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Età dei Flavi (p.

272)

69-78 d.C.
· Alla morte di Nerone nel 68dC seguì l’anno dei 4 imperatori (69dC) con Galba,
Otone, Vitellio e Vespasiano a causa dell’’incapacità del Senato di imporre il
proprio volere e delle rivalità tra i diversi copri dell’esercito, ciascuno dei quali
aveva intenzioni di mettere sul trono il proprio generale.
· Tito Flavio VESPASIANO riuscì ad assumere stabilmente il potere,
ufficializzando il suo principato con la lex de imperio Vespasiani, e pose fine al
problema della successione stabilendo il criterio ereditario.
o Fu il primo imperatore proveniente da una famiglia equestre, non
aristocratica e governò per 10 anni, fino al 79
· Nel 70 dC il figlio TITO conquistò Gerusalemme e nel 79 salì al trono dopo la
morte del padre.
· Eventi culturali
· Nel 70 nacque (probabilmente) il biografo SVETONIO
· Nel 77 Plinio il Vecchio pubblicò la NATURALIS HISTORIA (era nato nel 23
dC)
· Nel 78 Vespasiano affidò a Quintiliano la prima cattedra statale di retorica
· Vespasiano:
o aprì una nuova biblioteca
o stipendiò gli insegnanti di retorica greci e latini
o finanziò gli artisti, i poeti e gli attori
o gestì le scuole che prima erano solo private dando un impulso agli
studi ma controllava gli insegnanti
o coltivò rapporti con uomini di cultura come Plinio il Vecchio
79-96 d.C.
· Dal 79 all’81 ci fu quindi il Principato di TITO (solo 3 anni), durante il quale ci fu
l’eruzione del Vesuvio che distrusse Ercolano e Pompei (nel 79) e
l’inaugurazione dell’Anfiteatro flavio (Colosseo – Nell’80).
· Alla morte di Tito salì al trono il fratello DOMIZIANO e il suo principato durò
dall’81 al 96.
o Politica assolutista e scontro con il senato
o Fu eliminato da una congiura nel 96.
o Compose poemi, indisse concorsi letterari e istituì i Ludi
o Era smanioso di adulazioni da parte degli intellettuali e intervenne in
modo persecutorio verso scrittori e filosofi.
· Eventi culturali
· Nel novembre del 79 morì Plinio il Vecchio
· Nell’80 Marziale scrisse il Liber de spectaculis in occasione
dell’inaugurazione dell’Anfiteatro flavio
· 84-85: Marziale compose le raccolte Xenia e Apophoreta
· Nell’86 Marziale iniziò la composizione dei 12 libri degli Epigrammata
· Tra il 90 e il 96 Quintiliano compose l’Institutio oratoria
· Nel 96 morì Quintiliano

Politica culturale nell’età dei flavi: (p. 368)


· Promozione e controllo delle arti affinché non divenissero strumenti di opposizione
· Istituzione di cattedre finanziate dallo Stato per formare funzionari imperiali preparati
e fedeli (Vespasiano)
· Creazione di ludi e concorsi letterari (Domiziano)

STAZIO (p. 282-285) – Marco Valerio


· Si dedicò all’epica mitologica sotto l’età dei Flavi
· Fu un autore molto letto durante il Medioevo (Dante lo inserisce nel Purgatorio)
anche per la leggenda della sua conversione segreta al cristianesimo.
· Le notizie sulla sua vita si desumono dai suoi carmi raccolti nel Silvae
· Nacque a Napoli tra il 40 e il 50 (suo padre era poeta e insegnante di
grammatica)
· Si trasferì a Roma con la famiglia
· Non apparteneva a una famiglia ricca e quindi fu un letterato di professione
· Scrisse poesia celebrativa ed encomiastica e partecipò ai concorsi letterari
durante i ludi
· Tornò a Napoli verso il 95 e morì ma non si sa bene quando.

TEBAIDE – poesia epica


Stazio Scrisse la Tebaide, un poema epico-mitologico in 12 libri (stesso n. dell’Eneide) di
10mila versi
· Lo dedicò a Domiziano e lo scrisse in 12 anni
· Sono narrate le vicende del ciclo tebano relative agli scontri tra Eteocle e Polinice,
figli di Edipo: nonostante la decisione di regnare su Tebe ad anni alterni, Etèocle
non vuole cederlo al fratello che è costretto all’esilio. Polinice cerca alleati e fa
guerra a Eteocle. Edipo si acceca e la madre Giocastra si uccide. Nei primi 6 libri
Stazio descrive l’antefatto e i preparativi della spedizione, negli altri 6 narra il
conflitto che si conclude con l’uccisione reciproca dei fratelli in un duello.
Nell’ultimo libro il re ateniese Teseo dichiara guerra al tebano Creonte perché si
rifiuta di dare sepoltura ai morti nemici, lo sconfigge e lo uccide.
· L’argomento era stato già trattato da poemi greci perduti e tragedie greche e
latine tra cui Eschilo, Sofocle, Euripide e Seneca.
· Come nell’Eneide, le vicende guerresche sono descritte nella seconda metà
dell’opera, mentre nei primi 6 sono contenuti episodi secondari e digressioni, tra
cui la più lunga è dedicata all’eroina Ipsipile. La struttura risulta così poco
unitaria: la narrazione procede a tratti con molte pause.
· Richiamano Virgilio anche i topoi del genere epico: i concili degli dei, gli interventi
di divinità nelle vicende belliche, profezie, descrizione di giochi funebri, aristìe di
guerrieri (uccisioni in serie di nemici da parte di eroi valorosi), battaglie presso i
fiumi. Sono imitati anche episodi più specifici come quello di Eurìalo e Niso.
· Nell’epilogo Stazio si rivolge alla sua stessa opera Tebaide augurando a questa di
vivere oltre la sua morte ma di non gareggiare con l’Eneide : leggere versi a p.
283.
· Tuttavia il poema di Stazio non è un’imitazione dell’Eneide, infatti l’argomento, il
tono cupo e il gusto per l’orrido sono originali e ricordano Lucano (assenti in
Virgilio):
o l’argomento non riguarda la celebrazione di Roma come nell’Eneide, infatti
il tema della guerra fratricida ricorda le guerre civili che sono l’argomento
del poema di Lucano, a cui Stazio fa riferimento nel proemio: leggere p.
284
o L’invocazione alle Muse, il tema del potere e dell’odio nella guerra tra
parenti, il tono cupo e il gusto per l’orrido avvicinano la Tebaide al Bellum
civile.
o Le parole iniziali “fraternas acies” (lotte fraterne) ricordano quelle di
Lucano nel Bellum civile “cognatas acies”: Stazio vuole sottolineare che la
guerra che sta per narrare è ancora più orribile di quella tra Cesare e
Pompeo che erano parenti, ma non fratelli come Etèocle e Polinice.
o Come nel Pharsalia di Lucano, non ci sono eroi e protagonisti, ma trionfano
le forze del male. Etèocle rappresenta il tiranno e Polinice è assetato di
potere. Gli altri guerrieri sono in preda al furor (come tragedie di Seneca),
incapaci di far prevalere la ragione sulle passioni e sulla violenza. I pochi
eroi positivi come Adrasto e Anfiarao sono indeboliti dal male che trionfa,
mentre il re ateniese Teseo appare solo nell’ultimo libro ristabilendo la
giustizia ma non è credibile.
§ C’è una visione pessimistica anche dell’individuo. L’eroismo è
cercato nell’eccesso come la morte di Capaneo: valoroso e
coraggioso, sfida ripetutamente gli dei, finchè Giove scaglia contro
di lui i suoi fulmini uccidendolo. Stazio chiude l’episodio con un
intervento diretto esprimendo un paradosso: “se il corpo avesse
ancora un po' resistito, avrebbe potuto sperare in un secondo
fulmine” (leggere p. 285)
§ Il linguaggio è enfatico, iperbolico e magniloquente che mira al
pathos mediante la ricerca di effetti di contrasto sorprendenti.
Deriva da Virgilio ma attraverso il filtro di Ovidio e Lucano.
ACHILLEIDE – poesia epica (p. 285)
· Nel 95 Stazio scrisse l’Achilleide che rimase incompiuta
· Nel proemio si rivolge a Domiziano scusandosi per aver di nuovo scelto un
argomento mitologico invece che un poema epico-storico sulle imprese di
Domiziano, come aveva promesso sia nelle Tebaide che nelle Silvae. Presenta
l’opera come un esercizio preparatorio in vista di un’opera più impegnativa.
· L’Achilleide avrebbe dovuto narrare le imprese di Achille, ma si interrompe
all’inizio del II libro prima della partenza di Achille per la guerra di Troia.
· Parla solo della giovinezza di Achille: la madre TETI che per sottrarlo alla morte lo
nasconde in vesti femminili presso Licomede, l’innamoramento per Deidamia
figlia del re, il riconoscimento di Achille grazie all’astuzia di Ulisse
· Prevalgono toni idilliaci e sentimentali e sono presenti parti descrittive
· La tecnica narrativa segue la tradizione letteraria (Omero, Virgilio, Ovidio,
Seneca, Lucano).

SILVAE – poesia lirica (p. 286)


· Oltre ai due poemi epici, Stazio si dedicò alla poesia lirica di occasione
· Ci sono pervenuti 5 libri di Silvae (l’ultimo pubblicato postumo) che raccolgono
32 componimenti per un totale di 3300 versi.
· Silva potrebbe significare “abbozzo”, oppure varietà dei contenuti
· Sono poesie d’occasione, scritte spesso su commissione
· Vi è un’impostazione soggettiva (il poeta parla sempre in prima persona)
· I temi rinviano alla lirica greca e latina
· Il metro prevalente è l’esametro
· Ogni libro è preceduto da un’epistola dedicatoria in prosa.
· Nell’epistola del 1° libro, Stazio sottolinea che si tratta di poesie composte al
massimo in due giorni per inserirsi nella tradizione della poesia improvvisata.
· L’opera è caratterizzata dalla varietà di forme e di temi: ci sono epicedi (carmi
consolatori) per la morte di perone e di animali (pappagallo, leone), epitalami,
encomi, genetliaci (compleanno di Lucano).
· Ci sono anche diverse descrizioni inserite nei carmi celebrativi ed encomiastici
come nei carmi per la statua equestre del Foro dedicata a Domiziano o
l’inaugurazione della nuova via Domiziana. Alcune di queste descrizioni
evidenziano le ville lussuose e i ricchi personaggi.
· Nonostante la celeritas con cui Stazio dice di averli composti, si tratta di testi
molto elaborati ed eruditi, con riferimenti alla mitologia.
· Nei carmi personali, Stazio è più libero dall’obbligo di celebrare e adulare, per cui
i toni sono più sinceri e semplici.
MARZIALE (p. 287) – Marco Valerio Marziale
· Nacque a BILBILIS (Spagna Tarragonese) intorno al 40. La sua vita è ricavata
dalla sua opera
· Nel 64 si trasferì a Roma dove esercitò l’attività poetica come “cliente”
(cercando la protezione e il sostegno economico di mecenati), per la sua
posizione sociale non elevata. Gli viene donata una casa in campagna.
· Scrisse epigrammi e satire
· LIBER DE SPECTACULIS (o LIBER SPECTACULORUM) – Nell’ 80 pubblicò una
raccolta di epigrammi in occasione dell’inaugurazione dell’Anfiteatro Flavio, il
COLOSSEO, elogiando l’imperatore TITO.
· All’imperatore successivo, DOMIZIANO, dedicò molti epigrammi . Dopo la
morte di Domiziano colpito da damnatio memoriae, inserì nella sua produzione
elogi anche a Nerva e Traiano.
· Dedicò versi anche a Silio Italico, Plinio il Giovane, Quintiliano, Giovenale,
Frontino.
· Nel 98 cadde in disgrazia e tornò in Spagna a Bilbilis (Plinio il Giovane gli pagò il
viaggio)
· La dinastia dei Flavi era finita nel 96: a Diocleziano era succeduto prima Nerva e
nel 98 Traiano. Marziale fu allontanato per i suoi legami con i Flavi.
· Una ricca signora (Marcella) gli donò una casa e un podere dove visse lontano
dalle preoccupazioni.
· Aveva nostalgia di Roma, del pubblico stimolante, delle biblioteche e dei teatri,
come scrisse in una epistola del XII libro.
· Morì tra il 102 e il 104 (circa 62 anni)
· L’opera di Marziale comprende 15 libri di epigrammi composti in ordine
cronologico:
o Liber de spectaculis
o Xenia e Apophoreta
o Libri I-XI degli Epigrammi
o Libro XII (dopo il ritorno in Spagna)

La poetica (p. 288)


· Nonostante la produzione artistica di Marziale si avvicini molto alla poesia di
consumo, possiede una grande consapevolezza critica. Marziale sente spesso il
bisogno di chiarire la propria concezione poetica, perché il genere letterario è
molto vago, caratterizzato solo dalla brevità dei componimenti.
· Contrappone la realtà alla mitologia: Marziale rifiuta la mitologia che ritiene
falsa e inverosimile e predilige la poesia quotidiana, caratterizzata dall’essere
umano.
· Si avvicina alle satire di Persio che rimproverava la letteratura contemporanea
per la presenza del mito e l’assenza del verum.
· Per Marziale la realtà è identificata con i comportamenti umani, ovvero i
mores: “la nostra pagina ha il sapore dell’uomo”.
· Quindi, come Persio, prediligeva una letteratura basata sul vero (verum) e sui
comportamenti degli uomini (mores), ma a differenza di Persio, Marziale non
ha intenti correttivi e morali. L’unico scopo della sua poesia è quello di
intrattenere il lettore.
· Marziale non esclude anche contenuti volgari e osceni, anche se sente il
bisogno di giustificarli: “licenziosa è la mia pagina, onesta la mia vita”.
· La poesia di Marziale è ludica e scherzosa, ma attenta a non danneggiare
nessuno, infatti:
· Adeguandosi a un editto di Domiziano contro gli scritti diffamatori, Marziano
rivolge i suoi attacchi alla “culpa”, piuttosto che ai “colpevoli”, cioè parla dei
vizi ma non degli autori dei vizi (come Persio).
· Lo stile si adatta alla sua concezione poetica, infatti rivendica il diritto di
“parlar chiaro” e utilizza anche termini volgari che consentono un’immediata
chiarezza. Quindi:
o Rifiuto poesia aulica e artificiosa
o Adesione al reale sia nei contenuti che nel linguaggio
o Atteggiamento ludico e NON moralistico
· Marziale sceglie l’epigramma perché gradito ai potenti romani, dai quali spera
di ricevere protezione e anche perché rifiuta i lunghi poemi eruditi.

Prime raccolte (p. 289)


LIBER DE SPECTACULIS (o LIBER SPECTACULORUM) – 80dC
· circa 30 carmi
· in occasione dei giochi di inaugurazione dell’Anfiteatro flavio (colosseo),
dedicati a Domiziano e Tito
· Poesia di occasione
· Il tono è celebrativo e ossequioso e adulatorio verso l’imperatore Tito
· La realtà di Roma è rappresentata in modo grandioso, con il divertimento dei
giochi del circo.
XENIA e APOPHORETA
· Entrambe le raccolte sono collegate alla festa dei Saturnali (17-23 dicembre) in
cui i Romani si scambiavano doni.
· Si presentano come biglietti per accompagnare i regali e quindi si tratta di una
poesia d'occasione e di consumo (serve ai lettori).
· Gli Xenia (dal greco “dono ospitale”) comprendono 127 epigrammi costituiti da
un solo distico, a parte i 3 proemi. Si riferiscono soprattutto a doni di cibi e di
bevande
· Negli Apophoreta (dal greco “da portare via”) i componimenti sono biglietti che
accompagnano i regali estratti a sorte durante i banchetti dei Saturnali. Sono
223 epigrammi riferiti a diversi doni: coppe, vestiti, libri, animali, schiavi …
Tutti gli epigrammi sono vivaci e frutto della fantasia e abilità di Marziale. Es.
Io lucerna (lampada da letto), complice delle dolcezze del tuo letto, qualsiasi cosa tu
faccia, tacerò.

Gli Epigrammata: precedenti letterari e tecnica compositiva (p. 291)


EPIGRAMMATA
· Opera nel periodo più maturo
· Sono 12 libri di Epigrammi
· Il genere dell’epigramma si contraddistingueva per
o la brevità e l’efficacia del componimento
o lo schema metrico: distico elegiaco (composto da un esametro e da un
pentametro)
o la molteplicità dei temi: spaziano dall’amore ai funerali, dall’elogio alla
derisione…
· L’autore accoglie tutti i temi ma predilige quelli legati alla realtà (comico-
realistici).
· Il suo modello è Catullo che aveva trattato temi di vita quotidiani in modo
giocoso o osceno
o Marziale riprende la vivace aggressività di Catullo, ma non l’attacco
personale.
o Riprende anche la varietà metrica (come le nugae catulliane)
· Marziale non usa solo il distico elegiaco, ma anche gli endecasillabi faleci, in
trimetri giambici scazonti e in altri metri. (??). Così facendo, il genere
dell’epigramma cessa di essere legato a uno schema metrico preciso e si
caratterizza per la concisione e la pregnanza.
· Un’altra caratteristica dell’epigramma ellenistico, era la tendenza a concentrare
la comicità nella parte finale del componimento che venivano conclusi con una
battuta inaspettata.
· Marziale è famoso per l’APROSDOKETON, ovvero l’effetto sorpresa. Il testo del
componimento è orientato verso la battuta conclusiva e costituisce un
momento di “attesa”. Esempio p. 291.
· La battuta finale che giunge inaspettata, ovvero la “punta” epigrammatica, è
detta fulmen in clausula.
· Altra caratteristica di Marziale è quella di utilizzare enumerazioni (o cataloghi)
che accentuano in modo spiritoso le caratteristiche di un xsonaggio,
smentendole poi con un’improvvisa battuta finale.
I temi: il filone comico-realistico (p. 292)
· Filone comico-realistico della vita quotidiana (società Romana):
o tema che ricorre nella metà degli epigrammi di tutta l’opera (12 libri).
o Marziale tratta i vizi, le abitudini sciocche, gli sandali, i lati comici degli
uomini della società Romana. (tratta i vizi ma non accusa nessuno).
o La realtà viene interpreta in modo brillante e spiritoso, utilizzando anche
l’iperbole e il paradosso.
o Marziale ha la capacità di cogliere con grande concretezza e sensibilità i
lati comici e ridicoli della quotidianità.
o In particolare, si concentra sugli aspetti più semplici della vita quotidiana,
come mangiare, bere, funzioni fisiologiche, sesso, denaro,
divertimento…
o Insiste sugli aspetti brutti, miseri e ripugnanti di persone o oggetti
o Il tono è satirico, mordace e beffardo
o Sono derisi abitudini e usi romani: l’atteggiamento comico-realistico
(barzelletta!) risulta ancora più originale quando si rivolge ad abitudini o
manie contemporanee, tipiche dei Romani. Es. pag. 293 un uomo fa di
tutto per farsi invitare a cena…
· Filone celebrativo ed encomiastico:
o Rivolti ad amici o altre persone (fanciulle, atleti, gladiatori…)
o Alcuni sono rivolti a personaggi potenti, protettori e soprattutto al
principe
· Filone funerario: Marziale riesce a raggiungere risultati suggestivi grazie
all’intensità dei suoi componimenti.
· Filone erotico: l’amore NON è sentito come una passione profonda, ma come
desiderio fisico. Ci sono tuttavia anche riferimenti delicati e gentili.
· Epigrammi descrittivi: rappresentano vivacemente luoghi o oggetti, descrivono
casi curiosi (es. ragazzo ucciso da una caduta di un ghiacciolo), fatti del passato
(es. la morte di Arria, moglie di una vittima di Claudio).
· Epigrammi di riflessione personale: Marziale esprime le sue idee, la sue
convinzioni e i suoi gusti. Sono riflessioni indirizzate agli amici. Alcuni di questi
(es. p. 295) rivelano il desiderio di Marziale di una vita semplice che ricorda la
METRIOTES, l’ideale del “giusto mezzo” di Orazio. Ma per Marziale la campagna
non è solo un rifugio dalle seccature della società, ma anche il luogo che offre
condizioni di vita accessibili a chi non dispone di denaro. L’antitesi tra città e
campagna si concentra soprattutto nell’opposizione tra caro (dispensioso) ed
economico.
o Quando torna in Spagna elogerà Bilbili ma finirà per avere nostaglia della
città
· Epigrammi letterari: ci sono epigrammi polemici contro i critici e riflessioni sul
ruolo del letterato nella società. Scrivere poesie diventa una professione che
consente all’intellettuale di mantenersi se è in grado di trovare protezione dei
Mecenati. In un epigramma specifica la necessità dei mecenati (es. pag. 295)

Oltre ai toni satirici utilizzati in altri temi, Marziale utilizza anche toni commossi nei filoni
funerari, toni incantati quando descrive lo spettacolo della natura o della campagna.

Forma e lingua degli epigrammi (p. 296)


· La varietà dei temi si riflette nelle forme con soluzioni diverse:
o Nei componimenti encomiastici è presente l’elemento mitologico,
inesistente negli epigrammi comico-realistici.
o Negli epigrammi comico-realistici c’è quasi sempre la battuta finale.
· Un carattere costante è la presenza del personaggio poeta con apostrofi e
interrogazioni. Il carme tende così a presentarsi come un commento che
l’autore rivolge al suo interlocutore.
· Anche lo stile muta in funzione dei tempi:
o nelle poesie encomiastiche, il livello è più alto e sostenuto, in quelle
comico-realistiche il lessico è più basso e colloquiale: ci sono molti
diminutivi, molti termini tecnici, frequenti grecismi, diversi vocaboli
bassi e volgari.
· Grande perizia nell’uso del linguaggio: lo stile quindi si allinea con la realtà
(come anche in Catullo e Orazio) e questa capacità di variare denota
raffinatezza e abilità culturale di Marziale che studia attentamente la
collocazione delle parole e l’uso delle figure retoriche.

IL TRASLOCO DI VACERRA (p. 297)


· Descrive il trasloco di Vacerra e della sua famiglia, costretti ad abbandonare la
casa perché non possono pagare l’affitto. Infatti, il primo verso menziona le
calende di luglio, giorno in cui si eseguivano gli sfratti.
· La materia trattata e il linguaggio utilizzato sono realistici, quelli della
quotidianità, mentre i personaggi e le masserizie che questi trasportano sono
descritti in modo esagerato, a fini comici, per accentuare il tema della miseria.
o I personaggi sembrano delle caricature senza uno spessore psicologico:
Vacerra è paragonato a IRO, il mendicante che stava sulla porta del
palazzo di Ulisse, la moglie è descritta con 7 capelli rossi, la madre
canuta, la sorella gigantesca.
o Per accentuare la miseria, Marziale utilizza la tecnica dell’accumulazione,
infatti elenca e descrive una serie di masserizie rotte e fetide: c’è un
lettuccio a tre piedi, un vaso da notte rotto e puzzolente che gocciola
durante il trasporto.
· Marziale si rivolge direttamente a Vacerra e interviene nella scena con
commenti sia all’inizio dell’epigramma con un’esclamazione, sia alla fine con la
battuta finale, che rappresenta la “punta” epigrammatica.
· Stile: i termini sono soprattutto colloquiali, ma ci sono anche grecismi come
amphora o grabatus (lettuccio) e anche termini più elevati come aura (profumo
di pesce) utilizzati con funzione parodica.
· In contrasto con lo squallore della scena vi sono figure retoriche tipiche della
poesia alta tra cui la similitudine e la litote. Ma Marziale utilizza soprattutto
l’iperbole, l’accumulazione e le similitudini.

QUINTILIANO. (30/40 d. c Calagurris Spagna)


Studió a Roma , divenne avvocato, insegnó retorica per 20 anni e fu tra i primi professori finanziati
dallo stato per iniziativa di Vespasiano
94 si ritira dall'insegnamento, diventa precettore degli eredi di Domiziano.
Primo trattato “De causis corruptae eloquentiae “(non pervenuto) e “Institutio oratoria” 90-96 —>
trattato più completo e sistematico della storia di retorica latina. Opera riscoperta da Poggio
Bracciolini nel 1416
Non si sa la data di morte, poco dopo la fine della dinastia Flavia. (96 d.c)

Institutio oratoria = la formazione dell’ oratore


Trattato di 12 libri, dedicato a vittorio Marcello, personaggio in vista alla corte di Domiziano.
Enuncia subito la volontà di scrivere un’opera completa e sistematica delineando la formazione dell’
oratore dall’infanzia e trattando di tutti i problemi e gli argomenti teorici e pratici riguardanti
l’oratoria. Non scrive un dialogo come il de oratore di cicerone ma un trattato didascalico. (Simile a
un Ars= manuale scolastico) Similitudine con cicerone: secondo entrambi la retorica era una scienza
che fornisce competenze tecniche e forma l’oratore, un cittadino e uomo esemplare.
Problema rapporto retorica e filosofia: sulla linea isocrateo-ciceroniana afferma che filosofia= è solo
una delle scienze che contribuiscono alla cultura dell’oratore. (Polemizza con la pretesa dei filosofi di
riservare a sé l'educazione dei giovani) Anche Cicerone pensava così, solo chi possiede l’arte
dell’eloquenza è in grado di trattare di argomenti filosofici.
Quintiliano è ostile verso i filosofi contemporanei (“sotto il nome della filosofia si sono celati i vizi più
gravi”). Era ostile perché aderiva agli orientamenti degli imperatori Flavia (Domiziano).
Contenuti dell' institutio oratoria
Libro 1: precetti pedagogici. Afferma che si devono assecondare le inclinazioni individuali dei fanciulli
ed esprime un giudizio negativo sulle punizioni corporali.
Libro 2: delinea la figura del retore ideale
Libro 3-6: inventio, dispositio, elocutio, memoria, actio (parti fondamentali della retorica) e dei tre
compiti dell'oratore DOCERE, MOVERE, DELECTARE.
Libro 7: Viene affrontata la dispositio, ossia l'ordine da assegnare agli argomenti all'interno del
discorso.
Libro 8-9: Tratta dell'elocutio, cioè dello stile oratorio.
Libro 10: sviluppa il tema della facilitas, cioè della fluidità espressiva. Critica lo stile di Seneca, poiché
è l'esempio del gusto "corrotto" contro il quale combatte.
Libro 11: tratta dell'aptum, cioè della necessità di adattare il discorso alle circostanze, della memoria
e dell'actio o pronuntiatio (voce, dizione, gesti)
Libro 12: delinea la figura del perfetto oratore, stabilendo quali debbano essere i suoi mores e i suoi
officia.

La decadenza dell’ oratoria


L'istituto oratoria è una summa della retorica antica. Cita numerose fonti greche e parole e discute le
posizioni con equilibrio. Affronta il tema della decadenza dell’oratoria: la funzione dell’oratore civile
è cambiata nella societá e le nuove tendenze stilistiche. (Causate dalla corruzione) Egli indica in
Cicerone il culmine dell'oratoria romana e il modello insuperato, cui si deve tornare per porre
rimedio alla situazione presente.
Cause: no buoni insegnanti, a scuola si declamano troppe volte argomenti fittizi, degenerazione dei
costumi, scadimento del gusto e stile. Quinti parla come se nulla fosse cambiato dai tempi di
cicerone, ignora i cambiamenti storici e politici—> ora tutto il potere è nelle mani del principe, il
senato non ha efficacia decisionale. L’impostazione moralistica del discorso cela un’operazione di
copertura ideologica della monarchia.
Vir bonus dicendi peritus = uomo che antepone il bene pubblico a quello privato , che si preoccupa
della communis utilitas. Significa che deve collaborare con il principe . Consiglia all’oratorio la
moderazione, disciplina e senso della misura. Fa esempi di oratori contemporanei che erano stretti
collaboratori dei principi.
MAPPA PAG. 325

Stile: Critica l’atticismo= troppo semplice e le tendenze arcaicizzanti , lo stile modernizzante = fiorito
abbondanza di sententiae. Lo definisce vitiosum et corruptum dicendi genus, mancanza di senso
della misura perché cercavano i consensi del pubblico, vogliono solo delectare. (Il fine principale
dev'essere quello di persuadere)
Manca di nuovo la prospettiva storica. Contento più i verba che le res, lo scopo non è più la
persuasione ma il diletto. ANCHE QUINTI vuole conferire una certa eleganza , esposizione piacevole ,
usa tante figure retoriche.
Differenze con stile di cicerone : sintassi meno ampia, più mossa e variata, maggiore concentrazione
di pensiero. Seneca aveva rimproverato Cicerone di essere prolisso e lento, quindi riteneva Cicerone
un modello insuperato ma non insuperabile.

TESTO 3 pag 340-341 obiezioni mosse all’insegnamento collettivo.


Si chiede se affidare un bambino a un precettore privato oppure mandarlo alla taberna o pergola
(scuola). I Maestri erano schiavi o liberti, non erano pagati = no qualità e competenze per insegnare.
L’ISTRUZIONE A ROMA
Fino a 7 anni cure della madre , doveva trasmettere i valori del mos maiorum. Poi dal 2 secolo a.C
cambiamento: bambini affidati a un maestro di professione, i più ricchi avevano un
precettore(schiavo greco), quelle meno agiate li mando in un ludus litterarius.
Erano scuole private a pagamento. Locali spesso squallidi, all’aperto a volte. Il maestro era seduto su
una sedia e gli scolari su scomodi sgabelli. L’anno scolastico cominciava a marzo. Vacanze durante le
celebrazioni festive. Metodi educativi: usata la frusta.
Scuola primaria 7-11 anni: le lezioni iniziavano all’alba. Anche le bambine frequentavano la scuola
pubblica (era preferibile il precettore privato). Insegnamenti: leggere , scrivere, cantare.
12-17 anni: passava alla scuola del grammaticus, studio sistematico della lingua e delle letterature
latina e greca. Lettura e memorizzazione , storia geografia e astronomia.
Insegnamento superiore : si imparavano tecniche oratorie sotto la guida dei rhetores. Coronamento
studi: soggiorno ad Atene.

TESTO 5 pag.348 l’intervallo e il gioco


Sono due momenti importanti della formazione di un bambino -> bisogna rinfrescare la mente,
nessun bambino potrebbe mantenere la concentrazione e l’interesse per molte ore senza pausa.
L’intervallo però non deve essere ne’ troppo breve ne’ troppo lungo: deve essere dedicato al gioco
Il gioco permette di osservare l’indole del bambino e cogliere le caratteristiche ma anche per
modificare il metodo educativo in caso ci fossero delle problematiche.

TESTO 6 pag. 349 le punizioni


Quinti è contro le punizioni corporali—> metodo intimidatorio e aggressivo che rende i bambini in
uno stato costante di terrore per costringerli a imparare. Vanno contro la dignità di un uomo libero
indipendente te d’ala sua età e non hanno nessun fine utile. Secondo quindi al suo tempo erano una
consuetudine a causa della negligenza dei maestri —> più facile colpirli che spiegare in cosa
sbagliano. Conclusione importante perché ai suoi tempi era una cosa comune picchiare un bambino.

TESTO 7-pag.350 un maestro come secondo padre


Doti e abilità alla base: moralmente integro, non avere vitia (vizi), deve saper instaurare un rapporto
positivo con il bambino , sensibilità psicologica, pazienza, autocontrollo. Deve saperlo coinvolgere
nell’apprendimento, metodologia interattiva così rimangono attenti, clima di fiducia e affetto . Deve
essere consapevole che trasmette anche un sistema di valori, non solo nozioni teoriche. Ruolo simile
a quello del padre.

TESTO 13- pag.366 i peggiori vizi derivano spesso dall’ambiente familiare


I sostenitori dell’insegnamento privato sostengono che sia meglio poiché in una scuola il bambino è
maggiormente esposto al rischio di apprendere cattive abitudini—> quinti dice che lo stesso rischio
c’è anche a casa se è circondato da un ambiente famigliare corrotto. A volte i genitori trasmettono ai
figli modelli di comportamento negativi.

PLINIO IL VECCHIO (Gaio Plinio Secondo)


23/24 d.C. a Novum Comum (Como) famiglia equestre.
Inizió la carriera come funzionario imperiale sotto Claudio, fece parte dell’ esercito di Tito nella
guerra in Germania. Sotto i Flavi: procuratore imperiale in Spagna e nelle Gallie. A Roma
collaboratore di Vespasiano. Spettatore dell’eruzione del Vesuvio del 79. Si imbarcò per osservare il
fenomeno e per portare soccorso ma morì di asfissia (lo deduciamo da una lettera a Tacito) o per
collasso cardiaco. Il nipote Plinio il giovane lo descrive come studioso , ingegnoso, capacità di
applicazione al lavoro, impiegava ore a leggere, anche durante gli spostamenti o quando mangiava,
considerava sprecato tutto il tempo non dedicato allo studio.
Opere perdute: venti libri sulle “guerre germaniche” , e una trattazione di storia contemporanea in
31 libri.

Naturalis historia = ricerche sulla natura o scienze naturali


Unica opera intera pervenuta, 37 libri (un amico li definisce thesauri = depositi)
Nell’ epistola dedicatoria a Tito sottolinea la novità della sua opera e che l’argomento scelto non gli
permette di conferire al suo testo pregi letterari. Molti termini tecnici, vocabolario ricco ma non era
da considerare come purismo classico.
Opera tecnico-scientifica, scopo pratico , vuole giovare non piacere ai lettori.
È un’enciclopedia che raccoglie 20.000 dati ricavati da 200mila volumi di 100 autori principali +
nozioni ignorate dai suoi predecessori.
Opera di carattere compilativo e commentario
Libro 1: indice degli argomenti ed elenco fonti utilizzate.
2-6: cosmologia e geografia; 7 antropologia; 8-11: zoologia; 12-19: botanica; 20-27: botanica
medicinale; 28- 32 medicamenti dal mondo animale
33-37: metallurgia e mineralogia, pietre preziose.
Metodo di Plinio: ammassa e accumula dati su dati, discute le informazioni trovate da altri autori,
esprime i suoi dubbi, confuta e respinge quello che trova infondato. Sembra che non voglia indagare
a fondo i fenomeni, ma non voglia sprecare nessuna informazione trovata, perché pensa che i lettori
siano curiosi come lui. Seleziona i dati in base all’utilità pratica.
Ampio spazio dato ai Mirabilia= fatti veri o presunti straordinari ed eccezionali.
Nelle digressioni e prefazioni prevale un atteggiamento moralistico → Deplora la corruzione dei
costumi che secondo lui sono motivati dall’avidità di ricchezze e dalla ricerca di lusso e piacere.
Luoghi comuni tipici della diatriba.
Secondo Plinio l’uomo può migliorare ma senza superare i limiti imposti dalla natura: non si
dovrebbero estrarre metalli preziosi dalla terra ne’ scalare le montagne: è antitecnologico—> è un
po’ superstizioso e moralista. Sia lui che Seneca erano convinti della ricerca scientifica ma allo stesso
tempo la consideravano un incentivo all’avidità e all'ambizione, strumenti di lusso e corruzione.
Stile: vario e discontinuo, tecnicismo arido, nelle prefazioni e digressioni che svolgono luoghi comuni
o nella celebrazione di Roma e dell’impero, enfasi declamatoria, stile elevato, descrizioni tecniche
piene di particolari.

T1 pagina 332 “un esempio di geografia favolosa: mirabilia nell’India”


India= terra di mirabilia perché lontana ed esotica. Come se varcare i confini del mondo significasse
superare i limiti che distinguono uomini e animali.
Non c’è tentativo di indagare le cause della mostruosità. Diversità = mostruosa e animalesca.
In india nascono gli animali più grandi, alberi, fertilità del suolo, uomini che non soffrono di mal di
testa, mal di denti → temprati dal calore del sole. Uomini con otto dita dei piedi, testa da cane, con
una gamba sola, senza bocca o voce.

pag. 376-384
LA SATIRA GIOVENALE
VITA E OPERE
● Decimo Giunio Giovenale nacque ad Aquino intorno al 50/60 d.C.
● Marziale lo presenta come cliens: dunque di condizione sociale ed economica non elevata
● Grande formazione retorica, si dedicò all’avvocatura e alle declamazioni
● Morì dopo il 127
● Ultimo importante autore satirico
LA POETICA DI GIOVENALE
● La sua attività poetica prosegue la tradizione portata avanti da Lucilio, Orazio e Persio. (Cita
come suoi modelli Lucilio e Orazio, Persio NO.)
● Scrisse sedici satire in esametri, divise in 5 libri. In una satira si definisce di età adulta e in
una afferma che a Roma potevano dormire solo le persone ricche → c'era troppo rumore.
● Riprende la critica verso la letteratura moderna (da Lucilio): critica le recitationes poiché
inutili e fatue, e svaluta la mitologia che contrappone inverosimiglianza dei miti con la verità
della poesia.
● Critica la letteratura del suo tempo poiché riprendeva i motivi mitologici: scontati e
prevedibili, esponendo il perché ha scelto la satira: "dinanzi a un simile spettacolo è difficile
non scrivere satire", le definisce un'appassionata requisitoria piena di delitti, scandali e
perversioni.
● Il verum (=la realtà)da Giovenale è enfatizzato e diventa un repertorio di mostruosità e
perversioni. Al contrario della tradizionale satirica che coincide con il quotidiano, che ha
personaggi e situazioni prive di caratteristiche particolari o straordinari.
● SATIRA I: G. enuncia l'argomento principale → IL COMPORTAMENTO UMANO (l'aspetto
deteriore, come simbolo della corruzione di Roma).
La tematica del poeta si avvicina ai pallentes Mores, ai costumi malati di Persio.
● compito della sua satira: DENUNCIA CONTRO I VIZI DEGLI INDIVIDUI → tramite l'indignatio.
LE SATIRE DELL'INDIGNATIO
● Indignatio: prime 7 satire
● Il poeta vuole trasmettere il suo sdegno al pubblico e vuole provocare quella del pubblico.
● Indignatio+necessità di scrivere satire: unica caratteristica importante del personaggio del
satirico → nasconde ogni aspetto dell' individualità per concentrarsi sulla visione universale
del galantuomo colmo di sdegno.
● Queste prime 7 satire esprimono una concezione negativa della società contemporanea,
denunciandone il marcio.
● La corruzione consiste nell' allontanamento dal Mos maiorum. → Giovenale era un
tradizionalista.
● Giovenale esami I VIZI nei loro riflessi sulla società e le conseguenze che hanno sugli altri.
● Le divitiae, come mezzo di sopruso sui poveri, sono un tema ricorrente → nella tradizione
stoica possedere beni era insignificante, mentre erano importantissimi la brama e il
disprezzo delle ricchezze. La ricchezza conduce ad atteggiamenti negativi: i divites appaiono
come potenti e ingiusti, detentori di patrimoni che derivano da attività immorali e delittuose.
● Uno degli effetti più gravi della corruzione consiste nella degenerazione dell'istituto della
clientela, che creava un rapporto tra poveri e ricchi.
● Alcune satire di Giovinale ricordano il moralismo di sallustio (considerato incoerente)
I CONTENUTI
● SATIRA I: descrive la giornata umiliante del cliente= 1)salutatio mattutina (andare a salutare
il padrone di casa, aspettando anche delle ore) 2) distribuzione della sportula (ai meno imp.
veniva consegnato il cestino con il cibo in base alla stagione, i più fortunati ottenevano
l'invito a cena) (consegna della mancia da parte del patrono)
● SATIRA III: un cliente onesto e povero (=Umbricio) denuncia la corruzione di Roma.
Manifesta avversione per i Greci e gli orientali che hanno rovinato il mos maiorum romano. Il
Graeculus esuriens= affamato, poliedrico. (Forte concorrenza con i romani). L'unica soluzione
è emigrare in provincia.
● SATIRA V: tratta dell'indegna cena del cliente, da parte del patrono Virrone, a cui sono
offerti i cibi peggiori. Il cliente viene attaccato violentemente per la mancanza di dignità che
lo spinge ad accettare ogni umiliazione in cambio di un invito a cena. Viene trattato in modo
diverso; Verrone beve in calici di alabastro (quarzo rosa) o cristalli vino prelibato; al cliente
viene dato un vinaccio che fa male in bicchieri di poco prezzo. Virrone mangia un'aragosta e
ovuli squisiti, Trebio un gambero e funghi forse velenosi. Ostentazione egoistica della
propria ricchezza , più si era importanti più si aveva un numero elevato di clienti → dava
prestigio e fama.
● SATIRA IV: è una parodia della corte di Domiziano impegnato a discutere su come cuocere
un pesce enorme (rombo) insieme a un suo gruppo di amici: consilium principis.
● SATIRA II: contro l'omosessualità maschile visto come grave vizio e tradimento all' ideale di
fierezza virile trasmesso dagli antenati. Contro il mos maiorum (si tollerava solo quella attiva
maschile)
● SATIRA VI: una condanna alle donne che è vista dentro la società come pilastro per il
matrimonio.
Alle nozze è preferito il suicidio. Tra gli esempi spicca Messalina, "l'imperialmeretrice" che
lasciato il palazzo si recava di notte in incognito in un sordido lupanare dove aveva una sua
stanza. La lussuria è dunque il princiaple capo d'accusa, ma non il solo.
-t4) il satirico fa riferimento a tutti i vizi e i difetti che rendono una donna insopportabile al
marito; la prepotenza, la superbia, l'autoritarismo, la mascolinitá, le manie sportive e
culturali, l'infatuazione per il greco e le tendenze delittuose. Tali comportamenti colpevoli
sono deviazioni dell'antico costume che vedeva la donna completamente subordinata al
marito. In questo passo si coglie il punto di riferimento: la sanità dell'antico stato
repubblicano che determinava i boni mores del cittadino.
● SATIRA VII: la miseria di chi esercita professioni liberali. Denuncia le intollerabili ristrettezze
in cui versano poeti, storici, avvocati, retori e grammatici, tali ristrettezza sono aggravate
dall'avarizia e dalla meschinità dei ricchi.

IL SECONDO GIOVENALE
● Giovenale decide di rinunciare ad una visione negativa poiché la satira ha toccato tutti gli
aspetti più importanti della società, e riprende il filone moraleggiante tradizionale.
● Riemergono i motivi e i tópoi diatribici: patrimonio comune del moralismo della satira.
● Gli unici veri beni sono quelli interiori: es. Virtù. Mentre quelli esteriori non sono che
apparenza, distanti dal concetto di felicità.
● Cambia la concezione di ricchezza, ora vista come un falso bene, desiderabile solo dalla
stoltezza umana (prima come fonte di potere ingiusto, criminale)
● L'odio del poeta si dirige contro gli illusi e l'errore. Dunque subentrano l'ironia e lo scherno.

I contenuti delle satire VIII-XVI


● Satira 8: parla della virtù, che è la sola e unica nobiltà.
● Satira 9: conversazione tra il satirico e Nèvolo, un cliente corrotto e deluso, che
viene bollato come adultero e amante del ricco e avaro Verrone.
● Satira 10: tratta quale dovrebbe essere l'oggetto delle preghiere agli dèi, mostrando
la stoltezza delle aspirazioni umane (I romani chiedevano un po' tutto).
● Satira 11: il poeta invita un amico a una cena modesta (preferiva dividere il tempo
von pochi amici intimi in cqmpania)
● Satira 12: nella prima parte presenta il satirico jntento a compiere sacrifici per un
amico scampato al naufragio; nella seconda sviluppa lo stereopito dei cacciatori di
eredità. (Satyricon)
● Satira 13: è rivolta a un amico che è stato truffato del denaro che aveva dato in
prestito. Era frequente prestare soldi agli amici, ma con un tasso elevatissimo (da
usurai)
● Satira 14: tratta dell'influenza negativa che i genitori possono avere sui figli.
● Satira 15: tratta in tono indignato un caso di cannibalismo avvenuto in Egitto.
(Granaio di Roma)
● Satira 16: è incompleta, attacca con foga i privilegi dei militari.

● È una produzione varia. Passa da un momento di tensione a una fase successiva più
eterogenea.
ESPRESSIONISMO
● La realtà equiparata al mito nei suoi aspetti aberranti, subisce una deformazione
espressionistica.
● Lo stile si fa elevato e le movenze epiche + tono elevato.
● La satira assume le movenze dell'epos
● Mette enfasi e tensione che va in contraddizione con l'andamento rilassato dei sermones
oraziani.
● La retorica influenza lo stile, elaborato e ricco di artifici, teso alla mozione degli effetti.
Abbondano le figure retoriche e tra le figure di suono di rilievo ci sono: ripetizioni come
l'anafora. Per dare enfasi troviamo le interrogative retoriche, esclamazione e apostrofi,
preterizioni, ellissi, sentenzie.
● La lingua è composita: parole colloquiali, grecismi, barbarismi, voci infantili e costrutti
elevati.
● Si alternano termini aulici e termini appartenenti ad uno strato linguistico basso.
● Egli coglie le bassezze della realtà e le descrive tramite termini di mostruosa grandezza per
mostrare la sua visione cupa ed esasperata.

ORATORIA ED EPISTOLOGRAFIA
VITA
● Gaio cecilio Plinio secondo nacque nel 61/62 d. C. a Como. Abile oratore in età traiana,
orfano venne adottato e cresciuto dallo zio materno Plinio il vecchio, il quale alla sua morte
gli lasciò tutti i suoi possedimenti in Etruria e in Campania.
● Allievo di Quintiliano, studiò a Roma. Brillante carriera politica: Console nel. 100, è poi
governatore in Bitinia, dove probabilmente morì nel 112/113, non si hanno su di lui notizie
successive alle lettere che scrisse a Traiano dalla provincia.
● Grande amico dell'imperatore che lo volle nel suo consilium principi.
● Scrive discorsi giudiziari ed epidittici perduti, ed elegie ed epigrammi. Si inserisce nella
tradizione della poesia come lusus (passatempo, svago).
PANEGIRICO DI TRAIANO
● l'unica orazione conservata è il discorso di ringraziamento all'imperatore, annunciato in
Senato, assumendo la carica di console (1 settembre del 100), che poi rielaborò e ampliò per
pubblicarlo.
● Rappresenta Traiano come un dono fatto dagli dei ai Romani, con qualità che lo affiancano a
una figura divina. (anche se egli era così modesto che non voleva onori divini, al contrario di
Domiziano) (anche seneca elogiò l'imperatore regnante nel De clementia)
● Plinio elogia il criterio dell'adozione → poiché è possibile scegliere come governatore il
migliore tra i cittadini. Esalta le grandi qualità di Traiano e di come la sua bontà e fiducia
concedano la pace e la prosperità all'impero - e il rispetto di Traiano per il Senato e le
magistrature. (optimus princeps)
● Egli riconosce all'imperatore il diritto di esercitare il potere assoluto → ‘senza timori noi ti
seguiamo dove ci chiami’
● La libertà è presentata come un dono gratuito del Principe.
● Lo stile vuole essere sublime per :
- Eloquenza epidittica
- Solennità della situazione persona del destinatario
Risulta però spesso ridondante, iperbolico, magniloquente ed enfatico.
EPISTOLARIO
● È una raccolta di epistole in 10 libri
(1-9= lettere per amici → i più illustri Tacito e Svetonio, scritto espressamente in vista della
pubblicazione)
(10= corteggio da Plinio per l'imperatore. Sono in tutto 124 lettere risalenti al periodo del
governatorato in Bitinia → carattere documentario e ufficiale)
● EPISTOLARIO dedicato a Setticio Claro (premessa della raccolta)
● Si tratta di lettere scritte per essere pubblicate, letterariamente elaborate. Che ambiscono
ad una eleganza formale, ma sono vere le circostanze trattate a cui fanno riferimento.
● L'ordine è ispirato al criterio della varietas degli argomenti e delle situazioni: non è casuale
come vuol far credere Plinio. Alterna temi per compensare alla ripetitività che riflette la
monotonia della vita che egli conduce. Plinio si propone di tracciare, sulle orme di Cicerone,
un ampio campo delle attività pubbliche e private che egli aveva nell'ambiente a cui
apparteneva. Si rende conto e ammette che le sue vicende sono più noiose rispetto a quelle
di Cicerone.
● Gli argomenti testimoniano le occupazioni pubbliche e private, le riflessioni e le esperienze
dell'autore: descritte con molta fedeltà riportando le abitudini di un cittadino romano.
● Parla di discorsi tenuti in tribunale o in senato, recitazioni organizzate a casa propria, inviti a
cena, soggiorni nelle case di campagna, visite di cortesia, condoglianze in occasione di lutti,
scambi con gli amici di favori.
● Emergono le qualità di Plinio come: onestà morale, cultura raffinata, buon gusto, umanità
ecc… e il suo attaccamento alla terra natia si manifesta tramite la sua donazione agli abitanti
di Como della Biblioteca pubblica e l'apertura di una scuola superiore per agevolare gli
studenti a raggiungere una scuola più vicina. (se no dovevano andare a Milano). Fece da
mecenate a Marziale.
● Evidenti sono anche i suoi limiti: vanità (per il continuo bisogno di riconoscimenti) e
superficialità (non vede i sintomi di crisi culturale), ottimismo un po’ ingenuo.
● La letteratura occupa un posto centrale nella sua vita
● Lo stile è molto limpido, conciso ed elegantemente colloquiale, usa molte figure retoriche,
ama le battute di spirito e dà spazio ad espressioni greche.
● Il libro X ha interesse documentario sulla funzione di un governatore provinciale, due
epistole sui cristiani, che costituiscono una delle prime testimonianze di parte pagana sulla
diffusione del cristianesimo.

Persio
Aulo persio Flacco nacque a Volterra nel 34 d.c e morì nel 62, di ricca famiglia equestre, studiò a
Roma con i migliori maestri di retorica e di filosofia, fu allievo d Anneo Cornuto. Condusse una vita
ritirata, dedita agli studi e alle lettere, Cornuto curó la pubblicazione postuma delle Satire, che ebbe
subito un enorme successo.
La poetica delle satire
L'opera comprende sei satire, per un totale di circa 650 esametri e un componimento costituito da
14 coliambi (variante del trimetro giambico) in cui persio parla della propria poesia.
Persio polemizza contro la cultura contemporanea, deride i poeti moderni e afferma l'inattendibilitá
dei giudizi critici sulle loro opere, dettate dalle convenienza.
Nella Satira I deride la moda delle recitationes (pubbliche letture di poesia care ai Romani del tempo)
i temi sono immorali e lo stile artificioso → l'arte è ridotta a oggetto di piacere e d'intrattenimento,
risultando priva di qualsiasi consistenza morale, pone in guardia dai rischi di una raffinatezza fine a
se stessa, vuota di contenuti e intrinsecamente immorale.
IL VERO DEV'ESSERE OGGETTO DELLA POESIA.
● stile non elevato, vuole seguire il "parlare della gente in toga" cioè la lingua dei cittadini
romani di cui la toga era il costume nazionale, si adegua al livello stilistico del sermo, prende
come riferimento la conversazione urbana, ma non sciatto, ma non privo di elaborazione
formale, con una forma non fine a se stessa, ma con uno scopo preciso e subordinata ai
contenuti. (Satira V).
● Il verum, oggetto della satira, è costituito dai mores (i comportamenti umani) → scelta di
tematiche quotidiane. I mores vengono presi in considerazione in quanto corrotti e il
compito del poeta satirico consiste in una sorta d'intervento medico per curarli, e lo
strumento principale di quest'operazione è lo scherzo non volgare che permette di colpire a
fondo il vizio.

I Contenuti delle satire


Persio si propone sempre un fine didascalico ed etico, non d'intrattenimento.

Satura II: rivolta all'amico Macrino, parla dell'importanza di rivolgere agli dèi preghiere oneste e pie.
Satira III: si parla dell'importanza degli insegnamenti stoici, che forniscono le norme essenziali per
comportarsi rettamente.
Satira IV: "conosci te stesso" nessuno, afferma, si cura di approfondire la conoscenza di se stesso,
mentre è sempre pronto a criticare il prossimo.
Satira V: dedicata al maestro Anneo Cornuto, espressione di profonda amicizia e sincera gratitudine.
Chiarisce l'idea di libertas, che consiste nel vivere secondo ragione, di conseguenza, l'unico
veramente libero è il saggio.
Satira VI: epistola diretta all'amico e poeta lirico Cesio Basso, il poeta a Luni ed espone le proprio
convinzioni che lo spingono a vivere contento dei suoi beni, lontano dalla spilorceria, senso della
misura nell'uso della ricchezza. Seconda parte del componimento → vivace dialogo tra l'autore e il
suo futuro erede, in cui il primo rivendica il diritto di usare a propria discrezione il suo patrimonio.

● Nella produzione di Persio confluiscono temi diatribici, dottrine stoiche e spunti tratti dalla
tradizione satirica romana.
● Il personaggio del satirico è affine al filosofo o al predicatore diatribico
● Prevale un atteggiamento negativo e fortemente critico (vuole portare il marcio allo
scoperto)

Forma e stile delle satire


Ripresa di moduli orazioni e luciliani, con abbondante impiego di esempi, scenette, aneddoti, e con
frequenti interventi di interlocutori anonimi.
I nessi logici sono sottintesi e i trapasso bruschi e improvvisi.
Vocaboli ed espressioni colloquiali, ma anche termini volgari e gergali, grecismi, barbarismi,
neologismi, parole infantili e onomatopeiche. (Attinge ad Orazio per il lessico, sintassi, fraseologia e
immagini), ricerca di effetti nuovi e inconsueto.
Usa il procedimento dell' iunctura acris, di ispirazione oraziana, ma interpretato in modo originale →
associazione di parole impreviste, capace di colpire, scuotere e sorprendere il lettore. Essa viene
realizzata unendo termini usati in senso proprio con altri usati in senso figurato. "Verba togae,
pallentes mores, saljva Mercurialis".
Lo stile è difficile e personale.

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