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OPERE
SATIRE 100 / 127 d.C.
16 satire in esametri divise in 5 libri.
Furono pubblicate tra il 100 e il 127 d.C. TEMI: indignazione per i la corruzione,
16 Satire divise in 5 libri. invettiva contro le donne, moralità perduta.
Esametri. SCOPO: esternare la sua indignazione.
Libro I: satire I-V. AMBIENTAZIONE: età di Domiziano (51 -
Libro II: satire VI. 96 d.C.).
Libro III: satire VII-IX. STILE: sublime, elevato.
Libro IV: satire X-XII.
Libro V: satire XIII-XVI.
Andando avanti si allenta l’aggressività.
Bersagli fissi: liberti arricchiti, stranieri, gente ricca non colta, donne.
TEMI: società, comportamenti, pensieri , giudizi.
SCOPO: esternare un’indignazione a lungo covata per lo stato in cui verte la società della Roma
imperiale, corrotta e abietta.
STILE: moraleggiante, sublime, elevato
LINGUAGGIO: uso di arcaismi e termini di registro elevato, figure retoriche e sermo vulgaris.
Contenuto grottesco e disperato.
ISPIRAZIONE: indignatio.
STORYLINE: polemica contro le declamazioni della moda e la loro fatuità, contro l’ipocrisia di
chi nasconde il vizio più turpe sotto le apparenze della virtù. Descrizione di Roma come una
caotica metropoli dove la vita non è sicura per gli onesti, città che deplora l’immoralità e i vizi
delle donne, l’insensatezza delle tante brame umane, la generale decadenza degli studi e la
misera condizione cui sono costretti i letterati del tempo.
AMBIENTAZIONE: età di Domiziano (51 - 96 d.C.), il cui regno dall’81 al 96 d.C. era
caratterizzato dalla corruzione della corte imperiale e dalle crudeli modalità di repressione.
PUBBLICO: uomini romani.
L’autore desidera il ripristino dell’antica moralità del mos maiorum, e per questo colpisce con la
propria satira tutti gli strati sociali: dal cittadino romano che s’affanna disperatamente per
conquistare beni materiali vani e superficiali, al “cliente” che si umilia di fronte all’arrogante
padrone.
Particolarmente dure sono le parole contro le donne, ritenute le responsabili principali della
corruzione dei costumi e del degenero della morale.
Rifiuto della poesia mitologica ed epica, incapace di penetrare nei meandri della vita quotidiana
e di descriverli in modo realistico.
Non vuole suscitare una reazione di scandalo morale nel lettore, ma descrivere in maniera “alta”
e drammatica l’avvilimento dell’uomo e della società.
Suddivisione dell’opera:
1° gruppo, caratterizzato da un tono di indignazione risentita:
o Indignatio: manifesto programmatico della poetica dei propri testi;
o Satira 1: scelta esplicita di parlare dei morti per riferirsi in realtà ai vivi;
o Satira 2: attacco alla morale ipocrita dei filosofi, che sono incapaci di seguire i loro stessi
precetti morali, con il rimpianto per i valori degli antichi romani;
o Satira 3: opposizione tradizionale tra la corruzione della città e la pace serena della
campagna;
o Satira 4: satira del consiglio imperiale di Domiziano, che si riunisce per deliberare come
cucinare un gigantesco rombo;
o Satira 5: attacco al rapporto perverso che si instaura tra ricchi patroni e miseri clientes;
o Satira 6: satira sui costumi delle donne, il cui malcostume è un segnale che non conviene
sposarsi, fino all’esempio scandaloso di Messalina (25-48 d.C), la moglie
dell’imperatore Claudio (10-54 d.C.) nota per prostituirsi nottetempo nei peggiori
bordelli di Roma;
o Satira 7: quadro sulla miserevole vita di letterati e maestri di grammatica.
NOVITÁ: non nelle tematiche trattate, ma nel modo e nello stile con cui il poeta le affronta.
Poetica dell’indignatio: poetica con cui attacca frontalmente, con descrizioni minuziose e
stilisticamente elaborate, la depravazione umana attorno a lui, la corruzione e le turpitudini della
società imperiale, decadente e corrotta.
Quest’opera ha influenzato autori come Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Ludovico Ariosto,
Giuseppe Parini, Vittorio Alfieri e Victor Hugo.
STILE L
Non discorsivo.