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DUE ORAZIONI
D; 3'hnjtgnùr
Gli svizzeri
Contro r Imperador Carlo
Quinto
^^^4 ^''"^'^'^
^'^^^^
Monpgmr Cmvmmi
ftampe la famofa Ora-
della Cafa, fat-
ta per
muovere t Fenezìani a coUegarft col
Papa ,
col Re
di Francia , e mi gli Svizzeri
con-
tro V hììperador Carlo Quinto; via per mancanza
di
perfona , che foffe perita dell* idioma Tùfcano , la qtia-^
If prendere cura , che mefta mia edizione riufcijfe
,
ORAZIONE
©i Monfgmr
dio là vita loro . Sia adunque 1' animo voftro alle mie
parole intento, ed aperto, né per Voi fi miri, chi io
iiS, nè di che abito vcltito, ma odali ciò, eh' io dico,
perchè io non chieggio ( quello che non è in alcun mo-
do conveniente) che ia mia autorità vi muova, ma le
mie ragioni; le quali, fe eile fiiranno falfe, o fcarfe
non le renda h perfona mìa, uè quella d'alcun altro
nè migliori, nè più gravi, ma fieno ricufate, e rifiu-
tate da Voi ; ni a fe elle avranno il lor debito valore
ed il loro lesjittlmo pefo, accettatele per buone, c per
tali 1' ufate, non guardando, che noi
abbiamo gran-
de , e gioita c-jgione di idegno, e d* odio contro 1'
Imperadore, nè ad alcali aFrra qualità o condizione
,
8
loro ciò che effi fanno delle forze, e dell'avarizia
del
ioro inimico , non accrelcaiio la loro paura per ciò :
e quefti altri conforto, che quantunque io
aioi coti
fpiacevole ad udire , non m'afcoìtino per qaefta
cagio-
ne malvolentieri , che certamente il mio amaro
parlare,
preftandomi efC grata udienza, dolce , e lalurifero frut-
to produrrà
Appena mi fi lafcla credere , 5ereniffinoo Principe
che alcuno fia così poco avveduto, nè coiì Templi,
ce, che fi dia ad inrendere, che
1'
Imperadore non
VoIefTe ( potendo egli farlo fignoreggiare il voftro
)
bello, forte, _
ricco, e gloriofo Stato; ma temo be-
ne, che molti fi trovino forfè, che
reputano, che non
fiagran fatto , che effo abbia vaghezza di crefcere Ita-
to e potenza , e dicono, che noi defideriamo
,
, non
meno d' aver le fue terre , e le fue forze
, che egli le
noftre, e più oltre però non procediamo,
e che cosi
farà egli fimilmente ; perciocché è
giufto Signore , e
non proccurerà di recare a £ne i! fuo ingiuflo"
defide-
rioj nella qual cofa effi , fenz' alcun fallo,
fono oltre-
modo ingannati ; perciocché ne!!' animo dell' Imperado-
re non è fo!o caduta quella feniplice
voglia , che fuo-
le negli appetiti ncftri deftai Jl fobicamente alcuna volta,
quali lenza noflra licenza, e
fenza nofìro confencime.
to,e con piccioìeforze,e fenza alcun
vigore dimorar-
vi ; ma egli hi ferrilo peniiero,
e propria, e partico-
lar cura, e deliberato
intendimento di crefcere in forza,
e d annientar., e di fopr.iftare a
Voi, e a ciafcun al-
tro, liccome 1 Tuoi coflumì,
e le preterite, e prefen-
n opere ice dinioilrano chiaramente; perciocché
fe ,
noi vopliamo all'altezza
dell'animo fuo , ed al duro
e penoio, e fattco o fuo coftume
rigoardarce dili<reij.
temente elaminarlo noi troveremo
lui eflèr femire^fol.
,
tea-
cento, le quali cofe, Sereniffimo Principe, annunzia-
no a quefto Stato, ed a ciaiciin altro, non ozio,
nè
iranquillità, nè pace, ma tun^ulto, e affanno, e >Tuer-
ra, e fervitù. Che voglion dire taiire vigilie, tanto
difpendio, tanto travaglio, e tante fatiche dell' Impe-
radore? O a qual fine, o a qual termine vanno? Al-
tro che recare Italia, e l'Univerfo in ina forza, e la
fua potenza, e la fiia lìgnoria difatare, e difendere
più là, che già i confini del mondo non fono, come
egli nelle fue bandiere fcrive di voler fare? Del qua-
le orgogliofo annunzio, quefto eccello Scato lì
turbò
in que' tempi , ed amaramente per lettere fi richiamò
di lui, lìccome la Serenità Voflra potri i Itioi re«iftri
leggendo, rammemorarli ed ora foftiene pazientemen-
,
fo è in pace ,
fpera in guerra trovar (etÌ2Ìa , e chi del
fuo fiato non li contenta, appetifce l'altrui, e chi le
piò parti, e le maggiori avendo, non fi chiama pago,
vuo-
IO
vuole il tutto la qual oofa I* Imperadore fenza alcun
:
« cioè
e,
ti
cloh quefta regal Cittì, ed egTcn'ia, rilpariTiierà for,
le ? Oimè che> ella fama (t'ui , e stavi Ha ^ e Voi full
pare che I' aifura non lanciate. Ma perchè alcuno nii
,
non
noi] più oneft.i , ma che più comoda fi para loro d'
avanti ; e fe noi iftudtamo di mantenere
la noftm pof-
fefltone ingiufta non afpettianio che aftri ce u' ab-
, ,
li; IO ragiono,
nè di vederla ha defio; ma ella è fu-
perba in viftaje negli atti crudele ed il morfo ha in- ,
X6
con alcuna real guerra vinto, che io ho le lettere,
e gli ftrutnenti autentici di tutte tre veduti, e h Se-
renità Voftra , volendo , può finiilnieiite leggerli , peroc-
di non tifare a noi ftà , che l' ozio e la pace , che noi ,
biamo noi dire che egli ha ccn efTo Voi guerra quan-
,
;
32
c 3 quella ct^ pervenuti fere E ciò non la pigrizia
.
chè fe Voi farete lega , egli non morrà però più tat^*
,
24
ha tra' fool implallri e traile fuc unzioni gravemen-
,
li chia-
,
28
fi chiama, corta vita avefTe, e fenzì alcuna
fuccefiìo-
ne mancifTe; ed egli ora, malgrado d'ognuno, vuol
feria vivace e perpetui il che egli agevolmente po-
, •/
nè
.
%
nè al votoo antico vsiore il conviene,
nella comune
angoicm, e nell' uiiiverfal travaglio ftare
in ozio ed
111 npofo; Fiè al fenno di così
prudente Semto fta' be-
ne di getrarfi nelle braccia del rempo,
nè delle fiitu
re opere lìslla fortuna fidarli, nè la
voftra età debbe
ornai dalle vniie ciance d'alcuno,
quainitnque dolci
e dj miele ricoperte , efiere ingannata;
nè convene'
voi cola e, che quella eccella
Città, che reeal Si-
gnoria f^mpre ha tenuto, e che il
mar fi-norel^ia , e
che d Italia è capo, e Principe, e
me^no, cuiPÌnfèr-
inità alci-u, , e ,10» colla lua
ianità fi ditenda ; ed alla
vircu voflra fomraamente èdifdetto
il nafconder
ar- le
mi , per tema di elTere a battarriia
richiefta e vera- -,
aki-e nazioni
comporre, che o di Ttìdefchi, i
quali
lenz alcun fallo odiano a morte
la fua Signoria, co-
me coloro, che ben cagione n' hanno, o
d'Italiani' da*
quali, fe egli dee efTere amato,
o no, non è da du-
bitare, o di Spagnnoli, e quefti
fono in piccolo num,-.
ro, e quantunque effi peravventura
vogliano male in palefe così coli'
all' Imper^dore
nm
. altre due nazioni fi
nimicano, che Tempre è tra loro
diffidenza, e difco-/-
dia; dove alla lega interviene il
contrario, perciocché
gli hvizzen, che valente, e copiofa
nazione è, n-ìl»
armi nata, all' Imperadore
eziandio per loro Ipec'ia-
ijtà portano odio, come
quelli, che ninna cofa defì-
derano ne apprezzano più che la
, libertà delia qua.
,
r^i'*^ j I,
° tkbin, avendo riguardo pure alla I-rancia
]ola, della quale niun Reame
è più ricco, ne più -o
piofo di moneta , e di tefori, e le lue
ricchezze per rrin-
de , e continua fperanza non folo non fi confuma"/,
,
iica li pare.cheellefcemino.e
ma
tanto più aggÌLiKo*iil
C :efo-
,
no perciocché di gente
;
di ricchezze, e di terre
,
^6
jiè egli può fapere , fe la fortuna verfo bi cambieji
yifo, e iUIe; falvo fe noi non crediamo, che ella ab-
bia fatto omaggio, o dato ftatichi , anz.i fe ella farà fe-
condo fua tifanza, ella gU fia contraria, perchè fuo
coitiime è d'eflere varia, ed oltre a ciò nemica di
coloro , che fuiio in troppo alto fta:o faliti perchè
,
5«.
rLibilvecchiezza in ni una parte porrei io trovare più
agevolmente tanti e sì manifefti elempj quanti io
, ,
ro Duca lato[lo
vita, e lo Iplrito di Sua Beacitudi-
, la
i;e .ippetifce , firn il mente
c vuole il Re Cnflianiflìma
tacciare di Piemonre, e tli Francia i e dirti ungerlo , ed
ucciderlo , riè mai da quefto fuo proponimento in al-
cuna maniera, nè per alcuno accidente s'è potuto ri-
muovere Quali patti , quiili condizioni , quali concor-
.
4«
vifced un corpo farne, ed all'onde opporlo. Gli uo-
mini favj,e d'alto affare fogliono fperar la pace, e di-
fporfi alla , e non guerra temendo , alla pace
guerra
apparecchiariì A Voi ftri , Serenìffimo Principe , a Voi
.
ORA-
. ,
ORAZIONE
SECONDA
2)i iMonfignor
^
^^'^
ripofo , e la tranquillità fìa generalmen-
'1
43
lità, ficchè noi, come gl'infermi fanno alcuna volta,
piw per debolezza, chi? "per quiete lliamo in ripolo:
imperocché quel 1:1 è vera pace » la quale è gentraia
dal valore dell' animo, e dal v'v^ovs dell'armi; e quel-
la , che figliuola è del travaglio , e delle fatiche,
e non quella , che nafce da ozio , e da lentezza , nè
quella, che la pigrizia, e'I timore creano, e produco-
no; perocché quella di così baffi, e vili progenitori
nafcendo, non può in alcun modo effer altro, che ap
bjetra , e fervile i anzi tutte quelle Città, che ozio-
fe fono non per loro elezione , ma per tema d' alFan-
,
volte uditi, e che non gli fappia e che non gli gridi,
,
4«
rìcevitrice, e vendicatrice d' ognuno, quantanqiie d'
ìnfima condizione , Iblo che a lei ricorra , per tema
deli' Imperadore interiompiamo ora in iui , che la li-
bertà della Tua Pa ria più che la vita più che fe
, ,
niiefta, che egli per quel che io otlo uLito è <ii di- ,
, no^ p ^oc-
"""" fll'Imperadore.e dicono,
che e^li ti '"r
L
,,
5°
adDi>erando, cattivo provvedimento prendono, e b lo-
ro fallite in fallace, e vana parte fondano , e edilì-
e
cano. V C'.rto fe la loro pigrizia, '1 Ibnno, e l'ozio,
e la timidità poteflbro mandar fuori la voce loro, ed
iì loro fentimento efprimere favellando , che potrebbe-
ro elicilo dir altro, che attendiamoci alle noftre con-
folaziont, ed a' noftri diletti, e rìpofìamoci , e più
dell' altrui infermitàche del noftro valore ci promet-
,
D j lui
lui }>iùlungo Ipazio, che H può, errano di gran lun-
ga; perocché fe noi con diritto occhio riguardar vor-
remo, aflai maniteftamente apparirà, che noi non u-
fiamo, qiiefto preftnce ozio, e quefta tanto lodata,
e magnificata quiete, come noflra cofa, ma come in
preftanza prefa , ed il predatore di efiii, fìccome in-
gordo, ed avaro camfaiator l'uole , per aflai breve tem-
po, troppo groffà,e troppo intollerabile ufura ne chie-
de Lafciamola adunque, ed a lui la rendiamo; peroc-
.
rere e a diffruggere
j perocché le feiite, onde eìlì
;
che
,,
;8
qiie addormentare dalla lulìnghevole ingannagione del-
le lettere, che egli ha novellamente prefo a fcrivere
cosi piene d'amore, e di tenerezza; gli uomini aftiiti
ufano più fpefTo contro a coloro, a cui vogliono nuo-
cere, le lufìnghe, che le minacce ed al lupo falvati-
;
guftando e dolce
, e piacevole loro parendo, male
,
6o
dolcezz.i del prefeiite flato invefca , ricordini dell'
antico proverbio che con tanca laude di quefta pru-
s
6%
cita, ficuratìdalle noftre forze meik-iime , avremo
franca pace,t- virii quiete; e non ]iri>ct.de;à il iioltró
poco faiio, e fervile ozio dal vo^ei e de!ì' Ic-pcniao-
re , come al prefente fa, ma dal noftro Il ciie mtn- .
di
guinofe , ed alte fa^ tagliate , e guaite membra ,^ accoz-
l' Impe-
zerà lo sdegno colla fierezza , e vedendo , che
radore abbafli , ed inchini , fi raccorrà ad urtarlo , e
ad
opprimerlo ella ancora dal fuo lato ; e più sncora , ise-
ar-
raiifEmo Principe , che noi potremo la nyftra^
mata co» quella del Re accozzando , cacciar l' Im-
,
fi pofiono ,
ra, le cole che più facilmente cotilumar
per fé medefima fuote trovare io non voglio ;
con piti
luntTO ragionamento per quefta volta difendermi m
dinToftrare il danno che noi all' Imperadore potremo
,
to£» , ed oiribae -,
e fe nella fucceflìone dell* Im-
66
perio fi terrà la debita maniera , ed Ìl legittrmo ftile fi
lèrverà, \'oi il voiìro (àlunfero privilegio manterre-
te, dì avere il voftio feliciflimo, ftabile, e perpetuo,
incontro 2Ììe alrrui potenze varie, e mutabili, il quak
pi-ìviÌeg o, come io ho detto, è flato o iblo, o prin- ,
E z è , che
68
è, che sbigottirle (Tendo accompagnato dal Re, e tl<»|
Papa,« da' Svizzeri, io non lo v^ere qual diferaegli,
non dico, porta procacciar maggiore, ma quale eg ti
fperi di avere effendo iolp
, e certo io non niego ,
:
7b
sì verrebbe ella ad efTere contra fna natura coftante, e
fedeie Dichiamo adunque
. che 1' Impe radure è flato
,
mo
71
mo il che qdahto fi convenga
vinti, e fuperatì-, e fe j
E 4 noi
,
7*
noi timore, che i noftri compagni ^ poiché con ìcró
collegati faremo, uè abbandonino , e con eflo lai fi p^,
cifichino , e noi laici no in guerra ^ anzi perocché non
meno che la fua intenzione (ono le lue arti a tut-
to il mondo aperte , noi non non dobbiamo teme-
foio
re che le noli: re amiità abbiano con lui pace
, ma nè ,
in-
lialia armato, e dall' altro 1' Imperadore .faccndofi
naiv
mnzi alla difefa, a noi fia neceffario di armarci fimil-
menfe, e così avendo pice i» ogni mcdo lofterremo la
fpela, e l'afFanno, e '1 pericolo della guerra, ed oltre
a ciò di paura morremo , che quale delle due potenze
riman;2:a vincitrice, non fi volga neon tane me lupra di
i
vien che ella fia amica dei ferro delle iramme , della vio- ,
77
"Yora Rivolgiamo ora gli occhi verfo T Imperadore-,
.
78
voftra careilia vi fovvenne , accendiamoi^li i i
adoriamolo-, ma le egli vi ha neila guerra'abban
neila battaglia traditi nella vittoria,
incannaci , m
ce a(ìediati,e nella amicizia, con graviffima,e
bil fame m
tanta iba doviz:a,e lUpcrlluità
torn
e quanto era in ìai,uccifl: raffigurate in
ìui la i
mortifera faccia ddìa orribile Monarchia,che
io vi
le mie parole dipinta, c dinar.zi
adi occhi pofta
fono le fue amicizie, Se^eniffimò
Principe' ed
parentadi quali, ecome farti?
Bructarfi le mani
gue del/ Avolo, dc'koi Nipoti, ed il Succerò
figliuola ocello gettare a' cani , e la fua fttlTa
me innocente cacciar di Stnto, fono
le fue ten
parentevoli carezze. Non la ,.pLrtaprudetuiirima
f
blica ,
come la nobile Ilola d' Inghilrerra fia àn
ribellata da Santa Chiela , e la casione , e pere
poffo IO ingannarla in ciò con lavole'finter
e le i
p
,
"
'T- 7P
Ninno può più aver dubbio alcuno che le paci
, dell' Im-
peradore non fiano falte , e Cotto i veftimenti armate
e che Égli non lì affretti di pervenire alla ftia defiata
Monarchia , eziandio per mezzo !e onde dei {angue de'
viciuì , e de' parenti , e per entro gli fciimi , e fopra
le rovine, e fra fe ceneri della afflitta, e guaita, e di-
ferta Criftianità E noi crediamo ,che egli in tanta iìam-
.
So
fto Stato di piccolo, e dimeno, che
egli era, gr
ed elevato i e tale a noi !
'iafciarono , ^uale la S<
Ti Vultta lo poffiede tìggi
, beilo, e ricco, e for
glonolo, non coUa pigrizia, e col fenno,
e coli",
ma coli' induftrìa , e col travasilo, e colla virtù, (
IL FINE.
,
;reni-
te, e
ozio
e fer-
ie ef-
e fe
e Io-
ne fa
dei-
cuna,
egli,
cezza
ed
della
virtù
paf-
ove
que-
e la
ecar-
noi
a ri-
re II-,