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<366093530800'U
<36609353080014
Bayer. Staatsbibliothek
jfa&é. &m
>
1
L A
FILOSOFIA
MORALE-
i
(yt^. ât/L*
MORALE-
LA • l|
FILOSOFIA MORALE
DERIVATA DALI/ALTO FONTE
DEL GRANDE
ARISÏOTELE STAGIRITA,;
DAL CONTE, ET CAVALIER. GR.AN CROCE
DON EMANVELE TESAVRO,
PATRITIO TORINESE.
CAPITOLO PRIMO,
FINE DELLA FILOSOHA MORALE .
Cioè,
La TtlicitÁ Humsqx, & il Sommo Beni .
•¥• du TT
CHE Artefelice , lâ' quale itisegna
ad ester felice í mà ò somma infelicí-
wm tà de' Mortali ; i qiiali nulla maggîor-
mente defidetano, che la Ftlicità: tí
nnlla maggíormente aborriscono !
Mà che marauiglia ; se í maggiori Fi-
losoíîcombattédo fietamence fràloro
nel definirla ; perdono la Félicita mentre la cercano ?
Trè Imagini di Beni fi parano dauanti agli occiii
«U coloro, che bramano d'ester felici • Beni Zfttritri,
Beni Corportli , 4c Beni itlViAnìm . I Beni più vili
son più lusinghieri : & i migliori son più penosi : quci
del Corpo son più fuggitiui; queî dell'Animo son più
soggiti . Doue dunque trouerem nôi U vera Felicitâ
ftá tante falset
ALlettano con maraoigliosa sorra le cupide Menti
i Bçni cfterioti ; cioè le lilecht^t, & gh «»»«•»
A Ben»
i BHXA ÏILOSOFIA MORALE
Bení yframentepiù nobíli , che i Corportli : perche
gl'Esterni sono fondati nella Opinione , propri» dell'-
Huomo : e i Corporaji nel Senso , commune agîi
Animait • 'i
Mà corne può estere Bene delTHu»nno ciò , che
nell'Huomo non è î Et come ester poslòno nell'Huo-
mo questi Beni sel'Honore stà nell'Honòrante , &
non nell'Hsnorato » & le Ricchezze sono nella Callà
del Ricco, e non nel Rjcco .
Con molta ragione leRiechezze, te gl'«o»ori si
chiamano Beni délia Forcuna : la quai non potendo
donar molto , e donarcà-moltii nllace , & fugace ,
hor li dona, horli toglie : neli' incostanza sola co
ûtante ;• -"
Mâ quai Beni può donar la Fortuna , chebencon-
si.lerati , non si ino più vani , che vajhi i âc moite* vol
te, più permtiosi, che pretiofiî
Che sono gl'Ori , e le Gemme , se non lucide fecî
délia Tetra , che ne' Tesori , e ncglí Scrigni , impri-
pioiun» il cuor di colui che gl'imprigiona ; &pos-
st-ggono il loio posleditore ?
Che sono leLodi famolê , senon fumosiliáliti dél
ie bocche populari : e formate dalle labra vicine a*
denti : perche contijua al bacio dclla Lode , è. la
mordacità deU'Inuidia ?
Che sono le Curulí Consulari , e i Troni Regali ;
senonsplendidiprecipitij , doue molti che si credea-
norclici , misurandola silita con la caduta , trouacono
sommi horrori ne* sommi honori ?
Non si può chiamar Felice, chi dipendendo dalla
inftabile Fortuni, pende continu» frà il godimento,
& il peticolo i fra la speranza e il timoré .
Misera chi terne , & più misera chi non terne :
perche quello sempre temendo ciò , che souente au-
uiene ; sente la sciagura prima, che auuenga ; âc que-
sto non teinendo ciò , che gli può auuctiire i mérita
che gl'auuenga ciò che non terne .
SE danque ne' beni Esterni ester non può la ve-
ra Félicita : veggiarao s'ella ester può ne* Beni
Corpouli : quai sono U Suniti , h Rotofiff^ , i
( irptrci fintcri f
Beni '
I.I3R.O PRIMO. 1
li Ben! senza dubio tanto maggiori degli Eller ni ,
!■ quanto più intimi, più reali, Se più niellati alla
jll Vita. Onde gl'Estetn» si chiamano Beni Vtili , perche
seruono a' Corporali : 6c questi si chiamano Beni Di-
;t letteuoli : perche consentano U sostanza Jel Corpo
v Humano ; quelli s'invaginano, quelli si sentono .
S; Ma d'altra parte, come può la Felicita propria
li dell'Huomo .consistere in Beni , che non sono propri
dell' Huomo ! Proprio non è , quel che eoa alni è
i commune . .
0 i Commune con le Quercie è la Vita ; le quali na-
, te con noi , mà più robuste , Se più vinai, i . ancor
Y fon {iou ani , quando noi siamo canuti • Communi
con le Bestie sono i sensibili Piaceri : le quali iàrcb-
,. bero tanto più felici , quanto eslè più ne abbondano ,
t & manco apprendano n'cllcrne prtue .
Anzi quai Beni sono cotesti , che vanno con tanti
j mali così strettamente congiunti ?
j. Con gran mistero i Romani adorauano ad vn tem
po Volupia, & Angetóna ; quella Dea de' Piaceri,
questa de' Dispiaceri . A ciascuna dedicarono il suo
j. Tempio : mà nel Tempio dell'vna sacrisicauano all'-
1 altra : perche vanno così congiunte ; che mentre;
j quella gioita, questa si teme : &mtntre <ju ita nuo
ce , quella si spera ; & l'vna nell'altra in vii momento
si cangia .
Alla Mosca volata nel miele , il miele strilo seme
. di Visohio : Se Volupia si cangia in Angcróna .
Mà che cosà è la Voluttà , senon vii' alteritione ,
incompatibile con la duratione? Che la Sanità , se
non vna temperie de" quattro Humori , sempre convr
battuta dalle quattro Qualità > Che è la Vita, senon
vn frullò di successiui momenti , de' quali nascendo
l'vno al morir dell'altro i all'hora l'Huomo comincia
à morire , quando comincia à viuere ? Che è final
mente il Corpo , senon vna portatile infermeria ; in
cui non sono tante Membra , che più non siano i
Morbi, che le dimembrano ?
H Or se la propria felicità dell'Huomo, nonsiri-
troua ne' Beni Esterni , & Vtili : ne ancora ne'
Corporali , c Dilctteuolj : forza è che consista ne*
A X Boti
4 DILLA FILOSOFIA MORALE
"Seni Htntlìi ; cioè nelle Virtù dell'unir)» : Beni
propri dell' N uomo, somma perfettione della Natu
ra Ragioneuole , 8c mirabile parucipatione della Di
urna .
Questi fon veri beni , che l'Huomo può acquistar
da se steslo , e donare à se stellò , e godere in se
stello , senza inuidia , & senza timore : estèndo sicu
ro , che il Cielo à lui non li vuol torre ; & sotto il
Cielo , niuno gliele può torte ; perche sono ascosi
nell'Anima .
Ncll.i Bilancia di Critoláo più pesa vna piccola
Virtù, che tutto l'Oro del Mondo i perche non è pro-
porcione tra le cose Diurne, Ce le caduche . f.
Egli è vero, che la Felicità non risiede negli Ha-
biti, mà negli Atei delle Virtù .
Sicome l'Elletc è ordinato all' operare ; così l'HaT
bito della Virtù è ordinato all'Action Virtuosa J Se
quello ch'è ordinato à qualche fine , estèr non può
l'vltimo fine. Che se la Felicità (come concordano
tutti i Filosofi ) è l'vltimo Fine deli'Huomo ; il som
mo de' desiderij > il colmo de' Beni : egli è chiaro ,
che Li Felicità non consiste nell'Habito della Virtù ,
mà ocH' \ttione
Non è Felicità sema giocondità , come vdirai :
Se la giocondità della Virtù , non si sente senon vir
tuosamente operando ■ . .
L'Artefice mentre dorme polfiede l'Habito dell'
Arte]; il Virtuoso mentre donne poflìede l'Habito
della v irtù : mà ne l'Artifice mentre dorme sente il
diletto dell'Arte ; ne il virtuoso mentre dorme sente
il diletto della v irtù .
Perciò il Felice , per la metà della vita , non è
differente dall'Infelice : perche non è Infelice chi
non sente la sua miseria ; ne Felice , chi non sente
la sua Felicità: ne sentir si può , quando i Sensi, ò
dalla Morte fon tolti , ò dal Fratel della Morte so
no legati. ...
Non gode il Pittorequando le Regole nell'Intel
letto , e i Colori sù la tabella , si stanno otiosi : mi
quando con quelle Regole , dal seme di que Colori
fi nascere. nella motta, tela vn» vìim Imagine, che
•• * . . non
I LIBRO PRIMO, f
non hauendo senso , inganna i j*.i.ù dì chi la mira ,
te l'Artefice gode Ji estere i'In£antiatore .
Quinci , coti il Virtuoso dalla sua Virtù, come
. l'Artefice dall'Arte propria , con gagliarde scoile vien
di continuo interpellato , e sospinto all'Attione : Si
se dà forza elterna lYilrrcirio dell'Habito è impedi
to : impedita è la Felicità ; perch'elij non viuc nell-
Habito, mà nell'Anione . /
DVnque ogni virtù contribuisce alla Feliciti pei
la sua parte ; perché sicomc la Virtù è vn Ge
nere , che contiene molte Virtù , l'vna maggior dell'
altra » così la Felicità è vii Bene che contien inciti
Beni , l'vno più eccellente dell'altro . La Felicità
dunque condite nella opcratione delle Vitui m
principalmente della più sublime , Se eccellente > che
asuotempo si faràchiara.
C ~4P I T 0 LO SECONDO
Heqtùfiti dtlla Filiciii , & adirata Dtsinitïtiu i
*f**t> TRANAMINTE nlosofarono gli Stoici,'
* o Í che soli i Beni dell'Anima siano Beni : gli
gì <J !$ Esterni , ei Dilettevoli, siano Mali e non
&&&& Beni : non solo inutili , mà noccuoli ai-
la virtù : & per ciò vere pesti dell' Hu
mana Felicità .
_ Sosteneano costoro , le Ricchezze , gli Agi , la Sa
nità , gl'Imperi , la Prole , non ester Beni : perche
quello non può esser Bene del Viituoso , che ancora
dal Vitioso fi può godete : & essendo la Felicità vn
Bene immutabile , & permanente : alla Felicità ripu,
gna ciò che ripugna alla duratione .
Sosteneano per i/contro , che l'Inopia , i Disagi ,
l'Orbità , le Contumelie, i Morbi , i Dolori, non pose
sono eslèr Mali all'Huom Felice, perche, serbando
nell'Animo la Virtù, serba la Felicità tutta intiera.
Agghiacci costui nelle neui del Caucaso ; ò frigga nel
Toro infocato di Palaride : basta la sola Virtù per
Eolo beatissimo ne' Tormenti .
A i Questo
t DELLA PltOSOFlA MORALE
Questonon era filosofire da Huora Ciuíle , ma fo-
fisticare da Huom scluaggío ; dishumanando gli Hno-
mini i dimaturando la natura i 6c con dette meszo-
gne ingomhrando il vero .
Non distingueuano»coloro il Mal dal Bene ; ne il
Ben dal Miçliore ; ne il Troppo dal M»deratOi ne U
Félicita adéquata dalla inadeejuata .
Ilnostro filososo discorrendo da Huomo , e non
âï Belua ; si corne cbiania Buono tutto ciò , che la
Natura ordina á Fine Buono : così diuide i Bcni in
trè Classi ; altti Piccioli, altri Mc^tni, altri Çjrandi .
Piccioli chiama i Bcni Esterai ; Mczzani i Corpo-
fei ; Grandi le Virtù ; ma gli vni íubordinati agli .al-
tri : perche gl' Esterai seruono al Cerpo > il Corpo
ftrue all'Animo i l'Animo scruc aile virtuose Opera-
tionii cioè, alla Félicita. "
EgK è vero che paragonati aile Virtù i Bcni Ester*
ni , sono lieui e faliaci > & i Corporei sono frali , &
«aduchi corne si è detto : mâ non son fallaci ne firali ,
mentreche attualmente vníti con laVirtù-j seruono
aU'vkimo, & felicissimo fine . ■4 •
Anzi a non douria poflèdere i Beni Minori , senon
colui, che poíliede i Beni Mnggiori .
Quegli mérita l'Armi , ilqual piti for-temente le si
maneggiare : & quegli mérita i Beni del Corpo e di
Fbrtuua , ilqual te ne sàpiù virtuolàmente sernirc .
Le Kjchezze , ncHe mani del Virtuoso son Beni Vti-
li: in quelle del Vitioso son Beni pernitiosi. Onde
il prouido Nume , più amator de' suoi Simili , che
de* suoi Contraii ; non per li vitiosi > má pet li Vit-
tuosi há f'itto il Mondo .
Kisiede adunque la Félicita formalmente ne' Beni
dell'Animo , & conseguentemente negli altri Beni :
cslèndo quella vn' Aggregamenco di tutti i Btni,Grart-
<S> Mezzani , e Piccioli . Che scbenquesti, corne
molto minori , non fàcciano la Félicita molto più
grande : nondimeno la loro priuatione ■ grande-
meute la seenu .
Toglie VeSa alla siamma : chi toglie questi Beni
auuentici alla Virtù ,
Noopuòcserciur la Liberolità , chi noa hà facol
LTSRO PRIMO. '7
t.ì : ne U ïortexza , chi non hà forai : • nela somma
Prudenxa , chi non hà Fafci , od Impeto . Quanto fi
tcglic alla Virtù, tanto si toglie alla Felicità .
Chc se la sola priuatione di questi Bcni , nuoce
cotanto al Sommo Bene; quarto piú lo peggiorano
i Mali positiuamente contrari ; l'inopia , le dojjhc , le
ft rite, gli eculei, e gli scardassi ?
Latrino pure il Cínico dalla sua botte, & Métro
dóro dalla sua grotta quella msognata più tosto , che
kisegnata Impassibilità nel Toro di Faiaridc > niun sa-
no credera mai , chesiano naturalnaente coinpatibili
ad vn tempo in vn Corpo humano Hue mouimenti
contrari ; l'estère atrocemente torinentato , & per-
íéttamente Bcato. Il senfo commune sinentisce la
loro insensatezza .
U Corpo è l'Organo deli'Anima : nialamente può
FAnima operarc, seguasto è l'Organo: 5e impedi-
ta l'Operatione, la Felieità resta impedica .
NO N è dunque petfcttala Felicità ne* soli Beni
dell' Animo ì mà-oe perferra , ne impersecta
ester può , senza due proprietà inherenti à Iei, & ria»
ftenti l'vna dall'altra ; Htntfi, & ^itaniitì .
Non è Felicità , se non è Honeltà ; perch'ella na-
sce dagli Habiti Virtuoiì , che sono i Beni Honcsti .
Mà honelta ester non può, che non sia Gioconda;
perche proprio è déll'Habito , il lendcr diletteuola
IaOperatione .
Che se la Felicità è il sommo de'Disiderî, ella è
necestariametite il sommo de' Diletti : mà Dilettî
degni di Honore , & non esposti all'lnuidia , eslendo
vn'altezza di Vittù, senza alccrezza: gioconda à chi
la possiede , à niun dannoíá .
A queste due Doti interne, vanno congiunte altre
due Doti mcno eslèntiali , mà più importants ; la
frtsptrità, e la &im tQf .
• Sicome la Felicità noa è compatibile col Dolore s
così non è compatibile col Timoré . Perche noa
tanto rallegra il ben che si gode , quanto attrista il
mal che si terne .
Somma Felicità paiea quella del Tiranno di Sira-
tuCt; straboccheuolmente íòurabbondando displenr
A 4 dàde
* DELIA HLOSOHA MORALE
dide tnense , immense delitie , c sommi nonôri ; ana
pure egli era infeliciflîmo ; perrhe sempre im.igim-
ua sopta il suo capo vo' arfilata spada pendente à fra-
gil silo . Tante vere dolcczze gli amareggiaua vn*-
iniaginato pcricolo: ogni soaue beuandâ gli parca
tosco . .. '
Ma henche tanta sia la fedeltà ddla Fortuna , ò la
fiducia délia Mente, che disgombri ogni timoré; quan
ti disastri auucngono, ciie non si temono ì
La Félicita temporaria ben può chiamarsi Alle-
grezza , mà non Félicita : perche l'AUegrezza è vn
mouimento dell'Animo i la Félicita è vna continua-
ta prosperità : queil.» si misura dagh Oggetti prelcn-
ti , <ju.lra dagli Hibiti peimanccii :,<juella dal ptin-
cipio ; quclta dal sine .
Non è prospéra nauigatione quella cbc a* f.iUOxe-
uoli Fauonij spande le vele , se nel destiruto porto
non le raccoglie .
Anzi non è naufragio più miserabíle dLquello che
succède ad vna relice voga : ne infèlicità più tragica
di quella che sorprende vna vita felice .
L'vltima linea è quella , che <alla geometrica figu-
ta impone il nome . L'vltimo paflb è quello che fà
venturosa , ò disaltrosa la coisa nello Stadio Olim-
pif.o . L'vltimo giomo è quel che dichiara , se Cras-
ib c C reso si.ino felici ò inselici . ^ispttta U Fine,
dicea Solone à Creso : perche, il Fiai i'Ofrd, i U
Dì Uda la Sira .
DAll'antidetto puoi tù fàcilmente raccogliere l'a-
dequata , & perfetta Definitione délia Félicita
alla mente del nostro Filosofb, 6c non degli Stoici.
La ftticiti ì vna Opcralhnt dillt Viriù ittP-
tAnitma ; & printìpalmtnli dilla ptrfitussima : ntn
ftn%a i '£mi tfltrni , i Ccrpirali , tvmt aiuianri :
accompagnât* dalla tíonifìa\ & Gioctndita , comt in -
bircttli , & dalla SicurtQa , & Trofpirità ami'
nuata .
Questo è quello aggregamento di tutti i Beni , che
tnerta il nome S Somma Btnt , ^Adiquatt íilkiti ,
Bcatitudinc naturalt : perche ildiscotretc délia Céle
ste , uon « salma da Filolbfo | nu da più alto lntendi.
«ote . c vi.
LIBRO PRIMO.
*ï* «*î «»
C sAPIT OLO T EXZO
Dìffittltì stprx tjutiia Dtfinitìint , &■ fut Ttifit/lt .
O M' è poflîbilc ( diraitù) che ran:i Beni
35 C 3S '^CI*'g'' ■ œn ""te Circonftanzc diffi-
X * cultose , natmalmcnte concorr.mo in *n
Mortale?
Troppo radi son qufgl; che tocchino insicme le
Mete délia Fesicitàe cWla vita ; & nel Tempiodella
Fortuna, daila Foriuna mcdcsima flan sepellui .
Se aile Grandi ircù, gran Richezzi, gran Vigo-
re, Dignità grandi Wsognano : & sc le Digniià, il
Vígor, la' Ricchezzi, sono Beni ntiubffi per 1110
menti ; corne si può fondare sopra inltabile arcru
Kn'alta Torre .
La Fortuna , & la Natura sono dointrici cL grandi
cose, ma non maliíuidrici de' loro doni .
Niun' Huonio fii giamú copioíb di tutti i Beni ,
suoti , cbe Augulto Cesire negli anni maturi . H uca
somma Virtù con sommo sipete : sommi agi con
somma moderatione : somme attioni con somma
robustezza : (bmmi tesori con somma iîcurezza :
sommo Impeto con somma Pace : somma concor-
dia délia Moglie , giouíalità di Amici , amor de*
Popoli : SC ciò che ad altri non aauene ; délie som
me foc Fortune , non doué niente alia Fortuna , mâ
alla sola sua Virtù .
W à pur frà tanti sommi Beni , tronarono luogo i
sommi afíànni: per la prfuifti nequitia dell'Herede:
per gli affiettati cataletti de' Figliuoli : de per gli letti
intimi délie Figliuolc .
Vera Félicita par quella di Agláo , i] quale st chja*
raato dall'Oracolo il più felice di tutti gli HuorruV
ni ; perche conosciuto sol dase steflo'; 8c perciò non
fotendo ríceuere,ne fàre ingiuría ; poco haueua,
Oc nulla pi ù delîdcraua : k coltioando vn suo piccolo
Campicello, battante à nutrire il suo Coltiuatote ; in»
HtOi (tcseiiuo, e mono,di queljo non vscì mai» •'•
A f Baftaua
I» DEUA FItOSOFIA MORALE
B.istju.i dunque dcfinire la Fcliciti Un* Vira imt-
ttntt, isr ctntent* > con: c quella dcl Sccolo dcll' Oro .
Et f cr contrario , ri par chc la Fclicitá définira dal
jiostro Filosofb , fia piu Idéale , cbe Reale : ò che la
Moral Filosofia fia più inutile > che neccstària -, poicfae
il suo Fine , bisogncuole di tanti Beni , si può delide-
rare, má non sperare .
HOr'io ri vuò consentire , che la fclicitá dipinta
dal Filosofo , sia vna tara , & alra ldea : má pu
re à quetla ldea la Moral Filosofia prende .la mira i
accioche chi nonvi può giugnere,s'auuicini.
IlPiioto che non puo eorrcre vn Vento intcro,
corre vna Quarta : & se la Vela non volge tutto il
seno alla pcppa , alquanto si piega ad orza > e tutto c
dcll'Aitc, purche si nauighi .
Così la Sapicnza , così l'Oratoria, così la Poetica ,
così la Pittura s'inl'egnano pet ldea ; acciòche chi al
sommo salir non può , laglia fin doue può : & se
non è Apelle á dipingere Heroi ; sia Ludione á djpúv
gerBifblchi
La Filosofia Morale , considerando l'Huomo come
Animal Conuerléuolc , èV ncn >clu.igjio : ordina prin-
cipalnente gli liioi precctti alla Viw Ciuíle , à cui
conucngono grandi Beni , per le grandi Virtù , che
riguardano il publico , Liberalità , Magnificcuza , Ma
gnanimité, Impero Politíce, & Milítare ,
Pochi beni baftano al solingo Aglio : perche gli
bastano piccole Virtù i La Félicita del Secolo deUV
Oco bairtua'al Mondo usante, quando crano coii
felici í P.^stori , come le Pccorelle ; ne l'vno era
maggior delfaltro. Má ctescíuto il Monde, neces-
sariamcntecrebberole Dignità.le Atti, le Scienze i
te coniinciarono co' Viti) grandi le grandiVirtù .
Egli è vero che la lleflà Filosofia ancora insegna
gli Precetti délia Vita Solinga per chi non è naro
per altri , che per se steiíb i acciòche , se non è capa-
*e dcU'adcquata Ftlicità del grande Augusto , si goda
insecreto la Tranquillitá del pouero Agláo .
Chi non può conl'eguite ciò che rìcsidera i defi-
i < i i ciò cbe può conseguire . Se i Beni di Foituna
ira mincij ud bisogn» , tornentjsi Ut'Bcui di Na
nti
LIBRO PRIMO. M
tura i che eli poco è contenta : & se quelli fon mi-
nori del desiderio > goda le sue Virtù , che fon sii ure :
& se non può esercitare le «irti» Maggiori , eserciti
le Minori.'.
M à quando pure, non solamente la Forruna , te la
Natura pentite de' loro doni , mi il Nemico , il Ti
ranno , il Fato, congiurili» ro contro al Virtuoso:
non solo spogliandolo di tutti i Beni ; mi grattan
dolo di tutti i M Ji , Inopia , Morbi , atroci DóTnri ,
crudelissimi Tormenti . Non dirò con gli jtoici i
chei Mali sian Beni: mi che sii i Mali lì può godere
gran Bene •
Non dirò , che il Virtuoso tanto Ila Beato nel To
ro di Palaride , quanro nelle Terme di Baia : e tanto
lieto frài Rasuoi , te le Ruote come trà le Lane , te
le Rosei ne che sia degno d'Inuidia, e non di coni-
passione . Questo è souuertire i vocaboli per far cre-
dere l'incrrdibile .
Dirò, che allora il Virtuoso tormentato , sari ve
ramente Infelice : mi non tanto , quanto il tor
mentato Vitiolò.
Due cose insegna la Moral Filosofia , Protacciare
ìBeni, Se Soffrirei Mali: goder moderatamente la
Prospe iti: & tolerar fortemente l'Auuersiti. Non
può edere Beatitudine senza Virtù ; ma può ester
Virtù senza Beatitudine .
Sclamerà , gemerà ne* tormenti , perch'egli è Huo-
mo ; mi perch'egli e Virtuoso , sentirà vn conforto ,
che iì Vitioso non può sentire . >
Si consolerà con la sua innocenza , le con la sua
Virtù: sapendo che questa fola , in dispetto di For
tuna, e di Natura, e del Tiranno , e della Morte,
tanrosto porteti seco di li da Lete ; Lunando in Ter
sa vna somma gloria .
Que/to insegna la Moral Filosofia, insegnando le
Virtù . Non è piccola Scienza il sàper'enere Infelice .
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A 6 '
n DELLA HLOSOHA MORALE
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C <A P I T O L O §JJ <A HT O
Chi casa fia Vin u Mirait .
•frt^'fr G N I Sostanza creata hà qualche propria
§rv| Opcratione : & ogni Facultà opératrice,
. * con nome generale si chiama Vitiù i cioè
V^Wv Potenza, Sc forza dioperate.
Di queste Virtù , alcune sonoinnate, &neceslàrie :
altre voluntaríe, &c acquiltate .
Non è Pietra , ne Planta , ne piccolo Animaluzzo ,
ehe naturalmente non habbia qualche occulta Virtá
di manifcsti, & mirabíli elfetti producitrice , ò per
ptopria conseruatione , ò à beneficio del Génère hu~
mano>per ciii tutto il Moncio è n lauoro .
L'Antora hà Vittù di suclenire il velenoso Na-
pcllo : la Saffifragia , di tpezzare i raarmi senza maz-
za : la Calamita , di rabat' il ferro senza mani : ta
Torpedine , di legare il Pcseator senza funi : l'Eche-
nide d'inchiodar iiell'onde senza chiodo li volant»
Vaselli .
All'Huomo isteslo, diede Natura la Virtù ponde»
ratiua deiMisti ,1a Vegetatiua délie Piante, la Sen.
sitiua degli Animali , & la Intellettiua degli Angeli ,
compendiando in lui solo, le naturali Vittù di tutto
il Mondo .
Màoltre ciò, ad Hercole diede somma íbtza -, ad
Elena somma bclkzza : ad altri rtupcnde Vittù indi-
uiduali : onde Aleflàndro spiraua odori i Tiberio ve-
deadinottei Pirto ûnaua i morbi coltoico; Ate-
nagora fia le vipcre scheraaua illeso : & ad altri die
de altre Proprietà , le quali quanto accrescano di ma-
xauiglia alla' ignoranza i tanto minuiscono di fede
al veto .
Queste dunque sono Virtù Operatiue sì , mà na
tutali , 8c percio neceflarie , non a*quistate : scatu-
rendo naturalmente la Viltù dalla ïstenia i & l'O-
peratipne dalla Vittù •
MA
Ï.IBR.OPR1UO. ij
MA tralasciando queste Vittù Natutali : le Vit»
tíi volunutie , 6c acquittate . son quelle chc
l'Huomo dona à se medcsiino , formando dentro il
se col lungo vso vna Qualità Opératrice, di Attioui
nobili, & proprie dcll' Huomo .
Queste son le Virtù , chc , con Nome più pro-
prio , & piùdegno , si cbjaroano Habici Virtuosi , ò
Virtù habituali i quasi egli siano vcri vestimcnti , &
ricche adornature dell' Anima ; tanto più honore-
uoli délie Virtù Natutali; inquantale Naturali son
donate dalla Naturas queste piocacciate .dalla inju-
stria : Sc di quelle Virtùacquiitite , ultrc lonolntel-
lettuali, alire Morali ,
Intellettuali son quelle , che persettionano l'Intel-
letto Speculatíuo ò Pratico , in ordine aile Scieme ,
Sc .illc Arti . Morali son quelle , che persettionano il
Sensitiuo , & il Ragioneuole Appetito , cioè le l'.ii-
sioni, & la Voluntà ; in ordine a' Buoni Costuini : cor
me dimostta il Nome . ,
Perche , le Intellettuali si acquistano co* Precetti ;
ma le Morali si acquistano prjncipalraente con la
Jducatione , 6c col Costume . Quelle si auinentanq 1
eltensiuainente , aggiugnendo Precetti à Precetti
queste si aumentano intensiuamente , aggiugnendo
Atti ad Atti> corne à suo luogo vdirai . ,
igli èvero, che se «msiderianio ilSoggetto dcll*-
Habico, le Intellettuali sono più Nobili délie Mo
rali : peròche l'intelletto è più Nobile dell' Appe
tito . Mà se consideriamo il Fine : le Morali lono
più Nobili délie Intellettuali : perche le Intellettuali
fan buona l'Opera > le Morali fan buono l'Operante .
L'Arte del dipingeie fà bella la Pittura , mà non
fà buono il Pittore : perche la Bontà íntellett uale ,
si miliiia dalle Regole dcli'Ai.c : mà la Bontà mo
ral! , si misura dalla Moneltà délia intentions .
Niuno fù più Dotto di Giuliano Apostata , mà
niuno più seelerato . Sapca ben discoriere : mà non
volcua ben' operare : anzi del suo lâpere sol si ser-
niuaper saper nul'opiare . £glicravn Centaurp b^
forme , mez.z'Huorno e meizo fiera, perche lune»
6nol'InwUtno,ej;iwstala yòliuti, " ~'.
M DïtLA FTLOSOFIA MORALE
' Sebene l'Habits Vitiosa n«n può diuenir virtuo
se») ne l'Habito Vírtu; su può diuenir Virioso i non- .
«Jftneno vu' Opéra , con subita Mcramaifosi , può
tramsormarsi <li Virtucsa in Viiiosa , ò di Vitiosa in
Virtuosa, mutato il Fine.&l'Intentione .
■ Scolpisce Ptjflìtcle la Venere di Gnido ; scolpisce
fidia la Minerua di Atcne > ambi non per altro ,
che per esercitare* il lor talento . Queste son'opere
tntellettuaii , mi non Morali: perfeitiflime in génè
re delFArte : ma indiffèrenti in génère di Costumi,
Aii seFidia scolpisce la suaVenere per deftarnain-
me lasciue: se Prassirele scolpisce la sua Minerua per
rompor gli Animi alla Modestia : quelle Opère In-
. tellettuali , & indiffèrenti, diuengono Opère Morali :
«k degli Artefici , l'vno è Lasciuo , e l'altro Honesto .
Consiste adunque laBonti Inrelleituale nel cnn-
«crío délie Circvnstarie , che rc'ndono i's»pera hlìca-
menre perfetta in génère dcll'Arte : consiste la Bon-
là Morale nel concorso délia Circotistanza , che ren-
áono l'opera moralmente petfctta in génère di Co-
ftumi , & dell'Honestc. : cioè , che l'Oggetto sia ma-
íalmeme buono , buona la lntentione , buoni i
. Meiii .
' 11 dedicare vn Tempio a' Falsi Dei , è Opéra Ví-
»iosa per l'Oggetto medesimo . Dedicare il Tempio
Stlverolddio , per vana ostentation di Pietà ; l'Ope*
»a è Buona per 'lOgetic, mi Vitiosa perrintentione , •
Dedicare il Tempio al vero Iddio . âccioclie sia ado-
*ato, mà conspecunia rapita :l'Opera è Buona per
ÏOggetto , Buona per l'inténtione ì mi Vitiosa per
ilMezio, che muta l*OpraM«gnifica in Malefica.
Sichc i fifre vn'Opcra moraímïnte buona , tutte le
Circonrhiìxe Hnnelte demio concorrere : i farla Vi
sio £1, balta il difètto di vna sola .
ECcoti adunque , che sebene il Soggetto délia Fi-
losofia Morale fia la Virtù , non ogni Virtù per-
éanto sotto quelle insegne ì arrolata .
Hon è yeraVirtù , senon quella , che ha il Vi-
tto per suo Nemico: ne veroVitio, senon quello,
the hà la TurpituJine per suaCompagna .
fccftauo énatfit tteçiditt doila JqfnM Morale je
, LÏ-BRO PRIMO. tf
Virtir NaturaU: perche non eflèndo acquístate con fa
propria Virtù , mà incalmate dalla Nitura ; incjarnp
s'insegûerebbe ciò , che nasce con l'Huomo sciua
impararlo .
Ne si poflono queste con vniuoco , k proprio
Nome chiaraar Virtù : perche sicomc i diretti Na-
turali non sen Viciosi i çosi, le Naturali perfettionl
non son Virtuose .
Ingegnosa è l'Ape , Prouida la Formiu , Pietoíà U-
Cìcogna , Generoib il Leone : mà niuna di quelle ,
ioloro, è Virtù Morale , perche non è voluntaria.
Restano dipoi efcluse le Virtù Jntcllettuali Mica-
niche, corne le Arti illiberali , la Pittura , la Scultu-
ta , la Fabrile . Perche , sebcn cjuestc dall' Huo ma
voluntatiamcnte si acquistino, elle nondimeno ( co»
me si è detto ) rigmrdano la bontà dell'Opcw estí i-
n.i , e non l'interna bontà delta Pcrfona , . ■
Se l'Artefice pecca contra l'Arte , non pecca per»
çiò contro a' buoni costumi : satà mal'Arti fîce , ma
non mal' Huomo . Anzi chí pecca voluntaiiamente
contra l'Arte , non è perciò rtial'Arteficc : mi chl
voluutariamintc pecca contro»' buoni Costumi , è
ver.unentc Vitioso, e Scostumato ,
. E lecito rinutrlare à bejlo studio le Regole dél
ia Pittura per dipingere vn Mostro : mà non è Iecita
rinuerûr le Regole délia Ragione pet tare vn'Atto
lahonesto . ,
Le Virtù délie Atti si annouerano fra' BcniVtili.
ò Diletteuoli perche setuono al commodo-, od al
diletto délia Humana Vita : ma le Vittù Morali son
Beni Wonesti , k ingenui ; perche sono desiderabilí
per íc- st. ilè. Ondeilvalor di quelle Opte , si adegua
coldenaro: maturtol'Oro delMondo, corne diceaj
Çrjtolao , non c. nuapesa aUa minima virtù Morale,,
Dico di più, che neanene le Arti Libefau , nc le
alte Science , e sono Virtù compresc dalla Morale ,
perche quantunque sianu ingénue , & honoteuoli t
fan l'Huomo più dotto , ma non roigli jre .
■ Due parti compeende ciò che nell'Huoino si chia-
ma Ragione : l'Appíenniia , che conosce ilVerçn
l'Appetttina , thC segue il Bttono . Le Scien»
f» MUA m-OÍOnA MORALt
benche sublimi , perfettionano solamente la prima f
ma le virtò inorali , perfettionano ad vn tempo
l'vna can h Prudenza , & l'altra con le altre Virtíí ,
Vna gran Sapienza è il saper'eslèr Buono .
In oltre a quantunque le Virtù IntellcttuaU si.mo
Voluntarie nch'acquístn , nonposlbno pcrtanto chi.i-
m.uli Elettiue ; intriníèca conditíone dclle Virtù
Morali : perche , nr>n è inarhitrio dcll'Suovno il far
che la Scienza (lavera ò saisi : mà ben si, il far
che l'Opra fia nioralmciite buona ò cattiua .
Aggiugni che degli H ibiti dclle Scîenz? 1' Huomo
G può seruire in maie , & in benc , corne rlell.i Ric-
"chezza, drila Robustezia, dell'Armi, de' Caualli .
Mi dclle Virtù Morali , non può l'Huomovfar senon
bcnc : perche l'Habito non può ester buono , se il
írie è catriuo . Non è diínque astbluto bene , quel*
lo che può seruire ancora al maie .
Non è vergogna al Cainpagnuolo , ne al Bifolco ,
J'eslère idioto , mà lien' è vergogna l'eslèr vitioso :
perche tutti gli Huomini non sono obligiti ad ester
Pof.i, mà tutti sono obligati ad ester Buoni .
L'istestò Nume , tutto Sapienza , e tutto Bontà ,
gu.irdando alla Voluntà, non ail' Ingegno ; dispenfk
ì) Premio délia sua Gloríi , non à misura délie Scien-
»e Speculatricí , ma délie Virtù Moral! , ne premi»
•hisà ,-ni'chi fì. '■■ ■ l_
ConchiudQ , che ficome chi dice Vitie anronoma-
fticamente , íìgnifica Vitio Morale ; così chi dice
Virtù antonomaftiramente significa Virtù Morale?
▼n contrario si conokeper l'alcro .
DA tutto ciò che si è dettò , puoì tu taccogliere
l'adequata Desinitione delta Virtù Morale, alla
jnente del uostro Filosofo, in questa Forma .
L* Virm Motalt , i vn Habif tlrtn'u» ncll»
fett»l» *Apptùliua > il axai dispoitt l'Huomê ni
tftrar ost Hoatstt steonit il dettamt dtlU Trl(-
*******
VlB O PMUO,
M» **»
«
C^iPlTOLO îiVlNTO
Trtpritt* dtiic Virtù Mnali,
S5ENTIALISS1MA Proprletà délia VÍruk
E* Morale, è l'tsl'erc Hcnoriucle : & dd Vi-
« tio, l'effere liafimeutlt .
MM"©1 L'Honore , secondo i Filosofi , altro non
i , che vu* esterno comrasegno délia Stima , la quale
interiormente facciamo deil'altrui Ercel/tn^a : & il
Dishonore , é vn concrasegno dcl A^w^íw/i Ci»
ttitê, che interiormente fbrmiaino deil'altrui Viiti .
La Eccelleuza mérita Eltimationc : & la Estima-
lîone c ilPremio del Merito . Mà eflèndo la Elti-
matione inuisibile , sarebbe insenlibilc à chi la mer-
ta , se l'Honore non folle vn vilibile Testimonio délia.
EAirnatione, che non si vede .
Duncjue la Etcilltn^a cagiona *Amniratint t
l'Animiratione cagiona Vntrunnt : la Veneratione
cagiona vn Timtr riucmti , corne di vn" Inferiore
verso di vn Superiore : & tuito qucito & chiarru
tfiimutifl .
Dalla Estimation poi nascono i Segni tstcrni , le
Lcdi , gli Inchini , gli ~4ppU*fi, le Palm ,1e L 'sront:
te qutfto è i'Hcr.ori . Ma trà ì'Hintrt, &c la Loda.
vi e differenxa : perche l'Honore risguarda l'intimo
délia Persona : la Lode risguarda le Attioni esterio*
ri : l'Honore Aima l'Ecccileuza Morale , la Lode
pregia ancora le naturali Perfcttioni ■ Siche moite
cose son degne di Lode , mà non di Honore > ca
me vdirai . La Eccellenza dunque è nell'Honor*.
lo , & non neli'Honorante : l'Honore è nell' Hono
rante i & non neJl'Honorato . Mà quantunque l'Ho
nore fia vn bene estrinseco, al Virtuoso : nondimev
no l'eslère Honoreuole è vn bene imriuícco alla
Virtù ... ; , ... .
Tutto quelto è verissimo : mà comúenti poi men
te , che l'Eccellenza è vn Neme Equiuocofi ilqual
suona in moite e diderentj iìgni&anze : Oi* ì
. colui,
i8 DHiA FILOSOFIA MORAtE
r<oIui , che additando vn Vecchio Ventrabfle , diflê ;
SlHtfti ì vu' EcctlUnu FiUsofe , rispose vn BtfFardo
El qutíìì è vn Eccellente Cuciniere . Ciascuno prc-
gia\e cose conforme al suo talento .
Quiucli è , che sicome il più degli Huomini son
pcífìini elrimatori : così estima;ulo più Eccellente,
iton eiò rtìe più eccede in Virtù ; ma ciò cíe più
gioua , à- più diletta : follrmente honorano il dis-
pregieuole, & dispregiano l'honoreuole .
Mu se irhtnmintt st-giaiiet ( dice il nestro Fl-
losofb ) U soit Vin» mérita Honore , perche solo
îl Vitio mérita vimpero . ' .
VHunrpa , te VHenort si danno mano, 8e à pat
paslò proecdono : íc perche la- sola Virtù è il Bene
Honesto , corne hai veduto » la Virtù sola è il fiene
honoreuole .
■ Egli è ve:0 , che sicome il ridere è proprio dclP
Haomo ; nrà metafbricamente si trasporra aU'Arae-
mtà d;' Prati , alla Gratia de' Fiori , alla Screnitâ
dclCielo, & al Fauore délia Fortuna: così i' Hono
re , è proptíctà délia' sola Virtù Morale , mà figuM»
lamente si atthbtnsee etiandio aile Neetuneli Virtù
délie PkiJte, & degli Animal! . I !.»• >
Claudiano lodòil Porcospino comevn Forte Cam-
fione , armato di se medesiino . Simonide fè vn
Panegirico alla Mula vincitrice nella Carriera de*
Giochi Olimpici racendo inuidia al- Virgíliano En»
comio délia velccc Camitla . Temisóne lodòl'her-
-fca Pianragine , Ai'clcpiadc , l'Aitemisia ; Fánia-, l'Or-
«ica : Ic altri paflàndo oltte le mete délia Iode , a*
Caualli, &a' Canigenecosi, dtizzarono Statue, Pi*
ramidi, e Mausolei .
llPoetico Ingegno, che con imagirtario mítacolo
anima Ic cole inanimi , & disanima le aniinate , mc-
tafofeggiando dalla piopria all'analogica Eccellenza ?
fcigc che tutto ciò che giona sia . virtù benefatfjee > C
«utto cià che nuoee sia maliti olà Petsidia .
Mà questa istesla Metafora dimostra , che il vero
Honore, è peoprio délia sola Virtù Morale > peroche
fol tanto ft honorano quelle Piante, & qoelleFiere,
Jnquamo si singe , che le (^ualità Naturali siVnoIinagini
dcli» Vátù Motali , rjK0
LIBRO PRIMO, tf
Dlco l'isteflò deglij Huòmmi , quanto tilt Dni
iniuii , 6c non acqujiiatc da loto , corne U
BeUezrn , & U Foria .
Poflòno queste Ooti Naturali eflcre Oggetti di
Iode > ma non di Honore : perche per ellère .ilcu-
na coíà lodeuole , bafta la perfection Fiûca- in qua-
lunque Génère : mà per eflcre llonoreuole , egli c
neceslàría la bontà Morale deliaPcrsona .
Anzt la Lode fbndata nella V irtù Naturale , & non
nella Morale, non è Iode vera , nc Iode propria delF-
Huomo .
Chi lodò la ínespugnabil sorza di Alcide , Sc la
bekà délia .rapita Elena , non lodò loro , ma la Na-
rura ín loro ; non racn lodeuole net Toró , 6c nel
Pauone .' Ben disse íl Poeta : Ciì ctt in ati <i«o è
fattot apena fi pua dir nvfltri .
Ma se di queste Doti, colui che navaralmente I«
possiede , vlrtaoíàmente si serue ; allora non solo ;
mérita vera Lode , ma verr, aOQOIe , perche seben
UQualità fia innat.i, & naturale, l'Vso però è vo-
luotario , Sí morale .
LE -Arti Mittxlcht , corne la Fabrile , la Pittura,
Ja Scultura ; son degne di Maggíor Lode, che le
Virtù Naturali , perche sono vn piccolo rnmpollo
délie Vin ùjntelletttuii , te acquiirate. Et ftà loto >
tanto son più lodeuoU , quamo píù perfctte son le
]or Opte > & le Opre tanto più sonperfette , quanto
più pattecipano délie Arti Liberali .
Tal'è la Pittura , la quai co' ptincipij délia Perspet-
tiua , fa parer vicino il lontano , & veto il falso.
£c l'Horologio â ruote, doue secretamente vna Ma-
tematica. Inteliigenza agjira le Cclelti-Sfere dentro
vn guscio di Ctistallo . E le manif.itture di Archita ,
ilqual facea caminât pei terra le Statue , & vokrpex
aria Vcelli di legno.
Mà benche questi Arti fian degne dí marauigl ia e dí
•Iode, non, sono però degne di veto Honore s perche la
loro Erccllenza , fà filicamente buone le Opère estet-
ne, mà non fà moralmente buonigli Artefici.
Quinci , le Fatiure loro non si appiezzano con Ho-
' Bore, mà con dcnari : perche sono Vtili , ma non' Ho*
noixuoli.
id DEtLA FÍLOSOFÍA MORALE
áoreuoli*. £;nno tstim.irìa Fattura, non la Persona .
Non è veio Bene Honoreuole, senon qucllo, che,
(iiconsccitia quahmque Vtilità e Drlctto i, pcr la sua
fropria bo tà soljineme , si pregia . La vera Virtù
«on è Mercenaria .
La Eccellcnza di Aristide nclla Pittura , fr può
misuMr dal Prczzo dcile sue Opère ; perche vna so
in fù compra dal Re Atr.ilo per cento Talenti di ai-
íento, te non la compri troppo cara . Poteua Ari-
ikide c on quell'argemo comprare vna Statua d'oro >
ma se il Re con vna Statua rt'cro hanesle. honorato
Aristide : si potea dubitate chi hauestè majgior sen-
J»o , ò il Re , ò la Sutua ■ Et con che poscia honorax
iaFortezza di vn Timole6ne liber . tor délia Pitiia !
Ma se pure in honor di Aristide corne di Tiruo-
Jfoue ban; Île dirizz.ito vna Statua d'Oro : l'Oro di
quclla, al psri diquesta ; sarebbe ltato Oipello : ia.
forma auuílirebbe lainaterh .
Vi è dirrèrenzâ da fìouore ad Honore , corne ^da
Eccelienzâ ad Eccellcnza . Con la Ghirlanda di Air
loro si honorano i Poetiei Tríonfanti : ma l'Allo»
ro de' Poeti à parageh di quello de'Trionfanti i vna
Irasca : perche quello incorona la viuacità dellMjî-
içegno; & guesto b Fortezza dell'Animo .
PEr la steflâ ragione dobbiain' dire , che quantun-
que l'intelletto fia potenza píù Nobile , che
PAppctíto i nondimeno le Viriù , che rigolant l'^.p-
pet if co' buoni Costumi ; sono più Honoreuoli di
quelle , che Hlni»in*m tl»itUitf con k ahe Con-
lempl.itíoni • '
Raccoglia vna Mente quanta Dotttina semioarono
PI i winc negK ameni Horti di Acadèmo , St, Aristo.
tt* ne'poluerosi Portici del Licéo : habit ino in quel
Capo tutte le Mesu, corne neU Acate di Pirro : quai
gloria è il íàpere tutte le cosc citerne , & l'eterne , &
•on conoscere se medesiino? qual'honore , l'ester pie-
no di Scienze , & vuoro'di Virtù ? quai cola è vn Dot-
to Vítioso , senon vn Giumento carco di Lettere i
Sono adunque; sommamente Lodeuoli le ScUaff
Cmtmpltirici : ma non sono veramente Honoreuoli ,
senon in quanto sctuono-ajlc Vmù Moialt i ò con loi
fitongiungono . Sono
Sono vtttttamente confédérale V'AvïetVm» , e \'\%-
tellettiua , corne tantofto vdirai . t4( n si può per-
settaraeme tifr.hiatat VlnteUetto . .mentre V'A.nima-e
ingombrata datte Paslìom : ne sgomhr.it si poflòno le
nubi délie Paslìoni , se chiari non risplcndono i rajjî
dell'lntclletto .
Quindi è , chc sebene trà le Virai Intellertuali,
la Prudcfiza è men Nobile délie Scienze Contempla-
trici, per raggion delSog^etto: sedendo la Sapien-
za neU'Intrlletco Speculatiuo, 6c Vniuerlàle: íc laPru-
<lenza nel Prjtico, & Particolare : nondimeno l| Pru-
ìdcnza è piú Honoreuole > perche co'í! la Misiira délia
Retca Ragione , rcgolando la Voluntà , & le Paslìoni ;
<e!la sola è Virtù Morale trà le Intelletruali , j& Intel-
lettuate trà le Morali : come à íuo luogo vdirai .
La Prndema dunque è Reina dille scieme , 4e
Scienza de' Régi ; munira di Fasci , lucente d'Ostro ,
adorara da* Popoii , nonche honorata : perclie , mea-
tre le Scienze Sptculatiue , otiosamente sedenti ,
contempl íuo il Gielo : qnelta con ottime Lcggi st*.
bilisce gi'ìmperi , e regge il Mondo . Onde veggfa-
mo i S..pienti con lacero Farfetto mendicare alla
porta de" Prudenti .
Perípicaciífimo Filosofo Speculatiuo su il gran Fa-
fcréo ; honorato con tante Statue quanti sono i gior-
tìi dell* anno : mà non otteone quelle Honoranze
come Filosofo , ma come Prudente ; hauendo per
diece arffií sostenuta col tàuio íuo Capo la cadente
Republica Ateniese .
Dotristímo su Solone : nia s'egli ginnse a" Somrai
Honori , non giunse come Dotto , ma come Pruden
te ; perche hauendo copiate tfaf suoi propri Coltumi
le Leggi Ciuili i canceUò lc inciuili e Tiranniche Lcggt
del lier Dragone .
Aggiugni , che tutte leScienze, benche ingénue,
& libère ; ibno ftà loro con secreti nodí catenate :
ma il primo Anello délia Catena , è nelle manidclU
Virtù Morale . • -'
Tutte le Scienze Pratiche condiiconoalleCoiitera-
flatiuc : & tutte le Contemplatiue Naturali , natuial-
ménte eonducono alconoscimento dell'Autoie dclU
.. .« Nitura,
i» BÎLLA FILÔS. MOR. LIB. PRIMO.'
Natura', per adorarlo : & quefta gran Virtù Morale ,
èl'vlrimo Fine délie vittù Intcllettuali : lequali .da
questo fine riccuono il loro Honore .
COnchiudi adunque , che sicome al Vitio solo si
deue il vero Biasimo : così il vero Honore , &
)a Somma Lodesideue alla sola Virtù Morale, Ima
gine délia Diuina : Sc_ perciò folk da Dio pregiata , 6c
premiata .
Sauiamcníe adunque le ordinate Republiche in-
ïtituirono grandi Honori , & publiche Laudationi aglí
Huomini sorti , & Virtuofi : & à (lion di Trpmbe
preconizzauano nelle plane le generosc Attioni de*
Citndini Quegli Honori erano Tributi aile Virtù ,
fc Vituperi del Vitio . Il fiato di quelle Trombe
TÍÍUegliaua l'Emulatione , e ssiataua l'Iauidia .
Egli è vero , che la Virtù non si pasce di Lodî ,
«e si gonfla di Honori . Ella mérita tutto , e niente
•erca : & perche cercare ciò , che trouato ella spre-
gia î La Lode è l'Orabra délia Virtù ; & aguisa, delT-
Ombra, fugge chi hsegue, & segue chi la fugge .
Dunquc , sicome la Proprietà dell'Huomo , non
« il Ridere attualmente , mà l'estèr Risibile : così la
Vroptietà délia Virtù ; non è l'esler lodata , ma T*t
<èr Lodeuolc : non è l'estère honorata ; ma l'estere
Honoreuole . II metito è del Virtuose , l'eftetto -è
délia Fortuna , cieca distributrice , che ben louent*
Quel cht merit* vmtall'a!tro pùrge ,
L'Honore è Bene esterno , ícespofto all'InuiJia s
FHonoreuole è Bene interno , & fuor deH'Inuidia í
eslèndo la stesia Virtù, laqualniuno tipuò donare,
ícniunti puòtogliere .
Quel gran Falerfo , honorato dagli Ateniesi con vu
Popolo di Statue : hauendo inteso , che tutte quelle
Statue dal Popolo ir.grato e ruribondo, erano state
abattute : sorridenclo rispose : Han potuto colore»
abattere le mie Inugini : mi non la raia Virtù .
MA oltre al merito délia Lode , & dell'Honore |
di ttè ait e nobilistime Proprietà è dotata la
Virtù Morale : cioè , di render faeili , gìttnii , Sí
vnifírmi gli Atti Vircuesi . Ma quelle dipendona
«U cid, cjie segue .
Vllr
FILOSOFIA MORALE
IIBRO SE CON D O .
«»«**«*»
DEGLI ATT I
ET HABITI MORALI
IN GENERALE.
CAPITOLO PRIMO,
DELLE NATVRALI POTENZE
Bon* nascono gli Haliti M orali.
snaue
mature i
lo:j;. hnk: _ CQD
t>"0 prodco^S te ij'età ferma .
lisxioni ii'a.in _ Cacciatori à
cl Cinghiale
ion temano
oito vinoDfe. ella fi nia y u-
GR'B com«ifc!B fiì'nTJdj^; tf,-. ittUi alla Lp-
Vítif jwoo-:»! eu» g-". on à veJei'-
ÏDitEK NìtwaS Wtóm . ^ 'iusciuanp or-
• hbo chiamare imari'i —'imAu t hâl
feiio.iIliN,iiiir3Humaai,atDon - tanto Vitiofi,
che i piopriè
,«e .Annule ,. che con»
cm* Hum»,
*,„,„ . ™
^ * » lutnralmente
^Z'í^^;mía,ì voile Fanciullo
^**">«f rz?K<tm , <Wíe imp*TAft
gfemclrfw j,r. tJ. studiato , seppe,
ira •
agine
Patemo
ella Pa
jO DELLA FILOSOFIA MORALE
luti nel proprio suolo , .tltri acquittât! di fuora .
Trouansi talu. ica in alcuni le facultà Naturali sì
ben disposte , ehe senza forèstiero ammaestramento
ne forze veruna i per se medcsiine producono gli
Atti Morali . .
Quefh spontanca fecondità fi vede ancors negli
Habiti Intellettiui : peroche molti senz' aiuto dell'-
Arte inuentarono Arte noutlle .
Cadino illirerato inuontò le Lettere , nuouo tor-
mento dcgl'Ingegni : perodie molti pianscro per irn-
pararie, & altri piansero per hauerle imparate . Anaí-
íîmandro inuentò l'Horologio Solare : marauiglian-
dosiil Sole steflò di vedersi preso ia vna Rete d.i po
che righe . Dipelo inuentò la Statuaria , che con vu
ferro acuto , corne Pallade con lo Scudo, cangiò gli
Huominí in Saffi .
L'ísteílà fecondità si vede nelle ficultd Appetitiue
circa i Costumij corne nelle Intcllettiue circa le
Scienze : peroche alcuni Anitni , fortunati Discepoli
di (c rtessi , suegliarono. se inedesimi à grandi Atti
Morali , , .,,
Camilla Fanciullina, di ferino latte nutríta nelle
' Selue di proprío iflinto prese amorc alla Pudicitia :
. & eonseruolla inespugnabile nella Reggia de' Vql-
schl, senza Proie , non senza gloria , Achille educato
frâ le,molli Donzelle , accioch'csteminato nelle de-
litie non conosceile la Cuerra ; rifiutò gl'Ostri , e i
moníli te elesle l'Atmí chenonhauea redute mai,
ger far'opere sorti .
Ciro gittato aile Fiere affinche non régnasse ; e
dalle Fiere pasciuto > cominciò il Regno fia Pastp-
telli : tauto impeuoso sopra vno scanno di faggío ,
conte dopoi sù l'aureo Trooo di Persia . Et Marco
Catone ancora Infante , già parlaua da Console ; in-
teuipestiuarr.ente inaturo : onde si distè , che di set-
te anni non era fanciutlo ; fie di settanta non era
vecchio ■
La. Natura non dona le virtù ; rnà inuece délie
Virtùdona a'Bambini certi adombraincnti iusormi,
che alcuna volta da se stcílî prendono forma . A co-
fioro 1e Virtù furono abbozzatï nelle compleslìoni ,
ni»
LIBRO SICONDO. 31
ma fotmate dopoi con la ptoptia iti.UilWi.i . ..
TVtti cjiiesti furono S mi innati nelle 'Natuiali
Poterne , che germogliatono guHabiti Motali .
A!tri S mi son trasportati di ruota , ò con la imita-
ticne , ò con la Forza .
La vert ftagione difp.irgere questi Semi è la Fan-
eîullczza perch' ella è ■ più procliuc alla Imitationt i
& perciò più docile .
Ne'.lt railice délie Viti nouelleposto alcun snaue
odore , odorole alì'Autonno tende lc Vue matures
& le Iinagini délie Vircù inserite ne' teneri anní con
la Imit.uicne , fan geuerose lc Attioni neiPetà ferma .
Alli Cagnolini Jattanti inlcgnano i Cactiatoti à
lattat contro alla pelle del Ceruo , ò del Cinghiale
nel suo Carulle ; accioche fàtti audaci , non temano
quelle Ficre alla foresta ; la Imitation délia situa pli
gna tojlieil timor délia vera .
Gli Ateniesi esetcitauano i lor Fanciulli alla Lo-
ta , alla Musica , & aile Scienie , mà non à vedei-
eseropli de' buoni Costumi : & perciò riusciuano or-
timi Arlet! , e Danzatori , e Sofisti : mà rauto Vitiosi,
che l'Attico Nome i nfamò tutta la Grecia .
Niuuo èraiglior Maestro deileVirtù, che i pioprí
Genitori : perche niuno £íen:plare naturalmente , è
più facile ad imicare. , ,
Agáficle quel Virtuoío Re , non voile Fanciullo
niun Ptecettote ; dicendo : Da tttui dibbt tmparart
du '(*»* son nate . Prima di hauete studiato , seppe,
I che niuno gli potea date i documenti Uella Vúa , roe-
gko di colui, che gli hauea data la Vita .
Più altamente s'impionta l'Jmagine délia Virtû ,
quando caldo Sigillo è l'Amor Paterno , & molle:
Ceta l'vbidienia figliale . Mà nella Paterna Scudla
, più insegnano i buoni Escmpli , che i buoni íreceui :
• perche pift fedeli íbno gli Qggetti dell'occhio , che
deirotecchio , 8c è più facile U bea comuiaodate j
che il beii'eseguire .
U Granchio riprertdeua il suo retrogratlo pargolet- ]
to, dicendo. Figtiuol mit, tit min cam'mì Jirino .
Etquesto rispose. Padre mie, ìt cumine ctmt
g:> , ihc tucamixi . . ,t-1. . ,,,
m B 4 Vit-
J* DELIA ItLOSOFIA MORALE
Virtuoso deu'esserc il Genitore , se vuol , che gli
nascano Virtuosi Figliuoli . Perche altro non eilèndo
il Figliuolo, che vn.1 Imagine del Padre ; sari vn Mo
rtre di Natura , 0. il Figliaolo padreggia nel sembian-
te, & non ne' coltumi . •
DEbbonlì dunque le Virtiì insegnate con piaeeuo-
kzii , & affttto : per non rendere odioíà la più
amabil cod dtl Mondo . Mise l'Ajnot non gioua
dce giouare il Timoré .
La strada délie Virtù íï troua da* Generosi- al raggío
délia Gloria > ma da*"VÌllani al lampo délia Sserza .
I Cerui ridotri aile angallie da' Cani, coirono in
grcmbo alfHuomo d i cui fiiggiuar.o ! & il Jfitioso ,
pcr isfijfgir la emcnda ch'ei te me , ricorce alla Virtù
ch'egli aboi riua . *
Soli I Pianeii hanno vil mouimento contrario aile
altre Sicile deU'Ocridente all'Oricnte ; ma la Suprc-
ma Sfera , Violcntemente li rapifee corne le alrre
dall'Oiicnte all'Occidente . Alcuni Fanciulli , di pro
pria peruersa inclinatione , van contra il Ragioneuo-
ìt ; nu dal Primo Mouentc del mgorofo Correggitore
fi deono riuolgcre alla Ragione .
Brllèroíbnte cònThasta yccise laChimcra, laquai
c& siioi monitruosi Capi Ipiuentaua quei délia ti-
<ia, che non vscislero aile opère loro : & il Sauio
Maestro con la Sierra , toglie a' Fanciulli que* fàn-
faftici Capricci , che li ributcano dalle Virtuose Opc-
raiioni.
H Ai tu dunque veduti trè Genïj difrérenti círca
l'entrar nel camino délia Virtù : l'vn pcr pro-
prio mouimento ; l'altro per Imitatione ■ l'vltimo
per fofta'.
Di tutti tre vn Secolo solo vide nobile Isempio
in ttC femolï Per sonaggi , i quali , appreslò Seneca ,
con différente motiuo giunsero glonosi all'vlthna
Meta délia Virtù Morale : cioc Spicúro , Metrodóro ,
íc H&maco .
Ma Hétmaco entrd nella via délie Virtù > fpin-
toui a forza da Metrodóro I Metrodóro fácilmcnte
vi enttò , seguendo le pedate di Epicúro : Ma Epi-
euro , scnza pxccctfi ne piccettori> ínsegnò la stra
da à fc fccno con AtúVirtuosi cUFancmUino.
Tutti ttè da fecondi sementi produsteto alte Pal.
me di Habiti Hetoict. II Primo con Ani forzati •
il Secondo con Atti imparati : ilTerio con Atti suoi
propri : non douendoue gratie senon à se steflò c
alla Natur.l .
Ammirabile il Terzo i' lodeuole il Secondo ; ma
non biasimeuolc il Ptirao : eslendo aslái meglioildi-
uenit Virtuoso perfbrza, che Vitioso pet elettione .
Mentte adunque il Vulgo ignorante ; & etiaindio
non Vulgari Personaggi , che ci danno Epicúro ptt
raro Esempio délia Vita voluttuofà, & Sensuale .
Non fan coloro quai Voluttà foffe quella , Jone
Epicúro lipolé la Félicita Humana . Era benlontana
da quelLa sua Voluttà, la Vita Voluttuofà .
Toltone quell'crrore , commune à tutti gK Stojci
di quel tempo , che col Corpo si estingua l'Anima,
da lot giudicata Coipotea ; er,li è cetto , che niun
Romito ville vita piú austeta , ne più soffétei'te di
picuro
* Voluttà chiamaua cgli , quella íimperturkibile fc-
tenicà délia Mente , & impaffihile tranquillità dcHe
Paíîïoni-: acquistata , non cori leotiose piume , e splen
dide menle : mà con l'incdlite ilitorpo ad ogni
dojli.t , & l'animo ad ogni mgiuria délia Fortuna ,
fîache la Sensiulità pcrdeslèilscnso, Sc ancota den-
tro ilToto di Falátidc, l'Huomofoflc Beato .
Tal Félicita non tlegjciebbeto pet se steflì gli suoì
Çalunniatori.
c vìpito lo sy^iuro:
Dell' Habita Martlt.
Q(gpa<$> GNI Seme benche piccolo , ne* felicî'Ca*-
« r\-9t j» produce la Piama délia stfssa Naturt :
9 ^;3» ScogniAttoHumanoi, benche fugace , la-
-Ct**-*!- scia neU'Anima vna permanente Qjtaljtà
ddla sua Specje .
S« gU Attí Intellettuali ; '"Híbito s»i Jt**-
g. f lettualct
|4 DEIXA FILOSOHA MORALE
letcuile , corne le Scienze : se sono Morali ■ 1*H tbito
s.irà Moule ; 8cfaràl'Huomo degno dilode, ò di
biasimo i di Honore , ò dí Vergogna.
Altro adunque non è i'Habitt Mirait, chevna
Qualità imprefla nell'Anima : la quai díspone i'Huo-
mo ad opérât cose honeste .
Queíta Quilità quando è impcrfettamenre impres
sa con^ochi itti.ò leggieti, si chiama simpliçe Dispa-
pojìliene ,8c non H .bit 3
Ogtu gtan pianta ncl suo principio è vn fragil Vir-
gulto , che pet poco fi secca , ò suelle : mà nutrito
dalTempo, al Tempo résiste: & di parepletto diue-
nuto Gigante ; tide la Bruma , 4c il Sitio Cane .- lotta
con l'Aquilone , 4r con 1- Austro : occupa il Ciel co"
lami.e laTcrra conle tadici .
Cobi la Dispositione al principio è fraie, & poco
íàlda : ma nutricata ion att! fîcquenti , & con l'vso ,
diuiene Habitocosì robulto , che ne fbrzaesterna ,
ne corpota! debilezza, ne la falce del Tempo , ne
quclli délia Morte ilrecidc, perche col Tempo l'Ha-
biio diuienNitura.
Egli è dunque vero ciò che auuisa il noftro Filo-
sofo : che ne vna Rondine fà Prinutieta > ne vn'Atto
solofàl'Habito.
Niuno nakuralmente diuien Vitioso ne Virtuoiò
in vn ttatto î Gtan iniracolo fù , che Arescusa , in
vn giorno diFcmina diuenille Maschio : ma egli è
mnegior miraeclo, che vn Vitioso habicuato con
vn 'Atto solo si cangi in Vittuoso ,
Mà put vedraíTì questo Miracolo, quando quell*-
Atto fia tatitovehemente, che imprima qualità equi-
ual'fate à molti Atti : sicome à muouete vn peso ,
fcà maggior. tbrz.a vn' impeto gagliatdo, che cento
linicssi, ; m
Ancotafra* Gentil! , esscndo OioValerio di dif-
sokjti anzidifperati costumi ; Publio Licinio pcifat-
iotiuono, ilft Pontcftce diGioue Olimpiro..
<. hi vdi gianui riuedio più Itiinoia nul! Coftu-
rai ? CoHnaettergli la Sacra Dignità , perch'ejlî è
S.ierile^o : e datfli il prcmio per castigatlo ? Put tan-
W s'irnpteilç aeiij mente scclcr. u rapprensidn di
S«el
. L1BRO SECONDO. W
que! Sacro Honore t te così generoio fii il íuo Propo-
niniento, dinon marchiac con Attion vergognofail
candore délia Sacra Bcnda ; ch'cgli non hebbe vgua-
le, ne in Vitij prima del Pontificaio i ne in vi.su da-
poi, çhe fù Pontefice .
Non si può dunque disfar l'Habito amico , se
dacolui, che lo rece : contrapontndo Atti adAtij,
Habito ad Habito ; & quasi Natura à Natura .
r C.APITOLO SQ/IXTO, .
Troprietà telC Htiit» Mirait '.
♦ E !■ primo Libro * hauenje noi tocca Ja
«j vj * Principal Ptoprietà délia Virtù Morale ;
2, IN S cioè l'eflèr degna di Honore , 6c di Lo.ie :
•frWH'-fr ci riscrbaramo di diícorrere di alrreTre
Proprietà, che le conuciigono inqunico Habito, cflen-
do communi à tutti gh Habiti, ciiamdio délie Atti
Liberali, e Mec.iniche . . ■ •; .
Qucste sono il diípor l'Huomo ad operare fuit-
mente diletteuolmente , & vntfarmemente .
OGni Habito Virtuoso al principio è difficile ;
perche , sicome vdisti ; la Virtù è nell'arduo ,
il vitio è nelptocliue ; repu^nando jquella il Senfò ,
Jcnon à questo . .... y i,
L'Habito adunque , íuperando à poco à poco !e
scabiositi" i produce con juìlitì qucgli Atti , che
pcr.iuanti eian dirficili »■
íiual'Arte più difficile di quelta dal Funamboio !
ilqual, pastèggia in Aria sopra vna lunghezxa scnza lar-
ghezza , co'l precipitio dall'vno e liall'altro lato , e la
Morte dauanti Jgli occhi î
Et nonpertanto » col lungo Habito peruiene à tal
íicurfzza , che la fantasia non apprende i l'occhio non
Vacilla ; il cuor non palpita i hor prende;hot si libia,
hor s'innarca 1 & hora&icca íàlti, che.anèor nel.pia6'o
lùdlo íàrian mortalí ; fiche ogn'vn tente la. cadura,
senon à chi tocca .j i. '■ i - >
'Hor* à qticcto Icgno peniiene vn longo, & costn
j< RELIA FTIOSOÏIA MORAlE
mato Habito nelle colê Morali ; raslìcurando l'Ani-
no à camlnare ptr ladiritra via délia Virtù , sent»
prccipitare ne all'vno , ne all'altro esttemo .
Moite coi'e son dirEcili nelle Vittù ; non perche
(Un cali : ma perche per t.ili fi apprendono . Ai Ca-
iialli , che adombrano , camínando peu luoghi non
vsiti , vn ûslò pare vn Monte : vn troneo sembra yn
Serpente ; & laftlsaopinione generando vn veto ípa-
uento , précipita il Cauallo e il Caualiere .
Tai sono molti quando entltno nclla via del'a
Virtù : illusi da pánici timoti si laseiano ibigottirc,
Bcabbattere da vani oggetci . Ma licorne il riniedio
a" Giiulli ombrosi , non cspigucrli oltre à fòrza co*
pungiglioni a* fianchi ; ma fermargli , & tir loro odo-
rare, & conofeere ciò chc temeuano . quelro apunto
f.ì l'Habito a* Pusillanimi : fa' che si diiiiigannirio per
se Itcssi, & si ridano dellor timoré .
NE solamente rende facili gli Atti dimVili , bu
piaccuoli gli dispiaccuoli .
Niun' arbore hà più amare radici , che l 'Arbore
lotos : ma niuna partorisec seutti più dolci . Ella hà
il fiele nelle radici , e iliicttarf nelle cime : la cui dol-
cezza fù la Rémora délie Naui divliiie, trattenendo
nellaspiaggia Tirrena i Nauijanti .
N'ente è pin amaro al Sensitiuo Appetíto, chequeí
primi Atti , i quali partoriseono l'Habíto délia Fortez-
za, ò drlla Temperanza : ma gli Atti ripartoiiti daìT-
Habito l'ono soaui .
Giugne à tal segno l'Habitual Fortczza di Mutio
Sçcuola , ch'egbjpatiscepiùànon poter' cseguire con
la sua destri vn'Atto forte contro al Nemico délia
íattia ! che icuocerS la désira dentro le rumine : &
più iniiorridisce il Nemico , à mirai c il tormentodi
Seeuola, ibe Sc- uola à sofP rirlo .
Niuna opération naturale è dispiaceuole : Natn-
Kl le condí tutte con difrèrenti piaccri., V Habito
continuato è vn'alera Natura , dicc il neliro Filuso-
to : eslèr dunque non può, senon pjaceuele .
Allora l'Habito Vitioso è giunto allô estremo >
quando si gode nel mal'oprare : 8e allora l'Habito
Virtuoso è giunto alla ptrfsiuQue . qHgnUp si-sente
tWcucrKU'oïiaibçne» Finete.
tìnche U fruito è acerbo > non è matuto - ne matu»
ro è i'Habîto finche ritiene qualche acctbczza . Satì
Dispositionc , 6c non Habito : & pecciò sac ile à la-
djearsi .
Epicúro mrntre moriua di aeetbirEmi doloti dcl-
le viscère infracidite ; sema diroofrtarlo in yen»*
Atto : agii Amici che l'addirnandatono com'egli sta-
ua : risposc » <t pt'jsa ftlictmente cjutfî' •vltimo £>#riig
délia miaVin , & mandò l'vltiino fUto prima , cjic
vn gemito .
Qucsto elrremo goclimento nejli estremi dolorï,
ficce proua , chc l'Habito era Vetetario, e non Tiróne ..
DIssi sinalmenn , che l'Habito Virtuoso cagiona
la -Vnifirmiià negli Atti ch'egli produce .
T.ili sono le Operationi , qual'è il Principio cfcl
cuí si muouono : se il Principio è vn'Habito Virtuo
se , curte le Operationi da quello nascenti sar.ir.no
Virtuose, êc perciò Vniformi .
Gli eftetti si raslòmigliano aile lot Cagioni : dun-
que gl> Iflfétti divn'isteslà Carionc, fci loto neert-
sariamente si raslòmigliano . -«
tni opéra per Habito , opéra sempre à vn modo t
perebe il Prir.cipio è intrinseco , & permanente ; non
potendo eslet' Habito , se non è permanente > & in
trinseco . f"
La Luiu sempre si muta : il Sole è sempte l'ísteflo r
perche queRa riceue la luce difnori , qucsto hà il
Principio de] suo fulgóre interno, & eterno . .
Se si opéra á caso ; "caso sarà che l'Opéra fia huona t
penche il Caso è vn1Principio variabile, &c esterno .
11 Caío insegnò ad vn Pinoie à dipingere con Lt
Spugna la Spuma del freno » volendola cincellare :
ma se acceriò. vna Tolta , non haurebbe arcertato
la seconda .
Cni opéra per Piffione , indi.à poco opérera" il: '
contrario : perche seben la Paflìone è vn Principio
intiinseco i ella èperò moroentanea ; murandosi còn ■
gli Oggrtti, corne il Mare co' Venti .
Chi opéra per lraitaúone , non farà PopreTnîfòl—
a>i; petche utibtwto k Copie, quai sono gUOxfc
• i« DELIA KlOSePIA MORALE^
Chi opérs perNatura, opéra serapre â vn modo
isteflò : & chi opéra perhahito, opéra perNarura:
perche l'Habito continuato si cangia in Natura , corne
sièdetto.
Le Sta'ue délia Blastica fon tutte vniformi , per-
chetune siformanoda vn'ístestò Modello , e tutri g!i
Atti vsehi da vn'Habito Viituoso son Virtuosi : perche
l'Hibito Virtuoso è vn Moilcllo , che bà per Forna
la Retta Ragione, inaherabile, &eterna. - . \,\,
L'isteslò auuiene dfgli Habiti Vitiosi , à contrario
sentb. Chi opéra con l'Habito délia prodifalità fa-
. risempre Atti prodigali. Chi can l'Habito dell'Aua-
ritia eli Atti foran seinpre áu.iri . Chi con PHabko
délia Liberalirà : sempre gli Atti saranno liberali : per
che qual'è l'Habito, ul'èl'Atto. . v
Mi se alcuno vgualmente fbflè priuo dcgli Habiti
délia Liberalità , e délia prodigalirà , & dell'Auariria :
corne i fànciuHi , c i fàtui : costui <]«aittuncjue doni ,
ò non doni , non è Libérale , ne Pcodigo , ne Auaro ■
perche gli Atti non nascono dall'Mabito délia Libe-
ralità , ne de* vhij eltremi , de* qu.-Ji non è capace :
ma da impeti fortúiti e brutali ; & perciò sejnpre
diísimjli ,
j
*» «f* . .• . iîrt»,
• • '. ' ' r ? 7. * ■ ■
C^iPITOLO SESTOt *
Vt< sAtù Spontané! j & non Spontanei . -'■
*ON Buô cipire , che tosi Si l'Atto Mtort-
fu'î le, chi non caoifee quai fia la difFcrenza
JN « frà l'Atrinne Deliberata, & l'Indeliber'a-
•WW'Ô1 ta : fíà la Spontonea , la non Spoutanea ,
8( la Mista.
Spontmin è quell" Attione ; che FHuômo hâ nrl
fbo ajrbîtrió ; & liberanièntc la (i conoscendo le
Circost-nze M cîò che f3 .
Enea , in.singolar duello vincitere , vecide Turoo
oench- supplice , perche Turno senza piétà gli ha-
ueua Vc-.-isoirsuopaHante. Quefh fti Attione Spôo-
» 4í deliberata ; anzj di lungo ttrr.po pretnedira-
u;
LIBRO SICONDQ. j»
ta : consider.uido secs , che pictà non naerta chi pic*
laiionhà.
ATlione non ifantdnta è quella , çhe si fà pcr Igno-
ranza, ò^per forza .
Pet Fa%f, quando l'Attione non e in potere di
chi la fà , ma di colui, che U fà face , Così VliíTe non
fegue gli suoi Compagni dopo la fede data ; perche
dalCiclope vien ritenuco dentro la Gratta «
Per Ignont^f , qumdo l'Attione è in libero po-
tere di chi la fj : ma non conoscendo qualche circo-
stanza, di çiò che fî , Così il profugo Orcste caccian-
do saettavn Ceruo: nonsipendo die il Cetuoè saaa-
to à Diana ; diuenutoReo, benche innocente .
ATtione MìfU di Spontaneo, & non Spontaneo ,
è quando chi la fà , non votria fàtla i ma put
Xj vuol fire , per isfuggir qualche gran maie , ò pre-
cacciar qualche gran bene . Così Ajaménnone íi-
ctiïci la Figliuola, pet timot di non eíìct' egli da
"Grcxi ficrisicato .
HOra , nelI'Attione Sponranea , l'Huomo férue
piacere: nella Forzata, fente difpiacfte : nella
Ignorante , ne piacere > ne diípíacere : nella Mista ,
piacere insieine , &ç dífpiacere ,
NeU'Attione Spontanea, la bontà ò lamalítiasi
misurmo dalla bontà òmalitiadtll'Oggetto^del fi
ne ò de' Mezzi, corne dicemmo . ', v
NelI'Attione Ignorante, se la ctrcostanza ignora-
ta.deu*eiìcr nota à ciascui.o col lame Nstural*, du
c la Sinderesi, VIguotanza è malitiosa . Talfù quella
di Stawimáro , che hauenda tubato il Ti.soro délia
Repùblica di San Marco ; si sçusodjceniTO ; U cridiua
che It cefi pMUbc fositrt dìthiìe fiff'14 ^ . ,
I/Attion forzata , se pet se steslà ,è çattiua , Scia.
Volunti.vi acepusente ; l'Qpera è Vitiosa . Ma Ce la
Voluntà résiste quantopuò: n«n solo l'Opera nooè
Vitio'i i 1113 eMa èXpdeuole , & Virtuolà ; corne au-
uenne alla G.dfci Romana . L'adulterio fù nelTiraft-
no . Sc non iftW - , perche non in lei , ma nel Tiran-
no fù voluntario .
Nell'Attïon Muta; seilTimor' òil Dolore ylnce
lit çostajoa d» ypHuorno Forte > J*í>peia, benchç
40 bkxa mosoriA MORALE
cattiuìj è compatibile : perche quanto si mînuísce lo
Spoutaneo , tanto si minuisce la cplpa . Ec questi so
no gli più propri soggetti délie Tragédie ! quando
vu porsonaggio , ne totalmente Reo , ne totalmente
jrnocente, merta castigo e compassione .
Mà se l'Opera è totalmente perucrsa, tome il Par-
tîcîdio , il Tradimento délia Patria , e l'idolarria :
ella fa l'Huomo totalmente pcrir iso : & l'horrore
linorza la compassione: essendo bene indegno di vi-
«Kre, chi con tal'Atto comprò la Vita .
Miche direm noi délie Opre sitte perímpeto di
Passione ? Ejli è Regola genefalc , che se la Passione
preuien la Ragione > l'Opera non è Vitiosa ne Virtuo-
ía ; mi indifférente ; perche non è vuluncatia , mà
naturale . Ma s'ella e preuenuta ò accompagnât*
dalla Voluntà , sari Vitiosa ò Virtuose conforme ail'»
Og<etto buono , ò cittiuo .
Giâ vdisti, chel'Appetho sensitiuo dell'Huomo,
« in parte Ragioncuole , & in parte irragioneuole .
Igli è irrasioneuole , & Animalesco per se medcsimo ;
perche intrinsecamente non è libero , ma determi-
nato ilill'Oggetto , corne l'Appetito degli Animali .
Siche preser.tandosi vn'Oggetto grandemente piage-
«ole di Cupidigia ò di Vendetta , l'Appetito neces-
Ciriamentc si muòue corne il famelico siumento all*-
hcrb.i, ò il sasso al centro .
Ma dMtra parte , egli si chianti Ragioneuole , in-
çaanto la Veluntà , col lungo habito , ò con impe-
tioso ateo , lo modéra , & lo cotregge col sténo del-
h Ragione .
Dunque gl'impeti prirai * 8c subici délia Passione,
jnentre , ne l'Intcllettq ne la Voluntà vi concorre. :
BOn eflèndo vohintar! ne hberi ; mà naturali , St ne-
ceffari-, come quel délie fiere ; non son virtuosi ne
Kitiosi; ma indiftèrenti . '• '
L'irieslò.ì degli Ebri , e deTuriosi , le cui brutalj
.Attioni , mentre il senno i irigombrato dal vino ò
4aî furore- ; non- eslendo libère ; non fon piopráf-
B&eme v hiose , ne v írtuose . ' ' ;n
BgB èveroche moite Artiord , benche non siano
plantai* itfreifi.,,0 , sono IWtMÌ, vfcHn^oe «jk
etpoB^^ptrciÔTiwsíí; ^
In due rn.ir.icte la Çagiose fi può chtsmat vo-
lu maria . L'vnaptof&ma . quando colui Uqual cono-
íce , che il vino íuilmente l'inebria , & l'ebrietà fi»,
ramente lo fa futiare ■ coctuttociò. scientememç
si espone al peticolo , estcndo obligato à fuggitlo .
Pítche chi vuolla Cayoue, vuol conseguentemen-
te i'Etfètto. Onde Pittaco, ûuin Legiilatore , de-
cretò agli Ebri furiosi .doppio castigo > i'vn perl'Ef*
ífetto , l'altro per la Cagione .
Lîaltra maniera, alquanto più^encrale, Í£ rerootj,'
c, i! non hauer con Habiti Virtuosi domate ingnilh
le impetuose Passion! , che i'Habito stelìo a' subiti
bolloti dell' Ira à délia Cupidigia fi contraponga ..
Ami , coloroche agli empiti ptimi délia Paílione
ioccombono, e perdono il senno ,<nV>fcaàb cíii.iro
ch'egli banno da' facinDrolì e bestial! auuezzamenti
l'Anîmo totahneme corrotto .
Odine vn grande Esempio in vn gran Monarca .
cíoè nel Grande Aleslandto, quando in vnlieto con-
uito piaccuolmente motteggjato dal più Ihuioecaie
Commensde, con l'Hasta il trafife , St vccise .
Potea feus te Alessandro il subito ardor dcjl'Ira
«he toglie alTAtto lo'pontaceoi & phVl'ardor del
Vino, che toglie il senno : & l'iuuer 1l'Hasta viciiu,
pronta ministta del suo fuioio.. Sicbe, il colpó fil
prima cseguuo > che delibeiato ; St il Vinútoi d«l
Mondo i daUa Paffione fù vinto ..
Ma quelle isteste ragioni, che pottano scusaie il
fouo , più l'accusauano . . "
Conosceua egl b:nissinx> per moite amecedemî
Ipet-ienze il suo temperaroento iracondo . Conosceua,
che in lui la vinolcma suegliauala violenza : &peiciò
non doueuainebtiatlì, nctenerl'atmi vicme . .. j
L'Eb brezza non fà glí Atti vitiosi,mj desta gli Habiji
vitiolì, che stanno neli'Anima conic ííete legatc,ÍC
Bacco diâòJuc la Catena . Siche l'Atto per se indiiïr-
rcnte,fù crudele nella sua cagiune . Okicc!ie,s'egli ha-
uea senso à conoscere l'acutezza del Mottoipotc hautt
senno à conoscete ìa nialuagità nella sua opta .
Anzi douea geaue al fcdelc Amico , e sauio Mae
stro ( pciochc «icota Clito fù ìuo í jlosofo, ) che mto
nç
41 ' DELLA HLOSOFIA MORALE
ire la publica dulatione fomcntatia il suo rriorbo :
egli íblo , con vn dettoarguto procuré dj s.ma r'.o :
acciòche per memirû Figliuol di Gioue , nonj fàces-
se adultéra la Madre , ridicolo il Padre, se steflò
"Spurio , é sucrgogiiato .
Difátto Aleslàndro ilefio ben tosto rauuilato , fù
accusatore , & G u lice del suo delicto i & ancora ef
fet ne voleua il Carncfice , ie non fbslè stato ratte-
nuto. Mi.Urò nella feiira dell'Amico lasua feinà i
le quanio sangue baueasparso dal petto aiirui , tao-
10 pianto verso per gli occiii suoi ,
«M «** €*í
V^T/T OLO SETTIMO,
Imptditntnti dtll* Vinit. .,
■fr fc&î'fr ! A" vdísti , che la Virtù non è naturalí,
S6 /-« SB "là nea*che contraria allaNatura, laquai
* W '£ generalmente , ne dona le Virtù , ne k
•$c*î-t> rifîuta.
Ma sicome habbiam detto , chealcuni nascono eon
le Poteuze Naturali megliodispolte , cbe aitri , aìia
Virtù: così possiam dire.riie alcuni hánl'lntcllecto più
indocil r,& l'Appetlto piii ritroso agli AttiVirtuosi : fc
non si vince la stcrilezza del Suolo con la cohura .
Temistocle , virtuusiílimo Principe , potè insegna-
le il suo Figliuol -Drifànto àdomarseroci Destrieri :
m à non potè insegnargli à domar se ìnedeGmo . Po
tè renderlo nella Dotttina superiore a' Dotti ; uii
non potè farlo con la Virtù diflîmile da' vitiosi .
ta Natura, cheadaltriè Madre, à coltuisù Ml-
trïgna : malcficamcnte benefica : disponendolo à jú-
«etiere tutti li Beui, fuorchc ilveroBene . Gipaane
Mcgne di pieti, nunpn^li perdono.v perche da Ní-
-Wtàpotè intlinarc'ilsao Appetito , ma çon iorzaila
' 4ua Voglia : líqnal poteua con la contumace t.iuca ■
>fo;zar la contumace Natura . >" - ' m
Talche, con doppia & giulla querela , poteua egli
incolpar lei , & ellcre da lei iocolpato tquella .con-
dcrmau, 3c cilapunito . ' •» . :Z n .. • 11 • )" < ,il
Nasce
LIBRO SECONDO. aï
N A/ce dunque il primo inceppo dall'Intellerto ,
guida délia Ragione . Perche seben l'Oggeno
dell'intelterro Generale sia ii Vero : nondimeno in
alcuni piiì che in altri, l'/ntellerto particolare , ò
dalla saisi Imaginations , ò dalla propria debilcua
abbagliato, prende -l'App .rente per Vero: St lafis
guare Voluntà prende perBene ilprophomale .
Quando compaiono in Ciclo due Soli , gli Huonu-
ni Idlori stimano vero Sole il Riflcslo , te Rifleslb il
Vero : così gli sciocchi , & mal fotmati Intelietti ,
trà te Circonstanze proprie, te te improprie , follc-
mente prendono enore .
MA pur soueme auuienc , che qnanturxnie Pin.
telletto sia ben regolato , 1a Voluntà , pcruka-
cetroppo , ò troppopigra, tifìuta gli moi Constgli ,
rapita dalla Passione .
Ottimo è chi sà : Buono , chi non sapendo , dcsi«
dt ts di sapere ■* Pcflïmo chi non sà , ne vuol íàpere .
Et Grailmente , Ottimo è chi sejuc la Vinù : Buono,
chi desidera di seguirla : Píflimo, chi non la lègue,
ne hì volunrà di seguirla .
La Virtù è in se cantobella , che , se si vedesse con
gli occhi , rapiria tutti i cuoti . Mà perch'ella , go-
dendo délie «ose djfKcili, alberga inluoghi alpeîbi
& JÍiabrosi insul principió , & è lontana da' stnfi i b
Voluntà pusillanime , relia più atterrira dall' asprei-
za deleamino, che allettata dalla bellczza dcl Ter
mine ; come si è detto. ,
Quindi è , che aborrendo la via , aborrisce chi
gliele insegna : Se come Aspido sordo , si chiude le
orecchie per non ascoltare il salmeuolc incanto de'
buon Consigli . .,,
D'altra parte, la ciurmadrice Vo'.uctà, sedendo nclla
fiorita suida sia te clelitie de' Senti, lusinga la scioperau
Voluntà : laquale bruche nata Reina, se non comman
da, vbídísce : & con roiserabil vicenda , con la cacena
délia sua Schiaua , è tratta nel precipjtio . . 1
Giuiò la Crecia di non dar pace a'Troiani , sei
che dentto à Troia habiraua colei , che cou dannod
bellcua , rapito haueua il suo Rapkore . Non jspeti-
no mai pace con la Vin ù gli Anjáú Mumani , firtche
da
44 DEttA r LOSOFIA MORALE LIB.. Ifc
da se non discacciano la vezzosa ma vúiolà HeleM
TÍelIaVoluttà .
Questa è la prcftigiosa Circc , beneficâ inuitatric« ,
te venefica tcadttrice dcgli Hospíti suoi : iqiiali con
xn dolce néttare beuendo vn trasfbrmatiuo veneno ,
dou'eranô entr.iti Huomini, divftniuauo Animali « '
Lia nwl'gnità délia Natura si aggiugne moite vol-
A1 i te la prauità dell'Educ.nione .
Timóteo Maestro délia Ceira, volea doppio sti-
fendio da que^Discepoli , che haueano"già iraparato
'soteo vn m .1 Catcrista : perche egli è più facile f.ir
imparare il bene, che non si sà, che for'obliare Jl
maie, che ^ià si sa .
Sterili sono i Precetti, che trouano l'Animo pet
la cíttíua Educatione già imbosciiito da' mali Costa-
mi i perch'egli èdoppia fatica. schiantar le ma luagie
rádici, e sp irgetui le seconde sèment i.
Ma tanto più cresce b difficoltà , quanto è prO
i radicato il mal costume . U Vitio pargoletto è nclla
pieoa potestà di cb> k>{enera : mi quândo è adul-
to :,egli diuiene padron delPadte: te inuecchiamlo
con l'Muomo , tanto più acquitta di forze , quanto
pin l'Haomo ne perde . !>
' 1h ímlnieme , ta peggior perte délia Vittù è il Com-
-F' meicio co' Vitiosiv ' 11
Dal contatto nasce il Contagio : e tanto inclina b
Natura alpwplore , che dal sano non si risana il gua-
#o ; ma dal guasto si guasta il ftno : Se più facihnente
vnVitioso faii Vitiosi cento Buoni i che cento Bue-
vi facciano Buono vn Vitioíb .
1 Bel voto Si quel d'ifòerate , cht i vitiosi hauts
sero in front» vn segnale ; come a Euoi , clie dan di
'«ótho, si líga il fieno al corno.acciò sian fuggití.
Mà la Natura no! voile' farc , ner due cagioni' •
Vvna Perche ■ Vitiosi, pur troppo da se si fan conofte-
' Te con k opère , & con la voce . L'altta, acçiochc alli
Virtaosi , veggendosi pochi » non venga voglia di met-
terfi nel gran Numero . Sauiameme negli doe Car
taloghi drile cose Finite , k dclle lnfinite.scrirlè i Vi-
uesi nel Numero del »íù , 6c li virtuesi nel Numero
«Wratno. ..
DE IL A
DELL*
FILOSOFIA MORALE
LIBRO TERZO.
€4W "£44 tí1}
DELLE VIRTV PARTICOLARI,
DE' IORO MEZZI , ET VITII ESTREMI.
CAPITOLO PRIMO,
DELLE QVATTRO VIRTV
PRINCIPALI:
Et in qttal Parte dell' Anima rijitiane .
iAa *3fe*
I IA' vctísti ester quattro le Facoltà dell*
Anima capao di Virtù : cioè, IVra-
fiiíilt , & h Cmcupiscibile nella Par-
teScnsiuiu: Vlnttllttto, &la Valuntì
nclla Parte Rationale.
In ci.ilcuna di queste facoltà risicde
vnaVittù Regolatrice , & Macstra de"
buoni Coflumi; corne i'opta il domeuole Puledro siede
il Coizon , che lo Joma .
Vna vinù modéra V/rafi!bilt ; spingendol» ò ri-
Kahendola > secorxlo la Ragione , circa le cose Ar
due i & è la FORTEZZA .
Vn'alrra modéra la Cupiáifiií circa ìe cose Dilec-
teuoli i consonne al detuto dclla Ragione : & quest*
è la TEMPERANZA .
Vn'altra modéra la Vtluntì , íhclinandola aile co
se Giuste , che riguarcttno il bene altrui : 8c quesU
i la GIVST1TIA .
Vn'altra sinahnente illumina Vlnttllttte circa le
COsc AgibiJj i lion» U raisUra aile J-egii; c à tucte le
Virt"
Ai DFLLA FILOSOFIA MORALE
Virtù dona la Lcgge-: &è la PRVDENZA .
QVesti adunqiu: sono i Quattro Cardini délia Moral
Filosofia rperche libranotutta la Sfera délia Vi-
ta Humana : ilche si conoíce con cuidenza dal lot
Contrario, in questa guisa ... „ •
Alcuni oprano maie , perche non conoscono il
Ragioncuole. Altr^il conoscono, ma per volunta-
tia malitia nol vogliono seguire . Altri finalmente
vorrebbero seguirlo : mi la Passion del Timoré , ò
la Passion délia Cupidigia , frastoraano la Voluntá ,
&TIntelletto dal lor douere .
Dunque per moralmente operare ; egli è nccel-
sariala Trudcti^a, che illumini l'intelletto": laGi'*-
fìitW, che regoli la Voluntì: la FirttTJa , che.rí-
icaldi il freddo Timoré: &la Ttrìiferan^a , che rat-
temperi il «ldo Desío .
Di qui tii puoi giudicarc qual'ordine di Preminen-
xadebbano serbar fiàloroqueste qu.ittro Virtù ; po-
nendo mente aBa prerogatiua délie quattro naturali
Facoltà, onde ricònoscono i lor Natali .
Peroçhe senza dubio, la Irasiibiie , che inipren-
de cose DirEcili, è molto più Nobile délia Ccncu-
piscibile, che traccia le eoseDiletteuoli . Et la Vo-
iuntì , che siede nella Parte Rationale , vince di
Nobiltà la Concupiscibile , & l'Irascibile , che giac-
ciono nel Scnsitiuo Appetito . Mà Vlntctlttio , che
siede nel più, alto Soho délia Ra&ione > molto è più
Nobile délia Voluntâ : eflendo il Lume , & quasi
Nume , del Cielo Humano . '-
Siche tù puoi conchiudere , che queste Quattro
Virtù , milùraudo la loro Nobiltà dalla Origine ; nel
Concilio délie Virtù siedono con qutlV ordiiie ,
"Prudents , Oiustiiìa, Ferte^a , Ttmperan^a ,
Che cola dunque satebbe vn'Anima sema virtù?
ciò che sarebbe vn Corpo senz' Anima ; vn Mondo
senza Habitanti , vu Cielo senza Stelle ; vn'Empireo
senza Beati .
MA qui veggio nascete nel tuo auueduto lnge-
gno vna graue Dubitaiìone , ciie diipartì le
opinioni di gran Filosofi .
Peróche, se slón può veruiY Atto esser Virtuoso,
che
-L î B R O T E R. Z O. Jfr
clie non sia libcro , & volunt rio : com'è poslibilc
che la Fortezza , Sc la Temperanza risiciUno ndf-
A^perito Sensitiuo , il quai (perselolo)' nonèPo-
tcnza libéra , mi naturalc ; quai' é quclla degii Ani
mal! ?
Ma se pur l'Appetito si può dir Libcro , inquanto
soggiace ail* Impero délia Voluntà : dunque nella
Voluntà , & non nell' Appetfco Sensitiuo , habiteri
la Temperanza , & la Fortezza : ouero , ne l'vna , ne
l'altia sarà veta Vittù .
Che se questi due Habiti Virtuosi vestissero l'Ap-
petico caduco , e non la Voluntà immortale : dun
que dappi che Morte haurà detratta ail* Huomo U
Spojlia Corporea , &Sensitiui: 1"Anima tiinarrcbbe
ignuda dî due vaghi , 8c pretiosi ornamenti : port in-
do seco la Prudenza , ic la Giustitia : ma non U
Temperanza , ne la Fortezza .
Dall'altra parte , egli è pur chiaro , che in quella
Potenza è necesliria la Vittù ; laquale inclina al Vi-
tio opposite : dunque nel Scnsitiuo Appetito è necef-
saria ù Fortezza , e la Temperanza : perche il Senso
è quello che inclina alla Iutcnpperanza, & jI Timoré .
L'Elefantc diAntioco, fù coltumatoà combatte»
te intrepidaincntc : il Leone diDomitiaRO, fa co-
stumato ad astenersi dalla Preda cUe gli íliierzjua •
nelle fâuci . Quella potea chiamatsi Fortezza ; 6c
questa TernyeraBxasensitiua, & animalcsca . L'vna,
& lViltra fù partorita dal lungo vso , con l'imprcífion .
de' Fantaftmi nella Itnadnatiua rti quelle Fiere .
Le Operationi- deU' Anima Sensuiua nell' Huomo
e negli Animali , précisa l'Opera délia Rigionc (co
rne già vdisti ) fono communi : cgli è dunque necsf.
latio , che ancora nel Senso Humauo , s'imprima col
Itingo vso qu.ilche. scnsibile qualità per costumarlo à
seguire il Difficile, & aiteneriì dal DiletreuoJe .
Q Veste Hagioni per l'vna e per ì'altra parte così
g.igliarde i striusero alcuni dottissimi Maestri ;
non solo d«ile Filoíòfali , ma délie Tcolog .li Aca
démie , à conchiudere ; Che sun nccesiári ncU'Huo-
irto due Habiti circa la Temperanzi : ( & il simile
dc lla Fortezza } l'vno neila Voluntà l'altro nel senso .
Pero
|8 DELLA FILOSOFTA MORAtE
Perochc, se l'Appetito Sensitiuo , corne SucMit©
contumace, souente rutella alla Voluntà : fie souen-
tc la Voluntà scioperata , fi lasda vincere t trascin*-
rc dalFAppetito Sensitiuo: dunque son ncccslàri due
Habiti ; l'vno nella Voluntà per ben commandait j
l'altro nell' Appetito per bene vbidire .
Ne stimano superchio qnefto indoppiamento .
Peroche , sicome neIle Operationi Appreufiue i oitte
aile Specie materiali delta Fantasia , si ammcrtono le
Specie spiritiuli dell'Intelletto : cosi nelle Opera
tioni Appetitiue , non disconuiene, che okre all'-
H.ibito del Seoso , fi ammetta l'Habito délia Volun
tà , circa i medesinri Oggetti délia Cupidigu , ò del
Timoré .
Ben'è vero , che trà l'vno è Paltro Habito ticro-
Oanograndiflèrenza : Quello délia Voluntà ( dicon»
effi ) e lavera, îc propria Yirtù délia Temperanza, &
dclla Fortezza : perche la Voluntà è Potenza liben,
& rationale . Mà l'Habito del Senso , che per se steslb
è Potenzi nccestària , 8c quasi brutale ; dispone vera-
mente ìl Senso alla Virtíi i mà non è degno del No
me dí Virtù .
Et quinci facilmente risoluono il dubio , se la For -
fezza , fie la Temperanza siano Vittù ímmortalì , ò
«aduche . Peroche l'Habito dcli'Appetito Sensitiuo -,
•orne Corporco , muore colCorpo: ma qu:lIo délia
Vc/lumà , corne Spirituale i sopraurueflell'Anima beit-
«J>e seiolta.
QVesto è il parere dí que'Sapienti: ne par die
si allontani dalla Dottiina Peripatctica .
Haueua il noítro Filosofo dichiirato, che nell*-
Huomo , 1 Appetito Sensitiuo è parte Irragioneuole
fie parte R.aj<ioneuole . Irr.igioneuole, inquanto Sen-
lîriuot fie commune conglí Animali : Ragioncuolc ,
iiiquanto soggiace aHa libéra Voluntà .
Collocando egli dunque la Fortezza , Scia Tempcw
ranza nell'Appetito Sensitiuo , inquanto Ragioncuo-
le -, cioè, participante l'influsto délia Voluntà : egU
ò çhiaro, che nonpoflòno quelle due Virtù adecju^-
«mente riscdcrc nella soU Yoluntà , nooeo ncl tòlo
M.à
-II BROTERZO. 4fl
Mi ccmuttociò si chiainano vinù deli'Appctito,
ctnon délia ''oluMtà, considerandosi la Facoltà , che
dilia vinù riceue il Regolamemo , íc la Petfcc-
tione .
Síche dourein dire , chc la Prudenxa è Virtù
Atll'inttlltut ; perche l'intelletto è quelio . che di
Prisicipij Agibili riceue rcgola , e perfettione . ben-
che cíìò regoli tutte i'altre Vinù . Et la Giustitia c
"Virtù dtlU Voluntá : perche h Voluntà è quclla,
che riceue la rertitudíne , &: la persettionc , circa
l'oprar cose Giuste .
( osì dunque la Fortezza è Virtù dtíln Irisiiliilt ;
perche i'Irascibileè quella , che vienmod raca e d í-
posta circa le cose DirKcili . Ec la Teruperanzi è
Vinù dtlla CùncupifiiLUt : pe:che la Cor.cupi:cen-
za da lei siperfetticma, e riceue Regola circa U cusc
DiletccuoU .
Mm t^feï
C xAP 1T 0 LO S EC O <V D O ,
Cemt si distinguant qiicflt Quattrt Virtù 4*lh a/trt
Virtù Moral! . ■
■r>f*î'$1 LTRE à queste Prirc:pali Virtù , fiorisce
fy-v 3g vna bella, & nusnecosa Famigliadi altre
^■J <£ »iri* , che tosto ti couiparranno dau.imi
•$'t*3"í' co* loro Titoli, e Diuiíe.
Mh vn graridilTimo equiuocameiito grandiifimi Fi-
losc.fi h.mnn pteso circa queste Qu.ittro Vinù ; imagi-
narido ch* tune I'altre nalcano di queste Madri , co
rne S^ccie Susr.lterne dal'e, Generiche .
Queíto è confondcrele virtù nel distinguerle : e
disti ugger l'Arte nell'inscgnarla . Qu-lìo è imbro-
gl. r le Définition;, i Piecetti.e il -..giitcro i fa»
ct. do qucíta Sciciiza , ò treppo corta , ò uoppo
lucga .
la ciaicuna Pi.mta neceiîàriamente concerrouo gli
Quattro Elementi : ma niuna Pianta 5 chiama Spe-
cie Ui vao Elemcnto purticojarc , la ciaseun'Ari'
di Liberalità queUc Quattro Vinù sou acccâàrie
C SU
fó DELLA FILOSOFIA MORALE
tua la Liberalità non è vna Specie ili alcum di quelle
quattro Virtù . ,
Conutensi dunque auuertire , che in due maniere si
poslòno distinguere fra loro le Virtù Morali . L'vni
per via de* Trincivi/' dilte Opemtioni : l'.ltra per via
deli Oggetti . Quella distingue generalmente gli At
ti Virtuosi da' Vitiosi : quella distingue vna Virtù
l'articolare da vn'altra Partico'are .
Egli è vero , che quelle 'Juittro virtù considerate
nella pri-iia guisa , sono generili Eleme ci di tjtte
le Virtù : perche in tuets è ncc^lraria la Prudents
Generale nella Rettitudine dell' Intelletto : la Giti-
flitia Generale nella Rettitudine delli Voluntà . Li
Forre^J* Se la Tcnptr&*\A Generale , aecioche le
Palloni non offuschino la Ragione .
Ma la Prudtn\* Pertico/are , che qui si cerca ; non
si estende à tutte le Rettitudini dell'Intelletto ; ne
la Giustitia T'articolare , à ruttc le Rettiru lini della
Voluntà : ne la Fthtfjd rp-ariietlare , à tutti i Ti
mori : ne la Temperanza Particelare , à tutte le ca
se Diletteuoli ; ma cialcuna si contiene dentro le
confini del proprio Oggetto , senza turbare la Giuri-
dittion delle altre
Di qui si conchiude , che quelle, Quattro Virtù,
Prudenza , Giuditta, Fortf^Ja > e Temperanza , co
me si considerano in questa Dottrina , non sono Ma
dri delle /irtù Morali , ma Sorelle . Mi p.'rche gli
Oggetti loro sono più Nobili , Se più intimi all*-'
Huomo , Se più difficili : perciò quelle Quittro me
ritamente si chiamano Virai Principali , mi non Ge
neriche : le altre si chiamano Secondarie , ma non
Subalterne . Tutte Sorelle , ma quelle «aggioti ■. Se
perciò nel Simposio delle virtù Morali, menano li
primi h >non .
Dunque , non da que' Generali Principi) , ma dal
riguardo delle Naturali Potenze a' .propri Oggetti ,
singolarmente ricercò la Panitione di tutte le Vir
tù Morali il nostro Filosofo , che con due soli occhi
vide allài più , che gli occhi irisieme di tutti gli altri
Filosofi, come vdirai .
LIBRO TE11.Z O. : fi
C^APITOLO TE\ZO,
Diuisiçat ii tune le Virtìt Meraii sttendt
gìi prtpri Oggetti.
E LL*A Faceltk Hftie-mle, vn.i Vittù retv
g" •wj ÌJ tjfica l'Intellett» circa il ben Consiilt.ire
3 W * & Deliberare : & questa è la Prude»{*
•Î^'H&§•ÍI• Partieelare . L'altra rettifica la VrHunts
cicca Ic Distributioni & le Commutation! : & questa
è la Giuftitia Ttrtiecfare .
N Elle Pasiitni , l'vna modéra il Timoré circa gK
Oggetti distruggitorí délia vita:& questa è U
Ferlera Ptriicelare . L'altra modéra 1a Cupidigia
circa gìi Oggetti conscruateti délia V ita : & quclU
c la Temperunfj Partiçoiare .
Ne'Heti &'■»«' Mali esterai i vna modéra l'Af-
fctto circa li B< n> vtili Mediocri : & è la Liberaliti ,
Vn'altta lo modcra circa li Beni vtili Grandi : te è la
tMjgnifi-erQ . .
Vna modéra l'Astnto circa li Beni Honoreuoli
Mediocri : 6c è la M'defiia . Vn'altra lo modéra cir
ca í Beni Honoreuoli Grandi ì 8c è la Mugittnmitrà .
Vn'altra modéra la Paflione circa i Mali esterai , che
prouoeano l'Ira : &C quelta èla Meisuetuiine ,
NEU.í Ciutl enucrsmiene ; vna- Virtù conforma
IcPaíole al ptoprio Pensiero :& è la Vermitì .
Vn'altra conforma le Parole al diletto altini iiílle
cose Giocose: & è la Facetudine . Vn'altra confor
ma le Parole & i fatti al pneete alirui ntlle cose
série : & c la FucnuA^g* .
QVeste sono le vere Virtù : ma tulle P siìtni re-
_stano due altre Mcdiocrità, qu ul Virtù adul
térins", te non vere ; percíje da radice iiiretta ram-
pollaho . Ma perche son belle, sono ascritte pet pri-
mlegionella Famiglaa del'.e Virtù .
L'vna è il timor del Biasirno per propria fatto vi
le : Bc questa è la VrrecindU . L'altra è il Dolore
de' Beni alirui , rgaj rneiitati: k questa èï'lndiz**-
limt. C i Hor
ïx DEIXA MtOSOFIA MORAlî
H Or sopra quelta Diuisionc doutai primíeramen-
te auuertire , che se qualche Ingegno Sofìstico
la volestc astòtigliare con la mordace lima délie Me-
tafisiche Partition! : sarebbe impertinentilfimo .
II ' noltro Filosofn sopra la p. rta délia sua Scuolà
Morale , affine vn Cartcllo con questo Scritto . Che
Ktllt ïtiV»rj , gli cui priticipif slno Prchabili , &
Persuâjìui il cercart Dimoftratitni » t impirlìner^ï,
& p.ÇTj*. • > .i • ... .
Egli hà volute» , con quefta Portion degli Og-
getti. insegnare vna Scirnza finita, 8í merodicá , che
con alire P irtitioni sirebbe ii'finita & confusa .
Ma cettaraente , niun'.iltra virtù Morale verra nel
pensiero ad alcuno , che á questi Oggccti non si rí-
duca, (icome tu vedrainel progrellò .
ìnsjmmiciò che nelle Scitsi? non vide Ariiìote-
le, non ilpeii di vederlo alcun Mort île .
Finalincnte tu puoi conoscere , che die sele Vir-
tû hahitano nci Régal Palagio* délia Ragione , cioè ,
rPruitt,^t e Çiuflitia : tutte l\tltre albergano ne'
Sobborghi délie Palfioni , cioè nell'Appctito Sensiti-
uo, nella maniera che già si è detta .
Ne perciò si dec calouníar h N-ttura , che dentro
l'Huomo habbia rinchiuse le Paflìoni, ntmicheuoli
pcruirbatrici dell'Anime : p;roche scuza quelle , l'A-
iiimo tàrebbepriuo di tante belle Virtù .
Vira , è la Cote délia Fortciza : la Ctncupiscibilt,
c la Conciliatrice deH'Aniicitia : il Timtre è il Con-
ligliero delta Pmdenza: l'^mbiticnt , è lo Stimolo
délia Magiúficenza : il Dtltre , e il Maeltro del!»
Temperama . Dal Faiigo nastono i Gigli , e dal
Senso iiascono le virtù .
L'Huomo non è Ccrpo simplice , ne Mente astrat-
la; ma vn Miíto di Spirito , & diCorpo. L'Autore
délia Nitura , che alla perfettione 8c ornamcnto
dall'Vniuerso , non lafciò mancare cosa niuna j ha-
uendo creato vn Génère di Enti , tutto Stiso , cioè
gli Animali : 8c vo'altro tutto Spirit» , cioè gli An-
geli : douea cre.,rne vn'ahro Mexzano , coinposto di
Stiso , e di ifiriu , 8c queíto è l'Huomo .
- Nellc Bcllie vencnifcrc » U Natnu prouida , In-
- sicmc
. 1 1 B R. O T E R Z O. it
fieme col Veneno , hà posto il Contuueneno . Po-
co lontana da'.la Paflìone è la R.igione , che U coi-
regge : vicíne a' Vitij esttcrai son le Vinù , corne
vuirai.. '■• e
f*3 «H t*»
* - • 1 r
C-APnoLO sv^V0 1 í i ■;
Gtneelefia délie Virtit Merail,
i & ii Ut Vitij istreni . * 'f
i " jI *.
RíTT 1TVD INE. i
DtiïIntel'ette , circa il ben Censuliart .
Imprudenza PR.VDENZA. Astutczza.
Drlia Velwità circa il ù'fi-rïjui't > rewK/*ir# .
i.igiustiti.i nel più GIVST1TIA Ii giuùiria nel meno.
Dtlîi P. ftionr t/Vrj i Midi Cerperti . >
CoAirdía IORTEZIa: TcmetitJ.
Circa t Btni Corserait .
Stupiditi TEMPERANZA. Intcmpe;anza.
T^fBeni ciltrni : circagltvt-li Medìocri . . »
Atwittt, ■ UEERAUTA. Prodigalità.
Cireá i Ben i Viili Gcandi .
Paruisictnza MAGNIFICENZA. Oltradeccnza.
Circa i Beni Honoreuoii MtàUtri .
Non cutanza MODÍST1A . Ambitionç.
CircA i Beni Honereuoli Grandi »
Pusilhnimità MAGNANMITA. , Supcrbiâ.
'Circa i s\iali cìierni , cri uocanti f1 r.í .
Inscnfatpçine MANSVETVDINE. Irarundi*
Nella Cenuersatione: circa il parlar ii se .
Fintione. VERAUTA. Arroganz.1.
Circa il Cùmpiacere ad ait ri ntl Gìccose •
Rustichezza. FACETVDINE.- ScurriJici.
. Circa il' cempiacere ad a/tri ntl Sert» .
Adulation» PIACEVOLEZZA. Contradicenza.
t irca il Tinter del preprio Dishonore .
Timidezza VERECONDIA. Sfacci.itagiiie.
Circa il Dílor df * Beni altrui tien meritati .
Iuuidia 1NDIGNATIONE. Malcuol efiza ,
C
Ï4 WLtA rilOSOFIA MORALE
•£*î «*» H»
c *i r i T o l a gjv i n t o
Dtl M<Xli Virth-
t^S-tS- VESTA Gene. Iogica Tauoh délie Virtù, te.
* de'.vitij colìatterali ; ti fà chiaramente ve-
.dere, che la Vittíi altro non è , che vna Me*
Jïi&i'Qr dioirim fràgli EstreiiiiVitiosi. Etpercon-
stgueme ti f i conoscerc , qunnto fia vicino qnaggiù il
Maie al Brne -, il Falso .il Vcro .
Quai cofà è niigliore délia Virtù ! quai peggiore
del Vitio ? & pure ciascuna Virtù si troua due Vitij
a'funchi, l'vno ereedeme nel pnì, l'altronel meno .
Basttrebbi cjuesto Argomento per dimostrarel, che
nel tt omlo i «-iticsisono il doppio più de* Vinuosi s
peroche le Virtù sono quauirJfà , & i vitij son
Vntìttl» . Ma peggio è , che la Virtù è va , 8c î
vitij sono inftiití : peroche, in vna maniera sola si
dà nel Segno i in infinité si trauía .
Com'è dunque possibíîe il caminire alla Virtù »
ft t.into angulto t il calle , che si và sempre , à mo-
de' Funambuli , col precipUio dall'vno c dall'al-
tio lato}
L'Occhio , mirando la Luna sotto il Sole , con*
giugne l'vu Pianeta con l'»ltro : & pjtgli divedere,
è vna Luna di fan-o , ò vu SoJ d'inchiollro : Scl'Hii-
man giudicio , prendendo l'Eltrcmo pri U Virtù ,
non sì .jnjí lodi, ò quai Jetesti .
taSciocchí'zia di Cl.u.lio , a" Sciocchi pareaPru-
dema : ne si conobbe f non al chiaror dell'Oltro.
La Temerità di Alcslàndio , perche In fertunata, a*
Ttmerari pauie Fonczza : & kidídi-roM ciò che
douean corrp.ttire^ La Crudeltà diSilli , a' Politici
parue Giustitia : degni di hauci per Giudice vn tal
Giultitii re , . -
MA- che co(à è cjtiesto M<%£, doue tanto an-
guftn soggio iià u Virtù .
Io ammjro che sia/tara cotanto .mimir.ua quclla
Senticia, che afcri attribuirono à Hiante , alttiàSo-
lone ,
1I B R O T ER2 O. ff
lone i aUri à Pitagora, & altri all'Oracolo , tiquai
défini iTmezzo dtlla Virtù ton duc parole : rsICjylD
H1MIS . rNiinttfin Ircppc.
, L'Oucolo fù sciocco i perche non défini la Viriù ,
Zenon per metâ. Ancor douea dire , NEQyiD PA-
RVM . Hitxte fie. pic» . ^
Alquanro pi» intere , & più chiarefùrono qaeftc
altre Définition! . DIMIDIVM PI.VS TOTO : £.««
,*4<t* t piu dil tutto . NEC CITRA, NEC VLTRA :
A;, di tu, Ht dit U . OMNIA CVM MODVLO :
Cgni icsa cen mìsur* . Ma quíste Misure , Filìche
più cht w.oaY) ; non conuengono mtglío aile Orent
délia-vjttù , che aile future deli'Architetto , deJFa-
-bro.de! Calzolaio . . • .
K.clto più ptpprie Ton tfit&e, QVOD DÏCET:
Ci» cht cemim. QVOD 1I( ET : Ci» iht /ici.
Peroche questi son termini di Misora Morale , te
ron F sica . M à tutto dir^i i«vn:<p rola , sc tu di
rai, IL RACIONEVOLE • Perche h. Virtù non è al-
tio , che vna Metiiocrità prescritra dalla Rjgione :
iîche chiude tutte le Virtù , & f'ouhiude tutti gli
Êstrcmi .
Ma quefta Metà m cui consiste la Ragione , noa
è ^írìiiruiìcc, come la Metà numérale , ch'è sera-
pre l'isteslà , benche applicata a differenti soggetti,:
ií serepre vgualmcnte c discosta da* suoi clhcmi .
Gli lbcri asttigneuano tutti gli Adulti à cignersi il
ventre convn cintolino délia st;flà misura: & chi
l'eccedeua era punito pet crapulo.'ò . Più degni di
punigione erano que' Legíslatoti ; iquali se foslèro
diuenuti Hidrópici , haurebbono violata la Legge ,
rompendo il Cintolino .
Ma la Misura délia Ragione è (jtmtiiica , ciré
Picportion.ile : perche ciò che, ad vno è pi ço , ad
altri scii srptrchio : Sc la Mediocrità deli'vno , làrp
Eccíslòdéll'j'tro. Ond'clk è relatiua aile Pcisonç,
non agli Estremi .
. Mal conuiene al Pigméo il Cot-urno di Alcde :
ne à piccol nxtito le smoderate irxrccdì . 11 Giuíìo
non misura tutti i furti con l'isteflá run* . II Forte ,
non versa per vil cagioac il genetoso Cangue douuto
C 4 alla
yí DELIA FltOSOFIA MORALE .
alla patr'ta . 11 Libérale non è vgualmcnce splendido
verso vu P'ebeío, & verso vh Nobile . ■
Il Regolo ci ferro di Polidéto non si ad.attaua
scoon solamcnte âlSiílò diriito e piano : ma il Re
golo di piombo de' Leshiesi, giustosì, mapieghc-
uole , si addattaua al Saflb piano , al curuo , al coa-
cauo , Sl à quâltmque figura : scmpre picgheuole , Se
semprt gïiisto .
Rtgolo dí ferro era il Cintolo degli Iberí : ma
la Regola délia Ragicne i non iolamente misura i
Soggctti generali 8c immútabili ; ma considéra le
Circònstanze particolari, cioè , la Perfîna . \'<Attiont,
il Luo£», ilTcnp», i JMttyit la Maniera , & la Ca-
gitnt ; corne à suo tempo vdirai . Et al cangiamen-
10 di queste l incníìtinìt , fi cangia il MfVfe dtll*
U contento dell'Armonía richíede il concerto' di
tntte le cordr : ma pc r çuastarlo, basta vna falsa corda .
So!o il Sole sàíaminare per la linra indiuisibile
rtclla Eclitrica sçr.za trafalire a' toostriBoreali : ne
'diruparc i" Mostri Australi . Tutti gli a tri Pianeti,
quasi scioethi Faetomi , hora sormontando verso fat-
toPolo; îc hora precipitando verso il Polo basíb ,
non fan fernurfi m l 'inetio vn momento -, perciò
detti Errant! . ' -,
Com'è dunque poffibíle aile Humine menti il non
«tare.! ■ ■•■ • '
• * ■ ■ - m «** '• x " ' i
c ^ ■? rr O l 0 S EST 0 J
Cime si trtuìil MiTJj itìle Vin» frà gli Efltmi '.
A N.nura |; corne già vdisti ) non dona le
ft t t Virtiì ; ma dona vn chiarolumeper poterie
Sp ** * conoscerf . - -
•ít &S^ Agli Animali diede l'Iristinto , per saper
distín,uccc l'H*rbe salutavi dalle noceuoli : all'Huo-
mo diede la Si»itrtfi,btt saper distinguere il ben da
Ml?. ' " 1
Skcine.qucsla Lee!slatrice setiicò giníliiTime Leg.
£ii
ÚÏRO THIO. J7
g! i trorpo ragiusta t'atebbe stata , sc non le hauestè
promulgue 8c affilie nelle Menti di coloio che oslèt-
uar le doueano .
ll Vitio può filtre senza Gíudice ; ma non i gí.i-
rn.ii scnza Accusatcre , ne scnza caltigo: hauendo
p< r Accusatrice la sua i orsin Xj , 8c Punitorc illuo
T^ìmrso . Ma che cosa fia qudla touscier.za. i dit
scorrerassi pienamcnte àstio luogo»
Non è du-que Viticso il Bíniniuo , ne il Forsen-
rato , iquali non ronoicono il \ iiio : ne pccca roli:i ,
che nonsà di peccare . Ma chi conoíce il VhiOjCO-
rolce la tinti, prrche chi conoscc glj lílr: rai , co
rolle il mczzo
N cnèScicnza più chiara d*l!a Conscicnza: quan-
do dalle Pefiittù non siaoscurata .
I fumi vaporosi dell'ana , non lasciano vedere la
vera misura , ne il ver colore del Sol nalcente : íc
perciò lalinaginatiua lo crede corne i'Occhio lo ve»
de , più rujicondo 6c più grande : così la tiimosiù
délie Paffioni , altéra il vero giudicio, Sc la misura
dclla Ragione .
Mamoliopiù se il Giudicio è guasto díM;li Habiiì
fríuì , iqtuli srnza paflïo:ie eprano raalc ípignendo
FAnirno agli Ellrem; .
II lii.íccio rotto , niai non si tertà nel mezzo al
si.oiuogo: se il raddrizzi davnap.rtc, ctérì dall*-
ktir.a . Et l'Huoin perueiso , se il rimoui dall';vuo
iltrcmo , darA neU'ahro? non si terrà giamai nel R.T-
[ioneucle : ò sali Piodigo , ò sarà Scarso : arderi
•ínnerstio , ò tremerà cod.ifdo : pallcià scnxa mczzo
áiah'Adulatione alla v ilL.iúa ,
félicita è dunque la primiera via , & la più facile
per cjnr.sLcrf il Mezzo dclla vinù: ígombrar dah'-
Auimo le P.issioni . e i mali Costutni ; accioche ri-
splcnda qiiílsaiito iume délia Sin.ìértsi : perche gli
Uifli ingonibri , già detti , che in.pediicDdo l'acqui-
ílo délie V irtù , ancura iiripedis.tno ii conoscimcnco
dtl Mízzo .
MA salira maniera per discernere più cfciatt»
mente il Mezzn di' suoiîltremi, è la ?*
imlJt ; laquai* alla Naiur^l Siadértsi ■ujfufoe gti
C í eftemi
ï$ DHXA.ntOSOrlA MORAïE
esterni ammacst'airi'.mi , frV il pr< pno Efj'rrmenro ,
Lume più 'itçfdç , iru più < ifn.Ue, S; più tardo
ptiche non si dona dalla Ruina, mi si aequista coi
lunro vfo
Nel Templo solo delta DeaNímesila Publici Mi-
sura del Cubiio si conferuaua : & nel sol Tempic»
dcl'aPtiidenza, è r!p Ita la Misura del R.igioneuole .
I Vitij Lacerali lemyiemai litigino délie confiai
con U Virtù . Ma ficorne toccaua al Giudice Aruále
ilpicfig^ere t Tertnini de* Campi litigiosi : così tocca
al sol PÍrudenw ilprtfiggere í LimitidcUaRagione ftà
il ireppo & il poco .
De'd.do, con incerate penne fuggendo à vofo rLU*-
lsola crndele alla Tetra arnica ; diede al suo Icaro
quêito ríiordo* Figfcucl mit, tien volar tant'altê >
íbe l* Sftra dtl Fueco ti ahbruxi le r. le : ne t- riìo kt>f-
/* , rhe il vaper delC ^cqua U immolli : £<r la vùtf
itl M t^jj íh trieraiJìfuro »
Infàtti, Dédilo, corne Vecchio prudente, seppe
tener la via mezzana ; & felicemente approdò : ma
l'inc-nto Garzone , dal giouenil baldóre treppo in
alto portnto : si collé l'stíi nel Fuoco , e ruoii nelì*-
Acqua • paflàndo dali'vno all'altro estreœo , pernoa,
hauersaputo tenere il Mtzzo ..
Ogni Arte è difficile nel suoprîncîpio . Glî An-
geli soli hebbero fonrnia di nafeere Prudenti . A que-
gli surouo infuse le l»uaj ni délie colé Agitili : agli
Huoioini coouiene acquistaile à bell'jgict con la Pru-
denza.
I nip.ua il Pilote» la Kautica con la naufea, temen>-
«o à principío tante tombe quante onde : ma dopoi
con l'vso adanirno riposato > septa il fluttuante Ele>
mémo paflèggia il Mondo .
Non è tanto difficile la Scienza délie vimì , quan-
to quetla délie, più infime Arti Libcrati . Più facilî
Regole , ic più chiare bà la Vhtù Morale , che la La-
«ina Poesia, che liga la libéra Orarione in numerose
catene : & con infinité Leggi , compastà i Versi co*
Picdi , e g'.í Piè con le Sillabe ; & di ciascuna Sïl ilsa
«ìisura la quamità , Jibra gliaecenti , partisce il suo-
JWníepcseiliìato .. .
LIBR.O T E R Z O .
pm diiîìei'.e tilfare vn v ttso Luiiio, clie vn'Atto
Virtiioíò: f,ù f. cilir.eKte si ci nosce le Ciicoll.a.ie
del Ragionci:oie,cue i v.ilor dcllc SilUbc» .
Clic lc c n l'vi'o si m de r'cilc vnaPcritia crsì
ditEcilc k gli cui Pc nc pij non son fbndaií ne in Nù-
tura » DC in Ragioi.e ; ina rell'.ubiirío di capriccolì
In.egni, che le ne f. ctro LegisUiòri : qu.ir.io più
racikncDte »' jnpat.i à cordon il R. gionei o'c ctl
Luwe diNaiura, con la ncbil E lue.ïtiouc» cou j'A-
mor délia Lod», col Timor délia Pena, co' vocali
Pcecettj , con iferctti Libii , con le publichc Lfggi ,
con gli elt ìr.pii . Itrui , & con ii picrrjo ijicuintuio .
clie *dt gr i cQía pi eu.de ì
«3* m m
, * . C^P1T0LO SETTìMO
Pamgont itgli due Eflrtmi frà ler»-
•fr .$VANTVNQ_VE l'vnoe l'altro Elirem»
t£ ^<_S dimeno l'vi o è roen d' forme d. H'altro ,
'frfeìM'î' perche l'vno è più simiku{Ja Viaù » che
(là nei m zzo.
Più lïmile alla P.udçr.za è i'Astntia , chc l'irnpri*-
denia. Più simile alla Forteiiaèla Ttmciuà, che
laCcA.rdíi , PíùGraUe alla Láberatttà è la Prodiga
lité, chel'Auariiia . Perche. TErceffo, r.au puòcc-
cedere il M«z.o , çbenon l'ag^^agli ; ma ílD íeito
non potcr.do giugnetc al Mcz»> ddla Virtùi e niau-
çosimite.-iilj Vitiù , clieTEcceflo .
Corne dinotte vna Eselatione actesa, da' scioechi
ammirsrori è giudic.ua v»a Stella ; coiì l'Estrem©
più simili alla Viaù, ícuecte sipiende «1 JÍcin.bio
dclla Vírtù .
f! Vitio più simile alla Vírtù , e men ve/gognoso
dfli'aliro per che làràpiù difficiles & men liruile )>
bencke fia più pcrnitioío {jrçiù fìeto.
Più lì puniíce chi pugeo çontra il diuicto, che
.fhi luggì dalla, pugna : nu è più vcrgegnoio il (x>£~
ÇÍt dilïa pugna , che il fugnaic couua, »\ djuieto
C 6 çeichc
ío DELLA FILOSOslA MORAtE
perche quella è \ ih.-i , virío pîebejti : nuetta è Te-
merita , vitioanimolb , & percío. píù sim:le alla For>
tejtï.a .
M.inlio, douane infelice , contra il bando publí-
cato dal Padte Diuruorc à siion di tromba , bauen-
do fbrtemente pugnato , e vinto il Nemico : per cotì
glorioso deKtto , l.ifciò !btto l.i Sccure il Crpo lais
re.rco : & A i tutti compatito e lodato , hebbe il trion-
fo ne' fiiiieraH .
Più sieiftnente si ríducealla vïrtù il vitro , ch'è
píù- si'.nilc à lei . Con miner Kirici diuerriForte il
Tenierarfo , che il Codardo : perche più facil cosa è
trôner l'fcceilò , che supplire al Difetto : & più
dirHeile l'vguagliare alla Mcdiorrità ciò che non vi
giugne , che ciò cL* eccede .-
Fil rniracolo di Natura , che Torquato diuenifîê
tanto vtil? alla Republica co' suoi Trionfi ; coîui
ch't ra stato; tanto inutile , à: vile ; che dal Paire fù
inai.tro à guárdat gli Arment! , a* quali cra simile .
Et mággior rniracolo f» , che il Superiore a€. icano,
specchio de" Giouani ìiella Vita dislbluta è laltiua:
díuenisle dopoi specchio a' Gucrricri délia Vita con
tinente & m odesta . ' ■ '■
Parue , che la Natura nel formarc i Protratti di
que* gemini Hcioi .aceioche più viui spireflero i
tâmi 3í Ile grandi Virtù ; vi hatiestè apposte i'ombre
fosclie délia priltina Vita . ^
Ma cgli è veto , che nuinmnque i Vitij taluolta
faccian triegua con la Virtù i fanno però ttà loto
perpétua gaerrj .
Quclro solo di buonoh'.n gli Seorpioni , che ft*
loro sivecidono : così ptouíde Natura , che la pro-
pagatione di quella peste non annieiuatVe i! Génère
Humano . ït qutsto (Mo han di itmono i Vi-i) , che
corne son più íccondi che !e Virtù, cosi l'vnvitio
e dïll'ahro caruetìçe , e strrggito. e .
la Prodigalità vecide l'Aiaritia : l'Auarim vceî-
de l'Ambitione : l'Ambitione vecide b Codardía :
la Cedardu vecide la Temerità ; aguisa de' Cam-
r:°ni di Cadmo , ihe insieme nati e iknnati; con
'«'proche feritevecidendosii litOíruiwno allaTe»-
1 ■tfíiano vscjú , * _ Au*»
tsBROTERZO. «t
Anzî ogni Vítio eltremo , inrcrisce contra sc strrVi,
6: per íeíivccide .
Nie.ite è più contrario al!a ProJi^iliti , chc Ìì
Prodigalité; no alla Tcmetìti , che laTeinetiti : ne
all'lt.i , che l'Ir.i : nc alla Libidine , clic U stesl.'i Li.
bidine. Tmto ciò r.he giugne all'erttemo , ofisrrc-
sta , ò ric.ide sopra íê stcslè/ : Si vicne i:i odio al
proprio Aurore .
II Drago mirandoíì ntllo Specchio , flonpii coi
suo vclî-no : 8c vn gr.in Scclcraro , spccçiiian losi nc*
Virtuosi. òl borre la sua Scelrrate-zza .
L'Atto vitiosp consifte netU Dcfettnki i Sc ognî
P.itto defctme & mcstruoso , (p.ment.i i propri Gs*
Ritori. Et ccsì , moire volt - il tcdio , c i'm rror del
Vitio, rjconduce i! Vitiolo „lla Vin ít .
Per contrario» le Vitré, Pro'.e Diuina , trá loro
sevbano cor.cordia e pace: perche Uiue lbno con-
f.irmi alla Ragione . Non può cst'.'re odi.ita livírtùj
perche c troppo amabile Non può fwacere à fie
ltisli, perche è troppo bella . Non M termine dcl
rrffccre , perche non può in.iuc.nlc aliraento . Non
ten e, perche è ircolpábil : . Non siigge U htec , per
che è i.onoreiiole . Non si penne , perche tn.il non
opra . Nc-n può veìiite à r.oi.i , perche sempre ic:idt
•11.1 Félicita, come il Vitio *IU Mílería.
VO.-!..> Vîatre allô sciogl;mcn o ili vna dubietâ ,
ch- pitrtbbc nascerc n:llatui mente ; perche
naccue n lia mente di gt ndiffini Filososi ; sopra
epirl -che 8 è dcuo del M'Xfe djetla vinù l &í délia
Differema de* l'uoi Eíìrtml r
i t . , ^
ÇsAtU
1IBRO THZO.
■C P I T O L 0 7^,0 S Ó .
& auxmt fiant It CiritHan\r itU»
lAititni Merci: . .
O N è S«stanxa niuna Ccrporr» , che non
§ XI' S ^a ^ v'1r' ^cc'<lfra' accompagnata , da'
•N 3» qualiella riceue prrfettione, ò detrimcnto:
«^MM-fr & si difrèremia àiìie altrc íbstanxc <k])a
mcdcsimi Specie.
L'Arborc è vn Ctmftsil» it Cerf t di ^4mmt Ve-
gitatiua ; questa è la Qukidità , 6c la S. stanza dellV
Arbore : mafessere Verit à Ç/iaili, , Grandt i Ticu*
le, Fruttncsò à Stérile: qoesti fono Accident! cbeac-
tompagnando la Sostania, difièremiano'vri'Arhorc da
vn'ahro : ícqucíte si chiamíno Ci'royîitn^» Fifiebt.
Così apumo V^fran Morale, benehe inquamo
Atrione , si numcii da" Dialeitici frà gli Accidnui ;
potcndo l'Huomo oprrare , ò non op'iarc : nond*.
mfno ella # considéra c me vna Stft**X* , ò lia
grtidiit* , in riguardo degli Accident! che l'accor»
pagnano , 8i la difrcrentiano di vn* alcra Arcione ;
rendendola più Virtuesit á 'Ùivtf* : 8c queste sono
lc CÌTl»fi'in\e Merati, conit già vdíli.
Hor ««este Morali i i cofranxe communcmcntcsi
ïidueono àsene, comprise in quefto Carme . i
Sl»!' ■ S^uid . Vèí . £uHtU aux: lis l . Cur . Suimciê.
Chi . Cht . Doue. Ctn che . Perche . Ctme QuauJ, ,
Odinchora h spicgaiione .
jh// . Quefta significa tanto la Tirfana civile ;
quantoh Perfona Paiimli : perche l'vna e l'alua «Jtf-
ftrem/.i J'Atr:'o;ie , aagratiaiidoLi, ò minuendbla .
ghtid . Qiicíî.i non signiíîca h Quidditi dcil'Ai».
tione: perche J.i Softanaa non è < ircolranza : rru
significa qiiaJche Effetto, ch? daH'Attion fia seguico. I
VU. SignirTc.iilZ.wfa dou"èf.;tta l'Actione : Pre~
fane à Sacro \ 'Puhlico è Secrète .
Qitìbut tkxilifi .■ Sjgniíici con quai -Mt\X'. > c>
1 quali
*í CELLA FHOSOÏIA MORALE
yuli •^íúiii.c'on nuali Iníìrumtnti si íìa tatta l'Attïone.
r«r. Signifie i !.. Ca^tne , il.f « , & i'i nti nticni:
ptrche moite volte la Cagíouc van !a ípccic del fatto.
SÌHumcdt , Significa ìlMidt olw fi e tenuio ncll-
©pcrare : ^dptfîatAmtme , ò imprcuidamtkji : cen
froda > ò c«« b ^ na fedt , t ,
Sl«máo, Signifiea il Ttmpt in cuifiè fattarOpe-
IM V'*taii> « ptrmtjji : ii gitriêi i di mtt» : *-JÌ44
1cm 0 , 0 fktr di temfn . ; -t . ' ,
ÊÇtone vn cliiaro eseropio . <A*f*fl' Ctfìre /senir
; prt, advrato ty- /empre injidimtc des sûfli Ttmani ,
fig^iernand0 in fyaticia , rictut ccrt-.fsimi afuofí ) cht
M.H: i<j c bina , hêhiit su* uin*Jricr> » awMo <cme Fi-
£timloi& s'.pr* ruili btfífjkato ; « si^gr/lunt di Mar-
«4 ydnftiiu ■ «4 congiuralo a 1 :-ic..ú 1 U tul T/mtii* i
tfu.thâo 3 seftndo il suo ciuíuma tcjruin€ tfard u Sa*
it.su o ; bantndt snf per f.tkttrl't . ctmpliit dti.dttit-
ío g/i ^ M. iliufirì Corti^fti-ni di ~~:uguïìv : porsai.do
■ tiaf-Mt'l pugnaletn s<n naftefi . ' ,
Adunque t) Jí^«i»^;i deii'Attione è quefta . fiV
M dtlibtràtt di ■vuidtrt xAuguflt »i Homicidio
fia tieguitocon i'Animo , prima che cou la mono.:
na niolto più aggrauato dalle Circostange /egucijM.
Chi.Cinna uraato da ^ «(»/?» t Iwncrìcatc. : ^u-
j>* lin Benerattor-e di Cimu,tc suo Primipi: délie tjuali
jatticolarità ,1'ïìia aggiugne alla fietciia |a,/JigM/*v
tudin : l'altta cangia l'HomlciJio in Parritidit .
C-he. Quefta C ircoiranza inaggiormente lo aggrar
ua : perehe tla cjuell'Hornicidjo nafce CoMiÀ dtls-
imptro ; te rin.ìlce la Outrr* Cimiit,ih'.cfl gia cltinta.
JBcw , Qufsta MWftl al Dtljtto noua itialítia :
«ormnetienuxlo nel Ttmpio ; dauanti *f/í 0«4> ( co-
mt çi cde-uanoi Gentill ) de' ftmmi Sij : onde tinu-
neua offesa la Ht mana Mat stà, ií la Diuina .
Cui ihe , più atlee il Delitto pet li MlXìf ^
«juâli Ciona si serue nell'eslcj,uitlo : chitnuniio per
tAiwTti i e partccjpi délia soa sellonía pin altti No-
bili ; & nascoudeiido nel seno i Pugnaìi , arma ptodi-
•ort.i , &. wfauie p< 1 i'.islàffinamento di Giulio Cesare .
Ftrcbt . Qinsta oìticmcdo aumenta il delitto :
«slèndo rjli anoU'a , non da gcuerolb risentiiuento
- Pet
11BRO TEB.ZO.' <7in-
per qiulche offrfa : ma da vilílfimo 8c brutale*T
stinto di tradire il suo Signore ,per ecmpiaeere ad *An-
tait; o T^emico publico i (jr rUeutrru qu»hhe mtrcedt .'
Came . Manco infâme sarebbe stato il Delitto ,
s'egli hauesle ponatein campo le Árme contro Augu-
sto scnprrtamente : come haBean fatto aleri fcebelli .
M" fingt* f'd' • & tmêti verso il TrêHtt ; viuer
délia sua Mensâ ; & prtditoriamtnte injîdijre alla
■vita di chi in lui si fieli tu i quelto c vn* eccelíb dél
ia persidia .
gHtndo . Questa Cireostanza rinchiiule te (asm
di horror tutte l'altic . 7(el Tempo ifitffi tbc il huon
Principe sacrifie* per la pubiiei félicita , Cinna vool
sacrisicare il Principe alla publica desol.uioae . So-
pra l'isteflò ^i/tari , il Sacetdote Augufto yrsa if
sangue délia Vittima per plaraf gli Patrij Dei : & Cin
na versa il langue del Sacerdote per Idolatrare vn
Nemico délia Patria, Marco Antonio': lasciando in-
certl i Romani quai foflè maggiore , ò U Pie tà del
Tradito , ò l'Empietà del Traditorc i che aggiugne
al parricídio il Satrilegit .
f~\ \umrro : cieè , quante volte qu<ír\tttionesia
stata sitra . Ma questa lï chiama pluralitá di Attioni ,
tt n on Circoitaraa di vn'Attione .
Altri vi aggiungono alite Paiticolarítà delli Noue
Predicantcmi accidentaii de' Didetici : nu tutti (ï
riferisç. no á queste Sette Circostaiue . Et qui con
siste l.i maggiot perspicacia del prudente Intelktto
per benconsult ire , 8c efiminare le Aitioni huiivnc/
Qowdo pista il rajgio del Sole per luogo oscuro ,
si veggiono minuti Atomi per l'atia vagirai,, che su r
di qucilo fu.goi;o l'octliio ; 8c l'Intclleito più jllw
miiuto , vede Cìri e-lìai ^e più singolati , îc indíuidue,
che i men pruden'i non veggiono : 6c megiio
scernele Attioni i iituose rldle vitiose .
9 % ❖ fr % <F
O EL-
a
DEL L A
FILOSOF1A MORALE
LIBRO QV ARTO.
■H» «H t**
DíLU F O ET*. Z Z A,
ET DE* SVOI ESTREMI.
, CAPITOLO PRIMO,
INTRODVTTIONE AL TRaTJATO
Stll* Fortes» .
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-• . . . > ... ■—.»■:: mi. t ■•»>»
r
DELLA
FILOSOFÍA MORALE
LIMR.Q QVÍNTO*
«•» «** «M
PELtA TEMPERAMZA
ET D B" SVOI ESTREMI.
: CAPITOLO PRIMO»
C«X CQS4 SU TBMTZRAKZA*
«*. V À»
A TIMPER.ANZA è tfft%> <WAj
C»ncufis,i:,ile, che modéra la troppa
Stupidit* ; te la trOfpi Cupidhà de*
Çorporali Piaceri ..
I/Huomo non è Saíïb , »e Aiih
maie s, non è tutto igscnsato > ne
íutto senso.
Naiw» ryuol che l*Wuomo conseruî ìt'CApo v 3c-
«ioche iï;€orpo seruaallo Spitito, H C orpo brama
Pue n : h> Spirito anu Sobriété . VI»i"*p*r**t*
opprime lo Spitito con soperchio aliniento : !o f/*-
fido abbandona il Corpo con sopeichia Sobrietj : il
Istmpiranie fi giuftitia al Corpo, tC al!o Spirito ; rt.
woiundo mezio , che ne à quello manchino foi ze vi-
Mli '■ ne questo nunchi aile Oper.itioni SUtionaU .
Ma perche la Tempetan^a ambidestra , dee coin-
kmeie ad vn tempo contra due Moltri ïstremi;
«om'Beuole contro al Crjnchio , Sc contre ali'Ht-
4a quello tutioffeddo eritroso, quefta tucta gole ,
* lutta famot t neceflàiíamenre ella dura niaggica
saie-, nel vincer l'Hidra.chï il Ciauchie • \iCapidtti».
VOXK TILOSOFIA MORAU 1TB. V. I»
Dunque . ilptincipaVïfFetto délia Temperama 2
rnoderare iuguisa l'Appetito de' Piaceuoli oggerti ;
chc laloro préserva non generi soperchio Piactre:
nc U lontananzageneri sopeichio Dolore .
Ma lien la bilancia délie lagrime te de) riso : de?
sospiri <kl giubilo ; délie voglie , te dette dojlie.
St corne b Fortezaa fi l'Ardimento timido ; te il
Timoré ardimentoso : cos) la Tempcttraa con giu-
ûo ecjuîlibrío , leode la meftitia piaceuok . 0c il
placer nxfto ; pet údurl'vno è l'altro alla fgualiti
deU'Honcsto .
Manclvero, e-:K è pin difficile , rnoderare i) DU
leteo dcll'Oggctio preseute , chí il Colore dcll'Og-
getto lontano .
Peroche, sicomr la Nnni.i í arnica del Piastre I
tí ncinica del Dolore: cojì contto al Dolore detPV
Oggerto lontano , combatte h Virtù te la Ritnu l
ma contro al Piaceie dcU'O^rttn présente; com
batte la Virtù sola : te ì più difficile impf<si,vinccif
due Nemici, cbe vn sol Neinico ,
Si aggiunge ■ cbe l'Oggetto lontano , £ gode toa
la sola Irru^irutione : ma il présente, colscnso. If
perche l'íroaginaiiua è facoltâ più Spiricuale te più
débile ; il Senîo è facoltà più corporale te piùgagliar-
ii : perciò manco rauoue l'Oggetto Imagmabik, chc
il Scnsibik . Ond'c macstreuok quelFArorisiao :
La lontunur.^, tgn gran fiaga falàa .
Sempre sarebbe veto quefto afotiuno , se tutti gli
Huomlui folVc ro di vna tempra .
Doue domírul'Atnbile , la Imagínatîua prédomi
na al Senso , con tal'ecceûo ; chc coloio piu soueme
yarlano seco steffi , chc con altrui : te benche vicini
a noi con la Personal vagano col pensiero molto kmta-
oi , aguisa di Estatki & Anfanatori .
A simili Ingegui, corne la Iniagip.it!iu è più ga-
gliarda te più tenace ; così maggior dolore cagiona
rOggctto lontano, che godimento jlvkino. Perche
IMmaginatíone sel fingt cjuale il desidera ; & il Scnso
nol troua quale l'imjginaua .
Frà k cosc caduche , ogni Persetto hà. il suoDi-
ftttot M» ncll" Qggettc lontano , la imaginatione
fO DELIA flLOSOEIA-MCBjMB: yS .
«stratta «onlìdfra le .P.«tfVjïici.i fnjzt i ftj^MMl &
piùlo brama : ncll'Ctygctio preleiitei» il Sfúío^ritrot-
ua più Difctttche Pttfeitii»ni ;. fi tost© l'ubbqrre í
& cangiando Opínidne, ceugia idesío .
' Il Lince f;inelico, btnjché poslegga la Predâ ; se
per <aso ail altra Preda-, loïlana* liuolge l'octlu'o'-,
fascia ciò che i;à, per seguife ciò che r.on hà : pc-
tpch'egii bà l'Imagiiiatioiie seuta , ilSenfò«ttuíb .
!ì Tarera; Tcíi.o ; eheícmpíc vago.di forestière. BeK
kïte ; yrima JUdrori ,cfec .M.'iitr . •& íaceua i Suor
ceri col parriadioi e le Moglic con.larapiri«:: p«t
iftuolâr-íe Reine , tútbaua ïía j:3 aitnui ;e subito ù-
lotid-j Je diicacliaua dalsuo-. <...;■ w* Á ^ i
Ripudiò Ai.aslo per fapir-Perifrea ;iiiîmò Pcjibéa
pertappe; i)ucsta yti Ataíc^t*! Aatíope pei Arfer.-
Ua'i SArbutarper Egle -, £gle> pua Fcdim. .Tutu la Faié-
rja vuMÒ C upído , pdr procacci.-rgli Preda sempre
n«*.v Nimì iJodo d'Huaei.co pctea-legar íì itretta-
mentêfluel l'uo maliiíconico A moic.cht nen volaflè.
L'occhio era subito suio , l'Imaginatiónc non raai .
'O.-Vcrámente mal parlò Ctiûppo , che le Paífioni hu-
aiane.,. alirp non suno. che Opinioni : corne, à suo
iicgo. vrtlrai . Ma pui'ê vero , che lejatliarde Ap-
picníîoiii ûiegliano le gigliarde PafEoiii : & le Dpi-
nifcni de' Malínòonici sono gagliartie Apprensioui .
I_i Ttinperl/iza duncjue, correggendo U scorreo»
ra Opinione 6c modecando l'òuidità df'l Scnso ■ ri-
ducc. con 1,1 giusta sua Ijbra , il Piaccr délia Postes-,
fione ; & il dil'piaccr délit Priuatióiie , alla „'.í«£«.
ciità dclla R'agiòuc «; -, •. . .4 •»
í.. » '. i- i ii t.i ,:. . '. •*..■■ t . * . .
i .v •• .i «3» €»»
A j .u. \ti. i * . ~ i ■■
C iAP ITO LO S ECO 9 ■
-aï ji • : .i Siyxi pu UTtmpirantt-f,- . i <• .
i: ;,•>;■. ! . i •i a-. ..-f * iV" 1
■fr îíáfrA Tf'nipenr.nia.è vn Sole in Líbra, trà W>
âj T'8} siiuo Solstíiio.aclaBrumaHicmale. Vna
«S ~ * Zon.i Ttmpeiata/rà l'Algcme, & l'Ardén-
WW te. ViiaVirlù Mczzana.tìi la f>í<tt<i Stu-
fèiïii, êc la f </t<;Viiintcníperara». ' V. . ', ,. .:;
■■"-liu Dmi-
LIBROQVINTO.. ji
Dunque !1 Tempérante , haurà viu Tw , ni
Frtdda e Cil in : vn.i Complcslîone trâ K»::. •„ ,
& Sanguigna : vna Età propria txa'l bolloi Giouenilc ,
íclaCelata Canutezza
Haurà Costomi sempre corhposti : Animo semprt
vguale : Volco sempre vniforme : in cui oy,a 6 an-
nuuola l'Ira, ne folgora il Riso : ma corne sopra U
cima del Monte Olimpo, soauenicutc riiuce vn'ira-
prrturbabil sereno .
Sciocca fû la Doctrina degli Stoici , cbe lc Pallioní
non entrino nel petto del'Huomo Saggio. Faccauo
migliori gli lor Sapiemi.chei loroDij .
Conuerrebbe cheilSauio perbandir dal suopttt»
le PaíTioni , bandisl'e il Cuore , dou' elle hibitano ,
corne vdirai . [ .
Non è Sauiezza il non hauer le Faslìonii ma il
sapersene benseruire corne de' Caua'Ji , délie Ataiî ,
dclle Rirchezze . Non sono Virtù , ma-h postòno can»
giarc in Virtù ; dominandole , senza lasciarli domi,
nare ..
Di Socrate a/rermano , che non mostrò vise dis
ferente íf giorno délie Nozze , ic il giorno che heb-
beia Morte . Ne fù marauiglia : perche ,çonie Ten».
perante , non eflèndo egli dominato , ne da'.pkccu
délia' Vita , ne dal dolor delta Motte -, aUïi-Spéíà ic
âlla1 Moite fece' Fisteslo viso, che solea fore a' suoi
Amjci . ' • .
Ancecai climi dtìle'^i^mì , &. il Sito délia Ssera
Céleste, dispongono il Soggettoà questa Viriù . j
Alla Fonte del Gange niscono Popoli tanto Asti-
nenti , che hauendo le Nan per Boccai hanno per
Cibo l'odor de' Fiori . Et íòtto la Zona coinbufh,
iráscono Popoli tánro- voraci , che si raríií.ono il
Corpo di Corpi iimnani. Qncgli , nonHuomini , m»
Cainaieonti : qtietti, Lupi rabbiaii, éc non Huomini .
Alcuni Popoli ncll'Améiica son tanto Stupidi , che.
ptrindurgli aile Nozze, Paraninfa è hSférza . Etalrri
son tanro Brtftali j che vaganjo ne" canSpinaísi lascwi
Armenti ; han per mogli le Madrí , & per Figliuoli i
Fratelli. siche qm%lip.iio.i riati dTSaíB, ò qucsti
da Bclue.
Dunque,
íi MUA F1Î.OSOFIA MORALE
Banque, egliè gran bénéficie del Ck!o il nascc-
tt fottovn buon Ciclo. Le Regioni più temperate
/crmano Cotpi più Tempérant!: pcroche i Corpi i>.
{uono il icinperameuto degli Altri ; k gli Animi ssy
«ente il temperamento de' Corpi .
Gli più Iracoadi son più Intempérant! , dicea ti-
ugora . Non perche i'InterBpcranza sia Porto délia
Irâconrlia : Ma perche , mal pnò dornare i Sensi Este*-
ni, chi non hà oomato grjnterni ,
Quiadiè, che gli Huorr.ini più cflfërati , sono gli
piii Estèminati : perche ruscono d..li* ifteflb Princi-
pio , la Fi*ceua ettrema verso altri , 0c la estremx U-
eenza verso se stessi .
MA i più Tempêtant! loncjtiesli, «he ttntri
■Ami vi han rattú l'H'.bito, dice il nostro Fi»
.
L'Habito cattiuo < corne già vdisti 1 « vna Veste,
Itquale ciiscun può vestú quando vuole i ma quan
do vuele , non può facilmerne deporla . Et fia tutti
gli akri , l'Habito délia fciteinperanxa i che più di
tutti gli Habit! è attaccato alla C.u ne ,
11 Fanciuktto adunque inconuncia ad ester* tem-
sciante , qtundo tomincia à vergognat6 di quel
tke deue .
II Roslòr l'ell' Atli.i fa sperare 11 G'omo fa eno ;
tt i'Erubcsceiu» nelli onJida Pucritia , là iperare
vna Vita honesta . Peiocbe , chi arroHiscc dauanij
agli .iltti i arroltîrà di se stestò «juando sia solo : Sí
il Veigogna il diflendarà dalle Attioni vergognose ,
Chirone nan era Hcróc ; tt cta il Maestro degli
H; roi ; la Veríiondi.» non t veu Vinù i & è la
Macfba délie Vinù .
11 yero è, che la Yereeondia è vn Timoré : t<
«gni Timoré par che atwilisca gli Animi bellicolì,
Ma bisogna imitar l'isteHo Chirone > che in vn tem
po insegoaua agli Hciói , à non temet l'asialto de'
leoui ; te ì temer la Vergogiia degli Atti vili : pci
#he , ciu h» petto il Roslòrc ,non hà pin Houeic ,
IIBB.O QJItfTO : 9i
£»€*}««»
C JIP l T O LO TE11ZO,
£>«« fiant gli 0g£Mi ittt* Ttmpcran%*
•^MpÏ-Í» A Forrezza non è circa tuttî gli Oggetudo-
f-r $j locosi :& la Teniperanza nonècirca tutti
* giiOfjtnti iiltutiuli, corne Tctifti
•ï>£#9^ L'Huoino è vn Tricerbero di tre. auid/A
sime goie , Ragions, Opinione , & Senso esterno : 8c à
ciascuna di queste dfede la Prouidcnza gli suoi pro-
portionati alimcnti i conditi ( com'ella íùole in ogni
íuo dono ) di marauigliosi, Piaccri , Intttligibiti , à
Snsiíiti, ò Mtl&tni .
Vlnttllettt , come Ragioneuole , è iníàtiabile di
Sipere. La Opinhne , i insatiabile diTel'ori, 8c <Ji
Honori. II Sens» esterno, è insatiabilc di Coipoiv.lt
Piaccri .
I Piaccri deirintellcto ion commun! con gli An-
geli ; Sc perciò Angelici . Qucgli lella Opinione, so
no propri dell'Huomo ; & perciò Hurcuni. QuLgli
del Senso esterno , Ion coinmuni con gli Aiiiin.ili i
Sc perciò Aniinaleschi ; & qiunto più neceslàri , can-
ro più vili.
DVnque la Temperani.i , non modéra i Piacerí
dell'Uuellctto , il cui Eccestb , si chiama Cuiio-
sità ; moderata dalla Prudenza .
Nemeno modéra ï Piaceri Jella Opinione : perche
son moderati dalla Liberaliti, & d.;11a Mo leiti.t .
Modéra ella dunque i Piaceridrl Stnso E/ltriort ,
infîmo di tutte le Facultì Hum..ne : il cui Ecceflò è
l'inremperanza : & contra questi Piacerí lià imau
cterna guerra .
ANzi , perche de'Sensi tfterni, lOtchi; VOrtchlt,
& YOdoratt , sono alquanco più Spirim ili , ti
perciò più nobili i seruendo aile R.igioacuoli 0?e-
tationi : l'Ocehio ail'Attrología : l'Ore:cliio alla Ma-
sica : l'Odorato alla Fisica , nel conoscimento de"
Scmplici t la Tcinperanza modéra solaincnrc- i Pia-
cul diquegli dueinfimistnfi , chcscmono aile pi*
vili,
9*, DELLA FILOSOFIA MORALE
vi li , 6c toulmente Animalesche Operationi; al Gusto,
& al Tutu .
La Prpuidenza non è tanto improuida , che per
conseruar la-Sfiecíe délie sue Opre , voglia perdere
gl'Indiuidui : ne pet conseruar gl'lndiujdui , voglia
pcrder la Specic . ,
Hauendo ella dunque «pli Huomini soli,' daca lit
Ragione pet lesúblimi Opération' : diedeincpm-
mune agK Huomini &wigb Animali quci due vilillí»
niiSensi, il Gusto , eiìTatto,. Qutl:o , pef cpnsct-
uat la Vita delj'Indiuiduo col Ciao : questo. perche
l'Iadiuiduo consetui la suaSpccie con la Proie .
Hora , pctche _gh Animali. non ,11.111110 .-.((to.fíne,
cliela vks, e la Proie: fti ta Prouidenza verso loroi
prodiga di voluttuoso piacere citcaquesti ducSenlî :
negando liro il dilerto degli altri ire- Sentiment!
più nobili i lenonse per accidente , iuquanto setuor.o
di Èsploratoti à questi due .
Non godono gli Animali la proportion de' Colo-
tì ; ne 1'h.irmonía dtlle Vocii ne la fragrairaa degli
Odori. , " ; .5 .'
Ami atcuni muoiono ah'OJor délie Rose : molti
Vrlano al suono de* Muiici Stronienti : niuno riccue
piacere délia Pittura ,.come Pittura. Percchc qucsio
Piicere suppone vii' inganno delii Imagiuatina , clie
il Eúito. fia veto; ic v.i diftnganno dell' Intelletto ri-
flessiuo, che non fia Veto, ma Finto : nelquale disin-
ganno consiste form.dmente il Piacere délia Pittura ,
dagli Animali non co ìolUuto .
Che se alcuni Aninvili çorseto aile Vue lusinghíe-
te di'ïeusi , & alla Gitimenta dipintt da Praflitele :
ben potè jngannarsi la lor fantasia; ma non rirlette-
re sopra ilsuo ánganno . Que* Coloti non piacqueco
loro , senon corne tappresentanti gli O'getti propot-
rionati al loro Senso\ Quello non fù piacimento dél
ia Pittura ,; ma dell'O^getto : ne l'Oggetto passò U
Sfcra degli due Senfi animalescbi, Gusto, eTatto.
La Tempcranza dunque , ptopriamente non cor-
feggc quegli tre Nobili Sentiment!, inquanto struo-
no aile Operationi intellettiue ; l'ecceslò dellequali
«on è Intcmperania propria, ma metafbrica ; ò più
tosto
-11 B R Ô "<fV INTO ." jf
rollo Ciirioíîtà ; sutropoila al corieggimento dtlta
Pmdenza . *; i
Ben'è vero , che licorne la Temperanzâ , dîritta-
rrxiitc risgtíardâ gli due vltiuii & viliiîroii Sensi : &
modéra gif ior Piaceri , eomrsuni agli Animal!: così
per accidente, & Indirittameme modéra ancou l'Oc-
chio , l'Viirto , te rO'ldr uo ; qumdo seruóno di
Mezzani agli due Infimi Sensi , contre aH'r4onelro.
L'occhío con osceni SprcttcoJí : l'Orecchio con fìioni
lasciui: l'Odoralocon le profàunate delitie . '*•/-.%•
Anzi, per il medetimo fine, la Temperanzi ze»
lante deli'Honestà , fà forza etiamdio alla Porli-, U
aile Scienze , quando auailiscono l'Jnge^no pe. ftre
ingegnoG questi due 'orutali e iloïidi Senfi .
■ 1 ôracmáni ne' lor opulent! conuíti ,' applicauano
H !oro alto S ipere ne' Sapori eíquìíìti e nuoni , délie
Viuande . l ifelice Intel tetto, càc de&ioan d.d Cie»
lo ad alte O;>erationi , apriilò coloto cliuennc vu
buon enchère'. 1
"*" Mi pegítor ft» rpie! fetente Capron di Tiberio;
c%e'ncU'iiitàiue Scuoia dí dpri propose p-emi] i chi
trotwa. píii ingè.'nese Usciuic . I Bncmá .i non man-
giauano per filosufae , ma silo osiuano per min-
giare • coitui p-igaua dotti Maeltti perdiuenirc, non
<ti Bestia Hoomo , ma di Huomo Bertia . Anzi peg-
gior dellc Ecstíe : perche à guette , la Natuialiniiia i
piaceii, come la Rxgione ngli Huomini : ma Tiberjo
atterrò tutti i limiti de'ila Natura e d^lla Rrgione .
DAil'anfidetto puoi tu ritrarre , che la Tempe
ranzâ è la mea nobile di tu te le Virtù : ma
lTrîtemperanza è ■! più vergognoso di tutti i Vitij .
H íi[*er Grammatica , è pocalode; ma l'ignorarla è
çra'n vérgogna : perche-g'i Oggeiti délia Gr :mmatica,
ìçin<3 gî'i.-jrîmí dí rurte l- 6cie:izc : ,1 o. :,m , de:, t
Temperanzâ, sono gl'insimi di tutte le Virai .
*'Ma bcnctœ-cip ih veto , se si considéra U Vilti de*
Piai'er» ch'cll.i aiiodéra : nondimcno se si c inlìdera
la DirKcoità iJel modenrli per Ii ripuçn mz.. dclla
Natura : quelri sicfciam.i il Lustro délia Viriù He-
roka s perche rende l'Huomo lîœile .i' Stmidéi :
coaie A suo luogo vdirai . ■•
tt DELLA FILOSOFIA MORAtE
tSA ww
W7 £d6* vap»
S&A
c jifiroLo «ru <AHJ 0 .
Tir quai fin* l'Huime fia Ttmpiranti ,
^{4$$ 'Vnico sine dell.i Tempersnza h?Hinista) .
§t * Chi è Tempérante per altra Cagionc, non
OS è Tempérante .
•faf&i-fy Leotíchiib Spartano, jr.terro3.1to perche
gli Sparrani non vláílcro vino : risposj , ^ccihihe gli
mltri non tenfitltint pir nti . Et con ragione : perche
il Vino otíuscail Vcro, & palesail Secreto: Q^ucsta è
trudcn^a : m.i non Tempérant» .
I Filotbfi Sroici , per ben Filofofare , erano Tem«
peranti: & con ragione . Perche l'Olìo nucre la Lara*
pade -, l'Olio soperchio l'eltingue : Sc l'alimcnto il
lumina l'Iiitelletto ; il souerchio alimento l'ingon>
bra . Querta è Sapim^a ; ma non Temperanza .
I Corridori nello Stadio , erano Astinenuslîmi : te
con ragione. Perche la Sauna fàcorrcr più Q'At le
Naui tlt treppa ialma le afiònda . Cjueita è *Arf
tìimnaBica ; ma non è Temperanza .
I Farisci erano temperantissimi , per eíTere ammí-
rati : perche , chi si sfxnga dalle corpocee Volurtii
pare Spirro Céleste , & non Corpo terreno . Quest*
c Htpnrìfia, ma non è Temperanza .
Altri finalmente son Temperanti, ò per siuor dí
Natura , ò per disfàuor di Fortun.i . Queiti no.'.son
Temperanri; ma gUvni Stupidi, c glialtn r»utri .
Tucti costnro interrogati , perche amino la Tem
peranza ; asiegiiaranuo vna Cagionc estrinseca , te
lunraua da questa Virrù . Ma se t n inrerroglii il Tem
pérante : Ttrcht ami tu la Ttmftran^a ì rispondcrà' :
Tirch'ella ì la Ttnptran\a .
Tutti qutlu sono Arti misti di Sponuneo e no*
ípontani'o, come quello di Agime mone : peche
AcríKcano la cara Volutti contra TOgli i , per andat
Jà. doue la Voglia li giuda . M . il vero T-. mperante ,
non hauendo altro fine , che la HontlU ; i.on ami
ne odia la voluuá , st non eonsonne allHonerto:
&ferc» l'Atro ò Spontaneo . Cal
LIBRO QVINTO. rf
Chî è Tempérante oper.i ptr Habits. St l*Hibito
fìgli Atti risoluti , e secili , & vniformi : ma doue
non è l'Habito » l'arumo stari perpleflb tri la Vtr-
luttà & la Honestâ ; fie l'Atto sari rmito di volua-
taiio & inu luntario .
Hereole giunto ad vn Biuio , ttouò due Strade (
l'vna decliue, vestita di platani , e lastricata di fion ;
l'altra tipida , rupinola , ípinosa . Sedcuano quiui due
Donzelle; l'vna tutta restante e vaga : Triera matura
e gtaue . Dellequali , la Giouine ùeta , l'inuito ven-
zoíàmente 4 segtiirla perla viafîorira : au l'aitta gli
prometea miglior sorte , se la seguiua per qucli'crto
ëtfaticoso camino,
guefio ( diceua il Filosofb Prodíco ) è il Huit iil.
laltumatta •Vit*. Le due vie son quella dcl Senso ,
8c quella «teUa Ramone . Le due Danzelle , sono la
Voluttà, 8c l'Honeftà . Hereole ncl Biuio, i l'Aiiimo,
ilnu.il non hauendo ancora l'Habito délia Temperan-
za , ne délia Intemperanza -. timan lospel'o : natural-
mente però più acclino al Senso, che alla Ragione .
A quefto Bjuìo peruenne il Giouinetto Scipione,
dice Silio Iralico : &vdite le persuasioni dell'vna e
dell'altra Oratrice i jmp.irando dalla v irtù i diuoda-
re i fallaci Argomenti délia volutti; deliberò d'in-
caminarsi per l'aspro ca Ile : onde peruenne a'gloriosi
Tríonfi : & rinouò senza fauola il fauoloso Escmpio
di Hereole .
La Volutta, co« vn Sillogísino opetatiue, piùinteso
che vdito; 6c pin Naturale chc Dialcttico (diceil no-
stro fjlosofo ) inganna gl'inc.iuti, con quefti termini.
Il Baoia ì appttibile.
l a Teinta i luona.
Dunque /a Vituttà ì appttibile.
Ma la Virtù rifpondendo, scopre Tinganno del cauillo-
<b Argoraento. Peroche.ammctrend» U Miggior Pro-
positionc per vera i corne sondata nellaDcfinítione
delBuono : distingue la Minore in questa forma .
La Ualuttà i butina, mentrecbtsitta/c, t tutta ,
tT ptr tal ca^itnt , & intalmtit. ftari di auesìi
limiti drl Hftunnult , etla nm ì imita-,
Qucsta c dìwqae ia diffèrenza fri'l Tempérante , 3e
£ l'ia-
yg DEUA FJLOSOHA MORALE
rintempeiauce,& lo Stupido.L'intemperante .immet
te subito & vniuersalmcnte quella Minore.Lo Scupido
vniucrsilmt nte U niega . IlTemperante la distingue :
stiman fc> solamente Buona h Voluttà Ragioncuole .
Teodora , Donna pcr le sue infamif f.imolà ; beP-
fandoSocrate , qudgran Maestro délia Filosofia Mo
rale ; gli diilè. Sucrate t tu sai moite: mm ie sópin
di le. Penne , tu non sabrai ùrart a te nìuno de'
miei Dtsce^cli ; (y io fapro ttrare à me tutti gli tuoi «
Socraie risposci r\enmarau'glia : perche ry/i è pi»
faciltprteipitarc vn sujc, cheportâtloin alto.
«» -m m
CUflTOLO QJV 1 JV T O
Quai modo tenga il Tempérante .
'O'ÍÍ&ÍMÎ'N tutti gli Oggetti de' Sensi la Prouidenza
| > 1 pose il diletto nella Mtdinrita icmpeiau
5 • » íntra duo Esttemi .
"0"fe&â •Ô" Dal tempetamento dclle Voci , nasce il
dil ico dell" Armería : dal tcmperainemo de' Colori,
il diletto de!!a Vedut«: & da quel degli Odori , il di-
letto délia Fragran^-t . Dunque il diletto degli altti
Scnli,tutce dalla moder.itione fià il Troppo,e il Poco.
Queíti Mezzanhà consiste ( corne già vddti J nelle
Circostanze : lerucndolï l'Huonio di quegU Oggctti ,
quali cenuient , quante conuitnt , Sc cerne ceauiene .
Cotì
G fi U ilappétit!
Tempérante . sono pochi : gli Artificiali
NaruraU
sono molli : i disotdinati sono infiniu .
Cirea il lòstegno ilclla proptia Vita ; la Sete è Ap-
petito di freddoic humido : la Famé è Appetito di
caldo e sceco . Per plac.it quclla , prouítie Natura
di fresche Fonti : petphear quetia , ptouídc di sos-
tanticuoliFrumentí : & pet seconde mense , di dol-
ci, & odorosi, e coionti Ftutti ; che in vn tempo
ticreano ttè Semimenti . A tutti apparecchiò la Ter*
ra herbosa per letto ; e i verdi r uni , per Tctto SC
per ortina : Bc per conciliare il sonno , vi aggiunlc
la delitia de' Musici Vcelletti .
Di
L
IIBH.O QV I N T O. 99
Di quetti seinplici apparccchi , quelle scmplicí
genti del ptimó Secolo , che senza l'Oro fû SecoV
d'Oio; vistèro più robuste, più liete, 8c più inno-
centí : senza viucre dell'altrui morte : ne dopo il
vestimento , esiggere le lor carni : ne diuorar con le
Mcflî , gli Coltiuarori . Giamai la Temperanza non
fù più tempérante .
 qucsto Secolo", non imagínario , ne finto i ma
vero & practicheuole , il Diuíno Pitagora rinuitò U
suoi taccnti Discepcli .
Insegnò Joro con dotti detti , che doueano con»
tentaríl diefiggere dagl'innocenti Agnellini le molli
lane per coprirsi, Sc il dolce latte per pasccrsi : e
dall- fcrtili Piaiiteglifmtti soaui : Tributj gioucuoli
al Padrone , e rinascenti a' Tributari ; senza farcirsi
il Corps ili Cadaueri ; diuenendo voracissimiLupi al
ptoprio Gregge.
Se à queste natutali prouígion! , si aggiunfero di-
poi ne' Secoli più nobili , più nobili viuandc , Sc bc-
Ueraggi , & agli maggióri per Muommi più degm te
Signorili : ancora in queste Preminenze , adopra la
Temperanza rna morale Mediocrità , con la Rcgola
Geometrica délia Proportienei che stá nelle ra.ini
délia Prudenza .
Troppo è íuegli.ito ch! troua duro il Sonno , senon
sopra le piumc . Troppo è suogliato chi non ttou a sa-
porito il Cibo , senoii vien d'oltcaniare : ne dolce il .
Licor di Creta, senon nella Geinmaifùggendo più t osto
la Tazzacon gli occhi > che il licor con le labra .
Ne* suo Conuiti , moderara sarà la Copia ; 4C mo
déra» la squisitezza délie Viiunde.
Silla il Tiranno , per vn Conuito di molti giorni
al Popoio tmto : spopolò tutté le Seluc : auanzando
o^ni giorno víuinde da satollare , & vmo da ine-
briare il Teuere : mancando chi le godeslè . Tanto
crudele nella strage degK Animali per giouiali'à i
qu.mto de' Cittadini per Crudeltá .
Nerone ilOudele, fecc vn Conaito di i.inguedi
Pauoni, condite in illrane guise. Mai nondièpast»
più dolce aile lingue del Popolo Romano : ilqual
riprendeuasoiamentí;, che .vi niancaslc lalínguadel
Coeuiunte. £ z U
ico t)ÏLlA F1LOSOFIA MORALE
II Sapore nnn nascc dalla squilîtczza de* cobJì-
menti : mi dalla dispositione délia facolti n.iturale .
Dario dopò la battaglia arso di sete ; abbattutosi .id
yn limoso e putrido gorgo : cmpicndone la celata i
giiirò di non híuer beuto tfamai con maggiorgutro .
Tali saran le Cene del Tempérante , che la Cola
non geneti Inuidia : e tali i parenti, chc il Luftro non
degeneri in Luslb .
Gli vcelli mentte bcono, alzano souenrc gli or-
clii al Cíelo : & il Tempérante , ancor* alla Mens»
riuolge nell; mente alti pciisieri : & piii nutrisce i'A-
nimo di eruditi ragionaiuentí ; che il Corpo di con-
diti alinienti .''
La ttoppa dilicatezza del Condimento : è vna Si-
gnorile supcrfluita . La troppa cppia del Cibo ; è m»
Seruile inciuíltà' . La ttoppa copia del Vino : è vna
Humana Beltialità.
MA niuna Voluttà è più vergog'icsa ; ne pin pos-
sente à dinenir l'Aninio d .Ile honoratc At«
tioni ; che l'Ecreslb délia Libidinc .
psdone Celibe , era più ch'Heraina . Stauasi tut
ti intcsíi à llabilire il nouello Irapero délia gran Car-
tagine ; lpauent..ndo l'AIïica con l'Atmi , e*l Ciel
con le Toni'. Ma non hebbe apena piegato l'Afrèc-
to a' pellegrini Amori di colui , che portà seco neUa
Líhia le Fiamme di Troia ; eh" cccola ftastornata
dill'Heroiche Imprtsc, dalle cure clelfUgno, dalla
Magnírïcenzj deIle inormoree Sttutture .
T^tììan lOprt inumttt : c ptnden qtutle ,
Cht minaccianii il Citlo , tcctlse Têrri .
Et quanti famosi i. apitaní , nel mezzo délie felici Im»
prelè , disturbatí da' voluttuofi pensieri , nella pania
di Cupidine inuiscarono Pah alla Volante Victoria >
Il Tempérante adunque, non bandisce la Hone»
sta per accoglicre la Voluttà : perche questa è mo-
} mentanea , 8c quella cterna : & há i Piaceri nell'»
! Anima , e non fAnima ne' Piaceti .
Verso gli Oggetti illeciti non si appassiona : îC
verso i lecíti , modéra la sua Passione .
Se gli Oggetti sono lontant , non s'iaquieta pet
haueríj. Seprescnti, noncccedc .perche non s'io»
, quictò .
1HRO Ç.VINTOÍ 101
quieto . Se soggiti , non piange ; perche non recédé .
Insornma , può viuere senza Piaccri -, non vuo!
viuerc senza Vinù : haucndo nella wrtù il Aio Pia-
cere . Vn'Intelletto nato per coutemplare il Ciclo,
sdegnala íchifihà délia Terra .
MA la Piouidenza non i ranto nemica deila Vir-
(ù, che voglia príaire il Virtuoso dcll* hone-
stod</îo ; di lasciar' Heredi del suo S.ingue , & Suc-
cesiòri dcHa sua Virrù .
Perciò hà propolto vn giocondiífimo , Sc nobilis-
sinio Oggetto ; per construar la Proie & l'Hcncstà :
cioè , l'Ainor Maritale , che con vna sacra Face , spe-
gne mille F.ici profane .
Tal piouidenza non vsò verso gli Animali. Per
che, hauendoli destinati.il Giogodtll'Aratro; lascio-
gli sciolti díl Giogo Congiugale : jífeeo importando
onde nascano, ò cerne viuano; ru: che muoiano per
nuuir l'Huomr» , ò viuai.o per rícrearlo .
VoHf ch« l'Huomo solo , l'opra l'Altar délia Fe-
de murisca quel Fucco eterno : corteorrendo ancora
gliAttri co* Ioro eternilunjià Talami G<.niali:non
contrahendosi Nozze felici in Terra , che non siano
ilipuíate nel Cielo .
A quai segno peruenga h félicita dell*Amor Ma-
riraje , chiaro eíempio ne fecero due felicislîme &
amantiífime i oppie ; Euadne & Capanéo in Grecia :
tliutìo & OrtstilU in Italia .
Non si può Giudícare la selicicà di que* Maritaggi,
senon dall'Amore : non si può rnisurar l'Amore.senon
dalla Concordia : non si può eltimar la Concordia
délia Vita; senon daquelk délia Morte : onde questi
seli chiaroax sipoterono veri Ctnfurii .
Premorro Capanéo , Euadne si geitò nel Rogo di
Jui : & premorta Oreirilla, Plautio si gettò nel Rogo
diJei . Aise Euadne nella íiamma del Marito : arse
Plautio nelJa Fianjma délia Conforte . Corne nel Cuo-
re vn dell'altro hauean J'Anirna , la spirarono iufieme :
& l'irtcslà Face , che auspicato liaueua iJ Talarao , ac-
cese la Píra .
Potè la Morte diuiderc gli loro Corpi : ma l'A-
more iadjutso li ricongiiuisc . Paslàrono i SuperíUrj
£ } aile
io» fi DELIA FIL0S0HA MORAIE
aile seconde Nozze co' lor Dcfonti . Secondo Tala-
ino ft la Catasta i & l'econdo Prónuba fïi U Morte .
I/ilMlà Morte gli trouò vnánimi : fisteslà Fiamma
gli accullè abbracriati : & l'iíUsta Vrna li confemò
cAinti : Te estime eflei poflòno Ceneri tanto Illustti .
Saiebbe témérité il rredere, che quell'Amore ha-
uefle mai potuto raffredvlarsi vn solmoinento , men
tit1 víueuano s poiche tanto arscro , ancora estinti .
Ben si può dubitare , qu.il'Amor sia più ardente .
quel de* Mariti , òquel délie Mogli : perche la Fiam
ma , che décidé ogni didìcoìtà, lasciò quefto Caso
indeciso .
«f3
C iàÎ I T O LO SESTO,
DtlU Siupidiià, & dtìla InttmftrMfa .
•9- 8*?$" C C O T 1 gli due Mtíiri , cor,:rû a' qiiaií
JR tj SB combatte la Temperanza: il (franchit ,e
* * VHirtr* . Questa così ardente , ehe nel
•fr giclo butta flamme : quello così gelato.che
irà le flamme non arde . Quelta così conoiciuta , che
há mille nomi : queHo cosi raro al Mondo,chene da*
Creci.ne da' L.tini conolciuto per proprío Noirìe,me-
tafoticamente fùchiamatoSi*/>ítò«,ò sia Frtddttf*.
Dalle coscpredette tu haï potuto conoscete, co
rne nella Deffinitione sian diffèrent! fi à loro s & am-
bo dalla Temperama : bastando dire > che l'vuo è U
Disent , el'altro l'EcceJss .
Lo Siupido impastato di flemma , panà vna Statua
di Neue.L'intemperame, tutto langue con occhi ba-
lenanti; se h?utà vu mescolatodimelancolía>mostte-
rá nel viso la somma e il fumo di Mongibello .
Due íbrti di Calamite prioduce la Natura : simili
diapparenza, mà di proprietà contr.ipposte : peroche
l'vna, verso il Ferro sentendo grandilsima Simpathía ■
& l'altra grandislima Antipathía : quella cupidamen-
te l'attrahe i quelta díspettosamence il ributta . Tai
Calamite sono Tlntemperante , & lo Stupido . Quel
lo voricbbe i piaceuoÛ Oggetti íéuipte vieilli : Qge
LTBROQVINTO. K>f
sto li vortebbe sentie Io.it. i.i : 8c pui'cnttambi son
Huomini .
Lo Stupido , è pin difettuoso degh Anim ili : pffi
che , anim to corne k Piame , par senza l'Auima
Sensu ma . L'intemperante è peggiore d'ogni Anima
le : perche, hauendo 1*Anima Ragioneuolc , adopta
solo la Sensitíua ■ Qursto non ama i piaceti per la
Vita : ma la Vita per li Piaceri : Quello più non in
clina ai piaceri Hucnani , che se non haueslè il Corpo
humano .
L'Intempérante , circa i dilétti cibali , è ïcome l'in-
gnrdo Filosséno , che si desiderata il Collo délie
O ù i amando più il sapote, che il nutrimemo. Lo
Stupido é corne suogliato Inrermo , che desidcra la
salut e , & odia l'alimento , che la co» frua .
Ambi querelano l'Autore délia Natura . L'vno ,
' perche habbia datoagli huomini pochi Piaceti : l'al-
tro perche ne habbia dati souerchi . Et perciò , fvn
dcsidcra cose impoflìbili l'ultro vortebbe , che an-
cot le cose Neceflarie , foslèro impoflìbrli : che si
pou fie viuere senza viuande .
Ne! cuor dello Stupido , FAraote non fa maggìor
colpo, che la Saetta nello Elefante , cuinon ti.ipastà
la prima cute . Nel cuor dell'lntemperante , fi tanto
colpo, corne aU'iinmondo Animale i ch'efléndo trop-
posensitiuo; per piccolaferita,manda eftremi stridori.
L'Amor di qucllo , è Cmìle al Fuoco Greco , che
dentro l'Acqua piu attampa : 8c egli nelle repulse*
rnaggiormente s'insiamma . L'Amor di Quelto , è
íìmile al Fuoco Fatuo . nascente sopra i Sepolcti ;
che par Fuoco, e non arde; esiendo vn volante va-
por sema eorpo.
L'Intempérante è corne vn Saflo fuori del Centto ;
perche agli Oggetti voluttuosi , corne al fuo Centto
jmperuolàmeute précipita . Lo Stupido , è corne Sai
si» nelj sûo Centro , perche godendo in se lleslb ma
stupida quiet c ■ da niuno aflerto si maoue .
EtpercicV negli amori 6c negli odi , quelb è vio
lente : Questo de' bench'cij non ì conoseente ; délie
oUtse non si riscnte, perche non le sente .
Qijel ricegno dalle Voluttà , che nel Tempérante
£ 4 Curebbe
184 BEILA FILOSOFIA MORALE LIB.V;
sarebbe Virtuoso , nello Stupido non è virtù : pfcj*
che è difetta di Natura ; n n efretto di Elettrone .
Et quell'Impeto , che negli Animali non è vitro,
nelWntemperante è vitioso : perche in quelli non può
e?èr Vitio , doue non è vso di Ragi ne : ma Questo
hi l'vso di Ragione, ma guasto dall'Habito .
IN questo solo conuengono lo Stupido , 6c Fin-
temperante , che non guardano Circostanza nin
na , ne di Causa , ne di Quantità , ne di tempo ;
Quello nell'afteherfi i Questo nel non astenersi , diagli
Oggetti voluttuosi .
L'vno e l'altro Vitio , sono i più Verdognoli di
tutti i Viti) > perche eli Oggetti sono i più vili . Ma
la Stupidezza, benché sia minor Vitio , eflèndo più
simile alla Temperanza : egliè nondimeno più incu
rabile , che la Intemperanza . Perochc per ridur Fvno
e l'altro alla Mediocrità; tanto è piùdifKcile spin
gere lo Stupido , che ritrarre l'Iintemperante ; quan
to è vn
care piùViuo
difficile
. rauuimre
J vn Mono , che mortifi
Auucrti nondimeno primieramente à non con
fondere l'Intemperanza con la Inconrinenza : perche
l'Intemperante opera per habito & per Elettrone ,
hauendo guasto il principio della Ragione: & per
ciò crede che niuna voluttà gli sia negata . Mà l'In
continente conosce che mal'opra : de nondimeno si
lascia trasportar dalla Cupidigia à mal' oprare . Si-
• ch'egli pecca più ti sto per Impeto , che per Habita:
come à suo luogo vdirai .
Auucrti ancora che il nostro Filosofo non hà qui
ragionato di coloro, iquali voluntariamente sipriua-
no delle Terrene l oluttà per acquistar le Celesti .
Questa non è Stupidità ru.i stupenda Virtù ; aliai più
Heroica, Jc Diuina che la Moral Temperanza . Pes
che questa modera li piaceli ; quella B sacrifica. Si
priua di quel che piace , per meritar quel cbefpera:
cangia il Momentaneo con l'Eterno viue in Cor
po Mortale Angelica Vita . Ella è Virtù tanto Subli
me , che l'occhio de' Profani Filosofi mai non Vi
giunse. ,• ,
& DELLA
IO}
DELLA
FILOSOFIA MORALE
LIBRO SESTO.
«M 9» "
DELLA LIBER ALITA,
ET DF SVOI ESTREMI.
CAPITOLO PRIMO,
CHE COSA SIA LA LIBERALITÀ.
VAV /
I A Prouidenza che regge il Mondo ,
non fece tutti Ricchi , ne tutti Po-
ueri: accioche chi abbonda , seccor-
rendo chi abbisogna ; si mantenga il
Commercio di vn'Huomo con l'al
tro : divn Regno-con l'altro Re
gno : di vna Patte del Mondo con
l 'altra Parte .
Furono dunque neeeslarie le Ricchezze per misu
rar gli prezzi delle cose necestàtie alla Vita huma-
na . Et perciò furono qttelle chiamate Beni della
Opinione ! peroehe tanto Vagliono , quanto l'Opi
nion commune li fa! valere. Beni di Fortuna : per
che la Fortuna con ciica mano à chi ne dona , à
ehi ne toglie . Beni Vtili i perche aguisa di Vcrtun-
no , si trasformano in tutto cià che desidera chi li
poííiede ■
t'Oro, fra Nobili Metalli il più Nobile, il più-
illustre , il più laido , il più raro ; & perciò più caro ;
fù la misura di tutti gli Prezzi : ma insieme la misura
di tutti i Mali, quando non sia ben maneggiato >
• - J I * Qgami
tóí DELIA FILOSOFIA MORALE
Quanti martori sorrcrisce questo Martelli, per st;
fteslò innocente » Chi lo flagella con Marteíh , Sc
contra l'Oro infietisce il Ferro suo Cognato . Chi
10 sbrana in lamine : chi losuisccra coltrafóro: chi
l'ardc nellc Cnimichc ri.immc ; & pec trouailo , 'A
perde î per moltiplicarlo.l'annienta »
Ma niun supplicio piùv:rgognoso eglisofKe v che-
nelle maui des Prodigo , & dell' Auaro . Questo ,.
per soperchio affètto il sepellisce , & scpulto I'ador.i :
quello per soperchio diípregio il dissippa , & disper-
dc in vû tanto indegni ; che il misero , più volontiers
sosrrirebbe la Carcere dell'Auaro .
Era dunque al Mondo neceflària la Libéralisa ;.
che moderaBdoiltroppoalíètto, 8c il troppo diípre
gio verso questo prttioso dono délia Fortuna ; mo-
deratamente donandolo , & riceuendolo ; honella-
mente ne godesfe, & ne faceflè altti godenti . 1
LA L1BERAL1TA' dunque è Vin» mcdtrutrict:
de/f Humant affttto , tire* il dnnurt 0* rice*
utrt lt T(icche^etperfol meíiuo de/la Honcftì ^
Ne sono due cosc contrarie nelLiberale il Dcaa-
rt » & il "Kictntrt : ne perche ricèuc , egli fà ver-
gngna alla Liberalitài se si considéra il suo Fine»
Perche, non riceueper ritenere ; ma per poter donare,
Og'ii Artesi.ce suppone la Materta del suo Art Ji-
cio r maneata quella , inanca l'Atte . L'Oio è la
Matetia délia Liberalità , come il Ferro délia Fabri-
le . Chi sempre dona ,. ne mai riceue ; presto, non.
haurà più che dom te •.
H Mare è 1» Fonte di tutti i Fiumi r ma tosto si;
Msciugarebbero iFiumi -, se ilMar donando sempre
11 suo, non ticcueslè mai dall.*altri» : ladoue donan
do e riceuendo » si fa quel circolo di Perpétue Mo
to, che mantiene il Mare , & rlcréa tutu la Tetra .
Danque , îl diritto è principal Fine del Libérale ,
f il Donare à bénéficia délia sua Patria i 8c il Rice-
uere ,è vn fine conséquente . Onde ilRiccucte St il
Donare , nen sono Attioni iucompatibili con la Li
beralità : anii tanto è Atto di Libetalità il Riceucte
i Doni come il Donare . Peroche il libérale i non
«touando per lieeueie i ma riceuendo per donare i
dam,
SESTO. tor
dom memre ticeuc : rictut ndo dagli vni con la m»,
no, c donando adaltri con U ìntentione .
QVesta D< Bnitione pritnieramente ci diffetemii
_ la Libernlità dagli due Eítremi Viriofi .
II Prodigo, troppo dispregia l*Oro : l'Auato , trop
po lo pregia : il Libérale , ne troppo lo pregia ; ne
troppo lo spregia. Perche non può pregi.ii troppo , ciò
cli'cgli dona » ne troppo dispregiare.cià che riccue .
II Prodigo gitta l'Otb senta ragione, 8c senia r»
gione il r .pisce • L'Anaio anida mente lo cetca . Se
follecitamcme lo serba . Il Libérale , fò dona , & nol
lapisce : nol dimanda , ma nol rifiuta : l'accetta sol
pet donarlo. Perche il Prcdijjo è moflò tla impro-
uida Br wt.i'úà t l'Aœro ; da sardida Cupidità: il
Liberáîe,dá VittuosaHonesti .
Per conséquente i l'Oro , second» il Poslêditore »
muta natura. Nelle mani del Prodige , è Benver-
gognoso : nelle mani deli'Aoaro , c Bene inutile :
iii quelle del Libérale * è Bene vtile , giocondo , &
honorcUolc . Perche il Prodigo ne abusa : PAu. ro
non ne vfâ t i) Libérale ne vsa corne conuiene »
Siche l'Oro del Libérale è vn piacido. Firme- »
che tutti ricrea > 3c sempre abbonda . QiieQb del
Prodigo è vnTorrcnte impetuoso , che hora «inon
da , hòt resta insecco. Quel dell'Auaro , è vna li-
maceioíà P.tlude i che , non correndo , inutilmente
inarcisce -, e rende l'Aujro del suo Celote »
Di qui puoi tu conoscere , che l*Àtto> del Dona-
re, nel Prodigo è quasi inuoUintatio i tome qucllo
degliEbri, e dc'Funosi . Nell'Auaro , è Attomisto
di spomaneo e sorxiito t perche non dona , senon «on-
«ra cuore .Mi nel Liberae, è Atto ioteramente Spon
taneo : perche donando sente somino diletto : & non
potendo donare, sente rainarico ■ v-
D Alla sterlà Dsfinitione , si conosce ancora la
Di/fèrcnia trà la Liítraliti, & la JAmnift .
Perche , sebene quelle due Viltà paiono sol dirtè-
lenti trà il più, St ilmeno j rhe non varia la Spe-
eje délie cose ; corne vn Gigantc St vn,Pj«mío : díf-
fercutîSimi nondimeno sono i Fini , e gli Oggetì»
(áel'vna Si dell'altra Virtù .
I t Cvn*
loS DELLA FILOSOFtA MORAIE
L'vna souuiene le paiticolari Persone con pecu-
iiialî donatiui , dcntto ccrti termini , ne'. lot bísogni :
l'Akra fa risplendere la Maestà Regale con publj-
che & memorabili Opre . t^uella , si œisuta con la
Geometrica Proportione , all'Animo & aile Perso-
nc: Quilta, con la Fisica miiiira deUa Quantiià te
grandezza dcll'Opra , corne suona il suo Nome .
In qualunque angusta Capanna può enttare vna
grande Liberalità : ma la Magnifiçenza non entra se-
non ne' grandi & Rcgal Palaggi . Perche piii Libé
rale saià vn Pouerello , donando vn piccol denaro
con grande aninio i che vn Ricco, donando vna gran
somma con animo angufto . Ma nella Magnifiçenza,
l'aninio non fà l'Opéra grande , s'ella none grande
in se steslà ; 4c nata da Pcrsona grande : tslèndû que-
sta , VirtH Ktylt ; & quella , Viriù frìuatA .
Non ogni Libérale , adunque , può eslèt Magnifi-
io:nia o/jai Magnifico può cflère Libérale. Pero-
che > quando vn Principe grande fi donatiui medio*
cri , si dee chiamar Libérale , ma non Mignifico : 6c
quando fà Opre grandi e sontuose ; dee chiamarsi Ma
gnifico, & non Libérale .
Et con qufftajdistintione osseruarono i Sapientí,
che ancora il Monarca Etemo g quando prouíde gli
Vcelli & le Formiche di vegetabili aliment! ; eser-
citò la sua Liberaiità: ma quando ereflè lasplendi-
da Molc del Cielo per díamantino pauimento degli
Angeli , & ricco Tetto degli Huomini , esciçkò la sua
Regale MagiufeCMa .
C vif IT O LO S MCOX D 0 .
gual fia il Liitrate .
Jïi&ì&A Liberalita rjehiede Libertì dalle Paffio.
Ê T St "i • Perche , ficome la Passione è vn Velo
•v*"*^^ Qhc ingombra l'intelletto : così perdonarc
non lascia
vedereleneceslárieciicolianze
& riceucre corne conuiene .
Ma principalmeme la Sperania > Si il timoré l
.> » .* ferthe
* l I B R O 5ESTO. 10»
Perche quella è la Madre délia frtJigéitiià ; te queflo
è il Padre âeW^iuAtitia : sperando tèmprc il Prodt-
go, che nieme gli poflà raancare ! ic terneudo senipre
l'Auaro, che ogni cosa gli maniai .
Per conséquente , Pfiti prapria per ester Libérale ,
c la Mezzana , tri la Giouentù 8c la Vecchiezza .
Perche nel Giouine > doue manca Spericnza , ab-
bonda Speranza i nel Vecchio , la troppa Sprrienta
gênera troppo Timoré . L'Età di mezzo , non hauen-
do ne tcoppa Sperienza , ne troppo poca : ternpra la
Speranza e il Timoré : & questo teniperamento [è il
proprio del Libérale .
Aleflindro ancor Giouínetto , nonancor Migno ;
accingendosi alla sua prima Impresa i donò tutti U
Fondi , e Posl'tffioni Paterne a* suoi Capitani . Per»
dica Saggio Capitanoi rifmtò vnricco Podere, di-
cendo : Et che riserbtrui Tu perTt ft'Jscì Rispoíè
Alestàndro : lo mi riseríio la Speranza* Se la For-
tuna più pazza di lui , non fauoriua la prodíga sua p.iz>
zia : la Speranza , la qatle il sece pouero nel partirc ,
l'hauria £uro ridícolo nelritorno .
Nluno è più Libérale, clie chi succède á vn P*
dreAuaro > 8c niuno più Auaro , che chi suc.
cède á vn Padre Libérale. Perche quello , non può
cancellar l'infamia délia paterna Tenacità ; senon con
altretanta gloria di generosa Liberalità : 8c Quello ,
non può riparare il dispendio délia Paterru Libérait-
tà-, senon con altreuntoRiípatmio . y
Niuno è più Prodigo , che chi trouò raccolta 'a
MeiVc dcllc Ricchezie , senza coltura dtlla sua indu-
stria : niuno è più Auaro , che chi le seminò co*
suoi sudori . Perche , Questo , considerandole coma
propri Parti, affeituosamente le ania • Et qucllo,
micandole senza aSmo , come Parti non íûei ; Je
diíprogia : £c non iâpendo come venganp , non cura
come vadano . Per questa Ragion naturale ; più rii£
po/io è alla Liberalità . chi Jiercditò ie Ricchezzc >
chechilefece.
Più Libérale Tara chi non hà Prèle, che chi n«
bi . Perche sebene il Libérale è Padre délia Pa
llia » Jc bencáca i CKHiiiflj come Ui»i Figli: norv
dimcaç
Uo DELIA niOSOFJA MORAlS
dimeno l'Atfetto Vittuoso , non toglie l'Ordine Na>
tlirale. laonde , it lotte .agli suoi, per donare agli
Stranicri i non è Ljbcrali» , ma liigiustitia : ic il
negare ag!i Stranieri péri donare a* l'uoi > non è Atto
dr Hbernliii,ma de! ito di Giustitia Sicbc, quanto U
dona al a Giustitia, t.mto dalla Libetalitàsi distalca .
QVtUo sopra ogni áltro sarà Libérale , chc hà
itarnpate nell.i Mente alcune MaSìme houora-
te , chc cìamio. il meuimcntoalla sua Libéralisa . Et
pet contrario le Maffime sèruili , & sordidamente-
Iconomiche , la rattengmio. . Pircue la nuno noa
r!«q«:sie Tenon ciàcbe la Mente commanda : ne la
Mente può çommandare Attioni splendide & ge-
ccroíé i s'ella è irabeuuta di Maslùue plebcic , le
anare .
Due Gran Re , congiumi di Sangae , & simili di
Home ; haueano itnpreflè nella Mente Maffime bea
diffimili : Tolornéo Red» EgitKu e Toloméo Redi
Cpri . Quelio solca sempre dire i Egli ì mtglìo far-
Kltihi , chc tjj'tr Hjcco , Quclto per contrario solea
rfiie ► Eglit mentit guder^cht donare . Et perciò quel»
lo líberalmente donando le sue Riccbezzc, fù cliia-
uiato Totctnío il Libcratc . Queíto sordidamente
cercandole , ru chiamato , Tclcmú U Mmh detu
'Pccunia «
Flnaimente , il libérale sarà sptendJdo nelle sit-
peliettili ; pulito nelle vesti ; lieto nel sembiantet
íSabitc nclla conuetlatrone ; gratioso nelle attionii
libero c franco nel dite , conte nel date r non po*
«ecdo nascondetc i secreti del Cuott , chi í tutto
Çuote . rnsomma, la Pietta mostra ilvalor dell'Qro t
l l'Qro mostra il valorc dílla Persona .
tlBRQ SESTO. in
C *AP IT O LO T E\ZO -
Oggiui dtll* Ltbtttlìti .
"^f*9 í-íNI Oggeii* délia Liberatita , e Bénéficia ;
8" í$( ma non' °&n* "^""fi" * °&l''t° delú Li-
•$'&$lJ,íìl Don.ir salutari Cnfiglì a' perpleíïï ; non
è Liberalitá, ma Humanité . Donar* +4iuti ctn boni
efficif apreslòa'Potenti i non è Liberaliti ma Olfi-
ciolità. Douar Conforti agliafïìirti i non è liberali
tá, ma Picti . Douane il Snget fer U futria ; non
è Liberalhà.ma Fortezza »
Gli Oggetti délia Liberalitá sono i Beni ii Ftrtw
nu , che í misùrano ccn TOro s perche circa cjiiesti
la Liberaliti per proprio OtRcio , modéra l'aíFetto
humano. .
JÍSucceslòre dell'tmpero & delTodio di DarioHii
ftaspe ; non contenta di euêrc ítiperiore ad ogni bu-
rnana Potenia , se non gareggiaua con la Ounipo-
tenza Diuina ; getrando. ncl Mare due Cepp' d'Oto »
iinaginò di rendcrfi Sclúauo quel lempre íugaçe Ptó-
teo ; & chiudere dentro due Anella vn si grah Corpo.
Solo il Libérale fi cjuefto miraçolo . N'»" M&rt
ì ceit tempeilcfa &• agìtatùda fiutti , ttant il Ttfelt %
distê il Romano Otatore , che lo' prouò . Ma vna.
XJapo Libérale -, mentxe dona ad vn Cittadino va'-
Anello ; ad vn'altto Denari ; & ad vn'altjo vna. C*-
tena d'Oro, ne* lor biíògni : oblija alcuni, e lega
tutto ilPopolo,: perche la sua Liberalitá non èlirnj*
tata á particolari Persone i rna à chiunque del Po-
polo A luiraccf rre . Questo é mettere il Mate in
ceppi, cVsitJoSchiauo» ' i ,
Il ctancire del libérale-, non è solamente iljtranfr
serire h propriété di vna Gemma, ò di vcasoinnia
d'Oro , in colui che riçeue : ma Ipenckre largamente
in filendidi salami , tmtne Ville , delitiefi <ji.ardini\
e Fonti , e Statut, e Pmure freticse , &{tregri»*
fitrt non pei di'Uiusiw m* del Vopole i meneur
* Acant
toa DÎUA rilOSOHA MORALE
done la Picptieià > per firne vsusruttuari glíocchî di
tutti . Peroche siceinc l'Auaro , con cento catenacci
«hiudendo le sut Case, & le sue Cnfle.pcr farle im-
penetrabili anco al Scie : aguisa del vigile Serpente
deeli Honi Heíperij ; non ne gode , & non ne lascia
godcre : il Libérale per opposito , allora gode quan-
áo gli alui ne godono: lìche veramente cluamarfi
poslòno Dtlitit dtl PtfcU , le sue Delitie .
Cimone Aceniesc , quel tanto fainoso pcr U sua
Stupidezza nella gioueníl'Età ; quanto per il suo Va-
lore neli'Eta virile : diuenuto l'Idca delta Fortczza
Martiale ,& delk Liberalità Popuhre , sece spiarrat
lefìcpi délia sua Villa | perche foflè publico dilettoj
altrofrutto non raccogliendonc , chc la publica be-
jniuolema . Doueano Pomóna e Flora gare^giar fri
loro in quella Villa , per non mostrarsi inanco Libérait
ferso il Padrone , che il P.'.dronc verso i Cittadini .
Ma veramente , ò i imone era ritornato alla pri-
stina Stupidezza ; ò egli haueua altre Ville più riíer-
bate : douendo il Libérale retier gran conto ( corne
însegna il nortro Filofofb ) de" suoi Poderi , & de"
fuoi Prauenti : ma con fine ben diiflrente, dall'-
Auaro , .. .
Peroçhe , se il Libérale gode più «el donare, che
nel riccuere : ícciò cli'ei riccue, non vguaglia mai
ciò che dona : ^1 fondamento délia sua Libéralité.»
deu'eílère il preprio Fondo ; & chi lo trascura , è
Prodigo , e non Libérale .
L'impír.uore Alessandro Seuero, ogni giorno dal
ípo Tesoro ípargeua doni : & ogni giorno da' Teso-
ijeri prendeua i conti . Era Alellàndro nella Libéra
lisa ; & Seuero nch'Eíittezza . Bílanciaua quel che
donaua , con quello che gli restaua ; per poter se»r>
pie donarç .
Egli è perciò vero , che come l'Auaro è rigoroso
Kell'tsiggere da' Debitori . e scarso ncl pagarc i Cre-
ditori : tutto diuerso è il genio del Libérale . Perehe
verso i Creditoiri , llima Auaritia il non eflirre pun-,
| «uale : tV verso i Èebitop , stirna Líbeialità l'vsar
tonmuenza ; îc liseiarsi, fino à ccrroseino , inganrw
K ?: non iu^annando se fteslò , ;J, .
Mille
LIBR.O S E S T O . nj
Maie hauea fattoisuoicontiqucl Prodigo , ilqual
hauendo diuor.no il Patrimonio, & vomitaro il Pa-
lagio : più non restandogli , ne con fhe Lussureg-
giare , ne doue habitare inquesto Mondo i fù fona«
to â calarsi nell'altro Mondo , con vna sone . Non
hauria fatta così vergognosavseita ; se raeglio prendea
le miiura délia sua Entrata . *
Ma benchc il Libérale sia buono Ecónomo de*
suoi prouenti ; non trahe perciò prouenti da cose
vili . > itio fù quefto che Iporcò la Gloiia eciamdio
di Principi Libcrali .
Hippia , illustre Tiranno di Atene , impose vna
misura d'Orgio sopra ogni Mono . Altri, fuorche
vn plutone Ateniese , non potè imporre simil Gabel-
la i fácendo pascolo de* suoi Caualli , il Ciniitéro.
Questo Tributo de' Morti spauentò i Viui . Fù cac-
ciato dal Regno, accioche viucilè co" suoi Tiibu-
tári .
Ancora Velpasiano ( chi lo crederebbe ? ) coluí che
incoronò Roma cel suo Anficcatro ; infamò quel
suo Miracolo delta Magnificchza . col vil Tributo
délie Cloáche . Rípreso dal proprio Figliuolo di
tanta sordidezza > gli fié odorare vna Moneta d'oro i
dicendo : Suffi" ' itllt clticht ; & fur m» fett .
Non seteua aile nari di Vcfpasiino . ma feteua à
quelle del suo Figliuol > : perche il Figliuolo , era
figliuolo di vn'lmpcradore ; 3c Vespasuno , di va'-
Huom priuato.
Tanto è vero , che gli Animi auari , se imraprea-
douo caluolta qualche Opra Libérale ò Magnificai
íênipre la sporcano con qualche segno dtlìa loto
Auaritia. •
■4 DILLA HIOSOriA MORALE
«H 4*J €*»
CsIPITOLO sty^furo
*ftr quai Carient tfirì ii Lit trust .
♦ *ORO, te Gemme, e tutt! gli alcri Doni ;
g r i non hannoniun valore , senon petl'lnitn-
tioKt concui sondonati. Percche sicome
Q il Dcnc ah o non è , che vn Segno visibile
dcil'Anmo, cbe nen si vede : così non l'Oro che si.
dona , ma l'Animo con cui si dona, è il Bénéficie» .
Le Corone di Quercia , di Alloro , e di Gramigna ,
craiio Fraîche : & pur quelle Fraîche costauano il
Sangue víuo à cotuî che le porraua ; pcrch'eiano pie-
«oli Segni di vn grande HçHíore .
Quando Fabritio il ^otiero , si vide innanzi agli
occhi qttt' ricchi DoUi de' Sanníti ; domandò , se í
Sanníti ne dauano alfretanto à tutti gti altri Citra-
«ttnî Romani : & rispondéndo i Legati ; £*ri/t, ift-
X/n figno dfila flima ptrtictlare , cht i Sanníti fs-
tram dc/la fui Pirsona ; Fabritio benche Pouero,
licusò i Doni , & accusò i Donatori di mala Fedc .
Mi rò Fabritio ali'Intcmion de'Sanníti, prima che
a" loro Doni ; per saper conoscere , se quegli erano
Doni , ò Laccí , Perche , l'iítelib Argcnto , ilquai
donato á tutti , làtebbe stato vn Dono Libérale per
honorât la Republíca : donato à lui solo , gli parue
auaro prezzo da comprar la sua Fede .
Dunque , l'Animo dd Donante , ì l'Anima de!
Jíono. Qucllq fà l'Qro pretioso ò vile ihonoreuole
è vergognoso ; libérale ocl auaro .
U Prodigo , ne* suoi Donatiut ha per fine la Va
nna : l'Aiuronel riceuere, hà per fine la Cupidità:
il Libérale ( cómc già vdisti ) nel donate & nelrice-
«ère } hà per fine la sola H""iì* dils^Attitnt ,
Et questo Fine distingue la Liberalità , da moite
altre vittù à leí simili t.tutte cohabitant! neU'Anim»
wdJLìberate, ' capace
, HtAuaro e capace diogni
* —di ogni Vitttu come l'Anima
—' " V Vitio.
«Tu
l'isttífc Oro , donato «1 Crsditow , saià Çjiustitìtx
; iibro sisto. tir
donato al Benefanote, sarà <jrttitudint : al Miser**
bile, sari M istrìtordi* : all'Amico, sarà •AmicitU-,
al Principe , su à Ojsequio : à ItHio , sarà Htligiont .
La Liberalità Ichiecta , non riguarda niun'altro mo-
tiuo quantunque v irtuoftumo , sei cm VHontfli dtl
dtnartt inquanto modéra il troppa affèuo * ò il trop»
po dispregio di quefii Beni terreni .
Anzi ■ Li GUri* , ch'èil nunimento délia Fortes»
u, délia Magnifieenza, & di moite altre Vittù, è
il tossico detia Libérant;! . Niuna Virtù è più- lode-
uole i & niuna odir magçiormentc la Iode. Niuna
mtrrx è più pretiosa che la Gloria , quando si acqui
tta colSangue d ill'rttiomo forte: ma niunapiù ver-
gognola clìe la Gloria, quando si compra con l'Oro
dal Libérale .
Vn Fauorito, che vradeua í Fauoci Sc le Gratîe
de 1 prenominato Imperatot Seuero ; tu da lui tu ta
íbsiocar nel ftimo , con questo Elogio : Mturt lut
fumt , M jumt vtndt . A chi dona ì'Qío pet ambi-
rione , si può mucir l'Elogio iu questa guisa : Mitre
ntl f*mt , chi fumo compra «
ll veto Libérale, mírando nel donare la sofa Ho
restà del donare ; purche il dono £Ìoui , non cura
che siVsappia ondevenga.
Apelle Chio , glacendo. insermo in gran pouert.} ,
vltima ticeuitrice de* Vittuosi; entrò nella sua ca>
pannuccia Arcesiláo, con vn libricciuolo in m.mo,
e gli diste : *Apeittt ìo vengt di pajïeggio À vederii.;
47* ptrsiò non ho aprtjso di tntnntia , sinon quefto /i»
bro àtglì Elemtnti di Zmpídocli . Et abastànáosi per
abbracciarlo , mscosamente gl'infinuò sotto il g.san-
ciale vn sechettino pieno di Oro • Ttouollo à c..(ò
la Fante , ketndone marauiglie . ti mtraiti-
glitre > dicte Apelle > antíìo Jìcuramcntt i vit fioct
di ^Arttsilát .
Così scheria il Libérale mentre boncsic.i .• dona
l'Oro , e nalconde la mano : fa il benesicio , e íug-
gt il fumo • Chi dona pergloria, non dona ad altri ■
ma à se medesimo : vende il Benesicio > compra
il biaiuno , e perde il denaro .
CsA-
ikS DÏUU HLOSOHA MORALE
«S» €®9 *»
C^IPITOLO gVIKTO,
Jn quai mtdt si tftrtiiì la Lilitra/itì.
tyVZA fy 1 qualungue bene Humano , può l'Huon»
SE T"\ jîj viâr bene ò maie : Colui folamente sà
S U * btne vfarne, ilqual sà l'Arte .
^Çà&i-llf Chí sà maneggiar l'Armi, difende k
ftcslò , le ofrènce l'Auuersario : chi mal le maneggia ,
cffende folamente se steslò . f
La Saetta di Hercole , nclle mani di Hcrcole , cra
»n Fulmjne fatale contro a'Troiani: nclle inani. di
Filotté'te , fù vn fulmine pazzo , clic dalla mano incp
peria glí caddc fui piè cou tal dolore, che tic pa-
simò . - i
L'Oro, non men che il Ferro, è vn'Vtile Instro-
nicnto ! ma teunle nelle mani dell'Aiuro : Perni-
rifo in quelle delProdigo . 11 fol libérale hà l'Acte
di bcne adoprarlo .
Questa grand'Arte consiste ntl ben eonosecre le
Giicostanze che si son dette : Quanto, & à chi , &
Perche, & in quai modo si debba lionar' & riceuere »,
LA Prima & vnastîma Regola è, di prspêrtitxart
il Dofio cita Qualità dì chi dona,&di chi tictuá.
Qjjesti son due cotrela.tiui, inseparatili dalla Vútuoia
Mcdiocrità .
, Vn silosose délia Sçtta Canína ( la più aftamata tC
fiù iabbiosa di tutte le Sctte : insamatrice più costo,
che amatrice délia Sapienia . )hcbbe scoute di chic-
áere vn Talento l cioe seicento Scuti ) ad Amígono ,
Succeflèr di Aleflàndro. Rispose Antîgono : guc/l»
i ireppo ftr vn Cìnuo . V n'altra volta gli cbiese due
Benarj . Rispose Antîgono : S«tfi» « trtpp« psco ptr
vnT(i\tí paîsò oltre . »
: Pcr contcirio , Aleflàndro il Grande , ad vn sim-
plice Soldato che glidomandò vna piccola merceue ,
donò vna grau Ciità . L'attonito Donatario dislè:
Siffle i treppt ptr vn Sol-date . Rispose ilDonarore.-
£*pfí, i pue pcr vn'vtltpandr» .
L'voo
" UBRO S EST (K trf
LVrio e l'altto Re convna falsj Díalettìca ingaa-
narono la Libcraliti , diuenendo Fvno Auire , e l'al-
tro Prodigo . ■
Antígono difHnsc il Cinico dal Re , pet non dar«
nar nullj : Akfl'andro diltiiìse il Re dal Soldato,
pctdon.it croppa .
Dourua A itígono trou.ire yn Dono rr.ezzano fti
l'viu e Paîtra domandai senza eseludere i'vnael'al-
tta con due r fi iti indegui di vnRe. Doueua Alesr
sandro sir" vn D.wo mezz :no ni ilRc & il Solda-
to , pet non ecccdere il ragioneuole ■
Non vole.i l'EquitA , ch vna Cuti conquist.ita col
sangwe di molti , roslè na?r.-ede di vn solo . Se Alcs-
sandto volea misufirtittti li D ni daili Petsona so-
la del Bonatote ; vu giorno solo liaurí.i consontc
tutte le sue Rapine . Pu'i libérale firebbe stato à ra»
pir m.inco i che prr don.it le C'utà^r ipite i Re^ni .
II Libérale .ulunque , donand i ad og ìi gr.ido d!
Persone, Mggiori, Mrzzine, & [nE.nr; tnisural'Oro
con la Regola chi imita dagli Atitmetici H'gol* et'Oni
cioè Repol i di Ptopottione i proportion indo i Donî
ai Gr.idj délie Persone, & aile sue forze .
DA queita R'gola neceflàriamente s* inferisce?
quell'altra : Che U Libérale Han dont tuttt ai
lin sala . Petoche , estèndo egli Padre délia P.uria s
deuc disttibuirc i Doni a' Cittadini corne a* proprí
ïigliuoli , dentto a' mcíiti di ciaseuno & fuor dcll'-
Innidia dell'vno a'.l'.iltto .
Il prememonto Setie , prese tanto amore ad vna
sola Pianta diPlácmo, ftìle mille che otn.utano il
suo Viuaio ; ciie le ornaua il Troncô di ricchi Moni-
li:le inanellaua i tami : l'incoton.iu.i di Regali Tií»
re : l'inebriaua di ndorifen & pretiosi licoti ,. Se
quella Pianta hauesle hauuto senno ; hauria pregato il
Re, di nonmetter lei soia inranta inuidia apreslòle
altre Piante : ne se steslò in concerto di non Juuct
più senno che vna Pianta. . ; ,-."•« *- •
Ma coluiehe hauea poruto con ceppi d'oro , sire
Schiáuo il Mare : ben pote» cou la Coronj, d'oro ,
sir'vna Pianta Reiru.
J •■ ■ ■ «
Ht DÎXLA FtLOSOFTA MORALE
A ì Rigola più eflèntiale , che il Lihtrultnn
disptnji gti stioi Doni à gent* Vitiofà &inf**
me . Pfrche, ficoine l'Oro con la liga d'jltri Met.tlli
si auuilisce & perde il suo íplendore : cosi ancora
contrahe la cattiua qualità délie Persone che lo ma-
neggiano .
Perciò il Libérale , non riceue Doni da'Vitiosi ,
per non infamare il suo Erario : ne dona a' Vitiosi ,
per non instaure i suoi Doni .
Oltreche , licorne l'Oro donato a* Virtuosi nutrisce
la Virtù : cosi , donato a* Viciosi , nutrisce i Vitij : Si
ciò che fi dona a" Cittini, si toglie a' Buoni .
E^li è veto , che ancora ad vn Vitioso posto in mi-
séria , non si deue negar soccorso i questa nondime-
no sarà vn'altra Virtù del Libérale > ma non sarà U
Virtù delli Libéralisa.
11 noltro Filosofo che hà farta la Legge , ci hà io-
segnata la Eccettion col suo esenipio . Perche addi-
mandato da vn suo Discepolo , per quai ragione ha-
titsse donato denari ad vn Poucro Huomr» , publica-
niente conosciuto per Vitioso & infâme ■ rispose:
Non ho benfjicato colui corne Hunno , ma corne HHomo .
Volendo dire > ciò che giì dicemmo ; che il donarc
à genti ìnfàmi quando son miserabili ; non è Libe-
ralicà ; ma Humanité, & Debito naturale .
NE mena è proprio dcl Libérale il far Donatiui
ad Huornini Ricchi , & abbondanti : perche
l'Oto dtl Libérale , è comineslb alla Virtù Distribu-
ciua per giouare , non per gi-.tare : & quanto alla
Liberalit i, tucto è gittato ciò che nongioua .
Non fù Libcralità qucila del Filosofo , che per silo-
sofire gittò nel Mare tutto il suo Tesoro . oinin-
ciò costui la lu i Sapienia davna gran pauía , peg-
gior di qu.Ha di Serse : Serse voile con l'Oro far
Setuo il Mare : Questo ilvolle far Ricco ; eflèndo il
M. ir più riaco di lui • Moltrossi costui , non Amator
délia Sipienza-, ma Odiator» délia Virtù : volendo
più tostoa/rbgar l'Oro tra'Pesci , che farlo viuere rra'
Virtuosi . >. . ;
Gctta Oro nel Mare il l ibérale , quando lo dona à
eni niente gioua , potendo ad altri giouare . fifn puà
eslèrc
LIBR.O SESTO. fi»
efiere Cortesia, Amicitia, i iuiltá, il dorure a'Ricchi •
ma non Liberalità ; corne si è detco .
AGgiunge il nostro Filolofo > che il libérale pir-
ticolarmente impieg < la sua li erJki nel
uare aile Arti liber.ili , & A coloro che le coitiuano :
EJsenit Vtrgfgn* délia Virtù , quinJt le Muse men
diâtno .
QuaeJo Minerua nacque , Gîoue piobbe dal Cie-
lo vu Ncmbo d'Oro . Gioue , è il Libérale , perche
gioua : Minerua > è l'Ingegno : Pioggia d'Oro , è
l'Oro dtl Libérale : vero Ltte degl'Inge^ni , & dcllc
Muse. _ -.
Tanti felici Ingegni fiorirono nc' tempi di Augu-
ftoi perche viuca quel Mecenjte , che ìparge.i Ncm-
bi u'Oto . Qiiello fù lapersitta I.iea de' Liberali :
îc sempre che rinaseono Mecenati , rinascono lnge-
gni ; distè il Lirico .
Quattro sorti di Pcrsone compongoao la Repu-
blica ; Migílrrati, Siujiolì, Soldati , 8c Arcigiani . Gli
Artigiani viuono délie loro mercedi : i Soldati del
loroSoldo : i Magistrati del lor Mmcggio : i Poeti,
« l'altre Muse Liberaii, viuono di iode: & chi si
pasce di Lode, si pasce d'Aria. Quegli , che illu-
strai.o le Citcà , gíacciono all'oscuro : quegli , che
con le penne innajano gli Heroi , gíacciono â terra
qucgli , che dan vita agli eltinti , muoiono délia la
me , se i Maccnati non piouono il Nnr.bo d'Oro .
L'Vltima Regoíi , 8c sopra lutte phu1î!>ilislì.iia, è,
, che dent con Gtauialità, & TreHi^Jj . Il Dono
scnza questc due Qualità ; è viuanda teriza condi
ment" . Perche , il Btneficio consist . nelh Voluntâ ;
k questi due sono i veri Segni dclla Volutità erri-
cice.
Il donare , nell'Auaro e Moto violento -, nel Libei
rale.è Motonatur.de: &perciò qucllo c lento, St
senec pena : qutsto è veloce,&: sentesucere .
S'cgli non può, preílo níega : s'e^li può, presto
concède k l'vno e l'altro è benefìcio . Perche quello
non inganna le jSperanze ; & questo non istanca le
preghiere. ; v
Non è Dono ciò che si eoaipra : vn'ajiimo inge- ,
I1U0,
no DELLA ÏILOSOFIA MOftALE
nuo , niente comprapiùcaro , di ciò che coda prîeghi
ínsanguinati di reliure . Et perciò ama megtio pagar ,
che pregare ; 5: patir, che arroílìre .
Chi dona tosto , dona duc volte : perche , sicome
la Morte stentata , è doppia Morte : così ilBenefieio
accelerato, è doppio Beneficio .
Tiberio , ncll'vno, CcncU'altro fùsempre Tiberis .
Perche, nel condennare, soleua eglidire al Carne-
fice , Fagli stintur Ici Marte : & nel beneficare , fi
folea dir di lui i Ciì che vurl dinars , promette tard!.
Ma quel che incorona l'Opra del Libérale : d/
'%entftcij ch'eglì riceue rende U doppio: di quegli che
f», nulla prendt h prétende-, perche, scríue quegli ntl
marmo, & questi nell'arena .
QVelta è dunque laVirtùpiù ditutte gioconda,
&honoreuole. Gioconda in sestcfl.'i, perche
mantien l'Animo in vn perpetuo eseteitio doppia-
ment? díletteuole ; di far gratie, & riceuerne rin-
gratiamenti..
QueU'Oro , che ad altri è principio délie ínquie-
tudini , per la difficoltà nell'jcquisto ; anSetà nella
conseruationc ; & tristezza nella perdita ; non può
inquietar l'Animo del i iberale . Perche non dona ,
senon quel che poflìcde : non poffiede , Tenon per
•ionare : 8c non si perde quel che si dona ; anzi si
colloca â grande vsura: restandoin sicuro ilbene-
fìcio in chi lo riceue ; íc il merto immorale in chi
le fi.
Ciro addírhandato da iranien Ambasáadori do
ue COHseruaflè gli suoi Tcsori : mostrò loro i>li suoí
C malien, .dicendo ; Eccoui quegli che gli conseru&nó .
Tamo solamente ftimaiu di poflèdere , qaanto haue-
ua donato .
MA molto mafgiore vsura è , Tifttumi ttVjtf*
pUnso che ne riceue . Perche , sicome apreílb
al Popolo , ['Honore akto non « , che vn'Opinione
délia Potenza bcnefàttiua , corne insegnò il nostr»
filosofo : niuna Virtù è più popularc , & plausibile
«he là Liberab'tà : niun' Huomo è più honorato e
pregiato , che il Libérale ; viua fonte di Beneficij .
*£'i è benemeriio di tutti , & adsiato d» tutti
corue
LIBRO SESTO. i«
tome vnNume Terrestre . Chiam.uo dispensiero de'
Poueri : Protertor de* Ricchi : Meccnate de* Vir-
tuosi : Padre délia Patrza . In esto hanuo i Vecchi
che ammirare : i Giouani , che imparare : i M Ria»
ni , che imitare : i Prodigi , che correggersi : gli Aua-
li incorregïibili , che vergognarsi .
Niuno viue pjù sicuro icpiù libero da' Inuidioíî ,
da' M.deuoli , e da' Nemicj . Perche niuno inuidia
chi niente poflîede íenon per don.irc : niuno odia
chi tutti ama : niun p«ò flier nemico dcl Libéra
le , che non fia neuiico dcl ben publico > délia Patria,
di se medesimo <
Quindi è che alla sua Morte si ode vn publics gé
mira per appkiuso , e tutu volti vestouo à duolo .
Piangono i Popòli , piangono le Virtù , piangon le
Museorfane, e desohte: cniamanoinf.uue LiFalce
délia Motte , che habbia toko di Vita , chi à tutti
daua la Vita: Scingiusta laNatura che ad vn'Auiiuo
Céleste , habbia dato vn Corpo terreuo •
C.APITOLO S EST O
Hella Trtdigalitì , (? dill'^Autritit .
•fr&ï'î'G' ALSA è quella Rigola generale, Che due
S r £ Cosc contrarie ad vna Terza , ftà lot coa-
3> * * uciigono.
<J-Î*îifr La Prciigtlitì 8c V^íuaritU son due
œortah Nemiche délia Li'jtralita » ma più Nemiche
Fri loro .
U Prodígo iprezza trcptio lcRicchezze, Scperciò
legetta: l'Auaro troppo lcaraa, 8c perciò le con
serua . Chi fà spesc lòuerchie per Sensualità , i
Sensuale , e non Prodigo : chi per arobiYone , è
Ambirioso, e non Prodigo . Chi conserua le Ric-
ihezzc per mercarare , è Mcrcitante , 6t non Aua-
ro: chi per giocare , è Giocatore , & norjAuaro. Il
Ptodigo aducciue sol dora per afîèiro didonare : J'A-
turo conserua , per solo jfrcuo di coasuiaie : l'vao
t l'-altr» , fuoi del douere.
F Ojni
lil DïLLA FIlOSOFIA MORALE
Ognï Vitio hi i suoi Lodatori . La Prodigalità ì
color.ua col titolo di Libéralisa1 : ît l'Auaritia , col
titolo cli Parsimonia : Sc pcrcià , quella è iodsta da
Giouani , & quella cfa* Vecchi : perche la Prodigali-
tà c Vitio Gíoucnile : l'Auaritia Senile . Ma corne
laPietra di Paragoue fà conoscere la diferenz.i tri
l'Oro vero , e l'Oro fallò: cesì la Liberalità fà co
noscere 1a diUèrenza tri l'Oro Prodigo , & l'Oro
Auiro .
I! puodïjo rapisce l'a'trui quaudo gli manrhi clie
gettare : l'Ausro non gode ill'uo , purche artri nou
ne joda . Qucllo è fimile al Fiume di Lidia , che
ruba l'Oro al Monte Mída , per getrarlo a! Mate.
Qntííi è tim-Ie a' Fctmiconi de' Montî Arimafti ;
chegouernano le- Minière d'Oro ; non per seruirie-
oe , ma perche altri non íe ne senia .
Il Prodigo , non è Vitioib per se steflò ; ma pet
accidente : perche l'Oro gettato senzi Vinù , è il
Semé di tutti i Vúij . Et l'Auaro per se Irellô è ca*
pace di ogni vitio i ma per accidente parri Virmo-
fo . Sarà sobrio, per non Spendcre : non giocatote,
per non perdere : non ambiuoso , per non parer rie-
co: non commetteiA delitto, per rimor delfisco:
ma vn"Vitio solo baita pet tutti i V'itij .
Più fitcilmepte si riduce al Mezzo délia Virtù il
Prodigo, ciic l'Auaro . Perche, al Prodigo non ma'ir-
ca l'Attione , ma l'Intentione : ati'Aturo mltbl l'vim
c l'altro . Ojjello pecca per troppa fîducu ; quello
per troppo timoré . Et perçiò quello quanto più vi-
ue , diuienc più considerato , Sc manco Prodijo : St
iù inuechia > díuien più timido -
II Prodigo doria quel che non deue ; & non dona
quel che deue . L'Auaro dona quel che deue > Sc
non dona quel che petrebbe douare . Perche il Pr«-
di>o, donando per suo diletto & non per l'honcsto J
sente più diletto à donar per elettione , che à paga
ie per debito . Et l'Auaro , non godendo di donare
per eletnone : paga sol que! che deue i accioche noa
gti sia toko quel che no» deue .
ïina>
LIBR.O SESTO. m
Tînalmente , tjnto è pazzo^ il Prodigo rjuant»
l'Auare., Perche quello, non miferando ciò che do
na , fifiísee le softanze prima di finir la vita : Qujr>
flo , temendonon gli manchino te soltanze, sinilce
U vita senza seruirsene. L'vno, per vsarrrop-
po le sue ricchezze , muore pouero : Til-
tro , viue pouero per morir ricco.
Quello agli Heredi lascia il Te-
soro di Epaminonda , pieno
di Amicirie , vuoto di
denari , Qaesto
lascia il Te-
lbro
di Paosania , pieu di
dciuri , vuoto
. • diAmíci.
» X ... «LIA
DELLA
FILOSOFIA MORALE
LIBRO SETTIMO.
DELLA MAGNIFICENZA
ET DE" SVOI EST REMI.
CAPITOLO PRIMO
CHE COSA Sl A MAGSIFICESZA.
**.*¥» Ju
A MAGNIFICEVZA è Vitm »t!F
Estima , circa ta Mrdìocrità délit
SpifcGrandi, ftr sine Kanttìa .
Aslìirda nel primo iogresse può pa
ì rère ad alcuno questj D finitione
del nostro Au.ore . reródie, !e il
Piccolo & ri Grande, son gli duoestrcmi del Mrdlt-
trt : coin'eslèr può Médiocre vna Cosa GranJe ? & se
nella Mediocrità consiste la Virtù : com' ester p ;ò
Virtùciò che ttascende h Mediocrità !
Sappi noudimeno che ancora nella Graadeíza si
troua Mediocrità, k nella Mediocrità si troua Gran-
dezza Proj ortionale . Ctpitnlina , Grande & Ma
II Simt/acra di Giom
gnifie i Opéra fù in se steslì : ma fù Médiocre , ris-
petto al!a Statu* di Pompéo , ch'era Minore :& al
Ccliffi di T(oJi , ch'era Miggiore •
Ami ilColoflb diRodi , al cui p.iragone tutti i
Coloflî del Mondo eran Pii>mé'i ; paragonato al suo
Fine, era così Médiocre , corne gli altti paragonati
La' Fini loro . Peroclie h Statua di Pompéo, per ho-
nor di vn Piiuato : ôc U Gróuc çapitolino , per va
jran
»eixa filos. von.tiB.vn. «f
gran Ttmpio : 6r il C olosiò cìî Rodi , per Pentrata
di vn Porto ; non erano mínori ne maggiori de!
Conucneuole: 6c in quelta Conuencuolezza consiste
la bftdìicrit* Prtporticnalt .
Per contrario , se ru dedichi à Pompco il Colof-
fo di Rodi : & sopra il Porto di Rodi tu collochi il
Gioue Capiioliro t'ccrta cosa è , che soimbiati i Fi-
ni & !e Propoitiom , tu togli ta Vediocritá : pctchc
l'vno sarà Maggiore ; l'altro sarà Minore drl conue-
neuole:& quelle Oj-rc M ignifiche.sitanrídicole .
Dunque , la Magnificcrza riguarda in vn tempo
tte "Ttrmini corrclatjui , cioè : la Cm»ìH< itlt-
Cfra : la ÇranitT£* itlF Optrtnti: tch§MUÊÌtU
\a d,l Fint per cui si Opéra . la Crindezza dtlP
Cpcra si misura dr11a Mole": quclla dell'Operante d.il»
la suadigmtà: quella delfine dal Publico Bene . Et
queste tre Misurc insieme vnite, couvn sol nonic fi
chiamano IL DIXORO .
Saui.menrc adunquc dal nostro Filosofb qoefta
GranVirtù chiamata siì con due grandi Norni ; simi
li , ma non sinonimi ; cicè , MAGNlFJCFNZA , k
MAGNIDECENZA . Magnificenza, perl\isloluta Crart-
dezza materirfle deU'Opcra . Magnidicfnzt , per la
GrandVtza comparatina ■ proportionata al Uecóio
elella Mole, deilj Petson.i, fie del suo Fine .
DA questo discor'b primanirnie tu puoi eono-
scere, che la Medioctità Magnifica , è molto
maggiore d'Ha Mediociiià Libcrik : perche; sicome
il pi" piccolo E'.efame , c maggiore del più grande
Agnello : così la tninpt* Opeta M.îgoiSca , sap ta la
maggior'Opera Libetale .
Fabio, Malïìno diF<r«zza, e tenue di fortune ;
vendè vnsuo p cct.lo & vnico Podcrerro i per pre-
scioglicre con queli'Oro , da' F<rri di Annihile , gli
Óptiui di Canne : perche giudicò men vergognoía
alla Republica , la Pouertà del suo Gcnerale , che la
Caitiuit à de* suoi Soldau .
II Popolo Roinano , hauendo conquistato il Re-
gno dell'Asia Minore; ne fece dono al Re Attalo :
perche stimò cosa più degna délia Romana Maestà
il Tare vn grau Re, che il poilëderc vn gran Regnot%. -À
f i
ilt DELIA FILOSOFIA MORALE
Se siconfrontano questedue Opère àmifura Jel!'-
AfFetto e délie Forze del Donatore ; astai più do-
nù Fabio , donandovn C.impo > chc il Popolo Roms-
no donando vu Regno . Peroche , chi dona quanto
hà nel Mondo, dona tutto il Mondo .
Pet contrario , il Popolo Romano : poco donò ,
xispetto à quello che potea donat» . Put nondimcno,
il Dono di Fabie tu Libérale , & non Magnifier : il
Dono del Popolo fù Magnifico , & no» Libérale .
Perche ( sicome gíà vdisti ) fOpra Magnisica , non 6
misiira dalle Forze , ne dall'Arrètto > ma dalla Gran-
dezza & duU'Effètto .
Tu vedi oltreciò , che sicome la Magnificcnza è
Vùiù différente dalla Liberalità : così gli Eftrtmi
délia Magnificenza , son différend dagli Eíìremi dél
ia Liberalità . Qucstí fiirono ehianiatí *Au«ritìn ,
Sc troiiftilltà :-ma quegli , auanti al nostro Filosofo
non hauean Nome .
O tanto rata âpreslô gll Antichi fù la Magnificen
za, che, ne di Nome , ne di Semblants fù conoscio-
ta ; ò. tanto eran poueti di senno , che abbagliati
dallo splendore di qiulunque Opra Magnifica, non
discerneuano il Mezzo da' suoi Eftremi . Et corne può
filoíofate chi non sà definire : ò corne può definire
thi non sà il Nome }
U nostro Filosofo adunque i sicome hauea cono-
sciuto , che la Mediocrità fbrmale di questa gran
Virtù consistea nel Decóio ; così con nuoui ma pro-
pri Nomi, chiamò la Virtù, MAGNIDÏCENZA : il
Difctto Vitifíso , PARV1DECENZA : & il Vitiosç>
Ecccsso , OLTRADECENZA . y j /
La Magnidecenza , c vna Miluta délia Crandezza
conueii-u.We : la Paruidccenza non giugne alla Mi-
sura : la Oltrasleçenzai'eecede .
' Di qui tu puoi conoscerc finalmente , quanto fia
ditficíle questa Scienza , & quanto neceslatia á chi
vuol fare Opre Magnifùhe . Peroche , sicome nulla
« tanto dirficile , quanto ìîconoscerc la Proportione
del Uecoro , per le innumerabili Circostanze dalle
q«uu dipende : così troppo è facile il fiillire in al»
mna t«;oítuiza i e troppo coita ogni fallo : pef
che
LÎBS.0 SETTIMO. nf
che mancando , od cccedendo il Oecoio : fi gettane
Teíòri pet acquist.it Biasimo .
C sA P I T 0 LO S ECO O^D 0
C w*? IT 0 LO SESTO
lulU T>it<àitctn\t , & dclia Oltr»itctnXj*
'Ohnittntt , te il Ttruidtcentt , altro
ST 'nSco"crc non adoprano nelle Opre loro ,
«? ^ <S che il proprio Geiiio . Perche quantunque
•fr'î^PÌÍ' bcllissiino lia il Modello , l'vnoeíakro lo
guasta. Qu?llo .peraggiugneriú sproposicue grandez-
jie : questo per diminuir- del lauoro , e del costo : noo
couoscendo nt qucilo , ne qucllo.> «ò <htualaPro>
pottione, 5ci'B;cóto .
L'Oltr.idecente , epera spomaneameute ma senzi
gìudicio . L'operatione del P-ruidecente è mista di
Volunratio e foraato: spingendolo l'Atr.òiiier.e , Si
M.ihendolo FAuariua .
Perciò l'vno précipitera l'Opera con la rrpfpa
çeleriti ï l'altro ia guasterà' con la troppa lentczza .
Quello è limite al Lcopardo , che se luqtutoo ía!t\
nen fíccde Uftcda, i'^bbandoua . queito c Cuilf
«II»
1 I B R O S ETTIMO. t4W"
àlU Montagna , che pregna di vn grau Parto , dopo
moltoromore partotì vnpiccol Topo .
Nejle Opte dcll'Oltradecente tu vedrai grandi ef-
íetti d'aniino generofo ; ma sempre vi sirà qualche
marca di stolidezza . Et nette Oprc del Paruidecentc,
tu vedrai sforzi di Magnificenza ; ma lémpre qualthe
direct di sordidezza .
Sicomc i Parti Bige neri , cioc , generati da duc
Animali di Specíe diffèrenti i l'empre simigliano alla
Specic ptggiore : così le Opte di coloro, nalcendo
da vna Vittu jnescolata con vn Viîio , íempre simi
glíano al Vitio píù toit© che alla Vinù .
Matta rti l'Oltradeccnza di Nerone , che dítde
fiioco à Ronia , per farla rinasetre più bella , che
da lui prendeílê Nome Ntrmía • Ma più crudelc fù
la Pazzia , perche ridendo i pu'ulici gemiti ; in ha-
bitodel Poeta Homcro , con la Lira in m.iua : men-
tte Roma ardeua , canraua i versi dell'ínct nJio di
Troia . Ma UXroia fè sue vtnJette: iíl'Homero,
dopo il canco ne pianse .
Rjdicola fù la P.truidccenza del suo Amcceflòrc
Calígulaj ílqu.ile orgoglioso délia scgnalau Victoria,
chVgli ríportò per relacíone , scriílè al Scruto que-
ste mernoraHilí parole : PARATE QVA M MAXI-
MVM TRIVMPHvM QVAMMINIMO SVMPTV„
Apparecchitite vn grandiílìmo TfSoiifbi con picca-
liflìma spdà . Doue tu vedi io queli'Aninio íiccop-
piata la Magp.ificenza e (tréma , con l'estrenia Spi-
lorcciia Quefto era vh Moltr:) Bigenero .
D Aile còse antidette , si può ritrarre ; primicr.i-
mente , quamo poche fiário state al Monda
le Opte perf'ettament.' Mjgnjfiche : petoche anco-
ra negli Otto Miracoli delMondo , tu ci vedrai di
se tri eflcntialmcntc ripagnantí .Jía vera Magnirì-
cenz a .
Quanto al Temfiìo di Diana: sebene il più no-
bile Oggetto dt llc Magnificeitza fia il Tcnipío, per
r*ccellenza del Fini : osta però à quello , la falsità
del Nulne : finto da vaneggi inti Poeti , ma da niun
Saegio creduto . Siche tu non íii quai pazzia mo-
ueslé t.wti Re, à sond.ue vnasìvasta, c dispendio-
G sa
Mi DELLA FIT.OSOFIA MORAtE
ù Mole , sopra vna Poetica vanità . Ikhe Tà cre-
dere , chc colui ilquil l'abbrwiò , foflè più Saggio
di tutti co!"ro cb» i1 fabricarono . Qualche zclaii-
te Filosofb ellcr dnura qatllo Heroilrato ; degno
che il suo Nome rjsplendesle con quolla luie ; t i
Nomi d< gli Autori li cimaneflero al buio .
M.i olttetiò qu.intan<j!it l'Opra follè stata vera-
meme Magnifie , ; à M si doucua il Titolo di Ma-
gnifùo.' Non à chi la fondò , perche non la fiuì;
non à chi la fini , perche non la fondò , cerne si è det
te Onde quel T<-mpio da Martiale fà chi.imato Opt
ra met r, &: d i Ct..tino , Optra Itntt: te il suo Aiciii-
tetto-Coréno, acquistò il sopranoaie JiTemriario .
M'gnisica íiì veramfntc la Mile dì ^Anerripi,
per la Materia, pcrj'Aite, cVpcri'AUezza , ch'en>
pieua il vuoto deU'Aiii , esate cantò Martiale . Ma
se si considéra i! Fine , di tiasfvrire vu Mcote di
lauorati Marmi , pet nafeondere il líinafugíij d'vn'-
i;icenerito Cadautío ; sema niun puhlico bemneio :
cjuella certamente non rù ver.i Ma<jnitìcenza ; ma iu-
laua Oltradeceuza i che died*.' l'Eicmpio c il Nome
ad .;!tre simili inlaoíe •
L'iíteslo d r.ii ielle 'Barbare Tirtmidi dell'Egitto ,
clie prr l'iiteilo iuiitiSissimo fine , impouerituno i
Re^ni : Sc prmoipalmente d; quclla -lel Rè Cléope ,
più smiiurata di tutte , & più vergognosa .
Iì Qicut Otìmpicj ; sc si considéra il Soggetto , era
cosa Ptofana. ie la Materia; megUo si conueniua
à Giouc vna Sntua d'oto , che di Corna di Elcfanti ,
scheCiiie da Martiale . Sc la Grandezza ; non cri
uiaratiigliosi : non estènjo vn Corpo lodo.ma pià
fr.uninenti commf lTi. Se il M.igilicro dcil'Arrefice ;
potca sar IVptra prctiòsa, mà non dipcndioíà i 8c
perciò n- -n Magnifica.
Il Colessï di Hfii, benche tantoMirabile per la
grand' zza, che i Rodiani n'hebbero il Nome di Co-
ïo&eâ : fù peró nel Soggetto rappresentato , vna Poe-
tic j Meufbia, St FaUdla vana : &: così rrul r'-ndata
nella Mole, coaie nell'Inucntionc .
Non si .aiuiddero coloto , che vn sì gran Corpo
librato da du- piedi , non potea lungamentc soflilte
re
IIBRO SETTI MO. 147 •
re in vna Isola, crolata souentc da' Terremoti . Et
in efrètto , quel ft vn Miracolo <ii cinqu.int'Anni ,
S: non più : perche la Terra tremantc , scoslé nel
Mare l'inutil peso : ic il Sol di Rodi hebbe va sitbito
rxcaso senza ris rgimento .
La Ttrrt dtt Fars , píù dî tutte l'Opete preme-
morace , fù gioueuole .-.1 publico , & ncceilària , pet
inscgnare il Porto, si:pplendo al So evna Fiamma .
Per questo fine la sodtzza tk altezza era dtceuole:
ma gli ornamenti <]ispendiosi , er.m lbuerchi . Et
perche sol perquesti era maraui^liosa : quanta più
mar.iuigliola fù , tanto ancora più Oltrai'tcente . Et
ctic peggio è , il suo lume inscgnò il Porro a' Batbari
che lVccupano .
Sola í'Opcr* Ai Stmir'tmide ft interaraente Ma
gnifie- , per la grandezza , per U f nuiositi , & per
il Fine ; artesa la maniera deii'e.pu^nationi di que'
tempi i ne' quaîi niuna altezza , e niuna sp< [U.n
délie mura , era soviet, h a . Ma per JífenJere , non
ci volet ininor Populo , di quello di Bibilonia , ne
miner ■ cuoie di quello di Scinirarnide , cb'era mor-
tale.
Fin.ilmenre , V^Axpttttrt di V'Jptsijm ; che, lico
rne scrisle Rutilio, íp iuectaua gli Dij celefti : con-
siderato per seíolo, & per i! suofióe i non stopra
grands mente Magnifie.' : scruendo à Roma Oriosa i
Sc non à Roma Religiosa , ne Bellicosa . Ma se si
vnisce con l'altra Opéra dcl TempiodelU Pace ( cir-
conscrirtoTerrore dcl Gentilesimo ) negai non si peò,
che quel Cesare non porri U vanto délia Magmficenza
lbpra tutti i Gentilí .
Siche tù vedi quanto scabroCi Virtù sia la Magnî-
fîccnza : essendo tanto difficile il far l'úpte M igni-
siche ôc canto facile il biasimarle .
. #* *** *
*o* *» *» ** *%
» » »*
DELIA
FÎLOSOFIA MORALE
LIBRO OTTAVO.
DELLA MAGNANIMITA.
ET DE' SVOI ESTREMI.
CAPITOLO PRIMO.
«*.
VESTA Virtù h.ì Mine belle, & ec-
celkntí Prorrictà, che alcuni Filo-
fofi l'hanno confuû con la Fortt^-
£«,ptrche CeJtiC cosc gruii . Altri
cou la Msgn'\$cen\a , perche Qpra
cose grandi. Altri con la GinfìitU,
perche non p me dal Retto . A!tri
cen la SàuitXX* , perche sà dominate l'vna, e l'altra
Tortuna .
Questo è confbndere la Materia con la Forma : o
le l\Cprict.l con U Eslènza hiuendo le Virtù frà
loro tanto arniltà , che l'vna non isdegfta di sernire
all'altra. Ma il nostíoFilosofo, che diltingne la Vir
tù per via de* loro Oggettí ; la dttìnisce in quefta
guiíà .
LA Magnanimità « w Virtù ni}P*4nimt ; che
cmsilìe netla Mtdhmtà cìrci gli Houri frun-
di, per fil mttiue itlCtìmtSìo .
Hor questa Definitione ci ilirreremîa primîera-
mente b Magnanimità da tutte l'alttc Vittù , che
noa riguardano gli Honni perp-optio Oggetto.
Dipoi
LIBRO OTTAVO. u>
Dipoi la discerne dalla MtitHit : pctche la Mo-
dcstia risgtarda gli Htmri Meáìttri : & la Magnant-
rr.ità gli límori Cjranii : tome la Magnisiccnza si
diffcreiuia dalla Líbfr.ilità ; perche questa si aggira
circa le Spese Mediocri ; & quelia circa le Spese
Grand. : eílendo la Grandtzxa, cosa eflentialc agli
Oggetti loro, come al lor Nome
Finalmenie distiDgue la Magnanimité dag'i due
Viti) tstremi ; cioè ,l>usiUnnimita , 6c Ge»sit%Ja . i
Perche , la Pusillanimítà : benche babbia grandi
Virtù , non si iiima derna di honon Grandi • La
Gonfïezza , aspira ad Honon Grandi ; benche non
-habbia Grandi Virtù . Dunque , la Magnanimità è
quelia, che conoscendo in se Grandi Virtù ; sistima
degna di grandi honori . . _
Ancora questa Virtù (come dicemmo délia Ma»
gnificenza ) hà la sua Mediocrità nclla Gtandezza.
Anzi queila sua Mediocrità , comprende moite , &
grandi Mediocrità .
Conosccre in se vn gran Merto , & afpirare à
grandi Honori ; è vna Giusta Mediocrità ; perche la
Giustiria Distributiua , à maggior Mcrto aflègna Pre-
mio majgíore .
Sc i'Honor.glívien rîomto, non sentir grande al-
lcgrezza ; &'fe gli vie n nrgato, non sentir grande
afflittione : questa è vna Filostifim Mediocrità .
Setuitfî de' Grandi Honori come conuiene : &
rísemirsi de" Dishonori fol quanto conuiene : questa
è vnajDi/îrtií Mediocrità ■
Bramar grandi Honori , e dilp'regi.ìrli : questa è
Mtgnamm* Mediocrità ; corne à iuoluojjo vditai ..
ifo DELIA FU0S0F1A MORALE
Uc4 fi&i
•2P7 r^to.
Wí W}
CviflTOLO SECONDO,
Qu.it fut il Mugnaniìm •
EBENE la Magtunìmlti, formalmeme non
2 C ï fil Ll FerttQa, ne U M*gnifict»X* > ne
S ~ K la Giufliii* ne la &wï«^« , corne si è
^HPÎ'fr detto : nondimcno il Magnanimo sari
Ti,ttc , M«g»nnimt , Giuflo , fnuit : & haura tutte
le Virtù moderatrici deila P.ftìone, délia Voluntá,
8c dcllo Intclktto . Perche ágoaitar la somma Pet-
fettione dell'Animo , hath vna Imperrèttione : come
i guafiu la somma Bellezza del Corpo > basta vn
dirVtto .
S ri il suo Cuorc, l'AIt-ir délia Honestà : il suo
ArFetto , sgombro di ogni baflà aírèttione : la sua
R.tgione, misura del Raeioneuole : la sua Prude n îj,
face del vero, e saler: del dubioso .• la sua Mente ,
Jcila délie Virtù , e Scuola drll- Sr.ieme : maScienie
profìiteuoli più che curiiase : & grandi più che sot-
lili : fi'osofárKÍo egli sero pin. volentieri co* dotti
Silentij di Pitagora . ch- co:i !e strepitose cauilla-
•ioni di Prot .gor.t , ò di A-adémo .
Siche polTt^m dirt- , che la Magnanimité i vn me-
éerate dcfio t/e' Grandi Jfcnoti , fondatl nel/a ^ran-
ir\T* dituitt ItVirtù imfiimt táumAH . Ouero.chc
la Grandczia di tutte le virtù, Ht k Materia délia
Magnanimité ; & il moderato lludio de' Grandi Ho-
■ori, fia la sua Fotma . Onde dal nostio Filosi to ,
la Magnanimi.à è cliiam.<ta y. I* Cinn* di tutu U
Vinìt,
DA que sto gran Titolo di Msgnanimo , proucnst-
ro tutti oucï Tiuli di tfo*on , che a* Principl
Grandi dal Popolo ammiraiore rurono degoamenie
appropiati : presumrndosi , che alla grar.dcíza de la
Dignité cotrisponda la Grande n t dcll'Ajúir.o , c dél
ia virtù : non sol ne' Prinçigati Elettiui ; per la Pru-
dem.i dctIi Elctiori, che scieglic l'Qttimo fra' Buo-
■i: ma Bc'Ttúxinati Sutcrtsmi j pti la Forxa délia
1IBRO OTTAVO. ip
Edticatione , che rende i Princrpi Nati , degai di ef
ser" Eletti_.
Aí Princíp! Magnanimi adunque ft attribuito ii
Titolo à'illustn: perche Ja Magnanimità si risplea-
dere cutte le virtù i corne la Luce fi ccmparirc tutti
î Ccjlûri de,* v ôrpí opachi .
11 Titolo di Ecctll<n\ti; corne discorre il nostro
Filosoío ; èproprio del M.tgnammo . Perche l'Eccel-
lenz.i è Termine relatiuo, che contiene il ineno ,
& vi rggiugne ilsoprapiùi Sc la Magnanimitì, so-
pra la Vutù commune , aggiugnc va'eccesto di Pef-
fettione .
Di qui ancora il Titolo di *AhtQá : perche il
Magnanino paragcnato aglialtti Virtuosi i e come il
Monte Vésulo, paragonato a' contigui Momi : perche
doue gli altri siniscono, egli comincia .
Di qiù per conséquente, il Titolo di Simili.
Perche la Mente del Magnanimo , come il vertice
del Monte Olimpo \ trascendendo le nubi , ; 1< pro-
celle ; godevn petpetuo & impcrtuibuhil screno .
Di qui dunque jl Titolo di Mafnt ; attribuito me-
ricamente i Ponipcío , imœeritamfnte ad Aleflán-
dro rperoche , níun Bene èquaggiù veramente Gian-
de , senon b Virtù ; te l'Auimo del Magnanimo è
capace di tutte le Virtù .
Quinci finalmente i Magnanimi fiirono chiamaii
*'«», cioè Stmidei , & Figliuoli di Gíoue. Onde
. Achille da Statio fù detto , magnanimo lícide, Pro-
genie formidabile del Tontine Gioue . Perche , se
la sola Virtù é.quella che rende gli Huomini simili
à Dio : non è nwrauiglia , se vna Virtù tamo supe-
riore aile Virtù Hiímane , si annoueti sià ie cose Di-
uine : te chi la possiede , sia ripu.ta.to vn Dio Ter-
teno .
Allaínrerna Grandezza dell'Animo , naturalmen-
tc corrilponderà la Corporatiira eirrriore : cs-
sendo la Natiira v«' Architett» intendentissiœa dell'-
turitmía .
Sara dunque il MagiuwÌKt Grande , ma propo--
tionato dalla Per(ona . Gran corpo , gran capo , i
chi grandi, paslò graue, voce alta , color fermo .
6 4 l/aui-
ifi DELLA HLOSOFIA MORALE
L'anima, dice il Panigcrista, ò troua vu Corpo
condeguo , òlofà. Corne il Retlelle Api, in mci-
10 al folto Sciame volante , dalla grandezza e mae-
ftá fi conosce : còsì daU'aspetto si conoi'cerà il Ms-
gawiiiio fra' Vinuosi . Chimique il vede . dira >
In guejla gran Ttmpit non habita vn picctl 7^»mi .
Tai íattezze ci cspresle Homeronel suo Agaménno-
ne Idéa del \'».îgnauiino: Stpra gli altti spicraua H
sut Stmbhntt . A proportion deli'Animo i) Corpo
crebbc .
Per contrario, ïïTusilltnimo ci vitn descritto dal
noílro t ilosofb ncl Líbro délia Fisionomía ; minuto
di f.iccii , d'occhi piccoli , voce tenue , ilatuia brie-
uc : onde à viderlo conoscerai , che in taie alber-
ghetto non può habitare vn'Anima grande. Et per
ldéa del PusiUanimo , ci propose recadio in Corinto.:
Huonio di gran >» irtù , nia di dfbit cuore .
Scimia del Magnar.imo nell'aspetto , sarail Gtnsi»
snzi più grande, più tronfio, e pettoruto ; ma in
quell'aspetto trasparità nonsoche di vano e difiero:
quai fù descrúto dal Poeta Italiano l'orgoglioso Or-
ante .
Délia Superbta t r del Fnrore c Figlit •
In bocça hà ftmprt le minaccie e l'tnìe :
Trauerst il gaar io , t teneùnst il c>gsn <]
C ~i P I T O L O T E\Z O
Oggetti itlU Magnammità .
•fr£*ì$'OGGETTO délia Magnanimità èquel Ptf
* t JR mi' chesldcue al Magnanime per le sue
* SB Grandi Vinù , corne la Palma al Vincitore.
ftMM4 Maqualsarà questo gtan Premio . r
Ben'hauiaí letta , od vo'ita quclla famosa Proposi-
Ctione dialcuni Filosofi : C ht la s /a Virtìt fia Prt-
mit à se medefima : ma questa è Piopoíìtioae, ò trop-
pofàlEi; ò poco imeû . Parodie il Mérita del Pre-
mio, non può ester Premio .delMerito: eslèndo il
ícrito vna cjualità imtinscw & antécédente i «c il
* Pie-
LIBRO OTTAVO. ifi
Premîo vn'efFetto etttinfeco & conséquente . Che
se b Yitiù si yotcfle méritait dalla steilà Virtù '■ ella ,
suel.be ctfetto e cagionedi se meáVsirna; 8c sc folle
estetto di vn'altra Virtù ; si darebbe vn procellb Cau
sait in hifinito .
Molto menoèvero, che la NtíUti , la Hcl/t%-
, la U/m, negli altri Dmi di Naiura , siano Pre-
irii ilcrlla Magnanimità > Perche non si mérita úò ,
che già si polsiedc auanti al Merito: èiDoni diUa-
tuca i precedono ì'acquisto délie Virtù : 8c principal-
mente dclb Magnanimità , laquai preíùppohe i'acqui-
sto di tutre lealtre Virtù, & le incoiona .
Sc duiique la virtù è ilMerito interno : Scil Frc-
mio c vn Bene esterno : que11a è acquifcta dal Vir
tuose , & quelto e donato da chi sim la Virtù ; con-
uien conchiudere , che al Miglior di tutti i Bcni dett-
Anima ; qual'è L Magnanimità : si dtbba in P^emío
il m.íggior' & migliore di tutti li Beni clk-mi • gtui't
l'HoNorc .
Sicome !a Virtù altro non è , che l'honcsto : cosi
l'eslcntial Proprietà délia Virtù è l'curre Honoic-
uo!c : & si.ome la Virtù è vna Qualità Diuina , che
rende l'Huomo simileàDio, corne si èdetto: cosi
elknonpuò eiTère prù degnamente rirr.unerata , che
lonHonoíi: perche ni ente di migliore poflìatu do-
nare aU'iitciîoladio .
Perdonsi le Ricchezie perconseruar la vitatper-
desi la Vita perconseruar l'Honoie : perche tar.ro
cedono i Beni Corpotali a' Beni Honoieuoli ; quan-
to i Benî v tili a' Bcni Ccrporali .
Erra dunque il camino chi vuol salire al Tempio
deli'Honore , sema paflar per qutllo déliaVirtù : es-
sendo l'vno, l'Arrio dcU'altro,
Adone'o Re de' Molossi , volcua accaíâre la bellis-
sima sua Figliuota, & Heréda ; à conditione , che
chi aspirr.ua aile Nozze di lei , & alla succeffiooe
dclLi Corona ; vincesiè vn mostruoíb Cane chiarua-
to il Utrhírt . Bellislìvna Sposa è la Çflcrìa : maspp-
Sah non può chi non atterra ilVitio : Cérbero di i
píù Capi .
Chi ptetende diísl'ere honoratopei lc Vì"" ck*
G $ tuo»
1Í+ DELLA IILOSOHA MORALE,
sijui Ma;gioti : fi fà esittorc degli aitrui crédita ; 8c
co' iuoi V'ítij-tliscrcdita gli Crcuitori .
Chi pet altiui fiiuore, piíi chc pet proprio meri-
to , inalzato aile dignità, ptetendc Hqnori : è simi»
le à quel Giumeiuo che si credea fatte à se le ado
ration! , lequali si ràceano alla Statua délia Dea IíUe»
ch'egli fui dorsoportaua.
Hota se la Magnaniraità è la più Grande > la p:ù il-
luítre , la più eccellentc , la più Diuina délie humant
Vi'tù : nccellaria mente ella è degna de" più Grandi
& illustri Honori , che attnbuir si poflàno si vn M,or»
taie .
Falía c dunque la Deciíîone di Seneca ; EJstr ro/ï
da Magnanime il cenrentarji dìpUceli Hcnorì. Que-
sto è il Vitio del Pusill inimo , che non conosecudo la,
lùa Virtù, non misura il sno Merito .
NelTempio di Hercole , non entrauano Mofcheï
Sc nel Cuordel Magnanimo nonenirano preunsioni
dipiccolc honorante, ne dapiccola Gente.
1 Lconi che si conduccuano inghirlamlati difiori , à
spfttacolo del Teatto ; stracciau msi sdegnos.tmcnte
le guirlande , veggendone l'ombra : & prr contrario,
le Victime imbelli , lasciauansi guidare cjuasi per pom
pa , con le ceruici iufiorate , 8c le cotna índorate , al
Sacrisirio ,
Tal dirrererta è fiâ il Pusillanime Sc il Magnani
mo : qucllo fa pompa di piccoli applausi : quelto gli
speegi i, & li rifùita .
L'Honore adunque è il vero Oggetto délia Ma-
gnjnimitâ , percl.'egli è il vero Premio deila Virtò .
Ma perche chi mérita il più , mérita il meno : d*
bionon è, che cki méritai Sommi , & quasi Dmini
Kinori ft;ì gli Huomini ; mérita le Ricchezze, iç
íranPodeiii metira i Fascr te le Coronc : percher
Bcni minari fcno appendici de' mag^iori ; a* quali
luturaluiente sono ordinati .
Siche il Magnanimo , ò ûrà grandemente Ricco ,
A rnerita grmdi Rio.htzze : ò sari Principe i ò me-
il Prmcipato . r<rche, chi domina la Fertuua ,
£pràsrruirlii di'Beni diFortuna: íc chi sà coimhan-
•' ' àlcftcHò i sapià cojuuwndaie ad ahrui .
Ouï»
L I B R O OTTAVOi rrf
Oîtríche , senzi il Principato, Euà otiosa la liu
gran Prudenza : & lènz.i le RicaÍKJz ■ s.,rà otioû U
sua grande magniliccnza : & qutU'Animo Grande,
don potràfarc Opère Grandi.
MA conie tuttociò lia veto , egli i però verilfi-
mo, che ad vn'Animo grande, niuna cosa i
Bande senon 1a Vittù. Perche licorne i grandi Ho-
nori , e' sommi imperi , e" ricchi Tesoti ion Beni
elterni : e tutte 1» cose estcinelònr» t inu iní.rio-
ri aile interne virtù, qujmole colé huntane & ca
ducité, aU'eterne cediuinc: cosi il Maguaramo Iti-
roa più la sua Vitra ■ che quanti Honort e quanii
Beni haobia il Monda .
Conûdcra egli 4c si , che gli Honoti son îfjni
tfttriori deir*ltrui Opìniune , laqualc mal li ceno-
scc. Sà che i Reni di Fortuna non sono più ft.ibili ,
che la Ruota dclla Itestà Fortuna . Sà che le dijni-
tà quatuo hanno più alto il colmo , han più pcofon-
do il preeepitio. Sà che i beni del t orpo non io,\
inigliori delCorpo; vile velriroento dell'Anima ; ii-
qual da se prestamente infrácída , se gJoriosamerite
non sidtpone .
Quindi c , che il MagnarJmo, mérita sì questí
Beni , ma li disprfgia . Li ticonosce corne Premij '. .
ma Prcrmj niclto insetiori al í'uo Mcríto . Li pré
tende , perch'cgli è degno di loto : nu li vilipen
de, percii'eglino sono indegni di lui . Stimacosa in
décente Fcflctne pnuo i & poco rilcuar.tc l'esttrne
pollestòre . Insomina , egli hà tanti meriti , che im-
pouctisce Li- Natura di meteedi : petche r.iun bene
U agguag'ia alla Vittù ,
ln questo sentimento adonque si deue intende»
re quella Sentenii , che la Vin» fA.% t Trtmìt c»o-
i<ier.it à se fltjja . Non perche i Grandi Honori
Bon rïano il vrro Preiojo délia Magnaoinu Vittù :
ma perene non poten.do eflète tanto honoiata, quant*
fila è honoreuole ; si appaga di se medtfuuj .
Û 4 ÍVt
ifá DîLLA HLOSOFIA MORAIE
€*î «H €99
C^tPlTOLO Sy^KJO
Sjtpl fia il Fini dtl Magnanimt ,
QffifàJjr L Magnanimo non desidera gli Honori
Sj T * Grandi per ambitions : ne li rfiuw per Pu-
H! * 3. siilanîuiità' .
VCiHfft Aimiitioso non è ■ perche non desidera
pin di cjutllo cheà lui si deue : Pulillanimo cílèr non
puòipcichc hà l'Animó grande i & conosce quello
che gli si deue .
Dunque ò riceua gli Honori, ò li rifiuti ; non può
haucre altro motiuo che l'Honcsto , & il Conuc-
ncuole .
Fidà & somma regola è , che l'Hcnesto non si può
amar per altra cagione , senoil solo perchVgliè Ho-
neíio . Chi i'ama perch'egliè vtile , ò dilctteuole , jò
glorioso : non ama l'Moneito , ma se medeímio .
11 M.ignifico ra Opre grandi , per se stcsse lode-
uoli ; ic non le B per eflèr lodato : ma perche al
la suaVirtù cosìconuicnc i & se non le ficelle , fa-
rcbbe maie . Così il Magnanimo desidera Honori
grandi : non per essere honorato : ma perche la sua
Virtù così richiede : & satia biasimeuole il non desi-
dcrarli .
Ar.7j egli sprcgia gli Honori , come si è dette :
& perciò , se li desidera , il suo desio sarà modera
to , e indifférente . Non tontende con alttî , per
eonscguirli : non ispoglia chi li possiede , per poslè-
dcrli : non sospira per giugnete doue aspira .
Se rifiuta leDignità , non le rifiuta per timoré
come il Pusill.inimo : ma perche conuerra che lc ri
fiuti . Se le r.ccerta ; non sarà egli andato àectcarle,
-come il Gonfio : ma íaraimo esse veuute à cercar
lui , & lc accetterà come Hospite cortese , píù tosto-
pet honoratle: che per eslere da loro hcnoraio .
Eslcndo per nequitìa de' GitUici , !o Scudo dí
A> tulle totcato al veríîpelle Vliflè , & non al Ma-
i jnammo Aiitte : Jo Scudo jitcslò , gallcggiando sù
LIBRO OTTAVO. 157
l'Onda Marina , andò A trouace Aiace benche si>
polto . Lo Scudo insenfato hebbe miglior scnso che
i Giudìci : ccccato daU'imnicriteuole , muÌò à cct-
care chi lo metitaua .
Mentrcche Scrrano e Cincinnato, lontani dalla
Cutia e dalle Cure , 6c quasi inorii agli Honori ;
l'vno femina c l'altro araua gli lor terreui : il Con-
sulato andò à fupplkar Setrano : la Dittatura andò
à fupplicai Cinciunauo . Quellone' solchi, inuece*!»
Meífi raccolíe i Faíci: quedo fui Cotpo ancor ppl-
ucioso vcsti la clainide : pos;ta la Stiúa strinse U
Sp.-.da ; pof.ua la Spada tcrnò alla Stiua . Parue ha-
ucr'aífictuia la Victoria pei finite il 6ìo fo'co .
•m m e*î
CiAPlTOLO 3JV IN T O
Came eptriil M»* "jÉ'ttÀ.%W
•fr &53 4* VESTA è la più bella d:l!e Virtiì Moraîì i
5<0 2-' niì 'aPlu ""'"fa à coloro che la conoi-
«&'&ï>3••Sl• Peroche , sicome ì colui chí íìede so-
pra ■vn'alciUîma Torre , tutti g)i Ôuoníini th'ei vçde
abballò , paion Fortvjiche : cosi rl Magnui.imo
pregia ìk. iîà pernien.te ogni Huomo particolai c, quán-
mnque Ricco , c Nobile , e Potente : siimandosuanto
fuperíore à loro in Gtado , qiu-.to esli à lui louo in-
fetioii in virai .
Egli è oc:upato dertro se stesso ; & così pago
dell'Eccelknci sue Qij.li;à, che non cura di /npeje
ciò che íacciano &h altri i ne cura che altri' iàppi.1
ciò ch'cgii fà . . i • .
Egli non r^puta cofa niuna grands , scnon le grai>
di Virtù i ch'egli conofee in je senja inganno ; &
perciò noji soupira niente di que/io che gli ójeti
aruaùranp .
Quindi è 1 ch'egli non 16da «e^ biasima njuno t
perche biadinando, par chYjdi ostetui le áttionial-
rrui : & lodacdole , çar che le stimi . Moltp me.
no cjsji adula.; voira pin toíto oifeudetc u>n la
ift DÏLM FIIOSOHA MORALE
verità , che gradire con la rcemogna .
Per la ftestà rag'one , non cura <ii ester lodaro , ne
biasimato da loro . Perche, non prcgia le lodi da
coloro ch'egli dispregia : ne poslòno dishonorarlo.,
qucgli che nol poflono honorare . Siche , rinchiuso
«entro seltcHò-, non sente pitt le punture délie al-
«rui lingue , che la Tcstudine il píníco délie Moschc .
Propiio è dunque del Magnanimo l'eflèr Díspra-
giatore . Et perciòiapreflò a' saisi estimatori , il Pu-
ídlanimo s.irá giudicato modesto: & il Magnanimo
Jàrà giudicato Orgoglioso : quello £irà da loro piiì
rnnato : 4c questo più remuto .
MA quantunque il Magnanimo disptegî ciaícun
indiuiduo ; non dispregia però la Miltitudinti
considrrando , cbe quantunque la Virtù di ciascua
p.-.tticolare , su raolto inferiore alla sua : r.ondimeno
tutti insieme p eslonn hauer Virtù eguale , 8c anco
maggio&A'OnïWMa Moltitudine ( coine dite il no-
&fu Filosofo ) si dee venerare , & temere .
Niente al Mondo è sì debole e vile , corne vna
ftilh di pioggia : ma nulla è si rapido, corne tutte
le ilille vnite . Ciascuna per se sola è dispregieuo-
k > tutte insieme abbattono gli argini ; rodono i
jnonti, ingoiano le Cittá . Onde s.miamente auuisò
.Pariandro, Çjuaráxti da Mtlti . v '
Questa diffèrenia è tra'l Pusillanime» , il Gonfio, &
il Magnanimo . Il Pusillanimo stima i Particolari :
íl Gonfio spregia la Moltitudine : il Magnanimo spt*-
fiai Particolari, e stima ía Moltitudine.
Ama egb dunque il Popolo : honora il Magistra-
K> c^e repola il Popolo ; venera il Principe in cúi
6 eon-prende la fotia del Popolo, fie il senno dcl
tyagistrato .
Pregla in ohte i Mtgnammi à se simili , purche
ífi Contengano nella simplice Parità . Perche , licorne
ía Simjglianzi gênera Amore : così la Parità gênera
îmulatior.e : 6c l'Emulatione con akuno Súantag-
«alc ,. dégénéra in inuidia ; Sc questa in Odio mot-
gio r
MitríJane , fû i,je3 ,je» Magnanimi per la Splen •
*dctta deil» LiberaJitâ, M*gnifi«JiM dtUc O'prr,
fc
ÍC grindczza LTBRO d'Ammo fVa'OTTAVO. _ t». ■»
Barbari dell'Orîente
Delle niedrsiine lícti era ornato Naiáno altre-
tamo Tcitente & R cco Sire . Formauano ainbidui
viu P lè'.i di due Soli chiarissiini , & sjlutcuwli ì
tutta l'Aùa .
Ma siccir.e l'Oggctto de' Magnanimi i vrt mrdb-
fimo i cicè i Grandi Honori : non parendo à N'.kí-
no che il suo Honor fefle Grande y mentreche ha.
ueua yn'Eguale; entrò in^vu h\ ro proponiinento di
leuar dal Mondo il suo Siroile, per rtttar solo . Ic«
eoti in quai Pusiilanitnicà caluolm précipita la Ma»
gnanimicà .
Eí h.'.urcbbe i! dtsegno hauuto estltto, se ISsterîò
Minídanc , ilcju.il sempre hauea proseflito di conv-
pi.'.ccre ad ogn'vno s per compíiicete anco al NciruV
co i non gli hauesle corcesemente offr rito ciò > che
crudelrnente coluî desideraua ï cioè , l.i propiia Test.!.
A quoU'atto trascendente ogui liumana M -gnai i-
takì , stupidi talmente Natáno ; rhe giuaioscgli »•
piedi, st r" ce Suddito del suo Rurale .
Stíina accora gli *Amitì ii Magnanime , le cg!i ho.
nora fol peiche gli ama . Ma questi ftranno pochi i
perche più caro è quel ch'è raro ; & perche in po
chi si accolgono !e conditioni chVj:H ricerca ne' su<ii
Amie» • ^fftniont s<*X* njsttíarime : riutrtnX* /•»•
^4 vìlia: fatandia stn^.t ïaquatità : itigegno asneni i
jofîumì fiaiéi : vaier dtfiretc : sçìt > ntn , t-.ui to'.i:
tx (opta Uiutlo, grado inferUrt Q" vìrtitnon
It alla sua. Perche verso i Maggiori non c dirae*
sticheiza; vtrfo gli vguali è gtlcsia: Je benche gl}
Amici suno infcrioti , l'Amoje gli sarà vguagli serv
zj soipeteo.
Taii ;puuto erano gli due Amici di Auguste il
ÌAagaxéttno : cioè , M.rce Agrippa, e McccuiKe,
Con questi due soli si dimeìiitaua : i questi iô!i
apriua jlsuo Cuore; da questi soli íoflsiiua diestè:«
£Oi rsigtiat(*i íí correcte corne direino ,
Peí contrario , il Neim'co pii odiolb & insorrri-
bile al .Magnanimo > (ai M l>'»ft\ perche quefto c
YU falso Mag 'laniron .
(I CUoj ve.kjiwo Ja/lS ÙíCi Imagine denlio Iq
iío DELIA FILOSOFIA MORALE
Specchio, si ringalluzza & siadira: & col rostro e
con Talc insulta à quel vano simulacre di se stcsîo .
Così cflcndo la Gonficzza vna bugiarda Imagine dél
ia Magnanimiià : perciò il Magnanimo aborriíì-e il
Confia ,& acerbamontf il perscguitasinoall'estiemo .
Non sedxa miitero si f.iuoleggiò , che Gioue ha-
uca l'emprc vicina A■•rallia , Dea delta Indign.itione,
per abbattere gli Orgcgliosi , che sagliono okic al
douere .
Quclta fù la sola cagione dell' odio irr.placabile
di Catone Contra Celàre. Gonsio , ma non Magna
nimo era Cesare ; perche rapiua , ma non meiiraua
»! sommo Honore . Vero Magnanimo era Catone ;
perche ne più gran Virtù , ne più grande Anima vi
de la Patria .
Non con rama ostinatione si oppose Hcrcole alT-
Hidra , corne Catone. à Cesare . Non per occupar
l'Impero ch'ci meritaua ; nia perche immeritaincnte
da! Goníìo nen sosie occupato . Egli solo hebbe cuo-
le da sostenerc la cadente Libertà Publica . Et se la
I-iberrà steslà si.vuole precipitare , egli almen mot!
Jibero : perche , ne la Libertà à Catone : ne Catone
alla Libéria soprauislè .
DA quelle premeslè si può argomentare, che il
principal propesito del Magnanimo c il viutr
liíero •
Prima si accopieranno quelle due strernità, Fiam-
ma e Giclo > che queste due , Magnaniinità & Scr-
uitù . Perche non srà grande quelFAnimo , che si
put) Irringtre con seruil nodo i ne sarà degno di
fornmi Honori , colui che soggiace ail'altrui cenno .
Onde hahbiam detto più sepra che il Magnanimo ,
òsarà Principe ; ò sirà degno di efler Principe .
la Natura fece i Liberi : la Fnrtunafece i Serui:
la Forxa fece gli Schiaui. II Magnanimo non pcide
giamai la Libertà Naturale, perche non fi cola niu-
na per fi. ua: ne mai foccombe alla Fortuna .
It che cola è Libertà , senon poter oprare à vo
gua siia ; Bt thi può meglio operare à sua voglia ,
(he colui ilqual conforma la sua Voglia alla Rigicnt >
Nou puòdunque la LrggeDiuina ò'ia Naturaie,
tc-rie-
X I B R O O T T A V O. Ut
torre al Magnanime' laLibertà . Perch'cslêndo l'vna
e l'altra fòndata nella Retta R gione : & non vo-
lendo il M.ignanimo scnon quello che la Retta Ra-
gjon vuole : egli non opra sorzato dalla Le^ge ; ma
in j'tinto dalla sua propria Voluntà í laqual'è Leggc
te Legislatrice i se iuedeuma .
Dico il medeûin • délia Legge Ciuile k Humana .
Perche se la Legge é giufti, & conforme alla Ra-
gione, com'cflër deue : non può far forza alli Vo
luntà del Magnanime ; laquale altio non vuole , sc
non quelio che la Ragion vuole .
Che se la Legge folle inioua & indegna di Huom
Virtuoso : mun Virtuoso la dee volere : & molto
raeno >1 Magnanimo , più Virtuoso, di tutti gli altrí .
E. perciò, niuna minaccia, ò lusingha ; aiun'esilio,
oil ergáitulo i mun dolorcso , ò mottifero iaJrtu-
mento , forzerà gïamai la Voluntà del Magnanimo
ad es- guirla .
Vn Glouinuto Spartano , preso da' Corsali , 3c
venduto alla Otait < ; fù commaiidato dal suo Par
drnne di far vn'opra seruile, indegna dt'suoíNa-
tali . Negò francamente il G.rzone di volergli vbi-
dire . Ma dicendo il Padrone : Sifarai ci'ie ticem-
prai per ifl-hiauo : riípose i Herhera tu vedrai íìua-
le Sihiauo h 'khi tu cemprate : & gittatosi" dal balco-
ne ; voile più tosto rouipersi il collo che piegulo .
Niuna cátenapuò legare vn'Arúmo xisoluto di nio-
riie , prima che vbiuire .
Ben può la Fortuna far cadete grandislìmi & stli-
cifli.i.i personaggi nelle mani del Vittotioso Nitnico :
come Régolo Trionratore ; Sí valeriano lu p r.ito.t:
& Perse o Re di iMacedonia , & Siráce Re di Nu-
midia : nia il Magnanimo si mostrerà superiore alla
Fortuna : 4c nel , orpo vinto & auuiino , ictt.-rà i'A-
ni.no inuitto-e iibero . >■"'•<»
Régolo , dopo il Trionfo ;Af<icano-, preflò daglí
Africani â tradigione : & da lqro mandatp à Roma
à tract u la Pace , consigliò i Romani à continuar
la Guerra . Perilqual conljglio promettendosi la più
acírba di tutte le morti, ritornò al suo cateere, per
aspettaxla • f.t U Mii deutro vu'AiM , armaa di
acutc
i«*> DELLA HIOSOFIA MORA1Ï
atatc minte di ferro '» con gli Occhi senza: palpct>re t
fcmpre rnirando la fui Morte , îc minacciando la
Guerra a' suoi Nemíci . Niun'Animo íà mai più li-
hero , che quel di Régolo rinchiuso in vna Caflà .
Pérsco , per il contrario , caduto nelle mani di
Imilio, gli caddc a'pírdi: gli nbbiaccià le ginoc-
<hi , piange,;;;ìo crime vu fanciullo , e il0m.-md.1nda
merci al Vincitore ; ikjua) giurò cbe si vergognaua
«li h.iqer vinto va'Hnom sìvile. Quello ffi vn'ani-
Hio pusillanime, deguo delli Carena in cui morì .
N^n-viiol dunqae seruire il Magnanimo . Aggiurt-
jo i che per le Iteslà ragione , non ama di comman-
fíare : perche < come díslè vn Sauio ) 1>n grande Im-
.' ftro, è vna £>an Struitu î c tanto c noioíb com-
mandare àBeftie, come seruire à Bestie .
La Mcdicina , mentte considéra i Prineipîj VníueT'
Cli , è alta filoibfia : ma quando scende aile opre ■
partko'ari , dégénéra in Maestria . Così la Politica ,
fitrinandosi nelìá Vniucrsal Cognitione , è la Reina
délie Srienie : ma le particolan Auioni del Gouer-
to Poliiico ; altro non sono , che vna sollecïta ser
ait» . ' " '
Portare il peso dcgti affiri e deglî afFinni : n»»
ripostre perche ciascuno r,pofi , empiersi gli orecctf
dipoblicîie qucrimcnie , îc gli occhi di priuati Li-
belli : adoperare , hor la simulatione , hora il terro-
re i & hor la for»a cintra iìia voglia : opprimçre 1
Nemici; reprimtre íYuoií deprìmere i facinorosi í
jpargere il langue di color th'tgîi an» come Fi-
•Ikioli , quando più nuoce la Clemenza che il Rigo
le : qucíto è scruitù così penosa , che l'impefador più
-auido dell'Impero, inodiò il giorno cu'egli imparò
ad imperare.
H Magnanime adunque hon ama, acdiobcdire
ne d» commandare , senon a se medcsimo : perche
«ojì egli commanda i chi volentieri vbidisec : Sc
vbidisce à chi è degno di comiiiandargli , leua pei-
«lere la liberia" .
Gode penanro delhr amen* ìblitudini : non co
pine Tiberio , per coimersar più libciamentc co' ScC-
: nia «orne ciro , per coaueiser |iù libeianien
LIBRO OTTAVO.
te fèco stesto , mirando i mirabili Ipettacoli del
Cielo , te délia gran Madre vniuetsale : oggetti gran
di edegni di vru gran Mente .
Non ertò dorique il noliro Filosofò , dicendo ,
che U Sùlìtario siiri , i vn Di» ê vna 'BtftU , ci oè ,
ò Persona totaliuente inscn&ra . che teme tutti : ò
totalmente Ma»nanima che sprrgia tutti . Ne lìur-
bano 1 1 sua Soljtudine i cari Ainici > perche sono
con eflb vna cola istesià .
QVefto è dunque il principal Voto del Magna»
' nimo ; mfiriurl»sua Libtrti : ddqcul de*
tiuano i Magnanimi suoi c stnmi.
Egli non (ctuc ?\lt HiccbtQt : nonpregi.i gh' /pa-
tir.fi Podéri, ne li Ipatiufi Piráti; gli £f>len<lidi Par
Jagí, ne le pretioseSupellctrin' ; le si igcil iti Pitture,
ne le famose Scoltute : per: he tutto qucllo che cob
noia si perde, CDuseltecita tine sipoífiede: & ogni
piccola sollecitudine, í vna Seruitù
Poflèderà dunque i! Magnanimo questi Béni , ma
non û:i poílèduto da luro : efíendo necestari pet
altri, per lui souerchi : tante indifférente i perdcili ,
quanti, ad haucrli : perche non si perdono à chi glâ
ha , ma à chigli gode.
Egli nan scrue al suo Ctrpt , pfi-he non lo con-
fidcia senon corne vno Sch'úuo Jell Aiima, Sari
dunque fplendido Verso gli altri ne' Donattai 4c ne*
Coi.uiti: mane'Jasua Pcrsona, putito più che porar-
poso : e frugale più che dilicnto . V an.io veiso il iuo
Cofuo laEconomia douuta verso gliSchiaui: fiche ,
ne iuficuolisca pet la nectftìtà i ne ini'olentjsca pet
la morbidezza ,
Egli non lerue alla ptopria VU* : perche non »>-
UC pet cotiseru. ria , ma per finir]* con glande ho
nore > non considuando che fia hmga , purebe fia
grande .
Si tome quel la grande Anima è píena di grandi
Mj
«kiiail <liGontio
Stanoleuand.ili i <oaaii
e di Vitra . 30x33 m _t^^"
y P°f"'onaJai(
171 DELIA HLOS. MOK.AIE LIS. VIII.
più ruinoCmiente précipita > 4c nella sua ruina ínuol-
ge quella dclla Republica .
Cosi Faeconte , selle Garzone , vedendo la ghîr-
landa di Rrggi, & l'aureo Carro delta Luce, & le
ingemmate lédini degli alati Corsieri ; pasimò iìi
voglia di silituí sopra , per vedrrfì Auriga del Gior
no , c il!ustr:torc deH'virucrfò : non consideraruío
quante teiKbre ali'Vaiuerso S: à lu; , douea partorire
«juelU gran luce .
DEUA
m
DELLA
FILOSOFIA MORALE
LIBRO NONO.
DELLA MODESTIA,
ET DF S VOI VITII
ESTREMI.
CAPITOLO PRIMO,
CHS COSA SIA LA MODESTIA ì
'¥*
; I A vdisti, che sicome la Moderinone
circi le Spese grandi , è Magnifiesn-
: 13 : tV circa le Spese mediocri , è Li
beralità : crisi la Mnderatione circa
gli Htntri granài , è Magnanimità:
I circa gli Htverì Mediocri, è Mc-
.!:■!:, .
Che questa fu vna vera Virtù Morale , chiaramen
te fi vede : perche Aauc si trouano Estremi, fi tro
ua Mediacrità . Se dunque gli Honori Mediocri si
postono amar troppo , ò troppo poco i che sono
£ftrcmi Viiitp : l'amarli quanto conuiene farà M>-
dittrtti Viri»,fi .
Dunque ; colui che hauendo Mediocre virtù , si
stima degno di Mediocri Honori j è il Modella . Chi
hi piccola Virtù , Sì si stima degno degli Honoti
Mediocri ; è l'^imiiiioso . Chi hà Mediocre Virtù,
& non si reputa degno de' Mediocri Honoti ; è il
Trascurato .
Sich* , la Modesti» proportionalmcnte risponde
H j alla
174 DELLA HLOSOHA MORALE
alla Magnanimità: l'Ambitione , alla Gonfiezza : la
Trascuragine, alla Pusillanimità . Etquanto più glo-
riosa Virtù è la Magnanimità che la Modestia : tan-
to mcn vergognosi sono gîi estrcmi délia Modeltia ,
che dclla Magnanimità i perche la corruttela delT-
Ottiino , c- il Pcssimo .
Os,ni Magnanimo potrà esset Modesto > ma non
ogni Modesto potrà ester Magnanimo : ficome ogni
MagnìHco può ester Libérale; ma non ogni' Libéra
le pu ò ester Magnifico : perche, chi può il più, può
ancora ilmeno: ma non lègue , che chi può il mo
no posta anco il più .
Dunqne, se il Magnanimo conoscendosi degno de*
/ommi Honori ; non rifiuta di eícrcirare mediocri
Dignità per giouare alla Patria n quella non c Ma
gnanimità , ma Modestia .
Ma chi eslendo meriteuole di Honori grandi , si
contenta de' Mediocri , perche non riconosce ilsuo
merito : Modesto non sarà , ne Magnanimo ; ma
Pusillanimo : ma pure dal Vulgo ignaro sarà piudi-
cato Modesto : perche niolii virij sono denrro de-
sormi , e di fuori speciosi i & il }*opolo giudica lii
ciò che vede •
«*î cm «a
CJP1TOLO S £ sO.V D.0,
Cmt , &• tni quai fne eperi il Mtdtjtt.
jfr f&fâfy L Modesto si contiene dentro delta proptîa
3£ t É Sfitra : ue stendf le ali ruor del suo nido .
tt * S Non tutti nascono a* Sommi Honori i
«^-'c^B-O- ne stàncli'.;rbjirio diognuno ilmerirarli.
Anzi à molli sarà più difficile il meritarli , che il coa-
stguirli .
Alcuni semi vogliono il Colle , & altri il Piano
doue son nati : & chi muta il sito délie Scmenti,
perderà il f'tutto e la coltura.
Mohi han senno perle Mediocri Dignità : innal-
zati aile suhlími , seno ridicoli .
Xstèndo stata locca dal selgorc la Testa del gran
Colol-
... _ ^ . I
1IBRO NONO- 17s
Coloflò di Minetuaiin Atéue ; fiì commeflâ slla cmu-
latione di Hue famesi Scultori lidia , & Alriment
l'iinprcsa di tipar :rl,i . Arahi à g.T.i si accinsero all'-
oprj : ambi elposcro al publico il lor lauorîo.
lu Testa di Fidia cra si roua . che pareua vna
Palla mal tonda : quclla di Alcámenc così diligente
che veder non fi potea cesapiù fina ne piú miiti.
A questa dunque acclamarono i Giudicí con íbmmi
appl.-usi : tutti si freer beíFe di Fidia , iìejuaj beffàn-
do i befiatori , dislé : *>(im ■vogliatt ^iuiiìftr fit
tvna nc ftr l'attru , fi (ht fvia r salira »«» Ji*
€cfiocata mi proprìo /i-oon.
Pofta pet tanto sopta il bufto dell* alto Simola-
cro quclla Tcfta di Alrámene così perfetta , patue
vna masla informe : ma postaui l'altra che pateua
vn'abbozzo , riuscì tanto ptoportiouata , che nierai
più petsetto fece i'Artc giamai . Kc marauiglia : 1 vna
era fatta pt r ester vcdraiin alto , el'altra abaslb .
Confiât! ò il Sauio Scultote , che l'ahezta cangî»
lc ptoponíoni Sc le app.irenze : 6: perciò ntlla lua,
gli occhi , g'iorecciii, le nari, le guinde, chepa-
xean tubercoli , e cauitá fatte à caío ; dalla subli-
mità si riduliero à perserta siminetria : ad? altra ,
la minutezza délie fattezze dalla troppa díitanza
rcitò confusa .
Alcuni son nati per rnezz.-ne Dignità Togate , à
Militati : & à questi nulla è così periccloso come
il salite aile Digniià sublimi . Taie satà buono- pet
Senatore ; ma non pet Capo del Consiglio : & taie
altro íarà buon Ttibuno ; ma non buono Impera-
tore : la Testa non è propottionata à tanta altezza .
Galba ne" priuati commandi fù giudirato fauiift-
mo : nel sommo Impero , riuseì llolidiflìrpo . Tito
jtllo incontre , nella baflà Fortuna parut pernhioso
alla Republica ; íaíito all'alto Solio , parue mandata
dal Cielo .
•iuello parea degno diregnare, se non hauelîere-
gnato : questo non fù giudicato degno di regnare, se-
nonquando regnò . Perche q[ieilo,hàuendo yiu Vinù
limitata, non potea sostenere vna gr.in môle : questr»
hauendovn'animoaugusto, no« potea sossrire vtfan-
£<iíh Fortuna . H 4 Pex-
17* DELIA FILOSOFIA MORALÏEv .
Perciò , quello con publica sella ft assijnto alP-
Impéro i òc con publica feíii fù vcciso : qutsto con
timot commune alibnse l'Iinpero ; coo rlolor com
mune il lasciò .
I.'vno e l'aliro poco regnò : Quello per piei» del
Cielo -, ilqual non vuole che il pubkco mal fia lungo:
Qucsto , per inuidia del Fato , che non sof&e quag-
gii'i gcui tempo le grandi félicita .
S*egli è dunque c sì difficile l'ellèr Magnanimo,
grandiftìtiio conforto ad vna Médiocre » irtù fat à la
Medeltij : licorne aslài di gloria acquista colui , che
non potendo ester M^gnifìco , sarâ Libérale .
Ami , ficome aprestò il Popolo è più aggrade-
uole il Libérale che il Magnifico : perche la Magni
fie enza gênera ammiracione ; la Liberalità gênera
amore : così la Modestia è più grndita che & Ma-
gnanimità ; perche il Magnanimo dispregia tutti íë"
non se steslo : il Modcsto sorRe la parità di moj-
ti , Sí con tutti è benigno Onde il Magnanimo è
più ammirato ; il Modelto è più anuto.
Contcntasi dunque il Modesto di Mediocri Hono
ra : non per timor dicaduta, corne il Pusillanime ;
ma perch'egli è cosa honesti e décente, che l'Ho-
nor li misuci dal proptio Merito i 8c il Merito dalla
Virtù .
Pongli dauanti i Fasci , e le Tiare: eglidirì fran-
camente : »»> è per me : efliè tmpp' : u»f
«m» fait il mm mtrtt : cercane nttri più di;ni ,
Niuna Heroica virtù meritò tanto applaulo , quantO
qucsto lifiuto .
E Tanto basti hauer detto circa la Medestia . Pe-
roclie rutte lc altre Circostanze, ciascun che ha
scuno paò faciimente ritrarle per se medefimo da
ciò che dicemmo délia Mufnonimitì , í de' suai
íthipii ; serbata la Kcgola di Proportion* ua'l Più,
& il Meno . i
• il
LIBRO NONO. '77
«M €*í «&*
CAPITOLO TE\Z 0 ,
Della Humilti ChriliUna .
•jj-fc^}^ VESTA è fiVri* EvuxgtUc* , laquai può
S it.irc con la Modestia , & con U Mignara»
4>v£_3> mità Morale: perche chi hà gran V;rtù ,
•^•t^&3■"í^• & chi hà mediocre Virtù , può eslei'Hu-
milc , à proporzione .
Egliè vero , che con h Magnanimità ella è più illu
stre ; perciic quanto è maggior'il M erito , l' Humilti
è più diiScik : ma ella è più simile atia Modestia,
perche fugge li grandi Honoti .
Ami apteil'o a' profani rilofofi , ella farà più fimi»
le alla Vitiosa Tr.-scuragine , che alla Virtuosa Mo
destia : perche non mancandole Merito ; non lì cu
ra di Honore, come il Trascurato ò il Pusillanimo .
Ma vi è gian differenza tàXBtmU* , òc il Tu/ili**
ritmo . » .
Il Pusillanimo fugge gli Hbnori , pesche non co
nosce la sua virtù . L'Humile conosce la sua Virtù ,
& pur fugge gli Honori ; perchVgli conesce in se
stellò quel eh' e suo proprio , Se quello che non è
suo .
Egli non è come le Talpe , che non hann'occhi il
conoscere se medesime : ma come i Celesti Augelli
eli Ezechiele , che aguisa di Arghi hauean cent'Oc-
chi > ma nascosi sotto le penne ; e tutti riuolti à con-
templar'intimamentc se ltcssi .
Conosce l'Humile adunque le sue Perfcttioni :
ma conosce altresì le sue Imperfettioni .
Sì che quanto hà in se di Perfetto , tutto è da
Dio : & perciò non si gloria . Ic quanto hà d'inapei-
fetto , è tutto suo : & perciò si humilia , íc si con
fonde .
Sà, che il Figlimi dì Dit fùil Maestro di questa
Virtù . Poroche precisamente conoscendo in se stes
so , ciò ch'egli hauea di Diuino ; & ciò che hauea di
huuur.o la yna sttfli Persona : per l'Humano , hue
"... H j mitilo»
J7« DIIXA FFLOS. VOK. HB. IX.
raiiiaua I.i sua Peisona al Padre , à «ui péril Diuino
cra vguale .
Sà , die con questo esempio l'isteflò fìgliutl di
Dis inscgnò agli . huomini bench'Ecctllenti, di hu-
niili.irsi agl'Infcriori , nonchc agli vguali : conside-
rando c.ascuno ciô che insehâdidjfettoíòi 6c pa-
ragcnandolo à ciò che negli altti conosce eslèt da
r>iO .
Sà fuahnente , che licorne il Fi^tìml di Vit,
quànto si tiumílíò i Dio, t.into sù esiltato da Dio :
tcsì promise alì'Htimile di es.iltario altrctamo in
titîo, qu.into egli si humilia in Terra .
D/.ll'aiitidctiopuoi tu raccogiiere , che PHumil-
tà è molto più Magnaninu ■ che b Morale Mi-
gnaìiimitá : perche questâ fi l'Huonio suptriore agli
ami Huoinini : ma quella il fa sunile à Criito .
Et oltreciò il Magnanimo ípngia g!i Honoti pio
coli perche aspira ai più grandi fra' MortaH : ma.
l'Hi.mile , sprrgia tutti gli honoti Terreni , perche
aspira ai Cclesti . Qucsta è Magnanima Humilta .
Che se l'Humile s.ná stretto ad accett.it le Di-
gnità ch'cgli mérita, e cli'egli fugge : le susterrà con
«igocCi & condecoro . Et beuebe non istirw da p;ù
la lua Persona : vuol nondiineno che la fiu Supe-
riorità sia stiinata & sità più geloso dtl douuto
Honore, che «jualtinque Magnanimo .
bicorne rimagine di Dio , si adora , non corne
Vna ttladipinta, macome vn'cffigie tappresrntattice
di Dio : così vn Prelato humilissuno , vuol che 4a-
gi'inftrríori fia hcoorata la sua Diguità ; non corne
ornamento deila sua Persona ; ma corne Imagine dcl-
h Diuina Autotità che in lui risplende.
Conchiudo » che se il nostro Filosofb faaurflè co-
nosciuta la Christian.! Humilia ; &nza. dubio h.-.uteb-
be íietto , Che U Mtjtuttimiti i nuçgtt di nu»
O Virtu Mnali : ma l'hurmttà i na^int dtt/t
*Maj[nanimilà .
r DELIA
rj9
DEL LA
FILOSOFIÁ MORALE
LIBRO DECIMO.
r
DELLA M ANSVETVDINE,
ET DE' S V O I VI T I I
ESTREMI.
CAPITOLO PRIMO
CHE COSA SIA MJNSVETVD1SB.
V A
VESTA « Virtù mtitratrirt dilU
Iractndìa , prauocuta et* qua/the
gÌHrìofo iltrafgî» alfa Vtndetta .
Siche.quanio eflèntiali circostan-
ze eoncorrono nell.i Manfuetudine:
V^pprrnfioni dell'lngiuria : Vira
prouocata : \'^4ppetitt délia Ven
detta : Sc la IdodertiUnt délia Ua , e délia Ven»
detta .
Non è dunqne Manfuttt » chì aguisa di Isutm tti
ligno , non seine l'Ii-giuria , e non si adira . Ne chi
aguisa di Fìtr/i , troppoal vìuo sentendo l'ingiutla .
rapit si lascia dalla Iftcondiaoltre al douera .
Ambi sono Estremi Viciosi, : l'vno è chiamato /*■
smfttt^» ; l'alcro , fnuMM) : quello eccede nel
meno i qutsto net più : qiiello « Acqua » quísto è
Fuoco .
Dunque il ManfUett è come Déd.ilo , che carov-
fwdo uà l'Ac^ua & il fuoco , senia attuSà'si < <K
1Í « fenxî
1*0 DÏUA FltOSOHA MORALE
seni'ardere ; fente l'Ingiuru quanto conuiene, &si
adira quanto conuiene .
' P.irruti adunque chc il Nome di Mdnsttetuâìnt
non significhi l'enon la metà di questa Viriíi ; inuol-
gendo Paîtra metì net fileraio . Perche facendo ella
due Otficij , l'vno di non adírarsi fuor di ragione ;
l'altto d! adirarlì quanto laragionc richiede : chi di-
ce Mansuetudinc , par cbe dica lòlamente Non adi«
rarfi ; c faccia torto à chi r.igioneuolmente C adira .
Piacquc nondim«no à que1 gran Filosàfi di pren-
dere il Nome da quella parte ch'è più dirHcile , Si
perciò puìglorii sa ; cioè dal noiiadirarri .
Così la Fortcizi, benebe signifiehi vna Mcd/ocri-
tà Ira il temere i perigli , e il non temerli ; prese
il nome da q.ielLi parte ch'è più difficile ; cioè ,
dal non temerli , più tosto che dal temerli .
Ma poco rilieua il suono del Nome , purche U
Dcrînitione fia conosciuta . Perche le Définition i so
no fondate nella inuariabile soltanza délie cose'i
íc i Nomi , nel vatio bentplacito di chi gl'impone .
Hora per insegnar più chiaramente queita Virtù ,
seguiremo vna metodo différente Aille antidette.
Peroche, nellealtte, sièricercata la Virtù, prima
de' Vitij estremi i ma qui riceicheremo i Vitij estre-
mi prima délia virtù ; perche quelli son pin sensi-
Jb'ûi, 6c, apparent! squefta piùastratta , 8c attruû.
«N «»««
CkAÍITOLO S ECO 7{P 9
Dtllt Uttiniìa .
•fr t*3"t> 'IRACONDIA si può confiderare in due
S T í£ manière, ò Moralmcme, òFilîcamt me.
Quanto all'eslcr Morale , ella è Virìt
^í*^ MfíUnu nitíré & ml dtsio dtlU Vin-
dttia ptt li Ingiurit cht Jlrìttutai.
Doue tít deinotare, che l'Ita propria , c la Na-
-ir.il pjssione : Sc l'iracondia e l'Habko vitioso
«li cotui che lasciandasi accendere facrlmente dali'-
** ; si chiaroa Iraceudo . Ma fcuente si chiama
t I BRO DECIMO. 181
Ira , non fui la Passione, ma l'Atto dell'adiratvì .
Peroche , licorne ogni Huomo naturahnenie ama
se Iteslò , e Je cose sue : così tiitto ciò che ofsen-
de il Corpo i come lepercosle Sc le setitc : Sc cià
che osièmìe la Fama i come le maledicenze e i dit
pregi : & ciò che danneggia le Soítanze i come i
tutti , e le rapine : 8c ciò che si oppone aile piace-
uoli Voglie ; come vietar la fonte al sicibondo , e i
dadi al giocatote : tutti sono oggetti , íqualì dalla
imaginatiua rappresentati corne inghuioU , sueglia-
no l'Ua alla vendetta .
Ma qu.'.mo aU'eflèr Fisico , l'ira i rms vamp* ,
dall' ìma^inato eçjf/íftf subilamtnte accès* dintorna ai
i note , che fá bollite il singuc; & con lènsibjli scolle
vibtando il Cuote contra colui che offese , inuoue
l'estcrioti potenze alla vendetta .
Vcdtsi queito fifico effettt ( corne diremo nel
Trattato dejle Pa(siom ) in tutti gli Auívnali peifet-
ti : cúrfein de' qualii sentendosi effel'o , arde di que»
sta vampa , s'infhca negli occhi , arrufr.i il pelo , irjfie-
lisce la voce; e lguainando l'atmi dalla Naiur i riceuu»
te ; inipetuoiâmente siauaenta contta l'Olîènditore ,
Hora , perche negl'lmpeti n.iturali , l'Huomo non
è diíKr-.nte dagli Anima!!: ancorain petto all'riuo-
mo adirato questo fuoco si actcnde : onde Tira»
condia fVroce , acconciamente tù detta Ep-andisctn*
\a , come vu Ferro touente .
Anzi perche pet l'antiperístasi, il calor concen»
trato raftredda l'ainbiente ; peteiò tu vedi neU'Irar
to vn conflitto di cjualitá e mouhnenti contrari ,
arj«ra c fftU .
Arde il Cuore perla vampa interna i e s'arríccia-
no i cfúti per vn sieddo rijor délia cute . U vllb
hor vermiglio , hora saiorto ; niesce le neui del eau-
easo con le fiamme di Mongibíllo. Versano glioo
chi acqua e fuoco ; folgorando di rabbia , e Jagti»
manjo di doglia . Fumano le nari , e trcmanolt
labia: auimpa il petto i e gelano le patolc : sente
in vn tempo vn» dolorosa allegrczza , e vn lietçj
dolote i cambattendo il cruccio dcU' ofFcsa > con la
ijperaxM delta Ycudttu •
VH«Ç>
i*: DEl! A FILOSOF1A MORALE
L'Huoino insomma diuiene vna Fiera , composta
di tmtc le Fiere : muggbin corne Toio, ruggilèe come
Leone , fixhu (tome Drago , moide come Orne >
■graflìa come Otso : lcálpita U Terra , min.-iccia il
Ciclo , e percuote se stestò prima che il suo Nemi-
CO . Onde puoi tu arguîre quanta sia la deformità
«i quell'Anima , pokiic û sconciamente disforma
il Corpo.
Quinci Platone consiglia r'Huomo adirato à mi-
rarsi dentro lo Specchio . Pcroche (ìccime Minerua
fernando il Flauto sopra vna fonte , 8c mirandosi
nell'onda le gote enfiite e*l viso conttafitto ; heb-
be horror di se stefla , e gittò il Flauto : così J'ira-
to , guardando la sua effigie , odieri la sua Ira , 8c
Aaurà spauenco di se medtsimo .
H Or questa fiamma più facílmente si accende
nclle Compleflioni più calde „ come in ra3ce-
lia più preparata à ticeufria 6c à nmrirla .
Per eccjtare vn grande incendio , non importa
■quanta sia l'csca , ma doue cada .
Più pericolosa è vna scintilla caduta sopra la stipj,
•he vna gfan fiamma sopra vn macigno-.
Ma per altro riguatdo , l'IracOndia t più acuta
doue minori sono le fbrz,e : perche mancando la
posta » ahbonda la voglia .
Come scli Animali piùimperfctti Sc imbelli, alíe
Vipère, agli Scorpion! , a'Ragni, alleVespe, diede,
Matera più pronte & venenose armi alla vendetta :
così l'iracor.dia negl'Infermi c più robusta , ne' Vec-
«hi più verde , nelîe Fcmine più virile ■ onde fu det-
.to , che
Osai pitnt* Mes.a 'bì la fÙ4 bile.
f\ Vesta è la vera Iracondia , di cui fin qui si è
patlato : impetuoià e scoperca ; & perciò men
witiosa: perche aslài férue , molio minaccia , presto
C spcg'ie. Onde feuiarnente fi'Kdetta , Brtut Pj£-
ftfa , Fitror correnu t Ehrtelà dcìl'*4»ima, Esímtr*
xitlmta -, ic perciò poco dureuole; perche il vio-
fcnto non è perpetuo.
Ma vuVJtto grado d'Jra, piû vitioso , & più fie»
«Q, «c inhununo , ci desciiUé à noftro Filofcfoi
coi»-
LIBRO DECTMO. iti
fhîamandola Ira dìjsu'ilt, & malmùnttA .
Perche !a prima è sondatt nel S injue , che presto
ffrue c presto inti' pidisce : rua questa , coua nell'-
Atra bile , che conie humor più fteddo c píù te
nace , dirficilmcnte si concóce , ò si riloluc : Sc
quanto meno appare , tanto piii nuoce .
Perciò , íicome dtll'vna e del!':iltr.i diffèrent! son
le cagionii così différend sono isintómi, ci ttisti
effati .
Quelli spargefuoco nelviso.e questa sumo : es-
scmio quella vn fanc,ue bolleme, & qucfrt vn tizzo
couancc tòtto le ceneri : onde babíru tlmente ì'ir.a-
condo fcià del color dfl Sarigue ; ic il Difficile 1
délia nera Bile :& i! colore molira'i costumi •
■ Qiiindi è , che quella précipita il coníìjlio i 8í
portaia dalt'irupeto 1 prima opta > c poí ptnîa :quc~
ira con aniino riposato fredduriKme diícotrc seco,
Çc tlecge i mczzi più fi.ri : &; alla vej'ia dclnuo-
cerc a^gíungc l'anc.
QuetLi pciciò , con le parole e con g!i atti di-
chi.ua i'AÛitno ; & prima tuoea con le miaiccie,
che fulmini con la Ipada i 6c per ijpiù si risque ia
vano lampo . Ma qutsta , con prodiroria Lonacciï
prtparando la cemp:-sta ; con tacira simulatíone , «g-
^iusta il colpo , e sorprende INncauto à wadiaiel>-
to .
Quella , comt la P. gliese Tarántola » col dolce
suono di jroiclicuolt peisuasioni mitiga il suo vele-
do : qcicfla , corne l'Aspido sordo, da níun canto di
Cilutarí amnjonimemí s'incanta.
Quelli , quasi Cojudnlly , dopo il satto si pente»
& lau.i 1? r'eritc ecl t.'.rdo piaiuo ; questa come rab-
biosa Tigre , sluu* il viuo, e si sbratca contra il
«adauero .
C^uellí , come morbopatticolare, si addiiîiacon-
tro vn solo inJiuiduo ; & da chi offei'e i prende lc
uene : qiiestn persegne wirtala Srirpe, e rutta la Na-
lione : & ofi-eía'di vn'Huoruo , diuien aemica, di
tutto il genert Hum.cr.o .
L'vna e l'altra inretroinpe il fonno , e turba il ri«
jc(u : n* qxclla , pet l' impatiente dcûo «U1U venr
i»4 DELLA FH-OSOriA MORALE
detta : quelb í per la fillâ attemione aile mank te
ciel vendicariì ,
M.! l'wia souente mutandosi nell'altra , diuien
peggior di le stesili : perche Tira inuecchiata (iiuie-
ue oùío pettinace : & l'Odio insiammaio , diuiene
finania .
«M «» H»
CiAPlTOLO TE\Z 0
Cerne cptri tlructnit .
•ftf^.J. ! A vdilli, quai siano le complefliom , gli
Á.g-> SB °Soíni • e 'e difrèrenze dcll' sracondia :
•S VI retta ciie discortiamo in qua! modo ella
•Wt» ecceda, e sfiioglii il siio veleno.
L'Eccesib dclla Iracondia consiste BcU'adirarfi per
k Cakst , che non deue : te Cintra cui non deuc :
& PiU di quello che dece .
LA vera & propria Cagione dell' Iracondia , è il
Diffusa . Patio dclì'iracondia dcgli Huouiini ;
*. non deirimpeto degli Animali.
Sente ogni Huomo quantunque baflb, vn'alro defio
délia Eccellenxa , dentto la propria Sfcra : à cui
dirittamente si contrapone il Vdipcndio : & questo
X la vera Ingiuria, che accende Tira .
Qgnj nocimerito c.igiona doglia , ma non ogiii
doglia c".giona Iracondia; se l'offtso non Spprende
il inal'animo di chi l'oflèse : senza cui , l'Ofifisa sarà
yiù tosto nocente , che ingiuriosa . Ma net maTAiúV
no , pin viuaraente fi apprende il dispregit , che il
dauno . ^
Achille , veggendofi.inuolata dal Re Aggaménnone
la sua Briscida ; s'infoeò d'ira ineitinguibiíe > perch'-
egli apprendcua, nonl'eslèt priuo dtlla toft più ca-
»a ; ma l'eslèr vilipeso dal Re . E;li mi'bì rifutif
xia'Huomitiarta da nutla : mi ki /hoglìait dtl mi*,
l»mt ï/o vil fartse, vn satcarda , %im sebiauo .
Ma le Fiere.capaci didolore, & non di honore;
fcnte;ido l'offesa , ma non conoscendo l'ingiuria i si
•cceudeno di furore, ma non di vera Iracondia .
Qubci ,
IIBRO DEC1MO. 18c
Quint! , ttà gente humilia ; à cuî , soffiirc il cîo-
lore é Fortezza , ma sofftire il díspregio è viltà ;
ogni grande Ingiuria si ripara con l'humile sommes-
sione di chi la fece: parendo ridotta al'aperequa-
tione , ie si rende all'ofEfso altretanto di cíiimatio-
ne e di pregio , quanto il dispregio gli hauea tolco .
Può dunque raluno" riceuere ofrèsa , ma non in-'
giuria ; ò rie encre Ingiuria , nia non contîderabile .
Sarà stato caiò , ma non auuertenza : làtà stata au-
uertenza , ma non rrulitia ; sarà stato scherzo e non
scherno .
La Ira ìçinatione segue la Pallìone : 6c la Paffio-
ne fà i'clretio dell'Occhiale conueslò , che dilatan-
do le specie visiue de' piccoli oggetti , fa parère la
Pulce vn'Elefàme ,
Così flracondo eíTenJo di gagliarda lmaginatím,
sarà il caso grande perche l'imigina : ogni píccoU
orîesa parrngfí vn graue oltraggio s stimtjà degno
di riilà , cíò ch'è degno di rua ,
Taléte , quel gran Filosofo , ma gtandemente ira-
condo , mentre con l'Attrolabio aiid.au contenir
plando le St'elle, cadde invna foslà. LaFante.ch"-
era femina allfgra, e motteggeuole , sorrideudo vn
pocolino , mentre l'aiataua ad vscir délia foslà , gli
dillè ; Tu vuii ntuscitl le icse tiau «Ile, & nul
tenosci tjutllt che ti iìanno daunnti a* pieát .
Pot iu eglî riCpondere : Merci che bàgtíccthiin
tuft , e non Jie' pieái. Ma perch'egti era iroso , la
lisposta si fù , che vfcito deila foslà , quanto potì
co' piedi, e con le mani, & con vn pezzo di làli-
galtro , pestando la melchínclla , semiïnorta Uíciot-
la in quella foslà, dou'rgli meriuua eslèr lasciato»
Et che marauiglia , se Tibtiio , ilqual noo era Fi
losofo , nu Tiranno ; haliendo addimandaco al gran
Redore Zenóne quai fbsle laDialettodi vn suoGre-
co ragionamento : & haucndogli Zenóne buonamen-
te rispolìa , ch'egli vsaua la Dialetto di Rodi ; in-
concanente l'vccisc, corne altrouedicemmo . rero
che corne Tiranno di acuto ingegno , & di .acuta
ira ; inrerprerando la simplice riíbosta in duppio
seniò > imijinò ch'ei gUvolcik riasecciari'csilio di
lie CïLLA HLOSOFIA MORALE*
Xi-.'i : e trouò c.igion di vendetta nella innocen-
Che marauîglia , se Aleflândro , fa cui dottríni
eostòtrcppo c.iro a' suoi Maestti ; con perueríà íòt-
tilezza , inrrrpretindo anch'eflò ingiuriosa mabgní-
tà la Filbsc'ifica Librrtà ;rti onróíì disprcgi le ami*
ehfuoli ammonltioni ; diede Caliistene aile catene ,
Lisimaco a* Leoni , e Clito alla sua Ira , peggiote di
fìitni Leone , perche i Leoni conobbero la Virrù di
J.iiìmaco i e non nocquero ali'innocente : nia Ales-
s ndro non riconobbe il mcrito di Caliistene , Se
detì'innocenre fanpué s'imrise .
L'Altro ccceflò d< ll'Ir.-.condo , è l'elërcitar ejoella
indomica psíTìone Centra *ui npn dent*
Adirarsi contra' Snperiori , è arrcginza t douen-
Josi più tosto humilmente pheare, che temer.uia-
nente irritare colui, che hauendo potuto fartvn'in-
gìuria , ne può fare vn'altra m.-geiore .
Adiraisi contra gl'infîmi , è follía : peroch'eslèn-
«lo data JTra pfr auualorar le debili forze contra gli
vgualí ; ella e soperchia , doue le fcrie son supe-
iiori .
Adirarsi contra g!i Amicì , è íngratitudine : vo-
Icndo maie à chi defidera bene : & se l'amico è
vna cosa niedesima i cgli è siendïa l'mficrire contra
Je «• flò .
Adinîjfi contra gl'Inncxenti , ì ingiustitia i non
petendo lueritar ira , chi non mérita pena i ne nic-
litar pena , chi non há colpa .
Ma l'Iracondo, hauendo l'occhio délia mente ab-
kagliato dalla PaMïone , non discerne il Supcriore
daìl'Inferiore , l'Infimo dall'Vguale , l'Amico datNe-
«nico , l'Innocente dal Reo : aguifà del Fuoco Gre-
to , arde cosi nell'acqua , corne nel capecchîo .
suai, *gli bà l'Imaginatiua tacto guaîla dalla Pas-
ïone , che ancora negli Aniniali irragioneuoli ap-
4>rendendo malitioso discorlò , contra loro fi adira .
Ttsisonte Pancratiaste , cioè Vincitore di tutti li
-€Ìnque Giochi Olimpici ; hauendo da vna Mularice-
*ito vu. calcio ; voltoflî fúriosamente dotso contra
•«rfti i à licalcitrat tontra la Mula .
, " Vide
LIBRO DECIMO. ìty
Vide tutta Olimpia va.i nuoua coppia di Lottatori ,
vn'Huomo e vna Bestia ; non sapcndo quai folle
Bestia maggiorc • Senonche > roentre l'Huomo fti-
maua la Mula hauer'vlb di ragt'one ; egli maltraita
<ii eslêrne pnuo . Ma tutte le Corone e le Palme
ehe Tesifbnte hanea guadagnate in cinque Giochi;
le gtudagnò la Mula in questo solo ; perche colui
che abbattutí hauea cinque Competitoti , da qucsta
soU Competitrice abbatuto , c.nlè riuerfo »
D'altra parte, niuno hà più gagliarda imaginati-
ua-che rir.con.do ■ Pcreche tanto viuanicnte s'im
prime in lui l'Imagine di chi l'ofRse , che douun-
que si volga pargli di vederiosi auanti , e tutto ciò
chVgli mira, imagina ester'complice, ò queldeslòî
onde si ltizza c si sfuoga contra le colè che non
han senso > corne ìlCan contro alsaslb .
Neronc mentre cenaua , hauendo iniesà la Ribel-
Jion dclla Gallia, riuersòlaMenfa, e ftacaí>ò i VaS
di cristallo , che délie sue delirie , erano la deijtia
maggiore. Larjuolta delRegno g!i riuoUò la men
te : paruegli queUa Men& ester la Gallia : imaginoslì
di atterrât tanti Vafalli , quanti Vasi buttaua m terra,
Quanto più fàuio motiuo hebbe il Re Coti al ruc-
desimo effcttoT Che hauendo riceuuto in dono af-
cuni Vasi di cristallo di rnarauiglioû bellezza i rimu-
nerolli con regia M.ignificenza : ma tutti inconta-
nente li ruppe ; pet non adirarfi , se alcun pet casa
gb haueile rotti .
Skhe, Nt rone , perche contra i Rubelli era adi
lato , si adirò contra i Vasi : e Coti si priuòde-
Vasii per non adir..rsi contra i Dimcstici : quella f*
batbatie, qucsta piecà : quella inlàuia t qucsta iàù
utezza . _ '
Ma quai pazzia maggiore , che l'adiraisi contra se*
steslo? .
L'Orsa rerita, non potendo soírrire il dolore, si
ícc» nella ferita e Ipine , e chiodi , e tutto ciò che
troua : mtdicina peggior del maie ; che inuece di
curarlo il rende incurabile .
1 Tal'Orsa rabbiata fiï Iccelíno , che riceuute moi
te fuite» nu liiligeiKcraente meditate 8e bendate.»
dapoi
1ÍS DELIA FIlOSOnA tfORAU»
•Tapoi che imese la rotta de! suoEsercito : non po
tsndo adirarfi comro alvincitore, fi adirò c ont roi
se fteffo ; f ftemendo comt vna Fiera ; eo'denti e
eon Hvnghie straccioslì le bcnde k le ferite : e iH-
rooffì vendico detla pcrdita delPhonote , pcrdcndo
(a vin.
L'Vltimo ccceflô delFlracondo i cire» il Mtit:
petendo amienire , che alcuni si adiri contra chi
- dette ; & per la cagion ch'rgli dette : ma con rmg-
giot'intentloiie , & vehemema diquel che dette.
Ogiu Agenre naturale opéra fbl quanto puo : ma
FAgente libero , corne l'Hupmo, vuol tiluolta ope-
rare pitt dï quello che ptsò . peroche il natiiralc in-
stinto è lirrmatoi la cupidigia infinita . Et perciò à
«uelta succède lepiù volte , inselicisrnno fine .
Nobtte esempio ne diè Lncio Silla > vera Scilh
itHa Rotnana R eptiblica .
Hnucagli Gránio promeslo di firgll contribuire
Jalla sua Proitincia fra corto termine, vrugran som
ma per la rîparatione dfl Capitolio : ma il tempo
jafiò, £c il den.iro nen venne .
Hauca Silla ragioiie diadirarfi: perche Jeben Grl-
tiio non mancò à Silla ,' ma la Prouinc ia à Gtánio :
.tondimeno a* Potenti , ò non si dee promertere , i
S deue atter.dere . Et principalinente à Silla ; la Cul
troppa félicita non permetteua interaaUo ira'l vo-
lere, flcThauere.
Cbiamato adunque à se Gránio , contra lui si sthf
»ò con tanto împeto , che forzando l'hortibi! voce
per minjcci.irgli la morte ; ruppesi la vena dcl petto »
t vomitò il sangue con le minaccie .
Non potca que! Tiranno cen pena più conuene-
uple punir la sua Ira . Perche se l'Ira è vn bollor del
éngue ; altro humore non ci volena per ismorzarla .
Mà su scarso compenso á tanti fiami di sangue oltrui,
quel poco del suo .
CHe Se tanto fiera e terribile i ciascuna pane
dcll'Irarondia per se sola > quai Fiera fia queftj,
fe tu la poteslì vedere in Idtfa con tutte le sue par
ti < e suoi terrori í Hora tu puoi vedctla con gli
occhj , e contemflarbj st tuti pon daiunti l'iraa
fine
LIBRO DECIMO. i«#
gìne díGtulío Cesare, vera 8c hortibile liéi deli'lt»
acuta . e délia mania» ; délia ù-igui.-.m ■ e delU ne
Di dell'impetuosa , e délia tentai délia hutaaní , ç
délia crudele .
Se tu voleslî rangiare il nome all'lracondia ■ po-
trcsti datle il nome di Cesare , e dlpmgerla con v»
colttllo in mawó*.
II suo Nome fù il suo Augurio : clii non potè na-
sèerc leronper lefetite délia Madre » non po:c r>
gnare » senon per quelle délia Pattu : ne monte .
senon per le sue .
Sill.i , il più úacondo diRoma, conobbe , che quel
F.mcii llo, douea riusciie peggiof di lui . Dalla veste
rilatïàra , e disciolta , comprele i diilbimi costumi ;
pq£hc non potrebbe C >nrire alcuna Legge i dii no»
potea (bítrir la proptia clôtura .
Nella Edilita, facendo recitar nelTcatro; perche
il romor délie nubi Iturbaua le voc i de' P.'momíaii,
si aditò contro al Tuono con isrbrmato gri.lo > pet
farlo animutolire .
Nella dimanda del Consulato mmdò in Senato
vn Capitano i minacciandp , che se da !o ro non l'ot-
teneua, gliele darebbe h Spada. Nuoup stile i ûti
Candidato col Sangue.
Fatto Console , taaco si adirò contro al Colleg*
per la Le^ge Agrátia , che à forza diic joci" llo dA
Foro ; e tanto l'atterrì , che stette lèmpte in casa na-
scoso, tome vnConiglio . Laonde per due Cónibli
si contaua Cesare solo.
L'Ira di Cesarc fù laprima ad imrodurre il nuo»
uo esempio di sciogliere le Veighe de' Falci Consu-
lari , coii sopra le terga de' Senatozi > corne degli
Schúui : accioeiie die si potcílè : gutst* inusitat*
barbarie , in T^ama è -usariXa. , * ,
Tanto iinpaticnte fù la sua ira, elie non potend»
aspettare il giorno chíaro, facea decapitarc gi'Illurtti
Senatori , & le Nobili Matrone , al lume délie lu-
cerne nel suo giauiino : & saria bastatoil fuoeo de
gli occhi suoi , senia altro lume.
Lasio di adirarsi tante volte contro à tanti Ro«
nuoi , desidecò die uttto il Topalo Romano iu>-
Oíslc
193 , DELIA HLOSOFIA MORALE
Ufstc vna testa soh , pet troncarla in vn colpo .
Che più ! neanebe i Celesti furono eccerwati dal
la sua Ira .
Dando vn lieto conuito a'suoi Amici, quanto più
finiiii à lui, canto più cati ; perche il lampo de' ftil-
mini atterriua liConuitati , surse in piè, e traita la
ípada disfidò Gioue á singolaf certafle .
Mostrò che veramente l'Ira è P.<zzia : imagina*
do che il Nume non poteua vecider lui ; & cgli po-
icua vecidere il Nume »
Ad ojni modo , questa vltima Ira , irritò i Con-
giur.iri : iqu.ili più non poterono tolerar colui, che
non potea toler.ire alcun Dio,
Così, con gli coltelli entratonel Mondo ,Sc con
gji coltelli tolto dal Mondu ; Cesare>nacque
Besare si maiì .
tm■ ¥» m
t<ATlT0LO $V~4\TO
Dell* ínscnsatiQ*.
^■W&<Q> VESTO « Vitit de/la trascîiïle, Uqual
*|-v g» amsifie net dtfetlt deltlra circá id Ven-
*^Vw5* delta .
Nisce questo virio da naturale Stupídi-
tà , & íeruile abbandonamento di íénlò circa le in-
giuric : fiche poto ò nulla apprendendole , nulla a
poco si adira-i áeperciò non si vendica Ctmt dtut,
ne J^Ktnrf» deue , ne Centra cui dtut.
Par questo Vi:io affi.ie dclla Iiiambitione, ícal-
quanto ne p.irtecip.i per accidente ; nu la sostanta
e diueríâ . L'Ioambicioso nondesijera i mericati ho-
■ori : Yiitsensati ìblfre i dispregi : quello è scemo
di Cnpidigia ; c questo d'Ira .
Gli Animali senza hcle , benche habbiano l'armi,
non afptr.ino .dia venderra; &ri ~sensato, non sen-
tendo !o stimolo délia Iracondia i benche habbia
forze , non cu.-,i cìi .:dopcr.irle .
Egli hà il vniro sempre vniforme i ne ìnfiammato
«wll'Ica, ne fqualjdo per Paura i perche ne Trna, nc
l'altM
jLIBRO DE CI MO. i<K
l'altra gl! fa imptcflìone . Siche aguisa d'Huomo in-
tronato , prima dimcntica l'ingiuria, che la consije-.
ri ; prima sente íl danno , che h temenza ; & pri
ma riccue la seconda viilania , che si vcucticbì dél
ia p.'ima .
Srimolato à far vendetta , odierà chi lo stimola.
Minuirà egli iteflb "cffcsa ; c scuserà chi la fecc .
Cerchctà egli il primo l.i pace; te acectterà vnaver-
gognoia conditione perpagamemo .
Copriià la sua viltà con rìioiòtaii aforismi : Effirt
Tnaggior pit-teriavincer tira , che vinitre il Semico t
La m4ç£Ìor vendetta dette ingiurie , ejsere il disprf-
gtarle f Vanima air* sormoniare agni ojfesa . Et che
il Somma Iddio non strnpre fulir.ina quando è affiefê. %
Vorrá far pailàre la Polcronciia pet Manftietudiue .
EGli è vero , che licoine il Tiuhdo peï alcunoac»
cideme diuiene Anlito i Sc il PuníLuaimo rau-
ucdenduî diuien M gnmimo; corne a' suoi luoghi
diccmmo : così l'inltiisato allelngiurie; pet inopi-
nare cagioni fatto più accoito &c sfliftiiW • cangia
n.unra .
Odiue vu' illustre esempio . Dopo il conquisto
dc'ìla [erra Santa sotto gli auspicij di Gotifrtdo Bu-
gUone ; íl primo Re di Cipii fil Principe buono per
altto , & innocente ; ma così da poco , e di îiiì-
mo così rimeslò , e ftnpído : che con la Virtù del
non fàre ingiurie , congiugnea questu Vitio di non
sentirie .
Chimique de' Siidditi liauea col Re qualche crue-
cio : con farc à lui alcuna onti ò vergogna , potea
sfogarlo : & ellb , corne di concordia , la digeriua
íenza adir.afi , ne vindicarla.
Auuennc clic vna nobil Matrona di Guascogna,
ritomando da' Luoghi Santi in habito pellegrino ; fil
in Cipri da sederati Huomini allàlita i & iicU'ho-
nore villanamente oltr.iggiata .
JLa Geniihfonna inconsolabilmente addolorata ,
andò per chiederne giustitia al Re : ma per alcuu
le tù detto, che il suo raccorso paltserebbc l'ingin»
ru , ma non otterrebbe giustitia : perche ilRe non
sarebbe più rigoroso à pmui le vergogne altrui, che
le sue . tinesty
!9r DEIXA HLOSOFIA MORAtE
Qnçsto sconsortamento alla dolente non toise
l'íni.no i anzi l'accrebbe . Perche consigli itasi roi fuo
dolore, portofli d.iuami al £te , ilcju le hauendo pre-
íëntito il caso dalla faina ptecctla , alquanto ne ha*
ucuaiiso, e motteggicuolmentepreso púcere.
Ella dunque <on moite lagrime , ma con alta vo-
ce gli diílë . Sire , io nttrvengo à te per vendetta
th'i» speri délia uillanta che ho riceuuta net rue T(e-
%ne : ma solo eccioehe tu nìittseoni > cime tu f.fferi
cruelle , che ognidi , cerne intende , à te vengon fatte .
X)a te imparanào , ferse potrò compartar* paiienît-
mente lamta Ingìuria '. laquai t se petessi , VoleHtie-
ri à te douerei y pouhetu seicetìbuen périmer dél
ie sue .
A quelle voci il Re , che infìno alfiiora era stato
Insensate e vile > quasi da vn profondo sonno hiis-
uegliò . L'Ira gelata e pigra , incominciò à riscaî-
einíi dintorno al cuoee , e iìimolarlo alla vendetta .
11 Re adunque, cominciando dalla Ingiutia fatta
«la'suoi Suciditi à quelta Donna > acerbissircunien te
la vendicò : & niuu Re con più vigor & rigore ,
puni chiunque aile teggi , & all'Autorità Reale ha-
ucllc futu da indi inanzi alcuna offtsa . _
í*í f*í €*»
c^ipitolo svinto,
Délia Medietrìtì frà l'iractnditt
& U l»sensate\$a .
fyVSAty O R A tu puoi facilmente conoscere quai
j| ii * su la Maiìsuetu/íine . Peroche se l'adiranî
3» <ï> iroppo, è Vitio ; & l'aditaisi troppo po»
co , è Vitio : l'adiratsi niediocrernente
íarà Virtù : 8c questa è la Mansteiuiine .
Dirai che non corre questo argomento . Perche
fe" >1 rubar molto , è vitioso ; & il rubar poco
e vitioso ; dunque il rubar mediocremente sari
Viitù .
Riípondo non eslèr pari la eonseguema . Peroche
il cubaff, in se stefl0 e sempre fitioso , perche setn
-XI B R O D E C I M O ; ijj
ptese contrario alla GiuAitia: ma l'Ira in ft stestà
non è cosa mala , estcndo Passione donata dalla Na-
tura, corne la Cote délia èottezza, lostimolodel
Timoré, il Focíle dell'Ingegno , l'instrumemo più
neceflario aile ardue Opcracioni .
L'Oratoce irato , più vigorosamente déclama t 11
Poeta irato più ingeniosainente verseggia: il Trá-
gico irato più patetícamente commoue : il Cani-
pione irato più fortemente combatte . Ma in tutte
qucstc ire , la Moderatione è neceflària , accioche
non facciano etìctto conrrario .
Dirai tu: Se Cojfts» bà fer[e , Clr* i fipercbìa;
fi non bistrot , Clr* è pdRi* ftrtbc qutllt f*i
vtndicarfi fini* turbarjï : Cy qitcflt inxtct di yen-
dìcarc vna ojsesa , ne preutca duc .
Rìspondo , che l'Ira auualora le forze vguali ; ac*
cresce le minori ; e sueglia le maggiori .
L'Elcfante , benche fia vna Rocca animatn, Sc hab-
bia la tromba per hasta , & la cute impenetrabile
per Joríca : egli -nondimeno è fteddo e ilupido co
rne vn Monte di ntue alla battaglia , se vu panno
verniiglio , per la sin.p.ithía del colore , nongliris-
calda il langue , e accende l'ira .
Chi era più poderolb à vendicar k ihgiurie pro
prie te le altrui , che il prememorato Re di Ciptiî
& put'egli si lieue neghittoso c insehûto » insinche
l'Ira, rial generóso rimpróuero ,-non gli fùnelftcd-
do petto ínhammata . i
Sia pure atinato di fascî , c rinto di Satélliti e
Pretori.ini il Console , od il Sourano : trattiiî di vin-
dicare , non álcuna ingiuria propria , ma la trans
gression délie Leggi : sia il Reo non armato. e fugr
giciuo , ma incurie & legato : ancora è necòflàrio
vn mouimento dell'Irascibile , ò per rifcaldare ln so-
uerchia freddezza : ò per superare la natural com-
passione .
Ni'ima çosa è più pernitiosa che risparmiare il lan
gue de* Scélérat* -, ne più barbara, che valárlo á
langue íreddo .
vjuel mouimento dell'Animo , se riguarda la pro-
pria olfcíá.uchianialra : se ì'oSéà délia Legge.fi
I chiaiua
t*4 DEIXA FILOSOHA MORAEE
chiama Zelo . Ma cosi il Zelo , corne l'Ira, se non è
moderato con la Ragione ■ sari indilcreto .
Non è dunque la Mansuetudine vn calore impe-
tuoso , ne vna gclata stupidicà : ma vn* Modérant,
ne délia Iraftibile , che per le riceuttte ingiurìe jitji
fcalda ne fi rajfrcdda , senon per ta ragìtn che dette
Cr courra cut dette , ûr rtel modo che dette ,
Questa raisura può hauerla ogni Huera capace di
ragione : peroche la Sindéresi gtida ne!l'Anima : 8c
à chi ben l'ascolta , inlègna lc coafiui frà il ctoppo
e il poco. —« • : , • i - . -, • .o .1 ; ,
Non pecca chiunque nonconolce di peccace, &
di fur maie : & chi conosce il Maie, conoíte il Bcne.
IL Munsueto ne si adira-, ne si placa , senon per
i'Htneft; cioè, pet la ragionpuole conuenenza .
Egli è conueneuole all'Humano conuittojche chiun
que daneggia ò dishonora , nparj íl danno e il di-
shonore, accioche si conserui l'egualità nella Repu-
blica .
Ma principa'.mente se l'ingiuria è graue , & di
mal'esempio , & di peggiori consequenze , & con
animo d'ingiutiare : perche pocendo nuoeere à tut
ti , chi nuote àvnsolo; vn'ingiuria ptiuata, dttiien
causa publica .
Dunque il Mansneio , benche non sia insensibile
alla proptia ofièsa corne lo Stupido ; \Sc ne desideri
il ristoro: non si muouepcrò pctl'impeto dcli'ira,
ne per godimento deU*álttuJ m Je , come flracondt:
ma perche à chi offese, conuiene la punig'one .
Che s'egli si placa ; non si placa per debi ezia di
cuore: ma perche non è conueneuole che vi.'Huom
fia inhumano , ne che vn petto mortals arda d'ira
immortale .
Perciò , egli è cosa pericolosa il fare ingiutia à
Persone Spirituali . Peroche se vna volta aprendo-
no , che fia conueneuole & del seraigio di Dio , íl
caltigarne l'Autore : mun Mondano sirà giamai t.m-
To implacabile . Egli farà sehza Iracondia ,-ciò che
apena farebbe vii'lracondo.
II Manfueto considéra in oltre la Perfina contra
<ui si adira , ò si rajtiga ,
llcaae,
"I I B R O DECIM O. iss
II Cane, vdendo bussare alla porta , subito si adita
e latra : ma poscia conoscendo ch' egliè il Padro-
ne ,' incontanente il carezza , e gli fà resta .
Così l'Huom manfueto , sentendofi offeso ; rifen-
te l'offesa , & ( corne composto délia masia commu
ne )siturba comra l'autore , benche sconosciuto.
Ma se conolce , ch'egliè il suo Signore , ò vn ca-
ro amico , ò vu'innocente , ò vn'infcruato , ò vn vil
plebéo : col Signor non si stizza i nia fà intendete
sua ragione : con l'amico si duole , ma si riconci-
lia : con l'Innocente uon si vendica : all'lnseusato
compatisce : al Vile s.icilmente perdona, perche trop-
po è facile la Vendetta, v ■< /
Finalmente , circa il" Mode ; il Manfueto , non
permette alla fu i Ira di pastare oltre al douere .
Anzi trà gli due Trópici del Trôppo e del Troppo
ftca ; più inclina à quïsto , che à quelio .
Troppo è facile all'Irato il dar nell'scceflb : &
perciò ia Mansueçudine fà nuggiot sorza nel frenar
î'Ira , che nell'irrkada »,. .
Quclto è plu consonne alla humanità , te all'vso
délia ragione : perche chi opéra con manco ardore ,
opéra con più consiglio.
Pirro , gran Maestro délia Gíinnástica , daua que
sto principal ricordo agli Atléu , Sc a* Gladfyori ,
di frenar Vira : perche l'Animo perturbais) guat-
dando piùad offendete, che à difendersi; restafj-
cilmcnte sorpreso . '
Perciò il Manfueto , sapendo che l'Ira è vna in-
fedel Consiglicra , non c precipitoso , ma lento alla
vendetta , per dar tempo all'Ira di rafrieddarsi .
II gran Filofofo Atenodóro , dimorato alcun tem
po apreslò Augusto : licenti.:nd6si per tornarsene in
Grccia, gli die quest'vhímo documento . Ctsare ,
jjuand» tu sarai adiratt , nm ftrt , nt dir c«ft níuna ,
prtm* di hautr rtcitali tutti t^ilfabétt .
Non sò se Augusto recitasse l'Alfabéto ncl subito
castígo délia Figliuola . Ben- sò che praticò quelto
consiglio Archíta Tarentino , ílqual'offcso da* suoí
Villaui , dislè loro , lo vi ctfti&hcrt!, st ntn f<-s>'
a.iir.ito •
l i Tard»
iS<" DELIA HLOS0F1A. MORALE
Tardí adunque fi muoue il Mansueto , Sc Frcïl-
mente si mitiga , con ragioneuoli satisfimioai à gin»
dicio di amíci anzi che al suo ; perche niuno è
Giudice compétente in propria causa .
Ancor si contentera ili tnanco del gïudicaroi e
scuserà l'intentione dr colui che l'ostèle ; perche ,
licorne ti è detro , la Mantuetudinc inclina più al
difetto , che ali'ecceílb .
Anzi , corac la calce con l'acqua si accende , &
con l'oiio si estirigue ; così l'ira del Mansueto , con
la oppositione più arde , con le sommefle & humili
parole deirofFenditore , si ipcgne .
La Mansuetudirae è magoaniuu : à chi insiste ,
résiste : à chi coufeflà il failj , si placa .
tome il.Tuono di Primauera è senza fulmine ;
coà le miuaccie del Mansueto > saranno soucnte
senz i vendetta í Sc si.iiu Tira , finirà U mcmorá
deli'ofïèiâ .
«» «*» €*»
- CotP tT O LO .S EST O,
DiffimX* tri U M-tnsuetudine (y gli smi simili .
■^t* €"3e?3 "4" O ' diccninio à príneïpio , che la maníiie-
SjJ >J (B tuJinc (uppoue quatuo drcoltanxe . Vap-
4* ^ í» pr-en/ìon delix Ingturia : Ylm pretucatd
•Ç,'S4l?ì,$' dalt isipprrnsiint : Y^ippeiito dtlla Vin-
delta : Si ia Mtderatitu dtll'lr* , è dilli Vtn-
delta .
Primieramente adunque , si distingue \iMansue-
tudine dagli f'uoi Etlremi , Iracondìa & Insetisatetf* .
Distíutionc à prima fronte dirficililfima ; estcndo
il meizo così conrulo con gli eltrcini , che le il
Mansui ro ii adira , parrà Iracondo : sc non lì adira»
parrà Insensato., £v .
Et per ronucrso , se l'Iracondo si vcndica , parrà Ze-
iaute : ftjfInsensato non siycndica , parrà MÌnlîiCK) .
c osì cattiui estimatori son gli Haomini de* vitij
Sc délie virtù , corne gl'incspetti Gioiellieri , délie
®-innre F.ûCe Sc dcllc vert .
Pi
' , . 1IBR0 ÛECIMO. i>7
' ìì paie adunque , che ci vorrebbc la sinestrctta
di'Sócrate, per fìslâr gli occhi nelle Conscienze al-
trui , i misurare i pensieti , & le intcntioni i pet
giudicare senza lemcrità .
Ma facilissimo sarà questo giudício «ongetrurale,
se si considcraria quelle tre Circostanxe, che si son
dette :' la !£ual!tì délia Ingiuiia : la Cndìtimt dél
it perfonc : & U Trtpartiuu délia Vendetta.
DILLA
»CI '
D E L L A
FILOSOFIA MORALE
LÍBRO VNDECIMO .. ,
t*î {*î M»
DE t ]L A ïtï A B I, L I T A, '
'c>ò m;p i a c e n z a,
ET Î>F SVOI ESTREMI.
CAPITOLO PRIMO.
DELLA CONVERSATION CIVILE,
.tT. ' .)n /» gfnernUi 1 "
:. .. ..i i.-i i ; ..- 1. -■■ • i ; ■ • • ; •
""cJtPÌTOí'o £V *4.T(j.'4 ,
CAPlTOLO OTT*AVO
gu»l fia il Fine del Contentioso .
'WWyON íï muoue il Contentioso à contradire
i M S Per °0*'1 " Prcm'° » come il Causidico: ne
<x> aN K pfr chiarczza dcl vero corne il Filosofo :
•frW&î-O' ne per dcsio di fama, corne il Superbo :
ma per vna innara e malnata rabbia di contradire ,
<hiamata con proprio vocabolo > Spirito di Contra-
dittione
O fia . questo Spirito vna diabolica instigatione .
corne chiamano i Sami lo Spirite ii Superbia , i di
Libidìne : ouero vna inclination naturale & tmíiui-
duale dell'Animo i phi maligno tentater di fc Itel-
so, clie l'iltelso Demonio.
Tal'eia lo Spirito di Saulle , che senza sap'.T per
che i impugnaua l'hasta contro alGiouinetto Dauid ,
mentre íbnaua la Ct tra perrilánarlo .
Egli è il vero , clie questo Spirite di Centrad'.ttie-
ne saii sempre inscparabil ctflcga dcllo Spiiiie di
Superbia : volendo che la sua Opinioue preuaglia
all'opinione degli a!tri ; accioche paia che il suo in-
gegno fia superiore agli altri inergni i ch'è septafina
superbia .
fM.* nel Contentioso , che qui si oppone íl Com-
piacente ; lo Spirito délia Superbia íetue allo Spiri
to di Conaaditiioiicconieimperaotc: perche il air
tIBRO VNBECIMO. lis
tiut del Coutentioíb , non ê contradire permottrare
ingegno i ma mostrate ingegno per conttadirjB c'
Ma per raflòtiigliar qutlti materia . fi -tie' oflèr-
u.ire , che quelto Spirito di Contradiction* , è ge-
nexato da vno Spírito più maluagio : cioè , da vn'-
0.110 inhumano concra tutto il genete Humano .
Peroch'egli non fa guerr.i alla Faltuà più clic alla
Vcrità ; purch'egli tappiadiofïèndere , c scompiacetc
■eolui ciie-parkr. y. "
Zoilo famosa Idea de' Contentiosi i & perciò chia-
mato d.i Lctcerati il Can raíbioso intcrrogato da
qualche ramigliare ( poiche non Poteua hauere Ami-
ci vn commun Nemico ) come fbflè ar^ico di biaiì-
marc i Libri di Hometo e di Pl.itone , riput ui vni-
ucrlalmente da' Saui , e dîgli Oracoli ,'Opre diuiue :
ardicainer.te rispose: I» Ht» mal dt^li Scritti , ptrche
non pcjso far malt agli Scrittori . . 'ï
Rabbiaua queito C.:ne di mordere & lacrrare an-
co l'oúà de'Morti , perche rurono Huomini : & ciò
non potendo ; sfogaua l'odio contra i Líbn , ne' quali
■gli Huomiuí lopiaujucuio .
JDout-a qui-sto Oaiaror del Génère hununo , odia-
re ancor i Ce tieslò ; senon ch'egli , come il dishu-
mati.no Licione , era stato dalla Xua rabùia mituu»
di Huomo in Fiera . 1
•'a > . • lî : o ' i - ) r-: .. '>
e. . i; Qfâr fçfcî 'c^&4
C *A P I T O L O 1^0 N O
1.Ì.* . , " Comt operi il Contentiosi . ' *
^■m^ VTTE le Propositioni Agibili ò Specolatî-
«R '£ ue ; Vniucrùli ò Particolari , ciit si fono
•ft * accennate ; si pofibno atFerinare ò néga
tif £»!?3 fr re , cou ragioni ò vere , ò apparent! ,
problematicainente, per Rvna , & perl'altra parte.
Nelle Ciuili Cenueríationi , qualunquc Propositio
ns che ti esca di bocca , l'abbocca subito il Conten-
tioso : & bencbe chbra più del Sole , cercherà
d'orFuscarla con cauillose contr.idiciioni : & l'intel.
lertochehà per oggetto il vtro i díucrrà p.irteggiaiK»
dclla rnenïogua < Sjcome
art • DELIA FILOSOFLA MORALE' f
Sicome i Giocolieri con l'agilità dclle nuní gab-
bano gli ocohix così li Sofilli co:i fallaci ragioni fan
trauedere gl'incauti ingegni .. . .
Cli Actdeinici Sceptici , ptofesiâuauo di sostene-
ce le Propositioiii contradittorie ; faccndo parere che
il Veto c falso , e il Falso è vero .
Sosteneua Anaslàgora , che la Neue è itéra : íc Ze
non e che niutia osa fi muue : ò se si muouc , un
•vehcememe corrtrà via Ftrmic» , came vn barban
Ctrridtre .
Quai cosapiù miserabile alcotpo, che U Febre;
ali'Animo , che la Pazzia > 6c put con apparenti pa-
ralogismi , Fauorino la Febte , & Erasrno la Pazzia ,
lodarono pec cola buona : ambo degni di ottenerc
in prcmío de* lor Panegirici , ciòrhelodauano'.
Di queila Settaè il Contcmíoso. Vortà sostene-
ic chè il W è osiur» , se tu dì , ch'egli è cliiaro . Ne
curerà di efltr vitùpetato pcr mentitore , purche go
da di farti cotiucciare col contradire altuo discorso .
Ne iblamente gode di contrapportî alla Verità
de'le tue Proposition! corne Sofista : ma tralaseiatt
Ja foftanza , si appiglieià aile grammaticaii minutez-
ze de' Voeaboli i aila qualità délie Sillabe, agli ac-
•cenii , alie virgolcttc ; per farti maggiormeiite ar-
tabbiare.
Cosi alcuai Critici, nel leg»ere Je Historie di Li-
uio , non cur.mdo di apprenderé i fatti illustri de'
Romani: ftriuaronsi à censurare alcune parole Pado-
uane . Aíinio contra Ckctone : e Cacoibo contra
Virgilio , vifaiarono la sserza grammaticale , délia
«jual'c/Tì eran degni; scioccamente gastigando aicflOC
fiasi, senza badare .il Soggetro .
Virgilio , leggendo Emiio , cauaua oro dal t_ngo '
coloro, leggendo Virgilio , cauauano fango dalForo .
Aguiù délie Vcj>" > volaudo attoruo alla mclj, siap-
gueauano al fracido , e lasciauano il sano .
Peggio è , che iu queste ininutislinie & freddiûìnie
censure , ranto si riicalda il Contenticso i che vna pa
roi» trahenrfo Paîtra i & la rispolra irai replica ; lòr
oente si psocede dalle parole a" ratti i e dailo liilc
«Jlo ftilo . . i
Così
LIBRO VNDECIMO. 1Î7
Così la Censura del Castelueiro sopra i Gigli d'Oro
di Ami i bal Cato ; stuzzicò tutto il Vespaio di vna
Dotta Academia . Le Penne troppo a - mzjte del V aU
laedelPoggii versirono molto d'inchioltro , &più
di singue . Et vna piccola Ortografia nella Inscrittio-
ne délia Statua di Anassénore ; diè fuocoalla guetra
tra' Magnesij , & le Città circonuicine ; corne altroue
habbiamdetto.
MA vn'altra maniera più velenosa del contradi-
te coìHiasimo , è il cuntradir con la Lide .
Loda egli taluolta , ma vi aggiugne vn Ma , che
guasta la Lodc : agnisa dell'ApC , che porta il miel
nella bocça , e il velen nella coda .
Se fi célébra la Dmtrina di vn Senatore : dirà ,
J»^ dubit <ii«»« , tiliì Stnatere ditanta dtttrina,
e di tant* giuftitia , che ne hì d* vendere . Cioè ,
egli è dotto . ma ingiusto . Et se si dice. che vna Da
ma è Bella ; ibggiugncrà : Veramente ogni dama fi
pilyii setter gleriesa , se fesse tanto btlla , quanta toiei
si crtde di ejsert .
Taluolta loderà con bellissime parole, ma ironí-
camente ; ò corne dice il Poera, Con sì fialtri midi .
Che sent Vituperi t e païen Ledi .
Siche niun può íàpere se Jodi , ò vituperi , senon co-
lui , che conosce i pensieri humaní .
Taluolta ancora > se tu lodi alcun moderno , lo
derà più gli antiqui ; non per lodar quelli, ma per
rabbafljr quello. O se tu lodi vn solo , loderà tutti ,
per non lodar niuno : pereche , corne diílè Martia
le à Zoiloi *Achi tuttè fin Buoni, chi pucejser cat-
ÙM ?
Finaltnente se tu lodi ; non contradírà , ma ror-
cerà il muso : ò ghignerà : & più malédico sarà il
Silentio che le Parole s ílR,iso, e gli Occhi&ranli-
belli scmosi .
QVella villania cheniostra il Contentioso nelluo
discorso , la mostreri neli'Opre , & in qualun-
que ^Atte : nnscendo in lui le parole & l'opre dall'-
iltess'odio intellino conira il Génère Humai.o .
Chiedigli alcun seruigio : ò villanamente ilnega,
ò villanamente il fà : eflèndo migliore vna ripulià
ii8 DELLA FH-OSOFIA MORA1E
con gracia , chevna gracia con villania . Ma proprío
è dr! Malcdíco este r Malcfìco : ne può chiamar bc-
i icrit o , chi ft ben, contra cuore .
Nelle altrui melticie crionse ; nelle allegrezze si
attrista . Se interuiene à vn conuitto , ghuerà fopra
la menlá il Pome dclla Diseordia s per tutbar la con-
cordia , de' Commenlàli . Nella maggiore allegrczza
vedrai percolpa di vn solo suscirarsi trà le viuande
la battaglia de' Lápiti e de' Centauri : e le uzze , e
le stouiglie , nate per nutrimencj > diuenfee armí ho
micide: Scilvinoentrato pet lefauci , vscire per le
ferite .
m mm
C -AP1TOLO DECIM O
Dr/U MtiÌKrití frà gli due tiìrimi.
•frí&^OR la deformità di questi duo Vitiosi
*n ft Estremi , sirà chiaramence conosecre la
2Í M X bellezza ieW'^ffMlità , ch*è la Virtú po-
sta in mezzo, trà PEcceslò, e il Difetto .
Sicome ne' Corpi Milti , vi sono i simplici Ele-
menti , ma con le loro quaiuà cosi rintuzzate ; che
il Fuoco non arde , nel'Acqua bagua : cosi nell'Ar-
fábiliri entrano doe operationi contraposite , U
Ctmfìactn\a & 1.1 Contraiitiionc : ma cosi rempera-
te , che la Compiacenza non adula , 8c la Contradit-
tione non elàcerba : & perciò nonrompono l'Ami-
citia , ne la Ciuil Conucrsationc : anzi laraflodano
& la coiiscruano .
Alcuni sites, fi ! Se fu i! Maestro Heraclíto ; so-
stenneto che l'Auiicitia fu più tolto t'ondata nella
Gontrarietà , che nella SinoigUabia : cicando quel
Verso . sAmti turso Terrtno ì sresthî Nembi .
II nostro Filosofo riproua quelto errore con vna
sottíliífima distintione j cioè, che qtundo il Soggecco
è mal dispolto, ania il suo contrario; ina quando è
l»endispofto , ainail suosimile. Et perciò , se l'Huo-
■w auampa diardor fébrile, .mule acque agghùc
1IBR0 VNDECIM.O; ti>
cítate & «opiose : ma s'cgli è di fana tempra , ama
la temperatabeuanda.
Se tutti gli Huomini' foslèro ben disposti alVero
& al Giusto : altro orlicio non conuerrcbbe ali'Affa-
bile , che compiaccr , & lodare : ma perche l'bn-
mano ingegno moite volte ne' deui , o fatti , trauia
dal ragioneuole : egli è necesiàrio ancor l'altro orfi-
cio di Contradire 8c riptedere quanto conuenga .
Egli èvcro, corne si è detto a ptincipio, che l'Aflà-
bílità ò (ìa Amoreuolezza,mira pcimieramétc la f
fiactn\a ,&c quasi accidentalmente la Ctntradittint .
Perche questa Virtù suppone che si tratti con Huomini
ben disposti al vero e al giusto ne' fatti, te ne' detti lo
to ; ii à questi ditittamente dil'pone il suo discotso :
ma se ode, ò vede il contrario, esercitaPaltro eíficio .
Ma nell'vno e ntlTaltro serba la JAticraiime ,
Sc il Decítt ; contenenjosi dentro i termmi del ra
gioneuole : cíoè , non tralignando ■ ne aile Viltadi
3ell* Adulatore ; ne aile persidie del Contentioso ,
che si son dette : & questo è il Mezzo délia vittù .
DVnque l'AfFabilc . non ha per motiuo il proprio
profitto corne l'Adulatore ; nel'oftesa altrui ,
corne il contentioso ; ma l'Honeslo e il Conucne-
uole . Pcroche l'arràbilúà è vnj particclla potcntiale
délia Giultitía , liquale insegnaà rompiacere ad ogn-
vno quanto si può . Chi non hà quel hue , non haurà
questa Vittù.
A tutti adunque s.uà Compiaceuole ; ma non à
tutti all'istcflo modo. Con gli Atuici larà fomiglia-
re ; con gl'Inferior» benigno , co' Supeiiori ostèquio-
so ; co' vecchi scrioso , co' Giouani giocondo , co"
Fanciulli ancora vezzoso .
• U R.è Agesiláo nnn si veïgegnaua di trastullar co*
suoi Pargolctti, caualcaudo con lor le cannuccie , e
piccando il cemb.illo . Dellequali leggierrezze mara-
uigliandosi alcuno nelIaPcrsona di vngran Principe :
rispoíe , Tu nen fui che fa i'cjser Paire .
Anccra verso i Nemici sarà coinpiacente, & affi-
hi!e:& non minori vittorie r. pportcrà ,guadagnan-
do i cuori con la piaceuokzza , che superando 1c sor-
ze -col valore .
Kz Sci-
Scipione con b sua naturale aAàbilità , concílíò
à Romaui quel fier Siface , che per niuna forza , ò
terrore , potea Ipogliar l'odio e la barbarie con lui
cresciuta .
REsta di vedere corne l'Aflfàbile si porti con l'Adu-
latore, & col Contentioso , che sono i íuoi mag-
giori Neniici , perche sono Ncmici délia sua Viriù .
La Ciuil Conuersatione , è vna reciproca commu
nication de* Pcnsieri : corne i'Amiciiía è vna reci
proca communication degli Affetti .
Perciò l'AtFabile , ama di compiacere & di eflère
compiaciuto ; corne chi ama vuol eflère riamaco .
Similincnceama di conrrariare , & di eflère contra-
riato : perche l'altercatione acuisce gl'ingegni ; 6c, per
ciò diletta.
Gelio fainoso Oratore, douendo patrocinare vnsuo
Cliente , gli andaua rileuando li suoi mociui : a' quali
il Cliente nallaopponendo, tuttn approuaua. Onde
Celio Idegouo, gli difle : Dìmmi tjuaUbc cesa centra ,
acaoche aime» paia chefiant» due . v
Ma tante nella Iode quanto nella. Contrariera ser-
ba le leggi dcldecóro , corne si è detto .
Egli non adula , perche non loda per suo profitto i
6c se darà qu.ilche Iode alquanto eccedente il veto ,
non lárà adulatime , ma scherzo : perche con vna
Hipèrbole siesprime il vero .
Egli ama la Lode,ma non l'Ad ulatione: perche non
istinu Iode quella che viene da va lodator tr.ercena-
rio : ne quella che per luûngar gli orecchi , ripugna
al vero . • \
Ma i'egli si conosce adul.ito > non sputcr.ì in fac-
cia ah'Adulatore come Castruccio : perche vn'ecceslò
di cortelia, non si paga con villania : ma con quai-
che niotto piaceuole , rifiuterà l'Adulatione senza
oltraggiare 1 Adulatorc: mostrandosi affàbile anenra
verso lui.
Siraiónko fámoso citaredo , ad vn'AduIatore che
lo prcrìriua ad Orféo , & al Dio Apolline i si sttinse
"ejll Ipalle, e rispose : isimkc ìe fin pi» pouere di te.
tu bcli* maniera di rifiutar l'adulatione, è il non
P'HSaíla : (^uCj Soiutorc te pcrdei la voce al Cantato
LIPRODVODECtMO. Ul
re , non facendogli vdirc ilsuono dell'.ugento.
Mapervn Principe generosonon sarebbe aílài af-
fabile quella lisposta. I noltri Príncipì porrano pet
marca la mano d'oro corne í Pelopidi la íp.ill.i diauo-
tio. 11 Duca Errunuel Filibefto , libérale , & faceto
ad vn Pocta forestitro , che glj presentò vn'Adulato-
rio di alcuni yersi poco buoni ;. fece dar ^inquanta
icuti ,dicendo : £5/1 i vn luon Pal* : perche bà det-
todl me yTitnquel cb'è i ma queiie cb'ejscr deurebbe .
Trouò quel Princijte vn'erudita rnanicra di preiniare
iVersi.ma rrattar da bugi irdo í'Adulatore . Perche
il Poeta fi difFereiitia in ciò dall'Hiltorico che que
llo scriue quel che è : & quello quel ch'esler può , od
etìèrdourebbe.
Ne meno affabile si dimostra verso il Contentio-
so; benche sia Vitlo piii ineriteuole di aspri fatti ,
che di dolci parole .• eflèndo giusto , che chi dice
quel che vucle , oda quel che non vuole . Ma l'afrâ-
bile troua manière di ripiccar piaccuohneme i pic-
chi malédici .
Aristippo, di pari fii gran Filosofo ! e gran Corteg-
giano -, & percío da tutti i Filosofì odiato ; perche
adulando al Tiranno Dionigi ; hauea fàtto diuenir la
Filosofìa Vccllatrice ali'escato di vna lautamensa.
Coltui pafl'mdolungo vn rio doue il pouero Dió-
gene lauaua i suoi legumi, gli diste i Se ancer tuadu-
ittsti À Dionìçr , non mttngiarefìi catefle cese . A cui
tosto rispose Diógene : St tu mangiasii di trueïlt
tese , non adulartìli à Dionigi .
Ma regola più sicura su giudicata quella , di non
ricorrere conacumi gli aculei de' Malédici , per non
frugar nelle bragíe con la punta del coltello ( corne
chcea rit. gota ) accioche le scintille non tì siltino à
Çl'occhi ■ Et perciò ester megiío di troncar discorso,
o piegar per non tompere •
Zenone abbattendosi in vn Conuerfàtione>dou'era
vndícjucsti Contraponi da lui conrsziuto : addiinan-
dato da coltui , se la Viuù è cosa buona : seccamente
rispose , Ni , & se ne andò . Conobbc Zenone che
quello spirito contradicente voleua entrare m dis
puta.
K } Ma
tîi DELIA. mOSÔFlA MORALE
Ma phi affibile fù vn'altro, che da vn'alrro sirnî»
le spiritello ricercato i Dimmi quai è l'eecbie cbe Vi
de f'it lentant > il drille , t il manet > ridendo lis-
pose , Sln'l pi» vi fioce : te andostène .
Ma ií tutti ilmiglior consiglio è quello che ci dà
íl nostro Filosofo , di fuggit queste pesti , per non
conteodei con loto , ò per non diuenire íLnili à
loro.
,uu W7
*W Ajca m*
vSFr
C^tPlTO LO V T^DEC I MO,
Cbe tefi fia U Butta Cttan%a .
Qtfàty 'V* conosciuta per Nome , &per vso, che
•g p SE Per la propria Drfmitione , è qucllaNo-
W í * bile Qijalità , che tra' Canalieri 8c Cor-
ÍWÍV teggianj si suol chiamare B VON A
CREA NZA .
Con pi» Nomí honoreuoli , alttí più generali , le
altri più ristretti , ci fù dipinta questa bella Virtù .
Pcrochc, sicome le Virai Mor.ili ordinariamente S
apptendono con la EducstíonC > le poi con l'vlb,
ò fia Costume : così queita con Nome gcnerale su
detta "Butta ÇtiaMta , te Butna Cefiumalt^a , co
rne ogni altro H.ibíto Virtuose.
Ma perche questo particolaimente è vn Costume
Nobile , che non s'impara , nc û csercita in Con-
tado frà Zotici , e Villani ; ma nelle buone Cittâ ,
& nelle Ciuili conuersationi : perciò da' Latini fù
nominata Vrbtniw ; te Ciuilià dagl'ltaliani , che
suona il medesimo.
Ami perche singolarmente si profestà nelle Corti ,
fia Donne te Huomioi Gentili ; con Voce più pro
pria si chiama Certtsia , te <jtntileX£a : te anco Les
fiadria ; te Leggîadri si chúm.ino i Ben creati ;
quasi ofièruatori* délie leggi di Ciuiltà , che ogni
Giouane Caualiere , per cslère aggradeuole nelle Cor
ti , deue sipere .
Per il contrario , color che son priui di queftj
V«tu , comunque siano di Nobil Sangue ; con ver-
gogiosi
1IBRO VNDECIMO. nj
gognosi sopranomi vengono prouerbiati . Colui 4
vn Malcreate , vu" lrx'milt , vno ieefìitman ■ Vn
Villane .
Ma quantunque hopgimai d.iscun présuma di «•
première altrui , come Censor MalTimu délie Créan
ce , dicendo • Ceiefta è cattìua crejnfa . Sjtella i
vna Inciuiltà . EtU i tesa da Campagnuele , e rien
da Caualitre . Egli imagina di tfiere in Villa , (y
tun in Certe . Si è nondimeno , clie l'inscgnare vna
Buona Creanza , & ripienderne vca cattiua ; è a£
íai più secile , che lo stabilire con vna netta Defi-
uitione, ihe cesa fia la Buona Creanza*
Ne di ciò trouerai molto chi.no lume aprestb
gli Antichi Filosofi . Peroche , licorne la Vira Fílo-
lòfale affettò seinpre la libertà : & per conséquen
te la saluatichezza & la solítudine : così coioro
non curarono di viuere à modo altrui , ne di confor
mât g'i loro costumi aile leggi Corteggiane , ma
solo alla propria Conscienza ottima legislatrice ,
tome già vdisti .
Onde , per iscusarc alcuno di poca Creanza ò
Ciuiltà , si suol dire , Eglii vn Filesefe . Benche
conuenga distinguere tri Fílosofb k Filoíbfo : tri
vn' Aristippo habitator délie Corti , & vn Cínico
habitator délia Botte.
Ma quel Romano Ingegno che scrisse l'Arte del
saisi amare ; mal da lui praticata verso di Augusto
suo Signore : tra* più fleuri & erEcaci Secrcti di
cjuell'Amatoiia sua Incantagion de' Cucii i insrgnò
quesío ; che i'Amante su Ben creato ; schifando ogni
Atto rustico & inciiúle : come il pettinarfi It ,th:»-
me, ildirugginarsi i demi, & rtiidtrsi le vgnt da-
nanti aile Versent di rispette : perche ( dice egli )
moite cose piacciono quando son fatte ; ma non
mentre si fiu.no. . .. • .i
Biasima il ridtn ílrtfitese , meftrande i denti t
** . 'tme vu' ^ismelle ragghiantt . Auuisa ,
che il portamento délia Tersena mile andare , »•»
fia scempefie ne frelteleso ; ma infime gratte & lep
giadre .
Che il cibo si carpifea ecn TcHrtmità dtlle dita,
K 4 s'"lí
»14 BELtA TILOSOFIA MORALE
fin^a vgnirfi U musa cime lerii ^Animalì . Che
nan Ji presenti auanti la faccia altruì , cih /a faccia
succìda , ne fiera arcigna : portando in viso
fdice egli) i semi dell'Odio, e non dell' Amore.
Ancora queiraraeniflîmo Spirito famigliare degli
Estensi , nccoppiando ncl suo Poema le Armi e gli
Amori délie Donne & C.;u;Jieii, ne* tempi di Car
lo t^-agiio : accoppiò gli Atti Heroici che appar-
tengono alla Forttzza Milit.ue ; con le l'artrjie 6c
le Gentilízie , che appartengono alla Ciuiltà Cu-
rialc. Perche la Forteîza è propria per farsi teme-
rc ; & la Ciuiltà è propria per farsi amare .
In egni tempo adunque su questa Virtù giudi-
cara vn' efleatiale , nonche acceflbria Proprierà
de' Caualieri e Comggiani . Ma nel paslàto Secolo
pet la Barbarie délie Fitrioni che hauean disciolta
ogni Humana Socíetà : cílendo fuggito chìàf Italia
ogni Buon costume : rinacque al Mondo Catone
Risormator de" Colturni , nella Petsona di quel Sa-
uio Huoino Giouanni délia Casa .
Quelti, eslendo nato & edurato in quella Cíttà ;
laquale , pér il suono del Nome , per la puìitrzza
délie Conttade, êc per la gemilezza de" CittaJim ,
con verità si potca chiamai' il FIORE délie Città
Italiane : così hauendo egli osteruata ogni minu-
tezza contraria aile Buone Creanze ; diede al gior
no quel l olumetto , piccolo Spccchio délie Buone
Creanze , & gran Flagello délie cattiue i da loi co-
gnominato IL GALATEO.
Con tanti apphusi fù accolto da tutta Italia quel
nobil Porto , che non solo i Padri di samiglia , e i
Precettori ; ina i Direttoti délie Académie , & i
Chironi de' Principi , di quello si serUiano » corne
délia Rigola di Policleto per emendare i Costumi
te le Creanze de' loro Achilli: bastandodire, Ci*
ttïÏ9 xAtto i tintrari* al dilatée . .1 ■'
Va come pure sopra tal Soggetto , moite coft
belle & singolari habbia discorsc : non trouerai
pertanto nel suo Trattato, la Dottrinal Definitione
di questa virtù ; ne come si distingua formalmen-
«e dalle altie : ne quai Juogo tenga nella gcnealcr
LIBRO VNÇECI MO. Ac.
gía délie Virtù Morali : ne quai siano precilamen-
te gli sus i Estreini . Merirando pure questa Vinù
c!i tslere inserita anch'efla , & Filolbfalmente esa-
minata co' ptíncipij délia scienza Morale. ■
Peroche sebene al Vulgp . ne questa Virtii , ne
il Virio rppusito , paiano di grande importanza alla
Víta humaiia : egliè nondimeno ceriislîmo , che
troppo importano per la. Vita l iuile . Peroche ,
sicome da' piccoli segni del viso, i periti Filìónoini
conoscono le coinplcíîìoni de' Coipi : così dalle
Buone & dalle Maie Creanze , iPrudenti conosco.
no i Costuini dell'Animo .
Et questo senza dubio > fù 1'intcndimento del piíi
Sauio di tutti gli Huoniini, in quelle sacre parole.
Il Vtftimento dtl Ccrpt , il Kisê dt dtnti , & il
camìnar dtll' hluomo , dimv/lrano quas tf,li fia .
IO dunque per queste ragioni , gíudicaudo pro-
prio del mio aslunto, il consultare ancor íbpra ciò
il noftro Oracolo , che tutto dislè : osseruai , che
la Buona Creanza . ò fia Ciuilrà , è compresa frà
le Tre prenominate Virtù , che condiscono la Ci-
uil Conuersatione , cioè , ^íffabilità , Veracìià, te
Facetudìnt .
Ma frà queste tre, ella è compresa propriamen-
te nella prima , la quale hauendo per Oggetto il
compiacere de gradire nelle col'e série à colorOj
co' quali conuersiamo : si chiamò ^ffaíiiitd ,
Ma qui conuiecti auuertire , che il nostro Fllo-
sofo nrll'flfibiUri) considéré principalmente la Com-
piacenza nel Udare & affintire a' sentimenti al-
trui : non Contradicendo villaiiamentc ; nevilmen-
te Adiibiido. 1 ■•
Mi leben questa fia l'Attion principale dcH'Af-
fàbilítà : nondimeno il soo nome non agçuaglia tut
to il giro délia sua sfera : sicome i Nomí délia
Fortezza , & délia Liberalità , significano la parie
più sostantíale di quelle Virtù , lasciando die la,
Dottrinal Definitione spieghi il restante »
Così dmique, se si riguarda il Nom» dell'Afb-
. ï- f -a •»«K>íl»tà»
lit DEIXA FiLOSOHA MORALE
bilità , tratto dal faut/lare infirme ; . parti ch'egli
ristringala Buona creanza alla sola Compiacenza nel
Colioquit .
Ma oltre aile parole , l'Astàbilità si estende alla
Cìuiltà nclU scriuere : compiacendo altrui nelle
lettere miflìue co* Ciuili l omplìmenti , & co' 77-
tcli di honore délie soprascrittioni ; Sc co" termini
di rifpetto & di sommestione nelle sortoscrittioni ,■
serbando però tal decoto , che la Compiacenza so-
petchia , non six dolcezza di sale .
Anzi la stefli Affabilità estende ethmdia la pia-
ceuolezza â tutti gli *Attì esterni & Indìffcreniì
délia Ciuil Conuersatlone .
Perche sicome si può Adulate , & Contradire con
parole, con cenni , & con fàttí ; corne vedesti ; così
con parole , con cenni , & con fatti fi può eserci-
tare l'Affabilità , che è la Mediocritá frà l'Adula-
tione,& b Cnntradittïone. -
Diflì, kAuì Indifi renti . Perche qui non si par
la délie Attioni di sua Natuva rnaluagie ; ma di
quelle che senza dclitto , si polsono fat con manie
ra rozza e dispiaceuole ; ò con maniera gentile e
gtata .
Et similmente , la Ciuilti délia Creanza ; non
è la Ltgge Ciuilt , che tegola i Contratti con la
Giustitia : ma vna le/j^e Curiale , che regola il
modo délie Attioni con la Compiacenza . Quella
fi chíama Socìeti i questa , Conuerfalìone .
Dessi dunque studiare l'Afsabile , che non solo il
suo parlare , il Udure , & il cemplimentare , ma il
fefJire t il ridere9 lo fare , il fédère, il caminare ,
il veíìire^ il pulirfi , il cibarfi , il oiaeare , Yhonera-
re , e tutte le altte Attioni lndifrèremi , che far si
sogliono nella Conuersátiou di Gente Ciuile i si
facciano con tanta Ciuiltà e decoto , che non sol
non orfèndano , ma aypaghino chi le vede .
Hor tutti quefti sono Oggetti dell'Affàbilità ;tut-
to è Compiacenza Virtuose, tutto è Buona Creun-
■ & Certefi* -, che nelle honoratc Conuersationi
dona piacere , te riceue Amore . Et pet iscoruro,
ciU c.Maicrea.to in quecte cose , dalle Gentil»
Peisone
LIBRO VNDECIM'O. «7
Períbne è aborrito 8c iscliif.uo comc Inùuìle.
PER. venir dunque ad vna chiara Detìiiiiione ; di-
eo'che la Buona Creania , aìtro non è the la
fìtjs" Virt» ttìttAfthitità , inquantt nel/a Ciuil
Conutrs. lione , procura di compi/icere altrui con modi
Stri'fittT "rttsi aille Taro/e & ntgli ,Atii quint»
rhhiede il Decoro •
Da questa Definitione puoi tu primieramente co-
noscerc ; che l'eilere Malcreato ; non íignifica ester'
Empio , ne , Ladre , ne Vccisore : Et pfr iscontro
l'cflère Bencre.uo , non signifies eflër Ftrie , ne
Libérale, ne ÇJik/ï» . Petoche questi Vitíj , & que-
ste Vittù , himio altri Oggetti i e Nomj propri ;
& proprie Dtfinitioni .
Ma la Creania altro Nome non iià che di Afrà»
bile compiacenza , ne altra legge che il Nobile
Costume : ne il niancat' è delitto i perche non na-
sce da Malitia > ma da Ignoranza : & perciò non
nie ru altr.ipena , che l'esit-re schifato & befEito .
In oltre tu puoi conoscere che la Buona Crean
ia non sppartiene propriamente ne alla Vtracità ,
ní alla Facnudine , ma .lìi'^tff.íiliii .
Non alla Vetaciii: perche ltslèrVerace , 8c non
Bugiardo ; è legge Naturale imposta ì cilcun'Huo-
mo , sn pur Caualíevo ò Villano . Ma l'eflère Af-
fabile 8c Bencreato , è vna legge di conuenienza Ci-
uile 8c Curiale ; la quale al villano non si confS;
più che la Clamidt 8c Bertuccione , . ■• • i il
Ne men si .ipparticne alla Facitudìn'e propria»
mente: perche sebene la'Facealdine nelle Conuer-
sationi sia Compiaceuole : ella nondimeno com1
piuce nel (jiteost , fondas in .qita/che Difermitk
contro al Decír» , conie à suo luogo vîtirai . Wâ
J'Afíàbilità compiace nel Stri» ; (y con dittro : te
questa è h Buona Creania.
Ne senza ragione si è inserito nella Definitione
il Petore y che riguarda il luogo, il tempo', fis le
Persone. Pcrochealtre Creanxe si psaticano tra ViV
Jani c Viirani ; & altre fri Caualíeri e Caualieri-.
Onde tal'Atto tri Famigli è Costume , che trà O
nalieri èyillania. -o» . ... . . ■* •' • •*
■i-.-ii X í Ami.
llï DELIAULOSOFIA MORALE
Anzi , ancora tra' i aualieri , tal coû in Villa
& ttà gli scheizi non disdirà ; che oel Scrio , 8C
nellc Stanze di Coite, sari ripresa . Et talc altra,
con gli stretti Ainicl sjrà confidanza , che i n pre-
scnza di Stranieri fàrà IntiNí/ià : Perche l'Aiuico
è vn'altro se : & di se steflò m'u 'o si adonta .
Aggiugni , che ral cosa in vn Paeíè è inciuile ,
che in ."n'altro iarà Ciuiiissimi . In alcune Città
d'ítaiia perche son súccidc i il luogopui degno nel
caminarc , è verso il Muro : & in altre più puli-
te & asciutte , il luogo più degno è la Min
destra.
In Ponfnte si honora attrui con lo scoprirsi il
Capo : te lo scoprirsi il c.-.po in Leuanre , è coû
inciuile . Lo sc.ilzarsi vna pianella auanti Persona
Signorile , sarebbe atro Vilhno : Sc in certe Regioni
délie Indie , qw sto è il láluro più honoreuole .
Dunque la misura dtlla iuiltà , é il Dtcórt: &
il Dccóio non s'imp.ira senon col giudicio , ò col
Jeggcre , ò col pr.ìticare con Persone Ciuili .
Ma principalmeme dalla lreslá Dffinitione pottai
comprendeie i» qu.i/ modo i*ptri il Hemreat» .
Peroch' eslèndosi detto , che la Buona Creanza
consiste nelle Parole & n gli Atti manierosi &
tompiaceuoii : in due manière procède il Ben-
creato : l'vna guarúantlosi di rapprtsenrar negli Atti
H nel!e Parole , alcun* Of/ntt , che aile honotc-
uoli Persone con cui conutríà , cigioni noia e dis-
piacere-, L'jltra , ítudiandcsi cne le Parole & gli
Ani riaian loto positiuamtme aggradcuoli & gentil! ,
con Decoro, . .- . '
punque, degli Oggetti Ktitvcli & ùiu'uHi , aîtri
oftèndcno l'Occhk) , & gli iltri Stnfì Efftrieri .
Alrri ofFendorio j Smsi lititr:ori ; cioè l'Imajina-
lione, & la Passion*. Et altri ofíèndono la ^«jiV
i cioè rintell tto & la Voluntà .
Se iù rjppirscuti agli Occhi di Persone Ciuili
alpin' Ogf.no fi-did, , schifefi -, questa è gran
Viilania. Perche l'Occhio è il Sentimemo più di-
heato : íc moite cosc ♦ come dice il noltro Filoso-
*>) mcglio è non veder, che vedeile,. - . • > • • '
tlBRO VNDECtMO. 119
Sîmilmente , perche l'Oggeito più aggradtuole
all'Occhio, c la proportion drltt cist ; grindemcnte
I'orTciide il porramento délie Vesti Iconcertnto e
strano ; ouero il portamento délia Pcrsona disror-
niato e scomposto , ncllo st.ire , nel fédère 8c nel
muoucrsi : comc quegli che caminando d.'inenano
le braccía, quasi seminasfcro vn rampo . Et altri
parlando , dimenano il Capo, corne se pariaflc.ro
da vna barea dondolante.
Altri Oggetti offendono Wiitt ; come sonar la
tromba llamutendo ; ò surfòlat* 8c fìscliiare comc
Birolchi alla Campagna:. ò far cotali ri/à sciocche
e smoderare ; ò scrosciar co* demi come Cingbiale
sti/iÍLo : ò far romore mcntie altri r.igioua , ò
dorme .
Altri Oggetti offendono tOcíittH , come far
siutare alcuna cosa che pute : od ismorz.ire vn lu-
me col soffio , od accorhr parlando la facria alla
taccia altrui , hauendo l'bilito guaíto- : ò dopa
hauec bento , ò manicato viuanda di odor sotte.
Ne gioua il portar' imloûo mufco'o 4c ambra : per
che , come diflè Martiale à qu.lla Dama 1 'tfot
femprt frntt buont cht femprt fente t' uo' o .
Così discorri degli - It ci due Stnjì. Poteiidosi of-
fendere il Çu/io délie Gentili peri'one , fccendole
aslaporat cosa che cagioij afftczia ò naufta . O
astrigrieudole con viU.ina Ciuiltà à beie contra vo-
glki ; ò mettendo le mani m-Ile lanci puma de'
più dfjni : ò prendendo con le branche la viuaiv
da per porgerla a' comaiensaii : perche tali Atti ,
à Dihcati f'.nno fastidio .
Ma circa il Tait*, qui non si tratta dil non se-
rire , ò percuotere altrui : perche , come vdisti , la
mala Creania non è Malignità , Ma si pi'ò vsar ter:-
mini vijLiu , fpìptunit , ò mioppando altrui inconû-
deraramente : ò tf crandoil viib di honoieuoli Per-
sone per tergerne vna macchia : ò catenando al
trui con mala gratia , come l'Asinc di Esopo , cUe
rizzandosi per abbracciare il Padrone assisté i k log
gia , & il Padrone nuersò in terra ;
Hot venendo agU Oggeuith» offendono Ví»»<r
" »5o DEttA ÏIl©SO?IA MORALE
ginationt , ò b Pastìotit : egli è gran vìltania il n*
tminar cose osccne , ò stom.icheuoli nellc honorate
Conuersationi . Perche fifttflì nausra che senti l'oc-
chio vcdendo tali Oggetti : ancor la sente l'Imj-
ginationc vdendonc i nomi : perche i Nomi altro
non sono che Imagini délie cose , che si Stampa-
no nel Senfo Commune .
Símilmcnte si ofíènde la imeginttìmt col tìcot-
itr quelle cose clie furono altrui di biasimo , e Ai
Vetgogna . Ilche caluolta si fâ malitiosameme per
motteggiar ciò che duole : & taluolta per iscônsidt-
títi\\ti . Quella è lnjtur'w : quclra è Inciuiltà i
kqual nondimeno aile Pctsone suspicaci somma-
meute dispiace.ic mal ne coglie.
Così Tiberio vdendo nominar VlfíU di T(cdi,
snbîto si credea rimprouerato CEfflio clie quiui hi-
uca rabbiosamente sofferto . Et il Con'ble Eutropio,
ch'era Eunucc, 6c dalla Cttten* di Schiiuo , fhlito
ai fasci ■ vdend ) nominar Ctlulli , e Cíitnt , si
credea rinfaccíati gl' Instrumenri de' suoi vituperi .
Allequali singolarità il Bencreato pon mente ; l'In-
ciuile non bada .
Circa le T'/5»»i sinsiiili -, egliè Bail Creara.1
l'attristar le altrui alítgre^e ; corne il Villano , che
mentre Hercole ad vna lauta eena si nstoraua dél
ia diurnafatica contra DiomeMe : diegli scioccamen-
«e la dolorosa noaella délia Morte di Alcesti : la-
^uale Admíto , corne Hospite Benaeato , gli ha
utes celata .
Et per contrario , se altri è sommamente tfflitu
ii alcun doloroso accidente ; mentre la piaga è
fresca , parlargli à boeca ridente , sema dar segni
di ondoglienia : ò far tali condoglienxe, che inuece
di scem.ue il duolo , l'accreícano . Ouero condo-
Jersi tanto tardi , che il dolor già stdato si rino-
uelli . Come i Tcbani : a" quali dispose Tiberio : Et
10 mi condoglia ron voi délia Morte di Hercole .
Restanq quegli Oggetti , cli» oftndono Vlnitl-
« ValuntÀ. Et circa il ptimo , già vdi-
w çhil Viuo più villano & più nemico deU'AÊ
Maj ' c 11 f,ntr*ri*rt *ttt tlirui Ofinúm : pe-
* roche
tIBRO VNDECIMO. tjl
toche ckiscuno auu g!i propti Parcti corne glipco-
pri Parti .
Ne minor'inciuiltà suol'eflere , ì'inttmmptrt l'A
Disiorso di chi ragiona , oueio dorrnire, ò sbadi.
gliare menue quegii ragions . Perche tu rnoítrí
che non gradjíci , auzi dilprcgi , & lui per niente
il suo ragionamento .
Finalmente, circa la Vctuntà , estrema inciuilti
è , il Ctntrurim tilt aitrui wglit : non già per
il proprio iuterefle , ma per certa innata Rusticità :
corne i Villani délia Licia , à Latona eo' suoi Bann
bini pellegrina & aria di sete ■ vietauano il diA
sctarsi con l'acqua dcl Lago > meiitamente da Ici
cangiati in ranocchioni -, acçioche stropre beueilèrg
ciò che negauano aitrui ,
Et perche ogni Huomo honorcuole naturalmente
desidtri di cor.sfruar' il suo hcmrc , éc il suo gr*~
dí : tgliè vu'Atto altresì Villaniifimo , íc contrai
rio al Deccro ; il non riutrir chi mérita : ò prett.
dere al Maggiore il luogt fi» dtp» , per camino,
ò alla Mema , ò in vn conseilb : non per sopen
chia arroganza , ma per mancanza di Ciuiltà , che»
non mérita sdegno , ma be/fà , e riso , corne il
Guso tra' Cigni , prese il luogo di mezzo ,
Restaci di stabilise quai suno gli due Vhy Estft-
mi délia Bhmu Crtnxfa. Hor queíli facilmente si
conoscono dagli Estremí dell* ^ffabilitì : Perche i
sicome l'Afibilità è vna Mediocrità frà la ViHan^
Contradittione , & l'AfFettata A :ulatione : peccan-'
do questa nel più , îc quella nel meno : così la Ci
uiltà ( corne vdisti ) è vna Mcdkcrità ,hì UVil*
UnA Imiuihì , & YiÂffettat* Ciuihi
Nel meno adunque pecea la Villtnit > çhf * U
PrtU'Uione di Ciuiltà , e di Ctmpiaceti^a : vsendo
«egli Arti & nelle Parole tai modi , che ofFeud*-
jno la dilicatezza itf-êtmimmti FM"«i,Q del Se»'
fi Jtittm , ò dell' minima Inttlltttiua , comevdii
fti ■ Et perche di questi allai si è detto , non è çho
aggiugnere . ' ' i.
Ma nel iòpetchio , pecca l'altro ~Vitì« > men diS*
RÌMC«ole YtHMCnte neU'ayj>arenza , êi quasi jidi'
Ut " DILLA FILOSOHA MORALE
colo : ma moite volte più fastidioso . QueRo è fci
Seper*bìa ttJsettAtìone di Ciutl/À . laqaal taluolta
nasce da l^noran^A ; dihdir.-indo veramente colui
di vsare i Termiiii Compiaceuoli & Ciuili ai mag-
gior segno : ma non h.iuendo in se , b giusta nii-
sura del Compiaccuote , rrappafla scioccamente íl
Decoro, c diuitn tidicolo .
Tal fù quel Giouanetto L»mbardo , die andato
A vineggia i non sàpendo corne cola iï rucciano
le Riuerenzc ; & pur volendo piosondamente alla
Lomb rda riuerire vn Clariífimo in Rialto , tanto
fi abbassò , che cadendoli col Capo trà le gambe
balzò il Clariífimo nel Canale .
Altre volte l'AíFeitstione procède da leggierez-
jsa , eccedendo alcuno nella pulitrzza délie Vesti,
coltura de Ha Persona , eflseminatezza neU" and^re ,
per parère auucncnre & piaceuole in compagnia :
& tjuesti ficilmente eccedono neU'Adulatione per
più compiacere .
Alcuna volta nondimeno questa AfFcttatione di
Ciulltà procède da vna profond» ^Amhiùone : po-
roche alcuni sonimamente bramosi idi eslère ho-
norati , eccedono naV honorare & nel mostrarsi
pontuali ne Termini di Ciuiltà : ma se tu non
corrispondi ver loro con altretanta puBtualitá ;
eccoti vna Querela . Si ch'cgli è irieglio conuer-
sar con villaní , che con sì faui Soffici , e Tnti-
jHofi. i
C^ÍPITOLO DVODEC1MO
DtUt Cattim Crcan\t intrtdttti dulTehiiu.
♦ ^ N gran Problemi fi è vemdlato trà' Po-
Sj y SJ litici , se più di mal che di bene habbia
♦ " * rerato al Mondo Vecchio lo scopriniento
♦ del Mondo Nuouo.
Ne piicolo esempio ( per tralasciarne abri mag»
fion ) vien giudicato , Veflèr venuto dalle Indie
Occidentali Tn villauo Niaico dellc Buone Oreao;
IIBROVNDECIMO.
it , detro il Tahacco ; da cui pare interamente auui-
litala Venerabile Autorità, & cancellate le Leggi d< 1
GalattD , che si conformanoalla Moral Filosofia .
Egli è vero , che )1 bi.isim.ir Pvso di questa Herba
íàrebbevn biasimare il prouido Cre.uore . ilquale ad
ogni Fianterfib, quamunque negletta e vle.dicde
alcuna Virai salutare ali'Humaiu Vita.se folle da noi
conosciuta .
Ma questa sià tutte le altre Piante fù priuileghta
di tante , & tantomarauigliose Vinù, ch'10 non sò se
forsc questa si.1 st.ita l.i Diuina Peonia di Homero ,
vnic.t Medicina à tutti i mali »
Ella fùritrouara invna délie Prouircie dell'Amé'-
rica Settentnonalc ; Florida di Nome , ma stérile di
Terreno : ricca di minière , ma pouera di denari : trà
Popoli pin stolidi & píù sordídi dtli'Occidente :cer-
cati solamente per l'Ora da lor dispregiato ; & per
questa Herba , che fù sempre trà loto insoinmo
pregio .
Pcrccbe , tutta quanta è , ò verde ò secc.i : arsa od
infusa : con le Fogiie , col fiore , col seme, col succ :
iupoluere, insumo, in censerua , in istillato.- aile
frbri.allc dpglie , aile pia he diíprrate da ogni me-
dica mjDo ; quasi in mir.icoloso modo porgea salure .
Anzi qursta sola (severisono i racconti ) col sol
vapore attratto per le aari , secb la famé & la sere .
Ilche fotse fè dire agli Stotici , che alcuni Popoli dél
ie Indie viuono diOdori. Et ineffetto agli Escrcití
Spagnuoli viene in tanta copia lomministraio il Ta-
bacco , perche mancando à Soldati le Munitioni ,
férue di Nuirimcnro alla famé , 6c di Medicina alk
ferite .
Meritamente adunque il Tabacco da' nostti Europct
fù honorato col Regio Titolo di Hcrba Reina . Per
che , seben veraineme ella hebbe quel sopranome
dftll.i Reina Catetina Reggitrice délia Francia; à cuj
daU'Arnbasciador di Porrogallo , corne vn Miracolo
del MondoNuouo,fù presenrata : nondimenola Plan
ta ilteslà per le iniìgni sue prerogatiue potea preten-
dere di cslèrc preconizzata LA REINA DE IL'
HERBE. "
Ma
1J4 DELI A FILOSO?IA MORALE
MA qu.mtunque tatte queste cose fian vere , egliè
nor.dimeno ben difterente l'vsodiquesta Piau-
ta , in online alla Sanità di vn Corpo ; & l 'Abufo dél
ia medetlma , in ordine alla Moral Conuersationc .
Peroche, seben sia libcro à ciascuno il prendere
r.e' suoi biscgniqualunque génère di Medicine quan-
tunque schifbiè , purche gioueuoli : non è perciòcon-
ucneuole alla Ciuiltà , di prenderle m ogni tempo, in
ogni luogo i te al eospetto di ogni persona . Perche
moite cose son gioueuoli à chi le prende , ma storoa-
chnioli à chi le ipira .
Qui dunque non si discorre deil'vsare ilTabacco prí-
«atamente per necesluà; ma dell'abnsarntpalescmente
ptr vitioso coltume , ad ogni momento , in ogniri-
trouo , al eospetto di og;îi personi ; hora suggendone
la immonda polucre : hot mifticandone le putrefatte
frondi : hora sorbendone il Fetidoso fumo : hor ac-
cettandolo > & hor porgendelo altrui , sema rij
do di coloro che ne sentono abortimento , & ne s
gono al solo odore .
HOr se la V irtù Morale dell'AíFabilità -, & la Buo-
na Crcanx.i, consiste ( corne fié detto ) nel /•-
gïìtrt tutti qutgti Oggttli tbt naturalmtnte offtnáer
pojsenoi Sensi^'o i Imagìnatíont èillt Ciuìti Ttr/onf S
te se quefta è la vera Òtfiniiitni délia Creanza s Se lo
Scopo del Çalatío : chi può negare , che l'abusiuo
costume del Tabaeco > non habbia sbandito dal Mon-
io il GcLÌtti» con le sue leggi Morali.
Beft sò che i Vocaboli soli di quelle sordideue ,
fcnno schifo : eflerdesi detto , che quegli Oggetti ,
iqnali vrduti offendono l'Occhio i ancora vditi,offen
dono l'Imaginatione .
Ma eflendo pur iieceflàrio il recarne alcuno Esem-
pio . Prcscrisle il Cjultité» ntlle principali siie leggi ,
che il Bencreato , in vna nobile Conuersationc , sen-
ter.dosi astretto ad efereare, ò Iputgare il naso i ti-
Uolga il viso i ne lasci pur v edtre à se stefib , non che
aá altti , ciò ch'egli habbia estreato , ò raceolto nel
faxidetto: perche fràtutte le ìmmcndezie del Mon-
• niuna ètanto ftoraacosa , quanto le superfluità
oelCoipohuouno, ^ .
Quai'
LIBR.O VNDECIMO. ìîí
" Qual'immondezza è dunquc più contraria à quest»
Natural legge -, che il fìccarsi publlcamente nel nalb
con le dita ii fracidume di quella poluere í ò suggerla
con le naríci infcltrate e lorde délia VíUana ordura
che ne distilla : accoglicndola , & ostentandola ne
larghi lia î , aslaipiù lordi e fetenti di qualunque stro-
finaccio da péntole, òdalaueggi?
Qual'Atto piiì stomacoso , che ragionjndo con al-
tri, ruminar fta'denti quella tetra e leraminosa ma-
teria ; versando per condituta délie parole , sijorghi
bauosi , & haliti puzioleutí ?
Che se lo stainuto, è-vno seotimento del Cerebro,
tanto violento , e paurntoso , che chi l'ode, chiama il
Cielo in aiuto : & perciò commanda il Galatío , che
il Bencreato, ritronandosi in compas nia, cerchi di aste»
nersene quanto più può i ò di suftòcarlo col biancc»
lino , che non rimbombi ; per non cagionar noia a*
Circottantí : che sirà il prouocar voluntariamente, ad
ogni momento , sema bisogno niuno , quella brute»
e strepitosa Conuulsione i mordicando le cartiLigiui
dell'Odorato col sulfiireo fetore di quelle Polueri : 6c
alpettar poi, che ciascuno vditore applaudi corne ad
vn grande sferzo, dicendo , Iddit viaiuti ?
Ma quai più horribile Spettacolo che immergerfi
nella sua bocca , la boeça di vn torto Corno , farcito di
quel siiliginoso e fiammante succidume ; sorbendone il
tartareo vapore per le siuci , 8c esalandolo per le Na-
rici > eguisa che i Caualli di Dioméde, e íTori di Gia-
íòne» Dalle nari vemean fum» e fauille, : •
Più alire Jniaginj stomachtuoli potrebbono anr.o-
uerarsi di quell'Abuso: lequali.sc ofiendono vu'Huoaf
Cíuile ad vdirle > maggiotmente l'offendeiebbouo
à vederle . .1
MA qui potrà perauuentura rispondere alcuno 4
Etli i vin , chi ta Mala Crean\a c quella >
tbe effendt i Scnfi délie Perfine Centili cen c»i si cm-
uerfa . Ma ktgf>i\tnn fil» i Soldai! di Cuarnigit-
n* t e i treecoHt délie Barattent ; ma mehi honort*
uc/î Cittadint , e ynelti Kobili Caualieri hanna queilor
tuilume st ■familiare , che la nausea rìè diuenuta d-ì-
leu» : (7 queUn che 4' lempi di <jaUiío f» inciuil*
t*
ijí DELLA FILOSOFIA MORALE
pi , ì áintnuta Ciuiltà : fcrcht t^Abusc si è f.ìtta
Vse ; Et sertis U Tjbtttc» ne» dérapa alla Virtii dtil*
^faillilà ; perche si èmttT fi frtndt ptr Compia
A ciò risponde la Moral Filosojìa cbe sicome l'Adu-
larione ancora , è vn'ecceflb di Compiacenza i & pur
non è Virtù , ma vn Vit oso estremo délia Afràbilità ;
perche queila Compiacenza non st.» ne' limiti delta
R ìgion Naturale : così ta Compiacenza ncll'Abufo del
Tabacco, non è Compiacenza Virtucsa , ma Vitiosa ;
& innaturale . ©nde l'Eftremo délie Virtù non può
ester Virtù i perche l'Ecccflò non può ester il Mezzo.
Sicome dunque, se tutti gli Huomini soflero Adur
htori, e tutti godeslèro dell'Adulatioiie ; non sise-
rebbe perciò mai, che l'Adulatiooe fostè Virtù . Così
fc tutti gli Huomini godeslèro dell'Abuso del Tabac*
eo al modo che si è detto , nelle Conuerfationi Ciui-
li : non seguitebbe perciò mai , che tal'Abuso fbste
Virtù.
Siche la Regola detla Ciuiltà nó si prende dalla Con-
rùetudine di chi opéra inciuilmente, ma da chi giudícá
reeondo la Ragion Naturale , àí Morale come il Çj*-
tttio ,
. Che se tutti i Saggi cotanto biasimarono in Anni
hile l'Ecccslo délie odoroléDelitie dt' Capuani Vn-
guemi , bcnche ricreastcro con la soauità i Circo-
Stauti : che harebbero scritto di coloro , ch'ecredono
■elle fetenti Delitie degl'Indiani Tabacchi, natural-
mcr.te spiaceuoli ?
Aggiungasi chequell'Ecceflò , non solo alla Ciuiltà,
Ma alla ccrporal Salute è pernicirso : perche de' Ta-
bacchisti molri si son trouati conli Precordijabbrucia»
ti i & il Cerebro affumato ,odarsiccio . Eslèndochia-
»o, rheíl rerebro continuamente prouocato , poiche
ha consumato l'Humor soueichio , consuma il na
turale .
Ogni Ecccslo alfin nuoce : & per l'abuso ogni salu-
bte Medicina, ò perde la Virtù , ò si conuerte in
Tele no .
Ben si pUò Hire conTfriti, non eslèrui persona
"*na "onoreuole , di quelle che ftequentano talCo-
ttume
tIBRO VNDECIMO. ìjy
stume laquai ndn coufeffiquello eslèrVitìo, più die
Bisogno : & non coudauni in se , ciò chc fréquenta •
Conchiudcsi adunque , ciòche à p incipio sièdet-
to ; non douersi bialiinar l'vso di quclta Virruoli
Pianta , ne délie altre sordide Medicine, adoperareia
ptiuato. & à proficco : eflsendo ciascuno custode délia
propria salure i & padfone in casa sua , e tra' suoi fa-
migli .
Ma inquanto alla CHiilConucrsatione, benche no«
siano sottoposti alla Censura del G .tatéo le Gcnti vili
e Plebeie : nondirneno Je Persone Cíuili, 8c capaci
délia &íora! Disciplina , di cui si'ragiona ; non denuo
dipartirsi dalle ieggi délia Virtii, &del Decóto : 1c
perciò tutto couultc nel nwdo 3c nelk Mi.uu .
DEIXA
D E L L A
FILOSOFIA MORALE
LIBRO DVODECIMO .
DELLAVERACITA".
ET DE' SVOI ESTREMI.
CAPITOLO. PRIMO.
CHS VIKTV il A LA VEKÁC1TA.
*A* a^u
ELLA Ciuil ConuerCition* U Vittù
antécédente riguardò principalmen-
le i Pensieri, cbe gl'altri communi-
cano i ìioi . Questa tisguarda i Pin-
sitri,the nei cemmunìchiamt agli al-
tri : & perciò quella richiede Com-
fiaceioa : quêta VERAC1TA .
Petche sicome noi approuiamo ì
rletti altrui , credendoli veji : oosì gl'altti non appto-
ucranno gli detti nostri , credenJoli saisi: te la Con-
iierûtione non techetà quel reciproco piacere per cui
fi cerca .
Conuien pertanto auuertïre, che qui si parla délia
"Veracità délie Ctnuerfttitni: & non délia Veracità
ne' Contratti .
Quell.i è vna conformità delTeffetto alla promeP-
û ; que/ta i vna conformità de ntstri detti aile »f-
Ure attioni, le quati vetuntariamente communiihia-
w» *' Col/,cuteri . Quella è vna pjirte essentiale dél
ia Giustitu, che rende il íuo à ciascuno: quelta è
vus. Porticell» potentialc deÛ* Ttroperanza , per ri-
ccucre
DELLA HLOSOFIA MORALE XII. 139
tcuete íc dw diletto nelle collocutioni .
Egli è però vero , che chi hi l'habito délia Virt\-
citÀ nel Colloquio ; sarà più dispoíto alla Veracítà
de" Contratti : perche : chi s verace pet elettione , il
satà maggiormente per obligatione .
DVnque la Veracirà di cui patliamo : t Vt'hthi-
tt virtuofo itïC xAnìma , iltptil anffte ntll a
Medìocrità 1 ircA la Verit* dàjuellc tese , cht mi cerne
munichlamo ad altri nelle Ciuìli Cunnersaliitti : &
principalmenle délie nvfìrt Ledi .
Peroche , nelì*e£primece queste cose , licorne è V i-
tio il dir più che non è : 8c Viiio parimente il dir
manco che non è , quando li neerca il vero ; così
il dir quel che è , & quando coniuen dirlo ; è vna
Mcdiocrità Virruosa.
L'Eccestb, è chiamato ^AlfTipG^t.MZ^i : il Di-
setto , SlMVL^iTlONE : la Mediocrità, si chiam.t
Hor quelta Virtù , più chiaramente si conoscerì
pet se steslà, che pet gli suoi Estrcmi : petche b Vfl-
ricá è vna cola certa , & singolare ; la Menzogna è
cosa incerta , & infinira .
DELLA FACETVDINE,
ET DE* SVOI ESTREMI.
CAP1TOLO PRIMO
VTlllTA DSLLA .
Jìa *V a^a
ERERE lang.iracnte fatícata nella ri
esrci délia ProíeVpina fotto glî abislï
aJtamentc nnfcofo > mentreche íopra
ya sasto ; chumatoil S'JJi ìrrisibilr ,
nelle solitudiui di Elcusi , sempre áJía
íùa Prosérpina tipensando ', tutta di
malîneonia si consuinaua ; Iambe fnceta Vecchiaret
la , cort giochíuoK Motti h fecc ridere .
' Qninci.negK arcani Sacrifie!J di Cererc , al Serio
délie venerande Cérémonie, il Ridicoto de' Factti
Mttttggi si" siummettetia : onde naeqyc il ptouei-
bio , *Ant« à gti Dij pitet il Gitctfi .
Vollero, que' Nobili Ingegni , poeticamenre filosi>-
ftndo accennare che nel seriofò mucstigamenio deL-
la Verita nafeosta nel profond» délie Scienze : ta
Mente hamana dioenendo malinconosá e solinga i
mono consuma del corporal vigore : ne potrebbe
lungameme dtìrare , se tatuolta cor Ttifi , & cori lt
Fmett gi,uiatiti , non prendeslè conrahulando afcun
k ciuile
ciui rincreamento . * ' "'. "
Mtfiitia , segug<£ delta Serictà , strîgnendo il
CUOICi
L
DEtL/V HT.OS MOS.ALE UB. XIII. 10
cnorc , imprigiona ,gli spiriti viuli .■ &r <ir.eddan>i.>
il petto, raggrinza il viso , e chiude il vatco alla
voce: onde , chi èpieno di cure , escatso dr parole.
Per contrario, il7yf«> segnace délia FmttU, All.ir-
gando tl eoore fprigiona gli spiriti opprefl» 4c risej?.
dando il petto , spirga la sionte , e ípinge gran fttta.
ail'organo délia Voce , come a fao luogo vdirai .
Sicoroel'Otioe il riposo del Corpoi cosi la FA-
CETIA è il riposo delTAnimo; ma non riposo otioso,
ne spersierato : perche Hmeiletto è racola fpirituale ;
& lo ipiríto, se non è legato dal soiuio , toot'opera
cjuanto viue , perche la íua vira è operarc.
Anzi , se ne' Motti setiofi è più di sôdezza ; nc*
Motti faceti è píù di acutezza : in quegli è più di
giudicio i in questi è piùd^jngegno, percche quellí
nascono dalla Verkà délie cose ; questi sipartorisco
no délia tecondità dell'lntcllctto ( ilqual ticonolìen-
ctolí per propri parti , maggiormeme ne gude ; 8c
nella itcslà Operatione troua il riposo.
Sono athnwHe fiduteuoli le Fucttìt a Ha conseruj-
tione dcirind.uiduo : ma più alla conuerfitione coq
gli altri . Perche rîcome fa natuta ligò gli Huoiniiii
«ra Ioro con oceulti viicofi di Simpathia : & la Me-
ftitia delfrno, tiiierberaneí viscTdcll'Jtro : coiì vu
viso ridaite, rallegra il cuore di chi lo mira : St perciò
il Fáceto gnadigna il cuordiccloro con cui ragiona .
Le Facétie dnnque sono i più- dclci condiment*
délia Ciuil Conuerfatione, nel p.itleggio , ne' circoli ,
nelle veglie , ne*grocht,& nc'conuiti. Menue che
l'vno le dice , Taltro le ascolca : qutTio gentiLiien-
te le liBcia ; questo amkheuolmente le riertie K
le ritorce : agniia de'Cígnolini che tra loro scher-
zanffo con denticelii innocent i ( [islano e itarme iá
pace , si mordono 8c fi carezzatio . *'
Perciô con r.igione It faíetic del nostro Filososo
son chjamare Vrban'tà , cicè Ciuiltà t perdre ca
me si è ctctto d'ellabuona Creanza , non nascono net
fbolo incolto de" fêlu.rggi e rufticani ceraetli ; ma
nelle menti citt. d:ncsche , lfcjuali, ò per costume ,
ò per arte , ft* diaennte ingegnose .
£gli è ectio (beache ahriiucmi senuno ífa**"!
M4 D£U A FI1.0SOF>A MORALE
ïheancora délie facette si troua ilMagistero , & TAr»
IC vera : come habbiam dimostrato nelCannocchia-
ìc Aristotetico : délie cui Dottrine conuerrà qui ri-
•crdate akuiu cosa ; peroche colà noi h mémo spe-
«olato moite íòpra qitesto articolo di Acístotele .
(Ai WTtSA WT
CyATITOLO SECOSDO,
Cbt tes* fia Vrbtnitì , i Facetin .
'frCW^VESTION veramente curioíà , & impor-
s~\ SU unte a' n"^10 íostfcwoi pet saper cono»
,-2"^_* scerecomesi distinguant) le Facétie Dut-
trinali dalle Mtrah ; & le Craui dalle
"Ridkilt : & quali cqnuengano al Principe, quali al
Cittadint , & quali al í*?a» «
Discorrendo adunque generalmente ; La Facetia ,
o siaVtbanitâ, è t/u Opiratìtnt itlPlnttHttf^tbt
■inscgna alcuna cosa etn maniera Ingegntsa .
Maniérée ingegntsa è quella , che signifka le co-
<é, non per gli mezzi propti e commun»: ma per
Jiiezzi figurati , e sinti dall'íngegno ; & perciò nuoui
$í inaípettati ; come i CocKeeci Poetíci , the non son
•veri , ma imitano itvero. Come se tu, volendo di
re AMORE, dicefn* FVOCO . Perche tunonsigni-
fichi quella Passione col proptio vocabolo , ma con
va vocaboki ngurato e sinto dal tuo Intelletto; ma
vúumente espreílìuo ; Sc perciò dilccteuole.
Hor quella Ing tgimsità ft accoglie taluoltain vna
icla Tartl-i ingegnosi : come nell'EscEipio sudetto,
«h'c nu Metafbra simplice. Taluoka eonsisteiì in
•na Prtftsititnt. come le Sentenre , EcleFoflcrliOBi
i'gegnofe. Tatuolta furma vn' ^irgtmentt ingegno-
íirneme cauillofb : onde it Faeeto dal uoítio. Filo-
fcfb è chiamatQ,. Leggiadro Catòttattrt .
-Parlauasi in vn Ciicol» di vn Giouane Ciciliano
»l«Juale amaua > ma nos atdiua di fcopriíe i) su»
a»nore.
Vn de'CoHocutorrtinciòquestc. Uotto-.Tranfiltt ì
'' • >' faut, iìuffa i psueia Wetaseúca, &jnge^aosa.
V»*
LIBRO TE RZODÏCIMO. 't*
Vn'altro disic . St Transiltt hauejse il fwct m
ttsa , gridtrebbt . Qbefta è Propoíìtione Ingcgnosa .
Vn'altro soggiunle . Voleté tjoì saptre perche ii
fnnco nol fa gridart l tg/iè il Fuote situa . Queíto
« Argomento ingegnolb : perche il Fuoco' faruo , il-
qual nasce ne ciiniie'ri , non scotta i trattando colui
da folle .
Vn* alrro più mordace , dislè . <An%i tgsi t i! Fur
et ' nfirnalc cht tormenta i Diauoli , e non li fà gri-
dart ; iratt.indo quel Giouine da rmliragio .
fia vn'altro piùingegnoso îc più ciuile, conchiuse .
I^en sapote Voi cb*e^lit Citiliano t quetlo ì il fuoio
tlelli.su* Etna , ilaual manche hà firfy di I qui-
dar h neue cbegli stà interw trattandolo da Aman-
tio fieddo . Questi son CauilU ingegiioíi , & faceti .
Hora due colc compongono !» F.icetia , cioè Mm~
ttria e Forma : dellequili ptr )l fin che íi è detto »
coniúen diC-otrere, àicoiriinciando dalla principale
€^3* í^t?^
CiAPlTOLO TE\ZO
§H*lfia la Forma dilla Facetta : (? tfoatm*
fiant ft sut Dijsiren\c .
^WK^A Forma del Motto f.iceto consiUe neffa
Sì T % ^etta l"&tgr.ofiià : cioè , ncl significnre
S> *■» X vna tcCi non per via dt' Terniini pro-
"ífrc'SPÎ'fr pii iV confueti : ma per via di Terniini
Mer.iruúcj &Égurati: perche querbi è op.; ra d?l sulo
ingegno .
Hota qucsta Ihgegnosití fi diuidc in tante Specie
geueriche , quinte sono k difstrenie délie Figure
Metafoiiche r corne babbitmo ddmolìraco nei no-
1(10- Cannocchi.iîe.
La frima è dí Trtptrtione ; che signifia vna coíà
prr meizo di vn'alcra Simile : preudrndu l'vna pet
faltra : corne quetla dí Antíftene. c tpstâón mit pru»
t vn^Artmato , tb* non oiora se nan t htn ptfìa,
Vokntto signirkainc , cfec pei tBfcac í«u%»o bifògpa
»tí í>eixa fîlosoíia Morale
La Seconda è di *AttributìeHt ; che signifie! vn*
cosa pet via di vn'altra congiunta : corne b Trom
ba per b Gucrr.i , b Toga per la Pace . Così i Fran-
«û minacciocono la guetta a' Fiorentini se non ti-
merteano loto Piaize sorti : dicendo ■ Seveinel fa
ts • ioi finereme le milre trombe . Et i Fiorentini
riíposero , Se voi sontrttt le veílre trombe ; & nti
scntrtmo le rustre Campane . Perche al suono délia
Campana del Commune , il Popolo à stotmo pren-
deual'Armi . La quai facetiagli atterì.
La Ter\a i di Etfuinoce , schenando sopra il No
me . Corne à Metello huomo incostante ; ilqual fi
gloriaua di hauer'hauuto per Maestro quel gran Re-
icrico chiamato il Ceruo : facetamente rilpole Cicé
rone . Certamente c/uel Ceru» finsigne pi» teste i vt—
lar i che À par/are.
La Quarta e d'HipotipíJÎ , che mette /otto glioc-
cjii U cosa con qualche Metafora attuoía c viua .
Corne Diogene di quel Prodigo che giocaua il suo
Palagio : disse . Costui depi biner mandate il Patri-
«js.h'o , v*mit* la Cosa .
La guinta à'Hiperbéle . Corne quella di Lisímaco
à Páside Ambasciatore de' Bisantíni . Odessa i Bi-
sintini •uer.g.mn âme, óieaneU la lancia mìa recta il
Ciile . Et Páside , voltandogli le spalle , disse à suoi,
^Andìancine , prima thr cestui etn qnella sua lantitì
ijoniando il Ciilo ; non ci schiecci .
La Stíìa ptr via di Laconisme-, ilqual signinVa pi»
cbx non dice : al contrario délia HipcrboIe,la quai di
te più , rhe non signirïca . Così gliSparranj , aile mi-
nacceuoli lettcie drl Re di Macedoi.ia , altro non
ilfposero che queste due parole in vn gran foglio .
■Dionigi in Cerino. Volendo dite . ^ardaii cbe
Dienì/j per la saa h. ld*n\x iifcacciaie dat K/gno ,
anJè in Cerinte à lenere Seuil* a* fanciulli : mntande
lo Stertro in vna frufla per viuere : & così farttne di
■fe * fe ci brcintrai .
La Sestima i di Centrappe/le i che hí certa forza
nel perfùadere : facendo maglio spiccare vn contra
rio per l'. tto . . Corne Biante , sconsigtíaua ad vn Gio-
«Qf u Matrimcnio, Uicçnde . Se lu I» prend, in*
■' M»
I.IBRO TERZOD E CÏM O. ifr
tá t à'ispiactr'a i te: se h prendi belt t , piacerà Mgtí
nllri . Et il giouinenlpose . ^»\> se la prende bel*
la > piacerà A me: st ta frende brxtta > nen pincer à
agli altri.
Vvltiraa è <ìi Demtìent , la quai propiamertte fi
chiama il Metio inopinate > quando egli finisce diuer»
íiniente da quel che l'vditore aspetraua . Corne quel-
lo di Martiale à Zoilo . Mente celui ihe ti chiama.
scélérate , Ue ntn sci scélérate , masti la Sctlerag-
t>»' '•íl'ff'- ■ , ; ♦ —t'
EGli è veto che liccrae délie Plante fi ftnoo inne
fti , & vna sola Planta produrrà frutti di specie
difrèrenti : così in vn Motto saceto poslòno entrar
più figure iiigegnose d'incorporare Metafore : & per-
ciò íàrà più lodaio . j
Fin qyù délia Forma : hora parla remo délia Ma.
terá .
» t
m
C^ÍPIJOLO gVsNTO,
Ltlle Facitii Qrauì .
•ÍJ'H&î'G' ABBIAMO accennato chesicome laMate-
jt rj * teria délie Ridicole , è la Turpitudine , d
«v**-* fia Deformità, così Fisica , come Mora-
Hj-É*»-^- le : neccslàii.imente la Materìa délie A'»-
bili e Çjraui conuien che sia la Be/le^Ja , ò sia , la
Terfettion dette cse,coû JMerali, come Naturali,
& Slrtisiciese, che meriin Iode , 6C marauiglia .
Maquìancora conuien notate , che sebene tutte
le Proposition! lod.itiue saranno Gtaui : non tutte
petclò saran fàcete ; se la Materia Graue non è vestita
con la Forma ingegioft .
Se tu dira! che la T(osa è il fier più ùelle di tutti
t Fiori , che la Natura hahbia prtdnti : questa íàrà
Proposition Nobile , & Graue ; ma non faceta ,pero-
che ell'è significata per gli veri e propri terminì , co
me hiítoricamc-nte .
Faceta e graue la sece Saffo , dicendo ! Se Çjieue
y€reajse vna licinade* Fieri, ejuefta firebbe la Ti*fa.
Et se ri piaceslè di continuaie l'Allegoría, potrelti
dire , che le ipini sono gii suoi Satelliti , e Pre-
loriani .
Et finalrnente le Attioni Fisiche & ca suai! , con in-
gegnose rinVsliom diitengnno gr.memente facete. Co
me Icherzò Martiale sopra quella Fiera , la quai da*
Cacciatori ferita , nell'iíteflò tempo partorì . Diana
*d vn tempt esercitò tvnee Paîtra su' vffitit di Cot-
ciatrice : &■ di Olìetrice .
Che se si vedeslè vna Dama , & vn suo Bambino
"nb« beliissimi, ma aœbi priui diyn'occhio: in vna
Ciuil
L
L IBRO TERZODECIMO. *tfî
Ciull Conueriatione grauemente 8c facetamente ík
potríadice ; Se queíio Bambin donaseVocchìo sua *t~
la Madre ; egli sarebbe il Cite» uinure ,0" ejsa U
bclla Venert .
Et di questa génère sono le lodi délie belle Sra-
tue , & délie Sculturc , 5c di ogui altra Opéra manu-
f.icca.
f^y Veste íbr.o Facette fondatc nella Materia Fisicet.
Hor ciïca la Btllefta Murale ; se Martiale ha-
Ueilè detio di Nerua : QucSío è -vn Principe tant»
buono , che rende lo Stato JÂcnarcalt più desiderabile
a' Bueni-t che le State di 'RepuLlUa , Questa íârebbe
stata Proposition lodatiu.» e geaue i ma historie» êc
nonfaceta. ««*
Ma grauemente saceta la fè diuenire in questo
modo » ^Adejse il , che Catone , se ritornajse al Mari'
de , iìuerriaC esariant . Peroche Catone taato abor-
riualo St.no Mon.irc.ile, che si vecise pernon veder
Principe siiurio Ccsate '. Siche l'isttííà Propositione ,
con queHa figurata , 8c laconica aUusione , acquistò
facétudine scnza perderegmuiti . • ' , , »
Con fimil figura loiò Aiigelo Politian» qnrlla fà-
eonda Cicca da Siena JUnemífitre ( ch'era la Madre
délie Muse ) viendi partir Cicca , dìffe . quand* ho i»
partwrìta la décima Fi^linalai Perdire» Cicca nella
Facondia pare vna Musa, •
Et di vna Bella , e pudica . Ella sà che fia fejsert
ámata : ma non sà che fia l'^Amare . *Aguisa de1 Par*
ti, sattta gli *Am mti mtntre li fugfe.
Et di vni Dama Sauia , Ricca , è Bclla . St si fogi
trauata al giuikio di Paride , ella scia guadagnauet
il Porno d'Oro Me tre Hiuuli . Perche Minerua era
la Dca délia Sauiezza , Giunone délie Ricchezze , ve-
nere délia Bcltà : & costei , in se sol.i vniua queste
tre doti .
Ma tuprouerai che la figura di Oppositione , ren»
derà le Proposition! più secete , S: più graui , che
niun'altra Figura . Come se tu diceflî : Hisogna ama-
re , corne se tu douesi odiare : (y ctiiart , cerne se tu
denesti amare . Et quell'altra piw vile per la materia >
an non ruen bclla peiìa.fotnw. "íifigna mongUr
a&fr DEIXA-FILO SO FIA WORALÏ '
fur viuere , & nin vivere per mangìare •
DA questi esemp'.i tu puoi conoscere, che nella
Facrtie gtaui , b grauità non toglie U piace-
tlolezxa i & vna ciuile giocositi ; laqa.ll sebene non
è ridicola, muoue nondiraeno vn soaue riso ; non
sonore e scoraposto come le Facétie scurrili : ma pla-
cidoc serteno, coin? quando veggiamovn caroami-
co i ò vn belKslìmo voko; ò; òvnvna perfettapittura
ò vn'amena prospettiua mirabile,& impro-r;
uíso cangiamento di scena : perche la nouità &la
rnarauiglia sommamente dilertano . Et queste nclle
«iota Conucrsutioni son le Facétie migliori .
êSA WT
XW Mb* WT
*3ó*
C JlïlTOLO SESTO,
Vfi délie Facétie mile Canutrsatieni Ciuilí .
ty&SÌ& l due fortí fon 1c Facétie , cioè , di Ta-
S S *** ' & ^' ■ La Facetia di Parole
es $ proprianiente si chiama Dicaxìtà d.il Di-
•$-í4ri'^ re . Quella de* Fatti più singoiarmente si
chiama Facetia , dal Fare . Et da queste due si corn-
pone la Facetia Mlita di Parole & di Fattb . Et
tutte tre vengon bene nella Conuerlàtíon Ciuile.
PArlando adunque primieramenre délie Facétie
didaci. II primo víb è nclle "RispoRe: le quali
coramunemente deono consonare aile Prep»!ìe : co
me il ritoicere con l'aculeo i Motti aculeati : ò cou
la lods! ■ Motti iodatiui.
Innaauti Clémente Ottauo , f.imiliarmente si dif
carreua in quai maniera si poulie ricana qualchc
denaro. sema rincrescimento del Pooolo. Era pré-
fente l'Arm?Uini , il qua! si credeua ellere inaentore
di simile graueixe . Perilche vn Cortcggiano riden-
do diste : Deiìra Santità cauerà da' Tepeli fen%* mi.%
%r*n denare , se mandera attorna la pelle di que/le
^ArmcUine. A cui l'Armellini riipose . le aiment i
ametr meru sari bueme à mualcht fsa ; ma vel sett
vna Bcfila che ne viua ne merta mm val nulU .
SimiliHcnte in yníímigliar tinfieCamento di pre
tiofi
LIBRO TERZODECIMO. x<f
tìosi vini: mentrcche l'vno si accustaua la Cazia aile
labra , distègli ptr ilcberio il suo Compagno : Çuar-
eialtui à non vcrsirlo in cattiua botte . te eiïo anco-
ta scherzando , riíposc : Voi vtlete dire , ch'ie ntl
verst neiU vestra : & sel bebbe . '•
Et questi ripicchi sou più saceti quando v'entra U
Tigura del Concrappolto . I» vna l oniietsatione so-
prauenne vnGiouine molto spiritoso , ma così magro
e minuto, che apena compaciua sopta la titra . Vn
de" Coropagni saluiollo con questo Mj; to . Ben vc~
nuto , spirìte sen%* cerpe . Et egli : Hen trouât» , cor*
pe sen\a f- iris.
Ma n< lle nsposte lodeuoli ,si mesce la sicetudine
«on la grauiiá i contendendo di cortesia e d'inge-
£no • \ '
Pietendeuano la Pretura Cuttío e Lelio 'ambi pet
altro amicissimi : laquai fù da Cesare data à Lelio .
Curtio con l'amico ciiúïmemesi rallegrò , dicendo .
'Perche il Induré in pr>scn\* stntt fadulutiene ; i»
non mi ra/legro con voi > che habbiate certseguita vna
degna Preturt.»: ma mi rallegre con la Pretura > che
habbia censtguite vn degno Pretore .
Riípose Lelio . Voi sopete che dou'è mm diPru-
dr»{n è fi» di Fertuna : & perciè mi* è la Tretu-
ra , & vefire il mérite . •
Replicò t urtio . Nen hà luog» la Fortuna deu'en
tra Prudenfa, cerne voi dite : perciò ne/la Vofìra
Elettiene effínde entrata la Pruden\a di Cesare , la
Fortuna nonvi hebbeparte .
Rispose Lelio: / Ctftrifen Dìj delta Terra : gli
Dij eprana tojuelta cose ptr dimetlrare il somme sa~
pere,& altre per dimefirar /afelute petere •
Et soggiugnendo Curtio altte ciuiliâ : conchiuse
Lelio ■ CemunaueJta , te mi fludiero di tien frauda-
re ne la Bletti»» diCesare ; ne la vefira Opinione.
Altre rispolte non saranno mordaci ne lodatiue :
maperò fâcete per la celerirâ Àc\\'l»eegn» .
la vna Conuersation fù proposto . Quai son le
«ose che mal si accordano insieme ì Va tispose ;
Duel Sigrnri in vn a\me . L'altrò ; Due Hjuali in
VitntTt . Et cert jtiiddî di nuouo : Quai son le co
M ie
lií DELLA rrtOSOFlA MORAtE'
k che più lî accordjno insieme ? Vn lispose ; Il
» , & il Zoppo: perche l'vna imprefia i pitdi, t Val-
tre gl'acchi al Campugm.
Et più fhcete satauno le risposte, se vi entra la
figura dell' Innspettata . Corne Str.uónico interto-
g.ito i Suai naui fin p'ù fi'ure i le lunght , i ll
tondes Risposei Qurllt che jìanna in porta.
\ J N'altto vso è pet modo di vna Ttrflessitnt ingt-
nouella che si racconti .
Contoffi che Gorgi.i eta nato nel sc'retro , meinre
pottauano la Madre alla sepoltura . Sopta che Vale-
rio fece quello tisteslò. Cosa mirabile : ta Dtnnt
vscita dal monda diuenne Madre: & il Figliuala ,
prima, di ventre al Mande fia partait alla tomba .
In altre , la Hifiisíiexc sarà pet modo di alserma-
tione ò negatione . Corne alla nouella, che Lábt.ice
sciocco Buífone, cta caduto in Mate. Vn dillè : Hi
pttabene: perche , efenda.insulsa , acauifterà vn pa
ce di sale . Vn'altto disse : Nan è pcrUela che vada i
fende, perch'egli i fuma .
Vn'altto vso è pet modo di Sillogisme cauiìtosa e
f.illace,in matetia tidícola. Corne quel di Senec*
schereâme col suo Lucillo pet fargli confessire di
hauer le Corna . Ciàche tunanhai perduta ,tu Thai
ancara . Tu non hai ylrdute le C arna : Dunque tu
hai le Cerna. ' ' é
Ma rrtolte volte l'Argomento non &ta disteso m
fotma di Sillogismo : ma jnuoito in vna Conchiu-
lione, ò Cans,guen\a Enùmtmatua . Corne allora che
LadisláoRe diNapoli daua tutte le Dignità à qucM
di Gaeta , benche incapaci i petche da' Gictani tu
nutiito nella iua disdetta : vn Contadino diste al suo
Asino : O te tfortunata Ciuecia mia i Se tu ftfiiuUê
in gaeta, sarefli Senattrt , ì Cafieltana .
Vn'altto vso è pcr modo di ptoporte IndaumclU
k Enigmi l'vno ail' altro . Corne fù quello délia
Sfinge . Suai i quelsminimale ile/ual prima eamtnt
i quattra pie : dipai À due : & alla fine ì tri . Et
Edipo , indouinando ch'egli era l'Husmo > acquistò
vn Rcg'no .
Oucro yer mpdo <ii vifilep , insegMndo «jualr
*
LTBR.O TERiODUCIMO. 1Ì7
che moral docuraentocol finto dilcorso di Animal!,
ò iì cose liunimi . De' quali Apólogi , akri sono più
rídicoli : corne quello V*AJìno , pi» nen petend»
seffrir le battiturc dejiderè dimorìre: ma dope la
inerte scerticate, t fane delta pelle vn tamburo ; f»
melte pi» battute morte cheviue. Per insegnare che
molti crcdendosi fuggire vn maie , kiconcrano il peg-
giore .
Ptùscrioì quell'altro. Il Culte rusptnte troue vn
Diamintc ,e disse: Verreì più teste hiutr treiutevn
frtnille di Orgie. Per accennatc , checiascun pregi.t
îe cose conforme alla propria inclinatione .
Simileè l'vso de* Treuerbifaceti; perche apreflò
alla gente Populare hanno forza di populari Argo-
menti 1 che altauiente s'imprimono . Et di queííi ,
altri sono piiì vili : corne quello : La Tadella dUt
al- Paiuelo ; fftti in là, the tu nen mi tingi . Altri
più nobiti ; come quello ; ^Aquila nenprende Mesche:
cioc , il Magnanimo non acceua piccoli booori .
L'isteslâ distintione si fa délie Sentence facete .
Crauemente siiceta è quclla : uA/kì t» chi lacer là.
Ridicela è quell'altra . Vn bel fu&g'r lutta la Vtt*
scampa . '
Vn'altro vfb piaeeuolifTîmo è queilo délie JiW-
Ihuiini facete , per esprimere alcun graue d ridicolo
semimtnco : dal nostro Filosofb chiamate Imagini ;
perche rappresentano al viuo i nostri concetti, Ri-
di cola fù quella del Seslá Varatiro 1 ilqual c à coloro
che stupiuano come poteslé inangiar ranto i Solea
tiípondere ; llveutre è similead vnx Cifierua retia.
Ma graue fii quella di Demostcne i ilqual in po
che parole dipinse agliocchi Ateniesi il Genio délia
Plèbe : Ella è fimile al Timen dette Naui, rebujìe
ma torte.
L'vltimo vso i nelle Narration!: quando nelrac-
eontaro alcuna colâ graue ò ridicola i si adopranó
Parole ò Motti figurati Sc fáceti , ò gtaui ô ridicoli ,
> quali viuamente & graúosamente espriinono ciò
che 11 narra . -
Sicome tri tuttc le parti delta Oratione , nluna
TCn'tù che j>iù faecii «badigliar i'Aseoíwtore , che
M 2. vrta
líî DELLA FtLOSOFIA MORAtE
,vna lungadeuveslere
ngo'altta 8c frrjosa illuminata
Narratione, :&cosi questa con
rallegrara più dí
ic
figure ingegnosc chc fi son dette.
C *AT> IT O LO S ETT I M Q
F.unie de' Fatt't .
VESTE ancora nelle Ciuíli Conuetsationi
Sì vengono bene quando non íìano troppo
mímiche Trà queste annouerò primie-
ramente quelle de' Ctnni; che sono Ima-
gini de" Concetti , corne le Parole : onde poifiaro
cbiinurli parole rautole i ò voci senzasuono.
Hortensio inentre oraua , esprimeua coiì al viuo
con le mani , corne con le parole, ciò che diceua .
Onde Cicérone suo Einulatore , chiamaua li suoi ge-
sti i ^Argutie àelît dita ; & molti correuano più pei
vcderlo che per vdirlo .
Hora cosi de' Cenni , corne délie Parole , aUri son
faceti, tícaltri nò.
Quelli 110:1 lòn Faceti, ! quali significano natural-
mente i Concetti . Corne il battere palma à palma,
ò Ipiccar salti per allcgrezia : percuoterti il petto ,
e riraríî il crine per dolore : stendere il braccio pei
minaccia ; inarcar le cigh'a per istupore : giugner lc
mani per chieder mercè .
Faceti son quelli , che Cgnificano concetti per se
steslï raceti . I Popoli Seri oltte all'Indo , parlauano
solo a' Cenni i & pur trà ioro giocosainente motteg-
giaua.no, e lcheruuano : perche, tanto i Cenni co
rne le parole sono imagini dell'ingegno i te l'ingegno
è la fonte délie Facétie.
I Pantomhni col mouimento délie mani e di rut-
to il corpo imitauano tutte le attioni lidicolose, Si
vili i ouero atroci , & crudeli .< '
Atroce Facetia de' Cenni fù quella di vn Panto-
mímo , che giocando dauanti àNerone sopra laSce-
nai convn'atto di nuotare, signirîcaua il Naufragio
d» Nerone ordito aiU Madre , Et cou vn'aito di
beie,
LïBRO TERZOD EC t M O . 1Í9
bere, fignificaua il veneno th'egli hauea d.uo al sua
Padre. N _ ■
Ma píù faceti sono i Geftì metaftrtci ; corne quel-
]o délia maluagia Fcmina ; laquai rinfacciaui le Cor
na al su« Marito : & perciò da lui gittata al fiume
nicmitche si affogaua , ancor alzando due dita sòpra
J'acqua gli rinf.icci.iua la fusa torte .
Metarorico ancora fùilccnno di quell'akro , che
rr.tntre il suo compagno si tag!i.iua le vgne , ne rjc-
eelse vna reciditura , & appliçpflcla al piede : scJier-
zcuolaicntc volendo dite i Tu set U gran testia ; la
cui vnghia fana il granfo . '.
It vn'aUrOt vdcudo vn Musico che liauea la voce
. da R.mocchia ; si pose attorno vo feltro da pioggia >
quasi diceflè: il tempo è à piorgia , la7{ana tama-i
Ancora tta le facétie de' f.uti si numerano atcuoi
Ciochi, e destrezze, che fanno trauedere : ic altii
che impensatameme fan c.xic're il tompagno senza
offtsa ! perche si ríduce alla Figura Detettiene . Che
se cadendo reliasse ofrèso ,non sarebbe facctia : per
che non potria chiamarsi Veformnà st»\* diltrt .
«» í&ì €*î - '
. •, C <A P I T. O t. 0 O T T *i V O
Facétie Miflt di Fatti t Parole . r
^{43$* AI furono quelle due del Pantomime»
* auanti Nerone • Perche recitando vn Veft-
* 2» soTragico : Miser» Padre, & misera mi*
■fr'Ê'áW $ Madre . Mentre diceua Misera Padre %
fece il gelto di bere : & mentre diceua Misera mia.
Madre » fece ilgcfto di uuutarc : & con vn verso non,
lue , fece vna satira . >
Ancora sarà Facetta in fau» , & inparole , quan-
do si rappresentino i Coltumi di alcuuo > con qual-
che Imagine dipinta ò sculta , sopra la quale sia scrit-
to quaishe Motto faceto : Augusto fece vn conuit»
samuoso aile Dame in tempo di etlrema cateftía :
doue le Dame ncll'habito rappresentauano varie Dee,
& esso rapprcsijntaiu Apolline . Onde il Popolo eu-
M j eerbato,
170 MUA FILOSOFIA MORALE
•erbato i pose il nome di *4ug*flt sopra mlmagt-'
ne di ^ftll'mi cht fiirticau* Marsia : chíainando
Augusto ^Aftllint Sttrlitattrt .
Ouero fi sormano Imprese , ò D iuise con .irgati
Wott i per biasimare alcuno , ò Mario . Corne pec
rappresentarc vifAuaro fudipintovn Pofco iàgina»
to : col Motto i TANTVM FRVGI . Cioè, vtiìe so-
lameme c|u.ind'egli è morto . Et in Iode ili vna Da
ma dottiftima , chiamau Laura t fùdipinta vna Co-
rona di Liuro col Mono i NOMEN ET OMEN.
Cioè-> 11 Nome fù augurio dcil'Effitio : i laura £
douea 2a Laurea.
Alcuna volca ciò che si poctebbe significare con
parole si spiega con oualchr àniant factia , epoi
fi dichiara. VnbelfHuniore , cinuit.no conaltritfa
vn loro amico ; vedendosi d.mmti vn pezzo di car
ne dura si leuò con furia dalla mensa, e stetteaf-
quanto fuot délia Sala , rimanendo i Compagni at-
toniti . indi ricornato , & addimandaeo perche fosle
partito > ríspofe . Quundt vidi auelía tant mi par
ut- la spatla êclla min Mula : ma mtrtìà Dh i'hi
Irtuata viua . Poteua egli dire siinpltcemcnte , Sjtt-
fía tant t dura itmtcaput di Mula : nu ton i'at-
tionc auuiuò il decto .
Non rise perciò di simil f.icc m vn Buffbne, che
vedendo ponar'alla tomba vn Desonto , présente Ti-
berio , f'ece fèrmar la bara , & linse di parbr allf-
oreccbioal Morto. Etritercato daTiberio, checo-
sj li hauesle detto . Gli ht d tut ( tispose ) ckt an-
iandi all'altrt monda , riftrisca ad ^Aufustt , cht n
«in paçhi li sut i t-tati. E Tiberio, facendo cotai i
tisa iìere i Mtglit firà ( distè > cht tu litjst ut ftrti
ad viuguílt It ntuillc : 6c fecelo vccidere .
Vn'altra maniera ingegnosa è quella di mescolat
nel Çjttct Mtttifactii , che paiono alladere al Gioco>
& alludono i secreti pensierï de) Caualiero e délia
Dama che insiemc gkx.mo : cepertameme equiuo^
cando , & acutameute rispondendo ail' eouiuoco .
Tanto più accord «juanto più si meitcano simplicÀ
11BR.0 TER.Z0DEC1M0. -1*
MM
r U P t T 0 LOI^ON o.
Dtli Habitt Virtutst dilU Futtuiint»
'Ó•í#í•S■ RESVPPOSTE le ântecedenti notifie i bí-
3} p S» fterì dire , che la Facetudine , « vn'Habito
* * * delIMnima , circa'irdire & vdire lcoofè
•$tì&3H{l> Faeete & giocose > eon la Mediocriti che
eonuienc nella Conuersaiione di Persone Ciuili 8c
hcnorate. *
I.'H3hito déficiente da questa Vírtuosa Mediocrí-
tì , si chu ma HutHcht\\á , ò Vitlanta : L'Habico e«-
cedentc si chiama Scurriliti, ò BufFonetla .
Non è sì bel Fiore che in alcun terreno fbonra^
«eamente non nalca . Così in alcun'ingegni felici ,
naturalniente fioriscono arguti e ráceti Motti . tn
altri fi eoliiuano con l'esercitio , ò con lo studio ;
fc d.igîi Atti ftequenri si forma l'Habit».
Conçhiude ilnostco Filosofo, che il parla re argu-
lo & faceto prceede dali'lngegno ■ é dall'tsercitio .
Ma che le Facétie siano deccnti ft virtuose i cieè,
«ne nella Ciuil Conuetíàiione , ftiano demro i Ter-
mini délia Mediccrità i tjucsta è opeta délia Moral
Fitosofia . >-
PArlando adunque dell'Habiio naturaîe : dico ,
che aile Facétie decemi , naturalmeme sari diC-
posto colui , che haurà complcflìone Tcmperata di
íingiiigno e malincorico : aspetto mifto di graue &
giouiale : occhi più tosto lieti che mcsti > nia non
xideati . Perche il Sangnigno contribuilce la giouia-
lità' ; ma la malinconia conttibuisce l'acume: & l'vna
i la modératrice dell*ikra . Tal'cra quel Crailó ,
Romano Oratore , grauemente piaceuole , che sema
discomporsi , lanciaua taluolia Motti , che faceano
finaftellar dalle rïsa, ne mai rîdeua.
v- Ma circa l'Habito Morale , si dec considerare per
quai Fiat & in quai Modo opeti l'Huom Faceto :
peiochc, délia Matciia edçlb Forma già l\c parlato .
M 4 C*è-
^7» DEUAFILOSOFIA MORALE
*»«»«»
CsAtlToLO DEC1MO,
«S»
|7« DitLA mosorrA moraib
CtsíPITOLO VLTlìiO
ï)t?la tABidtQ* , & dc/U Sturrilità.
IÂ vdisti che h Qjffc*«<ft«, è il disettes
S f X ^ 'a Srurr'l>,*< e l'ecceslò délia Fí«-
* *J SB tudint . Etper faîne quà vn paralello dell*-
^■fsH^ vas e dessalera.
DIco , che h ^usticht\^i procède da due ca.-
gioni difrerenti , l'vna più vitiosa delPaltra •
Peroche alcuni circa le Facétie son Rustici ptr
Usina tCingi/ni ; nen hauendo attitudine al p.irlar
igurato: anzi à bistento fan parlatc ne' propti tcr-
jnini i nonche conoscere l'acutezza de' Menti : mo-
ctr.tndo vn'indole zótica îcvillana.
Quinti , sicome gli Aniniali générât» di pmredimv
^iarnai non si poflòno dimesticare : così questi taK
ìngegni ignobili, evili.amano piùtosto le villcresche
solimdini , che il commercio de' Cittadini : ami an-
tora tra' Contadmi -satanno fauola , e moueranno à
»iso con la sciocchezza : corne Cimóne di cui par-
lammo .
Ma di costoro non conuien qtiì ragionare i perche
11 lor difetto nonèvitioso ; non potendo chi è fa-
«uo tflèr fàceto . V '
Vn'altra Rusticità è più vitiosa , perche pin volun-
taria : cagionata non da œancamento d'ingegno , ma
4a fifinkii StrinH. . 'j. .
Peroche sicome taluolta r.obili Bambini nutriti dal
le fiere nelle Sclue dinennero seluagsi e fieri : così
alcuni nobili ïngegni» tantcísi applicano aile dottri-
"e H aile seriose occupation! ! che perdono il gusto
•elle cose gioeoft : & faiemlo vn' fcabito contrario
alla Facet«dine , inguîia di Huomini rigídi e Seluag-
ií, ne preBdo.no, ne danno djletto nelle giouiali
•Conuersationi . .
Tafteiaquel Senocratt +4£tltftt , cioè incapace di
V'° ; tanto graue , che la sua Imagine , ò
«« íŒajinatjonç, toinposlCH» j yvl'.i, r gli ani-
IIBRO TER.ZODECIMO, IM
m! troppo gioiosi . Onde Filippo c!i Moccdonu ,
haucndo couuhati ad vn listo festino tutti gli An»-
basciadori Atenielî , Colléghi di lui ; kiiiblo esclulc ,
accroche la sua grauità non attristaflc FaUegrezza .
Ma vna Rulticitâ li ttoua molto pin vitiosa ; lt«t-
data in vna TtruerJiiM coinMturah , di aborrir 1a
VitaS^cble : aguilà di quel Timone odiaiot degli
Huomini > quai ricordammo patlando ùfìl'Auwtc-
uolezza , ò Coinpúcenza . Chc íu grani/equiuoca-
tione délia Natuia , ntl dai scrabiante humano ad
vn Serpente. •
Costoro adunque benchf liabbîano îngcgno per
dil Mctti Giocefi : nondin cno , se ne odono , gli
odiano > perche odiano chi ii dice : & se ne dico-
no , li dicono tabbiosi & amati ; perche non j uò
sputar dolce , chi hà hele in bocca .
Se tacciono , pcnlàno anale ; fe ahri «ace , hanno
à sospctco il filentío : se parlano , irafiggono > se>
altri parla, si credono trafitti t perche clú è maligno,
eslcndo luípicace; íîcome non mottcggia , senon pet-
Jiuore ■> imagina the per liuote gli altri raotteggino .
Siche costoro, eslcndo ncmici del Consortio huinî-
no ; non deono conuersare senon cou Beítie ; cioè >
seco medcsinii .
HOt quanto alh Scurrilità , simihnente due sono,
le distvrenie : ambe eccedenti nel e Facétie»
nu l'vna per nnturale Çjarruiità -, l'altra ptr cupida
Chlottùntttm . Quella proptia di Huomini facondi
ma liberi ; queifa di Butfbni 6: infami : âc pcrciò cir-»
ca le Facétie, quella eccede nclU copia indititetai
questa nella qualità insolente . í »
Sicome lo ftomaco à cui mnecano le fibre obi*,
que, non può ritenere il cibo : cos» gl'Ingegnolì aï.
qoalí manca giudicio , no» poflono ncene te i cuu •
cetti : Sc quetti sono i fftrtuli. 1 ?
Altri, purche colfâriidere altrtií, cragganopr»
fitto : non guardano alLi moúcltia , ne aU'honetrà
de' Mot» , o de* Gefti hautccio venduto PHonore
alla Speranza: & quelti sono i "Bomiltchi.
Ma finalmente i'vna e l'altor Settfiiliù viene à
â»Wi jet due ragjwaij . >Au
t&> DÏLlA FïtOSOFIA MORAIE
l'vna, ch'etléndo iropeslìfcile pariât scmpre .ínge-
gnositntnte , & p. thir ruolto t auuic::e lerp ciò che
ad vu Romano Dcclamatore* ricordato dalveechio
Seneca : che non volendo dit cofá niuna senon ar-
guu ; ò, ricaata.ua lc Itefle Argutie ; è iriuece di Ar-
fentic dicea ftcddure » Che se il dilctto de* Motti
arguti , nasce deiracutezaa e dalla noujtà* : nunte
Oiuoue inaggior nausca agl'ingegni , che vtfArgutei-
aa tiscald.ua , ò sciapita .
•l/alcta ragione è questa , ch*essendo così piccola
Jiítinza dal Ridicolo aï dishonesto , & a! mordacc :
uon potendo il Motto esiere acuco , che nnn punga i
perdò. le lingue lincentiose fonda tutti temute ; 6t
da tutti si ociia cià che si terne ..
VE.ucmìo'adunque al Paralelle diquefti duo Estre-
mi dclla Facctudine :dico che nel \Mflice pie»
domina la malinconla ncra , ch'il tende sicramente
iòliogo e tettico . Ncllo Smrrilt ptedomina.il fan-
gué biíîofo , ck'il tende fonirnamente ccnuerseuole
& giocoso . ■ ,.
Quello haurì net volto i vestigì délia villana tri.
;ftezza , ftonte tugosa , occhi mefti, colot sosco, vo
ce gtaue > Questa haut à negli ocehi e nella bocca.i
linéament! d'vn' huom che tide ; faccia ifacciata ,
«olor. tubicondo , voce chkta : petche dellVno c
dcil'altto» qual'è l'alto dell'opetaie » tal'è ladílpo-
£tione habituale.. ■ /,
Quello nelle vesti satà negfctto , neHo batba incid-
to : questo tua astèttato & pulito: perche l'vn tugge
le CiiùT» Conuetsàtioni ; e l'altto. le cerca -
II Rustico i nelle parole sari patco » & píù morda-
«e che dishonesto. : lo Sçurrile làrà copiofo , 8c più
iijhotiesto che- mordace * Perche quello è più mali
gne» & più graue r quest» è più simplice & ridico-
*>fo • ìc la Tutpitudine è il propno. foggetto del
lifii -
Finiilmsnte if Rustico > alla fraisera» délit parole
accompagna alb scarseiza de*gefti , clic r, do più. de-
cfiio. alla specobtiua cbc alfatthia . Ma. lo Scuriile
abbonderà così di c«nn i e di attioni , Corne di pâ
te* lid-wic : jnúttado le Yocàdegtl HaorniskruitJ
LIBRO TERZODECIMO. 18»
parlant! , & degl: Animal! sordidi ', e i gcfti mímicí 5
c le atrioni vili edeformi: studiando al lidicolo,
non al decóto . , ,".»■»>
Ma se tu vuoi vedere in dué Filosofi , due Protra»-
ti contraposti, del Kustico , e dellu Souri le; ponti
dallant! agli ocsiii gli due Genij diuerfi di Eraclito
& di Den ócrito : de' tjuali , il primo di ogni Come-
dia facea Tragedia : l'.iltro , di ogni Tragedia fàcea
Comedia . Peroehe di tutto ciò chc vt dtf.no , que!»
lo troppo seiioso trabeua nota , e ramarico i questo
traheua facétie e gioco s il mesto piangeua k tifitc
del giocoso : Sc il giocoso rideua il piangotoggio del'
mesto . Talche i Saui non sapeano gual foslè pm
matto : senonchc Pvno , sempre ridendo , vitteua lier
toi 6c l'ahro, sempre piangendo , si consurruua >
B t L L A
FILOSOFIA MORALE
.LIBRO QFARTODEÇIMO .
DELIA VERECONDIA,
ET DE SVOI ESTREMI.
CAPITOLO PRIMO.
CHE COSA S1A VERECQSDIA .
CUPITO LO SECOND 01
Degli Oggeiti cttlU Vireeendit .
VTT! i Vi»y sonvergjognosi , perche trii
á-r | uìano dall'Honefto . Sicome tutte le VirtA
a$> 1 X sono matetia di Laudation! , di Encomi ,
^•HÉÍ^* e di Panegirici : così tutt'i Vitij sono
matetia di Vitopéti , di_ Satire , e di Pasquinate .
Tutti partoriscono Infamia , perche si oppongono
alla buona Faraa.
Ma pei duc Capi vn Vitio s<rà più vergognoso
deU'altro cioè i pet V^lreciià, &per la DijbmejlÀ .
Atroci sono il Tarrieidi» âcla Fellini* ; Diíhontsti
la Ekrieti 8c la Libìdine .■
Ma broche il Parricidio sia più hi-.rribile che la
Dishonestà : nondimeno la DishonelH è più vergo-
gnosa che il Parricidio. Peroche in questo, la tut-
pìrudine i meseelata di rerità, che rende l'Attione
fin ardua : îc in qucUa,la vilià dell'Attione cagio-
ria m.iggior rostote .
■•yQuindi è che di tutti gli aliri Vitij , gli Istr emi più
Sríli, son pin. vergognosi di quelli , ne' quali traluce
alcuna rosi di arduo , benche più danuoso e fiero ,
corne altroue si è diuis.ito .
Più vergognosa è la StuliitU di Claudio , che
T~4lìmrtXJ* di Annfbale . ta Vetial Giufìitt* di Si-
fairine , cíie l.i Viu"t*\* di Amúlio. La SpiUrMtri*
di Menippo, che la Pndirtlit* di Apício. La Ce-
dardU m Artíinone , che & Ttmtrìt* di Manlio . tf
Tradimeitit di Pe'iope , che UCrndel/.ì di Mittidítc .
Dunque,
LIBRO QVARTODECIMO. »*r _
■ Dunque , sicomcla Iniempertn^a serue ai Seníìpíu
vili cioè , al Gullo , 3c alTatto : perciò ella è ripu»
tata il Vitio più vergognofo . Principalmenre in quei
Seslb , delqualelaSobrietà, & la Pudickia, sono U
proprio & principale ornamento .
Pcrciò alcuni Filosofi chtaniano la Verecondi*
Parte intégrante délia Temperanza ; perche sebene
la Paflìone délia Verecondia , e/îendo vn Timoré ,
appartenga allalrascibile; serue nondimeno alla Tem
peranza , chc è nella Concupiscibile .• im in effett»
clla nasce da tutti i Vitij . llcht manifi stamente û
vede i perrlie ogni Atto vile , ilqual denui da qua-
lunque vitio » è vergognofo . "'•
Vcigogiiosissima cola è negare il Dtposito ; pcre'lî*-
egli è vn'Atto contrario alla Çjiuíiitia . ^Gittar lo
Scudo in guerra peich'egh è contrario alla FortiXJt .
Esigger tributo da cose sordide ; perch'è contraria
alla Libtralità di vn gran Principe : & benche *
Vespasiano non putislè lo stercorario Argenro; pu«
tiua però al Popolo la sordid'zza di Velpjsiano . i
Ne solamente le Attioni , ma i Segti mcmtraflui
délie Arrioni vergognosc , son vergognosi .
Claudiano suergognaua il Consule Eutrópro , rín-
fàcciandoli il Jiuidor délia catena , & de' ceppi ser-
uili . Et Cicérone ad Antonio , le rrtarchc de' baci
délie sue Adultère . Et Antonio ad Augulto le mats
dell'Auolo, tinte delFO o delcóllibo: cioè.l'Arte
ignobile de' Prestatori ad vlúr.i .
Finalmente, gli lleslí Accdcnti , che ad alcun»
iâranno honorcuoli , ad v./altro saranno vcrgognolû
fecondo le eagioni honoreuoli , ò vergognoíe .
Vgualinente dogliono le f'erite riceuute comt>at«
tendo , ò fuggendo : ina quelle son degne d'inuidJa,
& queste di vitupero . v gualinente era d<forme la
cecirá d'Ilo , & di Demácrico ! .iiettemlo horrorc
»* riguardanri quelle still inti cauerne dell* vna 8c
dell'altra ftonte , corne anella senza gemme, & sac-
Mate senza finestre.
Ma l'ilti fli d formità in Demóeríto fù gloriosa ,
in IIo fù vergognosa : perche quelto f» acciecato
aclla sacríiega rapiiu dfl PalUdtì) ; Scquellç» siac-
.. ( ' * ciccò
_ iS8 DELLA FItOSOFIA MORALE
cìecò pet artenJere alla silosoral contfrnplatione ;
«hiudcndo i lumi del Corpo, per apnr quegli d*U-
^nimo. Onde hauria veramente detto Euripide , che
negli occhi. d'ilo,, babitaua la Empiéta Sc l.i Vrrgo-
gna: ma in quegli, di Demócuto , habit aua la KJo»
luiu & la Gloiú .
c fr 0 LX> T E\ZO
'\ Ça&itnt délia Vtrettndin .
$ E N différente délia Cariant délie vete
S] n S Virtù , è la Cigione délia Verecondia .
25 * Perche in quelle, la Cagione è l'Hone-
^•'8*3 Ito i in questa il Turpe i nascer.do la Ve-
lecondia da quttihc brutta %Attiont , fatta , o àx
f*rsi, corne si è detta.
Gran piiuile^io fece Natura prouida ail' Huomo
solo , di poiere atroslîre ; perche l'Huom solo hà
sentimento di Honore. Gli Anima li , i .quali oprano
per diletto , non per honore ; sentouo timoré , ma
.non vergogna .
Dunque due sorti di Persone nou senrono pertur
bation di Vergogna: chi è sommamente virtuoso ,
& chi è sorainimente Vitioso : perche quello non
fcà cagien di arroíïïre , & questo hà consumato il
rc flore, t^uello non teme di perder l'Honore , per
che non pecca : questo pecca sema vergogna : per
che nu 11a stimando l'Honore , njn hâ -pauxa di per»
dere ciò che non liá.
Propria è pertanto la Verecondia di Animi buo-
jni , m i non perfetti ; peroche licorne l'Honore è
vu benc délia Opinione , mezzano tra' beni del Sen-
fo c délia Ragione : & perciò la Verecondia è mez-
zana trà la Brutalité & la virtù ; e tanto II muouc
«j'.unto apprende il Dishonore.
Nel viso incalito alla lusamia, non Q impreflîone
la Verecondia : e doue muore la Verecondia , nasec
Ja Sficcíatezza.
Propri» de' Cjouani,i Jj Verecondia, te non de"
Vetchj s
LIBRO QJ/ARTODECIMO. ií?
Vícchi : perche ne' Giouani la tenerezza delh cuti,'
Sc la sottilczza del Sangue vermiglio , concède al
Roslbre velocissimo traggitto aile Guinde i lequali
fredde 6c arate di rughe , non frnno anoflîre .
Et oltre à ciò, i Giouar.i non han í,tto l'habito
a' Vitij : & i Vecchidenno hauer futto l'habito aile
Virtù . Onde la Verecondia si loda ne'Gíouaiii, &
non nc' Vecchi : pctoche in quegli è vna fiotita
speranza di virtù senile ; in queiti èvna tacita sot
pectione di Vitij ancor giouanili.
Trecose ne' Giouani desideraua Soctate ; Simpli-
cita nel cuorc ■ Siltnth nella bocca ; Vrrtctndia nei
volto : Scalttetante ne' Vecchi ; Grauitì nel volto i
Dtlce\l<i nelle paroles Trudeau nel cuorc.
Ma íîtana metamotfoû ft cfuella di molli grani ,
& venerabili Pe'tsonaggì ; & principalmentc degli
due Catooi; iquali cílèndo stati ncll'eta verde spec
chi di. Virtù Sí norma de' costumi ; nella vecchiczza
si diedcro l'vno alla diurna ebriecà ; & l'a'.tro aile
uottume lasciuie .
Si scandalezzauano i Giouani , da Catone rigida-
raente censurati : lï vergognauaoo i Figliuoli, da Ca
tone làntamente educati : si stupiuai'.ò i Romani,
di Catone csemplarmente riformati.
Plutarco , gran Filosofo Morale , ncslc lot vite ne
rallie la marauigtia ; discorrendo così : che la Eti
insieuolita Scopprcst'i dalle setiosc occupation! délia
Mente ; círcaua rilloro ne' piaceri del Senlb . Ter
ri ò non si vergognauano di qutllo, che ne' Gioua
ni sarebbe st.ito vergognoso : perche haticndo già
eslï adnn.no tanto capitale di honore con le Attio-
ni gioucuoli ,J pubiico ; non temeanodiscagitarne ,
scnoii con Attíoni dannose al publico .
Ma il nostro Filosoíò , discorrendo de' Coítumi
de' Giouani e de' Vecchi, nel Secondo délie Reto
uche ; conchiude , che la Verecondia è propria de'
Giouani, 6c non de' Vecchi i perche la Giouinezza
ainbitiosa , antipone l'Houore al cormnodo : & la
Vecchiczza bcr.emerrta , antipone il commodo ail-
Honore .
Dessiinolucauu.err.ire, che non ogni Er.A'f<-'»\*
N ève-
193 DELLA FILOSOFIA MORALE
è vcreconda . Alcuni son più da temere quando ar-
roflìscono , che quando únpallidiscono . Tal'era S il-
la , dice Seneca : & tal'era l'ingrato Discepolo di
Seneca ; il cuivifo, sitnílc al nome, & all'Aniina-,
quando inneriua, pareua fàngo .impastuo di langue .
Quella non era Erubescenza délia Verei.ondia ; nia
simóma délia Cru.lehà.
La purpurea Bandiera spieg.ita ncj Pretorio , era
segno di battaglia ; & quel rollóre , apparso nc 1 vol-
ro di Silla e di Netone , era prenoncio di strage.
Perche allora la pcrucrsi Natura vomitaua laVcre-
condia , per dar luogo alla fierezza : quel langue-,
cfajainaua langue •
C^tPlTOLO sy^íTtjo
In quai maniera cpcn il Vertctnio .
'frt'&î'fr L Modo consiste nell'arroflìr délie Perfi-
8t T 3S r'ie b'^S1" » ^c"e c'-f* cae bisogna •
u» *> 35 &c Quattro bisogua .
Niuno arrcssisce per la presenza degli
Animait , ne de' S.iíïî , ne délie Imagini , qu.ukio
mall'opra ; se forse la pauroíà coivcienza non fii ge
in quegli Anintali discorso humano ; & in quelle
Statue
Moitespirito
voltee levita . Imagini alla paurosa Imagi-
pinte
natione paiono viui Original] ; corne auueniua à Cas-
sandro, vedendo il Protratto di Alcslindro, quan-
tunque m~rtoTeoderíco
AH'Etnpio . , dapoi di hauere troncata i
Simtnaco la veneranda Teíta , la Testa di vn gran
Pesce rccatogli lopra U mensa , parue la Testa di
Simmaco; & ne morì di spauenro . La stelli+orza
délia Iinaginatiua, che g!i hiuea fatto trauedere il
<le!itto nella innocenza di Simmaco ; gli fè traue-
der l.i siu morte trà le viuande : ma riinagination
fece cafo .
C ufeuno adunque hà vergogna di coloro ch'egli
«eme , tome ffeniuri , Matíiri , e JUariflrati .- ít
di
LIBRO QV ARTODEO MO. i»l
di coloto ch'egli stima, 8c da' quali desidera di et
sere stimato i corne Vlrtuofî , T(iuat!, Popotë , t Sira
nien . Et di coloro che poflrino dirFamarlo co' lot
r.ipporti i corne Fanciulti, EmnUtcri, Sttirici , e
tufint
Pctciò , vn bel scereto per nstenersi Halle vergo-
gnosc opete , insegnarono i Saggi : che ciascuno si
figuri di hauer présente aile sue Attioni alcun gra-
uislimo 8c venerabfle Spettatere . Perche non si può
emendare il difetto di vnalinea bistorta , senz'ha-
uerne dauanti vna diri'.ta.
Stando in punto il Senato Atcniese di scriuere il
gran Decreto circa la partigion délie Terre de'Sa-
mie'li ; Cidí iáe fiinofo Oratore pregò i. Senatori à
fi^urarsi tutta la Grecia presente-à quel Decreto .
t^uelto auuisoop rò, che qucgli Animi non ottusi,
imaginandosi di vedere in quel Conclaue sette Re-
gni i & sopra quella pagina , laFama ò la Infamia •
del Senato; posposcro aï guisto le lorpassioni , ben-
che gigliarde .
Seneca consigliò il suo Lucilio i proporsi dauanti
vn Ceníòrino, ouero vn Lelio ; da lui creduti ccle-
sti IHce délia Rcttirudine • Ma quai tlcue hauere
più viua rbrza ; Pimaginaria preí'e' za di vn Morta-
le , ò la verace Sc ineuit.-.hii prdema di Dio Zin-
mortale ; che non solo l'estcrne attioni , ma l'inter-
ne intention! , ancor nei buio vede chiace , 8c le
tegistra ?
Ancora i Gfntili bauean terrore &Toslôre di quel
Dio Eltnct , che vedea ruttel'opre indegne ; e tutte
le scriuea nel palimpscsto , per tarie castigare à sua
st.iíionc •
Ma quando non foflë ne in Ciel , ne in Terra
riguardator niuno délie hemane triltitie : pur deue
l'Huomo ■ come auuis.iuu Pitagora , ver6ognarsi di
Je medesimo; à cui mal'opundo principalmente fa
ingiuría & onca .
Pcrciò dedicuono gli Ateniesi il Tempio al Th-
díre ; peroche quando mancaflè al uondo ogni Nu-
»ne , la Verecondía ltïflà , alla rctta Conscicnia l'a-
ICbbe inuece diNuìue.
N * &
m DEUA rilOSOFlA MOR.AIE
In vn chiuso condaue , in vn solingo deserto , nel-
le ténèbre délia notte , chi hà senno vede se steflò ,
& odia la sua raal'opra . Chi si vergogna d'altri , e
non dise medesinioihà spauento, ma non vergo
gna ■ perche apprende la pena , e non la colpa .
EGli è grm Vitio, comesi èdetto, il vergogn.irí!
délie rose non vergogne se ; Sc non vcrgognarli
dclle vergognose • Catone Vticcse niente minore
>del fuo grand'Auo : qtianiìo i Romani fclreg^ianti ,
pomposamente vestiiuno cforo e d'ostro , vsciua in
habito bruno, à piedi scalii ,>ome vn plebéo : per
auuezzatsi ( corne olserua Plutjrco ) à non vergo-
gnarsi senon délie Atcioni veramente dishonorate .
Et qticsto semimento imprineua ne" suoi Soldati,
volcndogli Timidi aile cote dishoneste , & Animolì
aile honelte ; (taxa dipendere dalla opînione degli
altri . 1 - '
• Inciò si distingue dall'Inuerecondo il Verccondo ;
che ne' siibiti accident! ne mostra il scgno .
Olimpia Madre di Aleflandro, íorpresa dalferro
.dcl fier Castandro , mentre per le ferite le vsciua
l'Anima ; ad alcro non pensò che á cadére honelta-
mente, scrrnndosi le veiti incorno con ambe niani •
II timor délia, vergogna > cacciò il tinior délia
morte .
Esempio memorabile in vna Matrona i rai più mi-
rabile in vn Guerriero . Giulio Cesare , per vintitre
ferite morrali improuisamente ri ceuuteda'Parricídi,
spirando l'Anima ; solamente si ricordò d'inuolgrrlì
attorno la Toga , per cader con decenza, corne ferme
il suo Historico .
In v.i'istcslò sittto , la Matrona mostrò Fortczza
virile i & íl Cíphano mostiò Honestà matron.de .
Ambi fecero proua di va'h ibito verecondo ncllalor
vira . perche l'vltimo lor pensiero fù , l'hauerpiù cu
ra deli'íionorc', che délia vita . Occuparono le mani ,
non à suppli'care , non à difendersi , non ad olTen-
drre ; ma àricoprirlì: più temendo gli occhi , che i
ftrri de' Parricídi.
<A>;cítj- modestia resepii'i honorata la rausa degli
vccjh ; Sc più infime la ctudeltà degli vecisori .
Fer
L1BR.0 QVARTODECIktO. W
PIr contrario, il vergcgrursi dí ciò chc noncoi»»
uieiie , non è Ingénu tà Ytiêconda ; nu viltà
più di ciò che conuiene ! vetgognosu ì 4c sopra dan»
Bo, mérita biasimo i
L'Huoin siuio i délie colpenonsue, hen sipuô
affliggere, ma non vergognare : perche l'afflitiione ,
nasccndo da natural compailione , sente il dolorc
altrui corne proprio : nia la vergogna, ellendo ac
cuse di vn voluutario missatto ; non può giustamen-
te accusare chi nonhà colpa .
]1 prcmemorato Vticese , giusto cstimatcre delta
vera Farrta i non cangiò viso , ne portò bafio il ci-
glio , perche due siglíuolc & due Moglí fbsícro in-
fami . Et il sauio Simónide , ellendo imprLucrat©
che la sua Figliuola con dishonclta vita lo l'ucrgo-
gnaua ; rifpoíc : T'ir;g«nni : tlla r.on pik diihoncra
mt et' suci Vìtij , ih'io kpntrí Iti un le mit Virw -
Ma egliè sc occhezza maggiorecon erronea imagi-
nntione'fár diuenir vcrgcgnofà vn' Atticn Virtuose.
Quai e.-.rrp:one t'ù mai più forte ne più glorio-
so di Cttíade Spartano ! ilcjuale r.tl gr.-.n Ducllo di
trecento Sparuni ; e trecento Athiui , per troncar
con la spada sopra vn pi, cel C. ir.po, la lite degli
Campi Tirai ; essendo cgli solo riinafo padran dcl
Campo , vinciter délia lite , trionfator délia morte :
tanto fi vergognò di non cfser morto con gll altii
Commilitóni , che da sc fU flò fi vecise .
Condanrò costui il giudkio dcl ciclo , che lui
íclo hauea giudicato dcgr.o di viucie : arreflirono
di vergogna qucgli ecchi, che doueano sfauillar di
aîlegrezza : acquiitò la Vittoria alla Patria . & veci-
so il Vincitcre: & col suo langue , diuenuto più pre-
tieso , follementc spo;cò il suo rrionib.
Quai Matrona sù niai più pudica tltila M.-glic di
Bruto i laqualr , Ii.uk n Jo fortcinenrc tributtati gli
prieghi , & rifiutati li doni del Barbara : espugnara
nel Corpo chc succombe al a forza ; mainespugna-
bile ncIÍ'Aninpo dou'è la Rocca délia Pudicitia : te-
roendo più la fols.» opinions altrui , chc la propria
conscienza ; puni contra giustitia l'adulterio dcl Ti-
fannoa ncl suo petto pudico: & noncredendosi po-
N j t«
»J4 DKIXA FILOSOFIA MORAtS
ter fuggire vna imaginât» vcrgogna , sc non fuggîia
dal Mondo : toise al Mondo il vero Simolacro delli
Honesti .
Pi» metitaaano quella ferita î Parent? , ebe U
petmcslero , che chi la fece . Apreflò à cbi giudica
sioamcnte , non acquistarono tanta Iode à vindicit
rut 11 1 morte , quanto biisimo à petmetterla : per
che , permettendola , dichi irarono Lncretia Rea, coa-
tro allavevità : te viodicjmlola , dichiararono Lucre-
tia innocente, & se stessi Rei délia sua motte.
Egliè finalmentc vna vergognosi infermità quel
roflor di vergogna , che nelle PM.che mr Htntntt
%Àuuni , infianima ilvolio, iíriffredda ilcuore.
Infermità nasc nte d.i vna folle apprension del
eospetto delb moltitudine . Egli è vna vana il'uíione
•emere il giudi >o di molti vniti ; ciascun de'quali
è diíprezicuole separato. Moite piccole forze coii-
giunte , fanno vna forza grande : ma molli /ciocchî
congiunti , ma non farasno vn Sapiente .
Talc non terne gli EfiKciti armati in C<ropo aper-
to , che temeiá l'aspetto délia Turba imbelle ne*
Rostti , ò nelTeatto. Vacillftà di memoria .• con-
fonderà i "concetti : hésitera atlle parole : & soepte-
so da vna subita febre, tremerà corne fronda .
Quel gran Pompéo , che fácea tremare tutti gli
Re : douendo fauellare in publico , senipre arroifi-
ua e temeua ( corne dice Seneca) í'aspetto de', Po»
pulari . Et quel Cicérone con cui nacque la Elo-
tjre iz i , conrVllà che mai sali nella ringhiera pet
crclamare i che ncl ptincipio non si scoteflè tutto ,
di vn p.iuroso tremore ; intìnche con l'atdor del di
re acccndcflc l'atdire, $c di Lèpre diuenistè Leone.
Quindi è , che alcuni di debil cuote , non po-
tendo superare que'la Imaginatione , si perturbaao .
Et sicorae chipatiíce vertigine , Cilito in alto, cade
per tinior di cadíre i cosi colui trouandosi sopra la
fcggia > si foergognerá per pauta di suetgngnatsi .
"*W -»-*»-«• "•■^r*-'
• í
1IBR0 QVARTODECIMO. JJJ
C^iPITOLO SVI'NJO
Dtir liatrtctndt t itl Timtrist .
♦ I A' Vdifti, che la VertctniU è vnâ Me-
8 f Ét d'ocrirà ^ g" duo E<tremT, IxutrtcoiáU
J « * e Timertsiti : ma cgli è più facile il co-
noscere l'vn che l'altro Estremo , per pro-
prio nome . Perche eflèndo la Intierecoudia f»«
friuaiion dtll.t Dtrttetidia , niente è più facile che
il conoscerc vn Contrario allato all'altro .
• Ma il Timor dell'lnfamia , consondendo iljiome
col Timor del Dolore ; mal si può nominale con
m vocabolo particolare . Bastici nondimeno l'inten-
dere , che la Inuerecondia è il Difut» ; Sc la TimO-
tosità è VEtctJTo délia Verecondia.
Gli Ofgiiti dell'vno e dell'altro Vin'o sono ! me- '
desimi : cioè , le xAti'uni htmrmt , ò verftftns' '■
ma in maniera contraria confiderate . li Timorcso
leapprende troppo, e l'Inurrecondo troppopocos
ic perciò l'Iimcrecondo non hà vergogm de' V't'î
6c ilTimoroso hi paura délie V'ittù .
Il Timoroso è simile al Pusillanimo i & I'Inuere-
condo al Baldanzoso .
» 11 Pusillanimo fugge gli honori benche meritatî ,
per falsa opmione di non mcritarli : & il Timoroso
tugge leAttioni honorâtes per filso timoré diaon
poterie honoraramente fînire.
JI Baldanzoso dispregiando i pericoli si espone ad
ogni pericolo : & l'inuerfcondo dispregiando l'in-
famia , è capace di qualur.que operainfame .
Perciò PInuerecondò darà vgualmentc negli VÍiij
estrcnii : sar» ingiurioso & adul ttore; prodigo & au*
ro i temetario e crdardo : perche non hi la Vexe-
condia laquai è il freno di tutti i Vitij .
Il Timoroso fuggirà indirTerentemente tutte le
Attioni plausibili -, le concorrenze il'armi e di lette-
*e i le opre libéral! e magniíïche ; le publiche ar-
ringhc, e gl'importanti consigli : perche teinendo
N 4 a
i?i _ DEtLA HLOSOFÍA MORALE
J! giudicio publico 1 quanto più gloriosa è l'Attîonè
tanco più terne di suergognjfsi . •
Sicile l'Inucrecondu , è vitio Signorile ínsieme.íe
Animalcsco : pfrche , >! ncn dipenderc dall'opinio-
ne shrui , è cosa da Huom iil-ero : & il lion potc-
re arrossire , è coía da besti < inleniàta .
ta Timorositì c Vitio flperbìflîmo infirme , 8r
vi!i(Timo : perche ama sominamente la riputitiòne
6c non ha cuore per acquist.irîa : & pente la'glotia
pf r paura di pciderla .
Infrmma l'vno hà la íbJitudine ; Taltro la síâc-
ciataggine per suo rifugio : & perciò il eastigo di
qucllo deu'estère più veigognosò chf doloroso : &
il eastigo dí quelto dcu'tslére più doloroso che vet-
gORllOlb . 1
Ondepuoi tu ronchiudere : chí il non potsr pee»
eate , è Felici'à Dinir.a : l'alteiicrsi dal peccato per
la vergegna , è Jngtxp.ítà bumana î ilvergognatsi do-
po il peccato , è Inftlicità loJeuele : il r.on vergo-
gnarsi délie Attioni vergognoiè , i Sfa'cìate\Xa ani'
maltsta : hc il glcriarséne, è Pertinaria dia' c!ha .
MA dirai tu : Se la Verccmiia nen è Virtk, m*
■ma Terturbatiine inuolw.taria, cbe nen si pn»
tte precacciar ne scacciare : nuance suranné Vilif jç/i
suei Estremi : ma imptii it.utluntari , & naturali .
Dunijue , à che scrue il trattarne in qutíla Siui/a
Morale ; se in arbitrit nefïre nen è sarressre » ò
il nen arresiite , pi» cbe il far pitteere , • sert*
tiare f
Rispondo , che sebene la Verecondia è vn'impeto
noturale : nendimeno dia nasce dalFApprer.fione di
vn'Attion vetgognola êcvoluntatia. Etperchele At
tioni volunratie dipcndor.o dalnostto atbitiio : per
ciò nel nostro arbitrio sarà il togliere al volto il
ttslòre, togliendone la cagione . '<«
Chi mal non npra non arroslrsce. Non è rlunque
in arbitrio dí ciii m.il'opra , il non arroslìre : ina
egliè in arbitrio di cialcuno il nonoprar maie . Anzi,
corne sièdeito.chi mal'oprando non si vergogna ;
Huoino r.on c , ma Yn'AnimaJe molio peggior degli
Au*-
UB RO QVARTODECIMO. :J7
Animali : perche qucgli r.on cor.oseono hor.cte , fie
l'Huon.o deue GOHosçiilo .
Dlco di i iù , chc rjucflo Impero naturale , come
tutti lu altri ; s« in vn iep;ntinN peturb uiciito non
fi puà toglierc; fi può col tempo modérai e > mo-
derando gli fuoí E/írtrr ! .
Hoc questo ;i può molto hene con la I il-ssic»
Ttrsu.isior.e . Ptrochc sicome i.i Ycrecondia natu-
ralmcnre si muouC per l'Appreuiicn dcgii Ug&eiti
vergognosi : così con U Períujsione si può ottfne-
re , chc chi poco .-çprende l'iní inía , l'.ppmida
più : &C chi vanaincnte rapprends , l'appicnda menc.
Quante TCiecocde Donzi Ile , comparendo alla
luce délie genti , si copnuano il viso con modeste)
rollore : ma cì.ipoi cbe per eoiniraudo . ò per bi-
sogno , si allùtftccro à comparir lèniinude col ccm.-
halo , ò cen la ectta sepra la Sccna ; incallita fa
fronte , & caucellato il rosière, diuennero síaccia-
tc Saltatrici] & dipoi publiche Mcretrici;
Siclie , quannmque U Verecoudia fi.i vn' Impeto
naturale » noncTimeno tgìi si ò altroue dímovtrato ,
clie gl?(oipeti e lc Pallier.; naturali , così ncgli Huo-
miní, corne nellc Fierc , si vincono con b Consue-
tndinc ; perche la conílietidiue è vn' altra N.uura .
Hor tutto ciò chc pucte vnalunga Coníuctudinc ,
il può senzadubio vna gagliatda persuasione : laquai
con la fbtza degli A;gomtmi , 8c degli Escmpli ,
ivma i conectti licll'Apprer.siua : & mutati li con-
ce iti hucnii , íi ìr.utano lc Attioni esterne.
Trouollo la misera Mirra .laquai délie Pnerne
tellezze ltranamcmc inuajhíta ; tremaua , Se ardea di
la fr.ee col proprio sarutie. A cui nondimeno il fà-
condo miiiiiícro d'. lia iibalda Nutrice, con anima-
ltschc ragioni , & pr.ui escmpli, tanto scemò la
Vcrecondia ; chcspogli.ua del rosiòrt e deilc vesti;
cjsò di ("alite l'inceltuofo Ictro dell'ing.'.unato Padre ;
e diuenir Génitrice d:l (uo Fratcllo .
F.t per contrario , qu..l Giouane più inuerecondo
g'uioai fù dip'nuo nciìe Historie , che il prcniemo-
ÍUO Polemónç Ateiliese î ilqaalc. scapestratameme
N f CODU
1S8 DEILA FILOSO^tA MORALE ITR. XIV.
continuando j giomi aile notti nelle disnoneltà ;
non che remeflè h mala Faim , anzi pompeggiaua
delta íua Insemil . E: pur quelto Animale con la
Perso isione inaundo i coucecti deU'animO , mutò
natura ■
CuP.ui p.utiro rlalle menfe lasciue con l.i ghirlan-
d.i di fi.iri in capo , cnme la Vitttma délie B.iccan-
ti > & pciulantemente entraio nella lobria S. uola
di Senocratc per heffàrsi ciel Maeltro , & peruertire
i DTcepoli ; vdendo il discorso di quel gran Filolo-
fb intorno a.la Tempcrania 8c alla Vcrecondia » tan-
to cambiò le imagini dclla mente, che vcigognan-
dosi di se ítetlb , gittò la ghirbnda ; e spogliandolî
de snoí viti) ; in quelle mura dou' entrato era vna
Bestia , diuenne Huomo : 8c di vn'infàme stialacqua-
tore, sì gran Filoíbso ; chevgguag'iò di Mûdcstia,
8c superò dl S.pienza il luo Maestro.
D E L L A
F LOSOFIA MORALE
LIBRO QP7NTODECIMO .
«H fô) í©
DELLA INDEGNATIONE ,
ET DE' SVOI ESTREMI.
CAPITOLO PRIMO.
CHE COS^Í SI~4 L^l I7iDE$HytTi07Qi..
CvÀPITOLO SECONDO,
Quoi fiant tli Oggitli àtlU Indtgnatitne •
'frf**'^ ElLA Initgnuhnr, délia Inuidia, tl del-
23 T> S la Maltut:len{* , gli Oggctti sono gli
* * stessi : cioè, que' Beni , & que' Mali»
VV&fip chc auuengono giornaisnente a'Moruli.
Ma la Indeguatione .considéra se que' Beni , ò que'
Mali conircngono à coloro a' quali auucngono .
Dunque,
LIBRO CLVtNTODECIMO. m
Dunque , il p-.ojprio & primo Oggetiô ddla ln-
degnationc, son le 9^icèt^f,i Pitagi , i pingui Pif
dcti , gli opulintiT^iifgi , i thrauati Tifiri , se non
conuengono à colui che li poflkde . Ouero la Inv
pia , i Naufra^i , le **J$ SupeUttíi/i, gli ajfumali Tu~
gúr! , i Fallimtmi imincritamente í'oprauenmi agli
Huomini Foui e vítiucti , pet alnui malitia, ò per
malignità délia Fortuna .
Chi potca senza siicgno nútar quello Schiauo di
Claudio Imperadorc , chi.miato Narcilo i cangiaii i
Ceppi in Colane, & le Maneilc in Amila Equcííri ;
iinprigionar tant'oro , che i Ttfori di T^atcifo, paí-
sarono inprouerbio ccme qucgli díMida!
Et à ritonrro , vedere »a Eeiisatio con quclla
mano trîoufàle , che tante Palme liauea rappcttate
aU'Iir-pcradcr GiuíVíniano , limosmare vn dcnaruzzo
da' pastàygieri , sestza potet vedere chi lu porgeua .
Gran delitto dclla Foïiuna : laquil peto paie.»
scuíàbile, perche cieca : ma delitto maggiore iii cjnci
Cesiti ; l'vn de' cjuali spogliò l'Etatio publico per
arricchire vn'Jnftme ; l'altro spogliò vnf.imoso Cam-
pione pet compiacere vna Fernina.
Ma molto più muouc à Sdegno la Sproportion
degli Fíor.ori . Le Ttgatt Trifmurt agí'lgnorami,
& le Militari a' Poltioni ptepoítet.mierte distri-
buite . Et pet contrario, vài Dotto vilipeso ; &vn
valence Gucrriero lasciato in vn'ango'.o , sema iir.»
piego .
Corne si potea sema nausea , mirar l'Eunuco Eti-
ttopio , di Guardian d<! Ginecéo , eportatot dell'-
Ombiella fcminile diuenuto Sopraca'po del Seua-
toRoniano: sedet tià" que'Fasci che ráccan crenu-
re il Mcndo ; per lui diueuuti ìidicoli: come vnar
grinzosa Bettuccia , trauestito délia Trabea Consu-
lare , Ijqual di vetgogna più che di Porpora parue
atto/îrta ? ."
Qv"csti sono gli Oggetti principal! délia Indegna-
úoac; dalla pazza Fortuna ( non perciò senza
ainbitione degli Esaltati , ò sciocchezza degli ;EC1-
tatoti ) indegnamenie distribuitt . Ma taluolta an-
cora i Hcni di Huma, «mie Btlti , Sanit* > N—
?ot DEM.A FltOSOHA MORALE
tìltà ; sono Oigetti dtlla Iodegnationc , quando al
la Quanta del Soggetto non paíono confaccuolí .
. Grande malignità délia Nattrra parue quella; che
ad AchilJa , -il più petuerso esceierato di tutra Ro-
ina, foíTeíoccato il più tel Cerpe che si vedeslè gia-
mai : & à Socrate il più Sauio & più Virtucso di
lutta la Grecia > vu Corpo mon/ìrutso ; biltorto corne
vu Serpe, simo corne vna Scimia , caluo corne val
cocozza , îrsuto corne vn Sátiro , parendo rubati i
pelí al campo e datí al corpó , per farlo ridicolo .
Egli stellò hanea spauento di se medesimo : onde
aile due Mogli Santippe & Mirra , che per geloíìa
di lui frà loro quistionauano , distè : Che fontende
te voi per me , di eui nittnn cosa pi* déforme fret,
VHquemai /u NatttrA ?
Sicbe, contra la Natura doppiamente ctouea sde-
gnailì ogni Huom prudente , dell'hauer dato ad A-
chilla il Cotpo douuto à Socrate ; 8c à Socrate il
Corpo douuto ad Achílla : fàcendo habitarc l*vn-
Anima e l'altra fuor del suo Corpo, quasi à pigione .
Aggiungo, che quantunque i Hexi itll'^Animn ,
come la Scicn\<t , il Vtlcre , & le *Arù Libtrxli ,
e JHecnnicke , non siano veri Oggetti deila Indcgna-
tiqne, perche vna Virtù non sisdegna contra l'altra
Virai , anzi l'ama, & la honora : nondimeno , an
ima questi Beni taluolta tnuouono Indegnatione ,
quando siano in Soggetti per altro Vitioíî > ò Ma-
Jigni , ò Superbi & Altieri : siche la Virtù paia su£
fragatrice del Vitio.
Niuna cosa è tanto mal collocata come la Scien-
1a in vn'Huomo peruerso . Egli è "peggíor di qua-
lunque Fiera . le fiere possono uuoeere : nia questo
può & sà nuoeere ; perche con la peniers.i Natura
««ngiunge l'Atte.
Manco dannoso alla Cristianità sarebbe stato Giu-
liano, ie hauefïè manco studiato . Nienteèprù pe-
itifero che la Scienia quando per l'abufo cortetta,
* «muette in veneao .
*********
LI B S. O Qiy 1 N T 0 D E C líi O . }OJ
i*î «B •
C ^IP 1T O LO T E\Z O
Quai fia il Metiut àtlU Indignxtì»*ie .
❖ t^S' INSERO i Pcti , che i Beni & i Mili
4 r| rollcro accolti initie Vasi, liquah à piin-
* * <?> ctpio del Mcu do dJla Sorte vftsui alla'
■frt^î'fr iii-fula sepra In Terra; fiecan fcl ci ò ini-
seri i Monali, die ûVran tocciri.
Ma vn'Huomo di narura irgenua , & bcn'incli-
nata , feorae nauiralmcnte apprtnde , che il Mo
do diuVlïerc gourrnato con Proutdenza ; così ptr
vna sua innara probi à , giudici che i Berri di qu,u>~
giú debbano eflèr Premio de" Virtuolî ; Sc i Mali »
iufplicio de' Sceler ti.
lìuinci niuna cesa tanto commuoHe vn' Anima
buona , ouanto il veder souuertito queít'ordine cou
1a tclicitá de" Trilti , & con la cáiamità de' Vir
tuolî .
Piouisiquesto Affetto ancora nelle ínsniitute Pit-
ture, ne' rabulosi Poemi , & nelle ttagiche Scène ,'
rappresentanri vn'Aclultero Egiflo , pacisico occupa-
torc dell'Hercdiià pupillare , & prosperoso : & vn
C^sto Hippolito, nclîa íbmma innocenia calimnia-'
to » dcìPaitrui nequiua portar le pene . Lequali it>-'
conuegnenze quat.do si veggono, òlilcggono; ben-'
che si.in íinte , per n.uur. 1 mouiincnto accendoho
di veto sdegno vn'Animo ben composto .
Egli è vero che f'rà gli antichi Filosofi , questa
bell i P.slione cra conrusa con mohi errori : íd'Iin-
peto Bancale, seguina il Difcorso mentale.
Alcuni , vedendo qu .ggjù si mal diltribuiti i Bé
ni , e i Mali i scandakzzati del mal gpiicmo ck*'
loro Dij , fermaraente credettero , che niuna Pro^
uidercza Celelte , nia il C so à caso riuolgtsl'e l'Vr-
na délie humanc Sotti . Cosi cantò vn Poeta ve-
dend:> loScetio delVOtientil Couerno in mono ad
vuo Infime ,
< Cbud.
îo4 dhía nrosenA morale
Claud. Quando i* zeggio cfuaggik tcnto confuse
IuRlíE F>à le tet-.elte ogKer h voci títtrnane í
E l.ingHÌrc i pietosi , e siorir glï empi ;
La. T^eligitn d^lVanìmt mi eade -,
Ei rni forge v* penser , che qui/ì* Monâ%
Si gouerui per ctso , & non per arte :
*7^e vi fin Numei è pur ài noi non curì .
"Altri filoíofarono , çhe gli Dij ver.imciite, & «t-
Ijunentc gouernallèro gli Huomini ; ma sepra gli Pij
pendcllè vna ieggc occulta , chiamata il Fato ; srfilla
ail) Ercrnità cou chiodo di Diamante d'imittuubjle
neccfíùài alla qualc,iu certi calì, gli stcífi D:) non
potelìcro cootrauenire ; corne cantò vu'.iltro Focu:
Sencc. Non è in pour de* Nntni il canctliare
îr.Oedíp.O» cht con Lege^e *l Fat* scrìjse .
Ahri poi liatu'.rono , cheniuna S'irtà lia l'enza pie-
mio, pian Misratto senzapena; ma il premio c la
pcna vadauo à lento p.iílo , £c la tardczza con U
grauità íi compcníi.
Claud. Con prospéra Empiéta sorgon in alto ,
in RuíF. Tcríhe à sccseio maggior ceggì&tm al su*>lo .
Ma perche moite îceleratczzc tï veggiono pur lù-
nente sema castigo : & vno Silladopo tante rapine,
& sì cruduli maíïácri, portsr tutta huera la sua fë-
Jicità fino alla Tomaa : i p!ù saggi FiloioS liberaro-
noiloroDj dalla publica inuidia, & dalla irgiusta
«uercia ; cou vna Dotuína molio cohérente alla
Criftiana .
lnsegrurono, che se fia* VÍucnti molli Delitti quaí-
sù reírano senza punigione , non reítano perciò im-
puniti: hauendo la Diuina Giustitia nel fosco Rcgno
dcll'Infernal Flcgetome , vn più rigorol'o & implaca
ble Tribunale, per djscuterli senza paísione »<Scca-
stjg.irlí senza appellagione .
Virg. g. ciì cht qui fece tgnun , leggì» patisce :
jEueid. 7^el fui huître rieadt cgnì Délits :
Et dall efempio sua prende lepene .
Tpv Vnque sicome sopra ciò diffèrent! furono !e opi-
nioui ilegl, Huomini : cesì differenti Affetti ca-
£ionauano oeli'animo loro .
Ocmétiito, pctíhe vcrsmçjîte crcdçiu che H Mon-
" '• - -- do
LIBRO QjníîTODEClMO. jo*
do si gouernaile à caso ; considerandolo cojjie vna
Comedia ridicoU > di tutti gli Humani accident! , ò
buoni ò cattlui, come otioso spettacorc , facea per
pétue* ri fat e •
Pei contrario > Ifcntlito > ilquale attricunua cgnî
cosi alb ineuitabile Ncctssità di vna Legge fatale :
deplorando la misera & irropir.ilile Sotte bumana ►
k compatendo agli stesli Di) i di qualunque acciden
te f.xtua inconsolabil piauio , -pir non potet dac
legge alb eterna Leggc.
Ma il nostro ïilososo , e tutti coloio íquali natu-
ralmente formauano più ragioneuoli , & più veti
ccncttti délia Ptcuidenza Diuina I icntiuano nell'A-
ninio più tagionenoli Afòtti . * „\
Pcroche , consormando i lor sentimenti al sentir
mento dcll« Diuina Ncmesi , ne potendo sofFrite »
clie i Vitiosi , come ingiusti vsurpjtcri , godeflèro i,
Brni > cbe a' Virtucsi erandouuti ; ardeuano di giu-
Ito sdegno : & pcr comterlb > qtnndo vedeano de-
pteslî i Cattiui,e í Euoni prospérât! ; sentíuanne
marauig'iosopiacerc, qu:.lî tongi atulando alla Pio-
uíderza de' loro Dij .
Quinci .sicome Platone chiamaua la'Némcsi, «^»-
£tlt dtlUtjiuflìii* , mandato da Gicue a' Principi,
& a' Magiltrati : cosi gli Huorpini Virtucsi e Saggi ,
giuftamcme sdegnandosi > li-fàccano Afleílòri délia,
Diuina Giustitia . » ,,
Hor qudla veramentc era vna Indegnatione E!et-
tiua àc totalmente Virtuosa : perche nasceua da vna
dotttinale & pertima Persuasicne : ordinata alla Giu-
stitia ■ accioche habbia ciascuno i! Cuo douere • Ma.
quest.i Indegnatione Scmiuittuofo di cui II parla ;
ccnsistendo simplicemente nella natural Pjsihne, ò
Ttrtutbmiunt dtlt ~Animt ingtnut & natur.ilmcnte
acconcio al Ragioneuole i non giugne alla eccellen-
za di quell'altta , ne si numera trà le Peifette Vit-
tù i ma con la Scienxa ben vi può peruenirc .
Sicome la Verecondia non è l'Honestà > ma l'eÇ»
si rne priuo , è fegno di Animo poco Honesto : cosi
la indegnatione non è GíuHitia ; ma l'eslérne pti
uo i c conuaXegno di vn'Animo poao Giustp . _ ■
fot DELLA HLOSOHA MORALE
m m
capitolo gy^iiçro ..
Ih guai modo ostri fladtgitvtv.
+€9>î£ I A* vdisti che quattro grandi Effetti opera
>% C Î questa Virtù nell'Animo di chi la poifie-
* 3? de , Dolersi iti Bete di chi non lo me-
riti : ÍC ^ttlegrarfi del Male di chi Io
inerita . allegrarsi iti Ben di chi lo merita , Se
f>oltr(i iti Male di chi non lo merita .
Hora in ciascuno di questi Effètti , l'Huom Virtuo
so naturalmenre c nforroa .gli suoi Affètti alla Ra
gione & con differenti motiui accresce ò minuisce
sacralmente l'Allegrezza & il Dolore de' Beni , ò
de' Mali altrui . :
IL Vulgo giudica per Presumione . Il Vetro in dito
ad vn Nobile sarà crrduto vn Diamante : & il
Diamante in dito ad va P'.ebéo saràcreduro vn Ve
tro . Cosi apreflò à molti , il Vitio di Persone Il
lustri , sarà honorato come Virtù : & la Virtù di
Persone depreslè , sirà spregiata come Vitio .
Ma chi hi la Virrù della lìidegnatione ; distingue
il Vero dall'Apparenre i Se ccnla Misura del meri
ta ; si duole , à si rallegra quanto conuiene .
Tanto è maggiore lo Sdegno del Bene de' Mal»
uàgi ; quanto la Maluagità è più grande , & il Bene
più honoreuole . Perche lo splendor dell'Honore,
maggiormente fà comparir le macchie dell'Animo •
te maggiormente vitupera se medesimo .
• Per conséquente ramo più si sdegna del Mal de'
Virtuosi , quanto- la Virtù è più conosciuta , & il Mal
più graue : perche par doppia Ingiustirìa , 8c lmpro-
uidenza i non solamente non premiar la Virtù , ma
*astigarla~.
Ma molto è maggiore l'Indegnatione , quando la-
Prosperità de' Cattiui ridonda in detrimento de*
Buoni. Perche ad vn tempo apreslb al vulgo , il Vi-
«>o acquitta molto di credito-i & la Virtù del tutto
'o perde» • .
Grande
ITBR.O QV INTODECIM&. S07
Grande ancet.i c lo Sdegno , quando TIndegno
compéte col Degno ; il Vile col Nobile i il Vitioso
col Virtuoso . Onde apreslb Homero freramente si
ÍUegnò Gioue , quando Vlislè ardi contendere con
Aiace per le Arme di Achille ; & le ottenne : Iascian-
<io incerro quai inorttaslè minor giudieio, ò i Giu-
dki à donarle , ò vlillè à pretenderle : eflendo l'At-
mi douiue ai Forti , non agli Astnti .
Di fimile Indegmrione arse il Srnato Romano
quar.do Vatinio entrò in competenza con Porcio
Catone per la Pretura : il più Indegno col più De-
gno ; il più Infâme col più Famoso de' Romani ; ÍC
da suffraggi del Popolo racilmente li ottenne .
. Giudieio simile à quello di Tmolo , nella Conte-
sa di Máiíh con Apolline : i'.qual douea più tosro
scorticatc il Giudice che il suo Competitore : per
che nel mal competere, il Priuaro offtnde laGÍu-
ttítia: nu nel mal giudicare , la GiustitLt ofsende il
Publico.
Ma crelèe al Sommo la Indegnatione , quando i
Cattiui imperano a' Buoni , e 1 Serui a* liberi : pa-
tendo rinuersatala Prouidenza Céleste , mentie le
eose Humane vanno à riueríb .
Per.ciò Platone, pereuit.ire questogrande scan-
dalo nella sua Republica , ordina che i Virtuoli siano
astre tti à gou: mare il Publico i per non eilére go-
uernati da Gente indegna .
1 Cretesi non permetteano a' Serai ne I ettrre , ne
Arme : quelle, accioche non sapeslero 1 queste ,ac-
cioche non poteslero commandare . Perche, se it
Donrinio de' Serui è intolcrabile ; & altretanto è in-
tolerabile la depressione de* Buoni: intolerabiliflîmo
fan il congiungimento dell'vna mgiustitia con l'altra.
Gode adunque Plndegnabondo delLi Prosperita de*
Virtuosii perch'estèxdo egli virtuose spera di eflère
anch'eiló dal Giel prosperaro ; vedendo i Beni di-
stribuki alla misura del meheo , 8c non all'.itbitiiò
délia Fortuna .
Gode per conséquente del Supplicio de" Cattiui :
& principalmente se il Supplicio corrispondc al De-
litto con proportione •
■
Soi DELLA HLOSOHA MORALE
Così S.iliuónro, per filtre creduto vn Nume , imí"
«ndo i Fulmini , fiì fulmineto . Et Perilio primo
ritrotutore del crudel Toto di Bronzo ; primo inse-
gnò i! suo Toro à mandare dolorolî mugjiti . Et il
F.uiorito drll'!mperajor icuero , che vendea il Fume»
de' F.moti > tiì suSòcsto col Fimo . Et giudiciosa-
mei te U Legge , al Fuggitiuo taglhua i ptedi , & aJ
Lai!:o ie mani .
Pi simili SpeitacoVi srrr.mamcnte gode l'Inde-
gnahrïido , vedendo regclnrsi la Giustitia al rttto
T'.iglicne di Radamanio : ^ued yíifjitr fteir, patitur.
Ghi ne fi , ne aspetta .
>îe sol . mflite si sdegna contra gl'lndegnî esaltati >
ma molto p iù contra coloro chegli esaltann : eslèn-
<!o ir.cn colpeuolc il Supcrbo i che chì lo fà superho:
ilqiulc amando vn Cattiuo , acquitta Podio di tutti
i Éuoni .
Et più aneora si sdegna con>ra coloro che ado-
lano, & applaudono alla Dignità deU'Indegnarnin-
te efititato : perche i Fautori paiono Autori .
Quel famoso Catone andaio in Grecia con som
ma autorisa » videsi venire íncontro vn lunghiilìmo
lhiolo di Atenieii , Candidat! , çon rami di Vliuo
in mr.no : il sornmo dfgli hmoreuoli incontri .
Wentre Catone benignameute gli accoglicua , colo
ro mirandolo fiffamente in viso , ristettero , & l'ad-
dimandarono , fitu'i Dtmitrìtf
Quislo Demctrio era il liberto più fauorito dí
Toinpco. Catone rimase insieme confuso e ltoma-
cato, che cjuella Pompa fostc indrinata ad vn Setuo,
8c non à se . Più stimauano Coloto vn Liberto di
Pompéo , che vn General dell'Esercito . Aprt slò à
loro , il Nome di Catone era r.ulla rispcuoà quel
«li Dcmetrio , perche apnflo Porop^o potfUa più
vn Famiglio , che vn. Galanthuomo .
I Serui per le cui mani pafláno i fcuori del Prin
cipe , sogliono cflère più adotati che il Principe :
perche la Causa immediata , è più conosciuta che la
rnedtata . It perciò i Fauòriti che han senno , libe-
«no i Principi dalla iimidia, & se ÍUŒ dal pre<i-
•piuo con la Modeilia .
C
tlBRO <àyiNT0DEÇlMO. )op
C^iPlTO LO SyiNTO,
Effttti dtlU Indcgnmhnt .
■frW&î^A che gioua al Virtuoso il rodcrsi in ter»
S \A S namente il Cuore ; Zc con l.i taçita Inde»
Jg iVl^J gMtione consumatsi di doglia; dando i
■í'-E'ÍW'í*' se steslò la pena dtlle pazzie délia
Forrana ?
Satebbe questa la più doloroià & la più inutile
délie humane P.islìoni , Conuerrcbbcci far deeli oc-
chi due perpétue fomi , corne H:raclíto ! perche
(corne dice Seneci ) da quilunque parte l'Htipmo
si volga , vtdtà seinpre nuouí & grandi O^getti
d'Indegnatione . Siche sc di ogni Oggetto noicuoje
fi dee pertutbare il Virtuoso , non solo dourà ist-
degnarsi, ma arrabbiare , senza profitto .
Ogni Paffionc dalla.Ruuca è data all'Huomoprr
quakhe Attione . Ogni Semiuirtù dee seruire à qti.ì!^
che Virtù . Dunque la Indcgnatione , eílèndo Ra-
gioneuole > nonsi serina iv.li'interno piacere ò díí-
piacere ; ma Minolta risiieglial'Jra, & paíìàaU'Opc-
re esterne.
Sicome la Verecondia férue alla Teniperinza ;
l'Indegnatione férue alla Ginílitia . Si r.tmmanca
délie cose indegne ; & ne procura il áegnO riparo :
facendoíî Aíliltrice délia Giultitiá Hun ana , & dck
la ProuiJenza Diuina : siche , la sitnpljcç Pailione,
díuicne Elettione .
Il primo EíFetto délia Indegna'ti Jne infin del Tem
po degli Hetói , f'ù hptmmar l'^Auimo tara ,tntr.t
fil Orgtftitsi\ ond'hebbe il nome di Némtsi, cioè
%Adirata: & di ^tirtftA , CJOÌ Vindicc de' Suplrbi ,
Tal'cra quell'inuitto Alcide, ilquale, corne Delc-
gito di Gioue , douunque íbtgcslc alca i fainoso Pre-
ditore, ò iniquo Vsurp itore dígli jltrui Regni , ò
fier Tiranno de' suoi Papoli : vn i aco, vn Eusíri ,
vn'Ar.téo , vn Gcrióne -, non da cupidi^ia di preda ,
IBS 4a qtttífo hçroica- Vinù attizzato , corse ad at-
í«ratio,
iio DELLA FILOSOFIA MORALÉ
terrarlo ; & purgò il Mondo di tutti i Multri .
Ma trjl.isci.mdo que* Personaggi , che si prendea-
no maggiore angoscia délie cosc lontane , che délie
vicine : questa è quella Virtù che accinée i Giuilci ,
»* M*gistr*ii à vindícargli'Opprefli , & opprimere
gli Oppreslòri : eflèndo ttoppo ftedda qudla Ven
detta , che à nipdo degti Animali senza fiele , vcci«
de senza adírarsi .
Et raolto più conuiene u' Principi e Monarchi i
beiiesicio di tutto il Popolo ,' per abbillàrenonche
abballâre d'Infolenti , & esaltare i Virtuofi , disuen-
sando à proportion di Merito i Fauoti , e Disfcuori .
Ma le p.ìtliamo dclle persone ptiue di auxorítá ,
& dipodere: in queite ancora l'Indegnatione favn
geoetoso i ma pericoloso Erletto i dot la Libtri*
dtltá Lingua .
Se vede correre a!!o ingiù l'Onda de' Beni e de-
gti Honori à Persone indegne i & í Virtuofi con le
loro alte Virtù reítare in aicítma ; non può taccre •
Par suffocata nel petto l'Indegnatione, se non esala
per le labra , à honore délia Giustitia , & à publico
beneficio . Ma molti penfieri , sono ottimi raentre
son chiusi > che quando csaiano > nuoeiono à coluí
ehe nou li chiude. N
Nel tempo de' Consoli, eiîèndo Roma libéra , libè
re furonole yttlinù Sc le Parole ■ Sotto Augullo, co-
mintiarono à puuirsile ^Atthni , nu non le ParJt.
Sotto Tiberio le Partit , & i P,»sieri diue.inero
s.icrilezgi : & allora la Virtù con la Libertà suggiro.
uo di Roma : tslèndo incoropatibile , corse dice
Tacito , la Libtrià ecn Vlmpéro .
Bcllilsima adumjue è la Vircù deila tndcgniiionc :
ma pcricolofidupa seuza la Discrctionc.
Í.IBR.O QVINTODECtMO. JH
«»«£»€«
C AP ITOLO S. EST O ' .
Délit Mattuolcnl* , &• dclU Inuidia .
Ss&3'*î' A Maleuolenza è vnti Ptruersiti nttu~
2î T Í& ra^e ' &*oifie ^ Mate cjíruï . La
«g» JC Inuidia è vna naturel Temerjítà , che
•tj ccl»3 y? attrìîla, dell' altrM ; come liai
vdiro .
La Maleutlen\a è VHa Paflìon bestiale . Non S
parla qui di vna Maleuolenza parricolace per qual-
che OtFesa ; ma di vua innaca pr.iukà , chesiesten-
de à tutto il Génère HJtnano ; baítando ester*
Huomo per eslere da roltui maluoluto . Et benche
per la Morte ognun finisca di ester' Huoma ; noa
perclò finisce di eslere odi.ito : perche il Maléuolo
odia tutti quci che sono , & quei che furono ; íti-
roarido tutti Cattiui , & degni di ogni Maie .
Ma la Inuidia è vna Palíìone di più corta villa ;
mirando solamente i vicini , & vguali di Ei.ì, ò di
Facoltà , ò di Bellezza , ò di valore , ò di Sapere ,
ò di Profelfione ; perche vorrebb'eflère maggi r di
]<>ro. Siche l'Iimido non soffire niuuo vgu.ile : & il
MjIcuoIo non sostre niuno al M ndo : quello odia
le Persone . èc quello la Vinù délie Períbne .
L'vno e^'altro hà questo di buono , che- non fâ
maie â neslúno fuorche à se steílb : perche il mali-
gno Aítcuo iuterno, come la Febre, sol tormentï
chi l'hi. . .
II Maléuolo hà il rolco ri dente , ma fiero e tonio :
perche ilgioiredell'altrui maie , è vnpascersi divele-
no. LTnuiJo lii l'ocrhio líuijo.il volto squalido,
îcamm igrito: perche i'affliggeríî dell'altrui bene è
vn rodere ilproprio cuore
Publio Siro, qtiando vedea mesto &: afflitto Mu-
tío, huomo muidiofo ; diceua : O qua/che Maie t
eiuuenuto à ,'íit?:o 6 ai altri qualíhe Bene .
La Mtleuo'enza taluolta è Passion virile : ma la
Inuidia è sempre Vua Paflìan vile : perche la Male
uolenza
|U CILLA HLOS. MORAIE
uolema odul'alcrui difetto •- & la Inuidia odîa l'al-
trui pctsettione : R: perciò è meglio l'eflète inui-
diato , chc maluoluro .
Ma chi odia tutti.: mérita di eflèr'odiato datur-
ti , corne huomo inhumano : & chi inuidia ad alcu-
no , mérita di non esserc inuidiato da neflìino , co
rne huom pusillanimo
Benclie la Maleuolenza íc Ialnuidia siano simplî-
ci Paflîoni interiori ; nondimeuo anch'este riscalda-
te col tempo , cagionano maluaggi ErFetti elteriori .
II primo EfFetto à.e\Maltuch è, l'ester Mtlcdict .
Gli Anímaluizi che non han forze , hanno l'acul.'o >
come le Vespe : 8c il Maléuclo che non può nuocc-
ie co' fattí , nuoce non la lingua : onde pet Simbo- .
1o di Archlloco fuxono incise le Vespe sopta la sua
Tomba :
,«■ Qnesto è fimilmente il primo ssorzo délia Inui-
dia , come più putìllanima : perche sconfìdando di
superat l'altrai merito , procura di auuílirlo .
Drance, inuidiando il Valor di Turno, ne d/cea
maie . Codro , inuidiando 1 1 Iieale Iliade di Home-
ro; gli Icristè contro fHtmcrsrxdfiige ; cioè, la Sier
ra di Homero . Meuîo, inuidiando la Diuina Enéide
di Virgiiio: gli íciiílè cotuto l' Enciiomíflìgt : Por-
cio Larrone , inuidiando l'inarriuabile facondia di
Cicérone i gli scrifle contro il Cictrmkíììgt . Fla-
gcllatori degnt di ester flagellât! .
Chi crederebbe Che anco vn'Horóe feflse capace
di qtiîfto viliflìmo VttioJ ? iCesare , inuidiando la
Fama di Catone , perche tu esaltata da Ciccrone ;
gli scrislè contro l'*dnt!c*tt*t.. Ma tutti finalmeiv
te accrescendo honore , sgl'Inuidiati , dishonorarono
sc medesimi .
Trouafi vn'Animale (Bónaso il chiamano alcuni )
che non potcudo con le rintuzzatc corna orfcaile»
re i Cacciatori , getta contro loro vna ordura , ne-
ra «orne inemostro , ardente come fuoeo , putente
comelaStige. Tanto fanno i Malédici i in ciò dif
férend, chc co' loro sordidi Inchioílri scorcano so-
Jamente se iteslâ .
Veto è , che nc la Iniùiu ne la Máttmlnf* si
ferrruno
tlBR.0 QVltfTODECIMO. }ls
ftrrnano nellc parole , ò iiegli sciitti : perche ogni
Vitio hà vn mouimento , non inílantaneo , mapro-
grelîtuo . Dalla Maleueltn\a si procède alla Mote-
dicen^ji : d.:l!a Maledictti\a , alla Maliscer.^a ; pur»
che habbia forze .
Quel prememor.iro Tiniónc Atenirfe, detto il Mi-
sántropo , cioè l'OJíatoc dcgli Huoinini ; non sol de-
sideraua, ma procur.uia l'annientamenio di tutto il
Génère Humano . Mai non fece buon viso i niun
viuente , fuor solamente ad Alcibiadc bellistiino
Fanciuletto : di che marauigliando í Cictadini : Ken
vi flupite ( riípoíè ) i* ame ijuefto Pargelette t perche
io preuegge che sarà la ruina dilla nejlra Patria ,
t di tutti Voi .
Questo Tirr.ór.e con h homicida sua Filosofn ,
trahea le Genti ad impiccarli : 8c solo amaua la Vi
sa, perpotec godcrc dell'altrui Morte.
Salito vn giorno in ringhíera , t'ece al suo Popo-
10 questo imnto . Ho ie allate alla nia casa vn
belCsArbere di Fia , à cui gii melti di vei fi son»
appefi . fiera il mi cenuien succìdere per fibricare l
CÎr perde, se alcuni di voi si vuote apfendere, venga
teste .
_ Crudeliífinio Voto : ma più crudele fu qucllo di
Giulio Cesare : il.ju.il lallo honnai di troncar tante
Teste de' Cittadini à rainuto : dcsideraua che tutto
11 Popolo haueslc vna Test» sola , per potcrla «on-
care in vn sol colpo .
Non è tanto gencrale il Voto délia Inuidia : ma
eglié più perfìdo . Perche la Maleuolenza c libéra ,
e scoperta : rua l'Inuidia , perche pusiUanima , c
tradittice .
Apeua il Mondo vscì dalle fascie de! Cáos , che
ne vide il proditoiio esempio ne' due primi Fratelli.
Infallibileauguiio, che il Mondo eosìdouea finire,
corne cominciò . '—- .. "
MA dirai tu > In quai maniera pest'it ttmpart
da qucstc due Tefli Maltutlen\a (T Inuidta !
Socrate , ricer.rato dal suo Alcibiade , comc po-
teslé fuggirTlnuidia : risposc : St tu viuerti da Mar-
ííti ; che fù il più sciocco , & il più vile del Gre-
O co
co Elercito. Mi questo èrimcdio peggiot del maie .
Rjlpondo adunque à Gente Honorata ; che il gê
nerai rip.u o concro alla Malcuolenza & alla Inuidia,
è il giugiiere à tanco alco grado coa le Herehht
xAtthnì , che la Malcuolenza fine innamari , JSc la
Inuidia ttta'mtntt dify-rì di vguagliAre ,
Se piccola è ta Virtù , la Malcuolenza la confon
de col Vitio : & s'ella è médiocre, l'Inuidia ípe-
ra di opprmierla. Ma s'ella è cranscendente : il Ma-
lúiolo si vfrgogoa di odiarla , pernon efltre da tutti
odtato : & l'InuiJo d'inuidiarla , per non estere tía
tiitti beffeggiato. Anji allora la Maleuo'.enza diuie-
ne Inuidia, 8c la Inuidia diulene giaulatioue , com-
p.itibile con l'Arnore.
In oìtre , con la HwtfictnX* si corregge il vcle-
no délia Malcuolenza : & con la Modesli.i si spe-
gue il fuoeo délia Inuidia , ilqual con l'Orgoglio si
accende .
Ma se dopo questi tipari , il Malcuolo vorràtut-
tauia maluulí rc , & l'Ii!uidiolb vorrà iuuidiare ; la-
sciali c.istigate à lor medesinii . Hiarbíta , forzin-
dolì per Inuidia di ag^uaglíar lafácoudia drTimá-
ginc , alfïn crepò .
DELtA
D EL LA
FILOSOFIA MORALE
LIBRO SESTODECIMO .
«&J
DELL A GIVSTITI A,
ET DE* SVOI ESTREMI.
CAPITOLO PRIMO
CHS COSA S1A LA GIVST1TIA.
Jc V A
ISTERIOSAMENTE fauoleg.
giarono gli antichi Filosofi che Gio-
tie ncl Secolo di Ferro , temendo
non tutti gli Huomini cot Ferro si
eílerminaslèro frà loro i m.mdò in
| i » » i Terra due Numi salutari , il Tuât-
rt , & U Çfiufiltia : accíoche coloro
íquali non erano rit'nutc dalr'ing''nuo Timor <ii
Vergog'ia ; folleio rarFrenati dû seruii Timor dél
ia pcna.
Sauinmente adunque il nostro Filosofb , dopo la
Verecondia fà comparir la GlvSTITIA , Numc sot
te e tremendo s senipre amito 6c odiato ; buono a'
Buoni , te nocenre »' Noccnti ; porche cieco ai Joui
& sordo a' prieghi ; tenendo la Spada & le Bilanci ,
peíá 1c colpe , & le eastiga .
Questa dunque , délie Virttì che sinquì sono corrt-
patite , è la Reina : ò si consideti la sua Dlfniri ;
perche ella (ìede frà loro rantopiù sublime , quanto
più alto Solio i la Voluntà , che il Sensitiuo Appetn
(O : ò si conlìdcci la sua TtffimX* ; pecoche quelle .
O i rego-
Jil DELL*. flLOSOFlA MORALE
rcgolandu 1c PalUoui iwctne , riguardano il Ben prî-
u.uo : & quelìa regolando le Attiooi cstetne , ri-
guard.i il Bto commune ■ ítcouieruaia , conlemâ'í
Re^ni .
Ma qtù conuienti rifouuenire di ciò che gi.ì di-
cenvtio atprincipio ; Che le quattro Viuù Cardinal!
si poflòno onsiaejaie , ò corne qii.mro Elcincnti
necellàri A cialcum Vim\ Morale ; ò come quattro
Virtù p.uticobri distiiite di tutte l'altre pcr il pro-
prio Oggerto .
Cost dnuquf b OinfBtta Elimtnttrt R troua in
tuttc le Virtù , Inquanto à tutte è necellària ia Rc t-
titudine oclto Voluntà -, & chi opéra moralruente ,
opéra rertamentc . Ma h^iu/litU PurtUtUrc che
qui si ccrca , r.on può compacité sotto altro nome,
che di Çiusihii .
Tuttaì'opcra dunqu; consiste nclrînuenir la pro
pria , & nuestreuole Definitione délia Giustitia di
cui si ragiona in questo luogo : inchicsta di più alto
Jauoro che tu non credi .
IL noir.ro Filosorb , sicome nelle ardue Que stioni ,
non moltra suSito le Desinitioni, nu le ricerca ;
odorandone i vestiji dalle communi scntenze ; pfr
csaininale dopoi col fuo giudicio : cosi circa que-
sta Virtù , più nobile & importante ; mà più auui-
hippata & confusa délie altre ; dalle più tàmose De-
finitioni d?gli altri Filosofi raccoglic questa Dtsini-
tìcne .
La Giustitia , è vn'HMtt ■ fer cui CHutm» ì in-
clinnt» elle ose <Jiufle , & i farte , & à vtlerle
fa,..
La tngiulritia , è vn'Haíite » fer cui l'Huemt i
inclinait «lie erse InfinHt , (7 à strie , & vtlerli
ftrt •
Doue dei tu oslèruare, che questa non èlamae-
strale & clìtta Desinitioncdi' Aristottlc circa la Giu
stitia ; corne altri si credono : ma vn complelîò di
' rc Dtfinitiom degli altri Filosofi > alcnni de' quali
definiuano la Giustitia dalla tlifpofitione del Giudi-
ti» iutellettiuo ; altri dagli ElFecti k altri dalfHi-
í ito délia VoluDt», Mí tutti podeado il Giusto pec
pro-
LÎBR.Ò SISTODIC1MO. )1*
fffipíío Oggctto délia Giuítiii.i , laiciauano al bai*
cm cela il Giufto si toste .
Takhe îî Définition di costoro hi lósegJX) di
vn'altra Uefinitione : conte le imcnognii , Ckc tas*
i/a FortêK* ! rilpondtllero ; I lia i vu Mutin cbt
inclina, á far le Optri fini : a' quali tónuien re»
f!icarr , Che usa i sOptra fttttì 3c «jui ítà tutco
iì dirEcile. 1 .
Ma il nostro Filofôfb , oceettando pcr quafito va-
gliono qricstc communi Stnienze, le chiama primi
lineamenti délia Giustith : volendo dire , che lopra
queita s'.ozi.uura ûpri egli con più nui colorí «ii-
pirjcrc la pcrfeua Ima^ii.e délia Giuíb ia, con la
rláttta Uefii.i.icne , dopoi thch.uit.ì chiarito clic co
in sia il Giuftt .:
Ma intamo da quelle Définition! egli ritrahe quev
ste generali notifie , che incominciauo à spianaic ít
emino ali'ardua impresa .
ta Primai, che la Giustitia nen è vn'Habito cl*
lettiflchi le Paffioni , corne le altre Virtù chr li leu
dette, in ordine alla bontà dt ll'Indim'duo : ina ret»
linct la Vo'jsit.ì , in orditie alic Attioiú esttriori che
riguardnno il bene aîttni .
Siche, nelle altre Virtù si considéra principalme»-
te conné l'Huomo fi.iírsctto : íc conscquentemenre
corne operi : ma nella Giultitia , fi considéra princi-
palmente come opeti FHuomo ; Ht. constguememeu-
te coine egli fia affetto . reroche le Operationi ria*
scono dalla interna dispositione »
Inoltrc, ciiela rettiuidinc délia Volunt.ì suppone
la miitudinc dcll'ImelSetto pratico > frr,za cui clia è
vna cieca Reina letiza guida ; potctuìo bere la Vo-
Juntà risiutare il retto consiglio , ma non opru retca-
mente íënza il retto corsiglio dell'lntelletto .
Ma seben l'Intellcttn tonofta le cose Çiuste, & le
Ingiuste, te laVoIumà fia libéra à çj-.este- & à quel
le : nondimeno l'Hab'-o de!!a Giuttjtia inclina sol.t-
mente aile Opre Giuítc 1 tt la Ingiustitia aile In
giuste .
Perche la Cognitione si esterde à-due contrari \
ma l'Habito è determin.ito ad vn solo . Sicoroe la
O } Scien-
}io DPttA FflOSOrlA MOH.ALÏ
Scienza délia Sanità considéra h S.iriit4 & la Infcr-
miti : ma l'Haoito délia Saniti inclina so!ainent«
aile Attioni fane • Siche pec ester Gitilto , basta di
hauer l'Habito detla Giultïtia : ma per insegnar che
fia la Ciustitia eonuiene ancora insegnare che tu í'In-
giustitia . *
Finalmente conchiude , che glí Habiti inrerni si
conoscono dalle opte esterne; & da vn Coiitrariosi
conosce l'altio Contrario': & in quante Specie si di-
oide vn Contrario > l'altro ancor si diuide in alrre-
tinte.
Ferciò la Giustitia & la Inghistitia si conoscono
ueramerte dalle lor'Opre : ma dalle Opre Ingiuste
più facilmente si conoscono le Opre Giulte : quan
te sono le Sperie dcU'Ingiusto ■ tante sono ajtresì
le Specie dd Giusto .
Et eccoti, che di questo lomano & alto giro scen»
de al conoscimenso del Giusto , & délie sue Parti ,
trahendolo dil suo Contrario, in questa guisa .
ÌN due manière sogliamo intendere, che alcuno
opeti Ingiustamente : l'vna , s'egli opéra contro
alla Leigt seritta : l'altra , s'egli opéra contra alLa
Etjuìtà naiuraltyi tiuìh. L'vno si chiama llligalt ,
perciie non dona aile Leggi il suo douere , eslendo-
obligato ad ollèruarle . L'altro si chiama Iniaxo r
perche prende piw de* Beni , ò manco de' Mali dj
ciò che deue, viuendo vita Sociale •
Hora noí parleremo primierameme dtlla GìuRi-
fia Lcgaft > che si oppone alla Irigimflìiia Ltgalt s
lí dipoi délia Equità , che si oppone alla /niauhà :
chiamando qiiella , (jiuíìitia ffmtrali ; Sc queíta ,
Ciuíìiiia Partùiian .
(£43? <5t*3P
tIBR'O SESTODECIMO. jii
** * ' * •
•'• e^PlTOLO tECOt^DO.
Villa GiufììiU Ligalt , & Centrait .
C^iPlTOLO TE\7.0
Del/a Equilà 1 0 Gin/liiij Pzr tut/are •
•ij* Wjj>3 Ebcne ogni Virtù siconfoimi al Dcttame"
Sri délia Legge N.uurile : non c perciò che
<» * * ogni viaù proptiamecne si ciìiami Giu-
^"KH-^- fiitia & Hquit* Purticciare .
Alcune Attioni vitiose si veggiono fra' Mo rali ,
che non ficl.ijm.ino col nome di alcun'.iltro Vítío,
seno.i d'Inicumà , ò fia Disuguaglianza circa la p.ir—
tecipatione » ò distributione de' Bcni & de' Mali nel
cominercio humano .
La Fugi dalla Pugna , l'Ebrieta1, laRillà, benelie
siailo trauiamenti dalla Legge Naturalc ; portai
tmt.iuolta il proprio nome di Co'lardia , d'intem-
peranza , e d'Iracondia . Ma il prendere in detri-
nicnto altrui p'i'i che parte de' Beni , ò manco de*
Mali ; non hà il nome di altro Vitio che d'/«-
gadiik : laquai restando fia' Priuati si chiacia /is-
£ÌkF}it!a Tartiítlarc .
Veto , è che raluolta i Vitij S danno mano . Co
rne le Góígoni s'imprcitauano fcà loto l'Occhiove-
nérìco & commune : cosi l'vn Vitio impresta all'al-
tro la fin Malitia . Onde auueria die la Ingiuítitia
siconfonda con alcun'.-.ltro Vitio; ncllaqual mesco-
lanx» ,l'Opra vitioûîpíenie il nome dal principal
fine .Aft'Operanteu ..i. ■ j 1 .
Chi tuba per adulterare , ê píù Adultcro che La>-
<ko 1 te coi adultéra per rubare, è più ladto che
Adtiltero ; più Ingiuito che Intempérante. Due dé
liai' tooeôrrono iii vn dïlittoi íc la principale jii-
tcntiòrie spécifier principalmeute l'Attior.e . Ma la.
propria Malitia délia Ingiustifia Patticolare , benche
niesrol.ua con altri Vitij. , è solarncntela inequa/ità,
Che i Laiinichjatnr.no Jnitjuhà.
Se duncjuesi troua vna Ingiuítitia p. rticolîte, son»
íata «ella Inicjmtà : ncccslaiiameme lî troua vna
QiufiitU PartifUri fonclata «ella Equiti ; non pren
r
DELÏ.A ÏPIOSOFIA MORAIÎ
ienào per se , ne distrituendo agli altri più derBìe»
ni, ò raanco de" Mali di ciò chc deue»
Qaesta è quclla Libr* ; chetiene in mano laVcr-
gine Astréa , cicè , l'inccrrotta Giustitia , ch'eflêr giu-
st.i non p ò , se l'vtu e l'altia tance non hanno il
peso eguale.
Qucsta è quella Mi/ira che si pcneua m mano
aQa Dea Némesi : ii cui inczio era il Giafit , e auto-
eiò che declinaua verso gli estremi , ò eforbitaua,
dalla drrittuca, et» l'Jugiuftc . Et Shnbolo di questat
Misura è lo Scettro degli Re , & la Verga de* Giu-
áici: significando quel Oggetto délia Giustitia, chc
fi chiama j! 1(ttiti , il Gitfto , la Egualità .
Gîustitia dunque è vn Nome Gcnerale , ilqual'vni-
nocamente si diuide nella Giustitia Légale , & nc!b,
Equkà . Bellíííìmc SoieHe , & degni Parti dclla Ce-
leste Aftre'.t ; ma la Minor di et» , è la Maggiore
di degnità : & la Primogenita , perche più inno
cente t è nren pregiata .
Tanto è piíi Gioûiie Ta Gîustitia Légale , che la
Giustitia Particolare, quantoèpiù arnica laEquità
che la Legge . Ma quella , Dota col Mondo , altre
Leggi non hauendo che quelle délia Natura ; nelle
anguste & àffumate capanne d'incrmi & innocent»
Pastori , più amau che tcmuta , priuatamente ù
viflè . . » ■
Ma la Giustitia Légale, nata dopor nel Secolo de*
Radamanti e Dragoni , coronata di raggi , e circon-
dara di Fasci e di Satéllhí, siede;. riel Régal Trono »
più adorata che amata: perche molto amar. ibn ft.
può ciò che si terne. " .«!«' - i.« »»■ ú
Simili dunque Sc dissirniU sono ftà loco . £iruílt>
cjtianto al Soggetto : perche l'váaí l'altra fono V it
ti relatiuc , disponenti la Voluati aile Attioui este-;
riori che riguardano almú . Ma dislìraile p*r il Ftut,
per la Mmtria, per gli Ofgtlti , íí per H ftrtM -
Peroche la Légale , fondara nel lœ publico , riguai-
da il Ben commune t l'Equità ristrttta nel luipt».
uato} rlguarda il Ben de' particolari . : < .cuo .
QueHa è'circa i Bcni che Màli.cflèr nonpDÍfcnob
ejoè, lc vfctù *he sempte sou bwoue : questa .è cii
LIBRO SESTODECIMO. w
caí Beni ciie poslòno efler mali all'vno oJ all'altro
Soggetto particolare : cioè i Beni Ccrporaíi ,1e \ic-
cktfjfy , & gli Hnnori .
Quella si varia sccondo la vaiietá de' I.uoghi , e
de* Tempi à giudicio de'Le^iàlatoii : ma la Equità,
dettata d..! la Natura vniucisal Madre ,iu ogniiuogo
c la medesima . > ■
C^iPITOLO 3JV*A\T0.
Dell* Epitfiéìa.
&&ëìty RA' la Legge & laEquitâ, vi è vnamei-
S r S m Giustitia , che interpréta la Legge
* * leconJo la Equiti : & quísta Grecamente
■Ç-í<ï>3-fr íi chuina EpiftU.
La Legf,e giusta si de' santamenre ofleruare : la
ingiulta si de' aslblutamente annullare: la dubbioíast
de' tiui„mcntc interprerare .
Mctcllo mutò interameme le Lcggi dc'Turij con
quelle de' Romani aflài più giuste : & gli Ateniesi ,
con quelle dí Solone mutarono le Leggídi Dragonc ;
L<ggi apunto da vn Drago , e non da vn'Huomo :
scritte col sangue , non con inchioíiro , perche ogni
lieue f.dlo , puniua col più graue supplicioi toglieu-
do il somma Bene délia Natura à chi hauest'e toko
altrui vn piccoljlsimo Bene délia Fortuna.
Inhumana era la l egge di Tcante in Taúride ,
di sactifìcare à Diana ogni Pcllcgrino : onde il P«l-
legrino Oteste nel procinto di eflêre sacrifìcato , sa-
ctiricò il Lcgislatoie, & col Sangue 4i lui canccllò
la sua Legge. . .... , -j
I Romani , non cancellarjono le Leggi délie Dodici
Tauole, ma le imrrprecjrono : ende i loro lurecon»
sulti nonfurono chiamaci Riformatori , ma Interpreti
délie Le,gi .
Alcuni t^iiadti di prospettiua , se li miri da vn lato
ti r.'ppresenuno vn mostto i se d.ìU'altro , li rappre-
sentauo vna t'accia humana . It alcune Leggi lcttcral-
incntc mime paiono fiere : fauouuolrnence intet-
O 6 pretate
;it DEUA ritOSOFIA MORALE
ptetate con li Epichéia saranno humarie .
La Malitia più inclina alLi libcrtA cbe all'oiïêF-
uanxa : & perciò k Legge più inclina al terrore , che-
alla clcmenza . Ma la Epichéia corne Arbitra Bc me-
diatricc frà l'vna e Paîtra ; guardando più costo a*
pensicri r che aile p.irole dcl Legislatore , stima or-
tima Legge il patrirlï talaolta dalla pablica Legge.
La Natura , che de' fuoi beneficij mai non si pen
te ; intende alla conferuatíon délie cose per proprio
instiuto ; alla corrurtione , ptr accidente : & la Ecjui»
tà che si conforma alla Natura; mira piùtoílo alla
censcruation , che al suppíício de* Ciitadini.
Creontc per la str.ige de' Tebáni salito al Regno>
di Tebe ; cor» tigorola Legge ordinò > cbe íèpcllito
sestê vhio , chi sepellhia morto Tcbano ; Antígooe
pietofà , contraueneudo al bando , scpclU Polinice
i'uo Fratello .
Qucsta chiamata da Creonre in giudicio, ftanca-
mente rispofe. tíï h , Crttnte ; víidita alla. Ltgfe »
Arfl« à quella , fhe bitrValtrt tu impontíh a Tftià-
ni: ma quella fchê da tutti iSecvli, à tutti i Poptli
ì statu rmftíia ,
Questa era la Legge di N3tura , ancor dalle Forroi-
che oflêruata . Et questa è l'Equità ; con laquale An-
tígonc interprété piùúnamentela Legge di Ci conte,
che Creonte medesimo, jlquJl'baueafatta. Cioè
Che in quel diuieto mn si umfrindia la Serilla
itl Disent»; tjsendt contre al Drittt Saturait .
Bunqut il primo vfilcio délia Epichéia è , mode-
rare con la Equità íl rigor délia Legge Scritta: per
che il somma rigore è somma ingiuria .
Vn'altto vrHcio è il supplice con la Jntcrpreta-
tione alla breuità délia Legge .
Nelle Dodici Tauble , le Leggi erano poene . &
le parole erano coite : c taie vuol Platone die úarr
* Leggi .
Non i ípedirnte al gouerno délie Republiche la
moliitudine délie Leggi . Quando fr uonca vn tral-
cio alla vite , molti ne naseono ; 8: prendono se-
condità dalla falce : & la falce délia Legge molti-
plísa « deUtti , «noltlulicando i- diuicti .
- • Molto
tlBRO SESTODECIMO. ;«r
* Molto mcno c spediente la molutudìne délie pa
role : perche , corue diceScneca , sopra ogniparòli
délia Legge nasce vna Lice . Giulio Celáte volea tì-
torn.it'il lus Cíuile a va piccolo volumttto : ma í
eclrelli de' corgiurati vccilao coiì txll'opra dentro
il iùo petto . î. "
Pcrciò quelle prime Lcggí crano come i Rerponsi
degli Oracoli ; tanto più venerandi quanto più corti .
Mi siemne l*Ed'nuo , instinto dal yimioso affl.íio ,
interpretaua l'Oracolo ; fuppleodo à ciò che quello
raceua : così l'Huom O.uio , seguendo la natural'-
Equità , interpretaua la Legge mutola ; te fàcca par
la re il mono Legislatore con la sua Voce ,
Apelte dtpingca le figure prir.cipali , lalciande g!»
fiioi Dit'cepoli dipingesliro quelle opère più minute j
ch'egli ehiaimua Ttnrga ; cioè finimenti ocabbel-
limemi dcl l^uadro : così le prir.cipali Iniagini dél
ia Vita ciuite , furono detineaie sopra quelle Dojici
Tauole i lasciando che nclle coi'e particolari , l'£quH
v\ degl'Intcrpréti defle all'opra compimento .
Aggiungafi che qiiantunquc le Leggi fosléro state
diffuse , eglí sirebbe molto difficile di applkatle a*
easi índhiidnatj ; a' qualiil Legislarore non può pro-
uedere , perche non li può preuedere , non eflendo
indouino .
Le f ircostanze son quelle > che sermano, ò ag-
grauano , ò minuisconoil deliuo. Condanna la Leg
ge chi aîtrui ft ri te Alcuno hauri ferko , ma leg-
giermente: haurà grauemente feiito , ma non vo-
luntariarotme : votunurio farà il coJpo , ma non li
bère : suA libère , nia prouoeato da graue orRíá : chi
alrrui prouoea , cercá di eflere offelòi 6c ingiutiauon
lì fa à chi la cerca
Gli Architetti , per lanorare i marrai délie co
lonne tkonde , non adoprano il Ttsgoh Ai tiMítt ,
di rigide scrro & infleslibile : ma Sl(?gili Lrsíio di
piombô ciiiitto inSemeSc pieghtucle ; adattar.do »
non il inarmo al Rcgnlo , noa il Rcgolo al mai me...
Regola di feno è la Legge , & Regola di piombo
è la Equità : arpbe dit it te , perche fondate nclla Ra-
giont i m» <fu«lU inuariabilmcntc considerando il
' ' Caso»
}xS DELLA mOSOFIA MORALE
Caso , & non !e Circoltanze , è troppo rigícla : que»
sta considerando le Circoítanze, si piegacic si varia;
aggiustando la Legge al Caso , Scnon il Caso alla
NeceíTària finalinente è l'Epichcta per concordat
le Leggi ; quando frà loto paion discordi .
Era vna Legge in Atene, che nrun Peregrine salijse
fipra le Mura . Vn'altra Legge otdinaua, che sonats
dafi a/l'^rme, tutti salijsere sopra le Mura . Soloile
Législature parue vn'Oracolo parlante Ambági .
Ellèndo adunque Atene ass.ilita , Sempronio , fot-
tiífimo Peregrino , sali 1opta le Mura i & precipitan-
do il Nimíco già salito & vincitore ; liberò la Cítti .
Sempronio tri* publici applausi chiamato dauan-
ti al rigoroso Arcopágo : (ù accuíato di contr.nien-
tione aìla Legge dt'Pcrcgrini : dir'eso dall'altra Leg
ge del gênerai concoriò . ■ j :
Vna Legge combattea contra l'altra . Questa con
I» gêneralità , derogiuaalla Spécialité : quella con la
ípe^ialirà-idcrogaua alla generalità : îc í'infelice tri
le due Leggi ftauasi- ttà la mazza & l'incudine ; tr.i
il Trionfo & U Supplicie
Fù dunqii" nectlliria la Epichcia, accioebe!, intre-
pretando l'vna e l'altra Legge dal lorofine; il Vin-
eitote non sosie condennato iligli Atcnielì , & g!i
Atenifsi dalla Fama, di liauete veciso il Vincitore
per non prerniarlí* . .
C> ÍA* intendtsti che la Giuftitia Légale mira il
J fieti Piiblico ,&tj'Particol..re jl Ben.Priuaio :
Sc cortseqfientemente quella si appartieqe al Politico
yer rafroteimi i.cgislaeori : & queíta al Morale pet
lire ottimi Cittadmi . . .
II nostro Filosofo adunque ,'de'JV:ia, e de!l'a!tr.i
Scirnzi Piotomacllro , riierbandosi al Libro délia
Politica i) trartar délia Giustitb Légale: Katta qui
íolamente délia Giultitía Particolare , diuidendola
in due Specie adéquate, secondo le duc principali
Opcrationi di Ici »
1IBR.0 SfSTODECIMO. }%»
«» ,
C^APITOLO gVll^TO,
Delta Çhtfihì* DiflriËutiua , & Cemmatatime
in gentrale »
i Kg-
LIBR.O SESTOBiCI MO. n*
i Pigméo. ì Gijante.
C IT 9 LO VT^DECIMO.
»• . i>cl Im Htrílt , litrfi i Scrut .
OTREBBESt primieramente>ccrcare , se la
* p «g Sema» sia délia Ragion Naturale : pa-
2> *■ 3! tendo pure che la Natara di tutti Madre,
■jfrfíW-ç?- tutti Libeti habbia voluti.
Egli è d'auuertire , che la Natura Particolare mi
sa fcmpre la Perfettion délie eose Patticolari . Uì
ferche , pet difetto délia Mater ia , non tune le co-
fe poflemo tiuscir Perfette ; non è pertantolmpet-
fettion veruna , che alla Natura vniuetsale pctfep
lamente non serua per çjualche publico beneficio .
Non tutti gli Frutti di vn'Atbore prouengono con-
ditionati e sani pet le seconde mense dcgli Huomi-
nì ma niun ftutto« cosi acerbo e fracido, cU non
fcrua di paíto agii Animali , ò di Fine al Sucb .
Miuna cola al Mondo è soperchia .
Tali apunto son gl'ingegni degli Huominï . Altri
■ascono cosi accorti f petretti , che paiono formati
pet commandais : & alcri coù ltolidi c sceruellati ,
«« yaiono dtstinati à scrujre : perche , çhi non hà
scano' '
IIB RO SESTOD E CIMO: W
íènno ptoprio , dee régieisi col senno altrui .
Hor quesli è l.i Struil» Satumîe : vtilc â chí
fente Sc à chi commanda : perche niuao è così di-
sutilaccio , chc non fia buono à sugger'acqua ,' ò pot- '
tar faíci , ò guatdare arment! : opre che ad vn per-
fetto ingegno mal si conuengono : & reciprocameu-
le , chi ad altrui seruc , dell' altrui viue .
Quel clie si dice di vn'Jndiuidito si può dir di vn
T'polt intero . Ncll'America si son trouate Nationi ,
ò cantó crudeli, ò tanto stolide ; che viucndo co
me Fiere , ò come Atmenti niun beneficio maggio-
re poiea loro auuenire, che Peslère soggiogate . Et
ín questa guisa i Romani beneficarono i Sá.-mati ,
gl'lllnici , e i Gelóni ; col fârgli schiaiii , per fargli
Huomini . Ma conuerrà distinguerq ttà Scruo , e
Schiauo , come vditai . ...
T T Ora , ciò che si è detto del lut Pairrne , à pià
II sorte ragidne si deue intendere del Itu Htríle s
cioè , del Padrone verso i Serui .
Degno è di libertà chi mai non la conobbe: de-
gno è di pietà chi la perde per isciagura : deguo è
di seruire chi la vendè per denari . Ma in qualunqu»
modo , la Scruitù rimuoue la Società, & per confie»,
guenza il lm Ciu'li . >••-"«
Anzi,tra'l Figliuolo te ilPadre, senon è Società,
yi è però Amore : ma con la Scruitù tanto è incotn»
patibíle l'Amistà ; che seconde» iipioaerbio aotico\
guanti son Strui , tanti soft Tfjmiti . ■,«»
- Chi lempre desía la Libéria , non può ama re la
Jéruitú : & chi odía la Scruitù, non può amare H
sadrone : &guai a' Padrani,se i Serui sinumeraflèroj
L'Vcello ingabbiato, benche ben pasciuto , «erci
<<igni feflìira de' suoi mneelli per isfuggire i£i il-Ser-
uo desidera píù tosto ester mendíco e hbeto , che
nutriro e nvincepato . Aggiungasi la misera vita dél
ia Scbiauitudine ; p ù v-le & piùfaticosa di quella .
lie' Giumenti : lfcarlá di cjbo e Carca di serti ; fk se- '
tondo il lus xntío , così soggetca alla libéra poteftì
-del Padrone , che Vedendo il Padtone, vedea ilCa*-
nctìce « Et ci niaraiiigliam» poi, che quanti Serui »
íoflero fcum Nwiii í V- » *v "
S-.. :<j ïilippo
ftl DELLA FILCSOFIA MORALE
Filippo Macedoncsc , hauendo cspugnata &: aria
Olimo CittA degli Atcniesi ; vendè ]i Cittadini alla
Caustt. Parrásio famcsiflìmo rittore Ateniese , pcr
dipinger Prométro cruccinto da Gioue (òpra lo scc-
glio, coroprò il piùNobilc, il pin venerando & il
più afflitto Vecchion di Olinto .
Pet rappresentare il sembiante di Promítcp , ba-
ftaua quel volto squ.ilido dalla fama", Cs: d. 1 dolore
di h-ucr perduta la Patria , i Figliuoli , le RicchczzCi
& la Libectà .
Ma Parrásio per esprimere più viuamente g!i tratti
«Jet -,iso addolorato , il liuidor degli occhi , l'enfia-
tnento de! petto , I o sfono de' nmscoli , la fpiccatu-
Ta délie ofsa di Proméieo, fecc stendere igmidoquel
huon Vecchio , & con tanta violenza fè ftraziare da
Torcitori quelle membra semiuiut, che ilmiscto di
ípasima si morì ncl tnrniento.
Trattò pejgio Parrásio il Scruo , che Filippo il Ne-
mïco . Filippo non l'vccise ,per venderlo: Parrásio
il comprò, per vccitíerlo . Anzi peggiofìì tormen-
«ato l'Innoccnte Olintio dal P.-.dione amico, che il
Reo P:on:e'teo da Gioue irato . Gioue íòlamente l'af-
fcsle pcr pur.irio : Parrásio Fv'ccíse per dipingerio
nfflitto .
Ogni cosà al liccntioso Pittcr'è licito di dipingerei
ma niun'álfro Pittore si fece licito di vecidere l'Ori-
ginale , fa dipinger i'Inugioe . Ma la Içggc permet-
«ea m.iggior licenia al Padron , che al Piucre .
Ridamanto nel giusto suo Taglione , hauria con-
«lenpato Parrásio , ad eflère dipinto in forma di Ti-
«io , con l'iltess'arte , con cui haucua csli dipiao
folintio in forma di Proméieo.
NE' nostri Secoli più humani , più giusta & più
sicura è la condition di que' Serui , chepatttg-
giando 11 lor scruigio ad arbittio ; con viccndeuole
Commutatione , danno le lor fatiche , & riceuono il
meritato salarie) : & così fccilmerìte fàcendo diuor-
«io corWa Seruitù , corne spoíàndola , emancipano se
fteflì píû non yolendo seruire. Non mancano mai
J-ldrcui a' Serui, ne Serui a' Padroni .
Wrta guiti si congiiigne la Secittà con l'Ine-
gnalità
HBRO SEîTODICIMO. #r
gua'.îrà-, la Libertà con la Seruitù , & il lus Heríle cot
lus Cíúle . Siche 'la Famigìia è vna pkcola Rtpu-
blica i il Scnio vn piccolo Vaifallo ; Sc il Pudrone vn
piccol Re . '" ' *
Hen qiifsti son Serai , ma non Nemici rlel Padro-
ne > perrhe non forzati : anzi son cari amici, perche
bcm fic.iti î & perciò più fedéli , perche più amici .
Con questi trattá più ciuilniente il Paarone , sa-
pendo per cottdiani casi, cjtunto facitmente può egtl
pailàre nella 1. ro somma. Ogm Seruo èvcnuto da
vn Re , & ogni Re è venuto da vn Seruo . Anzi per
che ogni Sígnore ítì sotto vn maggior Signore ; eosì
tratta con cslì , corne vcircbbe dal maggiore cflcj
tratrato . *
i «n «4 mr
C*AHT'D LO DV O I>EC I lí O.
Dtl Im Mutilait.
' OLTO più diffii.il cose è il dítfinire quai
JS? \jl 2J J0
•g iVl^ '"s ch'egli
debba chiamarsi il Mutilait
non fia , ne ; paren-
del Im Dìuìko",
■frfSH* ne del Ciuilt , ne d,llt $i rai , tìé del
'Q^atura/e . "*.»
Del Dtuim non par che fia > perche ciafcun'Huo-
mo sarebbe obligato à prender Moglie » reo di
tann homicidij , quanti Figliuoli per istracufanz»
di Nozzc , non tributaflè al Mondo , 6cJí Dio.
Anzi ranto è púì gradeuole à Dio lo Stato Virgi
nale che il Maritale ; quanto è più limite alla Diuina
Natura loSpirito, che la Carne. Che s'egliè giudi-
eata vna gran V irtù il non paslàre al'a seconde Nozt
ze , maggior Virtù sari il non p.iflàre aile primer
Molto meno par ch'egli dipende dal lm Ciuile*
•Peroche , se il Maritaggio fù da prima che la Fami-
glia : & la Famiglia che la Cictà , & la Città che il Jus
Ciuile: per conseguenza, il lus Maritale. ; da pri
ma che il lus Ciuile : perche le parti cornponectt
sono ameriori al Composito .
Et olttcciò , se illus Ciuile , come S è detto , non
». è
»t DELIA EILOSOTIA MORALE
i ai Suptriurt (T Infirinri, mi cri gli Egum/ti fgKè
incompatible la vguagliania de* C< ngiugat i i eíTendo
il P.idre di fâmigli» corne il Sol ne! Cielo ; il Prin-
•ipe nel Régna i & il c.ipo nel Corpo hutnano : tt
ferciò la N.ituu all'Huonio diede il Senno , & alla
Donna lo toise .
Einalmente , íe il lus Cíuile è ordi'nato al publico
beneficio, leggi tutte le historie, Σ trouerai ■ chepei
*na Donna çhe habbia fjtto aknn bene alla Repu-
Mica : le mígij.iij , áí grandirsiuii máli furoo «agio-
»e.
AflàJ m.inco pat che concordi il lus Maritale col
im dtJlt Gtntì . Perche quefto principalmente
consiste neíla Vita Secia/e , & nella Prepri* Liierti:
■ma! cosa è più contraria all'vno 3c all'altro bene, cbe
il Maricaggio .
Pcrocbeprimicrameme , eglîe troppo veto , che la
Cnccrd'a ì Madjc dei Matrirnonio ! ma il Matrimo-
nio è Padre deVla Discordia .. Apena Amore accese la
Face Niutiale , che l'odio la /pegne : tra corto in-
rertiaUo succède al routuo consenso , ilmutolo pe«-
timento ; & a* lien Himenéi , li mesti Oméi . Siche
per isperienza conchiusc vn Sauio ; Che due fi/igitf
mi ftliciric* al Marin la ìitjlit : 1«'l dtUe HtfJi,
& que/h dtl Fun traie.
Ma quantoalli l ibettà : cjual Libertà è piùseruile
di CMiella , quando due libère Persone fi danno inpo-
«cita l'vn íicll'altro : & ambi socco'Jano vn giogo
che voluntariamemc si cerca , & foixatamente fi por-
«a : perche vna moinentanea voluntà , dmiene vna
perpétua nécessita.
Che se pur si ottiene la séparatisme de* Talamì ;
Mato peggioi'c la condíiione : perche tu non sei
'^iÙSeruo , ma non sei Libero ; tunnn sei pin di Ici,
naa non sei tuo ; perche non puoi ester -d'altta : siche
dopò la sefaiauhudine , ancor tíascíni la tua «tena .
fcbe se pur tu la rornpi con libtro Diuortio i cer-
«amente, ò tu confeslï che mal a Società ì la Coniw-
>ale : ò ne meric! ceiito , st d'vna non tî coutenfi .
Egli par sinalmente , che mal si confaccu il lut
Congiugaij *oJ ài*$w*Jt ; fMchc rjuaotunque Na-
tu»
LIBRO SESTODECIM ©. it*
tura H Animal! habbia dato l'Arrsoi dclla Proie ;
non hà petò legaro il loro Amore ad vn solo Indi-
uiduo . Éc oltre ciò , à tutti gj'lndiuidui dclla mede-
snt Specie , donò i medcsimi coitumi : onde ncll.i
elettionc dclla Compagna, gli Animali non poslo-
no ettar , ne penrirsi .
Ma nellc Donne son tantî costumí c tan|i vitij
tri loro dífferenti corne i scmbi.imi i ma tutti na-
scosi sotto vn leggiadro e modesto viso, corne Serpi
tla* Fioii i Siche conei'cere non si poslòno , senorj
quando il conoicetle più non gioua i- perche , eslèn-
do ogni aJtro timedia peggior del mile , «oouieo
sofftirle, ò iùggirle i
■ Ma oltre a' vitij indiuiduali, ví sono í commun}
à tutto il Seflb . Perocbe , se la Donna è impudi-
<a , ò che vcrgagna ! se pudica , ò che arroganz.i |.
S'ella è pouera , ò che diípendio ! se ricc.i , à che
impeiiol S'ella è stérile, (quante iiti 1 se seconda.,
quanti nemici ! S'ella è giouane , sarà vana : se at-
temp.ua , satà gelosa . S'ella è brutta , dilpiace à chj,
l'hà : se bella , piace i chi non l'hà : 6c quai C'Mò
più difficile â custodirc , di quclla che à mal;! piace «
Insomma , Protágora pet iàre il peg;ior de' mali
al suo Nemico , gli diede vna iùa fígUuoìa per Mot
glie.
A d'altra parte , egli pare che il !m Jliarlidlt
JLV1 comprenda in se tutti gli altri .
Egli è certamente dcl 1m Diuinc , perche min*
ftituito da Dio, con vn gênerai Piecetto , obligany
te tutto ilGeoere Humano à licmpiere il Mpndo,
che per lui era Gtco • t
Ami potendo Iddio fabricar -di sua njano tutti
gli Huomini cerne il primo; non li voile archetipa-
■nente creati ; ma procreati vn dall' altro i per con-
seruar l'auiore verso la Proie , tt la Soeietà Con-,
jiugale .
Perciò trasse la Donna, non dal Capo.non dal
Pie ; ma dal franco del Marito ; per eUchiarai che
la Moglie non è aslbluta Padrona , ne vile Ancillai
ma irtdíuidua Cornpagru i Sc de' btni c de' mali se*
dcl Conforte, ....... •
- .» Ma
ìit BELLA FltOSO-FIA MORALE
Ma dapoi che per le vniuerCUi propagation! , msg-
jior bisogno hebbtro i Popoli di habiratione, che
l'habitationt diPrpoli: & rien piuro il Mondo , re-
ftjua solo di riempicre il Cteto : U Ltggt di Nstura,
ccdèalla Ltgti ái (jrátÌA -, & la glotia délia Ftaa-
i'nì , cedè alla glotia délia Virgmti , te dei Ctli-
èato . Restando tuttauia il Precejto délia Propaga
tions à tutto il Génère luimano in generale , ma non
â ciascuno Pariicolarei finchc à chi fece il Mondo,
piacciàdi comeruarlo .
Ma oltrc à que/to Serreto > Hall' antica FiloíbnVt
non eonosciiito ; ancora è certo, che il lui Maritale
grandemerue atpaitiene al ímCiuile.
App irtiene prunicramente per ragiene del
truite di vtrt Stcitià fràdue persone , lequaii à prin-
«ipio libère, accommunano fri loroi beni de 'le Per
sone :nelqual Commercio petendo accadere ingiu-
na e dannq , hà luogo la Giullitia , & la Legge .
Ne osta , che il Matrimonio , sia ftaio anteriore al
ItM Ciuíle : Perche ancora le Vittù e i Viti) fuiono
ameiiori alla I.c ge : Sc pure la Legge diuietai vi-
lij , & ordina le Virtù .
Dipoi , si ;.ppartiene per ragion del Fine Ttliticr,
rslenjo il Matrimonio il Seminario délie Republi-
the : lequaii senza quello , veirebbon meno ; tome
i giariíini senza il V uaio. » ,
Qijindi è, che alli Congiogari, come benemeriti
áella Republica, i Romani L<-gislatori concedettero
Je Iuimunità profitteuoli , k le honoreuoli preferen»
xe . Et gli Spartaiii, à coloro che non erano Con-
giugati , non dauano luogo nel Teatro ; non nume-
rando rra'Xittadirú , chi non accresceua il numero
de* Cittadini .
Molco maggiormeme appartiene il lus Coniuga-
le al ìm dttltíjtmi: perch' eflendo l'Huomo do-
tato di maggior'ingegno per le cose vniuersali > & la
Donna di maggior* accuratezza pet le cose partico-
lari : nientre quello íérue alla Patria s qucita conser-
«a la Casa : quelle fatica per nutrir la Proie questa
la custodjscc : quello commanda aile Squadrc i St
questa ai Seriu . Siche la Donna con le mani del
*■ Mariio
LIBRO SÎSTODICIMff. Js»
Marito milita il Camp j , bruche stia in Casa : & il
M irito co» gli occhi délia Donna guaida la Caù.,
benche llia in Campo .
Ma inoltre , quai Pcrsona è più solkcíta per l'Huo-
mo che la Co i oicc de'.la sua Som ! quai più aflî-
dua nelle infcnnità ? quai più arrisrhiaca nf' peri-
coli î quai più dolce nclle ..tHittbni ? quai più fo
ciel ne' confiai > hauendo spcrimeiitato il più sauio
de* Cesiti n;.la congiura di Ci.ma , chc scnxi il silo
délia sua Donna , egli non s*peua vscir del Labé-
linto délie cotidiane Co- giure .
Finalmence , che il lus Coniugale appartenga ai
lut Nmurait ; egliè truppo chi.uo > Perocii't stendo
il rìne délia Natura la conseru ition ddGcnere hu-
mano : 8c non potendo gl'Iudiuidui ellerc immot-
talí ; ne nascere tutti à va ttatto pet la scarsezia dél
ia terra à tanto nuincro : co mien che succeflìua-
jnente morendo , rinascono nella Proie : 8c la mor-
talità degli Inditiidui, s'immortali nella suaSpecie.
Oltrcche , estendo bflloperla diucrsiri YVwuei-
Co ; se dall'Huoinosolo nascefle l'H'ioino i tutti na*
scerebbero dclle medrsiinc fáttczzc & délie medesi-
ìne qualità , corne gli Frutti da vna riants : lidoue ,
dalla distèrenia del Sestb , corne djll'inlcrimeuto di
varie Piante ; nasce la diuerfcà de' sembi. mi, &
de' coíluiiii , 6c de' talenti à varie ^irli .
Ne perciò è conueneuole all'rfuomo , corne ?glï
Animali , la Ventre vagn : accioch-- l'Arnor diuit'o
non generi più Hti che figli ; & più Figli che fàcut-
tà : hauendo le Famiglie & le R -pub'iche inaggiot
bisogno délia certezia, 6c concordii , che dîlla inol-
titudine délia Proie . Onde la Natura stellà agl i Ani-
mih più nobili Sc p ù petí'ecti , diede maggtor rc-
delià & coltama ne' loro amori .
Clie poi nelle Donne siano più Vitij , che negli
Huomi'ji : non è marauiglia : altro non estendo U
Donna, che vn'Huomo imperfetto . Ma coiiuiene
auuertire , che i Vitij loro non sian cagionui da,"
Vitij del Marito, che (cm più fieti I onde la Natu
ra stesli agli Animali più imbelli diede ilveaeno»
Si aile Fcraine U Malicia, pet lor diíel'a .
atfo DFXLA FILOSOFIA MORAtt
Ad ogni modo i Vítij délie Mogli non furono mai
d'intoppo alla Virtù de* Mariti , Non pote nuocere
h stranezza di Santiponc, á Socratc il Fiiosofo : ne di
Paola > i Cacone il Censure : ne di Scribonia , ad
Augusto il Forte.: nedlSabína, ad Adriano il Ma-
gnanimo . Ami , non potendo sir migliori le lot
Donne col batterie: feccro migliori sesteífi eolta-
lerarle .
Ma egliè troppo fiaile airHuom che hàsennoil
saper carpire la Rosa/enia le spine > scegliendo vna
Moglie Tttlla, Ntbile t, e T(kca ; ma Pxdica, Saut* ,
C Medtfítn la diîficoltà è solamente, doue ttotuda.
C^PlTOLp TEKgODEClMO.
Del lut ehe bì l' Hunmt stpra st íítjst .
"fr Ç<Í44* N C O R A íopra Se medestmt hà ciascun*
§A jfi Huomo vn certo lue , secondo cuí può
" * giullamente ò ingiustamente operare. Ma
questo sarà vn sas Imprtprìt 6c Mtit-
strict •
Peroche se l'humano Composite si considéra corne
yha pùttÍA Famielt* , in cui lo Spirilt & la Carne son
duc Ctnfirti, a' quali vbidisce la Truie délie passio-
ni , & serue la Cìurma de' Sensi : quanro souente
«man viol ato questo lus Economico , pet eslere trop
po indulgente chi regge , ò troppo contumace chi
íerue / • .
Ouero se l'Huomo si considéra , corne vna j>ír«/.«
Hepithlicf, in cui la Mente sostiene il Monarcal Prin
cipale; gli \Afftiti sono i Nobili ; Sri Sensi esterni
la Plèbe : quaruo siuente violato è il lus Politico ,
perche il Principe eûggc eose illccite , ò questa Plèbe
«ontro al Principe si rubella .
Ma perche proptiamente il Giusto e l'Ingiusto è
fcrâ Perfine éiíUme , vna délie quali preteudendo più
ehe non l/ce, ò prendendo piu che non deue , per-
ucrt?. ^ G,ustitú Distributiua ò la Cominutátiaa 3
pctcio quelle lus singojjre j non è proprj.imente
Ecf
f _ LIBaO SESTODEdMO. f€t
Etïnvmìct , n€ Talitiie-'. ma Mtfaftrìcox íflquantQ
k Parti d'v.i'istello Compositosi fingono corac /"«f»
sent fia lor distinte .
Et questa fù apraato la Metáfora con ctii quel Ci-
uio Agrippa r'è raur.eder la Pkbc ammutinaca con-
tro al Senato neU'Auentmo : paragonandola aile
Mrmbta ammurinate roncro al Ventre ; à cui vo»
lendo nuoeere , noccuino á se medesime .
DI qui puai tu rifoluere due fàmose question! .
L'vru , Se celui chtfi veciit , ficcU ingiuria 4
st fttjji • L'altra* St celui ilqualtvccìde ebivuel ts-
stre vteiso ( facctA ingiuria edl'Vccisa , Ilche si deue
intendere di tucri gli altri danni di Honore ò di Fa-
coltà.che alcuno voluntariamente si ta, ò da alcrí
voluntariamente riceue .
Et círca la prima, facilmente puoí tu rispondere,
comc si è detto ; che se pur foslè ingiuria in danneg-
giare spontaneamente semedeíìmo ; saiebbe ingiuria
JUttafortca ; inquanto due Potence neli'ísteslò Com
posite} indiuidualmente congiunrc , si fîngono due
ttrstne fràloro veramente distinte, & inScme az-
zufrate ; sithe l'vna sia dall* altra njmicheuolmente
qhraggiata . Aguisa di quel Mostro il due Capi e
quattro braccia trà lorpugrunti'e tipugnanti : fiche
J'ilteíïò mostio, nemico di se medesimo , riceuea le
fcrítc & le seceua .
Ma parlando propriamente, egli è impoffîiile , che
l'Hnomo faccia ingiuria à sc ftefle». Perche , sico-
me non si può rare ingiuria , senon voluntariamente :
cosi non si può riceuere ingiuria , senon inwlunta-
riamente : eíîèndo questi terinini COrreîatiui .
La Volunrà sola è la sonna dcll'fngiuria . Chi al-
truj ostende ignorantememe , ò fbrzatamente , può
ben far cosa ingmsta : ma «on ingiuria : perche l'in-
giulto si misura dalla Legge : ma l'ingiutia , si misu-
ra dalla Volunti : quella è cosa mala raatctialminte ,
queíta è cosa formalniente malitiosa .
Siche , il fare ingiuria forraale ; nonè il far mile
alttui , ma volere far maie altmi . L'Aquilafece ma
ie adEschilio, ma non gli sece ingiuria • quandola-
sciò cader h Tcstugine fograil caliioíiio capo, cre-
dendolo
fi: DELIA FILOSOTIA MORALE
dendols vna piccra . Volea Ipciiar la Testuggíne i
te non vci iderc vn Pocta : dilïderaua il beu pro
prio, e non il maie altrui • - -
Hora io dico cbe rrtuomo ben può far danno à
se stestò, ma non può íir'ingiutia à se stestò > pero-
che non può volere íl proprio maie . Che ieben
posta 'volece alcuna cela à se steflo mala : non può
voletla formahnente corne mala , ma corne buona:
íslendo il Buono il proprio Oggetto délia Voluuti :
tome il Vero , dell'Intellect© .
, Hcrcole, nonpotendo sofftir' il dolire del Tangue
di Ntslò che gli diuoraua le carni , fi gittò nelle
fiamme : & Catone per nonbaciar le mani armate
del suo Nemico , si suenò col íúo ferro . Ambi deû-
deratono li Motte ; non corne Oggetto noceuole;
ina l'vno ekslè le rumine per medicina del suj do-
lore ; & l'altro il ferro , pet chi.me délia sua Libertà .
L'vno e l'altro cttimò difare kgmria alla raaluigia
íottuna , non à se stestò .
Ma, per venírne ul le proue più partícolarí ; se l'vc-
cidcrlì è vn fare ingiuria à se medesimo : vediamo
à qu.il délie due Giustitie appartenga l'emcndamen-
to di questa Ingiuria ; {e alla Gíustitia FarliccUrt ,
ò alla Ltgale .
Alla P.irticolare , non già , Peroch'eflendo il me-
desimo che fà l'Ingiuria 2c la patisce : l'istestb sari
il debitore & il creditore . Djuendosi dunque dalla
Commutniiua ordinare il rifacimento dell'lngiuria se-
condo la egiulirà ^Arumiticn : conuerrebbe resti-
tuire à I ùi medesiino l.i Vita ch'egli si toise: ouer» ,
le l'Anima vecise il Corsa ; conuerrebbe che il Cor-
po vecideflè l'Anima.
Quanto allâ Gíustitia Legile; negar non si paò,
alcuni Legislatori non habbiano otdinato , che i (':.-
daneri di coloro iqualí vecideano se medesimî , rb£
fer glttati a!!a Foresta : accioche hauendo infietito
contra se íitfíì ; altro stpolcrb non haueslèro che le
viscère Helle fiere .
Tagli-me vtrjmcnte deceuole : Sl ispauento de'
viui , più che castigo de' morti. Ma quefto ben pro-
ua . che coloro secero ingiuria alía Patrja oflfcndcn-
do
LIBTÍO SrsTODECIMO. it)
do la t-égge i m.» non che facestcro ingiuria d se raî»
defimï . -
Nascendo tutti g!i Huomini per la Patría , corne
altroue diccmmo, quellVccisione fù voluntaria ri-
spetto all'vcciso ; ma inuoluntatia rispetto alla Pa-
tria ; Sc perciò fïì ingiuriosa alla Patria), non all'vc-
ciso .
Consermasi questa domina con vn nobile esem-
pio . Marsiglia , altte volte libéra , & ben regolata
Rcpublica , era implacabile punkrice de' voluntati
Carnefici di se medesimi : ma ella secbaua nel pu-
blico Archiuio la vclenosa Cicuta, corne vn saluci-
feto Panctesto à tutti i mali , se con légitima per-
irJlfione del MagHhato si.adopfraua . »
Sc dunque adalcun Cittadino afllitto da* morbi,
ò poco amato dalla Fortuna , foílè venuta In odio
la vita i chiedeua supplicheuolmente al Magistrato
la facoltl di (initia : ilqual giudicando ragioneuol!
le allegate cagioDi .glífecea dono del mortiferobe-
ueraggio ; con cui à suo agio , dispolte le cose di-
mestiche , soauemente rtddormcntato , vsciua délia
vita & degli aflfanni . " • '
Getmanico Celàre, aprcslo Tacito , di questo pie-
toso e barbato instituto vide il magnanimo esperi-
mento in vn.i insigne Mattona ; misera insieme , te
felice . . -.
Da questa Legge scritta à debil lume di Natuta ,
8c non al chiato deH'Eoangelo : tu puoi conoscere
primicramente , che ancofà giudicio di que' Sapienr
ci, chivecide se steflô fà ingiuria alla Patria quan-
do la Patria non acconsente all'vccisione : ma non
quando ella permette 1a morte , gran benefieio à
chi la brama .
Dipoi , che molto meno fa ingiuria à se mede-
fimo , prouenendo quell'Atto dalU Voluntàpropria,
& nondialtrui , Ami rend' ua á se steflb vn gran
seruigio : perche con quel breue & dolce antiue-
leno , togliea le íbrze al lento e doloroso veleno dél
ia stentata vita : & facendo piaceuale 1a più terribil
co!i dell'Vniuerso. soauemente vogaua dal Sonno alla
Motte invna, Tju|,
Con
fi4 DELLA FItSÒtIA_MORALE
COn l'antecedente Dotttina puoi tu facílmente
p'rosciogliere l'alcra quistione : Se colui che vc-
eide chi vuol'eslere vcciso faccia ingiuria aliVcciíb .
Egli è certo , che nelle Commutationi niuna Giu-
sticia chiaraa dannificato, chi vuole il daono ; ne in-
giutiato t chi vuol ringiuria .
Nella permuta délie Armi , che in segno di reci-
proca lega fecer tri loro Dinméde & Glauco : ben-
ehe le Acini di Glauco foslero dioro, & quelle di
DioméJe di fetro : non fù petciò Dioméde coudcn-
nato à rídurre alla vguaglianza la disuguaglianza del
prezzo : perche la disuguaglianza era materialc , ma
non formale ; il ltbero consenso suppliu» al dctri-
mento , elìendo ognano Padron del silo . Cosi co
lui ilquale vccide chi vuoFessere vcciso , può ben far
cosa materialmente ingiusta , ma non formalin ente
Migiuriosa .
Metitamente tu dal nostro Filosofo riprefo Orestc
nella Tragedia di Euripide : petelic conféstando e
scusindo il suo delitto ; rispose , se hauere vccifa U
-Madre.
Velcns vclentim , vil nelentemnen vêlent .
S'ella voleua estere vccisa , l'vccisi volendo : s'ella
non voleua, Pvccilï non volendo . Nitin detto in quel
gran Poetare più tragiço.ne più sciocco .Non sò quai
più vanïggialïê , Oteste, ò il Poeca, iiqu.il mentre
feula Orcste , l'accusa : perche quiui form.itmerue è
il delitro dou'è il lúo principio, & il principio del
delitto è la Voluntà .
Bastaua dunque il dire . "Vcci/i lu Madre , perch'-
ella Voile ejscre vccisa quand*ell* d&ll'iAdniiero fe-
et vccidtrt il mi» ttire . In questn guisa O: cite ira-
pucaua il delitto al suo autore : perche 1» Giultitia sup-
pone che chi vuol la Cagione , voglia l'Efretto neces-
sariamente congiunto .
Non tiouea dunque dire, Vêlent velemim, m» più
tosto , Kclemvelentem: perche la Voluntà fjri.ua,
non è Voluntà : & doppiameme fbrz.ita era quella
di Oteste, dalla nécessita délia vendetta delPadre,
& dilprecrtto dcll'Oracolo .
■Che se la Voluntà interpretatiuo, dell' Vcciso, bastj
ptrciic
1IBRO SESTODECIMO. Jíf
perche l'Vccisore non faccis ingiuria : quanto mena
fa ingiuria , quando la espreslà c libéra Volunti dell'-
Vcciïb sollicita l'Vccisore» Se chidiptopria mano si
-vccide , non fa ingiuria à se stcfiò , come si è detto :
perche riceuerà ingiuria ; sc dall'alcruí mano egli
vuol'eslère vcciso >' Egli steflò è l'Vcciso , & l'Vcci
sore .
Era il Re Saullo mortalmente feriro : ma perche
l'Anima contumace , ò non víciua dal Corpo , pet
tonnentarlo : ò troppo angusta porta alla sua Super-
bia stimaua vna sola ferita : il roisero , ne mono ue
viuo , penaua e non periua .
Commando egli dunque ad vn suo Soldato Ami»
lechíta che finisse di vccidetlo : ilquale per oflequio
îc per pietà ; con più ampio squarcio , allai gò l'vsci-
ta all'Anima , Sc l'entrata alla Morte .
Quai malefico fù niai pjù bcneficio > Chi chiamctà
ingiuria vn'vbidicnza tanto salúbre al suo Signore .
Ma -dirai ta ; Se t'%Amalecbíta non fcce ingiuria al
su» S'fnere ; perche iuàaut Dauidde tans Stuie e
tante Santé , fi merire f^Amalechíta fer quefie faites
Se colui non fù ingiusto : dunque ingiulto fù D uìJ
à eondennate vn'Innocenre . Se Dauìd giustamente
il condennò ; dunque nen è vero , che non si faccia
ingiuria ad vccidere chi vuoreftere vcciso .
Rispondo sema più , che sicome chi vccide se stes-
so , non fà ingiuria à se stcslb , ma alla Pattia : così
Dauidde non condennò l'Araalechíta perche haueslë
fatto ingiuria à Saullo ; ma per l'ingiuria fatta â Dio,
ilquai per mano di Samuelle l'hauea oonscerato .
Quel facto Crisina eta la Saluaguardia di quel Cor
po . La Vita del Re , è nelle mani di Dio : in quelle
i'Amalechíta douea Life iarla . E li fece quel che vole-
ua Saullo, ma non sece quel che Iddio volcua . Se sot-
se quella non rû vana iattaiua dello Amalechíta .
}iS DELIA HLOSOF1A MOR AIS
t*3- {*î £#J
C^APITOLO SV^ÏRJODECIMO.
Sjtal fia la liera & pt'fetta Desinititnt
délia Giuftitia .
LCVNI Teologi la DefimTcono così. La
Sg A * Giuflitia è deilinare il malt , & far be-
* S os . M questi confondono la Reina del-
•ï^í,í>^^í, le Virtù con le sue Ancelle. Perche an-
cora il Tempérante, ilMansueto, il Libérale , fan-
no bene c schifano il maie : perche tengono il
Mezzo délia Virtù, e schifano gli estremi : ne pet-
cià la Temper mza , ne la Mansuetudine , ò la Li
béralisa son 1a Giustitia.
Aristide, quel proíclîoc délia Giultitia , che aflon-
se il sopranome di Giuílo ; interrogato checosi fbílë
Gultitia, rispose : l^on desiderare ttni altrui .
Meglio scpp'egli pruicarla che definitla . Meritaua
sol la meta d -1 suoNome, se non hauellì fàtto di
più délia sua Uefinitione ; laquai tagliando laGiutri-
tia per m. tà , potea bastar per lui , ma non per gli
altri .
Molto più intera è la Dcfinitione de' lurisperití .
La Giuftitia , è vna co/ïante, & perpétua Votuntà di
dare d tutti ilsuo dauere . Ma ell'è pin populare che
doctrinale , perche in luogo del Gcnere pone il Sog-
getto : óc quantunque la Sostanza fia vera , lc Cir-
coltanze sono soperchie : perche ancorla Forcezza ,
e le aitre Virtù Morali richiedono la codante & pei-
petua Voluntà di praticarle .
Più dialecticaniente & più atnpiamente fù dehni-
ta da quegli antiqui Filosofi . corne à principio di-
cemmo . La Gì'i'iiti* è-vn Habite, perilauale /'//«••
m» i dtspofÌQ à far lecose Gìufle , & à volerie fartt
Senouche uictreuaoo in chiaro il Génère, cioè ,
che la Giultitia fia vn'Habito : ina laiciauano al buio
la Diffèrenza : restando cosi oscuro quai siano le
Cose giuste ; corne , che eosa' fia la Giuttitia . Sicue
non pat dcfinitione t ma Collusione .
Dun-
tIBRO SESt ODEC1MO. ìh
Dunque il nostro Filosofo fòpra quelli priini li-
neamenti hauendo trauagliato : & stp.ir.urt il Glu/1*
Légale che comptende lutte le Virtù ; dat Giillt
Tarticelare , che riguarda l'egualità nclle Distribf
litni, & nclle Commutatitni; finalmentc ci dipingjf
al naturale la propia Síperfetta Iffigie délia Giusti
tia con questa Definitione , che da' l'uoi detti si rac-
coglìe .
La Giuflitia è tma Virtù iper la quale /< Ve/uif
1À ì inclinât* à fare «»« relto giudicìo le cese Giuflei
à dare à se agli altri con preptrtitne&ngua-
ffian\a il sut doutrt ; nelle Diftributitni & ntllt
CemmutatierJ ,
• Nellaqual Definitione-tuvcdí tspreslà tutta la So-
stanza délia Giustitia Légale , (sr Tariìcelare ; k la
dirH-rcnzo.
JMorali. da' suoi • EUremi
v ; & dalle altie Vin»
• Igli hi detto primietamcnte che la Giustitia è
vna Virtù, ò fia vn Habita Virtuest : petoche il su©
Vocabolo signífica l'vno e l'altro . Doue dei tu au»
uertire , che sicome il GIV5TO si può intendere m
due signification! ; cioè, ò per l'Oggetft délia Giu
stitia ; ò per la Perfìna che la fà : così per GIVS-
T1T1A si può intenderr. ò i'iAtlim , ò i'tíabitt
trella Giustitia .
Peroche- , hauendoci già il nostro rilososo auuî-
fcti , che la Giustitia inquamo ^Attitne , nguardail
Ben degli altri , a' quali è crdinata : ma inquamo
Habita íà moralmente buono colui , che l'hà : in
questo sentimeuto patli egliquì, diuenuto Maestro
de' buoni Còstumi : & questo è il Génère commune
à tuetc le Virtù Morah : eíTendo tutte Haíiti iiuli-
nanti aile ^íttioni Virtuose délia sua Sptcie .
Cheinclini la Vclunti , ci accenna il Seggett ain
cui la Giustitia risiede . Petoche , sebene à tutte le
Virtù generalnicnte concorre la %iuituiine delta,
Voluntâ ; nondimeno , la Giustitia particoLrmcnte
hà per Sjggetto la Valuntà £c non le Paslìoni conie"
l'altre Virtù che si son dette . Onde il Iureconsulto
chiaroò la Giustitia .Ctfíaute & perpétua Valuntà,
ptcudendo il Soggetto per l'Habito , come si è detto .
3«S DELIA FILOSOFIA MORALE
Et perche laVolunti non opéra rcttaniente sema.
Ia Tttttitudine dtl Giudicio pratico , chc è la Prtt-
dcnza ; v'aggiugne ; Con cttto Giudicic ; pcroche frJ
tutte l'altre Virtù , quella partico!armentc richiede
Yn'.ittento Giudicio per conoscere la giustezza del
Mezzo •> onde ! Giudicí hebbero il nome .
Ne senza rnistero vi aggiugne quelle parole ge-
serali che paiono Sinonime con la Giustitia : <ti-
cendo , che quest'Habito inclint à tutlt Itcifi Giuftt:
volendo accennare la Giufìitia Ligule , che comman
da moite Vittù, lequali senza la Legge sarebbero di
sola Elettione i ma con la Legge , diucngcno di Giu-
stith .
Conchiude , rh'ellâ ríguarda la Proportions &
Vguagliat.^a nelU Difiriburioni & mile CommutM*
titni : che è la Piopria Difrèrei-za délia G'mstiiitt
1>*rtic°Ure da tuite l'altre Virtù : comt già vdiiti.
Ma oltreciò , eon questi Termini , di Proportion»
& Vgunoli**^* , che significano la Proportione Geo-
mttrìcx nella Difiributiua' & \'~4riimtticM nella Com-
mutMtiua i ci fcuopre vn più ptofbndo lecreto i cioè ,
qu.ú siano gli Estrtmi dtll» tìiufiiti» ; & quanto
nan difFerenti dagli Estremi di tutte l'altre Vnuì ,
corne vdirai .
Egli è veto che ciascuna Virtù, è vna Mediocrirà
posta in mezzo tra'i Più , Sc il Meno , che sono i lo-
10 Estremi ; cioè l'Ecccílb Sc il Difetto . Così la
Fortezza è vna Mediocrità frà il Tcmer troppo , Sc
i) Tcmer troppo poco . La Liberalità , írà il Donat
troppo, & il Donat troppo poco .
Ma il Troppo tk il Troppo poco délie altre Vittù
son due Malitie procedenti da due Habiri vitiosi
frà loto incompatibili , & difficili à diitinguere dal
Mezzo délia Vittù. Etperciòson chiamati con No-
mi drfrèremi .
Gli Estremi délia Fortezza , sono la Temtrità nel
Troppo poco ; h Codardía nel troppo temcre . Et
quegli délia Liberalità, si chiamano Prédisaiità nel
'onar troppo : & *4iuritU nel donar Troppo poco .
che vn'Estccmo c incoirpatibilc con l'aldo Elire..
u.
LIBR.O SESTODK CIMO. ì«*
Ma per contrario, la Mediocrità délia Giustítia,
stà in mezzo à due Termini correlatiui ; compaiibili
neU'isteflb, tempo i & ptocedemi Ail medesimo Vi
sio i cioè, dalla lagiuftìii* . Petche, se l'Huonio fi
considéra corne Giudice : l'Ingiustitia ferà nel dare
all'vno Pi» ; Sc all'altro Munit del douere . Se fi
considéra eome P.irte ; l'Ingiustitia sari il prender
per se /»« M dtiari : Sc donare agli altri m*nn drl
• dcmre. •
Siche la Giustítia , altro non è che X'Egualiti , te
nel Ti» , l'altra nel Mtm . L'vna Atthu Sc Volun-
taria ; l'altra Inuoluntaria Sc "Paítìui . Laonde , sico-
nie l'vno e l'altro Estrcmo hà l'isteslb nom» ; cioè
Ixttualità, ouero Iniufiitia , così sogliam dire, ché
U Virtù délia Giustítia hà ra solo Esttemo ; Sc le al-
tre.due.
Di qui aneora tu puoi conoscere quai fia ì'Intju-
ilili* Cinilt < êc la Criminaìt . Perche , se Pinriusti-
tia non è voluntaria , sari íngiuHt'tit maitrhle, S\
Ciuile : se voluntaria Sc Actiua i sari In^iusiitU ftf_
aw/t , Sc vera Ingiuria .
í*î *54 «K>
CkAPITOLO SyilïTODtClMO
Da/fa Ingiuflitia ,
Et Paralellt dtlsHutm Gíufta CT dtlslngiuHt .'
AL L A Definîtione délia Giustítia" perla
f-rv * predetta Regola de* Contrat! , tu puoi co-
33 noseere quai fia la Definîtione délia In-
«frtSÎ'fr giustítia : cioè .
La IngiuBiti* « W Habitt VitUst , pttilqutìt
tHuomo i inclinait à fart vtluntariamtnlt qutltt
iost tbt ftnt Ingiufit : nm strbandt ntttt DiSìri-
butitni & Commutation! , U Prtftrtisnt ; & l*
£gu*lità •
Ma perche quel grande Ingegno di Santo Agosti-
no , tirò in iscorcio la Desinitione di Aristotele in
questa guisa , seguíta da'Teologi.
ïfo DEIXA HtOSOFIA MCTRALE
Ld Giufïitia è vna Uírtì*, laquai dma a ciascun»
il suo douert Poíîìam dire altresì , che la Ingiùstr-
tia íìa vn Visio, che non dona à tUftuno il suo douere •
Et queste poche parole b.:st no à dipinger con ví-
uo paralello le Imagini deU'Huomo Giuito , & dell'-
Ingiusto . • •• i\ í.^-.i ,
PErciocheil giusto , porrato d.Jl'Habito Virtuoso
A Tytte le cose Giuíte , sommamente gocic deiíí
£guità . Et \')ng!ufo traspottato dall'Hnbito vitioso
à Tutte U cse Imiufic , sommamente gode délia
iniquìt* . Perche , se la Natural'inclinatione rende
secili & soaui le Operationi ; l'Habito è vn* altra
N.ìtu: ,1 .
Circa la Giuîlitiit I.rçuli Giusto hauendo la
Leggeper Voluntà , odiageneralmcme tutti li vitij :
l'Ingiusto, haufndo la sua Voluntà per sola Leggei
edia gcneralmente tutte le virtù. Perche , íìcome
tutte le Virtù son commanda te dalla Legge ; coíj chi
dal suo animo sbandisce la Legge > apre la porta ì
tutti i Vitij .
. Cke poi ae\\ì,Vita Cnileî 11 Giusto nelle Distri-
butioni , h.-î per misura del Premio , il Meríto délit
Pcrsonc : l'lugíusto, hà per misura dell'altrui meri-
to , il proprio sauore:& perciò , quello antipone i
Virtuoíi a' Potentì: questo antipone i Vitiosi a' Vir-
luosi : perche il Vitioso premiando i Vitiosi , premia
se stestó .
Ne* Contrttii Commutât!a i, îl Giusto preferendo
il Giusto all'Vtile; ò compri, ò venda i nulla vtìole
hauere oltre al douere : l'ingiusto . preferendo il gu-
sto al Giusto i £e vende , inganna : se compra , ruba :
fiche con colui che ama ilguadagno : ogni Contral
to finisce in vn i omrasto .
Deponi Oro t Gemme nelle lor mani : nelle maní
del Giusto corne nell'Altar délia ïede , tanto troue
rai quanto hai deposto : dalle mani deíl'Ingiusto co
rne dal Pozzo dí Acheronte , egliè jmposlîbile à
trame fuori ciò che vi metti .
Commctti all'vno& all'altro hVtrga Eburne» dí
vn priuato Giiidicio ! quella Verga nella mano del
Giusto sarâlaRegoladiPolick'to, che ne par amo;
* «* "
LIBRO SESTODECIMO. J?i
re ne per timoré si può piegare : nella manp dell'-
Ingiusto , è b Regola di Lcsbo , chc U si piega , do
ue lï piega il íuo volere .
Commetti all'vno & all'altro la Libra dtl Vuílîu
Magifìrtio ■ nella Libra del Giusto , i falli de' Poue-
ri e de' Rícchi son tutti vguali : nella Libra dell'In-
giusto, le colpe de' Piccoli sono grandi sSò le colpe
de' Grandi son piccole . Perche à quegli , nulla ; à
quetti lutto , permette ; & à chi dona , perden.i .
» Se troppo dur*, ò troppo escura c U Lt/gt ; il
Giusto si Legge la Natural'Equità : & per 1.1 boeca
di lui, il Deíonto Legislatorc dichiarao modéra se
mrdesimo: l'Ingiusto, ò irpppo indulgente , ò trop
po fiero ; Jfá interprète délia Legge la sua Paflìoné:
onde le Leggi , à chi è da ki amato, son Retidi
R.igni: à chi è odiato , son le diamantine Reti di
V'uLano .
Ne maggior'Equità serberà nel lus famgliart, che
r.el Ciuile . Terrà coitui la Conforte per Concubins,
í Figliuoli per Serui , i Scrui per Giumenti : íc per
oppolito , il Giusto vsa a' Setui Clemenza , a' Figliuoli
Carità, alla Moglie Eede , à tutti Amore .• perche que-
sto riama.chi l'ama i & qucllo non può àmare , fc-
uon se steslb.
Verso di Si mtdrsime , il Giusto esercita il gouerno
Morjáfiico aguila di vn gouerno Mouárchíco : facen-
do vbjçliie JePaflîom àllaVolumà : & la Voluntàalr
ia Ragione : ma l'Ingiusto , peruerte il gouerno di
íí firji, corne dcl Publico ; sottomettendo la Raj
gienc alla Paflîone i & la Paffìone a' Sensi esterni ,
Quello finalmente donando à tutti il suo douere ;
via bcniuolenz.a a' Minon, fcdcluLgli Vguali , riue,-
icma a' Aíaggiori, oflequio a' Prir.cipi.Religione i
t>io : questo non hà ne bencuolenza-, ne fedeità, ne
liuerenza , ne Religicne ; perche ruuendu la Mente
iniquaj & perciò confusa ; confonde ogni Dtjttç.
Dìuiat , humant > Ciuili , délit Gcmi t & di
fur» . -,
j DELLA
DELLA
FILOSOFIA MORALE
LIBRO DECIMOSETTIMO.
«H KB
DELLA PRVDENZA,
ET DE' SVOI ESTREMI.
CAPITOLO PRIMO.
**«*¥***.
1VNA cosà in questa Scuola Morale,
velisti risonar più soueme, che il
nome della RETTA RAGIONE :
& con ragione . Peroche, in ciuciti
consiste il Mezzo della Virtù : da
questa dipende ogni sauia Elettio-
ne : per questa fi difFcrentiano le
Anioni degli Huomini da quelle
degli Animali : sema questa finalmente , l'Huomo
è vna Talpa .
Hora qual cosa è la Retta Ragione , senon la Tra-
ien\a; laquai compasti & misura , se dirittamente si
aggiusta la Intensione con la Equità i & i Mezzi con
rintrntione .
Come MnemêSnc è la granMidce di tuttele Mu-
Te i così la Prudenza è la gran Madre di tutte le
Virtù . Perche il Conoscere precede l'Operare ; & il
Rettamente conoscere i precede il Rettamente Ope
rare .
Hor perche questa gran Virtù è di vii iegn?ggio
Mo pjù nobile «Ielle altre , quanto è più nobile
DEUÀ FILOS. MORALE LIB. XVII. m
l'Intelletto di tutte le altre Poteuzc dell' Anima î
Oncle la Prudcnza fi pregia di eflèr più tôsto anno-
uerata frà levittù Intellettual i, che frà le Morali ;
egliè neceslàrio di ricercaroe da più alte Gcnealo-
gie délia Scienza deU'Anim.i , gli íiioi natali .
B En ti dee, souuenire di ciò che dicemmo ne'pri-
mi Libri , che due sono le Parti délTAnima :
l'vna IrratUnale , commune con gli Animal! ; l*ahra
Tfatienale, proptia dcll'Huomo : & che ciascuna Pirte
hà due Pcten^e , l'vna Conufiiiiua, l'alcra ^pptiitiua .
Pcrciic ogni Animale appetisce il íuo bene : & niu-
no appetiiee ciò che non conosce.
Similmente , che nella Pane Irrationale ; la Cono-
scitiua c la Fantasia ; l'Appetitma , è V^Appttitt Stn-
sitiu» . Et nella Parte Rationale , la Conoicitiua è
Ylntillttto ; l'Appetitiiia è la Voluntà . Siche la Fan
tasia , è quasi vu'liitelletto matcrialc : & l'Intelletto ,
vna Fantasia Spiritale . L'Appetito è quasi vna Vo
luntà materiale : & la Voluntà , è vn' Appetito
Spiritale .
Fina'mcnte , che Volette dellTmelletto è il Ve
to : Sc l'Oggttto délia Voluntà è il "Bucno : ma moi
te volte l'intelletto ptendendo l'Apparcnte per Vero,
jnganna la Voluntà : SC la Voluntà prendendo il fal-
so bene , per ben reale , inganna l'Huomo : S: cori
la Voluntà , come l'Intctlctto , moite velte dall*Ap
petito e dilla Fantasia sono ingannati , te ingannano »
Hora, sicomedegli Og^mi dell'Intelletto, alcuni
sono Vniutrsaíi, neceílàri, & inuariabili i come l'Es-
senze délie cose : & altri sono Partictlerì , contin
gent! > evariabilii come qnest'HEomo, quest'Albe-
10 , questo Saflb : così à conoscere Oggctti di génè
re diffèrent! ; diiretenti sacoltà si ricercano .
Siche quella sacoltà Intellettiua che conosce »U
Oggetti Vniuctsali i dal noítro Filosofo è chiamata
lnitllctt» "Uniuirsali : & quclla che conosce g[i Oj-
geiti Particolati > Intilíctu Par/ictiare.
Similmente se circa de' propri Oggetti, l'Lrttellet»
to si ferma nella cognitione di qualche Vetità spe-
colatiua , & astratta : II chiama InttUtttc ipeuUtim ,
cTcorico. Mai'egji addirizza U cognitione á qnaV-
Q^í «1
m DELIA F1LOSOFIA MORALE
che fine Agibile & Pratticheuole , G cuiama Tntit-
Itttê Pmttico .
QVestaè la Genealogia dcllePotenzedell'Anima:
dalla qmle col proprio ingcgnr puoi tu discor-
tere ingencraìe , chel'Habíto deìla Prudenza habiti
neWlattllctiina ; perche il Regolare , il Consigliare.
il Oíriggece , il Render ragione sono Atti ^pparte-
nenti airintcllettopiouido, non alla Voluntà cieca i
& molto meno aile Passioai Brutali , ne all'Appetito
fallace .
Inolcre; che la Prudenza non rísiede ncll'Intelleti
to Vnmersile, e Specolatiuo ; ma nell'ImeHetto Praf
tico & Partìcolare : Peroche hà per Oggeito le cose
lAgibili c contìngtKii > & pt r fine le cose Mtrali (T
'Virtuose , corne à lùo luogo vdirai .
Reíh solo al présente di risaper , quai luogo hab-
bia la Prudenza frà le Virtù Intellctcuali : & corne
dalle altre Sorelle sia dilíèrente .
r^í P r TO L O T E\ZO
PeH,Ha&ilaáell,Intellette,,ìsia , digti Principe? .
*rNTELtETTO humano fii íosl chiani*-
* * ,Jg to da' Filosofi , avafi liius légat : perche
* -L1 i legge le coíè dentro se steilb .
"frí*î-fr ta Vélumà icgge Je cose fùori di se:
perche (î mooue, in cetromodo> mirando gli Og-
ferti eítcrnj ch'elta défia : fiche, non li specola ,
■m li siegoe.
Ma flntclktto Specoiatiuo , è vn Ubro animato ,
che
tIBRO DECIMOSETTIMO. J?7
che leg^e le mcd-simo : perochc tutto raccolto fa
se steflò ; contempla le col'e belle, ch'tgli hà dcntro
di se : aguisa del pauonc , godedi vagiícggiar le bel-
lezze cii'egli hà d'intoino i Spcttatore & Teatro i
se medeûino.
Ma lc più balle Idee , ch'egli contempli nel Musío
délia sua Mente , sono i Primi Principj , 8c gli Vni-
ucisili Aslìómi : iquali non ít pieu xo contagions!
ma con eflì ognî cola proua colui che ragiona : Scien-
ze nonlono > maSemi délie Sçienze.
Di quelii , alcii sono più Pariico/ari ; corne te
Définition i\í.' Generi, & délie Specie : altrí più l'ni-
xerfi/i , & più conosciuti col lume natunle s corne
Cjuestí : ;/ Tutto è maggior che la Parte , Oshì Caus*
i anteriore alC Ejfetto '■ £>i nulla, nul/a fifà*
Altri sinalmente sono Vwìurfttisimi t 8: prrciò
chiamati Dignità, & Verità iircfragabili ad ogni sa-
no Intclletto : quai sen quelti : Eglii impcssìbilt ,
íhe vna ce/a fia e non fia . Di due Prepofitioni io.«-
tradìttorie , niiçffarUmeme Vvna ì vira , e Vtitra,
i fa/fa .
Quefti sono lumi naturali , accesi nella Potenza In -
tellettiua , per poter ragionare sopsa le cose Prncti-
che, ò Specolatiue ; aiutati dagli Habiti .
Niuno parlò de 11c Scienze più sejoccamente clic
il filososo stimato Diuino .
< redè Platone , che il SommoTattore , dopoi dï
hauer fabritate tutte le Anime à vn ttatto > in cjas-
cuna infuse tutti Ji Principij YjiíuerCiii > ç tutte le
Scienze in perfettione .
Aggiunge che immergendosi dopoi le Anime nc*
Corpi materiaii ; & succeslìuamente trapaslàndo da
vn Coipo in vn'altro : perdono la meraoría délie
Scienze che inprima haueano i ritenendo però ,U
jnemoría degli Ptiticipij VnhierlàK.
Talche , secondo il suo parere ; glî Huomini îœ-
prendendo le Scienze , non imprendono ciò che non
làpeano : ma si raniniímorano ciò che haueano di-
menticato : non bauendo p.etciò dimenticati gli Vmi-
turfali Trìiuipy.
Cb* vdi giaí&ú lagioní jiù irta^ioncucíe > re p>"
feU
%ft DELIA FILOSOFIA MORALE
folle Filoscfia! Se Uiiio infuse le Scieuze perfette ;
à che seruíuano i lor Principij disgiunti? & selaSti-
gc de'.(-orpi non fc obliare i Principij ; corne soru-
merse le Scienze à lot congiunte .
Che è la Scienza , altro che vna Intellettual con-
Tteslìone délia Conciiiulìone co" suoi Principij ! Clie
se dall'istessa mano Diuinala Scienza co' suoi Princi
pij | fù lecitta neU'Anima immotcalc : neceslàrii-
roente , ò insieme doucan ducaie , ò inllerne ci-
oiencicarsi . : ..'
II vtìo è duncjue , che l'Intelletto à ptincipio è
»na nudt Pstnff corne tauola rasa , naturalmínte
petò inclinât* à riccuer le Itttfinì degli Oggctti , co
mc la Matcria Puma le Forme : indi à legar!e rrì
loto e fbrmarne PftpKtuw : & lìnalmcnie dalle
Proposition! dedur Cmfiquin\t , ch'è l'vltimo sfoi-
■o dçli'intelieuo.
Altro adimque non sono i Principij de' quai par-
iiamo : senon 'Prtptfitieni Vnimrsati , mu ìpartt-
rire te íciwfr «» WUirtù i/ttirice dtltlmtulttt» •
Quiodí è , che l'Intelletto nel contemplas que*
Trincipij ( coni'io diceu.i ) sommamente si gode : pe-
roclic , hauendo cgli il Vire per proptio Oggetto i
lùuna coû vede più Vera di quelle Massime generali :
pojche la Scienza intanto è vera , inquanto è vtro il
Principio ond'clla scende : non potendo il rio ester
più chiaro délia sua fonte .
Ma sebene i Principij Vniucriali ; aguisa di qurgli
VctUi l'cll'Ardenna i portano seco il lume con cui
mile ténèbre si ùn chiaro : cio< l'innata 6c indirno-
ftrabilc Verni de" Tcrrmni stesfi , alla quale natural-
jner.te ma iroperfettamente la Potcnza inclina : no»-
«îinicno , accioche l'Intelletto ne formj vn serroo
giudicio, & con versetile sicilit.i se ne senuti gli è ne-
cfslàrio vn'Habito partorito díll'isperknza : che è
•jucst'Wai/^ ddl'lnitllcitt, di cui pailiamo .
Dmjqucl.i Viril* dt/fa Stiu\f, si conosce per la
R.'gionc : ma la Viriià de Principij, non si conosce
ycraltuna Ragione ; ma per la sola Ir.duttior.eipc-
r'mcntak qall« cosc indiújduíli , che l'U teHetio vi
• seco oficru»i4o .
1IBRO SDECIMOSETTIMO". '379
Sìc'ne l'Huomo comincia à impararli, quando co
mincia à viuere : te finiíce d'impararli quando hi
sormato VtinUn de' Principij. Nepuò dimenticàdi
menti c che sino fa l'Intellctto : potendo à Ul cor~
ruttela, per infemmà ò per farnetico , giugnere Ja
tbrta Apprensiua ; che si dinaenchi del proprio no
me; come di Orbilio, già dottifliino Huomo , co
rne raccontanq . *"
Ognuno che ha Intelletto , si vergognerà di con*
tradire à qaesto Principio, Il tutto èmaggior che l»
Parte :il bastando
tutto hauer glidelocchi
Corpo è niaggior Capoper
. Jconoscere chic
Ma cbíhà l'Habito deli'Intelletto , hautà fbrmato
vn pien concerto diquelL Propofitione , d.illa sen-
fibjle Intuition di molti Indiuidui di Gcnc rc diffe-
renti : come Hál Tutto %Aritmetieo ; dal Tutto Geo-
mrtrico : dal Tutto <jtrmonico ; dal Tutto Gtnerito ;
dal Tuttt titrait ; dal Tutto Pclltico ; dal Tutto
Composite ; ilqual'è maggiore de! Cómpenente .
* Quefro' medesimo Habho giouetà inolto ali'Intel-
letto per inscrire Schntifielu Ccr./tíutr.^e, applican-
tlo quel Principio à diffèrent! Soggetti .
CheilTcno, è più annonico del Scmítono,^»'"
the ii Tutto ènuggier ditla tutti. Ch'egli è ltcito
cauarsi vn'occhio per làluar la vita : ptj^cht il Tutt»
* vieggìor délia Parte . Che íl Cittadino deu'espot-
re la vjta per il Principe: perche il Principe rappre-
senta tutta la Republica;8ci7 Tutto è pi* délia Parte .
Che la Giustitia Légale è maggior Virtù che la For-
tezza : perche quelia coniprende tutte le Virtù , 8c
quesia vn.t sola ; & il Tutto è migfùt* délia Parttp
Ma molto più necefiàrio è l'Habito de' Principij
nelle Diíputatkni : perche quamunque i Principij
non si poilino dimostrare , si podòno tuttauolta di-
fendere .
Niuna VerítS è al Mondo, che non fia stata impu-
gnata, ò per ignoranza , òpermalitia.
Quai Principio è più Vniûersale , ne più euidente
di quello , che Delle dut Ctntradittorie , necejsarid*
mente tvn* t vera , t taltra falsa l non potendo.
vaacosg ad vn tempo , essere, 8c non çslère ?
Oijesto
ì$a DE1XA FIIOSOFIA MORALE
Questo è quel Principio > cheoieue fine aile Díf
sure, e strigneil laccio alla gola degli ostinati- Et
f*re questa Vcrità più chi.ira dcl mrzzogiorno, tro
ui» due Noitole , allecjuali parue più fosea délia me*»
13 notte . i
Anaseágor.i per non sapersi diuiluppare Ha vn Sí-
logìsoto fallace : & Protágora per auuilupparc alrrai
co'suoi fâstjci Paralogismi; combattean» courra que-
fia Veiiià, comeí Titánì contra il Sole
Sostcneuano che il lo'e i thUrt , (sr non i thUn,
«he il Fuofo è caldt , & non ì caldo : che il Fiume
nelfistesto punto totri i ntn ctrrt . Negauino tutto
ctò chetù affirinmi ; aíFerm u.t o tutto cíò che ta
negaui ; il sì St Si Ni* apteflò loro era il roede-
fi o .
Et corne poter conuíncer cclcro, che speizauano
luire J'armi , con cui poteuano ester vinti ?
Se la sol i rete iia intricare i pertiuaci, «elle filo-
Ibfiche altcrcationi , e il ridurli alla ncceflìtà di con-
tr i; lut- à ie stissi :. quai' Aristèo poteua legar oue'
Prorej , che affèrmando e negando ogni cota ; cou
due fole parolette, íi& Nì , scioglieuano prcltigio-
íaimmc ogni legame ì
Ambi adunque hauendo corrottol'Habité d£ Prìn*
tì/ ij , haueano lUiuelIetto tanto incurabile con la
JUgione ; che il nostro Filososo, benche scefo dalla
Airpe di Esculapio > come afrerrnano gH Scrittori dél
ia luavita; perde verso loro il tempo & le medici-
mt , ne' Libri délie Metefîsiche .
' Cenftflà egli peiò eflère (lato più insanabile Pro-
*tígora , che Anssiágora : petche questo hauea Fi»
fermità nell* Intelletio -, ma quello nella Voluntá .
Anas: agora err.iua per ignofanza ; Protágora peifi.
diaua per rnalitia ; come hoggidì fauno i veri Hc-
leticr.
> Quinci , chi pecca per ignoranza ; con vn lungo
discorso conttadicendo à se medesimo , può rauue-
dersi ; ma il voler curare chi non vuol'eilèr curatoi
tynsudar pctmiiia , come Hcicolc contro alGran-
4».
Conchiudc il Fitosofo, cbe contra chi niega g!i
frimi
Prim> n .L1!R? DECIMOSETTIMO: ìtt
disputât ca'fV ? "/"S* P" ignorania , .si dee
curar con I'EÚcoí ' se f" pazzia.sidee
dee disputât col bait™ . c " mf8a P« malitia, si
Di quiVirtù
questa puoi. Perche
tu conosèerc
, alcunia. lnU"m'
_ v!"''/î di
J)iuna certezza de' Principij : 8c queítS0," kiniio
luntratíXi di Ktgatim . Altri s'jinprimono ífflíU?
pij filsiífimi, tenendoli per veri : 6c questa è /n*.
ran\t Ai (rai* DiSptfitimt ,
r"
CsAPlTOLO S&> *>l\TO.
Ditl* Suin^ii .
***** CCOTI il piibell'Hahîto che posta vrstire
SE P 3? vn Principe. Le purpurce Ttabee de'Ça-
» ** * pitanî , le ricebe Pretefté de' Pattitij , i
HfriíS'í* p.ilmaú Paludaroenti de' Tiionfanti > le
lucenti Abolie de* Régi , le gemmatc Clamidi de»
gl'Imperadori , son poueri arneiì à paragon degli H*>
biti délie Scienze.
Quelli yestono ilCorpo, & col Cotpo jnfracidi-
seono : questi vestono J'Aniina , & con l'Anima do-
po morte sono îmtnortali ,
Licinio Impendote chiamanale Sr!tn\i , veleni e
pesti de'Principi . Ma che marauiglia? poichc non,
sapea scriuere ilsuonome sottoi Óecretí,
Infamatia le Lettere per non sentir J'infamia dell'-
esterne ptiuo : asluefiitto alla Ignotanza , corne Mi-
tridáte al velenoj spregiaua la ícienza , ch'è l'jnti-
uelcoo deH'Ignoranza .
M oie o più sauio fù Vespafiano, che nat o «Ile Sci en-
ze , ma nutrito frà l'Atmi : benche non fbfie Dotto,
amaua i Dot ti : e troué il secteto di posleder le Scicn-
ze scnza hauerle imparate .
Sicome cjuegli èticco che quantunque non habbu
l'Oro in seno i hh le Minière dell'Oto in suo potete:
cosi è letterato cbj apreslb di s« hà gli Huomini
ktteuii. " v .>■
rdice
3Í» DELIA HLOSOnA MORALE
fcliee Alctlàndro , se haueflè s.iputo v^'S*j;^
torte Hmeua egli in casa U MfojS&^fc. Poe-
,e, ecleand-w cetcíDcloaUroWf^ ,e hauea ^
fie di Homero .1 sno viatjg^., .
jiomom scno, d.^ c^ie^ifad i Libti dd
s w -"J'^m-i vnpazzo Intelletto sipascea deJJí
V°. qe' Poeti, (k rimancua digiuno .
Grandissime liiíhque fù la fciicità di que' Monar-
chi, iquali cslendo tssi Sapienti , conuerfauano co'
Sapienti ; corne Périclc in Gtecia, Toloméo neli'Egit-
to, Augustoin Ronía. .. .
Qjiesti.insegnando ciò chesapeano , & imparan-
do ciò che non sapeano ■ moltiplicatiano à grande
Vsura il lor sap ère : non eflendo al Mondo ne più
firuttuoso , ne pi» gîoeondo commercio , che donare
H suo senza perderlo : & acquistar l'altrui senza suo
costo.
DVe cose adunque considéra il nostro Fildsorb
circa l'Habito délia Scienza : l'vna , quai sia il
iùo Ojgtttm: l'altraqual sia la sua íw« . Ma per
che gli Oggctti délie Scienze scno tràlorsì eonfusi,
che confoiidono ancora gli Habiti i non ti lârà no-
Jofo , cred'40, di vdirne vna breue e distinca Eco-
Tiomin , ríntraceiaudola da più alto principio de' loi'
Oggetti , m questa guisa .
Già vdisti , che délie Scienze , altre son Prtttùbi,
te altre SficoUtiui .
Hora, délie Tntticie , alcune regolano gli Atti
interni appartenenti all'Appetìto : 8c son le Scienze
Mtr+lì • AUre regolano gli Atti interni dell'Intel-
Jetto in ordine al Diseorso > & queste sono le Strmt-
aali \: cioè la Viahttica che troua ragioni circa le
«ose Disputabili : Sc la Htiint* , che troua ragioni
circa le ense Fersuasibili . Ma questa comprendc tre
a'tre Facultá : cioè , la Miioria , che narra il Vero :
Ja Pctsit , che narrando imita il Vero : & b Grtm-
tnatic», cheinsegnaàparlare correttamente . Queste
ibno Je Pnttiiht. •
'Hoía circa le SptciJaiiHt, che pon liguardano altro
*n» che 1a cognitione dei Vero » Alcuoe contera
piano
• LIBRO DECIMOSF.TTiMMO. ìli
plano le cose Materiali sottoposti alla Mutatiotic :
& queste sono le Fisiche , cioè Naturali ; che ancor*
comprendono la Medicina Teorica . Altre contem
plano la Quantità astratta, dalla Materia .• queste
sono le Matematiche: cioè, la Gimetria, circa U
Quantità" Continua : Se F'Aritmetica , circa la Quan
tità Discreta . Altre fon mi/te di Fisica & Matemati
ca : cioè la Geegrafii che misura Li Terra: Se \'*AHrer
UgU che misura il Cielo : Se la Musica , che misu
ra le Voci .
Vn'ahra più sublime di tutte , contempla le cole
altt & Diurne astratte totalmente dilla Materia Si
dalla quantità : & ella è la Metafisica, cioè , Suprana-
ttirale : l.iquale, se diiìorre con la cognition natu
rale, si chiami Metafisica Naturale : se- con Principi)
nudati da Dio ; quella è la S^cra Tethgia .
H Ora sicoine tutte le Gemme fon più pretiose
delle Pietre communi ; ma vii i Gemma è più.
pretiofa dell'altra , perche l'Acqua è più pura , Se
più sola: così tutte le Scienze sono più nobili del*
le Arti; ma vna Scienzi è tanto più nobile delle
altre, quanto \'Oggetto è più certo , fic più puio; cioè,
più astratto dalla Materia sensibile . t
La minima delle Sciente , è più nobile che la più
nobile delle Arti ; perche l'Arte è circa le fatture
esterne , materiali ( e sensibili .• Se le Scienze sono
operationi dell'Intelletto , Spirituali Se interne .
Perciò la Grammatica , infima delle Se ienze , ç
più nobile della Pittura , suprema delle Arti : perche
quella è Serrnonaje , ic questi smina : quella regola
vn'Attiene Humana ; queita vn' Opera estera* .
Più nobili fono le Scienze SpccoUtiue, clic le Praf»
teche: perche, sicome quegli è più Nobile ilquil* c
più libero da ogni semini : così quella Scienza è pili
nobile che manco seme alle altre: bauendo per so
lo fine il conoscimento dal Veto .
Altra cosa è la Scienza Liberale : altra la Scicnfy
Libera . Liberale è quella ch'è degna di Persona li
bera & ingenua, non mécanisa & seruile', come fon
tutte le Atti Liberali . Ma Scienza Lìbera è quella,
che sol per se stelli è desiderabile i come la l entera-
_i_ - _ w - e'-u-
Siche,
584. DELLA HtOS. MORALE
Siche , tutte le Scienze Libtrt fon Liberali : ma
non tutte le Liberali fon Libere: onde la Dialetti
ca > che serue alle Specolatiue per ben discorrere > è
Liberal, ma non Libera.
Ma trà le Spectlatiue : più nobili sono le Mute-
mâtùht delle Fisiche : perche le Fisiche considerano
le cose Naturali , come Materia sensibile , & muta
bile : ma le Mitsraatiche consijerano la Matcrit
i»tellig!ùi/e ; cioè la Quantità astratta dalla Ma
teria .
Considera per esempio la Sfera , come vna Su
perficie equidistante dal Centro -, senza considerare
s'ella sia di fasto , ò di bronzo , à di legname .
Per conseguenza , le Uetafsicht fon tanto più no
bili & più sublimi delle Matematiche , quanto l'Og
getto è più puro 8c più sublime : considerando l'Eni,
teme Ente : cioè l'Ulema delle cose , astratta da qua
lunque Materia Sensibile & Intelligibile .
Non lenza ragione gli Architetti furono chiamati
^ingegneri ; perche grande ingegno mostrarono nelle
lor'Opte -, & principalmente ne* cinque Ordini delle
Colonne , che sono gli Elementi dell'Arte : propor
zionati i cinque differenti altezze de' Corpi H*
inani.
L'Ordine T^uHin , eflèndo di manco diametri >
quanto hi più di corpo , hà manco di altezza . L'Or
dine Compatito estèndo di più diametri ; tanto hi
pili di altezza , quanto hà manco di Corpo . Et per
ciò quello rappresenta Persone rozze & seruili : SC
questo rappresenta le Muse , sign'ficando che le Scien
ce , come hanno manco di materialità , così fon
più nobili & sublimi .
Dunque la vera Srien^a di cui qui si parla, non è del
le cose S'ngil.tri, cioè degl'Indiuidui sottoposti all'-
dechie, ne agli altri Senfi: pttch? la cognitione del
ÌSeniò , tanto sol dura , quanto l'Oggetto è presente;
te il sentire, non èfàpere .
Gli Animali sentono le cose , ma non le sanno ;
perche il sapere , è vn conoscere le cose dille sue
«pusc > & qaesto è proprio dell'Intelletto : & perciò
» tose più jotjtane, dall'occhio corporale, meglio fi
LIBR.O BECIMOSETTIMO . t»f
conoscono con l'occhto délia rofntc •
Ne tanpoco h vera Scienza è délie cose Con
pnti, 6c sottopoUcà cangiamento : pctoche , se fOft
getto è mutabile , mutabile sarà la Scierai : & cio
che hoggi è veto , dimme sarà falso .
Deue dunque l'Oggetto dclla Scienza estère Im-
mutMit, 6c Eterno; (Scperciò Initllì^ihilt , & Vni-
uersale : perche le cose Vniuersali son fisle & neces.
sarie : le Particolati Ion momentané & cadúche .
Egli è veto, che ancota degl» Oggttti mmMli S
può dare petfetta Scienza, nu solo inquanto sotto-
stanno aile Ragioni Vniuersjli &Eterue.
Ancor di Fioti caduchi , 6c più fugaci d'Il'Auro-
ra.cheli dona e li toglie , ti ranno ptrpetuc Eslén-
ze dali' ingegnoso Spagitico ; ilqual srp.irando cià
ch'è di crallò e di corrotribile da que* nobilí Parti
délia Natura ; n'esttae gif odoriferi spiriti > 6c le-qua-
lita virtuose , 6c permanent! .-fiche nel più rig'.roíc»
Verna , tu senti l'aaima d;l riore , Jc non vedi il
corpo . '•
Così il Fifico spccoluore , mentre filófofi soprâ
la Produttione 6c la Putresattione délie cose Natu-
rah ; separando ciò ch'è di Ctntìngtntc 6c Sin^olart ;
n'estraevn'eUèntial súblimito di Vniutrsalì Sc Stm-
pttrnì concettí , sopra'qinli sonda le sue dottrinali
Bc inrallibifi dimoírrationi . i^ntlro è quanto all'Og-
getto: hora délia Cagione .
LA Cduft de!la Vera e Perfetta Scienia sono î
Prinrìpij Vniutrsuli, da' quaîi con il Discors»
dcll'íntelletto dimoírraiiu miente si deducono gli Es-
fetti dalle vere & immédiate Gagioni! . Altro non
eslèndo la Deinostratione , che vn Discorso ilquale
iasegna à sipcre perfettamente alcunacosa>
Non- è dunque pers'ctti Scienza il conoscere vn*
Oggetto con la simplice ..Jpprtnfiva; ne con la sim-
plice ÇiudicMtiva , corne si conoscono gli primi Prin»-
cipij che si son detti : ma è necestaria la Ter7a Opt-
ratitne dcll'íntelletto , deducendo pervia diSillo-
fism* vna colà da vn'altra : onde il vedere vru co
la , non è saperla .
Hon è perfetta Scienza. il conoscere yna Vtriti
l jet
j&í. DELLA FlLOSOFIA MORALE
per iniwttitnt : corne ,che il Fuoco abbrucí, perche"
cjuesto, &quello, & queli'alrro fuoco abbrucia le
colè combustibili . Peroche l'Inductione è fond iu
neU'Esperimento de* Sensi : & ciò ch'è più vicino
a' Seníï , è più lontan dalla Scienza. Et perciò me-
glio sjrcbbe st.ito à Plinioil crederlo, che il prouarlo.
Non è vera Scienza in conoscer gli Og^etti per via
di Httiitni prtbabìli à ptrsittfi'oili , corne le Dialet-
tíçhe & le Retoriche : perche , corne infinité piètre
>ulgari non (ànno vn Diamante.- così infiniti atgo-
menti Opinatiui , non fanno \.i'*Arg»mcntt Dimt-
fíratìuo .
Molto meno è vera Scienza il conoícer le Con-
clliuíioni , per mezzo di 'rgtmtnti fallaci i benche
paiono insoluhili ; corne que' de Sofistici , giocolieri
jmpudenii ; che presero il nome dalla S..pienza per
vendere l'Ijnoranza .
Diógene , à quell'infolubile Paralogismo , con cui
Zenó.ie conchiudeua cheniuna cosasiposlà muoue-
te , altra risposta non fecc, senon leuarsi dallo scan-
jjo, íccaminare . Coíì , noi> potendo lciogliere l'At-
gomento con la mente , lo íìiolse co' piedi .
Ne meno è vera Scienia il conuincere la faltiti
tleli'Auucríàno , col ridurlo allo Itrettoio degli osti-
natii cioè, alla Cmtruíittiunt: perche il farcono-
scere l'alctui Ignoranza , non è la vera ptoua délia
Verita. Onde ndla Questione dell'Infinito» tu puoi
più facilmente impugnar l'opinione altrui , che afie-
gnarc vn'adcquata ragion délia un .
Oltre ciò , períetta Scienzaiion èilfar conoscere
la Cagion daíi'Effèrto ■ Se tu dicesti : Le Sttllt cht
von fàntillant, fan pittvicinc À noi *l PUneti nonsein*
tillano i Dmqnt fan più viciniinoi* Qucstaèvna
Dinioltration certa , perche gli Eíretti sono da noi
più conosciuti che le Cagioni : & il nonsciiuillate •
non è C.igion , ma Effctto délia Vicinanza .
Ma perche le Gagioni di naturaíiia sono anteriorí
agliE/ticti, cgli è vna prcpóstera Filososia il dimo-
strai la Cagion dagliEfFetti . Ma se tu diceflî : / Lu
m* piùyìcinì i mi nan scintillant . I PUneti fin pià
UùiniÀnù. PnnfHi um {'WilUn • Questaèpro
P'i»
LÍBRO DECIMOSETTIMO. (87
pra ®olata Dimctlratine; perche proua l'Erret-
[O dalla Cagione .
Finalmente perfetta Scienza non è , se la Cagione
non è Immediatà . Egli è vero , che vn'Eiïètro può
dipendere da pîù Cagioni tutte vere 6c necessarie ;
ma subordinate l'vna all'altra corne ie anella délia
catena di Homère. E sono quasi tinte ie Demo-
strationi di Euclide : perche l'vna dipe:ide dall*-
altra .
L'Huomo si marauiglia délie cose nuoue , perche
seco discorre délia 1 agion ctíe non sà : 8cl'Huomo
seco discorre ; perch'egli è Animal Ragíoneuole .
Siche, Feslere Ragíoneuole, è la Ragione immediara
dell'eslere Ditèorliuo: & l'eslere Discorsiuo è la Ra
gione immediara dell'eslere Aminiratiuo .
Dunque fe ru proui che l'Huomo è ^Ammìratim :
perch' ejrli e DìÇctrstm , la Scienza non è perfetta ,
perche seben fia Ragion vcra & inunediacai ellahì
bisogno di eslèr prouita con vna Ra ion lupenoré .
Et similmentc , se tu proui che l'Huomo c ^4mmï»
ratìuTt perch'egli è Tfagìoniuole ; la Scienza non è per
fetta : perche la Ration Mediata hA biíògno délia
Ragione più Immediatà .
Che se tu congiuugi l'vna e l'altra Ragione grada-
tumtnte ; la Scienza sarà perfetta in te , ma imper-
fetta nell'insegnarla : perche l'Intelletto deltVaUO-
re , precipit ito per vna Scala di Ragioni , si rimarrì
più tollo perturbato, che petsuaso.-
Qninci alcun disse, che questa forma di Argomen-
tO , c'etta tyradjriont , Ò Sortie i tiene alquanto dcl
Sofilèico <6c cauilloso : non perche £1 cale, ma per
che il simiglia ; 5s fà paura .• eslemlo costumati i So-
fiiti à teíler lacci con fái ïo<«'n'.
- t onchíudesi dunque.che la Perfetta Scienza, è vnt
infaltibile & evtidtntt Cegnititne di qualihe Effeit»
Jbrroì ■ itun , dimofìrato per viadì ïiltogts/no da Vni»
tursali & N ecejsarie F ropcfitieni , ctntinenti tlmme*
iÌAta Cagione . • '.
Et per non partiisi d.;g!i Escmpli del nostro Fi-
losofo ; tal Oimostratione iàtà , se tu proui , Chi
frè ffì %Antm*ntì , ffíucmo i tapact di ^tmmaf
j38 DELLA FILOSOFIA MORAIE
tiramento ; perche /'Kuomo è capace di 7(agione .
Ouero , che la Luta fi Ecclissa ; perche la Terra
fi frappane trai Sole çy la Luna ■
Peroche queste sono le vere , Se adequate , &
immediate Cagioni di quegli Effetti .
Restati à sapere , che sopra ciascun Soggetto ,
quattro Questioni si postòno dimostrare .
La Prima , ~An sit . Come, se nel Mondi, -vi fi*
la Luna , ò no .
La seconda , jjkiUsit . Come , che cosa sia la Lu
na. Se vii'Astro, ò vn Globo Terreno.
La Terza , <%uale sit . Come , se la Luna per si
Slessa sia chiara o fosca •
La Quarta , Vropter quid Tale sit . Come , Per
qual cagione la Luna diuenga oscura.
Hora di queste quattro Questioni , le tre prime
si postòno dimostrar dagli Effetti . Benché la se
conda sia più tosto Desinitione , che Diuioltra no
ne .
Ma nella Quarta sempre si dimostra l'Effetto
dalla sua Cagione ; Se perciò questa è la vera Di-
mosteatione i quando la Cagione riabbia le Circo
stanze , che si fon dette : perche non tutte le Ca
gioni sono adequate , & scientifiche .
H Ora di qui potrai facilmente conoscete quai
siano gli Estremi Villosi di questa Virtù, co
me si è detto de" Principi) . C'oè , l'Ignoranza di
Negatione, ò sia Ignoranza (implico . Et l'Ignorai'
%a di Praua Dìspofitione : laquai può nascere , ò
da falsi Insegnamenti , ò da Infamità > ò da .Ma-
liti.1 .
La fimplice con la Verità si guarisce. Della se
conda più difficile sia la cura : perche , se pro-
uiene da falsi Insegnamenti; doppia pena ci vuo
le , per estirpare il Falso , -Se inserite il Vero . Se
da Infermità ; si sana con l'Elleboro . Se da Ma-
litia , come la sofistica , laquai conosce il vero e lì
attiene al falso per ingannare altrui ; questa non
si cura guani , senon con la mazza .
LIBR.O DECMOSETTIMO . }Ì9
C^PlTOLO SIVIT^TO,
Délia S.r^nïa .
VESTA è quella Gran Vinù , chenal no-
S&f-\ !Ì| stio Filosofo è stata incoronata|, & con
«5ív£_ÌS alto preconio proclamata 7(ein* htntrt-.
^ÍSS-hS- mlissimt dtlle Virtù.
la ciascun Génère délie Vere Virtù , vna soli
porta Corona : perche adunando in se le preset-
tioni délie Inferiori ; ella é l'vltima perfettione
délia Potenza .
Trà le Vittíi regolatrici délie Passion! , la Virtù
lítmiet è la Reina : perche chi la possiede , diuien
cosi aslblutoSignore délie sue Paslìoní , che aguisi
de' fauolosi Heiói , parrà manco che vn Dio , &: più
che vn'Huomo .
Trâ le Virtù regolatrici délia Volunt.ì , \n-Giufl!ti*
è la Reina : perche , non può non voleie tutte le
Virtù Morali , chi vuole il Giuíio .
Dunque trâ le Virtù Regolatrici deH'lntelletto ,
vna sola è la Reina : laquareminentemente com-.
prende le perfettioni di tutte l'akre : Sí qucsta è
la SipimXjt .
Ami , perche nella Hierarchía dell'Vniuerso, l'in-
fimo délia Sfera Superiore , è più nobile che il sii-
premo délia Sfera Inferiore : onde il supremo délia
Sfera Suprema aflòlutamente raaggioreggia sopra tut
te le Sfere : necelsariamente ne segue , ch'eflendo la
Voluntà più nobile délia Passione ; & l'Intelletto deh
la Voluntà : & nell'lntelletto ottenendo la Sapien*»
il più eccelíbseggio : ella sola di tutte 1e Vinù Hu-
mane è la Reina .
Dirò più : che scben la Sapienza è vn'Accldeate
dell'Anhna , acquistato dall'Huomo ; ella nondimer
no è rnolto più nobile che l'Anima stessa fabricata
da Dio .
La Luce è vn'Accidente auuenticcio a'Ie Solranze
Corpotce : ií pur quello Accidente è più nobile che
R i il
tfo DELLA FILOSOFIA MORALE
il Coipo cpáco. Soltanza è l'Anima -, Accidente c
la Scienza : & puce la Scienza è più nobile dell Ani
mai perche FAnima scnza la Scienza, è corne va
Corpo prluo di luce .
Che se la Scienza rifpctto alla Sapienza è vna siac-
cola rifpetto al Sole; quanto pin nobile & più ho-
rtoteuolc íàtâ la Sapienza, benche qualità ..c-;uiita-
ta &i .icc.hlent.ile ; che l'Amma di qualniique Mo*
natca non S piente •
MA quai latà qoesta Imperadrice délie Vire u ,
più Sauia délia Scienza ; îk più perfetta di tut-
te le Perfertioni ?
Giudica