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.

DUE ORAZIONI
D; 3'hnjtgnùr

GIO; DELLA CASA


Per MtJovERE
I VENEZIANI
A coilegarfi

Col papa col RE di FRANCIA


E con

Gli svizzeri
Contro r Imperador Carlo
Quinto

InLlone apprefjb 'Bartolommeo ^Martin,


> " » —
Con Licenza de' Superiori.
3^{ji m^ji SL»?^ m^Ji, mji sini
lo STAMPATORE
A chi legge.

^*^P^Q?;o oramai pafTati molti ami, eh io pubblicai

^^^4 ^''"^'^'^
^'^^^^

Monpgmr Cmvmmi
ftampe la famofa Ora-
della Cafa, fat-
ta per
muovere t Fenezìani a coUegarft col
Papa ,
col Re
di Francia , e mi gli Svizzeri
con-
tro V hììperador Carlo Quinto; via per mancanza
di
perfona , che foffe perita dell* idioma Tùfcano , la qtia-^
If prendere cura , che mefta mia edizione riufcijfe
,

corretta, vi corfero molti errori, che la renderono


non
poco manchevole , e difetto fa. Ora poi, che mi e for-
tito di potere aver qui mfoggetto della Tofca-m favel-
la amantiffìnio , e intendepttffìmo , che (t è cortefemente
correzione della ftampa , mn ho
e finto di n(ffiere alla
volato lafàare ài approfittarmi di tal favorevol con-
giuntura , c rimetter quefla bellifjima Orazione mio-
vantente alla luce più purgata , e ridotta alla fua
,

vera lezione NelP ijìeffo tempo , r ho accompa-


.

gnata con U'i* altra Orazione fatta dall' ifiefh Monf-


gnor della Cafa nella medefma occajione , la quale fem-
bra, che egli forfipoxejfe fatto nome d* un Nvbile Ve-
neziano Quefìo chiariffimo parto di così celebre fcrit-
.

tore , del quale fo-u flato favorito da un infigne lette-


rato , nativo del Ilei Faefe, che Apper.nin parte, e il
mar circonda , e 1' Alpe deW Opere di Mo':jtgnor della
Cafa finiljìmo conofàtore , fpero , che farà gradito da
tutti gii auiatori della Lingua Tofana , che valentie-
.

r't la vedranno iiluftrata di quella mova sfavillante

luce, che in mirabil gin fa in gran capta fi fpande


da-

che io ho l' onore d' epre


quefló nobil componimene ,
'primo a far palefe al pubbfm per mezzo delle mie
aampe Degnatevi di accettare benijgnamente quefia mia
.

fiuova edizione, e vivete felici


.

ORAZIONE
©i Monfgmr

GIO: DELLA CASA


Per la Lega
E alla violenza fi poreire refiftere in alcun
modo fuori che col feiro, e coli' armi,
io temerci , Sereniffimo Principe , ed
Ecceller! tiflìmi Signori , di poter^ efTer
riprefo da Voi meritamente di ciò , che
io fon corretto di efpcirre nel mio pre lente ra^iona-
irento-, e ftimerei, che la materia, della quale io fa-
vello, fo(Te alla mia condizione, ed al mio prefente
abito del tutto contraria , e difforme i ma perchè
dalia forza non può l'uomo altrimenti difenderfi, nè
sjotarfi , che col vigore dell' animo , coli' armi , e
colia guerra , io non credo che alcun polla a buo^
,

na equitàbiafimarmi, s' io parlerò non volentieri ,


ma a forza n^ di quello , ciie mi piacerebbe di di-
,

le , ma di quello , che è necelTario di fare non me-


no a queft' eccelfo, e magnanimo I^minio , che al
Papa , e ad akri, cioè di procacciare difefa, e fcam-
po alla comune falute, alla comune vita, alla comu-
ne libertà la quaìe, Te ella non è polh in grandil-
;

fìma renipefta, e te ella non è afTalita , e affedìata,


e circondata da gravifRmo pericolo, e da fuperbo,
ed acerbo nemico > continuiamo la noftra civile» e
A )
pa-
,,

pacifica quiete, che io non ccniìglio, e non i-jc!ticir-


gio alcuno , che pocendo aver onelLi, o ancora di-
meiTa p3ce, e[fg^a piurtofto tirile , e glerioia traer-
ra. Ma perchè { io non rti' inganno) al noltro ozio,
e al noflro ripolb fon già iippjirccchiati , e poco me-
no che avvolti, e annodali i miferahili lacci e 1' a- j

fpre,e gravi catene di {ervini, io pi-ego la Sere-


nità Voflr,ì, egì' lIlufiTiffimi iuol Semuori", che fi de-

gnino d'afcoltarmi con benigno animo, non come co-


lui , che incenda a gnaftare 1a voftra pace , ma come
qaello , chtf procaccia di mantenere la comune li-
bertà-, la q^uaie i glorioiì AvoU voftri (fecondo ch'io
odo) non foto apprezzarono più che gii agi, le mor-
bidezze, ed il ripofo ma egli fpre^izarorìo per lei ezian-
,

dio là vita loro . Sia adunque 1' animo voftro alle mie
parole intento, ed aperto, né per Voi fi miri, chi io
iiS, nè di che abito vcltito, ma odali ciò, eh' io dico,
perchè io non chieggio ( quello che non è in alcun mo-
do conveniente) che ia mia autorità vi muova, ma le
mie ragioni; le quali, fe eile fiiranno falfe, o fcarfe
non le renda h perfona mìa, uè quella d'alcun altro
nè migliori, nè più gravi, ma fieno ricufate, e rifiu-
tate da Voi ; ni a fe elle avranno il lor debito valore
ed il loro lesjittlmo pefo, accettatele per buone, c per
tali 1' ufate, non guardando, che noi
abbiamo gran-
de , e gioita c-jgione di idegno, e d* odio contro 1'
Imperadore, nè ad alcali aFrra qualità o condizione
,

noflra mirando . Perchè


io non domando, nè è ra^rio-
ne, che le noftre
avveriità fiano mefcoìate colle tran-
quilfità vcftre , nè con qnelle d' alcun altro nè è
,

la noftra quiftione della vita de' Religiofi,


nè delle
loro pafTioni, ma dello Stato, e della falute , e del-
la libertà voftra. Come Voi ieggerelte
dunque un li-
bro , non rapendo chi fe nc^fbffe il compofitore,
così
così vi prego ora io, che Voi afcoltiate me; ed il mia
ragionamento con quella medefima equità riceviate
nell' animo , che fe egli da nafcofa, e da voi non
conofciuta perlbna vi fofie porto , e dettato Nel .

qual tagionamento , acciocché le mie parole con al-


cun ordine procedano, io dirò prima del grave , e
mortai pericolo, che fopraftà anzi che tocca , e , ,

percuote la mifera Italia , e Voi per la foverchia ,

potenza dell' Imperadore e appretìb dichiai'erò che


; ,

a fchifare , e fuggire sì fatto pericolo • non fi può


ti-ovare altro ricovero , fuorché un
fcampo , nè altro
folo fenza più , cioè , fe Voi Collegheretc le Vo-
lile forze e l'armi voftre congingnercte Con San-
,

ta Chiefa, e col Re Crìftianiflìmo di Francia; e do-


po quefto proverò , che fe Voi accetterete la Lega,
e la Compagnia de* fopraddetti Principi , Voi pren-
derete buono , ed opportuno compenlo alla voftra fa-
Iute ; il qiial compenfo » o egli bafterà a fermare il

corfo, e r impeto del comune Avverfàrio, ed avre-


mo ozio, e licura pace, ficcome io fpero, e defi-
dero ; o fe ciò non potrà eflere , egli fìa fictiramen-
te atto a fconfiggerlo, ed abbatterlo, ed avremo glo-
riofa vittoria , e certa , e falda libertà -

Io non fiprei bene affermare. Sereniamo Principe,


quali fieno piò , coloro, che la potenza, e la cnpiditri
dell'Imperadore non conofcooo, o coloro, che cono-
fcendola,e grande, e fpaventevok riputandola , ftordi-
fcono,ecome piccioli fanciulli , delti la notte al bujo,
temendo forte , per foverchia paura fi tacciano , e
foccorfo non chiamano quafi 1' Imperadore, come
,

effifacciano zitto, o motto , cosi gli abbia a tran-


ghtottirce divorare incontinente e non prima-, ch'io ,

fono in qnefta parte afiai fofpefo , e confufo , ma


Rpndimeno io priego quefl-i , che , perchè io ridica
A4 lo-
. ,

8
loro ciò che effi fanno delle forze, e dell'avarizia
del
ioro inimico , non accrelcaiio la loro paura per ciò :
e quefti altri conforto, che quantunque io
aioi coti
fpiacevole ad udire , non m'afcoìtino per qaefta
cagio-
ne malvolentieri , che certamente il mio amaro
parlare,
preftandomi efC grata udienza, dolce , e lalurifero frut-
to produrrà
Appena mi fi lafcla credere , 5ereniffinoo Principe
che alcuno fia così poco avveduto, nè coiì Templi,
ce, che fi dia ad inrendere, che
1'
Imperadore non
VoIefTe ( potendo egli farlo fignoreggiare il voftro
)
bello, forte, _
ricco, e gloriofo Stato; ma temo be-
ne, che molti fi trovino forfè, che
reputano, che non
fiagran fatto , che effo abbia vaghezza di crefcere Ita-
to e potenza , e dicono, che noi defideriamo
,
, non
meno d' aver le fue terre , e le fue forze
, che egli le
noftre, e più oltre però non procediamo,
e che cosi
farà egli fimilmente ; perciocché è
giufto Signore , e
non proccurerà di recare a £ne i! fuo ingiuflo"
defide-
rioj nella qual cofa effi , fenz' alcun fallo,
fono oltre-
modo ingannati ; perciocché ne!!' animo dell' Imperado-
re non è fo!o caduta quella feniplice
voglia , che fuo-
le negli appetiti ncftri deftai Jl fobicamente alcuna volta,
quali lenza noflra licenza, e
fenza nofìro confencime.
to,e con piccioìeforze,e fenza alcun
vigore dimorar-
vi ; ma egli hi ferrilo peniiero,
e propria, e partico-
lar cura, e deliberato
intendimento di crefcere in forza,
e d annientar., e di fopr.iftare a
Voi, e a ciafcun al-
tro, liccome 1 Tuoi coflumì,
e le preterite, e prefen-
n opere ice dinioilrano chiaramente; perciocché
fe ,
noi vopliamo all'altezza
dell'animo fuo , ed al duro
e penoio, e fattco o fuo coftume
rigoardarce dili<reij.
temente elaminarlo noi troveremo
lui eflèr femire^fol.
,

lecito . fempre delio


, fempre armato lémpre in. ,

tea-
cento, le quali cofe, Sereniffimo Principe, annunzia-
no a quefto Stato, ed a ciaiciin altro, non ozio,

iranquillità, nè pace, ma tun^ulto, e affanno, e >Tuer-
ra, e fervitù. Che voglion dire taiire vigilie, tanto
difpendio, tanto travaglio, e tante fatiche dell' Impe-
radore? O a qual fine, o a qual termine vanno? Al-
tro che recare Italia, e l'Univerfo in ina forza, e la
fua potenza, e la fiia lìgnoria difatare, e difendere
più là, che già i confini del mondo non fono, come
egli nelle fue bandiere fcrive di voler fare? Del qua-
le orgogliofo annunzio, quefto eccello Scato lì
turbò
in que' tempi , ed amaramente per lettere fi richiamò
di lui, lìccome la Serenità Voflra potri i Itioi re«iftri
leggendo, rammemorarli ed ora foftiene pazientemen-
,

te gli effetti e l' opere di quelle minacce lenza


, , que-
rela alcuna: così ha l'amore del rìpofo, e dell'ozio
mutato ed ammollito il virile animo , che l' inclita vo-
,

ftra Patria ebbe già .Noi veg;;iamo adunque lui ef-


fer follccìto, e taciturno, ed attratto dngli uomini,
e
niun diletto, e niun diporto, e niutia confolazione a-
vere nh curare ; e oltre a ciò lo Tentiamo nella Tua
lieta, e profpera fortuna ftar penfofo, e turbalo, e la-
fceremoci cosi chiudere gli occhi dalla nofìra puerile
Tperanza, che noi non polliamo fcorgcre , nè dili:erne-
re ciò, che egli cori sì follecito lludlo attenda, e pioc-
curi ? Se egli araa!Te la pace , anzi li; egli non ì' cdiaf-

fe, la fua vita farebbe lieta, e la foa viUa ferena, e


e la foa mente d'infinite cure libera, e fcarìca pe-,

rocché Voi vedete , che ella è In fua mano ed in Tuo ,

potere the vogliono dire adunque tanti penfieri , c


;

tante vigilie? Certo, Sereniamo Principe chi doglio-


,

fo è in pace ,
fpera in guerra trovar (etÌ2Ìa , e chi del
fuo fiato non li contenta, appetifce l'altrui, e chi le
piò parti, e le maggiori avendo, non fi chiama pago,
vuo-
IO
vuole il tutto la qual oofa I* Imperadore fenza alcun
:

dubbio , nelle lue lunglie , e contino ve vigilie ftu-


dia, e procaccia; e forfè, che egli crede con gia-
fto titolo poterlo fare, nè io voglio di quello
contra-
ffare con cito lui , nè dil'putare in alcun modo
anzi ;

dico , che vedendolo io di grand' animo e d' alto in-


,

tendimento, ed oltre a ciò dì lodevole, e d' onefe


vita, ed in cialcun fuo appetito, mondo, e tempera-
to , quanto altro Signore , che mai folle o più ; ,

fono di credere collretco che dalla compagnia di


,

tante, e sì chiare virtù non polTa efìere di liingì, ve-


ra, o almeno immaginata giuftizia Ma qucfto che è a
.

noi (SerenifTimo Principe) fe egli fottometterà a fe


il noftro Stato? Noi non faremo
meno in periglio,
perchè egli ciò giuftamente faccia, che fe fatto 1* a-
vefTe contro a ragione. Anzi parendogli la fua impre-
giufta
, e ragioisevole con molto maggior vigore fi
,

fludierà di fornirla, che fe egli ingiufta la fentiffe,


, o
fe la cofcienza in ciò lo mordefie ~ Noi vetrgiamo a-
dunque a che fieno intenti i tuoi profondi 'ftu , ed
dj
in che occupata la fua folitana, e foUecita vita;
e
iìamo certi, che niun penfiero, niun atto, niun paf-
fo, niuna parola, niun cenno dell* Imperadore ad altro
intende, nè altro opera, nè d' altro ha cura, che di
torre, o come altri ftìmano, di ritorre gli Stati,
le
Terre, e le Cittji de' vic!ri(,e de' lontani, e all'Impe-
rio o darle, o renderle; ed in ciò (i coniumano i fuoi
diletti, e le fue confoiazioni tutte. Quefte fono le
fue
cacce, quefti gli uccelli quefto il ballare, e gli odori,
,

e il vagheggiare e gli amori e i carnali appetiti


, e
, ,

le delizie Tue Vera cofa è che egli in tanta fiamma


,

di delìderio e d'avarizia a Voi perdoncr!t,e ftruggen-


,

do, ed ardendo i membri, e l'ofta della fconfolata,e


dolente Italia ad wno ad uno , 1' onorata fua tefta
,

« cioè
e,

ti
cloh quefta regal Cittì, ed egTcn'ia, rilpariTiierà for,
le ? Oimè che> ella fama (t'ui , e stavi Ha ^ e Voi full
pare che I' aifura non lanciate. Ma perchè alcuno nii
,

potrebbe dire eh' Ìo fo male a preiiimere di potere


,

indovinare gli altrui occulti penlìcri , vergiamo quali


fieno le lue manifefte opere , e potrete apertamente
conofcere a che duro, ed a che feroce uomo. Voi,
gii akri Principi , che fono d' ozio , e di n'pofo
vaghi , vi rete abbattuti ; delle quali una piccola
parte brev'emente raccontando , mi piace da quelle
cominciare , che gli amici , e' fervidori di lui lodano
ed cfaltano, acciocché Voi da quelle polliate imma-
ginare , quali fieno quelle , che e{R o negano , o fcu-
fnno Io voglio tacere, Serenifiìmo Principe, la com-
.

paflìonevole lloria di quella dolente , e mendica Re-


ina di Napoli, che egli ha, fecondo , che i fuoi di-
teafori dicono, in cortefe, ma fterile, e perpetuo
carcere tenuta; perchè eiUnon vi è forfè nota, e non
la fapete , fuori folameiite pochi , che per alcuni ac-

cidenti fono ftati in Ifpagna, i quali mi rendo cer-


to , che non fenza pietà > nè lenza lagrime , hanno
veduta qui3ll' afiìitta , e rugofa, e canuta Vergine, con
regale afpetto andare limoìiìnando , del qual fatto co-
sì danno alcuni viinto all' Imperadore , come fe egli
nvefle l'err;i Santa racquiftato ; percioccliè esli, colei
che ragione ufa fopra alcuno ifato di lui, ha lafciatò
in viia quantunque doloro fa e mifer;i o forife e , , ,

fervile. lì fimilmente dicono quelli tali, che poiché


il Duca Akflandro de' Medici che la fua Patria e mia ,
, ,

per furto, e parricidio (ciò operante l'Imperio) pof-


iedeva* fu morto ed nccifo i' Imperadore privilegiò
, ,

di quello S'tatn non il Principe fuo figliuolo , o al-


,

cuno de' fuoi Nipoti , ma i! prefente Duca col quale ,

niuna cofa avea che fare; e fe e<rli ha in cid meri-


ta-
Il
tato, o peccato , nella voftra difcreta confiderazìone
fin ptfto Certo è, eh' egli non diede quella Città
,

a' poveri di Crifto, nè in dono, nè per Umofina , nè


la fua libertà gli rendè, e peravventura, ch'egli in

quel tempo non poteva fare altrimenti j e tome lì


iia , io non nego , che la virtù fua non abbia in
alcuna parte il vizio della Monarchia potuto mitiga-
re, ma certo ella non l'ha eftinto, e tolto via. Mi-
rate un poco la pìccola Città di Lucca , com' ella è
fàtigata , e gravata , anzi pur confumata , e divora-
ta, e come le genti Spagnuoie fon diligenti, e folle..
cice a radere, e pafcere il fuo mi fero, e Iterile , e
riftretto caippo , e come elfi lafciano il contado , ed i
Cittadini toiKÌuti,ed ignudi; e potrete giudicare, che
fe r Imperio non le ha il titolo della libertà tolto , e
cancellato , egli le ha ben fatto, e fa pagare per lo fuo
"vano, e titolar rìfcatto, tanta, e sì grofTa fomma,che
egli le ne può tenere per contento. Non a adunque fi

per grande argomento del benigno , e retto e giudo ,

governo dell' Imperadore la libertà , che effo non ha


tcko a'Lucchefi. Che debbo io dire delld Stato de*
Sancii , i quali efl'endo ricorli a lui per medicina del-
ia loro malfana libertà , hanno impetrato noti rimedio,
o laluce , ma veleno, e morte; e fe ella è pure in
vita ancora, ed alcuno fpirito le è rimafo, più al fuo
fcampo ha giovato la loro difperazione , che ì' altrui
buona volontà Ed oltre a ciò crediamo noi che
. , i Ge-
novefi ritengano la libertà pura , e f^snz' alcuni
loro
macchia di tirannia ? Crediamo noi , che Andrea d* Oria
non fìa più pofTente in quella nobil Città, che lo fia-
to franco non patifce ? Ecco adunque (Sereniamo Priti-
cipe ) i m.ifencordiofi , e magnanimi gefli dell' Impe-
radore i quali coloro , che di fua parte ibno , in lati-
,

tt gloria gli atcribuifcono. Uccidere i Re non nati an-


co-
e

cora, anzi pure ancora non conceputi, o generati, nè


da doverli concepire, e alle atflìtte Ci tcìi , che nelle
braccia fue fi gettano ed a lui per alcun refugio cor-
,

rono mugnere il fangue e gli i'p'riti figgere e la


,
, ,

vera libertà, onde eflà l'haji fatto depofi cario, e guar-


diano , rivendere anzi renderla loro falla, e con-
,

traffatta, e di mal conio imprefla. Nè di ciò dee al-


cuno incolpare, nè biafimare !a perfona dell' Impera-
dore la quale di laudevoli coftumi ornata , e di grand*-
,

animo, e di mirabil continenza, e di più altre chia-


re virtù, e uobiii dotata, ùa commendare, e da efal-
tare, fenz' alcun fallo, farebbe molto; nè io il voglia
altramente fare , ma dico quefto lolo , che l' ufficio ed ,

ilmagiftrato, che egli ha, richiede, che effb prefuma


di potere con ragione comandare ad ognuno, e che
a ciafcuno fi convenga a lui dichiararfi,ed a' fuoi co-
mandamenti ubbidire. Se egli ufa adunque la fua ra-
gione, non riprendiamo lui (fe così pare alla Sereni-
tà Voftra di fare) ma dell'ufficio fuo ci dolghiamo,
nè rimperadore accufiamo, ma rammarichiamoci dell*
Imperio e le fue virtù lodiamo perciocché elle fon
, ,

molte, e chiare ^ € nobili, ma di loro temiamo, e da


loro ci guardiamo, perchè elle fono a noi nocive,
la loro eccellenza, e !a loro laude , e la loro proprie-
tà in disfare , e fpegnere la noftra liberta confile, e
s'efercita. Il torre, ed occupare gli altrui Srati è
tenuta, e forfè è ingiufla opera, e cattiva; ma il li-
fciare, e rellituire i già tolti, è fenza fallo dannofo,
epeticolofo confìglio. Chi ufurpa adunque alcuna Im-
periai giurisdizione, benché io non faprei dire, chi
fiacolui , che non 1' ufurpi , fe noi alle leggi dell* Im-
perio miriamo , o prenda partito di fpogliarfene con gra-
ve pericolo, o foftenga con paziente animo, che i Minillrì
dell' Imperio procaccino di ricorgliela per quella via che ,

non
noi] più oneft.i , ma che più comoda fi para loro d'
avanti ; e fe noi iftudtamo di mantenere
la noftm pof-
fefltone ingiufta non afpettianio che aftri ce u' ab-
, ,

bia a cacciare con iegittimo e con giuflo modo (u- ,

lamente perocché di tali quiftioni non è competen-


;

te giudice nè libello nè petizione fi dà ma l' ar-


, , i

mi , e la forza , e l' indoftria fono di ciò infienie giu-


dici ed efecutori l'alvo fe il poflèflbre non lofle coU'
, ,

tnperadore congiunto di fangue, e ftretro parente,


perchè quefli fi rirparmiano, come la Serenità Voftra
v^de Ma perciocché a me fi conviene non di par^
.

lare di sì facto Principe quale I' Imperadore è io , )

biafimo, ma riverentemente nominarlo, acciocché io


polTa ciò ofìervare acconciamente , ed anco accioc-.
chè io non vi vada , ogni fuo particoiar fatto raccon-
tando, e poffa la perlona di lui onorando, l'inten-
zione dell* ufficio che egli ha, aprirvi; è necefiario,
,

che noi ci volgiamo un poco a formare nelP animo no-


ftro la fiera immagine, e io fpaventevole vifo della
Alonarchia, e agi' Imperadori rivolgendoci poi pro- >

viamo, fe noi la forma di lei, ed ogni fuo lineamen-


to fenza alcuno errore raffiiiuriamo in loro t e più e-
fpreffamen te ne' maggiori e ne' più famofi. Certo fo- ,

no, Serenlffimo Principe » che la Serenità Voftra non


vide mai qucfta pefllma,e crudeliflima fiera della qua- ,

li; IO ragiono,
nè di vederla ha defio; ma ella è fu-
perba in viftaje negli atti crudele ed il morfo ha in- ,

gordo, e tenace, e le mani ha rapaci, e fanguinofe,


ed elTendo il fuo intendimento di comandare , di sfor-
^ 7M'S d' uccidere
, d' occupare e di rapire convie-^
, , ,

ne , che ella fia amica del ferro e della violenza ,

e del langue,alla qual fua iritenzione recare a fine,eU


la chiama in ajuto perocché in vano a sì crudele uffi-
,
cio altri chiamerebbe, gli efercici di barbare genti, e
fcn-
,

fenza leggi l' armate de* Corfali, la crudeltà la bugia,


, ,

jl tradimento, e l'eréfia, la fcifma,


1' invidie,
le mi-

nacce, e lo fpavento, ed oltre a ciò le falfe, ed in-


fide amicizie, e le paci fimulate, ed i crudeli partin-
tadi , e le peftifere infìnte tiifinghe Tale Screiiiffitno . ,

Principe , è 1* orribile afpetto , tali fono i modi , ed


i coftumi, e ^li arredi della crudel Monarchia, qua-
li io divifato, e figurato gli ho; nè altra effigie, nè
altro animo, nè altra compagnia potrebbe avere sì di--
fpietato , e sì rabbiolb moftro , poiché eìla il fangue
e la libertà, e la vita d' ognuno appetifce , e di-
vora Rivolgiamo ora gli occhi verfo i paffati Impe-
.

radori , e verfo il prefente , e veggiamo fe noi al


vifo, e più alle mani, ed all' opere loro mirando,
lei chiaramente riconofchiamo Troppo lungo fareb-
.

be il mio parlare (Sereniflìmo Principe) fe io volef-


fi la vita degli antichi Imperadori raccontarvi di pafTa

in pafio,ma Voi lo rapete,ed a me bafta affai dire de


i fatti del prefente una picciola parte ; il che io farò
in pochiflìme parole , e lafciando ftare la palefe vio-
lenza , dirò dell'occulta induftria, che può a molti
in qualche parte eflere poco chiara , e per la fna fot-
tilità, e profondo fenfo, non così compiutamente in-s
tefa , Il che a me è necefiario di dire, ed a Voi d'af-

coltare diligentemente; perocché io odo, che egli vi


fa ora le carezze , e le profferte grandi , ed afFerruofe.
Ricordifi adunque la Serenità Voffra, che quefta me-
defima lingua, e quefta medefìma penna, che artificio-
famente v'alletta, e adefca colla fua fallirà , Roma arfe,
e gli Altari, e le Chiefe,e le Santiffime Reliquie , ed Ìl
Vicario di Crifto, anzi pare il Sacratiffimo Corpo di Sua
Divina Maefìà tradì, e diede in preda alla barbarica
ferità, ed all' eretica avarizia j perocché la Santa Me-"
morìa di Clemente fu con tre feUe paci , e non
con
,

X6
con alcuna real guerra vinto, che io ho le lettere,
e gli ftrutnenti autentici di tutte tre veduti, e h Se-
renità Voftra , volendo , può finiilnieiite leggerli , peroc-

ché io gli ho qui , e (ono quefli j ed è 1' uno de' Co-


lonnefì ; il fecondo del Viceré; ed il terzo di lìorho-
ne. Il torto appetito adunque, e la dilordinata fete
che il Papa ebbe di ripofo , e di quiete , ed il veleno
cieli' imperiali lufinghe , che egli airetato bevve , e le
quali egli ora a Voi mefce , e propina , recarono la
Chiefa (oh Dio) e b perlbna di Sua Santità in quella
miferiajChe quella pia, e divota Repubblica , vide con
dolente, e lagrìmofa faccia, troppo lungo fpazio du.
rare. Quelle medefime lufliighe poi i! fraterno of-
pizio del Criftianiffitno Re Francefco , che ^:lle aveva-
no trovato lietiffimo, ed abbondante di lealtà, e di
fede, e di maEinanìma benevolenza, renderono incon-
tanente pieno di rorbazione , pieno di pericolo , pie-
no di ftrida, e di duolo, e di fangue, e di veneno, e
di morte. Perocché l' Imperadore contro colui che ,

lui ignudo avendo in mano, cotanto affidato, ed ono-


rato l'aveva, armato fuori d'ogni convenevolezza, e
contro ogni umano coftume , infuperbì , ed incrudelì
cotanto . Non riconofciamo noi dunque il nobil corre-
do, e i preziofi arncfì delia tirannia? cioè le nocive,
e le mortali carezze, e le fai fé , e fraudolenti paci?
Vegglamo ora le fue crudeli amicizie, ed i fuoi paren-
tadi riguardiamo, più che quelli di Tefeo , e più che
quelli di Medea , barbari , e fieri , ed inumani Ram- .

memoriamoci dunque la buona, e leale compagnia, che


egli nella guerra della Preveia vi tenne, e fe egli non
fi provò di rubarvi le voftre Galee ; fe egli con
efio Voi infieme combattè vigorofamente ; fe egli
vi atcefe i patti , Caftclnuovo confegnandovi ; fe
egli non vi lafciò foli in sì afpra, e pericolofà bri^j
,

e fé egli nelle voflre neceffità, e nelfa vodra


careftia
VI fovvenne accendiamogii lumi e ailoriamolo
, i ,
; ma
fe egli vi ha nella guerra abban-Jonaci
, nella bacca'^Iia
tradui, nella virtoria ingannati, nella pace
aflediatì
e neil* amicizia , con gi^'aviffima, e me.norabd
fame*
eanta fua dovizia , e Superfluità tormentati
111
, , e quan-
to era in lui , uccifi rarRgurate in lui la
; Tozza , e la
mortifera faccia deli' orribile Monarchia che io , vi ho
colle mie parole dipinta , e dinanzi agii occhi po-
lla . Tali fono le fue amicizie ( SerenilEmo Princi-
pe) e 1 luoi parentadi, quali, e come fatti?
Bruttar,
ille mani nel iin'fut dell'Avolo
de'fuoi Nipoti, e il
Suocero di fua figlinola uccilb gittare a' cani,
'e la
ftefla progenie innocente, cacciare
di ftatOjfono !e
lue tenere, e parentevoli carezze; perlochè certo
fo-
no , che ie la tirannia potefle le lue voci forma-
re , e le lue parole mandar fuori , ella
tutta lieta , e
tutta feftantc direbbe: Veramente è coftui delia
mia
Ichiera, verameiire è coftui de' miei amici, e de'
miei
più cari, e più diletti figliuoli ; perocché (quello,
the già negli antichi tempi il mio Giulio Ceiare fe-
ce) del Marito di fua figliuola infanguinato lo veg-
gio, mentre, che egli d'accoftarfi a me, ed al mio al-
to leggio procaccia. Ma ornai quefta fetida fiera nel
fuolatraro larciando,all' Imperiali arti ritomiamu. Non
fa quefta prudentiflìma Repubblica , come la nobile Ifofa
d' Inghilterra fia diviia, e ribellata da Santa Chiefa ,e
perchè? o polTo io ingannarla in ciò con favole fìnte?
E le r Imperadore non fu di ciò materia e cagione ,

(come Voi tape ce, che fu) perchè ha egli dipoi Ij


Chiel'a di Dio laiciaca quafi debole e monca in guer-
,

ra, ed in difcordÌ3,e effo con quello fcifmacico Re lia


pace, e amidà, e lega? Fra Marciti Lutero privato, c
iempHce fraticello commolie alcune perione materiali
B ed
ed idiote ii> Alemagna ad crcfia; chi è ftato poi in
quella picciola nalcenza, quafi venenofa unghia, che
l'ha, inarprita,e putrefatta , ed a pefbifera rnortalirà ri-
dotta, altri che l' Imperadore per dividere, e per par-
tire le fpiiicuaU forze di Santa Chiefa , e le tempo ra-
ii di Alemagna, e divilc, e indebolite,
iniìeme amen-
due occuparle, ed uiui*parle? Chi può adunque negare,
che effo non irtudj di pervenire all' ampio Tuo pa-
trimonio, e alla defiata Monarchia, eziandio per mez-
zo dell'onde del fangue de' vicini, e de' Parenti , e per
entro gii Scifmi e fopra le rovine , e fra le ceneri del-
l' afflitta, e guafia, e diferta Criftianità? Egli arde a-
dunque , ed avvampa del defiderio di torre a Voi
quefto inclito Stato, e luo, e de' Tuoi delcendenci far-
lo, e fe egli focofa mente lo defidera, noi dobbiamo
cffere più che certi che eflb con caldillimo ftu-
,

dio , e con infinito ardore d' animo lo procaccia e ;

ciò fa egli ora tuttavia in Aiemagna » e la Tua lunga


ftanza in quella Provincia, niun' altra cofa attende, che
forza , e potere , di dare in un momento effetto alla fua
fuperba , e crudele intenzione fenz' alcuno impedì-
iBentoj il che tofto fia fornito, ne altro s' attende
più ornai , fe non la venuta del Principe di Spagna , il
quale arrivato , V Imperadore , lui lai'ciando in Alemagna,
e la maggior parte di quella valore fa , e nobil nazione
dietro tirandoli, occuperà Italia , e 'l voftro Stato; pe-
rocché in niuna parte raìran più fvffo gli fpaventevoli
fguardi delia lega d; Boemia , che verfo le voftre no-
bili Città, e la fua orribile voce, dicendo, che ella
Yuole , Io Stato che l' Imperadore ha perduto, racqui.
(lare, niun altro più che Voi minaccia ; perocché, fe
ella le Terre , che Voi pofledete , richiede , o rito-
glie , efTo rifufcita l'antiche, e morte ragioni dell'Im-
perio , e ngn è la Aia petizione fopra 1' ertìdità di
Ottaviano, già per la lunghezza del rempo confufa,
e di mente ufcita alle genti ^ ma ufa la Tua mockr-
na e viva, e frefca giurisdizione t non il Patrimo-
, ;

nio degli antichi scquifti, ma il tuo rivuole da Voi,


non pur come focceflbre di Barbrirofla, c di Corrado,
e di Manfredi, ma come erede dell'ultimo Federigo,
e di Maflìmiliaiio dalla Signoria de' quali noi fteffi ,
,

fenza ricorrere alie Cronache , ci ricordiamo che la ,

maggior parte di quello, che %noreggiate Voi tif.'


prefenti tempi , fi refTe , e fu loro di rerta ragione
;
nè crediate, che l'età ornai matura, e Is debole fui
fanità lo raffrenino, anzi lo pungono, e Io fprona-
no sj , che egli la morte aliato vedendoli , più s' af-
fretta e con pili veloce paffo di giogner là , ove d'
,

arrivare intende , fi ftudia Quefto è adunque il mor- .

tai pericolo, nel quale la voltra libertà, e le monde,


e immaculate bellezze della voftra inclita Patria fon po-
lle; miratelo con virile occhio, e fe egli è grave, e
Ipaventofo e tremendo, ed oltre a ciò vicino, e pre-
,

ferite, venite, oppongliiamoccli di comune concordia;


e la gloria e lo Iplendore d' Italia del quale queft'
, ,

eccelfa Città fu fempre luce e chiarezza con grand' , ,

animo difendiamo. Tanto vogl'io (SerenifRmo Princi-


pe) che mi bafti aver detto fopra alla prima delle tre ,

propolle eh' io feci e a coloro , che nelle prefenti co-


, ,

modità, e nede loro fperanze rinvolti, e addormenta-


ti, non vogliono alzar la tetla, nè fvegliarfi in alcun
modo, ma come pigro, e fonnacchiofo viand.ince che ,

tardi dello, pur lì tiene il capo fotto per non vedere


il giorno, e per non elìere a levaifi, e a fuo viaggio

riprendere collretto le braccia dalla loro pigrizia


, e ,

dalle loro morbidezze non iflralciano e non rimuovo- ,

no, diceiKÌo che egli non è tempo ancora di farlo,


,

nella quale opinione quanto effi fisno ingannali , affai


B s di-
(ìimoftrato è, ed afTai può cìaf:uno chlarameiKe vé.
dere, che telo è l'Imperiale arco, e la corda tirata,
e lo ihale verfo Voi diritto, anzi è fcoccato già, e
già vola il crudeì ferro , che per fegno ha la voftra te-

nera liberta, fenz' alcun dubbio, e lenza alcun' errore


ne è fopra '1 fianco, e già ne tocca, e ne pugne, e
ne percuote. Il pericolo adunque dove noi fiamo,non
può efì^ere nh maggiore, oè più manifefto, uè più
da vicino Da vedere è ora
. come noi lo poliìa-
,

nio fchivare e te egli fi può per aftr^i via fuggire-,


,

che per quella della Lega , alia quale il Papa, ed il


Re Crifliaiiillìmo , e la valorofa nazione degli Svìzze-
ri ,v' invitano ficconie nella feconda mia prcpofizio-
;

ne fi conteneva; ma perocché moki Ibgliono lotto


il lodevol nome delta pace, la loro bialìmevol vita
ricuoprire, io prego la Serenità Voftra, e quefti Ec-
cellentifllmi Signori, che al gufto delle cole e non al- ,

ia dolcezza delle parole riguardino, e il mio utile» e


fructifeio ragicnamento afcoltiiio benignamente E chi -

non fa la pace eflere alle ben rette, e fortunate Cittìi,


piacevole , e graziofa o chi di negar prefume che el-
, ,

la a quello fehciffimo Stato non debba meritamente


effer cariOlma ? Certamente neffuno ma la nottra qui-
;

ftione riguarda ad altro fine, ed è la noftra tema, non


di commendar la pace, ma di fapere, fe noi poflìamo
ìnfìeme mantener lei , e foftenere la libertà di quefto
Domìnio Pei'chè . come i figliuoli con troppa cene-
,

rezza dalla madri allevati crefcono per Io più poco


,

fani e poco valorofì così la pace con troppo amo-


, ,

re dalla Città ritenuta, poco franca, e poco fictira ef-


ferfuole. Noi non dobbiamo adunque la pubblica quie-
te alle noftre Patrie lodando abbracciare per noi gU
,

agi e le morbidezze private e mal fa chi la fua cat-


. ; ,

tività propria nel nome del «vii ripolò , e della pub-


,,

fcllca utilità ccrcLi di nafconclere ; perciocché pm fi dee


la difera della libertà apprezzare , h quale di alare o ,

di non tifare a noi ftà , che l' ozio e la pace , che noi ,

non polliamo riceiisre, le non quanto all' Imperadore


pi'ice di lafclarvela, ed ecli è prerto,e pronto di
tor-
vela ora di prcfente, anzi ve la toglie, e la ro.npe
egli tLKtavia, e lufingandovi nelle parole, ne'futi
vi
guerreggia , ed altrui faettando , e percuotendo , uccide
Voi. Perciocché fe alcuno de' voflri Nobili Cittadini
apparecchiafTe e pietre , elegne , e ca!ci:ia in grande ab-
bondanza , ed alcuno Tuo bel fico ncttade, e Ipianaffe,
noi diremmo che , egli mara,e fa un pdazzo , quantun-
que noi le pareti levate ancora in alto non vedeifimo
j
cosi aduiique l'Imperadore, avendo ogni cofa oppor,
tiina, apparecchiata, e difpofia per guerreggiarvi
dob- ,

biamo noi dire che egli ha ccn efTo Voi guerra quan-
,
;

tunque egli non abbia zaffa ancora, nè batrsi^Iia.e alla


difefa difporci perciocchc fe noi pernre -riamo che egli
; ,

il muro , e [' opera della lua Monarchia innalzi , e alla


foni-
mi tà conduca , noi tson bafteremo poi in alcun modo a dl-
ftruggerla e perciocché le voftre forze non fono pari alla
;

fue e non poiìono contro di lui per fe foie fiir re'ìilenza


,

quanto egli tronca e recide deli' altrui , tanto infì-voìi-


,

fce la voftra difefa , ed ìi voftro foccorfo fcema, e diminui-


fce,ed intanto fpoglia, e difarma Voi. Non è adunque
prudente nè Ktile coniglio opporfi alla violenza non
, ,

coU* armi , ma co'l* ozio , e colla quiete , nè fi conviene ad


alcuno vagheggiarfi cosi il formofo afpetto della p^ce,
che egli alla Tozza, e moflruofa fìiccia dell' orribil fer-
vitù non ifpa venti E ciò fare a Voi innanzi ad ofrni
.

altro è richiedo, i quali nel candidiamo grembo del-


la libertà nafce{te, c nelle fue purìflime mani alleva,
ti, e nel fuo dolciffimo feno , lenza alcuna macchia
pure tU maggioranza t non che dì tìfannla , nutriti
Q i ti
,

32
c 3 quella ct^ pervenuti fere E ciò non la pigrizia
.

ha operato perocché quefta è delle ferve Città com-


,

pasna, ma la virtù, e'I travaglio, che fono delle no-


bili, e Reali Repubb'ìche (duelliti, e mintftri. Lo ftar-
fi adunque è contrario rimedio al veltro grave peri-
colo Vergiamo ora quanto fia da credere al tempo
.

al quale fi dice, che Voi cotanta fede avete, c certo


niuna fidanza fi può avere in lui, perocché egli è
inftabile ed incerto ed a tale è benevolo e iavore-
, , ,

vole ora, che dianzi l'odiò, e fugli avverfo, e tan-


to è da dire il tempo , come la fortuna per la qua-
,

le , effendo cieca, e fallace, non fi conviene, che al-


tri il configlio , e la ragione abbandoni, che è fer-
ino , e coftante ; nè perchè il tempo v' abbia sì lun*
go Ipazio (fecondo che alcuni fempUci credono) con-
fervati, dovete Voi in lui ripofarvi ; perocché fe egli
;ha Voi foflenutì, egli ha molte altre Città guafìe , c
corrotte, nè crederò io mai, che 'l tempo abbia pre-
tto r armi alla vofVra difefa , aiizi fono io certo , che i
"voftri valorofiAvoli moke piaghe , che '1 tempo avrebbe
a quella magna, ed eccdfa Repubblica fatte, hanno col
feniio, e colla prodfrzza loro, o fchifate , o medicate.
Ed oltre a ciò le palfate opere del tempo , niuno argo-
tpento fono delle future , perchè ogni fatto della for-
tuna procede da non conolciuta cagione . Non pren-
dete adunque la fperariza per certezza , nè il defiderio
per rag'one, e confiderate che niuna cofa ha tanto te
forse , e la poflanza dell' Imperadore ( la quale fi do-
veva con ogni fl'jclio, come velenofo albero, e pianta

tenera ancora in eThn,&gare, e diradicare) annacqua-


ta, e nutrita, quanto lo temperato amore d'ozio, e di
ripofo , che alcuni hanno con grande , ed univeriale
querimonia delle genti , avuto n';l preterito Non .

fi continovi adunque nell' errore di quei tali la fen-


ten-
tehza di queflo indirò Domìnio , il quale non pur ora,
dopo le crudeli voftre ìngiuiìe folamente, ma oiol-
:o fpelToj e molto innanzi, è ftaco punto, e ftirao-
latOs acciocché egli deili, e prenda argomento , e
l'i

compeiìfo alla foa l'alate Ma qualfìfia la cagione , o


.

fingolare difòvveiitura di quello fecolo , o amore di


privato comodo , egli e fermo, e
iiTimobile è flato,
d' alto Tonno gravato, ed opprefib. Sveglifi ora adun-
que alla cottura lìell* imperiale incendio, penfando,
che quantunque il Tuo preterito ozio non abbia le
forze di quello Stato indebolite, egli ha quelle del
fuo nimico amplinte talché iebbene la virtù non è
;

in lui diminuita la febbre è crerciuta ella , e quefto


,

infermo corpo n'è gravemente peggiorato, nè piii fi


può Ibftenere, nè reggere, onde da provvedere è d*
alcun faldo rimedio, e d'alcuna forte, e robufta me
dicina per lo fcampo di lui, e non fidarli a dire, che
r Imperadore non può lungo tempo vivere Percioc-^ .

chè fe Voi farete lega , egli non morrà però più tat^*
,

di, ma quanto che fi viva, niun potere avrà di nuo--


cervi , fenza che il fare della morte dell' Imperado-
re rimedio , e fcampo voftro non è altro che affer-
, ,

mare, che la vita di lui è tormento» e danno, e mor-


te della volita Patria; e perciocché l'allungare, e lo
fcorciare il tempo della vita, che efTo viver ci debbe,
non iftà a Voi, co^i non è in voftro potere adunque
la difefa della voftra falute per quefto modo. Difen-

diamola adunque con più virili armi perocché guerra ,

egli le muove, anzi Pafialifce, e combattelt , non fo-


gnando 1' altrui morte , tna proccurandola ; nè il go-
verno della fua falute al tempo kfciando , ma regge»,
do eflb il tempo, e sforzandolo, e ficcome la Serenità
Voftra può vedere, quefto poco fano Imperadore la mol-
ta fatlità) e la jmaravigliofa eagUardeaaJl dell' Alem^gna
B 4 ha
,

24
ha tra' fool implallri e traile fuc unzioni gravemen-
,

te infifvoiita uè per tutto ciò fa eoli alcun fegno di


,

ftanchezza , più frefco, e più forte, e più fie-


anzi è
ro, che prima, e da capo vuole quei" a minala co cru-
dele, tutta la Crifìianltà mettere ad uccifione Il lun- .

go trattato, che egli Iia tenuto con gli nlemai>ni fo-


pra alla Lezi di Svevia larsfa teftimonianza ne fa ( Se-
,

reniflimo Principe) del fuo buon animo, e pacifico, e


fecuri ne rende d' aver pace univerfate e le pure in ,

alcuna parte fia guerra, che la iia fopra di Voi, qua- i

li niuna Città, n un luogo avete, do%'e l'Imperio non

ufi ragione non Verona non Vicenza , non Padova


, ,

non Brescia, no» Bergamo, non il Friuli, e Trevifo,


nè pur Morano, che Voi pur dianzi compraffe, per-
chè non fi mefcoli il voilro lieto, e pacifico fiato con
gli altrui od] e coli' altrui triftizia Che vuol fare V
,

Imperadore della Legadi Svevia, la quale egli con tan-


to fiiidio e con si ardente defiderio proccura ? Se
,

Voi mi direte, che egli fi vuol difendere, io vi di-


mando chi lo minaccia ? Chi Io fpa venta ? Chi Io affa-
lifce, sì che egli fi debba alla difela con tanta folleci-
tudine apparecchiare ? Deh non veggiamo noi che egli
co' lupi ha fatto tregua , ed efll a diftruggcre la greg-
gia rivolto, ed i ladri ricetta, ed acca'^rezza, al Pa-
ftore abKijando , e a lui minacciando, e mordendo.
Perchè manifefta cofa è , che egli fi provvede non
,
di feudo, u di fchermo per ricaoprirfi, perciocché
niuno è che '.o percuota, ma di fpa da , e d'armi per
ferire , e pf r uccidere noi Noi fen clamo adunque il
.

fuono dell'armi, e lo ftrepito della truerra, e nondj-


meno ai'a noflra Patria mofìrismo , che ella ha pace,
e che ella è tranquilla, e quieta, e oltre a ciò ficura,
e fenza fofpetto e cùnfìgiiamola, ch'ella non fi armi,
,

e non ii guardi , acciocché l' Imperadore


ciò veggen-
,

do non iì Bcgm , con lei non 0 adiri ed alcun ma-


,

le non le faccia ; e come i colpevoli fanno alcuna vol-


ta, che dalla fiimiglia de' Rettori ibprapprefi non tug-
goiio,per non dar fofpetto di fé, e per non efier
feguitati ma ftanno fermi
, ,e fpeflò avviene , che ne
fon prefi > e menati ; così Voi per non dettare I* Im-
peradore ad alTalirvi, non prendete armi, nè compa-
gnia, e in arbitrio fuo rimane ÌI prendervi, il che egli
vuole fenz' alcun dubbio fare ed a ciò è prefto e
; ,

pronto, ed ogni cola opporruna , già è gran tempo,


apparecchiata avendo, poco indugerà owai. Ma egli
dice, che queft' ai'no non vuol far guerra, ma vuoi
ripofarfi. Alziamo adunque le mani al Cielo, e poi-
ché Sua Maeflà ce ne concede licenza torniamo U ,

capo foEto e dormiamo rìpofatamente ancora que-


,

fio fpazio breve di tempo. Oh infelice, oh sfortu-


nata, oh travagliata, oh veramente ebbra, e foimac-
chiofa Italia; dunque avrem noi l'avverfario noftro
per duce , e capitano ? e dove , e qoando , e quanto
,
e come a lui piacerà , e fìigU comodo , tanto faremo
guerra, e pace, e non altramente, nè più oltre? Ora
ecco 1' Imperadore ripoferà qnefl' anno ( fe cosi fia ,
perocché neffiino ce ne fa certi, falvo fe noi non cre-
diamo, che egli voglia mandar molto innanzi l'Aral-
do a bandirci la guerra) ma fe pur così fia, egli fta-
rà fermo qucft'atmo non per tardare, ma per 'affrec-
tarfì , e recherà quefìro ripofo a lui rifìoro , e vigore
ma a noi affanno, e debolezza in mo!ci modi, e pec
molte cagioni; e prima, perchè egli agio avrà di di-
mellicare, e render manfueta, e quieta I' Alemanna , la
quale ora , corae generofa fiera , e non avvezza alle ca-
lere , mugghia forre, e sì dibatte, e di roderle, e di
fpczzai'le , e la fua libertà riprendere fi forza , e riprendc-
,

ralla agevolmente fe [' Imperadorc fiii da nuove


, (ol-
iecitudini, ed intorno ad altro affare occupato, e ri*
tenuto; ma fe egli fia fcioperato, ed oziofo^ chinerà
h refta, e renderallì vinta, e fe noi comportiamo che,

«gii la rinmilì, e la domi, e


fua domeftica ia faccia,
egli poi il proflìmo anno quella nazione fopra a noi
aizzerà, e inciterà tutta; e più colla pace ci averà
nociuto, che coli' affanno, e coli' armi non ci nuoce-
rebbe ora . Se voi vi ricordate adunque , come amaro
fu Tanno paffato, fentire, che l' Imperadore abbattef.
fe l' Alemagna , e monraffe in sì gran potenza , e fi-
gnorìa, e fe Voi non avete dimenticato, come ad
ogni novella, che recata vi fu de' felici avvenimen-
ti di luì , quefto Senato divenne pallido , e treman-
te , e che Voi ftimafte , che la vittoria , che esìi
ebbe contro agli Aiemanni , fofì'e fpeziale perdita ,"6
fconfitta voftra, non vi rallegrate ora, che egli fpa-
zio prenda per confermarla , e farla ftabìle , e perpe^
tua; anF;i ve ne contriftate, e quel che il tempo non
concedette allora di fare a fconcio dj quella vittoria
operatelo ora, acciocché egli non ne polTii il frutto rac-
corre, poiché ogni accidente vi fi dimoftra difpofìo,
e favorevole . Quello pacifico anno adunque , e quefta
lenta ftate gravida e di guerra, e d' armi, e di fer-
ro , e t\* affanno , al tempo ( fe non 1' impediamo
)
partorirebbe la confusone , e la diflruzione d' Italia , e
e la voUra appreffo Sereni IHmo Principe perchè tut-
,
,

toché quefla magna , e rea) Città fia maravigliofamente


dalla natura fituata, e da Voi, e da'voftri anteceffori
con incomparabil fenno retta, e amtnaeftrara nondime- ,

no ninna cofa alla confervazione di lei ha piiì siovato,


che r cffere ftata fempre qiiella fteffa fenza mai aver mu-
,

tato governo , ne reggimento e lo efTere de* voftri av-


;

verfarj,efpc2ìalaicnte dell'Imperio addivenuto il con-


tra*
trario , che s'è mutato in pochiflìmi anni Tempre, non
folo d' una perfona un' altra , ma eziandio d' uno
in
in un altro lignaggioficcome quello , che non va di
,

mano in mano ne' difcendenti , ma cade in colni , che


nominato è dagli Eiettori , chi che egli fia Per [a.

qual cofa il piiì delle volte addiviene , che quanta


r ano Imperadore per fuo fen:io, e prodezza ha a-
vanzato l'Imperio, tanto I' abballà 1' altro , che noi»
può cosi prefto efter dì forze , e di feguito pari al fuo
antecefTore; ficcome quello, che nel governo è nuo-
vo , e l' armi del morto Imperadore non può , nè fa
ufare , e halle fofpette , o non ubbidienti a lui , e le
iue non ha in alletto , fenza che la potenza dell' Im-
perio per fé ileffa è affai piccola, e riftretta, e poco
farebbe di lei da temere, s'ella non fi fofTe per mala
ventura accozzata colle forze della Spagna , e dell»
riandrà, e di Milano, e di Genova, e di Tofcana,e
del Regno di Napoli , pel quale accidente ella è ora
fpaventofa, e orrìbile. E Te nella iucceffione dell'Im-
perio fi terrà la debita maniera , e il legittimo itile li
ferverà. Voi il voftro falutifero preg'O manterrete,
d'avere il vollro Srato ftabile, e perpetuo incontro
all'altrui potenze varie, e murabilij il qual privile-
gio, come ho detto, è flato, o folo,o principale l'cam-
po, e falute delia voftra nobile, ed antica, e imma-
culata libertà. Ma ecco, che 1' Imperadore tra'l fon-
no, che egli queflra ftate vuol dormire, fi lludia di
romperlo, ed annullarlo, e di fare eleggere Re de' Ro-
mani il Principe di Spagna fuo figliuolo ,15 cthè il pre-
fente formidabile Imperio fi continovi in lui, e vuole
alle ict'gi oppor(ì,e a Dio- Perocché la Divina Prov-
videnza , come ella gli altri nocivi , e venenofi anima-
li fece pochi in numero, ed in natura non fecondi, co-

sì ordinò , che quefta peftilenzìal vipera , che Imperip

li chia-
,

28
fi chiama, corta vita avefTe, e fenzì alcuna
fuccefiìo-
ne mancifTe; ed egli ora, malgrado d'ognuno, vuol
feria vivace e perpetui il che egli agevolmente po-
, •/

trà condurre ad effetco, le noi glid conftntiamo pe- -,

rocché gli Elettori, che mnie arrivati fono, e che per


ia loro difcordia hanno la loro libertà e S'altrui, o-ua- ,

e corrotta, non ardiranno metrer/ì al nie'fo,^ il


jprefente Re de' Romani Ìi?rgo gli fia fimilnieiite di ciò,
che non po-rebbe in alcun modo dillìirli- e forfè
egli
per meglio fofterrà di clTer dimelTo, e priva-
lo fuo
to dell' Imperio. Ma si tofVo, come fi fentirà, che l'
Imperadore abbia contralto , e che le vive membra
d' Italia, e della Criftianità fpirito, e forza ripren-
dano , e lega , e colpirazione facciano , ed al fuo im*
peto s' oppongano, inccntanente fi rifenuiranno, e fie..
no rinvigoriti così gli Elettori , come !e Terre fran-
che , e '1 Re de' Romani , e non acconfcntiranno a*
prieghi dell' ^mpersdore, quello che ora non ardifco-
no di negare alla forza, e alla violenza; ma fe gli op-
porranno; e ciocché ora gli è libero, e fpedito, allo-
ra lento gli fia,e difficile, e fcemer'i a lui l'orgoglio
di chiedere, e a luro crefcerà baldanza di coiitradTrc,
Se Voi credete adunque, che fia di utile, e di profìt-
to alla voftra Patria , che i* Imperadore lafci per
tefta-
mento al figliuolo la fua niala volontà , e infieme con
qaella la potenza, e la forza d'abbattere, e
fottomet-
tere a fe la Criftianità, e noi non facciamo ftrepito,
nè motto; ma fe ciò è incomport^bit cofa, e mortai
le, e infanabil piaga alla voffra libertà,
rÌfeiitÌamocÌ
e impediamo, che luo intendimento effetto non ab-
il

bia. N'on 1' ozio adunque


, nè il tempo, nh h ìufiij-
ghe dell' Imperadore
, nè
la fua infermità , nè la vo-
ftra ignuda quiete pofiono dal prefenre sjran
pericolo
ia voftr» prefente libertà fcampare, nè" ricomprare:


.

%
nè al votoo antico vsiore il conviene,
nella comune
angoicm, e nell' uiiiverfal travaglio ftare
in ozio ed
111 npofo; Fiè al fenno di così
prudente Semto fta' be-
ne di getrarfi nelle braccia del rempo,
nè delle fiitu
re opere lìslla fortuna fidarli, nè la
voftra età debbe
ornai dalle vniie ciance d'alcuno,
quainitnque dolci
e dj miele ricoperte , efiere ingannata;
nè convene'
voi cola e, che quella eccella
Città, che reeal Si-
gnoria f^mpre ha tenuto, e che il
mar fi-norel^ia , e
che d Italia è capo, e Principe, e
me^no, cuiPÌnfèr-
inità alci-u, , e ,10» colla lua
ianità fi ditenda ; ed alla
vircu voflra fomraamente èdifdetto
il nafconder
ar- le
mi , per tema di elTere a battarriia
richiefta e vera- -,

mente IO conftrfib che commi ditetto


,
è di molti 1' ab-
bracaar con troppa affezione gli agi,
l'ozio e le mor-
.
bidezze prefenti, e con lentezM,
e con fatica, dalla
pace, e dada tranquilliti di viderfi
ed incontro all'
,
aftanno,ed a' travagli farfi. Ma
con tutto che quello
peccato fia comunemente ne più degli uomini , eelì
i

non e perciò minore, nè men grave,


o men perico-
lolo; e fe la yoftra Repubblica
foUe delle vul^ri, o
delle comunali, forfè farebbe
meno da maravi^^liarfi
che ella col vulgo, e co' più errafle, ma
perciocché
ella c tanto dall' altre diverfa.e
tanto di fenno, e di
configlio tutte le trapaffa, grande
ftopore è a dire,
che 1 Imperadore fpeditamente, e fenza
alcuno intop-
po, ne ritegno, corre alla Monarchia, e
che egli l»
voltra libertà, e quella di clafcheduno
percuote, e di-
ftruggcniuno argomento, e niun conlì^Iio a ciò pren-
diate, fe non farvi a credere ,che eji non le nobili
membra di quefta egregia Chtìi calpeftando
, prima la
via onde all'altrui ruine trapaflì
, e pervenga, s'apri-
rà , ma '1 Re abbattendo e gU
, Svizzeri , e Santa Chie-
ia calcandg , fopra le rQvine loro ultimamente
alla
alla voftradiftmzione procederà , e non procacciate di
sfuggire la fervitù, ma folo fperiate d'indugiarla. Go-

miticeràadunque l' Imperadore la fua crudele impre-


fa, non da Voi, nè contro a qaefto inclito Scato,ma
fcenderà fopra al Re CriftiauifruTio , e durante fra lo-
ro la tnifchia. Voi pure avrere quel tanto più di pa-
ce, e di ripofo- Ma che avverrà all'incontro? Cer-
to fe il Re iia vinto, e i'confìtto. Voi in pace efTen-
do, avrete perduta la guerra e non combattendo fa-
,

rete ftatì vinti , perocché abbattuta la potenza de'


Francefi, niuna refiftenza fi potrà più fare all'Impera-
dore e farete concetti di fare i fuoi comandamen-
,

ti di prefente Convlenfi adunque a tate , e si fat-


.

to Senato mettere in avventura la fua Libertà fot-


to r altrui configlio piuttofto, che fotto il fuo fteiTo
governo? Convieni egli a tanta conofcenza, a tanto
lenno fotto 1' arbitrio de' Franzefi perdere o ri tenere ,

il fuo buono, e felice Stato, per allungare il fuo si


inquieto ripofo di breve fpazio di tempo? Senza che
così agevolmente può avvenire, che egli alla fua guer-
ra dia da Voi principio , come da qualunque altro ;
ma donde che eÌTo incominci, fenza tallo, fe contro
altri fi volge egli noi farà per rifpiarmar Voi,nè per
,

agevolarvi, ma per fuo comodo > e per più torto, e


con minor periglio dare effetto alla fua intenzione.
Come fate Voi adunque voftro refugio quello fleflo,
che *] voftro nemico per fuo vantaggio con deiibtìra-
to configlio ha eletto? Egli prenderà quella via, la qua*
le più rodo, e con minore affanno a fo£Tgiogare Voi e ,

gli altri Cridiani Io conduca e fe quella è per entro la


i

Francia, noi dobbiamo vietargliela, e contraftargli il paflb,


acciocché egli per più afpro,cper più erto cammino,
e per più lungo fi metta , e non defiderare che egli ,

quello prenda , che pili agevole fia,epiù corto. Se Voi


,

volete adunque la preziola libertà di quella Repubbli-


ca, la quale i voftri ancici Avoli vi diedero in guar-
dia, e disi nobil teforo depofitarj vi fecero, alta lo-
ro, e alla voftra progenie interamente reftituiic, an-
zi peroccliè Voi non volete in alcuna maniera altra-
mente fare, neceflaria cofa c,che Voi altre armi, che
ozio, e tiepidezza allo fcampo di lei, e conerò la ra-
pina, e contro la fiamma Imperiale procacciate. Adem-
piuto ho, Sereniffimo Principe, quello che io nelle
due prime propofte avea promeflo di dire, avendo
prima trattato del grande, e tcrribil pericolo, nel qua-
le non meno Voi, che gli altri Principi, per lo fover-
cbio potere dell'Impe radere fiete caduti, ed appreC
iò dimoftraco , che niun partito , e ni un coniglio
prender fi può per fuggirlo, altro, che coUegarfi in-
fieme , e contro lui folo accozzare le forze ed il po- ,

t-r di tutti ;perchè alla terza ed tiltima parte del


,

alio ragionamento fcendendo , dico che concioflìachè


,

le paci dell' Imperadore fieno fotto veftimenti arma-


i

re, e le mani abbiano adunche, e l'uiìglue pungenti,


e fanguinofe, e che le fue amicizie non preghino, ma
comandino, anzi sforzino, nè con Uii poìTa alcuno avere
inileme concordia , e libertù fìccome può ciafcuno per
,

quello, che io ho ora detto, e per quello, che eflb ha


Tempre fatto comprendere, di neceflìd conviene, che
Voi de' due partiti l'uno abbracciate, cioè, che Voi
elegghiate d' edere o nimici o foggetti all' Imperadore
,

e deliberiate qual Voi amiate meglio o la guerra , o


,

ia fervitùj perciocché niun alerò argomento contro al-

la forza li può trovare fuori > che la fola forza, c for-


fè che r aver fin qui detto doverebbt; a Voi , e a me
ballare perciocché quando bene il rimedio che io pro-
, ,

pongo, e la Lega, alla quale fare iò vi conforto, e follecito,


fofle pericoiÌQlbjC fgarfo,ed imperfetto confìglio (cht
non
,

non è ) egli h necelTario , e colà dove fa neceflità ila »


non vi ha luogo , nè configlio nè elezione p.;rchè
,
;

fe atcuno ftima, ch'io vi arrechi l* aftànno certo, e


lìcuro , ma la laiute dabbiofh , ed incerta , colui porta
falla credenza; ma come egli fi creda , e da qnat cagio-
ne molTo, lappia, clie allo fcampo, e alla tàlvezza vo~
ftra, e di ciaicuno non fi paò più ire per agevole, nè
per piana, nè per fìciira via uè per alcun altra, che
,

per quefla, che noi abbiamo per noi prefa, e per la


quale noi proferiàiTio d' effere a Voi o fcorra o com-
,

pagni o feguaci Chi vide mai ditendere la libsrtà


, .

co! timore o colla fcinmiffione ; o chi fperò mai di


,

T'incere la violenza coti' ozio, e colla pigrizia? o chi


fu mai di fano fencimento , che gli occhi della pru-
denza avendo , la falute defie in guardia al tempo >
e alla cieca fortuna ? Sieno adunt}ue vofti-a d fcia
Tarmi, il vigore dell'animo, e non la lentezza, e
r ozio perciocché non le nobili , e magnanime iìere
;

ma le vili, e pauro'e, coli' umiltà , e coli' ubbidienza


la vita proccurano di campare Ma comecché il par-
.

tito , il quale io vi conforto a prendere , fia neteiìario^


e folo , egli è nondimeno anco utile e buono c fi-
, ,

curo; e ciò c manifello, ove noi vogliamo lenza jjaf-


fiooe e fenza paura giudicare Perocché quattro co-
t ,

fe rendono principalmente grande in guerra la po-


tenza de' Principi, e di ciafcun altro ; fe fon copiofi
di fedele , e di vaìorofa gente , di forti , e di guer-
nite Terre, di fagace, e d'ardito coniglio, e di mol-
te rendite, e di molto teforo, nelle quali quattro co-
fe la noftra Lega niun difvantaggio avrà dall' Impera-
dore, anzi in ciafcuna avrà più potere, e mas^gior
forza di lui, ficcome quella, che le fne genti a caval-
lo, ed a piedi in numero, ed in valore avrà pari al
noftro Avvcrfario , ma di fedeltà , e di buon volere , lenza
al-
alcuna comparazione migliori, e più fìcure.
Conciof!
fiacofachè ImperaJore non po0'a il fuo efercico
1

aki-e nazioni
comporre, che o di Ttìdefchi, i
quali
lenz alcun fallo odiano a morte
la fua Signoria, co-
me coloro, che ben cagione n' hanno, o
d'Italiani' da*
quali, fe egli dee efTere amato,
o no, non è da du-
bitare, o di Spagnnoli, e quefti
fono in piccolo num,-.
ro, e quantunque effi peravventura
vogliano male in palefe così coli'
all' Imper^dore
nm
. altre due nazioni fi
nimicano, che Tempre è tra loro
diffidenza, e difco-/-
dia; dove alla lega interviene il
contrario, perciocché
gli hvizzen, che valente, e copiofa
nazione è, n-ìl»
armi nata, all' Imperadore
eziandio per loro Ipec'ia-
ijtà portano odio, come
quelli, che ninna cofa defì-
derano ne apprezzano più che la
, libertà delia qua.
,

le veramente conolcono lui


effere peftilenza, e vela-
no, e per lo contrario il Re CriftianilTìmo
amano, e
con iua Maeflà antica, e continova
amicizia hanno; i
Gualconi , e tutta la Francia Cavalieri
, , e Popolo in
lOinma reverenza il toro Re tengono, e
perciò pron-
ti» e volentieri feguono Sua
Maeftà e lieti pel Ic.'^o
,

isignore muojono .Dell' animo degl'Italiani, non


è bi"-
iogm, ch'io dica, che quando per altro non
voleffe
IO bene al Re, e al Papa, sì gli
amer.bbono Ibpra
ogni altra cofa , perocché nimici fono dell'
Imperadore;
ficchè , quando bene le voflre
genti noi. vinjcf
fero di forze le fue, di fede,
e dì concordia l'avan,
zeranno; e lìmilmente piliabbondante di facuhà, e di
danari fia la lega , che Imperadore nè di ciò 'cmdo
l'
;

r^i'*^ j I,
° tkbin, avendo riguardo pure alla I-rancia
]ola, della quale niun Reame
è più ricco, ne più -o
piofo di moneta , e di tefori, e le lue
ricchezze per rrin-
de , e continua fperanza non folo non fi confuma"/,
,

iica li pare.cheellefcemino.e
ma
tanto più aggÌLiKo*iil
C :efo-
,

teforo di Santa Cfiicfa , ed il voftro fc la guerra a- -,

dunqae ì fuoi nervi ha d' oro, come yer proverbio


fi dice , pili padtìrora , e più robufla , e
più nerboruta
noftra Lega, che quella tìett' Imperadore ed ol-
fia Ì3 ,

tre a ciò Voi folo Seretiiffimo Principe più Terre 3- ,

vete, e meglio atìbrzate, e più alla voftra ubbidienza


avvezze , ed abituate che tutto io Stato deli' Impera-
,

dore nel quale ninna Circa anzi nìuna perfona è ri-


;
,

mafa, che più in alcun prezzo abbia la vita Tua, nè


quella de'fuoi figliuoli; tanto, e si mortale è l'orgo-
glio , e sì profonda , e sì crudele 1* avarizia de^ii
Spagnuoli, e degli altri Rettori; perchè niuna akez..
za è sì fpaventofa, dalla quale gli afflìtti , e medi
popoli lieti non fi gettaffcro nè alcun fuoco, nè tbr, ,

nace è sì ardente ove effi non fi ricoverallero volon-


,

tieri per i:lcir di così barbara , ed inumana , ed


,

incomparabile fervi cù Vtggiamo ora fe noi dobbia»


.

mo temere d' efTer vinti da lui di configlio e di fen- ,

no perciocché di gente
;
di ricchezze, e di terre
,

fiamo di luì meglio fornitile più potenti. E certo io


non niego , che l' Iniperadore non fia aliai famolo in
guerra, ma di ciò non è meravìglia alcuna, percioc-
ché come nelle folitadini, 0 per le caverne 1' eco a

chi favellarifponde , e non a chi fi tace , cosi !a fa-


ma a coloro, che fanno, rifuona, e non a chi fi fta.
Non è adunque gran farro, che il noftro ozio fia fen-
23 alcuna gloria , ed i fatti dell' Imperadore , quali
che efiì fi fiano , fi gridino per tutto Ma perciocché .

la fama è voce ed opinione del volgo non è da fa-


, ,

re di lei molta ftima, nè da molta fede pretorie, fic-


come a vano, e legifiero teftimonìo; anzi fe noi vo-
gliamo muoverci a guardare fuoi fatti paffati noi ve- i ,

dremo che egli è più favìo ftato in arte che in opera di


, ,

guerra, ed' armi (fe la malizia però « e la fraude fi può


ope-
opera di favio nommare
) perciocché ed! in oocor^
fco con m«o
fuo potere, e tre volt, fenza
farnife
cianno, econ ontl!
£
M
è cm'L'
t ao addivenuto »on per colpa della
fortuna. ddia ana
le eg , „on fofo fi duole, anzi
fé ue confida,Tfe
ne gtorm ma per fuo
difotco ora di tanìan=.a
entezza ed ora di rifiutare / ^ di
bactai.|ia, eh. egli
tea prendere a
vantaggio. Quel Re adunque
dauz^nSo'
efeflegg.ando, e cacc;ando. la maravi^l oi'a irareriS
ftelio fi chmmo
per ricreduto, e per vinto
ed rnAIemagaa, dove da Ini-
egli ha poi Jenza armi
vinro
vedemmo noi molte volte,
g.^rre<.g,ando , co.doSó
che d Langravio armato
più di lui fapeva ma
^a" Ila poi difarmato troppo più fanuto dpì 'r
^'^^'^ ad'uUue' ch7:;?o .'flue
5uae°4''"'''^
P' "^^"'^' f^^^^^' ^ 'ì'^^'ó-
re e eh?. .r'"'"
''"^
dl^.n. " di tanto inten-

perchè IO ho fatto menzione della fua ventura,


la qua-
le a cuni dicono effere ipavencevole acciocché
non la
, Voi
temiate ricordiamoci , che no. dichi.ino
tut-
to U di ,
che la fortuna è cieca, e vana,
e e leg-ieia
mobile, e te così è, come
ia Iperienza chiaramente
moerà di-
perche ella irli fig nei preterito benevo-
la e tavorevole niuno art^omento
, , fi può da oudfto
prendere, che dia nel futuro gii
debba efìere flmil-
mente profpera e che così verrebbe ella ad elit-
lieta,
re contro a fua natura
cofente, e fedele. Lhchhmo
dunque, che l' Imperadore
è ftaco per I' addietro avveti
turato aflai.e che più la ventura,
che il (enno ha le
iue aziomrette.edindiriizate.ma
per innanzi nè Voi
Ci

'
,

^6
jiè egli può fapere , fe la fortuna verfo bi cambieji
yifo, e iUIe; falvo fe noi non crediamo, che ella ab-
bia fatto omaggio, o dato ftatichi , anz.i fe ella farà fe-
condo fua tifanza, ella gU fia contraria, perchè fuo
coitiime è d'eflere varia, ed oltre a ciò nemica di
coloro , che fuiio in troppo alto fta:o faliti perchè
,

non è da avere di lei molta confiderazione , non perchè


ella non abbia forza, e potere foprg di noi, ma per-
chè noi fopra di lei nh forza abbiamo , nè parere
alcuno, nè intendere, nè perfuaderc, nè reggere la
poflìaaio; a fe pure noi vogliam fare de' futuri acci-
denti alcuna ftima, più convenevol cofa è, che noi
crediamo , che ornai le mlferte di tanri afflitti popo-
li , e le lagrime di tanti innocenti fanciulli , e 'e fìrì-

,da difperate di tante madri , e di tante pulzelle , e di


tante vedove , e tanti facri luoghi ripieni di fan-
gue, e di rapina, e di fceleratezza , e la mifera Cri-
tìianità guafta, e difetta, e in ciafcuna fua parte per
le coftuì mani piagata , e fanguinafa, e le perfecuzio-
ni che egli fa ora a Santa Ghiefs , la Divina giu-
,

ftizia abbiano moffa a frenare , e ad abbattere tanto , e


sì sfrenatole sì incomparabile orgoglio. Dunque fe ic
cofe future, e incerte poffono edere antivedute da noi
per alcuno indizio troppo migliore argomento abbia-
,

mo, che l'eterna giuilÌ2Ìa gli apparecchi punizione,


che la fallace fortuna gli olTervi fede Per la qual cc- ,

fa chiaramente fi vede , che noi liamo fenz' alcun fallo


pari all' Imperadore , anzi lo foverchiamo sì di forza,

e di potenza , e sì di coniìglio e di buona fpernnza


, ;

ina di fludio, e di diligenza, e dì follecitcdine , dico


io bene , che noi da lui di grandiilìma lunga fiamo vinti,
e fuperati, II che quanto fi convenga, e fe egli è da
riprendere , che altri s'afToctigli più di torvi la voftra
libertà, che Voi di guardarla , non è mia intenzione
di dirpiifaré- É fc alcuno mi domanderà (che fìano
peravveiitura molti) che potremo noi fare all'Impera-
dei'econ quefta Lega; io gli rifpondo, che noi pCH
ttemmo fare contro di lui molto pìu ragunati,e con-
gtanti , che noi non pofìlanio fparfì , e feparati E ol-^ .

rre a ciò,fe a the folìe lecito ora di fcoprirvi l'ignu-


de, t tenere, ed inferma parti del fto nato,e fe fue
magagne difggna'vi, e annoverarvi d'una in una, Voi
conofcerefte chiaramente che molto più può la guer- ,

ra nuocere i lui, che db non può a ncj. Ma eia


il dir?! a conveniente tempo E quando Voftra Se- .

ì-enità fìa collegata ogni noUro pcnfiero vi fia aper-


,

to , e palefe , e in queììo mézzo a(Tai vi bjJli di fa-


per tanto che la guerra per fe iVefla p?r tutto ri-
,
,

cercandolo ed in ogni Lito taftandclo, e prsmendolo^


j

le lue parti deboli , e non fané j e i doglio^ fuoi mem-


bri troverà tutti . Ma io fesito alcuni , Sereniamo Priii-'
cipè , povero cuore e così fcaduti » che a gai fa
di sì ,

di iezziofo ammalato e pufìUanìmo la medicina per


, ,

loro fcampo fiere dovendo un poco di noja,e d'ama- ^

ritudine temono, e loro favole opponfrono, dicendo»


che'l Papa h troppo vecchio j e 'l Re troppo giovane «
e che a ni end ue poti-ebbono pera v ventura coli' Impe ra-
dere prender pace, e Voi laiciare in guerra, à i qua-
li,Screnidìmo Principe, ìo non nafcorMlonè la vecchiez-
za del Papa nè la gióvane età del Re , ma coìl come
*

io quefto non niégo così è necefTario clia eflì coiifef-


, ,

fino e la frefchezza di noftro Signorie la prudenza di


Sua Maeflrà Criftianiffiraa Perocché noi veggiamo tale .

eiTere di mezza età vecchio, e cafcante,e tale ntll' ul-


tima vecchiezza fréfco ancora, e verde e comecché j

io potrei nominare de' vollri medefimi Nobili, che


in gioventa o per naturai debolezza
, o per alcun* ,

ìccidente è invecchiato i della verde, e force, e do-


Ci
,,

5«.
rLibilvecchiezza in ni una parte porrei io trovare più
agevolmente tanti e sì manifefti elempj quanti io
, ,

ne veggio in queft' Ìnclito Senato. Ninna maraviglia


fia adunque, che I' ineftimabil vigore del Papa fi man-

tenga ancora lungo fpazio Or dicanmi quefti tali


perchè cffi della vita di Sua Santità la quale ne-
,

gli affanni rinverde, e nell' avverfità rinvigorifce , te-


jnàiìO cotanto , fe della loro sì fredda , e sì languida
cotanto fi fidano , feiiza che qaando bene altramen-
,

te avvenifìe (il che a Dio non piaccia) in ogni mudo


fa. à Tempre la Chiefa nimica deh' Iniperadore , per-
ciocché l' Imperio ha Tempre la Chiela inimicata Ed
.

oltre a ciò quando per cagi me lì reftafFe d' accettar


la Lega, dicalo Voftra Serenità ficuramente, che noi
troveremo alcun modo, che Voi potrete di ciò (lare
a pofato animo Non vi fpavenci adunque , perchè *l
.

Papa fia vecchio, o più propriametice parlando , perchè


egli fia attempato, nè la giovinezza del Re vi sbigot-
tifca, il quale affai gran legno fa di favio , e di valo-
rofo Signore, poiché egli fi provvede, e s'apparecchia
con sì follecito , e con sì continovo fiudio aUa difefa
del fuo nobile , e polFente Reame , come vedete , che
fa, nè della fede anco, e della lealtà di qaefti due
Principi fi può in alcun modo dubitare. Conciofllaco-
fachè i' uno , e 1' altro contendano coli' Imperadore , non
per gloria, o per miglior fua condizione, ma per odto,
c per mantener fua fiiìute, e sì fatte concefe non fi
po{?òno con alcuno accordo, nè con alcuna pace com-
porre, nè fìtiire; anzi non fi poffono elle terminare
eziandio con guerra, nè con vittoria, ma folo la mor-
te, e la ruina l'effingue. L'Iniperadore vuole abbatte-
re , e difertare Santa Chiefa , e in ciò è fermifiìmo
e pertinace; ed oltre a quello non e/Tendo a Sua Mae-

ftà, per tutto il tradimeiKo di Piacenza celiato ancorai'


ira»
ira t nè avendo Tuo sdi^gno col langue di quel mifa-
if

ro Duca lato[lo
vita, e lo Iplrito di Sua Beacitudi-
, la
i;e .ippetifce , firn il mente
c vuole il Re Cnflianiflìma
tacciare di Piemonre, e tli Francia i e dirti ungerlo , ed
ucciderlo , riè mai da quefto fuo proponimento in al-
cuna maniera, nè per alcuno accidente s'è potuto ri-
muovere Quali patti , quiili condizioni , quali concor-
.

die poflbno negli animi tanto accefì, e tanto contrarj


aver mai luogo? Niuna certo , Sereniflìnìo Principe»
ie uQCì la falla,e fimulaca, e più d'ogni credei guerra
datinola, e languinola pace, perciocché ninna «mdtà
»
anzi niuna viltà fc mai in un uomo nato tanta , nè così
sì fmilurata, nè infinita, che sì
atroci, e sì crudeli in-
giurie, quali Sua Santità dall' Jmperadore riceve, po-
refle, non dico perdonare, nè dimenticare ma fofle-
?

nere , nè comportare in alcun modo . E fe Voi volete


vedere, quali poiìono eftère fra loro le future paci»
mirate alle preterite , le quali s' elle fono ftate dal la-
to dell' fmperad ore piene d' agguati , piene d' inganni»
fl'imate, ci;eognuno ne ila /lizio, e per alcuna condi-
zione più non ne voglia lentire. Il Papa adimque,
e*l
Cri^ftianiflìmoRe di li-ancia, e la magnanima ,6 forte»
c fedel na?Ìone degli Svizzeri, quella eìettilfìma
Cittì
colla mia lingua ad sita voce ora chiamano, ed
invoca-
no a difender la libertà lV Italia , e la fua , e a partir
fra noi le guardie, e le vigilie , ficchè noi
poflìamo re-
Mere agli afialti dell' Imperadore , e da' fuoi fsgguati
difenderci. Non tardate adunque, e bene avventurofa-
niente le virtuole armi con sì forte , e sì fedel compa-
gnia prendete ^ perocché il pericolo , e la tempera ove
,
la voftra falute vacilla, e fi ibmraerge,è
grandiflìma,e
meftimabile ; e ninno argomento abbiamo, e in niuna
parte nè terra, nè porto prender poflìamo per falvar-
ne , fe non quefto ano di raccozzare le ooftre forze àU
C4 vi-
. ,


vifced un corpo farne, ed all'onde opporlo. Gli uo-
mini favj,e d'alto affare fogliono fperar la pace, e di-
fporfi alla , e non guerra temendo , alla pace
guerra
apparecchiariì A Voi ftri , Serenìffimo Principe , a Voi
.

Eccellentiffimi Signori, porre Italia in libertà, ed in


buono ftaco', non vogliate fottometterla a barbare gen-
ti , e fenza legge ; venite , aiutiamola , e fodenghiamo-
la . Ella non può cadere in modo alcuno fenza la rovi-
na della voftra veneranda Patria. Non Cenate Voi fol-
le mefte > e fredde voci di pace , rimbombare il crudo
fuono ) e r orribile ftrepito dell' armi Imperiali ? Per-
chè tardiamo noi dunque , o perchè non moviamo noi
a sì falucifero fcontro la noftra poderola, e vincitrice
fchiera? Queft' inclita Città a Divino miracolo, e non
ad opera umana fimile, e tanto naviglio, e tanto, e sì
guerniro imperio del mare , e della terra , fono opere,
e frutti non di lentezza, nè di tardità, nè d'ozio, ma
dì travaglio , e di vigilie e , d' affanno , e d' armi . Quell'
atte adunque , colla quale i voftri nobili - e gìof lofi Avo-
li l'acquift^ftono, ora la confervi , e difenda. Noi per
certo, o vincendo, o morendo ila noftra dignità riter-
lemo

ORA-
. ,

ORAZIONE
SECONDA
2)i iMonfignor

GIO: DELLA CASA


Per la Lega
lOnfìderando io , e meco medefimo attentamen-
te ripenfando, SereniflìmO Principe, quanto

^
^^'^
ripofo , e la tranquillità fìa generalmen-
'1

te agli uomini graziola, ed al gufto degli a-


niminoflri piacevole , piiì voktì ho temuto, non '.1
mio
prefente ratjion amento pt^fTa parere a molti grave, e
nojofo per la qual cofa , fé '1 reir.po conceduto mi avef-
:

fe die io mi fofiì taciuto , io Io avrei più che volentieri


,

fatiO e lo farei ora fimilmente,fe quello , che nel par-


,

lar fi tace, e fi trapaffa, foffe eziandio cancellato nelle


cofe , e nell' opere : e farebbemi ft-rzn fallo di confol-zìo-
ne grandiflìma dì puter ne: mio parlar piacervi , e dilet-
to . e letizia favellando pui srervi -,ma perocché la dol-
cezza delle parole , ove ella coli" opere , e cot fatto non
fi confà ! diviene annritudine -e pena degli afcoltanti,

io reputo che viìi filma , e brutriflìma cofa fia il proccu-


,

rar dì dover fe medefimo ngar^naiv , e tenere a bada


ì

indugiando d'udire il male* che taùuco non ifcerna,


anzi
,,

anzi crefce, e più pericolofo per lo filenzio diviene;


e Certo io non niego, che '1 delìderìo di pacificamerìte
vivere , non fia degno di commendazione , e di laude
ficcome cola a magnanimo, e contento, e diritto po-
pofo conveniente , anzi contefio , che coloro , che 1'
armile le rapine, e le battàglie amano, opera ncn
citmdinefca , ma di tiranno appetifcono ; ma dico
che molti furono già, i quali intanto il ripofo, e
la quiete amarono , che della bellezza di lei inva-
ghiti, e delia lua dolcezza inebriati , non fanamen-
te (juello, che nella pace lodar fi dee , incendendo,
fe medefìmi, e le loro più preziofe cole laiciarono
in [rravifEme miferie traboccare; le qoali cole con-
fiderando io, ed alfa fatute della mia dolciilìma Patria
dì , e notte ripenfando , fpeffo iitli' animo mi cade
di dover temere, che ciò fimilmente a noi non av-
venga: concioflìachè noi d'ozio, o di ripofo vaghiifi-
mì , poco addentro mirando , parendoci la noftra quie-
te abbracciare, non lei, ma la Tua ombra , fecondo che
io fìimo, ftringhiamo dalla ; piacevolezza dtlla quale,
mentre che noi damo Infingati ed a parole tenuti io , ,

temo forte, che 'l nollro lollecito, ed afpro, ed ava-


ro avverfario armato, ed apparecchiato, noi ignudi, e
fprovveduti non fopraggiunga e delia noftra libertà, ,

non prendendo noi di ciò guardia, o ne' privi, o ne'


rechi in for e: perocché mentre i noftri nobili citta-
dini gli agi, e le morbidezze ed i privati loro comodi
,

abbracciano, e ritengono, l'Imperadore non dormen-


do, né ripofando, ma travagliando, e faticando, ha la
fua fierezza , e la fua forza accie tciuta , anzi pure in
tanti doppi ha l' una , e I' altra multipllcata , che io
noli fon ben certo, che quefta, che noi chiamiamo
una pace, non fia piuttofio diffidenza, e pigrizia, e
{Bancamento d' animo i e di vigore, che vera tranquil-
lità i
,

43
lità, ficchè noi, come gl'infermi fanno alcuna volta,
piw per debolezza, chi? "per quiete lliamo in ripolo:
imperocché quel 1:1 è vera pace » la quale è gentraia
dal valore dell' animo, e dal v'v^ovs dell'armi; e quel-
la , che figliuola è del travaglio , e delle fatiche,
e non quella , che nafce da ozio , e da lentezza , nè
quella, che la pigrizia, e'I timore creano, e produco-
no; perocché quella di così baffi, e vili progenitori
nafcendo, non può in alcun modo effer altro, che ap
bjetra , e fervile i anzi tutte quelle Città, che ozio-
fe fono non per loro elezione , ma per tema d' alFan-
,

no , e di guerra, non hmno pace, ma fervitù, e non


ibno tranquille , ma ubbidienti ; concioilìacofachè la le-
gittima pace fia non (blamente fenza ibfpetto, e fen-
2a paura , ma eziandio fenza riipetto , e fenza ri-
guardo, e non folo non tema !a difcordia, e l'armi,
im fia temuta e0a dall'armi, e d^lla difcordia i le qua-
li cofe,com'io dico, elTendo , efaminiamo l'animo del-

la jmftra Patria , e tacitamente domandiamola , fe la


pace fua è tranquilla , e fenza fofpetto. Ella ne rifpun-
derà fenz' alcun dubbio di no; anzi dirà, che i fuoi
fofpetti fono grand 'flimt, e giiiftiffinii : e fe la Sereni-
tà Voftra verrà d'oani fuo affetto minutamente do-
la

mandando, non dubito, ch'ella non dica: Principe»


io
e Pad; e, e Tutor mio prudenciflìmo , e fapientiffimo»
io non voglio , nè debbo le mie ricoperte piaghe
nfe le mie occulte doirlie ce'arvi , e perc:à vi dico,
che o(T:ii (Ireoito, che io fenco, mi pare Tlmperado-
re che mi fpiveati ; ozni voce
, eh' io odo mi pare
, ,

rimperadore, che mi mimgcì; eci ogni movimento,


eh' io vejsio , mi pare V Tmperadi.>rc , che mi aflalifea,
e però la mìa quiete non è l^cura, nè tranquilla, ahzi
è fai fa pace, e timido, e torbido, e tempertoib ripofo.
Tale è il fecreto fenfo, e ìa interna Diente della vo-
ftra
}

ftra Venezia j ed è la noflra eccelfa Patria , non in for^


te, e fraiica, ma in paurora,e tremante libertà", c che
ciò fia vero, Sereniflìmo Prìncipe, riguàrdifi alle pre-
fenti opere fue. Ella, ficcome Voftra Sereiurà fi può
agevoìmenre ricordiire , ritruardò l' anno pafiàto la guer-
ra d'Alemagna rollccitiflinia, ed inteiitiflima j e iìccó*
nie il Langravio combittefìe di quel di lei, e per lei,
tante volte divenne pallida, e fmarrita in viib, quan-
te volte 1' efercito de' Tedefchi danno ricevette , e tasi-
te volte fu veduta lieta > e colorita, quante l'Impera-
dore ebbe perdita , e afflizione ; ma noti per tanto il
fapiencillìmo Senato voftro, non fole fi oppofe a quel-
la vittoria , la quale egli affai di leggieri potuto sve-
rebbe impedire ; ma ancora fi sforzò colle parole , e
colle lettere fue di moftrarfi contento, e lieto di ciò*
che egli era fommamenre dolente, e crucciofo-, ii^per
tutto ciò potemmo noi fuggire l'acri riprenficni e l' ,

acerbe minacce di Sua Maeftà,e perocché i voftri cit-


tadini non avevano cambiato vifo , come all' Impera-
fìore era a grado fu incontinente alla Serenità Vofìra
,

Don Diego Io la prego che ella volgendoli per là


. ,

mente le difpettofe parole dell' Ambafciadore e le fu- ,

perbe lettere dell' Impera dora , ed infieme l' umile ri^


fpofta che quefta Repubblica fece ali' uno ed ali' aU
, ,

tre, delìberi feco ilcffa come fìa da nominare il pre-


fente noftro Stato. Ma quantunque il pazientemente
comportare di effere con parole da alcuno oltraggiato^
iìa un invitar colui ad ingiurarti eziandio co' fatti inon-
dimene Iddio voleffe, che il timore non aveffe l'anu
mo voftro più oltre fofpinto, che a fbfFerire l'onta
delle parole nè maggiore nè più grave danno recato
: ,

-vi aveffe , che il foftener dì eiTere morfi , e riprefi , e


minacciati , ma egli è troppo pìii avanti proceduto
intanto che noi in ciafcuno afìare di quella Città , ti-
guar-
45
guardiamo sii' Iniperadore, non come ad amico, o a
compagno, ma a Maetlro,e Signore, anzi più: peroc-
ché ì difcepoli , ed i fervidori i comandamenti de' lo-
ro fuperiori attendono, e noi qucUi dell' Imperadore
c' indoviniamo ed in ciafcuna noftra deliberazione la
:

principal cor.fìderazione , e la prima è, di non far co-


là , che a, Sim Ce (area Masfò diipiaccia , e fe noi
traitiarae di afforzare alcuna delle noftre Città, e fe
noi confultiamo d' impedire le Leghe altrui , o fe di
fiìre le noflre , non fe ciò a noi fìa utile , ma fe a Sua
Maeftiì ha a grado attendiamo Nè quefto noftro ti-
.

murc , e la paura , che noi abbiamo , è folo a noi naa-


nitefta, nh fola mente ne'noftri feg^retì configli appari-
fce, ma eziandio nelle azioni pubbliche, e palefi di-
moftriamo noi poco ardire, e poco franca ficurtà , Ec-
come nella morte di Lorenzo de' Medici fi è cono-
fciiuo, il quale in grembo di quefta Repubblica, dì
iiiezzo giorno, veggenti noi, è flato uccifo, e tagliato
a pezzi; e niuno è fra tanto, e sì vario, e sì confufo
popolo cosi barbaro e così nelle fue private faccen-
5 ,

de occupato ed immerfo a cui non dico , non ne dol-


, ,

ga forte perocché di sì fiero accidente non gli uomi-


,

ni foli di quefta Città umanillìma, ma le tempefte, e


gli fcogli dì quefli mari fentcno pietà, e duolo incora-
parahiìe; ma dico, che ninno è fra tanta moltitudine,
e sì di ver fa che i nomi de' malfattori non abbia molte
,

volte uditi, e che non gli fappia e che non gli gridi,
,

e che non ^li feriva in diverfe parti dei Mondo E .

noi foh Sereniffimo Principe , noi


5
foli Ecceìlentllììmt
Signori fingiamo di non gl i fapcre , nè contro di loro
fììmo arditi di procedere in alcun modo , temendo non
ciò pofTa l'animo di Sua Cefarea Maeftà offendere, e
quel dolce coftume, che la noftra Patria lino dalla fua
puerizia , e dalle fafce ha fcrvato Tempre di effere
rice-
,


rìcevitrice, e vendicatrice d' ognuno, quantanqiie d'
ìnfima condizione , Iblo che a lei ricorra , per tema
deli' Imperadore interiompiamo ora in iui , che la li-
bertà della Tua Pa ria più che la vita più che fe
, ,

fteflb amò. Ma perchè vado io li legni, e gl' indizj


del noftro timore rìcogliendu, e raccontando, come fe
la noftra paura foiie (hibbin , ed occulta ? Non coiifef-
fiamo noi di cHere avviliti, ed impauriti in quello,
che noi facciamo di prelerKc, ricufando di prender l*
armi per difefa di noi fttili, eiTendone noi invimi, e
follecitati da j maggiori , e da i più potenti Frincipì
del Mondo; e perchè lo riculìamo? per non incitar la
fuperbia, per non accender l'odio del noiìro acerbo,
e crudele inimico verfo di noi , acciocché egli non
turbi 5 e non rompa il noftro ozio , la noftra quiete
ed il noftro tranquillo Stato . Oimè , Signori ! oimè
Signori Eccelle ntiflìmi , (e quefta è pace , qual farà la
lervitù ? quaì fanciullo fu mai così pauroio, e timi-
do, che tremafl'e tanto fotto la sferza del rigido mae-
ftro, come facciamo noi fotto il rigorofo arbitrio del
noftro crudo avvtrfario ? e parne di mantenere la no-
ftra pace ; né pure a quefto termine contenti ne laicia
ftare la pnura , che noi abbiamo ma come alcune fem-
,

minette fanno , le quali per dimoftrare ancora più aper-


tamente !a loro pauroia lealtà al fevero marito, fe ef-
fere ftate tentate dagli amanti loro narrano; così fac-
ciamo noi ed all' Imperadore Icriviamo , che il Re
,

Criftianiflìmo (bllecìtati n' ha , la compagnia delle lue


armi profferendoci ; tm che la fua obbediente fpofa , e
dimeOajper non rompere a Sua Maeftà la matrimoniai
fede , l' ha rifiutate , e ributtate indietro . Troppo prez-
zo è, Sereniffimo Principe, la noltra libertà a dover-
la dare per aver ozio, e quiete, e maffimamente tal
ozio , quale il noftro è , pieno di paurofi penfieri , e di
atti
.

atti piò a vii ferva, che a nobil Città convenienti; nè


Voglio io che alcuno creda che b noftra paura fia a
, ,

Sua Maeftà occulta anzi 'tIì è palele ed in tanto aia-


, ,

niiefta, che egli per quel che io otlo uLito è <ii di- ,

re un morrò forfè per le fteflb ingegno fo, ma verfo


di noi certo odiofc, e fpiacevote cioè, che i Ventì- ;

ziani così t€n frano MoraiiC come slcuns tengono alle


,

voire in bocca troppo caldi bocconi che a manicar-


i ,

li fi cuocono e a iputargli fi vergoiinano


,
Sua Mae- .

ftà tifa di dire ancora che noi facciamo


, come chi il ,

malvacfio tempo ha da vicino, che temendo forte la


tempefta niuno (campo trova fe non di Iperare che
, , ,

ia grandine fcpra gli altrui campi caggsa, e non fo-


pra i luoi, e nella noftra paura cot}fìdianio che l'em- ,

pito dell' Imperio tempefterà la I-rancia, o Santa Chìe-


la, e min il noftro Srato, e però niuna diftiia, e niuli
foceorlò contro di lui non proccurinmo; laonde, fe noi
vorremo con attento animo le prerietce cole raccoglie-
re, e con ragionevole occhio il prefenre ftato del-
la noftra Città riguardare, noi quello non quieto, c
pacifico, ma turbato, e panrofo effere diramo. Pet
U qual cofa coloro, che a mutarlo ci configlisno, non
a romper la pace, ma ad interrompere la caccivitàt e
la lenta, e la pericolola pigrizia nofira ne confortano.

Apriamo adunque. Sereniamo Principe, apriamo l'a-


nimo a loto prudenti e fedeli ammaeflramenii ,e per
i ,

b'.ioni ,e per làvj approvandogli , le loro reali proffer-


te a cosi opportuno tempo a noi fatre accetiiamo
Nè da feguire sì fahitifero configlio indietro ne riti-
ri la falfa di quefto vano» ed ignudo nome
dolcezza
di pace; noi non abbiamo in alcun modo
ia quale
coir Imperadore nè in alcuna maniera avere la poflìa-
,

iHO ; ripugnando a ciò la natura delle cofe , la quale


come fra'I lupo , e gli armenti, così nè piùi nè me-
no
,

no fra l' Imperio , e gli Stati franchi , con infalIibU


le, e perpetua legge ha ecerna diffenfìone, e nimiflà
ordinata , e ficcome egli a quella legge diligentemen-
te ubbidifce, in dar briga, ed in muover guerra »
ciafcuno , ienza mai aver polà , nè quiete per fé , e
fenza mai foftenere , che alcii n' abbia ; come Voi tra-
fcorrendo tutta la (ha età di pane in parte, e di tem-
po in tempo di lei rammentandovi, troverete lui con
ibmmo ftudio aver facto i così non dobbiamo contrafta-
re a i precetti della natura, anzi ci dobbiamo noi ap-
parecchiare alla difefa ed alla guardia della noftra an-
,

tica , e perpetua libertà edalla cnftodia di quello elec-


5

tiffimo gregge commefTo da Dio onnipotente alla cura


di Voftra Serenità II foverchio amore di pace e dì
. ,

ripofo, genera, e partorifce ta lentezza, dalla quale


poi tacitamente in proceffo di tempo nalce la milera,
ed abbominevole fervitù; la quale le Voi a morte o-
diate, come certo tate, odisice prima la femminil pi-
grizia, e da Voi Icacciare il -vile, e'I bafTo amore dell'
ozio; da i quali ella, ficcoms da fuoÌ genitori ,6 pa-
renti difcende e così fatta quiete fuggite , perchè fe
,

noi abbiamo pace coli' Imperadore , egli con efìb noi


ha guerra e concioflìachè la quiete e l' ozio non può
, ,

per alcun modo durare , nè contraftare alla forza ed ,

alla violenza, la pace noftra in breve tempo farà da


lui vinta, e prefa, ed in cattività polla; perocché ef-
fo i noflri vicini vincendo, e fpogliando,e fe deEle lor
forze riveftendo, ed armando, ninna altra cufa tà, che
alla battaglia contro di noi metterfi in affetto, e ouan-
tunque egli non ne percuota di prefente, pur guerra
ne fa in quanto a percuotere s' apparecchia e M trac-
, ,

ciò alza per ferirne ed avendo in bocca pur la pace


:

e l'amiftà, ha nel cuore la guerra, e in dofib V ar-


mi, ed in mano il ferro . Che refta adunque a noi
al-
^

altro, che provvederci,


e difenderci? E liccotn-
la lua guerra amlci3,3 efTo
nomina, così noi la nodn
di.
Sot V'P''^'- P'^^ appellare? Io co^fi^lio
ne, che Dio d, noi
m.fericordicfo ne ha apparecchia
e la Seremtà Voftra,
e b mia e.ceira,^Ì venit:
da Patria, pieno d.
feie. e di riverenza, e di ar

Cf^'^f'^' ^ ^on quelle


de b felr T^''
^'^"'^"^^ colle^are; e ciò faceti
do
''^'^'^^ «^'^^
liberi In
noffiT''"'°
noft.o Staro, e d- avere ferma,
e fr.nca, e fa.a pa-
'° P"''" 'PP''^'' f^'-ò chiaramente
Sf'n ni.-ii-
'° ' dichiarare proceda, ne-
ceiririn'"^"^"";'?'
^Ic«ne obiezioni fi rifpond.. lof.n-
ro 5 r/-^' Principe, non fenza roflore, le
de f' f?''^"'" ìangui-
e ".orre parole d'alcuni, che
ch/vf^^' confefTando,

occhio addofTo, e che


egli il fan^uinato artiglio Ipe-
.^'^'''"^«'^ di porvi di prefecte,
co;ronf°(p"'"'
corrono non
al! armi ed alla difefa; ma, come i
cattivi
''^ftemmia.o.e maledicono
b tutori, J"t
Sdrori ed altro ^'r^'
fchermo né altra vendetta
i

, no^ p ^oc-
"""" fll'Imperadore.e dicono,
che e^li ti '"r

Q"^**^ ^> Sereniflìmo


nJ.
quella
r°¥P'''"-
femphce e poco prudente maniera
Princl
di cittadini*
che molte cntò ad eflrema " '
miferia per lo paffaco
caro.0, , molte ad
1
infelice fine ne 'cond.rSo
avvenirci perciocché effi molto
fperando , e nu^a
; %

L
,,


adDi>erando, cattivo provvedimento prendono, e b lo-
ro fallite in fallace, e vana parte fondano , e edilì-
e
cano. V C'.rto fe la loro pigrizia, '1 Ibnno, e l'ozio,
e la timidità poteflbro mandar fuori la voce loro, ed
iì loro fentimento efprimere favellando , che potrebbe-
ro elicilo dir altro, che attendiamoci alle noftre con-
folaziont, ed a' noftri diletti, e rìpofìamoci , e più
dell' altrui infermitàche del noftro valore ci promet-
,

tiamo, e maggior ibccorfo dall'altrui mone, che dal-


la noilra vita afpetciamo Tacciano adntique coftoro
. ,

e poiché efli non pofFimo cacciar vìa la paura oc-


,

cukinla almeno e nafcondinla ; e di sì vile e sì ler-


, ,

vile pen fiero dagli uomini fi guardino ,e fi vergo-


gnino. L'Imperadore non è ancora tanto vivuto, che
e^Ii non poteffe avere alcuni di quefti med efimi che ,

così veggiono da vicino il fine , e la morte di lui


per avoli , e molti di noi per padri perocché efi'o di
-,

età è di quarantotto anni non ben compiuti ancora, e


di natura forte, e robufto, in tanto, che di leggieri
Ibllìetie le fatiche della guerra, e'I travaglio dell'ar-
l'
mi, e l'affanno de' ìungtìffimi viaggi, né il vegliare
atterra, nè il digiuno 1' indebolifce, rè 'i ghiaccio, è
le brine, e le perpetue nevi d' Al emagna l' offendono
folo le gotte alcuna volta lo fanno infermo; la qual
malattia, comecchc ella fia nojofa,e molefta a foffrire,
non folo non è mortale, ma egli fi dice, che ella allun-
ga la vita, e fecondo che i Medici avfurmano, le got-
te fono per lo più indizio di gagliarda e forte e
, ,

iierbuta natura , e però non fono i gotcofi , e l' Impe-


radore di sì poco fpirito , nè di sì debole virtù, che noi
gli abbiamo a aver così per feppelliti , quantunque eglino
alcuna volta infermino, e pallidi, e magri divengano,
come moftra , che coftoro fi facciano a credere Sua Ma-
.

eftà adunque può , fecondo il naturai corfo , vivere an-


fiO-
con Imjgo tempo; ma quanto,, che e-H fi viva,
bre-
ve fpaz io blfogna.e pochi anni, anzi
pochi mcfì fover-
cni (aranno a porgere a noi lunga
, e grave , e peri-
cololà moleftia, anzi pure incompamoile
, e mona'.Jat'-
fanno per la qual cofa pafcano
:
coftoro it loro pove-
ro cuore di vana fperanza e la freddezza
, dell' a^^rhia-
uato animo loro colla immaginata morte
deli' ìnmera-
dorè un poco intiepidifbano e ri[!orino,e noi
,
Sc- ,
renilìiino Prìncipe, non alle
immaginare cole, ma al-
le vere riguardando
deliberiamo
, e prendiamo par- ,

tito, e dtfponiamoci , o all' ozio


della femminile ob-
bedienza, o al torte, e viril travaglio
della difefa, e
CIO tacciamo ora di prefeute
perciocché '1 tempo ne
,

ftngQe, e ne incalza, e vuol del tutto, che


noi, o
l'uno, o l'altro eleggiamo. Tanto voglio
io che mi
bafh aver rilpoflo a coloro, che in foccorfo
della vi-
ta noftra chiamano !a morte
dell' Impenidore da ii- ;
volgerfi b ora ad alcuni altri quali dicono , che qua»,
, Ì

tunque egli abbia nell'animo concepuco Io


abbomine,
vote moftro della Monarchia, nondimeno
Sua .Maeltà
sfogherà la fua ira , e la Ina potenza volgerà
fopra al',
tri Principi, e fcenderà colle fue
forze Top ra il Papa,
o contro al Re, o anderà addoffo ac:lì Svizzeri, e
noi
rifei-berà all'ultimo , come egli ha "lino a oul fatto,
che quando ben così fia , Sereniffimo Principe
come' ,

coftoro 11 promettono , e quando bene Sua Maeftà


Tenga vincendo, ed abbattendo trii altri, e noi
ri-
ferbi da lézzo, delia qual cofa ninna ficurtà
ne da- è
ta eziandio ciò prefuppoflo neceffarlo è in ogni
, , mo-
do di opporfì a nmta, e sì fovetchia forza ed"ò con- ,

veniente alia prudenza voftra ed a quella di ciafctino,


,

che di vivere in libertà defiderij di operar sì, che 1'


Imperadoic, e ciafcun altro, ftia a convenevot termi,
ne , e che niuno profperi , e non aumenti tanto , che
e^ìi
D 2
,,

•vidivenga di pari, fuperlore, e di compagno , figno-


re, come ^'oÌ vedete, clic Sua Maeftà Ua m parte
già fatto, e farà del tutto agevolmente, i'e noi lo la-
ìceremo diftendere, ed ampliate, e dilatare tant* oltre
col braccio, e colle forze fue, che i nuftri vicini ne
fìano inondati , e fommeriì per la qual cola tome gli
;
,

abitatori di quefte aperte pianure fanno che fono pre- ,

fri e foileciti a foccorrerc alle ripe qualora efli veg-


, ,

gìono il Pu, o auro fiume crefcere, e andar gonfiato,


non più quelli ie cui poffc-muni lon lungo la riva
,

che gli altri ma tutti ugualmente , così prc filmi


,

come longinqui ; coiì iì appartiene a noi , Serenifll-


mo Principe di fure contro all' impetuofo, e foprab-
bondiinte corfo dell* Imperiai potenza , la qual rom-
pendo , e confumando , e fovercliiando , e fpez-
zando ora quefìo , ed ora queH' altro argine , e di
un luogo in un altro , lenza mai rettar con tino vaii-
dcfi , in breve tempo perverrebbe a' noftri dolcifll-
mi campi , e quelli niiferamenre inonderebbe ed al- ,

lagherebbe, fe noi di ciò lafciaflimo la cura, e*l pen-


fiero a coloro, che fono al pericolo più vicini di
mano in mano , e ficcome ciò non roccaffe a noi,
fenza darci altro impaccio, non fullìmo della noftra
quiete folleciti. Per h qoal cofafipuò chiaramente co-
nofcere che il dire, che V Imperadore non molefta
^

ora h Sereniti Voftra,nè le muove guerra ,e però che


non fi vuol procacciar difefa contro a chi non ci offen-
de non ò prodente nè utile configlio perocché aliai
; ,
,

grave oifefa fa, ed afi^ai crudel guerra muove, chi fi


ftudia di crefcer tanto fopra gli altri , e di foprafla-
re co^JÌ a ciafcuno, che egli pofi'a offèndere, eziandio
fe egli non offendette maniera che dove lo ef-
in altra :

fer io offefo, o no, procede ron dalle mie forze, ma


d.iU' altrui bontà, io avrò ben di lui peravventura
be-
benigna %noria , il che però dell' Impera Jore forfè
non avverrebbe, ma fignoria avrò io certo, il che tol-
ga Iddio, Serenifììino Principe, nè il voftro inclito
Stato, del qua!* e proprio J'efler lìbero, abbia mai,
nè atroce, nè benigno Signore. Per vietnre adunque,
e fuggire, che alcun non' fìa in tanto più poEtnre di
noi, che in arbitrio fuo fiia il ftrne oéefa, necefTario
è prendere altro coniglio, ed a!tro compei![o,che quel
delia pigra, ed imitile quiete, e quel del languido,
c fonnacchioib npoio , che le noi ci tiriamo da parte,
e non c' impacciamo , ma la.ciamo , che codili a Tuo
beli' agio crelca, e (ì avanzi, noi faremo poi a ta-
lora coftretti di opporcegli che noi non g!i pò-
,

tremo contraftare Oimè, poniasTio , che così come


.

egli ha avuto que:l' anno vittoria fopra gli Aleman-


ni, così l'abbia queft' altro fbpra gii Svizzeri, o con-
tro il Redi Francia, il che non" è impoflìbil cola,
nè eziandio più difficile, che la vittoria di Germania;
quali forze baftcwnno ad opporfegli, ed a raffrenarlo?
o che fi potrà altio dire, le non "che Voi avrete nel-
le guerre altrui, perduta la libertà voftra? e che Voi
iarete Ilari vinti lenza tare o foftener guerra ? Peroc-
,

ché a noi farà cola, fenza alcun dubbio , impollìbìle,


non folo il refiftere alle Tue forze in tanti doppi cre- ,

fciute, e moltiplicate, ma ancora il contrapporfcglì in


alcun modo; e ficcome g!i poiché atcano
alti edifizj,
gli ha molte parti, e da molti lati indeboliti, e di-
in
sfatti, caggìono da le; così nè più, nè meno, poiché
quelle potenze, che ne (òno dattorno, ibffero per la
coftur forza abbattute, e iparfe a terra il noiho Sta, ,

to rutnercbbe fimilmente da fc , fen^a colpo afpettare,


o petcoffa di martello Coloro adunque', che il pre-
.

fcnte ripofo di foverchìo amando, e del futuro, po-


co, o niente curandofi, configli ano che fia da godere di
,

D j lui
lui }>iùlungo Ipazio, che H può, errano di gran lun-
ga; perocché fe noi con diritto occhio riguardar vor-
remo, aflai maniteftamente apparirà, che noi non u-
fiamo, qiiefto preftnce ozio, e quefta tanto lodata,
e magnificata quiete, come noflra cofa, ma come in
preftanza prefa , ed il predatore di efiii, fìccome in-
gordo, ed avaro camfaiator l'uole , per aflai breve tem-
po, troppo groffà,e troppo intollerabile ufura ne chie-
de Lafciamola adunque, ed a lui la rendiamo; peroc-
.

ché cltIì colla lingua tnceiido ed in vilo ben nianfue-


, ,

to iningendofi, còli' animo ad alta voce la richiede, e


coli' opere fue di ritorla s' apparecchia ; perocché chi
è colui , che non conofca , che le catene colle qua- ,

li egli r Alemagna va ftriiigendo, ed annodando, le-


gano le iiofrre braccia , o che non lenta che le pia- ,

ghe della mifera Piacenza, verl'ano il noitro fangue,


ed i colpi, che quello infeliciffimo Duca ha ricevu-
ti , hanno offefe , e indebolite le noftre membra? cer-

to nelTuno, fuori che coloro, che ad ogni altra colà,


che a i loro privati comodi , ciechi e fordi tono di- ,

venuti; ed il fimile avverrà degli altri, o Svizzeri,


o Franzefi o Ecclefìaftici che egli fi volga a percuo-
, ,

rere e a diffruggere
j perocché le feiite, onde eìlì
;

fono, o faranno piagati in breve tempo la noftra Re-


,

pubblica uccideranno Perchè fiamo noi adunque così


.

lenti e così tardi


, a ibcconcre
, comune nemico r>.l

incendio? dalla fiamma, e dall' arfura del quale, quan-


tunque egli ora nelle vicine cafe, e non nelle «o-
Itre apprefo iìa affommicata ed avvampata è nondi-
, ,

meno la noflra dolclffima, ed xlluftriiììma Patria? e


fe colui è dotta buono ed accorto fchermidore,
,

che fchifa ti vec;nci!ce colpo, quanto p'ù può difcofto


da fe, pei'.-hf> peniamo noi a ributta^'e indietro la Im-
periale rp.ida fino die ella ne fìa per lo petto ? e mentre
,

che
,,

chs noila vergiamo tra via ancora, non adoperiamo


felle rmonè Icampo alcuno conno di lei ? Perciocché
,

iltempo, al quale molti tanto fi fidano, ed a coi pen-


ano di commettere b guardia della noftra falute niu- ,

na fede ha in fe, anzi è mutabile, e cieco, e leggie-


ri ; e non il confiijiio , ma la fortunagoverna e co- ìl ,

sì ao'evalmeiite poffiamo noi ricever da lui danno , ed


infortunio, come prolpenta, e vantaggio, anzi le noi
vogliamo indietro volgerci, e ,quello, che il tempo
in dieci anni contro di noi ha prodotto guardare ,

pare egli arrivato, e prefto più a nuocerne, che ad


altro, e fe il tempo infì^me colla infermità dell' Im-
peradore Alemagnn ha portato non folo aflànno
all'

ma ruina perchè ponghiamo noi fidanza di ripo-


:

fo ìli lui il quale


, noi non poffiamo reggere» nè di-
rizzare ? o perchè facciamo noi noftra difefa piuttofto
l' altrui debolezza , che le noftrc forze Il fidarli al

tempo è un gettarfi nelle braccia della fortuna , il che


a noi è fcmmamente bianmevole eziandio fe ciò altrt» ,

danno non ne rccalTe Cenci ofRichè il fìdarft alla ven-


.

tura fi appartenga a coloro , ne' quali il confìglio man-


ca, ed a' quali la fperanza falla; e però al buono (ta-
to della Serenità Voftra, ed al fenno, ed all'avvedi-
mento fuo, e de'fnoi favj, e intendenti Senatori, ciò
fare ^ fommamente difdicevole e tanto più ora, che ,

il tempo, e la fortuna fanno manìfeilo legno, di do.


verne recare tribolazione e peftilenza prefente pe-
, ;

rocché a me pare , Sereniamo Principe di ora in ora ,

vedere il medo e la milerabil r=o velia udite che Sua


, ,

Maeflà Cefarea fcenda fopra il Papa, e che Sua San-


tità per fe fteffo non ardifce pnr di far motto, noti
che egli abbia difefa, nà riparo; onde tutto lo Stato
di Santa Chic fa fia incontanente a fìsjnoria d' Imperio e fe ,

ciò foffe I io lafcio ftare la piet^i, che ne dovrebbe flrins^ere


D 4 di
S6
di tanto noftro Amico, e di sì Santo, c sì Prudente
Vecchio , e la dlfcfa , che ft noi fi appartiene d' Italia,
del Vicario di Crifto , e di Santa Chieia , perocché
vinca 1' utilità, fe così è convenevoi coia di due. Ma
foftcrremo noi, che la ferpe ponga ii luo nioo così
dapprefìb, che ella «e avveleni par coli' alito, e cui
mortifero fiato? Softerrà quello eccello Dommio, che
la Aia Adria, dai larghìllìmo, ed ahbondantilTimo
pet-
to della quale , quefta Città fempre ha Tuo uutrimento
prefo, divenga preda, e ricetto d' Andrea Dotia, e
de' Genovefi che eglino alberghino nel Porto d'
, e
Ancona , anzi vi
abitino ? ie quali cole , fe pure in
parole udite attriftano
, ed accuorano buoni Citta- i

dini , che la fai u te della l'oro Patria aroano e defide- ,

ranoj innanzi ad ogni altra cola proccunamo, Serenif-


fimo Principe di non effere a coU' opera lotferirle
,

corretti, e tenghiamvi per certo, che la profpentà


dell' Impera dorè è avverfiù noflra e che quanto
,
Sua ATaeftà monta, e anmenta, tanto fcendÌ2mo,ed ab-
baffiamo noi , e perocché foccorrendo noia noflri vici- i

ni e_a qualunque altro, che da lui oppreffo fIa,non l'


,

altrui fa Iute col noftro affanno ficcome alcuni lì sfor-


,

zano di farne a vedere, ma Li noftra procacciamo,


e
follevando atrrm* fofl:eniamo noi fefll.ed il
noftro lan,
guido, e femminile ozio per breve fpazio
interrom-
pendo, non rendiamo piii corta, nè più debole la no-
ftra pace
, come quelli tali afermatio anzi la aifcrzia- ,

mo,e la allunghiamo. Non ci lafciamo adunque al


tem-
po reggere, ma rej^hiamo noi il tempo
perocché ,
indarno avrebbe la iJivina Maeilà dato
a^di uomini la
ragione ed il fenno, fe effi poi al
,
tempo, ed alla for-
tuna, che nitm conofcimento e niun
fenfo hanno, do-
,

vevano pe.-nie-rere il governo. ed il r^sgimento di fe.


e de loro Scati. Nè crediate, che i milrl avoli, ed
ì no-
,

i noftri pafTati, abbandonato il configlio , e fa pruden-


za, abbiano feguito il cafce la fortuna, ficcorne que-
fti tali vogliono,
che facciamo noi, che fe efiì avefTe-
ro latro loro guida , t; loro guvernarore i dubbj acci-
denti, ed incerti del tempo, noi non avremmo ora que-
lla Città, qaale noi l'abbiamo, anzi farebbe diftratta
e fommerfa perocché il tempo, e la fortuna fempre
;

furono mutabili , e varj , e inftabili . E certo chi la no-


flra Patria mira.fcorge incontinente opera non di pi-
grizia , nè di fonnolenza, nè di cafo, o di fortuna,
ma d' indudrìa, di vigilie, di fatica, e dì pruden-
za e come io ho a coloro rifpofto ,
: i quali ardtfcono
di configliarvi, che Voi. levato via nocchiero , dia-
il

te le vele , e h preziofiflìma noftra barca in preda al-


1-1 tempefla, ed a' venti, a guifa che coloro fanno,
che dì loro (àiute difperari fono così a coloro dico,
:

diedri fare la Lega col Re ne fcon%iiano,e ne fpaven-


tano co! dire, che noi accenderemo , ciò facendo , i' ira
•leil' Impcradore , e !a fua fierezza deseremo, e ftimo-
leiemo, quafT effo alcuno fìimolo attenda, o come fe
egli fuffe ora verfo di noi tutto placato, e manfueto.
Perocché male mofirano di couofcere il niahdetto fpi-
rito della Monarchia , e male fi ricordano , che la tiran-
nia arde fempre di crudele odio, e di rabbiofa , ed im-
placabde ira contro di ciafcuno, ma foprattutro con-
tro agli ftatì franchi , e folo che deliro ubbia di nuo-
cere, a niun non perdona, nè ftimolo , nè fprone al-
cuno a ciò fare in lei ha luogo ; niuna puntura , niuna
in.iriuria , niun colore, niuna Icufa ò attefa da Sua Ma-

eftà per offenderne, fe non quella, che egli ha atcef»


per occupare con sì abbominevole modo Piacenza , e
per ifcacciare e mandare in efilio lo innocentiffimo fan-
,

ciullo di Piombino commefTo alla fua leale tutela, ed


alla fua ìtnmaculata fede Celarea . Non ci lafciamo adun-
que
,.

;8
qiie addormentare dalla lulìnghevole ingannagione del-
le lettere, che egli ha novellamente prefo a fcrivere
cosi piene d'amore, e di tenerezza; gli uomini aftiiti
ufano più fpefTo contro a coloro, a cui vogliono nuo-
cere, le lufìnghe, che le minacce ed al lupo falvati-
;

co non fi dee fidar la mano benché egli la lecchi , 3


,

^uiib che cani domeftici fanno


i .Per la qual cofa»
tenga quefto pvudentiflìmo Senato chiufe le orecchie,
e l' animo alle Imperlali peilifere lufinghe, il che ac-
ciocché egli più agevolmente faccia, ricordi^ la Se-
renità Voftra di quel tempo , quando il voftro in-
nocentjfllmo , e fedeliffimo popolo, eflendo il Mare di
Le^Miite chiufo e l'errato, ed efìendo la careftia gran-
,

ditlliiia , e miferahile , vinto dalla lunga fame , chia-


m-iva mercè a Dio, ed agli ucminì, e trovavala in
ciofcuno, fuori che nelT animo di colui folo, in arbi-
trio del quale era il poterlo fovvenire, ed ei negava
dì farlo rigido, e duro più che mai fufle alpe,nè fco-
,

glio; ricordili quefto inclito Senato di quei miferi , e


sfortunati tempi , ne [fli fìa giave il rinnovar l'amarez-
za di quella dolorolìlllma jncmoria per breve fpazio,
e pongafi dinanzi iigli occhi; da un lato la nobile Tua
Patria sbigottirà , e debole , e magra per lo luntio , e
continuo digiuno, e dall'altro riguardi il luo benigno,
e magnanimo Cefare, ruv idilli ma mente negare, e Itare
nel fuo duro proponiment') , che di Sicilia, ove il gra-
no abbondava , le venifìe alcuno eziandio minimo fuf-
fidio e nel mezzo dell' amicizia , aflediarvi , e quan-
:

to era !n fui , fotto il tormento della fame , dei quale

ni uno efFcr può maggiore , crudelmente uccidervi


Rivolgali adunque Voftra Serenici per la mente que.
ilo atto , e molti , ed infiniti altri , che lo Imperado-
re ha verib di noi ufati , e creda poi, fe così le pia-
tt, più alle Tue prefentì manfuete parole, clie 3 ì ììioì
59
fieri ureteriti fatti. Ma
perciocché io fon ficuro, che
della volontà fua, di torre, e di occupare il noftro.

e lo altrui , non fi può dubitare , appena


mi fi iafcia
credere, che alcuno fia fra noi, di sì ditnefia vita,
nè di sì poco, e di sì vile animo, che non defideraf-

fe di opporfi in alcuna maniera alla Imperiale


violen-

za, di foccorrere alla noftra libertà, la quale negar


non pnò che noi di ora in ora perire e fommer-
fi , ,

ijerfinon fentiamo Ma veggio bene , che molti del


.

noftro prefente flato la fcorza fola e quel di fuori ,

guftando e dolce
, e piacevole loro parendo, male
,

dnirufaco cibo fi fanno diverre, e dall'altra parte U


turbata faccia, e*I virile afpetco della guerra per l'a-
nimo rivolgendofi , sbigottifcono , ed ogni cofa temo-
no, e ad ogni partito, che lentezza, ed ozio non
fia,

molte cofe oppongono, e moki p.-iicoli, e molti tra-


vagli ricordano , con i quali , Serenifiìmo Principe,
non è da difputare più lungamente, perocché aflai,
per quello che io ho detto , e chiaramente dimoftra-
,

to, quale fia il noftro prefente, non dico ozio no,


nh
quiete, ma mortifero letargo, Ìl quale fe poffibile ,

fofi'e,che noi quefta inclita Repub-


dal cerebro di
blica cacciaffimo, con alcuno piacevole, e ficuro fuc-
co, e fenza rilchio, e lenza noja di lei, fana la ren-
deflìmo, io non configlierei, che noi guerra, o altro
affanno dì foftenere,per guarirla, ci dilponeffimo
Ma .

perocché le gravi infermità .quale la noftra è, con gra-


vi medicine, e non con dolci, e leggieri bevande ,
a Ta-

nica fi conducono, apparecchinfi coftoro,


iniìeme con

gii altri loro nobili Cittadini, di refiftere alla forza,


coli' ozio, e colla pace, ma coli' armi, e
col tra-
non
di po-
vaglio; nè fperino quelli tali, nè alcuno altro,
tere al noftro fcampo , trovare alcuno
rimedio ficuro
falfa
da oo-ni parte , e fenia alcun pericolo ; e fe la
, .

6o
dolcezz.i del prefeiite flato invefca , ricordini dell'
antico proverbio che con tanca laude di quefta pru-
s

denciiiiuij Repubbìica nelle bocche de'favj uomini


è
ft-ito ieiiìpre, cioè, che i Veneziani veggiouo le co-
lè future, i Fiorentini le prelenti , ed i Sanefi le
paf-
late: e quella, che alle due infelici Repubbliche , non
mirando elle al futuro, fia addivenuto rii^uardando, ufi-
no li provvidenza, propria, e particolare virtù di
quefto Senato , e dalla lunga , e biafimevole loro pi-
grizia fi Ivi lappino , e dal nocivo , e dannofo loro
ibiiiio , ai tuono delia Imperiale cerapcfta li fveglino
Ailhi dimoftraco h chiaramente , Serenillimo Princi-
pe che per riparare al pericolo , nel quale noi {lamo
,

per colpa delia nortra lentezza caduti , rieceffario


è
di appigitarci ad altro partito, che ad ozio, e pigri-
zia e tardità
, ed a iuiTIcienr.a alle objezioni
,
che
,
molti fanno, è riipoilo ed apertamente provato, pri-
,

ma, che il vofiro quieto, e debole, e lafio npofo,dà


legno di gravezza, e non di fanità; e poi, che non
è
Ai fidarli a! te^^ipo , il quale .nikbiìe è pei Je rteffo
Tempre, ed ora turbato, niuna tranquillità ne promet-
te, timi di tempeda e di mortalità ne minsccia, ed
,

oltre a ciò, che l'aitata nunfuetudine dell*


Imperado-
rc, e la Ina infei-mità, di nocivo, e di contraria ciba,
quantunque foffe al gufìo dolce ci nutrica perocché ,
;
egU in un mimen:o poi rinvigorilce, e come rillal-
data ferpe ri;iviene ed a paCcerfi dell'altrui ioRanze,
,

e dell'altrui iangae riempicrfì e T altrui libertà lace- ,

rare è rivolto, ed Intento E fimilnienre è dichiarato,


,

che l'altrui afìlizioni e (' alnoi perdite, nelle quali


,

noi fperiaun lui dover elTi;re occupato fono pro-


,
prio , e partico!ar danno e perlecuzion noftra
pre-
,

fente. Da vedere è ora, le noi acJOnfent^r.do alla Le-


ga f alia qm!e il Ke Criftianiflìmo ne richiede , e lolle-
cìta
,

6%
cita, ficuratìdalle noftre forze meik-iime , avremo
franca pace,t- virii quiete; e non ]iri>ct.de;à il iioltró
poco faiio, e fervile ozio dal vo^ei e de!ì' Ic-pcniao-
re , come al prefente fa, ma dal noftro Il ciie mtn- .

tre, che io così tflere apertamente faiò manitefl-o


preftimi Voftra Serenità, come ella ha l.n qcì f^tto,
benigna, e diligente udieisi'a. E certo ooi dbbbiamo
iermamente credere Seren'iTìmo Principe
,
che bua ,

MaeftS fentendo tanto, e fatto appatccchianiLnto, e


confiderando , che ìa fua forza , e ìa fua puttnza deb-
ba trovare duio, e forte in-.oppo, farà ritardate di
fuo empito, ed incomincerà a trmere di le ftt;fìo,fd
a rivclgcrfì per la mente che niuno è fta tanii
,

(iioi Vaffalli che ami ìa Uia acerha Signorìa


, che ,

nel mezzo delle e nella nifitig.or ;ua


Tue vittorie
,

efaitazione tutto il di naicono novità, e nbclUciii nel-


le terre a lui fuggette, ts ptrò elesgeià per Jo ù-o
mighore, di ftarfi e porragli quel Vruio la pr.uia, il
;

quale quella , che noi rìpuusmo iasione, c gtulizia,


non ha potuto porre, contro allò fiin^iolo della tua
gli
cupiditjia-, laonde noi con leggiera fatica, e con pic-
col difpendio guerniremo ed nfiorz^reiiio !a rcftia
,

pace, che ora è fievule, e fprovvcduta zwii c ignu- ,

do nome, e vana ombra di p.-icc; e ciò facendo Im- l'

peradore fenza fallo ai fuo m.filicre s' rppis^'iierà Ma .

le egli pur fi 'afccià cotanto didla vo^'a del iuo defìde-


lio trafporcare, che egli pur i'.ucrra muo\a, dico, che
largan-ente fia che la fua fupeihla, ed il fuo otr.t?-
,

glio abbatta, e puritlca Perocché d.ìll' ano deMati gli


.

fcenderà la podercla nazione degli SvÌ77:eri di prelen-


te addoffb, la qual poco meno, che lenza mettere il
piede fuori di cala fua fia giunta a Milano , e dali'
,

altro il Criftian'flìmo Re fofpinto da reale ma;;nanimi-


tà,e dalle onte, che il Re Francefco ricevè ftimolato,
€ di
6j
e di giuftiflìmo odio ardente, pafTeni l'Alpi, e di tut-
ta {ua pofla in perfona verrà a ferire i5 capital ino ini-
mico, non per piegarlo, ed indebolirlo, ma per ab-
barterlo, ed ucciderlo, e briga, e cru-
quella antica,

dele che tra Sua Maetià e lo Iniperadore è ftata lein-


, ,

"pre ,per la quale la milera Criftianicà è guada , e di-


'ierta , terminare, c dcruiire di prefenre. Nè il Papa
intanto fi ftarà, anzi colie forze di Santa Chiefa alTaii-
rà il Regno di Napoli da un lato, e noi colla no-
Ifra armata, e col noftro abbondante navilio dall'altro
ce n' andremo (opra h Putrì ia, e Ibpra la Calabria.
Per lo che l' Imperadore non avrà forza , nè polib di
reliftere a tanto , e sì g.-ave e s;ì diverfo fcontro , e ,

pìegherafìì fenza alcun fallo , il che si tofto , come egli


farà fegno di fare , fìccome a coloro , che inferma-
no interviene, a quali incontinente par»;, che mol-
i

te antiche doglie , e molte occulte magagne , che in


fanità erano ricoperte , fi riiencano ed apparilcano ; ,

così a lui, ed allo ftato ino, infermando egli, avver-


rà , che infiniti gravi difetti fi fcopriranno , the ora
per !a Tua lunga ianicLi,e per la fua gran potenza, oc-
calti fi ftaimo, ed i m-leii, ed infelici popoli, e le
guafie,e diferte Provincie , che ora dalla coftuiafpra,
e crudele t ira n sii a opprefll le loro milerie per tema
,

fi tacciano, la ftia poieftà qiiafi a findacato venuta co-

nofcendo , fe commuoveranno a ricuperare la loro per-


dura libertà , ed a vendicarli che bttn ragione ne hajii.o,
,

ed a romore, ed all'armi levati fi nbelicrinno da lui)


perocché troppo afpro , e troppo incomportabile e 1 giu-
go della fua barbara fisnoria, ficcome i Napoletani,
kl ì Genovefi hanno dimofirato, e come manifefto è
a ciafcuno , che ciò miri , e proccuri . Nè i' Alema-
gni ftarà alla fiera, e crudel fentenza, che egli ha da-
to contro di le» > ma ponendo mente alle i^ue fan-
,

di
guinofe , ed alte fa^ tagliate , e guaite membra ,^ accoz-
l' Impe-
zerà lo sdegno colla fierezza , e vedendo , che
radore abbafli , ed inchini , fi raccorrà ad urtarlo , e
ad
opprimerlo ella ancora dal fuo lato ; e più sncora , ise-
ar-
raiifEmo Principe , che noi potremo la nyftra^
mata co» quella del Re accozzando , cacciar l' Im-
,

peradore dal mare, che egli ha per tanti anni, e con


tanto frutto poiTeduto-, ficchè il tuo RegDO proprio,
e la fua fuoerba Spagna fia pofta in grave perico-
modi folamcnte fi potrà all' Tnipe-
lo; nh con quelli
radorc dar briga, e danno graviamo, ma con
inrini-

ti altri purché noi vogliamo a ciò lare


fimihnciite ,

difporci Ma perocché conn: la fiamma


.
così la guer- ,

fi pofiono ,
ra, le cole che più facilmente cotilumar
per fé medefima fuote trovare io non voglio ;
con piti
luntTO ragionamento per quefta volta difendermi m
dinToftrare il danno che noi all' Imperadore potremo
,

fare, affai ritroverà per fe med^finia li guerra ogni ma^


gagna ed ogni debole membro di lai perchè la
le lan-
, ,

dò per ora Ilare le deboli , e tenere partì e i coper- ,

te del nortro nimico, dico quello, che egli a noi far


non potrà, e quello, che egli ne farebbe, eziandio len..
a noi guerra , le noi non prendclfimo
1'
za muovere
armi, e non fufììmo acccmpaiinati, e
provveduti , e
coloro, che
ciò dicendo io, fia a fulììci^^iio riipofto a
dicono, che Sua Maeftà per queft'anno non vuol far
trucrra , ma vuol ripoiarfì , e di ciò alzano le
mani al
licenza,
Cielo, e poiché Sua Maelta ne concede la
vogliono, che noi torniamo il capo fotte, e dormia-
mo' ri po fa tamen te ancora quello breve fpazio di tem-
po O infelice o sfortuiiara . o tralignata , o veramen-
, ,

ebbra , e fonnacchiofa Italia! Dunque avtemo noi Io


te
Avverfario iioftro per duce , e per capitano , e dove
e quando, e qu3nco,e come a lui piacerà, e lìagU co-
rno-
64
modo, faremo guerra, e pace, e non altrtmen-
tanto
tl.nè più oltre? Ora ecco, 1' Imperadore ripoferì
queft'aniio, fe così fìa però, che ninno ce ne fa cer-

ti, falvo fe noi non crediamo, che egli voglia man-


dar molto innanzi l' Amido a bandirci" la guerra; ma
fe par così fìa, eg!i rtarà fermo quell'anno, non per
tardare, ma per andar più ratto e fopraftarà, non
,

per indugiare ma per affrettarfi , e recherà quefto ri-


,

pofo a lui riftoro e vigore ma a noi affitnno , e de-


, ,

bolezza in moki modi, e per molte cagioni; e prima


perocché egli agio avrà di dimefttcare e rendere man- ,

fueta, e quieta 1' Alemagna, la quale ora, come ge-


nerofa fiera, e non avvezza alie catene mugghia ,

forte e fi dibatte, e di nderle, e di fpezzarle, e la


,

fua libertà riprendere fi sforza , e s' ingegna , e ri-


Jjrenderalla agevolmtriue, fe 1' Imperadore da nuove
bllecicudini, e dintorno ad altro affare fia occupato e ,

ritenuto; ma fe egli fia fcioperato, ed oziofo, chine-


rà la tefta, e vinta renderaffi, e fe noi comportiamo,
che egli la riumilii , e la domi , e faa dimefìica la fac-
cia, egii poi if proffimo anno quella polente nazione
fepra noi sherà, ed inciterà tutta, e piò colla pace
ci averà nociuto, che coli' affanno , e coli' armi non fa-
rebbe ora He Voi vi ricordate adunque , come ama-
.

ro vi fu r anno p.iffato , fen tire , che l' Imperadore


abbatEcfTe 1' A! emagna e monta fìe in sì gran poten-
,

za, e fignoria; e fc Voi non avete dimenricato come


ad ogni novella che recnca vi fu , de' felici avvenimen-
,

ti di lui, quefto Senato divenne pallidore tretnanre,

e che Voi ftimatle , che la vittoria , che egli ebbe


contro gli Alemanni foffe fpezial perdita e fcon- ,

fifiavoìtra i non vi rallegrate ora , che egli fpa-


2Ìo prenda per confermarla, e farla ftabde, e per-
petua , anzi ve ne contriftace , e quello , che il tem-
po
po non concedè allora dì fare a Tconcio di quella vìn
toria , operatelo ora, accioccìiè egli non ne poiìa
fretto raccorre , poiché ogni accidente vi fi dìmoflra
a ciò fare difpofto , e favorevole . Quefto pacifico
an-
no adunque, e quefta lenta eftate gravida e di guer-
ra, e d'armi, e di ferro, e di affanno , al tempo
, Se
noi non Ja impediflìmo, partorirebbe la confusone
la diftruzione d'Italia, e la voftra Appreflo, Serenif- ,

fitm Principe, tutto che quefta magna, e regaì Cittì


fm maravigliofamente dalla natura fituata e da Voi, ,

e da' voftn anteceflbri con incomparabile fenno ret-


ta, ed ammaeftrata, nondimeno niana cofa
alla con-
fervazioiie di lei ha più giovato, che lo cifer
ella
ftata fempre pur quella ftefla fenza mai aver
mutato
governo nè reiigl mento , e !o efTer de* voÌìtÌ avver-
,

larij, e fpezial mente dell' Imperio addivenuto


il con-
trario, che fi è mutato in pochiflìmi anni
fempre.non
folo di perforià in un' altra, ma eziandio
d'uno in un
altro lignaggio , i^ccome quello, che non va di mano
in m^no nè'difcendenti ; ma cade in colui, che
nomi-
nato è dagli Elettori , chi the egli Ila Per la qua!
co- .

là il più delle voke addiviene, che


quanto l'uno Im.
peradore per Tuo fenno , e prudenza ha avanzato l'
Imperio, tanto lo abbadì l'altro, che non può così to-
fto elTere di forza, e di fcguito pari al fao anteceflb-
rej fijcome qiifcllo,che nel governo è nuovo, eie
armi del morto Imperadore non può nò fa ufare ed , ,

halle fofpette , o non ubbidìfcono a lui, e le Tue


non
ha in a (Tetto fenza che la potenza dell' Imperio per
;

fe ftefia è affai picciola e riftrerta, e poco di lei fa-


,

rebbe da temere fe ella non fi fuffe per mala ventu-


,

ra accozzata colle forze della Spagna, e della Fiandra,


e di Milano e di Genova , e di tofcana e del Regno
, ,

di Napoli Per Io quale accidente ella è ora fpaven-


.

to£» , ed oiribae -,
e fe nella fucceflìone dell* Im-
66
perio fi terrà la debita maniera , ed Ìl legittrmo ftile fi
lèrverà, \'oi il voiìro (àlunfero privilegio manterre-
te, dì avere il voftio feliciflimo, ftabile, e perpetuo,
incontro 2Ììe alrrui potenze varie, e mutabili, il quak
pi-ìviÌeg o, come io ho detto, è flato o iblo, o prin- ,

rcip^e icam^w, e TaSutc delia voftra n;>bile, ed antica,


ed immsctilata libertà • Ma ecco che l' Imperadore
fra 'I fonilo che egli
, qaefta eftate vuol doimire fi ,

lludia di romperlo, e di annullarlo, e dì fare eieg-


gere Re de' Romani il Principe di Spagna i'oo figliuo-
lo, ficchè il prelence tormit.labi'e imperio fi contìno-
vi in lui e vuole alle leggi opporfi e a Dio peroc-
, , ;

ché la Divina Provvidenza, come ella gli altri noci»


vi animali fece pochi in numero, ed in natura non
fecondi , così ordinò, che quella p.eftilenziafa vipe-
ra, cba Impet-io fi chiama corra vita avefie e lenza
, ,

ale LI ni iucceffiotie mancafìè; ed cali ora malgrado di


ognuno, la vuoi far»:; vivace e perpetua; il che egli
,

agevolmente potrìi condurre ad efferco, fe noi giiel


conlendamo.; perocché eli Flettori, che male avviati
fono, e che per ia toro diRordia hanno la loro liber-
tà e I' alrrui , gusila , e coi-rotta , non ardiranno di
metterfi al nie^o, ed il prefente Re de' Romani largo
gii fia fimitmente di ciò,, che egli non potrebbe in
alcun modo diid irgli, e per lo iuo migliore foflerrà
di efìere dimeffo e privaro dello Imperio
, ma sì to- ,

fto , come- fi fcnta, che 1' Imperadore abbia contrailo,


e che ìe vive nn^mbra d' Italia, e della Crillianità
fpi'-ito, e forza riprend-mo , e lega, e confpira^i<Jne
facciano, ed al Tuo impeto fi opponsano, incontinen-
te fi e fiano rinvigorici così gli Eletto-
rifentijanno ,

ri, come le terre franche ed il Re de' Romani, e non


,

acconientiraimo a prie;jhi dell' Jirperadore, quello,


i

che ora non atdifcono di i.e^are alla forza , ed alla


violenza j ma fe gli opporranno , « ciò che ora gli è -
,

libero, e fpedito , allora lento v^Vi fia, e difficile; e


fcemerà a lui l'orgoglio di chiedere, ed a loro ere.
fcerà baldanza di conrradire Se Voi credete adun-
.

que che fia dì utile e di profitto alla voftra Patria,


, ,

che r Impcradore lafci per teftamento al fiLi^liiioIo la


fua mala volontà , ed infieme con quella la forza di-
abbattere , e fottomettere a fe la Griftianità , e Voi,
non ftcciamo ftrepito, nè motto; ma fe ciò e incoin-
portabil cofa, e mortale, ed iiilknabil piaga alta no.
Itra libertà, rifenciamoci ed impediamo, che il fuo ,

intendimento, effetto non abbia. Perocché egli a niu-


na altra opera è intento, che a fòccomecteriì non fola-
mente la Francia, e Italia, e noi, ma tutta la terra,
e tutto F Univerfo, e quanto egU fi %ede più a! fine
del fuo defìderio vicino, tanto più li aitrerta di giu-
gnervi e noi, i quali più che tutti gii altri uomi-
;

ni dobbiamo ritenerlo, e raflrervirlo fìccome qtielli, ,

che foli per i'augrimanto dì lui cafchiamo in perico-


lo, non di niiitare, ma' di uveie Signore, abbiamo pre-
fo ad agevolarli , e fpiaoa'l' la via, e non procaccia-
mo di fuggire la fervi cù, ma d'indugiarla folamente-,
e colla noìinì pigri/^J ritardiani'j il corfo di cti'oro
che al fuo impeto fi farebbono, è gran tempo, volen-
tieri oppofli, ed opporrcbbonfetls ora fìmilmente, fe
eglino far lo potefìero fenza di uoi Ecco adunque Se- ,

remflìmo Principe, danno, che uoi riceviamo per \a


il

noftra lentezza, e per Sa t-'pidtzza che nel cuore di ,

quefta Repubblica è contro al fuo coftume sì lunjo


fpazio durata il qual danno in niuna
-, maniera fi può
da noi fchifare, fe non c;;lla Lega, e colla con^sa-
gnia di coloro che a farci incontro al comune pe-
.

ricolo d" comune confenfoccUe comuni forze ne itivvta-


no e (è le forze dell' Imperadore pajono a molti g" an-
:

di,elle non crefceranno perchè noi faccijmo Le?? ^.n-


,
,

zi aumencano «perthè noi non la facciamo e le a'..t no -.

E z è , che
68
è, che sbigottirle (Tendo accompagnato dal Re, e tl<»|
Papa,« da' Svizzeri, io non lo v^ere qual diferaegli,
non dico, porta procacciar maggiore, ma quale eg ti
fperi di avere effendo iolp
, e certo io non niego ,
:

ch£ la. potenza deii' Imperadore non fìa molta anzi ,

confeflo che ei]a alte noftre forze foprafta di gran


,

lunga, e da qucfta cagione moflb e coflretto, priego


,

io tanto !a mia pnnia , che interrompa il Tuo grave


fonno, e lungo; pia dico bene, che egli aile forze di,
quefta Lega non potrà in alcun modo efTer pari il che. ;

fe noi vogliamo, dipofio il timore, coniulerare, maiii-


feftamente ei]er v^ro fi conofcerà P'irocchè per
.

quattro ragioni fono la Città, e ciafcun Principe ru- ,

|>ufte , e poflenti; cioè le fon di danari copiofamenre


forijite le pofTeggono mok^. Città
, e forti fe Iùèio.
, ,

abbondanti di uomini di guerra marittima e terre-


,

fire,e fe fono dorate di cuore, e di confii^h'o; il che


così effendo, non è meftiere, eh' io dica, quanto la
noftra Lesa nelle tre prime parti "avanzi V- Imperadore ;

concicfiìachè di ceforo non pofla alcuno , pur col Re


folo, contraftare , nè di vabrofa milizia, ed elpprta,
niuno coQrra gli Svizzeri,? Guafconi e Lanzinec, ed ,

Icalìani opporff, nè di forti , e fetieli terre con effij


noi in alcun modo contendere Da vedere ora è fe
.

noi dobbiamo contendere di eiTer vinti da lui di con-


figlio, e di feniio perocché di gente, e di ricchez-
,

ze, e di terra fiamo noi di lai meglio torniti e più ,

potenti; E'^ certo io non niego, che T Imperadore non


lìa afTai tamolb in guerra ma di ciò non è maravi-
,

glia fjcuni perocché come nelle folitudini o nelle


; ,

caverne eco a ctii favelli rifponda , e non a chi lì ta-


ce, cosi la fama a coloro, che fanno, rìfuona, e non
a chi fi ftà; non è adunque gran fatto, che il noftto
ozio fia fénza alcuna gloria , ed i fatti dell' Imperado-
re, quali, che effi fiano, fi gridino da per tutto; ma
pe-
€9
perocché lì fama è voce, ed opinione del volgo j non
è da fare dì lei molta ftiou, nè da mcica fede pratVar-
le,ficcortie a vario, e leggieri teftimonìo anzi^ iè noi
;

voglianio volgerci a gunrdire i fuòi fatti pallici , noi


Vedremo, che egU £ più favio iìato in pacev che in
opera d' arme; le la nialitia però, e la fràade lì può
propriameare opera di favio hominartì- perocché egli
in poco tempo è ito addóllo al Re CnlUaniflìmo Fran-
cefco coEi tutto potere e tre volte feOza fornir fua
,

hnprefa ^ tornato indietro con danno, e con onta^ ed


è ciò addivenuto non per colpa della fortuna, della
j

quale egli non Iblo non il duole, anzi fe ne confida j é


ie ne gloria, ma per fuo difetto ora di tardanza, e
di lentezza, ed ora di rifiutare la battaglia, che potea
prendere a vantaggio Qael Re adunque danzando , e
.

tefteggiando e cacciando la maraviglio^ imperiai fa-


i

piehzai e foUecitiidine liiperò, si che lo Imperadore


fteffò fi chiamò per ricreduto» e per vinto da lui; ed
in Aléniagiia, ove egli ha poi fenza armi vìnco la i

vedemmo noi molte volte guerreggiando condótto alL*


titremo e potè conofccre ciafcuno chiaramente iche
, *

Langravio armato più di lui fapeva, ma egli ha poi


dilàriTiato, troppo più faptito del Langravio Manìfe-
.

fta cofa è adunque che elTo in guerra può eficr vinto


,

e di prudenza e di forza, e di valore, e che egli non


j

è si gran maeftroj ne di tanto intendimento in arme,


come fra i voignrì è tenuto Ma perocché io ho fttto
.

menzione della Aia ventura , la quale alcuni dicono el-


feréfpaventevole acciocché Voi non la temiate ricor-
, ,

diamoci , che fi dice tutto il di , che la fortuna è eie-


tà, e vana, e leggieri e mobile ; e fe cosi èjcome la
,

fpefienza chiaramente dimoflra , perchè ella gli fìa fta-


ta ne! preterito benevola, e favorevole j muno arga-
mento fi può da quefto pretìdere i che ella nel futura
gli debba eifere fimiljnente profpera, e Uet», che co-

e

7b
sì verrebbe ella ad efTere contra fna natura coftante, e
fedeie Dichiamo adunque
. che 1' Impe radure è flato
,

per r addietro avventurato affai, e che più h ventu-


ra, che ii U'iino ha le Tue azioni rette, e indirizzate,
ma per inn^inzi né noi , nè egli può fap,:Te fa ia for,.
tcoa vcrio di lui camblerà vilo, e ftile Salvo (e noi .

non crediamo, che ella gli abbia fatto omaggio, o da-


to fladichi anzi ie elia farà fecundo lua ulanza ella
; ,

gli fia contraria, perocché Tuo coftame è di effere va-


ria, ed oltre a ciò nimica di coloro, che ftmo in trop-
po alto flato làiiii per Io che non è da avere di lei
;

molta cordìdc!:a7,ione non perchè ella non abbia forza,


,

e potere fapra dt noi ma perchè noi fopra d; lei nè


,

forza abbiamo, nè potere alcuno, nè intendere nè per- ,

fuadere, nè reggere la poffiano ò ie pure noi voglia-,

ino fare de' fariiri accidenti alcuna ftima molto più ,

convenevol ccfa è, che noi cred-amc!, che ornai !e mi-


ferie di tanti afflitti pop-Ii, e le lacrime di tanti in-
nocenti fanciulli, e le ftrida dilperate di tai'-te madri,
e di tante puSzelie, e di tante vedove * e tanti l'acri
luoghi ripieni di fant^ue, e di fcele ra rezza , e la mife-
ra CriHianirà guaita, e diièrta,-ed in ciafcuna fua par-
te per le coftui laani piagata , e fangmnofa , e le per-
fecuzioni, che e^li fa ora a Santa Chtjfa, la Divina
gmftizia abbaìno mr-nii a fre; a!e,ed abbarere tanto,
si sfrenato, e sì incomparabile orgoglio, Dimq'je (e le
cofe future, ed incerte pofTono efìere antivedute da
noi per alcuno imltzìo , troppo migliore argomento ab-
biamo, che t'eterna giufìizia irli apparecchi punizione*
che, li failace fortuna g!i offervj fede; per la qual
xofa chiaramente fi vede , che noi fiarao fenza al-
cun fallo pari all' Imperador? , anzi lo foverchiàmo si
dì forza, e di potenza., e sì di confiìflio, e di buona fpe-
nma, DM di liudio, edìd tigenza, e di foUecirudine,
dico io bene , che noi da lui di giaRdiffima lunga fia-

mo
71
mo il che qdahto fi convenga
vinti, e fuperatì-, e fe j

egli è da rlpreiidereche altri fi afibttigH più di tor-


*

vi ia voftra libertà che Voi di guardarla non è mia


, ,

intenzione di dilnarafe Prendiamo adunque iii grado


-

le reali, e magnanime profferte degli Ambalciatori Fran-


zrefi,ed al nomt; di Dio bene awenturoiamente faci
ciamo noftra gi!afl:a,e potente Lega, per contrario del-
la Imperiale Lega di Svevia, e viviamo ficuri,e lenza

forpetto,e non^proceda la n-jffra laiute, e'I iioftro ri-


polb daUa volontà e. dalia benignità dell' Imperado-
,

re , come al preìente fa , ma dalle forze noftre coniè ,

da libera Città è richiefto Ne da iciò fare vi Tpavea^


.

ti quel timore, che alcuni così fpeflo ne ricordano»

cioè , che noi potremo effere dal Papa e dal Re in-,

gannati, ed abbandonaci . Perocché quando bene ciÒ


addivenifle, in ogni modo non iaiemo noi a pegg c»:
patto, che ora, che noi fiamo foli, e niun fcftegno,*
lìiun refugto.eniim foccorfo abbiamo contro l' Imperà-
dore, altro che il noilro niedefimoi ma ragionevol-
mente ciò non può in alcun modo accadere. Perocché
la cagione, onde quefti Principi fon molli a con efiò

noi fttingerfi , cioè la fcopert:a,e palei'e intenzione del-


l' Imperadore , tanto darerà, quanto la vita, e lo ftato
di Sua Maeftà fia lunga , e durando con quella medefi-
ma forza , che ella j^li ha con elfo noi congiunti , gli
eoftringerà , a contriùnti con ef!b noi manteuerfi Per- .

ciocché ninno é pjùj Sereniffimo PrlriCipe, ch^; non li


renda certo, e che fenza alcun dubbio non fappia,che
fa cupidità dell' Imperadore è infinita, e che come gli
fcoftumati bevitori, fino che il vino dura, non rifina-
no mai di aver fere, così egli fino che terra, ed im-
perio da acquiftar fia non fi chiamerà fàaio, nè fatol-
.,

lo di torre, e di occupare , e però fono llcuri ,che con


e(To lui non fi può in alcuna maniera avere infieme pa-
ce * e ft»to Per la qual cofa non debbe aver luogo in
.

E 4 noi
,

7*
noi timore, che i noftri compagni ^ poiché con ìcró
collegati faremo, uè abbandonino , e con eflo lai fi p^,
cifichino , e noi laici no in guerra ^ anzi perocché non
meno che la fua intenzione (ono le lue arti a tut-
to il mondo aperte , noi non non dobbiamo teme-
foio
re che le noli: re amiità abbiano con lui pace
, ma nè ,

tregua àncora, nè accordo, ps-rciocchè troppo chiaro,


c troppo manifefto è, che le lue tregue pongoiio diù
l'armi, e l'aperta forza, ma non ìe iniìdie^ e la mala
volontrt e che egli non ha prima ripofto il ferro che
,
,

tratto ha fuori inganni Quante volte , durante


.

tregua fra lui e il Re, ha l' Imperadore tentaco di ri-


bellare Turino e l'altre Terre , che fi tengono all' ob-
,

bedienza di Francia ? Quanti lacciuoli ha et;U tefo di-


nanzi a ipiedi deTervitori di Sua Maeità Criftiani/Ti-
ma? Quanti nel mezzo delle paci ha egli di loro pre-
fi, e crudelmente uccifi? Le quali coie, perocché elle
fono a ciafcuno chiare, e palefi non iafciano, e non
,

permettono, che alcuno più di lui ardìfca fidarli, nè


con lui voglia prender pace,nè !e liie tregue, più dt
ogni crudeT guerra dartnofe, e fanguinole accettare , .

Come può il Re fpe(rare di dovere avere coli* Irfipera-


dore pace ? Se l' Imperadore ha non folo la pace col
Re, ma la fua ftefTa -vita in odio , perocché il Re con-
tro al voler di lui vive , ed il Tuo Regno foftiene . O
come poflbno le future paci al Papa dare fperanza di
fermezza, fe le preterite paci, e le preterite amici-
zie, ed eziandio i parentadi fono flati pieni di fangue,
e di tradimento, e di morte? E la nazion degli Svizi
zeri come fìa mii così poco avveduta , che elia fi di-
farmi , veggendo tuttavia quello , che agli Alemanni
pofice le armi, è addivenuto? Nè credo io, che per
ragione noi dobbiamo così difperare della vira del Pa^
pa come alcuni molfrano di fare, perchè egli di an-
,

ni fìa vecchio; conciollìacofachè ia vecchiezza di Sua


Bea-
tìèatiradine fia da cìafcuno tenuta
i e predicata pei" hi
per la più robufta , e pià verde , e fenza
fiiù forre* e
alcuna magagna, e con più vigore j che alctina altra,
che mai fìccomé quello che egli fa , chiaramen-
foflé , ,

te dimoftrà. Perocché Sua Santità col corpo foflicne


affai agevolnienre le fatiche, le quali il fuprcrtio Tuo
offizio richiede i che fono molte , e niol to molefte , fen-
za mai recufarne afctina; e coli' animo regge il graviC
fimo pefo degli affari di Santa Chiefa ; i'quali quanto
fiano duri a portare , e quanto gravino , e fpezialrnen--
te a qtief^o tempo j ognuno di noi può, fenza che io
Io dica , per fe immaginare ; oltre di ciò lie i vec-
fìeffo
chi, che per lunghezza dell'età, caggianoié fi corm-
la
fumano, e che il lume fa, ciu fuo nutrimen-
a guifa
j

to manca, fi fpengono, fuole per buono fpazio innan-


zi cominciare la luce deli* irirellerto , e del fen cimen-
to a vacillare , e diminuire , i! che di Sua Beatitudine
non addiviene, perocché il fuo fetlno , e l' ufata fua
prudenza , non folo non è ìnfieboHta , nè mancata i ma
ella è più chiara V e piii coftante , e piii maravigliofa
(come il buon vino, che per vecchiezza fplrito , e for-
zi! crefce) per l'età, e per gli anni divenuta-, e però

non è così della fua vita da dtfperare ; ma fenza alcun


fallo gli uomini comunemente hanno quefto difetto, e
tutti generalmenté in ciù pecchiamo , che noi della no-
ftrà vita fperiamtì affai , ed il nofifo tempo largo mìi
furiamo i e dello altrui per Io contràrio fetnpre tèmi»*
iTiói e fiamone fcàtlì, e folleciti debole , e btève re-
j

putaridolo ; perocché chi è quello , che tanto oìtré fia,


o che Così vicino alla foffa abbia il piede , che non fi
faccia a credere di dover quattro, o fei anni poter
campare, e che i ciò ogni cofa opportuna noti appa-
recchi? Veramente io credo, che niuno ce ne abbia
fra noij nè maravigli:» firebbe di ciò, fe noi quella
aiedefima fperanzt avefEmo , fìmilmente della altrui
vec-
^

vecchiezza, che noi abbiamo della noftr3,e non facef-


ftmo beffe in altrui di quello, che noi in noi medefi-
ipi approviamo. Ma quantunque
fi viva Sua Beatitu-
dine , at futuro Papa, chi che egli fia, b med«fima
qaeftionc converrà iver^ coli' Imperadore» che Ila que-
feaipie furono
fto; perocché la Ghìefa, e lo Imperio
e faranno Tempre alla mìllhia infieme Ma notidimeno
.

Sua Macfta Cri ftianiffima ne profferirà buoni, ciuffi-


esente ficurtA , per
la quale noi faremo certi , che qua-

lunque accitlente Ibpiavvenga , !a Ghie fa , cà il Reame


dì Francia, con effo noi rimarranno congiunti, e c l-

. legati. Perchè non afcolnam noi adunque di che pegno


,Sua Maeftà ne faccia ficuri,o perchè rifiutiamo noi le
'

reali parole qoafi moneta di mal conio , ienza


,
udirne
il fuono , o il pefo faperne ? Certo , SerenifRmo Prin-
cipe» da ninna altra cacjion'; niofli che
, da una cotale
accidia, che nell'animo ci è mol-i anni ftata,e piaccia
3 Dio, che ella non (ìa 'a mortate infermità di quello
inclito Dominio j
perocché fe noi non conlentiamo al-
^ Lega che il Re ne manda profferendo Sua Maeflà.
, ,

fenza alcun fallo, de' due partiti prenrJerà l'uno, che


«gli, o fi ftringerà col Papa, e con gii Svizzeri, noi
col noftro femminile anìmoi, e nella noftra inferma, e
febbricitante quiete lafciando, o egli .fi darà del tatto
al fortificamento del Tuo Regno,, ed alla dìfelà di fe
ftefib fi apparecchierà, e così eziandio faranno
gli Svi^

zeri; e quale che egli prtìnda di queTri due partiti,


apporterà a noi graviffimo danno, e grandilUmo perÌ7
colo ; perciocché fe col Papa , e cimi gli .Svizzeri fi
congiunge , il noftrq fofpetto fia incontinente raddop-
piato, che dove ora. noi teniiamo l' Luperadore iolo*
allora ne converrà temere e l' Imperadore, e ia Lega,
e raddoppiando la paura , raddoppie-remo ìa ipeia , e
i"
affanno Perchè fcendeodo j! Re dall' uno de' lati iti
.

in-
lialia armato, e dall' altro 1' Imperadore .faccndofi
naiv
mnzi alla difefa, a noi fia neceffario di armarci fimil-
menfe, e così avendo pice i» ogni mcdo lofterremo la
fpela, e l'afFanno, e '1 pericolo della guerra, ed oltre
a ciò di paura morremo , che quale delle due potenze
riman;2:a vincitrice, non fi volga neon tane me lupra di
i

noi ; né mai ci accorderemo di aceolbici coli' Impera-


dorè per non aGCieicsr quella, forza, che ne ha iem-
pre sbigottiti, e lo offerirci pronn al loccorio deOa
Lega, che noi avremo (prezzatale vihpefa, non ci
parrà onore voi cola e noi vinceremo mai e quando
,
'

pure il vinceffimo sì lia


, fuori di tempo e con peg-
,

giori condizioni faremo accettati profferendoci, che


noi non acceTceremo loro, ora che eflì a noi fi proi-
fecifcono ; ed in modo potrebbe ire anco la guerra,
che effi non ne vorrebbeno in alcuna mariiera riceve-
re, e del tutto ci ributterebbono indie .ro. Vogliamo
noi adunque loffrire, che le armi del Papa, e del Re
di Francia contendano della noilra faluce, e la noilra
libertà ponsrano in avventurai e le elle taranno vitto-
riofe, in ogni modo rimaner con vergogna, e con pa-
ura? Ma ie egli avvien, che eile pesdano, reftar con
perdita ^ e con afflizione in forza dell' Iniper dorè
, e
de/ili Spignuoli ? Dall' altra parte , fe il i-<^ > e gli
Svizzeri prendeflero configlio di guarnire cialcuno il
fao Stato per le fdlo e abbandonare e latciare in
, ,

preda Italia, e Santa Chiela all' Imperadore il Papa, ,

ìbo malgrado, non avendo potere di contraddire alla


forza di' Sua Maeftà, fe gli renderebbe prefo, e vin-
to; e niuno fiio comandamento si duro, nè sì acerbo
farebbe, che Sua Santità non facefle; e p;rù con Sua
Maeftà iàrebbe a noftra diftruzione inconninenre per -,

lo che aggiunto alla Imperiai potenza la comoditi


delle vicine Terre di Santa thiefe,e del Porto d'An-
cona, e di turca qnefta pia^<^ia ed olri'e a nò il de-
,

Jlrodelb Stato di Ferrara, che così come il Papa, pe?


76
Tua falvKSM, e per tema ubbidirebbe all' Imperadorei
noi non avremo fchermo, nè fcampo alcuno contro di
tale , e di così fatta potenza , e verremo a fine di noftro
imperio quale niuno farebbe, che porgefle (bccorlb,
, al
oche purè ffli a véffe ideila prefenrenoftra cattivi-
pietà
ti Oifponiarnoci adunque a cacciar da noi
ricoi'dandofi .

il lungc , e pigro , è mortifero fanno , e vegghiare


j e ftair

defH i e provveduti, e fe alcuni fono fra noi, i quali dal-


le loro comodirijOve effi ibiib invòlti ,non fi fappiaiib
fviruppàre,o che le fatiche e le fpéfe della guerra te- ,

mano voltfhinfi un poco quefti tali a formar nell' animo


,

loro la fiera immagine e lo fpaventevol vifo deìla Mo- ,

narchia, ed all' Impcradore rivolgendoli poi provino,


le effì la forma dì lei ,éd ogni fub lineamento fenza al-
cuno errore raffigurano in lui Certo fono ^ Sereni/lìmo .

Principe j che la Serenità Voitra non vide mai quefta


crudelifTìma fiera j della quale io ragiono ^ nè di veder-
la ha delio ,ma ella è fdperba in vifta,e negli atti cru-
dele^ ed il morfo ha ingordo, e tenace j é le mani ha
rapaci é farig'Jtnofe Ed eflendo il fuo intendimento di
, .

comatidare* di uccidere di occupare e di rapire, con- , ,

vien che ella fia amica dei ferro delle iramme , della vio- ,

lenza, e del làrtgué ,allà qual fuà intenzione tirare a fine


ella chiama in ajuto , perocché invano a si crudele offizio
altri chiamerebbe, gli eferci ti di barbare gentile fetìza
leggi , r armate de' Corfali la crudeltà la bugia il tra- , , ,

dimento , le erefie jlofcifma, le minacce, e lo fpaven-


to ed oltre a ciò le falfe ed
, lé pa- , infedeli amicizie ; e
ci fimu!ate,ed i crudeli parentadi, e le peftìfeè iniinr-
te ìufinghe. Tale è, Sereniffitno Principe, 1' orribile
afpetto, e tali fono i modi i ed i coffumi,- e gli arre-
di della tirannia , quali io divifari,e figuraci ^[i ho,nè
altra effigie , nè altr' ari imo
nè altra compagnia aver po-
trebbe si difpietato, eSìrabbiofo moftfo, poiché ella il
fangue , e la libertà , e 1^ vita di ognuno appetifce ^ e di-
vo-
,

77
"Yora Rivolgiamo ora gli occhi verfo T Imperadore-,
.

veggiamo ìe noi al vifo, e più alle mani, ed all'ope-


re file mirando, lei chiaramente riconoichiamo Egli .

ne fa ora le carezze» e le profferce grandi ed aftertuo- ,

fe- Ricordili adunque la Serenità Volha, che queftame-


dtfìnia lingua , e quefta medefima penna, che ora sì ar-
ti fiziofamen ce Voi alietra, e aòefca colia laa falfìtà,
dianzi Roma arfe , perocché l' ingorda voglia , e la, dilor-
dinata fere, che la S. Mcm, di Clen:ente ebbe di ripo-
fo, e di quiete, ed il velctro delle lorperiali lufinghe,
che egli alìetato bevve, reparono la Chieia di Dio in
quella nuleria.che quefta pia, e divota Repubbìica vi-
de pon dolente , e lacr imofa faccia troppo fpazio dura-
re Quefte medefìme lufinghe poi il fraterno oipizio
.

^ del Re Criflianiflimo Francefco , che elle avevano tro-


vato lietillìmo, ed abbondante di lealtà, e di fede, e di
magnanima benevolenza, renderono irxontatiente pieno
di turfaazione, pieno di peric^ilo, pieno di ilrjda,c di
duolo, e dì fangue, e di veueno, e di morte Peroc-
ché r Imperadore contro colui che lui ignudo aven-,

do in mallo, cotanto ajfHdato, ed onorato lo aveva


armato , fuori d' ogni convenevolezza e contra ogni u- ,

mano coftume , infuperbì e incrudelì cotanto Non ri-


, .

conotciamo noi adunque il nobile corredo ed i pre- ,

ziofiarn.efi della tirannia? cioè le nocive, e mortali ca-


rezze, e le fatfe e ie fraudoleP.ti paci
, veggiamo ora
le iue crudeli amicizie, e i f;^0! parentadi riguardianjo^
più che quelli di Tereo, e quelli di Medea, barbari,
e fieri, ed inumani. Rammemoriamc'ci adunque la buo-
na, e leale compagnia, che egli nella guerra della Pre-
vela vi tenne , e fe egli non fi provò di rubarvi le vofire
galere, fe egli con elio Voi insieme combattè vigo-
rofameutc, ie egli vi artefe i patii, Caftelnuovo con-
,
regnandoci, fe egli non vi lafciò foli rn sì afpra, e sì
pericolofa briga, fe egli nelle volhc neceffiià, e nella
i

78
voftra careilia vi fovvenne , accendiamoi^li i i
adoriamolo-, ma le egli vi ha neila guerra'abban
neila battaglia traditi nella vittoria,
incannaci , m
ce a(ìediati,e nella amicizia, con graviffima,e
bil fame m
tanta iba doviz:a,e lUpcrlluità
torn
e quanto era in ìai,uccifl: raffigurate in
ìui la i
mortifera faccia ddìa orribile Monarchia,che
io vi
le mie parole dipinta, c dinar.zi
adi occhi pofta
fono le fue amicizie, Se^eniffimò
Principe' ed
parentadi quali, ecome farti?
Bructarfi le mani
gue del/ Avolo, dc'koi Nipoti, ed il Succerò
figliuola ocello gettare a' cani , e la fua fttlTa
me innocente cacciar di Stnto, fono
le fue ten
parentevoli carezze. Non la ,.pLrtaprudetuiirima
f
blica ,
come la nobile Ilola d' Inghilrerra fia àn
ribellata da Santa Chiela , e la casione , e pere
poffo IO ingannarla in ciò con lavole'finter
e le i

peradore tu di ciò nir-tcria, e cagione,


come V
pete che fu ; perchè ha egli poi la Chiefa
,
di i:
Iciata debole, e monca in Sierra, ed in
difcordi
elfo con quellf> fcifmacico Re
ha pace ed amifta ,

p
,

Fra Martino Lutero privato e femplice


.
, fn ,
Io, commoffe alcune perfone materiali, e idiote Ìi
magna ad e.refia; chi è fiato poi in quella piccio
Icenza quafi venenofa ungiiia ,o
chi l'ha inalprita,
tretatta,ed a
pefìirera mortalità indotta altri,
che
peradore per dividere, e partire le
ip.Tituali for
òanta Chela, e le temporali di Alemanna,
e divi
indebolite infieme sniendue occuparle
ed ulurp
Noi veggiamo dunqne Ja tirannia delle loftanze, <

langue de'noftri vicini pafduta.ed ebbra


lepolta f ,
do la libertà d' Italia fludiarfi di pervenire a
,
n<
la ntiftra patria diftruggere e
contro il mortilero
,

fo di lei non prendiamo fcairpo nè


fchernio nè ,
,
'figlio alcuno, akro che pazienza,
e fileiizto, e tim
Nii
e,,
,.

"
'T- 7P
Ninno può più aver dubbio alcuno che le paci
, dell' Im-
peradore non fiano falte , e Cotto i veftimenti armate
e che Égli non lì affretti di pervenire alla ftia defiata
Monarchia , eziandio per mezzo !e onde dei {angue de'
viciuì , e de' parenti , e per entro gli fciimi , e fopra
le rovine, e fra fe ceneri della afflitta, e guaita, e di-
ferta Criftianità E noi crediamo ,che egli in tanta iìam-
.

ma di defìderio , e di avarizia a noi perdonerà j e ftrug-


gendo , e ardendo i membri, e t' oSIa della Iconlolata,
c dolente Italia ad uno ad uno, 1' onorata lua tefta,
cioè quefta regale Città, ed egregia tilparmierà forie
Oimè , che ella fuma già , e sfavilla , e noi foli pare che
l'arfura non fenciamo. Elfo ha non folo propofto di
cacciar !a Serenità Voftra di Staro, ma ancora penfato
al modo di farlo, e vuole non folo afialir le membra
di quelto Dominio, ma ferire ìa fronte ; il qual fuo pen-
derò a moiti de' voftri fokìati è manifeito Non voglia-
.

mo noi adunque un poco gli occhi aprile, ed alla l'ala-


te della noftra nobile, e veneranda pania rivolgerli ,1»
quale le fue msravigiiofe bellezze, e le fue virginali
membra, mille anni, e più (late pure, e monde fco-
prendoci , mercè ne chiede; e le reti, e le infidie alla
virginità di lei da potente, e sfrenato adultero tefe,
lagrimofg e dolente ne dimoftra ? La religione l' armi
, ,

gl'inganni, le lufinghe, le minacce, i pritghi la vio- ,

lenza, l'Imperio, la Germania, e la- Spagna, ed Italia


fono in punto, ed in ailetto contro di noi, e fch.era
e ftuolo cuntro a quefto Stato fanno e muovono e ciò
, ,

vede ciifcuno, fuori che noi foli,, cui il iuverchio da-


fiderio di pace ha gli occhi velati, e rìnchiufì Apria-
.

mogli adunque, e quefta fredda pigrizia da noi caccia-


mo, e della noftra accidiofa morbidezza fpoglìamoci,
virile animo prendiamo , perocché tempo ne è bene
omai , Sereniffimo Principe RÌc;)rd!amoci che i favj e
. , ,

prudenti, e magnanimi noftri paffati, renderono que-


fto
,

So
fto Stato di piccolo, e dimeno, che
egli era, gr
ed elevato i e tale a noi !
'iafciarono , ^uale la S<
Ti Vultta lo poffiede tìggi
, beilo, e ricco, e for
glonolo, non coUa pigrizia, e col fenno,
e coli",
ma coli' induftrìa , e col travasilo, e colla virtù, (

mamente le le felici amnc loro fono in parte


, eh
fe la noflra tenterà, e h noftra tardanza
mirino,
lo amore , che i valorofi uomini di
qua alle patri
ro portarono, dura eziandio dopo la
morte cor
certo effi fono malincomofi , e dolenti
, e
;
folleciti
le Imperiali forze lenza modo, e Ibnza
mifora al<
crelcmte, e multipticate Anzi fono io .
certo, eh
ora tra noi fi leggano , ed i falutiferS
foffragi,onde
no ne loro tempi quefta Repubblica
a Reale al;
lollevarono, a noi ora tacitamente
porgono, for«
alpramente della noftra pericojofa
tepidezza, e
noftra vilr|, cotanto dal lor vigore
e dalla Iqr i
,

traviata , riprendendoci Pigliamogli.


dungae ed i ,
fi noftri con più follecito ftudio a quel cammino
legnati tono i gloriofi veltis;) loro, rivolgiamo, e
ita poderofa Lega accettando, ftudiamoci
di trarr
noftra mclita Venezia di qiiefta tacita
feryitù, e r(
la mfuo ftato Ubero , e franco : acciocché quale
dalle onorabitiffime mani
de' noftri antichi avoli I
cevemmo.taJe a i ftjturi loro , e noftri
defcendenti
ticre la poffiamo .

IL FINE.
,

;reni-
te, e
ozio
e fer-
ie ef-
e fe
e Io-
ne fa
dei-
cuna,

egli,
cezza
ed
della
virtù
paf-
ove
que-
e la
ecar-
noi
a ri-
re II-,

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