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IL PIMANDRO

DI MERCVRIO TRIME

gifto , tradotto da Tommaſo


Benci in linga Fio -

rentina.

H.LV. AS ſe bergff
.

20

635260
IN FIRENZE

I'S 4.9..
Con priuilegio di Papa Paolo III. & Carlo V.
Imp . & del Duca di Fiorenza.
AL MOLTO REVEREN.

M. PIER FRANCE SCO RICCIO


Maiordomo, & Secretario dello Il
luftrifs. S. Il S. Duca di Fi
renze Pat. fuo Offer.

ARSILIO Ficino , huomo


m
per lettere Diuinifs. & Santiſs.
per coftumi, a nomegià delgran

Cofimo de Medici , intra le altre infinite

fue traduzzioni ,
feceparlare a Latini lati
namente da Mercurio Trimegifto,ilfuo ce

lefte Pimandro . Ne parendogliper questo

hauerfatisfatto aldebito della Patriafua


oltre a che eglinefu pregato da molti ami
ci ; Perfuafe Tomaso Benci, afargli ancor

dimoftrare a tutta Italia ifuoi Santifs.mi


ftery , & Diuinifs. concetti, in lingua Fio
rentina.Quel Tommafo dico;il quale per la

integrità de
' costumifuoi , &per la graue
Platonica litteratura, oltre a la nobili

tà delfangue,la uirtù de '


parenti, gli onori

dellafamiglia etfuoi,meritò nel Conuito di


Marfiliofopra l'Amor di Platone , ráp -
prefentare con i coftumi & con le lettere la

perfona diSocrate. Ora auendo io defidera

topiu tempo,che questapreciofifs.&fingu


larifs.Gioia non ifteffe piu con tanto danno
dello uniuerfale nafcosta in man' dipochi:

giudicando appreffo, che tanta luce non


doueffe apparire altronde, che di Firenze,
doue ell'era nata, non ho auuto occafione a

modo mio di darlafuori infino ad ora; Che


il nostro M. Lorenzo Torrentino, cercan

di dare qualche onorato & feliceprincipio


alla Stampa delle cofe Tofcane , credo io
moffo da fpirito diuino , m'ha richiesto che

io lopronnegga di qualche opera bella.Per


il che io, come defiderofo di aiutare chi s'af

fatica,adhonore dello Illuft.S.noftro, spin


to dalla honeftà della domada,et tratto dal
la bellezza de caratterifuoi , oltre a mille
debiti miei,no ci conoscedo augurio ne mag

giore, ne migliore di quel di Dio, l'ho copia

ciuto del prefente Pimandro. Ma conoſce


А ід
dolo una de le reliquie debite alla Illuft. Ca

fa deMedici, a noftra Signo , come a uera

creatura di quella, et perfona cheper natu


ra et per religione debitamentefè le conuie

ne,ho uoluto indirizzarla : Etperche a no

me uoftro ancora, la nobilifs.& uirtuofifs.


Accademia Fiorentina, co tuttigli amato

ri di questa lingua, et degli afcofi miftery,

etprofondifs.fegreti di Dio ,figodino una o


pera tanto antiqua,tato bella, & tatofan
ta ; quanto altra ne uegga il Mondo. Vo

fra Sig. dunque lietamente l'accetti :

della bontà fua & del buono animo mio fi


fatisfaccia.Non le raccomando (come su

Sa per ipiù ) la protezione di quella : Per

cio,che quanto afe, ella e tale, che dalle per

fonepiegiuste & litterate è conosciuta tut


ta diuina . Et delli huomini inuidiofi, o ma

ligni , è difpofta non tener conto , per effer


priui dipoterefcorgere la uera intrinfeca

bellezzafua . Et quanto a la traduzzione


(a miogiudizzio ) bafteràfolamente hauer

λ
detto , Che Tommaso (come udirere da lui

per nonfraudare ilfuo Francefco di quello,


che e' uolfe donargli) la traduffe perfatis

fare, ubbidire infieme alfuo Marfilio.

Seruite ilSig. noftrofelicemente. In Firen


ze a Dixxvij . di Gennaio . MD . xlvijs
Do U. S. R.

Ser.

Carolo Lenzoni
CALCIDIO NELLA VLTI
MA PARTE DEL SVO SECONDO
LIBRO DICE DI MERCVRIO
TRIMEGISTO COSí.

Ermete Trimegifto , al quale la


h opinione vulgare , per fomma ad
mirazione di virtú ; Confecró o
nori di Deitá : appreffandofi a l'ultimo ter
mine della uita , cosí parló a fuoi difcepoli
circonftanti.In fino a qui, o figliuoli , fono
uiuuto peregrino ; & sbandito da la patria.
Et quando di qui a poco fciolto da le macu
le del corpo, da voi mi partiró , Vedrete di
non mi piangere , come morto: imperó che
io ritorno a quella ottima, & beata Cittá : a
la quale debbono venire , tutti i cittadini ,
per la corruzzione della morte. Imperó che
quiui è fommo principe , folo Dio: il
quale ifuoi cittadini di marauiglio
fa fuauitá riempie. Adunche
quefta,la quale molti chia
mono Vita ; piú to
fto fi debbe dire
Morte che
Vita.
AL NOBILE ET PRECLARO
buomo Francefco di Nerone,Tommaso Benci,
Salute, Sanità, & buona Fortuna.
VENDO il noftro Marfilio
Platonico,in questo anno, a nome
delMagnificentifsimo COSIMO
de'Medici,digreco in latino tradotta ,un' operetta
di Mercurio Trimegisto , nuouamente deleparti
diGrecia in Firenzeda certireligiofi huominipor
tata : la materia della qualefendo dignifsima, per
che tratta de la Potenzia & Sapienzia di Dio;fu
pregato da certifuoi amici non dotti della latina
lingua; di douere quella ancora a loro nella nostra
comunicare. Ma effo da magioriftudii occupato,
nondimenofanza inuidia defiderofo dicom
piacere a quelli,m'impofe non come apiu dotto,ma
come a perfona , a cui elliperfua benignitàforfe
maggiore affezzioneportaua : che io douefsifar
la uulgare . Et ben che a meparefst , per effer po
co a tali cofe ufato : effendo eziandio occupato dal
mio efsercizio molto alli ftudy contrario ; no eſſer
atale operafufficiente : non dimeno da lui confor
tato midifpofipigliare talefatica : fiper ubbidire
a lui, &fiperfare cofagrata agli amici.Nelnu
mero dequalireputandour , anzi perprudenzia,

"
fato , & nobilità diquella ilprincipale , m'e paru.
to auendogiaquella alfine ridotta, cofa debita
conueniente efercitandomi ancora ne' traffichi
mercantili , a uoi principalmente addirizzarla ;
fommogrado tenete . Acció cheſe
cbe diquelli il
perfarla uolgare , perdefsi di riputazione ; la rac
quistiper la dignia di colui ; a cui ella e addiritta,
Che conciófia cofa che ciafcuna lingua abbia noca
boli, prouerbij , & modi diparlare , la proprietá
de qualinon bene,ne interamentefipoflanelle tra
duzzioni offeruare:per tanto è neceffario, che ab¬
bia luogo lafentenzia di Mercurio in quefto libro
fcritta : che bifogna che lo uditore intenda, ac
cordifi con colui che dice . Et che egli abbiapiu a
cuto l'udire , che non è la uoce di colui che parla
Impero che effendo ilparlare di cofe eminenti,
non comuni , come queste di Mercurio , lequali
moftra effere a lui da Dio reuelate ; non è cosi a
ognuno intelligibile ,fanza qualchefottileſpecula
Zione . Si che i Dio creatore del tutto , effendo in
tera honitá, &pura &ſemplice uerità : 40 ~
lendo dare dife, o de lefuefecrete cofe notizia alli
huomini, o e' bifogna che egli condefcenda allafa
cultáumana , o ueramente che egli follieu l'huo
mo dala comune natura de gli altri,agrado tale,
che nepoffa effere capace Et che i Dioperfuá be
nignita grazia condefcenda,non bifogna affe
gnarne ragione;Peró che tutte le cofe crate,lo mai
feftano . Et che lo huomofiafolleuato a maggior
grado, è ancora notifs.per li effempli delli Profets
Apoftolidella noftrafacrareligione. Ma qua
do l'huomo dopo tale ecceffo dimente fi riduce ala
comune natura degli altri huomini;perchefempre
in talgrado nonpuòftare ; uuole a quelli mani
feftare quellochegli èftatoreuelato ; non truoua
ne ilparlare nela fcrittura atta apotere dimostra
re il concetto, che di quella hafatto. Il quale ancora
perla infirmitádella noftra natura è defettiuo,per
che i Dio è piu atto a dare;che noi a riceuere ; et di
molto eccede ogninoftra poffanza . Onde accade
chetraducendo d'unalingua ne l'altra,l'opere che
di talimaterie trattano,pare chefempre diuentino
meno intelligibili.Neperó dubito 10 per questo, co
nofcendo la noftra discrezione,ingegno,& prude
Ria nelle cofe chefi deonofare,moite li altri auan
Zare;che in questo ancora,non auanzi,
fiche mol
to più intenderete,che ilparlare non efprime.Etfe
leggendola uoi trouerrete in effa alcuna cofa , che
i diapiacere, o confolazione all'anima,laudatenes
Dio; che nonfaráfanza frutto.Et
1.47 lepure trouafs
cofa alcuna, che cofi acconciamente,o ben detta no
uiparefsiftimerete proceda da'lfopradetto difetto
ilqualefeguita,o da imperfezzione d'arte,o dina
tura.Non oftante,che auendo io letta, & più uolte
trafcorfa,queſta opera di Mercurio,benche egli
fuf
Je de'lpopologentile , mi pare che nelfuofcriuere,
fi manifeftimolto dela magnificenzia di Dio ; il
quale è largo donatore difua grazia, a chiunque è
atto ariceuerla-Laquale attitudine ancora uiene
da lui ; quando noi ci rendiamo difpofti , fecondo
lanoftraprimafacultá, apotere confeguitarla.Del
la qualcofa eziandio bifogna pregarlo , pero che e
gliè autore deltutto ; &faluatore di qualunque al
lafua uoluntàfi conforma. Etper tanto io giudico
effere affai di noftra edificazione,leggendo questa
opera ogni altra, che di Dioparlapietofamente
fedelmente, a buono et dirittofine interpretar
la,Et che doue manca la umana ragione,
fupplica
la pietofa fede.Maperche quefto modo di dire , ri
chiede breuitá,& ancora nelfeguente argumento
chiaramentefi manifefta , tutto quello che alla in
troduzzione di tale operafi richiede ; porrófine;
pregando i Dio che donigrazia alla mente di chi
hàtradotto , di chi leggerá;che di tale opera ač
quiftibuonfrutto . Viuetefelice

TESTIMONANZA DI RA
ZIEL SOPRA MERCVRIO
TRIMEGISTO .

RIMEGISTO , Lucidifsima ftella


di Poteftá , di Sapienzia , & di Sa
cerdozio appreffo a gli Egyzzii ,
che difsipô & fcaccio le nebbie delle loro
Erefie ; Ebbe in fe la Imagine del Padre , lo
Abiffo della Sapienzia del Figliuolo , & il
dono dello Spirito della Profezia . Per lui ,
´cosí ammaeftiô il Signore gli Egizzii , co
me per Mosé & Aaron gli Ebrei . Egli fa
teſtimonanza del PAD RE , teftimonanza
del FIGLIVOLO , & teftimonanza de lo
SPIRITO SANTO . Viffe pia &religio
-
famente : & piifsima & religiofifsimamen
te mori , Et unito al P ADRE , Abiſſo
della Pietá , & della Mifericordia ;
felicifsimamente vede & con
templa , la Vnitá nella
Trinitade , & nella
Vnitade la
Trinitá.
గోర
ARGVMENTO DI MARSI
LIO FICINI FIORENTINO , SO
pra il Pimandro di Mercurio
Trimegifto , a cosIMode'
Medici , Padre del
la Patria.
3

EL tempo che J fiorio Athalante 1


NAstrologo, fratello del Fifico Prometes, ‫ ر‬theant
uolo da lato di madre , del primo Mercurio : di cuifu ni
pore Mercurio Trimegifto. Et queftofcriue di lui l'Au
relio Augustino ; Benche Cicerone & Lattanzio, uo
glino effere ftatiper ordine cinq; Mercury; il quinto ef
fer ftato quello , il quale fù nominato da gli Eggizzy
Then, & dai Greci Trimegifto . Etdicono costui aue
re uccifo Argo; & efferestato prepofto a gli Egizzý
& auere dato loro leggi lettere; ordinato lefor
medelle lettere infigure d'animali . d'alberi ,' Quefti
fu in tantauenerazione degli huomini , che da loro fis
detto efferenel numero delli Dei ; & alla fua deità mol
ti templifurono edificati . Ilnomefuoproprio,per unare
uerenzia non eralecito al uulgo pronunziarlo Sanzagiu
fta cagione . Ilprimo mefe dell'anno appreffo a gli Egi
zy fu nominato dal fuo nome . Dalui fufatta una Cit
ta , che alprefente ancora è chiamata Hermopoli , cioè
Cittadi Mercurio . Trimegifto lo chiamorono ; cioè tre
woltemassimo ; perche fu massimo Filofofo , massimo
Sacerdote, & massimo Re . Imperò che appreffo gli E
gizzy era usanza (come Platonefcriue) del numero
de Filofofi eleggereli sacerdoti : li Re dela congrega
Rione de' Sacerdoti . Egli adunque , fi comeper fotti
gliezza & dottrina, aueua auanzato tutti li Filofofi ,
cofi dipoi ordinato Sacerdote, perfantimonia di uita,
per cultiuazione delle cofe diuine, auanzo tutti li Sacer
doti . Et finalmente acquistata la Regale Dignità , per
la adminiftrazione delle leggi , per le degne operefat
te ,feofcura lagloria de Repaffati ,fi che meritamente
fu nominato Tre uolte massimo . Questiprimo intrai Fi
lofofi,, da le cofe naturali matematiche, fi riduſſe a la
contemplazione dellediuine : primo fu , cheſapien
tifsimamente difputo de la maefta di DIO ; del ordine
de Demoni , de le mutazioni dell'anime. Fù adunque
chiamato , primo autore della Teologia; EtORFEO
Seguitandolo , ottenne lefecondeparti dell'antica Teolo
gia:Et dipoi AG LAO FEMOfu promosso a le co
fefacredaORFEO: & dopo AGLAOFE
MO fuccedette in Teologia PITTAGORA O
dopo luifeguito F I LOLAOPrecettore del noftro Di
wino PLATONE . Cosi adunq . infieme da ogni
parti , dafei Filofofi , con marauigliofo ordine ,fufor
mata la concordeuolefetta della anticaTeologia, piglian
doprincipio daMERCY RIO , in tutto compis
ta dal Diuino PLATON " E . Scriffe MERCY .
RIO molti libri , apparteneti alla cognizione delle cofe
Diuine , nelle quali , o immortale Dio , quanti fecreti.
mistery, & quanteftupende reuelazioni , fi manifefta
no? Etnonparlatanto , come Filofofo : mafpeffe uolte
come Profeta, & predice le cofefuture . Questipreuide
la ruinadella antica religione , Quefti l'originedella nuo
uafede: Questi lo aduento di CHRISTO : Quefti il
futurogiudizio: larefurrezzione degli huominila re

I
nouazione delfecolo , lagloria debeati , lepene depecca.
tori. Onde per quefto è accaduto , l'Aurelio Augufti
no auere dubitato , che egli molte cofe abbia detto, U per
laperizia delleftelle , oper reuelazione di Demoni : Ma
LATTANZIO no dubita de numerarlo intra le
Sibille Profeti .Et finalmete di molti libri di MER
CVRIO, due nefonofommi in Teologia: Vno è de
lavolontà diDio: L'altro de la Potefta , et Sapienzia
di Dio.Quellofichiama Afclepio , et quefto Piman
dro: Quello fece latino APV LEIO Platonico :
L'altro fino a quefti tempi , era restato appreſſo a' Greci :
Et nuouamente di Macedoniacondotto in Italia , per
diligenzia di L10NARDO
1 Macodonico , dotto
et buono Monaco , èperuenuto a noi. Et conciofia cofache
10, moffo da tuoi conforti, auefsi deliberato di uoltarlo,
di Grecalingua in Latina , hopensato efferegiusta cofa
OCOSIMO Felice tale operettafarla atuo nome,
Imperò che, a colui , dalle cui ricchezze aiutato et di li
brifatto copiofo , ho dato opera alli ftudy Greci , mifi
confa offerire leprimizie di quelli , Et non eralecito l'o
peradi tantofauio Filofofo , et pio Sacerdote , etpoten
te Re,farla a nome d'alcuno ,fe quelli ancora , a cuino
me ellafifa ,perfapienzia,pieta , etpotenzia , tuttigli
altri non auanzaffe. Ma acciò che noi uegnamo a l'opera
Scritta di Mercurio , il Titolo di questo libro , è Piman
dro.Imperoche diquattroperfone , che difputano in que
fto Dialogo leprime parti a Pimandro s'attribuiscono.
Egli compofe questo libro in lettere Eggizzie : et egli me
defimoperito dellagreca lingua , di quelle trasferendolo
comunico a Greci li mistery delli Egizzy . Il propofi
to di questa opera è difputare dela Potenzia, etsapien
zia diDio : & conciofia cofa che queste abbino due ope
razioni , delle quali la primafta nella natura di Dio ;
Lafecondafi distende a le cofe difuori : Quella prima,
concepe ilMondo primo eterno ; Et questa feconda
partorisce il Mondofecondo, et temporale . Et di ciafcu
na delledette operazioni , et dell'uno et dell'altro mondo
grauifsimamente difputa : che cofa fia la Potenzia di
Dio ; et che la Sapienzia , et con che ordine dentrofacci
noconcetto : et con che progreſſo difuori ilpartorischino.
Et oltre a questo , quelle cofe che fono prodotte , in che
modoftieno infieme : et in che abbino conuenienzia : etin
che abbino differenzia, finalmente in che modo ragguar
dino il loro autore. L'ordine di questo libro è , chefi di
Stingua in quindici capitoli : et che leprimeparti s'at -
tribuifchino a Pimandro , lefeconde tenga Trimegisto;
le terze Efculapio , et ilquarto luogoLazio . Eadun
que la intenzione di Mercurio , d'ammaestrare Eſcu
lapio et Tazio nelle cofe Diuine : ma nonpuò le Di
wine cofe infegnare , chi non le ha imparate.Ma noi non
pofsiamo con l'ingegno humano ritrouare le cofe , cheso
no fopra l'humana natura : bifognaci adunque il lu ·
me Diuino , accio che con la luce delSole , fguardia
mo effo Sole . Ma illume della Diuina mente , giamai
nonfi infonde nell'anima ;fe effefi come la Luna al Sole,
in tutto nonfiriuolta ala mente di Dio . Nefi riuolta
l'anima ala Mente , fe non quando effa ancora èfatta
Mente: Ma primanon èfatta Mente ,che ella abbia po
Stogiùgli inganni de fenfi: le nebbie dellafantaſia :
Et per quefta cagione il nostro MERCVRIO fifo
glia le caligini de fenfi , & dellafantasia ; & riducefi
nellefecreteparti della Mente : etfubito,Pimandro,cio è
la Mente diuina in lui influifce ; onde eßo contempla l'or
dine di tuttelecofe, che fono in D10 et cheda DIOpro
cedono . Et infine quelle cofe cheglifono , per Diuino
lume reuelate,agli altri huomini manifesta. Ques
Ato è adunque iltitolo del Libro:Quefto ilpropo 1
fito,et l'ordinefuo.Matu , uɑ CO S 1 MO
Felice , leggilofelicemente, et
uiui lungo tempo acciò
chelungo tempouiua
la Patria.

C
&

Aft
MERCVRIO TRIMEGI

fto, de la Poteftá & Sapien


zia di DIO .

Enfando io à la natura delle cofe ; &


PE folleuando gli occhi della mente, a le
cofe fupernejauedo gia addormetati i fenfi
del corpo;cofi come fuole accadere à quel
li, che per faturitá o per fatica,dal fonno fo
no aggrauati;Mi parue fubitovedere , vno
di fmifurata grandezza di corpo ; ilquale
chiamandomi per nome , in quefto modo
parlado,diffe. Mercurio, che é egli quel
lo,che tu defideri d'udire & di vedere ? &
che cofa ê quella che tu vuoi imparare ,&
intendere?Allora io gli difsi; Or' chi fe'tu?
Et egli diffe.Io fono Pimandro, Mentedel
la Diuina potézia; vedi pur tu quel che tu
vuoi; & ioper tutto ti faró prefente. Etio
difsi. Io defidero di fapere la natura delle
cofe ; & di conoſcere D10. A quefto egli
rifpofe.Coprendi me co la tua mete; & io,
in tutto cioè che defideri ,t'ammaeſtrerró.
& detto questo, mutó forma;& fubitamé
te mi reueló tutte le cofe. Imperó che io
yedeua cofa grandifsima & degnifsima a
A
12 PIMANDRO

vedere, cio é ogni cofa con veritá in luce,


tato fuaue & gioconda , che riguardadola
marauigliofamente mi dilettaua. Et poco
dappoi vna certa ombra ſpauenteuole tra
fcorreua di fotto, con torto rauuoglimen
to;& trapaffaua nella vmida natura,molto
comoffa,da ineffabile tumulto. Di quindi
vfcendo vn certo fummo, s'apriua in fuo
no,& del fuono vfciua vna voce ; la quale
io ftimaua voce del lume. Et di queſta vo
ce di lume,fi manifeftó il Verbo sáto; ilqua
le Verbo,fopraftate alla vmida natura,la ri
fcaldaua. Et de le vifcere della vmida na
ra,fubitamete fuori volado vno puro et lie
ue fuoco,andó ne gli alti luoghi.Et anco
ra lo lieue Aere,vbbidiente allo Spirito,pi
gliaua per forte la regione di mezzo intra
il Fuoco & l'acqua. Et la Terra &l'Acqua
in tal modo infieme mefcolate giaceuano ;
che la faccia della Terra , coperta dall'Ac
qua, in alcuno luogo no appariua. Quefte
due dipoi furono commoffe dal Verbo fpi
ritale; ilquale trafcorreua fopra effa,a'loro
orecchi intorno rifonando. Allora Piman
dro diffe.Intendi tu che importi queſta vi
fione ? Io difsi, Io la conoſceró. Adunque
diffe Pimadro. Io fono quel lume, Mente,
SERM. I. 3

Dio tuo , piu antico che la vmida natura,


che vfci de la ombra : ma il germine della
Mente,il Verbo lucente,figliuolo di Dio.
Et io a lui . Che vuoi tu adunque dire? Et
egli cosí.Penfa quello che in te vede & o
de, Il Verbo del Signore; & la mente Dio
Padre: imperó che infieme non fono diffe
renti , & la loro vnione ê vita. T R I. lo ti
rendo molte grazie. PIM. Ma tu in prima
penfa al lume; & conofcilo.TRI.Et poi che
quefte cofe furono dette, io pregai molto,
che egli riuoltaffe verfo me la fua forma.
laqual cofa conciófia ch'elli facefsi , Subi
tamente veggio nella mente mia la Luce è
fiftente,con potenzie innumerabili;Vn'or
namento fenza termine ; vn fuoco intor
niato di grandifsima poflanza:& fignoreg
giante in effa ftabilita. Io comprefi quefte
cofe per il parlare di Pimandro ; ilquale a
me, ancora per paura attonito, cofi parló.
Tu hai veduto nella mete la prima forma
fignoreggiante có infinito imperio:& cer
te altre cofe fimili mi diffe Pimädro.Ma
a lui. Gli elementi dalla natura onde vfci
rono? PI M.Da la volontà di DIO; laquale
auendo abbracciato il Verbo ; & ragguar
dando il bel műdo; al fuo efempio adornó
A 2
4 PIMANDRO

tutte l'altre cofe, de fuoi propii Elementi,


& femi vitali. Ma la Mente i D10 pienifsi
mo di fecúditá dell'uno & dell'altro feffo,
Vita, & Luce , co'l fuo Verbo partorí vn'al
tra Mente fattrice. Ilquale certamete DIO
di fuoco & máeftá di Spirito,fabbricó di
poifette Gouernatori;liquali con li cerchi
abbracciano il fenfibile mondo : & la loro

difpofitione fi chiama Fato. Dipoi il Ver


bo di Dio compofe degli elementi di DIO,
in giú cadenti, vno puro artificio di Natu
ra;& fú vnito alla Mente fattrice ; imperó
che egli era confuſtaziale. Et gli elementi
della natura,furono laſciati cadenti in giú
fenza ragione,acció che' fieno,ficome fola
materia. Certo la Mente fattrice , inſieme
co'l Verbo, contenendo i cerchi; & riuol
gendoli con veloce rapacitá ; rigiró a ſe
Ja fua macchina : & comandó quella vol
gerfi da'l principio fenza principio ; & al
fine fenza fine : imperó che' comincia fem
pre di quindi,doue' finifce. Certamente il
circuito di tutti quefti, ficome effa Mente
volle , formó de gli elementi inferiori, gli
animali irrazionali imperóche no conce
dette loro ragione. l'Aria produffe gli vc
celli,l'Acqua i pefci : & ancora furono di
SERM. I. S
ftinte infra loro l'Acqua , & la Terra, in
quello modo che alla Mente piacque. & la
Terra dappoi partorí gli animali che aue
ua dentro; cioé di quattro piê , Serpenti,
Fiere faluatiche pariméte & domeftiche.
Ma il Padre di tutti,che ê,Intelletto,Vita,
& Splendore,procreó l'huomo fimile a fe;
& d'effo fi rallegró come di fuo figliuolo.
Imperó che egli era bello, & portaua feco
laimmagine di fuo padre.Imperó che vera
cofa ê, che Dio certamente dilettatofi de
la fua propia forma, cócedette tutte le fue
opere, all'ufo vmano.Ma l'huomo cóciofia
che confideraffe la procreazione di tutte
le cofe nel fuo padre, effo ancora volle fab
bricare, onde cadde da la contemplazione
del Padre, a la fpera della generazione. Et
conciofia ch'egli aueffe in fe lapoffanza di
tutte le cofe,riuolfe l'animo a le operazio
ni de'fette Gouernatori;& quelli allegri de
la meditazione della vmana méte;feciono
di ciaſcuno loro propio ordine , partecipe
l'huomo.Ilquale dappoi che egli compreſe
la loro effenzia, & ragguardo la loro pro
pia natura,gia molto defideraua di trapaf
fare, & ricidere il circuito de' loro cerchi,
& cóprédere la poffanza del Gouernatore
A 3
6 PIMANDRO

prefidente al fuoco, & auendo auuto ogni


arbitrio & potenzia fopra li mortali ani
mali del mondo , & che fono fenza ragio
ne;vfcí,& fubito pafsó per l'armonia , pene
trando & ricidendo la virtú de' cerchi , &
fu gli manifefta la Natura che trafcorre di
fotto , a fimilitudine della bella forma di
DIO:laquale, conciofia che per natura, effo
la vedefsi effere adorna di marauigliofa

bellezza, & tutte l'operazioni de' fette Go


uernatori,&ancora auere la effigie di effo
DIO, per grande amore verfo quella for
rife; quafi come fe egli ragguardafle la for
ma della umana bellezza,nell'acqua, come
in ifpecchio , & vedefsi in terra , di quella !
qualche adombrazione. Elli oltre a quefto
ragguardando , quafi come nell'acqua , la ,
forma, che aueua in fe medefimo, afe fimi,
le, quella amó, & defideró d'accoftarfi con
effa.L'effetto fubitamente feguitó la Vo-:
lontá,& generó vna forma , che mancaua
di ragione.Et ancora la natura abbraccian
do quello,nelquale ella era tutta dall'amo
re portata , in tutto a quello s'appiccô &
mefcolofsi.Per laqual cagione l'huomo fo
Jo di tutti i terreni animali ê reputato di

doppia natura : certamente mortale per il


SER M. I. 7
corpo, & immortale per effo huomo fuftá
ziale.Imperóche egli é immortale,& ottie
ne l'arbitrio di tutti . Ma tutti gli altri vi
uenti,che fono mortali, fono fottoposti al
Fato. L'huomo adunque per l'armonia fu
fuperiore,ma caduto da l'armonia fu fatto
feruo. Coftui ripieno di fecúditá dell'uno
& dell'altro feffo da colui, che d'ambodue
i fefsi ê fonte &principio , et fattodefto,da
colui,che ê vigilante;ễ contenuto,& fotto
poſto alla fua dominazione . Doppo questo
io difsi , O Mente tu fe' de la mia ragione.
Allora diffe Pimãdro.Quefto é ilmisterio;
il quale è ſtato fino a queſto di, nafcoſto al
la vmana generazione.Certamete la Natu
ra mefcoladofi all'huomo, ha prodotto mi
racolo , che vince per admirazione tutti
gli altri miracoli. Imperó che, conciofia co
fa che elli fuffe giá ripieno dell'armonia di
quelli fette, da colui, ilquale poco auáti ti
narrai, cioe da'l Padre & dalo Spirito; efla
Natura no reftô , anzi partori fubito ſette
huomini, fecodo le nature de fette Gouer
natori, parimente poffenti & fubblimi a la
generazione del mafchio & della femmi
na.A quefto io difsi cofi.O Pimãdro.Io fo
nonuouaméte affezzionato d'ardéte defi
A 4
8. PIMANDRO
"
derio ; & defidero oltr'a queſto d'udire
quel'che refta, per laqual cofa io ti priego,:
che tu no mi lafci qui.Ma egli mi diffe. Ta
citaci;imperó che io nó hô fornito ancora,
il primo parlare. TRI. Ecco che giá io tac
CIO.PIM.La generazione di queſti ſetti (co
me io ho detto ) fu fatta in quefto modo..
Imperó che egli era la femmina, & l'acqua
poflentia congiugnerfi, preſe la maturitá
da'l Fuoco, & da'l Cielo lo fpirito, & la na
tura raccozzó i corpi ad informare la fpe
zie dell'huomo. Ma l'huomo da la vita &
da la luce, procedette in anima & in méte.
Certo da la vita riceuette l'anima, & da la
luce la méte.Cofi certaméte ftauano tutti
i membri del mondo fenfibile,infino al fi
ne del circuito de principii, & delle gene
razioni,Ma odi gia il refto del parlare , il
quale tu fommamente defideraui . Final
mente fornito il circuito , per volontà di
DIO, d'ogni cofa fu fciolto il nodo.Impe
ró che tutti gli animali dell'uno & dell'al
tro genere infieme co l'huomo, furono di
fcrolti .& da parte certo erano fatti , quelli
ch'erano mafchi,& fimileméte quelli ch'e
rano femmine.Allora fubito i DIO Co'lfuo
Verbo fanto cofi parló, dicendo , Germi
SERM. I. 9
nate crefcete & multiplicate, O tutti ger
mini & opère mie:& ancora voi, a'quali é:
conceduto parte di mente , riconofcetę la
voftra generazione ; & confiderate la vo
ftra natura immortale , & fappiate che lo
amore del corpo é cagione della morte; &
imparate diligentemete la natura di tutte
le cofe. Et detto quefto la prouidézia cópo
fe le miftioni per il Fato & per l'armonia,
& ordino le generazioni ; onde tutte le co.
fe fono,fecãdo il fuo propio genere,mul
tiplicate.Et finalmente colui,ilquale fi ri
conobbe, confeguí il bene, che é fopra l'ef
fenzia. Ma colui,ilquale era cópreſo dallo
errore dell'amore, quelli erraua nelle tene
bre,prouãdo per il sefo i mali della morte.
Allora io difsi.Deh perche peccano tanto
li ignoranti, che per tale cagione,fieno pri
uati de la immortalitá? PIM. O Mercurio,
che tu
e'pare che tu non
non abbi inteſo a fufficien
zia, quello che tu ai vdito.TRI.Et fe io nó
mi fono vantato di intenderlo;no dimeno.
pure lo intendo,& ricordomene. PIM. Io.
mi rallegro,ſe tu tieni a mente quello,che
ê detto. TRI . O Pimandro,io ti priego che
tu mi rifpõda,perche cagione fieno degni
di morte quelli, che giaciono nella morte.
IO PIMANDRO

PIM.Impero che la trifta ombra ê precedu→


ta al propio corpo ; laquale vící de la vmi-:
da natura ; per laquale il corpo é pofto nel
mondo fenfibile, & di queſto finalmente,
n'ê vſcita la morte. Or dimmiMercurio,fe
tu intendi ben queſte cofe?& dimmi anco
ra,fe tu fai perche cagione, colui , ilquale
riconofce fe medefimo,diuenta DIO, fi co
1
me diffe il Verbo di DIO? TRI. Imperó che
il Padre di tutti,del quale é nato l'huomo;
confifte di vita & di luce. PIM. Rettamente

parli; perche DIO é Vita & Luce, & Padre;


de'l quale é nato l'huomo. Se adunque tu
comprenderai te medefimo effere compo
fto di vita, & di luce;ancora trafcenderai a
la vita,& a la luce . Quefto mi diffe Piman)
dro, & io a lui . O Mente io ti priego , che
ancora mi dica,in che modo io poffa falire
a la vita.PIM . Effo DIO Mente comádó che

l'huomo partecipe della mente , fe medefi


mo riconofceffe. TRI.Non pofsied'egli a
dunque ciaſcuno de gli huomini la mete?
PIM. Rettamente, parli,ó Mercurio;impe
ró che io Méte fono prefente a quelli, che
fono buoni,pietofi ,puri ,religiofi,& fanti,
& la mia prefenzia cöferiſce loro aiuto, in
tanto, che fubito conofcono tutte le cofe;
SERM. I. II

onde fi rendono benigno & propizioil Pa


dre DIO ; per laqual cofa benedicendo gli
rendono grazie collaudandolo con folen
nitá di Himmi . Certamente essi concedo
no il corpo alla fua morte,& anno in faſti
dio le difonefte lufinghe de' fenfi;a cio che
quafi chiaraméte dimoftrino, quato fieno
mortiferi gl'ingani loro.Ma io efla Mente
ancora viando l'ufizio di guardiano delle
porti,nolafcio cofeguitare il fuo fine alle
infidie del corpo , imperó che continoua
mente io chiudo l'entrate , onde fogliono
entrare le diſoneſte lusinghe,& ammorzo
& fpengo tutti gli incétiui della libidine.
Et per contra , io abito molto di lungi da

li ftolti, cattiui, pigri, inuidiofi, iniqui, o


micidi ,& impii, lafciandogli nell'arbitrio
del Demone védicatore:ilquale cómouen
do la forza del fuoco, affligge i loro fenfi,
& maggiormente arma l'huomo a comet
tere cofe fcelerate , a cio che fatto malua
gio per piu difonefta colpa , fia degno di
piu acerbo fupplizio,& infiamalo ſenza al
cuna intermifsione,a le infaziabili concu
pifcienzie , & con effo combatte nelle te
nebre,& efaminail peccatore,& cocita &
accrefce con marauigliofo modo l'impeto
12 PIMANDRO

del fuoco nel fuo tormento. TRI. Tu m'ai,


o Mente,ogni cofa come io domãdaua di
ligentemente difpofto : ma ancora rifpódi
a quefto.Che debbe egli effere dopo l'afcé
fione? Allora Pimandro diffe. Certo prin
cipalmete nella refoluzione di quefto ma
teriale corpo; il corpo in alterazione fi ri
folue:& quella forma, che innanzi aueui,
finafconde nel tempo a venire. L'oziofo
abito de' coſtumi, ê conceduto & lafciato
1
al Demonio. I fenfi del corpo , fatti parte,
dell'anima;ritornano nelle for fonti per ri
fucitare quando che fia,vna altra volta ne'
loro atti. Le virtú, irafcibile & concupifci
bile , ne vanno in natura che manca di ra
gione. Il refto adunque dell'animo per l'ar
monia ricorre a le parti difopra , & quiui
rende l'ufizio alla prima zona di crefcere
& di fcemare. Alla feconda ,l'ordinazione
de' mali,& l'oziofo inganno. Alla terza lo
oziofo inganno della cócupifcienzia.Alla
quarta,laimperiale & infaziabile ambizio
ne.Alla quinta, la maladetta arroganza; &
la temeritá della audacia. Alla fefta,le for
tune delle ricchezze pefsime,& ancora o
ziofe.Alla fettima zona,la inneftatabugia.
Allora l'animo certamente fpogliato dei
SER M. I. 13

mouimenti dell'armonia , falendo ritorna


a la ottaua natura;auendo lapropia poffan
za, & infieme con quelli , che quiui fono,
loda il Padre DIO ,& efsi ancora fi conferi
ſcono nel numero delle Poteftati ; & fatti
Poteftati fruiſcono DIO.Et quefto é il fom
mo bene di coloro , a'quali tocca la forte
del riconoſcerfi , cioé diuentare DIO. Ma
che s'appartiene egli a te oltre a quefto? ſe
non che auédo tu comprefo tutte le cofe,
voglia di coloro diuentare Duca & guida;
i quali fieno degni,del tuo gouerno;acció
che l'umana generazione , per il tuo do
no,confegua la Diuina falute. Cotali cofe
& fimili diffe Pimádro, & riduffefi nel nu
mero delle Poteftati. Ma io rendendo gra
zie,& benedicendo a DIO Padre di tutti,
mi leuai fú , gia fortificato da lui ; & am
maeftrato di tutto l'ordine della natura:
auendo ancora auuto contéplazione di fi
chiara vifione. Cominciai giá per queſto
ad annúziare alli huomini,la bellezza della
pietá, & della fcienzia, cofi dicendo.O po
poli, o huomini terreni, che vi fiete in tut
to dati alla ebrietá, & al fonno, & alla igno
ranzia, Viuete fobriamente, afteneteui da
la diffoluzione del ventre,voi che fiate oc

1
·14 · PIMANDRO

cupati dallo irrazionale fonno. Ma quelli


efaudiéti fi conuénono meco d'un'animo:
a'quali ancora cofi aggiunfi. Ohuomini
terreni , perche cadete voi precipitando
nella morte; conciófia che' non ui manchi
la facultá di cófeguire la immortalita? Ri
uocate ora mai voi medefimi, i quali u'af
faticate nella miferia, inuilluppati nelle te
nebre dell'ignoranzia:Partiteui da lo ofcu
rolume;feguitate la immortalitá; fuggite
la corruzzione. Ma parte di lorofaccedofe •
ne beffe,da me fi partiuano precipitati nel
cammino della morte, & parte inchinati a
miei piedi mi pregauano, che iogli ammae
ftrafsi. Solleuandoli io adunque fui fatto
Duca della humana generazione, & a colo
ro certamente dimoftrai la ragione, del có
feguitare la falute,& infondeua nelli loro
orecchi , i fermoni della fapienzia. Per la
qual cofa aduene, che loro fi folleuarono,
&vfcironofuori de le tepefte delle crudeli
acque.Finalmete appreſsãdofi il vefpro, et
calando il Sole có li fuoi razzi in occidéte;
Io comãdaua loro,che rendeſsino graziea
DIO , Laqual cofa poi che fatto ebbono,
ciafcuno nel fuo propio letto fi pofaua.Ma
io fcrifsi nelle fecrete parti dell'animo il be
SER M. I. 15
nifizio di Pimandro, & auédo acquiſtato
da lui quello, che io domandato gli aueua;
in gaudio mi ripofai. Imperó che il fonno
del corpo, era ftato fobrietá dell'animo, &
l'aggrauamento delli occhi, vero ragguar
damento, & il mio filenzio,fecondo adem
pimento di bonitá , la manifeſtazione del
fermone , proceffo di tutti i beni. Queſte
cofe m'accaddono attignedo da lamente,
cio é da Pimandro Verbo della Diuina po
tenzia. Onde che io confortato da'l Diui
no Spirito,fui fatto chiaro de laveritá. Per
laqual cofa co tutte le forze dell'animo io
redo grazie a DIO, dicédo.Santo DIO Padre
di tutti.Santo DIO , la cui volontà ê adem
piuta dalle propie potenzie.Santo D10, il
quale a fuoi amici fi manifefta.Santo ſe'tu
che col Verbo tutte le cofe facefti. Santo

fe'tu,la cui immagine è ogni natura.Santo


fe'tu,ilquale giamai nó fufti formato dalla
Natura.Santo fe' piu potete, che ogni pof
fanza.Santo fe',piu grande d'ogni eccellen
zia.Santo fe',più buono che ogni laude.Ri
ceui i fanti facrificii delle parole , lequali
procedono da l'animo, & da'l cuore tutto
a te dato . Tu che fe' ineffabile , & da effer
folo predicato nel filenzio da colui,che ha
16 PIMANDRO

fchifati gl'inganni, cótrarii alla vera cogni


zione, Efaudifcimi, & fortificami,et fa'par
tecipi di quefta grazia coloro,iquali igno
ranteméte viuono: & che fono certaméte
percognazione ame' fratelli, & a te' figli
uoli.Imperóche io ti prefto fede, & rendo
di te teftimonãza. Io mi folleuo nella vita
& nel lume.Tu fe Padre degno di venera
zione. Ma il tuo huomo infieme con teco
defidera fruire la Santitá: conciòfia che tu

gli abbia conceduto l'arbitrio, & la poffan


za di tutte le cofe.

SERMONE VNIVERSALE DI
MERCVRIO AD ESCVLAPIO II.

IO: & effa Diuinitá ; io non dico


D ora quello che è generato ;ma quel
lo che non êgenerato. Se adunque egli
ê cofa diuina , egli ê effenzia : & fe egli
ê DIO,êancora fopra l'effenzia. Ma quefto
ê intelligibile a quefto modo . Imperó che
il primo DIO nó éintelligibile a fe:ma a noi
Perche certo quello, che ê intelligibile; ca
de nello intelligente per il fenfo. Adúque
DIO non é intelligibile a fe, imperó che nő
êalcuna altra cofa fuori di effo intelligéte,
& che
SER M. 1 II. 17
& che da fe medefimo fi intende , no dime
no egli è alcuna cofa differente da noi , &
per quefto egli ê intefo da noi. Et fe il luo
go é intelligibile, non i Dio, ma fi il luogo
& fe come DIO , certamente non come
luogo,ma fi come atto diuifiuo. Ma tutto
quello che fi muoue ; non in cofa che fi
muoua,ma in coſa ſtabile fi muoue. Et co
sí quello che muoue ancora ftâ fermo, im
peró che egli é impofsibile effere mofo in
fieme con effo.ESC. In che modo adunque
o Trimegifto, fi mutano quelle cofe , che
fono nel mondo ; infieme con quelle che
muouono? Imperó che tu diceui , le fpere
erratiche, cioéi fette Pianeti , effer moffe
dalla ottaua fpera. TRI . O Efculapio, que
fto non é mouimento; ma reſiſtenzia. Im
peró che non vanno a vno medefimo mo
do;ma in cótrario,Ma l'oppofizione, con
tiene la ftabile reuerberazione del moui
mento. Imperó che il ripercotimeto dello
ftare ê cómouimento . Et per tanto le fpe
re erratiche,per cótrario della ottaua ſpe
ra infieme l'una ſotto l'altra difcorrendo,
con oppofizione contraria da quella che
ftâ ferma,fono moffe circa cosí fatta oppo
fizione. Laqual cofa certo non puo effere
B

1
18 PIM ANDRO

altrimenti. Imperó che le Stelle che fono


intorno alla tramotana , lequali tu fai, che
mai non fileuano,ne vanno fotto, rigiran
dofi fempre intorno a quel medefimo.Or
dirai tu che fi muouino , o ftiano ferme?
ESC. O Trimegifto, io diró effere mofſe.
TRI. O Efculapio , & di che mouimento?
ESC. Di mouimento, che in fempiterno fi
gira intorno a quel medefimo.TR 1. Ma
quello medefimo rigiraméto, et mouimen
to circa a quel medefimo, ê contenuto dal
lo ftare. Imperó che effo intorno a quel
medefimo, prohibifce quello , che é fopra
effo, ma quello che é impedito fopra effo,
fi ferma circa quello medefimo. Et cosí il
cótrario mouiméto é fermo , da effa oppo
fizione perpetualmente ftabilito. Io te ne
porró l'efempio dauati a gli occhi, di que
gli che qua giú viuono in terra . fi come
quãdo vno huomo nuota nell'acqua mol
to corrente. Il ripercuotere delli mani in
fieme & de' piedi,fa ſtare l'huomo, che no
yâ forte oltre infieme con l'acqua , & che
in effa non fi tuffa. ESC. O Trimegifto , tu
ai meſſo innanzi vno manifefto eſempio.
TRI. Adunque tutto cio che fi muoue;da
cofa che ftâ, & in coſa ſtabile, ê moſſo . Et
SERM. II. 19
cosí il mouiméto d'ogni animale, che con
fifte di materia ,no é fatto da quelli, che fo
no fuori del módo, ma da quelli che fono
dentro a le cofe di fuori , ó vero da l'ani
ma,ó veramente da lo fpirito, ó da alcuna
altra cofa incorporale. Imperó che il cor
po non muoue il corpo animato,ne anco
ra muoue infieme tutto il corpo , benche
fia inanimato. ESC. Perche ragione, o Tri
megiſto , di tu quefto ? TRI. I1 Legni, & le
pietre,& tutte l'altre cofe, che hanno ani
ma, quale ella fi fia, o Efculapio, non fono
moffe da' corpi Imperó che quello,ilquale
muoue détro nel corpo effo animato, cer
tamente quello non ê corpo; da'lquale l'u
no & l'altro è moffo, cioé il corpo di quel
lo che porta,& di quello che è portato.Et
per quefto ancora, colui che dorme, ê ani
mato principalmente per quefta ragione;
perche effo muoue. Or' non vedi tu adun
que l'anima effere molto aggrauata, quan
do fola foftiene due corpi? Or non é egli
ancora manifeſto , cio che fi muoue , effer
moffo in alcuna cofa, & da alcuna coſa ſta
bile ? ESC. Quelle cofe che fi muouino , ê
neceffario effere moffe certamete in quel
lo che ftâ fermo. TRI. Rettamente parli o
B 2
20 PIMANDRO

Efculapio.Imperó che nell'ordine delle co


fe,non é alcuna cofa vacua : ma folamente
quello che no é, & che é priuato d'efiften
zia ; puó effere chiamato vacuo. Imperó
che non fi puó trouare cofa alcuna, che fia
efiftente; che fia vacua.ESC.Or' non ſi truo
ua egli, o Trimegifto, ancora alcune cofe
vaene ? Si come il vafo voto , il pozzo ua
cuo , & ancora affai piu cofe fimili? TRI.
O Efculapio,deh or quanto ti diparti da'l
vero,che quelle cofe che maggiorméte , &
molto più che l'altre fono piene ; tu penfi
che fieno vote. ESC. O Trimegifto , &
quefto in che modo ? TRI. Certamente
l'Aere é corpo; & quefto corpo trapaffa
per tutti gli altri : & difcorrendo tutti gli
riempie. Imperó che tale corpo non é co
pofto di corpi. Per laqual cofa aduiene,
che tutte quelle cofe, che tu chiami vote;
fono piene d'aria. Et per tanto quefte co
fe ,piutofto concaue, che vacue,debbono
effere chiamate. Imperó che & hanno eſi
ftenzia , & fono piene d'aere & di fpirito.
ESC. O Trimegifto , queſta ragione nó hâ
oppofizione , ne dubbio alcuno. L'aere é
e
corpo ; tale corpo trafcorr per tutti gli al
ndo i
f
tri , & con efsi mefcola gli riempie.
SER M. II. 212

Mache diremo noi che fia illuogo , nel


quale ogni cofa fi muoue? TRI. Diremo,
o Efculapio,che e' fia incorporeo. ESC.Ma
che cofa é incorporeo? TRI. Mente & ra
gione,che fe medefima contiene:libera da
ogni grauezza di corpo,fenza errore, che
no puó partire,ne effer tocca: che ftá per fe
medefima, et che purga et cóferua ogni co
fa:li cui razzi fono il Bene, & la Verità,&

il Lume principale, & la prima forma del


le anime. ES C. DIO che cofa é? TRI. DIO
é vna cofa,che non é alcuna di quefte. Ma
egli é ben cagione , che tutte quefte cofe
fiano. Certamente a tutti ; & à ciafcuno
prefente ; ilquale no permette alcuna cofa
non effere. Ma tutte le cofe,delle cofe che
fono,fono procreate , ma de'l nulla , nulla
in effere procede. Imperó che quelle cofe,
che nó fono, non hano alcuna natura; per
laquale pofsino effere fatte , ma piu tofto
natura di non poter' effer fatte, & per con
tra quelle cofe che fono,certo non hanno
natura; per laquale qualche volta non fie
no. Esc . Che di tu adunque del non effere
qualche volta? TRI.Certo DIO non é Men
tema egli è ben cagione, che la Mente fia.
Nó é Spirito,ma egli é cagione,perlaquale
B 3
12 PIM ANDRO

élo Spirito. Et non é Lume : ma egli é ca


gione , per laquale il Lume ha efiftenzią.
Onde egli é oportuno onorare DIO con
quefti due foprannomi : iquali fapparten
gono a lui folo , & del tutto a nefluno de
glialtri fono conuenienti . Imperó che di
quelli, iquali oltre a lui fono chiamati Dii,
oAngeli , ó huomini, non ne puó effere al
cuno tanto buono , quanto l'unico DI O.
Imperó che egli é effo Bene, & non é altro
che Bene. Tutte l'altre cofe,fono feparate
da effa natura del Bene. Certamete il cor
po, & l'anima,nó hanno luogo alcuno,nel
quale fieno capaci del Bene . Imperó che
tanta é ampla la bontá ; quanto l'efiftenzia
di tutte le cofe cosí corporali come incor
porali, fenfibili , & intelligibili ; & quefto
il Bene, & quefto é DIO. Abbi adunque
riguardo, che mai tu no dica, alcuna altra
cofa buona : imperó che e'farebbe errore
abomineuole . Ét ancora non dirai , DIO
effere altro , fe non folo Bene , perche di
certo incorrereſti nella medefima impietá:
Adúque da tutti col parlare é pronúciato
il Bene;Nondimeno quello, che'e' fi fia,nó
é da ognuno intefo, & per tanto Dio non
é da tutti conosciuto.Egli é ben vero, che
SER M II. 23
per ignoranzia , fono nominati buoni al
cuni Dii, & ancora alcuni huomini: non di
meno gia mai nó poffono effere, ne anco
ra effere fatti,buoni. Adunque,tutti gli al
tri immortali Dii , fono onorati del nome
di Dro. Ma DIO é effo Bene, non fecondo
l'onoranza, ma per fua propia natura. Im
peró che vna é la natura di DIO; cio é effo
Bene. Certamente e' viene a effere vno in
tutti e due i nomi , onde tutte le genera
2
zioni deriuano. Imperó che il Bene ogni
cofa ci porge , & nulla piglia , Do tutte le
cofe ci dona, & nulla riceue. Adunq; DIO
é il Bene & il Bene é Dio . L'altro fo
pranome diDio é Padre, per cagione che
egli genera tutte le cofe. Imperó che l'ufi
zio del Padre é il generare. Per laqual co
falo ftudio del procreare in vita i figliuo
li, é giudicato da' faui , nobile & pietofo
Ma la maggiore miferia & impietá di tut
te, accade a colui , ilquale di vita fi parte,
fanza figliuoli , per laqual cagione riceue
pena,da i Demoni dopo la morte. Et final
mente il fuo tormento é in quefto modo,
che la fterile anima ne vadi per giudizio
in certo corpo, nelquale non fia natura di
mafchio ne di femmina , ilquale é eleuato
B 4

1
24 PIMANDRO

& congiunto dal Sole. Aduque, o Efcula


pio, non auere alcuna copagnia con huo
mo;che no abbia generato alcuni figliuo
li. Nódimeno abbia copafsione alla fua in
felicitá , fappiendo, che pena gli ê riferua
ta doppo la morte.Tutte queste cofe adun
que,& tali ,o Efculapio, dette ti fieno ; da
de quali fi rifumme certa cognizione di
tutte le cofe della Natura..

·
SERMONE SACRO DI
MERCVRIO. 111.

IOgloria di tutti , diuino , natura


D diuina . Dio principio di tutte le
cofe : Dio , Mente , Natura, Atto , Mate
ria , Sapienzia , a dimoſtrazione di tutti;
Principio , Diuinitá , Natura , & Atto,
Necefsitá , Fine , & Rinouazione . Im
peró che egli era l'ombra infinita nell'abif
fo; & ancora l'acqua ; & ilfottile Spirito
intellettuale, per diuina potenzia erano in
Caos. Ma lo fplédore fanto fiorio, ilquale
di fotto la rena, cauó fuori de la vmida na
tura gli elementi, & tutti gli Dii amauano
la feminale natura.Et conció fia che tutte

le cofe, in prima nó fuſsino diſtinte,ne or

1
SERM. II. 25

dinate , dipoi le cofe lieui , falirono ne la


eccelfa regione, & le graui fi rimafono fot
to l'umida rena.Imperó che diftinte & ag
guagliate le cofe erano condotte & guida
te dallo Spirito di Fuoco . Il cielo rifplen→
dette in fette cerchi.Li Dii fivedeuano nel
le forme de' Pianeti, con i lor fegni . Et le
Stelle furono annouerate fecondo il nu
mero di quelli dii, che in quelle habitano.
Il circuito piú amplo , guidato dal diuino
Spirito, s'accordó col cerchio aereo. Cia
fcuno delli Dii, per intrinfica virtú, adem
pié l'opera a lui affegnata . Nacquono as
dunque i viuenti, di quattro pie,& ferpen
ti, & ancora i pefci , & li vecelli. Ogni
menza ancora per li femi crefcendo grami
gnia , erba , & germini di fiori , riteneua
no dentro da loro la femenza per la rege
nerazione le generazioni delli huomini,
per cognizione delle opere diuine, & per
teſtimonanza della natura , & per figno
reggiare a tutte le cofe , che fono fotto il
Cielo ; per confiderazione de'beni;per ac
crefcimento della generazione , & per la
multiplicazione del numero . Et ogni ani
ma velata dal corpo carnale , per ragguar
dare difopra , il diſcorſo de' celeſtiali Dii;
AN
26 PIM DRO

per fare progreffo nelle opere di Dio , &


della Natura;per dare fegni di bene, & per
cognizione della diuina poffanza. Et ben
che fia certa parte non chiara da dare giu
dizio de' beni & de' mali, & per trouare il
vario artifizio de' beni. Non dimeno in

quelli.comincia il viuere , & l'acquiſtare


fapienzia , per participazione, & per forte
del corfo delli Dii , che intorno fi girano.
*
& oltre a queſto , per rifoluerfi in quello,
nel quale resteranno in terra, ampli ricor
damenti & dottrine,de gli artificii abban
donati ne' nomi de' tempi ; per la corruz→
zione &generazione della animata carne,
Ma corrotte le femenze de' frutti, & l'ope
;
re,fatte per natura & per arte , finalmente
le cofe vecchie,ringiouenirano per necef
fitá,& renouazione de gli Dii, & per il cor
fo del cerchio della numerofa natura. Im
pero che,diuina cofa é, cio é effa con
cordanza di tutto il mondo, ri 3
fiorendo di nuouo la Na

tura. Impero che an


£ cora la Natura
é ftata in 1
fieme in effa Diuinitá.

7
SER M.AMIII. 27
MERCVRIO A TAZIO DE
4
LA TAZZA , O VERO VNITA,
SERMONE IIII.

L fommo fattore , non con le mani, ma


col verbo fece l'uniuerfo Mondo . ma

penfalo cosí come fempre prefente , ogni


cofa operante , D I o vnico ; ordinante
con fua volontá , tutte le cofe.Imperó che
il corpofuo é quefto. Non tangibile : non
vifibile , non mifurato , non diftante , ne
fimile ad alcuna altra cofa . Imperó che
non é Fuoco, ne Acqua, ne Aere, ne Ven
to. Vero é, che da effo tutte quefte depen
dono. Ma egli é in tale modo buono, che
folo a lui tale nome é conueniente. Effo
ancora volle adornare la Terra , d'un cer
to ornamento del corpo Diuino.Mandó a
dunque qua giú l'huomo di animante im
mortale,mortale animale.Et il Modo cer
tamête fu ripieno,de gli animali, del mon
do viuente per intelletto & ragione. Im
peró che l'huomo fu fatto contemplatore
dell'opera diuina , della qual cofa maraui
gliandosi conobbe il fuo autore . Certa

: mente DIO,o figliuolo mio Tazio,fe parte


cipi ciafcuno delli huomini , del parlare,
28 PIMANDRO

ma non della mente, non per cagione d'in


uidia : imperó che chi fono quelli a' quali
effo abbia inuidia? certo da lui non viene
inuidia. La inuidia abita qua giú baffo,
có l'anime de gli huomini, che non hanno
mente. TAZ. Öpadre , perche non hâ DIO
comunicata la mente a tutti ? TRI. Perche

egli ha voluto, ò figliuolo mio , proporla


come premio dell'anime . TAZ. Or' doue
l'ha egli pofta ? TRI, Conció fia che egli
auefsi piena queſta ampia Tazza, e' madó
vn banditore, comandando che e' douefsi

quefte tali cofe annúziare, a l'anime de gli


huomini. Tuffi fe medefima in quefta taz
za qualúque puô, cio é quella, laquale cre
de, che la tazza , debba riducere l'anima a
colui,che la mandó, & quella, laquale co
nofce il fine,a'lquale ella eftata fatta. Tutti
quelli adunque,iquali vbbidirono al ban
do;& tufforonfi nella mente , furono fat
ti partecipi della cognizione, & riceuédo
la mente , diuentarono huomini perfetti.
Ma coloro i quali fpregiarono il bando,fu
rono certamente lafciati partecipi del par
lare;ma fenza parte di mente,non fappien
do a che fine , o perche cagione , o da cui
efsi fono stati generati. Oltra a queſto , i
SER M. III . 29

fenfi loro fono fimili a quelli dell'animale


irrazionale , & inuiluppati dall'ira, & dal
la cupidità non bene confiderano , le cofe
degne d'effere confiderate . Imperó che
mancipati dalle libidini del corpo, riputa
no l'huomo effere nato , folo per cagione
di quelle. Ma tutti quelli , o figliuol mio
che per dono di Dio,furono foftentati; fe
condo la comparazione dell'opere , fendo
mortali ; immortali fono tenuti , auendo
compreſo con la loro intelligenzia , tutte
le cofe che fono in terra, & in mare, & ol

tre a queſto ſe alcuna altra cofa é fopra il


Cielo , & in tanto fe medefimi folleuano,
che ancora veggiono effo Bene. Ilquale
certo quãdo il riguardano,riputano que
fta vita,laquale noi vfiamo,vna certa mife
ria, veramete diſpregiando ogni cofa, cosí
corporale come ancora incorporale ; ad
vno folo fi trasferiscono, Queſta o Tazio,
éla fcienzia della Mente, cio é la contem
plazione delle cofe diuine, & la intelligen
zia di Dio efiftente la diuina Tazza. TA Z.
Certamente, o padre , io defidero d'effere
!
lauato de la fanta acqua di queſta Tazza.
TRI . Se prima, o figliuolo , tu non arai in
edio il tuo corpo , tu non potrai amare te
3༠ PIMANDRO ?

medefimo , ma come prima te medefimo


amerai ,fubito confequiterai la Mente, la
quale finalmente acquiſtata , preftamente
acquifterai fcienzia. T A Z. In che modo , o
padre,di tu queſte cofe?r R I. O figliuolo,
impofsibile è a ftare intento all'uno & a
l'altro , cio é alle cofe mortali, & alle diui
ne.Imperó che conció fia che due coſe ſo
lo,nell'ordine di tutte le cofe, fi truouino,
cio é il corpo, & lo incorporeo, & che l'u
no fia detto mortale, & l'altro diuino , per
la elezzione dell'uno, perdiamo l'altro , &
quante volte fi lafcia la curadell'uno :tante
volte feguita l'operazione dell'altro . E a
dunq; la elezzione del meglio , bellifsima
a colui che elegge,non tanto per l'huomo
che elegge, quanto per DIO che gli el con
cede,non dimeno , egli dimoſtra a gli altri
la pietofa affezzione , che há verfo DIO,
Ma la elezzione del peggio, certamente fá
perdere effo huomo. Ma non pecca verfo
DIO,fe non folamente a quefto modo.Che
fi come le pompe paffano per li mezzi, cer
to fanza poffanza di alcuna operazione,
ma che impacciano tutti gli altri. Non al
triméti quefti, a fimilitudine delle pompe,
1
váno vagado , & errano per cagione delle
SER MIL 31

voluptá del corpo. Conció fia adunq; che


quefto cosí fia,o figliuol mio , l'operazioni
diuine debbono precedere, & dapoi l'hu
mane feguitare. Certamete DIO éfuori de
la colpa , da noi viene la cagione de' mali.
Imperó che noi poniamo, i mali auanti a'l
bene.Non vedi tu, o figliuol mio , quanti
corpi e' ci bifogna falédo paffare? & quáti
cori d'Angeli e'l circuito de' Pianeti? &
i loro cori? acció che noi andiamo a vno
folo. Imperó che egli é Bene infuperabile ;
fanza termine, infinito ; che in quanto a fe
non ha incominciaméto;ma ha bene prin
cipio in quanto a la vmana cognizione, &
non dimeno tale cognizione nó é fuo prin
cipio , ma egli dá bene a noi principio di
cognizione di fe fteffo. Abbracciamo a
dunque il principio , imperó che a quello
conoſciuto , tutte l'altre cofe preftifsima
mente difcorreremo. Ma egli è cofa ardua
& difficile,lafciare le cofe confuete & pre
fenti , & riuoltarfi a le fuperiori migliori.
Imperó che quelle cofe , che noi veggia
mo con gli occhi, ci delettano , & le cofe
nafcofte , generano diffidenzia. Certo le
cofe manifefte fono cattiue , & il Bene é
Occulto a coloro,che fifermano nelle cofe
R
AND
PIM
32
manifefte.Imperó che no ha alcuna ne for
ma,ne figura, & per queſta cagione egli ê
folamente a fe fimile, & a tutti gli altri dif
fimile. Imperó che lo incorporeo, no puó
apparire al corpo. & a quefto modo é la
differezia da'l fimile a'l difsimile: & la diffe
renzia del difsimile,a quello che é fimile, é
quello che viene dapoi. La vnitá ê princi
pio & radice & origine del tutto. Ma il
niente éfenza principio:& il principio da
niuno dipende fenon da fe medefimo.Ma
ilprincipio no é dal principio , ma d'altrui.
L'unitá adunque principio , cótiene ogni
numero,& da niuno é contenuta, genera
ogni numero , & da niuno numero é gene
rata.Certo quello che é generato, é imper
fetto che fi puó diuidere, crefcere, & fce
mare,& a quello che é perfetto,no accade
alcuna di queſte cofe. Certamente quello
che crefce,hâ accrefciméto per virtú della
vnitá , & per propio mancamento viene
meno , quádo piú no può riceuere l'unitá.
Quefta imagine di pro , ate, o Tazio,in
quanto fipuò fottoscritta ti fia, laquale ſe
tu diligentemente confidererai ; & cono
fcerala bene , con gli occhi interiori , cre
dimi figliuolo , che trouerrái la falita a'l
Cielo
SERM. IIII. 33*

Cielo;doue ancora effa imagine ti códuce


rà.Imperó che la vifione hâ vna certa pof
fanza; che coloro che fono accefi di defi
derio feruente di vedere, gli apprende : &
a fe gli tira;propio in quel modo, che fa la
Calamita il ferro .

MERCVRIO A TAZIO, CHE


IDIO E INSIEME ASCONDI
TO ET MANIFESTO ,
SERM . V.

TAZIO , io tratteró, oltre a quel


O lo che é detto,quefto parlare; acció
che non ti manchi il precipuo nome di
DIO : & che' ti fia noto , effère molto ma
nifefto ; quello che a molti pare occulto .
Imperó che,fe egli non fi manifefta in luo
go alcuno,certo e ' fará niente . Quello,
che fi palefa al noftro afpetto, ê generato:
ma quello, che fi nafconde , ê fempiterno.
Imperó che' non é neceffario; ch'egli appa
rifca : imperó che mai non manca d'effere.
Certo effo pone auanti a gli occhi , tutte
l'altre cofe;& effo ftâ fegreto:cio é, quello,
ilquale vfa la fempiterna vita , mentre che
chiaramente a luce conduce ogni cofa ;
nelliluoghi occulti fi nafconde : Nondi
с
34 PIMANDRO

meno elli dimoftra ciaſcuna cofa, alla fan


tafia.Imperó che la fantafia s'addopera fo
lo circa quelle cofe, che fono generate :nel
la quale è niente fuori de la generazione .
Ma l'unico & non generato , ê incompren
fibile alla fantafia ; ma conció fia che per
lui tutte le cofe fieno manifefte; ancora in
tutte, & per tutte le cofe rifplende . Et fpe
zialmente fi palefa ,a quelli ; a' quali egli hâ
voluto communicare la notizia di fe . Tu
aduncle, o figliuolo mio Tazio ,in prima,
con pietofi prieghi , priega il fignore Pa
dre vnico;& da cui é l'vno ; che tu fia de
gno della fua mifericordia . Et cosí, in tan
to finalmente potrai intendere DIO:Se pu
re folamente vno de fuoi razzi , benigna
mente illuminerá,la tua intelligenzia.Cer
tamente,folo lo nafcofo intendimento , ve
de le cofe nafcofe.Adunq ; fe tu lo riguar
derai ,con gli occhi della mente ; Credimi ,
o Tazio, che egli ti fi manifefterá . Certo
pio, fanza alcuna inuidia, per tutte le parti
del Mondo ,in ciaſcuno luogo , rifplende :
& in tanto fi manifefta , che non folaméte
intendere, ma ancora per vn modo di
part
lare ci ê quafi lecito , toccarlo con le mani.
Imperó che , da ogni parte a' noftri occhi
SERM. VA 39
fimette innanzi . & manifefta,& vedefi la
fua imagine. Ma fe il tuo interiore lume,
ti fi nafconde, in che modo te o lui troue
rai? Finalmente, o figliuolo mio Tazio,
quando tu pure vorrai vedere DIO, riguar
da sû il Sole;poni mente il corfo della Lu
na ; Confidera l'ordine di tutte quante le
altre Stelle:& come ciafcuno di loro con

ferua il perpetuo ordine. Certamete, ogni


ordine è termino , daʼlimiti del numero
& del luogo. Il fole, DIO preftantifsimo de
gli altri celeftiali Dii;alquale tutti gli altri
del Cielo vbbidifcono come a Principe ;
et che é táto piú amplo che la Terra et che
il Mare:non dimeno foffera,che innúme→
rabili Stelle,minori di lui,ſopra di lui fi ri
girino . Or' dimmi figliuolo o di chi teme
eglio di chi dubita?Diuerfe Stelle,hanno
diuerfi mouimenti : & chi é quello che af
fegni la mifura, di ciaſcuno for mouimen
to?TA Z. La Tramontana;laquale fi riuol
ta perpetualmente, intorno a quel medefi
mo :&laquale tira feco, tutta la machiną
del Mondo.TRI.Chi é quello, che vfi que
fto inftrumento?& chi é quello, che fâ ſta
re il Mare a fuoi termini? chi è quello , che
ferma & foftiene nel mezzo , il peſo della
C 2
36 PIMANDRO

Terra?Certamente, o Tazio, egli é alcuno


Autore & Signore di quefte cofe. Imperó
che egli é impofsibile, cóferuare luogo, o
numero,o mifura , fanza virtú dello Auto

re:& l'ordine non puô effer fatto, dalla de


formitá; & la deformitá hâ biſogno di Si
gnore, che le dia ordine.Or' voleffe DI0,0
figliuolo, che ti fuffe conceduto la poffan
za,che co lo aiuto delle alie, tu volaſsi nel
la più alta parte dell'aria:etpofto nella mez
Zana regione,tra il Cielo & la Terra;rag
guardafsi la foliditá della Terra ; la diffu
fione del Mare; il corrimento de' Fiumi;la
larghezza dell'Aria ; la vita & celeritá del
Fuoco;il corfo de' Pianeti; & la rapace ve
locitá del Cielo :o figliuolo, o cofa felicif
fima a vedere:o beatifsima vifione;che cer
to che con vno mouimento d'occhi l'or
dine di tutto il Mondo comprenderefti :
& il fattore immobile per alcuno modo,
moffo;ilquale,benche nafcofto fia; ancora
chiaramente vedrefti . Et fe pure ancora,
volefsi inueftigare l'artefice D10 , oper
quelle cofe fragili , che fono fopra la terra,'
o per quelle , che fono naſcoſto dalla pro
fondità dell'acque ; O figliuolo, riguarda
bene la compoſizione del corpo vmano;
SERM. V. 37
per lo efemplo delquale , impara chi e fta
to conditore,di fi bella imagine. Chi fu dị
pintore de gli occhi ? Chi lauoró a tornio
il nafo,& gli orecchi ? Chi difteſe le labra
della boccha ? Chi tefe i nerui & le gogli?
Chi empie' le vene di fangue?Chi raccoz
zô le fode offa ? Chi copri a torno la car
ne,con la fottile pellicula? Chi diuife con
tale ordine ledita? Chi diftefe i fondameti
de' piedi ? Chi perforó i meati ? & aperfei
pori?Chi conftrinſe inſieme & riſtrinſe la
milza ? Chi fece il cuore in figura di pira
mide ? Chi allacció le vene al fegato ? Chi
intaglio le channe de' polmoni ? Chi con
cedette al ventre la capace larghezza Chi
figuró i mébri del corpo degni d'honore,
nelle parti manifefte? Chi nafcofe nello oc
cultoi membri vergognofi ? & volle che
fuſsino naſcoſti & fegreti, all'afpetto de ri
guardanti?Vedi quante opere della Diui
na arte , in vna materia fi dimoftrano : &
ciaſcuna bella , & dirittamente mifurata :
& che ancora fono ne' loro propii officii
differenti . Or' chi fu quello che ciafcuna
di quefte cofe figuró ? Quale è la madre ?
& quale é il padre?or' non è egli folo, effo
inuifibile DIO? Ilquale per propia volontá
C 3
f
38 PIMANDRO

hâ fatte tutte le cofe. Ma conció fia, che di


certo , neffuno ardifca di dire effere ſtata
fatta ftatua o imagine; fanza fabbro o de
pintore:or' penferemo noi, la marauiglio
fa conftitutione di queſto mondo ; eſſere
fatta fanza conditore?O ciecho homicci
uolo;o troppo impio; o ruinato nelle pro
fonde tenebre dell'ignorazia . Abbi riguar
do ; riguardati dico , o figliuolo mio Ta
zio, che gia mai tu non dica;l'artifizio, ef
fere fatto fanza l'artefice : anzi più toſto,
per piú cóueniente nome; chiamerai DIO,
Padre: & ftimerai,la fua propia operazio
ne ê,d'effere padre . Et fe mi coftrignerai,
che io ne parli piu arditamente : Io dirô,
quefto effere la fua effenzia; cio é concipe
re,& fare, ciaſcuna cofa.Ma fi come nulla
puó effer fatto fenza fattore :Cofiê impof
fibile,DIO effere fempre; fe egli fempre,no
fa ogni cofa; cioê in Cielo,in Aria, in Ter
ra,in Mare, in tutto il Mondo ; &in ogni
& ciafcuna parte del Mondo: cosí in quel
lo, che é;come in quello , che no è.Imperó
che nulla é in tutta la natura, che egli me
defimo non fia. Certamente, egli e quelle
cofe che fono:& ancora quelle, che no fo
no:Certo quelle cose che fono, leproduf
* SERM. V. 39
fe a luce: & quelle che non fono, in fe me
defimo le nafcofe . Quefti per migliore no
me DIO: Quefti occulto, Quefti ancora
piu manifefto di tutti , Quefti chiaro alla
mente,Quefti prefente a gli occhi, Quefti
incorporeo;& ancora , che ( per vno mo❤
do di parlare ( hâ molti corpi . Imperó che
nulla è ne' corpi;che effo non fia . Imperó
che effo folo e il tutto, & ancora hâtutti i
nomi,perche egli e padre della vnitá. Et
ancora non ha alcuno nome,perche egli ê
padre di tutti.Che cofa adunq; ti lauderá?
Sará egli alcuno pofto fopra te? o fotto te?
Or' doue riuolto io gli occhi,acció che io
! ti laudi? o difopra? o di fotto? o dentro? o
fuori? Non ci é modo, ne luogo, intorno a
te,ne alcuna altra cofa di tutte.Ma in te, et
da te,tutte le cofe . Ogni cofa concedi, &
finalmente nulla riceui . Certo tu ai tuttę
le cofe,ma quello, che tu non ai, é nulla .
Ma o Padre, quando ti loderò io?noi non
pofsiamo pigliare il tempo , ne il mométo
tuo . Dehin che migliore cofa, principal
mente canteró io le tue laudi? Lauderotti
io, in quelle cose che tu arai create ? o piu
tofto in quelle che tu no arai create? o for
fe in quelle , che tu da le tenebre a la luce
C 4
" PIMANDRO
40

riducefti?o in quelle, che ancora fi nafcon


dono nel tuo fegreto feno ? Deh perche
cofa finalmente, cantaró io i facri Hymni
alla tua maefta ? Deh faró io,laudando ti

fecondo la mia poffanza, io medefimo? o


diuenteró vno altro? Certamente, tu me
defimo sè quello,che io fono . Tu sê quel
lo,che iò faró: finalmente tu sê quello, che
io diró. Imperó che tu sê ogni cofa:& nul
lo altro efuori di te. Et certamente tu me
defimo sé quello, che non ê. Tu sê tutto
quello, che ê generato:& tu sê quello, che
mai non êgenerato. Certo, Mente intelli
gente;Padre fabbricante ; DIO efficiente;
Bene che fai tutti i beni ; la piú pura parte
della materia; l'Aria:& dell'Aria l'Anima;
& dell'Anima la Mente:& finalmente del
la Mente DIO.

MERCVRIO AD ESCVLA
PIO, CHE IL BENE, E , IN SOLO
DIO, MA NON ALTROVE,
SERM. VI.

L Bene , o Efculapio , non ê del tutto


Iin alcuno , fe non nello vnico DIO.
Anzi effo DIO , ê fempre effo Bene . Per
laqual cofa egli é neceffario , DIO effere
SERM. VI. 41

la effenzia , d'ogni mouimento & cogni


zione : & effere niente priuato di quefta
effenzia.Quefta circa a fe pofsiede,ftabile
atto fanza mancamento, infinito, foprab
bondante, & largo.Quefto, vno principio
di tutti , che porge & fparge il bene . Et
quate volte io nomino il bene; fempre in
tendi quel Bene , da'lquale no tutti i beni:
& ilquale éfempre bene . Quefto ê nello
vnico DIO.Imperó che non ha bisogno di
cofa alcuna , che appetendo l'acquiſto di
quella,diuenti iniquo, Et in lui giamai no
cade , alcuna perdita ; che doppo il danno
fia da dolore afflitto. Imperó che il dolore
é parte di male. Ne é alcuno altro piú po
téte di lui;da cui e' fia vinto.Ne in lui puó
: cadere alcuna ingiuria:dalla quale prouo

cato,o comoffo fi crucci. Nulla ê,che fug


ga da'l fuo giogo ; dalquale difpregiato, fi
Idegni o adiri . Ne alcuno , ê piú fauio di
lui che lo comuoua ad inuidia. Conciófia
adunque, che queſte cofe non gli accaggi
no:nulla altro refta alla fua natura,fe non
effo Bene . Ma fi come non fi truoua ilBe

ne , in cofa alcuna , di quelle , che fono in


quefta effenzia: cosí non fi trouerrá in nef
funo altro . Imperó che tutte l'altre cofe,
C 5
PIMANDRO

fono l'una nell'altra, cosí nelle piccoli, co


me nelle grandi , & cosí etiandio, in quel
le che fono fecondo l'unitá , & ancora in
effo animale grandifsimo, & piú che tutti
potentifsimo . Ilquale certamente tutte le
cofe generate riempie di pafsione.Imperó
che la generazione é certa pafsione, & do
ue é pafsione,non é in modo alcuno il Be
ne, & doue é il bene, non é per modo alcu
uo pafsione . Doue é di,non vi é in alcun
modo notte , & doue é notte,ancora non
édi. Per laqual cofa il Bene no puó effere
nella generazione . Refta adunque, che ſiạ
in quello, che non é generato.Ma fi come
egli é cóceduta la participazione di tutte
le cofe alla materia , cosí ancora il Módo é
buono per participazione delbene, et buo
no lo chiamo, in quato effo ancora,fâ tut
te le cofe, & da laqual parte certo il Mon
do é buono , ma in tutte l'altre no buono.
Imperó che egli é patibile, & mobile,& ol
tra quefto , cagione di tutte le pafsioni .
Nell'huomo eziandio é il Bene, per cópa
razione del male. Certo che quello, che no
é troppo male,& che é meno male,noi di
ciamo ne gli huomini effere bene.Onde é
che il noſtro bene nulla altro fia , che vna

1
SERM. VI. *43

minima parte di male. Onde ancora fegui


ta quefto,che queſto cosífatto bene, non
poffa effere feparato da'l male.Imperò che
quefto ben, fi macula per lo mefcolamen
to de' mali: Et quando egli é maculato,nó
é piúbene : & fe e' non é piú bene , diuen
ta male.Adunq; in folo DIO é il Bene; anzi
effo iDIO é effo Bene. Perlaqual cofa,o
Efculapio, ne gli huomini é folo il nome,
ma non la Natura del Bene. Imperó che,
non puó effere riceuuto dal corpo mate
riale; compofto , & da ogni parte aggra
uato,da prauita,da fatiche , da dolori, da
cupiditá,da iracúdia, da ingani, & da ftol
te opinioni,& da ciance . Non dimeno io
giudico,o Efculapio, effere pefsimo di tut
ti quefto:Che e' fi crede, effere fommo Be
ne , ciaſcuna di queſte coſe , che dette ab
biamo . Et però il male, che principalmete
fi debbe fuggire, è la fuperfluitá del vetre,
fomite di tutti i mali;di qui viene l'errore,
& la priuazione del Bene.Et io,certaméte
rendo gradifsime grazie a DIO, che penfan
do io a la Natura del Bene, mi infufe que
fta certa fentenzia ; cioé , che nel Mondo
non poffa effere il Bene . Perche certo il
Mondo é vno ragunamento di mali ; Ma
44 PIMANDRO

DIO del Bene, ouero il bene di Dio é,fo


prabbondante plenitudine. Et le foprab
bondanze de' beni, circa la fincera & purif
fima effenzia, rifplendono ; & quefte cofe
forfe fono l'effenzie di DIO.Certamente, o

Efculapio, e' fi debbe ardire di dire, l'effen


ziadi DIO, effere effo Bene:no dimeno, in
tendendo fe DIO hâ alcuna effenzia. Ma la
bellezza & la bontà non ci e' lecito troua

re, nelle parti del Mondo . Imperó che,


quelle cofe che muouono i fenfi;fono ido
li, & certe vane adombrazioni ; ma quelle
cofe, che no afpettano gli organi de' fenfi;
s'appartengono alla bellezza & bontà . Et
fi come lo fguardo dell'occhio , non vede
DIO:Cosí non conofce, ne la bellezza, ne la
bontá . Certamente queſte ſono interiſsi
me parti di Dio; di lui propie cognate infe
parabili , & fpezialmente dilette : & effo
DI0,0 egli ama quefte, o veramente egli ê
da queſte amato.Et fe tu potrai intendere
DIO;ancora intenderai la bellezza & bon
tá. Quello che è illuminato da DIO, é piú ri
fplendente di tutti . Imperó che egli ê bel
lezza fanza comparazione : & Bene da no
poterlo imitare.Imperó che Dio nó riceue
alcuna cóparazione, o imatazione.Adun
SERM. VI 45

que ficome tu conofcerai DIO;cosí arai co


nofciuto la bellezza & bonitá. Certaméte

quefte cofe non fi communicano, a gli al


tri viuenti : Conciófia che da Dio non pof
fino effer diuife.Et cercando tu i DIO;cer
cherai effa bellezza . Et finalmente,la via
laquale a quefto ci conduce,ê vna; cio ê la
pietá,cogiunta alla cognizione.Perlaqual
cagione,li mortali ignorati , & vfciti de la
via della pietà:no dubitano chiamare buo
no ancora l'huomo ; conciófia , che' non'
poffa auere alcuna vera notizia de'l Bene:
mafendo prefo,& allacciato da' mali,giu
dicando il male effere bene,vfa i mali infa
nabilmente:temendo il perdiméto & dan
no di quegli. Et finalmente combattendo
con' fuo ingegni & forze,per no effere da
vno folo male, aggrauato : ma acció che i
mali accrefchino , in numero & in gran
dezza . Et cosí fono fatte o Efculapio, le
coſe belle et buone de glihuomini:lequali
ne fuggire,ne auere in odio pofsiamo. Im
peró che quefto é molto più difficile d'o
gni altra cofa ; principalmente per quefta
cagione.Imperó che ci ê neceffario,quelle
vfare, & vfufruttare: Et di quelle priuati,
conducere in alcuno modo la vita noftra,
12
46 PIMANDRO

non pofsiamo.

CHE IL SOMMO MALE DE


GLI HVOMINI , E , NON CONO
SCERE DIO, SERM. VII.

Ve andate voi , in ruina o mortali


O ebbri?che auete beuuto il vino del
la ignoranzia:Conció fia che portare non
lo pofsiate, cacciatelo fuori .Viuete fobriî:
Contemplate con gli occhi della Mente.
Etfe voi non lo poteffe fare tutti,almeno
quelli che poffono ,lo faccino.La peftilen
zia dell'ignoranzia , hâfubuertito tutta la
terra . Et hâ corrotta l'anima rinchiufa ne'

legami del corpo:& non le laſcia acquiſta


re la via della falute.Non permettete d'ef
fere fommerfi,nel lago della corruzzione,
& della morte . Solleuateui ; cominciate a
guftare,& ricorrete a'l fonte della vita : &
incominciate a feguire colui , ilquale vi
conducerá per la via della veritá . Quiui
è lo fplendido lume, non mefcolato con al
cune tenebre. Quiui non pazzeggia alcu
no per ebbrezza , ma tutti fobrii veglia
no; & piúfottilmente fguardano , con gli
occhi della Mente , colui che vuole effere
SERM. VII.

veduto.Quefti non s'intende con gli orec


chi, ne con gli occhi fi vede; ne fi efprime
co'l parlare.Sola la Mente lo vede:la Men
te fola lo predica . Ma in prima é neceſſa
rio , fpogliarti la vefte che intorno porti:
che é veftimento d'ignoranzia, fondamen
to di prauitá,legame di corruzzione, ofcu
ro velame , viua morte,fenfitiuo cadaue
ro, fepolcro portatiuo : Et finalmente la→
dro domeftico . Ilquale lufingandoti, thâ
in odio;& odiandoti, ti porta inuidia ; Et
cosí é fatto l'ombraculo inimico , dalquale:
tu sê tutto coperto . Effo in giù fortemen
te ti tira : Acció che ragguardado tu la bel
lezza della veritá, & il profsimo bene;non
abbi in odio la fua prauitâ : & acció che
qualche volta , tu non intenda le fue infi
die , lequali in te ordina continuamente.
Quefto guafta , & corrompe la vifta,delli
interiori fentimenti : & quella fommerge
& abbatte , con la grauezza della materias
& inebbriala, d'abbomineuole & faftidio
fa voluttá ; acció che non oda , ne mai :
vegga, quelle cofe che di ragione
principalmente debbono
effere vdite &
vedute.
PIMANDRO
MERCVRIO A TAZIO , CHE
NVLLA DELLE COSE CHE SONO
MVORE , MA GLI HVOMINI
INGANNATI CHIAMANO
LE MVTAZIONI MOR
TE, SER. VIII.
Ra,o figliuolo , dire fi debbe , de l'a
O nima,& del corpo : & in che modo
l'anima fia immortale ; & di quanta virtú

fia, nello operare il facimento , & disfaci


mento del corpo . La Morte non tocca ad
alcuno di quefti . Imperó che avaToo , cio é
la morte, é vno certo cocetto di nominan
za immortale ;ouero certa cofa vana;o ve
ramente,per leuamento della prima lette
ra Bávaroo cio é morte,per quello che fi di
ce alávaτsơ cio é immortale ; Imperó che
tánato fignifica la morte. Ma neffuna co
fa di quelle , che fono nel Mondo , muore .
Imperó che fe il Mondo , ê DIO fecon
do; viuente , & immortale : Impofsibile é
morire alcuna parte , dello immortale ani-.
male.Tutte quelle cofe, che fono nel mon
do , fono membri del mondo ; & fpezial
mente l'huomo animale rationale : ma il
primo di tutte é Dro fempiterno, immorta
le,ingenito , autore del tutto . Dipoi , il
fecondo
SERM. VIII. 49
fecondo da lui fatto,a fua imagine,é il mo
do, da lui conferuato , nutrito , & dotato
d'immortalitá , come da propio padre ; che
certamente fempre viue , & é immortale .
Ma quello,che fempre viue; et quello, che
é fempiterno:hanno infieme quefta diffe
renzia,che quello,che é fempiterno, dicer
to da altri non é fatto : ma fe egli era fatto
da ſe medefimo , non fu fatto nel tempo:
ma fempre é fatto. Imperó che quello, che
èfempiterno , in quanto fempiterno , é il
tutto:Ma il Padre é quello, che é di fe ftef
fo fempiterno: Ma il Mondo fatto dal Pa
dre , fempre viuente , & immortale; & in
quanto a la materia , era ftato fuggetto al
Padre.Et effo Padre faccédolo corporeo,
& in grandezza riducendolo,a questo tut
to dieforma fperica ; ouero rotonda : Im
primendo la qualitá della materia,a quello
che era immortale ; & che aueua ragione
fempiterna della materia . Ma ripieno di
tutte le forme,feminando il Padre le qua
litadi,nella fpera,come in vno campo: cir
cundo quella attorno, co ogni qualitade:
Et volle adornare , quello che dopo lui a
ueua qualitá ; riempiendo ogni corpo , di
immortalitá ; acció che volendofi partire
! D
39 PIMANDRO

la materia, da tale congiugnimétojancora


non fi rifoluefsi,nella fua deformitá . Im-¹
peró che,quando, o figliuolo , la materia
era incorporea;era fanza forma : & queſta
materia ancora, riuolta circa certe piccole
qualitadi hâ parimente natura, di crefcere
& di fcemare la quale natura gli huomini
chiamano Morte. Ma quefta tale confufio
ne ê circa i viuenti in terra : Imperó che i
corpi celeſtiali,fempre vno medefimo or
dine conferuano ; cio é quello , nel quale
da principio , furono ordinati dal Padre.
Ma effo éconferuato indiffolubile da cia
ſcuna reftituzione . Ma il reintegramento
della compofizione de' corpi terreni , &
effo diffoluimento ; fi riftituifce ne' corpi
indiffolubili, cio ê immortali : & cosí fi fà
la priuazione de' fenfi , & non la deftruz
zione de' corpi . Il terzo animale ancora,ê
l'huomo, fatto ad imagine del Mondo: Il
quale oltre a tutti gli altri animali,ê piú ſe
condo la volontà del Padre: & non hafola
mente affinitá, col fecondo Dio, cio é col
Mondo:ma ancora la intelligenzia del pri
mo;cio ê di Dio . Certamente effo com
prende il fecodo Dio , cio é il Mondo, col
ſenſo , come coſa corporale ; Et a'l primo
SERM. VIII. 51
DIO,con la Mente fi follieua; come a Men
' non fi
te buona & incorporea. TAZ. Or
guafta egli adunche quefto animale?TRI.
Indouina meglio,o figliuolo . Et ancora
penferai , che cofa é DIO ; & che il Mon
do ; & che é l'Animale immortale ; & che
é lo Animale indiffolubile . Et faprai an
cora il Mondo effere infieme da' DIO; &
in DIO:Ma lo huomo confiftere dal' Mon
do , & nel Mondo : Ma il principio , & il
contenimento, & la conftituzione del tut
to , effere DIO .

DE LA INTELLIGENZIA
ET DEL SENSO , ET CHE IN
DIO SOLO E LA BELLEZ
ZA ET IL BENE, MA
NON ALTROVE,
SERM. IX.

Eri o Efculapio , ti affegnai perfetta

reneceffario , che noi difputiamo breue


mente del fenfo . D Il fenfo , & il moui
mento pare che principalmente fieno dif
ferenti , in quefto Che il moto é ſe
condo la materia : & il fenfo fecondo la
D 2
52 PIMANDRO

effenzia.Nondimeno a me pare, che l'uno


& l'altro abbino infieme conuenienzia, ne
effere diftinti per ragione , nelli huomini,
Nelli altri animali , il fenfo é vnito alla na
tura,Ma nelli huomini la intelligenzia. Et
lo intelletto certamente é differente da la
intelligenzia ; fi come DIO, da la diuinitá.
Impero che la diuinitá procede da DIO , &
la intelligenzia da l'huomo . Quefta é ſo
rella del parlare , o fi vero , l'uno & l'altro
fono infieme ftrumenti . Imperó che ne il
parlare fipronunzia fanza intendimento,
ne quel che s'intende fi manifefta a luce
fanza il parlare. Per laqual cofa, il fenfo &
la intelligézia,fi come annodate nell'huo
mo, infieme s'accordano . Imperó che ne
pofsiamo in alcuno modo, fanza fenfo in
tendere; ne fanza intendimento fentire .
Nondimeno egli é pofsibile , lo intendi
mento effere intefo fanza fenfo;a fimilitu
dine di quegli , che veggono ne' fogni le
fantafie.Ma a me pare ancora, che l'una o
perazione & l'altra fi eferciti nelle vifioni
de' fogni. Etil fenfo effere defto da'l fon
no,a la vigilia. Oltre a quefto, l'huomo é
diuifo in anima,& in corpo, & quáte vol
te,l'una &l'altra particella del fenfo, infie
SERM . I.X. 53
me cofentano;tante volte,lo intendiméto
per il cocetto della mente,fi manifefta. La
méte concepe tutte le manifeſtazioni , cer
tamete tante volte buone;quate volte il fe
me é infufo da Dio. Ma cótrarie, quãdo da
certi Demoni, vi fono entro fparfe le femé
ze.Certo neffuna parte del modo , é fanza
la preſenza de' Demoni, & il lume loro di
fcende tutto,da effo D10.Et finalmente il
Demonio entrato nell'huomo , fparge in
lui i femi della propia operazione . Etla
mente ripiena di femi, & grauida; per que
fto partorifce Adulterii, Stupri, Homici
dii,Patricidi, Sacrilegii, & difpregio delle
cofe de Dio,fcannaměti, disfacimenti di cî
1
tadi, Peftilenzie delli huomini;& tutte l'al
tre cofe, che ſono tutto opere de' mali De
moni.I femi di Dio certamete fono pochi;
ma quelli in veritá, gradi, belli, & buoni,
cio é la Virtú,la Temperaza,la Pietá, & la
cognizione di Dio . Colui ilquale ricono
fce DIO,ripieno di tutti i beni, confegue le
diuine manifeftazioni. Io dico manifefta
zioni,non fimili a molti . Per laqual cagio
ne,ſe alcuni fi farano dati, a tale cognizio
ne ; ne efsi piaciono al volgo , ne il volgo
a efsi. Et finalmente,fono riputati stolti,
D 3
PIMANDRO
$54
fono fcherniti, & ancora alle volte odiati ,
et fuillaneggiati, et di vita priuati. Ma noi
abbiamo detto, qui abitare la iniquitá: Et
la terra effere la fua prouincia . Io dico la
terra,& non tutto il mondo, come alcuni
impii male parlano . Ma l'huomo deuoto
a Dio, quando prima comincerá,a guftare
la diuina vifione : allora tutte l'altre cofe
dimentica. & quelle ancora, che a gli altri
huomini , fono ree , allui accaggiono co

me cofe buone : Configlandofi prudente


mente, et riducendo ciaſcuna cofa, a ſcien
zia: & quello che é piu da marauigliarfi,
conuertendo del tutto , i mali fempre nel
bene. Ma ora mai, ritorniamo vn'altra vol
ta,a'l parlare del fenfo.Humana cofa é, con
giugnere il fenfo con la intelligenzia. Ne
tutti gli huomini(come difopra hô detto)
vfano la intelligenzia : Ma l'uno fecondo
la materia ; & l'altro,fecondo l'effenzia.
Imperó che,colui ilquale é feruo della pra
uitá,hâ riceuuto ( come detto abbiamo )
da i Demoni, il feme della intelligenzia ſe
codo la materia. Ma fe alcuni fono amici,
della bontá; effo DI O hâ cuftodia della lo
ro natura. Imperó che, Dio é autore del
tutto,& faccendo tutte le cofe, a ſe mede
SERM. ix $5
fimo le rende fimili .Ma quefte cofe gene
rate buone; diuetano fterili , nell'ufo della
operazione . Imperó che, la reuoluzione
del mondo, commouendo le generazioni,
fale qualitadi : alcuna maculando & im
brattando co'l male:& alcuna nettando &
purgando , con bene.Il Mondo, o Efcula
pio,pofsiede fenfo & mouimeto; non con
fimile alfenfo , & al mouimento vmano :
ma certo più potente ; & cosí ancora piú
fomplice . Imperó che il fenfo & la intelli
genzia del mondo, ê folo queſta; cio ê tut
te le cofe fare & le fatte rifoluere . Eſſo
Mondo,ê organo della diuina volótá;prin
cipalméte cópofto per quefta ragione; che
riceuendo tutti quanti i femi da'DIO , &
quelli ritenendo nel fuo ficuro feno, certa
mente ogni cofa coponédo produca : & an
cora tutte le cofe diuidédo, rinuoui. Et co
me perito agricultore , che taglia & pota,
tutto quello che ê è troppo crefciuto;acció
che nelli interualli ordinati de' tépi vna al
tra volta, rinuerzifca . Ne ê cofa alcuna,al
. la quale il modo no preſti vita : & inſieme
ancora il luogo della vita: Et eziádio , ê di
quell'ordinatore.Ma i corpi fono de la ma
teria indifferéti; de'quali alcuni di terra,al
D 4
NDRO
56 PIMA

cuni d'acqua, & altri d'aria, & ancora mol


ti di fuoco, Ma certamete tutti compofti.
Nondimeno alcuni piú congregati , & al
cuni piú femplici , Quelli graui , & queſti
lieui . Ma la velocitá del mouimento di
quello ,induce varietá,di qualità di gene
razione. Imperó che efiftente la continua
fpirazione, concede a' corpi la qualitá, in
fieme con la fuperabbondazia di vita.Dio
adunque Padre del mondo : Et il Mondo.
di quelle cofe , che fono nel mondo : Et
COSMO, cio é il Mondo , certamente figli
uolo di Dio . Et quelle cofe che fono nel
mondo , confiftono fotto la Signoria del
mondo . Et di ragione é chiamato xóoμoơ,
perche di certo egli adorna tutte le cofe,
di varietá di generazione . & quelle cofe,
la cui vita non hâfine ; con perpetua ope
razione, per la velocitá della necefsitá ; &
per la commiftione de gli elementi ; & per
l'ordine delle cofe generate . Adunq ; effo,
cofmo cio é ornato,ê nominato per necef

fitá,& per merito.Il fenfo & la intelligen


zia di tutti gli animali , s'influiſcono da le
parti di fuori,infpirati da quello che tutto
contiene.Ma Cofmo cio é il Mondo ,per
petualmente conferua , tutte quelle cofe,
SERM. IX. 57
che da effa origine da DIO riceuette . Cer
tamente DIO,non ê come a molti pare, pri
uato di fenfo & di mete: & quelli che cosí
dicono,aggrauati dalla miferia,non bene,
ma peruerfamente parlano.Tutte le cofe,
o Efculapio, infieme in DIO & da DIodi
pendono:parte operando per il corpo ; &
parte mouendofi per l'effenzia dell'anima;
& altre viuificandofi per ifpirito; & alcu
ne altre fono recettaculi di morti. Ma noi
diremo piú rettamente, dicendo DIO non
auere tali cofe : Ma acció che noi manife
ftiamo chiara la veritá, noi confefferemo,
lui effere il tutto.Ne quelle,lui certamete
riceuere di fuori;ma non dimeno che egli
le porge da lato di fuori.Et queſto ê;il fen
fo & la intelligenzia di Dio,muouere fem
pre tutte le cofe . Onde gia mai no debbe
venire tempo, nel quale alcuna cofa delle
efiftenti,fia annichilata. Ma quante volte
io dico efiftenti , io dico il teforo di D to..
Imperó che Dio abbraccia le cofe efiften - >›

ti . Nulla é fuori di lui , & egli é fuori del


nulla.Queſte cofe, o Efculapio,intenden
dole tu,ti parranno vere:ma nointenden
dole,incredibili. Imperó che lo intendere
é effo credere:ma il nó credere fenza dub→
D 5
58 PIMANDRO
bio ênon intendere . Ma di certo , il mio
parlare êtrafcorfo,in fino a la veritá . Et
ancora la mia mente codotta da'l parlare,
avno certo termine, guſta la veritá. Et co
prendendo finalmente tutte le cofe ; & tro
uandole confonanti ; a quelle che il parla
re dimoftraua,fubitamente le hâ credutes
& in effa perfetta fede , felicemente s'é ri
pofata . Adunche, quelle cofe che di Dio fi
dicono,intefe, certamente fi credono : &
non intefe,fi niegano . Et quefto bafti ef
fere detto de la intelligenzia .

MERCVRIO TRIMEGISTO
A TAZIO SVO FIGLIVOLO: LA
CHIAVE, SERM. X.

L parlare di ieri, o Efculapio,fu fatto a


Ituo nome; Onde che giufto é dire quel
lo d'oggi , a nome di Tazio : Et quefto in
tanto mi pare più degna cofa ; in quanto
quefta prefente difputatione , debba effe
re,vna certa fomma; che inchiuderâ tutte
le cofe allui da noi giá antedette . Dio, &
il Padre , & il Bene , o Tazio hanno vna
medefima natura : & ancora vn' medefi- ·
mo atto. Et quella certo é nominanza

1
7 SERM. X. 39

d'augumento, & di diminuzione;La qua


le s'adopera circa le cofe mutabili , & im
mutabili; cio é vmane,& diuine . Ciafcu
na cofa delle quali , egli vuole effere : Ma
altroue l'operazione delle cofe diuine &
humane ( fi come in altri luoghi abbiamo
dimostrato ) le quali certo é neceffario in
tenderle in quefto. L'atto fuo é volontá:
la fua effenzia é volere, tutte le cofe auere
efiſtenzia ſotto lui. Et che é egli Dio, & il
Padre, & il Bene; fe non, effo effere delle
cofe , che ancora non fono ? Et che altro
ancora, fe non effa efiſtenzia delle cofe,
mentre che elle fono? Quefto ê DIO;Que
fto Padre; Quefto Bene: alquale niuna al
tra cofa di tutte,é congiunta . Imperó che
il Mondo & il Sole , é Padre fecondo par
ticipazione delle cofe che fono : Ma egli
non é cagione di vita & di bontá a' viuen
ti . Et fe quefto é cosí , effo é contenuto,
& moffo dalla volontà del Bene :fanza lä
quale non può mai effere, ne effer fatto .
Il Padre é cagione de' figliuoli : cosí della
procreazione come del nutrimento : pi
gliando l'appetito del Bene per il Sole .Îm
peró che il Bene é operatiuo: & quefto no
puô effere conueniente, ad altri,che a luis
бо PIMANDRO

Ilquale,conció fia che nulla riceua, vuole


che tutte le cofe fieno. Io non dico, o Ta
zio , che egli faccia tutte le cofe . Imperó
che colui,che fâ,per qualche lógo tempo,
hâ mancamento, & bifogno. Etfe' fâ alcu
na volta ; & alcuna volta ceffa di fare ; hâ
parimente bifogno di quantità, & di qua
Litá:Difponendo tal volta, le cofe che han
no qualitá & quantità : & altra volta cofe
a quelle contrarie. MaiD10 , & il padre,
& il Bene , per tanto che effo é il tutto, ê
adunq; tale, a quello, che quefto puó inté
dere.Imperó che egli vuole quefto effere;
& ê:& á effo ; & principalmente effo. Im
perció che per effo tutte l'altre cofe fono .
Certo la propietá del Bene , o Tazio, é fa
re noto fe fteffo : & quefto , o Tazio , é il
Bene. TAZ. O padre tu ci hai fatti parteci
pi d'una bella & buona vifione: onde l'oc
chio della mia mente , per cofi fatta vifio
ne,êgiá quafi purgato . TRI. Ma lo fguar
damento d'effo Bene, per troppo fplendo
re , non corrompe & non abbaglia gli oc
chi; fi come il razzo del Sole : ma illumina

& accrefce tanto più la luce dell'occhio;


quato piú alcuno può riceuere lo influſſo
dello intelligibile fplendore . La diuina
SERM. X. 61

Juce, ê più veloce , & piú acuta a penetra


re; & oltre a quefto che riempie ciafcuna
cola di immortalitá,fanza effere offefa.Et
coloro , iquali piú abbondantemente pof
fono attignere quefto fplendore; s'addor
mentano.& fpeffo da'l corpo fifolleuano,
a vnofguardare bellifsimo, ficome Cielo
& Saturno noftri progenitori. TAZ . Vo
glia D10,0 Padre, che ancora noi ci folle
uiamo.TRI . Cosí piaccia a DIO, o figliuo
lo ; ma noi fiamo ancora troppo debili , a
fguardarlo : ma allora potremo alzare gli
occhi della mente ; & vedere la incorrut
tibile & incoprenfibile bellezza del Bene;
quádo di quello al tutto nulla parleremo.
La cognizione di quello , & diuino filen
tio ; & vna intenta applicazione di tutti i
fenfi . Chi quefto intende,null'altro puô
penfare . Chi quefto ragguarda,null'altro
fuor d'effo puo ragguardare. Chi quefto
ode, nulla dopo effo puô vdire;ne ancora
muouerei membri del fuo corpo: Et fciol
to certamente da tutti i fenfidel corpo,

S fanza vacillazione adopera : Imperó che


colui, ilquale intorno , da ogni parte illu❤
ftra tutta la mente ; ancora illumina,tutta
l'anima. Tutta la aftrae da'l corpo:tutta fi
62 PIMANDRO

nalmente la transfigura,nella effenzia. Im


peró che impofsibile é, o figliuolo, che l'a
nima dello huomo , che giace nella feccia
del corpo , poffa affummere la diuina for
ma. Et non é eziandio lecito , ragguarda
re la bellezza di DIO,fe non a colui,ilquale
auanti fará riformato in DI O. TA Z.Or in
che modo di tu quefto, o Padre? TRI. O
figliuolo , il diftributore d'ogni anima .
TAZ . Ma in che modo di tu che diſtribui
fcono vn'altra volta le mutazioni ? TRI.
Or'non hai tu vdito,in quelle cose che ge
neralmente abbiamo dette, che da vna ani
ma di tutto il mondo , deriuano tutte l'a
nime ; concorrendo intorno come diftri
buite per tutto il mondo? Et certo di que
fte anime fono molte mutazioni :
parte
che fi mutano in cofa migliore, & piú feli
ce;& partein contrario. Imperó che l'ani
me de' ferpenti , fi tramutano in quelle de
gli animali dell'acqua : & l'anime de gli a
nimali dell'acque , trapaffano in quelle de
gl'animali della terra : & quelle de gli ani
mali terreni , falgono in quelle de gli vc
celli : & quelle dell'aria fi riuoltano ne gli
huomini : & dipoi le immortali anime de
gli huomini , trapaffano ne gli Angeli: Et
SERM. X: 63
finalmente riuolano nel coro delli Dii.Et
i cori delli Dii fono due; l'uno adopera;&
l'altro contempla. Et quefta é la fupprema
gloria dell'anima . Ma l'anima caduta nel
corpo vmano ; fe certo effa perfeuererá
ne'mali ; non gufta alcuna cofa d'immor
talitá:& ancora non fruifce il Bene:ma ri

uolto il cammino , ruina in giú , nelli ani


mali terreni . Et quefto giudicamento , cer
tamente é pena,alla mala anima. Et la pra
uitá dell'anima, é la ignoranzia . L'anima
che non hâfcienzia de la natura delle co

fe,ne del Bene ; priuata de gli occhi, s’au


uiluppa nelle pafsioni del corpo : & cor
rotta per l'ufanza del malo Demonio , nó
conofcédo fe medefima,ferue alli vili cor
pi; & a cofe brutte, &fuori di natura. Et
attorno porta il fuo corpo, come molefto
pefo:non prefidente al corpo, ma da quel
lo , per fua negligenzia , foggiogata. Ma
percontra , la virtú dell'anima , éla cogni
zione . Imperó che, colui,ilquale é vera
mente erudito;é buono,pio,diuino. TAZ.
Et chi é quefti , o padre? TRI. Colui , il
quale non parla,ne ode molte cofe. Et chi
ftâ intento a due parlari , o vero fe' fi deb
"bono dire, o vdire, cóbatte nelle tenebre.
PIMANDRO
64
Imperó che Dio, & il Padre, & il Bene,no
fi pronunzia con lingua : ne fi puó perci
pere,co gli orecchi . Conció fia adunque,
che queſte cofe cosí fieno, in tutte quelle
che fono; per tanto che da quello non pof
fono effere diuife,fono i fenfi. Ma intra la
cognizione , & il fenfo ; ê molta differen
zia. Impero che il fenfo ê del fopraftante,
mouimento;& la cognizione ê termine di
fcienzia;Et la fcienzia é dono di Dio . Et
certo ciaſcuna ſcienzia, vfa la mente , co
meftrumento : & la mente il corpo . Per
Jaqual cofa l'una & l'altra, ricorre ne' cor
pi,cosí intelligibili; come ancora materia
li. Imperó che egli neceffario,ogni cofa
effere fatta,per oppofizione,& contrarie
tá:ne altrimenti e pofsibile che fia , TA.Z.
Oê egli adunque materiale quefto iDIO?
TRI. No,ma il Mondo, certamente bello,
ma non buono . Imperó che egli è fatto di
materia;& fottopofto alle pafsioni : & ê il
primo delle cofe, che patifcono;ma il feco
do delle cofe che fono . Et oltre a quefto,
che di fua natura hâ mancamento ; che fü
fatto qualche volta,ſempre efiftéte , et che
confifte nella generazione , & ê generato:
& ê materiale ſemenza di tutte le qualitá
& quantitá
SERM. X. 'F 65
& quantitá. Imperô che egli ê mobile , &
ogni mutazione materiale fi debbe chia
mare generazione .Et a quefto modo, eziá
dio lo ftato intelligibile, commuoue il ma
teriale mouimento. Imperó che il mondo
fiê fpera, cio é capone fopra il capo é cofa
alcuna materiale,fi come fotto i piedi,non
ê alcuna cofa intelligibile; ma fi tutte le co
fe materiali. Mala Mente ê capo,nel com
moffo cerchio, cio ê mouimento,fecondo
la natura del capo .Tutte le cofe adunque,
che fono congiúte alla pelle di quel capo,
laquale certamente é anima, fono nate im
mortali, quafi il corpo fia conftituto nell'
anima, & quelle cofe che hanno anima,fie
no piene di corpo. Matutto quello, che ê
di logi da la pelle, nella quale fono, quelle
che piú participano dell'anima , é corpo,
ma il tutto é animale. Adunque , tutto il
mondo écompofto ,di certa cofa intelligi
bile , & materiale. Il Mondo é primo ani
male,& l'huomo fecondo animale dopo il
Mondo , ma il primo di tutti gli animali.
Et tutto il dono dell'anima, che é concedu
to a gli altri,ancora effo huomo lo pofsie
de.Ne folamente non buono,ma eziandio
cattiuo , & come mortale eftimato. Mail
E
66 PIMANDRO

mondo non buono, perche egli é mobiles


non dimeno non cattiuo, perche egli é im
mortale.Ma l'huomo& fiperche egli ê mo
bile,& eziandio mortale,ê giudicato effe
recattiuo. L'anima dell'huomo in questo
modo é condotta . La méte, nella ragione;

la ragione, nell'anima , l'anima, nello fpiri


to
, lo fpirito,nel corpo. Lo fpirito fparfo
per le vene & arterie, & per il fangue,muo
ue d'ogni parte l'animale , & foftiene , &
porta attorno fofpefa,la grãdezza del cor
po. Onde alcuni ingannati , ftimarono lo
vmore del sague,effere anima. Certo a co
ftoro fú occulto , che' bifogna in prima,
che lo fpirito trafcorra in fino a l'animas
& che dipoi il fangue infieme crefca, & ef
fere diftefo per le vote vene,& arterie , &
finalmente rifoluerfi l'animale , & quefta
effere la morte del corpo.Ma da vno prin
cipio, dipendono tutte le cofe.Il principio
da vno &folo dipende , & certamente il
principio fimuoue, acció che di nuouo fia
principio, non dimeno effo ê fempre vno,
ne da vnitá fi diparte.Adunque tre cofe fo
no quefte, DIO, Padre,Buono, & il Mon
do,& l'huomo.Dio hâ il Módo, & il Mon
do l'huomo .Il Mondo é figliuolo di Dio,
SPEER - M. Max
. 67

& l'huomo genitura del Mondo. Ma Dio


conofce l'huomo , & hâ cura di lui , & da
lui vuole effer conofciuto. Et l'unica falu
te dell'huomo , ê quefta, cio ê , conoſcere
Dio, & quelta é la via a falire al cielo ; per
quefto vno , e folamente buona l'anıma,
Et certo , non qualche volta buona , &
altra volta maluagia, ma fecodo neceſsitá.
TAZ. In che modo di tu queſto, o Trime
gifto? TRI. Io dico quefto,l'anima del fan
ciullo contemplare fe medefima , non vſci
ta , per cagione del corpo , ancora di fua
natura. Imperó che il corpo non é ancora
in tutto perfetto , & ragguardare fe me
defima , da ogni parte bella. Imperó che
eziandio allora dipendendo da l'anima di
tutto il Mondo ; non é ancora corrotta,

dalle pafsioni del corpo. Ma quando il cor


po é perfetto , difperge & riduce l'anima
nella fua grauezza , & allora quella é fotto
pofta alla dimenticanza ,,& é priuata de la
vifione de la bellezza , & della bontá . Er
eſſa dimenticanza é maluagitá . Et quel
medefimo accade a quelli , che efcono del
corpo. Imperó che ricorrendo l'anima in
fe medefima,lo fpirito fi ritrae nel fangues
& l'anima nello fpirito. Et la mente libera
E 2
68 PIMANDRO
da' velami, effendo diuina per fua natura,

fortita vn' corpo di fuoco,vâ intorniando


tutti i luoghi, & per giufto giudizio & có
degno fupplizio,abbandona l'anima. TAZ.
In che modo di tu quefto,o padre?TRI. La
Mente di certo, da l'anima, & l'anima, da
lo fpirito é feparata. El veftiméto della me
te él'anima , & il veſtimento dell'anima , é
lo fpirito. E' bifogna, o figliuolo , che l'u
ditore intenda , & accordifi infieme con
colui , che dice,& auere piú acuto l'udire ,
che non é la voce di colui che parla . Il ri
uolgimeto di queſti veftimenti,o figliuo
lo, fi fà nel corpo terreno. Imperó che cer
to egli é impofsibile, che la mente ignuda
in quanto a fe , poffa ftare nella grauezza
terrena. Imperó che la terrena feccia, non
é poffente,a riceuere, tãto diuina Mente,
ne ſoftenere tanto diuina maieftá, confor
mata al patibile corpo . Affumfe adunque
la mente l'anima,come veftimento.Et an
cora l'anima,effendo diuina, vfa il condu
ciméto dello fpirito. Et lo ſpirito difcorre
per tutto l'animale .Et per tanto la mente,
quando prima fi difciogle da'l corpo ter
reno, fubito entra nel propio veftimento;
cio é in corpo di fuoco,dalquale certamen
SERM. X. ME 69
te mentre che ella é tutta coperta,non puó
rientrare in corpo terreno. Imperó che la
terra,nó foftiene il fuoco, perche tutta da
piccola fauilla é arfa. Per laqual cagione,il
frigido vmore é fparfo , intorno alla gran
dezza della terra , quafi come certa difefa,
da l'arfione del fuoco. Ilquale conció fia,
che e' fia molto piú acuto & veloce, di tut
ti gli altri diuini concetti, coprende li cor
pi di ciaſcuno elemento. Imperó che effo
artefice de Cieli, vfa principalmete il fuo
co , a la fua fabbrica,& il fattore del tutto
vfa tutte le cofe, ma il fabbro dell'huomo,
vfa quelle cofe, che fono circa la terra.Im
pero che la mente dell'huomo , priuata di
fuoco, & folamente idonea a la vmana di
ſpoſizione,non puó edificare le cofe diui
ne.Certamente l'anima vmana, non ogn'u
na, ma la pietofa , é beata & diuina .Ma da
poi che queſta cofi fatta anima, é libera da
la carcere del corpo , quando fará paffata,
per ogni eſercitazione di virtú, & di pietá,
o ella diuenta Mente , o veramente Dio.
Et l'efercitazione della religiofa pietá , é
quefta. Riconofcere DIO,& nó ingiuriare
alcuno . Ma la anima impia , rimane nella
propia natura,& molto femedefima torme
E 3
7༠ PIMANDRO

ta , cerca corpo nelquale entri, terreno &


vmano. Perche certamete altro corpo che
vmano,non é capace d'anima vmana, ne é
lecito la anima razionale cadere in corpo
d'animale, che manchi di ragione.Imperó
che la legge diuina , vieta tanto fcelerata
tralignanza.TAZ.In che modo adunque, o
Padre , é tormentata l'anima de l'huomo?
& che pena é piu graue a queſta anima?
TRI. La impieta,o figliuol mio Tazio. Or
di che fuoco é piú ardente fiamma, che del
la impietá? & qual fiera mordace cosí lace
ra il corpo; come la impietá de la vita l'ani
ma?or' non vedi tu,da quanti mali l'impio
animo é aggrauato? Oime figliuolo , che
l'impio animo cosí grida . Io ardo ; Io mi
confumo;lo nofô quel ch'io dica, ne quel
che io faccia. I mali , che intorno da ogni
parte abbondano , diuorano me mifero.
Oime mifero, che ne veggio,ne odo alcu
na cofa. Tali fono le voci dello afflitto ani

mo , & tale punizione é coueniente alla


natura; non quale , o figliuolo, forfe tu &
alcuni altri fipefano, a ' quali parre l'anima
noftra ; dapoi ch'ella hâ fpogliata l'umana
figura , tralignare ne' corpi de gli animali
bruti. Ma quefto é impio errore. Vero é,
SERM. 71
che ci è vno altro modo , della fua gaftiga
zione.Certo quando la Mente diueta De
monio , l'é comandato pigliare corpo di

fuoco, al feruigio di Dio , & quefta dipoi


entrata nell'anima fcelerata , la percuotes
con li flagelli de' peccati, da quefto percof
fo lo iniquo animo,fi riuolta a levccifioni,
gli obbrobii, a' pefsimi parlari, & a varie
rapine , & finalmente trascorre in tutte
quelle cofe,per lequali gli huomini pecca
no.Ma quando la Mente influifce nell'ani
ma fanta ; follieua quella a il lume della ſa
pienzia. Et gia mai da poi , queſta anima,
dalla pigrizia del fonno, é occupata,ma cố
parole infieme, & co opere, conferiſce aiu
to alla vmana generazione , & con tuttii
modi l'aiuta fempre; ſpecchiandofi nel fuo
autore. Per laqual cofa, o figliuol mio , e'
bifogna che noi rendendo grazie a DIO lo
preghiamo , che noi fiamo fatti partecipi,
della buona Mente. L'anima di certo, pafla
in meglio,ma non giá mai in peggio. Egli
é ancora vna altra certal comunione delle

anime. Le anime de gli Dii comunica


no , non le anime de gli huomini . Dio a
ciaſcuno fi comunica . Imperó che eglié
piú nobile di tutti ; & tutte le cofe fono
E 4
72 PIMANDRO

meno potenti di lui . Il Mondo é fotto


pofto a DIO,& l'huomo al Mondo, & l'ani
male brutto, all'huomo . Dio é fopra ogni
cofa, & circa ogni cofa. Li razzi di Diofo
no l'operazioni.Li razzi del Mondo ,fono
le nature , & li razzi dell'huomo , l'arti &
Je fcienzie. L'operazioni , fono eſercitate
per il mondo , & difcendono nell'huomo,
per li naturali razzi del mondo , & le natu
re per gli eleméti, & li huomini per le arti
& per le fcienzie. Et quefta certamente, é
l'amministrazione di tutto il mondo , che

da la natura d'uno dipende, & che diritta


méte difcorre per vna Mente, della quale,
nulla é piú poffente , nulla piú diuino , &
finalmente nulla maggiorméte vnito, che
la comunione de gli huomini alli Dii,&de
gli Dii alli huomini. Queſto é il buono an
gelo, & l'anima, che é piena di queito, ébea
ta . ma quella, che n'é vota , é mifera. T A Z
Perche ragione di tu quefto, o padre? TRI
Sappi figliuol mio,che ogni anima hâper
Mente ello Bene. Impero che di quefta é
al prefente il noftro parlare, & nó del fuo
miniftro,per giudizio mandato giú all'in
ferno , Come difopra dicemmo , L'anima
abbandonata dalla prefenzia della mentes
;
SERM. X. 3 73

non époffente ne a fare , ne a dire cofa al


cuna. Ma la mente fpeffo abita fuori de l'a
nima , nel qual tempo l'anima certamente
non ode , ne vede , ma é fimile all'animale
che manca di ragione , tanta é la poffanza
della méte che a queſto modo abbandona
l'anima inuilluppata nel corpo: et da quel
lo medefimo a lo inferno tirata. Tale ani
ma,o figliuol mio ,non hâ Mete alcuna, &
per tanto non é lecito, quello, chiamarlo,
huomo,perche l'huomo di certo, é anima
le diuino, & non é da effere agguagliato,a
gli animali bruti;ma a celeſtiali i Dii , anzi
piú tofto ( fe ardire fi debbe di confeffare
il uero ) l'huomo vero , o egli é piú nobile
di quegli che habitano il Cielo, o almeno
eglié pari alloro. Imperó che quale fi fia
di quelli del Cielo , che difcenda a la Ter
ra,abbandona il limite del Cielo,ma l'huo
mo fale a'l Cielo , & quello mifura , ne lo
'
poffono fuggire le cofe infime, ne le fubli
mi, & tutte l'altre diligentemente ricerca,
& quello che ancora é maggior fatto, che
non lasciando la Terra, é folleuato in Cie
lo , tanto é ampia la poffanza della vmana
natura. Per laqual cofa fi debba ardire di
dire certamente , l'huomo terreno , effere
74 PIMANDRO

mortale i Dio , & i DIO celefte , effere im


mortale huomo. Adunque per la virtú di
quefti due, cio é dell'huomo, & del Módo
ciaſcuna cosa é gouernata , & finalmente
fono tutte le cofe a vno fottopofte.
I
SEGVITA DI DIO ET DEL
MONDO ET DEL LORO ORDI
39 NE ; LA MENTE A MERCV
RIO. SERMONE XI.

ESSA , o Trimegifto Mercurio,


Ca di difputare cofi lungamente. Taci
ora mai , & ricordati de le cofe attendet
te. Imperó che a me non fia graué efpri
merti il fenfo mio , & tanto piú quanto
intra' mortali fono molte & varie opinio
ni, erronee di Dio, & del Mondo. TRI.Cer
tamente che a confeffare liberamente il
vero , Io non fó bene ancora la veritá di
tal cofa. Adunque, o Signor mio ,tu mede
fimo manifefta la pura veritá. Imperó che
io mi confido che tu folo, tali cofe chiari
re mi poffa. LA MENTE. O dimi adunque
figliuolo. Il tempo , Iddio , & l'Vniuerfo,
cosí ftanno.Iddio eternitá. Il Tempo ge
nerazione.Iddio fá la eternitá.L'Eternitá,
SER M. XII. '91
Mondo; Il Mondo il Tempo, Il Tempo
la generazione . La effenzia di Dio é quafi,
il Bene,la bellezza,la beatitudine,la fapien
zia.Et la Effenzia della eternitá, é la ftabi
litá. L'effenzia del Mondo , é lordine. Et
l'effenzia del tempo,la traſmutazione. L'ef
fenzia della generazione,la morte & la vi
ta. L'operazioni di Dio , fono la Mente &
l'Anima.L'operazioni della eternitá,la per
feueranzia, & la immortalitá. L'operazio
ni del Mondo,il facimento & ilrifacimen
to. L'opere del tempo , l'augumento & la
diminuzione , & l'opere della generazio
ne , é la qualitá Adunque la Eternitá é in
DIO,& il Mondo, nella eternitá, & il Tem
po nel mondo , & la Generazione nel tem
po. La Eternitá ftâ circa a DIO . Il Mondo
fi muoue nella eternitá.Il Tempo é termi
nato nel Mondo.La Generazione s'adem
DIO é il fonte del
pie nel tempo. Adunque i Dio
tutto , ma l'Effenzia é l'eternitá, & la Ma→
teria é il mondo. La Potenzia ei Dio ele
ternitá , & l'opera della eternitá,é il mon
do. Certamente fatto , non qualche volta,
ma fatto fempre dalla eternitá. Et conció
fia che mai non cefsi la eternitá ; gia mai
non ceffera il mondo. Et conció fia che il
76 PIMANDRO

Mondo fia comprefo,dalla eternitá, niuna


! parte del Mondo muore.TRI. Ma che co
fa é la fapienzia di DIO? MEN. Il Bene,la
Bellezza , la Beatitudine , ogni Virtú ; la
Eternitá,& onde l'eternitá concede la im
mortalitá; dado perfeuerazia alla materia.
Imperó che l'origine della materia,dipéde
da l'eternitá, fi come l'eternitá da DIO.Cer
to la generazione, & il tépo fono due natu
re in cielo & in terra,veraméte queſte due
fono in cielo immutabili & immortali , &
in terra mutabili & corruttibili. I DIO é
anima della eternitá. L'eternitá,anima del
Mondo. Il Cielo anima della terra. I DIO é
nella mente , la Mente nell'anima, & l'Ani
ma nella materia.Ma tutte fono per la eter
nitá;cio é tutto quefto corpo,nel quale fo
notutti i corpi. L'anima piena de la méte
& di Dio, riempiele cofe dentro del Mon
do , & abbraccia quelle di fuori, Quefta
cócede atutti la vita certamete. Di fuori,

a quefto Mondo animale grandifsimo &


perfetto ; Ma dentro , à tutti gli altri vi
uenti che fono nel Mondo.Et forma ogni
cofa di fopra nel Cielo , per quello che é
quel medefimo . Et di ſotto in terra fre
quentemente adopera , la gǝnerazione .
SERM. XI. 77
} Certamente la Eternitá contiene il Mon
do , o vero per necefsitá , o vero per pro
uidenzia , o veramente per natura. Et ſe
alcuno penfa , o ancora penferá gia mai,
alcuna altra cofa : I DIO è quello che ado
pera il tutto. L'operazione di Dio é pof
"
fanza infuperabili , con la quale non ar
difca alcuno , di agguaglare cofa alcuna,
vmana o diuina.Guardati aduque o Mer
curio,che tu non giudichi alcuno , ne in
fernale, ne eziandio fuperno fimile a DIO,
Imperó che del tutto ti partirefti da la ve
ritá. Certamente nulla é fimile di quello , il
quale é difsimile,folo, & vnico . Ne ripu
terai alcuno aueré la medefima poffanza,
che hái DIO. Imperó che chi a quello che
dopo lui fia tale?& a la vita, & á la immor
talitá , & a la traſmutatione della qualitá?
Ma che altra cofa, oltre a queſte farâ i dio?
Impero che i Dio non é oziofo, perche tut
te le cofe farebbono oziofe . Ma di certo
tutte le cofe fono piene di Dio, &l'ozio
in neffuna parte del Mondo fi troua.Impe
ró che l'ozio é nome vano , cosí fecondo
quello che fa,& fi eziandio , fecondo quel
lo che é fatto. Egli é neceffario tutte le co
fe effer fatte, & fempre effere fatte,fecódo
PIMANDRO
78
la natura di ciaſcuno luogo . Colui che fa
non é folamente prefente a vna cofa ; ma a
tutte,ne folamente vna cofa produce , ma
tutte. Imperó che la poffanza , efiftente ef
ficace in fe medefima ; auaza tutte le cofe,
che fono fatte. Imperó che fotto efla fono
l'opere da lei generate . Or contempla il
Mondo ,fuggetto per me al tuo confpetto
& intorno diligentemente ragguarda , la
forma fua . Corpo inuiolabile ; del quale
nullo é piú antico . Certamente per tutto
integro , & diletteuole . Ragguarda oltra
queſto le fette ſpere , fottopofte , fabricate
con marauigliofo addornameto ; differen
temente adempiendo la eternitá colfuo
corfo, con ordine ſempiterno ;ciaſcuna pię
na di lume , ne il fuoco é in niffuno modo
in quelle. Imperó che l'amicitia, & la com
mifsione delle cofe contrarie , & difsimili;
inftituiſce lume , illuftrato dall'ato di DIO
genitore di tutti i beni ; & Principe di tut
to l'ordine , & eterno Duca delle fette fpe
re.Et vedi la Luna, ftrumento dalla Natu
ra,con più veloce corfo che gli altri , traf
mutando la inferiore materia. Et la terra,
<fita nel mezzo del Mondo ; Rifeggio del
bel Mondo, nutrimeto , & fimilmente nu
SERM. XI. 79

trice di tutti i terreni.Deh penfa al nume


ro de' viuenti, mortali & immortali, Et ef
fa Luna che intorno fi gira , quafi come
mezzo de' confini , dell'uno & dell'altro,
cio é d'i mortali & immortali . Et ancora

ogni cofa piena d'anima, & da effa moffe,


con li propii mouimenti certamente,parte
intorno al cielo, & parte intorno alla ter
ra,ne quelle cofe che fono da deftra,fi mu
tano a finiftra , ne da finiftra a deſtra,ne an
cora le cofe difopra , difotto ; ne ancora
quelle difotto,difopra. Ma che tutte que
fte cofe, o dolcifsimo mio Mercurio fieno
gouernate, non é ora di bifogno, che io di
cédolo tu lo impari. Imperó che fono cor
pi,& hanno anima, & muouonfi. Ma ra
gunarfi quefte cofe infieme, fanza la virtú
di chi le raguni, é impofsibile. E adunque
neceffario effere alcuno, & effere tale, che
in tutto fia vno. Imperó che coció fia che
molti & varii mouimenti fieno , & corpi
difsimili, & vno ordine di velocitá in tut
ti ; éimpofsibile effere due , o piú Fattori;
Imperoche vno ordine no farebbe confer
uato in molti, Oltre a quefto, chi tra quel
li fufsi meno poffente , auerebbe troppo
inuidia al piú poffente ; onde nafcerebbe
C.
80 PIMANDRO

certa difcordia.Et peró fe vno di loro fuf


fi autore delli animali mutabili, defidereb
be ancora generare li animali immortali,
come chi fuffe autore delli immortali, de
fiderebbe di generare i mortali. Et anco,
ra effendo vna anima , & vna materia : a
chi di loro piú tofto s'apparterebbe lo ope
rare in quelle? Et fe all'uno & all'altrofe
appartiene , a cui toccherá la prouincia
maggiore? Ma penfa cosí. Ogni corpo vi
uente,o mortale, o immortale, confifte di
materia & d'anima.Certamete tutti i cor
pi viuenti fono animati , & i non viuenti
fono quafi vna ignuda materia. L'anima
ancorafimilmente, fecondo fe medefima,
propinqua al fuo padre, ê cagione di vita,
ma della vita ê cagione qual fi voglia delli
immortali . Ora in che modo adunque li
mortali viuenti fieno differenti da' morta
li , & ancora l'immortali da li immortali?
manifefto é adunque effere di tutti queſti
vn'autore oltre a li altri . Imperó che vna
anima , vna vita , & ancora vna materia.
Or'chi é quefto? Or chicé egli altro chi
l'unico Dro ? Ora é egli conueniente ad al
tri, che all'vnico D1 o,procreare i viuenti?
Adunq; vno Dio. Tu hai cófeffato effere
vno
SERM. XI . 81

vno Mondo, vn ' Sole, vna Luna, & ancora


vna Diuinitá. Ma effo DIO quanto vorrai
che ê fia? Vno adunque, che ciaſcuna co
fa fâ in molti. Or' penfi tu che' fia cofa ar
dua,& faticofa a Dro, fare la Vita,l'anima,
la Immortalitá , & la Mutazione? Ma tu
tate & tali cofe puoi, Tu vedi, odi, odori,
guiti,tocchi,parli, vai,fpiri, intendi; ne al
tri êin te, che vegga, & altri che oda : ne
vno parla, & altro vâ, quefto odora,quel
lo gufta, queſto fpira, quello intende , ma
vno fâ tutte quefte cofe. Ne ancora quel
le cofe ê pofsibile effere fatte,fenza la pof
fanza di Dio. Imperó che fi come quello,
B
ilquale ceffa da quelli , non é piú animale,
Cosí quello ,il quale ceffaffe da la compo
fizione di quelli, non farebbe DIO. Ma du
bitare di queſto ê cofa ftolta , che ſe egli ê
conceduto , nulla effere nella natura delle
cofe,in cui non fia vn' certo naturale vigo
re di operare , & infieme vna efecuzione
di certa opera : quanto maggiormente fi
debbe firmamente dire , non macare a DIO

la poffanza , & l'effetto del tutto ? Imperô


che cio che é oziofo,ê imperfetto ,& a DIO
dire effere imperfetto , non élecito. Dio
adunque fa ogni cofa. Ora , o Mercurio,
F
82 PIMANDRO

quefto poco di tempo fara' mi tutto pre


fente, & a me te medefimo darai,& fubito
intenderai l'opera di DIO. Egli era neceffa
rio quefta opera manifeftarfi , acció che
fufsino quelle cofe, che fono fatte, & quel
le che erano ftate fatte , & che fi faranno
nel tepo, che ha a venire. Et quefto,o fua
uifsimo mio Mercurio , é la Vita. Et que
fo é la Bellezza . Et quefto ê il Bene. Et
quefto finalmente é Dio. Ma fe tu doman
derai,che io ti ponga auati a gli occhi que
fte cofe, per li efempii delle opere. Confi.
dera quello che ti accade volendo tu gene
rare. Nondimeno quefto non é fimile a
quello,perche quello non é tirato dalla vo
luttá; & non ha aiutatore a le opere, ma ef
ficace perfua natura,operando per propia
poffanza,fempre fi riuolta nell'opera,ftan
do effo fermo in tutto quello, che gia mai
ará fatto. Et fe egli qualche volta ará fot
tratto il fuo infuffo , mancando la vita,
tutte le cofe in morte cadrano.Ma conció
fia che tutte le cofe viuino , & una fia la vi
ta di tutti , egli é vno Dio. Ancora fe fono
viuéti tutte le cofe , ehe fi veggono in Cie
lo,& che giacino in Terra;vna é la vita di
tutti , la quale procede da Dio , & effa an
SER M. XI. 82
cora é effo DIO. Da vn'fattore tutte le co
fe fon fatte. Et la Vita é vnione di Mente,
& d'Anima . Et la Morte non é perdimen
to delle cofe congiunte, ma ifcioglimento
d'unione di piú cofe. L'imagine adunque
di Dio é la eternitá , & della eternitá é il
Mondo, & del Mondo il Sole , & del Sole
l'Huomo. Ma molti penfano la morte ef
fere certa mutazione , per cagione che la
grandezza del corpo fi rifolue, & la vita fi
riduce nello occulto. Ma io, o diletto Mer
curio mio,certamente ti infegno, il Mon
do di certo mutari per quefta cagione,
che alcune particelle di quello continua
mente fi vanno ad occultare. ma nó iftime.
rai quello giá mai morire.Certo quefte fo
no le pafsioni del Mondo , la reuoluzione
& la occultazione, & é la reuoluzione cer
tamente vna conuerfione , & la occulta
zione, vna renouazione. Oltra a quefto il
Mondo,che hâ tutte le forme, di certo nó
riceue di nuouoforme auuentizie , & pe
regrine. Vero é che effo frequentamente
in fe fteffo le cómuoue. Et fe quefto Mon
do,che hâ tutte le forme, é generato:qual
é il fuo autore? certamente effere no puó
fenza forma. Ma ſe ancora effo hâ tutte le
F 2
84 PIMANDRO

forme, fará fimile al Mondo. Et fe effo ha


rá vna forma ; fará in quefto peggiore del
Mondo. Che adunque diremo noi a que
fto? Or non iftiamo in dubbio . Imperó
che quello , che é dubbio nelle cofe diui
ne,non é ancora conofciuto. Adunq; effo
há vna forma: ma la fua propia forma;con
ció fa ch'ella fugga lo afpetto delli occhi;
é incorporea,& manifefta ciafcuna format
per li corpi. Et non auere marauiglia alcu
na, che e' fia vna certa forma incorporale.
Imperó che ella é come la forma del parla
re, & come i punti delle fcritture. Imperó
che molto appaiono auanzare; nondime
no per natura fono piani & equali .Ma pen
fa ora quello , che molto piú ardimente fi
dirá, & ancora quello, che piú veramente
fi manifefterá. Che fi come l'huomo non
puó fanza vita viuere : cosí nio no puó vi
uere,s'e' non produce le cofe buone.Que
fta é la vita di DIO. Quefto é il fuo atto:
muouere continuamente ciafcuna cofa,
& infpirare la vita a tutti. Ma alcune cofe
di quelle,che difopra abbiamo ditte,hãno
bifogno d'una certa intelligenzia. Confi
dera tu in queſto eſempio , quello che io
1 principalmente voglio fignificare. Tutte
SER M. XI. 85
le cofe fono in DIO, non come pofte in luo
go. Imperó che il corpo é luogo immobi
le , & quelle cofe , che poſte vi ſono; non
hanno mouimento . Certamente in altro
modo fi alluoga la fantaſia nello incorpo
reo. Penfa che e' contenga ciaſcuna cofa,
& penfa nulla effere piú capace , nulla piú
veloce, nulla piú poffente,che la incorpo
rale natura. Et effere effo molto piú capa
ce, molto più veloce , molte piú poffente
di tutti . Cosí ancora cominciando da te
medefimo a meditare,comanderai alla tua
anima , la quale piú tofto che non coman
derai,vbbidirá. Io dico, che le comádi, che
ella pafsi nell'occeano , quella prima che
abbia comandato,fará quiui , & di quindi
tornerá oue era. Et non partendofi , co
manderai vn'altra volta, che voli in cielo,
non ará bifogno d'alcune penne ; nulla fi
contraporrá alla fua velocitá:non lo incen
dio del fole ,non la larghezza dell'aria, non
il riuolgimento de' cieli, non i corpi delle
altre ftelle;che ella trapaffando ogni cofa,
non tranfcenda infino al più alto corpo.
1
Et fe vorrai anchora , paffare tutte le ro
tunditá de' cieli , & inueftigare quello,
che é molto più difopra : queſto ancora ti
F 3
86 PIMANDRO

fará lecito.Confidera quáta fia la poffanza


& quanta la celeritá della tua anima. Et fe
tu puoi quefte cofe fare ; penfa che molto
piú puó fare DIO. A quefto modo aduque
contempla i D o. Come quello che hâ in fe
tutte le intelligenzie, & che hâ fe medefi
mo in tutto , come l'uniuerfo Mondo. Se

tu non ti adequerai a DIO , giá mai DIO non


intenderai. Imperó che il fimile , é fempre
dal fuo fimile conofciuto.Diftendi te me

' defimo a vna grādezza ſanza termine, eſci


fuori del corpo. Vá fopra tutto il tempo ,
fii eternitá. Et cosí finalmente i DIO Cono
fcerai.Prefupponédo in te medefimo, nul
la effere impofsibile. Riputa te medefimo
immortale , poffente a comprendere tutte
le cofe , ogni fcienzia, & fimilmente ogni
arte. Sii più alto che ogni altezza, sii piú
profondo,che ogni baffezza.Raccoglierai
in te medefimo ciafcuno sefo de' fatti tuoi
del fuoco, dell'acqua, dello arido , & vmi
do. Sii prefente,a tutte le parti del Mondo
al Cielo , alla Terra , & al Mare. Abiterai
per tutto il tempo, fuori del vétre del tuo
piccolo corpo. Penferai nulla per morte
morire. Cóprenderai infieme tutte queſte
cofe, I luoghi,i tempi, le gradezze,le qua
SERM. XI: 87

litá,& le quantitati, cosí finalmente potrai


intédere DIO. Et per contra, fe tu fommer
gerai l'anima tua nel corpo, & d'efla nó fa
rai ftima , & gitterati nel fango , con que
fte parole,dicendo . Ne alcuna cofa cono
fco.Ne eziádio poffo conofcere.Io fpauen
to nell'ampio fondo del mare.Io nonpoffo
volare in cielo.Io non ho conoſciuto quel
lo, che ora io fiane hó conofciuto quello,
che io debbo effere, nel tépo a venire. Or
che hai tu a fare con i DIO? Imperó che tu
non puoi ,fendo tu maluagio, & feruo del
puzzolente corpo; effere capace d'effa bel
lezza & bontá. Ma la eftrema prauità,énő
riconoſcere DIO.Ma auere fidanza, & fpe
rare, qualche volta potere trouarfibuono

é vna certa via diuina , che per diritto cam


mino a'l bene conduce; nella quale proce
dendo tu , fempre in ciafcuno luogo t'ap
parirá piú ageuole, & piú piana, andando,
nauigádo, di di, & di notte, & parlado, &
tacendo. Imperó che nulla é nella natura
delle cofe,che norappresēti qualche imagi
ne della diuinitá.TRI. Or' no é egli inuifibi
le i DIO.MEN . Parla,o Trimegifto, piú reli
giofaméte. Imperó che, chi e piú lucido di
quello Elli certo per tale cagione há fatte
F 4
88 PIMANDRO

tutte le cofe;acció che per ciaſcuna di quel


de lo vedefsi.Quefta é la bontà di DIO; Et
quefta é la fua virtú , rifplendere per tutte
le cofe. Nulla é ancora inuifibile, nelle co
fe incorporee. La Mente fivede in effo in
tendimento, & DIO fi manifefta nella ope
razione. Queſte cofe fino a qui, o Trime
gifto,ti fieno dichiarate,& tutte l'altre,giá
perte medefimo ricercherai , & non farai
ingannato dalla falfa imagine della veritá.

MERCVRIO A TAZIO , IN
COMVNE , SERMONE XII.

A Mente, o Tazio , certamente na


LA fce da efla effenzia di Dio : non dime
no quefto s'intende , fe effo hâ alcuna ef
fenzia. Et quefta , quale ella fi fia , fe me
defima fola finceramente comprende.Non
é adunque diuifa la Mente , da la effenzia
di DIO; ma piútofto a quella in tale mo
do congiunta , quale é il lume al corpo
del Sole.Quefta Mente é DIO nelli huomi
ni, & per quefta , alcuni del numero de li
huomini , fono Dii ; & la loro vmanitá é
molto preſſo alla diuinitá . Et peró il buo
o angelo certamente ci riuela gli Dii effe

}
SERM.' XII. 89

re huomini immortali, & li huomini effe


re mortali Dii. Ma nelli animali irraziona
li, quella méte é natura.Imperó che in cia
fcuno luogo,doue é l'anima; quiui é anco
ra la mente,fi come in ogni luogo, doue é
la vita,quiui é eziandio l'anima. Ne'viuen
ti fanza diſcorſo di ragione , l'anima é vita
vota di mente . La mente di certo é aiu

tatrice dell'anime de gli huomini ; Riuo


cando quelle nel propio bene,ma nelli ani
mali che mancano di ragione, concorre o
perãdo con la natura di ciafcuno, & nelle
anime delli huomini , alle volte reſiſte &
repugna.Certamente l'anima infufa al cor
po,continouamente é deprauata dalla vo
Jutta & dal dolore. Imperó che per la com
miftione del corpo, la volutta & il dolore
n'efcono fuori , quafi come certi riuoli;
nelli quali cadédo l'anima, s'affoga. Tutte
le anime adunque , alle quali la mente pre
domina ; quelle illumina col fuo fplendo
re: a'loro morbi & mali faccendo refiften
zia. Et fi come lo ammaeftrato medico,
con'dolori affligge il corpo dello infermo;
quello incendendo & tagliando,per cagio
ne di ricuperare la fanitá . Cosí la mente
affligge la voluttuofa anima , acció che da
90 PIMANDRO

effa diuella le radici della voluttá. Imperó


che da effa é ogni infermitá dell'anima. Et
la grauifsima infermitá dell'anima, é la im
pietá. Ma la opinione,al tutto, non ci addi
rizza ad alcuno bene , ma piu tofto a'l ma
le. Et la mente repugnando a quella , cosí
procura il bene dell'anima; come il medico
la fanitá del corpo . Et tutte quante quelle
anime,lequali non hanno accettata per go
uernatrice la mente, patifcono quel mede
fimo, che l'anime de' bruti . Perche la méte
le lafcia allo imperio delle cupiditá ; a'l có
pimeto delle quali, fono traportate da cer
to ardente impeto, & a vfo di fiere immo
deratamente s'adirano, & appetiscono , &
quello che cziádio é peggio, non pogono
fine alcuno alle libidini , et notruouono ter
mine de' mali, ne delle pafsioni. A quefti ta
li há prepofto Dio la legge come vno efecu
tore &giudice. TAZ. O Padre, qui riſurge
quella difputazione de'l Fato, laquale,di
fopra imperfetta laſciamo . Impero che s'e
gli é ftatuito alcuni effere adulteri, & alcu
ni facrilegi. Or perche alcuno, per queſto
é condanato? coció fia che certo gli abbia
peccato, coftretto dalla necefsitá del Fato.

TRI. Q
O figliuolo, le operazioni tutte fono
SER M. XII. 91

del Fato; nulla de le cofe corporali é fanza


quello . Ne bene alcuno , ne male puó effe
re fatto fanza quello . Statuito é che quello
il quale ará comeffo alcuno peccato, pati
fca. Quelli per quefto pecca ; acció che di
quindi patifca,cio che patifce, quando ará
peccato. Ma del Fato, & de le pene de pec
cati,altroue abbiamo detto.Ma il prefente
noftro parlare é de la méte, quãto fia pofsé
te, & quãto fia il fuo inftinto,differéte nel
li huomini , & ne' bruti : & ancora in che
modo effa mente non é benefica ne' bruti;
ma nelli huomini raffrena l'impeto della li
bidine, & fpegne l'ardore della ira. Onde fe
guita che fieno intra gli huomini, alcuni ir
razionali, & alcuni razionali. Ma tutti gli
huomini fono fottopofti al Fato; alla gene
razione,& alla trafmutazione. Certaméte
il principio & il fine del Fato fono queſte
due cofe, cio é la generazione, & la traſmu
tazione , & tutti gl'huomini patiſcono di
certo,quello che ha ordinato il Fato.Vero
é che quelli ragioneuoli, a' quali noi dicé
mo la mente predominare , come gouer
natrice;non patiſcono al medefimo modo
che gl'altri : anzi alieni da la improbitá,
non effendo maluagi non patifcono male,
92 PIMANDRO

TAZ. In che modo ancora , o Padre, di tu


quefto ? TRI. L'adultero non é egli catti
uo?l'homicida non é egli maluagio ?l'huo
mo ragioneuole patifce,non adultero, ma
fi come adultero, non homicida,ma fi co
1
me homicida.Impofsibile é fchifare la qua
litá della traſmutazione , fi come l'effetto
della generazione. Ma lecito é a colui che
há la mente, fchifare la prauitá . Per laqual
cofa, o figliuol mio, io ho fempre vdito il
buono angelo , quando continouamente
m'há fpirato,ilquale,fe egli auefsi in lette
re ſcritti i fuoi ammoniméti, conferirebbe
ancora co'l tempo , marauigliofe vtilitati,
alla vmana generazione. Egli folo, o figli
uol mio fi come effo primogenito DIO,
ragguardando tutte le cofe , há infufo in
noi, i diuini fegreti . Et io certamente l'udí
cosí alcuna volta predicare. Tutte le cofe
fono vno ; ſpezialmente i corpi intelligi
bili. Noi viuiamo per potenzia , per ope
razione,& per eternitá. La mente di colui
ébuona,fi come é buona la fua anima. Et

conció fia che queſto ſia cosí , nulla delle


cofe intelligibili, é diftante da lo intelligi
bile. Oltr'a quefto , la Mente principe di
tutti, & l'anima di DIO ; puó fare ció che
SER M. XII. 93
vuole.Egli quefte cofe diffe. Tu adunque
confidera queſte cofe, & ftá co gli orecchi
della mente attenti , a queſto parlare del
Fato, che io ti diró.Se diligenteméte fchi
ferai,li contenziofi inganni; fanza dubbio
1 trouerrai,che la Mente anima di DIO, é do

minatrice fopra tutti , cosí al Fato , come


eziandio alla Legge,& ancora a tutte l'al
tre cofe, Ne cofa alcuna di quelle che fi
aſpettano a'l Fato ,é impoſsibile alla Méte.
Et per tanto l'animo vmano é fuperiore
al Fato , nondimeno non difpregia quelle
cofe, che fono fottopofte al Fato. Et que
fte fono le ottime reuelazioni del buono
Angelo.TAZ . Veramente, o Padre, quefte
cofe fono diuinamente , & ancora como
damente trattate. Ma ancora ti prego che

tu mi dichiari , quello che tu dicefti , la


Mente adoperarfi per modo di Natura ne
bruti , adoperando infieme con gli affetti
di quegli . Et gli affetti de gli animali irra
zionali ( ficome io penfo ) fono pafsioni.
Et fe la Mente adopera infieme con gli af
fetti; & gli affetti fono pafsioni , la Mente
é adunque vna certa pafsione; dappoi che
cosíficonforma con le pafsioni, TRI. Deh
quáto nobilaméte me ne prieghi o buono

J
94 PIMANDRO

figliuolo? Onde giufto é che io ti rifpóda.


Tutte le cofe incorporee, che fono ne' cor
pi;fono patibili,anzi fono propie paſsioni,
Certamete ogni cofa che muoue, e incor
porea, & ogni mouimento,é corporeo.Et
ancora le cofe incorporee fono moffe dal
la Méte, & il mouiméto é pafsione. Adun
que l'vno & l'altro, cosí quello che é mof
fo,come eziandio quello che muoue pati
fcono. L'uno certamente dominando , &
l'altro fendo fuggetto. Ma quãdo fi fepara
da'l corpo, é liberato da le pafsioni. Anzi o
figliuolo, nulla ê in alcuno luogo che non
patifca. Imperó che tutte le cofe fono pa
tibili.Ma la pafsione, et il patibile,mafsima
mente in queſto fono differenti :che l'uno
é agente, & l'altro paziente.Ma i corpi an
cora adoperano,fecodo loro medefimi.Im
peró che o e' fono immobili, o e' fi muouo
1 no:et pafsione é quale fi fia l'uno de quefti.
Ma li incorporali s'adoperano fempre , &
peró fono patibili.Ne ti cófondino tali no I
minanze. Imperó che l'operazioni , & là
pafsioné , é quel medefimo , nondimeno
vfarlo con piú honoreuole vocabulo, non
nuoce . TAZ. Tu hai , o Padre di que
Ate cofe affegnata manifeſta ragione. TRI,
SER M. XII 95
Oltra queſto , o figliuolo , confidera che
quefte due cofe , fopra tutti gli altri ani
mali , DIO ha conceduto all'huomo fo
lo, cio é il parlare, & la mente :le quali cofe
certamente fi giudicano effere, del mede
fimo valore , che la immortalitá . Et cia
fcuno che vfa quefte, fecodo che fi confá;
in nulla é differente da li immortali , ma an
cora fciolto da' legami del corpo,farà con
dotto da l'uno & dall'altro , nel coro de Be
ati ; & ancora in quello de gli Iddií. TA Z.
Or non vfano il parlare gl'altri animali ol
tre a l'huomo? TRI. No, figliuolo mio,ma
la voce . Et molta differézia ê intra'l parla
re , & la voce. Il parlare é comune a tutti
1 gl'huomini, ma la voce é propia di ciafcu
no huomo , & ancora propia di ciafcuna
generazione d'animali.T AZ. O Padre, or
non vfano diuerfe generazioni d'huomi
ni,diuerfi parlari? TRI. Diuerfi parlari vfa
no , o figliuolo . Certamente e' fitruoua
vn'huomo, & ancora vn'parlare, in quá &
in lá per interpretazione traportato. Et ef
fere finalmente vno verbo,& il medefimo

verbo é appreffo a gli Egizzii, a'perfiani, &


a' Greci.Ma e' mi pare,che nofappi,o figli
uolmio,la virtú, & l'aplitudine del verbo.

1
RO
96 PIMAND

Il Beato Diobuono & fapientifsimo, pro


nunzió l'anima effere nel corpo , la mente
nella anima , & il verbo nella mente. Et
diffe il Padre di quefti effere DIO.Adúque
il verbo ê imagine & mente di D 10: & il
corpo,della forma,& la forma , dell'anima;
& l'aere é purifsima parte della materia, &
la anima dell'aere , & la mente dell'anima,
& finalmente , della mente i DIO. Ma i
DIO ê circa il tutto , & ancora per tutto,
la mente é circa l'anima, & l'anima , é circa
l'aere,& l'aere é circa la materia. Ma la Ne
cefsitá,& la Prouidenzia, & la Natura, fo
no ftrumenti del mondo, & dell'ordine de
la materia. Imperó che ciaſcuna cofa delle
intelligibili,é effenzia , & la loro effenzia,
eflà vnica ſtabilitá. Ma di quelli corpi che
fono nel mondo , ciafcuno di loro é molti
tudine . I corpi compoſti che hanno effa
identitá , & che alterandofi infieme , tra
paffano; conferuano perpetualmete la im
mortalitá di effa identitá.Ne gli altri corpi
che fono compofti , di ciafcuno corpo é il
numero, & impofsibile é farfi conftituzio
ne,o compofizione , o veramente diffolu
zione, fanza numero . Certamete le vnita

di fe medefime generano , & accrefcano il


numero
SERM. 3 XII. 97

numero :& ancora difciolte,ritraggono il


numero in loro medefime.La materia cer

tamente é vna: & tutto quefto Mondo , &


vno grade i Dio , imagine d'uno maggio
re,vnito a quello:& che conferua l'ordine
& la volontà del Padre , che é intera pleni
tudine,di tutta la vita. Et in effo, non e al
cuna cofa, appartenete a tutta la Eternità,
& reftituzione paterna , o veramente a la
parte,o al tutto:che no habbia vfo di vita.
Ne cofa alcuna fanza parte di vita ê, al mó
do,ne mai fu,ne farà .Imperò che il Padre
fuo ha voluto , il Mondo effere viuente
F
mentre che'dura :Onde neceffario é , que
fto effere i Dio . Et in che modo,o figliuol
mio,poffono effere in Dio . Et nella imagi
ne del tutto , & nella plenitudine della vi
ta,alcune cofe,che no abbino vita ? La pri
uazione della vita é corruzzione:et la cor

ruzzione e perdimento. In che modo adú


que puô effere corrotto , alcuna parte di
quello , che é incorruttibile ? Et cofa alcu
na di Dio,come puô effere diſtrutta ? TAZ.
O Padre , or' non muoiono nel Mondo
gli animali , che fono parte del Mondo ?
TRI.Parla più correttamente,o figliuolo .
Imperò che tu erri nel nome . Nel Mon
G
98 PIMANDRO

do ,o figliuolo , non muore alcuna cofa :


mai corpi compofti , fi diffoluono . Et il
diffoluimento,non ê
èmorte : ma ê certo ri
foluiméto di cofe mifte: et l'unione fi fcio
glie,no perche moiano le cofe che fono ;
ma perche le cofe vecchie ringiouaniſchi
no. TAZ. Conció fia, che certa operazio→
ne di vita fia;nó ê quefto,certo mutamen
to ? & per tanto che cofa ênel Mondo che
fia immobile? TRI: Nulla, o figliuolo . taz.
Or' non ti par egli , immobile la Terra ?
TRI.Mai no;ma commoffa da molti moui
menti : Non dimeno effa fola êſtabile
in vn' certo modo . Or' non farebbe cofa
indegna, effa nutrice di tutti, che ciaſcuna
cofa concepe ; & partoriſce : no auere mo
uimento ? Imperó che impofsibile e alcu -
no partorire,fanza mouimento. Et anco
ra farebbe cofa non degna , a chiamare ſte
rile , quefto quarto corpo . Imperó che il
chiamarlo immobile , null'altro fignifica,
' che qualche cofa fterile . Confidera , o fi
4 gliuolo,quefto generalmente ,che
ció che
enel Mondo , o fcemando , o crefcendo
fi muoue.Et oltre a quefto, ció che fi muo
.. ue , viue : & neceffario é, ciaſcuno de'vi
- uenti , non effere vna medefima cofa , Lo
SERM. . XIE €99
vniuerfo Mondo , tutto infiemè eſiſten
te , fanza dubbio êimmobile : ma le fue
partifono per tutto mutabili . Non dime
no,nnlla é fuggetto,alla corruzzione : ma
certe falfe nominanze coturbano gli huo
mini . Impero che la generazione , non ê
creazione di vita ma ê, manifeſtazione di
effa naſcoſta vita . Et la morte non ê mu
tazione : ma piú tofto occultazione: Con+
ció fia adunque che queſte cofe cosí fienö ;
tutte le cofe fono immortali.Certamente
lo fpiriro, ê vita della materia : & la men –
te dell'anima : & da la mente deriual ogni
viuente. Adunque ogni viuente e immor
tale per la mente : Ma l'huomo mafsinia
mente fopra tutti ê immortales ilquale ê
capace di pro : & conformafi alla diuina
effenzia . Imperó che a lui folo , intra tut
te le generazioni de' viuenti , effo¿D 10
s'accolta ; certamente la notte per vifio!
ni ; & il di per diuerfe forme : Et per
tutte le cofe , gli pronunzia le cofe fu
ture, per vccelli,per interiori , per i fpiri
ti,per felue. Per laqual cagione veramen
te lo huomo è detto , fapere le cofe pre +
fenti, & le paffate, & quelle che deono vet
nire.Ma io voglio, o figliuolo mio, che tu
G 2
I
RO a
100 PIMAND

principalmente confideri,che ciafcuna ge


nerazione de gli altri viuéti,abita in qual
che parte del Mondo : Li humidi certame
te,l'acqua ;I terreni , la terra; Gli vccegli,
l'aria: Ma l'huomo, vfa tutte queſte cofe,'
cio é la terra , l'acqua , l'aria,il fuoco ; &
fguarda fu il cielo; & quello co'l fenfo mi
fura.Ma Dio è circa il tutto, infieme, & per
tutto :Imperò che egli è potenzia & atto,
di tutte le cofe.Et non e,o figliuolo, mol
to malageuole ad intendere Dio. & quate
volte tu il vorrai vedere, confidera l'ordi
ne del Mondo, & l'ornamento del fuo or
dine : Confidera la necessità di quelle co
fe,lequali s'apprédono co'l fenfo ; & la pro
uidenzia di ciò che è fatto innanzi ; & di
quello, che tutto di fi fâ ; Vedi la materia
piena di vita:& tale & tanto i DIO ,,ilquale
vâtanto degnamente, con tuttí i buoni &
belli Dii, & Demoni , & Huomini. Ta z.
Ma queſte o Padre , fono certe operazio
ni.TRI. Ah figliuolo , & donde vengono
queſte cofe,fe non da DIO ? Or non fai tu,
che fi come le parti del Módo fono , il Cie
lo,la Terra,l'Acqua, et l'Aria:Cosi le mé
bra di Dio fono la Vita, la Immortalità , la
Necefsitá,la Prouidenzia , la Natura,l'A
SERM. XII. 102

nima,la Mente.Et la perfeuerazione di tut


te quefte ê, effo Bene.Ne fi fà in luogo al
cuno,cofa alcuna; ne è fatta ; oue effo DIO
non fia prefente.TA Z. Adunque é egli , o
Padre,nella materia ? TRI . La Materia, o
figliuolo,a ció che a quella s'affegni pro
pio luogo,ëfeperata da DIO . Et che altro
ftimi tu quella, che vna roza,& non com
pofta congregazione. Ne credere, queſta
potere ftare per fe medefima ; fe ella nonê
formata:& fe ella ê formata,é formata cer
tamente da altri : Imperó che detto abbia
mo le operazioni delformare , effere parti
di DIO.Da cui adunque,ê conceduta la vi
ta,a ciafcuno de gli animali ? Da cui fono
fatte Immortali , quelle cofe,che vfano il
dono , della immortalità ? Et da cui ſono
mutate,le cofe mutabili? Et fe nominerai,
o Materia,o vero Corpo, o veramente Ef
fenzia : tieni a mente effere tutte opere di
DIO.Et l'atto della materia, effere ragione
di materia;Et l'atto de ' corpi, ragione de
corpi:Et l'atto della efsézia, effere ragione
della efsézia:& quefto tutto ê Dio. Ne al
cuna cofa ê nel tutto,che no fia effo i DIO.
Adunque circa DIo non ê, ne Grandez
za,ne Luogo , ne Qualità , ne Figura , ne
G3
1
102 PIMANDRO "

ancora il Tempo.Imperó che egli è il tut


to,& il tutto è circa tutte le cofe , & per
tutte le cofe. Et tu, o figliuolo ,ónora , &
adora, quefto verbo . Ma il culto di DIO ê
vno , cio é non effere viziofo.
.mp
MERCVRIO A TAZIO DE
LA REGENERAZIONE ET DE
་ LA IMPOSIZIONE DEL SI
400" LENZIO , SERM . XIII.
TUO ENLA

PADRE, ne tuoi fermoni co


omuni ,per certe ofcure quiftioni,
& fanza aggiunzione d'alcun di
C
chiarazione,trattafti de la Deitá : dicendo
neffuno huomo effere fatto faluo, inanzi
a la regenerazione. Et io certamete, men
tre che tu faliui al monte, vmile ti ftetti in
nanzi ; pregandoti che qualche volta , tu
mi dimoftrafsi la ragione , della regene
razione . Impero che queſto folo , allo
ra mi reftaua a fapere : & tu finalmente
allora riſpondefti , di riuelarmelo, quan INT
do io fufsi alienato , da'l Mondo . Ecco ,'
o Padre , che io fono giá apperecchiato .
Io ho leuati via da la mia Mente gl'ingan
ni del Mondo . Tu adunque obferuami
SERM. XIII. 103

le promeffe; o palefemente , o coperta


mente , come piú ti piace trattami il mor
do della regenerazione : che io o Trime
gifto , non sò di che madre , & di che
feme , fia nato lo huomo . TRI . O figli
uolo la madre , è la contemplatiua fapien
zia, nelfilenzio : & il feme fuo , il vero
Bene. TA Z. O Padre , & chi lo femina ?
Imperó che questo non sô io . TRI . La
volontà di Dio, o figliuol mio . TAZ.Or
di che pregio è peró , quelli che è gene
rato ? Imperó che gli e fanza parte della
effenzia intelligibile , che effendo altri
menti , colui il quali ê generato , fará i
DIO figliuolo di DIO . TRI. Penfa il tut
to nel tutto , che confifte di tutte le pof
fanze . TAZ. O Padre tu finge ofcure qui
1
ftioni ; & non parli a vfo di padre con
figliuolo . TRI . Quefta generazione di
huomini , o figliuolo , non fi ammaeſtras
Matante volte , quante vuole , fotto cer
ta dimostrazione , fi riduce in memo
ria di DIO. TAZ. Tu inferisci cofe im=

pofsibili , & troppo violenti : per laqual


cofa. io defidero di contradire . T R D.
O Tazio , ora se tu difcordante , da la
fchiatta di tuo Padre.TA Z. Non mi auere
G 4
104 PIMANDRO

inuidia o padre.Imperó che io fono legiti


mo figliuolo. Orfű deh io ti priego, che tu
m'infegni il modo , della regenerazione .
TRI . Or' che ti diro io o figliuolo.Io non
hô da dirti altro che quefto: che io veggo
vna vera et degna cofa da vedere,già a me
pofta innanzi, dalla benignità di Dio: onde
io fono traflatato, in corpo immortale. Et
non fono quello , ilquale era prima ftato
fatto:mafono di nuouo diuétato Mente.
Queſto misterio non fi inſegnia. Or❜vedi
per quefto elemento formato,per loquale
fi può vedere ,per loquale, ê da me poftpo
fta,la prima cópofta forma : non che io fia
colorato , & abbi toccamento & termine;
Imperò che io fono al prefente da efsi fat
to alieno . Or' vedimi tu con li occhi, o fi
gliuolo ? Ma quando tu penfi intento co'l
corpo & con lo afpetto ; io non fono ve
duto con quefti occhi. TA Z. Tu hai o pa
dre troppo commoffo me in furore ; & in
iftimolo di mente: onde che al prefente, io
non veggio, me medefimo. TRI . Voleffe
DIO,o figliuolo carifsimo, che no dormen
do tu,ancora te medefimo traſcorreſsi ; a
fimilitudine di quegli, che nel fonno , da'
fogni fono occupati.T AZ. Deh or dimmi
SERM. XIII. 105
chi e l'autore della regeneratione ? TRI.Il
figliuolo di Dio , vno huomo per volunta
di Dio . TAZ.Ora o padre m'hai tu fatto di
uentare mutolo , & pieno di ftupore.Et
io medefimo ancora,alienato da'l priftino
ftato della mente;ragguardo la medefima
grandezza,infiemecon la imprefsione del
fegno, et in effa la bugia.Imperò che la for
ma mortale , per ciafcuno Di fi tranfmuta.
Et quefta per a tépo quafi come falfa,fce
mando,& crefcendo fi riuolta. Che cofa &
adunque il vero,o Trimegifto ? TRI.Quel
lo e il vero,ilquale ê, non perturbato , non
determinato,non colorato,non figurato,
non guafto;ignudo, chiaro, et da fe mede
fimo comprenfibile , bene intrafmutabile
& in tutto incorporeo.TAZ.In verità o pa
dre mio,che io già impazzo: & conciò fia
che per te fperafsi diuentare fauio; penfan
do a quefto,ueggio confufcati tutti i miei
fenfi.TRI . Cosí accade o figliuolo ; im
peró che effendo folleuato in sú, come il
fuoco; & abbaffato in giù, come la terra; et
vmido come l'acqua ; & fpirante com l'a
ria,come apprendarai tu effo co'l fenfo? e'
gli ênon duro,non molle,nan denfo, non
penetrabile;ma folo da effere confiderato,
106 PIMANDRO

per potenzia, & per atto.Ma chi può ; fac


cia orazione , che intenda la generazione
che ê in DIO.TAZ.Io o Padre fono impoten
te.TRI . Non piaccia a DIO che cosí fia o fi
gliuolo.Ricorri in te medefimo ; & confe
guiralo: voglilo; & fará fatto: Purga i fen
fi del corpo : Suolgiti da le irrazionali, ven
dicatrici della materia.T A Z. Or' fono egli
dentro a me vendicatrici ?TRI.O figliuolo
non poche:ma molte & orribili . TAZ . Io
no me ne aueggio o Padre.TRI.O figliuo
lo la prima vendicatrice ê , la gnoranzia,
la fecoda é la triftizia, la Inconftanzia è la
terza ; la quarta êla cupiditá;& la ingiufti
zia è la quinta : la feſta la luffuria, la fepti
ma la decezzione:la Inuidia l'ottaua: la no
na è la fraude: l'ira è la decima ; l'undecima
la temeritá , & la duodecima ; la malizia.
Quefte certaméte a numero fono dodici ;

& molte altre piú , fotto queſte fi conten


gono;le quali conftringono dentro l'huo
morinchiufo per il carcere del corpo; ad a
uere pena da'séfi .Ma quefte fono bene di
logi da colui , che è ripieno de la clemézia
de DIO. & cosí é fatto il modo , e il parlare
della regenerazione.Da ora auati o figliuo
lo mi ſtarai in filenzio; et tacédo laudirai ţi
SERM. XIII. 107
Dio;et a quefto modo,la Diuina clemezia,
non fi partirá da noi.Et da qui inanzi,o fi
gliuol mio , rallegrati : Imperó che tu sê
dalla potezia diuina eleuato a la contépla
zione della veritá. La cognizione di Dio
difcende in noi:& venendo queſta:ê ſcac
ciata la gnorazia. La cognizione del gau
dio difcende in noi : & per la prefenzia di
quefta fugge del tutto la triftizia;& in co
loro fi riuolta,i quali fono apperecchiati a
pigliarla . Et chiamo , la Poffanza che con
duce a'l gaudio , la Conftanzia;che piùde
l'altre;fanza dubbio é fuauifsima.Ricieuia
mola adunque o figliuolo, con buono ani
mo.Imperó che come prima fia prefente ,
del tutto ogni mollizie difcaccierá, & ora
inuoco la Continézia, vincitrice poffanza
di tutte le cupiditá.Et quefto grado, o fi
gliuolo è il fondaméto della Giuftizia.Ma
confidera in che modo egli hâ fcacciato la
ingiustizia da le opere create. Certamete o
figliuolo, noi fiamo diuetati giufti per l'aſ
sezia della ingiuſtizia.La ſeſta chiamo Po
tézia che in noi difcéde , cio ê comunione
cótra lo ecceffo.Queſto finalméte parten
dofi,inuoco la veritá: et fubito la decezzio

nefifugge;&la veritáê prefente. Or vedi


108 PIMANDRO

in che modo il bene hà il fuo compimeto,


per la preſenzia della verità.Imperò che la
Inuidia fi parte da noi; perche il bene ê in
nato nella verità, infieme co la vita, & con
il lume.Ne piu oltre viene la vendicatrice
della Ira.Ma tutte le vendicatrici,con cer

to fubitano impeto,fono rimoffe.Ora hai


tu intefo,o figliuolo, il modo d'effa rege
neratione.La intellettuale regeneratione
é compofta , per la prefenzia del numero
di dieci , che difcaccia da fe il numero di
dodeci: & quefto abbiamo noi fpeculato,
per effa generazione . Ciafcuno adunque,
che per la benignitá della generazione , la
fcia il fenfo del corpo , conofce fe medeſi
mo composto di cofe diuine, & fatto non
inchineuole, per diuina potenzia, con tut
ta la mente fi rallegra. T A Z.O Padre io fò
concetto, non con lo fguardo de gl'occhi,
ma con l'atto della mente, il quale per le in
teriori potenzie fi efercita . Io fono in Cie
lo,in terra,in acqua,in aere, Sono nelli ani
mali, nelli alberi,nel corpo , inanzi al cor
po , & dopo il corpo , in ciaſcuno luogo.
Ma oltra quefto io uoglio che tu mi di
1
ca , in che modo le vendicatrici delle te
nebre, dodeci a numero ; fono difcacciate
SERM. XIII. 109

dalle dieci poteftati. Quale e il modo o


Trimigifto?TRI.O figliuolo, quefto taber
naculo è fatto del cerchio del zodiaco , il
quale confifte de'l numero duodenario,&
tutti quefti numeri fono d'uno che hâ tur
te le forme,fecondo le forme della natura ,
a difcorfo & circuito dell'huomo. Quelle
vendicatrici adunque , in certo modo fo
no infieme difgiunte , ma in certo modo
operando, congiunte come appare che la
temerità , ê infeperabile da la Ira.Merita
mente adunque,fecōdo la diritta ragione
così appreffo fanno interuallo;fi come ap
preffo fono difcacciate dalle dieci pote
ftati,cio ê da il denario numero. Imperò
che o figliuolo, il denario è genitore della
anima.Et quiui ſono vnite la vita & la lu
ce,doue i numeri d'effa vnitá,fono nati de
lo fpirito.Adunque la vnitá fecondo la ra
gione, contiene il denario , et anchora il de "
nario l'vnitá.TAZ. Eh Padre, io veggo I'v
niuerfo, & me medeſimo infieme,nella më
te ragguardo.TRI.Or quefto é o figliuolo ,
1
la regenerazione ; a non effer piú infieme
al corpo ,da quantità mifurato . Et certa
mente per queſta ragione, io t'ho manife
ſtato il miſterio della regenerazione ; aciò
HO PIMANDRO

che noi non fiamo calunniatori del tutto,


contro a molti , i quali iDIO uuole.T A Z.
O Padre,riſpondi a questo. Quefto corpo
fatto dalla potenzia,hâ egli qualche uolta
adifoluerfi?TRI. Abbi riguardo, che non
ardifca di dire più cosí ; perche tu di cofe
impofsibili;et del tutto fei in errore;et l'oc
chio della mente dicendo tu queſte coſe,
farebbe cotaminato. Il fenfibile corpo del
la natura ,ê.molto differéte da la effenzia
le generazione : che l'uno certo ê diffolubi
G

le;& l'altro indiffolubile : quello mortale;


& quefto immortale .Or, non fai che , & i
DIO,& figliuolo d'uno sei nato?raz . O pa
dre,ora uorrei bene vdire cantare a modo
d'Hymno,quel diuino parlare;che tu di
cefti hauere vdito da le Poteftati '; mentre
che io era nello ottonario.TRI . L'ottonario
cantó effo Pimandro . Onde e' ti conuie
ne fciogliere da'l corpo. Imperó che quel
lo Pimandro puro ; Mente della diuina
potenzia,non mi riueló piú cofe, che fcrit
te fieno,ftimando , io douere da me ricer
chare le altre : & confortommi a onore
uoli ufici. Per laqual cofa ; tutte le poffan
ze che in me fono cantano . T A z. o padre,
quefto uorrei io udire,& intendere. TRI.
SER. M.. XIII. III

Afpetta figliuolo afpetta ; & preſto vdirai


vna dolce canzone, Hymno della regene
razione:il quale gia mai cosí faciliméte no
paleferei,fe io non credefsi farti vtile.Que
fto no s'infegna : ma occultafi nel filentio.
Or uedemi tu, o figliuolo carifsimo; guar
da diligentemente ciafcuna cofa . Imperó
che cosí ancora a te fi confâ, orando tu fot
to il Cielo,uoltare la faccia a l'Auftro quã
do il Sole cala in Occidente : & a lo Euro
quando fileua in Oriente.
HYMNO . SER
( MONE XIIIL :
Avniuerfa natura del modo , o
Lda quefto Hymno. Odilo o ter
I ra , vditelo , o rauuolgimenti del
Je acque ; O felue ftate in filenzio. Io ho a
cantare il Creatore di tutti;tutto, & vno.
O cieli vdite; o venti ripofateui. Il circulo
dello imortale i DIO efaudiſca queſta ora
zione. Io gia cato il Creatore di tutti , di
ftribuitore delle terre , ponderatore del
Cielo ; & che comando fpargerfila dolce
J acqua dello Occeano , per ogni parte ; a
nutrimento degli huomini; & che coman
da il fuoco rifplendere a le fuperne opera
zioni delli huomini & delle iddii. Rendia
112 PIMANDRO

mo grazie con vna voce tutti a colui che


rigirà i Cieli,& che crea la Natura. Que
ftiê occhio della mente . Quefti graziofa
méte riceuerá la benedizione delle poten
zie. O virtúmie laudate lui, che ê vno , &
tutto.O potézie tutte del mio animo, con
cordateui alla mia volonta. O fanta cogni
zione che per lo tuo lume rifpléde; Io eful
to di gaudio di mente, cantando per te lo
intelligibili lume.O potenzie tutte, infie
me con meco cantate. O conftanzia canta
meco;la mia Giuſtizia per me giuftamen
te canti. La mia Comunione , laudi effo
tutto.La Verità per me cãti la Veritá, Et il
bene finalmente canti il noſtro bene.O vi
ta,o luce , la benedizione corre da voi in
noi, Io ti rendo grazie o Padre,atto di tut
te le poffanze, et rédo grazie a te i Dio, pof
fanza di tutti gl'atti . Il tuo Verbo per me
ti lauda,& il Mondo riceue per me,facrifi
zio di parole.Le mie potenzie chiamano
queſte cofe, & cantano il tutto , & adem
piono la tua volontá.La tua voluntá ê da
te,& in te il tutto.Riceui da tutti il facrifi

zio delle parole .O vita falua tutto quello,


che è in me.Oluce tutto mi illumina . O

DIO fpirito. fpirituale opifice , la Mente


regge
SERM. XIIII .
113
regge il tuo verbo. Tu folo fe'i Dio. Il tuo
1
huomo quefte cofe canta; per il fuoco , &
per l'aria,& per l'acqua, & per la terra, per
lo fpirito, & per tutte le cofe create, io hó
trouato la benedizzione, della eternitá.Et
quello che io defidero,ê che io mi repofe
ró nella tua volonta. TAZ. O Padre io hó
conofciuto, quefto hymmo effere da te cã
tato, con affetto di volontá, onde io hó có
prefo il Mondo mio. TRI. O figliuolo, di
lo intelligibile Mondo. TAZ. Io dico intel
ligibile, o padre. Imperó che certamente,
per la tua cazone, a me ê illuminata la mia
mente,in tato che ancora io medefimo ar
do d'amore di cantare . TRI. O figliuolo
non canterai le diuine laudi , fanza certo
propofito . TAZ. O Padre, io canteró fuori
de la mente. TRI . O Tazio , io infondo a
te;quello che io contemplo, cio é il primo
Genitore della generazione. TAZ. Io offe
ro facrificii di parole a D 10. ODIO , Tu
Padre , Tu Signore , Tu Mente, accetta i
facrificii di parole : i quali da me ricerchi:
per tua volontà ogni cofa s'adempie. TRI.
Offera o figliuolo , oftia grata a D 1 o Pa
dre, & fia intento alla tua orazione . TAZ.
Gratie ti rendo , o Padre, che mai voluto
H
114 PIMANDRO

queſte coſe manifeſtare. TRI. O figliuolo,


io mi rallegro , perche io veggo te confe
guitare molti beni , per la veritá , lequali
cofe certamente fono opere immortali.Et
tu da me queſte cofe imparando , annun
zia il filenzio della virtú, non comunican
do ad alcuno,il mifterio della regenerazio
ne,acció che non fiamo reputati, come al
cuni calumniatori.Imperó che ciaſcuno di
noi hâ a fufficienzia conteplato , Certame
te io dichiarando , & tu imparando, per la
qual cofa te medefimo , & il Padre hai co
nofciuto.

EPILOGO O VERO REPLI


CAZIONE DI MERCVRIO AD
ESCVLAPIO , SERM. X V.

Mpero che Tazio mio figliuolo, in tua


IMP
afsézia,hâ voluto impararela natura del
tutto , & effo quafi come piúgiouane , &
venedo di nuouo,no mi ha voluto afpetta
re,a cognizione del quale, io fono ftato co
ftretto dire piú cofe ; acció che egli piú fa
cilméte, & efpeditamete, potessi intédere;
hô giudicato effere cofa degna;che di mol
te cofe eleggendo le migliori, in fomma ti
raccóti la paffata difputazione.Imperó che
SERM. XV. τις
teco,fi come ammaeftrato de la natura del
le cofe,per alcuni mifterii trafcorrere fi có
uiene. Quelle cofe , lequali co'l fenfo s'ap
prendono , tutte fono fatte , & tutto difi
fanno.Le cofe generate, non fono fatte da
fe medefime, ma da altri . Molte cofe fono
generate , ciaſcuna a'l ſenſo manifefta , &
differenti,ne in tutto fimili. Le cofe che fo
no generate, da altri procedono . E adun
que alcuno il fattore di quefte. & quefti ê
ingenito , acció che più antico fia , che le
cofe generate . Imperó che abbiamo det
to, le cofe generate , deriuare da altri. Ma
delle cofe generate,nulla puó effere piú an
tico, fuora che quello che ê ingenito. Cer
to il fattore, più potente, & vnico, & ſo
lo,& che veramete sâ tutte le cofe; conció
fia che nulla l'auanzi . Egli ê dominatore
della moltitudine , della grandezza , della
operazione, & della cótinuitá, & della dif
ferenzia di tutte le cofe generate. Oltre a
quefto le cofe generate fono vifibili, et ef
fo inuifibile, ma folo,per tato fâ, acció che
diuenti vifibile.Adunq; fempre fâ. Degna
cofa ê intédere, intendedo, marauigliarfi ,
marauigliandofi, chiamarfi beato ; Ricono
fcendo illegitimo Padre.Imperó che qual
H 2
116 PIMANDRO

piú dolce cofa é che il legitimo Padre? Or


chiê quefti ? & come lo trouerremo? Oê
egli cóueniéte nominarlo folo i DIO?o Fat
tore?o Padre?o nominarlo infieme di que
fti tre fopranomi?Nomineralo aduq; pio,
per la potenzia;Fattore, per la operazione
& finalmente Padre,per la bontá. Imperó
che la poffanza,ê cosí differente, da le cofe
generate , & l'operazioni fono nella pro
duzzione di tutti . Per laqual cofa lafcian
do la varietà & vanitá del parlare. Queſte
due cofe principalmente,ê neceffario pen
fare ; cio è il genitore & il generato. Que
fti non hano alcuno mezzo , ne alcuna al
tra cofa, é oltre a queſti. Quando adunque
tu vorrai intendere ogni cofa ; ricorderati
<
di quefti due,& arai a mente, queſti effere
il tutto ,& nulla ti fará in dubbio , Ne cofe
fuperne,ne infernali, o diuine, o mutabili,
o vero manifefte, o veramete di quelle che
fono naſcoſte nelle tenebre . Certamente
tutte le cofe,fono due; cio é il genitore, et
il generato , ne l'uno da l'altro puó effere
diuifo.Imperó che non é pofsibile, il fatto
re effere fanza il fatto , & ciafcuno di loro
ê quel medefimo. Adunque no puó effere
difgiunto l'uno da l'altro,fi come ne l'uno
SER M. XV.I 117

ne la'ltro, da fe medefimo puó effere diui


fo. Imperó che fe quel medefimo che fá,
nulla é altro , oltra quello che' fá . Imperó
che êfemplice, & come fempre ê; cosí fem
pre ê
é agente , effendo fempre quel mede
fimo,nello ftare, & nello operare.Ma nulla
che fia generato , é da ſe medefimo gene
rato,non é adunque diuifo, colui che fá, da
quello che èfatto . Et colui ilquale fottrae
vno di quefto; perde ancora l'altro.Certa
mente la propia natura dell'uno , fempre
ragguarda la natura dell'altro.Se adunque
due cofe fono conceffe, cio è colui che fa,
& quello che è fatto , certamente infieme
vniti fono, no dimeno in tal modo, che l'u
no preceda, & l'altro feguiti. Certo il pre
cedente ê DIO che fá, & il feguete é quello,
che è fatto. Et finalmente , quel che que
fto fia,alcuno non fi diffidi di quel che ab
biamo detto;fpauétato per la varietà delle
cofe, quafi come la coſtruzzione di tante
diuerfe cofe,fia o veramente ardua,overo
no degna della diuina maeftá. Imperó che
l'unica gloria di Dio ,ê la conftituzione del
tutto, & l'opera fatta ê fi come il corpo di
DIO. Certamente da effo fattore nulla ê di
F
3 male, & nulla brutto , perche certo quefte
1 H 3
118 PIMANDRO

fono pafsioni, che feguitano l'opere crea


te, fi come la ruggine il metalle , & il fan
goi corpi animati.Ma ne il fabbro del me
tallo,vi fece venire la ruggine, ne il geni
tore del corpo animato il fango & la brut
tezza. Et per fimile modo ne ancora D10
il male. Ma la perfeueranza della genera
zione conftringe fottetrare il male, & per
quefta cagione i DIO hâ inftituito, la muta
zione alle cofe, quafi come vna certa pur
gazione d'effa generazione. Oltre a que+
ſto a vno medefimo dipintore , ê lecito fi
gurare il cielo,la terra, il mare,li Dii,li huo
mini , li bruti, li alberi , & le cofe che non
hanno vita. Or' manchera a vno Dio , la
poffanza di potere fare tali cofe ? O huo
mo fuori di mente , o cieco, & fanza par
te d'ogni diuina cognizione. Di nulla o
Efculapio fi debbe fare piú fcherno , che
di colui a cui questo accade. Imperó che,
mentre che confeffa di onorare i D10 ,
per tanto , che voglia che D10 fia fanza
cura, & fanza faccenda del creare. In tut→
to êignorante di effo Dio. Et quello che ê
peggio, egli attribuifce a lui,le pafsioni de
mortali , cio ê la Inuidia , la Superbia , la
Ignorazia,la Impotézia.Imperó che fe' no

}
SER M. XV. ng.

fará ogni cofa;o egli ê fuperbo, o egli ê piú


tofto inpotente, delle quali cofe , l'uno &
l'altro no ê bene detto.Imperó che i DIO hâ
vnica & propia natura, & quefto ê effo Be
ne,& il buono no ê fuperbo , ne inpotéte.
Ma effo Bene,ê effo DIO.Et il Bene certame
te ê effa poffanza di tutte le cofe che fare fi
debbono .Quello adúq; che ê generato , da
DIO ê generato, cio ê da'l Bene, & da quel
lo che puó ogni cofa. Vedi in che modo
egli fa , & eziadio in che modo quelle fono
fatte,laqual cofa fe tu vorrai coprendere,
tu lo potrai vedere, per vna bellifsima ima
gine,& molto fimile.Deh poni mete;lo A
gricultore,che fparge i femi, nel grébo del
la terra.Certamente in vna parte il grano,
altroue l'orzo, &in altro luogo , i femi di
ogni altra ragione. Ragguarda quel mede
fimo,che ripiata, & pota le viti,i meli, & i
fichi.Al medefimo modo , i DIO femina cer
taméte,in cielo la immortalitá , & in terra,
la Mutazione , & finalméte in tutto il mon
do ,la Vita,& il Mouimento. Et queſte no
fono molte cofe ; ma poche , & terminate
có certo numero.Imperó che tutte queſte
fono quattro. Et i DIO,& la Generazione,
da' quali fono comprefe tutte le cofe.
IL FINE,
}

44
TAVOLA DE LE COSE PIV
NOTABILI DEL PIMANDRO.
A
Acqua perche intorno alla Bellezza & bonta delle cofe
Terra. 69 vmane. 45
Acuita & velocita del fuoco. Bene fommo. 13
69 Bene,come fatto . 32
Affetti de' bruti che fiano.93 Bene doue, o che fia. 40.41 .
Amore dello huomo. 6 43
Amoredel corpo,cagione di Bene non e nella generazio
'morte. 9 zione.. 42
Amministrazione di tutto il Bene ne gli huomini che fia.
mondo. 72 42
Angelo buono che fia. 72 Bene di DIO . 44
Angelo buono, & fua infpi Bene, che fia. 59.60.81.101
razione.. 92 Bene e operatiuo : 59
Anima del'huomo come có Bene quando fi comprenda .
'dotta. 66 61
Anima perche buona. 67 Bonta,& fua grandezza. 22
Anima quando fottopofta Bonta di DIO. 88
Calle pafsioni. 67 Brutto donde fia. 117
Anima beata. qualita.. 119
69.72 Buono &fuequalita
Anima empia. 69
Anima razionale in che cor- Cadimento dello huomo. 7
'po. 70 Cagione de' mali,donde. 31
Anima come tormétata. 70 Cecita vmana. 45
Anima mifera. 72 Cecita degli ignoranti. 118
Anima fenza Mente, impo Chi pofla ragguardare in
tentifs. 73 DIO. 62
Anime che patifcono comei Cognizione del Bene. 61
bruti. 90 Come fi traſcenda a la vita
Animo fuperiore al Fato. 93 &la Luce. 10
Atto di DIO. 59.84 Comunione delle Anime.71
Autore della generazione. Cori due degli Iddii. 63
105 Corpitutti,compofti. 56
B Corpitutti di materia. 55.56
Bando Diuino. 28 Corpi viuenti di che confi
Beatitudine dell'huomo. 29 ftino. 80
VIA MAGD AV OLA.
Corpo aereo & fue qualita. a fe.. 16
20 Dio come fi intéda.17.47.86
Corpo di Dio,quale 27 Dio perche non conofciuto
Corpo capace della anima da tutti. 22
razionale. 70 Dio,perche Bene. 22.23
Corpo,che fia. 85 Dio, perche Padre. 23

----
Corruzzione che fia 97 Dio manifefto & occulto
Cofeimmortali 65 per tutto. 33.34
Cofe generate,donde. 119 Dio dimoftra il tutto. 34
Creazione delle cofe. 2 Dio come fi poffa intendere.
Creazionede' fette Pianeti. 34-39 1
4 Dio comefi poffa inueftiga
Culto di Dro, quale..
o ,quale 102 re. 36.37
Ꭰ Dioperche abbia fatto le co
Degnita dello huomo. 16 fe. 38-88
Demone vendicatore. II Dio perche faccia le cofe.116
Denario genitore della ani Dio folo e il tutto. 39.40.57
ma. 109 Dio non ha bifogno di nulla
Defiderio di Mercurio. 1.8. 41
Differenzia tra quello che Dio non riceue comparazio
fempreviue.& il fempiter ne, o imitazione. 44
no. 49 Dio autore deltutto. 54
Differenzia tra'l fenfo & il Dio, Padre, Bene , hanno la
moto. 51 medefima natura & atto.58
Differenzia tra lo intelletto Dio fi comunica a ciafcuno.
& la intelligenzia. 52 71
Differenzia tra il fenfo & la Dio doue fia. 72.100
cognizione. 64 Dio adopera il tutto. 77.81
Differenzia tra la pafsione Dio non e oziofo. 77.
& il patibile. 94 Dio vnico,& perche. 79.80
Differenzia tra la voce & il Dio non puo viuere fenza
parlare. 95 produrrele cofe buone. 84
Dio pieno difecundita dello Dio comefi vegga. 100
vno & dell'altro feffo. 4 Dio perche fi chiama cofi
Dio che cofa fia. 10.21.22 116
23.38.41.44.59.82.100.102 . Dio,perche fattore.. 116'
Dio intelligibile a noi,&non Dio,perche Padre. 113
TAVO LA.
Dio , perche abbia ordinato Forma di Dio Incorporea
la mutazione. 117 84
Diffoluzione del corpo v G
mano. 12 Generazione che fia. 42
Difpregio de' Buoni, 53 Generazione non e crezio
Diuifione del Caos. 24.25 ne divita. 99
Diuifione dell'huomo . 52 Gloria fuprema della anima
Dolore che cofa fia. 41.63
遵 Dominio della Mente. 93 Gloria vnica di DIO 1119
Doni particulari allo huo H
mo. 95
Dubbio nelle cofe diuine.84 Hymno di Mercurio. 15.111
Duoi,fóno ognicofa 116 Huomini con la mente qua→
• E li. 10.28
Huominifanza Mente. 28
Elementi della natura don- Huomini razionali & irra
de. 3 zionali. 91
Elezzione del Bene. 30 Huomo di due nature. 6
' Elezzione del Male. 30 Huomo a chi ſottopofto .
'Efortazione di Mercurio. 7.91
13.14 Huomo a chefatto. 27
Effenzia di Dio. 38-44-59-75 Huomo & fua eccellenzia
Effenzie di DIO.
44 50.73.99.100
Effenzia della Eternita. 75 Huomo donde & doue. 51
Eflenzia del Mondo .
Effenzia del Tempo.. 75 Huomo perche cattiuo. 66
75 Huomo animale Diuino. 73
Effenzia della Generazione. Huomo e Dio mortale. 89
75 Huomo giufto come pati
Eternita doue fia. 75 fca. 924
F Huomo fopra atutti immor
Fantafia a che fi adoperi. 34 tale.. 99
Fato,che cofa fia. 4 I
Fato delle cofe corporee. 91 Ignoranti , perche degni di
Fattore vnico. 79 morte . 10
Fattore,& fua potenzia 115 Infermita della anima don
Fondamento della giustizia de. 951
107 Infermita grauifsima della
Forma delMondo. 78 anima, 99 1
TAVOLA.
Incorporeo che fia. 21 Menteperche non comune.
Intelligenzia & fenfi concor 28
di. 52 Méte,capo nel cerchio com
Intelligenzia & fenfo del moffo. 65
- Mondo. こ 55 Mentedella anima. 72
Intelligenzia & fenfo di DIO Mente. 88
3 57 Mente ne gli huomini.88.89
Intelligibile,come s'intenda. Mente ne gli irrazionali. 89
( 16 6. .I' T .. Méte che adoperi negli huo
Intendere che fia. 57 mini. 91
Intendimento neceffario a'l Mente che adoperi ne❜bruti.
!fentire. 52 91
Inuidia oue abiti. 28 Mercurio Duca della gene
Inuifibile nulla nelle cofein razione vmana. 14
corporee. 88 Miracolo della natura. 7
L Miferia grandifsima. 23
Luce diuina veloce & acuta. Modo ad intendere DIO . 86
'61. Modo ad intendere ognico
Lume celefte fenzafuoco.78 fa. 116
Luogo chefia. 21 Modo di orare. III
Luogo della Eternita. 75 Mondo come buono. 42
Luogo del Mondo. 75 Mondo buono & non buo
Luogo del Tempo. 75 no. 42
Luogo della Generazione. Mondo ragunamento de'ma
'75 li. 43
M Mondo fatto dal Padre. 49
Madre dello huomo. 103 Mondo,donde & doue.
Male da fuggirfi quale. 49 Mondo perche compofto.ss
Male donde fia. 118 Mondo,che fia. 55.97
Materia che fia. for Mondo figliuolo di Dio. 56
Membra del Mondo. 48 Mondo perche Cofmos . 56
Membra di Dio. 100 Mondo materiale & fotto
Mentefattrice. 4 pofto alle pafsioni. 64.65
Mente doue abiti,& che fac Mondo, perche non buono.
cia. 11.73 66
Mente non comune a tutti. Mondo,perche non cattiuo.
28 66
TAVOLA.
Mondo fatto. 75 Operazioni del Mondo. 7
Mondo,da che comprefo.76 Operazione di Dio,che fia,
Módo &forma di quello.7877
Mondo, non riceue nuoue Operazione & pafsione e il
forme. 83 medefimo. 94
Mondo vniuerfo immobile. Opere della arte diuina nel
99 lo huomo, 37
Morte ondevfcita. 10 Opere del Tempo. 75
Morte, che fia. 48,50,83.99 Opere della Generazione.
Morte del corpo, 68 75
Moffo come fi muoua, 17'19 l'Opinione nuoce. 90
1 Moto celefte. 4 Ordine Celefte. 50
Moto de Cicli come, 17.18 Origine della materia. 76
Moto delle ftelle. 18 Ozio che fia. 77
Moto de gli animali. 19 l'Oziofo e imperfetto. 81
Mouiméto & fenfo del Mon P.
do. 55
Mutazioni delle anime, 62 Padre che fia, 59.97
Padre cagione defigliuoli.59
N Padre, plenitudine intera di
Natura di Dio. 23 tutta la vita. 97
Nulla fimile a DIO. 77 il Parlare ee vno folaméte. 95
Nulla nel Mondo fenza par il Parlare e comune a tutti
te di vita. 97 gli huomini. 28
Nulla muore nel Mondo.98 Parti di Dio. 44
Nulla immobile nel Mondo Parti del Mondo. 100
98 Parte niuna del Mondo muo
Nulla e nel tutto che non fia re. 76
effo DIO. 11 Pafsione & Patibile in che
Numero & forza di quello. differenti, 94
96 Pafsioni, 94
O Pafsioni del Mondo. 83
Occhio non conofce bel Peccato dello huomo. S
lezza ne bonta. 44 Pena grauifsima della ani
Occultazione che fia. 83 ma. 70
Operazioni di Dio. 75 Pene della anima. 71
Operazioni della Eternita. Perche gli ignoranti fiano
75 degni di morte. 19
TAVOLA . T
Perche chi conofce fe fteffo Rinouazione del Modo. 26
diuenta DIO. 10. S
Pimandro che fia. 1. Salita a'l Cielo. 32. 67
Poflanza della vifione. 33 Salute dello huomo. 67
Poffanza della natura vma Sapienzia di DIO. 76
na. 73 Scienzia dono di DIO. 64
Potenzia dello huomo.5.73 Scienzia della Mente. 29
Potenzia di DIO. 75 Scioglimento del Nodo. 8
Potenzia della anima. 85 Secondo di tutti. 49
Prauità della anima. 63 Seme Diabolico. 53
Prauità eftrema. 87 Seme dello huomo. 103
Precetto diuino. 8 Semi Diuini. 53.
Prieghi a DIO di che. 34 Seminatore dello huomo .
Principio & fine del Fato.91 103
Primo di tutti. 48 Senfo neceffario a lo inten
Principio. 31. 32. 51 dere. 52
Procreazione dello huo- Senfo del Mondo. $5
mo. 5 Senſo& intelligenzia don
Produzzione delle fpezie. 4 de. 56
Propietà del Bene. 60 Senfi perche fiano. 64
Prouincia della iniquità. 54 Separazione della Mente da
a Fanima. 67.98
Qualitadi donde fiano. 55 Soprannomi di DIO. 22. 23
Qualità della tranfmutazio Strumenti della fcienzia.64
nenon fi può fuggire. 92 Strumenti della Mente. 64
Quello che fi intenda di Strumenti del Mondo. 96
DIO. 55 T
R Tazza Diuina. 29
Razzi di DIO. 72 Tralignanza delle cofe. 55
Razzi del Mondo. 72 V
Razzi dello huomo. 72 Vacuo nulla. 20
Regenerazione. 104. 109 Veleno della ignoranzia.46
106
Regolatore delle ftelle. 35 Vendicatrici dodici.
Refurrefsione de' Corpi. 17 Verbo imagine & Mente di
Reuelazioni dello Angelo DIO. 96
buono. 92. 93 Veraméte Erudito chi fia.63
Reuoluzione che fia. 83 Vero,che fia. 106
༢.
TAVOL A. 2

Vefte da fpogliarfi. 47 Vita come. 92


Veftimento della Mente, 68 Vita , & Luce , doue vnite.
Veftimento della anima. 68 109
Via a conofcere DIO. 45. Vno e la vita ditutti. 82
85.86 Vnione fomma. 72
Via Diuina. 87 Vnione de' compofti , per
Virtù della anima. 63 che fi difciolga. 98
Virtù di DIO. 88 Vno fà iltutto . 81
Vifione di Mercurio. 2 Vnità 32
Vifione felicifsima. 36 Voci dello animo afflitto .
Vita che fia. 82. 83 70
Vita di DIO. 84 Volontà di DIO. 59
I L FINE.

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