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<366093530800'U

<36609353080014

Bayer. Staatsbibliothek
jfa&é. &m
>
1

L A

FILOSOFIA

MORALE-

i
(yt^. ât/L*
MORALE-
LA • l|

FILOSOFIA MORALE
DERIVATA DALI/ALTO FONTE
DEL GRANDE
ARISÏOTELE STAGIRITA,;
DAL CONTE, ET CAVALIER. GR.AN CROCE
DON EMANVELE TESAVRO,
PATRITIO TORINESE.

Itf TORINO, M.DC.LXm


Fer Battoloraco Zapatta *
Con príuileglo dl S. A. R.
fi/ litinf* dt* Suftritr}.
! »
AL REALE IttïAKTE
VITTORIO AMEDËO
FRANGES C O,
PRINCIPE DI PIEMONTE.
DELL^t STl%PE Dl S^tSfOT^ol
l'ANTlCA , L'ALMA , L'AVGVSTA i
AVGVSTiSSIMO GERME.
DELL^t LlNE^t Dl 'ÈEKOLDO
IL FEROCE , IL FORTE, IL FORTVNATO i
FELICISSIMO DISCENDENTE,
Dl EM^NVELE FILIBETÇTd
IL CORAGGIOSO , IL COSTANTE,
IL CONQ^ISTATORE .
CENEROSISSIMO ABNEPOTE.
Dl C^HJLO EM~4NVELE 7>1{JMO
IL MAÏSTOSO , IL MAGNANIMO , IL MAGNO t
' >• DEGNISSIMO PRONIPOTE. ' '*
Dl VìTTOiqO IaMEDEO
IL GIVSTO , IL BELLICOSO , IL PACIFICO ;
ISPRESSISSIMO NIPOTE.
DÌ CsAULO EM^ANVELf. SECONDO
L'OTTIMO, IL MASSIMO, L'INTREPIDOi
GLORIOSISSIMO PR1MOGENÍTO .
DELLE V1HJV DI TVTT1 ÇtA <ANTEN^tTI)
CHIARISSIMO SPECCHIO.-ET EPILOGO.
V tíumilisiSmt &• Ftieltfùmo Vajsalli
IX EMANVELETESÁVRO,
guetta fie* scnile, &■ perde débile ;
M* offiqHicfd , 'perche commandât*- fatic* i
PONA, DEPICA, ET CONSACRA-
tfrMi âtl Priuìlegio ii S. U.%
CARLO EMANVEL PER CRATIA DI DIO
DVCA DI SAVOIA , PRENCIPE Dl
PIEMONTE, RE DI C1PRO, &c.
Aile supplication! fatteci dallo Stampatorc Bar-
tolomeo Zapatta.acciò che sidignalfimo per-
mettergli dipotcre stampare âbeneficio publico la
FilosofîatMorale del Conte, e Caualier Gran Croce
D. Emanuel Tesauto coo le opportune inhibitioni
ad ogn'altro di quelle stampare , e vendere nelli
Stati nollri; benignaiiiente inclinando tantpper
gli Uidcrti , quintoper altti degni rispetti l'animo
nostro mouentì • Per le presenti di nostra certa.
scie: 2.i , piena posianza , particìpato insieme il pa
rère del Couseglio conctdiamo liccnia a! medesi-
moBartolomto Zapatta dipoter stampare la sudes
ta rilosofia Murale , p; chibendoad ogn'altro Stam
patorc , e chi si fia di quella stampare far stampare,
nelli Statï nostri per , & duranti anni dieci pioflimí
íenxa espreflò consenso , e permiflìonc delPistelib
Zapatta, sotto pena délia petdiu dei libri, che con-
«o la forma di queste si ritioueranno stampati ,in-
trodottï , à posti in vendita , e di scudi ciuquanta
d'oro per ciascuno, & ogni volta che fi contrauerrâ
al Fisco nofco applicanda ; Mandiamo per tanto ,
lc ordiniamo à tutti i Magistrat! , Ministti , Ofljr
ciali nostri , & à chiunque altro spettarà d'oslcrua-
te , e far inuiolabilmente ofleruare le presenti
senza vc'runa difficoltà. Che cal e nostra mente»
Dat. in Torino li dieci d'Apiilc , mille seiesntokt
tanta vno •
Ç. EMANYEL.
V. BVSCHETTO .
* l*<o * dcl Sigillé .
DELLA
FILOSOPIA MORALE
LJBRO PRIMO.
€*i «** f*»
ÏINE, ET ESSENZA
DELLA VIRTV MORALE;

CAPITOLO PRIMO,
FINE DELLA FILOSOHA MORALE .
Cioè,
La TtlicitÁ Humsqx, & il Sommo Beni .
•¥• du TT
CHE Artefelice , lâ' quale itisegna
ad ester felice í mà ò somma infelicí-
wm tà de' Mortali ; i qiiali nulla maggîor-
mente defidetano, che la Ftlicità: tí
nnlla maggíormente aborriscono !
Mà che marauiglia ; se í maggiori Fi-
losoíîcombattédo fietamence fràloro
nel definirla ; perdono la Félicita mentre la cercano ?
Trè Imagini di Beni fi parano dauanti agli occiii
«U coloro, che bramano d'ester felici • Beni Zfttritri,
Beni Corportli , 4c Beni itlViAnìm . I Beni più vili
son più lusinghieri : & i migliori son più penosi : quci
del Corpo son più fuggitiui; queî dell'Animo son più
soggiti . Doue dunque trouerem nôi U vera Felicitâ
ftá tante falset
ALlettano con maraoigliosa sorra le cupide Menti
i Bçni cfterioti ; cioè le lilecht^t, & gh «»»«•»
A Ben»
i BHXA ÏILOSOFIA MORALE
Bení yframentepiù nobíli , che i Corportli : perche
gl'Esterni sono fondati nella Opinione , propri» dell'-
Huomo : e i Corporaji nel Senso , commune agîi
Animait • 'i
Mà corne può estere Bene delTHu»nno ciò , che
nell'Huomo non è î Et come ester poslòno nell'Huo-
mo questi Beni sel'Honore stà nell'Honòrante , &
non nell'Hsnorato » & le Ricchezze sono nella Callà
del Ricco, e non nel Rjcco .
Con molta ragione leRiechezze, te gl'«o»ori si
chiamano Beni délia Forcuna : la quai non potendo
donar molto , e donarcà-moltii nllace , & fugace ,
hor li dona, horli toglie : neli' incostanza sola co
ûtante ;• -"
Mâ quai Beni può donar la Fortuna , chebencon-
si.lerati , non si ino più vani , che vajhi i âc moite* vol
te, più permtiosi, che pretiofiî
Che sono gl'Ori , e le Gemme , se non lucide fecî
délia Tetra , che ne' Tesori , e ncglí Scrigni , impri-
pioiun» il cuor di colui che gl'imprigiona ; &pos-
st-ggono il loio posleditore ?
Che sono leLodi famolê , senon fumosiliáliti dél
ie bocche populari : e formate dalle labra vicine a*
denti : perche contijua al bacio dclla Lode , è. la
mordacità deU'Inuidia ?
Che sono le Curulí Consulari , e i Troni Regali ;
senonsplendidiprecipitij , doue molti che si credea-
norclici , misurandola silita con la caduta , trouacono
sommi horrori ne* sommi honori ?
Non si può chiamar Felice, chi dipendendo dalla
inftabile Fortuni, pende continu» frà il godimento,
& il peticolo i fra la speranza e il timoré .
Misera chi terne , & più misera chi non terne :
perche quello sempre temendo ciò , che souente au-
uiene ; sente la sciagura prima, che auuenga ; âc que-
sto non teinendo ciò , che gli può auuctiire i mérita
che gl'auuenga ciò che non terne .
SE danque ne' beni Esterni ester non può la ve-
ra Félicita : veggiarao s'ella ester può ne* Beni
Corpouli : quai sono U Suniti , h Rotofiff^ , i
( irptrci fintcri f
Beni '
I.I3R.O PRIMO. 1
li Ben! senza dubio tanto maggiori degli Eller ni ,
!■ quanto più intimi, più reali, Se più niellati alla
jll Vita. Onde gl'Estetn» si chiamano Beni Vtili , perche
seruono a' Corporali : 6c questi si chiamano Beni Di-
;t letteuoli : perche consentano U sostanza Jel Corpo
v Humano ; quelli s'invaginano, quelli si sentono .
S; Ma d'altra parte, come può la Felicita propria
li dell'Huomo .consistere in Beni , che non sono propri
dell' Huomo ! Proprio non è , quel che eoa alni è
i commune . .
0 i Commune con le Quercie è la Vita ; le quali na-
, te con noi , mà più robuste , Se più vinai, i . ancor
Y fon {iou ani , quando noi siamo canuti • Communi
con le Bestie sono i sensibili Piaceri : le quali iàrcb-
,. bero tanto più felici , quanto eslè più ne abbondano ,
t & manco apprendano n'cllcrne prtue .
Anzi quai Beni sono cotesti , che vanno con tanti
j mali così strettamente congiunti ?
j. Con gran mistero i Romani adorauano ad vn tem
po Volupia, & Angetóna ; quella Dea de' Piaceri,
questa de' Dispiaceri . A ciascuna dedicarono il suo
j. Tempio : mà nel Tempio dell'vna sacrisicauano all'-
1 altra : perche vanno così congiunte ; che mentre;
j quella gioita, questa si teme : &mtntre <ju ita nuo
ce , quella si spera ; & l'vna nell'altra in vii momento
si cangia .
Alla Mosca volata nel miele , il miele strilo seme
. di Visohio : Se Volupia si cangia in Angcróna .
Mà che cosà è la Voluttà , senon vii' alteritione ,
incompatibile con la duratione? Che la Sanità , se
non vna temperie de" quattro Humori , sempre convr
battuta dalle quattro Qualità > Che è la Vita, senon
vn frullò di successiui momenti , de' quali nascendo
l'vno al morir dell'altro i all'hora l'Huomo comincia
à morire , quando comincia à viuere ? Che è final
mente il Corpo , senon vna portatile infermeria ; in
cui non sono tante Membra , che più non siano i
Morbi, che le dimembrano ?
H Or se la propria felicità dell'Huomo, nonsiri-
troua ne' Beni Esterni , & Vtili : ne ancora ne'
Corporali , c Dilctteuolj : forza è che consista ne*
A X Boti
4 DILLA FILOSOFIA MORALE
"Seni Htntlìi ; cioè nelle Virtù dell'unir)» : Beni
propri dell' N uomo, somma perfettione della Natu
ra Ragioneuole , 8c mirabile parucipatione della Di
urna .
Questi fon veri beni , che l'Huomo può acquistar
da se steslo , e donare à se stellò , e godere in se
stello , senza inuidia , & senza timore : estèndo sicu
ro , che il Cielo à lui non li vuol torre ; & sotto il
Cielo , niuno gliele può torte ; perche sono ascosi
nell'Anima .
Ncll.i Bilancia di Critoláo più pesa vna piccola
Virtù, che tutto l'Oro del Mondo i perche non è pro-
porcione tra le cose Diurne, Ce le caduche . f.
Egli è vero, che la Felicità non risiede negli Ha-
biti, mà negli Atei delle Virtù .
Sicome l'Elletc è ordinato all' operare ; così l'HaT
bito della Virtù è ordinato all'Action Virtuosa J Se
quello ch'è ordinato à qualche fine , estèr non può
l'vltimo fine. Che se la Felicità (come concordano
tutti i Filosofi ) è l'vltimo Fine deli'Huomo ; il som
mo de' desiderij > il colmo de' Beni : egli è chiaro ,
che Li Felicità non consiste nell'Habito della Virtù ,
mà ocH' \ttione
Non è Felicità sema giocondità , come vdirai :
Se la giocondità della Virtù , non si sente senon vir
tuosamente operando ■ . .
L'Artefice mentre dorme polfiede l'Habito dell'
Arte]; il Virtuoso mentre donne poflìede l'Habito
della v irtù : mà ne l'Artifice mentre dorme sente il
diletto dell'Arte ; ne il virtuoso mentre dorme sente
il diletto della v irtù .
Perciò il Felice , per la metà della vita , non è
differente dall'Infelice : perche non è Infelice chi
non sente la sua miseria ; ne Felice , chi non sente
la sua Felicità: ne sentir si può , quando i Sensi, ò
dalla Morte fon tolti , ò dal Fratel della Morte so
no legati. ...
Non gode il Pittorequando le Regole nell'Intel
letto , e i Colori sù la tabella , si stanno otiosi : mi
quando con quelle Regole , dal seme di que Colori
fi nascere. nella motta, tela vn» vìim Imagine, che
•• * . . non
I LIBRO PRIMO, f
non hauendo senso , inganna i j*.i.ù dì chi la mira ,
te l'Artefice gode Ji estere i'In£antiatore .
Quinci , coti il Virtuoso dalla sua Virtù, come
. l'Artefice dall'Arte propria , con gagliarde scoile vien
di continuo interpellato , e sospinto all'Attione : Si
se dà forza elterna lYilrrcirio dell'Habito è impedi
to : impedita è la Felicità ; perch'elij non viuc nell-
Habito, mà nell'Anione . /
DVnque ogni virtù contribuisce alla Feliciti pei
la sua parte ; perché sicomc la Virtù è vn Ge
nere , che contiene molte Virtù , l'vna maggior dell'
altra » così la Felicità è vii Bene che contien inciti
Beni , l'vno più eccellente dell'altro . La Felicità
dunque condite nella opcratione delle Vitui m
principalmente della più sublime , Se eccellente > che
asuotempo si faràchiara.

C ~4P I T 0 LO SECONDO
Heqtùfiti dtlla Filiciii , & adirata Dtsinitïtiu i
*f**t> TRANAMINTE nlosofarono gli Stoici,'
* o Í che soli i Beni dell'Anima siano Beni : gli
gì <J !$ Esterni , ei Dilettevoli, siano Mali e non
&&&& Beni : non solo inutili , mà noccuoli ai-
la virtù : & per ciò vere pesti dell' Hu
mana Felicità .
_ Sosteneano costoro , le Ricchezze , gli Agi , la Sa
nità , gl'Imperi , la Prole , non ester Beni : perche
quello non può esser Bene del Viituoso , che ancora
dal Vitioso fi può godete : & essendo la Felicità vn
Bene immutabile , & permanente : alla Felicità ripu,
gna ciò che ripugna alla duratione .
Sosteneano per i/contro , che l'Inopia , i Disagi ,
l'Orbità , le Contumelie, i Morbi , i Dolori, non pose
sono eslèr Mali all'Huom Felice, perche, serbando
nell'Animo la Virtù, serba la Felicità tutta intiera.
Agghiacci costui nelle neui del Caucaso ; ò frigga nel
Toro infocato di Palaride : basta la sola Virtù per
Eolo beatissimo ne' Tormenti .
A i Questo
t DELLA PltOSOFlA MORALE
Questonon era filosofire da Huora Ciuíle , ma fo-
fisticare da Huom scluaggío ; dishumanando gli Hno-
mini i dimaturando la natura i 6c con dette meszo-
gne ingomhrando il vero .
Non distingueuano»coloro il Mal dal Bene ; ne il
Ben dal Miçliore ; ne il Troppo dal M»deratOi ne U
Félicita adéquata dalla inadeejuata .
Ilnostro filososo discorrendo da Huomo , e non
âï Belua ; si corne cbiania Buono tutto ciò , che la
Natura ordina á Fine Buono : così diuide i Bcni in
trè Classi ; altti Piccioli, altri Mc^tni, altri Çjrandi .
Piccioli chiama i Bcni Esterai ; Mczzani i Corpo-
fei ; Grandi le Virtù ; ma gli vni íubordinati agli .al-
tri : perche gl' Esterai seruono al Cerpo > il Corpo
ftrue all'Animo i l'Animo scruc aile virtuose Opera-
tionii cioè, alla Félicita. "
EgK è vero che paragonati aile Virtù i Bcni Ester*
ni , sono lieui e faliaci > & i Corporei sono frali , &
«aduchi corne si è detto : mâ non son fallaci ne firali ,
mentreche attualmente vníti con laVirtù-j seruono
aU'vkimo, & felicissimo fine . ■4 •
Anzi a non douria poflèdere i Beni Minori , senon
colui, che poíliede i Beni Mnggiori .
Quegli mérita l'Armi , ilqual piti for-temente le si
maneggiare : & quegli mérita i Beni del Corpo e di
Fbrtuua , ilqual te ne sàpiù virtuolàmente sernirc .
Le Kjchezze , ncHe mani del Virtuoso son Beni Vti-
li: in quelle del Vitioso son Beni pernitiosi. Onde
il prouido Nume , più amator de' suoi Simili , che
de* suoi Contraii ; non per li vitiosi > má pet li Vit-
tuosi há f'itto il Mondo .
Kisiede adunque la Félicita formalmente ne' Beni
dell'Animo , & conseguentemente negli altri Beni :
cslèndo quella vn' Aggregamenco di tutti i Btni,Grart-
<S> Mezzani , e Piccioli . Che scbenquesti, corne
molto minori , non fàcciano la Félicita molto più
grande : nondimeno la loro priuatione ■ grande-
meute la seenu .
Toglie VeSa alla siamma : chi toglie questi Beni
auuentici alla Virtù ,
Noopuòcserciur la Liberolità , chi noa hà facol
LTSRO PRIMO. '7
t.ì : ne U ïortexza , chi non hà forai : • nela somma
Prudenxa , chi non hà Fafci , od Impeto . Quanto fi
tcglic alla Virtù, tanto si toglie alla Felicità .
Chc se la sola priuatione di questi Bcni , nuoce
cotanto al Sommo Bene; quarto piú lo peggiorano
i Mali positiuamente contrari ; l'inopia , le dojjhc , le
ft rite, gli eculei, e gli scardassi ?
Latrino pure il Cínico dalla sua botte, & Métro
dóro dalla sua grotta quella msognata più tosto , che
kisegnata Impassibilità nel Toro di Faiaridc > niun sa-
no credera mai , chesiano naturalnaente coinpatibili
ad vn tempo in vn Corpo humano Hue mouimenti
contrari ; l'estère atrocemente torinentato , & per-
íéttamente Bcato. Il senfo commune sinentisce la
loro insensatezza .
U Corpo è l'Organo deli'Anima : nialamente può
FAnima operarc, seguasto è l'Organo: 5e impedi-
ta l'Operatione, la Felieità resta impedica .
NO N è dunque petfcttala Felicità ne* soli Beni
dell' Animo ì mà-oe perferra , ne impersecta
ester può , senza due proprietà inherenti à Iei, & ria»
ftenti l'vna dall'altra ; Htntfi, & ^itaniitì .
Non è Felicità , se non è Honeltà ; perch'ella na-
sce dagli Habiti Virtuoiì , che sono i Beni Honcsti .
Mà honelta ester non può, che non sia Gioconda;
perche proprio è déll'Habito , il lendcr diletteuola
IaOperatione .
Che se la Felicità è il sommo de'Disiderî, ella è
necestariametite il sommo de' Diletti : mà Dilettî
degni di Honore , & non esposti all'lnuidia , eslendo
vn'altezza di Vittù, senza alccrezza: gioconda à chi
la possiede , à niun dannoíá .
A queste due Doti interne, vanno congiunte altre
due Doti mcno eslèntiali , mà più importants ; la
frtsptrità, e la &im tQf .
• Sicome la Felicità noa è compatibile col Dolore s
così non è compatibile col Timoré . Perche noa
tanto rallegra il ben che si gode , quanto attrista il
mal che si terne .
Somma Felicità paiea quella del Tiranno di Sira-
tuCt; straboccheuolmente íòurabbondando displenr
A 4 dàde
* DELIA HLOSOHA MORALE
dide tnense , immense delitie , c sommi nonôri ; ana
pure egli era infeliciflîmo ; perrhe sempre im.igim-
ua sopta il suo capo vo' arfilata spada pendente à fra-
gil silo . Tante vere dolcczze gli amareggiaua vn*-
iniaginato pcricolo: ogni soaue beuandâ gli parca
tosco . .. '
Ma henche tanta sia la fedeltà ddla Fortuna , ò la
fiducia délia Mente, che disgombri ogni timoré; quan
ti disastri auucngono, ciie non si temono ì
La Félicita temporaria ben può chiamarsi Alle-
grezza , mà non Félicita : perche l'AUegrezza è vn
mouimento dell'Animo i la Félicita è vna continua-
ta prosperità : queil.» si misura dagh Oggetti prelcn-
ti , <ju.lra dagli Hibiti peimanccii :,<juella dal ptin-
cipio ; quclta dal sine .
Non è prospéra nauigatione quella cbc a* f.iUOxe-
uoli Fauonij spande le vele , se nel destiruto porto
non le raccoglie .
Anzi non è naufragio più miserabíle dLquello che
succède ad vna relice voga : ne infèlicità più tragica
di quella che sorprende vna vita felice .
L'vltima linea è quella , che <alla geometrica figu-
ta impone il nome . L'vltimo paflb è quello che fà
venturosa , ò disaltrosa la coisa nello Stadio Olim-
pif.o . L'vltimo giomo è quel che dichiara , se Cras-
ib c C reso si.ino felici ò inselici . ^ispttta U Fine,
dicea Solone à Creso : perche, il Fiai i'Ofrd, i U
Dì Uda la Sira .
DAll'antidetto puoi tù fàcilmente raccogliere l'a-
dequata , & perfetta Definitione délia Félicita
alla mente del nostro Filosofb, 6c non degli Stoici.
La ftticiti ì vna Opcralhnt dillt Viriù ittP-
tAnitma ; & printìpalmtnli dilla ptrfitussima : ntn
ftn%a i '£mi tfltrni , i Ccrpirali , tvmt aiuianri :
accompagnât* dalla tíonifìa\ & Gioctndita , comt in -
bircttli , & dalla SicurtQa , & Trofpirità ami'
nuata .
Questo è quello aggregamento di tutti i Beni , che
tnerta il nome S Somma Btnt , ^Adiquatt íilkiti ,
Bcatitudinc naturalt : perche ildiscotretc délia Céle
ste , uon « salma da Filolbfo | nu da più alto lntendi.
«ote . c vi.
LIBRO PRIMO.
*ï* «*î «»
C sAPIT OLO T EXZO
Dìffittltì stprx tjutiia Dtfinitìint , &■ fut Ttifit/lt .
O M' è poflîbilc ( diraitù) che ran:i Beni
35 C 3S '^CI*'g'' ■ œn ""te Circonftanzc diffi-
X * cultose , natmalmcnte concorr.mo in *n
Mortale?
Troppo radi son qufgl; che tocchino insicme le
Mete délia Fesicitàe cWla vita ; & nel Tempiodella
Fortuna, daila Foriuna mcdcsima flan sepellui .
Se aile Grandi ircù, gran Richezzi, gran Vigo-
re, Dignità grandi Wsognano : & sc le Digniià, il
Vígor, la' Ricchezzi, sono Beni ntiubffi per 1110
menti ; corne si può fondare sopra inltabile arcru
Kn'alta Torre .
La Fortuna , & la Natura sono dointrici cL grandi
cose, ma non maliíuidrici de' loro doni .
Niun' Huonio fii giamú copioíb di tutti i Beni ,
suoti , cbe Augulto Cesire negli anni maturi . H uca
somma Virtù con sommo sipete : sommi agi con
somma moderatione : somme attioni con somma
robustezza : (bmmi tesori con somma iîcurezza :
sommo Impeto con somma Pace : somma concor-
dia délia Moglie , giouíalità di Amici , amor de*
Popoli : SC ciò che ad altri non aauene ; délie som
me foc Fortune , non doué niente alia Fortuna , mâ
alla sola sua Virtù .
W à pur frà tanti sommi Beni , tronarono luogo i
sommi afíànni: per la prfuifti nequitia dell'Herede:
per gli affiettati cataletti de' Figliuoli : de per gli letti
intimi délie Figliuolc .
Vera Félicita par quella di Agláo , i] quale st chja*
raato dall'Oracolo il più felice di tutti gli HuorruV
ni ; perche conosciuto sol dase steflo'; 8c perciò non
fotendo ríceuere,ne fàre ingiuría ; poco haueua,
Oc nulla pi ù delîdcraua : k coltioando vn suo piccolo
Campicello, battante à nutrire il suo Coltiuatote ; in»
HtOi (tcseiiuo, e mono,di queljo non vscì mai» •'•
A f Baftaua
I» DEUA FItOSOFIA MORALE
B.istju.i dunque dcfinire la Fcliciti Un* Vira imt-
ttntt, isr ctntent* > con: c quella dcl Sccolo dcll' Oro .
Et f cr contrario , ri par chc la Fclicitá définira dal
jiostro Filosofb , fia piu Idéale , cbe Reale : ò che la
Moral Filosofia fia più inutile > che neccstària -, poicfae
il suo Fine , bisogncuole di tanti Beni , si può delide-
rare, má non sperare .
HOr'io ri vuò consentire , che la fclicitá dipinta
dal Filosofo , sia vna tara , & alra ldea : má pu
re à quetla ldea la Moral Filosofia prende .la mira i
accioche chi nonvi può giugnere,s'auuicini.
IlPiioto che non puo eorrcre vn Vento intcro,
corre vna Quarta : & se la Vela non volge tutto il
seno alla pcppa , alquanto si piega ad orza > e tutto c
dcll'Aitc, purche si nauighi .
Così la Sapicnza , così l'Oratoria, così la Poetica ,
così la Pittura s'inl'egnano pet ldea ; acciòche chi al
sommo salir non può , laglia fin doue può : & se
non è Apelle á dipingere Heroi ; sia Ludione á djpúv
gerBifblchi
La Filosofia Morale , considerando l'Huomo come
Animal Conuerléuolc , èV ncn >clu.igjio : ordina prin-
cipalnente gli liioi precctti alla Viw Ciuíle , à cui
conucngono grandi Beni , per le grandi Virtù , che
riguardano il publico , Liberalità , Magnificcuza , Ma
gnanimité, Impero Politíce, & Milítare ,
Pochi beni baftano al solingo Aglio : perche gli
bastano piccole Virtù i La Félicita del Secolo deUV
Oco bairtua'al Mondo usante, quando crano coii
felici í P.^stori , come le Pccorelle ; ne l'vno era
maggior delfaltro. Má ctescíuto il Monde, neces-
sariamcntecrebberole Dignità.le Atti, le Scienze i
te coniinciarono co' Viti) grandi le grandiVirtù .
Egli è vero che la lleflà Filosofia ancora insegna
gli Precetti délia Vita Solinga per chi non è naro
per altri , che per se steiíb i acciòche , se non è capa-
*e dcU'adcquata Ftlicità del grande Augusto , si goda
insecreto la Tranquillitá del pouero Agláo .
Chi non può conl'eguite ciò che rìcsidera i defi-
i < i i ciò cbe può conseguire . Se i Beni di Foituna
ira mincij ud bisogn» , tornentjsi Ut'Bcui di Na
nti
LIBRO PRIMO. M
tura i che eli poco è contenta : & se quelli fon mi-
nori del desiderio > goda le sue Virtù , che fon sii ure :
& se non può esercitare le «irti» Maggiori , eserciti
le Minori.'.
M à quando pure, non solamente la Forruna , te la
Natura pentite de' loro doni , mi il Nemico , il Ti
ranno , il Fato, congiurili» ro contro al Virtuoso:
non solo spogliandolo di tutti i Beni ; mi grattan
dolo di tutti i M Ji , Inopia , Morbi , atroci DóTnri ,
crudelissimi Tormenti . Non dirò con gli jtoici i
chei Mali sian Beni: mi che sii i Mali lì può godere
gran Bene •
Non dirò , che il Virtuoso tanto Ila Beato nel To
ro di Palaride , quanro nelle Terme di Baia : e tanto
lieto frài Rasuoi , te le Ruote come trà le Lane , te
le Rosei ne che sia degno d'Inuidia, e non di coni-
passione . Questo è souuertire i vocaboli per far cre-
dere l'incrrdibile .
Dirò, che allora il Virtuoso tormentato , sari ve
ramente Infelice : mi non tanto , quanto il tor
mentato Vitiolò.
Due cose insegna la Moral Filosofia , Protacciare
ìBeni, Se Soffrirei Mali: goder moderatamente la
Prospe iti: & tolerar fortemente l'Auuersiti. Non
può edere Beatitudine senza Virtù ; ma può ester
Virtù senza Beatitudine .
Sclamerà , gemerà ne* tormenti , perch'egli è Huo-
mo ; mi perch'egli e Virtuoso , sentirà vn conforto ,
che iì Vitioso non può sentire . >
Si consolerà con la sua innocenza , le con la sua
Virtù: sapendo che questa fola , in dispetto di For
tuna, e di Natura, e del Tiranno , e della Morte,
tanrosto porteti seco di li da Lete ; Lunando in Ter
sa vna somma gloria .
Que/to insegna la Moral Filosofia, insegnando le
Virtù . Non è piccola Scienza il sàper'enere Infelice .
tf "V* »v •** m
-o . . . V V V

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n DELLA HLOSOHA MORALE
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C <A P I T O L O §JJ <A HT O
Chi casa fia Vin u Mirait .
•frt^'fr G N I Sostanza creata hà qualche propria
§rv| Opcratione : & ogni Facultà opératrice,
. * con nome generale si chiama Vitiù i cioè
V^Wv Potenza, Sc forza dioperate.
Di queste Virtù , alcune sonoinnate, &neceslàrie :
altre voluntaríe, &c acquiltate .
Non è Pietra , ne Planta , ne piccolo Animaluzzo ,
ehe naturalmente non habbia qualche occulta Virtá
di manifcsti, & mirabíli elfetti producitrice , ò per
ptopria conseruatione , ò à beneficio del Génère hu~
mano>per ciii tutto il Moncio è n lauoro .
L'Antora hà Vittù di suclenire il velenoso Na-
pcllo : la Saffifragia , di tpezzare i raarmi senza maz-
za : la Calamita , di rabat' il ferro senza mani : ta
Torpedine , di legare il Pcseator senza funi : l'Eche-
nide d'inchiodar iiell'onde senza chiodo li volant»
Vaselli .
All'Huomo isteslo, diede Natura la Virtù ponde»
ratiua deiMisti ,1a Vegetatiua délie Piante, la Sen.
sitiua degli Animali , & la Intellettiua degli Angeli ,
compendiando in lui solo, le naturali Vittù di tutto
il Mondo .
Màoltre ciò, ad Hercole diede somma íbtza -, ad
Elena somma bclkzza : ad altri rtupcnde Vittù indi-
uiduali : onde Aleflàndro spiraua odori i Tiberio ve-
deadinottei Pirto ûnaua i morbi coltoico; Ate-
nagora fia le vipcre scheraaua illeso : & ad altri die
de altre Proprietà , le quali quanto accrescano di ma-
xauiglia alla' ignoranza i tanto minuiscono di fede
al veto .
Queste dunque sono Virtù Operatiue sì , mà na
tutali , 8c percio neceflarie , non a*quistate : scatu-
rendo naturalmente la Viltù dalla ïstenia i & l'O-
peratipne dalla Vittù •
MA
Ï.IBR.OPR1UO. ij
MA tralasciando queste Vittù Natutali : le Vit»
tíi volunutie , 6c acquittate . son quelle chc
l'Huomo dona à se medcsiino , formando dentro il
se col lungo vso vna Qualità Opératrice, di Attioui
nobili, & proprie dcll' Huomo .
Queste son le Virtù , chc , con Nome più pro-
prio , & piùdegno , si cbjaroano Habici Virtuosi , ò
Virtù habituali i quasi egli siano vcri vestimcnti , &
ricche adornature dell' Anima ; tanto più honore-
uoli délie Virtù Natutali; inquantale Naturali son
donate dalla Naturas queste piocacciate .dalla inju-
stria : Sc di quelle Virtùacquiitite , ultrc lonolntel-
lettuali, alire Morali ,
Intellettuali son quelle , che persettionano l'Intel-
letto Speculatíuo ò Pratico , in ordine aile Scieme ,
Sc .illc Arti . Morali son quelle , che persettionano il
Sensitiuo , & il Ragioneuole Appetito , cioè le l'.ii-
sioni, & la Voluntà ; in ordine a' Buoni Costuini : cor
me dimostta il Nome . ,
Perche , le Intellettuali si acquistano co* Precetti ;
ma le Morali si acquistano prjncipalraente con la
Jducatione , 6c col Costume . Quelle si auinentanq 1
eltensiuainente , aggiugnendo Precetti à Precetti
queste si aumentano intensiuamente , aggiugnendo
Atti ad Atti> corne à suo luogo vdirai . ,
igli èvero, che se «msiderianio ilSoggetto dcll*-
Habico, le Intellettuali sono più Nobili délie Mo
rali : peròche l'intelletto è più Nobile dell' Appe
tito . Mà se consideriamo il Fine : le Morali lono
più Nobili délie Intellettuali : perche le Intellettuali
fan buona l'Opera > le Morali fan buono l'Operante .
L'Arte del dipingeie fà bella la Pittura , mà non
fà buono il Pittore : perche la Bontà íntellett uale ,
si miliiia dalle Regole dcli'Ai.c : mà la Bontà mo
ral! , si misura dalla Moneltà délia intentions .
Niuno fù più Dotto di Giuliano Apostata , mà
niuno più seelerato . Sapca ben discoriere : mà non
volcua ben' operare : anzi del suo lâpere sol si ser-
niuaper saper nul'opiare . £glicravn Centaurp b^
forme , mez.z'Huorno e meizo fiera, perche lune»
6nol'InwUtno,ej;iwstala yòliuti, " ~'.
M DïtLA FTLOSOFIA MORALE
' Sebene l'Habits Vitiosa n«n può diuenir virtuo
se») ne l'Habito Vírtu; su può diuenir Virioso i non- .
«Jftneno vu' Opéra , con subita Mcramaifosi , può
tramsormarsi <li Virtucsa in Viiiosa , ò di Vitiosa in
Virtuosa, mutato il Fine.&l'Intentione .
■ Scolpisce Ptjflìtcle la Venere di Gnido ; scolpisce
fidia la Minerua di Atcne > ambi non per altro ,
che per esercitare* il lor talento . Queste son'opere
tntellettuaii , mi non Morali: perfeitiflime in génè
re delFArte : ma indiffèrenti in génère di Costumi,
Aii seFidia scolpisce la suaVenere per deftarnain-
me lasciue: se Prassirele scolpisce la sua Minerua per
rompor gli Animi alla Modestia : quelle Opère In-
. tellettuali , & indiffèrenti, diuengono Opère Morali :
«k degli Artefici , l'vno è Lasciuo , e l'altro Honesto .
Consiste adunque laBonti Inrelleituale nel cnn-
«crío délie Circvnstarie , che rc'ndono i's»pera hlìca-
menre perfetta in génère dcll'Arte : consiste la Bon-
là Morale nel concorso délia Circotistanza , che ren-
áono l'opera moralmente petfctta in génère di Co-
ftumi , & dell'Honestc. : cioè , che l'Oggetto sia ma-
íalmeme buono , buona la lntentione , buoni i
. Meiii .
' 11 dedicare vn Tempio a' Falsi Dei , è Opéra Ví-
»iosa per l'Oggetto medesimo . Dedicare il Tempio
Stlverolddio , per vana ostentation di Pietà ; l'Ope*
»a è Buona per 'lOgetic, mi Vitiosa perrintentione , •
Dedicare il Tempio al vero Iddio . âccioclie sia ado-
*ato, mà conspecunia rapita :l'Opera è Buona per
ÏOggetto , Buona per l'inténtione ì mi Vitiosa per
ilMezio, che muta l*OpraM«gnifica in Malefica.
Sichc i fifre vn'Opcra moraímïnte buona , tutte le
Circonrhiìxe Hnnelte demio concorrere : i farla Vi
sio £1, balta il difètto di vna sola .
ECcoti adunque , che sebene il Soggetto délia Fi-
losofia Morale fia la Virtù , non ogni Virtù per-
éanto sotto quelle insegne ì arrolata .
Hon è yeraVirtù , senon quella , che ha il Vi-
tto per suo Nemico: ne veroVitio, senon quello,
the hà la TurpituJine per suaCompagna .
fccftauo énatfit tteçiditt doila JqfnM Morale je
, LÏ-BRO PRIMO. tf
Virtir NaturaU: perche non eflèndo acquístate con fa
propria Virtù , mà incalmate dalla Nitura ; incjarnp
s'insegûerebbe ciò , che nasce con l'Huomo sciua
impararlo .
Ne si poflono queste con vniuoco , k proprio
Nome chiaraar Virtù : perche sicomc i diretti Na-
turali non sen Viciosi i çosi, le Naturali perfettionl
non son Virtuose .
Ingegnosa è l'Ape , Prouida la Formiu , Pietoíà U-
Cìcogna , Generoib il Leone : mà niuna di quelle ,
ioloro, è Virtù Morale , perche non è voluntaria.
Restano dipoi efcluse le Virtù Jntcllettuali Mica-
niche, corne le Arti illiberali , la Pittura , la Scultu-
ta , la Fabrile . Perche , sebcn cjuestc dall' Huo ma
voluntatiamcnte si acquistino, elle nondimeno ( co»
me si è detto ) rigmrdano la bontà dell'Opcw estí i-
n.i , e non l'interna bontà delta Pcrfona , . ■
Se l'Artefice pecca contra l'Arte , non pecca per»
çiò contro a' buoni costumi : satà mal'Arti fîce , ma
non mal' Huomo . Anzi chí pecca voluntaiiamente
contra l'Arte , non è perciò rtial'Arteficc : mi chl
voluutariamintc pecca contro»' buoni Costumi , è
ver.unentc Vitioso, e Scostumato ,
. E lecito rinutrlare à bejlo studio le Regole dél
ia Pittura per dipingere vn Mostro : mà non è Iecita
rinuerûr le Regole délia Ragione pet tare vn'Atto
lahonesto . ,
Le Virtù délie Atti si annouerano fra' BcniVtili.
ò Diletteuoli perche setuono al commodo-, od al
diletto délia Humana Vita : ma le Vittù Morali son
Beni Wonesti , k ingenui ; perche sono desiderabilí
per íc- st. ilè. Ondeilvalor di quelle Opte , si adegua
coldenaro: maturtol'Oro delMondo, corne diceaj
Çrjtolao , non c. nuapesa aUa minima virtù Morale,,
Dico di più, che neanene le Arti Libefau , nc le
alte Science , e sono Virtù compresc dalla Morale ,
perche quantunque sianu ingénue , & honoteuoli t
fan l'Huomo più dotto , ma non roigli jre .
■ Due parti compeende ciò che nell'Huoino si chia-
ma Ragione : l'Appíenniia , che conosce ilVerçn
l'Appetttina , thC segue il Bttono . Le Scien»
f» MUA m-OÍOnA MORALt
benche sublimi , perfettionano solamente la prima f
ma le virtò inorali , perfettionano ad vn tempo
l'vna can h Prudenza , & l'altra con le altre Virtíí ,
Vna gran Sapienza è il saper'eslèr Buono .
In oltre a quantunque le Virtù IntellcttuaU si.mo
Voluntarie nch'acquístn , nonposlbno pcrtanto chi.i-
m.uli Elettiue ; intriníèca conditíone dclle Virtù
Morali : perche , nr>n è inarhitrio dcll'Suovno il far
che la Scienza (lavera ò saisi : mà ben si, il far
che l'Opra fia nioralmciite buona ò cattiua .
Aggiugni che degli H ibiti dclle Scîenz? 1' Huomo
G può seruire in maie , & in benc , corne rlell.i Ric-
"chezza, drila Robustezia, dell'Armi, de' Caualli .
Mi dclle Virtù Morali , non può l'Huomovfar senon
bcnc : perche l'Habito non può ester buono , se il
írie è catriuo . Non è diínque astbluto bene , quel*
lo che può seruire ancora al maie .
Non è vergogna al Cainpagnuolo , ne al Bifolco ,
J'eslère idioto , mà lien' è vergogna l'eslèr vitioso :
perche tutti gli Huomini non sono obligiti ad ester
Pof.i, mà tutti sono obligati ad ester Buoni .
L'istestò Nume , tutto Sapienza , e tutto Bontà ,
gu.irdando alla Voluntà, non ail' Ingegno ; dispenfk
ì) Premio délia sua Gloríi , non à misura délie Scien-
»e Speculatricí , ma délie Virtù Moral! , ne premi»
•hisà ,-ni'chi fì. '■■ ■ l_
ConchiudQ , che ficome chi dice Vitie anronoma-
fticamente , íìgnifica Vitio Morale ; così chi dice
Virtù antonomaftiramente significa Virtù Morale?
▼n contrario si conokeper l'alcro .
DA tutto ciò che si è dettò , puoì tu taccogliere
l'adequata Desinitione delta Virtù Morale, alla
jnente del uostro Filosofo, in questa Forma .
L* Virm Motalt , i vn Habif tlrtn'u» ncll»
fett»l» *Apptùliua > il axai dispoitt l'Huomê ni
tftrar ost Hoatstt steonit il dettamt dtlU Trl(-

*******
VlB O PMUO,
M» **»
«
C^iPlTOLO îiVlNTO
Trtpritt* dtiic Virtù Mnali,
S5ENTIALISS1MA Proprletà délia VÍruk
E* Morale, è l'tsl'erc Hcnoriucle : & dd Vi-
« tio, l'effere liafimeutlt .
MM"©1 L'Honore , secondo i Filosofi , altro non
i , che vu* esterno comrasegno délia Stima , la quale
interiormente facciamo deil'altrui Ercel/tn^a : & il
Dishonore , é vn concrasegno dcl A^w^íw/i Ci»
ttitê, che interiormente fbrmiaino deil'altrui Viiti .
La Eccelleuza mérita Eltimationc : & la Estima-
lîone c ilPremio del Merito . Mà eflèndo la Elti-
matione inuisibile , sarebbe insenlibilc à chi la mer-
ta , se l'Honore non folle vn vilibile Testimonio délia.
EAirnatione, che non si vede .
Duncjue la Etcilltn^a cagiona *Amniratint t
l'Animiratione cagiona Vntrunnt : la Veneratione
cagiona vn Timtr riucmti , corne di vn" Inferiore
verso di vn Superiore : & tuito qucito & chiarru
tfiimutifl .
Dalla Estimation poi nascono i Segni tstcrni , le
Lcdi , gli Inchini , gli ~4ppU*fi, le Palm ,1e L 'sront:
te qutfto è i'Hcr.ori . Ma trà ì'Hintrt, &c la Loda.
vi e differenxa : perche l'Honore risguarda l'intimo
délia Persona : la Lode risguarda le Attioni esterio*
ri : l'Honore Aima l'Ecccileuza Morale , la Lode
pregia ancora le naturali Perfcttioni ■ Siche moite
cose son degne di Lode , mà non di Honore > ca
me vdirai . La Eccellenza dunque è nell'Honor*.
lo , & non neli'Honorante : l'Honore è nell' Hono
rante i & non neJl'Honorato . Mà quantunque l'Ho
nore fia vn bene estrinseco, al Virtuoso : nondimev
no l'eslère Honoreuole è vn bene imriuícco alla
Virtù ... ; , ... .
Tutto quelto è verissimo : mà comúenti poi men
te , che l'Eccellenza è vn Neme Equiuocofi ilqual
suona in moite e diderentj iìgni&anze : Oi* ì
. colui,
i8 DHiA FILOSOFIA MORAtE
r<oIui , che additando vn Vecchio Ventrabfle , diflê ;
SlHtfti ì vu' EcctlUnu FiUsofe , rispose vn BtfFardo
El qutíìì è vn Eccellente Cuciniere . Ciascuno prc-
gia\e cose conforme al suo talento .
Quiucli è , che sicome il più degli Huomini son
pcífìini elrimatori : così estima;ulo più Eccellente,
iton eiò rtìe più eccede in Virtù ; ma ciò cíe più
gioua , à- più diletta : follrmente honorano il dis-
pregieuole, & dispregiano l'honoreuole .
Mu se irhtnmintt st-giaiiet ( dice il nestro Fl-
losofb ) U soit Vin» mérita Honore , perche solo
îl Vitio mérita vimpero . ' .
VHunrpa , te VHenort si danno mano, 8e à pat
paslò proecdono : íc perche la- sola Virtù è il Bene
Honesto , corne hai veduto » la Virtù sola è il fiene
honoreuole .
■ Egli è ve:0 , che sicome il ridere è proprio dclP
Haomo ; nrà metafbricamente si trasporra aU'Arae-
mtà d;' Prati , alla Gratia de' Fiori , alla Screnitâ
dclCielo, & al Fauore délia Fortuna: così i' Hono
re , è proptíctà délia' sola Virtù Morale , mà figuM»
lamente si atthbtnsee etiandio aile Neetuneli Virtù
délie PkiJte, & degli Animal! . I !.»• >
Claudiano lodòil Porcospino comevn Forte Cam-
fione , armato di se medesiino . Simonide fè vn
Panegirico alla Mula vincitrice nella Carriera de*
Giochi Olimpici racendo inuidia al- Virgíliano En»
comio délia velccc Camitla . Temisóne lodòl'her-
-fca Pianragine , Ai'clcpiadc , l'Aitemisia ; Fánia-, l'Or-
«ica : Ic altri paflàndo oltte le mete délia Iode , a*
Caualli, &a' Canigenecosi, dtizzarono Statue, Pi*
ramidi, e Mausolei .
llPoetico Ingegno, che con imagirtario mítacolo
anima Ic cole inanimi , & disanima le aniinate , mc-
tafofeggiando dalla piopria all'analogica Eccellenza ?
fcigc che tutto ciò che giona sia . virtù benefatfjee > C
«utto cià che nuoee sia maliti olà Petsidia .
Mà questa istesla Metafora dimostra , che il vero
Honore, è peoprio délia sola Virtù Morale > peroche
fol tanto ft honorano quelle Piante, & qoelleFiere,
Jnquamo si singe , che le (^ualità Naturali siVnoIinagini
dcli» Vátù Motali , rjK0
LIBRO PRIMO, tf
Dlco l'isteflò deglij Huòmmi , quanto tilt Dni
iniuii , 6c non acqujiiatc da loto , corne U
BeUezrn , & U Foria .
Poflòno queste Ooti Naturali eflcre Oggetti di
Iode > ma non di Honore : perche per ellère .ilcu-
na coíà lodeuole , bafta la perfection Fiûca- in qua-
lunque Génère : mà per eflcre llonoreuole , egli c
neceslàría la bontà Morale deliaPcrsona .
Anzt la Lode fbndata nella V irtù Naturale , & non
nella Morale, non è Iode vera , nc Iode propria delF-
Huomo .
Chi lodò la ínespugnabil sorza di Alcide , Sc la
bekà délia .rapita Elena , non lodò loro , ma la Na-
rura ín loro ; non racn lodeuole net Toró , 6c nel
Pauone .' Ben disse íl Poeta : Ciì ctt in ati <i«o è
fattot apena fi pua dir nvfltri .
Ma se di queste Doti, colui che navaralmente I«
possiede , vlrtaoíàmente si serue ; allora non solo ;
mérita vera Lode , ma verr, aOQOIe , perche seben
UQualità fia innat.i, & naturale, l'Vso però è vo-
luotario , Sí morale .
LE -Arti Mittxlcht , corne la Fabrile , la Pittura,
Ja Scultura ; son degne di Maggíor Lode, che le
Virtù Naturali , perche sono vn piccolo rnmpollo
délie Vin ùjntelletttuii , te acquiirate. Et ftà loto >
tanto son più lodeuoU , quamo píù perfctte son le
]or Opte > & le Opre tanto più sonperfette , quanto
più pattecipano délie Arti Liberali .
Tal'è la Pittura , la quai co' ptincipij délia Perspet-
tiua , fa parer vicino il lontano , & veto il falso.
£c l'Horologio â ruote, doue secretamente vna Ma-
tematica. Inteliigenza agjira le Cclelti-Sfere dentro
vn guscio di Ctistallo . E le manif.itture di Archita ,
ilqual facea caminât pei terra le Statue , & vokrpex
aria Vcelli di legno.
Mà benche questi Arti fian degne dí marauigl ia e dí
•Iode, non, sono però degne di veto Honore s perche la
loro Erccllenza , fà filicamente buone le Opère estet-
ne, mà non fà moralmente buonigli Artefici.
Quinci , le Fatiure loro non si appiezzano con Ho-
' Bore, mà con dcnari : perche sono Vtili , ma non' Ho*
noixuoli.
id DEtLA FÍLOSOFÍA MORALE
áoreuoli*. £;nno tstim.irìa Fattura, non la Persona .
Non è veio Bene Honoreuole, senon qucllo, che,
(iiconsccitia quahmque Vtilità e Drlctto i, pcr la sua
fropria bo tà soljineme , si pregia . La vera Virtù
«on è Mercenaria .
La Eccellcnza di Aristide nclla Pittura , fr può
misuMr dal Prczzo dcile sue Opère ; perche vna so
in fù compra dal Re Atr.ilo per cento Talenti di ai-
íento, te non la compri troppo cara . Poteua Ari-
ikide c on quell'argemo comprare vna Statua d'oro >
ma se il Re con vna Statua rt'cro hanesle. honorato
Aristide : si potea dubitate chi hauestè majgior sen-
J»o , ò il Re , ò la Sutua ■ Et con che poscia honorax
iaFortezza di vn Timole6ne liber . tor délia Pitiia !
Ma se pure in honor di Aristide corne di Tiruo-
Jfoue ban; Île dirizz.ito vna Statua d'Oro : l'Oro di
quclla, al psri diquesta ; sarebbe ltato Oipello : ia.
forma auuílirebbe lainaterh .
Vi è dirrèrenzâ da fìouore ad Honore , corne ^da
Eccelienzâ ad Eccellcnza . Con la Ghirlanda di Air
loro si honorano i Poetiei Tríonfanti : ma l'Allo»
ro de' Poeti à parageh di quello de'Trionfanti i vna
Irasca : perche quello incorona la viuacità dellMjî-
içegno; & guesto b Fortezza dell'Animo .
PEr la steflâ ragione dobbiain' dire , che quantun-
que l'intelletto fia potenza píù Nobile , che
PAppctíto i nondimeno le Viriù , che rigolant l'^.p-
pet if co' buoni Costumi ; sono più Honoreuoli di
quelle , che Hlni»in*m tl»itUitf con k ahe Con-
lempl.itíoni • '
Raccoglia vna Mente quanta Dotttina semioarono
PI i winc negK ameni Horti di Acadèmo , St, Aristo.
tt* ne'poluerosi Portici del Licéo : habit ino in quel
Capo tutte le Mesu, corne neU Acate di Pirro : quai
gloria è il íàpere tutte le cosc citerne , & l'eterne , &
•on conoscere se medesiino? qual'honore , l'ester pie-
no di Scienze , & vuoro'di Virtù ? quai cola è vn Dot-
to Vítioso , senon vn Giumento carco di Lettere i
Sono adunque; sommamente Lodeuoli le ScUaff
Cmtmpltirici : ma non sono veramente Honoreuoli ,
senon in quanto sctuono-ajlc Vmù Moialt i ò con loi
fitongiungono . Sono
Sono vtttttamente confédérale V'AvïetVm» , e \'\%-
tellettiua , corne tantofto vdirai . t4( n si può per-
settaraeme tifr.hiatat VlnteUetto . .mentre V'A.nima-e
ingombrata datte Paslìom : ne sgomhr.it si poflòno le
nubi délie Paslìoni , se chiari non risplcndono i rajjî
dell'lntclletto .
Quindi è , chc sebene trà le Virai Intellertuali,
la Prudcfiza è men Nobile délie Scienze Contempla-
trici, per raggion delSog^etto: sedendo la Sapien-
za neU'Intrlletco Speculatiuo, 6c Vniuerlàle: íc laPru-
<lenza nel Prjtico, & Particolare : nondimeno l| Pru-
ìdcnza è piú Honoreuole > perche co'í! la Misiira délia
Retca Ragione , rcgolando la Voluntà , & le Paslìoni ;
<e!la sola è Virtù Morale trà le Intelletruali , j& Intel-
lettuate trà le Morali : come à íuo luogo vdirai .
La Prndema dunque è Reina dille scieme , 4e
Scienza de' Régi ; munira di Fasci , lucente d'Ostro ,
adorara da* Popoii , nonche honorata : perclie , mea-
tre le Scienze Sptculatiue , otiosamente sedenti ,
contempl íuo il Gielo : qnelta con ottime Lcggi st*.
bilisce gi'ìmperi , e regge il Mondo . Onde veggfa-
mo i S..pienti con lacero Farfetto mendicare alla
porta de" Prudenti .
Perípicaciífimo Filosofo Speculatiuo su il gran Fa-
fcréo ; honorato con tante Statue quanti sono i gior-
tìi dell* anno : mà non otteone quelle Honoranze
come Filosofo , ma come Prudente ; hauendo per
diece arffií sostenuta col tàuio íuo Capo la cadente
Republica Ateniese .
Dotristímo su Solone : nia s'egli ginnse a" Somrai
Honori , non giunse come Dotto , ma come Pruden
te ; perche hauendo copiate tfaf suoi propri Coltumi
le Leggi Ciuili i canceUò lc inciuili e Tiranniche Lcggt
del lier Dragone .
Aggiugni , che tutte leScienze, benche ingénue,
& libère ; ibno ftà loro con secreti nodí catenate :
ma il primo Anello délia Catena , è nelle manidclU
Virtù Morale . • -'
Tutte le Scienze Pratiche condiiconoalleCoiitera-
flatiuc : & tutte le Contemplatiue Naturali , natuial-
ménte eonducono alconoscimento dell'Autoie dclU
.. .« Nitura,
i» BÎLLA FILÔS. MOR. LIB. PRIMO.'
Natura', per adorarlo : & quefta gran Virtù Morale ,
èl'vlrimo Fine délie vittù Intcllettuali : lequali .da
questo fine riccuono il loro Honore .
COnchiudi adunque , che sicome al Vitio solo si
deue il vero Biasimo : così il vero Honore , &
)a Somma Lodesideue alla sola Virtù Morale, Ima
gine délia Diuina : Sc_ perciò folk da Dio pregiata , 6c
premiata .
Sauiamcníe adunque le ordinate Republiche in-
ïtituirono grandi Honori , & publiche Laudationi aglí
Huomini sorti , & Virtuofi : & à (lion di Trpmbe
preconizzauano nelle plane le generosc Attioni de*
Citndini Quegli Honori erano Tributi aile Virtù ,
fc Vituperi del Vitio . Il fiato di quelle Trombe
TÍÍUegliaua l'Emulatione , e ssiataua l'Iauidia .
Egli è vero , che la Virtù non si pasce di Lodî ,
«e si gonfla di Honori . Ella mérita tutto , e niente
•erca : & perche cercare ciò , che trouato ella spre-
gia î La Lode è l'Orabra délia Virtù ; & aguisa, delT-
Ombra, fugge chi hsegue, & segue chi la fugge .
Dunquc , sicome la Proprietà dell'Huomo , non
« il Ridere attualmente , mà l'estèr Risibile : così la
Vroptietà délia Virtù ; non è l'esler lodata , ma T*t
<èr Lodeuolc : non è l'estère honorata ; ma l'estere
Honoreuole . II metito è del Virtuose , l'eftetto -è
délia Fortuna , cieca distributrice , che ben louent*
Quel cht merit* vmtall'a!tro pùrge ,
L'Honore è Bene esterno , ícespofto all'InuiJia s
FHonoreuole è Bene interno , & fuor deH'Inuidia í
eslèndo la stesia Virtù, laqualniuno tipuò donare,
ícniunti puòtogliere .
Quel gran Falerfo , honorato dagli Ateniesi con vu
Popolo di Statue : hauendo inteso , che tutte quelle
Statue dal Popolo ir.grato e ruribondo, erano state
abattute : sorridenclo rispose : Han potuto colore»
abattere le mie Inugini : mi non la raia Virtù .
MA oltre al merito délia Lode , & dell'Honore |
di ttè ait e nobilistime Proprietà è dotata la
Virtù Morale : cioè , di render faeili , gìttnii , Sí
vnifírmi gli Atti Vircuesi . Ma quelle dipendona
«U cid, cjie segue .
Vllr
FILOSOFIA MORALE
IIBRO SE CON D O .
«»«**«*»
DEGLI ATT I
ET HABITI MORALI
IN GENERALE.

CAPITOLO PRIMO,
DELLE NATVRALI POTENZE
Bon* nascono gli Haliti M orali.

I C O M E la Scienza Fisica è íanatrice


de' Corpi ; così la Scie.iza Morale è
ûnattice degli Animi. Onde Plato-
nc , andando à tisormarc i coítumí
peruersi delRè Dionigi , dicté ccn ve-
ticà ; /» VAÌ» à risanar UCìcitia, cht
hà mut di Caft .
Perche dunque ogni Arte considéra il proprio Sog-
getro : perciòla Filìca considéra la conctitutione de*
Corpi , socendone diligente Anatomia ; & U Morale ,
senza vna particolare Anatomia degli Animi, non può
conoscere Je proprie Attioni .
Tre sono le Parti dell'Anima Humana. La Pri
ma totalroente Irragionetiolè : la Seconda , in par
te Ragionenole , in parte nò : la Terza totalmente
Ragioneuole .
La Puma è h Vfgetatiiw commune aile riante :
H DîLLA FILOSOFIA MORALE
La Mezzana è il Senso , in pafte çpmmune aglS Anl-
mali; Sc in parce no: laTerza è la Mente, ò fia la
Rajionc, totalmentepropria dcU'Huonio.
Ttahsci.ua <iunque la Prima corne inutile alla
Scienza Morale , perche non vbidilcealla Ragíone :
anzi , corne già vdisti , per la metà del tempo la
disenta col sonno, & opéra senza ester sentita .
ta Parte Sensitiua , & la nationale hanno ciascuiu
due Facultà , l'vna di Apprendete , Paîtra di Appe-
lire : perche ogni Animante appetisce il suo Bene»
mà niuno appetisce quello, che non apptende .
Quattro adunquc sono le facultà Naturali , che
partoriscono gl'Atti Morali : áue Sensitiue , & Cor-
poree ; Sc due Spiritual! , Sc Ragioneuoli .
• V^ApfrtnfiM Ctrpore* : laquale ancora chiamía-
mo Imaginatiua , ò Fantasia ; è vna Facultà délia
Inferîore , Sc Sensitiua parte dell*Anima, che per via
del Senso commune raccogliî, & conosce tutteT'k
Imagini degli Oggetti piaceuoli, ò difpiaceuoli , che
daU'Occhio , d.iIl'Orecchio , & dagli altri Sensi ester-
ni , elploratori sigaci , 8c fcdcli , le son transmeflè :
pîngendone in se steflàcon piùviui, & permanent]
eolori , quti sallaci fantasimi , che ancor nel sonuo
fantrauedcre chi non li vede .
U^pp'iitì** arpirea , ò sia Seníuiuo Appetito,
ì similmente vna Facultà dell'istesta inferior Parte
dell'Anima , la quai br ima i piaceuoli , e f'ugge i di
spiaceuoli Oggetti , rappresentatili dalla consedera-
ta imaginatiua . Questo è vn Mostro biforme , tutto
gielo , e tutto fuoco -, perche da due contrat! mcui-
menti viene agitato , Ira è Cupidigia : da quella,
per fuggire il DirEcile : da questa , per segúire U
Diletteuole : i quali mouimenti , chiamiamo Aitctti,
c Pastîoni .
VxAppnnfmú T^gúmuttt , è l'Intellettn : Pocen-
ta Spirituale, Sc sublime ; chedi quelle Imagini ma-
teriali dalla Imaginatiua rappresentate , &perciò ca-
duché , forma in se nuoue Imagini Spirituali , Sc eter-
ne ; riponendole nell' Archiuio délia Memoria pet
adoperarle ne' fiioi discotsi .
fiiuLacute l'Appetitiiu Ratjoaajc > è U Voluntà i
Rein».
tlBRO StCONDO; V
^ema dette Poterne : la quai fo\a eslèndo libéra , tí-
beramente vuole ò tìfiuta gli Ogeetu, che dall'ln-
telletto con quelle intcllig&ili Imagmi le son posti
dauantí : Sc indi commanda ai Sensi , Miuiltri , & i.v
telliti suoi , di seguirli ò fùggirli .
DI qui puoi tù cenoscere, che la Imaginatiua è
quasi vn'Intelletto matetiale ; Sc l'Intelletto è
quasi vna Imaginatira Spitituale . L'Appetito Scp.lt-
tiuo , è vna Voluntà materiale : íc la Voluntà c vn'-
Sema la Fantasia , Pfntelletto sarebbe cicco ; per
che nulla entra ncl Tempio dell'Intelletto , che non
paflî per le potte de' S*nlì : ma senza l'iatelletto ,
la Fantasia sarebbe pazza , perche confbnderebbe il
Vcro colFantastico . Siche con reciproco beneficio ,
la FaHtasia guida PIntcllerto ; & l'Intelletto corregje
gl'errori dclla sua Guidattice .
L'Appetito Sensiuuo, & PAppctito Rationale ,ben-
che sianô ambo Colleghi , 5c collegati ; nondimeno ,
perche I*vno è tetreno , l'aitro Céleste ; qucllo mor-
tale, quefto eterno ; hor troppo si odiano, hor troppo
íì amano : sempre viuono insieme , Sc sempte qtií-
ítionano : l'vn cerca di ttarre l'aitro à se : ma egli è
più facile che Flnfttiore tr.ig»a ilSuperiore; perche
gli Oggetti Sensibili , più muouono che gFiniellitibili :
íc-è più racile il prccipi:.ir, che il salire .
L'Appetito Scnsitiuo, se non parcecipafle l'infln-
nea délia Ragione , sarebbe totalmente Irragione-
uole : 8c cotrerebbe neceslàriamente à qualunque Og-
getto diletteuolepropostogli dalla Fantasia, corne gli
itolidi Animal! . Onde gF impeti dellMta , Sc délia
Capidigia , quamio preuengano la Ragione , non son
virii 'si ne vírtuosi : mi mtútaU, 4c animaleschi .
Igli è dunque l'Appetito Senlìtiuo vna Potenza ,
parte Irragíoneuole, Sc neccliària : parte Ragioneuole,
Sc libéra . è Suddito délia Voluntà ; ma Suddito
Politico, ôcnonDispótico: Vaíallo Ciuile, ícnoa
Schiauo à catena : onde souente ribella alla Rcina >
dìsprcgía le lue Leggi, & le vliirpa l'ínjpero .
Ne men contumace t.Jhora all'Intellettosimoltxa
1a Volmità , percompiacere alla Voluitá lusinghicra .
* B L'Of-
li DELLA HLOSOFIA MORALE
L'Oggetto dell'Intelletto è il Vcro : & FOggett»
délia Voluntà è il Buono . Ma l'Intelletto prcndé
souente l'Apparenza perda Verità ; corne » Caoi la-
trauano al Can dipinto da Prastîtele . Et souente il
Voluntà se^ue il Benc apparente per il vero ; comc
il Cane lasciò la Carne per l'Obra . Et souente ancora
ben configliata datt' Intelletro , ronosce il Bene: 8c
voluntàriam ente si aopiglia al Maie .
Considéra hoia tu quanto fia diríkile ail* Huomo
il non far maie ; eíscndo tanto facile il prendere ab-
bagliamento tra'l Maie, 8c il Bene .
*s* «» m
CAPITOL O S ECO I^D O .
Se qutste Tfaturali Pttm\e fi&no pi» pirfitttin
un H Homo i che in vn ahro .
•t>E*3'S,'ISPERrENZA ci fà vedorealcuni Huomi-
ffi T >Éi COSI ft°rcnt' > csle paion Corpi senz'A-
* <ï> nuna : & altri cosi spiritolî , che paion
•Ç'c^K'tj' Anime sema Corpo.
Qucsta diucrsità fè credere à molti , che diuerse di
perftttione suuo frà loro le Anime Humane .
Naturalmenre Ingegnoso ftì l'iatonc : naturalmen-
te Fatuo fu Wargíte . Dunquc se l'Anima di Plato-
iie fûstè entrata nel Corpo di Margíte : te l'Anima
di M.irgítc nel Corpo di Platone : Margite sarebbe
riuscito gtandemente Ingegnosa, Cc Platone sarebbe
tiuscitovn gran Fatuo .
Così fìíosorarono grandistìmi Huomini délie Pa
gine , & délie Clitistiane Académie : mi il noltto
Filosorò, che tutto s<ppe . c'insegna, che la raag-
gior petfetuone délie Anime procède dalla maggior
perfettione de' Corpi .
Non di oglii legno si scolpiua la Statua di Mercu-
ria : ne di ogni Corpo si sormano gli Huomini spi-
ritosi e valenti '
11 Corpo è l'Organo délie Operationi dell'Anima :
e tali sono le operationi naturali dell"Anima, qual'è
l'Organo : parlasi délie Naturali, non délie Libère .
■ Chiaro
tlBRO SECONDO. 17
Chìaro atgomcnto nc rendono le Operitioni ac-
cidentali . Se il Ccrpo è sono , le Opcrat ioni deU*-
Anima son più vigorol'e : se infermo , più fiacche :
se bilioíò , più proiice : se Hemmatico, più tarde : se
batnbino, sono impedite inguisa , corne se l'Aniina
Rag:oneuûlc non habitaflè in quelle membra .
Non s'incolpi dunque il Creator ddlc Anime , che
non le habbia fatte tutte vgualmente perfettc : ma
la Natura.iehc non può fat tutti i Corpi vgualmente
perfetti . ' 1
L'hereditaria qualità, de' Cenitorí , il mouimeoto
degli Astri , l'apricitá de' Iuoghi , la formation dél
ie membra i variano il temperamento< de* Corpi :
îl vario temperamento rende vn' occhio più perspi
cace dell'altro ; vn.i Imaginatiua più forte deU'altra;
vn'Appetito più impeiuoso dcU'altro: vn'Intelleito
più spiritoso dcll'a.'tro v & vna Volunrà naturalincn-
te meglio inclinata deU'altra : k perciò l'Anima par
p:.ù petfetta, peroche il Corpo è più perfetto .
' II vero è , che sicrnie la Natura prouida , riguarda
al bene dell'Vniueiso ; così giudicando cll.i neccìll-
rie al Commertio Humano vatie Arti , Sc varij Or-
dini di Persone ! (incora giudicò neceíl^ria la diuer-
fità délie Perfettíoni Natur. gli degli Huomini; per
che gli più impersetti son nati perseruire a' più Pcr-
fttti : & chi nen è capacedellei Arti ingénue , è de-
stinaro aile mecaniche ,
DI qui snoderatiquella nodosa difKcoItà í sc fia h
potere di ciaícun' Huomo ilgiugnere al sommo
délie Virtù MoTali. Non parla délie Sopranatutali ,
& Infuse il noftro Filosofo , perche non era Teologo ,
9t pet sua disgratia, non conobbe la Gratía .
Discorreano dunque gli Stoici in qutsta forma .
Sc la libéra Vclunta è quella che fà l'Atto Vitioso
ò Virtuoso : dunque l'eslere Virtuose ò Vitioso è in
arbitrio délia Voluntà, Voglia dunque l'Huomo eslere
più Vitioso ; il sarà : voglia eslere più Virtuoso i il
ûrà quanto vuole: perche jl Volere altro contrario
non há, che il Non volere .
Ui odi corne il nostro Filosofo , con quel che siè
detto, soluc ogni dubitatione.
B 1 L'Huo-
i8 BELLA FILOSOFIA MORALE
l'Huomo è comporto di Materiale , Se di Spiritua
le: di Senso e Ragione . Egli è vero , che U Parte
Rigioncuole , può volare col desiderio à sì alto Se
gno : m i la Sensitiua laqual'è più pollènte in vn che
in va'.litro , fà contrapeso al volo della Volutiti più
in vn che in vn'altro .
Ognuno può ester Forte , & Prudente ; mi egli è
ben difficile , che con le forze naturali , tutti poll ino
• estere così Forti come Achille , Jc così Prudenti co
me Vliste : eccedendo in alcuni la Passion de] Timo
re ; ò mancando la perspicacia dell'Intelletto . Onde
la Volumi, non potendo ester efficace à lì alto volo,
fari velleità .
Vero è pertanto , che nella Carriera della Virtù ,
dee ciascun procurare , s- non può riportar la prima
Palma , riportar la seconda :& doue giugner non può
con lesone, giugnerui col Desiderio. Peroche sol
nell'acqu sto della Virtù , è lecito di desiderare ciò
che non puoi conseguire ; pcrch'ella è infinitamente
desiderabile .
Felici dunque coloro , che nascono dotati di Na
turali Potenze sommamente disposte alle grandi Vitr
tù Morali : mi qualunque sia il Suolo , conuiensi di
renderlo più fecondo che si può,con la coltura .
Colui , che gioca a* dadi , desidera il punto più fa-
uoreuole : mi qualunque gli venga , procura con eslb
di migliorare il suo gioco .
Niun' Huorno è stato più costumato di Socrate ,
che hauendo recata nelle Scuole la Filosofi» Morale ,
iurta la espreslè ne" suoi Costumi . Se si foste perduto
i lsuo Libro, iipotea leggere nella sua Vit*v
Vn granile Astrologo , che noi conosceua , .veder*-
do i tratti del suo volto , & la Figura natale , inbor-
e distè : Ctfiui i di certo it più malunfU , té*

fatrafcat; 'tJsiîîlmio n*t*r*U , m» f» U fiUfif*


thi fUftruH .
LIBRO SECONDO. if
*34 »î *»
■CviPITOLO TEKZO,
.©/ Prînii Stmi , ihe priducone £Íì Habiri *M»**lì,
• ■
4" VATTRO cose concorrono nc'Vegetabi-
S/") SÊ > >1 Suoio, il Seme.la Piauta.e il Frurta :
& ahretame corcorrono
Porenzencllc Virtù Mo-
■$■€4,}^?• r^li . Le JJ.iiurali ; ecco il Suo»
lorgb Primi Atti, cccoi S<mi dcli'Habito : l'Ha-
bito prodctto da-jli Atti \ ecco 1.1 Pi.inta : &.' gli Atti
iip:odotti dali'Habito; ecco i Freuí deBa viità .
Già (ì è parlato délie Pmcnze Naturali : hor par-
ler-emo d> qut*Prìir.i Aui , cheibno i Sfmrdell'Ha-
bito virtiioíò.
CRsn contendcma fíitr.i' Filososi , seleVirtii V
Vittj prouengnno tinM imiijediatameme dalle
Poienz* Naturali delFAnima s che con Yerità si pos-
' sa ho c hia marc inn.it i ; attribucndtme se locîi ò il bia-
feno alla Natura Humana, & non all'Huomo .
DaTvha parte ; ficome í'Haomo , prima viue co
rne Animale , che corne Huonio ; vfindo prima il
" Seíiíb , ch* la Ragione ; non par marauiglia cn'eglî
naturalmente piti iflclini al v itio , che alla VÍnù :
bâlrando rtaseere, ptr mal'opcrate • '
Dall'altra parre , cflèndo le Leggi Naturali drirra-
men te confbrmi alla Ragione : forza ì , che l'Huo
nu Ragione uolc naturalmentc più inclini alla Virtù ,
che al siio contrario : bastando nascer' Huomo , pet
■ ben*oprare«. '
Si aggingne da quella parte- . che alcuni effcmial-
mente fortiseono vna Natura tanto rebelle al proprio
beno , che maggior' antipatnia prouato contra la Vir-
tù, che la Vite contra la Bráffica .
Siagg/ugne daqucíh ; clie altrl dalh Natura bí-
nigna son tanto rauoriti , che minor dcglia'serúireb-
betoàsofnVir mille raorti, che á cominettere vn* atto
jndegno #.
HOra per venirne à capò, negat non si può , che
de' primi Scmidclle Virtù , altsi non fianoin-
8 i r.atj
J* CEILA FltOSOFIA MORALE , -
i. Nuomo è coropotto di Mareriale , & d< Sp*ntU3'
.d. Seoso e R-gkrae . Egli ? — rh* la P^c
"S-oncnole, r.jò vohre coldesiderio i sì *Jto S''
f ° :, U Senfiriua Uqual'è più possence in vn che
ovn Otro, conrraptso al volo áella Volunrà p>«
bf^'ïïao P"0 ^ Forte, Sc Prud-nte ; mi eg'>e
■efliï ■ ,che con lefonenaturaJi, tutti po/l mo
me viT Forti cotuc Achille . Sc cosî Prudenti co-
v nae : eccedendo in alcuni la Pjssion dcl Timf
I UvZ nu?c-,ndo Li pcrspicùcia delflnttlletto . Onde
ùtì vwîeità nonPotendoeslcrelfic-'tce i "alco vo10'
j,)r"0r * P«ronto , che nella Orriera dclla VÍrtù ,
PilmC' . "Procurée, s- non può riportar la prima
M ' ,'nP°"af la seconda :& doue giu-ner non puo
■MlP ' S'uSn<™'' co! Dcsiderio . Pfroche sol
ci» n " d:UjVittù, è lecito di ddîderare cio
des,d'tìbne°l conl<'Suire 1 pcrch'elU è infiiiiranientc
ntaîl'o ciua<ìue «>!oro, che ruscono dotati di Na-
"i M« r -s™TOmtDIt disposte aile grandi Vir-
renJ.,1™ ■» *?a qualunrjue su il Suoío , conuieníî cil
CoU.f P't sec.ondo'he « P»o,con la colrura . V;
" • =rte g,ocaa- dadt, dcsidera il punto più fi-
oie: Ma WtÊÊm S" venáa , prosura con eslo
.le Naturali
biti Mot.>li .
n U inúia-
B< rVnu'W Fan-

snaue
mature i
lo:j;. hnk: _ CQD
t>"0 prodco^S te ij'età ferma .
lisxioni ii'a.in _ Cacciatori à
cl Cinghiale
ion temano
oito vinoDfe. ella fi nia y u-
GR'B com«ifc!B fiì'nTJdj^; tf,-. ittUi alla Lp-
Vítif jwoo-:»! eu» g-". on à veJei'-
ÏDitEK NìtwaS Wtóm . ^ 'iusciuanp or-
• hbo chiamare imari'i —'imAu t hâl
feiio.iIliN,iiiir3Humaai,atDon - tanto Vitiofi,
che i piopriè
,«e .Annule ,. che con»
cm* Hum»,
*,„,„ . ™
^ * » lutnralmente
^Z'í^^;mía,ì voile Fanciullo
^**">«f rz?K<tm , <Wíe imp*TAft
gfemclrfw j,r. tJ. studiato , seppe,
ira •
agine
Patemo
ella Pa
jO DELLA FILOSOFIA MORALE
luti nel proprio suolo , .tltri acquittât! di fuora .
Trouansi talu. ica in alcuni le facultà Naturali sì
ben disposte , ehe senza forèstiero ammaestramento
ne forze veruna i per se medcsiine producono gli
Atti Morali . .
Quefh spontanca fecondità fi vede ancors negli
Habiti Intellettiui : peroche molti senz' aiuto dell'-
Arte inuentarono Arte noutlle .
Cadino illirerato inuontò le Lettere , nuouo tor-
mento dcgl'Ingegni : perodie molti pianscro per irn-
pararie, & altri piansero per hauerle imparate . Anaí-
íîmandro inuentò l'Horologio Solare : marauiglian-
dosiil Sole steflò di vedersi preso ia vna Rete d.i po
che righe . Dipelo inuentò la Statuaria , che con vu
ferro acuto , corne Pallade con lo Scudo, cangiò gli
Huominí in Saffi .
L'ísteílà fecondità si vede nelle ficultd Appetitiue
circa i Costumij corne nelle Intcllettiue circa le
Scienze : peroche alcuni Anitni , fortunati Discepoli
di (c rtessi , suegliarono. se inedesimi à grandi Atti
Morali , , .,,
Camilla Fanciullina, di ferino latte nutríta nelle
' Selue di proprío iflinto prese amorc alla Pudicitia :
. & eonseruolla inespugnabile nella Reggia de' Vql-
schl, senza Proie , non senza gloria , Achille educato
frâ le,molli Donzelle , accioch'csteminato nelle de-
litie non conosceile la Cuerra ; rifiutò gl'Ostri , e i
moníli te elesle l'Atmí chenonhauea redute mai,
ger far'opere sorti .
Ciro gittato aile Fiere affinche non régnasse ; e
dalle Fiere pasciuto > cominciò il Regno fia Pastp-
telli : tauto impeuoso sopra vno scanno di faggío ,
conte dopoi sù l'aureo Trooo di Persia . Et Marco
Catone ancora Infante , già parlaua da Console ; in-
teuipestiuarr.ente inaturo : onde si distè , che di set-
te anni non era fanciutlo ; fie di settanta non era
vecchio ■
La. Natura non dona le virtù ; rnà inuece délie
Virtùdona a'Bambini certi adombraincnti iusormi,
che alcuna volta da se stcílî prendono forma . A co-
fioro 1e Virtù furono abbozzatï nelle compleslìoni ,
ni»
LIBRO SICONDO. 31
ma fotmate dopoi con la ptoptia iti.UilWi.i . ..
TVtti cjiiesti furono S mi innati nelle 'Natuiali
Poterne , che germogliatono guHabiti Motali .
A!tri S mi son trasportati di ruota , ò con la imita-
ticne , ò con la Forza .
La vert ftagione difp.irgere questi Semi è la Fan-
eîullczza perch' ella è ■ più procliuc alla Imitationt i
& perciò più docile .
Ne'.lt railice délie Viti nouelleposto alcun snaue
odore , odorole alì'Autonno tende lc Vue matures
& le Iinagini délie Vircù inserite ne' teneri anní con
la Imit.uicne , fan geuerose lc Attioni neiPetà ferma .
Alli Cagnolini Jattanti inlcgnano i Cactiatoti à
lattat contro alla pelle del Ceruo , ò del Cinghiale
nel suo Carulle ; accioche fàtti audaci , non temano
quelle Ficre alla foresta ; la Imitation délia situa pli
gna tojlieil timor délia vera .
Gli Ateniesi esetcitauano i lor Fanciulli alla Lo-
ta , alla Musica , & aile Scienie , mà non à vedei-
eseropli de' buoni Costumi : & perciò riusciuano or-
timi Arlet! , e Danzatori , e Sofisti : mà rauto Vitiosi,
che l'Attico Nome i nfamò tutta la Grecia .
Niuuo èraiglior Maestro deileVirtù, che i pioprí
Genitori : perche niuno £íen:plare naturalmente , è
più facile ad imicare. , ,
Agáficle quel Virtuoío Re , non voile Fanciullo
niun Ptecettote ; dicendo : Da tttui dibbt tmparart
du '(*»* son nate . Prima di hauete studiato , seppe,
I che niuno gli potea date i documenti Uella Vúa , roe-
gko di colui, che gli hauea data la Vita .
Più altamente s'impionta l'Jmagine délia Virtû ,
quando caldo Sigillo è l'Amor Paterno , & molle:
Ceta l'vbidienia figliale . Mà nella Paterna Scudla
, più insegnano i buoni Escmpli , che i buoni íreceui :
• perche pift fedeli íbno gli Qggetti dell'occhio , che
deirotecchio , 8c è più facile U bea comuiaodate j
che il beii'eseguire .
U Granchio riprertdeua il suo retrogratlo pargolet- ]
to, dicendo. Figtiuol mit, tit min cam'mì Jirino .
Etquesto rispose. Padre mie, ìt cumine ctmt
g:> , ihc tucamixi . . ,t-1. . ,,,
m B 4 Vit-
J* DELIA ItLOSOFIA MORALE
Virtuoso deu'esserc il Genitore , se vuol , che gli
nascano Virtuosi Figliuoli . Perche altro non eilèndo
il Figliuolo, che vn.1 Imagine del Padre ; sari vn Mo
rtre di Natura , 0. il Figliaolo padreggia nel sembian-
te, & non ne' coltumi . •
DEbbonlì dunque le Virtiì insegnate con piaeeuo-
kzii , & affttto : per non rendere odioíà la più
amabil cod dtl Mondo . Mise l'Ajnot non gioua
dce giouare il Timoré .
La strada délie Virtù íï troua da* Generosi- al raggío
délia Gloria > ma da*"VÌllani al lampo délia Sserza .
I Cerui ridotri aile angallie da' Cani, coirono in
grcmbo alfHuomo d i cui fiiggiuar.o ! & il Jfitioso ,
pcr isfijfgir la emcnda ch'ei te me , ricorce alla Virtù
ch'egli aboi riua . *
Soli I Pianeii hanno vil mouimento contrario aile
altre Sicile deU'Ocridente all'Oricnte ; ma la Suprc-
ma Sfera , Violcntemente li rapifee corne le alrre
dall'Oiicnte all'Occidente . Alcuni Fanciulli , di pro
pria peruersa inclinatione , van contra il Ragioneuo-
ìt ; nu dal Primo Mouentc del mgorofo Correggitore
fi deono riuolgcre alla Ragione .
Brllèroíbnte cònThasta yccise laChimcra, laquai
c& siioi monitruosi Capi Ipiuentaua quei délia ti-
<ia, che non vscislero aile opère loro : & il Sauio
Maestro con la Sierra , toglie a' Fanciulli que* fàn-
faftici Capricci , che li ributcano dalle Virtuose Opc-
raiioni.
H Ai tu dunque veduti trè Genïj difrérenti círca
l'entrar nel camino délia Virtù : l'vn pcr pro-
prio mouimento ; l'altro per Imitatione ■ l'vltimo
per fofta'.
Di tutti tre vn Secolo solo vide nobile Isempio
in ttC femolï Per sonaggi , i quali , appreslò Seneca ,
con différente motiuo giunsero glonosi all'vlthna
Meta délia Virtù Morale : cioc Spicúro , Metrodóro ,
íc H&maco .
Ma Hétmaco entrd nella via délie Virtù > fpin-
toui a forza da Metrodóro I Metrodóro fácilmcnte
vi enttò , seguendo le pedate di Epicúro : Ma Epi-
euro , scnza pxccctfi ne piccettori> ínsegnò la stra
da à fc fccno con AtúVirtuosi cUFancmUino.
Tutti ttè da fecondi sementi produsteto alte Pal.
me di Habiti Hetoict. II Primo con Ani forzati •
il Secondo con Atti imparati : ilTerio con Atti suoi
propri : non douendoue gratie senon à se steflò c
alla Natur.l .
Ammirabile il Terzo i' lodeuole il Secondo ; ma
non biasimeuolc il Ptirao : eslendo aslái meglioildi-
uenit Virtuoso perfbrza, che Vitioso pet elettione .
Mentte adunque il Vulgo ignorante ; & etiaindio
non Vulgari Personaggi , che ci danno Epicúro ptt
raro Esempio délia Vita voluttuofà, & Sensuale .
Non fan coloro quai Voluttà foffe quella , Jone
Epicúro lipolé la Félicita Humana . Era benlontana
da quelLa sua Voluttà, la Vita Voluttuofà .
Toltone quell'crrore , commune à tutti gK Stojci
di quel tempo , che col Corpo si estingua l'Anima,
da lot giudicata Coipotea ; er,li è cetto , che niun
Romito ville vita piú austeta , ne più soffétei'te di
picuro
* Voluttà chiamaua cgli , quella íimperturkibile fc-
tenicà délia Mente , & impaffihile tranquillità dcHe
Paíîïoni-: acquistata , non cori leotiose piume , e splen
dide menle : mà con l'incdlite ilitorpo ad ogni
dojli.t , & l'animo ad ogni mgiuria délia Fortuna ,
fîache la Sensiulità pcrdeslèilscnso, Sc ancota den-
tro ilToto di Falátidc, l'Huomofoflc Beato .
Tal Félicita non tlegjciebbeto pet se steflì gli suoì
Çalunniatori.

c vìpito lo sy^iuro:
Dell' Habita Martlt.
Q(gpa<$> GNI Seme benche piccolo , ne* felicî'Ca*-
« r\-9t j» produce la Piama délia stfssa Naturt :
9 ^;3» ScogniAttoHumanoi, benche fugace , la-
-Ct**-*!- scia neU'Anima vna permanente Qjtaljtà
ddla sua Specje .
S« gU Attí Intellettuali ; '"Híbito s»i Jt**-
g. f lettualct
|4 DEIXA FILOSOHA MORALE
letcuile , corne le Scienze : se sono Morali ■ 1*H tbito
s.irà Moule ; 8cfaràl'Huomo degno dilode, ò di
biasimo i di Honore , ò dí Vergogna.
Altro adunque non è i'Habitt Mirait, chevna
Qualità imprefla nell'Anima : la quai díspone i'Huo-
mo ad opérât cose honeste .
Queíta Quilità quando è impcrfettamenre impres
sa con^ochi itti.ò leggieti, si chiama simpliçe Dispa-
pojìliene ,8c non H .bit 3
Ogtu gtan pianta ncl suo principio è vn fragil Vir-
gulto , che pet poco fi secca , ò suelle : mà nutrito
dalTempo, al Tempo résiste: & di parepletto diue-
nuto Gigante ; tide la Bruma , 4c il Sitio Cane .- lotta
con l'Aquilone , 4r con 1- Austro : occupa il Ciel co"
lami.e laTcrra conle tadici .
Cobi la Dispositione al principio è fraie, & poco
íàlda : ma nutricata ion att! fîcquenti , & con l'vso ,
diuiene Habitocosì robulto , che ne fbrzaesterna ,
ne corpota! debilezza, ne la falce del Tempo , ne
quclli délia Morte ilrecidc, perche col Tempo l'Ha-
biio diuienNitura.
Egli è dunque vero ciò che auuisa il noftro Filo-
sofo : che ne vna Rondine fà Prinutieta > ne vn'Atto
solofàl'Habito.
Niuno nakuralmente diuien Vitioso ne Virtuoiò
in vn ttatto î Gtan iniracolo fù , che Arescusa , in
vn giorno diFcmina diuenille Maschio : ma egli è
mnegior miraeclo, che vn Vitioso habicuato con
vn 'Atto solo si cangi in Vittuoso ,
Mà put vedraíTì questo Miracolo, quando quell*-
Atto fia tatitovehemente, che imprima qualità equi-
ual'fate à molti Atti : sicome à muouete vn peso ,
fcà maggior. tbrz.a vn' impeto gagliatdo, che cento
linicssi, ; m
Ancotafra* Gentil! , esscndo OioValerio di dif-
sokjti anzidifperati costumi ; Publio Licinio pcifat-
iotiuono, ilft Pontcftce diGioue Olimpiro..
<. hi vdi gianui riuedio più Itiinoia nul! Coftu-
rai ? CoHnaettergli la Sacra Dignità , perch'ejlî è
S.ierile^o : e datfli il prcmio per castigatlo ? Put tan-
W s'irnpteilç aeiij mente scclcr. u rapprensidn di
S«el
. L1BRO SECONDO. W
que! Sacro Honore t te così generoio fii il íuo Propo-
niniento, dinon marchiac con Attion vergognofail
candore délia Sacra Bcnda ; ch'cgli non hebbe vgua-
le, ne in Vitij prima del Pontificaio i ne in vi.su da-
poi, çhe fù Pontefice .
Non si può dunque disfar l'Habito amico , se
dacolui, che lo rece : contrapontndo Atti adAtij,
Habito ad Habito ; & quasi Natura à Natura .

r C.APITOLO SQ/IXTO, .
Troprietà telC Htiit» Mirait '.
♦ E !■ primo Libro * hauenje noi tocca Ja
«j vj * Principal Ptoprietà délia Virtù Morale ;
2, IN S cioè l'eflèr degna di Honore , 6c di Lo.ie :
•frWH'-fr ci riscrbaramo di diícorrere di alrreTre
Proprietà, che le conuciigono inqunico Habito, cflen-
do communi à tutti gh Habiti, ciiamdio délie Atti
Liberali, e Mec.iniche . . ■ •; .
Qucste sono il diípor l'Huomo ad operare fuit-
mente diletteuolmente , & vntfarmemente .
OGni Habito Virtuoso al principio è difficile ;
perche , sicome vdisti ; la Virtù è nell'arduo ,
il vitio è nelptocliue ; repu^nando jquella il Senfò ,
Jcnon à questo . .... y i,
L'Habito adunque , íuperando à poco à poco !e
scabiositi" i produce con juìlitì qucgli Atti , che
pcr.iuanti eian dirficili »■
íiual'Arte più difficile di quelta dal Funamboio !
ilqual, pastèggia in Aria sopra vna lunghezxa scnza lar-
ghezza , co'l precipitio dall'vno e liall'altro lato , e la
Morte dauanti Jgli occhi î
Et nonpertanto » col lungo Habito peruiene à tal
íicurfzza , che la fantasia non apprende i l'occhio non
Vacilla ; il cuor non palpita i hor prende;hot si libia,
hor s'innarca 1 & hora&icca íàlti, che.anèor nel.pia6'o
lùdlo íàrian mortalí ; fiche ogn'vn tente la. cadura,
senon à chi tocca .j i. '■ i - >
'Hor* à qticcto Icgno peniiene vn longo, & costn
j< RELIA FTIOSOÏIA MORAlE
mato Habito nelle colê Morali ; raslìcurando l'Ani-
no à camlnare ptr ladiritra via délia Virtù , sent»
prccipitare ne all'vno , ne all'altro esttemo .
Moite coi'e son dirEcili nelle Vittù ; non perche
(Un cali : ma perche per t.ili fi apprendono . Ai Ca-
iialli , che adombrano , camínando peu luoghi non
vsiti , vn ûslò pare vn Monte : vn troneo sembra yn
Serpente ; & laftlsaopinione generando vn veto ípa-
uento , précipita il Cauallo e il Caualiere .
Tai sono molti quando entltno nclla via del'a
Virtù : illusi da pánici timoti si laseiano ibigottirc,
Bcabbattere da vani oggetci . Ma licorne il riniedio
a" Giiulli ombrosi , non cspigucrli oltre à fòrza co*
pungiglioni a* fianchi ; ma fermargli , & tir loro odo-
rare, & conofeere ciò chc temeuano . quelro apunto
f.ì l'Habito a* Pusillanimi : fa' che si diiiiigannirio per
se Itcssi, & si ridano dellor timoré .
NE solamente rende facili gli Atti dimVili , bu
piaccuoli gli dispiaccuoli .
Niun' arbore hà più amare radici , che l 'Arbore
lotos : ma niuna partorisec seutti più dolci . Ella hà
il fiele nelle radici , e iliicttarf nelle cime : la cui dol-
cezza fù la Rémora délie Naui divliiie, trattenendo
nellaspiaggia Tirrena i Nauijanti .
N'ente è pin amaro al Sensitiuo Appetíto, chequeí
primi Atti , i quali partoriseono l'Habíto délia Fortez-
za, ò drlla Temperanza : ma gli Atti ripartoiiti daìT-
Habito l'ono soaui .
Giugne à tal segno l'Habitual Fortczza di Mutio
Sçcuola , ch'egbjpatiscepiùànon poter' cseguire con
la sua destri vn'Atto forte contro al Nemico délia
íattia ! che icuocerS la désira dentro le rumine : &
più iniiorridisce il Nemico , à mirai c il tormentodi
Seeuola, ibe Sc- uola à sofP rirlo .
Niuna opération naturale è dispiaceuole : Natn-
Kl le condí tutte con difrèrenti piaccri., V Habito
continuato è vn'alera Natura , dicc il neliro Filuso-
to : eslèr dunque non può, senon pjaceuele .
Allora l'Habito Vitioso è giunto allô estremo >
quando si gode nel mal'oprare : 8e allora l'Habito
Virtuoso è giunto alla ptrfsiuQue . qHgnUp si-sente
tWcucrKU'oïiaibçne» Finete.
tìnche U fruito è acerbo > non è matuto - ne matu»
ro è i'Habîto finche ritiene qualche acctbczza . Satì
Dispositionc , 6c non Habito : & pecciò sac ile à la-
djearsi .
Epicúro mrntre moriua di aeetbirEmi doloti dcl-
le viscère infracidite ; sema diroofrtarlo in yen»*
Atto : agii Amici che l'addirnandatono com'egli sta-
ua : risposc » <t pt'jsa ftlictmente cjutfî' •vltimo £>#riig
délia miaVin , & mandò l'vltiino fUto prima , cjic
vn gemito .
Qucsto elrremo goclimento nejli estremi dolorï,
ficce proua , chc l'Habito era Vetetario, e non Tiróne ..
DIssi sinalmenn , che l'Habito Virtuoso cagiona
la -Vnifirmiià negli Atti ch'egli produce .
T.ili sono le Operationi , qual'è il Principio cfcl
cuí si muouono : se il Principio è vn'Habito Virtuo
se , curte le Operationi da quello nascenti sar.ir.no
Virtuose, êc perciò Vniformi .
Gli eftetti si raslòmigliano aile lot Cagioni : dun-
que gl> Iflfétti divn'isteslà Carionc, fci loto neert-
sariamente si raslòmigliano . -«
tni opéra per Habito , opéra sempre à vn modo t
perebe il Prir.cipio è intrinseco , & permanente ; non
potendo eslet' Habito , se non è permanente > & in
trinseco . f"
La Luiu sempre si muta : il Sole è sempte l'ísteflo r
perche queRa riceue la luce difnori , qucsto hà il
Principio de] suo fulgóre interno, & eterno . .
Se si opéra á caso ; "caso sarà che l'Opéra fia huona t
penche il Caso è vn1Principio variabile, &c esterno .
11 Caío insegnò ad vn Pinoie à dipingere con Lt
Spugna la Spuma del freno » volendola cincellare :
ma se acceriò. vna Tolta , non haurebbe arcertato
la seconda .
Cni opéra per Piffione , indi.à poco opérera" il: '
contrario : perche seben la Paflìone è vn Principio
intiinseco i ella èperò moroentanea ; murandosi còn ■
gli Oggrtti, corne il Mare co' Venti .
Chi opéra per lraitaúone , non farà PopreTnîfòl—
a>i; petche utibtwto k Copie, quai sono gUOxfc
• i« DELIA KlOSePIA MORALE^
Chi opérs perNatura, opéra serapre â vn modo
isteflò : & chi opéra perhahito, opéra perNarura:
perche l'Habito continuato si cangia in Natura , corne
sièdetto.
Le Sta'ue délia Blastica fon tutte vniformi , per-
chetune siformanoda vn'ístestò Modello , e tutri g!i
Atti vsehi da vn'Habito Viituoso son Virtuosi : perche
l'Hibito Virtuoso è vn Moilcllo , che bà per Forna
la Retta Ragione, inaherabile, &eterna. - . \,\,
L'isteslò auuiene dfgli Habiti Vitiosi , à contrario
sentb. Chi opéra con l'Habito délia prodifalità fa-
. risempre Atti prodigali. Chi can l'Habito dell'Aua-
ritia eli Atti foran seinpre áu.iri . Chi con PHabko
délia Liberalirà : sempre gli Atti saranno liberali : per
che qual'è l'Habito, ul'èl'Atto. . v
Mi se alcuno vgualmente fbflè priuo dcgli Habiti
délia Liberalità , e délia prodigalirà , & dell'Auariria :
corne i fànciuHi , c i fàtui : costui <]«aittuncjue doni ,
ò non doni , non è Libérale , ne Pcodigo , ne Auaro ■
perche gli Atti non nascono dall'Mabito délia Libe-
ralità , ne de* vhij eltremi , de* qu.-Ji non è capace :
ma da impeti fortúiti e brutali ; & perciò sejnpre
diísimjli ,
j
*» «f* . .• . iîrt»,
• • '. ' ' r ? 7. * ■ ■
C^iPITOLO SESTOt *
Vt&lt sAtù Spontané! j & non Spontanei . -'■
*ON Buô cipire , che tosi Si l'Atto Mtort-
fu'î le, chi non caoifee quai fia la difFcrenza
JN « frà l'Atrinne Deliberata, & l'Indeliber'a-
•WW'Ô1 ta : fíà la Spontonea , la non Spoutanea ,
8( la Mista.
Spontmin è quell" Attione ; che FHuômo hâ nrl
fbo ajrbîtrió ; & liberanièntc la (i conoscendo le
Circost-nze M cîò che f3 .
Enea , in.singolar duello vincitere , vecide Turoo
oench- supplice , perche Turno senza piétà gli ha-
ueua Vc-.-isoirsuopaHante. Quefh fti Attione Spôo-
» 4í deliberata ; anzj di lungo ttrr.po pretnedira-
u;
LIBRO SICONDQ. j»
ta : consider.uido secs , che pictà non naerta chi pic*
laiionhà.
ATlione non ifantdnta è quella , çhe si fà pcr Igno-
ranza, ò^per forza .
Pet Fa%f, quando l'Attione non e in potere di
chi la fà , ma di colui, che U fà face , Così VliíTe non
fegue gli suoi Compagni dopo la fede data ; perche
dalCiclope vien ritenuco dentro la Gratta «
Per Ignont^f , qumdo l'Attione è in libero po-
tere di chi la fj : ma non conoscendo qualche circo-
stanza, di çiò che fî , Così il profugo Orcste caccian-
do saettavn Ceruo: nonsipendo die il Cetuoè saaa-
to à Diana ; diuenutoReo, benche innocente .
ATtione MìfU di Spontaneo, & non Spontaneo ,
è quando chi la fà , non votria fàtla i ma put
Xj vuol fire , per isfuggir qualche gran maie , ò pre-
cacciar qualche gran bene . Così Ajaménnone íi-
ctiïci la Figliuola, pet timot di non eíìct' egli da
"Grcxi ficrisicato .
HOra , nelI'Attione Sponranea , l'Huomo férue
piacere: nella Forzata, fente difpiacfte : nella
Ignorante , ne piacere > ne diípíacere : nella Mista ,
piacere insieine , &ç dífpiacere ,
NeU'Attione Spontanea, la bontà ò lamalítiasi
misurmo dalla bontà òmalitiadtll'Oggetto^del fi
ne ò de' Mezzi, corne dicemmo . ', v
NelI'Attione Ignorante, se la ctrcostanza ignora-
ta.deu*eiìcr nota à ciascui.o col lame Nstural*, du
c la Sinderesi, VIguotanza è malitiosa . Talfù quella
di Stawimáro , che hauenda tubato il Ti.soro délia
Repùblica di San Marco ; si sçusodjceniTO ; U cridiua
che It cefi pMUbc fositrt dìthiìe fiff'14 ^ . ,
I/Attion forzata , se pet se steslà ,è çattiua , Scia.
Volunti.vi acepusente ; l'Qpera è Vitiosa . Ma Ce la
Voluntà résiste quantopuò: n«n solo l'Opera nooè
Vitio'i i 1113 eMa èXpdeuole , & Virtuolà ; corne au-
uenne alla G.dfci Romana . L'adulterio fù nelTiraft-
no . Sc non iftW - , perche non in lei , ma nel Tiran-
no fù voluntario .
Nell'Attïon Muta; seilTimor' òil Dolore ylnce
lit çostajoa d» ypHuorno Forte > J*í>peia, benchç
40 bkxa mosoriA MORALE
cattiuìj è compatibile : perche quanto si mînuísce lo
Spoutaneo , tanto si minuisce la cplpa . Ec questi so
no gli più propri soggetti délie Tragédie ! quando
vu porsonaggio , ne totalmente Reo , ne totalmente
jrnocente, merta castigo e compassione .
Mà se l'Opera è totalmente perucrsa, tome il Par-
tîcîdio , il Tradimento délia Patria , e l'idolarria :
ella fa l'Huomo totalmente pcrir iso : & l'horrore
linorza la compassione: essendo bene indegno di vi-
«Kre, chi con tal'Atto comprò la Vita .
Miche direm noi délie Opre sitte perímpeto di
Passione ? Ejli è Regola genefalc , che se la Passione
preuien la Ragione > l'Opera non è Vitiosa ne Virtuo-
ía ; mi indifférente ; perche non è vuluncatia , mà
naturale . Ma s'ella e preuenuta ò accompagnât*
dalla Voluntà , sari Vitiosa ò Virtuose conforme ail'»
Og<etto buono , ò cittiuo .
Giâ vdisti, chel'Appetho sensitiuo dell'Huomo,
« in parte Ragioncuole , & in parte irragioneuole .
Igli è irrasioneuole , & Animalesco per se medcsimo ;
perche intrinsecamente non è libero , ma determi-
nato ilill'Oggetto , corne l'Appetito degli Animali .
Siche preser.tandosi vn'Oggetto grandemente piage-
«ole di Cupidigia ò di Vendetta , l'Appetito neces-
Ciriamentc si muòue corne il famelico siumento all*-
hcrb.i, ò il sasso al centro .
Ma dMtra parte , egli si chianti Ragioneuole , in-
çaanto la Veluntà , col lungo habito , ò con impe-
tioso ateo , lo modéra , & lo cotregge col sténo del-
h Ragione .
Dunque gl'impeti prirai * 8c subici délia Passione,
jnentre , ne l'Intcllettq ne la Voluntà vi concorre. :
BOn eflèndo vohintar! ne hberi ; mà naturali , St ne-
ceffari-, come quel délie fiere ; non son virtuosi ne
Kitiosi; ma indiftèrenti . '• '
L'irieslò.ì degli Ebri , e deTuriosi , le cui brutalj
.Attioni , mentre il senno i irigombrato dal vino ò
4aî furore- ; non- eslendo libère ; non fon piopráf-
B&eme v hiose , ne v írtuose . ' ' ;n
BgB èveroche moite Artiord , benche non siano
plantai* itfreifi.,,0 , sono IWtMÌ, vfcHn^oe «jk
etpoB^^ptrciÔTiwsíí; ^
In due rn.ir.icte la Çagiose fi può chtsmat vo-
lu maria . L'vnaptof&ma . quando colui Uqual cono-
íce , che il vino íuilmente l'inebria , & l'ebrietà fi»,
ramente lo fa futiare ■ coctuttociò. scientememç
si espone al peticolo , estcndo obligato à fuggitlo .
Pítche chi vuolla Cayoue, vuol conseguentemen-
te i'Etfètto. Onde Pittaco, ûuin Legiilatore , de-
cretò agli Ebri furiosi .doppio castigo > i'vn perl'Ef*
ífetto , l'altro per la Cagione .
Lîaltra maniera, alquanto più^encrale, Í£ rerootj,'
c, i! non hauer con Habiti Virtuosi domate ingnilh
le impetuose Passion! , che i'Habito stelìo a' subiti
bolloti dell' Ira à délia Cupidigia fi contraponga ..
Ami , coloroche agli empiti ptimi délia Paílione
ioccombono, e perdono il senno ,<nV>fcaàb cíii.iro
ch'egli banno da' facinDrolì e bestial! auuezzamenti
l'Anîmo totahneme corrotto .
Odine vn grande Esempio in vn gran Monarca .
cíoè nel Grande Aleslandto, quando in vnlieto con-
uito piaccuolmente motteggjato dal più Ihuioecaie
Commensde, con l'Hasta il trafife , St vccise .
Potea feus te Alessandro il subito ardor dcjl'Ira
«he toglie alTAtto lo'pontaceoi & phVl'ardor del
Vino, che toglie il senno : & l'iuuer 1l'Hasta viciiu,
pronta ministta del suo fuioio.. Sicbe, il colpó fil
prima cseguuo > che delibeiato ; St il Vinútoi d«l
Mondo i daUa Paffione fù vinto ..
Ma quelle isteste ragioni, che pottano scusaie il
fouo , più l'accusauano . . "
Conosceua egl b:nissinx> per moite amecedemî
Ipet-ienze il suo temperaroento iracondo . Conosceua,
che in lui la vinolcma suegliauala violenza : &peiciò
non doueuainebtiatlì, nctenerl'atmi vicme . .. j
L'Eb brezza non fà glí Atti vitiosi,mj desta gli Habiji
vitiolì, che stanno neli'Anima conic ííete legatc,ÍC
Bacco diâòJuc la Catena . Siche l'Atto per se indiiïr-
rcnte,fù crudele nella sua cagiune . Okicc!ie,s'egli ha-
uea senso à conoscere l'acutezza del Mottoipotc hautt
senno à conoscete ìa nialuagità nella sua opta .
Anzi douea geaue al fcdelc Amico , e sauio Mae
stro ( pciochc «icota Clito fù ìuo í jlosofo, ) che mto

41 ' DELLA HLOSOFIA MORALE
ire la publica dulatione fomcntatia il suo rriorbo :
egli íblo , con vn dettoarguto procuré dj s.ma r'.o :
acciòche per memirû Figliuol di Gioue , nonj fàces-
se adultéra la Madre , ridicolo il Padre, se steflò
"Spurio , é sucrgogiiato .
Difátto Aleslàndro ilefio ben tosto rauuilato , fù
accusatore , & G u lice del suo delicto i & ancora ef
fet ne voleua il Carncfice , ie non fbslè stato ratte-
nuto. Mi.Urò nella feiira dell'Amico lasua feinà i
le quanio sangue baueasparso dal petto aiirui , tao-
10 pianto verso per gli occiii suoi ,
«M «** €*í
V^T/T OLO SETTIMO,
Imptditntnti dtll* Vinit. .,
■fr fc&î'fr ! A" vdísti , che la Virtù non è naturalí,
S6 /-« SB "là nea*che contraria allaNatura, laquai
* W '£ generalmente , ne dona le Virtù , ne k
•$c*î-t> rifîuta.
Ma sicome habbiam detto , chealcuni nascono eon
le Poteuze Naturali megliodispolte , cbe aitri , aìia
Virtù: così possiam dire.riie alcuni hánl'lntcllecto più
indocil r,& l'Appetlto piii ritroso agli AttiVirtuosi : fc
non si vince la stcrilezza del Suolo con la cohura .
Temistocle , virtuusiílimo Principe , potè insegna-
le il suo Figliuol -Drifànto àdomarseroci Destrieri :
m à non potè insegnargli à domar se ìnedeGmo . Po
tè renderlo nella Dotttina superiore a' Dotti ; uii
non potè farlo con la Virtù diflîmile da' vitiosi .
ta Natura, cheadaltriè Madre, à coltuisù Ml-
trïgna : malcficamcnte benefica : disponendolo à jú-
«etiere tutti li Beui, fuorchc ilveroBene . Gipaane
Mcgne di pieti, nunpn^li perdono.v perche da Ní-
-Wtàpotè intlinarc'ilsao Appetito , ma çon iorzaila
' 4ua Voglia : líqnal poteua con la contumace t.iuca ■
>fo;zar la contumace Natura . >" - ' m
Talche, con doppia & giulla querela , poteua egli
incolpar lei , & ellcre da lei iocolpato tquella .con-
dcrmau, 3c cilapunito . ' •» . :Z n .. • 11 • )" < ,il
Nasce
LIBRO SECONDO. aï
N A/ce dunque il primo inceppo dall'Intellerto ,
guida délia Ragione . Perche seben l'Oggeno
dell'intelterro Generale sia ii Vero : nondimeno in
alcuni piiì che in altri, l'/ntellerto particolare , ò
dalla saisi Imaginations , ò dalla propria debilcua
abbagliato, prende -l'App .rente per Vero: St lafis
guare Voluntà prende perBene ilprophomale .
Quando compaiono in Ciclo due Soli , gli Huonu-
ni Idlori stimano vero Sole il Riflcslo , te Rifleslb il
Vero : così gli sciocchi , & mal fotmati Intelietti ,
trà te Circonstanze proprie, te te improprie , follc-
mente prendono enore .
MA pur soueme auuienc , che qnanturxnie Pin.
telletto sia ben regolato , 1a Voluntà , pcruka-
cetroppo , ò troppopigra, tifìuta gli moi Constgli ,
rapita dalla Passione .
Ottimo è chi sà : Buono , chi non sapendo , dcsi«
dt ts di sapere ■* Pcflïmo chi non sà , ne vuol íàpere .
Et Grailmente , Ottimo è chi sejuc la Vinù : Buono,
chi desidera di seguirla : Píflimo, chi non la lègue,
ne hì volunrà di seguirla .
La Virtù è in se cantobella , che , se si vedesse con
gli occhi , rapiria tutti i cuoti . Mà perch'ella , go-
dendo délie «ose djfKcili, alberga inluoghi alpeîbi
& JÍiabrosi insul principió , & è lontana da' stnfi i b
Voluntà pusillanime , relia più atterrira dall' asprei-
za deleamino, che allettata dalla bellczza dcl Ter
mine ; come si è detto. ,
Quindi è , che aborrendo la via , aborrisce chi
gliele insegna : Se come Aspido sordo , si chiude le
orecchie per non ascoltare il salmeuolc incanto de'
buon Consigli . .,,
D'altra parte, la ciurmadrice Vo'.uctà, sedendo nclla
fiorita suida sia te clelitie de' Senti, lusinga la scioperau
Voluntà : laquale bruche nata Reina, se non comman
da, vbídísce : & con roiserabil vicenda , con la cacena
délia sua Schiaua , è tratta nel precipjtio . . 1
Giuiò la Crecia di non dar pace a'Troiani , sei
che dentto à Troia habiraua colei , che cou dannod
bellcua , rapito haueua il suo Rapkore . Non jspeti-
no mai pace con la Vin ù gli Anjáú Mumani , firtche
da
44 DEttA r LOSOFIA MORALE LIB.. Ifc
da se non discacciano la vezzosa ma vúiolà HeleM
TÍelIaVoluttà .
Questa è la prcftigiosa Circc , beneficâ inuitatric« ,
te venefica tcadttrice dcgli Hospíti suoi : iqiiali con
xn dolce néttare beuendo vn trasfbrmatiuo veneno ,
dou'eranô entr.iti Huomini, divftniuauo Animali « '
Lia nwl'gnità délia Natura si aggiugne moite vol-
A1 i te la prauità dell'Educ.nione .
Timóteo Maestro délia Ceira, volea doppio sti-
fendio da que^Discepoli , che haueano"già iraparato
'soteo vn m .1 Catcrista : perche egli è più facile f.ir
imparare il bene, che non si sà, che for'obliare Jl
maie, che ^ià si sa .
Sterili sono i Precetti, che trouano l'Animo pet
la cíttíua Educatione già imbosciiito da' mali Costa-
mi i perch'egli èdoppia fatica. schiantar le ma luagie
rádici, e sp irgetui le seconde sèment i.
Ma tanto più cresce b difficoltà , quanto è prO
i radicato il mal costume . U Vitio pargoletto è nclla
pieoa potestà di cb> k>{enera : mi quândo è adul-
to :,egli diuiene padron delPadte: te inuecchiamlo
con l'Muomo , tanto più acquitta di forze , quanto
pin l'Haomo ne perde . !>
' 1h ímlnieme , ta peggior perte délia Vittù è il Com-
-F' meicio co' Vitiosiv ' 11
Dal contatto nasce il Contagio : e tanto inclina b
Natura alpwplore , che dal sano non si risana il gua-
#o ; ma dal guasto si guasta il ftno : Se più facihnente
vnVitioso faii Vitiosi cento Buoni i che cento Bue-
vi facciano Buono vn Vitioíb .
1 Bel voto Si quel d'ifòerate , cht i vitiosi hauts
sero in front» vn segnale ; come a Euoi , clie dan di
'«ótho, si líga il fieno al corno.acciò sian fuggití.
Mà la Natura no! voile' farc , ner due cagioni' •
Vvna Perche ■ Vitiosi, pur troppo da se si fan conofte-
' Te con k opère , & con la voce . L'altta, acçiochc alli
Virtaosi , veggendosi pochi » non venga voglia di met-
terfi nel gran Numero . Sauiameme negli doe Car
taloghi drile cose Finite , k dclle lnfinite.scrirlè i Vi-
uesi nel Numero del »íù , 6c li virtuesi nel Numero
«Wratno. ..
DE IL A
DELL*
FILOSOFIA MORALE
LIBRO TERZO.
€4W "£44 tí1}
DELLE VIRTV PARTICOLARI,
DE' IORO MEZZI , ET VITII ESTREMI.

CAPITOLO PRIMO,
DELLE QVATTRO VIRTV
PRINCIPALI:
Et in qttal Parte dell' Anima rijitiane .
iAa *3fe*
I IA' vctísti ester quattro le Facoltà dell*
Anima capao di Virtù : cioè, IVra-
fiiíilt , & h Cmcupiscibile nella Par-
teScnsiuiu: Vlnttllttto, &la Valuntì
nclla Parte Rationale.
In ci.ilcuna di queste facoltà risicde
vnaVittù Regolatrice , & Macstra de"
buoni Coflumi; corne i'opta il domeuole Puledro siede
il Coizon , che lo Joma .
Vna vinù modéra V/rafi!bilt ; spingendol» ò ri-
Kahendola > secorxlo la Ragione , circa le cose Ar
due i & è la FORTEZZA .
Vn'alrra modéra la Cupiáifiií circa ìe cose Dilec-
teuoli i consonne al detuto dclla Ragione : & quest*
è la TEMPERANZA .
Vn'altra modéra la Vtluntì , íhclinandola aile co
se Giuste , che riguarcttno il bene altrui : 8c quesU
i la GIVST1TIA .
Vn'altra sinahnente illumina Vlnttllttte circa le
COsc AgibiJj i lion» U raisUra aile J-egii; c à tucte le
Virt"
Ai DFLLA FILOSOFIA MORALE
Virtù dona la Lcgge-: &è la PRVDENZA .
QVesti adunqiu: sono i Quattro Cardini délia Moral
Filosofia rperche libranotutta la Sfera délia Vi-
ta Humana : ilche si conoíce con cuidenza dal lot
Contrario, in questa guisa ... „ •
Alcuni oprano maie , perche non conoscono il
Ragioncuole. Altr^il conoscono, ma per volunta-
tia malitia nol vogliono seguire . Altri finalmente
vorrebbero seguirlo : mi la Passion del Timoré , ò
la Passion délia Cupidigia , frastoraano la Voluntá ,
&TIntelletto dal lor douere .
Dunque per moralmente operare ; egli è nccel-
sariala Trudcti^a, che illumini l'intelletto": laGi'*-
fìitW, che regoli la Voluntì: la FirttTJa , che.rí-
icaldi il freddo Timoré: &la Ttrìiferan^a , che rat-
temperi il «ldo Desío .
Di qui tii puoi giudicarc qual'ordine di Preminen-
xadebbano serbar fiàloroqueste qu.ittro Virtù ; po-
nendo mente aBa prerogatiua délie quattro naturali
Facoltà, onde ricònoscono i lor Natali .
Peroçhe senza dubio, la Irasiibiie , che inipren-
de cose DirEcili, è molto più Nobile délia Ccncu-
piscibile, che traccia le eoseDiletteuoli . Et la Vo-
iuntì , che siede nella Parte Rationale , vince di
Nobiltà la Concupiscibile , & l'Irascibile , che giac-
ciono nel Scnsitiuo Appetito . Mà Vlntctlttio , che
siede nel più, alto Soho délia Ra&ione > molto è più
Nobile délia Voluntâ : eflendo il Lume , & quasi
Nume , del Cielo Humano . '-
Siche tù puoi conchiudere , che queste Quattro
Virtù , milùraudo la loro Nobiltà dalla Origine ; nel
Concilio délie Virtù siedono con qutlV ordiiie ,
"Prudents , Oiustiiìa, Ferte^a , Ttmperan^a ,
Che cola dunque satebbe vn'Anima sema virtù?
ciò che sarebbe vn Corpo senz' Anima ; vn Mondo
senza Habitanti , vu Cielo senza Stelle ; vn'Empireo
senza Beati .
MA qui veggio nascete nel tuo auueduto lnge-
gno vna graue Dubitaiìone , ciie diipartì le
opinioni di gran Filosofi .
Peróche, se slón può veruiY Atto esser Virtuoso,
che
-L î B R O T E R. Z O. Jfr
clie non sia libcro , & volunt rio : com'è poslibilc
che la Fortezza , Sc la Temperanza risiciUno ndf-
A^perito Sensitiuo , il quai (perselolo)' nonèPo-
tcnza libéra , mi naturalc ; quai' é quclla degii Ani
mal! ?
Ma se pur l'Appetito si può dir Libcro , inquanto
soggiace ail* Impero délia Voluntà : dunque nella
Voluntà , & non nell' Appetfco Sensitiuo , habiteri
la Temperanza , & la Fortezza : ouero , ne l'vna , ne
l'altia sarà veta Vittù .
Che se questi due Habiti Virtuosi vestissero l'Ap-
petico caduco , e non la Voluntà immortale : dun
que dappi che Morte haurà detratta ail* Huomo U
Spojlia Corporea , &Sensitiui: 1"Anima tiinarrcbbe
ignuda dî due vaghi , 8c pretiosi ornamenti : port in-
do seco la Prudenza , ic la Giustitia : ma non U
Temperanza , ne la Fortezza .
Dall'altra parte , egli è pur chiaro , che in quella
Potenza è necesliria la Vittù ; laquale inclina al Vi-
tio opposite : dunque nel Scnsitiuo Appetito è necef-
saria ù Fortezza , e la Temperanza : perche il Senso
è quello che inclina alla Iutcnpperanza, & jI Timoré .
L'Elefantc diAntioco, fù coltumatoà combatte»
te intrepidaincntc : il Leone diDomitiaRO, fa co-
stumato ad astenersi dalla Preda cUe gli íliierzjua •
nelle fâuci . Quella potea chiamatsi Fortezza ; 6c
questa TernyeraBxasensitiua, & animalcsca . L'vna,
& lViltra fù partorita dal lungo vso , con l'imprcífion .
de' Fantaftmi nella Itnadnatiua rti quelle Fiere .
Le Operationi- deU' Anima Sensuiua nell' Huomo
e negli Animali , précisa l'Opera délia Rigionc (co
rne già vdisti ) fono communi : cgli è dunque necsf.
latio , che ancora nel Senso Humauo , s'imprima col
Itingo vso qu.ilche. scnsibile qualità per costumarlo à
seguire il Difficile, & aiteneriì dal DiletreuoJe .
Q Veste Hagioni per l'vna e per ì'altra parte così
g.igliarde i striusero alcuni dottissimi Maestri ;
non solo d«ile Filoíòfali , ma délie Tcolog .li Aca
démie , à conchiudere ; Che sun nccesiári ncU'Huo-
irto due Habiti circa la Temperanzi : ( & il simile
dc lla Fortezza } l'vno neila Voluntà l'altro nel senso .
Pero
|8 DELLA FILOSOFTA MORAtE
Perochc, se l'Appetito Sensitiuo , corne SucMit©
contumace, souente rutella alla Voluntà : fie souen-
tc la Voluntà scioperata , fi lasda vincere t trascin*-
rc dalFAppetito Sensitiuo: dunque son ncccslàri due
Habiti ; l'vno nella Voluntà per ben commandait j
l'altro nell' Appetito per bene vbidire .
Ne stimano superchio qnefto indoppiamento .
Peroche , sicome neIle Operationi Appreufiue i oitte
aile Specie materiali delta Fantasia , si ammcrtono le
Specie spiritiuli dell'Intelletto : cosi nelle Opera
tioni Appetitiue , non disconuiene, che okre all'-
H.ibito del Seoso , fi ammetta l'Habito délia Volun
tà , circa i medesinri Oggetti délia Cupidigu , ò del
Timoré .
Ben'è vero , che trà l'vno è Paltro Habito ticro-
Oanograndiflèrenza : Quello délia Voluntà ( dicon»
effi ) e lavera, îc propria Yirtù délia Temperanza, &
dclla Fortezza : perche la Voluntà è Potenza liben,
& rationale . Mà l'Habito del Senso , che per se steslb
è Potenzi nccestària , 8c quasi brutale ; dispone vera-
mente ìl Senso alla Virtíi i mà non è degno del No
me dí Virtù .
Et quinci facilmente risoluono il dubio , se la For -
fezza , fie la Temperanza siano Vittù ímmortalì , ò
«aduche . Peroche l'Habito dcli'Appetito Sensitiuo -,
•orne Corporco , muore colCorpo: ma qu:lIo délia
Vc/lumà , corne Spirituale i sopraurueflell'Anima beit-
«J>e seiolta.
QVesto è il parere dí que'Sapienti: ne par die
si allontani dalla Dottiina Peripatctica .
Haueua il noítro Filosofo dichiirato, che nell*-
Huomo , 1 Appetito Sensitiuo è parte Irragioneuole
fie parte R.aj<ioneuole . Irr.igioneuole, inquanto Sen-
lîriuot fie commune conglí Animali : Ragioncuolc ,
iiiquanto soggiace aHa libéra Voluntà .
Collocando egli dunque la Fortezza , Scia Tempcw
ranza nell'Appetito Sensitiuo , inquanto Ragioncuo-
le -, cioè, participante l'influsto délia Voluntà : egU
ò çhiaro, che nonpoflòno quelle due Virtù adecju^-
«mente riscdcrc nella soU Yoluntà , nooeo ncl tòlo
M.à
-II BROTERZO. 4fl
Mi ccmuttociò si chiainano vinù deli'Appctito,
ctnon délia ''oluMtà, considerandosi la Facoltà , che
dilia vinù riceue il Regolamemo , íc la Petfcc-
tione .
Síche dourein dire , chc la Prudenxa è Virtù
Atll'inttlltut ; perche l'intelletto è quelio . che di
Prisicipij Agibili riceue rcgola , e perfettione . ben-
che cíìò regoli tutte i'altre Vinù . Et la Giustitia c
"Virtù dtlU Voluntá : perche h Voluntà è quclla,
che riceue la rertitudíne , &: la persettionc , circa
l'oprar cose Giuste .
( osì dunque la Fortezza è Virtù dtíln Irisiiliilt ;
perche i'Irascibileè quella , che vienmod raca e d í-
posta circa le cose DirKcili . Ec la Teruperanzi è
Vinù dtlla CùncupifiiLUt : pe:che la Cor.cupi:cen-
za da lei siperfetticma, e riceue Regola circa U cusc
DiletccuoU .
Mm t^feï
C xAP 1T 0 LO S EC O <V D O ,
Cemt si distinguant qiicflt Quattrt Virtù 4*lh a/trt
Virtù Moral! . ■
■r>f*î'$1 LTRE à queste Prirc:pali Virtù , fiorisce
fy-v 3g vna bella, & nusnecosa Famigliadi altre
^■J <£ »iri* , che tosto ti couiparranno dau.imi
•$'t*3"í' co* loro Titoli, e Diuiíe.
Mh vn graridilTimo equiuocameiito grandiifimi Fi-
losc.fi h.mnn pteso circa queste Qu.ittro Vinù ; imagi-
narido ch* tune I'altre nalcano di queste Madri , co
rne S^ccie Susr.lterne dal'e, Generiche .
Queíto è confondcrele virtù nel distinguerle : e
disti ugger l'Arte nell'inscgnarla . Qu-lìo è imbro-
gl. r le Définition;, i Piecetti.e il -..giitcro i fa»
ct. do qucíta Sciciiza , ò treppo corta , ò uoppo
lucga .
la ciaicuna Pi.mta neceiîàriamente concerrouo gli
Quattro Elementi : ma niuna Pianta 5 chiama Spe-
cie Ui vao Elemcnto purticojarc , la ciaseun'Ari'
di Liberalità queUc Quattro Vinù sou acccâàrie
C SU
fó DELLA FILOSOFIA MORALE
tua la Liberalità non è vna Specie ili alcum di quelle
quattro Virtù . ,
Conutensi dunque auuertire , che in due maniere si
poslòno distinguere fra loro le Virtù Morali . L'vni
per via de* Trincivi/' dilte Opemtioni : l'.ltra per via
deli Oggetti . Quella distingue generalmente gli At
ti Virtuosi da' Vitiosi : quella distingue vna Virtù
l'articolare da vn'altra Partico'are .
Egli è vero , che quelle 'Juittro virtù considerate
nella pri-iia guisa , sono generili Eleme ci di tjtte
le Virtù : perche in tuets è ncc^lraria la Prudents
Generale nella Rettitudine dell' Intelletto : la Giti-
flitia Generale nella Rettitudine delli Voluntà . Li
Forre^J* Se la Tcnptr&*\A Generale , aecioche le
Palloni non offuschino la Ragione .
Ma la Prudtn\* Pertico/are , che qui si cerca ; non
si estende à tutte le Rettitudini dell'Intelletto ; ne
la Giustitia T'articolare , à ruttc le Rettiru lini della
Voluntà : ne la Fthtfjd rp-ariietlare , à tutti i Ti
mori : ne la Temperanza Particelare , à tutte le ca
se Diletteuoli ; ma cialcuna si contiene dentro le
confini del proprio Oggetto , senza turbare la Giuri-
dittion delle altre
Di qui si conchiude , che quelle, Quattro Virtù,
Prudenza , Giuditta, Fortf^Ja > e Temperanza , co
me si considerano in questa Dottrina , non sono Ma
dri delle /irtù Morali , ma Sorelle . Mi p.'rche gli
Oggetti loro sono più Nobili , Se più intimi all*-'
Huomo , Se più difficili : perciò quelle Quittro me
ritamente si chiamano Virai Principali , mi non Ge
neriche : le altre si chiamano Secondarie , ma non
Subalterne . Tutte Sorelle , ma quelle «aggioti ■. Se
perciò nel Simposio delle virtù Morali, menano li
primi h >non .
Dunque , non da que' Generali Principi) , ma dal
riguardo delle Naturali Potenze a' .propri Oggetti ,
singolarmente ricercò la Panitione di tutte le Vir
tù Morali il nostro Filosofo , che con due soli occhi
vide allài più , che gli occhi irisieme di tutti gli altri
Filosofi, come vdirai .
LIBRO TE11.Z O. : fi

C^APITOLO TE\ZO,
Diuisiçat ii tune le Virtìt Meraii sttendt
gìi prtpri Oggetti.
E LL*A Faceltk Hftie-mle, vn.i Vittù retv
g" •wj ÌJ tjfica l'Intellett» circa il ben Consiilt.ire
3 W * & Deliberare : & questa è la Prude»{*
•Î^'H&§•ÍI• Partieelare . L'altra rettifica la VrHunts
cicca Ic Distributioni & le Commutation! : & questa
è la Giuftitia Ttrtiecfare .
N Elle Pasiitni , l'vna modéra il Timoré circa gK
Oggetti distruggitorí délia vita:& questa è U
Ferlera Ptriicelare . L'altra modéra 1a Cupidigia
circa gìi Oggetti conscruateti délia V ita : & quclU
c la Temperunfj Partiçoiare .
Ne'Heti &'■»«' Mali esterai i vna modéra l'Af-
fctto circa li B< n> vtili Mediocri : & è la Liberaliti ,
Vn'altta lo modcra circa li Beni vtili Grandi : te è la
tMjgnifi-erQ . .
Vna modéra l'Astnto circa li Beni Honoreuoli
Mediocri : 6c è la M'defiia . Vn'altra lo modéra cir
ca í Beni Honoreuoli Grandi ì 8c è la Mugittnmitrà .
Vn'altra modéra la Paflione circa i Mali esterai , che
prouoeano l'Ira : &C quelta èla Meisuetuiine ,
NEU.í Ciutl enucrsmiene ; vna- Virtù conforma
IcPaíole al ptoprio Pensiero :& è la Vermitì .
Vn'altra conforma le Parole al diletto altini iiílle
cose Giocose: & è la Facetudine . Vn'altra confor
ma le Parole & i fatti al pneete alirui ntlle cose
série : & c la FucnuA^g* .
QVeste sono le vere Virtù : ma tulle P siìtni re-
_stano due altre Mcdiocrità, qu ul Virtù adul
térins", te non vere ; percíje da radice iiiretta ram-
pollaho . Ma perche son belle, sono ascritte pet pri-
mlegionella Famiglaa del'.e Virtù .
L'vna è il timor del Biasirno per propria fatto vi
le : Bc questa è la VrrecindU . L'altra è il Dolore
de' Beni alirui , rgaj rneiitati: k questa èï'lndiz**-
limt. C i Hor
ïx DEIXA MtOSOFIA MORAlî
H Or sopra quelta Diuisionc doutai primíeramen-
te auuertire , che se qualche Ingegno Sofìstico
la volestc astòtigliare con la mordace lima délie Me-
tafisiche Partition! : sarebbe impertinentilfimo .
II ' noltro Filosofn sopra la p. rta délia sua Scuolà
Morale , affine vn Cartcllo con questo Scritto . Che
Ktllt ïtiV»rj , gli cui priticipif slno Prchabili , &
Persuâjìui il cercart Dimoftratitni » t impirlìner^ï,
& p.ÇTj*. • > .i • ... .
Egli hà volute» , con quefta Portion degli Og-
getti. insegnare vna Scirnza finita, 8í merodicá , che
con alire P irtitioni sirebbe ii'finita & confusa .
Ma cettaraente , niun'.iltra virtù Morale verra nel
pensiero ad alcuno , che á questi Oggccti non si rí-
duca, (icome tu vedrainel progrellò .
ìnsjmmiciò che nelle Scitsi? non vide Ariiìote-
le, non ilpeii di vederlo alcun Mort île .
Finalincnte tu puoi conoscere , che die sele Vir-
tû hahitano nci Régal Palagio* délia Ragione , cioè ,
rPruitt,^t e Çiuflitia : tutte l\tltre albergano ne'
Sobborghi délie Palfioni , cioè nell'Appctito Sensiti-
uo, nella maniera che già si è detta .
Ne perciò si dec calouníar h N-ttura , che dentro
l'Huomo habbia rinchiuse le Paflìoni, ntmicheuoli
pcruirbatrici dell'Anime : p;roche scuza quelle , l'A-
iiimo tàrebbepriuo di tante belle Virtù .
Vira , è la Cote délia Fortciza : la Ctncupiscibilt,
c la Conciliatrice deH'Aniicitia : il Timtre è il Con-
ligliero delta Pmdenza: l'^mbiticnt , è lo Stimolo
délia Magiúficenza : il Dtltre , e il Maeltro del!»
Temperama . Dal Faiigo nastono i Gigli , e dal
Senso iiascono le virtù .
L'Huomo non è Ccrpo simplice , ne Mente astrat-
la; ma vn Miíto di Spirito , & diCorpo. L'Autore
délia Nitura , che alla perfettione 8c ornamcnto
dall'Vniuerso , non lafciò mancare cosa niuna j ha-
uendo creato vn Génère di Enti , tutto Stiso , cioè
gli Animali : 8c vo'altro tutto Spirit» , cioè gli An-
geli : douea cre.,rne vn'ahro Mexzano , coinposto di
Stiso , e di ifiriu , 8c queíto è l'Huomo .
- Nellc Bcllie vencnifcrc » U Natnu prouida , In-
- sicmc
. 1 1 B R. O T E R Z O. it
fieme col Veneno , hà posto il Contuueneno . Po-
co lontana da'.la Paflìone è la R.igione , che U coi-
regge : vicíne a' Vitij esttcrai son le Vinù , corne
vuirai.. '■• e
f*3 «H t*»
* - • 1 r
C-APnoLO sv^V0 1 í i ■;
Gtneelefia délie Virtit Merail,
i & ii Ut Vitij istreni . * 'f
i " jI *.
RíTT 1TVD INE. i
DtiïIntel'ette , circa il ben Censuliart .
Imprudenza PR.VDENZA. Astutczza.
Drlia Velwità circa il ù'fi-rïjui't > rewK/*ir# .
i.igiustiti.i nel più GIVST1TIA Ii giuùiria nel meno.
Dtlîi P. ftionr t/Vrj i Midi Cerperti . >
CoAirdía IORTEZIa: TcmetitJ.
Circa t Btni Corserait .
Stupiditi TEMPERANZA. Intcmpe;anza.
T^fBeni ciltrni : circagltvt-li Medìocri . . »
Atwittt, ■ UEERAUTA. Prodigalità.
Cireá i Ben i Viili Gcandi .
Paruisictnza MAGNIFICENZA. Oltradeccnza.
Circa i Beni Honoreuoii MtàUtri .
Non cutanza MODÍST1A . Ambitionç.
CircA i Beni Honereuoli Grandi »
Pusilhnimità MAGNANMITA. , Supcrbiâ.
'Circa i s\iali cìierni , cri uocanti f1 r.í .
Inscnfatpçine MANSVETVDINE. Irarundi*
Nella Cenuersatione: circa il parlar ii se .
Fintione. VERAUTA. Arroganz.1.
Circa il Cùmpiacere ad ait ri ntl Gìccose •
Rustichezza. FACETVDINE.- ScurriJici.
. Circa il' cempiacere ad a/tri ntl Sert» .
Adulation» PIACEVOLEZZA. Contradicenza.
t irca il Tinter del preprio Dishonore .
Timidezza VERECONDIA. Sfacci.itagiiie.
Circa il Dílor df * Beni altrui tien meritati .
Iuuidia 1NDIGNATIONE. Malcuol efiza ,
C
Ï4 WLtA rilOSOFIA MORALE
•£*î «*» H»
c *i r i T o l a gjv i n t o
Dtl M<Xli Virth-
t^S-tS- VESTA Gene. Iogica Tauoh délie Virtù, te.
* de'.vitij colìatterali ; ti fà chiaramente ve-
.dere, che la Vittíi altro non è , che vna Me*
Jïi&i'Qr dioirim fràgli EstreiiiiVitiosi. Etpercon-
stgueme ti f i conoscerc , qunnto fia vicino qnaggiù il
Maie al Brne -, il Falso .il Vcro .
Quai cofà è niigliore délia Virtù ! quai peggiore
del Vitio ? & pure ciascuna Virtù si troua due Vitij
a'funchi, l'vno ereedeme nel pnì, l'altronel meno .
Basttrebbi cjuesto Argomento per dimostrarel, che
nel tt omlo i «-iticsisono il doppio più de* Vinuosi s
peroche le Virtù sono quauirJfà , & i vitij son
Vntìttl» . Ma peggio è , che la Virtù è va , 8c î
vitij sono inftiití : peroche, in vna maniera sola si
dà nel Segno i in infinité si trauía .
Com'è dunque possibíîe il caminire alla Virtù »
ft t.into angulto t il calle , che si và sempre , à mo-
de' Funambuli , col precipUio dall'vno c dall'al-
tio lato}
L'Occhio , mirando la Luna sotto il Sole , con*
giugne l'vu Pianeta con l'»ltro : & pjtgli divedere,
è vna Luna di fan-o , ò vu SoJ d'inchiollro : Scl'Hii-
man giudicio , prendendo l'Eltrcmo pri U Virtù ,
non sì .jnjí lodi, ò quai Jetesti .
taSciocchí'zia di Cl.u.lio , a" Sciocchi pareaPru-
dema : ne si conobbe f non al chiaror dell'Oltro.
La Temerità di Alcslàndio , perche In fertunata, a*
Ttmerari pauie Fonczza : & kidídi-roM ciò che
douean corrp.ttire^ La Crudeltà diSilli , a' Politici
parue Giustitia : degni di hauci per Giudice vn tal
Giultitii re , . -
MA- che co(à è cjtiesto M<%£, doue tanto an-
guftn soggio iià u Virtù .
Io ammjro che sia/tara cotanto .mimir.ua quclla
Senticia, che afcri attribuirono à Hiante , alttiàSo-
lone ,
1I B R O T ER2 O. ff
lone i aUri à Pitagora, & altri all'Oracolo , tiquai
défini iTmezzo dtlla Virtù ton duc parole : rsICjylD
H1MIS . rNiinttfin Ircppc.
, L'Oucolo fù sciocco i perche non défini la Viriù ,
Zenon per metâ. Ancor douea dire , NEQyiD PA-
RVM . Hitxte fie. pic» . ^
Alquanro pi» intere , & più chiarefùrono qaeftc
altre Définition! . DIMIDIVM PI.VS TOTO : £.««
,*4<t* t piu dil tutto . NEC CITRA, NEC VLTRA :
A;, di tu, Ht dit U . OMNIA CVM MODVLO :
Cgni icsa cen mìsur* . Ma quíste Misure , Filìche
più cht w.oaY) ; non conuengono mtglío aile Orent
délia-vjttù , che aile future deli'Architetto , deJFa-
-bro.de! Calzolaio . . • .
K.clto più ptpprie Ton tfit&e, QVOD DÏCET:
Ci» cht cemim. QVOD 1I( ET : Ci» iht /ici.
Peroche questi son termini di Misora Morale , te
ron F sica . M à tutto dir^i i«vn:<p rola , sc tu di
rai, IL RACIONEVOLE • Perche h. Virtù non è al-
tio , che vna Metiiocrità prescritra dalla Rjgione :
iîche chiude tutte le Virtù , & f'ouhiude tutti gli
Êstrcmi .
Ma quefta Metà m cui consiste la Ragione , noa
è ^írìiiruiìcc, come la Metà numérale , ch'è sera-
pre l'isteslà , benche applicata a differenti soggetti,:
ií serepre vgualmcnte c discosta da* suoi clhcmi .
Gli lbcri asttigneuano tutti gli Adulti à cignersi il
ventre convn cintolino délia st;flà misura: & chi
l'eccedeua era punito pet crapulo.'ò . Più degni di
punigione erano que' Legíslatoti ; iquali se foslèro
diuenuti Hidrópici , haurebbono violata la Legge ,
rompendo il Cintolino .
Ma la Misura délia Ragione è (jtmtiiica , ciré
Picportion.ile : perche ciò che, ad vno è pi ço , ad
altri scii srptrchio : Sc la Mediocrità deli'vno , làrp
Eccíslòdéll'j'tro. Ond'clk è relatiua aile Pcisonç,
non agli Estremi .
. Mal conuiene al Pigméo il Cot-urno di Alcde :
ne à piccol nxtito le smoderate irxrccdì . 11 Giuíìo
non misura tutti i furti con l'isteflá run* . II Forte ,
non versa per vil cagioac il genetoso Cangue douuto
C 4 alla
yí DELIA FltOSOFIA MORALE .
alla patr'ta . 11 Libérale non è vgualmcnce splendido
verso vu P'ebeío, & verso vh Nobile . ■
Il Regolo ci ferro di Polidéto non si ad.attaua
scoon solamcnte âlSiílò diriito e piano : ma il Re
golo di piombo de' Leshiesi, giustosì, mapieghc-
uole , si addattaua al Saflb piano , al curuo , al coa-
cauo , Sl à quâltmque figura : scmpre picgheuole , Se
semprt gïiisto .
Rtgolo dí ferro era il Cintolo degli Iberí : ma
la Regola délia Ragicne i non iolamente misura i
Soggctti generali 8c immútabili ; ma considéra le
Circònstanze particolari, cioè , la Perfîna . \'<Attiont,
il Luo£», ilTcnp», i JMttyit la Maniera , & la Ca-
gitnt ; corne à suo tempo vdirai . Et al cangiamen-
10 di queste l incníìtinìt , fi cangia il MfVfe dtll*
U contento dell'Armonía richíede il concerto' di
tntte le cordr : ma pc r çuastarlo, basta vna falsa corda .
So!o il Sole sàíaminare per la linra indiuisibile
rtclla Eclitrica sçr.za trafalire a' toostriBoreali : ne
'diruparc i" Mostri Australi . Tutti gli a tri Pianeti,
quasi scioethi Faetomi , hora sormontando verso fat-
toPolo; îc hora precipitando verso il Polo basíb ,
non fan fernurfi m l 'inetio vn momento -, perciò
detti Errant! . ' -,
Com'è dunque poffibíle aile Humine menti il non
«tare.! ■ ■•■ • '
• * ■ ■ - m «** '• x " ' i
c ^ ■? rr O l 0 S EST 0 J
Cime si trtuìil MiTJj itìle Vin» frà gli Efltmi '.
A N.nura |; corne già vdisti ) non dona le
ft t t Virtiì ; ma dona vn chiarolumeper poterie
Sp ** * conoscerf . - -
•ít &S^ Agli Animali diede l'Iristinto , per saper
distín,uccc l'H*rbe salutavi dalle noceuoli : all'Huo-
mo diede la Si»itrtfi,btt saper distinguere il ben da
Ml?. ' " 1
Skcine.qucsla Lee!slatrice setiicò giníliiTime Leg.
£ii
ÚÏRO THIO. J7
g! i trorpo ragiusta t'atebbe stata , sc non le hauestè
promulgue 8c affilie nelle Menti di coloio che oslèt-
uar le doueano .
ll Vitio può filtre senza Gíudice ; ma non i gí.i-
rn.ii scnza Accusatcre , ne scnza caltigo: hauendo
p< r Accusatrice la sua i orsin Xj , 8c Punitorc illuo
T^ìmrso . Ma che cosa fia qudla touscier.za. i dit
scorrerassi pienamcnte àstio luogo»
Non è du-que Viticso il Bíniniuo , ne il Forsen-
rato , iquali non ronoicono il \ iiio : ne pccca roli:i ,
che nonsà di peccare . Ma chi conoíce il VhiOjCO-
rolce la tinti, prrche chi conoscc glj lílr: rai , co
rolle il mczzo
N cnèScicnza più chiara d*l!a Conscicnza: quan-
do dalle Pefiittù non siaoscurata .
I fumi vaporosi dell'ana , non lasciano vedere la
vera misura , ne il ver colore del Sol nalcente : íc
perciò lalinaginatiua lo crede corne i'Occhio lo ve»
de , più rujicondo 6c più grande : così la tiimosiù
délie Paffioni , altéra il vero giudicio, Sc la misura
dclla Ragione .
Mamoliopiù se il Giudicio è guasto díM;li Habiiì
fríuì , iqtuli srnza paflïo:ie eprano raalc ípignendo
FAnirno agli Ellrem; .
II lii.íccio rotto , niai non si tertà nel mezzo al
si.oiuogo: se il raddrizzi davnap.rtc, ctérì dall*-
ktir.a . Et l'Huoin perueiso , se il rimoui dall';vuo
iltrcmo , darA neU'ahro? non si terrà giamai nel R.T-
[ioneucle : ò sali Piodigo , ò sarà Scarso : arderi
•ínnerstio , ò tremerà cod.ifdo : pallcià scnxa mczzo
áiah'Adulatione alla v ilL.iúa ,
félicita è dunque la primiera via , & la più facile
per cjnr.sLcrf il Mezzo dclla vinù: ígombrar dah'-
Auimo le P.issioni . e i mali Costutni ; accioche ri-
splcnda qiiílsaiito iume délia Sin.ìértsi : perche gli
Uifli ingonibri , già detti , che in.pediicDdo l'acqui-
ílo délie V irtù , ancura iiripedis.tno ii conoscimcnco
dtl Mízzo .
MA salira maniera per discernere più cfciatt»
mente il Mezzn di' suoiîltremi, è la ?*
imlJt ; laquai* alla Naiur^l Siadértsi ■ujfufoe gti
C í eftemi
ï$ DHXA.ntOSOrlA MORAïE
esterni ammacst'airi'.mi , frV il pr< pno Efj'rrmenro ,
Lume più 'itçfdç , iru più < ifn.Ue, S; più tardo
ptiche non si dona dalla Ruina, mi si aequista coi
lunro vfo
Nel Templo solo delta DeaNímesila Publici Mi-
sura del Cubiio si conferuaua : & nel sol Tempic»
dcl'aPtiidenza, è r!p Ita la Misura del R.igioneuole .
I Vitij Lacerali lemyiemai litigino délie confiai
con U Virtù . Ma ficorne toccaua al Giudice Aruále
ilpicfig^ere t Tertnini de* Campi litigiosi : così tocca
al sol PÍrudenw ilprtfiggere í LimitidcUaRagione ftà
il ireppo & il poco .
De'd.do, con incerate penne fuggendo à vofo rLU*-
lsola crndele alla Tetra arnica ; diede al suo Icaro
quêito ríiordo* Figfcucl mit, tien volar tant'altê >
íbe l* Sftra dtl Fueco ti ahbruxi le r. le : ne t- riìo kt>f-
/* , rhe il vaper delC ^cqua U immolli : £<r la vùtf
itl M t^jj íh trieraiJìfuro »
Infàtti, Dédilo, corne Vecchio prudente, seppe
tener la via mezzana ; & felicemente approdò : ma
l'inc-nto Garzone , dal giouenil baldóre treppo in
alto portnto : si collé l'stíi nel Fuoco , e ruoii nelì*-
Acqua • paflàndo dali'vno all'altro estreœo , pernoa,
hauersaputo tenere il Mtzzo ..
Ogni Arte è difficile nel suoprîncîpio . Glî An-
geli soli hebbero fonrnia di nafeere Prudenti . A que-
gli surouo infuse le l»uaj ni délie colé Agitili : agli
Huoioini coouiene acquistaile à bell'jgict con la Pru-
denza.
I nip.ua il Pilote» la Kautica con la naufea, temen>-
«o à principío tante tombe quante onde : ma dopoi
con l'vso adanirno riposato > septa il fluttuante Ele>
mémo paflèggia il Mondo .
Non è tanto difficile la Scienza délie vimì , quan-
to quetla délie, più infime Arti Libcrati . Più facilî
Regole , ic più chiare bà la Vhtù Morale , che la La-
«ina Poesia, che liga la libéra Orarione in numerose
catene : & con infinité Leggi , compastà i Versi co*
Picdi , e g'.í Piè con le Sillabe ; & di ciascuna Sïl ilsa
«ìisura la quamità , Jibra gliaecenti , partisce il suo-
JWníepcseiliìato .. .
LIBR.O T E R Z O .
pm diiîìei'.e tilfare vn v ttso Luiiio, clie vn'Atto
Virtiioíò: f,ù f. cilir.eKte si ci nosce le Ciicoll.a.ie
del Ragionci:oie,cue i v.ilor dcllc SilUbc» .
Clic lc c n l'vi'o si m de r'cilc vnaPcritia crsì
ditEcilc k gli cui Pc nc pij non son fbndaií ne in Nù-
tura » DC in Ragioi.e ; ina rell'.ubiirío di capriccolì
In.egni, che le ne f. ctro LegisUiòri : qu.ir.io più
racikncDte »' jnpat.i à cordon il R. gionei o'c ctl
Luwe diNaiura, con la ncbil E lue.ïtiouc» cou j'A-
mor délia Lod», col Timor délia Pena, co' vocali
Pcecettj , con iferctti Libii , con le publichc Lfggi ,
con gli elt ìr.pii . Itrui , & con ii picrrjo ijicuintuio .
clie *dt gr i cQía pi eu.de ì
«3* m m
, * . C^P1T0LO SETTìMO
Pamgont itgli due Eflrtmi frà ler»-
•fr .$VANTVNQ_VE l'vnoe l'altro Elirem»
t£ ^<_S dimeno l'vi o è roen d' forme d. H'altro ,
'frfeìM'î' perche l'vno è più simiku{Ja Viaù » che
(là nei m zzo.
Più lïmile alla P.udçr.za è i'Astntia , chc l'irnpri*-
denia. Più simile alla Forteiiaèla Ttmciuà, che
laCcA.rdíi , PíùGraUe alla Láberatttà è la Prodiga
lité, chel'Auariiia . Perche. TErceffo, r.au puòcc-
cedere il M«z.o , çbenon l'ag^^agli ; ma ílD íeito
non potcr.do giugnetc al Mcz»> ddla Virtùi e niau-
çosimite.-iilj Vitiù , clieTEcceflo .
Corne dinotte vna Eselatione actesa, da' scioechi
ammirsrori è giudic.ua v»a Stella ; coiì l'Estrem©
più simili alla Viaù, ícuecte sipiende «1 JÍcin.bio
dclla Vírtù .
f! Vitio più simile alla Vírtù , e men ve/gognoso
dfli'aliro per che làràpiù difficiles & men liruile )>
bencke fia più pcrnitioío {jrçiù fìeto.
Più lì puniíce chi pugeo çontra il diuicto, che
.fhi luggì dalla, pugna : nu è più vcrgegnoio il (x>£~
ÇÍt dilïa pugna , che il fugnaic couua, »\ djuieto
C 6 çeichc
ío DELLA FILOSOslA MORAtE
perche quella è \ ih.-i , virío pîebejti : nuetta è Te-
merita , vitioanimolb , & percío. píù sim:le alla For>
tejtï.a .
M.inlio, douane infelice , contra il bando publí-
cato dal Padte Diuruorc à siion di tromba , bauen-
do fbrtemente pugnato , e vinto il Nemico : per cotì
glorioso deKtto , l.ifciò !btto l.i Sccure il Crpo lais
re.rco : & A i tutti compatito e lodato , hebbe il trion-
fo ne' fiiiieraH .
Più sieiftnente si ríducealla vïrtù il vitro , ch'è
píù- si'.nilc à lei . Con miner Kirici diuerriForte il
Tenierarfo , che il Codardo : perche più facil cosa è
trôner l'fcceilò , che supplire al Difetto : & più
dirHeile l'vguagliare alla Mcdiorrità ciò che non vi
giugne , che ciò cL* eccede .-
Fil rniracolo di Natura , che Torquato diuenifîê
tanto vtil? alla Republica co' suoi Trionfi ; coîui
ch't ra stato; tanto inutile , à: vile ; che dal Paire fù
inai.tro à guárdat gli Arment! , a* quali cra simile .
Et mággior rniracolo f» , che il Superiore a€. icano,
specchio de" Giouani ìiella Vita dislbluta è laltiua:
díuenisle dopoi specchio a' Gucrricri délia Vita con
tinente & m odesta . ' ■ '■
Parue , che la Natura nel formarc i Protratti di
que* gemini Hcioi .aceioche più viui spireflero i
tâmi 3í Ile grandi Virtù ; vi hatiestè apposte i'ombre
fosclie délia priltina Vita . ^
Ma cgli è veto , che nuinmnque i Vitij taluolta
faccian triegua con la Virtù i fanno però ttà loto
perpétua gaerrj .
Quclro solo di buonoh'.n gli Seorpioni , che ft*
loro sivecidono : così ptouíde Natura , che la pro-
pagatione di quella peste non annieiuatVe i! Génère
Humano . ït qutsto (Mo han di itmono i Vi-i) , che
corne son più íccondi che !e Virtù, cosi l'vnvitio
e dïll'ahro caruetìçe , e strrggito. e .
la Prodigalità vecide l'Aiaritia : l'Auarim vceî-
de l'Ambitione : l'Ambitione vecide b Codardía :
la Cedardu vecide la Temerità ; aguisa de' Cam-
r:°ni di Cadmo , ihe insieme nati e iknnati; con
'«'proche feritevecidendosii litOíruiwno allaTe»-
1 ■tfíiano vscjú , * _ Au*»
tsBROTERZO. «t
Anzî ogni Vítio eltremo , inrcrisce contra sc strrVi,
6: per íeíivccide .
Nie.ite è più contrario al!a ProJi^iliti , chc Ìì
Prodigalité; no alla Tcmetìti , che laTeinetiti : ne
all'lt.i , che l'Ir.i : nc alla Libidine , clic U stesl.'i Li.
bidine. Tmto ciò r.he giugne all'erttemo , ofisrrc-
sta , ò ric.ide sopra íê stcslè/ : Si vicne i:i odio al
proprio Aurore .
II Drago mirandoíì ntllo Specchio , flonpii coi
suo vclî-no : 8c vn gr.in Scclcraro , spccçiiian losi nc*
Virtuosi. òl borre la sua Scelrrate-zza .
L'Atto vitiosp consifte netU Dcfettnki i Sc ognî
P.itto defctme & mcstruoso , (p.ment.i i propri Gs*
Ritori. Et ccsì , moire volt - il tcdio , c i'm rror del
Vitio, rjconduce i! Vitiolo „lla Vin ít .
Per contrario» le Vitré, Pro'.e Diuina , trá loro
sevbano cor.cordia e pace: perche Uiue lbno con-
f.irmi alla Ragione . Non può cst'.'re odi.ita livírtùj
perche c troppo amabile Non può fwacere à fie
ltisli, perche è troppo bella . Non M termine dcl
rrffccre , perche non può in.iuc.nlc aliraento . Non
ten e, perche è ircolpábil : . Non siigge U htec , per
che è i.onoreiiole . Non si penne , perche tn.il non
opra . Nc-n può veìiite à r.oi.i , perche sempre ic:idt
•11.1 Félicita, come il Vitio *IU Mílería.
VO.-!..> Vîatre allô sciogl;mcn o ili vna dubietâ ,
ch- pitrtbbc nascerc n:llatui mente ; perche
naccue n lia mente di gt ndiffini Filososi ; sopra
epirl -che 8 è dcuo del M'Xfe djetla vinù l &í délia
Differema de* l'uoi Eíìrtml r
i t . , ^

C ^*t> 1 T O 1.0 OTT ^iV O


Se rutii i sitaoVguaii.
E R l'vna p.-rre i Se il A/<$î> dtiU Virtù
* p * é vn< Linta índiuífihilc fia duo Estremi ,
S * * çome la Equinotri.ik-flà g|i due Poli i dun-
que il iraígrcdir quesia Linra verso l'vnç
iycilo i'aU'ro Eltr«rno , tciiiiauiumc çontìlU- iuvr.t
€i DEltA HtOSOTlA MORALE
Inâìmfíìlt.che se vii'lndiuisibilc non può edere mag-
giot dell'altro : dunque vn Vitio Eluenio , eflèi uon
può nwggioi dellMiro ,
Non C'.ii danque, Vitio Maggiore l'oltraggîoíà Su*
feríia , clic Ki ntroí.i Tufìlttinin.ità : ne laiuinoía
T«wrrir< ,.che U timida Çtdardt.t ; ne la pétulante
ihttn>pert>n\0 i che la frccida StufidiiÀ t perche íia\
tvno e i'ahro Esirínio , altro non è di mczzo che
yp Puvto indìu j.liít , vna Jirripliit Nfgatiene .
Çiò che si dite citile uue Strrníiià , fi pnò dir di
due V i t ij délia nii-fma Spnit . Non puo eílcre Tn
(urit maggior deU'.dtro, ne m< meugle di magtior
punigione .- perche il M<zzo délia Gíuttiiia è Áh
iifurftr quel d'altri i fùntro l.r n^/i.t. Ec qutit.Q
ancera £ vn Punto indiuisibile .
Tanto e ir.giulto adunque il furarc vn Denaro ,
cjuanto íl furar centoTalenti ; * tar.to è cr»û ingiu»
lta,e contra fede i il nonrrndere il Dcprsito di va
Pfavto , quante il non rendirlo di cento Talenti .
t'íttci del Sacttatore non consiste nclla ma^gio-
te ,ò minor lontan.11.za diíSfgno : nia ncl i or.colpi-
re il mezzo dt 1 S -groo . Si.i dunque piccola òuunJe
la Quamità del Furs % la Transgtcfliouc del Mczzo
iindiuisihile ; adunque i fntti son tutti vguali .
Quel che si dicede* vitij délia (testa Speçie , aiicor»
S può dir de' Vitij di Oiiirt di£crt»ii ,
11 Ifr-Lia délia Retu Région,-, tome diceaimo ;
* QVíL CHE LICl. Tra il Ikiio it lo Xllicito
nulla è'ii mezzo : perche relier licito è vn Punto
•faip-Htihile . ,. .
Non è dunque maggior Crime VHmìcìdù , che
it Funt i perche non epiù licito il Furto che l'Ho-
wicidio . Che se il Furto sodé più licito che l'Homi-
«idio , si trouerehbe il Mtzzo crà le Contíadmionj j
ttouandpsi tr» il Licìu , 8c il Hm Luìto .
Non può dunque vna GiufitU ester più Giustâ
deli'.ilira : rit vna in^iufiiiii più lngiulta deU'altra :
oe vna 1{itiìtudìni più Retta dell'altra ! ne vn Vitit ,
jiùvîtioíb eìell'altro Vitio : Scper conséquente > tutti
4 Vitij iemo ftì loro Vguali ,
M» >\o*&* giúla dwcòrrtiM il gran Maestro d> íW
1 wne,
LrBRO TERZO. f%
tone , con h sua i 'gida Scuoìa . Non w an>emep«
inir.uirc i Vili)-çtandi , vjaigliandogli a' fi.cn'U
nia set aggcnliie i vitij piccoii , v u.i lía.nogii a*
giandi : acciochc |>li tiuouiim non p. níllcro dalla
Rcttitudine ; ctVendo ogni pKcol I.ìUo va jtan Dc-
litco > & ptrciò degno di gran caftigo .
MA non ostanti quelle so::iii..» d ■' Socr liri -t
iqu. li ( corne accenna il nollo Filoloíò ) piî
coíe iniegnauano, che non praitfcatMno : :toppo è
veto ■ thedc1 vitij, aUuní pin che altri son G»a4i ,
C Gpmmì , & Enormi ; & ptttiò degni di'pm : g . . . a
Caftig -mer.to .
Tante senj le dis tente <te'Vítij » quinte dfile
Vinív aile quali si opporgano : &, le Viltù íono uu.-
ftioti vna deli'alua pet ^li Ofjtiti, pet ilfmi, í<
pet le circfian^t ; coinc hai già vdito .
Negat non Iv può> che vn'O-getro non fia M g-
giot delî'alcro . I Beu» Hmtrtu.ti scnr> Maggioti ,
che i Cetporali , íc i Cotpoia'i, chr i Si»> «<i Ftrmtia.
%> pet conséquente , la M^n^nimiia è M"gg'Of v it-
tù , 1 hc la fur;r^ ; & la Fottezza che la Liì>ct<\IU* 1
petche U piinu è citca i Beni HonotcLoii ; la secon-
4.i ; tirci i.Corpotci ; l'yìtinu, citca. le Rischette .
Con liftess* otdine adunque , la Jrfî-nsritnt i
jnaggior Vitio che L'iCtmci'jgi ; &l*Ho:nicidio. che
ùfurit : petche il t-uito. íiiuóia i Beni d) íerdonj
l'Honaki&o » i Beoi Cvrpùiali k la Ir.farnatione »
B.: ni tfono'íMi/i . Ond' gli ethnutpti du*v< ti B; ni „
(bouton» minet niale UiS{m U Motte , cúe il Diiho-
note »
lí ti tonuien dunqjie ivuesicc i non laseíaítî al-
îacciate te* T«titíín« caoiHosi s p.islàndo-cjalla Quid-
dt.à alla Quaiúà í ò duli%ftr.itjo al Concte:o, ò dal<
facstènza aJU Circoslanza . 11 GigaiKC G^majognon
i píù Hooiîw*, cheM jlio Pigaiea : iri.j"GeinJg>>g è
f'.ù grande Hitonv che Manio . Vt&tpia. (t)(tú)(iK
i'Huoino da quel che nan è Huoino s jf Cifíolt .n-
xe Ag5 ..ccuti díttíngiiono ïL'Hiïhino* tla vn'.dtro.
liiaino . La DiíEr'-'iíi ípfcífi:a , distingue il Futto
da ciò che nou è Furto : nu ls cittoltiBie dal^iu-
ywaovûTvutc <UlTaluoFuu«,
Cotl
6> DELLA ntOSOFM MORALE
Çoîi dunqne pcr là Dcfìnkionc Gencrícì , Vn Ví-
tio n. n è più .vîiÍJ delTaltn : kilhncto pcr ester
Vitip , l'tflrr C'mifth cìlx \ttti Kayext : mi lc
C rcsnítar.ze 3gç,r.u.1nti rcndono vn Vitio maggior
ck'iiMtia .
' Fíiuîmcutc si vuole nuuertire, che non so'.o pcc
le Circ.níia'-ze.iuuentitie, nia per Wnrrinseco Mgr
niciito, vi/HtUtoVúiofo, può diucnir più Vitíoso
dí ft medesiniû .
Nd Corpo htimano , il tcmperamento , & lo (tcm
peramento degri humori , n>n coníìíîono in vno in-
di:»lllii> , main vnj cal latitudjnc fiûca , che la Sa-
l-.it-à s;ràpiù ò manco peifetta ; Sc l'Altérations poò
•iittenire di Fcbre (ìnipliee, Frhte morale .
Condunque Lell'Animo ; laVitù può cresccre ì
'aï scgno ai ptrfcttione , nvlla Reuitudínc" dell* In-
(lUetto, ò deU'Appciito t che di Virtíl Simplice , di-
ucirà V:t:ù Herciira ; & quasi Diuina : sidie vii'Huo-
mo pirrà cangíjto in • emidío.
Et similmente l'Hahito Vitioso può crescfTC à ta!
pnurrli-.à , che di Vitio simplice , diuerrâ Fcrità ; &
& PH;onio parrà trasformato in vn Dcmonio. Ma

-6 diíFinituno frà lorc , non si 1 mente per glrOg-


jetti ; ma ancora per le Circur.^an^r , dil'.c tjtìaíí prin-
tip.dr.cnte diuende 1a Malít'a ò la Bontà Murale :
tefi.i che tu conosdii , nuai siano cjuclle che <juì fl
»>iiair.ano r_iicostimt' ,

ÇsAtU
1IBRO THZO.

■C P I T O L 0 7^,0 S Ó .
& auxmt fiant It CiritHan\r itU»
lAititni Merci: . .
O N è S«stanxa niuna Ccrporr» , che non
§ XI' S ^a ^ v'1r' ^cc'<lfra' accompagnata , da'
•N 3» qualiella riceue prrfettione, ò detrimcnto:
«^MM-fr & si difrèremia àiìie altrc íbstanxc <k])a
mcdcsimi Specie.
L'Arborc è vn Ctmftsil» it Cerf t di ^4mmt Ve-
gitatiua ; questa è la Qukidità , 6c la S. stanza dellV
Arbore : mafessere Verit à Ç/iaili, , Grandt i Ticu*
le, Fruttncsò à Stérile: qoesti fono Accident! cbeac-
tompagnando la Sostania, difièremiano'vri'Arhorc da
vn'ahro : ícqucíte si chiamíno Ci'royîitn^» Fifiebt.
Così apumo V^fran Morale, benehe inquamo
Atrione , si numcii da" Dialeitici frà gli Accidnui ;
potcndo l'Huomo oprrare , ò non op'iarc : nond*.
mfno ella # considéra c me vna Stft**X* , ò lia
grtidiit* , in riguardo degli Accident! che l'accor»
pagnano , 8i la difrcrentiano di vn* alcra Arcione ;
rendendola più Virtuesit á 'Ùivtf* : 8c queste sono
lc CÌTl»fi'in\e Merati, conit già vdíli.
Hor ««este Morali i i cofranxe communcmcntcsi
ïidueono àsene, comprise in quefto Carme . i
Sl»!' ■ S^uid . Vèí . £uHtU aux: lis l . Cur . Suimciê.
Chi . Cht . Doue. Ctn che . Perche . Ctme QuauJ, ,
Odinchora h spicgaiione .
jh// . Quefta significa tanto la Tirfana civile ;
quantoh Perfona Paiimli : perche l'vna e l'alua «Jtf-
ftrem/.i J'Atr:'o;ie , aagratiaiidoLi, ò minuendbla .
ghtid . Qiicíî.i non signiíîca h Quidditi dcil'Ai».
tione: perche J.i Softanaa non è < ircolranza : rru
significa qiiaJche Effetto, ch? daH'Attion fia seguico. I
VU. SignirTc.iilZ.wfa dou"èf.;tta l'Actione : Pre~
fane à Sacro \ 'Puhlico è Secrète .
Qitìbut tkxilifi .■ Sjgniíici con quai -Mt\X'. > c>
1 quali
*í CELLA FHOSOÏIA MORALE
yuli •^íúiii.c'on nuali Iníìrumtnti si íìa tatta l'Attïone.
r«r. Signifie i !.. Ca^tne , il.f « , & i'i nti nticni:
ptrche moite volte la Cagíouc van !a ípccic del fatto.
SÌHumcdt , Significa ìlMidt olw fi e tenuio ncll-
©pcrare : ^dptfîatAmtme , ò imprcuidamtkji : cen
froda > ò c«« b ^ na fedt , t ,
Sl«máo, Signifiea il Ttmpt in cuifiè fattarOpe-
IM V'*taii> « ptrmtjji : ii gitriêi i di mtt» : *-JÌ44
1cm 0 , 0 fktr di temfn . ; -t . ' ,
ÊÇtone vn cliiaro eseropio . <A*f*fl' Ctfìre /senir
; prt, advrato ty- /empre injidimtc des sûfli Ttmani ,
fig^iernand0 in fyaticia , rictut ccrt-.fsimi afuofí ) cht
M.H: i<j c bina , hêhiit su* uin*Jricr> » awMo <cme Fi-
£timloi& s'.pr* ruili btfífjkato ; « si^gr/lunt di Mar-
«4 ydnftiiu ■ «4 congiuralo a 1 :-ic..ú 1 U tul T/mtii* i
tfu.thâo 3 seftndo il suo ciuíuma tcjruin€ tfard u Sa*
it.su o ; bantndt snf per f.tkttrl't . ctmpliit dti.dttit-
ío g/i ^ M. iliufirì Corti^fti-ni di ~~:uguïìv : porsai.do
■ tiaf-Mt'l pugnaletn s<n naftefi . ' ,
Adunque t) Jí^«i»^;i deii'Attione è quefta . fiV
M dtlibtràtt di ■vuidtrt xAuguflt »i Homicidio
fia tieguitocon i'Animo , prima che cou la mono.:
na niolto più aggrauato dalle Circostange /egucijM.
Chi.Cinna uraato da ^ «(»/?» t Iwncrìcatc. : ^u-
j>* lin Benerattor-e di Cimu,tc suo Primipi: délie tjuali
jatticolarità ,1'ïìia aggiugne alla fietciia |a,/JigM/*v
tudin : l'altta cangia l'HomlciJio in Parritidit .
C-he. Quefta C ircoiranza inaggiormente lo aggrar
ua : perehe tla cjuell'Hornicidjo nafce CoMiÀ dtls-
imptro ; te rin.ìlce la Outrr* Cimiit,ih'.cfl gia cltinta.
JBcw , Qufsta MWftl al Dtljtto noua itialítia :
«ormnetienuxlo nel Ttmpio ; dauanti *f/í 0«4> ( co-
mt çi cde-uanoi Gentill ) de' ftmmi Sij : onde tinu-
neua offesa la Ht mana Mat stà, ií la Diuina .
Cui ihe , più atlee il Delitto pet li MlXìf ^
«juâli Ciona si serue nell'eslcj,uitlo : chitnuniio per
tAiwTti i e partccjpi délia soa sellonía pin altti No-
bili ; & nascoudeiido nel seno i Pugnaìi , arma ptodi-
•ort.i , &. wfauie p< 1 i'.islàffinamento di Giulio Cesare .
Ftrcbt . Qinsta oìticmcdo aumenta il delitto :
«slèndo rjli anoU'a , non da gcuerolb risentiiuento
- Pet
11BRO TEB.ZO.' <7in-
per qiulche offrfa : ma da vilílfimo 8c brutale*T
stinto di tradire il suo Signore ,per ecmpiaeere ad *An-
tait; o T^emico publico i (jr rUeutrru qu»hhe mtrcedt .'
Came . Manco infâme sarebbe stato il Delitto ,
s'egli hauesle ponatein campo le Árme contro Augu-
sto scnprrtamente : come haBean fatto aleri fcebelli .
M" fingt* f'd' • & tmêti verso il TrêHtt ; viuer
délia sua Mensâ ; & prtditoriamtnte injîdijre alla
■vita di chi in lui si fieli tu i quelto c vn* eccelíb dél
ia persidia .
gHtndo . Questa Cireostanza rinchiiule te (asm
di horror tutte l'altic . 7(el Tempo ifitffi tbc il huon
Principe sacrifie* per la pubiiei félicita , Cinna vool
sacrisicare il Principe alla publica desol.uioae . So-
pra l'isteflò ^i/tari , il Sacetdote Augufto yrsa if
sangue délia Vittima per plaraf gli Patrij Dei : & Cin
na versa il langue del Sacerdote per Idolatrare vn
Nemico délia Patria, Marco Antonio': lasciando in-
certl i Romani quai foflè maggiore , ò U Pie tà del
Tradito , ò l'Empietà del Traditorc i che aggiugne
al parricídio il Satrilegit .
f~\ \umrro : cieè , quante volte qu<ír\tttionesia
stata sitra . Ma questa lï chiama pluralitá di Attioni ,
tt n on Circoitaraa di vn'Attione .
Altri vi aggiungono alite Paiticolarítà delli Noue
Predicantcmi accidentaii de' Didetici : nu tutti (ï
riferisç. no á queste Sette Circostaiue . Et qui con
siste l.i maggiot perspicacia del prudente Intelktto
per benconsult ire , 8c efiminare le Aitioni huiivnc/
Qowdo pista il rajgio del Sole per luogo oscuro ,
si veggiono minuti Atomi per l'atia vagirai,, che su r
di qucilo fu.goi;o l'octliio ; 8c l'Intclleito più jllw
miiuto , vede Cìri e-lìai ^e più singolati , îc indíuidue,
che i men pruden'i non veggiono : 6c megiio
scernele Attioni i iituose rldle vitiose .

9 % ❖ fr % <F

O EL-
a
DEL L A
FILOSOF1A MORALE
LIBRO QV ARTO.
■H» «H t**
DíLU F O ET*. Z Z A,
ET DE* SVOI ESTREMI.

, CAPITOLO PRIMO,
INTRODVTTIONE AL TRaTJATO
Stll* Fortes» .

CC0T1 primamente vfure in Cam-


po ouella Nobil Vin» Cauallercíca s
' laqua) co* g?nctosi fatti nobilita le Fa»
; miglie ; illustra le Persone ; ftegia gli
Scudi coh gemilische Diuite : ricca di
Spoglie &di Ferite: ornaudi C ocone
Cìuichc, te di Poluere Campcstre : sicome del Valo-
re , cosí dell' Honore, soptaogni altra Virai prétende
llVsnto. 's*.
Richi a ríianfene d'altra p.-.rte !e due Pacifiche, ma
S-.uiie Sorclle , Qi*Biti«ït tn4t*\* : Sc centrappo-
nertdo l'Autontà délie Leggi alla Fcrza delFAimi i
i Fasci aile Bandicre ; la Togi alla Clamide : la Lau-
rea Dottorale allaTrionfale : lî adontano , che vna
Virtù dcll'Anima Sensitil», commune aile Fiere: oíi
«li anrimettfrsi à d ue Viriù dell'Anima Rationale ,
proptia dcli'Huomo .
Et ecco riibr^ete l'antica Ute di Nobiltà , frà le
lArmi ôc le Lattre, con Lettcre 8c con Arrfli sì lun-
gamente diuentilata fta' Soldati Togati scriuendo
• - qiielti
DEIXA F1LOS. MOR.. L1B. IV. £*
questi con Tlnchioilto erudito ; ic quegU col viu»
S ingue dclle sente le lor îUgioni .
Et benche da tutte le si'osbfiche Scuole con ret-
(a dilKnitione , si giudichi à fauore délie Togate
V irtù Pruicn\* e Giuftiti* , ptr le R,.gicn i di jy r-
neaUgicA Prtctien\* , che nell'antécédente Libro si
son vedutï : egli è perciò vero , che la Ferlera è
più siuorita , te con guiderdoni maggiori , honorata
da' Piincipi grandi , k potenti ; fquali sinno pii't
conto di vn Capitano , chê di cento Dottori .
Di questa partialité irueflijtanjo il nostro Filoso-
fb ne' suoi Problemi , la politica Rigione ; sauii-
mente discorre in questa guiia.
l'initllrtii Humant Jtceme pastionatî efíimateri ;
non tflimdn» Migliari quelle case , che sent Veramenfe
vMìgiioriin se medefime : ma que/tt che fan Migliari
àchi te fiima ; mìsurande l tfonor dal P**fita .
Quindi» conchiude , che sicome i Pr'ncipi Grandi,
sèmprema. ò molestano i V-icim, ò d.-.' Vicini son
moleftiti ' senipre tnmano Guerre , ò le temono :
così, & per difendersi , Si per offe: dfte , hanno
magiiot biíogno dclle Anni , che deìle Lrggi i dclla
BcllicosaPallade, die délia Dotta Min<rua: & per
ciò maggiorniente honorando la Forc.zza che la
Dotttina : degli Hiomini Dotti nrn *ànno stima se-
noníòlo ai bisogno i nia degli Huo nini Fotti , in
ogni tempo .
■ Siche la Causa ddla Giustitia, è b più gmsta : m»
la Causa délia Fottczza , è la più forte .
Mà non insoperbisca qui la Fortezza , dal vedersi
antiposta allealtre vírtù dal nostro Filosofo: quasi
per sentenza definitiua di lui , àleiconucnga il pri-
mo Seggio .
Egli è certo , che sceondo l'Ordíne di Nattira ,
nell' inlègnar queih Scienza douea egli cominciare
da quelle due Virtù Princípali . Ma perche l'Ordine
délia Dottrina richiede , che dalle cosc più facili si
procéda aile più difKcili î ha egli voluto incomiueia-
rc dalla Fartera , e dalla Temper*n\tt , & altre Vir
tù regolatrici délie Paslïoni come più facili ad m-
tcaderc , perche più sensibilí :«sçrb,indo níll'vltimo
t " la
7b» DiLLA FILOSOFIA MORALE
la ÇiufUtin & U Pruicn\* : lequali efléndo più Spì-
rituali & pi ù sublimi , rie hicJono mag£Ìor'opera , âc
più altamueirigatione .
Noi dunque , non intendendo di farci giudici di
vna Lice che hà clienti si grandi , & Partiggiani
così potenti ; seguiremo l'Ordine Iteflo che il no
stro Filosofb ci iià prescritto .
«4 raf»
C jl P IT O LO SECOX D O.
Ss.il as» si* U Virtù dill* FtftifJ* ; & fi*
i"Hucmi Fêrtt • i
fyî<SfòQr A Fortczza è Virtù, che modéra la PafTìone
St t j Irascibile , circa il teniere , ò non temere i
S * Mali , che distruggono la Corporea Vita ;
S&î'íl' per quilche dirficiie, ma hanoteuol fine .
Ma , hco>ne ii fulgente Vcelle Micro-fenice , non iî
può vcdeie , senon di notte : coii cjuesta Illustre Vir
tù , non si può comprendere , senon fri l'Ombre de*
Vitij estremi , Codardí* , e Temtrlti .
II Codardo ogni cofà teme : il remeratio in ogni
cosa confida : il Forte ■ non teine doue bifogru con-
fidare ; ne confida doue bisogna temere .
Propongasi vn'Ojgettop'ricolofo, e fiero: il Co»
dardo tutto considéra; il Tcincratio, non considéra
nulla : Il Forte , tanto sol considéra quanto deuc ; ac-
cio:he l'Attionesia honorau.
LA N.itur.i non fece tutti gli Muomini vgualmente
dispolli alla Fortezza , perche non dk'de à tutti
il Çorpo vnifoime . L'Huniano conuitto nehiedetu
«liuerse Arti, C ontcmplatiue od Attiue ; Signoiiliò
Seruilí i Pacifiche ò Guerrière . Le Arti diuerl'e ri-
chiedono diuersi Talenti : & la diuersirà de* Talent»
nasce dalla diuería Teinpra délie < ompl'.iTìoni t le
quali nondimeno si denno regolare > ic corregçere
con U Virtù . Perche l'Inclinatione è Naturale , il
Vitio è Pcrsonale .
CÍi Huomini troppo fteddi, son di Natura Timidi :
jli troppo ardeati , naturajjaente son Temerari : il
Forte
tt»*.0 Q.V ART d. fi
Fofte hà Temperamento misto di Bilioso e flew-
matico .
S' inganna S'ì il Vulgar detto , chi giudict più Forte
colu! , che hà il Cuor prù grande . Niuna Fiera è più
Forte del Leone : 6c niun i lià il Cuor più piccoto .
à proportione : perche il Cucrrpiccolo serbando gli
Spiriti Vital! più raccolti epiùferuìdi, rne^lio riscal-
da il petto .
La temerirà procede da sjpcrchio calor de* Pol-
moni , come il furor dfg<'/racondi > e degli Ebri ; il-
qual noa lascia considerare il pencoîo .
Per contrario, la Codardia naíòe da soperchío ri-
freddamento df1 petto s come ne' suòitani sbígottî-
menti ; chc subiHindo il Calore nelle parti /brune »'
abbandona le forze Vicali, & le Animal! .
Percíò il Terneratio suda ■, il Codudo triema :
ma il Forte , non hauendo ne calot soperchio , ne
soperchía f'reddezza ; opéra con corr.içgio & cou
giudici».
Ancora nello esterno aspetro ne niostra i íègni t
peroche il Corpo c 'Instromento dell'Animo .
L'Occhio trà 6>ro e Iieto : >1 Color rtì bruno e
vermiglio : il Viso tti lieto e mesto P FEta frà Gio-
«enile & Senile : il Petto ljrgo : il Corpo muscolo-
so ; era la eonliitutiyne dí Hercole , IJea de' Forti .
MOIto petò vi contribuiscelahereditenole gene-
rofìtà de' viaggiori .
I Forti nascono da' Forti . Gli Píìlli' riconosecana
j l'i'liuoli persu ii , se posta loro dauanti La vipera ,
la maiiejgi mano senza timoré & senza danno : 8c le
bellicose Fainiglie conoscouo glisuoi Parti, seoppo-
siti al pericolo il mirano inttepidi, e fertui .
Nati dall*Adultéra Madre Hercole & Ificle ; Her-
colc (ùgiudicato figliuol di Gioue , & Ificle di Anfi-
trione : perche aslaiiti entrambi da vn' improuilo Ser
pente i Ihcle fuggì , & Hercole lo ltrozzò . il Co-
dardo Sc il Forte moirrano gli lot differenti Narali ,
qaando apparendo il Nemico , l'rno Volge le fpalle ,
e l'altro la fronre .
MA senza l'hcroica Educatione traligni ne' Mi-
poti la Virtû degli Heroi.
Délia
fi DF.LLA FILOSOFIA MORALE
Delta fiera Caçna di Licurgo , vn Catellino nuirî-
to alla Scluafùfieroconttoalle fieic : l'altro nutrico
alla Cucíiia , diuenne ghiocto ■ & imbellc , Et in vgual
pioua di due dislîmili Oggetti nella sua làla ; l'vn code
jdietro alla Fiera; te l'altro corse all.i Zuppa .
Oilëruano i Naturali , che la Quarta Generationc
de' Forti dégénéra in Furiosi : sopra chï si diuisi con
sottili & problematiche ragioni . Io credo non eíler-
ui ragioa pin certa di queíb . Che sicome gli Huo-
Jnini Forri bajano più aile Cverc esterne , che aile
dimestiche : cosi ne' FigUuoIi resta la voglia , OM
non, l'insvgnainento , <li far'Opere forti i & perciò
paiono Furiosi perche son Temerari : altro non eslèndo
laTeinerità, che vn'ardir sema senno .
ANcora h P aria ta g'i Huoroiiii Forii , non mer»
che i Padri .
Sola ^parta era Patria di Mtsehi : perche l'aprici-
tà dêl Sito li facca yigorolî , Sc h pennria del nutri-
mento > forzatugli à procacciavsi il pan cou la fiom-
boi t .
Daqucllo Scoglio niíam Fanciulli più del na-
tiuo Scoglio colhnti Sc insenfibili al dolore . Vede-
uausi dalle lacère carni grondar tutto il sar.gue senza
vna lagríma : prima vsiiua lo soirit,>, che vu íòspito .
MA l'Habîto sinalinente i quelloche stabililce Si
aslòdiqiielta Virrit
Più è formidaoile vna Ccnturia di Veterani , che
vna Légion di Nouelli : perche questi ad ogni lam-
po di spadasi credono morti : Si qutgli schtrz.uij con
la Morte, corne suoi FamigUar? .
Il Forte, quantunqut i'Ecì , 8c le Feritegli fran-
gano le sorze ; hautà l'Anúuo íntero : & con qualche
Atto, molrrerà l'Haoito -
Il Decrepi'o PriatBO, vlrimo auanzo delh PatCM
rlistrutta ; veggendosi addoiìò l'iaaútibil ferco del
fiero Pirro , crie hebbe cuor d'nnmolarlo alla rrodo-
lenta Vitroria sopra l'Altare : ancora inuitto benc.te
vinto : con languida ìruno > m i forte Anirno buciò
contto al Barbara il Datdo imbelle : che (trisciaiido
conrducosuonoriiiipcnetrabile icudo i rjcadde seuia
ttitto, non senza gloria. •
»astò
IIBRO QUARTO. ft
Bastò quell' Aico ad honotar U srbrtmu 4e* Viuti, e
íuergognarh gloriade' Vincitori.
«» «» «4 ■
cJl'P ITO LO TZ1(Z O
De^liOggttli itlla Ftriton mtfM Mali MM r
ò »»a «7 F»rfí .
•Ç-KH-Í^ Cs'ri' ant'qui ( dice il nostro Filososo ) noa
X r 9 apprcndeuano niun pericolo . 1 Ciclopi si
35 1 S pregiauano,di iprcgi.ur ]i FuJmini di Gio-
«^W&î'fr ue : anzi, di potei fùliuinar saisi contra il
Fulminante : e tonat* infamie contra il Tonantc .
Non ogni Peticolo è Oggetto délia Fortczza . Teme
il Forte i Fulmini dcl Cielo , nu non quel délia Spada .
Tcme lepublichePestilenze : ma non le proprie fe-
rite . Teme i Nauftagi del Mare : ma non la innon-
dationdelsuosangue. Perche tanto c Temerario chi
non teme i pericoli maggiori délie forze numane s
quanto'è Codai Jo chi teme i Pericoli vguali aile
sue .
Teme il Forte le minaccie de' Principi , & il su-
ror délia Moltitudihe : perche qufllison Dij Terreni ;
& questa è Fiera di mille Teste : íc tre fole baftano
percomporre vnaformidabil Chimera .
Alcidc , idea dell.i Fortczza , como si è detto : pu-
gnando cíTo solo centra due Competitori ne' Giochi
Olimpici i rittiase vinto . Et perciò non volendo pu-
gnar solo contra l'Hidra palustre , & il Granchio Ma
ri no ; chiamò loláo in suo aiuto : on !e nacque il
Prouerbio apreslô Platoae ; Ntaott titrait contra
due •
Non & gloria all'Afialítore , Paflàlk con vantag-
gio : ne vergogna aJl'Aflàlito , l'agguagliar lo sitt«-
taggio .
II Forte adunque , non incontra Pericoli mag
giori délie sue íirze: ma noa fi cimenta contra For-
zeminori délie sue.
Sisdrgna Ascanio di cacciar pícciole fiere ; espen-
dei gli beroici Stnli contra à Dammc fugaci : rot
D btanu
74 DEÉtA tttOSOFIA MORALE
brama che fccnda- digli alti Moiíti vn'anîirìoíb Leo
ne : od vn scioloso Mostro délie Selue . Et il Forte
non volgel'Armi contro va vile Auucrsario ; dcue il
vincere non è glocí.i, &Teffrr vinto è vcrgogna .
Terne ancora il Forte g!i onrosi accident! délia For-
tuna : le Catene diGiugurta: la Carcere diSiface ;
í-Difprcgi di Craflò; 1- Fi unme di Crefo: rna molco
più fjl accidenti oritosipfrproprioratto .
hi toléra i m.ili più vergogaosi che honesti , è

mat compatîbile, che il mcritato .


Due grandi Reine , con PisteUt temerit.ìj proúà^
canio Vnpíù Poc nre ì mcritarono l.rrteslà sciagu-
ra i Cleop.ítra , e Z nó )la. : nia quai fïï più force?
l'vna moftrò di hauer (route à íòrírir h Vergajct
del Trionfo: l'altra canccllò il roflòr délia Vergcî-
gna , col Pallor délia Morte . L'vna fà dal Tiranno'
trionfara: l'attra tri infò-delTiraiino ; iïqàdl creden-
dofi di condar dietro al Cario'Cteopátr i .icouiiiSè
vm statua. S?eh? 'Zetióma Jclla fin Temtrirà. vit-
raente portô le pene : 6t Clcopáua con la faina di
Forte ; purgò fimíniì di Tomeraria
Conchiu le aduncjue il hostco Filoíaso ; che H Ve-
ro , 8í propri i í£-sitpr*mo Og-jetto délia Fottezza , ù\
laMorte f.à l'A-mi, à belle cagioni f Sccon tal proe
portione di torte , che confia Vittù poisa virilmence
propulsaria , ò rbrtemeiue softìrirla .
' Allora la Mme è trionfále , quando si app.íra la
Srrada con la Porpora : 8c entra per gliArclií délie
ferire . Et allora la Fortezza fà il somtno de 1 siio po-
ttre, (ju.mdo supera insoiranodclletoseTerfibili-. ■
La Morte non può farpeggio, che tor laVitat
rie il Forte può Far meglio, ch'e difueggiarla . ; "' '-
"• Chi do ìa le Facultà ; TÍlèrba gli Ho.iori : thpfi spó»
glia degli Hoaori ; nserba la Libertà : chi perde .1.1
tibertà ; rilcóa lâ Vira : ma chi dona líi Vira , rutto
dona; fuorche
«te lascia laVartùchï
in Terra . porca' seco ,Si la i'.-..
."!■'■ Fama m
.m • ; • . .:• va ..
•«••.• -t •» . . . ; » t , , ç ut i: . .>tl- iii ai
cu-
. • C^PITOLO gV^AUJO
Ter quai Cagione operi il Ferle.
L Forte non prouoca i Pçricoli i upa oodIì
3; t faggc > quando da Cagion degna vi ûa in-
5> * 2. uitato é •-
•$fâp3-$ T.iuto prctiosoè il Sangue Uîli'Huonio
Forte; che speoderenon ûdeue» tenon per coíi digran
m - d .r ■
Natura il ripolc dentro quelle Vene , come infUi»
jnabili Rubini dentro lo ScrigoOi per raï .0 p I ■ ...
occaíìoni lolcnni ..-
• F-gli è piodigiosa ptodigalità , che talTesoro íî ver-
si per beni diFortuni ; per ingiurie lieu» ; per • dj
priuati; per puntigUosiDuellivipiù degnl di lupplicio,
die dmiontO-.
- Niuna cosa è più vile del Sarigue Humano gettato
via per viL Cagione : niuna è più pretiolà del niede-
simoà Bella C agione consecrato.
Bella Cagione adunque alla Fortezza , è giudicata
la Gloria . Belcontratto , convna brieue Morte c«m-
prare vn'eterjia Fama . Bello scambio , accreiceie
alla Immortalità, ciòche, toglic alla Vita . 1
Caro co'tò à Manlio il Titolo di Torquato : i
Curio, di Dcntatn : à Costò , d> Romano Achille:
ma pur soprauiuer.do alli loro Tit&li i goderono ín>
sieme , e la Gloria , elaVita. Ma è più oloriis.nl
cangiare in vu raomenio la cara iuce Vitale , con U
enivra luce di vn Nome eterno : & è piiïdcguo,
scriucrlp ibpra la Tomba, cbe sbpragli Arclii.
Ejjli è vero , che presto muore lj Fama, íênonò
foílenuca i-'i vira con lo Spiriro de' Lod.uoi j : & po-,
co vola, fenza le penne d^gli Sctittoii (amosi . •, y
Figlìo dil /cdatissìmo V/ift ( diiìé Pallade à î elfl-
maco ) ■•■/ Ftrtí ; accieche tu ancora troui vn Ltdtttre,
cerne U tua Tadre .
Questít íbla Félicita fïï degna di eíTere inuidiata da,
Alcslindro ad Achille ; da Cesare ad Akli.indrpî
vn'Oméro. D x Nina
fi DELIA FltÒSOFlA MORAIS
Niun suoao scuoteil sonno à sonnacchiosi Nipotî ,
più, die il canto d- Ile Lodi de' valorosi Maggiori .
Ai soli Soldati cra fatto il Priuilegio , di scriucre it
lor Teítamento Militare col sangue délie fetite , su
la vagina délia Spada . Più valeua tlTestamento cljer
1'Httedità : niun pattimonio più opulentò potean
laíciatc a" Figliuoli , che l'Esempio délia loro For-
tnu,
MA debil motiuo all'Huomo Forte , c la Fama
dopo la Morte . II premio non pagai'Opera . •
Vane sarebbero Itate 1c sorti Attioni di tanti Pro
di , che mai non turono scritte , senon ncU'Acqui di
I.ete : ne cantate , senon ai Venti : ne vedute , senon
dall'Ombre .
La F.ima è viuaaiVmi, e morta a' Morti . Ami
inco a' v iui , la Paflìoue prodigamente la dona con
tra meríto : ò la Inuidia malígn.inie.ite la togtie con-
troàr.gione .
Sich? , più vale vn giorno di Corporea Vita , ch:
vn Sccolo di Vicaimigiuria : ne tanto monta, per
viuere in Imagine , diitrvigçere l'Originale .
Ma la vera Gloria dell'Huomo Forte (corne già
vdilli ) « .'Action Gloriosa : la vera Fama , è il suslir-
ro dcll • Consceaia : il vrro appiauso % è quel che á
semedesimo cgli fi; giudicando dthaucr benfatto .
Più vale vn' Attione honesta di vn sol momeiuo , che
miile Seeoh di vita.
Epaminonda traiKtto nella Battaglia eh* egli reg-
gtua ; prima di lalciuisi traite il dardo dalla irrita,
doman.iò se il suo Scudo rra silwo , e vinto il Ne-
mico:Sc aflìcuraro dcli'vno e dell'.iltro ; giubiLuido
dillc « Adt(so Ç.p*mìn<tn&<t naf*t , ptrche cvsì muerc .
Ft ail ra si lascià ttarre dalle viscère il Dardo , col
quale vl'.i la Vita: c trionfò nel Utto di honore dcl
Catatetco.
Niun fatto potea trouar più nobil Loduore ; &
niun Lodatore più nobil fàtto .
La vrra Gloria dwnque délie Forti Attioni , conlî-
ttt nella Cariant che ípinae â ratle ! K la vera Ca-
jione, none la propria Iode; ma l'alcrui Benefîció:
Kqtianto magiioi' cil Bçncficio , t.tnto è inaggiorc
/TIÏRO QVAH.TO. rr
U Glotia vera délia Forrezza . T il'è iVpor la Vitaptt
il Padte, pcr U Patria, 6c per jl Principe .
Indegno è dclla Vita , chi non la eiponc pc r chi
ladicdc.
II bénéficie» di hauerla riceuuta ; non si può ¥gtu-
glîate con al tro bénéficie , cbe col drdicarla al pio-
prio Antore .
Dalla fcrita diGíone, mccjuc PaHade anratapcr
viiidjcar'.o . X>iedc Natura l'amor dclla Proie a' Go
nitori , pcr fcauer aU'occasione Diflnsori non inui!-
•tente obligati .
Pcr difendere il Padre da* Patrie idi, Natnnioo-
dò la icutola lingua al su o bambino Ndb f* rúrj
dtlle labra iofantili , hauea gouernato lo Strale di
qutlla lingua pcr s> bel colpo . Vna piccola lingua
liir.uzzò lutte lc Spadc de' Congiuiati .
Moho ai Genitoti si deue , da quai B nasec : ma
più alla Patria, pcr cui si natee .
Non è cosa più dolce cbe l'Amor dclla Puri.i :
ne pin desidcrabile cbe il viuere neila Pau la : nepiù
honorara, che il niorír pcr l.i Patria .
Allai ville- , chi per la Patria morì : troppo Tislê ,
chi à lei lôprauistè : poco visse , chi mori piiina di
,'uuír rt so alla Patria quabbe grao Benctkio .
l'Haila di Romolo pi.-.nuta in terra , diuínne vi,'
Arbore frondoía -> te à qucll' ombra si ricreauano i
Cittadini . Niun'ombra e più jrat» alla Patria , cbe
quella délie Arme de' Foui i ne più dolce Frutt»,
che quel délie Palme de' trionfàli Compaukxi .
Chi dice Patria , dice il Principe , che n'è il Sî-
gnore . Clii tutti p rotegge , deue da tutti eflèr Fro
tetto .
Quando il Serpe c anaJito i tutto il volume délit
iieûìbjlí membra li accorce dintorno al Capo , in cui
■isiecfe la Vita di tutro il Corpo , Fincbe il Principe
£ viuo , la Republica i viua .
Tut te quelte ion belle & ho.nest? Cagioni al For-
te, da cïcrcitare !a sua Fortnza. Ma vn'aiira re n'è
allai più nobile, Oc più sublime ,
Altra coû c , ii morirc per Ciuse hooeíie i aJtra
ì i U morue pet VHoatûo , corne ci muiA il no/ho
~ D i fila-
-T» nBlLA-FUOSOHA MORALE
lilososo.; le cóse honcste ion* raut.ibiii ; I'Houê-
sto, è imruutabile : quelle momentanée ; qucsto.,
etcrno : quelle sono visibili ; qutsto inuisibile : quel
le sono Licite ; mà questa è l'Idea ; laquai risiede
nella mente Diuina , & abbraccia le Cose Diurne ;
cstringe tutte le Viiut in vna sola ; th'e l'Astratto,
8t l'Ellratto di tutte l'altrte .
k^ucslo è dùrique il più alto Oggetto chè polli
•mitai' il fdrte quando espone la Vitï: VWêmf»H il
T(a£Ìon(ua/e . . ~ • .» »
U gran Nome , la Fama , le Statue , i Maufolci ,■ gli
ïlogi , le Hiitoríche Memorie, e tutti gli Hoiìotì del
Mondo ; non vaglionovna dramma di Honesto .
Saluafe i siioi ! soltener la PatrHi ; difendere il
Principe ; tutte l'altte Cagioni : tanto sono Hono-
icuoli , quanto partecipano più ò rrieno di questj
Idea ...il. < ,
Gran topo fà dunque il sorte àsestesio & al suo
Sangue ; se mentre1 lo fparge, non hà quell'Ofgetto
dauanti agli Occhi, più tosto che la Fama, «i le Pom
pe trioiifuli. . . . "i .1*1
«*»«*»€«*
C^iflTOLO SyiNTO,
- In quai modo tptri il Fort* »
*.» . i '• i
>$€3&-$ ELLE Operationî de! Forte, gran diflèrenza
Si Kl iÉ ' ' S'cf Pu'ína Au.picij altrui , ò
•* IN ÌB sotto i propri.Se il Pericolo è Premeditato,
'&<*3"í> ò impiouíiò. S'epli è açcompagnato , ò
s'egli è lòlo . Se il Pericolo è li.petiore aile forie hu-
Tnane ; ò vguale aile sue . Qticfte cose , auaBti Ogni
eoíi, considéra seco il Forte . - '
S'ecji commanda, sarà piùguardingo : s'egli ese-
guisce , sarà più risoluto : perche in quel Caso , il suo
voto
Patriaè. salu.tr
- • U ■ Patria
. .. . i in quclto , il morir per la
Nc' Pcricoli prcnieditati ■ hauià niaggior Çonsi-
d.mza i ne' repentúii , mùggior Fortízza . Mr.o i. r
Fortm» è , l'acctuare i Mali dailai Fdstuna .theTia-
. -~ contrarU
VllBRO QUARTO. - m
çpntrarli-per Elcftiorie : perche la Voglia, tadilofcHce
\p cQfc aruare; &.Ja Keccíïuà.aniareggialedoici.
Egli non abbandena i Compagni del Perkcio ; n{
•ùti.'c}Ure abiaudoiuito . Ma iV.!i c j . n'.oaato,
■non abbandona Te itestò . Dità coinc il Capiuno at>
.bandonato cU' Tirsidi Atenicsi. lttnt ; tulf mii si-
ra il Carr.po : híiuro ptr Ctmpagnt il mio FAit»» S
». H: Force non «au i Pericoíj maggíori délie Fores
i ..;:-.. n i corne si c detto : ina se Fortitua , ò Nccrf
ii. A ve )o ipingef; si moftrerà Huomo, i seacúli;
u... v.:C> tìie h. t.c>n:t>, à soirînii.
' S'CfcH è dolorosamente serito : non dcsidcr* I*
.moue coSnje Ntilp i ne laccrca corne Hercole : ma
;fc.iFi&!a Vira corne vna rnaiiugia Goulotte : c quand»
ìr.corfj.esce <W1 Mondo.c nonfugge .
Ancora nel ìnaiufcslo >J..ufragio ; benciie à tutti
Cl vgu. le il Peticolo ; gli A"' delFHuonro Forte
Taian différend . Farà ciore i sc stt slo , & a" Com-
4>agni : e in DKitD alla icmpesta , h»urà l'Auirno in
calma . Gli dorr.ì di non pots re mo/rrarlasua Forza :
ma ceichtrà di moslrare: la sua Forcezza . Vcdrà la
•Meut fènza teuierla ; peroche sempre i'hi preuedu-
ta . linalmcnte sommeríb non saprai 4'e^li sia inot-
.bito dail'onde , ò se le allorba .
\/f A P°^° *n c'lr'ei"° vj,uale , con foixe vyuli .
:1V L cône Manlio 1: Giouane, comro ai Callo i e
Qviinto Costb , contro alFfíispano: prima délia Pb-
-gna; il Forte considéra, non il dolor d*11a Morte;
nia la decenza délia dgionc : cflèndo vn fia troppo
caiOi perder il sangue, tk acquittât biasuno .
11 Forte modestamente jninaccia . Farebbc torto
al Nimico.à diipregiar sesttslo: faiebbc torio à se
cttílò à díípregiare jlNiuiico. Perclie íè il Numco
À vile,- si dee rinurare; se valeme, non si dcueauuili-
*c : loda se sleslb il Vincitore, iodando il Vinco .
-. Doue abonda valore; le roinaccie iôno soperchie :
doue manca il valore : le múuccie sono ridicoic :
doue il valoi' c pari ; conuiejisi riucrJr Marte , Sc la
fereuna : perche quclio è gíornaliero ; & ouest» è
iraditricc .
D 4 II
J
«o T)IU A FILOSOFIA MORALÏ
Il Temci.irio sdegnale Armature ; il Forte si .-WlYiaVÍ
ferche il Tcineiario confida nclla jitirata i il Forte»
nelb pugna .
Quando Altflàadro vestiua l'Armi, MM tutto :
quando le hauea veftxe , ftcea tremar tutti . C'reice
il Core so1to la Corazia : e lo Scodo j rotegge ch i lo
frotegge.
Dirà il Forte ciò che coh* iStrse : W*/' tu petuft,
» Hf pusitrt afiimn il Mus , • Jf<^r« >°i M*nu
yAltf.m* nulh trairai fihiijfcilt , (ht pr.jsMriit
fianco ùi vu Sp'rtmt ^Armait . fSpcílò ritomeran-
nogli cslèmpli deglì SpaitSBÍ : perche negli cscrapU
bail i mirât Mdea . )
Al suon del Corno , i Can! Cacciatorl fetrano : i
Cani Çasareccî , vtlano : così al suon delfa Tromba
dissipatrice, il forte giubila i il Codardo sbigotisce.
Qucllo Iià il viso ti.ì lit to c fieio : questo l'haurà
tra morto e viuo . AU'vno par giorno di Nozze i
all'altro diEsequie.
Sicome il Forte « tardo al deliber.ire i così sari
Veloce all'escgulre i perche , non c sciocchetza mag-
giore , che raettersi à pericoio délia Vira , sema pre-
meJit.ua cagione : ne vi è pericoio maggiore, che
esporfi i vna calda Occasionc , col Cuor geláto .
ENtra il Forte nello Steccato , & lascia fuori cgnî
timoré. Et chepuò renierecolui , the hauendo
eouseirata la Vúa alù iytria , la espone sopea quel
Campo ; corne topra l'AJrare vna Vittima non piò
Tua roa vuol che costi caio à chi aidiice di saeri-
ficai la .
Arma il Forte dl hauerc Spcttaton : non pet ap-
pTauditoti dcllaVirtù; ma per Testimoui del vero .
Nieme dolcua agli trecenno Spartani il douer com-
batterc coutro à trecento mila Peisiatú > senon ver»
che non haueano Spetutori neutrali : dicendo i
Tuait Jìcrtdtrà , quanit il Pttfim Uri . Mal cau-
telataèla Iode, che dipendc ilalla bocca di inalc-
tioli lodatoti . Ma quando il Forte non habbia Spet-
taton -, egli i te solo iarà Spettator' e Spettacolo.-
pctch'cgli solo cl'Auuore, e il lodítore délie sue
Atuoni ,
A&lç
UBH.O QUARTO. ti
• AstMe ìl Forte con gt.uide aidote; nia eou la racine
trsnquilla.il t'uoco del Cuotc gli sçalda il Ptttoima non
gli jfîuim la Mentc.Clii hà virue le sucP. ssioni regola le
lue Attioni.Sicoroe nella Giostta preluse alh B.-ttagli.u
coíì nella Battjg'ia, più non si turba.clie nella Giostra .
SelaFortuna seconda il siio v.ilo'C ; ejli seconda
la sua Fortuna, . Hon perde i vantaggi , ne perdons
aicolpi : studia in vn uniro, cou la Spada e con la
Scudo, alh dites.i, 8: alla orRsá .
S'egli vincc il Ntrnico suo cou la Forai i rince se
ftciio con 1.1 Clemema : non cccede- contra chi ce>
de : picnde p« se la vittor ía, & à lui doua la Vira i
ilNcinico. non più Nfin.cu , s.rà fc:tu.i viuaalruo
trionsj .
Ma se la Fortuna , íbuentc Nimica délia Fortczza .
lo tr.-.difcc al Niinko i egli non cedc , non icfli .
Niío , menue hauea la Porpora ne* Capc»,li , non
POtcui ester vinto : & il Forte menue hà la Porpoia
nelle vene , non farà vn'atto sommeflo , ò vile . Non
priega , non si piega > non fvg;c : vorrá" più- tosto
Vouai ta Morte vu paiìò auanti , chc la Salute vn
paflò indietro. Speziate l'Arnie i caduta la Spadi ;
non gljcade il Cuorc : firà dí mue ii Corpo Arma
oífeusiiia .
Nella Guerta contra D.irio, eslèndo dagll Ateniesi
fugati li Pcisiani fia dentro allefùe Naui -, Cir.égiro
perle,^-nJogli , afferrò vna Natte ruggitiua con U
foite (ua Dcltru ; troncatagli la Deitra , l'.ifterrà
ton 1» iinistra : uoacatagli la Smiftra , l'arrèrrè co*
Dcnti , t la tenue solda. Chi none tedc la fou.-, te
nace délia Rémora itener laide le Naui': miri Ci»
Bcgiro : più forie délia Rémora, è vn'Huomo Forte .
Iiualmeme f csaulto il Sangite i morendo per ho»
nette Ogioni , & pet la Patria ( ch'eia UsuoVoto-)
non si duole , nor» geme : anxi gode , & si tallcgra
seco medesimo i consola i Çonsolatori : mirasenza
lagrime le hgiime degli Ajb(c\ Sc le riprrnde . Alr
lota ptegia la soaVitn , c^iaricjo la perde . Diià esta
ancara cou ïp.inunonda i //«jgi rintsn ^ fiib» ai
Si- DEIXA FÎLOSOFIA MORAIE
AQuesto segno «nrltKÎsia Fortezza de' Gemilí con
la Moral Filofofia ; non cïedendo che dopo
questa misera Vira , restasse »ha Vitamigliore.
Hor quai sarà la Fortezza d'vn'Heróe Cristiatio-i-
ilquale , mirando l'Eterna Vita coll'occhio délia Fc>
de, muor perla Fede ?
Mostragli tutti i Tormenti , che la Tirannesca bar»
barie macbinó contra i Corpi > per abbarter gli AnK
mi : per non sentire i tormenti Diuina M.igía. c la
Sperania : anzi rormento maggiorgli larebbe l'eslère
men tormentato. - »
; Non lo spuemaano, ne i dolorosi puguali di Ge-
sare ne il dolce veleno di Socrate : poco iniper-
tandogli , ch'entri la Morte con la Cicuta ; ò chî
col Sangue ésea la Vita , purche l'Anitna quaggiù
non rclti . • •' .
I Non l'atterisce più la lunja veglia di Re$olo ne*
rasói ; che il breue sonno di Seneca nelle Terme :
eslèndogli indifférente, che sian chiuseod aperce le
finestre dcl. Corporeo Albergo ; purche ad Albcrgo
migh'ore l'Anima paíG .
MinacciagK vna subira Morte i dolce minaccia è ,
vna subita teslicità . Fagli strtrggere lentamente la
Vita; non si giunge mai tardi a vn Bene Eterno .
Mostragli .spauentoíè Voragini de! Mar tempefto/ô :
al Porto ou'egli alpira , il Naufiagio è Nocchiero
Mostragli Scogli pendenti, e dirupatiprecipitij : per
salire oue mira, gli precipitij son gr.vá . Trefcntalo
a'íàmclici denti délie Ficre: antipotrà quelle Tom
be animate ai Mausoléi . Gittalo nelle iilgorde Fiam-
Jne délie Babilohcsi Fornaci ; vscirà Fenice immor-
tale à nouella Vita .
ïnsomma , tanto è íuperiorc la Fortezza Oriítiana
alla Morale, quanto le cose Diuine al!e cose Huràa-
ae . lt l'istcslo ti dico dituttel'altre Virtù .
■ . » ■ ,. ■ > ■ . »
» , * *■ ~ * *******
** ****** **
• ' ******* *° >*
tiBR.0 QVAR.TO. ft
H» . •
*r . '
C U P IT O LO S EST O
• . DiìU Ttmerilà , & éeiU Ctdarii* .
& A Tcmtfità, 8c la Ccdardía Ccrn Vitij cstre-
Sg t SB mi délia Irafcibile : queila nell'incontrarr,
8» «l> questa nel fiiggire i Pericoli , contre al
douere.
: H.-.nno ambedue la Incell>grnza taflto gtnsta «Lili1
Habicu perucríò ; che non considerano , cc quaipc-
rjcoli ; De pet quai c.igione ; ne in quai modo , l'vna
incomti, e s'altra fugga .
Nluno Animale è più simile all'Huomo > cor la
Scimia ; ma nitu.o è più. dtforme . Niente c
più simile alla F.ortezza, che laTemerità ; ma quairo
quel!aè8.agioneuolc, tanto questa è Brunie .
11 Temerario ; come dislì i nostro Filososo iiclU
sua Fisionomia ; haurá tutte simili al Perte le l ■•:(...
ze ; ma l'Animo tutto différente . Inconrrerà gli st; (fi
Pericoli; ma il Forte límisura dalle suc toi ze i íc
egli d.dsuo calore. . í ." . • .
1 Romani Ccnsori puniuanc il Soldato troppo Au
dace , col fargh cacciar langue dal braccio destto : Jc
«on gransenno. Perche, sicome la Temcrità proce-
de fisicamente dalla soperchia cfttrueseenza del San-
gue ne' Polmoni : così la Pena steflà , era la Mcdic».
ria i ignorr.iniosa insieine, Scíalutare .
L'ilrcstò impeto lo ípinge ad ineonrrar Pericoli
roolto m.-ggiori diquegli che incontra il Forte itc
akuna vclui, coii vn prícipitio così fauorito dalCa-
so , che i Nimici, benche molro piii soiti ; non di
scernerait) il vero daU'apparcntc , si danno alla fuga :
& i Popul.Sri , non dilcernendola Temerità ftrturu-
ra, dalla V'írtucrfà Fortezzj, glifauno applauibi. »
. U Veccbio Scipíone , cou ancor Veechio '; daTt»
merita gioucnile si lasciò trasnorçre à fîdarsi con due
íbleNifui, alla duhia reda dcl poderoíb, Sifáce .s la-
sciaudo lasalute , • ò Ì.H ruiaa pubjica , soipcïâ tìai dú-
tiocuemo, ò .dXsitìaç iiiipr^osuta-dà^Scipk■;-« i
■''••■m t> 6 è d.
8+ DELIA FltOSOFTA MORALE
ò di Scipione vcciso da Sifáce . L'Eiiro inlpfrate ,
rauuiuò le morte specanze . L'Atiionc , fù lodata da'
Sciocchi , & vituperata da' Saggi . L'Attore , ia.parà
da questa prima, à non rame ahrá íìrr.ile . '
Ma egli è generalc Aforífoio , che le Attioni del
Temeraiio succedono danr.oscal Publico, &vergo-
gnosc ali*Aurore . Peroche,lì com'egli prima fà,& pol
penla t cot! trouinoo diiricokà iuipensate i nqn fi
vergogna di dire quella vergognosa Parolai It nm
K.lhno per mille , Ccpione coniro a'Cimbri, Si
Minutio eoatro a' Peni : l'vno e l'alrro , bi.isunando
la lentezza de' loro S.iui Collcghi > non tardarono à
veder la Strage de' loro Eu rciti , e la propria infamía .
Non si muouono i Temerari aile ardue lmprese pet
queli'Honcsto , ch'è il sine fiilò & immutabilc delU
Ftrtczza , conie la Cinofura de' Noccbieri . Ma chi
per inconsiderarion brutale -, chi per Vanagîcria ; chi
per Odio del Nimico i cbi per Cupidigia di preda ;
chi per confidanza di aiuti .
Ho'ra , sicome questi fini sono eontingemi & va»
tiabili ; cojì mutato il fine, si muta l'Aniino ■
. Chi è nioslò dalla incoi fidrratione : conÊdêran»
do poscia l'inopinata faeci i délia Morte , iHaborri*
«iiiie . C hi per Vanagloria : cedendo la Vanità délia
Mente alla vtiitA île] pericoio , si auuilisee . Chi pei
Odio : superato l'Odio del Nirnieo , dalj'amor delU
Vita , vilmente U chiede . Chi per Cupidigia : cac»
tiata la speranza délia preda dal timor delta Spada ,
compra la Vita . Chi per Coi ridanza I mancandpgli
aiuti, manca di Cuore >
Nella Pugna , i! modo ch'egli setba , i il non ser-
bat modo. Si giiteií corne il Re Codro, inerme
contra gli atmati :. ò ceme il Re Cigno , portera
l'Armi per pompa, non per difesa? Ma s'egh incon
tra vn'incenuo graae ; più non gliírruela Celata,
cheàectar ilíuo pallote: ne le penrie del Çimiero>
*he à fuggir più Itggieto .
iiisomina i in ogni cofe inconstante , fi£ diflimile
•la lc tkt&a t hot tutto Cuore , het senza Cuore t
J>« più chc maiebio , £0r meu th« femina t no.
11BKO QUARTO. «f
«ninaceìoso , & hot supplice : pauentoso ncU'aflàlto ,
pauroso nella fuga s iniblei.te nclla Vittoria , abict-
tiflîroo mlU perdita : paslà senza mezzo , dalle bal*
«Janzosc parole , a' fatti indcgni S âe d ili'Eùi cmo dél
ia Temeri.à aJì'Estfe 1110 JtlU Tiaútíiu : CtlU (jual
vengo à patlare ,
LA Temcrità è Vitio pià peticoloso ; ma laTimi-
dezza è Vitio píú vergognoso : perche quell.^
{luuemura più çhe non deuc ; 6ç auesta rispatinia cid
fhe non dcue ,
In tutti i Vitij > il di.'hto è pià vfrgpgnoso , clic
l'Ecceslo: Sc è più facile ester timido doue bilògM
ardire.che reflète audace doue bi(p;n i teinere M
11 Codatdo ion considéra nel Peçicolo le Circo.»
statue honoreuoli ; nu splamçnte le dolpcosc ; fie
putche rugga il Periçolo ; laíci.i agi) altri Honore >
£c per se ptepik U Sicuerzza ,
Chi non vuol conl'egnaie alla Gloria il DepositO
«MU Vita > reriderâ alla Nat ur.1 i) Capitale , con vsuia)
di molti mali ; hoggi vn dente ; Romane vn'occhio ;
ûidi il senno ; al/îne la Vita ilreslà, diuenutapiù vile ;
& per fuggire vna Morte, ne soífie mille .
MA Molto più yergpgnoso è cjucsto Vitio à çh{
profeflu l'Honot ìnihiate ,
Cli Huomini I»fttciatj son timidi ; perdit hauen-
do la Scienza in luogo délia Fottcxi,. ; considérant)
più viuamcntc il pericolo délia yita 1 ma al Solda?
fo , chc ha pattuito cqlïoldoil pericolo dcija tyorec;
Ja fugga è iosirne ,
Hiun Soldato èpiù de. no di víuete , chc chi fprej-
?a la yita: Sc uiuuo piu indegr.o deji» viu , the chf
ttrnefx Motte,
Era iegçe de* Aíarfdonl , chc il Soldat o , il quai
«onhaueslè ycciso va Ncmiço ; inuece fiel CnjgçlQ
siilitare , poftafiè yn Çampejtr.o, Pafcua ygualrn<ttf.ç
Konvicid» > riu togliea.ii Vita à vn Çittadjno, pej
/oltraggio; & chipeiJoiMu laynaal fubljco Nunj»
10 , pet codatdía . -, ,,«■.■•,-;
Ira ieoxa fa-.^yn-SoliLto fraJ Çreci , chc hautílí
ìo S-cdosenaa Simholo , tV li Sp.,da ìenza Çarijjuç ne?
rnico : auioCAl">tnKÁiií *nc cw pcítka la. Syada, y
^îwdp, • ... m.
Si DELtA FÍLOSOFlA- MORALE
Gli' Spárunì bandirono Arcliíloco lot Cittadino «>
perche ne' snoi Poemi si ttouò scfitto questo Verso s
Mtflíìtì ptrdcr U Scuit, cht ta Vìta .
L'eslèr Pote.i siluollo dalla Morte | non dall'Esilio .
Stimarono quel Poeta intiegnotli Sparta , per quelle-
parole indegne di Spartano ; Non era à lui dclitta *
l'cseguite il suo detto , nia lo scriuedo .
Nella occasion délia Pugna ; il Forte, più vicir.o
al Pericolo , e più veloce : ícilCodardo più vici-
rio alPeticolo, vàpiùrilcnte : perche quelloèmo»
to Natutalc i qucíto è moto Víolento : qm llo è Spon-
uneo ; quelto è mistodi Spontaneo,e di Forzato ;
II Codardo loda publicamente? gli Huomini Forti .
Inanimisce i Compagni , per parer'animòso : doaa il
Cuore, ch'egli non hà. Aguisa délia Conìacchia ; chia-
uia la pioggia , e stà in aseiutto. ; '• :i
Ariítognonc Huomo di grande aspetto, c piccol'-
animo ; scinpre fómito d'arme lùcentj , û'altro non
/arlando che lii giierra , di battaglic , Sí'di stragi : et*
tìimato vn Marte Ateníese . Ma quar.do vdìsonarU
Tromba: compame in nublico scnia Spada , appoggia-
to ad vn baitone , con vna garSba fasciata e zoppican-
te . Onde , berrito da Foclòne , lascrò il Prouerbio a*
Codardí; xArìfìogìtónt lhppiett-%
•Allora il Tem'erario cemincia à- stiniar la Vita
«juando è' vicino à perderla r perche in lui con la
Vira fi estíngue ogm suo Bene. Ma al Forte, ehe
hi wli'Animo Béni mnggieri , k eterrii s nonduole
y diperdere quelle cose, enc gli poflòno ester tolte :
f«che;hdn''ie gimte cósé flie . ■ :»"•'••'« • vi
' ' Vorrà nòrfdimeno il Codardo partecipar délia Glo»
lia : anzi deile altrui fâtiche si arioga il vanto". 1
Visio fiì questo', non folo dPSoMati' Ftioati ; ma
«îe*' Cesarî dégénérant! da qu'elles orfde presero il
Nome . Sedeano ali'ombra ; e mandauano al Carnpo
gli loro Auíjiicij: i Capítani vinceano in Asia: Si
effi triofifauano m Roma . ■ ■■'=■■ ..»
., Ccsaredopo il Trioufo , seminòle coéeole délia fui
tatireí; aceioehecteV/iascenri Allori di queHa Selua si
eoîdhtóèro g!j Tirai Sucoeftoii; mipítaado da lui i
*e-ptlmîit dá'tóetifareiíc^ iM«u&i**i»<:r hawei
LIBRO QVAR.TO. »T
Main corti annf seccarono) , con mua la sua Con
sanguin ità , qucgli Allori : Sc pet insimarli tuiii ,
l'vitirao íù Neronc, Idea de' Lodardi .
SoloÁuguito simostrò degno delTAJotthianome
di Cesare . Ma eslò ancora -, di quella gran Victoria
contra Pompeo aile Mile i cttennc la Uurea sema
haueria bagnaca col suo Sudore . Fugli rînfaccijto ,
che mentre il vigilante Agrippa forteraeiKC viuccaai
^agusto concocenrio il vino , altamcnte donniua :
& apen?. àlzò gl'ocrhi vacillanti à mirare Agrippa,
quando gli portò le felici noueiíe delli Virtoria .
Insomma , bentficio maggiore haarebbe facto Ce-
sarcTtib Pattla ; selasciauapiù tosto vo Scminario di
Capi degni di L-uro ; che vn Seminaxio diLautihi»
fognosi ch Capi ,

.... ~« .
-• . . . > ... ■—.»■:: mi. t ■•»>»
r

DELLA
FILOSOFÍA MORALE
LIMR.Q QVÍNTO*
«•» «** «M
PELtA TEMPERAMZA
ET D B" SVOI ESTREMI.

: CAPITOLO PRIMO»
C«X CQS4 SU TBMTZRAKZA*
«*. V À»
A TIMPER.ANZA è tfft%> <WAj
C»ncufis,i:,ile, che modéra la troppa
Stupidit* ; te la trOfpi Cupidhà de*
Çorporali Piaceri ..
I/Huomo non è Saíïb , »e Aiih
maie s, non è tutto igscnsato > ne
íutto senso.
Naiw» ryuol che l*Wuomo conseruî ìt'CApo v 3c-
«ioche iï;€orpo seruaallo Spitito, H C orpo brama
Pue n : h> Spirito anu Sobriété . VI»i"*p*r**t*
opprime lo Spitito con soperchio aliniento : !o f/*-
fido abbandona il Corpo con sopeichia Sobrietj : il
Istmpiranie fi giuftitia al Corpo, tC al!o Spirito ; rt.
woiundo mezio , che ne à quello manchino foi ze vi-
Mli '■ ne questo nunchi aile Oper.itioni SUtionaU .
Ma perche la Tempetan^a ambidestra , dee coin-
kmeie ad vn tempo contra due Moltri ïstremi;
«om'Beuole contro al Crjnchio , Sc contre ali'Ht-
4a quello tutioffeddo eritroso, quefta tucta gole ,
* lutta famot t neceflàiíamenre ella dura niaggica
saie-, nel vincer l'Hidra.chï il Ciauchie • \iCapidtti».
VOXK TILOSOFIA MORAU 1TB. V. I»
Dunque . ilptincipaVïfFetto délia Temperama 2
rnoderare iuguisa l'Appetito de' Piaceuoli oggerti ;
chc laloro préserva non generi soperchio Piactre:
nc U lontananzageneri sopeichio Dolore .
Ma lien la bilancia délie lagrime te de) riso : de?
sospiri <kl giubilo ; délie voglie , te dette dojlie.
St corne b Fortezaa fi l'Ardimento timido ; te il
Timoré ardimentoso : cos) la Tempcttraa con giu-
ûo ecjuîlibrío , leode la meftitia piaceuok . 0c il
placer nxfto ; pet údurl'vno è l'altro alla fgualiti
deU'Honcsto .
Manclvero, e-:K è pin difficile , rnoderare i) DU
leteo dcll'Oggctio preseute , chí il Colore dcll'Og-
getto lontano .
Peroche, sicomr la Nnni.i í arnica del Piastre I
tí ncinica del Dolore: cojì contto al Dolore detPV
Oggerto lontano , combatte h Virtù te la Ritnu l
ma contro al Piaceie dcU'O^rttn présente; com
batte la Virtù sola : te ì più difficile impf<si,vinccif
due Nemici, cbe vn sol Neinico ,
Si aggiunge ■ cbe l'Oggetto lontano , £ gode toa
la sola Irru^irutione : ma il présente, colscnso. If
perche l'íroaginaiiua è facoltâ più Spiricuale te più
débile ; il Senîo è facoltà più corporale te piùgagliar-
ii : perciò manco rauoue l'Oggetto Imagmabik, chc
il Scnsibik . Ond'c macstreuok quelFArorisiao :
La lontunur.^, tgn gran fiaga falàa .
Sempre sarebbe veto quefto afotiuno , se tutti gli
Huomlui folVc ro di vna tempra .
Doue domírul'Atnbile , la Imagínatîua prédomi
na al Senso , con tal'ecceûo ; chc coloio piu soueme
yarlano seco steffi , chc con altrui : te benche vicini
a noi con la Personal vagano col pensiero molto kmta-
oi , aguisa di Estatki & Anfanatori .
A simili Ingegui, corne la Iniagip.it!iu è più ga-
gliarda te più tenace ; così maggior dolore cagiona
rOggctto lontano, che godimento jlvkino. Perche
IMmaginatíone sel fingt cjuale il desidera ; & il Scnso
nol troua quale l'imjginaua .
Frà k cosc caduche , ogni Persetto hà. il suoDi-
ftttot M» ncll" Qggettc lontano , la imaginatione
fO DELIA flLOSOEIA-MCBjMB: yS .
«stratta «onlìdfra le .P.«tfVjïici.i fnjzt i ftj^MMl &
piùlo brama : ncll'Ctygctio preleiitei» il Sfúío^ritrot-
ua più Difctttche Pttfeitii»ni ;. fi tost© l'ubbqrre í
& cangiando Opínidne, ceugia idesío .
' Il Lince f;inelico, btnjché poslegga la Predâ ; se
per <aso ail altra Preda-, loïlana* liuolge l'octlu'o'-,
fascia ciò che i;à, per seguife ciò che r.on hà : pc-
tpch'egii bà l'Imagiiiatioiie seuta , ilSenfò«ttuíb .
!ì Tarera; Tcíi.o ; eheícmpíc vago.di forestière. BeK
kïte ; yrima JUdrori ,cfec .M.'iitr . •& íaceua i Suor
ceri col parriadioi e le Moglic con.larapiri«:: p«t
iftuolâr-íe Reine , tútbaua ïía j:3 aitnui ;e subito ù-
lotid-j Je diicacliaua dalsuo-. <...;■ w* Á ^ i
Ripudiò Ai.aslo per fapir-Perifrea ;iiiîmò Pcjibéa
pertappe; i)ucsta yti Ataíc^t*! Aatíope pei Arfer.-
Ua'i SArbutarper Egle -, £gle> pua Fcdim. .Tutu la Faié-
rja vuMÒ C upído , pdr procacci.-rgli Preda sempre
n«*.v Nimì iJodo d'Huaei.co pctea-legar íì itretta-
mentêfluel l'uo maliiíconico A moic.cht nen volaflè.
L'occhio era subito suio , l'Imaginatiónc non raai .
'O.-Vcrámente mal parlò Ctiûppo , che le Paífioni hu-
aiane.,. alirp non suno. che Opinioni : corne, à suo
iicgo. vrtlrai . Ma pui'ê vero , che lejatliarde Ap-
picníîoiii ûiegliano le gigliarde PafEoiii : & le Dpi-
nifcni de' Malínòonici sono gagliartie Apprensioui .
I_i Ttinperl/iza duncjue, correggendo U scorreo»
ra Opinione 6c modecando l'òuidità df'l Scnso ■ ri-
ducc. con 1,1 giusta sua Ijbra , il Piaccr délia Postes-,
fione ; & il dil'piaccr délit Priuatióiie , alla „'.í«£«.
ciità dclla R'agiòuc «; -, •. . .4 •»
í.. » '. i- i ii t.i ,:. . '. •*..■■ t . * . .
i .v •• .i «3» €»»
A j .u. \ti. i * . ~ i ■■
C iAP ITO LO S ECO 9 ■
-aï ji • : .i Siyxi pu UTtmpirantt-f,- . i <• .
i: ;,•>;■. ! . i •i a-. ..-f * iV" 1
■fr îíáfrA Tf'nipenr.nia.è vn Sole in Líbra, trà W>
âj T'8} siiuo Solstíiio.aclaBrumaHicmale. Vna
«S ~ * Zon.i Ttmpeiata/rà l'Algcme, & l'Ardén-
WW te. ViiaVirlù Mczzana.tìi la f>í<tt<i Stu-
fèiïii, êc la f </t<;Viiintcníperara». ' V. . ', ,. .:;
■■"-liu Dmi-
LIBROQVINTO.. ji
Dunque !1 Tempérante , haurà viu Tw , ni
Frtdda e Cil in : vn.i Complcslîone trâ K»::. •„ ,
& Sanguigna : vna Età propria txa'l bolloi Giouenilc ,
íclaCelata Canutezza
Haurà Costomi sempre corhposti : Animo semprt
vguale : Volco sempre vniforme : in cui oy,a 6 an-
nuuola l'Ira, ne folgora il Riso : ma corne sopra U
cima del Monte Olimpo, soauenicutc riiuce vn'ira-
prrturbabil sereno .
Sciocca fû la Doctrina degli Stoici , cbe lc Pallioní
non entrino nel petto del'Huomo Saggio. Faccauo
migliori gli lor Sapiemi.chei loroDij .
Conuerrebbe cheilSauio perbandir dal suopttt»
le PaíTioni , bandisl'e il Cuore , dou' elle hibitano ,
corne vdirai . [ .
Non è Sauiezza il non hauer le Faslìonii ma il
sapersene benseruire corne de' Caua'Ji , délie Ataiî ,
dclle Rirchezze . Non sono Virtù , ma-h postòno can»
giarc in Virtù ; dominandole , senza lasciarli domi,
nare ..
Di Socrate a/rermano , che non mostrò vise dis
ferente íf giorno délie Nozze , ic il giorno che heb-
beia Morte . Ne fù marauiglia : perche ,çonie Ten».
perante , non eflèndo egli dominato , ne da'.pkccu
délia' Vita , ne dal dolor delta Motte -, aUïi-Spéíà ic
âlla1 Moite fece' Fisteslo viso, che solea fore a' suoi
Amjci . ' • .
Ancecai climi dtìle'^i^mì , &. il Sito délia Ssera
Céleste, dispongono il Soggettoà questa Viriù . j
Alla Fonte del Gange niscono Popoli tanto Asti-
nenti , che hauendo le Nan per Boccai hanno per
Cibo l'odor de' Fiori . Et íòtto la Zona coinbufh,
iráscono Popoli tánro- voraci , che si raríií.ono il
Corpo di Corpi iimnani. Qncgli , nonHuomini , m»
Cainaieonti : qtietti, Lupi rabbiaii, éc non Huomini .
Alcuni Popoli ncll'Améiica son tanto Stupidi , che.
ptrindurgli aile Nozze, Paraninfa è hSférza . Etalrri
son tanro Brtftali j che vaganjo ne" canSpinaísi lascwi
Armenti ; han per mogli le Madrí , & per Figliuoli i
Fratelli. siche qm%lip.iio.i riati dTSaíB, ò qucsti
da Bclue.
Dunque,
íi MUA F1Î.OSOFIA MORALE
Banque, egliè gran bénéficie del Ck!o il nascc-
tt fottovn buon Ciclo. Le Regioni più temperate
/crmano Cotpi più Tempérant!: pcroche i Corpi i>.
{uono il icinperameuto degli Altri ; k gli Animi ssy
«ente il temperamento de' Corpi .
Gli più Iracoadi son più Intempérant! , dicea ti-
ugora . Non perche i'InterBpcranza sia Porto délia
Irâconrlia : Ma perche , mal pnò dornare i Sensi Este*-
ni, chi non hà oomato grjnterni ,
Quiadiè, che gli Huorr.ini più cflfërati , sono gli
piii Estèminati : perche ruscono d..li* ifteflb Princi-
pio , la Fi*ceua ettrema verso altri , 0c la estremx U-
eenza verso se stessi .
MA i più Tempêtant! loncjtiesli, «he ttntri
■Ami vi han rattú l'H'.bito, dice il nostro Fi»
.
L'Habito cattiuo < corne già vdisti 1 « vna Veste,
Itquale ciiscun può vestú quando vuole i ma quan
do vuele , non può facilmerne deporla . Et fia tutti
gli akri , l'Habito délia fciteinperanxa i che più di
tutti gli Habit! è attaccato alla C.u ne ,
11 Fanciuktto adunque inconuncia ad ester* tem-
sciante , qtundo tomincia à vergognat6 di quel
tke deue .
II Roslòr l'ell' Atli.i fa sperare 11 G'omo fa eno ;
tt i'Erubcsceiu» nelli onJida Pucritia , là iperare
vna Vita honesta . Peiocbe , chi arroHiscc dauanij
agli .iltti i arroltîrà di se stestò «juando sia solo : Sí
il Veigogna il diflendarà dalle Attioni vergognose ,
Chirone nan era Hcróc ; tt cta il Maestro degli
H; roi ; la Veríiondi.» non t veu Vinù i & è la
Macfba délie Vinù .
11 yero è, che la Yereeondia è vn Timoré : t<
«gni Timoré par che atwilisca gli Animi bellicolì,
Ma bisogna imitar l'isteHo Chirone > che in vn tem
po insegoaua agli Hciói , à non temet l'asialto de'
leoui ; te ì temer la Vergogiia degli Atti vili : pci
#he , ciu h» petto il Roslòrc ,non hà pin Houeic ,
IIBB.O QJItfTO : 9i
£»€*}««»
C JIP l T O LO TE11ZO,
£>«« fiant gli 0g£Mi ittt* Ttmpcran%*
•^MpÏ-Í» A Forrezza non è circa tuttî gli Oggetudo-
f-r $j locosi :& la Teniperanza nonècirca tutti
* giiOfjtnti iiltutiuli, corne Tctifti
•ï>£#9^ L'Huoino è vn Tricerbero di tre. auid/A
sime goie , Ragions, Opinione , & Senso esterno : 8c à
ciascuna di queste dfede la Prouidcnza gli suoi pro-
portionati alimcnti i conditi ( com'ella íùole in ogni
íuo dono ) di marauigliosi, Piaccri , Intttligibiti , à
Snsiíiti, ò Mtl&tni .
Vlnttllettt , come Ragioneuole , è iníàtiabile di
Sipere. La Opinhne , i insatiabile diTel'ori, 8c <Ji
Honori. II Sens» esterno, è insatiabilc di Coipoiv.lt
Piaccri .
I Piaccri deirintellcto ion commun! con gli An-
geli ; Sc perciò Angelici . Qucgli lella Opinione, so
no propri dell'Huomo ; & perciò Hurcuni. QuLgli
del Senso esterno , Ion coinmuni con gli Aiiiin.ili i
Sc perciò Aniinaleschi ; & qiunto più neceslàri , can-
ro più vili.
DVnque la Temperani.i , non modéra i Piacerí
dell'Uuellctto , il cui Eccestb , si chiama Cuiio-
sità ; moderata dalla Prudenza .
Nemeno modéra ï Piaceri Jella Opinione : perche
son moderati dalla Liberaliti, & d.;11a Mo leiti.t .
Modéra ella dunque i Piaceridrl Stnso E/ltriort ,
infîmo di tutte le Facultì Hum..ne : il cui Ecceflò è
l'inremperanza : & contra questi Piacerí lià imau
cterna guerra .
ANzi , perche de'Sensi tfterni, lOtchi; VOrtchlt,
& YOdoratt , sono alquanco più Spirim ili , ti
perciò più nobili i seruendo aile R.igioacuoli 0?e-
tationi : l'Ocehio ail'Attrología : l'Ore:cliio alla Ma-
sica : l'Odorato alla Fisica , nel conoscimento de"
Scmplici t la Tcinperanza modéra solaincnrc- i Pia-
cul diquegli dueinfimistnfi , chcscmono aile pi*
vili,
9*, DELLA FILOSOFIA MORALE
vi li , 6c toulmente Animalesche Operationi; al Gusto,
& al Tutu .
La Prpuidenza non è tanto improuida , che per
conseruar la-Sfiecíe délie sue Opre , voglia perdere
gl'Indiuidui : ne pet conseruar gl'lndiujdui , voglia
pcrder la Specic . ,
Hauendo ella dunque «pli Huomini soli,' daca lit
Ragione pet lesúblimi Opération' : diedeincpm-
mune agK Huomini &wigb Animali quci due vilillí»
niiSensi, il Gusto , eiìTatto,. Qutl:o , pef cpnsct-
uat la Vita delj'Indiuiduo col Ciao : questo. perche
l'Iadiuiduo consetui la suaSpccie con la Proie .
Hora , pctche _gh Animali. non ,11.111110 .-.((to.fíne,
cliela vks, e la Proie: fti ta Prouidenza verso loroi
prodiga di voluttuoso piacere citcaquesti ducSenlî :
negando liro il dilerto degli altri ire- Sentiment!
più nobili i lenonse per accidente , iuquanto setuor.o
di Èsploratoti à questi due .
Non godono gli Animali la proportion de' Colo-
tì ; ne 1'h.irmonía dtlle Vocii ne la fragrairaa degli
Odori. , " ; .5 .'
Ami atcuni muoiono ah'OJor délie Rose : molti
Vrlano al suono de* Muiici Stronienti : niuno riccue
piacere délia Pittura ,.come Pittura. Percchc qucsio
Piicere suppone vii' inganno delii Imagiuatina , clie
il Eúito. fia veto; ic v.i diftnganno dell' Intelletto ri-
flessiuo, che non fia Veto, ma Finto : nelquale disin-
ganno consiste form.dmente il Piacere délia Pittura ,
dagli Animali non co ìolUuto .
Che se alcuni Aninvili çorseto aile Vue lusinghíe-
te di'ïeusi , & alla Gitimenta dipintt da Praflitele :
ben potè jngannarsi la lor fantasia; ma non rirlette-
re sopra ilsuo ánganno . Que* Coloti non piacqueco
loro , senon corne tappresentanti gli O'getti propot-
rionati al loro Senso\ Quello non fù piacimento dél
ia Pittura ,; ma dell'O^getto : ne l'Oggetto passò U
Sfcra degli due Senfi animalescbi, Gusto, eTatto.
La Tempcranza dunque , ptopriamente non cor-
feggc quegli tre Nobili Sentiment!, inquanto struo-
no aile Operationi intellettiue ; l'ecceslò dellequali
«on è Intcmperania propria, ma metafbrica ; ò più
tosto
-11 B R Ô "<fV INTO ." jf
rollo Ciirioíîtà ; sutropoila al corieggimento dtlta
Pmdenza . *; i
Ben'è vero , che licorne la Temperanzâ , dîritta-
rrxiitc risgtíardâ gli due vltiuii & viliiîroii Sensi : &
modéra gif ior Piaceri , eomrsuni agli Animal!: così
per accidente, & Indirittameme modéra ancou l'Oc-
chio , l'Viirto , te rO'ldr uo ; qumdo seruóno di
Mezzani agli due Infimi Sensi , contre aH'r4onelro.
L'occhío con osceni SprcttcoJí : l'Orecchio con fìioni
lasciui: l'Odoralocon le profàunate delitie . '*•/-.%•
Anzi, per il medetimo fine, la Temperanzi ze»
lante deli'Honestà , fà forza etiamdio alla Porli-, U
aile Scienze , quando auailiscono l'Jnge^no pe. ftre
ingegnoG questi due 'orutali e iloïidi Senfi .
■ 1 ôracmáni ne' lor opulent! conuíti ,' applicauano
H !oro alto S ipere ne' Sapori eíquìíìti e nuoni , délie
Viuande . l ifelice Intel tetto, càc de&ioan d.d Cie»
lo ad alte O;>erationi , apriilò coloto cliuennc vu
buon enchère'. 1
"*" Mi pegítor ft» rpie! fetente Capron di Tiberio;
c%e'ncU'iiitàiue Scuoia dí dpri propose p-emi] i chi
trotwa. píii ingè.'nese Usciuic . I Bncmá .i non man-
giauano per filosufae , ma silo osiuano per min-
giare • coitui p-igaua dotti Maeltti perdiuenirc, non
<ti Bestia Hoomo , ma di Huomo Bertia . Anzi peg-
gior dellc Ecstíe : perche à guette , la Natuialiniiia i
piaceii, come la Rxgione ngli Huomini : ma Tiberjo
atterrò tutti i limiti de'ila Natura e d^lla Rrgione .
DAil'anfidetto puoi tu ritrarre , che la Tempe
ranzâ è la mea nobile di tu te le Virtù : ma
lTrîtemperanza è ■! più vergognoso di tutti i Vitij .
H íi[*er Grammatica , è pocalode; ma l'ignorarla è
çra'n vérgogna : perche-g'i Oggeiti délia Gr :mmatica,
ìçin<3 gî'i.-jrîmí dí rurte l- 6cie:izc : ,1 o. :,m , de:, t
Temperanzâ, sono gl'insimi di tutte le Virai .
*'Ma bcnctœ-cip ih veto , se si considéra U Vilti de*
Piai'er» ch'cll.i aiiodéra : nondimcno se si c inlìdera
la DirKcoità iJel modenrli per Ii ripuçn mz.. dclla
Natura : quelri sicfciam.i il Lustro délia Viriù He-
roka s perche rende l'Huomo lîœile .i' Stmidéi :
coaie A suo luogo vdirai . ■•
tt DELLA FILOSOFIA MORAtE
tSA ww
W7 £d6* vap»
S&A
c jifiroLo «ru <AHJ 0 .
Tir quai fin* l'Huime fia Ttmpiranti ,
^{4$$ 'Vnico sine dell.i Tempersnza h?Hinista) .
§t * Chi è Tempérante per altra Cagionc, non
OS è Tempérante .
•faf&i-fy Leotíchiib Spartano, jr.terro3.1to perche
gli Sparrani non vláílcro vino : risposj , ^ccihihe gli
mltri non tenfitltint pir nti . Et con ragione : perche
il Vino otíuscail Vcro, & palesail Secreto: Q^ucsta è
trudcn^a : m.i non Tempérant» .
I Filotbfi Sroici , per ben Filofofare , erano Tem«
peranti: & con ragione . Perche l'Olìo nucre la Lara*
pade -, l'Olio soperchio l'eltingue : Sc l'alimcnto il
lumina l'Iiitelletto ; il souerchio alimento l'ingon>
bra . Querta è Sapim^a ; ma non Temperanza .
I Corridori nello Stadio , erano Astinenuslîmi : te
con ragione. Perche la Sauna fàcorrcr più Q'At le
Naui tlt treppa ialma le afiònda . Cjueita è *Arf
tìimnaBica ; ma non è Temperanza .
I Farisci erano temperantissimi , per eíTere ammí-
rati : perche , chi si sfxnga dalle corpocee Volurtii
pare Spirro Céleste , & non Corpo terreno . Quest*
c Htpnrìfia, ma non è Temperanza .
Altri finalmente son Temperanti, ò per siuor dí
Natura , ò per disfàuor di Fortun.i . Queiti no.'.son
Temperanri; ma gUvni Stupidi, c glialtn r»utri .
Tucti costnro interrogati , perche amino la Tem
peranza ; asiegiiaranuo vna Cagionc estrinseca , te
lunraua da questa Virrù . Ma se t n inrerroglii il Tem
pérante : Ttrcht ami tu la Ttmftran^a ì rispondcrà' :
Tirch'ella ì la Ttnptran\a .
Tutti qutlu sono Arti misti di Sponuneo e no*
ípontani'o, come quello di Agime mone : peche
AcríKcano la cara Volutti contra TOgli i , per andat
Jà. doue la Voglia li giuda . M . il vero T-. mperante ,
non hauendo altro fine , che la HontlU ; i.on ami
ne odia la voluuá , st non eonsonne allHonerto:
&ferc» l'Atro ò Spontaneo . Cal
LIBRO QVINTO. rf
Chî è Tempérante oper.i ptr Habits. St l*Hibito
fìgli Atti risoluti , e secili , & vniformi : ma doue
non è l'Habito » l'arumo stari perpleflb tri la Vtr-
luttà & la Honestâ ; fie l'Atto sari rmito di volua-
taiio & inu luntario .
Hereole giunto ad vn Biuio , ttouò due Strade (
l'vna decliue, vestita di platani , e lastricata di fion ;
l'altra tipida , rupinola , ípinosa . Sedcuano quiui due
Donzelle; l'vna tutta restante e vaga : Triera matura
e gtaue . Dellequali , la Giouine ùeta , l'inuito ven-
zoíàmente 4 segtiirla perla viafîorira : au l'aitta gli
prometea miglior sorte , se la seguiua per qucli'crto
ëtfaticoso camino,
guefio ( diceua il Filosofb Prodíco ) è il Huit iil.
laltumatta •Vit*. Le due vie son quella dcl Senso ,
8c quella «teUa Ramone . Le due Danzelle , sono la
Voluttà, 8c l'Honeftà . Hereole ncl Biuio, i l'Aiiimo,
ilnu.il non hauendo ancora l'Habito délia Temperan-
za , ne délia Intemperanza -. timan lospel'o : natural-
mente però più acclino al Senso, che alla Ragione .
A quefto Bjuìo peruenne il Giouinetto Scipione,
dice Silio Iralico : &vdite le persuasioni dell'vna e
dell'altra Oratrice i jmp.irando dalla v irtù i diuoda-
re i fallaci Argomenti délia volutti; deliberò d'in-
caminarsi per l'aspro ca Ile : onde peruenne a'gloriosi
Tríonfi : & rinouò senza fauola il fauoloso Escmpio
di Hereole .
La Volutta, co« vn Sillogísino opetatiue, piùinteso
che vdito; 6c pin Naturale chc Dialcttico (diceil no-
stro fjlosofo ) inganna gl'inc.iuti, con quefti termini.
Il Baoia ì appttibile.
l a Teinta i luona.
Dunque /a Vituttà ì appttibile.
Ma la Virtù rifpondendo, scopre Tinganno del cauillo-
<b Argoraento. Peroche.ammctrend» U Miggior Pro-
positionc per vera i corne sondata nellaDcfinítione
delBuono : distingue la Minore in questa forma .
La Ualuttà i butina, mentrecbtsitta/c, t tutta ,
tT ptr tal ca^itnt , & intalmtit. ftari di auesìi
limiti drl Hftunnult , etla nm ì imita-,
Qucsta c dìwqae ia diffèrenza fri'l Tempérante , 3e
£ l'ia-
yg DEUA FJLOSOHA MORALE
rintempeiauce,& lo Stupido.L'intemperante .immet
te subito & vniuersalmcnte quella Minore.Lo Scupido
vniucrsilmt nte U niega . IlTemperante la distingue :
stiman fc> solamente Buona h Voluttà Ragioncuole .
Teodora , Donna pcr le sue infamif f.imolà ; beP-
fandoSocrate , qudgran Maestro délia Filosofia Mo
rale ; gli diilè. Sucrate t tu sai moite: mm ie sópin
di le. Penne , tu non sabrai ùrart a te nìuno de'
miei Dtsce^cli ; (y io fapro ttrare à me tutti gli tuoi «
Socraie risposci r\enmarau'glia : perche ry/i è pi»
faciltprteipitarc vn sujc, cheportâtloin alto.
«» -m m
CUflTOLO QJV 1 JV T O
Quai modo tenga il Tempérante .
'O'ÍÍ&ÍMÎ'N tutti gli Oggetti de' Sensi la Prouidenza
| > 1 pose il diletto nella Mtdinrita icmpeiau
5 • » íntra duo Esttemi .
"0"fe&â •Ô" Dal tempetamento dclle Voci , nasce il
dil ico dell" Armería : dal tcmperainemo de' Colori,
il diletto de!!a Vedut«: & da quel degli Odori , il di-
letto délia Fragran^-t . Dunque il diletto degli altti
Scnli,tutce dalla moder.itione fià il Troppo,e il Poco.
Queíti Mezzanhà consiste ( corne già vddti J nelle
Circostanze : lerucndolï l'Huonio di quegU Oggctti ,
quali cenuient , quante conuitnt , Sc cerne ceauiene .
Cotì
G fi U ilappétit!
Tempérante . sono pochi : gli Artificiali
NaruraU
sono molli : i disotdinati sono infiniu .
Cirea il lòstegno ilclla proptia Vita ; la Sete è Ap-
petito di freddoic humido : la Famé è Appetito di
caldo e sceco . Per plac.it quclla , prouítie Natura
di fresche Fonti : petphear quetia , ptouídc di sos-
tanticuoliFrumentí : & pet seconde mense , di dol-
ci, & odorosi, e coionti Ftutti ; che in vn tempo
ticreano ttè Semimenti . A tutti apparecchiò la Ter*
ra herbosa per letto ; e i verdi r uni , per Tctto SC
per ortina : Bc per conciliare il sonno , vi aggiunlc
la delitia de' Musici Vcelletti .
Di
L
IIBH.O QV I N T O. 99
Di quetti seinplici apparccchi , quelle scmplicí
genti del ptimó Secolo , che senza l'Oro fû SecoV
d'Oio; vistèro più robuste, più liete, 8c più inno-
centí : senza viucre dell'altrui morte : ne dopo il
vestimento , esiggere le lor carni : ne diuorar con le
Mcflî , gli Coltiuarori . Giamai la Temperanza non
fù più tempérante .
 qucsto Secolo", non imagínario , ne finto i ma
vero & practicheuole , il Diuíno Pitagora rinuitò U
suoi taccnti Discepcli .
Insegnò Joro con dotti detti , che doueano con»
tentaríl diefiggere dagl'innocenti Agnellini le molli
lane per coprirsi, Sc il dolce latte per pasccrsi : e
dall- fcrtili Piaiiteglifmtti soaui : Tributj gioucuoli
al Padrone , e rinascenti a' Tributari ; senza farcirsi
il Corps ili Cadaueri ; diuenendo voracissimiLupi al
ptoprio Gregge.
Se à queste natutali prouígion! , si aggiunfero di-
poi ne' Secoli più nobili , più nobili viuandc , Sc bc-
Ueraggi , & agli maggióri per Muommi più degm te
Signorili : ancora in queste Preminenze , adopra la
Temperanza rna morale Mediocrità , con la Rcgola
Geometrica délia Proportienei che stá nelle ra.ini
délia Prudenza .
Troppo è íuegli.ito ch! troua duro il Sonno , senon
sopra le piumc . Troppo è suogliato chi non ttou a sa-
porito il Cibo , senoii vien d'oltcaniare : ne dolce il .
Licor di Creta, senon nella Geinmaifùggendo più t osto
la Tazzacon gli occhi > che il licor con le labra .
Ne* suo Conuiti , moderara sarà la Copia ; 4C mo
déra» la squisitezza délie Viiunde.
Silla il Tiranno , per vn Conuito di molti giorni
al Popoio tmto : spopolò tutté le Seluc : auanzando
o^ni giorno víuinde da satollare , & vmo da ine-
briare il Teuere : mancando chi le godeslè . Tanto
crudele nella strage degK Animali per giouiali'à i
qu.mto de' Cittadini per Crudeltá .
Nerone ilOudele, fecc vn Conaito di i.inguedi
Pauoni, condite in illrane guise. Mai nondièpast»
più dolce aile lingue del Popolo Romano : ilqual
riprendeuasoiamentí;, che .vi niancaslc lalínguadel
Coeuiunte. £ z U
ico t)ÏLlA F1LOSOFIA MORALE
II Sapore nnn nascc dalla squilîtczza de* cobJì-
menti : mi dalla dispositione délia facolti n.iturale .
Dario dopò la battaglia arso di sete ; abbattutosi .id
yn limoso e putrido gorgo : cmpicndone la celata i
giiirò di non híuer beuto tfamai con maggiorgutro .
Tali saran le Cene del Tempérante , che la Cola
non geneti Inuidia : e tali i parenti, chc il Luftro non
degeneri in Luslb .
Gli vcelli mentte bcono, alzano souenrc gli or-
clii al Cíelo : & il Tempérante , ancor* alla Mens»
riuolge nell; mente alti pciisieri : & piii nutrisce i'A-
nimo di eruditi ragionaiuentí ; che il Corpo di con-
diti alinienti .''
La ttoppa dilicatezza del Condimento : è vna Si-
gnorile supcrfluita . La troppa cppia del Cibo ; è m»
Seruile inciuíltà' . La ttoppa copia del Vino : è vna
Humana Beltialità.
MA niuna Voluttà è più vergog'icsa ; ne pin pos-
sente à dinenir l'Aninio d .Ile honoratc At«
tioni ; che l'Ecreslb délia Libidinc .
psdone Celibe , era più ch'Heraina . Stauasi tut
ti intcsíi à llabilire il nouello Irapero délia gran Car-
tagine ; lpauent..ndo l'AIïica con l'Atmi , e*l Ciel
con le Toni'. Ma non hebbe apena piegato l'Afrèc-
to a' pellegrini Amori di colui , che portà seco neUa
Líhia le Fiamme di Troia ; eh" cccola ftastornata
dill'Heroiche Imprtsc, dalle cure clelfUgno, dalla
Magnírïcenzj deIle inormoree Sttutture .
T^tììan lOprt inumttt : c ptnden qtutle ,
Cht minaccianii il Citlo , tcctlse Têrri .
Et quanti famosi i. apitaní , nel mezzo délie felici Im»
prelè , disturbatí da' voluttuofi pensieri , nella pania
di Cupidine inuiscarono Pah alla Volante Victoria >
Il Tempérante adunque, non bandisce la Hone»
sta per accoglicre la Voluttà : perche questa è mo-
} mentanea , 8c quella cterna : & há i Piaceri nell'»
! Anima , e non fAnima ne' Piaceti .
Verso gli Oggetti illeciti non si appassiona : îC
verso i lecíti , modéra la sua Passione .
Se gli Oggetti sono lontant , non s'iaquieta pet
haueríj. Seprescnti, noncccedc .perche non s'io»
, quictò .
1HRO Ç.VINTOÍ 101
quieto . Se soggiti , non piange ; perche non recédé .
Insornma , può viuere senza Piaccri -, non vuo!
viuerc senza Vinù : haucndo nella wrtù il Aio Pia-
cere . Vn'Intelletto nato per coutemplare il Ciclo,
sdegnala íchifihà délia Terra .
MA la Piouidenza non i ranto nemica deila Vir-
(ù, che voglia príaire il Virtuoso dcll* hone-
stod</îo ; di lasciar' Heredi del suo S.ingue , & Suc-
cesiòri dcHa sua Virrù .
Perciò hà propolto vn giocondiífimo , Sc nobilis-
sinio Oggetto ; per construar la Proie & l'Hcncstà :
cioè , l'Ainor Maritale , che con vna sacra Face , spe-
gne mille F.ici profane .
Tal piouidenza non vsò verso gli Animali. Per
che, hauendoli destinati.il Giogodtll'Aratro; lascio-
gli sciolti díl Giogo Congiugale : jífeeo importando
onde nascano, ò cerne viuano; ru: che muoiano per
nuuir l'Huomr» , ò viuai.o per rícrearlo .
VoHf ch« l'Huomo solo , l'opra l'Altar délia Fe-
de murisca quel Fucco eterno : corteorrendo ancora
gliAttri co* Ioro eternilunjià Talami G<.niali:non
contrahendosi Nozze felici in Terra , che non siano
ilipuíate nel Cielo .
A quai segno peruenga h félicita dell*Amor Ma-
riraje , chiaro eíempio ne fecero due felicislîme &
amantiífime i oppie ; Euadne & Capanéo in Grecia :
tliutìo & OrtstilU in Italia .
Non si può Giudícare la selicicà di que* Maritaggi,
senon dall'Amore : non si può rnisurar l'Amore.senon
dalla Concordia : non si può eltimar la Concordia
délia Vita; senon daquelk délia Morte : onde questi
seli chiaroax sipoterono veri Ctnfurii .
Premorro Capanéo , Euadne si geitò nel Rogo di
Jui : & premorta Oreirilla, Plautio si gettò nel Rogo
diJei . Aise Euadne nella íiamma del Marito : arse
Plautio nelJa Fianjma délia Conforte . Corne nel Cuo-
re vn dell'altro hauean J'Anirna , la spirarono iufieme :
& l'irtcslà Face , che auspicato liaueua iJ Talarao , ac-
cese la Píra .
Potè la Morte diuiderc gli loro Corpi : ma l'A-
more iadjutso li ricongiiuisc . Paslàrono i SuperíUrj
£ } aile
io» fi DELIA FIL0S0HA MORAIE
aile seconde Nozze co' lor Dcfonti . Secondo Tala-
ino ft la Catasta i & l'econdo Prónuba fïi U Morte .
I/ilMlà Morte gli trouò vnánimi : fisteslà Fiamma
gli accullè abbracriati : & l'iíUsta Vrna li confemò
cAinti : Te estime eflei poflòno Ceneri tanto Illustti .
Saiebbe témérité il rredere, che quell'Amore ha-
uefle mai potuto raffredvlarsi vn solmoinento , men
tit1 víueuano s poiche tanto arscro , ancora estinti .
Ben si può dubitare , qu.il'Amor sia più ardente .
quel de* Mariti , òquel délie Mogli : perche la Fiam
ma , che décidé ogni didìcoìtà, lasciò quefto Caso
indeciso .
«f3
C iàÎ I T O LO SESTO,
DtlU Siupidiià, & dtìla InttmftrMfa .
•9- 8*?$" C C O T 1 gli due Mtíiri , cor,:rû a' qiiaií
JR tj SB combatte la Temperanza: il (franchit ,e
* * VHirtr* . Questa così ardente , ehe nel
•fr giclo butta flamme : quello così gelato.che
irà le flamme non arde . Quelta così conoiciuta , che
há mille nomi : queHo cosi raro al Mondo,chene da*
Creci.ne da' L.tini conolciuto per proprío Noirìe,me-
tafoticamente fùchiamatoSi*/>ítò«,ò sia Frtddttf*.
Dalle coscpredette tu haï potuto conoscete, co
rne nella Deffinitione sian diffèrent! fi à loro s & am-
bo dalla Temperama : bastando dire > che l'vuo è U
Disent , el'altro l'EcceJss .
Lo Siupido impastato di flemma , panà vna Statua
di Neue.L'intemperame, tutto langue con occhi ba-
lenanti; se h?utà vu mescolatodimelancolía>mostte-
rá nel viso la somma e il fumo di Mongibello .
Due íbrti di Calamite prioduce la Natura : simili
diapparenza, mà di proprietà contr.ipposte : peroche
l'vna, verso il Ferro sentendo grandilsima Simpathía ■
& l'altra grandislima Antipathía : quella cupidamen-
te l'attrahe i quelta díspettosamence il ributta . Tai
Calamite sono Tlntemperante , & lo Stupido . Quel
lo voricbbe i piaceuoÛ Oggetti íéuipte vieilli : Qge
LTBROQVINTO. K>f
sto li vortebbe sentie Io.it. i.i : 8c pui'cnttambi son
Huomini .
Lo Stupido , è pin difettuoso degh Anim ili : pffi
che , anim to corne k Piame , par senza l'Auima
Sensu ma . L'intemperante è peggiore d'ogni Anima
le : perche, hauendo 1*Anima Ragioneuolc , adopta
solo la Sensitíua ■ Qursto non ama i piaceti per la
Vita : ma la Vita per li Piaceri : Quello più non in
clina ai piaceri Hucnani , che se non haueslè il Corpo
humano .
L'Intempérante , circa i dilétti cibali , è ïcome l'in-
gnrdo Filosséno , che si desiderata il Collo délie
O ù i amando più il sapote, che il nutrimemo. Lo
Stupido é corne suogliato Inrermo , che desidcra la
salut e , & odia l'alimento , che la co» frua .
Ambi querelano l'Autore délia Natura . L'vno ,
' perche habbia datoagli huomini pochi Piaceti : l'al-
tro perche ne habbia dati souerchi . Et perciò , fvn
dcsidcra cose impoflìbili l'ultro vortebbe , che an-
cot le cose Neceflarie , foslèro impoflìbrli : che si
pou fie viuere senza viuande .
Ne! cuor dello Stupido , FAraote non fa maggìor
colpo, che la Saetta nello Elefante , cuinon ti.ipastà
la prima cute . Nel cuor dell'lntemperante , fi tanto
colpo, corne aU'iinmondo Animale i ch'efléndo trop-
posensitiuo; per piccolaferita,manda eftremi stridori.
L'Amor di qucllo , è Cmìle al Fuoco Greco , che
dentro l'Acqua piu attampa : 8c egli nelle repulse*
rnaggiormente s'insiamma . L'Amor di Quelto , è
íìmile al Fuoco Fatuo . nascente sopra i Sepolcti ;
che par Fuoco, e non arde; esiendo vn volante va-
por sema eorpo.
L'Intempérante è corne vn Saflo fuori del Centto ;
perche agli Oggetti voluttuosi , corne al fuo Centto
jmperuolàmeute précipita . Lo Stupido , è corne Sai
si» nelj sûo Centro , perche godendo in se lleslb ma
stupida quiet c ■ da niuno aflerto si maoue .
EtpercicV negli amori 6c negli odi , quelb è vio
lente : Questo de' bench'cij non ì conoseente ; délie
oUtse non si riscnte, perche non le sente .
Qijel ricegno dalle Voluttà , che nel Tempérante
£ 4 Curebbe
184 BEILA FILOSOFIA MORALE LIB.V;
sarebbe Virtuoso , nello Stupido non è virtù : pfcj*
che è difetta di Natura ; n n efretto di Elettrone .
Et quell'Impeto , che negli Animali non è vitro,
nelWntemperante è vitioso : perche in quelli non può
e?èr Vitio , doue non è vso di Ragi ne : ma Questo
hi l'vso di Ragione, ma guasto dall'Habito .
IN questo solo conuengono lo Stupido , 6c Fin-
temperante , che non guardano Circostanza nin
na , ne di Causa , ne di Quantità , ne di tempo ;
Quello nell'afteherfi i Questo nel non astenersi , diagli
Oggetti voluttuosi .
L'vno e l'altro Vitio , sono i più Verdognoli di
tutti i Viti) > perche eli Oggetti sono i più vili . Ma
la Stupidezza, benché sia minor Vitio , eflèndo più
simile alla Temperanza : egliè nondimeno più incu
rabile , che la Intemperanza . Perochc per ridur Fvno
e l'altro alla Mediocrità; tanto è piùdifKcile spin
gere lo Stupido , che ritrarre l'Iintemperante ; quan
to è vn
care piùViuo
difficile
. rauuimre
J vn Mono , che mortifi
Auucrti nondimeno primieramente à non con
fondere l'Intemperanza con la Inconrinenza : perche
l'Intemperante opera per habito & per Elettrone ,
hauendo guasto il principio della Ragione: & per
ciò crede che niuna voluttà gli sia negata . Mà l'In
continente conosce che mal'opra : de nondimeno si
lascia trasportar dalla Cupidigia à mal' oprare . Si-
• ch'egli pecca più ti sto per Impeto , che per Habita:
come à suo luogo vdirai .
Auucrti ancora che il nostro Filosofo non hà qui
ragionato di coloro, iquali voluntariamente sipriua-
no delle Terrene l oluttà per acquistar le Celesti .
Questa non è Stupidità ru.i stupenda Virtù ; aliai più
Heroica, Jc Diuina che la Moral Temperanza . Pes
che questa modera li piaceli ; quella B sacrifica. Si
priua di quel che piace , per meritar quel cbefpera:
cangia il Momentaneo con l'Eterno viue in Cor
po Mortale Angelica Vita . Ella è Virtù tanto Subli
me , che l'occhio de' Profani Filosofi mai non Vi
giunse. ,• ,
& DELLA
IO}
DELLA
FILOSOFIA MORALE
LIBRO SESTO.
«M 9» "
DELLA LIBER ALITA,
ET DF SVOI ESTREMI.

CAPITOLO PRIMO,
CHE COSA SIA LA LIBERALITÀ.
VAV /
I A Prouidenza che regge il Mondo ,
non fece tutti Ricchi , ne tutti Po-
ueri: accioche chi abbonda , seccor-
rendo chi abbisogna ; si mantenga il
Commercio di vn'Huomo con l'al
tro : divn Regno-con l'altro Re
gno : di vna Patte del Mondo con
l 'altra Parte .
Furono dunque neeeslarie le Ricchezze per misu
rar gli prezzi delle cose necestàtie alla Vita huma-
na . Et perciò furono qttelle chiamate Beni della
Opinione ! peroehe tanto Vagliono , quanto l'Opi
nion commune li fa! valere. Beni di Fortuna : per
che la Fortuna con ciica mano à chi ne dona , à
ehi ne toglie . Beni Vtili i perche aguisa di Vcrtun-
no , si trasformano in tutto cià che desidera chi li
poííiede ■
t'Oro, fra Nobili Metalli il più Nobile, il più-
illustre , il più laido , il più raro ; & perciò più caro ;
fù la misura di tutti gli Prezzi : ma insieme la misura
di tutti i Mali, quando non sia ben maneggiato >
• - J I * Qgami
tóí DELIA FILOSOFIA MORALE
Quanti martori sorrcrisce questo Martelli, per st;
fteslò innocente » Chi lo flagella con Marteíh , Sc
contra l'Oro infietisce il Ferro suo Cognato . Chi
10 sbrana in lamine : chi losuisccra coltrafóro: chi
l'ardc nellc Cnimichc ri.immc ; & pec trouailo , 'A
perde î per moltiplicarlo.l'annienta »
Ma niun supplicio piùv:rgognoso eglisofKe v che-
nelle maui des Prodigo , & dell' Auaro . Questo ,.
per soperchio affètto il sepellisce , & scpulto I'ador.i :
quello per soperchio diípregio il dissippa , & disper-
dc in vû tanto indegni ; che il misero , più volontiers
sosrrirebbe la Carcere dell'Auaro .
Era dunque al Mondo neceflària la Libéralisa ;.
che moderaBdoiltroppoalíètto, 8c il troppo diípre
gio verso questo prttioso dono délia Fortuna ; mo-
deratamente donandolo , & riceuendolo ; honella-
mente ne godesfe, & ne faceflè altti godenti . 1
LA L1BERAL1TA' dunque è Vin» mcdtrutrict:
de/f Humant affttto , tire* il dnnurt 0* rice*
utrt lt T(icche^etperfol meíiuo de/la Honcftì ^
Ne sono due cosc contrarie nelLiberale il Dcaa-
rt » & il "Kictntrt : ne perche ricèuc , egli fà ver-
gngna alla Liberalitài se si considéra il suo Fine»
Perche, non riceueper ritenere ; ma per poter donare,
Og'ii Artesi.ce suppone la Materta del suo Art Ji-
cio r maneata quella , inanca l'Atte . L'Oio è la
Matetia délia Liberalità , come il Ferro délia Fabri-
le . Chi sempre dona ,. ne mai riceue ; presto, non.
haurà più che dom te •.
H Mare è 1» Fonte di tutti i Fiumi r ma tosto si;
Msciugarebbero iFiumi -, se ilMar donando sempre
11 suo, non ticcueslè mai dall.*altri» : ladoue donan
do e riceuendo » si fa quel circolo di Perpétue Mo
to, che mantiene il Mare , & rlcréa tutu la Tetra .
Danque , îl diritto è principal Fine del Libérale ,
f il Donare à bénéficia délia sua Patria i 8c il Rice-
uere ,è vn fine conséquente . Onde ilRiccucte St il
Donare , nen sono Attioni iucompatibili con la Li
beralità : anii tanto è Atto di Libetalità il Riceucte
i Doni come il Donare . Peroche il libérale i non
«touando per lieeueie i ma riceuendo per donare i
dam,
SESTO. tor
dom memre ticeuc : rictut ndo dagli vni con la m»,
no, c donando adaltri con U ìntentione .
QVesta D< Bnitione pritnieramente ci diffetemii
_ la Libernlità dagli due Eítremi Viriofi .
II Prodigo, troppo dispregia l*Oro : l'Auato , trop
po lo pregia : il Libérale , ne troppo lo pregia ; ne
troppo lo spregia. Perche non può pregi.ii troppo , ciò
cli'cgli dona » ne troppo dispregiare.cià che riccue .
II Prodigo gitta l'Otb senta ragione, 8c senia r»
gione il r .pisce • L'Anaio anida mente lo cetca . Se
follecitamcme lo serba . Il Libérale , fò dona , & nol
lapisce : nol dimanda , ma nol rifiuta : l'accetta sol
pet donarlo. Perche il Prcdijjo è moflò tla impro-
uida Br wt.i'úà t l'Aœro ; da sardida Cupidità: il
Liberáîe,dá VittuosaHonesti .
Per conséquente i l'Oro , second» il Poslêditore »
muta natura. Nelle mani del Prodige , è Benver-
gognoso : nelle mani deli'Aoaro , c Bene inutile :
iii quelle del Libérale * è Bene vtile , giocondo , &
honorcUolc . Perche il Prodigo ne abusa : PAu. ro
non ne vfâ t i) Libérale ne vsa corne conuiene »
Siche l'Oro del Libérale è vn piacido. Firme- »
che tutti ricrea > 3c sempre abbonda . QiieQb del
Prodigo è vnTorrcnte impetuoso , che hora «inon
da , hòt resta insecco. Quel dell'Auaro , è vna li-
maceioíà P.tlude i che , non correndo , inutilmente
inarcisce -, e rende l'Aujro del suo Celote »
Di qui puoi tu conoscere , che l*Àtto> del Dona-
re, nel Prodigo è quasi inuoUintatio i tome qucllo
degliEbri, e dc'Funosi . Nell'Auaro , è Attomisto
di spomaneo e sorxiito t perche non dona , senon «on-
«ra cuore .Mi nel Liberae, è Atto ioteramente Spon
taneo : perche donando sente somino diletto : & non
potendo donare, sente rainarico ■ v-
D Alla sterlà Dsfinitione , si conosce ancora la
Di/fèrcnia trà la Liítraliti, & la JAmnift .
Perche , sebene quelle due Viltà paiono sol dirtè-
lenti trà il più, St ilmeno j rhe non varia la Spe-
eje délie cose ; corne vn Gigantc St vn,Pj«mío : díf-
fercutîSimi nondimeno sono i Fini , e gli Oggetì»
(áel'vna Si dell'altra Virtù .
I t Cvn*
loS DELLA FILOSOFtA MORAIE
L'vna souuiene le paiticolari Persone con pecu-
iiialî donatiui , dcntto ccrti termini , ne'. lot bísogni :
l'Akra fa risplendere la Maestà Regale con publj-
che & memorabili Opre . t^uella , si œisuta con la
Geometrica Proportione , all'Animo & aile Perso-
nc: Quilta, con la Fisica miiiira deUa Quantiià te
grandezza dcll'Opra , corne suona il suo Nome .
In qualunque angusta Capanna può enttare vna
grande Liberalità : ma la Magnifiçenza non entra se-
non ne' grandi & Rcgal Palaggi . Perche piii Libé
rale saià vn Pouerello , donando vn piccol denaro
con grande aninio i che vn Ricco, donando vna gran
somma con animo angufto . Ma nella Magnifiçenza,
l'aninio non fà l'Opéra grande , s'ella none grande
in se steslà ; 4c nata da Pcrsona grande : tslèndû que-
sta , VirtH Ktylt ; & quella , Viriù frìuatA .
Non ogni Libérale , adunque , può eslèt Magnifi-
io:nia o/jai Magnifico può cflère Libérale. Pero-
che > quando vn Principe grande fi donatiui medio*
cri , si dee chiamar Libérale , ma non Mignifico : 6c
quando fà Opre grandi e sontuose ; dee chiamarsi Ma
gnifico, & non Libérale .
Et con qufftajdistintione osseruarono i Sapientí,
che ancora il Monarca Etemo g quando prouíde gli
Vcelli & le Formiche di vegetabili aliment! ; eser-
citò la sua Liberaiità: ma quando ereflè lasplendi-
da Molc del Cielo per díamantino pauimento degli
Angeli , & ricco Tetto degli Huomini , esciçkò la sua
Regale MagiufeCMa .

C vif IT O LO S MCOX D 0 .
gual fia il Liitrate .
Jïi&ì&A Liberalita rjehiede Libertì dalle Paffio.
Ê T St "i • Perche , ficome la Passione è vn Velo
•v*"*^^ Qhc ingombra l'intelletto : così perdonarc
non lascia
vedereleneceslárieciicolianze
& riceucre corne conuiene .
Ma principalmeme la Sperania > Si il timoré l
.> » .* ferthe
* l I B R O 5ESTO. 10»
Perche quella è la Madre délia frtJigéitiià ; te queflo
è il Padre âeW^iuAtitia : sperando tèmprc il Prodt-
go, che nieme gli poflà raancare ! ic terneudo senipre
l'Auaro, che ogni cosa gli maniai .
Per conséquente , Pfiti prapria per ester Libérale ,
c la Mezzana , tri la Giouentù 8c la Vecchiezza .
Perche nel Giouine > doue manca Spericnza , ab-
bonda Speranza i nel Vecchio , la troppa Sprrienta
gênera troppo Timoré . L'Età di mezzo , non hauen-
do ne tcoppa Sperienza , ne troppo poca : ternpra la
Speranza e il Timoré : & questo teniperamento [è il
proprio del Libérale .
Aleflindro ancor Giouínetto , nonancor Migno ;
accingendosi alla sua prima Impresa i donò tutti U
Fondi , e Posl'tffioni Paterne a* suoi Capitani . Per»
dica Saggio Capitanoi rifmtò vnricco Podere, di-
cendo : Et che riserbtrui Tu perTt ft'Jscì Rispoíè
Alestàndro : lo mi riseríio la Speranza* Se la For-
tuna più pazza di lui , non fauoriua la prodíga sua p.iz>
zia : la Speranza , la qatle il sece pouero nel partirc ,
l'hauria £uro ridícolo nelritorno .
Nluno è più Libérale, clie chi succède á vn P*
dreAuaro > 8c niuno più Auaro , che chi suc.
cède á vn Padre Libérale. Perche quello , non può
cancellar l'infamia délia paterna Tenacità ; senon con
altretanta gloria di generosa Liberalità : 8c Quello ,
non può riparare il dispendio délia Paterru Libérait-
tà-, senon con altreuntoRiípatmio . y
Niuno è più Prodigo , che chi trouò raccolta 'a
MeiVc dcllc Ricchezie , senza coltura dtlla sua indu-
stria : niuno è più Auaro , che chi le seminò co*
suoi sudori . Perche , Questo , considerandole coma
propri Parti, affeituosamente le ania • Et qucllo,
micandole senza aSmo , come Parti non íûei ; Je
diíprogia : £c non iâpendo come venganp , non cura
come vadano . Per questa Ragion naturale ; più rii£
po/io è alla Liberalità . chi Jiercditò ie Ricchezzc >
chechilefece.
Più Libérale Tara chi non hà Prèle, che chi n«
bi . Perche sebene il Libérale è Padre délia Pa
llia » Jc bencáca i CKHiiiflj come Ui»i Figli: norv
dimcaç
Uo DELIA niOSOFJA MORAlS
dimeno l'Atfetto Vittuoso , non toglie l'Ordine Na>
tlirale. laonde , it lotte .agli suoi, per donare agli
Stranicri i non è Ljbcrali» , ma liigiustitia : ic il
negare ag!i Stranieri péri donare a* l'uoi > non è Atto
dr Hbernliii,ma de! ito di Giustitia Sicbc, quanto U
dona al a Giustitia, t.mto dalla Libetalitàsi distalca .
QVtUo sopra ogni áltro sarà Libérale , chc hà
itarnpate nell.i Mente alcune MaSìme houora-
te , chc cìamio. il meuimcntoalla sua Libéralisa . Et
pet contrario le Maffime sèruili , & sordidamente-
Iconomiche , la rattengmio. . Pircue la nuno noa
r!«q«:sie Tenon ciàcbe la Mente commanda : ne la
Mente può çommandare Attioni splendide & ge-
ccroíé i s'ella è irabeuuta di Maslùue plebcic , le
anare .
Due Gran Re , congiumi di Sangae , & simili di
Home ; haueano itnpreflè nella Mente Maffime bea
diffimili : Tolornéo Red» EgitKu e Toloméo Redi
Cpri . Quelio solca sempre dire i Egli ì mtglìo far-
Kltihi , chc tjj'tr Hjcco , Quclto per contrario solea
rfiie ► Eglit mentit guder^cht donare . Et perciò quel»
lo líberalmente donando le sue Riccbezzc, fù cliia-
uiato Totctnío il Libcratc . Queíto sordidamente
cercandole , ru chiamato , Tclcmú U Mmh detu
'Pccunia «
Flnaimente , il libérale sarà sptendJdo nelle sit-
peliettili ; pulito nelle vesti ; lieto nel sembiantet
íSabitc nclla conuetlatrone ; gratioso nelle attionii
libero c franco nel dite , conte nel date r non po*
«ecdo nascondetc i secreti del Cuott , chi í tutto
Çuote . rnsomma, la Pietta mostra ilvalor dell'Qro t
l l'Qro mostra il valorc dílla Persona .
tlBRQ SESTO. in

C *AP IT O LO T E\ZO -
Oggiui dtll* Ltbtttlìti .
"^f*9 í-íNI Oggeii* délia Liberatita , e Bénéficia ;
8" í$( ma non' °&n* "^""fi" * °&l''t° delú Li-
•$'&$lJ,íìl Don.ir salutari Cnfiglì a' perpleíïï ; non
è Liberalitá, ma Humanité . Donar* +4iuti ctn boni
efficif apreslòa'Potenti i non è Liberaliti ma Olfi-
ciolità. Douar Conforti agliafïìirti i non è liberali
tá, ma Picti . Douane il Snget fer U futria ; non
è Liberalhà.ma Fortezza »
Gli Oggetti délia Liberalitá sono i Beni ii Ftrtw
nu , che í misùrano ccn TOro s perche circa cjiiesti
la Liberaliti per proprio OtRcio , modéra l'aíFetto
humano. .
JÍSucceslòre dell'tmpero & delTodio di DarioHii
ftaspe ; non contenta di euêrc ítiperiore ad ogni bu-
rnana Potenia , se non gareggiaua con la Ounipo-
tenza Diuina ; getrando. ncl Mare due Cepp' d'Oto »
iinaginò di rendcrfi Sclúauo quel lempre íugaçe Ptó-
teo ; & chiudere dentro due Anella vn si grah Corpo.
Solo il Libérale fi cjuefto miraçolo . N'»" M&rt
ì ceit tempeilcfa &• agìtatùda fiutti , ttant il Ttfelt %
distê il Romano Otatore , che lo' prouò . Ma vna.
XJapo Libérale -, mentxe dona ad vn Cittadino va'-
Anello ; ad vn'altto Denari ; & ad vn'altjo vna. C*-
tena d'Oro, ne* lor biíògni : oblija alcuni, e lega
tutto ilPopolo,: perche la sua Liberalitá non èlirnj*
tata á particolari Persone i rna à chiunque del Po-
polo A luiraccf rre . Questo é mettere il Mate in
ceppi, cVsitJoSchiauo» ' i ,
Il ctancire del libérale-, non è solamente iljtranfr
serire h propriété di vna Gemma, ò di vcasoinnia
d'Oro , in colui che riçeue : ma Ipenckre largamente
in filendidi salami , tmtne Ville , delitiefi <ji.ardini\
e Fonti , e Statut, e Pmure freticse , &{tregri»*
fitrt non pei di'Uiusiw m* del Vopole i meneur
* Acant
toa DÎUA rilOSOHA MORALE
done la Picptieià > per firne vsusruttuari glíocchî di
tutti . Peroche siceinc l'Auaro , con cento catenacci
«hiudendo le sut Case, & le sue Cnfle.pcr farle im-
penetrabili anco al Scie : aguisa del vigile Serpente
deeli Honi Heíperij ; non ne gode , & non ne lascia
godcre : il Libérale per opposito , allora gode quan-
áo gli alui ne godono: lìche veramente cluamarfi
poslòno Dtlitit dtl PtfcU , le sue Delitie .
Cimone Aceniesc , quel tanto fainoso pcr U sua
Stupidezza nella gioueníl'Età ; quanto per il suo Va-
lore neli'Eta virile : diuenuto l'Idca delta Fortczza
Martiale ,& delk Liberalità Popuhre , sece spiarrat
lefìcpi délia sua Villa | perche foflè publico dilettoj
altrofrutto non raccogliendonc , chc la publica be-
jniuolema . Doueano Pomóna e Flora gare^giar fri
loro in quella Villa , per non mostrarsi inanco Libérait
ferso il Padrone , che il P.'.dronc verso i Cittadini .
Ma veramente , ò i imone era ritornato alla pri-
stina Stupidezza ; ò egli haueua altre Ville più riíer-
bate : douendo il Libérale retier gran conto ( corne
însegna il nortro Filofofb ) de" suoi Poderi , & de"
fuoi Prauenti : ma con fine ben diiflrente, dall'-
Auaro , .. .
Peroçhe , se il Libérale gode più «el donare, che
nel riccuere : ícciò cli'ei riccue, non vguaglia mai
ciò che dona : ^1 fondamento délia sua Libéralité.»
deu'eílère il preprio Fondo ; & chi lo trascura , è
Prodigo , e non Libérale .
L'impír.uore Alessandro Seuero, ogni giorno dal
ípo Tesoro ípargeua doni : & ogni giorno da' Teso-
ijeri prendeua i conti . Era Alellàndro nella Libéra
lisa ; & Seuero nch'Eíittezza . Bílanciaua quel che
donaua , con quello che gli restaua ; per poter se»r>
pie donarç .
Egli è perciò vero , che come l'Auaro è rigoroso
Kell'tsiggere da' Debitori . e scarso ncl pagarc i Cre-
ditori : tutto diuerso è il genio del Libérale . Perehe
verso i Creditoiri , llima Auaritia il non eflirre pun-,
| «uale : tV verso i Èebitop , stirna Líbeialità l'vsar
tonmuenza ; îc liseiarsi, fino à ccrroseino , inganrw
K ?: non iu^annando se fteslò , ;J, .
Mille
LIBR.O S E S T O . nj
Maie hauea fattoisuoicontiqucl Prodigo , ilqual
hauendo diuor.no il Patrimonio, & vomitaro il Pa-
lagio : più non restandogli , ne con fhe Lussureg-
giare , ne doue habitare inquesto Mondo i fù fona«
to â calarsi nell'altro Mondo , con vna sone . Non
hauria fatta così vergognosavseita ; se raeglio prendea
le miiura délia sua Entrata . *
Ma benchc il Libérale sia buono Ecónomo de*
suoi prouenti ; non trahe perciò prouenti da cose
vili . > itio fù quefto che Iporcò la Gloiia eciamdio
di Principi Libcrali .
Hippia , illustre Tiranno di Atene , impose vna
misura d'Orgio sopra ogni Mono . Altri, fuorche
vn plutone Ateniese , non potè imporre simil Gabel-
la i fácendo pascolo de* suoi Caualli , il Ciniitéro.
Questo Tributo de' Morti spauentò i Viui . Fù cac-
ciato dal Regno, accioche viucilè co" suoi Tiibu-
tári .
Ancora Velpasiano ( chi lo crederebbe ? ) coluí che
incoronò Roma cel suo Anficcatro ; infamò quel
suo Miracolo delta Magnificchza . col vil Tributo
délie Cloáche . Rípreso dal proprio Figliuolo di
tanta sordidezza > gli fié odorare vna Moneta d'oro i
dicendo : Suffi" ' itllt clticht ; & fur m» fett .
Non seteua aile nari di Vcfpasiino . ma feteua à
quelle del suo Figliuol > : perche il Figliuolo , era
figliuolo di vn'lmpcradore ; 3c Vespasuno , di va'-
Huom priuato.
Tanto è vero , che gli Animi auari , se imraprea-
douo caluolta qualche Opra Libérale ò Magnificai
íênipre la sporcano con qualche segno dtlìa loto
Auaritia. •
■4 DILLA HIOSOriA MORALE
«H 4*J €*»
CsIPITOLO sty^furo
*ftr quai Carient tfirì ii Lit trust .
♦ *ORO, te Gemme, e tutt! gli alcri Doni ;
g r i non hannoniun valore , senon petl'lnitn-
tioKt concui sondonati. Percche sicome
Q il Dcnc ah o non è , che vn Segno visibile
dcil'Anmo, cbe nen si vede : così non l'Oro che si.
dona , ma l'Animo con cui si dona, è il Bénéficie» .
Le Corone di Quercia , di Alloro , e di Gramigna ,
craiio Fraîche : & pur quelle Fraîche costauano il
Sangue víuo à cotuî che le porraua ; pcrch'eiano pie-
«oli Segni di vn grande HçHíore .
Quando Fabritio il ^otiero , si vide innanzi agli
occhi qttt' ricchi DoUi de' Sanníti ; domandò , se í
Sanníti ne dauano alfretanto à tutti gti altri Citra-
«ttnî Romani : & rispondéndo i Legati ; £*ri/t, ift-
X/n figno dfila flima ptrtictlare , cht i Sanníti fs-
tram dc/la fui Pirsona ; Fabritio benche Pouero,
licusò i Doni , & accusò i Donatori di mala Fedc .
Mi rò Fabritio ali'Intcmion de'Sanníti, prima che
a" loro Doni ; per saper conoscere , se quegli erano
Doni , ò Laccí , Perche , l'iítelib Argcnto , ilquai
donato á tutti , làtebbe stato vn Dono Libérale per
honorât la Republíca : donato à lui solo , gli parue
auaro prezzo da comprar la sua Fede .
Dunque , l'Animo dd Donante , ì l'Anima de!
Jíono. Qucllq fà l'Qro pretioso ò vile ihonoreuole
è vergognoso ; libérale ocl auaro .
U Prodigo , ne* suoi Donatiut ha per fine la Va
nna : l'Aiuronel riceuere, hà per fine la Cupidità:
il Libérale ( cómc già vdisti ) nel donate & nelrice-
«ère } hà per fine la sola H""iì* dils^Attitnt ,
Et questo Fine distingue la Liberalità , da moite
altre vittù à leí simili t.tutte cohabitant! neU'Anim»
wdJLìberate, ' capace
, HtAuaro e capace diogni
* —di ogni Vitttu come l'Anima
—' " V Vitio.
«Tu
l'isttífc Oro , donato «1 Crsditow , saià Çjiustitìtx
; iibro sisto. tir
donato al Benefanote, sarà <jrttitudint : al Miser**
bile, sari M istrìtordi* : all'Amico, sarà •AmicitU-,
al Principe , su à Ojsequio : à ItHio , sarà Htligiont .
La Liberalità Ichiecta , non riguarda niun'altro mo-
tiuo quantunque v irtuoftumo , sei cm VHontfli dtl
dtnartt inquanto modéra il troppa affèuo * ò il trop»
po dispregio di quefii Beni terreni .
Anzi ■ Li GUri* , ch'èil nunimento délia Fortes»
u, délia Magnifieenza, & di moite altre Vittù, è
il tossico detia Libérant;! . Niuna Virtù è più- lode-
uole i & niuna odir magçiormentc la Iode. Niuna
mtrrx è più pretiosa che la Gloria , quando si acqui
tta colSangue d ill'rttiomo forte: ma niunapiù ver-
gognola clìe la Gloria, quando si compra con l'Oro
dal Libérale .
Vn Fauorito, che vradeua í Fauoci Sc le Gratîe
de 1 prenominato Imperatot Seuero ; tu da lui tu ta
íbsiocar nel ftimo , con questo Elogio : Mturt lut
fumt , M jumt vtndt . A chi dona ì'Qío pet ambi-
rione , si può mucir l'Elogio iu questa guisa : Mitre
ntl f*mt , chi fumo compra «
ll veto Libérale, mírando nel donare la sofa Ho
restà del donare ; purche il dono £Ìoui , non cura
che siVsappia ondevenga.
Apelle Chio , glacendo. insermo in gran pouert.} ,
vltima ticeuitrice de* Vittuosi; entrò nella sua ca>
pannuccia Arcesiláo, con vn libricciuolo in m.mo,
e gli diste : *Apeittt ìo vengt di pajïeggio À vederii.;
47* ptrsiò non ho aprtjso di tntnntia , sinon quefto /i»
bro àtglì Elemtnti di Zmpídocli . Et abastànáosi per
abbracciarlo , mscosamente gl'infinuò sotto il g.san-
ciale vn sechettino pieno di Oro • Ttouollo à c..(ò
la Fante , ketndone marauiglie . ti mtraiti-
glitre > dicte Apelle > antíìo Jìcuramcntt i vit fioct
di ^Arttsilát .
Così scheria il Libérale mentre boncsic.i .• dona
l'Oro , e nalconde la mano : fa il benesicio , e íug-
gt il fumo • Chi dona pergloria, non dona ad altri ■
ma à se medesimo : vende il Benesicio > compra
il biaiuno , e perde il denaro .
CsA-
ikS DÏUU HLOSOHA MORALE
«S» €®9 *»
C^IPITOLO gVIKTO,
Jn quai mtdt si tftrtiiì la Lilitra/itì.
tyVZA fy 1 qualungue bene Humano , può l'Huon»
SE T"\ jîj viâr bene ò maie : Colui folamente sà
S U * btne vfarne, ilqual sà l'Arte .
^Çà&i-llf Chí sà maneggiar l'Armi, difende k
ftcslò , le ofrènce l'Auuersario : chi mal le maneggia ,
cffende folamente se steslò . f
La Saetta di Hercole , nclle mani di Hcrcole , cra
»n Fulmjne fatale contro a'Troiani: nclle inani. di
Filotté'te , fù vn fulmine pazzo , clic dalla mano incp
peria glí caddc fui piè cou tal dolore, che tic pa-
simò . - i
L'Oro, non men che il Ferro, è vn'Vtile Instro-
nicnto ! ma teunle nelle mani dell'Aiuro : Perni-
rifo in quelle delProdigo . 11 fol libérale hà l'Acte
di bcne adoprarlo .
Questa grand'Arte consiste ntl ben eonosecre le
Giicostanze che si son dette : Quanto, & à chi , &
Perche, & in quai modo si debba lionar' & riceuere »,
LA Prima & vnastîma Regola è, di prspêrtitxart
il Dofio cita Qualità dì chi dona,&di chi tictuá.
Qjjesti son due cotrela.tiui, inseparatili dalla Vútuoia
Mcdiocrità .
, Vn silosose délia Sçtta Canína ( la più aftamata tC
fiù iabbiosa di tutte le Sctte : insamatrice più costo,
che amatrice délia Sapienia . )hcbbe scoute di chic-
áere vn Talento l cioe seicento Scuti ) ad Amígono ,
Succeflèr di Aleflàndro. Rispose Antîgono : guc/l»
i ireppo ftr vn Cìnuo . V n'altra volta gli cbiese due
Benarj . Rispose Antîgono : S«tfi» « trtpp« psco ptr
vnT(i\tí paîsò oltre . »
: Pcr contcirio , Aleflàndro il Grande , ad vn sim-
plice Soldato che glidomandò vna piccola merceue ,
donò vna grau Ciità . L'attonito Donatario dislè:
Siffle i treppt ptr vn Sol-date . Rispose ilDonarore.-
£*pfí, i pue pcr vn'vtltpandr» .
L'voo
" UBRO S EST (K trf
LVrio e l'altto Re convna falsj Díalettìca ingaa-
narono la Libcraliti , diuenendo Fvno Auire , e l'al-
tro Prodigo . ■
Antígono difHnsc il Cinico dal Re , pet non dar«
nar nullj : Akfl'andro diltiiìse il Re dal Soldato,
pctdon.it croppa .
Dourua A itígono trou.ire yn Dono rr.ezzano fti
l'viu e Paîtra domandai senza eseludere i'vnael'al-
tta con due r fi iti indegui di vnRe. Doueua Alesr
sandro sir" vn D.wo mezz :no ni ilRc & il Solda-
to , pet non ecccdere il ragioneuole ■
Non vole.i l'EquitA , ch vna Cuti conquist.ita col
sangwe di molti , roslè na?r.-ede di vn solo . Se Alcs-
sandto volea misufirtittti li D ni daili Petsona so-
la del Bonatote ; vu giorno solo liaurí.i consontc
tutte le sue Rapine . Pu'i libérale firebbe stato à ra»
pir m.inco i che prr don.it le C'utà^r ipite i Re^ni .
II Libérale .ulunque , donand i ad og ìi gr.ido d!
Persone, Mggiori, Mrzzine, & [nE.nr; tnisural'Oro
con la Regola chi imita dagli Atitmetici H'gol* et'Oni
cioè Repol i di Ptopottione i proportion indo i Donî
ai Gr.idj délie Persone, & aile sue forze .
DA queita R'gola neceflàriamente s* inferisce?
quell'altra : Che U Libérale Han dont tuttt ai
lin sala . Petoche , estèndo egli Padre délia P.uria s
deuc disttibuirc i Doni a' Cittadini corne a* proprí
ïigliuoli , dentto a' mcíiti di ciaseuno & fuor dcll'-
Innidia dell'vno a'.l'.iltto .
Il prememonto Setie , prese tanto amore ad vna
sola Pianta diPlácmo, ftìle mille che otn.utano il
suo Viuaio ; ciie le ornaua il Troncô di ricchi Moni-
li:le inanellaua i tami : l'incoton.iu.i di Regali Tií»
re : l'inebriaua di ndorifen & pretiosi licoti ,. Se
quella Pianta hauesle hauuto senno ; hauria pregato il
Re, di nonmetter lei soia inranta inuidia apreslòle
altre Piante : ne se steslò in concerto di non Juuct
più senno che vna Pianta. . ; ,-."•« *- •
Ma coluiehe hauea poruto con ceppi d'oro , sire
Schiáuo il Mare : ben pote» cou la Coronj, d'oro ,
sir'vna Pianta Reiru.
J •■ ■ ■ «
Ht DÎXLA FtLOSOFTA MORALE
A ì Rigola più eflèntiale , che il Lihtrultnn
disptnji gti stioi Doni à gent* Vitiofà &inf**
me . Pfrche, ficoine l'Oro con la liga d'jltri Met.tlli
si auuilisce & perde il suo íplendore : cosi ancora
contrahe la cattiua qualità délie Persone che lo ma-
neggiano .
Perciò il Libérale , non riceue Doni da'Vitiosi ,
per non infamare il suo Erario : ne dona a' Vitiosi ,
per non instaure i suoi Doni .
Oltreche , licorne l'Oro donato a* Virtuosi nutrisce
la Virtù : cosi , donato a* Viciosi , nutrisce i Vitij : Si
ciò che fi dona a" Cittini, si toglie a' Buoni .
E^li è veto , che ancora ad vn Vitioso posto in mi-
séria , non si deue negar soccorso i questa nondime-
no sarà vn'altra Virtù del Libérale > ma non sarà U
Virtù delli Libéralisa.
11 noltro Filosofo che hà farta la Legge , ci hà io-
segnata la Eccettion col suo esenipio . Perche addi-
mandato da vn suo Discepolo , per quai ragione ha-
titsse donato denari ad vn Poucro Huomr» , publica-
niente conosciuto per Vitioso & infâme ■ rispose:
Non ho benfjicato colui corne Hunno , ma corne HHomo .
Volendo dire > ciò che giì dicemmo ; che il donarc
à genti ìnfàmi quando son miserabili ; non è Libe-
ralicà ; ma Humanité, & Debito naturale .
NE mena è proprio dcl Libérale il far Donatiui
ad Huornini Ricchi , & abbondanti : perche
l'Oto dtl Libérale , è comineslb alla Virtù Distribu-
ciua per giouare , non per gi-.tare : & quanto alla
Liberalit i, tucto è gittato ciò che nongioua .
Non fù Libcralità qucila del Filosofo , che per silo-
sofire gittò nel Mare tutto il suo Tesoro . oinin-
ciò costui la lu i Sapienia davna gran pauía , peg-
gior di qu.Ha di Serse : Serse voile con l'Oro far
Setuo il Mare : Questo ilvolle far Ricco ; eflèndo il
M. ir più riaco di lui • Moltrossi costui , non Amator
délia Sipienza-, ma Odiator» délia Virtù : volendo
più tostoa/rbgar l'Oro tra'Pesci , che farlo viuere rra'
Virtuosi . >. . ;
Gctta Oro nel Mare il l ibérale , quando lo dona à
eni niente gioua , potendo ad altri giouare . fifn puà
eslèrc
LIBR.O SESTO. fi»
efiere Cortesia, Amicitia, i iuiltá, il dorure a'Ricchi •
ma non Liberalità ; corne si è detco .
AGgiunge il nostro Filolofo > che il libérale pir-
ticolarmente impieg < la sua li erJki nel
uare aile Arti liber.ili , & A coloro che le coitiuano :
EJsenit Vtrgfgn* délia Virtù , quinJt le Muse men
diâtno .
QuaeJo Minerua nacque , Gîoue piobbe dal Cie-
lo vu Ncmbo d'Oro . Gioue , è il Libérale , perche
gioua : Minerua > è l'Ingegno : Pioggia d'Oro , è
l'Oro dtl Libérale : vero Ltte degl'Inge^ni , & dcllc
Muse. _ -.
Tanti felici Ingegni fiorirono nc' tempi di Augu-
ftoi perche viuca quel Mecenjte , che ìparge.i Ncm-
bi u'Oto . Qiiello fù lapersitta I.iea de' Liberali :
îc sempre che rinaseono Mecenati , rinascono lnge-
gni ; distè il Lirico .
Quattro sorti di Pcrsone compongoao la Repu-
blica ; Migílrrati, Siujiolì, Soldati , 8c Arcigiani . Gli
Artigiani viuono délie loro mercedi : i Soldati del
loroSoldo : i Magistrati del lor Mmcggio : i Poeti,
« l'altre Muse Liberaii, viuono di iode: & chi si
pasce di Lode, si pasce d'Aria. Quegli , che illu-
strai.o le Citcà , gíacciono all'oscuro : quegli , che
con le penne innajano gli Heroi , gíacciono â terra
qucgli , che dan vita agli eltinti , muoiono délia la
me , se i Maccnati non piouono il Nnr.bo d'Oro .
L'Vltima Regoíi , 8c sopra lutte phu1î!>ilislì.iia, è,
, che dent con Gtauialità, & TreHi^Jj . Il Dono
scnza questc due Qualità ; è viuanda teriza condi
ment" . Perche , il Btneficio consist . nelh Voluntâ ;
k questi due sono i veri Segni dclla Volutità erri-
cice.
Il donare , nell'Auaro e Moto violento -, nel Libei
rale.è Motonatur.de: &perciò qucllo c lento, St
senec pena : qutsto è veloce,&: sentesucere .
S'cgli non può, preílo níega : s'e^li può, presto
concède k l'vno e l'altro è benefìcio . Perche quello
non inganna le jSperanze ; & questo non istanca le
preghiere. ; v
Non è Dono ciò che si eoaipra : vn'ajiimo inge- ,
I1U0,
no DELLA ÏILOSOFIA MOftALE
nuo , niente comprapiùcaro , di ciò che coda prîeghi
ínsanguinati di reliure . Et perciò ama megtio pagar ,
che pregare ; 5: patir, che arroílìre .
Chi dona tosto , dona duc volte : perche , sicome
la Morte stentata , è doppia Morte : così ilBenefieio
accelerato, è doppio Beneficio .
Tiberio , ncll'vno, CcncU'altro fùsempre Tiberis .
Perche, nel condennare, soleua eglidire al Carne-
fice , Fagli stintur Ici Marte : & nel beneficare , fi
folea dir di lui i Ciì che vurl dinars , promette tard!.
Ma quel che incorona l'Opra del Libérale : d/
'%entftcij ch'eglì riceue rende U doppio: di quegli che
f», nulla prendt h prétende-, perche, scríue quegli ntl
marmo, & questi nell'arena .
QVelta è dunque laVirtùpiù ditutte gioconda,
&honoreuole. Gioconda in sestcfl.'i, perche
mantien l'Animo in vn perpetuo eseteitio doppia-
ment? díletteuole ; di far gratie, & riceuerne rin-
gratiamenti..
QueU'Oro , che ad altri è principio délie ínquie-
tudini , per la difficoltà nell'jcquisto ; anSetà nella
conseruationc ; & tristezza nella perdita ; non può
inquietar l'Animo del i iberale . Perche non dona ,
senon quel che poflìcde : non poffiede , Tenon per
•ionare : 8c non si perde quel che si dona ; anzi si
colloca â grande vsura: restandoin sicuro ilbene-
fìcio in chi lo riceue ; íc il merto immorale in chi
le fi.
Ciro addírhandato da iranien Ambasáadori do
ue COHseruaflè gli suoi Tcsori : mostrò loro i>li suoí
C malien, .dicendo ; Eccoui quegli che gli conseru&nó .
Tamo solamente ftimaiu di poflèdere , qaanto haue-
ua donato .
MA molto mafgiore vsura è , Tifttumi ttVjtf*
pUnso che ne riceue . Perche , sicome apreílb
al Popolo , ['Honore akto non « , che vn'Opinione
délia Potenza bcnefàttiua , corne insegnò il nostr»
filosofo : niuna Virtù è più popularc , & plausibile
«he là Liberab'tà : niun' Huomo è più honorato e
pregiato , che il Libérale ; viua fonte di Beneficij .
*£'i è benemeriio di tutti , & adsiato d» tutti
corue
LIBRO SESTO. i«
tome vnNume Terrestre . Chiam.uo dispensiero de'
Poueri : Protertor de* Ricchi : Meccnate de* Vir-
tuosi : Padre délia Patrza . In esto hanuo i Vecchi
che ammirare : i Giouani , che imparare : i M Ria»
ni , che imitare : i Prodigi , che correggersi : gli Aua-
li incorregïibili , che vergognarsi .
Niuno viue pjù sicuro icpiù libero da' Inuidioíî ,
da' M.deuoli , e da' Nemicj . Perche niuno inuidia
chi niente poflîede íenon per don.irc : niuno odia
chi tutti ama : niun p«ò flier nemico dcl Libéra
le , che non fia neuiico dcl ben publico > délia Patria,
di se medesimo <
Quindi è che alla sua Morte si ode vn publics gé
mira per appkiuso , e tutu volti vestouo à duolo .
Piangono i Popòli , piangono le Virtù , piangon le
Museorfane, e desohte: cniamanoinf.uue LiFalce
délia Motte , che habbia toko di Vita , chi à tutti
daua la Vita: Scingiusta laNatura che ad vn'Auiiuo
Céleste , habbia dato vn Corpo terreuo •

C.APITOLO S EST O
Hella Trtdigalitì , (? dill'^Autritit .
•fr&ï'î'G' ALSA è quella Rigola generale, Che due
S r £ Cosc contrarie ad vna Terza , ftà lot coa-
3> * * uciigono.
<J-Î*îifr La Prciigtlitì 8c V^íuaritU son due
œortah Nemiche délia Li'jtralita » ma più Nemiche
Fri loro .
U Prodígo iprezza trcptio lcRicchezze, Scperciò
legetta: l'Auaro troppo lcaraa, 8c perciò le con
serua . Chi fà spesc lòuerchie per Sensualità , i
Sensuale , e non Prodigo : chi per arobiYone , è
Ambirioso, e non Prodigo . Chi conserua le Ric-
ihezzc per mercarare , è Mcrcitante , 6t non Aua-
ro: chi per giocare , è Giocatore , & norjAuaro. Il
Ptodigo aducciue sol dora per afîèiro didonare : J'A-
turo conserua , per solo jfrcuo di coasuiaie : l'vao
t l'-altr» , fuoi del douere.
F Ojni
lil DïLLA FIlOSOFIA MORALE
Ognï Vitio hi i suoi Lodatori . La Prodigalità ì
color.ua col titolo di Libéralisa1 : ît l'Auaritia , col
titolo cli Parsimonia : Sc pcrcià , quella è iodsta da
Giouani , & quella cfa* Vecchi : perche la Prodigali-
tà c Vitio Gíoucnile : l'Auaritia Senile . Ma corne
laPietra di Paragoue fà conoscere la diferenz.i tri
l'Oro vero , e l'Oro fallò: cesì la Liberalità fà co
noscere 1a diUèrenza tri l'Oro Prodigo , & l'Oro
Auiro .
I! puodïjo rapisce l'a'trui quaudo gli manrhi clie
gettare : l'Ausro non gode ill'uo , purche artri nou
ne joda . Qucllo è fimile al Fiume di Lidia , che
ruba l'Oro al Monte Mída , per getrarlo a! Mate.
Qntííi è tim-Ie a' Fctmiconi de' Montî Arimafti ;
chegouernano le- Minière d'Oro ; non per seruirie-
oe , ma perche altri non íe ne senia .
Il Prodigo , non è Vitioib per se steflò ; ma pet
accidente : perche l'Oro gettato senzi Vinù , è il
Semé di tutti i Vúij . Et l'Auaro per se Irellô è ca*
pace di ogni vitio i ma per accidente parri Virmo-
fo . Sarà sobrio, per non Spendcre : non giocatote,
per non perdere : non ambiuoso , per non parer rie-
co: non commetteiA delitto, per rimor delfisco:
ma vn"Vitio solo baita pet tutti i V'itij .
Più fitcilmepte si riduce al Mezzo délia Virtù il
Prodigo, ciic l'Auaro . Perche, al Prodigo non ma'ir-
ca l'Attione , ma l'Intentione : ati'Aturo mltbl l'vim
c l'altro . Ojjello pecca per troppa fîducu ; quello
per troppo timoré . Et perçiò quello quanto più vi-
ue , diuienc più considerato , Sc manco Prodijo : St
iù inuechia > díuien più timido -
II Prodigo doria quel che non deue ; & non dona
quel che deue . L'Auaro dona quel che deue > Sc
non dona quel che petrebbe douare . Perche il Pr«-
di>o, donando per suo diletto & non per l'honcsto J
sente più diletto à donar per elettione , che à paga
ie per debito . Et l'Auaro , non godendo di donare
per eletnone : paga sol que! che deue i accioche noa
gti sia toko quel che no» deue .
ïina>
LIBR.O SESTO. m
Tînalmente , tjnto è pazzo^ il Prodigo rjuant»
l'Auare., Perche quello, non miferando ciò che do
na , fifiísee le softanze prima di finir la vita : Qujr>
flo , temendonon gli manchino te soltanze, sinilce
U vita senza seruirsene. L'vno, per vsarrrop-
po le sue ricchezze , muore pouero : Til-
tro , viue pouero per morir ricco.
Quello agli Heredi lascia il Te-
soro di Epaminonda , pieno
di Amicirie , vuoto di
denari , Qaesto
lascia il Te-
lbro
di Paosania , pieu di
dciuri , vuoto
. • diAmíci.

» X ... «LIA
DELLA
FILOSOFIA MORALE
LIBRO SETTIMO.

DELLA MAGNIFICENZA
ET DE" SVOI EST REMI.

CAPITOLO PRIMO
CHE COSA Sl A MAGSIFICESZA.
**.*¥» Ju
A MAGNIFICEVZA è Vitm »t!F
Estima , circa ta Mrdìocrità délit
SpifcGrandi, ftr sine Kanttìa .
Aslìirda nel primo iogresse può pa
ì rère ad alcuno questj D finitione
del nostro Au.ore . reródie, !e il
Piccolo & ri Grande, son gli duoestrcmi del Mrdlt-
trt : coin'eslèr può Médiocre vna Cosa GranJe ? & se
nella Mediocrità consiste la Virtù : com' ester p ;ò
Virtùciò che ttascende h Mediocrità !
Sappi noudimeno che ancora nella Graadeíza si
troua Mediocrità, k nella Mediocrità si troua Gran-
dezza Proj ortionale . Ctpitnlina , Grande & Ma
II Simt/acra di Giom
gnifie i Opéra fù in se steslì : ma fù Médiocre , ris-
petto al!a Statu* di Pompéo , ch'era Minore :& al
Ccliffi di T(oJi , ch'era Miggiore •
Ami ilColoflb diRodi , al cui p.iragone tutti i
Coloflî del Mondo eran Pii>mé'i ; paragonato al suo
Fine, era così Médiocre , corne gli altti paragonati
La' Fini loro . Peroclie h Statua di Pompéo, per ho-
nor di vn Piiuato : ôc U Gróuc çapitolino , per va
jran
»eixa filos. von.tiB.vn. «f
gran Ttmpio : 6r il C olosiò cìî Rodi , per Pentrata
di vn Porto ; non erano mínori ne maggiori de!
Conucneuole: 6c in quelta Conuencuolezza consiste
la bftdìicrit* Prtporticnalt .
Per contrario , se ru dedichi à Pompco il Colof-
fo di Rodi : & sopra il Porto di Rodi tu collochi il
Gioue Capiioliro t'ccrta cosa è , che soimbiati i Fi-
ni & !e Propoitiom , tu togli ta Vediocritá : pctchc
l'vno sarà Maggiore ; l'altro sarà Minore drl conue-
neuole:& quelle Oj-rc M ignifiche.sitanrídicole .
Dunque , la Magnificcrza riguarda in vn tempo
tte "Ttrmini corrclatjui , cioè : la Cm»ìH< itlt-
Cfra : la ÇranitT£* itlF Optrtnti: tch§MUÊÌtU
\a d,l Fint per cui si Opéra . la Crindezza dtlP
Cpcra si misura dr11a Mole": quclla dell'Operante d.il»
la suadigmtà: quella delfine dal Publico Bene . Et
queste tre Misurc insieme vnite, couvn sol nonic fi
chiamano IL DIXORO .
Saui.menrc adunquc dal nostro Filosofb qoefta
GranVirtù chiamata siì con due grandi Norni ; simi
li , ma non sinonimi ; cicè , MAGNlFJCFNZA , k
MAGNIDECENZA . Magnificenza, perl\isloluta Crart-
dezza materirfle deU'Opcra . Magnidicfnzt , per la
GrandVtza comparatina ■ proportionata al Uecóio
elella Mole, deilj Petson.i, fie del suo Fine .
DA questo discor'b primanirnie tu puoi eono-
scere, che la Medioctità Magnifica , è molto
maggiore d'Ha Mediociiià Libcrik : perche; sicome
il pi" piccolo E'.efame , c maggiore del più grande
Agnello : così la tninpt* Opeta M.îgoiSca , sap ta la
maggior'Opera Libetale .
Fabio, Malïìno diF<r«zza, e tenue di fortune ;
vendè vnsuo p cct.lo & vnico Podcrerro i per pre-
scioglicre con queli'Oro , da' F<rri di Annihile , gli
Óptiui di Canne : perche giudicò men vergognoía
alla Republica , la Pouertà del suo Gcnerale , che la
Caitiuit à de* suoi Soldau .
II Popolo Roinano , hauendo conquistato il Re-
gno dell'Asia Minore; ne fece dono al Re Attalo :
perche stimò cosa più degna délia Romana Maestà
il Tare vn grau Re, che il poilëderc vn gran Regnot%. -À
f i
ilt DELIA FILOSOFIA MORALE
Se siconfrontano questedue Opère àmifura Jel!'-
AfFetto e délie Forze del Donatore ; astai più do-
nù Fabio , donandovn C.impo > chc il Popolo Roms-
no donando vu Regno . Peroche , chi dona quanto
hà nel Mondo, dona tutto il Mondo .
Pet contrario , il Popolo Romano : poco donò ,
xispetto à quello che potea donat» . Put nondimcno,
il Dono di Fabie tu Libérale , & non Magnifier : il
Dono del Popolo fù Magnifico , & no» Libérale .
Perche ( sicome gíà vdisti ) fOpra Magnisica , non 6
misiira dalle Forze , ne dall'Arrètto > ma dalla Gran-
dezza & duU'Effètto .
Tu vedi oltreciò , che sicome la Magnificcnza è
Vùiù différente dalla Liberalità : così gli Eftrtmi
délia Magnificenza , son différend dagli Eíìremi dél
ia Liberalità . Qucstí fiirono ehianiatí *Au«ritìn ,
Sc troiiftilltà :-ma quegli , auanti al nostro Filosofo
non hauean Nome .
O tanto rata âpreslô gll Antichi fù la Magnificen
za, che, ne di Nome , ne di Semblants fù conoscio-
ta ; ò. tanto eran poueti di senno , che abbagliati
dallo splendore di qiulunque Opra Magnifica, non
discerneuano il Mezzo da' suoi Eftremi . Et corne può
filoíofate chi non sà definire : ò corne può definire
thi non sà il Nome }
U nostro Filosofo adunque i sicome hauea cono-
sciuto , che la Mediocrità fbrmale di questa gran
Virtù consistea nel Decóio ; così con nuoui ma pro-
pri Nomi, chiamò la Virtù, MAGNIDÏCENZA : il
Difctto Vitifíso , PARV1DECENZA : & il Vitiosç>
Ecccsso , OLTRADECENZA . y j /
La Magnidecenza , c vna Miluta délia Crandezza
conueii-u.We : la Paruidccenza non giugne alla Mi-
sura : la Oltrasleçenzai'eecede .
' Di qui tu puoi conoscerc finalmente , quanto fia
ditficíle questa Scienza , & quanto neceslatia á chi
vuol fare Opre Magnifùhe . Peroche , sicome nulla
« tanto dirficile , quanto ìîconoscerc la Proportione
del Uecoro , per le innumerabili Circostanze dalle
q«uu dipende : così troppo è facile il fiillire in al»
mna t«;oítuiza i e troppo coita ogni fallo : pef
che
LÎBS.0 SETTIMO. nf
che mancando , od cccedendo il Oecoio : fi gettane
Teíòri pet acquist.it Biasimo .

C sA P I T 0 LO S ECO O^D 0

'Opra MagniSca, sicomesuona ilsuoNome


S t S vuol*eltet Grands. Grande adunque eon-
uien che sia celui die Li fi: accioche U
V<$3^ Decoro propouioni fEfficíente aH'Efrctto.
Vgual Mostro larebbe ; nascere da vna Pecorella va
V.one : & da Persona vil* vn'Opta Magnifia.
Non può ester Magnínco chi sc pr.i vn' Opra Grafi-
dc , non può scriucre vn No.ne più grande ; perche
il Noine ingrandiíce i'Opcra , più che dali'Opera sia
ingvanJito.
Egliègran vitup?rio nel noslroSecelo , che il Tí-
toìo di Magnifiai sii tanto dica:!uto dalla sua Cran-
dezza < che apeiM gli Scarpincili c' T.iuernicri si der
gnano di .-.ccettarlo : quclío , che di siu crique con-
uenia sclamcnte a-' Gi.m Re , & Potentiifiiiii Impï-
radori . Et tome può ester M.-gnifico,, chi noa può
skie Opte Magr.ificbç > Et cçme Magiufica è l'Opra,
se l'Autorc è Plebeio qu.uitu.iQue ricco ì ,' »
Piiina ctepò il Ranocciiio fauolo;b , che col gon»
fiaisi , poteise agragJiar la gr.:ndezza drl BÙ : &
prima, si consumera il Rk-o Ignolúle , che chiamar
si pesta degnaniente Magnisico . Perché la Viltà délia
Pcrsona, auuilisccl'Qpra quanuwque grande .
Báttr.ico e Saura, ikchílUml Auh««ci , si pvcffe?
lirono à fabricare il Te.t.o di Ouauia à propiio
costo : sol che potestèro scolp;tui li Noini loro .
Gli Edíli noUbfFrJrono i ^iudicando , cheiàMagni-
ífccnza dïll/Opra (áíia proî'aruta dali' Oro plebeio ,
e dal mecanico Nome di Artiftci ; oscuti diS^ngue >
benche chiari di F.uiia çell'Ane loro .
Ha vituperosa M .gnirîcer.za ru quella tli Ródcpe ,
Jehiaua fainosa , J.i cui bellizza di molti Btincipi e
R.cji tiiont'attice ; de' vcrgo^n. fi gwadagni crgçnda
ut DELLA FILOSOFIA MORALE
vna eccelsa Piramide , ostentò a! Cielo la sua igno
minia , & l'altrui .
Fece Inuidia all'Honestà quel Trofeo dishoncsto î
& la publica infamia, diuenne pubtico Ornamento .
Tolse quelh Piramide la marauiglia alle altre Pi
ramidi dell'Egitto i non più marauigti.ir.dosi il Mon
do, clje alla Piramide del Re Cléope trauagliastèro
tanti Schiaui : poiché alla Piramide di vna Schiaua ,
contribuirono tanti Re .
Egliè dunque più conueneuole à chi è di ricchez
ze grandi , & piccoLi condicione ; partire il silo Te
soro in Opere l iberali , che perderlo in Moli son
tuose t potendo acquistar'il merito di Munifico ; ma
non meritate il Titolo di Magnifico .
Il Tesoro de* Mercatanti , nauiga con la volubil
Véla della Fortuna . Quel de' ricchi Poderi , dipende
«lalle Nuuole . Quello de' Principi Crandi , è come
,il Campo di Piéria , doue l'Oro hauea radice : non
posando mancar gli Tributi, se non mancano i Popoli.
Dunque i Principi soli poflono honorare vn'Opra
Grande, con vn gr.m Nome .
Nasce col Principe nonsoche di eccelso & di cele
ste, chiamato Maestà ; che in lui traspare, e traifon-
«endosi nellesue Opre, le rende venerabili , e grandi ;
Allora dunque vn'Opra è- sommamente Magnifica,"
quando ella supera l'altre in grandezza : le il suo Au
tore supera gli altri in Maestà .
Egli è vero ( come già vdisti ) che sicome l'Huo-
mo non opera sempre come Ragioneuole : ma talo
ra come Sensibile i Se ta'ora come Vegetabile! così
va Principe noti opera scmpic come Magnifico , ne.
come Principe .
Il Sole eslentialmente altro non è, che vn Fuoco
luminoso, & Vitale, collocato nelPVniuerso per be
neficio di tutte le Corporali Sostanze , che gli stan
ilo dintorno come Bambini i per sugget luce , Se
prender vita.
li Principe è il Sol de' suoi Popoli : 6c il Sole è SI
Principe di tutti gli Aliti . L' Etlèntial Proprietà del
, Sole , è il risplendete : & l'Eslcatial Proprietà del
i Principe , e il giouare ,
Se
m R O SITTIMO. il»
Se il Sol non lucelVe, r.on saiia Sole , 8c se il Piin-
cipe non giouasl'e , non saría Principe . Se il Sole
pailàllè vn giorno sema rilucerc i quel giorno non
íària Giorno, ma Nottecieca: & se il Principe pas
sa vn giorno sema giouare ad akrtu i quel giorno ,
corne dicta Tito, è pet lui perduto, perche non opéra
corne Principe.
Dunque , ic il Sole illumina vn Corpo panicobre ;
limita la sua Virtù : ma sc illumina l'Viìiuerso : ag-
guiglii roggetto délia sua benefica pollànza : & il
Piincipc ( già l'babblam detto altrCKC ) quant.'o con
berxfioj mediocri gioua à Particobri Periòne : ope-
ra come libérale: ma quando íiì Opre Grandi à
publico bencficío Sc orn.imcnto : allora , rsercitait-
tlo il sommo dtlti Maestà , opéra corne M gni-
sico.
CM «f» «*»
C 1 TO LO T E\Z 0 ,
guJÌ/Ì4l>Q gli Qgfftiì dilla Magnifiant* .
Iconie dellj Liber.-lita sù derto, che moîtí
S, C & Cinno gect^re , ma pochi smno donare :
* " & così nella Maghificenxa, cgli è più facile far
gr..n<ii Spcse, che fàile Magnitìchc .
Alcimi Vcelli concepisconò al!o spirar di Zcfiro ;
ma li'ricono i'Vovupicne di vento ; cliiamate ptTciò
Zcpkyri* : u s\ taìuolta Petsonaggi Potenti ; prtgni
di Vento dtll' armbuione , pirtoriícono dispendiose
Opeie ; ma vi'.ote di fcnno, 8c di Decóro .
Le Idée de Ile Opre Magni6che , fuiono quelle che
il Mondo ciiíanlò. li Sttte suoi Miracoli : cllcndo.
ítata cola vcr.;mrnte mir.ibjle , che il Mondo anfo-
ra rozzo , partoriflè Cuen tanto grandi per concepir-
le i & Menti tanto jngeniose perpartorirle .
MAguifico fil il TansU il' DUna ; erctto in îfc-
so d.i tutu l'Asu in dugent'anni , sopra cent»
Colonne , fibricatc da cenro Re : di pari v.isto , o
vago , K eterno i se vna solaljcc , non hauestè ter-
jninau i'íiuuuà in yaa Motte : ò pex fer lume 1
ÛELLA FILOSOFsA MORALE
Nome oscuro di chi Paccese : à per far Fuoco cUOîo».
ia il sir.m Natale di Alestàndro i'oelqualDiana, Olìre-
tricc de' Parti, era quella Notte occupara .
Le Murtt di liíi/ci.ia : raltczza délie quali pre-
scriii.-uu iivolo agli Vcelïi : St Li speslézza, fornnua
■vn largo Stadio aile cóncorrcntí Quidiighe. Mira-
colo ;iiù mirabile ; perche , non da cento Re in Ju
gent'anni ; ma da. vna snla Reina in poclù Lustri fà
cominciato & finiio . Ella t'ece vedmr, ihe non ht
htnghezza dcl Tempo, nu la erandezza dell'Animo
fàl'Opre Grsndi : capendo FAnimo ili tanti Mo;-ar-
chi in vna Fcmina .
Vl'ii:rìar.i PirimUi: non Pirctnidi, ma Me""'
£A ncihili S:sssi ; traiportsti djIPArabia m itto , per
iepclare i Rcgi ; ma prima gti lot Tclbti .
Magnifìc*ìiza superaca dalla Reina di Caria net
gr.m ilíws.ltt : per setbar l'Oflà de! suo ConC>rte f"
dop'ii rii hitcr scrbate 1c Ccrteri dentro se íteflà .
Ciie 's'c'.ò il Mondo solpeso, quai Tomba fofle più
beila, ò la Marmoiea , ò la Vina .
II premeiuor.ito C c/ojso dtl Sole , clic rcrniua di
P.'ra di bro.no al Porco «fi Rorli : di tanta altezza
&tam':.r:ei che il Sole, ícgrlosito di vedersi viciuo
rn'aitrp se , più di se ammirato , crollmdo la Tcrtaj
lo nbSattè, per «on perderla jloria rii est r Silo .
La Ttrrt dit F*re ; che fia 1? ténèbre r.otmnie
Kioíirando il Porto a' Nocchieri^ton la sua Fiamma i
fè la siia fama sì chiara à tutto ílMondo i che rr.o ri
più nauigaaano per v -ilcr UToac , che 1» Reggia di
Alodaii.íro à eni llruiua..
rmalmeute yil grail (imehero Ji Gicue Olìn/tiio,
di sodo Auorio : Mitacclo del Diuino ScMpcifo di
lidía; che tenta prtpkfli glj Adoratori , <jiul folle
più^dorabile , ò Gioue, òchá lofl'ce. >
DA qurste Id.e tu puoi conoscere , che l'Opre
Mt£OificjQC vogliono eiîvrc Soxtuosc , QmWi",
MÌT*kiii , & tfmutaiA' : perche dalla Sontuosui
nasec Gtandezza : dalla Gr.ind zza , Matauiglia : dalr
J.i niar .uUlia , Vcneratione , & Honore .,
Ma imperserte saranno qarste quattroDoti, seal-
Iu ducnon danao ali'òpta i'vUima inano .
L'vaa
IIBRO 51TTIU O. IJt
L'vna lYVtìlità : fiche um'oru non su sr.miu>
to Copra rtctili i'aslì . L'altta è l'Elrrairà: lì.hr il
Vecc'rio ing->r.lo, che dniorn i propriP.irci ; dimorno
à vu P.irto ccsì Codo si tompa indamo It Zanne .
Chiunque aH'isteflò prcizopuò f.ue vn'Opcra etci-
na , & la fà momentanea : vuol m ile a' suoi Poste-
li : & sjrà d.' Poílcri rnaluoluto : odia le suc ric-
ebezze > & si peiuitá di hauecle odíatc , cjaando le
haurà poniute .
i_e Sucse clic'si fannoin Píile, Pin'pi, r Diamait-
tí nii3Mtunqne preticí-fîmi; son degne víramente di
vn'Huoiti Uagpisico ; nia non sono Opt e Magnisiclie ,
Manca U Grandt^Xj (îel'a Mole : chiiidcndosi vn
gr.n Tcsoro dentro la buccía di vn.i Noce . AUnca.
Jn F"»<'\Z'' : effendo vn T;soio mobile , & non
istihile • Manca la ticuriX^* : eslendo vij Tí>òro in-
si.|i.:to , & sottoposto aile vnghte di vno Schmtio .
M ; ica la Villhà : eflèo.lo vn Tesoro sepolto dtn-
tro vno Scrígno . Manca il vero Vaia'rt : eílèndo vn
Tt s 'to , il cui prezzo dipende lialla vulgarc opt-
nÍLUie .
Et in satti , quella Fenice de' Diamami. dí Carlo
di BoYgogna , eccedeua ogni prezavo , perciï'eci.e-
deua ogni nullira: eg.'i era vu gtan Te soro in epm-
»pendio. Nondíintno cjueíloAlcmsnno, cfae il treuô
îbtro vn'Carro , ftà le ipogiie di quel gtan Principe ,
■nuuto f. à' Guerrieri , e vir.to da' Pccoiai > il vende
pcv vii'oicíuolo di vino.
Et ferse ne iù miglior'cstim.-.tore , che i Giolel-
lieri : peroche ancora il G.illo di Eiópo , quando
tronò il Dúamante nel Lttamaio, diA ; Vtmi p!»
tajìo h.iuer trpuut» vn •/Ami lii Q*li», the -vr,* Gtm-mit,
Sono adun.Tue ibniiv.ameme Libéral! , tfa co;i
14 .jji;inYhe simili Spese : non perciò disconucnecoli
ad vn Principe M.ignisico : ptrclie, cnfpossiede il
Virrù rnaggiore dee poljcdlt li minore • M : fàgrai»
tmto a' li:oi Tesou , impiegando i,'irteili> prezzo m
Opère di rninorpre^io .
Generosc Munificeme , ma non vere Hisinineen»-
W , furono i VittorUti Dokmìhì dt' C"iàri ; j,iuaU
aj i»opolo da.vtu man Libérale ; & da mille auarç
I f uraa»
IJ» Dî-U-A FH0S0Ï1A MORALE
ìrt.nii rapiu, con tanto tuiuulio , Uic il Prem-îo di
vna Vinoria Hostile > parea p.incipio di vna Gucf
ra i iiule . Olrreche , impouerendo in poca d'hort
l'Etario ; poco ne toccaua à ciascun particoLre , Se
ricnte .il Puhlico .
L'isteslò dieu tlelle T'ub/nbt Cene di Cesare, &
di Silla , per pesc.ire ali'esca l'.unor dtl Popolo : ij-
quale in vn sol giorno s'in^hioitiua il prczzo di
Opère grandi & eterne . Et ben fouenre, il Conui-
to comincíato con aiîiistà & allegr.zza i finiua nel
Conuito dc'Lápiti, Si Crnt.iuii : & laFuria vi
fcittaua aile frutte il Pomo ác)U Diliordia •
Ma se si fbndano illustu •^í/îírjfci , con istabili
preuenti , per accoglier' Hoipiti.: benebe l'Hospirali-
tà fia cosa Libérale i la Perpcttlkà è cosa Magnifica :
perrhe condoppío beneficio , .í'empre obliga gli Stra-
nieri , Sc íempre honora la P. tria : &c ancor dopo U
mono, d i quel Fomìo raccoglie lodi .
Qjiinci c , clie febene i GiutM Ttitrait, *Anfi-
tu&tli, Chats ,*H*lt*li , erano Opcre Libcr..li i
nondiincno i Tcutri , gìi Anfitcatri , i Circhi , e la
Nauinachíe ; erano Opre Magnifie!»* : perche i Gij-
ehi er.,no momentani ; e gli E.iificij eterni ; cjuelii
ricreauano i Cittadini ; questj ornausoe la Cjttili
qucgli erano mirabilí ; questi erano Mir.icoli .
Opère similmeme Magniíìche furono gli ^frthi
Ttioafíli i le ítlùtint historiais délie Vutorie di
Traíano , ouero oílentatrici de' Trosei di Augusto !
il Maujclét iì^iirinmt 1c Ttrmt simili à inarnio-
ree Città : V^nsitutn di ■Vtsfttfians -, che fece om
bra aglj Settc Miracoli dclMondo, numerandosi per
l'Otrauo , majgior di tutti .
Ma se quell'Qpre son più Magnifûhe , lequali con
la marauiglia dcll'Arte , & sontucsità ddla Mule ,
congiungono alcun publico , e scgn.il.ito , o perpe-
tuo Beneficio : «he cosa erano gli Arcbi trionrâli ,
enon Porte inutili ; smoderaumente sjuarwiate , sol
perche vi potcll? entrare tiittala Romana Supcrbiaî
Che le Colonne diTrabno e di Auguste , senon Li-
bri di memorie de' Barbaii , per vindicai le sue in-
í>unc inJeltbikntntc scolpitc i the Ja Mole di
Adíuuo ,
HîRO SETTIMO: - H}
Adríano > senon vn Monte di Piètre , per portare in
aria vn Cadauero! Che le Terme , senon Acque iu«
sa!ub:i alli Vieilli Sc a' virili Costumi ï Che final»
mente quel grande Anfitratro, senon vn gran Ma-'
ce'lo di Carne humana ; doue , ò le Fiere degliHuo»
mini ; ò vn'Huom dell'a'tto , cran Carncfici »
Opcra più di que Ile Magnifica ( chi lo credereb.
l>e) eta la più schifosa di lutta Roma , cioè le cUá-
tht . Opeta tanio schifola , che in se raccogliendo
tutte le Romane immondezze , fi nascondcua lungî
dagliocciii: ami pei r.Csi conraminar gli oreechi col
pt. prio Nome , con Nome permutaro , & più decc->
uole era chiamata Nitifét : qualì le Ninfc fostèro
S'-Tofe , delitiancio nel sucldume .
Ma dall'Altro lato , clla era Opra tanto sonmosa
per la feruttura cl'inuncnti & archeçgiatí SrÛi : cha
h.nia mentir lì dicena, che Roma era piùbellalot»
to terra , chesopra , Tanto salntirera i che da Iciso-
la ricoiiosieua Roma la sar.ità , £<: Upuiiuzza dej
suo cran Cc rpo , Tmto importante , cbe allìcuraua.
Renia co' sotteranei spir.igl), du' tremitj fafwgiiarj
à quella Ipiaggia. Tarro profittciiole al connnercio ,
ihe ihiiidcndo in si no nauigabili Fiaini , portatw
si'tto terra Ic merci , e l'aboond.inz.i . íinalmente ,
tanto Alagníhca , che daPlinio ru giudicata lamag»
giore di tutte i'Opre di Roma ; & mevuò per Autoiev
ilmigliordi tutti gli fyí, i
Ma nfgar nonsipuò, che 1a sorí'dczxa non con-
taniini iaqualche modo lo sptendor deU'Opra Ma-»
gnisica ; & 1 vtU.ià non livergogn? tlcHa viltà .
Dl'Ihjuc aflàí più Magnihca fù quella di AppÍQ
Claudia i ilqnal-iifoslaricfo laTTtna, coprì con le
©fia di Ici la VU Militari , per condur sofra le
Vah'i , e lot to i Monti le Romane Lcgioni dal Me-,
diterrancoairAdrintico i onde vu paflággio faticeso ,
diuer.nc vn delitiûsopasleggío ,
<i£etti íuvera M- gnificenza , che reselaSomuo-
fità vtiliifltnai & l'vtilità sontuo(ìínma ; & la Via,
puM;ca meiitò il Nome del proprio Aurore . Mcn«
tre la Via era calpest.'.ta , ilsuo Norne era esaltaKM
cgni pallò iniprjmeiu vu vístigio délia sua gloiia.
«4 TOStCrt rtlOSOFl/V MORALE
JOe ì quefta cedè Puiao l'Opr.i d: Claudio Ijhpe»
more, cuca gli ~4tqutiati ., Mcctrc che Romain
miao aile acqtre dcl iiio liinoío Teluo ardea di í~e-
ft \ sù le marraorte sp.Jle di ;iit iHìmi Archi penò
«orne ín.trionfb per aria í Fiumí sdúbii ; chc lir-
pendoalle ptibliche & ptnwetonti , recarono àqncl
»ran Popolo delitia & lalute .
Ma il maggiot inir.ico!o fu , chc vu Capo ccsl
íceino foflè c.;p.-.ce di così magnifko penliero '. Pen-
iiero llcpial 1-..UÒ per farlo chiamare Augiifto íenzj
ironía : se però il Penliero fïîsuo \ aiiiaiuìo cglipiù
tosto le Botti, chc gli Acquedòtti.
Ma frà tucte Ir Opte, la più Magnifie > è (corne
tonchiude il nostro filosc.'b ) il dedicir Simo/acfi I
Tims-Ií à Dia ^tanto íomuou e tnírabili, che i'Opr.i
jBUiti lapublica Pietà: Sc 1.. Pietà inuiii l'immoital
>Jume ad habitai co' Mortali .
Qucsto è il più grande & p:ù perfeuo Oggetto
délia Mag: ificenza : perche niuna Moie è piiì epa-
ce dellc ucllczxe ddl'Artc : niuil Fine è più iìidìì-
»ne : & niuna Oikraèdi tnagrior bcntf.cío aile Re-
juHiclje,the la pubi ic:r Religione ..
1 V i Tenìpio inconnociallano i Romani !c Militari
Jfpeditioni ; & al Tcinpio tiport.iu.ino le Spoghc .
r>.J Ttmpio pt ndeano gli Ai^ípicij dellc grand, ri-
ío4uri<>!ii ; ác Dïl Trmpio ìendcan le Graiie de' fór-
«uiuti silcccîfi. ttpí-rciò , inquanto hà cicchi errori
«Ici CcmiksiuiO órjticc'laua il loto luielhtw j giaJi-
tìtoncfsempre, niuna Opéra oouet'etìere con lUaggioi
MagnihVtnza c spL'rîdorcordinara, 6c comp:u:a •
L'Klcílo R.' che meditò le Ckiáche per fat Roma
■$;na i'œcditò jl gtiu Tempio di Gioue Capirolino,
pet fi RoiaaSatfca. Et beochr queKicue Fuiìuiiu-
<ore , più vo'.tc fuhnin.-.Hè tjuelklua Mo'.e : sempre
nondinìeuo rimeque più hclla & preiioíà d^ìle lue
famine : fiche a' tempi de* Cetón , mentreil Loio
«HRonin, ciiucnne Maimo: +1 Matmo ii ^mlTtuv
|»o , iaciiiie Oro .
LtBRO 8ETTIMQ. «jj
«» 8*í

Ter quai fint tperi it Mátffáfift»


■frK&î^" A ciò chesi èdetto délia Uberalità, tu puol
Ít\S discarrete .délia Ma$ni&chza': perche il
5Ì U $ Fí'negcner.ile dtll'vna , c dell'.drra è ilmc-
•fr^î-Ô" dtlmioi cioè, YHtlfin ma gli Afotiílni
partie oLri son <ìifïcreiiti .
L'Opera Magnifiai C può confident MutetiJmm-
tt , òPcmt/rrunlc . La Mat< ria , è la Mole che cou
gliocchi livede; vn'Arco, vnTcatro, vn M.urfò.'éo '„
v;i Temple». La Fomn è Inuiíibile , & u.iscoû reU.»
tmtnvsm dell'Optr.'nte , laqualclona vita aile Opte
Virwtofr, ò Vniose, corne YAnima al Coi po.
' L'Imcnrion di chi opéra magtjficAuienre , è VHf
ntfìa deil'Opera stestà i comí si è detto . Et senzx
«jueftofir.e, vu'Opcra qtiantumjue Grande S:Rtg.i-
le ; à (ii à vitioía; ò sarâ quakhe alau yktù dtfrè-
inv.e dalla Magnírìcthza .
Vn'Hcrb.i si dice haiicx tóita forza dialreiarç la
Imagínacíua clichi ne mangia, che altro non fàse-
lion volgef &iiuoljerSlifi . Tal'è la disposr.ione di
atcuní , jquali , non per fríonclïà M ignifica > nia pet
cetto natutal §ntìt , sid;rtno i dístruggete íefabri-
«are , hor superai P.ilag: , i;or eccelí'e molí , sema bi-
íôgno, íYnz.i dccQtdj & íenza Iode .
T.d'e.a ilgtniu di Domitiaho ■ carjear Roma di
Piètre ; 2c le situe di Oro ; con sì [ìoeo dcooro get-
tato ! come raccolto . Di Oro coprì > eosì la Soglía,
ro:ne it Solia : tosà le Stalle , corne le Sale : tesi
il Tcmpio di Cône, to*'e la t-Aa délie Concubi
ne. Plotarco lo stiroò ihatto : íc arjutaraenit diia»
mò quella fui Magniftccslza , t*P*\1>£ UU7Ì£' Mida,
Volea, che cpniîío eeli tòccaua , folíè Oro j di cui
patì tanta faute i cite di samedi motì .
A'.tti si muouono à far'Opre rSiagnífiche per Imi-
■ t*r le altrui Magnr'ficenie'. Àguila délie Scirtúe..
ÚX ovo csl'vJWg HuQiliilu, £ stiidií.o.0 di far tutu»
ciò
ljtf DEtLA HLOSOÍlA MORALE
ciò che veggiono ure agli Htiomirú . Qucfta noni
Magnificenza , ma Scinda dclla Uaguificeraa : perche
non haucndo i» se la Idca dclla Magnificenza , U
piglia inprectito .
Ma b-nchc gl'lmitatori sian chiamati dal Satirico ,
Grtggt scrv.lt : nondimcno, il Sau;o Zcnónc c'.bt»
laua i Poteuti Cittadini ad imitar le Mágnisicer.ïe
di Péticle : perche , ma^gior gloria è l'eslcr'Imitator
«lelle cose grandi , che Autor délie piccole; ne sarà
t>uono Autore , chi non ru buono Imitarore .
Alquanco più degno motiuo délie Opéré Magnifi
ent è qucllo di Vìucrt ntllt suc O/irc . [neusesn*-
JHuomo nasce vn sc-mmo desio dclla ImmottalitJ ,
Ml perche la Natura prescriiie à quaianque indiui.
duo ii termine délia Vita : la Natura íiestà inscrì
quel conforto di poter scprauiucre Dclla Proie : &
à ciii non lià Proie , surrogò vn Babil pensiero di
fir'Opere grandi , accioche i:i este viua la sua me-
inoria : & se non si può dire , Ctiuivim > ahr.cn fi
djea , Celui viMf ,
Ma benche questa Intcntîone fia drgna di cias-
ci'ja'Huomo , ilqual non si penta di ester nato : ella
noRdimeno è vic'na à quel Vitio, che guastala Magni-
íccm.1 ; cioè , YamUthsí 'Òfitnteùmt .
Nacque cia questo Vitìo quasi col Mondo ; in
qucgli Huomini brutali, tanto vasti di corpo , quau-
to corti di senno : iquali s'inuogliaror.o di si! rica-
ic vna Torrc , che meriumente si poicste chiamar
Torte ÒV Ciganti , é Gíganteflâ délie Toni: accio
che pOi;;iando fino al Ciclo ; portasic vna Inscrimo-
ae col >Jorre loio i'opra le Stelle .
Kiuna Opéra fi'i giamai ne più Magnifica , ne. più
pizza . Se. fbsler viff. cenío nútliaía di Anni , & di
tutto il Globo dclh Terra hauester fjbricito Mat-
tmii : prima sarebbe loro rpanc.ta la Terra , che
>"Opra finita . Ma' ncile Ofic Magmfichc quanro
più iVg* PAmbitici.é , tanw più da lungi si íco
fie la ìiolititzxa .
Cli Anibhiosi non afEggoco l'Inscrittione per ha-
ucr fan 1" Opéra : niafanno l'Opeia per irfifget-
w l'Xoscrnúouc ; perche U loi fine , none sir l'O-
' . ' p «a
tlBRO SïTTIMO- 137
pera grande, senon per far grandi se steflî .
Anzi corne i Pittori sciocthi , ad ogni n5ur-.cc fa
sottoscriuono iINome loroi così gli Ambitiosi , sopra
il Sepolcro , sopra glí Altari , sopra ogni Pila , scoipir-
conp il Nome e FArme ; agoisa dell'Herba Paiietî-
lia , che à tutce le patéti si attacca .
II Magnifico adunquc , non istima cosa honorata ,
il fàr cose lionoieuoli per mendicare Honore ; ma
perche rHonestà dell'Attione così lichiede : bastan-
dogh di hauer* appagató se steslò .
Lueullo, hauea régalât! ncl suo Apolline f cieí ,~
col più magnifico fjplendore } gli Anibasciadoii di
Sparta : iquali stupcsiiti e confiisi, fbrzauano la lo-
ro breuiloquenxa per ringratiarlo, che in graua loto
hauess'cgli fatte cose sì grandi. A' quaii riípose lu
eullo . xAlcunn n/à ho farta in gr*tia di voi : ma
pÌH ho fjttt » gyaiia di Lucu/fo .
Non potea far risposta phi degna délia Roman»
Magnificenza . Se in quel fontuoso accoglimento
haueslè mirato ad obligare alli Repubtica gli Stra-
nieri ; sarrebbe stata Prudenza Politica . Se ad espri-
mere il suo affètto ; sarebbe stata Amicitia • Se ad
ostentar le sue douitie ; sarebbe stata Vaniti .
Ma la Intention del Magnifico , dríttamente miíâ
à fare vn'Opera degna di se . Quamunque il fin dellí-
Opra matetiale su la Hospitalisa : nondimeno il fui
dcll'Opra Fonnale, èl'HonefH: potendosi fate vna
Hospitalítà non Magnifica : ouero vn'Opta Magnifi-
C3, non Hospitale .
Quindi è, che il Magnifico, non si vanta, ne
superbisce délie sue Attirais perche non opéra per
l'Honore , ma pet l'HoneliJO : Si hà sempie FAnî»
irjo maggior delî'Opra . . .- ^
Non cura che l'Opera fia lodata dal Popoîo.
Igli n'e il foi lodatore, perche n'è il tolo estima-
tore . '<.-.'
Non cura di meteerui sopra il suo Nome, òl'In*1'
ícritrione i poco importandcli che altri sappia ch»
I'hà fatta, ne à quai fini. Perche se l'Opra è pic-
cola', non la giudica degna del suo Nome : se gran
de; ii suo Nome non cerca i veditorí >maí VediV.
ton
,);S DÎTXA FIAOSOFIA MOR.AIE
•cri Gcrcano il Nome , che dalla Fama , ò dagli An»
>a)i succeslìu.Timcnte si firriue nclle metnorie .
Che se.taJ<;olta l'Autore ínseiiue all'Opera il íiio
Home 4 nol fi ( corne già vdiíìi ) per render più
«Jii.iro il file Nome con lo s^lendor dell'Opera : n:a
più chkra ì'Opera con lo splendeur del suo Nome .
Chiunque ,vedea quel Magr.íficentissimo Pánted
profana Jdéa rie' SacriTempli i cen Crlonne di poi»
i lo, Terni di bronzOj e Cietoid'Qro ; capace, e
J'gno, dí albergare il vero D-io con tutti i Santi;
non che Marte con tutti li f'-!si Numi : giuuic.'.ua
niutia Opéra poter t-slëre più Grande , ne píiì maro»
uigliesa . Wa lfggrmlo poi qfecll* tre parole , MAÎl-
CVS AGRIPPA FF.CIT : p.reigli chequell'Opia rre-
fcesle il doppio ingr.n dezza , & rorr.-.uiglia . Paieua
fM Agrippa fo.Te trasfotm^toin queli'Opera , ò I'O
pera in Agrippa : l'vno si vrni-r. u i ne'l'aitro .
. Iglî è veto , cbe U M.-igninimo desidera Honori
grandi ) pp-poriionati alla gt.uuiezza délie sue Ar-
li-vni : te percrò metitamence poteua Agrippa delîar
gloria e Iode di sì grand' Dora , Ma quel deiulcrio
sarebbe ílato pioprio di Agrippa Magnanimo'í &
nen di Agrippa Magi.ifico.: perche la Magnanimité
â paire di Honctípcrr©pera grande : nu LiMigui-
feeoza si pasee dciLgrai;dezza dtU'Opcra
t*3 í*î €*»
C^PlTOLO siyi^TO.
* Cerne eperi il Mu^nìfict • ,
♦t4M-frA Vagi ificenza , ceme accenn ,mrno , ì
St* vna gran Scrcnza: perche richiede vnpcr-,
Z Li 5> setro cODofcimento d'iniiumer.ibiU Cit-
•»**»•'> coftanze , nellequali consiste il Décora
Tiell'Opra. ,
l 'Oltntdutntt , non fiì nier.a ccnsideratiorje alla
«cnur níenza , purthe ï'Opra 6a Grande .
IL-PjrKií/fi ir.it , íi mnggior coníideratíone sopia
la Soniltzza «ieila Speià. , tue supra ii Detoio dtlí-
L1BRO SETT1MQ. n9
Il Mtgnìficù , si propone WOpeta grande , ma
conueneuole al Fine, alla Períbna , aile Forxe, Sc
aile altre Circostanie i ponendo ogni studio , che
nulla niancbi alla persettione , Sc al Decoro . CM
non considéra quel che fa > non può saie quel chs
desidèra .
LA Prima Sc somma Regola è, ebe il Fini fi»
conueneuole all'Opr » , & ì'Ofr» al line ; dice
íl jiostro Filosofo .
Ridicola fà dunque la Magnificehza del suo Ales-
iandro, che mal prosirtando di quelto Docomento ;
al mono Bucéfalo dedicòvna Ciità del suo Nome ,
Sc qniui gli t resse vn Régal Mausoleo , con la sua
Scatua, St rinscrittione .
S'cgli credeua che l'Anima del Re fuo Padrc fjflè
palTata iu quel Outllo ; si mostcò sciocco : perche
il fuo Maestro dannò la Pitagorica tranfinigratione .
Se nol credea -, si mostrò ingrarn : perche non fece
tanto honore a! Padrc , quaato al Caaillo .
Alt ru non imncaua, st non dedicarglí vnTempio,
Sc adorarlo : pet non lasci.irc in dubbio , quai sosie pi ù
infeníàcn, il Cau.illo , ò il C-.mlicre.
Ne maggior senno mostrò quel Cimqne Arenrele
deico il Magnifia ; ilquale , aile Mule che gli hauea-
no guadagnato il Pálio al corso ne' Gíoclii Olímpici -,
erse vn magní&o Scpolcro vicino al fuo . Poreua Mt
notarié del fuo propr o Sepolcro , con vna liiscrlttion
commune : Qyl GIACCIONO TRE BESTIE VIT-
TORlObE: DVE MVLE, ET IL PADRONE, .'
Non cunuengono gli rtessi honori ttgli Animal»
che agii huomini : & molto meno gli stem honori
agh"huomini , che agli pij , dice il nostro Filosofo :
esttndo maggior l'indccenza , dou' t maggiort il
disgUJgl'O . -,
Ma pure , à r il'cstremo traftndò ^adulation del
Senato , che orF rì i 'Tiuetio , iouéee di vu" Arcs»
Trionthle ,' vn Magnifico Teinpio, per adorar'il lùo
Nome, Sc ilfuoNume. Tibfiio, benche gclofo di
Oloiia , lîutando quell'Honore , iì rifiutà ! dicendo,
ntn vc/ert ultra Ttmpio che i lire CMtri'Mt tlíti Ira**
fini, chs i» iort M-mari.i, -■ .•i-t'»
*ao DPttA FtlOSOFiA MORALE
Pareagli gii di vedtre dopo la sua Morte , qóel
Tcmpio Tradicato : dannato ilsuoNome : il fuo Nu
ire derifo: le soc Imigini trascinate nelFRMM ; co
rne gtiilò il Popolò alí'Originale r Tiùerits in Tibf
rim . Tibcrioíu gittato nel Tebro .
Non ne fisrono prrò tamo schifi glisuoi Siiceefîb-
ti : perche poco à pcco, nssucfacendosi à quelle Me-
«amórfulì di Huomini in Numí, chianiate ^Apotrcfî :
fi persiiadeuano di cssere ciò che g'i altri díeeano :
*e le continue- Congiure ; ne ilSangue òellc férue;
w le Moni infarrîi vna dopo Palm i batlaua'no à
chiariitli ch'CflieranoDciràndicole ; poichc coloro
«de gliface.n Di), li disfaceuano .
Considéra in ohre il magrisico h ConiKni'nia
tlell'Opera af Jtjiniti Lucge , & del Popolo , à cuí
la dona .
In Tebe It Opte più cenueneuoli Sc piiì gr.idirc ,
•erano i Templi : & in Isparta K Fa/íBrt de' b«l-
ilci apprcndimcnti : perche tal'era il Genio Iota:
onde fù detto ,
Tebe alls Case Sacre , e Sparta êitjtrmi .
InAtêV.eí Liie'i, & le F:losu:ali ^êzadcmit : & in
Creta le Terme , ic li Teatri : .perche quegli tran
Dotii , e questi Voiuituosi : onde correa que 1 vulgai
detto: Cretesi , ítHìe ì & veniri pivji . Quin-
diè, che inRoma egnigenete di Opre Magnifiche
ftirono condecemi ; perche in^eslà regnauano vgualr
jnente tutteleVirt», e tutti i Vitij .
Ne solameme alla qtialiti del Luogo ; ma aile
Cutfiuttiure dilTemf t, misura le i\az Opte il M..-
Jnihco .
11 Re SeruioTuIlo délia Preda delta Vittoria 11-
cina, faVívò la Statua di Gicue Capitolino, per de-
dicargli le Sjtoglie. Appio Claudio , à cui , corne
Cenlor MjíTimc , si apparteneua la Militar discipli
na giudicò , ficorae vdisti , di non poter fare- Opta
5>iû conuentuole, che la Via Militare , tri le cui Rui
uc anche-oggi
ne ai testa inteto il suo Nome .
Dapoi che Augusto , col langue de' Conginrati ,
D.
k fcebt
kebbe pLcata l'Gnibra Paterna ; Marco Agrippasuo
I Genero,
Gent tteslè quel Tcmpio Idéale à Marte Vindi-
v' ' catorc .
n.
IIBRO SETTIMO. 141
catorí . Et Vespasiano , vedeudo eltinta col silo lin-
fera la-C'iuil Guetta de* Vitellij , & de$liOttoni : St
tienriata in. Ronn corne vn Hume oouello , U fuj-
gitiua Pace : eteilé il Tempio délia Pace, Scl'Anlí-
teatto : queilo per rentier gratte a'íiioi Numi ha-
mottali : qacsto pet allegrsre il (úo Popolo semiui-
uo . Opre , chediGt.itiiitzz.iic belti hauendo tu*-
ta ogní altra Magnifica Mole : eo.»tecdca»o sol»,
meme trà loto .
Pet contraria, intempestiua íc imp^opiia Magné-
ficenza fà qjulU diAiyullo, che in tempo estre-
inoi mentre che iu ogni contrada cadeuano i Citta-
dini conie secchi Scheletri pet la faine : celebrò U
più Magnifico & lplcndi Jo Conuito , che mai si vé-
deslè, con Dame & Canalicti : vestiro eflb da Dio
Apolline , & tutti gli aliri da v.irijNumi.
Raddcppioísi 1a puhlica penuria con l'opulenza dí
pechi . Aitro non si vdiua ò v;dea per Roina , senon
gemiti rabbiosi , e rr.otd.ici libtlli con questo Motto :
<he mAt&uìglia, t se i T^cmani muoion dì famé, pei-
tljt gli Dij fi hanat mandata latin In Vtttnttfi* t
Crudele Malcficenza , & non Magnificcnza di così
Sauio Iraperadore : senon minuisce la niarauiglia,
l'Impero di tante Veneri sopra vn'Apolline : b.dtan-
do vna fola Vcnerc per farc impazzir diece Apolbni .
Propostosi adunque vn Fine conueneuole , coliri
che íiaccingead vn'Opéra veramente Magnisica ; pro
cura gli più famosi e perití ^IrtefiJ per ideaine U
Disegno . Perche vn bel Fine dipende da vn bel
Principio ; 8c così lc Moli , corne le Pitture , dal,No»
nie deU'Artesice indoppi.1119 il prezzo .
Delle Sette Marauiglic delMondo, il Coloflb dí
Rodi ctebbe iì doppio per il Nome di Carére Dilce-
polo di Lisippo . II Gioue Olimpico, perlaFamadl
Fidi.i . II Mausoléo di Artemilîa , per il Magistéro
di quartro impareggiabili Architetti che si partiront)
la gloria & l'Opera : Scopa Bríáce, Timóteo, &
Leócare . £t il tempío di Diana diílègnato da Co-
reho , proseguito da Metágcne , sii finito da Temó-
c'e : tutti più immortali délie lot Moli : poiche le
Moíi sou sepoltc, Sc essi sopraujuono .
tii DELLA TIlOSOFtA MORALE
•Ne scnza Ragione gli Architctti furono chíamatì
Ingesneri perche con tanro Ingegno studiáuano il
Decóro & le proportion! nelle Opreloro, che l'At-
te Mecanica diuenne Atte Libérale .
Sicome trlla Qii Uitá délie Vittime , i dotti Misti :
iosì negli Ornamenti de' Templi i pcriti Archicetti
filosoEirono .
Agli Drj Setaggí , fabricauanû Templi di Arclií-
tettuia Rnsticana , baslà , tarchiata , emislìccia, chia-
maca Oriìnt'Ttf s . Agli Dij Mczzani , VOrdìnt De
rite alquanto più ,lto & ado'rno . Agli Dij Maggiorî
YOrdìnt Hnko di più maestolâ ericca ptoportione.
Maàvenere, àGiunone, & à Diana, addattaua-
Jlo VOriìne Coriitit , con più tìoríte vaghezze di
Basi» di Capitelli , e di Cornici . Finalmente aile Mh-
se,cnme siiblimi épure Menti , l'Ordine Ccmptsif ,
il più suelto, e sottile , & delicato di tutti glì Ordini .
Poítaíi dunque dauanti vna bella & sauia Idéa »
considéra maturamente il Magnifico Principe , se la
Cafioyu merti la Sf'fi , ò la Sptst meriti la Cagimt :
Sfttnche , ò délia Spesa, ò dell'Opéra non si ripienta .
! Adriano Imperatore , nella solennità dell' Adot-
tìone di Cesónio ; in Festereccie Magnifícenze , Fa-
briche , Giochi, Conuïti , Donariui publici e priuati ,
& superbiflimi Parati, consumé diece Millioni cTOro.
Finite le Feste , cominciò il pianto : Cesónio infer-
*iiò à morte . Adtiano cjuasi impezzì esclamando :
Misera me: qwtntt Oraho h ítttMtê .
Più gli dolea la perdita del denaro, ehe del Fi-
gliuolo : perche più facilmente poteua adottare altri
diece Cesónij , c!ic adunare altri diece Millioni : 8e
eol medesimo prezzo haurebbe fatta vn'Opera me»
giouiale, ma più gioueuoleal Pubhco . La Via Ap-
fi.i non costo tanto .
Ma più doueua pentirfi. vn Demetrio , che ípese
éugento mila Marche ci'Ofo inispese Meretticie : ÍC
vn Messála , che consumò due Patrimoai opulenri
in Comedianti : diuenuto dipoi Messála, Fauola Ccr
mica i corne Meflálina Fauola Tragica.
Ma più importante consideratione è il biland.ir
l'Opera "ko» lc sue Ftr\t . Senta cjucílo bilaucio
■~L 1 B R O SETTIM O. (4;
non si può fuggir l'yno di due inconuencuoli . O che
l'Opra si n'mauga iniptrsetta, Jc l'Amorprouerm.ito :
ò che l'Autor procacci dmaro per vie icoaucncuoli .
Perche, come sc.i9e il PoHcico , l Ertrit tfruïit
am'oìtisnc , fì ri<mpie an sce/traggirii.
Girci questo secondo inconuejv uo'e, basta pet
mille cseinpli il solo escrr.pio di quella gr.m Pira-
mide di Cléope Re di Egitto ; ecccdeme in altezza
ogni perísiero : ìîicritamente celenrata frà gli Sctte
Mir.icdi dell'Vniuerso. D'intornoa questa , haiendo
Cléupe finici gli ítioí Tesdri , senza poterla finire ;
trouò vna nu'jua minicra d'Oro in Casa propri.i; veri»
dendo l'Honore dell.1 propria Figiiuola .
Dica hwta il nostro Fîlcsoíô , che il sine Jell.t U2-
gnitì enza è girurdar l.iHonestà : Cléope, sema gct-
tax l'Hcmestà fuor di Casa , non pocea finire la sua
Piramide.
Grande inconuenirma è , non inisurar le sue si»
cokà : ma non è minai l'altra , di non misurar la
suaDiVit* .
questa fiirono esempio arPrincipi , altri tfue
Miracoli del Mondo: il Mausoléo di Artemisia, Se
il rempio Ertsiiio . Opère , lequali non poteano per-
setciineme ibrgere sopra rtrra , che i loro Autori
non foílero sotto terra. Chi lecominciò , non heb-
be il giubilo di vedctle finite : íc chi le fini , non
hebbe la gloria dí hauétle cominciate .
Okreche , gran Miracolo conuien che sia , che il
succestòrc finisca TOpera dell'Antecestbre . Peroche
ciaseuno ama gli propri Concetti : e stima gran dis-
pendk) e poca gloria , spender le proprie sostame
per oomplwe gli altrui diiegni : pguisa del tidicola
Vcello, 6he coua l'Vuoua non sue .
1 £glt è ben vero ciòchc a sua liiogo vdiraieffer
eosa da M.gnanimo lasciar l'Opre irnpcrfétte. £>i-
mostrando , che ncl lûo Petto alberga vn'Animo
znaggior délie fbrze; & che più facilmente il Teni-
poi lui mancheri , ch'egli al Tempo. Ma Ja Ma-
gnanimirá non è Magmficenza : quella miíùra J'Aní.
mo, e questa, l'Opera .
' íiiuim.iite, ji M-ffiifico, in tuuçl'pptc sue *f
m
144 DELIA FIIOSOFIA MORALÊ
în ciascuna Opra, sarà Diliftntt, Sc Esttf , e Splenii-
4a ; acciò null.i manchi alla Petsettione & al Becóro .
Paolo Etnilio meritò questovanto , che qnalunque
cosafaceslc, Fabckhe, Giochi , Conuiti; la fbrniua
magnificamente , &í csattiflìmamente . Scupiuano i
■Creci, che vna Meute applicata à ccse grandissime,
íbflc così diligente nelle minute . A' quali rispoa-
deua ; Efftrt vn*^4rtt medtsima Catiinar bene vis
Stttagfi* a & vnt Mtnsa : qutila per ftrfi temtr dit
H^gmiii ; quefia per fats Am.trt da* Cittatttni .
Solo Patrasio tra' Pittori , meritò il Tuolo «^í-
ndittui ; cioè, Eíàtto e Dilicato : perche aile sue
Pitture daua tanto sinimemoeperfcttione ; che do
ue tutti gli altri Pictori molcrauano di non haucrle
ínite ; per ruettere le imperfcrtioni à coperto : &
Apelle isteflb lòttoscriueua , ^itptlUs ftcubat : egli
Jòlo potea sottoscriuere , Parrhasius ftcit . Cósì tri
turte le Opre Magnifîchc ; solo il Pánteo meritò quel,
la laseriuione; MAR.CVS ACR1PPA E£C1T.

C w*? IT 0 LO SESTO
lulU T>it<àitctn\t , & dclia Oltr»itctnXj*
'Ohnittntt , te il Ttruidtcentt , altro
ST 'nSco"crc non adoprano nelle Opre loro ,
«? ^ <S che il proprio Geiiio . Perche quantunque
•fr'î^PÌÍ' bcllissiino lia il Modello , l'vnoeíakro lo
guasta. Qu?llo .peraggiugneriú sproposicue grandez-
jie : questo per diminuir- del lauoro , e del costo : noo
couoscendo nt qucilo , ne qucllo.> «ò <htualaPro>
pottione, 5ci'B;cóto .
L'Oltr.idecente , epera spomaneameute ma senzi
gìudicio . L'operatione del P-ruidecente è mista di
Volunratio e foraato: spingendolo l'Atr.òiiier.e , Si
M.ihendolo FAuariua .
Perciò l'vno précipitera l'Opera con la rrpfpa
çeleriti ï l'altro ia guasterà' con la troppa lentczza .
Quello è limite al Lcopardo , che se luqtutoo ía!t\
nen fíccde Uftcda, i'^bbandoua . queito c Cuilf
«II»
1 I B R O S ETTIMO. t4W"
àlU Montagna , che pregna di vn grau Parto , dopo
moltoromore partotì vnpiccol Topo .
Nejle Opte dcll'Oltradecente tu vedrai grandi ef-
íetti d'aniino generofo ; ma sempre vi sirà qualche
marca di stolidezza . Et nette Oprc del Paruidecentc,
tu vedrai sforzi di Magnificenza ; ma lémpre qualthe
direct di sordidezza .
Sicomc i Parti Bige neri , cioc , generati da duc
Animali di Specíe diffèrenti i l'empre simigliano alla
Specic ptggiore : così le Opte di coloro, nalcendo
da vna Vittu jnescolata con vn Viîio , íempre simi
glíano al Vitio píù toit© che alla Vinù .
Matta rti l'Oltradeccnza di Nerone , che dítde
fiioco à Ronia , per farla rinasetre più bella , che
da lui prendeílê Nome Ntrmía • Ma più crudelc fù
la Pazzia , perche ridendo i pu'ulici gemiti ; in ha-
bitodel Poeta Homcro , con la Lira in m.iua : men-
tte Roma ardeua , canraua i versi dell'ínct nJio di
Troia . Ma UXroia fè sue vtnJette: iíl'Homero,
dopo il canco ne pianse .
Rjdicola fù la P.truidccenza del suo Amcceflòrc
Calígulaj ílqu.ile orgoglioso délia scgnalau Victoria,
chVgli ríportò per relacíone , scriílè al Scruto que-
ste mernoraHilí parole : PARATE QVA M MAXI-
MVM TRIVMPHvM QVAMMINIMO SVMPTV„
Apparecchitite vn grandiílìmo TfSoiifbi con picca-
liflìma spdà . Doue tu vedi io queli'Aninio íiccop-
piata la Magp.ificenza e (tréma , con l'estrenia Spi-
lorcciia Quefto era vh Moltr:) Bigenero .
D Aile còse antidette , si può ritrarre ; primicr.i-
mente , quamo poche fiário state al Monda
le Opte perf'ettament.' Mjgnjfiche : petoche anco-
ra negli Otto Miracoli delMondo , tu ci vedrai di
se tri eflcntialmcntc ripagnantí .Jía vera Magnirì-
cenz a .
Quanto al Temfiìo di Diana: sebene il più no-
bile Oggetto dt llc Magnificeitza fia il Tcnipío, per
r*ccellenza del Fini : osta però à quello , la falsità
del Nulne : finto da vaneggi inti Poeti , ma da niun
Saegio creduto . Siche tu non íii quai pazzia mo-
ueslé t.wti Re, à sond.ue vnasìvasta, c dispendio-
G sa
Mi DELLA FIT.OSOFIA MORAtE
ù Mole , sopra vna Poetica vanità . Ikhe Tà cre-
dere , chc colui ilquil l'abbrwiò , foflè più Saggio
di tutti co!"ro cb» i1 fabricarono . Qualche zclaii-
te Filosofb ellcr dnura qatllo Heroilrato ; degno
che il suo Nome rjsplendesle con quolla luie ; t i
Nomi d< gli Autori li cimaneflero al buio .
M.i olttetiò qu.intan<j!it l'Opra follè stata vera-
meme Magnifie , ; à M si doucua il Titolo di Ma-
gnifùo.' Non à chi la fondò , perche non la fiuì;
non à chi la fini , perche non la fondò , cerne si è det
te Onde quel T<-mpio da Martiale fà chi.imato Opt
ra met r, &: d i Ct..tino , Optra Itntt: te il suo Aiciii-
tetto-Coréno, acquistò il sopranoaie JiTemriario .
M'gnisica íiì veramfntc la Mile dì ^Anerripi,
per la Materia, pcrj'Aite, cVpcri'AUezza , ch'en>
pieua il vuoto deU'Aiii , esate cantò Martiale . Ma
se si considéra i! Fine , di tiasfvrire vu Mcote di
lauorati Marmi , pet nafeondere il líinafugíij d'vn'-
i;icenerito Cadautío ; sema niun puhlico bemneio :
cjuella certamente non rù ver.i Ma<jnitìcenza ; ma iu-
laua Oltradeceuza i che died*.' l'Eicmpio c il Nome
ad .;!tre simili inlaoíe •
L'iíteslo d r.ii ielle 'Barbare Tirtmidi dell'Egitto ,
clie prr l'iiteilo iuiitiSissimo fine , impouerituno i
Re^ni : Sc prmoipalmente d; quclla -lel Rè Cléope ,
più smiiurata di tutte , & più vergognosa .
Iì Qicut Otìmpicj ; sc si considéra il Soggetto , era
cosa Ptofana. ie la Materia; megUo si conueniua
à Giouc vna Sntua d'oto , che di Corna di Elcfanti ,
scheCiiie da Martiale . Sc la Grandezza ; non cri
uiaratiigliosi : non estènjo vn Corpo lodo.ma pià
fr.uninenti commf lTi. Se il M.igilicro dcil'Arrefice ;
potca sar IVptra prctiòsa, mà non dipcndioíà i 8c
perciò n- -n Magnifica.
Il Colessï di Hfii, benche tantoMirabile per la
grand' zza, che i Rodiani n'hebbero il Nome di Co-
ïo&eâ : fù peró nel Soggetto rappresentato , vna Poe-
tic j Meufbia, St FaUdla vana : &: così rrul r'-ndata
nella Mole, coaie nell'Inucntionc .
Non si .aiuiddero coloto , che vn sì gran Corpo
librato da du- piedi , non potea lungamentc soflilte
re
IIBRO SETTI MO. 147 •
re in vna Isola, crolata souentc da' Terremoti . Et
in efrètto , quel ft vn Miracolo <ii cinqu.int'Anni ,
S: non più : perche la Terra tremantc , scoslé nel
Mare l'inutil peso : ic il Sol di Rodi hebbe va sitbito
rxcaso senza ris rgimento .
La Ttrrt dtt Fars , píù dî tutte l'Opete preme-
morace , fù gioueuole .-.1 publico , & ncceilària , pet
inscgnare il Porto, si:pplendo al So evna Fiamma .
Per questo fine la sodtzza tk altezza era dtceuole:
ma gli ornamenti <]ispendiosi , er.m lbuerchi . Et
perche sol perquesti era maraui^liosa : quanta più
mar.iuigliola fù , tanto ancora più Oltrai'tcente . Et
ctic peggio è , il suo lume inscgnò il Porro a' Batbari
che lVccupano .
Sola í'Opcr* Ai Stmir'tmide ft interaraente Ma
gnifie- , per la grandezza , per U f nuiositi , & per
il Fine ; artesa la maniera deii'e.pu^nationi di que'
tempi i ne' quaîi niuna altezza , e niuna sp< [U.n
délie mura , era soviet, h a . Ma per JífenJere , non
ci volet ininor Populo , di quello di Bibilonia , ne
miner ■ cuoie di quello di Scinirarnide , cb'era mor-
tale.
Fin.ilmenre , V^Axpttttrt di V'Jptsijm ; che, lico
rne scrisle Rutilio, íp iuectaua gli Dij celefti : con-
siderato per seíolo, & per i! suofióe i non stopra
grands mente Magnifie.' : scruendo à Roma Oriosa i
Sc non à Roma Religiosa , ne Bellicosa . Ma se si
vnisce con l'altra Opéra dcl TempiodelU Pace ( cir-
conscrirtoTerrore dcl Gentilesimo ) negai non si peò,
che quel Cesare non porri U vanto délia Magmficenza
lbpra tutti i Gentilí .
Siche tù vedi quanto scabroCi Virtù sia la Magnî-
fîccnza : essendo tanto difficile il far l'úpte M igni-
siche ôc canto facile il biasimarle .
. #* *** *
*o* *» *» ** *%
» » »*
DELIA
FÎLOSOFIA MORALE
LIBRO OTTAVO.

DELLA MAGNANIMITA.
ET DE' SVOI ESTREMI.

CAPITOLO PRIMO.

«*.
VESTA Virtù h.ì Mine belle, & ec-
celkntí Prorrictà, che alcuni Filo-
fofi l'hanno confuû con la Fortt^-
£«,ptrche CeJtiC cosc gruii . Altri
cou la Msgn'\$cen\a , perche Qpra
cose grandi. Altri con la GinfìitU,
perche non p me dal Retto . A!tri
cen la SàuitXX* , perche sà dominate l'vna, e l'altra
Tortuna .
Questo è confbndere la Materia con la Forma : o
le l\Cprict.l con U Eslènza hiuendo le Virtù frà
loro tanto arniltà , che l'vna non isdegfta di sernire
all'altra. Ma il nostíoFilosofo, che diltingne la Vir
tù per via de* loro Oggettí ; la dttìnisce in quefta
guiíà .
LA Magnanimità « w Virtù ni}P*4nimt ; che
cmsilìe netla Mtdhmtà cìrci gli Houri frun-
di, per fil mttiue itlCtìmtSìo .
Hor questa Definitione ci ilirreremîa primîera-
mente b Magnanimità da tutte l'alttc Vittù , che
noa riguardano gli Honni perp-optio Oggetto.
Dipoi
LIBRO OTTAVO. u>
Dipoi la discerne dalla MtitHit : pctche la Mo-
dcstia risgtarda gli Htmri Meáìttri : & la Magnant-
rr.ità gli límori Cjranii : tome la Magnisiccnza si
diffcreiuia dalla Líbfr.ilità ; perche questa si aggira
circa le Spese Mediocri ; & quelia circa le Spese
Grand. : eílendo la Grandtzxa, cosa eflentialc agli
Oggetti loro, come al lor Nome
Finalmenie distiDgue la Magnanimité dag'i due
Viti) tstremi ; cioè ,l>usiUnnimita , 6c Ge»sit%Ja . i
Perche , la Pusillanimítà : benche babbia grandi
Virtù , non si iiima derna di honon Grandi • La
Gonfïezza , aspira ad Honon Grandi ; benche non
-habbia Grandi Virtù . Dunque , la Magnanimità è
quelia, che conoscendo in se Grandi Virtù ; sistima
degna di grandi honori . . _
Ancora questa Virtù (come dicemmo délia Ma»
gnificenza ) hà la sua Mediocrità nclla Gtandezza.
Anzi queila sua Mediocrità , comprende moite , &
grandi Mediocrità .
Conosccre in se vn gran Merto , & afpirare à
grandi Honori ; è vna Giusta Mediocrità ; perche la
Giustiria Distributiua , à maggior Mcrto aflègna Pre-
mio majgíore .
Sc i'Honor.glívien rîomto, non sentir grande al-
lcgrezza ; &'fe gli vie n nrgato, non sentir grande
afflittione : questa è vna Filostifim Mediocrità .
Setuitfî de' Grandi Honori come conuiene : &
rísemirsi de" Dishonori fol quanto conuiene : questa
è vnajDi/îrtií Mediocrità ■
Bramar grandi Honori , e dilp'regi.ìrli : questa è
Mtgnamm* Mediocrità ; corne à iuoluojjo vditai ..
ifo DELIA FU0S0F1A MORALE
Uc4 fi&i
•2P7 r^to.
Wí W}
CviflTOLO SECONDO,
Qu.it fut il Mugnaniìm •
EBENE la Magtunìmlti, formalmeme non
2 C ï fil Ll FerttQa, ne U M*gnifict»X* > ne
S ~ K la Giufliii* ne la &wï«^« , corne si è
^HPÎ'fr detto : nondimcno il Magnanimo sari
Ti,ttc , M«g»nnimt , Giuflo , fnuit : & haura tutte
le Virtù moderatrici deila P.ftìone, délia Voluntá,
8c dcllo Intclktto . Perche ágoaitar la somma Pet-
fettione dell'Animo , hath vna Imperrèttione : come
i guafiu la somma Bellezza del Corpo > basta vn
dirVtto .
S ri il suo Cuorc, l'AIt-ir délia Honestà : il suo
ArFetto , sgombro di ogni baflà aírèttione : la sua
R.tgione, misura del Raeioneuole : la sua Prude n îj,
face del vero, e saler: del dubioso .• la sua Mente ,
Jcila délie Virtù , e Scuola drll- Sr.ieme : maScienie
profìiteuoli più che curiiase : & grandi più che sot-
lili : fi'osofárKÍo egli sero pin. volentieri co* dotti
Silentij di Pitagora . ch- co:i !e strepitose cauilla-
•ioni di Prot .gor.t , ò di A-adémo .
Siche polTt^m dirt- , che la Magnanimité i vn me-
éerate dcfio t/e' Grandi Jfcnoti , fondatl nel/a ^ran-
ir\T* dituitt ItVirtù imfiimt táumAH . Ouero.chc
la Grandczia di tutte le virtù, Ht k Materia délia
Magnanimité ; & il moderato lludio de' Grandi Ho-
■ori, fia la sua Fotma . Onde dal nostio Filosi to ,
la Magnanimi.à è cliiam.<ta y. I* Cinn* di tutu U
Vinìt,
DA que sto gran Titolo di Msgnanimo , proucnst-
ro tutti oucï Tiuli di tfo*on , che a* Principl
Grandi dal Popolo ammiraiore rurono degoamenie
appropiati : presumrndosi , che alla grar.dcíza de la
Dignité cotrisponda la Grande n t dcll'Ajúir.o , c dél
ia virtù : non sol ne' Prinçigati Elettiui ; per la Pru-
dem.i dctIi Elctiori, che scieglic l'Qttimo fra' Buo-
■i: ma Bc'Ttúxinati Sutcrtsmi j pti la Forxa délia
1IBRO OTTAVO. ip
Edticatione , che rende i Princrpi Nati , degai di ef
ser" Eletti_.
Aí Princíp! Magnanimi adunque ft attribuito ii
Titolo à'illustn: perche Ja Magnanimità si risplea-
dere cutte le virtù i corne la Luce fi ccmparirc tutti
î Ccjlûri de,* v ôrpí opachi .
11 Titolo di Ecctll<n\ti; corne discorre il nostro
Filosoío ; èproprio del M.tgnammo . Perche l'Eccel-
lenz.i è Termine relatiuo, che contiene il ineno ,
& vi rggiugne ilsoprapiùi Sc la Magnanimitì, so-
pra la Vutù commune , aggiugnc va'eccesto di Pef-
fettione .
Di qui ancora il Titolo di *AhtQá : perche il
Magnanino paragcnato aglialtti Virtuosi i e come il
Monte Vésulo, paragonato a' contigui Momi : perche
doue gli altri siniscono, egli comincia .
Di qiù per conséquente, il Titolo di Simili.
Perche la Mente del Magnanimo , come il vertice
del Monte Olimpo \ trascendendo le nubi , ; 1< pro-
celle ; godevn petpetuo & impcrtuibuhil screno .
Di qui dunque jl Titolo di Mafnt ; attribuito me-
ricamente i Ponipcío , imœeritamfnte ad Aleflán-
dro rperoche , níun Bene èquaggiù veramente Gian-
de , senon b Virtù ; te l'Auimo del Magnanimo è
capace di tutte le Virtù .
Quinci finalmente i Magnanimi fiirono chiamaii
*'«», cioè Stmidei , & Figliuoli di Gíoue. Onde
. Achille da Statio fù detto , magnanimo lícide, Pro-
genie formidabile del Tontine Gioue . Perche , se
la sola Virtù é.quella che rende gli Huomini simili
à Dio : non è nwrauiglia , se vna Virtù tamo supe-
riore aile Virtù Hiímane , si annoueti sià ie cose Di-
uine : te chi la possiede , sia ripu.ta.to vn Dio Ter-
teno .
Allaínrerna Grandezza dell'Animo , naturalmen-
tc corrilponderà la Corporatiira eirrriore : cs-
sendo la Natiira v«' Architett» intendentissiœa dell'-
turitmía .
Sara dunque il MagiuwÌKt Grande , ma propo--
tionato dalla Per(ona . Gran corpo , gran capo , i
chi grandi, paslò graue, voce alta , color fermo .
6 4 l/aui-
ifi DELLA HLOSOFIA MORALE
L'anima, dice il Panigcrista, ò troua vu Corpo
condeguo , òlofà. Corne il Retlelle Api, in mci-
10 al folto Sciame volante , dalla grandezza e mae-
ftá fi conosce : còsì daU'aspetto si conoi'cerà il Ms-
gawiiiio fra' Vinuosi . Chimique il vede . dira >
In guejla gran Ttmpit non habita vn picctl 7^»mi .
Tai íattezze ci cspresle Homeronel suo Agaménno-
ne Idéa del \'».îgnauiino: Stpra gli altti spicraua H
sut Stmbhntt . A proportion deli'Animo i) Corpo
crebbc .
Per contrario, ïïTusilltnimo ci vitn descritto dal
noílro t ilosofb ncl Líbro délia Fisionomía ; minuto
di f.iccii , d'occhi piccoli , voce tenue , ilatuia brie-
uc : onde à viderlo conoscerai , che in taie alber-
ghetto non può habitare vn'Anima grande. Et per
ldéa del PusiUanimo , ci propose recadio in Corinto.:
Huonio di gran >» irtù , nia di dfbit cuore .
Scimia del Magnar.imo nell'aspetto , sarail Gtnsi»
snzi più grande, più tronfio, e pettoruto ; ma in
quell'aspetto trasparità nonsoche di vano e difiero:
quai fù descrúto dal Poeta Italiano l'orgoglioso Or-
ante .
Délia Superbta t r del Fnrore c Figlit •
In bocça hà ftmprt le minaccie e l'tnìe :
Trauerst il gaar io , t teneùnst il c>gsn <]

C ~i P I T O L O T E\Z O
Oggetti itlU Magnammità .
•fr£*ì$'OGGETTO délia Magnanimità èquel Ptf
* t JR mi' chesldcue al Magnanime per le sue
* SB Grandi Vinù , corne la Palma al Vincitore.
ftMM4 Maqualsarà questo gtan Premio . r
Ben'hauiaí letta , od vo'ita quclla famosa Proposi-
Ctione dialcuni Filosofi : C ht la s /a Virtìt fia Prt-
mit à se medefima : ma questa è Piopoíìtioae, ò trop-
pofàlEi; ò poco imeû . Parodie il Mérita del Pre-
mio, non può ester Premio .delMerito: eslèndo il
ícrito vna cjualità imtinscw & antécédente i «c il
* Pie-
LIBRO OTTAVO. ifi
Premîo vn'efFetto etttinfeco & conséquente . Che
se b Yitiù si yotcfle méritait dalla steilà Virtù '■ ella ,
suel.be ctfetto e cagionedi se meáVsirna; 8c sc folle
estetto di vn'altra Virtù ; si darebbe vn procellb Cau
sait in hifinito .
Molto menoèvero, che la NtíUti , la Hcl/t%-
, la U/m, negli altri Dmi di Naiura , siano Pre-
irii ilcrlla Magnanimità > Perche non si mérita úò ,
che già si polsiedc auanti al Merito: èiDoni diUa-
tuca i precedono ì'acquisto délie Virtù : 8c principal-
mente dclb Magnanimità , laquai preíùppohe i'acqui-
sto di tutre lealtre Virtù, & le incoiona .
Sc duiique la virtù è ilMerito interno : Scil Frc-
mio c vn Bene esterno : que11a è acquifcta dal Vir
tuose , & quelto e donato da chi sim la Virtù ; con-
uien conchiudere , che al Miglior di tutti i Bcni dett-
Anima ; qual'è L Magnanimità : si dtbba in P^emío
il m.íggior' & migliore di tutti li Beni clk-mi • gtui't
l'HoNorc .
Sicome !a Virtù altro non è , che l'honcsto : cosi
l'eslcntial Proprietà délia Virtù è l'curre Honoic-
uo!c : & si.ome la Virtù è vna Qualità Diuina , che
rende l'Huomo simileàDio, corne si èdetto: cosi
elknonpuò eiTère prù degnamente rirr.unerata , che
lonHonoíi: perche ni ente di migliore poflìatu do-
nare aU'iitciîoladio .
Perdonsi le Ricchezie perconseruar la vitatper-
desi la Vita perconseruar l'Honoie : perche tar.ro
cedono i Beni Corpotali a' Beni Honoieuoli ; quan-
to i Benî v tili a' Bcni Ccrporali .
Erra dunque il camino chi vuol salire al Tempio
deli'Honore , sema paflar per qutllo déliaVirtù : es-
sendo l'vno, l'Arrio dcU'altro,
Adone'o Re de' Molossi , volcua accaíâre la bellis-
sima sua Figliuota, & Heréda ; à conditione , che
chi aspirr.ua aile Nozze di lei , & alla succeffiooe
dclLi Corona ; vincesiè vn mostruoíb Cane chiarua-
to il Utrhírt . Bellislìvna Sposa è la Çflcrìa : maspp-
Sah non può chi non atterra ilVitio : Cérbero di i
píù Capi .
Chi ptetende diísl'ere honoratopei lc Vì"" ck*
G $ tuo»
1Í+ DELLA IILOSOHA MORALE,
sijui Ma;gioti : fi fà esittorc degli aitrui crédita ; 8c
co' iuoi V'ítij-tliscrcdita gli Crcuitori .
Chi pet altiui fiiuore, piíi chc pet proprio meri-
to , inalzato aile dignità, ptetendc Hqnori : è simi»
le à quel Giumeiuo che si credea fatte à se le ado
ration! , lequali si ràceano alla Statua délia Dea IíUe»
ch'egli fui dorsoportaua.
Hota se la Magnaniraità è la più Grande > la p:ù il-
luítre , la più eccellentc , la più Diuina délie humant
Vi'tù : nccellaria mente ella è degna de" più Grandi
& illustri Honori , che attnbuir si poflàno si vn M,or»
taie .
Falía c dunque la Deciíîone di Seneca ; EJstr ro/ï
da Magnanime il cenrentarji dìpUceli Hcnorì. Que-
sto è il Vitio del Pusill inimo , che non conosecudo la,
lùa Virtù, non misura il sno Merito .
NelTempio di Hercole , non entrauano Mofcheï
Sc nel Cuordel Magnanimo nonenirano preunsioni
dipiccolc honorante, ne dapiccola Gente.
1 Lconi che si conduccuano inghirlamlati difiori , à
spfttacolo del Teatto ; stracciau msi sdegnos.tmcnte
le guirlande , veggendone l'ombra : & prr contrario,
le Victime imbelli , lasciauansi guidare cjuasi per pom
pa , con le ceruici iufiorate , 8c le cotna índorate , al
Sacrisirio ,
Tal dirrererta è fiâ il Pusillanime Sc il Magnani
mo : qucllo fa pompa di piccoli applausi : quelto gli
speegi i, & li rifùita .
L'Honore adunque è il vero Oggetto délia Ma-
gnjnimitâ , percl.'egli è il vero Premio deila Virtò .
Ma perche chi mérita il più , mérita il meno : d*
bionon è, che cki méritai Sommi , & quasi Dmini
Kinori ft;ì gli Huomini ; mérita le Ricchezze, iç
íranPodeiii metira i Fascr te le Coronc : percher
Bcni minari fcno appendici de' mag^iori ; a* quali
luturaluiente sono ordinati .
Siche il Magnanimo , ò ûrà grandemente Ricco ,
A rnerita grmdi Rio.htzze : ò sari Principe i ò me-
il Prmcipato . r<rche, chi domina la Fertuua ,
£pràsrruirlii di'Beni diFortuna: íc chi sà coimhan-
•' ' àlcftcHò i sapià cojuuwndaie ad ahrui .
Ouï»
L I B R O OTTAVOi rrf
Oîtríche , senzi il Principato, Euà otiosa la liu
gran Prudenza : & lènz.i le RicaÍKJz ■ s.,rà otioû U
sua grande magniliccnza : & qutU'Animo Grande,
don potràfarc Opère Grandi.
MA conie tuttociò lia veto , egli i però verilfi-
mo, che ad vn'Animo grande, niuna cosa i
Bande senon 1a Vittù. Perche licorne i grandi Ho-
nori , e' sommi imperi , e" ricchi Tesoti ion Beni
elterni : e tutte 1» cose estcinelònr» t inu iní.rio-
ri aile interne virtù, qujmole colé huntane & ca
ducité, aU'eterne cediuinc: cosi il Maguaramo Iti-
roa più la sua Vitra ■ che quanti Honort e quanii
Beni haobia il Monda .
Conûdcra egli 4c si , che gli Honoti son îfjni
tfttriori deir*ltrui Opìniune , laqualc mal li ceno-
scc. Sà che i Reni di Fortuna non sono più ft.ibili ,
che la Ruota dclla Itestà Fortuna . Sà che le dijni-
tà quatuo hanno più alto il colmo , han più pcofon-
do il preeepitio. Sà che i beni del t orpo non io,\
inigliori delCorpo; vile velriroento dell'Anima ; ii-
qual da se prestamente infrácída , se gJoriosamerite
non sidtpone .
Quindi c , che il MagnarJmo, mérita sì questí
Beni , ma li disprfgia . Li ticonosce corne Premij '. .
ma Prcrmj niclto insetiori al í'uo Mcríto . Li pré
tende , perch'cgli è degno di loto : nu li vilipen
de, percii'eglino sono indegni di lui . Stimacosa in
décente Fcflctne pnuo i & poco rilcuar.tc l'esttrne
pollestòre . Insomina , egli hà tanti meriti , che im-
pouctisce Li- Natura di meteedi : petche r.iun bene
U agguag'ia alla Vittù ,
ln questo sentimento adonque si deue intende»
re quella Sentenii , che la Vin» fA.% t Trtmìt c»o-
i<ier.it à se fltjja . Non perche i Grandi Honori
Bon rïano il vrro Preiojo délia Magnaoinu Vittù :
ma perene non poten.do eflète tanto honoiata, quant*
fila è honoreuole ; si appaga di se medtfuuj .

Û 4 ÍVt
ifá DîLLA HLOSOFIA MORAIE
€*î «H €99
C^tPlTOLO Sy^KJO
Sjtpl fia il Fini dtl Magnanimt ,
QffifàJjr L Magnanimo non desidera gli Honori
Sj T * Grandi per ambitions : ne li rfiuw per Pu-
H! * 3. siilanîuiità' .
VCiHfft Aimiitioso non è ■ perche non desidera
pin di cjutllo cheà lui si deue : Pulillanimo cílèr non
puòipcichc hà l'Animó grande i & conosce quello
che gli si deue .
Dunque ò riceua gli Honori, ò li rifiuti ; non può
haucre altro motiuo che l'Honcsto , & il Conuc-
ncuole .
Fidà & somma regola è , che l'Hcnesto non si può
amar per altra cagione , senoil solo perchVgliè Ho-
neíio . Chi i'ama perch'egliè vtile , ò dilctteuole , jò
glorioso : non ama l'Moneito , ma se medeímio .
11 M.ignifico ra Opre grandi , per se stcsse lode-
uoli ; ic non le B per eflèr lodato : ma perche al
la suaVirtù cosìconuicnc i & se non le ficelle , fa-
rcbbe maie . Così il Magnanimo desidera Honori
grandi : non per essere honorato : ma perche la sua
Virtù così richiede : & satia biasimeuole il non desi-
dcrarli .
Ar.7j egli sprcgia gli Honori , come si è dette :
& perciò , se li desidera , il suo desio sarà modera
to , e indifférente . Non tontende con alttî , per
eonscguirli : non ispoglia chi li possiede , per poslè-
dcrli : non sospira per giugnete doue aspira .
Se rifiuta leDignità , non le rifiuta per timoré
come il Pusill.inimo : ma perche conuerra che lc ri
fiuti . Se le r.ccerta ; non sarà egli andato àectcarle,
-come il Gonfio : ma íaraimo esse veuute à cercar
lui , & lc accetterà come Hospite cortese , píù tosto-
pet honoratle: che per eslere da loro hcnoraio .
Eslcndo per nequitìa de' GitUici , !o Scudo dí
A> tulle totcato al veríîpelle Vliflè , & non al Ma-
i jnammo Aiitte : Jo Scudo jitcslò , gallcggiando sù
LIBRO OTTAVO. 157
l'Onda Marina , andò A trouace Aiace benche si>
polto . Lo Scudo insenfato hebbe miglior scnso che
i Giudìci : ccccato daU'imnicriteuole , muÌò à cct-
care chi lo metitaua .
Mentrcche Scrrano e Cincinnato, lontani dalla
Cutia e dalle Cure , 6c quasi inorii agli Honori ;
l'vno femina c l'altro araua gli lor terreui : il Con-
sulato andò à fupplkar Setrano : la Dittatura andò
à fupplicai Cinciunauo . Quellone' solchi, inuece*!»
Meífi raccolíe i Faíci: quedo fui Cotpo ancor ppl-
ucioso vcsti la clainide : pos;ta la Stiúa strinse U
Sp.-.da ; pof.ua la Spada tcrnò alla Stiua . Parue ha-
ucr'aífictuia la Victoria pei finite il 6ìo fo'co .
•m m e*î
CiAPlTOLO 3JV IN T O
Came eptriil M»* "jÉ'ttÀ.%W
•fr &53 4* VESTA è la più bella d:l!e Virtiì Moraîì i
5<0 2-' niì 'aPlu ""'"fa à coloro che la conoi-
«&'&ï>3••Sl• Peroche , sicome ì colui chí íìede so-
pra ■vn'alciUîma Torre , tutti g)i Ôuoníini th'ei vçde
abballò , paion Fortvjiche : cosi rl Magnui.imo
pregia ìk. iîà pernien.te ogni Huomo particolai c, quán-
mnque Ricco , c Nobile , e Potente : siimandosuanto
fuperíore à loro in Gtado , qiu-.to esli à lui louo in-
fetioii in virai .
Egli è oc:upato dertro se stesso ; & così pago
dell'Eccelknci sue Qij.li;à, che non cura di /npeje
ciò che íacciano &h altri i ne cura che altri' iàppi.1
ciò ch'cgii fà . . i • .
Egli non r^puta cofa niuna grands , scnon le grai>
di Virtù i ch'egli conofee in je senja inganno ; &
perciò noji soupira niente di que/io che gli ójeti
aruaùranp .
Quindi è 1 ch'egli non 16da «e^ biasima njuno t
perche biadinando, par chYjdi ostetui le áttionial-
rrui : & lodacdole , çar che le stimi . Moltp me.
no cjsji adula.; voira pin toíto oifeudetc u>n la
ift DÏLM FIIOSOHA MORALE
verità , che gradire con la rcemogna .
Per la ftestà rag'one , non cura <ii ester lodaro , ne
biasimato da loro . Perche, non prcgia le lodi da
coloro ch'egli dispregia : ne poslòno dishonorarlo.,
qucgli che nol poflono honorare . Siche , rinchiuso
«entro seltcHò-, non sente pitt le punture délie al-
«rui lingue , che la Tcstudine il píníco délie Moschc .
Propiio è dunque del Magnanimo l'eflèr Díspra-
giatore . Et perciòiapreflò a' saisi estimatori , il Pu-
ídlanimo s.irá giudicato modesto: & il Magnanimo
Jàrà giudicato Orgoglioso : quello £irà da loro piiì
rnnato : 4c questo più remuto .
MA quantunque il Magnanimo disptegî ciaícun
indiuiduo ; non dispregia però la Miltitudinti
considrrando , cbe quantunque la Virtù di ciascua
p.-.tticolare , su raolto inferiore alla sua : r.ondimeno
tutti insieme p eslonn hauer Virtù eguale , 8c anco
maggio&A'OnïWMa Moltitudine ( coine dite il no-
&fu Filosofo ) si dee venerare , & temere .
Niente al Mondo è sì debole e vile , corne vna
ftilh di pioggia : ma nulla è si rapido, corne tutte
le ilille vnite . Ciascuna per se sola è dispregieuo-
k > tutte insieme abbattono gli argini ; rodono i
jnonti, ingoiano le Cittá . Onde s.miamente auuisò
.Pariandro, Çjuaráxti da Mtlti . v '
Questa diffèrenia è tra'l Pusillanime» , il Gonfio, &
il Magnanimo . Il Pusillanimo stima i Particolari :
íl Gonfio spregia la Moltitudine : il Magnanimo spt*-
fiai Particolari, e stima ía Moltitudine.
Ama egb dunque il Popolo : honora il Magistra-
K> c^e repola il Popolo ; venera il Principe in cúi
6 eon-prende la fotia del Popolo, fie il senno dcl
tyagistrato .
Pregla in ohte i Mtgnammi à se simili , purche
ífi Contengano nella simplice Parità . Perche , licorne
ía Simjglianzi gênera Amore : così la Parità gênera
îmulatior.e : 6c l'Emulatione con akuno Súantag-
«alc ,. dégénéra in inuidia ; Sc questa in Odio mot-
gio r
MitríJane , fû i,je3 ,je» Magnanimi per la Splen •
*dctta deil» LiberaJitâ, M*gnifi«JiM dtUc O'prr,
fc
ÍC grindczza LTBRO d'Ammo fVa'OTTAVO. _ t». ■»
Barbari dell'Orîente
Delle niedrsiine lícti era ornato Naiáno altre-
tamo Tcitente & R cco Sire . Formauano ainbidui
viu P lè'.i di due Soli chiarissiini , & sjlutcuwli ì
tutta l'Aùa .
Ma siccir.e l'Oggctto de' Magnanimi i vrt mrdb-
fimo i cicè i Grandi Honori : non parendo à N'.kí-
no che il suo Honor fefle Grande y mentreche ha.
ueua yn'Eguale; entrò in^vu h\ ro proponiinento di
leuar dal Mondo il suo Siroile, per rtttar solo . Ic«
eoti in quai Pusiilanitnicà caluolm précipita la Ma»
gnanimicà .
Eí h.'.urcbbe i! dtsegno hauuto estltto, se ISsterîò
Minídanc , ilcju.il sempre hauea proseflito di conv-
pi.'.ccre ad ogn'vno s per compíiicete anco al NciruV
co i non gli hauesle corcesemente offr rito ciò > che
crudelrnente coluî desideraua ï cioè , l.i propiia Test.!.
A quoU'atto trascendente ogui liumana M -gnai i-
takì , stupidi talmente Natáno ; rhe giuaioscgli »•
piedi, st r" ce Suddito del suo Rurale .
Stíina accora gli *Amitì ii Magnanime , le cg!i ho.
nora fol peiche gli ama . Ma questi ftranno pochi i
perche più caro è quel ch'è raro ; & perche in po
chi si accolgono !e conditioni chVj:H ricerca ne' su<ii
Amie» • ^fftniont s<*X* njsttíarime : riutrtnX* /•»•
^4 vìlia: fatandia stn^.t ïaquatità : itigegno asneni i
jofîumì fiaiéi : vaier dtfiretc : sçìt > ntn , t-.ui to'.i:
tx (opta Uiutlo, grado inferUrt Q" vìrtitnon
It alla sua. Perche verso i Maggiori non c dirae*
sticheiza; vtrfo gli vguali è gtlcsia: Je benche gl}
Amici suno infcrioti , l'Amoje gli sarà vguagli serv
zj soipeteo.
Taii ;puuto erano gli due Amici di Auguste il
ÌAagaxéttno : cioè , M.rce Agrippa, e McccuiKe,
Con questi due soli si dimeìiitaua : i questi iô!i
apriua jlsuo Cuore; da questi soli íoflsiiua diestè:«
£Oi rsigtiat(*i íí correcte corne direino ,
Peí contrario , il Neim'co pii odiolb & insorrri-
bile al .Magnanimo > (ai M l>'»ft\ perche quefto c
YU falso Mag 'laniron .
(I CUoj ve.kjiwo Ja/lS ÙíCi Imagine denlio Iq
iío DELIA FILOSOFIA MORALE
Specchio, si ringalluzza & siadira: & col rostro e
con Talc insulta à quel vano simulacre di se stcsîo .
Così cflcndo la Gonficzza vna bugiarda Imagine dél
ia Magnanimiià : perciò il Magnanimo aborriíì-e il
Confia ,& acerbamontf il perscguitasinoall'estiemo .
Non sedxa miitero si f.iuoleggiò , che Gioue ha-
uca l'emprc vicina A■•rallia , Dea delta Indign.itione,
per abbattere gli Orgcgliosi , che sagliono okic al
douere .
Quclta fù la sola cagione dell' odio irr.placabile
di Catone Contra Celàre. Gonsio , ma non Magna
nimo era Cesare ; perche rapiua , ma non meiiraua
»! sommo Honore . Vero Magnanimo era Catone ;
perche ne più gran Virtù , ne più grande Anima vi
de la Patria .
Non con rama ostinatione si oppose Hcrcole alT-
Hidra , corne Catone. à Cesare . Non per occupar
l'Impero ch'ci meritaua ; nia perche immeritaincnte
da! Goníìo nen sosie occupato . Egli solo hebbe cuo-
le da sostenerc la cadente Libertà Publica . Et se la
I-iberrà steslà si.vuole precipitare , egli almen mot!
Jibero : perche , ne la Libertà à Catone : ne Catone
alla Libéria soprauislè .
DA quelle premeslè si può argomentare, che il
principal propesito del Magnanimo c il viutr
liíero •
Prima si accopieranno quelle due strernità, Fiam-
ma e Giclo > che queste due , Magnaniinità & Scr-
uitù . Perche non srà grande quelFAnimo , che si
put) Irringtre con seruil nodo i ne sarà degno di
fornmi Honori , colui che soggiace ail'altrui cenno .
Onde hahbiam detto più sepra che il Magnanimo ,
òsarà Principe ; ò sirà degno di efler Principe .
la Natura fece i Liberi : la Fnrtunafece i Serui:
la Forxa fece gli Schiaui. II Magnanimo non pcide
giamai la Libertà Naturale, perche non fi cola niu-
na per fi. ua: ne mai foccombe alla Fortuna .
It che cola è Libertà , senon poter oprare à vo
gua siia ; Bt thi può meglio operare à sua voglia ,
(he colui ilqual conforma la sua Voglia alla Rigicnt >
Nou puòdunque la LrggeDiuina ò'ia Naturaie,
tc-rie-
X I B R O O T T A V O. Ut
torre al Magnanime' laLibertà . Perch'cslêndo l'vna
e l'altra fòndata nella Retta R gione : & non vo-
lendo il M.ignanimo scnon quello che la Retta Ra-
gjon vuole : egli non opra sorzato dalla Le^ge ; ma
in j'tinto dalla sua propria Voluntà í laqual'è Leggc
te Legislatrice i se iuedeuma .
Dico il medeûin • délia Legge Ciuile k Humana .
Perche se la Legge é giufti, & conforme alla Ra-
gione, com'cflër deue : non può far forza alli Vo
luntà del Magnanime ; laquale altio non vuole , sc
non quelio che la Ragion vuole .
Che se la Legge folle inioua & indegna di Huom
Virtuoso : mun Virtuoso la dee volere : & molto
raeno >1 Magnanimo , più Virtuoso, di tutti gli altrí .
E. perciò, niuna minaccia, ò lusingha ; aiun'esilio,
oil ergáitulo i mun dolorcso , ò mottifero iaJrtu-
mento , forzerà gïamai la Voluntà del Magnanimo
ad es- guirla .
Vn Glouinuto Spartano , preso da' Corsali , 3c
venduto alla Otait < ; fù commaiidato dal suo Par
drnne di far vn'opra seruile, indegna dt'suoíNa-
tali . Negò francamente il G.rzone di volergli vbi-
dire . Ma dicendo il Padrone : Sifarai ci'ie ticem-
prai per ifl-hiauo : riípose i Herhera tu vedrai íìua-
le Sihiauo h 'khi tu cemprate : & gittatosi" dal balco-
ne ; voile più tosto rouipersi il collo che piegulo .
Niuna cátenapuò legare vn'Arúmo xisoluto di nio-
riie , prima che vbiuire .
Ben può la Fortuna far cadete grandislìmi & stli-
cifli.i.i personaggi nelle mani del Vittotioso Nitnico :
come Régolo Trionratore ; Sí valeriano lu p r.ito.t:
& Perse o Re di iMacedonia , & Siráce Re di Nu-
midia : nia il Magnanimo si mostrerà superiore alla
Fortuna : 4c nel , orpo vinto & auuiino , ictt.-rà i'A-
ni.no inuitto-e iibero . >■"'•<»
Régolo , dopo il Trionfo ;Af<icano-, preflò daglí
Africani â tradigione : & da lqro mandatp à Roma
à tract u la Pace , consigliò i Romani à continuar
la Guerra . Perilqual conljglio promettendosi la più
acírba di tutte le morti, ritornò al suo cateere, per
aspettaxla • f.t U Mii deutro vu'AiM , armaa di
acutc
i«*> DELLA HIOSOFIA MORA1Ï
atatc minte di ferro '» con gli Occhi senza: palpct>re t
fcmpre rnirando la fui Morte , îc minacciando la
Guerra a' suoi Nemíci . Niun'Animo íà mai più li-
hero , che quel di Régolo rinchiuso in vna Caflà .
Pérsco , per il contrario , caduto nelle mani di
Imilio, gli caddc a'pírdi: gli nbbiaccià le ginoc-
<hi , piange,;;;ìo crime vu fanciullo , e il0m.-md.1nda
merci al Vincitore ; ikjua) giurò cbe si vergognaua
«li h.iqer vinto va'Hnom sìvile. Quello ffi vn'ani-
Hio pusillanime, deguo delli Carena in cui morì .
N^n-viiol dunqae seruire il Magnanimo . Aggiurt-
jo i che per le Iteslà ragione , non ama di comman-
fíare : perche < come díslè vn Sauio ) 1>n grande Im-
.' ftro, è vna £>an Struitu î c tanto c noioíb com-
mandare àBeftie, come seruire à Bestie .
La Mcdicina , mentte considéra i Prineipîj VníueT'
Cli , è alta filoibfia : ma quando scende aile opre ■
partko'ari , dégénéra in Maestria . Così la Politica ,
fitrinandosi nelìá Vniucrsal Cognitione , è la Reina
délie Srienie : ma le particolan Auioni del Gouer-
to Poliiico ; altro non sono , che vna sollecïta ser
ait» . ' " '
Portare il peso dcgti affiri e deglî afFinni : n»»
ripostre perche ciascuno r,pofi , empiersi gli orecctf
dipoblicîie qucrimcnie , îc gli occhi di priuati Li-
belli : adoperare , hor la simulatione , hora il terro-
re i & hor la for»a cintra iìia voglia : opprimçre 1
Nemici; reprimtre íYuoií deprìmere i facinorosi í
jpargere il langue di color th'tgîi an» come Fi-
•Ikioli , quando più nuoce la Clemenza che il Rigo
le : qucíto è scruitù così penosa , che l'impefador più
-auido dell'Impero, inodiò il giorno cu'egli imparò
ad imperare.
H Magnanime adunque hon ama, acdiobcdire
ne d» commandare , senon a se medcsimo : perche
«ojì egli commanda i chi volentieri vbidisec : Sc
vbidisce à chi è degno di comiiiandargli , leua pei-
«lere la liberia" .
Gode penanro delhr amen* ìblitudini : non co
pine Tiberio , per coimersar più libciamentc co' ScC-
: nia «orne ciro , per coaueiser |iù libeianien
LIBRO OTTAVO.
te fèco stesto , mirando i mirabili Ipettacoli del
Cielo , te délia gran Madre vniuetsale : oggetti gran
di edegni di vru gran Mente .
Non ertò dorique il noliro Filosofò , dicendo ,
che U Sùlìtario siiri , i vn Di» ê vna 'BtftU , ci oè ,
ò Persona totaliuente inscn&ra . che teme tutti : ò
totalmente Ma»nanima che sprrgia tutti . Ne lìur-
bano 1 1 sua Soljtudine i cari Ainici > perche sono
con eflb vna cola istesià .
QVefto è dunque il principal Voto del Magna»
' nimo ; mfiriurl»sua Libtrti : ddqcul de*
tiuano i Magnanimi suoi c stnmi.
Egli non (ctuc ?\lt HiccbtQt : nonpregi.i gh' /pa-
tir.fi Podéri, ne li Ipatiufi Piráti; gli £f>len<lidi Par
Jagí, ne le pretioseSupellctrin' ; le si igcil iti Pitture,
ne le famose Scoltute : per: he tutto qucllo che cob
noia si perde, CDuseltecita tine sipoífiede: & ogni
piccola sollecitudine, í vna Seruitù
Poflèderà dunque i! Magnanimo questi Béni , ma
non û:i poílèduto da luro : efíendo necestari pet
altri, per lui souerchi : tante indifférente i perdcili ,
quanti, ad haucrli : perche non si perdono à chi glâ
ha , ma à chigli gode.
Egli nan scrue al suo Ctrpt , pfi-he non lo con-
fidcia senon corne vno Sch'úuo Jell Aiima, Sari
dunque fplendido Verso gli altri ne' Donattai 4c ne*
Coi.uiti: mane'Jasua Pcrsona, putito più che porar-
poso : e frugale più che dilicnto . V an.io veiso il iuo
Cofuo laEconomia douuta verso gliSchiaui: fiche ,
ne iuficuolisca pet la nectftìtà i ne ini'olentjsca pet
la morbidezza ,
Egli non lerue alla ptopria VU* : perche non »>-
UC pet cotiseru. ria , ma per finir]* con glande ho
nore > non considuando che fia hmga , purebe fia
grande .
Si tome quel la grande Anima è píena di grandi

Ví c difR-renza tra'l Forte & il Magnanimo , co


rne tri due Diamanti , l'vn púcolo , l'altro grande
Ambo fyn Gemme nobHi JfWitte -, ma satebbe
i*4 t>£UA HLOSOFIA MORALE
îndiícrcta prodigalité , iVslèr così libérale de" Dia
mant! grandi , corne de' piccolj i esl'endo tanto dif
férente il tuloie, 6c r.ome ta rarità .
Molli poslòno cfler Forti , ma pochi Magnanimi :
perche h Ft rtezza èvna sola Vinù : la Magnanimità
1* compïende tutte in gfâdo Eccclleme .
Egli non férue alla F*m* ; perche non serne all'-
a'tnii opinione . •
Piùvale vua tertezxa ddVero, che infinité opï-
niaiii : & niim può hauer errtezza délia bouta «leH"-
Opra tenon coluLche las»; perch'egli lòlo conosce
ton qual'aniino egli la fà : & perciò il Magnanimo
piiì Aima la sua propria Conícienza , che l'opinione
di tutti gli H'ioni ni . •
Hcrcole inftitur'vn Sacrisicío al siicno délie May
îedicenze: per dichiarare che vn grande Anirno de
tte oprar.bene senza curatsi che glialtti nedican bene.
Ijli perciu non censura le oiniuti attrui ; perche
non le giucjicadcgne del suo giudicio : ne teme Paî
trai censura ,■ perche non seruc al giudicio di chi
che fia.
Momo , figliuol del Scmno e délia Notte , proses
-sandosi Ccr.si r Maffimo degli Dei , riprendcua le !or
filtur* . Che i! Toro portaflè le corna fui cape ; e
.ion lui dotfo . Che l'Huomo non híueste voa fine»
lira nel petto. Che il Pakgío di Minerua non cor-
Itslè iopra le ruotc .
Ma corne del malsdíco Momo , quasi ridicolo Mi-
rno gli Dei celesti prendeauo trastullo, iknon isde-
gno : coiì il Magnanimo , solo Censore delle sue
Opte , ride tutti gli altri Cenfori , corne notturni
Cufi, ePipistrelli, figli del Soano , e délia Notte.
Igli nop férue aile proprie Ptsiitni : perche te-
golaiidofi con la Ramone , laquai è sempre i'istelìà ,
ejjli è setnpre lMtcsto .
Sente le cose prospère modestamente ; au'ueríè
fcttemerue : leindirretenti vjualmente . Vjue seaza
timoré , perche la Ragione in lui preuale . Ma se
Rigion vuolc ch'cgli castighi ; castra senza serore.
coireggendo ii Belicto , e compatendo al Delinquen-
v . Corne taluolta il ciel solgora S & c sereuo ;
\ibra
LIBRO OTTAVO. ríf
vlbr.i egU il serto col cuor tianquillo .
Egti tìnalmente non scrue alla Fortum \ laquai
non sà corne aftèrrarlo . Perch'eiîcndo sicuro il Ma-
gnanimo; ch'ella non gli può donar, ne torre la sua
V ictti i qualunque alrro bent ò gli doni , ò g'i tolga »
non lo commuons- . Délia Feìíckà non liíid.i; dell'-
Auuersicà non í\ turba : anzi auânti che gli auuen-
gar.o i fortunolî accident! gh hà preuenuti con l'A-
nimo , 5c col pecto arinato gli asucua : siche non
eiîenrlogli niente improuito; mente il sorprende.
H.iuendo Socrate iucomiuciaio vn suo dotto dif-
corso con vn de' suoi vdícori ; gli sopr .uenne l'ino-
pinato auuiíu che Sorronkco i.:o F/giiuolo cra
innrto .
Een crederà ogntin che hà fenno ; che la voce, íl
colore , il langue , gli corser» al cuoie : e il dolor gli
troncò , se;ion il fi!o dc!la viu i il Sb ahneno del
suo discoriò . Pu Socutc, senu ruebarsiú co.'linucì
ríncomiaciaco ragionamento : ilqu.il sinito , dide i
H r andi-mo a far gt: vltimì bonori *f Sas- enìfo •
DA queítogr.in Praponimento d- I Mignanimo ,
tu puoi> coaóscerc quanto ut vero quel Para-
dollò , Che il S**ie s.ln t Libère : i tutti gli tltri
son S'rui . Et da quefto Principio n.iscona nel Ma-
gnanimo .ilcun- Propticrà , che apt^slo al Volgopar
ion nate dal Vmo ; 8c son fondue nclU Virtù .
Prunierjmente eg:i pue Oiìinate ; & pe:ciò ist-
correggíl>ile ; coin; nel suo Catone ollctuò Piutar-
co . Perche sicome ncíAnimo cgli è seiuptt divn
tenore ; così nel! Intetteuo cgli é leinprc di vn*
opiiiioue . Ond.- fi íuol dite , che i peccati de' Saui ,
sono i p' cc.ii -.e^h Aneelî. Perche iicome la vita
degii Huonaurf è liicce iiua , & la vit.i degli Angeli è
jnltant i.icj : così gli Huoiníni hog'i peccano, donu*
ne si píiitono : ma gli Augeli di quai voglia foi»
vna voira , eieinanieutc làranno .
Ma certamente nel veto Magnanimo questoViti»
non è . Il Pulìllanimo per akrui persùaiione cangia
fácilmente propositoi perche à tuiti cie.ie. IlGon-
fio non crede i munj : & perciò incomincim<-
va'Opéra ingiusta , stuiu coltuizailcoiiuiiuarl» . A:
tes DELLA FILOSOFfA MORALE
U Magnanime, «vr.mdo con laRagione, st.irà sald»
oell'Opr.i, sevna Raggion Migliorenon Ioconuince.
Egli è vero , che sicome egli è più Saui* degli
altri ; così è dirfcile , che la Ragion degli altri I".:p-
paghi più délia sua .
Et oltte ciò : s'ei piglia qualche ttrore circa il sit»
to ( rome circa il fttto ogni Angelo , nonche ogní
Huomo, può errare) niuno ardisce ammonirlo , se
non è intrinfoco Amico , gli cui correggitnenti vo-
Icntieri ascnlta il Magnaniwo : perche l'Amico è
vn'.:líro lui : 8c ficorne ei sofKe di este r vinto ntU"-
Ainore ; anrora lost'te di ester vinto nella Oginíone .
Augufto Ccsare , dopo hauer pubtic.it ; la Legge
lulia contra gli Adúlteri : scopri che GÌulía sua Fi-
gliuola era Adulteta . La Legge , che da Giuiio hauei
preso il nome , da lei poteua prenderlo . Augufto le
diede il bando : te p ublicò a tutto il Mondo rinfa-
niia , che in vn'angelo délia sua Corte fi ltaua ascosa.
La Rea bandita dal Padre , bandi da se la V ere-
«ondia : 8c cominciò à proseslàre con li'iettà ciò
che furtiuameme' conmicttea con timoré: 8c di sé
créta Adulteri , di'ienne pubJica Meretrice .
Cono-.be allora Auguito , m i troppo tardi , che
quuido i dflitti non Ù postfi-.o pHnire scr.za infaaiia
del Puniiore ; meglio è copnrli che palesirii. taonde^
íiiceedendo a!Io sd<gno va grun prntimento ; pu»
detestò il suo faHb che quello délia Figliuola i elcla-
man.-'o : H*r« etnrflo qutnto ho aerdutt pirdendt
•slgrinpt t Mtcttinii . Se fostèro stati viuî , egli noa
fàrebbe tr.iscorso in quello enore .
VItio del M .gnauïino pare altresì quella Grm'uì
ciie suol' flèr madie délia Solitudine : âc quel
disprrgio , non sol-délie Opte alirui, leqmali non de-
gna di iodare , ò correggere : ma degli honorî , Bc
degli oSèquij che à lui si f'inno .
Ojjindi è che se benc il Magnanimo fà Benefici'í
«d altri ; djgli altri pcrònon ne rieeiK ; perche il
Beheficio è vn ìegamc ripngn iite alluLibeita ; noa
potendo obligar , che non lighi .
Et se put taluolta accettetà qualche Dono "S tosto
«ï ticambictà con Dono molto maggiore: perche in
ut
1IBRO OTTAVO. K7
til guífa ■ non solamente it íl.ga . <na lig.t chi lo ligò .
Ami taluolta ritorcerâ il Doao con altro Dona
scherzeuole : pcc far'inteudcre al Donatote , ch'cgli
non prcgia i Ooni .
II Magnaniuao Re Coti , ad vi:o Scranicro che gli
h uic -, donato vna Tigre , donò vu Lt one ., Et Papa
Léon Decimo ; ad vn Chímico , d .laualc h.iuca ri-
ceuuto in d no vn Libro. molco élaborato deli'Arte
di far S'o-o ; donò in ricambio vna Borsa vuoea.
Et ad vna Poeta che gli hauea pieseutato vn gran Pa-
ncgírico délie lue Uaudi ; presentò vn'Epigrainina in
lande di lui . Non ru Auackù , ma Cuia Magnaui-
mità, donar fìato per fi..to.
Ma la più insigne di tutte le sue Proprietà , & più
odiofa a" Grandi , è questa .• che sebcn'egli , aguisa
de* buoni Atkti , sdej;na di cimeataríi contro a* più
debili : 6c , aguisa del Magrunimo Leone , non eíet-
cica le sue fo:ze contra piccole Fiere : nondimeno
contro a' Pottaii Jiuutrftti rencemente contrasta .
Aleílàndro addimandato dai Padre, se correrebbe
à proua ne' Giochi Olimpici : rii'pose i Ctrttrt , st
haurù 7(tgi ftr corxorrettíi .
E cola 'da Magnanirno, raostrar gran tuore con
tre a* Grandi, qaando da loro fia prouoeato :;ue vi è
spettacolo più ilegrw al Moudo , ne più fiero ; che
vna gran V irtù pnpuocata .
O non sirppone il Magnanime i ò si oppone con
tutto Vanimo . Non perde la sua quiète i 8c non
dona quiete al suo Ncmico .
Di Marcello diccua Annibale -, /• hì à far an
wrítíiumoi tiquait ne vimitar ne vintt ,$iamai fi
ficqueta •
£0li è la Palma, che rabbaslata dal peso , con raag-
giorfoiza sirinnaiza. Egli è ilSóui'roche maggior-
mente soroinc-rso , maggiormerue galleggia . Egli è
( corne díceua il Magnanimo Cario Einanucle iiclla
sua Oiuisa ) il Cempajsj Sftria, chtçtme pi»sifri
tte , vit pi» fi allarga .
La Potcnza di Romolo crebbe con le ruine de*
Potenti che il prouoearono . 11 contralto di Amúlio
Re degli Albaní, £ù h prima sua gloria : Se le mue*
Ai
iíS DF.IXA FILOSOTIA MORALE
di Alba fabricarono Roma . I Fídcnáti , i Camírîj ,
& in vlcimo i V'eij , meritando il suo sdegno con
l'irritarlo ; altro non fccero che allargare il Romano
Impero . Vn gr.in Ncmico hà colui che il Magnanimo
giudica degno del suo sdegno .
COnchiudo , che il Magnanimo ì sari Trincipe ;
h sari timutt da Printifi: perche atna il Po-
polo; Sc le sue grandi Vircù il lendono amabile al
Popolo . Ma in vn Gouerno Populate i cgli £arà l'o-
racolo de' Conlïgli : egli {'Arsenal dcl Valore : cgli
il sommo Orn.imento délia Patria ; Sc la ìmggioc
marauiglia degli Stranierí ; non potcndosi moitrar
Ioro cosa più grande .
Corne si n.iuigaua à Gnído per vcder la Statua di
Vencre ; Sc quclla di Diana à Segeste i così à Corin-
to sinauigaua, per vedere il Magnanime Timolcó-
ce , benche acciecato dalla vecchiezza ; Sc riposinte
nella sua Villa , corne vn'auuanzo de' suoi Tro fei , ò
Troféo di se medesimo .
Quiui nelle grandi vrger.ze , per prendere da lui
consiglio ; sopra gli horueri del Popolo era porcato
nel gran Teatro : doue acclamato da, tutti i O'tti-
dini , rammentanti le sue prodezze in Cicilia & in
Asrica: setmandoíîalquauto ad ascoltar le sue lodi,
St respirât negli apptiusi i & poi rispondeua : mo-
stra.ido ne* suoi pareri , che più chiaro vcdeanodue
occhi di yn Cieco, che tutti gli occhi de' suoi Cit-
cadini .
*5>3 €*í **»
C ^iP IT 6 LO SEXTO
Délia Pufil/animìtà , t dclla Ga*fii\la
t^V O Splendor degli Honoti , e dtlle publi-
»■.'}' che Dignità fa due contr,iri crtctti m dif-
% JU X serf nti Perfbne . Peioche alcuni , corne
*-î*»^ Fatselle, aliénât! da quella Luce , tanto
vísiaccostano, che si abbrucciaiw Pâli : &: quelti so
no i Gonfî e Superbi . Altti, corne Nóttole , imp.iuriti
da quel soperchio chiarore, f'uggon tiài'ombre: Sí
queiti sono i Pusillanimi t
11
1IBRO OTTAVO. líj
U Genfù , non h.ì grandi virtù , ma sistima dtgno
di grandi Konori. II Tufilltnime hà Virtù grande,
ma non si stima «pace di Honori grandi .
" Quello si chiama §onJ>o ; perche hà l'Animo vuo-
to di Virtù , & pien di Vento délia vana anibitione .
Questo si chiama Pusillanime j perche hà l'Animo
ripieno di Virtù ; ma non hà coravgio di farle appa-
rire nc' (plendidi maneggi délia Repûblica .
Ma dirai tu; Corne puo tfîtr pitne di grandi Vir»
tií celui , che nen hà Gtnere/ità dk tscrcitarle f tT
teme pue ejser vuete di granVirtu celui , che hà mag-
gier'^Animo dtl Pusillanime .
Rispondo, che il vitio délia PusiUanïmità nasccda
vn difetto più"tosto rmuril, che morale . Peroche ,
sicome egli hà vra 'corpor.il compleífione dirrerente
dal Magnanimo': così <juanto il Magnanimo è caldo
di cuore i altret.into è frcddo di cuore il Pnsil aniino .
Quinci , sicome l'Aniina stguita il Corpo : tosì
quella natural fteddeiia , gli t'a parère i.superabili
moite ditrîcoltà nelle «Jre Dignirà: 8c perciò le ne
astiene ; & si contenta di piccòli Honori .
Il GonHo , per contrario , non h lucndo molta Vir
tù nell'Ariimay ne mnlto l'enno ntlí'Intelletto s hâ
nondimcno ncl cuore ranto calore &piu , che il Ma
gnanimo : & peróiò con baldinzoio ardimemo a£
pira aile Glorie, & aile alto Dignítà , délie quali non
e capace corne il Magnanimo .
Ma tu replicher.ú : Se il Tufillanime hà melle &
grandi Vìrtn ; haurà nec<Js*rUinenie vn* eran Fer
se '• ma ccnie pue tjstr Fette cbi è coútimidot
Aciò ìífpondo , che la Viia Hcì'Hcnirc sono Og-
getti difrVremiflìmi > percha i'vnoèbene Corporale :
l'altro è bene dfll.i Opiuioie . Hon egli è terto,
che sicome il Leone più renie il Gai! i imbelle , che
vn Pardo féroce : così l'Animo humano più teme
vfi'Oggetto che vn'altro .
tt Pusillanimo non teme i pericoli délia Vira i ma
teme i pericoli deli'Honore : perche ad espor la
Vita , o^ni buon Soldato è disporto : ma il sostener
le ptibiiche Dignítà, e cosa tanto íc3brosa ; cheaiv-
ccti Foitislìnii &Sauissimi Huomini , più volent ieri
H cftrci-
170 DEtLA FILOSOFIA MORALE
esercitarono le loro Victù aU'ombra de' solinghi Mu-
séi , che neila publíca Luce de' Poiitici jJìù.i : se-
guendo quel ùuìo Arbrismo , %Ama nrsciri .
Per conuctlb, il Gonfio auidirTmio di publici ap-
plausi , e splendidiflìme Dignità : temerariamente vi
aspira: perche non luuendo senno, non apprendc
il peric'olo di cadére .
DA questo dilcoiso rrimieramente raccogli , che
la Goiifitr.za è píù simile alla Magnanimità ncll*
apparenta ; ma più diffimilc nella sostanza : & l>
Pniill.miivmà » è più simile nella lòstanza , ma più
diáimile ncU'apparenza . Perche il Gonfio hi più ar-
dimenio che meri;o : &c il Pulillanimo , hà più uiç-
rito che ordrrneato •
Quindi è > che sicome il Prodigo è la Scimia del
libérale -, ic il Tenterai io è la Scimia delFoite : co»ì
il Gonfio è la Scimia del Magnanime . Perche con
viiu ostentatione alíètta di œostratfi Magnauirao ;
per parer mérite uolc di grandi Hcmori .
Siche aprellò a' Vulgari , che giudicano dalle ap-
parenze ; il Gonfio sarà stimato M..gnanimo ; & es.d-
tato , benche Viti iso : & il Pusi'lanimo , benche or-
nato di grandi Virtù , non sarà riconosciuto .perche
non è conosciuto.
11 Gonfio spregia ttoppo i Maggiori , il Pusillani-
mo stima troppo i Minori. Qucllo per giugnere al
suo disegrjo , minaccia & offende ; questo per otte-
nerlo , s'humilia e pregi • Qucllo di ogni piccoli
oiîèsa prende acerba vendetta : questo inicrn..men-
te si amigge , & si lunenta . Qucllo biasima l'Ope-
re aUrui , benche ccccllcnti : quelto le lod.i , benche
mediocri. Qnt IIo vedendo attioni M.ignanime pren
de bahtai.zidi superarlc : quelto si Iconfida di vgua-
gliaile . (Jucilo desidera ciò che dourebbe fuggire :
Sc qutito fúfge ciò che dourebbe desiderare .
^ sihniimcà &. G nrìezia i più racilmenre lì può
ruiurre all.i Virtù délia Magnanimità il Pusillmimo,
che il Confia : benche h Puiìlhniinità paiapiùVer-
gognosa e i'eiuile i & la Coufi'.zza più houorata &
lig«oriic .
La
LIBRO OTTAVO. 17Ì
La Ragione è questi : che al Gonfio manca U
toìbiBi délia Magnanimiti , corne si è dctto ; cioì
il Senno dcU'Imelletto , & le Vittù deil'Animo. Al
PulîUanim > fol manca il calor 6C il Cnraggio . Si-
-che poflîam dire, che il Pusillinimo fia vn timido
Virtuolb ; & il Gonfio , vu* insolente Vitioío .
Se dunqae la freddezzâ del Pusillanime vien tis-
caldata daqualche véhémente p .ssiouc : ò Itimola-
ta dalle periu.isioni de^li Amici : ò commostà dalle
pteghieie délia Patria : ò neccflitata da qualche vt»
gente occasione : & princípilmcnte aiutata da ûuí
Cohsiglieri , & periti Míuitiri : apena egli comincia
à riconoscere le sue forzc, fie sit'esperimento di se
medesimo, clie facile. g!i riesce il dirE'.ile ; & egli
acquiftando fî.lucía e sicurtà , di Pusillanimo diuien
Magn.mimo . ,
Chi fù più timido degli Honoti , che Galéfo Fi-
gliuolo di Aristippo nobilistìmo ciptioto ! che per
fuggirla luce, non pur de' public! afFari i ma délie
conuerfationi ciuili ; canjtà la vita cittadina e gen-
tilesca -» in vna vica ìnccanica fie agi este fia* suoi
CoBtadini .
Ma chi fù poscía più di lui eoragiioso nell' anî-
tno ; fi: illustre in fatti ; quanJo PAmof delli bel-
lislîina 6c nobiliflima Ih'genía, à caso incoutrata in
vna Selu.r, daquel'a Selua il tisospinse nella Cittá :
fit Ia riualita del Rodiano Pasimonda aprì la strada.
al suo valore , & à tante mirabili Vittù , che dentro
quelTaninia p-,rean n.\scose.
Ma che il Gor.fio diuenga vcranieme Magnani-
mo i satebbe troppo raro mitacolo . Leggesi che
Vespasiano raddriizò ilpièd'vn'istcitpiato Romano :
ma raddnzzrìie vn'ifrorpiito Lntellctto , non è pos-
sibile , se non si can^ia la Testa .
Flnalmente ne segue , che il Pusillanimo fia più
in sicuto , che il Goiifio . Perche quello non
salcndo ttopp'alto , non può fat alta caduta ; 6c U
sua vittù , è il suo sostegno, accioehe non caggia.
M.i il Gonfio leuandoíi á sommi Honoti senza so-
«kzza di Seano e di Vittù i quauto più alto sali •
H i pi*
• '7? DELLA FILOSOFsA MORALE
«erciurono leloroVírtù all'ombra de'lolinghí V
, che ae.U publica Luce de' Poîin'ci tSj.il :
gUÌ"do 1ue' ÛUÍO AfbriOno , „</"«« . :
«f conucrib, II Gonsio auidistimo di public i
P •>"«, c /p.eudidi/îìme Dignicà: temerariamente
'P'": perche non Juuendo seuno, non aprrc
"l>«icolodicadcre.
jf~\A quf/bdilcoiropriniicramcnte raccogVi.
■*~/ la Confiera è più liiníle all.i Magnanimiia
«Fpjreiua ; ana piiì dissimile nella fostanza : f
díflìimle neli'appjrenza . Perche il Gonfio hàpi
dnuento che mertto : & il Puiìllanimo > hà più
Quindi é , clie íìcorae il Prodigo è ia Scimi.
libérale; & ,J renierai 10 èJaScbiiia delFoite
1 Gon/io è Ja Scimia del Magnanimq . Perche
»ia o/rejn.iciojie arîêrta di. irostraríii Magnaiu
er parer mérite uolc di grandi Honori .
Siche aprelìò a' V'ulgari , che giudicano dal'
renze ; il Gontio fard stimato M.-gnanimo ; &
o , benche Viti.jíb : &c iJ Pulï'l uiimo , benclr
o di grandi Virtù , non làrà ticonoíciuto ,p
Gon/io sprcgiì troppo i Maggiori , il Pu'
stíina troppo i klir.oii. Quello pcr giugiv
íi/cgno, míaaeaa Sc ofTende ï questo pcr
, s'hwnilia c pcegi . Q^ello di ogui Ç
prendc acerba vendetta : questo inten
lfi/gge , &: si lamenta . Quello bi;isima
ri , benche eccellcncí : quêTto le lod i , l
ri. (^íí l/o vfdendo artioni Ala&naninv
aijZ"i cíi fuperarìc : queïco si feonfiib ci
Qu'-Uo cksijer.» ciò che dourebbe su
>/básfc- Ci° che dourebbe delïderare .
cogìíe ia oitre, cheidi <|ueíti dut- vb
mica &. G- «rie-zza ; pjiì fbeilmente
'/•« Virtù délia Magninimità ii PuGl
iA"ç> : henclie la J>ii/ïll miinítà paia |
letuile ; & Ja GoiiH;zza ptù hoi:
11BRO OTTAVO. rH
la íjgionc è questi : che al Gorâo mxa li
Sofhnza délia Magaanimiù , coaae 6 è dcrtc , óoi
il Senao deU'Intcllerto , & le Vírià deii'Ania». *
Puíillamm > sol mjnca il crfor ÍL" il C-ff^g» . St.
-che poffiam dire, cbe il Pulîil .hìoto nj »j dsdt
Virtuoìb ; 8c il Go-.do , va' insolente Viriaáo .
Se dunaue la treddezza dcl Puû/laiiiao ri» rit !
caldata daquakhe vehemenre p Aojt : à ftroú- '
ta dalle petlóafioaî de^li Amici : • coraBWÍilf T
pregh;ere délia Pacru : ò acceíSkia da çuíicàr n» / -
gente occasione : & prino'p Lucaxe aáita ií á' '
à riconosccre le tiae rorze , âr rârVfberi aevrj â St
mtdcGmo, che facile g'i rírsce il daS ve . *<jf /
acquiltindo hlucía e sicurti, dr FaJilidn» £■» ^JJj
Chi ru p:ù tínvdo degli Ffmori, oie Gi>é B- jjqj
gliuolo di Aristippo njN.iCiM C>fT«oeo î ùt par
fuggirla luce, non pur de" l'U-dici *&ri « ut dríir
corme ríâtioni ciuílr i cjrrgio U viu cirsdms fMB»
tilelca^ in vna viu laec-aica i jpcnV 6/ ici omel
Ma chi st no/oa più di lai con-::oí~ trTtm- Speíè n
mo ; ir illdbe in fia»; qiunJo ÏAanf Jeli id- a Mndi
Iiúïmâ te DobiliSinu ingénia t i cxò rxxK-tna m "fi , è í
vna Se'ua . da que/ a Selua 3 rilbipose ac£a Osi : "i Mu
& /a riu.lità del Ro-Iiat» Paliaundi -pn ta tbnU
al suo vilùtt , & à tante miraali Virai , the > MoraI<
Ma che il Corfio diuenji vira-nerar Uaprr»- ' Houot
van ; sirebbe troppo ra-o miixolo . Ugri ^ 'PP° poc
Velp.ilîano raddnzaò il piè ívn'ilbtjiao ìj-sj^ . 110 conu
rua
sibileraddrin:re vn'istDrpijto
, Ce non si can^ia la Tcûah^eictw
. , aa trf. do Medli
Flnalmente ne íëgue , che S HUm fc m' lo"> ' lf
in ícuro
ùltado , enc, non
ttopp'Jco il GoJm . txàic
può fj» jfa ^mía» , " hà Mi
Cn'

Mj
«kiiail <liGontio
Stanoleuand.ili i <oaaii
e di Vitra . 30x33 m _t^^"
y P°f"'onaJai(
171 DELIA HLOS. MOK.AIE LIS. VIII.
più ruinoCmiente précipita > 4c nella sua ruina ínuol-
ge quella dclla Republica .
Cosi Faeconte , selle Garzone , vedendo la ghîr-
landa di Rrggi, & l'aureo Carro delta Luce, & le
ingemmate lédini degli alati Corsieri ; pasimò iìi
voglia di silituí sopra , per vedrrfì Auriga del Gior
no , c il!ustr:torc deH'virucrfò : non consideraruío
quante teiKbre ali'Vaiuerso S: à lu; , douea partorire
«juelU gran luce .

DEUA
m
DELLA
FILOSOFIA MORALE
LIBRO NONO.

DELLA MODESTIA,
ET DF S VOI VITII
ESTREMI.

CAPITOLO PRIMO,
CHS COSA SIA LA MODESTIA ì
'¥*
; I A vdisti, che sicome la Moderinone
circi le Spese grandi , è Magnifiesn-
: 13 : tV circa le Spese mediocri , è Li
beralità : crisi la Mnderatione circa
gli Htntri granài , è Magnanimità:
I circa gli Htverì Mediocri, è Mc-
.!:■!:, .
Che questa fu vna vera Virtù Morale , chiaramen
te fi vede : perche Aauc si trouano Estremi, fi tro
ua Mediacrità . Se dunque gli Honori Mediocri si
postono amar troppo , ò troppo poco i che sono
£ftrcmi Viiitp : l'amarli quanto conuiene farà M>-
dittrtti Viri»,fi .
Dunque ; colui che hauendo Mediocre virtù , si
stima degno di Mediocri Honori j è il Modella . Chi
hi piccola Virtù , Sì si stima degno degli Honoti
Mediocri ; è l'^imiiiioso . Chi hà Mediocre Virtù,
& non si reputa degno de' Mediocri Honoti ; è il
Trascurato .
Sich* , la Modesti» proportionalmcnte risponde
H j alla
174 DELLA HLOSOHA MORALE
alla Magnanimità: l'Ambitione , alla Gonfiezza : la
Trascuragine, alla Pusillanimità . Etquanto più glo-
riosa Virtù è la Magnanimità che la Modestia : tan-
to mcn vergognosi sono gîi estrcmi délia Modeltia ,
che dclla Magnanimità i perche la corruttela delT-
Ottiino , c- il Pcssimo .
Os,ni Magnanimo potrà esset Modesto > ma non
ogni Modesto potrà ester Magnanimo : ficome ogni
MagnìHco può ester Libérale; ma non ogni' Libéra
le pu ò ester Magnifico : perche, chi può il più, può
ancora ilmeno: ma non lègue , che chi può il mo
no posta anco il più .
Dunqne, se il Magnanimo conoscendosi degno de*
/ommi Honori ; non rifiuta di eícrcirare mediocri
Dignità per giouare alla Patria n quella non c Ma
gnanimità , ma Modestia .
Ma chi eslendo meriteuole di Honori grandi , si
contenta de' Mediocri , perche non riconosce ilsuo
merito : Modesto non sarà , ne Magnanimo ; ma
Pusillanimo : ma pure dal Vulgo ignaro sarà piudi-
cato Modesto : perche niolii virij sono denrro de-
sormi , e di fuori speciosi i & il }*opolo giudica lii
ciò che vede •
«*î cm «a
CJP1TOLO S £ sO.V D.0,
Cmt , &• tni quai fne eperi il Mtdtjtt.
jfr f&fâfy L Modesto si contiene dentro delta proptîa
3£ t É Sfitra : ue stendf le ali ruor del suo nido .
tt * S Non tutti nascono a* Sommi Honori i
«^-'c^B-O- ne stàncli'.;rbjirio diognuno ilmerirarli.
Anzi à molli sarà più difficile il meritarli , che il coa-
stguirli .
Alcuni semi vogliono il Colle , & altri il Piano
doue son nati : & chi muta il sito délie Scmenti,
perderà il f'tutto e la coltura.
Mohi han senno perle Mediocri Dignità : innal-
zati aile suhlími , seno ridicoli .
Xstèndo stata locca dal selgorc la Testa del gran
Colol-
... _ ^ . I
1IBRO NONO- 17s
Coloflò di Minetuaiin Atéue ; fiì commeflâ slla cmu-
latione di Hue famesi Scultori lidia , & Alriment
l'iinprcsa di tipar :rl,i . Arahi à g.T.i si accinsero all'-
oprj : ambi elposcro al publico il lor lauorîo.
lu Testa di Fidia cra si roua . che pareua vna
Palla mal tonda : quclla di Alcámenc così diligente
che veder non fi potea cesapiù fina ne piú miiti.
A questa dunque acclamarono i Giudicí con íbmmi
appl.-usi : tutti si freer beíFe di Fidia , iìejuaj beffàn-
do i befiatori , dislé : *>(im ■vogliatt ^iuiiìftr fit
tvna nc ftr l'attru , fi (ht fvia r salira »«» Ji*
€cfiocata mi proprìo /i-oon.
Pofta pet tanto sopta il bufto dell* alto Simola-
cro quclla Tcfta di Alrámene così perfetta , patue
vna masla informe : ma postaui l'altra che pateua
vn'abbozzo , riuscì tanto ptoportiouata , che nierai
più petsetto fece i'Artc giamai . Kc marauiglia : 1 vna
era fatta pt r ester vcdraiin alto , el'altra abaslb .
Confiât! ò il Sauio Scultote , che l'ahezta cangî»
lc ptoponíoni Sc le app.irenze : 6: perciò ntlla lua,
gli occhi , g'iorecciii, le nari, le guinde, chepa-
xean tubercoli , e cauitá fatte à caío ; dalla subli-
mità si riduliero à perserta siminetria : ad? altra ,
la minutezza délie fattezze dalla troppa díitanza
rcitò confusa .
Alcuni son nati per rnezz.-ne Dignità Togate , à
Militati : & à questi nulla è così periccloso come
il salite aile Digniià sublimi . Taie satà buono- pet
Senatore ; ma non pet Capo del Consiglio : & taie
altro íarà buon Ttibuno ; ma non buono Impera-
tore : la Testa non è propottionata à tanta altezza .
Galba ne" priuati commandi fù giudirato fauiift-
mo : nel sommo Impero , riuseì llolidiflìrpo . Tito
jtllo incontre , nella baflà Fortuna parut pernhioso
alla Republica ; íaíito all'alto Solio , parue mandata
dal Cielo .
•iuello parea degno diregnare, se non hauelîere-
gnato : questo non fù giudicato degno di regnare, se-
nonquando regnò . Perche q[ieilo,hàuendo yiu Vinù
limitata, non potea sostenere vna gr.in môle : questr»
hauendovn'animoaugusto, no« potea sossrire vtfan-
£<iíh Fortuna . H 4 Pex-
17* DELIA FILOSOFIA MORALÏEv .
Perciò , quello con publica sella ft assijnto alP-
Impéro i òc con publica feíii fù vcciso : qutsto con
timot commune alibnse l'Iinpero ; coo rlolor com
mune il lasciò .
I.'vno e l'aliro poco regnò : Quello per piei» del
Cielo -, ilqual non vuole che il pubkco mal fia lungo:
Qucsto , per inuidia del Fato , che non sof&e quag-
gii'i gcui tempo le grandi félicita .
S*egli è dunque c sì difficile l'ellèr Magnanimo,
grandiftìtiio conforto ad vna Médiocre » irtù fat à la
Medeltij : licorne aslài di gloria acquista colui , che
non potendo ester M^gnifìco , sarâ Libérale .
Ami , ficome aprestò il Popolo è più aggrade-
uole il Libérale che il Magnifico : perche la Magni
fie enza gênera ammiracione ; la Liberalità gênera
amore : così la Modestia è più grndita che & Ma-
gnanimità ; perche il Magnanimo dispregia tutti íë"
non se steslo : il Modcsto sorRe la parità di moj-
ti , Sí con tutti è benigno Onde il Magnanimo è
più ammirato ; il Modelto è più anuto.
Contcntasi dunque il Modesto di Mediocri Hono
ra : non per timor dicaduta, corne il Pusillanime ;
ma perch'egli è cosa honesti e décente, che l'Ho-
nor li misuci dal proptio Merito i 8c il Merito dalla
Virtù .
Pongli dauanti i Fasci , e le Tiare: eglidirì fran-
camente : »»> è per me : efliè tmpp' : u»f
«m» fait il mm mtrtt : cercane nttri più di;ni ,
Niuna Heroica virtù meritò tanto applaulo , quantO
qucsto lifiuto .
E Tanto basti hauer detto circa la Medestia . Pe-
roclie rutte lc altre Circostanze, ciascun che ha
scuno paò faciimente ritrarle per se medefimo da
ciò che dicemmo délia Mufnonimitì , í de' suai
íthipii ; serbata la Kcgola di Proportion* ua'l Più,
& il Meno . i
• il
LIBRO NONO. '77
«M €*í «&*
CAPITOLO TE\Z 0 ,
Della Humilti ChriliUna .
•jj-fc^}^ VESTA è fiVri* EvuxgtUc* , laquai può
S it.irc con la Modestia , & con U Mignara»
4>v£_3> mità Morale: perche chi hà gran V;rtù ,
•^•t^&3■"í^• & chi hà mediocre Virtù , può eslei'Hu-
milc , à proporzione .
Egliè vero , che con h Magnanimità ella è più illu
stre ; perciic quanto è maggior'il M erito , l' Humilti
è più diiScik : ma ella è più simile atia Modestia,
perche fugge li grandi Honoti .
Ami apteil'o a' profani rilofofi , ella farà più fimi»
le alla Vitiosa Tr.-scuragine , che alla Virtuosa Mo
destia : perche non mancandole Merito ; non lì cu
ra di Honore, come il Trascurato ò il Pusillanimo .
Ma vi è gian differenza tàXBtmU* , òc il Tu/ili**
ritmo . » .
Il Pusillanimo fugge gli Hbnori , pesche non co
nosce la sua virtù . L'Humile conosce la sua Virtù ,
& pur fugge gli Honori ; perchVgli conesce in se
stellò quel eh' e suo proprio , Se quello che non è
suo .
Egli non è come le Talpe , che non hann'occhi il
conoscere se medesime : ma come i Celesti Augelli
eli Ezechiele , che aguisa di Arghi hauean cent'Oc-
chi > ma nascosi sotto le penne ; e tutti riuolti à con-
templar'intimamentc se ltcssi .
Conosce l'Humile adunque le sue Perfcttioni :
ma conosce altresì le sue Imperfettioni .
Sì che quanto hà in se di Perfetto , tutto è da
Dio : & perciò non si gloria . Ic quanto hà d'inapei-
fetto , è tutto suo : & perciò si humilia , íc si con
fonde .
Sà, che il Figlimi dì Dit fùil Maestro di questa
Virtù . Poroche precisamente conoscendo in se stes
so , ciò ch'egli hauea di Diuino ; & ciò che hauea di
huuur.o la yna sttfli Persona : per l'Humano , hue
"... H j mitilo»
J7« DIIXA FFLOS. VOK. HB. IX.
raiiiaua I.i sua Peisona al Padre , à «ui péril Diuino
cra vguale .
Sà , die con questo esempio l'isteflò fìgliutl di
Dis inscgnò agli . huomini bench'Ecctllenti, di hu-
niili.irsi agl'Infcriori , nonchc agli vguali : conside-
rando c.ascuno ciô che insehâdidjfettoíòi 6c pa-
ragcnandolo à ciò che negli altti conosce eslèt da
r>iO .
Sà fuahnente , che licorne il Fi^tìml di Vit,
quànto si tiumílíò i Dio, t.into sù esiltato da Dio :
tcsì promise alì'Htimile di es.iltario altrctamo in
titîo, qu.into egli si humilia in Terra .
D/.ll'aiitidctiopuoi tu raccogiiere , che PHumil-
tà è molto più Magnaninu ■ che b Morale Mi-
gnaìiimitá : perche questâ fi l'Huonio suptriore agli
ami Huoinini : ma quella il fa sunile à Criito .
Et oltreciò il Magnanimo ípngia g!i Honoti pio
coli perche aspira ai più grandi fra' MortaH : ma.
l'Hi.mile , sprrgia tutti gli honoti Terreni , perche
aspira ai Cclesti . Qucsta è Magnanima Humilta .
Che se l'Humile s.ná stretto ad accett.it le Di-
gnità ch'cgli mérita, e cli'egli fugge : le susterrà con
«igocCi & condecoro . Et beuebe non istirw da p;ù
la lua Persona : vuol nondiineno che la fiu Supe-
riorità sia stiinata & sità più geloso dtl douuto
Honore, che «jualtinque Magnanimo .
bicorne rimagine di Dio , si adora , non corne
Vna ttladipinta, macome vn'cffigie tappresrntattice
di Dio : così vn Prelato humilissuno , vuol che 4a-
gi'inftrríori fia hcoorata la sua Diguità ; non corne
ornamento deila sua Persona ; ma corne Imagine dcl-
h Diuina Autotità che in lui risplende.
Conchiudo » che se il nostro Filosofb faaurflè co-
nosciuta la Christian.! Humilia ; &nza. dubio h.-.uteb-
be íietto , Che U Mtjtuttimiti i nuçgtt di nu»
O Virtu Mnali : ma l'hurmttà i na^int dtt/t
*Maj[nanimilà .

r DELIA
rj9
DEL LA
FILOSOFIÁ MORALE
LIBRO DECIMO.
r

DELLA M ANSVETVDINE,
ET DE' S V O I VI T I I
ESTREMI.

CAPITOLO PRIMO
CHE COSA SIA MJNSVETVD1SB.
V A
VESTA « Virtù mtitratrirt dilU
Iractndìa , prauocuta et* qua/the
gÌHrìofo iltrafgî» alfa Vtndetta .
Siche.quanio eflèntiali circostan-
ze eoncorrono nell.i Manfuetudine:
V^pprrnfioni dell'lngiuria : Vira
prouocata : \'^4ppetitt délia Ven
detta : Sc la IdodertiUnt délia Ua , e délia Ven»
detta .
Non è dunqne Manfuttt » chì aguisa di Isutm tti
ligno , non seine l'Ii-giuria , e non si adira . Ne chi
aguisa di Fìtr/i , troppoal vìuo sentendo l'ingiutla .
rapit si lascia dalla Iftcondiaoltre al douera .
Ambi sono Estremi Viciosi, : l'vno è chiamato /*■
smfttt^» ; l'alcro , fnuMM) : quello eccede nel
meno i qutsto net più : qiiello « Acqua » quísto è
Fuoco .
Dunque il ManfUett è come Déd.ilo , che carov-
fwdo uà l'Ac^ua & il fuoco , senia attuSà'si < <K
1Í « fenxî
1*0 DÏUA FltOSOHA MORALE
seni'ardere ; fente l'Ingiuru quanto conuiene, &si
adira quanto conuiene .
' P.irruti adunque chc il Nome di Mdnsttetuâìnt
non significhi l'enon la metà di questa Viriíi ; inuol-
gendo Paîtra metì net fileraio . Perche facendo ella
due Otficij , l'vno di non adírarsi fuor di ragione ;
l'altto d! adirarlì quanto laragionc richiede : chi di-
ce Mansuetudinc , par cbe dica lòlamente Non adi«
rarfi ; c faccia torto à chi r.igioneuolmente C adira .
Piacquc nondim«no à que1 gran Filosàfi di pren-
dere il Nome da quella parte ch'è più dirHcile , Si
perciò puìglorii sa ; cioè dal noiiadirarri .
Così la Fortcizi, benebe signifiehi vna Mcd/ocri-
tà Ira il temere i perigli , e il non temerli ; prese
il nome da q.ielLi parte ch'è più difficile ; cioè ,
dal non temerli , più tosto che dal temerli .
Ma poco rilieua il suono del Nome , purche U
Dcrînitione fia conosciuta . Perche le Définition i so
no fondate nella inuariabile soltanza délie cose'i
íc i Nomi , nel vatio bentplacito di chi gl'impone .
Hora per insegnar più chiaramente queita Virtù ,
seguiremo vna metodo différente Aille antidette.
Peroche, nellealtte, sièricercata la Virtù, prima
de' Vitij estremi i ma qui riceicheremo i Vitij estre-
mi prima délia virtù ; perche quelli son pin sensi-
Jb'ûi, 6c, apparent! squefta piùastratta , 8c attruû.
«N «»««
CkAÍITOLO S ECO 7{P 9
Dtllt Uttiniìa .
•fr t*3"t> 'IRACONDIA si può confiderare in due
S T í£ manière, ò Moralmcme, òFilîcamt me.
Quanto all'eslcr Morale , ella è Virìt
^í*^ MfíUnu nitíré & ml dtsio dtlU Vin-
dttia ptt li Ingiurit cht Jlrìttutai.
Doue tít deinotare, che l'Ita propria , c la Na-
-ir.il pjssione : Sc l'iracondia e l'Habko vitioso
«li cotui che lasciandasi accendere facrlmente dali'-
** ; si chiaroa Iraceudo . Ma fcuente si chiama
t I BRO DECIMO. 181
Ira , non fui la Passione, ma l'Atto dell'adiratvì .
Peroche , licorne ogni Huomo naturahnenie ama
se Iteslò , e Je cose sue : così tiitto ciò che ofsen-
de il Corpo i come lepercosle Sc le setitc : Sc cià
che osièmìe la Fama i come le maledicenze e i dit
pregi : & ciò che danneggia le Soítanze i come i
tutti , e le rapine : 8c ciò che si oppone aile piace-
uoli Voglie ; come vietar la fonte al sicibondo , e i
dadi al giocatote : tutti sono oggetti , íqualì dalla
imaginatiua rappresentati corne inghuioU , sueglia-
no l'Ua alla vendetta .
Ma qu.'.mo aU'eflèr Fisico , l'ira i rms vamp* ,
dall' ìma^inato eçjf/íftf subilamtnte accès* dintorna ai
i note , che fá bollite il singuc; & con lènsibjli scolle
vibtando il Cuote contra colui che offese , inuoue
l'estcrioti potenze alla vendetta .
Vcdtsi queito fifico effettt ( corne diremo nel
Trattato dejle Pa(siom ) in tutti gli Auívnali peifet-
ti : cúrfein de' qualii sentendosi effel'o , arde di que»
sta vampa , s'infhca negli occhi , arrufr.i il pelo , irjfie-
lisce la voce; e lguainando l'atmi dalla Naiur i riceuu»
te ; inipetuoiâmente siauaenta contta l'Olîènditore ,
Hora , perche negl'lmpeti n.iturali , l'Huomo non
è diíKr-.nte dagli Anima!!: ancorain petto all'riuo-
mo adirato questo fuoco si actcnde : onde Tira»
condia fVroce , acconciamente tù detta Ep-andisctn*
\a , come vu Ferro touente .
Anzi perche pet l'antiperístasi, il calor concen»
trato raftredda l'ainbiente ; peteiò tu vedi neU'Irar
to vn conflitto di cjualitá e mouhnenti contrari ,
arj«ra c fftU .
Arde il Cuore perla vampa interna i e s'arríccia-
no i cfúti per vn sieddo rijor délia cute . U vllb
hor vermiglio , hora saiorto ; niesce le neui del eau-
easo con le fiamme di Mongibíllo. Versano glioo
chi acqua e fuoco ; folgorando di rabbia , e Jagti»
manjo di doglia . Fumano le nari , e trcmanolt
labia: auimpa il petto i e gelano le patolc : sente
in vn tempo vn» dolorosa allegrczza , e vn lietçj
dolote i cambattendo il cruccio dcU' ofFcsa > con la
ijperaxM delta Ycudttu •
VH«Ç>
i*: DEl! A FILOSOF1A MORALE
L'Huoino insomma diuiene vna Fiera , composta
di tmtc le Fiere : muggbin corne Toio, ruggilèe come
Leone , fixhu (tome Drago , moide come Orne >
■graflìa come Otso : lcálpita U Terra , min.-iccia il
Ciclo , e percuote se stestò prima che il suo Nemi-
CO . Onde puoi tu arguîre quanta sia la deformità
«i quell'Anima , pokiic û sconciamente disforma
il Corpo.
Quinci Platone consiglia r'Huomo adirato à mi-
rarsi dentro lo Specchio . Pcroche (ìccime Minerua
fernando il Flauto sopra vna fonte , 8c mirandosi
nell'onda le gote enfiite e*l viso conttafitto ; heb-
be horror di se stefla , e gittò il Flauto : così J'ira-
to , guardando la sua effigie , odieri la sua Ira , 8c
Aaurà spauenco di se medtsimo .
H Or questa fiamma più facílmente si accende
nclle Compleflioni più calde „ come in ra3ce-
lia più preparata à ticeufria 6c à nmrirla .
Per eccjtare vn grande incendio , non importa
■quanta sia l'csca , ma doue cada .
Più pericolosa è vna scintilla caduta sopra la stipj,
•he vna gfan fiamma sopra vn macigno-.
Ma per altro riguatdo , l'IracOndia t più acuta
doue minori sono le fbrz,e : perche mancando la
posta » ahbonda la voglia .
Come scli Animali piùimperfctti Sc imbelli, alíe
Vipère, agli Scorpion! , a'Ragni, alleVespe, diede,
Matera più pronte & venenose armi alla vendetta :
così l'iracor.dia negl'Infermi c più robusta , ne' Vec-
«hi più verde , nelîe Fcmine più virile ■ onde fu det-
.to , che
Osai pitnt* Mes.a 'bì la fÙ4 bile.
f\ Vesta è la vera Iracondia , di cui fin qui si è
patlato : impetuoià e scoperca ; & perciò men
witiosa: perche aslài férue , molio minaccia , presto
C spcg'ie. Onde feuiarnente fi'Kdetta , Brtut Pj£-
ftfa , Fitror correnu t Ehrtelà dcìl'*4»ima, Esímtr*
xitlmta -, ic perciò poco dureuole; perche il vio-
fcnto non è perpetuo.
Ma vuVJtto grado d'Jra, piû vitioso , & più fie»
«Q, «c inhununo , ci desciiUé à noftro Filofcfoi
coi»-
LIBRO DECTMO. iti
fhîamandola Ira dìjsu'ilt, & malmùnttA .
Perche !a prima è sondatt nel S injue , che presto
ffrue c presto inti' pidisce : rua questa , coua nell'-
Atra bile , che conie humor più fteddo c píù te
nace , dirficilmcnte si concóce , ò si riloluc : Sc
quanto meno appare , tanto piii nuoce .
Perciò , íicome dtll'vna e del!':iltr.i diffèrent! son
le cagionii così différend sono isintómi, ci ttisti
effati .
Quelli spargefuoco nelviso.e questa sumo : es-
scmio quella vn fanc,ue bolleme, & qucfrt vn tizzo
couancc tòtto le ceneri : onde babíru tlmente ì'ir.a-
condo fcià del color dfl Sarigue ; ic il Difficile 1
délia nera Bile :& i! colore molira'i costumi •
■ Qiiindi è , che quella précipita il coníìjlio i 8í
portaia dalt'irupeto 1 prima opta > c poí ptnîa :quc~
ira con aniino riposato fredduriKme diícotrc seco,
Çc tlecge i mczzi più fi.ri : &; alla vej'ia dclnuo-
cerc a^gíungc l'anc.
QuetLi pciciò , con le parole e con g!i atti di-
chi.ua i'AÛitno ; & prima tuoea con le miaiccie,
che fulmini con la Ipada i 6c per ijpiù si risque ia
vano lampo . Ma qutsta , con prodiroria Lonacciï
prtparando la cemp:-sta ; con tacira simulatíone , «g-
^iusta il colpo , e sorprende INncauto à wadiaiel>-
to .
Quella , comt la P. gliese Tarántola » col dolce
suono di jroiclicuolt peisuasioni mitiga il suo vele-
do : qcicfla , corne l'Aspido sordo, da níun canto di
Cilutarí amnjonimemí s'incanta.
Quelli , quasi Cojudnlly , dopo il satto si pente»
& lau.i 1? r'eritc ecl t.'.rdo piaiuo ; questa come rab-
biosa Tigre , sluu* il viuo, e si sbratca contra il
«adauero .
C^uellí , come morbopatticolare, si addiiîiacon-
tro vn solo inJiuiduo ; & da chi offei'e i prende lc
uene : qiiestn persegne wirtala Srirpe, e rutta la Na-
lione : & ofi-eía'di vn'Huoruo , diuien aemica, di
tutto il genert Hum.cr.o .
L'vna e l'altra inretroinpe il fonno , e turba il ri«
jc(u : n* qxclla , pet l' impatiente dcûo «U1U venr
i»4 DELLA FH-OSOriA MORALE
detta : quelb í per la fillâ attemione aile mank te
ciel vendicariì ,
M.! l'wia souente mutandosi nell'altra , diuien
peggior di le stesili : perche Tira inuecchiata (iiuie-
ue oùío pettinace : & l'Odio insiammaio , diuiene
finania .
«M «» H»
CiAPlTOLO TE\Z 0
Cerne cptri tlructnit .
•ftf^.J. ! A vdilli, quai siano le complefliom , gli
Á.g-> SB °Soíni • e 'e difrèrenze dcll' sracondia :
•S VI retta ciie discortiamo in qua! modo ella
•Wt» ecceda, e sfiioglii il siio veleno.
L'Eccesib dclla Iracondia consiste BcU'adirarfi per
k Cakst , che non deue : te Cintra cui non deuc :
& PiU di quello che dece .
LA vera & propria Cagione dell' Iracondia , è il
Diffusa . Patio dclì'iracondia dcgli Huouiini ;
*. non deirimpeto degli Animali.
Sente ogni Huomo quantunque baflb, vn'alro defio
délia Eccellenxa , dentto la propria Sfcra : à cui
dirittamente si contrapone il Vdipcndio : & questo
X la vera Ingiuria, che accende Tira .
Qgnj nocimerito c.igiona doglia , ma non ogiii
doglia c".giona Iracondia; se l'offtso non Spprende
il inal'animo di chi l'oflèse : senza cui , l'Ofifisa sarà
yiù tosto nocente , che ingiuriosa . Ma net maTAiúV
no , pin viuaraente fi apprende il dispregit , che il
dauno . ^
Achille , veggendofi.inuolata dal Re Aggaménnone
la sua Briscida ; s'infoeò d'ira ineitinguibiíe > perch'-
egli apprendcua, nonl'eslèt priuo dtlla toft più ca-
»a ; ma l'eslèr vilipeso dal Re . E;li mi'bì rifutif
xia'Huomitiarta da nutla : mi ki /hoglìait dtl mi*,
l»mt ï/o vil fartse, vn satcarda , %im sebiauo .
Ma le Fiere.capaci didolore, & non di honore;
fcnte;ido l'offesa , ma non conoscendo l'ingiuria i si
•cceudeno di furore, ma non di vera Iracondia .
Qubci ,
IIBRO DEC1MO. 18c
Quint! , ttà gente humilia ; à cuî , soffiirc il cîo-
lore é Fortezza , ma sofftire il díspregio è viltà ;
ogni grande Ingiuria si ripara con l'humile sommes-
sione di chi la fece: parendo ridotta al'aperequa-
tione , ie si rende all'ofEfso altretanto di cíiimatio-
ne e di pregio , quanto il dispregio gli hauea tolco .
Può dunque raluno" riceuere ofrèsa , ma non in-'
giuria ; ò rie encre Ingiuria , nia non contîderabile .
Sarà stato caiò , ma non auuertenza : làtà stata au-
uertenza , ma non rrulitia ; sarà stato scherzo e non
scherno .
La Ira ìçinatione segue la Pallìone : 6c la Paffio-
ne fà i'clretio dell'Occhiale conueslò , che dilatan-
do le specie visiue de' piccoli oggetti , fa parère la
Pulce vn'Elefàme ,
Così flracondo eíTenJo di gagliarda lmaginatím,
sarà il caso grande perche l'imigina : ogni píccoU
orîesa parrngfí vn graue oltraggio s stimtjà degno
di riilà , cíò ch'è degno di rua ,
Taléte , quel gran Filosofo , ma gtandemente ira-
condo , mentre con l'Attrolabio aiid.au contenir
plando le St'elle, cadde invna foslà. LaFante.ch"-
era femina allfgra, e motteggeuole , sorrideudo vn
pocolino , mentre l'aiataua ad vscir délia foslà , gli
dillè ; Tu vuii ntuscitl le icse tiau «Ile, & nul
tenosci tjutllt che ti iìanno daunnti a* pieát .
Pot iu eglî riCpondere : Merci che bàgtíccthiin
tuft , e non Jie' pieái. Ma perch'egti era iroso , la
lisposta si fù , che vfcito deila foslà , quanto potì
co' piedi, e con le mani, & con vn pezzo di làli-
galtro , pestando la melchínclla , semiïnorta Uíciot-
la in quella foslà, dou'rgli meriuua eslèr lasciato»
Et che marauiglia , se Tibtiio , ilqual noo era Fi
losofo , nu Tiranno ; haliendo addimandaco al gran
Redore Zenóne quai fbsle laDialettodi vn suoGre-
co ragionamento : & haucndogli Zenóne buonamen-
te rispolìa , ch'egli vsaua la Dialetto di Rodi ; in-
concanente l'vccisc, corne altrouedicemmo . rero
che corne Tiranno di acuto ingegno , & di .acuta
ira ; inrerprerando la simplice riíbosta in duppio
seniò > imijinò ch'ei gUvolcik riasecciari'csilio di
lie CïLLA HLOSOFIA MORALE*
Xi-.'i : e trouò c.igion di vendetta nella innocen-
Che marauîglia , se Aleflândro , fa cui dottríni
eostòtrcppo c.iro a' suoi Maestti ; con perueríà íòt-
tilezza , inrrrpretindo anch'eflò ingiuriosa mabgní-
tà la Filbsc'ifica Librrtà ;rti onróíì disprcgi le ami*
ehfuoli ammonltioni ; diede Caliistene aile catene ,
Lisimaco a* Leoni , e Clito alla sua Ira , peggiote di
fìitni Leone , perche i Leoni conobbero la Virrù di
J.iiìmaco i e non nocquero ali'innocente : nia Ales-
s ndro non riconobbe il mcrito di Caliistene , Se
detì'innocenre fanpué s'imrise .
L'Altro ccceflò d< ll'Ir.-.condo , è l'elërcitar ejoella
indomica psíTìone Centra *ui npn dent*
Adirarsi contra' Snperiori , è arrcginza t douen-
Josi più tosto humilmente pheare, che temer.uia-
nente irritare colui, che hauendo potuto fartvn'in-
gìuria , ne può fare vn'altra m.-geiore .
Adiraisi contra gl'infîmi , è follía : peroch'eslèn-
«lo data JTra pfr auualorar le debili forze contra gli
vgualí ; ella e soperchia , doue le fcrie son supe-
iiori .
Adirarsi contra g!i Amicì , è íngratitudine : vo-
Icndo maie à chi defidera bene : & se l'amico è
vna cosa niedesima i cgli è siendïa l'mficrire contra
Je «• flò .
Adinîjfi contra gl'Inncxenti , ì ingiustitia i non
petendo lueritar ira , chi non mérita pena i ne nic-
litar pena , chi non há colpa .
Ma l'Iracondo, hauendo l'occhio délia mente ab-
kagliato dalla PaMïone , non discerne il Supcriore
daìl'Inferiore , l'Infimo dall'Vguale , l'Amico datNe-
«nico , l'Innocente dal Reo : aguifà del Fuoco Gre-
to , arde cosi nell'acqua , corne nel capecchîo .
suai, *gli bà l'Imaginatiua tacto guaîla dalla Pas-
ïone , che ancora negli Aniniali irragioneuoli ap-
4>rendendo malitioso discorlò , contra loro fi adira .
Ttsisonte Pancratiaste , cioè Vincitore di tutti li
-€Ìnque Giochi Olimpici ; hauendo da vna Mularice-
*ito vu. calcio ; voltoflî fúriosamente dotso contra
•«rfti i à licalcitrat tontra la Mula .
, " Vide
LIBRO DECIMO. ìty
Vide tutta Olimpia va.i nuoua coppia di Lottatori ,
vn'Huomo e vna Bestia ; non sapcndo quai folle
Bestia maggiorc • Senonche > roentre l'Huomo fti-
maua la Mula hauer'vlb di ragt'one ; egli maltraita
<ii eslêrne pnuo . Ma tutte le Corone e le Palme
ehe Tesifbnte hanea guadagnate in cinque Giochi;
le gtudagnò la Mula in questo solo ; perche colui
che abbattutí hauea cinque Competitoti , da qucsta
soU Competitrice abbatuto , c.nlè riuerfo »
D'altra parte, niuno hà più gagliarda imaginati-
ua-che rir.con.do ■ Pcreche tanto viuanicnte s'im
prime in lui l'Imagine di chi l'ofRse , che douun-
que si volga pargli di vederiosi auanti , e tutto ciò
chVgli mira, imagina ester'complice, ò queldeslòî
onde si ltizza c si sfuoga contra le colè che non
han senso > corne ìlCan contro alsaslb .
Neronc mentre cenaua , hauendo iniesà la Ribel-
Jion dclla Gallia, riuersòlaMenfa, e ftacaí>ò i VaS
di cristallo , che délie sue delirie , erano la deijtia
maggiore. Larjuolta delRegno g!i riuoUò la men
te : paruegli queUa Men& ester la Gallia : imaginoslì
di atterrât tanti Vafalli , quanti Vasi buttaua m terra,
Quanto più fàuio motiuo hebbe il Re Coti al ruc-
desimo effcttoT Che hauendo riceuuto in dono af-
cuni Vasi di cristallo di rnarauiglioû bellezza i rimu-
nerolli con regia M.ignificenza : ma tutti inconta-
nente li ruppe ; pet non adirarfi , se alcun pet casa
gb haueile rotti .
Skhe, Nt rone , perche contra i Rubelli era adi
lato , si adirò contra i Vasi : e Coti si priuòde-
Vasii per non adir..rsi contra i Dimcstici : quella f*
batbatie, qucsta piecà : quella inlàuia t qucsta iàù
utezza . _ '
Ma quai pazzia maggiore , che l'adiraisi contra se*
steslo? .
L'Orsa rerita, non potendo soírrire il dolore, si
ícc» nella ferita e Ipine , e chiodi , e tutto ciò che
troua : mtdicina peggior del maie ; che inuece di
curarlo il rende incurabile .
1 Tal'Orsa rabbiata fiï Iccelíno , che riceuute moi
te fuite» nu liiligeiKcraente meditate 8e bendate.»
dapoi
1ÍS DELIA FIlOSOnA tfORAU»
•Tapoi che imese la rotta de! suoEsercito : non po
tsndo adirarfi comro alvincitore, fi adirò c ont roi
se fteffo ; f ftemendo comt vna Fiera ; eo'denti e
eon Hvnghie straccioslì le bcnde k le ferite : e iH-
rooffì vendico detla pcrdita delPhonote , pcrdcndo
(a vin.
L'Vltimo ccceflô delFlracondo i cire» il Mtit:
petendo amienire , che alcuni si adiri contra chi
- dette ; & per la cagion ch'rgli dette : ma con rmg-
giot'intentloiie , & vehemema diquel che dette.
Ogiu Agenre naturale opéra fbl quanto puo : ma
FAgente libero , corne l'Hupmo, vuol tiluolta ope-
rare pitt dï quello che ptsò . peroche il natiiralc in-
stinto è lirrmatoi la cupidigia infinita . Et perciò à
«uelta succède lepiù volte , inselicisrnno fine .
Nobtte esempio ne diè Lncio Silla > vera Scilh
itHa Rotnana R eptiblica .
Hnucagli Gránio promeslo di firgll contribuire
Jalla sua Proitincia fra corto termine, vrugran som
ma per la rîparatione dfl Capitolio : ma il tempo
jafiò, £c il den.iro nen venne .
Hauca Silla ragioiie diadirarfi: perche Jeben Grl-
tiio non mancò à Silla ,' ma la Prouinc ia à Gtánio :
.tondimeno a* Potenti , ò non si dee promertere , i
S deue atter.dere . Et principalinente à Silla ; la Cul
troppa félicita non permetteua interaaUo ira'l vo-
lere, flcThauere.
Cbiamato adunque à se Gránio , contra lui si sthf
»ò con tanto împeto , che forzando l'hortibi! voce
per minjcci.irgli la morte ; ruppesi la vena dcl petto »
t vomitò il sangue con le minaccie .
Non potca que! Tiranno cen pena più conuene-
uple punir la sua Ira . Perche se l'Ira è vn bollor del
éngue ; altro humore non ci volena per ismorzarla .
Mà su scarso compenso á tanti fiami di sangue oltrui,
quel poco del suo .
CHe Se tanto fiera e terribile i ciascuna pane
dcll'Irarondia per se sola > quai Fiera fia queftj,
fe tu la poteslì vedere in Idtfa con tutte le sue par
ti < e suoi terrori í Hora tu puoi vedctla con gli
occhj , e contemflarbj st tuti pon daiunti l'iraa
fine
LIBRO DECIMO. i«#
gìne díGtulío Cesare, vera 8c hortibile liéi deli'lt»
acuta . e délia mania» ; délia ù-igui.-.m ■ e delU ne
Di dell'impetuosa , e délia tentai délia hutaaní , ç
délia crudele .
Se tu voleslî rangiare il nome all'lracondia ■ po-
trcsti datle il nome di Cesare , e dlpmgerla con v»
colttllo in mawó*.
II suo Nome fù il suo Augurio : clii non potè na-
sèerc leronper lefetite délia Madre » non po:c r>
gnare » senon per quelle délia Pattu : ne monte .
senon per le sue .
Sill.i , il più úacondo diRoma, conobbe , che quel
F.mcii llo, douea riusciie peggiof di lui . Dalla veste
rilatïàra , e disciolta , comprele i diilbimi costumi ;
pq£hc non potrebbe C >nrire alcuna Legge i dii no»
potea (bítrir la proptia clôtura .
Nella Edilita, facendo recitar nelTcatro; perche
il romor délie nubi Iturbaua le voc i de' P.'momíaii,
si aditò contro al Tuono con isrbrmato gri.lo > pet
farlo animutolire .
Nella dimanda del Consulato mmdò in Senato
vn Capitano i minacciandp , che se da !o ro non l'ot-
teneua, gliele darebbe h Spada. Nuoup stile i ûti
Candidato col Sangue.
Fatto Console , taaco si adirò contro al Colleg*
per la Le^ge Agrátia , che à forza diic joci" llo dA
Foro ; e tanto l'atterrì , che stette lèmpte in casa na-
scoso, tome vnConiglio . Laonde per due Cónibli
si contaua Cesare solo.
L'Ira di Cesarc fù laprima ad imrodurre il nuo»
uo esempio di sciogliere le Veighe de' Falci Consu-
lari , coii sopra le terga de' Senatozi > corne degli
Schúui : accioeiie die si potcílè : gutst* inusitat*
barbarie , in T^ama è -usariXa. , * ,
Tanto iinpaticnte fù la sua ira, elie non potend»
aspettare il giorno chíaro, facea decapitarc gi'Illurtti
Senatori , & le Nobili Matrone , al lume délie lu-
cerne nel suo giauiino : & saria bastatoil fuoeo de
gli occhi suoi , senia altro lume.
Lasio di adirarsi tante volte contro à tanti Ro«
nuoi , desidecò die uttto il Topalo Romano iu>-
Oíslc
193 , DELIA HLOSOFIA MORALE
Ufstc vna testa soh , pet troncarla in vn colpo .
Che più ! neanebe i Celesti furono eccerwati dal
la sua Ira .
Dando vn lieto conuito a'suoi Amici, quanto più
finiiii à lui, canto più cati ; perche il lampo de' ftil-
mini atterriua liConuitati , surse in piè, e traita la
ípada disfidò Gioue á singolaf certafle .
Mostrò che veramente l'Ira è P.<zzia : imagina*
do che il Nume non poteua vecider lui ; & cgli po-
icua vecidere il Nume »
Ad ojni modo , questa vltima Ira , irritò i Con-
giur.iri : iqu.ili più non poterono tolerar colui, che
non potea toler.ire alcun Dio,
Così, con gli coltelli entratonel Mondo ,Sc con
gji coltelli tolto dal Mondu ; Cesare>nacque
Besare si maiì .
tm■ ¥» m
t<ATlT0LO $V~4\TO
Dell* ínscnsatiQ*.
^■W&<Q> VESTO « Vitit de/la trascîiïle, Uqual
*|-v g» amsifie net dtfetlt deltlra circá id Ven-
*^Vw5* delta .
Nisce questo virio da naturale Stupídi-
tà , & íeruile abbandonamento di íénlò circa le in-
giuric : fiche poto ò nulla apprendendole , nulla a
poco si adira-i áeperciò non si vendica Ctmt dtut,
ne J^Ktnrf» deue , ne Centra cui dtut.
Par questo Vi:io affi.ie dclla Iiiambitione, ícal-
quanto ne p.irtecip.i per accidente ; nu la sostanta
e diueríâ . L'Ioambicioso nondesijera i mericati ho-
■ori : Yiitsensati ìblfre i dispregi : quello è scemo
di Cnpidigia ; c questo d'Ira .
Gli Animali senza hcle , benche habbiano l'armi,
non afptr.ino .dia venderra; &ri ~sensato, non sen-
tendo !o stimolo délia Iracondia i benche habbia
forze , non cu.-,i cìi .:dopcr.irle .
Egli hà il vniro sempre vniforme i ne ìnfiammato
«wll'Ica, ne fqualjdo per Paura i perche ne Trna, nc
l'altM
jLIBRO DE CI MO. i<K
l'altra gl! fa imptcflìone . Siche aguisa d'Huomo in-
tronato , prima dimcntica l'ingiuria, che la consije-.
ri ; prima sente íl danno , che h temenza ; & pri
ma riccue la seconda viilania , che si vcucticbì dél
ia p.'ima .
Srimolato à far vendetta , odierà chi lo stimola.
Minuirà egli iteflb "cffcsa ; c scuserà chi la fecc .
Cerchctà egli il primo l.i pace; te acectterà vnaver-
gognoia conditione perpagamemo .
Copriià la sua viltà con rìioiòtaii aforismi : Effirt
Tnaggior pit-teriavincer tira , che vinitre il Semico t
La m4ç£Ìor vendetta dette ingiurie , ejsere il disprf-
gtarle f Vanima air* sormoniare agni ojfesa . Et che
il Somma Iddio non strnpre fulir.ina quando è affiefê. %
Vorrá far pailàre la Polcronciia pet Manftietudiue .
EGli è vero , che licoine il Tiuhdo peï alcunoac»
cideme diuiene Anlito i Sc il PuníLuaimo rau-
ucdenduî diuien M gnmimo; corne a' suoi luoghi
diccmmo : così l'inltiisato allelngiurie; pet inopi-
nare cagioni fatto più accoito &c sfliftiiW • cangia
n.unra .
Odiue vu' illustre esempio . Dopo il conquisto
dc'ìla [erra Santa sotto gli auspicij di Gotifrtdo Bu-
gUone ; íl primo Re di Cipii fil Principe buono per
altto , & innocente ; ma così da poco , e di îiiì-
mo così rimeslò , e ftnpído : che con la Virtù del
non fàre ingiurie , congiugnea questu Vitio di non
sentirie .
Chimique de' Siidditi liauea col Re qualche crue-
cio : con farc à lui alcuna onti ò vergogna , potea
sfogarlo : & ellb , corne di concordia , la digeriua
íenza adir.afi , ne vindicarla.
Auuennc clic vna nobil Matrona di Guascogna,
ritomando da' Luoghi Santi in habito pellegrino ; fil
in Cipri da sederati Huomini allàlita i & iicU'ho-
nore villanamente oltr.iggiata .
JLa Geniihfonna inconsolabilmente addolorata ,
andò per chiederne giustitia al Re : ma per alcuu
le tù detto, che il suo raccorso paltserebbc l'ingin»
ru , ma non otterrebbe giustitia : perche ilRe non
sarebbe più rigoroso à pmui le vergogne altrui, che
le sue . tinesty
!9r DEIXA HLOSOFIA MORAtE
Qnçsto sconsortamento alla dolente non toise
l'íni.no i anzi l'accrebbe . Perche consigli itasi roi fuo
dolore, portofli d.iuami al £te , ilcju le hauendo pre-
íëntito il caso dalla faina ptecctla , alquanto ne ha*
ucuaiiso, e motteggicuolmentepreso púcere.
Ella dunque <on moite lagrime , ma con alta vo-
ce gli diílë . Sire , io nttrvengo à te per vendetta
th'i» speri délia uillanta che ho riceuuta net rue T(e-
%ne : ma solo eccioehe tu nìittseoni > cime tu f.fferi
cruelle , che ognidi , cerne intende , à te vengon fatte .
X)a te imparanào , ferse potrò compartar* paiienît-
mente lamta Ingìuria '. laquai t se petessi , VoleHtie-
ri à te douerei y pouhetu seicetìbuen périmer dél
ie sue .
A quelle voci il Re , che infìno alfiiora era stato
Insensate e vile > quasi da vn profondo sonno hiis-
uegliò . L'Ira gelata e pigra , incominciò à riscaî-
einíi dintorno al cuoee , e iìimolarlo alla vendetta .
11 Re adunque, cominciando dalla Ingiutia fatta
«la'suoi Suciditi à quelta Donna > acerbissircunien te
la vendicò : & niuu Re con più vigor & rigore ,
puni chiunque aile teggi , & all'Autorità Reale ha-
ucllc futu da indi inanzi alcuna offtsa . _
í*í f*í €*»
c^ipitolo svinto,
Délia Medietrìtì frà l'iractnditt
& U l»sensate\$a .
fyVSAty O R A tu puoi facilmente conoscere quai
j| ii * su la Maiìsuetu/íine . Peroche se l'adiranî
3» <ï> iroppo, è Vitio ; & l'aditaisi troppo po»
co , è Vitio : l'adiratsi niediocrernente
íarà Virtù : 8c questa è la Mansteiuiine .
Dirai che non corre questo argomento . Perche
fe" >1 rubar molto , è vitioso ; & il rubar poco
e vitioso ; dunque il rubar mediocremente sari
Viitù .
Riípondo non eslèr pari la eonseguema . Peroche
il cubaff, in se stefl0 e sempre fitioso , perche setn
-XI B R O D E C I M O ; ijj
ptese contrario alla GiuAitia: ma l'Ira in ft stestà
non è cosa mala , estcndo Passione donata dalla Na-
tura, corne la Cote délia èottezza, lostimolodel
Timoré, il Focíle dell'Ingegno , l'instrumemo più
neceflario aile ardue Opcracioni .
L'Oratoce irato , più vigorosamente déclama t 11
Poeta irato più ingeniosainente verseggia: il Trá-
gico irato più patetícamente commoue : il Cani-
pione irato più fortemente combatte . Ma in tutte
qucstc ire , la Moderatione è neceflària , accioche
non facciano etìctto conrrario .
Dirai tu: Se Cojfts» bà fer[e , Clr* i fipercbìa;
fi non bistrot , Clr* è pdRi* ftrtbc qutllt f*i
vtndicarfi fini* turbarjï : Cy qitcflt inxtct di yen-
dìcarc vna ojsesa , ne preutca duc .
Rìspondo , che l'Ira auualora le forze vguali ; ac*
cresce le minori ; e sueglia le maggiori .
L'Elcfante , benche fia vna Rocca animatn, Sc hab-
bia la tromba per hasta , & la cute impenetrabile
per Joríca : egli -nondimeno è fteddo e ilupido co
rne vn Monte di ntue alla battaglia , se vu panno
verniiglio , per la sin.p.ithía del colore , nongliris-
calda il langue , e accende l'ira .
Chi era più poderolb à vendicar k ihgiurie pro
prie te le altrui , che il prememorato Re di Ciptiî
& put'egli si lieue neghittoso c insehûto » insinche
l'Ira, rial generóso rimpróuero ,-non gli fùnelftcd-
do petto ínhammata . i
Sia pure atinato di fascî , c rinto di Satélliti e
Pretori.ini il Console , od il Sourano : trattiiî di vin-
dicare , non álcuna ingiuria propria , ma la trans
gression délie Leggi : sia il Reo non armato. e fugr
giciuo , ma incurie & legato : ancora è necòflàrio
vn mouimento dell'Irascibile , ò per rifcaldare ln so-
uerchia freddezza : ò per superare la natural com-
passione .
Ni'ima çosa è più pernitiosa che risparmiare il lan
gue de* Scélérat* -, ne più barbara, che valárlo á
langue íreddo .
vjuel mouimento dell'Animo , se riguarda la pro-
pria olfcíá.uchianialra : se ì'oSéà délia Legge.fi
I chiaiua
t*4 DEIXA FILOSOHA MORAEE
chiama Zelo . Ma cosi il Zelo , corne l'Ira, se non è
moderato con la Ragione ■ sari indilcreto .
Non è dunque la Mansuetudine vn calore impe-
tuoso , ne vna gclata stupidicà : ma vn* Modérant,
ne délia Iraftibile , che per le riceuttte ingiurìe jitji
fcalda ne fi rajfrcdda , senon per ta ragìtn che dette
Cr courra cut dette , ûr rtel modo che dette ,
Questa raisura può hauerla ogni Huera capace di
ragione : peroche la Sindéresi gtida ne!l'Anima : 8c
à chi ben l'ascolta , inlègna lc coafiui frà il ctoppo
e il poco. —« • : , • i - . -, • .o .1 ; ,
Non pecca chiunque nonconolce di peccace, &
di fur maie : & chi conosce il Maie, conoíte il Bcne.
IL Munsueto ne si adira-, ne si placa , senon per
i'Htneft; cioè, pet la ragionpuole conuenenza .
Egli è conueneuole all'Humano conuittojche chiun
que daneggia ò dishonora , nparj íl danno e il di-
shonore, accioche si conserui l'egualità nella Repu-
blica .
Ma principa'.mente se l'ingiuria è graue , & di
mal'esempio , & di peggiori consequenze , & con
animo d'ingiutiare : perche pocendo nuoeere à tut
ti , chi nuote àvnsolo; vn'ingiuria ptiuata, dttiien
causa publica .
Dunque il Mansneio , benche non sia insensibile
alla proptia ofièsa corne lo Stupido ; \Sc ne desideri
il ristoro: non si muouepcrò pctl'impeto dcli'ira,
ne per godimento deU*álttuJ m Je , come flracondt:
ma perche à chi offese, conuiene la punig'one .
Che s'egli si placa ; non si placa per debi ezia di
cuore: ma perche non è conueneuole che vi.'Huom
fia inhumano , ne che vn petto mortals arda d'ira
immortale .
Perciò , egli è cosa pericolosa il fare ingiutia à
Persone Spirituali . Peroche se vna volta aprendo-
no , che fia conueneuole & del seraigio di Dio , íl
caltigarne l'Autore : mun Mondano sirà giamai t.m-
To implacabile . Egli farà sehza Iracondia ,-ciò che
apena farebbe vii'lracondo.
II Manfueto considéra in oltre la Perfina contra
<ui si adira , ò si rajtiga ,
llcaae,
"I I B R O DECIM O. iss
II Cane, vdendo bussare alla porta , subito si adita
e latra : ma poscia conoscendo ch' egliè il Padro-
ne ,' incontanente il carezza , e gli fà resta .
Così l'Huom manfueto , sentendofi offeso ; rifen-
te l'offesa , & ( corne composto délia masia commu
ne )siturba comra l'autore , benche sconosciuto.
Ma se conolce , ch'egliè il suo Signore , ò vn ca-
ro amico , ò vu'innocente , ò vn'infcruato , ò vn vil
plebéo : col Signor non si stizza i nia fà intendete
sua ragione : con l'amico si duole , ma si riconci-
lia : con l'Innocente uon si vendica : all'lnseusato
compatisce : al Vile s.icilmente perdona, perche trop-
po è facile la Vendetta, v ■< /
Finalmente , circa il" Mode ; il Manfueto , non
permette alla fu i Ira di pastare oltre al douere .
Anzi trà gli due Trópici del Trôppo e del Troppo
ftca ; più inclina à quïsto , che à quelio .
Troppo è facile all'Irato il dar nell'scceflb : &
perciò ia Mansueçudine fà nuggiot sorza nel frenar
î'Ira , che nell'irrkada »,. .
Quclto è plu consonne alla humanità , te all'vso
délia ragione : perche chi opéra con manco ardore ,
opéra con più consiglio.
Pirro , gran Maestro délia Gíinnástica , daua que
sto principal ricordo agli Atléu , Sc a* Gladfyori ,
di frenar Vira : perche l'Animo perturbais) guat-
dando piùad offendete, che à difendersi; restafj-
cilmcnte sorpreso . '
Perciò il Manfueto , sapendo che l'Ira è vna in-
fedel Consiglicra , non c precipitoso , ma lento alla
vendetta , per dar tempo all'Ira di rafrieddarsi .
II gran Filofofo Atenodóro , dimorato alcun tem
po apreslò Augusto : licenti.:nd6si per tornarsene in
Grccia, gli die quest'vhímo documento . Ctsare ,
jjuand» tu sarai adiratt , nm ftrt , nt dir c«ft níuna ,
prtm* di hautr rtcitali tutti t^ilfabétt .
Non sò se Augusto recitasse l'Alfabéto ncl subito
castígo délia Figliuola . Ben- sò che praticò quelto
consiglio Archíta Tarentino , ílqual'offcso da* suoí
Villaui , dislè loro , lo vi ctfti&hcrt!, st ntn f<-s>'
a.iir.ito •
l i Tard»
iS<" DELIA HLOS0F1A. MORALE
Tardí adunque fi muoue il Mansueto , Sc Frcïl-
mente si mitiga , con ragioneuoli satisfimioai à gin»
dicio di amíci anzi che al suo ; perche niuno è
Giudice compétente in propria causa .
Ancor si contentera ili tnanco del gïudicaroi e
scuserà l'intentione dr colui che l'ostèle ; perche ,
licorne ti è detro , la Mantuetudinc inclina più al
difetto , che ali'ecceílb .
Anzi , corac la calce con l'acqua si accende , &
con l'oiio si estirigue ; così l'ira del Mansueto , con
la oppositione più arde , con le sommefle & humili
parole deirofFenditore , si ipcgne .
La Mansuetudirae è magoaniuu : à chi insiste ,
résiste : à chi coufeflà il failj , si placa .
tome il.Tuono di Primauera è senza fulmine ;
coà le miuaccie del Mansueto > saranno soucnte
senz i vendetta í Sc si.iiu Tira , finirà U mcmorá
deli'ofïèiâ .
«» «*» €*»
- CotP tT O LO .S EST O,
DiffimX* tri U M-tnsuetudine (y gli smi simili .
■^t* €"3e?3 "4" O ' diccninio à príneïpio , che la maníiie-
SjJ >J (B tuJinc (uppoue quatuo drcoltanxe . Vap-
4* ^ í» pr-en/ìon delix Ingturia : Ylm pretucatd
•Ç,'S4l?ì,$' dalt isipprrnsiint : Y^ippeiito dtlla Vin-
delta : Si ia Mtderatitu dtll'lr* , è dilli Vtn-
delta .
Primieramente adunque , si distingue \iMansue-
tudine dagli f'uoi Etlremi , Iracondìa & Insetisatetf* .
Distíutionc à prima fronte dirficililfima ; estcndo
il meizo così conrulo con gli eltrcini , che le il
Mansui ro ii adira , parrà Iracondo : sc non lì adira»
parrà Insensato., £v .
Et per ronucrso , se l'Iracondo si vcndica , parrà Ze-
iaute : ftjfInsensato non siycndica , parrà MÌnlîiCK) .
c osì cattiui estimatori son gli Haomini de* vitij
Sc délie virtù , corne gl'incspetti Gioiellieri , délie
®-innre F.ûCe Sc dcllc vert .
Pi
' , . 1IBR0 ÛECIMO. i>7
' ìì paie adunque , che ci vorrebbc la sinestrctta
di'Sócrate, per fìslâr gli occhi nelle Conscienze al-
trui , i misurare i pensieti , & le intcntioni i pet
giudicare senza lemcrità .
Ma facilissimo sarà questo giudício «ongetrurale,
se si considcraria quelle tre Circostanxe, che si son
dette :' la !£ual!tì délia Ingiuiia : la Cndìtimt dél
it perfonc : & U Trtpartiuu délia Vendetta.

4"íl3&î,$,A Mttrfuttuditu suppófie l'Apprension


§T S! c'c"*1 perso-.iale , che naturalmcnte
3» accende l'Ira alla'Vcndctra priuata . La
^••£#§<<í c/imtn{* suppone l'.ipptension délia Os»
fcsa'cíeíla legge , 6c délia publica Giustitia , che
sinoue i' Zelo.al gástigo . î*
t'Ifa è vn mouimento délia Passione , che mol-
té volte commanda alla Ragione . 11 Zeío è vn mo
uimento délia Ragione , che muoue aneor sonencc
la Píiffione con itciproco consentimento .
Sichel'íra paè èslcre inuolamaria ; ma ïl Zelo.è
volunurio : elièndo vn mouimento délia Vohuiti st-
luminata dall'hitelletto : îc petciò moite volte pet
fille dell'Imellctio il Zelo saià indiscrète.
Dunque , siconie !a Mr.nsuerudii.e è vna medioerf-
tì siá l'Jracondiae la Insensatczza ; ccsìla Cltmtw
è.vna tMtdiocril* fra'l trtpp* rì^ort i & l& tnpm
fa fhd*/teii%a . Et perciâ ta Clemcnza, è propria de'
Soúrahi Magistrat! e de* Principi : U Mansuctudine
è prbpria deilc Períòne priu,ue . - i i ,ji
Ben'è Verb j ft ntlla o/fèsr publiía concorre
làxjfFeíà pèrltínale del Principe : in questo casopotrà
çonporrere, la Mansuetudine con la Clemcnza.
Ròmário con la prmettione di Mítridáte : k fingolar
Niraic» di Pompéo coì dilpregio délia 1 sua W*
ij.n.. I I yinto
19* DEUA FlLOSOFlA MORAIE
Vinto dipoi dalla Fonuna di Pompéo , ò tradico
dalla sua ; gittò l'Armi e la Corona a' piedi del
Viiicitore : ilqu.l potendo c.istigar la publica , &
vindicar la propria offesa : eohduniM'vBa cen U
Clcmenza , c l'altra con la ManíUecúdine . Peroche
postagli la Corona in eapo , e le braccia al collo ; ri-
poselo nel Regno , & nclla príllina beniuolenza . Ma
délia clcmenza verrà il proprio Luogo nel Twtato
délia Giultitia .
■ s fi»
*** w& «a
C xA P I T O L 0 0 T T yi-V <k ,
DìffcrtnX* trà U MunfuttuHnî ,
i " & la Mistriccrdit • . ./ • ■ .
♦«W^-IMTLE alla Moosuttudmt è la Mistrior-
S Ç k <*>« appreslb al Vulgo , roa non appreslo
35 y « a' Eilosofi ; icruali non l'annouerano tra
«frî*?^ le Virtù , cóme la Mansuetudine .
Peroche la Mansuetudjne modéra la Passiooe con
k Ragions í ma la Misericordia è vna debilcz-
ìa delta Passione , che per la natural iirnpathla ap-
prendendo! .la míseria altrui come i'ua , fa compa-
rire â chi. patisce ; & muoue le lagrime etia.i.dio
lènza cagictne . -• • r , . -
: Perciò ella è propria de' Timidi ,. degj Interau ,
delìe Feminette , e de' Vfcchiarelli , che pet soper-
ehia tenertzza di cuore, piangono al píanio : e ge-
mono ali gemúo de' facinorcsi , meriumente. p(*-
mifii
Ne ..solameme si commouono V ; '■per-,le vçr.e
<■'•'■rouerie,
íi rj
ma per le finre , ò dipinte i come ne' quadiì rappre-
sentami alviuo il supplicio di Prométeo i & ne' Poe-
mi le lagrime diDidone i & nelle Tragédie la ftia-
pira diEdipo: benchechile piange, sappia che fon
fittioni .. f s i < ■ i' i. , ■>,...' tj .M Mnífa
Quindi è che nelle Republiche furcwp dal.íowici
jnstitui«e le Tragédie , e j Gktçhi de' G|adiatoii,,ptt
purpre con la fìcqucriza de' iruserabjii ipciiacoli,
o saisi , ò »eii, quellá Simpáihica debjlezza
i i minât*
LIBRO DICIMO. w
mir.1t '. nimica dclla Fortezza , e dfila Gíustitìa . On
de ne] Senaco di Atcne , era vietato agli Ocaiori
ili commouere i Giudici con tencti afiètti alla Mi-
fcticordia > e alla Compallîone .
i Ma se pur si volcflè ridurla à Vitic > ò Virtù y po
trebfctsi tí-i coi : cbe la Misericordia , se ce/un ra-
gione inuoue gli Animi esteminari , e secmi di giu-
dicio , à c ii p .ii ire oc the compatir non si deue ,
,è vero p sinto : si riduea .-ilvitio délia Irìsensatczza.
Et per contrario, se si compatisce alla vera misexia
ragionenolmente compacibiïe .- fi liduca alla Virtù
dclla Mansuetndine. •
lì «■ • .'. ■ t il.- • ■
i *•*■". i '
^■úiw . ,C *4 P l T 0 L 0 T^O N 0 .
X>iffin>i\a Irà la Mansut/ndint Mcialt ,
& la Euangilica .
"frtíM'í' A~ Mtnsuttuïmt Mirait ; suppone loSta-
* t [£ tp di Natura plaquai permetre aH'ofTeso
♦ «- la É^ioneups Vejislètta etiarndío di pro-
p.!* mano ; conforme à quella Regola
del TabóAe , £*cd qwstfut fait* fatiiur . Chi ne
fi, ne Vlpetta . . . ,' '
La Mtr.shttudìnt EuatigtlUa , suppone lo StatO
dclla Gratia . xelcjuale il Verbo Eterno, volendo i
suoi Fcdèll. simili i se, vietò loro' la Vendetta , riser-
bandola úlla Pròuulcnza Diuina : conforme à quel
la Regola Céleste, Mihi Vitdiílam > & 'g' rttribuam .
Siche la Mansiietudine . nlosófica , modéra l'ira per
motiuo morale : l'Euaiigelica,iriodera Tira per motiuo
sopranaturale . Qnclla hà'per fine la Bcatitudine Tem
porale : questa hà per fine .la Beatitudinc Etetna .
Egli è vero , cl>e licorne il Vangélo non intende di
fiuorír l'ingiuliitia cen l'irnpunítì délie ofíëse : così
non viera alla Giustitia di castigarle ancora in terra:
putchc il c .stigo non procéda dall'aidor delì' Ira i
œa dal Zelo délia Giustitia : non per amor dclla
Vendetta, ma per correggimento delReo : non pet
il nul di chi oiíbse, ma per il publico Bene .
•U M 1 * Simil-
*eo DELLA FILOSOFiA MORAlt IIB. X. .
Similmcnte non intende íl Vangélo , che chí hi
ríceuuco daimo e dishonore , non poflà richiamar-
sene al Giudice per eslerne ristor.iro . Perche , se ì!
Giudice tiene il luogo di Dio ; l'offèíò rimetre à
Dio la sua' ofièsa , quando la rimettc nelle mani dcì
Giudice ; ilquale detíefler giusto , poiche Iddio è
giusto .
Ma íh quefto cafb altresì , la Mansuetudine Eu.in-
gelica & la Morale, richiede, che l'ortcso non B
muoua per sete délia Vendetta , ma per conuenen1-
za délia Giustitia . ' 1
Ma il vero è , che quando l'offèsa è graue ',- •'&
Tira è mossai egliè ben difficile il separare qucsti
due fini ; & superar l'impeto delta N.uura con la
Mansuetudine Morale: ma non «difficile alla Man
suetudine Euangelica con la Gracia sopranatutale ,
«he mai sinieSa à chi U chieue. * ■ I

DILLA
»CI '
D E L L A
FILOSOFIA MORALE
LÍBRO VNDECIMO .. ,
t*î {*î M»
DE t ]L A ïtï A B I, L I T A, '

'c>ò m;p i a c e n z a,
ET Î>F SVOI ESTREMI.

CAPITOLO PRIMO.
DELLA CONVERSATION CIVILE,
.tT. ' .)n /» gfnernUi 1 "
:. .. ..i i.-i i ; ..- 1. -■■ • i ; ■ • • ; •

EGll Animal!', altrí sono Instcittì


e Solinghi , eome gli Vcelli di ra-
pina : alsti Ctmpagntuolì e fámî-
gliari, corne Ic Api . Perche qucl-
li , fol procscciarrdo per il pro-
prio Inrliuiduo , armno solamente
fe stelfi : qurftt viuendo in com
mune , amano la sua Specie .
Gli Huomini so" píù' Sctfali di tutti ^li altri Ani-
manti . Perche ficelle non nafcono tutti a tutto ;
ma l'vno imp.ira dall'altro , te l'vn «felPaltro ha bj-
sogno: così neceffiiii imente aman&Ia Vita Sociale i
te la Conuersaríone è la mutin ConscniatioOev
Perciò la Prouitlcria diè loto ta FamtU e Tarte
deflo Striutrt, per parlar di viçino , c Ai hin"î*; &
comiersate cpn lustb il Mondo; giugnenip le pai»-
■"C doue, jwd giiyrv; l.i voco , i y■ ' T>urw-
loi DÍIXA HLOSOFIA MORALE
Dunquc , chi non 'ama Li Cìuìl Conutrsationt, non
può Ulér menibro del Coipo Politico ; separaudoíi
dal Comnttriio, ikjual'ê il vincoto dclla Republic'a .
Onde íl nollio Filoíbfb conchjufe, che l'Huom so-
litario sarà vu Dio , ò vua Bestia : . perche Iddio go
de di se íòlo ; ic le Bcstie rapáci nefn amano tom-
p.-i£nia . î .\c$
TRe cose adunquí rendono disetteuole la Çiiu'l
Comieríàtionc : duc áirca íl s'erh ,-%c4flJrcit-
ca il Giucso .
O ca il Strié, vn dilettò si dona, nell' fjsentire ,
lodarci déni t Sinfi altriif : Ta)tfo si ricruc, nel
Communies ri altrui gli propri íensi . Circa ilGictosc.
si dona & si ricïilt.yilettolnella.'wleipraca $>iacfug?
lezza de' Mciti rideuoli & siceti ; perche la conti
nua sériera si aflnóuèra fta* îe noie : & l'Ariitno , co
rne l'Arco , è pi» yijj©ioso , fctaluolta siállrntj .
Da queitc tre circftlhnze trê nobilí Virtu diítin-
gue il nostro Filoíbfb cirç^». la Ciujl ÇpnBersaûûne.
la Prima, nel rodai? gli aítrui sentirnenti : & si
cliiama-^í^jAiV//*, òÇ»U)p*;ccnz,>, ò Amoreuolezza.
La Seconda , nel' communicare altrui li sentiment!
ptupri : & quelta è la Vtrçtìt^ ,
L'Vltima , nel ricreàrsivicendeuolmente con mot-
teggiaruenti facçtj & gioeqsi. , data perdo
DJ Cjuesté tre yirtù verremo partitamente à t
seprrere negji tre j,»uti íèguentj i incorrúncian-
do dajia Prima. ! - í < il
t r:. m m* $**
C*4PITÓLQ, SECOKDO,
, _ Dtlì' ^lffaí/ìl\lìtà , o fut CtmpUcinX* . , -
"fr H&îí1 VESTA > corne si è detto , è vu» Mtiìt-
g-* 3» trità (ìrca il tortpiacere o etHlrariar* aI+
S-^i.* trui , {juanio copuitnt , ntlia Çiuil Conr
u.-fztUni . ,.. j » ...
Chi recède nel compiaccre , è Y^idulattre , Chi
««de iicl contwiiar», è il Cm'Mhso. Chi rno
-LJBAO VNDEClMO.i xoj
deratamente corapucc ò çonttadicc è X'^íjsMlt.
Ma questa Vinù , íome la iwansuetudir.e , mal st
cono'ce dal jiroprio Noine. Perche facendo elladue
ctfici) difftrenti , i'viio di compi.iccre, l'altro di cnn-
trari.ue : il nome Hi Comphcenza non è adequato >
sigiiificandoyna parte sola délia iua Dihnuione.
Anzi ella c tanto conh-£i con gli duo tlrrcmi ;
clie'.s'ella corrpiace. , p.irrà che aduli ; le contraria,
parrà che coutralti . Et vicendcuolineme, l'Adulato-
ré parrà Compiaccme s âç il Contcmi jsoparrà Con
trariante . Siche. neanco dalla Dcsi.mione porrai co-
uoscere , se que sta Vinù fia. piaccuole ò dilpi.icejo
le : le punga ò palpi : se uaorda ò baci .
Egli è dimqtie neceílàrio ancor qui t dí conoscere
p;iii;ieramcnie gli Estrtmi , conie più seiîûi>ilí &
apparent! : &: pcscia la Mediocriià , ch'è più inm-
sunpata, >,& cputúsa. '
«B .t»«Ì: : " ,'
. . ,j ; . , : .y. t 1 ...
C~4P I TOL O TE\ZO r :. i , - ,
Bttt~4dul*tioni . q■ . .
$ <?• Vtsto èmiZitfffi diCmpUctn\í, & ^nu*
JT y-v * TincltX^* íir.ca il induré i dttti, i sensi & ll
«Jí^^JE ariioiii aitrui n ella Ciuil Ctnuersaiione .
<$-t3p3-H$- Ma corne Timante dal pollice misurò
tutto il Corpo dcl gran Colofl'o : cosl cía questa dime-
stica Adulatione , ciascun pottà conoscere à prepor-
tiouie l'^idulatin» dd!e Certi e de' Confiai : es-
sendo di questa maggiari le conseguenze , ma l'iíles-
sa natura . ■
. Tre cose adunque fi considerano in questo Vitío .
Quai íuno le Tersene che siadulano . Quai Fiai rniri
colui , eh* adula . .Et quai Manier* egli tenga nell'-
aduljte !!.,<■( -• . •> , : lï ■
ET qmntoalla Prima; commune i tutti glíHo>
nuni « íl dtiidtrio di tsltr lodati . Questo de-
siderio in selltflòucn è vitioso : ami cglí è vna io-
deuole proprietà dclla Magnanimità , íe le lodi st>n.
grandi ; ò délia MoJestia, se sonmediocii .
104 DH-tÁ mOSOHA MORAtE
La Natura diede filmer délia Lcde , pet îltimolo
délia Vittù: & il Timor del Bhfimt, pet fren del Vicia.
Chi non çulta ta Iode , non terne il biasimo : fie cbî
non teme il biasim" , non fente vergogna : & chi non
fente vergogna del Maie , sirà procliue à tutti fraali .
Temistoclc mteruemito à vn congreslò di molli
Musici canrantî à gâta : esièndcf addimandato quai
vnce più gli foflè piaciHta ; tíípoft : che can-
ti le mie heti . Et hauci ragione ; perche lelodi per-
settamente coníbnatiano al vero .
Temistocle merifaua di ester lodnto : fie percíò
egli era il vero & proprio Oggetto délia Laudatione ;
nia nio'ti senta merito âmar'le lodi : fie questi sono
i! proprio Oggetto dell'Adttiatione .
L'VcelIo di Paradiso sl pasce d'Aria; fie d'Aria si
pasce il Camaloonte . Mal quellp volando in altoiî
pasce d'Atia sincera e pura : il Camaleonte ferpen-
do á terra, fipaset d'Aria irnjfura e corrotta . II vir- '
tuoíb , & l'Ambitio.'b si pascono dí Iode: maquello,
di lodi vete de' Vírtuosi: questo di lodi false, fie
contaminate1 dall 'Adulatîonc ,
Non è perlbna così priuo di merito, che non h.iB-
bia buoaa opinion dise steflb : fie ciò che si présume }
sicitmrnte (î crede : prínc'palmente se in quel gé
nère cli'egli c iodito , siseme qiukhe dispositione .
Ogi-i Donna derbrme corne vna Gorgone , senten-
dosi chíamar ÇePa , ne g«dc , credendosi almeno di
ester médiocre. H*tD( tmadi médiocre beltl, vdes-
dosi chianw B-- líifïima , ne çode , credendosi à giu-
dicio altnii (ti eslère t.,le . la Donna BellítTnua, vden-
dosi chiam,ir»vn'Aiw;<to , vna Dea , ne gode; cre-
dendosi che atttá il creda pokbe lo dice . >>' ■•-
l gradi del merito son tar.to contigui , che l'infi-
mo si confonde col meizano , fie il mezzanocol su-
premo .• fie p- rciò labuona opinion di sc fteflb , per
poco che sia aiutata di ruort , equiuoca sacilmente da
vu rr.idoaltfahro".
1 Romani Ccsaii dali'adnlantc Senato chiamati Nii-
mi i à principio si vergognatr.no , dopoi dubitauano ,
nl fine sel credeano percke t'ambitione à poco à po
™. f(1«c che potìieílct veto civ cliç rooltiaiftfr
1 LfBlCo'^NDSCIMOi ìef
Percìò > sfàcciâtameme accettando quegli Alutî,
che sfacciatamente il Senato offeriua loro ; crcdeanlt
di hauere vn Nume in petto , e i Raggi in viíò '.' ;
Egli è veto che vn*Adulatione rl-.iaumentc bugfar-
Ja è Jt lieue momento , ad vn merito eccrllente ca-
gioua sdegno: perche tatuoha vna vile Aduiatione ,
minuisce il credito aile vcrc lodi .
Anstóbolo hautndo çompolto vn Panegtrieol dél
ie Prodeize di Ateflàndió ■ vNnseri via OfKciosa mcn»
togna i ch*C|li haueïïè convno ftralcvcciso in guet
ta vn'Elefante . Aleflandro gittò quel Pancgrriço ries
fiumc Hictaspe , c di poço íalli che non vi gittastèil
Panegici(ta .
Quclla eravna Iode inuerisimîle, perche nel cuoio
degU Elefcnti, lo ftrale nonfà -miggior rlrita , che
l'ago di vna. Mofca denro l'açciaio. - ' ' " **
Ma perche non girtà nel Libîço fuirne l'Arr.moriio,
Sacerdòte, che io chiahiò fr^lrual di Giout ? Adula»'-
tione ranro maggiordi quella ; cjuanto è pià ftcíle
l'vccidere con la laetta ini'£lerarjt,e , che l'ellcr ìjeiier
r.uo da Gioue .
Non odiaua duncjue'Aleslàodro 4'Adulatíone ; ma
odiaua vna píccpla Aduiatione , che pcicua facilitât
le m ggiori . - . '. — :!
A gran corpo , gran pasto : à Pctson.iggi grandi ,
grandi Adulaiioui > perche grandifltim è l'opinion di
se sttslì : & godono di vederfi maggioii di lestés!}
nelia opiniont dcgli altri ; tome ognun gode Sc tìJcí
à mirer oegli Specchi patabelici u iua ràceia moite/
maggîoíe.' ■* 1 • *i V ■ V*
Qnindi ì , che le lodi, benche fian falft , & dal lo-'
dato conoseiute pertali, sonùrr.pre grate. Perche,'
licorne la veriti di chi contradice , geneta odio : eosì
la bugia di chi loda, gênera auicre : cV dira corne,
quel Prelato i St tkt m'idúH T & pur mi pitter, j <i
Egiiè duncjue difficile il diliinguere l'Adulatorc
dal Lodatore > ma più difficile il distingiiîro chi edia.
fAduiatione , da chi la brama ì petci.c tajuno pro
testa di non voki'tlkre adulato , e ti sdogn» se non
l'aduli .
Atabbo «dujato daglj suoi ladouiu , che l'ankaa*
»aií DFiLA FttpSOEiA -.MORAIE
tuno ■ ^i||Wìgfi3,)JjiJy iìí.W^B îiichéa.í./» »«'
sten^turo per'tl-nuntt mi Dia veto , ihc tumi dithi il
vtrt fjiyfctiuUtmi.. .Miche.i, migtiur iudouino per
altt^he ,per .se jïcSpLgfc pailp cliiaro : r» ii<<'-
r*i «lU ptijinx > f*rtf vfàji : ,11 R,e, adÍLail} [spedita-
nuçriiCj^. ícce pj.ig:onc i:..Ia protaìa upm|in)euo ,li
Mmero i andd al)a pugna, & £ù vçcist!,.^ , . . .
. Q nltiule âc impençirabili yoglip dV pp'tenti i ira
più irppenetrabiii Dccreti del Po^entiíTìmo Kume 1
^iK.c Icoiigiut* il Proseta cta :nonl'adiijlj , Sc per
che apu l'-td^la , l'vtcide . II Proreu , per vbidire al
Rc» diçeil.vero ; ÍSc perche ha detto il veto porta le
pene . llprouido Nurae , amiuedendo la peitidiadet
Re , hauta preordinato, che il Prpfeta fbslè Martire,
j>er hauer detto il vero : & il Re ÍLíTe reciso > per non
iuuergli creduto .. 0 , : u , ;; , . jj, ,
. tonale advmtjue è calui che »nyi l'Adulatjpnc Çhi
hà buona option di :c itrllo : cl u vuol cikre in buo>
na opinion* apteilo gli aliri. .yîc chi faci'arjecte cie-
dje ciò che graudtrnençe de«a,
• í.< ' fs . . i

""cJtPÌTOí'o £V *4.T(j.'4 ,

& VANTO simili sono i ngmi di ADVLA.


Sf> & T0RE & LAVDATORE» compoi-eiidoli
i ><L * '1 Vitio & la Virtit délie medçsua« lctqeic }
ítsba-í' Ma quar.to simili sonos A'»*»' > afcretamo
«liiiviMiii sono i ior f ini . 11. Lodatore mica ad iio-
<M»«e > : l'Adulat«e àprefkcare : l'vço «1 Ui.c tûwii
l'altro al .ben (up.\ .(i.-j. i . !■ • .-j.
Da «juefto viliflìmo-, e seruilissitnò fine , gli Adula-
tori acquiltarono i Nomi infami»» o" ; ■ 7 :■•( i
1/Jmpcrador CouWujnogli chiimò Scrci FnUiini:
A.rK>lfil,ío , Tìinutlt IUIU iirsi : D:óiene, Cani Ht.
11 ■ aWl , -Siimit ElUpicItt, Piilti' ttrrtjiri , C»,t-
'°u í'"f alla
alludendo m,'fi> VttlUurí
gentil ii> J,»i,
fauolctu VtUktfunam
de! fngicîSeruo . ■■ i
J VolP«f "edeudo ilCotuo feltaiuc fcpr» »n>«
IIBRO VNDÎC1MO. to?
ira, convn pezz,uolo di carne in bccco i glipçUua-
se, ch'egli eu miglor Musico chc l'vGguuolo efc^
Calandra : Sc confortollo à tarne proua cul dolce can-"
to . II Corbo sel cresc ; & nel voler cant.>rc , gli
cuide di bccca la pceda, &la Volpc cattiuella scia
ingniò. .' »'«•»** i
Corbo di nere pimne pet l'habito Monacale , ma
candida d'alma , eca Pieiro Muironr; dato poi Ct-,
li/ìint . Antica. Volpe era Benedetto.CJÍetaJio , chia»
jnato apuntone' Saccí Ainali , Vitpt af/un, & /«•
ífrdt^. Costui, vedendo Celestino s.ii.'Ç al p'ù.altu
ífZgto ., ^icificamente godere il merirato Pap.ito i
s'inui jl o d'inuolargli quel buon boccoue .
| Cb(ivne:.ò egli dunque i célébrai con tante ludn-
ghe U Vktù ai lui, & la feliçità délia sua pristina,
Vira, quando cantate ftà gli Angcli nel sua Coro 1
chc il buon Palrore, nel Consistoro di Napoli , man-
dando fuori quel Canto maipiù vdito, £j» Caltstinvi
6cc. rinciiuò al l'oritificato : ÍV; la VoJpe ingotda, col
fauor del Re Carlo , se l'abboceò , _ >
Scriuono moltiche quelfontefice non pià Ponte-
fice , quar.do dall'eCto conobbe la frodolenxa , fi.ce
c)i Benedetto questo ptesagio : Ej^li tnitì tapi» V*l-
pi ; TtgncrÀ çtntt Lttr.c \ £r morrà ron.s C*nt.'. tutlçv
fú veto . Et sopra simili twttì darmosi .dl'AduLuo ,
& gioueuoli ail' Aduiatote , foudato fil lV'UÍco Si"»
gerbio : ll Ctrb» non hà cMtutt fer ft, roa ptr U
Vtip'>. - . .' , 4 ; f' '
Ma queíîe almena sono Adulation! addiriiiate aj
alto sine ; vituperate quando fallano , ma hjnorat,e
dal Vulgo quando colpisçono : perche aprrflb à ça*
lotû, che gíndicjno dagli euenti ; vn grande honore
cancella vua gran vergogru: & se il rnezio sibiafi»
ma , il fin C loda .
Ma ínfaini adulatoti son qucgli > che per vilimn-
uii vilmeníciodano , e mcmono ■ £líèndo cosi iri-
degna, che la Lode . laqual'é il maggioi SaCiificia,!
ïheoffrtirsi poltà alniWBo Iddio , duunga mçrce*
ruiia Yittitna di sordida Aduij'.ione ,
Vitio ni gente scioperatr. e pigw , .che fiíjgendcj
U foica a e l'op.c hocoieuci; , conuoeucnv tutw
iof DÉttA mOSOÏIA MORAU
farte el'intlustria alla Itngua Mentitric'e, per viuer.c
dell'alrrui.
Picgano le gînpcehra , torcono il collo iguisa d'h 1-:
mopcr pescatc vna ccna . ! Non è indigniià che lion
facciano : non è nffromo che non soffcano , purche
veggiano sua ciuauza v
'• Qigct gtan Campionc fcastrúccio C.'.Hracári, , che
lodaua se steslo con le foc attioni ; . ccoTgendosi che
▼n di questí Formióni , ò íçrmicoíji '; gsi dalla lodi
per riceucr dcnari , sputò in faccia «Hó ssicciaio.
Colui' con rermo vifo , senza tergersi ,' distè : // Pe-
fíaure fi Itscìx ètignar lutt» iaï Mare per \pescart
vnt SardtiU : bm pcsi'ìo' lasciarmi íannjr't il vise,
per stfikre vtià "Sap/hc . Ma senza Sr.ídcHa , e senza
Ragosta , col víso bagnaro e boríh ásciutta, fc neti-
*on:ò . • i
im
. „ C^iPlTOLO gVINTO
• 'ìfii maillera ten^a neìl'iAdttifrt .
'ADVIATORE sfrontato e sciocco, altro
S! T 3Ê PTC:i:'0 non merta , che il Pesc.itore del
Sb *-> * Castracani . Non è petito Adulâíore chî
♦íí'í'fr non hà I »xetM : ilqual" troppo è docile,
quando è Macstra la rame.
Ma la principal maestria dell' ingegneso Adula-
tore, consiste nel siper conoscere il gnh aîirùi, 8c
nel sapcrlo secondaie con parole , con £uti , te cou
cflequi .
Sicome "Adulatione è la Scimía delPAmicitia í
<osì niun segno di Amorc ì -pitì naturale , cbe il
conrormarsi inguisa all'Amico > che paia in duc Cot'
pi vn'Anima sola . •'
Ma l'Adulatorc è corne POmbra ; laqua! non ti
«w » c pur ti segue , te fà tutti gli ani che tu sai
saxe. . «
Aristónc tri baltiutíente i t i Client! suoi ba!b*i
temvo . Kironceracuruo ; e r suoi Discepoli s'incitr-
•iwno tfj AoanU dcgli Arthitetú . Akliao.
dia
ÏIBRO VNDECtMO. , »°» .
dro pìegaua il collo ; e i suoi Cortigiani il píegauv
no aguisa d'.irco , per meglio colpire . Non sòfr PaV
rróclide Adulator del Padre di Aleslândro , si haurebk
bc eauato vn'occhio pet imitire il Padrone-
ConsiSrmasi i'AtnJaforeal'ruo ptelènte stato : af
ferma se tu affermi,' niega se nìeghi: loda sílodi,'
vitupéra se vitupcri : ride se ridi , piange se piangi :
ne eercherà di consolant per non conrrariate ; ma
fogerá di sentire inconsohbilmcnte il tuo doIore.;
Eglí è come H Polpo , chc secondo il tempo cre-'
fce ,' ò scema ; è secondo i! luogo eangia colore f
fiche i pcsctolini e le farfaïïe, non discerncndo if
Polpo dallo Scoglio , frdatamente fi apprcflàrto , c
restan cohi. ■"■'!
Ma queste (bno industrie scírhiatìche & fupeifi-'
etalJ ■ conformandosi ì qnelle cofej che senzifor-l
23 d'iogegno i' ma conprofitto, si pòflùtoo irhit.íre .'
Altri con maggiore artificio , penetìando i oosttf*'
W & le inclination! déll'Animo; con ttdíhifliigMe-
IC, oVvitij fìnno Virtù: & à modo de' Poeti , ed«
prono il veto cOlverííùnile, .t.- <
Se sei Temerarío ri chiaroa Farts, se Trmido ,'tî
chianu Ccnsidirttt : se Ambiriofo ti esalta per M*-'
gnanimo ; con quelPafbrismo ; Che btnt bà t'jnime
btfio , tbi Jìjfft "on Juperiore .
Ma più ingegnofi , í£ piùdannosi fon quegli , chef
aanjuano Padulatione con quaiche spiritofo acumêY
«ke renda gratiosa la Iode , benche afFettata ,
Arguto Adulato te fù Eudemoníco i ilquale vdondo»
il Tuono , yoltoslì verio Aleflàndto , e gli dislè ; Srr
t* fitfi chc tuthi , • Figliiìí di Gine f £< Niccha ve-
dendo fui viso a] medefimo vna Mosca : dKiè , O
Mest* botta' fri 'tutti faltrì ; láatuJ sti'dcyta di
guffarc im fingu D!uînt\'",'*:'~ •'• 1 ,,:> J*
Piacqrwro qudte luíînghe à quel Monarca , & 1e
premiò coíi ricchi dont , perche' con ingegno, tè
senta Jiuore secondauano la sua pansa : ma non Hic
cedè così fèlicemepte al Filosofo , ilqual vídendolov
fetito , e 'versante sangue i gli dist'e quel verso di tío-
mero . ' A^'V •■' *
j. Sifítt , náftsit itffi Dis immrulï. ^»*>i
iio DEIXA FILOSOFJA MORALE
Bel'.iflìmo ft il motto ; ma più belloera il non dir-
lo : perche più dolse ad AÌeslàndro che la ferica :
«ccorgendosi. che l'isteslà Iode ncgli altri fù Adula-
«ione i m qacfto > ItQnía .„,, ,, ..-f v., -.tt .;-•»,!
Grandi acc ntexza ci yuole pcr.rdulare in rnaníe-
m rhe l'Ai'.uI.v.o B- n & vcrgogni.dî eflère actulato*
ác ' l\ifFctwuoacip.iUaJ&KÌone . ... u ; ..
fili Adulii<,ui Tarraconefi , volcndo fare ad Áugu-
fiq vn'iiigegfo!b preiagio di vittoria e trionfo ; gji
dislèro .chpscpru l'Aliare da loto lluí 4edicato.era
uau ynaPa)rua,. Ajígufto che hauea nqiglipr.nnsp;,
riípose COn^OCchio biccoi ìegno , che l oi sacrificaít
fnuenle seprjt il mio .Altart . .>,. r- \ -JX
La lispostaRornana fù più ingegnosa , che la fro»
posta Spagnuola ; Sc l'Adularíone retiò conuiiti- da
se medeÇmji . Esljcndo cM.io , che se coío,ro haofjj
serp , souente scciiÇpando , aççcso iLfiipço.lòpya lîAfc
tare , b Palma non ûria .^ça w , .,0
fa* <h* px.-^fntnriftt-.-f tf. a<$uE :,-j|rK})e/Ì^lodji
jnáft)Cttata sorprende la cpimprìef, Sí pin dijetut,-' ,
, , l'AiicílIa (jS. fiìanvi» apicslb Plauto ,-pe.r piiî
«&£;r )a. pglkfz^ ,ç(el!a Padrora , le mt..ii.- ,;r-
•Atìr.Wfilí» çhkdfa-.pcrabbeUarsi ,. PtrctechÇ*.
mandarido la Ccruflá per irnbjanca;si il vtfo. rjspùse i
Ja*non la x uc d .rL ; perche fani.le ìm'oiátiCar
ri» 4tn iir.íhiíilro . E dpinandandole aciiuaallç iu^?
ni, risresc^ Ntn ti fà lisant :■ perthtle tue m*»i
tÌ^,ÌJC'Jfi""' p'Js'P» Uuar /Uíjm. y eh'ejj\r 4fMf'
liW* i"¥1'< i ;!£ :,.■< )V s?; ;ir.\- , OC ! T h
iTraftica^i;^ ejutste;, genefC», & ,realítjosa*uL'v!tim$
ftgno fù ,1'Ádii'ajiíin^ydjjyi? ycucraiido.PadTe Cbof
JfrittO . AîXWjssi jp giorno cóííui juipíeo Serntw
îí liuolio còntri TibVrio cçn fjçci^auf^cri, a^altj^
yocc^lífdiflè» Jf'^í'»;, ^/if tempi UrÀnuìyjiP**
firn ,
SK11 dilui, jî !.. 3i«3-; -• !í' > '!>•>■>
Soggioiiíe eplui : ^swlta,t Cifirt , vMJu*grt*>t
dissinm ingiufittiA i ji lui tutti il Stnatc li tiprttdt>
ahg - * *" " U
LIBRO VNBECJMO. m
11 Senato 3 queste voci rrerhò ; c Tiberio più del
Senato; afpettando lo scoppio di alcuna sécréta con-
lpiratione .
Scguì poscia coluí : Tu , c Tiítrit , dai lutto i
mi i priuandi te- fttfîo dcgli vtili d, 11 Erario . Tu
tilgili di nottt > acenche nti fituramentt dormiamt •
Tu maceri il tuo corpo nelle incejsibilìfatiebe , aflìn-
che noi ntgliagi t nelle ielitiemtniam la uìta • Co-
tefía ì manifesta infiuffitia , in grau pregiudiciodel/a
Ttepitllica , e deìVlmfero 3 tbt inuendo son la tua
Vit* 1 Viutr non pue ft ÍH li spregi ,
Caflìo Seufro , spiritnsifllmo antiuedítorc , Vilite
quelle parole , diflè subito a' suoivicini. Ter Gif
ue , ejutfta adulatìont hà da ejsere A ruina di Tiberio ,
£ t così fil : Tiberio si diè id vna vita voluttuosa e
crucìele, nelle lasciue grotte deB'lsola di Capri : non
haueudo Roma altro segno rmipíò che Tiberio era
viuo , senon le mótti 4e' suoi Cictadini . Maintauto
l'Adulatore fè siio profiuo : Tiberio commandaua.
ì Roma , egli 4 Tibeifip . , ..* , 7?" > • ' ' .*
t^êì ÍSÍ ';
1- ì
CviïiTêLo SEtro
Bel Contentieso , ì fia Litighfi .' r "
❖«««❖'ÁDVtATÍONÉ è Ptpteuo 'i Ja Conten-
jfe f £ tione i) Difetto ; perche nella 'Ci lil Con-
X 3> ucrsacione , quanto quella reca di piacére
V't&i'Q' lodando 3 tanto ne toglie quella contia-
áicer.do,',!, f
Ognuno ama Te stesiò , e le cose sue i & molcopiù
le proprie Opi^íoni ; corne più nobili parti délia più,
nobìl parte deli'Aiiirha . * '
Quiudi è 1 che la Mente humara > vdericîòsi dal
Comcntioso mord iceraente. criticaie Je sue Opinio-
ni'i ne sente quel r.im.,rico \- th. f emiua Rea , quan-
do il malígno VtttirriQ le díuoraua U cari Parti .
ueseio déU' Adulatore nell'
1 *Apparen%a . Perchis M^lBFoTe sari giouialc ,
Mando , bioncio , alsettatiàìo , pulito , tutto veui c
. Sxaxor
in ^ DELIA FILOSOïlA MÒr'aM_
imanctiíe . 11 Litigioso è Satuçnino , maninccmîeo \
secco , bruno , arrurTato^ disidornu , tutto rigóglio e
djsperro. Peroche, cM aduh, sistudia di piacere ; 8c
cfci contrasta , di dilpiacere .
Diucrso è dell'vne e dell'altro il t il inmt
iiìU Vtci, com'è diuerso dal Can che lufinga , il Can
the ringhia : perche qucllo è moslò dalla Concupi-
fcibile ; e quelto dalla Irascibilc ; che son passioni
ftàDmetso
lot contrarie ." " âcnell'altro U Vïgor dell'Inge-
è rielTvno
íflo . Egliè cosa altretanto sciocoa il dur mal Bene:
çjanto inr/gnoíi, il dit ben Maie .
Per adultre , basta di saper'approuare col cénno o
«on la voce : mà per contradire conuièfisaper ripro-
uare con sottili ragioni , tome i Cinici ; 6c i Sofistr.
Onde l'Adulatore porta il miel «i ía lingua : il Con-
tentioso poita iljfiele nt'denti. Et se pur rjuelio fe-
lisce , dolcetnente ferisce : ma queíto arriaramente
morde, lacera ,' e sbrana . " ','
Quinci con odiosissimi sopranomi > altri íîgnifican-
ti l'Attione , altri l'fffetto , ci fù al víuo dipínto il
Comemioso. *^>J £"?»
Dall'Auion fu chiamato , Crititt puntiglUso , Sé-
Dagli effetti , Cnn faflidiifi ,Ódit , Nkufis, Ta^Jf»
tutti í inc^iatò & ruggïro corne ìl Kibbio dápivctV
Jetti i baitandt/ vn loi di co.'oro ad ítttistate ogni
lieta brigata , coíne vna sola voce discordante tafia
j>ei iscoheertare ogni soauc concerto .
Iusomma , Diogene riçercato , quai délie Bestie
luuesse il moríb più cattiuo ; sauia'míme tisposc
ITSRO VNDECIWO.

Jg. t S} è-^isfiíii : dellc^uali altte sono Spiula-


32 * tin» , & altre lAgibili : altre VniuerfJi ,
•é•í*3•S• & altte VarticeUri.
Sptcolatiua è qiiesta : Che la Lana è pi* piao/a
dilla Terra . Agibile, Che il Principe dtue Mm.
dare ailla Cltmet,\a. Vniuersale ; Che U Btlle'tf*
ì vn luflro dtW ÍAnima . Particolare ; Che Htlent
è ta pi» hella dtlla Grteia . '
Tuttele Proposition!, ò verc , ò fàlse , fosion ca-
dére nella Ciuil Conurrs.uione : e tutto ciò che ci-
r\e ni-Ua Ciuil Conuerfatione i può ester Oggcrto
dcl Contentioio i pcrch'cglj à iutto,con;radíce .
Conoscano ester veto , q conoseauo* çiier fartb cíà
rhe tu r.igioni : l'Adulatore afferma se' tu affermi-,
nega se neghi . il Contradicente , nega je tu affermis
afferma se tu negiii i se tu Ipdi» egli biasiuM ; se tu
bi. snni , egli loda : se tu coiisigli , egli iconlylia i íc.
tu fbonfigli , egli ísorta; ,• „,,:-
Dt , t.j'i 'Jie bclh il mtrìr ptr ,/« Tatria : dira ,
■ch'eglic più bello ilviuerpçr la ?atria.,,
Digli , che altuno i ricco : dirà , ch'egli è il Peco-
ronc délia l.rna d'oro . Digli ciic colui è poueio :
dirà , an£; ni ; perche hà nasiose nel ventre tutto il
fno palrtmonie .
l.oda la bclrà di vm Dama : rifpondcrà , che stip-
p/ific csn l\Arie doue manci IfatHra . Digli ,1a cale
è deíbnne: risponietà, i ícllijtim* diCtr-
po. t ri/pttto all'iAnima .
V T E lblamcnte ai Dttti , ma ai Fatti contradiceil
trafa la voce i ride s gesti i biasula i costunii ; seliet-
nisce gli habiii . K.
Se tu vcsti aU'v&ta tua fo£gia; tichiama vn'anti-
tjtixrio : sï aili modcrna ; ii biff; corne vna Scimi*
imita-
it4 DELLA FILOSOflA MÓRALÈ
imitatrice. Setu fei liber.ile ; ti chiama Figiiiul Prt-
dige : se fei frugal* i ti chiama Misère e Tidocchiosa .
Ogni cola gli a>ure , & gli fà naulè.i : ogni cosa è
materia délia sua'Arté , 8c fucína de' suói terri .
Insomma lè tu vuoi dipingere ii Contentioso , tu
dei ritrarlo corne Amífilo ritr..flc il Capriccio ; 8c
•yarrásio il Getiio di Aténe; tutto contruridâi'tutto
sttanfzze. ^Allegro ad vn tempe , çjr malincenice : len
to infiemê, eyveicce : timorés» e- ifaccìaie : prodige
(y auaro . Peroche , sicome l'Adulatore à tutti fi íì
•simile ; così il Contemioso à tutti si fà contrario , {

CAPlTOLO OTT*AVO
gu»l fia il Fine del Contentioso .
'WWyON íï muoue il Contentioso à contradire
i M S Per °0*'1 " Prcm'° » come il Causidico: ne
<x> aN K pfr chiarczza dcl vero corne il Filosofo :
•frW&î-O' ne per dcsio di fama, corne il Superbo :
ma per vna innara e malnata rabbia di contradire ,
<hiamata con proprio vocabolo > Spirito di Contra-
dittione
O fia . questo Spirito vna diabolica instigatione .
corne chiamano i Sami lo Spirite ii Superbia , i di
Libidìne : ouero vna inclination naturale & tmíiui-
duale dell'Animo i phi maligno tentater di fc Itel-
so, clie l'iltelso Demonio.
Tal'eia lo Spirito di Saulle , che senza sap'.T per
che i impugnaua l'hasta contro alGiouinetto Dauid ,
mentre íbnaua la Ct tra perrilánarlo .
Egli è il vero , clie questo Spirite di Centrad'.ttie-
ne saii sempre inscparabil ctflcga dcllo Spiiiie di
Superbia : volendo che la sua Opinioue preuaglia
all'opinione degli a!tri ; accioche paia che il suo in-
gegno fia superiore agli altri inergni i ch'è septafina
superbia .
fM.* nel Contentioso , che qui si oppone íl Com-
piacente ; lo Spirito délia Superbia íetue allo Spiri
to di Conaaditiioiicconieimperaotc: perche il air
tIBRO VNBECIMO. lis
tiut del Coutentioíb , non ê contradire permottrare
ingegno i ma mostrate ingegno per conttadirjB c'
Ma per raflòtiigliar qutlti materia . fi -tie' oflèr-
u.ire , che quelto Spirito di Contradiction* , è ge-
nexato da vno Spírito più maluagio : cioè , da vn'-
0.110 inhumano concra tutto il genete Humano .
Peroch'egli non fa guerr.i alla Faltuà più clic alla
Vcrità ; purch'egli tappiadiofïèndere , c scompiacetc
■eolui ciie-parkr. y. "
Zoilo famosa Idea de' Contentiosi i & perciò chia-
mato d.i Lctcerati il Can raíbioso intcrrogato da
qualche ramigliare ( poiche non Poteua hauere Ami-
ci vn commun Nemico ) come fbflè ar^ico di biaiì-
marc i Libri di Hometo e di Pl.itone , riput ui vni-
ucrlalmente da' Saui , e dîgli Oracoli ,'Opre diuiue :
ardicainer.te rispose: I» Ht» mal dt^li Scritti , ptrche
non pcjso far malt agli Scrittori . . 'ï
Rabbiaua queito C.:ne di mordere & lacrrare an-
co l'oúà de'Morti , perche rurono Huomini : & ciò
non potendo ; sfogaua l'odio contra i Líbn , ne' quali
■gli Huomiuí lopiaujucuio .
JDout-a qui-sto Oaiaror del Génère hununo , odia-
re ancor i Ce tieslò ; senon ch'egli , come il dishu-
mati.no Licione , era stato dalla Xua rabùia mituu»
di Huomo in Fiera . 1
•'a > . • lî : o ' i - ) r-: .. '>
e. . i; Qfâr fçfcî 'c^&4
C *A P I T O L O 1^0 N O
1.Ì.* . , " Comt operi il Contentiosi . ' *
^■m^ VTTE le Propositioni Agibili ò Specolatî-
«R '£ ue ; Vniucrùli ò Particolari , ciit si fono
•ft * accennate ; si pofibno atFerinare ò néga
tif £»!?3 fr re , cou ragioni ò vere , ò apparent! ,
problematicainente, per Rvna , & perl'altra parte.
Nelle Ciuili Cenueríationi , qualunquc Propositio
ns che ti esca di bocca , l'abbocca subito il Conten-
tioso : & bencbe chbra più del Sole , cercherà
d'orFuscarla con cauillose contr.idiciioni : & l'intel.
lertochehà per oggetto il vtro i díucrrà p.irteggiaiK»
dclla rnenïogua < Sjcome
art • DELIA FILOSOFLA MORALE' f
Sicome i Giocolieri con l'agilità dclle nuní gab-
bano gli ocohix così li Sofilli co:i fallaci ragioni fan
trauedere gl'incauti ingegni .. . .
Cli Actdeinici Sceptici , ptofesiâuauo di sostene-
ce le Propositioiii contradittorie ; faccndo parere che
il Veto c falso , e il Falso è vero .
Sosteneua Anaslàgora , che la Neue è itéra : íc Ze
non e che niutia osa fi muue : ò se si muouc , un
•vehcememe corrtrà via Ftrmic» , came vn barban
Ctrridtre .
Quai cosapiù miserabile alcotpo, che U Febre;
ali'Animo , che la Pazzia > 6c put con apparenti pa-
ralogismi , Fauorino la Febte , & Erasrno la Pazzia ,
lodarono pec cola buona : ambo degni di ottenerc
in prcmío de* lor Panegirici , ciòrhelodauano'.
Di queila Settaè il Contcmíoso. Vortà sostene-
ic chè il W è osiur» , se tu dì , ch'egli è cliiaro . Ne
curerà di efltr vitùpetato pcr mentitore , purche go
da di farti cotiucciare col contradire altuo discorso .
Ne iblamente gode di contrapportî alla Verità
de'le tue Proposition! corne Sofista : ma tralaseiatt
Ja foftanza , si appiglieià aile grammaticaii minutez-
ze de' Voeaboli i aila qualità délie Sillabe, agli ac-
•cenii , alie virgolcttc ; per farti maggiormeiite ar-
tabbiare.
Cosi alcuai Critici, nel leg»ere Je Historie di Li-
uio , non cur.mdo di apprenderé i fatti illustri de'
Romani: ftriuaronsi à censurare alcune parole Pado-
uane . Aíinio contra Ckctone : e Cacoibo contra
Virgilio , vifaiarono la sserza grammaticale , délia
«jual'c/Tì eran degni; scioccamente gastigando aicflOC
fiasi, senza badare .il Soggetro .
Virgilio , leggendo Emiio , cauaua oro dal t_ngo '
coloro, leggendo Virgilio , cauauano fango dalForo .
Aguiù délie Vcj>" > volaudo attoruo alla mclj, siap-
gueauano al fracido , e lasciauano il sano .
Peggio è , che iu queste ininutislinie & freddiûìnie
censure , ranto si riicalda il Contenticso i che vna pa
roi» trahenrfo Paîtra i & la rispolra irai replica ; lòr
oente si psocede dalle parole a" ratti i e dailo liilc
«Jlo ftilo . . i
Così
LIBRO VNDECIMO. 1Î7
Così la Censura del Castelueiro sopra i Gigli d'Oro
di Ami i bal Cato ; stuzzicò tutto il Vespaio di vna
Dotta Academia . Le Penne troppo a - mzjte del V aU
laedelPoggii versirono molto d'inchioltro , &più
di singue . Et vna piccola Ortografia nella Inscrittio-
ne délia Statua di Anassénore ; diè fuocoalla guetra
tra' Magnesij , & le Città circonuicine ; corne altroue
habbiamdetto.
MA vn'altra maniera più velenosa del contradi-
te coìHiasimo , è il cuntradir con la Lide .
Loda egli taluolta , ma vi aggiugne vn Ma , che
guasta la Lodc : agnisa dell'ApC , che porta il miel
nella bocça , e il velen nella coda .
Se fi célébra la Dmtrina di vn Senatore : dirà ,
J»^ dubit <ii«»« , tiliì Stnatere ditanta dtttrina,
e di tant* giuftitia , che ne hì d* vendere . Cioè ,
egli è dotto . ma ingiusto . Et se si dice. che vna Da
ma è Bella ; ibggiugncrà : Veramente ogni dama fi
pilyii setter gleriesa , se fesse tanto btlla , quanta toiei
si crtde di ejsert .
Taluolta loderà con bellissime parole, ma ironí-
camente ; ò corne dice il Poera, Con sì fialtri midi .
Che sent Vituperi t e païen Ledi .
Siche niun può íàpere se Jodi , ò vituperi , senon co-
lui , che conosce i pensieri humaní .
Taluolta ancora > se tu lodi alcun moderno , lo
derà più gli antiqui ; non per lodar quelli, ma per
rabbafljr quello. O se tu lodi vn solo , loderà tutti ,
per non lodar niuno : pereche , corne diílè Martia
le à Zoiloi *Achi tuttè fin Buoni, chi pucejser cat-
ÙM ?
Finaltnente se tu lodi ; non contradírà , ma ror-
cerà il muso : ò ghignerà : & più malédico sarà il
Silentio che le Parole s ílR,iso, e gli Occhi&ranli-
belli scmosi .
QVella villania cheniostra il Contentioso nelluo
discorso , la mostreri neli'Opre , & in qualun-
que ^Atte : nnscendo in lui le parole & l'opre dall'-
iltess'odio intellino conira il Génère Humai.o .
Chiedigli alcun seruigio : ò villanamente ilnega,
ò villanamente il fà : eflèndo migliore vna ripulià
ii8 DELLA FH-OSOFIA MORA1E
con gracia , chevna gracia con villania . Ma proprío
è dr! Malcdíco este r Malcfìco : ne può chiamar bc-
i icrit o , chi ft ben, contra cuore .
Nelle altrui melticie crionse ; nelle allegrezze si
attrista . Se interuiene à vn conuitto , ghuerà fopra
la menlá il Pome dclla Diseordia s per tutbar la con-
cordia , de' Commenlàli . Nella maggiore allegrczza
vedrai percolpa di vn solo suscirarsi trà le viuande
la battaglia de' Lápiti e de' Centauri : e le uzze , e
le stouiglie , nate per nutrimencj > diuenfee armí ho
micide: Scilvinoentrato pet lefauci , vscire per le
ferite .
m mm
C -AP1TOLO DECIM O
Dr/U MtiÌKrití frà gli due tiìrimi.
•frí&^OR la deformità di questi duo Vitiosi
*n ft Estremi , sirà chiaramence conosecre la
2Í M X bellezza ieW'^ffMlità , ch*è la Virtú po-
sta in mezzo, trà PEcceslò, e il Difetto .
Sicome ne' Corpi Milti , vi sono i simplici Ele-
menti , ma con le loro quaiuà cosi rintuzzate ; che
il Fuoco non arde , nel'Acqua bagua : cosi nell'Ar-
fábiliri entrano doe operationi contraposite , U
Ctmfìactn\a & 1.1 Contraiitiionc : ma cosi rempera-
te , che la Compiacenza non adula , 8c la Contradit-
tione non elàcerba : & perciò nonrompono l'Ami-
citia , ne la Ciuil Conucrsationc : anzi laraflodano
& la coiiscruano .
Alcuni sites, fi ! Se fu i! Maestro Heraclíto ; so-
stenneto che l'Auiicitia fu più tolto t'ondata nella
Gontrarietà , che nella SinoigUabia : cicando quel
Verso . sAmti turso Terrtno ì sresthî Nembi .
II nostro Filosofo riproua quelto errore con vna
sottíliífima distintione j cioè, che qtundo il Soggecco
è mal dispolto, ania il suo contrario; ina quando è
l»endispofto , ainail suosimile. Et perciò , se l'Huo-
■w auampa diardor fébrile, .mule acque agghùc
1IBR0 VNDECIM.O; ti>
cítate & «opiose : ma s'cgli è di fana tempra , ama
la temperatabeuanda.
Se tutti gli Huomini' foslèro ben disposti alVero
& al Giusto : altro orlicio non conuerrcbbe ali'Affa-
bile , che compiaccr , & lodare : ma perche l'bn-
mano ingegno moite volte ne' deui , o fatti , trauia
dal ragioneuole : egli è necesiàrio ancor l'altro orfi-
cio di Contradire 8c riptedere quanto conuenga .
Egli èvcro, corne si è detto a ptincipio, che l'Aflà-
bílità ò (ìa Amoreuolezza,mira pcimieramétc la f
fiactn\a ,&c quasi accidentalmente la Ctntradittint .
Perche questa Virtù suppone che si tratti con Huomini
ben disposti al vero e al giusto ne' fatti, te ne' detti lo
to ; ii à questi ditittamente dil'pone il suo discotso :
ma se ode, ò vede il contrario, esercitaPaltro eíficio .
Ma nell'vno e ntlTaltro serba la JAticraiime ,
Sc il Decítt ; contenenjosi dentro i termmi del ra
gioneuole : cíoè , non tralignando ■ ne aile Viltadi
3ell* Adulatore ; ne aile persidie del Contentioso ,
che si son dette : & questo è il Mezzo délia vittù .
DVnque l'AfFabilc . non ha per motiuo il proprio
profitto corne l'Adulatore ; nel'oftesa altrui ,
corne il contentioso ; ma l'Honeslo e il Conucne-
uole . Pcroche l'arràbilúà è vnj particclla potcntiale
délia Giultitía , liquale insegnaà rompiacere ad ogn-
vno quanto si può . Chi non hà quel hue , non haurà
questa Vittù.
A tutti adunque s.uà Compiaceuole ; ma non à
tutti all'istcflo modo. Con gli Atuici larà fomiglia-
re ; con gl'Inferior» benigno , co' Supeiiori ostèquio-
so ; co' vecchi scrioso , co' Giouani giocondo , co"
Fanciulli ancora vezzoso .
• U R.è Agesiláo nnn si veïgegnaua di trastullar co*
suoi Pargolctti, caualcaudo con lor le cannuccie , e
piccando il cemb.illo . Dellequali leggierrezze mara-
uigliandosi alcuno nelIaPcrsona di vngran Principe :
rispoíe , Tu nen fui che fa i'cjser Paire .
Anccra verso i Nemici sarà coinpiacente, & affi-
hi!e:& non minori vittorie r. pportcrà ,guadagnan-
do i cuori con la piaceuokzza , che superando 1c sor-
ze -col valore .
Kz Sci-
Scipione con b sua naturale aAàbilità , concílíò
à Romaui quel fier Siface , che per niuna forza , ò
terrore , potea Ipogliar l'odio e la barbarie con lui
cresciuta .
REsta di vedere corne l'Aflfàbile si porti con l'Adu-
latore, & col Contentioso , che sono i íuoi mag-
giori Neniici , perche sono Ncmici délia sua Viriù .
La Ciuil Conuersatione , è vna reciproca commu
nication de* Pcnsieri : corne i'Amiciiía è vna reci
proca communication degli Affetti .
Perciò l'AtFabile , ama di compiacere & di eflère
compiaciuto ; corne chi ama vuol eflère riamaco .
Similincnceama di conrrariare , & di eflère contra-
riato : perche l'altercatione acuisce gl'ingegni ; 6c, per
ciò diletta.
Gelio fainoso Oratore, douendo patrocinare vnsuo
Cliente , gli andaua rileuando li suoi mociui : a' quali
il Cliente nallaopponendo, tuttn approuaua. Onde
Celio Idegouo, gli difle : Dìmmi tjuaUbc cesa centra ,
acaoche aime» paia chefiant» due . v
Ma tante nella Iode quanto nella. Contrariera ser-
ba le leggi dcldecóro , corne si è detto .
Egli non adula , perche non loda per suo profitto i
6c se darà qu.ilche Iode alquanto eccedente il veto ,
non lárà adulatime , ma scherzo : perche con vna
Hipèrbole siesprime il vero .
Egli ama la Lode,ma non l'Ad ulatione: perche non
istinu Iode quella che viene da va lodator tr.ercena-
rio : ne quella che per luûngar gli orecchi , ripugna
al vero . • \
Ma i'egli si conosce adul.ito > non sputcr.ì in fac-
cia ah'Adulatore come Castruccio : perche vn'ecceslò
di cortelia, non si paga con villania : ma con quai-
che niotto piaceuole , rifiuterà l'Adulatione senza
oltraggiare 1 Adulatorc: mostrandosi affàbile anenra
verso lui.
Siraiónko fámoso citaredo , ad vn'AduIatore che
lo prcrìriua ad Orféo , & al Dio Apolline i si sttinse
"ejll Ipalle, e rispose : isimkc ìe fin pi» pouere di te.
tu bcli* maniera di rifiutar l'adulatione, è il non
P'HSaíla : (^uCj Soiutorc te pcrdei la voce al Cantato
LIPRODVODECtMO. Ul
re , non facendogli vdirc ilsuono dell'.ugento.
Mapervn Principe generosonon sarebbe aílài af-
fabile quella lisposta. I noltri Príncipì porrano pet
marca la mano d'oro corne í Pelopidi la íp.ill.i diauo-
tio. 11 Duca Errunuel Filibefto , libérale , & faceto
ad vn Pocta forestitro , che glj presentò vn'Adulato-
rio di alcuni yersi poco buoni ;. fece dar ^inquanta
icuti ,dicendo : £5/1 i vn luon Pal* : perche bà det-
todl me yTitnquel cb'è i ma queiie cb'ejscr deurebbe .
Trouò quel Princijte vn'erudita rnanicra di preiniare
iVersi.ma rrattar da bugi irdo í'Adulatore . Perche
il Poeta fi difFereiitia in ciò dall'Hiltorico che que
llo scriue quel che è : & quello quel ch'esler può , od
etìèrdourebbe.
Ne meno affabile si dimostra verso il Contentio-
so; benche sia Vitlo piii ineriteuole di aspri fatti ,
che di dolci parole .• eflèndo giusto , che chi dice
quel che vucle , oda quel che non vuole . Ma l'afrâ-
bile troua manière di ripiccar piaccuohneme i pic-
chi malédici .
Aristippo, di pari fii gran Filosofo ! e gran Corteg-
giano -, & percío da tutti i Filosofì odiato ; perche
adulando al Tiranno Dionigi ; hauea fàtto diuenir la
Filosofìa Vccllatrice ali'escato di vna lautamensa.
Coltui pafl'mdolungo vn rio doue il pouero Dió-
gene lauaua i suoi legumi, gli diste i Se ancer tuadu-
ittsti À Dionìçr , non mttngiarefìi catefle cese . A cui
tosto rispose Diógene : St tu mangiasii di trueïlt
tese , non adulartìli à Dionigi .
Ma regola più sicura su giudicata quella , di non
ricorrere conacumi gli aculei de' Malédici , per non
frugar nelle bragíe con la punta del coltello ( corne
chcea rit. gota ) accioche le scintille non tì siltino à
Çl'occhi ■ Et perciò ester megiío di troncar discorso,
o piegar per non tompere •
Zenone abbattendosi in vn Conuerfàtione>dou'era
vndícjucsti Contraponi da lui conrsziuto : addiinan-
dato da coltui , se la Viuù è cosa buona : seccamente
rispose , Ni , & se ne andò . Conobbc Zenone che
quello spirito contradicente voleua entrare m dis
puta.
K } Ma
tîi DELIA. mOSÔFlA MORALE
Ma phi affibile fù vn'altro, che da vn'alrro sirnî»
le spiritello ricercato i Dimmi quai è l'eecbie cbe Vi
de f'it lentant > il drille , t il manet > ridendo lis-
pose , Sln'l pi» vi fioce : te andostène .
Ma ií tutti ilmiglior consiglio è quello che ci dà
íl nostro Filosofo , di fuggit queste pesti , per non
conteodei con loto , ò per non diuenire íLnili à
loro.
,uu W7
*W Ajca m*
vSFr
C^tPlTO LO V T^DEC I MO,
Cbe tefi fia U Butta Cttan%a .
Qtfàty 'V* conosciuta per Nome , &per vso, che
•g p SE Per la propria Drfmitione , è qucllaNo-
W í * bile Qijalità , che tra' Canalieri 8c Cor-
ÍWÍV teggianj si suol chiamare B VON A
CREA NZA .
Con pi» Nomí honoreuoli , alttí più generali , le
altri più ristretti , ci fù dipinta questa bella Virtù .
Pcrochc, sicome le Virai Mor.ili ordinariamente S
apptendono con la EducstíonC > le poi con l'vlb,
ò fia Costume : così queita con Nome gcnerale su
detta "Butta ÇtiaMta , te Butna Cefiumalt^a , co
rne ogni altro H.ibíto Virtuose.
Ma perche questo particolaimente è vn Costume
Nobile , che non s'impara , nc û csercita in Con-
tado frà Zotici , e Villani ; ma nelle buone Cittâ ,
& nelle Ciuili conuersationi : perciò da' Latini fù
nominata Vrbtniw ; te Ciuilià dagl'ltaliani , che
suona il medesimo.
Ami perche singolarmente si profestà nelle Corti ,
fia Donne te Huomioi Gentili ; con Voce più pro
pria si chiama Certtsia , te <jtntileX£a : te anco Les
fiadria ; te Leggîadri si chúm.ino i Ben creati ;
quasi ofièruatori* délie leggi di Ciuiltà , che ogni
Giouane Caualiere , per cslère aggradeuole nelle Cor
ti , deue sipere .
Per il contrario , color che son priui di queftj
V«tu , comunque siano di Nobil Sangue ; con ver-
gogiosi
1IBRO VNDECIMO. nj
gognosi sopranomi vengono prouerbiati . Colui 4
vn Malcreate , vu" lrx'milt , vno ieefìitman ■ Vn
Villane .
Ma quantunque hopgimai d.iscun présuma di «•
première altrui , come Censor MalTimu délie Créan
ce , dicendo • Ceiefta è cattìua crejnfa . Sjtella i
vna Inciuiltà . EtU i tesa da Campagnuele , e rien
da Caualitre . Egli imagina di tfiere in Villa , (y
tun in Certe . Si è nondimeno , clie l'inscgnare vna
Buona Creanza , & ripienderne vca cattiua ; è a£
íai più secile , che lo stabilire con vna netta Defi-
uitione, ihe cesa fia la Buona Creanza*
Ne di ciò trouerai molto chi.no lume aprestb
gli Antichi Filosofi . Peroche , licorne la Vira Fílo-
lòfale affettò seinpre la libertà : & per conséquen
te la saluatichezza & la solítudine : così coioro
non curarono di viuere à modo altrui , ne di confor
mât g'i loro costumi aile leggi Corteggiane , ma
solo alla propria Conscienza ottima legislatrice ,
tome già vdisti .
Onde , per iscusarc alcuno di poca Creanza ò
Ciuiltà , si suol dire , Eglii vn Filesefe . Benche
conuenga distinguere tri Fílosofb k Filoíbfo : tri
vn' Aristippo habitator délie Corti , & vn Cínico
habitator délia Botte.
Ma quel Romano Ingegno che scrisse l'Arte del
saisi amare ; mal da lui praticata verso di Augusto
suo Signore : tra* più fleuri & erEcaci Secrcti di
cjuell'Amatoiia sua Incantagion de' Cucii i insrgnò
quesío ; che i'Amante su Ben creato ; schifando ogni
Atto rustico & inciiúle : come il pettinarfi It ,th:»-
me, ildirugginarsi i demi, & rtiidtrsi le vgnt da-
nanti aile Versent di rispette : perche ( dice egli )
moite cose piacciono quando son fatte ; ma non
mentre si fiu.no. . .. • .i
Biasima il ridtn ílrtfitese , meftrande i denti t
** . 'tme vu' ^ismelle ragghiantt . Auuisa ,
che il portamento délia Tersena mile andare , »•»
fia scempefie ne frelteleso ; ma infime gratte & lep
giadre .
Che il cibo si carpifea ecn TcHrtmità dtlle dita,
K 4 s'"lí
»14 BELtA TILOSOFIA MORALE
fin^a vgnirfi U musa cime lerii ^Animalì . Che
nan Ji presenti auanti la faccia altruì , cih /a faccia
succìda , ne fiera arcigna : portando in viso
fdice egli) i semi dell'Odio, e non dell' Amore.
Ancora queiraraeniflîmo Spirito famigliare degli
Estensi , nccoppiando ncl suo Poema le Armi e gli
Amori délie Donne & C.;u;Jieii, ne* tempi di Car
lo t^-agiio : accoppiò gli Atti Heroici che appar-
tengono alla Forttzza Milit.ue ; con le l'artrjie 6c
le Gentilízie , che appartengono alla Ciuiltà Cu-
rialc. Perche la Forteîza è propria per farsi teme-
rc ; & la Ciuiltà è propria per farsi amare .
In egni tempo adunque su questa Virtù giudi-
cara vn' efleatiale , nonche acceflbria Proprierà
de' Caualieri e Comggiani . Ma nel paslàto Secolo
pet la Barbarie délie Fitrioni che hauean disciolta
ogni Humana Socíetà : cílendo fuggito chìàf Italia
ogni Buon costume : rinacque al Mondo Catone
Risormator de" Colturni , nella Petsona di quel Sa-
uio Huoino Giouanni délia Casa .
Quelti, eslendo nato & edurato in quella Cíttà ;
laquale , pér il suono del Nome , per la puìitrzza
délie Conttade, êc per la gemilezza de" CittaJim ,
con verità si potca chiamai' il FIORE délie Città
Italiane : così hauendo egli osteruata ogni minu-
tezza contraria aile Buone Creanze ; diede al gior
no quel l olumetto , piccolo Spccchio délie Buone
Creanze , & gran Flagello délie cattiue i da loi co-
gnominato IL GALATEO.
Con tanti apphusi fù accolto da tutta Italia quel
nobil Porto , che non solo i Padri di samiglia , e i
Precettori ; ina i Direttoti délie Académie , & i
Chironi de' Principi , di quello si serUiano » corne
délia Rigola di Policleto per emendare i Costumi
te le Creanze de' loro Achilli: bastandodire, Ci*
ttïÏ9 xAtto i tintrari* al dilatée . .1 ■'
Va come pure sopra tal Soggetto , moite coft
belle & singolari habbia discorsc : non trouerai
pertanto nel suo Trattato, la Dottrinal Definitione
di questa virtù ; ne come si distingua formalmen-
«e dalle altie : ne quai Juogo tenga nella gcnealcr
LIBRO VNÇECI MO. Ac.
gía délie Virtù Morali : ne quai siano precilamen-
te gli sus i Estreini . Merirando pure questa Vinù
c!i tslere inserita anch'efla , & Filolbfalmente esa-
minata co' ptíncipij délia scienza Morale. ■
Peroche sebene al Vulgp . ne questa Virtii , ne
il Virio rppusito , paiano di grande importanza alla
Víta humaiia : egliè nondimeno ceriislîmo , che
troppo importano per la. Vita l iuile . Peroche ,
sicome da' piccoli segni del viso, i periti Filìónoini
conoscono le coinplcíîìoni de' Coipi : così dalle
Buone & dalle Maie Creanze , iPrudenti conosco.
no i Costuini dell'Animo .
Et questo senza dubio > fù 1'intcndimento del piíi
Sauio di tutti gli Huoniini, in quelle sacre parole.
Il Vtftimento dtl Ccrpt , il Kisê dt dtnti , & il
camìnar dtll' hluomo , dimv/lrano quas tf,li fia .
IO dunque per queste ragioni , gíudicaudo pro-
prio del mio aslunto, il consultare ancor íbpra ciò
il noftro Oracolo , che tutto dislè : osseruai , che
la Buona Creanza . ò fia Ciuilrà , è compresa frà
le Tre prenominate Virtù , che condiscono la Ci-
uil Conuersatione , cioè , ^íffabilità , Veracìià, te
Facetudìnt .
Ma frà queste tre, ella è compresa propriamen-
te nella prima , la quale hauendo per Oggetto il
compiacere de gradire nelle col'e série à colorOj
co' quali conuersiamo : si chiamò ^ffaíiiitd ,
Ma qui conuiecti auuertire , che il nostro Fllo-
sofo nrll'flfibiUri) considéré principalmente la Com-
piacenza nel Udare & affintire a' sentimenti al-
trui : non Contradicendo villaiiamentc ; nevilmen-
te Adiibiido. 1 ■•
Mi leben questa fia l'Attion principale dcH'Af-
fàbilítà : nondimeno il soo nome non agçuaglia tut
to il giro délia sua sfera : sicome i Nomí délia
Fortezza , & délia Liberalità , significano la parie
più sostantíale di quelle Virtù , lasciando die la,
Dottrinal Definitione spieghi il restante »
Così dmique, se si riguarda il Nom» dell'Afb-
. ï- f -a •»«K>íl»tà»
lit DEIXA FiLOSOHA MORALE
bilità , tratto dal faut/lare infirme ; . parti ch'egli
ristringala Buona creanza alla sola Compiacenza nel
Colioquit .
Ma oltre aile parole , l'Astàbilità si estende alla
Cìuiltà nclU scriuere : compiacendo altrui nelle
lettere miflìue co* Ciuili l omplìmenti , & co' 77-
tcli di honore délie soprascrittioni ; Sc co" termini
di rifpetto & di sommestione nelle sortoscrittioni ,■
serbando però tal decoto , che la Compiacenza so-
petchia , non six dolcezza di sale .
Anzi la stefli Affabilità estende ethmdia la pia-
ceuolezza â tutti gli *Attì esterni & Indìffcreniì
délia Ciuil Conuersatlone .
Perche sicome si può Adulate , & Contradire con
parole, con cenni , & con fàttí ; corne vedesti ; così
con parole , con cenni , & con fatti fi può eserci-
tare l'Affabilità , che è la Mediocritá frà l'Adula-
tione,& b Cnntradittïone. -
Diflì, kAuì Indifi renti . Perche qui non si par
la délie Attioni di sua Natuva rnaluagie ; ma di
quelle che senza dclitto , si polsono fat con manie
ra rozza e dispiaceuole ; ò con maniera gentile e
gtata .
Et similmente , la Ciuilti délia Creanza ; non
è la Ltgge Ciuilt , che tegola i Contratti con la
Giustitia : ma vna le/j^e Curiale , che regola il
modo délie Attioni con la Compiacenza . Quella
fi chíama Socìeti i questa , Conuerfalìone .
Dessi dunque studiare l'Afsabile , che non solo il
suo parlare , il Udure , & il cemplimentare , ma il
fefJire t il ridere9 lo fare , il fédère, il caminare ,
il veíìire^ il pulirfi , il cibarfi , il oiaeare , Yhonera-
re , e tutte le altte Attioni lndifrèremi , che far si
sogliono nella Conuersátiou di Gente Ciuile i si
facciano con tanta Ciuiltà e decoto , che non sol
non orfèndano , ma aypaghino chi le vede .
Hor tutti quefti sono Oggetti dell'Affàbilità ;tut-
to è Compiacenza Virtuose, tutto è Buona Creun-
■ & Certefi* -, che nelle honoratc Conuersationi
dona piacere , te riceue Amore . Et pet iscoruro,
ciU c.Maicrea.to in quecte cose , dalle Gentil»
Peisone
LIBRO VNDECIM'O. «7
Períbne è aborrito 8c iscliif.uo comc Inùuìle.
PER. venir dunque ad vna chiara Detìiiiiione ; di-
eo'che la Buona Creania , aìtro non è the la
fìtjs" Virt» ttìttAfthitità , inquantt nel/a Ciuil
Conutrs. lione , procura di compi/icere altrui con modi
Stri'fittT "rttsi aille Taro/e & ntgli ,Atii quint»
rhhiede il Decoro •
Da questa Definitione puoi tu primieramente co-
noscerc ; che l'eilere Malcreato ; non íignifica ester'
Empio , ne , Ladre , ne Vccisore : Et pfr iscontro
l'cflère Bencre.uo , non signifies eflër Ftrie , ne
Libérale, ne ÇJik/ï» . Petoche questi Vitíj , & que-
ste Vittù , himio altri Oggetti i e Nomj propri ;
& proprie Dtfinitioni .
Ma la Creania altro Nome non iià che di Afrà»
bile compiacenza , ne altra legge che il Nobile
Costume : ne il niancat' è delitto i perche non na-
sce da Malitia > ma da Ignoranza : & perciò non
nie ru altr.ipena , che l'esit-re schifato & befEito .
In oltre tu puoi conoscere che la Buona Crean
ia non sppartiene propriamente ne alla Vtracità ,
ní alla Facnudine , ma .lìi'^tff.íiliii .
Non alla Vetaciii: perche ltslèrVerace , 8c non
Bugiardo ; è legge Naturale imposta ì cilcun'Huo-
mo , sn pur Caualíevo ò Villano . Ma l'eflère Af-
fabile 8c Bencreato , è vna legge di conuenienza Ci-
uile 8c Curiale ; la quale al villano non si confS;
più che la Clamidt 8c Bertuccione , . ■• • i il
Ne men si .ipparticne alla Facitudìn'e propria»
mente: perche sebene la'Facealdine nelle Conuer-
sationi sia Compiaceuole : ella nondimeno com1
piuce nel (jiteost , fondas in .qita/che Difermitk
contro al Decír» , conie à suo luogo vîtirai . Wâ
J'Afíàbilità compiace nel Stri» ; (y con dittro : te
questa è h Buona Creania.
Ne senza ragione si è inserito nella Definitione
il Petore y che riguarda il luogo, il tempo', fis le
Persone. Pcrochealtre Creanxe si psaticano tra ViV
Jani c Viirani ; & altre fri Caualíeri e Caualieri-.
Onde tal'Atto tri Famigli è Costume , che trà O
nalieri èyillania. -o» . ... . . ■* •' • •*
■i-.-ii X í Ami.
llï DELIAULOSOFIA MORALE
Anzi , ancora tra' i aualieri , tal coû in Villa
& ttà gli scheizi non disdirà ; che oel Scrio , 8C
nellc Stanze di Coite, sari ripresa . Et talc altra,
con gli stretti Ainicl sjrà confidanza , che i n pre-
scnza di Stranieri fàrà IntiNí/ià : Perche l'Aiuico
è vn'altro se : & di se steflò m'u 'o si adonta .
Aggiugni , che ral cosa in vn Paeíè è inciuile ,
che in ."n'altro iarà Ciuiiissimi . In alcune Città
d'ítaiia perche son súccidc i il luogopui degno nel
caminarc , è verso il Muro : & in altre più puli-
te & asciutte , il luogo più degno è la Min
destra.
In Ponfnte si honora attrui con lo scoprirsi il
Capo : te lo scoprirsi il c.-.po in Leuanre , è coû
inciuile . Lo sc.ilzarsi vna pianella auanti Persona
Signorile , sarebbe atro Vilhno : Sc in certe Regioni
délie Indie , qw sto è il láluro più honoreuole .
Dunque la misura dtlla iuiltà , é il Dtcórt: &
il Dccóio non s'imp.ira senon col giudicio , ò col
Jeggcre , ò col pr.ìticare con Persone Ciuili .
Ma principalmeme dalla lreslá Dffinitione pottai
comprendeie i» qu.i/ modo i*ptri il Hemreat» .
Peroch' eslèndosi detto , che la Buona Creanza
consiste nelle Parole & n gli Atti manierosi &
tompiaceuoii : in due manière procède il Ben-
creato : l'vna guarúantlosi di rapprtsenrar negli Atti
H nel!e Parole , alcun* Of/ntt , che aile honotc-
uoli Persone con cui conutríà , cigioni noia e dis-
piacere-, L'jltra , ítudiandcsi cne le Parole & gli
Ani riaian loto positiuamtme aggradcuoli & gentil! ,
con Decoro, . .- . '
punque, degli Oggetti Ktitvcli & ùiu'uHi , aîtri
oftèndcno l'Occhk) , & gli iltri Stnfì Efftrieri .
Alrri ofFendorio j Smsi lititr:ori ; cioè l'Imajina-
lione, & la Passion*. Et altri ofíèndono la ^«jiV
i cioè rintell tto & la Voluntà .
Se iù rjppirscuti agli Occhi di Persone Ciuili
alpin' Ogf.no fi-did, , schifefi -, questa è gran
Viilania. Perche l'Occhio è il Sentimemo più di-
heato : íc moite cosc ♦ come dice il noltro Filoso-
*>) mcglio è non veder, che vedeile,. - . • > • • '
tlBRO VNDECtMO. 119
Sîmilmente , perche l'Oggeito più aggradtuole
all'Occhio, c la proportion drltt cist ; grindemcnte
I'orTciide il porramento délie Vesti Iconcertnto e
strano ; ouero il portamento délia Pcrsona disror-
niato e scomposto , ncllo st.ire , nel fédère 8c nel
muoucrsi : comc quegli che caminando d.'inenano
le braccía, quasi seminasfcro vn rampo . Et altri
parlando , dimenano il Capo, corne se pariaflc.ro
da vna barea dondolante.
Altri Oggetti offendono Wiitt ; come sonar la
tromba llamutendo ; ò surfòlat* 8c fìscliiare comc
Birolchi alla Campagna:. ò far cotali ri/à sciocche
e smoderare ; ò scrosciar co* demi come Cingbiale
sti/iÍLo : ò far romore mcntie altri r.igioua , ò
dorme .
Altri Oggetti offendono tOcíittH , come far
siutare alcuna cosa che pute : od ismorz.ire vn lu-
me col soffio , od accorhr parlando la facria alla
taccia altrui , hauendo l'bilito guaíto- : ò dopa
hauec bento , ò manicato viuanda di odor sotte.
Ne gioua il portar' imloûo mufco'o 4c ambra : per
che , come diflè Martiale à qu.lla Dama 1 'tfot
femprt frntt buont cht femprt fente t' uo' o .
Così discorri degli - It ci due Stnjì. Poteiidosi of-
fendere il Çu/io délie Gentili peri'one , fccendole
aslaporat cosa che cagioij afftczia ò naufta . O
astrigrieudole con viU.ina Ciuiltà à beie contra vo-
glki ; ò mettendo le mani m-Ile lanci puma de'
più dfjni : ò prendendo con le branche la viuaiv
da per porgerla a' comaiensaii : perche tali Atti ,
à Dihcati f'.nno fastidio .
Ma circa il Tait*, qui non si tratta dil non se-
rire , ò percuotere altrui : perche , come vdisti , la
mala Creania non è Malignità , Ma si pi'ò vsar ter:-
mini vijLiu , fpìptunit , ò mioppando altrui inconû-
deraramente : ò tf crandoil viib di honoieuoli Per-
sone per tergerne vna macchia : ò catenando al
trui con mala gratia , come l'Asinc di Esopo , cUe
rizzandosi per abbracciare il Padrone assisté i k log
gia , & il Padrone nuersò in terra ;
Hot venendo agU Oggeuith» offendono Ví»»<r
" »5o DEttA ÏIl©SO?IA MORALE
ginationt , ò b Pastìotit : egli è gran vìltania il n*
tminar cose osccne , ò stom.icheuoli nellc honorate
Conuersationi . Perche fifttflì nausra che senti l'oc-
chio vcdendo tali Oggetti : ancor la sente l'Imj-
ginationc vdendonc i nomi : perche i Nomi altro
non sono che Imagini délie cose , che si Stampa-
no nel Senfo Commune .
Símilmcnte si ofíènde la imeginttìmt col tìcot-
itr quelle cose clie furono altrui di biasimo , e Ai
Vetgogna . Ilche caluolta si fâ malitiosameme per
motteggiar ciò che duole : & taluolta per iscônsidt-
títi\\ti . Quella è lnjtur'w : quclra è Inciuiltà i
kqual nondimeno aile Pctsone suspicaci somma-
meute dispiace.ic mal ne coglie.
Così Tiberio vdendo nominar VlfíU di T(cdi,
snbîto si credea rimprouerato CEfflio clie quiui hi-
uca rabbiosamente sofferto . Et il Con'ble Eutropio,
ch'era Eunucc, 6c dalla Cttten* di Schiiuo , fhlito
ai fasci ■ vdend ) nominar Ctlulli , e Cíitnt , si
credea rinfaccíati gl' Instrumenri de' suoi vituperi .
Allequali singolarità il Bencreato pon mente ; l'In-
ciuile non bada .
Circa le T'/5»»i sinsiiili -, egliè Bail Creara.1
l'attristar le altrui alítgre^e ; corne il Villano , che
mentre Hercole ad vna lauta eena si nstoraua dél
ia diurnafatica contra DiomeMe : diegli scioccamen-
«e la dolorosa noaella délia Morte di Alcesti : la-
^uale Admíto , corne Hospite Benaeato , gli ha
utes celata .
Et per contrario , se altri è sommamente tfflitu
ii alcun doloroso accidente ; mentre la piaga è
fresca , parlargli à boeca ridente , sema dar segni
di ondoglienia : ò far tali condoglienxe, che inuece
di scem.ue il duolo , l'accreícano . Ouero condo-
Jersi tanto tardi , che il dolor già stdato si rino-
uelli . Come i Tcbani : a" quali dispose Tiberio : Et
10 mi condoglia ron voi délia Morte di Hercole .
Restanq quegli Oggetti , cli» oftndono Vlnitl-
« ValuntÀ. Et circa il ptimo , già vdi-
w çhil Viuo più villano & più nemico deU'AÊ
Maj ' c 11 f,ntr*ri*rt *ttt tlirui Ofinúm : pe-
* roche
tIBRO VNDECIMO. tjl
toche ckiscuno auu g!i propti Parcti corne glipco-
pri Parti .
Ne minor'inciuiltà suol'eflere , ì'inttmmptrt l'A
Disiorso di chi ragiona , oueio dorrnire, ò sbadi.
gliare menue quegii ragions . Perche tu rnoítrí
che non gradjíci , auzi dilprcgi , & lui per niente
il suo ragionamento .
Finalmente, circa la Vctuntà , estrema inciuilti
è , il Ctntrurim tilt aitrui wglit : non già per
il proprio iuterefle , ma per certa innata Rusticità :
corne i Villani délia Licia , à Latona eo' suoi Bann
bini pellegrina & aria di sete ■ vietauano il diA
sctarsi con l'acqua dcl Lago > meiitamente da Ici
cangiati in ranocchioni -, acçioche stropre beueilèrg
ciò che negauano aitrui ,
Et perche ogni Huomo honorcuole naturalmente
desidtri di cor.sfruar' il suo hcmrc , éc il suo gr*~
dí : tgliè vu'Atto altresì Villaniifimo , íc contrai
rio al Deccro ; il non riutrir chi mérita : ò prett.
dere al Maggiore il luogt fi» dtp» , per camino,
ò alla Mema , ò in vn conseilb : non per sopen
chia arroganza , ma per mancanza di Ciuiltà , che»
non mérita sdegno , ma be/fà , e riso , corne il
Guso tra' Cigni , prese il luogo di mezzo ,
Restaci di stabilise quai suno gli due Vhy Estft-
mi délia Bhmu Crtnxfa. Hor queíli facilmente si
conoscono dagli Estremí dell* ^ffabilitì : Perche i
sicome l'Afibilità è vna Mediocrità frà la ViHan^
Contradittione , & l'AfFettata A :ulatione : peccan-'
do questa nel più , îc quella nel meno : così la Ci
uiltà ( corne vdisti ) è vna Mcdkcrità ,hì UVil*
UnA Imiuihì , & YiÂffettat* Ciuihi
Nel meno adunque pecea la Villtnit > çhf * U
PrtU'Uione di Ciuiltà , e di Ctmpiaceti^a : vsendo
«egli Arti & nelle Parole tai modi , che ofFeud*-
jno la dilicatezza itf-êtmimmti FM"«i,Q del Se»'
fi Jtittm , ò dell' minima Inttlltttiua , comevdii
fti ■ Et perche di questi allai si è detto , non è çho
aggiugnere . ' ' i.
Ma nel iòpetchio , pecca l'altro ~Vitì« > men diS*
RÌMC«ole YtHMCnte neU'ayj>arenza , êi quasi jidi'
Ut " DILLA FILOSOHA MORALE
colo : ma moite volte più fastidioso . QueRo è fci
Seper*bìa ttJsettAtìone di Ciutl/À . laqaal taluolta
nasce da l^noran^A ; dihdir.-indo veramente colui
di vsare i Termiiii Compiaceuoli & Ciuili ai mag-
gior segno : ma non h.iuendo in se , b giusta nii-
sura del Compiaccuote , rrappafla scioccamente íl
Decoro, c diuitn tidicolo .
Tal fù quel Giouanetto L»mbardo , die andato
A vineggia i non sàpendo corne cola iï rucciano
le Riuerenzc ; & pur volendo piosondamente alla
Lomb rda riuerire vn Clariífimo in Rialto , tanto
fi abbassò , che cadendoli col Capo trà le gambe
balzò il Clariífimo nel Canale .
Altre volte l'AíFeitstione procède da leggierez-
jsa , eccedendo alcuno nella pulitrzza délie Vesti,
coltura de Ha Persona , eflseminatezza neU" and^re ,
per parère auucncnre & piaceuole in compagnia :
& tjuesti ficilmente eccedono neU'Adulatione per
più compiacere .
Alcuna volta nondimeno questa AfFcttatione di
Ciulltà procède da vna profond» ^Amhiùone : po-
roche alcuni sonimamente bramosi idi eslère ho-
norati , eccedono naV honorare & nel mostrarsi
pontuali ne Termini di Ciuiltà : ma se tu non
corrispondi ver loro con altretanta puBtualitá ;
eccoti vna Querela . Si ch'cgli è irieglio conuer-
sar con villaní , che con sì faui Soffici , e Tnti-
jHofi. i

C^ÍPITOLO DVODEC1MO
DtUt Cattim Crcan\t intrtdttti dulTehiiu.
♦ ^ N gran Problemi fi è vemdlato trà' Po-
Sj y SJ litici , se più di mal che di bene habbia
♦ " * rerato al Mondo Vecchio lo scopriniento
♦ del Mondo Nuouo.
Ne piicolo esempio ( per tralasciarne abri mag»
fion ) vien giudicato , Veflèr venuto dalle Indie
Occidentali Tn villauo Niaico dellc Buone Oreao;
IIBROVNDECIMO.
it , detro il Tahacco ; da cui pare interamente auui-
litala Venerabile Autorità, & cancellate le Leggi d< 1
GalattD , che si conformanoalla Moral Filosofia .
Egli è vero , che )1 bi.isim.ir Pvso di questa Herba
íàrebbevn biasimare il prouido Cre.uore . ilquale ad
ogni Fianterfib, quamunque negletta e vle.dicde
alcuna Virai salutare ali'Humaiu Vita.se folle da noi
conosciuta .
Ma questa sià tutte le altre Piante fù priuileghta
di tante , & tantomarauigliose Vinù, ch'10 non sò se
forsc questa si.1 st.ita l.i Diuina Peonia di Homero ,
vnic.t Medicina à tutti i mali »
Ella fùritrouara invna délie Prouircie dell'Amé'-
rica Settentnonalc ; Florida di Nome , ma stérile di
Terreno : ricca di minière , ma pouera di denari : trà
Popoli pin stolidi & píù sordídi dtli'Occidente :cer-
cati solamente per l'Ora da lor dispregiato ; & per
questa Herba , che fù sempre trà loto insoinmo
pregio .
Pcrccbe , tutta quanta è , ò verde ò secc.i : arsa od
infusa : con le Fogiie , col fiore , col seme, col succ :
iupoluere, insumo, in censerua , in istillato.- aile
frbri.allc dpglie , aile pia he diíprrate da ogni me-
dica mjDo ; quasi in mir.icoloso modo porgea salure .
Anzi qursta sola (severisono i racconti ) col sol
vapore attratto per le aari , secb la famé & la sere .
Ilche fotse fè dire agli Stotici , che alcuni Popoli dél
ie Indie viuono diOdori. Et ineffetto agli Escrcití
Spagnuoli viene in tanta copia lomministraio il Ta-
bacco , perche mancando à Soldati le Munitioni ,
férue di Nuirimcnro alla famé , 6c di Medicina alk
ferite .
Meritamente adunque il Tabacco da' nostti Europct
fù honorato col Regio Titolo di Hcrba Reina . Per
che , seben veraineme ella hebbe quel sopranome
dftll.i Reina Catetina Reggitrice délia Francia; à cuj
daU'Arnbasciador di Porrogallo , corne vn Miracolo
del MondoNuouo,fù presenrata : nondimenola Plan
ta ilteslà per le iniìgni sue prerogatiue potea preten-
dere di cslèrc preconizzata LA REINA DE IL'
HERBE. "
Ma
1J4 DELI A FILOSO?IA MORALE
MA qu.mtunque tatte queste cose fian vere , egliè
nor.dimeno ben difterente l'vsodiquesta Piau-
ta , in online alla Sanità di vn Corpo ; & l 'Abufo dél
ia medetlma , in ordine alla Moral Conuersationc .
Peroche, seben sia libcro à ciascuno il prendere
r.e' suoi biscgniqualunque génère di Medicine quan-
tunque schifbiè , purche gioueuoli : non è perciòcon-
ucneuole alla Ciuiltà , di prenderle m ogni tempo, in
ogni luogo i te al eospetto di ogni persona . Perche
moite cose son gioueuoli à chi le prende , ma storoa-
chnioli à chi le ipira .
Qui dunque non si discorre deil'vsare ilTabacco prí-
«atamente per necesluà; ma dell'abnsarntpalescmente
ptr vitioso coltume , ad ogni momento , in ogniri-
trouo , al eospetto di og;îi personi ; hora suggendone
la immonda polucre : hot mifticandone le putrefatte
frondi : hora sorbendone il Fetidoso fumo : hor ac-
cettandolo > & hor porgendelo altrui , sema rij
do di coloro che ne sentono abortimento , & ne s
gono al solo odore .
HOr se la V irtù Morale dell'AíFabilità -, & la Buo-
na Crcanx.i, consiste ( corne fié detto ) nel /•-
gïìtrt tutti qutgti Oggttli tbt naturalmtnte offtnáer
pojsenoi Sensi^'o i Imagìnatíont èillt Ciuìti Ttr/onf S
te se quefta è la vera Òtfiniiitni délia Creanza s Se lo
Scopo del Çalatío : chi può negare , che l'abusiuo
costume del Tabaeco > non habbia sbandito dal Mon-
io il GcLÌtti» con le sue leggi Morali.
Beft sò che i Vocaboli soli di quelle sordideue ,
fcnno schifo : eflerdesi detto , che quegli Oggetti ,
iqnali vrduti offendono l'Occhio i ancora vditi,offen
dono l'Imaginatione .
Ma eflendo pur iieceflàrio il recarne alcuno Esem-
pio . Prcscrisle il Cjultité» ntlle principali siie leggi ,
che il Bencreato , in vna nobile Conuersationc , sen-
ter.dosi astretto ad efereare, ò Iputgare il naso i ti-
Uolga il viso i ne lasci pur v edtre à se stefib , non che
aá altti , ciò ch'egli habbia estreato , ò raceolto nel
faxidetto: perche fràtutte le ìmmcndezie del Mon-
• niuna ètanto ftoraacosa , quanto le superfluità
oelCoipohuouno, ^ .
Quai'
LIBR.O VNDECIMO. ìîí
" Qual'immondezza è dunquc più contraria à quest»
Natural legge -, che il fìccarsi publlcamente nel nalb
con le dita ii fracidume di quella poluere í ò suggerla
con le naríci infcltrate e lorde délia VíUana ordura
che ne distilla : accoglicndola , & ostentandola ne
larghi lia î , aslaipiù lordi e fetenti di qualunque stro-
finaccio da péntole, òdalaueggi?
Qual'Atto piiì stomacoso , che ragionjndo con al-
tri, ruminar fta'denti quella tetra e leraminosa ma-
teria ; versando per condituta délie parole , sijorghi
bauosi , & haliti puzioleutí ?
Che se lo stainuto, è-vno seotimento del Cerebro,
tanto violento , e paurntoso , che chi l'ode, chiama il
Cielo in aiuto : & perciò commanda il Galatío , che
il Bencreato, ritronandosi in compas nia, cerchi di aste»
nersene quanto più può i ò di suftòcarlo col biancc»
lino , che non rimbombi ; per non cagionar noia a*
Circottantí : che sirà il prouocar voluntariamente, ad
ogni momento , sema bisogno niuno , quella brute»
e strepitosa Conuulsione i mordicando le cartiLigiui
dell'Odorato col sulfiireo fetore di quelle Polueri : 6c
alpettar poi, che ciascuno vditore applaudi corne ad
vn grande sferzo, dicendo , Iddit viaiuti ?
Ma quai più horribile Spettacolo che immergerfi
nella sua bocca , la boeça di vn torto Corno , farcito di
quel siiliginoso e fiammante succidume ; sorbendone il
tartareo vapore per le siuci , 8c esalandolo per le Na-
rici > eguisa che i Caualli di Dioméde, e íTori di Gia-
íòne» Dalle nari vemean fum» e fauille, : •
Più alire Jniaginj stomachtuoli potrebbono anr.o-
uerarsi di quell'Abuso: lequali.sc ofiendono vu'Huoaf
Cíuile ad vdirle > maggiotmente l'offendeiebbouo
à vederle . .1
MA qui potrà perauuentura rispondere alcuno 4
Etli i vin , chi ta Mala Crean\a c quella >
tbe effendt i Scnfi délie Perfine Centili cen c»i si cm-
uerfa . Ma ktgf>i\tnn fil» i Soldai! di Cuarnigit-
n* t e i treecoHt délie Barattent ; ma mehi honort*
uc/î Cittadint , e ynelti Kobili Caualieri hanna queilor
tuilume st ■familiare , che la nausea rìè diuenuta d-ì-
leu» : (7 queUn che 4' lempi di <jaUiío f» inciuil*
t*
ijí DELLA FILOSOFIA MORALE
pi , ì áintnuta Ciuiltà : fcrcht t^Abusc si è f.ìtta
Vse ; Et sertis U Tjbtttc» ne» dérapa alla Virtii dtil*
^faillilà ; perche si èmttT fi frtndt ptr Compia
A ciò risponde la Moral Filosojìa cbe sicome l'Adu-
larione ancora , è vn'ecceflb di Compiacenza i & pur
non è Virtù , ma vn Vit oso estremo délia Afràbilità ;
perche queila Compiacenza non st.» ne' limiti delta
R ìgion Naturale : così ta Compiacenza ncll'Abufo del
Tabacco, non è Compiacenza Virtucsa , ma Vitiosa ;
& innaturale . ©nde l'Eftremo délie Virtù non può
ester Virtù i perche l'Ecccflò non può ester il Mezzo.
Sicome dunque, se tutti gli Huomini soflero Adur
htori, e tutti godeslèro dell'Adulatioiie ; non sise-
rebbe perciò mai, che l'Adulatiooe fostè Virtù . Così
fc tutti gli Huomini godeslèro dell'Abuso del Tabac*
eo al modo che si è detto , nelle Conuerfationi Ciui-
li : non seguitebbe perciò mai , che tal'Abuso fbste
Virtù.
Siche la Regola detla Ciuiltà nó si prende dalla Con-
rùetudine di chi opéra inciuilmente, ma da chi giudícá
reeondo la Ragion Naturale , àí Morale come il Çj*-
tttio ,
. Che se tutti i Saggi cotanto biasimarono in Anni
hile l'Ecccslo délie odoroléDelitie dt' Capuani Vn-
guemi , bcnche ricreastcro con la soauità i Circo-
Stauti : che harebbero scritto di coloro , ch'ecredono
■elle fetenti Delitie degl'Indiani Tabacchi, natural-
mcr.te spiaceuoli ?
Aggiungasi chequell'Ecceflò , non solo alla Ciuiltà,
Ma alla ccrporal Salute è pernicirso : perche de' Ta-
bacchisti molri si son trouati conli Precordijabbrucia»
ti i & il Cerebro affumato ,odarsiccio . Eslèndochia-
»o, rheíl rerebro continuamente prouocato , poiche
ha consumato l'Humor soueichio , consuma il na
turale .
Ogni Ecccslo alfin nuoce : & per l'abuso ogni salu-
bte Medicina, ò perde la Virtù , ò si conuerte in
Tele no .
Ben si pUò Hire conTfriti, non eslèrui persona
"*na "onoreuole , di quelle che ftequentano talCo-
ttume
tIBRO VNDECIMO. ìjy
stume laquai ndn coufeffiquello eslèrVitìo, più die
Bisogno : & non coudauni in se , ciò chc fréquenta •
Conchiudcsi adunque , ciòche à p incipio sièdet-
to ; non douersi bialiinar l'vso di quclta Virruoli
Pianta , ne délie altre sordide Medicine, adoperareia
ptiuato. & à proficco : eflsendo ciascuno custode délia
propria salure i & padfone in casa sua , e tra' suoi fa-
migli .
Ma inquanto alla CHiilConucrsatione, benche no«
siano sottoposti alla Censura del G .tatéo le Gcnti vili
e Plebeie : nondirneno Je Persone Cíuili, 8c capaci
délia &íora! Disciplina , di cui si'ragiona ; non denuo
dipartirsi dalle ieggi délia Virtii, &del Decóto : 1c
perciò tutto couultc nel nwdo 3c nelk Mi.uu .

DEIXA
D E L L A
FILOSOFIA MORALE
LIBRO DVODECIMO .

DELLAVERACITA".
ET DE' SVOI ESTREMI.

CAPITOLO. PRIMO.
CHS VIKTV il A LA VEKÁC1TA.
*A* a^u
ELLA Ciuil ConuerCition* U Vittù
antécédente riguardò principalmen-
le i Pensieri, cbe gl'altri communi-
cano i ìioi . Questa tisguarda i Pin-
sitri,the nei cemmunìchiamt agli al-
tri : & perciò quella richiede Com-
fiaceioa : quêta VERAC1TA .
Petche sicome noi approuiamo ì
rletti altrui , credendoli veji : oosì gl'altti non appto-
ucranno gli detti nostri , credenJoli saisi: te la Con-
iierûtione non techetà quel reciproco piacere per cui
fi cerca .
Conuien pertanto auuertïre, che qui si parla délia
"Veracità délie Ctnuerfttitni: & non délia Veracità
ne' Contratti .
Quell.i è vna conformità delTeffetto alla promeP-
û ; que/ta i vna conformità de ntstri detti aile »f-
Ure attioni, le quati vetuntariamente communiihia-
w» *' Col/,cuteri . Quella è vna pjirte essentiale dél
ia Giustitu, che rende il íuo à ciascuno: quelta è
vus. Porticell» potentialc deÛ* Ttroperanza , per ri-
ccucre
DELLA HLOSOFIA MORALE XII. 139
tcuete íc dw diletto nelle collocutioni .
Egli è però vero , che chi hi l'habito délia Virt\-
citÀ nel Colloquio ; sarà più dispoíto alla Veracítà
de" Contratti : perche : chi s verace pet elettione , il
satà maggiormente per obligatione .
DVnque la Veracirà di cui patliamo : t Vt'hthi-
tt virtuofo itïC xAnìma , iltptil anffte ntll a
Medìocrità 1 ircA la Verit* dàjuellc tese , cht mi cerne
munichlamo ad altri nelle Ciuìli Cunnersaliitti : &
principalmenle délie nvfìrt Ledi .
Peroche , nelì*e£primece queste cose , licorne è V i-
tio il dir più che non è : 8c Viiio parimente il dir
manco che non è , quando li neerca il vero ; così
il dir quel che è , & quando coniuen dirlo ; è vna
Mcdiocrità Virruosa.
L'Eccestb, è chiamato ^AlfTipG^t.MZ^i : il Di-
setto , SlMVL^iTlONE : la Mediocrità, si chiam.t
Hor quelta Virtù , più chiaramente si conoscerì
pet se steslà, che pet gli suoi Estrcmi : petche b Vfl-
ricá è vna cola certa , & singolare ; la Menzogna è
cosa incerta , & infinira .

C kAP ITO LO SEC 0 71P 0


°íí'*'' delta Virtciti .
ONI Huomo Sociale, naturalmente gode
áj /-» * di rat communi alConipagno gli suoi pen-
J^' * sieti ; & princípalmenre quelle cose , che
<$"{4^3<$ sono honoteuoli à chi parla, te piaceuolî
à chi ascolta.
Corne i secreti aflfànni , così le fterete consolatio-
11i stiffocanoil cuote , se non eíàlano nel colloquio :
perche gh arrànniraiuuiscono.îc le consolationi creí-
cono , col parrcciparlc agli Amici .
Ognuno adunque sente piacere nel ragionat dél
ie sue Virtit , del suo Sasère : délie sue belle ~4ttìt-
ni; degli suoi str ini , e sortuncsi xAuidenti , délie
ÍMulli i délia Famiilin, dcW/nditc dc'suoiíìgliuo
li i
HO DELLA FILOSOFIA MORALE
li; delle honortuoli amichi* ; e de' Fnutrì che da'
Gr indi egli ciceue .
Tutte queste cose , che son piaceuoli à dire , sono
ancora piaceuoli ad vdire Tslèndo due inclinationi
egualmente naturali , il fat sapere le cose sue , & il
sapere cose altrui .
Ogni huomo hà vna insatiaHle ingordigia di sa
per tutto : &per saper#utto , manda lcmpte attorno
quattro sagacissime spie , due occhi , e due orecchie .
Et benché à ciascuno più importi il conoscere seme-
desimo : si è nondimeno , che aflai più gode di sa
pere gli fatti altrui » che gli suoi propri .
Ne sólamente l'Hucmo è curioso di sapere le co
se di tutti quelli che viuono , ma di tutti quelli che
morirono molti Secoli auanti ch'egli naseeflè : inue-
ftigmdone le nitide dalle Historie , dalle Irucrictio»
ni , da' Saffi delle Tombe , & dalle antiche Mem
brane .
Ma non è compiuto il suo piacere, se di queste
cose ynon conosce la Verità : perche il saper cose
false , non è sapere : & il Viri, è il vero oggetto
dell'intelletto.
Dimido , Grammatico nasutissimo , compose quat
tromila libri di curiose anticaglie , ricercando la Vi
rila de/le Favole, Qua! foslèla vera Madre di Enea,
& la vera Patria di Hcméro . Se veramente Gioue
iposò la Sorella : 8c se áafo Potcrfr fù veramente
pudica , ò Meretrice .
Le quali cose, & infinite altre simili , benché tanto
iriileu nti & in- ite, che chi le sapeste , dourebbe di
menticarle : piacciono tuttauia , perche la Verità per
se stella è piaceuole > & perche s'impara senza fati
ca , ciò che con fatica immensa colui laminò den
tro a' libri .
.Che se tanto diletta il conoscere vn lieue fumo
del vito di coloro , che nati col Mondo , al nostro
Mondo noa appartennero ; quanto più diletta il co
noscere quai, siano veramente colorai quali con noi
coimersano ?
Non basta dunque la Piaceuole ira nel raccontare
ad altri le cose ncitrt i sé la Veracità non accom
pagna
LIBRO DVODECIMO. 141
pagní L» Piaceuolezza : perche , sicome i Racconti
lòno l.t Maceria principale delle ComierCàtiom ; cosi
la Verità è l'Anima de' Racconti .
DISSI, Materia principale. Peiochc siconie si parli
non solo con Parole, ma co' Scritti,to' Ccnni.co*
Fatti; con gli Haliti, col Sileutio iltcliò, cime già vdi-
sti : così con tutte quelle lingue lì può dir il veto , ò
mentire : con tutte si persuade , od inganna : tutta è
materia del Verace, e del Bugiardo . La frinir, gli
t chi , il V»lio sovente mentono ima più finente la
lingua ; disti' colui .
La Volpe interrogata ila' Cacciatori doue foste
paslàta la Lepre i rispose di non saperlo, per non tra
dir la Comp-.gna > ma ras paslì insegnò loro b ilrada .
Et quella Volpetta di Filotte'te, hauendo giuratoad
Hercole moribondo , di non insegnate ad alcuno il
suo Sepolcro : interrogato poscia da' Greci oue sepol
to foslt ; gridò ad alca voce , li nulli ; k battendo
col pie la tei ra, tiuelò il luogo .
L'vno e l'altro parlò ad vn tempo con la lingua ,
& col piede : il piede distè il vero , la lingua menci >
l'vno e l'altro in insieme Bugiardo , e Veridico : ma
non Verace : perche la Veracità non si accopia col
tradimento, come vdirai.
«*»««(•»
CAPITOLO T ET^Z O
Sfyal sia il Mttìtu del Veraci .
^f#9-£ OLVI chesimuoneà dire il vero per aip:
JE bitioneì non è Verace, ina ^Ambitisi . Chi
>-/ X per gola di gu.id.gno ; non è Verace , ma
•$4*3 ~4*>ro . chi per rimor di pena, none
Verace, ma Timidi, effi per oBITgo dipromeslà,
non è Verace .. itia.^mff*. : ....
Il Verace alrromotjuo non hà, che la stesla Veraci
tà ; cioè l'Hibito di questa yirtù, jj quale inclina l'A
nimo à conformarc i detti al cuore, & il cuore al Ve
ro, principalmente circa le cose sue : perche l'Honcsti
& la Ragione il richiede : Se il contrario è cosa brutta,
8t VÌJl»o.t. I Chi
«H DELLA HLOSOFIA MORALE
Chi per altri Motiui tìice ilvero-i tanro sari Ve*-
race quanto dura il tíotiuo : chi hà l'habito delU
Veracità , sempre sari Verace . Perche l'Habito hà
salde radici ncirAnima ; & l'Anima sponraneamen-
tc 8c lietamcnte riduce l'Habito all'Atto , quando
conuiene .
Veto è , che quefto Habito , ageuola gh Atti di
altre maggiori Virtù fuori ilella Cinil Conuerfàtione .
Peroch'edèndo le Virtù fià loro itrettamente confé
dérale contro i Vitij ; vn'Habito Virtuoso nou piiò
serqir ad alcun'Atto Vicioso i ma ben sì agli Atti
délie .y irtù confédérale. :; , .1 :
II Verace (corne ft c detto ) sari più fedele à con-
sormar gli eflvtti aile promesle ne' suoi Ctntruri ,
facendo voluiitaria la nécessita.
Sarà più ineorrotro nel dar luo Voto ne' politi-
ci , ò Senatorij ConsigU; antiponendo la Veritá al
la Dirniti.
Sari più libero nelle giglîarde Kjsvcflt à potínti
Nemici per la sua Patiia : corne Dámade captiuo , à
lilippo, gonfiato dalla Vittoria d i Coronéa .
Sarà più fincero nelle testimonianie solenní degli
Atti jiudicîali . O ide si daua maggior ftdei Senó-
crate sema giuramento , cheagli altri Greci con giu-
ramento , bastando dire , Jpst dlxii : Senocrate Phi
detto: perche in tutti gli suoi detti era Verace. Et
per contrario all'Accusetor di Rabirio tanto men si
credea , quanti più Numi giuraua .
Insomma , chi non sà mentire parlaado délie co-
se sue , per se , & contra se : molro meno saprà men
tire , parbndo délie cosc altrui . ' '
IIBRO DVODÏCMO. l-H
«H «*» «*»
t JltlT 0 LO sy UHTO
In quai maniera epcri U Veract •
4Q- £$9$>A Medio:ri:à diqiiesta Vinù consiste ne!
fT 3< ^'te vero "e"c Conaetràticmi <gim»-
2! da , e C«M , e Dout , & puante con-
u;fnc . hauendo seinpre la Distrttitn pet
misura (sel dire , & del c.\cere .
Qu.intunque mai non conuenga il dite la falsitá r
non stmprc conuien dire laVeritá. Tuttociòche
si dicedeu'íller vero : ma non tutto ciò ch'è ve
ro si deue dite . Perche moite cose meglio è non
saper, che superlc : & è meglio tacerle , che pa-
lesirle.
Coráce en vn bellissimo 5c bianchiífimo Giouiaet-
to : ma perche palesò qualche pecca délia Pidrona ,
quamunque vera ; fil cangiato in nero Corbo , e cac-
ciato alla feint. Perche chi fcuopre Venta noceuoli
all'alttui fama ; mérita corne Villano , di cllèr tac-
cíato dalle Ciuili Conuersitioni .
Ne tampoco il Verace , nelle Conucrsitioni dirà
eosevergognose diseíteslb, quamunque vere : per
che non è lecíro il dir se qtu'lle cose , che se altri le
diceslè , meriterebbono riparation di Honore .
La buona Fama da noi si acquitta: ma quando è
acquist.ua, non è più nostra . Ella è délia Pacria ;
de" Figliuoli , de'Parenti , e degli Amici : ne pofliam
gettar via la nostra parte, senza vitupero i ne MMl ,
senza ingiustitia . '• »'«>-' i.'i
Non tutte quelle Verilà che fi comrhunicherehbe-
ro all'Amico , fi denno commumeare a* Compagni
ntlle Conuersitionî.
Con questi è amoreuolezza , ma non amicitía í vî
l cortesia , ma non confidanza : vi è ciuiltà , ma «on
eordialità . Onde tràl'Amor de' Compagni ,Sc degli
Auiici , è differenza , corne trà PAmer délia Specie,
8c dell'Indiuiduo : pirchc ne* Compagni son molti
Animj: ma neU?Anncítia , è vn'Animo (blo.
L i Siche
144 DEUA F1LOSOFIA. MORALE
Siche , clii parla ndlc Conuersitioní , parla ad al-
tri ; chi parla all'Amiro, parla àfeltríi'o : & peraò
con maggioi sicunà con l'Ainîco , che uelle C >n-
uerfâtínni > può l'Hjomo discoprire gli suoi Vitij , c
le sue yiuù . .
Dunque , se ben qutst.1 Virtù richiede , che il Ve-
race con candida sinceri-.à (cuopca le suc lodi i e'
suoi difetti ; perche la sincerità gênera amore ; Sc
(va senza l'jltro non par smcero : conuicn tu:tauia
ttelì'vnò Sc ncll'aUro adoper.ìre molta inoderatioue .
Peroche sicome mile Conucríàtioni , tegna sem-
pte inalcuno piùdiriuilità, che di l'cluettezza : più
di nera inuiJb, che di candida beniuolenza : così
apreU'j de' mal dilposti , le lodi saran suspetre di
ambiti me , & i difvtti saran cteduti più che non so
no : & il Vetace , inuece di amore , acquista biasi-
mn ; come conuinto di propria bocca .
Sari dunque il vetace iuiceroco' linceri ; simula-
to co' simulât! ; mezzano co* mezzani : ne perciò
lascierà di ester Verice . Peroche la Virtù délia Vc-
racità , non è la Virtù délia G.ullitia ; come lî è det-
to . Non è vna giudicial Confeffione del facto; ma
vna voluntaria partecipatione de' nastri Coxcctti:
de' quali neceflário non è dire ogni cosa ; purche
fia conuencuole, íevero, «ò che li dice : 5c quelta
è la Mcditcr'ui Virimsa,
Per questa ragione , se l'iuuita íl discorso à ragio-
nar dalle suc Opte, délia suaNobiltà» de' suoi Ho-
nori , de' suoi Figliuoli , de' suoi macauigliosi Acci
dent! : non solo ne pariera senza f.isto , senza mil-
Jantetia : ma r itaglierà qualche cosa dal vero , pet
cslèr manco inuidiato , & più creduto ,j
Et benche il rnezzo délia Vecità , consista net non
dir più ne meno di-quelche è: nondimeno il mez
zo délia Veracità , nel parlare délie ÍUe Lcdi ; con
siste ncl dir meno di quel che è ; per dite quel
die conuiene : eslèndo conuencuole di.hauer riguar-
do alla modestia di chi parla , & alla inuidia di chi
ascolta .
Et similmente circai Difttti: scinverità foQèto
grandi. Ce, vergognosi ; U VCíAcíta , non yuol che si
tIBRO DVODÏC1MO. i4f
'dici U Verità che può infamar chi la dice ; c seari-
dálczzar chi l'ascolta .
Laonde , il mezzo della Verità, è indinisiHIe , te
aritmetico : ma il meno della Veracità è Propor-
tionale & Geometrico ; perche non consiste nel dire
tutto ciò che è ; ma tutto ciò che cornitene, ha-
ueitdo riguardo al luogo , al tempo , e alle Per
sone .
VEro è , che il Verace non dice coso niuna per
lodarsi , ne per ester lodato : ma dirà cose de
gne di lode: Se se tali non seno , egli medesimo sa
ri il suo Censore ; perche pin stima le verità , che
la lode-.
Anzi egli non è solamente Verace nelle parole , ma
in turte l'opre , e in tutta la sua Persona ì la quale ,
coloro che ammettono le Platon:che Idee , potreB-
•bono mostrare per viua Idea della Veracità .
Verace fari V^sputo: non contrafatto dalla pen
sierosa Tolpinerfa : ne sopraciglioso per la dispettoià
arroganza : ma lieto , placido , e sincero ; fiche nella
fronte serena traspaiano i Pensieri ; & per le finestre
degli occhi si veggia iL Cuore » - .
Verace sarà il culto della sua Persona . S'egli è
bello i non adora lo specchio come Narciso : ne si
sfregia il viso come Spurina . S'egli è squalido > non
medica il mal colore con mendicati colori • S'egli
è canuto : non rade le bionde cahnrie de*' Morti pei
indorar il vino argento dt' suoi capelli . S'egli è de
forme : non fi nasconde al chiaro ; ma scherza con
sali arguti sopra la sua deformità , come Socrate:
procurando di far mentile la bruttezza del volto con
la bellezza dell'Animo . •
Verace sarà nel Vfttrt & vigor corporale . O gio
chi , ò danzi , ò giostri, ò armeggi in campo ; fà quel
che può; ti buonamente confeslà quel che non può .
Se vince , non si vanta i s'è vinto , non si confonde :
con l'istestò volto riceue la palma , e la dona , accet
ta le lodi , e loda il vincitore .
Verace farà circa i N/iali . S'egli è Nobile , orne
rà gli atrij con le fumose Imagini de' Maggiori, per
estere «onorato . Se Ignobile, non isdegna le inse-
L } 6n«
14* DELLA FILOSOFIA MORALE
gne de* pou; ri Amenai i , per honotarli : -corne îl Re
Agátode , per fconorare il Padre ch'era Figolo ; or-
Baua co'piatelli di cret.i le sue vense Regali .
Vcrace sari ne^li ^Aftttì. S'egliama-, ò se odia ;
tosì nudo íari l'Odio suo , corne l'Amore . S'egli
brama , ò se rifiuta ; non camínerà per bístortc , le
occulte vie dou'egli tende : il rifiuto non parri bra
ma : ne la brama parri rifiuto . Pretenderà franca-
m< nie k digu tà se n'è degno ; ò le ricuscrá'se n*è
indegno : Tcrentio Varrone dopo la sua insclice bstt-
taglia délie Canne , non voile accettar lo Scettro
de 11a dittatura . Et CKerone non voile accettar la
Pretura , stiinandone più degno il Figliuolo del gran
Scipionc .
Insomma il Verace nella Vita Ciuile ottfrrà casa
rara , Ltit s"'X» Inuidia ; perche il suo merito i
senza ambiiione . Anzi , sari così lodato quando
fcr.pre li suoi Difetti , corne le sue Vírtù : naseendo
l'vno, e l'altto dalla Vcraciià , laudabile insieme, te
amabile .
(Al
IfUrJ XjU
WrJ taA
vxv
C oiP IT O LO £V 1 WT O
Dlls *Arrt^an\a t & diltn Simulations «
•(kf^H^ VESTE son due Nemiche délia Véracité ;
* * rna più Nemiche ftà loro . L'vna Gigan-
2 ^i.* teflà , l'altra Pigméa ; Perche qùcllai s'in-
•î'Wpî'Ç' nalia sopra il Veroi quefta ínfia il Ve
to ti abbaflà . Ambe bugiarde : ma la Maggiore più
folle ; la Minore , più induite .
V^írrcgAì.\d , è corne il dimestico Panone ; che
salcmlo sopra il più alto colœo , con petto gonfio e
capo altéro , siede sopra la sfera luminela délie sue
penne : e con mille occhi vagheggiando se stestoâc
inuicando tutti gli occhi à riinirarlo , alia il grido
quanto può : quasi cHca , Mirtttmi .
La sìmuUùonc , è corne il Gnfb leluaggio i che
Fuggendo la chiara luce i tutto raccolto c chiuso nelle
ftcpimne , nelte più astrií.- bûche , odioso à se stet
tIBRO DVODECIMO. M7
fa , si riiicuuerna : 8c conoscura voce allô scuro , pat
chedka, Hfjsunmi inardi
Se si parla cîica la Dittrix*; l'Arrogante, benche
non sappia nnlla , vanta di saper tutto : il Simulatote
benche sappia .líïài , singe di saper poco. Cirea le
HitchtXXf ; l'Arrogante , erme Timágme , benche
poucro.iî orna di gemme falsc : il Simulator, co
rne gli Spartani , benche ricco , potta velli neglctte .
iCirca il Valore; l'Arrogante, corne il Capitano di
Plauto ; solfia le Legipni quasi foglie voLinti : il Si-
mulatore » benche hnbbia valore , non vuol niostrar-
1b : 8c íè fà quakhe prodezza , ne lascia ad altii l'oo-
nore .
Per la Ciuil Connersatione ; l'vno e l'altro è inei-
tíslìmo « perche FArrogante con hiperbolici aggran-
diiricnti altéra la Verità : il Simnlatore con basse dï-
minuiioni la opprime : l'vno e l'aitro priua i CohV
pagni di quel piacer che si fente nel conoscete il ve-
ro de' fàtti altruí : peiche à quello che dice troppo .
non si crfde nulla : à questo che nulla dice , non si
sà quai cosa credere . i '
îgli è vero, che parngonati frà Ioro , l'Arrogante
sarà più conuerfeuole che íl Sírnul..tore : perche quel-
la più èapeito, questo piùcupo : quello è più sa-
coodo , questo più taciturno : & quandc. sian concj-
/ciuti , quello è ridicolo i questo sospetto. Siche
quantunque la vanità oeil'Arrogante sia noiosa a' Sc-
rij ; sarà petò gioconda à chi vuol ridere . Ma il Si
roulatore da' Scrij è tetnuto , da' Giouiali odiato ,
perche non coramunica g'i suoi pensieri . Et perciò
l'Arrogante ama la Cor.uers.itione per dispedirle sue
merci ; ic ils mnlatcre nonsapendo con cuiconuet-
£itt, sol con se steflb conucrsa . ;
CREDONO alcuni ne questi due Vitij nascano
da due Virtù . L'Arroganza dalla Gjenerifità :
ja Simulatione délia McâeíHa : nia questo è falso,
perche d gli Habiti Virtucsi nascer non posiòno Atti
Vitiosi .
Nascono dunque da due naturali k contrarie im-
perfettioni . L'Arroganza dal souerchio calore , che
rende audace : la Simulatione da souerchia seeddez.-
L 4 xa,
i4S DEtLA FILOS OHA MO RAil
13 , che rende timido . Et perciò l'Arrogants , 3p-
prende le cose sue più che non sono ; 8c le prcdica
più di ciò che le ipprendc : il Simul.uore, terne i
giudici) altrui ; e scomidà di semtdelîmo , e Jclle
colè sue.
Ma nell'vnaêc nell'altra , concorre alcuna debilez-
za deU'inrellctto . Perche la corrotta opinione, tan-
to del più , nuamo del meno ; è vna vena di pazzia :
laquai sebene à principio fia lieue : nondimeno col
tempo moltiplicando gli Atti , gênera vn'Habito coà
guasto , che di Vitio Mcralc , diuiene Pazzia forma
it . Príncipalmente se dagli adiuteri per compi»
cenza > ò da' malitiosipor gioco , quella interna opi
nione , esternamente viene aimata .
fmpcdoclc Medico , tanto era costumato ad e&î-
tare in quell'Artc il suoMagiftero , cheal fin siper-
suase che le sue cure , non trano optrt humane :
masuprahumani miracoli : délia quale infermiti pio-
curarono gli altri Medici di guaiire il Protomedico ,
con altra iBfermità molto maggiore . Misergli in ca-
po, ch' egli non era Huomo, ma nel suo corpo habitai»
■'Anima del Dio Esculapio . llche subito ctedendo
Empédocle più che vero : aggiunscro , gran vergogna
ellère i vu Dio iimnortalt , t.ip'nar fra' Morcali .
Xi questo similmente Empédocle , Sc altamcme fer-
salir più toílo al
Cielo Empireo , fi gittò nelle somme di Mongi-
bello .
L'istefla fbrza hal'Habito délia Simulitione; co
rne li vide in Vibio Gallo ; che dilettandosi di laie
il pazzo da scherzo , diuenne pazzo dauero. Ma
più si vide nella premrmorata Setta de filolbfi Sc<p-
tici , i quali f'rà gli altri Filosofi comintiarono à pro-
seslàrsi ignonnti . Perche á principio con proble-
niatii ht ragio ni dubitando di qtiaìunque cola più
the euidente : finalmente credetteto , niuna cos*
potetfi sapere , se non questa , Cbt ne» fi /atì s'ftr
"h/U ; Nitnte tjstr ctrtt , st ntn tht nitntt al Mtn-
*« « ctrtt : te benche tu haueflì loreotti gli occhi
M rajgio del Sole > negiuano che il Sol su chiaio .
LtBRO DVODECIMO. 14»
IL vero moiiuo aduuque di questi duc Viti) , non
c il far torto adalcunoi ne alFcttar dignità; ne
vcelar guadagni . Questi sono fini di altri vitij : cioè ,
délia Ingiuftilia , délia GonfitXJ* . dell* ^naritfa I
opposti alla Giustitia , alla Majnanimitá , alla Libc-
ralità .
Ma il proptio Motìuo di questi duevitt'i opposti
alla Veracuà , fi specificada^li steffi Habiti Vitiofiir»
ordiue al proprio fine .
L'Arrogante simuoue da vna sua naturale , od ha
bitude inclinatione praua , d'ingrandire oltre al ve
ro , non pur le sue lodi , ma tutro riò ch'eg!i rac-
conca . E per vna contraria inciinatione, colui che
qui chiamiamo Simulatore , le appicolisce . L'vno
e l'.iltro sente in questavitiosi opéra, sodisfutione ,
6c piacere ; perche non è sorzata , ma voluntiria .
Dall'ancidetto si può conchiudere , che questi due
Habiti , benche siiro veramente vision" , inquanto
partono dalla Mtdiocrità Virtuosa : non lbno ttuta-
uia per se stessi maluagi, perrhe non hanno vn fin
nialuagio: & se nclla Ciuil Conueriatione ncnreci-
no diletto, neanco recano danno .
Ami le Hiperboii deU'Arrogante, corne si è dct-
to , danno trastullo à chi vuol prenderlo ; corne le
brauate di quel Guascone , che fiichiarnato il Tam-
buiro de' Capitani : 8í le vane iattanze di quell'Ap-
piónc che fù chiamatoil Cembaló delPvniuerso .
Similmente , se il Simulatore mimiiscc ò ricopre-
le sue lodi , più nuoce à se steslò clie agli altti . Anzi
parrà modesto, perche pare vna cbiara Virtù íosca-
r.ir le proprie Vitiù t consonne A quel r ko: do ;
*Am* laitrt . :. .
Ma bugiarda è la Modestia cbe copte h Verità :
perche scia Modestia toglie à se ilefla la Iode; b
Mcnzogna toglie dalMondo il Commertiohumano .
MA piceele proue 1011 queste dell'Arroganza , 6c
delta Simulatione acjia Ciuil « onueriátione ;
peggiori disordini se ne veggiono in cose gratú. í'c-
locbe sicome l'Habico dtila vcracitá innestito con
altri Habiti più Vlrtuciì , pioduce virtuosiífimi estèt-
tjtcoù questi duc Habiti Viúosi.se si congiungono «o»
>i iy alttî
iço DELLA FILOSOFIA MORAtE
altri Habiti più vitiosi , prcducono esfetti pernitio»
sissimi al piiblico , & agli ltíssi autori .
Quai dnordini cagíonò l'Arrogania congiunta con
l'Ambitone de* grandi honori .
Argutamente fàuolleggiò Luciano , ch'eslendosi in-
oaghito il vile Aûnello di saisi Re délie Fiere: íc
hauendo ritfouato per auuemura va Léon morto -,
postosi dauanti al volto il íuo teschio , & la pelle
indolln per alcun tempo fù honorato dalle Fiere ,
e teinuto da' Pastori, cbe maipiù veri Leonihauean
veduti . Ma finalmente da vn'Arméno rsato alla cac-
cia de' t eoni, riconosciuto per ímpostore, e smas-
«herato i perde filtrai pelle , & la sua .
In tutti t secoli sono state simili Bestie , che ve-
ftita la Iarua del Leone per acqiiift.tr Regali hono-
ranze ; tutbarono le Republiche , & ruinarono se
medesimí .
Hauendo Tíberio fatio vecidere il giouine Agi ip-
pa Nipote di Augnito , à cui toccaua la succession
dell'Impcro ; lo Schi.iuo di Agrippa fimilifliino al suo
Signore , si fiiise Agrippa campato dalla M rte ; 8c
chicdendo aiuti , commosïè tutto l'titipcro í e pose
Tiberioin sommo pericoîo . Ma coltui iiriait herato
con inganno da vn Compagno iiifedele , fù condot-
to in catene dau.inti à Tibcrio : dal qu.-le mterro-
gato : Corne ti st< tu f*itt ^í^rippa ? audacemente
rispose i Ctmt ti sti tu fut* Cisart » Ma quelie fur
le vltime parole ch'egli disle .
Ma turbolcnze nuggiori dettò quel P.iUfreniere,
che fingendosi Caio Gracto Tribun dcll.i Pkbe (cbe
in odio délia Plèbe era stato veciso dilSenato > oc
cupé la Tribuniria Potestà corne sua : & quanuinque
da MeceUo Censore , ilqual hauea coroícmra tinta
la Famigli) de'Gracchi : imascherato, e fcoperto : pu
re per akun tempo balettrato da contrarie fortune :
hot carcerato dal S.'nato , hora liatcetato dalla Plè
be : daquelb acquistò honori i daqueHo infamie í
& a tutti costò molto langue .
Ma quai cosa più neixiica dell'Htrmana Societa-»
che la SiHiuUtione cooEionta con U I»fedcltà mite
& í. . . U
Marco
tIBRO DVODECIMO. ïyi
Marco Atilio si gloriò in Sciiatú di ruuer'impro-
uisamente debe'lato sotto promeHè di pace , êi: di
aœici»iatilReCteco. îeceto applaufoi gúwni Se*
natoti , »che rAAuJa de' Greci , dalPAstutia ctc' Ro
mani fosse Mata beffàta . Ma i Vccchi Sen.nori 011-
tosamente' li vituperArouo , dite Liuio r allegando
eflère'sempre stato Roman costume , di viuctre col
ïalore , non con la fraude : ne muouere akuna Guer
re prima di denontiarla .
Tmte le gloriose attioni del Cran C'ap'tano Gon-
saluo , furoao inf.im.ite da quelle due , che da bìui»
Secolo íaran tacciute . L'vna che hauendo hauuto
Táranto con promeslà giurata sù l'Hoslia sacra , dj - 1
l'asciar libero il Duca di Calabria ; mandolto prigkme
al Re di Spagna . L'altra , che hauendo promessa
protettione , & fatti grandi henori al Duca valenti-
no alla sua r'ede rtfuggito : contra sede in Ispagna
tûndoBo preíb .
Quella destra cîie acqoistò tanto applauso con ta
Spada , il perde con la penna : non ìapendosi più ,
se sodé dcítra , ò siniitra : ne se la sua fede fòfle
Spagnuota , ò Grcca .
Ma non è mai pià permtiosa , ne più infâme fa
Shmilacione , cue quando alla Hipocrisía fi congiun-
ge, la quale apunto dalla Simulatione , Hipocrhraj
fù chiaroata : perche l'Hipocrita î aguisa dell'Histrio-
ne, cambiaudo fâccia k altro è , altro parc . altro par
la , altro pensa : con superbahumiltà ; con procuiati
pallori ; con lagrime spremute ingannando tutti glt
ecchi clie non veggiono il cuore : sotto sembiante
dj Religione : la Rcligione souuerte , te sotto spogtía
di Agncllo copretido vn Lupo rapace i U Greggia di
Ctisto dislìfa , e dîuora .
MA qiù conuien guardare à non confbndere la
Simulatione contraria alla Veracità , con 1*A-
ihitczza contraria alla Prudenia . Ne con Tiionia
giocosa , ebe spetta aíla Facetudinc . Ne coti la DiP •
ïmulaiion Virtuoíà ; come qoclla drDauíJ che per
fuggir daUe man» nemichesifinse mentecatto. Ter
K(ii diqueftcfide'r.-gionare a*propriluoghi
DELLA
FILOSOFIA. MORALE
LIBRO TERZODECIMO.

DELLA FACETVDINE,
ET DE* SVOI ESTREMI.

CAP1TOLO PRIMO
VTlllTA DSLLA .
Jìa *V a^a
ERERE lang.iracnte fatícata nella ri
esrci délia ProíeVpina fotto glî abislï
aJtamentc nnfcofo > mentreche íopra
ya sasto ; chumatoil S'JJi ìrrisibilr ,
nelle solitudiui di Elcusi , sempre áJía
íùa Prosérpina tipensando ', tutta di
malîneonia si consuinaua ; Iambe fnceta Vecchiaret
la , cort giochíuoK Motti h fecc ridere .
' Qninci.negK arcani Sacrifie!J di Cererc , al Serio
délie venerande Cérémonie, il Ridicoto de' Factti
Mttttggi si" siummettetia : onde naeqyc il ptouei-
bio , *Ant« à gti Dij pitet il Gitctfi .
Vollero, que' Nobili Ingegni , poeticamenre filosi>-
ftndo accennare che nel seriofò mucstigamenio deL-
la Verita nafeosta nel profond» délie Scienze : ta
Mente hamana dioenendo malinconosá e solinga i
mono consuma del corporal vigore : ne potrebbe
lungameme dtìrare , se tatuolta cor Ttifi , & cori lt
Fmett gi,uiatiti , non prendeslè conrahulando afcun
k ciuile
ciui rincreamento . * ' "'. "
Mtfiitia , segug<£ delta Serictà , strîgnendo il
CUOICi
L
DEtL/V HT.OS MOS.ALE UB. XIII. 10
cnorc , imprigiona ,gli spiriti viuli .■ &r <ir.eddan>i.>
il petto, raggrinza il viso , e chiude il vatco alla
voce: onde , chi èpieno di cure , escatso dr parole.
Per contrario, il7yf«> segnace délia FmttU, All.ir-
gando tl eoore fprigiona gli spiriti opprefl» 4c risej?.
dando il petto , spirga la sionte , e ípinge gran fttta.
ail'organo délia Voce , come a fao luogo vdirai .
Sicoroel'Otioe il riposo del Corpoi cosi la FA-
CETIA è il riposo delTAnimo; ma non riposo otioso,
ne spersierato : perche Hmeiletto è racola fpirituale ;
& lo ipiríto, se non è legato dal soiuio , toot'opera
cjuanto viue , perche la íua vira è operarc.
Anzi , se ne' Motti setiofi è più di sôdezza ; nc*
Motti faceti è píù di acutezza : in quegli è più di
giudicio i in questi è piùd^jngegno, percche quellí
nascono dalla Verkà délie cose ; questi sipartorisco
no délia tecondità dell'lntcllctto ( ilqual ticonolìen-
ctolí per propri parti , maggiormeme ne gude ; 8c
nella itcslà Operatione troua il riposo.
Sono athnwHe fiduteuoli le Fucttìt a Ha conseruj-
tione dcirind.uiduo : ma più alla conuerfitione coq
gli altri . Perche rîcome fa natuta ligò gli Huoiniiii
«ra Ioro con oceulti viicofi di Simpathia : & la Me-
ftitia delfrno, tiiierberaneí viscTdcll'Jtro : coiì vu
viso ridaite, rallegra il cuore di chi lo mira : St perciò
il Fáceto gnadigna il cuordiccloro con cui ragiona .
Le Facétie dnnque sono i più- dclci condiment*
délia Ciuil Conuerfatione, nel p.itleggio , ne' circoli ,
nelle veglie , ne*grocht,& nc'conuiti. Menue che
l'vno le dice , Taltro le ascolca : qutTio gentiLiien-
te le liBcia ; questo amkheuolmente le riertie K
le ritorce : agniia de'Cígnolini che tra loro scher-
zanffo con denticelii innocent i ( [islano e itarme iá
pace , si mordono 8c fi carezzatio . *'
Perciô con r.igione It faíetic del nostro Filososo
son chjamare Vrban'tà , cicè Ciuiltà t perdre ca
me si è ctctto d'ellabuona Creanza , non nascono net
fbolo incolto de" fêlu.rggi e rufticani ceraetli ; ma
nelle menti citt. d:ncsche , lfcjuali, ò per costume ,
ò per arte , ft* diaennte ingegnose .
£gli è ectio (beache ahriiucmi senuno ífa**"!
M4 D£U A FI1.0SOF>A MORALE
ïheancora délie facette si troua ilMagistero , & TAr»
IC vera : come habbiam dimostrato nelCannocchia-
ìc Aristotetico : délie cui Dottrine conuerrà qui ri-
•crdate akuiu cosa ; peroche colà noi h mémo spe-
«olato moite íòpra qitesto articolo di Acístotele .
(Ai WTtSA WT
CyATITOLO SECOSDO,
Cbt tes* fia Vrbtnitì , i Facetin .
'frCW^VESTION veramente curioíà , & impor-
s~\ SU unte a' n"^10 íostfcwoi pet saper cono»
,-2"^_* scerecomesi distinguant) le Facétie Dut-
trinali dalle Mtrah ; & le Craui dalle
"Ridkilt : & quali cqnuengano al Principe, quali al
Cittadint , & quali al í*?a» «
Discorrendo adunque generalmente ; La Facetia ,
o siaVtbanitâ, è t/u Opiratìtnt itlPlnttHttf^tbt
■inscgna alcuna cosa etn maniera Ingegntsa .
Maniérée ingegntsa è quella , che signifka le co-
<é, non per gli mezzi propti e commun»: ma per
Jiiezzi figurati , e sinti dall'íngegno ; & perciò nuoui
$í inaípettati ; come i CocKeeci Poetíci , the non son
•veri , ma imitano itvero. Come se tu, volendo di
re AMORE, dicefn* FVOCO . Perche tunonsigni-
fichi quella Passione col proptio vocabolo , ma con
va vocaboki ngurato e sinto dal tuo Intelletto; ma
vúumente espreílìuo ; Sc perciò dilccteuole.
Hor quella Ing tgimsità ft accoglie taluoltain vna
icla Tartl-i ingegnosi : come nell'EscEipio sudetto,
«h'c nu Metafbra simplice. Taluoka eonsisteiì in
•na Prtftsititnt. come le Sentenre , EcleFoflcrliOBi
i'gegnofe. Tatuolta furma vn' ^irgtmentt ingegno-
íirneme cauillofb : onde it Faeeto dal uoítio. Filo-
fcfb è chiamatQ,. Leggiadro Catòttattrt .
-Parlauasi in vn Ciicol» di vn Giouane Ciciliano
»l«Juale amaua > ma nos atdiua di fcopriíe i) su»
a»nore.
Vn de'CoHocutorrtinciòquestc. Uotto-.Tranfiltt ì
'' • >' faut, iìuffa i psueia Wetaseúca, &jnge^aosa.
V»*
LIBRO TE RZODÏCIMO. 't*
Vn'altro disic . St Transiltt hauejse il fwct m
ttsa , gridtrebbt . Qbefta è Propoíìtione Ingcgnosa .
Vn'altro soggiunle . Voleté tjoì saptre perche ii
fnnco nol fa gridart l tg/iè il Fuote situa . Queíto
« Argomento ingegnolb : perche il Fuoco' faruo , il-
qual nasce ne ciiniie'ri , non scotta i trattando colui
da folle .
Vn* alrro più mordace , dislè . <An%i tgsi t i! Fur
et ' nfirnalc cht tormenta i Diauoli , e non li fà gri-
dart ; iratt.indo quel Giouine da rmliragio .
fia vn'altro piùingegnoso îc più ciuile, conchiuse .
I^en sapote Voi cb*e^lit Citiliano t quetlo ì il fuoio
tlelli.su* Etna , ilaual manche hà firfy di I qui-
dar h neue cbegli stà interw trattandolo da Aman-
tio fieddo . Questi son CauilU ingegiioíi , & faceti .
Hora due colc compongono !» F.icetia , cioè Mm~
ttria e Forma : dellequili ptr )l fin che íi è detto »
coniúen diC-otrere, àicoiriinciando dalla principale
€^3* í^t?^
CiAPlTOLO TE\ZO
§H*lfia la Forma dilla Facetta : (? tfoatm*
fiant ft sut Dijsiren\c .
^WK^A Forma del Motto f.iceto consiUe neffa
Sì T % ^etta l"&tgr.ofiià : cioè , ncl significnre
S> *■» X vna tcCi non per via dt' Terniini pro-
"ífrc'SPÎ'fr pii iV confueti : ma per via di Terniini
Mer.iruúcj &Égurati: perche querbi è op.; ra d?l sulo
ingegno .
Hota qucsta Ihgegnosití fi diuidc in tante Specie
geueriche , quinte sono k difstrenie délie Figure
Metafoiiche r corne babbitmo ddmolìraco nei no-
1(10- Cannocchi.iîe.
La frima è dí Trtptrtione ; che signifia vna coíà
prr meizo di vn'alcra Simile : preudrndu l'vna pet
faltra : corne quetla dí Antíftene. c tpstâón mit pru»
t vn^Artmato , tb* non oiora se nan t htn ptfìa,
Vokntto signirkainc , cfec pei tBfcac í«u%»o bifògpa
»tí í>eixa fîlosoíia Morale
La Seconda è di *AttributìeHt ; che signifie! vn*
cosa pet via di vn'altra congiunta : corne b Trom
ba per b Gucrr.i , b Toga per la Pace . Così i Fran-
«û minacciocono la guetta a' Fiorentini se non ti-
merteano loto Piaize sorti : dicendo ■ Seveinel fa
ts • ioi finereme le milre trombe . Et i Fiorentini
riíposero , Se voi sontrttt le veílre trombe ; & nti
scntrtmo le rustre Campane . Perche al suono délia
Campana del Commune , il Popolo à stotmo pren-
deual'Armi . La quai facetiagli atterì.
La Ter\a i di Etfuinoce , schenando sopra il No
me . Corne à Metello huomo incostante ; ilqual fi
gloriaua di hauer'hauuto per Maestro quel gran Re-
icrico chiamato il Ceruo : facetamente rilpole Cicé
rone . Certamente c/uel Ceru» finsigne pi» teste i vt—
lar i che À par/are.
La Quarta e d'HipotipíJÎ , che mette /otto glioc-
cjii U cosa con qualche Metafora attuoía c viua .
Corne Diogene di quel Prodigo che giocaua il suo
Palagio : disse . Costui depi biner mandate il Patri-
«js.h'o , v*mit* la Cosa .
La guinta à'Hiperbéle . Corne quella di Lisímaco
à Páside Ambasciatore de' Bisantíni . Odessa i Bi-
sintini •uer.g.mn âme, óieaneU la lancia mìa recta il
Ciile . Et Páside , voltandogli le spalle , disse à suoi,
^Andìancine , prima thr cestui etn qnella sua lantitì
ijoniando il Ciilo ; non ci schiecci .
La Stíìa ptr via di Laconisme-, ilqual signinVa pi»
cbx non dice : al contrario délia HipcrboIe,la quai di
te più , rhe non signirïca . Così gliSparranj , aile mi-
nacceuoli lettcie drl Re di Macedoi.ia , altro non
ilfposero che queste due parole in vn gran foglio .
■Dionigi in Cerino. Volendo dite . ^ardaii cbe
Dienì/j per la saa h. ld*n\x iifcacciaie dat K/gno ,
anJè in Cerinte à lenere Seuil* a* fanciulli : mntande
lo Stertro in vna frufla per viuere : & così farttne di
■fe * fe ci brcintrai .
La Sestima i di Centrappe/le i che hí certa forza
nel perfùadere : facendo maglio spiccare vn contra
rio per l'. tto . . Corne Biante , sconsigtíaua ad vn Gio-
«Qf u Matrimcnio, Uicçnde . Se lu I» prend, in*
■' M»
I.IBRO TERZOD E CÏM O. ifr
tá t à'ispiactr'a i te: se h prendi belt t , piacerà Mgtí
nllri . Et il giouinenlpose . ^»\> se la prende bel*
la > piacerà A me: st ta frende brxtta > nen pincer à
agli altri.
Vvltiraa è <ìi Demtìent , la quai propiamertte fi
chiama il Metio inopinate > quando egli finisce diuer»
íiniente da quel che l'vditore aspetraua . Corne quel-
lo di Martiale à Zoilo . Mente celui ihe ti chiama.
scélérate , Ue ntn sci scélérate , masti la Sctlerag-
t>»' '•íl'ff'- ■ , ; ♦ —t'
EGli è veto che liccrae délie Plante fi ftnoo inne
fti , & vna sola Planta produrrà frutti di specie
difrèrenti : così in vn Motto saceto poslòno entrar
più figure iiigegnose d'incorporare Metafore : & per-
ciò íàrà più lodaio . j
Fin qyù délia Forma : hora parla remo délia Ma.
terá .
» t
m

Maieria e St£&et:e délie gtcetht. *V


■frt*3^EI.t£ Facétie, altrefono Cran! , te alïre»
§T% Si fjdietle . S'ing.wnano color'i quali si cre-
" * dono che il nostro Filo'orò cliiami lola-
"$"&%3-fr meme Facétie lí Motti Ridlcoli. Egli co-
nobbe le vne te le alite in qiiosto isteilb Capitolo ;
mtntre ci auuisò , che il Fac&o con Períbne allegfe
vseri Motti giocofi ; ma con Períbne Graui vseri.
Motti più graui . '
Sicome l'Atte Sofistica férue vguafcnente aile Ca-
uiilaticniridicolc, 8c aile série.- così i'iitisso Mabito
virtuoso délia Facetudine , scrue aile Facétie ridi-o-
1« | & aile graui . .
Ma dirai tu i se la Facetudine fi contrappone alla-
Serietà, perche queftocagiona rrulinconia ; & quella.
giouialita : com'eflèr può vru Facetudine séria , odh
vna Seiiet.ì ficeta ? vna giouialita mesta , od vna
Mestitia giouiale .
i Hor'io ríspondo , che non c seggetto niuno così
. • graue,
BILLA TIIOSOFIA MORAtE ■
fraue , ne cotì mrsto , ne così ficro , che non pofla
diuer.ir si.-tto con la Materia , & con la Forma .
t}ual Soggetto c p»i grauc te pi ù serioíb, che le
Stclle del Cielo : 8c quai Propcsitione è più ítùosi
c dottrínale , che il dit eos» 3 Le Stelie sent parti
pi» fada & opnebe dell'Elerea Hegicne , che rifiatten-
da i raggi del Sale diuenvene Inminafa . Quefta c
Proposition dotta , ma non Lca.i .
Che ictu dicessi : Lt St, Ut fana Lterei speeeki:
iejuali apeantunque faschi ; se in es» U Salfi vaebet^-
jia , natwni Sali diueneéna . Questa èja ltesla dot-
«tina : & put c alquanto face» > perche iTermini*
sella Macetía Bí nella Forma , sono alquanto Mttafo-
sici : te quanto pià si scotterarino da' Termini pro-
pri , la Proposiuoiie diueirà più fàccta , & alibi ri-
«iicola,
Facetamant» Çraue sarà questa Prcpositione : Lt
Sicile fana /acre Lampadì delÏErerte Tempia di Dia .
Sella ùuà questa. Le Stclle fana gemmatì ritcami
del Ticdiilien del Mania .
Lieta siràqueftl. Le Sicile sotte btillanli Fiari
d.i Giardr» de' Beati a
Zrudita larà questa . Le Sicile sa» gli aechi del
Cestfie , tkt vegliatin luttai la natte fapra i
Mariait . ,,
Fiera sari questa . Le Stella fana telefi Mcgltt ,
àntreccìata il crine di radiajì strpentì i par ientr lan»
tani dal Ciela i cattîui .
Méfia hii questa . Le Sicile fana fati luffiiti
tUlla Cattila ardente nel fanerai del Sele.
Per contrario > l>idictla sari questa . Le Sicilefa
it» Lúcchle valanti per ii tcrulei prati dti Cilla .
itidtcilaùtÀ. Lt Stella fane le Lanterne de-
ffi Vif quanda vanna atlarna di natte .
Tin T^dieala . Le Scelle fana i Mktli caicntidal
Candiliet e del Sait.
Finalmentese tu fàrai dal Cielo vn Cribbàa , tn par
irai cm la Stiliani bnffenefcantente chiamar lt Stclle.
Val Céleste Criutl B»ckì itutnti .
O* questi esempli tu puoi conoscere > che tutte
**ue Piopositioni iono faccic per vna foia Forma
inge-
LIBH.O TERZODECIMO. is>
ingegtiosa i cioè per la Mttàfora di Proptrliêttt, che
prende il simile per il fimile : ma tutte diffèrent! per
la Mat cria ; laquai in atcune è più Tactile, inalcre
più Vil* : in quelle più BtUa , in q.ielte più Dt-
farmt . «
Dico dunque . che secondo il nostro Filoíofo, fa -
Matcria délie Fatuit \idicclt , è ia Turpiludini , ò.
fia DifetmiiÀ . Et per conséquente U Materia délit,
Fncti* Graui , è la BtlItQa , ò fia Dtcnjj .
ET circa leRidicole, due sorti di Deformità' si
denno intendtre ; l'vna Fijie* , J'alira Mtnlt,
deliequali si cornpcne vna Tïr».a Fìfiimtrtlt.
La Deformità Fific* è vna fproportione di qo*~
lunque cosa naturale od artefata ; ch'ecceda ò ma*-,
chi alb douuta Misura : corne vil Mus} torto : vn
gt.in Naso in piccol vise» : vna Fabrica sconcert.ua :
vna Mufica dislònante , & ogni ítomacheuole sihi-
sosità.
ia Deformità Munit , è vna Conueneuolfzza de*'
coftumi , eccedenti , ò mancanti al mezzo délia Ra-
gin; c : come la Sciocchezza, ò li Fraude: la Co
dardia , ò la Temerità : ti ogni <ju_iità dishonorau,
t vergognosa . ■•
La Deformità Mistn è que11a degíi Huomîni , che.
rapprescuta akun difetto animales. □ ; come vn gru->
gno succido pignente in fuori con lunghi demi,
aguisa di vr Porco . Et quella degli Animali ■ che.
rappresenta alcun vitio huniano : come b Scimia ■
ebe stmbra vn'Huomo brutto e maíitioso , che non
parli , per non trauagliare ■
Hor la deferinhá , così .Fific* come Mirait , è dk
due sorti . L'vna più vnpt' °s* cbe dannosa : l'.dtra
più d.innosn che vergognosa . La Temerità è più dau-
nosa che la Codardia : & l'inghïfticb che l'IntemA
peranza : ma l'Intemperanza è pin vergognosa , che
l'IngUuzitia , & la Codardia che b Temerità ■
Detsi finalmeme auuertire , che la stesl.a Deformi
tà sarà più vergognosa in vn soggetro , che in vn' al»-
tro . Corne b Ignoranza in colui che fi il Dotto : la
Codardia in colui che fi il Prodc : & la Laidcna in
colui che fi il vago Si il galante. . . . ' >'->
lío DEUA FHOSOHA MORALE
1t) dico adunque , chetutie queste Deformítisoi
no Mitetia dclle facétie : ma non tutte sonó
Materia dclle Facétie Ridicolc .
Perche schene vna Faccia bistotta fa ridere ; ron-
dimeno s'ella è historia per c.-.gione di vn fênden-
le, che squarciai do la guancia, con gran dolore la
disforma : più non muoue riso , vna compaflîone, ed '
honore .
Perciò soggiunge il noltro Fílosofo , che la *Ma-
ttri* dil Hfst , t U C'firmità sin\f del.tl; corne
vna fàccia tort i , che nondoglia.
Dalle quali parole pcstìam ritrarre due importanri
eonseguenze . La prima , che i vitij i quali son più
dannosi che vcrgognòsi , non son Matetiadi Facétie
ridic le: ma di facetie satiriche & attreci , da ban-
diisi dalla Ciuil Conueisatione . Et ptr conséquente
le Ridicolc son quelle, che scherzano sopra i Vitij
più tolto vergognosi che dannosi , corne la codardia,
la ignoranza > la dishonestà , l'ebrczza , che son vi
tij più vïli & più scruili .
L'altra eonsequenza , ì che ancora sopra tai Mate-
tk vergognose e vïli i le Facétie non son ridicole ,
quando , ò troppo fui vhio si punge alrrui : ò troppo
ehiaramente si parla di cose sordide , & dishonefte .
Peroche quelle dolendo à chi è ofrèlo : & queite
sturaicando chi< ascolta ; chiamar m n si poflòno
Drftrtiìià stn\» dcfìia : Sc perciò ancor qucste nel-
la ciuil Conuersatione si banno àfuggire.
Egli é vero che § ttouano Huomini tanto feu ,
che prendono ì scherzo la crudcltà : & alrri ranto
Jsordidi , che ne' sordidi ragionamenti si godono co
rne la scrofa nell'ordura .
Pirro mentre vecideua il vecchio Priamo Ibpra
Paîtare , scherzo con Motti faceri . Et Aleslàndro Sc-
«ero, per ifeberzar nel supplkio di vn suo Fauorito
ehe vendea gli honori Curiali : fecelo morit suflò-
«ato d. l f'uino : con questo Scritto , Fumt périt,
5»» Fttmum ■viniiiii : facetta degno di Seuero.
Eliogábalo poi , più addonato alla lasciuja che alla
crudeltH i proponea premio à chi inuentaua Motti
P*« osceni • Ma quefti non sono i condiment! delû
■ 01 Ciuil
LIBR.O TERZODECSMO. lit
Ciiiil Conuetsatione che qui II cercano .
In due manière adunque il Motco Cttì insieire
Hidicela & Ciuile. L'v.-a, se la derbrmità ètanto
lieue, che il Mono Mlctichi , ma non dog'ia • Per
che non può hauer la Virtù délia Facetudine, chi al
uni pizzicaa Se non vuol cst»te pizzicato . 1
Ma oltreciò , non sempre le facétie caggiono so-
pra li presenti : ma (bpra gli allènti : & cijieuno con
orecchk- più ptopitie ascolta ciò che gli aliii fe-
nsec .
L'altra maniera è , quando la Defbrmità , sii pur
succida . ò mordacc > fia pur vergognosa > ò dannola ,
si trauclte cosi leg'iadrarneme con la figura inge-
gnoù; che la Forma rabbellisea la Matcria ; la mor-
d teità paia lode.Sc i'úfaonefto seitVjri honesto: perche
se non si loda la lbst inza dt 1 Motto.si loda l'ingrgno .
Vedesi ancora nelle Jropositioni délie cosc tìliche
J'eifato di queíla leggiadria . Non d Isle Martiale
per termini propri , // tua Hngno è pace cuide , Ma
diile : Se lu vuei cotifcruare i Pefti ; mettili net rua
Bagno ■ Nondistè: ££uefla ttan\% è trappe hurr.iiai
ina , Getia Pefii tjuà tntre , e pui^feranne . Non
diíîc ; Tongiliane hà vn grrtn Nasa : Ma la veggia
il Nnfidi Ttngtliane & lui nen ve;git>; Non dille
Horjtio i Ceftui è vn erandene , erba di vrìecckio .
Ma, Ter dan\nr Uci-.íap* , nan ba hif.gne di mus-
(hem . Ec di vn' iltro ; à cui "occhio dritto manc.iua ,
& il siuiUro gocciol ua ; fù detto : Ctteli» subi*
piange 1* morte Ad BrnftiUe.
In questa guisi diuetfgoi>o facete le Dirbrmh.ì
morali, qnantnnquc mordaci, ò vergogtiose . Conie,
soprj vnStruo Ladroncello : costui e l'vnico Sciuo,
À cui nullaj chìuso . Et di colui che portaua vna saisi
capelliera ; & era ripuríto fallace ne" suoi detti:
S'egti ha duetejle, haura due lingue. Et di vn Me-*
diço ignorante : Sì^eiìe è vn Médite , che nenjafcla
moite. laguire gli suei Patienti . Et sopra il Ritxat-?
to <ii vna Dama che s'imbellettaua ! Lu Pittura nen
è simile à leii m» elU i fimìle ail» Pittura . Etsi*-
pta vm Giouane di color bruno , veltita di bianeo.
la CUÍ si m.i «a íòlpeKa : ÉlU i VU Cigna , chl hà ne-.
xíí DELtA FIÎ.OSOFIA MORALE
ra la carne v & biambe le senne : ma le martes la
buena vece. Et délia Moglie di vn Giudice poco ho-
aesta: Ëenctnuiene cbe tju< l 9 iudice fia Çìuft» ì-pei'
che hà in cusa la ficjsa Oiuftitia , che donail fin 4
eàascunt . Et di colui , chc h ucj la Moglie piccola ,
m.ì uilta : Colui di mclti mali ha prefi il minore •

C^ÍPIJOLO gVsNTO,
Ltlle Facitii Qrauì .
•ÍJ'H&î'G' ABBIAMO accennato chesicome laMate-
jt rj * teria délie Ridicole , è la Turpitudine , d
«v**-* fia Deformità, così Fisica , come Mora-
Hj-É*»-^- le : neccslàii.imente la Materìa délie A'»-
bili e Çjraui conuien che sia la Be/le^Ja , ò sia , la
Terfettion dette cse,coû JMerali, come Naturali,
& Slrtisiciese, che meriin Iode , 6C marauiglia .
Maquìancora conuien notate , che sebene tutte
le Proposition! lod.itiue saranno Gtaui : non tutte
petclò saran fàcete ; se la Materia Graue non è vestita
con la Forma ingegioft .
Se tu dira! che la T(osa è il fier più ùelle di tutti
t Fiori , che la Natura hahbia prtdnti : questa íàrà
Proposition Nobile , & Graue ; ma non faceta ,pero-
che ell'è significata per gli veri e propri terminì , co
me hiítoricamc-nte .
Faceta e graue la sece Saffo , dicendo ! Se Çjieue
y€reajse vna licinade* Fieri, ejuefta firebbe la Ti*fa.
Et se ri piaceslè di continuaie l'Allegoría, potrelti
dire , che le ipini sono gii suoi Satelliti , e Pre-
loriani .
Et finalrnente le Attioni Fisiche & ca suai! , con in-
gegnose rinVsliom diitengnno gr.memente facete. Co
me Icherzò Martiale sopra quella Fiera , la quai da*
Cacciatori ferita , nell'iíteflò tempo partorì . Diana
*d vn tempt esercitò tvnee Paîtra su' vffitit di Cot-
ciatrice : &■ di Olìetrice .
Che se si vedeslè vna Dama , & vn suo Bambino
"nb« beliissimi, ma aœbi priui diyn'occhio: in vna
Ciuil
L
L IBRO TERZODECIMO. *tfî
Ciull Conueriatione grauemente 8c facetamente ík
potríadice ; Se queíio Bambin donaseVocchìo sua *t~
la Madre ; egli sarebbe il Cite» uinure ,0" ejsa U
bclla Venert .
Et di questa génère sono le lodi délie belle Sra-
tue , & délie Sculturc , 5c di ogui altra Opéra manu-
f.icca.
f^y Veste íbr.o Facette fondatc nella Materia Fisicet.
Hor ciïca la Btllefta Murale ; se Martiale ha-
Ueilè detio di Nerua : QucSío è -vn Principe tant»
buono , che rende lo Stato JÂcnarcalt più desiderabile
a' Bueni-t che le State di 'RepuLlUa , Questa íârebbe
stata Proposition lodatiu.» e geaue i ma historie» êc
nonfaceta. ««*
Ma grauemente saceta la fè diuenire in questo
modo » ^Adejse il , che Catone , se ritornajse al Mari'
de , iìuerriaC esariant . Peroche Catone taato abor-
riualo St.no Mon.irc.ile, che si vecise pernon veder
Principe siiurio Ccsate '. Siche l'isttííà Propositione ,
con queHa figurata , 8c laconica aUusione , acquistò
facétudine scnza perderegmuiti . • ' , , »
Con fimil figura loiò Aiigelo Politian» qnrlla fà-
eonda Cicca da Siena JUnemífitre ( ch'era la Madre
délie Muse ) viendi partir Cicca , dìffe . quand* ho i»
partwrìta la décima Fi^linalai Perdire» Cicca nella
Facondia pare vna Musa, •
Et di vna Bella , e pudica . Ella sà che fia fejsert
ámata : ma non sà che fia l'^Amare . *Aguisa de1 Par*
ti, sattta gli *Am mti mtntre li fugfe.
Et di vni Dama Sauia , Ricca , è Bclla . St si fogi
trauata al giuikio di Paride , ella scia guadagnauet
il Porno d'Oro Me tre Hiuuli . Perche Minerua era
la Dca délia Sauiezza , Giunone délie Ricchezze , ve-
nere délia Bcltà : & costei , in se sol.i vniua queste
tre doti .
Ma tuprouerai che la figura di Oppositione , ren»
derà le Proposition! più secete , S: più graui , che
niun'altra Figura . Come se tu diceflî : Hisogna ama-
re , corne se tu douesi odiare : (y ctiiart , cerne se tu
denesti amare . Et quell'altra piw vile per la materia >
an non ruen bclla peiìa.fotnw. "íifigna mongUr
a&fr DEIXA-FILO SO FIA WORALÏ '
fur viuere , & nin vivere per mangìare •
DA questi esemp'.i tu puoi conoscere, che nella
Facrtie gtaui , b grauità non toglie U piace-
tlolezxa i & vna ciuile giocositi ; laqa.ll sebene non
è ridicola, muoue nondiraeno vn soaue riso ; non
sonore e scoraposto come le Facétie scurrili : ma pla-
cidoc serteno, coin? quando veggiamovn caroami-
co i ò vn belKslìmo voko; ò; òvnvna perfettapittura
ò vn'amena prospettiua mirabile,& impro-r;
uíso cangiamento di scena : perche la nouità &la
rnarauiglia sommamente dilertano . Et queste nclle
«iota Conucrsutioni son le Facétie migliori .
êSA WT
XW Mb* WT
*3ó*
C JlïlTOLO SESTO,
Vfi délie Facétie mile Canutrsatieni Ciuilí .
ty&SÌ& l due fortí fon 1c Facétie , cioè , di Ta-
S S *** ' & ^' ■ La Facetia di Parole
es $ proprianiente si chiama Dicaxìtà d.il Di-
•$-í4ri'^ re . Quella de* Fatti più singoiarmente si
chiama Facetia , dal Fare . Et da queste due si corn-
pone la Facetia Mlita di Parole & di Fattb . Et
tutte tre vengon bene nella Conuerlàtíon Ciuile.
PArlando adunque primieramenre délie Facétie
didaci. II primo víb è nclle "RispoRe: le quali
coramunemente deono consonare aile Prep»!ìe : co
me il ritoicere con l'aculeo i Motti aculeati : ò cou
la lods! ■ Motti iodatiui.
Innaauti Clémente Ottauo , f.imiliarmente si dif
carreua in quai maniera si poulie ricana qualchc
denaro. sema rincrescimento del Pooolo. Era pré-
fente l'Arm?Uini , il qua! si credeua ellere inaentore
di simile graueixe . Perilche vn Cortcggiano riden-
do diste : Deiìra Santità cauerà da' Tepeli fen%* mi.%
%r*n denare , se mandera attorna la pelle di que/le
^ArmcUine. A cui l'Armellini riipose . le aiment i
ametr meru sari bueme à mualcht fsa ; ma vel sett
vna Bcfila che ne viua ne merta mm val nulU .
SimiliHcnte in yníímigliar tinfieCamento di pre
tiofi
LIBRO TERZODECIMO. x<f
tìosi vini: mentrcche l'vno si accustaua la Cazia aile
labra , distègli ptr ilcberio il suo Compagno : Çuar-
eialtui à non vcrsirlo in cattiua botte . te eiïo anco-
ta scherzando , riíposc : Voi vtlete dire , ch'ie ntl
verst neiU vestra : & sel bebbe . '•
Et questi ripicchi sou più saceti quando v'entra U
Tigura del Concrappolto . I» vna l oniietsatione so-
prauenne vnGiouine molto spiritoso , ma così magro
e minuto, che apena compaciua sopta la titra . Vn
de" Coropagni saluiollo con questo Mj; to . Ben vc~
nuto , spirìte sen%* cerpe . Et egli : Hen trouât» , cor*
pe sen\a f- iris.
Ma n< lle nsposte lodeuoli ,si mesce la sicetudine
«on la grauiiá i contendendo di cortesia e d'inge-
£no • \ '
Pietendeuano la Pretura Cuttío e Lelio 'ambi pet
altro amicissimi : laquai fù da Cesare data à Lelio .
Curtio con l'amico ciiúïmemesi rallegrò , dicendo .
'Perche il Induré in pr>scn\* stntt fadulutiene ; i»
non mi ra/legro con voi > che habbiate certseguita vna
degna Preturt.»: ma mi rallegre con la Pretura > che
habbia censtguite vn degno Pretore .
Riípose Lelio . Voi sopete che dou'è mm diPru-
dr»{n è fi» di Fertuna : & perciè mi* è la Tretu-
ra , & vefire il mérite . •
Replicò t urtio . Nen hà luog» la Fortuna deu'en
tra Prudenfa, cerne voi dite : perciò ne/la Vofìra
Elettiene effínde entrata la Pruden\a di Cesare , la
Fortuna nonvi hebbeparte .
Rispose Lelio: / Ctftrifen Dìj delta Terra : gli
Dij eprana tojuelta cose ptr dimetlrare il somme sa~
pere,& altre per dimefirar /afelute petere •
Et soggiugnendo Curtio altte ciuiliâ : conchiuse
Lelio ■ CemunaueJta , te mi fludiero di tien frauda-
re ne la Bletti»» diCesare ; ne la vefira Opinione.
Altre rispolte non saranno mordaci ne lodatiue :
maperò fâcete per la celerirâ Àc\\'l»eegn» .
la vna Conuersation fù proposto . Quai son le
«ose che mal si accordano insieme ì Va tispose ;
Duel Sigrnri in vn a\me . L'altrò ; Due Hjuali in
VitntTt . Et cert jtiiddî di nuouo : Quai son le co
M ie
lií DELLA rrtOSOFlA MORAtE'
k che più lî accordjno insieme ? Vn lispose ; Il
» , & il Zoppo: perche l'vna imprefia i pitdi, t Val-
tre gl'acchi al Campugm.
Et più fhcete satauno le risposte, se vi entra la
figura dell' Innspettata . Corne Str.uónico interto-
g.ito i Suai naui fin p'ù fi'ure i le lunght , i ll
tondes Risposei Qurllt che jìanna in porta.
\ J N'altto vso è pet modo di vna Ttrflessitnt ingt-
nouella che si racconti .
Contoffi che Gorgi.i eta nato nel sc'retro , meinre
pottauano la Madre alla sepoltura . Sopta che Vale-
rio fece quello tisteslò. Cosa mirabile : ta Dtnnt
vscita dal monda diuenne Madre: & il Figliuala ,
prima, di ventre al Mande fia partait alla tomba .
In altre , la Hifiisíiexc sarà pet modo di alserma-
tione ò negatione . Corne alla nouella, che Lábt.ice
sciocco Buífone, cta caduto in Mate. Vn dillè : Hi
pttabene: perche , efenda.insulsa , acauifterà vn pa
ce di sale . Vn'altto disse : Nan è pcrUela che vada i
fende, perch'egli i fuma .
Vn'altto vso è pet modo di Sillogisme cauiìtosa e
f.illace,in matetia tidícola. Corne quel di Senec*
schereâme col suo Lucillo pet fargli confessire di
hauer le Corna . Ciàche tunanhai perduta ,tu Thai
ancara . Tu non hai ylrdute le C arna : Dunque tu
hai le Cerna. ' ' é
Ma rrtolte volte l'Argomento non &ta disteso m
fotma di Sillogismo : ma jnuoito in vna Conchiu-
lione, ò Cans,guen\a Enùmtmatua . Corne allora che
LadisláoRe diNapoli daua tutte le Dignità à qucM
di Gaeta , benche incapaci i petche da' Gictani tu
nutiito nella iua disdetta : vn Contadino diste al suo
Asino : O te tfortunata Ciuecia mia i Se tu ftfiiuUê
in gaeta, sarefli Senattrt , ì Cafieltana .
Vn'altto vso è pcr modo di ptoporte IndaumclU
k Enigmi l'vno ail' altro . Corne fù quello délia
Sfinge . Suai i quelsminimale ile/ual prima eamtnt
i quattra pie : dipai À due : & alla fine ì tri . Et
Edipo , indouinando ch'egli era l'Husmo > acquistò
vn Rcg'no .
Oucro yer mpdo <ii vifilep , insegMndo «jualr
*
LTBR.O TERiODUCIMO. 1Ì7
che moral docuraentocol finto dilcorso di Animal!,
ò iì cose liunimi . De' quali Apólogi , akri sono più
rídicoli : corne quello V*AJìno , pi» nen petend»
seffrir le battiturc dejiderè dimorìre: ma dope la
inerte scerticate, t fane delta pelle vn tamburo ; f»
melte pi» battute morte cheviue. Per insegnare che
molti crcdendosi fuggire vn maie , kiconcrano il peg-
giore .
Ptùscrioì quell'altro. Il Culte rusptnte troue vn
Diamintc ,e disse: Verreì più teste hiutr treiutevn
frtnille di Orgie. Per accennatc , checiascun pregi.t
îe cose conforme alla propria inclinatione .
Simileè l'vso de* Treuerbifaceti; perche apreflò
alla gente Populare hanno forza di populari Argo-
menti 1 che altauiente s'imprimono . Et di queííi ,
altri sono piiì vili : corne quello : La Tadella dUt
al- Paiuelo ; fftti in là, the tu nen mi tingi . Altri
più nobiti ; come quello ; ^Aquila nenprende Mesche:
cioc , il Magnanimo non acceua piccoli booori .
L'isteslâ distintione si fa délie Sentence facete .
Crauemente siiceta è quclla : uA/kì t» chi lacer là.
Ridicela è quell'altra . Vn bel fu&g'r lutta la Vtt*
scampa . '
Vn'altro vfb piaeeuolifTîmo è queilo délie JiW-
Ihuiini facete , per esprimere alcun graue d ridicolo
semimtnco : dal nostro Filosofb chiamate Imagini ;
perche rappresentano al viuo i nostri concetti, Ri-
di cola fù quella del Seslá Varatiro 1 ilqual c à coloro
che stupiuano come poteslé inangiar ranto i Solea
tiípondere ; llveutre è similead vnx Cifierua retia.
Ma graue fii quella di Demostcne i ilqual in po
che parole dipinse agliocchi Ateniesi il Genio délia
Plèbe : Ella è fimile al Timen dette Naui, rebujìe
ma torte.
L'vltimo vso i nelle Narration!: quando nelrac-
eontaro alcuna colâ graue ò ridicola i si adopranó
Parole ò Motti figurati Sc fáceti , ò gtaui ô ridicoli ,
> quali viuamente & graúosamente espriinono ciò
che 11 narra . -
Sicome tri tuttc le parti delta Oratione , nluna
TCn'tù che j>iù faecii «badigliar i'Aseoíwtore , che
M 2. vrta
líî DELLA FtLOSOFIA MORAtE
,vna lungadeuveslere
ngo'altta 8c frrjosa illuminata
Narratione, :&cosi questa con
rallegrara più dí
ic
figure ingegnosc chc fi son dette.

C *AT> IT O LO S ETT I M Q
F.unie de' Fatt't .
VESTE ancora nelle Ciuíli Conuetsationi
Sì vengono bene quando non íìano troppo
mímiche Trà queste annouerò primie-
ramente quelle de' Ctnni; che sono Ima-
gini de" Concetti , corne le Parole : onde poifiaro
cbiinurli parole rautole i ò voci senzasuono.
Hortensio inentre oraua , esprimeua coiì al viuo
con le mani , corne con le parole, ciò che diceua .
Onde Cicérone suo Einulatore , chiamaua li suoi ge-
sti i ^Argutie àelît dita ; & molti correuano più pei
vcderlo che per vdirlo .
Hora cosi de' Cenni , corne délie Parole , aUri son
faceti, tícaltri nò.
Quelli 110:1 lòn Faceti, ! quali significano natural-
mente i Concetti . Corne il battere palma à palma,
ò Ipiccar salti per allcgrezia : percuoterti il petto ,
e riraríî il crine per dolore : stendere il braccio pei
minaccia ; inarcar le cigh'a per istupore : giugner lc
mani per chieder mercè .
Faceti son quelli , che Cgnificano concetti per se
steslï raceti . I Popoli Seri oltte all'Indo , parlauano
solo a' Cenni i & pur trà ioro giocosainente motteg-
giaua.no, e lcheruuano : perche, tanto i Cenni co
rne le parole sono imagini dell'ingegno i te l'ingegno
è la fonte délie Facétie.
I Pantomhni col mouimento délie mani e di rut-
to il corpo imitauano tutte le attioni lidicolose, Si
vili i ouero atroci , & crudeli .< '
Atroce Facetia de' Cenni fù quella di vn Panto-
mímo , che giocando dauanti àNerone sopra laSce-
nai convn'atto di nuotare, signirîcaua il Naufragio
d» Nerone ordito aiU Madre , Et cou vn'aito di
beie,
LïBRO TERZOD EC t M O . 1Í9
bere, fignificaua il veneno th'egli hauea d.uo al sua
Padre. N _ ■
Ma píù faceti sono i Geftì metaftrtci ; corne quel-
]o délia maluagia Fcmina ; laquai rinfacciaui le Cor
na al su« Marito : & perciò da lui gittata al fiume
nicmitche si affogaua , ancor alzando due dita sòpra
J'acqua gli rinf.icci.iua la fusa torte .
Metarorico ancora fùilccnno di quell'akro , che
rr.tntre il suo compagno si tag!i.iua le vgne , ne rjc-
eelse vna reciditura , & appliçpflcla al piede : scJier-
zcuolaicntc volendo dite i Tu set U gran testia ; la
cui vnghia fana il granfo . '.
It vn'aUrOt vdcudo vn Musico che liauea la voce
. da R.mocchia ; si pose attorno vo feltro da pioggia >
quasi diceflè: il tempo è à piorgia , la7{ana tama-i
Ancora tta le facétie de' f.uti si numerano atcuoi
Ciochi, e destrezze, che fanno trauedere : ic altii
che impensatameme fan c.xic're il tompagno senza
offtsa ! perche si ríduce alla Figura Detettiene . Che
se cadendo reliasse ofrèso ,non sarebbe facctia : per
che non potria chiamarsi Veformnà st»\* diltrt .
«» í&ì €*î - '
. •, C <A P I T. O t. 0 O T T *i V O
Facétie Miflt di Fatti t Parole . r
^{43$* AI furono quelle due del Pantomime»
* auanti Nerone • Perche recitando vn Veft-
* 2» soTragico : Miser» Padre, & misera mi*
■fr'Ê'áW $ Madre . Mentre diceua Misera Padre %
fece il gelto di bere : & mentre diceua Misera mia.
Madre » fece ilgcfto di uuutarc : & con vn verso non,
lue , fece vna satira . >
Ancora sarà Facetta in fau» , & inparole , quan-
do si rappresentino i Coltumi di alcuuo > con qual-
che Imagine dipinta ò sculta , sopra la quale sia scrit-
to quaishe Motto faceto : Augusto fece vn conuit»
samuoso aile Dame in tempo di etlrema cateftía :
doue le Dame ncll'habito rappresentauano varie Dee,
& esso rapprcsijntaiu Apolline . Onde il Popolo eu-
M j eerbato,
170 MUA FILOSOFIA MORALE
•erbato i pose il nome di *4ug*flt sopra mlmagt-'
ne di ^ftll'mi cht fiirticau* Marsia : chíainando
Augusto ^Aftllint Sttrlitattrt .
Ouero fi sormano Imprese , ò D iuise con .irgati
Wott i per biasimare alcuno , ò Mario . Corne pec
rappresentarc vifAuaro fudipintovn Pofco iàgina»
to : col Motto i TANTVM FRVGI . Cioè, vtiìe so-
lameme c|u.ind'egli è morto . Et in Iode ili vna Da
ma dottiftima , chiamau Laura t fùdipinta vna Co-
rona di Liuro col Mono i NOMEN ET OMEN.
Cioè-> 11 Nome fù augurio dcil'Effitio : i laura £
douea 2a Laurea.
Alcuna volca ciò che si poctebbe significare con
parole si spiega con oualchr àniant factia , epoi
fi dichiara. VnbelfHuniore , cinuit.no conaltritfa
vn loro amico ; vedendosi d.mmti vn pezzo di car
ne dura si leuò con furia dalla mensa, e stetteaf-
quanto fuot délia Sala , rimanendo i Compagni at-
toniti . indi ricornato , & addimandaeo perche fosle
partito > ríspofe . Quundt vidi auelía tant mi par
ut- la spatla êclla min Mula : ma mtrtìà Dh i'hi
Irtuata viua . Poteua egli dire siinpltcemcnte , Sjtt-
fía tant t dura itmtcaput di Mula : nu ton i'at-
tionc auuiuò il decto .
Non rise perciò di simil f.icc m vn Buffbne, che
vedendo ponar'alla tomba vn Desonto , présente Ti-
berio , f'ece fèrmar la bara , & linse di parbr allf-
oreccbioal Morto. Etritercato daTiberio, checo-
sj li hauesle detto . Gli ht d tut ( tispose ) ckt an-
iandi all'altrt monda , riftrisca ad ^Aufustt , cht n
«in paçhi li sut i t-tati. E Tiberio, facendo cotai i
tisa iìere i Mtglit firà ( distè > cht tu litjst ut ftrti
ad viuguílt It ntuillc : 6c fecelo vccidere .
Vn'altra maniera ingegnosa è quella di mescolat
nel Çjttct Mtttifactii , che paiono alladere al Gioco>
& alludono i secreti pensierï de) Caualiero e délia
Dama che insiemc gkx.mo : cepertameme equiuo^
cando , & acutameute rispondendo ail' eouiuoco .
Tanto più accord «juanto più si meitcano simplicÀ
11BR.0 TER.Z0DEC1M0. -1*
MM
r U P t T 0 LOI^ON o.
Dtli Habitt Virtutst dilU Futtuiint»
'Ó•í#í•S■ RESVPPOSTE le ântecedenti notifie i bí-
3} p S» fterì dire , che la Facetudine , « vn'Habito
* * * delIMnima , circa'irdire & vdire lcoofè
•$tì&3H{l> Faeete & giocose > eon la Mediocriti che
eonuienc nella Conuersaiione di Persone Ciuili 8c
hcnorate. *
I.'H3hito déficiente da questa Vírtuosa Mediocrí-
tì , si chu ma HutHcht\\á , ò Vitlanta : L'Habico e«-
cedentc si chiama Scurriliti, ò BufFonetla .
Non è sì bel Fiore che in alcun terreno fbonra^
«eamente non nalca . Così in alcun'ingegni felici ,
naturalniente fioriscono arguti e ráceti Motti . tn
altri fi eoliiuano con l'esercitio , ò con lo studio ;
fc d.igîi Atti ftequenri si forma l'Habit».
Conçhiude ilnostco Filosofo, che il parla re argu-
lo & faceto prceede dali'lngegno ■ é dall'tsercitio .
Ma che le Facétie siano deccnti ft virtuose i cieè,
«ne nella Ciuil Conuetíàiione , ftiano demro i Ter-
mini délia Mediccrità i tjucsta è opeta délia Moral
Fitosofia . >-
PArlando adunque dell'Habiio naturaîe : dico ,
che aile Facétie decemi , naturalmeme sari diC-
posto colui , che haurà complcflìone Tcmperata di
íingiiigno e malincorico : aspetto mifto di graue &
giouiale : occhi più tosto lieti che mcsti > nia non
xideati . Perche il Sangnigno contribuilce la giouia-
lità' ; ma la malinconia conttibuisce l'acume: & l'vna
i la modératrice dell*ikra . Tal'cra quel Crailó ,
Romano Oratore , grauemente piaceuole , che sema
discomporsi , lanciaua taluolia Motti , che faceano
finaftellar dalle rïsa, ne mai rîdeua.
v- Ma circa l'Habito Morale , si dec considerare per
quai Fiat & in quai Modo opeti l'Huom Faceto :
peiochc, délia Matciia edçlb Forma già l\c parlato .
M 4 C*è-
^7» DEUAFILOSOFIA MORALE
*»«»«»
CsAtlToLO DEC1MO,

4> " (V 1 IIJUCIU I IM r T tut» » i 1^1


•jl-'Wfé^ so dalle serie occupation! ■ Ma non hi
inteio 1'Habita , ci» yolonticri altrui mottcggia , Sc
non vuol*eslcre motteggiato .
La Faeetudine , è >no Scherzo amcheuote r e tra
-gli Amicl tutto t commune „ Chi dona , &non ac-
cettai doni , è piíi Prodigo che i ibetale : chi burla ,
fc non accetja le burle , è più Rustico che ïactto .
glie cosi da Vespa e da Scorpione , pungere altrui,
íí non sofFrire di ester tpeco . ■ •
Molto più villana è la F.icetia che per dilettar gli
•vni , oflfènde gli attn . Detta perciò Satirica , cla que*
Seluaggi Huomini , nemici degli Huomini ; che lï
dipinjono come vna Beltia con faccia humana s ò
eome vn'Huomo insetito. sopra vna Beìlia: perche
gli Scherii mordaci , han più del feiino che dehV
Lumano .
Ma più vile è la Facecîa » che vende il Riíb per
p rezio : & rallegra chi l'ode, per paseete chi la dice .
Questa fù da* Greci argutamente chiamata Bomo-
lachía : cioè arte de* Parasiti e Buflfòni : detti Bo-
mólochí , da que* rainelici Vcelloni , che rubauano le
carni sopra gli Altari. Ouero dalle sporche Harpie ,
che volando attorno aile mense > inuolauano le vi-
uande
Non. sertie dunque la Facetudine ad alcun Vitio .•
ma ben può seruire ad alcun'altra Virtù > cangiando
ftie 4c non sonna . ■
Di lei siseruirà TOratecia, per consondcre ilReoe
perche licorne lo Strale vnto d'olio , pénétra mag-
g'ormeme: cosi vn'improperio adJolcito con la Fir
cetia, fa nwggior colpo . —
Ancora scruuà per rinituzar le punture , Sc abbae-
tcrç
tIBRO TtRîODECIMO. ijf'
tere gli Argomcnù deU'Aunetutio : perche vna ti-
dicola rispolta st perder la fbrxa aile g.iglúrde Og-
geciioni : corne la lana molle ai Fuimini e aile Soin-
barde .
Così Cicérone bombardato da Marco Antonio cot»
Itf Inuettiue , si schermiua con le facétie : & m.ig-
gjori ferite faceua agli Auuersart co' ridicoli acumi,
che con- le sode ragjonî . Quai fil cjueli'i<igcgnoso
Equiuoco suo contra te inique Leggi di Vetre i Cf
me fuò tfier buono il lut Verrino?
Tanto piùserue la Facecudine à spiegar gli ^iffttti
noílii , e pieg.it gli animi altrui . Onde Aíercuiío Dio
dclla Facondia si fiugeua accompagn.ito dalle Gratie :
6c. Çjratit apunto si. cbiureino le F.icetie : peroche
le gratie addimandate con gr.itia , pin ficilmenre lì
ottengpno : & à conciliar'araore tanta fbrza hà va
bef detto, quanta vn bel volto »
Che più> ancora bellicosi Capitant seruirsi délia
Facetudine per animare le sue Squadre à fortemen-
tc combattere . Come Lcón id.; , altora che i suoi »
strigortiti dalla mottitudîne de' Nemici , gli diffère»
(com'era veto) Tante son fcite le ter Saette, cht
tfturano U Sole : riden^o risposc ; Combatterem*
aduntjia alsombra . Et con questa facetia facendo.
loro. vergogna % cacciò. st timoré -

In quai modo operi il Fauto .


H^S*}^ H r A R A cosà è , che- quefta Virtù con-
* SJ siste nella Mcdiocrità : ma non è cosi chia-
I ^ 35 ro, in che consista la Medioctità.
Akuni Legislatori diuietarono le Fa
cétie Mordaci . & le DishenelW ; perebe quelle in-
fefiano, te queste infectano gli. animi.
Ma eni toglie aflòlutamentc quelti foggetti ,'con-
uien che togïia dal MoRdo il R.tdicolo : fie chrlaseia
il Rjdicolo , mal può alîègnar le co nfini dcl lecito ,
8t 4clk> stíccKO , Olttechc , quaV Ugislacore puô
174 DÎIZA FILOSOFIA MORALE
mettcr legge agl'Iugegni ò prouocati , òp.-flìonati?
Altra legge adunque non hà la Viitú délia Face-
tudine , siiorche il Giudicio di coltii che la posticde .
Non si parla quà con Mordaci ò Sporchi Animal! r
uon con Satiri ò Paras íii : ma con Persone Ciuili êc
Virtuose & il vittuoso è Legislatore à se fteflb .
Ottima dimque 8c eterna Legge sarà , serbar le Leg-
gi del Decoro dclla Ciuil Conuersatione: conside-
rando §Mai Facette si dicalio ; f hi !e dica ; & à Cui
si dicano . Queste sono tre Regole genctali ; che
dall'Huom giuditiofo si deimo npplicare ad ogni oc-
easione , ò congresib p.irtkolare .
Quanto alla Prima Rcgola ; Décente sará la Face-
ria, la quale ( corne si è detto) accennerà qualche
Deforir.ità die non doglía : ò qi! khe Conuenienz»
ingegnosa 8c arguta . Perche i Rídicoli che orrendo-
no , e non son rídicoli : & i Concetti senaa acume,
non son fàceti .
In questa maniera la Facetin non sarà mordace »
ne osceni: non CiràSatiresca .neScurrile: sarà mo-
destamente piaceuole , 8c piaceuolmente modesta í
eslèndo il Fine délia Ciuil Conuersatione vn diuer-
timento honoreuole .
Ancora sarà deetnte , fc al Luege Sc al Tempo sarà
eonuencuole .
Altre facétie fi aflânno ad vn giouial ritrcuo , 6t
altre ad vn seiioso eonscûò . Catone , benche aulte-
ro Censore , godea di Mutti giocosi ; 8c ne compile»
vnlibro ; & molli ne diccúa , cEie vftiuano da queW
la sua tetricità , corne il baleno da nuuoli : ma quan-
do attendcua al suo vfficio , non ne volea dite » ne
vdire : il zuccheio gli parea tosco . I" *
•Sedendo vn giorno nella Censoria Seggia ; fc esa-
minando Portio Nafica Giouial Caualiere : giumo i
quel consueto Interrogarotio : H*i tu MegHe À fi~
dhfattien tua ? Nafica lilpose subito : M mollit >
non à fidìjfattUn tua. > • •
Questa inopinata , & perciò faceu Risposta > se
Catone l'haucflè vdita in villa; non sol ne haurebbe
»iso i «ia l'haueria regislrata nel suo palimpseste . Ma
ecafideraudo il luego doue fù data, tanto. se rue
'•" •■' t. silcgpù»
1IBRO TERZODI CIMO. *ft
13egnò,clic piiu.nolo dcl Cingolo , e dcl Caml'.o,
àl rttbtmò : & iti Caualiere il fece Fuite .
Altre Facétie conuengono in tcmpi lieti ; & alire
ín teinpî mesti : in quegli . lc série saran siedde ; m
questi, ftedde saran lc ndicole . Chi piangej odia
cm ride : chi ride , odia chi piarge .
Ntl mese di Décembre , ancota i Senatcri depo-
fta laToga, insieme co' Serui saltauano in tarsettoi
e dicean Motti l'vn contra l'altro ; che in akro tem
po sarebbero hastati per cacciadi dalla Curia corne
íorsennati : & più tbrseunato era creduto , chi più
sauio si dimoltraKa . Quello era il lor Carnuuale .
Ancora nette Noue si componeuano & íî cantj-
uano i Fescenníni : licentiosissimi c lbididiíîimi Car-
mi , ma ingegnosi & arguti . Ne solamente i Priimi
li componeuano sopra gl'Imperatori : corne Clau-
diano sopra Honorio: ma gi'Impcratori sopra i Pn-
uati , corne Auguslo sopra Poilione . Et que' Motti,
in tal tempo erano Vczzi ; che in altro tempo sa-
rebbqao it.iti Sacrilégi .
Nmna cosa è più sciapita , che le Facétie intem-
pelriue. Tomaso Moro , quel sauislimo, ma inseli-
cissirno capo drl Consigho délia Gran Bretagna ; fe-
ce vn tal liabito aile Facétie , ch'etiamdio salendo
la scala per lasciar la testa veneranda sopra il palco ;
Aide ridendo ad vn de' Satc.liti. \Aiutami digrmìA
4kl salir* » ibe ntt/o sstndtre non thìtdero aìuto à
niuni . Tutti lo piangeuano > St ellb tuttauia sehei-
z.iu.i .
4-» Chi U die*. ■' - ■ , /
:■ Sicome altti Motti conuer.gono al Tragico Sencca,
te altti al Comico Atiítólv.ne : & nelia Comtdia
ltesl.1, altri fonoi Motti dí} Vtcchki E*.liéne ; altri
del Uiouine ticóníde ; altri del Famiglio Stróbilo»
& íhti <lella Zitella F&Jria -, cgsì second© l'età , if
grado , & la coiulitionc di x ia . chc<!i;m , dirTerentì
efler denno le Facétie, nclle Conuetfationi Ciuili»
L'Imperadoi Catlo Quinto sommamente godeua
de'ridicpli ihli di yp Nano Polacco di Adriano Aii»
unte «U Caméra , & <Jj Pedricco dja SajRte Etbàs su#
U 6
vjS DELIA FttOSOFiA MORAL* •
BufFáne r ma se vn Caudíere hiueflè dctto simili
facétie con vna toru.i occhiata l'.itterriua ; ne più
lo promoueua agit bonori , corne scriuono nella sua
vir.i •
L'Afinp di Esopo vedendo che il C.ignolino &
rizz.iu.i in piè, fucendo vezxi al Padrone, 8c riceuca
regali délia suamenfà, dillc rià se : s'ioíàrò simil
fest.i al Padrone , simili fiiuotiotterrò-anch'io . Riz-
z-irosi adunque per carezzarlo , il Padrone & la seg-
gia riuersò in terra , k inuece di rcgili hcbbemazr
zate .
Luigi Vndecimo » ancor DfIfino , & esiEato in Bor-
gogna , per occasion délia Caccia , capitaua souente
alla Casetta ili vn pouero Contadino allai giouiale ,
& con eflb fiunigliarmente m.inghua cklle sue rapek
Je più groste che mai si vedcílfro .
Poiciie il Delsino guizzò .il Reguo , il Cpntadina
fû i rallegrarsene ; 5c con sue Facétie gli presenrò vna
Rapa di maratrigliosi groflètza . Il Re con gran sella
la riccuerte ; 8c nella sua guard.irobbane fì conseru.il
rimunerando con nulle Scuti d"oro il Donatote .
lui à pochigiorni , vn Caualiero , vdita la httu di
cjueita libéralisa i prcsentò al Revu CatulkS accom-
pagnandolo con fcceti Morri . Il Re in contrjcjm-
bio gtj mandò cjiietla Rapa inuolta in vna cai ta bian»
<si . II Caualiero Yedendosiúoppiamenteberïàto, ne
fecc far gran doglicnza al Re , ìlqu. 1 rifpose . Dite-
f[li che nan hà rag'cK di àolt-fi : perche /* typ* mi
eeftn mille senti d'oro , & il sue Cauallt. ntnne Vul
sel. .. !
LA Terza Regola ,. raolto più dilficulcosa , è qvev
cta, di accommodât ie facétie i Celer* i enifi
àieene ,
Quante (bn le faccie «îegli Hitomini i tantiíbnoì
genij trà lor dìueisi : altri lirti alrn mefti ; altri dbtti
abri idiott i altri mi«i altri ídcvnotï r chi çode di vn
lbggctto , & chi Hi vnMtro ; cbí si offende di vna co-
fa , & chi di vn'altra ► 1 .
Gran senno adunque ci vaole , per andare à" veríî
a ciascwio neUe Facétie i fiche à tutti pucciano.íí
«Mnattflnutuio, ' t . .„ . • ■
ïtrcià
IIBRO TtRÏODICtMOï *T»
Pcrciò il Faceto dal nostro Filososo si chiama nel
Greco Idiònia Eutripelo , cioè versatHe » e destro »
che al Genio di tutti si acconcia » corne lo Spccchiu
à tutti t volti .
Con l'crudito più eruditi vserà i motti i conl'lM-
gfgnoso , più acuti ; con llnlítrerato , più piani i con
fe Matrone, più honesti tiu ptincipatrnenre co»
il Padtone & il Principe, più rispettosi i non eflend»
rriolto sictuso lo scherzar. con Lcoui , benche dime-
stici .. >
Augusto- compose alcune satiriche Facétie- conte*
Pollióne , per prouoeare quell"argutiflSmo Ingegno .
Ma Pollióne non voile rispondere ,. dteendo > It niit
Vue- scriuere contra tbi mi pue proscriutre •
Ramíro~R.e di Spigna » era tanto simplice, chc a*
simplici p.irea scemo :. onde da molti Nobili quelia
Maestà venia fpregiata ; & con. ridicoli motteggia-
^nenii. posta- innouelle. Restraaglí nondimeno tanto
di senno cbe seppe lanciar in aria querlo tootto .
%Ahmi parlano treppo : ma al suono d'vna* Campa-
na y diuerran. tutti mutclì*
II suono fù cotale-, che h rruttina seguente vidclï
ncíla Pwzza vna grande Campana sopra vn pilco :
e d'intomo all'oilo dtlla. Campana moite Teste di
principaltBatoni , che l'haueano motteggiato : Sc so
pra la Campana vn C:<rtellone con queste parole ï
NESCIT VVLPECVLA. CYM QVO L.VDAT . la
Volpetta non sà con cui scherzi . Qjietla fù la Cam
pana che fere ammucolit tutti : gli vni con la rnor»
te , gli aliri col terrore . Et quefia. Facetta fini le
facétie i
.•J •.
«»

«S»
|7« DitLA mosorrA moraib

CtsíPITOLO VLTlìiO
ï)t?la tABidtQ* , & dc/U Sturrilità.
IÂ vdisti che h Qjffc*«<ft«, è il disettes
S f X ^ 'a Srurr'l>,*< e l'ecceslò délia Fí«-
* *J SB tudint . Etper faîne quà vn paralello dell*-
^■fsH^ vas e dessalera.
DIco , che h ^usticht\^i procède da due ca.-
gioni difrerenti , l'vna più vitiosa delPaltra •
Peroche alcuni circa le Facétie son Rustici ptr
Usina tCingi/ni ; nen hauendo attitudine al p.irlar
igurato: anzi à bistento fan parlatc ne' propti tcr-
jnini i nonche conoscere l'acutezza de' Menti : mo-
ctr.tndo vn'indole zótica îcvillana.
Quinti , sicome gli Aniniali générât» di pmredimv
^iarnai non si poflòno dimesticare : così questi taK
ìngegni ignobili, evili.amano piùtosto le villcresche
solimdini , che il commercio de' Cittadini : ami an-
tora tra' Contadmi -satanno fauola , e moueranno à
»iso con la sciocchezza : corne Cimóne di cui par-
lammo .
Ma di costoro non conuien qtiì ragionare i perche
11 lor difetto nonèvitioso ; non potendo chi è fa-
«uo tflèr fàceto . V '
Vn'altra Rusticità è più vitiosa , perche pin volun-
taria : cagionata non da œancamento d'ingegno , ma
4a fifinkii StrinH. . 'j. .
Peroche sicome taluolta r.obili Bambini nutriti dal
le fiere nelle Sclue dinennero seluagsi e fieri : così
alcuni nobili ïngegni» tantcísi applicano aile dottri-
"e H aile seriose occupation! ! che perdono il gusto
•elle cose gioeoft : & faiemlo vn' fcabito contrario
alla Facet«dine , inguîia di Huomini rigídi e Seluag-
ií, ne preBdo.no, ne danno djletto nelle giouiali
•Conuersationi . .
Tafteiaquel Senocratt +4£tltftt , cioè incapace di
V'° ; tanto graue , che la sua Imagine , ò
«« íŒajinatjonç, toinposlCH» j yvl'.i, r gli ani-
IIBRO TER.ZODECIMO, IM
m! troppo gioiosi . Onde Filippo c!i Moccdonu ,
haucndo couuhati ad vn listo festino tutti gli An»-
basciadori Atenielî , Colléghi di lui ; kiiiblo esclulc ,
accroche la sua grauità non attristaflc FaUegrezza .
Ma vna Rulticitâ li ttoua molto pin vitiosa ; lt«t-
data in vna TtruerJiiM coinMturah , di aborrir 1a
VitaS^cble : aguilà di quel Timone odiaiot degli
Huomini > quai ricordammo patlando ùfìl'Auwtc-
uolezza , ò Coinpúcenza . Chc íu grani/equiuoca-
tione délia Natuia , ntl dai scrabiante humano ad
vn Serpente. •
Costoro adunque benchf liabbîano îngcgno per
dil Mctti Giocefi : nondin cno , se ne odono , gli
odiano > perche odiano chi ii dice : & se ne dico-
no , li dicono tabbiosi & amati ; perche non j uò
sputar dolce , chi hà hele in bocca .
Se tacciono , pcnlàno anale ; fe ahri «ace , hanno
à sospctco il filentío : se parlano , irafiggono > se>
altri parla, si credono trafitti t perche clú è maligno,
eslcndo luípicace; íîcome non mottcggia , senon pet-
Jiuore ■> imagina the per liuote gli altri raotteggino .
Siche costoro, eslcndo ncmici del Consortio huinî-
no ; non deono conuersare senon cou Beítie ; cioè >
seco medcsinii .
HOt quanto alh Scurrilità , simihnente due sono,
le distvrenie : ambe eccedenti nel e Facétie»
nu l'vna per nnturale Çjarruiità -, l'altra ptr cupida
Chlottùntttm . Quella proptia di Huomini facondi
ma liberi ; queifa di Butfbni 6: infami : âc pcrciò cir-»
ca le Facétie, quella eccede nclU copia indititetai
questa nella qualità insolente . í »
Sicome lo ftomaco à cui mnecano le fibre obi*,
que, non può ritenere il cibo : cos» gl'Ingegnolì aï.
qoalí manca giudicio , no» poflono ncene te i cuu •
cetti : Sc quetti sono i fftrtuli. 1 ?
Altri, purche colfâriidere altrtií, cragganopr»
fitto : non guardano alLi moúcltia , ne aU'honetrà
de' Mot» , o de* Gefti hautccio venduto PHonore
alla Speranza: & quelti sono i "Bomiltchi.
Ma finalmente i'vna e l'altor Settfiiliù viene à
â»Wi jet due ragjwaij . >Au
t&> DÏLlA FïtOSOFIA MORAIE
l'vna, ch'etléndo iropeslìfcile pariât scmpre .ínge-
gnositntnte , & p. thir ruolto t auuic::e lerp ciò che
ad vu Romano Dcclamatore* ricordato dalveechio
Seneca : che non volendo dit cofá niuna senon ar-
guu ; ò, ricaata.ua lc Itefle Argutie ; è iriuece di Ar-
fentic dicea ftcddure » Che se il dilctto de* Motti
arguti , nasce deiracutezaa e dalla noujtà* : nunte
Oiuoue inaggior nausca agl'ingegni , che vtfArgutei-
aa tiscald.ua , ò sciapita .
•l/alcta ragione è questa , ch*essendo così piccola
Jiítinza dal Ridicolo aï dishonesto , & a! mordacc :
uon potendo il Motto esiere acuco , che nnn punga i
perdò. le lingue lincentiose fonda tutti temute ; 6t
da tutti si ociia cià che si terne ..
VE.ucmìo'adunque al Paralelle diquefti duo Estre-
mi dclla Facctudine :dico che nel \Mflice pie»
domina la malinconla ncra , ch'il tende sicramente
iòliogo e tettico . Ncllo Smrrilt ptedomina.il fan-
gué biíîofo , ck'il tende fonirnamente ccnuerseuole
& giocoso . ■ ,.
Quello haurì net volto i vestigì délia villana tri.
;ftezza , ftonte tugosa , occhi mefti, colot sosco, vo
ce gtaue > Questa haut à negli ocehi e nella bocca.i
linéament! d'vn' huom che tide ; faccia ifacciata ,
«olor. tubicondo , voce chkta : petche dellVno c
dcil'altto» qual'è l'alto dell'opetaie » tal'è ladílpo-
£tione habituale.. ■ /,
Quello nelle vesti satà negfctto , neHo batba incid-
to : questo tua astèttato & pulito: perche l'vn tugge
le CiiùT» Conuetsàtioni ; e l'altto. le cerca -
II Rustico i nelle parole sari patco » & píù morda-
«e che dishonesto. : lo Sçurrile làrà copiofo , 8c più
iijhotiesto che- mordace * Perche quello è più mali
gne» & più graue r quest» è più simplice & ridico-
*>fo • ìc la Tutpitudine è il propno. foggetto del
lifii -
Finiilmsnte if Rustico > alla fraisera» délit parole
accompagna alb scarseiza de*gefti , clic r, do più. de-
cfiio. alla specobtiua cbc alfatthia . Ma. lo Scuriile
abbonderà così di c«nn i e di attioni , Corne di pâ
te* lid-wic : jnúttado le Yocàdegtl HaorniskruitJ
LIBRO TERZODECIMO. 18»
parlant! , & degl: Animal! sordidi ', e i gcfti mímicí 5
c le atrioni vili edeformi: studiando al lidicolo,
non al decóto . , ,".»■»>
Ma se tu vuoi vedere in dué Filosofi , due Protra»-
ti contraposti, del Kustico , e dellu Souri le; ponti
dallant! agli ocsiii gli due Genij diuerfi di Eraclito
& di Den ócrito : de' tjuali , il primo di ogni Come-
dia facea Tragedia : l'.iltro , di ogni Tragedia fàcea
Comedia . Peroehe di tutto ciò chc vt dtf.no , que!»
lo troppo seiioso trabeua nota , e ramarico i questo
traheua facétie e gioco s il mesto piangeua k tifitc
del giocoso : Sc il giocoso rideua il piangotoggio del'
mesto . Talche i Saui non sapeano gual foslè pm
matto : senonchc Pvno , sempre ridendo , vitteua lier
toi 6c l'ahro, sempre piangendo , si consurruua >
B t L L A
FILOSOFIA MORALE
.LIBRO QFARTODEÇIMO .

DELIA VERECONDIA,
ET DE SVOI ESTREMI.

CAPITOLO PRIMO.
CHE COSA S1A VERECQSDIA .

VE gagliarde Paflîoní pofè Na


tura ncl Sensitiuo Appetito : Fvna
per fuggir gli Oggetti dolorofi
benche honorât! -, l'altra per fug-
tir le Attioni vergognose benche
ilttteuoli : la CtiuiU , & la
4 Vtrtfcndia ,
Vvta r l'.iltr.i sono perturbation) délia Irascibilc
eircs il Timtri : ma quello è vn Timoré ignobilc &
seruile : quefto è vn Timnr nobile ic ingenuo . Per
che , quanto è biasimeHole chi teme i Ptricoli hono
rât! i tanto è lodeuole chi fugge le Attioni infamj .
L'vno e l'altro Timoré , perturbando l'Aoimo ,
muta il scmbiant e : ma quello in cenere , questo in
luoco : quello st impallidire , quefto arrossire .
Quando l'Huonio patisce , la Natura manda il lan
gue in soccorso al luogo del patimente . Et perche
nei timor delli Morte patisce il Cuore , fonte délia
Vita i & nel Timor di Vergogna patisce ilVolto,
îi"'™ deU,Honore ! PCTCÌÔ ncl Timor délia Morte ,
Jl Anjuc, abbaadona il volto peu torrere-al Cuore ;
î>£LtA FOOS. MOR. «K XIV. 1»)
tl nd Timor «i Vcrgojna U sarigue abbandona 9
Cuote per correre alvolto. • ■• "
La VÍta e vnbene interno; Se perciò pet difen-
derlo , il sangue si raccoglie dalla superficie alcen-
tro : l'Honore è v» bene csterno > & perciò per in-
contraclo , il langue si lancia dal centro alla super
ficie. •» ■
rinalmente, nella Verecondia il sarigue correagli
Occhi : perche, estcndo questi le Sentinelle delTAni
ma sono gli spettatori di chi honora , c di dit
spregia . * '»
- A loro'dúnqite ptisícipalmeme la Natura manda
soccorso per coprirli con vn purputeo velo : ic te
ma ni cottono per nascondetli ; accroche ne veg-
giano, ne Kan vectuti : perche mirando eonsestàno
la colpa ; & cslïndo mirati sentor.o pcna .
Presero pertamo il nostto Filoibso ', e Platone , dal
Poeta Euripide questo detto : Ntgli ècihi babil* U
"Uerftiiu ; perche Vergogna non sente chi occhi
non hì. ' »
Quinct , se îl cuore è confipecole , gli orchi fi
rrfiilàno al suolo : quasi bramino di occult.iríì fct-
•erra > per non esser veduti : perche ad vn Cuoc
nobile & lioncrato , è più facile suffciir Motte , cne
Infamia .
le P.iflîoni non sono Viriù , ma Impetî naturall t
ferche non si acquistano con Atti liberi , xna prece-
dono l'human discorso : non perfettionano l'Animo
ma petturbano il Cuore , te alterano il sembiante .
Così dunque la Verecondia , pet le stesle ragioni
non può chiamarsi Virtk : ma principalmente , per
che, seben l'ErFctto sia buono, la Cagíon'ècattiua ;
hauendo tadice in quakhe Attione indegna : Sc niu-
no Effeito di cattiua cagione , dssokitameme si chia»
ma buono • .■>.'.,'
M.» quantunque la Verecondia non fia vnHabitó í
dia ènondimeno vn'lmfrta Ingenuo: bérichenonsii
Perrettione ; cfi'e vna Jmperfettione defiderabile ' :
& se non è Virtù , è vn pentitnento ciel Vitio i tt
perciò è lodeuole ; & ogni eosa lodcuole , ò pet met-
to,ò per ptiuilegioeaua neieorodelk Virtù Moiali.
— , »€»'«
ií-4 CILLA HLOSOÏIA MORALS
BEn'è veto , che questa Passione si diuide in due
Speeie > çioè, Vtrtctniio-, te Uf'^'g»*» l'vn.i na-
feeme dall'altia, 4c l'vna più imperfêtta dell'altra .
la Yereeandia precede l'Attion vergognofi ; la V etr
gogna la fiegues quella è vn Pedagogo, che rattiea
. l'Huomo daí commettere vn" Atto vile ; questa c
voa sserza che castiga l'Anima dopo» di hauerlo
cemmí-slo. . ••;>, ":•.)•-, 1 "
la Vtrtctnii* dal nostroTilosorb .propriameme si
défini! ce in questo luego, Tiaitr ieU* Inftmia , per
che h preuiene .
Xa Vir^cfMo idat medesimo Belle Retorithe si dé
finisce , JDtiar dtlU Inf imin ; petch'egli è pteue-
tìche tri queste due Passion! «f è diffèrenia corne
trà il Timor del fallo , & il Timor del eastigo . La-
3 dilftrenia chiaramente si vede nella diuersiti
*1 Reslòie , che l'vna e UUtra sparge nel viib .
Due Specie di Porpora oflèruano i Naturali , dif-
ferenti di valore, e di colore ■ L'vna 'è la Porpora
4<Ue Madriperle , che sembra vn Sangue : florido e
gioucftile ; & perciò; piùpregiata t l'alt.raè la Porpo
ra del Buccino , con/usa di vn violatx) liuidore , co
rne vn. Sanguc cortotto íc rappreso i & peteià più
vile . . .
1 Dunqtie liVirtttndU pinge te guancie délie fio-
nelte Donzelle di vn raodesto vetmiglio simile à
quello délie Madriperle . La Vtrfopt» tinge tutto il
viso de' Penitenti di va fosco roslòre simile à quelle»
dtl Búccino.
. Non ritH)uarono giamai le industriose LisciatricI
Pcsporc più naturali ne più fcaui pet imbellettate
voici, che quelllngenuo colore, compagnp délia Mo-
de íti.i , cuito.le deUfioneità , cltctna uurc.i délia iu-
«Ctna VÍrtù . .
-Con molto senno , Pitlua degna fígliuola del nCa
stro Fiiosofo , addi mandata dalle Compagne quai de*
Colon le pateflè il più vagon tiipoíè ■ SutUt itli*
Vtrttcndi, .
Ma il Roslòr délia Vtr^na riipetto à quello del
ta Yctccoadia perde (auto dipregio» edibcUexzai
quanta
LIBRO QVARTODICIMO. iSf
«jujnto la forpora dcl Búccino rifpctto à quílho dél
ie Madriperle : peroche quello è vn sirupbct Si inno
cence timor JclU colpa : ma questo , cor.sopeuole
délia Colpa i confonde il colot dell'Erubesccnza, col
liuido dolor délia Infamia già meríuta. --i"1.
Ma benche il roflore délia Vergogna, sia molcoput
ignofcile d< 1 roflòr délia Verecondia : cgliè nondi-
meno in alcunmodo lodeuole ; perche la prima Io
de è il cemcv.cn": d.il niaroprare ; & la seconda ■ il
penrirsi del nul'oprato .
DÍOjjene vedendo vn Giouinetto arroiTìre dopo
vna mala attione , coneilo lui (i rallegrò , dicendo :
Fà cttort ro Bìfrliudo :Veg£Ìo il ctlort delta Viri»
sopra il ruo visa»
Se dopo vna procellosa notte , cominciano le os-
cure nubi à roflcggúre , si ptende augurio di vn gior
no sereno : te se dopo le ptaue operationi il volto
arroflìsce , si prende lieto presagio di einendationc
Finche batte l'jrtetia nel Corpo infi rino, vi è spe-
ranza di vita : êc finche chi raal'opcò si vergogna s
la Virtù non c disperaca . Per contrario, dopo le ver-
gognose attioni non vergognarsi , è segno manisesto
di vna diíperata peruersità d> costumi .
Gli ftutti checresono all'ombra , nui nonattin-
gono vermigliezza ne maturità ; ma serbano iniìnclie
nurciscano, il làpor aspro , e il ma! colore : & chí
non sente vergogna e roUòre , moltra seguí di édu
cation vilUna , edicolhimi aspri , e crudi, &pro-
cliui ad ogni turpe & inbonesta operatione .
. IXill'alcio lato, U tieppa Verecondia , oude pec
lieue apprensione l'Aaimo si percurba,& si confon
de i ò terne il dishonorc doue non è • ò per rroppo
timoré di firergognarsi , fugge lepubliche & honore-
uoli Aitio i ; & si nascondc quaitdo conuien compa-
lire : egli è vn' altro bruttiísimo Vitio . Perche
tanto è biasimeuole chi non opéra ciò clic deue ; co
rne chi opéra ciò clie non deue .
D Aile cose ancidette tu puoí conoscere che co-
sa sia la Verecondia e gli suoi fcsircim • Pero-
che , chi non terne la Vergogna, è Inmrecondo e
síacciato i chi uoppo U teuie , c Ttrotff' e vile.,
l'vno
ae deixa ntosoHA morale
L'vn» e l'.iltro biasimeunle ; perche quello è difct-
co , & questo ecceílb del íUgioneuole . M.i chí
terne la înraoiia quanta conuíene , è il Veretendt .
Sicbe , la Verecondia è va* Medìuriià cire*
il Timtr di quelle tast ehe aeportano dishonorc •
Onde ta puoi conoseere , che s'ella non è vinù ,
è però simile alla Virtù : perche doue si trouant)
«lue Eticemi Vitiofi > U Medioctiia saià viituoû,

CUPITO LO SECOND 01
Degli Oggeiti cttlU Vireeendit .
VTT! i Vi»y sonvergjognosi , perche trii
á-r | uìano dall'Honefto . Sicome tutte le VirtA
a$> 1 X sono matetia di Laudation! , di Encomi ,
^•HÉÍ^* e di Panegirici : così tutt'i Vitij sono
matetia di Vitopéti , di_ Satire , e di Pasquinate .
Tutti partoriscono Infamia , perche si oppongono
alla buona Faraa.
Ma pei duc Capi vn Vitio s<rà più vergognoso
deU'altro cioè i pet V^lreciià, &per la DijbmejlÀ .
Atroci sono il Tarrieidi» âcla Fellini* ; Diíhontsti
la Ekrieti 8c la Libìdine .■
Ma broche il Parricidio sia più hi-.rribile che la
Dishonestà : nondimeno la DishonelH è più vergo-
gnosa che il Parricidio. Peroche in questo, la tut-
pìrudine i meseelata di rerità, che rende l'Attione
fin ardua : îc in qucUa,la vilià dell'Attione cagio-
ria m.iggior rostote .
■•yQuindi è che di tutti gli aliri Vitij , gli Istr emi più
Sríli, son pin. vergognosi di quelli , ne' quali traluce
alcuna rosi di arduo , benche più danuoso e fiero ,
corne altroue si è diuis.ito .
Più vergognosa è la StuliitU di Claudio , che
T~4lìmrtXJ* di Annfbale . ta Vetial Giufìitt* di Si-
fairine , cíie l.i Viu"t*\* di Amúlio. La SpiUrMtri*
di Menippo, che la Pndirtlit* di Apício. La Ce-
dardU m Artíinone , che & Ttmtrìt* di Manlio . tf
Tradimeitit di Pe'iope , che UCrndel/.ì di Mittidítc .
Dunque,
LIBRO QVARTODECIMO. »*r _
■ Dunque , sicomcla Iniempertn^a serue ai Seníìpíu
vili cioè , al Gullo , 3c alTatto : perciò ella è ripu»
tata il Vitio più vergognofo . Principalmenre in quei
Seslb , delqualelaSobrietà, & la Pudickia, sono U
proprio & principale ornamento .
Pcrciò alcuni Filosofi chtaniano la Verecondi*
Parte intégrante délia Temperanza ; perche sebene
la Paflìone délia Verecondia , e/îendo vn Timoré ,
appartenga allalrascibile; serue nondimeno alla Tem
peranza , chc è nella Concupiscibile .• im in effett»
clla nasce da tutti i Vitij . llcht manifi stamente û
vede i perrlie ogni Atto vile , ilqual denui da qua-
lunque vitio » è vergognofo . "'•
Vcigogiiosissima cola è negare il Dtposito ; pcre'lî*-
egli è vn'Atto contrario alla Çjiuíiitia . ^Gittar lo
Scudo in guerra peich'egh è contrario alla FortiXJt .
Esigger tributo da cose sordide ; perch'è contraria
alla Libtralità di vn gran Principe : & benche *
Vespasiano non putislè lo stercorario Argenro; pu«
tiua però al Popolo la sordid'zza di Velpjsiano . i
Ne solamente le Attioni , ma i Segti mcmtraflui
délie Arrioni vergognosc , son vergognosi .
Claudiano suergognaua il Consule Eutrópro , rín-
fàcciandoli il Jiuidor délia catena , & de' ceppi ser-
uili . Et Cicérone ad Antonio , le rrtarchc de' baci
délie sue Adultère . Et Antonio ad Augulto le mats
dell'Auolo, tinte delFO o delcóllibo: cioè.l'Arte
ignobile de' Prestatori ad vlúr.i .
Finalmente, gli lleslí Accdcnti , che ad alcun»
iâranno honorcuoli , ad v./altro saranno vcrgognolû
fecondo le eagioni honoreuoli , ò vergognoíe .
Vgualinente dogliono le f'erite riceuute comt>at«
tendo , ò fuggendo : ina quelle son degne d'inuidJa,
& queste di vitupero . v gualinente era d<forme la
cecirá d'Ilo , & di Demácrico ! .iiettemlo horrorc
»* riguardanri quelle still inti cauerne dell* vna 8c
dell'altra ftonte , corne anella senza gemme, & sac-
Mate senza finestre.
Ma l'ilti fli d formità in Demóeríto fù gloriosa ,
in IIo fù vergognosa : perche quelto f» acciecato
aclla sacríiega rapiiu dfl PalUdtì) ; Scquellç» siac-
.. ( ' * ciccò
_ iS8 DELLA FItOSOFIA MORALE
cìecò pet artenJere alla silosoral contfrnplatione ;
«hiudcndo i lumi del Corpo, per apnr quegli d*U-
^nimo. Onde hauria veramente detto Euripide , che
negli occhi. d'ilo,, babitaua la Empiéta Sc l.i Vrrgo-
gna: ma in quegli, di Demócuto , habit aua la KJo»
luiu & la Gloiú .

c fr 0 LX> T E\ZO
'\ Ça&itnt délia Vtrettndin .
$ E N différente délia Cariant délie vete
S] n S Virtù , è la Cigione délia Verecondia .
25 * Perche in quelle, la Cagione è l'Hone-
^•'8*3 Ito i in questa il Turpe i nascer.do la Ve-
lecondia da quttihc brutta %Attiont , fatta , o àx
f*rsi, corne si è detta.
Gran piiuile^io fece Natura prouida ail' Huomo
solo , di poiere atroslîre ; perche l'Huom solo hà
sentimento di Honore. Gli Anima li , i .quali oprano
per diletto , non per honore ; sentouo timoré , ma
.non vergogna .
Dunque due sorti di Persone nou senrono pertur
bation di Vergogna: chi è sommamente virtuoso ,
& chi è sorainimente Vitioso : perche quello non
fcà cagien di arroíïïre , & questo hà consumato il
rc flore, t^uello non teme di perder l'Honore , per
che non pecca : questo pecca sema vergogna : per
che nu 11a stimando l'Honore , njn hâ -pauxa di per»
dere ciò che non liá.
Propria è pertanto la Verecondia di Animi buo-
jni , m i non perfetti ; peroche licorne l'Honore è
vu benc délia Opinione , mezzano tra' beni del Sen-
fo c délia Ragione : & perciò la Verecondia è mez-
zana trà la Brutalité & la virtù ; e tanto II muouc
«j'.unto apprende il Dishonore.
Nel viso incalito alla lusamia, non Q impreflîone
la Verecondia : e doue muore la Verecondia , nasec
Ja Sficcíatezza.
Propri» de' Cjouani,i Jj Verecondia, te non de"
Vetchj s
LIBRO QJ/ARTODECIMO. ií?
Vícchi : perche ne' Giouani la tenerezza delh cuti,'
Sc la sottilczza del Sangue vermiglio , concède al
Roslbre velocissimo traggitto aile Guinde i lequali
fredde 6c arate di rughe , non frnno anoflîre .
Et oltre à ciò, i Giouar.i non han í,tto l'habito
a' Vitij : & i Vecchidenno hauer futto l'habito aile
Virtù . Onde la Verecondia si loda ne'Gíouaiii, &
non nc' Vecchi : pctoche in quegli è vna fiotita
speranza di virtù senile ; in queiti èvna tacita sot
pectione di Vitij ancor giouanili.
Trecose ne' Giouani desideraua Soctate ; Simpli-
cita nel cuorc ■ Siltnth nella bocca ; Vrrtctndia nei
volto : Scalttetante ne' Vecchi ; Grauitì nel volto i
Dtlce\l<i nelle paroles Trudeau nel cuorc.
Ma íîtana metamotfoû ft cfuella di molli grani ,
& venerabili Pe'tsonaggì ; & principalmentc degli
due Catooi; iquali cílèndo stati ncll'eta verde spec
chi di. Virtù Sí norma de' costumi ; nella vecchiczza
si diedcro l'vno alla diurna ebriecà ; & l'a'.tro aile
uottume lasciuie .
Si scandalezzauano i Giouani , da Catone rigida-
raente censurati : lï vergognauaoo i Figliuoli, da Ca
tone làntamente educati : si stupiuai'.ò i Romani,
di Catone csemplarmente riformati.
Plutarco , gran Filosofo Morale , ncslc lot vite ne
rallie la marauigtia ; discorrendo così : che la Eti
insieuolita Scopprcst'i dalle setiosc occupation! délia
Mente ; círcaua rilloro ne' piaceri del Senlb . Ter
ri ò non si vergognauano di qutllo, che ne' Gioua
ni sarebbe st.ito vergognoso : perche haticndo già
eslï adnn.no tanto capitale di honore con le Attio-
ni gioucuoli ,J pubiico ; non temeanodiscagitarne ,
scnoii con Attíoni dannose al publico .
Ma il nostro Filosoíò , discorrendo de' Coítumi
de' Giouani e de' Vecchi, nel Secondo délie Reto
uche ; conchiude , che la Verecondia è propria de'
Giouani, 6c non de' Vecchi i perche la Giouinezza
ainbitiosa , antipone l'Houore al cormnodo : & la
Vecchiczza bcr.emerrta , antipone il commodo ail-
Honore .
Dessiinolucauu.err.ire, che non ogni Er.A'f<-'»\*
N ève-
193 DELLA FILOSOFIA MORALE
è vcreconda . Alcuni son più da temere quando ar-
roflìscono , che quando únpallidiscono . Tal'era S il-
la , dice Seneca : & tal'era l'ingrato Discepolo di
Seneca ; il cuivifo, sitnílc al nome, & all'Aniina-,
quando inneriua, pareua fàngo .impastuo di langue .
Quella non era Erubescenza délia Verei.ondia ; nia
simóma délia Cru.lehà.
La purpurea Bandiera spieg.ita ncj Pretorio , era
segno di battaglia ; & quel rollóre , apparso nc 1 vol-
ro di Silla e di Netone , era prenoncio di strage.
Perche allora la pcrucrsi Natura vomitaua laVcre-
condia , per dar luogo alla fierezza : quel langue-,
cfajainaua langue •

C^tPlTOLO sy^íTtjo
In quai maniera cpcn il Vertctnio .
'frt'&î'fr L Modo consiste nell'arroflìr délie Perfi-
8t T 3S r'ie b'^S1" » ^c"e c'-f* cae bisogna •
u» *> 35 &c Quattro bisogua .
Niuno arrcssisce per la presenza degli
Animait , ne de' S.iíïî , ne délie Imagini , qu.ukio
mall'opra ; se forse la pauroíà coivcienza non fii ge
in quegli Anintali discorso humano ; & in quelle
Statue
Moitespirito
voltee levita . Imagini alla paurosa Imagi-
pinte
natione paiono viui Original] ; corne auueniua à Cas-
sandro, vedendo il Protratto di Alcslindro, quan-
tunque m~rtoTeoderíco
AH'Etnpio . , dapoi di hauere troncata i
Simtnaco la veneranda Teíta , la Testa di vn gran
Pesce rccatogli lopra U mensa , parue la Testa di
Simmaco; & ne morì di spauenro . La stelli+orza
délia Iinaginatiua, che g!i hiuea fatto trauedere il
<le!itto nella innocenza di Simmaco ; gli fè traue-
der l.i siu morte trà le viuande : ma riinagination
fece cafo .
C ufeuno adunque hà vergogna di coloro ch'egli
«eme , tome ffeniuri , Matíiri , e JUariflrati .- ít
di
LIBRO QV ARTODEO MO. i»l
di coloto ch'egli stima, 8c da' quali desidera di et
sere stimato i corne Vlrtuofî , T(iuat!, Popotë , t Sira
nien . Et di coloro che poflrino dirFamarlo co' lot
r.ipporti i corne Fanciulti, EmnUtcri, Sttirici , e
tufint
Pctciò , vn bel scereto per nstenersi Halle vergo-
gnosc opete , insegnarono i Saggi : che ciascuno si
figuri di hauer présente aile sue Attioni alcun gra-
uislimo 8c venerabfle Spettatere . Perche non si può
emendare il difetto di vnalinea bistorta , senz'ha-
uerne dauanti vna diri'.ta.
Stando in punto il Senato Atcniese di scriuere il
gran Decreto circa la partigion délie Terre de'Sa-
mie'li ; Cidí iáe fiinofo Oratore pregò i. Senatori à
fi^urarsi tutta la Grecia presente-à quel Decreto .
t^uelto auuisoop rò, che qucgli Animi non ottusi,
imaginandosi di vedere in quel Conclaue sette Re-
gni i & sopra quella pagina , laFama ò la Infamia •
del Senato; posposcro aï guisto le lorpassioni , ben-
che gigliarde .
Seneca consigliò il suo Lucilio i proporsi dauanti
vn Ceníòrino, ouero vn Lelio ; da lui creduti ccle-
sti IHce délia Rcttirudine • Ma quai tlcue hauere
più viua rbrza ; Pimaginaria preí'e' za di vn Morta-
le , ò la verace Sc ineuit.-.hii prdema di Dio Zin-
mortale ; che non solo l'estcrne attioni , ma l'inter-
ne intention! , ancor nei buio vede chiace , 8c le
tegistra ?
Ancora i Gfntili bauean terrore &Toslôre di quel
Dio Eltnct , che vedea ruttel'opre indegne ; e tutte
le scriuea nel palimpscsto , per tarie castigare à sua
st.iíionc •
Ma quando non foflë ne in Ciel , ne in Terra
riguardator niuno délie hemane triltitie : pur deue
l'Huomo ■ come auuis.iuu Pitagora , ver6ognarsi di
Je medesimo; à cui mal'opundo principalmente fa
ingiuría & onca .
Pcrciò dedicuono gli Ateniesi il Tempio al Th-
díre ; peroche quando mancaflè al uondo ogni Nu-
»ne , la Verecondía ltïflà , alla rctta Conscicnia l'a-
ICbbe inuece diNuìue.
N * &
m DEUA rilOSOFlA MOR.AIE
In vn chiuso condaue , in vn solingo deserto , nel-
le ténèbre délia notte , chi hà senno vede se steflò ,
& odia la sua raal'opra . Chi si vergogna d'altri , e
non dise medesinioihà spauento, ma non vergo
gna ■ perche apprende la pena , e non la colpa .
EGli è grm Vitio, comesi èdetto, il vergogn.irí!
délie rose non vergogne se ; Sc non vcrgognarli
dclle vergognose • Catone Vticcse niente minore
>del fuo grand'Auo : qtianiìo i Romani fclreg^ianti ,
pomposamente vestiiuno cforo e d'ostro , vsciua in
habito bruno, à piedi scalii ,>ome vn plebéo : per
auuezzatsi ( corne olserua Plutjrco ) à non vergo-
gnarsi senon délie Atcioni veramente dishonorate .
Et qticsto semimento imprineua ne" suoi Soldati,
volcndogli Timidi aile cote dishoneste , & Animolì
aile honelte ; (taxa dipendere dalla opînione degli
altri . 1 - '
• Inciò si distingue dall'Inuerecondo il Verccondo ;
che ne' siibiti accident! ne mostra il scgno .
Olimpia Madre di Aleflandro, íorpresa dalferro
.dcl fier Castandro , mentre per le ferite le vsciua
l'Anima ; ad alcro non pensò che á cadére honelta-
mente, scrrnndosi le veiti incorno con ambe niani •
II timor délia, vergogna > cacciò il tinior délia
morte .
Esempio memorabile in vna Matrona i rai più mi-
rabile in vn Guerriero . Giulio Cesare , per vintitre
ferite morrali improuisamente ri ceuuteda'Parricídi,
spirando l'Anima ; solamente si ricordò d'inuolgrrlì
attorno la Toga , per cader con decenza, corne ferme
il suo Historico .
In v.i'istcslò sittto , la Matrona mostrò Fortczza
virile i & íl Cíphano mostiò Honestà matron.de .
Ambi fecero proua di va'h ibito verecondo ncllalor
vira . perche l'vltimo lor pensiero fù , l'hauerpiù cu
ra deli'íionorc', che délia vita . Occuparono le mani ,
non à suppli'care , non à difendersi , non ad olTen-
drre ; ma àricoprirlì: più temendo gli occhi , che i
ftrri de' Parricídi.
<A>;cítj- modestia resepii'i honorata la rausa degli
vccjh ; Sc più infime la ctudeltà degli vecisori .
Fer
L1BR.0 QVARTODECIktO. W
PIr contrario, il vergcgrursi dí ciò chc noncoi»»
uieiie , non è Ingénu tà Ytiêconda ; nu viltà
più di ciò che conuiene ! vetgognosu ì 4c sopra dan»
Bo, mérita biasimo i
L'Huoin siuio i délie colpenonsue, hen sipuô
affliggere, ma non vergognare : perche l'afflitiione ,
nasccndo da natural compailione , sente il dolorc
altrui corne proprio : nia la vergogna, ellendo ac
cuse di vn voluutario missatto ; non può giustamen-
te accusare chi nonhà colpa .
]1 prcmemorato Vticese , giusto cstimatcre delta
vera Farrta i non cangiò viso , ne portò bafio il ci-
glio , perche due siglíuolc & due Moglí fbsícro in-
fami . Et il sauio Simónide , ellendo imprLucrat©
che la sua Figliuola con dishonclta vita lo l'ucrgo-
gnaua ; rifpoíc : T'ir;g«nni : tlla r.on pik diihoncra
mt et' suci Vìtij , ih'io kpntrí Iti un le mit Virw -
Ma egliè sc occhezza maggiorecon erronea imagi-
nntione'fár diuenir vcrgcgnofà vn' Atticn Virtuose.
Quai e.-.rrp:one t'ù mai più forte ne più glorio-
so di Cttíade Spartano ! ilcjuale r.tl gr.-.n Ducllo di
trecento Sparuni ; e trecento Athiui , per troncar
con la spada sopra vn pi, cel C. ir.po, la lite degli
Campi Tirai ; essendo cgli solo riinafo padran dcl
Campo , vinciter délia lite , trionfator délia morte :
tanto fi vergognò di non cfser morto con gll altii
Commilitóni , che da sc fU flò fi vecise .
Condanrò costui il giudkio dcl ciclo , che lui
íclo hauea giudicato dcgr.o di viucie : arreflirono
di vergogna qucgli ecchi, che doueano sfauillar di
aîlegrezza : acquiitò la Vittoria alla Patria . & veci-
so il Vincitcre: & col suo langue , diuenuto più pre-
tieso , follementc spo;cò il suo rrionib.
Quai Matrona sù niai più pudica tltila M.-glic di
Bruto i laqualr , Ii.uk n Jo fortcinenrc tributtati gli
prieghi , & rifiutati li doni del Barbara : espugnara
nel Corpo chc succombe al a forza ; mainespugna-
bile ncIÍ'Aninpo dou'è la Rocca délia Pudicitia : te-
roendo più la fols.» opinions altrui , chc la propria
conscienza ; puni contra giustitia l'adulterio dcl Ti-
fannoa ncl suo petto pudico: & noncredendosi po-
N j t«
»J4 DKIXA FILOSOFIA MORAtS
ter fuggire vna imaginât» vcrgogna , sc non fuggîia
dal Mondo : toise al Mondo il vero Simolacro delli
Honesti .
Pi» metitaaano quella ferita î Parent? , ebe U
petmcslero , che chi la fece . Apreflò à cbi giudica
sioamcnte , non acquistarono tanta Iode à vindicit
rut 11 1 morte , quanto biisimo à petmetterla : per
che , permettendola , dichi irarono Lncretia Rea, coa-
tro allavevità : te viodicjmlola , dichiararono Lucre-
tia innocente, & se stessi Rei délia sua motte.
Egliè finalmentc vna vergognosi infermità quel
roflor di vergogna , che nelle PM.che mr Htntntt
%Àuuni , infianima ilvolio, iíriffredda ilcuore.
Infermità nasc nte d.i vna folle apprension del
eospetto delb moltitudine . Egli è vna vana il'uíione
•emere il giudi >o di molti vniti ; ciascun de'quali
è diíprezicuole separato. Moite piccole forze coii-
giunte , fanno vna forza grande : ma molli /ciocchî
congiunti , ma non farasno vn Sapiente .
Talc non terne gli EfiKciti armati in C<ropo aper-
to , che temeiá l'aspetto délia Turba imbelle ne*
Rostti , ò nelTeatto. Vacillftà di memoria .• con-
fonderà i "concetti : hésitera atlle parole : & soepte-
so da vna subita febre, tremerà corne fronda .
Quel gran Pompéo , che fácea tremare tutti gli
Re : douendo fauellare in publico , senipre arroifi-
ua e temeua ( corne dice Seneca) í'aspetto de', Po»
pulari . Et quel Cicérone con cui nacque la Elo-
tjre iz i , conrVllà che mai sali nella ringhiera pet
crclamare i che ncl ptincipio non si scoteflè tutto ,
di vn p.iuroso tremore ; intìnche con l'atdor del di
re acccndcflc l'atdire, $c di Lèpre diuenistè Leone.
Quindi è , che alcuni di debil cuote , non po-
tendo superare que'la Imaginatione , si perturbaao .
Et sicorae chipatiíce vertigine , Cilito in alto, cade
per tinior di cadíre i cosi colui trouandosi sopra la
fcggia > si foergognerá per pauta di suetgngnatsi .
"*W -»-*»-«• "•■^r*-'
• í
1IBR0 QVARTODECIMO. JJJ

C^iPITOLO SVI'NJO
Dtir liatrtctndt t itl Timtrist .
♦ I A' Vdifti, che la VertctniU è vnâ Me-
8 f Ét d'ocrirà ^ g" duo E<tremT, IxutrtcoiáU
J « * e Timertsiti : ma cgli è più facile il co-
noscere l'vn che l'altro Estremo , per pro-
prio nome . Perche eflèndo la Intierecoudia f»«
friuaiion dtll.t Dtrttetidia , niente è più facile che
il conoscerc vn Contrario allato all'altro .
• Ma il Timor dell'lnfamia , consondendo iljiome
col Timor del Dolore ; mal si può nominale con
m vocabolo particolare . Bastici nondimeno l'inten-
dere , che la Inuerecondia è il Difut» ; Sc la TimO-
tosità è VEtctJTo délia Verecondia.
Gli Ofgiiti dell'vno e dell'altro Vin'o sono ! me- '
desimi : cioè , le xAti'uni htmrmt , ò verftftns' '■
ma in maniera contraria confiderate . li Timorcso
leapprende troppo, e l'Inurrecondo troppopocos
ic perciò l'Iimcrecondo non hà vergogm de' V't'î
6c ilTimoroso hi paura délie V'ittù .
Il Timoroso è simile al Pusillanimo i & I'Inuere-
condo al Baldanzoso .
» 11 Pusillanimo fugge gli honori benche meritatî ,
per falsa opmione di non mcritarli : & il Timoroso
tugge leAttioni honorâtes per filso timoré diaon
poterie honoraramente fînire.
JI Baldanzoso dispregiando i pericoli si espone ad
ogni pericolo : & l'inuerfcondo dispregiando l'in-
famia , è capace di qualur.que operainfame .
Perciò PInuerecondò darà vgualmentc negli VÍiij
estrcnii : sar» ingiurioso & adul ttore; prodigo & au*
ro i temetario e crdardo : perche non hi la Vexe-
condia laquai è il freno di tutti i Vitij .
Il Timoroso fuggirà indirTerentemente tutte le
Attioni plausibili -, le concorrenze il'armi e di lette-
*e i le opre libéral! e magniíïche ; le publiche ar-
ringhc, e gl'importanti consigli : perche teinendo
N 4 a
i?i _ DEtLA HLOSOFÍA MORALE
J! giudicio publico 1 quanto più gloriosa è l'Attîonè
tanco più terne di suergognjfsi . •
Sicile l'Inucrecondu , è vitio Signorile ínsieme.íe
Animalcsco : pfrche , >! ncn dipenderc dall'opinio-
ne shrui , è cosa da Huom iil-ero : & il lion potc-
re arrossire , è coía da besti < inleniàta .
ta Timorositì c Vitio flperbìflîmo infirme , 8r
vi!i(Timo : perche ama sominamente la riputitiòne
6c non ha cuore per acquist.irîa : & pente la'glotia
pf r paura di pciderla .
Infrmma l'vno hà la íbJitudine ; Taltro la síâc-
ciataggine per suo rifugio : & perciò il eastigo di
qucllo deu'estère più veigognosò chf doloroso : &
il eastigo dí quelto dcu'tslére più doloroso che vet-
gORllOlb . 1
Ondepuoi tu ronchiudere : chí il non potsr pee»
eate , è Felici'à Dinir.a : l'alteiicrsi dal peccato per
la vergegna , è Jngtxp.ítà bumana î ilvergognatsi do-
po il peccato , è Inftlicità loJeuele : il r.on vergo-
gnarsi délie Attioni vergognoiè , i Sfa'cìate\Xa ani'
maltsta : hc il glcriarséne, è Pertinaria dia' c!ha .
MA dirai tu : Se la Verccmiia nen è Virtk, m*
■ma Terturbatiine inuolw.taria, cbe nen si pn»
tte precacciar ne scacciare : nuance suranné Vilif jç/i
suei Estremi : ma imptii it.utluntari , & naturali .
Dunijue , à che scrue il trattarne in qutíla Siui/a
Morale ; se in arbitrit nefïre nen è sarressre » ò
il nen arresiite , pi» cbe il far pitteere , • sert*
tiare f
Rispondo , che sebene la Verecondia è vn'impeto
noturale : nendimeno dia nasce dalFApprer.fione di
vn'Attion vetgognola êcvoluntatia. Etperchele At
tioni volunratie dipcndor.o dalnostto atbitiio : per
ciò nel nostro arbitrio sarà il togliere al volto il
ttslòre, togliendone la cagione . '<«
Chi mal non npra non arroslrsce. Non è rlunque
in arbitrio dí ciii m.il'opra , il non arroslìre : ina
egliè in arbitrio di cialcuno il nonoprar maie . Anzi,
corne sièdeito.chi mal'oprando non si vergogna ;
Huoino r.on c , ma Yn'AnimaJe molio peggior degli
Au*-
UB RO QVARTODECIMO. :J7
Animali : perche qucgli r.on cor.oseono hor.cte , fie
l'Huon.o deue GOHosçiilo .
Dlco di i iù , chc rjucflo Impero naturale , come
tutti lu altri ; s« in vn iep;ntinN peturb uiciito non
fi puà toglierc; fi può col tempo modérai e > mo-
derando gli fuoí E/írtrr ! .
Hoc questo ;i può molto hene con la I il-ssic»
Ttrsu.isior.e . Ptrochc sicome i.i Ycrecondia natu-
ralmcnre si muouC per l'Appreuiicn dcgii Ug&eiti
vergognosi : così con U Períujsione si può ottfne-
re , chc chi poco .-çprende l'iní inía , l'.ppmida
più : &C chi vanaincnte rapprends , l'appicnda menc.
Quante TCiecocde Donzi Ile , comparendo alla
luce délie genti , si copnuano il viso con modeste)
rollore : ma cì.ipoi cbe per eoiniraudo . ò per bi-
sogno , si allùtftccro à comparir lèniinude col ccm.-
halo , ò cen la ectta sepra la Sccna ; incallita fa
fronte , & caucellato il rosière, diuennero síaccia-
tc Saltatrici] & dipoi publiche Mcretrici;
Siclie , quannmque U Verecoudia fi.i vn' Impeto
naturale » noncTimeno tgìi si ò altroue dímovtrato ,
clie gl?(oipeti e lc Pallier.; naturali , così ncgli Huo-
miní, corne nellc Fierc , si vincono con b Consue-
tndinc ; perche la conílietidiue è vn' altra N.uura .
Hor tutto ciò chc pucte vnalunga Coníuctudinc ,
il può senzadubio vna gagliatda persuasione : laquai
con la fbtza degli A;gomtmi , 8c degli Escmpli ,
ivma i conectti licll'Apprer.siua : & mutati li con-
ce iti hucnii , íi ìr.utano lc Attioni esterne.
Trouollo la misera Mirra .laquai délie Pnerne
tellezze ltranamcmc inuajhíta ; tremaua , Se ardea di
la fr.ee col proprio sarutie. A cui nondimeno il fà-
condo miiiiiícro d'. lia iibalda Nutrice, con anima-
ltschc ragioni , & pr.ui escmpli, tanto scemò la
Vcrecondia ; chcspogli.ua del rosiòrt e deilc vesti;
cjsò di ("alite l'inceltuofo Ictro dell'ing.'.unato Padre ;
e diuenir Génitrice d:l (uo Fratcllo .
F.t per contrario , qu..l Giouane più inuerecondo
g'uioai fù dip'nuo nciìe Historie , che il prcniemo-
ÍUO Polemónç Ateiliese î ilqaalc. scapestratameme
N f CODU
1S8 DEILA FILOSO^tA MORALE ITR. XIV.
continuando j giomi aile notti nelle disnoneltà ;
non che remeflè h mala Faim , anzi pompeggiaua
delta íua Insemil . E: pur quelto Animale con la
Perso isione inaundo i coucecti deU'animO , mutò
natura ■
CuP.ui p.utiro rlalle menfe lasciue con l.i ghirlan-
d.i di fi.iri in capo , cnme la Vitttma délie B.iccan-
ti > & pciulantemente entraio nella lobria S. uola
di Senocratc per heffàrsi ciel Maeltro , & peruertire
i DTcepoli ; vdendo il discorso di quel gran Filolo-
fb intorno a.la Tempcrania 8c alla Vcrecondia » tan-
to cambiò le imagini dclla mente, che vcigognan-
dosi di se ítetlb , gittò la ghirbnda ; e spogliandolî
de snoí viti) ; in quelle mura dou' entrato era vna
Bestia , diuenne Huomo : 8c di vn'infàme stialacqua-
tore, sì gran Filoíbso ; chevgguag'iò di Mûdcstia,
8c superò dl S.pienza il luo Maestro.
D E L L A
F LOSOFIA MORALE
LIBRO QP7NTODECIMO .
«H fô) í©
DELLA INDEGNATIONE ,
ET DE' SVOI ESTREMI.

CAPITOLO PRIMO.
CHE COS^Í SI~4 L^l I7iDE$HytTi07Qi..

V E S T A è qutlla Dea , da Esiodo


detu Kémesi , da Homcro ^idra-
íìéa, Figliucla délia Giustltú , che
dágli antichi Filodfi po'etando fù
colloeata allato al Tribunal dí Gio-
ue , con viia Géométrie» k iíura
in roano : Acerbiilìma Nemica di
coloro , i quali , non mjsurando il proptio inerico >
íiiinalzaÇo oltre aldouere.
Ancor qtieita è vna P.íîîon namr.ile , p!ù testo
che spGntanea Virtù : Liqual nondimeno ( corne la
Verecondia ) per ia sua bellezza meritò di ester*
aggregata aile Morali Virtù . Onde la puai degna-
nietue cbiarnare vna generosa & honorata Pertui-
batione .
La bellezza di queíla Semiuîrtù (ì conosce dalla
desb. mica de' suoi Iltrcmi , MUiuclthJa & In-
nid!a .
la TnmiifM , è vna /rrgelata Trfilant , tht fi
duci dtl Etnt AÏtriti , benthe merhata . La -M*-
U\Jín\at è vna frtitUta NPefsìint, che si rJl'l"-
< M ■
}60 DELLA FILOSOHA MORALE
dtl Malt alíïUì , bencht ncn mithato.
Dunque ].i Indignation! , è 7 nu Passion rtgtlutd ,
l ttjufl fi rttlligra dil Stin di'Butni ,& dtl Mal de'
Cttttiui : &*confrguentementc fi Juolc del Hen dt* Cat-
títti , (£r dtl Mal dt* Duotà , conforme allaTfygianr .
Di qùi tu vedi chc il Nome á'indrgnatiene fpie-
ga (òhmente U metà di quefta Viníi : cioè , il
iclttfi del ben di colcro clie ne feno indegni . Ma
chi hà ítnno dee compi(re lvltr.t parte ; cioè, ìl
rallegrarfi del Bene di co'.oro che ne son degui .
Ma gu.ird.i che iu col Vnlgo ignaro , non consens
di la Indegnatione con lo Sdegno délia Iracondia .
L'Iracoi.dia è vu Vitiofo Estrcmo délia ManfUem-
dine; ilquale auanip.indo nilla Irascibile spmge alla
Vendetta. Ma b Indc-gnationcè •Lnanobil Ptfsìint
délia Concttpifcibile , cht modéra il Tiaccre & il
Dìífiacere cìrca lecofe atttui , fen^a p*t>prio intcrtjsi.
Quinci , se alcun si r.imiuatica del Ben de' Catriiiî
per hauerne sentita ingiuiia ; s.tr.i Iracundia . Se pet
paura di dishonorc ; 0.rà Vtntgint . Se per timor di
qtulehe suo danne ; [xáTimtrt , ma non Iadegai-
tione .
Qucsto adunque li.in commune la Indegnaihni ,
la Inuidia , &c h Mateutlen\* , che la loro AUc-
grciza & il Dolorc circ.i deg'i altrui Cafi , i;on gu.-r-
dano al proprio cominòdo . Ma in ciò son dirre-
renti , clie la Inuldia & la M.;lcuolenza si muouono
brutalmcnte contio Ragione : ma l'Indegnationc II
rallegra , ò û duolc, seconde la Ragione , & il do-
acre.

CvÀPITOLO SECONDO,
Quoi fiant tli Oggitli àtlU Indtgnatitne •
'frf**'^ ElLA Initgnuhnr, délia Inuidia, tl del-
23 T> S la Maltut:len{* , gli Oggctti sono gli
* * stessi : cioè, que' Beni , & que' Mali»
VV&fip chc auuengono giornaisnente a'Moruli.
Ma la Indeguatione .considéra se que' Beni , ò que'
Mali conircngono à coloro a' quali auucngono .
Dunque,
LIBRO CLVtNTODECIMO. m
Dunque , il p-.ojprio & primo Oggetiô ddla ln-
degnationc, son le 9^icèt^f,i Pitagi , i pingui Pif
dcti , gli opulintiT^iifgi , i thrauati Tifiri , se non
conuengono à colui che li poflkde . Ouero la Inv
pia , i Naufra^i , le **J$ SupeUttíi/i, gli ajfumali Tu~
gúr! , i Fallimtmi imincritamente í'oprauenmi agli
Huomini Foui e vítiucti , pet alnui malitia, ò per
malignità délia Fortuna .
Chi potca senza siicgno nútar quello Schiauo di
Claudio Imperadorc , chi.miato Narcilo i cangiaii i
Ceppi in Colane, & le Maneilc in Amila Equcííri ;
iinprigionar tant'oro , che i Ttfori di T^atcifo, paí-
sarono inprouerbio ccme qucgli díMida!
Et à ritonrro , vedere »a Eeiisatio con quclla
mano trîoufàle , che tante Palme liauea rappcttate
aU'Iir-pcradcr GiuíVíniano , limosmare vn dcnaruzzo
da' pastàygieri , sestza potet vedere chi lu porgeua .
Gran delitto dclla Foïiuna : laquil peto paie.»
scuíàbile, perche cieca : ma delitto maggiore iii cjnci
Cesiti ; l'vn de' cjuali spogliò l'Etatio publico per
arricchire vn'Jnftme ; l'altro spogliò vnf.imoso Cam-
pione pet compiacere vna Fernina.
Ma molto più muouc à Sdegno la Sproportion
degli Fíor.ori . Le Ttgatt Trifmurt agí'lgnorami,
& le Militari a' Poltioni ptepoítet.mierte distri-
buite . Et pet contrario, vài Dotto vilipeso ; &vn
valence Gucrriero lasciato in vn'ango'.o , sema iir.»
piego .
Corne si potea sema nausea , mirar l'Eunuco Eti-
ttopio , di Guardian d<! Ginecéo , eportatot dell'-
Ombiella fcminile diuenuto Sopraca'po del Seua-
toRoniano: sedet tià" que'Fasci che ráccan crenu-
re il Mcndo ; per lui diueuuti ìidicoli: come vnar
grinzosa Bettuccia , trauestito délia Trabea Consu-
lare , Ijqual di vetgogna più che di Porpora parue
atto/îrta ? ."
Qv"csti sono gli Oggetti principal! délia Indegna-
úoac; dalla pazza Fortuna ( non perciò senza
ainbitione degli Esaltati , ò sciocchezza degli ;EC1-
tatoti ) indegnamenie distribuitt . Ma taluolta an-
cora i Hcni di Huma, «mie Btlti , Sanit* > N—
?ot DEM.A FltOSOHA MORALE
tìltà ; sono Oigetti dtlla Iodegnationc , quando al
la Quanta del Soggetto non paíono confaccuolí .
. Grande malignità délia Nattrra parue quella; che
ad AchilJa , -il più petuerso esceierato di tutra Ro-
ina, foíTeíoccato il più tel Cerpe che si vedeslè gia-
mai : & à Socrate il più Sauio & più Virtucso di
lutta la Grecia > vu Corpo mon/ìrutso ; biltorto corne
vu Serpe, simo corne vna Scimia , caluo corne val
cocozza , îrsuto corne vn Sátiro , parendo rubati i
pelí al campo e datí al corpó , per farlo ridicolo .
Egli stellò hanea spauento di se medesimo : onde
aile due Mogli Santippe & Mirra , che per geloíìa
di lui frà loro quistionauano , distè : Che fontende
te voi per me , di eui nittnn cosa pi* déforme fret,
VHquemai /u NatttrA ?
Sicbe, contra la Natura doppiamente ctouea sde-
gnailì ogni Huom prudente , dell'hauer dato ad A-
chilla il Cotpo douuto à Socrate ; 8c à Socrate il
Corpo douuto ad Achílla : fàcendo habitarc l*vn-
Anima e l'altra fuor del suo Corpo, quasi à pigione .
Aggiungo, che quantunque i Hexi itll'^Animn ,
come la Scicn\<t , il Vtlcre , & le *Arù Libtrxli ,
e JHecnnicke , non siano veri Oggetti deila Indcgna-
tiqne, perche vna Virtù non sisdegna contra l'altra
Virai , anzi l'ama, & la honora : nondimeno , an
ima questi Beni taluolta tnuouono Indegnatione ,
quando siano in Soggetti per altro Vitioíî > ò Ma-
Jigni , ò Superbi & Altieri : siche la Virtù paia su£
fragatrice del Vitio.
Niuna cosa è tanto mal collocata come la Scien-
1a in vn'Huomo peruerso . Egli è "peggíor di qua-
lunque Fiera . le fiere possono uuoeere : nia questo
può & sà nuoeere ; perche con la peniers.i Natura
««ngiunge l'Atte.
Manco dannoso alla Cristianità sarebbe stato Giu-
liano, ie hauefïè manco studiato . Nienteèprù pe-
itifero che la Scienia quando per l'abufo cortetta,
* «muette in veneao .
*********
LI B S. O Qiy 1 N T 0 D E C líi O . }OJ
i*î «B •
C ^IP 1T O LO T E\Z O
Quai fia il Metiut àtlU Indignxtì»*ie .
❖ t^S' INSERO i Pcti , che i Beni & i Mili
4 r| rollcro accolti initie Vasi, liquah à piin-
* * <?> ctpio del Mcu do dJla Sorte vftsui alla'
■frt^î'fr iii-fula sepra In Terra; fiecan fcl ci ò ini-
seri i Monali, die ûVran tocciri.
Ma vn'Huomo di narura irgenua , & bcn'incli-
nata , feorae nauiralmcnte apprtnde , che il Mo
do diuVlïerc gourrnato con Proutdenza ; così ptr
vna sua innara probi à , giudici che i Berri di qu,u>~
giú debbano eflèr Premio de" Virtuolî ; Sc i Mali »
iufplicio de' Sceler ti.
lìuinci niuna cesa tanto commuoHe vn' Anima
buona , ouanto il veder souuertito queít'ordine cou
1a tclicitá de" Trilti , & con la cáiamità de' Vir
tuolî .
Piouisiquesto Affetto ancora nelle ínsniitute Pit-
ture, ne' rabulosi Poemi , & nelle ttagiche Scène ,'
rappresentanri vn'Aclultero Egiflo , pacisico occupa-
torc dell'Hercdiià pupillare , & prosperoso : & vn
C^sto Hippolito, nclîa íbmma innocenia calimnia-'
to » dcìPaitrui nequiua portar le pene . Lequali it>-'
conuegnenze quat.do si veggono, òlilcggono; ben-'
che si.in íinte , per n.uur. 1 mouiincnto accendoho
di veto sdegno vn'Animo ben composto .
Egli è vero che f'rà gli antichi Filosofi , questa
bell i P.slione cra conrusa con mohi errori : íd'Iin-
peto Bancale, seguina il Difcorso mentale.
Alcuni , vedendo qu .ggjù si mal diltribuiti i Bé
ni , e i Mali i scandakzzati del mal gpiicmo ck*'
loro Dij , fermaraente credettero , che niuna Pro^
uidercza Celelte , nia il C so à caso riuolgtsl'e l'Vr-
na délie humanc Sotti . Cosi cantò vn Poeta ve-
dend:> loScetio delVOtientil Couerno in mono ad
vuo Infime ,
< Cbud.
îo4 dhía nrosenA morale
Claud. Quando i* zeggio cfuaggik tcnto confuse
IuRlíE F>à le tet-.elte ogKer h voci títtrnane í
E l.ingHÌrc i pietosi , e siorir glï empi ;
La. T^eligitn d^lVanìmt mi eade -,
Ei rni forge v* penser , che qui/ì* Monâ%
Si gouerui per ctso , & non per arte :
*7^e vi fin Numei è pur ài noi non curì .
"Altri filoíofarono , çhe gli Dij ver.imciite, & «t-
Ijunentc gouernallèro gli Huomini ; ma sepra gli Pij
pendcllè vna ieggc occulta , chiamata il Fato ; srfilla
ail) Ercrnità cou chiodo di Diamante d'imittuubjle
neccfíùài alla qualc,iu certi calì, gli stcífi D:) non
potelìcro cootrauenire ; corne cantò vu'.iltro Focu:
Sencc. Non è in pour de* Nntni il canctliare
îr.Oedíp.O» cht con Lege^e *l Fat* scrìjse .
Ahri poi liatu'.rono , cheniuna S'irtà lia l'enza pie-
mio, pian Misratto senzapena; ma il premio c la
pcna vadauo à lento p.iílo , £c la tardczza con U
grauità íi compcníi.
Claud. Con prospéra Empiéta sorgon in alto ,
in RuíF. Tcríhe à sccseio maggior ceggì&tm al su*>lo .
Ma perche moite îceleratczzc tï veggiono pur lù-
nente sema castigo : & vno Silladopo tante rapine,
& sì cruduli maíïácri, portsr tutta huera la sua fë-
Jicità fino alla Tomaa : i p!ù saggi FiloioS liberaro-
noiloroDj dalla publica inuidia, & dalla irgiusta
«uercia ; cou vna Dotuína molio cohérente alla
Criftiana .
lnsegrurono, che se fia* VÍucnti molli Delitti quaí-
sù reírano senza punigione , non reítano perciò im-
puniti: hauendo la Diuina Giustitia nel fosco Rcgno
dcll'Infernal Flcgetome , vn più rigorol'o & implaca
ble Tribunale, per djscuterli senza paísione »<Scca-
stjg.irlí senza appellagione .
Virg. g. ciì cht qui fece tgnun , leggì» patisce :
jEueid. 7^el fui huître rieadt cgnì Délits :
Et dall efempio sua prende lepene .
Tpv Vnque sicome sopra ciò diffèrent! furono !e opi-
nioui ilegl, Huomini : cesì differenti Affetti ca-
£ionauano oeli'animo loro .
Ocmétiito, pctíhe vcrsmçjîte crcdçiu che H Mon-
" '• - -- do
LIBRO QjníîTODEClMO. jo*
do si gouernaile à caso ; considerandolo cojjie vna
Comedia ridicoU > di tutti gli Humani accident! , ò
buoni ò cattlui, come otioso spettacorc , facea per
pétue* ri fat e •
Pei contrario > Ifcntlito > ilquale attricunua cgnî
cosi alb ineuitabile Ncctssità di vna Legge fatale :
deplorando la misera & irropir.ilile Sotte bumana ►
k compatendo agli stesli Di) i di qualunque acciden
te f.xtua inconsolabil piauio , -pir non potet dac
legge alb eterna Leggc.
Ma il nostro ïilososo , e tutti coloio íquali natu-
ralmente formauano più ragioneuoli , & più veti
ccncttti délia Ptcuidenza Diuina I icntiuano nell'A-
ninio più tagionenoli Afòtti . * „\
Pcroche , consormando i lor sentimenti al sentir
mento dcll« Diuina Ncmesi , ne potendo sofFrite »
clie i Vitiosi , come ingiusti vsurpjtcri , godeflèro i,
Brni > cbe a' Virtucsi erandouuti ; ardeuano di giu-
Ito sdegno : & pcr comterlb > qtnndo vedeano de-
pteslî i Cattiui,e í Euoni prospérât! ; sentíuanne
marauig'iosopiacerc, qu:.lî tongi atulando alla Pio-
uíderza de' loro Dij .
Quinci .sicome Platone chiamaua la'Némcsi, «^»-
£tlt dtlUtjiuflìii* , mandato da Gicue a' Principi,
& a' Magiltrati : cosi gli Huorpini Virtucsi e Saggi ,
giuftamcme sdegnandosi > li-fàccano Afleílòri délia,
Diuina Giustitia . » ,,
Hor qudla veramentc era vna Indegnatione E!et-
tiua àc totalmente Virtuosa : perche nasceua da vna
dotttinale & pertima Persuasicne : ordinata alla Giu-
stitia ■ accioche habbia ciascuno i! Cuo douere • Ma.
quest.i Indegnatione Scmiuittuofo di cui II parla ;
ccnsistendo simplicemente nella natural Pjsihne, ò
Ttrtutbmiunt dtlt ~Animt ingtnut & natur.ilmcnte
acconcio al Ragioneuole i non giugne alla eccellen-
za di quell'altta , ne si numera trà le Peifette Vit-
tù i ma con la Scienxa ben vi può peruenirc .
Sicome la Verecondia non è l'Honestà > ma l'eÇ»
si rne priuo , è fegno di Animo poco Honesto : cosi
la indegnatione non è GíuHitia ; ma l'eslérne pti
uo i c conuaXegno di vn'Animo poao Giustp . _ ■
fot DELLA HLOSOHA MORALE
m m
capitolo gy^iiçro ..
Ih guai modo ostri fladtgitvtv.
+€9>î£ I A* vdisti che quattro grandi Effetti opera
>% C Î questa Virtù nell'Animo di chi la poifie-
* 3? de , Dolersi iti Bete di chi non lo me-
riti : ÍC ^ttlegrarfi del Male di chi Io
inerita . allegrarsi iti Ben di chi lo merita , Se
f>oltr(i iti Male di chi non lo merita .
Hora in ciascuno di questi Effètti , l'Huom Virtuo
so naturalmenre c nforroa .gli suoi Affètti alla Ra
gione & con differenti motiui accresce ò minuisce
sacralmente l'Allegrezza & il Dolore de' Beni , ò
de' Mali altrui . :
IL Vulgo giudica per Presumione . Il Vetro in dito
ad vn Nobile sarà crrduto vn Diamante : & il
Diamante in dito ad va P'.ebéo saràcreduro vn Ve
tro . Cosi apreflò à molti , il Vitio di Persone Il
lustri , sarà honorato come Virtù : & la Virtù di
Persone depreslè , sirà spregiata come Vitio .
Ma chi hi la Virrù della lìidegnatione ; distingue
il Vero dall'Apparenre i Se ccnla Misura del meri
ta ; si duole , à si rallegra quanto conuiene .
Tanto è maggiore lo Sdegno del Bene de' Mal»
uàgi ; quanto la Maluagità è più grande , & il Bene
più honoreuole . Perche lo splendor dell'Honore,
maggiormente fà comparir le macchie dell'Animo •
te maggiormente vitupera se medesimo .
• Per conséquente ramo più si sdegna del Mal de'
Virtuosi , quanto- la Virtù è più conosciuta , & il Mal
più graue : perche par doppia Ingiustirìa , 8c lmpro-
uidenza i non solamente non premiar la Virtù , ma
*astigarla~.
Ma molto è maggiore l'Indegnatione , quando la-
Prosperità de' Cattiui ridonda in detrimento de*
Buoni. Perche ad vn tempo apreslb al vulgo , il Vi-
«>o acquitta molto di credito-i & la Virtù del tutto
'o perde» • .
Grande
ITBR.O QV INTODECIM&. S07
Grande ancet.i c lo Sdegno , quando TIndegno
compéte col Degno ; il Vile col Nobile i il Vitioso
col Virtuoso . Onde apreslb Homero freramente si
ÍUegnò Gioue , quando Vlislè ardi contendere con
Aiace per le Arme di Achille ; & le ottenne : Iascian-
<io incerro quai inorttaslè minor giudieio, ò i Giu-
dki à donarle , ò vlillè à pretenderle : eflendo l'At-
mi douiue ai Forti , non agli Astnti .
Di fimile Indegmrione arse il Srnato Romano
quar.do Vatinio entrò in competenza con Porcio
Catone per la Pretura : il più Indegno col più De-
gno ; il più Infâme col più Famoso de' Romani ; ÍC
da suffraggi del Popolo racilmente li ottenne .
. Giudieio simile à quello di Tmolo , nella Conte-
sa di Máiíh con Apolline : i'.qual douea più tosro
scorticatc il Giudice che il suo Competitore : per
che nel mal competere, il Priuaro offtnde laGÍu-
ttítia: nu nel mal giudicare , la GiustitLt ofsende il
Publico.
Ma crelèe al Sommo la Indegnatione , quando i
Cattiui imperano a' Buoni , e 1 Serui a* liberi : pa-
tendo rinuersatala Prouidenza Céleste , mentie le
eose Humane vanno à riueríb .
Per.ciò Platone, pereuit.ire questogrande scan-
dalo nella sua Republica , ordina che i Virtuoli siano
astre tti à gou: mare il Publico i per non eilére go-
uernati da Gente indegna .
1 Cretesi non permetteano a' Serai ne I ettrre , ne
Arme : quelle, accioche non sapeslero 1 queste ,ac-
cioche non poteslero commandare . Perche, se it
Donrinio de' Serui è intolcrabile ; & altretanto è in-
tolerabile la depressione de* Buoni: intolerabiliflîmo
fan il congiungimento dell'vna mgiustitia con l'altra.
Gode adunque Plndegnabondo delLi Prosperita de*
Virtuosii perch'estèxdo egli virtuose spera di eflère
anch'eiló dal Giel prosperaro ; vedendo i Beni di-
stribuki alla misura del meheo , 8c non all'.itbitiiò
délia Fortuna .
Gode per conséquente del Supplicio de" Cattiui :
& principalmente se il Supplicio corrispondc al De-
litto con proportione •

Soi DELLA HLOSOHA MORALE
Così S.iliuónro, per filtre creduto vn Nume , imí"
«ndo i Fulmini , fiì fulmineto . Et Perilio primo
ritrotutore del crudel Toto di Bronzo ; primo inse-
gnò i! suo Toro à mandare dolorolî mugjiti . Et il
F.uiorito drll'!mperajor icuero , che vendea il Fume»
de' F.moti > tiì suSòcsto col Fimo . Et giudiciosa-
mei te U Legge , al Fuggitiuo taglhua i ptedi , & aJ
Lai!:o ie mani .
Pi simili SpeitacoVi srrr.mamcnte gode l'Inde-
gnahrïido , vedendo regclnrsi la Giustitia al rttto
T'.iglicne di Radamanio : ^ued yíifjitr fteir, patitur.
Ghi ne fi , ne aspetta .
>îe sol . mflite si sdegna contra gl'lndegnî esaltati >
ma molto p iù contra coloro chegli esaltann : eslèn-
<!o ir.cn colpeuolc il Supcrbo i che chì lo fà superho:
ilqiulc amando vn Cattiuo , acquitta Podio di tutti
i Éuoni .
Et più aneora si sdegna con>ra coloro che ado-
lano, & applaudono alla Dignità deU'Indegnarnin-
te efititato : perche i Fautori paiono Autori .
Quel famoso Catone andaio in Grecia con som
ma autorisa » videsi venire íncontro vn lunghiilìmo
lhiolo di Atenieii , Candidat! , çon rami di Vliuo
in mr.no : il sornmo dfgli hmoreuoli incontri .
Wentre Catone benignameute gli accoglicua , colo
ro mirandolo fiffamente in viso , ristettero , & l'ad-
dimandarono , fitu'i Dtmitrìtf
Quislo Demctrio era il liberto più fauorito dí
Toinpco. Catone rimase insieme confuso e ltoma-
cato, che cjuella Pompa fostc indrinata ad vn Setuo,
8c non à se . Più stimauano Coloto vn Liberto di
Pompéo , che vn General dell'Esercito . Aprt slò à
loro , il Nome di Catone era r.ulla rispcuoà quel
«li Dcmetrio , perche apnflo Porop^o potfUa più
vn Famiglio , che vn. Galanthuomo .
I Serui per le cui mani pafláno i fcuori del Prin
cipe , sogliono cflère più adotati che il Principe :
perche la Causa immediata , è più conosciuta che la
rnedtata . It perciò i Fauòriti che han senno , libe-
«no i Principi dalla iimidia, & se ÍUŒ dal pre<i-
•piuo con la Modeilia .
C
tlBRO <àyiNT0DEÇlMO. )op

C^iPlTO LO SyiNTO,
Effttti dtlU Indcgnmhnt .
■frW&î^A che gioua al Virtuoso il rodcrsi in ter»
S \A S namente il Cuore ; Zc con l.i taçita Inde»
Jg iVl^J gMtione consumatsi di doglia; dando i
■í'-E'ÍW'í*' se steslò la pena dtlle pazzie délia
Forrana ?
Satebbe questa la più doloroià & la più inutile
délie humane P.islìoni , Conuerrcbbcci far deeli oc-
chi due perpétue fomi , corne H:raclíto ! perche
(corne dice Seneci ) da quilunque parte l'Htipmo
si volga , vtdtà seinpre nuouí & grandi O^getti
d'Indegnatione . Siche sc di ogni Oggetto noicuoje
fi dee pertutbare il Virtuoso , non solo dourà ist-
degnarsi, ma arrabbiare , senza profitto .
Ogni Paffionc dalla.Ruuca è data all'Huomoprr
quakhe Attione . Ogni Semiuirtù dee seruire à qti.ì!^
che Virtù . Dunque la Indcgnatione , eílèndo Ra-
gioneuole > nonsi serina iv.li'interno piacere ò díí-
piacere ; ma Minolta risiieglial'Jra, & paíìàaU'Opc-
re esterne.
Sicome la Verecondia férue alla Teniperinza ;
l'Indegnatione férue alla Ginílitia . Si r.tmmanca
délie cose indegne ; & ne procura il áegnO riparo :
facendoíî Aíliltrice délia Giultitiá Hun ana , & dck
la ProuiJenza Diuina : siche , la sitnpljcç Pailione,
díuicne Elettione .
Il primo EíFetto délia Indegna'ti Jne infin del Tem
po degli Hetói , f'ù hptmmar l'^Auimo tara ,tntr.t
fil Orgtftitsi\ ond'hebbe il nome di Némtsi, cioè
%Adirata: & di ^tirtftA , CJOÌ Vindicc de' Suplrbi ,
Tal'cra quell'inuitto Alcide, ilquale, corne Delc-
gito di Gioue , douunque íbtgcslc alca i fainoso Pre-
ditore, ò iniquo Vsurp itore dígli jltrui Regni , ò
fier Tiranno de' suoi Papoli : vn i aco, vn Eusíri ,
vn'Ar.téo , vn Gcrióne -, non da cupidi^ia di preda ,
IBS 4a qtttífo hçroica- Vinù attizzato , corse ad at-
í«ratio,
iio DELLA FILOSOFIA MORALÉ
terrarlo ; & purgò il Mondo di tutti i Multri .
Ma trjl.isci.mdo que* Personaggi , che si prendea-
no maggiore angoscia délie cosc lontane , che délie
vicine : questa è quella Virtù che accinée i Giuilci ,
»* M*gistr*ii à vindícargli'Opprefli , & opprimere
gli Oppreslòri : eflèndo ttoppo ftedda qudla Ven
detta , che à nipdo degti Animali senza fiele , vcci«
de senza adírarsi .
Et raolto più conuiene u' Principi e Monarchi i
beiiesicio di tutto il Popolo ,' per abbillàrenonche
abballâre d'Infolenti , & esaltare i Virtuofi , disuen-
sando à proportion di Merito i Fauoti , e Disfcuori .
Ma le p.ìtliamo dclle persone ptiue di auxorítá ,
& dipodere: in queite ancora l'Indegnatione favn
geoetoso i ma pericoloso Erletto i dot la Libtri*
dtltá Lingua .
Se vede correre a!!o ingiù l'Onda de' Beni e de-
gti Honori à Persone indegne i & í Virtuofi con le
loro alte Virtù reítare in aicítma ; non può taccre •
Par suffocata nel petto l'Indegnatione, se non esala
per le labra , à honore délia Giustitia , & à publico
beneficio . Ma molti penfieri , sono ottimi raentre
son chiusi > che quando csaiano > nuoeiono à coluí
ehe nou li chiude. N
Nel tempo de' Consoli, eiîèndo Roma libéra , libè
re furonole yttlinù Sc le Parole ■ Sotto Augullo, co-
mintiarono à puuirsile ^Atthni , nu non le ParJt.
Sotto Tiberio le Partit , & i P,»sieri diue.inero
s.icrilezgi : & allora la Virtù con la Libertà suggiro.
uo di Roma : tslèndo incoropatibile , corse dice
Tacito , la Libtrià ecn Vlmpéro .
Bcllilsima adumjue è la Vircù deila tndcgniiionc :
ma pcricolofidupa seuza la Discrctionc.
Í.IBR.O QVINTODECtMO. JH
«»«£»€«
C AP ITOLO S. EST O ' .
Délit Mattuolcnl* , &• dclU Inuidia .
Ss&3'*î' A Maleuolenza è vnti Ptruersiti nttu~
2î T Í& ra^e ' &*oifie ^ Mate cjíruï . La
«g» JC Inuidia è vna naturel Temerjítà , che
•tj ccl»3 y? attrìîla, dell' altrM ; come liai
vdiro .
La Maleutlen\a è VHa Paflìon bestiale . Non S
parla qui di vna Maleuolenza parricolace per qual-
che OtFesa ; ma di vua innaca pr.iukà , chesiesten-
de à tutto il Génère HJtnano ; baítando ester*
Huomo per eslere da roltui maluoluto . Et benche
per la Morte ognun finisca di ester' Huoma ; noa
perclò finisce di eslere odi.ito : perche il Maléuolo
odia tutti quci che sono , & quei che furono ; íti-
roarido tutti Cattiui , & degni di ogni Maie .
Ma la Inuidia è vna Palíìone di più corta villa ;
mirando solamente i vicini , & vguali di Ei.ì, ò di
Facoltà , ò di Bellezza , ò di valore , ò di Sapere ,
ò di Profelfione ; perche vorrebb'eflère maggi r di
]<>ro. Siche l'Iimido non soffire niuuo vgu.ile : & il
MjIcuoIo non sostre niuno al M ndo : quello odia
le Persone . èc quello la Vinù délie Períbne .
L'vno e^'altro hà questo di buono , che- non fâ
maie â neslúno fuorche à se steílb : perche il mali-
gno Aítcuo iuterno, come la Febre, sol tormentï
chi l'hi. . .
II Maléuolo hà il rolco ri dente , ma fiero e tonio :
perche ilgioiredell'altrui maie , è vnpascersi divele-
no. LTnuiJo lii l'ocrhio líuijo.il volto squalido,
îcamm igrito: perche i'affliggeríî dell'altrui bene è
vn rodere ilproprio cuore
Publio Siro, qtiando vedea mesto &: afflitto Mu-
tío, huomo muidiofo ; diceua : O qua/che Maie t
eiuuenuto à ,'íit?:o 6 ai altri qualíhe Bene .
La Mtleuo'enza taluolta è Passion virile : ma la
Inuidia è sempre Vua Paflìan vile : perche la Male
uolenza
|U CILLA HLOS. MORAIE
uolema odul'alcrui difetto •- & la Inuidia odîa l'al-
trui pctsettione : R: perciò è meglio l'eflète inui-
diato , chc maluoluro .
Ma chi odia tutti.: mérita di eflèr'odiato datur-
ti , corne huomo inhumano : & chi inuidia ad alcu-
no , mérita di non esserc inuidiato da neflìino , co
rne huom pusillanimo
Benclie la Maleuolenza íc Ialnuidia siano simplî-
ci Paflîoni interiori ; nondimeuo anch'este riscalda-
te col tempo , cagionano maluaggi ErFetti elteriori .
II primo EfFetto à.e\Maltuch è, l'ester Mtlcdict .
Gli Anímaluizi che non han forze , hanno l'acul.'o >
come le Vespe : 8c il Maléuclo che non può nuocc-
ie co' fattí , nuoce non la lingua : onde pet Simbo- .
1o di Archlloco fuxono incise le Vespe sopta la sua
Tomba :
,«■ Qnesto è fimilmente il primo ssorzo délia Inui-
dia , come più putìllanima : perche sconfìdando di
superat l'altrai merito , procura di auuílirlo .
Drance, inuidiando il Valor di Turno, ne d/cea
maie . Codro , inuidiando 1 1 Iieale Iliade di Home-
ro; gli Icristè contro fHtmcrsrxdfiige ; cioè, la Sier
ra di Homero . Meuîo, inuidiando la Diuina Enéide
di Virgiiio: gli íciiílè cotuto l' Enciiomíflìgt : Por-
cio Larrone , inuidiando l'inarriuabile facondia di
Cicérone i gli scrifle contro il Cictrmkíììgt . Fla-
gcllatori degnt di ester flagellât! .
Chi crederebbe Che anco vn'Horóe feflse capace
di qtiîfto viliflìmo VttioJ ? iCesare , inuidiando la
Fama di Catone , perche tu esaltata da Ciccrone ;
gli scrislè contro l'*dnt!c*tt*t.. Ma tutti finalmeiv
te accrescendo honore , sgl'Inuidiati , dishonorarono
sc medesimi .
Trouafi vn'Animale (Bónaso il chiamano alcuni )
che non potcudo con le rintuzzatc corna orfcaile»
re i Cacciatori , getta contro loro vna ordura , ne-
ra «orne inemostro , ardente come fuoeo , putente
comelaStige. Tanto fanno i Malédici i in ciò dif
férend, chc co' loro sordidi Inchioílri scorcano so-
Jamente se iteslâ .
Veto è , che nc la Iniùiu ne la Máttmlnf* si
ferrruno
tlBR.0 QVltfTODECIMO. }ls
ftrrnano nellc parole , ò iiegli sciitti : perche ogni
Vitio hà vn mouimento , non inílantaneo , mapro-
grelîtuo . Dalla Maleueltn\a si procède alla Mote-
dicen^ji : d.:l!a Maledictti\a , alla Maliscer.^a ; pur»
che habbia forze .
Quel prememor.iro Tiniónc Atenirfe, detto il Mi-
sántropo , cioè l'OJíatoc dcgli Huoinini ; non sol de-
sideraua, ma procur.uia l'annientamenio di tutto il
Génère Humano . Mai non fece buon viso i niun
viuente , fuor solamente ad Alcibiadc bellistiino
Fanciuletto : di che marauigliando í Cictadini : Ken
vi flupite ( riípoíè ) i* ame ijuefto Pargelette t perche
io preuegge che sarà la ruina dilla nejlra Patria ,
t di tutti Voi .
Questo Tirr.ór.e con h homicida sua Filosofn ,
trahea le Genti ad impiccarli : 8c solo amaua la Vi
sa, perpotec godcrc dell'altrui Morte.
Salito vn giorno in ringhíera , t'ece al suo Popo-
10 questo imnto . Ho ie allate alla nia casa vn
belCsArbere di Fia , à cui gii melti di vei fi son»
appefi . fiera il mi cenuien succìdere per fibricare l
CÎr perde, se alcuni di voi si vuote apfendere, venga
teste .
_ Crudeliífinio Voto : ma più crudele fu qucllo di
Giulio Cesare : il.ju.il lallo honnai di troncar tante
Teste de' Cittadini à rainuto : dcsideraua che tutto
11 Popolo haueslc vna Test» sola , per potcrla «on-
care in vn sol colpo .
Non è tanto gencrale il Voto délia Inuidia : ma
eglié più perfìdo . Perche la Maleuolenza c libéra ,
e scoperta : rua l'Inuidia , perche pusiUanima , c
tradittice .
Apeua il Mondo vscì dalle fascie de! Cáos , che
ne vide il proditoiio esempio ne' due primi Fratelli.
Infallibileauguiio, che il Mondo eosìdouea finire,
corne cominciò . '—- .. "
MA dirai tu > In quai maniera pest'it ttmpart
da qucstc due Tefli Maltutlen\a (T Inuidta !
Socrate , ricer.rato dal suo Alcibiade , comc po-
teslé fuggirTlnuidia : risposc : St tu viuerti da Mar-
ííti ; che fù il più sciocco , & il più vile del Gre-
O co
co Elercito. Mi questo èrimcdio peggiot del maie .
Rjlpondo adunque à Gente Honorata ; che il gê
nerai rip.u o concro alla Malcuolenza & alla Inuidia,
è il giugiiere à tanco alco grado coa le Herehht
xAtthnì , che la Malcuolenza fine innamari , JSc la
Inuidia ttta'mtntt dify-rì di vguagliAre ,
Se piccola è ta Virtù , la Malcuolenza la confon
de col Vitio : & s'ella è médiocre, l'Inuidia ípe-
ra di opprmierla. Ma s'ella è cranscendente : il Ma-
lúiolo si vfrgogoa di odiarla , pernon efltre da tutti
odtato : & l'InuiJo d'inuidiarla , per non estere tía
tiitti beffeggiato. Anji allora la Maleuo'.enza diuie-
ne Inuidia, 8c la Inuidia diulene giaulatioue , com-
p.itibile con l'Arnore.
In oìtre , con la HwtfictnX* si corregge il vcle-
no délia Malcuolenza : & con la Modesli.i si spe-
gue il fuoeo délia Inuidia , ilqual con l'Orgoglio si
accende .
Ma se dopo questi tipari , il Malcuolo vorràtut-
tauia maluulí rc , & l'Ii!uidiolb vorrà iuuidiare ; la-
sciali c.istigate à lor medesinii . Hiarbíta , forzin-
dolì per Inuidia di ag^uaglíar lafácoudia drTimá-
ginc , alfïn crepò .

DELtA
D EL LA
FILOSOFIA MORALE
LIBRO SESTODECIMO .
«&J
DELL A GIVSTITI A,
ET DE* SVOI ESTREMI.

CAPITOLO PRIMO
CHS COSA S1A LA GIVST1TIA.
Jc V A
ISTERIOSAMENTE fauoleg.
giarono gli antichi Filosofi che Gio-
tie ncl Secolo di Ferro , temendo
non tutti gli Huomini cot Ferro si
eílerminaslèro frà loro i m.mdò in
| i » » i Terra due Numi salutari , il Tuât-
rt , & U Çfiufiltia : accíoche coloro
íquali non erano rit'nutc dalr'ing''nuo Timor <ii
Vergog'ia ; folleio rarFrenati dû seruii Timor dél
ia pcna.
Sauinmente adunque il nostro Filosofb , dopo la
Verecondia fà comparir la GlvSTITIA , Numc sot
te e tremendo s senipre amito 6c odiato ; buono a'
Buoni , te nocenre »' Noccnti ; porche cieco ai Joui
& sordo a' prieghi ; tenendo la Spada & le Bilanci ,
peíá 1c colpe , & le eastiga .
Questa dunque , délie Virttì che sinquì sono corrt-
patite , è la Reina : ò si consideti la sua Dlfniri ;
perche ella (ìede frà loro rantopiù sublime , quanto
più alto Solio i la Voluntà , che il Sensitiuo Appetn
(O : ò si conlìdcci la sua TtffimX* ; pecoche quelle .
O i rego-
Jil DELL*. flLOSOFlA MORALE
rcgolandu 1c PalUoui iwctne , riguardano il Ben prî-
u.uo : & quelìa regolando le Attiooi cstetne , ri-
guard.i il Bto commune ■ ítcouieruaia , conlemâ'í
Re^ni .
Ma qtù conuienti rifouuenire di ciò che gi.ì di-
cenvtio atprincipio ; Che le quattro Viuù Cardinal!
si poflòno onsiaejaie , ò corne qii.mro Elcincnti
necellàri A cialcum Vim\ Morale ; ò come quattro
Virtù p.uticobri distiiite di tutte l'altre pcr il pro-
prio Oggerto .
Cost dnuquf b OinfBtta Elimtnttrt R troua in
tuttc le Virtù , Inquanto à tutte è necellària ia Rc t-
titudine oclto Voluntà -, & chi opéra moralruente ,
opéra rertamentc . Ma h^iu/litU PurtUtUrc che
qui si ccrca , r.on può compacité sotto altro nome,
che di Çiusihii .
Tuttaì'opcra dunqu; consiste nclrînuenir la pro
pria , & nuestreuole Definitione délia Giustitia di
cui si ragiona in questo luogo : inchicsta di più alto
Jauoro che tu non credi .
IL noir.ro Filosorb , sicome nelle ardue Que stioni ,
non moltra suSito le Desinitioni, nu le ricerca ;
odorandone i vestiji dalle communi scntenze ; pfr
csaininale dopoi col fuo giudicio : cosi circa que-
sta Virtù , più nobile & importante ; mà più auui-
hippata & confusa délie altre ; dalle più tàmose De-
finitioni d?gli altri Filosofi raccoglic questa Dtsini-
tìcne .
La Giustitia , è vn'HMtt ■ fer cui CHutm» ì in-
clinnt» elle ose <Jiufle , & i farte , & à vtlerle
fa,..
La tngiulritia , è vn'Haíite » fer cui l'Huemt i
inclinait «lie erse InfinHt , (7 à strie , & vtlerli
ftrt •
Doue dei tu oslèruare, che questa non èlamae-
strale & clìtta Desinitioncdi' Aristottlc circa la Giu
stitia ; corne altri si credono : ma vn complelîò di
' rc Dtfinitiom degli altri Filosofi > alcnni de' quali
definiuano la Giustitia dalla tlifpofitione del Giudi-
ti» iutellettiuo ; altri dagli ElFecti k altri dalfHi-
í ito délia VoluDt», Mí tutti podeado il Giusto pec
pro-
LÎBR.Ò SISTODIC1MO. )1*
fffipíío Oggctto délia Giuítiii.i , laiciauano al bai*
cm cela il Giufto si toste .
Takhe îî Définition di costoro hi lósegJX) di
vn'altra Uefinitione : conte le imcnognii , Ckc tas*
i/a FortêK* ! rilpondtllero ; I lia i vu Mutin cbt
inclina, á far le Optri fini : a' quali tónuien re»
f!icarr , Che usa i sOptra fttttì 3c «jui ítà tutco
iì dirEcile. 1 .
Ma il nostro Filofôfb , oceettando pcr quafito va-
gliono qricstc communi Stnienze, le chiama primi
lineamenti délia Giustith : volendo dire , che lopra
queita s'.ozi.uura ûpri egli con più nui colorí «ii-
pirjcrc la pcrfeua Ima^ii.e délia Giuíb ia, con la
rláttta Uefii.i.icne , dopoi thch.uit.ì chiarito clic co
in sia il Giuftt .:
Ma intamo da quelle Définition! egli ritrahe quev
ste generali notifie , che incominciauo à spianaic ít
emino ali'ardua impresa .
ta Primai, che la Giustitia nen è vn'Habito cl*
lettiflchi le Paffioni , corne le altre Virtù chr li leu
dette, in ordine alla bontà dt ll'Indim'duo : ina ret»
linct la Vo'jsit.ì , in orditie alic Attioiú esttriori che
riguardnno il bene aîttni .
Siche, nelle altre Virtù si considéra principalme»-
te conné l'Huomo fi.iírsctto : íc conscquentemenre
corne operi : ma nella Giultitia , fi considéra princi-
palmente come opeti FHuomo ; Ht. constguememeu-
te coine egli fia affetto . reroche le Operationi ria*
scono dalla interna dispositione »
Inoltrc, ciiela rettiuidinc délia Volunt.ì suppone
la miitudinc dcll'ImelSetto pratico > frr,za cui clia è
vna cieca Reina letiza guida ; potctuìo bere la Vo-
Juntà risiutare il retto consiglio , ma non opru retca-
mente íënza il retto corsiglio dell'lntelletto .
Ma seben l'Intellcttn tonofta le cose Çiuste, & le
Ingiuste, te laVoIumà fia libéra à çj-.este- & à quel
le : nondimeno l'Hab'-o de!!a Giuttjtia inclina sol.t-
mente aile Opre Giuítc 1 tt la Ingiustitia aile In
giuste .
Perche la Cognitione si esterde à-due contrari \
ma l'Habito è determin.ito ad vn solo . Sicoroe la
O } Scien-
}io DPttA FflOSOrlA MOH.ALÏ
Scienza délia Sanità considéra h S.iriit4 & la Infcr-
miti : ma l'Haoito délia Saniti inclina so!ainent«
aile Attioni fane • Siche pec ester Gitilto , basta di
hauer l'Habito detla Giultïtia : ma per insegnar che
fia la Ciustitia eonuiene ancora insegnare che tu í'In-
giustitia . *
Finalmente conchiude , che glí Habiti inrerni si
conoscono dalle opte esterne; & da vn Coiitrariosi
conosce l'altio Contrario': & in quante Specie si di-
oide vn Contrario > l'altro ancor si diuide in alrre-
tinte.
Ferciò la Giustitia & la Inghistitia si conoscono
ueramerte dalle lor'Opre : ma dalle Opre Ingiuste
più facilmente si conoscono le Opre Giulte : quan
te sono le Sperie dcU'Ingiusto ■ tante sono ajtresì
le Specie dd Giusto .
Et eccoti, che di questo lomano & alto giro scen»
de al conoscimenso del Giusto , & délie sue Parti ,
trahendolo dil suo Contrario, in questa guisa .
ÌN due manière sogliamo intendere, che alcuno
opeti Ingiustamente : l'vna , s'egli opéra contro
alla Leigt seritta : l'altra , s'egli opéra contra alLa
Etjuìtà naiuraltyi tiuìh. L'vno si chiama llligalt ,
perciie non dona aile Leggi il suo douere , eslendo-
obligato ad ollèruarle . L'altro si chiama Iniaxo r
perche prende piw de* Beni , ò manco de' Mali dj
ciò che deue, viuendo vita Sociale •
Hora noí parleremo primierameme dtlla GìuRi-
fia Lcgaft > che si oppone alla Irigimflìiia Ltgalt s
lí dipoi délia Equità , che si oppone alla /niauhà :
chiamando qiiella , (jiuíìitia ffmtrali ; Sc queíta ,
Ciuíìiiia Partùiian .

(£43? <5t*3P
tIBR'O SESTODECIMO. jii

** * ' * •
•'• e^PlTOLO tECOt^DO.
Villa GiufììiU Ligalt , & Centrait .

St T SB pxktìtht 7(tfolt dtlU vlta dnitt , trdi-


35 X »<rí <t//j Felicitì itlU Hzpuhlict .
•©■í#3<î" Già vdilli , che la Félicita principal-
mtme consiste neila Virf* , laqual'è il sommo. de*
Beni humani . Et perciò la materia délia Legge ,
abhraccia tutte le Virtit , pet escludere dalla Rcpu-
blica turti í Vitij , che alla Félicita dirittamente fi
©ppongono , corne i itiorbi alla perfetta salute .
Togli i vitij , ic hai tolte lc Leggi . licurgo no»
«iiede Legs;! scritee agli Spartani ; perche per Leggi
baucano gli buon costumi; (critti dalla Natura ne' viui
petti ; & non da' Leglslatori nelle morte membra
ne .
Non erano Leggi nel Sccolo delfOro, perene no»
erano sceleratezze : allora nacque Ll turisprudenza-,
quando nacque la Ingiustitia : i Vitij han partorica
questa bella virtù , come le infermità p.morkono
J'Arte del Medicare.
Dunque cslendo giusto il fine délie Leggi , giuste
fcno le Leggi : & se giuste non fosteto , non sareb-
ber Leggi , ma lacci délia publica Libertà , & véne
rie i Aforismi .
Hor se ciascun Cittadino è parte délia RepubKca ;
& ogni Parte de' conformarsi a tutto il Corpo : egliè
chiaro che la Legge , laqu.il'obliga tutto il Corpo ,
obliga chítuna Patte . OncTelIa fi chiama I egge dal
leggerfi , & dal Jegarc ; perche lega chi la legge ,
astrlgnendolo ad eSère Virtuoso .
Egli è veroche le Virtù ilteslè objigaiio PHuomo
à fuggire i Vitij : la Temperania , à non luflìireg-
giare i la Fortezza , à non gettar lo Scudo ; la Man»
íuetudine, à non vccìdere . Ma pjrchepiù volte la
Vplunti ripugna alla Ragíone ; 8c al proprio Bene :
la Giustitia Légale , alla naturale obligatione che n-
■.-.■/. O 4 ffnvi*
jit DILIA FIlOiOFIA MORAU
guarda il Bcne dell'itidiuiduo ; tiggtugne íl pcnaf rJ-
gore i pet sonate i restiui ad e(j t Giusti in riguar-
elo del Ben commune . Ne peteiò J.i Legge scricta
tiraneggia hiliberià , eflèndo conSarin* aUe Legg»
délia Nainra . - . ,
Che non conuenga Rapîr l'altrui ; ne Vcciderc
Tn'l n ioi t-f t • r ne Giiirare il falso > ne Pugtiaic co;>-
ifo alla P.itria ; sono Rtgole , che incju .mo st*
fiiggcnre aìi'Hucrno d-.Ua Vittù i si chuinmo le ei
Mitur.di : Ma inquinto lbn promulgate a) p< polo
di' Legislatori i tï cuianiano Ciuítitia legatt , tt
GfneiJe .
Altro ndunquc non è la Giusthia Legate , che la
Ik SCt Vittù diucisamente considerata . Peruche , in-
ejuanto clla fà buono il Soggctto in cui si troua , si
chianti Htbitt Viriuts* .- 6c inquanto riguarda il 3eo
commune fi entama cùfiítU •
Molti son buonï pet ii publico , che non sin buo»
«i in l'e fterli : òc altti son buoni e vítcuosi in se slcflî ,
che pet il publico sono inetti . Ben dislè Biante ,
•he il Principato fà conoscete quai fia l'Huoroo.
Quil Repiù nnocente del buon Ramíto i in cui
tegnatono tut te le vittù ptiuate ? ma egli si conob-
bc tanto insoâìciente ai commando publico , che si
clelse di commandare à se solo dentro vmcella.
Quali Huotnini tì.roiio più scelciati e sporcati di
ognivitio, chePattitlo e Tribonianoí ícquelti fu-
tono gli Arterici dellus ("iutle , sono il più .iodott»
de' Cesati : ilqual ptendendo la Legge da vna Femi-
ru , diede la Legje àtutto il Mondo.
C'onchiudc adunque il noftro Filofoso , che la Giu-
fiitia Légale lia la Tt£Ì** deiít Vin» pet due tagioni ;
I'»na , perche abbraccia tutte le Virai : l'alrta , per
che riguarda il Ben commune i & le Vittù che più.
giouano , sono maggiori : licorne i Vúij 'he più t.uo-
ciono , sono peggioti .
IIBRO SESTODÊC I M O . 315

C^iPlTOLO TE\7.0
Del/a Equilà 1 0 Gin/liiij Pzr tut/are •
•ij* Wjj>3 Ebcne ogni Virtù siconfoimi al Dcttame"
Sri délia Legge N.uurile : non c perciò che
<» * * ogni viaù proptiamecne si ciìiami Giu-
^"KH-^- fiitia & Hquit* Purticciare .
Alcune Attioni vitiose si veggiono fra' Mo rali ,
che non ficl.ijm.ino col nome di alcun'.iltro Vítío,
seno.i d'Inicumà , ò fia Disuguaglianza circa la p.ir—
tecipatione » ò distributione de' Bcni & de' Mali nel
cominercio humano .
La Fugi dalla Pugna , l'Ebrieta1, laRillà, benelie
siailo trauiamenti dalla Legge Naturalc ; portai
tmt.iuolta il proprio nome di Co'lardia , d'intem-
peranza , e d'Iracondia . Ma il prendere in detri-
nicnto altrui p'i'i che parte de' Beni , ò manco de*
Mali ; non hà il nome di altro Vitio che d'/«-
gadiik : laquai restando fia' Priuati si chiacia /is-
£ÌkF}it!a Tartiítlarc .
Veto , è che raluolta i Vitij S danno mano . Co
rne le Góígoni s'imprcitauano fcà loto l'Occhiove-
nérìco & commune : cosi l'vn Vitio impresta all'al-
tro la fin Malitia . Onde auueria die la Ingiuítitia
siconfonda con alcun'.-.ltro Vitio; ncllaqual mesco-
lanx» ,l'Opra vitioûîpíenie il nome dal principal
fine .Aft'Operanteu ..i. ■ j 1 .
Chi tuba per adulterare , ê píù Adultcro che La>-
<ko 1 te coi adultéra per rubare, è più ladto che
Adtiltero ; più Ingiuito che Intempérante. Due dé
liai' tooeôrrono iii vn dïlittoi íc la principale jii-
tcntiòrie spécifier principalmeute l'Attior.e . Ma la.
propria Malitia délia Ingiustifia Patticolare , benche
niesrol.ua con altri Vitij. , è solarncntela inequa/ità,
Che i Laiinichjatnr.no Jnitjuhà.
Se duncjuesi troua vna Ingiuítitia p. rticolîte, son»
íata «ella Inicjmtà : ncccslaiiameme lî troua vna
QiufiitU PartifUri fonclata «ella Equiti ; non pren
r
DELÏ.A ÏPIOSOFIA MORAIÎ
ienào per se , ne distrituendo agli altri più derBìe»
ni, ò raanco de" Mali di ciò chc deue»
Qaesta è quclla Libr* ; chetiene in mano laVcr-
gine Astréa , cicè , l'inccrrotta Giustitia , ch'eflêr giu-
st.i non p ò , se l'vtu e l'altia tance non hanno il
peso eguale.
Qucsta è quella Mi/ira che si pcneua m mano
aQa Dea Némesi : ii cui inczio era il Giafit , e auto-
eiò che declinaua verso gli estremi , ò eforbitaua,
dalla drrittuca, et» l'Jugiuftc . Et Shnbolo di questat
Misura è lo Scettro degli Re , & la Verga de* Giu-
áici: significando quel Oggetto délia Giustitia, chc
fi chiama j! 1(ttiti , il Gitfto , la Egualità .
Gîustitia dunque è vn Nome Gcnerale , ilqual'vni-
nocamente si diuide nella Giustitia Légale , & nc!b,
Equkà . Bellíííìmc SoieHe , & degni Parti dclla Ce-
leste Aftre'.t ; ma la Minor di et» , è la Maggiore
di degnità : & la Primogenita , perche più inno
cente t è nren pregiata .
Tanto è piíi Gioûiie Ta Gîustitia Légale , che la
Giustitia Particolare, quantoèpiù arnica laEquità
che la Legge . Ma quella , Dota col Mondo , altre
Leggi non hauendo che quelle délia Natura ; nelle
anguste & àffumate capanne d'incrmi & innocent»
Pastori , più amau che tcmuta , priuatamente ù
viflè . . » ■
Ma la Giustitia Légale, nata dopor nel Secolo de*
Radamanti e Dragoni , coronata di raggi , e circon-
dara di Fasci e di Satéllhí, siede;. riel Régal Trono »
più adorata che amata: perche molto amar. ibn ft.
può ciò che si terne. " .«!«' - i.« »»■ ú
Simili dunque Sc dissirniU sono ftà loco . £iruílt>
cjtianto al Soggetto : perche l'váaí l'altra fono V it
ti relatiuc , disponenti la Voluati aile Attioui este-;
riori che riguardano almú . Ma dislìraile p*r il Ftut,
per la Mmtria, per gli Ofgtlti , íí per H ftrtM -
Peroche la Légale , fondara nel lœ publico , riguai-
da il Ben commune t l'Equità ristrttta nel luipt».
uato} rlguarda il Ben de' particolari . : < .cuo .
QueHa è'circa i Bcni che Màli.cflèr nonpDÍfcnob
ejoè, lc vfctù *he sempte sou bwoue : questa .è cii
LIBRO SESTODECIMO. w
caí Beni ciie poslòno efler mali all'vno oJ all'altro
Soggetto particolare : cioè i Beni Ccrporaíi ,1e \ic-
cktfjfy , & gli Hnnori .
Quella si varia sccondo la vaiietá de' I.uoghi , e
de* Tempi à giudicio de'Le^iàlatoii : ma la Equità,
dettata d..! la Natura vniucisal Madre ,iu ogniiuogo
c la medesima . > ■

C^iPITOLO 3JV*A\T0.
Dell* Epitfiéìa.
&&ëìty RA' la Legge & laEquitâ, vi è vnamei-
S r S m Giustitia , che interpréta la Legge
* * leconJo la Equiti : & quísta Grecamente
■Ç-í<ï>3-fr íi chuina EpiftU.
La Legf,e giusta si de' santamenre ofleruare : la
ingiulta si de' aslblutamente annullare: la dubbioíast
de' tiui„mcntc interprerare .
Mctcllo mutò interameme le Lcggi dc'Turij con
quelle de' Romani aflài più giuste : & gli Ateniesi ,
con quelle dí Solone mutarono le Leggídi Dragonc ;
L<ggi apunto da vn Drago , e non da vn'Huomo :
scritte col sangue , non con inchioíiro , perche ogni
lieue f.dlo , puniua col più graue supplicioi toglieu-
do il somma Bene délia Natura à chi hauest'e toko
altrui vn piccoljlsimo Bene délia Fortuna.
Inhumana era la l egge di Tcante in Taúride ,
di sactifìcare à Diana ogni Pcllcgrino : onde il P«l-
legrino Oteste nel procinto di eflêre sacrifìcato , sa-
ctiricò il Lcgislatoie, & col Sangue 4i lui canccllò
la sua Legge. . .... , -j
I Romani , non cancellarjono le Leggi délie Dodici
Tauole, ma le imrrprecjrono : ende i loro lurecon»
sulti nonfurono chiamaci Riformatori , ma Interpreti
délie Le,gi .
Alcuni t^iiadti di prospettiua , se li miri da vn lato
ti r.'ppresenuno vn mostto i se d.ìU'altro , li rappre-
sentauo vna t'accia humana . It alcune Leggi lcttcral-
incntc mime paiono fiere : fauouuolrnence intet-
O 6 pretate
;it DEUA ritOSOFIA MORALE
ptetate con li Epichéia saranno humarie .
La Malitia più inclina alLi libcrtA cbe all'oiïêF-
uanxa : & perciò k Legge più inclina al terrore , che-
alla clcmenza . Ma la Epichéia corne Arbitra Bc me-
diatricc frà l'vna e Paîtra ; guardando più costo a*
pensicri r che aile p.irole dcl Legislatore , stima or-
tima Legge il patrirlï talaolta dalla pablica Legge.
La Natura , che de' fuoi beneficij mai non si pen
te ; intende alla conferuatíon délie cose per proprio
instiuto ; alla corrurtione , ptr accidente : & la Ecjui»
tà che si conforma alla Natura; mira piùtoílo alla
censcruation , che al suppíício de* Ciitadini.
Creontc per la str.ige de' Tebáni salito al Regno>
di Tebe ; cor» tigorola Legge ordinò > cbe íèpcllito
sestê vhio , chi sepellhia morto Tcbano ; Antígooe
pietofà , contraueneudo al bando , scpclU Polinice
i'uo Fratello .
Qucsta chiamata da Creonre in giudicio, ftanca-
mente rispofe. tíï h , Crttnte ; víidita alla. Ltgfe »
Arfl« à quella , fhe bitrValtrt tu impontíh a Tftià-
ni: ma quella fchê da tutti iSecvli, à tutti i Poptli
ì statu rmftíia ,
Questa era la Legge di N3tura , ancor dalle Forroi-
che oflêruata . Et questa è l'Equità ; con laquale An-
tígonc interprété piùúnamentela Legge di Ci conte,
che Creonte medesimo, jlquJl'baueafatta. Cioè
Che in quel diuieto mn si umfrindia la Serilla
itl Disent»; tjsendt contre al Drittt Saturait .
Bunqut il primo vfilcio délia Epichéia è , mode-
rare con la Equità íl rigor délia Legge Scritta: per
che il somma rigore è somma ingiuria .
Vn'altto vrHcio è il supplice con la Jntcrpreta-
tione alla breuità délia Legge .
Nelle Dodici Tauble , le Leggi erano poene . &
le parole erano coite : c taie vuol Platone die úarr
* Leggi .
Non i ípedirnte al gouerno délie Republiche la
moliitudine délie Leggi . Quando fr uonca vn tral-
cio alla vite , molti ne naseono ; 8: prendono se-
condità dalla falce : & la falce délia Legge molti-
plísa « deUtti , «noltlulicando i- diuicti .
- • Molto
tlBRO SESTODECIMO. ;«r
* Molto mcno c spediente la molutudìne délie pa
role : perche , corue diceScneca , sopra ogniparòli
délia Legge nasce vna Lice . Giulio Celáte volea tì-
torn.it'il lus Cíuile a va piccolo volumttto : ma í
eclrelli de' corgiurati vccilao coiì txll'opra dentro
il iùo petto . î. "
Pcrciò quelle prime Lcggí crano come i Rerponsi
degli Oracoli ; tanto più venerandi quanto più corti .
Mi siemne l*Ed'nuo , instinto dal yimioso affl.íio ,
interpretaua l'Oracolo ; fuppleodo à ciò che quello
raceua : così l'Huom O.uio , seguendo la natural'-
Equità , interpretaua la Legge mutola ; te fàcca par
la re il mono Legislatore con la sua Voce ,
Apelte dtpingca le figure prir.cipali , lalciande g!»
fiioi Dit'cepoli dipingesliro quelle opère più minute j
ch'egli ehiaimua Ttnrga ; cioè finimenti ocabbel-
limemi dcl l^uadro : così le prir.cipali Iniagini dél
ia Vita ciuite , furono detineaie sopra quelle Dojici
Tauole i lasciando che nclle coi'e particolari , l'£quH
v\ degl'Intcrpréti defle all'opra compimento .
Aggiungafi che qiiantunquc le Leggi fosléro state
diffuse , eglí sirebbe molto difficile di applkatle a*
easi índhiidnatj ; a' qualiil Legislarore non può pro-
uedere , perche non li può preuedere , non eflendo
indouino .
Le f ircostanze son quelle > che sermano, ò ag-
grauano , ò minuisconoil deliuo. Condanna la Leg
ge chi aîtrui ft ri te Alcuno hauri ferko , ma leg-
giermente: haurà grauemente feiito , ma non vo-
luntariarotme : votunurio farà il coJpo , ma non li
bère : suA libère , nia prouoeato da graue orRíá : chi
alrrui prouoea , cercá di eflere offelòi 6c ingiutiauon
lì fa à chi la cerca
Gli Architetti , per lanorare i marrai délie co
lonne tkonde , non adoprano il Ttsgoh Ai tiMítt ,
di rigide scrro & infleslibile : ma Sl(?gili Lrsíio di
piombô ciiiitto inSemeSc pieghtucle ; adattar.do »
non il inarmo al Rcgnlo , noa il Rcgolo al mai me...
Regola di feno è la Legge , & Regola di piombo
è la Equità : arpbe dit it te , perche fondate nclla Ra-
giont i m» <fu«lU inuariabilmcntc considerando il
' ' Caso»
}xS DELLA mOSOFIA MORALE
Caso , & non !e Circoltanze , è troppo rigícla : que»
sta considerando le Circoítanze, si piegacic si varia;
aggiustando la Legge al Caso , Scnon il Caso alla
NeceíTària finalinente è l'Epichcta per concordat
le Leggi ; quando frà loto paion discordi .
Era vna Legge in Atene, che nrun Peregrine salijse
fipra le Mura . Vn'altra Legge otdinaua, che sonats
dafi a/l'^rme, tutti salijsere sopra le Mura . Soloile
Législature parue vn'Oracolo parlante Ambági .
Ellèndo adunque Atene ass.ilita , Sempronio , fot-
tiífimo Peregrino , sali 1opta le Mura i & precipitan-
do il Nimíco già salito & vincitore ; liberò la Cítti .
Sempronio tri* publici applausi chiamato dauan-
ti al rigoroso Arcopágo : (ù accuíato di contr.nien-
tione aìla Legge dt'Pcrcgrini : dir'eso dall'altra Leg
ge del gênerai concoriò . ■ j :
Vna Legge combattea contra l'altra . Questa con
I» gêneralità , derogiuaalla Spécialité : quella con la
ípe^ialirà-idcrogaua alla generalità : îc í'infelice tri
le due Leggi ftauasi- ttà la mazza & l'incudine ; tr.i
il Trionfo & U Supplicie
Fù dunqii" nectlliria la Epichcia, accioebe!, intre-
pretando l'vna e l'altra Legge dal lorofine; il Vin-
eitote non sosie condennato iligli Atcnielì , & g!i
Atenifsi dalla Fama, di liauete veciso il Vincitore
per non prerniarlí* . .
C> ÍA* intendtsti che la Giuftitia Légale mira il
J fieti Piiblico ,&tj'Particol..re jl Ben.Priuaio :
Sc cortseqfientemente quella si appartieqe al Politico
yer rafroteimi i.cgislaeori : & queíta al Morale pet
lire ottimi Cittadmi . . .
II nostro Filosofo adunque ,'de'JV:ia, e de!l'a!tr.i
Scirnzi Piotomacllro , riierbandosi al Libro délia
Politica i) trartar délia Giustitb Légale: Katta qui
íolamente délia Giultitía Particolare , diuidendola
in due Specie adéquate, secondo le duc principali
Opcrationi di Ici »
1IBR.0 SfSTODECIMO. }%»
«» ,
C^APITOLO gVll^TO,
Delta Çhtfihì* DiflriËutiua , & Cemmatatime
in gentrale »

S? S "'M" lìiftribuiion dt' BtrJ dtt sullicc a\


3. VJ 2E 0/0 Ptrfine 1 ftrba la preporîior.e Gicme*
Qf&PiQ itira j stctndo fa qutsirà di thì riceue »
La Coramut.itiua è quella che serba la vgK.1glir.11za
Atiiir.ctiiv. ndle Commutation! e contratti h.ì rri»
uatn , e Priu.no .
Aïhbe danno a eiascuno U suò douere con vgna-
gli.mza . Ma l*v£iiagrianzri délia Distriburiua, è pro-
pomonalc ; mil'uranrlo la Sluatiià dclla Perforai che-
recette a î.'vgif.iglianza délia Comrnnt,uíu.i è indj-
uiiìbilc ; ir,i:in.ii,uo la Huintità dii/a osa ckt fi
desfL'vna
. e Taltra Vf-uaglianza consiste nella MtdU-
crità ; perche non donano ne più ne mener di ciò
che vuofla Ragi, ne . Ht perciò lVnae l'altra sono
Virrù ; perche la Vírtù siede nel uiezzo degli duo
Iírrr
NemH}sarà
i. rmfageuole ad mtendere perche l'vaa
fi chiami Geometrica e Taltra Airitmeika.
lArhmttica fi chiaina la Ccmmutatiua i perche
ponfistc in vn mtao ínapattibíje coinei miniers, il»
«juelto modo. Titit fi i eiligait à Semfrtni» fer
merci compre , di pagarli tenu libre íw quelto
è comratto Commutaiiuo : 6c le cento Bore, sono
il Numéro in enr fi vguaglía il debiro & il credíto :
perche , se di 100. si paga ico. rest.iztro.
Onde , quando Titiç.fia ctu.im.HC, in giudicio da
Sempronio , perche non attiene ilpromcflò; se il
Ciuíice toglie à Titio cèplo libre rl"óro , îc le dona
à Sempronio ; è fatïa ^Giuftítia Ccmmutatiua , te
Nguaglianza ^iritmitita > jerebe il Numéro c ade-
Ma
jto DEIXA FItOSOFlA MORALE
Ma la Giultitia Diltributiua si chi.inu lìeemelrict ~
perche consiste ne!U proporcione di due coíi.- à duc
«ose .
Titio legt l*Aliments) ì due Serui, l'vno Pigmén ;
l'jltro Gigante . Cçrca coCi è , clie con la me.Htsi*
nu quauiuà dicibo ilPigmeosi manterrà, & i! Gi-
gante si morrà dell.i famé ; onde la I.egge vuole che
: li Alimcnti, si distribuiscano à proportion? dcl'e
Pcrlbne .
Deue dunque il prouido Distributore coasiderjre
quanto cibo lia conuencuole al Pigméo : Sc à pro-
ponkroe , qtunro sia conueneuole ad vn corpo quat-
iro volte m.iggiore.
iìot questa proportione consiste in quattro Ter»
mini disgivr.ui : cicè , due cose che si danno , e due
Peisone che le riccuono : & quelti Tcrmini si rap-
prcsentinocon la figura di vn Quadrtte Géométrie .-
11 Primo Termine Tari il Pigiuco : il Secondo l'Ali-
mento del rigmeo : il Terio il Gigantc : il Quari»
l'AIitnenro del Gigante .
Hor questo Alimento fi calcola dal prudente Di
stributore dallo AltmCnto del Pigmèo con qucllj
Regola di Proportione , ihiam.ua la Regola d'Oro :
St à nutrire l>n Pigméo di due paírrù bisoguano dite
libre di frumenít : tju<i*irc libre bifegneranno per vn
Gigame di atlo pxlmi?
Allora dunque si ollècUa la Ciultiiia distrîbiititu >
*>' Geoniçtrica , quando il quarto Termine hà la me-
desima proportione col terio , che il fecoudo col
priruo. Et rfciprocamenre il secondo col quarto hì
rae^ícfiina proportione che il pr,imo. col terio ;
in- ouest) forma. ' ' '. : . r '

i Kg-
LIBR.O SESTOBiCI MO. n*
i Pigméo. ì Gijante.

% due libre 4 ctto fibre .


Horache si sono Ipiegatí î Termln» «tella Gíustítia
Ceoirecrica»& Atitroeiica ; Dist.-iburiua & Ccmmu-
tatiua : dell'viu te delT alita paiiiumctte <iareiuú
gli Aferisini.
t Êâhi
«W uy .Cri*!
CviPlTOi.0 S S S T o,
Dt/ia ÇiuHitia Diíiribtíiìun .
4* (944* í ci.iscun Chtadico è patte dtl'a Rfpu-
Sj r S Mica ; dcu'efleie partecipe de' Ileni & de'
4> « S M.ili dtEa Republici : così ikhiede la
■4»-Ê*î'0' Società, & hÇiuAHia.
Ma qui duc cosepuoi tu cercate : l'vna, se çiaf
cun debba participante +Aritmtticamentt , pet pauí
vguali : ò Çttmttrittmtnu ; à propottion átlla íjua-
lità délie Persone. L'altra , quai su la Qu.iliiàcLe
rende le Petsone pin ò ttien meritcuoli.
I'veb e l'altro dubio dipende dalla ferma defla
Rcpulilica líiittibuti-ite ; & dalla rutura dt'sjeni di-
fitibuiti . Pcrochc i Boni seguono il merito ; & il
merito segue la forma délia Rcpublica .
Quattto sono, secondo il nostro Filorofb , le For-
rac íimplisí ieíif Republiche . la Jl>**rthU , Go
uccao
]H- < OtLlA FILOSOFlA MORAL! :
uerno. di vn Po.ente : 1'\AriS1tcraiU , Gouerno de'
Vittuosi .• l'Otìgarchíi. , Gouerno da' Nobili t & la
Dimocratíi , 6oucrno del Popolo . Ma di queste
simplici Porrae varie mescolanze sifanno, tome de*
quattto simplici Çoloii se ne compongono irjfiniti .
La MtHurebín è il Gouerno pfù nobilçf pcr chî
joucrna ; ma più graue per íni è Gouerâato , di-
pendendo tutti dal eenno di vn solo . ;
V\Ariïìttcratí<x è Gouerno di poctii > ma Virtuosi
e Sapicnti : corne fù- quello de' filosofi , t Druidi,
e Sacerdorî di Egítto. *V j
Voiigatíhíar'àû noltro Filosofb î chianiata Go
uerno dc'Rícchl, pcrçh'egìi defmisce la'Nobiltà,
^Antìquità di Sangut con Ttjcchitfe . Ricchezza sen-
23 Nobiiia, è inuidijsi ; & Nobilcj ferm Riceheiza ,
è ridicola . E cal Gouerno fil quello áei Senato Ro-
inano dopo glî Rè , & prisia del Tribunato . Siche
il Numéro de'Signori, era ma'ggîofe dell'Atistocrar
•fey, & mínóre del'Populare . * ■
Finalmente h Dtmacraiía è il Gouerno píù igno».
bile , raa píù libero : eslèndo tutti popuUri , ma tutti
íourani : perche tanto vttle il voto del Tessitore quan-
10 quel del Dottore : corne in IflMtta .
Dunquê;nella totmoermia, più degfio & pîíi me-
riteuole de* Béni è coltii , cbe più- sostScne la pu.
blica libertà . Nella Oligarthít chi è più Nobile :
TltW'xArtliocratí* , thi è più Virtuoso': & neíla Mf
mtrthía , chi hà maggior gradôafresso ilMon.nca.
Ma perche ogni orpò hâle sue M embra, vn più
nobil dell'altro , benche délia mcdcsima creta (otr
nïafí : cori ogni Republiea , quantunque Populaire ,
è* cpmpaginata di più Oidini vn più degno deU'al
tro , fecondo gli OtHci; e Ministeri Superiori, Mei-
lani , & infimi : ' ■ •
In, ogni Republiea ben formata sempre furono
Sacitdíli i MagiSrati, Militi ,iArtifi) : raa fecon
do là soi ma délia Republiea l'rn Grado erapiùstì-
rtáto delFaltro : in Tebe i Stutrdtti , in Atene i
f•rr'. in Isparta i fcìdatì , in Roma i Nêbiiì: te
>n alcuna Republiea il Macellaio . Et oltrecid vna
Peisona più benemeiiu del publico , farà sempre
dal
LIBRO SE5T ODECÏMO. f»
dé publico pin honorat.i . Siche in ogrri Republica
quamunque AtítT»ctica , si trouera seir.pte la Geo-
mettica propcrtione délie persone .
L'Altra dirFeienza ècirca i Tîe»i che il Publico af
Priuati suol compartire .
Perodicalcuriison Pattuiir ptr tittìienn~eji , to
me gli Stipendi ciuili e Militari , &le Mirctdi drgtl
Operieri . Altri 7^'mufitraiÌHÌ hohoreuoti y come i
Tritnfi y le Ccrtne , le Statut , i Triui/fgi per gene-
rosi fatti in scruigio del PhMìco . Altri Ontresi iiA
fitmt , & Hcmreuclì r corne le Digniti $ i-Fafii Ccn-
fihri, 8i le Prtfttturt lAtmigtre & Ttgati. Altri
MtrAtntntt (j ratuiti per obligarsi l*afrètto de" CitUP»
dini & de' Soldat! : come i Ccngiatif e X>t»ati*ir
in Sommt pecuniati t ònMisur* dr frumenti f o. nellai
PartìgUiìt de Cumpi, e délie S/nglit.
Tutti quefti sono Oggetti dtlla Giustitia , rsa nom
tutti delfa Distributiua . 'u - '- . • '» 4
I Pegamtnti t gli Stipmd! r benche ì Perso»!
disuguali ; poiche sonpattuiti, non fi distribuiscano»
per Giustitia Geometrica, ma <-4ritmttiea ; peiocbe
non si considéra la Qualità di cbi riceue , ma la
Quantità strettameme douuta . Ne si considctà i>
Commune come vn Superior verso il.Suddito; rtia
come vn Priuato verso vn'altro Priuato : perche it
Contratto recipcoco legn vgualmemé li Contrahemi .
Ne* Trtwij hcnertutli . non istrcttameme douutâ
per patro , ma per conuenienza te publico esetnpio ,
dtflî nella distributione serbar la Giustitia (jtimnrica
alla proportione deile Persone ; aceioche non si di-
tizzi vna Statua di Pietr* al Cran Pompco , & vna
d'Oro à Demetrio suo Liberto J Tanto più , che i
Signi di Henori per lo più coltano Ipoco all'Hono-
tante -, & mslco allUonorato . 1 • •— ■
Grandi gratiedeuè Roma ad AtliKo Edile , ilqiial
fà il primo ì premiare il Senato conl'Aria . Pero-
che hauendo i Senatori e i Nobili per cinquecento
Anni srduto con h Plèbe confuràmence nel Tia-
iro ; diè loco vnluoge più nobile . Con laquai Giu»
stitia Dífttihutiua , meritò l'ainorc di tutti» Nobili >
te l'odio di tutto il Popolo .
)}4 MUA r!I.OSOF=A MORALI
Mi gratie nuggiori deono tuttr |« ïlrpiiblích*
aU'Atenícír , b:;i ! fù l.i prnticra iui.c iucibma»
l>il pffuo aile rogiie úeg'i Arboti, iiicorona.iik>ne
tpn m ratnictllo «tì Oliuo i V'ncitor» .
Lc foglie di quclla Pianta nui irono IV.Iot ini.'i-
•are, p ù chc il suofuco lc L-mp. «!i . Non si siipcua
le più honorasse il VÍBcjtoc la Corona , òi.i Coron»
il Vincnore . Dopo quel Gioinj, gìi Oliui fi-iono
fiù ca: i , & il S^ngue più vile i versaodosi ncl Cnnv
fo per rjppc.it.re vna fraíca .
Ci ci le Di^niti si esercitano due Giustitie : la
tthtiibutiua ncl proportion» le Caiiche aile Pcrti-
ac : 6c la Coimr.at.uiua ncl pagar li conuenuti St*
pendi .
Lc Di vit* sono pesi honotcuoli , Sc hemori one-
rosi . Et perciò giustanieme si chiamano Carkhe ,
pcrci.c son silicose ad isctcitve , & dispeuúiose à
fbstenere ; se allcggieiitc non sono con g!i Ytili , Sc
cou gli honori .
Ncccslàrie sono adunque le due Gmllitie , per di-
fitibuir le Dignitadi à Persone .lcqua'i, ò perinca.
p.v.itj non comptÍBOi ò per pouctti non vendauo,
h Giustitia .
t^uesto si puòmeg'io nella iíiMfii" che nclïe
altte. Republiche . Petche ntll* Ai istccr..tí.» rIì più
Vittuosi non sono i più attiuí. Nella Oligarcbía, i
fiù Nobili non sono i più Vii tuosi . Li nella Deino-
ciaiía, le nobili Degriita si cìistribuiscoiio. à più voti i
iquali sacilmtnte si vendono da cbi è pouero i âe
chj ccœpia la Giuititia , )a vernie .
Mi nella Monarcbíi pttò il Principe Giusto dalla
àsdtncience roiniera di .tutti gliOfdiui, trasceguere
Soggctti proponionati à tutte le Degnità & Officij
sofclinii , meizani, íc infinii , Virlit, Vmlitt , KM-
M , V"*'îî? . * :**4* . . h ■>.;:■ ... .
Bcn'è vero , che .petche nelîe Monarchie moloo
poflòno 4e paflionj, & li fauori > gemini pesti dclk
Ilcttitmi ; ne tr. ggpno i Politici qui Oo Atoiiímo,
die m- Ile a lire Rcpuolichc più soutint si veggioiio Pcr-
sonaggj di eccedente y.Uore .
finalmentc nc'publicj' D«a*tm > ít £ dispensaoa
à pto«
I.IB5.0 SESTOnîCIUO.' JJf
i prcportioa de' unerici & dell'Erario, entrano due
grandislìine v'mù , ^í?gtifictn^* ntl donare. te Gui-
stiiU r.t1 distribulrc ; & obligano íl publica a!h prtr
■ >ci , Sc li priu iti al pablico .
Mj sc i Dofflttiui si gettano indiscretamente pet
capi , fie Icnzi nécessita ; irupouírillono i! public»
& nou obi g ino niun priuaco : Anr.i íànno ri iiccl»
il Donatore , corne gli eccfflìui C oiigî.irij di Au/iiiío,
di cuî preuerbiando si oiceiu , NAii fili fiiqwt
prêter Calum & Car.um. fglt non llà lalciaco tiu'U
per se, fuorch: il Cie'o 6c il Tango.
Insomma rjucl Principe taià fîoiire la fui R.ept>
blica , ilcjiul darà le Giudicaturc a' piiì Dotti , it
Arme a' più Forti , U B. xù a' più Fc Icli , la Censura
a* più Giuiìi , i Gou-.'tni a' più Pmdcnti , le Fatiche
a' più Robasti .
CIò che si è detto dclla Distributione de' Bni
ctmmmi si deuc intenderc délia Difhil uiion
de* Mali communi : cjmi sono í Trijuti , le Cepiiti-
tiofii > le lAlloggUtt , e Seruigi militari; fie le /"*«-
blich'Vie. Perche, corne anuisa il noltro Filolòfò,
la Giultitia s'impara d.i' suoi Contran': &èpr<>prij
délia Società non Lconina , participár del Dttuto ,
corne dcl Lucro .
Le fréquent! rubellioni dcgli Hebrci al Popolo
Roniano, nasceuano ( dice Appiano) dalla giulta «J'Je-
rela.cli'cssi fuilero più gratuti di lutclH diSoría, e
Cappadócia , & altri Popoli Tribiuari . '
Non si dolcano delp.-tò , ma delta disuguagliniiî
del peso. Non è grauc qudla filma , che^i tmti
vgualmente si porta . La Vgualità è Madre dcil'A-
more & délia Pace : la Ineni ■lit à , dcli'OJio tí dél
ie Rifle .
Percíò la CApit/t'ìint è il peso' più srattuoíb ma
più inicjuo , perche diuidendoli sytriimtiimtntntt i
portion! vginii , fie non Gctmtiricamtnte à propor-
tione ; l'jlrcHò tribu:o al ricco è insensibilc, alpo-
uero è insonÇibíle .
Era vietato Parai con vn Eù îc vno Afccllo ; per
che il giogo die pende scprailpiùpiccolo ■ c rr.oî-
to più gr.'.ue .
Quefta
ì-,6 DELLA HLOSOFIA «ORALE
Questa fû l'iniquità di Au^usto , ilqu.il nel lits»
Libro serine i Nomi di tutti, ma non 1? Ricchezze
di tutti. Ripararono i Succcslori ì quetto d isordine.
scriuendo le Ricchezze di tutti , per collettarle 2
proportion Geommica Quel I.ib'O ft la vera Li-
bra ; che bilanciò í pesi, &; lefbrze di ciascun>.
H Ota conuiensi auuertire , chc considerandosi qui
la Giusticij , no» Política , ma Morale , inquan-
10 s.i giulto ogni Huom priuato : ciò ehe si è detto
délia Diltrihudua del Principe & del Commune,
dessi particolarmente applicare à Miniítri i iquali di-
stríbuiscono i Béni e' Mali di commeflà del Principe
& del Commune .
Troppo souente auiíne , che l'Ordine è Diuino,
& la Eseçt.tione Diibolica. La mente del Principe
sità giusta e pia ; ma quella díll'Esecutore , torta &
pieg.in al proprio commodo : per le Simplcgadi , si
nauíga al Vello d'oro ■
I Publiráni , pegjiori de* Ladroni , Esittoii de' pa-
biici Tiibuti ; con ingorde vsiire, & crudeliviolenze
opprimendo i Popcli , iiiíàmau.ìiio il Gouerno del
pietoso Augusto . Et perçiò , con santissuno Editto ,
die i Tribun dirittamentt si ponaílero nell'Erario ,
quella infâme progeníc tu cacciata dalla Romana Rc-
publica .
Vn'altra iniquità studio llFauorito di AlcMandro
Seuero : già da noi pin sopra accennata . Costui ,
qumdo l'apea che il Padrone volea d'stribuire Ic Di-
gnitì ; preueniua coloro ch'erano destinât! i p.utcg-
giamlo di voler loro procurar quegli honori , se gli
donauano la buoaa ltrena . Aleltmdro, chequando
vedea qualciie ingiustitia ne' suoi Minittri, vomiuua
la bile ; il fè morir corne mericaua vn venditor del
fumo .
Non deue il Principe tar paísire glí suoi Donatiiá
per nitre mani clie p;r le sue. Galba diede ad Ot-
tone duemiJa cinquecento Scuti da distribuíre a' po-
ueti Soldat! . Ottone con eslïcorruppe le Cuardie ,
Sc vecise Gilba .
II Principe deu'esler geloso délie sue Gratíe : per
che il Popolo bacia la mano clie dona , e non quell»
che
LIBRO SESTODECIM0.
che fà dorure, H Mite beue il Fíuinc , 5: non co-
nosce U Fonte •
«» «»
C JIT IT 0 L 0 S ETTt MO
Dell* GìttHiùt Cummutiti»* .
RIMA che -l'Oro íprlgbnato mandasse in
3C p SÈ bando l'Aurco Secolj : ogni contratto ii
3> * * fiçe» per via di Permuta ; daado ctascu-
•í» k&ì no di ciò che glî abbondaua , per rie e-
uer di quello che gli mancaua •
Il Fígolo petmutaua col Sarto tante liouiglie dí
tet ra , che agguagliaslèro il valor délia verte : & íl
Sarto permutait! con l'Architetto tante yeíti , che
il valor délia Casa restaíîè vguale . O.ide da'prezji
tu puoi couoscete quai folle la pompa di quel buon
Secolo : & quai tesori poteíle rAuaríua nascondere
ndli scrigni .
Perciò i Contratti si chiamauano Ccmmmatitni .
& la Ciustitia , Ccmmulatiua .
Ma perch'egli cra vn troppo grande Jmpaccio l'in-
gombrar le Casuccie di tanti arrtel» ; çosi ditficili à
transserire, come àguardare : trouò l'Auaritia nuo
uo ripiego di darprezzo all'Oro ; trà tutti liCorpi
naturali il più nascosto , & perciò più cercato : tanta
più caro, quante più raro .
L'Oro adunque, accendendo negli occhi vn mara-
uiglioiòamore délia (iia luce » diueiine ûi'.iito la nu,
sura de" prezzi & degli Jesidéri . perche chi haueua
Oro, haueu.1 ogni cosa > & ogni cosa n .icoadeu.t
dciuro vna Calla.
Allora cominci.irono i Principi à sotterrar viui gli
Schiaui , pet dtllòtíerare queíto non men pernicio-
so che pretioso Métallo : ne oosì tofto compatue
l'Oro , che il Fcrro vící fuori per tormentarlo ,
Allora lit rlagellato nelle Officine , quando i Prin
cipi glidiedero la loto Effigie pet fatlo doppiatnerj-
te adorabile . Onde non è maiauiglia , se l'Oro tot-
racntaro digM Huornitii, c il totmento degli Huct
rniuii
|}l DEIXÀ FIT.OSOFTA MORALE
mini : 6e vendics con le rillc lc suc prrcoslê l
Ma benche con queita nouclU foggia di contrat-
tare la Commutatione si fia cangiata in Paganiento :
nondimeno tutti li Co:itratti riienuero l'antico no
me di Commutatiui .
Perciò la Giustitia Commutatiua è cjuella che ara-
mcnda & cortegge PinequaHtì de' Conttatti frà Par-
ticolare & Particolare ; togliendo à chi hà più del
doucte, pet darlo à chi ne hà meno.
Laondc, sicoitie la Giustitia Distributiua trajrêt'i-
see alcuna cosa dil Commune al Priuato : cotì la
Com.nut.ulua trasfèrisce alcuna cosa da vn Ptiuito
all'altro Ptiuuo ; pet mantenct l'vguiglità nel Com-
mereio humano .
Queíto Mondo è eome yn Teatro , gli cui sedtfi
ion communi à tutti mentre swn vuùti : ma chi
prima vi prenSc il luugo , ò billb ò alto , il ra suo
propiio ; 3c hi ration di difjndeilo ; ina non di oc-
cupare qael che l'ajtro posiude.
LaNamra , M.idre commune , fece il Mondo com
mune : ma colui che pet retaggio , ò pet eontratto ,
ò per nltro legitimo titolo ne poflìede alcuna pjr-
te , ò piccol i ò grande , hi ragione di conseruarla :
& aliora il Mon fo è in pace , cjaando ciascuno pa-
cilìcamente posliede il suo .
Benche le parti frà loro sian disugu.ili ; se ciascu
no è contento délia suapjrte, allora , nella dilhgua-
glíanza steflì , mantienû Pegualili dcl commetcio .
Egli c vero , che moke volte Frà Priuato c Priua
to, per diucrsitàdi opinion!, l'egualiti è controucrsa.
Noí ci crediamo che gli Aniípodi lti.mop.ndciiii
sotto gli noih i piedi : & gli Antlprtdi ctedono che
jioi pendúmo sotto gli piedi loro col CJpoia giù r
perche il Ctelo non hà vn principio ch* dimostrí
cjual sit la parte superiore , ci li inferiore .
Tai sono te Conitouetsic trà P rie & Parte, pre-
cèndeado eijscuna , che l'altra oíFcnda laEguah'tà :
perche non si vede chiaro quai íìa il ífezzo délia
Wisura t il Bílico délia Bilancia ; il Punto fislo deilj
Ragione : onde souente non si può solucre il No-
<«»■. kna la fjud»,
Hoi
tlBROSt-STODECIMO. íi»
Hot questo è il proprio vfficio d".lGiuJic? meri
tamente chiamato Dicafìci, cioè Mediatore : per
che vdite le Ragioni d'ambe Parti > formandosi nel-
Ja mente qual sia il vero Mezzo irà l'vno e l'altro
Estremo i Se ciò che l'vno habbia di più , e l'altro
meno del giusto : riduce l'vno e l'altro à quella
rguditi , ch'egli lià siila nel suo pensiero .
Perciò deue il Giudice vdir l'vna Parte e l'altra,
lenendogli dato h Natura due Orecchie, à questo
fine . Perche, chi giudica vdendo solo vna parte ,
ancorché giudichi :l giusto , è Giudice ingiusto.
Perciò , non d ue piegar l'affètto più all'vn chi
all'altro: perche, chi pende da vna parte non è più
Mediatore , ma Parte ; Se conseguentemente noa &
più Giudice , ina Piatitorc .
Perciò , non de' mirar la dignità , ne la Nobiltà ,
ne la Virtù de' Clienti , ma sol la cosa ritenuta e
douuta . Perche giudicando Aritmeticamente , te
non Geometricamente , giudica secondo la propor
tion» di vguaglianzl , Se non secondo l'vguaglianz»
di proportione .
Insomma , egli deu'estèr úle , che la Giustitia
Commutatiua prende la Corporea Imagine di lui :
Se con la voce di lui parli a' Mortai», fer constr-
uare il Commercio.
H Ora degli hum.mi Commerci) , alcuni sono Vt-
luntatij Se ci*M a alni Iniututiuti Se Male
fìci . Alcuni di cose Materiali Se Corporei ; Se altri
di cose Immateriali Se incorporee : ma la Regola
della Commutatiti! Giustitia è la medesima .
Voluntnri Si Ciuili, sono Vendile , Compre ,
catoni , Depòsiti , e tutti gli altri Contratti, che ri
chiedono il reciproco & libero consentimento d'am
be le Parti .
Inuolunari & Malèfici , sono Huitimenti . Percojse ,
Calunnie , e tutti gli altri danni , che to^liono altrui
doiostmente le Sostanze , l'Honore , ò la Salate ,
contra voglia dell'»na Parte • Non si ti ingiuria,
scnon volendo : ne si riceue , senon non volendo .
Chi vuole il suo male, merita peggio ; Se à chi
vuol i'nigiuria , non fi fa ingiuriai se però il ron-
P senso
jao DELLA FsLOSOFIA MORALÉ
íenlò è libero e non fon.no . Ma benche non fi fac-
cia ingiuria à chi la vuole , fi fi nondimeno icgiu-
rij aili Giustitia ,laqual giamai «on vuol l'ingiusto.
Egliè dunque Regoh generale délia Giustitia Com-
mu uiui , che cbiunque coflîe l'altrui ( fia Denaro ,
lu F.:ma, fil vn'Octhio , ò fia ia Vie.) ) ritienc aptes
so di se quel ch'egli hi tolto : & bà fátto guada-
gno dell'altrui perdita . Ne mai la Giuiticia è appa-
gata , finclie chi ha il guad.igno , non rende il tolto,
ò l'cquiualcnte , à chi sente il danno . Et questa è
la Commutatione che serba l'vguaglianza neU'iiu-
mano Commercio , Ciuile, ò Crimiiulc.
Et con quelto Principio tu conosccrai facilmente
che cosa fia quella Pfna sì giusta , & si rigorosa ,
laquai chiamano del Tagitant , di cui conuienc pai-
ticolarmence discorrere •
ttp3* íí&î MM
C iA P / T 0 L O O T T ^4 V O
Del'Tagitant , ò Jìa Cantrapajsa ,
•frHH^VEl Rad.imanto , che facendo Ministre
ff\ S di Giustitia le Muse , cantò in dolci versi
. *><_3Í quelle L-ggi , che doueano fat pianger
nu-là : fù R.e tanto Retto , Legislator
tanto inflíflî -ile , & Giudice tanto Idéale nella Lícia ,
che da' Pocti ancora fù eletto per Trióuuiro ,àgiu-
dicar le Anime de' Dannati .
Questi desciiuendo in isorcio la Giustitia Coin-
muutiua, riduslé tutte le legji à questa Legge.
St ciflsatn ptitìra t/uel ch'egli hâ fatta ,
*AU* Santa Çiu/litia hà fiditfeutt .
Questo è quel prememorato lus"e\adamantét tan
to famoso , detto i! Tagitent : ditanta equità, che
quasi Diuino Oracolo fù registrato da' Moral! , pro»
mulgato da' Legislatoti , ptaticato da' Giudici, scritto
fin da' Poeti íbpra il Tribunal d.-li'Inferno à lettere
grandi . QVOD QVISQVE íEOT , PAT1TVR .
' iafiu» pfit.sie cla che feet .
<^u?sta c quella Miíura infleflïbile áclla Nénesi,
con
LIBR.O SE STODECIM». ì#
con cui si misura , non solameme tutto il Ciustu Ci-
uilc 8c Cciminale : m* le Leggi steilè di tutti i Le-
gislatori . Perche ttoppo crudeli son gtudícate , le
paílàno questa mísura : e troppo indulgcnti , se non
la vguigliano.
Trcppo indulgente fù la Legge di Lícurgo , laquai
non mettea pen.; al Ladro, se nrm eta colto insul
fatto . Non castigaua il delitto , ma la negligema
net commetterlo .
Troppo crudele fïi la Legge di Dragone , laquai
< come si è defco ) ogni leggierissinio furto puniua
«on la vita : compensando il miiumo de' guadagni,
col malfiino délie perdite .
Niuna Legge adunque parue giarnai più giusta, ne
più moderata di qucsta , Che ogi'vn parisa de cbt
bà fatie . Chi inuolò pecunia , ,perda pecunia ; chi
scosle vn dente , perdi vn dente • chi cauò vn'oc-
chio, perda vn'occhio, chi toise la vita , petdala
vita • Questa è l'Aritmetica commuiacione .
Pero;he , supponendo moralmente la Legge, come
sicdetto, che ciascuno habbia apreflò dilcciòche
ad altn hï tapito : quai pena può parer tanto vgua-
le , quanto il reltituir per giustitia , ciò che si riticne
contra giustitia?
Niun Rio da qucsta natural sentenia par che si
posta apprllare : perche egli steflò , mentte fura od
vccidc, scriue di propriopuguo la sua cond.inn ggio-
ne : sapcndo che quanto egli fà , tanto à lui sarà
íitto .
Chimique fa vn Delitto > st vu Contratto i obli-
gandosi alla Giustitia tacitamcn te , di pati r quel ma
ie , che ad altri egli fà : ;& perciò di niun'akro si può
dolcre , che di se steflò .
VEro è , che questa Commutatione AritratticíT
seben camini quanto ai danni di cose MaterUíi
Sc Corftrti che Arirmeticainente misurar (i poslbno
Sc numerare : non camina però circa le cose incer-
peret , ouero Dithentste : come le Villaníe , le Jalsi-
tà , gli Aduitéci : non potendosi pesât la Fama ò
l'Inúuiia i ae castigate va delitto con vn'altro de
litto .
P » Et
J4i DELL* FllOSOFIA MORALÇ
Et pure ancora iu qucste cose il retto Giudiíî»
trouò il suo Equiualentc -, fece vîsibile ciò che non
hà eoipo ; & commuté lc colpe dishoneste con pê
ne houelte .
Colui chc oSèndem con villane parole la Faim
altrui ; era vnto di miele ; & espofto nudo aile ves-
pe à Sol roucnte : accioche ton l'aculeo de' vele-
nolî Animait , imitante l'aculeo délie ma lédiche lin
gue i chi akrui trafitle , folle trafitto . Quelto è U
T.iglione .
Al Ttrgivrt troncauano la liage» : al Fals*r!t
troncauano lamano: accioche quella Lingua , laquai
fana c partante hiuea insegnata la ralsità ; mutola e
nioïza predicastè la Verità : & quella mano che viua
te congiunta, hauea contrafatta la verità : spiccata
e morca , additatle la £Y»suá . Questo è il Taglion? •
AW^nlúlitrt cau.uiano gli occhi : ail ^Adúlitr*
lasciauan g > orchi ma troncauano il nafo : accioche
l'Aminte, perd ni gli occhi che allô illicito Amore
sono le guide -, hauestè bisogno degli occhi altrui :
& l'Adultéra ,-xhe allô specchio abelliua il suo vi-
so per alletrar gli Amanti , dallo specchio folle atter
rit! , 6c dagli Amanti aborrita : restando in dubio
quai fbflè à vna Donna maggior tormento .
Così con giusto Taglione , per gli (testi mezzi chi
peccò fù punno : c il dolo dal dalore fù coir.p:nlàto .
Giuílisi'î.iio era dunque in f« stcílò il Taglione di
Radamanto ■ ma in vna cosa p itcua rigorotùTrno ;
inquiuto non laschua luogo ail' Arbituo , ne ail»
Quilità délie Tetsone .
Egli giudicaua apu:.to e Nobili , e Ignobili ; e Rie-
chi , e Pezzenti ; e Doui , e Idioti i e Benemcriti ,e
^.«lenisriti ; corne Corpi ignudi di Anima i nell»
guisa che nell' IntCMO giudicaua le Anime ignude
di Corpo . Guardaua al Fatto , non all'Autore .
Et qucíU era la Maslìma di tutti i Legislatori ;
Ciudici che pro'Vfliuano il Taglione Radamantéo;
non fir diltèrenia da K.eo i Reo. Era la Legge píù
•nflcsllbile del Feiro ; Sc il Giudice più inflessibile
délia Legge, La C tinrn?* d.i qucstoForo erasban-
dita .
Zeleuco
tIBRO SISTOftîCIJÍO. 54,
Zsleuco Legislator de' Locrési ; disccpolò di Ra-
damawo : hauea publicata U preacennata Lrgge ,
ehe aU'Adúltero foslrr cauatí g'i occhi . Auucnne à
lui corne à troppo S.ipicr.ti , che troppo cere.ndo,
rinouano il prcpiio maie : il primo ttansgreflot dél
ia siia Legge, fù l'vnico suo Figiiuolo .
Tutto il Senato supplicò Zaleuco à perdonar al
Figiiuolo i & conscruar quegli occhi, ch'erano lc Sici
le Polari délie íperar.ze de1 Regno .
Ma Zaleuco era più duro& inesorabile che ilTar-
tareo Rad,.manto. Sapendo clie jlnoire di Gíudi-
re è più facto, che quel di Padre i & che le Leggi
son gli occhi délia Giustitia : gíuc'icau.1 più conue-
ntuole dieflequirla Legge , acciecanrfo il sigliuolo:
che viol, ndo la Legge , acciecar la Giustitia .
Ma con più gênerai commotione sipp'iciro Za
leuco di non lafïiare Orbo il Rrgno , per la O/bità
dcl SHccellbre : dnpo mohi rifiisii , alla fine così rit
yose .
Hì U fina/mentt ptnsatt vn rislift fit tompia-
ttre ail' xAmtr dtl ?epolt , & sodijfate al rigor
dtlta Lrtgt . Il F',gliuoIo & il tairt sono vna
Ttrflna mtdrfima : cauifi dunque vn'occhìo fi/o al
mit Figiiuolo , ÈT sattro à me : & coil la Lrggt
non sarà offrsa, t il Tranjgrtjsort non sari citeo ,
Et veramente se si parla d<l Dannoaltrui ; niuna
Clemcnza par che dispensar posta alla Legge , scritta
da Radamanto,ma dertara dalla Natura • Perch'eí-
semlo sondata in vna Re^ola così mitorale , Cbecias-
CHH rend» lii che ad a/tri dolosirrtntl hà toltt :
ben può il Principe Clémente condenar l'ofFes.1 che
tocca à lui , tna non il danno che tocca a! Terao ; se
il Principe lion sodisfà dcl proprio chi è danneg-
giato .
MA il rigor del Tat lione di Radamanto , non
era la Infleflìbiltá' , n< 1 non perdonare à niu-
iio : ma la iniquitâ nel punir tutti vgualrhente per
simil fano-
Peroche , sicome sauiamente disacne il nostro Ft-
Jolbfo , se nell'iftcsse setto , tutti gli Huomini fofle-
P } ">
5^4 BELtA TILOS. MORAIE ' '
»o vgualmeme .iffttti, e tuttelc circoítanze fbfljèro
vguali : eflendo l'Ingiuria vguale , & vguale dnurebbe
ester lapena . Ma perche lo Iteílo furto sirà piíicri-
jninofo in vn che in vn'altro : & la steflà percoflà
pià ingiuriosa Hall'vn che dall'Alrro : egbè iniqno
Taglione , punir le Ingiurie maggiori e minori , ton
pena vguale .
Non è cosa da tutti íl saper mífûrare la quantiià
délia Ingioria ,
L'Oracolo di Delfo hauea commandato a* Greci di
■duplicar l'Altare di Apolline , se voleano iinperrare
«iò che <hiedeuano . Coloro , tenendo tanto tlcura
•l'impetratior! délia gratia, quanto facile la duplica
tion <!»iì!Altare : chiamati subito li Fabri ; allo AIr,>r,
ch'era quadrato , fecero accrescere vn'altto quadrato
«li vgual mirera .
L'Oracolo cauilloso , cìie non voleua rsáudirli;
délia scioerheria loro si fece befFc : ptrche J'accre-
scere vn quadrato ad vn quadrato , non è duplicare
il quadrato forrnalmente , ma. solo matetialmente :
ami è disformarlo s facendone di vn quadrato Equi-
latero , vn bislungo Quadrangolo , Ma laformale du
plication dtrl Quadrato , è vn'alto secreto , di delcri-
uere vn Circolo attorno al Quadrato: íeposcia vn'-
ahro Quadrato attorno al Circolo • Peroche il Qua
drato elteriore , è giustamente il doppio dcll'inte-
xiere ; corne dimostrano li Geómetri .
AU'isteflò mòdo , ogni sciocco saprà giudicare> che
íl Furto di cento Sicli , è jl doppio più del Furto di
cinquanta Sicli : ma questo è vnmisurare UQuan-
*ità materiale del furto , & non la formale : laquai
solamente da' periti Giudici si rnisura» , non Aritme-
ticamente , ma Gecmetricamente ; e&minando U
Peisona, il Fine, il Luogo , ;il Tempo , & tutte le altre
Circoffcinze del Fatto , che rendono maggiore ò roi»
cor la malitia , laqual'è la forma del delitto .
Egli è certo che il rubar cento Sicli al Tempío , è
maggior del itto , che tubar cento Sicli ad vn Priuato»
Anzí, formamiente maggior delitto è, furar diece
^cli alTempio, che cento al Priuato : perche quç-
"«cFurtesimplicc, fc quelloè Síciilegio.
Molco
1IBRO SESTODECIMO. Mr
Molto maggiore ingiuria è (dice il nostro FílosofoJ
vna guanciata al Senatore che al Contadino : perche;
quello è pcrsona publica : & l'ingiuria sitta al Pu-
blico , è molto maggior di quella che si fi ad v» Fri-
uato.
Siche , giusta la Regola di Proportion Geometri-
ea ; quante è maggiore 1a Perfona del Senatore à
quclla del Contadino: tanto è maggior l'ingiuria fat-
ta al Senatore , che al Contadino . Etperciò ,»on è
giusta la Regola di Radamanto, $u*r,io alcun fà ,
tanto patisca. Peroche, se colui chediè vno íchi.vrFo
al Contadino , mérita vno schiastò : ccrtaniente colui
che diè lo schiatfo al Senatore mérita maggior pena .
Ma dirai tu : St ntll.i ^iufUtia Comm.utatiua.S fi
Jt' aieprare la Proportione Difirihutiua & Gitmt-
trica: non surtn dunque dut Specit di Giuíli:ìa,ma
vna fila ì
Riípontlo, che nel sar giultitia vi ion due Attio»
Iii : l'vna è, Misurar la ingiuria ; l'altra %Misur*f
ta fena .
Circala ptima dctie ilGiudice adoperaií la Pro
portion Geonietrica, considerando 1; Circostanze &
le Pcrsone : ma circa la seconda deue açjoperare la
Proportione Ariimetica , senza confiderar le Períò-
ne. Siche la ingiutia m.iggicrehabbia pena maggio-
It : la minore , minore : la vguale , vguale . Queste
son le Bilanci di Astréa.
Et in questa maniera si deue intendere il Taglio-
Jie di Radamanto : g£""t> «/ta» ficc, patisca . Con
siderando il F.itto ■ non materi.ilmente ; ma formal-
mente : non l'Attioiie , ma la Maiitia .
L'istcsiò intender C deue del Tagl'une Ctmmuttti-
m ne' Comratti Ciuili ; /ondato iu lìtiiil Regola:
guasto alcuxo hà di Dannt , tanto rUtua ditmv
lumtnto .
Peroche , sicoroe nella Società , & Commercio Ci-
■uile, la Commutation délie merci , si vguagiia con
Ja eítimatione de' prezii, la cui misera è il Denaro :
così nelle conirouersie ciuili , due son le parti del
Giudice : l'vua eltiraar g)i prezzi : l'altra vguagliare
•jl dcn*lt) aldaono. la ptima richiede Troftrtim
j4< DJ-lIA nLOSOFlA MORAlE
Cicmtirlta : l'altra , la Vgutiflian\n lArimttit* î ac-
ciochc ciaûuna délie parti habbia il í'uo douerc .
ttM "K^î tí?^
CiAPITOLO HpNO.
Dil 1m Ciuilt & Saturait .
A Gtusticîa , tra g!i altri simolaerí inge-
|R t SJ nioft , ci fù dipinta inguisa di vn Nuroe
d|tre Faccie , & di tte Ncmi ; ilqualc ad
•ft-t^î^ vu tempo habitando inCielo, in Terra,
& nell" Infeino i in Cielo si chiaroaua Temidc i m
Terra , Legge ; nell'Inferno , Dite .
Voile ro quegli eruditi Ingcgni figursrci rreDiffè-
renie dcl Cilllto , Scurana, Mt\\ana , & Irfima : il
lui Diuiao, vcnuto dal C'tlo : il lui C iulir, ptcprîo
degli Huomini : ìc il ìm Naturalt , commune con
gli Animali .
^Adtrarc un Dit Trint dr Vm , è del lus Diuino :
perche da ^uclh : íente ci fù infegnato , che vcde le
cose inuisibili . E'.ftnâtrt U ptopria Vit» , è del Iiis
Naturale : perche á qualunque Animale dalla Natu-
ra è infegnato . Manttntr ftit ni Contrtui, è del
lus Ciuile , ò fia , délie Genti : perche dalla Ciuil
Sodctà gli Huomini l'hanno apprefo , col lume dél
ia Rigionc .
M.i trataseiato il lus Diuino à più alta Scola :
due grandi equiuocationi nafeono fra' Sapienti ck-
ca il lus Naturale, & il lus Ciuile.
Peroche , siconie l'Huomo è partecipe délia Na-
tuta Sensitiua , commune agli Animali i & dclla Na-
tuva Ragioneuole, propria dell'Muomo: così alcuni
chiamano folamente lus Naturale, il commune aglí
Animali : & altri chiamano ancora lus naturale il
Ragioneuole : corne , Strbtr U Ftdt ru' Centrait! .
Simílmente, per lus Ciuile , alcuni intendono fo
lamente la Legge Scritta : & altri vi cosnprendono
aucora la legge Naturale Ragioreuole .
, ^a «1 nostro filosofo , silolotando da più alto prim
"P'o ; gcucrolmcnte diiudc il lut Ciuile adéquat».
menec
LIBRO SESTODICIMO. 547
mimé indue Specie ; cioè.nclla Ltfft Scritt*,tc
nella Nttmit ; non distinguendo nejf Huo-
mo la Naturale Ragioncuole , dalla Naturale com
mune agli Animali , inquanto ltruono alla ciui'e
Società .
Peroche, licorne sià gli Animal! , la Lcgçe Natu
rale è più pctfctta in vn , che in vn'alrro : la Socie
tà Congiugale nelle Tortore , chsne'Paslcr! : la Edu
cation délia Proie, nelle Rondini , che oeUe Acjuile :
U Prouidenza econcmica , nelle Formiche , che nel
le Moùhe: ilgouetno Politico, nelle Api che nelle
Formiche : cesi tutte queste Leggi n.itut.ilî iòno più
perfette negli Huomini che 1 egli Animal! , perche
son regolate dalla Ragione & dalla Lcpgc .
Sicome circa le Scnnze , la Natura infcgna certî
Principij gênerai! , da quah' l'humano ingegno filo-
fofarido racenglie le Míflùn e dottrinali : cosi tirca
Je cofe agibili, i! Jumc naturale fà conoscerc alcuní
Principij comn.uni agli Animali , & altri communi
à tutti gli Huomini.- che cen l'inespericnza&con la
pruucni.i si tiducono à miglior forma perla Società
& il Commcrcio : & questo è il lus Cíuilc cenerale .
DVnque, il lus Ciuile gcnerale, seconde il no-
stro Filcsofo , è vn Co.npoíto di Legge Scruta
e di L:gge Naturale ; ordinato alla conleruatione
délia Socieià Ciujle . Ma ciii legge attento le sue
Domine, vcdià ch'egli diltingue vn lus Ciuile più
rillretto & più preprio : cioè, SLutlU cbt l<±* vn
fopoh îcn Aj Lepgt ftrhta .
Sithe , la Società Ciuile , latgtmmti , signifies an-
cora la Cónuersation Ciuile , l'Arr.ibilità, la sacetu-
éine . Ma la Socierà Ciuile, ílritiixrrintt , signifies
vn numero di Petsor.e libère, inqain-.oi'vna non ç
lòttopolta all'altra i ma. tutte sctropoíte alla medç-
fima Legge Sçtitta i il cui fine è , che Tutti partecjpi-
no de' Beni, c de' Malidel publico : & con le ceci»
proche commutation! mantengaro tri lero il com-
mercio per le cosc necefl'arie al'i'Humaua vita . Ma
quelra l egge serina è sonckta ntila Naturale.
. la Natura che in ogni cola a ma l'armonía ; hà
4mo a|li Hucreini , corne le veci e i sembiami ,
f j eosì
J48 DELLA flLOSOFIA MORALE
eOsì le inclination! c le tempre-diffèrenti ; accioche
abbisognando l'vn dell'altto , sono sociali , & forrai-
no con la concordía vn Coro armonioso .
Vn'Huom íblo non û Società ; perche vna corda
sola non ft armonía • Egli ( corne già diífi ) sarà , ò
vna Bestia selaaggia, che octia tutti : ò vnDio celc-
stc , ch'vuopo non hà di niuno .
Più Huomini di Leggi scritte diffèrent! , non ftnno
Società Ciuile ; perche non senno vu Commune : &
più Huomini délia stessa Legge > ma dell'i ílcss'Arte ,
non fanno Società Ciuile ; perche non commerciano
ftà loro con le Commutationi . Onde si siiol dire
che il fígolo al Fígolo ; & il Medico al Medico non
porra amore .
Nella Republica Mondiale vn' Elemento è simfle
all'a'tro in vna Qualità : ma difîîmile in vn' altra :
sccioche l'vno habbia bisogno dell'altronell'operare.
Se tutti foflèro in tutto simili ; l'amor sarebbc infe-
tondo, mancando le produrtioni : Sc l'Vniucrso non
íàtebbe Vniuerso mancando la Varictà délie cose .
Ma corne neU'Vnmerso tutti gli elemcmi benche
diuersi , son gouernati da vna sola Mente Sourana ;
così in vna Republica, tutti li PatticoUri, benche
libcri son fottoposti ad vna Lcgge , & à quello che
fapprelerita la Lcgge: cioè al Priacipe, ch'è Ja Leg-
ge viua i &il lus Ciuile animato e parlante.
Sia pur quclto Principato , ò Monarcále, ò Ari-
ftocrático , od Otigárchico , ò Democrático :Vgli è
certo , che doue non è Principe , non è Legge Scrit-
ta : & doue non è Legge Scritta non i ptopriamente
vn Corpo Ciuile . '
Di qui puoi tu comprendere quai fia il Im del
Legitinio Principato : quai sia il siio Pint : 8c fi"
doue fiejlenda i] suopotete.
Tamo si estende l'Autorità del Soutano, cnunto
fi estende l'Auroritj délia Legge Sctitta: cioè.C»»-
feruar la Libéria & l'Eguslitì del Commercio dt
T*pol:\ nella participation dé1 Béni, e de'tMalti&*
mita Commutation de' Contrdtti . Qticsto è TOffi»
«o dcHa Legge; & qucstoè I'OfEcio del Prëicipe .
Con moisi gloriosi Soprinorai Md*Jâ«kí
^ ï * ne
1IBR.O SESTODECIMO . 34»,
ne volcua iiinaizareil Nome di Péricde fuo Princi
pe , fopra gli altri. Ma Péricle rrfiut mdali tutti , di-
chiarò di voler'esière denominato Péricle it Gtnfto '
8c fù acclamato da' Popolí con tanto applaufo quel
nuouo Titolo, che nelle Historie anche hoggi risuona.
D eue il Principe astumere tutre le Virtù : nia non
può senz.v nota di ambitione astumere il Titolo di
verun'altra Virtù , beiiclle minore : corne se si faceP
se chiamare , 11 S**ù , II Fcrti , Il CttHt , U Magna
nime , Il Tio .
11 Titolo di ffiuiït, èilmaggíore deg'i alrri Tî-
toli , perche la Giustitia è U mjggiore délie Virtù
Morali : ma benche fia il Titolo più glorioso , egli
è nondimeno il manco ambitioso ; perch'cgli è il
Titolo proprio délia Legge i 6: del Principe , chc rap-
prefcnta la Legge .
Et sicome la Legge ingiusta , benche ptesidiata
d'.ir ni , non è Legge : così il Principe ingiusto , ben
che adorno di tutte Paître Virtù , non è Principe ,
ma Tiranno . Talche , se il Principe si può senz'am-
bitione notninar Principe : ancora si può lènz'ambr-
tione nommar Ginfie .
: Et oltre ciò , i Titoli di tutte l'altrc Virtù cílèr
polînno inuidiosi agli S aitri Principì ,• potendo vn
Principe ester più Virimso dell'altro i più Sau!» , più
Torte , più Tempirato . Ma il Titolo ai Giufíí , non
/bggiace aiVlnuidia, petche non ammette maggio-
rani.i : non potendo vn Principe ester più giusto âtU'-
altro ; perche il Giusto consiste ( corne si è 'detto ) in
vn punto indiuisibile. , ' . ',
Ma vu' .titra più importante confeqU"nia di qui
ne ritrahe il nostxo r.losofo ; & è , che sicome la Leg
ge non serue à fe stesta , ma à coior che sono sotte
diki:così il Principe non dee mirate l'ytil pro-
prio, ma l'ytiie d.' h;o\ Soggctti . .'.
- La Giustitia , ir.quanto tíultitia, è Virtù relatiua,
•orne si è detto : perche , non considci ando princi-
paliiiente la borna del Soggetto ; ma l'operatione
xetso gli altti ; dona à cuseuno il fuo doaere . Così
il Principe Giusto , non viue à se , ma al s«o Popo-
lai pticfae R.egna pet il Popolo.sanipeï íeiteiïb.
• / P 6 tt
ÎJO DELLA HLOSOFIA MORALE
Et perche la maggior délie Opcre huirune è it
Regnare i & l'opre maggiori mertano maggior pre
mio : deue il Principe ( soggiugne il nolíro Filoíb-
fo) ester contento di riceucre in ptemio ÇUrU &
Htmrt .
Gloria & Honore , secondo gli ar.tichi ínterpreti ,
dice il noltro Filosoro . Ma i più moderni , a" quali
l'Aura délia Gloria 5c dell'Honore , parcua vn Pre-
mio da paicere Camaleomi , e non Principi : iuucce
di Gloria & Honore , han voluto leggere i Gloria , &
Tributi ragioneuoli , che degn.imente lì chúmano
Honorari douuci al Principe .
Ma scben questi siano ragioneuolmente dcuuti >
nondimeno il nostro Filosoro parla di quel Premio
che il Principe gode tutto per ft : 8c non di quello
ch'egli rìronde ne'Popoli, per disenderli , quai so
no i Tribut! . -
Dipoi , egli parla dcl Premio vguale ail' Opeia ;
JaqualVíìei do Diuina , vguagliar non si può > senon
«on quello che à Dio si dona .
Finalmcnte , egli parLa digenti libère ; & non sog-
giogate : de distingue vn Péricle , ilqual mira il Ben
PuWico : davn Dionigi, tiquai mira il Ben Proprio .
Et perciò soggiugne ; Et ibi di Gloria & di Htuut
ain ì «tlíW ,acaì Princift : m Tirtnat .
<** m <*î-
CiAPlTOLO DFCIMO
Dtl ìiu CÌU'lt lmfrcprio ,(y Ecoaomioo.
Et Primitramtau dtl lui fultra» .
4*9 ♦ ALLA Definitione del lus Ciuile , potrai
X -r\ * per te steslb facilmente compreudere quai
S " * sia quel Im, che (i ritratto al Ciuile , ma
^•t<SH^» veramentenonc . Giàsi è dettoche il/m
f halo , ì mtttlU citvaisctva Corso Socialt folio va»
medrfima Ltogi : 8c doue nonè /.yí* ■ nc totitti ,
ne V^uagliaa\a , non può efiir vero 8c proprio
lus ciuile . '
r>m»que il Im Puttri», sou è propiiainenrc lus
Ciuile.
LIBR.O StSTODECtSÍ 07 fft
Ciuile. Peroche tnanc.indo uel Fijliuolo 1.1 Liberti
& l.i Lgualita col Padre , manca la Società ï pren-
dciido gli alnncnti dal Padre ; manca la reciproca
commutationc : & esl'cndo cg!i coû propria ciel Pa-
drc ; non può verso le cose proprie eil<*r Legge Scrit-
tai perche r.on vi è Ingiuítitia Ciuile, ma sol Na-
turale .
Quiiidi è ; che i legislatori non impostro al Pa
dre niuna Legge ; supponendo che naturalmente niur»
voglia nuocere à (e medesimo : & chi m.oce alla
Proie , nuocc à se Iteslò .
Ogni Artifice naturalmente ama le opre suc : &
benche siario imperfette i à lui paiono belle ; pprs-
che in <flè ama se medesimo . Siclie per Legge Ci
uile balta la Naturale ; perche in luogo del Timo
ré , è il Patrio A more .
Mositi furono Bel Mondo, vu Manlio , vecisordi
Manlio suo Figlfuolo : & vn Toloméo , vcciíbr di
Toi oméo suo Padre : à cui h Fama appesc l'Infame
sopr.-.nome di Parricída.
£gli è íncerto quai più ofFendcslè la Natura 'i ò
chi tollé la vita à chi l'hauea data; ò chi la ritolse
n chi l'/iauea h.iuuta. Ma possiam dire , che il Paí-
ricíila soslè più ingr.no i & J Figlicída più dispie-
ratoLa. Natura diuidendo gli efficij : infuse ne* Figliuol»
h Oblìgatione -, & ne" Padri l'Amore , ilqual'è vn
iucco di contraria Natura al siioco ElcmemaIC;
che queíto ascende , & quello discende . Sich'cgbe
niaggior Mofîro vn Padre cdi itor del Figliuolo, che
Vn Comuttociù
Figliuolo ediator del Padre
h Lrgr.e Scritta. da' Gentil! impose
arrocislîmi supplicij al Pjrricída, 6c niuno al Figba-
da : permetteudo al Padre di eiporre i Fígli aile. Fie
ls , ò rrucidarli : con quella irragiontuoïe ragiciie »
Che dtlh crst priyrit cUscunt i tibert disptnittrt :
quasi í Figliuoli náscono solo al Padre , & non alto
Patría, nc alHYm'uerso .
Ma gli Egittij Lf gVatoii men Barbarí ; ali'vceîsoi
del Figliuolo iiigiunléro quelto caltigo , che pe* u*
giotui ( ben custodito da' Satélljti , sedeslê dauanti
K* DEU-A FIIOSOHA MORAtE
aD'mscpolto cadiucrc , occ'i oehe mi rato da tutto «1
Popolo, mirai! e ciò che h.iuc.i s.uto .
Quai supp'icio pià mite ne più crudcle î qual'ía»
punita più punit i nej>iù indulgente ! era il Foro vn
T-eatro di Cittadiai inhorriditi ; Accufatore il Mor-
ig ; Testimoni gli Occhi ; G indice U Conscienza i
gemini Camrsici l'Amore & il Dolere .
Quiui íàtto spettacolo e spettazore ; rnentre si con-
lìimaua quel Corpo fracido e putente ; consùmaua
ii I'adre di dahlia • Que' vetmini fchifosi , tndeano
le carni almorco, el'animaalviuo. Quel freddo
iàngueehe alla presenza deH'vccifcrc riholle ne'ca-
daueri , vsciua dalle fe/ite ; & con tacite voci rim-
ptouetaua al Padre la sua fiereiza . Et questo era il
Taglione , non di Radamanto , ma di Mczentio, chc
insegnò a' niotti à tormentare i viuer.u .

C IT 9 LO VT^DECIMO.
»• . i>cl Im Htrílt , litrfi i Scrut .
OTREBBESt primieramente>ccrcare , se la
* p «g Sema» sia délia Ragion Naturale : pa-
2> *■ 3! tendo pure che la Natara di tutti Madre,
■jfrfíW-ç?- tutti Libeti habbia voluti.
Egli è d'auuertire , che la Natura Particolare mi
sa fcmpre la Perfettion délie eose Patticolari . Uì
ferche , pet difetto délia Mater ia , non tune le co-
fe poflemo tiuscir Perfette ; non è pertantolmpet-
fettion veruna , che alla Natura vniuetsale pctfep
lamente non serua per çjualche publico beneficio .
Non tutti gli Frutti di vn'Atbore prouengono con-
ditionati e sani pet le seconde mense dcgli Huomi-
nì ma niun ftutto« cosi acerbo e fracido, cU non
fcrua di paíto agii Animali , ò di Fine al Sucb .
Miuna cola al Mondo è soperchia .
Tali apunto son gl'ingegni degli Huominï . Altri
■ascono cosi accorti f petretti , che paiono formati
pet commandais : & alcri coù ltolidi c sceruellati ,
«« yaiono dtstinati à scrujre : perche , çhi non hà
scano' '
IIB RO SESTOD E CIMO: W
íènno ptoprio , dee régieisi col senno altrui .
Hor quesli è l.i Struil» Satumîe : vtilc â chí
fente Sc à chi commanda : perche niuao è così di-
sutilaccio , chc non fia buono à sugger'acqua ,' ò pot- '
tar faíci , ò guatdare arment! : opre che ad vn per-
fetto ingegno mal si conuengono : & reciprocameu-
le , chi ad altrui seruc , dell' altrui viue .
Quel clie si dice di vn'Jndiuidito si può dir di vn
T'polt intero . Ncll'America si son trouate Nationi ,
ò cantó crudeli, ò tanto stolide ; che viucndo co
me Fiere , ò come Atmenti niun beneficio maggio-
re poiea loro auuenire, che Peslère soggiogate . Et
ín questa guisa i Romani beneficarono i Sá.-mati ,
gl'lllnici , e i Gelóni ; col fârgli schiaiii , per fargli
Huomini . Ma conuerrà distinguerq ttà Scruo , e
Schiauo , come vditai . ...
T T Ora , ciò che si è detto del lut Pairrne , à pià
II sorte ragidne si deue intendere del Itu Htríle s
cioè , del Padrone verso i Serui .
Degno è di libertà chi mai non la conobbe: de-
gno è di pietà chi la perde per isciagura : deguo è
di seruire chi la vendè per denari . Ma in qualunqu»
modo , la Scruitù rimuoue la Società, & per confie»,
guenza il lm Ciu'li . >••-"«
Anzi,tra'l Figliuolo te ilPadre, senon è Società,
yi è però Amore : ma con la Scruitù tanto è incotn»
patibíle l'Amistà ; che seconde» iipioaerbio aotico\
guanti son Strui , tanti soft Tfjmiti . ■,«»
- Chi lempre desía la Libéria , non può ama re la
Jéruitú : & chi odía la Scruitù, non può amare H
sadrone : &guai a' Padrani,se i Serui sinumeraflèroj
L'Vcello ingabbiato, benche ben pasciuto , «erci
<<igni feflìira de' suoi mneelli per isfuggire i£i il-Ser-
uo desidera píù tosto ester mendíco e hbeto , che
nutriro e nvincepato . Aggiungasi la misera vita dél
ia Scbiauitudine ; p ù v-le & piùfaticosa di quella .
lie' Giumenti : lfcarlá di cjbo e Carca di serti ; fk se- '
tondo il lus xntío , così soggetca alla libéra poteftì
-del Padrone , che Vedendo il Padtone, vedea ilCa*-
nctìce « Et ci niaraiiigliam» poi, che quanti Serui »
íoflero fcum Nwiii í V- » *v "
S-.. :<j ïilippo
ftl DELLA FILCSOFIA MORALE
Filippo Macedoncsc , hauendo cspugnata &: aria
Olimo CittA degli Atcniesi ; vendè ]i Cittadini alla
Caustt. Parrásio famcsiflìmo rittore Ateniese , pcr
dipinger Prométro cruccinto da Gioue (òpra lo scc-
glio, coroprò il piùNobilc, il pin venerando & il
più afflitto Vecchion di Olinto .
Pet rappresentare il sembiante di Promítcp , ba-
ftaua quel volto squ.ilido dalla fama", Cs: d. 1 dolore
di h-ucr perduta la Patria , i Figliuoli , le RicchczzCi
& la Libectà .
Ma Parrásio per esprimere più viuamente g!i tratti
«Jet -,iso addolorato , il liuidor degli occhi , l'enfia-
tnento de! petto , I o sfono de' nmscoli , la fpiccatu-
Ta délie ofsa di Proméieo, fecc stendere igmidoquel
huon Vecchio , & con tanta violenza fè ftraziare da
Torcitori quelle membra semiuiut, che ilmiscto di
ípasima si morì ncl tnrniento.
Trattò pejgio Parrásio il Scruo , che Filippo il Ne-
mïco . Filippo non l'vccise ,per venderlo: Parrásio
il comprò, per vccitíerlo . Anzi peggiofìì tormen-
«ato l'Innoccnte Olintio dal P.-.dione amico, che il
Reo P:on:e'teo da Gioue irato . Gioue íòlamente l'af-
fcsle pcr pur.irio : Parrásio Fv'ccíse per dipingerio
nfflitto .
Ogni cosà al liccntioso Pittcr'è licito di dipingerei
ma niun'álfro Pittore si fece licito di vecidere l'Ori-
ginale , fa dipinger i'Inugioe . Ma la Içggc permet-
«ea m.iggior licenia al Padron , che al Piucre .
Ridamanto nel giusto suo Taglione , hauria con-
«lenpato Parrásio , ad eflère dipinto in forma di Ti-
«io , con l'iltess'arte , con cui haucua csli dipiao
folintio in forma di Proméieo.
NE' nostri Secoli più humani , più giusta & più
sicura è la condition di que' Serui , chepatttg-
giando 11 lor scruigio ad arbittio ; con viccndeuole
Commutatione , danno le lor fatiche , & riceuono il
meritato salarie) : & così fccilmerìte fàcendo diuor-
«io corWa Seruitù , corne spoíàndola , emancipano se
fteflì píû non yolendo seruire. Non mancano mai
J-ldrcui a' Serui, ne Serui a' Padroni .
Wrta guiti si congiiigne la Secittà con l'Ine-
gnalità
HBRO SEîTODICIMO. #r
gua'.îrà-, la Libertà con la Seruitù , & il lus Heríle cot
lus Cíúle . Siche 'la Famigìia è vna pkcola Rtpu-
blica i il Scnio vn piccolo Vaifallo ; Sc il Pudrone vn
piccol Re . '" ' *
Hen qiifsti son Serai , ma non Nemici rlel Padro-
ne > perrhe non forzati : anzi son cari amici, perche
bcm fic.iti î & perciò più fedéli , perche più amici .
Con questi trattá più ciuilniente il Paarone , sa-
pendo per cottdiani casi, cjtunto facitmente può egtl
pailàre nella 1. ro somma. Ogm Seruo èvcnuto da
vn Re , & ogni Re è venuto da vn Seruo . Anzi per
che ogni Sígnore ítì sotto vn maggior Signore ; eosì
tratta con cslì , corne vcircbbe dal maggiore cflcj
tratrato . *

i «n «4 mr
C*AHT'D LO DV O I>EC I lí O.
Dtl Im Mutilait.
' OLTO più diffii.il cose è il dítfinire quai
JS? \jl 2J J0
•g iVl^ '"s ch'egli
debba chiamarsi il Mutilait
non fia , ne ; paren-
del Im Dìuìko",
■frfSH* ne del Ciuilt , ne d,llt $i rai , tìé del
'Q^atura/e . "*.»
Del Dtuim non par che fia > perche ciafcun'Huo-
mo sarebbe obligato à prender Moglie » reo di
tann homicidij , quanti Figliuoli per istracufanz»
di Nozzc , non tributaflè al Mondo , 6cJí Dio.
Anzi ranto è púì gradeuole à Dio lo Stato Virgi
nale che il Maritale ; quanto è più limite alla Diuina
Natura loSpirito, che la Carne. Che s'egliè giudi-
eata vna gran V irtù il non paslàre al'a seconde Nozt
ze , maggior Virtù sari il non p.iflàre aile primer
Molto meno par ch'egli dipende dal lm Ciuile*
•Peroche , se il Maritaggio fù da prima che la Fami-
glia : & la Famiglia che la Cictà , & la Città che il Jus
Ciuile: per conseguenza, il lus Maritale. ; da pri
ma che il lus Ciuile : perche le parti cornponectt
sono ameriori al Composito .
Et olttcciò , se illus Ciuile , come S è detto , non
». è
»t DELIA EILOSOTIA MORALE
i ai Suptriurt (T Infirinri, mi cri gli Egum/ti fgKè
incompatible la vguagliania de* C< ngiugat i i eíTendo
il P.idre di fâmigli» corne il Sol ne! Cielo ; il Prin-
•ipe nel Régna i & il c.ipo nel Corpo hutnano : tt
ferciò la N.ituu all'Huonio diede il Senno , & alla
Donna lo toise .
Einalmente , íe il lus Cíuile è ordi'nato al publico
beneficio, leggi tutte le historie, Σ trouerai ■ chepei
*na Donna çhe habbia fjtto aknn bene alla Repu-
Mica : le mígij.iij , áí grandirsiuii máli furoo «agio-
»e.
AflàJ m.inco pat che concordi il lus Maritale col
im dtJlt Gtntì . Perche quefto principalmente
consiste neíla Vita Secia/e , & nella Prepri* Liierti:
■ma! cosa è più contraria all'vno 3c all'altro bene, cbe
il Maricaggio .
Pcrocbeprimicrameme , eglîe troppo veto , che la
Cnccrd'a ì Madjc dei Matrirnonio ! ma il Matrimo-
nio è Padre deVla Discordia .. Apena Amore accese la
Face Niutiale , che l'odio la /pegne : tra corto in-
rertiaUo succède al routuo consenso , ilmutolo pe«-
timento ; & a* lien Himenéi , li mesti Oméi . Siche
per isperienza conchiusc vn Sauio ; Che due fi/igitf
mi ftliciric* al Marin la ìitjlit : 1«'l dtUe HtfJi,
& que/h dtl Fun traie.
Ma quantoalli l ibettà : cjual Libertà è piùseruile
di CMiella , quando due libère Persone fi danno inpo-
«cita l'vn íicll'altro : & ambi socco'Jano vn giogo
che voluntariamemc si cerca , & foixatamente fi por-
«a : perche vna moinentanea voluntà , dmiene vna
perpétua nécessita.
Che se pur si ottiene la séparatisme de* Talamì ;
Mato peggioi'c la condíiione : perche tu non sei
'^iÙSeruo , ma non sei Libero ; tunnn sei pin di Ici,
naa non sei tuo ; perche non puoi ester -d'altta : siche
dopò la sefaiauhudine , ancor tíascíni la tua «tena .
fcbe se pur tu la rornpi con libtro Diuortio i cer-
«amente, ò tu confeslï che mal a Società ì la Coniw-
>ale : ò ne meric! ceiito , st d'vna non tî coutenfi .
Egli par sinalmente , che mal si confaccu il lut
Congiugaij *oJ ài*$w*Jt ; fMchc rjuaotunque Na-
tu»
LIBRO SESTODECIM ©. it*
tura H Animal! habbia dato l'Arrsoi dclla Proie ;
non hà petò legaro il loro Amore ad vn solo Indi-
uiduo . Éc oltre ciò , à tutti gj'lndiuidui dclla mede-
snt Specie , donò i medcsimi coitumi : onde ncll.i
elettionc dclla Compagna, gli Animali non poslo-
no ettar , ne penrirsi .
Ma nellc Donne son tantî costumí c tan|i vitij
tri loro dífferenti corne i scmbi.imi i ma tutti na-
scosi sotto vn leggiadro e modesto viso, corne Serpi
tla* Fioii i Siche conei'cere non si poslòno , senorj
quando il conoicetle più non gioua i- perche , eslèn-
do ogni aJtro timedia peggior del mile , «oouieo
sofftirle, ò iùggirle i
■ Ma oltre a' vitij indiuiduali, ví sono í commun}
à tutto il Seflb . Perocbe , se la Donna è impudi-
<a , ò che vcrgagna ! se pudica , ò che arroganz.i |.
S'ella è pouera , ò che diípendio ! se ricc.i , à che
impeiiol S'ella è stérile, (quante iiti 1 se seconda.,
quanti nemici ! S'ella è giouane , sarà vana : se at-
temp.ua , satà gelosa . S'ella è brutta , dilpiace à chj,
l'hà : se bella , piace i chi non l'hà : 6c quai C'Mò
più difficile â custodirc , di quclla che à mal;! piace «
Insomma , Protágora pet iàre il peg;ior de' mali
al suo Nemico , gli diede vna iùa fígUuoìa per Mot
glie.
A d'altra parte , egli pare che il !m Jliarlidlt
JLV1 comprenda in se tutti gli altri .
Egli è certamente dcl 1m Diuinc , perche min*
ftituito da Dio, con vn gênerai Piecetto , obligany
te tutto ilGeoere Humano à licmpiere il Mpndo,
che per lui era Gtco • t
Ami potendo Iddio fabricar -di sua njano tutti
gli Huomini cerne il primo; non li voile archetipa-
■nente creati ; ma procreati vn dall' altro i per con-
seruar l'auiore verso la Proie , tt la Soeietà Con-,
jiugale .
Perciò trasse la Donna, non dal Capo.non dal
Pie ; ma dal franco del Marito ; per eUchiarai che
la Moglie non è aslbluta Padrona , ne vile Ancillai
ma irtdíuidua Cornpagru i Sc de' btni c de' mali se*
dcl Conforte, ....... •
- .» Ma
ìit BELLA FltOSO-FIA MORALE
Ma dapoi che per le vniuerCUi propagation! , msg-
jior bisogno hebbtro i Popoli di habiratione, che
l'habitationt diPrpoli: & rien piuro il Mondo , re-
ftjua solo di riempicre il Cteto : U Ltggt di Nstura,
ccdèalla Ltgti ái (jrátÌA -, & la glotia délia Ftaa-
i'nì , cedè alla glotia délia Virgmti , te dei Ctli-
èato . Restando tuttauia il Precejto délia Propaga
tions à tutto il Génère luimano in generale , ma non
â ciascuno Pariicolarei finchc à chi fece il Mondo,
piacciàdi comeruarlo .
Ma oltrc à que/to Serreto > Hall' antica FiloíbnVt
non eonosciiito ; ancora è certo, che il lui Maritale
grandemerue atpaitiene al ímCiuile.
App irtiene prunicramente per ragiene del
truite di vtrt Stcitià fràdue persone , lequaii à prin-
«ipio libère, accommunano fri loroi beni de 'le Per
sone :nelqual Commercio petendo accadere ingiu-
na e dannq , hà luogo la Giullitia , & la Legge .
Ne osta , che il Matrimonio , sia ftaio anteriore al
ItM Ciuíle : Perche ancora le Vittù e i Viti) fuiono
ameiiori alla I.c ge : Sc pure la Legge diuietai vi-
lij , & ordina le Virtù .
Dipoi , si ;.ppartiene per ragion del Fine Ttliticr,
rslenjo il Matrimonio il Seminario délie Republi-
the : lequaii senza quello , veirebbon meno ; tome
i giariíini senza il V uaio. » ,
Qijindi è, che alli Congiogari, come benemeriti
áella Republica, i Romani L<-gislatori concedettero
Je Iuimunità profitteuoli , k le honoreuoli preferen»
xe . Et gli Spartaiii, à coloro che non erano Con-
giugati , non dauano luogo nel Teatro ; non nume-
rando rra'Xittadirú , chi non accresceua il numero
de* Cittadini .
Molco maggiormeme appartiene il lus Coniuga-
le al ìm dttltíjtmi: perch' eflendo l'Huomo do-
tato di maggior'ingegno per le cose vniuersali > & la
Donna di maggior* accuratezza pet le cose partico-
lari : nientre quello íérue alla Patria s qucita conser-
«a la Casa : quelle fatica per nutrir la Proie questa
la custodjscc : quello commanda aile Squadrc i St
questa ai Seriu . Siche la Donna con le mani del
*■ Mariio
LIBRO SÎSTODICIMff. Js»
Marito milita il Camp j , bruche stia in Casa : & il
M irito co» gli occhi délia Donna guaida la Caù.,
benche llia in Campo .
Ma inoltre , quai Pcrsona è più solkcíta per l'Huo-
mo che la Co i oicc de'.la sua Som ! quai più aflî-
dua nelle infcnnità ? quai più arrisrhiaca nf' peri-
coli î quai più dolce nclle ..tHittbni ? quai più fo
ciel ne' confiai > hauendo spcrimeiitato il più sauio
de* Cesiti n;.la congiura di Ci.ma , chc scnxi il silo
délia sua Donna , egli non s*peua vscir del Labé-
linto délie cotidiane Co- giure .
Finalmence , che il lus Coniugale appartenga ai
lut Nmurait ; egliè truppo chi.uo > Perocii't stendo
il rìne délia Natura la conseru ition ddGcnere hu-
mano : 8c non potendo gl'Iudiuidui ellerc immot-
talí ; ne nascere tutti à va ttatto pet la scarsezia dél
ia terra à tanto nuincro : co mien che succeflìua-
jnente morendo , rinascono nella Proie : 8c la mor-
talità degli Inditiidui, s'immortali nella suaSpecie.
Oltrcche , estendo bflloperla diucrsiri YVwuei-
Co ; se dall'Huoinosolo nascefle l'H'ioino i tutti na*
scerebbero dclle medrsiinc fáttczzc & délie medesi-
ìne qualità , corne gli Frutti da vna riants : lidoue ,
dalla distèrenia del Sestb , corne djll'inlcrimeuto di
varie Piante ; nasce la diuerfcà de' sembi. mi, &
de' coíluiiii , 6c de' talenti à varie ^irli .
Ne perciò è conueneuole all'rfuomo , corne ?glï
Animali , la Ventre vagn : accioch-- l'Arnor diuit'o
non generi più Hti che figli ; & più Figli che fàcut-
tà : hauendo le Famiglie & le R -pub'iche inaggiot
bisogno délia certezia, 6c concordii , che dîlla inol-
titudine délia Proie . Onde la Natura stellà agl i Ani-
mih più nobili Sc p ù petí'ecti , diede maggtor rc-
delià & coltama ne' loro amori .
Clie poi nelle Donne siano più Vitij , che negli
Huomi'ji : non è marauiglia : altro non estendo U
Donna, che vn'Huomo imperfetto . Ma coiiuiene
auuertire , che i Vitij loro non sian cagionui da,"
Vitij del Marito, che (cm più fieti I onde la Natu
ra stesli agli Animali più imbelli diede ilveaeno»
Si aile Fcraine U Malicia, pet lor diíel'a .
atfo DFXLA FILOSOFIA MORAtt
Ad ogni modo i Vítij délie Mogli non furono mai
d'intoppo alla Virtù de* Mariti , Non pote nuocere
h stranezza di Santiponc, á Socratc il Fiiosofo : ne di
Paola > i Cacone il Censure : ne di Scribonia , ad
Augusto il Forte.: nedlSabína, ad Adriano il Ma-
gnanimo . Ami , non potendo sir migliori le lot
Donne col batterie: feccro migliori sesteífi eolta-
lerarle .
Ma egliè troppo fiaile airHuom che hàsennoil
saper carpire la Rosa/enia le spine > scegliendo vna
Moglie Tttlla, Ntbile t, e T(kca ; ma Pxdica, Saut* ,
C Medtfítn la diîficoltà è solamente, doue ttotuda.

C^PlTOLp TEKgODEClMO.
Del lut ehe bì l' Hunmt stpra st íítjst .
"fr Ç<Í44* N C O R A íopra Se medestmt hà ciascun*
§A jfi Huomo vn certo lue , secondo cuí può
" * giullamente ò ingiustamente operare. Ma
questo sarà vn sas Imprtprìt 6c Mtit-
strict •
Peroche se l'humano Composite si considéra corne
yha pùttÍA Famielt* , in cui lo Spirilt & la Carne son
duc Ctnfirti, a' quali vbidisce la Truie délie passio-
ni , & serue la Cìurma de' Sensi : quanro souente
«man viol ato questo lus Economico , pet eslere trop
po indulgente chi regge , ò troppo contumace chi
íerue / • .
Ouero se l'Huomo si considéra , corne vna j>ír«/.«
Hepithlicf, in cui la Mente sostiene il Monarcal Prin
cipale; gli \Afftiti sono i Nobili ; Sri Sensi esterni
la Plèbe : quaruo siuente violato è il lus Politico ,
perche il Principe eûggc eose illccite , ò questa Plèbe
«ontro al Principe si rubella .
Ma perche proptiamente il Giusto e l'Ingiusto è
fcrâ Perfine éiíUme , vna délie quali preteudendo più
ehe non l/ce, ò prendendo piu che non deue , per-
ucrt?. ^ G,ustitú Distributiua ò la Cominutátiaa 3
pctcio quelle lus singojjre j non è proprj.imente
Ecf
f _ LIBaO SESTODEdMO. f€t
Etïnvmìct , n€ Talitiie-'. ma Mtfaftrìcox íflquantQ
k Parti d'v.i'istello Compositosi fingono corac /"«f»
sent fia lor distinte .
Et questa fù apraato la Metáfora con ctii quel Ci-
uio Agrippa r'è raur.eder la Pkbc ammutinaca con-
tro al Senato neU'Auentmo : paragonandola aile
Mrmbta ammurinate roncro al Ventre ; à cui vo»
lendo nuoeere , noccuino á se medesime .
DI qui puai tu rifoluere due fàmose question! .
L'vru , Se celui chtfi veciit , ficcU ingiuria 4
st fttjji • L'altra* St celui ilqualtvccìde ebivuel ts-
stre vteiso ( facctA ingiuria edl'Vccisa , Ilche si deue
intendere di tucri gli altri danni di Honore ò di Fa-
coltà.che alcuno voluntariamente si ta, ò da alcrí
voluntariamente riceue .
Et círca la prima, facilmente puoí tu rispondere,
comc si è detto ; che se pur foslè ingiuria in danneg-
giare spontaneamente semedeíìmo ; saiebbe ingiuria
JUttafortca ; inquanto due Potence neli'ísteslò Com
posite} indiuidualmente congiunrc , si fîngono due
ttrstne fràloro veramente distinte, & inScme az-
zufrate ; sithe l'vna sia dall* altra njmicheuolmente
qhraggiata . Aguisa di quel Mostro il due Capi e
quattro braccia trà lorpugrunti'e tipugnanti : fiche
J'ilteíïò mostio, nemico di se medesimo , riceuea le
fcrítc & le seceua .
Ma parlando propriamente, egli è impoffîiile , che
l'Hnomo faccia ingiuria à sc ftefle». Perche , sico-
me non si può rare ingiuria , senon voluntariamente :
cosi non si può riceuere ingiuria , senon inwlunta-
riamente : eíîèndo questi terinini COrreîatiui .
La Volunrà sola è la sonna dcll'fngiuria . Chi al-
truj ostende ignorantememe , ò fbrzatamente , può
ben far cosa ingmsta : ma «on ingiuria : perche l'in-
giulto si misura dalla Legge : ma l'ingiutia , si misu-
ra dalla Volunti : quella è cosa mala raatctialminte ,
queíta è cosa formalniente malitiosa .
Siche , il fare ingiuria forraale ; nonè il far mile
alttui , ma volere far maie altmi . L'Aquilafece ma
ie adEschilio, ma non gli sece ingiuria • quandola-
sciò cader h Tcstugine fograil caliioíiio capo, cre-
dendolo
fi: DELIA FILOSOTIA MORALE
dendols vna piccra . Volea Ipciiar la Testuggíne i
te non vci iderc vn Pocta : dilïderaua il beu pro
prio, e non il maie altrui • - -
Hora io dico cbe rrtuomo ben può far danno à
se stestò, ma non può íir'ingiutia à se stestò > pero-
che non può volere íl proprio maie . Che ieben
posta 'volece alcuna cela à se steflo mala : non può
voletla formahnente corne mala , ma corne buona:
íslendo il Buono il proprio Oggetto délia Voluuti :
tome il Vero , dell'Intellect© .
, Hcrcole, nonpotendo sofftir' il dolire del Tangue
di Ntslò che gli diuoraua le carni , fi gittò nelle
fiamme : & Catone per nonbaciar le mani armate
del suo Nemico , si suenò col íúo ferro . Ambi deû-
deratono li Motte ; non corne Oggetto noceuole;
ina l'vno ekslè le rumine per medicina del suj do-
lore ; & l'altro il ferro , pet chi.me délia sua Libertà .
L'vno e l'altro cttimò difare kgmria alla raaluigia
íottuna , non à se stestò .
Ma, per venírne ul le proue più partícolarí ; se l'vc-
cidcrlì è vn fare ingiuria à se medesimo : vediamo
à qu.il délie due Giustitie appartenga l'emcndamen-
to di questa Ingiuria ; {e alla Gíustitia FarliccUrt ,
ò alla Ltgale .
Alla P.irticolare , non già , Peroch'eflendo il me-
desimo che fà l'Ingiuria 2c la patisce : l'istestb sari
il debitore & il creditore . Djuendosi dunque dalla
Commutniiua ordinare il rifacimento dell'lngiuria se-
condo la egiulirà ^Arumiticn : conuerrebbe resti-
tuire à I ùi medesiino l.i Vita ch'egli si toise: ouer» ,
le l'Anima vecise il Corsa ; conuerrebbe che il Cor-
po vecideflè l'Anima.
Quanto allâ Gíustitia Legile; negar non si paò,
alcuni Legislatori non habbiano otdinato , che i (':.-
daneri di coloro iqualí vecideano se medesimî , rb£
fer glttati a!!a Foresta : accioche hauendo infietito
contra se íitfíì ; altro stpolcrb non haueslèro che le
viscère Helle fiere .
Tagli-me vtrjmcnte deceuole : Sl ispauento de'
viui , più che castigo de' morti. Ma quefto ben pro-
ua . che coloro secero ingiuria alía Patrja oflfcndcn-
do
LIBTÍO SrsTODECIMO. it)
do la t-égge i m.» non che facestcro ingiuria d se raî»
defimï . -
Nascendo tutti g!i Huomini per la Patría , corne
altroue diccmmo, quellVccisione fù voluntaria ri-
spetto all'vcciso ; ma inuoluntatia rispetto alla Pa-
tria ; Sc perciò fïì ingiuriosa alla Patria), non all'vc-
ciso .
Consermasi questa domina con vn nobile esem-
pio . Marsiglia , altte volte libéra , & ben regolata
Rcpublica , era implacabile punkrice de' voluntati
Carnefici di se medesimi : ma ella secbaua nel pu-
blico Archiuio la vclenosa Cicuta, corne vn saluci-
feto Panctesto à tutti i mali , se con légitima per-
irJlfione del MagHhato si.adopfraua . »
Sc dunque adalcun Cittadino afllitto da* morbi,
ò poco amato dalla Fortuna , foílè venuta In odio
la vita i chiedeua supplicheuolmente al Magistrato
la facoltl di (initia : ilqual giudicando ragioneuol!
le allegate cagioDi .glífecea dono del mortiferobe-
ueraggio ; con cui à suo agio , dispolte le cose di-
mestiche , soauemente rtddormcntato , vsciua délia
vita & degli aflfanni . " • '
Getmanico Celàre, aprcslo Tacito , di questo pie-
toso e barbato instituto vide il magnanimo esperi-
mento in vn.i insigne Mattona ; misera insieme , te
felice . . -.
Da questa Legge scritta à debil lume di Natuta ,
8c non al chiato deH'Eoangelo : tu puoi conoscere
primicramente , che ancofà giudicio di que' Sapienr
ci, chivecide se steflô fà ingiuria alla Patria quan-
do la Patria non acconsente all'vccisione : ma non
quando ella permette 1a morte , gran benefieio à
chi la brama .
Dipoi , che molto meno fa ingiuria à se mede-
fimo , prouenendo quell'Atto dalU Voluntàpropria,
& nondialtrui , Ami rend' ua á se steflb vn gran
seruigio : perche con quel breue & dolce antiue-
leno , togliea le íbrze al lento e doloroso veleno dél
ia stentata vita : & facendo piaceuale 1a più terribil
co!i dell'Vniuerso. soauemente vogaua dal Sonno alla
Motte invna, Tju|,
Con
fi4 DELLA FItSÒtIA_MORALE
COn l'antecedente Dotttina puoi tu facílmente
p'rosciogliere l'alcra quistione : Se colui che vc-
eide chi vuol'eslere vcciso faccia ingiuria aliVcciíb .
Egli è certo , che nelle Commutationi niuna Giu-
sticia chiaraa dannificato, chi vuole il daono ; ne in-
giutiato t chi vuol ringiuria .
Nella permuta délie Armi , che in segno di reci-
proca lega fecer tri loro Dinméde & Glauco : ben-
ehe le Acini di Glauco foslero dioro, & quelle di
DioméJe di fetro : non fù petciò Dioméde coudcn-
nato à rídurre alla vguaglianza la disuguaglianza del
prezzo : perche la disuguaglianza era materialc , ma
non formale ; il ltbero consenso suppliu» al dctri-
mento , elìendo ognano Padron del silo . Cosi co
lui ilquale vccide chi vuoFessere vcciso , può ben far
cosa materialmente ingiusta , ma non formalin ente
Migiuriosa .
Metitamente tu dal nostro Filosofo riprefo Orestc
nella Tragedia di Euripide : petelic conféstando e
scusindo il suo delitto ; rispose , se hauere vccifa U
-Madre.
Velcns vclentim , vil nelentemnen vêlent .
S'ella voleua estere vccisa , l'vccisi volendo : s'ella
non voleua, Pvccilï non volendo . Nitin detto in quel
gran Poetare più tragiço.ne più sciocco .Non sò quai
più vanïggialïê , Oteste, ò il Poeca, iiqu.il mentre
feula Orcste , l'accusa : perche quiui form.itmerue è
il delitro dou'è il lúo principio, & il principio del
delitto è la Voluntà .
Bastaua dunque il dire . "Vcci/i lu Madre , perch'-
ella Voile ejscre vccisa quand*ell* d&ll'iAdniiero fe-
et vccidtrt il mi» ttire . In questn guisa O: cite ira-
pucaua il delitto al suo autore : perche 1» Giultitia sup-
pone che chi vuol la Cagione , voglia l'Efretto neces-
sariamente congiunto .
Non tiouea dunque dire, Vêlent velemim, m» più
tosto , Kclemvelentem: perche la Voluntà fjri.ua,
non è Voluntà : & doppiameme fbrz.ita era quella
di Oteste, dalla nécessita délia vendetta delPadre,
& dilprecrtto dcll'Oracolo .
■Che se la Voluntà interpretatiuo, dell' Vcciso, bastj
ptrciic
1IBRO SESTODECIMO. Jíf
perche l'Vccisore non faccis ingiuria : quanto mena
fa ingiuria , quando la espreslà c libéra Volunti dell'-
Vcciïb sollicita l'Vccisore» Se chidiptopria mano si
-vccide , non fa ingiuria à se stcfiò , come si è detto :
perche riceuerà ingiuria ; sc dall'alcruí mano egli
vuol'eslère vcciso >' Egli steflò è l'Vcciso , & l'Vcci
sore .
Era il Re Saullo mortalmente feriro : ma perche
l'Anima contumace , ò non víciua dal Corpo , pet
tonnentarlo : ò troppo angusta porta alla sua Super-
bia stimaua vna sola ferita : il roisero , ne mono ue
viuo , penaua e non periua .
Commando egli dunque ad vn suo Soldato Ami»
lechíta che finisse di vccidetlo : ilquale per oflequio
îc per pietà ; con più ampio squarcio , allai gò l'vsci-
ta all'Anima , Sc l'entrata alla Morte .
Quai malefico fù niai pjù bcneficio > Chi chiamctà
ingiuria vn'vbidicnza tanto salúbre al suo Signore .
Ma -dirai ta ; Se t'%Amalecbíta non fcce ingiuria al
su» S'fnere ; perche iuàaut Dauidde tans Stuie e
tante Santé , fi merire f^Amalechíta fer quefie faites
Se colui non fù ingiusto : dunque ingiulto fù D uìJ
à eondennate vn'Innocenre . Se Dauìd giustamente
il condennò ; dunque nen è vero , che non si faccia
ingiuria ad vccidere chi vuoreftere vcciso .
Rispondo sema più , che sicome chi vccide se stes-
so , non fà ingiuria à se stcslb , ma alla Pattia : così
Dauidde non condennò l'Araalechíta perche haueslë
fatto ingiuria à Saullo ; ma per l'ingiuria fatta â Dio,
ilquai per mano di Samuelle l'hauea oonscerato .
Quel facto Crisina eta la Saluaguardia di quel Cor
po . La Vita del Re , è nelle mani di Dio : in quelle
i'Amalechíta douea Life iarla . E li fece quel che vole-
ua Saullo, ma non sece quel che Iddio volcua . Se sot-
se quella non rû vana iattaiua dello Amalechíta .
}iS DELIA HLOSOF1A MOR AIS
t*3- {*î £#J
C^APITOLO SV^ÏRJODECIMO.
Sjtal fia la liera & pt'fetta Desinititnt
délia Giuftitia .
LCVNI Teologi la DefimTcono così. La
Sg A * Giuflitia è deilinare il malt , & far be-
* S os . M questi confondono la Reina del-
•ï^í,í>^^í, le Virtù con le sue Ancelle. Perche an-
cora il Tempérante, ilMansueto, il Libérale , fan-
no bene c schifano il maie : perche tengono il
Mezzo délia Virtù, e schifano gli estremi : ne pet-
cià la Temper mza , ne la Mansuetudine , ò la Li
béralisa son 1a Giustitia.
Aristide, quel proíclîoc délia Giultitia , che aflon-
se il sopranome di Giuílo ; interrogato checosi fbílë
Gultitia, rispose : l^on desiderare ttni altrui .
Meglio scpp'egli pruicarla che definitla . Meritaua
sol la meta d -1 suoNome, se non hauellì fàtto di
più délia sua Uefinitione ; laquai tagliando laGiutri-
tia per m. tà , potea bastar per lui , ma non per gli
altri .
Molto più intera è la Dcfinitione de' lurisperití .
La Giuftitia , è vna co/ïante, & perpétua Votuntà di
dare d tutti ilsuo dauere . Ma ell'è pin populare che
doctrinale , perche in luogo del Gcnere pone il Sog-
getto : óc quantunque la Sostanza fia vera , lc Cir-
coltanze sono soperchie : perche ancorla Forcezza ,
e le aitre Virtù Morali richiedono la codante & pei-
petua Voluntà di praticarle .
Più dialecticaniente & più atnpiamente fù dehni-
ta da quegli antiqui Filosofi . corne à principio di-
cemmo . La Gì'i'iiti* è-vn Habite, perilauale /'//«••
m» i dtspofÌQ à far lecose Gìufle , & à volerie fartt
Senouche uictreuaoo in chiaro il Génère, cioè ,
che la Giultitia fia vn'Habito : ina laiciauano al buio
la Diffèrenza : restando cosi oscuro quai siano le
Cose giuste ; corne , che eosa' fia la Giuttitia . Sicue
non pat dcfinitione t ma Collusione .
Dun-
tIBRO SESt ODEC1MO. ìh
Dunque il nostro Filosofo fòpra quelli priini li-
neamenti hauendo trauagliato : & stp.ir.urt il Glu/1*
Légale che comptende lutte le Virtù ; dat Giillt
Tarticelare , che riguarda l'egualità nclle Distribf
litni, & nclle Commutatitni; finalmentc ci dipingjf
al naturale la propia Síperfetta Iffigie délia Giusti
tia con questa Definitione , che da' l'uoi detti si rac-
coglìe .
La Giuflitia è tma Virtù iper la quale /< Ve/uif
1À ì inclinât* à fare «»« relto giudicìo le cese Giuflei
à dare à se agli altri con preptrtitne&ngua-
ffian\a il sut doutrt ; nelle Diftributitni & ntllt
CemmutatierJ ,
• Nellaqual Definitione-tuvcdí tspreslà tutta la So-
stanza délia Giustitia Légale , (sr Tariìcelare ; k la
dirH-rcnzo.
JMorali. da' suoi • EUremi
v ; & dalle altie Vin»
• Igli hi detto primietamcnte che la Giustitia è
vna Virtù, ò fia vn Habita Virtuest : petoche il su©
Vocabolo signífica l'vno e l'altro . Doue dei tu au»
uertire , che sicome il GIV5TO si può intendere m
due signification! ; cioè, ò per l'Oggetft délia Giu
stitia ; ò per la Perfìna che la fà : così per GIVS-
T1T1A si può intenderr. ò i'iAtlim , ò i'tíabitt
trella Giustitia .
Peroche- , hauendoci già il nostro rilososo auuî-
fcti , che la Giustitia inquamo ^Attitne , nguardail
Ben degli altri , a' quali è crdinata : ma inquamo
Habita íà moralmente buono colui , che l'hà : in
questo sentimeuto patli egliquì, diuenuto Maestro
de' buoni Còstumi : & questo è il Génère commune
à tuetc le Virtù Morah : eíTendo tutte Haíiti iiuli-
nanti aile ^íttioni Virtuose délia sua Sptcie .
Cheinclini la Vclunti , ci accenna il Seggett ain
cui la Giustitia risiede . Petoche , sebene à tutte le
Virtù generalnicnte concorre la %iuituiine delta,
Voluntâ ; nondimeno , la Giustitia particoLrmcnte
hà per Sjggetto la Valuntà £c non le Paslìoni conie"
l'altre Virtù che si son dette . Onde il Iureconsulto
chiaroò la Giustitia .Ctfíaute & perpétua Valuntà,
ptcudendo il Soggetto per l'Habito , come si è detto .
3«S DELIA FILOSOFIA MORALE
Et perche laVolunti non opéra rcttaniente sema.
Ia Tttttitudine dtl Giudicio pratico , chc è la Prtt-
dcnza ; v'aggiugne ; Con cttto Giudicic ; pcroche frJ
tutte l'altre Virtù , quella partico!armentc richiede
Yn'.ittento Giudicio per conoscere la giustezza del
Mezzo •> onde ! Giudicí hebbero il nome .
Ne senza rnistero vi aggiugne quelle parole ge-
serali che paiono Sinonime con la Giustitia : <ti-
cendo , che quest'Habito inclint à tutlt Itcifi Giuftt:
volendo accennare la Giufìitia Ligule , che comman
da moite Vittù, lequali senza la Legge sarebbero di
sola Elettione i ma con la Legge , diucngcno di Giu-
stith .
Conchiude , rh'ellâ ríguarda la Proportions &
Vguagliat.^a nelU Difiriburioni & mile CommutM*
titni : che è la Piopria Difrèrei-za délia G'mstiiitt
1>*rtic°Ure da tuite l'altre Virtù : comt già vdiiti.
Ma oltreciò , eon questi Termini , di Proportion»
& Vgunoli**^* , che significano la Proportione Geo-
mttrìcx nella Difiributiua' & \'~4riimtticM nella Com-
mutMtiua i ci fcuopre vn più ptofbndo lecreto i cioè ,
qu.ú siano gli Estrtmi dtll» tìiufiiti» ; & quanto
nan difFerenti dagli Estremi di tutte l'altre Vnuì ,
corne vdirai .
Egli è veto che ciascuna Virtù, è vna Mediocrirà
posta in mezzo tra'i Più , Sc il Meno , che sono i lo-
10 Estremi ; cioè l'Ecccílb Sc il Difetto . Così la
Fortezza è vna Mediocrità frà il Tcmer troppo , Sc
i) Tcmer troppo poco . La Liberalità , írà il Donat
troppo, & il Donat troppo poco .
Ma il Troppo tk il Troppo poco délie altre Vittù
son due Malitie procedenti da due Habiri vitiosi
frà loto incompatibili , & difficili à diitinguere dal
Mezzo délia Vittù. Etperciòson chiamati con No-
mi drfrèremi .
Gli Estremi délia Fortezza , sono la Temtrità nel
Troppo poco ; h Codardía nel troppo temcre . Et
quegli délia Liberalità, si chiamano Prédisaiità nel
'onar troppo : & *4iuritU nel donar Troppo poco .
che vn'Estccmo c incoirpatibilc con l'aldo Elire..
u.
LIBR.O SESTODK CIMO. ì«*
Ma per contrario, la Mediocrità délia Giustítia,
stà in mezzo à due Termini correlatiui ; compaiibili
neU'isteflb, tempo i & ptocedemi Ail medesimo Vi
sio i cioè, dalla lagiuftìii* . Petche, se l'Huonio fi
considéra corne Giudice : l'Ingiustitia ferà nel dare
all'vno Pi» ; Sc all'altro Munit del douere . Se fi
considéra eome P.irte ; l'Ingiustitia sari il prender
per se /»« M dtiari : Sc donare agli altri m*nn drl
• dcmre. •
Siche la Giustítia , altro non è che X'Egualiti , te
nel Ti» , l'altra nel Mtm . L'vna Atthu Sc Volun-
taria ; l'altra Inuoluntaria Sc "Paítìui . Laonde , sico-
nie l'vno e l'altro Estrcmo hà l'isteslb nom» ; cioè
Ixttualità, ouero Iniufiitia , così sogliam dire, ché
U Virtù délia Giustítia hà ra solo Esttemo ; Sc le al-
tre.due.
Di qui aneora tu puoi conoscere quai fia ì'Intju-
ilili* Cinilt < êc la Criminaìt . Perche , se Pinriusti-
tia non è voluntaria , sari íngiuHt'tit maitrhle, S\
Ciuile : se voluntaria Sc Actiua i sari In^iusiitU ftf_
aw/t , Sc vera Ingiuria .
í*î *54 «K>
CkAPITOLO SyilïTODtClMO
Da/fa Ingiuflitia ,
Et Paralellt dtlsHutm Gíufta CT dtlslngiuHt .'
AL L A Definîtione délia Giustítia" perla
f-rv * predetta Regola de* Contrat! , tu puoi co-
33 noseere quai fia la Definîtione délia In-
«frtSÎ'fr giustítia : cioè .
La IngiuBiti* « W Habitt VitUst , pttilqutìt
tHuomo i inclinait à fart vtluntariamtnlt qutltt
iost tbt ftnt Ingiufit : nm strbandt ntttt DiSìri-
butitni & Commutation! , U Prtftrtisnt ; & l*
£gu*lità •
Ma perche quel grande Ingegno di Santo Agosti-
no , tirò in iscorcio la Desinitione di Aristotele in
questa guisa , seguíta da'Teologi.
ïfo DEIXA HtOSOFIA MCTRALE
Ld Giufïitia è vna Uírtì*, laquai dma a ciascun»
il suo douert Poíîìam dire altresì , che la Ingiùstr-
tia íìa vn Visio, che non dona à tUftuno il suo douere •
Et queste poche parole b.:st no à dipinger con ví-
uo paralello le Imagini deU'Huomo Giuito , & dell'-
Ingiusto . • •• i\ í.^-.i ,
PErciocheil giusto , porrato d.Jl'Habito Virtuoso
A Tytte le cose Giuíte , sommamente gocic deiíí
£guità . Et \')ng!ufo traspottato dall'Hnbito vitioso
à Tutte U cse Imiufic , sommamente gode délia
iniquìt* . Perche , se la Natural'inclinatione rende
secili & soaui le Operationi ; l'Habito è vn* altra
N.ìtu: ,1 .
Circa la Giuîlitiit I.rçuli Giusto hauendo la
Leggeper Voluntà , odiageneralmcme tutti li vitij :
l'Ingiusto, haufndo la sua Voluntà per sola Leggei
edia gcneralmente tutte le virtù. Perche , íìcome
tutte le Virtù son commanda te dalla Legge ; coíj chi
dal suo animo sbandisce la Legge > apre la porta ì
tutti i Vitij .
. Cke poi ae\\ì,Vita Cnileî 11 Giusto nelle Distri-
butioni , h.-î per misura del Premio , il Meríto délit
Pcrsonc : l'lugíusto, hà per misura dell'altrui meri-
to , il proprio sauore:& perciò , quello antipone i
Virtuoíi a' Potentì: questo antipone i Vitiosi a' Vir-
luosi : perche il Vitioso premiando i Vitiosi , premia
se stestó .
Ne* Contrttii Commutât!a i, îl Giusto preferendo
il Giusto all'Vtile; ò compri, ò venda i nulla vtìole
hauere oltre al douere : l'ingiusto . preferendo il gu-
sto al Giusto i £e vende , inganna : se compra , ruba :
fiche con colui che ama ilguadagno : ogni Contral
to finisce in vn i omrasto .
Deponi Oro t Gemme nelle lor mani : nelle maní
del Giusto corne nell'Altar délia ïede , tanto troue
rai quanto hai deposto : dalle mani deíl'Ingiusto co
rne dal Pozzo dí Acheronte , egliè jmposlîbile à
trame fuori ciò che vi metti .
Commctti all'vno& all'altro hVtrga Eburne» dí
vn priuato Giiidicio ! quella Verga nella mano del
Giusto sarâlaRegoladiPolick'to, che ne par amo;
* «* "
LIBRO SESTODECIMO. J?i
re ne per timoré si può piegare : nella manp dell'-
Ingiusto , è b Regola di Lcsbo , chc U si piega , do
ue lï piega il íuo volere .
Commetti all'vno & all'altro la Libra dtl Vuílîu
Magifìrtio ■ nella Libra del Giusto , i falli de' Poue-
ri e de' Rícchi son tutti vguali : nella Libra dell'In-
giusto, le colpe de' Piccoli sono grandi sSò le colpe
de' Grandi son piccole . Perche à quegli , nulla ; à
quetti lutto , permette ; & à chi dona , perden.i .
» Se troppo dur*, ò troppo escura c U Lt/gt ; il
Giusto si Legge la Natural'Equità : & per 1.1 boeca
di lui, il Deíonto Legislatorc dichiarao modéra se
mrdesimo: l'Ingiusto, ò irpppo indulgente , ò trop
po fiero ; Jfá interprète délia Legge la sua Paflìoné:
onde le Leggi , à chi è da ki amato, son Retidi
R.igni: à chi è odiato , son le diamantine Reti di
V'uLano .
Ne maggior'Equità serberà nel lus famgliart, che
r.el Ciuile . Terrà coitui la Conforte per Concubins,
í Figliuoli per Serui , i Scrui per Giumenti : íc per
oppolito , il Giusto vsa a' Setui Clemenza , a' Figliuoli
Carità, alla Moglie Eede , à tutti Amore .• perche que-
sto riama.chi l'ama i & qucllo non può àmare , fc-
uon se steslb.
Verso di Si mtdrsime , il Giusto esercita il gouerno
Morjáfiico aguila di vn gouerno Mouárchíco : facen-
do vbjçliie JePaflîom àllaVolumà : & la Voluntàalr
ia Ragione : ma l'Ingiusto , peruerte il gouerno di
íí firji, corne dcl Publico ; sottomettendo la Raj
gienc alla Paflîone i & la Paffìone a' Sensi esterni ,
Quello finalmente donando à tutti il suo douere ;
via bcniuolenz.a a' Minon, fcdcluLgli Vguali , riue,-
icma a' Aíaggiori, oflequio a' Prir.cipi.Religione i
t>io : questo non hà ne bencuolenza-, ne fedeità, ne
liuerenza , ne Religicne ; perche ruuendu la Mente
iniquaj & perciò confusa ; confonde ogni Dtjttç.
Dìuiat , humant > Ciuili , délit Gcmi t & di
fur» . -,

j DELLA
DELLA
FILOSOFIA MORALE
LIBRO DECIMOSETTIMO.
«H KB
DELLA PRVDENZA,
ET DE' SVOI ESTREMI.

CAPITOLO PRIMO.

**«*¥***.
1VNA cosà in questa Scuola Morale,
velisti risonar più soueme, che il
nome della RETTA RAGIONE :
& con ragione . Peroche, in ciuciti
consiste il Mezzo della Virtù : da
questa dipende ogni sauia Elettio-
ne : per questa fi difFcrentiano le
Anioni degli Huomini da quelle
degli Animali : sema questa finalmente , l'Huomo
è vna Talpa .
Hora qual cosa è la Retta Ragione , senon la Tra-
ien\a; laquai compasti & misura , se dirittamente si
aggiusta la Intensione con la Equità i & i Mezzi con
rintrntione .
Come MnemêSnc è la granMidce di tuttele Mu-
Te i così la Prudenza è la gran Madre di tutte le
Virtù . Perche il Conoscere precede l'Operare ; & il
Rettamente conoscere i precede il Rettamente Ope
rare .
Hor perche questa gran Virtù è di vii iegn?ggio
Mo pjù nobile «Ielle altre , quanto è più nobile
DEUÀ FILOS. MORALE LIB. XVII. m
l'Intelletto di tutte le altre Poteuzc dell' Anima î
Oncle la Prudcnza fi pregia di eflèr più tôsto anno-
uerata frà levittù Intellettual i, che frà le Morali ;
egliè neceslàrio di ricercaroe da più alte Gcnealo-
gie délia Scienza deU'Anim.i , gli íiioi natali .
B En ti dee, souuenire di ciò che dicemmo ne'pri-
mi Libri , che due sono le Parti délTAnima :
l'vna IrratUnale , commune con gli Animal! ; l*ahra
Tfatienale, proptia dcll'Huomo : & che ciascuna Pirte
hà due Pcten^e , l'vna Conufiiiiua, l'alcra ^pptiitiua .
Pcrciic ogni Animale appetisce il íuo bene : & niu-
no appetiiee ciò che non conosce.
Similmente , che nella Pane Irrationale ; la Cono-
scitiua c la Fantasia ; l'Appetitma , è V^Appttitt Stn-
sitiu» . Et nella Parte Rationale , la Conoicitiua è
Ylntillttto ; l'Appetitiiia è la Voluntà . Siche la Fan
tasia , è quasi vu'liitelletto matcrialc : & l'Intelletto ,
vna Fantasia Spiritale . L'Appetito è quasi vna Vo
luntà materiale : & la Voluntà , è vn' Appetito
Spiritale .
Fina'mcnte , che Volette dellTmelletto è il Ve
to : Sc l'Oggttto délia Voluntà è il "Bucno : ma moi
te volte l'intelletto ptendendo l'Apparcnte per Vero,
jnganna la Voluntà : SC la Voluntà prendendo il fal-
so bene , per ben reale , inganna l'Huomo : S: cori
la Voluntà , come l'Intctlctto , moite velte dall*Ap
petito e dilla Fantasia sono ingannati , te ingannano »
Hora, sicomedegli Og^mi dell'Intelletto, alcuni
sono Vniutrsaíi, neceílàri, & inuariabili i come l'Es-
senze délie cose : & altri sono Partictlerì , contin
gent! > evariabilii come qnest'HEomo, quest'Albe-
10 , questo Saflb : così à conoscere Oggctti di génè
re diffèrent! ; diiretenti sacoltà si ricercano .
Siche quella sacoltà Intellettiua che conosce »U
Oggetti Vniuctsali i dal noítro Filosofo è chiamata
lnitllctt» "Uniuirsali : & quclla che conosce g[i Oj-
geiti Particolati > Intilíctu Par/ictiare.
Similmente se circa de' propri Oggetti, l'Lrttellet»
to si ferma nella cognitione di qualche Vetità spe-
colatiua , & astratta : II chiama InttUtttc ipeuUtim ,
cTcorico. Mai'egji addirizza U cognitione á qnaV-
Q^í «1
m DELIA F1LOSOFIA MORALE
che fine Agibile & Pratticheuole , G cuiama Tntit-
Itttê Pmttico .
QVestaè la Genealogia dcllePotenzedell'Anima:
dalla qmle col proprio ingcgnr puoi tu discor-
tere ingencraìe , chel'Habíto deìla Prudenza habiti
neWlattllctiina ; perche il Regolare , il Consigliare.
il Oíriggece , il Render ragione sono Atti ^pparte-
nenti airintcllettopiouido, non alla Voluntà cieca i
& molto meno aile Passioai Brutali , ne all'Appetito
fallace .
Inolcre; che la Prudenza non rísiede ncll'Intelleti
to Vnmersile, e Specolatiuo ; ma nell'ImeHetto Praf
tico & Partìcolare : Peroche hà per Oggeito le cose
lAgibili c contìngtKii > & pt r fine le cose Mtrali (T
'Virtuose , corne à lùo luogo vdirai .
Reíh solo al présente di risaper , quai luogo hab-
bia la Prudenza frà le Virtù Intellctcuali : & corne
dalle altre Sorelle sia dilíèrente .

C• ITO LO S ECO 0 '.


Delle VirtH Jntellettuali .
I A' vdisti che gli Habiti sono Perfettîoni
jS Sj délie Potenze dell'Anima .
«»> *J §î A ciascuna Potenza , la Natùra , che
'tyfd&'fa niuna cosa opéra indarno , diede certe
indmeuolí Dispositicni alla Virtù , che si poflòn chia-
mare Vìnìe abbe\\aie ; per lasciare alla humons in-
dustria il darle sonna , & persettione .
Ancor ne' tcneri anni, fù eonosciuta 8c prefagíta
da Druso la inslcffibí!e grauità di Catone : da Sci«
pione , la politica Prudenza di Mario : da Potnpéo >
íâ Costahre Liberté di Cassio : & da Silla , 1.1 inarii-
uabile Magnanimità di Pcmpco •
Quelle grandi Virtù , adorobrate ne' piccofi petti
dali'ijidole naturaie ; riceuendo dai loro Vh-tuo(ì
Habiti lMtima mano ; riconobbcro da se stellé , te
»on dalla Natura, la lor grandezza.
Tante fono aduncjue le diftiçnze dtgli Habiti ,
munie
LIBRO DECÎMOSÏTT1MO . ijf
quante délie Pótcnze Naturali da loroperféttionate»
& tanto f.à lorn son diffìrenti lePotenze ; quante*
son diffcrenti gli loro Oggctti : perche ogni Relati-
uo si spécifies dalsuo Cotrelatiuo.
Di qui dunque tu conosecrai ptiraieramente due
fommi Generi di Habiti Virtuosi . Pcroche quegli
jquali perfettionano le Poterne Intelletdue , si chia-
mano Vtrtù InttlltuuM : & quegli che perfettio-
nano le Potenze Appetitiue ; si chianiano Vtrtù Mi
rait,
Lasciando adunque în disparte le Virtù Moral! ,
dellequali già si è parlato ; & sol pariando* drfle In-
telleuuali: queste, ò peifettionano l'Inte lktto Spe-
ictatiut & Vnìuersalc : ò peiretûouano l'inteiletto
Trtitict & PartinUre : & eccoti duesommi Gene
ri di Virtù Intellettuali : cioè , Virtù Sptalatìuc, &
Vil tù Tratiitbt.
Hora le Virtù Specelatìut i se perfettionano l'in-
tellctto circa il conoscimento de' primi Trhdpij
Uniuirfali ; ne nasce quella nobíl Vittù antoionia*
stic.îmente chiamata , Habite dtll'lnttllctu . Ma se
perfetuonane* l'Intelletto circa le Ccnchiu/ìtm Jhrni'
Utiue, che da quegli Principij si raccogliono ; ne na
sce quell'altía più nobíl Virtù , che da' Fjloscsi fi
chiauia Scìen^a ,
Ma se queria Scienza hà per Oggetto le cose ï*-
b'timisiime & Diuine ; ella si appeÙa Sapitn\a , SC
Reina hanoreuolissima délie Virtù .
Gli Habiti Prattici S se perfettionano l'intelletto
Prattico in ordine aile Fatturt tsttritri ; ne nasce
¥ \Artt . Ma se lo perfettionano - iiv. ordine agli
^irti Humant ; ne nasce la Pttdtn\a , chequìcei-
chiamo .
Questi son gli Habiti perfetti & le Virt» ïnttUet'
tuait : ma restanci ancora due tíaiiti imptrfetti ;
ïwìo ueli'lxttltttn SpuíUtiut, e l'altro neíí'/Oifí-
Itttc Prattico . Quelio discorre per congetture sopci
le cose Vniuerkli; & c Vopinicni . Queito discorre
per congetture sopra le cose Particolari i Sc è U
Stfytttitine .
Mapetcbe. la Cogniúone fbncUta in Congettuta»
i oiti
1?4 MUA FiLOSOFTA MORAtE
ì più fállace che sicura ; perciò qiiesti due Habití
non son perfette Virtù i ma Semimrth : aguisa di
que' Semianirmli Zoófiti , che sono vna Spccie mei-
xana fià le PiaBte 8c gli Animali ; men sentîriua che
jli Animali , & più che le Piante , corne le Spugne .
Hora , sicome altroue ti ponemmo dauanti aglí
Occhi l'\Arbore Généalogie» di tutte le Virtù Morali,
fcpra vna pagina : voglianti sire Tjsteflb dclla §e-
ntalogí* dette "Jirm lntrìleiturji , auasti di discor»
xere sopra cíascuna paiticamente •
VIRTV INTEI.1ETTVALI &PECOLATIVE.
Se perfeitiestno f/nte/lent circa lìPrimi Principij .
i H^iTslTO DELL'INTELLETTO .
Se ta perfettionano circa le Cmclusitni .
SC.IENZ^Î .
'íí circa gli Oggetti honorent* ìifslmi e Diuir.i.
S^iPlEN Z^l.
VIRTV INTÏLLETTVAU PRATTICHE.
Se perfettinaano flmtllette F ratlic» cita le faiture .
<ATÇTE :
Se le perfettienane circa te xAttienì Humatu •
FXTJDENZiA.
Semiuirtù net? Intel/etttt SpiccUtiuo.
0P1N10NE.
Semiuirtù nelVlntellitn Ptáttk» •
SOSPETTW2ÌE .

r^í P r TO L O T E\ZO
PeH,Ha&ilaáell,Intellette,,ìsia , digti Principe? .
*rNTELtETTO humano fii íosl chiani*-
* * ,Jg to da' Filosofi , avafi liius légat : perche
* -L1 i legge le coíè dentro se steilb .
"frí*î-fr ta Vélumà icgge Je cose fùori di se:
perche (î mooue, in cetromodo> mirando gli Og-
ferti eítcrnj ch'elta défia : fiche, non li specola ,
■m li siegoe.
Ma flntclktto Specoiatiuo , è vn Ubro animato ,
che
tIBRO DECIMOSETTIMO. J?7
che leg^e le mcd-simo : perochc tutto raccolto fa
se steflò ; contempla le col'e belle, ch'tgli hà dcntro
di se : aguisa del pauonc , godedi vagiícggiar le bel-
lezze cii'egli hà d'intoino i Spcttatore & Teatro i
se medeûino.
Ma lc più balle Idee , ch'egli contempli nel Musío
délia sua Mente , sono i Primi Principj , 8c gli Vni-
ucisili Aslìómi : iquali non ít pieu xo contagions!
ma con eflì ognî cola proua colui che ragiona : Scien-
ze nonlono > maSemi délie Sçienze.
Di quelii , alcii sono più Pariico/ari ; corne te
Définition i\í.' Generi, & délie Specie : altrí più l'ni-
xerfi/i , & più conosciuti col lume natunle s corne
Cjuestí : ;/ Tutto è maggior che la Parte , Oshì Caus*
i anteriore alC Ejfetto '■ £>i nulla, nul/a fifà*
Altri sinalmente sono Vwìurfttisimi t 8: prrciò
chiamati Dignità, & Verità iircfragabili ad ogni sa-
no Intclletto : quai sen quelti : Eglii impcssìbilt ,
íhe vna ce/a fia e non fia . Di due Prepofitioni io.«-
tradìttorie , niiçffarUmeme Vvna ì vira , e Vtitra,
i fa/fa .
Quefti sono lumi naturali , accesi nella Potenza In -
tellettiua , per poter ragionare sopsa le cose Prncti-
che, ò Specolatiue ; aiutati dagli Habiti .
Niuno parlò de 11c Scienze più sejoccamente clic
il filososo stimato Diuino .
< redè Platone , che il SommoTattore , dopoi dï
hauer fabritate tutte le Anime à vn ttatto > in cjas-
cuna infuse tutti Ji Principij YjiíuerCiii > ç tutte le
Scienze in perfettione .
Aggiunge che immergendosi dopoi le Anime nc*
Corpi materiaii ; & succeslìuamente trapaslàndo da
vn Coipo in vn'altro : perdono la meraoría délie
Scienze che inprima haueano i ritenendo però ,U
jnemoría degli Ptiticipij VnhierlàK.
Talche , secondo il suo parere ; glî Huomini îœ-
prendendo le Scienze , non imprendono ciò che non
làpeano : ma si raniniímorano ciò che haueano di-
menticato : non bauendo p.etciò dimenticati gli Vmi-
turfali Trìiuipy.
Cb* vdi giaí&ú lagioní jiù irta^ioncucíe > re p>"
feU
%ft DELIA FILOSOFIA MORALE
folle Filoscfia! Se Uiiio infuse le Scieuze perfette ;
à che seruíuano i lor Principij disgiunti? & selaSti-
gc de'.(-orpi non fc obliare i Principij ; corne soru-
merse le Scienze à lot congiunte .
Che è la Scienza , altro che vna Intellettual con-
Tteslìone délia Conciiiulìone co" suoi Principij ! Clie
se dall'istessa mano Diuinala Scienza co' suoi Princi
pij | fù lecitta neU'Anima immotcalc : neceslàrii-
roente , ò insieme doucan ducaie , ò inllerne ci-
oiencicarsi . : ..'
II vtìo è duncjue , che l'Intelletto à ptincipio è
»na nudt Pstnff corne tauola rasa , naturalmínte
petò inclinât* à riccuer le Itttfinì degli Oggctti , co
mc la Matcria Puma le Forme : indi à legar!e rrì
loto e fbrmarne PftpKtuw : & lìnalmcnie dalle
Proposition! dedur Cmfiquin\t , ch'è l'vltimo sfoi-
■o dçli'intelieuo.
Altro adimque non sono i Principij de' quai par-
iiamo : senon 'Prtptfitieni Vnimrsati , mu ìpartt-
rire te íciwfr «» WUirtù i/ttirice dtltlmtulttt» •
Quiodí è , che l'Intelletto nel contemplas que*
Trincipij ( coni'io diceu.i ) sommamente si gode : pe-
roclic , hauendo cgli il Vire per proptio Oggetto i
lùuna coû vede più Vera di quelle Massime generali :
pojche la Scienza intanto è vera , inquanto è vtro il
Principio ond'clla scende : non potendo il rio ester
più chiaro délia sua fonte .
Ma sebene i Principij Vniucriali ; aguisa di qurgli
VctUi l'cll'Ardenna i portano seco il lume con cui
mile ténèbre si ùn chiaro : cio< l'innata 6c indirno-
ftrabilc Verni de" Tcrrmni stesfi , alla quale natural-
jner.te ma iroperfettamente la Potcnza inclina : no»-
«îinicno , accioche l'Intelletto ne formj vn serroo
giudicio, & con versetile sicilit.i se ne senuti gli è ne-
cfslàrio vn'Habito partorito díll'isperknza : che è
•jucst'Wai/^ ddl'lnitllcitt, di cui pailiamo .
Dmjqucl.i Viril* dt/fa Stiu\f, si conosce per la
R.'gionc : ma la Viriià de Principij, non si conosce
ycraltuna Ragione ; ma per la sola Ir.duttior.eipc-
r'mcntak qall« cosc indiújduíli , che l'U teHetio vi
• seco oficru»i4o .
1IBRO SDECIMOSETTIMO". '379
Sìc'ne l'Huomo comincia à impararli, quando co
mincia à viuere : te finiíce d'impararli quando hi
sormato VtinUn de' Principij. Nepuò dimenticàdi
menti c che sino fa l'Intellctto : potendo à Ul cor~
ruttela, per infemmà ò per farnetico , giugnere Ja
tbrta Apprensiua ; che si dinaenchi del proprio no
me; come di Orbilio, già dottifliino Huomo , co
rne raccontanq . *"
Ognuno che ha Intelletto , si vergognerà di con*
tradire à qaesto Principio, Il tutto èmaggior che l»
Parte :il bastando
tutto hauer glidelocchi
Corpo è niaggior Capoper
. Jconoscere chic
Ma cbíhà l'Habito deli'Intelletto , hautà fbrmato
vn pien concerto diquelL Propofitione , d.illa sen-
fibjle Intuition di molti Indiuidui di Gcnc rc diffe-
renti : come Hál Tutto %Aritmetieo ; dal Tutto Geo-
mrtrico : dal Tutto <jtrmonico ; dal Tutto Gtnerito ;
dal Tuttt titrait ; dal Tutto Pclltico ; dal Tutto
Composite ; ilqual'è maggiore de! Cómpenente .
* Quefro' medesimo Habho giouetà inolto ali'Intel-
letto per inscrire Schntifielu Ccr./tíutr.^e, applican-
tlo quel Principio à diffèrent! Soggetti .
CheilTcno, è più annonico del Scmítono,^»'"
the ii Tutto ènuggier ditla tutti. Ch'egli è ltcito
cauarsi vn'occhio per làluar la vita : ptj^cht il Tutt»
* vieggìor délia Parte . Che íl Cittadino deu'espot-
re la vjta per il Principe: perche il Principe rappre-
senta tutta la Republica;8ci7 Tutto è pi* délia Parte .
Che la Giustitia Légale è maggior Virtù che la For-
tezza : perche quelia coniprende tutte le Virtù , 8c
quesia vn.t sola ; & il Tutto è migfùt* délia Parttp
Ma molto più necefiàrio è l'Habito de' Principij
nelle Diíputatkni : perche quamunque i Principij
non si poilino dimostrare , si podòno tuttauolta di-
fendere .
Niuna VerítS è al Mondo, che non fia stata impu-
gnata, ò per ignoranza , òpermalitia.
Quai Principio è più Vniûersale , ne più euidente
di quello , che Delle dut Ctntradittorie , necejsarid*
mente tvn* t vera , t taltra falsa l non potendo.
vaacosg ad vn tempo , essere, 8c non çslère ?
Oijesto
ì$a DE1XA FIIOSOFIA MORALE
Questo è quel Principio > cheoieue fine aile Díf
sure, e strigneil laccio alla gola degli ostinati- Et
f*re questa Vcrità più chi.ira dcl mrzzogiorno, tro
ui» due Noitole , allecjuali parue più fosea délia me*»
13 notte . i
Anaseágor.i per non sapersi diuiluppare Ha vn Sí-
logìsoto fallace : & Protágora per auuilupparc alrrai
co'suoi fâstjci Paralogismi; combattean» courra que-
fia Veiiià, comeí Titánì contra il Sole
Sostcneuano che il lo'e i thUrt , (sr non i thUn,
«he il Fuofo è caldt , & non ì caldo : che il Fiume
nelfistesto punto totri i ntn ctrrt . Negauino tutto
ctò chetù affirinmi ; aíFerm u.t o tutto cíò che ta
negaui ; il sì St Si Ni* apteflò loro era il roede-
fi o .
Et corne poter conuíncer cclcro, che speizauano
luire J'armi , con cui poteuano ester vinti ?
Se la sol i rete iia intricare i pertiuaci, «elle filo-
Ibfiche altcrcationi , e il ridurli alla ncceflìtà di con-
tr i; lut- à ie stissi :. quai' Aristèo poteua legar oue'
Prorej , che affèrmando e negando ogni cota ; cou
due fole parolette, íi& Nì , scioglieuano prcltigio-
íaimmc ogni legame ì
Ambi adunque hauendo corrottol'Habité d£ Prìn*
tì/ ij , haueano lUiuelIetto tanto incurabile con la
JUgione ; che il nostro Filososo, benche scefo dalla
Airpe di Esculapio > come afrerrnano gH Scrittori dél
ia luavita; perde verso loro il tempo & le medici-
mt , ne' Libri délie Metefîsiche .
' Cenftflà egli peiò eflère (lato più insanabile Pro-
*tígora , che Anssiágora : petche questo hauea Fi»
fermità nell* Intelletio -, ma quello nella Voluntá .
Anas: agora err.iua per ignofanza ; Protágora peifi.
diaua per rnalitia ; come hoggidì fauno i veri Hc-
leticr.
> Quinci , chi pecca per ignoranza ; con vn lungo
discorso conttadicendo à se medesimo , può rauue-
dersi ; ma il voler curare chi non vuol'eilèr curatoi
tynsudar pctmiiia , come Hcicolc contro alGran-
4».
Conchiudc il Fitosofo, cbe contra chi niega g!i
frimi
Prim> n .L1!R? DECIMOSETTIMO: ìtt
disputât ca'fV ? "/"S* P" ignorania , .si dee
curar con I'EÚcoí ' se f" pazzia.sidee
dee disputât col bait™ . c " mf8a P« malitia, si
Di quiVirtù
questa puoi. Perche
tu conosèerc
, alcunia. lnU"m'
_ v!"''/î di
J)iuna certezza de' Principij : 8c queítS0," kiniio
luntratíXi di Ktgatim . Altri s'jinprimono ífflíU?
pij filsiífimi, tenendoli per veri : 6c questa è /n*.
ran\t Ai (rai* DiSptfitimt ,
r"
CsAPlTOLO S&> *>l\TO.
Ditl* Suin^ii .
***** CCOTI il piibell'Hahîto che posta vrstire
SE P 3? vn Principe. Le purpurce Ttabee de'Ça-
» ** * pitanî , le ricebe Pretefté de' Pattitij , i
HfriíS'í* p.ilmaú Paludaroenti de' Tiionfanti > le
lucenti Abolie de* Régi , le gemmatc Clamidi de»
gl'Imperadori , son poueri arneiì à paragon degli H*>
biti délie Scienze.
Quelli yestono ilCorpo, & col Cotpo jnfracidi-
seono : questi vestono J'Aniina , & con l'Anima do-
po morte sono îmtnortali ,
Licinio Impendote chiamanale Sr!tn\i , veleni e
pesti de'Principi . Ma che marauiglia? poichc non,
sapea scriuere ilsuonome sottoi Óecretí,
Infamatia le Lettere per non sentir J'infamia dell'-
esterne ptiuo : asluefiitto alla Ignotanza , corne Mi-
tridáte al velenoj spregiaua la ícienza , ch'è l'jnti-
uelcoo deH'Ignoranza .
M oie o più sauio fù Vespafiano, che nat o «Ile Sci en-
ze , ma nutrito frà l'Atmi : benche non fbfie Dotto,
amaua i Dot ti : e troué il secteto di posleder le Scicn-
ze scnza hauerle imparate .
Sicome cjuegli èticco che quantunque non habbu
l'Oro in seno i hh le Minière dell'Oto in suo potete:
cosi è letterato cbj apreslb di s« hà gli Huomini
ktteuii. " v .>■
rdice
3Í» DELIA HLOSOnA MORALE
fcliee Alctlàndro , se haueflè s.iputo v^'S*j;^
torte Hmeua egli in casa U MfojS&^fc. Poe-
,e, ecleand-w cetcíDcloaUroWf^ ,e hauea ^
fie di Homero .1 sno viatjg^., .
jiomom scno, d.^ c^ie^ifad i Libti dd
s w -"J'^m-i vnpazzo Intelletto sipascea deJJí
V°. qe' Poeti, (k rimancua digiuno .
Grandissime liiíhque fù la fciicità di que' Monar-
chi, iquali cslendo tssi Sapienti , conuerfauano co'
Sapienti ; corne Périclc in Gtecia, Toloméo neli'Egit-
to, Augustoin Ronía. .. .
Qjiesti.insegnando ciò chesapeano , & imparan-
do ciò che non sapeano ■ moltiplicatiano à grande
Vsura il lor sap ère : non eflendo al Mondo ne più
firuttuoso , ne pi» gîoeondo commercio , che donare
H suo senza perderlo : & acquistar l'altrui senza suo
costo.
DVe cose adunque considéra il nostro Fildsorb
circa l'Habito délia Scienza : l'vna , quai sia il
iùo Ojgtttm: l'altraqual sia la sua íw« . Ma per
che gli Oggctti délie Scienze scno tràlorsì eonfusi,
che confoiidono ancora gli Habiti i non ti lârà no-
Jofo , cred'40, di vdirne vna breue e distinca Eco-
Tiomin , ríntraceiaudola da più alto principio de' loi'
Oggetti , m questa guisa .
Già vdisti , che délie Scienze , altre son Prtttùbi,
te altre SficoUtiui .
Hora, délie Tntticie , alcune regolano gli Atti
interni appartenenti all'Appetìto : 8c son le Scienze
Mtr+lì • AUre regolano gli Atti interni dell'Intel-
Jetto in ordine al Diseorso > & queste sono le Strmt-
aali \: cioè la Viahttica che troua ragioni circa le
«ose Disputabili : Sc la Htiint* , che troua ragioni
circa le ense Fersuasibili . Ma questa comprendc tre
a'tre Facultá : cioè , la Miioria , che narra il Vero :
Ja Pctsit , che narrando imita il Vero : & b Grtm-
tnatic», cheinsegnaàparlare correttamente . Queste
ibno Je Pnttiiht. •
'Hoía circa le SptciJaiiHt, che pon liguardano altro
*n» che 1a cognitione dei Vero » Alcuoe contera
piano
• LIBRO DECIMOSF.TTiMMO. ìli
plano le cose Materiali sottoposti alla Mutatiotic :
& queste sono le Fisiche , cioè Naturali ; che ancor*
comprendono la Medicina Teorica . Altre contem
plano la Quantità astratta, dalla Materia .• queste
sono le Matematiche: cioè, la Gimetria, circa U
Quantità" Continua : Se F'Aritmetica , circa la Quan
tità Discreta . Altre fon mi/te di Fisica & Matemati
ca : cioè la Geegrafii che misura Li Terra: Se \'*AHrer
UgU che misura il Cielo : Se la Musica , che misu
ra le Voci .
Vn'ahra più sublime di tutte , contempla le cole
altt & Diurne astratte totalmente dilla Materia Si
dalla quantità : & ella è la Metafisica, cioè , Suprana-
ttirale : l.iquale, se diiìorre con la cognition natu
rale, si chiami Metafisica Naturale : se- con Principi)
nudati da Dio ; quella è la S^cra Tethgia .
H Ora sicoine tutte le Gemme fon più pretiose
delle Pietre communi ; ma vii i Gemma è più.
pretiofa dell'altra , perche l'Acqua è più pura , Se
più sola: così tutte le Scienze sono più nobili del*
le Arti; ma vna Scienzi è tanto più nobile delle
altre, quanto \'Oggetto è più certo , fic più puio; cioè,
più astratto dalla Materia sensibile . t
La minima delle Sciente , è più nobile che la più
nobile delle Arti ; perche l'Arte è circa le fatture
esterne , materiali ( e sensibili .• Se le Scienze sono
operationi dell'Intelletto , Spirituali Se interne .
Perciò la Grammatica , infima delle Se ienze , ç
più nobile della Pittura , suprema delle Arti : perche
quella è Serrnonaje , ic questi smina : quella regola
vn'Attiene Humana ; queita vn' Opera estera* .
Più nobili fono le Scienze SpccoUtiue, clic le Praf»
teche: perche, sicome quegli è più Nobile ilquil* c
più libero da ogni semini : così quella Scienza è pili
nobile che manco seme alle altre: bauendo per so
lo fine il conoscimento dal Veto .
Altra cosa è la Scienza Liberale : altra la Scicnfy
Libera . Liberale è quella ch'è degna di Persona li
bera & ingenua, non mécanisa & seruile', come fon
tutte le Atti Liberali . Ma Scienza Lìbera è quella,
che sol per se stelli è desiderabile i come la l entera-
_i_ - _ w - e'-u-
Siche,
584. DELLA HtOS. MORALE
Siche , tutte le Scienze Libtrt fon Liberali : ma
non tutte le Liberali fon Libere: onde la Dialetti
ca > che serue alle Specolatiue per ben discorrere > è
Liberal, ma non Libera.
Ma trà le Spectlatiue : più nobili sono le Mute-
mâtùht delle Fisiche : perche le Fisiche considerano
le cose Naturali , come Materia sensibile , & muta
bile : ma le Mitsraatiche consijerano la Matcrit
i»tellig!ùi/e ; cioè la Quantità astratta dalla Ma
teria .
Considera per esempio la Sfera , come vna Su
perficie equidistante dal Centro -, senza considerare
s'ella sia di fasto , ò di bronzo , à di legname .
Per conseguenza , le Uetafsicht fon tanto più no
bili & più sublimi delle Matematiche , quanto l'Og
getto è più puro 8c più sublime : considerando l'Eni,
teme Ente : cioè l'Ulema delle cose , astratta da qua
lunque Materia Sensibile & Intelligibile .
Non lenza ragione gli Architetti furono chiamati
^ingegneri ; perche grande ingegno mostrarono nelle
lor'Opte -, & principalmente ne* cinque Ordini delle
Colonne , che sono gli Elementi dell'Arte : propor
zionati i cinque differenti altezze de' Corpi H*
inani.
L'Ordine T^uHin , eflèndo di manco diametri >
quanto hi più di corpo , hà manco di altezza . L'Or
dine Compatito estèndo di più diametri ; tanto hi
pili di altezza , quanto hà manco di Corpo . Et per
ciò quello rappresenta Persone rozze & seruili : SC
questo rappresenta le Muse , sign'ficando che le Scien
ce , come hanno manco di materialità , così fon
più nobili & sublimi .
Dunque la vera Srien^a di cui qui si parla, non è del
le cose S'ngil.tri, cioè degl'Indiuidui sottoposti all'-
dechie, ne agli altri Senfi: pttch? la cognitione del
ÌSeniò , tanto sol dura , quanto l'Oggetto è presente;
te il sentire, non èfàpere .
Gli Animali sentono le cose , ma non le sanno ;
perche il sapere , è vn conoscere le cose dille sue
«pusc > & qaesto è proprio dell'Intelletto : & perciò
» tose più jotjtane, dall'occhio corporale, meglio fi
LIBR.O BECIMOSETTIMO . t»f
conoscono con l'occhto délia rofntc •
Ne tanpoco h vera Scienza è délie cose Con
pnti, 6c sottopoUcà cangiamento : pctoche , se fOft
getto è mutabile , mutabile sarà la Scierai : & cio
che hoggi è veto , dimme sarà falso .
Deue dunque l'Oggetto dclla Scienza estère Im-
mutMit, 6c Eterno; (Scperciò Initllì^ihilt , & Vni-
uersale : perche le cose Vniuersali son fisle & neces.
sarie : le Particolati Ion momentané & cadúche .
Egli è veto, che ancota degl» Oggttti mmMli S
può dare petfetta Scienza, nu solo inquanto sotto-
stanno aile Ragioni Vniuersjli &Eterue.
Ancor di Fioti caduchi , 6c più fugaci d'Il'Auro-
ra.cheli dona e li toglie , ti ranno ptrpetuc Eslén-
ze dali' ingegnoso Spagitico ; ilqual srp.irando cià
ch'è di crallò e di corrotribile da que* nobilí Parti
délia Natura ; n'esttae gif odoriferi spiriti > 6c le-qua-
lita virtuose , 6c permanent! .-fiche nel più rig'.roíc»
Verna , tu senti l'aaima d;l riore , Jc non vedi il
corpo . '•
Così il Fifico spccoluore , mentre filófofi soprâ
la Produttione 6c la Putresattione délie cose Natu-
rah ; separando ciò ch'è di Ctntìngtntc 6c Sin^olart ;
n'estraevn'eUèntial súblimito di Vniutrsalì Sc Stm-
pttrnì concettí , sopra'qinli sonda le sue dottrinali
Bc inrallibifi dimoírrationi . i^ntlro è quanto all'Og-
getto: hora délia Cagione .
LA Cduft de!la Vera e Perfetta Scienia sono î
Prinrìpij Vniutrsuli, da' quaîi con il Discors»
dcll'íntelletto dimoírraiiu miente si deducono gli Es-
fetti dalle vere & immédiate Gagioni! . Altro non
eslèndo la Deinostratione , che vn Discorso ilquale
iasegna à sipcre perfettamente alcunacosa>
Non- è dunque pers'ctti Scienza il conoscere vn*
Oggetto con la simplice ..Jpprtnfiva; ne con la sim-
plice ÇiudicMtiva , corne si conoscono gli primi Prin»-
cipij che si son detti : ma è necestaria la Ter7a Opt-
ratitne dcll'íntelletto , deducendo pervia diSillo-
fism* vna colà da vn'altra : onde il vedere vru co
la , non è saperla .
Hon è perfetta Scienza. il conoscere yna Vtriti
l jet
j&í. DELLA FlLOSOFIA MORALE
per iniwttitnt : corne ,che il Fuoco abbrucí, perche"
cjuesto, &quello, & queli'alrro fuoco abbrucia le
colè combustibili . Peroche l'Inductione è fond iu
neU'Esperimento de* Sensi : & ciò ch'è più vicino
a' Seníï , è più lontan dalla Scienza. Et perciò me-
glio sjrcbbe st.ito à Plinioil crederlo, che il prouarlo.
Non è vera Scienza in conoscer gli Og^etti per via
di Httiitni prtbabìli à ptrsittfi'oili , corne le Dialet-
tíçhe & le Retoriche : perche , corne infinité piètre
>ulgari non (ànno vn Diamante.- così infiniti atgo-
menti Opinatiui , non fanno \.i'*Arg»mcntt Dimt-
fíratìuo .
Molto meno è vera Scienza il conoícer le Con-
clliuíioni , per mezzo di 'rgtmtnti fallaci i benche
paiono insoluhili ; corne que' de Sofistici , giocolieri
jmpudenii ; che presero il nome dalla S..pienza per
vendere l'Ijnoranza .
Diógene , à quell'infolubile Paralogismo , con cui
Zenó.ie conchiudeua cheniuna cosasiposlà muoue-
te , altra risposta non fecc, senon leuarsi dallo scan-
jjo, íccaminare . Coíì , noi> potendo lciogliere l'At-
gomento con la mente , lo íìiolse co' piedi .
Ne meno è vera Scienia il conuincere la faltiti
tleli'Auucríàno , col ridurlo allo Itrettoio degli osti-
natii cioè, alla Cmtruíittiunt: perche il farcono-
scere l'alctui Ignoranza , non è la vera ptoua délia
Verita. Onde ndla Questione dell'Infinito» tu puoi
più facilmente impugnar l'opinione altrui , che afie-
gnarc vn'adcquata ragion délia un .
Oltre ciò , períetta Scienzaiion èilfar conoscere
la Cagion daíi'Effèrto ■ Se tu dicesti : Le Sttllt cht
von fàntillant, fan pittvicinc À noi *l PUneti nonsein*
tillano i Dmqnt fan più viciniinoi* Qucstaèvna
Dinioltration certa , perche gli Eíretti sono da noi
più conosciuti che le Cagioni : & il nonsciiuillate •
non è C.igion , ma Effctto délia Vicinanza .
Ma perche le Gagioni di naturaíiia sono anteriorí
agliE/ticti, cgli è vna prcpóstera Filososia il dimo-
strai la Cagion dagliEfFetti . Ma se tu diceflî : / Lu
m* piùyìcinì i mi nan scintillant . I PUneti fin pià
UùiniÀnù. PnnfHi um {'WilUn • Questaèpro
P'i»
LÍBRO DECIMOSETTIMO. (87
pra &regolata Dimctlratine; perche proua l'Erret-
[O dalla Cagione .
Finalmente perfetta Scienza non è , se la Cagione
non è Immediatà . Egli è vero , che vn'Eiïètro può
dipendere da pîù Cagioni tutte vere 6c necessarie ;
ma subordinate l'vna all'altra corne ie anella délia
catena di Homère. E sono quasi tinte ie Demo-
strationi di Euclide : perche l'vna dipe:ide dall*-
altra .
L'Huomo si marauiglia délie cose nuoue , perche
seco discorre délia 1 agion ctíe non sà : 8cl'Huomo
seco discorre ; perch'egli è Animal Ragíoneuole .
Siche, Feslere Ragíoneuole, è la Ragione immediara
dell'eslere Ditèorliuo: & l'eslere Discorsiuo è la Ra
gione immediara dell'eslere Aminiratiuo .
Dunque fe ru proui che l'Huomo è ^Ammìratim :
perch' ejrli e DìÇctrstm , la Scienza non è perfetta ,
perche seben fia Ragion vcra & inunediacai ellahì
bisogno di eslèr prouita con vna Ra ion lupenoré .
Et similmentc , se tu proui che l'Huomo c ^4mmï»
ratìuTt perch'egli è Tfagìoniuole ; la Scienza non è per
fetta : perche la Ration Mediata hA biíògno délia
Ragione più Immediatà .
Che se tu congiuugi l'vna e l'altra Ragione grada-
tumtnte ; la Scienza sarà perfetta in te , ma imper-
fetta nell'insegnarla : perche l'Intelletto deltVaUO-
re , precipit ito per vna Scala di Ragioni , si rimarrì
più tollo perturbato, che petsuaso.-
Qninci alcun disse, che questa forma di Argomen-
tO , c'etta tyradjriont , Ò Sortie i tiene alquanto dcl
Sofilèico <6c cauilloso : non perche £1 cale, ma per
che il simiglia ; 5s fà paura .• eslemlo costumati i So-
fiiti à teíler lacci con fái ïo<«'n'.
- t onchíudesi dunque.che la Perfetta Scienza, è vnt
infaltibile & evtidtntt Cegnititne di qualihe Effeit»
Jbrroì ■ itun , dimofìrato per viadì ïiltogts/no da Vni»
tursali & N ecejsarie F ropcfitieni , ctntinenti tlmme*
iÌAta Cagione . • '.
Et per non partiisi d.;g!i Escmpli del nostro Fi-
losofo ; tal Oimostratione iàtà , se tu proui , Chi
frè ffì %Antm*ntì , ffíucmo i tapact di ^tmmaf
j38 DELLA FILOSOFIA MORAIE
tiramento ; perche /'Kuomo è capace di 7(agione .
Ouero , che la Luta fi Ecclissa ; perche la Terra
fi frappane trai Sole çy la Luna ■
Peroche queste sono le vere , Se adequate , &
immediate Cagioni di quegli Effetti .
Restati à sapere , che sopra ciascun Soggetto ,
quattro Questioni si postòno dimostrare .
La Prima , ~An sit . Come, se nel Mondi, -vi fi*
la Luna , ò no .
La seconda , jjkiUsit . Come , che cosa sia la Lu
na. Se vii'Astro, ò vn Globo Terreno.
La Terza , <%uale sit . Come , se la Luna per si
Slessa sia chiara o fosca •
La Quarta , Vropter quid Tale sit . Come , Per
qual cagione la Luna diuenga oscura.
Hora di queste quattro Questioni , le tre prime
si postòno dimostrar dagli Effetti . Benché la se
conda sia più tosto Desinitione , che Diuioltra no
ne .
Ma nella Quarta sempre si dimostra l'Effetto
dalla sua Cagione ; Se perciò questa è la vera Di-
mosteatione i quando la Cagione riabbia le Circo
stanze , che si fon dette : perche non tutte le Ca
gioni sono adequate , & scientifiche .
H Ora di qui potrai facilmente conoscete quai
siano gli Estremi Villosi di questa Virtù, co
me si è detto de" Principi) . C'oè , l'Ignoranza di
Negatione, ò sia Ignoranza (implico . Et l'Ignorai'
%a di Praua Dìspofitione : laquai può nascere , ò
da falsi Insegnamenti , ò da Infamità > ò da .Ma-
liti.1 .
La fimplice con la Verità si guarisce. Della se
conda più difficile sia la cura : perche , se pro-
uiene da falsi Insegnamenti; doppia pena ci vuo
le , per estirpare il Falso , -Se inserite il Vero . Se
da Infermità ; si sana con l'Elleboro . Se da Ma-
litia , come la sofistica , laquai conosce il vero e lì
attiene al falso per ingannare altrui ; questa non
si cura guani , senon con la mazza .
LIBR.O DECMOSETTIMO . }Ì9

C^PlTOLO SIVIT^TO,
Délia S.r^nïa .
VESTA è quella Gran Vinù , chenal no-
S&f-\ !Ì| stio Filosofo è stata incoronata|, & con
«5ív£_ÌS alto preconio proclamata 7(ein* htntrt-.
^ÍSS-hS- mlissimt dtlle Virtù.
la ciascun Génère délie Vere Virtù , vna soli
porta Corona : perche adunando in se le preset-
tioni délie Inferiori ; ella é l'vltima perfettione
délia Potenza .
Trà le Vittíi regolatrici délie Passion! , la Virtù
lítmiet è la Reina : perche chi la possiede , diuien
cosi aslblutoSignore délie sue Paslìoní , che aguisi
de' fauolosi Heiói , parrà manco che vn Dio , &: più
che vn'Huomo .
Trâ le Virtù regolatrici délia Volunt.ì , \n-Giufl!ti*
è la Reina : perche , non può non voleie tutte le
Virtù Morali , chi vuole il Giuíio .
Dunque trâ le Virtù Regolatrici deH'lntelletto ,
vna sola è la Reina : laquareminentemente com-.
prende le perfettioni di tutte l'akre : Sí qucsta è
la SipimXjt .
Ami , perche nella Hierarchía dell'Vniuerso, l'in-
fimo délia Sfera Superiore , è più nobile che il sii-
premo délia Sfera Inferiore : onde il supremo délia
Sfera Suprema aflòlutamente raaggioreggia sopra tut
te le Sfere : necelsariamente ne segue , ch'eflendo la
Voluntà più nobile délia Passione ; & l'Intelletto deh
la Voluntà : & nell'lntelletto ottenendo la Sapien*»
il più eccelíbseggio : ella sola di tutte 1e Vinù Hu-
mane è la Reina .
Dirò più : che scben la Sapienza è vn'Accldeate
dell'Anhna , acquistato dall'Huomo ; ella nondimer
no è rnolto più nobile che l'Anima stessa fabricata
da Dio .
La Luce è vn'Accidente auuenticcio a'Ie Solranze
Corpotce : ií pur quello Accidente è più nobile che
R i il
tfo DELLA FILOSOFIA MORALE
il Coipo cpáco. Soltanza è l'Anima -, Accidente c
la Scienza : & puce la Scienza è più nobile dell Ani
mai perche FAnima scnza la Scienza, è corne va
Corpo prluo di luce .
Che se la Scienza rifpctto alla Sapienza è vna siac-
cola rifpetto al Sole; quanto pin nobile & più ho-
rtoteuolc íàtâ la Sapienza, benche qualità ..c-;uiita-
ta &i .icc.hlent.ile ; che l'Amma di qualniique Mo*
natca non S piente •
MA quai latà qoesta Imperadrice délie Vire u ,
più Sauia délia Scienza ; îk più perfetta di tut-
te le Perfertioni ?
Giudicarono alcuoi, quel solo ester Sapience , fl-
quale niuna cosa ignorando , perfttcamente poíliede
tutte le Scitn^t, & tuttt l'^4rii Libtralì O" ll/i*
btrali ; aecioche l'Intellctto agguagli tutta la Sfera
deH'Intelligibile : p.itendo vgualmente possibile , che
vna voluntà voglia ogni casa , & vn'Intcllctto sip-
pia ogni cosi .
Célébra l'antica Grecia quel suo Helio Sofista , il-
qual 11 diè vanto nel concotso Olimpico > non fol dl
sipete tutte le Scienze , e tucte 1* Arti liberali ; ma
le Arti Mecaniche & Scrulli : esifadoíi con le sue
mani fabrirato tutto ciò che haueua cgti dintorno
alla sua Persona : il Capello , il Mantt-11 > , il Farletto
di lana , il Cinto di cuoio , le Fibbie di argento ,
l'Anello d'oro , il Coltello di ferro , infin le Scarpe
di Sparto .
O costui rece di vna Tauerna l'Açadernía i ò dell'-
Academta vna Tauerna : ma più íicilncnte potè
sporcar la Sapienza con le Arti sordide, che honorar
le Arti lòrdide con la Sapienza . C'.rtjmente niuno
de' Sette Sapicnri delta Grecia fi pregiò di siper l'Ar-
tr del talzolaío .
Altri h.\n creduto ; che la vera Sapienza fia la
eìuilu che per Oggctto hì l'Huo no , à cui
serue cutto 1* Vuíuerso : âc pet fine hì il Gouerno Po-
litico ; chiam ito da* Filolòfi -1ric délie kAtù , &
Seings ddlc Xcienlf •
Ma ijueltí , ò rroppo si adulano , ò ttoppo igno-
«no : non poacndo mente che nell'yniuerso iotcl-
ligibile
UBR.O DECIMOSETTIMO. 591
ligíbilc VI sono Oggcui moho piû nobili , 5c píù
blimi : cioè Sostanze Imm.itcriali , Menti sc p.irate,
te Atti puri : à paragon de' quali , l'Huom.i è vna
Statua di Prométeo, Spiriro impastato col fango.
Ma oltteciò; se la Scienia Contemplatiua è più
nobile dell'Attiua: perche le Scienze, tanto sono più
nobili , quanto più libère : egli è cbiaro , che la Sa-
pienza, se foslè Attiua,, saria più ignobilc délia Scien-
za Contemplatiua: ne sarebbe Reina délie Scienze,
se sosie Ancilla del Ptiblico : altro non eílendo vn
publico Iinpero , che vna puhlica Seruirù .
Bue sono adunque le prerogatiue délia Sap;cnza.
sopra laScienza: cioc , la maggior TtrfiÚMÌ* dilt'-
lniclltito , & la maggior Su'ilimità áclVOytUt : del-
lequali pattitamente discocreremo .
«*» «Hi»
C APITOLO S E ST O
Chi ctsa fia li Ttrss'caiia dtls ílH'IlllU •
'frt'SH'í'OME la Facolta VÍsiua , così la Facvltà
J£ S l*t'íltit!ua , c più perfetta & pij acuta
♦ * in vn , che in vn'aítro .
Tiberío nella più sosca notte vedeua
chiaro : & chi potcua ester sicuro da colui che di
giorno era Lince , e Noitola di notte ? Strabone ,
nella guerra Africana , dal Promontotio di Cicilia ,
conoscea chi vsciua dal Porto di Cartagine . Haureb-
be potuto il Galilèo da quegli Occhi iinparate il
niodello del Canocchiale. .
Ma perspicacia più niiracoloû era quel! i de' Sar-
di , che co'raggi vifualipenetrando le viscère délia
Terra , vedeuano i Cadaueri , e i Tcsori sepohi ?
fiche , da quelle pupille esploratrici i ne laquiete de'
Morti, nei'auaritia dc'viui eranascosa.
. Taí sono apunto gl'Intelletti degli Huomini cír-
ca gli Oggetti délié Arti , & délie Scienze : altri son
Nottole, & altti liuci: quclli non veggiono ilvisi-
bilíi questi veggiono l'inuisibile.
Sapicoti adunque ocll'rVtte futono chiamati Apcl
j9i DELLA Ï1LOSOFIA MORALE
lc te Lisippo : perche quello nella Pittura , îc qutsto
ncil.i Scultiira , penetrarono nmo addentro con la
forza dei loro ingfgno ; che il vero Aleílàndro ,
dipmto ò scuko dagli altri parea fìtito : tìnto da
questi , parea veto .
Ncll'istelVo modo circa le Scienze , colul si chìa-
maSapiente iîqual con msggiore acutezza penetran-
dotuttele notitie, & le Circofian^ç altamente na-
scosc dentro gli Oggetti ; & frà loro accozzandole
velocemente oslèrua Principij fuidenti , & eterni:
ragi®ni, non superficialí ò commurrî , ma immédia
te , profonde, e nuouc : lequali con maggior ce>
tezza comprende i con raaggior fermezza ritiene i
îi con maggior chiarezza insegna , che non fan gli
alrri , i quali à paragon del Sapiente paion Fan-
ciulli.
Simbolicameme adunque ma sauiamente fia det-
to , che Mtnerua Dta dtlla Sapienza , nacqut ar
mât* , dal Ctrebrù di G io-ue . Dal Certbr» perche
chi hà quella parte più pura , è più ingegnoso : on
de Carneade hauendo à dísputar contra gli Scoíci,
-purgaua il Cercbro con l'Elléboro . *Arm*tt , per
che l'altre scienze fòno protette & dífese dalla Sa-
pienza : ma la Sapienza è fola propugnatríce di se
medesima : & finche non è armata d'inuincibili Di-
moltrationi , non è Sapienza . Qucsta è la Tir-
fiicacia .
■m -m t$z
C^iVIT O LO SETTIMO
§uai fiant gli Oggttli dtlla SapitnT* •
4frf&ì& R.AN prodigio si vide nel Romano Fo^
§f-> jjj ro , quando ímprouisamente si aperse vna
W SB Voragine tanro profonda , che quanta
fr fr materia vi si gittaslè dentro , tutta ' in-
ghiottiua, ne mai si empieua.
Ma prodigio molto più strano fece Natura ,
aprendo nella Mente humana vn' Abiflò toesplebi-
Je. che è l'infinita Cugiiitì ií sapin.
le
1IBRO DECIMOSETTIMO. )9S
le TtictbtHi con la copia inuiliscono : Crate le
diede al Marc: & Mída satio deil'Oro , odiò íl fuo
Voto . Lc Votuttà vcngono à noii; & nulla è piA
conïiguo al piacere , che íl dispiacere . Gli Honori
quanro piiì grandi , sono phi graui : & chi anclò al
publico Impcro , sospirò l.i vira priuata . La Vit* ,
alfihe odia se steslà : & molri corscro apreslò alla
Morte, che lifuggiua. Tutti questi Beni sono Vo-
ragini , ma di poco fondo : moíto bramano , e presto
s'enipiono •
Solo l'Humtmo ínttll'tto è vna vuota Vor.igine ,
anzí vna Diuoragine , che quanto più fi pasce dcgli
Oggctti , taiito è più famelica : quanto pili , tan-
to più desi.i di sipere. Perche tutti gli altri beni , si
lalciano doue si prendono : ma questi soli si porta-
no di|lá da Lcte : L'Oggeiro Sensibile, è tetmina-
to : ma l'Oggetto Intelligiòile è Insinito .
Tutti gi'íntelletti adunque sono vgualmente insa-
tlabili di sapere ; ma in ciò diffcrtnti; che quai so
no gi'íntelletti , tai son gli Oggetti . Siche iì'Imti-
letti Vìli , sono insatiabili di cose sordide & vili :
H Curìùfi , di cose inutili e vane : i Sapenti , di
cose sode & subliini .
Inefiusta scntína d'immondezze era Tibcrio : il-
qual votando h sua Mente de' politici pensieri , per
cmpierla di oscen: Qggetti : si raccolse ncll'Isola di
Capri, Isola apunro di Bestic seluag^e i perapplicarsi
aile Arti brutal! con maggiore studio ; che alleArti
tiberali nell'lsola di Rodi non hauea fatto .
Quíui dunque, benche già fosse dotto Maestro in
<]uesta Scienza vitupereuole ; non si vergogi. ì di farsi
Discepolo di migliori Maestri per superas se mede-
simo : imparando insatiabilmente da" lasciui libri ,
da sczze Imagini, da' sporchi discorsi, daoscene Scè
ne , & da* viui esemplari , tutto ciò che di laído e
vcrgognoso foslè giamai nel Mondo stato saputo .
Ne di ciò contento ; propose guidcrdoni opulenti
k chiunque ritrouaslé qvmlche nuouoíc inaudito gé
nère di turpitudine : deputando rrcsctto di quella
Scuola vu Tito Cesonio , più famoso in quella infâ
me FiJosoh'a, che So«ate nella Morale.
R 4 Ben
!?4 DEL' A HLOSOFIA MORALE
Ben si può dite , cheà costoro & agli Anîmalifía
data l' Anima , non corne Or- ano dcllc Scienze , ma
corne il sale per conseruarc il Corpo dalla pucrefat-
tione .
Ma perche dar l'Imclletto à costoro , e negarlo
agli Animali ; seiion per d ue al Mondo Bestie più
bestiali di qualunque Animale ? Pcrehe sirgli dirii-
ti; se inuecc dï mirare il Cielo , mirano sernpre
la Terra î Dcgni rli ruminar Pherbe , & non dipa-
sccrsidi pane : poiche , comr scriue il Filosófo Natu-
raie , gli Animal! che di frumento si pascono , son
gli più saui : & quelli sono gli più brutali .
Astài più soUcuati íc ingeniosi son gl' intêllttit
Cwiífi : senonche lasciando anch'elTi la diritta via
délia Sapienia , cercano Oggetti astrusi ; & perciò
inutili, ò fallaci: ic in quelti pongono vn'ansiosa
te insatiabil Cum, chî alla CurUfità diede il uo-
me.
Cnriosissimo ingegno fù quel Dídíino Grammati-
eo , di cui giàpailammo: ilqu.il compose quattro-
mila volumi di curiose questioni & sottihiTrme ,per
ttarre le Fauole da' Poeti , âc la Verità dalle Fauole.
Opéra tanto vasta , ma tanto vana, che i suoi Loda-
tori co mpaiiscono , che vn solo Scrittorc habbia po-
tuto scriuer tanro , quanto uiun Leggitore pouebbe
leggere srnza nausea .
Ma più curioso fiï quel gran Tianéo , ilquale ha-
uendo acuito l'ingegno alla cote délia Sofiltica i Sc
non formatolo alla vera ractodo délia Dialettica,
diuenne cupido di mirabili e itrani Oggetti .
Costui sormontò il C uic.iso , per inuestigar le pte-
iligiose Oiuinationi de' Bcacmáni dcll'lndia : varcò
il Mar dell'Aurora , per apprendere le Magiche S*
perstitioni de' Ginnoiofilti dall'Etiopia : voile iuten-
dere i linguagi degli Vcelli i penettare i secreti del
Cielo ■ e commandare agli Spiriti dell'lnferno .
Siche , per gli precipitij , & per gli naufrági ccr-
tando b Scienza , trouò l'Ignorania : 4V ingannato
d*' Macstri, ingannò gli suoíOiscepoli con men-
ucrici apparenze .
Troppo brieue è l*Hunwnav»ta,ctioppo Yastaè

LiliRO DECIMOSETTIMO. 55f
la cognitione ddlc cose superflue . II ramino è luiv
go , e il tempo c coi'to.. Chi vuo! giugnerc alla Sa-
pienza , non hà hora da perdere in ot.osi diuertí-
mciilí ; perch'ella è l'vltimi deîle Scienze.
Moite cose è meglio aìl'Occhio non veder, chî
vederle: & moite aH'Intelletto non saper > che sa-
perie : te chi le fopcslè , dourebbe adoperar b Gem
ma Galactíte à dimenticarle ; per non profanare il
dinino délia Mente con vili Oggetti , quai sonoie
Suptríliiion! di Tianéo , 1e Incitic di Dídimo , lc
Erutiure di Tibetio .
Nluno Intelletro adunque è phi insitollabilc di
saper e, che quellodel Sapientc : ma per sapec
tutto > non è neceílàrio di saper tutto : hastaudo di
saper quelle cose superiori , che architettonicamen-
te , od eminentemente comptendono le~ inseriori.
S'come l'Arcliitctto commanda al Muiatorel, al
Legslait'.olo , allo Scultore , al Ferraio , al Zippatore,
& à tutte l'Arti esccutrici délia sua Idea ; beuche n«n
metta le mani nelle lor'Opie : cosi la Sapienza in-
dirizza, e definisee, & distingue, & giudica tutte le
Scienze , e tutte l'Arti .
Brama dunque il Sipiente di sipere di tutte le
Arti Micanìchc tutto ciò che non è mecanico . Non
si vanta di praticarle comeHelio Sofiltanclle OfS
cine : nia di concscetle corne Filolbfo ncl Licéo .
Non sà pingere ne scolpire ; & pure à lui tocca di
décider la lite ftà la Pittura e la Scoltura: & estimât
Fingegno délie lot'opre . Siche la Pratticadi cias-
cun'Arte , è nell'Artesice ; ma la Teorica di tutte , è
nel Sapiente.
La Sapienza è Reina délie Scienze : basta à chí
icgna il saper commandare à chi commanda. Ilpri-
miero motore , aflai sii , se fà fare .
Nella Etiopia , per far conoscere ai Popoli la sou,-
lanità del loro Re > al principio dell'Anno si spegno-
no tutti i fuochi ; & il Re battendo la Pietra Pitíte
con il Fucile , accendc vna nouelja Fiamma : & con
ellà allumando tante fàci quan:e hà Prouiucie ; à
ciascuna Proukicia manda vna Face: ScleProuíncie
jauuiuando con çflk alue F.'ci , le manciano à ciaf-
K f- curu
!fS DELLA FILOSOFIA MORALE
cuna Citti : & Ic Città ì ciascuna Casa . Siche íl
Re accende tutti i Fuochi accendendone vn solo,
perche lc Attioni si attribuiscono at lor Principio .
Tal è dunque la Monarchia délia Sapienza . Pero-
ehe cfléndo rutte le Art! sobordinate aile Scienze ,
& lc Scienze alla Sapienza : ht Sapienza corne Reins
accende la prima Face i cioè , la Rettnudlìie dcl Giu-
dicio : & quefta sourana luce succcssiu. mente fì tra-
munda aile Scienze Specohtiue ; indi ílle Practiche i
/ dipoi alleArti Fattiue, infino aile Srruili .
Ne solamente la Sapienza pcrfettiona gli Habiti
délie Scíeiue i ma le diftnde & guarisce dagli erro*
íi.clu sono i morbi dell'Intelleuo : ne cjncíla cu
ra è posiìbile , s'ella non conosce la Verità de' lcro
Oggetti .
(puante follíedisicro gli antichi Saur > lequalibog-
gidì íòn derise fin da' Fanciulli ï
Circa la CosmogrufU ; insognarono tutti i Filosofi
tiò che insegnarono délia Zona Torrida , sotto la
Equinottiale , credendola inhabiteuole per l'arsura :
íV pur si è trouaro quella eflére la più tempcrata e
fertil parte délia Terrai inuidiabile ai BarbariAbif
tíni .
Conuinto è l'errore di due grandiflíìmi Ingegni ,
Agoflino e Lattanzo , che la Terra si vn Semiglobo ,
stimando csli impoífibile che sotto noi pendano ha-
"bitatori senz.i cadére : ii put si son trouati i Cinesi
che pasièggiano sotto noi senza pendere , ne ca-
dére .
Et come poteano que' Filosofi conoíèere il Cíelo ,
se non conosceano la Terra sopra cui Itauano ?
■ Ancora circa Y^flTontmía , che è la più nobil
Muse i' con sommi applausijnsegnò Platone , che la
sodezza dclle Sfcre Superiorí , con armonica propor-
«ionc rotolanti sopra le Inferiori , forma vn diuino
ccncento .
Inse^nò Toloméo, che nella densità délie Sfeie
son fabricati altri Cerchi Ecéntrici , Concéntrici ,
* Epicíclivgualmentesodi ; intricate prigioni délie
Sette Stdlc Etrami : & pur* eaarui cran solo gli la-
§
11BRO DECIMOSETTIMO . 397
11 inouìmcnto di venete 8c di Marte, conosciuto
a* nostri ten:pi i 8c jl sensibile aícendimento délie
Gomcte dalla Région sottolunare fin sopra Saturno ;
ollèruato dalTicone i chiaramente dimosttano à chí
non è cieco , che tutta qùesta ampiezza , d.Ula Ter
ra al Fermamento , altro non è ciie vu fluide e per-
petuo tratto dí Atia pura .
Tralascio le Macchie délia Lima , lequali moltl Fi-
losofi stimarono eterogenee íporchezze r!i quel can-
dic'o viso : Se hora Giouanni di Langres satipo con
gîi occhi in Cíelo sopra duc ali dí vetro , ci desevi-
ue la lunacome vn Globo Terrcno , le cui Macchie
íïano i Mari : 8c in vna Mappa Cosmograsica ci di-
stii-guc le Isole ■ i Lidî , i Promontóri , i Continent! ,
e i ;i4onti con le lot' Ombre : & hà donato quel
Mondo , a' Monnrchi di qaesto Mondo , co- propri
Nomi .
Così noi riJiamo le ignoranze deglí Antenati ; i
Posteii rideranno le nostre i fie il Sapience ride di
tutti; perche ilsuo proprio Oggctto è più alto , più
astr.itto , Sc più irfallibile di rutci gli altri .
PRoprissimo adunque , & principaiislínio O/getto
délia Sapienza ( come acccmi.imino ) « VEntt
inijunnic Enií ; cioè , la nuda Eflenza dtlle Cose ,
sempiterna . immateriale , inuariabile , 8c infvillibile .
Et perciò q'iesta S' ierza sichiama xMrifífifica , cioè
Sopranaturale , 6c quasi Oiuiua ; petch'tlla c siiperio-
re alla risica .
Attrahe , come già vdisti , il Sapiente con sotti-
Cflùn.1 opra deU'intendimento, rimmateri.de dal nu-
teriale, l'iosenfibíle dal sensibile , la Sostanza dagli
Accident! , la Specic dall'Indiuiduo , i! Génère dal
la Specie , fie da' Gencti $ub..ltcrni il Gcnerc Gene-
ralisfimo : Se fabricando Riíncíplj Vr.iu: rsjliflimi-,
csamína la Vtrítà di tutte îe Sticnzc ." 8c iflèndo
riata l'vltima di tutte , per suo gran valoie n'è di-
uenuta Reina .
Ne contentoil Sapiente délie cose (sterne ; per
che la somma Sapienza è conoscere se medtsimo,
diuide se da se rlcHò : 8c senzj morire separando
ì'tsinima dal silo Corjç», vuol conosceie ciò ch'et
?,S DELLA FILOS. MORAlE
la si.i . Se vn concorso di Atomi, corne crefè T>e-
mócrito : sc vn Fucco , corne Hcraclíto : se vn'Acr-
ra , come Diógenc : se Humore , conieTalíte : se il
Sa n«ue , come Crítia : sc vn'Armonia , corne Eropé-
docle . Filosofì poco più siggi degli Animali , che
h.inno l'Anima e non la conoscono : indegai di ha-
uerla .
Ma conosccndo cgli dalla proprîa Licelìigenza
Altrattlua, l'Anima ellère Spirko Immoitale , vuoi
intcr.dere com'ella intenda , come ienta , come cpe-
fi , come informi le membra , íc ciò ch'cila pofij
quando d.il Corpo ha fatco diuortio .
Da questa , «on maggior voglu sale alla patte più
nobile & più astratta dclfVniuerfo ; cioè , aile surt
Soila»\e di'gli Spiriti Angciici : volendo conuícere,
non con le ïupetfKtiose Curioh'.à di Tianéo , nia con
fodi Ptincipij : che funo , con.e si muouano , come
ttà lot rauellino , in chesia différente vn dill'akro >
e tutti dallo Spirito Huinano : patendo pur'impos-
íibile , che conosca gli Angeli , chi non è vn' An-
gelo .
Ne perciò tutti questi sl grandi Oggetti , ne tutto
l'Vniuctso tiempie la Voraginc dell' Huuuno late»
letto. Esce il.Sapiente fuoii del Mondo , bramofo di
conosccte quel putifsimo e simplíciflimo Ému di^li
Entl ; Cagione délie Cagioni , Principio sema Prin-
cipio , immenso , incomptensibile senon da se steflo:
fiche, vn'lntelletto fioito, non si può adcguare , se-
Don con Oggetto tnfinito .
Non è Nation tanto Barbara che non conosca cs-
ferci vnDio;&che, p.-r conséquente , non dcsidet»
di conosce ciò ch'egli sia . . Ancora cola sotto il
Polo, doue la metà dell'Ann il Sole hon è Sole »
frà quelle ténèbre dell'Atia &. nelle Menti, tisplen-
de qiieíîa Vcrità : in ogni luogo sorgono Alrari,e
Tcmpli i tutti adorano il Nume , quello implorano ,
pet lui gfurino , & uoîconoscono •
Mira di giorno la varierà de' pinti Fiori : mita dr
notre il regolato gho délie Stelle : ogni cosa benchí
«nirola, ti ragiona che vi è Dio : perche vn iì bello
Arti6ciox noo è sema Artifice .
» . Mita
1IBR.O DECI.UOSETTlMO. m
Wîra lc Tek de* Ragni Teisiiori : il commercîo
deil'Económiche Formiche > b Republica dcl'e Poli-
tiche Api : à si minute Dìícepole soia Macstra è.la
Natura : onde neceliáriamenre dirai , che ò la Na-
tura è Iddio , od è Opra di Dio .
Hor se ad ogni Oggetto Intelligibile è ordinata la
Facoltà Intellettiua , che d.ill'Og^ettosi specifica &
pcrsettÍQna : chc mariuiglia se l'InteHctto himiano
tir.to cupiJamente inclina à conoscere vu'Ojsrtto
si grande , Sc si diuino > da cui solo riccuc l'vltima
pcrtxitione ?
Oílcruiquel tenero Cagnolino, che apenavsciro
alla luce con gli occhl chiusi, cerca le liispide man>
me cîie mai non vide i rutto siutando e suggendo »
fempre gajnoli, sempre geme , intínche non tro
ua il û n nuteruo : e uouatolo si nutre , si acque-
ta , e £ode .
Così l'Inrelletto, fitto da Dio per Iddio, niana
cosa più iuttsâmente nepiù incernamente dcsía , die?
di conoscere Iddios ma pcrch'eglí corne cicco aile
Cose Diuinc ; si appíglia agli Oggctri sensibili: nelJe
Crcarurc cerca il Creatore : ne' Fini particolari cer-
ca l'vltimo Fine: ne' Beni carlúchi cerca il Sommo
Bene : & non troumdo qu tggíù quel clie cerca ,
fente i .qu'etudine , & non sà perche .
Quello è dunqae il sommo diletto del Sapiente:
q'.ieíto è FOtgctio in cui si gode. Perche » sicome
il siio Intellctro è plu illuminato e perspicace degli
alrri , sonna più alti,& più veri , fie più adequati
Concetri di quella Mente Infiniu, per quanto pnò
capire vna Meme finira ; in quella s'immerge ; quet.
la contempla i Sc in quella gode vna Beatitudine
in Terra . ,
Perche, corne insegna il noítro Fitotofo ; egliè piii
honoretiole Sc più grocondo, il conoscere imperriet-
tamenre le cose Diuiie , che pcrsettaaxnte le cose
Humane .
Questi son gli alli diicorsi del Sapiente , quand»
conuersa con se solo. Con questi rapisce gli Vdito-
ri , & li rende attonici : on.le si finse chc Minerua
Dea. dcLb Sapieun iuvicuúu csli U vedeua.
4CO Dír.LA FILOSOHA MORALE
Pin stolidi délie Btluc son coloro , iquali si cre-
dono, die C rse'o tr.-.hcflè 1c Bclue incarnate , col
tlolce eanto délia sua Lira,
La Liia erano gl'Hinni che si leggono da lui com-
posti , sopra 1c cose Celeftiali , & le prerogntiue Di-
uine , enigmatícamentc coperte agridioti con fabu-
losi vclami : chefù la natural Teología di que* Se-
toli ; m-'qnali il fol Sapiente era ttiin.no Huomo;
& gli ajferi Huomioi , Bcltie Selu.igge .
DAlIc cose lopraderce puoi tu conoscere lj Defi-
nicione dalla Sapienza & de' suo Eltremi .
La Sapi*n^a è la Direttrice di tuttt le Stitn^e ,
4 tme S.icn\a più a/ta , & p;U Vniuersale » discer*
rcndo con più Vniutyfalì Prìntipij sopra te cose ef-
trtttissime da ogni iîatcrìa : hauendo per principal»
■Cggetlo sf.ntt incjuznto Ente , & le Sefìan^t' Spì-
n: u í: . e Diulne
Gli esircmi délia Sípienza sono la lgnemn\A dî
quelti sublirai Oggetti : & la superstitiosa ò imper
tinente Curiosit* circa i medefimit
í*9 €**
CsAPITOLO O T T sA V O
Dcls *Artt .
AKM^ON Parliamo noi qui délie Art! Liberali,
f»j * ciie compiono il Coro délie Scienze ,
iN 35 corne si è detto : ma délie ~4rti Mec*~
•"frí<i>3-r> niche & fattiue , circa le Opete estetne
che ftruoi'O alla vjta humana .
Antica quecimonia fe lcmpre i! Génère Huma-
110 contro la Madre Vniuersale ; clie gli Anjuiali ,
senza fática ic sema studio, sappiano le Arti à lot
ínecedrie : & agli Hucmini colti tanto il trouaile ,
& più l'.'mpararle .
Non hi bisogno ilîBigattolo di Laruiuolo, pertesi
sere il suo stame: nelaRondine di Architetto, per
fabricarie ilpalagio: ne il Toro di Scherrry'tote per
apprqidcre à maneggiar le sue corna . Nascono le
Arti cou Igro ; ciascuoQ è Maestro f Disocpo'a
di
I.1BR0 OF.CIMOSÏTTIMO . 401
<îi se stest'o : &far. vergogi-a all'Hupmo che è phi
Sapitnte . Chi più sà , manco s.ì.
Ma cbiunque di ciò si taina , fà gran torte Í se
steslò & al suo Autore : ilqua! primieramentehà dif-
ferentiato YHuomu dagli Animali : volcnilo che que-
lir imrtarin o le Arti roue dalla Natura; &l'Huomo
le acquisii molto più belle > ron la sua lndustria .
Dipoí ha dirferenriato gl' Inttlhuì tuttíenti da*
plcbei: dandoà quegti c.ìpacità delleArii Liberali ;
& à qu*fti ateitudineper le Scruili : rauendo îorda-
to ingcgno ballante per ritrouarle ; & maní indu-
ltriole per esegiiirle .
Che satebbono le Republiche senza la Plèbe >&
chefórcbbe la Plèbe senza le *Atti ì Prouidameme
adurq'ie dispose il somnio Artifice , che la Plèbe scr-
ua a* Sapicnti con le yArtì, & i Sapier ti scruano alla
Republica con la Prúitntd .
/rai per serbarl'ordine progressiuo dalle cofe ira-
perfette aile perfeue ; l'istciìc Creatore hà voluto ,
ehe gli Animali apparasicro le Arti dalla Natura, Sc
gli HuoniÍBÍ dagli Animali .
Fù insegnata IVAtchicettura dalle Api : la Musica
dagli Vlìgnuoli : la Scoltura dalle Orle : la pláltica
da' Scarabéi : la Nautica da' Cigni : íi Saetar dagl'Hi-
striti : le Mine da'Conigli: l'Hcrbe raedicinali da-
gl'lnfermi Animali.
Sauiamente finfeto i Mifleriosi Pilosofì, che Tau-
mante , cioè , la Mareuig/ia , foflè la Madre dcll'-
lride : per fignificare , dice Platone , che la Maraui-
glia è Madre dell'Arte. Ma conuien diltingucie U
sauio detto . ,
La Marauiglia fù Madre délie Arti Liberali : onde
è quell'Assióma i Per famjnìrare comi^ciò stíuem»
à FUcscfirt . Ma la Nécessita fù Madre délie Arti
Seruili : onde è qúell'altto . L» Neitstità fá l'Hut-
kib indttfttieso .
Dunque , la Nécessita costiiníè gli Huomini à cet»
carie: l'Iinitation dtgli Animali le iníegnò : l'Irutu-
fttia le aumentò: il Luslò ltí peiftttiunò .
Sette Atti Libéral! distinsc l'antica filosona : cioè,
6r»ram*ticn , Ttyatiiít , Didêlûtàt Mujic» , o'motc-
tri» »
' 4«t DFXIA FftOSOFfA MORALE
tria » & *Aïìrolo£ta . Et con par numcro ci dístínse
le Mercfnaric & Sernili : cioè , ^gricotìura , Vtna-
toria, Militât! , Fnbrile, Chirurgia, L&nkria, SC
Nautìca .
■ Ma liane cajçione ò U íîmplícítá di cjue' Secoli ï
ò il miltero de!" numero Settenario stimato ùcro ;
ò l'equiuoco de' Nomi , significanti piiì che non i'uo.
nano : cetro è , che íîcome il Sertenaiio délie Li
béral! è ilato scarso ; non /.xendo mentione dclìa
Politica, ne délia Morale : così è stato scarso il Set
tenario dclle Seruili ; non facendo mentione délia
Piitur/t ne délia Snltura , che trà le Ignobili son le
pjà No'iíli . Siche comilen dire che que' Sapiemi
numer.vono solur.eme le Arti necellirie alla Repu-
blica , 8C non le Voluttuose, & soperchie .
Ma olrrcciò■ ,. egli è^certo, che FAtte Militari ,
ìnquanto à clii commanda , appartient alla Politica:
& inquanto à chi vbidisce , pnò hen chiamarsi Sti-
pendiaria , ma non Micanica ne Scruile i estèndo
propria délia Fottczza . Se però non s'intende \'*Ar-
tt di chi fà U ^Armi , & non di chi le adopra .
X If A cheche sia délia Diuiûon dclle Arti , la Desi-
do adunque riítrcttamente délie %Art't Faitiui , che
" si chiamano Mecaniche; 8c non dclle ^ittiuc , che
corne Libéral! , si numerano trà le Sdenzc : quclU
è la vera Definitione .
UtArtt t via Ttritia Sintrodurre con manda
it Optratione vna Forma conectta dalla Mente , in
qualcht Maltria tsterna , per seruigio dt/la huma-
na vita •
Teritia si chiami la Retta Ragion dell'Artesicc ,
fbndata nel conoscimento di Higli* vert , te per se
non erranti . Nclche si dillirîgue l'Arte dalla Fortu-
■* , laquai taluojta scherzando , fà l'Oprc dêll'Arte
per befsare gli Artcfici ; ceine allora che Nealchí
non sapendo dipingere la spunia del Cauallo altierc:
ne Protogene quella del Mastín rabbioso : la Fortu-
na ciecafè quello , che due ocuLiti Pittori non lii
pean fare , per íschemir l'vno e l'altro .
la Forma tHtrna Sc visibile, che s'íntroduçe ; di-.
pende
LIBRO DEC1MOSETTIMO. <tcj
pende dalla interna , & Intelligibile, come l'Ideato
dalla Idèa , la Copia dell'Esemplare , il Tipo dal Pro
tòtipo . Perche l'Arre ficc non o;tra come gli Ani-
mali per cieco instimo > ma come il Sommo Arte
fice , contemplando le cose dentro se stellò .
La Maini* è quella in cui s'introduce la Forma :
patendosi ristesti Forma introdurre in differenti Map
tetie con Arte differente ; come Curione fece ti
Teatro di Ltgne , Pompeo di Marmi , Scaurq di
Vette ,
Ancora la Operartene più materiate ò più gentil?
diffèrentia le Arti : come circa l'Effigie di AleiTìiv
■dto , tre foli Artefici con différente magistero suda
rono à gara ; Pirgótele con lo scalpello , Apelle coi
pendio , Lisippo di getto: niun vinto dall'altro. » ma
tutti tre vincitori di tutti gli altti .
il Fine è di due sorti . Iflmmeiìatt Fitte c la
flcilà Opera-Jone; svitimi F he è l'vso dell'Ope
ra Ciucilo è il Fin dell Artefice ; cjucsto è il Fin*
«dell'Arte: cioè il commodo della lumina, vita . Da
quello vltimo Fine prende l'Artefice le Regole dell'
Arte . Perche, s'egli fibrica lo Srrale accioch* voti
e ferisca ; alato il fabrica , & acuto .

CAPITOLO K(_0 N 0 .
Trerogaiine (y T>receden\e delie ^Arti Strutti .
ALLA Dcfiuitione tu puoi comprendo
* T-v SB re , che cjuanto la Peritia sarà più po«-
stf a ; & la Ferma più bella ; & la Ma-
Qt {^9 uria più p.eticsa ; Se YOperalien più
gentile ; & il Fine più honoreuole i tanto più No
bile iàrà l'Arte.
Ma perche dilficilmente può auueniie che tutte
queste Perfcttioni concorrano in vn'Arte , ne in vn'-
opra : eccedendo alcune in vna , & altra in altra I07
de ■ come le fattezze ne' Corpi Human! : di qui na
scono le Contese delle *Arù ; de la difficoltà di gm-
àkatle, ti di deciderle, •■-li-
404 ^ BELLA IILOS0HA MORALE
Egli è eertiifimo nondimeno, che tome ra'Jwi
$truilt hà maggiore affinità con le *Artt Liberali,
Se con le Stilile ; unto è più nobile : perche la rio-
biltà fi misura Alila sua Origine .
Più nobili adunque saranno la Tittura. e la $al
luni, che le Ftirili: pfroche queste hanno le Re
gole loro totalmente niecaniebe , insegnate esalta'
5pcrienza : ma quelle due le prendono dalla Teista,
the eoi finto imita il vero .
, . -Ma irà queste due amiche Auuersaric , tanto è più
^nobile la Pittura della Scultura , quanto la Imita
zióne è più ingegnosa . Peròche la Scoltura imira
i Corpi solidi , co' rilieui &con le cauità materiali :
'ma la'Piitura , imitando i rilieui col chiaro ; & le ca-
uftà con l'ombra ; per marauigliosa Virtù della Per
siettiut , fa che' la Superficie diuenga Corpo » & il
Verisimile paia Vero.
Per conséquente, la Chirurgia s.irà più Nobile dei-
li Pittura, Perche questa prende le Regole dalla
Ttrspett'iua , laqu.ile inganna con l'apparenza : &
«Ideila le prende dalla Fisica , laqual'è Scienza Rea
le , & Superiore.
Egli è vero, che inquanro alla Maniera delfope
rart , p.'ù gentile & più nobile sarà ìaSceltura del
ia Chirurgia . Perche il dar vita à vn morto marmo
«ol ferro innocente , spiccrndone le schegge senza
doglja ; cagiona tanto diletto ; quanta nausea & hor-
rore il vedere con le man lorde di humano sangue ,
scheggiar le carni dolenti , & coglier l'oflà di vn Cor
po vino .
* Ma seja Nobiltà delle Arti si misura dalla T^iiil-
iì dit Fine più imporrante al ben publico : negar
non si può la Chirurgia non sia più nobile della
Stettura : & l'Arte che maneggia la Spada & lo Scu
do perpubliea difesa ; di quella che maneggia la Piai-
ia e la Sega per le maflèritie dimestiche . Et l'agri-
testura che aiuta 'a Natura per benefìcio commune ;
della Venataria , che la distrugge per priuato di»
l letto.
■ . " Sia d'altro lato , se le Scienze Centemplatiut che
I *FJ>agano il solo intelletto., fono fi» nobili delle
tIBRO DECIMOSETTIMO . >Of
"Prittlcht , lequali feruono al publico : perche chl
men férue è più Libero , e chi è più Libero è più
Nnbile,& Signorile : & neccslàriamenrc nesiegue.ehe
la VeuHrU fia più Signorile âtìV^tgríalrum : per
che questa si estèrcira per, profitto : & quella per fol
dilctto. E: per conseguenre ; le Arti più neceflàrie,
son le pin iili : le sollazzeuoli son le pin Nobili,
perche più libère .
Hora , fesi considéra h Munit-, negar non fi
può , che non Cal'Artepiù Nobile, corne più no»
bile & pretiosa é UMattrìa, & il Stggtttt, in coi
trauaglia. S
Quinci, non senza ragione > Rrina délie Arti chia-
mano la loro Sfuftrisu gli Alchimisti ; iquoli per Hat
vita nelle Fiamme alla Fenice de' Metalli , applícan-
do le cose attiue aile palîine , studiansl di far con
l'Arte la più beK'Opra délia Natura ; misura di tutt'i
prezzi, e de' lot Voti . »'.
Ane veramente in se stesià Reale ; senonche la
Prattica è Imaginaria : non fàprndosi trouai la vera
Maceria di cui la Natura fabiíca l'Oro : ne lacerca
Misura délie Prime Qualità airerariue, per inrrodiir-
ui la Forma .
Onde , que' nobili Vulcani, sofEando nelle fiam
me l'Orc chehannn , per hauer quello che sperano j
chiudono 'n vna bocia di vetro , corne nel Vaso dî
P.-.ndóra, la sua S 'cranza ; laquale àlfin disperata, con
lidicolo scoppio fuggendo fuore , lascia lot Ibb.meo-
te l'Oro negli occhi , e il fumo in viso .
Ma se parliamo di M'titií rcatc , & di Ane ve<
ra : senza dubio, egli e più nobile VOnfict che l'^r»
ti/tìuoio ; & il Qìùieltitrt che V^irgeniaio : & più no
bile Scoliore tu Pirgótele che scolpiua in Gemma , di
Fidia che scolpiua in *Marme .
Ma per altra parte , perche le Opère di Pirgótole ,
per Ja ior minutezza , poteuano honorare vno Scri-
gno , ma non ornare vn Tenipio , ne vna Città , co
rne quelle di Fidia : queste di lungo trarto , per U
{jranitT^j, lorOj erano più faniose . Onde più mon-
do corrcua à Gnido per vedei la Venere di Fidia «
che in Maccdonia en r veder l'Aleíìàiidjo di tele.rirgfV
40S B!UA HLOSOFIA MORAL!
•de . Siche il prezzo délia MmerU , dalla belci de1-
Ja Fermn è superato .
jQuindi è, chesicome pin nobilisono le Scienze ,
«orne più nobile è illoro Cgjetf : così la Forma
dell'Opra eslëndo ì'Oggtttt dell'Operiere ; pià nobi
le sirá vn bel Temple , che vn bel Tnhgìt: & Ykc-
r'itht Imagim di Timante > che le ridicule Vil/f
Mille di Ludióne .
Che se più bella Ferma s'intende quella che più
ímiglia al Naturale ; sgli è certo , che quantuuque
£a pï ii nobile vo'Huomo , che vnGiumento: non-
dímeno , aflâi più pregiata sù la Giumenta dipintá
da Praflîrele , che V^Âleffunire d'pinto da Apelie :
peroche , (è qudco fè inipallidit Caslandro ; quella fi
nitrire i Cau.illi .
Et separagoniamo le Vue di Zeusi col Vele di Par-
wsio : questo sú più simile al vero ; & perciò più
Jodato : perche Zeusi con le Vue dipinte inganno
rIì Vcclli , £c P.irralio col Veto dipinte ingannò
Ceusi .
Ma se gli Oggetti délie Scienze sono pin nobiii,
quanto più son Mimbili , U Supetiori alIVpinion
rlclle gerti : certamente più nobili saran quelle Ar-
ti , che fan veder'effèttí Stuptndi ,& quasi miraco-
losi: t niche non paiano opichumane, ma sopradi-
uinc .
Tai furono la Sfer* di Archimede , te VHttìuil*
m ruore : in:prigionando invn vetro , quella il Cielo
immenso ,& questo il Tempo fugace . Et tai furor
no le Colombe di ^Archítt , che per se prendeano il
volo benche di legno : & le Stmut di Dédale , che
ptt se prendean la fuga se non eran legate t hauen-
do l'vne & i'altre pet anima , l'inuisibile ingegno de*
loro Autori ..
Ma tuttociò non ostante , poflìamo fermamente
conchiudetí , che sicome quell Ariefice è più eccel-
Jentc , ilqual ncll'Arte sua , qualunque ella fia , si
*utto quello che saper si può i & st tutto quello che
far si può : così phi ecccllente sarà quell'opra , in
tui rArtcfice più Sapitnti haurà csercitato ïeflrem
M su. s»e„< .
LIBRO DECIMOSETTIMO. 407
Tal fu la Stami di Pel ic/éto , chiamata fa H^g'ti
itile Tegole , & la Misura drl/e Misure ; perche da
quella fola tutti i Pittori e gli Scultori prendeano le
proportioni ideati del Corpo humano .
Siche, ne il Timpio di Diana , ne tutti gli attrisei
^Miraceli dtll\Arte^ agguagliar li poterono à que
llo solo : perche tutti gli altri , con la copia dell'
Oro e degli Attesici si potean superare ;■ ma questo
Parto di vn solo Ingegno , da niun'altto Ingegno fi
potè perfettamente imitare.
La Natura istella, inscgnattice delle Arti , da que
sto solo Artefice potea più imparare, che insegnar
li : perche gli Originali di lei , mai non arriuano do
ue ar.ritiò questa Copia.
DA tutto ciò che fi è detto puoi tu conoscere in
che consista l'arte Mtcanica , & quai siano gli
suoi Efirmi .
L'vno Estremo è Pignoratila di Priuatione » chia
mata Inertia : l'altro è \*Ignoranza di cartiua Dife
si liane come già" vdisti . (Quella non ha gli princi-
pij dell'Arte; qirsta gli ha guasti : & perciò più
nuoce questa che quella: perche, chi non fà quel
che non s.i , inerta lode : ma chi fà quel che non
sà , inganna altrui , perde il merito , e merta pe
na .
Non perca contra l'Arte , chi pecca voluntari.t-
mente contra l'Arte ; come altroue si è detto : anzi .
taluolta è finezza dell'Arre il peccar contra l'Arte .
L'Improprietà .lei a lingua , è vergognosa al Gram-
'matico , quando l'i aipropriecà è fighi dell'Ignorar!-
za : ma chi à bello studio roaipe le Leg.'i Gramma
ticali ; fà vna cattiu i Gtamm.uica , ma no i è cattiuo
Grammatico .
Anzi taluolta nell'error si mostra ingegno i & l'Imi
proprietà diuien Figura ; quando il Grammatico vna
cosi dice , vn' altra vuol che s'intenda scome nella
Mttàfora , che quanto perde di Proprietà , acquista.
d'Indegno : Se la G'tmmatic» diuien Toefia .
Tai Metàfore ancor fi fanno nelle Arti Mecani»
che . li Pittor capriccioso, guasta saputamente le prò»
portioni del Corpo huimuo > per dipingere vn Ma
tteo;
'4o8 DELLA FILOSOFIA MORALE
sito : te quello che nel Pittore ignorante íàrcbbe
jgnorsnza , ncl Pittor dotto è dottrina .
Deífi oltreciò ddtinguere nell'Opera, & nell'Ar-
tesice la Bontà F'/ìca dalla Morale .
Se pocaè la Scienza , ma buona 1'intcntion dell*-
-Àrtefice: buono sari l'Artefice , ma l'Opra cattiua.
Et per contrario , se si serue dell'Arce ad alcunfinc
cattiuo , cattiuo Cirà l'Artefice , ma non l'Arte .
Mítrilo , volendo per prezzo tradir' Enómao suo
Padrone ne' Giochi Olimpici , Éibricò vn Carrt più
acconcio à prícipitarlo che à guidarlo alla Meta .
Nerone per affo^ar la Madre ,-fc fabricare vna Btrct
più acconcia à naiiftagare , che à nauigare .
Ottime furon VOprt, mapelsimigli Opcricrï. per
che la 'Bontì dittopm si misura dalP Artc , che è
Habito dell'Intelletto : ma Y^Abuso dtltsArtt si mi
sura dalla Malitia, che ltà nella Voluncà .
Quindi è , che ancora le Arti perse innocenti, co
rne più inuecchiano son più malitiose : 3c ritroiute
per nécessita, seruono alla Voluttà .
Pessiina diuien l'Arte quando la Cupídigia diuie-
ne Artefice: perche, qu.indoi'Ingegno non guida la
Ragions, maéguidato dalla Cupidigia ; l'intelletto
perde il senno , & il Vitio diuiene ingegnoso .
La Mtdicìna trouò gli Vnguenti satiíhri per rin-
forzare i Corpi ; & la Seplália effeminò gli Vngutnti
per isiieruar gli Aiiimi .
La LanirU, che teílèa sodi stami per coprire la
nudità i imparò poscia da* Ragni le trasparenti or-
diture per oltcntarli . L'Arre di cutcirt il ciúi per
discacciar la fime; iuuestigò alla fine pretiosi condi-
menti per írritarla . Il lullò non si contenta di po-
co molto coíhno i mai costumi .

f*â «a **a
****** «4»

ru-
II5ÂO DEC1M0SETTIM0 . 40».
«W *I4 €*î
CuíPITO LO DECIMO,
Che cisasm la Ptuden\a .
AVIAMENTE il nostro Filososo fè corn-
§ç SB P 'rit la Truden^a vicina all'w^ffí ; per-
^ * che trà l'vna e l'altra , la diffirenza dì
"O^ KW^ vnq sola parola.reca vna grand iífima dif-
ferciiza di Nobiltà , come vdirai .
La Ptudenza dunque, altro non è, che vn' Ha-
bîto Virlupfa de/s Intellttto , per regolar con certa
(S1 retta raghni le humant *Altìon\ cìrca quelle ccfe
the sono moralmente buane , p cxítíue ,
Con quelta Dtfinitione il nostro Filososo , ci di
stingue primieraniente U Prudeafa dalle altre Virtù
Morali i perche l'altre risiedono nell'Appetíto re-
golato ; ma qucsta ntW'lntelletto regolaterc . Ond'el-
la è tanto píù nobile délie altre Virtù , quanto l'ia-
telletto è più nobile délie altre Porenze .
Ancor distingue la Prude nza dalle altre Virtù In-
tellem'ue tanto Specoiatiue quanto Prattiche . Pe-
roche le Specoiatiue si ferraano nella cogmrione del
Vero : & qu rsta è ordinata aU'Attione . Et le Scien-
ze Aetiuc riguardano la Hctiitudine Intellettuale ,
ma quest.i la Morale : & perciò quelle fan Dotto ,
6c quelta Buono .
Molio maggiormente distingue la Prudenza dalla
Cpinione & dalla Sospettient : perche quelle sono Co-
gnitioni imperfette , l'vna Spccolatiua e l'altra Prar-
tica : nia 1 1 Ptudenza è VirtH pcrfcttislïma ; perche
Iiaucndo Regole certe , 8c ficute , ne può eslère in-
ginnata, ne vuole ingannarc.
Ma dirai tu i Se la Prudenza è circa le lAitìim
humane : cym'est'er pollòno vere & sicure le Regole
délia Prudenza : se le Attioni Humane son Siaguiri
& Ctntingenti ! Corne pollòno concotdare Infj/lì.
iilià Sí Contingen\a -, CfrteMa & Incertetfa?
Rispondo, che la Verità è di due Spccic ; l'vna
SpeivUiiíi» , l'altra Prattic» . La SpccoUtiua è vtu
con-
4io DILLA FILOSOFIA MORALE
conformici delta Cognirione all'Oggerto iBtelIigibi-
le : & questa non è infallibile , se l'Oggetto non è
infallibile: come nelle Scienze. Ma la Verità prat
ica, è vna conformità della Regola all'Oggetto Ope
rabile ; 6c questa è per se certa , se la Operatione
ilon è impedita .
" Ma oltre à ciò : la Prudenza regola ?^4ppetitt con
la Uggioli : & la conformità della Ragione all'Ap
petito ben Regolato , non erra mai .
Distingue poi la Prudenza, dall' .Arie Mecamcà:
perche quell i regola gli *Atti interni , & questa le
Fatture esterne : Se perciò quella è vera Virtù, &
questa nò .■ perche l'Arte riguarda principalmente
la bontà dell'Opra : & la Prudenza la bontà dell'
Operante .
\. finalmente distirgue la Prudenza Habituait, dall'-
tAttu&lt : Y\Aquifìata , dilla Naturale : Se la Wa-
tnana, dalli Sentale .
Non si chiami Huom Prudente chi fi vn'Atto so
lo di Prudenza : ne Sapiente chi conosce vna sola
Verità . Quegli è Prudente che hi in se steslb il
Principio di cpr.ir con facilità ptudentrmente : &
questo è l'Habito . Vn'Arto può estere senza l'Ha-
bito : ma l'Habito non può estere senza gli Atti :
perche partorirò dagli Atti, ne partorisce.
Ancora in Fanciullctti si viggiono tratti prudenti
atlanti la sua stagione : ma sempre acerba è la Pru
denza che none maturata dall'Htbito: ne maturo
è l'Habito , che non è formato dal? I!ferien\a , io-
Compatibile con la Fanciullezza .
Fra gli Animali , alcuno più che vn'altro , per gli
subiti & accorri ripieghi nel difendersi & proued'rsi ,
è chiamato Predente : come l'Ape , la - olpe , d£
l'Orlo. Ma non è vera Prudenza doue non è retta
Ragione: ne tetta è la Ragione in quello Agente
che non può render ragione delle sueAttioni . Non
sono adunque prudtnti gli Animali : ma la Natura
eòe opera in loro : ne altro è la Prudenza della Na
ia , che la Prouider.fjt D.iuina .
Egli è vì io che ancora all'huir.ano ammaeltramcn-
to alcuni Animali fon docili più che altri ; come il
Caue,
LIBRO DECIMOSETTIMO . 4ti
Cane ,1a Scimia ,8c l'Elefánte : ond'efcli parc che an-
cot le Belue.non men che i Fanciulli imparino la Pru-
dema da l'Huom prudente . Ma dal parer'all'eíTere ,
tanta è la dilfcwza,quinta dal Verisiraileal veto.
Egli è certo , che licorne la Prudenza è circa le co-
se agibili singolari : così le Imagini singolari , eslèn-
docorporee 6c sensibili -, non si stampano nell'Intel-
letto incorporeo 6c vniueriále ; ma nejla Cogiucitu
ch'è Potcnzasensibile8c corpoule, commune anco-
ra agli Animali »
Perciò dunque gli Animal!, che han gli Organî
corporali più simili agli humani ; hanno altresi la Co-
gitatiua più tenace , 8c più laide le Imagini singolari :
& chi più salde le hì , tanto è più docile: perche
quelle Imagini impreslè co'vezzi, ò con la sferza ;
muouono gli Animali 8c li Bambiní ad imitar ciò
che veggiono , 8c ad oprar ciò che apprendono .
Ma ben'è différente dalla humana Prudenza que-
sta bruule imitation* . Peroche , l'Animale & il
Bambino , hauendo per voluntà la neceflirà i rappre-
sentandosi loro quelle Imagini , oprano lempre ad vn
modo .
Ma l'Huom Prudente, paragona vna Imagine con
l'alcra , deduce l'vna dall'.utra ; & dalle Imagini sin
golari forma Proposition! generali: & applicandole
a'luoghi, a* tempi, aile Perfone , opta ò non opra
corne giudicapiù conueneuole : k quclta è la Hjgola
dtlU H*git*c , di cui li Bambini, ne gli Animali ,
non son capaci .
*** m
CUPITOLO VUDECIMO.
St la Truiiti^a si* Virtk Murale,
• A' vdisti che in ognî Attione humaria
■jí $ si può considerare il Fisico 6c il Morale .
4» W <6 II Fisico nasce dalla poflànza naturale ,
•frîí'î-'fr & tigiurda 1" interezza «MF Opra : il
Morale nasce dalla decenza virtuosa , & riguarda.
U borna dell'Operance .
S Sichc
4" DELLA HLOSOFÍAIMORALE
Siche altre Opère son buone sisicamente , ma
ralmente cattiue ; corne vna eccelleme Pittura , ma
dishonesta : & alrrc son' Opre fiíîcjmente cattiue >
ma moralmente buone ; corne vna Sacra Pittur i, ma
scioccamente dipinta . Inquella, perfetta è l'Arte,
ma vitioso l'Arcefice : in questa , virtuoíb è l'Artesi-
ce , ma l'Arte imprrfetta .
Hor la Bmtì Morale proprîamente consiste nella
Htttitudinc dtll'^Appetìt* Jtfptneiut* , & deh" ^Ap
pétit* lenfîtiuo : siche la Voluntà si conformi alla
Giurtitia : l'Irascibile alla Fortezza i la Concupiscibi-
le alla Temperanza .
Queste tre Morali T^eit'tudiai si chiamano Buni
Cifiumi ; perche quelle tre Potenze si perfetrionano
con gli Habiti buoni ; Sc gli habiti si forinano col
CtRume , corne altroue si è detto •
• Egli è vero , che ancora gli Habiti délie Arti &
délie Scienze si acquistano col Costume , cioè con
Ws*: & perciò si chiamino V rtù ; ma non si chia-
maiio 'Buoni Costumi: perche la lor borna , c bontà
fistca, ma non morale: sono Virtù dcJ'InceHetto ,
ma non dell'Affètto : fan dotto , ma non fan buo-
no chi lipoíïiede. Et m efFetti , molti rurono Sin-
tislì ni , ma idiotislimi : Sc altri Dottislìmi , ma vi-
tioíìssimi . difcorso puoi tu conrhiudere , che par-
Da questo
lando à rigore , la Prudenza non dee numerarsi tra
le Virtù Morali, ma trà le Intellettuali ; perche
non risiede nell'Appetito , ma nell'Iutelletto , corne
la Scienza ; estenJo veramente vna Scien\a délie •+
se ^gibilì . • >
Ne perciò è men nobile délie Morali : anzi f co
rne si è detto) tanto è più nobile di quelle , qu.into
l'Intelletto è più nobile dell' Appetito ; cioc délia
Voluntà* , e délia Paflìone .
Ma pur' è vero , che sicorne il Corallo è Púnut
fià le Piètre , & Pietra frà le Piante : così la Pru-
denzi nspetto aile Virtù Morali , si può chiamare
Inttllrttiua : & rispetto aile Intelltttiue può chia-
marsi Murale s per l'intima & reciproca eommuni-
ratione cn'ell'hi in vn tempo con le Inccllettiue ât
con le Morali . E11.1
LIBRO DECIMOSETTIMO . 41»
Ella comruunica con le Inccllettiue perche il ben
Configli/tre è officio dell'Intelletto . Ella communi
on con le Morali , perche hà per officio il regolar
l'appetita. Onde propriamente la Prudenza à chia
mata l'Occhio dell'.Anima : Occhio , come Intellet-
tiua : dell'Anima , come Morale .
Se la Giuditta, se la Fortezza , se la Temperanza
oprano bene i intanto oprano bene , inquanto se
guono la scorta della Prudenza ; senza cui le Virtù
Morali sono senz'occhi.
L'Huomo è vn'Arbore riuerso •> il Capo è la Ra
dice , le Membra i Rami . Qu.il'è il Corp» Fijic» ,
tape il Corpt Morale : le Virtù sono le Membra ; la
Prudenza il Capo: quelle 1 Rami, questa è la Ra
dice : ben può la Radice ester verde benché i Rami
sian guasti : ina se la Radice è guasta , i Rami re
stano infruttuosi .
Può l'Huomo eslèr Prudente in teorica, benché
moralmente non sia Virruoso ; ma non può estere
moralmente Virtuoso , se non è Prudente .
Quindi è che Platone ridulle tutte le Virtù Mo
rali alla Prudenza . Et licorne le Statue di Dèdalo,
se non erano legate prendean la fuga .• cosi ( dice
egli ) le Virtù Morali senza il vincolo d- lla Prudenza
non han fermezza ; dispaiono , e vengon meno .
Agg ungasi, che la Prudenza stestasenza le Virtù
morali , non può estere intera.
Et che vale il ben consigliare , il ben giudicare , il
ben commandare della Prudenza .- se l'Appetito Ra-
gioneuole non vuole vdir la Ragione i & il Vulgo
delle Pastioni ricalcitra alle sue Leggi . Non è vero
Re colui che commanda , & da Popoli non è vbi-
dito : & la Prudenza indarno vanta il Titolo digit
ilo delti Virtù Morali : se queste non sono ostè-
quent i a' suoi mandati . Preposterainente si regna •
quando chi commanda serue ; & chi serue commanda.
Oltreché , non è possibile che la Prudenza ben
eommandi , ne ben consigli , se l'vno e l'altro Ap
petito non è ben regolato . Perche , sicome i me
teorici vapori fauno parer differente il colore & la
414 DEIXA FILOSOFIA MORALE
guasta il gmdtcìo j facendogli trauedere il bene ap
parence per vero bene .
Questa è dunque vna singolar prerogatiua délia
Pruienza frà tutte le altre Virtù ; che qu.mtunque
regoli le Vitcù Morali> ella fia Virtù Incellettuale ;
Sc quantunque rilîeda nell'Intelletto , clla sia víriii
Morale .

C UT1TO LO DVODECIMO.
Specie délia Prudenza.
Et frima , delU Prudenza Tolitica .
'frîl9&i$ VANTE sono le Specic délia Giuíliua,
ÎÈÎO 3! tante son quelle délia Prudenza ; cioè,
Prudenza Tolitica, Economies , Sc Mo-
naFlica •
Da' Fini diffèrent! di ciascuna di queste Specie ,
nascono Regole differentí : perche nelle cose Agi-
bili , il Fint dcll' Arce , è il Principio de' suoi Prc-
cetti .
Dunque , il Fine délia Prudenza Pob'tica , corne il
suo Nome dimoltra , è il Btn Puhlico . Perche il
Fine di ciascunolndiuiduo cume Indiuiduo , èil Ben
proprio : & il Fine del Principe come Principe , è
il Ben degli altri .
Tiberio , estèndo succeduto ali'ldea de' Piincipi,
ftee questa protestagione in pien Senato . It sempn
disii , boggi amorti dichiaro , che l'Ottimo Prin
cipe deue feruire à tutti m gênerait , & à ciafeunt
in particoUre.
Questa vetità fïï conftssita da lui mentt'cglí era
Principe i ma dimenticata quando diuenne Tiranno .
Sicome l.i Giustitia , così la Politica , sono Virtù ke-
latiue,. al Bene altrui . Onde ( d'.islcntimento di tutti
i Políciei ) fiai Principe & il Tiranno questa è la
soja eíièntial difîèrenza , che // Tiranno rtfna per
vtU JUê -, & il Principe rcena per vtile de' /!>»»
s,£getti . . . .
Da guesta veijtàj fondamentale U Prudenza Poli
tica
LIBRO DECIMOSErriMO. 41s
tîca derim tutte le Regole .del Regnaie : perche tut-
te íono indiriziate al Pulilico.
LA Prima Regola è dunque . Chi li Leggi fiant
gioueuolì al Publico , & bine ojseruate .
Le Leg^i sono il vincolo délie Rcpubliche, perrhe
legano tutto il Popolo in vn fol Corpo . Laonde ,
«jmnte son Lcggí difFeremi, tante son diffaenti Re-
publiciic.
Ogni Legge naturalmente è odiosa, per la néces
sita di vbidit'e ; & ogni Piincipato è natutalmente
molesto , per la poremi 1 di commandate .
Ma l'vtilità del Popolo , toglie quel cli'è di odio-
so nella Legge , & di molesto nel Principato : perche
ciascuno (bina felice la Nécessita, & soaue JJ Com
mando ; quando i! Commando ridonda in piofitto dí
chi vbidisce , Sc non di chi commanda .
Due sono adunque le popul.iri vtilitâ délia Legft :
cioè, la SieureTÎ* de' Heni, & la liui de' Coflumi .
OGnuno ama i suoi Bcni , & ama colui che li con-
serua i & ptrciò i Popoli , quantunque líberi }
fommestèro la loro Libertà al più Potente ; accioche
con la fbna , dalla fona li difendeflè .
Ma poco profittetebbe al Difeso l'eílèr úcuro-da-
gli ofFensori : se non íbslè sicuto dal Difensore . Et
Eur'è veroche sejiza le Sostanzede' Popoli non può
íiflìstere il Principato , più che l'Oceano sema le
Acque de' Fiuini , ch'egli conserua.
Chidice Sudditt, dicc Tri'jum : & ogni Tributo
naturalmente duole al Tributatio , corne il tagliar
carne viua da vn Corpo hum.me .
Ma licorne l'Infetmo gode del suo dolorc i quan
do quel poco, che. si taglia consetua il Corpo : così il
Tributo forzato diuien voluntario quando lo veggioi
no impiegato in publico benesicio , in pace , ò la
guerra .
Aneota la Situe Maniera dell' esiggere fi il Tri
buto soaue . Péricle , quando volea cauat dagli Atev
niesi quilche nouello Tributo , li rallegraua perauantí
con publiche Mensc , & Magnifiche Feste, e teatrali
Spettacoli : 4c nel calor délie allegrezze facea la me-
1M dimaacia : aguisa dell'esperto Chiiurgo , che li-
a Si sciando
Ait DELLA FILOSOFIA MORAtE
seiando c palpeggiando il òraccio, imbroc ca con la
Lancmola la venacauaj & caua il sangue íènra déf
lore .
L'Altra vtilità délia Legge , è il sure i Ptptli Vlrt
tutsi : perche la Virtù mitiga gli Animi ftà loto ,
4c Ii rende oflèquiosi al suo Signore . Ma principal-
mente la Htligicnt ; di mue le Vinù Principio , e
Fine .
p.rciò tutii i Lcjisl.uori da que(la cominciarono
ii lus duite.
Nella Leg£t Dìuin* , i! Primo Precetto è 11 culte
Siuino • Nella '■''?£' i*' Greti , la Prima Legge com
mando il culto Oiuino . Nella Legge di T(om»lt , le
prime parole sonquestes DeeiPatriei ct/unte : Ado-
li ciascuno gli Dij délia nostra Patria . Onde con-
chiuse Polibío, il mag iorPoIiiico de* Gent.li , che
il Romano Impero (à più porente di tutti , perche t
Romani furono pii) Religiosi di tutti .
Così nclie tcneb're del Cntilesimo i quella imper-
Ktta luce di Pietà giouò all'hnpero : accioche ira-
paraflèro quegli che rurono da Dio più illuminati •
11 Suddico che honora Mdio , honora il Principe :
perche , licorne il Regnare è vn'Operj Diuina com-
munirata ad vn Mortale : così ineritamente il Re fù
chiamato da Seneca , Vicario di Dit , & da Platoiie ,
un Dio humant .
Pcr conseguente, chi spregia Udio, íp'egia il Prin
cipe ; peroche , chi non terne i Fulmini , che son gli
Scettri delRe CeUste : aslàí manco temerà gli Scet-
tri , che sono i Fuimini del Dio Terreno . Et stnza
dubiç niuno , clii è Reo di lésa Maeltí Diuina ; con
minor rimordimento diuerrà Reo di le.a Maeltà
Humana .
Chiaro sperimento ne fecc il Secolo paflàto nel
la riuolta délia Germania , & délia Francia i laquai
cominciò contra la Cliiesa , & tíni contra i Ptia-
cipi . Perdie non sofiendo la Monarchia, spiritua-
le , nioltobasta
■^TOn meno soffl iuano
dunque la Temporale
alla Prudcnza . il ft>
Politica
■*■ per sire vtilislìme Leggi , se non può f*rlt if
firuart . Auii egli è doppio seprno aile Leggi , il
vederû
LIBR.0 DEC1MOSETTIMO . 4:7
vedersi affilie ad vn muro: & ischernite ; doue arfig-
gere si dourebbono gli schernitori .
Ma la prima Rcgola délia Ptudenza Polit'ca , af-
finchela Legge conserui UsuaDigniià , è , die il Ifir
gislatore conserui la sua Mufti*
La MaelU Humana ( corne si è accennato ) altro
non è , ch: vn riuerberaniento deila Madtà Diuina :
ílqual nella opinione de' Sudditi rende la Persona
del Principe ammirabile, & rcuercnda . Perche, lico
rne ebi riuerisce Iddio , riuerisce il Principe , corne
Imagine di Dio : così , chi riucriíce il Piii.cipc , ri-
uerilce la Legge , corne Imagine del Principe .
Conscruali la Mttftá, con la GrMdt\\x àillc *At-
tioni ; con la Granit* i'Ilt Parole ; con la inrt^ri-
t* dt' Ceíìumi. Siche le Attioui paianoOpre JiHe-
rói : le Parole , Responsi di Oracoli: i Costumi , Idée
senza Passioni.
Intero compimento délia M.-.cslà suol'esierc ìi
MmeiiosA Prest«\<i ; fiche dalla Corporale. habita»
tione , fi conosca l'Anima habitattice , eilèr grande
& degna d'impero. . . . ;
Ma perche questa non è Opra dell'Arte, ma di
Kaoua , che taluolta gode di nalcondere vn Société
dentro vn Sileno ; íùpplifee l'Arte questo difetto ,
con la radtfja dtllt Prrsin\a : fiche il Principe paia
vna Imagine sacra , laquai 11e' giorui ícstcrtcci £oU-
mtnte , si fcuoprc .
1 Templi oscuri , gli Antri solinghi , le Ombre not-
turne , caglonano veneratione, e vn sacro hoirore .
Miuna cola è si bella, che quartdo è publica nnn sa-
tolli 1 JI Sole è il Priniogenito de' Pi. neii : ma pet-
ch'c il più palese, egli è il men mir.no : le Comè
te son trilti aboiti dell'Aria ; ma perche più di ra-
do son mirâtes son più ammirate . ■ /
Non è cosa così perfetta , che non h.ibbia quat-
che difetto, ilqual dalla lungi non compare , di vi-
cino si vede . Le Prospetrlue délie Scène, in lon-
tananza paiono Templi , Torri , Teatri , e Sèlue , e
Mari : ma se ti accosti, son legnami, e cenci , &
cartaccie groslámenre imbrattate .
Ancot le Raae dairundarono vn Re : Giouc git-
S 4 tò
'4iî DELLA FILOSOFIA MORALE
tò nella Palude per loro Re vna gran Traue. li ro-
raor , la grandezza , la nuoua figura , mode in quel
Popolo jìaiustre vn'atconita venetatione . Ma poiché
quelle fiutando, e t.istando quel Re più da preilò ,
hebber sentito ch'egli era vno Stipite insensato > sal
tami sopri, Se ne fecero gioco , e beffa .
Egli è il veto , che in alcuni Re^ni la famigliarità
del Principe è più gradita : ina è vero ancora , che
quei Regni sono più esposti a' tragici «fi : perche
la Famigliarità apre le porte alle Nouità .
Ma la Maestà non è Maestà, s'ella non hà l'aslì-
stenza di quelle due Deità, che, fecondo Esiodo,
vegliano sempre di quà & di là dal Trono del som
mo Gioue . . •
Queste fono la Grttia con la Corona , & la A'i-
mesi con lampada : cioè la Beneficerà , Se la Giutìi-
ti" : il Premio Se la Pena : quello per beneficare chi
oflcrua le Leggi > questa per castigare chi le dif-
pregia .
La Heaeficeti^jt è più amabile , ma la Giusiiti* è
più neceilàtia : perche ne' Popoli abbonda più h
Malitia , che la Gratitudine : & più nuoce la Malitia
di vn solo , che non gioua la Gratitudine di molti .
Quel fauio Re Ludouico Vndecimo , à ninno de'
suoi Sudditi si scopriua il Capo, fuorché al Patibo
lo : dicendo , Questi) ì quelle che mi fi T(e : per
che più muoue il Timor del castigo , che la fpcianza
del premio.
Ben'è il vero , che l'vna e l'altra Deità , benché
boniifima Madre , fa vn parto cattiuo : perche la
Giustina geneia l'Odi» ; ie la Beneficenza genera V.ie
Midi* .
Ma dell'vna e dell'altra , buono farà l'effetto , sen
za il difetto ; quando l'vna e l'altra miri al ben pu-
blico .
Allora è cdins* la GìuRitit , quando castiga le
Colombe , ie lascia i Corui impuniti : oueio , quan
do è più sdegnata contro al delinquente , che coa
tro al delitto . Peroche la Ptrtitlitì spanenta i Buo
ni, più che i cattiui : Sci più odiosi al Publico,
«he .profictcuole Al prillato ,
LIBRO DECIMOSETT1MO. 419
Similmcnte, alìora è inuidiala la Eentficru^jt9 quan-
<fo le Gratic piouono gc.icic ílpra vu solo .* ò quan-
do il Benehcio , è Genio verso h Pcrlcna , e nou Prc-
mio délia . ictù . Allora obliga vn Iblo , e disobliga
tuteo il Pí polo .
Allo incontra . qtundo il Bciicficio è PremU dcl
Herito i allora il Piíncipe , rimunerando vn solo,
rallegia tutri ; godendo tuìti che h Virtù si 1 Dreinia-
ta, perche sperando di potere anch'essi ottencre con
la Virtu ciò chc altri ottiene .
Slche , non è odîosa la Giuliitia , he ir.uídiosa U
Benctìcenza i quando la Giultitia serba nclpunirc la
Trcportione isiritmciìca; &c\ì Bcneficenz.", serba nel
donar la Propcriì*» Gtemttrica : perche l'vnacl'al*
tra c P.po/ait ■
O Veste sono lc Maíiïmc prinripali ; questc le Çhîa-
^ ui ticila Pruder^.i Ptlitiu rispettoal Piìncipi .
Ma perch'egU è imposlíbile , che vn'Aricsicebenchc
dotto , operí senza Instruments ; & gl1 Infìrumenti
del Prinupe»lòuo i Miniltri & í Coisiglitri : somma
Regola d< lia Prudènxa è , chc il Principe ma sifidi
dtlh prtçrji Prkimfa.
Deue il Prin.ipe formaríi nel petro vn tat consi,-
glio 1 corne se non haucfl'e bisogno di Consiglieri ï
ma eleggersi ui Consi^lieii , corne se non hauesté
propno Consi^lio .
ít per conucrso : i Consiglieri denno eflere tamo
Prudttitt, che pofl.ii 10 ester Prineipi : ma t. nro M*-
defh , che non ingelcsiscano il Principe; riconoscen-
dosi Accclibríj , & non Princip.íli ; Sudditi e non
Compagnie Co.iiìgiieri , e non Macstri .
Pcrcjò conuien che íi.in più d'vno : perche gli
affiri companici, son nieglio esegerii : & la plura
lité contrasta à ciascuiio la somma Atuorità • Che
se per tutti biltillè vn Solo, sare!?be adorabile .
Buoi'.a Regola è quell 1 di lcntr cbiufi n,t S"" gli
fiti itcnfuri , che aguisi dcl Mereurio dtglí Akhimi-
Iti, siuDÍsce quanjofi scopre . Ma perche altretanto
è pericolofa nellc cose iruportami ì'oprar senza Gonr
ù.'.l'o i ne si può chiedet Conlîglio , senza sidarsi: bi-
ío^na trônai uiczïo tri là FJdAUja & la DiffidtnTj.
S 5 Ottúua
4io DELLA FlLOSOFlA MORALE
Ottima Regola è dunque , non domandar parerf
1-tutti incorpo; ma à ctascuno in disparte ; nepre-
crsameme conie àvn casocerto; ma dubitatiuamen-
tc corne à vn c.iso posîìbiïe ; con qualciie cjrcoíbn-
za v.iriara , che seopra chi hà sixperto il fecreto :
te se pur si deue consiHare ad alcuno tutt.í b con-
sultacione ; non euiìádi à niuno b propria risoluiío-
ne .
î.ía se il Principe bà per fine il Ben Piiblico ; &
elegge ConfigUcti conformi .il fuo sijie ; t L-t t i li Con-
sigiieri , benche vn non sappb delr* artro , (i ir »e-
ranno concordi ; tome diaersì însirumemi armpnici
conconlr.no fia loro , se tutti concordant) col Balle*
principale .
DVncjue , tutre le R-gole d-ît.i Prudenza Poliri-
ca , si ridi.'cono à questj si- b ; c.'ie il Pcp/t vbi-
disca alìe Leggi del Principe : tk iì Principe vbidisca
aile Leggi "iiatur.-li , &: Divise . Perche sebene il
Principe aflefero , è Superîore atl<i Leggi prepric,&L
aile Ltggi Pttuirht di' fitrì ^/.ntccifflrt ; nondime-
no, dalle Ltggì Di-tìni , k diì'ie ^aiurali , ne la Re»
gai Macstà può diipeiuarîo , ne b Maestà Díuin»
vuo! diípensailo »
«B «» H»
C^PITOLO TZHZ0VEC1MO.
VíUa Pruder.^A EcoKamUa .
'H^Çt&JÍ' H I non sà reggerc b proptia Famiglîá ,
•I C Sî mo'to mtn0 sapra rrggere vn Regno ,
9 * diccua il Sapiente Chifóiie - Perche tri
,$'í*3--fc U Famiglia & il Regno , vi è fol diffè-
rerìza corne trà Piccolo e Grande f eíTèndo il Re
gno vna gtan Famíg'ia , & b Earuiglb vn jiccoi
Regno .
Ma b Maífima diehi'ôn-e non è vera, se non S
ditringue VHabUità d.ill1' Habita .- croè , b ruturat
Potenza delPfntcfletto : dalla Inte'ligenza acejuistata.
con b Scicnza Teotieá, ò con la Pr.ittiea .
U dijinger Figure grandi , & il dipingere Figure
1IBRO DECIMOSETT1MO. 4"
minute , henche conuengano in vu Génère commune
délia Pâturai sono petò- due Specie subalterne ftà
loto dirïèrenti: perche oltre aile Rtgole generali,
Sc communiairvna& all'altra, ci.iscuna richicdeRe-
gole patticolati , & prattica diftnente .
Chi hà natural dispositione alla Pluma in gencra-
le , haurà dispositione all'vna & all'altra Specie : ma
chi si esercita nel!'vna,& non nell'alira Sfiecú i ot-
-terrà l'Habito di questa , & non di quella .
Ar.zi vn'Habito contrasta all'altro ; & vna Pratti
ca guosta Paîtra ; onde non si è veduto, che il Ru-
bcno , Apelle del nostro Sccolo , habbia gianiai taf-
íbttigliato il penello aile miniature di HansiOjben-
che ne baueflè la Tcorîc.i profectiflìma .
Ccsì la rdiiw &i la Euncrr.ica sono due Specie
délia Prudenza ; ma cosi diffèrent!, come il dipin-
gere in gr.inde , & ildipingcre in piccolo : eliendo »
corne si è dctto , la Economí.ivn piceoïo Principa-
to: &(il Principato vna grande Economía .
Egli è dunque certissimo , che chi non hà senno
à reggete vna F.imiglia , aflái rnanco ne haurà per
reggcre vu Regno : perche il senno , è la Pointa
aaiuralc ; laquai seuon hà sorze ptr i'Attionpiù &•
tile ; men poílènte sirà per la difficile.
Ma se si parla df11' Habits i pua facilmeme attue-
nire , che vn Principe sia eccellente nel g uerno dél
ia Tttpubtica , & non délia proprin FamigltA: noo
per disxrto di senno ò dfTeorica : ma pticheleoc-
cupatioui maggiori aflòrbono le minori : ò sdegnan-
do vn grande ingegno i pkcoli affari, comeigran
Pittotl le miniature ; formerà YHabito JclU Pru-
dtn\it nelle cose Pulilkht. : Lisciando ad altri la cu-
Xa dclle Dimtflicbi .
Nîun Principe fù più accurato di Augusto nefia
Tctìtìta :. ma uiuno più trascurato nella Economica,
Igli ordimua tutto l'irapcroi & la sua Casa iua in
disordjoc t & quanta famasp.irgeua ftà gli Sttanieri;
3lttetanta ínfamia ricoglieua da' suoi Dimestic».
Ma poteua cglí fcusare le sue vergogne con le stes-
se parole di quel gran Campione apreflò Euripide ,
ailcgataiu csempio, da! noitro ïUcsofo:
S 6 C*nu
4ii DEIXA FILOSOFIA MORAK
Corne aile Ctse mie badur pùss'iç; ■?
Se nelle Ccse altrui fin stmpre immer/i t
L'illeflo dico di que' Filolbrï . iquali hauendo fa
Scien[a Teórica délia Polícica & délia Económica ,
cra.no incertissiini all'vna íc allVltra: perche abbon-
d no ín loro V Habite Spncl.uiuo acquiltato nelle
Scuelc > mancaua il Prattko , acquistato conl'Vso.
TU fi'i quel formióne í-otìsta , íiquil non bnueo-
do g: mai veduta vi.a Spada sguainata i disirorse da
llant! Annibale dell'Artc Militarc ; icacquiHòla Io
de di vn Matto Eloquente .
Hor quanto aile Kigali dtlla Eeenímica; cgli è cer-
to , che le Arti délia Tittura Naturale , & de l'a Jlti-
niaturit; prendono \e Hcgeh Gexertli dalla Planta
Centrale : ma la Miiiiatura prende le Kjgeli Parti-
tc/ari dalla pioportione ch'eH'bi con la Pitcura Na-
turale ; plicandole rispettiiiamente dal Grande al
Piccolo .
Così dunque l'Ectntmica , olcre aile Regole délia
Prudenza generale , commuai alla TtHtha^ alla Kce-
nemica , &c alla Afan&jìica : prende le Kegele yartice-
lari dalla Proportione trà il Grande ìc il Piccclo :
cioè , trà il ffeHetto di v» K>gno te il Ceutrm di
1/na Famiglia . j
Corrilponde ( come gîà si accennò ) con analogi-
ca Proportione', il Padre di Famiglia al Principe :
la *Mtglie al Magistrato : j Ftglimli a* Nob'li : i
Serui alla Plèbe : la Casa aBa Reggia : i Susditi a'
Triburi : le Parente/e aile Leghe : i Cemmanii aile
Ixggi : V^Auteriti alla Maestà : gli ^Alimtnû alla
Beinficenia distributiua : le . errmieni alla Gustitia
punitiua : & se il Fine délia Politic.1 c la Feticit*
de' 1 ope/i i il Fine délia Econ, mica , è la Feliciti
dd/.i Femiglìa .
l^iiegli adunque íàri iniglior'Economo, ilqual nie-
glio conoscerà queste Proportioni ■ & meglio saprà
applicare le Régule délia Politica alla Econouaica ,
tirando le Proportioni del Grande al Piccolo, corne
Ja Miniatura dalla Pittura Naturale .
,T_T dr questo douxia bastue per Regola Generale
g;, delû Eantmiu : eslèadosi già discotso dtl (w
IIBR.O DECIMOSETTIMO . 41»
Etsnemìti ocl Tr.itc.no délia Ciuítitia . Ma perche
queíto è il proprio luogo, venga -d accenn.irti al-
cune 't\egt>le Particol.iri , & pratuci Aforitìni , che
l'Upcrienza insrgnò agli Huoroini Prudenti i & effi
agli Ecóiomi .
Et per serbar l'istess'ordine proportionale : Pru
dente E:ciiiOmo sarà íl Padre cli Famiglia ; s'eglï
mirera dirittamente il suo l'ine . Peroche , s'ei fi
proponc il bene dcll.i Famiglia , 6rà vn picccJRe:
Ze le Propric br.ime, làrà vn ?ran Tir.mno i à ruina
délia Famiglia, & di se sttslo.
pincera il P.:dre àì Farriiglit i I. rg'i/atore : ma
la vera l.egge i CEftmpìt de* sv.01 CâUumi . I e paro
le sono Legge voL.nte : i Coltumi son Legge fillà ,
la cuí oiUm.inza consilte nell.i Imitatione : ne pnò
cllër buona ia Imitatione , se l'Esemp'are è c.utiuo .
^Al M]e ft canuitne la <Maffta & al Padrc di Fa~
mì&lia lar (Jrauîtm ! laquai eflcndovn mcscolato di
Virtù Scriosa , ò di Serietà Virtuose i gencr.i nc*
dimestici vn Timor riuerente, & vna tiivmla Riue-
renra ; niolto différente d.il Timor seruile : perche
il Seruile, terne dieslère orETo , & il Riuercntiaie
terne di offèndcre.
T\ \e sen^a T{eìna : & a perpeluart Ima Fitmìfli**
»o» bafìa il Paìre sen^a la JAadre . Ella non è Ser-
ua , ne Padrona del Marito , nia ( empagna .
L'Anello Nuttialc , non è c itena di schÍAuitudintî
ma vincolo c!i iocíelà i bauendo in commune la
Proie , le Fortune ,& le Persone : ma nella commu-
nanxa de' Beni fc diíî'erenií sono g'i OrSci.
Non puà la Donna hiucre vguaglianza >Jí *Auto~
tità , perche non hà vguagliania di Sejsílo . All'wTO
te aU'altra diede natura qualità coxurarie, per l'ïiíes-
íò fîne .
Donna è timida c unm per custodire . Ella hà Sen-
no bastante pet goutru.ir la Casa , ^ríia non per go-
uernar se medesima .
Fidia scolpì l' Imagine délia Donna col piè sopra
*na Teltuggint > uibìcU serpe , cb.,ellènJoïnata pet
gua»-
4*4 DELIA FÎLOSOHA MORAIE
gusráar la sua Casa , mai non csee <li Casí .
Quando Diana andò ad asíìstere al gr in P.irto di
Olimpia, Etóftiaio abbruciò il suoTcmpio : & qíLm-
do la Matrcna esce di Casa , entrano in Casa i di-
soidini .
Due Capi in vna Casa : íàrebbono due Re in vn
Regno : uostro bicipite, nemico di se medesimo .
Pcrciò la Natura con la chioma ; & la Legge col
vclo ; nascondono i! Capo délia Donna : percb'ella
altro Capo non hà , ne altra Voluntà , senon quella
del suo Marito: cslcndo incompatibiU due Voluntà
ton vn fol Cuore ! ò due Cuori con la Concotdia •
Partita la Concordia céleste , entra la Discordú
Jnfein.ile: ic l'Amore mutatu in Odio , muta la iúa
lace innocente, nel Tiiz'.n di Megéra ; ilcjualdi-
«entilato da tutti li Dimdtici , Iparge fumo e fauille
in ogni parte .
Col prétest» cíi pattldcggîar perl'vno ò per l*at-
fro , i Seiui fomemano le rifle e Tire tra* Padroni,
per predar ncli'incendio > & le Comédie di vna Ca-
ìi priuata, si recitano neile pubiiche Piazze , aggiu-
jnendo al danno le befïè .
Jl Marito ami la Mog'ie , se vuol eslère riamato t
fo difereto, se ta vuole o&c^uente; & se la vuole
bcmeíti, siahortesto.
Caia Ctciha fù l'idca délie MoglW & Caio Ser>
U'o Tullo fù l'Idea de* Muiti . Quinci nel'e folen-
»ità degîi Spcoíàli , ognj Sposo dimandaua alIaSpo-
ia ; SitÁmi m Itteaa Mtglit .' Et la Spofa rîfpondc-
ttai'SÍ t* ('*•**, 'g' Caia : Se tu mi Cirai vn*altra
Seruio > io ti sud vn'afcra Cecjlia ..
ïgliè vna poucr i Ec'notnl.i , steflt** la FamiflU
ptr iflir la £ infirit . 1,'Habito dilei non sia ne vi>
V , ce pompofo t ma Matroaale . Perche , s'ella &
-adorai p<-r parer bella al Marito i gli ornauientisoBO
frperchit se per parer btlla acli Siranieri i glloriu-
jnenti fou ve;oognoS. Cbt imbjauca la Torre, chia.-
ïua i Pafumbi .
ta vera pompa delLi Moglie, ç P/fcw Al M*-
»«« ; <fc rjuefto maffimamenie da lei dipende . Pcr-
«he coiuirujado uiíi'Hoaor de! Mark©* íowjCìuï
il
UBRO DïCIMOSETTfMO. 41s
ìl (ira ; & eonleruando il íuo , ccmlerua quello det
Mariro, ch'è inseparabile . f -, 1
Ella non su nc sciocca , ne ingednosa . La scioc-
ca non conosce la militia de' Serin : la ingegnosa ,
afFetta di rrascrndcre la Pcudenxa degli Huomini ►
Vvno c i'altro estremo è p,riccloso; ma Pvno è
pesgior dcli'attro. Meglio è l'eslere sciocca, che in
gegnosa : perche la sciocca col tenipo diiriene ac-
corta : r.ngegoosa col tempo diuíen pétulante»
LVnVrc argura $c motttzgtmie , meglío u" coduíc*
ce aifAmíci , che atla Matrona. Ml priix ipaimen-
te , se l'rutfa in c.ipo vna vena di Poelìa adio i'Eco-
nomia t ir.uece divna Caía Cecilia, nuirai vna Co-
rinaa . Eha diuerrà vna Musa , e tuv.i Siléno.
Non p.uli con gli Stranieri senza sipura del suo
Conforte. Ogni futriuo colloquio gênera pale/è su-
fpitione : &:rgni suípiiinne íìprende nei più sinistre*
fentimearo ; perche il Cunre huntno pende dalla
pane sinistr.i . Et se il Mérite non sospetta d*II»
Moglie, 1! Mondo sospetta del Mariio.
i giugAt: y perche sono il fine dclt^lmar Cengittgate*
Et per contrario , mancando il vincolo dcll' Amo-
ic r ben souente l'Amorsene ftgge , fie resta IXldio»
Defiderabiii sono i Fígliunli per conférait la Spe-
tie : nia pin pet couscruarrindiuiduo de'Genitori.
Perche, se i Padriadultí alimentant) i Figliuolibain-
biní i i Figliuoli aduúi aliincnrano i Padti dectepiti t
& rendendo la vira à chi la diede, pareggiaoo qpcl
benesicio che non si può pare«giare ,
Oltrcciò- , ncceBÀii sono i FigliuoU per ï'Eeont-
■icl Itcìeià . Perche lichicdendosi due cose à tu*-
«e le operarioni humant; cioè , il Sjtnere&ci] fV
tere : fclicerncr.ie- rícscc questa grand'Opta delGo-
aerno LVimesttco , quando û vníicono Configji di
Vecchi ,. îí Corse cb Gionanr.
Egli i cosa naturaie ,, che i Tigtruoli fiancr pii
amati dal P ,ttre . St le Figliunte dalU Madres per
che og»i simile atnail suo Rnile . Et perciò è leg-
ge di Amore& diNatura, che i FigUudi fiano ech*-
cui dal Vmìk , Sc. k Eijjntalc dalla fcUdtc •- atrium
41* DÏLLA rlLOS. MORALE
cher fitnigîiaodo i Nuiriri a' Nutrúcii ; î Figliuolî
fiano geaaoù & arditi : & le Figliuole tímorosc &
puciiehe.
Sia più sollccito il P dre di arricchire i Figliuoli
di Virtù , che d< beri di Fomaia. Perche délie Rie»
chezie , corne béni indiff". remi , l'Huoino si può
lèruirc in bene & la maie ; & più sene férue al ma
ie chc al bene Cjtiando non le hà conqmstate : ma
le Virtù, cíièndo buone in se steflè ; non pcllòno
scruitc lenoii al Bene . Et olire ciò , con le Vittii íî
iiequistano le Ricchezze ; ma con le Riccliezze noo
H comprano le - irtù .
Deue il P.drc sigace conoscer XtndiU de* Figlino-
]i, per applicar cìafcuno al suo esercitio .
ta Naiura , che non fà cosa niuna indarrto ; t>ro-
liidamente donò ad vila steflà uidata , genij diffe-
icnti , coins sembiami .
Sirome og i petíettn Republica, è composta ili
tteX)rdini , cioè , S icerdoti , Migiltrati , c Soldati :
•così ogni p' rfetta Famiglia hà bifcgno di vn'Ecclf
fijftac, di vil Togstt , & dt vn Soldant. Perche,
il SoWa'oin C.irr.po , & relie Corti : il Tog.ito nelle
Prcfetture, & ne' Senati : l'Eccksiastico nella Cutia
ííndla Chicsa: il Primo con la îpada ; íl Secondo
con la Tcnna, il Teizo con la Pieti , & c»' Bni
éiil'*Altart , reciprocamente si soltengono ; e tutti
mantengono le sest.tr.ze , & lo spkndore cklla Fa-
míg'ia , in gutrra , e in pace .
Ben'c vero che quclti genij diíïèienti , ríchiedo-
BO différente coltura : ne m.'.tgior prudenza pilò
rooftrare il Padre , chè neil'ciplurare il Ctnio Ji
ciascuno í & cducarli conforme al loro Genio .
Mai non sarà tccellente, chi non figue il suo Ti-
lento .
îgliè frxilc di conolcere le inclination! dal tem-
gcra.mtt.io , iinli'affetto , du' dtfîet/t, & d.ilie aitionh
11 princípalmente da' kn giccbi , coine ^siceano
gli Sp..ttai)i : perche l'Ammo sciolto e lieto ; scac-
ciando la Sinjulatione , palefu la liiilinatione •
Phi è destjnato aile Ltittre , non û lasci pratti*
nelle Cotti : chî è dtUinato aile xinnii non fi
Utù
LIBRO DEC1MOSETTIMO . 417
lascî addormir nelle Scuole : chi è destin.it o afíá
Chi.sa , non si lasci effeminar tie' Festinr & ne* Gi-
necéi .
Etror grande è di que' Padri , che destinando va
Figliuolo alla Militij , vogliono prima fondarlo nelle
Lettere humane.. La Vita è briaie, l'Arte longa r
il tempo che si dona à vu' Escrcitio , si roglie all'-
altro: 6c ne l'vn , ne l'alcro sarà perfetto •
Ma hcnche il tempo sourahbondasle ; non si n*
trisce Marte seà le Muse ; ne si fa guerra co' Libri ,
ò con le Penne . Pallade nacque atmata : conuícu
che il Soldato da fanciulletto, oda Je trombe ; tratti
l'.nmi ; beua col latte spiriri feróci ; esca dal foro-
I re de" paterni Penári , & segua il Campo i a sine»
f.cendosi corne l'Elci all'Austro ardente, & alloalv
grnte Aquilonc .
Il lauro meglio verdeggia sotto l'ombra mater-
jia , nel suolo jlteslò dou'egh nacque : ma la velenc*t
sa Pianta di Persia , trappiantata si suelenisce. Chi è
Haro perle Latine Jetterait , non parta dall'ombraj
délia sua casa ; acciò peïegrinando non si diutrra t .
ma vn'animo aspro & bellicoso > trasportato in cli-
nia sttanicro , diuien più Ciuile ; iœparando á yiue-
re co' viuenti . 1.
Più ficile , &c più dilficile , è l'Fducatione délie
fif/iuelc che de* figliuoli : Più facile , perche sono
più timide, 8c più vereconde : ma più dilficile • per
che alcuna voira l'Aroore caccia il Timoré : Sc U
Baldanza caccia la Verecondia . Non bastarono cent'-
occhi d'Argo , à guardare la pétulante Vitella dal
lusicghiexo Mercurio.
Tardi si denno auafare i [iglineli ; ma rosto le
Figliuoli : perche queìla è méree che sempre mi-
gliora in casa i & questa sempre peggiora . I Figliuoli
sempre più acquistáno diVirtù : & le Figliuole sem
pre più perdono di bellezza & di pudore .
Carlo Magno , frà tante sauie attioni sece questa
sola sollía ; & f; à tante gloric riceuè questa solain-
famia , di hauer ritardate le Nozze délie Figliuole
oltre ilagione . Mentt'egli aspettaua Generi à pro-
ptio genio : quelle si prouidero di Amauti à genio
■ loco »
4i> DELLA FIISOFIA MORAtE
loro '. te tfío senza Generi hehbe Nipotí.
In generale , <3cue il Padre di Famiglia senza £i-
miglíjrità firsi ttmate ; Sc senza seuerità fars! trmtri:
aecioche la troppa íèucrità non auuilisca gli Animi
gioticníli : & la tvoppa famigliarìtà non diminutica
Fautoritì Stgriorile .
Kan pattialtgti di fauori per l'vno più che per
Taltro Figliuoío ; per non accendet l'inuidiaversoil
lauorito i ne l'odio verso se steslb . Ma lodi e fa-
ubrisca la virtù con qualche preniio ; che lasciando
Jpcranxa á tutti di conseguirlo , sema inuidia ca-
gioni emtihtione .
Non dichiari ne à voce , ne in ìscritto, quai de" Fi-
gltuoli habbia destinato suo Hirtdt : perche tenen-
íoli tutti in jsperanza , fii saran tutti oílèquenti : ma
«líchiataodo l'Hcrcde , più non sarà amato dagli al-
tri , ne dalI'Herede mpdesimo : perche chi aspeta
Ja morte Uialcuno , non defidera lá sua vira.
Ma negar non si può , che non fia eítremo il do-
Jore , quando per mniueHfa di Trtle , il Padre di
Famiglia fi vt-de Padte senza Figliuoli : sostiene il
peso del Mjtrimonio , senza il solagçio : ftîici , St
non s.ì p< r cui : e tormentato dal de side-rio senza spe-
ranzai d: uc partir dal Mondo , corne se al Mondo
non fbflè venuto .
Pur questa somma sciagura , con vn íbmmo con
forte u riltora dalla Prudenza íconomica ; cioè,
con 1''*Adtttit>nt . Questa è vna marauigliosa fécon
dité , corne quella di Gioue , che dal suo Capo par-
torì M'nerua . Cosí Gnilio Ces.ire , Augusto , e Ner-
ua, insultando alla Natura & al Faio ; con inseri menti
fclici secondarono la Famiglia , e tutto l'impero .
Naráliíenza dubio tanto più selici i quanto che i
FigJiuoli Haturalì si accettano quai la Natura li do
na : Sc gli ^áihttiui si eleggono quai si desiderano :
Qurgli tiella infantia cagionano più timor che con-
fotto ; e dipoi ben souente tiescono , ò degeneri , ò
•ngrati : ma quelti senza la fatica di nutrirli nasco-
ia adulti : & prima sono conòsciuti chenati.
A T^toni son ntctjsarìt It Leght ; & *Me Farai-
* itit h lAmhitì, ; ma gli più streui Amici den-
eiîcre J G«ieW .
1IBRO DECIMOSETTIMO. 419
I-e Figliuole si fpofino a* H,'"h' ; accioche , vscîte
di Casa non hahhiano perpetuo bisogno délia Caû .
1 Figliuoli fisposino a' NMU g accioche i.i Troie rin-
uigorisca , e non traligni.
Corne la virtù dette Piante , così la Virtn délie
Famiglie. vien sempre degenerando . Perche ( corne
discorre il Fitosofo , & l'ispeneraa dimostta) le Fa
miglie doue finiscono in fàtui ; & le Mliose in
surit lì .
Mi corne le veccbîe Piante, co' vigorosi inncsti -,
cou le dégénérant! Famiglie , co' generosi rnaritaggi
si rinouellano .
Ogni Effctto naturalmente simiglia alla Cagiotie,
& pur soueute si veggiono da fpiritosi Padri n.iker
figj! miltnsi ; & da Leoni, Conigit.
Mostri sema duhio , nalcenri dalla mescolanza del
Sangue straniero : onde ta'ora i Parti non padreg-
gia.no, ma raadreggiano ; ficendo rirratto ad alcun
Progcnitore délia schiatta Materna .
Questo si deue diligentemente considerare i per
che sicome alcuni morbi del corpo, cosialcuiri mor-
bi dell'Animo , sono dorali paflàndo dalla linea
Materna , laquai n'era inseru > aila Paterna , laquai
n'era inimune .
Chi Q i Matrimóni per tffigùirfi *l Future de*
Fauoriri , ò de' Totenti -, si troua moite volte ingan-
nato : e doue speraua di cominciar l'esaltatione, co-
mincia il precipitio délia Faioigli.i .
Sicome le-cose huroane , non men chete celeíti,
sono in perpetuo mouimento ; & il più alto punto
dell'Aiige, è il primo delta Rétrogradation da' Pia-
neti : così cadendo il Fauorito, inuolge nella ruina
chi si appoggiaua al suo F.uiore .
IL Trimipt h* bisognt di Miniïlrì ; & l'Ecoittma
b* bisoina di Serui,
Due sorti di Setui íòn neceflari in yna Casa ; alcu
ni per prtcutan, altri per fmicari . 1m quelti si riebie»
de Giudicio ic Fideltì : in questi Tìfhustt^ & OJsc
cjuio . Et percià quclli si denno mantenet fedeli ,
con lo ítipendio puntuale : & questi robusti , col ci-
bo compétente •
Molto
4Î6 DELIA HLOSOFIA MORALE
Molto migliori sono i Senti mereenari , che gli
Sthinui ccmpraii : Perche quelli , seruendo per bi-
sogno , ma non per sorza : aniano i Padroni come
Benerattori : qucsti seruendo per fbrza , son Nemi*
ci jntefiini ; perche chi odia la Seniitù , odia il si-
gnore .
Non fia il N umtra dt' Strui maggior del bilò-
gno . Chi hà vn Seruo solo , l'hà tutto imero : chi
n; hà due, ne hà vn mezzo : chi ne hàtre, non
ne hà nîuno : perche, mentre l'vn si raflîda che l'al-
tro sema , niuno serue .
Se i! Padron sarà virtuoso , virtuesi saranno i Ser-
ui . Mal'inditio è contro al Padrone vn Seruo fici-
rioroso : perche si présume ch'egli habbia insegnato
3 lui , od iniparato da lui .
Pcrciò non deue il Padrone îascittre ònpuniu *i
Strui le rc.'pt traui : perche chi perde lu vn délit-
to , ne inuit.i vri maggiore i & chi lo toléra, si mo
stra aurore ■
Ne men deue il castigo ester graue per colpe lie-
«i : prrche il castigo , inuece di emendamento,
.pensa al rifentimento : & è meglior cacciar di caú
Yn'offcso, che tenere in casa vnNemico.
Igh è bene di saper lutte i mu nen mofirare di Çà-
fer tulle . 11 troppo curjoso troua quello che non
vorrebbe sapere : il troppo trascurato , vede «jucllo
che non credea di vedtre.
Catone teneua i Serui in discerdia per saper da-
gli vni li fatti degli altri : ma questo rimedio è
yefgior del m..!e ; perche tra' Serui régna la inuiJii.
fc contigua aU'inuidia è la calonnia .
Niente à chi gouerna è più neceflario, che gli
Xsp/orjtori ; ma niente più sordido & pericoloso .
Il Seruo che hà occhio di Liuce , haurá lingna di
Gazza . Chi rapporta al Padrone i Vitij dcgli altri ;
rapporterí agli altri !i Vitij del Padrone. Ne mai
sarà di/giunto l'officio *li Spiatore dall'oftàcio di Ca-
Jonniatore : eslèndo l'vno e l'altro viliflimi parti dél
ia Maledicenza , siglia délia diabolica Maleuolenza.
Sagacissimi , & timplicislìmi Esploratori son gli «-
<•» de' fmc/W/ìw ; cjuamo più púcoli , tanto piii
acuti :
tIBR.0 DECIMOSETTIMO .
acuti : Se quanto più simplici , tanto più fedeli . Per»
che , sicome più amano il Padre che gli altri * oc da
lui procurano di estere amati ; à lui più che ad ai-
tri ridicono ciò che veggiono .
Niuno è più misero di quel Padrone, che inue-
cc di gouernar la Fam'glia , si lascia gtuernar da f»
Famiglio . Perche oiuru vita è più misera che la Ser-
uitù : niuna Sctuitù è più miicra, che l'eflii Sei-
uo di vn Struo.
Ingrato è il Cacciatore , che caccia di Cssa il Cane,
ilqual'estèndo stato vtiliflimo , diuiene inutile pct
la vecchiezza : ma più inhumanoè il Padrone , ilqua-
le non alimenta il vecchie Serti» ; da cui, mentre ha-
uea forze , fù ben seiuito ■
Se il Padrone non hi più bisogno di lui ; egli hi
bisogno del Padrone : più non può meritare > ma è
benemerito : ciò che non è stipendio di seruitù pre
sente , deu'cslèr premio della paslata : & se a lui
mancano le forze di seruire ; cresce l'animo agli al
tri di ben sentire. _
Ma pur'è vero , che infino all'vltimo spiritoj SI
Senio inuecchiatn in Casi , è vtililsi.no . Perche á
niun'altro più .sicuramente si commettono le Chiatti
della porta, e delle officine, che à chi sii Fedele.
Et quando sia tutto immobile; basta che habbia gli
occhi : perche se non può rare, ostèructà ciò che
gli altri fanno.
Vn'.iltra Seruitù, non men necefiària, ma più pe
ricolosa sono le Sirut.
Necessarie sono le Setuc , per seruire alla Madre ,
alle Figliuole , & a' Bambini : ma la Seruitù loro è
pericolosa . Perche , le fon Vecchie ban più biso
gno di estere seruite che di seruire ; se fon Gio-
uani ôc vigorose i minor vigilanza bisogna per guar
dare vna fortezza da' Nemici, che vna Serua da*
suoi Consttui . Et chi può ct.stodire ; ciò ch'ella
Itelia desidera di perdere ! L'vguaglLnz.i della Sor
te , è la Conciliatrice dell'Amore : la c - nmodità
del commercio , è-la Paraninfa della Libidine : te
la Libidine congiunta con sa Poucttà , è la Sen
tile de* dimestici Rubamcnti .
' Non
451 DELIA FILOSOFIA MORALE
Non bast.mo le scrrature, cbt separauo il Ginff-
cío dall'Andróne : perche, corne diste l'antico pro-
uctbio ; l'Amore hà tutte le chíaui . Ne balti la de-
fbrmitá per cu^odia délia Honeltà : perche niuno
Animale è sì déforme , che ad vn' altro Animale
non paia bcllo .
Oltre à ciò, chi vuol'espugnare I'Honestà délia
Marona, & délie Figliuole , compra la fêde délie
Custidi: allequili mancando riccbezza , & abboo-
d.m io altutezza i non vendono più dirEcilmeme
I'Honestà altrui , che la propria .
A questo disirdine tanto ordinario , perche na-
turalcj due soli sono i ripavi : J'vno è 1 occliio de 1
Vecchio Seruo , & de' piccoli Fanciullí , come si è
detto ; per; he scorgono di lonrano gli primi inJi-
tij . L'altro è , ne' primi inditij benche incetci , vsir
tal rigore , e tai caucele , & tai prouedimenti con
tra la Malitia , che ancora Plnnoceniâ relli attet-
rita .
COiì la Tamiili» , conte la T(efublica , ctmptindi
dut cttse , Persans & Factltà . Elìl'ndolì adun-
que parlato délia Economía circale Persona; restai
discorrere délia Economia circa le Factltà : & que-
sta consiste nW^Accjuiftarle , nel Ctnfiruarlc , U
XítW'•Accrtsctrle .
Altre Famiglie sono di Grandi Siontri ; alrre di
Ptrfinf Phbcìc ; & altre di Huom'mi mclfani trà I'al-
ta Sc la baílà Fortuna . Et ciascuna di quette sari
astai ricca , se hà quanto basta al suo grado : Sc as*
sai felice , se si contenta di quanto basta . Perche
Fhuman desío è quel solo , che fa ricca la Pouec-
tà , & pouera la Ricchezza •
Apreflb Esiodo , corne oslèrua il nostro Filosofo i
il Pafitrt , la Tafíirtlla , il Bambint i & la Vaccina
per nutrirli ; compofeto la priniiera Famig'ia - Le
sublimi Oignità , le mandre di Schiaui , gli auiari
Palági, le sontuose Mense , le immense Ca:r pagine i
tanno la Famiglia più grande, ma non già piu fe
lice : perche chi accreice fatolcà , accresce dlffi-
col tì .
Noi qui parliamo principalmente délie Facolti
I1BR.O DECIMOSETTIM» . *)J
meditri; perche, sicome ÏEiceJst ScilDifetf della
Mate ti 1 guastano l'Acce Mecanici : così l'Eccello
Se il Diretto della famiglia > guastano l'Atte Eco
nomica , alterando le Regole .
Due fotti di Persone non sanno quet che s'hib-
biano in q u sto Mondo ; cioè , chi non , hi nulla ,
Se chi ne hà troppo. Le piccole Bacchette in tem
pesta si perdono : le gcaudiNaui in calma restano
inucili . Le Ricchezze mediocci , corne le N :ui me
diocri più facilmente si gouernano in calma, Si in
tempesta .
Di due nature sono le Factlià: altre Naturati,
Si altre ^Artificiali . Le Naturali fono sondate nel
proprio tecteno: le Artihciali nella peopria industria.
Miserabile, è colui , che (ubicando questa Tetra
commune , non hà palmo di Tetta che si i suo . Chi
non hà Casa propria , è vii Motto senza S politica .
Egli è nel Mondo Se fuor del Mon lo : più infelice
delle Fiere , che nelle cauernosc latebre cauano le
sue coue , per Domicilio à se steste . Tal imo alle
Nozze , Cuna alla Prole , e tomba alla Morte : go
dendo cucci d'inuecchic doue pargoleggiarono , Se
di morir doue nacquero .
Le Casate presero il nome delle Case : Chi non
hà Casa , non hà Casica : egli è straniero nella su»
Patria , Chi prende Casa à pigione , è sempce in
moto: non habita, ma pellegrina : guasta lemas-
fericie , & compra l'aria . Non allignano inai quelle
Piante, che souente fon traspiantate.
Sia la Tua Casa nelle Città foc ti , ma lontana
dalle Fortezze . Sia bella , & salubre : petche la
bellezza della Casa conferisce alla bellezza della
Prole ; & la salubrità dell' aria , alla sanità delle
Pedone .
Sarà bilia, se haurà Porca, Scala, e Sala magni
fica ; bianchi e ciliari Conclaui ; fcegiaci di erudite
pitiure , che semino di documento e vaghezza.
Satà salii'ire , se volgerà vna faccia al tiepido Au
stro i e l'altra al siedilo Borea , pec ischenniisi con
tra l'vno de coatta l'alito nella contraria stagione .
Ma vol;ja vn fianco più babitabile all'Oriente i per
che
'4«4 DEttA ÏILOSOFfA MORALE
che più belle ác più seconde sono le Piante che rí-
'ccuoik> i-primi raggidel Sole. In queíti guiíâ vn
Vcnto conreggc ratio , e tu:ti purgano l'aria .
Sia ttnid la Cala , che basti per collocarui la Fa-
mig'ia, Sc per locarne ad Artéfùi non istrepitoù:
pcfcTie nuiíl reddito è più sicuro, che la pigicne:
& niun vicino più gioueuole che i Pigionieri .
Che se iie auanzeti pcr VHene , Sc per il Ci»
se de' Pelli ; haurai in Casa i commodi délia Cil-
tà , & délia Villa , di cui vengo à parlare .
Le WctfoXTf più natumli & vin nobill sent ini-
diti de' tuei T'ediri . Queglí sonotesori che haDDO
tadice ; & senza ingiuria di niuno niokiplicino .
L'Oro nasce dal fango , e pur risplende.
Sol con la Terra è lecito di ellère Auaro , esig-
gendo cfa lei mille pervno: perch'ella è vna Ma
dre vgualmente prodiga & auara : & perciò rende
a' Figliuoli sì grande vsura ; sapendo che ogni cola
â lei ritoma .
Ma non è prodiga à negligeuti, ne pietosa àehi
ì verso lei troppo pietoso . Ella vuol'eslèr nntriu,
ma trau^gliata . Se non l'inpingtM, & non la squar-
ci ; ingannerá la tua ràJce con vuote arcíte .
Ma niuna cola piùJa seconda, die l occhie tue,
U tue Pirde . Se ti arhderai a' tuoi Campagnuo-
li, & a' tuoi Castaldii od ella diuerrà nfruttuosa;
è sirà fruttuosa per loro , & non per te .
L'Altra TtlccbiQ* è ^trt'Jìciele. , perche si ritra
dalle Jtrii .
Se rMrte cMecaníca , le"Ricchczze saranno Me-
caniche : se Sordida , iàtanno Sordide : se Libérale i
saranno Liberali : perche tai sono g'i Eflsctti , quai
sono le lor Cagioni
Ma benche le Douitic nasce nti daHe Arti Libé
ra!!, in riguardo délie Mecaniche , siano più nobili :
nond imeno , in riguardo di quelle che nasconoda'
propri Tedéri , senza opéra manuale del Siguore ;
fhno nien naturali, te meno honoreuoli . Perche le
Vinù, sicome non sono desiderabili per altro>che
pcr se steslè : çotì non rnirano ail' ville , ma ail'*
hcnoreuolc.
Sichc
11BR0 DICÏMOSETTIMO. *íf
Sîcht quantunque le Scienze siano più nobïïi de*
Podéri : nondimeno il reddico de' Podéii è Signoti-
ìe , & il Reddito délie Scienze, e Mercenario .
La Mercttura iimttut* ne' Banchi , s'ella è pic-
cola , è vtíle i se grande , è pericolosa ; l'vna e l'al-
ua è incompatibile con l'ingenua Nobiltà . L'Ar-
gento, benche sia bianco , tinge le mani di nero ;
corne fù rinfacciato ail' Auolo di Augucto , ch'era
Sanrhiere.
EGliè più facile di Ricco diuenic ricchiflimo ,
cbedi Pouero diuenii Ricco : perche dirKcil-
meate dalla Priuatione si paslâ all'Habito t nu l'Ha-
bito, con gli Atti fàcilmente si accreíce .
7(!aht\l_a nusacquiffar* , non è Ricchezza , ma
Pouercà : perche non puoi contar nel tuo eenfo ,
cîò clíè d'altrui . Anzi la Ricchezza di mal'acqui-
sto ti fará perder l'altra di buono acquisto , rrà ni-
mistà , & piatimenti , & pentimenti . Perche ti to-
g'.ic ciò che val più délie Ricchczze , cioè il buorì
Nome , & b Gracia céleste .
Vna grande cmrata è la ParfimonU : k vna gran
de vscita è il Siptrchit . Quella è Osa ben rcgo-
lata , doue niente loperchia , k nientc manca .
Chi non £iec* fà vn grande riiparmiamento : per
che ttitto il denaro , & le case , e i poderi di chi
gioca , son pochr.nel Fritillo de' Dadi : & la Fortu»
m giornaliera gettando i Dadi hot'all'vno , Sc hot*-
aU'altro ; impouerisce l'vno e l'altro , pcr atric-
chire il Barattiere . Che se la Fortuna- transricchi-
sce alcuno col gioco ; infirme con la Fortuna su à
entrata la Fraude; & l'Entrate fraudolente nanpal-
iá no al terzo Herede .
Ma più che la Parsimonia gioua il railìcurar fa
Casa dalle straniere , & dalle dimcstichc Hapiiu .
ÍJalle mani straniere Passicura la vigilanza de'Ser-
ui : dalle mani de* Serui , la vigilanza del Padrone.
U Padrone ( diceua Socrate ) vada à letto dopo
tutti ; 6c s'alzi da letto prima di tutti : perche rnentr*-
egti dorme > i Serui insidiano .
Non tenga Serui tmmtgliati ; perche ad ogni Ani
male , che pattotì , laNatura insegnagd. efler ladro.
T Nod
4já DELLA FILOSOHA MORALE
Non lasci pratticar per Casa Tersene meni'chl ,
benche paiono fidate , e pie . Vn pcslîmo génère di
Ladri i quello , ïlqual' è ridotto alla nécessita di
iubare . Perche il furto è irreparahile per la po-
uertà ; & compatibile per la nécessita . Onde1 la
colpa non è imputata à chi inuolò , ma à chi si
lasciò inuolare. ..- ■
■Dent il Ptdrtne ' ~4iMrt , il Serue è Ladre ;
perehe questo , vedendo che l'Auaro non sl serue
di ciò che gli abbonda ; egli procaccía quel che gli
mwca : e stima pietà lo Iprigionar le Riccbezie
juiprigionate .
«*» m *
C^iPITOLO Sy^TODECtMO.
Délia Prudence Menafiica .
^S'WH'Í' A Pmdenza Politica riguarda la Ftlieiii
* » S dilla Kepuhlica . La Econóu-ica , la Fe-
3> Lj X {frit* délia Fami^ìi» . La Monastica , la
•9-f*î"fr FilMtì dell'Indiuidue.
L'Inditiiduo è prima délia Specie i & la Specie ,
del Génère ; perche le cose Singoliri Ion prima
délie Vniuersili . Che gioua dunque il saper gouer-
nare altrui , & non (apere gouernar se meJrfimo ?
Non è Sauin chi se stesso ignora ; ne P.udente,
chi per se steflb non è Prudente .
Quelta è la Pruden\<* partictlure , che ncl'e ca
se agibili, insegna à seguire le cose duite ,Vtili,
& Hcneftt ; & siiggir le contrarie , per goder sia*
Mortali vna Vita beata .
Consiste quelta Prudenza Monastica nella Medío»
critá ftà due Vitiosi Eftremi : non operan^o , ne
m caso , ne per impett : ma con délibérait e rett»
eenfittio .
Chi opéra impeiuosamenre ò casualmente ; mer-
ta biasimo del cattiuo succesto ; 6c niuna Iode del
succefjò selicí : perche egli non è il Padrnne deK
* fi» Attione . Ma il Prudente è Padrpne délie
ftc Attion», te dise steflb: perche le Passioni do-
mate
LIBRO DECIMOSETTIMO . 417
mate vbîdiscono alla Voluntà ; 8c la Voluntà rego-
lata vbidiscc all'Intelletto . Siche, mentre l'Appeti-
to non domanda senon l'Honeito i .& la Voluntà
non li niega ciò chc domanda ; l'Huomo è felice .
JL Prudente hà la Mente fornita ditanta Scicni.i,
8c il Cuore di wta Viuù i che ne la Ignoran-
za , ne la Malitia , poflbao diuercir l'Animo dal Ra-
gioneuole. :
Viue in lui la ÇiuSHtid, che nol laícia operare
contro alla Vegge iuile, ne contro alla Equità na-
turale . Viue la Ftrtr\%* ; che nol lascia imprende-
te t cmeratiamente i pericoli vergognosi : ne fuggi-
re vilmente i peticoli bonorati. Viue la Tmptm-
\t che nol l.fcia immatcit nell'otio , ue insernmi-
nire nelle dc'itie .
Proptio è dcl Prudente il dar opéra aile cose
Viili ■ ma non giudica cstèr'vtile, ciò che non è
giullo , & Honoreuole : ne gli basta che il Fini fia
giulto & Honello , se conseguit non si può senon
con Mi^Ji dishonestiSc ingiusti .
Empia Prudenza è quclla di Tarpeia , di fâr eot-
rere il Carro sopra il ventre Patetno , purche gion-
ga al termine da lei pr' fislò.
II vero Prudenre è pcrsu.iso , che non tutte le co
se che piaciono sono lecitc , ne tutto quclio ch'è
lecito si deue fare.
. Egli bilancia con maturità tutti i MeXJj ; 8c di
niolti elegge il migliore , considerate le circoftart-
ze : perche il bene Sc il maie consiste più nelle cit-
costanze , che nella íostanza de le cose .
Egli hà l'aspetto , la voce, il gesto gmui : per
che quando l'Animo è compofto ; l'efttemo corris-
ponde all'interno . Parla , si muoue , & opéra lemx-
mmie; perche non fàcosaniuna pcrimpeto di Paf-
sione .
Aile sue vittim , nc facílmeme si rísolue ,, ne
facilmente si mata . Molto considéra , tardi délibéra,
ma tosto eseguisce : sipendo che niun tempo i à
proprio per eseguire . che mentre l'Animo scruc : 8c
perciò rísolue senza impeto » ma con grande impe-
(o fi accinge. asl'Open. . .
T » NoV"
4J» p DÏILA FltOSOFIA MORAtB
Non ístinu sofa niuna si facile , che non poflà
incontrare gtandifime ditficoltà : ne così difficile,
che con la costania e col senno non si vinca « Et
pcrciò niente comincia che non finifca .
Non è perd sì pertinace, che prima <U operare,
ft ode vn parer migliore , non cangi il luo parère i
íipendo che le cose agibili > 8c íîngoUri sono .uti-
dentali St mutabili : onde il cangiamento non ùá
nel siio Animo , ma nelle cose .
Quindi è,ehe dopoil (àtro, ò benccVmale suc
céda ; mai non si pente ; perche s.i che rtal fato sito
non è inaneato : h uiendo hauuto l'intemion rerta, te
cseguita la tua intentione . Siche dell'esico rêlice la
gloria è sua : dell'infelice , la coípa èidella Forcuna .
Niuna cosa è présente , ch'egli non oilèrui : niu
na pasiàta , ch'egli non legga : 8c dalle paflàte Sc prt»
senti i presagisce le suture con tanta sermezza , che
sombra vn'Indouino.
H ipocrate da vn Vento che somaua , conobbe che
da quella parte douea venire il contagio , & si au-
uerò : St il Prudente da cckì inditij non oslèruad
dagli altri , pronostics i futuri auuenimenti • Et pet-
ciò di niente si turba , perche niente jjíi è impro-
uiso .
Egli è» creduto rn'Oracolo , anz i vn Dio terreno ;
perche > come dicea Seliio > il Prudente in vna so»
la cola è différente da Dio, che Iddio non può,
te cgli non vuole oprar cosa contraria al R.euo .

CJktlTOLO SÇyiHTODEClMO
Dill'Hubit» it' Princifjj Gtntrtli itll* Pruim\<> .
ICOME nella Scienza son neceslàri i Pr irr-
ì e | cìpij specolatiui per ben filosofàre : così
3» ^ * nella Ptudenza son neceslàri i Priacipif
H^WH<& mgHili per ben contultare : ma molto
diAcrenti sono questi da quelli .
! I Principij dclle Scieiue sono vniuerlàli , neces-
Sc in4eraosttabjli ; ma ciuçlli áflU ynideaza,
sono
t L1BRO BîCÎMQSETTIMO . 40
<kn« attíui , particolari , Sc contingent! : .V moite
volte problcsiatici, ripugnanti l'vno aU'ahro.
Se tu allsghi uuesto Aforisiiio , Che il smiette
»c» dte fdarfi di nium , senen di st íleffh , Vn'at»
tto alkgherà l'Asoti/hio contrario* Ck'egfi i Pru-
dtn\* il non fidtrfi delta si* f npria PmdtnÇa .
Xt se tu proui , Che vif Opta i ctnuentutlt , ptrû'*
alla ì Vúle : si prouerâ iu contrario , Cht topté
i Jctnuentntlt , ptrch'ella i ingiuft* .
In oltte i i Principij dclla Scienza , eflèr.do Vni-
uersali & eterni, risiedono celI''ntelletto vninersa-
le Sc ímroortale : & qaclli délia Frudcnza , pet lo
pin , neiriiKcllctlo cortottifaile i cioè nclla Cogita-
tiua , ò £ftimatiua , che fi chiama il Senso interio-
tt ; doue si ripongono le Imaginí singolari .
Sicome dunque il ben filososere consiste nel il-
pere da* Priucipij Specolatiui & eterni formar bit-
logisiui scientHxi: così il ben consultare , corniste
nel saper somme da' Principij délia Prudeuza î<7-
Ugismt O/iratiui.
Q^ks'< adunque ùiì Prudentiíimo sopra gli al*
tri , ilqual nel tesoro délia su» Mcmoria haurà ripo-
sto , non vn gran numero di Principij Specolatiui ;
nu vil gran numéro di Principij Pratuci : & prepo»
stagli qualunque agibile Questione, sipri seruirsenC
con,nuggior facilita, per risolueila .
Igli 4 chiaro, corne già vdisti, che il ben discor-
rere dclle Scienze Specolatiue ; Sc il ben consulta
it délie cosc agibili , soao habiti gtandemente di-
«crsi ; anzi l'vno souente distrugge l'altro > perche
i Principij son différend.
H or questa raccolta dalTHuora Prudente si Q
in cinque Manière , lequali posliam chiatnarç
cinque copiose senti délia Ptudenza .
La Prima c dal proptio Sc innato Lume Naturate.
la Seconda dagVlnsegnamenii de' Filosofi , ò de* Vec-
ctú > à voce , ò ne' Libri . La Terza , dalla pnptùt
OJstrmtìsnt sopra le cóse Natutali , ò Ancf.ute. La
Quarta, dall' Hferien^? di cap altrui . L'vltiina,
àM'líperien^a de' propri cafi .
Et pet dischiuderti da cialcuua Fonte akuae vene
□? t di
44? DÊIXA HLOSOFIA MORALE
di qucsti Principij agibili , cominciam dalla Prímvt .
Tutte le Cònsultationi dell ' Haom Prudente > si
aggirano sopra i Cardin! di queltc due Questioni :
Se tal Cosa fia possibile à farjî i & St coHucvga di
farta . Perche moite cose conucngono , ma non si
poslbno
uengono fare
. : & altre si poflòno sire , -ma -'t non
■ •conv
•*
• Per la Prima Questioné fbn r.eceflàrî Principij &
Aforisini del rrossibile,if itìl'lmpessibile : perla se
conda , Afbrismi del Conuenluole , & 1sconnenenilt .
Hora sicome degli Animah , vno è naturalrrrenté
fiù íàgace dell'altro nel'procacciarc il eibo ', & .dî-
fehdere la proprii vîta i cdsì hauéndo ^íaturi foi-
m.iti gli Huomini d'ingegno différente per diffèren-
ti fini ; ad alcuni instilla Maffime Sr'Principij Intel-
Hgibili e specolatiui per lc icienze : ad alcri , Maf
fime 5c Principij Agibili perPHurnan» vita .
ALIa Prímiera Questioné achmque seruono , pef
cagio:i di esempio , qucfti Principij. pilori
la Cosa i possibile , quandf tl ytlìre eorrisrvide il
polere . Perche,pèsto il fiçê,8c i'áterfci,' /egue l'Effetto.
Stuanie là~vto}ia i g[afdt"^ft,h»sa ì mt^jt fatu't
Perché la risolata Vòlúntl.aclrisce lTngegno: onde
fi diçe, Che nulla i 'difrfcrie. à'chtvnpìc . Cii tti
può frr la KfyCiura , pub farfa Ttíumana induflrìa •
Perche l'Arte può irnkar lÍNat'ura ; ma la Natura
non può imitar l'Arte Cii ibt altri hi jattt » al'
tti il puo fare . Et, ei'o che sen\a ' aiute ì difficile,
ton gagtiardì aiuti sari facilifsimt . St vna parleJi
pue fare, si fara il ttUU . Et , Se ilpiit si ì faut,
si sari il mina . Se il simile si ì^atle , si sari fil
Ire fimile . Et, Se il Contrarie e possibile; salirt
ancora è possibile . Et "da Principij contraria questrì
fi.ptoua il contrario .
Alla Seconda Questione seruono qucsti Principij .
Síutllo è cenueneuèle, cire è tfaturale . Perche la Nï*
ttira è dttima Legislatrice : & le Leggi Ciuili si fonda-'
no sopra Je N iturali . Qucl/o ecenuencuole,che è Vií-
le a/U vira hum ma . Perche ciascuno è tenuto J con-
íêruarla . Et moltopiù se la Cosa è neccllarla : perche
la KtçefiiU ì seprt ta Lcyre , Inoltrc . guelle i un
1IBR.O DECIMOSETTIMO . 441
uttuutlt , che è Initiait ; perche Bon fi loda senon
l!Honeilo . Qutllt i sitnuentutletthe t ìntiufìtiVcXíht
i'vtilnolico non deu'ellcr uompro coldannoaittuj.
Qt' ìlo èà nti canutntueit di cui gli ^Amici nolìri fi
r^lltgrant , e i NtmUi fi attristant : perche non puà
ester maie , ciò, che ci desiderachi ci vuol berre : ne
può eslèr bene , ciò che ci desidera chi ci vuol inale.
Ancora il manet incanutntutlt sari ttnutnttalt quau-
dt ntn fi put juggir tvnt a l'altro : Perche ae' casi
tlìremi , il minor maie hà ragion di bene .
Sen puoi vedere cre queste maslìme , non sono
- cterne Verità , tome quelle délia Scienia : ma pair'
ticolari , & contipgenti , scçondo le circostanze da
cui dipendono : perche nelle coscagibili, il cerca-
IC dimoltr.ctiov! i è sciocchei ía .
LA Seconda Fonre sono 1 Dtcumtnti di Saut t Prit-
dtntisiimi T'rstnaggi . Tai furono que* meruo-
raEili detti de' Sette Sapienti délia Grecia : cialcun
de' (uali ililiò tut ta la su, Sapienza in due paie*
lcue , ci.e sono, períettiflime Regole dell' Humana
Vita , 4C rrinii Pi incipj délia Prudenza . , , • (4-%
Clcóbplo dillé, Mtdum firiuL. Che è la Chiaue
délia Priitlenza : perche la Medioçijtá è la Milura.
del Conueneuole » . . j
Pitt ico disle , Ntcjuid nimii : perche chi fugge .gli
Estrerni Vitiosi, neceûCiriameate si cpn iene dcmto
la Equità Virtuosa. : • •.V • •' • ■*■
Periandto , Iram rege : perche, essendo l'ira la
più indomabile délie P.tfioni ; chi doma questa -,
domina tutte l'altce , | e toglie il vélo dagli occói
■11» Prudcnza. i - 1,, : _ , - , - "
Solone , H'spìce fintm : perche se il fine c tono ,
l'Attione non può ester retta: Sc cbi considéra l'e-
sito délie cose , anderà cauto à corniuciarle . . . -jt
Biuite, Plurumali. Finiflìina Regola delta Viu
Ciuile : perche , chi sà che i Buoui ion pochi , â! i
Cattiui infiaiti : da niuuo satà ingannato , perche
di pochi si fida . -, , . "...
Talére , Ntti fptndtrt i perche periroloio impe-
gno è prometter pet se , hon potendo (àpere i ru-
luri accident! : nu più pericoloso , il prometter per
T 4 alui,
441 DELIA FILOSOFIA MORALE
aliti , non poiendo sapere l'altrui Votuatà.
Chilone finalmeate , Ntfct tt ipsnm : Doeumen*
to sopra tutti prudcncistìmo : perche cht conosce le
sue debílezze , non soccolleti incarco mageìore dél
ie sue sone. MaDocumento sopra tutti ainficilissi-
mo : perche ogni Amore è cieco ; St ognuna> ama se
medesimo. Certameme disescriue Galeno ; £u<-
do it tra scitccartllt , fiitect mi part* efietfl* rictf
dt: ma quante piìt visti, tant* pin l'ammirai.
Prossimi â questi Detti sono j commua! Prouer-
bi : íquali eftendo generati dalb publica voce , chc
di rado è fullcme : te autorizzati dal Tempo , che
corne più vecchio , sà più di tutti; sono sententiosi
Aforismi délia Prudcnia . Ondeauuisail nostroFi-
lofofo, douetsi maggior sede aldettodivn Vecchio,
senza il sondamento délia ragione > chc alla ragio-
ne di vn Giouane, senza il sondamento deli' Ispo
tienza .
Tai sono que' Detti Vulgari . Lafrima paru dti
PaQ<> , i U tmrfi Sauit. Vn Matin ne fi ttntt.
£hi ntn put quel cht vu»l , <jutl cht pu* vtgli» . Lê
Cagna frnuhst , fi i Cattllini cittU . E vtrgtgu
fi il iirt, i» ntn ptnsxua. *Affena la OccaJStn p/t
it ciufft. Dtsti battit* il ftrrt mentr'tgli i tafi».
Sdttta prtutdnta affai mensère . Pian pian* aimai
paft. Bifigna trtti\frt»' Crtttfi, Dm finifit l'ia-
garni , amincit il èann* • La Vtrità vitn Jemprt i
galla . CtHap^a i fftft il variat penfiert •
LA Quarta Fonce è la osseruatione délie cose Na-
turaTi , od Attcfâttc che si leggono , ò veggiono.
Alcuni leggono ì Libti corne Romanzi : pafiando il
tempo, e perdendolo . Mitano gli Oggetri con gli oc-
chi , non con ta mente : non accorgtndon > che la
Katuia in tatte le lue opte Fifiche , nascose sotto co-
perta i Principij délie Morali, che dal Prudente at-
tenumente si penetrann, & allcgericamentesi r.-,p-
portano aile humane Operationi, in questa guisa .
•sigli •Animait timtrtfi Hatura ntn ditit ami à
ttmbatttrt, ma garnit i fuggìrt : perche all'smbel-
le è sauiezza il fuggire i peticoli : al Forte è ver-
eogna il non incontraili : te peteiò a* ïoiti 6 deb»
o l'acmj . ^»
7.IBRO DECIUOSETTIMO. 44!
lágii ^Animait fi» ferfetli , fi» tempo ci vntft
m nafitre : & le Attioni più grandi pin lungamcn-
te si deono consultare •
Gli ^Animait eht frtflt •êsatu , frelié mutions .
Da vna gocciola d'acqua caduta nclla poluere cíti-
ua, salta coli vna Ranocchia ■ ma subito titoraa in
poluere : PElefjnte in díece ami! esce alla luce , ma
vlue SecoU . Cotì le Attioni croppo afrrettate, ftet-
toloíamente n&ieagono : quelle obe lungamente son
meditate , lungamente sussittono .
ím 1» niiiata d'^dpi ingtgntfe , n.tfit qualcht
Fueco itifiittardt , che {enfuma il mitle . Così oelle
Famiglie piu gcuerose oasce alcuno stolido, che dis
sipa le sostanze .
L'isteflò dico délie Atti Liberali e Mecaniche .
Perche licorne la Prudenra è l'Artc délie Atti ; co-
sì dalle MalCine di tutte l'Arti , si rUpgliono Mas-
lime délia Prudcnza .
La Medicina è curatrice de' Corpi : & la Pruden-
xj i curatrice degli Animi .
Vna parte iciU Medicina c ttrfiltttica , * Paîtra i
/UUtuatiua; que"a prescrua dalla insermità i queíia
risana l'infermo . Cosi vna parte dclla Prudenza pre-
serua l'Huomo dal inal'opraie : l'altra corregge &
émenda il mal'oprato.
f>»anáe i Ttjmcdi aflerfiui nctigituant, si adosr»-
nt gi'hcisiui . Quando non giouano le correttioni ,
fi viene a* serri .
Pi'i ferict/ejà i vna fitttla ftrit* ciica , etie vna
lartt fitga . Più diracilmente si cura vna inalitia
naícosta, chevn'aperra dislbiutione : perche aimai
palese , palelè è il rimedio : à quello che non si può
vedeiei mal si può prouedere .
Da egni -jtlencst sAr.imalt , si cana il contrautïc-
iattnJtl* . Da ogni Vitioso , si ctua il rimedio
«ostro al suo Vítio , castigandolo .
Pik facilmtntt fi curant li ftritt di aueiche ere-
/!•»• , che degli adulii ; perche in qoegli il vegeto
vîgore fa carne nuoua . Più facilmeruc si emenda-
no i Cwaaw thÇ i ftxehi : perche tu quegli secU-.
"" X f mentç
444 DELIA FILOSOFrA MORALE
mente si forma vn nuouo iìabito ; ma I'habito í.-iuec-
chiato non mai si muta .
Dall'Agrieoltura , ottima inscgnatrice de* costumi,
s.'imparano <juesti Aforisini .
Diut l'Herbe tattiut crescono alte , t buon terre*
ne ferseminarui le buene . I Giouani che hanno gran
«i < re a' Vitij grandi : sono ancora capaci di grandi
Virtù .
Pi» renie vn plcclolo tantpícetle ben tentite, cht
vn campo gronde mal coltiuate . Moko miglior riu-
ícita farà vn meJiocre Ingegnocon grande studio,
coi vn'lr.gegno grande con studio médiocre .'
Le Pìante pi» coltiuate diuengono pi» seconde ; ma
cerne son pi» fecor.de , pi» preflo seccano • Così il
troppo studio accrefcc la Doitrina > ma rninuiscC
la Vira.
Tulte le Plante che preflo sioriscono , preflo mua-
MB» . E tutt'i fanciul i di Prematura Prudenza fou
poco virali .
// srminar troppo toflo , Inganna soutnte : ma 1/
seminar troppo lardl, inganna fempre • Le subite de-
liberatkmi alctma volta non lucceJono benc : ma
le troppo tarcíe fempre íuccedono maie.
L'fidjien d,l cie/o è pi» seconda : perche parte-
cipa vna Virtù ctetna : le acoue terrene concr.iggo
110 Ic vitíofe qualità délia Terra . Nelle ardue Im-
prese ronuiene iroplotifc i Celtsti aiuti : perche gli
aiuti deg'i Huoraini sono iutcrellàti , IV perciò dis-
kít'i.
£>i vna. Planta
y stluatica gl! frkttì sono attrbi :
ma con linferimento di vn nobil tralcèo , mutando
nattera si radiiolcìscono . Et le famiglie degeneranti
& .ifirelH, con vu nobile Maritaggio tornano'à úv
gentilité
-Afifllo. tincatma il simile sopra ìssimile ,'IH fi-
,<>r, /a planta di Sfecie différente . Più felicí sorw
í Mantaggj , lç le Ajniciue uàvguali, che tra*di-
íugtiali .
D«lb Nautica jaccoglie il Prudente questî Afltis:
• ' ' 1?°" 'l **""* T'1'" pnntar souentt ta C4rtai
'sletuarc sguo ^ualpoio, e quai grado , equal
LIBRO DECIMOSETTIMO . 44s
rorhbo di vento egli eorra ; pet isfuggir glï sc*gli ,
8c le secclie , Sc le spi'ggic nimiciie. Et colui che
imptende qualche gran' Òpra ; deue considetar le
circostarac de' luogbi, de' ternpi , e délie .Períòiie,
pet ischifarc i tuali incontri.,
Cbi nen pue terrere vu vente ìnttn , cerre vn*
quarta . Et , Se nen pue carrer e à ve/a piena , la
fiega i erX* . Coù , chi non può fat quimo vuale ;
deue adattaie il voleie al potete . Perch'cgli è me-
glio andare auanti cen fatica , che toruar iudietro
con dilàuanzo .
Trima dtlla Preceíla sene vrggiane Segni dell'es-
perto Nocchitre Et prima de' diútttofi succedimeii-
ti ■ ne pteuede il Prudente dí lunge li mai presagi .
guandt due Venti tentraSiam , fi ferma il Tur
bine che ajferbe le Naui . Qji.iu.jo due Agenti coii-
tendono circa vn' opéra , la coutelâ sinisce à pto
del Terzo. . > >. , -, . „,
La piie pericehsa preua delta Marinería , è il
fare ileare ; cioè, volgere contra vento la vêla pet
tornaie indietro . E la più pericolosa délie agibili.
c canglar propoûto , dapor che l'Opcu è íiìcami-
nata .
La Catamíta, pafîata tEquinottiale , perdende la
tiilìa del neftro Tola i subite fi riuelge 4/1 Pele ep-
peste. Et il Fauotito , priu.no del fauote ; di lancio
íì volge al tuaggiot Heniico del suo F.iufore ,. t
IN questa guisa dall' Architcttuta > dalla Fabrile ,
èí.át mue le akee Atri, il Prudente ritrahc niae-
Jtrcuoli Aíotisini per le Morali operationi. Ma più
efficaci di ejuclti l'on gli Afotisuii che si raccogl.o
no xfclïiuo Efempio degli altrûi cafi felici ,od-in-
rlici • > ... m - «
petoctie^-siconie nelle Scienze speçolatiuo^hp'ii
senlibilc xAigoniemoè-riiiduttior.e : 1 V LlWHHJ tffl
Agibili il pn'i sculibile Argomcmo è l'Fieinfii© . A la
vi è questa difrérema , che l'uidut:ionc non con
chiude , se non li annoutrario inoiti G-isi-; ma
nell'Esempio , vn sol Caso conchiude : perche po-
tendo à tutti auucnire , oiò<he ad race auuem
w ; da vu C*so indiuidu.de û sauna V $<■ D<>*
00 y ï 6" eumémo
44« pîLtA HLOSOÏIA MORALE
canento : ilqua l'eílendo selice , ti fà pin afiïmoso r
eslendo i «tel icc , ti S più cjuto : l'vno c l'altro ti
fì Prudente.
Serse Re di Pcrsia sicca grande apparue» peroc
cupât l'Egitto . II Prudente Atcnícse configliò i suoî
à feccorrer gli Egittianí, con queíto solo Esernpio .
D aria T(e ii Petfii , dtp» hautr frisa sEtittt , pasii
suliiit ii quàiaMarea' mtftridami. ViStfft sari
guestt \t . Se gli ptrmitlUm quella• prtda , la Gré
era ì persa .
Quinci Cornelio Tacito apetse la nuoua Scuola
Polirica ne* <uoi Annali 8c nelle Hiitorie , íàcendo
sopra quatunque accidente , benche caíuale > proton-
Uiflìme RiAeifioni.
Et per attignerne akuni ésempli dal sol suo Ti-
betio : leggi gli sci prinii Libri degh' Annali , che
comprendono l'Impcro di quella Fiera quiui t'in-
segna Tacito , con quai Maffiine si gouerni vn Prin
cipe accotto , ma cattiuo : Sc con quai Mastìme si
debba gouenrare vn bnon Cittadino verso vn tai
■ï imcipc : 6c con Ii Esempli aìtmi ; cattiui ò buo-
ni , ti rende Saggio . Perche la Vin ù tanto í'impa-
ra dalla Virtà , quanto da! fuo Contrario : imiundo
quella , e fùggíndo questo .
La Prudcnza è vn' Arte cTindriuare i Mezzí al
fin prefjTo . Se il fine è giusto , la Pradenzac Pru-
denza : se il fine è ingiusto , la Prudeioa è Malitia .
La Prudenza è più facile , perche camina per la via
piana : h Malitia è più difficile , perche canin1 pet
precipitij . (Wllo ha bisogno di schiettezza e Vir-
tù: quella hà bisogno di doppiezie & Scclcragini .
I taTera la Prudenza malitiosa diTiberio, come il
fine nostrò .
Tiberio, ïigliuolo di Claudio Ncrone , le di li-
uia Drufilla ( che dipoi fù seconda ma «seconda
Moglie di Auguílo ) alla Patenta rrudeJritongiunse
la Materna sirnulatione : ondVgli fú Aurore (0 quel
barbato Aforismo, Cti natà simulan, »•» làrt-
part .
Qdiaua Uu» la generosa Stirpe de' Cesari , ijer
«"".^C tim> sureba, IUTA de' CUudij ;
*" . ". veto .
UBfco DïciMostrrrMO. 447
Voto solenne'dclle Matrigne. Et pet coníequentr ,'
il solcnne Voto di Tibcrio fù , di oecupar l'Irapeio
pacuralmente douuto ad Agrippa , ptimo Principe
dcl Sangue di Auguste . Appoggiandofi la Madre,
Bc il Figliuolo sù quellá Maíîîma -, Che fer ri^ni-
rt > tgni Ltggt di Ratura , <? dttlt Gtnri , Jl pi&
violare.
Hauca la Madre vn'antico predorainio (bpra il 5e-
luto 1 pet il dominïo , ch'clla hauea íopra Augusto .
Hauca Tibcrio U Tribunitia Potestà , ch'il tende*
sormidabile pet la fbrza . Siche non pote* rruncar
rirapfro à chi nelle mani ne hauea le chiaul .
Accoppiando adunque l'astutezza Volpina alla cru-
dcltì Lconina , occultò la Motte di Augusto, finçhe
fia diuulgata U Morte di Agrippa ; vnico superstice
de' Nipoti di Augusto , & perciò più temuco, che
i Pionipoti : perche , ttglini» Canima al maggiita
tAuuersarin toglitua l'animt ai minori.
Ciutò notidimcno di non hauer dato akun'ordi-
ne di vecidere Agrippa : nu cAersi da' Pretoriani
cseguito l'otdine ai Augusto morihondo : in(cguan-
do «juesto Aforismo a' nuoui Sucteflòri , d'ìmputar
ii Im sttlirauXX* *' dtfmii lAnttuJstrì . Calounia)
incredibile : nu âtra ctedibilc da chi potciu veci
dere chi non la credeua .
Eslètidosi adunque con la prima nequitia sortuna-
ta, lpianato il camino à tutte l'altte; praticò pet
mezzo drlla Madre, le de*Senatori adhèrenti , che
rutto il Senato gli oíseriflc l'impero in Roma , pri
ma che le itgioni Jo donassero à Germanico in
Germanía.
Et corne potea il Senato ncgargli quclla Dignîti,
»*egli vecidea coloro iqua'i poceuano impeditla ; _
csercitandq la Jiiannia prima del Principato ; Se-
guirono adunque ciaseuno le sue Maffimc simulattí-
ci . Vorea Tiberio far tredere al Senato , Cfi^li
atuttana ptr firfa tiì ckttupìixmtnu ambiu* • VO*
lca il Senato raiciedere à Tibcrio, CA» Jpt*1»n4m-
mtnte $fi tfftriua,ùi du tugat* nengli pottut»
Dunque da tutto il Senato genufleslo essenctosup-
44» DELIA F1L0S0FIA MORALE
sis itgíí ai nellc sue braccia : rispose alla sorzara iàê>
latíoue con simulata modestia i ptr dìscoprir It prt-
fmie inttnt'ttni del Sentit , ctptendt le sut .
Egli non risppndea mai netcamente St, ò Kì, pr.it-
tkaudo la massima de' Titanni , di usar partit di
doppit senst , i modo de' Responsi di Delfo , che non
s'intendeano senon dopo il fiitco ; prendcudo l'iu-
terpretatione dal suo volere .
Riípose adunque Tibtrio ; St bautrt impartit
áall'iSftritnXa di vAugtéìt , quant* fia ctsa d ifficìle ,
(ht i/na fila mime rtua lutta la mule del ^imm
Impert , Doue tu yedi , ehe Tiberio cbiama diffi
cile , ma non impoflìbile il regger tutto l'Irnpeto :
& se non Faccetta , non lo rifiuta !• ma lascia luogo
à maggiori preghiere de' Seaïtori ; ouero ad inditi;
più chíari délia lïnistra voluntà toro , per Wliillisl ,
Inf.uti, Afinio Gallo, Senaior libcro t ma pocO
accorto ; fingcndo di credere che- Tiberio patlaffe
ícrua fintione ; dísle , lo ti imandt t Ctfart , quai
pÀne dilla 'Rfpubtica vucgli tu cht ti fia data da nei .
Tiberio dopo .vn pauentoso silentio, benignamcute
fispose : Ntn ticca à mi di eltggtrt , i risiutar U
farte , defidtrandt di ejsere fêraudtt itl tutto ,
Allora Afinio conûbbe che quella Interrogationc
«loue costargli la vita : & cosi auuennt . Doue Ta-
eijo forma questo Aforísirio : Nm eftr tafa tant»
peyicclosa , juam» il Vtltr Tenttrari i pensieri del ■
tihcipt.
Ma la pane' ehe Tiberio voile , fft- auesta, che
l'alsoluto commando foflè suo: ft il Sénato seruil-
anente csí'guisce cjò che da lui gli sirebbe corn-
»nèHò : peífàr se solo aùtpïe délie tose. honorcuo-
*, {c il Senato djelje arudeli-,' . •> "'*>
à fiudiar nuoàe ribalderíe per iltabilirlo t eflèndo
Mattma genefále; cht ttnltmtdtfimt *Arli fi cm-
ftrua U Tir.mnia, ctmt si acijuifia . '\ • ■ ">
, Temea di Ceíàrè Germanico , per il Marrimo-
»'0 «on Agi ippina , feJiçe Mâdre di pargoletci Ce- '
il fur) valorc & mfigiii v
»,
LIBR.O DEClMOSETTIMOi - 44,.
Ic ' dell'Esercito : & perciò odiato diTiberio, ben-,
che "Padre ddottiuo , .
Temea di grandiíïimi Perlonaggi , U quali Aug»,
sto in vna sua Memoria hauea giudicati çapaciflimi ,
dell'Impero : essendo spauenti del çattiuo Principe
i Çapi degni del Principato . 1 ■t
' Temea Ja memoria dell* veciso Agrippa , pìancoi
da turii e sospiralo .-> Onde vno Schiauo di Agrippa»
i lui simililìmo dr volto , hauendo preso il nome;
te. le vesti del morta Eadtoiìe , cagionò grandi ípe-
ramíe'nel Popolo, e gran ,-terrore in Tiberio :,il-
qual benche íìcuro fosse. délia morte di Agrippa »■
conobbe che la sua-vita non era in íîcuto •
Temea finalmente la sua propria conscienaa : Ci-
pendo, che chl edU , t odiato: & thi vuesejser te-
mute, hi detemere. Et percià ndn fi credea sic»,
ro, se non esterminaua cutti coloio de quai teme-
ua : riuolgendó fteo queU'Aforislno 1 (kt-UTrincifi
non det vitterc ein-soípettt . ï-fc . " •
Accintosi pertanto à questa lunga ícardua impte sa;-
accroche la Crudekà parestè Giusticia ; pratticò tutte
le M.issime per far parer cojpeuole ogni ínnocenza .
La prima fú di risuscitare la sepolta L'g&t diitfit-
Muíià : ma molto più crudele& pauenteuoie dcii'-
Anrica . Peroche quella non puniua senon i Fatti , ò .
alpiù gli Scritti inrarai contro al Principe ; lascian- .
do in vna libéra Republiça k lingue libère : ma que»
sta nuoua tegge infieriua contra ogni mono , ogni
cenno i ogni penfiero : bastando il non applaudie
aile sue sceleritadi , -per efiitrç seeleraco, i_ - r!-«
In ohte; neH'Anrica, era luogo al pentimento ,
allé preghiere, <£ al perdono : douendo il Principe
rimediare à cattiui detti , co' fatti buoni . Ma. in
qllesti, la sola fama di vn lieue ftllo , «a delitto
irremílfiblle 8c atroce; e strepitando le libère vo-
ci dcgli accusarori ; taceua ogni dises.i -pet l'accu»
saib : e rorto ogni nodo di amicitia e di sangue ;
eta da' più c'ongiunti schi&to viuo, e rifiutato rnor-
10 ; accioche non parestè commune il d'.-litto . co*
me il Bepokto . "•<■.■»* 1 \.m. .1 1 • V.»
In seguùncnio
— ■ *di queíb, pratticò vu'alaa M--: m*
4J9 DEUA flLOSOFIA MOR.ALÎ
ma allai peggiore , ritmpirt tutu Igm* , *t? tattt
li Trcuincie di sagáci Sfini i non sel Popolaai ,
amatori di nulafama i ma Cauilieti, nernici dipo
uercà, & ambitiofi: non vergognandosi di vn mioi-
stíro così vile , memre il Principe non fi vergogne
Ha di honorarli col titolo di ^ínMOri Ad Princip*-
(* i te gli articchiua co* beat de* Condenna-.i Onde
pci compiacerc al Títanno, non sol ridiceodo , nu
fengendo i delítá t sfronutamente faceano tec offi-
eij , di Spisnì, di véceu/kuri , e TtlUmM .
Anzi, perche le Leggi vietauano diestorcere con
tormenti la testimoniania de' Serui contro al Padro-
ne : forraò Tiberio nouella Legge , tbtF%Auusttt
vtndift i Stnù tlt^ictufìiurt , tttithe i frmmii
fiffir Itiitimi. Così tenea tutti in timoré , menue
aklno da' Atol dimestici era sicuro: bastando agli
animi seruili la speranza del prenuo , sema i t«-
anenti i per eflère citonniatori .
Ma la Maflìina délie Tiranniche Uassime st, ttig-
firt V* famrito «mfidenlissìmt fiihntifiva: Qae-
Ao st Elio Seiano : Confidemislimo, pef eflere Sa
xo compagno e complice di Tiberio neff Zfilio di
Rodi : sceleratissimo , perche non voleua ester mi-
glîore dal suo Padrone , ílquale à lui solo aptiua
l'intimo de' fiioi pensieri . Perche coDoseendo imi-
mamente la viu l'vn dell' akro : non si vergogoa-
m» il Tiranno di seoprirc a) Ministre le sue inique
lisoiuuoni : ne il Miniltro di eseguirle .
Ira dunque coftui rinstromento degflnAromemi,
Mti tramai ieinficSe , nell'oidir k accuse , nel colonr
it calonme, nel commouere il Senato contra gli odia-
«i ò sospetti > lt nel ser*elègntre fcnia pictà le secrè
te vecisioni , ò le stragi palesi .
Vûua Pvno e l'altro tal'arte , tbt U Tirante ft~
rtji inclinttt tilt tltmtmff , & U MMfn *IU
J"r'{{* •• mostrandofi più zelafite délia ûlute de!
.Poncipe , che il Principe stefio . Onde il Senato ,
*oo aifêttati rendimenti digtatie, obediiu a' cenni
S*iano , più che alla viua voce di Tiberio .
cl 9uesti «""c'j Tiberio fi toise dauanu tattí
•Ip ' <* W hwou desUaarj ast> **>tic , chi -t I
fcira,
UBRO DECIMOSETTIMO ,4si
"erro, chi col veleno, chi con le loto proprie m«-
* ai : perche vedendo se stdfi sema colpa , e senza
iifesa : il Tiranno senza misericordia , e senza ira t
,1 Senato senza libertà , 8c senza giuftitia i preferiua-
xo la morte voluiitaria alla morte infâme .
* . L'vltimo colpe fù ruinar mut mtdtfimt di tiùfi
ara finis pir ruinas tutti gíiattri ; godendo quasi
Vi, tragico Jpcttacoló, quando da più alto luogo gli
25 íàcea traboccare .
Sapea Tiberio , che stmica via ii prtcipttar llùS
'T Ht, tra U sommantntt hnurarl» i perche l'Ambi-
' tiont , non hauendo níuii termine , poggia tanto al*.
10 , che perde di vitta se taedesima .
Estciiuo Seiáno stato compagno délie seiagnre, fíi
' sitro compagno délie Félicita . Ottenuta la Prcríèt-
* ttka detle Pretotie Coorti; nonriposò, finche ncn
* l'hebbe radunate nel suo Pal.igio , accioche dipetr-
- dcssero dal sol suo cenno.
Fatto Couernator di Drufb Figliuol di Tiberio V
destinato Succeslòr dcll'Impero : maritò la Figlîuofai
' con Claudio Principe del Sangue Augusto , per ista-
bilire le sueiperanzc, 8c subito aspira alkNozzc di
liuia Moglie di Druso . Prima di hauerla per M<V
flie, l'hebbe Adultéra : perche auuelenando Druso;
gli aptiíîe la strada ail' lmpero : ne fù difficile cÛ
spigncrla alla ciudehà, dopoi di hauer perdura là
honestâ.
Finalmente scopertesi nest* vkima ftena tutte le
sue sceleragini , che giuntc al sommo , da se ïl
fecero chïare ; terminò laTragedia con la stage di
lutta la sua stirpe fino a* Bambini innocent! • Ne
troppo dopoi Tiberio 'fini la siia i gridando tutto il
Popolo : Tiberio fia gittato nel Tebro .
In quelii guisi gli Asorismi sondati nell'Astutii.,
& non nella Pradenxa > per quella ftcsla via , onde
aitri si erede stabilirfi, conducono al precipitio ■
L'Vltima Fente délia Prudenza , è la propria spe-
rienza . Ma perche questi Aforiimi son tanti ,
quanti sono i c.isi particolari , che auuenir poslbno
à ciascun Morale, cioè infiniti, perciò fi de' la- |
seiate , che ciaseuno li formi à suo costo : battando
U
r
■ 2<i DILLA FII.OSOFIA MORALE
il dire ín Gencrale , die niuna colà ra l'Huoni píù
ûggio , che l'Isperienza : perche niuna cosa meglio
s'imprime nell'Anjmo , di tiò che duole .
«*» «» t*ï
t^tTlTOLO SESTODZ^lld»
Digli vltti dtiU Pndtn\* .
♦■8*9^ INQ.V Ï Aftidenoo coacorrere a4 vw
f f» j operatione perrVttarueate Prudence . il
•^••WH>£> í diPrimo è délia
qualcfae VtUnti
oggetto , 1s tjiule
vtiieSc bramofà
buonoalla Vi-
« humana > muoue l'iatelletco à trouer Idezzi pet
«on^guirlo.
U Secondo è àtWlnttllttti s ilquale per vbidirc
«Ua Voluntà , inuestiga molri Mezzi , che seruir pos-
fcno aj conseguimeríto del fine desiderato . . .
li Terzo è del medesiino Inuìtru» > ciie haueï-
■do esaminato ciascun K'rzzo , te raffiontato l'vn coa
fahro i giudica quai fia il migli»re .
Jl Quarto ancora è dell' Inttllcttt ; ilcjualc inií-
jm i e dfnomia alla Voluntà ciù che hà giudicauj
il migliore , & la muoue ad abbracciarlo » ■ ', ^
II Quinco i delti sola Vtìunti ; lacpjale neU'Huon
Prudente supponendosi regoJata , segue il buon coa-
Églio , te coi manda aile potenze esceutiue .
ÏL Primo Attoappartítrne; non alla Pjudenza, ma
alla sìndtrtfi , à cui tocca di bramar ctst hont/ìe,
tSf fufX'r i"»»tr*ric . Siche la Prudenza non pro-
fohe il fine : ma fol consulta de'niezzi per conse-
{uirlo .
Sicorae jl Principe giusto hauendo seco diTposto
«lí muouerguerra al vicino;raduna i Consiglieri di
guerra i non per consultar se la guerra lì debba
muouere ; ma Ja via più spedira , e spediente da
Muoucrla : così nell'Hucm Ptudente eflendo retta
Ja Volumà , e retto l'Jntelletto i la Voluniâ nonpro-
ponc all'lntelletto senon cesc rette : & perriò l'iu-
ttlle'tto non consulta sopta la bontà del Fine , ma
Mdc* Mezzi. Ct cjuclto è l'onScio délia Piudenta;.
«hia-
IJBR.O DECIMOSETTCMO. 4tj
chiamato tJ.il nostto Autore EmíuIí* ; cioè "2»#i£»
Consultations .
Non può estcre buona la Considtatione , se il fin»
è eattiuo . Et quantunque l'incellccca ticroui sotti-
liflîmí , & etficacissimi Mezzi pet conseguire vn Fúi
eattiuo; non è Consultation vera , ma meusotica:
non è Prudenza > ma Malitia : non EhúuUi , ma Ca~
cubulia ; corne cjuell.t de' Ladroncelli , iquali si con-
sigliano délia maniera di tubare vn ticco Mercatan-
téì E ral'era la Prudenza di Tiberio , e di Seiano .
* La vera Eubmlíx , è ■miUfttìtudno.ieiClntollelht
fer tonfigiùre con bueni tte^i vn fin tottno . Et pet-
ciò inuestiga molti Mezzi ,c tutti gli élimina pet
tìeggere il migliore .
1 Alcuni ibno dalla Matura dotatì di tanta vtltili
etlntellettt , che propoito va fine , hanno subito Ja
promu qualche Mezzo pei conseguklo : le. in cslò »
íèrmano , e ta'uolta aecertano . Qucsta non- è vcm
Prudenza , perclie non è vera Comijltaiione .
Il .Prudente , considerato il fine, chiaina i consi-
f1ió tutti gli suoi Penfieti .dirnanda alla fedel sua
Memori* simili casi ; perothe niente è , che prina
non siastaro: oíîerua gli Efimpii: elumiua le I>if-
ftr'th\e : nota i Skcctfii pajiti ,. congettura i fu-
tari r ricerca 1 Me dalle fteflè sonti , onde ilfi*-
lofoso ricerca i Mezzi ternrini de' Sillogilmt : cioè ,
dalle cagioni Ejjìcìenti , MattritUi , Formxli , e datte
Tytl.uïuc, considéra se H Tr>V>>«» opérants , úoi il
potere operare, stiain lui , ò fuoridilui. • .
- Perche se la Potenza operatiua stà nell' atbitrio
dell' opérante , altro non bisogna senon la propria
Vbluntà . Ma se dipende daaltri che poflà aiutate,
Ô împedire ; confiasra corne si poflàno togliere gl'«
impedímènti , & otténer gli aiuti . Se con persuosio-
9ii , ò con ienari , ò con pyeghiere , ò con minutie ,
è cori la fo'X* . Perche niun Prudcntexonsulta se»
non délie colè che sono in suo potete > corne altro-
ue si è detto . . /,
Oltre ciò , considéra le Circosta»\e de! Lutge , dej
Tempo, délie Terfimt . Eslènào chiato che tal mezzo,
in tai orcoltanzc , ûià efficace e gioucuole : 6c in
'■ altte
4í4 VlllA WtOS. MORALI
aSfe Tari contrario , e nocente . Et cal vo'ta m.in-
cando gii aiuti humani , conuien ricorrcrc a' Diuini ,
Sicome il buon' Filosofo titcoua molli Mezzitcr-
iuini , per prouare vna raedcsima Conchiufione :
così il Prudente ritroua molci Mczzi per determi-
mare vn'Attione , e tutti gli élimina , e bilancia U
iicilit . , c le consequenze : non efléndo eoiá pià
vergognotaall'Huotn Prudente i cne il dire, *A qu+
§» i» ntn ktUM penftttm
Mai non deue la Conlultatione eslèr sHunga ,
ebe menue 6 consulta , Foccasion fugga : perche co
rne già dicemmo , la tioppa fretta moite volte in-
ganna : ma la troppa tardanza inganna sempte .
Finalmente , non è prudente la Consult.itione ben
che segna ì'Efttu; se VEffttf no» scgue in Vjrrà
«íella Cnsuluuitne •
t Sicome non i vera Scienza il conchiudere vna
freposition vera da false premeslè i così non è vera
Prudenza l'ottenere il fin pteteso, dopo vna Stitut
Consultation» .
Eglî è piùlodeuole dopo bauere ben eonsultato ,
con conseguir l'Erretto i che il coníèguir l'trfetto
dopo bauere mal eonsultato .
Issendo gli Sparuni aslêdiati dagli Ateniefi in vna
Isola : Nícia Capítano espcrtílîimo degli Ateniefi ,
benche studiaslè ogai mezzo , ancota non gli bauea
»inti . Clcérre Giouane temeratio si otreiì di tipn»
gnatli frà vinti giorni .
L'impatienza drgli Ateniefi dinenne pazzla : toi-
íéro subito il commando i Nícia , e lo diedero i
Cleóne .
Il calb voile rbe in qael punto gli Spanani , nV
dotti da Nícia ail' estrema Nécessita , haueano sta-
bilito di lasciar l'isola aglí Ateniesi : & corì secero .
II Popolo gridò gli Applausi i Cleóne : ma il Se-
nato rese le xratie à Nícia : conoscendo 1a Victo
ria dalla Pmdenza di lui , benche sconoseiuta : 6c
non dalla tenierità di Cleóne» benche fortun.ua .
M.i poca gloria è il iiper trouar Mezzi copiosi
* gioueuoi; al fine , se non si ti giudicare quai su
a Mctzo pià conucaeuole.
LIBR.O DECIMOSETTIM O . 4s;
. Quísto giudicio adunque ( dal nostio Fllosofi»
«hiamato Síntsi, áol ferme Décréta , Semenza stabi»
lita ) è quello per cui l'Huom Prudente si chiama
íensato , e laldo, e di gran Cuorc nelle coíè Agi6ili .
Molti son Vecamente ricchi di ripieghi , Sc áí
Mezzi : ma canto perpleslî ftà gli vni e gli akzl >
come quella giumema , cbe posta in mezzo ftà due
misure di auena , vgualracnue tirata dill'wa e dalT-
altra , languiua délia famé .
Ma il vero Prudence è copíoso nel lítrouare , so-
do nel giudicarr , Sc collante nel suo giudicio. Per
che egli hà ben consulcato , e ben giudicato ; no»
può mutate il suo parère , se non si mutano le cir-
costanze : ma mucate le circostanze non è vergo-
gna mutar parère : perche la muratione non « in
lui, ma nell'Oggetto.
La Sinefi. adunque , í vna tettituiint itltlntd-
tlttt , per laq-Mile il Prudente retlamente giuiic» di
guet MeQi, de' qmdî rtttmtntl W ccnfn/tat> , Che
se questo giudicio si conforma al Giusto Légale, si
chiama Sínefi ; se al Giusto Naturale , si chiama Çnt-
me -, Sc « il medesimo che l'Epicheia .
IL Quarto Atto délia Prudenza dal nostro Fiíofo»
sb è stimaro proprissiino délia Prudenza , cioè
•un'^Atta dcliintlt , & imperiofe de//' Intelletto , che
muoue e spinge laVolunrà ad abbracciar quel Mczzo,
ch'egli hà giudicato migliore , acciò segua l'Errctto .
Pcroche ancora nelle Scienze si richiede la In»
uestigatione de' Mezzi termmi ; Sc la Rettirudine?
del Giudicio nel discernere li migliori : ma non è
neceslário alcun'Impero dell' Intellctto come nelle
cose Agibili , per muouere la Volunrà .
Non nuncano rutrauia grauislîmi Fllosofi , che no*
gando Plmpéroall'Inrellctto, giudicano questo quar
to Atto non couuenire alla Prudenza , eslèndo pro»
prio délia sola Voluntà , come Potenza libéra, l'eí»
íere Imperiosa .
Perciò quanro alla Prudenza stimano quelTAtto sc-
perchíoi parendo loro che posta la ricerca de' Mezzi
•c ilAn»giudicio del Mezzo migliore» sema ni
ímpe'co deU'loteUstto , la, yolwt* mw>i^1
4f< DELLA FIlOSOFlA MORAtE
sine & regolara , corre liberamente alla esectuîooff".
Ma il nostio Fîlosofo, considcrando più proson»
damente , che l'Intelletto rappresenta alla Voluntì
^uel suo giudicio definitiuo , pcr modo di Dirrt-
lione ,r T^tgùla , e Ltggt di cola agibile : che sono
Atti propri dell' Intelletto ; ordinati à muouere e
spignerc la Voluntà : petciò egli chiama quelra In-
■teliettHia rarpresentatione , Imptrìo dell' lntellett§ ,
'Egh è vero , che licorne rintelletto è Poteau
riaturalmente agente , 3c k» 'oluntà è Potmz . Libé
ra : lNmpéro dell'Intellrtto nonèlibero corne qucl-
h> délia Voluntà . Skhe l'Intelletto non può nnn
commandare alla Voluntà , ma la Voluntà. può noa
vbidnre-aH'lntelletto. •
Ma nell'Huomo Prudente, eflendo retto l'Intel-
letto , e retta la Voluntà , e regolaie le Passioni,
MÍuna cosa ripugna alla Rettitudine . Laonde lico
rne all'lmtiéro délia Voluntà, che è la Proposition
del Fine i l'Intelletto , ricerca i Mczzi : così alClar
yéro delFlntelletto , che è 1» deliberata rappresi-n-
tation del Mono , la Volunt* «orre Ha etecutione .
. Siche, di commune aflènío , I» Voluntà muoue l'In
telletto , 8c l'Intelletto muoue la Voluntà . r
CIrca la Consultatione 8c la Elettio e aflii si è
parlato ne' primi Líbri tractandosi degli Atti
Hnmani . '• *

C^tPlTOLO DEClMOSETTIMO
Dilt'Itnfruitu\a , & itW ^ifìutia .
■#•■{*? <rVESTA è la dlfserenza frà Vlmpruiintt,
Jy-. jS & !'"*f'"'• • che l'Astuto hà la Voluntà
guafta , ma ■ l'InteUetto sano : 8c l'Iin-
prudente può hauer fana la Voluntà , ma
quarto hà l'Intelletto . , "' i
l'vno e l'altro hà le Pifiùni mal regolate :
ma l'Imprudente le scopre con la simpliciti : l'A-
ítuto le copre con la siraulatione : & quasi folle
ftnza ira , e senza amore ; quando hà l'.wimo pià
bato, niolUa il viso più licto ., k ,più■ tranquille.
L'vnó
L1BR0 DECIMOSETTIMO . «jy
L'vno e l'altro è gran Vitio , perche si opponí
alla più grande délie Vinù , ma l'Imprudenza è
più vtrftftios* : l'Astutia è più <fa*i»/à . L'Astutia í
paragone dell'Imprudenza, pare Prudenza: &l'Impr*>
denza à paragon dell'Attutia, par; Innocenza .
L'Astuto corae Tiberio , hì compleflione seccu^.
C melanconica , viso acuto . aspetto da Volpe vec-
chîa i corne i costumi : l'Imprudent c corne Vite llio,
hâ complessione giouiale , & viso pingue , panect-
pando í'aspetto, e la stníidezza del Bù.
L'AItuto hà molra E/jitritn^f ; perche ha tut»
tato con molci Furbi ; & molco veduto , & moka
letto , & oflèruato : raccogliendo sempre gli esem -
pli peggiori i & incerpretando ognì cosa nel peg-
gior senso .
Laonde nella sua mrnte formando Princípij e
Massime , empie, pernitiose , crudeli, 1* rtasconde
nel suo cuore, diuenuto vn'arsenal" di fraudi.e dí
artisieij, de* quali egl! solo hà la ehiaue . . ■
Per contrario , l'Imprudenza nasee principalmenté
i»\\'Iites(>tritn\»; ò dalla narurale stoliditá j laquai
cagiona vna simplicitì , che agli sciocchi sembra'Vir-
tù i ma fi fà e noscere dagl Effétti : perche l'Astu
tia sà nuocere agli altri : ma l'Imprudenza nuoce
lblamcnte à se steslà,
L'Ofgtttt di questi due Vitij pare il medesimo che:
l'Oggetto délia Prudema ; cioè , il 'Sent délit
Vita hsumana: ma vi è grandiflima diflomiglíanzaj*
la Prudenza considéra il vm Bent ; cioè , l'Vti-
le cong'iimo col R.jgioneuole & con la «irtù: non
potendo t-slèr Prudenza scnza Virtù : ne Vinù niuna
senza Prudenza .
Ma la Imprudenza , e l'Astutia , mirano solamen-"
te il ttm pxrticuUrt , ò veto , ò apparente : ò giu-
sto , ò iniquo ; purche PAppet-to il proponga all*-
Intelletto , pertrouar manieia di conseguirlo .
Ma circa ciò diuersamente si gouena PAstuta
dall'lmprudente. Perche PImprudente non hà rart-
to malitioso ingegno, che conosca l'iniquitá dell-
Oggetto : ballandogli che l'Oggetto gradisca all'Ap-
peiito ; ma l'Altuto conO&cri eh ella c cosa mala ;
te
4<S DULA HLOSOHA MORA1E UB. XVH.
éí pure procura il.conseguimenro purche gli sia vrile .
In oltre > l'Jmprudente f«r/<« ajsai , pins» pttt,
sttpre ì tutti il fy» iisegn» ; di rutri si sida , perche,
corne (implice , giudica tutti simili ì se . Ma l'Astu
to paria pteê , pensa mtltt , di niun fisila ; Itiman-
do tutti astuti > e fàllaci : St perciò naseonde le sue
ìntentioni : volcndo vna cosa , singe di voler la con
traria : ne mai si conosce la sua Voluntà , Tenon
'dall'Estetto .
L'Imprudeme , benche ardentemente brami l*Og-
getto i non hà senno da Censultare ; ma il primo
jMczzo , che segli para dauantj al pensiero , giudica il
migliorc : corne il Peregrino , che per giugnere alla
Città , non vede senon vna via , laquai souente irt-
ganna , ò da* maluági è intoppara .
Ma l'Astuto c»nefie lutte le vit , e tutte le dirfi-
coltà i ma elegge le più torte, & occulte: St pur
che giunga al sijofine > di ogniMezzo, ò giusto , ò
iniquo , si scruc .
Fer conseguenza l' Imprudente da ogni piccola dif-
Écoltà fgomentato ( perche impensata , & imptoui-
sj ) si pente , ò si arresta .
Ma l'Astuto che tutto preuede ; ì tutto prouede :
tt benche il Mezzo sia scetcrato,lupera le diàicoltà di
vna sceleratczza con vn'altra sceleratezza maggiorc •
Insomma, così l'Imprudeme , -corne l'Astuto, lî
seruono di aV«^i eattiui ptr fini tuant ; ò di Mt^
fi tutni per fini eattiui ; ò di MeX£i eattiui perfini
pestimi : ma l'Imprudeme fci scittcbería , l'Astuto
per malitia .
Perciò rimprudente mai n»n etnsegue ilsutfine ,
sentit ì cas» ; in quanro la Fortuna taluolu râuoriice
gli lciocchi, e i mentecati. Ma l'Astuto pet il più
altiene tiì che brama ; perche alla Malitia, benche
manchi Virtù , non manca Ingegno .
Ilvero è, chesicome l'Astutia per le site Attioni
da tutti si fi conoscerc : St odiare : St ad ogni Attion
utttiiu sticcedono pelfime confèquenze ; egli è cosa
ben rara che alla fine l'Artefice non sia coKo con le
fiie Arti : St doue all'IinpruJcnte ogn'vn compatisec :
«d mal drll'Astuco ognimo gode,
DELIA
4fí
D E L L A '
FILOSOFIA MORALE
LIBRO VECIMOTTAVO. '"*
«W «Ê* í*í
DELLE PASSIONI HVMANEi
ET DELLA VOLVTTA.

CAPITOLO PRIMO.
SOGGETTO DEI TRATTÂTO .
aAa *V
RIMA di venire altaglio dì ciaA
cun.i Virtù Morale ; la nacural Me-
todo rjchiedeua la premesla di at-
cune Dmtrine generali per pro-
crdere ordinatamente aile parti-
cohri .
Ma il nostro Tílofofb , ilqual
sempre mira ad illuminar g!" In-
tellettí , íènza abbagliargli ; vibronne colà solamenrc
vn tetnperato riiicrbcramento ; riserbandone àque-
fto luogo vna piùesitra inchiefta , quando l'oechio
degli apprendenti , íbffrir poteflè vn maggjor lu-
mc . .
Parlò veramence á principio délia CupiàìgU ; ma
non ci Ipiegò che fia la Vtluiià ; Oggttto princi
pale delta Cupidigia : ne che fia la Cominc^a e
Ysnetntincn^ , che diuersamente riguardano la \o-
lurt.ì .
Parlò del Sen/ìiim *Appttìto , fucina délie Passio-
ai ; m,i non rail à del numero délie Tasilmì , «*
V dïU'
4M0 DÏLLA FILOSOFIA MORALE
à;.',' ^Amicitia , bcUissima ligiiuou .4tlia più bclU
PafTione .
Parlò délie Vìrtùtàt' Vìtf f*rtinUrì \ ma non
délia Vin* Htríic» , che di tutte le Vittù è la som-
mità : ne délia Firiti , che di tutti i Vitij è la ícn-
tina . Parlò délia Ftliati , ma non si potcan cono-
scere le bellczze délia Félicita , prima délie vittù
ond'ella nasce .
Hora perche intorno à queste materie n.iscono
ttà Filosofi moite , & difficili dubitationt , il cui di-
scioglimento iltretanto è importante à sapere , quart-
to diletteuole à ricercare ; vengo ne' seguenri Libri,
à rendeme p.igo il tuo felice Ingcgno ; inuestigan-
doue ordinatamente da più alti Principij l'auucía-
mento.
T
■m
C >AP ITÓ LO S ECOt^DO .
Dtllt Pusi'uni tíumunt .
^ O N fù mal fondato il parer, di Empe'do-
b de , che il Mondo fia stàto compolìo di
Amicitia e di Lite : perche , non vi í co-
"frí^i-fr sa niuna , che non habbia il suo *A]stf
r« ! ne Atictto niuno , che non habbia il suo Cm-
trastí .
Non è Oro senza scória , ne Rosa senza spine , nc
dal Compiglio lî coglie il Mêle senza ilrischio dc-
gli acúlei . Non è bene qu.tgjiù che non colli vna
lite à chi lo cerca .
Quinci la Natural Prouidenza , ad ogní animata
od' inanimé Soíhnz» diede due Facoltá ; l'vna di
bramar quel che gioua -, l'altra di icsistcrc à quel
che si nppone aile lue brame .
Al Fuoco diede la somma Leggicrezza , íc b som
ma Aríura : quella , per volare all'amica Sfera , che
lo conserua : queíla , per diffipar torri , e rupi , e
montí, e tutto ciò che al suo volo si acrraucría .
A queiti duo EfFetci seruono così negli Huomini
come iwgli Auimali, quelle due F»eo!ù del Senfi-
LIBRO DÏCIMOTTAVO . 4Í1
tîuo Appetito , k-quai souente habbiam nominate ;
la CONCVPISCIBILE, 8c U IR.ASC1BILE .
Qgclla pet cercare il Btne Sc fuggire il Malt : que-
sta per contrapporsi à chi fi oppone al sno Deiío,
& alla Fu£*. Siche la Concupiscibilt, è la_Ecónoma
& Ptoueditrice a' bifogni délia Viía Humana ; &
Vlrtstiíilt , è l'Armígera & Propugnatrice délia Con-
cupiscibile .
Mira con quai coraggio ogni Animale, ò co' den-
ti , ò col corno , ò con le branche, ò con altre armi
molesta, chi gli è molesto ne'suoi piaceri: queste
son l'arini citerne dell'/r«ycili/e : ogni Fiera irrita-
ta diuien più fiera .
Mira con quai sirrorc l'Huòmo adirato , dentro
s'arma di rabbia, e cerca l'arme di fuori ; frenie, (tri
de , minaccia ; manda bombi dal petto , fiamrae da-
gli occhi , e fumo dalle nari : qucsti sono Empiti
efterni délia interna Iresiìbìle , che vscendo in cam-
po, prende il partito délia CmcupifiiiMt,
Dunque, V+Afpitiio Stnsitìttt , è vn Mostro Bi-
forrae , composto di due Mostri i l'vn tutto arrettuo-
so e mite ; l'altro tutto furibondo Sc pugnace : rin-
chiudendo in vn petto que'gemini Elememi fwiim-
titix Sc la Lite. ■
Ma sicome ogni Capo deli' Hidra germinaua piû
Capi monstruolì : così la CtMupìfiMit & Vlmsiibi-
le , partoriscono tante ttfiém quanti sono 1 lor Mo»
uimenti circa il Bcne Sc il Maie .
Se d.ill* Apprensiua c proposto ail1 Appetito Senft-
tiuo alcun'Oggetto Buono ò appatente i nasce nella
CuncHpifcibite piimieramente l'^tmm . Che sc l'Og-
getto è lontano , forge dopo l'Amore il Defìder't* :
Sc se il Defiderio hà compimehto , segue il Ihletit .
. Et ptr contrario , se l'Oggetto è noieuole , & cat-
tiuo i la Concufifcibile muoue X'Odi» : Sc se l'Ogget
to è lontano , segue la Fugn : nu se non può higgi-
te il Maie ; ecco la dolente TrilìitU che ci con
suma .
Ma se U Bene proposto è difficile & arduo pet
qualche Oppcsitioue ; ft l'Huomo apprende di po-
tcrla vincerc , jwsee nell'lrascibile la Sftr**T« • *
V * *
461 DILLA mOSOPIA MOH.ALE
se apprcsde di son pocere , nasce la Difptrttitmt i
Ter contrario, se il Maie Atduo è affirme ■ nasce,
ù 1.1 socosa *Audaeùt pet ceneclo da ltmgi : ouetoil
freddo Timsrt , se il pericoloè maggior délia Spemc.
Ma se il Maie è auuenuto : nasce Vira pet vendi-
cailo: ouero la Limìì ml soffïirlo i ma Lenità na-
rurale : ne Vitiosa , ne Vittuolà . r
HOra se to vuoi vedere la Genealogía délie Pat
fioni , corne vedesti quella délie Viitùi eccola.
APPETITO SENSITIVO.
I
I i
CONCVP1SCIBIU IRASCIBILI.
Cire* il Btnt & U M*U Cire» il Bne £r il Mdis
fimplictmtntt , *Aritu .
I 1
>—*-*"ì r— ^
I II I
Amore Odio Speranis Difperatione
Dchderio Fuga Audacia Timoré
Dilctto Dolore Ira Leaità
B En sò che nlcuni annoùti di ricatcar le pedjtí
de' Filosofi , insegnarono non esterui più di vna
sola Passione i cioè V<Amert . U Desiderío , il Dilrt-
K> , la Speranza ; anzi , l'Odio , la Fuga , Tira , il Ti
moré i non eflère più Paslîoni i mà più effètti dclí'-
isteslò Amore , che cangia iiomi , e sembiami , ma
non sostanza.
Et fbrsi costoro dicono cosa vera , ma non cola
nuoua : perche voglìono sçherzar ne* vocaboli . Se
tu vuoi chiamare xAmtrt I Appetito Sensitiuo , i!-
quale altro non è che l'Aâètto Corporco ; e tutre le
P.iilìoiii si chiamano Aftetti : ben potrai dire , che
tutti li Mouimenu deirAppetíto Sensitiuo , son Mo-
uimenti dell'Amore ; ma tu hantai consul! U termi-
bì pci mostratc ijigegno, .
11BR.0 DECIMOTTAVO : 4Í}
€99* *
C^IPITOÍO T Z\Z O
XltH» haiilint le ftsiienì .
^{#34 ALLA Tauola précédente , tu puoi cono-
m T\ Si scere *' °' C^PP0 ', cne 'e
g, -L* $ Passioni alberghino œil'Intillettò : chia-
•Ô-î*}^ mando il Diletto, *»« Opìnìone del pre-
fimt Bene : & il Dolorc , vna Opim'ene dil présente
M<de : e tutte le Passioni apreslo di lui , altio non
sono che Opinitni .
Ma ficome s'egli si fostè ritrouato nelTorodiîal-
kride , hauria prouato se i Dolori siano Opinioni :
così il suo Errore pet se medesimo si dimente :
perche l'Intelletto ha pet Oggetto il Vert , ma noo
il Hume .
Ancora tu puoi conuíocere l'Error di coloto i qua-
li allogano le Passioni nell'Appetito Intcllcttiuo , cioè
nelb Viluntì : bauendo tu veduto , che moite vol
te le Paífioni preuengono laVolunti : 6c moite vol
te l'Impéro délia Voluntà è vjnto dall'Impeto dellc
pertinaci Passicni. .
Egli è vero , ch'eflêndo ancora la Voluntà vn'Ap-
petito : cílà ancora hà suoi Mouimenti dt vìmtr*
ÍC Odi» i Desiderit e Fuga ; ^lltgreQa. e Tri-
Ma sicom'ella è vn'Appetíto Intellettiuo , & non
Sensitiuo : così gli suoi Mouimenti , non sono Sen-
sitiui, ma Intellcttiui : simiglianie di Passioni, ma
non Passioni .
Anzi, sebentaluolu ella posta, ò muouere ò se-
dar le Passioni Sensitiue col suo Politico , ma non
Dispótico Impéro , come già vdisti ; si è nondime-
no , che à ciò si serue dcll' Appetíto Sensitiuo , il-
qtul souente ripugna. Siche, seben le Passioni sun
lotto la Voluntà i non sono pertanto nella Volun
tà .
Egliè dunque euidente , che le Passioni Seniîciue ri-
sied»no aeìX'^ippititt Sensitim: che hà la sua Seg-
V | gi»
4^4 DF.IXA FILOSOFiA MORAUE
gia nel Cuore . Sicome íl Cérebro è l'Organo cíd-
Jc FacuWà Apprensiue : coiì ii Cuore è l'Organo del-
le Facultà Appetitiue senrîbili : hauendo -voluto U
Prouidema disgiugnere queste vili Officine cUlle pià
Nobili .
Non si muouono adunque le Pjslìoni nel Cutre,
che non proccda nel Cupo la rapprescntation dell'-
Oggetto : perche sicome seoza l'occhio , ilPiedcè
errante i cosi lenza V^pprtxJÌM , cieca è l'^Appt-
tìiiua • • -> ■
II CVORE adunque , Primogenito dclîc membra ,
& Radice délia Vita; ancor è l'Orgjno deli'Appe-
tico , & l'interprece délie Pjssijni yc dcgli Arrctú t
co' suoi mir.ibili mouinienti. * .
Hcbbe l'Ocêano dalla Natura yn proprío & re-,
golato ondeg^iamentOiderro Fiujst , e Kjfiufîo ;ac-
fioche dondoíando come Bambin nella Culla , nel
suo mouimento riposi . Ma se dal sorfio de' gelad, .
Aquiloni , ò degli Austri roc ou è commoslo ; più non „
eapendo in seiteslò; hora viene, horafoggei hor
trascende alle-Nubi , hora scoscende ali'Abistò.
L'istellà Prouídeiua diede al Cutrt vn perpetuo
te natural mouimento conueniente al tempe ramen-.
co dell'IndiuiduOi allargandosi e riítrignendosi con
nuinerose misure i per alternare il relpiro, ctn£
sondere gli Spiriti vitali à rutto il Corpo .
Ma s'cgli è poscia ag'ruto da' Venti délie Passicr
ai : allora con istrano allargamento ò chiudimen-
to , alremndo la proportione del moto naturalc ■ al
téra i Sensi ; e tanti sono i cangiamenti del Cuore •
quanti délie Paffiorú . Ellèndo chiaro che prima fi
muoue l'Anima dall ' Oggetto , che 1 ' Initromento .
•Ml'Anima • Qucsto è il Mouimento Fisico i qucllo
è il Morale • *
Spetcacolo giocondiífimo , se per vn cristallo del
petto ; poteslèro trasparire i moti del Cuore , corne
degli Noriuóli .
Se l'Apprensiua rappreíènta vn* Oggetto lAmibilt i
il Cuore tutto amorolò si spinge innanxi , Sc allarga
fe iteslòperabbracciarlo: & se vn'Oggetto êdUst.;
il Cuore tutto schiuo , si arrétra , e paí che fogga . .

>
tIBRO DECIMOTTAVO . 4*í
Nella somma Lttitia , il cuor tripudía , e sa?»
tella ■ Sc neìl'.^ffittione, in se rannicchia , e par che
; caggià.
NeII7r<« il Cuor riboMe , & vomc sangue : Sc nel
Timoré fi agghiaccia , e palpita, e tréma .
i II piùpiccolomembro délia Naue èil Timóne; ma
ogni piccol moto del Timóne , muoue quella grau
Biachina in largo giro à dritu , ml alla manca : i£
ogni piccol moto del Cuore , che stà nel Centro t
cigiona nella Circonfcrenza del Corpo humano ,
grandilTtmi commouimenti .
Quel dolce rilb, e'stretti abbraccia menti di co>
lui che si scontra col caro Amico : quel rolgere in-
dictro il viso , & arrugarlo , quando egli vcde cola
spiaceuole ò schifosr, quel p!«udere con le mani ,■
c spiccar salti , quando si allégea : qnel mandar ge>
miti e sospiti quando si attrista : .queU'afFocarsi nel
volto , tr.tuolget gii occhi , & iscrocciar co' denti ,
quando siadira: quel gelatopallore , e tramito dél
ie membra , quando sbíg^ttisce : rutti sono cflcrni
efFetti degrimerm-moti del Cuore ; piccoli nel cen»
tro , grandi nella circonferenia .
OTiliramente adunque dal nostro Fi/osofo défi-
nite furono le Passioni in queíii termíni .
Le Passioni son Mnuimenti dets ^Appétit» Sen/»
tiuo , per l'appren/ion del bine & del Maie » conqual-
che mutation corporea dalle. íiato naturale al nom
naturale .
Doue tu vedi due mouimenti nella Passions, l'tne
i àe\\'~dppetito , che altéra l'AninuSensiiiua : l'altro
dél Cuore , che alterando se steslò , altéra il Corpo : •
•nde le Passioni si chiamano Perturbation! .
Da questa Dtsinitione tu intenderai corne taluoj-
ta l'Anima con vna guerra intestina , pugni e repu-
gni contra se steslà •
La prima pagnaèttì\'*Jppetite SensitiuoSc V^p-
fetito nationale : rcouendosi la Passion nel Cuore ,
& la Ragion nella Mente s l'vna contro all'ahra in
dae diirerenti Tcatti .
' Tal duello senti dentro se steslò l'irresolmo Ago-
ûiam i polio acl Biuio di Prodíco .
V 4 T""
4í« DELLA HLOSORA MORALE
Traheualo i se V*Amor Celtfli ; ritraheualo ¥*Am§f
Tirrtiu . L'vno .irm.ito di Kagioni inttlltttimli ,
l'altro di tyijsttti Sensuali . Vennero frà loro aile
prese: & egli dall'vno e dall'altro era percoflò.
H.iurelti dette , che dentro Agostino fbslèro due
Agollini i l'vn de' quali voleua , Sc l'altro non vo-
leua elìer Pudîco . Ouero che in vn solo Agostino
fostèro due Voluntà , l'vna pudíca , e l'altra osctru.
Lunga fù la tenzone i ellèndo vn'Amor piò ûggio,
e l'altro più forte : ne sarebbe fbrse sinita > senon
con la Vita ; se la Gratia del Cielo non haueflè pai-
leggiato pcr Y^imcr Ct/rfte , & diCumato il Tirrtm .
Ma nell' Apostolo délie Genti ( com' egli stcflb
ronseslà ) durò b Pugna trà la Ragione , & il Senso
fino alla Morte per maggior sua gloria . Feroche ■
vincendo sempre la Ragione , la perpétua Pugna st
perpetuo Trionso .
L'altra Pugna è nel solo *Âppttin Stnsitia* : Pu-
gua più viscérale & cordiale ; quando propoAi due
contrari Oggetti sensibili , combattono nel Tcatio
del Cuote due contrarie Paslioni . .
TjI Pugna si moise nel Cuor di Medéa tri le due
più sorti Paslioni , Ira , & lAmort .
Hauca l'ingraro Giasone rifiutata Medéa per ispo
sar la Figlia di Creonte . Délibéré l'adirata Donna di
veciùet la Proie che di Giasone hauea partorita •
Amaua que' Pargoletti , perch'eran suoi : gli odia-
ua perch'er.ino di Giasone . Vira scacciaua Vomira
ttl'iAmtr pervicende, scacciaua 1'/ra. Fiammaera
Vira, & Fiamraa V^mtri: vna Fiamma spegneua
l'altra : & ell'ardcua di ambeduc .
Corsero quinci e quindi , corne Ausiliarie Fattio-
ni, tuttc le altre Paffioni . IzGtUfia conl'^mw» >
l'Odio con Vira , facean cauía commune . Pugru-
uano in giro , il T-imtrt contre V^udatia ; \'*Ah-
daci» contra la Dijhtratitnt , la Diïptratìmt contra
11 Timoré.
Così liauendo la núsura molto duellato frà se, ne
vinta ne vincirrice : Amante iníieme & Nemica :
Tiinorosa Sc Ardita ; Pietolà & Empia : alfine Vira
viul'e V*4m»rt . Più non ellèndo Moglic , scordoífi
di
LIBRO DECIMOTTAVO : 4Í7
dí effet Madre : vccise gl'fanoceotj pet non potetr
rccideic U Ttadicote .

C *AtlT O LO SJJ^4\TO.
Stu'fiti cire* le Pasiiini .

ICERCHERA primieramente il tuo auuc-
#_ <J dmo Ingegno . Se U Haturt ne* multt-
ÍJÍ XV g» pliât Teten^e , ne Opte ft»\* mc/fsiià;
fer 'quai rag'cnt , haueniftllit denate all'-
Hutmo t*Affetiu Intellettitt» > htgli aggiiwf fer
fwrapofio il SensitiM > thUmttt Ha tlatme , Bifliti
di mtìti Ctpi ì
Rispondo, ch'eíìendo l'Huomo vn Compositod»
Spirito , Jí di Corpo ■ bisognauangli due Feutltì
sAffrensiue , l'vru Spiritutle > salua Cerfère» ; cioè
l'iDtellcrto , 8c la Imaginatione : perche al mo
do àtV'EjT're si conforma il modo dell" Oserare :
& agli Oggctti differentí bisognano disterenti Po
terne .
Pet conséquente , bisojnauano due Faeiltà ^4/>-
fetitme ; l'vna Spirittule, l'altra Cerfcrem cioè la
Volumà , corrispondente alTlntelletto . & l'Appcii-
to Sensiuuo , corrispondente alU Imaginatione > per
che al modo di mApprendere si conforma il modo di
*Afpttire .
QurnrJi è i che taluolt.i , V^pprenfimt Ctjperea
rappresentando vn' Oggetto conueneuole al Çorpo -.
te ï\AfprenjUtu Spirituaìe rappresentando^vn' Og
getto conueneuole allo Spirito : destano quella con-
tesa trà l'Appetitc Spirituaìe Sc il Ctrperee ; laquai
mai non finira ! seiche k> Spirito da! Corpo non fia
djuilo.
Rlcercheraì dapoi . f iw c iifftreme l'^Appeùt»
Senjltiut de Bruti , d» quti degli tímmini i C"
h Ptfiitmi bumtae dalle serine f
Rispondo , che l'Appetito degli Animal! , nectjsi-
riamntt (égue YOggttrO : Sc quel degli Huomini r
i,kttWfn,e
• • KffW • * ■ rogeetto
" "* y , òf h Ragione 6e1"» : l'Og.-
4<t DEIXA FILOSOFIA MORALE _
fcim può muouetlo , ma la Ragione può riten et! o •
Quindi le Passion! humane , partecipando l'inmis-
so délia Voluntà , ò son Virtuose , ò son Vitiose :
ma le Passioni Arfimalesche , npn potendo eslèrc
Virtuose ; neanco poflòno ester Vitiose .
> Quelle seguono ì'IaSiixtt délia Natura , che non
può etrare : quelle seguono la humana Opinionc ,
sottopost.i à molti etrori ; & moite volte acciecan
dalle Passioni medesime.
Egli è différente il Ciudicio detl' Huom passiona
to, & del tranquillo : onde colui appeliò da Ales-
sandro irato , ad Aleflàndro placato .
Finalmente , sicome gli Animali non apptendo-
no ne il Ben ne il Maie , senon présente , ò poco.
lont.ino ; à poche Passioni son sottoposti : & le ne
togli l'Amor délia Vita > & délia Proie > ogni alu'-
Oggettô è loio inditFetenie •
Ma l'Huomo si forma i Desidéri e i Timori : egli
vá à cercate cose lontanissime , ò soperchie , 4c in
finité , & moite volte impossibili . Sicn'egli è toi-
mentato dal paflùto , & dal présente , îc dal fuiuro ,
& dal vero , & dal falso : & hà pet tormentatoi se
medesimo . •
V Orrai íàpere bltreciò piòchiaramentí, comi U
Vcluntà muaua le T»sti»ni ; O" umt U Pastis
ni muoutnt la "Vtìunti .
la Voluntà muo« le Passioni perche l'ordine na-
rurale richiede che il Superiore commandi ail* In-
ferîore*. "■ • " '
Qnesto esta fi in due manière ; ò commandan-
do all'lmelletto , che proponga ail"Appétit o Sensiti-
uo qu^jli Oggetti , iquali muouono le Passion: ,
Oieto conimandjndo aflòlutamente ail' Appetito ,
che verso il propofto Oggetro si iniKMa- i tome
VliíîeBorasca
comruandaua al suo■ Cuore
ncllu :- ì . ■ di nou
. isbigoKÍW
.
Snffri nììt Car ; the mdggitr m*ì fiStlfli . *
le Passioni poi , muouono la Voluntà : non com~
•undando ; perche l'Jnfêrior non commanda al Su-
p<-riore ; ne il Matetiak allô Spirituals : ma tasuAÌ-
**""'' ò mus.:ltatatt . \ ' <
UBRO DEC1MOTTAVO . Atf
Cdfuxlmtntt -, le fbrsc l'Oggetto è tanto nlletta-
tîuo che b P.iflîone preucnga la Voluntài k la Vo-
luncá preuenga il discoríb dell' InccUctco . Siche U
Votuncà prima fia molli , che se ne auucggia .
Cafatlmentt i quando la Parfìone ottenebra l'In-
tellctto, come dicemmo : perche ailora vu Cieco
guida vna Cieca al piecipitio .
APresto cercherai ■ quai Pasiionefi* pi» difficile
à superare .
Vira è la più violenta i ma la Voluttà è la più
pertinacc . Perochc Tira è vn Furor contrario ail»
Katura ík perciò breue : la Voluttà è vn dolce L«-
targo che soauemente addoimenta i Sensi ; ma dif-
ficilmente si scuote .
Vira irritata dalla Ragîone , con b Ragìone fà-
cìlmente li placa . La Voluttà , rintuzzando il vigoi
délia Mente , non ascolta Ragioni , ne Persuasioni S
Insomma , Vin è come il Leone ; che quantun-?
que féroce , col dotto ìnagiltéro ancor h diinestica .
La Voluttà è come il Peícc \ che quantunque iniio»
cente , ne co' vezzi , ne co' terrori , si può domare .
ANcora d'manderai , se nelfHuome Sapante hab
ita» luo/o le Pasiioni : parendo comineente quels
argomenta degti Sfici. Le Passutn sono Terturbalioni
delCanimr.le Perturbationisono lnfermità:s^4»imo in-
fermo non è Sanoiduncjue ft non è Sanot non è Sapiente.
Rilpondo -, le Paflìoni non sono Perturbation!, ne
JUorbi dett" Aniino > senon quando non son regola,-.
té : hia nel Sapiente esièndo regolate, non sono
Morbi ne Perturbationi , ma veto virtù . La veta
Sapienza è il Regolar le Passion! .
Ma in quai maniera le Perturbationi fi pofono
ttgolarèT- • ■i-'» •. • ,t
Rispondo : la Ragione le regola in due manière .
Tificamente , commandando aíl*Appeti|o Scnuuuo ,
k al propiio Coure , come si è dctio»., ,.
Moralmente, tiducendole alla Mediocriti » ne'la
guiû che à luogo íuo si è ragìonato j cioè fug-
gendo gli Eftremii k misurando le Ciraílan^e . .
V^tnure , k YOoM» son Passioni Natupli e jadis-
fçrcati, piuengouo Virti se siAma è si oiia e-*
- • -» - y <• <tet
Affo DELIA FItOSOFIA MORALE
che conuìene ; & gluant» conuiene ; te Corne conuìe
ne • Diucngono Vitij quando escono di questo. Mi
iiira: la Misurai U Ragionc , &c la Ragionc è nc
Sapientc . Siche.la BontiScIa Malitia , nunc nette'
Passioni i ma ncll'Vso délie PaiGioni.
S Tarai oltceciò dubioíb . Se f\Ammirttltnt ; &
il Kist appartengant aile Humant Pasiitni ; (f
i auali apptrtengan» : penche svna t salira senji-
bilmtntt altéra FHuarna : quella , rrndtnduU íìufi-
rf» , mentrt íìupisci : quiffa reniendelt ridittl» , men-
trt ride .
La Ri. posta si può ritrarre dalle loro Définition! .
La MarauJglia ( vn attenta *Affisiitn délia Mente à
aualíhe nutut ejr seritst Oggettt ; di cui non sapend*
la cttiunt , ranime sispefi, dnía di saptrla ; (j- im
quel breue rapimente, ancara ilCerpc rimant, amafi
da suíita F-fiafi , lìupidin, impittraf , stn\a mou-
mente , e sen\a fauilla .
Onde colui che stupisce , prorompe în queste
voci . Et è pofCbil questo î 8c è pur vero ì vegg'io
questo ò vaneggio ?
Doue tu vedi , che l'^Ammiratiene , non è Paffio-
ne : perche non è Opra dell'Appetito Sensititio , ma
dell'Intelletto, & délia Volunti . La perpleifiti &
ignoranza delta Ragione , appartiefie AVlntilltut -
M Deiidcrio, & il godimento di rhâperla, appartie
ns, non all'Appctito Senikiuo , ma allMnttUcttiuc .
cioè alla Voluntà .
Chepoi la Marauiglia altreti il Sembiaote, Efferio
non è délia Púslìone , ma dell'Intelletto ; il cui fh*-
por ridonda ancera nel Corpo i come nella Ellali
suole auueníre . Et perciò là Marauiglia non foi-
prende gli Animali ; perche veggono gli Errcui , e
non cercano la C.igione •
Quanto al Hjfi : Egli è vn' impttiufi mtuimenH
áelC+Anìmt , fanifUautt l'interna gaudit pt\.qualcht
OjrxttH Cìectsû : cmì , rapprtsentante alsuna Dtjtt*
raità sen\n dtglia . E; al mouimento dell* Animo ,
íègue il monimento áci cuore , te de) Toraee , cbe
<cuok it Dúfiaanu , c i Mu<colj dejU bo«ca e dc-
*< occhj. —
Onde
UBR.O DICIMOTTAVO . 471
Onde colui che ride prorompe in queftí detei .
SlutHa i* ch'ì piaciuilc . Oimt <> n»n poffipi» . Ttt
mi fai tnttìr di riitrt •
Ma ti conuiece auuertire , che se la Oefbrmíti
deli'Oggetto è sordida , 6c stnfîult : si muoue prin-
cipalmente V^ppttitt Stitsiiim , & U PaUìone del
Gaudio vile , che forma vn RJso impetuoso e (mo
derato •
Ma se la Desormita i inttlUtuu.li , corne nt'
Mocci arguti , ò Satirici , & ingegnosi : si muoue priti-
cipalmente VxAppttito Inttlltttiiu ; ScilRiso è più
moderato : eslêndo più nella Mente che ne' Sensi .
Et se l'Oggctto è milto di Sensuale, & Intellettua-
le : misto altresì sirà il Riso .
V Orrai tu finalmcnte sapere , tjutl Pafiimt fia
flutin t cht da' frisant & Suri fittfìsifi chi*~
ma CtncupisctnTa .
Riípondoquesta ester Voce di moite figni/kanac-
Peroche largamente, significa tutto TtApptk* Stn*
JStiiu ; comprendendo ì'[rafiibitt & la Ccncupiscièi-
tt . Strettamente, significa la CtncupisábiU : ú m-
co più strettamente la Paslîone che inclina l'Anime
alla Valuttà ; delJa quale, corne Materia délia Cee-
ticenza > S^della Incontíncnza > ci coniúene più «m-
piamcr.tc cuícotrere.

P» LA
47*
DELLA VOLVTTÁ :
m m h»
**APlTOLO T>\1 M O
Dtllt dut Vêlutù .
vw
VESTA è quella , cbe da tutti cer-
cata t ma conosciuta dapochi ; più
mesti cbe íiecî fà souente coloro
che la rirrouano . Ilcheauuicnepei
la Humana Cupidigia , ingannata
•Dgannattíce ; hquale improuida-
mente ptende vna Voluttà pervn*-
altia •
Due Vtturi fingeuano gli antichi Misti ; l'vna Ci.
it/lt , riglluola di Gioue 6í délia Luce ; Madre dell'-
*Arptr Vhiutst . l'altra Inftrnált , ligliuola dell'-
Itsho , e délia Notíe i Madre del Vilitsi ^ántUrmrt,
Non vi è Bene sema contrario , nc contrario senza
«ontrasto .
AH'vna Sc all'altta «n Atcne fù dedicato il suo
Tempio con Sacrifie! díuerfi ; accioche quella giouas-
<é , íc quefta non noceflè : onde nacque i'argúto
detto , Cbt anct/i Vri Ctltiui fi du siurificart .
QuestcdueVtiMwffieome ei dichiara PJatone,
«1 suo Conuíto ) altto non sono eh* due diffèrent!
•Vtbtttà: l'vna kMU, U Signorile > propria dell'-
Kuomo inquanto" Rationale- í'a%a tgnobilt & Sec-
Bile i commune agli Anima}! irragioneuoli .
<ìuelfc , nata nel CÌeíó* "cïoè nella più alta par-
•e itell'Anima ; sempte conduce alla Félicita . Que-
•a nata nell'Erebo de' Sensi -, quando non fiaqo-
■ara dalla Céleste » conduce à misera Vita.
Se ti souuiene di quelle due Domelle del Biuìo
* >»adícoi tarera il seinbiante di quelte due Ve-
»««•• **T<Mt,M*V0a* íttiod.H graueaientc
IffiRO DECIMOTTAVO. 471
adorna , hà fiù di Verità che di Vanità . La Info-
naît baldaniosa e festeuole in patenta , te di prcsti-
giosi adornamenti pomposa ; come^ la Maga Circe,
quando le sia tratta la lama , e scíolto il f.íscino 1
rimane quai era veramente soppanno , vna furia In
fernale .
Quiiidi è 1 che gl'incauti , quai sono il píù degli
Huomini, prendendo la Ftlltet Voluttà perla "Uím,
reltano presi : & allora si trouano più miíèri quan
do si ccedono più felici .
Dunque al sol Filosofo Morale si appartiene di
sir conolccre quai sia la Vtra , & quai la Fuls.i ■
peroche la' Voluttà è il Fine Archìcertonico dél
ia Morale i laquai tutta fù compendiata in questo
Asorismo : Coluri Virtiuft , ilqtul fi ditttu
fi art rifla di eiì che deut : Celui ì Viticst , ilautl
si dilttt* (f tttrift* di tiì cht ntn itue ■ Hor que-
sta Cognicione dipende dalla Definitione , corne
vdiraj .
tt\A tsst
m *K4 vwj
CviPIT O LO SECONDO
Che tuf* fit U Vtduttì.
A Voluttà « vu» Ftrftuitn di qtttlU Ote.
8* T ■ '"î*"' cidfcmt apprende cht gli
ï^I J& ctuuenemln .
$ Questaclasolenne Dtfinitimt de" Pe»
iipatetici, le coi parti , quando siano ben' intese,
comprendendo tuttò ciò che si posta dire in mate*
lia tanto piaceuo'e , 8c perìcolosa . ,
Çleome il Viuere è ordinato all'Operare : «osî
O l'Vniuersal Prouidenia hà condite tune le Na-
turali Opcrationi con qualche particolar dilettamen-
ta , p< r allettamento ad operare 1 accioche niuna
Potentia rimajiga otiolà in se , Sc inutile ail 1 Vni-
Çuel piacere che sente. \\Ccchh nel pascerG dek
la Luce , Sc degli amen» Celori: qucldolcc che ncll'-
Qtuikit iafunic ì'èMto atle d«Ua Mgltfd« ; c tune
. - u
474 DELIA FILOSOFIA MORALE
Je Delitîe degli altri Snsi tHmtrt ; ain o non íbnj
sbe fo.iui condimenri délie natutali Opération! .
Ma oltre al Godimento de* Sensi Esterîori , gode
la imtginaiitui nelle proprie ïmaginationi : te anco-
ra le insognate Ricchczzç , benche selse , son dileu-
teuoli ■ perche sono imaginate .
Gode la Memeratiu* i pailàti Piaceri , secendoli
présent! col memorargli : anzi , ciò che fù acerbo ì
soffríre, diuien giocondo á memorare. Perche, si-
come la priuation di vn gran Bene è vn gran Ma-
k : coi) la priuation di vn gran Maie , è vn graa
Bene.
Gode la Vtluntl nell'esercitio délié sue Virtù :
perche , se ancota i ftutti degli Habiti Cattiui son
dolci i molco più dolci son qudli degli Habiti Vir-
tuofi.
Gode Vlntelletít nel Discorrere, nell* lmperare,
te nell'lmparare : & principalmente nel Contempla-
re alti serreti délie cose Celestiali e Diurne . -Perche
parendogli di eflère rapito in Cielo > ò di rapire il
Cielo i sc medesimo, gode fra' Mortali 1a ftliciti
degl'Immortali .
Nor tutti quefti condiment! dette Operationi frn-
fitiue ò Iotellettiue , si chiamano vltime Perseriioai
«telle Operationi : te questa è la Voluttà .
DVnque tutte le Voluttà , fan diletieuoli le Ope
rationi ; ma non tutte le Operationi son dilc»-
(euoli. Quelle son diletteuolí , che si apprendono
r> fr eumunnuli : te questa Cnuenù»\a consiste net
la Proportion dell'Oggetto coh la Dispofitione dcl-
la Potenza.
Alcuni Ofgttti natutatmente connengoso â ruttí
gli Hmmìnì i altri â ciascuna ílì ; afcn al Omit A
ciaseun'Huomo ; altri alla trtf^ntt DilftfititM, te
al biíogno di ciascuno : come al FaméKco , ìt Cibo ;
al Lasso , il Riposo i al Prígione , la Libéria •
Ma gcmralmentc , ogni cosa che si appetisee ,
adempícndo l'Appetito , e diletteuole . Onde i Pla-
tonici definiuano la Volutti , Ulempimmu éti Stt-
*» r te il Dolore Stmtmtntt dtl Titnt .
í«cne, quamuiiquc Ic Operationi Ittf» 4elt*/«</«
tlBRO DECIMOTTAVO .* 47f
lett» ò de' Stnsi interni , òde' Senfi esterni; la V»
luttà è ièmpre nell'Appetito . Le Voluttà Sensikili^
neìl'^íppetitù Senfitìu* ; cioè nella Poflione : & le
Voluttà Intilligibili, ueÔìvifpuiM Intelletiiuo » cioè
nelU Voluntà.
REsta hota à conoscere, corne fat Voluttà su Ptr-
fetthn delta Operatione .
Due Persettioni hi ciascuna Opération dUetttutie .
L'vru Intrinseca U eflèntiale alla Opeiatíooe : in-
tjuinto ogni opeiatíooe è Perfettione, délia Potcn-
za Opératrice.
Corne ogni Frutto è Perfcttion delta Piants, cos»
ogni *Atte è Perfettione dell'Huiito.
Questa è Perfettione intrinseta & essentiale alla
Operatione . L'ahra , è vna Perfettione accidentai*
te efírinstcâ ; risultante nell'Appetito ( corne si è det-
to ) dalla Opération Conueniente •
La Prima Perfettione , è vna Forma che dilïèren-
tia la cilènza di vna Operatione dalla Eflènza di
vn'altra : corne Utfeder daH'Vdire i ouero , il
Vedere vn'Oggetto , dal Vedere vn'altro Oggerto >
eslead» chiaro, che il vedere vn'Arbore » non è ve-
dete vna Fiera.
Ma la Voluttà è vna forma«auenticcia , che tïif-
ferenzia la Operatione Tieuctnlt dilla opération
Dij/iactutle , ò vna Pi.iccuolezza dall'altia : estèíl-
do chiato che vna steslà Operatione, sarà piaceuo-
1c ad vdo , & non ad vn'altro ; perche ad vno sa
ri conueneuole , Si non ad vn'altro : corne il meder
íìrao cibo , è soaue al fauo , estomacoso all'infermo .
La Voluttà dunque, è tvltima Perfettione dtllt
Operationi humane ; perche ella termina i mouimenti
dcll'Anima i ella tronca l'ali all'Amore e al Deside-
ria : ella vecide la Speranza e il Timoré : ella trion-
fà dtll'lta e de] Dolore : & con la possessione det
Ben Présente , à tutte le inquietudini dona quiète
& pose.
Quattro cofe aduuque concorrono nella Volutti i
la fíi«i£«, VOgfttte , VOperatione, & il Piacere .
La Potenza , « il Principio moflo : l'Oggetto , è il
Pciocipio raoiteiue ; l'Opetatione > è il Mouimcnr
4?S WUA «LOS. MORALE
»: il Piaeere , ì il Termine . La Operatícme è b
Matcria ; il Piaeere h Forma , nu Forma cstrinlecj
te accidencale .
Siche , corne la PattnX* i più dispost.i ; & \'0g-
litto più allettatiuo ; & VOptrathne più conuene-
uole all'Operame ; la Voluttà íarà più soaue , &
più tranquille il ripolb .
Ma fopra ogni cosa , è neccstïria Y^ApprnJiwt
■àtlU ConHenitn\a : perche le Facultadi Appetidue
non si muouoiio senon al chiaro délie Apprensiue :
te sema l'Apprensione , gli Oggetti dolorosi non d»
gliono ; e i diletteuoli non dilettano . Et per iseoo-
aro , l'Apprension basta , Sccioche i d ilctt euoli aV
guano , 5c i dolorosi dilettioa .
Molli son miser! , perche non conoscono h lq-
jo félicita1 i & molti son tclici , perche noa con»
Jfcono la lor miseria . Ilche fece credere ad alcuu
Filososo ( corne vdisti ) che la Félicita & la Misciia
San'Opinioni .
Tanto era felice ilPoutro Trasillo , che si credea
di efier Rc : quanto era misero U Re Dionigi , chf
#«edea di háuer s«mpre yna ípuda peudeatï so-
luUttAa.
|M
«n JJBA ÊMto
VÏWI V-Jtw
CsAPIT O LO TET(ZO
XtìUVutHttà dtlCerff, <? dtlC^tntn*.
♦WH'fr * ^Anìm» i il Príncipïo délie Humaoe
Operationii te il Corpt è l'instromenío
dtll'Anima ; come alttoue si è detto . Ma
il Corpo ester non può Insttomento ido-
neo , sema viia conueniente Constitution naturale.
Rtcercalî nel Corpo Humano vna salda Olsitu-
»a , aggruppata di vertèbre > e muscoK , e nerai ,
ifr Tagiliti del moto : spalmata di morbide catni
ptr ja diiicatcïza del senso : imralciata di yenc k
arterie • per l'influenia del Sangue , & degli Spiriti :
flabiliu con la temperie de' quattro Humori , Sc
«l»e çiaattro prime Qualità i onde tistiltana le
Comr
LIBR.O DECIMOTTAVO. 477
Complelfìoni , & dalle Compldfioni , li Genij diffd»
renti in ciascuuo Indiuiduo.
Ricercasi dipoi nell ' Anima la numerosa cotcis-
pendenza délit Facoltà Esteme & Interne ; Vitali fc
Animali i Appetitiue Sc lntcllettiue ; spedke e prou»
te aile loro irrationali e rationali Operationi.
Qualunque parueella délia Corporea sttuttura si
diuincoli, òsitorca, ò s'alteri : tutto il Composite»
sente dobre : onde le membra si nuuieraao, mai
dcloii sono innumerabili . .
Vn'Arbore , nel Tracio lido troncato de Eneai
mandò tangue dalla fetïra , e gemiti dal troncs i
perche se i Vegetabili hauestero senso i H dolot dell -
Arbore sarebbe il sentirsi priuare di qualche parte
di ciò , che alla interezza del suo Cocnpoíîto i Si
alla libeità délie Operationi sue sia conucneuolc .
Et il suo diletto sarebbe sugger fécondi licori , span»
dere li rami, insiondarc, fie menatseutti.
Così , quando i] Corpo há tutto ciò che gli co;>
uiene per le sue Naturali Operationi , senza impe>
dimento niuno ; in lui la Natura è perfettamente
disposta • & peiciò gode . Et pet contrario , tante
sente di doglia e di tristezza , quamo dal naturalc
stato viene alteiato , ô impedito .
Altto adunque nonè laVoluttà Corporale , senott
vna Ptrfertim dclic Operationi nnueneuoli al Cor-
f , corne quelle de' Sensi estetni . Et la Voluttà Spi-
rituale , vnaTerfeitione délie Operationi conueneutti
alto Spiritt , corne del discotrete , del cosnmandar
re , del contemplare .
Tal' è il diletto di queí felici Ingígní che gíurjr
gono al couoscimento di qualclie aslrusa e rmou»
specolatione .
Tal fù quello di Archiméde , alquale hauendç»
ìmposto il Re Hieróne , di trouar quanta liga folle
mcscolara in vna Corona d'Oro , senza dissarla : fie
hauendone trouata la dimostratione con vn vaso di
acqua : andaua qujsi fuora di fc gridando per all*>
grezza , Inuéni , initini i come se hauelse trouât»
vn gran Tesoro .
Talc accora ftçmelîo di PiwgfrM, clie hauendo
^ lit»-
4-8 milA FIL0SOFIA MORALE
. itrouata la Geometrica Dimostratíone tanto famofï ,
rhe apreflô Euclide è la ttentesima otcaua del primo
Libro i sacrifìcò à Giouc la Ecatombe di cemo To-
ri i come se haueflé acquist.ito vn gran Regno .
Così dunque vna Volutti appaga l'Appetito Sfn-
íitiuo; 8c raiera l'Intellcttiuo ; ma l'vno trasfonje
nell'altro il si» piacere : & sc l'vno patisce , l'altio
compatïsce .
Troppo teneramente si aman trâ loro quclti duo
Sposi indiuidui , Anima e Corpo : & nel lot Con-
tratto Nuctiale > accoramunano frà loro i Béni e i
Mali.
Benche talera ( come amjien tra' cari Confetti )
faian trà loro adaftiati ; momentanea nondimeno
ela risia, e lunga la pace: & ilCuore è l'interpre-
te , & il Mezzano .
Siche la Volutcà del Corpo souente assorbe e dit
aienta l'Animo : & la Gioia Jell'Animo riflette nel
Corpo , & risolgora nel Semblant* .
Quinci iàuiamente fù detto , che le Voluttà del
Corpo , sono Medicine dell'Animo .
Perche sicome i dolori , i timori , l'inedia, i mor-
bi ; affligeendo il corpo , sturbano e impacciario
l'Animo dalle sue nobili Attioni : così li modérai!
piaceri , le giouialità giocose, i soaui alimenci, i
dolci rfposi , ristorando le forze del Corpo , óafbi-
zano quelle dell'Animo .
Aggiugni , che i Piaceri del Corpo hanno il suo
Tropico, à cui peruenendo, la gioia rétrograda &
eangia innoia. Quando il ventre è satollo, la soi-
uita del cibo torua in fastidio : 6c il piacete diuien
tormento .
Ma il diletto dell'Intelletto , non ha Meta niuna:
quanto più si pasce , più s'inuoglia : può l'Huomo
cibsrsi ttoppo i ma non può mai saper troppo . Ciie
le pur taluolta 1*Anima , memalmente operando &
stança ; Ja flanche7.za non è deli'Anima , ma del Cor
po: cflendí» tndefesso l'Artefice , ma fragile l'íc-
stromenro.
Da ciò che si è detto tu puoi facilmente distin- .
jpere du- disstieBae divoluu.ì . JÛKt per seftefle
ajio-
LIBRO DECIMOTTAVO. '*,Ì9
assbliitamente buone > perche risultano dalle Ope»
ration! délia Natura tocalmente persetta , corne le
Virtù Sc le Scienze .
Altre son voluttà, non assolutamente in se buo-
be ; ma inquanto seruono á perfettionar la Natur.i :
corne le Voluttà Corporali ; che togliono aU'Arrim*
l'impedimento délie Ragioneuoli , 6í Virtuose Opa*.
rationi • Et queste sono le Medicine dell'Anima .
H Or ti sarà facile il discernere le due VenetS ,
pec siperc quai su la Ctltsit ,tc qualela/n-
fcriait •
Più non S tratta quà dí distinguere la Voluttà del
Corpo , da quella dell'Animo : ma la Voluttà VU
tissu dalla Virtuosa : perche così délie Voluttà Co>
porali , corne délie Intellettuali , altre son Virtuose ,
6c altte Vitiose : altre son Vcre, Sc altre Fasse :co>
ne vdirai .
La Definitione adunque farà quella chedufacendo
l'incanro , e togliendo là maschera alla Voluttà mas-
rberata , ftrà chiararaente conoscere Ic suc laide Sc
abominabili deformìti : te la igoominia de' suoi
Seguaci .
Dunque la Voluttà vitiolà , ì vna saisit gioccniU
ti , risultantt da qutlla Opéraiione che par conuene-
tult filamtnte i teint, cb'è dìsptíìt al Vitit : corne
la Ebrietà all'Intemperante .
Et pet conseguente la Ttistezza Vitiosa, « vna egrì*
tudlnt risultante da quella Optratitnt che par dis-
cinutncuole filamtnte à celui , ch'c difrtlì* al VU
tin : corne la Sobrictà ail' Intempérante , la fatieg
al Pigro .
ïgliè vn'isteuo morbo délia Potenza mal disposta,
rinclinare al Maie te fuggite il Bcne : goder dcile
cose noceuoli, te abborrire le salutari.
Quinci , licorne i Vit") Sc le Virtù si diftinguonn
ftà loroper la diuersità délie Potenze , & degliOg-
getti : cotì la Voluttà Vitiolà , generalmente com-
frende tutte le Voluttà nascenti nelle siegolare Po
tenze dagli Oggetti Vítiosi.
Et conseguentemente , con nome Aiitonomastico,
Vilntlutsi cluarniam colora, chcscswtBO lc Vitiose
y0-
4Îo DELLA FILOSOHA MORALE
Voluttà , & fuggono le Virtuose Operationi ; perche
alla Natura maï'inclinata quelle son faeili , & que
lle difficili .
Hora , sicpme délie Poterne ( corne si è detto )
alcune sono Sensuali , & altre InKllettuali : così dél
ie Voluttà Nemiche délia Virtù , altre giacciono
nella sentina délia parte Senfitiua ; & altre nelpog-
£io délia Intellettiua . Ma vene hà vn terzo Génère
a mezz' aria ; nel quale , ò il Senno fà il Senfo per
spicace ; ò il Scnso accieca il Senno.
Et oltre à ciò , alcune Voluttà sono Vitiose per
l'Oggetto iilecito da se steslb : Sc altre per il solo
Ecceslò , chc facendo paflàr l'Attione dai lecito al
lô iilecito; cangia in Veleno la Medicina .
ALcune dunque , délie Voluttà Vitiose , sono
malrsche , sordide , & mtôfi ; & altre píù ii-
purili » & curiosc , e dilicate .
%Animalísche son quelle che tercano i nase/>ndigli
per fícurezza , 8í per vergogna . Veneri apunto In
fernal! ; amatrici délie ténèbre ; & degne di eslère
celle Infernal! ténèbre sepellite .
Più che Infernale fù quella di Artaserse ! ílqiule
hauendo eon incfstuoíà poligamía sposate le due
proprie Figliuolc i ingelosì l'vna e l'alrra con tante
Concubine quanti son giorní nell'Anno ; e tante au-
uenticcie quante sono l'hore del giorno.
Rimáse scandalezzato l'inferno che vn Re délia
M«dia non poterie viuere senza tante Veneti, men
ue il Re deH'Iaferno si contenté di vna sola .
Ne nianco animalesche ícvergognose sono le Vo
luttà délia Crapula 4c délia Ebrezza : qual'era quella
di Astidamante, ilqtul'inuitato dal Re Ariobarzáne
ad vn solenue & sontuoso Conuito ; diuorò eglt
solo tutto ciò che mangiar doueano i Conuitati :
& asciugò tuttc le botti .
Egli solo fù il Conuitato : tutti gli altiì furono
Spettatori i marauigliati che In vn ventre solo ca-
pistê la sagína di tutti ' lor ver|tri .
QVeste son Voluttà tmimtltscht 8c materiali , le-
quali con l'ecceílb di cià che gioua al Corpo,
peggiorano , che risteslb Peccato è il suo
Altiç
IIBRO DEC1MOTTAVO . 4%
Altre dipoi son Voluttà similmeate Animalelche,
qvumo all'Appetico Sensiule : ma incognite agli Aiii-
mali ; perche sono studiate & rarfinate dalI'lRgegno
humano : & petciò si chiamano Signtrili . Clii ft
queste si dona , non si chiama Voluttuoso , ma De-
ticato .
Atta Lujùrí* VícioSeruile , suol fticcedete il Lus,
Vitio Signorile ; inueptor délie Delicie & Morbidet-
ze di tutti i Sensi . Talche quelle altre sneruano f
Corpi ; ma queste sneruano gli Auimi • Niun vit i»
è più molle ; ma niun più forte pet erFeminare gli
Huomini Forti.
Indarno ingegaoflì la Proaidenza d! ricercar \'0c*
chit con tanti vaghi Spettacoli , del Ciel siorico dt
Sttl'e , e de' Pratiisteílati di Fiori i e di tança varia-
tà di bellezze , conciliatrici di Amote & Matauiglia .
Passé più oltre Hostio Jjberrio nell'inuentat cu>
riose & infami delitie per ticreat gli Occhi snoi ■ ve-
stendo di varij Specchi La Scanza de'siioi piaceri,
per vaglieggiar se steslò corne Natciso : senonebè
Nareiso contemplaua le sue bellezze , Sc Hostio le
suc turpítudini.
Piccola & vulgar delitia parue agli Re Asiíri l'îne-
briarsi di dolci licori ; se non inebri.iuano ancor*
gli Orttthi di lasciui canti délie nude Sirène . Anzi
pet render la Musica più criminale ; toglieuanocoa
dolorosi ferri la vitilità à Nobili Fanciulli , acciochc
ateenuta la voce, iCamori paresiero Cantatrici.
Ma pet ì'Odtrttt , non bastò che Verre Pretoc
di Cicilia , di colrumi pet altro simili al Nomei
mentre nella Lettíca prosteso , era portato pet U
Prouincia apunro corne vn Verre maiale : trouò I.t
dilicata inuentione di appendete aile nari le icti-
celle piene di rose : delitia mal coufaceuole aile
nari di vn lordo Animale •
Ma passò più oltre Aurelio Antonino ; ilqual tuf
to inteso à beat le nati > nuotaua ne' giorni estiui
in vn lago di acqua nanfa : & facea nuotate il la-
mícciolo délie lucerne dentto al balsàmo ; acciochc
anco il somo fbsiè profumo.
(Minci Luciilli aauagliafçpo polcia pet dar gust»
~ at
«i DÎUA FIIOSOFIA MORA1Ï.
al §uHt , con peregrine Si mai più vdíte dcliúe >
ma niuno più Ai cjuell'adulteia Coppia di Antonio
c Cleopltra .
Questi hauendo con !a magnisicenza délie Ctnc
stipcrati ttKti ccloto che inuentarono l'.Aitc ■ non
di cacciar la famé , ma d'inuitatla : gateggiaro tri
loro à chi potea ritrouar dclicie più douitiosei 4í
più delitiofc douicic nel conuitarsi l'vn l'altro .
Tami sontuosi sapori délia Scuola -Luculliana ti»
trouò Antonio , che pareua inuincibile > ma put tu
vínto dall" Egittio Ingegno : perche , ipiccantjpsi la
sua Donna dall "Orecchio vna Perla che vjlea va
Regno i la fi sorbire ad Antonio, strutta e conJi-
«a ; Si volea sttuggcre la Gcmella , se Antonio con-
-feslàndosi vinto, non l'hauesle saluata ; laqualGem-
ma, benche scompagnata , crebbe dipregio, restau-
do l'vnica Fenice delï'Eritrco .
Quante morbidezze rînalmente fur ritrouate pft
minuire ail ' ixsimt át Sitifi ogni noiosa ìnoleitia ?
Bandite le Pelli e le Lane , che dìsendcuano i Cot-
pi dalle ingiutie del Cielo , cominciarono à petti-
nar glí Arborí de' Seri , c martoriare í Báttaui Lin/,
pet teflère stanii si traíparenti e lieui , che non foi
le le membra siano vestite ò nude .
Non poter senon frà le spiunaacciate coltrici tro
uai e il notturno sonno , che le diurne fàriche fan-
no più molle ibpra vn duro si ilb .
Non sofrtir senza gemito , nonche il dolote dclle
lionorate ferite i ma la pizzicatura di vn moscherr
no -, che fè diuenire vntmperador Romano Vcelia-
ccr délie Mosche .
i Non poter finalmente tolerare ciò che ogni Huo-
no dee poter tolerare : non per insernu ò débi
le compleslione , ma per vitioso habito , che à Sen-
suali rende ogni noia croppo seníîbije .
Hauendo il forte Re Lilìmaco mostrate alli le-
gati deireflèminato Re Demetrio le cicatrici de'
denti del Leone, cuutra cui dajl'adirato AleslànJro
fà azzufEto : dislèrgli que* Legati i Tu ci mi/hi il
«cMirici de' itnti di vn Lmi : (y il tustrt Us »{
*»ërtrÀ ml ail» & utltt br*ni* It auirici di'
d.Hti
LIBRO DECÏMOTTAVO. *3}
dthtí di vh* Lima . Questa era la sua ConcubuU
più fauorita , chiamata Lími» .
TVtte queste son Voluttà Vitiose délia Ccncuf'fe'-
bile; più vergognose à chi lecerca, che dan-
nose adalttui. Ma honibile e pauentose Voluttà son
quelle délia Irascibile.
Spauentano anche hoggidì la memoria , il Ton
di Fállari , i Caualli di Busíri , i Lteni di Teoda-
mante , i Lttti di Procuite , le Ctm di Atréo , gli
mtátlmri Jjutccáti di Sciai» 8c gli altri otdigni inuen-
tati da Huomini diâhumanati ; iquali 6 godeano co
rne ié Hinîndini nel vluo sangue , ò le tabbiose Fierc
nella carnificina de' Corpi Humani .
Basti la ctudeltà di Asdrubale, che hauendo con-
cJotti sopta le Muta di Cart.igine , 8c fàtti vedere à
Scipione 8c all'Esercito Romano tutti i Romani che
h.iuea prigioni : quasi pergioco f'estereccio, godea
di cauac gli occhi ad vno , la lingua ad vn'ahio>
ad altri tagliare i nerui , & altti trac viui dalla va-
gína délia lot pelle : e tutti alla sine in mille 'guise
m.irtori.m e deformi, appese aile Mura.
Spettacolo doppiameme voluttuoso ad vn Barba
re ; menrre vdiua i gemiti de' riguardanti & de' ri-
guardati ; 8c vedea piouer Ligrime da gli vni , & san
gue dagli altri .
Simili à quefre sono le Ve/uttà Maledhhi ; sc.v
turendo dalla medesima fonte dell'Irascibile la Ma-
leficenza , & la Maledicenza ; corne altroue iub»
biam detto .
Egli è maleficio aísii più crudele , vecidere con
la lingua , che con la spada ; 8c ttarfiggere con la
penna , che con lo ílrale : eslêndo maggior iattura,
perder l'FIonore , che il Sangue . Oltreche l'Homi-
cida con suo pericolo vecide i Viui ; 8c il Malédi-
co con sicurezza vecide ancoí Morti.
Ma Voluttà piccola_ te seruile, è la piana 6c aper-
ta Malcdictn\a . più fieramente diletteuole e la
SâtMt» Sc Ingtgtusa . Come il chiodo vnto d'olio
più s'infigge ucl legno : così la Maledicenza condí-
ta con l'Argutezza più profoadamente trafigge .
Non god.a Ai^tyle de' Motti argmi , se uon era
4S4 DEtXA FIIOSOFIA MORALE
Do mordaci • Quclli chiamaua Ottelie da Bambin! ,
quclli Viuande 3a Signori . Onde di lui h ferme ,
che più facilmeme hauria tenuco chiuso nelle fard
vn carbon rouente , che vn Motto malédico : & più
volontieri petdeua vn'Amico , che vna Facttia .
Altre Voluttà grandi e Viiiose si pcendono con
FOpinione ÓV Btni esterai : corne gli Auari Pigma-
lioni , nclle accumulate Ricchezze ièmpre abòon-
danti , 8c bisognosi : 8c gli ambitiosi CamaJeono ncl
pascersi di Vento délie Lodi 8c degli Honori ; itnv
pre gonfi 8£ famelici .
Da queft"auara yoluttà > nascc quella de' Cioo
tori i diletteuole per la sperama délia Virtoria íc
dcll'acquisto ; ma pcrniriosa all'atjido Giocatorci
che fatto prodigo dall ' Auaritia , getta le sostanie
menti e le cerca : & impouerisce la Famiglia pet
arricchii la .
v Altre finalmente son Volutti Vitiose InttlltitutU;
nafcenti dat disotdinato desío di Opère ; corne le
Stiperstitiose , ò Magichc , e Diaboliche Arii ; dtlle-
quali molto migliore è l'Ignoranza che la Scienza .
Ouero le scioperate Scimie délie Arti Liberali , corne
le pernitiose Poésie ; 6c le Histrioruche rapprefcnta-
tioni ; struggitrici del Tempo & de* buom Coltumi ■
Finalmente , tutto ciò che dall'inseriorc , ò fur»
riote Appetito si brama oltte al biíbgno , ò contra
alla Ragione : tutta è Voluttà Vitiosa : Sc pet con
trario , tutto ciò che diletta denuo i tetmini dclil
Rjgione ; è Yoluctâ Virtuoià .
£3S*3' §09

Suefiri tire* l* Voluf.i.


ALLE antécédent! Dotttine eceitato ,
J|n $ ma non interamente appagato il mnu-
x.^T.* Sace Intelletto, potrà primieramente in-
"B* chiedere , Sí*i Vtlut* fi*» m*g£Ùrì , It
A che geneiítacatt tisponda, «fcç le Cotporali
sono
ItBRO DÏCIMOTTAVO . 48s
sono maggiori all' Appetito Sensitiuo , perche so»
no più Sensibili : & le spirituali fono maggiori all'»
Appetito Intellettiuo ; perche fono più Intelligibili.
Ciascun pili gode di ciò aie stima à se più Conr
ueneuole .
Ma se aflolutamente si cerca quai siano maggio
ri ; egli è certo , che della Potenza più perfetta •
più perfetta è l'Opetatione : Se della Opération più
perfetta , più perfetta è la Voluttà : & conseguente
mente ella è maggiore •
Oltre che j sicome le Voluttà Spirituali sono In
trinseche ; 8c le Sensuali sono Estrinseche : cosi pof-
siam dire , che il Senluale è dentro laVoluttà i k»
Spirituale hà la Voluttà dentro se steflb •
Dimanderai più olire . S'egli « vira quella Di-
finitione . Henum ifl qued omnia appttunt : il Smh»
i ciò che piace a tutti : perche dunque non bramant
tutti le Voluttà Virtuose , & Intellettuali; ma gif
sii t'immergono nelle Corporali , & Vitiese !
Rispondo primieramente che sebene non tuAi
bramano la medesima Voluttà i» specie ; tatti non
dimeno bramano la medesima in genere: cioè , ciò
che par Conueneuoleíc Buono . Perche à tutti Buo
no non è quel ch'è Buono, ma quel ohe par Buono .
Ma oltre ciò, si de' osleruare , che la Natura Vni-
ueríâle è vn nonsoche di Diuino , perche dipende
dal Primo Principio , ch'è Iddio : Se ogni Cosa Di
urna tende all'Ottimo Se al Perfetto .
Perciò la Natura inclina tutti alla vera Se perfèt
ta Voluttà ; che è la Felicità; laqua! consiste nelle
Intellettuali Operationi . Ma come dissi à principio,
le improuide Menri trauiando net ricercarla ; pren
dono Usta per l'altra " "
Ma onde auuiene ( dirai tu ) che le l'olutti Sensi-
Ioli lì tosto vengono i noia ; & ciò chesommamente
piacque, sommamente dispiace?
Rispondo, che le Voluttà Sensibili , nascono dal
le Passioni iSc sicome le Passioni sono impeti mo
mentini, fondati nell'Appetibile , Se non nel Ra-
gioncuole. : così cessato l'impeto , ceslà il diletto .
- " -X * Onde
4«<5 DMA FILOSOFIA MORAIE
Onde gli Oggetti che più ardentemente & braraiy
no, più prcltamentc s'inodiano.
Ma prrtbe aiment i dìtttti Intelltlluali nen fia
furptlui t & ptrcht lo Studio , & la Contempla'
l'une dtlle Cufe Elerne, non eternam nella Mtntt
il Itr piacere 1
Rispondo , che vu*Oj!gctto eflèmialmente perfëo-
;o, ic petíettamcute compreso , lega l'IntcUetto &
la Voluntà con vincolo eterno .
Chi contempla Iddio intuitiuamente , col lume
délia Gloria ; ester con può satollo giamai . Ma chi
10 contempla alìrattiuamente , col lume délia Scien-
za ; pei due cagioni può sentir satiamento .
L'vna, perche l'Organo Corpoteo' di cui siserue
Plntelletto ■ operando si stanca ; corne la Lima logo-
lando il Ferro , si lógora .
L'altra , perche qualche altro Oggetto più vrgen-
te , ò più diletteuole si rappresenta : & per desío di
più sapere , si lascia quel che fí cerca», corne i Vel-
tri caccíando vna Fiera , ptendono il cambio .
Quinci la Varietà naturalmente è gradua : cslèn-
do insatiabile il Senso di sperimentare , & Plntel
letto d'intendere cose nuoue . Et perche aile cose
nuoue più attenta mente si applîca la Mente humana .
tanto e niaggiore il diletto , quanto è maggiore
J'applicatione .
Voirai poscìa sapere, se due grandi ma, totalmtn-
11 differtnti Voluttà , fiatio frá loro ml tempo me-
desimo compatiíili.
Rispondo , eflèr certo , che chi fillàmente gode di
vna soauilsiina Harmonía -, non potrà- vgualmentc
intendere insieme à considérât & goder la Simetría
di vna esquisita Pittura. Peroche, sicoine vnaOpe-
ratione impedisce l'altra ; cosi la Voluttà di vna Ope-
ratione , impedisce la Voluttà dell'altra Operatione ;
almeno in grado egualc .
Quinci fù detto , che toccand» rharmoniosi Ce-
tra ìTCantor délia Traccia, si dimenticauano gliAr-
menti del pascolo , gli Vcelli del nido , gli Huomi-
ni de'loro af&ri ; da quelle corde concordi, soauc-
meute atuatti, & úngobjjmçuç legati.
LTBRO VZCTUOTTAVÔ. 4S7
Et n' è la ragione ,'che sicome ogui Agentenatu-
rale, così ogni humana facolti, si estende ad vn.t
cetta sfera di attiuità ; oltre la quale, non opra»
no, ouero oprano debilmente. Et perciò chi si af
fila in vn'Opra, non può affislàrsi insieme ad vn'altri.
Et di qui potraí pcr te steflb disciorre vn'altro
Dubio ; Ter quai ragime il Tempe paia co:ì vtlict
À chi gode ; & cou lungo A chi patiset .
La Ragione è la stesta . Perche il diletto aflòrbe
sì fattamente la Mente di chi gode ; che non ba-
dando alla succeiliua duratione del Tempo , eongiu-
gne il primo instante con l'vltimo , corne chi dor
me : onde vna lunga hora pargli vn momento .
Et per contrario , chi è m doglia & arïànno ; al-
tro non desiando ch'esletne al fine : misera tutti i
momenti ; íí ogni momento gli pare vn Sécolo.
Perciò, vn gran segno che alcun fia perfetto ncll'-
arte sua, iuol'eslère, quando egli lungamente fati-
ca sema auuedersene : perche , corne vdilti , l'Ha-
bito fà questi rre efFetti ,* che si operi diUtttutl-
tnente , faciimente , fie lungamente .
Di quindi ancora conosceiai, fer mut ctgìtne,
afai pi» dilettint i Ccmpanimtnti Paie'tici »! cime i
Tragici, dr vtffettiusi : chi i Dtfarsi Or«tory , i
Duttrinall .
La Ragione è questa , che le cose Patétiche gran-
demente commouono le Passione pcr vna seillibile
Simpathía trà l'Affettc ícl'Gggetto : íc doue il Seo.--
so è commollb, più viuamente opéra l'Imaginatio-
ne i k perciò più gode , che ne' distorsi meramen-
tc Mentali. ,
Dipoi , le Potenze Intellettiue , ftruendosi di Or*
gani più dilicafi , più faciimente si stancano .
Et finalmente , i Oiscorsi Intellettiui , piacciono
vrttJíbla volta : perche appaganol'Inrelletto : mai
Patétici , più volte recitati ò letti , sempre dilct-
tano , perche l'Appetic» mai non si appaga .
Cercherai finalmente , Se gli tfuomini amint la
Vita pcr U Voluttà , o la Voluità per la Vita .
Rilpondo ch'egliè ben difficile il separare TAmot
dcllsViu, dalTAmore délia Volutcà. reroche con-
X } list«n-
48* DELLA FftOS. MORALE LT8. XVM.
sistendo la Vita nella Operatione : & altro non es-
sendo la Voluttà che vna Perfettion délia Operatio
ne , non è poílibile di amar l'vna senza "aura .
Egli pal nonpertanto che più priiicipalrocnte si
ami la Vita che la Voluttà : perche , eílèndo- la Vcí-
lutta vna quiète dell'Appetiio nella Opération con-
ueneuole , ci p.w che il desiderio délia Opération
conueneucle ,' ckbba precedete il desiderio deila
Quiète .
Ma nerar non si può , che degli- Huomïní n»n si.i-
no alcur.i , iqmili amano h Voluttà più che la Viu .
Sc .ilt ri la Vita più che la Voluttà .
Perocoe alcuui per non sofftir dctlore, ò infàrcia.
íì vecidono : oitero per godere alcun pjacere de!
Corpo , corne il Venerco : ò dell'Animo » corne b
Gloria ; lasciano la Vita in abbaodono ; dicendo
corne la Farfalla , Purtht ntgfian gli nthi , ardu*
It piiant .
Altri per contio , íofrtono i tagli e i totmenti ;
ouero riaíjmia e la vilissima seiuitù, putche viua-
ao. i
£t 1a ragione è questa , che sicoine ciaseuno gíu-
díca migliore ciò ch« giudica più conuencuole : al
cuni apprendono la conueneuolczza ncl Viuere , Sc
altri nel seguire il suo piacere.
Ma l'Huòm virtuose , che non prepKi altro Ben,
che l'Hoiiesto ltima più conueneuole la Ho.iestà
senza b Viu , che la Viu senza Honestà .

DELLA
DELLA

FILOSOFIA MORALE
UBRO DECIMONONO .
ftóKA x*aw
.Osa .çxsa
DELLA COfJTINENZA;
ET
PELLA VIRTV HEROICA .

CAPITOLO PRIMO
CHS COSA SIA LA CQSTINENZd.
A V Ju
1 V volte vdisti , ehe la \aguat,
& l'^éppttin , sono gli due Pria-
cip'j délie Attioni Htimane .
Chi dice lAfpttitt ; dicc Cupi-
iigm i dice tassant délia Con-
cupiscibile , 3c délia Iraícíbile >
m dise ^imtr de/U VtluitÀ , & Fa-
<M Di/trt : & à questo si oppone í^tfathi» ,
ò fia Insensibiltà e Stupideiza.
Chi dice H$z<>*' > dicel'lmelletu illuminato dall'-
Habita de' Prtncipij njiuraíi , che è la Sindérell ò
Coníííenra : dicc vna Cmformiti a/la HtgoU Di-
u'B<t, da cui dtriuano tucte le Leggi . Et à questa
Tfcgitne si oppone UMa/itia, ò VlgK>ra>,{a.
Qumtunquc la Rigione inclini all'Honello , 4c
PAppctico al Diletteuole ; nondimcnto, moite volte
concotdaiio insieaie, te moite volte diseordano .
y^.iiido la Ragione è tegohta , &c tegolatp è l'Ap-
X 4 petico
4>o DELLA FrtOSOFlA MORALE
petito , ambo concordano hsl Bene ; & ne nascono
le belle Sc Terftttt Virtit , che ne' Libri anteceden-
û hai vedute .
'Quando la Ragion non è regolaîa , ne relagato
è l'Appetito ; ambo concordano nel Maie ; & ne
jjàscon i btutti Vin} à quelle oppostî •
Quando la Ragione è regolata , ma l'Appetito è
siegoìato , forge trà loro discordia e lite » fie il più
Forte la vince.
Peroche, se la Ragione preuale all'Appetitô , ne
nasce la Cmtìmn\a . Ma se l'Appetito preuale a!la
Ragione , ne nasce l'lnetntincn%a .
La CONTINENZA disque tvna. Virtt\dtlt^A-
vima , ver laquait ta T^agion rtgclata , raffrtnt daliá
Volxttà s^ppetito non regolaio .
La INCONTINENZA^! vn Vitit dtlCinimit, ftr
tiquait la Hagitne : benthe rtqtlata ; vie» fedoltt &
rap'.ta dais\AppttU* mn rtgolite , <t seguire U Vf
lutfì . i
Sichenella Incontinenza, la Cúpídigia è più ga-
gliarda che la Ragione : & nella Continenza r la
Ragione è più gagliarda che la Cupidigia : pèreh*
il Vinto "è più débile che il Vincitore . .
DAll'antidetto , tu puoi primieramínte conolce-
re , che la Continenza è vna Virtk imptrftttáì
perche nelle perfette Vktù , così U Ragione cc*
me la Paflîone sono regolate , & concordi: ma nel
la Continenza , la Cupidigia combatte ancora con-
tro la Ragione , benche alfinc sofgiaecia .
Et per conséquente la Incontinenza è vitit) in al-
tma guisa impersette : perche quantunque l'Appetito
fia inscrmo e ftale , ilGiudicio è ragioneuole & sano .
In oltre tu puoi conoscere la diiTerenza tri la
Ceniinen^a e la Timperan\a . Peroche nel Tempé
rante Retta è la Ragione ,Sc Retto l'Appetito : ma
nel Continente la Ragione è Retta ; ma l'Appetito
ancor rubella . Siche mojti son Contincmi ,' maper
chi Temperanti.
Ilche acciò megUo s'intenda ; tì dei risouuenire
d> ciò che vdisti nel Trattato délia Temperanza >
«oè, tti 1c opetationi de'3ruti,6; degli Htiommi
Iman-
IIBRO DECIMONONO. An
Intempérant! ; esterai questa diítèrenza , che propo-
sto vn'Oggetto diletteuole; l'Animale senzadiscor-
iò natutalmenre vi corre , corne la piecra al centro .
Ma i'Intemperante forma nell'Animo vn momen-
tano discorso per modo di Sillogismo Operatiuo Si
Singolare , in quelta forma .
Ogni Diletttutlc , i lAppetihilt .
Qur/s Oggttto , i Diltuiuole .
Egli ì ditnqitt *Appeùbilt .
Ben vedi tu , che quella MaggUre cosi vniuersit-
le Sc illimitata , è vua Massima del Giudicio gualto,
délia Ragion deprauata : laonde, se l'Apprcnsiua Scn-
sibile, proponendo l'Oggettoi Diletteuole , fàla Mi-
mrt : la Cupidigia praua , senza parole , ma con gli
efferti , emehiudt à fauor délia Voluttà ; correndo
velocemente ad abbracciarla . Peroche concordan-
do la Ragion praua con l'Appetito prauo , senza
veruno iinpedirnento > naturalmentc ' ne segue il pra
uo Effetto. '•
Ma l'incontinente . in cui l'Appetíto è gualto , ma
non è guasto il Giudicio ; non ammette nell.t sua
Mente quella Massima vniutrsah , ma latesttigne
8£ limita con la jjUgione in questo modo • U Di-
Uttfuelt i ^AppttiMe , purche fia Hmtiït m ■ '
Ma se l'Apprensiua , offerendogli vn'Oggetto al-
lettatiuo , forma la Minare dil SilUfifint, Quifia
i ctsa dilciituolc ; ecco che l'Incominente senza fer-
marsi in quella giudiciosa limitatione , lasciasi lusin-
gheuolmente rapire dal disordinato Appetho allair-
tagioneuole Voluttà.
Ma il Continente, benche non h.ibbia l'Appetí
to ben regolato ; egli nonditneno stando saldo ncl-
la sua Mdsiima limitata dalla Ragione i fa forza al
la Cupidigia, quantunque mal'inclinata , & caloitran-
te • acciochc non ttascenda i termini dell'Honesto .
Quindi è, che l'Iueontinente è più compatible,
che l'Intemperante : perche in ogni Giudicio » i de-
: litti commeiïï per ardor di. Patlione , son giudicau
più degni di Compassione. i .'
: Et senza dubk), rinteroperante pecca per ifpçm-
uue» cluiiunç , & queûa è U Mai hia: ma l'un.
.j •• X f • conu-
A9-- DEtLA ftLOSONA MOR.ALE
continente peccaper impeto di Paslìone : peroche,
in qucllo , l'Appetito è fteddamente sedotto dalT-
Incelletto : in questo rimelletto è caldaxuenie sot
pinto dal focoso Appetito •
Quindi ancora ne segue , che l'Ineonùnente coo
minor dirficoltà si cotregge ehe l'Inteniperante :
perche in quello basta correggere lo scorretto Appe
tito: nia ncll'Intemperaote , scorretto è l'Appetito
& il Ciudicio : 8c più difficilineutc si espugoano duc
Memici , che vo sol Nimico .

C*AT IT 0 LO SECONDO
Ofgtui itlU CtntinitC^t , Q■ dtjla iHcuaiiuH^é.
Gtl * chiaro perla Définitions , ehe ?0f
jjj P SR délia Continenza è U Volmii .
* ** x Ma petche dellc Voluttâ, alcune fco-
"O-HK ^ me vedesti ) sorgono dalla Concupisci-
hilc , 8c altre dalla irascihile : alcune da' Beni
Corporali ; altte da' Beni Esterai ; 8c altre da'
Beni JLntellettuali : eagioneuohmnte puoi tu cer-
care , se tune queste Voluttà , fiano Oggtv 8c
Matrrid délia Continenza 8c délia Incontinenza .
Se tu consulti le patole dci noi'tto Oracolo , fV
eilmente ne rkrattai , che la MturU délia Ttm-
peranza , & deUa Continenza « è la medesima: cíltn-
do ambedue simili nella Materia , ma diflìmili nelta
Maniera : inqu.into l'vna hà l'Appetito piti oflrqueo-
te dell'altra , corne si è derto : & pecciò J'vna è
Virtù , 8c l'altra ì Semiuìrtà.
Hora ti dee snuuenirc che nel Traturo délia Tetn-
peranza dicemmo , la ptopria Maltria ét\ Tempé
rante eslêre le Ve/mtià digli i>u imftmi (y vitifumt
Stnfi, communs con glí Animalí , Gusto eTatto:
l'un J»' qti.ili riguarda la conseruation dell'indiui-
duo ; te l'altro la conseruation ddlj Specie .
f' Per conséquente il ROstrò Filosofo , trattando
«rua dcUa Continenza, par che conchiuda, che la prô
na & vc« Cmin,^* tçuardi ì» fcU Voiuui del
i Culte
L1BRO DEClVIONCtfO. 4? s
Custo 6c del T.uto : & egoialtra Coniinenia fia ím-
propria 5c Mecaforîca.
Ma d'.iltra parce , s'egli è Vitio d'Incontinenza il
non frenai h Valmià itìU Liiidiit : perche non
íàrà Vicio d'Incontinenza il non ftenare la Vtlut-
ti délit Vtniittt, del F uni , c\ç\\'*Amliticnt , delU
Alûltiicen\* : délia Curiosità , & etiamdio dell«
Science , dou'entri smoderata P.i!îionc , che moite
Volte trabalza à grandi eçcessi >
. Se la Cupidigia deu'ester riptessa dalla Continen-
za ; chi può neg.ire cbe la Cupidigia non eitenda
gli suoi vanni à tutto ciò cbe piace , ò Scuíib le ,
ò Inttlligibile >
Cupidine pocta nella Farcira varie sorti di Sttalí >
altri di pidnibo , altri d'Oro , altri di Fiamma ; co*
quali fà varie piaghe . Chi s'innamora di vili Tu-
tiri, chi di 'ijtduX^', &chi di Umms tutte so
no Cupidità .
DiratTi , che i! reprimere questi Vitij , èproprio
délia Maníuetudinc , délia Giuititia , délia Modcllia,
dell'AíEibilità , délia Prudeuza , délia Sapienza , 6i
délie altre Virtù pjrticolati .
Ec io rispondo, che il reprimere la Cupidità di
quegli due sensi , è pioprio délia Temperanza i S£
non delta Continenza .
Et se si replica , che nella Temperanza l'Intellet-.
co è sano , k sano l'Appecito : ma nella Inconti-
nenza sano è l'Intelktto , ma infermo l'Appeci
to. ïupporrò anah'io. che circa» l'ira , 1'Aiurjtja,
l'Ambitione i l'intclletto fia sano , & l' Appetito
infermo.
Et perche non conuerrà il vero Nome d'Incon»
rinenza , à cui conuiene la vera Definitione >
Ma sc in que' Vitij fi distingue l'Operatione , dal
la Voluttâ deil'Operatione : egli è chiaro che quan-
tunque il reprimere Ja Vitiotà Operatione , spettl
alla Perfetta Virtù : nondimeno il reprimere la Cu-
pid'gia circa la Voluttâ di quella Vitiosa Operatio
ne: tonuiene alla Continenza.
Atrèo meditando la crudelissima Vendetta con
tra il FraicUo , più si sentiua tapiie dal}a vo,u"*'
494 DELIA FÏLOSOFTA MORALE
dcl modo , che dalla Conuenienza del punimemo i
Sl»cfìt modt mi piact ;
Ttrche deìl* Vendetta il mtde ecccdt .
Cii innan^i agli ctchi miti tutt* la Im*g>
Dell* (Irage fi tpanit > & mirìcrtet.
Perche dunjue ritarda il mio diletté t
Conosceua Atréo l'eccesso del Delitto : ma dal Di-
lcito era rapito . L'Ira è amara più che l'AiTcnzio ,
e dolce più che il Miele . Atréo ad va tempo in-
horridiua, ícgodeua, II Giudicioeta sano , b Cu-
pidigia peruerfâ . Et che aitro è la veta Inconti-
uenza.
Autólico Figliuol di Mercurio Dio de* Ladri f soc
se perch'cgliinacque sotto quel rapace Pianeta ) era
acclíno alfurare: non perprofitto délia Rapina , ma
per la Voluttà del Rapire .
Egli sapea di mal fare ; ma l'occafione il facea La-
dro . Corne la Calamíta al Ferro , così la sua mano
eorreua all'Oro ; da cui rapita » il rapiua : onde Mar
tiale chiamò quella mano vnt* pece • Et che akro
è la vera lncontinenza , che la Cupidigia iníàna , &
il Giudício sano ?
Qaell'indoiníta Voluttà che sentlua Zoilo di ma-
ledire, îc lépido di dominare . quella chiamata da
Grammatici Ceccéthet , k questa da Tullio , ímpf
senti* ; con quai Vocibolo phi proprio si può intert-
dere , che nominandola Incontinent* f non poten»
do l'vno e l'altro- infrenar l'auida voglia ; bencbe
IVno e l'altro sapeslè di non ne mrarrc altro che
doglia .
Quante vohe la smoderata Voluttà fa impani-
re la più sauia Sauiezza I
Archimede stando in vn bagno, 8c dalla proportion
dell'acqua che vsciua dal Vaso , mentr'egíi entraua i
hauendo appresa quella dimoltration che si è detu,
délia Corona d'Oro mescotata di liga : non potcndo
r- trimere la traboccante allegrezza delnouelloTro-
uato ; vscì del bagno ; & tutto ignudo 8c vnto , anjò
gndando per casa corne forsennato quelle parole; Bm
: Inuéni, Jnuéni . Se quelta non c Iocond-
■WM di wia Vohmà Intcllettuaie i the fiuà dunque i
-— *• - Et
LIBRO BECIMONONO . 49s
Et se Dcmocr ito , considerando con alto í.ipcrc ,
le pazzie dcgli Huomiiii ; così stemperatamcnte fou-
sc cll.uu délie risa , che ne diuenne tidicolo .
Et Senofonte per non poter reprimere lo scop-
pio del tiso , ctepò : hor che direm noi che fia {1
non potet contenere quella ecceffiua Paflione , al-
tro che vna veta Incontinenza »
Che se in questi esempli tu vedi il Giudicío te-
golato dalla Ragiorte , Sc l'Appetito sregolato dalla
Cupidigia circa le Voluttà , che non sono Voluttâ
del Gulto , ne del Tatto : adunquê vi è vna Vera,
non Metasorica , Continenza ; vna Semiuirtù , che
non h ì pet Materia quegli due Infiini Sensi .
Ciie doutem noi dunque conchiudere , senon che
dagriutérpteti non siano ben'intetptetate le parole
del nostto Oracolo î ilqual giamai non si troua Sas.
due giuramenti ; ne mai contradice à se mtdesimo,
se ben s'imende.
H Ota io dico , che se tu píù attentamente con-
sideti i Sensi , che le Parole del nostro Filo-
sofo i tu oflèruerai , che sicom* egli è studiosilTìrncr
délia breuità Dell' insegnare ; corì à nium Virtù hâ
voluto sommettere vna Materia infinita > mi ltmi-
tata i pet non sommergere in vn vasto Golfe i piiit-
cipianti Nuotatoii. -
Per questa ragione hauendo egli distinta la Pru
de ma Patticolare dalla V ni uer sale > & la GiustitM
Particolare dalla Vniuersale : aflègoando alla Parti'
colare alcuni Oggetti Particolari : così -in cjueíto
intricatislìme Trattato délia Continenza , che da' Pla*
tonici , e da' Stoici era cauill osamente impugnato :
egli ci distingue la Centinn^a Tartinlart dalla son-
lintnl* Vnimrfali ; ambe circa la Voluttà : ma quel
la circa gli Oggetti délia Temperanza : & quelU
circa gli Oggetti délie altre Virtù .
Ttoppo importa alla facilita délia Domini , U
fotmalità de' Vocáboli: perche il ptincipio del u-
père , è il conuenir nel parlare • *
Quinci , quando egli parla délia Continenza $t»f
flin , vuol che s'intenda la Continenza che hà p«
Oggctto la Voluttà délia Col» e delU Libidine . <P**"j
4ft DELLA FILOS. MORALE
cinte alla Temperanza . Ma quando si parla çjflia
Continenza, che hà per Oggetto la Voluttà spettas
te alle altre Viriù i egli vuol che fi chiami Conti
nenza Cum .Addite > aggingnendole il Titolo d^g»
altri Oggetti : Ctntintn\a dell Ira , Continenza del*
la 'Petunia , Continenza dell' ^Ambition* : per non
confonderle con la Continenza Particolare , che ai
commune l'Oggetto con la Temperanza .
Et che questo sia il sentimento del Gran Filosofo,
da due chiari argomenti si fi chiarissimo .
Feroche primamente i sicome egli hà distinta la
Continenza dalla Temperanza i inquanto la Tempe
ranza è Virtù perfetta, te la Continenza è Scmiuirtù ,
circa il medesimo Oggetto: così circa l'ira, vi è la
Viri» Perfetta ; cioè la Mansuetudine: & la Virtù
Imperfetta , cioè la Continenza dell'Ira , che circa
ristess'Oggetto .ha retto il Giudicio > ma impetuosa
la Cupidigia .
L'altro Argomento è , che in questo Trattato del
la Continenza i non solamente hà parlato delle l'i.
botti Cor/orali contra i Platonici i ma di tutto il
Mentre della Voluttà contra gli Stoici : dichiaran
do die tutta la Filosofia Morale è liberata sopra que
sti due Perni , di saper Cinto & Dolorare carne cia-
Hiene .
Dunque , ficoroe alla Voluttà Particolare corrUpon-
*e la Continenza Particolare : COSÌ alla Voluttà Vni-
utrfi le , corrisponde la Continenza Vniuersale .
Aggiugni che sicome egli ordina questo Trattato
(Sella Continenza alla Virtù Heroica , laquai' è vna
Vittoria finale , & vn'ineero Trionfo della Cupidi
gia di tutte le Voluttà che si oppongono alla virtù ;
scarso Trionfo sarebbe, se la scià Continenza di que
lli due vilissimi Sensi , alla Virtù Heroica solfe ba
stante . ■ i..
i La golosità & la libidine dagli Anni , e da se me
desime si van domando i & piccola Vittoria è vin-
•ere chi fi rende . Ma l'Ira, V^tteartùa , l'Orgoglio ,
anno più l'Huomo inuecchia tanto più inuigoris-
ic rubellanoi
■'«ki»».... i . & perciò più abbisognano
,. r di
cu-
IIBRO DECMON'ONO.
**» «S* H»
C^AtlTOLO T E\Z O
Sfuit dtlla Continent .
•#-fS>î^ PIT TET O , quel Frígio Serao , che
Sb -p 3g laíciò a' Principi , non seruili insegnu-
* ** m menti ; epilogò la Filosbfm Morale in
due argute Parolette : ABSTINE , ÏT
SVSTINE : *Aflienti . t Stfri .
Queste son le due principal! Specie deHa 'Conei>
nenza i yiSltntrfi dalle Vo/uttà vergognose ; e Scf-
frjr te doglie bonortttc *
Ciascuiia di queste si soddiukle in altre due Spe
cie che meglio 1: conoscono da'Vitij opposti.
Petoche contto l'Aftinenza , peccano due sorti
d'Imemperanti : il TrtuoUnte , & il Débile . Et
contra la Soffctcnza , abri due : VIntolérante , & il
Mille . ■»- 1
t L trtuêhntt è quello Incontinente , à cui pre-
1 sentandosi vn' Oggttto Voluttuoso , ma sconue-
neuolc ; conosce veramente la sconueneuolezza : ma
la indómita & impatiente Cupidigía > senza dar tem
po al Giudicio di arSslàrsi in quella Considecatione ,
di pien corso si lancia á ciò che brama .
Il Débile poi , è quello , che più attentamente
cohsiderando l'indecenza e turpitudine de U'attione ,
secorntdesimo tien conlìrho di astenerlène < ma dal
la Cupidigia sedotto c ípinto, alfin si dà vinto.
Siche il TremUntt , te il Deíile , non si differen-
liano pet la materîa , ma per il modo . Ambi si
anendono alla Voluttà ; ma fvno più facilmente ,
te l'altro pin ditficilmcnte 6 arrende .
VsAaim* in put fane figue il tempérament) àet'
Cors* . Nel Corpo foc quattro humori ! cortispon
denti >' quattro Elementi . La 'Mile al Fuu* ; la Ma-
tinemí* alla Terril ; il iemgu aU'vOM i la Flemma
Hoca, Gcome íl Fuoco e la Terra , hanno vna pro-
pti* confictesia, 3t yn piopwo Tominc t ma l'Aria'
el'Ac-
'4»S DEUA FILOSOFIA MORALE
e FAcqua , sono scorreuoli , fie ad ogni termine
esterno mutauo forma : così i BilloS e Malinconici
son più Continent! e terni nel buon proposito ; ma
i Flcmmarici e Safiguigni , più facilmente ccascorro-
noa'diletteuoli Oggettiche íipatano ioro dauiiiti ,
QVeste son le due Specie d' lncontinenza circa
gli Oggetti Voluttuoti : reítanole aitte due cit-
ca gli Oggetti Dolorofi .
L' Intolérante è quello , che toléra st le piccole
Molestie, ma no» le grandi. Ne* lieui Mali , è più
che Huomo : ne' graut , è men che Femina .
Fillottéte morsicato dalla Vipera ; quantunque fà-
ceflè foraa al suo dolore ; non potea contener le
lagrime, ne réprimer le vocieigemiti pauenrofi.
Tanto eta intolérante del malei che diuenne into-
lerabile à tutto l'Esercito . Onde cacciato alia dé
serta Spiaggia, sol contra le onde sorde , 8c Pause
Ijcui , sfogaua le sue lagtime , fis Ic sue voci .
Ma il Molle fie Dilìctt» c qucglí , che ne pur le
piccole Molestie può soffèrire . Non per infermiià
ne per debilczia di compleflìone : nu per efremi-
nateïza , Si per mal'Habito , ò troppo morbida Eda-
catione : corne più sepra si è detto .
Tanto di/rerentemente daglí Frigij eran nutriti i
Latíni, che pareua inque'Corpi habitassero Anime
differenti .
I Latin! auuezzi à pren-.er l'horrí di chroma con
l'Elmo , e le dure membra con l'hispíde Nébride
délie Fiere i seguendo le Fiere à feruido e gel.no
Cielo ; .prendeano i trastulli corne vna guerra , k
la guerra corne vn trastullo. y ..r
I Frigij vestendo la profum.ua chroma Ai lucida
tocca , e il Corpo di ra.inic.iti e rrasparenti amman-
ti : efrêminati , 6c imbelli , mateinano Belle delitie,
& negli vnguenti : scherniti perciò da quel Latino :
Vert_ Frigie , i non Frigi : ittnt nisambra
* JDtl Díndimo frondoso ; out non s* ode
Delle btlliche Trémie il suon viril i ,
Ma dé' forati Bossi i molli accent*.
Cungiie Ja inisorp 4«Ua Cominenza è l'Vsa Com-
«me ,, chj (iM JlHÍïietífi.di^ueJk VoAiItà ch«JaU''
UBR.O DECIMONONO. 4»
Vso commune son biasimate, è Prenotante, ò De
bile : ma il Debile è meno Incontinente , che il Pre
notante. Et chi non soffee quelle Noie che dall'Vso
commune sono so/Fdbili; è Intolérante, ò Molle I
ma iL Molle è più Incontinente dell'intolerante.-'
Quello è più Incontinente, che dalle minori Vo
luttà evinto,- & quello è più Continente , che vini
ce maggiori Voluttà .
Quello è più Tolérante , che tolera maggi»ri Mo
lestie : cV quello è più Molle , che fugge le Molestie
minori : perche, Chi fugge le minori ..molto più
fùggiyì le maggiori ; Se chi tolera le Maggiori, mol
to più tolererà le Minori •
Finalmente, tu puoi] conchiudere , che sicomeJl
Continente non si può chiamare aflòlutamente Buo
no , perche non hà la Rettitudine dell'Appetito : cÇiì
l'Incontinente , non si può chiamare allò imamente
Cattiu» , perche non ha la peruersità del Giudiciò .
H Ora tu ricercherai . Si li Virtù consistimi ml
Mt%tj fra gli dut ESìrtmi : amifari il Mt\k
\c dilla Ctmimn\a 1 Se finquì non si è parlate*
senon di vn solo Estremo , cioè della Incontinenza*
dunque la Continenza non è nel Mezzo: Se per 'con
seguenza , non è Virtù , ne Smiuìrtù . i\
Rispondo che ancora la Continenza hà il suo Mez
zo , come la Temperanza . . • j*
Sicomc dunque la Temperanza è posta ftà la In%.
ttmpiran\» , & la Stupidità : così la Continenza
è posta ftà la Imintìmn^a Se la Stupidità . Ma per-;
che la Stupidità i Vitio molto rato Se ignoto : Sc
ia Incontinenza è troppo frequente & palese ;
contra questa sola gridando tutte le Scuole , e tutti» .
Pergami.
L'istestò dico della Incontinenza circa Vira, Se
ili tutti gli altri Ogçeti delle Virtù Particolari Í
serbata scinpte la differenza tra la Virtù ptrfttia ,
ti la Stmiuhtù ; tra'l Vitio perfetto , e il Stmiuìtiot

PILLA
D E L L A

virtv he-roica:

Ç^ÍVITOLO ? 3^ Z M »
fht "s* f* U Virtìt HtrtUa .
CCOT1 quclla Virtù laquai ti pui
i tare maggior de' M a(fimi , Otrinw
degli Ottimi > trà gli Huomini va
' Semidio.
la tutte le Cose che ornano IV»
zuurrso, si troua Ordîne : & "Or-
dine ì posto nella corrispondenza
«klte P.mi, Suprcmt, la/bat , 6c Mi\Xant. Nelí"
©rdine ImeHettuak , ilSommo, è lddio i l'iufimo,
«l'Huomo ; il Mezzauo, è l'Angelo .
L'Angelo tutto Spirito ma composto dì Atto e
Votcnza . L'Huomo composto di Spirito & di Cor-
fo. lddio Spirito simpliciíTùno : increato , infiuito:
■on t parte dell'Vniuerso , ma è sopra tVniuerso ;
■M í compreso DtìïOrdint, ma è sopra l'Ordine .
J Filosofi antiqui , ia quel Grado Mezz.mo , tri
lddio e l'Huomo, doue noi collochiamo l'Angelo,
•oliocarono i'Heróe : minor di Dio per Natura ,
anaggior deU'Huomo per Virtù : quasi vn* Huomo
deikeato ; ò vu Dio Humano . Et tali chianurono
WHércolt , vn'Obíride , vn Cástore , vn Pollúce :
ehe quantunque Mortalí , acquistaiono l'Immortali-
SÎ col Valore .
Hora ficome l'Huomo è vn Composto di Spirito.
e di Seníb : egli è Mcizr.no trà I'Heróe 8c í'Ani.
raale i h.iurndo commune con quello lo Spirito lo-
fellertiuo i & con questo l'Anima Sensiiiua .
Hiindi è , che il JHt\\mt», pateecipando delfvno
c dcj'altro Eíirtmê ; se pattecipa deii'vno pW che
dell'-
MLLA FILOS. MORALE LIB. XIX. jai
dell'jliro •■ più simile diuienc all'vn , che all'altro.
Ond'è , clie l'Huomo , quanto piít íl scosta Atli'Ani»
m.ùck 1 Santuliti , diuien più simile ail' titrée : 3c
o'i.imo più si scosta dall' Heroica sublimité > diuien
più simile .igli ^Animait .
L'istellà proportione si de' considerare nella Vit*
tiì > diítinguendola in cte gradi , Sublime , Insima »
e JUt\l***. La vittù Mezzana , è commune agU
H'iomini Buoni ; corne la Ttmptr*n\* . L'Insima 1
c U Vittù Iinperfetta, corne 1j Ctnù*t»\a . La Sa-
bl ure, c la Virtù Perse ttitTìma , chiama:.» Htttictt,
Et pet opposito , ttesono iGtadi del Vitio : M*'
1° » P'tgi'" > 4c Pisiimt . U Mezzano è lai Malitht
commune a* vitij humani , ne' quali giuítt è la R*«
gicne Sí? 1' Appetho ; come la InitmptrArit* i
Minor Vitio , e quello in cui guasto è l'Appetito,
ma non la Ragione : come la iHuntiioi^* . Pcflî-
mo è quello in cui à tal coraitteb g'unge la R'.gio-
oe 6c l'Appetito, che l'Huomo non pat più Huo-
mp » ma vna Fiera Seluaggú : & questa si chiama
Poichc dunque ne* Libri antécédent! si i ragio-'
nato delk Vittu , & de' Vitij Humani : Sz m questa,
délie Virtù & Vitij Iinpersetti : alao non lesta, se-,
non tagionare délia Vittù , che traflàle tutte le Vir
tù ; Sc del Vitio che ttascende tutti i Vitij .
ALtro adunqne non è la Virtù Htríc* , senon vn
ctsì ptrfetts rtftUmtnt» del Cjiudicie: <*r vn,
daminio tante- ojsolutt stprd it Paftitni i che nÌH»*«
Oggctto hà for\a dt smututr Ctitrit ddl Ttaptntue-
It : onde p.ice ch'egli habbia più del Diuino, che dcJP-
Humano : come del íùo Héttore diflè Homéro .
Scefi non parut gi'4 da vn' Hutm Mtrtale >
Ma da Stirpt immcrtetl ■ dt Sommi Dti t
Ke citca vna sola VÚtù sarî segnalato : ma círcâ
tutte le Virtù haurà la medesima diipofitione . Egïi
non ha maggiot fatica di seguit tutte le Vittu , che
vna sola : ne di fuggir tutti i Vitij i che vn Vitio
folo . Petclie tut«e le altre Virtù hanno vn proptio Og>-
getio : ma tutti gli Ogçetti délie altre Virtù sono l'©g-
getto proprio délia Viitù Heroica : ma tu gtado ec-
cclkoic . Moka
fôi KILA PILOSOT1A MORALE
Molta differenza è dal Magn.inirno all'Heróe . Li
Magnanimità hi ilproprio Ogjetto : cioè, U Gran
di Honori : & è vna sola Virtù , accotnp.ignau da
tutte i ma nel gtado délie Viitù humane .
L'Heroica è vna Virtù vniuersale come la Virtì
Diuina che sormonta il Nome di Virtít .
Présenta à Scipione , ftà la preda Africmi , b píà
bclla & più Notril Donzella dcircspugn.ua Cartágine:
Jntatta la rauuierà Scipione a' suoi Genitori . Più
glorioso di non estère ltato vinto da vna Cartagine-
fc , che di hauer vinta Cartágine . Questa è Ylíf
Trie* Timptr*n\* . -.
Síapreso m guerra Agesiláo Duca di Sparta ; íí
con barbarisiìmi Tormentí lia marcoriato dal Rc di
Persil : non mandera fuori vngemito , ne vna pre-
ghiera : non parti totmentato Agesiláo , ma la íiia
Statua : onde parendo al Nimico vn più che Huo-
roo , làrà rimeslò in libertà : pet non tenere vn Dio
prigione. Questa è la Fortes* Hertica.
Tumo vinto in duello , orVcrííca ad Enéa copio-
sislìmi Talenti d'oro per impetrar la Vita : Enéa,'
benche bisognoso , rifiuteri tutti i Tesoti , per non
defraudar dalla giusta vendetta, l'Ombra dell'Arni-
co Pallante . Questa è YHertica Stbrieti .
Veggiasi Camillo dauanti agli occhi , il fior de'
Nobili Figliuoli degli astediati Falisci ; condotti àlui
come Ostaggi délia Vittoria , dal Traditor Pedago-
go : sari egli legate il Pedagógo ; & flagellato da'
suoi Discepoli , nel rimanderi con est! agli Aflediau :
esiendogli più cara vna Vittotia 'enta col suo valo-
re ; che vna Vittoria veloce per tradimento. Que
sta è YHertica Lealtà : laquai efpugnò gli Aflèdiati
senï'armi ; itimandolì coloto felici di tendere ho-
niaggio i chi parea più cheHudino .
. Dunque nel vero Hetóe si accoglierà la Tempe-
raiiza di Scipione , la Foitezza di Agesiláo , h So-
brieti di Enéa , la Lealti di Camillo , e tutto cíò
che rende ammirabili tutti gli Herói , si vniri in
vn &>Jlo Heióc . Considéra, how tu quai Virtù vu
"Heioica. .
Sfi .
LIBRO DïCIMONONO . jfoj
SE COfi c, dunque la Beflialitá è Vtl Vitio ,jU
quai' incattiuisce e corrompe il Giudicio & la
Passione à tal'esttemo, che proposto qlialunque enor-
jne , 8c scelerato Oggetto : l'Huomo aguisa di Ani
male natutalmente instinto * scnza ritegno vicorre:
fiche con vera Metamórsofi , eglí parrà transforma»
to in vna Fiera , corne Licáone in tupo , k i Cora-
pagni di Vlisse in lordi Auiraali .
Anzi non è Fiera nel Mondo ne più horrenda , ne
pi» monstruosa di vn'Huom Bestiale . Peroche cias-
euna Specie particolare degli Animali , bà qualcìie
JJrutalità particolare , incòrnpatibile con l'altra Spe
cie : ma nelPHuom Brutale , tutte concordatamen-
te si vniftoHO .
In lui fàrà ad vn tempo la Strdidc^a del Por-
co , la Virtciiì del Lupo , la Cntdcltà délia Tigre,
la Frtdo/tn^a delta Volpe > la Violenta del Cin-
ghiale, la "fgíbU del Cane.,/'
Che se-vn'Huomo attinto divn Vitio solo , è peg-
gior di vn'Animale in quel Vitio , corne discorre il
nostro Filosofo ; perche alla voglia praua si aggiugne
l'ingegno humano : quai Fiera seri colui , in cui íî
accuinulano tutti i Vitij .

CAPITOLO SECOTfpO
In quai maniera si ptruenga alU vin» Htroica,
& elU Bc/iiaiità .
A Tìttlittudiai , nell' Huomo è Viitù :
SB T 38 ra'1 'n ' ° vn3 P"}"""" infinita-
«S> S mente più eccelsa délia Virtà clic (i chía-
Qrîtì&ty ma Diuinità . La Prauità , ncll'Huomo
ì Vitio : ma negli Bmti è vna Qualità ìnoltopeg-
giore , eslèndo incajsaci di ogni Ragione : ÍV: perciò
si chianu "Brutuliià .
Dunqne , sicome tutto ciò che paílâ il Mezzo ,
corre verso l'Estremo , e da lui prende il nome :
così la Virtù , quando ttapatlà il consueto délie Vir-
ràHwwti pa.t che pMtscipi dcl Diuiuo : Solvi-j
tio
f04 DELIA FILOSOFIA MORALE
tìo, qu.rtido trapaflà il consiiero de' Vitij humain»
par che partecipi de! Bestiale : corne già vdifti .
Ma non è polTibilc, che la Virtù , ne il vicie Hii-
mano , paslîno à tjuesti Estremi in vu Momento .
Niuno diuiene repentemente Buono , ò Cattiuo:
& niuno repentemente di Baono si fa Ottimo ; ne
iii Cattiuo Píssimo : non potendosi paslàre dall'vno
all'altto Estiemo , senon per il Mezzo .
TRe fbno i Mezzi per cui si pffaleae alla Vinù
Heroica , oueto alla Bestialità . II Primo è il
Ctílumt . '■
Egli è dubbiolb, ft'fia più efficace l'aflòrtimento
de' Natali , ò l'airafzzamento délia Educatioue : ma
cercamente, l'vno e l'altro hanno vna eftrcma sor-
23 perportar l'Animp à grandi Vitij , ò aile grandi
Virtù .
Ben si vide taluolta dalla Officína cW vn Figolo
vscire vn'Heróe di Siracusa : & dal Miglior de" Ro
mani Herói.vscire il più Brutale de* Celàri . Ma quclti
" son Mostri forrnati dalle altre Cagîoni che si diranno .
Non è cola naturale , che dalla robùsta Quercia
Mica vna fragil Miríca ; rie dalla Bráffìca sorga vna
Palma . ...
La Stirpe di Pélope , hauea vna Spalla di Auório :
quclla di Tésco la Faccia Aqtiílina ; & i I entuli ,
lentiginosa hauean la Pelle . Se le marche de' Cor-
pi pislano nellaProlci pallàno altresì quelle dcgli
Ammi. Da Herói nasconò Heríì i da Fitri , Fitre.
Et oltreciò ( corne alttoue si è detto) niun Pre-
ectto , niun Doatmento , niuna Legge con più pro-
fcSidi caráttcri resta inipreslà , che TEÍempio P a terno «
Qiieste son Leggi , che s'insegnauo; con le Attio*
ni; s'imparano con gli Occhi ; siserinono nell'Ani-
mo : Sc l'oflcquio figLale , rende vgualrnente verte-
rabile il Preccttore & il Precêtto . -
Ancorj^to t\lria Terra , ícil Patri» CìtU , infie-
me infláucono all'Ecceílò dtgli Heroici , ò de' Bru-
tali Costuro».
1 Ciaimerij a' quali la metà áelPAnno è Noue ,
•Sc l'altra metà è Crepuscolo , portano le sue tene-
»« nriJa mente . iSármatj n»ti frà Ic aspre Rupi,
più
11BR0 DÏCIMONOMO. 'W*
p'.ù seconde di Fetro che di Alimenti , portano le
sue Rupi ncl Cuore , & il Ferco in mano : 3e il pi4
forte viue di ciò cnevince al più débile.
Gli Antropofagi , corne dimostra il nome , vi'jeu»
do di carne humana ; co' Spicdi e con le Reti du» -
do la caccia per le Foreste a' ForeiUeri ; di quelle
humane Seluaggíne sol si nutriscono : più fieti neí
seppellirle , che nellVccidetlr .
Fer íscontro gli antichi Egittij , Tebáni , 8c Roma
ni ; ttimando la Humaniti vna generale Coníàagtii-.
nità i credeuansi di oltraggiare la Diuinita di do
ue Hospitale , se verso gli Hóspiti non si dimostra£
scro Religiosi e Bencficì .
Insomma tai sono gli Huomini , quai son colora
con cui conucrsano ; vergognandosi ognuuo di no»
íîmigliare a' suoi Similii . . .,
LA Seconda Cagione , è qualcbe lAccidtntal Dis-
fosaient naturalmeme , ò diuinamente soru%
mita alla Potenza Intellettiua ò Sensithia .
Oreste , inuittiffimo ma infelicissimo Heróe : ìo-
citaro daH' Ombra Patema ad vecidere l'adúlterai
Madre : ma daU'Ombra Materna fúrialmente agita-
co ; douunque fuggiua , pareuagli di ellêre dalla Eu-
méníde con le Faci , & co' Scrpenti instigaro a<4*
vecider gli Huomini , c diuorare le proprie carni «
Aiáce per pura malinconía di eslere staco pospo-
sto da' Greci ad Vlisse nella disputa delleArme dî
Achille ; diede ín tjl cordoglio , & poscia in vna
smánia ranto brutale , che tutti gli Armenci veci-
dendo c tbranando imaginaua di far contto a* Cro-
ci le sue v endette.
Et per opposito , mirabilmente commuone all'He-*
roiehe Attioni la Emulation de' fainosl Hetói . On
de la sola Imaginatione de'Trofei di Milcíade non»
lasciaua dot mire il gcneroíò Imitatoie.
Ma più erficaci sueglbroi (on que'Crieíii ^tfflíti
che Iddio comparte a' suoi Amici . Ondeancora î
Gentili adorauano vn Dio Cmfi , suggetirore de*
prudentirfimi •. onsigli > Sc riconoiceuano da PaiUdi
le alte Scienze^ da Mercurii le belle Arti , e d.í
Mtrtt l'MC(0Ìc4iC Juiptese : jt Qmli Uei'J jltro non
«w»
}o<! DELIA HIOS. MOR. LIB. XT>.\
Amo, che i íbpracelesti aiuti dcl vero Nnmi l
MA la ordìnaria & natural . Cagione délia Ht-
toicí Virtù, & délia vitupeteuole Brutalità,
consiste nell'f/ìjwi» degli Habiti Yinuotì , ù Vi-
tio& . ' -
Da piccoli cominciaraenti II peruiene à grandi
Eceessi . Vn' ístraboccheuole allagamento comincia
taluolra da vna stilla : 8c vn' irreparabile incendío ,
da vna scintilla.
Ogni habito hà vn principio certo , ma non hà
♦n termine certo : si sà quando comincia , ma non
fi tà doue vada à finire .
Vn'Atto è la Radice délia Dilpesitione : da que-
cta getmoglia l' Habito i e 1* Habito stende i siioi
palmai oltte ogni meta .
Corne il Cecodrillo non hà vil fine del creícere ;
ma finshé si alimenta, si alimenta ; così l'Habito,
çon luuendo vn termine di consiltenza , senipre in
clina i nuoui Atti ; & ogni Atto accresce l'Habito :
fiche la Virtù 8claMalitia gareggiar.o con riosinito .
Vna siniplice Coropiacenza spinge taluolta vn'A-
nimo innocente à qualche inopinata dithonestà .
Vna momentanea fralezza , alktta la Cupidigia ad
Âtti simili . La frequenza degli Atti , sregolando U
.Passionc diuiene Ineontinenza . La Incontinenaa ,
ofRiscaado poscia l'Intelletto , straporta alla Intem-
peranza . Et la Intêmperanza , trapallândo i termi-
ui délia Humana eondítione i précipita dentro l'a-
biíîb délie incístuose, 4c brutali Sceleratezze : & ciò
che al principio fùlibertà > all'vltimo è neceslîtà .
Per simili gradi > da vn simplice Atto , con Vir-
tuofi progtefli , 8c marauigliosi' ncrementi feliccmen-
■K ûlirono ail'Auge délia Heroica e Diuioa Virtù ,
senon i Senócrati, i Sócrati, e'Catóni fra' Gentili :
cei tamente i Pacomij , i Benedetti , i Franceschi , e
gli altti Cristiani Hciói > che agli Habiti Morali
hauean congiunti gli Habiti Sopranaturali , con la
perpétua inmienza délia Gratia Céleste , cht mai
•Joit manca â chi di Cuoie U cfaiede .
D E L L A

FILOSOFIA MORALE

LIBRO VENTESIMO.

dell'amicitia:

CAPITÒLO PRIMO.
DELL' AMICIT1A W GENERALE.
*W Ju T
' AMOR.E è quel frnto Nodo , che
nel confiiso Caos , hauendo sep.ua-
te le pugnanti dalle ripugnanti So-
stanze, coiigiunfe Ic Simili con le
Simili i & <li vna Madà informe ,
formò la belh Costruttura dell'V-
niuerso .
Qucsto , nelle cose Inánimi, construa la Sostan-
Z3 : nelle Stujìtiue, conserua la Societi: nellè T^a-
gitniutli , coníèrua la Virtù .
Nelle Inánirm è Amor reciproco ; ma non cono-
Icìuto, Nelle Smfitiút è reciproco & conosciuto i
ma regolato dal Senso . Nelle \igianiucli , c cono
sciuto , & reciproco ; ma regolato dalla Ragione .
Quinci cot migliorar gli Erïètti cangiando nomi ;
nelle Cose Ininimi, è Sìmplict SimpaihU ; nelle Sen-
fitiue , è Hfturalt. Inflintt : nelle Ragioneuoli , è
Volunttrì» ^Amìntia .
Dunque, la più nobile délie Humanc Paíïìoni.è
{^imtrt ! tí il più Nobil Frutto dell'Amore , è
l'Umiciti* . 'laquale» benche fa vna VirtU imper
1 Y ftm
toS DELLA FILOSOFIA MORAtS
fettd , corne la Contint»!* : nondímeno, perch'ella
c molto bella , & molto importante alla Vita Ciui-
lc , & alla humana Félicita ; metitò anch'està di an-
noucrarsi dal riJosofo nel Coro délie Virtù Morali ,
Et nel vero , quai cosa è piti Diuina in Terra , che
la Perfetta Amicitia ! hauendo Idilio Imniortale com-
municato a' Mortali ciò ch'egli hà in se di più mira-
coloso tí beato ; cioè , l'vnit.ì nella Pluralità .
Quai coCi pui miracolosa, che diuenir du« Sog-
getci va sol Soggetto : & hauendo ciascuno il pto-
prioCuore, viucr l'vno nel Cuor dell'altro! Cias
cuno hà due Anime , ò non ae hà niuna : perche
l'vn viue con l'Anima dell'altro , non con la sua .
Quai Cola dipoi più giocorida , che mettere in
ommune ifdesider-io del Bene Vn
comir)unciifiniucHiiuuut.»v ... •ndell'Altro
.. ! Onde,
ficome i caldi Raggi del Sole , riflettendo »- da
j- due
Specchi in se niedctirni , aumentano il lor Calore:
così , godendo ciascnno del Ben dell' Altro i uu:a-
bilmeutc si aumenu il lor Godimcmo .
t&A
VVT WI Có&l Ww
tâSA
C sAt IT 0 LO SECONDO
Ctuft itll ' *4micitÌM .
ALLA Ctntnritii nasce l'Odio , tí dalla
J£ T\ SE Simi^lUn^a nasce 1' Amore , ficome tu
3> " <£ puoi conoscere per induttione da turte
•frW&ÎHÍ' le Sostanze che si son dette , Indnimi,
Senjïiiut , fie Tyigionruoti
Ûiracolofo Amore tra'. Corpi Ink ntmí , è quello
délia Hircúlta Tiilra col Mtrttdt' Mitaih: die
ri tien sospeso > non la Calamita , villana Amatti-
cc , à forza rapisca l'Amato Ferro : ò il Fetro trop-
po feruìdo Amante , mitando di lun^i l'Amato Og-
gettOj lo vagheggi senz" occhi i voli per aria senza
penne i ôc senza braccu l'abbracci .
Mitácolo da Fllososi atrribuito alla Simiilianl*
délia N.iturat compleslìone degli Elementi c de' Mi-
lii ; ordinata alla mutua conseiuationc : eslendo U
Calarr.íu vji Ferio impetfjto i & il Fcno TJW Cabmí-
ta
tIBRO VENTESIMO. to9
ta metallica . Onde l'vno vnito all'altro raddoppia-
no la lot forza , & si communicano le loc Victù : la
Calamíta diuìen Fecro ; & al Ferro dîuicn Calamíta .
Ma per contrario ■ se tu accosti al Ferro la Thea-
mldt , Calamîta di Compleslìone à lui Contraria :
vedrai quel fiero Marte f-itto Rettógrado davnpá-
nico terrore; voltando le spalle, ontosainente tug-
£»te.
Mira dr'poî ne' Vtgeubìlì unimati , corne Ta Pal
ma vicina all'altra Tulma, gioisce : & riuol-
gendo Pvna per l'altra le front! dt 11c frondi ; con
reciproco amplesio délie tadici occultamentc careg-
gtsnJofi, di soauiflimi l'.irri diuengon Madri : &c se
Fvna è recisa ; l'altra cou passe Palme , & horrido
pallore misuiene , e muore .
Mira per iscontro la Vite , di tutte le Piante la
più seconda, & pin giouiale; se poi si sente vicina
la Brásiica , Planta di malinconoso e freddo sugo :
corne dispettofi e dolente, ritrahendo i pámpini e
le r.idici in altra parte ; fugge l'odiato aspetto , non-
che il contatto : & se tolta non l'è dauanti la sua
Nemica ; ò di dolorc ò di rabhia intilìchiscc.
CHe se di Naturale Amore tanto ardono lcSo»
stanze insensate, che ne vedi gli essetti, & quasi
n'odi i soípiri : molto più viuamente il fentouo le
Stxsitiue .
Chi non vede come gli *4mm*li délia steflì Spc-
rie , & simili di sagacitae d'ïnduftria i per Sociale
Instúito, si aman frà loro, compagneuolrpente aitau-
dosi nelle lor facende,
Tal'è il Commercio délie oifi nella Política , dél
ie Ftrmiche nella Económica i e di tutti' £uairw
pedi^e Pennuti ; nell' educar la Proie ; uel procac-
ciarla Preda; nello schermire controa' Nimici ; &
aer traftullar frà loro con ischerzi amicheuoli : non
mancando loro fauclla , per chiamirsi l'va film .
fc per efprimere l'vno all'altro i loro Amori .
Et per conuerso , chi non vede con quanta M*l**
4?}Jie»la schifano il consortio degli Ânitnali disse-
cuti di cempra te di costumi > 8c , benclie perauanti
ion coiiosauti i nc vednti > ò per tiraoie li fi ■■: ,o-
X x ' no.
fio D£UA fILOSOFIA MORALE
no, ò pet odiu li petleguono : soprauiuendo l'edi
8c il timoré etiamdio doeo la motce . Onde le pc;iner
deUVtyu/Vi rapace, diuorano quelle délia r«/m£j
inhoceHte: & le viscère degli *tntiti ínnocenti si-
lare in corde délia Lira, con quelle dcl rapace Lupt
mai non concordano : viuo Simbolo délia Diícordia.
HOra perche nell* Ordine Superiore si voiscono
le perfctrioni dclPlnferiore : perciò ncgli Ani
mal! si vnisee la Simpathml^aturtle , con la Sacittì
Sensilìua ; &_per conséquente , negh Huomini, in
più eccellente grade , si vniscono X'ijimcr SìmpatUt,
& Visilnor Sociale , & V%Amcr Tfagioxeuolc .
Amor Simpátic» (y naluralt tu quel di Polítlrétt
& di Hippóclidc . Questi venurí al Mondo il mede-
simo Giorno , ne] medesimo Clima soteo la mede-
Cma Constellarione : simili di Complession , rli Sem-
bianti , d'Ingegno , e di Fortuna : al primo scor.rro
degli occhi , sentironsi j Cnori con secreto nodo
strettamente legare : & corne insicme nacquero, così
insieme viffero, insieme infennareno , insieme mee
rirono : come se vn'Anima sola indue Corpi fosse
enrraca , & vscita .
Ancora ncgli Huomini è \'~4miciti* Sttìalt , ma
più ragioneuole di quella deile Api: sondata oella
Simlgiinn^f délie Professioni, ò degli Affiri Ciui-
U : accommunando le Facoltá , ò i'Industiia , per
trame commun profitto ,
Tal fù la giurata Amicitia di Tist» e Tirit— , pet
muruoaiuro nelle Imprese Militari ; à fine dl ac-
quistar Gloria ,& Impéri , Onde, chi hauea l'vn di
loto Niinico, hauea due fieri Ncmici ; odvnNimi-
to di due Capi e quattto Btaccia ; che diede esem-
pio aile Conftdcrationi de* Ptincipi Conquiltatori.
Tal fii quella di Dkmtnt & Píibia , contracta pet
gli Srudi communi nella Scuola di Piragora ; profit-
tando l'vno con lo Studio dell'altro \ come in vn I
leiterarío Commercio»
Tal finalmente quella degli KAnésici , & de* Mir-
cttanti , che si chiamano frà loto Secij , & *Amià ,
?er intei tsle cornraune ; penche cjajl ' Vtile naíce
Aajorc.
Ha
tlBRO VEKTESIMO. fii
Ma sieome l'Amicitia Simpathica è commune ail*
Huomo con le Cofc inanimate -, & l'Amicitia So
ciale è commune all'Huomo con gli Animali : cosl
f'^Amicitia /reprit dtlt'Huomt, c sond.ua nella Si-
miglïan\a de buon Coffumi ,
Idca di quest'Amicitia fta' Gentil! ,. fù quella dí
due Nobili Tebáni , Ptlípidatc Epamiatnda ;cheà
lungo espetimento hauendo conosciute intimamenre
le Virtìt l'vn dell'altro -, Pvno all'altro rcstò lega-
to d'indislòlubile Amicitia fino alla Morte .
Scoprirono l'vn nell'akio vna somma Pr\titn\a,
vn'amabile Granita) , vna modeíta Sobrittà , vria
íncottotta Ciufiiiia , vna Heroica JFtrttXJa d'Ani-
mo : & sopra ogni cosa vn'ardente Carita verso la
Patria tiranneggiata dagli Spartani .
Era dunque û-Pìne 3i questa Amicitia , non gli
Honori , non le Ricchezze ; non il proprio Bene ,
corne nella Società ; nattdmm dtíUVirtìi . Siche
concordando nel Fine , non potean ftà loro eííèt
discordi .
Guerreggiauano entrambi, non garreggiauano t ral-
legtauasi l'vno délie Vittorie dell'altro : perche dou'è
Amer non è Inuidia : & doue non è Inuidia , l'al-
trui Virtù è gioconda corne la propria . Et perche
l'Amore hauea setto , di due Persone vna Perfora
sola , trasformando l'Vna nell' Altra ; trionfando vu
solo, triotifauano ambidue: & di ambidue n ion-
fana l'Aracre •
La Simiglianza duncjue è la Madre dcll'Amicitia :
ond'hebbe luogo il commun detto , tidetto dal no-
ftro Filososo ; e ritratto per copia dall'Oracolo di
Homero : // Simili al suo Simite il iïumt adduct .
Et quel di Pl.uone , visitato dal Giouine Catone :
ÍMitmtntt Ji accippi* il Par col Tari •
ili DELIA FILOSOHA MORALE
^^ô1
CAPITOLO TET^ZO
DelfuAmtr di Concupiscenza , & di ^Amichi* .
<$'{99,9' HE T^rtiyà mirandosi nella chiara Foa-
SS Í"1 S te ' ^ fo'lò aliaste i marauiglia non fu -.
85 3» getto
^••£"ÍHhJ> percheamabile
corrispondendo all'Amore
s Se sentendo in se vn'Og-
quella
fiamma, che à mille Ninfe facea sentire : non era
ingannato dagli Occhi suoi ; ma dalla sola Opinio
ne i che suo non scile quel ch'era suo .
Maggior m irauiglia fu quella , che Uiu , ranci
da c schifosa Nonna ; riputandosi » nonché vnaldca,
ma vna Dea della Bellezza' : quando miraua nello
Specchio la sfigurata sua Figura ; Idolo Se Idolâtra , U
vagheggiaua & ne inuaghiua ; l'abbracciaua e ne im
pazzi ua : di se ite ila amorosa e gelosa , senza Riuàìc •
Questo è 1 Eccedo della Filautia ; così chiamano
V^imtr Trofcic ; ilqual dalla Prouidenza fù impref-
so nell'Anima çer conseruadel proprio Indiuiduo.
Ma se non è moderato dalla Ragione , diuien dan
noso all' Amante , & ridicolo a' riguardanti : coree
Acca la sciocca , & l'infelice Narciso •
V*Amtr Proprie altro non è , che la Propria Cen-
cupiscen\a ; radice di tutti gli Atti dell'Humano Ap
petito : lacjual consiste nel Seguire il sue Hen* , (?
fuggire il suo Male : Goder dei lene che hi ; & do-
i'rjì di tjutl che non hà . Et questo , circa i Beni Sen
sibili , alberga nell'Appetito Inferiore : & circa i Be
ni Intelligibili , nel Superiore.
Ma perche la frena Prouidenza fece l'Huomo So
ciale: dielli perciò vn'altro Instinto di Tartecipart
ad altri il suo mort .
Gode il Liberale di commuuicare ad alrrui le sue
Facoltà ; & il Dotto le sue Dottrine . Gode l'Anima
■ii trasmettere in altrui gli suoi Peniieri , Se il suo
Amore.
Ogni fiore è Parto di vn Seme , Se Seme di;vn'al-
tro Fiore . Nasce l'Amore in vno Indiuiduo, te si
estende
LIBRO VENTESIMO. ri;
estendi ad vh'altro Indiuiduo per mezzo della Vo
lumi .
Niuno è contento di voler bene à Se steflb ; sé
non vuol bene ad vn'altto Se . Quello è vn'Amot'-
l rimanente , te questo è Prcgnssmt . Quello è Amor
di Ctncufisctn\f ; questo di Btniutltn\a .
Ma sterile ancora è questo Amor di Beniuolen-
za verso l'amato : se non produce neh' Amato va
%'iìproca v4m*r* verso {'cimante: che di due «/immisi
fa Due cimici •
Principio di Beniuolenza è l'Amor proprio ; ma
non è Boiiuolenza: principio dell'Amicitia è la Be
niuolenza, ma non è Amicitia . Ogni Amico èBe-
niuolo ; ma non ogni Beniuolo è Amico.
Seben gli Ocelli , siano le guide fedeli dell'Amo
re : nondimeno l'Amor di Btnimlen^n si può con
cepire ancor per gli Orecchi : bastando la Fama del
le Virtù , per generare Amore verso vn' ignoto , in
vn momento»
Ma l'Amor di >AmicltU , è il Parto dello Ele
fante , che perche gran tempo viue , richiede gran
tempo à nascere .
Molte scorze , & profondi seni han gli Animi fiu
mani • Non si poslòno penetrare ò conoscere , seriori
con sagace inuestigatione , lunga praccica , Se sicuro
esperimento .
Ancor gli Animali eie Piante , con Amor di Be
niuolenza si possano Amare , ma non con Amor di
Amicitia , perche non riamano chi le ama .
Il Plàtano caramente adorato & adornato da Str
ie ; à quell'Amore tanto era insensibile , quanto l'A
mante era insensato .
Glauco tanto ama ua il sito Cauallo , che lo pasce-
ua di carne Humana ; & dal Cauallo in ricambio
fù diuorato : quella Fiera era amata , ma non ama
sia : ouero amaua le Carni del Padrone , non il Pa
drone»
Pare Amicitia quella del Cane , che. carezzato ca
rezza , lusingato lusinga , amato riama il suo Padrone :
ma perche quella è simplice Passione , Si *Ajs'tt*
StnsitÌM , nou Elttùiu , ne Ragioueuole : si chiama
Y 4 Inffintu,
*4 DELLA FILOSOFIA MORALÏ
inflitti , non limititi* : ama per eflère bencfici-
to ; non riama perch'egti è Amato .
Non è Amicitia , se l'Amato non conosce l'Amor
dell'Amante , & noi riama per Elettione .
Tre dunque sono gli Amori : lmmantnte , Trin-
stanti , Se Hjfitjsù : sAtiur propri» , *Amor di Htnim-
/ta^a , lAmar di *Amititi* .
EGli è vero , che seben chi ama merita di eflère
amato: nondimeno l'amare per estere riamato,
è più tosto Amor di Concupiscenza , che di Amici
tia . E tanto più s'egli ama per riceuerne Vtile ò
Dilettatone .
Chi fà Beneficio , rnerita di ticeuere Benefìcio:
ma chi fa Beneficio per riceuerne Beneficio , non
è Benefico, ma Mercatante di Benefici). Et chi ama
per riceuerne Amore ; non è Amico , tua Merca
tante di Amore; non ama l'Amico , ma se medesimo .
Perciò V Amor di oncupisceriza non obliga à re
ciproco Amore : perche in cambio di quell'Amore:
Uà per mercede il Diletto , ò il Guadagno .

c^ìp itolo sy^njro


Sfitti àtlt limititi* .
•frM&î^ R H sono gli Oggetti Amabili : ÌVrih , 0
Dilcittutlt, Se 1 Hoticfit . I Beni di Forru-
X * 5 na sono Utili : i Beni del Corpo fon
4} MWHfr Dilttteuili: i Beni dell'Anino sono Hr
nesti : come altrouc fi è detto .
Gli Utili, non sono Amabilipet se stessi , ma per
accidente , inquanto seruono ad acquistar'i Diiette-
uoli , ò gli Honesti. I Diini tutti , sono Amabili
per se stesti alla Natura Sensitiua , per accidente al
terata. Gli Muntili , fono Amabili per se stessi alla
Natura Ragioneuole , Se Perfetta.
Siche , secondo l'Ordine della Prouideslza i gli
li corporali , sono ordinati a' Dilettino!i ; & i
i rettoli agli Honistì ; perche gli Esterai seruono
orpo , & il Corpo all'Animo •
Tie
IIBRO VENTESIMO. ri$
Tre sono adunque lc Specie dell'Amicitia , Vrilt,
Diltttosa, tí Htntfta : perche gli Habiti dagli Atti,
& gli Atti dagli Oggetti si diífercntiano .
Huinci tu puoi conoscere , che queste tre Specie
di Amicitia , non diuídono ilGcnerc adtquatamen-
tt i ma analogicaminte . Peroche gli tre Oggetti Ama-
bili , eslèndo subordínati ; il Nome di Amicitia prin-
cipalmeme & propriamente conuiene alla Hcneftm
dipoi alla DileittmU : & vltimamente alla Vtih ,
Siche la Honesta , eslèntlalmente : l'vtile tt la Vo-
luttuosa solo per certa Metafòra di Simiglianza , so
no Amicitie .
Quindi è, che l'Amïcitia, laquale hà per Ogger-
to la Vtilità, corne le Confédération! & le Società
mercantili , non cflìndo fondata sopra salda & in-
trinseca Virtù, ma sopra esterni , &nccidentali In-
teressi ; mutandosi questi , si muta : íí moite volté
l'Araicitia in Nemicitia : & la Società Humana , ín
Società Leonina , si cangia .
Nel Romano Trionuirato di Ltpiit , *Anunìt , &
Ottattianc , tanto durò la loro Amicitia , quanto du-
lò la Speranza di spartirsi frà loro il Romano In>
pero , con la ruina di Btuto e Cássio .
Ma ruinatî quelti duc , & diuiso l'Impéro j i Trión-
uiri diuisero i'Amicitia. Peroche aspirando ciascu-
no al Tutto , si vnirono Antonio & Ottauiano per
jspogliar Lepido dclla sua Parte : dipoi Antonio si
roofle pet ispogliare Ottauiano délia sua : ma pre-
ualendo il Valore , j la Fortuna di Ottauiano ; que-
sto solo rellò il Sole : ne più gli bisognarono ^imiii,
eflèndogli tutti Sud.m ■ Ecco il Fine djeU'~*ni«tòi
Vtiìt .
Ne raaggior fermezza hà i'^imicitia Voluiiucfi .
La Voluttà ( come gi.ì vedesti ) è la più vcloce
dcllc Humane P.issioni : & proptio è délie P.istkm
l'eslère giornalicre , e tanto più insh'.ili , quanto
più vcloci : perche turte lono irrjgioneuoli Moui»
menti , che per momeoti si mutano : quanto più
violenti, inanco dureuoti .
A ragione i'Amor Voluttuoso fù sintovu 3a»»-
iim dm : efli'odo più irragioncoolc di vu Rauv
y j . buxo »
fií DELLA FILOS. MORAtï
bíno ; & più leggiero délie suc penne : porundo
vim Face ji Férole , che subito si acccndc > ma po-
co dura .
Dura l'Amor Voluttuoso finche dura U Volutu.
Se i! Tempo , ò il malore , cangia nel Vilb la fian
ça Prinuuera in pruinoso Verno : ò se vn bel Voko
da vn Voko più bello vien'eclillàto : l'amabile di-
uiene odieuole : & ciò che prima piacque , si
uaúsea .
Più giusta che gtaue fù la querela di Arìanna con
tra Téseo , & di Deianira contra Hercele , iquali,
Fort. nell'armeggiare , ma Leggieri in amare ; alFap-
parire di vna nouella Bellezza , rompeuano fede al
la primiera . Peroche armeggiauano corne VtUmfi,
te amauano corne Voluttutsi,
Maggior mar.miglia arrecò , che Perìandro, vade'
Sette Sapienti délia Grecia > per diuenire Arnica di
■vna S i r.11 lier.i Frinc, diuenne Nimico di Meliiiàíiu
Conforte , & cor terro le tronc ò ilNodo d'Hirae-
néo , Sc dclli Vita .
Ma l'Amore di quel Sapiente , non hauea rádlce
nella Sapienia ; ma nel Diletto . Sapcua allai , nu
non era Sapiente , perche il ver Sapiente non ama
per la Viliuii , nia per YHctitSìt . £t così que' Sa
pienti sapean meglio Insegnare, che Pratticare.
Non è dunque Vera Amicitia , ne ì'Vtilt , ne la
Vthlims* : perche ne l'vna nerl'altra mira il Ben
dHl'Ajnico i ma il Ben proprio : onde l'Amore , i
di Concupifctti^a , non di lAmiciù* ,
Veta perciò, & perfetta Amicitia , è solamente
YHoiuiia ; fondât! nella Virtú : qu.il fu quella di £pa-
rainonda StPcIópIda, corne si èdetto.
Niuna co& nel Mondo è più stabilc e ferma che
POggetto délia Vìrtì > eslèndovna confbrmità con
)•' Retta Ragione i' cioè, con l'eterna te immutabil
l-ejge delta Mente Diuma .
Codant* aduncjue & immutabile per se stesia i
"A i iciti.i Virtuoù i perche l'Oggetto non è muta-
i»lc : & il Sojgctto non ama per Pasiìtn , ma pet
•4» «juanttm ir.e U Vera A:nicitii , non ami pei
tlBRO VENTE SI MO. 117
l'Vtlle, ne pet il VlltiUtult, ma per ['Minette: non-
dimcn» eflèndo Htmfin , neceslàriamente sari insie-
me Vtitt , & Dìlttitutli .
Se ciaseun sente dîletto ncl mirât nel!o Specchio
la Imagine del suo Volto , quaudo il Volto è leggia-
dro e vago: quai diletto sente l'Amante Virtuoso ,
quando vagheggia nel Virtuoíò Amico , l'Iinagine
délie sue ptoptie Vin» , íc de' lùoi Imoni Coflumi î
Che se l'Amot' è Reciproco ! quanto cresce il di
letto ; mentre che riflettendosi nell'vno l'Amor dell'-
altto ; gode ciascuno il proprio godimeato , & quel
deU'Amico •
Et d'alcra parte , quai cosa è piii gioueuote ne!P-
vna e nell'altra Fortuna , che vn'Amico sedele ; hoc
pec consiglio nelle cose agibili ; hoc pet aiuto ne*
casi auuctsi!
Niuna Società Mercantile raddoppia il Capitale,
corne la Vera Amicitia : perche dando il suo Amo-
re à ricambio , acquista quanto hà l'Amico , senza
perdere il suo : eflèndo fti gli Amici ogni cosa Com
mune, corne vdirai.
Da ciò che fi è detto si può raecogliere , che
l'Età propria délia Veta Amicitia è l'Età Mt^aaa .
U Giouine vigoroso , vigorosamente agitato dalle
Paflìoni ; ama pec Vtlmtté . II Vtcchia fieuo'e , aS-
bisognando di molti aiuti ; amaper Wtih . II JU\~
feno, incui lePassioni son giàsedate , Sc il Vigore
non è ancora iiifiacchito ■ ama pt r VHmtftt.
II Gituint troppocredulo , crede tutti Amici .
U Vicchit troppo suspicace, di tutti sospetta . II Mr^-
^aiu tenendo il Mezzo fra gli duo Esttemi , giudka
secondo il Veto , te anu secondo il Ciudicio ,
pS SELLA FILOSOHA MORALE

sAiìi itll* Vin sAmidtU .


tyV&'fy RE sono gli Atti délia Vcra Amicitia i
»f> ^ $ urdia,
•b&ci-ïï La BenimlinX* > c va simplice mnui-
mémo délia Voluntà , che desidera Bene ad alcu-
no , ma scoza voglia di fargli Bcnc •
Se tu ci abbatti à vedece va cimento d'armî , od
va festeuole aiingo di duo Guulicri maipiù da te
vedutii naturalmente ti senti aU'animo vaa subita
te partiale indinatione allaVittotia dell'vno piùche
dell'altroi ne perciò ti muoiu à porgergli aiu.
. Sia quelta Buona Voluntà cagionata da narutal
Simp.irhía , ò da subicána Paflione ; egli è vn'Amot
di Bcniutltn^a , e lion di Concufisit>i\a. : perebe ta
gli dcfideii U vittoria pet beo di lui , non per ben
(uo .
Ma fmqui egliè vn'Atto l»ur»»,tc infecondo ,
perche non pattorilce alcun'Atco Elteruo verso l'A-
uiato .
Non può eflêre Amico chi non è Htniuili ; ma
*bi è Beniuolo , non perciò è subito ~Amic . Et
benchc il simplice Amor di Beníuolenza sofle Re-
cipruco i non si potrebbe chiamate Amicitia Veta,
ma Metaforica , Sc Ociosa » Principio ai Amicitia ,
ma non Amicitia .
EGliè duncjue il ptimo Atto dell'Amicitia il vo
ler bene all'Amico : desiar ch'egli viua , e vi-
ua lieto : rallegrarû de' suoi felici , e doletsi degPin-
fclici auucnimenti. Ma riditolaè quelta Btniuiltn-
v*3 > se la Eenefictn\A non le porge la maao .
Non è Voluntà etììcjce quella che vorrebbe U
Bene ad altrui , ma non adopra perche gli auucnga .
Chi non desidera di giouare > non ama : ma chi
fuo giouare & non gioua , non desidera digiouate ■
L Anime, u conosce dal fatto , come la Sanità dal
Polfo.
LiBRO VENTES1MO. fr
Polso . Si tisc Gioue di quel Bifblco , ciic fàcca vu-
ci accioche íl suo Carro vsciûe dal fango , & esta
non porgeua all'opra la mano . Tanto vale l'Ami-
co che non gioua , quauto il Nimico cbe non
nuoee .
11 "Sintficit & Vlngiuría son due cose contrariai
flngiuria soluc le Amicitie > il Benefìcio le stringç .
Igliè vero che l'Amare per riceuerne Benefìcio non
è Amor di Amicicia : ma l'Amare per hauéi rire-
Uuco Benefìcio , c vn bel principio di Amicitia .
Dunquc i Beneficij , prima sono Elementi , e do-
poi Aliment! dell' Amkitia : perche tutti li Corpi
con quel si mantengano di cui si compongono .
Egliè veto , che non ogni Benefìcio è Bénéficie;
senon è Huneíìo . La Benefìcenza è taluolta Malesi-
cenza: perche compiacendo all'Amico, nuoee alT-
Amicitia> & la fi peggiore délia Nimicitia . '
Erano íiretti Amici Rutilio è Scauro : ma Rutilio
tìchiesto da Scauro di vna cosa Ingiujla ,. sene scusò .
Turboflî Scauro del rifiuto , dicendo : £>mI bifignè
bc 10 itll'amicitia tua , fi date non oticn-, vn Bé
néficie ? e Rutilio tispoie : Cbe bifignt ht io delt-
Jímicitia tua , j'it deggio far fer U Case Ingiufle ì
Et quiui fini l'Amicitia < Amote spezzù l'Atco , e
smorzò la Face.
Più bella tu la tisposta diPéridc nu men bell.t
la conchiusione . Osò ptcgailo vn suo Amico , per
il santo leg.ime dell' Amicitia , di voler giurare il
falso in suo seruigio ; & esiò rispose : ,Amùi vsqut
ai virât , Voglio che siamo Amici si i ma fiuo ail!
Sacri Altari . i
Soleano tutti quegli che solennemente giurauano ,
tenet la mano sopra ^ittare . Onde pi» memoia-
bile fù la sua Rispolta, che la Rjspoita di Rutilio »
ma eg!i non troncò subito > corne Rutilio , la Ver-
gognofo Amicitia .
Veto nodo di Amicitia non è quello che strigne
vn falso Amico ; & falso Amico è colui ch'tligge;
per Benefìcio vn Sacrilegio Amicitia era qu'.lla»
non da difiuciri (corne dìeea, Calorie ) ma da tiroir
flo DELIA F1LOSOFIA MORALE
DAlla Btniutltn\t congiunta con U "Sintsicin^t,
nasce la CcactrdU; laquale altro non è , ch
la Vnion di due Cuori .
llC-iote Hununo (corne gii vdisti ) è il Princi
pe délie Membra ; Principio de' mouimenti Vitali ;
Organo délie Passioni , e Reggia dell'Araore .
Di duc Cette accordâte atl'istefso Tono , se lVna
si tocca , l'altra per se lleflà consuona . Ciò che
nella Cetra sono le Cot.de , negli Anunti sona i lot
Cuori .
Quinci , se due veri Amici si rîueggiono dopo al-
cun tempo i allô scootro degli Occhi , l'vno e l'al-
tro Cuore palpitando si muoúono rVn verso Paltro :
ícper intcrprcti de' loto scambíeuoli affètti, man-
daoo le rocte voc! alla lingua , gli caldi ípiriti al
volto, le dolci lagrime agli occhi , íl soaue risoalla
bocca > te con cari amplessi fltignendo Petto con
Petto , Cuor con Cuore s'vnisce quanto può .
Communicandosi adunque ne' Veri Amici l'vn
Cuore all'altro : vicendeuolmente accommunano í
Pensieri <r le Voluntà : l'vn vuol ciò che l'altro vuo-
le : consente l'vno à ciò che l'altro sente ; non F0'
tendo ester diseotdi le Menti , sei Cuori sonojCoa-
cordi .
Diquì nasce quel sommo godimento di eonuet-
sare 8< viuere ïnueme : di vedersi gli Animi dentro
degli Occhi, finestre del Cuore : k fàtti Teatro l'vno
all'altro , mirano l'vn dell'altro le belle Attioni .
Di quinci quel graue afrànno neIle dipartite , spar-
tendosivnCuoc dall' altro. Quel lontano colloquio
ton le milfiue : tramandandosi li Pensier chiusi den
tro vna pagiaa . Quel diíperato dolor nella morte
del suo Indiuiduo ( che spinse taluolta il Viuo nel
Rogo dell'ístinto , volendo più toito morir con lui ,
che viuex solo : te corne il Ûno di Amianto , aecte-
fccre con la Fiamma il Candore délia sua Fede.
Ma che rnarauiglia > poich' eflèndo in loro va
sol Cuore ; vn fol Volere , vu solo Intelletto ; et*
in ìhi Ctrfii vn'minima sola .
ta Madre di Dário, iugannata dalla rïeca saura-
■esta di fcsertióne , úuerì lui in iseambio di Alefr
Jàndfo; ~
LIBRO VÏKTES1MO. fW
Cindro ; & iscusandosi dell'etrote : ftì ( distè Alcl-
sandro) non trratti , Tfiina : *g/í i vnaltro JAt .
Miracoloso Amote : {neantatot potcmiflìran ; che
con isttana ma vera Metempsicófi , trasmuca vn'Huo-
mo in vn'altro, 6c di due ne fàvno ,
Non mentirono dunque auanti al Tiranno quelle
famose Coppic di c.iri Amici > quel Pilade & Orc-
ctc , iquali per moric l'vno in iscambio deU'altro,
l'vno aiïèrmaua se elser l'altro .
Dicean veto nella menzogna : vîuea Qteste ín
Pilade » & Pilade in Oteste : il Tiranno , vceídên-
do l'vno, vccidea l'altro : & vccidendone due , ne
vcci deua vn solo ; anzi niuno : perche la fama di
«juel miracoloso Amote gli re immoitali ,
m mm
C vtPlTOLO S EST O-
St t^imícitU fia Virtk , & quai JU
■fr**^ N D E G N E del Sacro Nome di Vini ,
S I S 'ono '! Amiciti e , cbe riguatdano la V« •
* 4 * lutta , & la VtÙità íSensuale ; peroche
non salendo alla Sftra dell'Honesto ; giac-
cíono nella bastà Kegione délia Concupiseenia , «cm-
rnupe anco aile Belue ,
Ma l'Amate alcuno petch'egliè Vírtuoso ; è vn'.
Atto di Virtmsa "iinmoltn^a , hauendo pet tetmi-
ne la Virtù,
Se tu ami Leónîda il Fcrtt, petch'egli t Fotte ,
íuà vn'Atto clettiuo , che si riduce alla Fortt%£a .
Se Catóne il Collants, come Costance ; appanec-
rassi alla Cofianla . Se Attico il Vcraçi ; alla Vt-
raciti , Se Senócrate il Thìud ; alla Pudirìlia ;
petchc tal'è l'Atto qual'è l'Oggetto .
Che se questi Arti fàtaa fréquent! ; nascerahno
Haéiti E/ettimSi Virtutfi délia medesima Specie .
petche tal'è l'H.ibito , qual'è l'Atto .
Ma questa Virtuose Beniuolenza, non è Vittucú
Amicitia , se non è Ttctipreça •
friouslò Viituolislpuo Lettcia.sc , lanto »*innarnór
íii DEtlA FILOSOHA MORALE
lò délie grandi Vinù dell'Abb.ue di Clignì perse
nia vdite ; che mollè di Parigi per contralte A mi-
sti con si Virtuose Ptelato.
D'a'tro lato , l'Abbate, che nol conoíceua ; d»
prima vedeta credendolo vn Vigliaccone ; gli colse
addoslb vn' Antipathía così fiera , che ( c iò che à
niun'aliro hauea fatto giamai ) fecegli ferrar la por
ta in fjcci.i per non vederlo •
Arabi er.ino Virtuosi : ma Primaflb amaua l'Ab
bate i 6c era odiato : l'Abbate odiaua Primaflb , 8e
tra amato . L'vno era la Ellera , che aina l'Olmo i
C l'altro l'Olmo , che odia l'Ellera •
Ma dapoi che l'Abbate conobbe la Virtn di Pri-
luaflb , l'Amor fil reciproco e grande : e strinscro
iniïeme vna Virtuosi & insigne Amicitia •
Siche l'Amicitia , alla simplice Virtù aggiugne vna
fara &cccellente qualità î cioè la 7(eciprtcaiiene.
Ella è vna Virtu rimltante da due Virtù . Corne
dalla Riuerberation de' Raggi nasce il Calore : così
dalla vnion degli Attl Virtuosi di due Amanti . ua-
scel'Amore. Dall'Odio reciproco si accende laNi-
micitia : & dal reciproco Amor l'Amicitia .
Consiste dunquç la Virtù dell'Amicitia nella 1(t-
êifnttiUu itll '\Amtt■ VirtHcfi , corne il cambio
e ricambio nelle Ciuili Societá .
L'Amore è vn ricco Capitale dato dal Cielo a'
Mortali ; iquali postbno bene ò maie impiegarlo .
Chi lo ittt» , chi lo gttt* , chi lo vende ; chi Yinf
pîtg* nelle cose vane, chi nelle oscene i chi nelle
Honeste ; te tal'è l'Amore , qual'è l'impiego .
Sicome dunque la Vira ÍAmicit ia è quasi vn mu-
tuo , & rr.utolo Centrant ftà due terfine Dir$'ust &
vgiali , di amarsi & riamarsi perle loro Vinù ,sc-
i-ondo la Egualità : cosi ella spetta alla Virtù dclh
Giultitia , che hi per Oggetto k Vguaglianjjf n»' Cm-
mer/p , te ne* Contrat» .
Jtfienie può rompere rAmicitia ■ senon IVwgjmná :
te mente può conseruarla , senon la Gittfliii*.
Già vdisti che la Giustitia è vna conlhnte Voluntl
di dare ad alrri con egualiti il silo douere : fltl'A-
•ucitia è altxesì voa Voluntà che riguatda il Bene
altiuii
tIBRO VENTESIMO.'^ $»j
altrui, ti non il Proprio, conforme al merito . On
cle l'amare ; alrro non è , che Voler Bene aíl'Ami-
eo per sua Virtù .
Ma nella Giustitia , basta la Vaimi* Tettatimi di
vno ars vn'altro : & nell'Araicitia , sono due Vtlw
là Correlatine .
E vero , che la Virtù della Compiacenza , di cui
parlammo ; hi qualche simigliania all'Amicitia : ma
ella è Virtù molto diuersa.
l'Intentione è quella che difterentia gli Atti , e
gli Habiti Human! . La Compi*ttti{a si muoue i com
piacere à tutti gli Huomini; perche così richiede Ut
Humaniti, & la Ciuil Conuetiàtione . Ma l'Amicitia
fi muoue à riamar l'Amico , perche la Giustitia aroi-
cheuole così richiede. OgniBuom Cortese, anco
ra verso il Nimico esercita Cortesia , e Compiaciuta ,
ma non ^Amicitia.
Ma sicomc l'Amicitia è quasi vn C otttratti, Marg
it , Si non Ciuile : & la Misura dell' Vguaglia ina noti
è Fisica , ma Mirali : così ella non è Perfetta Giù-
ititia . Et perciò dicemmo che l'Amicitia non è Per
fetta Virtù . ~
Ella non è giustitia di Htntstì Legali; ma vna
Giustitia di Hene/là Mirali : ma tanto regolata dal
la Ragione con le massime della Giultitia Legale t
& tanto bella , Se profitteuole alla Vita Humana ,
che à molta ragione , da' Filòsofi è accolta fra le
Virtù ••
Due sono le Specie della Giustitia ; come vdisti
à suo luogo : la Commutatiua , Se la Dilìributiu* :
e due sono le Specie dell'Amicitia : l'vna Commu-
satina, laquai ir.isuta la Quantità della colà cheli
deue. L'altra Dislritutiua ; laquai misura la Quali
tà delle Persone à cui si deue .
Quella è Amicitia di Vgua%lian\a, che dona Vgual
per Vguale : questa è di Dìjguagtianla, che dona
1i4 DELLA KtOSOFIA MORALE
■m -E» M»
CisiPITOLO SET T1 MO
Z>til'v4mititÌA di Vguaglian\$ . •
4^££>)4> ' Essenti.il Fondamento della Légal Giustí-
$* jjj tia Ctnvnutatiu* » è il Cmrafaffi , ò Ga
S Taglitm Hadamantit ; cioè , CAe citfi**
fy itì&Ò' riciua qiul che ftce , sectndt sEgualilà •
Questo medesuno è il Fondamento dell* Annci-
lia dí Vguaglianza : Chi tantt si H^ami , qwuiu fi
*Ama .
Questa' Vgualianfa è neceflàría nefci Ctnditit»
délie Persone che si amano : nella St*"»"* <W1-
vAmore con caj si amano , íc nella gua/iti de' Be
au , che l'vno all'altco Amante defidera •
Ma benche circa l'Vgualità Commutatiua , l'Aini-
«ìtia sia simile alla Giustitia Légale : ella è pctò dif
férente nella maniera del Commutare .
La Giustitia Commutatiua, suppone Dis»guali*»l*
tla'l Debitoce & U Creditore ; & la riduce ili'Vpu-
i ili . Suppone che Titio ritenga à Scio la meti del
prezzo di vn Podere : 6c facendogU pagure quelU
metà , vguaglia il Debito al Crédite
Mal'Amicitia Commutatiua, suppone Vguaglian'
fa di Minio trà l'Amante Sí l'Amato : & a Unit»
liguait , vguaglia gli *Aiti reciproci. di Berúuolemi,
di Bencficenza , & di Concordia .
Quindi è , che la Vera, & Perfetta Amicitia, è
fondata (corne vdisti ) nella Simigtìan^a dtlla Vìrtix
perche la Virtù vguale , rende il Merito vguale : te
all'vgual Merito corrisponde vguale Amore , ôr vguali
Essetti : & qaesta è vna Giustitia , che dona à ciasiu-
no il suo douere .
Ma íi vero è > che nella Perfetta Amicìria Com
mutatiua i con la Simigliaa^a dtlU Virtù , si richic-
de la Vguaglianza dttle Ttrfim ! accroche U Meri
to d'ambe parti lîa vguale .
Cresce il Merito della Virtù, quanto più ctesce
«a Dlgnûi della Peison». Che se il Minore , nelria
mai'
tIBRO VENTES t M O. jxf
m.ir'il Maggiore serba la Proportione dcllc Perlone :
più non sit.i Amicitia Commutatiua , che guarda U
Vguaglianza aslôluta : ma sirà Amicitia Oistributiua :
ehe guarda rvguagìianzaProportionale : íc percop-
íèguenza , non fatà Perfctta Amicitia , corne vdi-
Ma quì si oppone vn gran Filosofò, sostcnendo*
che la Vera Amicitia non nasca dalla SimitfUn\f i
ma dalla Contrariai .
Non vedcte voi < die* Empédocle ) corne la Ter
ra arsiccia te sicibonda , ama l'humido e ftesto Nem-
bo : & il Corpo intetezzito dal Freddo , ama il eal-
do Vapor délie Teeme l Dunque il Contrario ama
il Contrario .
Non oífetuate voi , corne í Dotti con lc Sette di-
scordi » ritorcono frl lor le lingue te le penne purt»
genti : te vn'Artefice all'jltto Arrefice porta m u lia
e rancore ? Dunque dolJa Simiglianza nasce Oií» ,
& non lAetore .
Sauia da' Sciocchi, ma íciocca da' Sauifù giudicata
questa Dottrina. Rispondesi dunque (corne altroue
accennammo ) che quando il Soggetto ben dilposto »
fi troua ncllo Stato i lui conueneuole, & natur.il e i
ruuuralnvntt ama il suo Simili, òper Conscruatio-
ne , ò per Conueríàtione .
Ma s'egli è altetato , & fuori dello Stato che à
lui conuiene , ama for accidontt il suo Contrario >
per ritoruare al Naturale Tcmpcramcnto ,
I Morbi Fieddi si curano co'Rjmedi Caldi ; &î
Caldi co' Freddi : accioche rintuzzandosi vn'Estremo
con l'altro Estremo ; ritorni la Satura , laquai cou-
fiste nella Mediocrità .
Siche , ilsimile namrtlmtnt* ama il suòSirailc:
le accidtntalmente ama i! siio Contrario . El per con
séquente dalla Simiglianza nasce l'Amicitia natural-
mtntt i te la Nimicitia pir ^iccidtnte.
Due Coppic di faniosìffîmiPittori, Ptotogene con
Apelle , le Saura con Bártraco i furono di Arte te d i
Amicitia indillolubilmenre congiunti. Epicúto Se Me-
ttodóro Filósosi : D.imone te Píthia condiscepoli fu-
tono Idée dell'Amicitia di Simiglian^a .
Aniii
fif DELIA FILOSOFIA MORALE
Anzi ; non solo la Simiglianza delle Arti Virtuo-
fc ; mi delle Arti Vitiosc , cagiona Amicitia .
fAmicitia di Attaba , & di Nainénio i tanto /fret
ta , che passò inprouerbio; era fondita nella simi
gliala dell'Arte del Rubare . Quella di Simone ìc
Nicóne , nell'Arte del Pergiurare .
La Simiglianza dunque dell' Arte , ò Liberale ò
Mccánica , per se fteslà , naturalmente genera Amo
re . Ma perche souente auuiene , che vn* Arterie»
all'altro , ò con l'eccellenza minuisca la Glotia . ò
con la vicinanza minuisca il Guadagno ; l'Inuidia ,
l'Odio , la Nimllta , non fon naturali effètti della
v Simiglianza dell'Arte ; tea vitiosi accidenti degli At
tèsici •
Ma qui si tratta , non-di qualunque Sim'nti*n\t ,
ma sol di quella ch'è sondata nella Virtù . Hot que
sta £ per se iteslà amabile ; k incompatibile con li
Inuidia & con l'Ambinone ; pecche la Virtù è in
compatibile con ogni Villo .
m*» m
CAPITOLO 0TTUV9
' Dtll' *AmifìtU di DisimgtumX* t
{^3 ijt A Natura Vnìuersale , nella sua Teòrica ,"
SS T fb vorrebbe tutti gli Huomini vguali di Dir-
S» •»J * tu , (li Sapere , di Fortune , ÍC di Cen-
*?"€#3 ditiene ; aecioche non hauendo , ne timor
ne bisogno vn dell'altro ; l'Egualità consciuafle
l'Amore ; & con l'Amore , la Pace .
Et tal sci sorse lo stato Naturale In quel felice,
ma fugace Secolo dell'Oro , prima che gli due De»
moni , MIO e TVO , spezzando le Porte del l'Èrebo ,
trahtflt-ro quassù le Gorgone della Discordia .
Ma perche la Natura P.;i «colare ; ò per difetto di
Materia , ò per Materia di Virtù ; non può vgu-ilinea-
te far tutti S .ui, ne tutti Sani, ne tutti Ricchi, ne
tutti Re: prouiJe che l'imititi* di AaJ«qJfin^ ;
con J'Ecceslò dell' V'no , suppliilè al Disetto dell'Al
tro, con proportione .
Perciò
L1BRO VENT ESt MO. fiT
Perciò dall' Insermo è amato il Medico , corne
sua Cinofúra : dal Pouero il Ricco > corne suc Asîlo :
d ;1 Cliente il Saisie» , corne suo Orácolo : àû Stid-
dito il Sc uiano , come suo Nume .
Ma quelto è Amor di Ctntmfifim^f , e non di
tAmiàtU . Egli è vu simplice Relatlone del Biso-
gnoso al Potence : ma fenza Corrélation d'Amore
del Potente al Bisognoso . Chi riflette 1* Amore in
se steflo ( corne già vdisti } non ama altrui , tna le
steslò.
Et oltre ciò , non çflèndoui Vguaglianza tra'l Po
tente & il Bisognoso ; eflere non vi può vera Ami-
citia : anzi F F.ccesio è il tossico dell'Amore .
Ben può il déforme Glaucoamar la bellissima Ne-
réa , m.i non può Neréa reciprucamente amar Glau-
co déforme . Vna beltà eccessiua è sempre superba :
rapisce gli Amanti , Sc li dispregia : vuol eflère ado-
rata , & non aui.ua > & esta non ama > ma tiranueg-
Non è vera Amicítia ( dicea Solóne ) tra'l Priua-
to & il Re : perche il Re può far degli Amici , ciò
che il Giqcatore de' Cálcoli : facendoli valere à suo
arbitrio , hora vno Scuto , hora vn Patacco .
Tanto pin «resce il Mcrito délia virtù , quanto
più cresce la Dignità dilU Ptrfini ; corne si è detto.
Perche quantunque il Valtr' Intrinfect délia Virtù
fia l'ilteslò in vn Principe & in vn Plebéio , nondi-
meno per il VahS Eflrìnstc» , che. apreflò al Vulgo
prende il Lustro dalla Pcrsona ; la Virtù è più re-
ucrenda nel Principe che nel Plebéio •
S'ella è Amabile nel Plebéio : nel Principe sari
Adorabile. £onuien dunque ridúcerc queila Inegua-
lità alla Egualità i accioche l'Amor Relatiuo parto-
risca il Coirelatiuo ; & ilsimplíce Amore , sicangi in
Atnicitia di Proportione .
Sicome trà le Perlone Vguali , si riduce PAmore
alla 1)guaglìan\it tAjsoluta , con la OìufiìtU Commu-
taiitta : così trà le Personc Disuguali , si riduce l'A-
more alla Vguaglianfa Propcrtiana/t, con la Giuììi'
ria DiíìribHÙHA , ««iociie dú più médita fia più
ïm.tfo . . «1
sj8 DELIA FILOS. MORALE
Si agguagtia primieramente vn Génère di Amo-
te , con Amer di Génère différente.
Bellilfima péréquations tu quella del Zoppo e del
Cieco apreflb Isidore . II Cieco pote* taminart , dm
nen vedere : il Zoppo vederpetea , ma nonraminare .
II Cieco adunque reggendo il Zoppo c.iualcioni Co-
pra le spalle i fie il Zoppo insegnando al Cieco il ca-
mino : il Citco imprrltaua i piedi al Zoppo, H Zop
po imprestau.) gli oethi al Cieco : e di due Corpi
fatto vn sol Corpo , con doppio Miracoio il Cite»
ti vedeua , il Zeppt eaminaua . ;
Con quello scambieuole Beneficio riuerberardo
dall'vno all'altro lo scimbituolc Amore ; formarc-
no il vero Tipo dell'Amiciria di Di/gmag/ian^a in-
qtiamo alla Dilpnrità dell' Officit : ma ridoita alla
Commut.itiua, ìnquanto ìíTEtHaiitÀ del Bénéficie,
Quai Disparità niaggior di quella che fi vedeua
frà il Peuero ^tifiippt , Sc il T^iVmTvV Dhnígiì Ma
mentre il Pouero riceuca dal Ricco le HicçhiTf^e :
& il Ricco riccuca dal Pouero la Sapien\a : contra-
cangiaudosi cou egualiià proportionne i Beni delt-
«/f»i'm» co' Beni di F'riuna; dal Rcciproco Mérita
nacque il Rcciproco Amore .
CosìGlauco déforme, donando marine Gemme
alla bclla Neréa , e da Neréa riceuendo diletto ;
VsAmtr diletteuele si agguagliò con 1' ~4mt>r prefit-
teuelc : tí da duc Amori diuerlì nacque vn commu
ne Amore di Amicitia Vtilueluttmsa .
Mou è tanto contrario l'Artico all'Antartîco; quan-
to la Signoria alla Schiauitudine . Et pure Marco An
tonio con la Piacetule\X* nelemmandart : fie il sijo
Schiauo con la Tuntualiti nel struire ; si acceseco
l'vn verso l'altro di tanto Amore i che lo Schiauo
sofftendo attrociiTìm i Tormenti pet il Signore : & il
Signorc prtecipandò allo Schiauo con la liberta le
sue fortune , forono annouerari entrambi fa' più
memorabili Esempli deU'Amicitia .
Non è sì píc col o Soggetto , i cui non venga di
pareggiare vn'impareggiabile Beneficio ■ te di meri-
Mre vn grande Amore .
La Colomfci , girtafido nd áume *n ramicello , ùt

tlBRO VENTÍSIMO . fa»
uò la piccola Formica dil naufragio : & la Forml-
ga , mordendo il piè deU'Vcellatore , saluò U bene-:
mérita Colomba dal Visehio che l'Vcellator le teu-
dea pet vcellarla .
Ma quando put mancafle forza al Minore di ade■■
guar parpari Beoeficio con Bencficio ; sempre ade-
gu ne proportlonalmeote si può U bcnc'fico Efrètco ,
col graro Affirtro .
Non è il Valort che aggrandilca il Dono , ma
ViAnima con cui si dona : ne mai si grande, sarà V~K-
nimo di chi dona , che adeguat'alcunamente non i
poilà d.ill'Animo di chi riceue .
Si pagano lc grandi Gratit con terdiali Vingratfor
minti \ si supplilce aile debili Ftr^t con gtmrts* Vt-
luntì : vn gran Desío'di bcneficáre, è vngranBe-
nesicio .
In queíla guisa la Disttibutiua Ciustitia, agguagliarl-
do con Geometrica Proportione la Pcrfina Mintri
alla Mtggìtre ; agguaglia con la medesima il Débit*
al Mérite ; 8c la maggior Benefieenza con la mag-
giot Beniuolenza ; & reciproc.indo l'Amore , fonda
relia Disguaglianza , vna Vguaglianza di Anvicitia ,
benche Imptrfttia .
DA tutro ciò che finquì habbiam diuisato , puoi
tu râcilmente timuouere le confusioni délia
'Ptrfitia te délia Imperfetia Amicitia , con le lot
proptie & adéquate Dtfinilimi.
La Petsetta Amicitia , è Vna Httiprtca & EJûa-
tt Btniutltnfa fri dut TtrstntVguaíi , ttgimatada
Sìmigli*n\a di Virtk , dtsidtrando l'Vnt il Den ielCw
*Alirt , ran tnutua Htnefictnty , & Ccncirdit.
VAmicitia di Disguaglianza , è Vna Heciprua St-
»iut/n\a fri dut Persane Disuguali > etn Egualiti
Prtptrii'tnaU di Tttntfictn^a ; t Ctncerdia 'fr* tVnr
t t'^iitrt .
DEtlA FILOSOFIA MORALE
m- í*î «»
C*4PIT0L0 T^O K O
Qutfiti cire* l'iAmicilia ,
1 E si» meglie Tbauer'^Amicì , à nenluutr-
Sj ç SE • fereche f^Amicitìa è z>n ferre Legt-
«S u $ me: & egni Ltgtrr.c itgiit ia Liitnì i
•f ebi i Itgete . vijkí farina gli ecchi ìpiin-
gère gli prepri mali , sen\a bantr'à cempiangtri i
malì altrui. Se per metì tu srì d'altrì ; dunq*t pu
tnttà tu «on sei tut ; & ebi non è lutte sue , »»>
fui ijstr libère .
Grandi Filolofi sosteneuano , che fia miglicre al
Sapience il non hauei'Amico , che hauerío : perche,
chi c Superiore à tutti , non deuc ester soggttto ì
íiiuno .
Rilpondo adunque , che c!ii è legato di sua libéra
Voluntà, non è legato : anzi egli tanto lega la Vo-
luntà alrrui alla sua , quanro la sua aJl'altrui : &raa-
to acquitta , quanto perde . Ma se pur si può dire
che in qualche Parte la Libéria scemi con l'Amici»
tin : ell'e compensata con Beni tanto i-i pemmi '
Jieceflàri alla Vita Humana , ch'cgliè maggior relier
tà l'ester legato , che Pester lihero.
SE pi» cbligate fia Vttuerm ad amar Se stejji , e
llstmico . Ter vu» parte 1 Vergognejifiime Vitit
i- V*Amer Proprie: ejsendo V*Amer di Concupiscent*
ii Çarntsiee deW*Amere di *Amic'ttia •
D'altra parte , se deut amarst flimite perche t
tmgiunto in vimere i chi è />«♦ cengiunte à ml, ii
mi Itesti f Cbi nen è buene per se , non sari bueno
ftr altri*
Rilpondo , che circa i Beni diletreueli , ò di For>
Cuna ; egli è più lodeuole il prescris l'Amico à se
Itcflo : ma circa i "Seai ■MfÎAtùm» , egli è biasime-
Uule, ilpriuarsi délia Virtùper compiacereall'Ami-
co : ò procurar le Virtù prima per altri, che per
íè steslò . L'Amicitia è il Maggiore de' Be»i Ettet-
ni : ma j Beni Irricini son migliori dcli'Amicitia.
Esempio
LIBRO VENTESIMO^ SU
Esempio del Primo fù Scipione Africano ; ilqual
nella competenza del Confidato, acquistò maggior
gloria cedendolo all'Amico, che ottenendolo . Esem
pio del Secondo fù Rutilio ; ilqual ( come si è detto )
Volle più tosto perder l'Amicitia , che la Giustitia .
Ne l'vn ne l'altro è contro alle Leggi della FHau
ti* , ne dell' ^imieitia . Perche s se l'Amico è Vir
tuoso , de e fare il simile verso di te ; s'egli è Vitio-
ìu , non c vero Amico : & la perdita di vn falso
Amico ) è vn grande acquisto .
SE vn' *Amtco sia cbligato> ad espor la Vita per
faltri • Perche; da vn lata, lìcerne l'Operare sup
pone VEjstre ; coti t*Amtàtia suppute la Vita: &
perdendosi la Vita, VxAmicitia fi perde .
La vera Misura dell'^Amicitia i , <Amar TsAmi*
so cime se flesso . Trasgredisce questa Ktgola chi per
/alitare un'altro S t , Seflesso perde; perche noni'ama
come Se 9 ma pisi di Se . Difìruggere l'Originaleper
salu.tr la Imagine , è gran follia .
Perciò Mecenate Idea degli cimici , direna . Om
nia prò mimico faciamus , dummodo vìuamw . Tu$t»
facciam per l'amico , purché fiant viui ■
Dall'altro lato , se il Lodeuole è la Misura deli'
lìoneflo i negar nonfi può, che sù lepenne de' Leda»
tori non siano volati al Cielo coloro , iquali, per lei
Vita delC^Amico , te Vite loro sacrificarono .
Rispondo adunque , che paragonando la Vita con
la Vita i ciascuno è obligato à p referir la propria Vi
ta all'altrui ; perche l'Amore ordinato comincia da
se medesimo .
Ma se si paragona la Vita con vn'^dttitn Virtuo
sa i si può preferire l'Attion Virtuosa alla propria
Vita . Et quale Attione più Virtuoû , ch'espor la Vi
ta perla Pania, per il Principe, &per ifPadre?
Ma tanto più generosa Virtù è , l'espor la vita
per. l'Amico che per il Padre ; quanto più stringe ri
nodo del Sangue , che quello dell' Amicitit . Quel
lo è Debito di f/ixRitia Legale ; questo è Mtrito'dì
Honeflà Morale: te più generosa è la Virtù sponta
nea» che la forzata • i
Egliè Vito , (slC çJp'JCndo il VçjtO Amico, riarsa*
. . ' " Z Ú
pi DELIA FILOSOHA MORALE
te con vguale ArFccco ; se tu esponi la vita per lui '
àea' egli eíporre U sua per te . Et se in naufr.i»i'o
commune , tu solo hauendo vna Tauola ; per gene-
lasi Virtù volcssi cederla à lui : con pari Virtù do-
■rrebb'egli rifiutatla per tua saluezia : altrimeati ne
vjluì ne reciproco saria l'Àmore .
Et sopra qucsto cquilibrio , fondate rutono quel
le tenere altercation» di Pílade & Oreste , ch'etiam-
dio Fuite nelTeatro, deltarono vere lagrime frl gli
Vditori : hoi pensa tù che fàcestèr le Verc .
SE s mare altro non è , (jbt destderar Bene ais-
^Amìcê: ricercheraì auanto Bene sig/i dtibâit-
fdetate .
Pircche , se dtjiderarli piteoli Beni , ì pneu tour-
lo: M sommamente tama , gli d efiitr a StmmiBeni,
Somma Ftrtuna , Somme Jmptro .
Dírìo sommamente amande il sue Zípir» , glide/i-
elerì tante minime , e tanti Cetpi , ouante grtntll*
inchiudeux U Mtlagrána ch'egli batte* in man .
Rispondo , che il Desidcrio Efficace non paslà i
Tetmini d.tl Possibile : &c i Voti de' Veri Amici , non
sono incompaflìbili con l'Amicitia.
Infermiti di Feminile Ingegno è , desiar* a' Bam-
bíni lmaginarie grandezze i & seiocco Voto di vn'-
Amico priuato c a dfsure all'Amico vn grande I k-
pero.
Perche , se tu desideri à te ancora Impero egtu-
le , egliè gran Vanità . Et se rimanendo tu vn'Huom
priuato , l'Amico tuo salislêal Régal Trono s toglien-
dosi rvguaglianxa, torrebbesi l'Arnicicia.
Cleóne diuenuto contra sua voglia Re di Atene i
ehiamò li più cari Amici , & con lagrime , licentiò
la loto AmicitUi sapendo che l'Aruicitia & la Mae-
ftí , seder non poflbao (opta vna Seggia : ic chi i
veste la Giustitia , fi spogli.i dcU'Amicuia . Siche co
lora acquistaado «n Re , perdettero vn' Amico .
SE fia ftu proftio dtlt*Antmtia i'^tmare , ì fes
sera xAmatt . Penche, sienne egliè megtit sijsere
tuneratt, tbe l'konerare: meU'benerare, tu ji>.-h^>
£aJtrui Virti i neltessert bernante, U tua Virti «
**yr*Q*ta; (,», «imoi') \k hjSjri stltru» Vif
pli
tIBRO VENTESIMO. ffi
tù ; effindô tAmtu , /« lu Virtù i hektzat .
Rispondo , che ncU'Amor di Concupiscenxa, egli
è meglio l'eflere Amato , che l'Amare : ma nelI'A-
mot di Amicicia ■ meglio è l'Amare , che l'rslete
Amato: perche quello Ainocsi riflecte nell"Amante ,
Sc questo dirittamence guaida l'Amato ,
L'Amicicia è na'Haoito Virtuose : Sc ogni Habìio
è >Aui<u , p íù che Pasiiuo : perche inclina à far Atti
délia sua Specie . L'Amor di Concupiseenza , è vn'-
Amor Passiuo > l'Amor di Amicicia è vn'Amore
^m'»p questo Ama per Amaic , quello Ama per
CÍTere Amato .
L'Habito délia Liberalità , benche fia Virtù mo-
der.urice dcll' Arretto ntl far Bcnesioj , 8c nel rke-
uttli , corne già vdisti : nondimene per se steflb più
inclina à rarli , che ì riceuerli ; perche quello e il
suo proprio : così egliè più proprio dell'Amicicia ,
J'Amar , che l'ellère Amato .
Ma oltrcciò , chi Ama , sa ch'egli Ama i chi è
Amato, non sà s'egli è Amato : pecche ciascun me
glio conosce ilsuoCuor chel'altrui. Sslendo adiuv
«jue l'vn certo.e l'altroincerto i dou'è maggioz cet»
t ezza , è maggior'Amore .
S£ fia mtglie , thamr mthi ^Amici, o vn fole %Ami-
co. Torche per vn verso i più s làa è la Situe
m più *Ancore i & più feuro il pesé À più SoflrgnU
Cli *Amici sent xAncere centre alla Fortuna ; Cr Se*
fíegni ttntrt alla cudun . Meglio è dunijut hautrnt
mtltit che poohi. .„
Pfr faltrt verse ; lodate fù il dette di vn gran
Filesofe | T^on tjîcr huono alla Femina, trjser stnjA
Marìto, nt lhatter molli Mariti: & r,tn efitr bue-
no al Sapiinte , l'ejseresen\a *Amici; nt Chaiter molli
.*Amiei ; perckt » chi ut bà molli , non ne hâ niuno .
Rispondo aduoque i Circa l'Amicicia Vtile , à Dî-
lecceuole, cheduri ^Amicicia didue, èdii£cile:di
molti è impoflìbile . Perche ne l'vna, ne l'altta à
Perfetca Amicicia , non eslèndo perpetuo il ïonda-
mento . L'Vtile, 6c il Dilt tto.si mutano pet moraenti.
Ma çirca la Perrecta Arajcitia : il trônait vn'AnúV
Cosurjkà Ki di ÇùHiitien, di Ttmptrtmemt» , *
r s»
H4 DÈLIA FILOSOFIA MORALE
Genio , & di Vin» , e cosa tara ; il trouarnc molti,
è «osa imponìbile .
La Peiretti Amicitia richiede somma Heniuelen-
^4, somma Beneficinola , & forama Concordia ,
Fra molti non è somma Benìutìtn\a perche l'A
mor verso l'vno , scema l'Amor versò l'altro . Ne
somma Beneficenza : perche , chi da molti riceue ,
j molti deue . Ne somma Concordia i perche va
Cuor può concordar con vn'altro, ma non con mol
ti : quanti fon' Huomini , tanti sono Capricci . • ■
L'amar dunque molti con amor rimestò , 6c con
Amor rimesso esser' amato da molti , al Virtuoso
non è difficile : ma cento Amori rimassi non fanno
vn Perfetto intere .
Ma l'amar molci perfettamente come te stellòi
non ti è possibile, se tu non diu'di in molrij; ò i mol
ti non si riducono ad vno . "B'hauer' ad vn tempo à
pianger con l'vno , e rider con l'altro : acconciate il
tuo Genio à Genij differenti ; è così grande impac
cio , come il sentire à più Signori .
Siche il Voto di Dario di hauer tanti Zopiti , per-
fettissimi Amici : quante fon grana nella Mela|tána;
fà vii de'Sogni di Dario , che s'insognaua ciò che
bramai».
Di Scipione Africano il Giouine si ferine , che mai
■non vsciua di Casa , che non facefle acquisto di qual
che Amico •
Ma i Veri Amici non si trouano come i ciòttoli
per le strade . Eran coloro Benéuoli , non Amici .
Vvnico e vero Amico era Polibio, che gli haueada-
■ to quel Documenta.
■ Meglio è dunque all'Huom Prudente , hauer niun
Nemico : tutti Benéuoli : vn solo Amico .
QVal Vincoli sia p«i stretti , la Fratellanza , ì
fAmicitia. Et fi f ut si debba al Frateili, i
el/l'^mico .
Rispondo, che il Vincolo della Fratellanza è son
dato in quella Massima Geometrica ; Che se dui Cf
se fi adequane ad -una Tir\a i si adequane, fri lira .
Et perche l'vno & l'altro Fratello sono vna cosa stes-
<a col Padre , jjaiouo vua iteli* e.ofi* fi/ loro .
' .•'*"* """ Sopì*
lIBRO VENTESIMO. fí'
Sòpralasteslà Mislîmî è fondato i) Vincolo del!*-
Amicitia: perche l'vno ' e l'altro Amico si vniscono
in vna Cosa Terza, cioè nell'Amor délia Virtù. Sichc
aman<lo l'vno la Virtù dell'altro ■ 1' Amore vnisce
l'vno con l'Altro î anzi transforma l'Vno Díll'Altro .
Molcopiù noble adunqueèil Vincolo àt\\'*Amì-
citU , che délia fratellan^a : perche questo è Cor-
poreo , &: commune anco a' Bruti : quello è Spiritua-
le , & proprio dell'Huomo . Quello vnisee singue
con langue : quello Voluntà con Volantà , Mente
con Mente , Anima con Anima .
Quindi è die tri* Fratelli , benche restí intéro il
Vincolo del Singue ; rata nondimcno è la Concotdia:
& quel che più gli vnisce , più li diuide . Perche
desiderando ciascuno i Beni del Padre j l'Vno desi-
deia d'inuolare i Beni all'Altco .
Ma trà gli Amici , durandò il Vincolo dell'Amo-
ie , non può hauer luogo Discordia alcuna . Perche
concordano insieine di voler ciascuno il Bene alT-
altro accommúna il ptoprio Bene.
Conchiudesi adunque , che la Eratellanza è Vin
colo Naturale; l'Amicitia è Vincolo Virtuoso . Quel
lo obliga alla Bcneficenza , per Giustitia Légale ■ &
questo per Honestà Morale . Et è maggior Virtù
( come vdisti ) il far bene ad altrui per ispontanea
Beniuolenza , che per obligo di Giustitia .
FInalmcnte ricetcherai , Se U Marte prefcieglia
t-Amichia . Tertcht , cjsindt la Mtrte l'vlti-
tnd Linea deUe Cose humant : (en la medejtma fer-
tice délit Parc* , par che riúd* il Vincole délia
Vita & dell'^Amore .
Ma non si parla quà di Amor Sopranaturale 6:
Céleste; estcndo il Cielo tutto Amore, & l'Infer-
no tutto Rancore . Parlasi dello Stato Naturale dell*-
Anima iepatata : prescindendo dalla Gloria etetna ,
& dalla eterna Dannatione .
Rispondo adunque ; Che l'Amor Sensuale finisce
col nuit dclla Vita i ma l'Amore Incellettiuo , viuc
dopo h Morte ; perche le Faculcà Corporee muoi<
no col Corpo i ma k Facultà Spirituali reltano nc
Spicito .
Z i Resta
fit DELIA FIXOSOFIA MOfUtE
Resta nelFAniroa Vlntillitf ; te yer eonsegueù-
K , resta ncll'Anima la Vtlumì : perche le Potrn-
ze Appetitiue sono inseparabili dalle Apprenfiue : et
nella Voluntà restano gli Habici Spirituali , quasi
Ja Vera Amicìtra .
Se dunque l'intelletto del Defbnto si .rieorda Ai
quell'Oggetto che gli fù tanto Amabilc Sc G ocon-
do ; verso il medesirao si muoue ad vn tempo la
Voluntà pet proptio Habito : Sc quel Mouimcntoì
il pristino Amote .
Ami perche nell'Anima diuiû , l'intrlletto spa»
tanato dal Corpo > è più purgato e perspicace ; an-
cota la Voluntà è più ardente , 0c l'Amor più fi»
cero : perche , chi meglío conosce l'Oggetto Ama
bilc , ancor più l'arna .
Che se neU'Animascíolta ( corne insegnano le S>
cre Scuole ) viue vn'ihclination naturale di riunirfi
aile sue Membra ; Sc godendo di riueder la siia Tom
ba , vagheggia quelle amate sue spoglie ; & quanto
può , desidera di riuestirle ; perche il Corpo tu all'-
Anima vn caro Amico : non minor desiderio eiia
sente di ripensare Sc di riuedere il vero Amico > che
fù l'Oggetto del suo Amore , 8c Anima délia sua
Anima .
Per contrario > colora iquali l'Anima incorpora-
ta sommamente abborrì-, naturalmente abborriscr.
quando è diuisa : restando vgualmenie impreslb nell'-
Anima YOdlê , e V^Anurt .
Chiara testimonianza ne rendono i Corpi vecifi •
îqiuli , cosi alla prtl'enia dcll'Aniico , corne delP»
Inímico sgorgano £ingue dailafeiita. Marauigliofo,
ma non miracoloso sintóma : attritmiio da* Sapienti
all'Odio & all'Amore , che nell* Anima delí'Vccifi»
altamente rimane i rpreslò ; quasi con parole di Sa»
gne cliiami il Sangue dcll'Vccisore : .Sc accenda fA'
mico , corne l"£lc£inte , con la vista del Sangue alla
Vendetta .

C*AfU
IIBRO VENTÏSIMO. í?7
WP» W9 t*2?I
C4PIT0L0 D SCI MO,
Lt£gi itlf^tmicitia . Et Ctmfii» itl TrttUI» •
•fr&fcìG OSI nell'Amicitia , corne ncgli nltri Con-
St/""1 X tr.itti Ctmmutatiui; son necesíàrie Liggi,
♦ * Çiudici, Tribunali , Tnmij , e Thi i
*&ff&ì4^ accioche l'Vguaglianza si conférai > tt la
Disugunglianza si agguagli .
Di questo nobil Contralto dell'Amieitii, Prcmio è
la Ftliciti ; Pena il BUsime ; Tribunal la Censcitw
1* i Giúdice h\nyone ; Leggi i Vrimipij itl Gins»
Ctmmut*iìw >
Furono le Leggi dtU'Amicitia stimate Sutt; per
che hauendo pet Chirógtafb il Giuramento, b pet
Testimóne Gicue Auentino : giudlcarono quegli an»
tichi Sapiemi , che vn Contratto de* Cuori , altxo
Testimóne hauernonpuò, senon quell'Occhio che
vede i Cuori.
Ancora le Leggi délia Hospitalità si chiamauano
Sacre ; perche fur fbndatc sopra le Leggi dell'Ami-
citia . Ma la Hospitalità è vo'Amiciria momemána ,
& paflàggiera : l'Amicitia , è vna continua Hospi
talità , che hà per Albergo dell'Vno Arnico, il Cnot
dell'Altro .
Siche, se il violar te Leggi délia Hospitalità ; era
Persidia : il violai le Leggi dtU'Amicitia , era Sa-
crílegîo .
HOra sicome quattro son gli Atti dell' Amicitia
già dichiarati i la Elittimt , la Brnino/tn^a, U
tittrsi, m\* , te la Cmctrdit; tutti quattro gli Atti
deriuano le loro Leggi dalla Egualità délia Çjiufii-
tia Commututiua .
La prima Legge délia Elettione • è quefta , Cht
il Similt Eliig* il suc Simili ; perche Perretta Re-
ciprocation di Amore ester non puô, senon trà gli
Vguali .
Ma nemeno esíèr può Simiglianza Perfetta , se
non quclû délia Vin» : perche tutte 1e alttí sono
j 4 AuuuiU
fi» DHXA HLOSOFIA MORAlE^
Amablli per accidente i la sola Virtù è perfètr>
mente amab/Ie per se stcslà ; à cui tutte le alrre
sono ordinate . >
Da questa Elettitne dfpende la fecmezza , ò la fie»
uolezza dcll'Amicitia .
Qiiando alcun si rammarica , dicendo :' II mit
*4mico è Incofìante , Infedele , Ingrat» questa è
querela più ycrgognosa al Querelante , che al Qye-
relato .
Se m no'l canoseeui , fbsti mentecatto ; eleggtn-
dolo alla cieca : se lo conosceui, sosti Vitioso ■ eleg-
gendo vn Vitioso : perche si présume , che il Simi-
le ami il suo Simíle. . ,
Ma s'egli era falso Amico ; non era Ami co . EgS
non bà perduta la Fcde , ma la Fintione; & à te
b fàllace Elettione scrue di Pena e Documento .
. La Calamíta de' Nocchieri , benche ienz'occhi ,
sià tante Stelle dell'Emisrero , U conoscerc quelll
sola , ch'è Immutabíle . Tutte l'altre patiscono U
vertigine nel Primo Mobile , che non potendo posa-
rc , niente lascia in riposo : la sola Cinosúra tri tan
te Stelle Incostanti è codante , percb'è «ppoggiata
al Polo sislò .
Indarno la Natura diede agli Huomini il Senno,
se nella Scelca del fido Amico , di vn* insensata Sel-
ce son píù insensati .
11 Senato Romano dichiarò Amico il Re Eúme-
ne . Tutti li Senatori corscro à carezzarlo : solo Mar
co Catone non voile la sua Amiciiia : e stimolato
da tutti , coll'alficurarlo ch' Eumene amatia i Roma
ni ; & era loro sommamente vtile , & ftdele : SU
fur ctiì\ rispoíê Catone ) ma egliè vna siéra "BcJïí*:
io W vuì ftr *Amìc> ne per vicint . Et Caton solo
non s'íngannò.
DElla BeniuolcnzalaLegge è questa. *Amar /VI-
mìct corne se liejso , & ejser riamatt quanti
egli ama . ^
Questa è la Regola del Taglione Commutatiuo .
Che ciafiunn, quai fà, lal riceua .
La Misura deU'Amore nell'Vno &: nell'Altro Arai-
co, c l'^imer Preprit : ne l'Vu rtc l'Altro c obli
5 aiBRO VENTESIxM O. 5-35,
gîto à più : petche ciascuno amando l'Altro coine
Se steflb-, di duc Amori fà vn solo Amore : che
tanto dà , quanto riceue ; 8c quelta è la Perfetta
Vguaglianza .
, Quindi è, che Chi am* V^Amiio, ama le Cose
dcW>Amic» : perche ciascuno amandose steflo , ama
le cose preprie , consonne al detto , Sua culcjut
"Pulcrtt .
■ Ma qui conuien distinguere il Vlrtutfi dal Vitio-
fi lAmor Proprio , L'vno ami se steflb : l'altro Adula
Se steflb. Etperciò, Queìlo, tanto Ama le Cose sue
quanto le Stima : Questo , tanto le Stiraa quanto lc
Ama : perche quello lc mira con l'Occhio délia ^4-
gione ; questo con le trauéggole délia Pasiìone .
Quando 1' Aquila voleua eleggere gli più begK
Vcellini per suoi Paggi di honore : il Gufo le offbrse
gli suoi Gufôlini > diccndo , Prcnii qucsti , t T^eina ,
che fin gli più htlli di tutti, perche stmipliano a me ,
U Vitioso più ama gti propri Vitij , che le altrui
Virtù : ma il Vittuoso aina le Coie delI'Amico lico
rne deue amar le proprie, perche non adujando le
proptie , non adúû le akrui . ,
Non6iisima le lodeuóli ,per inuidia ; ne Joda te
biafimeuoli per lusinga . Et se le bijflmeuoli si pcf-
sono cmendare , ammonisce l'Amico, siconi'tgli dee
vofct'cstère ammonito . S'cmcudar non lc può ; !o-
da la intentione , e scusa il íatto : perche i'Amici-
lia e la Compiacenza , se non sono Sorelle , son pe-
lò Arfini .
Per conseguenza , Legge dell'Amicitia è , Chi se
il tut lAmitt ha Himici ; ancor tu gli httbbì corne
Uimiiií perche mente è Siraile al Sitnile, che r.on
sia Contrario al Contrario.
Heróde , amico iudiuiduo di Gemello , ciede il
repadio ail'Arnicitia > perche Gemello era-diuemito
Amico di Aleslàndro , Capital Nimico di Hcrodc .
Chi vuol bene ail"Amico corne à se steflb : non
può voler bene à colui che ail' Amico vuol malf •.
perche ciò sarebbe odiare inûeme 6c amar Cerne-
desimo . '■
fgliè nççfssajrjo , ò diuid«rsi daU'vn» , per "S
s49 DEUA FILOSOFIA MORALE
l'altro : ò diuidcrsi da ambidue , per ester Neutnltc
ò conciliar l'va con l'altro , per rimanec congiuote
ad ambidue.
Qucsto Terio ripìego è il ragioneuole . Perche,
se il tuo Amico è Virtuoso ; à condkioni honeste &
placa col suo Niinico ; íc se non è Virtuoso ; non è
veto tuo Amico : essendo la vera Amicitia fonoaa
nella Virtù .
Mj se quel Nimico è implacabile & Vùioso ! iew
tu odiarlo come Vitioso ■ b enche fbslè Nimico . Et
fe prende l'atmi ingiulre contra il tuo Amico, dtit*
diftnier r^Amci , cime te fitjst . Questa è Legge
dcH'Arriîcitia Humana ; secondo li Príiicipíj Nituuii.
ALia Beniuolcnia è contigua la "SentJScen^é . £ ri-
to che il solo Frutto dell'Amicitia è l'Amorti
ma seben l'Amicitia non segue l'Vtilità : PVtilità sc-
^ue l'Amicitia.
Elcggete vn"Amico Necessitoso; non è proprio dtlP-
Amicitia di Vguagliaraa.Ma se la Nécessita soprauuie-
ne ail* Amicitia ; vn per l'altro è tenuto à riparir
qiunto può la Sciagura , che alfvno & all'aitro può
aunenire . Le sfbrtune son più apparecchiatc che le
Fortune .
Dunque la Legge delta Bencficcnza è , F*r
sAmitt quel Bent , chi da/s *Amu» ■vtrrtbbt f/i ftfil
fatte ne' siui íistgii
Galba înuestcndo del Sommo Impero l'Adottato
Pisóne , ristrínse tutte le Regaie del ben Régnait
In qutsta Regola s«la . Sij'tu ul Principe vtrft gli
*ltri , f114/ vtrrtfti tki fejse vn' tltrt Frind/f
verse te .
Taí'c questa Legge délia Braeficema , quai fíi Paî
tra délia Beniuolerua : ambe sondate nella Eamti
Cummutitiua -, sertoa che quella Vtui ftri , 8c que
sta Fà.
Ma ancor quella Legge £ de' interpretare corne
l'.intecedente 1 Che U Ttfrìpstation fi* da Virtntso
à Virtuose . Siche tu facci ail'Amico que' Beaencij ,
che tu honcstaraeiKe in par caso dá lui douiclli
Tolère .
Coji la SeatfcenM nf'Uauti dclPAmicitia :
tlM.0 VÍN TE SI MO. '41
& 1*Amicitia resta ne" timiti dell'Honestà : Sc potui
<ìir corne Péricle , *Amici vsque ai *Amt .
In ciò è dmile l'Amícitia alla Liberalita, che ara
be sono Benéfiche : ma in ciò è différente la Bene-
ficcnX* ^Amichtuslt rlalla tenfiien^a Libérale ; che
in questa non fi dà querela d'Ingrato ;' ma in quella
sL : perche l'Amicitia estèntialinenie è Reciproca ,
& quella nò .
II Liberate fà Beneficib i vno strano , ma eíiggerlo
«la lui non deue : V^Amict fà rEt;:rf.rìo ail' ^trnìet ;
<jT dent tfiggerlt dal medefimt al bis'gnt Fà torto
ail" Amico , chi ricorre ad altri prima che à lui :
perche la Reciproca Beneficenia , è l'Vguaglianxa
C ommutatiua deH'Amiciria .
Chi riceue dal Libérale deue Ringratiamentî pei.
ïffetti : ma Chi riceue dall'^lmica , deue Ejsetti pir
Effetti ; perche la Beneficenia diuien Giustitia .
Veto è , che sourate tri PAtnico , e l'Amico si esec-
tita la Liberalità , con gr.itúin doni fuor del bisogno;
ma questi son pegni diAmore> & nontributi dell'-
Amicitia .
Ma rn'altra maggíor differema i trà l'Amico te il
libérale ; che il Libérale , dona vna parricella de*
suoi Beni : ma \'*Amìct li dent tutti . Perche chi
dona ail*Amico tutto se steflo , dona ogni cos.i .
Pitágora , che alla Magna ( • fi» tcflo, Mali ) C:e-
cia insegnò le Leggi dell'Amicitia : pose questa Leg-
je fondamentale , Trà ftì %Amiei tutti li 'Beni Jìa~
ht commuai ,
Volea dall"Amicitia discacciar quegli due Démo-
ni délia Diseotdia MIO e TVO ; &perciò mtlle in
commune tutte le Proprietà degli Amici ; i Podéri ,
i Denari 1 lc Case , le Vesti , aniora le Mogli . Ond*-
bebbe origine quel Pitagorko Sintênia , ^imiccrun
Oimia Communia , ,
Ma questo era díscacciare vn Deraonio con altio
Demonio peggiore . Questa Legge era in parte , Dis-
bmefla ; tt in parte , Incìuile . Inciuile , spogliandc il
Ptoprietario per rarlo Vsufruttuario . Dishonesta , ac-
conimunando quelle cose , cb'eflcr coromuni bor.est»
meme non polsouo ,
Í4i DELIA FILOSOFIA MOR.ALS
Noa don.u ciò chetudeui, c douar ciò cnír.cr.
Jice i nell'Amicitia è crime -vgu.ile .
La vera Leggc dcll'Amicitia fà tutto frâ gli Amici
commune in quetio modo: Chc l'vno t l'altrofiâ
Tadron de* propri Htni i mu Vvn Jìa ttnuto. di corn-
rnunicarnc altattro alla occijìone ; qttxnta rUhicdc ii
Hecipnco , & TÇágìontwlt *Amort~
Così , l'vno non ispogtia l'altro : & ambi godono
î béni rvn'deU'altro . Ambi son legatie sonliberì.
Chi totalmente si ipoglia del siio , più non può et
fer Benésico : chi consuma il Capitale , si priua délia
Derráta : sinita la Beueficenza finica è l'Amiciiij .
Onde le Vniucrfalí Danationi tra- Viui , ion nulie i
perche rlpu^nano a' Buon Coltumi.
Quai Beneficij siccia vn' Amico all'alcro Amico
cjuando l'Arnicitia è persetta ; chi sà leggere puè
impararlo per Idé.i da celeberrimi Efemplati . Gli
Amici , nella Fehcicà si fanno , tieiriufelicicA si cd-
noscono .
H Or circa la Concordit , la principal Legge è que-
sta , Chc con vgual fiàan\A Vvn commmmcbi
gli snoi Segrtti ì or l'altro con la mcàtfimn ftdtltà U
culìodisia . Clii deposita il suo Cuore nel petto dell'-
Amico ; non può nascondergli ciò ch'è nel Cuore:
& chi riceue iu se quel gran depóûto, religiasamen-
te dee custodirlo.
Ammirano i Politici come vn Diuino Oracolo
quella Regoladi Biante, vnde' Sette S.ipienti deila
Grecia : ^Amn così Í^Amico > comt ft tu doutfii ia-
uerlo Himico .
Queíto Detto di vnsì gran Sauîo ragioncuolmen-
te parue i Scipione vna gtan bestemmia ; eiTetido
vna Malfima diametralmente Nemica deU'Amicitia .
Questa basta per totre agli Amici la Concotdia ,
cou la sécréta Sospettione ; & la Fede, con la Rcci-
proca Diffidcnza : volendo dircincono stile; W»
*Amico non Jt Jîdi diltxAltro .
Se l'Amico non i Fcdele , mai noji fà Amico ; 4c
ft tu dubíti délia sua Fede i meglio era noncomin»
tiare ad amarlo , ebe pentetsi di hauerlo am.no .
ftiíesta dnoqi« è biwna Regola P« lç Auaicine
IIBRO VENTESIMO. H»
. cre'Riualì e de' Ladroni : ma per l'Amicitia de' \'ir-
tuolì, eglíè Regpla migliore, Tfyn far cosa ■aima,
che tu non posti affidarl* anco à vn Nemico .
, Superstitiosa dopoi è quell'altra Regola , Cht tu
partecipi all'^imico gli tmi filici accidents , per ai-
ttgrarU ; mit nan gt infelíci , per non attriffar/o ;
perche , il rtlligrtre, i Cm>pì*cen\a ; il centri/lare ,
è Villanta .
Ma vi è diffircnza grande trà la Simplice Ctmp'm-
tttt\a , ScV^mieitia . Quella Massima, tri gli Stra-
ni è Ciuil Compiacema : ma trà gli Amiciè vn'fiif
cíuilrà iingiuriosa ali'vno, dannosa all'Altro. ".••»'
Toglie ail'Ami co la fídanza di sgrauaf tcco à ví-
ccnda gli suoi affànni : & à te l'opportunità ; di ri-
ceuere aiuto , ò almen conf'orto .
Hercole giunsein Anfrífoin quel doloroso punto,
che ílRe Adméïo, antíco suo Cpllégâ, piangea la
subita morte délia bella Alcesti • Adméto /nfingen-
do se piangere di allegrezza pet la sua giunta ; fe-
celo giouialmente trattare in vn giardin di pìace-
re, memre il dolente furtiuamcnte commetteua alla
tomba il caro Fegno : ordinando al Seruo di non
£ir motto del tristo casû . -tn
: Hercole per qualche indítío , hauendo scoslc* ,'dal
Seruo il secreto con la Mazza : rampognò Adméto
délia violata Amicitia col nnto nascondimento del
vér dolore ; ma subito sterpata dalle marri di Pro-
sírpina la Defonta Reina, vhia larese alRe, con
lei riqato ■
Sicome iJ Cuor deU'Amico non è tutto suo : cost
ne i! Dolor ne la Gioia è tatta sua . Iniquamente'
adunque partjsci l'impartibile , se gH commitnichi
I'vuo e gli ascondi l'altro . '■
Chi gh pattecipa l'vno e l'altro; nella Félicita &
nella M'Ièrjatroua Compagno : tiquai fi, che la Fé
licita non ti balzi ; & la Miseria non ti opprima ,
prendendone eslb , & perdendone tu la meta .
Vn'alrra Legge délia concordia è , Ylnuitarsi i
1>{ctnda À prendtr cibo ; condito congiouialità píù che
tmlufft: perche, le reciproche Mense nutriscono 1"Ar '
micicia : il J-uilo, baudií'çe la F»migliaiUà, caœpagna
<kll'Amícitja, ' Tat-
U4 DELIA FltOSOFJA MORALÎ
Tarquinio , per vincolar l'Amiciti.i Jc* Romani e
Latini , institut le Ferie Romano-Latine fui Monte
Albáno : doue nell'annuo Conuito , Latin! , e Ro
mani , di vna llellà Vittimi sicibauano , corne se fi
cibaflè vn Cotpo solo , per conseruare vn'Ani ma Col\9
Ancor Catílina per collegat l'Amoie de* Congiú-
lati coauo alla Pattia ; melcendo il Sangue di en-
scuno, ne ft bere à ciascun la sua parte, Sacrileghi
Conuitati , te esecrando Conuito : ben potcndolì di
re > che l'Anima degli Animali è nel Sangue .
Ma pur ne segui che con marauigliofà Concorda
versarono l'vn per l*Altro l'Anima e il Sangue per
ie fetite . Che se nellc False Aroiritie , il Conuito
ij tanto cfretto ì che non satà nelle Vere ?
Ciusta Legge dJi'Amicicia è , il Saper viaere t'e
fieme een gli lAmèci presentì : congiugnendo i û
i Paceri e i. Volcti , che se vicine son le Persone,
gli Auimi non sian lonianì : ma non è men giusta
Legge, Saset viuere cm gli ^ijsenti : fiche , se lentâ-
ne fin ie Persent , gli lAnimi fian vicini .
Legge inuiolabile délia VeraAmicitiaè, Cht un
ie fAmi fiAmice lontdno , puante vicine .
Anzi corne l'Iride meglio íì vede di lungí che di
»icino ! così la VeraAmicitia più si conosce neU'af
fcma che nella presenia : perche degli Oggetti Di-
•jJlettcuoli
piacer più
déliasi sente il Doloi
Possestìone . delta Priuationc , che
£ amato con gli Occhi e non col Cuore celui ,
«ke lontano dagli Occhi, è.'ontano dal Cuore.
L'Anima Viue doue Ana , 8c Ama doue pensi .
Doue giunge il Pensiero , gíunge l'Aniore i & non
c Monte, ne -Mare , n< ZonaTbrrida, che anciU
&■ eo: so , ò abbruci l'alí al Pensiero .
Allèdia l'Anako dentro le alte mura; & conar-
y'ini di serro e selue di lance abbarra ogni via al
la Vista, Si alla Voce: Hirtio e Bruno marner r.i u
fer aria il commercio délie Missiue , siì l'alidi vní
volante Colomba.
Ma che? hi perdura ia marauiglia quella Colom-
k», dipoi che »n Col ombo Ligustico, sù FaE délie Vê
le. »»««>*ia«ojíto«rocicié u» vo Mondo e l'altro.
T»lw
tIBRO VENTESIMO. f+r
ToIm i dunque la Scuù a' saisi Aoiici , che la dij
stanza interrompa l'Arnicitia .
-Ma quai maggiorlontananz* di quella délia Morte.
Et put ancora di Iá da Lete dee coatinu.it ' il corn-
xneicio dell'Amrcitia.
Dunque" l'vltima Legge dell'Amicitia è, Che chi
gtme lamico Vìuo , l'ami Dtftnto . r■
Se PAnima del Morto ama .ancora il Supérstíte,
corne d è detto : grande ingiustitia è in Ampre ,
che l'Estinto ami il Viuente, âcil Viuente non ami
J'Estinto : & l'vn sinUcg di aniatc ijuando l'altro fi-
nisce di viuere .
Deue il Viuo riuocare â vìta l'Amico con la con
tinua rimembranza délie sue belle Virai , délie Pa
role, de' Benefatti : mitando souente la sua Ima-
£"ne : visitando la Tomba : Sc con pietosi afretti íà-
tando quello Spirito che à tiuedet le Aie Spoglie
ipeílo titorna . Essendo certo , che se l'Amico íû
Virtuoso , corne si è detto ; sera in istato di gioirc ,
& di giou.uc.
Fieta dunque crudele fù aiuella de' Cornmorienti
di Egitto i iquali chiudendosi nella Tomba del de-
fbnto Amico ; insieme abbracciati puttidiuano > pet
non soprauhiere l'vno all'altro .
Questo non eia Amar l'Arnica come íè steflò i
roi odiar se fteflò e l'Amico: mentre il Morto vc-
cideua il Viuo ; Sc il Viuo toglieua al Morto quella
seconda Vita che gli restaua; facendolo due vol«
moriic-.
Meglio è viuer mezzo , che morir tutto, Viue
mezzo il Defbnto . che viue ancora nei Viuo : tutto
muore , chi non lascia in vita niuno Amico . *
Conchiudesi dunque , che laPerfetta Amicitia non
deu'eslere come il Fuoco Fatuo , che sopra i Sepolcii
iubito appâte , & subito vaniice : ma come il fuo
co Eterno , clie sopral'Altar del Cuote vna volt*
acceso > ictstinguibilniente clsplendc .

DEU
'4* DELL A

FILOSOFIA MORALE

JLIBRO V LTIMO.

D E L L A
HVMANA FELICITA.

CAPITOLO PRIMO.
CHS COSA SlA LA IELIC1TA .
JuVA
C C O T I finalmente Quclla , che ac-
cogliendo nel Capitólio délia Gloria
coloro , che faticolàmente conquista-
rono la Virtù Heroica , guiderdoua
la Honorata Impresa cou trionfale 9c
perpctuo Riposo.
, A questa ognj Huomo corre , benche nol sappia :
apá taluno quanto più corre , piu si allonrana : per-
tbe séguendo la Fallà Telicità per laVera , prende vn
^tontrario camíno s & chi mal coraincia , vi sempie
a peggio .
Questa dunque al Corso de' mieí Discorsi ti apn
la I>oita ; & questa ti si présenta aile Mcte : pero-
tl.c nelle Humane Operationi , ciò chevicri prima
»el pensiero , vien l'vlrimo nello aíTcguimento .
_ Duni]ue se in questo Libro tu ,'uurai trouato píiì
dinoioso, che di giocondo : negate almen non po-
«ai » chç U Piincipio «c il Fine aoa su statoTelicc,
haucado
DELtA FILOS. MOR. LIB. VtT. 747
hauendo cominciato e finito con la FELICITA*.
Ver'è , che al Principio tu vedesti la Félicita cœ-
me di lungi , & allo scuro ; sema rarfìgurar le sue
vaghe fattezze , ne gli suoi ftegi , e* ricchi arrédi :
perche, sicome parlanoi Filóíbrî, il Trin» Cegnita
è sempre Genetale, & perciò Confuíb.
Al Pescatore che miraua di Iontano la prima Na-
ue degli Argonauti 1 quclla Nau* pareua imprima vu
fermo Scoglio subitamente crcsciuio, ; & poscia vna
guizzaote Balena ; ma più di vicino , & à più chiaro
lume , discernendo egli la Forma del volante Edifi-
cio ; il Maglio, le Vele , le Sarte , & gli armati Herói
che vi eran dentro , da vu giocondo Spettacolo ru
lòurapreso .
Nel cominciamento dell 'Opéra • neceflàriameo-
te parlammo délia Félicita , vltiino Fine délia Moral
ïilosofîa : ma tu non la poteui pcrrcttamente com-
prendere , menu e non conosceui ancora rhe fossero
le humaite Paslîoni , ne le Morali Virtù , ne le In
tellectua li Operationi > lequali richiedeuano maggior
chiarezza .
Hora poiche di queste Cose hai tu hauutq cono-
scïmento ; con maggiot'euidenza potrai penetrare í
Sensi nascosi nella De/ìoitione délia Félicita che net
Principio ti fù proposta . ,
La SOMMAI FELICITA , è la ptrftttisiim*
Operatim dell'^dnima ; mn sen^a i Béni Ester»! e-
Ctrpùrali , corne *Aìuuri ; atcempagnata dalla
undilà & H»noran\a , ami Inerenti ; & dalla Si-
cnreXJa t'y Pnfheritì centìnuata .
Grandi cose promise questa Definitione , ma tut-
te vere, e tutte hora chiare ; perche sono vn' Epí-
logo délie Dourine clic si son dette , & vna Moral
lilosofîa in quattro righe.
Dlílè dunque primieramente il nostro Filosofb ,
che la Félicita1 consiste nella Operatiene . Pcr-i
che, sicome hai veduto , Ellanon è vn'Habico, hen-
che sia nata dagli HabitL Ella opéra Virtuosamen-
te , ma non è vna Virtù . Ella non è la Virtù ítellá ,
nia Li sua Figlia.
Se la Félicita fosse vn' Habito , l'HuomQ sart
; feli
«3 DïIXA FÍIOSOFIA MORAUS
ftlice ancor mcntrc dorme ; ptrcbc il Sormo cas-
•ella gliAtri; ma non gli Habiti , corne inteudesti.
Chi dorme, viue vita di Pianta , perche opéra in
la sola Vegetatiua , corne ncllePiame. Chi ope-
fa leniualmente , viue vita di Animale , perche ii
Senso è quello che opéra in lui , tome negli Ani-
mali. Chi è ïelice, viue vita di Huomo , perche
ÍOperatione è Ragíoneuole, ò( propria dell'Huomo.
HOra tralasciatc le Operatioai communi all'Huo-
mo con le Fiante, & co' l^uadrúpedi . ne*
«juaîi non cape Feliciti : bai tù veduto quelle Ope-
rationi eflere più Perfette, & più Proprie dell'Hao-
no , lequali appartengono alla facolti più suoliine ,
«ioè alla Inttllettiwi .
L'Intelletto è la Potenza che maggtoreggia sti
»m:e le Pocenze Humane . Egli è il Giudice délie
Operationi di tutti li Sensi Esteiiori . Egli è la sfit-
s.a del Timoré & Fren dell'Ira . La Voluutà intamo
è retta , inquanto dall'Intelletto prende la Leggc.
Egli è l'Archiuio délie cose paslàte > Oracolo dél
ie future , Orficina délie Arti , Mufïo délie Scienze,
Tempiq délie Mentáli Vittù , Primo Mobile délie
Attioni , Empíreo dell'Anima , Collega degli Angeli,
Imagine del Céleste Nome, aozi Munie Terreno:
perch'egli è il Principe délia Republica del Mondo
Piccolo , corne Iddio è il Principe délia RcpnMica.
del Mondo Grande .
Ma trà le nobiji Ottrathni ddPlnttlittf , vede-
Ai che due sono le più Eccellenti & più Perfette .
L'vna è l'Esireitio dtlU Prudtnl* ; Regolarrice det»
le Cose Agíbili , & délie Virtù Morali : l'altra è
l'Esercilù dtlla Sapiti>\* ; Regolattice délie Cose
Specolatiue , & Contemplatrice délie Iminorub tC
Diuine .
Di qui connscesti, che da vn'ísteslà Fonte scatu-
tiscono due Fclicità i l'vna appartenente alla Vin
xAttiua ; l'altra appartenente alla Vita Cmtmflf
tiua : lequali lasciarono i Filosofi in litiggio quai
fia la Myliore .
Sin ánide , grande Ingegno per altro i esiliando
Je Scicnzc Conteroplatíue , colleeaitt la Feliciti net.
k
LIBRO VLTIMO. s+9
!e Vîttù Morali , con quella Maflima genetalí : Stlf.*
supra ai ntt , nibil ai net . Ciò che è supra noi >
lion tocca i noi di conosceie > ne di cercate .
Lasciaua egli ta Scienza de' Crtelli Accáni á ehî
1: fece • Stimaua più proprío dell' Hurnno il Moral
Regolamento délie Passioni Humane ; che la curioíi
inchiesta de' Diuini Secreti ; che l'isteflo Iddio , die-
tro à noue impenetrabili Cortine di Diamante hà
naseosi .
Nasceua questa sua material Filosofia da vna njat-
ta Follía : imaginando che l'Anima non sia più vi-
uace del Corpo : & perciò rideua , che i Mortali ii
«oglieflero gtan pensitro délie Cose Immortali.
Ma t veii Filosof'anti ; il cui perspicace Inielletto
vedeua ciò che nell'Intelletto è d'Indmisibile, d'iro-
mortale, &di Oiuino ; sauiamente conch'usero , che
là più Oegna , & la più Prspria Operatione di vna
Pocenza tonto sublime i fia l'inuestigar le Cose Alte
& Diuine : or.de vn momie si auuicini alTEterno U
più che può ,
Queste cose SubKmí dal prouido Nume aon fu-
fono, ne troppo palesatc , ne troppo ascose • Accio-
che , i Petspicaci , da Lui amati corne suoi Simili i
maggiorraente godano nel rúercarle . Gli Stólidi ,
non conoscendo se lleíli , 8c molto i Diuini Ogget-
ti ; viuano Setui degli altri ; perche non mcrranodi
vîuer Felici. Ma ccloro i quali , ne Stolidi sono , ne
Perspicaci ; se non godono la Félicita Conteroplati-
ua , godan l'Attiua pcr lot eonforto .
E vero , che la vita Attiua è più necéstaria che
la Contemplatiua ; ellendo più necesiàrio all'Huomo
l'elserbuono, che l'eslerDotto, ne Tester Felice .
Ma la Operatione délia Vita Contemplaiiua , esíèn-
do più siinile alla Operatione délie Sollanze Incor
porée i tanto è più perfctta delT Attiua , quanto è
più proflima alla Diuina .
Proprie veramente dell'Huomo son le Virtè Mt~
r'ali: ma pure in alctin modo, benche impetsetto,
ancorsiatttibuiscono agli Animal! . Perche , sicome
anch'essi partecipano del Sensitiuo Appetito ; così con
1'Humano Magiltéto fc eon l'vlofi eosturaano anch
«a DELLA HLOSONA MORALE
effi à frenarlo , frenando l'lra e la Cupidîgí.i, «on
la Sper.mza e col Tiaiore .
Ami i Filósofi diereuio agli Huomini pcr Macstti
áelle Virtù Morali gli stefli Bruti : il Leone , <Mh
fartai*: laCicogna, délia Çjratitudine : la Totto-
fïlla, délia Pudidtla: il Cane , délia Fedcltj .-pec
«ke in eslî opeca la Nuuca, cbe non può errare.
Ma la Ctntemphihne , è vn'Opera deirinielletn
«osì solleuata da' Sensi , & astratta dagli O^geui Ma-
•eriali.che ne perfettamente, ne impetsetumente
fuò conuenire a' Brati i nu solo à Dio , all'Angrfo ,
& all'Huomo .
Sono adunque íníeparabíli nell'Huomo queste due
Vite per giugnete all'acquisto délia Perfetta Félici
ta.. Peroch'eflendo egli Inulltttiut e Sensiiiuo : non
fuò eslere perfettamente Felice, se come Intelíetti-
uo, non perfettiona l'intelletto con la Sapinlf.
ic come Sensitiuo non mode» le Paslîoni con la
Ma perche le Dénomination! si prendono dalla
pìù Perfetta fie nobil Parte del Soggetto : perciò il
nostro Filosofodenominò la FeHcitadella îbta Cin-
ttmpUtiih délie Cesi Diuine , come Opéra piiï Pe*
fetta & più Diuina .
Ma perche nelle Cose subordinate , sOrdine Su-
periore comprende l'Ordíne Inferiore , benche dall'-
Inferiore non fia compreso : così , sebene la Felici-
tá Attiua non comprende la Contemplatiua ; nen-
dimfno la Contemplatiua comprende eminentemea-
icl'Attiiu.

CtAPlT OLO SECONDO


Descrittitne dcWHutm Felice .
>fr$$3AH 1 è dun^ue più Felice di colui , che
J}J f # hauendo l'Animo per lungo vso habitua-,
> S-> E to in tutte le Morali Virtù ; & perciò lí-
^WM'fl11 bero da' serulli legami de' Vitij : à iaP-
cç[UÌ0 'J]á ridotto.i cupidi Astètti ; fie à tal quie-
M
LIBRO VLTIMO- < Hi
te ! tumultuosi Timori : che apparecchiato á tutti
i Casi ; quantunque la Fortuna si muti , mai Boa &
muta : & quantunque il Mondo mini , nulla pausa
ta : perche , qual cosa può temere , chi non teme
l'vltimo de" terribili l
Et perche piccola Sfera ad va'Huomo è il sa*
Indiuiduo ; eitende in olrte la soprabondante Virili
nel giouare alpublico.di cui egli è la miglior pat
te ; iòstenendo la Patria come Atlante il Cielo col
Capo , & con la Mano : col Consiglio , & con l'O
pra . Ond'egli si vede ad vn tempo , supplicato da
molti , rin^ratiato da tatti i acclamato da' Popola
ri pregiato da" Grandi ; caro à Saoi , famoso agli
Stranieri , da tutti consultato e adorato come vap
oracelo .
Ma non è circoscritta la sua Feliciti nelle core
Humane & singolari. Non si appaga di ciò ch'egli
(i , se non conosce ciò che in tutto l'Vniuerso si
fa . Sale con l'Intelletto alla Specolatione di tutto
il Mondo Elementare ; & penetrando le aite & ve
re Cagioni de' Naturali Effetti , che in Terra , in
Marc, in Aria, in Cielo , alla simplice Turba pa
iono impercettibili marauiglie ; ride lo stupor degli
Sciocchi , correge gli errori de* Saggi : & gode in
se steste di saper , ch'egli sà ciò che gli altri non
fanno . Siche non per gli altri , ma per lui solo pat
fatto il Mondo,
Ami trascendendo le cose Materiali & mutabili:
dagli Effetti soprahumani conoscendo T Esistenza:
delle Soprahuman e Sostanze : superiori ali ' Huo-
mo, inferiore à Dio , Menti pure , simplici Intelli
genze , nudi Spiriti : belliflìmi senza Corpo, ve-
lociilìmi senza penne , sapientislimi senza studio ;
con loro egli couuersa, mentre discorre secomede-
simo , come viuano , come sappiano , come Reggia
no , come si muouano , come insieme stuellino :
estèndo gran marauiglia come vn' Huomò conosca,
l'Angelo ; e stando in terra habiti in Ciclo .
Ma cresce in immenso la sua Felicità , quando
non solo dal suo Piccol Mondo , sale al Mondo
Elementare: Jc dallo Elementare all'Angelico : ma
«lai
L
cri DS1XA FILOSOFIA MORALE
dat Mondo Aogelico trasale al moud o Atchctípoe
duîno . Et al riuerbero del lurae suo n.inlralc ort
ie Cose create contemplando il Creatore , médita
qurgli Oggctti Stupendi 8c eterni , che gli aliri
Muomini quasi Talpe a! mcriggio , non veggiono .
Quai maggior félicita può godere l'Intelletto
Humana che il potet contettiplare l'Intelletto Dt-
uino t e corioscerc come Iddio conosca le Cose i &
col conoscere produca il tutto dal Niente. Qiuo-
tc cose Belle habbia fatte , & se più belle nepoP
ÍH E.rt. Et se il potere & il Volere , IbnoinDio
ìeilèntuluiente vti' istesta Cosa : corne dunque non
voglia tutto ciò che può : & come liberamente vo*
lendo fare ò noTÍfare ; la libertà che può volere
tí non volere , non aggiunga vu' Atto accidentale
che poll'a eslére & non eftère in Dio . Et l'egli pot
la farc in vn moniento tutto ciò che può sire seo-
va consumjre la du Pollània .
Indi dalla InhVita poflànza paflàndo ail' Intinita
Boutà : conofce quanti Benefici oon solo in tutu
la vita, ma ad ogn'inllantc egli riceua . Et come
chiaramente cohosce che da Iddio solo dipeode
ogni suo Bene , in lui solo consida ; & à lui solo
ticorre . Et da quella à più altre soauidïme cou-
templationi con la sola scorta délia Filosofia si vi
solleuando : ciaseuna dellequali può ricceare pet
vna Etetnità ogni grande Intelletto . Quefta è
dunque la perfetta Sapicnza Reina delta Virtù , in
cui iripose il nostio Filosofo la Somma Félicita
Naturale .
|M
HI VI7 CjShl tíLX
VWT
C ~4 t I t O L O T E^Z O
%Ai»fri iM* Fdiciti .
ESTA che sinquì vditli . c la Filìelti
íFO S EJs""'*l<- Aggiugne poscia il nostroFi-
* *>4JS lososo , che i Scni etrperali , c j gni
V'ffàfQ' Elitrni, sono gli Aiutoti délia Félicita .
Se l'Huomo fosle Menti AstwiH , c nudo Spi-
uto,
libro vtrrvío.
tîto i con la l'ola Conteraplatione viur.'a FeÚce :
ogai altro Bcne satia sopcttbio . Ma egli non pu*
acquist.u la Feliciti sema il Ministc'ro de' Sensi , che
son le Porte ond' entrano gli Oggetti conoscibiii
et l Terppio delta Mente : ne può esercitaita , se le
Mental! Opetationí non sono aitate dalle Gorporali .
Necesláti adunque sono i Htni dit Ctrp , la S*-
oità , lesoize ■ gli Aliment!, inquanto secuono aile
Opérationi dello Spitito • Et conseguentemente .
neccsljri sono i Btni di fertuna , le Ricchezze , i
Podcri , e gli Agi , inquanto seruooo al sostegno det
Corpo Humano.
Non sono incompatibilí coa la Félicita le Rie*
chezze ; niuna Giustitia condanna la Filosóíica Sapicn-
2a alla dura MendicJtà.
Rabbiosa inuidia fiï quella délia Canína Setta de*
Cínici ; iquali cosi sordidi ne' costumi , corne ne*
p.inni; silososindo sù lo (trame , latrauano contro i
Platóne , Au'stippo , e Zenóne , perche pofledend»
copìose Ricchezze, nobili Palági, ameni Giatdinl ,
pompose Toghe, splendide Mtnse i insegnauano che
di poco è contenta la Vita Filosofale .
Non è neceflàrio per filosofâre , gittare i Tesorî
ál Mare , come Crate ; ne cauarsi gli occhi , corne
Demòcriio ; ne mendicare i tozzi , corne Demétrio;
ne habitat , come Diógene , dentro vna Botte .
Anzi , come ftà gl'Indi cresce vn*Arbore, mérita-
tnente chiamata Fclict , perche da se sola produce
Frhtti, Olit , Ltmt , *Armt , & ogni cosa neceilarix
alla Vita Humana . Taie Apunto deu'eslèt la Feli/ii-
tà del Sapiente i colnia di ogni Bene i di niuna co
si mancheuoJc : petoche la Fclicità si chiama Vn»
Sft» ài Vita da tgni parte Ptrftttt .
Non sono dalla Félicita esclulì gli Princípi e* Mo-
sarchi, perche non sono esclùsi dalla Sapicnza . Anzi
quanto abbondano di Béni sopra gli altti , tanto più
cacilmeute che gli altti poslemo filosofâre U essec
Fclici.
Meglio filososiua Toloméo Ricchissimo Egittiano ,.
riijiúsféiio di molto tolto , il eoito ácile Utils . che
ff4 DELLA HLOSOFIA MORALE
ìl folle Demócrito cauandosi gli occhi per coatenr-
plarle alla cieca . '
Meglio filosofauaqo i Gínuosofisti ne' delicatiCon-
whi i che gli afFamatí Cínici , corne digiun*Cicale.
Meglio fìlosofauarjo Platóne & Zenóne deutro la Stu-
fa dellor Palagio ; che Qiógene alfuoco ciel Sole ;
dcntro.la Bone, dal Satirico lodata e fuggita.
Pec ben filosofare, meglio èl'hatiere , che il men-
dis.ue. Meglio è l'eslér Ricco , che correre dieiroa'
Ricchi. Il tempo. che si perdea da' Cínicl accattaB-
I do i toizi per le case ; era tolto alla Contemp'atione
délie Cole Diuine , & per consegueme , alla Fé
licita .
. Aggiungasi , clic si.iime la Félicita non è tutta
Conteuipl.itiua , ma in patte Atiiua : moite Colé
•son neceílácie al Sap Içntc corne Attiuo , che corne à
• Coutcmplauuo tuian sopcrcliic .
Alla peiteita & r.on otiosa Prudenza son necesta-
,ri alti Imptri, e grau Bamiglia . Alla Giustitia i f*fà,
'e i Tribunal! . Alia Magnihcenza grandi Hjcchillf.
alla Ma&uaninûià grandi tíaneri : alla Temperania
grandi Déliât : non cflèndp al Cínico gtan Tempe-
ranza l'asteriiesi si ciò che non hi .
Siihe le 1(iuhq& stanno meglio nelle mani del
Sapience, che del vitiosp; perche quello, ò se ne
serue , à le comparte : questo , ò le getta , ò le na>
sconde . Migliore ancora è la douitia di PJatone i
che la mendicità del Cínico i perche quella honora
. la Filosofia , queâa l'inràma . ...
MA dirà il Cínico , corne dunque Zenóne , e
Platóne , & Ariltippo insegnauano , che la Vi-
ta del Sapiente è contenta di poco s 8c effi poûede-
uano tanti Beni I 1 ■ , . .
Sicorhe l'Horiuólo à ruote , quando il risorto det
la Moilra non è concorde col risotto délia Campa-
na ; mostr» vn'Hora , e ne suona dioce i così que'
Filosofi, discordanti daSesteslì, ptcdicauanoadalta
la Pouertà , & si acteneuanò alla Opulenza . . ,
Perche dunque Filosofi tanto Saggi , ò non viuea-
<io corne paiwmno , ò npn p»flt>U/Uì corne viuci
LIBRO VLTIMO.. ïff
Ma non era veramente discordé in loro la Vita
dalla Dottrina . Non son lc Ricchezze che intoppino
la Sapienza, mal'Vso. Egli si può ester poucro ncll'-
abondanza , & ticco oclla penúria ; quando il Ric-
to parcamentc si serue di ciò che hi ; & il Pouero
desidetosamcnte sospira ciò che non hà .
Ancora l'Auaro sà ester Pouero nelle Ricchezze :
ma l'Auaro rnifèramente viue , per conserUarle ; il
Tilosofo parcainence se ne serue in pr uato , per gio-
\nre al Publico ; godendo più di donarle , che di
goderle .
Seruiansi dunque i Filososi délie Ricchezze ; m.i
non seruiuano aile Ricchezze . Le poslèdeuano ; ma
non erano posleJuti . Erano 'quelle Beni esterni,
ma non Beni inrerni . Le h iue.mo d'iniorno al Cor-
po ; ma non dentro 1* Anima : perche venendo à
loro per recaggio , ò per premio ; senza indeguità ,
senza oltraggio i non si scald.iuauo nell ' acquísto :
nori s'inquiecauano nella custodia : non si affliggeua-
na nella perdira.
Inlòmraa sapeano ester felici con Esté, & senza
esté i come apreslo diremo.
m
WSr Moi SUA View
cupiroLo sjv ^a\t o
Prtprictadi dtlla Félicita .
■frí^W^A prima Proprietà délia Félicita , secondo
§i g! il nostro ïilososo è , l' tjsere vna Vit*
«* 33 sommumcnte Dilttttmìe . Che se la Fe-
^•Éíí-fr íicità non è Diletteuole i quai Cosa Dí-
letteuole sarà nel Mondo > Ma conuien laper quai
fia il suo Diktro ,
. Di qui comincia lo suario di coloro , che allettaii
dal VocaboJo;, prendeano la Falsa Volutti per U
Vera.
Così li Discepoli diEpicúro, vdendo che il loc
Maestro collocaua il Sommo Bene humano netìs
Utluttì i & non inténdendo quai Voluttà foslè quel-
la ; à briglje, sciolie trasaiidarono apreflo aile Volut
Aa ti
fítf DELLA FILOSOF1A MORÀIE
cà Sensuali ; cercando non il Diletto nella Fe! kìii ;
ma la Felicirà nel Diletto .
Se tu addimandi al Giumento , quai fia il lí'
più saporoso ; tisponJerà. Fitn ii M*Sgìo , t>u
di ^Aftstt • Et se all'Huom Sensuale tu addimaraï,
Quai sia la maggior Félicita ; ri(ponderà Centi da-
bio, Lu Vtluit* del Sensu. A talpaláto, tal ciuáia.
Non può d^r perfetto giudicio dellc Cose , cil
non hà perfetto il Giudicio .
D' Lucullo siprendea il parer de'Sapóri, & rai
dalla (cnv.ru iucinta ; à cui la praua imaginations
depr.iuail Gusto in maniera, che l'amaro l'è dolcti
c il dolce amaro .
Dal SasUnie adonque & non dal Vulgo fi prcmle
il ver sapote del Diletteuote .
Già vdisti , che il Diletto è vu* ■vltimi Ttrjttta-
Ht f & vn fèaue Cvndimento di Quelle Operatitnùd»
à ti.ifiuno ctnutnitm, Che se la Contemplat/ooe è
l'Operatione più propria & più conucneuole allUuo-
mo , corne si è detto ; certamente niuna è più Di-
Itttcuole , perche niuna è più conueneuole .
Etletaato più Diletteuoli sono le Operarioni lu-
tellettuali quanto miglioii sono gli Oggetti; tanio è
migliore il pi.icer del Sapiente che degli altri Hue»
mini , quanto l'Oggetto Diuino è migliore dëgli a'.tii
Oggetti .
Se le Delitie deU'Intelletto immerso nella Con-
templatione délie Cose Diuine , si poreslèr veder da'
Voluttuosi : auuerrebbc loro riò che fi è detto de*
Compagni di Vlistè i iquali hauendo gustate lcCan-
nemáe nella solinga spiaggia délia Libia ; allettarí
da quella inopinata dolcezza , obliando l'amtnitì
délia Grecia ; e gli agi de' Patcrni.Penáti i in quel
la Solitudine volean finir la voga , & la vita .
Ai tu compreso dipoiinon ester manco Ht*ti
mule la Felicitâ , di ciò che sia Diletintli.
Se l'Honore è vna stima che noi facciamo dcIF-
nltrui Eccellenza : & perciò la Virtù è più Honore'
tiple di ogni altro fiene Humano : iènza dubio il
Sipiente fuà ranto più Honoreuole degll altri Vit-
ruosi, quarto le virtà Diurne son più Ecccikmicbe
« Virtu Humons .
LIBRO VtTIMO i ff^
Ma qui con quell'altoediuinoingegno <1istintí
íl nostro Filosofb due Gcneri di PtrfeitUni Ecctl-
lenti: l'vna lAfiotutu, che perfcttiona l'Huomo in-
timamente in se llestb : Paîtra KiUtiit* , che perfet-
tiona l'Huomo in riguardo degli altri . La prima
chiamò egli Htmrcuolt ; Sc l'altra Ltittalt . Per
che l'Honore riguarda la Perfona ; la Lode riguar-
da le ^Attioni tlìtrnt .
Quindi è , dice egli '. che iddio è più tosto Hono-
reuole , che Lodeuole . Alla Diuintcj più conuieue
cacita Adoratíone, che fecondi Eucómí : perche es-
sendo Iddio sempre inuolto in Sc , & eflcmialinen-
te occupato nel coniemplar Se stcslò : sarebbe di Se
steflo contemo sema operar cosa niunafuori di Se.
Et sebene operi fuoii di Se tante cose belle , íe
marauigliose : le opéra nondimcno contemplando
Se tnrdesimo, corne Causa Idéale di tuttele Cose .
Siche in Dio , la Vita Conteinplatiua è neccstària ;
PActiua è libéra.
Da questo discorso adunque ne ritrahe , che , sico-
me l'Huom Felice , eccupando la Mente nelle Diui-
ne Contemplationi, viue à se steflo ; cosi anch'eflò
' è più Reuerendo & Honoreuolc , che Lodeuole i
peroch' egli pare più tosto vn Dio, che vn' Huom
Mcrtale .
Ma perche íl Sapiente , con la Eccellenia délia
Conttmplatiua , congiugne taluolta l'Ecceìlenza dell*-
lAttiu» , che riguarda il Bene altrui : dubio non è ,
cfi'egli ancori non fia sommamenre lodeuole : lico
rne Iddio, oltre ail' Adoratíone per la proptia Per-
settione ; ancor si loda con Hinni , per le lue oltre-
mitabili , & estera* Operationi ■
Cetta cosa è, che non solamcnte Honorabile è
questo Personaggio Felice corne vn Nume in Terrai
ma rtnde honorabill i Genitori ch'i 1 diedero à lu-
ce > la Patria che l'accolse i il Luogo doue contenir
plò , & doue la sua Mente partorì que' Diuini Con-
cetti: corne si honoraua la Culla , doue nacque Gio-
ue nell'ida. .
Mostrauansi in Samo le venerabili ruine dclla ta-
tiwm» ÇasitceM , doue à mutoli iniegnò Pitágora
AA i U
ffS DELIA FILOSOHA MORALE
!a Sapienia . Cniella diSolóne inSalamîna; d! Anss-
ságora in Cbzoméne : cii Senócrare in Calcedone í
8c ruor di Atene , l'oscura Giotta diEpicúro, c Me-
rrodóro : fatta chiata dalla lot Faina .
Non matauiglia dunque , se il nostro Filososo ,
hauendo formaco cosi alto concerto dell'Huom Sa-
piente ; & riconoscendone la [dea nel suo Diuin Mae
stro , consectogli vn'Alcare con la Statua di lui, ogni
giorno incensata con prosumi di siori , aggiuntoui il
Titolo: QVESTI E' COLVI, CV1 DENNO TVTTI
HONOR.ARE, ET IMITAR.E .
Appiese il Grande A'eslindro e la Dottrina , e
l'Esempio . Honorò anch'eslo il suo Aristotele ,co-
me Aristotele hauea honorato il suo Pl.itone.
Ereslè in gran Città la piccola Stagíra , doue il.sao
Maestro eta nato , & doue hauea m.ditando com-
posti li Celesti Commenti délie Cose Ceiesti .
Diede Aristotele il Libra âil Ciel* al suo Disce-
polo : diede il Discepolo al suo Maestro la Terra
ou'era nato . Dono honoreuole , ma tanto disugua-
le, quanto la Terra alCielo: perche rnaggiori cose
può donare il Sapiente al Principe, die il Principe
al Sapiente.
MOlto più dijScile potea parere quell'alrra Pro-
prietà , che la Félicita fia vu Bcne Indesiciente,
& Perpétua •
Et cjual Bine ( dirà alctíîlo ) pua epere fiabile neìT-
inflabile, & perpétua nelle viande? *Altra nan i
qucíìa misera Vitache vn'angufto Euripa ; doue il Ee-
ne (zr il Maie, can perpétua flujso e riflujst recipre-
earrente intalX*niof\ , hera [ammergono V Huemt di
Beni ; £r hora il lasciano in secco .
Quinci de' rnaggiori Sapienti délia Grccia fù quel
Ricordo , che 7^/«n pue , mentre viue , chiamarfi Fe~
lice. Ma se la Félicita non vienc senon dppo la Mor
te ( parlasi délia. Félicita Naturale ) che gioua all-
Huomo quando più non è Huomo ï Et se pux'allora
si può dire : Cefiui fit Felice : che bene e quetlo ,
■Iqual non è quando e , ma sol quando fil.
Ma pur d'alrra parte, egliè vctiílîmo , chechiè
veramence Felice, Fclici si può <Ur ruçntiç viue: nç
VCM
> LIB RO VITIMO. f<9
vera è la Felicità, le non è Termuncnti : ma con-
uicnsi guardate in che si riponga la vera Felicità .
Se la Felicità è fondata nelle Corporali Voluttà,
come quella di Tibetio : basta la soperchia Voluttà
per farla infelice . Se ne' Beni di Fortuna, come quel
la di Cr.;sib : basta vn solo Infortunio à i'conuolgcrla.
Se negH Honori , come quella di Dionigi : basta
vna riuolta di Popolo à far di vn Ke di Siracusa , vn
Pedante in Corinto . Nostro non è ciò che la For
tunaHora fà da
rostro.
quel che vdisti hai tu potuto conoscere , .
che i Beni Corporali , e i Beni di Fortuna, le Ric
chézze , gli Honovi , le Dignirà , sono Aiutori della
Felicità i ma non entrano nella Esicnza della Feli
cità i laquai consiste nella Operatione della Sapienza
& Questa
delle Virtù .
Operatione è vn Bene interno Se volun-,
tario , che ne al Popolo , ne alla Fortuna , ne a' Cor
porali Accidenti ; ma solo alla propria Voluntà è sot
toposto . Et perpetuo si può dir queFBene , che tan
to dura , quanto l'Huom vuole .
E vero che all'Huom Felice auuenjr poslbno non
sol nelle Fortune , mane! Corpo , e ne] Senso , acer
bi e dolorosi accidenti . Non vogltam dire con Epi
curo , che ancor nel Toro di Falláiide-> e nelTor-
chio di Procuste , il Sapiente incantato da quella in-
sensitiua ^futhia , non senta doglia.
Ma egliè ancor vero , che se gli Accidenti si fer>
mano nella iattura de' Beni elicmi ; ancora il Cini
co senza quegli filosofa, & viue lieto . Se palla il Do
lore a* Corporei Sensi ; ma in modo che sia sdmibi-
le : non solo non interrompe la Felicità del Sapien
te, malafà rivendere come il Focile la Selce.
Nun sono compatibili la Felicità , & l'Infelicità :
ma è compatibile la Felicità col Dolore .
Non sono questi due mouimemi contrari in vn
Soggetto : perche la Felicità è nell'Animo ; te il Do
lorBenché
nelle Membra .
come Huom «
di Carne , esclami , e gema ,
e dolóri i nondimeno lo Spirito hà vna franca ri
tinta nella più alta patte di se medesimo. Seno»
çto DELIA FILOSOFIA MORALE
può attualmente .1pplic.11 b all.i Contemplatíone dél
ie Cose curiose , & astratte ; si setuc délie Cose cbc
conteo plò , à gr.m profitto ■
Implora quel Nume ch'eglí conobbe ; confid.i neJ
Diuino Frouedimcnto che regge il Montlo : conso
lai! nella sua Innocenza, che honora ogni supplicia:
non dice parole indegne di vn'Huom Sapiente ; ne
fàAtti mdegni di vn'Huom Codante .
Sìche, quantunque vengan meno gli Accessóri del>
Ja Félicita ; la Felìcità Eslentiale opéra gli siioi subli-
mí Effeiti : non potendo il Sapiente rimer ir Mue-
10 , se non diuiene ò Vitioso , ò Mentecatto .
Che s'Cjjli alla fine , come Agesiláo , esce virto-
rioso da quel Tormento: nonglí è bi.ogno di rac-
qui/hv la leliciti con nuovú Habiti lntellettuali e
Morali,più che se haueflè dormito vn brieuesooM •
Anzi la sua Virtù diucnuta aile proue più vigorosa,
raddoppia la sua Félicita & opéra con inaggiorforza
c diletto •
Ma se i Tormentí son talí , che rompendo il sol-
franrial norio , ferzino PAnima à dishabitar rial Cor-
po i restan ncll'Anima ( come vditti ) gli Habiti dél
ie Virtù più fleuri ; & l'Habito délia Sapienza allai
più chi.iro : onde le Opcrationi son più ecccllenti
neli'.ntelletto separato , che vnito al Corpo , sema
mir.íco!o .
Siche in dispetto de' Tormentí cV deila Morte i
porta la sua Felìcità in vnaVita niolto migliore.
SI è detto apreflo che sa Félicita è vn* Vita di se
se'a cimenta . Ma questo potria parer Parados-
so molto più maiageuolc à sosteuere.
Se ta Felìcità ( cerne affermane i F ilesf ) ì vn
Cumule di tutti li "Bini: truffe ci vtrrì fer tutti»
tari* > direbbe alcuco • Tereche shaiur tutti li Uni
neutre si viue > i imfesiibile: C se alcun nemaxee»
nan i pi» Cutt.uÌb di tutti 1 Beni .
Ma da ciò che poco auanti si è detto , aíiài chía-
ra è la rísposto . Giàsiè dichiarato , che i Beni di
Forcuna, sol tanto son neceílàii alla Félicita, quanto
sostemano il Corpo : & i Beni del Corpo , sol tan
to íoa necíslàri quanto seiuono ail' Animo . Tutto
il
LIBRO VLTIMO . fffi
îl íburapiù , non so) non è necesiàtio alla Félicita :
nu egliè dannoso .
Hai m distinte due Félicita l'vna Vera , l'altra Fal-
fa : quella Vittuosa , questa Vitiosa : quella Ragio-
neuole , questa Brutale .
Alla Félicita voluttuosa molti Beni del Corpo.e
di Fortuna son neceflàri . Ogni esca è piccola à vna
gran rame . Di molto ha bisogno chi molto poflîe-
dc • Tutto manca à chi tutto desidera , perche il Dc-
siderio è innnito , e í Bcní scarsi .
Ma l.i Félicita Vittuosa, vna voltaacqistata , con
peco si cogscrua : ne più gli son necefláric quelle
rorie , ne quelle Ricchezze , che furouo Aiutatrici
ad acquistaila .
Che se il Sapiente mentre viue hà bisoj.no di qtuJ-
che Ben'Esttrno ò Corporeo ; non ne hà bisogno
tome Sapicme , ma corne Sensitiuo . Perche corne
S.-.piente , la sua Vlta è Intellettuale te di se ftcslà
contenta ; corne l'Angelica & la Diunia .
Già sai , che le t'ose Superioii comengono le In-
fetioti , & chi poflîede il più , pessiede il meno .
Non hà 1' Angclo il Senso délia Fragranza deglí
Odori , ne del Concento de' Suoni , ne délia Dol-
cezza del.'e Viuande : uiagode vna Spirital Facoltà
laqual'eminer.temente prcuale à questi Senû : fie niun
di ijuestigli manca, perche di niun diloro hà bi
sogno .
La Félicita del Sapiente è vna Vïta Intellettîua ;
afl.ii più perfetta dcll'Attiuai Scaslài più délia Vo-
lutuiosa. il Contemplare & il vlucre Vinuosamcn-
te , colla poco al Corpo , & all'Erario .
Chi viue d'Iutelleuo, non solo non hà bisogno délie
Voluttà del Cotpe . Perche l'Anima del Sapiente, co
rne vdisti, ancor separata dal Corpo , gode del suo sa-
pere , £c contempla le belle Idée che portò seco •
aflji meglio che nell'Ergastulo délie suc membra .
D Aile propríetà che si son dette, ncceflàriamen-
te segue quell'vltima Scmassima ; che laFeli-
cità fia vna Vita Htata . •
Il Titolo più lublime che gli antiehi Filoson at-
tsiLuitono a' loto Di), fù quel di BEATO >■ (*'
Aa 4 «"1"
jSx DEIXA FILOSOFIA MORALE
cando perdio la Vita Intellettuale del Sommo li
dio, sempre operante con la Mente, Se semprein.-,i
riposante nel contemplar Se medesimo : onde ia Vi
ta ch'ei viue , è di se ltcfla & in se stelli contenta ;
& perciò GiocondiMìma , Se Bmu •
Cousideiarono , che seben gli Huomini formano
Concetti di Dio al uodoHumano: nondimeno in
Dio propriamente non han luogo le Virtù Morali ,
perche non hà Eritemi da moderare con la Medio
crità : ma in luogo di tutte le vittù , ha la sua Men
ti i cflcntiale & suptema Regola della Rettitudine .
Dunque efièndo Iddio vn'Atto simpliç^Hîmo ; ce
sì la Sapienza come la Bontà , sono vna Cosa me
desima con la sua Essenza . Siche in Dio , quanto
alla realià, non sol la Sapienza è Buona, e la Bontà
Sapiente : ma la Sapienza è la stefli Bontà : & la
Bontà è la ftefli Sapienza.
Finquì giunse il nostro Filosofo col naturai sud
Discorlo : da cui filosofando ritrshe , che sicome la
Felicità di Dio realmente consiste nella Contcmpla-
tione di Se medesimo : così il Sommo della Felicità
Humana principalmente consiste nella Contempla-
tiene dello Ut fio iddio .
Et ficome la Felicità di Dio si chi.. tra Beatitudi
ne ; così Beatitudine si chiama la Felicità del Sapien
te : in ciò differente , che Iddio è Beato per Eilcn-
za ; Se il Sapiente è Beato per Partecipanza .
Hot se dalla Simiglhnza nasce l'Amore, Se dall'
Arnese la Communai.za de' Beni î qual'è più ama
to Si fiuorito da Dio del Sapiente ? che solleuando
la Mente dagli Oggetti Terreni à quel Diurno Og
getto : ,'guila della Pianta Amica del Sole , benché
col pie fido alla Tetta , sempre con rocchio al Sol
si volge ; specchiandosi egli in Dio , e Iddio in lui .
Al Ibi Sapiente adunque , ancora in questa mortai
Vita meritamente conuiene il Titolo di 3m;i .
Questo è quel Titolo che ■ Romani Cesari ( di
poi che l'Ambinone occupò il luogo alla Virtù ) ne'
lor Diplòmi, & negli Archi Trionseli, estorsero da'
nuscii Popoli j iquali con le forzate voci gli thia-
«nauauo Stati e JDiui ; te col Cuore angoscioso »
chi*.
LIBRO VLTIMO. ftfj
chiamauangli Ctamidate titre , Sc Furìi ïnfernali\
Con più ragione la<Cristiana Chiesa , che misura-
ua. i Titoli di Honore , non dalla ^ilte\£a de' Mon-
ti , ne dalla lisica Luce del Ciel Serene ; ma dalle
MoraliVirtù: come, Discretic Vêtira, C haritot Vt-
fira , Santtiio» Vestra ; degnamence attribut que*
sto gtan Titolo BEAT1TVDO VESTRA, à que' Sa-
cri Atianti, jquali colCapo ripieno diSapienzaDi-
uina , sostengono il Cielo in Tetra .
Et quantunque essi chiamino Sestfflì HVM1LISSI»
Ml SERVI, pur da' Fedeli son cbiamati BEATISS1MI
PADRI . L'vno e l'altro cen ottíma Ragione . Per
che chi riceue quel Titolo , considéra l'Huniano délia
propría Persona: 8c chi lo dona, considéra il Diui-
no délia Dignitá; laqual'eftcttualmente , ò preson»
tiuamente> c congiuntaallaSapicnza délie Cose Di
uine.
«•» m €*» -,
cJinro LO VLTIMO. ;
X>ella Félicita Euatigelica .
Et chìudimento dell' Opéra.
frf^ÉSHj* A I tu veduto in tutto questo Volume J
Sj u S come il nostto Maestro dalla Fílosoíîa
Morale cor,duca alla ïtatitudine Filai*
•t'HPÎ"^ faa : restau di vedete per giocondo Co-
rollário , come la Beatitudine Fileiífie* conduca al
la Beatitudine Euangética .
La Filosófica consiste nella Contemplatione délie
Cose Diuine , con gli Princifij inftgnatï dal Lume
fihsisif e Nmurale . L'Euangelica , consiste nella
Contemplatione délie Cose Diuine , n» gli Triucipif
riue/ati dal Lume dtlla Fede ; non escludendo pt-
rò il Lume Filosófico, e Naturale. '
Ancora il Naturale , & il Filosófico , sono Riuér-
beri del lume JJiuino : & anco in Ctisto habitaua-»
no insieme la Sapienza Increata , & l'Acquistata : ne
l'vna scacciaua l'altra .
Grande fù veranientc la Fclicjtà di que* Santi Con-
- tcœpU-
fÍ4 DELIA niOSOÎlA MORALE
ttmpl.itori , iqnali , lasciando le Filofofali Sfecafor
ttoni ai dotci Garritori ciel Portíco di St6a, e del
licéo : & conaersando più con se steflì , ehe co'sijo»
più con glí Euangelisti, che co' Filósofí : pin con Dio,
che con gli Huomini i rínuennero nelle tacenti So-
Irtudirú del Niln & dell'Eufráte, le smarrirc vcíhgie
de) Terrestre Paradiso , Vestíbolo del Céleste . -
Ma negar nonfipuò, che roaggior non fia stira la
félicita delli Agoliini , de' Girolami, e de' Ton; û ■
iqu.ih nel'e loto Oiuine Sperolarioni , con l'£j .: ige-
Jico Lume congiunsero il Filosófico .
Ancor ne' S.icri Altari, benche fia cbiaro il Soie,
tì allumano le piccole Faci al Sacrificio .
Ma gr.m ditrerenza paslà sià queste due Feliciti :
perche la Filosófica hà per fine délia Virtù la Coo-
templotíone i & i'Euangélica hà per fine délia Con»
templarione la Virtii Et con tagione . tíli AttidelT
Jutelletto son più Nobilí di quegti dclle Virtù Mo-
tali > perche la Pou nia è più sublime : ma la V irtù
luangélica è più Nubile di qualtinque Atto delfln-
tellttto ; perche è congiunta col Dìdìijo Amote.
Jhqueíto ilnostto Filosofohauea bisogno di nus
giot Maestro . Compatible nondimcno , pei noa es»
ici nato trecento Anni più tardi .
- Voleua egli dunque, che l'Huomo con le Vi :ù
Moral) sedandole Passioni , tend esté rintelletiotran*
tjuillo per riceuere più cbiare le Imagirú utile sublini
Conteu'.plationi ; nella guilà che il limpido e tran-
«juillo Fiume , riceue aflaí più cbiare le Imagini dcl
le Srelle , che in luisispecchiano . Ic qui poncua alla
ïilofofica Félicita le Colonne del Nt» più tltrt .
Ma la Filosofìa Ctistiana, benche disponga l'Intel-
îctto alla Cognitione dclle Cosc Celtlti : jn eslàpe-
lò non si arresta i ma ordina la Cognitione di Dio
aU'Amor di Dio > ch'è la Suprenia Virtù Euing--
lica .
Iddio vuol più tosto da' Mortalí ellère Amito,
che Contemplato . Egli habita più volontieri «I
Cuore cbe nella Mente. Egli Iteslò, a'suoi Figliuoli
dimanda il Cmrt, Seggia dell'Amore ; & noo il cere-
kto, Seggia délia SapiCBia: pciehc la Sapitcu, egli
lIBRO V1TIMO. &
la dona , come cosi sua: l'Ainotc , egli il dimandai
come cosa coltra . , v'.
Questo Amore è quel solo, che perfettionando la
Beatitudine Euangélica , merita li Beatitudine Eter
na . Egli « la Canna d'Oro , con citisi misura la Ce
leste Gierusalemme : perche la Vision Beata , non è
Premio della Specolauone, ma dell'Amore.
Anzi tutta la Sapienza Euangélica , cheè la Fiii ,
non merci la Celeste Beatitudine ; seno» inqiunto-è
allumata dalla Carità .
Et che cosa è la Carità , stnon il Smto Amore
tra l'Huomo e Dio, e tra vn'Huomo e l'altr», in
quanto l'vno e l'altro è congiunto con Dio ? perche ,
tome vdisti , Quelle cose che concordano ad vna
Terza , fri lor concordano .
Se dunque nell' Amicitia Humana , nulla .seme il
conoscere l'Amico , se non si ama : egli è chiaro,
che senza la Carità, non lòlo uitta la Sapienza Fi
losofica : ma tutta la Sapienza de' Profeti , c degli
Angeli , (irebbe ignoranza pernitiofa : perche il co
noscere Iddio & non amarlo, peggio è, che il non
conoscerlo: estendo questa la fellonia de' Demòni.
Ancora il Cielo , la Vision de' Beati neceflària-
mente si termina nell'Amore . In Dio stesio, la Con
templatone produce il Verbo, e termina nell'Amore,
Talché l'Amore è il Compiremo della Felicità
Evangèlica, Beatifica, & Diulna ,
O infelici Intelletti di coloro , iquati con le not
turne veggHe, & le diurne Dispurationi, strepita
so nelle Scuole, empiono le carte, Se sù le c«rt«
impallidiscono» per conoscere che cosa sia Jddio.
Tempo inuan perduto ; fatiche al vento sparte ; se il
fine del conoscerlo , non è l'ama r' o ,
O cieca insania di altère Menti ! l'amare Iddio è
più facile che il cercarlo : cercando'o, più si faticai
amandolo , più si profitta : Se pure aman più tosto
di faticar cercando , che di godere amando quel
Sommo Bene ; ilqual se non si ama , indarno si cer
ca , Se in danno si ritroua.
Mille volte più felici quegli 'dioti , che quantun
que non conoscano gli alti Attributi , e li profondi
Arcani
t*S DELLA FILOS. UORAtE
Areáni de lia Dii.ina Eílenza , più dotti con U ci«i
Pcde, che con l'oechiuta Filosofíai sol con l'amarlo
merr.ino di vederlo ; & prima di Filosofar nelle
Scuolc qu.il cosa fia Icîdio , vanno à goderlo .
Ft che cos.i è qursto Amore , senon vna propor-
tionjle ma cordialirfîma Beniuolcnza verso vn'Og-
getto ipfinicamente Amabile per se steílò : la cui
Eccellenza è tamo eccedente, che muoue I'Animo
humiliato ad vna profondiflima Adoratione !
A quelta Bcniuo'enza segue la indislblubil Con-
cordia , confonnando il voler nostro al suo volere ,
con vn ríuerente Timor di ofFendere quell.i infiniu
Bontà , che á tutti gioua .
Et da questanascelareeiproca Beneficenza , quan-
to può vn' Ariîicitia di Dirguagtianza ii:finita : do-
n.indo turto te steflo á chi quanto bai ti hà dooa-
to , & quanto brami ti può donaré . 1
CHe se la sola Félicita Motale è vn Bene tamo
eceeífiuo , quanto già vdisti ! quai Colmo di
ptlicita sarà in quell' Anima , che benche ircuirrla
nel Corpo, s'immerge nelle Cose Diuine : &aggiu-
gnendo al lume délia Scienza il lume délia fede,
molto più chiaro : & all'Amor Naturale verso Dioi
l'Amor Sopranaturale , molto più ardente : aguià
di Aquila , in quella luce si affilia ; & aguisa di Pi-
raiista in quell' Ardore si gode : fcmpre viapiù ac-
tendendosi con Atti sempre più intensi di Adora
tione , & di Amore î
Perche , egliè vn Moto 'perpetuo , & vna CaO-
falitâ reciproca dell'Ordine Sopranaturale i che cre
scendo l'Amore , cresca la Gtatia : & crescendo la
Gratia , cresca l'Amore .
Et benche I'Animo sia souenre occupato in ahi
afrari in seruigio del Publico , e di cìascuno Par-
ticoJare ; non si allontana perciò dal Diuino Amcí-
jre i Oggetto principale délia sua Mente . Anzi, per
che ama Iddio , gioua à tutti : csléndo la Diuiniti
tamo amabiic , ch'egli non può amar'altra cota , nc
pur se steilò i senon inquanto riama quel somrno
Arnore che ama Tutti . Onde l'Amor suo verso gK
ahri i più non Ê Amore Humano ; ma Cariii , cioc.
Imott in Dit . Quine»
I.IBRO VLTfMO. r<7
Qu'nci à grau derrata moltiplica la sua Félicita :
mentreche dalla Carità in questa Vita momenta-
nea ; nascc in lui la Speranza délia Eterna Beati-
tudine : 5c già sentendo del B:n futuro vn gaudio
présence , anticipa in terra la Félicita de Beati .
Et questo è l'vltimo Termine délia felicità , à cul
poflà giugnere vn'Anima quà giiì pellegrinante .
Peroche , sicomt l'Inrelletto contemplante, si tras-
forma nell'Oggetto ch'egli contempla : & l'Amore
altresì trasforma l'Amante in ti& ch'egli ama:ne-
ceílariamente nefc-gue,che per virtii délia perfetta
Carità : quafi con vna matauíglioíà Vnione Hipo-
st.itic.i , fermamente vincolandosi l'Amante Huma-
nità all'amata Deità ; l'Huomo tnnsforma Iddio in
se stellb . 5c se stcslb in Dio : potendo dire : vi-
uo io , non più Io : ma in me vine Iddio . Che è
la Vera Apotcósi , o ta, Deifícatione di vn'Huom
Mortale .
AQucst^fiae adunque marauigliosamente profît-
tcuole ti sarà la Moral Fílosofìa ! sjl che nel
primo ingreïlo , con la Intentions sillamente uYl\îd-
drizzi 3l Diuino Amorc , cpme vlcimo Scopo del
tuo S.ipere .
O mjracoloCa poíTanza délia Humana Imentione !
Questa ivn'Occhio Diuino , che nel Principio del?
le Cosc riguarda il Fiae.
Questa è vna Diuina M.iga , che differentiando
fcà loro formalmente le Opte Humane ; può tias-
portarle { con vn fol cenno ) dall'infima alla supre-
ma Sscra > e trasformarle di Vili in Pretiose , di
Materiali in Spirituali , di Terrene in Celesti , di Hu
mane in Díuine .
Questa Inuntime âdunque, çome fedeliflìma scor-
la, con la Diuina aíta., ti conduira dalla Filosofica
Bcatitudine all'Euange'lica , & dalla Euangclica all*-
Eterna ; se nel Principio , riguarda il fine .
Peroche , se il tuo Iugenuo Ingegno , nutrito nella
Catolica Fedc ; & non mcattiuito d.ìgli Habiti praui ■
imparerà dal Filoíofb quante siaop le Ficoltà dcll'-
Auinia, & con qualiHabitilí perfectionino : quant*
siano le Passionj' Humahe i & con quai Precetti li
' dómino ■
frf8 DELLA FILOS. MORALE
domino : quanti siano gli Ellremi vitiosi s & <pl [
su il Mezxo délia Ragione : potrai senza dub» , I
con le Morali Virtù renderti più'capace dcgliHibii
Intellettuali ; che innabano l'Huomo alla Corn*
platione délie Cose Celesti e Diuine .
le torbide Paflíoni intorbidino 1* sntelletto: il-
ual'aílai pii» chiaramente apprende il veto , quai*
o è tranquille) , che quando è torbidato dalle Pe
sions •
Qutnci, perche leForze Appetiriue naturalroeare
seguono le Apptensiue : dubio non è , che quanto
pin chiara tu coin scerai con le Dortrine Filolofehf
íc Euangeliche l'infinita Bon^à del Crearorc; tamo
pi à ardente si accenderà nel tuo Cuore ilSamoAmor
verso lddio , che non si lascia giarnai vincer ÍA-
more .
Non poteua dunque la raturai Con:empkioM
de' Fllosofi Gentili i ne il naturale Amore chesegue
!a Contemplation naturale , cflèr per ìthnetiteuole
délia Glotia Etetna : perche non eslèndoui propos-
tione ftà l'Ordine Naturale , Oc il Sopranaturale i
non può va* Causa <lell* Ordine inferiore, pattori-
re vii' Efïctto dell' Ordine Superiore . Siche qutlk
íilososic.i Beatitudine nonpotea tire il Filosotoví-
ramente Beato .
Furono adunque coloro, con le lor dotte Speco-
lationi , aguisa del Mercurio de' Quadtiuij ; peicàe
additando agli altri la Strada délia Félicita , ma non
leguendola : giouarono à noi , non a se steffi .
Ma nel Filososo Crilliano ; se quella Scieitti «>n
laretta Initmione viene ordinata al S«nro ^ímir'-'
con la Gtaúa Diuina , di Tetra diuerrà Oro : dí Bei"
titudine Filosofica diuerrà Beatitudine Euangéuca :
perche l'Amor Filosofalc > animato dallav.ariù> di"
uien Sopranaturale.
Questa è dunque la Via per cui ogni Ptiuato , Sc
ogni Principe Ctilliano . può facilmente salire dalla
Filollfù Morale alla .eleste Beatitudine.
Veto è , che coinpiacendosi lddio taluolta di tri-
stular co' Simplici & Idioti , infonde loro vn Rag-
g'o bastaste à destar riaiuma di Amore in vnoSti
pite:
LIBRO VLTIMO. fgf
pite '. te per vn seercto e coinpendios» calle gli ra-
pisce al Cielo ; od eflî , quasi pet souraflàlto , futti-
uaraenre il rapiscono .
Ma vn'Animo Nobile , fa torto alla propria No»
bíltà , & ail' Anima ragíoneuole che lddio gli' nfu-
Ce ; se potendo salite al Cielo per la Regia & lu-
minosa via délia Sipienza : concemafi disaliruipec
l'oscuro vióttolo delTlgnoranza .
Egliè certissimo appo gl'ínterpretarori délie Sacre
Pagine, che à quei sublimi Ingcgni Catolici, iqjiali
rilplendono di S.ipicnza tra' Viuenci ; ancortra' Bea-
ti è apparecchiata , in vna Sfeta più sublime, vna
Gloria particolare .
QVetto adunque, ò REGAL GERMOGUO DE'
SABAVDI HEROl , ùtà il Fine de 11a Vostra
Sapienza , & qui fia il Fine délia ncíeuole mia
Fatica : laquale, non per temeraria mía baldanzas
ma per sourano Commando del REGIO
VOSTRO PADRE , & CLEMEN-
TiSSIMO MIO PADRONE ;
nell ' vltima Periodo délia
Ottuagenaria mia
Canutezza ,
per seruigio Volrro oslèquiosamente is-
crapresi ; & humílisllnainente , col
proprio Cuore, à Voi Confiera .

IL FINE.
1
INDICE*

De* Libri , & de* Capitoli .

U numero denota la Pagina .


II BRO PRIMO. :
DEI Fine & Essenza della Virtù Messale. 1
CAP. i. >
f'u-.e della Filosofia Morale , cioè la Feliciti Huma
na . & il Sommo Bene . i
C A.P.- li.
Requisiti della Felicità > & adequata Desinitionc. ;
CAP. III.
Dirti- citi sopraquesta Dtrhiitione, & sae Rilposte. >
C A P. I V.
Che còsa sia Virtù Morale . Il
C A P. V. T
Proprietà delle Virtù Morali . 17
LIBRO SECONDO.
DEgli Atti & Habiti Morali in generale.' Ij
C A P. I.
Delle Naturali Potenze : doue naseono gli Habiti
Morali . 1;
C A P. 1 1.
$e queste Naturali Potenze siano più perfette in vn'-
Huomo che in vn'altro . 16
C A P. 1 1 1.
Se Primi Semi che producono gli Habiti Morali. 19
C A P. I V.
Deii'Habito Morale, jj
CAP. V.
Proptieti dell'Habito Morale . jf
C A P. V I.
Degli 4iu' Spontanei,* non Spontanei. ^ 3*
í it D I C V
« a p. vrr.
(mpedíiaCnti. deila vit:u . 41
LIBR.O TUZO.
DElle Virtù ParticoUii . De" loto Mfzzj , & Vkì)
elttemi . 4f
CAP. I.
Delle quattro vittù Priucipali: & in quai Pane dell'-
Anima risiedano . 4;
CAP. II.
Corne si diftinguano queste quattro Vittù dalle altre
Viitù Morali. y 4;
C A P. I M.
Dluisione di tatte le Viitù Moral» secondo gli propti
Oggetti. (i
CAP. iv.
Cencalogu délie Virtù Morali , & de' lei Vitij Elire-
rai • 0
CAP. V.
Del Mezzo délia Virtù . n
CAP. VI.
Comesi trouiil Mezzo délie Virtù frà gli Estremi. fí
CAP. VII.
Pátagone degli duo Estremi frà loro. \i
CAP. VIII.
Se tutti i Vitij sianoVguali. <i
CAP. IX.
ftgali 8c quante siano le Citcostonze délie Atticni
Morali . í;
LIBRO QVARTO.
DElla Fottezza 6c de' íiioi estremi. 0
CAP. I.
Ifiuoduttione al Trattato tklla Fottczza. d
CAP. II.
Quai cosa sia la Viitù dclia foitCïza > & quai su
l'Huomo Forte . 7e
. •• ||
CAPi
INDICE a
CAP. III.
Degli Oggettì délia Fortezza ; cibè quai mali títna î
ò non tema il Forte . 7j
CA P. IV.
Per quai cagione operi il Forte. 7J
CAP. V.
In quai modo operi il Forte. 78
CAP. VI.
Délia Temerità te délia Codardh . ís
tIBRO QJINTO;
DF.Ua Temperanza , âc de' suoi estremi . (8
C A P. I.
Che cosa sia Temperanza. 88
CAP. II.
Quai sia il Tempérante. jo
CAP. III.
Quai siano gli Ogg'etti delTempérante. 9Ì
CAP. IV. .
Per quai Fine l'Huomo sia Tempérante. $S
... cap. v;
Quai modo tenga il Tempérante. ft
CAP. VI ■
PellaStupidità, & délia intemperanza. 102
1 ■ • \
L I B R O SESTO.
DElla Liberalità,& de* suoi estremi. 10f
CAP. 1,
Che coûsia Liberalitá. lot
CAP. II.
Quai sia il Libérale. 108
CAP. III.
Oggetti délia Liberalitá . m
CAP. I V.
Per quai cagione operi il Libérale . «4
CAP. V. (
In quai modo si escreiti la Liberalitá. «*
a » "' CAP.
CAP. VI.
Pfll.i Prodigalità , & dell'Ai»ritia.
L1BR.O SETTIMO.
DElIa Magnificenza , & de' suoi estremi.
CAf. L
Che cosa sia Magnificenza.
cap. ir.
Qual sia l'Huom Magnifico.
C A P. III.
Chjii siano gli Oggetti della Magnificenza.
CAP. IV.
Per qual fine operi il Magnifico.
U C A P. V.
Come operi il Magnifico.
CAP. VI.
Della Paruidecenza, te della Oltradecenza.
M .M .... •
LIBRO OTTAVO.
DElIa Magnanimità, 8c de' suoi estremi.
C A P. 1.
Che cosà sia Magnanimità .
CAf. 11.
Qual sia il Magnanimo.
C A H. III.
Oggetti della Magnanimità .
. cap. nr.
Qu.il sia il Fine del Magnanimo.
CAP. V.
Come operi il Magnanimo.
CAP. VI.
Della PusiUanimiti, * della Gonfiezza.
LIBRO NONO.
DEIla Modestia, & de' suoi vitij esttemi.
• -CAP 1. .'..»'.
Che cosa sia U Modestia.
INDICE f
cap. ir.
Corne i & con quai fine operi il Modesto. 174
C A P. I 1 I.
DellaHumiltà CrilìAma. 177
L I B R O DECIMO.
DElla Mansuetudine, & de' suoi vitij estrcmi. 179
\C A P. ì.
Che cola sia Mansuetudine . 17$
CAP. II.
Délia Iracondia. 180
CAP. III.
Corne operi l'Iracondo . 184
CAP. IV.
Délia InsenCitezza. ijo
C A P. V.
Délia Mediocritì uá l'Iracondia, St h lnsensatezr
za. >jz
CAP. VI.
DifFcrenza ttà la Mansuetudine, Sc gli suoi simili. ;}í
CAP. VII.
Diffèrenzatrà la Mansuetudine, & la Clemenxa. 197
CAP. V II I.
DinserenzatràlaMansiietudine.Sda Mii'ericcrJia. i?8
CAP. I X.
Diffcrenza tiá la Mansuetudine Morale , êtlaíuan-
geiica. iyj
L 1 B R O V N D £ C I M O.
Dtir Aff.ibilità , ò fia Compiacenza 1 & de' suoi
Estremi . 101
C A P. I.
Délia Conuersatioa Ciuile in generaje. zoi
C A P. II. » . -.
Délia Aslàbilità, ò su Compiacenza. 10:
CAP. Ut
Pcll'Adiilatiooc. iC;
- * a î . CAP'
4 J N D l C l

DetFíne di chi adula. CAP, IV. f v • ici


CAP. V.
Quai mauiera tenga nell'Adulare . ia(
CAP. VI.
D cl Contentioso , ù fia Litigioso. ' .' UI
CAP. VII.
Oggetri del Contentioso. us
CAP. V-ÏH.
Quai fia il fine del Contentioso. 114
CAP. IX.
Corne opeti il Contentioso. iif
CAP, X.
Délia Mediocrità ftà gli due Estremi. al
CAP. X ï.
Che cosa fia la buona Creanza . Ul
cap. x n.
Delle Gattíue Creanze introdotte dal Tabaceo. tjl
LIBR.O DVODECIMO.
DElla Veracità, & íùoi estremi. 1)1
C A P. U
Che Vhtù fia' la Veracità. í;I
CAP. II.
Oggetti délia Veracità . UJ
CAP- UJ,
Q0.1l fia il Motiuo del Verace. >4>
CAP. IV.
In quai maniera operi il Verace. tti
CAP. V.
Dell'Arrogama ,íc délia Simulation** M*
tIBRO TERZODECIMO.
DElla Facetudine, & de" suoí estremi. i[i
■ C A P. I.
Vtilità deUa Facetudine. ' . * %(i
' C A P. II. .... - .. ' •¥
r 0* acsa si» Víbanisá , ò Fasetia . W
'£ - ÇAPt
t. k s t e t *
C AP. Ils.
fia la forma délia Facetia : 8í quante siano lo
sue differenze. ift
C A P. I V. i
Matetia e Soggetto délie Facétie. if7
CAP. Y.
Delle Facétie Gtaui. x6i
CAP. VI.
YCo dellc Facette nclle Conuetsationi Cìaîli. 154
CAP. VII.
Facétie de* Fatti. ií8
CAP. VIII. ■ . ...L
Facétie Mistedi Fatti e Parole. aíj
GAP. IX, .
Oell'Habito virtuoto délia Facetudine. 271
. CAP. X» . Vr
Quai lu il sine del Faceto.' '* »7»
C A P. XU (
la quai modo operi il Faceto. *7i
C A P. V LT.
Délia Rustichezza, & délia ScurrUitá. 17*
■ • ■ ■ ' ' ' * ■ ' 1 " "C
LIBRQQ^ARTODECIMO.
DElla Verecondia, íc cap.de*<i»i1.efttemi,
t .■• i iSi
• j:
Cbe coû fia Verecondia. iXt
CAP. iw •
DcgliOggetti délia Vcrccoadia. iM
C A P. Ut
Cagione délia Verecondia. atS
Ç A P. I V. •
In quai maniera operi il Verecondo. *39
C'A P. V.
BcU'Inucrecondo,e delTunoroio. %ff
LTB R Q <^VINTODECIMOi
1
jr^EU'lndcsnaooae, St dc'suoi ectremi. a?9
CAP.
I INDICE
CAP. I.
Che cosi lia indcgn.itionc. úl
CAP. II.
Quai sijno li Oggctti délia Indegnatione. JM
CAP. III.
Quai fia il Motiuo délia Indcgnatioae. W
CAP. IV.
la quai modo operi l'lndegnato. pt
CAP. V.
tffctti délia Indegnatione . )o>
CAP. VI.
Délia, Maleuolenza, 8c délia Inuidía. ju
LIBRO SEST O DECIMO.
4^Elh Giustitia, & de' íuoiestremi. Ji7
JLI CAP. I.
Che cosa fia Giustitia . ;r
CAP. II.
Délia Giustitia Légale, & Generale. ju
CAP. III.
Cella Erjuità , ò Giustitia particolare. uj
C A P. IV.
Délia Epìchéia .
CAP. V.
Délia Giustitia Distiibutiua > & Commntauua in jc-
aerale . » ' W
CAP. VI.
Délia Giustitia Distiibutiua. j;i
CAP. VII
Délia Giustitia Commutatiua. j)7
CAP. VIII.
Del Taglione ò fia Conttapaslò. 140
CAP. IX.
ï>el Ius Ciuile, te Naturale . j^í
C A P. X.
veì las ciuile iroproprio, U iconomico . Et Primií-
lamente deJ lus Paterno . jjo
DíJ lus Htiik , tftso i Serui . jji
CAP.
INDICI 9
CAP, Xlfe
Del lus Maritale. ■'•".-•* Jfl
CAP. XIII.
-Del lus che hà l'Huomo soprase stesio. jicj
CAP. XIV.
Qual sia la vera , & perfetta Dcnnitfcne della Ci»
stitia . C A P. X V. . " ■ }6$;
Della Ingiustìtia , & Paralello dell' Huomo Giusto,
te dell'Ingiusto. js»
LIBRO DE CI MO SETTIM a
DElla Prudenza , Side' suoi estremi. yn
C A P. I.
Della Prudenza in generale. . 371
C'A P. 1 1*
Delle Virtù intellettuali. )T4
©A P. III.
Deil'Habito dell'Intelletto, è> sia degli Ptincipij. jyf
CAP. IV.
Delia Scienza . j8i
Della Sapienza . C A P.
* . V. •\' }tf
CAP. VI.
Che cosa sia la Perspicacia dell'Intelletto. jji
i-> C A P. VU." i' ' /- ; • '
Quai sianogli Oggetti della Sapienza. fg*
C A P. Vili. i
Dell'Arte . 400
CAP. IX. .
Prerogatiue, Se Precedenze delle Arti seruili. 403
CAP. X.
Che cosa sia la Prudenza. 407
C A P. XI.
Se la Prudenza sia Virtù Morale. 41 1
< ',. C A P. XII. si
Specie della Prudenza , Se piima , Della Prudenza
'.Mitica., ; 4H
CAP.
ío 1 K D I C 1i
CAP. XIII.
Dclh Prodírrza Economies • • *■•=
CAP. XIV.
Délia Prudenza Monastica. * 4J<
CAP. XV.
Deli'Habito de' Principij Gênera li dílla Piudeiua. 4
• C A P. X V I.
Degli Atti délia Prudenza . &
CAP. XVII.
Délia Imprudent, & dcll'Astutia.
LIBRO DECIMOTTAVO.
DElle Passioni Mumane 8c délia Vqluttà 49
C A P. L
Soggetto delTrattato. 4!)
C A P. II.
Delle Passioni Humane. 4*»
C A P. II W
Doue habitino le Passioni. 4<I
CAP, IV.
fttesiticirca le Passioni. . . V1
DELLA VOLVTTÁ:
CAP. I.
DEIle due Voluttâ. 171
CAP. II.
Che cola fia volutcà. 471
cap. ut
Délia Voluttâ del Corpo, te dell'Anima. 47<
CAP. IV.
<ìfieûu circa la Voluttâ. . 4*4
LIBRO DECIMONONO.
DîlIa Continenza, k délia Virtù Heroka . 4*5
CAP.
Che eosa fia la Continenza. 4%
CAP.
INDICI U
CAP. U.
Oggetti della Continenza, & della lUCOUtiaînza. 49c
CAP. III.
Specie della Continenza. 4^
DELLA VIRTV HEROICA:
CAP. I.
CHe cosa sia la Virtù Hetoica. jo#
CAP. ih
la que, 1 maniera si pcruenga alla Virtù Heroka , Se al
la Bettiaiità .
LIBRO VENTESIMO.
DEll'Amidtia. f0_
CAP. I. ' '
Dell'Amicitia In Generale. ioy
CAP, li.
Causa dcU'Amiuua. fog
CAP. Ut.
Dell'Amor di Concupiscenza , & di Amiçitía; m
. , , CAP. IV.
Specie dell'Arnicitia. fr4
. • della
Atti j « Vera AmiciziaC A. P. V.
*■ „j
CAP. VL
Se l'Amicidi sia Virtù, Se quai fia. r1
C A P. V II.
Dell'Amicitia di Vguaglianza. "» {14
C A P. Vili.
Dell'Amicitia di Dlguaglianza. sii
C A P. I X.
Quesiti circa i'Amicitia . f}a
CAP. X.
Leggi deU'Amitita . Et Compendio del Trattato;
LÎBRO VLTIMO.
Feliciti; s4«
CAP.
£ 'JDDICS
CAP. I.
Che cosa su U Felicità . pi
CAP. IL
ne dell'Huom Felice . js
CAP.. III.
Aiutoci della Felicità . v - .-. » p
cap. iy.
Proprictadi della Felicità. d
• C A>. V LT.
Della Felicità Euangelica . Et cliiudimeuto dell' 0-
pm. .

'. ì

ÌNDI*
IND ICE
Delle Materie Es&ntiali & Curio-
íc, contenute in questo Libra.
U numero signiflca la Pagina.
A
ACâbbo fà prigione il Proféra Michéa . Mostra
quanto fia dirficíle à distinguerechi odia l'Adu-
latione, da chi la brama: *oj
Acca rancida e schisosa Vecdhia , Idéa dell'Amor di
Concupiscema . .. v fil
Academici Sceptici fosteneuano le Proposition! Con-
tradittorie.ní. Di quest.i Sctta è il Comentioso.iui.
Achille educato seà le Donze!Ie> tiSutò gtí Ostri , &
clertè l'Arini.che mai non hiueavcdute. jo. Chia-
mato da Statio ; Magnanimo Eacide.íc perche. Ifi
Achille adirato contro Agamennone. 1S4
Acquedotti Opre Magnifiche di Claudio Imperac. IJ4
AJonco Re de' Moloíïï à quai conditione ofrèrïsce la
sua vnica & belliffima Figliuola . irj. Bella Mora-
licà che se ne ricaua , iui .
Adcastéa . Vedi tndegnarione.
Adriano Imperatore nelTAdottion di Cesónío spese
diece Millioni d'oro. 141
Adulatione che cosa fia . 103. Tre eose in eflâ fi con
sidérant) : le Pcisone, il Fine, & la Maniera, iui .
Adulatione chiaramenee bugiarda, è di lieue momen-
to . 10f. Suo Esempio, iui .
Adulatione , è vitio di Gence scioperata. 107. E Sci-
roîa deirAmicitia . ioï. Richiede grande accorter-
za. zio. La più maestreuole è quella che par con-
trariare, iui. Suo Esempio, iui.
Adulation Tragica & Mjl itiof'j, & suo Esempio. 110
Adulatoreper quai fine adtdi. Vn'Eseinpio bellissimo.
»o&QUal maniera tenga ndl'adularc. 108: Sua prin
cipal Maestrîa.iuj. Eleuipli varij.iui. E simile al Pol-
poPesce. ioy. Vao Arguto.iui.
AduUtoii codk chiinwi dril'Impetador Costautino,
b da
14 INDICE,
da DìogeiK , Anaflìlio ■ 8* »ltrf. * - ie(
Adulatori iufami <}ualú{ 107 Altti più ArcificioG &
tknnoC, . . , . .... , loi
A du'; torj^atraconési quai risposta hcbbero da Au-
gusto:; 7 , . a. «il., u»
Afsibile come flifserentç dâll'A.duIatore , & lia! Con-
centioso . loi. Suoi Motiui diffèrent! da que': .
dell'Adulatore . tu
AfFabile sarà Cotnpiaceuole à-tuttí, ïu!. Come si pot-
ci con l'AduJatore , Sc col Contentiofo. zio
AlFabilità chc cpsafia. icz. Non si conosce dal pto-
prio Nome, iui . Suoi Eítreiui. io). Dagli E.ìremi
si conjsce quantq sia beíla . 118. Setba il Decoro
i& !a Moderatione trà l'vno e l'altco Eftremo. ui
Áffibilitì del Duca Emanucle-Filiberto verso vn Poc-
ta A.lulatore . , )?..".. m
Asorismi Maestreuoli ritratti dalle cose Naturali 5:
. Artefatte. • .. .. 4»
Asorismi ritratti da tutte le A"i dall'Huorn Prudente
per le morali operationi, 445
Asorismi più efficaci son quelli che si raccoguono
dal viuo Esempío degli altrui casi ,iui .
A'atocle, Idéa dfll'Huoin yerace. î4<
Agdiláo sua Affibiliti. 119. Idéa délia. Forteiza He-
roica . . foi
Agi, Ricchezze , Sanità , tmperi, & Proie non eslèi
Beni aptellò agli Stohi. f
Ag'áo chiamato daU'Qrjcolo più selice di tutti g'i
Huomiui. , 9
Agrippa vigilante, & Forte. >7
Alacrglii illustrí pet accoglier'Hofpítí, son Opre Ma-
gnisicíie . ijl
Alcdàndto ncli'ardot delvino, pcrduto il senno , e
dmenuto futiolo, vceide Clito . 41
AlefDndro ancor Giouinetto dunò tutti li Fondi.íÉ
Pullcllioni Paterne. Et Perdíca sagaee Capital»
risiarò vn ricco Poderc. ioj. Sua MagnificeoxA Rj-
dicoh biasmata. 139. ErFctti délia sua Iracondia ,
Drlitti grauiflìmi . l8<
Ateiiándo gítta nel Fiume il Panégirîco di Aristobolo
pêr vna lieue menzogna, & non l'Animooio Sacer-
dote,
I ft II c í. «5
dore.che lo chiamcsFigliuoI di Gioue,'& perche. i»f
; Aledindro Seuero . Sua liberalità. iu. Fa suffbcat nel
Fumo vn tue Fauorito* & pçtche. ,. , .
Ambitioso simile al Camaleonte . 104
Amieitia. Dí esta ingener,iIe.ço7. Ondenaíca. f08
, Amiciiia Sociale 11e' Sensitiui Animali. f10. Negli
Huomini, iui. Suoi Eíèmpli, iùi .
Amieitia propria dell'Huomo, ou'c fondata. 511. Vna
Idea fra' Gentil! , iui .. .
Amieitia inSpecie. ti4. Qurlla che hà per Oggetto
l'Vti'ità, non hà fetmezza» sis
Amieitia di Vguaglianza . 514. Di Disugualianza, fítf.
Suoi Escmpìí, iui. •'• 1 . ••• . i
Amieitia vera . Suoi Atti . f18. Escmpli. <jij. Se fia
Virai, quai fia . fil. Sue Lejgi. , .• 437
Amicítie son neceslirie aile Famiglie. 4 2.8
Ammiratione non è Paslîone . Suoi ífFcttî. 479
Anior délia-Patria più dolce di tutte le cose. 77
Amor Malinconico insatiabile nell'imaginatione , ma
subito satio aU'occhio . 90
Amot Maritale ptoposto all'Huomo dalla Prouidenr
za & perche. ■ rot
Amor de'Compagni, & degli Amici différente. 145
Amor Simpatico & Naturaledi Polistrato Sc d'Hip-
: poc'ídê» fio
Amor & Odio onde nascano. jo8
Amormiracoloso trà Corpi inanimi, Sc negli Anima-
ti Vegetabili , iui .
Amor di Concupiscenza, &di Amieitia. f11
Anasimandro iriuentò l'Horologio Solarc . 30
Anaíïàgora, la Neue eflèr nera. ziS. Negaua i! Princi-
piopiú euideutedi tutti. ;Se
Angerona Dea de' Dispiaceri ; sempre congiuma con
Volupia Dea de' Piaceri.j,Adorate da'Romani l'vna
nel Ternpio dell'altra, & perche, iui.
Am ma Humana hi tre parti. 14
' Anima senza Virtù chc cosa sarebbe. 4*
Animali più imperfetti, naturalmente più pronti alla
vendetta. i .„ >8i
Animali senza studio , íc senza fatica sanno le Arti i
loi necciUcie, _ 4°°
b 1 Auimo
t< ! H'D f C ti
Animo Grande, niuna cosa ilirua grande Tenon b
Virtù. " Iff
Antichi non conobbero la Virtù deila Magnitìcema .
Aristotcle le diè il Nome. jii
Antigono niega due volte va dono ad vnFlloiofo O
nico , k perche. n<
Antigonô íc Alcflandro, bìasmati , & perche . 117
Apelle Chio infermo Sc pouero , visitato 6c naicosta-
mente soccorso da Arcesiláo . iif. QueifAtcionc
cosa dimostri, iui .
AppetitoSensitiuo, & Rationale . Sue contrariera tri
loro 14. Che cosa (ia. if
Appetito Scnfitiuo in tanto è Ragioueuole, in quamo
partccipa délia Ragione. ir.& 40. £ Voterea N.! ru
rale. 47. E Vn Moltró Biforme . 4Í1
Appetiti Naturali son pochi i gli Artifîciali molti: i Ai-
sordinati inhuití . ?î
Arbore Lotos hà le radici più amare di tutti gli Ar-
bori 1 ma i frutti più dolci. ;í
Arbore ttoucato da Enea mandò sangue>& gemiti. 477
Arcesiláo , idéa del veto Libérale. 1 ic
Archiloco Cittadino Spartano, bandito, &percbe. Sí
Archimede . Sua IncontinCnza. 494
Aristide quando Eccellente ncl la Vit tuta. îo
Aiiitippo gran Filosofo, Scgran Cotteggiauo. tu
Ariltobolo . Suo Panegirico in Iode di Aleflàndio.
gettito ncl Fíume. iof
Atisto;itòneHuomo Codardo". Vn suo Vitio parúco-
lare. . , «
Aristotcle distingue i Beni in tre Clafli . Scáoglie vna
nodoii difficoltà contro gli Stoici. :7
Aristotcle seppe più di tutti. JU Suo sentimemo ia-
torno alla Politica Ragione. 69. Diede il Nome aj-
la Prodigalità ;6c all'Auaritia. 11S. A'.U Magnili;
cenza 8c Magnidecenia ; & i suoí Vitij opposiú.iui.
Arrogante & Simulatore . Come dirrèrenti fia loro.
14s. Suoi Motíui. 149. Loro Disordini in cose t- 1-
ui, iui . Et'emp'i . »ro
Arroganza Bc SimuLatione, Vitij Estremî délia Veu-
Cl'tà . Sua; Desetittione , 145. Cuide Hiscano. 147
Habituait diueugano P.uiia. ufi
INDICE 17
Arte. 400. Sua Diuisione secondo gli antíchî Filosofi.
401. Sua Définitions. 401. fine <Jì due Sorti. 40}
Ane Mecanicain.che consista. 407. SU01 Estremi, iui.
Arte non fa buono I'Artetice ; ma la Bontà Morale si
misuradallaHoriestàdcU'IntenBone. 13
Arte di ben adopecai l'Oro in che consiste , & chi la
pofltede. tií
Atti Liberali non son Vìnù comprese dalla Virtù Mo
rale . tj
Arti Mecaniche son píù lodeuoli che le VírtùJNatu-
rali • 19
Arti seruilí . Sue Prerogatîue & Preeedenie . 403
Quali píù NobiliiSc loro contese onde nascano. 404
Arti varie necelsarie al Commercio'Humano. 17
Arti tutte difficili nel suo prìncípio. j8. Fiù difficile
di tutte è quella del Funambolo. • . " - ■ 3s
Asdrubale . Sua Voluttuosa Barbarie . • 48)
Astidamante Crapulonr. 480
Astri con i varij suoi mouimenti variano il tempera-
mémo de* Corpi. xj.Scgt
Ateniesi como efcrcitauano i lor Fancïulli ; cagione
de' loro Vitîj . r '. -31
Atrabile doue domina, quali eírêtti sicci.i. 8j.& 18}
Atréo Vindicatiuo. 49J-& 494
Atti primi prodotci dalI'Habito dclla Fortezz» ò dél
ia Temperanza, aU'Appetito Sensiuuo son corne
l'Arbore Lotos , , , , }S
Atti dclla Prudenza. 4a
Atti misti di Spontaneo e non Spontanées sS
Attico Nome corne infamò tutta la Grecia. . -ji
Attion deliberata & sponranea, quella di Euéa quando
vecise Turno. 58. Non Spontanés , quella di Oreste,
che vecide ilCeruo à Diana, & quella di Vliflc che
non siegue i Compagni dopo la sede data. 39. M i-
sta, quella di Agamennone che sacrifica la Figiiuo-
la, iui . . p
Attion Morale corne si consideri. tf
Attion. Forzata corne diuenga Vitiosa , ò non Vi-
tioi'j. . jf
Attion totalmente pertiexsa quai su , Et qualrenda chi
la commette. .40
b j Attíoni
\8 INDICE
Attioni degli Ebn Sí Furiofi , non son Virtuose ne ¥►
tiosc , iài. t . *. r
Attioci delTemcrario scmpre danaose al Publko.
Duo grandi Esempli. , 84
Attioni Magnanirrie.jví'... , .... .. ,• ijS
Atro viúolo in che coníiib. 1 .fi
Atto del donare, nel Prodigo è quasi inuoluntaric
Nclto Auaro , è místo di Spontaneo e Forzato. 10;
M Nd Libérale interamente Spontaiieo , iui.
Auatí sempre spoicánole sue opte, Liberali òMagm-
< fiche se ne intraprendono. • n)
Augulto C.-saxe più copíolb di ogni Huomo di tutti i
Hem. 5, Solo uiCiitòiiNome Adottiuo di Cesare.
87. Perfetta l-ié.i del Libérale . 119. Baodisce la
Figiiuoli Adultéra, &publica la sua Infamia. toi.
Fù più accurato di tutti í Principí nella Politica;
più trascuratotiellaEconomica. 4«
Autólico . Sua VoJuctá dtl rapire. 4?4

BA»bini& Forsennati nó son Vitioíï, & perche. f7


Bambine Mutolo snoda la lingua , & libéra il Pa-
dte. v • .19
Beatitudmc non può ester senza Virtù ; bensi quelta
" senza di qu-.lla . ■" . o
Bellerofonte libéra da* spauenti délia Chimeia , Ja
Licia-. 3»
«ellezza , vita > Nobiltà non son Premí délia Magna-
niinità. •
•Bene dell'Huomo non può estèce ciò che non è nelT-
Huomo . _ 1
Bene più sicilmente s'impara che oblíare il mâle, che
giàfis.i. ;> f • ■ 44
Bene *eroKonoreuolec|ual fia. . «'. ìo
"Ben publko è ilpine délia Prudenza Politica. 4'4
Beneficio di hauer riccuuto la Vita , è maggiore di
% tutti, 77
Beneficio del Cielo è, il naseete sotto â vnbuonCie-
ío. ; »*
Beni . Tre sorti si parano auanti á desiderosi di ester
rclici.i.piítÚjtiintreClafficUArmotUei- ' <
'•k ' '• BerJi
I K '.D?! C E W 1
Beni, quai pïù lusinghiíri , quai più pcnofi i quai phi
fiiggitîui, quai più fuggiti. * i
Beni Esteríaa alleuano giandemente le Menti Hu-
m.me, ini. :i. . '■ • •
Beni Eíterni più nobili, cheti Cocporali. ' ', . - í
Beni dclla Foccuna, più vaní che vaghi, iw, ■ ;
Beni Corporali seúano fa vera Feljcúàjiui. Maggiori
degli Efterni. 3
-Beni Hoiicsti, propti dell'Huomó. M
Beni Ests mi paragonati aile V i ttù.son lieu! fie fillaci. t
VnitiaUa Virtù.nonsoutali, iui. , • t
■Beniuplenza . Sua Legge. . .. fj8
^eslíaliià che cosa fia , & suoi sordidi ef&tti. • foj
Corne à.questo eccesto si peruenga dall'Huomo, iui.
Biasimo
Íjuìo déliaveroVita
deuesi al solo V"ío.
Humana. ii
VS7
:Btacriiani in che cola applicauano il Ior saperf. H
Buona Creanza che cola fia . • ' M*
c -, ;
CAdmo Illiterato înuentò le lettere. _ . 30
Cagione in due manière si può chiamar Volun-
ta 11.1.41. Esempioin Alcslàndro. 4*
Câgion vera & pfopria délia Iracondia qíul fia. 1S4
Cagioni délia vittù Hetoica . ...... ■ 1504
Cagiorii delta Btutalitá, iui . , - - í
Caia Cccilia [déa délie tiogli. ■■■'4^4
Caio Si ruio Tullo Idca de' Matiti, iui.
Caio V.ilerio di diílòluti collumi, con vn'Atto solo
di più Vitíoso di tutti diuenne il più Vinuotb i fie
in che modo. ; > - 34
Calamíia . Due frrti ne produce laNatura. Simboii
dello Stupido 8c dell'Intemperante. 101
Caligufe ]kíostrt)Bigenere. .• ■: *4î
Calunniatori di Epicuro Ignorant!. . •■■'))
Camilla Fanciullina diproprio instínto ptese amore
alla Pudicitia» - 130
Camillo Idéa délia Heroica Lealtà. . jo»
Cani latranci al Can dipinto di Prassitele. • iS
Cartello polio da Aristotile sopra la poica délia Scuo-
la Morale che cosa conteneslè. . • » f*
b 4 Carlo
ie ï N t) I C E
1 Carlo dî Borgogna . Sao Diamante eccedcua o»c
prezzo! • ra
Casa quale, te in che fito debba fibricaru". 43
Cadre onde presero il Nome , iui .
Caso . 11 Caso înseguò ad Tn Pittore à persettiorur '-
iuaOpra. n
Castìo Seueto • Prcsagio ch'ei fece £ Tiberio ad»
lato. u
Caftduetro con la sua Censura fopra i tígli di Ami
bal Caro stuzztcò tutta vna dotta Acadernia ; mo-
stra la Natura del Contentioso. 117
Castruccio Castracáiri sputa in fjecia ad vno sseccút:
. - Adulatore. 10I
Catonc . Svio gran fapeie nell'e là puérile. jo
«atone ldéa del Magnantmo : odia implacabilmenre
Cesare perche eraGonfio. zío
Celti non apprendeuano alcun pericolo. 7»
Cene publiijie di Çesarc ,&di5illa non furonoMa-
« gninche benche Grandi. r)i
Ceusoii Romani punínano ì Temerari Soldat! > come
& perche. 1»
Cesare. Vna cosa che fece dopoilTrioofb. • K
Chirone Maestro degli Heroî. 5»
Clemenza è vna Mediociità fra'l troppo ùgote » e la
t troppa Indulgenza. ■ • W
Cleopatra , 8c Zenobja arabe Temerariei ma >vna p«i
sorte dell'altra. 74
Cleope Rc di Egitto, consiunati i Tesori nella sua Pi-
oramide,vende l'Honore délia propria Figliuola. 141
. 1 Moftra quanto grande incoriuenienza sia il non ri-
surar le sue faeokà nellespese , iui.
Çlimi délie Regioni , & sito déliassera Céleste dis-
; .pongono i Soggetti i varie Virtù. ft
Cloáche Opéra Magoirka più ditutte quelle diRo-
ma. i)|
Ciclopi , Loro vanto temertrio. 7J
'Cieto non toglic lc Virai deU'Animo. 4
Cimone Ateniese Stupido nell'etâ gionenile, diuenne
nclla virile età l'idea délia Fortezza Martiale , te
délia Liberalità Populare. m. Sua pazia MagniS-
«enza biafituM . ij
'■ * ~* ~ Ciní-
INDICE »i
Ciriégiro . Suo grand'Animo. St
Cicinnato eletro Dicratote , che cosa mostrî. " 157
Circonlranze rendono vn Vitio maggior dell'altro. í4
L'iíteilb délie Virtù. " 6}
Circonstanze délie Attioni Mor.il! . Quali S: quame
. siano. íf. Eserapio in Augusto Ceíàrc. 66
Ciro cominciò il Regiio fta Pastorelli. ?o
Ciro Idéa del Libérale, iza
Codardia & Temcrira . Trà cite si comprende l'iliu-
strc Virtù délia Foruzza. 70
Codardia onde nasca. 71 Vitio anco de' Grandi, 8f
Codardo & Temerario «orne difrerenti» 70.8c 7$
Codardo íc Forte corne dií&renti. Si
Codardo . Suo Vitio Naturale . Simile alla Cornac-
chia , iui . 8í>
Collixjuio Humano di che si formi. uj
Colollo del fole , Idéa délie Opère Magnifiche. J ; o
Comcrcij humani sue diflêrenze. JjS
Comercio se' Vitiosi . Peste maggiore délia Vir
tù. 44
Complesiìoni più calde , più fccili ad accenderfì
d'ira . i8z
Coud itione íntrinseca délie Virtù Moralï. i<
Conscicnza Accusatrice del Vitio. $7. Che cosa fia .
Non v'è Scienza più chiarajui.
Contendenza grande ira* Filosofi , d'onde prouenga-
110 le virtù e i Vitij. z»
Comcacioso , ô fia Litigioso. m. Come diuerso dal-
lo AduUtore, iui. Suoi Epiteti , iui . Suoi Oggetti.
iij. Suo fine. 114
Cornemioso simile al Capriccio ritratto daAntifilo;
& al Genio di Atene ritratto dal Parrasio.iui.
Coiitentiolb come operi . zij. Contradice à tutte le
Propositioni , ò vere ò selse, iui. Simile a* Gioco-
lieti . Esempli di alcuni Critici. uí. Simili aile Veí-
pe volanti artornoalla mêla, iui.
Continente come différente dûlo Incontinente. 450
toro Oggetti. " 491
Coniicenza che cosa fia. 4Î5. Di (tinta in Panicolare 8ç
Vniuersalc. 49J. Sue Sprtie principali. 4?7
. Ccittapjlsoche coij ùa . Vedi Taglionc .
M INDICE
Contrat» degli Antichi tutti si faceuano pet vis &
Permuta. jjj
ConuersiiionCiuile.toi. Chî nonl'ama, non puòefe
mcmbro del CorpoPolitico. io u Tre e&íe la rer-
dono diletteuole, iui •' Da quelle tre Circoiiítamt
tre nobili Virtù distingue Aristotile , & quali , iui.
Suo Condimento son le Facétie. Vedi Facétie.
Conuito di Nerone, & di Silla . Indit io dclla loto lo
té mperanza. $
Costumi degli Artefici conofliuti dalTOpre. 14
Corace cacciato alla Selua v & perche. 14;
Corpi più Perfetti.ò impcrfetti, perche ií.& 17. Su»
4 vario temperamento onde nasca, iui.
Çorpo che cosa fia. 3; E l'organo deile opcrationi des
Anima. *í
Corregitot rigoroso tiuolgealla Ragione i Fanciaili
di prtipria inclinatione pcfuersi, corne la Suprema
Sferai Pianeti . 'Ji
Coti Re" Magnanime». ' 1Í7
Craflo Romano Oratore, Idéa dell'Huom Facero. 171
Crisippò . Sua saisi Opmione intorno aile Paflîori
Humane. 90. 8c 4S5
Critolao. Suo Parere intorno alvalore diUe Viruì.
4- & If.
Ciudeltà di Silla , a* Politici parue Giuflim . Erton
dél Giudicio humano. - H
•"• D
DAmone & Pithîa lié» dell'Amîcitia Sociale. 51»
Dedalo 8t Icaro . Escmpli délia Prudenia , &
dclla imprudema. !*
Définitions adequata délia Virtù Morale ; second»
Aristotile. lí
Dèfinitione di ciascona Passione in particolare ■ c.«i
suoiEfFctti. * í*
Deisinto Giouine Vrtiosissimo.FigliuolodiTemilìo-
cle virtuosiffimo Principe. • 41
Demctr'O consumò dugeuto mila -Marche d'oio m
íspese Meretricie. '" - * * 14*
Dernoctico Ridicólo. 495
Jcfcrittione di vn'Htiomo Jrato. V«U Huomolrato.
Dcsi-
INDICE 1!
Desiderio di conssguire ciò chc non si può , quando
si.i lecito. ìS
Didimo , Grammatico nasmíífimo- compose quattro-
mìlla Libri di Anticaglie. 140
Diffèrenza dal Virtuoso a! Vitiolb , ne* tormenti. u
■DiiFcrenza trà l'Honote & la Lode. 17. Da Honore
ad Honore. 10
Differenza-trà l'Honore & l'Honorcuole. ii
Dilfercnz ì trà l'Attione Detíbetatà & la Indeliberata :
srà la SpoRtanea, la non Sponcanea 6c la Mista. 5S
DirFctenza dal motire p.t caui'c Honeste, àmorii pet
l'Honesto. 77
DiiFerenze tante sonode' Vitij, quante délie Viftù. fij
Dirficile& iracondo corne différend. 183
Dirficoltà sopra laDefinitione délia Félicita , & sue
RispofK . . 9
Diletto deil'Armonia onde nascî. ?ï
Diletto de' Sensi onde nasea, iui,
Diletto dell'InteHetto, è senza meta. 47Î
Dio premia non secondo il sipere, ma conforme g!ì'-
opre. . ifi
Dio.sîcne & Metrodoto . Loro Opinion! intorno alla
Felícir.1, confutate. 7
Diogcne scioglie gli argomenti insolubili di Zeno-
' ne. j8á
Diptlo inuentò la Statuaria. 30
Disagi, Inopia, l'Orbità, Contumelie, &c. non poter"-
ester Mali all'Huom Felicc secondo gli Stoici. f.&í
Dispositrone , corne diuenga Habito . Paragonata aile
tencre Piante. 34
DHpregio c la vera 8í propria Cagione délia ltacon-
dia. di tutte le Virtù Morali secondo gli propri
■Diuisione r84
Oggetti . fi
Donare & ticeuere ,nel Libérale r,on son cose con
trarie . IOÍÍ
Dono cbe coíà fia. 114. L'Intentione lo tende vile ò
pretioso.iui.
■ Dono quando fia plausibile. «'?
.Donna . Sua Imagine scolpita da îidia , cosa infetif-
• £4. ■- 413- & 4*4
14 INDICE
Donna quantogoda di ester chiamara bella , ancorcl!
dífbrme corne vna Gorgone. 104
Donna Maiirata quai debba eslère. 413. Sua vera poov
pa quale, 414
Doti Naturali poter'eflere Oggetti di Iode , ma noa
di Honore. 19
DottoVitiolbchesia. 10
Dottrina sciocca de" Sroicî. p
Drago, al miraríi ncllo Speccliio si íl-oppia col slio ve-
Icno , Simbolo del Scelcrato. íi
Dubietà sciolta intorno al Mezzo délia Virtù, Scella
diftétetiza de' siioi Estremi , iuï .
Dubitatione che spartì le Opinion! di gran Filoso/i 1
onde nacque. 4<
'Duello di due contrarie Paslìoni nel Cuor di S. Ago-
stino. Afii
E
EBrezza , Suoi. Efretti. 41
Ebri 8c Furiosi. Le loro Attù-ni ne Vitiose ne Vir
tuose. 40
E<rce!ino. Sua rabbìosa Pazzia. 1S7. &iW
Eccellenza . Suoi menti & Efisetti. 17. E vn Nome
Equiuoco, iui.
Ecceslo délia Iracnndia in che consista. 1S4
Econome quai sarà il Mighore • 4ix & 41)
EíFetti tutti simili alla lor Cagione. ij
Iffetti due contrat! dello Splendor degli Honori in
difïértnti Persone. K8
Etïetti dell'Ira quanto all'eflêr Jisico. 1S1. Délia diá-
cile, & malinconica. i&
Effètti délia Tempcrarna . Vedi Temperaoza. .
EgittîanePiramidi Idée délie Opère Magnifîchet 1)0
Elesinte , Simbolo di vn'Huomo Insenûto. if)
I! e&nte di Amioro coitum.no à combattere il Leo
ne diDomitiano j cola dímolrri. 47
Elogio di va che su suifòcato nel Fumo , perche ven
de11.1 isiuori. , n;
Elogio deil*Huotn Libérale. no
Jmçedocle Medieo . Sua Arroganza dégénéra iu Paz-
aia.14». Va&oPaiere. " 4*>
I N D I C S *t
Enía . Idea dell'Heroica Sobrietà' . foi
£pamínonda . Vna sua Attion Gloriosa. 7Í
Epicheia chc cosa sia . ji.8. Nescslaria per conccrJ.it
le Leggi.iui.
Epicuro senzajprecetti, ne Precettori appresc la strada
dellaVirtù.ji.&: jj.Rjposela félicita nella Vofuttâ,
& quclta quai foslè. 3). Màleimcse da' suoi Disce-
poli. rjc. Sua Morte con gran constanza. . 57
Epittéto cpilogò in due argute Parole tutta la Filosoria
Morale. 497
Equità . Vedi Giustitia Partirnlare _ jij
Equiuoco grande di4randiFilosofi_intorno alla origf»
nedellcVirtù secondarie. 4J
Eiasmo lodòlaPazziapercoíâbuona.; & fauorino U
Febre. u£
Esempli buoni de' Genitori piíi potenti i fil Virtuoík*
la Proie , che i buoni Precctti. jj
Esempli di Huomini Forti . Si
Esempli dd veio & felice Amor Maritale. lot
Esempli due che rnostrano per qua! fine operi l'Adu-
latore . 107
Estimatione è il Premio de 1 Merito. 17. Suoi fegní
esterni qualr,iui.
Ità propria per eller libérale, quai sia. 109
Età quai sia propria délia vera Amicitia. y17
Etiopia. Suo costume per far conoscete la Somamtà
del loro Re. ;jf
Euadnc & Capanéo , Escmpio del veto fie felice Amor
Maritale ■ lot
Endemoníco, arguto Adulatorii Aleíìàiidro, premia-
to. M*

FAbio Mafsimo. Suo Dono coufrontato conquet-


lo del PopoloRomano. te jií
Fabritio ilPouero rícuiò i Doni de' £aonki • & per-
che. , «4
Facetta .che codifia. )t *f4
Facétie sono ipiu^olcl condimenti délia Coouerû-
Úon Ciuile. ijj. Vi'titjnplite pti le 8. Specie-di
*6 r N D I C 2
Met fora, chc dimofira la Maniera ïngegnosi &
farle. 114. Sm Fontu Sc suc Diffèrenze. zft. Su
Mjteria, e Soggetto if7. EsempLare. ifS. Ridicolc.
«ry. Grairi.161. Quali Jcnno bandirsi dalla Ciuil
Conuerlàtione. 1S0. Sue Derbrmità. iftf. & »!7-
Come diuengan Facete. x6t. Loro vso nelle Ov
.uersation Ciuili. 164. ImEpe(liue sono sci.ipice. Vs
Facétie de' Fatti. 16S. Miste dt Fatti , e Parole. ■&
Faceto quai pin fia. 171. Suo Fine . 171. In cjual mwio
-cpeti. 175. Leggi chc dec serbare nella Ciuil Con-
uersatione. 174
"ïacetudinc. zjz. Conforma le Parole al Dilettoaltmi
p. Suo Habito Virtuose 171
Factohte , Idéa délia Gonfiezza. 17*
■Fílcrco Fílosofo , quanto honorato 8c perche. u
Fafiniglia duc cose comptende. «W1
Famiglic ditre Sorti, iui.
Tanciullczn più pròcliue alla Imitations. H
Fanciullezza quando incomincia ad ester Timperani
te. t*
Fanciulli di propria petuersa iml irutione simili
Pianeti.- Ji
Fantasia che fia, ícsuoiEffètti . 14
Fiúola Misteriosa. Simbolo del MagnaniiBO , che ab-
batte l'Orgoglioso. iío
Fauorino lodò la Febre per coíìbuona; &Erasmo U
Pazzia . M*
Fecocdità Spontanés negli Habiti Intettettiiii senti
1 aiuto dell'Atte. 50. suoi Esempi , iui.
ïelicenon'èchidipmdedalta'Fortuna. 1
Felicj 6i ufeiífi rcStre dormono,son poco dineremi.4
Felicâtà. Sua adequata Définition?. S
Felicità, sommamente desiderata da' Mortali, 8c som-
m.vncnte aborrita. *
felic i . à non può esière he* Beni Esterai, z. Ne m"1
' ne' soli Beni dell'Aoimo. 7
* FeJicità è l'vltjmo Fine dcll'Huomo , fccondo i File»
fo6. 4. Non è senza giocondità , iui. E vn'AgJ1'"
gamc-uto di tutti i Beni. 5. & 8. Non è sema"Ho-
r ' nesta . W" 7
"KgMOl /u quai Béni «onsiijta;*. &J47. Opinion di
St-
INDICE jr
Sîmonîde circa eslà . -. f48.&r4?
Félicita temporaria non è Félicita , nia Allegtízz#, S
Fclicità dell'Anior Maritale.. à quai segop fia giimt.1.
toi. Vn chiaíislìmo Esernpio diduc felicisltme Cop-
. pie.iui .
félicita che cosa fia. J4tf. Suoi Aiutoii. tçz. Sue Pro-
prietà. ftf. Maie intese da'Disccpoii di Epicuro,
iui . £ vn bcne iuJdicientc 8( perpetuo . (j8. £ vna
Vita Beata. $Si. La vútuosa différente dalla Vo-
luttuofâ, iui.
félicita Euangelica. jíj.Différente dalla Fitosofica. $64
Fidia & Alcaraene famosi Scultori. Esempio délia
Modestia. , 17T
Figliuole deuono accasaríîtosto. 417. Deuono ípoíàrfi
a' Ricchi.419.loroEducatione.iui. ■>
figliuoli sono il principio délia Félicita de' Coneìuga-
ti. 41s. Son necefliri fier i'Econoniica Jocictà*, iui.
Deuono accasarsi tardi. . ..-4iy
ïilososia Morale supera la (lesta Natura. 18. Che cosa
insegni, & che corne consideri l'Huomo , 10
Fillosseno Ingordo . Suo Intempérante desiderîo. úíf
Filottéte riuela col piede il Utogodouefà Hercole
sepolto • Che cosa raoûii. ï^t. E:ernpío d'Iocon-
tinenza. ..
Kne 8c Intentione mutano l'Opra di Virtuofa in Vj-
tiosa , & il coattatio 14. Diffcrentia le Vittù , & «
Vitij. : V ... : . ,i î _ ; —if
Follie varie dcgli AntichiSaui , de,rise hoggidi sih da*
Fanciulli. ,
senti cinqué cnpiosc , d'onde l'Huotn Prudente f3
raccolta di ' Piincipij agibili pei ben consultare>4»
insinó à . . í • ' ! v. 4Í*
forte, corne différente dal Magnanime», . 1 í;. & 1 £4
Forte , in quai modo operi, & qu.indo fà torte à se
stesló nelfoperare.78. Oue diasegno di maggiar
Fortezza.iui. Suoi Attidiffetcnti da tutti inogni
ciraeuto . 79- H 80
•sotte, Codatdo, îc Teroeratio , in che diflìroUi j|
79. &80. ...... 1 - .- .; '.Cfi
lotiízza Vittù modéra Vira scibìle. 45. SehabitueUa
Veluttà i atU'Apptiko Sctíitiuo. 47. Sc sia Vin
k î M. X> 1,C
immortale ò caduca . 4S
Forrezxa & Tempérants sono Virtù dell'Appetíto , e
non délia Voluntà. 4?. L'vna è Virtù dcllalrasci-
bile i TAltra délia Concupiscibile, iui. .
Forrnza Panicolare nellc Passioni modéra il Timoré
circa gli Oggetti. ri
ïorrezza Vinù Caualleresca. Si. Più fauorita , k ho-
riorata da' PrÍDcipi. <<>. Qiralfia. 70
Fortezza di Epaminonda . jS
Fortezza di Cinegiro. 81
Fortezzi d*Heroi Cristiani cjuslsia; & cjuanto diffé
rente dalla Morale . í»
Fortuna Sr la Natura sono all'Huomo donarrici di
grandi cose, ma non malleuadrici de' loro Boni. 9
JForza délia Natura selle Facultà Naturali , & negli
Habitìlmollettiui. ;o
F rase lie anticamente Segnl di grande Honore. 114
Frigij EfFeminati . 498
îunnosità délie PafTìoni . Suoi tnali Eflètti . S::r.ùe à i
Fumiv.iporofidell'Aria. 17
lunambolo Artè ditEciliffima > diuien facile col lungo
Habho . Sua Oeserittione. ' )t
Furiosi Ebri . ioro Auioni non son Virtuose ne Vt
tiosc. 40
G
("> Alba St Tito . leioro Attionì înganmrono il Ciu-
J» dicio de* Romani. !"f
.CaléTo Figb'uolo di Aristippo nobiliílimo Ciprioto ;
di più timido diuenoe per amor d'ifigeiúa più co-
taggiosodi tutti, 17'
Gemme , Oro , e tutti gK altri Boni niqn valote ban*
no scuon per rintenticme. JI4
Gencalogia délie Virtù imcllettnali. 37*
Cenealogia délie Passion!. 4*.»
Gencalogia deIleVirtù Moralise de* lor Vitij Estifini.
fl. Che cosi dimottrj. 14
Cenij «re diflèrenti circa Pennar nel carnino délia
Virtù. as. Esemp'í-di tutti tre inTn solo Secoto
«re Petsonaiïgifamolî. 5»
CeiriodcU'AuMoAdtJIjbCiakwDKdiSiienre. u»
Gcnjo
1 K t» I C l _ fi*
Genio A> Domiti.uio quai fosse . Sua similitu line. i)f
Genitori deuono ester Virtuosi pet render Viftuosi i
jl f Niim Maestro migliordiloro. Jî.
i Ciochi Teatrali, Anfiteatuli, Ciicensi, & NauaB, Opè
re libéra!!. . 1J*
Ciocondità délia virtù come si sema . , 4
Ciocoiiòiti 8c Hum st.ì son due Proprietà inherenri
alla Félicita, nascenti Pvna dalFaltra , senza le quali
ella non pnò eflere perfetra, ne imperfetta. 7
Giouialità & Piestezza ncl donare , son due qualità
che rendono -plausibile il Dono.
Ctudice . SuoptopiioVrEcto. jjj
GiudicioHumano. Suoierrori. - J4
Ciuliano Apostats píù Dotto , ma più Scelerato di
tutti . Ij
Ciulio Cesare Ide'a vera & horriHle drll'Ira actna e
délia Maniaca, &c. i88. k 1S9
Giustitia & Prudcnza contrapposte alla forte, ja. 68
Ciustitia modéra la Voluncì. 45. & 4»
Ciultitia che cosa fia. 317. Come definica dagli altrí
Filosofi. v ji>
Ciultitia Légale 8c Gênerais. , . )ìti
Ciustitia Particolore, ò su Equité.
Ciustitia Légale lc Particolare simili & dissimili ftà
loro , 8c come. 314- Mezzana quai fia , Sc come (i
chiami. 368. Suoi Esttemi. 31t. Sua veia & perfora
Dtsinitione. ;Cy
Ciustitia Distributiua' & Commutatiua. 319. SueDeâ-
mtioni & differenze , lui.. Si ditnostra in Tauoli
Geometrica 331. Díliributiua.iui. Suoi Oggetti. 33?
Gloria vera dellTluorno Forte.e l'Attion Gloriosa. yt
Gloria, è il Nuttimento délia Fortezza ;. Délia Magni»
ficenza ; & di moite altre Virtù . £ il Tossico délia
Liberalità. íif
Grandi dcl Mcrito son tanto contiguí che si coiison-
dono . . ! 4 , . 104
Crancio Riprensore & ripteso. jt 1
Grandezze Mondane che siano, & quSto pericolo.c i
Ciauitinel Magnanimo scrabiA Yitio. . Ut
1
HaWti
4* INDICE
H
HAbit! délie ï«ifme poflòno víárfì dall'Huomo "n
bene le in maie . ú
Habiu dcl Senso 8c délia Volumà corne différend 47-
neceísati neH'HuQmo circa la Temperania & U
Forttiza ,îni .
Habiti praui quanto guaftino il Giudicio. 57
"Habiti délie Scienxe; 8c délie Arti si ìicquistano col
Costume > xn
Habito Vitiofo non può diuenir Virtuoso ; ben n
l'Opra íi transforma di Virtuose in Vitiosa. ' «4
Habito Morale che cosasia. }). Produce ogni Atto
con facilita. )f. Patagonato al Funambolo, iui.
Habito antico chî può disfarlo . ■ ' B
Habito conrinuatoè vn'altra Natura. }í
Habito "Virtuoso quando sia giunto alla Perfettíone .
V ít ìoso quando sia giunto all'cstremo. I<
Habito delí'Appetito muore col Corpo , quello dellï
Voluntà fppr.iuiue nell'Anima. 4'
Habito stabilisée ícaflbda la Virtù délia Forteixi 71
Habito dell'Arroganza fiche di'Vitib Morale diuen-
ga Paizîa Formale . 14S
Habito dell'Iritdlerto . J7<
Habito de'Principi; nelIeDî(]potationi molto heccí
tarif» ; 37»
Habito de' Principij Generali délia Prudema. 4$
Jïasta di Romolo, diuenuta Arbore fiondoíá > rictc*
ua i C ittadini con l'ombra . ■ 77
Helio Sofista célèbre apreslò de' Greti. )J0
Heraclíto . SuaÔpinione circa il fondamento dell'A-
micitia riprcjuata daAriftotele. itl
Hercole inítituisce vn Sacrificio al siion délie Malcdi-
cenie, íc perche . i£4
Hercole Idéá de' Fort! . Sua Constítntione. 71, Vinto
ne' Giochi Oliœpici. 71
Hermacoipintopei forza nellavia délia Virtù da Jlf-
trodoto. ' '' " ft
tïeroi quale stimarono gli antiqui Filosefi. jocí Veto
quai debbaeslère. " jo»
Wpocrate ídea dell'Huom Prudente. 4i*
Mippu»
I N D ;I C E }ì
Hippfa Tiranno di Atene . Vna sua Gabclla. che im
pose sopra i Morji, lo ciccia <Ial R.egnp. , n'j
Hiltarpe . Vna suaAtriorîj: che ptetesc con çflì .
Siu Moral»á... i « -, r u . rr\>, , , , m
Hpiieltà.e Gio^ondrà sono dut Pro^rieta inherenti
al !a P t li cita , seuu Içquttli con può eífa e p 1 1fata,
he i»perfetta . „4 f
Honesto , quan^o pretios* casa Ca» 77-« ,7*
Honesto solo si arr.a pcrch'egli è Honestc íjS
Honore è vn Bene estrinscco al Vittuoso : ma l'esser
iHonorcuoleèvn Bene intrinsecó alla Vírtù . 47
Honore ìtà.tjell'Honorantf, non nelI'Honoratcwiú'..
Honore ; il vcro è proprip délia soja Yirtù Morà-
' le. . .r., 'u;.,. , i3
L'Honore & l'Applauso, V&ra dri Libérale. ., 'i#o
Honoti non» conuengono gristcssi agli Animal!, che
, agli Huora'tni . uy. Son Segni Elteriori dell'altrui
Opinione . ■ . - * Jfjf
Motoicgio SolareaConjento nobile di Anasi nandro^p
HoítioLibertn. Suc infami Delitîe. 48'
Humilc quanto différente dal Pusillannimo.Simile áglí "
Augelli Celcsti di Eiechicle. 17.7. Conoíx.Je sue
perfettioni, 8c impersettioni, iui'. ■ .. j
Humiltà Críîtiana è virtù Euangelica. 177. Sua D«§»
aitione. I73._ Piii Magnanima che la Morale }vía-
gn.ininmà , iui. t
fcuoxím tutti obligati ad ester buoni : ma nona4
eiì'erDotti. 16. Alcdii operanmale & perche,
Huomini in maggior parte son ptslimi Èstimatori 18
. Più òmeno sorti & Prudenti, perche. 18
Muornini più Efférati son più Eífèminaii. ji
Huomini alcuni son nati per.mexiane Dignítà ; 8c è
per loto pcrlcoloso il salite a' Maggiori. 175. Tutti
han qualche buona opinion dise ltefiì.| 134
Huomini più Social! di tutti gli ultti Animant!, aor
Diche lentaaopiacerenell'vdir ragjonare Tut
ti haono vna úisaiiabile ingordigia di saper tut-
.. to. . . 140
Muornini Rusticí son simile agli Aniroali generau dí
Putredini. , 17J
Huomini appieudeno leAní daglí Animal]. 409
Haoma
Huomo dí che rompesto . Corne disteríme daglî Ant
mali , te dagli Angioli. fl. Prima viue corne Ani
male che corne Huomo. 19. Corne Ragioneuole
più inclina alla Virtù che al Vitio , iui. £ vn Tri-
eerbero dí ti« auidiflïme gole , írquali. jj. Facfl-
«irntc ope» maie. li. Delle Virtù Morali noa può
fe rtih si che in bene . te
Huomo Peruerso difficile à premier regoli . 57
Huomo foite quai fia. 70. Per quál cagione operi. 7»
. La quarta Generatione degenera in Fuiiofi. 71
Huomo Tempérante per quaiFine operi . 54
Huorti Magnifico quai fia. 117. Vedi M ignifiío .
Hnomo quai non sarà ne Modesto > ne Magnanímo ,
ne Pusillanime . . , 174
Huomo trátoDescrìtto, 181.&1ÍJ. Quai Ga più facile
injdîrarsi, iui.
Huomo quai lus habbia sopra se stesib. 3Í0. Non può
fhre ingiurij à se steflb. )Si
Huom Giusto corne différente dallo Tngiuste.
Huomoqu.il Prudente, & quai Sapiente. " 410
Huomo, è Mezzano trà l'Heroe, &. l'Aiiimale. ffi
Huomo Bestial e più horrendo e più monstruofb di
ogni Fiera . . foj
Huomo è vn"Arbore riuerso. 41!
Huomo Fclice dcscjitto . j;o
I
■iBeri scîocehi tegìtlatorì , astrigneuano tutti gli
1 Adulti à cingersi il ventre con vn Cintolino délia
steflà misura , & perche. (t
Jddio più tosto Honoreuole che Lodeuole . JJ7
Idéa délia vera Amie nia propria dell'Huoroo . pi
Idé e de Ile Mo,- li, Caia Cecilia. 414
Idéa de' Maritì, Caio.Seruio.Tullo, iui.
Idéa di Pudicitia per Vergogna imaginaria fi veci-
. -»le. z9).kiH
Idéa dell'Amicitîa Sociale fià gli Muomini. no
Idée délie Opère Magnifiche. n<>. Da quelle siappren
tiequali debbano ef&re TOpre Magnifiche. ijo
liioti, Fêlici. ■' « fit. &(«
Iinaginatiua checosafia. ar. Suo Errore intomo aile
cose viûbilj. f,; seguel» Paflione. líj. ísempi. iti.
Imagioi
INDICE n-
Imagíni délia Virtù , corne faccino generosc le Atti».
ni ucll'Huomo. ji. Corne facilraente s'impronuu»
ne* Figlidall'AmotP.iterno. jt
Imitatori délie Magnificenxe aicrui corne chiamati
dal Sacirico. j j f. Sc i ;£
Impedimenti dell» Virtù. 41. Primo intoppo nasce
daU'Inteltetto . 4]
Imperfection délie Anime, è colpa délia Natura. 17
loipeti primi & subit! délia Passioni non son Vittuoft
ne Vitiosi. 40
Imprudente&Astutocomedifferenti. 4tá
Imprudéza& Astutia.4f«í Loto Oggerto quai fia. 457
Inclrhationc de' Figliuoli facile adeilèreconosciuta,
& d'onde fi posta esplorare. 4iy. & 41S
Incontinenza, che cofâ fia. 44S. Sue Specie. 490
Incontinente corne difterence dal Tolérante. . 49Î
Inconueriienze del nonmísurar le ficolcd nellespese .
Suoi Eiempli. K 145
Iadegnationeche cola fia. 199. Suoi Oggetti. joo. Suoj
Motiui.50}.' Suoi Eíétti. 505. Qiyuido crescc. 307-
Suoi Eliremí . ;>•,•! >1(>
Indegnato in quai modo operi. 30Í
Indignatione che cosa fia. , fi
Ingegni felici , perche unti sioriroio al temp 0 Ji Au-
gulto » ■ . 119
Ingiurie| corne si tiparino trà Gente humani. i3>. E
ragíoneuole che si riparino . 104
Ingiuiiitia che cosa fia. já>
In&tiabilità deli'Huomo di saper tutto. . 140
Inseníatezza & Iracoodia , Vitij Estremi délia Man-
suerudine. ijf
Insensatezza che cofàsi.i, onde naíca. 150
Ihscnsati simili agli Anima li senza siele • Non aspira-
no alla Vendetta . 194
Jnscnsato simíle allo.Ejlerante 19}. Corne cuopca la
lua vtilità . Cangia natura per accidente. 191. Vn'-
Esempio Illustre del Primo Re di Cipro , che
d'Inseniato, diuenne Senûto aile voci di vna Fe-
rnina . 191.8c 191
Intelletti Huma ni insa.ti.ibin disepac, }t}. Suoi più
nobili Oggetti . 197
lateUcttl
tnreftettí Curîolî son pjù folleuati te ingeníosi1. ;j4
Ilitelletto ftnza la Fantasia è Ciéco. if. Suoilnori,
' & Oggetto. z£. SuoEcccflò . ."• . g
Intelletto più Nobile dellí Voluntà& percheJ4Í. Chí
' toùt fia. 474
Intelletto Spceolatiuo. Suepíù belle Idée qualj. j^í.
•&Î77.
Intempérante , EccelTo del Senso Esteriore, y;. Dif
férente dalla Incontinenzt. I04
Intention di chi. opéra a -gnificamente è J'honeltí
dtll'Opcra steflàV -*' •'- " ' ijf
Tntroduttione alTrattatodella Fortezza. > et
Inuerecondia,& Timote. Estrtmi dclla Verecohdia.
ijj ï Vitio signorile. i$t. E vn'Impeto Naturalc.
Si muta cori !a Persuasione1. - ' ■"• . " Ì57
inuereconder & Timorofo. Suoî OggeRÍ;
• ar Putâlatiimo'í Se al Baldanzcso, iui . %■ zj,-. Simili
tnuidia che coía fia. 31t. Suoi Ettcgi. - ui
Inuidia Rabbïosa de' Ciriici contro Platone, Aristip-
' po&Zenorte. - ' . • .1- - jfj
ïnuido & Makuolo corne diffèrent!, y- '311
Ira^uantoaireslìtMorJte íJie coûíia. rîo.4 Da quali
: ' Oggctti venghi ecsitata, kiii Suoi Eftetti . \%i
Ira è pift acutâ aoíiemínori sono le rb:ze,iuí. , -
Ira difficile, & malinconica , corne différente dalla
vera Iracondia . Si conosce da' suoi Efsetti. 18;.
Sua uera e propria f.'agione. 184. Quanto fiera, con
' tutte le suc parti e suoi terroti. i83. Sua Idéa, Gi»
lioCesare 18»
Ira, iscZìrlo:'1 ' 5 . \f1
Iracondia , quanto all'eflèr Morale die cofi su. lS»
Iracondi perche Intempérant!-. J»
lracóndo corne operi , 184. Di ogni offesa ne fia gran
caso, te perche. iSf. Suo Esempio, iui ». Suoi Eccerfi
' i irí che confistjno 1841 i8tf, 6c 188 Suoi Esemy1!,
iui. Niunò ha piùgagliardalinaginatiiu. 18s. íc
Idea in Nerone, iui .
Ifbcrate voici che i Vitiosi h.u»eucro in fronte vn S»
gníle. -««
lus Radam.mtéo che cosi fia. ))*•
'us cîuiic&Naturale. ï4<
lut
INDICE Sf
lus Ciuîle gêneraie checosesia. }4?
lus Imptoprio & Econoraico. 3fo
Juì Paterno, iui . i r, .: i
I US -Hrilt verso i Sfrui. . :fi
lus Maritale, ifs. Cornprende in se tutti gli altri. if r
6c îf*.
lus che bi l'Iíuomo sopra se steflô. jío
í
LAtíni, Idèe de* Toleranti. 49!
Laudatore per quai fine lodi ; Si corne difFerrnte
dallo Adulatore 10S
Legge . Niuna può corce al Magnanimo la libertà ;
Suoi Esempi.. i.<o. Sc lit
Legge de' Macédoni nelpunîrei Soldat! troppoAu>
daci . Sf
Leggi che cosa siano - Si togliono col togliere i vi-
,. . J1»
Leggi deuono ester gioueuo!» al Publico , Sc bene oC-
lenite. 41;
Legge son neccfljrie alli Regni . 41g
Legislatori tutti incominchiono il lus Ciuile dalla Rc-
ligione. 41Í
Lcgii'atori deuono conseruarc la sua Maestà : perche
& corne . 417
Leone PapaDccimo, Sue Atrioni, Magnanime contra
di vfl Chimico, íc Ji vn Poeta. 167
Lecne più Forte di tutt e le tiere, hà il cuor più picco-
lo di tutte. 71
Liberalità quai sia. ioî. Qu.il conto debba tenere de'
suoi Podérifk Prouenn. 113. Pet quil cagione ope-
ri. 114. Non cuta cíie si scppia onde veagano i moi
Doni, iif. Esempio beliifimo, iui .
Libérale non deue donat tutto advnsolo.117. Eseni^
pio bel'iífirno in Serse a iui. Non deuc dupcnUre i
suoi Doni-ií gente Vkioù& Infâme. 118. Oue par-
ticolarmente impíeghi la íùâ Liberalità. uy. V*
silo ilogio, iui. .1 ■
Libérale c più guto al Popolo, che il Magnihco. 17S
Liberalità che cosa six 10». Corne différente dalla
Magnirìceaza.to7. Suoi Eifetti, iui. Rjchicde Likec-
U
jfi INDICE
tà d'elle Passioni, & perche. 108. Suoî Oggetti ; ft!
íl suo Do:ure che (k. a
tiberaii:i modéra l'affétto circa gli Beni Vtíli Medio-
» cri. p. Neceslària al Mondo. icá. Hà per fine déc
sue Attioni la soin Honeftì délie Atcionii 4c perciò
fi distingue da moite altrc Virtti. ir4. "Iq quai modo
• fi escrciti.jiá. Più gioconda di tutte le Vinû. 110
libidine . Niuna Voliittà è più vergognosa i ne piil
potente à diuertir l'animo dalle honora te Attioni .
* Esempio in Diúorc. 100
Licinio Imperadore chiamaua le Scíenze , Pestie Vc-
Ieni de' Principi, & perche. j8i
Xitigiofo . Vedi Contentioso.
liuiaDrufiUa. Sua Malitia 8c Fierezza. 44S
Iode vera 8c non vera qaale. ij
Iode vera Sc veto Honore da chi mericati. 19. 8c 11
Iode èVombra délia Virtù, i ui .
lodi diurrsamente dite da diuersi Huamíni Dottiagli
. Anïmali, 8c al;e Fiante. i3
Lucullo nel suo Apolline regalò i Spartani ; & la Rif-
poila che fece .1" loro Ringratiamenti. 137
M
MAestro Sauío pangonato à Bellerofônte. }x
Maestro délie Vinù ne Figli niuno raiglíore de*
propri Genitori. " }*
Magnaniraità che cosa fia. 148. Ç'.me diftetente dalle
altre Vistù , iui. Hì la sua. Mediocriià n«Ita Grain
tlezzj. 149. Suoi Oggetti. tfu degna de' più gran
di Scillnstri Honotí. 1(4. Píùgloriosa che la Mo-
destia. «74
Magnanimirâ di Regolo , cont/.ipposta alla Vilti di
Petseo. ttt, íc m£l
Magnaníhio quai fia. ito; Si conosce dall'aspetto , co-
me il Re délie Api dalla fila Grandezza. M z. Corne
différente dal Pusiilanimo. 154. Suoi Metiti ScPre-
tensioni. trr. Suo Fine. ijtf. Corne 0peri.157.DiC.
pregíatore di ciascuno IndiuiduoJ, nu non deUa
Moltitudinc, iui.
Magnanimo corne différence dall'Her«r. f«i. Vna sìí*
fiinijKudiie. try. Comc^ificieate jhl Gonfi» » Sc
t N D I C E _ t . _p
dalPusillanimo.PregíaiMagnaniroi àsè simili. ijS.
Suoi Oggetti. ifi. & \V)t. Pregia gli Amici , tf. per-
seguita il Gonfio | &: suoi Escmpli , iui . Suo Princi
pal Proposito è il viger líbcto. 16o. Gode délie ame^
ne solitudini, 161. Non serue aile Ricchezze ; non
al suo Corpo ; non alla propria Vira . Co.-ne dirFe-
renre dal Forte. 163. Non serue alla Fama ; non ai
le Poslioni i non censura le Attioni altrui. 1Í4. Al-
cunc sue Proprietà che apresio del Vulgo paion
nate dal Vitio. iSf. Sua Proprietà più insigne. 1S7.
Quai fia in vn Gouerno Popolare . 16&
Magnanimo, quai non sarà ne Modcsto., ne Pusilla-
nimo . «74
Magnificenza che cofa sia. 114. Riguarda in vn tempo
tre Termini correlatiui. ny. Ciiianiata da Aristoti-
le con due grandi Nomi , & quaii, iui . Corne dif
férente dalla Liberalkà, anche ne' suoi Eítrenii.: itf.
Suo Fine. i 14}
Magnificenza di Domitia.no eome chiâmata da Plu-
tarco. 135. Quella di Lucullo. .yj. Di Marco Agrip
pa, tfi
Magnificenza Ridicola di Aleflândro i}f. Di diuersi
Imperatori. 141
Magnificenza di Augusto . Impropría 6c Incempesti-
ua, iui. ' .— .
Magnificenza modéra l'Afîètto circa iBení vtili Cran-
di. ,1
Magnifico pet quai fine eperi. ijr. 8c 137
Magnifico non cura di metter Copra le suc Opère il
íiio Nome ò Inscrittione. 137 Come operi. 138.
Deue bilaociar l'Opcra con le su e Forze , & perche.
j41.Sc 143. Vn'r.sempk) molto à proposito.iui. Quai
debba essere in tutte l'Opere sue & in ciascuna. 143.
&144.
Maie che già si sà , difficile ad obliarsi. 44
Maledicenza e Voluttà Seruile . 483
Aialedici simili ad vn'Animale chiamato Bonafo. 3 *»
jMaleuolenza & luuidia , estremi délia rndegnatíone .
Sua Definitione > iui . Suoi catciui Erfetci. 311.
Come sipoflj câpare d* queste due Pesti. 3if.Sc jití
WUflsucco
j - firaile à X>edalo.
■ 179,
c Non si adiiaplacr> ne si
J» l N D t C H
pljci senon pcr l'Howsto. 194. Considéra la Perso-
na ■ con cm' íî adira , iui. Non paslà nellj sua ira ol-
tre al clouere. 19s. Su 1 Ira è corne 1j Calce. t)t
Mansuetudine che cola sia . 179. & «94. Quattro
cnentiali Cïrcóstanie concorrono ineílì. 179. &
19S. Suoi Eltretni quali. 179. E Magnaninia. 190.
Corne différente tri suoi Simili ; íc boom si distin
gua d >* suoi Eltrcmi, iui. Différente dalla Clemen-
ra . 197
Mansuetudine Morale corne différente dalla Enange-
lica. i>9
Mansuetudine & Misericordia corne difïéren.i. 19g
Mam'uctudiiie Morale suppone fo Srato diNatura , &
la Euangelica siipponc io Stato délia Gratia. 199
Marauiglia fu Madre delie Arti Libcrali. 401. Sua D--
Hnitione. 470
Margite naturalmente Fatuo. . it
Matito quai debba elì'cre verso la Moglie. 414
Martiale quanto Malcdico. 4S î ■ & 484
Mauso!éo delta Reioa di Caria, Idéa délie Opère Ma-
gr.ifiche. ijo
Medicina 5e Politica.paragonate. i<J.
Mcdiocrità Proportionale in che consista.iZ4- Saoi
Elémpli.iui.
Medioaità Magnifie» molto maggiore délia Medio»
criti Libérale. «*♦
Mcdiocrità fri l'Iracondia îc la Inlensatezza. 191. Og-
gettioni & Rjspoítc, iui .
Jwmte niuna può ester Dotta sehza la cognition di se
steua. • io
Mcrcaturadi Moneta ò vile ò pericolosi. 43f
Mellàla consumò due Patrimoni opulent! iuComc-
diauti. 141
Melîitia . Suoi Effétti. ie>- & MJ
Mcte drila Félicita e délia Vira di r.ro si arriuauo , &
da poc ht. 9
Metrodoio e Diogenc . Loro pareri iutornu alla Féli
cita confùraci come Sognid'iusane Menti. • 7
Mt-ttoiíoro cnttò nella via délie Virtù , seguendo l'ot-
me rli Epicuio. .' ~ ' "... ■ » ]X
Mczzi pcr-ji^uji à peruiene dall'Huomo ail» Vktù
-> Hc-
INDICE
Heroica ,& alla Brutalità. 104. Afflatí Cclestì sono
i páì efficaci sueglíatoi a qucsta Virrù. jos
' Mezzo délia Vittù corne si troui Fià gli Estremi. ftf
i Checosasia. <i
' Mezzo ouerisiede la virtù. Mal dcfinko. J4- Sican-
gia al cangiameruo délie Circonstmzc. ytf
j Miracoli imaginari dcl Poctico Ingegno, ig
' Miracolo minotefù , che Arecus.i di Fcmina diueniflé
Maschio in vn giorno , che vn vitioso h.ibituato
con vn'Atco sololicangi in V'rtuoío. J4. Questo
Miracolo veduto in Caio V.iletio, iuí.
Misericotdia che coi* ria. ijS, & 159. Propria de' Ti-
niidi , degi'snfernii , délie Feminette , Sc de' Vec-
chi, rclii , 19S. Et corne lì posta ridurie à Vitioòà
Vin 11 . 19$
Misura délia Ragione non è Geometrici,& perche, < f.
Esempli diuerlï in diueríe qualità di Pcrsone. \6
Mitridane Idéa de' Ma^naniinr. jj8. Vn suo Artoda
Magnanimo lo sottrae alla âcrczza dcl suo Nemi-
có.
Modcstia che cosa fia. 173. R'sponde proportional-
mente alla M.ignanimità, iui. Più gradita che la
Magnanimità. ": jyg
Modelto qual sia. 17;. Corne Srconqnal (îneoperi.
174. Si concienc dentro la propria Sfera , iui. Cod-
tentasi di Mediocri Honori . Vn'Eseinpio belliflì-
Mnglie è Compagna del Marito , non Serua. 415. Pa- V7*
lalello dell'vno , e dell'altra. 4 zj
Moino Censor Mastimo dcgliDei; & essi come di vn
Ridicoln Minio si prcndcan trastullo . Simboli del
Magnanimo che ride rutti gli Cenl'ori. 164
Monda ràtto per li Virtuosi , non per li Vitiosi. tf
Mo; ce glotioíà di Epaminonda. 76. Di altri diuersi
Personaggi. lor
Morte Vergognosa di vn Prodigo. nj
Morte non può diuidere il veto Amore, benche diui'
da li Corpi. 10 1
Mura di Babilonia Idca délie Opre Magnirîche. 130
Mutio ScciioU . Sua incamparabil Fonczta. jí
• j Cl Nar-
4o INDICE
N
NArcílb idéa delì'Amor dí Concupisceni.i. f»
Natáno Idéa de' Magnanimi. 1^9. Propose li
vccidere Mitrídane suosimile, iui.
Nation! lutte conoícono eflèrci vn Dio. )jl
Natura hà compendiatonelTtiuomo le Virtù di tutto
il Mondo. n
Natura quanto partiale sia stata verso alcuni Huomini
de' Sccoli.md.ui, iui. Sua Prouidenza. 17
Natura uon dona le Virtù a' Bambini; ma çeni adòm-
bramenti informi. jo. Non voile segnare i Vitiofi
& perche. 44
Natura non dce calanniarsi.che laabbiarinclijuse neU-
Huomo le Paflicmi. ji
Natura quanto hiclini al peggiore. 44. Hi d.ito l'io-
stintoagli Animal! : all'Huomo la Sindercíì, & per
che, fí. Non fece tutti gli Huomini vgualmente
alla Forteiïa , & perche. 70. Snoda la lingua ad vn
Bambmo , che con le prime parole libéra il Padre
da Parricidi. 77. Vuol che l'Huomo conserui il
Corpo , 8c perche. ÍI
Natura è Prodiga verso gli Animal! di Voluttuoso pia-
cere.94.Prouida ciccail sostegno délia Vira. 58
Natura inclina tutti allaveraScperfettaVoluttà. 4'f
Nemesi . Védi Indegrtatione.
Nerone Idéa de* Codardi , insamò gli Alloii semimti
d.iCesare. " ïá.ic»7
Nerone Barbara ; 8c Cotipietoso. Due loto Auioni
consimili. ,S?
Ninfeo si chiamauano le Cloache di Rorna ; Opt"
Magnisica quanto schifoíà. W
Niso non potea eflèr vinto mentre h.iuea la Porpora
11e' Capegli
Vita, ,e Idéa del Forte . Doni di Natura nen11
Nebilt.í, Bcllezia , Sc alcri
sono Premi délia Magnanimità. W
Nobiltà délie Artí si misura dalla sua Origine , H^1
Nobilti del Fine. M
O
3Dore potto nella radiée dtliç Vit» , tende odora-
se Je Vue mature. . )'
INDICE 4f
O/ficîo délia Prudenza. 4fl
Oggetti Sensibili più muouono che gl'InteJligibili. if
Oggetti deU'Occhio più redeli che quegli dell'Oree-
dw> à render Virtuoso l'Huomo. 31
Oggetti,Circonltanze,& Fine differintiano lt Vïrtù. 6}
Oggetti délia Fortezza , cioè quai Mali tema,ò non
tema il Forte. 73. Qualsia ilvcro, proptio.&sti-
ffemo Oggetto. 74- & 7&
■Oggetti délia Temperanza qualisiano. 93
Oggetti délia Libéralisa tutti íònBenciicio. 111
Ofgetti delta Magnificcnza quali siano. 11$. II più
grande & più perfetto. »34
Oggetti del Contentiolb. . >' »M
Oggetti délia Verecendía. zSrf
Oggetto dell,lntelletto'quale;& quai déliaVoluntà. 16
Oggetto délia Magnaniniità quaie. - . "ifi
Oltradeeenzache cosa fia. 144. Quella di Nerone. 14s.
Vedí Paruidcccnz.?.
Ornera quale più gratá alla Patri». 77
Opéra perche fia moraimeme Buona , rícerca tutte le
Circonitanze. 14
Opéra totalmente Peruería fâ PHuomo totalmente
Peruerso, ; 40
Opéra più Magnifies & più Pazzá quale. ijtí
a Operatîcini quali diletîfuoli. - 474
Operationi tutte sono qiul'è il loro Princípío . 37
Operationi Appetitiue ricercauano due Habiti circa i
nicdcsiini Oggetti délia Cupidigia , ò 4*1 Timo
ré . 48
Opère dîuerse da diucrfiprincipij. 1 37
Opère fatte per impeto diPassione non son ne Vir
tuose , ne Vitíosc. -. 40
Opère Magnifiche. 114. & 13t. A farle quai screnza.iìa
neceflaria. ná. Quali debbauo tslère. 117. Sue Idée
quali. izj.ôc ijo. Più Magnifiche quali. 134
Opère dîuerse quali più conueneuoli íe più graditc in
diuerliPaesi. 140
Opère perfcttainente Magnifiche quanto poche siano
ítate al Mondo . Suoi Elenipli. 145
Opre Intelletuuli 8c indífferenti , corne diuen
MoraJi. - 14
c j Opte
4.1 INDICE
OprcBnone per l'Oggttto , corne diuengano Vitká
pet il Meiio, Fine ,ic Intentions, iui .
Opinionc fclià di niolti intornp aHa perfettion i&
Anime Homme. ií
Opinioni de* Milinconici son gagliardc Apprensioii ,
che suegliano le gaglijrde Pïflíìoni. j
Opposition! , Sc Rjsposte circalaVirtù de! Pufillani-
mo. ttf
Oracolo , Sciocco Definitore délia Yirtù. ifi
Otbilio seordeuole del proprio Nome. , yfí
Ordini yarijdi Persone nectstiri al Comertio Hun*
no. 17
Organte. SuaGonfieMadescn'tta. m
Oro i Tutto qucllo del Mondo oon vale vna piccola
Virtù- . 4
Oro fra" Metalli il piùNoWJe. 10s
Oro & Gemme , she íuno ; fi: suoi efrètti ne' Cuori
Humani. z
Oro nelle mani del Ptodigo è ben Vergognoso ; in
cjuelle dell'Aturo inutile. 107. Suo valore solo per
Pimentions. 114. Tutti inquiéta. Non può inquié
tât l'Atrirno del Libérale. 110
Olirruatione dc'N.iturali inrorno alla Quarta Genc-
rattone de' Fotti. 7*
Ottiade vinto il Duelio controgli Acchiui per scioc-^
ca vergogna lì vecide. »?i
P -
PAv!r*dcue coiosccre j1 Genio de' suoi Figliuoli
per educarli conforme al suo Talento. 4*'
P.ìdrone Auiro f'à il Seruo ladro. 45'
Pá.nteo Magnificentiflìma opéra di Marco Agrippa-
ij!î. Solo là degno d'Inscrittione. M4
Paololtnilio metitò tutti ivatui del Magnifier», iui.
Paolo Apostolo 1 Sua gran Fotteiia contto aile P;s-
iioni . 4*'
Pitagone degli duo Eftrcmi Vitiosi frà loro. 9
ParalelJo dell'Huomo Giusto, 8c deH'Ingiulto. 5*»
^Para lello del Re & del Padre di Famiglia. 4»?
Taralello del Marito íe délia Moglie. 4H
prote gloriole di vn Capitano abbaodonato neJ Cin>
| po cU* rimidi Atcnicfi. 7f
Vit-
1
INDICE 4Î
Parrasio tra* Pittori solo meritò il Titolo dí Esatto , í£
Dilicuo . 144
ParGmonia è vna grande Entrata . U Soperchio al con
trario . 4jf
Parti tre dell'Anima Humana. „■ , x}
Partitione dclle Vittù Morali d'onde ricercata da Ari-
stotile. f>
PasuidecemeîcOlttadecente.144- Loro Opère simili
à i Parti Bigeneri . 14s
Paruidccenza che cosasia.144. Quelladi CaligulaRi-
dicola . , '4Í
Paslìoni Humane. 4&>. Loro Genealogia. 4íz. Doue
hahitino. 4 toro Detìnitioni. 4ÍJ. Suoi Effetti,
iui. Quesiti circa le medesime . ^ 4Í7
Patria.La Patria fà gli Kuomúii Forri come i Padri. 71
Pazzia di vn Filosofo, 118
Pazzia maggior di tutte , adirarsi contro se steslb. Suo
Esempio in Eccclino . * 187
Perfettioni Eccellemi distinre in dueGenerí. 5f7
Periandro Filosofo. Suo Aniot Voluttuoso. JiS
Perlêo vinto da Emilio , di saggio di taata viktU che
fì vetgognare ilNcmicodi hauerlo vinto. iíi
Períbnaggi Grandi vogliono grandi Adulationi. iOf
Bersonaggi Potenti , alcuni son íìinili agli Vccelli, che
concepiscono in Ari.i. i»?
Persivicacia deU'Intelletto > che cosa fia. 5ji
Pelte mrggiore deila virtù, è ilCommercio co' Vi-
. tiosi . . v -» 44
Piacere dell'Huomo nell'vdir ragionare. 139. Non è
compico se non conosce la Veriià dclle cose che
sente. 140
Piaceri Sensihili, communi con le Bestie i & in este più
abbondanri. . . , • 5
Pi.ieeri delíIntelletto sono Angeliú. , 93
Pianetti . suoi Mouiincnti paragonati a' Fanciulli dí
pcrueisa indinatione . 31
Pi; ro. Suo ricordo dato agli Arletie a* Gladiatori. 19s
Piihia e Dámone Méa deU'Aniicúia Sociale. 51?
Pittaco decretò agli Ebti Furiosi doppio caltigo, & per
che. 4i
Platonc & suo Motto Metaforieo . Fù naturalmcme
c 4 luge-
44 î N D í C E
Ingcgno/ó . Comrapposto à Margitf, %
Plapstio & Oreflilla ; veto Elempio dcll'Amor Mot;
taie Ftiice. ia
Poleraóne Ateniese più [auerecondo dí tutti con h
Filofofica Persuasion* vguagliò diModestia, & su
però di Sapicnza 11 suo Maestro Senociate. 197
& ij8.
Politica 8c Medicina paragonate. iíj
Pompeo . Sua Mansuetudine , & Clemenza verso i
Nemico Tigrane. 197. te ij!
Popoli naturalmente astlnenti , & namralmente vora-
ci nascono in diuersi Siti, te sotto diuersi C limi. 91
Popolo Romano dona al Re Analo ilRegoo dell'Asia
Minore ; Dono Mignifíco . IÍJ.& llá
Precetti stfrili délia Virtù qaali. 1 • 44
Primo Derrepico . Sua generosa Attíone comro Pir-
" to . 71
Primi Pripcipìj , te gli Vniuersali Afliomt sono k più
belle Idée dell'Intelletto Specolatiuo. 377. Che ca
sa íraio. )ji
Principe paragonato al Sole. ut. te 119
Principe Grande, nelfàt Donatíuì quando debbachia-
marsi Libérale, & quando Magnifico. lot
Principij Agibili neceslàríj per ben r.onsiiliar*. 458
Pjiuatione voluntaria dellc Tenene Voluttà non è
Stupidità, ma Virtù Heroica. 104
Prodigalità te Auatitia . Son Mottali Neiniche délia
Liberaliià. • ■ ill
Prodtgo chi più di tutti. 109. Morte vergognosa <T-
vno .'
Prodigo per qVial fine operi . t«4 .
ProdigoSí Auaro.-f«. Quai de' due più sacilmentefi
riduca al Mezzo délia Virtù, Loro Diffeui. 11».
Ambo lòn Pazzi. i*j
Proie corne debba educarsi da' Genítori. 4îf
Proposito Principale del Magnanimo è , 11 Viuet Li
bère ,60
Propi ietà Estentialiflima délia Virtù Motale te del Vi-
• tio- 17
Pioprieta Hella virtù qualj. u
• • Pto-
INDICE 4f
Propiictà tre che conuengono alla virtù Morale in-
^ quanto Habito . if
Prosperità & Sicucezza píù impottanti che cssentiali
alla Félicita. : .' 7
Protágora Sc Anasságora raflbmigliati à i Titani con-
%. troilSole. }8o
Prcuídenza délia Natura nelle Eestie veneniferc. y..
4c 60.
( La Prouiderza solo agli Hucmini bi dato la Ragiorie
;. . &pe.che.s4. In tutti gli Oggetti del SenibhàNyo-
Ho il tíileuo nclla Mcdiociità. 98. Arnica délia Vit-
ttì . Hà propoito vn nobiîilïìmo Oggetto per con-
seruar la Proie & l'Hondrà. 101. Nonhàfatto tutti
Poueri ne tutti Ricchi, & perche. 1-1
- Prudente quai fia & corne si regoli. 45S. Ritraemae-
sttcuoli Asorismi da' Principij Naturali. 440. Da'
Documcnti di Siui P«rsonaggi. 441. DeHe rose
Naturali & Artefauc. 441. Dali' Eserhpio degli al-
truiCalî. -.. 44>
Prudcntisiìmochisarà. 4?9
Prudenza men nobile délie Scienze Contemplatrici ,
ma più Honoreuole. u. Illumina l'Intelletto. 4f. 8c
4e. Lorettificacirca il ben Consiiltareik Délibéra
is, ri. Neceslària per moralmente operare. 46. '
virrù dell'lntelletto. 49
Prudenza. fjx. Suo Cggetto 8c suoFine. 374. Che co-
sa fia. 409. Corne si distingua dalle altre Virtù ; &
dalla Opinione 8c dalla Sospettioue. , lui. Corne si
distingua dall'Arte Mecanica. 410, Se fia Virtù Mo
rale. 411. Paragonata .al Corallo. 411. Sidiuide in
tre Spccie. Politica>Econoniica,íc Monasiica. 414
Prudenza Politica . Suo Fine quai sia : Ôc onde deriui
le Regoic del Regnare. 414. &44Ç. Sue Malfime
Principali. 415. Tutte le sue Regole fi riducono ad
vr.a . 410
Prudenza Economica, iui. Come différente dalla Poli
tisa.411. Sue Regole generali & particolari. 411-
& 415.
Prudenza Monastica. In che consista, 8c cosa tusc-
gni. 4i«
Piuticnia Empi» di Tarpeia. . 4>7
Ai INDICE
Prudenia Maliriosa di Ti':>erio,& di LiuiiDruì(ì!lj.44<
Psillí corne riconosceuanoi loro FÍgliunli periûoi. 71
FUSttáoM psragonati a* Canalli orubrosi. ;i
Pulìll .nímo descritto da Aristotile, i[i
PuíîHinimo in che différente dal vagnanSmo. 114
Pufillanimo , ScGonfio; l'vno pien di Vjriù , faltro
vuoco.iê>. Corne diffkeiui. 170
Piisill inimo non terne i pericoli délia Vita, nu dell'-
1 Honore. Us. Phi facile à dìuenir Magn.múuo, che
il Goufio. 170. Più sicuro di lui, 8c perche. 171

OValità Naturali s'infingono Imagini delte Vînù


Morali. 18
Qjalir* Hereditaría de' Genitori varia il tempera-
inrnro de' Corpi nella proie. 27
Qitrsiti circa le Paffioni . . 46J
Quçiùi St Rjfposte circa i'AAucitia. %.t

RAccontí sono la Mat cria príncîpate délie Contrer-


fitioni. 141
Ragioi.e neli' tfuomo comptende due pattiil'Apprcn-
siuaa* l'Appéthítu. if
Ragione Retra che cosisia. J7t
Rcgola del'a Ragione simile al Regolo de'L«biesi.s».
Misiira» (bletti genernli 8c cojìsidcra tutte le Cir-
conftjiue partitolari « çí. Jc 57
Regala ddDonare « LaPrima & malfima è.dipro-
portionare il Dono alla cuia'ità dichi dona , fie di
chi nceuej ntf. Sua Ecccttione inlè^nau da Ari-
fcotile col suo Ejcmpio - nt
Regola d.gWbcri, fie di Policleto ; che-cosalu.fic
lotorso. f<
Regolo . Sua Magnanimirà inandrta. 8c lít
Rrlyione è eriricipio 6c Fine di tutte le Vkiù. + f
R-publica . Quattro sorti di Persone la compo«gono.
Qu.n:ro sono le Forme simpliçi dieslà.
•c iii. Dje cose coiryrendc. 4»
I N D I C E 47
Republicbe . te beii'crdinatc înstitiiírono grandi tla-
nori .iglí Nuomini foui, & Virtuolì. it
Ricchezza uaal'acquistaia, è Fourni. 4jf
Ricciiczzf,4c Honori son Beni délia Fortuna.z. & lof.
Non sono Felicnà, apreílò gli Stoici. 'f
Ricchezzr, son Béni Vtilt in niano al Virtuose ; in
raanoat Vitioso son Béai pernitiosi. fi
Ricrhczze, quinto ncccítarif alla Vita Hu'.m'rw. 10s
RicdKzze piòNiturali &più norrili «juali fiau.>* 4J4
Ricowío di firto agji Aiku.c a' Giadiaiou di ficr.ar
Tira . I9Í
Riir.or'ò , Fnnhione del Vftio. f7
Rilb. SuoiEffctti.lf!. îua Definitione- 470
Ri iparmiamento grande è, il non giocate. 4JÎ
Rtnnolo . Sua Potenza crebbe con le ruine de' Poten-
Rullichezza & Scurrilítà. 178
Rustichezza . La f.ù Viiiosi , è sondata in vna Pcr-
tírrùíà connauirale. 179
Ruilico & btutú'.e , come diffeccnti. 1*0

SAngntHumsno pià vile & più pretioso dí tutte le


cole,& corne. 7f
Sanità c he colà fia. ;
Sapi'nte chisi'. 591. Og»ecti del suo Incendúnento.
3S?. SuoSomuioOggetto. 599
Sapieuza, Reina bonorcuolilíÌTia délie vir;ù. ;Ss>
Duc Hie prerogatiiK- sopra 1a Scirnza , &qoili. ;jr.
- Stiot Offetti quailiauo jjz. Derúiiiíoii sua & <fc'
sijoi titrerai. . «* 400
Sapicnza Somma quai fia. 397
Sauio Scultoieinconconenr» conaltro. 17s
Sckiiza Morale paragonaca alla Fisica. - *}
Scicnza dclle Virmincnodiffiaie dicjuel'a délie piit
intime Arti Libeiali. fS
Scienza ondtnal'ca.)7î. Suo Oggetto.îui. Che cofs
ûa. ' 37*
Scienza , èil più bell'Habitochepoíia veliire vu Pr-o-
tige. Jïi. Suo Oggeno deue estèie irainut.îl'i'>'6í
, c C eieroó-'
I 48 r N D I C E
eterno.t8f.Sua caulà.sono i Principij V'niucrsili.im.
Scienza Perfèru che cola fia . % 5%j
Jcienze corne chiamate da Lici'nio Imperadore. ;Si.
Suoi Oggetti. 381. Più nobili Oggerti sono.i più Mi-
rabiH. 40^
Scienze , benche íublimi perfettionano soìamentc b
prima"parte délia Ragione. • . :y. 8oí
Scicnze Conteniplatrici.quanro Sc come Lodeuoli. 10
Síirnzc Prattiche'tuttccóduconoalle Cnuternplariue;
te queste al conosciméto dell'Autordella Nawn.u
Scioccheflà di Claudio.a' Sciocchi parue Prudenza. ;4
Mostra quanto fjcilmente trri l'Huiruno Giudicio,
lui . ■ ' .
Scipione il Vecchío. Sua Temerítàgiouenile. S;.íc J4
1! Giouinetto giunto al Biuio sentiero de'ia Viu
Humana prese il calie più aspto, 8c peiueuot a'
Trionsi. ' f?
Sci pione con la sua AfFabílità conciliò a' Romani il fier
Siface. 110
Scipione , Idéadell'HeroicaTempçrarza. soi
Scorpion! , Simboli de' Vit>j . 60
*S,curtile,& Rtistico come dilserenti. xio
Scurrilitá.. 178. Due snn le difserenze , irquali. 179
Sccol dUro non ima.;;nario. In quel Secolo la Génie
viuca più robusta, più lieta, & più innocente.
Sccrcto , con Esempi per astenerli dalle Opcte Vergo-
gnose . «.Ji
Scì.íiío precipitato da Tiberio & comc,& perche. 451
íremi primidclle Virtùflltri innati, alîriacquistati.ij.
;o. & }l.
Seruí deljaVirradeuonosparsersinellaFanciullezza.Jl
Seneca. Vna sua Decisione ralft. . 1Í4
Senofbnte per non poter reprimerc lo scopio dcl til'o,
crêpa . 4SJ
Seosi Esterni quai siano più nobili .
Senso Humano cosi rîcerchi per costumarlì à seguiie
il Dirficile, & altenersi d.dDilcttcuoIe. 47
Serpe aslàlito ritorce tutte le membra intorno al Ci-
poi checoûdimostri. 77
Serranò'viea'elçtto Console menue semiruua nel Câ-
■P». ,»,„", , Ij7
- Scxse,
I N D CE. 49*
Serse. Suo poco scnrio r.el donare & ncll'amare. i 17
Serue son neceslàrie.rnaj r lor scruitù è pericolosa. 451
Serui quanti 5í qualisori neccsliri iirvna Casâ; &qu,ii
migliori . 419. Sc 4,*o
SeruioTulIo . SuaOpera Magnifica. 140
Seruitù Naturale. ;f)
Sette Maraoiglie Jcl Mosdo.u9 i: ijo. Come crcb-
berodimerauiglia.14r.Cen1ur.1te. J4â
Sferza, inuentata ntlie Scuole per gli Animi Vili, 110a
per i Generosi. 31
Silla . ;Sua Crudelià parue Giustiria a' Poîitici. 74. Vn
suo Çonuito dimoltigiorm mostrò la sua Intemp e-
ranzai Sua grande Ira fù cagion délia sua morte. 188
Silogil'mo délia Voluttà inganna gl'Incauti. 97. La Vit-
tù rispondendosçopre l'Inganno, íui.
Siinilitudini dello Internperante.&delloScupido.Ioï.
& 105.
Simol.icro di Gioue Olimpico , Idéa deile Opère Ma-
gnifiche. • • i}<>
Simonide.SuaOpinion folle circa la Felicità.t48.& J49
Simulationc & Arroganza. Sua Descritticne. x^í
Onde nascono. 147. v.cdi Arrogante & Arroganza.
SiruulationecógiuntaairHipccrisia.cla più infame.ifi
Socrate piùr costum.ito di ognuno,contro il lùo natura-^
le. i8 Sua Deformità di Corpo deseruta. jot. Sua
grande Magnanirriità.iôs.SuaTeinperanza in tutto.
91. Rispolta che diede nd vna D"nua lasciua . 58
Sole camina différente dagli altri Piancti. Simbolo d'-I-
la Ragione ben ret;olata , í<
Sohtario ò vn Pio , ò vna Beltia . Pcnficro di Arisio-
stile. i£j
Solone Douiflïmo gtunse a* Sormni Honoii perla Pru-
denza . . 11
Sostanze Create, tutte hanno qualche pinpria Optra-
tione. iz
Sostanze Corporee tutte da' vanj Accident! accom-
pagnate. tít. Così tutte le Attioni Morali , iui. 1
Spsrta solacra Patriade' Maschi,& perche. 71
Spartani perche,non beueíl'ero viup . , 9$
Spese degne di Kuom Magninco . |j«
Spititodi Coattaditwqe■ ecl"-» « fa - ii4- Insepwabíle
dajlo
W INDICE.
àaiïo Spiriro di lupcrbîa, ïur. Gcncr.ito áa vri'Odio
inhumano. us
SJ>lcndor d gli Honori & délie publiche Digoità r'ì
due coDir.-.ti efïetti in dirlèrenti Persone. i6t
tutmito. II prouoc.-.tlo è niila treanza. J)f
it.nae di Faleiéo abbaetute , ma non Ja Virtù Hel siio
Animo. xt
Sioici coróc- ftranamente filosofàslèro rxì cctcaie la
yita Félicita, f. Loto opioioni coafutate da Aiiílo
tilc . 17
Stradi délia Virtù quanto ditficilc. f4. Sola condircal
Tempio dell'Honore . if}
Str.idapiùfacrle pet conofcere îlMezzo délie Virtíi.s?
Siratoiiico Citatedo famoio. Vnarispotta che diede
ad vnr. Adul.itote. izo
Stupidirà & Imctnperanza combattutr dalla Tempe-
ranz.i.ioî. Sua Descrktionc <l.;gli Erírtri » iui.
JIU|iic)o& Intempetame, in clie diitirent'. 10;. Anibi
oucttl.mol'Autor délia Natura.Sc prtclie.iui. Rite-
gno dalle ^ oluttà in loro non è Vittù. ioi. 81 104.
In che conuengono,& suoi Vitij quanto Vergeg:ir>ii»
iui .
Stupido & Tempérante in che conuengono. 104
Stupeur, suoi eftrtti. 470
Succtslore pet otoanaiío non finisce l'Optc dclTAiue-
cestorc, - Hî
T
TAb.icco ViltanoNimico de'te buone creame-.noìi
drue petò Líaímursi . zjj. 11 pcendeclo è ÛOiiu-
cheuole. **f
T.iglione.ò fia Contrapastbchjecolâsia. M°
T.dete Filoiòfo Iracondo malttaitòla siia Fance , &
&p-.rvhe. iSj
-Tarpeia. Sua Empietâ . 4S7
Tauol.i Geomrtricacbe dimostra In Giustiua Diltt^u-
tíua. 3>l
Tciemaco auuiíàto da Pallade ad imitai* il Padre Vif
if - ■ 3c Codwdo in che eefi diíKraili. 70.& 71-
Teinerarro "
l«oAtuoni. 84.k4t
. * Alcllàcdro , pu& Fonezza a' Temctui..
11. *
r M- D ï C E. T*
mostra gl! Errori dcK'Humano Giud-cîo.
Tcmerità ondt proccHe . 71
Temeritj & Codardia , fon Virij Eftremi de!l* Irasci-
bile. S ■ Quai pin pericololn tt ycrgognofo. 8f
Tefmlioclc VírtiK-liíIìinoPriucip* ; liio ligliuolo Díi-
fiinto VíuosiiEnio. 41
Teinilrocle , veto Oxg/'tro délia Laudatícnr. 104
Tempérante. San Confikationv, & (uni ( osiutni. ;>r.
S'R'i Oggctti 9). Sac Attio'ni. 100. Couie diftltcnte
dallo Intempi rame . " 97. U 98
Teuiperanza modéra la Cupidigia circj le case Dilet-
teuoli . 4e
Temperanzi in quale potenza habfti . 47. Scsia iin-
mortale ò cac.iacaVirtiL48.Che cose fiai íesuoptin-
cipjl'effetto. 88.8c»
Tempennza , & Fcrt-ixa sono Vittù deli'dppetiro e
non dtfla Volcr.tà. 4»
Temperanza non modéra ! Piaceri deîl'lntcltettp, mi
«ju.lii dei senCo tíieriore. 9t. & 9j. Men nobile dí
tune l'autre Virtti , iui. Lcstroclella Virtù Heroka,
iui. Combatte condue Me (tri (k quali. lot
Tempietetu da1 Rem ni aile D^e de' Piaceri , & de*
rxnpiaccrí ; Vol. pia & Angerona. }
Têpk> di DjanaJn tfftibjM 1 dell'Op.-c Magninche.izj
Tcmgli ficiricati agji Dij scrlu'jji tjuali. 141. Aile Dce
Suprême St ail r Muse quali, iui.
Teodora Donna taaiose per le liic In/ìinie , befià Sc-
ctare . jï
Tcieo p.uagorwto al Lince i lJía dt-IPHuoroo Intem
pérante . $a
Ttseo e Piiíroo.l \é i deti'Amititia Sociale, ei»
Teûsonre rtcalcitra coa la Mulaj(iiolita l'ecceflò cieV-
laíua liacondii. ití. &: 1S7
Tianéo. In^rgro cri', iosislìnio. 394
Tiberio. >ua imempcr.nzapeçgiordîaiitïïade'Fmci
Aninuli. % : rudcleSc Aturo.izo. Rifiutù viiAia-
gnmeo T. nipio cbe g!i offòrt H Senato pci adorarlo.
|!J> Vccí.le Zer.cne. ^ 18$
Tibttio n -lta più fosonotfé redea fb»a/o. jyi. rnse-
ti'bilc titileUiciuie. w- Su» Malkse ScFortczza-
446. icttd» di t'ai parut Giustúu U£r,ud*ba- 44?»
Pieu-
fx INDICE
Précipita Seteno . 4fi ■
Tigrane vínto da Pompío vien tiposto nel R.egno.197
U19*. dal pollice misurè tutto il Corpo del gtan
Timante
Colosso. .( : îoì
TimoUoue quarto Magnaninio. t(i
rTimore gioua ad insegnar le Vittù , oue l'Araor non
giom . jt
T'ur.oroso ïc Iracrccondo . Vedi lnuerccondo.
Tímoteo Maeltro délia Cetra. 44
Titanno di Siracusa nelle sue appatenti Félicita Infeli-
cisiìmc . 7. 6: 8
Tito & Galba. Le loro Attioni ingannatono il Popolo.
L'vno e l'altro poco rcgnò . '7Í
Titoli-di Huornini Insigni.comprati à gran prezic. 75
Titoli di Honore approplati a' Principi grandi onde
prouengono. 'f*
Titolodi Magnifìco decaduto nel nostroSecolo. Niu-
no eslèrnc degno senon chi può sire Opre Magnifi
ent. 117. Conuiene a* soli Principi . M"
Titolo di Giusto inaggior di tutti . i-íJ
Titolo píù Sublime quale attribiuto da gli Antichi Fi-
lolòtía' loro Dij . «'}
Titolo quale eonuenga al solo Sapiente . *>4
Tolomeo Re d'Egitto , idéa delh Libetalità . Ito
Tolorueo Re di Cipro, Idéa dell'Au.iritia ,iui.
Torquato huomo vile & inutile alla Republjca , per
miracolo délia Natura diucnr.e vtile. ta
Torte del faro, Idéa délie Opère Magnifiche. ijo
Tragédie & Giochi de' Gladiatoti .perche da' Politui
insticuiti nelle á.epubliche. '9*
Trattato délia Fort^za. 6S. Vedi Fortciia .
Tratt.no délia Temerità, 8c délia Codardi.i. 8;. Eitm-
pli d'Huomini Antichi. 8t. & 84. VediTcraetiti Jc
Codardía . ' "
Trattato délia Temperania. 88. Vedi Temper.inu.
Trattato délia Prodigalità, & dell'Auaritia. tu. Vedi
Prodigalité _
T™«ato rlciU Magnifiera , & de* suoi Esttemi. 114.
VccU M.ignificeiiz.i.
dciì* raruWeccDw , te Olttadecenza. 144-
Vedi
INDICE.
Vedi Paruidecenza .
Trattato délia Magnanimité, U de' suoi Estremí 148
Vedi Magnanimiflr,
Trattato délia Pufillanimîtà, & délia Consiezza. lit
Vedi Gonfiezza , ò Pusillanimità.
Trattato délia Modestia, Sc de' suoi Estremj. 175. Ve
di Modestia .
Trattato délia Mansiietudme.17*Vedi Mansuetudinc.
Trattato délia Iracondia. 180. Vedi Iracondia.
Trattato dellalnsensitezza. i>o. Vedi Insens.itezza.
Trattato délia Medioçrità sià l'Iracondia 5c la Infen-
satezza . 191
Tratrato dell'AfEibilitì,ò fia Compiacenz3,íc de' suoi
Estremí . 101
Trattato délia Buona Creanza . . 111
Trattato délie cauiuc Creanze introdotte dal Tabac-
• co". 11*
Tratrato délia Facctudine. Vedi Facctudine 4c Facétie.
Trattato délia Ruítichezza , & délia Scurrilità'. Vedi
Rustichezza .
Trattato délia Verecondia. Vedi Verecondia. iSí
Trattato délia lndegnatione, & de'suoi Estremí, Vedi
Indegnatione . ■ 1•
Trattato délia Giustitia,8c de' suoi Estremí. Vedi G iu-
stitia .
Trattato del lus Ciuile Improprio,8c Economie©. Vedi
lus Ciuile .
Trattato délia Prudenza in generale,8c de' suoi Estre
mí. 371. Vedi Prudenza. ti
Trattato délia Prudenza in Spccie. 414
Trattato deìle Virtù Intelìettuali . 174
Trattato (lelTHabito deU'iiitelletto , à fia degli Piio»
cipìj , < e 1 î7*
Trattato délie Seienze. 381. Vedi Scícnza .
Trattato délia Sapienza. 389. Vedi Sapienza. ;■'.»•
Trattato délia Perspicacia dell'Intelletto.VediPetlpiw
cacia dcU'Intellctto < '., " j i>. ;
Trattato dell'Arte. Vedi Arte.
Trattato délia Prudenza Monastica. Vedí Prudci
Mouaflica . ,•
TtattawdtU'tiabitode'Principij Generali délia Pru
i - ttenza.
14 t h d t e t.
demi. 4}$. Vedi Habita de' Principi} tu.
Trattato degli Atti délia Pmdenxa. 4fu Vedi Atti det-
la Prddenu. W
Trj-tito MU Iinprudenza,& dell'Astutij. /;á
Trattato deil P..(Iîon» Humane, Si délia Volutti. 4» o
Vedi Paffioni Humane.&VoIutti.
Trattato dette due Voluttà. Vedi Voluttà .
Trattato délia Voluttà del Corpo 6c de 11' Anima. 47s.
Vedi v aluni dell'Animo & del Corpo .
Trattato dtUa Continenza & délia Virtù Hctoica. Ve
di c ntinenza, o Virtíi Hecoica .
Trattato deU'Amicitia . Vedi Amicitia in generale .
Suo Compendio . JÍ7
Trattato deU'Amicitia in Specie> «14
Trattato dell'Humaoa Félicita. [4í. Vedi Felicitì Uur
mana .
Trattato deHa Félicita Euargelica. Vedi Félicita Euan-
jclica .
V
\T Ccclli mentrefccono sono Simbolo dclTcmperjn-
i* te , 100
Vegctabili paragonati aile Naturali Potenze. 19
Venere Vaga non è conueneuole all'Huomo corne
agli Animait . jí9
Ytneti due finsero gli antìchi Misti. 4-1. Similiaile.
' due Donzelle del Biuio di Prodíco,ii:i. Quai fia Ce-
leste, & qual'Insernale . 479
Verace . Quai, fia il suo Motiuo. 141. In quai maniera
opérs. i4j. Non dirà cele Vergegnosc nellc Con-
nersationi, iui. Q3I debba eûère . »44
Vcr.icità nclle Conuerfationî che Virtù si.i.tiS Suoi
Ogge oi.i;?. Sua Materia principale.141. Que E em
pli, iui. Suo Motiuo Ici iteslà. 141. Sua Mediocrità
in che consista. 14;
Veraciti conforma le Parole al Pensiero. jl
Vc-feccndia disendc i Fanciulli dalle Atcioni Verge*
gnoft , ji
Vereeondia efce eosasia. jt. Sc iSi. Sua définit ior.e.
*%. & corne différente dalla Codacdia. iSz.
Sgcae diSt.euu Vereeondia e Vcrgogru. 1X4.
I ' N D I C E. Vf
:" Suo! Oggerti. 187. Chiamata da alcuni Filoson\Par.
te intégrante délia Temperinza. 187. Cagione. 188.
I'ropria de'Giouani, c non de' Vecchi . 189* Due
Esenipli di gran Verecódia i9i.im.iginaria èScîoc-
- cbczz.i, che ra diuenir vergognoíà l'Attion vírtuo-
sa. 291.S110Í Elirerai. 19c. vctli fnuerecondo .
Verecondo !n quai maniera operi. 150. Comeíì di
stingua dall'Imierecondo. " ìj'z
Vergogna sciocca di Otriade Spartano. 19}
Verhà.è PAnima de'Raccomi. 141. Suo mezzo in che
co nsifla . 14s
Verso Latino più difficile à sersi ,che vn'atto Virtuo
se» . f9
Vespa6.itiOi Sua grande Magnifictnza infàmata col Tíi-
buto délie Cloachc.nj.Ripreso dal proptio figlhio-
lo, iui;
Via Miftrare di Appio Claudio, Opéra Magnifica. ijj
Via primiera ícpiù f cile per conoscere il MeaaodeK
]a »' irtù.rjual fia. 5-7. La Seconda è , la Prudenza,iui.
Virtùdell'Animoiiôpoílònotoglietsi sotto U Cielo. 4
Virtiì,tutte cótribuisconoalta Fe'icità per la sua parte.?
Virtù & Félicita in génère, pïragonate, iui.
Virtù, senza Ben» auucmicci , malamentc può eserci-
taifi 1 i-
Virtù alcone operatiue, ma natVirali nell'Huomo ; ne-
cefl.irk'&nonacrfuilrate. 11
Virtù voluntarit 6c .icquistate quali suno,& it> quante
rli/Ferenze. n
Virtù diueríè occulte di moite cose create, 1*
Virtù Intellertu ,ii , & Morali corne si acquiltino . l).
Qualí più N' bi!i, iui.
Virtù vera non è senon quelia, che hà U v ítio per suo
Nemico. 14. ic 54
Virtù Naturali sbandite dalla Scienza Morale.14. &c if.
Anche le Y'iruì Intcllcttuali , Mccaniche coine ie
Atti Illiberali ,iui. .
Virtù délie Arti sono annoueratc ftà Beni y<âi, ò Di-
letteuoli . if
Virtù Morali son Beni Honesti, & Ingenui, iui. Si di-
stinguono due minière, jo
Virtù Morale. Sua dcSnitione adequata. iC. n à le si;
Rego-
1 N D I C I.-
Revoie pin cUare che la Laciru Poesia. (i
Virtù vcra non è mercenaria. le. Sue De tìnitioni di-
ueise . • 55
Virtt'i che regolano l'Appetito son più nobili di quelle,
clic regolano l'inte'letto . it
Vis. ù Morale tien nelle mani il primo Aaeïlo délia Ci
te. n di tutte le Scienze . n
Viuù Mciale, Imagine délia Diuina. st. E l'vltimo li
re délie Virtù Intellettuali, iui. Tre sue nobilissunc
Propriété, iui.
Virtù vogliono insegnarsi con piaccuolczza & perche,
)x. In miDor numero de'Vitij.Sc quante sicâot 54
Vútù moite, difficili ad esercitarsi, non pei se, nu pet
che tali si apprendono. iS
Viitù Quattro sono i qnattro Cardin! délia MoralTilo-
sofia. 4e. Fortezza che modéra l'Irascibile. Tempe-
1anza che modéra la Cupidigia . Giuílitia che mo
déra la Voluntà. Prudcnza che modéra l'intclletto.
45. Quai di queste su più Nobjlc . 46. Corr.e si di-
ftinguono dalle altte Virtù Morali. 49. Songcnerali
Ilementi di tutte le Virtù. ( o. SoreMf e nou Madri
délie Virtù Morali , iui. In quai parte deiFAnima
lisiedano. 45. Due habiuno ne] Régal Palagio dél
ia Ragione, 8c quali. fi
Virft ia genere.è vna Mediocrità prescritta da'h Ra
gione. 55. E li Metàpiù del Tuuo.iui. Nos è Arit-
metka corne la Metà Numérale, iui.
Virtù come sian maggiori vna deli'altra; cosi i Vitij. *J
Virtù délia Fortezza quai fia. 70. Siraile alFVccdío Mi-
cto-feníce, iui. Traligna oc? Nipoti fiçuza l'Hcroica
Educatione. ■:■ 71
Virtù obliganol'Huomo à fuggíre i Vitij. 511
Virtù Intellettuali. J74. Sua Genealogia . ijt
Virtù Heroica che cosa su. 501. Come poílà l'Huoino
arriuarla. 501. Sue cagioni, iui.
Virtuoso similc ail' Vccellodi Paradiso. 104
Vita dcli'Huomo commune con le Quercíe, 6t d'iníe-
rior robustezza. )
Vira che coû sia . )
«!* N°bíhì > e Bellezza, & altri Doni di Natura non
«w Ptexai délia JtogtMnimiuL tfj
Viu'j
INDICE. ff
Vîtij in rnaggìer numéro délie Vittù & quîti siano. f4-
Sesi.ino tutti vguali. tfi
Vitij Latéral! sempre litig*no con le Vittù. j8
Vitij dello Stupido, & dell'Intemperaate più yergo-
. gnosi di tutti per la viltà de' loroOggetti. 104
Vitij l'vno irapresta all'altro la sua MaUtia 1 corne te
Gorgoniche s'imptestauano sti loto l'Oechio Ve-
nefico & commune. }if
Vitio veto è quello che hà la Tutpïtudine per sua com-
pagna. 14. Non è mai sema accusatore.benche poífi
eflere senza Giudice . Vf
Vitio come diueuga Padron del Padre. 44
Vitio più siniile alla Virtù , è men Vetgognoíb & piùt
facilmente si riduce alla Vittù. f?. & á»
Vitio l'vno Vícidel'altro.come li Scotpioni. 60 L6
Virtù per contrario serban fià loro concordia K pa
ce . 6l
Vitio che sporca la Gloria de' Libéral!. Us
Vitio qu.de guaílí la Mag.iihcenza i come si chhmi âC-
quando nacq\ie , & ii'. chi . ijá
Vitio délia Pusi!'. nimità »nde nasca. 169. Più fiefle ì
ridutfi alla Virtù delta Magnanimíti che il Gofifìo.
170. SuoEsempio belliífimo . 171
Vittoiíali Don iciui de' Cesari furono Muníficcnze , c
non Magnífùe-nz- r;I
Viuer Libero c il Principal Propoflto del Magnanimo.
pag. 1C0
Vnisormita' negli Atti d'onde aasca . 57
Voîgo Ignorantecondannala Vita di Epicuro. jj
Volpe intertogjta da' Cacciatori .. Coia dimostri; J41
VoluntàReina délie Potéze. 14. & if. Suo Oggetto.ií
Souente ingannata, iui.
Volunià più ncbile délia luscibile & délia Corieuyisci-
bile. 4á
Volupia te Angerona con gran mistero adoratc da
Romani • «
Voluttà che cosa sia. 3. Come chiamata da Epicuro.ij.
In quclla riposela Felicità , iui. Mal'intesa da' iu'oi
Discepoli. 6i,y
Voluttì. Suoi Effitti. 4j. U più Vtrgognosa è la Libi-
dine in ecceÇò. -• " ir
V'"' -
fS r N D I C I.
Voluttà. Vedi Paffiani Humonr. Che coíàsia. aj;. E
l'vltim.1 Per/êttione délie Operationi Humane.4?(.
Ad esta quatcrocose concotrono,& quoli.iui. Que-
siti k Rispolte sopro esta. <8+
Voluttà due difreremi. Che coso siano. 471. Tutte fau-
nodilctteuolì le Operationi. 474
Volintì. Suoi Esempli varij . 494. &, 9;
Voluttà del Corpo & dcH*Arùtm. 47$. Esempli. .$%
Voluttà del Corpo íbuente distnem.i l'Ani 1110. 478
Voluttà Virtuosa conie (Ì discerna Ailla Vitiofa. 479
Voluttà Vitioscdella Cuicupiscihile.ftj. & C14. Dell'-
Imelletto. 484- De' giuucuori, iui.
Vcluttà Spauentole dell'Irasubile. 48;
VoUmàMaledichc , iui.
Voluttà Seruile, iui.
Voluttà ("moderato fâ impaizire i più Saui. 494
Voto Principale del Magn inimo quai sia. 1S0. íc iSj
Vibra delLiberale qu.il fia. * 110
Vtilità délia Facetudinc. Vedí Facctudine •

ZAleuco Legïslator de' Locrési. Sua Inflestibilità nel


puaire iRei.
Zeio&Ira. 197
Zenobia te Cleopatra . toro ardir temerario ; Viltà
8c Fortezza . 74
Zenone esortaua i Potenti Cittadini ad ímitar le Ma-
gnifìcenze di Pericle 8c perche . ij<
ïena>* Acodemico Sceptico Costeneua chemíïùna co-
íà (ì rrmoue. 116. Suoi Argomcmí sciolti do D;oge-
neco'piedi. j8í
loilo famosa Idéad;' Conte miolî.come chiamato da*
J-ctterati.zif.Simile à Licaone, iui. Smindomit.t
Voluttà di maiedire . 454
XI TINE.
HAuendb per commissions del Rcufrcndifluno 9,
MaestroTomaso Canaoto Incjuisitor diTorino,
riceuuto l'honore di riuedere il Libro intitolato LA
FILOSOFIA MORALE DEL CONTE CAVALIER.
GRAN CROCE D. EMANVEL TEiAVRO, non so
lo non hò trou.no coù niuna contraria alla Rebgionc
Catolica.e Buoni Colturni; ma stimo fbrtuiato il Re.il
Principe di Piemoute.che ne' suoi tempi, 8c à suo ser-
uigio , fia vscita alla luce da vn taie Autore vn'Opera
tanto prctìtteuole al Mondo. Dal Conuento di Alpino
14. Gcnaro 1Í71.
S. Tatl» di Santo Isatis Carmel.

1MPRIMATVR.
ft. Thomas Camotus Iaquii". Taur.

DE mandate) llluftrissìmi, & Exctllntifstmi Di-


ntini ^Archicancettarij Itgi librum eui Titu/ui eïr
LA F1LOSOFIA MORALE DEL CONTE D.EMA-
NVELE TESAVRO. lnqui nonfatum nibil centra'Rf
vie Cr/situdimi Iui,& ^íuthoritatem inutni : itd ma-
ximai tidcm T^eg* Ctlsitudinigratins ab omnibus Prin.
cipi'ius habend/ts iudica ; tjmd Htg*o Infanti eiufmcdi
morum-normam dum ab infigni viro efprimtndam cen-
fuit , omnibus prtfuit. Taur. die 1). Marti/ 1Í71.
D. Emmanuel Philibertus Panealbus
Confllúr. íc Aduoc. S. R. C.

Ptrmìititur impnmt.
BVSCHETTVS.

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