è quel principio etico morale che si trova alla base delle
interazioni umane e dei rapporti sociali.
Lucilio fu anche frequentatore della colta cerchia scipionica che venne influenzato da Callimaco e
dalla docta poesia alessandrina. Inoltre si fa difensore dell’urbanitas, ovvero l’eleganza che evita
l’esagerazione andando contro alla rozzezza campagnola ovvero la rusticitas .

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