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SENECA

Lucio Anneo Seneca nacque in Spagna a Cordova da una famiglia di rango equestre attorno al 4 a.C.
si stabilì presto a Roma dove fu educato soprattutto dalla pratica di esercizi di auto-privazione(base
stoicismo).
Dal 31 d.C. Iniziò la sua attività forense e la carriera politica con la quale ottenne subito un grande
successo al punto che lo stesso Caligola geloso decretò una condanna a morte alla quale scampò. Il
nuovo imperatore Claudio nel 41 però gli inflisse la relegatio che lo vide costretto a Corsica dove
rimase fino al 49 quando Agrippina riuscii a farlo ritornare e lo scelse come come precettore del
figlio,futuro imperatore. Fino al 54 Seneca accompagnò Nerone durante la sua ascesa questo periodo
fu chiamato periodo del buon governo perché il l’imperatore fu istruito secondo i principi di equilibrio
e di conciliazione tra i poteri del principe e del Senato attorno al 62 d.C. Nerone cadde nelle mani
della moglie europea con la quale si avviò la fase violenta che costrinse Seneca a ritirarsi
gradualmente a vita privata. Proprio questi comportamenti di progressivo distacco portarono Nerone
a dubitare di Seneca e fu proprio per questo che Seneca venne coinvolto nella celebre congiura di
Pisone, Condannato a morte Seneca si suicidò nel 65 d.C.

STOICISMO
Lo stoicismo era la filosofia ellenistica più consona alle esigenze della classe dirigente romana, dava
importanza alla pratica della virtù, alla vita in società e al rispetto della religione rendendo più facile
l’integrazione di questa filosofia nel sistema del mos maiorum. Divenne una filosofia di riferimento
anche grazie al de officiis di Cicerone Grazie al quale divenne la filosofia modello della società

OPERE
Molte opere sono di stampo filosofico
Dialogi: raccolte in 12 libri, sono trattati che narrano gli aspetti o problemi dell’etica stoica e quindi del
quadro generale dell’epoca Senecana. Lo stoicismo di Seneca da priorità alle questioni morali
Compatibile però con gli obblighi comunitari del cittadino di alto rango punto lo stoicismo di Seneca
quindi è uno stoicismo mondano
La riflessione di serena che affrontano numerosi problemi morali che riguardano il rapporto del
singolo con il dolore, con il tempo, il destino e la società.Il primo tema che affronta e la difesa dal
dolore soprattutto da un lutto o da una perdita nei dialogi viene espresso dalle Consolationes, sono 3
ad Marciam, ad Helviam e ad Polybium nelle quali rispettivamente tratta la consolazione dello
storico Cordo per la morte di un figlio la consolazione della madre per la propria condizione di esule e
la consolazione della perdita di un fratello del potente liberto di Claudio.
Scrisse inoltre tre libri del de ira indirizzati al fratello Novato al quale Seneca indirizza anche
il De vita beata nella quale Seneca sostiene che il possesso di ricchezze non è compatibile con la
pratica della filosofia e con la ricerca della felicità nonostante ciò l’uso della ricchezza è legittimo se
funzionale alla ricerca della virtù. Inoltre Seneca sostiene che la Sapientia ti permette di sopportare il
benessere e impiegarlo per il bene della comunità senza lasciarsi sopraffare. il secondo principio
afferma invece che l’importante non è non possedere le ricchezze ma non farsi possedere da esse
Scrive inoltre il de costantia sapientis dove afferma l’imperturbabile novità del saggio di fronte alle
ingiurie e alle avversità.
Nel saggio de tranquillitate animi affronta il problema della partecipazione del saggio alla vita politica
Seneca propone una mediazione tra i due estremi rappresentati dall’atm e dall’impegno del civis
romano suggerisce infatti un comportamento flessibile
Per chiarire ancora di più la situazione del saggio Seneca scrive il de otio nel quale afferma che in caso
di una situazione politica compromessa al punto da impossibilitare il saggio allora quest’ultimo non
può far altro che rifugiarsi nella solitudine contemplativa
Uno dei temi più cari a Seneca è quello del tempo che tratta nel de brevitate vitae In quest’opera
viene analizzata la fugacità del tempo e l’apparente brevità della vita, per Seneca infatti la vita non è
breve ma appare e risulta corta solamente perché gli uomini non sanno impiegare il tempo in modo
corretto ma lo sprecano in tante occasioni
Negli ultimi anni Seneca scrive il de providentia nel quale analizza l’apparente contraddizione tra la
provvidenza divina e la sorte umana che spesso favorisce i malvagi e colpisce i meritevoli. Questo
apparente torto secondo seneca è da considerare come un test per mettere alla prova i buoni e le
loro virtù.
Naturales quaestiones:È un’opera di carattere scientifico divise in 7 libri dedicate a Lucilio trattano di
fenomeni naturali e celesti dai temporali ai maremoti alle comete.
Epistulae ad lucilium sono una raccolta di lettere indirizzate a lucilio, scritte sicuramente con la
consapevolezza della pubblicazione. L’opera rappresenta un unicum del panorama della letteratura
più vicino al modello greco. Seneca vuole uniformarsi al modello di Epicuro che scrivendo ai suoi amici
educa spiritualmente. Le lettere senecane mirano ad essere uno strumento di crescita morale che
grazie all’uso del dialogo e di esempi quotidiani risulta essere più efficace del classico insegnamento
dottrinale.
Ogni lettera nei primi tre libri è conclusa con una sententia, un aforisma, che fissa il concetto chiave
del tema trattato. I vari argomenti sono tutti suggeriti dall’esperienza quotidiana e i rapporti con il
mondo esterno contando sull’indipendenza e la rinuncia alla mondanità. Il tema e pacato e senza
l’autorità del insegnante.

TRAGEDIE
Nove e tutte cothurnatae (di soggetto mitologico greco) , sono importanti in quanto simboleggiano la
ripresa della tragedia in età imperiale. La scelta della ripresa probabilmente è di tipo pedagogico,
grazie alle tragedie l’autore poteva proporre un insegnamento morale a Nerone anche se non è
sicuro. Nella composizione Seneca utilizza liberamente la contaminatio.
Le vicende si basano sempre su forze contrastanti come mens bona e furor dalle quali scaturisce che
la ragione è incapace di frenare le passioni e arginare il male

LUCANO
Il poema epico Eneide rappresenta l’apice della letteratura nazionale paragonabile al corpus della
letteratura greca. L’opera diventa subito il canone indiscusso della letteratura romana e viene subito
usato per fini pedagogici. La composizione del poema epico è stata favoreggiata dal contesto storico
che si è venuto a creare con l’età augustea, un periodo di pace e quindi di prosperità culturale.
Lucano che visse nei duri anni del principato di Nerone non poté vivere lo stesso periodo ideologico di
Virgilio e nelle sue opere si nota una differente epica definita anti-virgiliana, rovescia contenuti e
immagini memorabili dell’Eneide con l’intento di smascherare le promesse ingannevoli.
Nasce a cordova in Spagna il 3 novembre 39d.C. suo zio è Seneca nel 40 si trasferisce a Roma e entra
nella corte di Nerone. Presto proprio come lo zio e il nonno cade in disgrazia, Nerone inizia a
ingelosirsi della sua figura e insospettito dalle nostalgie repubblicane che lucano mostrava nelle sue
opere viene condannato a morte nella congiura di Pisone. Muore il 30 aprile 65

OPERE
L’opera principale è il poema epico sulla guerra tra Cesare e Pompeo chiamata Pharsalia (anticipa il
romanzo con più voci e intervento narratore) diviso in 10 libri doveva essere composto da 12 come
l’Eneide ma rimase incompiuto. Le novità di questo poema le ritroviamo nell’abbandono del
tradizionale apparato mitologico e per questo fu criticato di non essere vera poesia. Lucano diede al
suo poema un ordine quasi annalistico, tipico delle opere storiche sebbene nel poema l’aderenza al
dato storico viene sacrificata per assecondare i fini ideologici dell’autore. Il poema di Lucano è una
denuncia della guerra civile, del sovvertimento dei valori, di un’era piena di ingiustizia, ponendosi in
opposto con l’Eneide, l’autore appunto vuole confutare il modello virgiliano attraverso il ribaltamento
delle affermazioni “anti-eneide”. Questo perché secondo Lucano Virgilio aveva nascosto e mistificato
il passaggio dalla repubblica alla tirannide augustea esaltando Augusto il messaggio principale dei due
poemi è molto diverso. L'"Eneide" celebra l'idea di un destino glorioso e la fondazione della città di
Roma come un atto divino. "Pharsalia", invece, mette in discussione il ruolo del potere nella società
dopo l’annunciazione di un destino tragico per Roma e sostiene che la libertà sia un valore
fondamentale che deve essere difeso a tutti i costi.
In sintesi, "Pharsalia" e "Eneide" sono due poemi epici molto diversi tra loro. Mentre l'"Eneide"
celebra l'epos della fondazione della città di Roma e il destino glorioso del suo eroe, "Pharsalia"
rappresenta un'analisi critica della politica romana e una riflessione sulla libertà e sul potere
PERSONAGGI

La Pharsalia non ha un personaggio principale tutta l’opera vaga intorno a tre figure Cesare Pompeo e
Catone. Cesare viene evidenziato come l’eroe nero, il trionfo delle forze irrazionali il furor l’ ira e
l’impazientia i tipici tratti del tiranno . Alla sua figura si contrappone la passività di Pompeo un
personaggio in declino, l’intento di Lugano è quello di fare di Pompeo una sorta di Enea cui il destino
si mostra avverso. Pompeo è un personaggio in progressiva perdita di autorevolezza in campo politico
e militare perciò ripiega nella sfera del privato , degli effetti familiari. Alla fine come per una
purificazione Pompeo vede nella morte per una causa la via del riscatto morale.
Catone invece E la rappresentazione della crisi dello stoicismo , crede fermamente nel dominio della
ragione il rifiuta la crudele azione del fato e della storia nella sua ribellione ti rallistica cartone si
scontra con gli dei e si fa pari ad essi un po come Pompeo anch’esso da incontro alla morte convinto
che sia il mio modo per affermare il diritto e la libertà.
STILE
Lo stile elevato e solenne dei poemi epici della tradizione non rispecchia più la società e i nuovi ideali
perciò Lucano non potendo sbarazzarsi di tale forma decide di denunciarla. Il ritmo è molto incalzante
ricco di pathos simile a quello presente nelle tragedie di Seneca , ciò è reso dai periodi senza freni
vicini all’esametro. l’uso di enjambement un accumulo di dettagli rende una tensione al verso.
LA SATIRA
Dopo Orazio persio giovenale solo i tuoi grandi esponenti del genere satirico persio compone i suoi
versi sotto Nerone giovenale dall’erba a Adriano . Entrambi si ricollegano alla poetica di lucilio e di
Orazio ma apportano dei cambiamenti che si notano nella destinazione dove infatti le opere dei
predecessori erano destinate ovvero cerchia di amici mentre quelle diverse giovenale erano destinate
al singolo ovvero un pubblico generico di lettori e ascoltatori . Un’altra innovazione la possiamo
notare riguardo la forma e il tono infatti nella satira Dio Orazio tre narratore e lo scrittore si instaura
va una complicità che faceva sollevare un riso ascoltatore quindi partecipava quasi attivamente
nell’elaborazione di un modello divina mentre adesso c’è un distacco netto è la forma invettiva
(denuncia) sostituisce il sorriso.

PERSIO
Aulo Persio Flacco nacque nel 34 d.C. da una ricca famiglia equestre a Volterra in Etruria ehm di
origine etrusca si trasferì a Roma all’età di 12 anni dove fu influenzato dal filosofo Anneo Cornuto ed è
proprio da questo che prese le basi per condurre una vita critica al vizio e alla corruzione . Grazie lo
stesso filosofo frequento gli ambienti in cui cresceva l’opposizione al regime neroniano. Morì giovane
nel 62. Nella sua filosofia vediamo una denuncia riguardo la decadenza oratoria che oramai era
diventata soltanto un esercizio.

OPERE
Persio non pubblico nulla in vita, fu il suo amico Cesio Basso che dopo una revisione di Cornuto
Pubblico il libro delle satire , queste sono precedute da un componimento con funzione di prologo
formato da 14 chomiambi (Cioè trimetri giambici scanzonati in versi dell’invettiva ) in cui l’autore
polemizza aspramente contro le mode letterarie del tempo . Il libro è costituito da sei componimenti
satirici in esametri dattilici. La satira di Persio introduce vari cambiamenti rispetto alla satira di Orazio
la quale presentava un insegnamento in tono pacato e disteso, la passione e il sincero impegno
didascalico con il ruolo del maestro vicino ai discepoli. infatti notiamo come il saggio di Persio non si
ritrova mai in una situazione di amichevole equilibrio quest’ultimo riprende la figura del predicatore
della diatriba , un uomo moralista arrabbiato e spesso volgare . E proprio questa figura che nella satira
di persio vediamo spesso derisa e presa in giro dimostrando come il maestro non abbia autorevolezza
ed è proprio questo elemento che trasforma il discorso satirico in un monologo confessionale o
esame di coscienza .( l’ascoltatore ormai ha perso le speranze)
Al maturare della consapevolezza del maestro inascoltato verso la fine dell’opera nella quinta e sesta
satira compaiono 2 personaggi. Nella quinta satira compare Cornuto al quale percezione tratteggia la
figura integra e onesta revocando il loro rapporto di insegnamento in questa cornice persio parla
anche di sé e della sua vocazione alla saggezza stoica . Nella stessa satira rivolta all’amico Cesio Basso
si capisce che Persio ha raggiunto la saggezza ed è pronto alla serena solitudine.
Secondo me perciò la letteratura contemporanea e viziata da una generazione del gusto e perciò
l’intento del poeta è quello di contrapporsi in moto violento aggredendo le coscienze per tentare di
redimerli. Ciao porta versio a confrontarsi con le forme di vizio e corruzione e nel descriverle ricorre
al campo lessicale del corpo e del sesso sfruttandone il patrimonio metaforico . Sono molto celebri
alcune delle deformazioni del reale per cui il realismo viene accostato al surrealismo , questa
distinzione ehm sì nota anche nello stile difficile con idee spesso sgradevoli.

GIOVENALE
Si sa poco riguardo la sua vita se non grazie all’amico marziale Decimo Giunio Giovenale nato a
Aquilino tra il 50 e il 60 d.C. da una buona famiglia che gli garantì un’educazione retorica, si dedicò
all’attività poetica in età matura dalla morte di domiziano fino ad Adriano. Visse all’ombra di potenti
in quanto operava come clients morì forse del 127 d.C.

OPERE
Nella produzione poetica di Giovenale comprendiamo 16 satire in esametri divise in 5 libri. Proprio
come Persio Giovenale ritrova nella satira il tipo di poesia più adatto a esprimere il suo disgusto per
una letteratura mitologica nel quale dilaga il vizio. Il poeta per far fronte a questa corruzione della
morale trova la sua ispirazione nell’indignazione che lo distingue da Persio perché non crede che la
sua poesia possa influire sui comportamenti degli uomini.
Giovenale si vede costretto nei panni del cliente il quale subisce costantemente l’umiliazione di essere
escluso quando la società invece premia i corrotti e viziati.
Per Giovenale tutta la società romana appare irrimediabilmente perversa i ricchi sono arroganti e
soprattutto le donne precisamente le matrone vengono definite sfrontate e dominatrici, il flagello dei
loro mariti, troppo emancipate e libere , senza pudore mostrando. Si può dire che le opere di
giovenale presentino carattere misogino soltanto per quanto riguarda la figura della matrona ma in
realtà la misoginia è generale.
Nonostante la prima critica verso l’ingiustizia lo stesso giovenale mostra atteggiamenti di disprezzo
per le classi basse, quindi quest’uomo urtato dalla società rimugina nel passato cercando di riesumare
il tempo antico della moralità agricola. Negli ultimi due libri si no davvero un cambiamento in
giovenale il quale assume un atteggiamento più distaccato, un atteggiamento democriteo.Tuttavia
questa fu soltanto una fase transitoria riappare subito il pessimismo giovenaliano e la rabbia.

Il vizio ormai popolato le vite con fatti eccezionali che potrebbero benissimo costruire argomento di
tragedia pertanto lo stile mostra una grandiosità adeguata alla violenza della indignatio avvicinandosi
all’epica e alla tragedia . Le storie del mito cariche di uccisioni e follie sono ormai diventato in realtà a
Roma.

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