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Studioso citato: Narducci

MARCO ANNEO LUCANO


«La morte non è soggetta alla Fortuna; la terra accoglie tutte le sue creature e chi non ha
urna è coperto dal cielo. E tu che hai infierito su tante genti lasciandole insepolte, perché
fuggi questo campo di morte? Perché abbandoni questa campagna ammorbata? Bevi, o
Cesare, a queste acque, respira, se puoi, questa aria»

——— VITA ———


○ Cordova, 39 d.C, nipote di Seneca (→ nonno= Seneca il Retore, una sua fonte)
○ Educato a Roma (maestro stoico), poi ad Atene
○ Nerone lo richiama a Roma nella cohors amicorum e lo nomina questore
○ 60 d.C Laudes Neronis durante i Neronia, successo
○ Rottura rapporti con Nerone, che gli proibì di pubblicare (gelosia del suo successo come dicono i
biografi antichi? Posizione filorepubblicana del Bellum civile che aveva iniziato a recitare? Ritiro di
Seneca?).
○ 65 d.C un promotore della congiura dei Pisoni. Cerca di ottenere l’impunità accusando la madre
come complice, ma no.

“Mentre il sangue usciva dalle vene, sentì che i piedi e le mani si facevano freddi e lo spirito
vitale se ne andava poco a poco dalle estremità, ma la mente restava ancora lucida e pulsava
vitale il cuore, si rammentò dei versi che aveva composto, nei quali aveva descritto un soldato
ferito che moriva nello stesso modo; li volle recitare e furono le sue ultime parole.” (Tacito)
 Lucano vive ciò che scrive e muore per ciò che scrive. La stessa incompiutezza dell’opera ne
completa il messaggio.

——— QUADRO OPERE ———


- Conservate: Bellum civile/Pharsalia1, 60-65 d.C, 10 libri, anti-virgiliana, su Pompeo e Cesare,
incompleta ma comunque unico poema epico non frammentario che abbiamo
- Perdute: un epillio, poemetto Iliacon sulla guerra di Troia (andava di moda tra Seneca e
Petronio?), canti lirici, fabulae salticae (libretti per rappresentazioni pantomimiche), tragedia
Medea

——— BELLUM CIVILE ———


Fonti: Asino Pollo Asinio Pollione e Seneca il Retore (opere sulle guerre civili) + Tito Livio.
Avvenimenti falsati per esigenze artistiche/ideologiche
Finisce con la congiura contro Cesare dei cortigiani egizi, dopo la morte di Pompeo. Forse mancano
due libri, per analogia con i 12 dell’Eneide.

1
«La nostra Pharsalia vivrà e da nessuna epoca saremo condannati all'oblio»
- Trama:

Elogio a Nerone (dedicatario) nel proemio. Ritratti Cesare e Pompeo, errori delle guerre civili
(Mario e Silla etc). Nel libro VI il figlio di Pompeo consulta la maga tessale Eritto, come Enea
scendeva negli inferi; Farsalo (al centro → non il finale, una tappa della caduta della libertas), poi
Pompeo ucciso a tradimento e l’antagonista di Cesare o eroe del poema diventa Catone, poi
Cesare e Cleopatra, poi ma chissene frega della trama che l’ha lasciata incompleta pure lui perchè
ti sei fatto ammazzare perCHÈ TUTTI I GENI DELLA LETTERATURA FANNO GLI IDIOTI E NOI ORA
DOBBIAMO STUDIARCI VIRGILIO INVECE DI TE

- Caratteristiche:

●Rapporto con il filone epico-storico: no divinità (solo fato, sogni, profezie etc), deplora invece che
celebrare, catastrofe e pessimismo, no trionfalismo, fin dai versi iniziali («Bella plus quam civilia»)
→ ripresa delle convenzioni per antifrasi (per minarle dall’interno o per approfondire i significati
simbolici tramite riferimenti (es. Ritratto Cesare-2Pompeo)
●Rapporto con l’Eneide:
- Eroe passivo/tragico, negativo o anacronistico
- Da occidente verso oriente (→ Da mos maiorum a tirannia, da repubblica a impero)
- Non è l’alba predestinata di Roma, ma il predestinato tramonto → antiprovvidenzialismo, rifiuto
di giustificare all’interno di un disegno divino → no rassegnarsi al male in vista del bene, se si
commettono empietà è perché il fato è empio → forse colta e negata l’ambiguità3 virgiliana
- Polemica contro le illusioni del principato augusteo → indignatio contro il modello → da
«Monumento delle glorie nazionali» a «denuncia della guerra fratricida, del sovvertimento di tutti i
valori morali, dell’avvento del regno dell’ingiustizia» (Narducci)
- Ripresa di temi, situazioni o dialoghi per inserirli in luce diversa → confutazione o addizione di
significato (es. Fuga 4di Pompeo=fuga di Enea, Ritratto Cesare Pompeo)
- in comune il narratore che commenta
●Rapporto con lo Stoicismo: in comune no divinità, virtus ideale, celebrazione di Catone, suicidio
come rivendicazione di libertà dell’uomo rispetto la morte MA topos dell’«invidia degli dei5» E
NON amor fati (denuncia dell’ingiustizia crudele del Fato, atteggiamento di ribellione, no
accettazione)

2 Topos della similitudine: Pompeo = quercia come Enea valida quercus perché forte del
volere del fato davanti alle suppliche di Didone, ma Pompeo vacilla contro il volere del fato;
Cesare = fulmine come gli Scipioni «fulmini di guerra» di Lucrezio/Virgilio, o Ettore che
«scintillava come il mapo di Zeus» → rielaborazione, altri aspetti oltre quello visivo.
Ettore, ferito = quercia che «colpita dal fulmine di Zeus, crolla, divelta dalle radici»
3 Celebrazione battaglie vs commiserazione delle vittime e misericordia dei vinti, senso del

dovere vs. Conflitto emotivo → obbedienza virtuosa ma rassegnazione


4 «Cacciato con la moglie e i figli, e trascinando in guerra tutti i penati» = «coi compagni e il

figlio, i penati e i grandi dei» → portano nel loro viaggio la loro patria, ma Pompeo è destinato
al fallimento → significato aggiuntivo
5 A causare la guerra è anche la invida fatorum series per la grandezza di Roma giunta al

culmine. Attrito con la provvidenza del logos.


●Rapporto con Seneca: in comune lo stile pregnante e declamatorio, l’espressionismo patetico e
macabro.

●Il sublime: Non nella grandezza dell’eroismo (quale eroismo?) ma nell’eccesso, nel grandioso o
nell’orrorifico → meraviglioso negativo → tema della morte con amplificazione espressionistica
dei dettagli fisici + pathos calcato con forza espressiva d’eccezione, tono oratorio, stile
magniloquente → scavare negli avvenimenti drammaticamente d’impatto → narrazione
asimmetrica
●Tecnica narrativa: asimmetria, digressioni erudite, staticità (esigenza di descrivere e
commentare), discorsi con funzione artistica, non di trama (accrescere tensione patetica)

- Personaggi:

- Anche loro e il loro modo di parlare risentono della tendenza alla dismisura.
- «Poema senza eroe»

○ Cesare: Richiama Catilina (attivismo sfrenato, valore rivolto al male, furor distruttivo) e il tiranno
(gioia nel terrore e nella sovversione delle leggi → empietà verso patria e dei6 → antitetico al pius
Aeneas). Descritto con tratti animaleschi → legge del più forte → «...queste cose, per testimonianza
del destino, mostreranno chi abbia preso le armi con maggiore ragione; questa battaglia farà sì
che lo sconfitto sia il colpevole» (Discorso pre-Farsalo)
○ Pompeo: Combattente in declino ma avido di fama («anch’egli si ripromette il potere su tutto il
mondo» (Catone)), «ombra di un grande nome» (Quercia statica senza fronde o radici). Eroe
tragico, perché acquista statura eroica e morale tramite la sofferenza, la consapevolezza della
sconfitta e dell’avversione del Fato. Si identifica progressivamente con gli ideali della repubblica.
○ Catone: Appare solo nel libro II e IX. Virtus, non aderisce spontaneamente alla volontà del
destino, perché ricerca la giustizia unicamente nella sua coscienza. Moralmente più in alto degli
dei (che hanno la colpa di «renderlo colpevole» nel coinvolgerlo in una guerra cui non può stare a
guardare) → libertà contro la sorte, suicidio stoico. Padre7 e marito della repubblica
→ Libertas in ogni sua forma
→ Anacronistico: si realizza nella morte

6
Varca il Rubicone e abbatte un bosco sacro di sua mano (i soldati non volevano)
7
Metafora: si è tenuto finora lontano dalla corruzione della guerra come un padre che
rimanda il funerale del figlio, ma allo stesso modo vuole essere lui a tenere la fiaccola al
funerale, vuole parteciparvi → deve corrompersi, macchiarsi anche del sangue fratello
cercando di difendere la repubblica, e partecipando alla sua inevitabile morte. La colpa di
questa inevitabilità, e quindi della sua prossima corruzione, è degli dei.

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