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1.
Altrimenti? Sì, Fernand, che aveva farfugliato di Albers & Angkor Vat.
Di colpo aveva piantato la serata. Come fece ad alzarsi, a infilarsi il cappotto,
non lo so. Quando lo vidi era sulla soglia, ma che importava,
stava già scivolando lungo le mura della notte, perdendosi
in qualche crepa fra le rovine. Che sia stato lui a dire: «I martin pescatori!
chi si occupa
delle loro piume
ora?».
Le sue ultime parole erano state: «Lo stagno è melmoso». Tutti d’improvviso
smisero di parlare e sedettero in cerchio attorno a lui, osservandolo
non è che udissero molto, o facessero attenzione, piuttosto
si stupivano, si guardavano in faccia, abbozzavano sorrisi, ma ascoltavano,
e lui ripeteva e ripeteva, non poteva levarsi quel pensiero
«Lo stagno le piume dei martin pescatori erano ricchezza, perché
s’è arrestata l’esportazione?»
2.
Pensai alla E sulla pietra, e a ciò che disse Mao
la lumière»
ma il martin pescatore
de l’aurore»
ma il martin pescatore volò a occidente
est devant nous!
il colore del petto l’ha preso
dal calore del sole al tramonto!
Le caratteristiche sono: fragilità della zampe (sindattilìa del terzo e quarto dito)
il becco dentellato, talvolta molto pronunciato, le ali
dove c’è il colore, corte e rotonde, la coda
che appena si nota.
Mao concluse:
nous devons
nous lever
et agir!
Oppure,
entra
l’altro conquistatore che riconosciamo con grande naturalezza
tanto ci rassomiglia
Ma la E
incisa così rozzamente su quella pietra più antica
risuonò in altro modo,
fu udita diversamente
« animali ugualmente,
simili a lumache
è la nascita dell’aria, è
la nascita dell’acqua, è
condizione intermedia tra
il principio e
la fine, fra
la nascita e l’inizio di
un altro fetido nido
II
dovete farlo, e, in quel biancore, in quella faccia, con che candore, guardare
(dei due che vennero per primi, conquistadores entrambi, uno restaurò, l’altro
rovesciò gli idoli orientali, abbatté
le mura del tempio, che, si dice a giustificarlo,
erano nere di sangue umano)
udite
udite, dove il sangue coagulato parla
dove cammina l’antico appetito
donde spuntò
III
[…] If I hammer, if I recall in, and keep calling in, the breath, the breathing as distinguished
from the hearing, it is for cause, it is to insist upon a part that breath plays in verse which has
not (due, I think, to the smothering of the power of the line by too set a concept of foot) has
not been sufficiently observed or practiced, but which has to be if verse is to advance to its
proper force and place in the day, now, and ahead. I take it that PROJECTIVE VERSE
teaches, is, this lesson, that that verse will only do in which a poet manages to register both the
acquisitions of his ear and the pressure of his breath.
[…] “Is” comes from the Aryan root, as, to breathe. The English “not” equals the Sanscrit na,
which may come from the root na, to be lost, to perish. “Be” is from bhu, to grow.
I say the syllable, king, and that it is spontaneous, this way: the ear, the ear which has collected,
which has listened, the ear, which is so close to the mind that it is the mind’s, that it has the
mind’s speed . . .
it is close, another way: the mind is brother to this sister and is, because it is so close, is the
drying force, the incest, the sharpener . . .
it is from the union of the mind and the ear that the syllable is born.
[…] È importante, più che non sembri, l’osservazione semplificatrice di Olson che il verso
nuovo va scritto nella misura del respiro, e non per l’occhio ma secondo l’orecchio. Nonostante
tutto, noi rischiamo ancora di scrivere per l’occhio... […]
Mariano Bàino