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GIOVENALE

VITA
Nasce ad Aquino dopo il 50 d.C., visse sotto Domiziano e fu educato da un ricco liberto, ed ebbe
un’accurata formazione retorica e probabilemnte esercitò la professione di avvocato. Il suo tenore di vita fu
abbastanza modesto non riuscì a trovare un mecenate che lo apprezzasse e sostenesse. Visse soprattutto
all'ombra di uomini potenti, nella scomoda posizione di cliens, (cerimonia del saluto-accompagnavano in
ogni luogo i potenti-più cliens si aveva più si era ben visti.) Era quindi privo di libertà politica e di autonomia
economica: è probabilmente questa la causa del pessimismo che pervade le sue satire e dell'eterno rimpianto
dei tempi antichi.  Sarebbe stato esiliato e mandato in Egitto sotto il pretesto di un comando militare e che
nella lontana provincia sarebbe morto di depressione nel 130.
L’OPERA
Giovenale compose 16 satire per un totale di 4000 esametri diviso in cinque libri.Vengono stilate e
pubblicate dal 100 al 127 d.C , dopo la morte di Domiziano in un clima politico più sereno (I satira= scrivere
dopo la morte dei grandi). Le satire contengono un’aspra critica verso tutti gli aspetti della nuova società
di Roma, capitale dell’impero, nella quale, secondo il poeta si sono irrimediabilmente smarriti gli antichi
valori morali.
LA POETICA
Giovenale illustra nella prima satira le sue premesse programmatiche.Egli vuole immergersi nel pieno della
vita che lo circonda e coglierne tutti gli aspetti. Perciò esporrà con tutta la forza quelli che sono gli aspetti
più brutali, degradati e corrotti della vita a lui contemporanea, una vita in cui si sono sovvertiti i valori
della natura della storia. Dal momento che è di fronte a tali brutture è difficile non scrivere satire ecco che la
scelta della musa ispiratrice cade proprio sull’indignatio, che non rispecchia solo il suo stato d’animo ma
vuole suscitare risposte e indignazione anche nel lettore. I tempi in cui vive non permettono al poeta di
rivolgere i suoi attacchi al presente; per non rischiare di suscitare la suscettibilità degli uomini di oggi, egli è
costretto a rivolgersi ai morti. La poesia di Giovenale ha la consapevolezza che i mali di cui parla sono
universali. Giovenale modula la regia della sua opera in una dimensione che quasi sempre assume tonalità e
modalità tragiche. Negli ultimi anni della sua vita il poeta rinunciò espressamente alla violenta ripulsa
dell'indignazione ed assunse un atteggiamento più distaccato, mirante all'apatia, all'indifferenza, forse allo
stoicismo, riavvicinandosi a quella tradizione satirica da cui in giovane età si era drasticamente allontanato.
Le riflessioni e le osservazioni, un tempo dirette ed esplicite, divennero generali e più astratte, oltreché più
pacate. Nelle ultime sette satire, in effetti, sono passati in rassegna i grandi temi morali (la fides, l’amicizia,
l’educazione dei giovani) ed è proposto un modello positivo di saggezza, senza tuttavia uscire mai dai luoghi
comuni dell’etica diatribica. Le satire di Giovenale sono delle satire di denuncia sociale, non stilate per fornire
degli insegnamenti (differenza con i suoi predecessori)
TEMI
DECADENZA DELLA NOBILITAS= Critica la nobiltà in quanto , se in un primo momento aveva
incarnato i valori del mos maiourm, ora era stata assoggetata dal potere assoluto dell’imperatore divevendo
dei banali adulatori. Per questo prevalevano i preferiti dell’imperatore, tra questi i Greci, verso i quali
Gioveneale provava una forte ostilità ritenendoli l'estremo della degradazione umana, che tolgono spazi ai
buoni romani di stirpe rustica che così sono ridotti alla vita miserabile del cliens.
LA CRISI DEL MATRIMONIO= Altra istituzione criticata è quella del matrimonio. Sicuramente alla base
c’è sempre la decadenza della società, ma la sua critica si scaglia prettamente contro le donne, dimostrando
una profonda misoginia. Le donne sono ormai emancipate e aspirano ad altri ruoli piuttosto che alla filatura
della lana nella domus del marito o del padre (es. Messalina, definita Augusta meretrix ovvero "prostituta
imperiale"). Ormai vige la corruzione delle matrone.
LE SATIRE
Satira 1 = Giovenale esprime la sua idignazione di fronte alla corruzione dei costumi romani, e avvisa il
lettore del fatto che parlerà di uomini morti perché sotto il principato non c’è libertà di espressione;
Satira 2 = Critica la diffusione dei rapporti omosessuali, identificati dal poeta con l'effeminatezza e il vizio.
La satira si apre con la descrizione dei viziosi dalla "doppia vita" che ostentano virtù; poi passa a descrivere
coloro che mascherano i loro vizi sotto il mantello della filosofia (criticando i greci).
Satira 3 = Umbricio, amico del poeta, lascia Roma per stabilirsi in Campania. Alla corrotta, persino
pericolosa vita nell'Urbe preferisce la modesta ma sana e virtuosa vita nei piccoli municipi italici.
Satira 4 = Narrazione di una seduta dei consiglieri dell'Imperatore Domiziano convocati in gran fretta per
decidere della cottura di un rombo di enormi dimensioni che un pescatore aveva appena recato in dono.
Satira 5 = Tratta della condizione del cliens e le umiliazione inflitte dal patronus, arrogante e avaro.
Satira 6 = Critica alle matrone romane, per correggere la pazzia del suo amico Postumo che vorrebbe
sposarsi, nonostante Roma offra innumerevoli modi di suicidarsi, Giovenale descrive a quali abissi di
corruzione le donne siano ormai giunte.
Satira 7 = Tratta della decandenza delle arti e dell’infelicità degli intellettuali che vivono in un mondo
materialista.
Satira 8 = La vera nobiltà non risiede nel grande nome della famiglia ma nei meriti personali.(Critica alla
nobiltà ormai assoggetata al potere dell’imperatore)
Satira 9 = Critica di nuovo l’omosessualità riportando la figura di Nevolo, un gigolò di potenti signori.
Satira 10 = Riflessione sui veri valori della vita: l’uomo deve pensare alla salute fisica e spirituale.
Satira 11 = Giovenale invita un suo amico a cena descrivendogli la semplicità del pasto e dell’ambiente a
confronto con lo sfarzo dei palazzi dei potenti.
Satira 12 = Tratta dell’amicizia sincera e disinteressata, estranea ai secondi fini.
Satira 13 = Consolatio ad un amico che ha perso tutti i soldi dopo averli prestati ad un amico, segue una
critica alla fides.
Satira 14 = Denuncia alla nuova educazione romana e critica ai vizi che i genitori tramandano ai figli.
Satira 15 = Riflessione sulla crudeltà umana.
Satira 16 = Vantaggi e privilegi della vita militare.
STILE
Per quanto riguarda lo stile, le Satire si avvicinano a quella tradizione satirica di cui già si erano fatti
portavoce autori come Orazio, Persio e Marziale con i suoi epigrammi. I testi di Giovenale però sono
concepiti su uno sfondo moraleggiante, che giustifica l’uso e la mescolanza di arcaismi e termini di registro
elevato, di sermo vulgaris e di figure retoriche (dall’iperbole all’antitesi, dalla climax all’anafora e all’uso
di sententiae, ovvero frasi epigrammatiche che riassumono la condanna dell’autore per il mondo circostante)
che innalzano il grado stilistico del dettato e lo avvicinano all’espressionismo letterario. Giovanale modifica
quindi la struttura del genere satirico e accosta le sue Satire più alla tragedia che alla commedia. Infatti sia
per stile, sublime ed elevato, che per contenuto, grottesco e disperato, la sua poesia risponde ai canoni della
poesia elevata, cui si affianca l’enfasi declamatoria, densa e giudicante, con cui egli attacca i suoi bersagli
preferiti.

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