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SENECA DE BREVITATE VITAE

E DAVVERO BREVE IL TEMPO DELLA VITA? CAP. 1 Pag. 84

La maggior parte delle persone, O Paolino, si lamenta dellavarizia della natura, poich siamo generati per un breve periodo di tempo e poich questi spazi di tempo a noi concesso, scorrono via tanto velocemente, tanto rapidamente che, tolti pochissimi, la vita abbandona tutti gli altri sullinizio stesso della vita. N per questo male comune, come si ritiene, soltanto la folla e il popolo stolto si lamenta: questa esperienza provoca le lamentele anche degli uomini illustri. Da qui proviene la famosa massima del principe dei medici, la vita breve, larte lunga; da qui proviene la contesa, per nulla confacente alluomo, di Aristotele che disputa con la natura: quella fu generosa di una vita tanto lunga con gli animali da condurla per cinque o dieci generazioni, mentre per luomo generato per imprese tanto numerose e elevate ha fissato un limite tanto pi vicino. Non abbiamo poco tempo ma ne sprechiamo molto, la vita abbastanza lunga e ci concessa in abbondanza per la realizzazione di grandissime imprese, se fosse tutta utilizzata bene; ma quando scivolata via attraverso il lusso e linoperosit, quando non spesa in nulla di buono, infine, poich lestrema necessit ci incalza, avvertiamo che trascorsa quella che non ci rendemmo conto che passava. Cos : non riceviamo una vita breve ma labbiamo resa tale, non siamo poveri di quello ma scialacquatori. Cos come grandi e regali ricchezze, quando sono giunte ad un cattivo padrone, vengono dissipate in un momento, mentre sebbene modeste, se sono affidate ad un buon amministratore, aumentano con luso, cos la nostra vita si prolunga di molto a chi ne dispone correttamente.

CAP. 2 Pag. 86

Perch ci lamentiamo della natura? Quella si comporta generosamente: la vita, se tu sapessi usarla, lunga. Unavidit insaziabile tiene in ostaggio uno, unopera diligenza tiene in ostaggio un altro in fatiche inutili, un altro trasuda di vino, un altro dorme a causa dellinattivit, lambizione che dipende dai giudizi altrui sfianca un altro sempre, il desiderio precipitoso di commerciare trascina un altro con la speranza di guadagno per tutti i mari e tutte le terre; il desiderio della vita militare tortura alcuni sempre attenti ai pericoli altrui o angosciati per i propri; vi sono alcuni che un ingrato ossequio verso i superiori consuma con una volontaria schiavit; il desiderio della bellezza altrui o la cura per la propria lega molti; moltissimi che non inseguono nulla di certo una leggerezza ondivaga e incostante e che dispiace a se stessa ha trascinato per nuovi progetti; ad alcuni non piace nulla verso cui dirigere la propria rotta, ma il destino li coglie marcescenti e sbadiglianti a tal punto che non dubito che sia vero ci che fu detto dal massimo dei poeti in stile di oracolo: E esigua la parte della vita nella quale viviamo. Certo tutto il restante spazio non vita ma tempo. I vizi incalzano e circondano da ogni parte (costoro) e non consentono di risollevarsi o levare gli occhi verso la visione del vero, ma li schiacciano sommersi e infissi nella cupidigia. A costoro non mai lecito tornare in s; se talvolta per caso una qualche quiete capita, come in mare aperto, nel quale anche dopo il vento vi un rimescolamento (di onde), fluttuano, e per quelli non c mai una pausa dalle loro cupidigie. Tu credi che io parli di costoro dei quali i vizi sono dichiarati apertamente? Guarda quelli alla felicit dei quali si corre dietro: sono soffocati dai loro beni. Quanto sono presenti per molti le ricchezze! Quanto sangue di molti spreme leloquenza e loccupazione quotidiana di ostentare la propria intelligenza! Quanti diventano pallidi nei piaceri ininterrotti! A quanti una folla accalcata di clienti non lascia un attimo di libert! Infine passa in rassegna tutti questi dai pi infimi ai pi famosi: questo cerca un avvocato, questo si offre come avvocato, quello accusato, quello

difende, quello giudica, nessuno rivendica s per s stesso, si consumano luno per laltro. Chiedi di questi i nomi dei quali sono conoscenti, vedrai che quelli si riconoscono da questi segni: quello provvede a quellaltro, questo a quello, nessuno provvede a s stesso.

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