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272)
69-78 d.C.
· Alla morte di Nerone nel 68dC seguì l’anno dei 4 imperatori (69dC) con Galba,
Otone, Vitellio e Vespasiano a causa dell’’incapacità del Senato di imporre il
proprio volere e delle rivalità tra i diversi copri dell’esercito, ciascuno dei quali
aveva intenzioni di mettere sul trono il proprio generale.
· Tito Flavio VESPASIANO riuscì ad assumere stabilmente il potere,
ufficializzando il suo principato con la lex de imperio Vespasiani, e pose fine al
problema della successione stabilendo il criterio ereditario.
o Fu il primo imperatore proveniente da una famiglia equestre, non
aristocratica e governò per 10 anni, fino al 79
· Nel 70 dC il figlio TITO conquistò Gerusalemme e nel 79 salì al trono dopo la
morte del padre.
· Eventi culturali
· Nel 70 nacque (probabilmente) il biografo SVETONIO
· Nel 77 Plinio il Vecchio pubblicò la NATURALIS HISTORIA (era nato nel 23
dC)
· Nel 78 Vespasiano affidò a Quintiliano la prima cattedra statale di retorica
· Vespasiano:
o aprì una nuova biblioteca
o stipendiò gli insegnanti di retorica greci e latini
o finanziò gli artisti, i poeti e gli attori
o gestì le scuole che prima erano solo private dando un impulso agli
studi ma controllava gli insegnanti
o coltivò rapporti con uomini di cultura come Plinio il Vecchio
79-96 d.C.
· Dal 79 all’81 ci fu quindi il Principato di TITO (solo 3 anni), durante il quale ci fu
l’eruzione del Vesuvio che distrusse Ercolano e Pompei (nel 79) e
l’inaugurazione dell’Anfiteatro flavio (Colosseo – Nell’80).
· Alla morte di Tito salì al trono il fratello DOMIZIANO e il suo principato durò
dall’81 al 96.
o Politica assolutista e scontro con il senato
o Fu eliminato da una congiura nel 96.
o Compose poemi, indisse concorsi letterari e istituì i Ludi
o Era smanioso di adulazioni da parte degli intellettuali e intervenne in
modo persecutorio verso scrittori e filosofi.
· Eventi culturali
· Nel novembre del 79 morì Plinio il Vecchio
· Nell’80 Marziale scrisse il Liber de spectaculis in occasione
dell’inaugurazione dell’Anfiteatro flavio
· 84-85: Marziale compose le raccolte Xenia e Apophoreta
· Nell’86 Marziale iniziò la composizione dei 12 libri degli Epigrammata
· Tra il 90 e il 96 Quintiliano compose l’Institutio oratoria
· Nel 96 morì Quintiliano
Oltre ai toni satirici utilizzati in altri temi, Marziale utilizza anche toni commossi nei filoni
funerari, toni incantati quando descrive lo spettacolo della natura o della campagna.
Stile: Critica l’atticismo= troppo semplice e le tendenze arcaicizzanti , lo stile modernizzante = fiorito
abbondanza di sententiae. Lo definisce vitiosum et corruptum dicendi genus, mancanza di senso
della misura perché cercavano i consensi del pubblico, vogliono solo delectare. (Il fine principale
dev'essere quello di persuadere)
Manca di nuovo la prospettiva storica. Contento più i verba che le res, lo scopo non è più la
persuasione ma il diletto. ANCHE QUINTI vuole conferire una certa eleganza , esposizione piacevole ,
usa tante figure retoriche.
Differenze con stile di cicerone : sintassi meno ampia, più mossa e variata, maggiore concentrazione
di pensiero. Seneca aveva rimproverato Cicerone di essere prolisso e lento, quindi riteneva Cicerone
un modello insuperato ma non insuperabile.
pag. 376-384
LA SATIRA GIOVENALE
VITA E OPERE
● Decimo Giunio Giovenale nacque ad Aquino intorno al 50/60 d.C.
● Marziale lo presenta come cliens: dunque di condizione sociale ed economica non elevata
● Grande formazione retorica, si dedicò all’avvocatura e alle declamazioni
● Morì dopo il 127
● Ultimo importante autore satirico
LA POETICA DI GIOVENALE
● La sua attività poetica prosegue la tradizione portata avanti da Lucilio, Orazio e Persio. (Cita
come suoi modelli Lucilio e Orazio, Persio NO.)
● Scrisse sedici satire in esametri, divise in 5 libri. In una satira si definisce di età adulta e in
una afferma che a Roma potevano dormire solo le persone ricche → c'era troppo rumore.
● Riprende la critica verso la letteratura moderna (da Lucilio): critica le recitationes poiché
inutili e fatue, e svaluta la mitologia che contrappone inverosimiglianza dei miti con la verità
della poesia.
● Critica la letteratura del suo tempo poiché riprendeva i motivi mitologici: scontati e
prevedibili, esponendo il perché ha scelto la satira: "dinanzi a un simile spettacolo è difficile
non scrivere satire", le definisce un'appassionata requisitoria piena di delitti, scandali e
perversioni.
● Il verum (=la realtà)da Giovenale è enfatizzato e diventa un repertorio di mostruosità e
perversioni. Al contrario della tradizionale satirica che coincide con il quotidiano, che ha
personaggi e situazioni prive di caratteristiche particolari o straordinari.
● SATIRA I: G. enuncia l'argomento principale → IL COMPORTAMENTO UMANO (l'aspetto
deteriore, come simbolo della corruzione di Roma).
La tematica del poeta si avvicina ai pallentes Mores, ai costumi malati di Persio.
● compito della sua satira: DENUNCIA CONTRO I VIZI DEGLI INDIVIDUI → tramite l'indignatio.
LE SATIRE DELL'INDIGNATIO
● Indignatio: prime 7 satire
● Il poeta vuole trasmettere il suo sdegno al pubblico e vuole provocare quella del pubblico.
● Indignatio+necessità di scrivere satire: unica caratteristica importante del personaggio del
satirico → nasconde ogni aspetto dell' individualità per concentrarsi sulla visione universale
del galantuomo colmo di sdegno.
● Queste prime 7 satire esprimono una concezione negativa della società contemporanea,
denunciandone il marcio.
● La corruzione consiste nell' allontanamento dal Mos maiorum. → Giovenale era un
tradizionalista.
● Giovenale esami I VIZI nei loro riflessi sulla società e le conseguenze che hanno sugli altri.
● Le divitiae, come mezzo di sopruso sui poveri, sono un tema ricorrente → nella tradizione
stoica possedere beni era insignificante, mentre erano importantissimi la brama e il
disprezzo delle ricchezze. La ricchezza conduce ad atteggiamenti negativi: i divites appaiono
come potenti e ingiusti, detentori di patrimoni che derivano da attività immorali e delittuose.
● Uno degli effetti più gravi della corruzione consiste nella degenerazione dell'istituto della
clientela, che creava un rapporto tra poveri e ricchi.
● Alcune satire di Giovinale ricordano il moralismo di sallustio (considerato incoerente)
I CONTENUTI
● SATIRA I: descrive la giornata umiliante del cliente= 1)salutatio mattutina (andare a salutare
il padrone di casa, aspettando anche delle ore) 2) distribuzione della sportula (ai meno imp.
veniva consegnato il cestino con il cibo in base alla stagione, i più fortunati ottenevano
l'invito a cena) (consegna della mancia da parte del patrono)
● SATIRA III: un cliente onesto e povero (=Umbricio) denuncia la corruzione di Roma.
Manifesta avversione per i Greci e gli orientali che hanno rovinato il mos maiorum romano. Il
Graeculus esuriens= affamato, poliedrico. (Forte concorrenza con i romani). L'unica soluzione
è emigrare in provincia.
● SATIRA V: tratta dell'indegna cena del cliente, da parte del patrono Virrone, a cui sono
offerti i cibi peggiori. Il cliente viene attaccato violentemente per la mancanza di dignità che
lo spinge ad accettare ogni umiliazione in cambio di un invito a cena. Viene trattato in modo
diverso; Verrone beve in calici di alabastro (quarzo rosa) o cristalli vino prelibato; al cliente
viene dato un vinaccio che fa male in bicchieri di poco prezzo. Virrone mangia un'aragosta e
ovuli squisiti, Trebio un gambero e funghi forse velenosi. Ostentazione egoistica della
propria ricchezza , più si era importanti più si aveva un numero elevato di clienti → dava
prestigio e fama.
● SATIRA IV: è una parodia della corte di Domiziano impegnato a discutere su come cuocere
un pesce enorme (rombo) insieme a un suo gruppo di amici: consilium principis.
● SATIRA II: contro l'omosessualità maschile visto come grave vizio e tradimento all' ideale di
fierezza virile trasmesso dagli antenati. Contro il mos maiorum (si tollerava solo quella attiva
maschile)
● SATIRA VI: una condanna alle donne che è vista dentro la società come pilastro per il
matrimonio.
Alle nozze è preferito il suicidio. Tra gli esempi spicca Messalina, "l'imperialmeretrice" che
lasciato il palazzo si recava di notte in incognito in un sordido lupanare dove aveva una sua
stanza. La lussuria è dunque il princiaple capo d'accusa, ma non il solo.
-t4) il satirico fa riferimento a tutti i vizi e i difetti che rendono una donna insopportabile al
marito; la prepotenza, la superbia, l'autoritarismo, la mascolinitá, le manie sportive e
culturali, l'infatuazione per il greco e le tendenze delittuose. Tali comportamenti colpevoli
sono deviazioni dell'antico costume che vedeva la donna completamente subordinata al
marito. In questo passo si coglie il punto di riferimento: la sanità dell'antico stato
repubblicano che determinava i boni mores del cittadino.
● SATIRA VII: la miseria di chi esercita professioni liberali. Denuncia le intollerabili ristrettezze
in cui versano poeti, storici, avvocati, retori e grammatici, tali ristrettezza sono aggravate
dall'avarizia e dalla meschinità dei ricchi.
IL SECONDO GIOVENALE
● Giovenale decide di rinunciare ad una visione negativa poiché la satira ha toccato tutti gli
aspetti più importanti della società, e riprende il filone moraleggiante tradizionale.
● Riemergono i motivi e i tópoi diatribici: patrimonio comune del moralismo della satira.
● Gli unici veri beni sono quelli interiori: es. Virtù. Mentre quelli esteriori non sono che
apparenza, distanti dal concetto di felicità.
● Cambia la concezione di ricchezza, ora vista come un falso bene, desiderabile solo dalla
stoltezza umana (prima come fonte di potere ingiusto, criminale)
● L'odio del poeta si dirige contro gli illusi e l'errore. Dunque subentrano l'ironia e lo scherno.
● È una produzione varia. Passa da un momento di tensione a una fase successiva più
eterogenea.
ESPRESSIONISMO
● La realtà equiparata al mito nei suoi aspetti aberranti, subisce una deformazione
espressionistica.
● Lo stile si fa elevato e le movenze epiche + tono elevato.
● La satira assume le movenze dell'epos
● Mette enfasi e tensione che va in contraddizione con l'andamento rilassato dei sermones
oraziani.
● La retorica influenza lo stile, elaborato e ricco di artifici, teso alla mozione degli effetti.
Abbondano le figure retoriche e tra le figure di suono di rilievo ci sono: ripetizioni come
l'anafora. Per dare enfasi troviamo le interrogative retoriche, esclamazione e apostrofi,
preterizioni, ellissi, sentenzie.
● La lingua è composita: parole colloquiali, grecismi, barbarismi, voci infantili e costrutti
elevati.
● Si alternano termini aulici e termini appartenenti ad uno strato linguistico basso.
● Egli coglie le bassezze della realtà e le descrive tramite termini di mostruosa grandezza per
mostrare la sua visione cupa ed esasperata.
ORATORIA ED EPISTOLOGRAFIA
VITA
● Gaio cecilio Plinio secondo nacque nel 61/62 d. C. a Como. Abile oratore in età traiana,
orfano venne adottato e cresciuto dallo zio materno Plinio il vecchio, il quale alla sua morte
gli lasciò tutti i suoi possedimenti in Etruria e in Campania.
● Allievo di Quintiliano, studiò a Roma. Brillante carriera politica: Console nel. 100, è poi
governatore in Bitinia, dove probabilmente morì nel 112/113, non si hanno su di lui notizie
successive alle lettere che scrisse a Traiano dalla provincia.
● Grande amico dell'imperatore che lo volle nel suo consilium principi.
● Scrive discorsi giudiziari ed epidittici perduti, ed elegie ed epigrammi. Si inserisce nella
tradizione della poesia come lusus (passatempo, svago).
PANEGIRICO DI TRAIANO
● l'unica orazione conservata è il discorso di ringraziamento all'imperatore, annunciato in
Senato, assumendo la carica di console (1 settembre del 100), che poi rielaborò e ampliò per
pubblicarlo.
● Rappresenta Traiano come un dono fatto dagli dei ai Romani, con qualità che lo affiancano a
una figura divina. (anche se egli era così modesto che non voleva onori divini, al contrario di
Domiziano) (anche seneca elogiò l'imperatore regnante nel De clementia)
● Plinio elogia il criterio dell'adozione → poiché è possibile scegliere come governatore il
migliore tra i cittadini. Esalta le grandi qualità di Traiano e di come la sua bontà e fiducia
concedano la pace e la prosperità all'impero - e il rispetto di Traiano per il Senato e le
magistrature. (optimus princeps)
● Egli riconosce all'imperatore il diritto di esercitare il potere assoluto → ‘senza timori noi ti
seguiamo dove ci chiami’
● La libertà è presentata come un dono gratuito del Principe.
● Lo stile vuole essere sublime per :
- Eloquenza epidittica
- Solennità della situazione persona del destinatario
Risulta però spesso ridondante, iperbolico, magniloquente ed enfatico.
EPISTOLARIO
● È una raccolta di epistole in 10 libri
(1-9= lettere per amici → i più illustri Tacito e Svetonio, scritto espressamente in vista della
pubblicazione)
(10= corteggio da Plinio per l'imperatore. Sono in tutto 124 lettere risalenti al periodo del
governatorato in Bitinia → carattere documentario e ufficiale)
● EPISTOLARIO dedicato a Setticio Claro (premessa della raccolta)
● Si tratta di lettere scritte per essere pubblicate, letterariamente elaborate. Che ambiscono
ad una eleganza formale, ma sono vere le circostanze trattate a cui fanno riferimento.
● L'ordine è ispirato al criterio della varietas degli argomenti e delle situazioni: non è casuale
come vuol far credere Plinio. Alterna temi per compensare alla ripetitività che riflette la
monotonia della vita che egli conduce. Plinio si propone di tracciare, sulle orme di Cicerone,
un ampio campo delle attività pubbliche e private che egli aveva nell'ambiente a cui
apparteneva. Si rende conto e ammette che le sue vicende sono più noiose rispetto a quelle
di Cicerone.
● Gli argomenti testimoniano le occupazioni pubbliche e private, le riflessioni e le esperienze
dell'autore: descritte con molta fedeltà riportando le abitudini di un cittadino romano.
● Parla di discorsi tenuti in tribunale o in senato, recitazioni organizzate a casa propria, inviti a
cena, soggiorni nelle case di campagna, visite di cortesia, condoglianze in occasione di lutti,
scambi con gli amici di favori.
● Emergono le qualità di Plinio come: onestà morale, cultura raffinata, buon gusto, umanità
ecc… e il suo attaccamento alla terra natia si manifesta tramite la sua donazione agli abitanti
di Como della Biblioteca pubblica e l'apertura di una scuola superiore per agevolare gli
studenti a raggiungere una scuola più vicina. (se no dovevano andare a Milano). Fece da
mecenate a Marziale.
● Evidenti sono anche i suoi limiti: vanità (per il continuo bisogno di riconoscimenti) e
superficialità (non vede i sintomi di crisi culturale), ottimismo un po’ ingenuo.
● La letteratura occupa un posto centrale nella sua vita
● Lo stile è molto limpido, conciso ed elegantemente colloquiale, usa molte figure retoriche,
ama le battute di spirito e dà spazio ad espressioni greche.
● Il libro X ha interesse documentario sulla funzione di un governatore provinciale, due
epistole sui cristiani, che costituiscono una delle prime testimonianze di parte pagana sulla
diffusione del cristianesimo.
Persio
Aulo persio Flacco nacque a Volterra nel 34 d.c e morì nel 62, di ricca famiglia equestre, studiò a
Roma con i migliori maestri di retorica e di filosofia, fu allievo d Anneo Cornuto. Condusse una vita
ritirata, dedita agli studi e alle lettere, Cornuto curó la pubblicazione postuma delle Satire, che ebbe
subito un enorme successo.
La poetica delle satire
L'opera comprende sei satire, per un totale di circa 650 esametri e un componimento costituito da
14 coliambi (variante del trimetro giambico) in cui persio parla della propria poesia.
Persio polemizza contro la cultura contemporanea, deride i poeti moderni e afferma l'inattendibilitá
dei giudizi critici sulle loro opere, dettate dalle convenienza.
Nella Satira I deride la moda delle recitationes (pubbliche letture di poesia care ai Romani del tempo)
i temi sono immorali e lo stile artificioso → l'arte è ridotta a oggetto di piacere e d'intrattenimento,
risultando priva di qualsiasi consistenza morale, pone in guardia dai rischi di una raffinatezza fine a
se stessa, vuota di contenuti e intrinsecamente immorale.
IL VERO DEV'ESSERE OGGETTO DELLA POESIA.
● stile non elevato, vuole seguire il "parlare della gente in toga" cioè la lingua dei cittadini
romani di cui la toga era il costume nazionale, si adegua al livello stilistico del sermo, prende
come riferimento la conversazione urbana, ma non sciatto, ma non privo di elaborazione
formale, con una forma non fine a se stessa, ma con uno scopo preciso e subordinata ai
contenuti. (Satira V).
● Il verum, oggetto della satira, è costituito dai mores (i comportamenti umani) → scelta di
tematiche quotidiane. I mores vengono presi in considerazione in quanto corrotti e il
compito del poeta satirico consiste in una sorta d'intervento medico per curarli, e lo
strumento principale di quest'operazione è lo scherzo non volgare che permette di colpire a
fondo il vizio.
Satura II: rivolta all'amico Macrino, parla dell'importanza di rivolgere agli dèi preghiere oneste e pie.
Satira III: si parla dell'importanza degli insegnamenti stoici, che forniscono le norme essenziali per
comportarsi rettamente.
Satira IV: "conosci te stesso" nessuno, afferma, si cura di approfondire la conoscenza di se stesso,
mentre è sempre pronto a criticare il prossimo.
Satira V: dedicata al maestro Anneo Cornuto, espressione di profonda amicizia e sincera gratitudine.
Chiarisce l'idea di libertas, che consiste nel vivere secondo ragione, di conseguenza, l'unico
veramente libero è il saggio.
Satira VI: epistola diretta all'amico e poeta lirico Cesio Basso, il poeta a Luni ed espone le proprio
convinzioni che lo spingono a vivere contento dei suoi beni, lontano dalla spilorceria, senso della
misura nell'uso della ricchezza. Seconda parte del componimento → vivace dialogo tra l'autore e il
suo futuro erede, in cui il primo rivendica il diritto di usare a propria discrezione il suo patrimonio.
● Nella produzione di Persio confluiscono temi diatribici, dottrine stoiche e spunti tratti dalla
tradizione satirica romana.
● Il personaggio del satirico è affine al filosofo o al predicatore diatribico
● Prevale un atteggiamento negativo e fortemente critico (vuole portare il marcio allo
scoperto)