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MF 7548
* 38.H.37
MENTEM ALIT ET EXCOLIT

HAHI
ONOTONO
K. K. HOFBIBLIOTHEK
OSTERR. NATIONALBIBLIOTHEK

* 38.H.37
* 32.8
STANZE
A.
D'ALESSANDRO
B A T T A GLI A
MANTOVANO ;
TOVE NARRA L'ORIGINE, 3
& fatti dell'Illuftriffima Cala di
CERNOVICCHI :

CON PRIVILEGIO .

Con licentia delli Superiori.


IN VENETI A ,
Appreffo Pietro de Franceſchi, al ſegno della
Regina . M D L X X V.
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retsest crescono

DELL'ECCELLEN
SIG . LORENZO
CORSO SICILIANO .

A L LILLVSTRISSIMA
Fameglia di Cernouicchi .

Che dominar gran tempo in Oriente ,


Nacque l'illuſtre tuo primo parente ;
Chiaro principio ,a gli alti Duci,e Reggi;
Tu donando gran tempo , ordini, e leggi,
A popul fiero , a bellicoſa gente ,
Da l'Hiperborei lidi,a l'Occidente,
Mille ſpoglie mandati, e mille preggi;
E bench'ora ti ſtai fola in difparte,
Fuor del Nido patio famegliailluſtre,
Dępoft'iſcereri, e le regal diademe;
Alriſuonar del formidabil Marte,
Forſe l'armi farai vermiglie, e luftre ,
Nel profan ſangue , a lo realtuo ſeme.

DEL
Olese

DEL SIG. MARIC


SANTA CROCE .

A L L'AVTTORE .
V che defcendi dal gran Mantouano
TYPadre della latina,e ſanca lingua 2

Che tempo no haurà,che mai l'eſtingua


Nè fortuna nè ftil nè caſo ſtrano ;
Fai riſuonar con la tua docta mano ,
La ftirpe Cernouicchia, d'honor pingua
Merce delcielo ch'ogni di l'impingua
Di virtù rare , e di ualor ſourano;
Godi chel tuo cantar da Batro a Thile
Si chiaro riſuonò, che fe ftupire
Ogni ſpirto dottiſsimo è gentiles
Marte, e Minerua s'vdì ſi gioire
Della ſua prole, che col tuo bel ftile
Lodando vai, che tanto non ſo dire ,

DEL
SOS

DEL REVER
S. A B BA TE
TARQUINIO
BRY NO .

ALL'A V TTORE.

Delle facrate mufe alzat'hai uanni , coro


Viuer potraiper molto tempo, & anni
Mercè dell'opre tue , ricco teſoro ;
Del Cernouicchio anchor , per cui d'alloro
Coronato ti veggio, in alci ſcanni,
Doue fuggir potrai di Leche i danni ,
E immortal farti in l'altro ſecul d'oro
Mi goda teco , & ogn'amico inſieme
Prende diletto , di uedere in alto
Lo ſtato tuo, ch'inuidia porge al cieloz
Le uirtù tue ſono il primario leme
Del Cernouicchio , poi lo reggio ſmalto,
Ch'infiora il capo tuo di pelo in pelo.
UR
TE AS
I

WIND
S
konkretnine

DELLA S. LAVRE
LLONCINI.
ALL'ILLVSTRISSIMA
Fameglia di Cernouicchi.
Amegliailluſtre a portarſcettri auezz
Che da l'Atlante , a gli Indiani ſegni,
Ribomba il ſuon de la tua degna altezza
Vorrei, ma non poſs'io la tua grandezza
Trattar gli geſti tuoi ſublimi, e degni,
Ma i feminil miei Carmi ſono indegni
Tanto ſperar de l'humil ſua baſſezza ;
Pur s'auuerra giamai,ch’Euterpe,e Clio,
Preſtiao l'ali a l'alto mio penſiero ,
Forſe ſciorro la lingua , e le parole ;
E doue lo mio carmehora è reftio ,
Allhora canterà l'illuftre prole ,
Degna del fil de lo toſcano Homero .

AL
AL MOLTO ILLVS
SIGN . MIO IL SIGN.
DON PIETRO
CERNOVICCHIO .

SSENDO le chiare uirtù , è


gli gran meriti , Illuftre Sign.
mio, come due viue fiam
me , cheincitano l'huomo ad
amar quello ,in cui ſono quel
le, & da cui uengono , io mi ſento talınente
hoggi infiammato di beneuolenza ,di zelo ,
& ſeruitù , uerſo di V. S. Illuft. nellaquale
s'annidano , & riſplendono tutte le rare uir
tù, ch’alla uera gloria della nobiltà s'apper.
tengono ; lequali poi ſono cagione,che fate
piouere meriti, della corteſia voſtra, hor fo
pra uno , hora ſopra l'altro , ch'io non trouo
requie , s'io non sfogo in parte quell'ardor ,
ch'in me quelle , è quelliaccendo ; Onde ri.
uolgendo nella mia trauagliata mente , che
cofa io poteffe fare , che moſtraſſe a V. S.
gratitudine de beneficij riceuuti , e che ma.
nifeftafle al mondo la chiariſsima nobiltà ,
gentilezza,corteſia , e gran coppia di uirtù ,
& faoci coſtumi, che in V. S. Illuft. regna
no ; mi ſono immaginato teffergli la preſen
te operioa in ottauerime, nellequale io ſpie
A 4 go in
go in breui canti, i longhi corſi di gloria
non ſolamente di uoftriaui, & bilaui, ma
ancora dell'Illuftriſsimo uoftro Sig. Padre ,
Helia ,che col ſplendor del ualor luo , illu
ftra mirabilmente la città di Brindiſi , in cui
honoratamente giace ſepolto : fimilmente
di uoftro fratello giouene preclaro , molto
nell'arm’illuftre,è famoſo, eſplicando anco
ra particella delle regie, e diuine qualıcà del
la uoftra, cara, nobiliſsima, & caftiſsima ge
netrice , e fimilmente côtiene tutta la uoftra
ſereniſs. proſapia, & d'onde habbia hauuto
il ſuo preclariſsimo cognome , principio &
origine , il che con mia gran fatica, io ritro
uai quinci; & quindi legendo le uite delli
Grechi Imperatori,dacui,come i raggi,dal
fole derivate tutti uoi Illuſtr. Cernouicchi,
per lequali tutte coſe, ella debbe effer mol
to grata a V. S. Ill. ancor che ſia di ballo , e
giouenil concetto, & ftile ardita , perche in
uero , non d'infimo,‫ ر‬nè di mediocre gene
re di dire hauea biſogno un tal ſoggetto; ma
de alciſsimo , e lublime a tutti ; purio no ho
voluto mancar åll'obligo grandiſs.ch'io ten
go con V.S.Ill.con quel poco canto che me
hanno i cieli infuſo , in tanto che piu candi
di cigni del tépo noftro cominciano queſto
mio preſo ſuggetto, a riſuonarlo cógiuftiſs.
e dolciſs. canto; horſe per l'antedetce cauſe
debbe queſto uoftro ( benche piccol poe
ma ) effer accetto a lei,quanto maggiormé
te gli doueria eſfer accetiſsimo, perche'ua
narrando le divine uirtù uoſtre,i Reggij, Im
periali,e celefti coſtumi in uoi , come gême
in oro finiſsimo, inſerti,e ſopra tutto dice le
grandiſsime dignità, i magni priuilegij,che
molti ſommi Pontefici ſi ſono degnati,& an
co imperadori di conceder, alla uoftra regal
perſona ,iquali con riuerenza , e fedegrade,
io ho letto, per iquali meritate hauere nó fo
laméte i primi gradi dell'ordine uoftro , ma
nel ſanto côciſtoro eſſer de prencipali, fiper
l'antichità del ſangue, & nobiltà della ſtir
pe, come ancho per la clemenza , & benigni.
tà,che in V.S.Ill. fifcopre, ma più per la ca
rità, che ſempre ui fa predure frutti Illuftr.
Hora per uenir a quello , che piu importa ;
cioè,ch'io intēdo con poche,& femplici pa
role farle nota , l'affettione, & ſervitù mia
verſo lei; però io le dico che quanto quanto
io ſono, ( le pur fono niente ) di tutto faccio
mia V.S.Ill. perpetuo dono,laquale io per
la fua gentilezza prego, & ſcongiuro, che no
mirando a ciò , ch'a lei fi cõuiepe:ma più to.
ito a quello ,che può eſſerle da me porto ,
ifcufata la mia impegritia, & poca poefia ,ac
cetti queſto piccoldono inſegno delle gran
diſsime feruitu , & riuerenza ,ch'io li porto ;
& N. S. ſempre la felicita. Di Roma alli
8. di Genaro . 1575 .
Di V. S. 111 .
Perpetuo Seruitore .
Aleſſandro Battaglia Mantouano.
CANTO PRIMO .
Lto ſuperno è gloriofo Gioue ,
A Che l'uno e l'altro imperio ordini e reg
Mentre qual cieco ragunado altroue,( gi
Vado le ſparte lode & degni preggi
Porgialla mula mia leggiadre,è noue
Rime, ond'io cancii trionfanci Reggi,
D'yna chiara, immortal, felice prole,
Non men fra noi, che fra le ſtelle il Sole .

Alme ſorelle , che nel facro monte


Fate d'ogoi uirtù beato il coro ,
Pregoui ſiate in fauorirme pronte;
Mentre la ricca tela , e il bel lauoro
Ordendo vado , è d'Aganippe il fonte
Midia col ſuo marmoreo alco reſtoro;
Siche in polla cantar quant'è promeſſo,
E il uoſtro alto fauor mi lia conceffo .
Canto
Canto il ualorè i ſacri Eroi ſereni,
De l'alta ſtirpe Cernouicchia , quale
Dagl’Angeli diſceſa,è da i Comneni,
Già ciatadi corona imperiale,
Da i primi tempi fortunac'è pieni
D'oggi sāte opre,empie,nimiche al male,
Poi che'lgran padre per voler d'Iddio ,
Fu ſaluo dal diluuio acerb'è rio .

E mentre a tanta, è fi feliceimpreſa,


Gioue,le muſe,il monte , e Apoll'inuoco,
Che col ſuo ſant'aiuto in mia difeſa
Venga, e mi ſcaldi del ſuo dolce foco ,
E acciò non refti la mia mula offeſa ,
Per qualche intoppo in quefto sato loco,
Chiamo da l'alto cielgl'eterni Dei ,
Che fan propitij a i baſsi verſi miei .
E Voi del canto alto è diuin lignaggio ,
Don Pietro, oggi ſplédor dinoltr'etade ,
Piacciaui aprirmi libero il paſſaggio ,
Si che cantando a pien l'alta bontade
Degli aui uoftri,illor lucente raggio ,
Creato dall'eterna maeftade ,
Per adornar & irricchire il mondo ,
Col ſeme di virtù chiar e fecondo ,

Seoz'il uoftro gentile, e amato lume ,


Don Pietro, pietra é honor del ceppo uo
Non ardiſco uolar ſenza le piume, ( itro ,
Nè leoza uoi trou’io purgat'iochioitro ,
A 6 Voi
Voi d'ognicorteſia , d'ogni coſtume
Efempio ſingular, al tempo noftro
Porgete all'alc'impreſa tant'aita ,
Chabbia l'hiſtoria mia perpetua vita .
La cagien che m'ha moſſo oggi, a narrarui
Queſta prol'immortal,pregiata tanto,
E doue vſcita fia chiaro informarui, (to;
Com'habbia in terra hauco il þgio, e'l ua
D'i Reggi, e Imperador bramomoſtrarui
Le ricche fede, e i regni in ogni canto ,
Degl'Angel primi,e iCernouicchi poi ,
L'alco principio, onde na ceſtiuoi.
Se bramate Saper qual fia il defire ,
Che miffprona a cantar ſi gran ſoggetto
Da far ogn'alt'ingegno oggi ſtupire,
Quando non fulle per diuin concetto ?
Stanco, già l'altra fotce per dormire
Andai penſoſo, ò per poſarmi in letto ,
Già cargo di penſier , che l'alm'ingõbra ,
Ec ognihumāpiacer qual nebbia lgóbra.
Cofi ſcorrendo nella mente mia,
Con qual ftile,è qualrime,ò grati accēti,
Cantar poteſsi in dolce poeſia,
Qualch'alta impreſa d'huomini eccelléti,
Nè fapeuo permetrouar la uia ,
Ond'eran uani le faciche , è iftenti ,
Coli itanco in penſar non fatio anchora ,
M'adormentai nella naſcent'Aurora.
Ond'i
Ond'ımieistanchi , è trauagliati fpirti
Ogo'altro officio lor po to da parte,
laſciando a drieco i lauri,i cedri,è i mirti,
E di la poeſia lo ſtudio , e l'arte ,
Senza cura tener d'alpeſtri, e dirti
Monci filuaggi, nè furor di marte ,
Ma fol ginto dalſonno allor dormiua,
Quando apparue Morfeo cinto d'oliua,

Tutto benigno, gracioſo , e humile


Mi dille,amico,a che penſando uai
Voler, con nuoua mula, e nuouo ſtile
Cantar,d'inuitci Eroi le laudiò mai ,
Non ſai che ſenza il mio fiorito Aprile,
Tua uirtù , priua è difuoi ſanti rai',
Nè puoi guſtar dell'acque d'Helicona
Nè di parnaſo hauer fregg'è corona .
Mentr'io ſento il parlar diuoto è pio ,
Gli diſsi, Almo Signor dimmi,chiſei?
Sei forſe huomo mortal, ò immortal Dia
Che conoſci,e comprend'i penſier miei ?
Fallo paleſe , al mio ardente deſio
Dimmi ſi ſtai fra glihuomini ò fra Dei ?
Riſpoſe, io ſon del fondo il Dio Morfeo ,
Che fe dolce cantar Pindaro , e Orfeo .

E acciò con uerſi di dolcezza pieni,


Tu fia qual quou'Orfeo nel tépo noftro
Poi che bramidegl'Angeli,e Comneni
Cantar la fanaa ſua, dalbore , a l'oftro ,
Che
Che ſon nel ciel più candidè fereni,
Gemmari di coroni, e cinci d'oftro ,
Però qui uennia moftrarti la uia,
Acciò l'hiſtoria tua piu bella fia .
Ecofi m'hebbe in eftefi leuato
E mi poſi a ſeguirla a paffo lento ;
Que in un ricco tempia, io fui menato,
D'alt'arteficio , è digrand'ornamento ,
Non molto ſtette che dal deſtro lato
Del tempio, od'io con ſoaue concento ,
Voa dolce, & angelica armonia,
Ch'imparadiſo allhora eſſer credia .
All'angelico coro,aldolce canto ,
Pieno d'incomparabile dolcezza ,
Reftai ſtupido,è il Dio che m'era accanto
Mi diffe, odiſti mai fmil vaghezza ?
Qui non ſi fente , alcun dolore è pianto ,
Qui fi ſcaccia dal core ogni fierezza ,
Qui crudeltà nèfuperbia fichiama,
Ma d'ogni alta virtù publica fama .

Però queſto èilgran tempio di la fama,


E quella ſuauiſsima armonia,
Che hai ſentito cantar , uirtù ſi chiama ,
Fede, Gratia, Prudentia , e Corteſia ,
L'altra dou'il cuo cor diffegna è brama,
La ſacra, e laata, e immortal Poeſia ,
Dellaqual tutti quei che l'han ſeguita
Hanno perpetua e gloriofa uita,
Ma
Ma permoltrarti ancor coſa piu bella,
Dellaqual ſo che reſterai ſtupito ,
Vien meco' , e mentre egli coſi fauella,
Delcempio uſcino in un prato ficrito ,
Oue la fama gratioſa , e bella
Con le virtù ,chaueanel cempio udito ,
Stauali in ſeggio d'or digemme adorno,
E molta gentea lei ſtaua d'incorno .
V'erano inuicti Reggi, e Imperatori,
Dilauro coronati, euerde oliua ,
Duchi, Marcheſi, Prencipi, e Signori,
E tutta uolta in gran numero arriua,
Io fra tante grandezze , e tanti honori
Non ſapea ſe mia uita , è mort'è uiui ,
Quando da Poeſia fenci chiamarmi
Çenandomich'a lei debbia accoftarmi.

Cofi dal Dio del ſonno accompagnato ,


Tucco pien de humildade, e riuerenza,
Innanzi alla grao Dea fui ingenocchiato,
Con parlar balcio pieno dicemenza
Diſsi, io bramo ſeguirti in ogni lato,
ma ſenza l'alca tua gran prouidenza ,
Celeſte dea immorcal giamai non ſpero
Fra poeti ſeguir l'alto ſentiero .
Ella ſoggionſe il tuo baſcio intelletto
Sarà per me ſopra le ſtelle alzato,
Purche tu canci in queſt'alto ſoggetto ,
Che da me in breue tifarà donaco ,
Vedi
Eroiche condiletto
Vedi queſt'Almi
Alla fama immortalitarno da lato ,
Vi queſti io uo, che con tue dolci carmi
Canti lo gran ualor le glorie è l'armi.
E acciò che ſapi di qual gente fia ,
E poſsi dir di lor rime piu belle ,
Sapi c'hebber al mondo monarchia ,
Imperij, eRegniin queſte parti è in alle;
Di forza,di valor digagliardia
Son fati tal , chel gran Re delle ſtelle
Gli a fauoriti; ond'oggi il mondo tutto
Gode dell'opre lor, l'interno frutto.
Dopo il crudel diluuio uniuerfale ,
Da Noè nacque la gran ftirpe in terra ,
.. E fu fatta per gli Angeli immortale ,
Detta Comneni, ò uer beata in terra ;
Stendendo poi di tempo in tempo l'ale,
Come piace a chi regge cielo, e terra,
Per far uia piu l'alta ſua gloria uiua ,
Cernouicchia fu detta eterna è diua .

Nacque da queſti il gran ſeme Troiano ,


I Perfi, gl'Indi, gl'Armeni, i caldei,
Da coſtor nacque il populo Africano ,
E il populGreco, & alori ſemi Dei;
E chi Roma fordor con propia mano ;
Furno di queſti gliHercoli è gliAlcei,
Laomedonte , Priamo, Anchiſe , Enea ,
Teti, Caffandra , Helena, e Medea .
Lungo
Lungo ſarebbe, diffe, il mio termone,
Si diciaſcun uoleſsi il nome dirti ,
Vedi quei dui, ch'imperial corone
Cingano ilcapo, ſono iſacri ſpirti,
De quei ch'in terra tante reggione
Vinfer con l'arme, i nomi iouo ſcoprirti,
Che coſi piace al Creator diuino
Ceſare Auguſto, e il magno Coſtantino .
Vattene a loro , acciò che meglio ſia
Informato di quanto hai da ſeguire ;
Onde egli con ſuprema corteſia
Mi fece cenno che doueſſe gire ,
La facra Dea mi fece compagnia ,
Acciò creſceſſe in me maggior l'ardire ,
Lei prima diſſe parla alla lečura ,
Qual se l'iacento tuo ſenza paura .
Ond'io la bocca aprendo per uolere
Salutarli , fi come far douea ,
I facri Imperatori hebber piacere
Ch'a loro condotto mi haneffe la Dea,
E diffe , ò Mantouan più non temere
Poi c'hai fauor della benigna Aftree ,
Che di quanto tu brami homai da noi
Ti farà dato ; e piu di quel che uoi ,
E cofi detto il trionfante Auguſto ,
Subito dalla fama fu chiamato ,
Ma l'altro Imperator benign'è giuſto
Mi diffe, io uo che refti confolato ,
Poi
Poi c'hai di Poefia a dolce ilguſto ,
Onde ſerai di lauro coronato,
Si la gran ftirpe Cernouicchia brami
Cantar, dal tronco fuo l'arboro è i rami
Allhora io diſsi, ò ſacro Imperatore ,
Per l'alta tua bontà dimmi chiſei?
Ch'a te conſacro ,è do lo ſpirto, e il core,
E ſempre in obedirti i penſier miei,
Poiche mi fai cal gratia ,e cal fauore,
Em'infiammi a cantar gli alti trofei ,
De fi gran ftirpe, e la ſuprema lode , (de
Per cui l'Afia, e l'Europa, e il mondogo
Riſpoſed io ſono il magno Coſtantino ,
Dell'imperio Romano alto {plendore ;
Fatto chriftiano per uoler diuino
Da San Silueftro , mio gran precettore;
Ilqual del ciel mi moftro , il uer camino ,
Sanandomi da lebra , e da dolore,
Per non moſtrarmi a tanto bene ingrato
L'hebbi ſummo Paftore incoronato .

Alla chieſa dopai l'Italia è Roma ,


Etin Bilancio traſportai la ſede ;
C'hoggi Conftantinopoli fi noma ,
Dal nome mio , come chiar ſi uede ;
ma tu che bramicoronar la chioma ,
Di lauro, qual poch’altri oggi poſsiede,
Sol'vn delſangue mio per nomedetto ,
Don Pietro diuirtù uero regetto .
Queſt'è
UNI

13
HOME UNA

Queſt'è feruo alla Vergine Beata,


Suo Canto Sacerdote e Caualliero ,
Ogni coſa mondana egli ha laſciara ,
E folin Chrifto , a poſto il ſuo peniero ,
Egli abbracciò la religion beata
DeiCarmeliti, con amor fincero ,
Sperando pien di caritade, e zelo,
Viuendo in terra d'acquiſtarſi il cielo .
Ma perche tu della progenia mia ,
Deui cantar fi comem'haipromeſſo;
Piglia queſto libretto acciò tu ſia
Bene informato di tutti il ſoccerlo ,
Quìfcrite'è tutta la geneologia ģ
Degli Angeli, Comneni,e ſegue apreſſo,
Perche fur dettiCernouicchi è come ,
Quanto temp'ha che preſe queſto nome .
Tu dei ſaper che la ſtirpe fatale ,
Dich'oggi ſcriuerai , ſon miei parenti ,
Però ti dono il libretto regale,
Que ſon ſcritti tutti i diſcendenti
Di queſto inclito ſeme,e il bene e il male,
Le donne illuſtri, e gli huomioi prudenti
Gli Angeli, i Cernouicchie i Caftrioti,
Che ſono a voftra età fi chiari è neci .

Maſopra tutti il pelegrino ingegno ,


Delqualſenza di lui far non potreſti,
Do Pietro d'ognihonor pregiato pegno,
Di buona uita, è di coſtumi honefti,
A lui del canto tuo driza il diffegno ,
Se brami di cantar le ſpogl'eigeki,
Di queſta prole, a lui driza il tuo ſtile ,
E manda ilnome ſuo da Batro a Thile .

E ſi tu uoi ſaper de chi fu figlio


Quefto Do Pietro,ilqual honoro & amo
Fu ilpatre fuo di fingular configlio ,
Di virtù pieno, & è pur del mio ramo,
Benche fortuna con turbato ciglio
Lo conduceffe com'il peſce a l'amo,
Però che ella cimica d'ogni bene ,
Affai promette,e poco cimantiene.
Hebbe
Hebbe quel nome celebrato canto
Nel profetico ſtuol con energia ;
Quel che capo a i profeci , eche fu canto
Di Dio zelante, nominato Helia,
Quel che la Chieſa fanta in ogni canto ,
In ogni Salmo, in ogni Profecia ,
Fa del ſuo uero nome meņcione,
Gran teftimonio a noftra redentione :

Cofi del inio Don Pietro il patre degno


Hebbe il nome de Helia ,forma è şebiáza
E della matre il precioſo ingegno ,
E la uirtù ch'ogn'altra donna auanza ;
Del ſangue Caftrioto amato pegno
Di honor, di ſenno , e di uiril poſſanza,
E il nome Helena , e fu moglie del patre
Del mio Do Pietro, e a lui diletta matre.
Helena Caſtriota alma matrona ,
Genetrice Rcal del mio Don Pietro ;
Di cui la fama in ogni parte ſuona.
Con chiara tromba, e riſonante plecro ,
Fia ben degna coſtei d'ogni corona ,
D'ogni ricco poema, e d'ogni metro ,
Si come donna ſignalata, e diua ,
Che con fant’opreilſuo,conlorte aùuiua.
Helena pur d'Aleſsio anco s'incide ,
In ricchi marmi e in candidi alabaſtri,
Com'in Bilancio l'altra gia fi uide
Effer ſcolpita da perfecti maſtrii 1
Le
Le Helene ſon d'onor pudiche ,e fide ,
Seruate dal girar di benign'altri ,
Ma ſopra turte queſt'Helena fola
Matre a don Pietro , all'alto ciel ne uola.

Vattene in pace, e l'alt'impreſa ſegui,


Cofi mi diſſe il magno Conftantino ,
Et ei con ſuoi, fi parte, e par delegui,
Come far ſuol la notialmattutino ,
Coli lo ſpirito mio par cheſi adegui ,
Seguendo ilftuolregale, e pelegrino,
E mentre ch'a ſeguirlo intento agogno ,
Io mi riſueglio, e trouo uero il ſogno .
Allhor ridendo diſsi , l'huom che ſogna
Di hauer coſa di preggio,e diualore,
E quant'il uer ſognando li biſogna ,
L'aſcond'ıl Sol col fuo diuin ſplendore,
Ma quel che ſogna il falſo fi uergogna ,
Perche pria fi ſognò d'eſſer ſignore,
Cofi fuegliato poi da uani ſogni
Si troua in pouertà pien di biſogni.
Suegliato,il veggio,il toco ,il fento,è a peda
Il credo ,e pur mi trovo un libr'in niano,
Da qual nume diuin, da qual ſerena
Stella, dato mi fuffe, ho caro ſtrano ,
Tant'è mia mente diletitia piena ,
Che fra me fteflo dico, ò Mancouano ,
O Alexandro dich'io che far mai deggio,
D'yn dono cofi raro , e cok egreggio ?
Hor
Hor piu non fia bilogno affaticarmi,
Periouocar Apollo, è lc Camene ,
Poi che dal cielo m'è conceſſo i carmi,
Facri, e compoſti da diuine uene ,
Nè d'emendarligiuſta coſa parmi,
Che mai coſa del ciel difetto tiene ,
Nègiuſta coſa fia ch'altri l'emendi.
Sendo facci da dei chiari , e cremendi .

S'alcun difia ſaper quel ch'era impreſo


Nel libretto facal,che dal ciel traſsi,
E cucci verſi contenuti in eſlo ,
Aſcolti , e le camina ferm'i paſsi ,
Se dalle Muſe mi ſerà conceffo
Stil'è uirtù , ch'al bel principio paſsi,
Coſi facraci Dei per uoi comincio ,
A gloria noftra , e del mio chiaro Mincio ,
ſo Conſtantino Magno Imperatore ,
Fo fede i Cernouicchi effer difcefi
Dalla mia ftirpe, con eterno honore ;
E per parentigli ho tenuti,e preſi,
Fra quai uiue do Pietro , gloria è honore
Di Carmeliti, ond'ho ſuoimerti intefi,
Fracel di Nicolo figliol di Helia ,
Naſce, e dipende dalla caſa mia .
E chi non crede alle parole mie ,
Aquelle delMeſsia manco non crede;
Chi non dà fede alle perſone pie ,
Manco daranne alle bugiarde fede;
Qui non parla Megera,nèl'Arpie,
Ne fauole ,ò menzogne vi fi uede,
Ma tutto è il uer nella fatale hiſtoria ,
Si troua ſcritto da immortalmemoria .

Si mutaranno,e mouenſi gli cieli ,


Simuta l'aria, fi tramuta nome,
Si cangiano coſtumi, vita, e peli,
Cofi ſi puo cangiar ogni cognome;
Il tempo mura il tutto , i caldi geli
Val, monti, piani, mari,e l'hor prenome,
Tutte le coſe ſotto il ciel ſon uane ,
Che fermezza non han le coſe humane.

Cofi muto all'Angelica caſata Chi


Quali il nome, chiamandola Comnena , f
Io Cernouicchia ancora fu mutata ,
Per accidente d'opera ſerena,
Da me l'hiftoria qui ſarà narrata ,
Leuando a curioſi uia la pena , P
Quali importunicome poco ſcaltri , D.
Laſciano ifatti ſuoi cercando gli altri.

Efendo propagata nobilmente Tra


L'Angelica proſapia , che in effetto M
Era piccol per lei tutt'oriente , H
Perche a gran curba picciol nid'è ſtretto; E
Si ſparſe per l'Europa molta gente, E
Di lor regnando fenza alcun foſpecco , S
Non potend'eſſer tutti Imperadori ,
Fur fátti, Duchi, Prencipi , e Signori.
Chi Re
Chi Re fu fatto , chi Deſpota', ò uero
Prencipe, Ducha, Conte, chiMarcheſe ,
Perch'erano parenti dell'Impero ,
Acciò regnaffer ſenza far conteſe ,
Il tempo molti n'alienaua in uero
Per uarij caſi, eper diuers'impreſe,
Dal ſangue mio, dal ftato altri dal nome,
Mutando la fortuna anch'il cognome.

Tra gli altri un Duca fu di Polacene .


Magna,Signor di Ghine, e di Sadrina,
Huomo real che dal mio tronco uiene ,
E dalla ftirpe Angelica diuina ,
Eugenio decro , pien d'Eroica ſpene,
Seguendo Marte, e la fua diſciplina ,
Che fu cagion che gli Angeli nomati,
Poi Cernouicchi foffero chiamaci .
B Perche
Perche ſi ritrouaua una fortezza
In Macedonia,detra Cernouico ,
Ineſpugniabil, fiet,la grand'aſprezza
D'un giogo, e d'un vallon, d'un mõteanti
Piu, e piu fiate,per la molt alcezza, (quo ;
Hauea ſtancato , e uinto l'inimico,
Talch'inuincibil ſi tenea da tutti
Gran Çauaglieridela guerra inſtructi ..
Al fin deliberoffe , il Magn’Eugenio ,
Di haverla nelle mani, ed'eſpugnarla,
Da Chrifto fauorito e dal ſuo genio ,
E a tutto ſuo poter di conſumarla ,
Moſtrandosi in ualor un nuouo Inienio
Cominciò con le gentiad aſſaltarla ,
E coſi combattendo giorno, e notte ,
La preſe hauendo mura , e caſe rotce .
Tre
VI

Tre coſe conquiftò nell'aſpra guerra ,


Vittoria hauendo glorioſa hauuta ,
Prima lui prefe l'inuincibilterra,
Che tempre ineſpugnabil fu tenuta ,
Immortal gloria, ch'alcun tempo ſerra
Fula ſeconda , ſour'ogni ualuta ,
Fu la terza , il nouel cognome, quale
Nacque da la giornatatrionfale.
Da Cernouicco Cernouicchio uenne ,
E Cernouinci Eugenio nominoffe ,
E mentre viffe cal cognome tennel,
E dopo la ſua morte conſeruoſſe ,
La ſua prole , & il tempo lo ritenne ,
Nepiu dalla cafata fi remoffe,
Egli fu duque il ceppo, il trôcho,il piede,
De Cernouicchi come quìfi vede .
Cangiolsı il belcognomemio per cerco ,
Cora che la fortuna toglie, e dona ,
Ma qual fpirto diuin , odhom eſperto .
Può dir, cangioffe ilſangue,d la perſona?
Gioue dal boue, ed aquila coperto
Tenne del ciel il ſcettro'e la corona ,
Scipio mutò cognomeAfrican detto ,
Manon il ſangue ſuo tanto perfetto.
L'inuito Duca Eugenio con victoria
D'Angel diueane Cernouicchio primo ,
E trionfante con eterna gloria
Da lui deriua il ramo alco e ſublimo ,
Queſt'è la trita uera e giuſt'hiſtoria
Saggi lettor, ch'in queſte carc'eſprimo
E chi nol crede legga è crouarallo,
Perche rogo diuin non ha alcun fallo .

Da quel
Daquel,come dal Soli chiari raggi,
Venner'al mondo dui famoſi figli,
Nell'armi e nelle lettre tanto faggi,
Ch'eran diuini in fatti & in conſigli,
Fecero a Sciti danni e grauiolcraggi,
Ponendoli piu uolte in gran perigli ,
Eugenio il primo, è Lazar il ſecondo
Due géme ch'illuftrar l'Europa e'l modo.
Lazaro fu defpoſto , ouer gran Duca ,
Coronato di tutta Bulgaria ,
La cui virtù mi par che lo conduca
A gran trionfi , contra la turchia,
Non uolſe di quel d'alcriuna feſtuca ,
Ma refle il ſuo con gran giuftitia è pia ,
Poi ſciolta Palmadal corporeo uelo ,
Fra diuine armonie fali nel cielo .

Di lui rimaſe un ſuo gentilfigliolo ,


Nègli anni mille con trecento e vinti ,
Stefano detto , che cantando ſolo ,
Nè fiano igefti fuoi dal tempo eſtinti;
Gira ogni clima con ueloce uolo .
La fama ſua, co i fatti tuoi dipinti
Dentro libridoctiſsimi,e immortali,
Poi fe l'ultimo paſſo de mortali.
Ecco ſeguirne Lazaro ſecondo,
Che ſi fece gran Duca de Liburni,
Di Santo Sabba fu Signor giocondo ,
Che fei traci parer augei notturni ;
Spars'il ſuo grao ualor per cucc'il modo ,
Con fattiegregij, ſplendidi, ediurni',
Vinſe i nemici, e al fim fe fteſſo ancora,
Che tal vittoria l'huo molto piu honora .
Viffe felice circa dieci luftri,
Con tanta lode che non hebbe meta ,
Candido aſſai piu che neue,ò liguſtri,
E fu di cor ardito , e mente quieta;
Egli ſplende piu d'altri ſpirti illuſtri,
Che mai cantafle alcun'altro poeta,
Beoche de cloto il ſuo bel filo tronco ,
Pur reſtò in terra il ſublimato troncoʻ,

Nacque da queſto glorioſo Duce


Stefan fecondo o
, c'honorato figlio , 1
La cui fama immortal canto riluce , ni
Che le glorie d'altruimette in bisbiglio ;
Nè li chiaro fplendor lo giorno adduce,
2
Come la ſua gran fede,e'l ſuo conſiglio ;
Poiterininando il corſo di fua uita ,
Reſe al ſommo fatcor l'alma gradita.
Volò nel ciel, di lui laſciando in terra,
Vna prole fortiſsima; e feroce ,
Dui Stefan fortunati,in pace è in guerra,
Ch'ambi difeſer la diuina Croce;
Qual'i Traci gettauano per terra ,
Mentre regnaua Maumetto attroce ,
Queſti cô l'arme,e con le forze humane,
Domar di Tracile lor uoglie infane.
tu Ne
Nègli anni mille, trecento , e ſettanta ,
Che Chriftovenne per noſtra ſalute ,
Nacque Stefano primo , la cui pianta
Germogliò molt'Eroi, pien di uirtute,
Del cui ualor ogoi poeta canta ,
L'eccels'impreſe è le perſone argute ,
Nacque del Duca Stefano Giouanni ,
Di cui ſi parlarà ſecoli & anni.

Fu Giouanni nell'arme un nouo Achille ,


Di valor pieno , e d'animo feroce ,
L'impreſe fue ſon chiare à mille a mille ,
Fu feruo fide alla fplendida croce ,
Riſdona il nome ſuo tra Eroiche ſquille,
Come foffe prontiſsim'è ueloce ,
Moſtrò l'alco ardir ſuo come fi uede ,
Contra nemici de la fanta fede .
B 4 Nel
Nel mille quattrocento nouant'otto ,
Comincio Baiazetto un'aſpra guerra .
Contra San Marco, perche s'era indotco
A difender Giouanni, è ogni ſua terra ,
Il Leon d'oro a (queſt'era condotto ,
Per la gran nobiltà ch'in lui fi ferra';
Si come quello ch'era ampia fortezza ,
Dicaſa Cernouicchia è la fermezza.
Poi nacque di Giovanni il gran guerriero
Giorgio nomato , inuittiſsimo Duce ,
Fu Giorgio, Duca , Conte ,e Caualliero ,
E l'opra lua fi come il Sol reluce ,
Ben fu del ſangue Cernouicchio uero ,
Poi ch'alte impreſe a degno fin conduce,
Lui tenne il ſcectro , c la nobil corona,
Di Sabiace, Sadrime, e di Salona.

Oltra Salona, & olera Montenero ,


Fu pur Signor d'altri famoſi lochi,
E perche uiffe degno d'ogn'impero ,
Dico ch'a merci ſuoi erano pochi ,
Ma la fortuna, e'l deftin empio e fiero,
Che par che sépre noſco ſcherzi e giochi,
Fe che'l Turco niinico di Chriftiani,
Tento di far li ſuoi contenti uani .

Queſto perfido can l'Egeo , e l'Ionio


Scorrea, facendo innumerabil preda ,
Sembrado nell'aſpetto un fier demonio;
E ogni mal'opra par cheglifucceda ,
Era
Era del ſuo furor gran teftimonio
Morte, e rapina acciò ch'ogniun lo ueda,
Ch'egliè flagel de Dio però ſpogliaua,
La ftirpe Cernouicchia al mondo braua .
Cofi à la chiara Angelica mia prole ,
Sceſa dal cielo, non di terra uſcita ,
L'imperio gli furò , che ſcalda il Sole ,
E la ricchezza ſua ch'era infinita ;
Ma non fi uanti ch'Iddio toſto uole
Leuargl'i regni,l'honore,e la uita ,
Perche fia cerco l'huom ,che mal acquiſta
In breue tempo i ſuoi figliuol diſquiſta.
Hor ritornando a quel che fi ben uiſſe ,
Georgio trefigliuoli al mondo laſcia ,
Piu pij d'Enea, piu aſtuci aſſai d'Vlifle ,
Veraci è giuſti ſi, che niun tralaſcia
Di ſeruar quanto il genitor glidiſſe;
Quando uſcirno a pena dalla faſcia ,
Seguir uircù (cieoza, e bei coſtumi ,
Cheſon d'eternità fplendenti lumi.
Il primo figlio fu nomato Helia ,
Com'io dirò nella preſenc'hiſtoria ,
Nacque nell'anno mille del Meſsia ,
Quattro cento nouanta con gran gloria;
Quefto fu pien d'immenfa cortefia ,
Del ſangue Cernouicchio alta memoria ,
Benche dal padre ne i ſuoi teneri anni
Partille, è lo laſciò pieno d'affanni.
recondo
Il ſecondo figliuol fu Salomone ,
D'Helia fratel , e del gra Giorgio nato
Queſto fu quel fortiſsimo campione
Ch'a Belgrado di fede e ferro armato
Fer contra Sciti tanta deſtruccione ,
Che,cutti fpauentaua d'ogni lato ,
Non femai tante proue Achilla Troia,
Com'a Turchi coitui die pena e noia ,
Chiamoſsi il terzo figlio Coſtantino ,
Di Giorgio, e fù magnanimo, e prudéte,
Fù d'aſpetto giocond'è pellegrino ,
Come chiaro fplendor de la ſua gente ,
Fece col padre fuo lungo camino,
Laſciando il fieromoſtro d'Orience
Venne in Venetia , oue dal gran ſenato ,
Fù ſempre reuerico & honorato .
Ma ritorniamo a Stefano ſecondo ,
Che già dietro laſciai come ſapete ,
Fracel delprimo Stefano fecondo,
Del gran Stefano nato in fanta quiete
Queſto laſciò per adornare il mondo
Vo ſuo figliuolo, come fentirete ,
Vlattico nomato accorto è faggio ,
Dicaſa Cernouicchia inclico raggio .

RU
STO

Cenancescence
Queſto
Quefto dapoi fi nominò Coffazzos,
E ciò li uene'andado a caccia un giorno >

Solper pigliarſi nel cacciar ſolazzo ,


Come ſuolfarogni Signor adorno ,
Li cadde il caual ſott'è in graue impazzo
Fu dela uita in quell'amaro giorno ,
Che f ruppe una coſsia , onde fu poi
Detto coffazzo , da iparenti ſuoi
Hebbe il pregiato Vlattico un figliuolo
Nominato Giouanni, affai famofo,
Ilqual mandò del padre ilnome,a uolo,
Ritenend'il cognome periglioſo ,
De Coffazzo , acciò mai non reſti ſolo,
Ma che fa ſempre chiaro è glorioſo ,
i
Giouan Herzech , è il ſuo titul'hornace
Che dal pacerno fen s'hauea portato .
B 6 Nacque
Nacque del gran Giouanniil Duca vero
Vlatcico ſecondo , il cui gran nome,
Merita che ne canti un'altro Homero,
D'alcri homeri ch'i miei fon quefte fome,
Hebbe coſtui nella Boſsina impero,
E di Liburnia è Santo Sabba come
Fofs'eglifatto Duca, intenderete ,
Se l'alte hiſtorie fue legger uorrete . .

Benche del gran dominio priuo ſia ,


Come uuol l'empio fato , e la ſua ſorte ,
Tien ancho il citol de la cerrarchia,
Che tor non gli lo pud tempo nè morte ,
Ma ſe fortuna inuidiofa è ria ,
Gli apriffe un di le già ferrateporte,
Che poteſſe reintrar nel ſuo belregno ,
Vindicarebbe ogni paſtato ſdegno .
Sono di lui cinque figliuolinati,
Ch'al mondo lafferan memoria eterna ,
Giouani è il primo, che fra i piu honorati
Guerrierri moftra hoggi ſuafam'interna,
Stefan, Alfonſo , e Mercurio , ch'ornati,
Sono d'alta virtù, chiara, e ſuperna,
Oratio è il quinto il cui valor lourano,
Serà non men ch'Oratio Romano , 1

Ma laſciamoli in pace è ritorniamo


Dou’io laſciaila compagnia gradita ,
De i tre fratelli in cui mia cela tramo,
Nè potria ſenza lor effer finita ,"
Si come
Si come uoi ſapeti li lalciamo ,
Quando io narrai la progenie fiorita
Di Stefano ſecondo hor torno a loro ,
Bramoſo di finir l'alto lauoro .

Poi ch'Ottomao contra ragion li tolfe


Gli antichi regni , le ricchezze, e ftati,
La Grecia , Illiria, è Italia ſe ne dolle ,
Et con lorpiaoſe l'infortunio , e ifaci,
Litolſe in grebo, e con amor gli accelle,
Si come Eroi famoſi al mondo naci,
E tanto s'inuaghà del ſuo fplendore ,
Che li moſtro con le ſue forze il core .

Altri fugendo per diuerſe trade


Conpoco ben de la fortuna wanno ,
Benche fan ricchi di gran nobiltade ,
Quant'alcrifoſſer maidireggio (ciano ,
Sol portan ſeco la lor dignitade ,
Ben degniliche forſe par non hanno,
Perche G ben fi perdon le ricchezze ,
Restanle digaitadi è le grandezze.
Nella città che tieneil più bel porte,
Che mai godelle il regno Salentino
Fermoſe Helia, per ritrouar conforto ,
Sendo gia ſtanco dal lungo camino ;
E per molt'anni ſtaadoſi adiporto ,
Fu fatto di la terra cittadino ,
Preſe per moglie l'honorata Helena,
Che dipendea diſua ftirpeferona.
11 ſaggio Salamone,è Costantino,
D'Adria habitorno il fortunato lido,
Di Salamon promiſe il Rè diuino
Che non laſciaffe di fameglia nido,
Imponendo però che Coſtantino
Laflar voleſſe del ſuo ſeme fido ,
IlgranCiouaoni in Venetia poi,
Menò lieci e felici i giorni ſoi.
Queſti fon ftati ſemi de i veraci,
Quali cantai, ma non con ſtil canoro ,
Che fon del fomino ben hora capaci,
Det facro Santo'tempiterno coro ,
Le Parche hebber diffegni in lor fallaci,
Penſando far morire il nomeloro
Quando riciſe i ftami ſuoi vitali,
Viuendo poi nel ciel ſempre immortali.
Reſtami ſolamente un facro nume
Celeſte,à dir quelli nel ciel aſcefi,
Ma per far il poetico coſtume
Dando repofo alli miei fenfi offefi,
E perchemi s'ettingue il chiaro lume
Che poco oglio portai quand'io l'acceſi,
Refpirando un minuto dirò poi ,
Nelaltro canto il nome,e igeftiſuoi.

แ ti
D
LE

Soneren
CANTO SECONDO.
E
D che latuafanta ueraè giuſta legge
El tuo popul Chriſtiano il ſuo domino,
el tuo redento con il ſangue gregge,
Sia in preda de peruerſo ,ſaracino ,
Che ſempre pecca,è mainon li corregge,
Profana i facri'luoghi, Altari, è Tempij
Dando di crudeltà Cuttigli eſempij .
Frange gli uaſi ſantiftratia i ueli,
Tra quali Chrifto fi conſacra ſpeſſo,
Arde li facraciſsimi vangeli,
E ftupra l'alme belle d'ogni feffo ,
Prende le retre,è minacciando i Cieli,
Alza il ſuo ſtaco , el noitio cien'oppreſſo,
Poſsiede inpace, e noi ftià sépre in guer
Et è monarcha quaſi della terra. Mena (12
Mena cactiue l'anime di Chriſto ,
Tormenta i buoni, arde le Chiereſie ,
Vecide i lanti,taglia a braoi il triſto ,
Scaccia i ſignoridelle ſignorie ,
Di rado perde,mafa ſpeſſo acquiſto ,
Ed è tiran Re delle tirannie ,
E s'vn di rotto in mar pianſe infelice ,
In terra ride mille di , felice.

v dite la cagione ò peccatore ,


Che Dio la dice,e triſto chinol crede ,
O chriſtiani miei , gli uoftri errori ,
Il voſtro maloprar, che'l cor mi fede ,
Gliodij , le fimonie, l'ire , i rancori ,
Il biaſtemarmi voi con poca fede ,
Il voler far ciaſcun le ſue uendecte ,
Gli archi del Turco ſono , e le faette,

Il riſpetto, il ſoſpetto,& il difpetto ,


Sono cagion che'l Scita ui tormenta,
Il timido ſignorper il ſoſpetco ,
Nel far peccati graui mai s’allenta ,
L'altro m’offende ogn’hor per il riſpetto
Del ſuo uicin, ch'adoſſo ſe gli auenta ,
Che perdiſpetto il proſsimo lao laſcia
Patir, dáno,uergogna,duolo,eambaſcia.
Coli facendo quel che non fi deue ,
Sincorre alfin in quel chenon ſipenfa ,
L'ira crudele , detta furor breue ,
In Chriſtiani ſempre a diſpenſa
Triſto
Trifto chiuna ſol uolca ſu libeue
Perche di più laſciarla noa ripenſa,
Onde poi la diſcordia ,i diſcordanci ,
Conduce in man de Sciti cutti quaoci .
Tra tanto corre il foribondo moftro ,
Flagello mio ſoura di uoi fi triſti,
E da di mezo ,e ui tranguglia iluoſtro
Perche ui coglie incautièmal prouifti,
Ecco che la cagion uera ui moſtro ,
Poi c'ho i peccati uoftri ſcritti, e uifti,
Per queſta cauſa dunque il Caracino ,
La Città preſe del mio Conſtantino .
Per i peccati ſol del Chriſtianeſmo ,
Sappiaſi ch'i permiſi già ab eterno ,
Che caſtigato ſia dal paganeſmo ,
Acciò poi non patiſca nell'inferno,
Nè forle compirà il ſeſto centermo
Aono , che al Scita leuarò il gouerno ,
Di Grecia, d'Afia , di Suria , e d'Egicco ,
E come Faraon l'hauro ſconfitto .

Come diedi Cartagene a Romani ,


Acciò i ſuegliafle è che gli foſſe un porgo
Coſi il Macomettano, a Chriſtiani,
Per il cui mezo da gli errori, i purgo ;
Sendo, chemolti luinè caglia abrani ,
Ed io nel ciel beari quelli aſſurgo
E a glocchi delli ſtolci paion morci,
E ſono in pace in Paradiſo forti .
Molti
Molti fon ſchiaui miferi, è cattiui
Che dopo morte in ciel liberi aflummo,
Quanti Signori ſono fugitiui,
che fruiſcono meco il gaudio ſummo,
Quant'altri ſono Re potentie uiui
Nel modo, e dicon mai contenti fummo,
Che per le lor richezze e auari voglie,
Scendon da verno nell'eterne doglie.

Hor taccia dunque l'ignorante vulgo ,


D'inucftigar gli Archani miei ſecreti,
Perche a nullo uiuente li diuulgo ,
ch'à tutti non conuien'effer Profeti,
Serbi
Serbi la legge ogn'un ch'io li promulgo,
E ftiano tuttia lemie voglie quieti,
S'incorrer laſcio alcuna coſa Gia
Come ſi voglia, egliè voluntà mia .
Tre mali fi ritrouano nel mondo,
chiamaſi il primo il male dellacolpa,
Mal dela pena fi dice il ſecondo ,
Il terzo ilmaldel danno chi'nuo ſpolpa,
Il primo menatutti nel profondo,
Sel'alma nel pentirſi non ſi ſcolpa,
Il primo lo fà l'huom ingrato e rio,
ma non lo volne lo conſente Iddio.

Il mal del danno è quello de la pena ,


Iddio il permette come fece in Giobbe,
Però la sferza ſpeſſe voltemena,
Or ſoura la perfona or nelle robbe,
E mal di pena quádo il corpo pena, (be,
Quando che l'occhio humă lagrime prob
E mal del danno quando alcun frange: ,
Impoueriſce l'huom richo è potente.
Laſciar donque pigliar cance Ciccade,
A Barbari, crudeli à Turchi, e Mori,
Laſciar -venir cante calamitadi,
A i Reggi,Duchi, Prencipi,è Signori,
Il permetter l'intenſe crudeltadi,
Lerapine l'inceſti èli furori, (to,
Soura il mio gregge è cauſa il ſuo pecca
Dą cui ſon mille uolte prouocato .
L'Imperio d'oriente ſi perdette ,
Per li peccati de ſignor diſcordi,
E ſe tal coſe gli erano predecte,
Eran auari, muti ciechi, e fordi ,
Perche le parti,o le ciuili ſerce
De cittadini,che maiſon concordi,
Diuideno le forze, iregnie i ftati,
E facilmente ſono diſsipati ,

Tal riſe preſentendo il fiero trace


Aprir ſoura Biſantio è Grecia tutta
Gli occhi, le mani, e la ſua finta pace ,
Da quello à l'improuiſo fu diſtrutta ,
Coſi colgrand'eſercito rapaće
Dalui fu la città preſa è dirrutta,
Et il ſuo imperio cattivato prefto ,
Hor taccio , cu poeta ſegue il reſto .
Percoflo
Percoſſo il capo languenole membra,
Si perde il gregge del paſtor ferito
Preſo Bilancio , che'lbel capo ſembra,
Doppò di Roma del mondo gradito ,
La Grecia piange, è indarno fi ramébra ,
Che l'honor , è l'hauer tutt'è ſpedico ;
Ogni fignor fugge dal gran ſignore,
Come le quaglie dal rapac'Altore ,

GliAngelifuggen, fuggeno i Comneni,


Fuggen i Cernouicchi , èi Caſtrioti,
. Non hanno forza chel dracon rafreni,
Ne gli ual l'offerirgran prieghi , euoti,
Laſcian a iCani li ſuoi regni ameni ,
Eglicheſori, e gli palaggi noti,
Laſcian Boſna, Dalmacia, e Bulgaria ,
Pelopponeſſo, Illiria, e l'Albania .
Felice chihialua in quelle furie ,
Que fi perde con la fama ilſangue,
Cheſon del mondo le maggioringiurie ,
Che far fi poſsi da quel Scitich'angue ;
Non è tempo cercar'Aule nè Curie ,
Se non fi uuol reftar fubico efſangue,
Perche chi falua la uita, e l'honore,
Salua de l'hom'il ſuo cheſor maggiore .

Cofi i pouer Signori Orientali,


Abbandonaci da iſperati aiuti,
Laſciano à Turchi i ſeggi imperiali,
C'hauean da Conſtantin fin'hor tenuti,
I Cernouicchi furon de quei tali
E bauean gran regni e ftati poſſeduti,
Le dignitadi, e nobiltà rimafe
A lor in uece de ſuoi regni e caſe .
Trouafi
Trouafi ftar ne la città di Marte :
Andrea Angel Auguſto Ceſar flauio
Che uenne già da quella Greca parte ,
Et à lui tocca de l'impero il brauio $
Nelle diuine, e nell'humane carte ,
Egliè dotto, perito , eſperto, e fauio,
Prencipe, Duca ,Conte Driadenie ,
E con mill'alcrc dignitadi immenſe .
NI

E ne l'alma città del Leon d'oro


Staſsi il prencipe inuitto, di theſaglia,
E della Grecia a cui cantando honoro ,
Acciò il citol maggior col minor uaglia ,'
Et lui può fardiCauaglier che foro
Decc'Aureati, & unichi in battaglia ,
E d'altri honori , e dignitadi carco ,
E molto fauorito da San Marco.
Haue
Haue quelto Signor dui ſaggi figli ,
L'un chiamato Michiel ; l'altro Leone ,
Ambi dui Conti, e d'ottimi conſigli,
Di prudenza, di ſenno, e di raggione ,
Nèfo a qual'altri Eroi li rafimigli ,
Che di fortezza ,non han paragone ;
Ben moſtra il padre, e i figli a l'opre loro,
Formar ne i noftri tempiun ſecol d'oro .
Ecco lo Vuccouicchio il gran Deſpoto ;
Che con il ſuo ualor tanto ſormonta ,
Che dalla fanta legga hebbe lo uoto
D'hauer la gente à le ſue uoglie pronta ;
Quett'un figlio laſciò, puro , e deuoto,
Se ben li fula forte ogu'hor difgionta ,
Dico Giouan Vincentio ,che ſoggiorna
Nella città, che'l mio grá Marco adorna .

Br

Neti
Neci penſar don Pietro illuftre , ch'io
Habbia poſto in oblio , lo tuo Vetcore,
Che dell'illuſtre gran Giouanni uſcio,
Che fu della tua prol uiuo fplendore ;
Queſti par anco in la città di Dio
Vinegia , uiue ancor colmo d'honore,
Che benche giouen fia, chiaro dimoſtra
D'eſſer germoglio della caſa uoftra.

11 ,
d.. ) . ,
Brindiſi cole quel già detto Helia ,
Nel fin dell'altro canto in regal tomba,
Perche uiſterte, è uiffe cutea uia,
E di ſua lode la città ribomba, -
ma l'alma pura generola, e pia,
Staſſe nelciel qual candida colomba ,
Doue fruifce la bontà diuina ,
,
A cựi chi non fa ben mai's'auuicina tà
Quelle ql magnioHelia chenelmio fondo
Dal primo Coſtantin mifu moſtrato ,
Queſt'è ilgran patre per eterno donno,
Di Nicolo, e di Pietro dal ciel dato ,
Gli humani ingegni pareggiar non põno
Le fue virtù , dei quali fu adornaco ,
De qualitadi tanco ſegnalate ,
Ch'uniche al mondo furon giudicate .
Perchequantunqueſoprainteſohabbiamo
Effer i Cernouicchi huomini eccelfi ,
Non tutti noi però forſe ſappiamo,
Che queſt'unico fol tramorti fcielf ,
E benche l'opre iue di cantar bramo,
Non però tal ualor dal mio cuor fuels ,
Sendo che non conuiene a l'huom finito
Di poter eſplicarquel ch'è infinito .
E dunque meglio di laſciars'adietro ,
Quel che no li può dir come ua inoanzi
Acciò fe honor da Clio io non impetro,
Che men dal mondo biaſmo non auanzi,
Dirò di Nicolo,dopò di Pietro ,
Suoi figli, emiei fignori epadronanzi
* Miei ſacri Numi, ouer terreſti Dei ,
Gloria e íplendor di tutti i carmi mici.

no
Ne , nelle

Helia
Helia lor patre candido, e felice,
Laſciò giù quefti duoi virgult'eletei
Nè l'armeNicolo fù la fenice,
Pierro gloria dei monaci perfetti,
Ma tanto d'ambiil diuin foglio dice,
Che non ſi troua fine a i bei concetti ,
Compoſtiin lode dellidoifratelli,
Di fede, e di bontà ricchi gioielli
E mentre queſti dui cantando éfalta ,
Di ualor, e uirtude , ecorteſia ,
In uiua ſpemel'un'è l'altra ſalta ,
Di racquiſtar la Grecia , e l'Albania ,
Però chiaman il padre conuoce alta ,
Per nome propio qual'è quel d'Helia,
E Dio permette c'hanno la riſpoſta ,
Che l'yna,e l'altra coſa ho quiui pofta.
C 2 O Cer
O Cernoyicchio Helia , perche non ſei
Viuo hoggi, a udire ch'i figlioli tuoi ;
Di mano leuaran de Scici rei
La Macedonia , e tutti i ftati fuoi ,
E col fauor delli celeſti Dei
Hauran la Grecia , l'Afia ,è i lidi Eoi,
E quant'irriga ilgran Danubio e Saua,
Ii Gange, il fiumeche'lgran menfi laua
Egli per uolontà di Dio riſponde,
Se ben dirado i morti a uiui danno
Riſpofta, con parole ſigioconde,
Che quì tra uiui e mortid'udirfanno ,
prole mia d'ogni uirtù feconde,
Dimenon ui pigliate alcuno affanne ,
Perche fi noi perdemo i regni noftri ,
Io uiuo in pace nei ſuperni chioſtri .
Meglio
Meglioè perderi regni della terra ,
Che licelefti iquali fono eternis
Quei sépre ſon ſoggetti, a infidie e guerra
Queſti non hanno mai trauaglieſterni ,
In breuetempo quei uanno per terra ,
Queſti ſon fermi, e ſono ſempiterni,
.
Dunque beato ch'i terreni ſprezza,
Amando quei del ciel c'hā piu fermezza.
Mentre che tra uoi uiſsi diſprezzai,
Le coſe frali , e le terrene ſpoglie,
E le diuine fommamente amai,
Onde l'Empireo altiſsimo m'accoglie ;
Qui ſempre godo, ma non godei mai
Nel mondo,fonte de martirij e doglie ,
Doue c'haue più robba,ha più penſieri,
E chi ha più regni ha più trauagli fieri.
Ciaſcun nelgrado ſuoſi tien mendicos
Bench'egli fia ricchiſsimo, e lourano ,
L'Imperador, il Papa, il Rè , ui dico ,
E tutti i gran ſignor di mano in mano ,
Creſce l'amor dice il prouerbio antico ,
De hauer danari ſempre nella mano,
Tanto quanto il danaio ancora creſce ,
Nè queſto cal deſio mai ci rincreſce .
‫ܝܐ‬

Però figliolimiei fprezzate i regni,


Perche non duran, de l'antica madre., '
Se Rènon fere , fete chiari, e degni
Tanto, che bafta nelle nobil ſquadre ,
C 3 lo
Io vedo il vero ,e forz'è ue l'inſegni ,
Che'l tutto ſplende nell'eterno padre,
Ilqual'è comeun chriſtallino ſpecchio,
In cuiluce il futuril nouo il uecchio .

Corſu cercate pria quello d'Iddio ,


Laſciando quel terren pieno di ſpine ,
Ec il fignore non ue haurà in oblio ,
Perche uede il principio, il mezo e'l fine;
E per nårrarueil tutto ui dich'io ,
Che non paſſaran d'anni dųe dozine ,
Chi Cernouicchi,gli Angeli, e i Cóneni,
Racquiftaran i ſuoi regni terreni.
na diuina e trionfante Lega ,
Come fù quella uincitrice trina ,
Chauea Pietro con Marco per collega,
Sarà degli Ottomani la ruina ,
Io la contemplo in Dio qual non la nega,
Anzi la moſtra alla caria diuina,
State fecuri, ébaldipoi che l'hora ,
Preſto farà c'homai n'appar l'aurora .
uoi de Cernouicchi ferme bafi ,
Nicolo dico, e Pierro miei contenti,
Penſaciuiper nulla efferrimali
Nel mondo tanto chiari & eccellenti ?
Anzi per racqudtar per uarij cafi,
Di guerre ,e di baccaglie, e duri ftenti,
E per terra , e per mare, inoſtri tadi ,
Come me hauifao i celefti faci .
Tu
'u ftrenuo Nicolo nouello Marte ,
Con ſpade lanzas ſcud'e dard & arco,
Vincerai combattendo in ogni parte ,
Seguendo Pietro L'Aquila e San Marco ,
Sòc'haip uinçer ſempre ingegno, & arte
E cheuai dárme , e diuittoriecarco , (lo,
Qual Romulo ,qual Scipio , qual Marcel
Sarà cuo par, in guerra, & in duello?
Combatteraitu Pietro Carmelita ;
Come fece Mofe foura del monte
Quand il popul eletto iſraelita
Già combattea con l'inimici affronte ,
Pregando ſempre la bontà infinita,
Con gli occhi ål cielleuati, e le mã giote,
Che doni a chriftian vittoria è pace ,
Emort a Scici, e alſuo lupo rapace.

Tra queſto fpatio che ſarà poibreue ,


Pätreti uiuer molto lieti ancora,
E contentar iluoſtro corſi deue',
Perchauere affai coſe cheui honora ,
La uoftra dignità già non è lieue,
Ma grauefiche molto ui decora,
I priuilegi, i cicoli, gli honori',
fanno riuerir da gran ſignori.
ViADE
Tu Nicolo gran Duca diSolona ;
| Chit citol har benche ti è colto il reſto ,
Giouechapreparata la corona
D'oro ,e di ricche gemmeio ti proteſto ,
C 4 Tu
Tu ſeinipote alla real perſona, un
Del Prence di Theſſaglia almo modeſto,
Che può crear il CauaglierAurato ,
Geroleni'Angel, Angelo incarnato .
Sei ſtato per San Marco nelflagello ,
Del ſpauentoſo è rio paualconflitto ,
Quād'il Maumettan ſeme iniquo e fello,
Pianfe uedendo il ſuo Signor ſconfitto ,
E tanto fofti tu lodato in quello ,
Che la tua fama impi l'Alia , e l'Egitto ,
E foſti ancora Capican à guerra y
Dentro Peſchara forte ènobil terra
o t'ho ueduto commiſſario reggio ,
Di cute'ilregoo bel Partenopeo,
Soura ithelori d'infinito preggio ,
E foura le minere il Rè ti feo ,
Cinco di gloria e d'honorato freggio
Nè reuſciſsi un uero, femideo :1973.
Stai poi doue ciaſcun t'ama. & apretia,
Per quel che dicon dentro di Venecia
e ls
lai da quel delle feruie gran Deſpota .
Autthorità e dal Prence di Theſſaglia,
Se la forcuna ti poneſs'in ruota ,
Sublime di Victoria in gran battaglia,
Digoderela Grecia à noideuotas
Er ogni terra aperta , e con muraglia
Tener, e poffeder, far, e disfare ,
Armar , e conquiſtar, in terr'e mare.
Pongon
Pongon nella tua fe le tue raggioni,
Quali hanno ſoura de l'imperio Greco ,
E foura tutte l'altre reggioni ,
Cheuanno , ò uero ponno andarli ſeco ,
Con oro ſcritte le conuentio ii ,
Sù le membrané ſempre portiteco ,
Et altri dignicadi cue tralaſcio ,
Perche non piace a tutçi il graue faſcio .
Contencati però figliol mio dolce ,
3
Se non poi fartiadeffo Greco Auguſto ,
Quādo certa ſperanza l'huom emmolce ,
D'alcun ſuo ben aſpetta iltempo giuſto ,
Meni Cloto , e Megera la lor folce,
Prima nel ſeme del gran Scita ingiuſto ;
Entrino le diſcordie, e rifle , e parti
TraTurchi e pofcia ģl che uoipoi farti.
Non ti penſar che mai rouini ſenza
Guerre ciuili, il drago orientale ,
Perche fi grande glie la ſua potenza .
Che fuorche Romanullo l'hebbetale,
E crebbe per la noſtra negligenza ,
Oueramente per deftin fatale
Ma quando uorta Dio far le vendette ,
Non ualIannizar, Spahi, nè faette.
O quant'è meglio credime di certo ,
Efter degno d'imperio e non hauerlo,
Chihauendolſenza la ragion e'l merco ,
Si uiencontra giuſtitia apoffederlo ,
Nè baſtı meritarlo ch'io c'accerto
Ch'affai piu ch'a quelmodo ritenerlo ,
Poiche oggi doue ilmerto no è premio
Perché fi dona a chi piu ilporta in gre .
[mio .
Quiui ti laſcio è mio figliol preſtante ,
Adopra le uirtù , per conſolarti ,
Ele ſcienze tue che ſono tante ,
Che Rè ti fanno, e poi per tal ftimarti;
Drizzi Gieſu cue opre e le tue piante
Nella uia, laqual può nel ciel portarti,
Reſtane in pace , i per te uita impetro ,
Perche uoglio uoltarmi un poco a Pie
(tro.
Pietro tu ferui a Dio dunque tu regai ,
Perche chi ſerue a lui felice regna ,
Non c'è vuopocercar terçeſtiregni;
Hauendo dignià molto piu degna,
Ma coniandar a i Rè conuien ti degni,
Ch'ogni Re d'obedirt'oggi ſi degna
Effendo cauaglier del Redentore ,
Ilqual del mõd'è il più ſublim'honore .
L'ottima parte Pietro t'elegefti,
Inſieme con Maria laſciando Marta ,
Nella contemplatiua ti cenefti ,
Acciò la uita actiu a da te parta ,
O quanto fantamente tu fac fti ,
A far che'l tuo faper ben fi comparta,
Nel ſeguitar lä uia contemplatiua,
Che fupera di honor aſſai l'atriua.
O quanti
O quanti Imperadori , eRe fedeli,
Laſcior'i regni , ediſprezzar l'imperi
Ponendoſi a ſeruir al Rede cieli si
Vinci ſe ſteſsi, e gli human deſideri,
Molci chriftiani e parte d'infideli,
Famofi in tutti quanti gli hemiſperi,
Come fù Carlo magno , e Carlo quinto ,
Va'Ammurat è Baiazet eftinto .

Però tu mio confort'illuminato ,


A queſte ſante elettion ti uiddi.
Eller dal fommo padre diuin ftato ,
Ch'unque non laſcia li ſuoi ferui fidi,
Tu foſti faggio ,è tu ſerai beato, ***
Piu che ſi rihaueſs'ipaerij lidi;
Perche chi firu'a Dio con puro core ,
Contenco uiue, e piu felice muore .
90 C 6 Piouen
Piouen in ce tante diuine gratie,
Che'lgrá Carmelio , e i figlifoi n'innodi,
Si che le uogli tue nè ſtanno facie ,
E l'altre fercilmente nè fecondi,
E il gran Paftore delle parti latie ,
Che cien le chiaui in man delli dui mõdi,
In te cante n'irriga che ripieno .
Il cor çu n'hai, le mani, el uiſo,el ſeno.

Non fò ſe la tua madre che ti cinge ,


De duo colori, fimil prole tenghi ,
Come cu figlio ch'ogni gloria ſtringe ,
Che par ch'in terra le uirtù mantenghi,
La uera nobiltade in te fi pinge ,
Dinoſtra caſa che conuien loftenghi .
cottuo ualor, e con la tua bontade,
Ch'illuſtra i Carmelitije queſta etadę.
E tu riſplendi ( credimi) tra loro ,
Sicome fra le ſtelle il chiaro ſoleila.
Quero come tra metalli l'oro ,
O tra le gemme ilbelſmeraldo fuole ,
O come Dio tra quel ſublime coro ,
O come cra di fior roſe , e uiole ,
Perche ſei nobiliſsimoe regale ,
Piendi uirtù diftirpe imperiale .
‫اترا اور‬ 4 . . !‫و‬
AVON Lim

Chooks.

Si che
Si che tra l'ordin tuo ſei la fenice
Dinobiltà ,d'honore,e cortelia ,
Le tue dignicà ti fan felice',
E glorioſo tra la chierefia ,
E cioche quì fi canta , e di te dice ,
L'alto tuo padre lo direbb'Helia ,
E le mure, & Apollo, & Heliſeo .
Se lo taceſſe il cuo nouello Orfco .
Ma fe non manca à fuila ſaca lingua
E le ſonore rime, e i carmiegreggi,
Pria che la luce lua uital s'eftingua;
Riſuonerà li tuoigran merci,e pregg's
E con la rima di dolcezza pingua ,
Spiegarà ituoi dorati priuileggi,
Quali con riuereoza grande ferbi ,
Cheglihumilalza, e abaſcia li fuperbi .
Ek
E letue digaita deſcritt'in eſsi,
Cantand'andra ,con ftil ſoiue, e pronta
Che tante ſon che forz'è che confeſsi
D'eſſer a gradi ſignalaci gionto ,
E s'altra auctorità tu non haueſsi ,
Di quelle pur li faria di te conto ,
Come di ſpirto imperial, e ſacro ,
Di virtù iddea, e di fe fimulacro .

Riman felice , ò figlio mio benigno ,


Da te mi parto , che uenut'è l'hora ,
Aſcolta priego il candido tuo cigno ,
Che le tue dignità tidicehor hora ,
Benche di raccontarle, non è digno ,
Non hauendo l'alloro hauro ancora ,
Non più fauello ,mafauella lui
Aſcoltal è ſia pace à tului dui.

SUED MINU
IT
olyan su
no
PREMA SRL bor

Xurrexi

‫ری‬
CAN
CANTO TERZO .

Oi ch'a me di cantar Signormitocca ,


Le tue gran lodi, e le rue dignitadi,
Nel nome delle muſe apro laboca ,
Darem aita,acciò ch'in ſalua uadi ,
Voilencirete non con rima ſciocca,
Tutte le uoltre gran tituliègradi,
Quali chi non li uede non l'aprezza ,
Si comel'or fotterça fi diſprezzi.
Voi fete Duca come ſi ritroua
Di Sabiace,e Sadrima in Macedonia ,
Bench'Albania di nome hoggi rinoua ,
Come del ver la fama è teftimonia ,
Che nobil Gate non è coſa noua ,
Come fi uede nella ripa lonia,
Emathie.ie Montenegro , e Bulgaria ,
De le quaigiàn'hauefti fignoria ,
Voi feti ancora Conte Palatino, no
Come ben leſsi in gna gran ſcrittura ,
Laqual'è ornata tutta d'oro fino ,
Di bella lettra,e di verità pura ;
Il ſegno che già apparue à Coſtantino, C.
Vi moſtra Caualiero per natura ,
Tra quegli Aurati,e lourà il cor l'hauete,
E un'altro d'oro alcollo pur tenete
Della
Della milicia Angelica , Aureata , isp
Che, pur fi ſcriue Coſtantiniana ,
Perche da Coſtantino fufondata ,
Vinto a Maffentio alla Citca Romana,
Quando li fu da l'Angelo moltrata
Lacrocent
cielo, e poi con voce humana
Lidiffe,in queſto ſegno uincerai,
Sei Capellan maggior padre cul ſai.

Tip !
Califto terzo, & Innocentio ottauo ,
E Siſto, e Paulo quarto , il terz'è Leo
Decimo è Pio fecondo, Paftor brauo;
E Giulio terzo confirmar la feo ,
Pio quart'elqnto qualful tebro ſchiayo. pr
Hebbe il nipote del gran Scica reo; D
Approuan con l'autorità Papale, 1.4
* ), '
Queſta religion Imperiale A
E

ELSEISLL
Ilta
CE
E
E
c
Approban queſtianchora i priuilegi . S
Voftri, che ui portare ſempre uoſco , D
Gliafferman occo, Imperadoriegregi,
Del Greco Imperio, no già diquel toſco,
E con fublimi honori , è diuin pregi, Sog
L'Angelic'ordin ferman' & conoſco F
I nomi loro,che cantando ſcrivo , E
s
Chę pergli amici mai fatica (chiuo. God
E prima
1E prima
di quel ſomm'è forte Iſaccio ,
Diquefto nome primo Imperadore,
L'ordine confirmò ſaper ti faccio,
Acciò ch'al mon l'haueſſe piu candore ,
E portò ſotto del finiftro braccio
Il ſegno,ch'a Minos mette terrore;
L'auraco ſprone,è l'indurato ſocco,
Con cui ilnimico fuo fè parer ſciocco .
Aleſsio fi degnò com'ibiſaui,
Diconfirmarlo , e darli piu decoro ,
Scriuend'il nome ſuo tra quelli braui,
E Cauaglier ti chiama a fpecón d'oro ,
La SantaCroce con geſti ſoaui
Sulcor timiſe;nel ſacracó choro, na
La ſpadal fiancho , col balceo fi cinſe,
Nè queſta mentre uiffe mai dicinſe.
Il terz'Imperacor fu Colaiani .
che confirmò queſt'ordin aureaco,
E l'arrichi d'honor per tuttiglianni;
E preſenti, è fựcuri poi creato,
Cauglier egli al ciel ſpiegando i uanni,
Sicollocò tra gli altri eroi beato ,
Dou'a'ndaranno tutti i Cauaglieri,
Che ſono per Gieſu ne l'armı fieri.
Soggiuns'il quarto Imperador a quelli,
Piu premioeacie a l'ordin ſacr'è bello,
| E ſi tu vuoi che'l nome ſuo riuelli
Sappi che fu nomato Manuellosi
Dico che dièmolti ornament'à quelli,
Perfar più riccho ilfingulardrapello,
Fù Imperador di forza, è diconſiglio,
E fali al Ciel ſenza temer periglio .
Il quint'Imperador gli anteceſſori
Segui Oromato, Andronico quel giuſto ,
Confirmò quegliè crebbeli gli honori,
E fi fè Caualier forte, è robbuſto;
E dopò daco a lor,canti fauori
Rari, conueniential magno Auguſto,
Cangiò la vita,con la morte,e l'alma.
In cieluolò ,con trionfante palma.
Vn'altro Iſatio che Biſantio refſe ,
Gli Aui immitò nella religione,
E prima d'effer Cauaglier s'elleſſe,
Facendo poi la confirmatione,
L'arme aureate mai più giù non meffe,
Sin ch'a la morte non rendè ragione,
D'effer vafal di lei come ciaſcuno ,
Perche fuggirla mai non può neſſuno .
Altri dò Aleſsij Imperadori Grechi
Seguironquegli foi,nelconfirmare,
L'ordine mio ,ch'à tutti forza erechi,
Ch'il prende gloria, è famafingulare , 1

Felice l'huom ch'adoffo fel'arechi,


Sarà famoſo in terra , in cielo , e'n mare , i
E uiuerà in eterno tra glihonori ,
Come faceuan quegliImperadori.
Che cantarò degli homin principali,
Prencipi, Duchi, Rè, Marcheli,Conti,
Baroni, Cauallieri,eccelfi quali,
Nel dett'ordine ſon viuie defonti,
Mira Reggio don Pietro, quanto vali,
Quanto ſei degno, è grad'in tutti i con
Sendo maggior Sacrifta, è Cappeliano,
Di queſt'ordin Aurato fi lourano ?
Queſte due dignità,non hanno fpirci
Baſsi,né mediocri,ma ſublimi, '.
Si dannoaparitoi pel uerodirci,
A nobili , a gli Illuftri, & agli primi,
Hor da te ſteſſo dunque non parcirti,
Ma fa con grauita molto ti fimi;
E ſappi ch'alori doni altri fauori. !
Poffedi che non ponn'eſfer maggiori.
Silegge neltuo magno priuilegio,
Che meniteco molti ferui armati,
Si come merta un Cauaglier egregio;
Se'timor bai de tuoi nemici irati,
Fauor di Papa ,Imperial è regio,
Che se han conceffo quei fignor ſi gratis
E ſe ragirà, gia com'era il mondo,
Sarai molto più degno, è piu giocondo .
Ma giricomenolla ruota fuá,' Tu
Fortuna,perch'altisfimo tu ſei, E
E ſo che mai la dignitade tua
Voran leuarti i ſommi, è santi dei; P
Anzi non pafferanno luftri dua, Ic
Ch’a maggior grado giunger certo dei, P
Quando la nobilcà trouarà luoco , a 0
Don'hoggi pare che s'apprezi puoco. м
Queſta mia profetia dett'al prelente,
Gran fedemerca, è chi non crede palp
E s'incredulo fia farà credente,
Ne fugera dal lume come talpa,
Ben oggiuiue, al mondo cerce gente,
Che,crede men quanto più ued'è calpa
Perche l'odio , è l'inuidia figli accieca,
Che fa la mente ſua rimaner bieca.

Tu poi far Cauaglier , Conti,è Baroni,


E Baccillieri; Maeſtri, e Dotiori,
Tu poi far ch’i catciui ſaran buoni,
Poi rintegrar la fama, e i perfi honori,
In te fi uegon molte conditioni,
Poi far Notari, & coronar d'allori,
Qualunche,perfatica, òperingegno
Merta di tal corona eſſere degno .
sou , püflj , ur cu'il mona'abbonda ,
Perch'oggi ſe ne ua cofi alla cieca ,
Laſciando la conſorte ſua gioconda ,
E con l'amica aſſai di forme meca ,
Ella fa de figlioli fi feconda ,
Che ſe la luce noftra non è bieca,
Nè uediam pien la terra, l'aria el mare ,
Tu - fimil parti puoi legitimare.
ete padre d'honor tra uoftri frati ,
E pur nel ſecol noftro onde potete
Reftituir l'honor a gli infamati,
Ch'hanno di quello geloſia, è gran ſete ,
Perche tra gli thefori piu pregiati
Ch'al mondo ſon ,ual più l'honor ſapete
Però reſtituendo a molti queſto ,
Cofa li dati, che da più del reſto .

b
ona io
Hoggi
Hoggi ſeti prior dentro Barletta, ..
Delvenerando monafterio uoftro ,
E mertameni'a voi d'effer s'aſpetta
Prouincial, d'ogni facrato chioſtro,
lodi ſalir a dignità più elletta,
Et effer primo a tutti ui dimoſtro ;
Perche la nobilcà ch'in uois'anoida ,
E la gran dignità , General grida .
Cedan a uoi tucci famoſi ſerui,
Che ſon intenti all'opre del Signore ,
Perche nelle ſcritture par s'offerui,
Che'l minor deue ceder al maggiore ,
Tutti i conuenti è l'ordin ui ferue
Dal General impoi, qual ſuperiore
Degno di queſte, e d'altra riuerenza,
D'Imperial ò uer regia preſenza .
n
Giubila tu Barletta , che nelgrembo
Siglorioſaprole hai quáto ſplenda , (bo
Da l'Hebro al Tago, e d'Oftro al fredo la
De l'Aquilon, è quanto il ciel coprenda,
Per lui le gratie, in te pioueno à nembo
Cerer, per amor fuo par che ti renda
Ricche raccolti,è n'empi foſs'eſacco ,
Per queſto Nettun'haifautor, & Bacco.
Mentre che tu trattieni nel tuo giro
Don Pietro Cernouicchio ,che quirimo ,
Non pauentar quel Scita piu che diro ,
Che ti minacciail perfido Selimo;
Nè d'arco, ne di bronzo,un piccol tiro,
Ne dir,brè,brè vdirà ſulpatriolimo ,
Perche quádo ſapran che ue do Pietro,
I Turchi all'hor ritornerau'indietro .

Ma via fugendo,feco fugiranfi


Imali tutti,è tutti quantiiftratij,
Che dalli cerconciſi uer noi fanſi,
Chemaili vedon di rapine ſatij,
Ma s'oftinati per ſalirte ftanſi ,
Valerà ogn'vn di uoi per milfOratij, (do
Perche ſappiamo ch'un guerrier gagliar
S'infiamma di valoral real ſguardo.
Barlecta mia.cosuien che conto facci, (zi,
Credemi d'un tanc'huomo,è che'l carez
Che'l viſiti, che'l lodi , è che l'abbracci,
E ch'ad amarti fimil ſpirti auezzi,
Tu
Tu l'hai nel tuo belgrébo, e netuoj brad
Nefo fe come merita l'apprezzi; ( ci,
Non immitar Cafarnao ciecató ,
Ch'udì ch'à ſuoi niun profeca è grato .
Il ftolto mondo non cognoſc'un quanco,
La forte che li danno li Pianeti,
Il nero non diſcerne maidal bianco,
Ne dona fede à pena a liprofeti,
Ma quando quella pofcia li uien manco,
Cerca dipenetrar gli alti ſecreti,
Ma non litroya,è giuſtamente s'ange ,
Perche chi cerch'il mal giuſt'è felpiāge.
Hora tu l'hai conoſcilo , & innalza
Sin alle nubbi , alti coloſsi & archi; '
Piramidi, Theatri,è Trofei, s'alza ,
A pari ſoi di gloria è d'honor carchi,
La virtù à gara l'un, & l'altr'incalza,
Facendo liberali gli homin parchi,
A farſi dar honor per mont'è piani,
Come i trionfi dauan li Romani.
Non ftar Barlett'omai non ftar in otio,
Honora chi'te honora; è chi lo merta ,
Queſto lo merta ,el merta il facerdotio,
E la ſua nobiltà ch'à tutti è certa,
Confidra , è penſa ben four'al negocio,
Che ſei pur lagia, acorta, è molt'eſperta,
Perch'io vinto dal ſonno m'adormento,
Da Morfeo , è Cóftâtin ,chiamar mi séto .
Chi
mu )

Chi chiama ?ò la ch'io dormo è piglio rege,


Il Dio de ſogniamico, a uirtuoſi,
Se dormi non biſogna fare'effequie,
Son Morfeo ch'io diſturbo i tuoi ripoſi,
Vengo a trouarti, ò mio cantor , e quie
Il Magno Coſtantin , de gloriofi
Imperadori gloria tronco , e baſe,
Di quelle che cantaſtiilluttri caſe.
Tu ſaiben Aleſſandro quel che s'vſa ,
Quando ſi tuol imprefto fi promette
Reftituir al colto, ſenza ſcufa ,
Hornata di leggiadre parolette,
Mala tardanzaparmiche ce acçula ,
Di far le tue promeſſe un pò longette,
Però uò che mirendi il libro hauto ,
Acciò al buon Coftatin l'habbia réduto .

Nè far come far ſogliono gli amici ,
Quádo coglion imprefto o in appiacere ,
Ch'al render poi diuengano nimici ,
Per non reſtituir d'alcruil'hauere ;
Celeſt'Iddio forfi che'l ver mi dici ,
Ma non è che lo pigli in diſpiacere ,(ne,
Perche l'huó c'habbia fede , e diſcretio
Rende l'altruifi come uuol ragione .
Vérè che mi fu dato e mi ricordo,
Il libretto real da Flauio Augufto ;
Coſtantin Magno, ma non fui d'accordo
Reftituirl'a lui, fi com'è giufto,
Perdonami s'io fui cocant'ingordo,
Nè uolerm'accufar per huomio ingiufto
Perche'il ſoggetto ch'io uenea cantando
Che di finirnon ſapea com'è quando.
Ma ſe mi moftri il creditor del foglio ,
Reftituirlo preſtamente incendo ,
E della tardi ta purgar mi uoglio ;
Che non ſi fe per uitio nè uolendo ,
A chi mi fa feruitio, effer non foglio
Tardo,nè iograto, ch'effer mal cópredo
Sta checo ei diſſe homai riſguarda,e ued
Il Magno Coſtantin uanne a ſuoi piedi .
os

tum VALS 78

Senesterne korene
Magnanimo Signor Gioue ţi lalui,
Torna co ſon dinanzi alcuo bel trono ,
Ch'i cerco i verbi miei ſempreeffer falui
Come de far l'huom honorato, è buono,
Accio'che'l tuo libretco tiriſaluijia
Che mi preftafti; è in obligo tifono ,
Eťofferiſco il cor l'alm'è la vita,
Mille gratie ti rendo in tanta aica .
E s'io fuicardo nel reſtituirlo,
La cagion fù per cuiperdon impetro,
Che non mi laciauo di fruirlo ,
Vedea d'iui ſcolpito il tuo don Pietro,
Pur m'affretta uo tanto per finirlo, ( tro,
Scriuédo ogn'hor , ne mai mirad'indie
Ch'i temo forſe per la gran preſtezza,
Non hauer l'opra mia degna bellezza.
Perche
Perche ſel'huom ch'adagio ſcriue falla ,
Che farà quel, che rima è cantinfuria ,
L'humana mere ſpeſs'or monta,or calla
E quanto più ripenſa più s'infuria ,
O per obliuione lei rifalla,
Ol'ignoranza , ò pouertà l'ingiuria,
L'ira inegoci, ſon cagion de falli,
E l'huom foldir, che fa conuien che falli.

Cofi fra molte cauſe mi trouai,


Senza comodità tempo ne libri ,
Per il ueloce corſo è sò ch'errai,
Si che mi par ch'i uiſi fiamm'è uibri,
E feftuche, e zizanie , ſempre mai
Troua nel gran , colui che ſcuote i chribri
Non fol nel mio main qllo de molt'aleri ,
Sel cerneran chifitien dotti e ſcaltri
O tu delchiaro Mincio Mantuano ,
Huom nuouo , l'iſcufarci hormai ripone,
Il canto tuo a chil fefti non è uano ,
Che ben ſa che non ſei Publio Marrone >

Ne'l Ferrareſe nè quel gran Toſcano ,


Franceſco , nè Catullo , nè Nafone ,
Ma che fei uerfo lui tanto benigno,
Che foll'affetto ti fa chiaro cigno . I
Affai ben fefti , affaimolto donafti ,
Afar quanto poteſti,è quanc'aidarci ,
Alperfetto donar certo arriuaſti ,
Il ſaper,e'lpoter cucc'a donarci,
D 4 Per
Per fi gran duono il lauro meritaſti,
Che maggior premio tu no puoi leuarci ,
E fe nolmerca il duono dell'effetto,
L'amor lo merta è il cordial affetto .

Euoglio chetu l'habbi ſol in ſegno


De l'alta nobilià , de la mia ſtirpe ,
Che'l ſangue imperial fempr'è benegno ,
E dal mond'è peccato cheſe ftirpe ,
Don Pietro mio della mia prole degno ,
lo cui l'imagin mia par che fi ftirpe,
Farò ſia quel che prefto t’incoroni ,
Che ti può dar di queſti,è d'altri doni .
Ne fol te li può dar, ma quelli uuole ,
Donar cheuolentier a ce fi piega ,
Oro ,argéco, nè gemme, in premio tuole,
Tanto la corteſia l'alma li lega ,
Com'il padre celeſte a tutci i fole
Dona , fi queſto a nullo gratia nega ,
Che s'accompagni però con l'honcfto',
Che l'honeſtà ſempre riſplend'in queſto .
Hor uann'in pace, e a lui mi raccomanda,
E conuien, che queſt'altri che riſguardi,
I quai miftanno intorno , d'ognibanda ,
Signori,e Cauaglier faggi,e gagliardi,
Di che ſalute ſenza fin le manda ;
Eli perdoni ſe ben ſono cardi
A dir i nomi loro riſplendenti ,
Perche fon tuttiquanti ſuoi parenti.
Alcun
Alcun di lor da parce glie del padre
Strettiſsimo parente , e buon amico,
Affini altri li fono, per la madre,
Nata di ſangue pobil & antico.
Ch'i nomi lor ſaprai d'opre leggiadre
Effer ornati, & hora te li dico ,
>
Anzi acciò meglio tu te ne raccordi,
Scriuerò i nomi perche non t'iſcordi .

Il principal chemandali ſalute ,


E quel Signor , è ftrenuo combatiente,
Ch'è fior de Capitanipiù cemuti,
Georgio Caſtrioto fuo parente;
Che mille uolte vcciſe ò fece müci
Reſtari Sciti , el Re de l'Orience,
Amuratto ſecondo il fier Maumetto ,
Tanto fù in Arme il Cauaglier perfetto
Queftèquel magno Scandarbech il cui
Valor ,pres'èdifeſe l'Albania ,
Huom cofiraro nelli tempi fui,
Che ſtupir fece Europa, è la Turchia,
Hor queſt'affaiſe racomand'à lui,
Cio bene li dirai da parte mia,
E cheper effer Sacerdote magno ,
Ami un parente tal d'i dei compagno!
Queſt'altro è nominato l'Aranito ,
Suocer'al Caftrioto bellicoſo ,
Ea lui parente ancora ,ch'infinito
Amor li porta,è molt'è pur famoſo
D'arme, e di letre al mondo fu perito ,
Viue mecò però quì glorioſo,
Ecal mio Pietro prega uitalieta,
L'ambaſciata farai poi tu poeta.

Di Muſachio Topia li bei uirgulti


Eletci mira, detti i Carlouichi,
Tra tutte le virtù delmond'adulti
Parenci ueri delli Cernouichi,
Feron itraci molte fiate ftulti,
E furon nobilisfimi & antichi,
,Hor'amando don Pietroſtando meco,
Có tutt'il fior del mio giâ Impero greco:
Vedia man deſtra lampegiar colloro
D'immortal gloriasſono i Deca gini,
Che d'Albania Signori è luce foro,
Hor 1000 Semedei Sapuè diuini, :
Son
Son cófanguineià Pietro anchora loro ,
Che ben al gran valor ſuo l'indouini,
Saluti ſenza fine da ſua parte ,
Dalli poi,fa che legga queſte carte .
Quelli che uanno coſi ſeco adaggio,
Spargeod'un dolce favellar liSpani
Incliti fono ,dicui n'han diſaggio
I deſcendenti afflitti,degli Albani,
Che cacciarebbő fuor del mio palaggio
Quelli profani,è perfidi Ottomani,
Pur con don Pietro fur di ſangue uniti:
E per lor dalli ſaluti infiniti.
Ecc'i Duſmaniappreſſo dilor lieri,
D'honorueftiti,mai ſempre ſolenne,
Parland'inſieme,ma non deſecreti,
Ma fi del ftato che per quei fitenne
In Macedonia, oue viueano cheti
Alle mallopre,comefi conuenne ,
Alle buone eloquenti fort'è coelli,
Donque a don Pietro raccomada quelli
iconto 0:69: : !!

Unic) ROOT
Volgi la gli occhi,ouehora io uolgo i miei,
Ch'in un drapel real vedrai raccolti
Lafchari, Paleologi & i Romei ,
Di terreftri penfier liberi, e ſciolti,
I Bucchari gli Helichi, & anco i mei,
A ghirlande d'allor coi crini inuolti
Che coi lor fat ialtri pregiati è illuſtri
Glianni producon d'oro , e gême illuſtri.
Ma parme Febo a l'Occident'homai
Effer uicino, e pien la carticella ,
Più inchioſtro nonhauemo tu lo fai
Guaft'è la penna ecco la prima ftella ,
Vati condio con quei pochesci rai
D'Apollo ,acciò cu giongi alla ſua cella ,
Vlata,dou'orando uiue in pace ,
Secur dal mondo perfido, e fallace.
lo
lo me ne uado, coſi fei partita ,
Da quella imperial gran compagnia ,
Preſto foura l'imperio fù falita ,
Etio mi puofi per tornar in uia ,
Caminando la notte fù finita ,
Emi ſnegliai, quando che'l folyſcia ,
Damont'Eoi poi ſubito camino ,
A far quanto m'impofe Coſtantino .

Alla cella factata di Don Pietro


Drizz'iluiaggio mio,cutco feftiuo,
Affresco il paſſo , nèmiguardo in dietro ,
Al defiato luoco preſto arriuo ,
E da Maria del carmen prim'impetro
Vica nel tempo ſuo deuoto, e diuo ,
Le ſcaile aſcendo poi la cella picchio ,
Ecco aprirmel'illuſtre Cernouicchio .
La
La pace fia con voi ſubito dolli,
E la pace alla camera ſua fida
Eriuerenza comemerta folli,
Egli dentr'a ſeder preſto miguida ,
lo come ſtanco uolentieri yolli ,
Mi diffe c'hai dinouo è par che rida ,
Allhor riſpoſi e diſsi è mio fignore,
Noue ui porto grate al uoſtro honore .
Per qual felicità per qual deſtino ,
Per qual uentura per qual caſo è forte,
Perche ftrada n'andai,perchecamino,
Com'andaffe non sò, di Dio alla corte ,
Doue purritrouaiquel Coſtantino
Imperador,che vama tanto forte ,
Che non fol da parente, ma da frate,
Vi vuol.v'honora, e che ſia'l uer notate.
Principalmente a uoi fi raccomanda,
Comeuero parente, e veroamico ;
E che li comandiate , uicomanda ,
Che ſerà pronto , al ſuo coſtume antico ;
Per li miei mani un ſcritto poi ui manda;
E che'l ſcorrete yuol, & jo uel dico,
Doue con ſcritti ,-i ſpiriti eccellenti,
Che ſono uoſtri cordial parenci .
Per lor ui dò raccomandationi.
Infinite, Signor mio reuerendo ,
I nomi ſuoi trouate , e opinioni.
Di Coſtantin, la ſcrittura leggendo,
Ele
E le uerfo di uoi fue intentioni,
Ch'ottime fono, comechiar comprendo

TUHLF242H1.400
Ma prima che leggiate , e la ui prego' ,
Vdiril fin del canco ch'io ue fpiego .

DRUM
INICIAN
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L'Imperador ceppo di caſa uoſtra ,


Io dico Coſtantino acciò ſia incelo ,
2
Che uidde parte della rima noftra ,
E de l'inchioſtro che per uoi n'ho fpefo
E la fatica mia che ui fi moſtra
E l'affanvato ingegno iui diftelo ,
M'impoſe ui narraffe,daſua parte;
Donate il premio a chi rigò le carte . )
E dateil premio a ponco come'l duono ,
Del rigator a uoi comandar uuole ,
O fia iluoſtro poeta, triſto, è buono
Carta ui dona fol cinta, e parole
Pur
Pur ualerian aſſai fe haueſſer ſuono
Soaue,è pari a la voſtr'alca prole,
Ma douemanca l'arte , è la ſcienza,
L'amor ſuppliſce è la beneuolenza ,
Se brama di faper l'animovoftro, " .
Che donar ſe habbia al buon uerfificate,
E ciò che gliè piu grato al tempo noftro ,
Per Guiderdon delle ſue rime tante,
Solo li è caro certo ui dimoſtro ,
Varamuſcel de l'arbor uerdigiante
Che Gioue intatto da ſuoi tuoni ſerba;
Scorciando mill'altr'arbori ſu l'herba .

Queſt'ogni cignio candido è ſonoro,


Difia com'anco un'huom real corona ,
Non gemme, non argento, nè fin'oro ,
Vuolil cantore che hebbe in Elicona,
Ma chi uerfegia per hauer theforo
Fugge l'auiſo belch'a gli altri dona
Or per concluder , carta ſcritta el ramo,
Fatal Signor per la fatica bramo.
Bench'io ,nell'opra il merta ne l'ingegno ,
Ma fò per confrontarmi al mondo uile ,
Ch'oggi un'Imperio dona , & un buo re
A tal che mertaria zappa è badile , ( gno;
E tal po ftenta chi ne faria degno ,
Perche s'eſalta il triſt'è non l'humile,
Hora lo piglio, bench'io non lo merto,
Perch'ho mille compagni, è ne ſon certo .
Ma
Ma per trouar la uera ſcuſa mia,
Non poſſo farlettori ch'io non l'accetti,
Che di don Pietro l'alca corteſia
E chiara,è manifefta in fatti è in detti,
Prendolo per moſtrarper ogni uia
Cantandoi duoni ſuoi Canti èperfetti,
E per hauer yn ſtimul che mi ſproni,
A trouar carini più ſonorise buoni.
Magnanimi letcor s'alcun difetto
Trouate deorral picciol mio poema,
Sappiati ch'io con huomo, e giouenetto,
E tanto è fatto quanto la fuprema
Bontà, mi ſpira dentro l'intelletto,
Queſt'èil principio del mio primo tema,
Mavois'in terra,in ciel bramati gloria
Pregoui a ſeguitar la bell'hiſtoria.
Seguite prego tutt'ilremanette
Del ſangue Cernouicchio ,al módo folo
E fate che dal'Oftro a l'Occidente,
La fama,e i gefti ſuoi fi leua a uolo ,
Cominciado a don Pietro raggio ardéte
D'ogni rara vircude,eſempio lolo ,
Glialtri ſeguendopoi dimano,in mához
Non ſpendereti le fatiche in uado

Tu
SONETTO .
V ſacro Apollo e uoi ſacrate Muſe,
T Voitutti ſpirti del beaco coro ,
ti Cernouicchio ringraziando adoro ,
Co gli occhi al ciel, e.co le man cochiuſe.
Chaueti in me fi belle gratie infuſe ,
Il breue tempo , con ſottillauoro ,
Ho conſeguito , ildefiae'alloro ,
Che fuor deluolgo uil chiaro m'eſcluſe ;
Piacciaui ( prego) ſe l'Efebea noftra ,
A piu ſublimi honor ch'a l'huom fi dia ,
Tanto eſaltaſte fol per pierà uoftra,
Cofi la quinta,e feſt'etade mia
Fauoreggiar,ch'in ciel facci la moſtra,
Del Lauro eterno de la Poeſia.

Acro Signor don Pietro ferma baſe


S.De Cernguicchi, illuftri, e di Carmelo,
Qual'inalzafti fu l'empireo Cielo,
Doue peruoi gran gloria li rimale ,
Qual Nume, ò muſa mai ui perſuaſe ,
Qual bontà,qualuirtù, qual ſanto zelo ,
Ornar d'alloro nelle uoſtre care ,
Ma di fermo faper freddo qual gelo ;
Dio ui doni per me, tutte le gratie ,
Che baſtanza non ho forze nè rime,
Che vi lodi, chev'alzi , e uiringratie ,
Pur quali ſono uoglio fian le prime,
A darui lode, nè ſi trouin ſacie ,
Com luom nato di ftirpealt'è ſublime.
Sonetto
SONETTO .
E coronante illuftralmo Don Pietro .
Mecorómuficed'horaria Ghoul elcielo
Si che caldo nè folgore nè gielo ,
L'offende, da te fol un duono impetro ;
Poi che cauafti me de l'aer tetro ,
Ch'io uoglia la tua ftirpe fama, e zelo,
Ei tuoi fauori, e doni che non celo ;
Cantar , e riuerir con dolce mecro ;
Come il bel lauro foura il capo mio
Ponefti, coſi poſto ſul tuo (ſpero )
Sarà la ſacra micra, el capel pio;
Perche ſei tanto nobil è fincero ,
Che'l merei,onde deftina l'alt'Iddio ,
Che l'habbi il tuo fratelil grech'impero
E chemipole
SQuella coronalaureafu nafesta,
Che nel ſuo bel giardin hauea conteſta,
Di più valor che diuiole è roſe ;
Fa ſempr'alt'e ſtupende rare coſe ,
Conueniente a la ſua real geſta ,
Perche non deue con trionfo ,e fefta ,
Portár un ſcettro tra l'alme famoſe ;
E quella bocca facra', che mi diffe
Nel nome del Signore hora t'inlauro,
Poi con ſanto parlar me benediffe , ;
Perche di gioie cinta, e di fin'auro ;
Tra Cardin della Chieſa leinon -uiffe ,
Che meglio il merta che frõdare il lauro
SONETTO .

Chiaro ſol de Rosſi, è di Carmelo


Móregnor Giambattifta,Rauennate ,
Che la Theologia tanto illuſtrate,
Che Roma neſtupiſce, e il mód'el cielo.
Se di quefto gioite fol per zelo
Della fe fanta ,è general che ſiate,
El ſacro ordine uoftro perche fate
Tenirſi il uero modo del vangelo.
Gioite anchor è giubilate affai
Hauendo ſotto della uoftra inſegna
L'Illuſtre Cernouicchio ,che coi rai
Della ſua nobilcà tanto è fi degna,
L'ordin illuſtra , è vama fempre mai,
E in un gran regno de uirtudiregoa.
Ortisfimo Franceſco Sanfouinos3 mm
Ch'oggi illuftri Venetia , anzi la bella
Italia tutta,e'lmondo , e'l cielcô queita,
Scienza de l'ingegno tuo diuino.
Sò che ſei fpirto eccelfo è pellegrino ,
E amico alla ſtirp'Angela , e con ella
Amila Cernouicchia , che t'appella,
Gloria di dotti per tuo buon deſtino;
Però ti prego ſe queſt'opra uiene
Nelle cue degne , & honorate mani,
Che tu l'emenda, è la correga bene,
Che ſi da te correcta fia gli humani
Ingegni,c'hanno in te ſua fpene,
La ftimaranno ben, che fian fourani
II
Llauro di
INel ſacro tempio della caritade ,
In preſenza dimolta nobilcade ; ">
Miponeſti Signor ſoura la teſta ;
Perch'io cantai la cua famoſa gefta,
Proprio nel fior della mia nerde etade ,
Non per mio merco, ma per tua bótade
Laqual a tutto il mond'èmanifetta ;
Quel glorioſo fanto, egran Leuita ,
Del ſuo martirio preſe la corona,
Ecio del'opra mia ch'io ti donai ,
Onde io non credo di tacer già mai
Le lodi a quello, & alla tua perſona,
Quell'è ne l'alca ,& tù in la baſcia uita .

SONETTO .
Del Sig. Gio. Antonio Longobardi.
Elice patria al fecul noſtro ſola,
(co
Quel Sol, ch'à fatto ogo'altro ſcuro e ci
Di cuil'antica prole al mondo uola ;
Scoſs'Atheone , & hai laſciato fola
L'alta colona, el fier Leone cieco, (cec
Ch’ad ambi hai tolto il Cernouicchio ,
Fermando i uaoni, e più quindinon uol.
Godi c'hai fatto guerra al gran Nettuone
E colto al.fier Leon l'alma Corona,
Per uiua forza , è taccia il uolgo ſciocce
Ti die uigor fouente , è da Vertunno ,
Perciò l'inuitto nome tuo riſuona ,
Da l'Ind’al Mauro infio al gra Marocc
SONETTO .
Voi fpirti diuini Barlettani ,
D'altero bello ,e fortunato clima,
Che quìueniftiad adorar in prima,
I Dei celefti , ei fanti ſuoi fourani,
Poiper ueder quelle ſacrate mani
Del nobil Cernouicchio porm'in cima
Delcapo, per trionfo della rima
Noftro l'alloro , con uoftr'occhi humani;
De la nata con uoi gran corteſia,
De l'honorat'aſpetto , è gentilezza
Voſtra fautrice della poeſia ,
Rendo infinite gratie , & a l'altezza
Diuoi conſacro hoggi la muſa mia,
Iten'in pace è habbiate contentezza.

I L FINE.
IN VENETIA ,

Appreſſo Pietro de Franceſchi.


M D L X X V.
Österreichische Nationalbibliothek

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