Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Si tratta della copia digitale di un libro che per generazioni è stato conservata negli scaffali di una biblioteca prima di essere digitalizzato da Google
nell’ambito del progetto volto a rendere disponibili online i libri di tutto il mondo.
Ha sopravvissuto abbastanza per non essere più protetto dai diritti di copyright e diventare di pubblico dominio. Un libro di pubblico dominio è
un libro che non è mai stato protetto dal copyright o i cui termini legali di copyright sono scaduti. La classificazione di un libro come di pubblico
dominio può variare da paese a paese. I libri di pubblico dominio sono l’anello di congiunzione con il passato, rappresentano un patrimonio storico,
culturale e di conoscenza spesso difficile da scoprire.
Commenti, note e altre annotazioni a margine presenti nel volume originale compariranno in questo file, come testimonianza del lungo viaggio
percorso dal libro, dall’editore originale alla biblioteca, per giungere fino a te.
Google è orgoglioso di essere il partner delle biblioteche per digitalizzare i materiali di pubblico dominio e renderli universalmente disponibili.
I libri di pubblico dominio appartengono al pubblico e noi ne siamo solamente i custodi. Tuttavia questo lavoro è oneroso, pertanto, per poter
continuare ad offrire questo servizio abbiamo preso alcune iniziative per impedire l’utilizzo illecito da parte di soggetti commerciali, compresa
l’imposizione di restrizioni sull’invio di query automatizzate.
Inoltre ti chiediamo di:
+ Non fare un uso commerciale di questi file Abbiamo concepito Google Ricerca Libri per l’uso da parte dei singoli utenti privati e ti chiediamo
di utilizzare questi file per uso personale e non a fini commerciali.
+ Non inviare query automatizzate Non inviare a Google query automatizzate di alcun tipo. Se stai effettuando delle ricerche nel campo della
traduzione automatica, del riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) o in altri campi dove necessiti di utilizzare grandi quantità di testo, ti
invitiamo a contattarci. Incoraggiamo l’uso dei materiali di pubblico dominio per questi scopi e potremmo esserti di aiuto.
+ Conserva la filigrana La "filigrana" (watermark) di Google che compare in ciascun file è essenziale per informare gli utenti su questo progetto
e aiutarli a trovare materiali aggiuntivi tramite Google Ricerca Libri. Non rimuoverla.
+ Fanne un uso legale Indipendentemente dall’utilizzo che ne farai, ricordati che è tua responsabilità accertati di farne un uso legale. Non
dare per scontato che, poiché un libro è di pubblico dominio per gli utenti degli Stati Uniti, sia di pubblico dominio anche per gli utenti di
altri paesi. I criteri che stabiliscono se un libro è protetto da copyright variano da Paese a Paese e non possiamo offrire indicazioni se un
determinato uso del libro è consentito. Non dare per scontato che poiché un libro compare in Google Ricerca Libri ciò significhi che può
essere utilizzato in qualsiasi modo e in qualsiasi Paese del mondo. Le sanzioni per le violazioni del copyright possono essere molto severe.
La missione di Google è organizzare le informazioni a livello mondiale e renderle universalmente accessibili e fruibili. Google Ricerca Libri aiuta
i lettori a scoprire i libri di tutto il mondo e consente ad autori ed editori di raggiungere un pubblico più ampio. Puoi effettuare una ricerca sul Web
nell’intero testo di questo libro da http://books.google.com
FILOSOFIA
FILOSOFIA
EX - LIBRIS
.DI VER
ROM A
ISTITUTO DI
UNI
Fondazione
G. Gentile
7716
BIBLIOTECA
LO1 98308
· JOHANNIS GENTILE
V: 4 ใหม่ 5018
. . - 16
|
GIOVANNI PASCOLI
LYRA ROMANA
AD USO
Q. HORATIVS FLACCVS
6.5.1.
CA
BIBLIOTE
a
FSUA
LIVORNO
TIPOGRAFIA DI RAFFAELLO GIUSTI
EDITORE-LIBRAIO
1895
PROPRIETÀ LETTERARIA
AI MIEI COLLEGHI
DEDICO E DONO .
1
PREFAZIONE
Voi (non dico , noi : tanti tra voi conosco avanti i quali
la modestia è per me come dovere così piacere) voi date
alla scuola , per legge, più tempo che gli altri egregi nostri
compagni , e, per scelta, nella scuola voi mettete tutto il
vostro studio, tutto il vostro amore, tutta la vostra vita.
E con questo , nessuno più di voi persegue , anche fuori della
scuola, un ideale d'arte e di scienza ; nessuno legge, indaga ,
critica più di voi, nè più di voi scrive e produce. E sì che
non si può dire che siate incoraggiati ! Voi non siete sem
pre i prediletti degli alunni e de loro genitori . Molti vi
credono , perchè insegnate lingue morte, fuori di posto
nella febbrile e fiera vita presente : vi guardano con ti
more , qualche volta persino con odio , come usciti da rovine
e da tombe. Ma voi avete tanta serena giovinezza nel
cuore e nel pensiero i quali sono animati da sentimenti e
idee d'una umanità più estesa nel tempo, più esperta di
vita , più commossa d'amore e sventura, che o perdonate
o non li udite o li fate ricredere . Più spesso , li fate ricre
dere. E i giovinetti salgono con voi , faticosamente sì, ma
salgono a un dilettoso monte, donde si scopre non per più
largo tratto la pianura e il mare e i fiumi e le città che
si lasciarono nel salire, ma tutto un mondo che prima non
c'era , un mondo di cui si era sentito parlare , ma come di
VIII PREFAZIONE.
GIOVANNI PASCOLI.
NOTA
(4) Hymni Hom. 2, 17. La chelys che Hermeias fece cantatrice, pasceva avanti
la porta, quando egli la vide e se la portò dentro, dicendo, con molte altre sue fe
stevolezze, “ In casa è meglio stare, poichè dannoso è lo star faori '; v. 36, il quale
da molti è rifiutato per trovarsi in Hesiodo 0. et D. 365. Non sarebbe assurdo so
spettare che derivasse da un'antica canzone sulla Xéus, di cui avremmo il primo
verso, almeno, in quella cantilena di fanciulle, conservata da Poll. 9, 125 : " Cheli
chelone, che fai in quel mezzo ? '
(2) Ouloi ed iouloi erano le biche di grano, ossia l'insieme dei covoni. E loulo
era chiamata anche Demeter, e ouloi e iouloi gl' inni ad essa. Athen. 14, 618.
XVI STORIA DELLA POESIA LYRICA IN ROMA
pastori dilettandosi della syrinx ... ' (4) Ecco la poesia pastorale e uno
strumento a fiato, de' primi tempi . · Una sola viottola conduceva a
quella, per dove andavano i vignaioli , quando vendemmiavano la
vigna. E vergini e giovanetti, dal lieto cuore, in canestri intrecciati
reggevano il frutto dolce come miele. In mezzo a loro un fanciullo
con la phorminx squillante amabilmente citareggiava e il linos bella
mente cantava sotto quel suono , con gracile voce . E quelli pigiando
in cadenza con mosse di ballo e con l'iygmos (grido di gioia ?) lo se
condavano trepestando ’: (* ) Ed ecco la poesia campestre e uno stru
mento primitivo a corde . ' Quivi giovinetti e fanciulle che portano
in dote le mandre di bovi, danzavano tenendo le mani l'una nel carpo
dell'altra. Di loro quelle sottili drappi di lino portavano, quelli tu
niche vestivano, ben tessute, lucide dell'olio del tessitore. E le une
belle ghirlande avevano, gli altri spade avevano , d'oro , pendenti da
argentei baltei . Ora correvano con abili piedi assai facilmente, come
quando la sua rota adattata nelle mani , seduto , un vasaio tenti se
corra ; ora ricorrevano in fila gli uni verso gli altri . E molta folla
stava intorno l'amabile choros, godendo, e tra essi cantava il divino
aoidos sonando la phorminz, e due giocolieri tra loro, mentre il can
tore andava innanzi col canto, si rotavano nel mezzo ' . (3) Così la
poesia epica parlava della lyrica, che viveva accanto ad essa ora
dilettando il pastore solitario , ora secondando i vendemmiatori , pre
sente a nozze e funerali, accompagnando la spola della tessitrice,
consolando il bambino dell'esser nato . Solo però quando l'epos cessò
di fiorire, quando fu mietuta quella messe e portato via quel rac
colto, la lyrica germinò, per così dire, nella maggese di quello, pro
fittando della sua lingua, dei suoi modi e motivi .
L'epos, anzi, aveva intelaiato nella sua cornice qualche canto
lyrico , come preghiere e giuramenti, come threnoi, come descrizioni ed
osservazioni naturali. Una preghiera : ' Odimi, Arco-d'argento, che
a Chryse t'aggiri intorno e a Cilla molto divina, e di Tenedos sei
forte signore, se mai ... ' e così per altri quattro versi . (*) Con questa
Cryses domanda la vendetta, con un'altra pur di sei versi e con la
stessa invocazione, (5 ) domanda il perdono. Un giuramento : ‘ Zeu
padre, che dall'Ida imperi , gloriosissimo, grandissimo ; e Sole che
tutto vedi e tutto odi ; e Fiumi e Terra, e voi che, di sotto, gli
uomini rifiniti nella morte punite, se alcuno abbia spergiurato ; voi
siate testimoni e custodite i giuramenti di fede '. (O) E in altrettanti
(1) Hom. Il. 520.
(9) id. ib. 535.
(6) id . ib. 593. 1
(" id. II. A 37.
(5) id. ib. 451 .
(6) id. II. T 276.
SINO ALLA MORTE DI ORAZIO . XVII
versi (nel primo dei quali le parole solenni Ζεύ κυδιστε μέγιστε hanno
altra sede) è fatta l'esecrazione : * Zeu gloriosissimo, grandissimo , e
voi altri immortali Dei, a quali de’ due misfacciano al giuramento,
così il cervello fluisca a terra, come questo vino : il loro e quello
dei loro figli; e le mogli ad altri siano dome ’ : ( " ) E chi non conosce
i threnoi sopra il cadavere di Hector ? Il goos della moglie : “ Ma
rito, giovine d'età moristi e me abbandonasti vedova nella casa e
un bimbo ancora non parlante, così; cui facemmo tu e io, infelici...
Non mi porgesti morendo dal letto le mani, nè una savia parola mi
dicesti , di cui per sempre mi ricordassi , le notti e i giorni , pian
gendo ! ' . E il goos della madre : * Hector, al mio cuore di tutti i
figli il molto più caro ... ' . E il goos della cognata : * Hector al mio
cuore di tutti i cognati il molto più caro ... ’ ( )
Udiamo ancora : Bada, quando tu oda la voce della gru che in
alto dalle nuvole ogni anno squilla : ella porta il segno dell'aratura
e mostra la stagione dell'inverno piovoso , e suol mordere il cuore
dell'uomo che non ha i bovi ’: (0 ) Anche : ' Quando il cardo è in
fiore e la risonante cicala sull'albero versa il suo stridulo canto mi
nuto di sotto l'ali, nella stagione dell'estate faticosa, allora più grasse
che mai sono le capre e più buono il vino... ' (^ ) Non sono questi
canti di popolo, rilavorati da un buon aoidos ? Non sono del popolo
le osservazioni sulla rondine opporón ( che geme la mattina), avanti
il cui ritorno bisogna potar le viti ; sulla chiocciola sepéoixos (che
porta la sua casa), la quale quando da terra sale alle piante, non
si deve più scalzar la vigna ? del popolo che trovò la storiella del
senza ossa ’ (åvooTEOS) , il polipo che nell'inverno , per campare, si
succhia i suoi molti piedi ; che vide la ' savia ’ (idpis), la nera e pic
cola massaia , fare il suo raccolto al tempo che il ragno fila la tela,
nei giorni lunghi ; che chiamò il ro ' l'uomo che rme di giorno '
(Quepózoutos), che chiamò ‘ soavità ' (suppóvn ) la notte, in cui il la
voratore riposa dalle fatiche, e che defini in questo modo ingegnoso
una cosa brutta a farsi, anche in un banchetto d'uomini , e nemmeno
bella a dirsi : ' Dal ceppo che ha cinque rami (dTo Tevto CO10) nel
banchetto splendido degli dei non tagliare il secco dal verde ’ : (*
( 1) Hom. Il . T 298.
(2) id. Il . 2 720-776.
( 5) Hesiod. Opera et Dies 448. Aristophanes, Aues 710 : Seminare quando la
gru, gracchiando, alla Libya valica e allora al marino dice ' appendi il timone e
dormi ’. Arist. derivò questo, forse, da un canto popolar e tale canto poteva es
sere più antico dei versi di Hesiodo.
(4) Id. ib. 582. Alcaios derivò probabilmente i suoi choriambi (fg. 39 Bergk : lo
conservò Proclos al passo surriferito di Hes.) dalla stessa fonte & cut - attinse il
poeta d'Ascra.
) Vedi Hes. 0. et D. v. 568, 571 , 524, 778, 605, 560, 742 ,
BLIOTECA
PASCOLI, Lyra Romana * BI
FSORIA
01
XVIII STORIA DELLA POESIA LYRICA IN ROMA
( 1) Theogn. 983.
(2) Solon 13, 63.
(3) Non è anche dei convivi furere ? Vedi, per esempio, a pag. 188, v. 28.
(4) Xenoph. 1 , v. 21 e segg. 2, v. 11 .
(5) Io Chius, 2, 7. 1
(6) Xenoph . 1. 1
(7) Theogn. 237. 1
SINO ALLA MORTE DI ORAZIO . XXIII
(1) Hymn. H. 4, v. 205 leggendo invece di o prais dei codd. o di oprun del
Buecheler, toptats col Voss.
(2) Arist. Pol. 7, 15.
(3) Hymn. H. 4, v. 492 ; Steph. Byz. alla parola IIđpos.
(4) Schol. Aristoph. Aues. 2.
(5) Arch. 65.
(6) id. 66.
( id, 56. Cfr. Theogn. 1048.
(8) id. 84.
(9) id. 29.
XXIV STORIA DELLA POESIA LYRICA IN ROMA
cuore delle bestie il male e il bene ' . ( " ) E Zeus vendica l'impotente .
Restano ancora le solenni parole con cui il poeta si rivolge a Ly.
cambe : ‘ Hai violato il giuramento grande : il sale e la mensa ' . An
che in Simonide ( o meglio Semonide) d’Amorgo si trova la nota fonda
mentale di questa poesia : egli anzi raccoglie e svolge nella sua lunga
* Satira ’, i motteggi sulle donne, paragonate a bestie, motteggi che fa
cevano le spese dei comoi. (*) Ma in Hipponax, l'inventore dell'iambo
zoppo , la situazione del poeta iambico è più chiara e compita : egli
è il brutto, il misero, lo spregiato ; ha freddo e fame, odia gli dei
e gli uomini che non lo aiutano o lo deridono . Egli si rivolge bensì
alla divinità : ' O Herme , caro Herme, figlio di Maia, Cyllenaio , ti
prego : ho freddo . Dà un mantello a Hipponacte ; ho un freddo, un
freddo ; e búbbolo ’; ( ) ma bestemmia, quando non ottiene ciò che
ha domandato . Egli dice : “ A me Ploutos (egli è veramente cieco)
non è venuto mai in casa a dirmi : Hipponax, eccoti mine trenta
d'argento, e molte altre cose ancora : egli è vile di cuore ! '. D'un
medimno di orzo ha bisogno, per farsi la farinata, d'un paio di pan
tofole per i suoi piedi rotti dai geloni . E tra queste lugubri voci di
miseria volgare e sfacciata, suona un verso dolcissimo, sospirato più
che detto : ' Se mi amasse una vergine, bella e tenerina '. (1) Anche
le donne entravano in questa poesia di miseria e dispetto ; ma le
idee e i sentimenti del poeta sono tutti in questi due versi zoppi :
* Due giorni d'una donna sono i più soavi, quando si sposa e quando
si porta a seppellire ’ : (5) Così è in questi poeti veramente il drama
della vita, palpitante di realtà ; e si comprende come ne prendessero
i loro metri e i loro accenti sì la comedia e sì la tragedia . Già al
cune loro poesie erano piccole tragedie e comedie, come s’induce,
per es . , dal fg. 74, di Archilocho , in cui parla Lycambes, e più
dalle imitazioni di Orazio . (Ⓡ)
Dai paesi ionici passiamo nell'Eolia, e specialmente nell'isola più
musicale di tutte ', Lesbo ; dove il poeta uomo, o tra le armi o tor
nato dalla navigazione, cantava tuttavia l'amore nei lieti conviti ;
dove il poeta donna esprimeva tutte le cose belle e tutti i gentili
affetti con la cetra esperta d'hymenaei . Alcaios dice : o Giglio , nel
seno ti accolsero le pure Chariti ’ . ( ) Sappho : ' stammi in faccia,
mpotente. caro, e spandimi la grazia che hai negli occhi ’. ( ' ) Sono dolci bisbigli
Ige a Ly: sussurrati nel convito . Ma i conviti di Alceo non sono sempre così
nsa '.An: placidi . . Ora bisogna inebbriarsi e bere di forza ; è morto Myrsilos ’ ; 3
ota fonda così esclama al sentir la morte del tiranno . ( *) In un banchetto, egli
sua lunga al suo fratello, reduce da battaglie in paesi lontani, diresse il saluto :
Egi che fa * Venisti dai confini della terra, riportandone un'elsa d'avorio legata
Hell'iamba d'oro ... ' °) Questi e altri accenni ricordano l'elegia del primo tipo; e
epita : egli sono conviviali nel tempo stesso che stasiotici, come attesta Aristotele
Jia gli del per cui è melos scolion una poesia choriambica contro Pittaco. (*) E
olge bens nelle poesie sympotiche entrava spesso l'amore, come nelle amorose
-llenaio , ti il symposio . ( ) Sono poesie nate tra i calici , dette con sul petto le
freddo, un ghirlande intrecciate di aneto, e il petto stillante di balsamo soave . (*)
ne ciò che E qual incanto a un'occhiata che si getti sui frammenti di Sappho
ente cieco) la bella . Essi dànno l'imagine d'una rovina d'un bel tempio antico :
cine trenta due sole statue sono intere o quasi ; del resto rimane qualche capi
re!'. D'un tello , qualche pezzo di fregio, qualche scheggia di bassorilievo, una
aio di pan mano, un piccolo piede ; tutto a terra. Tra l'edera e i rovi essi bian
bri voci di cheggiano, e gli usignuoli hanno posto qua e là il loro nido di foglie
spirato pri secche ; e la luna piena illumina il luogo misterioso e una fonte
(4) Anche gorgoglia e il vento stormisce tra gli alberi. Lunghe fila di vergini
Eto ; ma le e fanciulli si vedono passare, se pure non sono nuvole bianche così
ersi zoppi tenui che ne trasparisce l'azzurro del cielo . Una stella d'oro è nel
a e quando cielo ; e si sente un grido, lontanissimo e quasi vano, ripetuto da
e il drama gracili voci: Hymenaon, Hymenaon. Ma a volte passa un'ondata di
prendessero dolore e di passione : “ Muore, Cyterea, il molle Adonis : che fac
lia. Già al. ciamo ? palma a palma, o fanciulle, battete ; stracciate le tuniche.
e s'induce Oton Adonin ! Quanto tempo è passato ! come esso qui ha mo
abes , o pii strata la sua potenza, abbattendo, seppellendo, distruggendo ! Eppure :
* Intorno il vento fresco sussurra tra i rami del melo, e allo stormir
l'isola pia delle foglie fluisce il sonno profondo donne di Creta così bella
armi o tor mente una volta danzavano coi piedi delicati intorno all'ameno al
eti conviti tare, calcando molli il tenero fior dell'erba piena appariva la luna,
ti i gentii ed esse come stettero presso l'altare ... è tramontata la luna e
Giglio, nel le Pleiadi, è mezza notte, il tempo passa, e io dormo sola — il nunzio
i in faccia di primavera, l'usignuolo dalla voce d'amore ... che cosa a me,
Kõpeç nere, egli teme più la morte : ' Grigi sono già i miei cernecchi
e bianco il capo, e la graziosa giovinezza non è più, e i denti sono
tremoli per vecchiaia. Della dolce vita non rimane più molto tempo ;
per questo, piango sovente per paura del Tartaro . Chè dell'Hades
terribile è la spelonca, e dura è la discesa ad esso : chi andò giù non
può tornare più su ’: ( 1 )
Così fiorì nell'Hellade la poesia del sentimento, la poesia sog
gettiva, in due secoli, dal settimo al quinto . Dopo la morte di Ales
sandro, quando per i meravigliosi avvenimenti della epopea del Ma
cedone, per la conquista al genio greco dell'Asia e dell'Egitto, questo
tempo dei piccoli tiranni parve antico , si tornò a questi poeti, mezzo
dimenticati, con l'interesse con cui si guardano le reliquie e le ro
vine. I dotti grammatici si provarono a studiarne la vita, a racco
glierne e dividerne le opere . Poi li imitarono ; e così rifiorì l'elegia.
Allora s'intuì che il tipo d'elegia che avesse più l'impronta della sua
origine ed essenza , era quello di Mimnermo; e così Mimnermo fu
il più imitato . E il piccolo epigramma, che in origine era un'iscri
zione funebre e votiva , divenne la forma più amata di poesia , e
servì all'amore e all'odio, alla satira scherzosa e alla riflessione se
vera . Si ripetè in certo modo la storia dell'elegia sua madre : dalla
morte all'amore, a tutto. Esso accolse anche metri melici e iambici. Ma
l'iambo dopo la consacrazione fattane dal drama, difficilmente si adattò
a vivere fuor del dialogo e dell'azione, a cui , del resto, era nato . E
così nacquero i mimiambi , scenette meravigliose della vita cittadi.
nesca e popolare. E vicina ad essi fiorì la poesia bucolica coi suoi
quadretti (Biol.2.c) della vita rustica, pastorale, marina ; la qual
poesia s'ispirò al melos e accolse in ' sé molti motivi e lesbiaci e più
antichi ; non ricusando qualche volta di gareggiare col mimiambo e
dialogare anch'essa qualche scena di città . Sì il mimiambos e sì
l’eidyllion sono , o vogliono essere, in lingua popolare, l'uno in ionico,
l'altro in dorico : e per il metro e il tono diversi, l'uno ha dall ' iambo
zoppo di Hipponax come maggior vita , così maggiore volgarità e
licenza, l'altro dall'esametro d'Omero un'idealità semplice e antica,
che è incanto dell'anima.
1.
6
II.
III.
IV .
(1) Pag. 6 Alia uetera carmina 2, 3, 1 , 6. Il senario però che, forse , è preso da
Esiodo e fu cantato avanti la prima guerra punica, deve essere il raffazzonamento
di un saturnio.
(9) Pag. 10 V.
(5) Pag. 7 Alia uetera carmina 5 , 7.
O Pag. 12 Liuius Andronicus. Nella nota a 1 correggi 547 in 545.
☺ Pag. 13 Naeuius , 1 .
PASCOLI, Lyra Romana C
XXXIV STORIA DELLA POESIA LYRICA IN ROMA
che ' allora ’ non era in onore l'arte poetica e che crassator era
chiamato sì il poeta e si il parassita. ( 1 ) Ma il severo Censore fa
ceva distinzione tra poesia e poesia, tra poeta e poeta o , a dir me
glio , tra poeta e uates. Egli rimproverò Marco Fulvio Nobiliore di
aver condotto poetas in provincia . La parola poetas è certo del testo
di Catone . ( ) Egli verisimilmente designava con questo nome quelli
che abbandonavano la via dei maggiori e nel metro e nel fine del
l'arte. Il uersus longus Enniano trovò forse grazia presso lui, poichè
cantava la gloria di Roma negli Annales ; ma tutta l'altra Grecità
dramatica e lyrica non gli piaceva . Ho detto lyrica ; e forse dovevo
fermarmi alla prima parola, anche perchè con una tragedia praetexta
il poeta celebrò l'imprese del suo patrono in Etolia . Ma i conviti
che Catone mette così vicini all'arte poetica, danno sospetto ch'egli
abbia disapprovato un cambiamento delle sane usanze romane proprio
in essi conviti. Non rimpiangeva egli i carmina de clarorum uiro
rum laudibus che presso i maggiori , molte generazioni avanti la sua
età, erano cantati dai singoli banchettanti al suono della tibia ? )
E sappiamo anche, da Cicerone, quanto egli si dilettasse modicis
conuiuiis. (4) E sappiamo che per lui era licentia , sia pure data dalla
gloria, quella di Duilio di farsi accompagnare , privato , a casa dai
sonatori di tibia . ( ) E che cosa è naturale che non dicesse, se a' suoi
tempi era stato introdotto alle mense romane l'uso di canzoni con
viviali ? A me pare veramente probabile che per qualche cosa di
simile Catone ricordasse nelle Origini il detto costume, rimproverando
i contemporanei di avere presa altronde una cattiva usanza invece
della buona e domestica. Ma, si obietterà, Cicerone l'avrebbe detto nei
due o tre passi in cui riferisce la notizia di Catone . Si può rispondere
che Cicerone ha riferito del passo catoniano la parte che approvava
e taciuta quella che non approvava . Nel fatto, l'Arpinate pensava
differentemente dal Tusculano rispetto alla poesia e ai poeti . Come
vedremo . Intanto Ennio dopo gli esametri dell'epos, introduceva in
Roma anche i distici dell'elegeia , mentre Catone esprimeva il suo
malcontento , per questa come per molte altre novità, col buon verso
saturnio dei vecchi . (6 )
(1) Pag. 14 Cato, 4. Grassator è inteso dal Mommsen nel senso di vagabondo.
(2) Pag. 13 Nota a Naeuius, 1 ; pag. 15 , nota al v. 4 di 1 , Fauni Vatesque.
(5) Pag. 19 Carmina etc. 2, 3, 5.
(9) Cic. de sen . 13, 44.
(5) id . ib.
(6) Pag. 14 Cato ; pag. 21 Ennius.
SINO ALLA MORTE DI ORAZIO . XXXV
V.
VI.
vece naturale che all'ingegno malizioso di Levio suggerisse molte idee burlesche
e procaci ciò che Phoenix , il vecchio Amyntorides, racconta di sè in Il. I , 447,
quando era giovane e primamente lasciò l'Hellas dalle belle donne '.
(1) Pag. 101 M. Furius Bibaculus 1, 1 .
XXXVIII STORIA DELLA POESIA LYRICA IN ROMA
VII .
Calido, il più elegante de' poeti della sua età, post Lucreti Catullique
mortem . Catullo era nato nel 667. La sua famiglia, appartenente alla
gente Valeria, di cui un ramo si era trapiantato nella Transpadana,
era legata di amicizia e ospitalità con C. Cesare . A Roma venne
giovane e vi si stabilì . Mi pare verisimile che quando vi giunse,
fosse già molto dotto di greco . Forse egli era già stato in paesi di
favella greca, poichè suo padre poteva avere nell'Asia Minore affari
di commercio o d'altro . Un fratello di Gaio morì, come vedremo,
nella Troade : non pare che fosse della cohors di qualche pretore ;
che cosa dunque vi stava a fare ? Nel fatto, Catullo aveva copia
grande di autori greci , specialmente poeti, in particolare Alessan
drini, sopra tutti Callimacho . ( ' ) Conobbe, si può credere , Valerio
Catone, la Sirena : a cui è probabilmente diretto un poema di sette
versi, che ha movenza Archilochea ; ( ) ma non pare verisimile che
avesse da imparare qualche cosa da lui . Tutto al più ne fu confer
mato nel suo indirizzo alessandrino e abbozzò , a dimostrazione di
questo, il suo poemetto delle nozze di Peleo e Thetide . (3 ) Certo ri
volse a sè molta parte dell'ammirazione che si aveva per il gram
matico . Egli era così ilare, così fine ! poi qualche cosa di bello
era già uscito dal suo ingegno se si deve credere che Cornelio lo
lodasse nelle Chronica da lui edite dal 687 al 690. Di tutto il croc
chio Catullo amò subito Calvo, più giovane di lui di cinque anni .
La loro amicizia divampò, per così dire, in un grazioso duello poe
tico . Si conoscevano certo e si stimavano anche prima ; ma Calvo
era ancor Licinius per Catullo che doveva essere per l'altro ancora
Valerius. Licinio dunque aveva trovato Catullo che prendeva qualche
nota nei suoi pugillares. Dove ? forse in una taberna e forse della via
tavernae ueteres, dove era il tempio dei divini fratelli pileati. (4) Vennero
a gara di versi e di spirito ; i pugillares di Catullo servirono a tutti
e due . Catullo ne uscì stordito dall'arguzia, prontezza, versatilità di
quel ' cosellino tutto voce e penne ’ ; 6 ) e rileggendone nelle sue tavo
(1) Pag. 58 v. 36, e pag. 51 , v. 33 e nota ; pag. 54, v . 16. Il [CXVI] diretto a un
Gellio che il poeta poi assale con velenosissimi epigrammi, ha l'unico esempio dell's
eliso avanti consonante : tu dabis supplicium , e ha un verso , come ho detto , tutto
di spondei. Potrebbe non aver nulla che vedere con gli altri epigrammi Gelliani ed
essere de' primi fatti e testimoniare col primo distico delle domande di libri greci
che si facevano al nuovo venuto .
(2) È il [LVI ), da me tralasciato .
(5) Secondo lo Schwabe (Ludouicus Schwabius - V. 1 P. 1. Quaestionum Ca
tullianarum Liber 1. Gissae 1872) questo epyllion può essere stato composto in un
anno . qualunque dal 692 al 700 : inchina per altro a crederlo dell'età matura ed
esperta. Forse fu abbozzato nei primi tempi e ripulito e pubblicato dopo la gita
Bithynica.
( ) Per questo, vedi a pag. 67, nota al XXXV.
( ) Per questo, a pag. 84, [LIII) v. 5.
XL STORIA DELLA POESIA LYRICA IN ROMA
lette le tante cose graziose e maliziose , non potè prender sonno. Dal
letto passò al lettuccio : voglio dire, si pose nel letticciuolo da studio
e scrisse un poema col quale significava la sua ammirazione e il suo
affetto. Il poema è in hendecasyllabi phalaecii : il verso che è già
in Levio, se il luogo di Macrobio dove è citato è sano e integro ; ( 1 )
verso però che a ogni modo è probabile che Catullo deducesse da
Sappho, anche più che dagli Alessandrini. Il verso diverrà popolare.
Da quel giorno Catullo e Calvo furono amici. Da allora prese Calvo,
in arte, il gusto dell'amico, e scrisse anch'egli epithalamii ed hyme
naei, a modo di Catullo. Perchè questi cantò sin dai primi tempi
l'Epithalamio almeno di Manlio e Aurunculeia. Prima del 695, nel
quale anno Manlio era vedovo, fu composto di certo ; e tempo prima,
anche ; poichè se dalla morte fosse stato rotto il vincolo pochissimo
tempo dopo che fu stretto , nell'elegia lxviii sarebbe un cenno di
particolare così crudele . Nel detto canto nuziale è traccia della poe
tessa di Lesbo , sebbene il metro sia più di Anacreonte. Il gentile
Veronese portava per primo in Roma le rose Pierie di Sappho. Esso
studiava gli Alessandrini, ma attingeva anche alla fonte viva e pura.
Dalla quale derivò quel soave contrasto nuziale in cui è più di Sappho
che in tutti i frammenti di lei e in tutti i melydria di Theocrito .
Arieggia invece Anacreonte il breve e bello inno a Diana . (*)
VIII.
Così i due amici poetavano di dolci cose. E che buona vita condu
cevano in quei primi tempi ! È il giorno dei Saturnali. Vengono e
vanno augurii e regali . A Catullo viene da parte di Calvo un bel vo
lume . Svolge da intorno agli umbilici la carta (era forse carta regia e
gli umbilici erano nuovi e il tutto elegante e lustro) e legge : versi e
versi ; ma brutti , orribili , esecrabili . Bisogna leggere : è rito . Come si
vendicherà Catullo ? Con una poesia nella quale egli insinua che tale
perversa raccolta deve essere il guadagno fatto dall'avvocato Calvo
nella causa di un Sulla , maestro di scuola. Poveretto ! non avendo altro
da dare, il maestro ha fatta un'anthologia e l'ha mandata al suo pa
trono , che con questi guadagni si farà d'oro. E non basta : Catullo dice
che sceglierà i veleni di tutti i poetastri , che pullulavano, farà così
una specie di toxicologia e la manderà al traditore . ( 0) I poetastri !
erano la disperazione di Catullo . E come li dipinge , come li ba ' fis
( 1) Pag. 30 IX, nota .
(2) Pag. 88 (LXI ) , p. 97 [ LXII ), p. 87 [XXXIV).
(3) Vedi a pag. 32 [L].
SINO ALLA MORTE DI ORAZIO , XLI
sati per sempre in ' Suffenus ’ : ( ' ) È forse questo il suo primo
poema in choliambi o iambi zoppi . Sono i versi di Mattio, usati
anche da Levio . Ma qual differenza ! Catullo non traduce o riduce ;
non ci fa assistere a scenette, graziose quanto si vuole, ma di agore
greche : egli presenta col barcollante verso d'Hipponax un bel tipo
de' suoi tempi e della sua città, e così vivamente che ci par di co
noscerlo anche noi. È un galantuomo e un gentiluomo perfetto , gra
zioso spiritoso ' mondano ’. Ma fa versi, e come e quanti ! Questo
vizio, o vogliamo dire malattia, corrompe e nasconde tutte le sue
virtù . E non gli basta di farli; li trascrive e li manda attorno . E ve
dessi che belle ' edizioni ’ ! Il curioso è che nulla è tanto alieno dalla
sua natura quanto il verseggiare, e che nulla fa così volentieri, come
versi . ( ) E come Suffenus, così vive ancora quello zotico del fratello
maggiore di Asinio Pollione, che era faceto ' di mano ' , rubando i su
daria a chi non si badava. (8 ) Vive l'oratore, freddo come la tramontana,
Sestio , che invita a cena a patto che si legga qualche sua orazione.
E si perde la cena e la salute ; perchè la lettura dà il raffreddore. (^)
Due graziose figure sono Veranius e Fabullus, gli amici del cuore,
che sono sempre per le provincie a cercare lucelli aliquid coi pre
tori. Qualche volta incontrano di questi egoisti che vogliono tutto
per sè ; e allora i due poveri amici , ritornati a mani vuote, stanno nei
trivi alla posta di qualcuno che dica loro : Oggi a cena con me . Con
quale affetto li saluta reduci da una delle loro peregrinazioni , dalle
quali sogliono portare un regaluccio per lui, e tanti racconti ! ( *)
Catullo aveva una villetta, nella Sabina , diceva chi lo voleva offendere,
in quel di Tibur, diceva esso e chi non gli voleva male. Ne parlava,
pare , spesso . * Dici che è così bene esposta ? affermano invece che
v'imperversa ora lo scirocco ora la tramontana, che d'inverno si gela
e d'estate si scoppia ” . Così un Furius, che probabilmente è Bibaculus .
E Catullo : ‘ non è opposita nè ai venti che dite voi , nè a quelli che
dico io ' . * Comemai ? ' ' È opposita a quindicimila e dugento se
sterzi . Avete capito, una volta ? '. Insisto su questo scherzo di una pa
rola, che ha un senso generale per tutti e uno speciale per i legulei ,
perchè è traccia preziosa della superiorità che gli riconoscevano gli
amici . Bibaculus , dopo molti anni , lo imitò, ( ) e come in questo è
vero, così nel resto è verisimile , e come di lui così degli altri . Catullo
è un caposcuola sì in questi scherzi, nugae e ineptiae, e sì nei poe
metti elaborati con l'arte degli Alessandrini e gremiti dei loro spon
daici , e sì negli epithalamii , condotti o in glyconei o in esametri.
Ma sopra tutto è grande e nuovo nel gettare in forme greche, per
fettamente imitate, pensieri e sentimenti suoi , la vita sua con le
dolcezze e tristezze, col serio e ridicolo che vi trova. E ciò con
una naturalezza e disinvoltura che innamora . Non vi ha poeta che
sia meno grammaticus o “ professore' di lui : egli ama , beve, ride
e piange, senza specchiarsi o ascoltarsi mai . Vive come tutti gli altri :
solamente, ogni piccolo avvenimento lo muove ; ogni leggiero alito
fa vibrare le corde tese della sua lyra . Capita, per esempio, al tri
bunale, dove un alto personaggio , stato console l'anno innanzi in
un grande frangente della repubblica , chiarissimo oratore, uomo
dotto e geniale, deve parlare in una causa di ciuitas . L'uomo che è
accusato d'aver usurpata la cittadinanza, è greco e poeta. Il praetor
giudicante è anch'esso un uomo non alieno dalle lettere. Catullo si
trova in una folla hominum litteratissimorum . ( " ) M. Tullius Cicero
parla dimostrando che quel Graeculus, quel Poeta non solo , essendo
cittadino, non aveva da essere tolto dal novero, ma se non fosse
stato, aveva da essere annoverato tra i cittadini. Alle alte parole
dell'oratore che chiamava, con Ennio , sanctum il nome di poeta, si
commuove il giovane e manda a Cicerone, che pur amando gli studi
poetici , nou approvava i poeti nuovi , una ' tavoletta ' con sette versi ,
ringraziando e ammirando. Da quel giorno , la vittoria della Grecia
era riconosciuta ; la poetica cominciava a essere in onore, per sè, per
il diletto che dava, ancor che non aiutasse ad percipiendam colen
damque uirtutem . (?)
IX .
a odiarla. Era molto bella, molto libera, molto colta : amava le let
tere ( dice uno scholiasta di Cicerone ) e la danza, rassomigliando
così a quella Sempronia in cui Sallustio delinea un tipo di matrona
romana di giorno in giorno più comune . ( “ ) Restò vedova nel 695 ,
l'anno dopo il consolato di Metello, non senza sospetto che in ciò
entrasse il suo volere, e si diede allora a una vita di lusso, di vizio,
di amori , che ci è, con qualche esagerazione certo, dipinta nella sua
Caeliana da Cicerone, fattosi di lei mortale nemico . Ma allora, nel
l'anno 692 nel quale Metello era propretore nella Gallia, egli era
tanto in buone relazioni con l'elegante BowTis , come la chiamava ,
che pare si spargessero novelle di un matrimonio e due divorzi :
donde grande gelosia di Terentia. (º ) Come Catullo conoscesse Clodia
non sappiamo ; sappiamo che non ebbe più pace non appena l'ebbe
conosciuta . Le sue spese furono subito troppe . La sua villa Tiburtina
o Sabina fu opposita a quel vento orribile che vedemmo, e la borsa
del poeta si trovò piena di ragnateli . Come l'innamorato che de
scrive Lucrezio, egli cercò di stordirsi nei convivii , di obliare tra
il vino, i balsami, i fiori. (*) Nei convivii non trovò l'oblio , ma la
poesia : quella specie di poesia che dei con ivii è così propria luce e
fragranza come la luce dei lychni , la fragranza delle rose. Egli tra
dusse per esprimere il sentimento nuovo, che l'invadeva tutto , un'ode
di Sappho, una appunto (ci aveva pensato ?) nata in un convivio . La
ignota di Sappho siede di contro a un uomo, parla soave e canta
amabile : dove, se non nel convito ? Catullo tralascia l'ultima strofa
della Lesbia e conclude di suo, volgendosi a sè stesso , chiamandosi
a nome con un triste presentimento . (4) Lesbia egli chiama la donna
amata, come a dire Sappho, perchè bella, percbè appassionata , perchè
partecipe delle rose Pierie . Descrisse poi lo stato della sua anima in
questo tempo : le sue espressioni ricordano un poco i vecchi poeti ,
di cui al cap . V, ma quanta vita ! qual calore e colore ! La sua pas
sione evoca monti che eruttano fiamme, acque che ribollono, pioggie
scroscianti e fiumi correnti , la pianura sotto il solleone, il mare
sotto il nero temporale. Una buona brezza dissipa le nuvole e tutto
è sereno . Il poeta ricorda la soglia consunta d'una casa silenziosa
e lo scricchiolio di un calzaretto elegante. ( ' )
X.
(1) Pag. 45-47 [LXVIII]b. Che Lesbia sia Clodia (cosa non ammessa da tutti)
risulta da Apuleio, Apol. 10 ; accusent C. Catullum quod Lesbiam pro Clodia nomi
narit. Lesbia (dello stesso numero e valor di sillabe che Clodia ) è rappresentata
in Catullo, come nupta nel [LXXXIII) , e poi come tale che potesse nubere nel [LXX).
Clodia era maritata e restò vedova. Il marito di Lesbia era fatuus (83, 2) : Metello
è per Cicerone (ad Att. 1 , 18) non homo sed litus atque aer et solitudo mera. Ca
tullo ebbe per rivale un Caelius, un Rufus (58 e 77) e Caelius Rufus fu amante di
Clodia. Nella difesa poi che ne fa Cicerone, sono molte particolarità della vita, co
stumi, relazioni di Clodia che combinano perfettamente con ciò che Catullo dice di
Lesbia.
(2) Pag. 47 [II], [III], [V] , [VII) . Tantum basiorum del [V] v. 13 è veramente
la somma dei baci precisa ', che si poteva fare facilmente dopo tanto regolare
alternarsi di migliaia e centinaia.
Ő ) Pag. 56, v. 22.
(1) Pag. 51-53 (XXXVIII) e (XXX].
SINO ALLA MORTE DI ORAZIO. XLV
Catullo cerca sollievo nello studio : ha con sè una capsa de' suoi pre
ziosi volumi , il prediletto tra gli Alessandrini Callimacho, e traduce
la Chioma di Berenice . Egli la manda a Hortensio Ortalo, con una
piccola sua elegia, nella quale si sfoga, rinarrando a sè stesso più
che all'amico la sua perdita e il suo dolore . ( 1 ) * Catullo ’ sembra dire
* in tanto affanno non dimentica come è dimenticato '. E conclude
con una comparazione gentilissima, che ci pone avanti gli occhi un
idyllio d'amore . La mente dell'addolorato torna a poco a poco ai
pensieri consueti . In tanto riceve una lettera, scritta colle lagrime,
di quel L. Manlio Torquato , di cui aveva cantato le nozze. Vinia Au
runculeia erae morta, senza, forse, che si fosse avverato il praeconio
del poeta : un Torquato piccolino voglio che dal grembo di sua
mamma porgendo le manine dolcemente rida al babbo con socchiusa
la boccuccia '. Era morta giovane la gentile che pareva il fior del
l'hyacintho ; e Manlio scrive domandando consolazione o una visita
o qualche libro di poeti . Non scrive da Roma, pare : aveva domandato
la quaestura nell'anno 692 che per me è presso a poco l'anno delle
nozze : ora, nel 694 e 695, poteva essere in qualche prouincia , o ad
Asculum , donde era sua madre. Risponde il poeta, raccontando la
disgrazia sua che gli impedisce di consolare l'altrui . Libri , non ne
ha seco : sono a Roma. Andrebbe a trovarlo , se avesse modo di con
solarlo o con parole sue o con quelle dei vecchi scrittori , così amati
da Manlio ; ma non ha modo . ( ) Però il suo cuore già ritorna in
grado di sentire altre ferite ; il suo dolore non lo occupa tutto, non
rende impossibili altri dolori . Egli ha notizie di Lesbia, non buone :
ama un altro . E allora scrive un'elegia (8) che è la sua cosa più per
fetta per l'arte . Vi è il lutto per il fratello, nel bel mezzo, ma prima
e dopo , Lesbia , Lesbia per tutto . Ella è la sua luce e la sua vita .
Così il poeta ritorna a Roma. (* )
XI .
(1) Vedi a pag. 64, nota al v. 5 : uibrare vale in questo verso veramente agi
tare minacciosamente ' o meglio ' palleggiare e provare ' , come in Cic. or. 80 : ui
brant hastas ante pugnam .
(2) Pag. 59 (VIII).
(3) Pag. 60 61 ( LXXVII e [LXXIII]
(6) Pag. 61 (XCII) . Il primo verso non è troppo bene spiegato nella nota : va
inteso come qui sopra, e avverti il chiasmos in tutta la frase, che comincia con mi
e termina con me.
(5) Pag. 62 (CIV).
SINO ALLA MORTE DI ORAZIO . XLVII
palpita ancora negli otto versi che ne scrisse . Come nella prima
dichiarazione, vi si sente l'anima della poetessa di Lesbo . Nessuno
è più felice di Catullo. (1) Pure quando la sua vita ' giura che
l'amore sarà mutuo e perpetuo , il poeta si rivolge ai dodici iddii mag
giori , domandando che facciano che possa avverarsi ciò che ella
promette . Dubita ? Un poco , quel poco di dubbio che in ogni grande
gioia ci fa domandare se non è sogno. (º ) E i due amanti celebrano
il sacrifizio della riconciliazione . E un voto di Lesbia . Ella si era
votata a sacrificare i versi d’un pessimo poeta ', di lui , Catullo .
Catullo porta la vittima da sostituire a quella che troppo gli pre
meva : fa apparire la cerva al posto di Iphigenia. Questa vittima
suffecta è la carta sudicia d'un poeta Enniano . ' O Dea dell'amore
e dell'eleganza , accetta questo scioglimento del voto . Annali di Vo
lusio , carta imbrattata, al fuoco ! ' (3)
XII .
(1) Pag. 62 [CVII). Nella nota al v. 6 la lezione del Baehrens è lucem e candi
diore nota : l'e si smarrì. Sappho si sente non solo in carius ro, ma nella gemi
natio di restituis.
(2) Pag. 63 (CIX].
(3) Pag. 63 [XXXVI).
(1) Pag. 65 e 66 [LXXV] , [LXXXVII ], [LXXII), (LXXV] .
XLVIII STORIA DELLA POESIA LYRICA IN ROMA
XIII.
i
Catullo seguì in Bithynia C. Memmio pro praetore . Questi era
di buone lettere; schifava però le latine sebbene avesse avuto dal
grandissimo Lucrezio la dedicazione del suo Poema . Perchè Catullo
andò con lui ? ne era stato invitato forse con l'altro poeta de' nuovi ,
C. Helvio Cinna, in grazia dei comuni studi e amori ? Può essere,
poichè anche Memmio era poeta erotico . Ma Catullo aveva altre ra
gioni di accettare e andare . Giunto nella Troade portò al sepolcro
del fratello , sebben tardi , il dono funebre, e parlò alla cenere muta :
aue atque uale. (0 Che facesse poi nell'anno , non si sa : del propre
tore si sa che non ebbe a lodarsi, chè non badava che a sè e non
stimava quanto un capello solo tutta la coorte . Ma venne la pri
mavera dell'anno seguente. Oh ! i giocondi preparativi della par
tenza ! i chiassosi saluti tra amici , i quali prendono , chi una strada
chi un'altra, che li riconduce però tutti in patria ! Soffiano i venti
tiepidi e senza mutamento ; i piedi sentono il formicolìo di andare
e correre . Catullo si propone di visitare le splendide, per arte e
fama, città dell'Asia minore ; ( ' ) e a ciò prende ad Amastris un buon
veliero, capace anche di andare a remi , un phasellus. Il che può con
fermare la supposizione che il padre di Catullo avesse affari nel
l’Asia, e possedesse navi . La rotta di Catullo, indicata da lui stesso
molto brevemente e generalmente, fu Ponto, Propontide , Thracia,
Rhodi , Cycladi, Adriatico ; donde, per il Po e un canale navigabile
che pare fosse tra Verona e Valeggio, giunse a Verona, al Benaco ,
alla diletta Sirmio, alla sua villa che, già silenziosa, sembra risve
gliarsi all'arrivo del padrone e fargli festa col vario tramestìo di
persone e cose . Qual dolcezza il riposo dopo tanto aggirarsi , dopo
tanta navigazione ! Coi fardelli del viaggio gli pare di deporre un ca
rico dell'anima, anche più grave, e finalmente, dopo le dormiveglie,
tutte sognacci e incubi , d'un anno e più, gusta il vero sonno in un
vero letto : nel suo . *) Questo saluto a Sirmio, che pare un so
spiro di sollievo , è in choliambi . Il poeta si dimentico della mordace
natura storica del verso, per considerarne solo la spezzatura e per
così dire fiacchezza del ritmo. È il poema, in vero, della stanchezza
e del sonno ; e le onde del lago cantano all'ultimo la ninna nanna ,
con una cadenza lenta. Nel lago è ancorato, o tirato in secco sul
lido, il phasellus . Egli passerà la sua vecchiaia gloriosa, in riposo ,
come il cavallo Enniano, spatio qui saepe supremo Vicit Olimpia nunc
senio confectus quiescit. (* ) Riposa e, per chi sappia intenderlo, parla .
Il poeta ne interpreta le parole che sono in agilissimi iambi puri ,
alate come il suo corso d'una volta. Si ricorda il tarlato phasellus d'es
sere stato selva viva e parlante, in paesi lontani. Quel legname che
imputridisce dice : Io sibilai sulla vetta del Cytore . Noi vediamo come
un'apparizione di verde, udiamo uno stormire improvviso ; poi la nave
parte, ha portato via in un attimo quel verde e quel fruscio. Il mare
succede al mare e la nave fila sempre . Sed haec prius fuere. Ora la
vecchiaia, il riposo e la morte. ( *) Catullo si fermo qualche tempo
a Sirmio e a Verona, dove forse arricchì di nuovi ornamenti poetici
XIV.
Tornò a Roma dopo poco . Era ancor fresco del ritorno dal viaggio
Bithynico quando Varo, forse il Quintilio Varo che conosciamo, lo
condusse a vedere la sua amica , una donnetta assai spiritosa e gra
ziosa. Si chiacchierò del più e del meno ; in fine il discorso cadde
sulla Bithynia e sui grandi guadagni che Catullo vi doveva aver
fatto . ' Con quel pretore ? nemmeno un po' di balsamo per i capelli ’ .
* Però hai comprato certo dei lecticarii, che là fanno robusti molto '.
Catullo, per darsi un poco d'aria, ' Oh ! di cotesti , la provincia non
era così cattiva che io non potessi provvedermene otto e ben por
tanti ’ . La donnetta allora : ‘ Di grazia, Catullo mio, prestameli per
oggi : voglio andare al tempio di Serapis ’. E Catullo : “ Ecco, di co
desto che dicevo d'avere, non ricordavo più come stesse la cosa . Gli
otto lecticarii ci sono ; ma sono dell'amico Cinna. Ma, miei o suoi, è
lo stesso ’. È un mimo narrato , tutta grazia e naturalezza. (1) In
tanto il suo compagno di viaggio, C. Heluius Cinna, pubblicava la
tanto limata e attesa Zmyrna. Catullo annunzia la preziosa operetta
lodandola per ciò che si poteva deridere o biasimare in essa, cioè
la lunga elaborazione, l'erudizione oscura , la piccolezza del volume.
Egli dice : Il volgo ammira la facilità di Ortensio, la popolarità di
Volusio, e i volumoni di Antimacho . Io amo ed ammiro Cinna, e
appunto perchè è il contrario di tutti e tre . (*) E, come Cinna, egli
ammirava ed amava Calvo, che aveva pubblicato elegie tenerissime
in morte di Quintilia, sua moglie. (*) Può essere di questo anno
un'imprecazione, quella contro il vecchio Cominio, e un'allegra ri
sata, quella sulla pronuncia di Arrio . (%) E nel principio del 699
XV.
Catullo fu un giovane (caro agli dei fu, e del dono divino non dob
biamo essere immemori) sincerissimo e pronto perciò sì all'amore e
si all'odio . Come era di natura buona ed elegante, così più sovente
era offeso da ciò che vedeva di tristo e di brutto, che consolato dal
bene dal bello . Egli fu quindi più spesso iambico che melico, più
spesso amaro nell'elegia che tenero . E i metri melici e iambici con
fonde alle volte sì che non raramente nei primi saetti l'odio , nei se
condi espanda l'amore. Per questa prevalenza iambica Quintiliano, che
lo loda con Bibaculo tra i iambographi , ne tace tra i lyrici : at lyri
corum idem Horatius fere solus legi dignus. (*) Così Porphyrio cita solo
Levio, come scrittore lyrico avanti Orazio . (6) In verità, questa mistura
e confusione di generi è ciò per cui piacque e piace, per cui sembrò e
sembra originale il poeta Veronese . La sua poesia è ' vita ' descritta,
e la vita ha vicino il sorriso alla lagrima e il sogghigno al dolore. Con
gli hendecasyllabi che da Sappho derivò Catullo , dice Plinio il iuniore,
iocamur ludimus, amamus dolemus, querimur irascimur, describimus
aliquid modo pressius modo elatius. ( “) A ciò era necessaria una
lingua, come quella di Catullo ; in cui si trova il provincialismo vi
vace (a es. basium) vicino all'elegante grecismo (come mnemosynum
papyrus zonula) ; i nessi prosaici ( quare, quandoquidem ), le parole
volgari ( salaputium ), le espressioni del comune conversare ( bellus,
tantum basiorum ), presso quei cari diminutivi (come erano già in
Levio ), ad es . solaciolum , misellus, turgiduli, versiculi molliculi, mu
nuscula e vai dicendo , ora detti per vezzo, ora per pietà, ora per
ispregio, ora per amore . L'anaphora anima ogni tanto l'ingenua espo
4 sizione ( Quicum ludere quem — Quoi ) ; la geminatio la riscalda (Non
non hoc tibi, false, sic abibit) ; l'allitteratio la colorisce ( bene ac
beate) ; l'homoeoteleuton la isveltisce ( Diuersae uariae uiae) . Così
ella è fresca, come fatta a voce da lui proprio, rinato o non mai
morto . Non meraviglia che l'ira e l'amarezza avanzino gli opposti
sentimenti : nella vita è così . E il più buono soffre più del men
buono ; e non è egli così generalmente mite come si vuol credere ;
poichè il mite comincia col perdonare internamente a sè stesso quello
che perdona agli altri . Il che non è poi grande bontà . Catullo fu
ammirato , abbiamo veduto e vedremo , dai suoi eguali, lodato già da
Cornelio , lodato poi da Velleio Paterculo . (* ) Egli fu un caposcuola .
Anche quelli che si scostarono poi dalle sue orme , cominciarono col
l'imparare da lui . Valga per tutti Vergilio . Orazio mostra un certo
dispetto della sua popolarità , é deride la scimmia Demetrio che
era Nil praeter Caluum et doctus cantare Catullum ; eppure anche in
lui è traccia d'imitazione e di studio di Catullo . Quanto a ciò che
afferma, d'aver mostrato per primo al Lazio gl'iambi Parii e primo
aver derivata in Italia la poesia Eolica, ( *) ciò si può riconoscere per
vero , e si può non vedervi offesa per il predecessore ; poichè Orazio
allude alla perfetta distinzione dei generi e interpretazione dei metri .
Resti a Orazio la gloria d'aver fatta poesia più bella e regolare , e si
conservi a Catullo quella d'aver fatta poesia più viva e sentita . Dopo
il secolo d'Augusto la fama di lui crebbe, non che si oscurasse dopo
il fulgore del Venusino . Fu anzi tanto imitato e contraffatto , che venne
a noia . Così è : un'opera d'arte buona e bella, ha nella sua bontà e
bellezza la ragione del suo dissolvimento ; poichè quella eccellenza
(1) Plin. Ep. 4, 11, 3.
(2) Vell . Paterc. 2, 36.
(5) Hor. S. 1 , 10, 19 ; Epl. 1 , 19, 23 ; C. 3, 30, 14.
SINO ALLA MORTE DI ORAZIO . LIII
la fa amare, l'amore la fa imitare, l'imitazione la rode, la consuma ,
l'annulla. Si fa silenzio e buio intorno a essa. Passano secoli e secoli.
Finalmente di sotto il moggio è tratto il lume, che si credeva estinto .
Il piccolo libro torna a splendere e vivere , e a far rivivere un'anima
e un'età .
XVI .
XVII.
XVIII .
aliquid o aliquem. Quindi non ' reliqui parmulam et fugi ’; ma sensi fugam in qua
relicta est parmula. Può dunque significare (sebbene vi ripugni parmula , in tanta scar
sezza di diminutivi Oraziani) sentii l'amarezza in Philippi , di quella fuga e di
quell'abbandono di scudi ’ , senza la menoma nota di dispregio per sè e per Pompeo
Varo : Tecum ! Si è mai considerato abbastanza che egli dice ' con te ' ? Oppure si
gnifica sentii l'amaro di quella fuga, quando fu abbandonata la cavalleria, che do
vette piegare anch'essa '. A ogni modo, lontano ogni cenno d'ignavia. In così fiera
battaglia ! con così buon commilitone ! nel dì del ritorno, nell'ora dei racconti fami
liarmente eroici !
(1) Hor. Sat. 1 , 6, 72.
(2) Sat. 1 , 10, 31 .
( ) Natus mare citra in quel luogo a L. Mueller pare non si possa dire se non
di chi fosse in Italia, allora. Ma citra e ultra sono cenni in latino molto aiutati
dalla pronta fantasia . Vedi per es. Liu. 21 , 26 : leggerai citeriore agro, ulteriorem
ripam, che rispetto a Livio sono il campo di là e la riva di qua.
(4) Epl. 2, 2, 46 e segg.
SINO ALLA MORTE DI ORAZIO . LXI
stieri ; ma accenna pure anche al fatto che in vero da quella sua arte
fu vinta quella povertà. Ora pensava Orazio a questo fine non ideale,
sin d'allora, sin dai suoi primi versi ? pensava che quei versi gli
avrebbero procacciato, non dico danaro da librai, il che non pare
verisimile potesse sperare, ma il rispetto e la protezione de' potenti ?
Chi pensa il pregio in che erano tenute le lettere e in specie i versi
dai Romani , chi ricorda che non si conta , si può dire, tra loro uomo
di stato e guerriero che non fosse, più o meno, scrittore e poeta ;
non può dubitare che l'eccellenza in un'arte, come questa , non avesse
a essere considerata, da chi sperava raggiungerla, come fonte di onori
e anche di ricchezza . E ciò senza bisogno d'asservirla al potere e
d'avvilirla con l'adulazione e la menzogna. Orazio attese da prin
cipio a fare poesie belle e niente altro che belle ; rinnovò la satira
di Lucilio sperando di far riconoscere la sua superiorità su quel
poeta tanto ammirato e lodato ; mostrò gl ' iambi veri di Archilocho
al Lazio che non conosceva se non quelli alessandrini di Catullo .
In ciò era tanta gloria che non sarebbe mancato chi fosse per to
gliere il poeta al suo scriptum quaestorium . Che egli non mirasse
a conciliarsi l'affetto e l'ammirazione di questi più che di quelli, e
specialmente di coloro , contro i quali aveva combattuto a Philippi ,
si comprende dal fatto che in una delle satire prime che scrisse ,
nella prima anzi , gli antichi sospettavano fosse morso Maecenas
stesso, nella figura di Malthinus che passeggia mollemente con la
tunica lunga e sciolta, (“ ) e che i suoi primi iambi sono diretti non
contro una delle due parti contendenti , ma contro tutte e due, e
mostrano che egli non augura a questa la vittoria su quella, ma
dispera della patria straziata dagli uni e dagli altri . Che poi l'uomo,
sorto a togliere dall'oscurità e dal bisogno il buon poeta, contasse
sulla riconoscenza di lui, e il poeta gliela dimostrasse, può sembrare
cosa cattiva e turpe solo a chi non fece mai il bene o mai non lo
riconobbe fatto . In tanto Orazio, diradatasi ancora quella nuvola mi
nacciosa di guerra civile, continuava nel suo disegno di dare a Roma
una satura più perfetta della Luciliana e degl'iambi più regolari dei
Catulliani . Egli aveva, in questi come in quella, il modello davanti ,
ma s'ispirava a sentimenti propri . Cantò, per esempio, il suo amore
disprezzato da Neаera con tale accento di verità, che si trova nella
poesia persino il suo nome e un cenno alla sua condizione . Eppure
(1) Sat. 1 , 2, 25. Vedi Porphyrione a questo verso : sub Malthini nomine quidam
Maecenatem suspicantur significari. Vedi però Madvig Opusc. 1 , pag. 64, vedi anche
Cima ne' suoi acuti Saggi , pag. 6 ; ma osserva a ogni modo che se gli antichi in
dussero che Malthino fosse Maecenas dalla concordanza dell'abito e del portamento
(Sen. Ep. 114), nessuno più di Orazio vedeva tale concordanza. Che se non satireggiò
Mecenate in persona, egli derise certo il suo fare e il suo costume in altri.
LXII STORIA DELLA POESIA LYRICA IN ROMA
Il
si può riconoscervi qualche traccia di Catullo . ( ' ) Un'altra poesia ci
rivela anche meglio la vita e i pensieri di Flacco, a quei tempi. Il
cielo è contratto e buio, piove e nevica, il mare mugghia, sibila la
1 selva . Gli amici hanno le rughe nella fronte, come vecchi . Orazio
incoraggia loro e sé stesso, esortando ad obliare nel vino e a sperare ci
in un dio . (Ⓡ)
XIX .
(1) I. [Ep.) III (XV). Il nome (agnomen ) è nel v. 12, a modo quasi di bisticcio.
Solennemente pone il nomen in C. 4, 6, 45, Vatis Horati. Fuor di questi due luoghi,
non è mai nelle poesie meliche e iambiche il suo nome o cognome o prenome. Ca
tullo invece, abbiamo veduto, si nomina a ogni momento. Di imitazione Catulliana
è dunque segno anche si quid in Flacco uiri est.
( 2) I. [Ep.] IV (XIII ).
(3) Pag. 117 nota a III [X] .
(4) Pag. 115 nota a II (VIII) .
(5) Ecl. 1, 7 .
SINO ALLA MORTE DI ORAZIO . LXIII
XX.
XXI .
Er
XXII .
XXIII .
altri. Ma tali poesie non sono, si può dire, personali . C'è tutto al
più l'anima e il pensiero del poeta come quella e quello dell'autore
dramatico nelle parlate dei personaggi del drama. Che però, in quella,
l'amatore di Lydia sia Orazio, si può sospettare dal fuggevole ac
cenno Multi Lydia nominis : ( " ) delle altre si deve negare che ab
biano per soggetto un amore vero di lui . Raccogliendo e ordinando
A questi sparsi poemetti erotici e conviviali , si avrebbe non la storia
dell'anima e degli amori di Flacco, ma, ciò che a me pare meglio,
la pittura più colorita e geniale della vita giovanile nel mondo greco
romano . E si vedrebbe (non è questo il luogo dove dimostrarlo a
SCH. parte a parte) che Orazio intese, molto obbiettivamente, a fare questa
pittura più compiuta che si potesse, vincendo di molto Luciano e i suoi
Dialoghi . In Orazio è la donna di tutte le età , da Chloe a Lyce,
R: di tutte le condizioni , da Lyce a Barine, dell'indole più diversa,
Asterie e Pyrrha . Orazio ha voluto figurare come tutte le specie
az di donne, così tutti i momenti dell'amore : il principio, la gelosia,
il rammarico, la riconciliazione, l'addio . Parla ora uno che vuol per
suadere con racconti lugubri , ora uno che implora con pianto amaro,
e persino chi consiglia e chi ammonisce . Se ne potrebbe fare uno
svariato romanzo di costumi ; se ne potrebbe dipingere un quadro
pieno di vita gioconda , in cui di figure maschili non avrebbe a es
gere servi la sola del buon Venusino . Sì ! se fosse nostrum dilatus in aeuum,
ne sorriderebbe egli per primo. La sua anzi , forse, non avrebbe a
CON esservi affatto . Al pittore ( mi si passi questa fantasia) vorrei rac
comandare che ponesse nel bel mezzo e bene in luce quel grazioso
e snello bronzo Praxiteleo, che è il Nearchus dell'ode vigesima del
libro terzo ; il Nearchus che ha il ramo di palma sotto il piede nudo
file e lascia tremolare a un poco di vento i capelli profumati e sparsi
Tesa sugli omeri .
zza.
XXIV.
ch
èi Nel principio del 727 Caesar Octauianus ebbe il nome di Au
11 gustus. Munatius Plancus aveva proposto questo appellativo religioso,
invece d'un altro nome, che poteva suscitare odi e sospetti , Romulus.
Ma in vero Cesare meritava di essere agguagliato al fondatore di
Roma, egli che la aveva tratta da una morte parsa sicura . Un'idea
uda che serpeggiò sino a che divenne fatto , da Cesare arrivando a Co
stantino, errava nel mondo antico : che Roma non potesse continuare
a essere la sede dell'impero . Si sapeva o diceva che Iulio Cesare
ten
(1) Vedi le odi raccolte sotto il titolo, V. Jie Donne.
LXXIV STORIA DELLA POESIA LYRICA IN ROMA
XXV .
XXVI .
Nè gli amici ebbero da Orazio i peggiori de' suoi canti . Sia che
finga di dirigere loro alate parole nel convivio, sia che mandi il
suo dono poetico invece d'un vaso corinthio o di una patera cesel
lata, noi ammiriamo non solo l'artista, ma l'uomo; l'uomo che mo
stra ora un buon sorriso, ora una lagrima di compianto, ora festeggia,
ora consola. Iccius parte per l'Oriente alla guerra ; e il poeta lo saluta ,
tutto meravigliato di vedere un filosofo mutare i libri in armi , desi
deroso di ricchezze e di piaceri . Numida torna dall'Occidente, e il
poeta lo festeggia con un banchetto pieno di letizia nel quale, tra
il fumo degli incensi e il tintinno delle cetre, mostra al reduce ciò
che egli ritrova di più dolce nella patria, gli amici e l'amata. Mu
rena è fatto augure : non manca l'ode, nella quale circonda il nuovo
augure delle persone che più ama, unite in ilare convivio ; e tra
queste è forse Maecenas, il marito di Terentia di lui sorella, co ' suoi
dotti discorsi, ai quali si oppone il vocìo dei propipanti e lo squillo
delle tibie e delle pive e delle lyre . ( ' ) La cornacchia chiama acqua :
domani sarà burrasca, e il bosco sarà pieno di foglie cadute e il
lido tutto nero d'alghe. O nobile Lamia, prepara per domani un buon
fuoco e una bella cena ! Il vino della Sabina non è generoso, tu
lo sai , o Mecenate, ma fu messo nell'anfora nel giorno d'una tua
gioia ! (*) A questi symposii amichevoli , cui già cantò e iambicamente
e melicamente, dopo Philippi e dopo Actium , la canzone all'anfora
è come il preludio . Vi è dentro il vino fatto nel suo anno nata
lizio, per il qual vino mostra una predilezione quasi superstiziosa .
È dentro l'anfora il lamento e lo scherzo, la rissa e il sonno, l'ispi
razione all'eroismo e al canto, distrazione ed espansione, speranza,
conforto, coraggio . (*) Lo sa ben egli , che nel triste giorno invernale ,
in cui la fronte sua e quella degli amici era solcata di rughe , doman
dava già il vino fatto Torquato consule meo. Ma quali erano gli
amici d'allora ? Ora si chiamano Maecenas, Vergilius, Valgius, Albius
Tibullus , Licinius Murena , Sallustius Crispus , Dellius , Septimius .
Sono, col protettore e amico sopra tutti caro, poeti e potenti . I
suoi canti vanno a questi e quelli con lo stesso tono familiare e
sincero . Egli nel 728 consola Mecenate uscito allor allora da una
XXVII .
Sopra tutti gli amici era l'Augustus . Orazio che aveva combattuto
contro luia Philippi , si teneva da lui alquanto in disparte forse perchè
non paresse adulazione quella che sentiva di dovergli lode divina.
Aveva veduto i tempi oscuri , il poeta ; aveva disperato che si potesse
mai riuscire alla pace e all'ordine. Il furore civile era giunto a tal
grado di delirio, che il cittadino preferiva il nemico della patria al suo
avversario cittadino . Non era morto nelle file dei Parthi , mandatovi
da Bruto e Cassio, il figlio di Labienu ? Ora vedeva , per esempio, in
torno all'Augusto i figli di Cicerone e di Antonio, onorati e soddisfatti.
Veramente egli era un dio, un Dionysos che ammansava, un Mercurius
che conciliava. Le campagne riavevano i loro coltivatori, le case si
riaprivano agli esuli . A mano a mano i nemici che avevano messo in
pericolo l'impero, erano vinti e tenuti in rispetto . Che poteva desi
derare di più un buon cittadino ? Anche le forme della repubblica
erano conservate ; e sì che di queste doveva importare ben poco a
Orazio, figlio di un liberto . Laonde egli con pienezza di cuore cantava,
sebbene indirettamente , le glorie di questo grande , ugualmente
grande in guerra e in pace. Nel 729, mentre Iulia la figlia si ma
ritava a Marcello il nepote, Augusto andava a debellare i Cantabri ,
popolo fierissimo dell'Hispania. E Orazio componeva in onore di lui
un inno, dalla movenza Pindarica , in quel metro Sapphico cui col
primo saggio aveva come consacrato allo stesso eroe. Quando poi
tornò, l'anno dopo, vincitore, invita con un'altra ode pure sapphica
il popolo a festeggiare il glorioso reduce , ed egli stesso appresta il
conuiuium aduenticium . La gioia trabocca . Ma al poeta già cominciano
a imbiancarsi i capelli , e si ricorda della sua balda giovinezza, Con
sule Planco . ( ) Già, quell'anno che Planco era console, Orazio aveva
venti tre anni . Diciotto anni erano corsi da allora, diciotto anni di
lavoro e di gloria. Dentro essi pubblicò per mezzo dei fratelli Sosii
un primo libro di Sermoni, l'Epodon , il secondo libro dei Sermoni. In
questo anno 730 diede fuori tre libri di Carmina. Nel distribuire e
disporre le odi non fece tutto a caso . Le prime nove odi del libro
primo sono in nove metri diversi : saggio della varietà del libro e
omaggio alle Muse. Le prime tre sono consacrate a Mecenate, ad
Augusto , a Vergilio . Vi è anche traccia d'un ordine per il quale a
capo e in fine di gruppi di nove odi starebbe una poesia sapphica,
poichè sapphica è la seconda e la decima, la dodicesima e la ven
tesima, la vigesima seconda e la trentesima, la trentesima e la tri
gesima ottava. Dopo l'ode di proemio, la prima del libro è una
sapphica, una sapphica l'ultima . Il secondo libro è il libro degli
amici. Mecenate che è il più diletto ha tre odi : dieci altri, una ognuno .
Le prime tre odi sono dedicate ad Asinio Pollione, Sallustio Crispo
e Dellio, tre potenti . Al complesso di tutti i tre libri pose un proemio
e un epilogo, nello stesso metro . Nel proemio parla dell'edera, di
lauro nell'epilogo . Poichè anche il libro secondo si conchiude con
un'ode in cui si ripromette l'immortalità e questa ode, che è la ven
tesima, è dedicata a Mecenate, come la prima e la ventesima del
primo, e poichè fra il terzo e i due primi libri si trovano alcune
leggiere differenze di lingua e di metro, alcuni credono che i primi
due fossero dati fuori insieme prima, e il terzo da sè poi . Senza cre
dere che le differenze siano casuali, noi possiamo ammettere che si
debbano a particolare cura o trascuratezza del poeta nel dare l'ultima
mano alle poesie che raccoglieva. Quanto all'ode di chiusa, si potrebbe
sostenere che anche il libro primo ne ha una : l'invito al puer di non
aggiungere nulla alla ghirlanda di mirto ; e così il mirto di Venere
sarebbe terzo tra l’edera di Baccho e il lauro della Musa. E si po
trebbe osservare che togliendo al primo libro il proemio e il detto
piccolo epilogo conviviale, le odi sarebbero trenta sei , quanto a dire
quattro novene, e negli altri due libri, considerando come un solo
carme le sei odi del principio del terzo e conservando l'ultima, che
è però la chiusa di tutti e tre, avremmo quaranta cinque odi, ossia
cinque novene : nove novene avrebbe dunque messe insieme il uates
Qui Musas amat inparis, e chiede perciò Ternos ter cyathos (3, 19 ).
La qual somma meglio risulta levando alle 83 odi (le sei prime del
terzo valgono per una) di questi libri, il proemio e l'epilogo . Ma per
fare più legittimi questi computi, che sono oziosi per giunta, biso
gnerebbe essere certi di non contare, tra i carmi d'Orazio, qualche
XXVIII .
1 &CO
METRICA DELLA LYRICA ROMANA
I.
È perfetto ma unico .
2. Si possono sopprimere le penultime tesi , o l'una (b) o l'altra ( c)
o tutte e due (d), delle due tripodie ; quindi possiamo avere saturni
come questi foggiati sul primo :
b. Dabunt maluin Rufi || Naeuio poetae
C. Dabunt malum Metelli || Naeuio uati
d. Dabunt malum Rufi || Naeuio uati.
Le ultime delle due tripodie sono ancipiti .
3. Come si allungarono le tesi dei versi iambici e trochaici gre
canici, così, e a più forte ragiosi allungarono quelle di questi
versi italici. Raro però l'allungamento della quarta . Alle lunghe si
possono sostituire due brevi. Quindi sarebbero saturni questi :
a. Consol censor aidilis || quei fuit apud uos
in cui la tesi della terza arsi mae, è rappresentata dalle due brevi
loqui.
7. Che queste leggi non siano poi al tutto persuasive, si argo
menti dal fatto che molti dotti ne hanno cercato e cercano delle
nuove. Alcuni, per esempio , misurano i saturni secondo il numero
delle sillabe e l'accento delle parole . Altri ammettono che il primo
hemistichio possa non avere anacrusi e possa averla il secondo ; altri
dichiarano il saturnio un verso composto, non di due tripodie, ma
di versi semplici differenti: de' quali nel capitolo seguente .
II.
in cui la prima sede è un anàpesto con l'ictus sulle brevi ; fru vale
come arsi e tesi ; e ges è arsi.
4. Con tutte queste libertà, il verso iambico diventa spesso ana
pestico e il trocaico, dattilico .
a. Tollat qui te non nouit
è anapestico ;
b. Omnia tempus reuelat
il cui schema è : due anapesti con ictus sulle brevi, un trocheo, una
lunga ; un tribrachi con ictus sulle brevi , un dattilo, un trocheo,
una lunga (parole iambiche come nihil diventano pirrichiche per
l'influsso dell'accentata prima breve) .
È strofa di una tetrapodia iambica e di una trocaica quest'altra :
Matura saepe decipit
Sera numquam quin mala sit
III.
IV.
11
V.
CATVLLIANA .
I. Versus.
1. Hexameter dactylicus.
u -1
Non parliamo dell'esametro nel LXIV. La cesura è più spesso
semiquinaria (a) . La semisettenaria non manca (b ). Non è sempre
accompagnata dalla semiternaria ( c) . Rarissima la cesura dopo il
terzo trocheo (d). Non ignota la dieresi bucolica (e) .
Esempi :
a. Nec fugiens saeclis | obliuiscentibus aetas
b. Non possum | reticere deae | qua me Allius in re
.c. Coniugis ante coacta noui | dimittere collum
d. Digna ferat quod siquis | inaniter adiurarit
e. Vesper adest iuuenes consurgite : || Vesper Olympo.
non sono rari i versi così fatti nemmeno in Catullo (a) . Frequenti
però sono le chiuse in cui l'accento discorda due volte ( b ), non man
cano quelle dove l'accento discorda tutte e tre le volte (c), ci sono
esempi invece in cui , almeno in apparenza, tutte e tre le volte s'ac
corda (d) .
Esempi :
a. Quam mihi non si se Iuppiter ipse petat
b. Expulit ex omni pectore laetitias
Scitis et in quo me corruerit genere
d. Vere quantum a me Lesbia amata mea est
Aut facere haec a te dictaque factaque sunt.
Ma negli esempi d . bisogna tener conto dell'enclisis, che ba, del
resto, gran parte della metrica Catulliana.
3. Trimeter iambicus purus.
uleucu
Più comune è la cesura semiquinaria (a) ; non rara la semiset
tenaria, con la quale deve essere la dieresi dopo la prima dipodia (b) .
Esempi :
a. Phasellus ille, 1 quem uidetis, hospites,
b. Opus foret | uolare , siue linteo
La cesura è nascosta dalla tmesi in
a. Nequisse praeter | ire siue palmulis
la dieresi in
b. Nisi uncta de l uorare patrimonia.
4. Trimeter iambicus Archilochius .
yeu - ul Jeug
Esempio :
Sella in curuli struma Nonius sedet.
La cesura è per lo più dopo l'arsi terza (a) , ma si trova spesso anche
dopo l'arsi seconda (b), dopo la quarta (c), o dopo la seconda e la
quarta (d), qualche volta al secondo trocheo (e) e qualche volta
manca ( f).
Esempi :
a . Si tecum attuleris 1 bonam atque magnam
b. Sic inquit , mea uita Septimille
C. Furi, uillula nostra non | ad Austri
Quare aut hendecasyllabos | trecentos
d. Miserunt | mihi muneri | Fabullus
e. At defessa | labore membra postquam
f. Tam te basia multa hasiare .
(1) Gli esempi sono del 17, omesso. Vedi peraltro esempi di questo verso a
Maecenas e Vergilius Maro .
DELLA LYRICA ROMANA . XCV
Es .
Perdidit urbes.
14. Versus Galliambus
!
1 Es.
Super alta uectus Attis | celeri rate maria
È adoperato nel 63, che è veramente un epyllion , quindi fu
omesso .
II. Metra.
1. Distichon Elegiacum .
È l'unione d’un Hexameter e d’un Pentameter (Versus 1 e 2) .
2. Systema ex Glyconeis .
È una volta di strofe tetrastiche, un'altra di pentastiche ; tre e
quattro glyconei conclusi da un pherecrateo (8 e 9 ) . Sono i versi
uniti xatà ouvádelav, non è permessa sillaba ancipite e iato . La
strofa pentastica parve al Lachmann constare di due periodi , così:
Vedi pag . 96, nota al v. 218 , e osserva le strofe che terminano col
opp! ritornello .
uari 3. Distichon Asclepiadeum siue choriambicum .
Si compone di due Asclepiadei maggiori (Versus 11 ) . È imita
zione di Sappho . Il carme 30 è forse lacunoso , guasto nel v. 7
(vedi a pag. 52), il qual verso va forse emendato con la ripetizione
di inique, facendo synaloephe col seguente verso: Chè forse era metro
xată ouvádelay , e forse i due unici versi , 3 e 9, che terminano con
breve, pretendono la lunga, sì che perfide sia avverbio , e in factaque
l'enclitica si allunghi sotto la percussione .
4. Systema Sapphicum .
Tre hendecasyllabi Sapphici e un Adonio (Versus 12 e 13 ) xata
Ouvdelav. L'ultima è cinque volte breve in trentanove versi.
Gli altri versi sono usati xatd otixov . Gli esametri per altro
nel carme 62 (pag. 97) son divisi stroficamente . E così, forse, gli
altri versi, qua e là, se non sempre come pare all'Ellis e ad altri .
La metrica dei ' poeti nuovi ’ è questa di Catullo .
XCVI METRICA
1
VI .
HORATIANA .
I. Versus.
1. Hexameter dactylicus. HE
1
Nell'epodo XII non ha, pare , cesura fissa, poichè non mancano
versi che tutto al più hanno cesure trocaiche (a) ; delle odi (due del
primo libro), la 28 segue nel tetrametro più l'epodo, la 7 ha in esso
sempre la cesura o dopo la seconda arsi (b), o dopo la rza (c)
dopo l'una e l'altra (d).
Esempi :
a. Namque sagacius unus odoror
Quam noua collibus arbor inhaeret
Teque piacula nulla resoluent
DELLA LYRICA ROMANA . XCVII
5. Mobilibus | pomaria riuis
c. Quam domus Albuneae | resonantis
d. Mensorem | cohibent | Archyta.
di tribrachi in seconda
a. Insurgat Aquilo quantus altis montibus
nel qual ultimo verso si può sospettare in pauidum una sincope come
ha Catullo in Rauide (pag. 66 [XL] v. 1 ) , e in laqueo la synizesi.
6. Trimeter iambicus catalecticus.
ce
VLULUI
Esempio :
Nec prata canis | albicant pruinis.
Ha nelle due odi in cui è adoperato, sempre la cesura semiqui
naria. Nella 1 , 4 in cui viene dopo un verso concluso da trocheo
acatalecto, ha sempre , fuorchè in un verso, la prima lunga, nella 2, 18
in cui segue a un verso trocaico catalectico, ha, fuori che in due
casi , la prima breve . Nel v. 34 di questa sarebbe, se non si spie
gasse con synizesi, l'unico esempio di soluzione di lunga :
Regumque pueris nec satelles Orci.
Si noti anche che la terza tesi in 1 , 4 è sempre lunga, o nel
l'altra anche breve ma di rado, quattro volte . L'ultima sempre lunga.
7. Dimeter iambicus acatalectus.
I u U Luv
Esempio :
Pauperem laboribus. 1
1
DELLA LYRIJA ROMANA . XCIX
9. Ionicus decameter
dieci volte .
11. Elegiambus .
ulunu u tu
Logaoedi.
13. Adonius
L. U
Non ha mai elisioni . Es .
Terruit urbem
16. Aristophanius.
Iu u Lulu
Non elisioni .
Esempio :
Lydia dic per omnis .
17. Glyconeus . dis
Esempio .
Emirabitur insolens.
Esempio
Te deos oro | Sibarin || cur properes amando.
Ciò che vien dopo la dieresi è un Aristophanius . Se si toglie il
coriambo ( -uwe ) dopo la prima dipodia, resta un Sapphicus hen
decasyllabus .
20. Alcaicus hendecasyllabus.
u
Epod . 17 .
d ) DistichA .
2. Epodi dactylici. Un hexameter ( 1 ) seguito da un tetrameter
dact . (2) . Parodia eroica : ironia beffarda.
Epod . 12.
3. Epodi pythiambici II . – Un hexameter ( 1 ) seguito da un tri
meter iamb. purus (4) . Sentimento di venerazione per il passato e
di ira per il presente .
Epod . 16 .
4. Epodi pythiambici I. – Un hexameter ( 1 ) seguito da un di
meter iamb. ( 7) . Contrasto tra l'amore e il dolore , tra la passione
e lo sdegno , non senza rassegnazione .
Epod. 14, 15 .
5. Epodi iambelegi . – Un hexameter ( 1 ) e un iambelegus ( 12) ..
Un raggio tra le nuvole .
Epod . 13.
6. Epodi elegiambi. Un trimeter ( 5 ) e un elegiambus ( 11 ) .
Ricordo triste nella gioia presente .
Epod . 11 .
7. Epodi iambici. – Un trimeter ( 5) seguito da un dimeter (6 ) .
Gioia con dubbio, tristezza con sorriso, odio con beffa, orrore con
sarcasmo.
Epod . 1-10 .
B ) TetrastiCHA .
8. Metrum dactylicum ( alcmanium ). - Un hexameter ( 1 ) alter
nato con un tetrameter dact. ( 2) . Come il 2, ma in strofe di quattro
versi . Parodia eroica : ma ironia grave e dolce, alta e solenne.
I. 7 , 28.
. 9. Metrum Archilochium I. Un hexameter ( 1 ) alternato con
un trimeter dact. (3) . Nota elegiaca nella letizia.
IV. 7 .
10. Metrum Archilochium IV. - Un Archilochius ( 10) alternato
con un trimeter iamb. cat. (6) . Sorriso triste.
I, 4 .
11. Metrum trochaicum ( Hipponacteum ) . Un dimeter troch.
cat . (8) e un trimeter iamb. cat. (6) . Contrasto tra la calma e la
smania.
II . 18.
12. Systema ionicum . Il decameter ionicus (9) ripetuto senza
syllaba anceps e hiatus . Querimonia.
III. 12, ode di una strofa sola.
13. Metrum Sapphicum . – Tre sapphici hendecasyllabi ( 18) e
CIV METRICA DELLA LYRICA ROMANA .
(1) È da notarsi che nelle odi del quarto libro non c'è mai hiatus tra verso e
verso ; in quelle degli altri, qualche volta.
(3) Nel quarto non m nia tra verso e verso .
LYRA ROMANA
FAVNI VATESQVE
Carmen Saliare.
2 Diuum em pa cante
diuum deo supplicate.
Carmen Aruale.
Obtestationes.
L'Inno dei Fratelli Aratori. dei romani di non urtare, entrando, col
S.i M.i piede nella soglia. sta ' fermati' detto,
secondo il M. a un compagno ; secondo
È tratto dagli Acta fratrum Arualium il P.al Dio : siste Cessa, ferma ’. berber =
scoperti nel 1778 e pubblicati da G. Mari verbera ' batti ’ la soglia M ; ' di sferzare,
ni nel 1795. Il testo e l'interpretazione su la sferza'P.4 Semunis = semones semi
per giù è del M(ommsen). 1 Enos = nos dei ’ (nel latino arcaico homones = homi
con l'e esclamativo che si trova in Eca . nes). aduocapit aduocabitis : futuro di
stor Edepol e simili. Lases =Lares, sono comando. conctos = cunctos. 6 Triumpe è
gli “ Spiriti magni ’ di Ronia. 2 lue rue imperativo e significa tripudia ’. I cin
senza la terminazione come fu comune que primi versi erano ripetuti tre volte
nel latino sì più antico e sì più re ognuno.
cente : peste e rovina ’. Anche in Lu
cano Ph. 3, 99 sono unite queste due Formule dei Feziali.
idee : subitaeque ruinae Et terrae caeli S. M.ii
que lues. Lues è morte lenta, ruina o
rues (parola insolita e qui veduta dal M.) 1 Liuius 1,32 : Legatus — Iouem te
è morte improvvisa. Marmar = Mai's. stem facit : Si ego - esse '. Divisione me
sins = sines o sinas o meglio siris dalla trica dello Z. che aggiunse l'antica termi
variante sers . pleores per pleioses (cf. nazione da iniuste e inpie per togliere
Theloves ) = plures significando ` i più , l' iato . L'in di iniusted resta breve nono
il popolo ’ 3 fu pare un imperativo del stante la posizione. Il Ribbeck cancella
secondo tema del verbo esse. sali danza ' da illos a res e fa due saturnii.
ed è secondo il M. detto ai fratelli. Se 2 - Liuius l.1 : si non deduntur quos
condo il P (reller ), che legge furere per exposcit, diebus tribus et triginta (tot enim
fu fere, è detto al Dio : sazio d' infu sollennes sunt) peractis, bellum ita in
riare trapassa la soglia ' del tuo tempio. dicit : Audi - audite '. Il resto della for
Con sali si accennerebbe alla religione mola, secondo Z., prosa.
FAVNI VATESQVE. 3
= des. 27 macte vocativo unito con esto 3 Plinius HN, 27, 131. Presso Ri
del 29 ‘ sii accresciuto , sii beato '. 29 mini, dice egli , è un'erba detta reseda
emmolandis immolandis come è nel buona per le enfiagioni e le infiamma
testo di Catone che Z. parcamente ha zioni. Bisogna dire tre volte lo scongiuro
variato di arcaismi. Gli ultimi tre versi e tre volte sputare, morbis per 2. è nom.
si dovevano ripetere tre volte, e ce n'è sing. morbus, per uno scambio assai
traccia nei codici catoniani. frequente di declinazioni. reseda, la se
conda volta è verbo e vale residat si
Canzoni contadine Proverbi. appiani '.
S.ii M.ii 4 Marcellus Empiricus Liber de me
dicamentis 171. Lo Z. traspone ne' due
1 - Cato A. 160. È lo scongiuro per primi versicoli le parole a formare dei
guarire delle slogature, conservatoci dal trochei; ma la cadenza in questa e nella
grave Catone, e così raffazzonato dallo Z. precedente e seguente cantilena ha più
Nel suo linguaggio, più ingenuamente importanza del metro. E lapis assuona
misterioso che rozzamente villereccio, à parit. E lo scongiuro del fignolo.
ma l'uno e l'altro , significherebbe: Va 5 · Mạrc. Emp. L. de med. 154. Era u
leat, ualeat, ualeat ' colui che ha l'osso sata nel mal di cuore (?). Si scriveva in
slogato ; ista pestis sistat, cioè cessi ; una lamina di stagno e si appendeva al
damnabo damna uestra , cioè di voi, ossa collo, ma prima si cantava .
slegate. Ma è incerto il tutto. Scongiuri 6 - Macrobius Saturnalia 5 , 20. E il
simili usano ancora nel popolo e si chia canto è riportato anche in Plinio e Fe
mano orazioni o medicine, sto e Servio. È un padre che insegna al
2 - Varro RR. 1 , 2, 27. È lo scongiuro giovinetto figlio : tutti i fanciulli erano
della gotta. hic, cioè ne' miei piedi. in antico chiamati camilli. Virgilio dice
FAVNI VATESQVE . 5
7 Lalla lalla lalla aut dormi aut lacte .
8 Longe fugit qui suos fugit.
9 Necessitas caret feriis.
10 Aer aqua terra industria .
11 Vuam uua uidendo uaria fit.
12 Nescis quid uesper serus uehat.
13 Qui asinum non pote, stratum caedit.
14 Di facientes adiuuant.
15 Frons occipitio prior .
16 Mutuum muli scabunt.
17 Seritur sacculo hordeum .
18 Sat cito si sat bene .
19 Quantum habebis tantus eris.
(G. 1 , 101): hiberno laetissima puluere incertum sit '. E Verg. G. 1, 461 e Deni
farra ', e i nostri contadini: Gennaio que quid uesper serus uehat
secco Villan ricco ; Polvere di Gennaio 13 – Petronius 45. E noi diciamo : Chi
Carica il granaio ; Se Gennaio fa polvere non può battere il cavallo batte la sella .
I granai si fan di rovere. (cf. Illius in Chi non può dare all'asino dà al basto.
mensae ruperunt horrea messes . Verg . 14 – Varro RR. 1 , 1 , 4. Noi : Chi s'aiuta
G. 1 , 49). Nel Logudoro si afferma: * E Iddio l'aiuta.
ranu folthe, Trigu a colthe '. Z. inverte 15 - Cato. A. 4. È spiegato da Plinio
luto e uerno perchè gli consti un dimetro HN. 18, 5, 31 : ' frontemque domini plus
anapestico con luto pirrichio. prodesse quam occipitium ’. Noi : Triste è
7 - Scholia in Persium 3, 16 : ' quae in quel podere Che il suo signor non vede.
fantibus, ut dormiant, solent dicere saepe: 16 - Titolo d'un'altra satura di Var
Lalla - lacte '. E la ninna-nanna roma rone, e significa: tu a me e io a te ; e si
na. lallare = far la nanna . lacte o lacta, dice a burlare quelli che s'ammirano tra
come altri legge, è imperativo. loro.
8 - Titolo d'una satura di Varrone, 17 – Plinius HN. 18, 7, 79 ' sapientes
direttá, pare, contro gli stoici che si cre agricolae triticum cibariis tantum serunt,
devano fuori dell'umana società e mi hordeum sacculo seri dicunt '. Altri legge
seria. Nello stesso senso Terenzio ha sarculo '. Plinio osserva che l'orzo è
( Phormio. 5, 2, 2) ita fugias ne praeter tanto utile quanto sicuro ricolto.
casam . 18 - Hieronymus (ep. 66, 9) che lo at
9 Palladius 1 , 6, 7. Z. traspone caret tribuisce a Catone. Noi: Chi fa bene fa
e feriis per averne un dimetro giam presto.
bico con caret pirrichio. 19 -Augustinus (de disc. Christ. 11 ,
10 · Palladius 1 , 2 eligendi et bene co 12) che lo chiama uetustum et uulgare pro
lendi agri ratio quattuor rebus constat : uerbium . Noi, e come ne mancheremmo
aere indust ria noi?: Tanto vali quanto tieni.
11 - Schol. ad Iuuenalem. 11 , 81 ( Vua 20 - Petronius 38. È detto degli amici
que conspecta liuorem ducit ab uua : detto la cui pentola, al tuo bisogno, trovi non
del contagio del mal esempio). Notevole bollire.
il proverbio per la ricca allitterazione 21 - Hieronymus (ep. 69, 5) che lo
* L'uva invaia a veder l'uva ' invaiare. chiama uulgareprouerbium . Noi : A ciccia
12 Titolo d'un'altra satura di Var di lupo, zanne di cane. E altrimenti .
rone, che vi parla della brevità della vita 22 - Petronius 77. Vedi il 19 ; e ag
e dell'incertezza della fine. Del proverbio giungi: Chi ha è, chi non ha non è : Chi
usò Livio 45, 8, 6 Decet nec praesenti non ha non sa.
credere fortunae, cum quid uesper ferat
6 LYRA ROMANA .
23 Tollat te qui non nouit.
24 Iucundi acti labores.
25 Segetem ne defruges.
26 Nihil cum fidibus graculost,
nihil cum amaracino sui .
27 Matura saepe decipit,
sera numquam quin mala sit.
28 Vnius pecudis scabies
totum commaculat gregem .
3 Rex erit qui recte faciet qui non faciet, non erit.
4 Non te peto, piscem peto : quid me fugis, Galle ?
5 Veteres Casmenas cascam rem uolo profari
Et primum
6 Malum consilium consultori pessimum .
7 Sed iam se caelo cedens Aurora obstinet suum patrem
MARCIVS VATES .
APPIVS CAECVS .
Elogia .
I.
Cornelius Lucius Scipio Barbatus,
Gnaiuod patre prognatus fortis uir sápiensque,
Quoius forma uirtutei parisuma fuit,
Consol censor aidilis quei fuit apud uos,
Taurasia Cisauna Samnio cepit, 5
Subigit omne Loucanam opsidesque abdoucit.
II.
Honç oino ploirume cosentiont Romai X
Duonoro optumo fuise uiro uiroro
Luciom Scipione. Filios Barbati .
Consol censor aidilis hic fuet apud vos,
Hee cepit Corsica Aleriaque urbe pugnandod,
Dedet Tempestatebus aide meretod uotam .
III .
era un berretto conico fatto della pelle V.-C. Cornelius Cn. f.Scipio Hispanus,
di un agnello bianco. Il flamen dialis, o Fu pretore nel 615 di Roma. L'epitafio
sacerdote di Giove, era sempre veduto è il saggio più antico di distico elegiaco,
con esso. 6 In gremiu è tutta una pa eccettuati alcuni epigrammi d' Ennio.
rola nella iscrizione. 7 Terra Z. pone Vedi più sotto.
nel v. 6. Per Publi posposto al cogno 1 mieis = mis = meis. cf. IV, 3. accu
men vedi sopra I, 1 . mulaui' accrebbi ’. 2 Progenie. L'i si pro
IV. - L. Cornelius Scipio. Cn. f. Cn. n. nunzia così tenue che non fa posizione ,
È forse il figlio di Hispallus che morì come consonante , nè sillaba, come vo
console nel 578. cale. Dunque progenie progeniem è
1 Magnam sapientiam . 2 quom = cum dattilo come oriundi in Lucrezio 2, 991 ,
prep. posidet possidet. saxsum = sa è bacchio . Così nella · Tabula deuotionis
хит. зquotei quoi quoei poichè Aretina ' è desacrificio per desacrifico .
nella scrittura del VII secolo iei = i = ei, petiei = petiï ' raggiunsi, emulai ’. sibei
al quale '. honos ‘ il merito ' honore vale come pirrichio .
honori finale: per avere onori ’. 4 quei VI. – EPITAFIO DI MARCO CECILIO. -
= qui ` il quale ?, uirtutei = uirtute . 5 10 La forma delle lettere pare del tempo
ceis M. (diueis B. Diteist R.) locis = lo di Silla. Gli arcaismi vi sono forse af
culis del sepolcro. 6. Sottintendi: vi dico fettati. Fu trovato nella via Appia.
l'età che non '. quairatis = quaeratis. 1 Marco, nel S. C. de Thisbaeis
honore = honorem è il soggetto della Mdapxos, onde il M. congettura la
prop. seg. anticipato come oggetto di forma antica Maharcus . 2 seedes
quaeratis. quei = qui = quomodo in che sedes.
modo non gli furono dati onori '. Altri
altrimenti.
FAVNI VATESQVE . 11
VII.
Hospes quod deico paullum est : asta ac pellige :
Heic est sepulcrum hau pulcrum pulcrai feminae.
Nomen parentes nominarunt Claudiam .
Suom mareitum corde dilexit souo .
Gnatos duos creauit ; horunc alterum
In terra linquit , alium sub terra locat.
Sermone lepido, tum autem incessu commodo .
Domum seruauit, lanam fecit. Dixi : abei .
VIII.
Mater mea mihi monumentum
maerens coerauit. quae me
desiderat uehementer .
me heice situm inmature !
Vale. Salue.
IX.
Aemilia Prima salue .
Et tu : quaequae dices
omnia eueniant tibei ?.
X.
Fili bene quiescas.
mater tua rogat te
ut me ad te recipias. uale.
VII. - LA DONNA ROMANA . - La lapide, poni trovarono (Livio 1, 57) ' nocte sera
trovata già in co' del ponte di S. Barto deditam lanae ' . Poi la donna romana,
lomeo a Roma , non ci rimane. I versi come Sempronia in Sallustio, Cat. 25 ,
sono trimetri giambici. M.iii, 1 deico = cominciò a ' psallere, saltare elegantius
dico. asta= adsta. pellige = perlege. Parla quam necesse est probae ’. abei ' va ’, non
la pietra del sepolcro 2 hau pulcrum è perder tempo : te lo dicevo io : paul
scherzo di parola , che può parere fuori lum est.
di luogo. Ma nel dolore e nella morte è VIII. - IL FIGLIO E LA MADRE.
solito e triste il sorriso. 3 Nomen - no l'epitafio di P. Critonio Polione. Divise
minarunt. Non è propriamente ' mi po e supplì, qui e appresso Z. Per i versi
sero nome ' ma dal nome dei miei fui vedi M.ii. 2 coerauit = curauit fece fare
nominata'.4 suum maritum corde - suo . 4 heice = hic , inmature nella lapide è in
6 linquit, locat : vedi I, 6, 7 Sermone le ciso in due parole : in mature .
pido. A questo aggettivo Orazio (AP,273) IX. GENTILEZZA DEL SEPOLCRO.
oppone inurbanus, incessu commodo an Supplì il Mommsen. Il passeggero saluta
datura garbata ': gentile e onesta, direbbe e la morta risponde soavemente.
Dante. Non così era nè l' incessus nè il X. POVERA MADRE. Nella lapide
sermo di Clodia, di cui vedi Cic. pro Cae (trovata in Narbona) si legge anche un
lio , 49, 8 Domum seruauit ‘ fu donna di le
nome : Lagge. 3 Ricordati parole dol
casa ’ non si dilettò, come la sopra detta cissime : Addio, Cecilia ! riposa in pace !
1.c., ' aquis, navigatione, conuiuiis ’, lanam Stasera verremo anche noi, per restar
fecit ' attese ai lavori donneschi come sempre insieme '.mater tua mamma tua '
l'antica Lucrezia la quale quei buontem nel linguaggio materno vuol dire : io.
12 LYRA ROMANA.
XI.
Ego tibi quod tu mi
facere dibuisti.
mi qui faciat nescio .
XII.
Dum uixi uixi quomodo
condecet ingenuom .
id quod comedi et ebibi tantum meu est.
XIII.
Haue Manlia Anthusa.
* Bene siet tibi , qui legis,
et tibi qui praeteris,
et mihipte, qui hoc loco
monumentum feci et meis ' . 5
LIVIVS ANDRONICVS .
NAEVIVS .
1 Fato Metelli Romae consules fiunt
Epigramma Plauti .
Epigramma Pacuui.
CATO.
Frammenti del libro dei costumi ' Gellius 1.l. ' poeticae artis honos
di Catone . S.iv. M.i non erat : si quis in ea re ludebat aut sese
ad conuiuia adplicabat, crassator (un
1- Gellius 11 , 2. 1 habere ' contenere '. cod. solo : grassator) uocabatur '. 2 re =
2 elegans. Avverte appunto Gellio che rei. sese adplicabat: sospetto che non
al tempo di Catone questa parola sonava significhi solo si dava ’ ; ma ' s'invitava
male e valeva “ qui nimis lecto amoeno da sè ’ ; poichè secondo Festo, grassari
que cultu uictuque esset ' - raffinato '. valeva adulari e si diceva dei parassiti
uitiosus strano certamente con uitia che assaltavano ' la gente per farsi in
del prec., avrebbe senso di pieno di vitare a pranzo. I poeti dunque, al bel
stravizzi '. 3 inritus significherebbe ‘leg tempo di Roma, erano assomigliati non
gero, instabile ' poichè in Festo, p. 274, forse a ' buontemponi ' ma a ' scrocconi
è : ' alioqui pro firmo, certo ponitur ra addirittura.
tus et ratum '. auidus, da pronunciarsi 5 — Anche questo frammento è molto
audus, is audibat ' era chiamato avido '. diverso in Gellio (1. c.) ; nè meraviglia ,
I codici hanno ' is laudabatur '. La le chè egli stesso dice di citare a memo
zione per questo e i seguenti, è dello ria ( commeminimus). 3 tam = tamen , 4
Zander : ma pare anche a lui molto in exest da exedo ' rode ' qui fa bella allit
certa. terazione.
2 Gellius 1. 1. honesle con decoro '. Il Baehrens di questo aveva fatto degli
3 - Gellius l. 1. sos = sUos. quoquos anapesti :
coquos. ' spendevano (i nostri vecchi) più
nei loro cavalli che nei cuochi '. Così in Vita humanast prope uti ferrum ;
Gellio 4 , 12 è un frammento d'orazione di quod si exerces , usu teritur,
Catone ' item quis eques romanus equum si non , tamen exest rubigo ;
habere gracilentum aut parum nitidum item homo se exercendo teritur,
si non , at inertia, torpedo
uisus erat, inpolitiae notabatur '. Dopo le plus deterit ei quam exercitio.
conquiste Asiatiche, narra Livio ( 39, 6)
coquus, uilissimum antiquis mancipium Degli altri afferma egli che non sentono
et aestimatione et usu , in pretio esse ; di verso e sono forse tratti da una pre
et , quod ministerium fuerat , ars haberi fazione storica, in cui si lodava il buon
coepta '. tempo antico.
FAVNI VATESQVE. 15
Testimonia .
Fauni uatesque .
I versi dei Fauni e dei Vati. pone più l'arte e lo studio : et me fecere
poetam Pierides - me quoque dicunt Va
1 – Ennius in Cic. Brut. 19 , 76 e 18, 71 , tem pastores. Verg. Ecl . 9, 32.
e nell'Or. 47, 157 e altrove. Supplì il 2 Horatius Epl. 2, 1 , 156. Festo alla
Baehrens). È verisimilmente il princi parola Saturnius : Versus antiquissimi,
pio del Libro 7 degli Annali. Certo vi quibus Faunus fata cecinisse hominibus
parla di Nevio che anch'esso aveva scrit uidetur, Saturnii appellantur . Ciò av
to in rozzi versi Saturnii (quos — cane venne, (Gellius 17, 21) secondo Porcio
bant) la guerra (rem ) punica prima, che Licinio che pensava ad Ennio, un poco
Ennio si accingeva a cantare in versi prima: ' Poenico bello secundo Musa pen
lunghi , cioè esametri. 1 alii, con disde nato gradu Intulit se. bellicosani in Ro
gno, (cfr. poetas ' di Catone) accenna al muli gentem feram '.
solo Nevio . 4 docti è supplito da un altro
verso d'Ennio (Lib. 8 , 4. Ed. B.) : hautè Canzonaccie, incantesimi, baiate.
doctis dictis certantes - . hunc = me ;
detto con gesto superbo. Fortuna delle 1 - Cicero Rep. 4, 12. Occentare è spie
parole ! Vates suona sprezzo in bocca di gato in Festo : conuicium facere quod id
Ennio che parla di Nevio ; poeta suona clare et cum quodam canore fit, ut procul
dispetto in bocca dei Metelli che minac exaudiri possit '. E si diceva : occentare
ciano Nevio e di Catone che rimprovera ostium o ad fores per fare una serenata
M. Nobiliore a proposito di Ennio. Ed o mattinata d'amore o di scherno '.
Ennio fa dire di sè, forse a Omero : Enni 2 Plinius HN. 28, 2, 17 – Festus p .
poeta, salue, qui mortalibus Versus pro 181. È delle XII Tavole. Col primo verbo
pinas flammeos medullitus. Non. 33, 7. e s'intende d'un canto magico, col secondo
139. Poi, al buon tempo d'Augusto, le d'una canzone infamante.
due parole paiono equivalersi, se non 3 - Plin. 1. 1. 10. Seruius in Verg. Ecl.
forse la prima implica più l'ispirazione 8, 99. Parole , anche queste, delle XII Ta
naturale e si congiunge a un senso di vole. Si tratta di canti capaci di “ satas
modestia e di semplicità ; l'altra presup alio - traducere messes '
16 LYRA ROMANA.
Fescennini.
Carmina triumphalia.
L. 45, 43. È il trionfo di L. Anicio anzi esecrabili egoisti, come quelli che
sugli Illirii,(585 di R.) non offuscato dal proscrissero o lasciarono proscrivere i
recente di L. Emilio. loro fratelli; Paullo, il primo ; Plozio, il
10 Suetonius. Caes. 49-50. I canti secondo. Il lugubre gioco di parole è
sono in tetrametri trocaici. Chi li vuol chiaro : germani vale tanto fratelli
leggere, sfogli Suetonio . Noi non siamo quanto Germani '. Il verso è tetr. troc.
sboccati come i soldati di Cesare. come quelli del 10. Del resto non v'erano
11 - Dio Cassius 43, 20. Anche questo propriamente canti trionfali, se non l'e
è del trionfo di Cesare. È un tetrametro. sclamazione ' Io triumphe ’: ma si can
12 - Plinius HN. 19, 144. Cesare (BC. tavano in quella giornata solenne, da
3, 48) racconta d'una radica, detta chara, questi e da quelli (alternis. cfr. 2 e 12) ,
che mescolata con latte i suoi soldati ri tutte le canzoni che già avevano riso
ducevano a pane. È questa lalapsana di nato negli accampamenti e nelle marcie.
Plinio ? Bello è che quei duri legionari 14 Martialis 1 , 5, 3. Parla a Domi
si rifacessero dei loro stenti sul loro ziano, per giustificare la sua lasciua
grande imperator, in questo bel giorno pagina ' e spianare il supercilium del ter
del Giugno 708. Del suo esercito dice Ce ribile suo padrone.
sare : miserrimo et patientissimo – cui
semper omnia ad necessarium usum de Dei fratelli Marcii e di Publicio.
fuissent ’ BC. 3, 96.
13 Velleius Pat. 2, 67. Furono con 1 , Cic. Diuin. 1, 89. Vedi a. ' Marcius
soli nel 42 : colebri tentennini e girelle ; uates !
FAVNI VATESQVE. 19
2 multa et uaticinantibus saepe praedicta sunt, neque so
lum uerbis, sed etiam
Versibus, quos olim Fauni uatesque canebant.
similiter Marcius et Publicius uates cecinisse dicuntur.
Cantica.
ENNIVS .
POMPILIVS.
T. QVINTIVS ATTA.
Praeterea lusit resoluta crine capillus.
VALERIVS AEDITVVS .
1 Dicere cum conor curam tibi, Pamphila, cordis,
Quid mi abs te quaeram, uerba labris obeunt,
Per pectus manat subitus gelido mihi sudor :
Sic tacitus , subidus dum pudeo, pereo .
PORCIVS LICINIVS.
toris (i codd. hanno pectore) del cuore ’. terna . 8 mortuost mortuus est. Publio
flamma : è una fiamma metaforica . (i codd. P. le edd .: Publius) al nostro
3 Istam cioè faculam ' cotesta ' che porti Publio ' cioè a Terenzio. 9 illei = illi.
tu , nunc o mox B. I codd. non senza senso. Furius cioè Philus. 10 agitabant sottin
potis est = potest. uis s. — U.:'una ven tendi aeuum , uitam vivevano '. facile
tata ' . 4 concitus B. (i codd.candidus) im nobilissumei : così il B. i codd. hanno
petuoso '. 5 hunc ignem “ il fuoco che ho nobiles facillime. Si univa l'avverbio con
io'nel cuore. 6 nulla est - uis alia. non agitabant e s'interpretava “ più comoda
v'è altra forza '. opprimere ' spengere ’ . mente '. Qui facile invece va unito con
l'aggettivo, come nella locuzione ' facile
Porcio Licinio . princeps ’ : senza contradizione '. 11 o
pera abl. conducticiam ' a pigione ’: 12
1 CONTRO TERENZIO . Suetonius in perchè ci fosse dove lo schiavo ripor
uita Terenti. I lasciuiam vita oziosa '. tasse : è morto il padrone '. Povero Te
fucosas ' artificiate '. 2 haurit (così legge renzio ! ecco l'amicizia dei Grandi che
B. Il Mureto aveva dalla corrotta lezione cosa ti portò : nessun bene e molto male .
dei codd. ricavato uocem diuinam inhiat) 2- Gellius 19,9.Lezione del B. Il poeta,
beve ’. 3 ad Philum (si deve al Roth , con la fiamma stessa del precedente, par
editore di Svetonio) : ‘ in casa di Filo ? . la a pastori che cercano fuoco. 1 agnum
Su L. Furio Filo vedi tra altri luoghi, = agnorum, e tenerae propaginis è appo
Cic. de orat. 2, 154, e Lael. 4, 14. Di Lelio sizione. 2 ite huc ' venite qua, da me
poi, tra moltissimi , ad Att. 7, 3. 6 suis quaeritis ? lo volete proprio ?.ignis homo
postla.is emendò Ritschl : prima si leg est eccovi un uomo che è fuoco ', 3 at
geva post sublatis e s' rpretava tigero vi toccherò ’. 4 qua video per
fatto il suo fardello ', il che conveniva dove io posso vedere” ; ma non soddisfa :
con abit, non con le Cparole con cui si nei codd. peggiori è quae. Il B. mutò
trova . Vale dunque trascurati i suoi prima “ qua uenio ', poi congetturò è ab
affari ’. 7 utcome, poichè ' (i codd. in ). igne meo .
ultumam più remota dal mare, più in
24 LYRA ROMANA .
Q. CATVLVS.
Lusus pompeianus .
VOLCACIVS SEDIGITVS.
I.
Multos incertos certare hanc rem uidimus,
Palmam poetae comico cui deferant.
II.
SVEIVS.
I.
!
Se incidunt, exin labellis morsicatim lusitant. '
II.
III.
- inter se degularunt omnia .
IV.
Ascendit e frunde et fritinnit suauiter.
CN. MATTIVS .
I.
Nuper die quarto, ut recordor, et certe
Aquarium urceum unicum domi fregit.
II.
Iam iam albicascit Phoebus et recentatur
Commune lumen hominibus uoluptatis.
III.
Quapropter edulcare conuenit uitam
Curasque acerbas sensibus gubernare.
IV.
lata Nidus ’: degularunt: il verbo è beggia '. recentatur ' si rinnovella ' poi
spiegato in Nonio per gulae dare ’ chè il sole, come dice Orazio (CS. 10)
IV. Varro LL. 7, 104. Confrontando nasce ogni giorno . aliusque et idem ”.
il canto de Philomela ’, v. 35, raucot 2 B(aehrens) legge : Commune hominibus
cicada fritinit ', il B. vuole che anche lumen et uoluptatis, e quest'ultima parola
qui si tratti della cicala, mentre lo Sca crede al nominativo.
ligero aveva congetturato della rondine. III. - Gellius l . 1. Appartiene forse col
frunde = fronde. Il nome di questo poeta precedente allo stesso Mimo, di cui è il
è chiaro solo in Macrobio (Sat. 3, 18) che IV dell'edizione di LMueller (12 del B.)
lo cita in idyllio, quod inscribitur Mo È forse un buon Epicureo che conforta ,
retum . E ne riporta otto esametri. Ma a modo suo, uno sventurato o consiglia
nei frammenti da me citati, ora è suis , un virtuoso. 1 edulcare = dulcius red
ora ueius, ora uaeius, ora suerus cor dere, come spiega Gellio. conuenit è pre
retto in succius. È un poeta nascosto tra sente. 2 sensibus gubernare : la frase ha
i vepri, come gli uccelli che egli cantò. dello ardito poichè gubernare in senso
traslato si unisce con prudentia ratione
Gneo Mazzio. consiliis e simili ; e qui sensibus vale è se
I. FRAMMENTI DEI MIMIAMBI. Gel condo i piaceri del senso '.
IV . Gellius l. 1. 1 tonsilescimati ”,
lius 10, 24. È forse una mamma che rac tapetes ha , grecamente, la terminazione
conta le malefatte del figliuolo monello, breve. ebrii “ inzuppati '. fuco ' di tinta
come nel 30 dei Mimiambi di Eronda. che si spremeva da un frutice dell'isola
1 nuper die quarto nudius quartus “ tre di Creta , e di essa s'imbeveva la lana
giorni sono . prima d'immergerla nella porpora . 2 con
II. - Gellius 15, 25. 1 albicascit ' al cha ' conchiglia ’, il murice donde si e
28 LYRA ROMANA.
V.
In milibus tot non uidebitis grossum .
VI.
Sumas ab alio lacte diffiuos grossos.
LAEVIVS.
I.
Andromacha per ludum manu
Lasciuola ac tenellula
Capiti meo trepidans, libens
Insolita plexit munera .
II .
Lex Licinia introducitur,
Lux liquida haedo redditur.
III.
Antipathes illud quaeritor.
Philtra omnia undique inruunt :
straeva la porpora. purpura è abl. del lasciava pieno e indefinito uso. Qui si
suo succo '. uenenauit = infecit colorò ’. parla d'un capretto portato per la cena
V. Macrobius Sat. 3 , 19. È di una e rimandato per via della detta legge :
scena di trecche, come il seguente. In la cena poi è imbandita pomis oleri
milibus tot tra tante migliaia ’. grossum : busque’, i quali il poeta chiama lex Lici
dice Macr. grossi appellantur fici quae nia motteggiando col verbo introducitur
non maturescunt '. Noi “ pallone, ficuc che tanto vale si promulga 'quanto può
ciolo . evalere si porta dentro ’. 2 lux liquida
VI. Macrobius 1. 1. lacte di latti pura luce del giorno ', e fa paronomasia
ficcio '. diffluos ‘ stillanti ’. con lex licinia. liquida ha la prima lunga,
ed è infatti comune: cfr. Lucrezio, 4,
Lepio. Frammenti degli “Erotopaegnia' 1257 : Crassaque conueniant liquidis et li
quida crassis.
I. UN EROE TRAVESTITO. Priscia III.- STREGHERIE.- Apuleius. apol. 30.
nus, 1, 536. Parla Ettore, e vedi con Seguo la lezione di LM (ueller ). 1 Anti
quanto strana sdolcinatezza ! Nota i di pathes, qui neutro, è femminino in Plinio
minutivi. 1 Avanti Andromacha i codd. (HN . 37, 10) : ' gemma contro il fascino '.
hanno te che il B. cambia in tu : emenda quaeritor ‘ si cerchi ’. Si tratta, penso,
poi il plexi dei codd. in plexti e così d'uomo o donna repugnante all'amore e
avremmo Ettore che parla ad Andromaca. che è assalito dai filtri di cbi vuole espu
3 capiti — trepidans: i due anapesti espri gnarne la freddezza : ricorda Delphis di
mono bene l'affaccendarsi della donna. Teocrito (id. 2) e Daphnis di Virgilio
Oh ! la santa moglie, la dolorosa madre (ecl. 8). Io penso a Faone, il molto e in
dell' Iliade. vano amato della comedia attica, antica
II. MAGRA CENA. – Gellius 2 , 24. e nuova ; cui ricordò anche Plauto (mil.
Questa legge Licinia determinava la glor. 4, 6 , 37 ). E qui forse, come più
quantità di carne che si poteva imban sopra Andromaca, é travestita Saffo la
dire ogni giorno : dei frutti della terra ayva', 2 asindeto causativo : poichè'.
VETERES POETAE. 29
VIII.
Nunc , Laertie belle, para
Ire Ithacam .
IX.
Hac qua sol uagus igneas habenas
Inmittit, propius iugatque terrae.
X.
Venus amoris altrix , genetrix cuppiditatis, mihi quae
diem serenum hilarula praepandere cresti opseculae tuae
ac ministrae,
Etsi ne utiquam , quid foret, expauida, grauis dura fera
asperaque famultas, potui dominio ego accipere superbo.
CATVLLVS .
[1]*
II. (XLIX )
Disertissime Romuli nepotum ,
Quot sunt quotque fuere, Marce Tulli ,
Quotque post aliis erunt in annis,
Gratias tibi maximas Catullus
Agit pessimus omnium poeta, 5
Tanto pessimus omnium poeta
Quanto tu optimus omnium patronus .
III . (XXII ]
Suffenus iste, Vare , quem probe nosti ,
Homo est uenustus et dicax et urbanus ,
dicativa '. laedere provocare a' tuoi senza utile alcuno, solo per il diletto
danni ?. caueto : con più solennità , al che danno, essi studi hanno a credersi
futuro e coll'infinito , che quei pietosi umanissimi e liberalissimi (16). Sembra
caue caue di sopra. la solenne risposta alla vecchia invet
II . - IL GIOVANE POETA AL PATRONO tiva di Catone, il quale, maliziosamente,
DEI POETI. - Suppongo che sia un rin è portato anch'esso per esempio (16).
graziamento a Cicerone per la difesa Ricordate : Sit igitur sanctum apud
di Archia, nell'anno 692 di R. Vedi Cuos, humanissimos homines, hoc poetae
nell'app. 2 le opinioni di molti. nomen - (19). Qual meraviglia che un
1 Disertissime: per quanto, al certo, poeta e giovane e studioso dei Greci e
disertus implichi più l'eloquenza di na forse ammiratore d' Archia , si sentisse
tura che di arte, tuttavia nell'uso quo commosso d'ammirazione e gratitudine
tidiano valeva quanto eloquens. Catullo per il primo che osò nella Roma ancor
usa questo aggettivo anche per il suo piena delle diffidenze catoniane, dichia
Calvo nel [LIII ). Romuli nepotum : epi rare la grandezza di questa nobilissima
camente. É nota catulliana questo tra tra le arti ?
mezzare di grandi parole la sua elocu III. - LA TACCHERELLA DI SUFFENO.
zione festosa e popolare. 2 e 3 : e anche Del tempo di questo carme nulla si può
questo linguaggio è epico e solenne : definire. Lo ritengo dei primi tempi di
eppure altrove, nel [ XXI), egli ne usa in Catullo in Roma, quando egli viveva in
soggetto faceto. Marce Tulli: prenome un crocchio di giovani pieni d'ingegno
e nome, modo pur solenne che esprime e di vita, tutti dediti alla poesia, e aveva
riverenza e ammirazione. 4 gratias bensì motivi molti di sorriso , e non uno
t. m .; e questo è modo al tutto fami ancora di sdegno.
liảre. Catullus : è comune in questo 1 Suffenus : ignoto : lo nomina altra
poeta il parlare in terza persona : qui volta nel (xiv] tra altri poetastri. iste
sa d'affetto e di modestia, specialmente cotesto tuo ': era forse stato presen
in confronto a Marce Tulli. 5 agit : co tato a Catullo da Varo, Vare : è forse il
me non fa cenno Catullo nel biglietto Varo del [x] che conduce Catullo, già
di ringraziamento del motivo di ringra tornato dal viaggio Bitinico, a vederla
ziare ? Poichè questo motivo non v'è sua bella. Ciò nel 698. Lo Sch . cerca
espresso, i critici si sono sguinzagliati provare che è il medesimo Quintilio
a cercarlo. Ma c'è espresso : qui: poeta, Varo, amico di Virgilio, critico severo
e nel v.7 :patronus. 6 e 7 tanto -- quanto, (Hor. AP. 440) di cui Orazio pianse la
quasi pessimus e optimus fossero com morte nel C. I, 24. Questo Varo, se
parativi;e sono, ma tra più: “ ilmigliore ' condo lo Sch ., sarebbe nato nel 675 :
il peggiore '. omnium dipende dai su avrebbe quindi avuto nel 692 o '93, 17
perlativi. Si noti che nella difesa d'Archia , o 18 anni.Ma non c'è ragione alcuna di
Cicerone rivendica in un giudizio pubblico creder certa la data dello Sch. Più pro
l'utilità dell'insegnamento dei retori o babile pare che Varo fosse coetaneo di
poeti greci (1 ), parla con franchezza in Catullo . Probe: proprio del linguaggio
Bolita de studiis humanitatis ac littera familiare perfettamente '. 2 uenustus
rum (3), sostiene persino che, anche ' grazioso '. dicax ' spiritoso ' : dicacitas,
N CATVLLVS . 35
osserva Quintiliano 6, 3, — significat ser ossia le testate. omnia “ il tutto ' che pre
monem cum risu aliquos incessentem . ur cede. aequata (cfr. la dedica del libretto'
banus : il suo contrario è rusticus : e ci v . 2.) pareggiato ' . 9 haec ' questo bel
vile '. 3 Idemque ' e d'altra parte '. longe libro '. tu : non è necessario intendere :
plurimos ' troppi, oh ! troppi '. 4 illi: da tu, o Varo ; ma è detto genericamente:
tivo d'agente, che nota anche il compia se si legge ', bellus : cfr. uenustus del
cimento dell'agente per l'opera sua. milia v. 2. 10 unus c. a.f. uno di questi ca
aut decem aut plura dieci mila so non prai o vignaioli ’ : unus per unus de. 11
più : , 5 perscripta e buttati giù ’. sic Rursus ' eccoti che '. abhorret'stona '.
così a denotare quasi alla meglio '. mutat, intrans. si cambia '. 12 Hoc
ut fit come è uso '. in palimpsesto : . questo fatto '. quid p. e. ? " come spie
il palimpsestus era pergamena da cui si garcelo ? '. scurra : è in buona parte come ,
poteva cassare lo scritto ; quindi l'usarne per es ., in Seneca dial. 17 scurram et
mostrava , come dice Cic. fam. 7, 18 , uenustum et dicacem ': e un bello spirito '.
parsimoniam . 6 relata ' trascritti ’: char 13 hac re quasi hoc genere, cioè dello
tae regiae: asindeto avversativo : ' che ! scurra . tritius : più raffinato '. I codd.
papiro del più grande che si chiamò hanno tristius, senza senso. Mi appago
carta sì regia e sì hieratica e Augusta . di questo emendamento che è già nella
nouei (= noui) libri ; carta nuova Giuntina del 1503 , lasciando gli altri: est
venuta allora allora da Alessandria. acutius ( h . r . t .), B.; scitius, LM(ueller);
7 umbilici: sono i capi, ornati di bor tersius, Munro ; strictius, E. 14 Idem nel
chio d'argento o d'avorio, del regolo tempo stesso '. infaceto Crozza'. 15 simul
intorno al quale si avvolgeva e svolgeva ( simul ac) appena ’: poemata attigit
il uolumen. Tora rubra : è incerto che fos mette la mano a scriver versi ?. 16
sero, forse striscie di cuoio per tenere Aeque ac così, come '. 17 in se di sè
stretto il volume: ' fermagli '. membra cfr . Hor. Epl. 2, 2 , 107 dove dei poe
na : la pergamena ” con la quale si co tastri dice : Gaudent scribentes et se ue
priva il volume : cfr. Tibullo, 3 , 1,9 :Lutea nerantur. 18 Nimirum'è vero che, tu
sed niueum inuoluat membranu libellum ; mi puoi dire '. idem (neutro) fallimur
e Marziale 1 , 66, 11 : Nec umbilicis tectus * facciamo lo stesso sbaglio '. 19 uidere
atque membrana. 8 Derecta plumbo raf Suffenum ' vedere che è Suffeno ' cioè
filata a fil di piombo ' rigandola, cioè, illuso. 20 attributus assegnato dalla
prima col piombo. E colla pergamena natura . 21 manticae quod - la bisaccia
erano, è chiaro, raffilate anche le frontes, che ' : allusione alla nota favola Esopica ;
36 LYRA ROMANA.
IV. (xiv]
Nei te plus oculis meis amarem ,
Iocundissime Calue , munere isto
Odissem te odio Vatiniano :
Nam quid feci ego quidue sum locutus,
Cur me tot male perderes poetis ? 5
Isti dii mala multa dent clienti,
Qui tantum tibi misit impiorum .
Quod si, ut suspicor, hoc nouum ac repertum
Munus dat tibi Sulla litterator,
Non est mi male, sed bene ac beate, 10
v . (XII ]
Marrucine Asini , manu sinistra
Non belle uteris in ioco atque uino :
come ba detto pocanzi : v. 5. bene ac Aquinos: plur. generale. Cesio è ignoto :
beate ' bene, anzi benone '. 11 La ra Aquino è ricordato in Cic. come esempio
gione del cambiamento di Catullo ? Una di poeta pessimo: Non ho conosciuto
ragione bonissima, da amico : perchè finora, dice egli (Tusc. 5, 63) , poeta che
ciò è segno che le tue fatiche (d'avvo non si paresse ottimo ; e sì che ho co
cato) non sono gettate ', se fai tali gua nosciuto Aquinio (corr. Aquino). 19 Suf
dagni. 12 Il poeta ha riso della sua tro fenum : viene ultimo e al singolare : po
vata : ora riabbassa gli occhi sul libro, vero Suffeno ! basta da solo a esprimere
prezioso guadagno del suo amico. dii quest'idea: 'ciò , insomma, che v'è di più
(così sempre i codd.) magni: esclama infame ’: 20 suppliciis, al plur. perchè i
zione, qui, d' indignazione attonita, hor poeti erano più e ognuno fu un sup
ribilem da far rizzare i capelli ’. sacrum plizio. 21 ualete abite: propria, questa
• esecrabile ' . 13 Quem : frequente il trasposizione, del linguaggio familiare,
relativo dopo interrogazioni o esclama specialmente di chi abbia fretta di le
zioni. scilicet : detto con un sorrisetto varsi di torno qualcuno o qualcosa. 22
imaro : già e tu ’. ad tuum : continua malum pedem , oltre il piede infausto ?
l'ironia e quel ghignetto d'uomo che può significare i piedi ' dei loro versi
del resto ha parato il colpo. 14 Mi zoppi. 23 Saecli incommoda “ peste del
sti misisti. continuo : toglie, a parer nostro tempo '.
mio, ogni lepore chi non pone la vir V. - ASINIO LESTO DI MANO. – Poesia,
gola qui : ' li per lì ' per cansare tu il anche questa, di quei beati tempi, forse
malanno e le beffe, e darne a me. die del 692.
va unito con optimo dierum . 15 Satur 1 Marrucine Asini : era fratello, come
nalibus nella festa dei Saturnali ” che si vede al v . 6, di quel Gaio Asinio
cadeva propriamente, come dissi , il 19 Pollione, n." nel 678, che fu amico poi
di Dec.,ma si allargava a qualche gior di Virgilio e Orazio. La gente Asinia
no di gioia. 16 Non : il pensiero della veniva da Teate in quel de' Marrucini,
festa sciupata, gli fa di nuovo montar popolo noto per lealtà . Ora, sebbene sia
la stizza. false : i codd. e le edd, hanno verisimile che Marrucinus fosse di questo
ora salse, ora false : mipare quadri me Asinio il proprio cognome come Pollio o
glio il secondo: ' impostore ’ ; non tanto, Polio del fratello minore, pure da Ca
come afferma il B. per aver simulato tullo è espresso e preposto pon senza
amicizia nel fare il dono a Catullo , quanto faceta antitesi e solenne rimprovero :
per aver dissimulato lo scorno d'averlo Tu che sei e ti chiami Marrucino ”, e
ricevuto esso da Sulla. 17 si luxerit e se parresti un galantuomo. manu sinistra :
può far giorno ', esprime o l'impazienza è la mano nata, come dice Ovidio (M.
o il dubbio d'aver a perire per la vene 13, 111), ad furta . 2 Non belle : litote :
fica lettura. 18 scrinia casse '. Caesios, tutt'altro che garbatamente ' in ioco
38 LYRA ROMANA.
VI. [XLIV]
O funde noster seu Sabine seu Tiburs,
( Nam te esse Tiburtem autumant, quibus non est
Cordi Catullum laedere : at quibus cordi est,
Quouis Sabinum pignore esse contendunt)
Sed seu Sabine siue uerius Tiburs,
Fui libenter in tua suburbana
Villa malamque pectore expuli tussim ,
Non inmerenti quam mihi meus uenter,
Dum sumptuosas appeto, dedit, cenas.
Nam , Sestianus dum uolo esse conuiua , 10
Orationem in Antium petitorem
Plenam ueneni et pestilentiae legi .
Hic me grauido frigida et frequens tussis
Quassauit usque dum in tuum sinum fugi
Et me recuraui otioque et urtica . 15
polare, in senso di curare. otioque ' col l'accusatore ? c quando ha ricevuta una
riposo', come ordina Celso (4, 5 ) primo citazione ’ ?. legit sarebbe scherzosa
die quiescere, et urtica : Plinio (HN. 22 , mente usato a mettere a confronto le
35) la dice infatti utilissimam cibis co due letture ; e uocat sarebbe equivoco,
ctam conditamue tussi pectus pur potendosi sottintendere sì ad cenam , si
gare. 16 refectus ' guarito ”. grates= gra in ius ; e tutta la frase sarebbe il ro
tias: poetico. 17 es ulta hai punito ?: vescio di quella dei v. 11-12 : là Catullo
Non par verisimile che prima parli al legge e Sestio è uocatus ; qua uocatus
podere, poi alla villa ; sicchè si ricorre è Catullo e legge Sestio. Masia per non
a congetture ' ulte, ultu ’. Non sono ne detto.
cessarie : la cura Catullo la fece nella VII. - LA VILLETTA MALE ESPOSTA. -
villa e anche tappato bene: fui libenter Cotesta bella villa, che hai in Sabina,
in tua – Villa. 18 Nec deprecor iame cioè (eh ! come ti scaldi !) in quel di
d'ora innanzi non ricuso oppure , più Tivoli, è però, a quel che dicono, espo
a lettera, non prego che non ' . ne sta ai ventacci di sud ; e per compenso
faria (la finale è lunga di posizione ) riceve poi, diritta e gelata, la tramon
scellerati '. 19 recepso ( = recepero) tana : non è carezzata, come una villa
prenderò di nuovo in mano '. 20 Non perbene, come una vera villa Tiburtina,
mi : aprosdoceton : il non è accentuato dalla brezza dell'alba e dal sospiro del
con improvvisa vivacità. frigus : altro tramonto ,. Così, in suo bel latino, ima
scherzo , intendendosi del freddo degli gino che dicesse a Catullo, proverbian
scritti sestiani. Di vero Cicerone ri dolo sulla solita villa, un poeta mordace
corda la frigidezza de' suoi motti e del e allegro, che lo avanzava dipiù di quin
suo stile : ais – omnia omnium dicta, dici anni, ma non disdegnava la coppa
in his etiam sestiana, in me conferri. di Falerno : Furio Bibaculo (Bibaculus
quid ? tu id pateris ? non me defendis?: erat et uocabatur : Pl. HN. pr. 24) . Era
ad fam . 7, 32. nihil umquam legi scriptum anche lui, come Quintilio Varo, di Cre
ONOTIWCÉStepov : ad Att. 7, 17. 21 mona. Ora Catullo, per finirla , risponde:
tum solo allora ' . uocat invita ', s'in 1 Furi : tutti i commentatori inten
tende, a cena. legit: così i codd. É, poi dono un altro Furio che col suo indivi
chè non dà senso , sin dalle prime edd . sibile Aurelio, fece poi molto disperare
si emendò legi al v. 12 in legit, perfetto, Catullo
è per : era insigne
vezzo più cheper
perpovertà. uillula
disprezzo. no:
e qui legit, perf., in legit, presente, pre
ponendolo a librum . Così la lettura ve stra : alcuni codd. e edd. hanno uostra .
nefica sarebbe avvenuta alla cena di Io intendo ' mia ’, con faceta gravità.
Sestio . Il Lachmann) emendò solo qui, ad Austri Flatus : come voi dite. 2 op
legi, dopo che ho letto ’. Ma si desi posita est ' è esposta ’ : neque ( = OUDE)
dera sapere in che modo Sestio doveva e nemmeno come dico io. Fauoni
prendere il malanno : perchè, se Catullo · Ponente '. 3 saeui rigida '. Boreae
legge, ha da prendere il raffreddore Se Tramontana '. Apeliotae (i codd. hanno
stio ? Bene perciò il B. propone fecit. apheliotae, scrittura nei greci più rara)
Timidamente : malus liber, come mala è il vento che i latini chiamavano sub
t'es significa con eufemismo croce, e solanus : Levante ?. Forse vantava Ca
malae herbae e mala gramina, erbe ve tullo la ' temperies ' del suo podere, di
lenose, e malum carmen, incantesimo, cendo che era, come il fundus d'Orazio,
non può egli accennare al libellus del situato in modo ut ueniens dextrum latus
}
1
N - CATVLLVS. 41
VIII. (1x]
Verani , omnibus e meis amicis,
Antistans mihi milibus trecentis,
Venistine domum ad tuos Penates
Fratresque unanimos anumque matrem ?
Venisti : o mihi nuntii beati ! 5
Visam te incolumem audiamque Hiberum
Narrantem loca facta nationes,
Vt mos est tuus , applicansque collum
Iocundum os oculosque sauiabor.
O quantum est hominum beatiorum , 10
Quid me laetius est beatiusue ?
adspiciat Sol Laeuum discedens curru fu un plurale, che forse parrà più ragione
giente uaporet ’ Epl. 1 , 16, 6. 4 Verum : vole a chi pensi trattarsi de' due inse
aprosdoceton. ad milia q. et d .' a quin parabili, di due notizie perciò. 6 incolu
dicimila e dugento sesterzi ' tremila lire, mem : Veranio e l'altro che qui non ap
non poche per un figlio di famiglia . op pare, erano addetti alla cohors del pretore
posita vale prima esposta (radices e avevano certo corso rischi non pochi.
hiberno frigori opponunt: Pl . HN. 17, Hiberum : è considerato gen. da Hiber
28) e qui ipotecata ' (ager oppositus est e dipendente da loca f. n. Più lepida
pignori ob decem minas. Ter . Ph. 4, 3, mente e vivamente acc. singolare da
56). 5 O uentum : altro che scirocco o Hiberus agg. ' fatto Iberico ”. Così scherza
tramontana! E così Catullo, facendo ri Cicerone su Trebazio (ad fam . 7, 11):
dere, pure a sue spese, ma più che non mira enim persona induci potest Britan
facesse l'altro, trionfa urbanamente del nici iurisconsulti. Così chiama egli (ad.
l'argato avversario , il quale, come ve Att. 2, 9) Pompeo Hierosolymarius '.
dremo, tenne a mente il motto e lo imitò . Così, per il suo ager Sabinus, chiama
VIII. I DUE REDUCI. SALUTO AL BUON forse Orazio (Epl. 1 , 16, 49) se stesso
VERANIO. Una buona notizia : i due Sabellus '. 7 Cic. al fratello Quinto
inseparabili tornano dalla Hispania. Ca (2, 16, 4) : quos tu situs, quas naturas
tullo manda incontro all'affettuoso Ve rerum et locorum, quos mores, quas gentes,
ranio questa letterina poetica. quas pugnas - habes. 8 Vt mos est tuus,
1 omnibus e m. a.: è il partitivo di tu , di raccontare le tue avventure e descri
sottinteso nel vocativo o tu tra tutti vere i luoghi e i costumi. Non era, forse,
i miei amici '. 2 antistans: verbo an la prima campagna, quella. applicansque
tiquato : che vali più ’. mihi ' per me ’. e accostando il mio al tuo ' . iocundum
milibus trecentis, dativo; per un numero os ' la bocca che parla sì bene ’. oculos
infinito, anche nel [ XLVIII ). Era modo que: nota Plinio (HN. 11 , 146) hos (ocu
di dire usuale : Plato mihi unus instar los ) cum exosculamur , animum ipsum ui
omnium . 3 uenistine: non può credere, demur attingere. 10 O quantum e. h.b.
dalla gioia : ‘ ma è vero che sei venuto ” . = quot estis homines beatiores) : modo
4 unanimos anche in Virgilio (Ae. 7, 335) popolare. 11 Quid , più vivo perchè com
è unito a fratres. anumque (i codd. sa prende più, e più rispondente a quantum ,
nam; corresse Faerno) è aggettivo : ' la di quello che sarebbe stato il maschile col
tua vecchia ". 5 Venisti : usitatissimo quale il verso non avrebbe fatto una
in Catullo il rispondere con la stessa grinza. beatiorum--beatius, modo comu
parola all'interrogazione : cfr. (XII] 6, ne al nostro ed alla soave Saffo, che
più sopra. nuntii beati : il Lachmann egli amava : cfr. più sopra (XXII ] 14.
crede a un genitivo alla greca : i più a
42 LYRA ROMANA .
ix . (x111]
Cenabis bene, mi Fabulle, apud me
Paucis, si tibi dii fauent, diebus,
Si tecum attuleris bonam atque magnam
Cenam , non sine candida puella
Et uino et sale et omnibus cachinnis. 5
Haec sei , inquam , attuleris, uenuste noster,
Cenabis bene : nam tui Catull
Plenus sacculus est aranearum .
Sed contra accipies meros amores
Seu quid suauius elegantiusue est : 10
Nam unguentum dabo, quod meae puellae -
Donarunt Veneres Cupidinesque,
Quod tu cum olfacies, deos rogabis,
Totum ut te faciant, Fabulle, nasum .
IX. - I DUE REDUCI. INVITO ALL'AL così in Orazio (Epl.1. 7, 84) uineta crepat
LEGRO FABULLO. Veranio aveva an mera e (Epl. 2, 2, 88) meros audiret ho
nunziato il suo ritorno teneramente ; Fa nores. Altri legge meos e intende ‘ udrai
bullo festosamente . L'uno aveva scritto , della mia donna '. amores buon viso .
imagino , Preparati ai miei amplessi; 10 Seu = uel si. suauius e. e.: intende :
l'altro, Prepara la cena. E Catullo, come del buon viso , dell'affetto che ti mo
ha risposto al primo, risponde al secondo, strerò. Lepidamente, mostra di dar gran
nel loro tono. Così, seguendo FPassow valore a ciò che ha offerto e grandis
e Sch . simo a ciò che offrirà. 11 unguentum
i Cenabis bene : forse, considerando olio odoroso ' : dilettava gli antichi
specialmente il ritorno di queste parole suwdiq (Xen. Symp. 2, 3) banchettare.
nel v. 7 , il poeta ritorce all'amico le sue meae puellae : ecco la novella che dà; così
stesse parole. apud me: è il modo solito senza parere, l'amico all'amico. Della
degli inviti: cenabo, inquit, apud te : Cic. vita di Catullo è già gran parte una
de or. 2, 246. 2 Paucis - diebus ‘ tra po donna. 12 Donarunt V. c .: tutte le dee
chi giorni ’. si tibi d. f.: da quel che e tutti gli dei dell'amore lo stillarono e
segue prende sapore d'irrisione. 3 bo ne fecero dono alla sua donna : Fabullo
nam atque magnam : il primo richiama deve domandarsi: o quale è questa cara
il bene : il secondo è giunta di Catullo : 1 agli dei ? 14 totum va unito con te, e te
buona e per giunta grande'. 4 non sine: richiama, con la solita vivacità, il tu
litote scherzosa . candida : significa , tanto precedente. C'è in tutto questo scherzo
è comunemente congiunta a puella, più un sentore di mestizia e di soavità :nella
che altro, ' bella ’. 5 sale ' spirito '; pur casa, già forse plenissima, di Catullo
non è senza faceto equivoco. cachinnis: resta un profumo, insolito e unico. In
metonimia : ciò che può destar la gioia'. un epigramma di Marziale (3, * 12) di
6 sei = si. inquam ripeto ’: uenuste sceso da questo, si legge : Qui non cenat
noster: detto con una tal quale ironia. et ungitur, Fabulle , Hic uere mihi mor
7 Cenabis bene: con enfasi faceta. tui tuus uidetur. Ora : -Fratelli a un tempo
Catulli, che richiama il mi Fabulle da stesso Amore e Morte Ingenerò la sorte ’.
principio, mi fa credere fermamente al Ripresero i due buoni amici di Ca
primo, se non all'altro, de' due versi che tullo più tardi la lor vita e la lor via :
il Passow imaginò scritti da Fabullo a seguirono nel 697 in Macedonia il bur
Catullo : Cenabo bene, mi Catulle, apud zoso, avaro, lussurioso Pisone Ce
te. 8 sacculus la borsa ”. aranearum di sonino. E Catullo nel [XXVIII] li saluta
ragnateli ’ come sogliono essere in luo che ritornano, cohors inanis, con le ya
ghi da tempo deserti. L'espressione è dei ligie comode e leggiere. Avete abba
comici : si trova in Plauto e Afranio . 9 stanza patito fame e freddo con cotesto
contra 'in cambio'. meros null'altro che': vino con lo spunto ' ? E nel [XLVII]
NY CATVLLVS. 43
X. [xxvii]
Minister uetuli puer Falerni ,
Inger mi calices amariores,
Vt lex Postumiae iubet magistrae ,
Ebrioso acino ebriosioris.
At uos quo lubet hinc abite, lymphae 5
Vini pernicies, et ad seueros
Migrate : hic merus est Thyonianus.
vedendoli, già in Roma, aspettare nei terest, aliud que est esse amatorem , aliud
trivii qualche invito a cena, e altri in amantem . E cfr. Seneca, ep. 83. acino si
degni, un Graeculus tra questi, imban gnifica tanto “acino d'uva ' , quanto ' vi
dire suntuosi banchetti di giorno, dà la nacciolo '. Preferisco l'ultimo significato
via alla sua indignazione : Porcio e So qui . Dice Catullo che è briaco il vinac
cratione, voi, le due mani ' sinistre ' di ciolo, perchè è sempre tuffato nel mosto,
Pisone, che infettereste che affamereste come i Toscani dicono del tegolo, perchè
l'universo (ma l'interpr. è dubbia), voi, è sempre inzuppato dell'acqua che cade.
ai miei buoni Veranio e Fabullo prepose ebriosioris : nota di Catullo questo avvi
quel - come Catullo indignato chiami cinamento dell'agg . comparativo e posi
il proconsole suocero di Cesare, non tivo : vedemmo già infaceto infacetior
dirò io. nel [XXII) e beatior um beatius nel [XI].
X. - CATULLO NON È FELICE. — Il sim E questa è una delle ragioni per ri
posio è nel suo fervore : è apparso il cop gettare la lezione che a Gellio (7, 20)
piere col Falerno, vecchio secco amaro, piaceva : ebria acina con iato incom
ai cui primi calici scoppiava talora (Hor. portabile. Altri legge ebriosa acina, altri
C. 1 , 27) il tumulto tracico e volavano, ebriosa acino. 5 quo lubet : forma di
tra l'empio clamore , gli scyphi. Catullo, commiato brusco. lymphae ' acqua '. 6
a cui il convivio non ha sciolto le cure, seueros : in Orazio (Epl. 1 , 19, 9) è sino
appena veduto il nuovo coppiere, grida : nimo di siccus * astemio ' : adimam can
1 Minister = pincerna . Vi erano in tare seueris . 7 Migrate ' andate a stare
un convivio certo più coppieri. uetuli= coi ’. merus 'puro’. Thyonianus da Thyo
ueteris º vecchio ' ; ma è la parola, ca neus, figlio di Thyone, Bacco : il succo
reggiativa , usata dai gulones. 2 Inger ' che fu già Tioneo'o Bacco. Confronta
per ingere ' versa '. amariores: dice Se Tibullo , 3 , 6 : un'elegia stupenda di
neca , ep. 63 , 5 : in uino nimis ueteri passione, in cui Ligdamo cerca l'oblio
ipsa nos amaritudo delectat : dunque più nel vino e nel clamore del convivio,
amari ' cioè più vecchi di quelli bevuti e trova per tutto il ricordo di Neera,
sin allora. 3 lex : una di quelle leggi quae e s' intenerisce e asciuga le lagrime
in poculis ponebantur (Cic. in Verr. 5, 28) e sospira di non saper fingere la gioia
e che Orazio (S. 2, 6, 68) chiama insa e ammonisce gli altri di non credere
nas. Postumiae: sospettò lo Sch. che fosse alla donna e ripensa a Neera e la ma
una matrona che da adulteri amori sci ledice : Perfida nec merito nobis nec
volasse poi a ciò che Cic. rimprovera a amica merenti, Perfida, sed quamuis per
Clodia (pro Cael. 15 e altrove), conuiuia , fida, cara tamen . Poi fa il forte (ache
comissationes ; che fosse la moglie di i versi 57, 58 ? stonano : vennero altronde
Servio Sulpicio, la Postumia di cui Cic. qui.) e : Tu, puer, i liquidum fortius adde
ad Att. 5, 21 : - Pomptinium ne nunc merum. C'è in questa elegia Catullo : vi
retinere possim . rapit enim hominem Po è persino citato nel v. 41. Che conclu
dere ? Il cantor di Neera sentiva nei
stumius Romam , fortasse etiam Postumia. sette nostri endecasillabi il grido del
Ma è bene incerto . magistrae regina dolore e dell'amore che è tutt'uno.
del convito . 4 ebrioso: Cic. Tusc. 4,
12 : inter ebrietatem et ebriositatem in
44 LYRA ROMANA .
xi . [LI ]
Ille mi par esse deo uidetur,
Ille, si fas est, superare diuos,
Qui sedens aduersus identidem te
Spectat et audit
5
Dulce ridentem : misero quod omnis
Eripit sensus mihi; nam simul te,
Lesbia, aspexi , nihil est super mi
Vocis in ore ;
Lingua sed torpet , tenuis sub artus
Flama demanat , sonitu suopte 10
Tintinant aures, gemina teguntur
Lumina nocte .
Xtr. [LXVII ) b
volesse saperne il perchè del proprio uum formosae cura puellae. Ma tutt' in
strano male , e poi tristamente risponde sieme, non va. Il B. che ritiene l'ode
esso parlando a sè. Il suo caso è quello come una dichiarazione, e l'ultima strofa
descritto da Lucrezio, 4 , 1123 : Ecimia come una scusa, interpreta il v. 14 : per
ueste et uictu conuiuia , lychni , Pocula l'ozio prendi troppa audacia e. passi i
crebra , unguenta , coronae, serta paran confini del lecito,secondo la legge uma
tur , (e l'abbiamo veduto) Nequiquam , na e divina.
quoniam medio de fonte leporum Surgit XII. IL SOCCORSO . Tempo dopo,
amari aliquid , quod in ipsis floribus Catullo da Verona, dove piangeva una
angat , Aut cum conscius ipse animus se grave sventura domestica, così in una
forte remordet Desidiose agere aetatem lunga e bellissima elegia, diretta a un
(ecco, per ora , l'amaro) Aut cum - tale Allio, parlò del suo amore, cui la
(e il resto lo proverà col tempo, il poe gelosia stava per far divampare più ar
ta !). 14 exultas gestis : parole tratte dente che mai :
dalla vita degli animali e significano 1 deae ' o muse '. qua - in re in qual
* effuse lasciuire '. Ripensa, secondo me, grave frangente ?. 2 Iuuerit, ripetuto,
ad altri effetti dell' otium in che l'ha dinota già di qui l'importanza dell'aiuto.
gettato l'amore: non a quelli qui de quantis (= quot. Al v. 110 di questa ele
scritti, per cuiè molestum come un mor gia, dirà : Pro multis, Alli, redditur of
bo, ma a quelli di cui ha parlato nella ficiis.) officiis quante prove d'affetto's
precedente e in altre : conuiuia, insomma, 3 Nec : il B. preferisce, con le antiche
lychni, pocula crebra, unguenta. 15 reges : edd. italiane, ne o meglio nei. fugiens :
per es. Priamo. prius un tempo '. 16 Orazio ha (C. 3, 30, 5) fuga temporum .
urbes : per es. Ilio . E di te , miser Catulle, obliuiscentibus che fanno obliare ’, non
che sarà ? Egli sentelatempesta e ama che obliano . 4 Nilius : dattilo. caeca
raccorsi in porto ’. Ma quest'ultima oscura ’. tegat: potenziale con nec, fi
strofe già da AS. seguito da molti mo nale con ne o nei. 5 dicam uobis : contro
derni, come Sch. e LM., è separata dalle l'uso, poichè le Muse parlano al poeta
precedenti; sebbene il Welcker seguito ed esso agli altri. porro via via ?. Ô Mi
dal Neue in Sapphonis Mytilenaeae libus, cioè, d'uomini. haec : ciò che dicam
Fragmenta ' trovi anche in Saffo, nel uobis. charta , qui carmen, come altrove,
primo verso, mutilo o guasto, unico ri p . 31 , v. 6, liber. anus fatta vecchia ".
masto della quinta strofa , le traccie del 7 qui è caduto un verso. 8 notescatque
medesimo pensiero : ‘ ma bisogna osare, = et clarus fiat.mortuus ' dopo morte ’:
poichè il povero > non solo, ma i re e e questo mi fa supporre che nel verso
le città distrusse l'ozio. E Catullo, se caduto ci dovesse essere in vita ’: ima
condo essi , ecciterebbe se stesso ad gina : Milibus ut facile in uita noscatur
osare, a parlare, a dichiararsi. Dice Ovi ab ipsis. Probabile del resto che il v.
dio, Am. 1, 9, 32 : ingenii est experientis cominciasse con milibus e seguitasse con
amor. E soggiunge : Ipse ego segnis eram qualche cosa di simile a facile, sicchè
discinctaque in otia natus - Inpulit igna 1 occhio dell'amanuense sbagliasse col
46 LYRA ROMANA .
Nec tenuem texens sublimis aranea telam
In deserto Alli nomine opus faciat. 10
Nam , mihi quam dederit duplex Amathusia curam,
Scitis, et in quo me corruerit genere,
Cum tantum arderem quantum Trinacria rupes
Lymphaque in Oetaeis Malia Thermopylis,
Maesta neque assiduo tabescere pupula fletu 15
Cessaret neque tristi imbre madere genae,
Qualis in aerii perlucens uertice montis
Riuus muscoso prosilit lapide,
Qui cum de prona praeceps est uallė uolutus,
Per medium sensim transit iter populi, 20
Dulce uiatori lasso in sudore leuamen,
Cum grauis exustos aestus hiulcat agros :
Hic, uelut in nigro iactatis turbine nautis
Lenius aspirans aura secunda uenit
Jam prece Pollucis, iam Castoris implorata, 25
Tale fuit nobis Allius auxilium .
XIII . [11]
passivo di amato '. Osservazione giu si consola : potessi anch'io avere un po'
stissima. 7 Et: conservato da E , che di conforto da quella bestiola ! Così ; in
però nel verso seguente emenda ut in tende certo egli che emenda possem in
et; da B.che però propone iocique invece possim , e così il Tartara ; il voto di Ca
di iocari; dal L. che ritiene solaciolum tullo sarebbe in verità di rivedere Lesbia. /
come soggetto, con carum nescioquid, di XIV. EPICEDIO DEL PASSERO . I
lubet. Col primo : sia per sollievo al suo
dolore sia quando hā posa già la sua belli occhi della Bow Ties sono gonfi e
febbre d'amore ’. Col secondo : le piace arrossati dalle lagrime: un grave dolore
alcun che di caro, e per suo trastullo e ha sofferto ; e il suo poeta se ne fa par
per sollievo al suo mal d'amore ?. Col tecipe:
terzo “ le piace non so che di caro per 1 o Veneres Cupidinesque : cfr. più so
divertirsi e le piace in sollievo al suo pra il [XIII) 12 : queste dee e dei erano
grave ardore '. Altri corresse in, altri sempre occupati là nella bella casa sul
ut. 8 Credo: il Tartara lo crede nota Palatino. 2 Quantum est hominum == quot
marginale e condanna tutto il verso. ut estis homines : dizione cara ai comici e
il B, ritiene fosse u. t, segno di variante a Catullo : cfr. più sopra al [IX] 10.uenu
di cum in tum ; e perciò legge : Credo stiorum : che hanno il culto di quelle dee
tum. Per lui dunque, come in parentesi: e di quelli iddii. 3 Passer mortuus est :
si mitigherà l'ardore
Allora, io credo,emenda ecco grave dolore. 4 È il primo verso
di Lesbia '. Altri : ut tum - ac del precedente. 5 plus oculis suis :
quiescat, altri uti – acquiescat. E. acquie espressione comune d'amore, onde Plau
scit. Accettando l'ipotesi del B., ma sup to ha oculitus amare e oculissimum per
ponendo che la lezione genuina sia cum carissimum . 6 mellitus “ buono come il
ho messo tra uncini ut che con cuin non miele ’: altra espressione usuale d'amo
può dar senso . 9 Tecum ' con te ', o pas re : anche Cic. ad Att. 1 , 18 ha mellitus
sero. Ma non manca chi lo riferisce a Cicero. suamque è aggiunto di ipsam .
Lesbia. ipsa : questo pronome indica il 7 Ipsam = dominam : fr .Plauto, Cas. 4,
padrone e la padronadi casa, e ne de 2 , 11: ego eo quo me ipsa , cioè la pa
rivò isse e issa , nel linguaggio amoroso, drona, misit. puella matrem c una bambi
a denotare “ lui e lei ’ : e passò poi ai ca na la sua madre ” non la mia donna
nini e alle canine, per loro proprio no sua madre ?. Catullo pensò all'alato pa
me : Issa est deliciae catella Publi : Mart. ragone di Saffo, 38, come bimba va
1 , 109. Onde il Bergk corresse qui Issa dietro la madre battendo le ale ' . 8a
intendendo fosse ilnome del passerino. gremio : richiama in sinu del precedente.
10 Ecco la conclusione, secondo il B.: illius: ha la penultima breve. 9 circum
Siamo infelici, tutti e due, perchè sepa siliens : è il modo di andar de passeri,
rati ; ma ella ha almeno quel grazioso saltellando ' ; non vuol dire svolaz
passero (mio dono e ricordo) col quale zando ?. 10 ad solam dominam : col ca- .
N - CATVLLVS. 49
d'amore il quale per noi almeno s'affie perque me benignitas tua Ditauit; e nel
volisce in un sospiro : in Catullo la vita 17, 19. 3 numerus di cosa numero caren
trionfa. basia, non usata avanti Catullo, tis, Hor. C. 1 , 28, 1. Libyssae, formato
è voce più popolare, forse Gallica, per come Thressa, Phoenissa, Cressa : * li
sauia , oscula. mille centum : indeter bica ’ . 4 Lasarpiciferis : fertile di laser
minatamente . Il numero più piccolo s'av picium , che i Greci chiamavano dialov,
vicenda col più grande,come grandi e forse Narthex asafetida . Cyrenis (l'y,
piccole ondate. Così il B. 9 usque “ via generalmente lungo, qui è abbreviato ):
via, all'infinito ' . 10 fecerimus (con la col plur. s'indica la regione, la Cire
penultima lunga) ne avremo sommate ’: naica ’, col sing. la città. 5 Oraclum Jouis
così in Giovenale, 14, 326 : fac tertia qua inter : ' tra il tempio diGiove Ammone
dringenta . 11 conturbabimus illa ‘ li con che era in mezzo al deserto Libico. ae.
fonderemo '. Così in Terenzio, Eun. 5, stuosi e soffocante ’ , detto di Giove, s'in
2, 29 : ita conturbasti mihi Rationes omnes. tende del luogo dove sorgeva quel tem
ne sciamus : è superstizione che dura pio : un'oasi nel deserto. L'hypallage è
ancora, di non contare per es. le frutta resa facile dal significato di Giove in
nell'albero , perchènon cadano. 12 malus certe loeuzioni latine, come sub Joue fri
invidioso ?, che è il malvagio per eccel gido : Hor. C. 1 , 1, 25. 6 Batti ueteris, il
lenza. 13 tantum - basiorum ; al solito, fondator di Cirene. sacrum venerato 3
= tot basia; ma con più forza. sciat ri come di eroe, sepulcrum : era nella città
prende, con grazia, lo sciamus dell'11 . di Cirene, la città della Cirenaica più di
XVI. - E BACI ANCORA . Ma , pazzo, stante da Ammonium . Batto, il silfio,
quanti devono essere questi baci?Nè ci Ammone, le tre idee che s'affacciavano
salveremo dagli invidiosi, poichè sa subito alla parola Cirene. 7 sidera, an
pranno che molti sono . Così, imagina, ch'esse innumerevoli . nox : cadenza si
Lesbia e Catullo. mile nel v . 5 del precedente. 8 hominum :
1 Quaeris : principio, poi, caro a Pro elle sono dee. uident : non sono le stelle
perzio : cfr. 2, 1, 1; 2, 31 , 1 e altrove . gl'infiniti occhi del cielo, di Argus Pa
basiationes : anche questa parola è del noptes, di Indra ? Mur.riporta il soavis
solo Catullo e del suo imitatore Mar simo epigramma di Platone: Gli astri
ziale. 2 Tuae dopo mihi : gran parte miri, Astro mio : avessi a mille, Come il
della grazia Catulliana deriva da questo ciel che ti fissa, io le pupille. Ma legge
insistere sui personali, come è vezzo telo in greco. 9 te: sogg. basia : acc. in
infantile. Satis superque assai e d'avan terno. multa : bellissima questa ripresa
zo ’ : locuzione comune: l'ha però anche del v. 7, che accosta sidera a basia , il
Orazio ; ma in Epodon, 1 , 31 : Satis su cielo all'amore. 10 Vesano, più che in
N— CATVLLVS. 51
sano. 11 Quae con valore consecutivo nifici: è forse il poeta nominato da Ovi
in modo che '. pernumerare C contare . dio (7, 2 , 436) con Catullo e Calvo e
solo sapendone il numero, l'invido poteva altri ; è forse il medesimo di cui Hie
gettar le sue arti. Non si era nel prec. ronymus, ann . 713/41 : Cornificius poeta
spiegato bene, seppure il tantum nell'ul a militibus desertus interiit, quos saepe
timo verso non valeva ciò che tanto fugientes galeatos lepores appellarat. 2
in nostra lingua : una somma che non me hercule : l'iato dell'ultima breve è
determiniamo altrui ma che è determi insopportabile : quindi il L. propose ei
nata in noi, Cfr. Plauto Bacch . 2, 3, 37 : et, con dura synaloephe ; il B. et a ! ap
reddidit ducentos et mille Philippuin . Tan poggiando anche il secondo avverbio con
tum debuit, curiosi : aggiunge al signifi una esclamazione. Se buona fosse la le
cato del nostro curioso ’ , un'idea d'invi zione di questo verso di Fedro (3, 17,8)
dia : Plaut. Stich. 1 , 3, 54 : Nam curiosus At mehercule narrabit quod quis uoluerit,
nemo est quin sit maliuolus. 12 mala l'e finale di mehercule sarebbe stata an
lingua, nom . sing. con sott. possit. Cfr. cipite. E qui Catullo l'avrebbe abbre
Verg. Ecl. 3, 103: ne uati noceat mala viata in tesi, avanti vocale, secondo
lingua futuro. Nel lodarsi o sentirsi lo questi altri tre suoi esempi : Non ita
dare bisognava dire praefiscini, se non me dii ament [XCVII) ; Vno in lectulo
se ne voleva aver danno.fascinare nuo erudituli (LVII] ; ma il B. lecticulo ; Te
cere ’ ripetendo quel numero. in circo te in omnibus [LV]. laboriose :
si dice di malattia : cfr. Cic. Phil. 11, 4:
3. Intermezzo doloroso. non miseros, sed laboriosos solemus di
cere, quelli che soffrono per mali cor
XVII. CATULLO MALATO DI DOLORE. porali. Dunque Catullo era malato. 3
Una funesta notizia trae il poeta in magis magis : più vero e più concitato
namorato a Verona nel 694 o '95. Il suo che con la congiunzione. in dies et horas
fratello è morto nella Troade lontana. ogni giorno, ogni ora 4 Quem tu ' e
Quanto egli l'amasse, vedremo. Nella tu – lo '. quod — est : è apposizione del
sua natura infantile, si volge appassio verso seguente . 5 Qua : s'intende, con
natamente agli amici, dai quali spera nessuna . allocutione : cfr . Varrone LL.
conforto . Secondo me, Cornificio (forse , 6,57 : allocutum mulieres ire aiunt quom
a detta dello Sch. , veronese anch'esso eunt ad amicam in luctu consolandi causa.
e anch'esso, come dalla chiusa del pic . E Seneca, ad Marc. 1 , e ad Hel. matr.
colo biglietto , poeta) è uno di questi. Ma adopera allocutio in questo specialissimo
altri altrimenti: Heyse seguito da molti senso di conforto a chi è in lutto '. E
crede questa poesia l'ultimo grido, l'ul Ovidio (T. 8, 18) ha adloquiis leuare,
timo sospiro del poeta morente ; ma a dopo aver parlato nel 14, lc, di esse
me ripugna credere che avesse poi a quiae. Prendiamo dunque allocutione nel
dire, come Orazio ( S. 1 , 10, 92) I, puer, suo senso proprissimo, e seguiamo il V.
atque meo citus haec subscribe libello ; a nel credere che Catullo qui parli della
quel libellus per il quale doveva poi morte del fratello. Sta bene ciò che il
scrivere la dedica e dirlo lepidum. Ma B. ricorda che era dover d'amicizia ui
altri veda . sere gl'infermi; ma anche consolarli con
1 Malest sta male ' ; e s'intende versi ? Quanto più naturale che Catullo
tanto dello spirito (come in Cic. Verr. s'aspettasse da altri ciò che egli fece a
4, 42 , 95 : numquam tam male est Siculis Calvo, per la morte della Quintilia sua ;
quin aliquid facete et commode dicant) , [XCVI]; ciò che Manlio gli domandò
quanto del corpo (come in Mart. 10, 13 : (LXVIII]; ciò che Orazio fece a Virgilio
Vis dicam male sit cur tibi, Cotta ?). Cor nella morte di Quintilio Varo (C. 1, 23);
52 LYRA ROMANA.
e vai dicendo. 6 Irascor tibi mi scor Alfeno, a Catullo, che egli ti chiami qui
ruccio con te ?, non sono adirato ' . sic false e poi dure e poi perfide e poi ini
meos amores ? sott. col Mur. a te parui que ? Fingevi d'essere amico, e non eri;
fieri; o meglio tibi esse; e sie nel senso non avevi pietà dell'amico sventurato;
di tales; e io non esiterei a interpungere rompesti la fede giurata ; non amasti
dopo irascor, se non mi paresse facilis come eri amato. Sono, invero, nonostante
simo sottintendere tibi anche nella se la foga, rimproveri d'amico più che con
conda proposizione ; dunque tale è tumelie di nemico . Sono inviti a riamare
presso te cfr. Cic. ad fam. 15, 15 : ma più che dichiarazioni di odiare. Perciò
yni erunt mihi tuae litterae ; e Terenzio, credo che si tratti di ciò che rimprovera
Phorm . 3 , 2, 42 ; sic sum : si placeo, utere; a Cornificio : non essersi fatto vivo nella
e altri altrove. meos amores l'amato disgrazia sua familiare. Tanto più che
mio ', ossia, a mio parere, il fratello . 7 Alfeno era cremonese e forse conosceva
Paulum quid = paulum aliquid , come in non solo Catullo, ma anche il povero
Cic. de or. 1 , 95 : paulum huic aliquid fratello. 2 Iam proprio ora ’, dure crude
poterit addere: un pochino '. lubet mi le '. tui dulcis amiculi; più con tenerezza
piacerebbe ?: coi pronomi neutri non è ingenua che con acerba ironia : ricorda
raro lubet e licet predicato. 8 Maestius nel prec. tuo Catullo. 3 prodere ' abban
anche più mesto ': non esige il poeta donare ?. dubitas esiti '. fallere man
versi ilari o che abbiano effetto d'esi carmi’. perfide ' mancator di fede '. 4
larare. Pare che prevenga la scusa del Nec (= non , secondo AS.) è, secondo
l'amico : ' in tale tua sventura, che ti Sch., guasto . Egli propone num , il B.
posso scrivere che non abbia virtù di nunc, facendo interrogativa la frase.
fartipiangere anche maggiormente ? ' la L'E. conserva il nec, ma segna una la
crimis Simonideis ' dei Opñvo di Simo cuna di tre versi. Io intendo con altri
nide ' di quei canti melanconici che Ora nec tamen, e la semplicità Omerica (cfr.
zio (c. 2, 1, 38) chiama Ceae — munera Od. 383) dell'affermazione mi pare pro
neniae. prissima della maniera ingenua del no
XVIII. UN INGRATO . Nella me stro, col richiamo di fallere in fallacum ,
desima sventura da uno stesso creduto colla ripresadel concetto negli ultimi
oblio è provocato questo canto che sa due versi . All'amico par così facile e
di febbre e di delirio. naturale mancar di fede : non dubitas; e
1 Alphene (in alcuni codd. catulliani il poeta amaramente gli ricorda una
e in iscrizioni si trova scritto collif) : sentenza incontrastabile, facile questa
forse l'Alfeno Varo, che fu consul suf sì e naturale. 5 Quae, cioè facta impia
fectus 20 anni circa dopo, nel 715 : quel negligis ( parui pendis) non conti
l'Alfenus uafer (Hor. S. 1 , 3, 130) di cui Negligere ha per oggetto nomi sì di cose,
Porfirione: Alfenum Varum Cremonen come lex, che si devono rispettare, e sì
sem deridet, qui abiecta sutrina , quam in di altre, come uis, che si possono te
municipio suo exercuerat, Romam petit mere ; ma duro è unirlo con facta impia
magistroque usus Sulpicio iurisconsulto ad suoi propri, non altrui. Bene nel [ XXIII)
tantum peruenit, ut et consulatum gereret Catullo avrebbe potuto dire invece di
et publico funere efferretur. immemor" in non (timetis) facta impia, negligitis f. i.;
grato ’, unanimis d'un solo cuore ’: cfr. ma qui non bene, se non aggiungendo
Plaut. Stich. 329 : ego tu sum , tu es ego ; ( comein Orazio C. 1 , 28, 31) committere
unanimi sumus. false infedelé ', costrui o simili. Tuttavia facta, richiamato dal
to col dat. come infidus. Che hai fatto , relativo, non potrebbe assumere un va
N - CATVLLVS . 53
lore participiale ? quae tu negligis facta , XIX . CATULLO, PUR NEL DOLORE,
quasi, te fecisse ? Il B. muta quae in quem NON OBLIA. Con questa breve epistola
ponendo questo verso dopo il secondo, elegiaca, da Veronaforse e nel 695 di R.,
si che si riferisca ad amiculi. Altri al manda a Ortalo, che probabilmente è il
trimenti. Può forse riferirsi a ciò a cui celebre Q. Hortensius, grande oratore e
si riferisce facta impia , cioè prodere e poeta non grande, la traduzione del
fallere. Ma non oso concludere. deseris πλόκαμος Βερενίκης di Callimaco..
lasci solo ' in malis ' nella disgrazia ' ; Gliene aveva fatta promessa, a Roma,
secondo me, quella stessa per cui ha prima della sventura ; e considera, come
detto : Malest Cornifici — Malest, meher debito, tale promessa , egli in tanto dolor
cule, et laboriose. 60 heu , così i codd. suo , tra tanta indifferenza altrui. E l'a
e così ho scritto, conservando questo dempimento di essa, ora che, per la
esempio, sia pur unico, di o ed heu ac mestizia, non può comporre di suo, l'ha
coppiate: sebbene è in Ennio (Cic. de off. forse distratto e sollevato.
1 , 139) o domus antiqua heu. Le edd . 1 Etsi : l'apodosi comincia con sed
hanno eheu , dice : i codd. dico; emendò tamen del v. 15 ; e tanto la protasi quanto
l'E. dehinc AS. Altri dic. cuiue h. f.; se l'apodosi hanno Ortale. Ampio è il pe
un amico come te abbandona uno sven riodare di Catullo nell'elegie; di che ve
turato come me ? 7 Certe conferma il demmo esempio a p . 46. Degl'italianiè
prec. e dà forza insolita al seguente in ciò notevole il Foscolo, il cui sonetto
Oh ! sì,perchè’tute (= tu ) ' fosti tu che Nè mai più toccherò tue sacre sponde '
per primo '. iubebas mi dicevi ’. animam è il più bell'esempio di elegia nostrana,
la mia vita ' in modo che la mia dive che io conosca. confectum ' rifinito ”. Un
nisse animae dimidium tuae. inique: per cod . autorevole ha defectum che il B.
chè volesti, non amando, essere amato. ritiene, confermandolo con esempi. cura
me, aggiunse Avanzi. 8 Inducens at è la causa ; dolore l'effetto . 2 Seuocat
tirando' quasi inliciens, pelliciens. tuta trae lontano . a doctis, uirginibus :
omnia (i codd. omnia tuta senza verso) dalle muse dette doctae anche da
come per le fiere e gli uccelli , a cui si Ovidio e Virgilio. Non il dolore , ma la
dissimula con frasche il laccio o il tra convalescenza dal dolore, esprime dal
bocchetto, 9 Idem nunc ce ora al con l'animo la poesia. Dopo il temporale,
trario '. retrahis te ' ti scosti da me ? che percosse e pestò i fiori già sboce
10 irrita ' quasi non detti, quasi non ciati, altri fiori spuntano e sbocciano al
fatti '. ferre : imagine comunissima : Ca sereno. Ma ci vuole il sereno : Carmina
tullo stesso nel [LXIV] 142 : Quae cuncta proueniunt animo deducta sereno, dice
aerii discerpunt irrita uenti. nebulas: i Ovidio, T. 1 , 1 , 39. 3 potis est = potest.
venti li portano alle nuvole e le nuvole expromere produrre di suo ': expressa
li spargono per tutto. 11 Si : asindeto al v. 16, vale tradotti ? da altri. fetus,
pieno di passione, at (i codd. ut e forse poichè è metafora anche vegetale, tra
sta bene : Fides, come è Dea e come gli duci * fiori ’. 4 Mens animi: espressione
dei sono memores fandi atque nefandi, ridondante, come le notissime di Omero
Fides se ne ricorda.) = at saltem . 12 per esprimere l'io nostro chiarissimo e
postmodo che indica il fut. opposto al oscurissimo. tantis quisì gravi '. fluc
pres., va unito con faciet : ' farà si poi '. tuat è trabalzata '. ipsa , opposto a
54 LYRA ROMANA.
/
55
N - CATVLLVS.
v. 19 è qui divenuto plur. per la men che Catullo non lo andasse a trovare :
zione della domus, e dei gaudia nostra sicchè hic non indicherebbe nè Roma ,
che sono le gioie familiari. 26 omnis accennata poi con illa e illic, nè Verona,
delicias animi: secondo il B. “ ogni pen a cui anzi sarebbe opposta. Manlio di
siero d'amore '. Ma forse è la conclu morava, mezzo malato, molto triste, forse
sione e la somma di tutto. 27 , 28 e 29 vedovo, certo solo, in una città forse vi
Ritorna, dopo lo sfogo, calmo, quasi cina a Verona, ma a noi ignota . 28 de
freddo, all'amico. Quare quod : trapasso meliore nota : metafora tratta dall' im
dello stile epistolare. Il resto del verso primere nelle amphorae e nei cadi i nomi
col 28 e 29 è un viluppo di difficoltà ! Già dei consoli, sotto i quali erano fatti e
i codd. hanno al 29 tapefacit senza verso ; riempiti o l'indicazione del vino che
che il L. muta in tepefaxit, Bergk in te contenevano e della sua età. Melior dun
pefactet, l'E. in tepefacsit, e altri altri que era la nota che si riferiva ad anni
menti. Anche il quisquis è sospetto e dal più lontani. Orazio (C. 2, 2, 8) la chiama
L. mutato in quiuis : altri aggiunge est interior, perchè le anfore col vino più
in fine al verso. Per certuni il senso vecchio restavano naturalmente più den
questo : ' quanto a ciò che scrivi che tro la cella. Dunque de meliore nota qui
disdice a Catullo starsene a Verona, significherà un hospes o un amicus (cfr.
poichè a Roma (hic) i giovani appena iv.9 e 12) divecchia data ’. 29 E questo
più che plebei e poveri hanno preso il verso richiama troppo esattamente il
suo posto nell'amor di Lesbia '. E si con v. 6 ; sì che si deve trattare della stessa
netterebbe a ciò che Catullo ha detto di persona e della stessa cosa. tepefactat :
non saper più amare. Ma hic è una grande tra labefacio e labefacto c' è differenza ,
difficoltà ; poichè se Manlio aveva scritto che chiara si vede in questi due esempi :
da Roma, Catullo doveva dir istic ; se da quem nulla ambitio – Mouere potuit in
altra città, parlando di Roma, illic. Il B. iuuenta de statu, Ecce in senecta ut facile
supponendo torpescit per tepefacit, ricava labefecit loco etc. Laberio in Macr. Sat.
quest'altro senso starsene a Verona, 7, 2. Hoc praesidium adhuc firmum esse
perchè in Verona i giovani anche più confido : sed ita multi labefactant ut, ne
nobili sono senza amori ’. Sarà : ma, moueatur, interdum extimescam. Cic. ad
a ogni modo, che strano vedovo ! che Brut. 1 , 10. Labefucere è far crollare ,
strano rimprovero contiene un ' conscri labefactare tentare di far crollare. Sia la
ptum lacrimis epistolium ' ! Per me, ri stessa differenza tra tepefacere e questo
tenendo coi codd. Catulle al voc., pre tepefactare che vorrà dire cerca di ri
ziosa traccia, leggerei : Quod scribis : scalducciare ’. 30 Manli, qui espresso
Veronae turpe, Catulle, Esse, quod hic qui (cfr. v. 11) in tono di rimprovero amo
sit (ma bisognerebbe ingegnarsi meglio revole che s'avvolge in un sospiro. non
in quel quisquis) de meliore nota etc. E est turpe; e nello stesso tono è ripetuto
intenderei: Tu nel tuo dolore trascendi turpe, come se il poeta aggiungesse : ora
à rimproveri gravi : dici che è brutto vedi eh ? che brutta parola. magis e si,
che io me ne stia a Verona, mentre il . piuttosto '. 31 mihi a cui è opposto il
mio buon amico cerca di riscalducciare tibi del seg. 32 munera , accennati nel
il suo corpo preso dal freddo mortale v. 10. 33 Nam : ellissi : c'è un'altra ra
nel suo vedovo letto. L' hic sarebbe qui gione : nel fatto ' scriptorum = librorum .
giustificato, come l'hoc nel v. 2 : e anche Però si sarebbe tentati, raffrontandoli a
meglio : poichè qui tutto sarebbe discorso questo, di dare altro senso ai v. 7 e 8 ;
di Manlio . Frigida, ricordando il frigi asi Manlio scrivesse che egli non
dulos singultus del (LXIV] 131 , e frigida aveva ueteres scriptores, con cui aiutarsi
e frigus del [XLIV ] v. 13 e 20, e il v . 4 nelle lunghe veglie. Si direbbe che do
diquesta medesima, accenna a malattia, mandasse all'amico tre cose : una visita,
prodotta in Manlio dal dolore. Dunque un'allocutio , almeno, poetica, oppure li
egli, oltre il resto, si sarebbe lamentato bri di poeti. Ma il B. qui intende che
58 LYRA ROMANA .
Illa mihi sedes, illic mea carpitur aetas : 35
Huc una ex multis capsula me sequitur.
Quod cum ita sit, nolim statuas nos mente maligna
Id facere aut animo non satis ingenuo,
Quod tibi non utriusque petenti copia facta est :
Vltro ego deferrem , copia siqua foret. 40
XXI. [Lxviii ]"
Troia, nefas, commune sepulcrum Asiae Europaeque,
Troia uirum et uirtutum omnium acerba cinis, 50
Quaene etiam nostro letum miserabile fratri
Attulit. ei misero frater adempte mihi,
Ei misero fratri iocundum lumen ademptum ,
Tecum una tota est nostra sepulta domus,
Catullo, oltre a non poter verseggiare per il ragionevole sospetto di lacuna più
per il suo lutto, non può perchè gli estesa che d'un verso, dopo il v. 7, e
mancano libri onde attingere miti e d'un'altra dopo il 101. Tuttavia chiaro
35 domus sedes : progressione : idee.
la ne è il disegno. Il poeta vuol fare un
mia casa, il mio nido '. carpitur si canto perchè il nome di Allius non resti
consuma ’. 36 Huc : qui in Verona. una oscuro. 1-10 ; perciò parla dell'amor suo
- capsula : i volumi si tenevano in casse. per Lesbia, al quale Allio soccorse 11-32 ;
sequitur ( pres. poetico) come compagna Lesbia ricorda al poeta l'ardente Lao
di viaggio. Cfr . Orazio, s. 2, 3, 11 : Quor damia e la sua sventura di perdere il
sum pertinuit stipare Platona Menan marito nella terra d'Ilio, 33-46 ; e que
dro? Eupolin , Archilochum comites educere sta terra (47-50) di sventura per tanti,
tantos ? 37 Quod cum ita sit : formula ricorda a lui il recente suo danno 51-60 ;
prosastica . statuas 'che tu pensi ’. mente poi ritorna alla luttuosa spedizione 61-64,
maligna : un proprio avverbio italiano e da questa di nuovo a Laodamia 65-90 ; e
trasposto : ' per tirchieria ?. 38 animo> da. Laodamia di nuovo a Lesbia, a Le
n . 8. i. per poca nobiltà di cuore sbia infedele ora, come ardente era allo
39 non utriusque = neutrius: checchè ra, 91-108 ; e conclude, come ha comin
dica il B., mi pare si debba intendere ciato, con Allio e il suo benefizio . I
che Manlio due cose avesse domandate versi dunque che leggi, sono come il
a Catullo. Per me anzi, ce ne sarebbe centro, il penetrale, di questo carme.
una terza, la quale però significa nel 49 e 50 Questo distico col prec., uni
y, seguente. facta : i codd . hanno posta sce la parte centrale alla terza. nefas :
(= posita) che l'E. ritiene : altri emenda esclamazione comune d'orrore. Asiae Eu
praesto est, porcta , parta, apertu, prom ropaeque : le elisioni (come nel noto vir
pta. 40 Vitro senz'altro '. deferrem , giliano Monstrum horrendum informe in
(Orazio Epl. 1 , 12, 22: siquid petet, ultro gens) e la cadenza spondaica significano
defer ) ' ti esibirei ’: L'ogg. di deferrem ? l'orrore di che è preso il poeta al ri.
certo utrumque quod petis ; sì che a me cordo della terra funesta. Ma Europa,
arride più ' verrei a portartele '. Cfr . osserva il B., è in simili locuzioni messa
Plauto Trin . 4, 2, 113 : quod me aurum sempre avanti ad Asia, e perciò non è
deferre iussit ad gnatum suum , e così irragionevole l'emendamento dei com
epistolam al ) , c. 107. Quindi ci sarebbe mentatori italici Europae Asiaeque. 50
un cenno anche per l'altra domanda. Ma uirum et uirtutum omnium = - uiroruni
il tutto è irto di difficoltà, per me, ine uirtute praestantium omnium . Notevoli
stricabili. le tre ecthlipsis, che esprimono un dolore
XXI. TERRA DI SVENTURA . È un immenso con lenta solennità ; come nel
passo di quell'elegia di cui il Mur., co [LXXIII] 6 : qui me unum atque unicum
noscitore buono se mai altri , dice che amicum habuit, acerba ' immatura '. ci
è pulcherrima - atque haud scio an ulla nis. traduci : ' rogo ’. 51 Quaene quip
pulcrior in omni latina lingua reperiri pe quae) etiam che quella anche E
queat; di quell'elegia di cui diedi iprimi emendamento di Heinsius da que ue
versi a pag. 45. Essa è lavorata con fi tet id dei codd. E. ha Qualiter. 52 ei :
nissimo artificio Alessandrino, che però esclamazione. Qui vede il dolor suo sol
non ci è dato discernere esattamente, tanto, e sè chiama misero ; 53 e qui si
N - CATVLLVS . 59
Omnia tecum una perierunt gaudia nostra,
Quae tuus in vita dulcis alebat amor ;
Quem nunc tam longe non inter nota sepulcra
Nec prope cognatos compositum cineris,
Sed Troia obscena, Troia infelice sepultum
Detinet extremo terra aliena solo . 60
XXII. (VIII]
Miser Catulle , desinas ineptire ,
Et quod uides perisse perditum ducas.
Fulsere quondam candidi tibi soles,
Cum uentitabas quo puella ducebat
Amata nobis quantum amabitur nulla. 5
Ibi illa multa tum iocosa fiebant,
Quae tu uolebas nec puella nolebat.
Fulsere uere candidi tibi soles.
corregge dando questo nome al fratello dulce inihi est (v. 119, 120). Tornò quindi
che provò, esso, il triste passaggio dalla in Roma dove era la sua domus e la sua
luce alle tenebre : onde grande pietà. sedes, e la luce sua. Tornò forse nel 695.
54 Cfr. del prec. il v. 20 e 22. Quando Clodia non l'amava più.
il dolore ha trovato la sua formula, non 1 Miser Catulle: egli parla a sè stesso,
la varia per vezzo. 55 e 56 : sono i me come sovente : cfr. pag. 45. desinas : cong.
desimi che i 23 e 24 del prec. 57 E qui esortativo, più antico e più tenero del
aggiunge altre ragioni di lagrime. tam l'imperativo. Avanti questo c'è sottin
longe così lontano '. nota ' noti ’, di con teso, Voglio ; avanti quello, Prego. inep
cittadini. 58 cognatos ' di parenti '. com tire: è ineptus secondo Cic. de or. 2, 17,
positum è come opposto a sepultum del chi, per es., non vede tempus quod po
v. seg. Si dice componi delle ceneri nel stulet. Per Catullo era ora d'obliare. 2
l'urna, e c'è come l'idea d'una premura quod uides p. p. d. È come proverbio :
non venale, non straniera. Ricordati ' ce Plauto Trin. 1026 : quin tu quod periit
l'accomodo ' della madre in Manzoni. ci perisse ducis ? 3 quondam indica un pas
neris : qui è maschile. 59 obscena del sato che fu durevole : ' un tempo '. can
malaugurio ’ infelice della morte ’. 60 didi soles : direi giorni di sole ’ ; poi
Detinet ' serra '. extremo -- solo all'estre chè soles pur valendo ' giorni ’, e candidi
mità del mondo ' : sarebbe la ripresa di felici ’, conservano il primitivo signi
tam longe, terra aliena terra stranie ficato. 4 uentitabas solevi spesso an
ra ’, non la tua, tra i sepolcri de ' tuoi dare ’. ducebat : c'è chi preferisce dice
terrazzani e presso le urne de' tuoi pa bat. Ma il verbo duco è, a parer mio,
renti. Di quiritorna all'antica avventura adoperato nel senso di ducem esse : e io
e a Laodamia, e alla ammaliatrice Ro vedo la bellissima matrona muovere per
mana. L'intermezzo della morte è per vie ombrose e silenziose , dove sono le
finire, e ricomincia l'amore, che il poela vecchie case dalla soglia trita e mac
troverà della morte anche più amaro. chiata d'erbe , e a distanza da lei, pur
4. - Nuvolo e sereno . con lei , vedo il poeta. 5 nobis: non ti
XXII. - PROPONIMENTO D'INNAMORA sfugga l'improvvisa dolcezza di questa
parola. L'innamorato prova uno strano
TO. - Già nella elegia ad Allio, Catullo sdoppiamento del suo io : l'uno ragiona,
riandando i primordi del suo amore in l'altro freme; e il primo vede piangendo
terrotto dalla morte del fratello, aveva l'altro soffrire . A un tratto i due si fon
fatto capire di essere più che mai inna dono, e doventano l'uno che ama, che
morato di Clodia, sebbene avesse saputo ama semplicemente . 7 nec - nolebat : sa
che non era uno contenta Catullo (v. 95). rebbe non negava ’; ma è tradire più
Egli per cui il fratello morto era uita che tradurre . Dovrebbe conservarsi il
amabilior, ora salutava la infedele con contrasto della parola nella somiglianza
le soavissime parole : mihi quae me ca del significato : per es. così: Sì, tu di
rior ipso est Lux mea, qua uiua uiuere cevi, e, No, non diceva ella. 8 uere: è
60 LYRA ROMANA .
principio del suo amore ; quando, in pre rare le sue parole e ad altro forse. Per
senza del marito, Lesbia lo bistrattava : me Tappo è colui che riferiva a Lesbia
ciò che illi fatuo era maxima laetitia e le parole di Catullo.
per il poeta era buon segno : Irata est, i Credis tu, o Lesbia. me — meae – ui
hoc est, uritur et coquitur. La somiglianza tae ' io a quella in che io vivo '. 2 Am
di questo [ LXXXIII] col nostro fa anzi bobus oculis : cfr. pag . 36, v. 1 : e nota al
credere al B. che si tratti dello stesso v. 3. 3 Non potui: risposta solenne. si
momento dell'amore : del che a me pare possem ' se potevo '. tam perdite così
tutto il contrario per la stessissima ra perdutamente ’. 4 Sed tu'ma sei tu che '.
gione. Tappone: s'incontra nelle iscrizioni que
1 mi dicit semper male non fa che sto cognome. Era forse uno dei giovani
dir male di me '. nec tacet : la stessa barbatuli (Cic. Cael. 33), che davano om
idea espressa negativamente, per mag bra a Catullo , il quale rimprovera Lesbia
gior forza ' e dice e dice ?. 2 Lesbia : di ciarlare con costui e di lasciarlo met
asyndeton summatiuum , me dipende da ter male ; non senza una punta di gelo
amat. dispeream, più forte di peream , sia. omnia monstra facis d'ogni fuscello
quasi male peream possa io morire ? fai una trave ' : paruam rem magnam
3 Quo signo? dal linguaggio familiare. facis, direbbe Cicerone : cfr. Cael. 15, 36.
quia sunt totidem mea : sott. male dicta Monstra dicere è nel medesimo (T. 4, 54)
da dicit male ; come in Hor. S. 2, 3, a significare dire stravaganze '.
298 : Dixerit insanum qui me, totidem au XXVII. - RICONCILIAZIONE. Catullo
diet, dove a totidem si sottintende dicta. non s'ingannava : Lesbia ritorna al suo
Pure E. spiega le difficili parole col lu poeta. La felicità di lui è tanto più
dus duodecim scriptorum di cui cfr. Ovidio grande quanto è più bramata e meno
a. 3, 363 ; Cic. Orat. 50 e altri altrove : sperata. Ciò dopo la morte di Metello
la frase varrebbe siamo a pari ’. E B. Celere (695 di R.) di cui non si fa più
non si appaga nè di questa nè d'altra spie cenno.
gazione e preferisce leggere, coi com i Si quoi (= si cui'se a uno ') quid
mentatori italici, mala al primo V., in (= aliquid ) nei codd. è si quidquid :
senso di maledizioni ; e riferire mea a emendo ORibbeck : a B. meglio piace:
quella parola .deprecor illam : è spiegato si quid quoi. cupido : a togliere l' hiatus
da Aulo Gellio 6, 16, 2, che riporta l'epi le antiche edd. italiche hanno cupidoque.
gramma : dictum est quasi detestor uel ogtantique: sinonimo col precedente : che
execror uel depello uel abominor. fieramente desiderava '. optigit: allittera
XXVI. - SPIEGAZIONE. — Questa lotta zione con optanti. 2 Insperanti: ' quando
d'improperi doveva cessare : Lesbia do meno lo sperava '. hoc : detto con forza .
manda spiegazione al poeta, e il poeta, proprie. ' in modo unico, singolare ’ : del
contradicendosi, nega. Così interpreto linguaggio familiare. Secondo E. nel
quest'epigramma che , secondo gli altri, vero senso della parola '. 3 hoc, che ri
è diretto a un tale, non si sa chi, che chiama quello del v. prec., si riferisce
aveva rimproverato Catullo del suo ma al v. seguente. nobisque est : i codd. hanno
ledire ; ond'egli ritorce a lui il rimpro nobis quoque: emendò Haupt. Altri al
vero comprendendovi un Tappo col quale trimenti. carius auro : comparazione co
il suo accusatore si divertiva a esage mune sin da Saffo che disse con grande
N CATVLLVS . 63
soavità più oro dell'oro ’: 4 mi : prima lei ’. perducere (gl'itali producere) con
ha detto nobis, poi ripeterà nobis, quindi tinuare '. 6 alternum ' mutuo '; altri ae.
soggiungerà me: la gioia trabocca : il plu ternum , con ridondanza, sanctae ` invio
rale indica la fusione dell'amante e del labile ', amicitiae d'amore '.
l'amata, come a dire al nostro amore '. XXIX. IL VOTO DI LESBIA . Ca
5 cupido atque insperanti : sulle prime tullo torna per un momento all'antica
gli si era affacciato solo il ricordo del gaiezza. Lesbia aveva fatto voto d'un
desiderio che ne aveva avuto : poi quello sacrifizio a Venere e Amore : il sacrifi
dei momenti di disperazione provati. zio degli scritti più cattivi d'un poeta
Come ciò è detto convulsivamente, trion assai cattivo. Questo poeta assai cattivo
falmente : e dire che non lo speravo ! '. era Catullo stesso che aveva cominciato
ipsa ' da te ' : io non sperava più, non a saettare Lesbia de' suoi giambi. Al
te ne avrei più fatto parola 6 O lucem: fuoco adunque i giambi velenosi! Ma
sono tornati i candidi soles : cfr. [VIII] Catullo, invece di dire, come Orazio a
3. candidiore nota : abl. di qualità dove Tyndaris (C. I, 16, 2) . Quem criminosis
si aspetterebbe un abl. con de, come nel cumque uoles modum Pones iambis, siue
[LXVIII] 28, o con e : onde, poichè i codd. flamma Siue mari lubet Hadriano ', per
hanno luce, B. restituisce : lucem c. n. fare insieme dimenticare i suoi torti
7 me uno : l'unus, cbe oppone una per verso l'amata, finge di non capire il senso
sona a tutte le altre. dà forza al pro di quel pessimi poetae ’ e presi gli
nome personale: cfr . Hor. Epl . 2, 2, 157 : scritti d'un poetastro qualunque li sosti
Vinceret in terris te siquis auarior uno . tuisce ai suoi, come Diana la cerva a
hac res : luogo corrottissimo: do la con Ifianassa. Così ingegnosamente il B.
gettura del L. 8 Optandas (i codd. optan 1 Annales : dovevano essere un'imita
dus) da unirsi con res magis, uita , da zione barocca degli Annales Enniani. Vo
unirsi con hac, dipende da magis optandas. lusi : si crede da molti che questo poe
XXVIII. - PROMESSE. Sono i primi tastro sia il Tanusius di cui Seneca, Ep.
momenti d'ebbrezza : si parla di eter 93, 9 : Annales Tanusii scis quam ponde
nità. Ha Catullo un'ombra di dubbio , un rosi sint et quid uocentur. Difficile però
presentimento triste? Egli si rivolge agli è imaginare che Catullo, il quale non
Dei , con passione ardente e fede vera. aveva certi riguardi nè per altri poeti ,
1 Iocundum predicato con perpetuum come i Cesii , gli Aquini , Suffeno, com
di amorem hunc nostrum ; e gli va unito preso Ortensio ,nè per Cesare e Pompeo,
inter nos. mihi proponis mi prometti '. li avesse per questo Tanusio e lo desi
3 Dii magni : si rivolge agli Dei maio gnasse con un pseudonimo. Può essere
rum gentium , ai dodici consentes. uere del resto che degli annali di Tanusio,
il vero ': e tutta l'espressione ut u .p. p. per la somiglianza dell'opera e l'asso
= che possa avverarsi ciò che ella pro nanza del nome, si dicesse dai memori
mette. Cfr. Cic. ad Att. 16, 1 : di faxint di Catullo · Annales Tanusi, c. c.'c .... a
ut faciat ea quae promittit. 4 sincere imbrattata ' : gli antichi eranomeno de
semplicemente senza sottintesi. er licati di noi : consoliamoci di questa su
animo di cuore ?. 6 nobis ' a me e a periorità. 2 pro invece della ’ : sono,
64 LYRA ROMANA .
in certo modo, invitati questi poveri an uidit intese 10 Iocose lepide: questi
nales a offrirsi spontaneamente in sa due avv. uniti senza congiunzione de
crifizio. 3 sanctae alla inviolabile '. 4 notano l'insistenza graziosa di Catullo
Vorat = uouerat. restitutus : cfr. il [CVII] nel cambiar la carte in mano a Lesbia :
V. 4. La riconciliazione è già avvenuta ; e da burla, per ischerzo ' non, come pur
il poeta che allora diceva a Lesbia ' te troppo era, da senno. diuis, detto in ge
restituis mi cupido ', ora può dire sibi nere, ma s'intende ' a Venere e ad Amo
restitutus ' 5 Desissemque: da desino, tru recaeruleo
’. 11 Nunc: conchiude e passa al fatto.
ces ' violenti '. uibrare si dice di saette, o c. p. o rata dal mar turchi
spade, folgori. iambos : quali ? L' [VIII) no ' : Afrodite. 12 Idalium : promontorio
non mi pare tanto trux ; altri come il frondeggiante dell'isola di Cipro. Vrio
[XXXVII)misembrano posteriori.Siano sque apertos : pare si debba intendere
de' perduti ? Sia in uibrare, più la no d'un golfo dell'Adriatico, extra Sipon
zione di palleggiare e perciò di minac tum – et flumen , quod Canusium adtin
ciare ' , che di gettare ? Del resto è da gens Aufidum appellant: Mela 2, 4, 66.
notarsi che Catullo chiama iambos an E detto dal medesimo asper accessu , il
che versi logaedici, come il Falecio, pur che può dar la ragione di apertos : cfr.
che mordaci : Irascere iterum meis iam Zephyro semper apertus Eryx Ovid. F.
bis (LIV ] 6 : Agit praecipitem in meos 4, 478. Dunque ‘ il golfo d'Uria aperto
iambos [XL] 2. 6 Electissima : con beffa : al vento. ' Ma le spiegazioni e congetture
il fiore ’. pessimi poetae, secondo il B., sono molte e disparate. 13 Ancona : acc.
' d'un poeta molto cattivo ”, cattivo, per da Ancon che suona pure Ancona, città
vezzo amoroso, e sarebbe Catullo stes del Piceno sull'Adriatico : Ancona ’, che
so che disse già di sè “ pessimus om aveva un celebrato tempio di Venere
nium poeta ' nel [XLIX] : ma in altro marina. Cnidumque : città della Caria, sul
senso. 7 tardipedi deo a Vulcano, il dio promontorio Triopio : nelle paludi di cui
zoppo ' come quello che in origine è la era circondata crescevano canne di cui
folgore la quale si scoscendo nel cadere commerciavano. 14 Amathunta · Ama
dal cielo. 8 Infelicibus d'alberi non frut thus ' città marittima di Cipro. Golgos
tiferi ’. ustulanda a bruciacchiare , 9 Golgi ' altra città della medesima isola,
hoc : con un lepido cenno alla vittima detta poi Paphos. 15 Durrachium o Epi
destinata, alla carta sudicia del povero damnos, città dell'Illiria greca, scalo pei
Volusio : questa roba qui ’, non altra. naviganti da Brindisi, piena perciò d'osti
pessima : ritorce l'agg. da sè a Lesbia, e donne allegre. La lunga invocazione è
nel medesimo senso careggiativo : noi di fatta con tutte le regole, coi nomi de'
remmo birichina, briccona ' e simili, templi più famosi della divinità che s'in
N - CATVLLVS. 65
xxx . [Lxx]
Nulli se dicit mulier mea nubere malle
Quam mihi, non si se Iuppiter ipse petat.
Dicit : sed mulier cupido quod dicit amanti
In uento et rapida scribere oportet aqua .
XXXI. [LxxxvII]
Nulla potest mulier tantum se dicere amatam
Vere, quantum a me Lesbia amata mea est .
Nulla fides ullo fuit unquam foedere tanta,
Quanta in amore tuo ex parte reperta mea est .
XXXII . [Lxx11]
Dicebas quondam solum te nosse Catullum ,
Lesbia , nec prae me uelle tenere Iouem .
voca . 16 Acceptum redditumque : e esprimere a Lesbia il suo sospetto e il
spressione presa dagli argentarii presso suo dubbio ; nè può tacerlo . Come fare ?
cui significava incassare e saldare ". Afferma a lei la fedeltà sua, lasciando
face=fac : cfr. [XXX] 6. 17 non illepi intendere che ella non può forse fare
dum : litote. inuenustum ' indegno di te altrettanto. Così interpreto questo epi
Venus. 18 At : trapasso brusco. uos : si gramma: altri lo crede frammentario ,
rivolge improvvisamente alla vittima. altri lo unisce al [LXXV] .
19 ruris rusticitatis : cfr . Hor. Epl. 2, 1 tantum si riferisce non a uere solo,
2, 16 : uestigia ruris. 20 E si termina ma ad amatam uere . 2 uere di cuore,
come si è cominciato . La carta si torce sinceramente quantum : cf. [XXXVII)
e annerisce, divampa ; e la pace è fatta. 12 : Amata tantum quantum amabitur
nulla . est : altri legge es perchè il se
5. Il tramonto dell'anore. condo distico è in seconda persona ; ma,
a parer mio, il primo contiene una ri
XXX IL PRIMO DUBBIO . La pace flessione solitaria ; il secondo è uno scatto
è dunque fatta e Catullo può dire di di passione che giustifica il trapasso ,
Lesbia ' mulier mea ' e Lesbia dire a assai comune in Catullo, dalla terza alla
Catullo che nemmeno a quello di Giove seconda persona : cfr. [LXXXIII] 3 ; [C]
posporrebbe l'amore del suo poeta. Sì; 5, e altri esempi già veduti . 3 Nulla : pare
che il poeta, tra con l'anafora e con l'asin
ma il poeta ricorda ciò che vale o copo deto, ora voglia parlare della corrispon
δίσιος όρκος. denza di Lesbia all'amor suo. nulla
1 mulier mea ' la donnamia ’: appel ullo (altri nullo, e forse meglio)-Un
lativo tanto rispettoso quanto familiare. quam : enfasi che sembra preparare una
nubere ' sposarsi ’ : è blandizia di amante, lode altissima, al che c'invitano le pa
ma tanto più naturale in Lesbia in quanto role fides e foedere. tanta Quanta: stu
ella era vedova. malle : se avesse detto diata lentezza. 4 in amore tuo : il tuo è
uelle, ci avrebbe dato luogo a supporre studiatamente equivoco : sembra signi
che Lesbia avesse veramente pensato ficare l'amor tuo verso me ' e si trova
a rimaritarsi ; ma il malle suppone un poi valere * l'amor mio verso te '. ex
discorso simile a questo (Verg. Aen . 4. parte mea : aprosdoceton : solo a que
18) Si non pertaesum thalami taedaeque ste parole comprendiamo che non parla
fuisset Huic uniforsan potui – 2 non si : della fedeltà di Lesbia. Il tutto mi pare
anche nel [LXIX] 3 e nel [LXXXVIII) un miracolo di delicatezza e d'urbanità .
8. ipse ` in persona '. petat domandi Prepara la lode : a un certo punto sente
3 Dicit – quod dicit: ripetizione che ri di non poterla dare, sente di doverla
vela il dubbio insistente e grave . 4 In cambiare in un rimprovero acerbo ; ma,
uento - scribere : locuzione nuova attratta come frenandosi, muta il rimprovero in
dalla comunissima in aqua scribere '. una protesta d'amore e di fedeltà ; pro
rapida corrente '. testa che è, essa stessa, un tacito rim
XXXI. IL PRIMO RIMPROVERO . Ca provero.
tulio dubita , sospetta ; pur non vuole XXXII. DISILLUSIONE. Quanto
PASCOLI, Lyra Romana 5
66 LYRA ROMANA ,
Dilexi tum te non tantum ut uulgus amicam,
Sed pater ut gnatos diligit et generos .
Nunc te cognoui: quare etsi impensius uror, 5
Multo mi tamen es uilior et leuior.
Qui potis est ? inquis . quod amantem iniuria talis
Cogit amare magis, sed bene uelle minus .
xxxii. (lxxv]
Huc est mens deducta tua, mea Lesbia, culpa,
Atque ita se officio perdidit ipsa suo,
Vt iam nec bene uelle queat tibi, si optima fias,
Nec desistere amare, omnia si facias.
XXXIV. [XL]
tempo è corso dal primo dubbio ? Poco presente passione. La colpa è irrepa
forse, che però a Catullo deve essere rabile .
parso lungo, tra l'amore e il sospetto , 1 Hic a questo ' : Scal. legge Nunc e
tra il desiderio e la gelosia. Ora il dub unisce i due distici ai due del [LXXXVII).
bio è divenuto certezza : comincia il di mens l'anima mia '. deducta ' ridotta
sprezzo e non cessa l'amore : onde gran tua, mea L.,'culpa : quanto strazio nelle
de tortura. e due parolette accostate, delle quali l'una
i quondam un tempo che par lon si riferisce alla colpa di lei, l'altra af
tano al poeta , poichè tra ora e allora è l'a ferma l'amor di lui : quello d'allora e
bisso del disinganno. nosse dipende come questo d'ora, che si ostina ! 2 officio -
tenere da uelle. 2 prue me : cfr. (LXX) 2. ipso suo col tener fede essa al patto
tenere tenere stretto alseno . 3 Dilexi mentre tu non la tenesti. 3 iam or
e ti volli bene ’: il verbo esprime in ge mai ’, bene uelle : cfr. il prec . v. 8. op
nerale amor puro. tantum soltanto tima ' la più casta delle donne 4 ama
uulgus " la gente ' . 4 ut: posposto. gna re : come nel prec. opposto a bene uelle.
tos --- et generos : si mescolava all'ardor omnia si facias ‘ se tu ne faccia d'ogni
anuoroso la tenerezza premurosa, la pietà colore ’ : ma si dovrebbe conservare l'an
protettrice , che ha il padre per i figli e titesi, accentuata dall'allitterazione e
i mariti delle sue figlie : perfetta de dalla paronomasia, di optima fias e om
finizione, a parer mio, dell'amor vero nia facias.
per ia donna che è l'uomo rimasto gio XXXIV . CONTRO UN RIVALE. Il
vinetto. 5 Nunc : opposto a quondam . poeta allora si rivolge contro i rivali,
impensius più fortemente '. uror' : cfr . che dovevano essere , se diamo retta a
Terenzio Eun . 1 , 1 , 27 : nunc ego et n Cicerone, molti. Catullo perseguita con
Tam scelestum esse et me miserum sentio versi velenosissimi, oltre Celio Rufo, di
Et taedet et amore arleo. 6 multo -- ui cui vedemmo, un Gellius zio, un Gellius
lior et leuior ' di molto minor pregio e nepote, un Gallus, un Lesbius. Fra que
peso ' . 7 Qui = quomodo. potis est ? = sti un "Rauidus (sia questo il proprio
potest fieri ?. amantem uno che ama nome, o un soprannome dal color degli
iniuria talis ' un tradimento come il tuo occhi ) si busca una semplice minaccia.
8 amare magis bene uelle minus : si Catullo non parlò forse a sordo : di Ra
può amare e desiderare che perisca id uidus non è più parola nel libretto.
ipsum, Quodcumque est, rabies unde il 1 mala mens' cattiva ispirazione '. mi
laec germina surgunt (Lucr. NR .4, 1074 ) ; selle povero ' : detto con pietà sprez
bene uelle è desiderare la felicità della zante. Rauide: deve pronunciarsi Raude :
persona amata. Cessar d'amare è libe come nella storiella , raccontata da Ci
razione, finir di bene uelle è disperazione . cerone , del venditore di fichi secchi di
XXXIII. - JRREPARABILMENTE. - No : Cauno che gridava · Cauneas ', quando
non c'è più speranza nè di ritornare al Crasso s'imbarcava a Brindisi , quel grido
l'antico affetto nè d'essere libero dalla parera sonare · Caue ne eas ? 2 Agit
N - CATVLLVS. 67
che non significa tanto ési piange proposito e continuamente, sarebbe stol
quanto si è al funerale’. Alla perora tezza . Ma sei Celtibero e i Celtiberi si
zione dell'oratore, che è il momento più procurano quella bellezza con un mezzo
commovente della causa, al pianto della così laido, che tutte le volte che si ve
madre che è il punto più tenero del dono biancheggiare i tuoi denti , si pensa
funerale ; essa dice : era tanto buono, era che Ma vedremo. 10 urbanus di
tanto amoroso e rispettoso per me ( pii), Roma '. Tiburs : tutto all'aria di Tibur si
non ne ho altri (unicum ), son sola ormai faceva bianco : cfr. Tibur in Herculeum
(orba ); renidet ille. Bone Egnati, quei bei migrauit nigra Lycoris, Omnia dum fieri
denti vien voglia di farteli sputare ! 6 candida credit ibi. Mart. 4, 62. 11 par
quicquid est : ' checchè sia'ciò a cui assi cus Vmber: nulla ci licenzia a credere
ste. ubicumque est ' dovunque sia ' ciò che che gli Umbri fossero creduti parchi ;
pur non riesce a fargli cessare quell'e da un passo di Ateneo, 12, 529, parrebbe
terno sorriso. Le due prop. riassumono anzi il contrario , se non fosse da sospet
le circostanze prima dette: quicquid est : tare che egli confondesse gli Umbri cogli
un processo, un funerale: ubicumque est : Etruschi. Ciò dal raffronto coi Lidi e da
in un tribunale, avanti un rogo. 7 Quod altro. Scal. muta parcus in porcus, Voss
cumque agit ' qualunque parte egli fac in pastus, BVenator in fartus. obesus
cia ’ ; per es. di aduocatus al reus, come Etruscus : per gli Etruschi non c'è bi
rettamente spiegò il Mur.; e il B. che sogno di testimonianze di scrittori : basta
vuol confutarlo osservando che l'aduo guardare qualche statua de' sarcofagi di
catus è da un pezzo presente, quando quella gente che era tozza e grassa. 12
l'orator excitat fletum , non pensava a ater : perchè incotti dal sole. dentatus
ciò che ho osservato al v . 5. habet : con grandi denti ' che biancheggiano più
verbo proprio con nomi di malattie : ha nel nero del viso. 13 meos i miei conter
here capitis dolorem ect : Dunque pa ranei '. attingam ‘ io ricordi ’. 14 puriter
tisce di ’. 9 monendum te est: te (aggiunto pulitamente, con acqua pura ', lauit :
dello Spengel) è ogg. di monendum est arcaico, pure usato anche da Orazio, per
gerundio, con senso, quindi, attivo . È co lauat. 16 inepto - ineptior : solito avvi
struzione antica , ancor viva ai tempi di cinamento : la frase sa di proverbio .
Catullo . Cfr. poenas in morte timendum 17 Nunc : oppone la realtà alla supposi
est : Lucr. 1 , 111 , bone ' bello ’, detto con zione non reale. es : aggiunto da C. de
ironia : cfr. (XXXVII ) 19, Segue a questa Allio . 18 quod : dipende da hoc. mixit :
solenne proposizione , un argomento così i codd. per minxit. hoc : abl. mane
από του έλάττονος : Se tu fossi la mattina ’ appena levato. 19 russam ,
nato di quei popoli che si conservano proleptico, che ne divien rossa . La
la bianchezza dei denti senza sporcizie , sporca usanza è attestata, tra gli altri,
tuttavia il mostrare i denti così male a da Diodoro Siculo 5, 33, 5. 20 Vt sic
N - CATVLLVS . 69
XXXVI . [Lxxxv]
Odi et amo . quare id faciam , fortasse requiris.
Nescio , sed fieri sentio et excrucior.
XXXVII. (LX]
Num te leaena montibus Libystinis
Aut Scylla latrans infima inguinum parte
Tam mente dura procreauit ac taetra ,
Vt supplicis uocem in nouissimo casu
Contemptam haberes , a nimis fero corde ?
XXXVIII. [Lxxvi]
Siqua recordanti benefacta priora uoluptas
Est homini , cum se cogitat esse pium ,
chè ' . uester ' tua ' ma con rispetto agli Ariadna nel [LXIV ] 154 del nostro :
altri Iberi . expolitior più netta ’ dens Quaenam te genuit sola sub rupe leaena,
e dentatura ’. 21 Hoc, correlativo a quo, Quae Syrtis, quae Scylla rapax ; - e
tanto '. amplius più largamente si tratta d'abbandono anche lì. Libysti
bibisse : nella operazione , non poteva nis libici ’ : l'agg. libystinus si trova
mancare che qualche goccia del sudicio solo in Macr. 1 , 17 , 24. 2 latrans i. i. p.
dentifricio entrasse nelle fauci di Egna che all'inguine ha un latrar di cani ’.
zio. praedicet grida ’: questi denti che Ricordando l'interpretazione che si dava
rivelano i segreti di Egnazio ! loti, per del mito, mi persuado anche più che si
lotii, da lotium = quod mixit. Così si tratti di Lesbia . 3 mente dura
vendica il nostro poeta de' suoi rivali : taetra d'animo così duro e disumano '.
a tutti attribuisce o un turpe vizio o 4 supplicis uocem : che le dicesti , o Ca
una sozza usanza o difetti corporali o tullo ? Forse : contra me ut diligat illa
altro. I colpi non si danno a patti. esse pudica uelit. Cfr. il seguente, v.
XXXVI. - CONTRASTO CRUDELE. — Ca 23 e 24. in nouissimo casuall'estremo
tullo odia e ama nel tempo stesso. della vita ”. Così Didone dice a Enea :
1 Odi et amo : così in Teognide, 1090, cui me moribundam deseris —- ? (Aen. 4,
è ; chè nè odiare nè amare posso : così 323) e quando ha la fredda risposta di
in Aristofane , Ran . 1425 ; tolsî jév, lui, anch'essa prorompe : duris genuit
te cautibus horrens Caucasus Hyrcanaeque
εχθαίρει δέ , βούλεται δ' έχειν. admorunt ubera tigres Num fletu in
2 Nescio : pure ne è un cenno ! [LXXXII] gemuit nostro ? (1. 1. 366) 5 Contemptam
7 e 8. L'infedeltà aguzza il desiderio e haberes = contemneres. a : esclamazione
spenge la stima. di sdegno. nimis fero : troppo più che a
XXXVII . - L'ULTIMO TENTATIVO. creatura umana si convenga ! E con que
Imagino (ma credo di essere solo ) che sto grido Catullo lascia Lesbia e si ri
il poeta abbia fatto con Lesbia o Clodia, volge agli Dei .
un'ultima prova perchè l'amasse e non XXXVIII. LA PREGHIERA. - Catullo
gli fosse più infedele. Catullo era sul parla a se stesso : egli si esamina e trova
l'orlo della disperazione: nouissimus ca ragione a bene sperare nella coscienza
sus era veramente il suo ; aveva forse
parlato di morte. Clodia non ascoltò la d'aver sempre tenuto fede e avere ope
voce che supplicava . rato e parlato per il bene. Ella fu in
I leaena : comune ne' poeti antichi sup grata : egli dunque deve liberarsi dal
porre nate da fiere o mostri o mari o l'indegno amore e dolore. Finisca dunque
rupi le persone crudeli e dure ; ma ciò e l'amore e il dolore . Oh ! ma è difficile.
nel proposito dell'amore: onde la mia Sia . Ma bisogna che finisca, impossibile
supposizione. Catullo aveva nel pensiero sia ciò o possibile. Dunque gli Lei prov
la Medea d' Euripide, 1342 : Aéauvav, vedano : abbiano pietà di tanta sventura,
rimeritino tanta bontà. Non domando
ου γυναίκα dal che pare più pro cosa grande : che Lesbia riami; non do
babile si tratti anche qui di donna , mando cosa impossibile : che Lesbia sia
70
LYRA ROMANA .
Nec sanctam uiolasse fidem , nec foedere in ullo
Diuum ad fallendos numine abusum homines ;
Multa parata manent in longa aetate, Catulle, 5
Ex hoc ingrato gaudia amore tibi .
Nam quaecumque homines bene cuiquam aut dicere possunt
Aut facere, haec a te dictaque factaque sunt ;
Omniaque ingratae perierunt credita menti.
Quare iam te cur amplius excrucies ? 10
Quin tu animo offirmas atque istinc teque reducis
Et deis inuitis desinis esse miser ?
Difficile est longum subito deponere amorem .
Difficile est : uerum hoc qua lubet efficias.
Vna salus haec est, hoc est tibi peruincendum : 15
Hoc facias, siue id non pote siue pote.
O dii , si uestrum est misereri, aut si quibus unquam
Extrema iam ipsa in morte tulistis opem,
onesta : desidero soltanto di guarire dal alla seguente che comincia con et : ma
l'orribile malattia di odiare chi amo e l'istinc dovrebbe essere comune a tutte
amare chi odio ”. e due ; il che non è : quindi non è im
1 Siqua --- uoluptas est se vi è con probabile l'emendamento di E. te ipse,
forto '. recordanti nel riandare ' . bene confortato da questo verso di Ovidio M.
facta priora " le buone azioni del pas 9, 745 ; verso che discende di qui : Quin
sato ? 2 cogitat si ricorda ' pium animum firmas teque ipsa recolligis, Iphi.
devoto al bene ?. 3 sanctam - fidem la reducis ritrai ’. 12 leis da leggersi dis;
santità della fede data ?. 4 Diuum nu i codd. hanno des. inuitis poichè non
mine dell'autorità degli Dei ', ad fal vogliono ' . esse miser, cioè, di amare ?
lendos – homines per ingannare gli uo 13 Catullo , l'altro Catullo , risponde
mini ’. abusum : cfr. Cic. pro dom . 48, mestamente. longum : cfr. v. 5 : là è la
125 : ementiri fallere abuti deorum im vita , qui l'amore che è lungo : ma vita
mortalium numine . 5 manentti aspet e amore sono una cosa. subito e a un
tano '. in longa aetate (dalla lezione de' tratto ' : come sa d'infantile ! Pare che
codd. manentum ricava B. manent cum invochi un poco ancora di tempo, un .
1. ae.; e interpreta : molti gaudi e lunga pochino solo. 14 E Catullo risponde,
vita) dipende da parata ' in questo lungo amorosamente, assentendo : è vero, pur
tratto della tua esistenza '. Lungo pareva troppo ! hoc, cioè, deponereamorem . qua
al poeta : o uitam misero longam , felici lubet, come nel [XL] 6. ' in ogni modo '.
breuem , come dice Publilio Siro. Catulle : efficias: è esortazione tenera, non co
parla a se stesso come nell' [VIII). 6 hoc mando assoluto devi farlo, te ne prego .
tuo ’. ingrato che non trova grazia ”. 15 continua con le buone ragioni e con
7 cuiquam a persona ’: quisquam si gl' incoraggiamenti. Vna salus haec est
trova alcuna volta anche in proposizioni non c'è altro scampo ' . peruincenduni
affermative. 8 dictaque factaque sunt : devi riportare questa vittoria ’: espres
afferma che mostrò a Lesbia il suo amore siva è la cadenza spondaica. 16 Hoc
con tutto ciò che si può dire e fare di facias ‘ fallo , via ’. non pote : sott. est ,
buono. 9 Omniaque : altri omnia quae. poichè questa è la ripresa di Difficile
ingratae è attivo, all'opposto dell'ingrato est: non sipossa ’. 17 Nel Carme [ VIII),
del v. 6, che con molto vigore è così dopo il triste soliloquio , viene l'appas
richiamato : che grazia non rende ’: pe sionata apostrofe a Lesbia ; qui, dopo
rierunt ' furono gettati ’. credita com il dubbio della possibilità, erompe la
messi ’ . menti ' a un cuore ’ . 10 Quare preghiera a chi può tutto. si = siquidem :
iam te cur : i codd . hanno quare cur te introduce un'affermazione sotto aspetto
iam , che B. ritiene aggiungendo un iam di protasi condizionale, uestrum est mi
per il verso :' dunque perchè ormai ti ’. sereri e voi avete compassione '. si
excrucies ? hai a torturare ? ' : cfr . il quibus unquam e se ad alcuno mai
precedente, v. 2. 11 Quin che non 18 Extrema iam ipsa in morte (i codd .
animo offirmas: ' tirinfranchi nel cuore ipsam morte : l'emendamento è confor
istince di costì ’ ossia e di costei ’ teque: tato da extrema iam in morte di Verg.
il que unisce più saldamente questa prop. Aen . 2, 448) sul punto proprio di morte' ;
N CATVLLVS . 71
Roma dei Parti contro i quali da Crasso G. 2, 35. E alla fine di quell'anno Catullo,
si preparava la spedizione che ebbe esito forse a Verona dove si riaveva del suo
così sfortunato, 7 quae (le edd. per lo mal d'amore , sentì parlar Cesare stesso
più qua) si riferisce ad aequora, che di di Reno e di Britannia. Poichè, in quel
pende da penetrabit. La preposizione è torno, il gran capitano si recava nell'Il
omessa , come nel prec., perchè penetrare liria , parte di sua provincia , quando ebbe
tanto si costruisce con la prep., quanto notizia della ribellione dei Veneti , dei
senza. septemgeminus ‘ dalle sette boc quali sapeva che naues habent – pluri
che ". colorat tinge ? 8 Aequora : s'in mas, quibus in Britanniam nauigare con
tende o dell'Egitto stesso che Erodoto suerant : B. G. 3, 8. 11 Gallicum Rhenum :
2, 12, chiama usdyralov, o del mare, confine tra la Gallia e la Germania, che
che il Nilo , portandovi le sue torbide Cesare, primo de' Romani, passò nel 699.
acque, annera per largo tratto. Per l'epi horribile aequor , l'oceano dalle grandi
teto septemgeminus mi par più probabile maree ' : cfr. B. G. 4, 29. 12 ultimosque
la seconda interpretazione. La menzio Britannos. Così Verg. ecl. 1, 66 : penitus
ne del Nilo e dell' Egitto è suggerita al toto diuisos orbe Britannos. Così Catullo
poeta dal fatto che l'anno avanti, il 698, stesso nel [XXIX] : Fuisti in ultima oc
Gabinio vi fece una spedizione, ricondu cidentis insula . Ha cominciato dagli Indi,
cendo Tolomeo. Cfr . Cic. in Pis. 49 : In ultimi sull'oceano orientale e finisce coi
Aegyptum uenit : signa contulit cum Ale Britanni, ultimi sull'oceano occidentale.
xandrinis ; e altrove. 9 altas Alpes : 13 Omnia haec sott. loca : altri, meno
secondo Servio, ad Aen . 10, 13, Alpes in bene, l'unisce con quaecumque. quaecum
celtico vale montagne alte '. gradietur que feret u . C. ' checchè vorranno gli
andrà pedone , 10 Caesaris magni: dei del cielo '. 14 temptare: detto egre
Catullo ammirava Cesare, suo ospite pa giamente di luoghi. Bosporum Temptabo
terno. Poi, alla fine di quest'anno stesso, ha Orazio , C. 3, 4, 30 : terras temptare .
a quel che pare , si guastò con lui, per una repostas , Virgilio Aen . 3, 364. simul
sua rivalità con Mamurra, di lui praefe e insieme a me . 15 Dopo l'enfatico
ctus fabrum. Allora il poeta , che si tro esordio , breve e amara conchiusione.
vava con Cesare e i Cesariani a Verona, meae puellae : a quella che voi dite mia,
scagliò contro Mamurra e il suo protet a quella che fu mia, già. 16 Non bona
tore acerbissimi giambi. Ma Cesare, che = haud placitura e insieme e di non
era veramente magnus, Valerium Catul buono augurio '. 17 Cum suis --- moechis
lum, a quo sibi uersiculis de Mamurra co ' suoi drudi ’. uiuat ualeatque viva
perpetua stigmata imposita non dissimu felice ' : è formula : cfr. uiue uale. Hor.
lauerat , satis facientem eadem die adhi Epl. 1 , 6, 67 ; uiue ualeque id. S. 2, 5, 109.
huit cenae hospitioque patris eius, sicut 18 simul - trecentos infiniti nel tempo
consuerat, uti perseuerauit : Suet. Caes.73. stesso '. 19 uere : cfr. (LXXXVII] 2. sed
uisens = uisurus ' per andare a vedere ”. identidem e ma senza fine ’. 20 Ilia rum .
monimentaʻitrofei, i segnidelle vittorie”. pens: AS . il più acuto degli antichi comm.
Già alla fine del 697 era in Italia grande di Catullo , ricorda Verg. ecl. 7 , 26 : rum
il grido delle imprese di Cesare, quando pantur ut ilia Codro ; e soggiunge : sic
a lui dierum quindecim supplicatio decreta autem dicebant de iis, quos agi rabie et
est, quod ante id tempus accidit nulli. B. furore significabant : dunque, con AS.,
N - CATVLLVS . 73
XLI . [XLVI)
di morte, il saluto alle ceneri, primo salutò quindi la primavera del 698 con
quello, secondo questo. E qui prima fa la gioia di chi si sente liberato .
l'offerta , bagnata di lagrime fraterne, poi 1 eyeliilos ' che sciolgono il gelo '. 2 ae
dice que atque uale che è il saluto. haec quinoctialis , riferito a caeli all'equino
queste offerte'fiori specialmente. Tib. zio ’; il 21 di Marzo : stagione procellosa
2, 6, 31 : illius dona sepulcro Et made come sanno anche i nostri contadini :
facta meis serta feram lacrimis . Ov. T. Marzo è pazzo. 3 Zephyri: vento di po
3, 3, 82 : Deque tuis lacrimis umida serta nente, in latino Fauonius di cui Plinio
dato. Secondo B. il monumento '. pri HN. 2, 122 : ueris in principio fauonii
SCO --- more parentum ' secondo l'antico hibernum molliunt caelum , silescit CO
uso degli avi ’. 8 Tradita sunt: secondo mincia a tacere ’. aureis auris ) ' allo
B. ' date ' a te : secondo il V. * traman spirar della brezza '. 4 Linquantur – ,
date, consecrate '. tristi munere, dipende Catulle: non parla a sè, chiamandosi a
da tradita ' in triste dono ” : cfr. Mart. nome, per farsi animo a cosa non grata
9, 59, 2 : Et mansura pio munere templa o non facile ; no : questo è un grido di
dedit, ad inferias: finale . 9 multum ma gioia . Phrygii – campi ‘ le pianure frigie '
nantia “ grondanti ’. 10 aue atque uale : poichè della Phrygia minor era parte la
sono le nouissima uerba con le quali si Bitinia. 5 Nicaeaeque : il que introduce
salutavano i morti : si diceva Haue Vale , la spiegazione più particolareggiata di
que et uale . Cfr. anche a pag . 11 , VIII, Phrygii campi: Nicea era nella pianura
IX , X ; a pag. 12, XIII. più fertile della Frigia. uber fertile ':
XLI. - PRIMAVERA. – È passato un Strabone 12, p. 564, lo dice opóôpa ső
anno : Catullo ha svernato in Nicea , la @LOV. aestuosae ' troppo calda d'esta
metropoli della Bitinia, città molto calda te : Strab. 1. c. ου πάνυ δε υγιεινόν
e cinta di campagna fertilissima, non TOV Gépous , perchè la calura estiva
sana d'estate . L'inverno gli è scorso traeva forse miasmi dal lago Ascanio
lieto tra i dolci amici , di cui era C. Hel presso il quale era fondata la città. 6
uius Cinna, poeta anch'esso, invitato co claras : Hor. C. 1 , 7 , 1 claram Rhodon ;
me tale anch'esso da C. Memmius L. F. Ouid. M. 5, 652 clarae Athenae ; e altri.
Gemellus, di cui Cic. Brut. 247 dice che uolemus : Catullo esorta Catullo che ane
era perfectus litteris, seil Graecis , fastidio la : sprone fa cavallo corrente volare.
sus sane Latinarum . Ma per i ve otepoi , urbes : ne sono nominate alcune in Hor.
come Catullo e Cinna, non doveva aver Epl . 1 , 11 : Quid tibi uisa Chios, Bullati,
egli quel non so che di sprezzo, che notaque Lesbos ? Quid concinna Samos ?
Cicerone : se anch'esso, il pretore avaro, quid Croesi regia Sarilis ? Zmyrna quid
il condannato per brogli nella petizione et Colophon ? maiora minoraue fama ?
del consolato, faceva versi erotici : Ov. 7 praetrepidans ` nel palpito dell'aspet
T , 2, 433. A lui dirizzò il suo poema Lu tazione ', nugari ' di andare ; dove, non
crezio . Erudito era certo e amante della importa : andare '. 8 laeti: lieto è Ca
poesia ; ma trattò poco bene ( vedi il [X] ) tullo ; ma la letizia si manifesta special
i due poeti, specialmente Catullo , che mente nell'impazienza dei piedi. studio
N CATVLLVS . 75
XLII . (XXXI]
Paene insularum, Sirmio, insularumque
Ocelle, quascumque in liquentibus stagnis
Marique uasto fert uterque Neptunus ,
Quam te libens, te quamque laetus inuiso,
Vix mi ipse credens Thyniam atque Bithynos 5
Liquisse campos et uidere te in tuto !
O quid solutis est beatius curis,
Cum mens onus reponit, ac peregrino
Labore fessi uenimus larem ad nostrum ,
Desideratoque acquiescimus lecto . 10
come gli Acroceraunii (Hor. C. 1 , 3, 20 ). monte , e dallo sdrucito faselo alla selva
7 litus : nomina il lido, perchè gli antichi susurrante. A proposito degli alberi vo
si tenevano, navigando, alla costa. Così cali, cfr. Verg. ecl. 8, 22 : Maenalus argu
ha indicata l'ultima parte del viaggio. tumque nemus pinosque loquentes Semper
insulasue Cycladas: e qui indica la penul habet ; Ausonio, poeta molto pittoresco,
tima parte , intendendo il mare Aegaeum. epl . ad Paul. 24, 14 : Cumque suis tre
8 Rhodumque nobilem : claram chiama mulum loquitur coma pinea uentis. E la
Rodi Orazio, c. 1 , 71 : famosa per com fanciulla dice in Tencrito , 27, 57 : ' odo
merci, per opere d'arte, per scuole d'e rumore ’ ; e Daphnis; ' sono i cipressi che
loquenza. A Rodi era arrivato costeg tra loro parlano delle tue nozze ' . 13
giando l'Asia, per vedervi claras urbes, Amastri Pontica : città della Paphlago
come dice nel [XLVI) . horridamque tem nia, nelle cui vicinanze era il Citoro .
pestosa ’:Orazio C. 3 , 24, 40 hā horrida In questa città fu fatta la nave e va
aequora. Thraciam altro agg. di Propon rata. Cytore buxifer : Verg. G. 2 , 437 :
tida : vedemmo questo vezzo di Catullo : iuuat undantem buxo spectare Cytorum .
lepidum nouum libellum [ I ] , Diuersae 14 Tibi : qui della città e del monte fa
uariae uiae [XLVI] ; e altrove. 9 Pro una cosa sola. esse : il phasellus imagina
pontida ha la finale lunga, in arzi, per la patria ricordevole e gloriosa di lui.
posizione. È l'odierno mar di Marma cognitissima : superlativo che si trova
ra ' che comunica per mezzo del Bospo qui solo . 15 Ait phasellus: nel principio
rus Thracius (ora stretto di Costantino Phasellus ille – ait : questa ripresa così
poli) col Pontus Euxinus (ora mar Nero). elegante vedemmo nel [ XIII] 7 e nel
trucemue : quel mare si chiamava di fatti [XXXIX ] 4 e 6, ultima ex origine : Verg.
QEEvos inospitale ’, nome cambiato Aen. 1 , 372, prima - ab origine: la stessa
poi in ospitale’dai marinai che vo cosa. 16 Tuo ' di te ’ o Citoro. stetisse,
levano blandire il ‘ selvaggio '. Ponticum come selva che egli era allora . cacumine
sinum ' interno mare ’. 10 Vbi iste : gli ' nella vetta ’: quasi fosse maggior no
hospites si sono appressati alla venerabile biltà : aequore
certo è più
nelviva
tuo pittura. 17 Tuo
tartana, di cui hanno sentito i mira in mare 0 Ama
coli : iste. post phasellus ' che poi fu tar tris : imbuisse tuffò ’ la prima volta ;
tana '. fuit ' era ’. 11 Comata ' frondeg rinnovò, incignò. 18 Et inde : da quella
giante ’. nam Cytorio in iugo sul monte città della Paphlagonia, dove si era re
di Cytorus ’ nella Paphlagonia , celebrato cato dalla Bitinia pedibus: vedi più so
per le sue selve, specialmente di busso. pra il [XLVI]. tot per impotentia freta
12 Loquente coma " con la frasca par ( l'a d'impotentia è lungo in arsi per po
lante ' parole sommesse , bisbigli leggeri sizione) per tanti mari procellosi ’, cioè
e interrotti: saepe sibilum edidit ' mosse il Ponto, la Propontide, il mar Egeo sino
sovente un sibilo ’ : poichè quei bisbigli, a Rodi e per le Cicladi , e l'Adriatico.
a una folata, d'ogni parte crescendo si 19 Herum ' il padrone ', cioè Catullo .Ma
mutano nello stormire di tutta la selva. il B. sospetta sia un tal Serenus di cui
Ecco il poeta ci ha dal lago portati al è cenno negli Scolii Bernensi a Verg.
78 LYRA ROMANA .
munione religiosa. Dice Catone in Cic. 10 Euntem mentre è sulle mosse '.
Cat. 45 : Primum habui semper sodales. manusque collo Ambas iniciens : è atto
sodalitates autem me quaestore constitutae sì d'amore e sì di presa di possesso :
sunt sacris Idaeis Magnae Matris acce Serv. ad Aen . 10, 419 : manus iniectio di
ptis. epulabar igitur cum sodalibus citur , quoties nulla iudicis auctoritate
2 Velim dicas : nel [LXIII ]a 37 : no expectata rem nobis debitam uindicamus.
lim statuas. Caecilio : può essere un pro La fanciulla col suo atto dice dunque
genitore di C. Plinio Cecilio Secondo, ' è mio '. Ma chi le contrasta il suo Ce
che era di Nouum Comum e avrebbe cilio ? onde non solo tanto amore ma
ereditato da questo antenato l'amore dei tanto timore ? Di qui pendo , mi pare,
versi leggeri , coi quali, come egli dice , l'interpretazione del carme. roget con
Ep. 4, 14, iocamur, ludimus, amamus, l'inf. sembra dare alle preghiere insi
dolemus, querimur, irascimur, describi stenti, milies, virtù di comando . morari
mus aliquid modo pressius modo elatius. opposto à festinare : non aver tanta
Però il silenzio di lui intorno a Cecilio, fretta ’: la fanciulla vuole intanto che
mentre parla, 4, 27 e 1 , 16, di Catullo tardi un poco , sperando che da cosa nasca
e Calvo, dice molto . papyre : parla alla cosa e Cecilio non vada altrimenti. 11 si
carta o lettera. 3 ueniat: nell'oratio recta mihi u . n . se vere sono le novelle che me
sarebbe ueni o uenito. relinquens: raro ne sono giunte ’. 12 deperit = perdite amat
uso del pres. in senso aoristico. Verg. muore per lui ' inpotente di sfrenato '.
Aen. 3, 300 : Progredior portu classes et E può significare altro : cfr. (XIII] 9.
litora linquens ; e qui Virgilio vuol forse 13 quo tempore ' appena che ’, legit'les
significare l'andare adagio e circospetto se ' in un'altra mia lettera. Ma sono,
d'Enea sì che non perdendo subito di credo, solo . I più intendono che la puella
vista il lido e le navi, egli non le lascia leggesse il principio del poema di Ce
veramente nell'avanzarsi per la terra. E cilio ; altri, cioè il Benoist seguito da
forse la medesima ragione poetica è in Riese e B. , che Cecilio stesso lo reci
Catullo . 4 Loriumque litus : così Ovid. tasse, incohatam (i codd. indotatam ) può
F. 6, 765 ha Trasimena litora. Nouum significare sì abbozzata ' (praeclare in
Comum era, ed è, sulla riva meridionale choata multa ac nondum perfecta. Cic,
del Lario, oggi lago di Como . 5 cogita Brut. 33) e sì avviata, cominciata ?
tiones, con lo Sch. intendo, “ fantasie (res attigit hic uersibus atque inchoa
poetiche ’: altri ‘ pensieri'sur un poema uit, nel che non è alcuna idea d'imper
di Cecilio intorno alla Magna Mater. fezione. Cic. Arch . 11 ) . Questo verbo è
6 Amici sui meique, che è, secondo poi , secondo Serv . ad Aen . 6, 252, sa
Sch., Catullo stesso, amico a Cecilio e crorum : il che si può scorgere in parte
a sè stesso amicissimo : modo urbanis in Cic. dom . 132 : delubrum cum - in
simo : d'uno ch'esso ama e amo an choares. Per me , vale avviata ' con in
ch'io ' . 7 si sapiet se ha fior di senno tenzione di doppio senso. E suppongo
uiam uorabit: uorare è inghiottire ed è che Catullo scrivesse già al suo sodalis
contrario di mandere: cfr. Cic. nat. deor. d'essere intorno a un lavoro poetico
2, 122 : alia sugunt alia carpunt, alia sulla Magna Mater, ed ora vuol fargli
Horant alia mandunt: si metterà, sen intendere che può anche recitarglielo,
z'altro, in via '. 8 Quamuis per quan se verrà a Verona. Scherzosamente poi
to '. candida - puella " la sua bella ’: vedi finge che la puella veda di mal occhio
pag. 42, nota 4. milies senza fine . 9 e il culto di questa dea , che suol ispirare
80 LYRA ROMANA .
così insani furori ne' suoi sacerdoti , onde vane . E in tutto il suo libretto non vi
Catullo stesso nella fine del poema, a è cenno a cose e uomini , che lo faccia
cui credo si alluda qui, dell'Attis, escla credere vivo dopo il 700. Ma intanto a
ma : Deu , magna dea , Cybelle, dea domina Roma, dove è tornato, rivede persone
Dindymei, Procul a meu tuos sit furor care : primo, poniamo, il suo compagno
omnis, era , domo : Alios age incitatos alios nel viaggio bitinico C: Heluius Cinna.
age rabidos. 14 Dindymei dominam ' la Questi ha finalmente compiuto il suo
dea di Dindimo ' che è monte della Ga poemetto Zmyrna , al quale aveva certo
latia a' cui piedi era Pessinunte. ex eo lavorato a Nicea e di cui aveva certo
da ciò, per questo ’. 15 Ignes “ il fuoco parlato all'amico. E Catullo, secondo un
dell'amore ’. interiorem edunt medullam uso assai comune tra i veotspol, l'an
le le profonde vene '. 16 Ignosco nunzia.
tibi ' ti compatisco '. Sapphica , abl. va
con Musa , ed è circoscrizione di Saffo '. 1 Zmyrna o Myrrha: un poemetto in
puella , nom. sta con doctior. 17 doctior: esametri, del genere del (LXIV ] del no
doctissima è chiamata Saffo da Teren stro, che trattava del fatale e orribile
ziano 2148. uenuste con grazia '. Per amore di Mirra. Se ne conservano tre
altri , è una lode, misurata, che dà Ca versi : eccone due : Te matutinus ftentem
tullo a Cecilio ; per me, un cenno del conspexit Eous, Et flentem paulo uidit post
l'opera sua, per incuriosire il tener poeta . Hesperus idem . mei: indica la comunione
18 Caecilio : per tutti è dat. di agente : intellettuale dei poeti del dolce stil nuo
per me un dat. quale nel verso virgi vo. nonam post messem ' dopo nove
liano (Aen . 6, 252) Tum Stygio regi no- . mietiture ' cioè estati. denique : indica
cturnas inchoat aras . Catullo voleva de l'impazienza della lunga attesa. 2 Quam
dicare il suo Attis a Cecilio ? coepta : sott. ' da che fu cominciata ' . est,
congiungo con edita : cfr., tra molti altri,
7. Negli ultimi anni. ( XXXVĪ17: est enim uenuste Magna Cae
cilio incohata Mater. nonamque - post
XLV. - IL COMPAGNO DI VIAGGIO. hiemem e dopo nove inverni ’ : dunque
Rimase Catullo ancora per qualche tempo fu data in luce decimo anno postquam
a Verona, dove amò una certa Aufilena, coepta est. Infatti Quint. 10, 4, 4 : Cinnae
al quale amore si riferiscono i [C] , [CX) , Smyrnam nouem annis accepimus scrip
[CXI), e forse il [LXXXII]. Era un amore tam. E riuscì libro così oscuro ut et
indegno anche quello e Catullo se ne li nonnulli eius aetatis grammatici in eum
berò presto. Tornò a Roma, cadde in un scripserint magnamque ex eius enarra
altro amore che accennai nelle note al tione sint gloriam consecuti. Philarg. Ecl .
l' (XI) , e al quale spettano i [XV ], [XVI), 9, 35. Di questi gram matici fu Crassi
[XXI], [XXIII],[XXIV ],[XXV],[XLVIII ] tius. Suet. de gramm . 8. 3 A me par
e [ LXXXI) . A Verona lo ritroviamo di che Catullo lodi l'amico di tre cose di
nuovo alla fine del 699, dove irritato dalla cui altri lo biasimava e poteva biasi
superbia e dal fasto di Mamurra, suo marlo : la lunga elaborazione , la difficile
rivale in un altro amore, scaglia contro dottrina , le piccole proporzioni . Milia –
luie il suo imperator Cesare, i [XXIX], quingenta : longe plurimos, come Suf
[LVIII],[LIV ], [XCIII].Riconciliatosi con feno : vedi pag. 35 , v. 3 e seguenti.
Cesare continua però a lanciare i suoi cum interea e in tanto ?. Hortensins :
strali contro il praefectus fabrum nel pare ostico a molti intendere che sia qui
[ XCIV ], [CV] , [CXIV] , [ CXV ]. Poi la vita sferzato il grande oratore, emulo di Ci
del poeta si oscura e vanisce. Morì gio cerone, a cui Catullo stesso indirizzò la
N - CATVLLVS. 81
1
Zmyrna cauas Satrachi penitus mittetur ad undas, 5
Zmyrnam cana diu saecula peruoluent,
At Volusi annales Paduam morientur ad ipsam
Et laxas scombris saepe dabunt tunicas.
Parua mei mihi sint cordi monumenta sodalis,
At populus tumido gaudeat Antimacho. 10
Chioma di Berenice " (vedi pag. 53) . simi’ ossia ' gli uomini ne ' secoli più
Pure Gellio, 19, 9, dice che i carmi di remoti ’ . Non è tanto lode in bocca di
Ortensio erano inuenusta ; e noi abbiamo Catullo, quanto biasimo in bocca d'altri;
veduto che quel bravo Suffeno, uenustus come a dire : a capirla ci vuole un'eter
- et dicax et urbanus, pareva unus ca nità : i nostri posteri saranno sempre
primulgus aut fossor a chi leggeva i suoi occupati a studiarla. Così mi pare più
versi infiniti. Il far presto e molto era naturale l'at seguente. 7 At: già , ma ’.
ciò che toglieva la uenustas sì a Suffeno Volusi : abbiamo già veduto Volusio e
e sì a Ortensio . Non mi pare fuor di luogo la sua charta. Qui serve d'esempio di
il ricordare il [ LXXXVI] 3 : nulla uenu poesia, diremmo noi popolare, accessi
stas Nulla in tam magno est corpore mica bile a tutti, d'argomento nazionale e po
salis. 4 Il pentametro caduto , dal Par litico. La charta infatti di Volusio con
tenio fu imaginato così : In pede stans teneva Annales , storia verseggiata. Pa
fixo carmina ructat hians; dal Froehlich duam : Padua Galliae a Pado dicta. Vib.
così: Versiculorum anno quolibet ediderit ; Sequester p. 13 B : il Po, secondo Polibio
e dal Munro, che con altri rigetta la 2, 16, 11 , a Trigaboli si divideva in due
menzione di Ortensio, Hatrianus (cioè rami; il settentrionale, Padoa, il meri
Volusio così detto da Hatria presso le dionale , Olano . Forse Volusio era nato
foci del Padus) in uno Versiculorum anno per lì, o forse Catullo vuol solo dire :
putidus euomuit. Io, per scansare l'esa non ci sarà bisogno di mandarlo così
gerazione che offenderebbe veramente, lontano, morrà in Italia ; convertendo
se nel pentametro si asseverasse che così il biasimo di Cinna in lode, e la
Ortensio avesse o scritto o pubblicato lode di Volusio in biasimo. 8 laxas - tu
un così strabocchevole numero di versi, nicas º camicie abbondanti ’, perchè la
suppongo qualche cosa come : Aut plura carta doveva essere grande e molta.
anno se scribere posse putat (per il verso scombris : pesce vilissimo il quale si ven
cfr . [ XCIII] 2 Nec scire utrum sis albus deva senza le interiora che servivano
an ater homo e [CIX] 2 Hunc nostrum in a fare il garus. Anche oggi nei porti del
ter nos perpetuumque fore). Si alludereb l'Adriatico si vendono aperti e si chia
be, secondo me, alla facilità di cui faceva mano sgombri. 9 Terza obbiezione : Par
professione Ortensio e in cui riponeva il ua – monumenta il piccol libro, monu
pregio della poesia. Nè a ciò contradice mento di gloria ’ mei – sodalis : sodalis,
il suo carattere di oratore. 5 Passa al aggiunto da Avanzi, mi pare molto pro
secondo, difetto, secondo altri, pregio, se babile. mihi, quasi dicesse ' solo a me
condo lui : la peregrinità, la difficoltà . e ad altri pochi. sint : per me è conces
cauas — penitus assai profonde '. Satra sivo. 10 populus: opposto a mihi. tumido
chi: Satrachos è città e fiume di Cipro ; il Antimacho : Antimaco, dice Porfirione
fiume amoroso dove si bagnava il bellis ad Hor. a. p. 146, scrivendo la Tebaide,
simo figlio di Mirra. Se ne parlava certo empì ventiquattro volumiprima di con
nel poemetto di Cinna, ei lettori dice durre i sette a Tebe. Dunque tumido
vano, imagino : Satrachos ? o che è questo Antimacho è opposto a parua monumenta .
Satrachos ? a Satrachos si capirà questa Allude, secondo me, a un contemporaneo,
poesia ; a Roma, no. Gli altri intendono diverso dai due primi: Alpino ? Biba
che il poema avrà grande grido e andrà culo ? I Romani dovevano capire alla
in paesi stranieri : Hic meret aera liber prima. Catullo insomma all'unico Cinna
Sosiis, hic et mare transit. Hor, a. p. 345. contrappone il poeta facile, il poeta po
Vi è però nel medesimo (Epl. 1, 20, 13) polare, il poeta prolisso, dichiarando,
anche: Aut fugies Vticam aut uinctus mit come veo tepog ch'egli è, che esso sta
teris Ilerdam . 6 cana dir saecula per
uoluent (quadrisillabo) la sfoglieranno per la lima, la dottrina, la brevità.
e sfoglieranno a lungo tempi tardis
XLVI. (xcvi]
Si quicquam muteis gratum acceptumque sepulcris
Accidere a nostro , Calue, dolore potest,
Quo desiderio ueteres renouamus amores
Atque olim missas flemus amicitias,
Certe non tanto mors inmatura doloreist 5
Quintiliae, quantum gaudet amore tuo.
XLVII. [cviii]
Si, Comini, populi arbitrio tua cana senectus
Spurcata inpuris moribus intereat,
XLVI. - LE ELEGIE DI Calvo . Co certa petimus; dove poi altri legge amit
me ha pubblicamente lodata la difficile timus. Si può dunque accogliere anche
Zmyrna del suo compagno di viaggio, qui la congettura amissas; non però
così ora fa tenera e delicata lode delle iunctas o nexas o mixtas del B.; poichè
elegie che Calvo scrisse in morte della il distico non vale solo ' desideriamo e
sua Quintilia. Che Calvo scrivesse di una piangiamo i morti ’ ; ma * riamiamo i
Quintilia morta, sappiamo infatti da Pro già amati e ripiangiamo i già pianti '.
perzio, 3, 33, 90 : Haec etiam docti con E tra amores e amicitias qual differenza ?
fessa est pagina Calui, Cum caneret mi Forse, confrontando il (CIX ], il primo è
serae funera Quintiliae; ma quale ella l'amore nel suo principio e l'altra l'amo
fosse, amante o moglie, non sappiamo. re nella sua durata ; e la prima parola
Solo, perchè vero è questo nome e nei ha più dell'appassionato, la seconda più 5
carmi amatorii i Romani non ponevano del sacro . 5 non tanto doloreist ( = do
dell'amica il nome vero, ci è dato con lori est)
€ a' non è tanto’. dolore
getturare che fosse moglie. Anche Lu tiliae Quintilia quantum:: 6 gaudet
Quin
cano cantò in versi la sua moglie Polla e quanta è gioia '. amore tuo l'amor
Argentaria : Tu castae titulum decusque tuo ”. Pare che alluda a concettiespressi
Pollae Iucunda dabis allocutione, come da Calvo nelle sue elegie, di cui si ha
Stazio (Sil. 2, 7, 61 ) fa dire a Calliope ; questo frammento : Forsitan hoc etiam
e non le cambiò il nome. gaudeat ipsa cinis.
1 quicquam ' qualche poco ': ' nulla ’, XLVII. COMINIO L'INFAME. Si
direbbe un nostro antico . muteis : cfr. tratta probabilmente del P. Cominius,
[CI] 4 : mutam - cinerem . gratum accep cavaliere romano che nell'anno 688 ebbe
tumque di conforto ’ : formula : cfr. Cic. a restar vittima col suo fratello Gaio
T. 5, 15 , 45 : quod uero approbaris, id d'un tumulto popolare, per aver accu
pratum acceptumque habendum . sepulcris sato C. Cornelio de maiestate. Ne parla
ai morti ’: metonymia. 2 Accidere: si Asconio (p. 59 Or.) e Cicerone, pro Cluen
dice più spesso di sventura che di ven tio 36, 100 e nel Brutus 78, 270. In che
tura : Sen. Ep. 110 : scies plura mala con questo Cominio avesse offeso o Catullo
tingere nobis quam accidere. Tuttavia Cic. o alcuno de' suoi amici, è ignoto. Lo
ad fam . 6 , 7, 3 : tibi gratius opportu Sch . congettura che C. Cornelio predetto ,
niusque acciderit. 3 Quo desiderio (il B. difensore del popolo, fosse amico suo,e
Quei) quando tale è il rimpianto col che l'epigramma risalga al 689, quando
quale ' : quo = quali : la locuzione è cau C. Cornelio, di nuovo accusato da Co.
sale come , per es., in Odys. E, 303 : minio, fu per quattro giorni difeso da
οίοισιν νεφέεσσι περιστέφει ου Cicerone e assolto dai giudici. La con.
ρανόν ευρύν Ζεύς : dove pero alcuno gettura è ardita : meglio è dichiarare di
non saperne nulla.
vede un'esclamazione. L'espressione Ca 1 populi arbitrio: par proprio alludere
tulliana rassomiglia alle comunissime alla brutta avventura dei due fratelli:
quae tua est humanitas, qui meus amor circumuenti sunt ante tribunal - ita ut
in te est, qua seueritate fuit. renouamus more intentaretur - quam perniciem uix
* facciamo rivivere ', 4 olim missas “ un effugerunt interuentu consulum – et cum
dì perdute ': ma di mittere in questo in scalas quasdam – fugissent, clausi in
senso non c'è che un esempio in Plauto, noctem ibi se occultauerunt , deinde per
Pseud. 2, 3, 19 : Certa mittimus dum in tecta uicinarum aedium profugerunt ex
N - CATVLLVS. 83
Non equidem dubito , quin primum inimica bonorum
Lingua execta auido sit data uulturio,
Effossos oculos uoret atro gutture coruus, 5
Intestina canes, cetera membra lupi .
XLVIII. [Lxxxiv]
Chommoda dicebat, si quando commoda uellet
Dicere et insidias Arrius hinsidias,
Et tum mirifice sperabat se esse locutum,
Cum quantum poterat dixerat hinsidias.
Credo, sic mater, sic liber auunculus eius, 5
Sic maternus auus dixerat atque auia.
Hoc misso in Syriam requierant omnibus aures :
Audibant eadem haec leniter et leuiter,
urbe. 2 intereat “ può finire una volta '. 1 Chommoda : Catullo riferisce due
3 inimica bonorum : pensando al senso esempi di parole aspirate perperam , una
di boni, molto vicino a quello di opti nella consonante, l'altra nella vocale. Non
mates, dubito della relazione di questo basta : queste due parole chommoda e hin
epigramma con l'accusa fatta a C. Cor sidias non sceglie a caso : sono le più
nelio. 4 Lingua : a P. Cominio attribuisce familiari nella bocca del cavalocchi : l'una
Cicerone acre dicendi genus : pro Cluent. vale ‘ guadagni, diritti ’; l'altra “ garbu
1. c. execta : è la pena naturale della per gli ’. 3 mirifice: altra volta nel [LIII) 2,
versa loquacità. sit data : non direi col d'un oratore, sperabat si lusingava ”.
B. e coll' E. che valga quanto detur con 4 quantum poterat con tutta la forza
più forza ; ma sia stata destinata ' dal de' suoi polmoni ’. 5 Credo : ironico ; o
popolo. 5 Effossos — uoret ‘ scavi e di più che alle cose espresse nei v. prece
vori ’ : i corvi tirano agli occhi de' ca denti sembra riferirsi al senso sottin
daveri. atro ' nero ' ; è un'hypallage ed teso : che Arrio credeva parlare all'an
è detto dei corvi stessi più che della tica : come dica : Cotesta pronunzia è
loro gola. Con orribile verità Ovidio, antica, lo credo ’. Ma invece di soggiun
Ibis, 167 : Vnguibus et rostro tardus tra gere, come Cic. de orat. 3, 12, 45 : ex quo
het ilia uultur, Et scindent auidi perfida sic locutum esse eius patrem iudico, sic
corda canes ; Deque tuo fiet, licet hac sis maiores, il nostro per toccare l'uomo
laude superbus, Insatiabilibus corpore ri infimo loco natum che era nullis maio
xa lupis. Specialmente quell'avvoltoio ... ribus ortus (Hor. S. 1 , 6, 10 ) parla di sua
Abbiamo letto ai nostri tempi qualche madre e de' suoi ascendenti materni.
cosa anche di più crudo, non più efficace. Delle donne dice Cicerone nel 1. c. che
XLVIII. - LA PRONUNZIA D'ARRIO. facilius -- incorruptam antiquitatem con
Si tratta probabilmente d'un oratore o serunnt; quindi se i loro padri e nonni
meglio d'un avvocato (patronus) Q. Ar parlavano bene, parlano bene anch'esse,
rius, di cui Cicerone, Brut. 242, dice che non uaste non rustice non hiulce sed pres
per la sua pieghevolezza e officiosità in se et aequabiliter et leniter. La madre di
fimo loco natus et honores et pecuniam et Arrio non era certo in questo caso. liber :
gratiam consecutus etiam sine doctrina Passerat per primo considerò questa pa
sine ingenio in patronorum aliquem nu rola come agg. , non come nome proprio
merum peruenerat. Egli affettava la pro dello zio materno ' di Arrio . Il dire che
nuncia degli antichi, e riusciva a una lo zio era un libero vale quanto af
pronuncia tutta sua, aspirando a piacere fermare che gli altri compresa la madre
consonanti e vocali. Era come L. Cotta di Arrio, non erano. 7 misso in Syriam:
di cui Cic. de orat. 3, 11, 42 : guudere probabilmente con Crasso, essendochè
mihi uidetur grauitate linguae sonoque di Arrio dice Cic. Brut. 242 : fuit M.
uocis agresti et illud quod loquitur pri Crassi quasi secundarum ; ossia un ma
scum uisum iri putat, si plane fuerit ru gnus adiutor, posset qui ferre secundas,
sticanum . E P. Nigidius citato da Gellio, come dice il seccatore in Hor. S. 1 , 9, 46.
13, 6, 3 : rusticus fit sermo – si aspires Fu dunque alla fine del 699. requierant
perperam . Catullo lo deride di questo si erano ricreate '. 8 Audibant = au .
vizio. Ciò probabilmente (vedi v. 7) alla diebant. eadem haec, cioè commoda e in .
fine del 699. sidias. leniter et leuiter: allitterazione
84
LYRA ROMANA .
XLIX. (L111]
1
N - CATVLLVS . 85
L. (LII]
Quid est, Catulle ? quid moraris emori ?
Sella in curuli struma Nonius sedet,
Per consulatum perierat Vatinius :
Quid est, Catulle? quid moraris emori ?
LI. [xxxxv]
Acmen Septimios suos amores
Tenens in gremio ' Mea ’ inquit Acme,
Ni te perdite amo atque amare porro
Omnes sum assidue paratus annos
Quantum qui pote plurimum perire, 5
Solus in Libya Indiaque tosta
Caesio ueniam obuius leoni ’.
LII. ( xxxiv ]
Dianae sumus in fide
Puellae et pueri integri :
Dianam pueri integri
Puellaeque canamus .
O Latonia, maximi 5
Magna progenies Jouis,
Quam mater prope Deliam
Deposiuit oliuam ,
Montium domina ut fores
Siluarumque uirentium 10
Saltuumque reconditorum
Amniumque sonantum.
Tu Lucina dolentibus
piacere ’. libidinis: acc. plurale. 25 bea 3, 59). Ma in Delo presso l'ara d'Apollo
tiores : anche di sé aveva detto : Quis me di palma un nuovo rampollo crescere
uno uiuit felicior ? pag. 63, v. 7. 26 Ve su ' dice Ulisse (Odissea, 6, 162) di aver
nerem ' amore ’. auspicatiorem ' più for veduto. Poichè Latona Intorno a una
tunato dal suo principio '. La parola è palma gittò le due braccia e le ginocchia
antiquata. puntò Nel prato molle ; e sorrise la terra
di sotto '. Hymn. Hom. in Apoll. 117 .
8. – Inno ed Epitalamii. deposiuit = deposuit : il verbo è proprio
del parto : Phaedr. I, 19, 4 : ut fetum -
LII. INNO A DIANA. · È un canto deponeret, e 1 , 18, 5. 9 Strofa sempli
che il poeta scrisse per la festa di Diana, cissima, una enumerazione , che però con
comeafferma il Bentley praef. ad Hor. le assonanze e il polysyndeton rende il
p. XXVI ; festa che si celebrava tutti vario, il misterioso, il sonoro del regno
gli anni nel mese Sestile. Fu, giova cre di Diana. Montium : per i monti ombrosi
dere, realmente cantato, e a Catullo, ei cocuzzoli ventosi Della caccia dilet
prova questa della fama del poeta, com tandosi, l'arco , tutto d'oro, tende. Hym .
messo dai pontefici, come già l'inno di H. 26, 4. Nota è la comparazione di Nau
Giunone a Livio Andronico (vedi pag. 12) sicaa con Artemis nell'Od. g 102 : Quale
nel 545, e a Licinio Tegula (Liu. 31 , 12) Artemis va pel monte godendo delle
nel 552. freccie, etc.` Dà a me le montagne tutte
1 Dianae : bene comincia l'inno col dice ella in Callimaco, Art. 18. E sui
nome della dea alla quale è cantato, in monti invero è bello vederla ancora, la
fide ' nella tutela ' . Fides şi trova unito cacciatrice bianca. 10 Siluarum que: ne
con clientela : Cic. Rosc. Am. 33, 93 : morum Latonia custos : Verg. Aen. 9, 405.
quaere in cuius fide sint et clientela ; 37, e nemorum cultrix , Latonia uirgo, 11, 557.
106 : se in Chrysogoni fidem et clientelam Omnis quercus, dice Servio G. 3, 332, loui
contulerunt. ' Noi siamo i protetti e i fe est consecrata et omnis lucus Dianae. Nè
deli di Diana '. 2 integri: si riferisce altrove invero ella è più dea che nei
anche a puellae : ' innocenti ’. 3 Il verso boschi, i quali empie d'una misteriosa
manca nei codd. Si trova nella Aldina I vita notturua. 11 Saltuumque ' e delle
con Dianae. È unito con asyndeton con
secutiuum : per questo ’. 5 O Latonia macchie '. reconditorum e appartate ,
o figlia di Latona '. Leto è la notte dal chiuse in valli profonde, battute solo
cui seno oscuro escono i due luminosi da cacciatori o da pastori. 12 Amnium
que : era Diana anche dea fluviatile : Pin
fratelli, il sole e la luna. Negl'inni a
Diana e ad Apollo si doveva nominare daro la chiama (Pyth. 2, 6) Totauiav.
la madre. 7 e 8 prope Deliam – oliuam : sonantum ( = sonantium ) € fragorosi ’. 13
Latonam oleae, quae tum etiam maneat, e 14 Lucina – Iuno : sotto questo nome
adnisam edidisse ea numina, dicevano era invocata dalle partorienti: Iuno Lu
gli Efesii al Senato Romano (Tac. Ann. cina, fer opem. Ter. Andr. 3, 1, 15 : le
88 LYRA ROMANA.
ragioni in Varr. LL. 5, 69, Macr. 7 , 16, 27. mine sotto qual nome ti piaccia' o
puerperis ' dalle partorienti' non ' puer Diana o Latonia o Iuno Lucina o Triuia
pere’ : indica la sollecitudine con cui la o Luna o quelli che attestino il tuo po
mulier parturiens doventa, per opera ter sui monti e sulle selve e sulle mac
della dea, puerpera . Dativo d'agente. 15 chie e sui fiumi e sui raccolti, come, a
Tu : anaphora. potens Triuia : grande esempio, nemorensis, montana, siluestris,
era il potere di Diana, sotto il nome di segetja. Artemis, in Call. Art. 7, prega
Hecate, nelle magiche cerimonie che si Zeus : ‘ Dammi , o padre, di serbare vir
facevano nei trivii : Testylis, i cani ci ginita eterna E la πολυωνυμίην ’ se
uggiolano per la città: La dea nei trivii ’ gno questo della diffusione del culto.
esclama Simaethas in Theocr. 2, 35. no
tho ' riflesso ’, non proprio, non legit 23 Antique
l'antico modo(Scal . propose Ancique) nel
'. bona * benevola '. 24 So
timo : la parola è greca, poichè duro pa spites ' salva, conservi ’ : parola antica ,
reva ai latini adoperare in senso traslato solita nelle preghiere . ope assistenza .
il loro spurius. Gli antichi disputavano LIII. - LE NOZZE DI MANLIO E AURUN
se la luna risplendesse di luce propria CULEIA. - E il canto nuziale accennato
o riflessa : Lunaque siue notho fertur loca nelle note al [LXVIII) a pag. 55 : fu dun
lumine lustrans Siue suam proprio iactat
de corpore lucem : Lucr. 5 , 575. L'attri que fatto prima del 695. Per quanto gio
venile, è bellissimo e di vena e d'arte .
buto poi notho ha valore concessivo : L'animo del poeta non era ancora avve
per quanto riflesso ?. 16 lumine Luna : lenato dall'amore di Lesbia e dall'odio
facile e giusto etymon : lumen per lucmen , dei rivali ; si compiaceva di cose e ima
luna per lucna , a lucendo. 17 cursu - gini buone: vedeva e cantava sereno.
menstruo colle tue fasi mensili '. 18 Me L'inno adunque appartiene a quei suoi
tiens compiendo a parte a parte ' : in primi tempi di Roma, e Manlio fu di
metiri, misurare, c'è l'idea del compiere quei primi amici e conoscenti (vedi pag.
un cammino diviso in parti: duas lucis 32 e seg.).
partes Hyperione menso : Ovid. M. 8, 564. PARTE I. - Invocazione di Hymen .
iter annuum ' l'annuo giro '. 19 e 20 bo 1-45. Il corifeo dei giovanetti chiama Hy
nis — frugibus “ di buono e grande rac men Hymenaeus,e dice perchè lo chia
colto '. exples ' riempi sino all'orlo '. Sen. ma. I giovanetti alla prima fanno echeg
d. ben. 4, 23 : num dubium est, quin hoc giare il ritornello d'amore, di dolore e
humani generis domicilium circuitus so
lis ac lunae uicibus suis temperet ? quin di gioia, che pare derivato da ' Pheny Ô
alterius calore alantur corpora - alterius 'Yuèy ai 0. Hymenaios è dunque un
tepore efficaci et penetrabili regatur ma gemello che il canto ha dato a Hymen,
turitas frugum ?. 21 e 22 Sis - Sancta è un figlio del canto, d'una Musa. i Col
sii venerata ’ : sancta è participio, in lis o H .: nota sede delle muse. È un dio
solitamente. quocumque tibi placet — no questo che vive tra gl'inni. 2 Vraniae :
N - CATVLLVS . 89
altri di Calliope , altri di Terpsichore : batti in cadenza il suolo ' nei festosi
certo d'una Musa. genus ' figlio ’. 3 ra. ritornelli, 15 Pineam taedam : cinque
pis : in memoria del ratto delle Sabine, fiaccole dovevano essere, almeno, nel
nelle nozze romane si simulava che la corteo : una, avanti la sposa, di bian
sposa fosse rubata dal seno della ma cospino (donde l'emendamento Spineam )
dre. 4 Hymenaee Hymen : Questo è un le altre di pino. quate ' agita ' sì per
lieto grido dei giovinetti in coro. 6 Si significar giubilo o sì per avvivare la
sviluppa dall'acuto clamore la voce del fiamma. 16 Vinia ( altri Iunia ), più
corago. Egli descrive la figura di Hy giù, Aurunculeia : poichè la donna ro
men : è vestito come la sponsa , tempora mana aveva solo il nome gentilizio, si
* le tempie . 7 amaraci della maggio può congetturare che questa sposa por
rana '. Corollam noua nupta de floribus tasse anche un nome di adozione. O
uerbenis herbisque a se lectis sub amiculo forse, come subito ai primi tempi del
ferebat : Paul. p. 63 M. 8 Flameum = flam l'impero, le donne già si chiamavano
meum ) un velo, color di fiamma viva, col nome gentilizio sì del padre e sì
cioè giallo rossiccio, che portava la spo della madre, come poi IuliaAgrippina.
sa : Lutea demissos uelarunte flammea Manlio : vedi a pag. 55 nota 8. 17 e 18
uultus : Luc. 2, 361. laetus giulivo '. Qualis — uenit ' così bella come - quando
9 e 10 niueo Luteum : contrasto di venne '. Idalium colens : vedi pag. 64, 12.
colori. Luteum ' giallo ' : era il color della 18 e 19 ad Phrygium – Iudicem : Pa
gioia e perciò delle nozze. soccum : cal ride detto anche da Orazio (C. 3, 3, 19)
zaretto greco, proprio in Roma delle fatalis incestusque iudex . bona cum bo
donne. 11 Excitusque, con l'i breve : na – alite: nuptiae enim captatis fiebant
brioso '. Il primo piede è un trocheo auguriis : Seru. Aen. 4, 45. E qui gli au
costantemente sino al 105, alla parola gurii erano buoni, perchè buona la ver
complexum : a caso ? Dopo, specialmente gine. 21 enitens che spicca ’: 22 Asia:
ne' fescennini, gli spondei compariscono agg ' de' prati Asii ’ presso il Caystro.
non raramente. 12 concinens cantando ramulis : sottili nel fatto sono i rametti
con noi'. 13 Voce - tinnula ' voce sottile del mirto. 23 Quos si riferisce a ramulis.
di metallo '. 14 Pelle humum pedibus Hamadryades: le ninfe degli alberi che
90 LYRA ROMANA.
con essi nascono e muoiono. 24 Ludicrum nit ' sta per venire, si avvicina ’. 38 Par
sibi per loro sollazzo '. rosido: poi si dis dies un giorno come questo ’, il giorno
se rorido: di rugiada ’ . Si attribuisce delle nozze. Le fanciulle erano coetanee,
alla cura degl'invisibili genii delle piante aequales, della sposa. agite ' via! '. in
l'umidore che , specialmente in quei pa modum in cadenza, in misura 42 ci
duli, fa crescere i mirti. Pure si può in tarier che si chiama e chiama ’ : è fre
tendere della rugiada del cielo. 25 N1 quentativo. L'antica terminazione del
triunt humore : il dattilo del ferecrateo l'infinito passivoè adoperato da C. una
è contratto in spondeo, come più volte volta sola ([LXVIII) 101) fuori di que
quello dei faleci nel [LV ]. 26 aditum fe st'inno : segno, forse, che è giovanile o
rens = adiens; come reditum ferre altrove indizio della sua gravità rituale. ad suum
vale redire. 27 Perge linquere lascia su 43 Munus : l'ufficio di dux bonae Veneris .
bito'.27 e 28 Thespiae R. A. s. ' le grotte 44 Dux ' guida ' bonae Veneris ' all'one
aonie (beotiche) delmonte Elicona ' chia sta unione '. 45 Coniugator : si trova
mato così da Thespiae città che sorgeva solo qui .
al suo piede. 29 e 30 Nympha - Aga PARTE II. - Lode di Hymen . 46-75.
nippe: la fonte, figlia del Termessos, che Anche le fanciulle ora canteranno il sa
si trovava alla sinistra di chi andava al cro ritornello ; e il corifeo, con tutto il
bosco delle Muse, super = desuper ' dal suo ardore e con tutta la sua enfasi,
l'alto sgorgando '. 31 domum dominam : tesserà le lodi di Hymen, che ancora
comune paronomasia. Cicerone Off. 1 , 139, non si vede. Sono le strofe che si rispon
riferisce il passo d'un tragico : 0 domus dono a chiasmos, così : ABCCBA. Nella
antiqua, heu quam dispari dominare do prima (Quem colent homines magis Caeli
mino. 32 noui: così poi, noua nupta ; così tum ) e nell'ultima (Non queat dare prae
noi, sposo e sposa novelli. 33 reuinciens sides Terra finibus) Hymen è lodato come
* legandogli a più doppi ’. 34 35 huc il Dio della società ; nella seconda ( Te
et huc – errans : multiplici lapsu et er suis tremulus parens İnuocat) e nella pe
ratico , dice Cicerone della vite : Cato nultima (Nulla quit sine te domus etc. nec
15. 36 Vosque ' e voi ancora : si ri parens Stirpe nitier) è celebrato come il
volge al coro delle fanciulle per for Dio della famiglia ; nella terza (fero inle
zare Hymen, il corteo nuziale che tarda. ueni - puellulam Dedis e nella terz'ul
integrae ' pure '. Cfr. prec. v. 2. 37 adue tima ( Nil potest sine te Venus etc.) come
N - CATVLLVS. 91
il Dio dell'amore. 46 est : qui lo pose il ascolta ' , se mai oda l'allegro rumore del
Bergk : i codd.l'hanno dopo amatis,senza corteo, ossia Hymen Hymenaeus. 56 fe
verso : donde molti emendamenti, come ro : come erano feri Romolo e i suoi
a macris, ac magis, ancxiis, a ! malis. ama compagni, in manus ' in potere ’. 57 ipse
tis deve però prendersi in senso di pre sei tu che ' con relazione al timore dello
sente, qui amentur. 49 Caelitum parti sposo. puellulam : il diminutivo è pieno
tivo di Quem . O H. H. anche le fanciulle di pietà arguta messa a contrasto del
cantano, obbedendo, il ritornello . 51 tre fero iuueni: ' una povera fanciulla ’. 58
mulus, per vecchiaia : teme di morir tutto, Delis : è verbo di guerra . a gremio : dal
come albero secco. 52 tihi in grazia grembo della madre, dice Festo, rapi si
tua '. 53 Zonula · dalla piccola fascia ’ mulatur uirgo. suae : pieno di dolcezza,
soluunt : trisillabo ; - liberano '. sinus le così come è ridondante. 61 Nil : ne di
pieghe ' della veste. 54 Te dipende da pende commodi: nessun piacere ', 62
captat. timens ' ansioso '. Lo sposo nella Fama q. 1. c. che sia seguito da voci
finzione del rito è rappresentato timo di lode' . 64 Te uolente se tu vuoi ” : è
roso che la sposa non voglia partirsi opposto a sine te. 65 Compararier : vedi
dalla sua mamma, come essa è figurata al v. 42. 66 quit = potest. domus ' fami
ritrosa alle nozze ed è persino portata glia ’. 67 Liberos figli legittimi ’. dare
a braccia oltre la soglia in memoria (di = edere.parens: cfr. v.51. 68 Stirpe ' sui
cevano) del ratto delle Sabine. nouos : rampolli suoi’. nitier : emendò l'Avanzi
nom. cfr. v. 32. 55 Captat avidamente dal uitier dei ms. Altri altrimenti ; ma
92 LYRA ROMANA.
1
N CATVLLVS . 93
- pedes ‘ poni i piedi oltre alla soglia ' così il coro spieghi alla fanciulla che ciò
senza toccarla : la soglia, dice Varrone, non per manco d'amore. 176-178
è rés Vestae e calcandola faresti sacri Mitte dimitte ) “ lascia '. brachiolum il
legio. Potresti inciampare , e allora sa gentil braccio ', teres rotondo ?. Praetex
rebbe cattivo augurio. In fine, questo è tate : uno dei tre : forse quello che aveva
in memoria dell'antico ratto, onde Roma preceduto la sposa colla teda di bianco
fu popolata. Così d'un antico rito si as spino . puellulae: questo diminutivo, in
segnavano ragioni varie. aureolos che questomomento , è pieno di senso , quasi
sembrano tutti d'oro ” per il calzaretto di pietà. cubile il talamo '. 181-183
color giallo : Vedi v. 10. Rasilem liscia '. senibus uiris ai vecchi mariti '. Cognitae
subi entra '. forem · dalla porta ’. subi bene ' provate ': feminae : erano le pro
è corretto in sali dal B. che ricorda nubae, e dovevano aver avuto un solo
l'antico e limen sali ' del canto Arvale . marito ed essere vecchie, per augurio
Vedi pag. 1. 166-168 Si vede il ban di lungo e fido matrimonio . Si noti la
chetto nel sontuoso triclinio . intus è gentilezza del poeta, che ricorda la vec
correzione di AS.; i ms. hanno unus. ac chiaia dei mariti per inferirne sì quella
cubans : nel letto tricliniare. Tyrio ' di delle mogli, ma indirettamente. Collo
porpora '. Totus immineat tibi tutto si cate : è il verbo solenne ; onde la frase
tenda verso te '. 171-173 ac = quam . conlocare in matrimonium . E finisce il
uritur ha per sogg. flama. Solitamente ritornello.
è la persona che uritur. sed penite ma PARTE VI. Lo sposo . 186-230.
gis ma più copertamente '. In Tibullo, Ecco la tua sposa, o marito ; così bella !
3, 4, 17 Sulpicia esclama : Optat idem iu Ma tu non sei meno bello. Coppia felice,
uenis quod nos, sed tectius optat. Ma a donde verrà una figliolanza degna del
noi parrebbe il contrario, e anche Ovidio nome delpadre e dell'onestà della ma
dice della donna : tectius illa cupit : a. a. dre. Chiudete le porte, o vergini. Siate
1 , 276. Dunque ? Si potrebbe pensare che felici, o sposi ' .
come nel rito il giovane aspetta in casa, 186-190 Vzor : così è chiamata la
N - CATVLLVS . 95
prima volta nell'inno. thalamo, che prima ancora il suo colore scarlatto '. 191-195
ha chiamato più crudamente cubile uiri. At : quasi di sorpresa. ita me i. C .: for
floridulo proprio come un fiore ’. In mula di giuramento. nihilo minus ' non
questi diminutivi vi è come la ripeti meno '. Neglegit ' ti nega la sua prote
zione dell'idea: un fiore ! un fiore ! zione '. Perge e avviati ” ne remorare
Così aureolus d'oro ! proprio d'oro ', non t'indugiar tanto ' nel banchetto.
paruolus ' piccolo piccolo '. Alba par 196-200 Non diu : detto con un sor
thenice : pare da un raffronto col par riso. bona fausta ' iuuerit . ti aiuti ”
thenium di Plinio (21,176) il fiore di ca palam : senza timore dei motteggi degli
momilla ' . O forse è confusa dal poeta amici. quod cupis cupis e desideri quel
con questo la gentile pratellina,la mar che desideri ” ossia ' mostri il tuo de
gherita, che è ancora il fior delle ver siderio '. A pag. 5 num. 8 bai un esem
gini ? luteumue papauer e il rosolaccio pio della stessa parola così ripetuta. Al
rosso '. Così con due fiori dei campi è tri corregge, fondandosi su qualche ms.
significato il visetto bianco e rosso della cupis capis. Ma Ennio Phoenix 1 Stultust
sposa. Ma giustamente il B. desidera qui cupita cupienter cupit. bonum : ri
-que volendo che i due fiori facciano un chiama bona di più su. 201 -205 Mo.
sol paragone. Si potrebbe ritenendo il tivo solito nella poesia popolare.pulueris
-ue sospettare (con quello che ho detto sabbia '. subducat calcoli . Multa milia
più sopra) che Catullo pensi alla pratel ludei ' gl'infiniti baci del vostro amore
lina che ha i petali macchiati di rosso 206-210 Ludite ut lubet amatevi ' :
e al rosolaccio mezzo sbocciato o aperto nota l'allitterazione. uetus : era in fatti
in boccia, che è bianco pendente in rosa la gens Manlia molto antica, e molto se
e via via da rosa a rosso. * Bianca, ma ne teneva il nostro Torquato. Cfr. Cic.
come la pratellina che sfuma in rosso, p. Sulla 8, 24. indidem dalla stessa
rossa, ma come il rosolaccio che non ha fonte ’. ingenerari “ riprodursi ’. C'è sot
96 LYRA ROMANA.
LIV. (LXII]
Vesper adest : iuuenes, consurgite: Vesper Olympo
Expectata diu uix tandem lumina tollit.
Surgere iam tempus , iam pinguis linquere mensas :
Iam ueniet uirgo , iam dicetur hymenaeus.
Hymen o Hymenaee , Hymen ades o Hymenaee . 5
Cernitis, innuptae, iuuenes consurgere terra ?
Nimirum Oetaeos ostendit Noctifer ignes .
Sic certest : uiden ut perniciter exiluere ?
Non temere exiluere : canent, quod uisere par est.
Hymen o Hymenaee, Hymen ades o Hymenaee. 10
LIV. CONTRASTO NUZIALE. È un il grido di Hymen ha riscosso le vergini
canto non destinato, come il precedente, dalla loro placida aspettazione. innup
a essere cantato in vere nozze : è libero tae : c'è come affermata la ritrosia alle
lavoro d'imaginazione, in cui risuona nozze. consurgere terra : seguo il B. che
qualche nota di Saffo. Secondo me la lo ricava dalla lezione del codice Thuaneo
scena è così impostata. I giovani sono del X secolo consurgi eretera. Qui come
alla cena in casa dello sposo : le fanciulle altrove quel cod. deve passare avanti
sono avanti la casa della sposa, aspet gli altri. B. interpreta alzarsi dalla
tando che s'apra la porta. Brilla la stella terra ' dove avevano gli uni e le altre
dell'amore e della notte ; ed ecco i gio banchettato. Io : ‘ levarsi da terra , bal
vani s'alzano dalla mensa e s'avviano zar su all'improvviso. E indica che
alla casa della sposa, per cantare l'Hy l'apparizione è subitanea : le vergini sono
menaeus . E fanno echeggiare il ritornello in sè raccolte : a un tratto suona un grido
di gioia e dolore . Le fanciulle all'appa nuziale : guardano e vedono a distanza
rire dei giovani, s'avviano anch'esse i giovani . Che è ? (Gli altri hanno Cerni
verso loro, meditando il canto e gri tis, innuptae, iuuenes ? consurgite contra).
dando anch'esse poi il ritornello. I gio 7 Nimirum ' nessuna meraviglia ! ' Dun
vani vedendole avanzarsi, nell'atto di que sulle prime s'erano meravigliate.
studiare la loro canzone , si animano a Di che, se non si segue la mia interpreta
rispondere e vincere. Così comincia il zione ? Oetaeos ch e splendono sull'Oeta ',
canto, in cui le vergini biasimano e i montagne tessaliche, dove arse Ercole,
giovani lodano la stella dell'amore e le dove, a dir di Seru. Ecl. 8, 30, Hesperus
nozze. coli dicitur, qui Hymenaeum speciosum
1 Vesper : la stella di Venere, che puerum amasse dicitur. Con molta inge
quando previene il sole si chiama Lu nuità e libertà poetica, il nostro indica
cifer. adest ' spunta '. iuuenes : è uno del col nome di quelle montagne che i due
crocchio , che si è affacciato, nell'impa cori erano e sono a distanza, gli uni più
zienza, alla porta e torna annunziando a Nord, le altre più a Sud. Noctifer:
che la stella brillantina si vede già. è detto con un grazioso malumore della
Olympo: i più ritengono ' al cielo ', dat. stella, che è detta, la mattina, Lucifer,
di moto . Mi pare più probabile sul e che anche la sera (Plin. HN. 2 , 36)
l'Olimpo ?. La scena è idealmente in nuncupatus Vesper ut prorogans lucem
Grecia: tuttavia vale, più che il proprio uicemque lunae reddens. 8 Sic certest co
monte Olimpo, sui monti ’, a occidente. sì è veramente ’. Il canto qui ha tono
2 Expectata diu : non parrebbe che que di dialogo e di chiacchiericcio come, del
sto impaziente del crocchio dovesse es resto , quello precedente dei giovani. per
sere lo sposo in persona ? Non affermo; niciter ‘ prestamente, d'un tratto '. exi
ma propendo a credere così. uix tandem luere balzarono su '. Per me, conferma
finalmente !' 3 Surgere: da mensa. 4 di l'interpretazione del v. 6. 9 Non temere
cetur (lunga l'ultima, in arsi, avanti pa non senza perchè '. exiluere : epana
rola greca) si canterà ', hymenaeus: il lepsis solita >in Catullo e in Saffo. canent
canto nuziale. Vedi l'inno precedente. 5 canteranno si dispongono a cantare
Si leva il grido . 6 Cernitis: cernere che là. wisere che si vada a vedere ’. par
vale distinguere, veder bene, fa capire che est merita '. E le fanciulle si muovono
i giovani sono ancora a distanza. Forse anch'esse . Ricordiamoci che nella lirica
PASCOLI, Lyra Romana 7
98 LYRA ROMANA .
chi ’ (cfr. Nota – sedes : Hor. C. 1 , 2, 10 : senza la vite ( Et uitem uiduas ducit ad
Hetuli notique columbi: id. Epl . 1, 10,5) così arbores. Hor. C. 4, 5, 30) e sì la vito
ignotus varrà non mai veduto ,non tro senza il suo albero . Traduci senza l'ap
vato mai ’. conuolsus : così ha ilThuaneo : poggio '. in nudo – aruo ' in un campo
gli altri contusus. Il part. passato ha va brullo ', 50 se extollit : come sarebbe la
lore di presente ‘ cum — conuellatur ? sua natura : uites sic clauiculis admini
41 mulcent ( = fouent) ' fanno sboociare cula , tamquam manibus, apprehendunt,
con la loro calda carezza. firmat ‘ raf atque se ita erigunt ut animantes. Cic.
forza '. educat · fa crescere, alimenta '. de nat. deor. 2, 47. mitem . sino a ma
imber l'umore ! e della terra e del cielo. turità '. 51 prono che la tira giù ’: pon
Beve il fiore e mangia a suo modo e dere sotto il peso ' . 52 summum – fla
aspira ; tutte cose purissime: raggi, stil gellum il sarmento più alto '. radice
le, aure. 42 Manca certo un verso, pa con le barbe '. 53 nulli coluere iuuenci:
ragonando questa alla seguente strofa : i giovani per seguire, come dovevano,
un verso che forse cominciava come il la cadenza del v. 44, foggiano così la
corrispondente nella seg. con lam iam . frase che sarebbe invece più corretta
Imagina col Pleitner : Iam iam se expan con nullis iuuencis. Dice Verg. G. 4, 357 :
dit suauisque expirat odores. Meglio lam Flectere luctantis inter uineta iuuencos.
iam se extollit. optauere: aoristo gnomico. 54 coniuncta - marita ' maritata ' : ma
43 Idem : avversativo : mentre esso rita è opposto a uidua, ulmo a in nudo
tenui -- ungui ' da sottil unghia ’ : non aruo. 56 dum – dum : come più su ' fin
è oziosa aggiunta : indica da qual pic chè - fin allora '. inculta non onorata
cola cagione viene la morte del fiore. nè amata '. 57 par conubium un par
defloruit sfiorì, marcì ’. 45 dum - dum : tito buono, del suo paraggio ’: muturo
il primo, secondo Quintiliano 9, 3, 16, tempore ‘ nel tempo conveniente ’. Viene
vale quoad, l'altro usque eo, ossia fin a essere indiretta lode del matrimonio
chè fin allora ?. La fanciulla è cara ai per cui s'imagina che sia il canto. 58
suoi fino a tanto che rimane intatta. 46 S'intende che non era prima cara al suo
castum – florem il suo virginal fiore '. uomo, poichè non aveva marito, come non
49 Rispondono i giovani con la compara era odiosa al genitore. Ma ora : in più,
zione della vite che se non è appoggiata è cara al marito ; in meno, non è odiosa
all'olmo, isterilisce da nessuno curata. al suo padre ’. Poichè grave peso è per
uidua : vedova , per i latini, è sì l'arbos il padre la fanciulla che invecchia e av
N - BIBACVLVS . 101
M. FVRIVS BIBACVLVS .
I.
Cato grammaticus, latina Siren,
Qui solus legit ac facit poetas.
II.
Catonis modo , Galle , Tusculanum
vizzisce in casa ! Menandro in un fram L'attribuì a Bibaculo il Burmann .
mento ('Aved . 2) Quyetno xtñue' 1 Cato grammaticus : Valerio Catone,
della Gallia, forse Cisalpina, liberto, se
Šotiy ŠpYÕÕES Ttatpl. 69 Amo cre condo che dicevano gli altri, nato libero,
dere questi ultimi versi , come i primi, secondo lui , e spogliato bambino del suo
detti dallo sposo. Certo sono detti quando patrimonio nella licenza Sullana. Fu cri.
la sposa è giunta in presenza di lui. Se tico, maestro e poeta. Oltre i libri gram
condo il B. sarebbe caduta una parte in matici, scrisse anche poemata , deiquali
cui le fanciulle avrebbero esortato l'uo piacevano specialmente Lydia e Diana.
mo, come qui i giovani ammoniscononec la Come maestro, docuit multos et nobiles;
donna. At tu anche tu '. nei (dal uisusque est peridoneus praeceptor ma
del Thuaneo) = ne. cum tali coniuge, se xime ad poeticam tendentibus, ut quidem
condo me, qualis ego tibi adsum . 60 cui : apparere uel his uersiculis potest : dai due
dura ellissidell'ei o cum eo ; meno dura versi che riporto. La sua nascita si può
se le parole s'intendono dette dalla per assegnare dal 654 al 664, poichè era pu
sona stessa dello sposo ; tanto più che pillo (cioè aveva meno di 25 anni) ai
si può supporre caduto mi avanti aequom . tempi feroci di Silla cioè dal 672 al 674.
tradidit diede in moglie '. 61 Ipse pa 1 Siren : le Sireni, dice Cic. de fin . 5, 48,
ter cum matre : bella e grave epanalepsis. multa se scire profitebantur, ut homines ad
quibus parere necesse est ; detto dallo earum saxa discendi cupiditate adhaere
sposo quanta soavità acquista ! 62 ex scerent. 2 solus ' sopra ogni altro ”. Seru.
parte in parte '. 63 pars : sottintendi ad Verg. G. 1,30 : sola, magna ,praecipua.
facilmente est da parentum est. est data legit ' recita e commenta ': dice Suet.
(ricorda sit data del (CVIII] v. 4.) “ fu gramm. 1 - ut carmina · legendo com
destinata, assegnata ' quindi è appartie mentandoque et ceteris nota facerent. fa
ne '. 64 duobus : dat. alla greca : e con citºmette al mondo ' stabilendone la
due '. 65 genero : cioè, a me. Nei primi fama. Ma non mi acqueto a questa inter
tempi la dote si dava insieme con la pretazione. Dai due versi deve risultare
figlia nel giorno stesso delle nozze . che egli pareva peridoneus praeceptor
Questo soavissimo tra i canti a noi maxime ad poeticam tendentibus ; donde
rimasti dell'antichità, è un vero piccolo il nome di Siren, tale cioè che chi l'ascol
drama. Peccato che per essere lacunoso tasse, uariis auido satiatus pectore Musis
ci lasci tanto incerti ! (come Cic. I. c. traduce Omero) tornasse
a casa doctior. Quindi legit è per me
M. Furio Bibaculo. sceglie'o (come nella frase milites le
S.xvi M.v gere) leva ’ : facit (come Verg. ecl . 9, 32 :
et me fecere poetam Pierides) forma "
I. – IL MAESTRO. È in Suetonio, de II. - IL MAESTRO NELL'IMBARAZZO .
grammaticis, 11 , senza nome d'autore. Si tratta del medesimo poeta gramma
102 LYRA ROMANA .
tico, già vecchio e ricaduto in miseria ; gli altri, Hor . C. 1 , 13, 4 : Feruens diffi
poichè un suo creditore che ha ipoteca cili bile tumet iecur. Si trova iecur ag
sulla villetta di Tusculo (costruita , forse , giunto a cor in Seneca, Herc. Oet. 708:
nei bei tempi della voga) tratta di ven cor attonitum salit Pauidumque trepidis
derla. Bibaculo (vedi pag. 40, VII) ri palpitat uenis iecur. Anche qui iecur a
cordò forse un'altra villetta e un altro me par chiamato da cor, ripetendo l'idea
poeta, morto giovane ; e imitò un suo di “ anima’e aggiungendone una secon
scherzo, non senza tristezza. daria , come dicesse : “ l'anima sapiente
1 modo or ora ’, Galle : è forse il C. di Zenodoto , sdegnosa di Crates '. Cra
Aelius Gallus che scrisse un libro de tetis. Non sappiamo veramente che que
significatione uerborum quae ad ius ciuile sto Crates ( il critico Mallotes, fonda
pertinent (Gell. 16, 5 , 3). Tusculanum la tore della scuola di Pergamo) fosse iro
villa di Tusculo '. 2 Tota per lungo e per so e aspro ; ma non è improbabile che
largo ' : come toto caelo di Verg. G. 1 , 474, nelle lotte tra Pergamo e Alessandria,
vale ‘ per l'ampiezza del cielo '. uendi tra ανωμαλία ο αναλογία , mostrasse
tabat : offriva in vendita ”. Così Cic. ad quella ferocia che è ancora in uso pres
Att. 14 : Tusculanum uenditat, ut, si pos so i grammatici e i critici. Gellio, del
sit, emat Pacilianam domum . 3 Mirati resto , 2, 25 : Duo autem Graeci gramma
è forse per il singolare: a
sumus : non univano tici illustres Aristarchus et Crates summa
Bibaculo si nella dolorosa me
raviglia tutti gli antichi alunni, unicum : ope , ille αναλογίαν , hic ανωμαλίαν
come il solus del prec. Vedi anche a defensitauit. Nel defensitare il iecur do
veva spesso far sentire il suo amaro.
pag. 25, nota al v. 5. 4 grammaticum Così dunque Catone sarebbe paragonato
poetum : vedi nota al v. 1 del prec. 5 sol
Here risolvere '. quaestiones quesiti '. a Crates, con somma lode, eppure non
6 Vnum : opposto all'omne deficere “ fal senza una punta di biasimo. E a Zeno
lire ' : è termine del digesto : nisi - de doto, con lode intera ? Forse no, chi
bitores defecerint: Callistr. 49, 14, 3. Con pensi la temerità critica ( vedi Wolf prol.
l'infinito vale però venir meno a ’. Del 200-205) di Zenodoto e ricordi i versi che
resto non è dei codd., che hanno diffi stanno a capo della Sat. 10 del primo
cile. expedire nomen vale tanto ' liquidare libro d'Orazio, dove esso Catone male
un conto ' quanto “ spiegare un nome ': factos Emendare parat uersus di Lucilio,
Scherza Bibaculo sul doppio senso di con buon gusto forse di poeta, ma con
nomen (termine che doveva ben essere licenza certo di critico.
noto a Gallus, lo spiegatore dei termini III. LA VECCHIAIA DEL MAESTRO. -
giuridici) come Catullo aveva giocato La villa Tusculana era passata ai cre
sull'opposita. 7 cor : noto è il passo di ditori , e la Sirena Latina, nell'ultima
Cic. T. 1 , 18 che dichiara cor uguale ad vecchiaia, viveva nascosto modico gur
animus donde il cognome Corculum ebbe gustio (Suet. 1. c.) campando alla meglio
Nasica ille prudens. Zenodoti: il critico coi prodotti d'un suo povero orticello.
Efesio, il primo per ordine di tempo, n . Lo dice Bibaculo .
1 mei -- Catonis : Abbiamo veduto in
circa il 280 a. C., poeta e @ lopowtńs Catullo mei Cinnae a pag . 80, XLV, 1,
di Omero. Per un antico , Zenodoto signi meus Caluos a pag. 84, XLIX , 3,e altrove.
ficava, più cheper un moderno Aristarco, domum : Suet. che riferisce i versi dice
la severità e l'ingegno del critico. ie che era un gurgustium , una catapecchia.
cur : era considerato come la sede del 2 Depictas : AS. preferisce Et pictas.minio
l'amore appassionato e dell'ira. Cfr. tra di cinabro ', assulas : da assylas assyllas
N - BIBACVLVS. 103
Custodes uidet hortulos Priapi ,
Miratur, quibus ille disciplinis
Tantam sit sapientiam assecutus, 5
Quem tres cauliculi , selibra farris,
Racemi duo, tegula sub una,
Ad summam prope nutriant senectam .
IV.
Orbilius ubinam est, litterarum obliuio ?
asillas dei codd. il Turnebo deduceva sub una : in una capanna che un embrice
piuttosto ustulas e interpretava, ‘ scheg solo basta a coprire. L'hyperbole non
gie di marmo '. Il Gujet crede assulas avvertita bene nei v. 6 e 7 (sono, pare,
stare per fores ex assulis compactas. Io interpretati come se per sua cena il po
non so che pensarne, non so il perchè vero vecchio si contentasse di tre cavoli,
fossero dipinte di cinabro e come questo mezza libbra di polenda con un poco di
fosse indizio di povertà. Forse è da leg frutta) arriva ai commentatori troppo
gere hastulas, parola che si trova in quel improvvisa e strana all'ultimo, a questa
cacciatore di parole viete e rare che è tegula - una : onde emendano tegula sub
Frontone ? (pag. 158 Naber ) . E varrebbe ipsa (in soffitta ), tegula sub uda ( sotto un
** bacchette, vergbe '. Può trattarsi d'in tetto che lascia piovere) , e vai dicendo.
genui accorgimenti del povero vecchio Io sto ai codd. 8 Ad summam p. — senec
per proteggere i suoi cavoli e i suoi grap tam quasi nell'ultima vecchiaia ’. La
poli ? Ricordo nelle Priapee, 72 : Tutelam poesia dunque può assegnarsi al 730-740.
pomarii diligens, Priape, facito : Rubri Catullo era morto da un pezzo, non oblia
cato furibus minare mutino. Si spieghe to però, poichè anche in questi versi può
rebbe il perchè del minio. 3 Custodes : scorgersi l'imitazione del suo [XXIII]
così hanno i codd. ma le edd. Custodis dove è un Furius (non il nostro) quoi
riferendolo a Priapi. Par così naturale ! neque seruus est neque arca Nec cimex
Eppure a me pare che buona sia la lezione neque araneus neque ignis. Ma è credi
dei codd. e custodes vada con hortulos. bile che Bibaculo fosse più vecchio di
È l'orto che fa la guardia al ligneo Catone ? Eppure sarebbe secondo Hier.
Priapo, tanto questo par grande nella in Euseb. Chron., che lo fa nascere in
piccolezza dell'orticello. E, presso a poco, Cremona nel 651'o 652. È probabile un
il motto di Cicerone pel suo genero Len errore di data. E forse ciò che è scritto
tulo : Quis , inquit, generum meum ad gla a pag. 40, che Bibaculo avanzava Catullo
dium adligauit ? Macr. S. 2, 3, 3. Può di più di quindici anni, non è vero , e i
far meraviglia a noi , come già al Heinsio, due poeti erano coetanei, o anche minore
che un grammatico in tanta pauperie et era il Cremonese, sì che il posto che io
paene inopia possedesse più orti, e fos gli ho assegnato dopo Catullo, perchè a
sero pur hortuli. Ma non è necessario ogni modo suo imitatore, almeno in que
credere che questo plurale indichi plu sti epigrammatici faleci, gli spetterebbe
ralità, si può significare una cosa sola anche per l'età.
molto divisa in parti e hortuli valer IV . - IL MAESTRO D'ORAZIO . -- Orbilius
quanto ' aiole ' 0 e quadri ’. Già il plur. Pupillus di Benevento, dopo una puerizia
horti vale ' giardino '. 4 Miratur “ pensa infelice, una gioventù passata tra le armi,
con meraviglia ”. Altri emenda in Mi tornato agli studi, venne in Roma a in
retur . quibus – disciplinis : ' con quali segnare nell'anno del consolato di Cice
profondi studi ’. 5 Tantam – sapientiam : rone , 691. Ebbe molta fama e danaro
poichè è sapiente chi vive Laetus sorte poco : vecchissimo abitava sub tegulis.
sua ( cfr. Hor . Ep. 1 , 10, 44 e altrove). Ora Era, come dice Orazio Epl . 2, 1, 70, pla
grande doveva essere la sapienza di Ca gosus e ammiratore dei vecchi. Anche
tone che viveva di così poco, cui non Domitius Marsus ricorda la sua ferula
aveva scosso il mutamento di fortuna. e scutica . Era aspro e mordace e libero ;
6 Quem : ha valore causale : “ poichè lui ' . per questo, forse , morì povero. Vedi Suet.
tres cauliculi quei tre poveri cavoli ' gramm . 9.
del suo orticello o poderetto. selibra Orbilius : aveva ora, come dice Sue
farris ' quella mezza libbra di grano ” tonio, presso che cento anni. litterarum
che raccoglie. 7 Racemi duo ' quei due obliuio: lo spiega Suet.: amissa iam pri
grappoli d'uva ' che vendemmia . tegula | dem memoria. L'astratto sta per l'agget
104 LYRA ROMANA .
V.
Q. SCAEVOLA .
C. LICINIVS CALVVS.
I.
Poemata .
II .
Epithalamia.
1
Lilium uaga candido
Nympha quod secet ungui.
2
III .
Disticha.
1
Cum iam fulua cinis fuero
2
Forsitan hoc etiam gaudeat ipsa cinis .
(Cic. 1. c.) di cui questo verso è proba un lilium , come supplì Brokhusius.
bilmente un frammento. putidum caput 1 uaga e errante '. 2 ungui: cfr. a
quello smanceroso '. uenit : è perfetto pag. 100, v. 43 : tenui carptus ungui.
se il verso ha da essere hipponacteo . 2 – In Prisciano 658. LM. legge He
Bernhardy legge uaenit è venduto ' : al sperium ante iubar quatiens. Io segue il
lusione alla fama dei Sardi, a quei tempi : B. Cfr. a pag. 97, v. 1 e 2.
habes Sardos uenales, alium alio nequio 3 - Seru . Aen . 4, 58. Il sogg. è Cerere.
rem : Cic. 1. c. Calvo parlava del matrimoniocon quolla
II. DAGLI EPITALAMII. solennità e altezza di cui è il saggio an
1- Charisius 147 Keil : ungui Lici che in Catullo, e specialmente ai versi
nius Caluus in poemate. Il poema era, 46-75 del [LXI) : vedi a pag. 90-92.
certo, un epitalamio. È la fine d'una stro III. DAI CARMI. Sono forse le
fa di glyconei conclusi da un pherecrateo, elegie in morte di Quintilia, di cui vedi
come quelle del [LXI] di Catullo. Vedi a pag . 82.
a pag. 88. E ricorda le Hamadryades deae i - Charisius 101 K. feminino genere
(pag. 89 : V. 23) vicine a questa uaga dixit cinerem, ut Caluus in carminibus,
nympha, e il floś hyacinthinus (pag. 92, C. i.f.c. f .
V. 88) presso a questo fiore il cui nome 2 - Charisius. 1. c.: item F.h.e.g. i.c.
ci invidið il grammatico, ma che è forse Vedi a pag. 82 , nota al v. 6.
106 LYRA ROMANA .
C. HELVIVS CINNA .
I,
Poemata .
1
At nunc me Cenumana per salicta
Bigis raeda rapit citata nanis .
2
Somniculosam ut Poenus aspidem Psyllus.
II.
Epigrammata .
1
Haec tibi Arateis multum uigilata lucernis
Carmina, quis ignes nouimus aetherios,
Leuis in aridulo maluae descripta libello
Prusiaca uexi munera nauicula.
C. Elvio Cinna. etiam maluarum foliis - cuius
generis Cinna sic meminit.
I. DAGLI SCHERZI. 1 Arateis lucernis al lume della
1 Gellius 19, 13 : audeo respondere lucerna, da Arato ’ : modo troppo squi
esse hoc (nanus) uerbum latinum scrip sito, degno del poeta che Smyrnam
tumque inueniri in poematis Helui Cinnae libellum decem annis elimauit : Seru. ecl.
uersusque -adscripsi : At nunc etc. Il 9, 35. uigilata “ fatti vegliando ’. Tutta
poeta di Zmyrna ( vedi pag. 80) è in la frase vale lucubrata ab Arato . 2 Car
viaggio nel paese de' Cenomani (intorno
a Verona e Brescia) dove probabilmente mina : i Φαινόμενα και Διοσημεία,
era nato. che furono lodatissimi , da far uguagliare .
1 Cenumana (i codd . genumana) ' dei il poeta di Soli a Omero, che furono tra
Cenomani ' popolo di Galli che dalla Lug dotti da Cicerone e poi da Germanico e
dunense si trapiantarono in quella parte da Avieno. quis = quibus. ignes -- aethe
d'Italia dove è Verona e Brescia e Man rios le stelle . nouimus : veramente
tova : paese fertile di poeti, salicta ' sal delle stelle parla solo nella prima parte
ceti '. 2 Bigis attaccati a pariglie del suo poema di 1154 esametri. 3 Leuis
raeda (parola gallica ) carrozza' da viag maluae ' di malva levigata '. Plinio
gio, a quattro ruote. nanis: questa pa parla d'una malva arborescente (un'al
rola si diceva, afferma Gellius, I. c. de tea ?) in Arabia e anche d'un albero a
mulis aut eculeis humilioribus : dunque dirittura, in Mauritania, altitudinis pe
con cavallini '. dum uiginti, crassitudinis quam circum
2 – Gellius 9, 12 : Cinna in poematis : plecti nemo possit : HN. 19, 4, 22. Non oc
Somniculosam etc. Lo riferisce a provare corre dunque fermarci alla nostra malva.
che somniculosam significa a volte che E può anche darsi che nella sua smania
arreca sonno, sonnifero '. Poenus – Psyl di peregrinità Cinna chiamasse così il
lus : gli Psylli erano africani incantatori papyrus. in aridulo- libello nella scorza
di serpenti. fatta seccare '. 4 Prusiaca – nauicula
II. -- DAGLI EPIGRAMMI. con una leggiera nave bitinica ' da
1- Isid. 6, 12 : historiae — scribebantur Prusia, celebre re o da Prusia e Prusis
N - INCERTI . 107
2
Saecula per maneat nostri Dictynna Catonis .
Q. CORNIFICIVS .
C. MEMMIVS .
Incertorum uersus .
1
Ciconiarum Rufus iste conditor,
Hic e duobus elegantior Plancis,
Suffragiorum puncta non tulit septem :
Ciconiarum populus ultus est mortem .
città della Bithynia. Ricorda il phasellus Versicoli d'incerti.
catulliano: pag. 76. munera · in dono '
2 – Suet. de gramm . 11 : meminit 1 - Porph. ad Hor. Sat. 2, 2, 50 : Rufus
Dianae Cinna. Faceva parte d'un epi praetorius instituisse traditur ut ciconia
gramma sul genere di quelli che abbiamo rum pulli manducarentur isque cum re
veduto a pag. 80, 82. Non aveva invidia pulsam praeturae tulisset, tale epigramma
a quel tempo il pitocco per il pitocco e meruit : Ciconiarum etc. Era un Plotius
il cantore per il cantore '? Vi erano al Plancus Rufus, questo che fu auctor a
meno delle sodalitates, nelle quali re turbare alle cicogne la sicurezza del nido.
gnava l'amore e la mutua lode. 1 Rufus iste : iste è detto con odio e
Saecula : nel pent. doveva esservi mul disprezzo. conditor ( con la penultima
ta o simili . per, posposto per anastrofe, lunga : i versi sono scazonti e ben fatti)
come vuole il Mommsen pensando al vale cuoco, cucinatore ’. 2 e duobus
l'artificio continuo del poeta di Zmyrna. Plancis tra i due Planci ’ : vedi a pag. 18,
Dictynna Diana ' o Artemis. In origine nota al 13. elegantior " il più raffinato '. 3
però era il nome di Britomartis, la uirgo puncta septem ' sette voti ’. Il diribitor,
dulcis di Creta, la dea de' pescatori e levata dalle cistae le tavolette, segnava
dei cacciatori. Catonis : è il Catone la sotto il nome d'ogni candidato un punto
cui triste e povera vecchiaia addolorò per ogni voto. tulit ' riportò ' . 4 Cico
Bibaculo. Vedi Bib. I, II, III. niarum , di cui non so se si conoscesse
allora la socievolezza cogli uomini, ma
Q. Cornificio . si doveva sapere certo il lurido cibarsi.
Macr. 6, 4, 12 : deductum pro tenui et O credevano, essi all'amor loro filiale per
subtili - apud Cornificium . Vedi a pag. 51 . il quale con piatosa vicenda, essendo
giovani, rendono quello che da' padri,
C. Memmio. essendo parvoli, ricevettono ' ? Questo
è di Cassiodoro (Ep. 2, nella trad. di fra.
Non. 194, 29: cliuus - neutri apud Mem Bartolomeo) che non so donde l'abbia
mium inuenimus. nec dura : emendò il B. preso, sì che non posso argomentare se
da ne ardua dei codd . fortuna escendere : potesse essere popolare credenza in Ro
così il B. i.codd. hanno : fortunae scen ma, a quei tempi. Nel passo di Porphy
dere. Per Memmio, vedi a pag. 74, nota rione per me è da mettersi tra uncini la
al XLI. parola praetorius: Orazio adopera questa
108 LYRA ROMANA .
2
Et uerba antiqui multum furate Catonis,
Crispe, Iugurthinae conditor historiae .
3
Extractam puteo situlam qui ponit in horto,
Vlterius standi non habet ipse locum .
4
Non Bibulo quidquam nuper, sed Caesare factum est ;
Nam Bibulo fieri consule nil memini .
Versus in Caesarem .
Versus in Augustum .
1
Cum primum istorum conduxit mensa chorum omnem
Sexque deos uidit Mallia sexque deas,
Impia dum Phoebi Caesar mendacia ludit,
Dum noua diuorum cenat adulteria,
Omnia se a terris tunc numina declinarunt. 5
Fugit et auratos Iuppiter ipse thronos.
2
Pater argentarius, ego Corinthiarius.
3
Postquam bis classe uictus naues perdidit,
Aliquando ut uincat, ludit assidue aleam.
3 Impia - Phoebi — mendacia ludit si
Versi contro Augusto. mula con empia beffa d'essere Febo
4 cenat (il B. preferisce cena et che dura
1 – Suet. Aug. 70. Si parlava d'una mente sarebbe soggetto di ludit sottin
cena empia e intempestiva data da Ce teso anche in questo verso) adulteria :
sare Ottaviano, cui Antonio la rimpro espressivo modo nella sua brevità : ce
verava, numerando i nomi degli altri nando rappresenta adulterii '. 5 se —
undici che vi avevano partecipato. La declinarunt si torsero '. 6 thronos : in
cena figurava un solenne lectisternium , certi codd. è toros e forse meglio.
e i convitati vi erano nell'abito dei do 2 - Suet . l. 1. Fu scritto sotto la sua
dici Dei Consenti. Era tempo di carestia statua. argentarius : qualcuno bisbiglia
e il giorno dopo il popolo diceva che gli va, a torto, che il padre d'Augusto fosse
Dei avevano mangiato tutto il frumento ... banchiere ” e anche dei diuisores e delle
i istorum : detto col solito sprezzo, operae campestres, bassi impiegati ai
come più su : Rufus iste conditor. Il B. comizi. Corinthiarius : parola foggiata,
sostituisce astrorum e intende : degli dei. per analogia ad argentarius, a indicare
conduxit . adunò ?. chorum omnem : è le passione smodata di Augusto per Co
emendamento del B. dal choragum dei rinthia uasa , vasi di bronzo Corinzio ;
codd.
e codes2tiSexque deos sexque deas : isti passione che, si diceva, gli fece inserire
malvagi ’ diventano sei Dei e tra i proscritti alcuni che ne possede
sei Dee. Mallia da unirsi con mensa , vano, al fine di prenderseli.
varrà in caso di Manlio ' . Qual Man 3 - Suet. 1. 1. Ê questi mordono il suo
lio ? Nessun lume. Il Casaubono suppone vizio di giocare ai dadi.
che valga Capitolina, nè già perchè la 1 bis classe uictus : nella guerra di Si
cena fosse data nel Capitolium , ma per cilia, contro Sesto Pompeo. 2 aliquando
chè quegli empi simulavano il lectister e giocavolta
una finalmente '. ludit – aleam
nium quale si faceva nella sacra arce. ai dadi :
110 LYRA ROMANA .
C. MAECENAS.
1
Lucentes, mea uita , nec smaragdos,
Beryllos neque, Flacce mi , nitentes
Nec percandida margarita quaero
Nec quos thunica lima perpoliuit
Anulos neque iaspios lapillos.
2
Ni te uisceribus meis, Horati,
Plus iam diligo , tu tuum sodalem
Hinnulo uideas strigosiorem .
3
Debilem facito manu , debilem pede, coxa ,
Tuber adstrue gibberum , lubricos quate dentes :
P. VERGILIVS MARO .
Priapea .
1
Vere rosa, autumno pomis, aestate frequentor
Spicis : una mihi est horrida pestis hiems.
Nam frigus metuo et uereor ne ligneus ignem
Hic deus ignauis praebeat agricolis .
2
Ego haec, ego arte fabricata rustica ,
Ego arida, o uiator, ecce populus
Agellulum hunc, sinistera ante quem uides,
Erique uillulam hortulumque pauperis
Tueor malamque furis arceo manum . 5
Mihi corolla picta uere ponitur,
Mihi rubens arista sole feruido,
Mihi uirente dulcis uua pampino,
dato dal R. così: Mihi glauca oliua duro ciuto ? 14 I codd. hanno Teneraque, che
cocta frigore. E vi sono bensì accolte sarebbe contro la legge del trimetro
tutte le parole che hanno i codd. ma il puro che non ammette nemmeno il tri
verso ha l'anapesto nella prima sede, e brachys. Uno solo ha Tenerque che il
lo spondeo nella quarta. Il Mur. trala Naeke difende, sottintendendo uitulus ,
sciando il cocta, ha: Mihique glauca du poichè teneri par da sè significare alle
ro oliua frigore. Il Heyse omettendo il alle volte ' figli ’, comenoidiciamo ' pic
glauca e mutando cocta in caduca , me coli ’. uaccula : il diminutivo di pietà :
more di Catone AC. 58 ( Pulmentarium la povera mucca ’. 15 Deum = Deorum .
familiae, oleae caducae quam plurimum 16 Proin : disillabo. Il R. ha però proin
condito : il Priapo era trattato come la tu , locuzione certo più comune. 17 sor.
servitù), scrive: Mihi caduca duro oliua sum ( = sursum ) ' su ’ : ' terrai le mani
frigore. Bene ; ma il duro ozioso dei codd . a segno '. expedittorna conto '. Di fatti
come il cocta improprio, a me par deri continua accennandogli il palo , col quale
vato da duca che lo sbadato amanuense , spaventa gli uccelli. Sorridi ? eccoti il
volendo riporre tutto il caduca trala gastaldo che con questo per clava pic
sciato nella copia, ripose così mozzo, chierà sodo '.
incontrandosi con gli occhi nel ca di 3 - IL DIO DI QUERCIA. È una va
glauca. Su du e ca s'ingegnò poi un altro riazione sul medesimo soggetto , con
trascrittore e così le due parole duro e maggior arguzia . È scritto nel proprio
cocta errarono qua e là per il verso, come metro delle Priapee , nel qual metro Ca
smarrite. Ho scritto adunque come si tullo aveva scritto, oltre il [XVII] , an
legge nel testo, caduca ' caschereccia ”. che poesiole di tal genere procace nel
glauca : non diano noia i due agg. poichè tempo stesso e campestre. Di lui ri
l'uno spiega l'altro , o l'uno è ornante mangono solo due frammenti, dei quali
come picta e rubens e dulcis, e l'altro fa il primo di quattro versi ( Hunc lucum
un concetto solo con oliua , o vale come tibi dedico consecroque, Priape etc.), seb
una relativa : quae decidit, earum quae bene le antiche edizioni portino questo
deciderunt . 10 Meis : poichè egli li guar che do ora e il prec. come opera di Ca
da. Si sa : i servi doventano tutt'uno col tullo.
padrone e con la casa. delicata “ molle ’ : 1 Hunc – locum ' questo poderetto .
ha Catullo [XVII] 15 : puella tenellulo come agellulus del prec. Che locus signi
delicatior haedo. pascuis : è abl. di causa. ficasse anche ager lo sapevano gli an
11 adulta : spiega il Mur. distenta. 13 tichi per il chiaro etymon di locuples
Grauem - aere dexteram : cfr. Verg. B. 1 , (cfr. tra altri esempi Plin. 18, 3, 3 : lo
36, grauis aere domum mihi dextra redi cupletes dicebant loci hoc est agri plenos ) ;
bat. Siha a inferire che questo componi e anche oggi in Romagna, che io sappia,
mento è d'un imitatore di Vergilio ? o non si chiama " luogo ’ un podere non grande.
piuttosto di Vergilio stesso che tentava palustrem presso il padule ’.Mi viene
già i suoi buoni versi, esso che dà tante in mente Mantova. 2 Vimine iunceo ' di
volte l'esempio d'insistere su una frase, vinchi di giunco ' : naturale presso pa
su un verso che gli sia una volta pia duli. caricisque maniplis ' e di mannelle
N - VERGILIVS . 113
Quercus arida rustica fabrieata securi
En tuor, magis et magis nunc beata quotannis.
Huius nam domini colunt me deumque salutant 5
Pauperis tuguri pater filiusque adulescens,
Alter assidua colens diligentia ut herbae
Asper ac rubus a meo sint remota sacello,
Alter parua manu ferens semper munera larga.
Florido mihi ponitur picta uere corolla , 10
Primitus tenera uirens spica mollis arista ,
Luteae uiolae mihi luteumue papauer
Pallentesque cucurbitae et suaue olentia mala,
Vua pampinea rubens educata sub umbra.
Sanguine hanc etiam mihi (sed tacebitis) aram 15
Barbatus linit hirculus cornipesque capella.
Pro quis omnia honoribus huic necesse Priapo est
Praestare et domini hortulum uineamque tueri.
Quare hinc , o pueri , malas abstinete rapinas:
Vicinus prope diues est neglegensque Priapus. 20
Inde sumite : semita haec deinde uos feret ipsa .
di salistio 0 carice : una ciperacea. e le gialle '. Heinsius propose e R. ac
Quercus, apposizione a ego. arida.
e3secca colse palantes, che è ben detto della
': rustica f. s.: cfr. i primidue pianta di zucca che striscia e si stende
versi del prec. e vedrai che più che imi e s'arrampica ; non della lenta mole '
tazione d'un altro, sono esercitazioni del frutto, portato in dono a Priapo.
metriche del medesimo autore sul me mala ' pomi, mele ’. 14 pampinea — sub
desimo soggetto. 4 En tuor = tueor) umbra all'ombra de' suoi pampani ’.
è em. del R. I codd. hanno nutrior o 15 sed tacebitis, Perchè dovevano ta
nutriui, donde lo Scal. Nunc tuor e Voss cere ? perchè le vittime erano riservate
Nutrio : non male, se si pensa che Priapo agli dei maggiori ? perchè Priapo era Dio
era dio della fecondità . magis et magis straniero ? perchè i domini pauperis tu
quotannis ' ogni anno più '. beata (la guri erano solo gastaldi ő mezzadri ?
quercus che è poi il dio) felice ’. Il per perchè non il solito asino, ma il becco
chè segue. 5 Huius con Pauperis tuguri. e la capra gli erano indebitamente sa
deumque. Ecco laquercia fatto dio . Ma crificati ? Non mi so decidere. 16 linit
luit esse deum : Hor. S. 1 , 8, 3. 6 pater macchia '. hirculus --- capella : sono di
filiusque: app. a domini. adulescens si minutivi che paiono qui significare o
trova solo in un cod. Lo Scal. aveva sup e vecchi'o'malandati '. cornipes • dalle
plito coloni, il Voss tenellus. 7 Alter, unghie dure come corno '. 17 e 18 Pro
l'uno ', il padre. diligentia : dura syna in compenso ’. quis == quibus. omnia –
loephe dell'ultima. 8 Asper – rubus il praestare far ogni prova’huic -- Priapo
rovo spinoso ’ . 9 Alter " l'altro ?, il figlio. a me ' : vedi nota al v . 4 del 1 a pag. 111 .
arua -munera : piccole offerte ' come 19 Quare: conclusione solita in Catullo :
iegherà poi. manu – larga a larga vedi a pag. 90, v. 26 ; a pag. 79, v. 7 ; a
ano '.semper :l'unico spondeo del canto, pag. 68, v. 9 ; a pag. 57, v . 27 ; a pag. 40,
questa sede: onde le emendazioni sae v . 16 ; a pag. 32, v. 8 e altrove. o pueri:
te e usque. 10 Cfr. il prec. v. 6 e per i più confidenziale e carezzevole che nel
seguenti i seguenti. 11 Primitus ' quando primo iuuenes. 20 Vicinus è mio vi
è una primizia ”. Così Lucilio, pag. 18, 3, cino ’. prope ' qui presso '. diues negle
Gerlach : Sicuti cum primos ficos propola gensque ricco e perciò trascurato ”. Pria
recentis Protulit, et pretio ingenti dat pri pus : è considerato dal collega come il
mitu paucos. tenera arista " con tenera padrone dell'orto di cui è guardiano. An
ancora la resta '. 12 luteumue : così se che nel prec. meis pascuis, meis ex oui.
guendo un solo cod., ma pensando a Ca libus. 21 Inde - deinde di lì - e sem
tullo, pag. 95, v. 190. 13 Pallentesque pre di l ’. sumite prendete ’: anche in
PASCOLI, Lyra Romana 8
114 LYRA ROMANA.
Catalepton.
1. (VII]
sco '. iuba : con molta comicità ricorda di bossolo ’. 23 e 24 eburnea sede
coma di Catullo. Si tosavano gl'irti crini nella sedia d'avorio ’, curule : come con
sul collo del mulo, perchè sotto la pres sole , secondo quelli che nel mulio ve
sione del giogo non piagassero la pelle. dono Ventidius ; come decurione o altro,
12 lutosa fangosa, paludosa '. Gallia, secondo il B. che vi vede Sextus Sabinus.
s'intende Cisalpina. 15 Tua – in uora II. - VERGILIO SALUTA LA SCUOLA DEL
gine ' nelle tue pozzanghere ’. 16 depo RETORE. - Il poeta giovinetto, non però
sisse: così lo Scal. per deposuisse. sarci più inuestis, lascia la noiosa scuola di
nas le some’.17 orbitosa milia ' miglia retorica di Sextus Sabinus per andare
di strade piene dicarreggiate ’. 18 Iugum a Roma, a udire Sirone, il filosofo epi
tulisse ' aver sollevato il giogo ’ , laeua cureo. Vergilio presentisce il bene che al
siue dextera di mancina o di diritta ' . suo spirito contemplativo farà quella
19 Strigare ' fermarsi per stallare ’ . siue dottrina, egli che nelle Georgiche (2, 490)
utrimque o da una parte e dall'altra ', dirà poi : Felix, qui potuit rerum cogno
ossia, tutte e due. Ma non sta. I codd. scere causas, Atque metus omnis et ine
per lo più hanno utrumque. Confrontando xorabile fatum Subiecit pedibus strepitum
poi col Phasellus, si vede mancare il que Acherontis auari ! Però dagli oratori
verso corrispondente al v. 21 di quello : non doveva ancora essere libero, se è
i Simul secundus incidisset in pedem ; onde vero che a Roma, come afferma la uita
tenendo utrimque, il Nansius supplisce : Bernensis, studuit apud Epidium orato
Et haec et illa conquiescere in latus, e torem cum Caesare Augusto. A ogni modo,
il Wagner : Pari citata currere impetu il poeta lasciando Cremona (o Mediola
uiam . 20 semitalibus deis ' gli dei de' num ?) non vede che Sirone, non pensa
trivii e delle strade ’ : lares uiales, com che a Sirone : aspira (v. 10) ad abbonac
pitales. 21 nouissimum ' ultimo ” ; cioè ciare l'anima, dalla quale, tosto che sarà
quando lasciò il cisium per la scuola. serena, si alzerà la voce più pura e soave
22 Paterna lora le briglie redate dal di poeta che mai si sia udita.
padre '. Questo contradice a chi afferma 1 Ite hinc – ite ' via di qui, via ! ' . ina
che il mulio era Ventidius, poichè que nes - rhetorum ampullae sonore vacuità
sti fu portato piccino , nella guerra so dei retori ’, che dovevano tanto dispia
ciale, a Roma, e dove strigliar le mule cere al meditabondo giovinetto, così ri
nella miseria della cattività , non perchè troso a parlare con gli altri, come chi
suo padre fosse mulattiere , sebbene (Gel parla sempre con sè stesso : in sermone
lio I. c.) loco huinili. proximumque pec tardissimum ac paene indocto similem eum
tinem : che vuol dire quel proximum ? fuisse Melissus tradidit: Don . 16. 2 Non
Heinsius sostituisce buzeum : ' la striglia intendo; i codd. hanno, per rore, rhorso,
116 LYRA ROMANA .
no, roso o nulla . Congettura il R. rostro : se ne accontentano i dotti , dei quali chi
parole gonfiate dal pungiglione d'apinon emenda in mearum causa curarum e chi
acaiche, cioè greche, cioè attiche. E in mearum cura Musarum 0 chartarum .
tendo anche meno. Sostituendo more, si Sexte Sabine : abbiamo veduto nel
ha : ‘ parole gonfie secondo usanza non prec. chi possa essere questo Sextus
greca davvero ' . 3 Stiloque Tarquitique Sabinus : il maestro cremonese di Ver
Varroque : L. Aelius Praeconinus Stilo, gilio giovinetto . Vale – ualete : l'addio di
filosofo stoico, grammatico insigne, mae chi se ne va. Vedi a pag. 60, v. 12. for
stro di Varrone. Scriveva orazioni per mosi belli miei ! ' : detto con sarcasmo
altri. Fiorì verso il 650 : nel 654 accom che non piace al B. che sostituisce mo
pagnò volontariamente nell'esilio Me rosi brontoloni ’. 8 ad beatos - - portus
tello Numidico . Vedi sopra lui Cic. Brut. per il porto della beatitudine ?. uela
205 e Suet. gramm . 2. Tarquitius Priscus mittimus molliamo le vele anche
scrisse de etrusca disciplina e in Ma mettiamo alla vela ' . 9 docta dicta : pa
crobio (3, 7 , 2 ) è ricordato un suo liber – ranomasia cara ad Ennio : vedi a pag. 15,
transscriptus ex ostentario tusco, e altrove nota al v. 4 di Ennio . Sironis : Siro
(3, 20, 3) Tarquitius Priscus è citato in ( Eelpw v secondo Haupt ) filosofo epi
ostentario arborario . Erano libri in cui cureo cui, secondo Seru. Aen. 6, 264, il
erano spiegati, secondo gl'insegnamenti nostro poi seguì in quel passo pieno di
etrusci, i varii ostenta, ossia, secondo la 10 uindicabimus ' li
bereremo sapienza.
definizione di Labeone in Ulpiano, Dig. ! profonda ' egli voleva già sin da ora
50, 16, 38 ; omne contra naturam cuiusque giungere a quello stato di serenità in
reigenitum factumque. M. Terentius Var cui gode l'uomo che (G. 2, 491) metus
ro, il grande erudito di Reate, il nou omnis et inexorabile fatum Subiecit pedi
Ypacotatos (Cic. ad Att. 13, 18) che bus strepitumque Acherontis auari. 11 e
appunto per questo non doveva troppo 12 camenae, uos quoque : confrontando
piacere a Vergilio, di cui attestò Vario con G. 475 ( Me uero primum dulces ante
( Quintil. 10, 3, 8) paucissimos die com omnia Musae Accipiant) si potrebbe
posuisse uersus. 4 Scholasticorum natio notare che, in questa giovenile febbre
genia di professori ’ d'eloquenza. ma di scienza, il poeta ora nasconde a se
dens pingui'umida di grasso ’, poichè, stesso la sua vera predilezione. Senon
secondo Plinio 11 , 37 , 85 ; adeps con chè Musae nel passo delle Georgiche in
cretus est - contra pingue inter carnem dica le scienze e le lettere in generale ;
cutemque, succo liquidum . 5 inane cym e qui camenae (il nome paesano invece
balon iuuentutis che assordate i gio del greco) accenna soltanto a versi e
vani come (Plin.un cembalo cavo '. Apion poesia. sane Dulces ' dolci, oh ! sì '. 13
grammatico pr. HN.) era chiamato fuistis: e saranno ancora, o poeta ; ante
da Tiberio cymbalum mundi. 6 e 7 mea omnia. et tamen : e limita, più che ite
rum cura curarum la più grave delle hinc, ite iam, quel fuistis così ingenuo,
mie noie ’ : locuzione arguta attratta dal poichè il poeta lo scrive verseggiando.
l'epica @ia Osdwv, che Ennio e poi Ver 14 Reuisitote º tornate a rivedere '. pu
denter discretamente '.
gilio stesso presero a Omero. Però non
N - VERGILIVS . 117
III . [x]
Villula, quae Sironis eras, et pauper agelle,
Verum illi domino tu quoque diuitiae,
Me tibi et hos una mecum , quos semper amaui ,
Siquid de patria tristius audiero,
Commendo, inprimisque patrem . tu nunc eris illi , 5
Mantua quod fuerat quodque Cremona prius .
iv . [vi]
Si mihi susceptum fuerit decurrere munus,
O Paphon , o sedes quae colis Idalias,
Troius Aeneas Romana per oppida digno
Iam tandem ut tecum carmine uectus eat :
Priapea .
I. [Lxı]
Quid frustra quereris, colone, mecum ,
Quod, quondam bene fructuosa malus,
Autumnis sterilis duobus adstem ?
Non me praegrauat, ut putas , senectus,
Nec sum grandine uerberata dura, 5
Nec gemmas modo germine exeuntes
Seri frigoris ustulauit aura ;
Nec uenti pluuiaeue siccitasue,
Iambi [Epodon) .
I. [XVI]
Altera iam teritur bellis ciuilibus aetas ,
Suis et ipsa Roma uiribus ruit.
Roma e vi trovava un ufficio , da vivere
Q. Orazio Flacco. ignorato e tranquillo . Ed ecco un nuovo
S.xviixxviii M.vi rumor di guerra, e questa volta alle por
te. Lucius Antonius, fratello del trium
I. IAMBI. viro, uitiorum fratris sui consors, sed uir
tutum expers (Vell. Pat. 2 , 74) aveva
I. - ANCORA UNA GUERRA CIVILE. sollevato si i veterani malcontenti, si i
Torniamo qualche anno indietro : tra il proprietari disperati, della divisione dei
713 e 714 di Roma. Quanto fragor d'ar campi. Fulvia , la moglie di Antonio,
mi, quanto scorrere di sangue, quante omnia armis tumultu miscebat : haec bel
guerre, quante tragedie da quell'anno lis sedem Praeneste ceperat ; Antonius,
700 in cui forse moriva Catullo , pen pulsus undique uiribus Caesaris, Peru
sando a quei due paesi lontani, Syrias siam se contulerat (id. l. l.) . Grande do
Britanniasque, dove già penetravano le veva essere lo scoramento dei buoni : il
armi di Roma tra l'aspettazione dei Qui sangue di Remo non finirà più di ribol
riti ! La disfatta di Crasso, le vittorie di lire ? In questo momento, il nostro gio
Cesare ; guerra civile in Italia , Hispania , vane, Q. Horatius Flaccus, uno degli
Africa, Epiro e Thessalia, e di nuovo in scribae quaestorii sexprimi, si sentì ispi
Africa e di nuovo in Hispania ; e Cesare rato agli studi della prima giovinezza ,
dopo tante vittorie caduto sotto la sta alla poesia, e scrisse questo carme, com
tua di Pompeo. E la guerra civile di posto del grave lungo verso delle me
nuovo infuria : guerra nella Gallia Ci morie eroiche, e del trimetro puro, guiz
salpina, guerra nella Macedonia. Final zante come saetta d'ira e di sdegno.
mente nel 712 la battaglia di Philippi Lo divido in tre parti: 1-14 La fine della
parve rendere la pace al mondo, non patria ; 15-40 Il giuramento ; 41-66 La
ostante Sextus Pompeius e i suoi pirati. nuova patria.
Caesar Octauianus, lasciato l'Oriente ad 1. – La fine della patria. Un'altra
Antonio, tornava in Italia. Prima di lui, guerra ! Roma che resistè all'assalto de
decisis humilis pennis, era tornato un gio popoli socii e finitimi, alle rivoluzioni
vane , nato libertino patre, che da Atene degli schiavi, alle congiure de' suoi cit
dove studiava, aveva seguito Bruto in tadini, che trovavano alleati in popoli
Asia e in Macedonia, e lì aveva sentito mal domi , alle invasioni e di popoli in
Philippos et celerem fugam . Tornava non teri selvaggi e di eserciti ordinatissimi
più al suo poderetto di Venusium : era condotti dai primi capitani del mondo,
stato distribuito ai veterani : tornava a non durerà più a lungo per lo spopola
HORATIVS IAMBI. 121
Quam neque finitimi ualuerunt perdere Marsi ,
Minacis aut Etrusca Porsinae manus,
Aemula nec uirtus Capuae, nec Spartacus acer 5
Nouisque rebus infidelis Allobrox,
Nec fera caerulea domuit Germania pube
Parentibusque abominatus Hannibal :
mento prodotto dalleguerre civili. Roma tres solum urbes in terris omnibus, Kar
tornerà deserto , e i Barbari occuperanno thaginem , Corinthum, Capuam , statuerunt
il sacro suolo, ove fu l'Urbe. posse imperii grauitatem ac nomen susti
1 Altera – aetas ' un'altra generazio nere. Nella seconda guerra punica aveva
€ ? dopo quella di Sulla. iam teritur
ne essa voluto potiri imperio Italiae : Liu. 23,
già si consuma, perisce . Così inter 6 ; e assentito uti deletum omnibus ui
preto, pensando all'aetas di Sulla e Ma deretur nomen Romanum. nec Spartacus
rio, quasi sterminata : donec deessent qui acer : il terribile gladiatore, di cui Ora
occiderentur, dice Floro con la sua en zio fanciullo doveva nella sua patria
fasi, 3, 21 : quando Furfidio ammoniva aver sentito parlare con terrore ancor
(id. l. I.) uiuere aliquos debere, ut essent vivo (quella guerra fu nel 681-683), an
quibus imperarent. 2 Suis – ipsa = suis ch'esso de inuadenda urbe Romana -
ipsius. et, posposto. ruit crolla . Livio deliberauit : Fl. 3, 20. 6 Nouisque rebus:
6, 19 ha : ut suis ipse oneratus uiribus per alcuni è abl. o di causa (per nouarum
quat. In Livio è il peso che fa cadere, rerum studium ) o di strumento o di
in Orazio , la spinta, il colpo. Non one tempo ; per altri dativo di fine. Si allude
rata si ha a sottintendere , ma labefac particolarmente a ciò che dice Cic. de
tata, inpulsa. 3 finitimi: l'enumerazione prou. cons. 13 (cfr . Sall. Cat. 41) C. Pom
non è fatta secondo il tempo. Vi sono ptinus - ortum repente bellum Allobro
molti artifici in questo apparente disor gum atque hac scelerata coniuratione ex
dine, simulato da Orazio anche altrove citatum proeliis fregit. Ma più general
per dare l'imagine della concitazione mente intende i Gallicos tumultus ei
poetica. In tanto comincia dai nemici Galli in generale, di cui Cesare, per tra
più vicini , Marsi , che come iniziatori lasciare molti altri luoghi, dice in BG.
fecero che il Bellum sociale si chia 2 , 1 : mobilitate et leuitate animi nouis
masse solitamente Marsicum. E fu la imperiis studebant, e ib. 4, 5 : sunt in
guerra (Orazio temè che la imminente le consiliis capiendis mobiles et nouis ple
somigliasse) che con l'ultima nominata rumque rebus student. 7 fera - Germania
(quella d’Annibale) fece più dubitare e * la selvaggia Germania ' . Allude all'in
temere Roma. Di questo terrore è un vasione dei Cimbri e Teutoni vinti da
ricordo in Cic. de diuin, 1 , 99 : initio Mario nel 653 ; della quale Floro 3, 3 :
belli Marsici et deorum simulacra suda actum erat, nisi Marius illi saeculo con
uisse et sanguinem fluxisse et discessisse tigisset. caerulea – pube ' coi suoi guer
caelum et ex occulto auditas uoces , quae rieri dagli occhi azzurri ' : cfr. Tac. G.4 :
pericula belli nuntiarent... 4 Il pericolo omnibus truces et caerulei oculi ; e altri
dei Marsi, di finitimi , suggerisce l'altro altrove . Ma più mi arride col Kiessling )
pur di finitimi, degli Etruschi di Porsen coi guerrieri tinti d'azzurro ' mediante
na, il cui ricordo non s'è affacciato prima, il succo del guado o glastro, latinamente
perchè il fatto è perduto nella notte uitrum . Degli Harii, tribù germanica, dice
dei tempi , quando Roma era ancora pic Tac. G. 43 che insitae feritati arte - le
cola. Porsinae : così un cod. (il Vaticanus nocinantur : nigra scuta, tincta corpora
Reginae) che merita però rispetto, poi nullo hostium sustinente nouum ac uelut
chè pare il più antico dei codd. d'Ora infernum adspectum . Costume anche dei
zio. Il nome del re Etrusco deriva in Britanni: Omnes - se Britanni uitro in
ficiunt, quod caeruleum efficit colorem , at
Orazio da II opoivas, imaginando l'i que hoc horridiores sunt in pugna aspectu :
ancipite. Questo verso è l'unico che non Caes. BG. 5, 14. Probabile è la spiega
abbia la cesura semiquinaria, ma la se zione del K. perchè altre volte Orazio
misettenaria tra dae nomi propri. Nel ricorda le strane usanze dei popoli sel
Phasellus di Catullo, a pag. 76e nella vaggi, come, ad es.: laetum equino san
Priapea a pag . 111 , non è rara quest'ul
tima. Vedi Metrica. 5 Aemula - uirtus guine Concanum : C. 3, 4, 34. 8 Parenti
busque (dat. di agente ) da padri e
Capuae : di fatti Cic. de leg. agr. 11 , 86 madri '. abominatus : la cesura è dopo
dice di Capua : illa altera Roma ; e 87 : ab, con tmesi : e Orazio ne ha preso
122 LYRA ROMANA .
dulcis: plur. perchè più gli animi che de felice conservato per gli avanzi della
sidereranno, forse , il ritorno. abscindere gente buona !!
* tagliar da noi ’. 36 omnis - ciuitas: ri 41 Oceanus circumuagus ' il gran fiume
preso, secondo il vezzo d'Orazio in que che circonda la terra '. Da circumuagus
sto suo saggio giovanile, dal v. 18. 37 molti fanno dipendere arua ,e altri arua
Aut, come al v. 15. pars voi, parte '. beata. A me pare che, con l'asyndeton,
indocili grege della turba che non il poeta abbia voluto dar ragione del
vuol intendere ragione '. Io intendo, che verso precedente : lasciate lido , pas
qui in tre si divida la ciuitas: il grex sate il mare Tirreno, perchè ci aspetta
indocilis, qui se a uate doceri non sinit, l'Oceano (opposto al mare) e campagne
che si ritrae dispettosamente, per tor felici (opposte al lido della terra ma
nare alle armi e alle stragi civili; la ledetta e lasciata alle fiere) ’. 42 arua
pars melior che non esso gregge , e fi diuites et insulas le campagne del
nalmente gli sciaurati ignavi. All'invito l'isole fortunate '. Non dia noia arua
del vate una parte si nega, perchè non che così solo in questo verso pare man
vuole lasciare la rabbia sua omicida, chevole : si unisca rapidamente al verso
un'altra perchè teme l'ignoto e il mare. dopo , e si vedrà il tutto concinno e pieno ,
mollis et exspes : sott. grex piuttosto che poichè beata è ripreso e sviluppa nella
pars : ‘ quanto poi alla mandra effemi relativa : reddit ubi etc. Il primotocenno
nata, senza speranza ’. 38 Inominata a queste isole (dove è, secondo lo Scolio
' malaugurosi ' come quelli che sono de di Callistrato, Harmodios carissimo) è
stinati a essere tane di fiere. perprimat in Hesiod. 0. et D. 167. L'idea poi, del
stia sdraiata su ' . Ciò a indicare la pi consiglio di abbandonare la patria per
grizia e la viltà. 39 Vos, quibus est uir quelle isole lontane ', venne forse a
tus ' voi che siete uomini ?. muliebrem Orazio da un proposito di Sertorius, il
luctum “ il piagnisteo di femmine '. grande, pensoso , poetico campione della
Alle parole del poeta, piangono tutti , causa del popolo , il quale Sertorio ' amo
quelli che rimarranno e quelli che par re mirabile ebbe di abitare quelle isole
tiranno. A questi è imposto di smettere. e vivere in pace franco di tirannide e
40 praeter - uolate ' allontanatevi rapi di ogni guerra ' : Plut. Sert. 9. La notizia
damente . È forse tmesi, come precisa era in Sallustio , in Historia.e 43 cererem
mente al v. 4 del Phasellus. e il suo frut to . inarata senz'essere
3. – La nuova patria . * Noi (il ua arata ' : concessivo . 44 inputata senza
tes accompagna uos, quibus est uirtus) essere potata '. usque ' in tutti i tempi '.
attende l'Oceano ,oltre l'Oceano una cam 45 numquam fallentische mai ivi non
pagna felice, le isole dei beati dove la fallisce ?, L'idea principale è in num
terra produce senza lavoro d'uomini e quam . termes ramo ma è detto pro
senza fallir mai, dove si trova il miele priamente dei rami novelli dell'ulivo.
per tutto e per tutto l'acqua sorgiva , e Così Porph. 46 pulla ' bruno ' cioè ' ma
il latte è pórto volontariamente dai greg turo ' . ornat resta attaccato e così
gi, e non ci sono bestie feroci e serpenti : adorna ’ : non cade, insomma : partico
una temperatura media ed equilibrata , larità un po' piccina e insignificante, for
non commerci e non corruzione, pon se derivata da Archiloco (nella poesia
contagi non malaria : è un lembo di terra gianıbica de' Greci e anche nella loro
HORATIVS IAMBI. 125
55
Pinguia nec siccis urantur semina glaebis ,
Vtrumque rege temperante caelitum .
Non huc Argoo contendit remige pinus,
Neque inpudica Colchis intulit pedem ;
Non huc Sidonii torserunt cornua nautae ,
Laboriosa nec cohors Vlixei . 60
Nulla nocent pecori contagia , nullius astri
Gregem aestuosa torret inpotentia.
Iuppiter illa piae secreuit litora genti ,
Vt inquinauit aere tempus aureum ;
alimentazione i fichi avevano gran parte) presa a simbolo della corruzione dei
che ne parlava forse scherzosamente. costumi. intulit pedem ` pose il piede,
47 cuua - ex ilice dai tronchi cavi dei sbarcò ’ quando la prima nave tornò dalla
lecci ’ : un carattere del secolo d'oro, ri Colchide. 59 Non huc ' non per venir
masto anche nei secoli di bronzo e di qua ' . Sidonii — nautae : non mi pare che
ferro. Giovanni il Battezzatore mangiava valga semplicemente ' i marinai Fenici '
Méni öyploy. 48 Leuis crepante lym (si trova tra eesempi mitici e stonerebbe
pha desilit pede : verso la cui melodia, troppo) ma i navigatori ” che dalla
avvertita da Porph. consiste negli ? ve Sidonia città ' ( Sidonia urbe Verg. Aen .
loci e nei , sonori. 49 iniussae (Verg. 4, 545) andarono a fondare Cartagine.
dice ipsae: ecl. 4, 21 ) ' senza esservi pa torserunt cornua : cfr. Verg. Aen . 5, 831 :
rate '. 50 Refertque tenta º riporta pie ardua torquent Cornua detorquentque gi
ne ? quelle che aveva vuote nell'uscire rano or di qua or di là le antenne '. 60
alla pastura. amicus amicamente , per Laboriosa l'affaticata ', cohors Vlixei,
amore ’. 51 uespertinus ' a sera ' quando che per aver divorati i buoi dell'Hype
i greggi tornano all'ovile. circumgemit rione perì tutta. 61 L'attacco di questo
ouile ( retto da circum ) s'ode grugnire coi prec. è difficile , non impossibile. Si
intorno all'ovile '. ursus : s'intende di pensi a nulla contagia. Non approdan
tutte le fiere selvaggie. 52 intumescit dovi nessuno, non vi è pericolo che il
alta si vede gonfiarsi ”. uiperis per bestiame si ammali al contatto d'altro
groppi di vipere ’. 53 e 54 felices ' nella bestiame. Verg. ecl. 1 , 50 : Non insueta
nostra felicità '. largis – imbribus con grauis lentabunt pabula fetas, Nec mala
acquazzoni '. Aquosus Eurus ' lo scirocco uicini pecoris contagia laedent. 61 e 62
portator di pioggia ' . radat spazzi '. nullius (con l'i breve : vedi pag. 49, nota
55 siccis bruciate dal sole '. 56 Vtrum al v. 3) astri – aestuosa inpotentia non
que, cioè imbres et siccitatem che è in l'influsso maligno d'alcuna costellazio
clusa in siccis . rege - caelitum ' Giove '. ne'. Questo è soggiunto, quasi riepilo
A questo verso il K. dietro il Peerl. fa gando: come dalla mirabile temperatura
seguire i v. 61 e 2. 57 huc ' a queste già detta è escluso ogni altro pericolo
isole ’ dove il poeta già imagina di es di morbo. Questa conclusione, che sem
sere. Argoo : è hypallage come pinus brerà riflettere troppo esclusivamente
metonymia. ' Argo non venne qua a forza gli animali, è però consona all'ideale ar
di remi'e dietro essa nessun'altra nave. cadico e pastorale del secolo d'oro. 63
pinus : cfr. Cat. [LXIV] 1. 58 Neque ' e Iuppiter Fu Giove che '. illa – litora :
nemmeno '. inpudica Colchis : Medea , il poeta s'è risvegliato : le isole sono
126 LYRA ROMANA .
III. [Xv]
Nox erat et caelo fulgebat Luna sereno
Inter minora sidera ,
Cum tu, magnorum numen laesura deorum ,
In uerba iurabas mea,
stes : di sua mano ' non della loro. Vedi sè : non rispondono, ma il pallor di morte
il carme prec. al v. 2, e 11 e 12. 11 e 12 che spiccia dai loro volti accesi, rispon
Molti seguendo il Bent(ley) leggono num de per loro. Si ricordano. inficit'tinge
quam per umquam e interpretano ' code 16 perculsae colpite da quella parola.
sto non fu (non suol essere ?) il costume 17 Sic est : è, cioè, culpa donde la uis
nemmeno dei lupi e dei leoni, i quali acrior, ossia lo sdegno della divinità :
non sono feroci se non contro animali non è un furor caecus ; poichè essi mo
d'altro genere '. Chi conserva umquam strano di sapere. Ma che giova sapere ?
spiega : ' non fu mai codesto costume dei acerba richiama anche etimologicamen
feroci lupi e leoni, se non contro etc. '. te l'acrior . Romanos : il poeta parla
Ma per hic non sarebbe stato meglio come essere superiore, fuori delle co
iste ? Se non che hic è forse proleptico munioni umane, di razza e di città.
di una proposizione racchiusa tutta in 18 Scelusque: è la causa degli acerba
feris : ut essent feri. ' Non si udì mai che fata. fraternae necis “ dell'antico fratri
leoni e lupi, se non contro generi di . cidio ' . 19 Vt da quando ' . inmerentis
versi, fossero feroci '. Giova ricordare innocente ". 20 Sacer nepotibus ' che i
Pl . HN. 7 praef. homini plurima ex ho nepoti hanno da espiare ', come l'aves
mine sunt malu. Oh ! pace ! 13 Furorne sero sparso essi, spargendo il loro in
caecus è frenesia di cui non siete con lotta fraterna,
sci, che ’. Il Bent. con alcuni codici, III. UNA HETAIRA . - Orazio è in
caecos. uis acrior è quella che i greci namorato (è l'età sua) d'una hetaira,
chiamano ' forza di Dio '. 14 An culpa ? forse greca, che egli chiama Neaera per
Generalmente si ritiene che il poeta du la sua giovinezza . Ella giurava in pre
biti e domandi di tre motivi: è frenesia ? senza di tutte le stelle, di tutti gli dei
è fato divino ? è colpa vostra ?; e che del cielo ! Ora ella avrà a dolersi di non
risponda esso che sono tutte e tre. Il avere ottenuto il giuramento ; poichè
Bent. reca esempi del Digesto in cui anche Flacco amerà un'altra. E il rivale
culpa è opposta a uis maior. Ma uis felice ? Per ricco, sapiente, bello che sia ,
col tempo piangerà, perchè Neaera non
acrior qui
nostra forzaequivale
maggiore ’ ? No : qui è alla
assolutamente ve può essere fedele (vedi però nell'espo
ramente una forza, da voi sentita , che sizione qualche cosa di diverso ) e Flacco
vi trascina '. Quindi, per me, l'interro riderà a sua volta ’. Mancano dati posi
gativa è solo doppia : il secondo mem tivi per stabilire l'anno di questa poe
bro è ripreso e spiegato da an culpa. siả : l'accenno, indiretto, alla sua po
Come dicesse: questa necessità deriva vertà, i rapporti di qualche verso e idea
da una colpa ? E risponde: sì : è un de con Catullo, mi persuadono a crederla
stino che deriva da una colpa antica, delle più giovanili, del 713 o '14.
che avete redata e dovete espiare. 15 1 Nox erat: vedi a pag. 50, v. 7 e 8
Tacent : all'ultima domanda, rientrano in del XVI. Luna : non soltanto le stelle
128 LYRA ROMANA .
c'erano a sentire il giuramento . 2 mi virtute per la mia fortezza ': cfr. del
nora sidera . Le stelle (dice Saffo la bella carme citato il v. 15. 12 in Flacco :
frag. 3 B.) intorno la bella luna Presto scherza a quanto pare sul cognomen che
nascondono il luminoso viso – 3 laesu vale in origine ' flaccidus ', a cui è con
ra ' pensando di offendere ' nel tempo trapposto. siquid - uiri est. Ricorda poi
stesso che giuravi. 4 In uerba -mea : il costume di Catullo di parlar di sè
vedi il [XVI] v. 25. È formula militare, ponendo il nome, uiri : richiama mea uir .
trasportata da Orazio all'amore, qui, e tute. 13 feret sopporterà ’: potiori a
alla scuola, nell'Epl. 1 , 1 , 14 ; iurare in un preferito '. 14 iratus ' nell'ira sua
uerba magistri. 5 Artius ' più stretta parem ' una che gli corrisponda ’ 15 se
mente '. atque (= quam ), antico e poo mel offensae ‘ una volta che mi urtò e
tico. hedera: vedi, per la comparazione, sdegnò ’. Ma la spiegazione non appa
a pag. 60, v. 34 e 35. 6 Lentis fles gava il Bentley che poneva offensi : ' di
suose : 7 pecori lupus, sott. foret infe me una volta sdegnato '. Forse il meglio
stus : duro sottinteso, che può però giu è spiegare di te una volta sdegnata '
stificare quello al v. 12 del prec. L'idea per aver io cercato e trovato iratus pa
è pastorale, e non appropriata . Orion : rem . Ma anche il senso dei rimanenti
la costellazione che declinando è prin versi cambierebbe, come vedremo. In
cipio delle procelle invernali. 8 hiber tanto nota la somiglianza col citato [VIII ]
num (ha valor temporale) nel verno '. a pag. 59, secondo la mia interpretazione.
9 Intonsosque: segno della giovinezza constantia ' la mia fermezza '. formae.
eterna, Solis aeterna est Phoebo Baccho * alla tua beltà '. 16 si - intraritº se
que iuuentas, Nam decet intonsus crinis entrerà in me '. Ma seguendo il mio sup
utrumque deum : Tib . 1, 4, 57. agitaret posto , ' in te '. certus – dolor ' un dolore
Apollinis — capillos. Che cosa e chi aveva certo ' non dubbio. Già al Meineke pa
in mento Orazio con questo magnifico reva strano che il poeta, dopo aver detto
verso che con lo sdrucciolare della ce non feret etc. aspetti che entri nell'animo
sura trocaica (cfr. a pag. 78, nota al v. 20) suo un certus dolor. Onde propose in
esprime le ondulazioni della lunga ca trauit ' poichè è entrato ’. Ma il K. in
pellatura dell'eterno Giovane ? aveva terpreta certus * sentimento continuo
solo in mente una testa e dei capelli ? non alternativo. Con la mia interp. certus
Non mi pare. Già nei primi versisi ha vero ' ; ora sono minaccie, e tu ridi ;
un senso della natura e della religione ma vedremo. E la corrispondenza coi
elevato e grandioso. 10 mutuum : cfr . a giambi di Catullo è più che mai notevole.
pag. 63 il XXVIII. 11 o dolitura – mul 17 At tú : vodi il v. 14 del solito. Qui il
tum destinata a grande dolore ’ . Cfr. poeta si rivolge al rivale preferito. I più
per il senso di tutto il carme tutto dei ms. hanno Et tu. 18 Superbus incedis
I '[VIII) di Catullo, a pag. 59. E per que · cammini pomposo ' . 19 Sis - licebit
sto verso il v. 14 : At tu dolebis. mea potrai essere pecore sott, multo. 20
HORATIVS IAMBI . 129
Pactolus : il fiume aurifero della Ly chiuse il cielo '. imbres Niuesque d. I. ' e
dia. 21 Nec te – fallant ' potranno non pioggie e nevi lo traggono giù ’ , ossia
esserti nascosti '. arcana i misteriosi e che si rovescia in pioggia e neve >
insegnamenti ’ riservati ai discepoli in Iouem : vedia pag. 78, v. 20, nota a Iup
timi. Pythagorae – renati di Pythago piter. Porph. dà l'argomento di questo
ras che ebbe due vite ’, poichè fu Eu carme così: hortatur contubernales, ut,
phorbos alla guerra troiana. Sta per quoniam caelum pluuium sit nec quicquarit
* sapientissimo'. 22 Nirea ‘ Nireus ' che agi possit, in conuiuium secedant . Sa
nell Il. B. 673 è detto : il più bello eroe rebbe un canto inter arma . E non pare
che venne sotto Ilio Degli altri Danai probabile, ma certo di milizia è qui il
dopo il senza - biasimo Peleione. 23 ricordo . Si tratta d'un banchetto in Ro
Eheu : esclamazione di dolore trascicata ma, ma tra antichi compagni d'armi , sì
per scherno. Pure è preferibile l'Heu heu che esso prende una certa somiglianza
dei codd. Vedi a pag. 53, v . 6 e nota. coi simposii sub pellibus nei giorni pio
translatos alio - amores l'amante tua vosi e neri, quando il pensiero della
passata ad altri ’, oppure “ l'amor di lei vita in pericolo e dei dolci assenti sol
passato altrove ’. Meglio il secondo, pen cava di rughe le fronti giovanili. siluae,
sando a fugam - Cinarae maerere in Epl. di tre sillabe. E non si può negare che
1 , 7, 28. Se il mio supposto al v. 15 va il mugghio del mare e il sibilare delle
lesse , alio potrebbe indicare Orazio selve sarebbero accompagnamento mol
stesso. 24 Ast ego ; riprende con energia to più poetico a un crocchio militare, là
l'at tu che del resto l' Orelli esclude pre in Macedonia. E più vivo e vero sarebbe
cisamente per questa ripresa. Ma vedi l'epitheton che segue, dato all'aquilone.
del solito (VIII) i v. 14 e 19. uicissim 3 e 4 Threicio tracico ', per i Greci;
a mia volta ' come fai ora tu, risero : ma è aggettivo che la mitologia fissò ad
il fut. exactum indica qui cosa che ac accompagnare il vento del nord. Nota
compagnerà, più che non seguirà ,e parrà l' hiatus tra nomi propri. amici: il Bent.
quasi precedere un altro fatto futuro . corregge amice , poichè vuole si tratti
IV. ORA TETRA . È inverno, piove d'un invito a un solo, cui aduersi aliquid
e nevica, soffia la tramontana acuta. Non acciderat, rapiamus --Occasionem : il Lam
si può far altro che banchettare al co b(ino) cita, per rapiamus, Ennio in Cic. de
perto . Via , o amici ', esclama il poeta, or . 3 , 40 : uiue, Vlysses, dum licet Oculis
quelle rughe che vi fanno parer vecchi. postremum lumen radiatum rape ; e le
Beviamo : non parliamo più di tristezze . parole di Cic. non dixit — cape , non pete
Un dio forse provvederà: banchettiamo, - ' Prendiamo ’, dunque ' a volo l'occa
poetiamo : seguiamo l'esempio di Achille sione ' de die ' dal giorno ’ : fuggevole ?
che fu a ciò consigliato da Cheiron, il tardo ? che già pare finito per via del
centauro ' . Questi amici dalla fronte an cielo chiuso ? che non ci lascia far altro ?
e dall'oggi
nuvolata erano forse i compagni a Ora ” non fidandoci del domani ?
zio, d'armi in Oriente , di miseria e ansie giorno per giorno ' ? dumque uirent ge
in Roma ? Par probabile, e il canto (in nua ' finchè verdi sono le ginocchia ’,
cui il sorriso giambico guizza tra la-so nelle quali (Pl . HN . 11 , 45, 103) inest
lennità epica dell'esametro e la tristezza uitalitas, le quali sciolte sono il segno
del mezzo elegiaco) mi pare dei primi : della morte, in Omero. 5 Et decete
del 714. Che fosse del giorno natale di perciò s'addice '. Peerl . preferirebbe Et
Orazio, ossia dell'8 dicembre, ingegno licet, che meglio s'accorda col rapere oc
samente congettura il Walcke enaer . casionem , ricordando il passo Enniano.
1 e 2 caelum contraxit restrinse , Ma decet andrebbe meglio che licet, se
PASCOLI, Lyra Romana - 9
130 LYRA ROMANA .
die intendessimo, cou Porph ., “ dal giorno sublime, grandioso ' . cecinit disse con
oscuro e piovoso in cui non si può far spirito veggente. 12 Inuicte o invinci
altro ?. obducta c annuvolata '. senectus bile ' mortalis - nale pur nato mor
la vecchiaia con le sue rughe ’: 6 Tu : tale '. dea - da una dea . 13 e 14 Te
non è diretto nè al conuiuator nè al pin manet : vedi a pag. 124 , v. 41. praui: i
cerna , come piace a questo e a quello codd . hanno parui, detto del fiume che
degli scoliasti e commentatori; sì a uno, in Omero 11. Y, 73 è péyas ato TAMOS
indeterminato, che dal buio della gior Bacovõivns. Ma il fiume, dicono glin
nata traeva motivo a tristezza. Come
dicesse : Sì : è buio, piove, mare e selve terpreti che conservano parui, si secco :
dice Lucan . Ph. 9, 972 : in sicco serpen
piangono ; ebbene ? Anzi questa è una
buona occasione di bere e di stare al tem puluere riuum Transierat qui Xan
legri. Sicchè tu fa portar del vino e non thuserat. La ragione appaga ben poco,
fare più quei discorsi tetri. Nei primi sicchè altri congettura flaui, altri proni,
versi parla più quest'uomo con le pa altri puri, altri tardi. Dice lo Sch . Cru
turnie, che Orazio : Orazio ne ripete le quiano: si praui legas, id est, tortuosi,
parole, per trarne altra conclusione,tutta non recti, sinuosi. E questo è in vero il
opposta. Torquato consule meo nel senso di prauus, che io ritengo. Esso vuol
l'anno di Torquato, quando io nacqui ?: tradurre il Ôivne's di Omero che è già
cioè nel 689, coss. L. Aurelio Cotta L. all'ultimo verso di B, dove Eust. annota
Manlio Torquato.e Vino di 25 anni. moue che come allo Xantho così ad altri fiumi
iube moueri) fa portare ' dalla can accade per non aver veloce il corso
tina. pressa · pigiato cioè fatto '. 7 e di fare nell'insenature gorghi o vortici :
8 Cetera mitte loqui ' lascia gli altri di è OLVýsls insomma lo Xanthos, perchè
scorsi ’, ispirati dal buio del tempo , neri tardo e tortuoso. Il nostro può averavuto
come essi. Quali discorsi ? . Non verrà anche l'intenzione di alludere, nel tempo
più sereno! siamo rovinati per sempre! stesso, alla lotta che ebbe a sostenere
non riavremo più le nostre case ! non Achille con questo fiume dai gorghi pro
rivedremo più il nostro nido ' . deus : non fondi . Vedi Il. e ricorda il v. 325 : Mu
sperava forse di già in Octauianus ? in
quello, di cui Vergilio a questi tempi gliando e di spuma (torbido) e di san
diceva (Ecl. 1 , 6) deus nobis haec otia gue e di morti. lubricus et Simois : l'epi
fecit. Namque erit ille mihi semper deus. theton del Simois, l'altro fiume della
I due poeti, forse, già si conoscevano e Troade , è opposto a quello dello Sca
parlavano delle comuni sventure. beni mandros o Xanthos, ed è ispirato, forse,
gna -- uice mutando il male in bene ' . da Il. M, 22, donde Verg. Aen. 1 , 100 de
Reducet in sedem rimetterà al loro po rivò : ubi tot Simois correpta sub undis
sto ’ . Achaemenio “ persiano'da Achae Scuta uirum galeasque et fortia corpora
menes, il mitico fondatore della stirpe uoluit . E il Simois è in , 308 chiamato
degli Achaemenidi, il proavo di Cyros. in soccorso contro Achille dal fratello
9 e 10 iuuat : Peerl. preferisce iuuet. fide Xanthos : empi le correnti (311 ) D'acqua
Cyllenea con la lira del dio di Cyl dalle fonti e tutti aizza i rivi , E alza
lene ' cioè di Mercurio. diris detesta una grande ondata e molta miscèa su
bili ’. 11 Nobilis “ il glorioso '. grandi scita Di tronchi e pietre. 15 e 16 Vnde
fatto grande, adulto '. Altri eroico, dalla qual terra '. reditum - Rupere :
HORATIVS IAMBI . 131
frase simile a pag. 124, v. 35 : reditus ab tro i quali il mite Mantovano non ha
scindere dulcis. certo subteminé con im che : Qui Bauium non odit, amet tua car
mutabile destino ' ; propr. “ filo ’. Il Bent. mina , Meui: ecl. 3, 90 ; e argutos inter
a certo sostituisce curto essendo accor strepere Anser olores : ecl. 9, 36 e pochi
ciato e sta meglio con Rupere. Altri altri accenni. Ben altro minaccia il pic
menti, prendiamo le due parole come colo e fiero poeta Venusinus, cui, come
abl. di qualità di Purcae ‘ le Parche dal egli stesso poi affermò, c . 1 , 16, 22,
l'immutabile filo ', mater - caerula la pectoris Tentauit in dulci iuuenta Feruor
tua madre del colore d'acqua marina ' , et in celeres iambos Misit furentem . Cane
cioè Thetis. te reuehet : Il. V , 122 (nella che latri ai passeggeri, e sei vile avanti
rhapsodia a cui il poeta ha mirato per i i lupi, vieni, minaccia me, cerca di morder
due fiumi) Achille dice a Lycaon : Costi me. Io inseguo qualunque bestia mi si
ora giaci tra i pesci che a te dalla piaga faccia avanti, tu, dopo avere abbaiato
Il sangue leccheranno, tranquillamente : con gran voce, fiuti il tozzo che ti si
nè te la madre Posto sul letto piangerà , getta. Guardati : io ho gl’iambi di Ar
ma lo Scamandro ουδέ σε μήτηρ : chilochos e di Hipponax : se uno mi as
le parole suonano con questo raffronto sale, non mi metto a piangere come un
bimbo ' . Gli antichi scoliasti parlano d'un
più lugubri e fatali. 17 uino cantuque : Cassius Seuerus, maledico famoso ; ma
i messi d'Agamemnon (Il . I, 186 lo tro a questi tempi troppo giovane; altri di
vano : che il cuore si allietava con la Mevio e Bavio , altri persino di Bibaculo.
phorminx arguta -o cantava sì glorie i inmerentis ' che non t'hanno fatto
di guerrieri . E il vino ? Quando quelli nulla ’, hospites ' i forestieri ’. Tenendo
entrano, Achilleus domanda un cratere il mio supposto, si alluderebbe alla mi
maggiore, e vino più schietto : 1. 1. 202. tezza naturale e alla timidezza di pro
18 Deformis aegrimoniae del dolore vinciale di Vergilio. canis : se Bauius è
che fa brutti ’ ponendo sulla fronte la il proprio nome del detrattore di Ver
senectus. Dipende, secondo alcuni da ma gilio, la similitudine del cane potrebbe
lum , secondo i più da adloquiis. dulcibus essere stato suggerito dal suono di bau
adloquiis : ilvino e il canto che sono i che è in esso nome, dal quale bau i la
dolci conforti ” ; vedi a pag. 51 , nota al tini fecero baubari : Et cum deserti bau
v. 5. Il Bent. preferisce leggere ac dul bantur in aedibus : Lucr. 5, 1070. Se Ba.
cibus> alloquiis intendendo lieti conver uius è un pseudonymo, potè derivare da
sari con amici o e dolci colloqui ' con questo suo canino costume. 3 hucº qui,
donne. a me ', inanis vuote d'effetto !, 4 Et
V. - BAVIVS. Nel 715 Orazio s'era sembra valere e anche ', remorsurum
c
già stretto d'amicizia con Vergilius e pronto a renderti i morsi ’. petis ' as
Varius. I nemici degli amici diventano i sali ' coi denti , mordi ’ : cfr. v . 15. 5
nostri nemici. E Vergilio ne aveva sin Molossus : i molossi erano grandi cani
d'allora : tra gli altri Bauius, nel cui no dell'Epiro ; fieri custodi . fuluus ' rosso
me, forse finto , si sente il cane. Mi giova bruno Lacon : i cani della Laconia
credere che il giovane già tribuno di erano 9molto veloci. 6 amica uis forti
Philippi mostrasse come affettuosa am amici o semplicemente ' amici ’ : espr.
mirazione per il verecondo poeta pasto greca , come in Lucr. 6, 1220: fida canum
rale, maggior di lui di cinque anni, così uis. 7 Agam'inseguirò, caceierò '. per
fiero sdegno verso i suoi detrattori, con altas - niuis anche per la neve alta '.
132 LYRA ROMANA .
VI . [x]
Mala soluta nauis exit alite ,
Ferens olentem Meuium :
di popolare : l'ira del poeta conclude con prende da un noto aneddoto, liberamente
un brutto soggbigno. 22 Porrecta`lunga frenava certi impeti di crudeltà del suo
distesa’ , mergos cormorani’, di cui Pli potente amico. E Orazio, con questa in
nio HN. 10, 130 non loda la delicatezza vettiva, non dispiacque forse al suo nuo
nel mangiare : soli dicuntur deuorare quae vo mite protettore, comecon le due pre
ceterae reddunt, e 9, 79 : insatiabilia ani cedenti era certo piaciuto al suo mite
malium . iuuerit ‘ pascerà ”. Così coi più presentatore. Ma sono congetture. L'ar
dei codd. e mi par giusta lezione, ima gomento è questo : ' Io ho per te una
ginando opima praeda, indeterminato, avversione naturale, o tu che fosti un
con aria maliziosa di mistero : una grassa cattivo schiavo e ora sei un ricco fastoso .
preda.... 23 e 24 caper Et agna : Verg , E della tua insolente fortuna tutti sono
Aen. 5, 772 : Tempestatibus agnam Cae indignati come me : quando passeggi ,
dere deinde iubet; un'agnella nera. Il tutti ricordano il tuo passato vicino al
caper è per di più, per ringraziamento, tuo presente, e si domandano il perchè
come in C. 3, 8, 6. Tempestatibus: alle della spedizione contro i corsari e gli
quali L. Scipio dedet - aide meritod . Si schiavi di Sesto , quando nelle legioni
faceva sacrifizio per ottenerne buona Romane sono di tali tribuni '.
navigazione: qui per procacciarla cattiva 1 Lupis et agnis : Il. X , 263 : Nè lúpi
si promette vittima doppia. e agnelli concorde l'animo hanno. sor
VII. – VEDIVS. - Porph. crede questa tito per legge di natura ' . 2 discordia :
ecloga diretta contro Pompeium Menam,
liberto di Pompeo o comandante della continua Omero : 'Αλλα κακά φρο
flotta di Sextus, disertato a Ottaviano, véovoi, cioè, Anzi sono d'animo nemico.
poi tornato a Sesto, poi passato di nuovo 3 Hibericis – funibus " di funi di sparto
à Cesare. Ma egli era praefectus classi, attorcigliato ', di cui è gran copia in
non tribunus militum , come il nostro. Hispania. peruste ' scottato, segnato
Qualche ms. ha Vedium Rufum. In una latus, da peruste, ' il dosso '. 4 conpede
lettera di Cic. ad Att . 6, 1 , 25 si legge : * ceppi’: castighi di schiavo. Ma Vedius
hoc ego ex P. Vedio magno nebulone, sed Polio era di liberti, come Orazio : Orazio
Pompei tamen familiariaudiui.E seguita che nella S. 1 , 6 scritta non molto dopo
raccontando dello sfarzo di cocchi, car questo Epodo , mostra d'assentire a Me.
rozza, lettiga, schiavi , scimmia o onagri, cenate che non importi quali sit quisque
concludendo : numquam uidi hominem ne parente Natus, dum ingenuus: la qual ul
quiorem . Ciò nel 700. Questo passo, se tima esclusione era pur d'Ottaviano: vedi
condo il K, suggerì a uno scoliaste il Suet. Aug. 74. Bene: ma la poesia iam
nome di Vedius. Ma questo è anche il bica si permette d'esagerare e anche di
nome d'un discendente di liberti , Vedius mentire più spesso d'ogni altra poesia ;
Polió, ricordato in Dione Cassio 54, 23 poi , ricordo ciò che uno scoliaste di
e in Plin. HN. 9, 23 famoso per la sua Giovenale dice alla Sat. 5, v. 3, Sarmen
ricchezza e crudeltà , amico diui Augusti, tus - incertum libertus an seruus, eo
uomo che pasceva le murene co' suoi fiduciae uenit, ut equitem Romanum age
schiavi. Morì nel 739. E la poesia è del ret - Par la storia del nostro. Ed è
716, nel qual anno si rinnovò la guerra verisimile che sopra tutto fossero pos
con Sesto Pompeo. Orazio già era stato sibili tali inganni e surpazioni in questi
da Vergilio e Vario presentato a Mece tempi di senatores orcini, di cui vedi Suet.
nate e da lui accolto benevolmente. Si Aug. 35. Inoltre Ottaviano stesso sap
può supporre che Vedius Polio amico fin piamo (Suet. Aug. 74) che dichiarò in
d'allora di Ottaviano , non piacesse ugual genuo il traditore Mena o Menodoro, per
mente a Mecenate, che, come si com averlo alla sua mensa, da cui escludeva
HORATIVS IAMBI , 135
Fortuna non mutat genus .
Videsne , Sacram metiente te Viam
Cum bis trium ulnarum toga ,
Vt ora uertat huc et huc euntium
Liberrima indignatio ? 10
Sectus flagellis hic triumuiralibus
Praeconis ad fastidium ,
Arat Falerni mille fundi iugera
Et Appiam mannis terit
Sedilibusque magnus in primis eques 15
Othone contempto sedet .
Quid attinet tot ora nauium graui
Rostrată duci pondere
Contra latrones atque seruilem manum,
Hoc, hoc tribuno militum ? ' 20
i libertini. 5 Licet per quanto '. ambu ni – fundi: terre di molto costo, perchè
les ' te la passeggi’: 6 genus il sangue , vi si faceva l'ottimo dei vini italici . 14
la razza ': non sarai mai, per danaro, un Appiam - terit ' consuma la via Appia
ingenuus. Pur l'esempio di Mena doveva che conduceva a' suoi poderi . mannis :
contradire alla sentenza di Orazio. 7 me cavalli da viaggio. 15 Sedilibusque - in
tiente te quando tu misuri ' cioè per primis: nei quattordici ordini dopo l'or
corri a passi tardi e lenti. 8 bis trium chestra, secondo la legge di Otho Ro
ulnarum (i codd. bis ter : em . Barthe scius sedevano gli equites o quelli che
Bent.) ' di sei cubiti' : quasi tre metri. fossero equestri censu ossia che non aves
toga , non veste da schiavi . 9 ora sero meno di 400.000 sesterzi. E i primi
uertat: i più ' faccia volgere verso te ' due di quelli erano per i tribunicii : Porph.
o faccia ritorcere da te ' . Il K. inter magnus – eques ' burbanzoso cavaliere '.
preta trascolori ’, ricordando uertere 16 Othone contempto ' senza fare offesa
pallor Tum parochi faciem : Sat. 2, 8, 35. alla legge Roscia’di Otone , perchè eques,
Se invece d'indignatio ci fosse per sog tribunus militum , equestri censu , sebbene
getto rubor o altro, starebbe bene; ma indegnamente. 17 e 18 Quid attinet che
così, non credo, huc et huc, dipende da serve '. ora nauium Rostrata ' navi
euntium , come in Cat . (XV] 7 in platea con le faccie irte di rostri ’. Ardita espres
modo huc modo illuc - praetereunt. 10 sione che dispiacque al Bent. che emenda
Liberrima che si sfoga con libere pa ora in aera, al Peerl. che suppone aere
role ' , quelle che seguono. 11 triumui – pondera, al Sanadon che imagina ro
ralibus : dei tresuiri capitales o nocturni stra – Aerata. Orazio pensò che chi ha
che punivano i ladri e gli schiavi nequam il rostrum , becco, ha anche la faccia ,
presso la columnam Maeniam. 12 Prae os : in Tacito la nave (G. 44) ha frontem ;
conis del banditore ’ che portava al in Ach. Tazio B. 1 , c'è itpoow Tov Veús .
tortor l'ordine dell'esecuzione e doveva, graui – pondere ' di gran peso ' . 19 la
almeno in certi casi, gridare alto il de trones, di Sesto Pompeo, che, come dice
litto per cui lo schiavo era punito. Così Flor. 4, 8, secum piratas nauales agitabat.
Alessandro Severo fece soffocare dal fu seruilem manum : detto con fiero di
mo un falso promettitore, praecone di sprezzo : S. Pompeo armò fugitiuos. 20
cente, Fumo punitur qui uendidit fumum . Hoc, hoc : ripetizione come a pag. 126,
ad fastidium ' sino alla sazietà ” perchè v. 1. tribuno militum : se noi stessi ar
ciò accadeva spesso. 13 Arat possiede ', miamo gli schiavi e loro diamo il co
o possiamo anche dire miete '. Faler mando delle nostre legioni?
136 LYRA ROMANA .
VIII. [111]
Parentis olim siquis inpia manu
Senile guttur fregerit,
Edit cicutis allium nocentius.
O dura messorum ilia !
Quid hoc ueneni saeuit in praecordiis ? 5
Num uiperinus his cruor
Incoctus herbis me fefellit ? an malas
Canidia tractauit dapes ?
Vt Argonautas praeter omnis candidum
Medea mirata est ducem , 10
Ignota tauris inligaturum iuga
Perunxit hoc Iasonem ;
Hoc delibutis ulta donis pelicem ,
Serpente fugit alite.
Nec tantus umquam siderum insedit uapor 15
Siticulosae Apuliae,
VIII. L'AGLIO. È uno scherzo : ilia intestini ’. 5 Quid ueneni ' qual
Maecenas essendo forse in campagna veleno '. hoc (= est hoc quod ) “ è questo
con Orazio (dice esso, S. 2, 6, 40 e seg. che ' saeuit ribolle '. in praecordiis ?
che sin dal principio della loro amicizia nelle mie viscere ?? . 6 Num , a cui ri
andava con lui in raeda ) s'invogliò , ve sponde an come in quest'esempio, tra
dendolo forse , di un moretum , condito gli altri, di Cic. ad fam . 9, 26 : quaesitu
con l'aglio. Orazio se ne sentì travagliato rum , num unum caelum esset, an innu
e sfogò il suo malumore con questo merabilia, uiperinus — cruor ' sangue di
scherzo. Ai parricidi, questo veleno peg vipera ' che si credeva velenoso . 7 In
gior della cicuta. Era sangue di vipera ? coctus — me fefellit ' v'era cotto, senza che
fu Canidia che lo cucinò ? Con questo io lo sapessi ' . 8 Canidia : fattucchiera,
Medea unse Giasone, per renderlo invul
nerabile contro i tori, con questo unse i edi cui vedremo al seguente. tractauit
manipolò ’. 9 e 10 Vt quando '. A.
doni che bruciarono la sua rivale. Non è praeter omnis ' sopra tutti gli Argonauti?,
più tremenda la calura afosa dell'Apulia, candidum - ducemil bellissimo condot.
non fu più bollente la camicia di Nesso. tiero '. Vedi a pag. 42, v . 4. 11 e 12 I
Oh ! se avrai un'altra voglia simile, o gnota iuga ‘ il giogo per la prima vol.
Mecenate, la tua amata ricusi il tuo ba ta ’ , non conosciuto da essi. tauris, che
cio, non voglia starti vicina ” . È per me spiravano fiamme. inligaturum ' mentre
dei tempi primi dell'amicizia loro, poco doveva legare '. Perunxit ' unse tutto '.
anteriore al viaggio a Brundusium (717). hoc con un veleno come questo ' , così
1 olim per l'avanti ’. 2 Senile: ag potente da vincere le fiamme. 13 deli
grava il delitto del figlio, e lo spiega : butis ‘ intinti ”. ulta pelicem * si vendicò
esso vuole l'eredità. fregerit ' spezzerà ' della rivale e '. La rivale era, come è
strangolandolo. 3 Edit (con l'e breve) noto, Creusa la figlia del re di Corinto .
forma di congiuntivo, solita nel linguag donis coi doni ’ cioè il peplo e la CO
gio della conversazione : dunque ' man rona d'oro, che ebbero virtù di ardere
gi ’. cicutis, da nocentius, ' della cicuta Creusa. 14 Serpente -- alite (sing. collet
allium : aveva gran parte nei cibi rustici: tivo) sul cocchio tirato dai serpenti
Verg. Ecl . 2, 10 : fessis messoribus --- Allia alati ' . 15 siderum uapor ' afa di ca
serpyllumque herbas contundit olentes. Nel nicola insedit ' gravò ’. 16 Siticulosae
Moretum, attribuito a Vergilio, v. 101, pi munus
17 tunica
stillo primum fragrantia mollit Allia. 4 * ilassetata
dono di ' cioè la: sua
Nesso d'acque
, povera
messorum ' deimietitori' pei quali la Ver insanguinata. efficacis e del risoluto ' ;
giliana Testylis pesta l'aglio e il serpillo. efficax è chi riesce in ciò che tenta. 18
HORATIVS IAMBI . 137
Nec munus umeris efficacis Herculis
Inarsit aestuosius.
At siquid umquam tale concupiueris,
Iocose Maecenas, precor, 20
Manum puella sauio opponat tuo ,
Extrema et in sponda cubet.
ix . [ v ]
" At o deorum quidquid in caelo regit
Terras et humanum genus,
Inarsit e arse a contatto degli ’. aestuo Sagana, Veia, Folia , nell'atto di fabbri
sius con maggior vampa ’ . 19 At ' sì, care un filtro per indurre un tal Varus
nia . umquam ' più '. tale " una vivanda ( Alfius Varus, dicono gli Scholiasti) nel
simile ?. concupiueris e sentirai la Vo l'amor suo . Entrano nel filtro caprifichi,
glia ' . Il verbo composto indica, mi sem sradicati dai sepolcri, cipressi, ova e
bra, invogliarsi nel vedere o sapere ’. piume di strige unte di sangue di rospo,
Cosi in Cic. de diuin. 1 , 24 ; cuius mors e altre erbe d'Iolcus e Hiberia, e ossa
ita fuit, ut eam concupisceret filius; vale : strappate dalla bocca di cagna digiuna.
se ne invogliò anche il figlio. Da questa Inoltre la midolla e il fegato (orribile
leggiera sfumatura, la mia supposizione imaginazione !) d'un bimbo fatto lenta
che si trattasse d'una piccola avventura mente morire di fame e di desiderio .
in una scampagnata al tempo della mie Orribile imaginazione: eppure Cicerone
titura. 20 locose, che intendono ' bur (Vat. 6) accusa Vatinio (il sozzo scrofo
lone ha indotto i commentatori a ima loso, che noi conosciamo) di qualche cosa
ginare una burla di Mecenate a Orazio : di simile : cum puerorum extis deos ma
burla difficile a farsi : Mecenate avrebbe nes mactare soleas; eppure in una iscri
saputo già che a Orazio non piaceva zione è il lamento d'un bimbo che mori
l'aglio ; e come avrebbe potuto dissimu rapito da una saga, lamento che finisce
largli il fetido condimento nella vivan colla commovente ammonizione : Vos
da ? Iocose per me è come proleptico di uestros natos concustodite, parentes, Ne
ciò che dirà nei due v. ultimi tu che dolor in toto pectore fixus eat. Erano cose,
ami le donne ” . Peerl. preferisce Iocosa a cui si credeva a quei tempi, che a
da riferirsi a puella. 21 Manum oppo- quei tempi forse si facevano. Divido il
nat : il comico di questa preghiera è che lugubre drama, dove è pianto atroce e
non ce n'è bisogno : la cosa vien da sè ; riso più atroce ancora , in quattro parti :
poichè quel bacio putirà d'aglio. 1-10 Prologo : la preghiera ; 11-46 Le ma
IX. -LE MALIARDE. Canidia, sotto liarde all'opera ; 47-82 Canidia e Varus;
il qual nome (che derivando da canus 83-102 Epilogo : la maledizione. La 2a e
indica vecchiaia) gli scoliasti vogliono la 3a parte sono d'un numero eguale
che Orazio ferisse una tale Gratidia, era di versi : l'epilogo d'un numero doppio
una unguentaria , secondo gli scoliasti del prologo. Anche nel [XVI) a pag. 120,
medesimi , Neapolitana . Orazio la accusa la seconda parte , è uguale alla terza.
di orribili malefizi come in questo e nel Non sono casi.
prec. v. 7, cosìnel (XVII) Epodon e nella 1. – Prologo: la preghiera. - ' O dei
ottava satira del primo libro Sermonum . del cielo , che è questa rapina ? perchè
Forse sono diretti a lei anche l'Epod. guardate torve, tutte me ? O tu, per i
[VIII ) e il ( XII) nei quali è introdotta figli, se ne avesti di tuoi veramente,
una vecchia innamorata d'Orazio e da per questa mia vesticciola di fanciullo,
lui dispetta : onde alcuni si persuasero per Giove che non approverà coteste
che l'origine dell'odio d'Orazio per questa cose , perchè quello sguardo di matrigna,
Canidia fosse da cercarsi in un amore, o e di bestia ferita ? '.
male o non più gradito. Certo l'odio è ve 1 At = ana è esclamazione di dhi
ramente Arcbilocheo, e ispirò al nostro
gl' iambi più simili a quelli (imaginiamo non si è data ragione di ciò che gli suc
più che altro) del poeta di Paros. I pre cede, e a un trattomostra di comprendere
senti, che sono i più tragici ( l'iambo riluttando. deorum quidquid (vedi a pag.
entro e nella comedia e nella tragedia) , 76, v .14) * per gli dei tutti che ’. 2 huma
presentano Canidia con altre maliarde, num : contrasto con ciò che presentisce
138 LYRA ROMANA .
50
Non infideles arbitrae ,
Nox et Diana, quae silentium regis,
Arcana cum fiunt sacra ,
Nunc nunc adeste, nunc in hostilis domos
Orazio da in ' su, fisso in ' ed emori che rodendosi il pollice : 0 Notte, o Luna
significa morir male ’: vedipag.85 [LXI] dea del silenzio e del mistero, siatemi
nota al v. 1) ' basire fisso in ’ spectaculo favorevoli, volgete l'ira contro la mia
nella vista . 35 Cum promineret ore nemica. - Mentre nelle selve dormono
restando fuori col viso '. quantum ' di le fiere, si ha da sentire il latrato dei
quanto ' . 36 Suspensa mento corpora cani della Subura, che abbaiano al vec
il corpo d'un nuotatore, fino al mento ”. chio drudo unguentato, non senza il riso
37 Exsecta e estrattagli '. Pochi codd. di tutti ? - Come andò ? i velėni di Medea,
hanno Exsucta ' succhiata ’, o sarebbe quelli con cui si fa vendetta delle rivali ,
più espressivo. Exesa o exesta conget non valgono più ? - E sì che c'erano
turò Heinsius. aridum : tenendo exsecta tutti gl'ingredienti ! persino il letto di
questo agg . va inteso anche per me lui è unto de' miei misethra ! Ah ! ah !
dulla ; accettando exsucta e gli emm. i l'ha liberato una maga più abile di me. -
due sost, avrebbero ognuno il loro qua Vedremo ! sto preparando un filtro irre
lificativo. 38 Amoris - poculum “ filtro '. sistibile, che ti farà tornare a me, o
39 Interminato (da inter e minato) ' in Varo, piangendo, ardente d'amore, come
terdetto ’ , usato passivamente . cum se bitume al fuoco ”. Così spiego questo
mel una volta che '. 40 Intabuissent difficile passo dove io pongo interroga
e fossero marcite '. pupulae ‘ le pupille ? tivo al v. 60.
così dette dalla pupa che noi vediamo 47 Hic in tanto '. inresectum • dal
guardando altri negli occhi . 41 masculae l'unghia lunga ’ . saeua “nell'ira ’. 48 ro
libidinis la sozza '. 42 Ariminensem dens : segno d'ira occulta. 49 Quid dixit
di Ariminum ' , ora Rimini. 43 Et
tanto otiosa città di sfaccendati aut quid tacuit? poichè disse dicenda
ciarlieri ’: etiam fabulosa dicta est Nea tacenda (Epl. 1 , 7, 72) , digna atque indi
polis (città allora di Graeculi), quod a gna relatu Verg. Aen. 9,595 ; quanto dire,
cose inenarrabili, incredibili, rebus meis
rebus grauibus uacaret et fabulis indul alle mie operazioni ’. 50 Non infideles:
geret. Così€ uno Schol.; ma Porph . otio essa ne invocava la fede ( di uostram
sam pro quietam ' dixit simul quia fidem ) e le dee l'attenevano, arbitraete
otiosis id est uitae quietioris aptissimus stimoni ’ . 51 Nox : la nera dea delle ma
illa secessus est. 44 Et ' quanto ' omne liarde. Diana, che come Hecate era dea in
u . 0. per es. Puteoli, Capua, Sur ferna. quae silentium regische presiedi
rentum . 45 excantata (la tmesis non è al silenzio '. In tutti i sacrifizi occor
oziosa) : vedi a pag. 15, Occentatio 3.
uoce Thessala con formule tessaliche revail sacro silenzio : ευφημία έστω -
cioè magiche, 46 deripit ' trae giù ?. fauete linguis. 52 Arcana - sacra i sa
3. - Canidia e Varus. - Parla Canidia. cri misteri ’, fiunt si celebrano '. 53
HORATIVS IAMBI. 141
adeste siate favorevoli ’. hostilis ' della nidia era unguentaria. 61 e 62 Quid ac
nemica ’: espress. grottesca, da molti cidit ? ' che avvenne? ' perchè continua a
interpreti intesa del nemico ' cioè di frequentare hostilis domos ? a far latrare
Varo. 54 Iram atque numen il nume i cani della Subura ? dira - Venena, da
irato ' . 55 Formidolosis . paurose ' che me già sperimentati. barbarae 'dei paesi
vale ancora che incutono paura ’, 56 lontani' . minus ' non '. Medeae : vedi il
languidae ' abbandonate '. Questo distico prec. v. 10. ualent " hanno potenza ?. 63
esprime cosa non solo contemporanea Quibus - ulta coi quali dopo essersi
ma contraria a quella espressa nel se vendicata '. pelicem della rivale ', 64
guente . 57 Senem - adulterum al vec Magni C. f.: non pare aggiunta oziosa :
chio drudo ' cioè Varus, che non vuol vale sebbene fosse figlia d'un gran re ?
saper di lei che perciò lo chiama adul mentre la sua rivale è di quelle che, per
terum . quod omnes rideant cosa che fa dirla con Mart. 6, 66, in media sedent
rider tutti ' che si affacciano alle fine Subura. 65 palla “ il peplo ' , tabo d'un
stre nel sentire i latrati . 58 Latrent malefizio ' . munus : app . a palla. Sin qui,
hanno a latrare addosso ’ : usato atti mi par certo, Canidia parla di suoi ma
vamente. Suburanae della Subura ’, con lefizi, uso Medeà, contro le rivali, riusciti
trada malnomata. canes : opposte alle vani, perchè barbarae uenena Medeae mi
fiere che dormono nelle selve. La frase nus ualent . 67 e 68 Atqui ' eppure '. È
poi, costruita di scherni e imagini, ha questo, più che un carmen , una medita
questo semplice significato : mentre zione interrotta di Canidia ; e qui atqui
tutti dormono, questo vecchio deve ag mi pare si debba riferire, più che a ciò che
girarsi per le sue avventure ? '. Per la precede immediatamente , al primo quid
forma cfr. $. 2, 7,40 : Tu, cum sis quod ego accidit ? ' : nella quale interrogazione è
- ultro Insectere ? 59 Nardo perunctum compresa la meraviglia che il senex non
gocciolante d'unguento ' come un gio sia disamorato della pelex, e che la pelex
vane. Il vecchio amatore in Plaut. Cas. sia ancora al mondo. in asperis – locis,
2, 39 postquam amo Casinam – Myropolas dove crescevano i caprifichi amanti dei
omneis sollicito : ubicumque unguentum est sassi . Radix : pag. 29, III, 4.fefellit me ' mi
lepidum, ungor Vt illi placeam . quale non sfuggì '. Dopo locis le edd. hanno punto :
perfectius come non più perfetto ' : così io lo unisco al seguente più strettamente ,
in S. 1 , 5 , 41 animae quales neque can evitando l'intollerabile sconnessione del
didiores Terra tulit. È un soloecismus, discorso . 69 e 70 Indormit : asyndeton
secondo Porph. 60 laborarint (alcuni causatiuum : nel fatto , dorme , suol dor
codd. laborarunt) potrebbero prepara mire " cioè ha il letto ! unctis - cubi
re '. E di qui gli Schol. (e mi pare che libus (plur. per sing.) il letto stesso
noi dobbiamo seguirli) ricavano che Ca unto ' . omnium — pelicum : detto con en
142 LYRA ROMANA .
fasi: di qualunque rivale '. Obliuione: del Ringwood, citato dall'Or., o meglio
come amor, in Verg. Aen. 4, 515, (vedi quella del Turnebo che si fonda sulla
il pag. 29, III nota a v. 6) significa phil distinzione di carmen e potiones, di uo
tron, così qui obliuio vale misethron : ces e poculum : ' e tornerà a me attratta,
della malia, dell'unguento che fa di non da cantilene marsiche la ricon
menticare l'amore '. Qui dunque parla, durrà qualcosa maius, un poculum etc. '.
a mio parere , d'un altro tentativo, e que 77 Maius (cioè aliquid) parabo più po
sto su lui stesso ; anzi è un tentativo tente malia preparerò ’ infundam ver
che ne riassume e conchiude molti altri, serò ’. 78 Fastidienti (sott. me) che mi
come dicesse perfino ha il letto amma hai in uggia ' . 79 sidet ' si sprofonderà ’:
liato ! '. 71 A a : esclamazione di dolore inferius · più giù ' . 80 Tellure p. 8.'e*
o di scherno. solutus libero dagli in sopra il mare si stenderà la terra ’ : 09
canti ’ , ambulat ' va ’, lascia il letto. ue sia
e vadasi rovescerà il mondo. 81 flagres
neficae d'una maga ’. 72 Scientiorische in fiamma ’. 82 atris ignibus ' nel
più sa ' di me : confessione, che sa d'a fuoco fumante e nero '.
mara ironia, tanto da dubitare che an 4. Epilogo : la maledizione. Nel
che qui la frase sia interrogativa. car momento in cui il fanciullo è calato
mine e da un incantesimo ' . 73 Non nella fossa ( l'azione è sottintesa alle pa
usitatis : questa è come l'apodosi del role), prorompe: • Nulla vale contro le
discorso di Canidia , con asydeton, con vostre arti ? Ebbene io vi maledico, e
tono profondo e solenne. E la prima pa questa maledizione sarà inespiabile. E,
rola accenna alla malia che si sta pre morto, vi verrò a trovare di notte, vi
parando . Vare : alcuni codici lo chiamano grafierò il volto, vi peserò sul petto,
Alpho o Alfio. È il senex adulter. potio non vi farò dormir più. La gente vedrà
nibus ' per effetto d'un filtro '. 74 multa sui vostri visi i segni della mia perse
= multum , ma più forte, caput " persona, cuzione e vi lapiderà. I lupi e gli uccel
capo '. 75.Ad me, con forza : non più lacci si partiranno le vostre carni. Ei
alla pelex, recurres tornerai di corsa miei genitori, oh ! infelici, vedranno tutto
mens tua ' il tuo cuore , la tua volontà ' . e ne avranno conforto al dolore ?.
76 Marsis uocibus ' da formule di 83 Sub haec ' dopo queste parole ',
Marsi ' che erano abili incantatori : cioè guite dal fatto, ossia dal comincia
carmine '. L'altra uenefica agisce car mento dell'orrendo rito, iam non e non
minibus, uocibus : Canidia con filtri. re più ora ': ut ante: vedi i primi versi.
dibit ' tornerà a te ' ; interpreta dub 84 Lenire ' tentava commuovere '. 85
biosamente Porph . che spiega ancora dubius dubitando '. unde da quali pa
tornerà in sé ’. Più mi piace l'interpr. role ' cominciare. 86 Misit lancio
HORATIVS - IAMBI . 143
X. [11 ]
Beatus ille qui procul negotiis,
Vt prisca gens mortalium ,
Paterna rura bobus exercet suis,
Solutus omni fenore ,
Neque excitatur classico miles truci, 5
Neque horret iratum mare ,
Forumque uitat et superba ciuium
Potentiorum limina.
X. L'IDILLIO DELLO STROZZINO . felice ; 9-36 Dolci fatiche e dolci premi;
Oh !, lontano dalla città e dalle sue noie, 37-38 Un'esclamazione ; 39-66 Vita di fa
il campicello di suo padre e i suoi bovi ! miglia ; 67-70 Conclusione inaspettata. La
Che vitaccia quella dell'usuraio, del sol seconda parte e la quarta, che conten
dato, del marinaro, dell'uomo di foro, del gono la descrizione della vita rustica
cliente ! - Che felicità invece maritare con un numero uguale di versi, sono
le viti ai pioppi, invigilare gli armenti, collegate dall' esclamazione strana, in
innestare gli alberi, purificare il miele, bocca del fenerator , che doveva avere
tosare le pecorelle ! Poi, d'autunno, che importanza massima per chi conosceva
gioia lo spiccare i frutti de' suoi innesti Alfius. Io ne ricavo il sospetto che tra
e l'uva da farne doni a Priapo e Silvano, questo Alfius fenerator, e l'Alfius Varus
che v'hanno protetto e difeso ! Che dol senex adulter del precedente vi sia molta
cezza il riposo all'ombra o nell'erba, tra molta parentela ...
lo strepito dei ruscelli , il cinguettio de 1. - Il solo stato felice. In can
gli uccelli, il murmure dei fonti! E d'in pagna ; non gli affari, non le fanfare dei
verno ? c'è la caccia al cinghiale , la caccia soldati e le tempeste dei marinai, non
ai tordi, ai lepri , alle gru chi soffre gl'imbrogli del foro e la superbia dei
più, tra queste dolcezze, del martello patroni. Questo è l'enunciato generale .
d'amore ? - Una donnetta sì ci vuole, 1 Beatus " Felice'con l'idea di “ricco '.
onesta, faticante , buona massaia, che ab procul negotiis ' lontano dalla vita agi
bia al tuo ritorno bella e pronta la fiam tata della città ” : otiosus. 2 prisca gens
mata e munga il gregge e spilli il vi m . quegli antichi uomini’ dei quali il
netto nuovo e prepari it desinare ! Un fenerator ha sentito dire ch'erano d'oro.
desinaretto, non d'ostriche, non di pesci 3 Paterna rura il podere ereditato
rari, d'uccelli forestieri; ma di olive e non accresciuto dalla sua avidità. bobus
d'erbe, con di rado un agnello e un ca suis : buona è la vita del contadino
pretto. E mentre si mangia , come brilla che lavora sul suo, non del mezzadro,
il cuore a contemplare il ritorno del intendiamoci: sembra dire Alfius. exer
gregge, il ritorno dei buoi stanchi, il cet coltiva '. 4 Solutus o.f.: è un ac
desco allegro degli schiavi nati in casa, cenno al mestiere di chi parla, fatto così
che t'amano ? Chi parla così dolce copertamente che può significare sì ' sen
mente ? Uno strozzino, Alfius, che ha il za fare ” e sì ‘ senza pagare usure '. 5
suo quarto d'ora di poesia. Al tredici del classico dalla fanfara ': taratantara , dice
mese riscuote tutto il danaro che aveva Ennio, fg. 95 Baehrens. miles ' come sol
fuori a frutto . Dopo diciassette giorni dato '. truci ‘ di guerra '. 6 horret ‘ ha
cerca d'impiegarlo di nuovo. Il bel pro i brividi ' come marino, iratum in tem
posito è durato mezzo mese. Assegno pesta ’. Della vita del soldato e del ma
il carme al tempo del procedente (il Gro rino ricorda i due momenti più brutti:
tefend lo crede del 719, il Fr(anke) del quello della battaglia e quello della bur
724) per una certa somiglianza di com rasca. 7 e 8 Forumque uitat : non è mai
posizione: vi si ode in tutti e due sin nè petitor nè reus nè aduocatus nè ac
dal principio una voce e non si sa di cusutor. superba – limina le soglie dei
chi: voce qui d'idillio, là di tragedia. magnifici palazzi ’ : Verg. G. 2, 501 fo
Curioso è che il senex adulter del prec. ribus domus alta superbis. Ma vi è anche
sia nei codd . chiamato Alfius, come il indicata l'alterigia e lo sprezzo del di
fenerator del presente, il quale pare vera ritto che avevano i nobili. ciuium – po.
persona, poichè è citato in Columella, tentiorum : che i clientes dovevano recarsi
1 , 7 , 2. Si può dividere : 1-8 Il solo stato di buon mattino a salutare. Per me c'è
HORATIVS IAMBI. 145
anche l'accenno alle spesse visite che mittantur ; nec longum tempus, et ingens
doveva fare e ai lunghi indugi che do Exiit ad caelum ramis felicibus arbos.
veva soffrire il fenerator in casa de' suoi inserit innesta '. 15 pressa , cioè pre
debitori. mit et spreme i favi, cola il miele e
2. Dolci fatiche e dolci premi. altra espressione brachylogica come la
Queste le fatiche : maritar le viti, vigi prec. e quella a pag. 103, v. 6 : uina
lar gli armenti, potare e innestare alberi pressa . puris nette ’. 16 infirmas “ le
da frutta, raccogliere il miele e tosare deboli, le timide ’ : basta ouis tradurre le
il gregge. D'autunno, gode a cogliere le pecorelle '. E s'intende che non le vuol
frutta de' suoi innesti, l'uva delle sue tosare tutte esso ; ma si occupa anch'esso
viti , o non dimentica il dio della fecon nel lanitondium . 17 Vel cum (forma di
dità e quello dei confini. Giace allora al trapasso : vedi Verg. Aen . 11 , 406) * An
l'ombra o nell'erba folta, ode sussurrare che : quando ' . decorum mitibus pomis
i rivoli, cantare gli uccelli, e s'appisola adorno di frutta mature '. 18 Autum
al murmure delle fontane. D'inverno, va nus : personificato . extulit alza ' . 19
alla caccia dei cignali, o dei tordi, o di gaudet – decerpens (alla greca) ‘ gode di
lepri e gru, iucunda praemia . cogliere ' , insitiua pyra ‘ le pere de'
9 Ergo: la terza parte comincia con suoi innesti ' : richiama i v. 13 e 14. 20
Quodsi: tutte e due con notevole fami Certantem purpurae (dat. alla greca)
liarità. adulta u . p. coi tralci, già grandi, che gareggia con la porpora ' cioè nera
delle viti ’. 10 maritat : vedi a pag. 100, con riflessi rossi : richiama i v. 9 e 10.
v. 49 e nota, e v. 54. populos : anche 21 Qua : si riferisce solo a uuam, ma
oggi giorno servono, come gli olmi, a s'intende anche di pyra, muneretur fare
sostegno delle viti, 11 in reducta ualle un dono per gratitudine ’: vedi a pag. 111,
in un angolo della valle ’. mugientium : 2, specialmente i v. 10-15 a pag. 112 ; cfr.
usato per il sost. , con grazia , come in pure a pag. 113, i v. 13 e 14. Poichè
Verg. G. 1 , 272 : Balantumque gregem Priapo oltre a far fertili gli alberi e ab
fluuio mersare salubri, dove , più che non bondevoli le messi, faceva anche grassi
vediamo le pecore, udiamo il loro con gli agnelli e sicuro l'orto , si può cre
fuso belare nell'acqua ; e qui si fanno dere che con questi due versi siano ri
sentire i mugli da varie parti , nell'ora chiamati i v. 11 e 12 e i v. 15 e 16. pater
tranquilla della pastura. 12 Prospectat dio '. 22 Siluane : l'antico italico dio
guarda ' come pastore. errantis ran delle selve , quegli che (Grom . 1 , p. 302)
dagi ’. 13 Inutilisue (così il Bent. i codd . primus in terram lapidem finalem posuit.
- que) - ramos ‘ i rami salvatici ’ de 23 Libet : nella stagione buona, dopo rac
gli alberi da frutta. falce ' col falcetto ”. colta, quando si può riposare. ilice lec
14 Feliciores : l'occhio o gemma d'una cio '. 24 tenaci che impedisce il passo
altra pianta, da cui vengano rami frut tanto è folta e alta. Così il Dill(enbur
tiferi ’. Verg. 2, 79 : feraces Plantae im ger) . Or. saldamente radicata ”. Il Torº
PASCOLI, Lyra Romana 10
146 LYRA ROMANA .
rentius, seguito dal K. che alletta e ri che per esser rada non è veduta. dolos
tiene ' uirore suo l'uomo, il quale non si che inganna ’: auidis rete subdolum tur
sa decidere ad alzarsi : perciò interim dis è in Mart. 3, 58, 26. 35 Pauidumque
che segue. E così va bene: solo io ag leporem : anapaestus e tribrachys mo
giungerei l'idea di ritenere col suo strano la leggera corsa della lepre, adue
folto '. 25 e 26 Due versi dolcissimi nam che viene da lunge ’: vedi in Cic .
che si fanno come eco con le arsi. 27 de nat. deor. 2 , 125 la descrizione esatta
Fontesque l. o. m . ' le fonti sussurrano del loro viaggio. 36 captat prende ?
per lo sgorgar dell'acqua ’. Ma dopo il praemia, delle sue fatiche, e la parola
mormorìo del ruscello, si aspetterebbe conclude bene questa seconda parte.
qualche rumore nuovo. Onde il Markland 3. - L'esclamazione. Chi non di
seguito dal K. muta Fontesque in Fron mentica tra queste dolcezze le pene del
desque e interpreta : e alle acque gor. l'amore ?
goglianti fanno eco le foglie degli alberi 37 malarım (a cui va unito curarum
che stormiscono ' . Altri altrimenti. 28 attratto da quas in curas) i dolorosi
Somnos leuis un pisolino ?. inuitet. pensieri '. amor : in senso cattivo : cfr. a
può invitare a fare ”. Era ciò che pia pag. 66, v. 8. habet ' ha in se ' . 38 Haec
ceva poi a Orazio nel suo Sabinum : Epl . inter : anastrophe. obliuiscitur : è evi
1, 14, 35 : prope riuum somnus in herba. dente che Alfius, come scapolo e inteso
29 At : trapasso sensibile, come sor tutto ai guadagni, ha degli amorazzi.
gesse un'obbiezione : sì, ma d'inverno ? 4. Vita di famiglia. Se poi c'è
tonantis -- Iouis : l'inverno si annunzia una buona moglie, a regger la casa e ad
con fragorosi temporali. annus hibernus allevare i bimbi ( una Sabina, un'Appula
la parte invernale dell'anno '. 30 Im ci vorrebbe) che mi prepari una cena
bris niuisque: vedi a pag. 129, v. 1 e 2. casalinga ; che farne dei cibi scelti e de
conparat addensa ’. 31 trudit spinge ? licati , quando si hanno le olive dei suoi
acris feroci : si comprende perchè alberi, le erbe del suo orto, a quando a
questo agg. acer sia ( vedi pag. 121 , v. 5) quando un agnello o capretto de' suoi
unito con Spartacus. hinc et hinc : per chiusi ? Si vedono intanto tornare il
hinc et illinc, multa cane : collettivo : il gregge e i buoi, e gli schiavi , a desco ,
femminile è amato dai poeti, trattandosi intorno al focolare pulito ? .
di animali veloci , o anche di bestie di 39 Quodsi : è formula familiare di pas
malaugurio. 32 obstantis tese sul lor saggio a una idea suggerita, quasi al
passaggio ’: plagas ' reti ’. 33 amite (con l'improvviso, dalla precedente : quindi
tre brevi) ' su lo staggio ” : è, come dice puoi tradurre: " Tieni, e se ' : pudica : in
Festus furcula seu pertica aucupalis. leui opposizione all'amor che procaccia ma
(con e lungo ) liscio ?. 34 edacibus ghiot las curas. in partem per la sua parte ?
ti ', o meglio che corrono a beccare " iuuet : vedi a pag. 11 , VII, v. 8. 40 dul
le bacche degli alberi , di là dalla rete, cis liberos : Verg. G. 2 , 523 : dulces pendent
HORATIVS IAMBI . 147
55
Iucundior, quam lecta de pinguissimis
Oliua ramis arborum ,
Aut herba lapathi prata amantis et graui
Maluae salubres corpori,
Vel agna festis caesa Terminalibus ,
Vel haedus ereptus lupo. 60
Has inter epulas ut iuuat pastas ouis
Videre properantis domum ,
Videre fessos uomerem inuersum boues
Collo trahentis languido ,
Positosque uernas, ditis examen domus , 65
Circum renidentis Lares . '
Haec ubi locutus fenerator Alfius,
Iam iam futurus rusticus ,
Omnem redegit Idibus pecuniam ,
Quaerit Kalendis ponere. 70
XI . (xiv]
Mollis inertia cur tantam diffuderit imis
Obliuionem sensibus, 1
Pocula Lethaeos ut si ducentia somnos
Arente fauce traxerim ,
Candide Maecenas, occidis saepe rogando : · 5
Deus , Deus nam me uetat
Inceptos olim , promissum carmen , iambos
Ad umbilicum adducere .
Non aliter Samio dicunt arsisse Bathyllo
Anacreonta Teium , 10
nianza, più che in suoi frammenti, in un patra sognava e minacciava. Onde a lei
epigramma dell'Anth. Pal. 7 , 31. 12 Non fu dichiarata guerra. Per quell'anno tutti
e. a. p.: sembra significare con metro furono in sospeso nell'aspettazione di
non rigoroso ’, con licenze come l'ana grandi avvenimenti . Antonio voleva por
clasis dell' ionico anacreonteo , oppure tar le armi in Italia, ma giunto a Ker
con metro di non uguali piedi ’ come kyra seppe di navi che incrociavano
i glyconei e pherecratei, pur molto usati presso i monti Keraunii e si ritrasse
dal poeta diTeos. In ogni modo il senso credendo che fosse Cesare con l'armata
poggia più su caua testudine : Orazio non intera . Svernò a Patrae e per tutta la
si sente più di continuare negliambi. primavera dell'anno seguente a Roma
13 Vreris : riprende l'ardeo o uror sot non poterono giungere che notizie di
tinteso al v. 9. ipse ' anche tu '. miser : qualche diserzione di Antoniani, di qual
vedi a pag. 86, nota al v. 21. Dice que che sbarco di Agrippa, del tentativo di
sto a prevenire rimproveri. quodsi : vedi Cesare su Kerkyra ; notizie atte a dar
prec. v. 39, non pulchrior ignis non fu qualche speranza, non a togliere tutti i
più bella ' della tua donna quella che timori. Diqueste speranze o timorisono
face ’. 14 Accendit arse ', o secondo il eco questi iambi dei primi mesi del 723.
K. • diede con la sua fiaccola il segno Secondo tutti (credo) gli altri , sono in
dell'assalto ’ : poichè Verg. Aen. 6, 518 vece un impeto di gioia alla prima no
rappresenta Helena : flammam media ipsa tizia della vittoria Actiaca. Quando, o
tenebat Ingentem et summa Danaos ex Mecenate, il ricco convivio della vittoria ,
arce uocabat. I più intendono ignis nel tra il suono delle tibie e della lira ? come
senso di amore , fiamma ' come in Verg. pochi anni sono per la sconfitta di Se
ecl . 3, 66 : meus ignis Amyntas ; e le due sto, che osava minacciar Roma co' suoi
interpretazioni si possono anche combi schiavi liberati. E ora è peggio : Romani
nare insieme. 15 e 16 libertina : tutt'al sono schiavi d'una donna, soldati obbe
tro che un'eroina, una regina, un’Helena. discono ad eunuchi , tra le aquile si ve
Ma i comm. ne ricavano che l'amore di dono arnesi strani di mollezza. Finora
Mecenate fosse la bella Terentia che gli ( leggo adhuc nel v. 17) una diserzione
fu moglie amatissima e invidiatagli da di Galli , una fuga di navi , che stanno
Augusto. Il cenno non par conveniente. appiattate nel porto. E che indugi, o dio
nec uno Contenta : vedi Cat. [LXVIII] 135, Trionfo ? Il vincitor di Giugurta, il di
uno non est contenta Catullo. Phryne ' una struttor di Cartagine non ti meritarono
Frine ’ , secondo il K. che vede un gra quanto Cesare. Il nemico è già vinto (qui
zioso contrasto tra l'eroina cagione di il poeta è quasi uates, come nel [XVI]
distruzione a Ilio , e l'hetaira che, come pag. 120 e imagina avvenuta la vittoria,
dice Prop. 2, 6, 5, deletas potuit compo presente il convivio) indossa il sagum
nere Thebas. Il contrasto par poco pro di lutto, fugge a Creta, alle Syrti, o non
babile. Il senso è in quei due verbi: sa dove. Beviamo il vino della vittoria ;
ureris, macerat: ' se credi di soffrir di più , anneghiamo nel vino i pensieri in cui
perchè ami donna più bella e più nobile, siamo per la fortuna di Cesare '.
t'inganni ’ . 1 Quando : ricordo S. 2 , 6, 60, O rus,
XII. - NELL'ASPETTAZIONE . Nel 722 quando ego te adspiciam ? C. 1 , 24, 8,
di Roma (sono passati dieci anni da Phi Quando ullum inueniet parem ?; e ritengo
lippi) si facevano grandi preparativi di che introduca domanda di cosa troppo
guerra. Titius e Plancus, tra gli altri fug desiderata, tanto da lasciare poco luogo
giti da Antonio, avevano rivelato ciò che alla speranza. Orazio è impaziente di ri
Antonio faceva e pensava, ciò che Cleo cevere notizia della vittoria, non inva- .
HORATIVS IAMBI . 151
sato di gioia per averla già ricevuta. 3, 10 ) adatte a guerrieri : sebbene sia
repostum - ad festas dapes riservato in C. 4, 29 : Virtute functos more patrum
ai solenni conviti '. Caecubum : vino del duces Lydis remixto carmine tibiis -- ca
golfo Amyclano, generosissimo. 2 Vic nemus . E vedi a pag. 19 Carmina etc.
tore Caesareº della vittoria di Cesare ', 7 nuper : nel 718. actus freto cacciato
non ancora ottenuta. Mi parrebbe molto dallo stretto ' di Sicilia, in una battaglia
bizzarro il senso : la vittoria è ottenuta ; presso Messana da Ottaviano e Agrippa .
e quel vino promesso ? 3 sub alta Neptunius * il figlio di Neptunus ', come
domo : in turri Maecenatiana, come la egli stesso (App. BC. 5, 100) si diceva,
chiamavano, costruita negli orti Esqui e vestiva un paludamento color di mare,
lini. sic Ioui gratum sott. est : si riferi non rosso, come gli altri imperatores.
sce a tutto il pensiero, che è ringraziare 8 Dux : Sesto Pompeo. 9 Minatus ' che
con un festivo banchetto la divinità. 4 aveva minacciato ?. 10 Seruis - per
Beate ricco ? : e l'agg. vien bene dopo fidis : dice di lui Velleio, 2, 73 che acco
la menzione dell'alta domus. Gli altri glieva seruitia fugitiuosque in numerum
* felice, gioioso ' della vittoria. La men exercitus sui. Vedi a pag. 134 (IV). 11
zione dell'uomo e dello splendore della e 12 Romanus eheu : passaggio natura
sua casa, non è oziosa o intempestiva : lissimo dalla menzione di serui al pen
Ioui gratum est non il banchetto , ma il siero degli Antoniani , venduti a una
banchetto solenne, Saliaribus dapibus, femmina (emancipatus), schiavi (seruire)
come dirà nel C. 1 , 37 che è il vero canto di eunuchi. Emancipatus vendutosi .
Sonante --– lyra feminae: a Cleopatra che da Antonio
per la vittoria
mentre la lira faccia 5udire
Actiaca. '. mixtum (Dio Cass . L. 5) era chiamata “ regina e
tibiis : così nel proemio ai suoi canti li padrona ', e aveva come guardie soldati
rici chiede (C. 1, 1 , 32) le tibias d' Eu romani . 13 e 14 Fert uallum et arma :
terpe e il Lesboum barbiton di Polyhym meglio staccarlo da miles : portano i
nia, e spesso ne udremo misto il suono. loro duri arnesi di guerra al servizio
Notiamo che qui è indicato dunque chia d'una donna, nel suo codazzo, per sua
ramente un canto lirico, non iambico ; guardia, čo puepopoūvtes, come dice
non questo, ma quello che poi fece (C. 1 , Dio. Cass. L, 25. miles et ( = et miles ) ' e
37) guerresco e simposiaco. 6 Hac, cioè militando, nella milizia , sebbene miles '.
la lira. Dorium : Doria chiama Pindaro spadonibus rugosis : dice Dione L, 5,
(Ol . 1 , 17) la phorminx, e l'armonia do che Antonio seguiva la regina, a piedi ,
rica dice Plut. ( de mus . 17) adatta a
guerrieri. illis, cioè le tibie , barbarum con gli eunuchi. E di questi è nominato
- Phrygium : l'armonia adatta ai sim Mapčlwr Plut. Ant. 60, come uno di
posii: C. 3, 19, 18 : Insanire iuuat: cur quelli presso cui era il comando del
Berecyntiae Cessant flamina tibiae ? Le l'esercito di Cleopatra e Antonio . potest
tibie in tono phrygio egli vuole, per un etollera ': ben difficile è la spiegazione
simposio in cui la gioia sembri insania ; di questo presente a chi suppone An
come in quello del carme citato ; non in tonio già in rotta. 15 e 16 signa -- mi
tono Lydio, che non erano (cfr. Plat. Pol. litaria: aquile delle legioni, lupi draghi
152 LYRA ROMANA .
Adhuc frementis uerterunt bis mille equos
Galli canentes Caesarem
Hostiliumque nauium portu latent
Puppes sinistrorsum citae. 20
Io Triumphe, tu moraris aureos
Currus et intactas boues ?
IoTriumphe , nec Iugurthino parem
Bello reportasti ducem ,
cignali dei manipoli. turpe conopium diserzione non parla. Per me è un fatto
anteriore, avvenuto quando Antonio (co
(XW VW TETOV : abbreviata la penultima) me narra Dione L, 11 ) non si noveva
* l'effeminato zanzariere’di cui usavano da' suoi quartieri , perchè i suoi trieriti
gli Alessandrini contro le molte zanzare misti di vari popoli e sverranti lungi da
del Nilo . adspicit : quasi, soffre di vede lui (nel 9, 3, parla di soldati in genere)
re ' , d'illuminare quell' istrumento di erano decimati da malattie e diserzioni.
mollezza tra le metalliche insegne del va Una schiera di Galati passò allora forse
lore romano. 17 e 18 Adhuc finora ' : al nemico ; onde il timore poi d'Antonio
risponde al Quando del principio. I codd. che il loro principe li imitasse. Si tratta
hanno per la maggior parte ad hunc, dunque d'un episodio, a noi ignoto, dei
poco spiegabile, sicchè alcuno emenda At prodromi della guerra , della quale arri
huc, altriAd hoc (a questa vista : Bent.) vavano ogni tanto notizie spicciolate
Ab hoc (da questa vista : Peerl.) At hoc a Roma. 19 e 20 portu latent : rac
(retto da frementes: questo sdegnando : conta Dione L, 11 , 2 che nella primavera
Or. e Dill.) . Nel pronome o avverbio , se Antonio non fece movimento di sorta
è legittimo, ci deve essere contrasto col da Patre. Questo per lo star nascosto
sinistrorsum del v. 20, una nozione quasi nel porto. sinistrorsum citae ' dopo avere
locale, per cui nel tempo stesso si veda sciato a sinistra ’ , cioè dopo aver fatto
un corpo di cavalleria venir qua ’, verso ciò che i latini indicano con la frase
noi, a destra, e una flotta sparir là ', inhibere remis e i greci con atpúrvav
lungi da noi , a sinistra . Quindi, non ac
cettando adhuc, preferirei la lezione At upoteolai. E questo, secondo me, al
huc che è in alcuni codd. ed è attestata lude a un altro fatto narrato da Dione
dal comm. Cruq. e ricevuta dal Hirsch L, 9, 2 : quegli (Antonio) si mosse come
felder. frementis, riferito a equos : altri per portar guerra a loro, inaspettata
frementes riferendolo a Galli cui si rife mente, in Italia : giunto a Kerkyra e sa
risce pure canentes. uerterunt: penult. puto che le navi di avanguardia man
breve. bis mille - Galli ( = duo milia date alla scoperta di lui, incrociavano
Gallorum ) : allude a una diserzione di intorno ai monti Keraunii sospettò che
Galli o Galati accennata da Plut. Ant. 63 : Cesare in persona con tutta l'armata
vi furono anche diserzioni di re, Amyn fosse giunto, e non si avanzò più oltre,
tas e Deiotaros, a Cesare . Fu prima anzi si ritirò nel Peloponneso, a Patrae,
della battaglia Actiaca : ma quanto tempo dove svernò. 21 e 22 Io Triumphe :
prima ? Dal luogo di Plutarco bisogne vedi a pag. 18, nota al 13, in fine, tu
rebbe credere, pochi giorni. E se così si moraris - e tu indugi' a far procedere :
credesse, il canto dovrebbe essere stato è impazienza non del trionfo dopo la vit
fatto, come i più stimano, per la prima toria, ma della vittoria stessa. Con qual
notizia della grande vittoria ; e restereb gusto Orazio avrebbe indicato la grande
bero senza spiegazione tante altre diffi battaglia con una diserzione di duemila
coltà, non ultima il freddissimo, anzi ri Galli e con lo stare appiattate delle navi
dicolo, accenno a tanta battaglia con nemiche ? Come prodromo e promessa di
questi quattro oscuri versi. Ma il luogo vittoria, invece, nulla di più conveniente,
è dubbio : nel 61 , 30 Plut. dice che Amyn se Dione stesso mette in bocca a Otta
tas non era presente , quinel 63, 20 parla viano, nella sua arringa prima della bat
della sua defezione. Poi ne parla come taglia, un cenno a queste diserzioni (L,
per incidente, come si ricordasse, dopo 27, 8) e a queste scaramuccie (1. 1. 30, 1) .
aver parlato della defezione di Domitius, intactas ' non dome ’. 23 e 24 Iugurthino
anche al quest'altra.
di timore DioneAntonio ac
L, 13, 8della - Bello º dalla guerra di Giugurta '. repor
cenna che ebbe tasti: si sott. a questo che riporterai
diserzione di Amyntas il Galata ; della sull'aureo cocchio . ' ducem : Mario . 25 e
1
HORATIVS IAMBI. 153
26 Neque Africanum (così i più dei codd. quasi profetico del poeta, che, del resto,
alcuni Africano): Scipione Emiliano : si più su ha detto delle navi nemiche : portu
sott. neque reportasti parem . super Car latent: espressione che può equivalere a
thaginem nelle rovine di Cartagine '. quest'altra : non si vedono più : dove
sepulcrum . ' il monumento di gloria ’: ma sono ? 32 fertur si lascia portare, erra '.
questo senso di sepulcrum pare arbitrario incerto mari ‘ non sapendo dove, per il
à molti, non al Bent. e al Peerl., i quali mare '. Credendo che il canto fosse fatto
poi super Carthaginem intendono più dopo la battaglia di Actio, qui si ve
alto di Cartagine '. Il Madvig seguito drebbe non so quale esitazione a cre
dal K. emenda Africani e intendo neque derla definitiva ; e sì che delle quattro
eo bello cui s. C. Africani uirtus sepul cento circa navi di Antonio sfuggirono
crum condidit : nè da quella guerra infi alla cattura, all'incendio, alla sommer
nita a cui l'A. scavò nelle rovine di C. sione poche più di sessanta. Non era
il sepolcro, cioè, pose termine. 27 e 28 più da prenderne pensiero. 33 Capa
Ciò che segue dice come per affermare ciores molto capaci , grandi ’: adfer
a sè la speranza. uictus, negli scontri - puer (vedi a pag. 43 (XXVII] 1 e 2) :
accennati.Agrippa andava facendo sbar sembra dire, dopo aver esposto i motivi
chi sulle coste della Grecia. punico (sott. a bene sperare : beviamo !34 Chia uina
sago) lasciata la veste purpurea '. Lu aut Lesbia : vini dolci. 35 Velo se
gubre (con la pen, lunga) = sordidum vuoi '. quod f. n .c .: particolare che parve
di lutto '. mutauit (che il Lachmann così sozzo al Peerl. da fargli condan
emendava in mutabit) indossò in cam nare il distico. Pure può adombrare una
bio '. E questo non è segno di rovina certa esitazione, dando alla richiesta del
avvenuta , ma temuta. Non c'è allusione Cecubo un colore diverso dal vero. 36
per me a ciò che fece Pompeius dopo Metire misura ’ attingendo col cyatho
la battaglia di Farsalo : detractis insi il vino dal cratere e versandolo negli
gnibus imperatoris Caes. BC. 3, 96 ; ma scyphi ; e c'è l'idea d'attenzione e len
al costume dei Romani di uscir sordi tezza. Caecubum : ecco chiaro il senso :
dati nei grandi frangenti. E la frase vale il Cecubo, che ha già detto essere de
* il nemico ha perduto il coraggio '. 29 stinato a festeggiar la vittoria. Beviamo
e 30 centum nobilem - urbibus : Hom. pure anche il Cecubo, poichè la vittoria
II. B, 649 εκατόμπολις . Ventis - поп è ormai sicura. 37 Curam metumque
suis = aduersis. 31 Exercitatas Noto l'ansia ', presente, secondo me, non
sconvolte dal Noto ’ di cui può essere ostante la speranza ; passata, secondo
gli altri. Caesaris rerum per la fortuna
preda. petit ‘ fa rotta per '. E il pres. ha di Cesare ’: 38 Lyaeo soluere sciogliere
valore di futuro, valore facilitato dal tono con ciò che scioglie'le ansie e i dolori.
154 LYRA ROMANA .
XIII. [1]
Ibis Liburnis inter alta nauium ,
Amice, propugnacula ,
Paratus omne Caesaris periculum
Subire , Maecenas, tuo .
Quid nos, quibus te uita si superstite 5
Iucunda, si contra , grauis ?
Vtrumne iussi persequemur otium
Non dulce, ni tecum simul,
An hunc laborem mente laturi , decet
Qua ferre non mollis uiros ? 10
Feremus , et te uel per Alpium iuga
Inhospitalem et Caucasum ,
XIII. - ALLA GUERRA. - Questo che l'interrogativo dopo i primi quattro ver
nel libro è il primo , fu composto forse si. In verità il Quid nos, con quel che
per ultimo. Lo pose primo Orazio per segue dà tono di domanda anche a que
chè, oltre esser diretto a Mecenate, con sti primi versi. Liburnis ; chiamano Li
tiene il ricordo de ' benefizi di lui e la byrnidi (dice Appiano, Illyr. 3) navigli
dichiarazione della sua gratitudine. È leggieri e celeri , biremi. Furono queste
anche questo della primavera del 723, che dettero la vittoria a Cesare. inter
quando Cesare dopo aver tentato una tra mezzo ' alta nauium propugna
sorpresa su Actio e aver incontrato nei cula : le navi d'Antonio, grandi, con gran
paraggi di Kerkyra una tempesta, ri di torri , simili a castella e città , dice
tornò a Brindisi e ivi raccolse (Dio Cass. Floro 4, 11 , 5 ; reuolsas Cycladas, dice
L, 11 , 5 ) tutti quelli che potevano dei Verg. Aen . 8, 691. 3 e 4 Caesaris peri
senatori e dei cavalieri, alcuni per averli culum Subire -- tuo ( sott. periculo ) ; e così
cooperatori, altri , perchè, lasciati soli, è frase insolita, onde alcuno propose tui.
non facessero novità, e sopra tutto per Vale sottentrare col tuo ad ogni peri
mostrare agli uomini , che il più e il me colo di Cesare ' . 5 e 6 Quid nos e noi ? ' :
glio dei Romani aveva d'una sola mente intende tutti gli amici, che si trovano
con lui. Tra questi chiamati era certo nominati nella Satura decima del primo.
Mecenate , che tuttavia rimandò a Roma, te - superstite ' con te in vita '. uita si
ad amministrare la cosa pubblica nella (sott. est) se la vita scorre '. Iucunda
sua assenza. Ma alla sua partenza da (sott. est) ' è gioconda ’. si contra ' se
Roma, nè Orazio nè forse Mecenate sa no ’ ; non osa dire la parola triste che
pevano che egli non sarebbe andato alla si oppone a superstite. Il K. ` cui la vita,
guerra ; anzi, tutto doveva far credere se è lieta con te vivo, sarà grave in caso
che ci andrebbe . In tale pensiero , Ora di sventara ' . 7 iussi : non e come vuoi
zio dice : Andrai dunque a dividere i ma se vorrai ’. otium ' la vita tranquil
pericoli di Cesare. E noi, che viviamo la '. 9 e 10 hunc laborem : opposto a otium .
della tua vita ? dobbiamo continuare , mente Qua ' con l'animo con cui ’ . la
senza te , questa vita pacifica ? o da turi (sott. sumus) opposto a persequemur ,
forti venire alla guerra ? Verremo , do con gradazione (da fut. semplice a fut.
vunque tu andrai . A che fare io (tu perifrastico ) naturalissima poichè col
domanderai) così inetto alla guerra ? Vi primo si domanda se si continuerà uno
cino a te avrei meno timore : sono come stato presente, col secondo se si è per
un uccello che vuol stare presso la sua cominciare uno stato nuovo . L'ellissi, qui
covata, perchè lontano temerebbe dei e sopra , denota nella domanda l'ansiosa
serpenti : eppure aiuto contro quelli non aspettazione della risposta. Il K. fon
potrebbe darne. Verrò alla guerra, ora dandosi su Porph. costruisce : an fere
e sempre, con te, per aver il tuo affetto, mus (opposto a persequemur) h. l. laturi
non campi e pascoli e ville. Tu mi hai mente qua decet ferre ; e pone l'interro
fatto ricco assai : non voglio tesori da gativo solo dopo pectore. decet - ferre
sotterrare o da sparnazzare '. uiros, ‘ si conviene sopportarlo a uomi
1 e 2 Ibis : seguendo Porph. il K. pone ni ’. non mollis : litotes. 11 e 12 Fere
.
HORATIVS - IAMBI. 155
nice , ma l'edera del poeta dà la quasi risto ; per altri ancora ' soler sollevare ”,
divina felicità; a me piace la solitudine, perf. consuet . iuuat : più comune sarebbe
la campagna, l'aria aperta, ma col suono iuuet, metaque : che era così difficile ra
delle tibie e della lira (non dei litui e dere nel corso senza infrangervi il coc
delle trombe), ossia con la poesia lirica. chio. feruidis in fuoco ' per l'aggirarsi
Dimmi poeta lirico e io toccherò il cielo ? rapidissimo. 5 Euitata e scansata ' : la
I due primi ed ultimiversi stanno a sé : parola sembra poco pittoresca al Peerl.
in sedici versi si parla di quelli che vo che ricorda i vocaboli che avevano i la
gliono salire ad deos secondo il gusto tini per esprimere efficacemente questo
greco e secondo il romano, di quelli che pensiero : stringere, radere, terere etc. Ma
sono occupati dalla necessità della vita, non bisogna staccare il verbo dall'agg.
per terra e per mare : in altri sedici di feruidis, che ha quasi valore concessivo.
quelli che vivono appartati : gaudenti, palmaque: oltre la corona d'oleastro, di
guerrieri, cacciatori e il poeta. Difficile lauro, di pino, d'appio, secondo i luoghi,
è trovar la chiave dello svolgimento del si dava al vincitore anche un ramo di
pensiero in questo proemio , nè io credo palma : Pausanias, 8, 48. nobilis che dà
averla trovata. Ma anche quella offerta gloria ’. 6 dominos: si riferisce a deos.
dal Dill. dal K. dal Nauk non serve, mi euehit : il suo soggetto è sì meta e si
pare, ad aprire . palma. L'aver vinto ai giuochi olimpici ,
1 atauis — regibus: dai Cilnii che fu dice Cic. pro Fl. 13, 31 est apud Graecos
rono Lucumoni Etruschi di Arretium : prope maius et gloriosius quam Romae
atauis (più di abauus che è più di pro triumphasse. 7 Hunc: dipende non dal
auus) è predicativo. 2 O et : hiatus so solo iuuat ma da iuuat et euehit ad deos ;
lito con le interiezioni. praesidium ' di poichè le propp. si certat e si condidit
fesa e tutela ' contro i nemici, nelle anch'esse non richiamano solo collegisse
avversità. dulce : si riferisce sì a prae cioè l'azione del correre, ma indicano il
sidium e sì a decus, e per tutti e due successo, come meta e palma, mobilium
a Maecenas,decus ' onore e gloria '. Que dei volubili ’ . 8 tergeminis — honoribus
sti due versi, come i due ultimi , sono da (abl.) tura, pretura e consolato. tol
alcuni considerati come strofe distiche lere inalzare ' , come in Tac. Ann. 1, 3
a sé, e come tali segnate e divise. Il che Augustus Marcellum - pontificatu ex
è poco legittimo; ma fa poi che le strofe tulit. 9 Illum opposto a Hunc . proprio
tetrastiche contengano nettamente ognu (accentuato ) di sua proprietà ’ : egli è
na il loro o i loro due quadretti . È da un possidente, non un procurator. 10 de
sospettarsi che Orazio desse a questa Libycis - areis dalle aie della Libya '
poesia un andare distico che poi ridusse specialmente dell'agro d'Utica e Adru
a tetrastico (aggiungendo i v. 27 e 28 ? ). meto, che era allora il granaio di Roma.
Però anche l'ode d'epilogo, ultima del uerritur ' si scopa e ventila '. A me pare
terzo libro , non cura di conchiudere il che tra hunc e illum vi sia, come diver
senso nelle singole strofe . 3 Sunt quos sità, così somiglianza : tutti e due sono
introduce la prima parte dell'esposizione, ambiziosi, ma il primo gode del favor
come Est qui la seconda. curriculo (da popolare acquistandolo con altri mezzi,
curriculus, deminutiuum a curru come il secondo lo cerca con le ricchezze. Così
afferma Paul. p. 149) col cocchio '. Se nel 3, 1 , 9 : Est ut uiro uir latius ordinet
venisse da curriculum (stadio, ippodro Arbusta sulcis, hic generosior Descendat
mo) avremmo poi Olympico ; ossia l'agg. in campum petitor, e via dicendo, un altro
accordato, con una parola tra mezzo , goda miglior fama, un quarto abbia più
come tante volte in questa poesia. 4 Col clienti. Anche qui alla menzione della ric
legisse, per alcuni “ aver sollevato ’, per chezza del primo, non è aggiunta espres
fetto ; per altri sollevare, adunare ' ao samente l'idea che egli se ne serve per la
158 LYRA ROMANA .
I. [I-VII]
Laudabunt alii claram Rhodon aut Mytilenen
Aut Epheson bimarisue Corinthi
Moenia, uel Baccho Thebas uel Apolline Delphos , .
Insignis aut Thessala Tempe ;
Sunt quibus unum opus est intactae Palladis urbem
Carmine perpetuo celebrare et
Vndique decerptam fronti praeponere oliuam ;
Plurimus in Iunonis honorem
dice di sé : qui parentem coniurati occi lando via, poichè solo tu puoi fare an
dissent, omnis in erilium expuli iudiciis che questa vendetta. Medos : i Parthi
legitimis ultus. Perchè poi Mercurio in detti prima Persae, dalle regioni che abi
figura di Caesar Octauianus ? Sono di tavano . inultos impuniti ’ : senso pas
Pompeii iscrizioni che hanno ministri sivo, 52 Te duce : l'abl. ass. più che da
Augusti Mercurii Maiae. La relazione tra equitare, dipende fortemente da inultos :
Augusto e Mercurio era consacrata nel senza aver ricevuta la loro punizione
culto. Il popolo si aspettava non solo il quando tu eri duce ?. Con equitare, Te
vendicatore, ma l'instauratore della pro duce sarebbe presente, e tutto il senso
sperità, della pace insomma con tutti i sarebbe molto meno conveniente: quasi
suoi benefizi . Ricordo il bellissimo fram un invito a Cesare di fare al fine code
sta vendetta . Mentre così è : ' non an
mento del Paean Bacchylideo (13 Bergk ):
Genera ai mortali la Pace grandi beni, dartene, lasciando la vendetta di Crasso
La Ricchezza e delle dolci canzoni i fiori la quale, se rimani, è certa '.
- E l'amor dei giovani per le palestre XIV . - A MERCURIO. Può essere
e i flauti e i festini -- '. Delle palestre era contemporanea alla precedente . Studian
dio Hermes. E vedremo nel seguente. do Alceo per il metro di quella , può aver
In generale poi nessun dio è più conve fatto saggio di ciò che valessero gli
omeri suoi ?, imitando il suo maestro in
niente, perchè Zeus dice a lui in Il . 9 , questo piccolo inno, di fattura perfetta .
334 : · Hermeia , poichè a te è più caro> Porph . già dice : hymnus est in Mercu
che a tutti Accompagnarti all'uomo rium ab Alcaeo lyrico poeta , e della fa
45 Serus ' tardi ' : la salute di Octaviano vola che è nella strofa di mezzo dice
non era mai stata ottima. 46 populo che è ab Alcaeo ficta. Il che è confermato
Quirini ' tra il popolo di Quirino ’ : for da Paus. 7, 20, 4, dove dice che Alcaios
mula poetica equivalente alla prosastica nell' inno a Hermes scrisse che Hermes
ufficiale populus Romanus Quiritium . 47 aveva rubato i buoi di Apollo . Ma questo
nostris uitiis iniquum perchè irato con non è tutto ciò che raccontava Alcaios
la nostra malvagità '. 48 Ocior più ve e non è certo quello che egli finse, poi
loce ’ di quello che sia nel fato. aura : chè il furto de buoi è già in 'Hymn.
ricorda Ales del v. 42, e l'espressione H. B. 68 e seg. Ciò che egli finse è negli
Omerica άμα πνoιής ανέμοιο . 49 e Schol. Hom . Il. 0, 256 : Hermes figlio
50 hic - triumphos - ames: sembra, col di Zeus e di Maia figlia di Atlas, trovò
forte accento di hic, la risposta al verso la lyra, e avendo rubato i buoi di Apollo
di Verg. G. 1 , 504 : (caeli te regia ) ho fu scoperto dal dio, mediante l'arte man
minum queritur curare triumphos. Allude 'tica . Ora minacciandolo Apollo, esso gli
al triplice trionfo che l'aspetta . ames rubò anche l'arco che aveva sugli omeri.
dici: lo stesso zeugma a pag. 158, v. 19 Rise il dio e gli diede la verga man
e 20, dove Spernit regge prima pocula , tica etc. e ne ebbe in cambio la lyra :
poi demere, prima un nome, poi un verbo. Da ques cenn e dai primi tre versi
pater atque princeps: pater sebbene iu dell'innotod'Alceoo( tre hendecasyllabi sap
uenis ( vedi nell'arg. di [I- VII) a pag. 160 phici), che rimangono, si può indurre che
la parentesi dopo la patria e il padre ') : quello del Greco era più diffuso, special
Augusto fu chiamato ufficialmente pater mente in particolari mitici, che questo
patriae solo nel 752. 51 Neu sinas, vo del Romano, nel quale è poi qualche
HORATIVS CARMINA 195
cosa che non era forse nel modello Le ad Att. 1 , 4. Cfr . per l'intera strofa S.
sbiaco : l'accenno al potere civilizzante 1 , 3, 99 : Cum prorepserunt primis ani
del nume. Alcuno ha sospettato che que malia terris (hominum recentum ) Mutum
sto inno fosse cantato nelle feste di Mer (uoce) et turpe (decorae) pecus (feros
curio che si celebravano nelle Idi di Mag cultus) etc. 6 Nuntium : in Verg. Aen .
gio. Più ragionevole sarebbe supporre che 4, 356 è detto interpres diuum . curuaeque
in tale festa fosse cantato precedente; lyrae parentem : nell'inno citato, v. 17 :
nel 725, pochi mesi prima del trionfo. All'aurora nato, a mezzo giorno cita
In quello patria e religione si danno la reggiava , A sera i buoi rubò del lonta
mano: questo è carme troppo greco. E no - saettante Apolline '. E si racconta
un Prosodion più che un Hymnos, ac come fece: Una tartaruga pascolava
cenna più che non dica, promette più avanti la casa . La vide il figlio di Zeus
che non attenga . Sfiora i principali attri e disse : oh ! il bello incontro ! il bel gu
buti del nume che oλόγιος e αγώνιος scio screziato ! Ti porterò a casa : mi sei
( prima strofa ), nunzio degli dei e inven utile. Da viva sarai contro gl'incanti; da
tore della lyra, e astuto trafugatore (se morta , bellamente canterai. La prese, la
conda strofa ); racconta il furto de: buoi portò a casa, estrasse il midollo nel
e della faretra d'Apollo (terza strofa ) ; tempo d'un pensiero, d'un'occhiata
accenna all'aver accompagnato Priamo guernì il guscio con canne tagliate e
nel campo degli Achei (quarta strofa ); cuoio, adattò le braccia e il giogo e vi
ricorda l'ultimo ufficio del dio che è stese sette minugie consonanti di pecore.
La lyra era creata. 7 e 8 Callidum io
ψυχοπομπός. Ρer tutto corre un filo coso Contere furto : E poi corse ai monti
mitologico, che vedremo. ombrosi della Pieria, dove avevano la
i facunde: già nell'Hymn. Hom . B, stalla i bovi degli immortali. Ne taglio
317, egli usa di ' artifizi e blandi discorsi ’ dal branco cinquanta , e li parò all' in
per ingannare Apollo; e poi si difende dietro ; ed esso si fasciò i piedi di rami
avanti Zeus negando επισταμένως .. fogliosi di tamerici e mortelle. Lo vide
nepos Atlantis, perchè figlio di Maia cui un vecchio che zappava la vigna : 0
generò Atlas. 2 e 3 feros cultus homi vecchio, disse, avraimolto vino,
num - formasti : quidam , dice Cic. de queste piante tutte frutteranno : hai ve
inuent. 1 , 2 (e cfr, anche de or . 1 , 33 e duto, non abbi veduto ; hai udito, sii
passim), magnus uidelicet uir et sapiens - sordo ; e taci : non si tratta di roba tua .
dispersos homines in agris et in tectis Ho aggiunto questi particolari, per in
siluestribus abditos - ex feris et inma . durre che iocoso ha piuttosto il significato
nibus mitis reddidit et mansuetos, con la di • accompagnandolo con festevoli ar
forza dell'eloquenza . recentum (per re guzie ' che di giocoso , per burla ’. Nulla
centium ) ' novelli ’. catus: parola sabina di più festevole del piccolo Hermes,
(Varro LL . 7, 46) per acutus : arguto quando poi, in casa sua, veduto Apollo,
o forse penetrante, persuasivo '. de s'immerge nelle fascie, come un tizzo
corae 4 palaestrae ' della palestra che acceso nella cenere . E così i particolari
dà forza e grazia ’ : l'agg. è usato come dei v. 278-280 e i suoi discorsi tutti. E
già vedemmo nobilis, mollis : pag. 161, s'intende che il compagno della nera
v . 19. More con l'instituzione . Mer notte ', il duce dei predoni' ( 1. 1. 290 ,
curio presiedeva all'educazione sì dello 292) non ebbe questa mala voce che dal
spirito e sì del corpo. La sua imagine l'essere egli il sole che tramonta, che
era nelle ' palestre. Il gymnasium che porta via e nasconde i raggi del sole
aveva Cicerone nella sua villa di Tus oriente, suo divino fratello , altro lui stes
culo e che egli chiamava la sua Acade so. 9 e 10 Te ---puerum : era nato il giorno
mia, aveva per insigne un'Hermathena : innanzi. boues --- amotas " la mandra ru
il duplice busto di Mercurio e Minerva : bata ’, nella quale erano , come è natu
196 LYRA ROMANA .
rale, più le vacche dei tori : onde il lirica. Atridas : si riferisce a Il. 92, 688 :
femminile. minaci : è vicina a puerum , * (se Agamemnon) Atreides risaprà di te,
con la solita evidenza. 11 dum terret risa pranno
edi loHermeias Acheite: parole
tutti gli', duce
e mentre credeva di atterrirti '. uiduus a Priamo sotto
si trovò senza '. 12 Risit. ' e rise ' . Il la tua guida ’ : vedi la prec. ultimo verso.
particolare del furto della faretra e del 14 diues : si riferisce più al v. 381 , dove
l'arco è invenzione probabilmente d'Al Hermeias ricorda a Priamo i suoi - te
ceo che ne trasse l'ispirazione dal v. 514 sori molti e belli ’, ehe al v. 367 in cui
dell'inno citato : ' ( temo) Che tu insieme gli fa cenno delle ricchezze che porta
m'abbia a rubare la cetra e il curvo seco . 15 Thessalosque ignis: le sentinelle
arco '. Nei furti di Mercurio, Orazio si affaccendavano per la cena (v. 444) :
adombrava la efficacia dell'eloquenza non altro accenno a fuochi, in tal nar
che ruba all'ascoltatore la volontà, e fa razione. Altrove sì, come 0 , 554. Thes
ciò che Orazio dice sì bene d'una bel salos * dei Myrmidoni '. iniqua Troioe
lezza, Quae me surpuerat mihi : C. 4, 14, nemici a Troia ': vedi il prec. v. 47 .
20 ; ciò che con fine ironia dice Socrate 16 fefellit: passò a traverso senza es
in Plat. Ap. 1 : Io per poco non mi di sere veduto ?. 17 e 18 pias animas
menticai di me stesso: così persuasiva le vite de' pii'. laetis – reponis Sedibus
mente parlarono. 13 Quin et : segna il accompagni alle loro (indireponis)sedi
trapasso da un fatto divino a un fatto di letizia · coherces ' pari ’ (propr. ' tieni
umano. Dopo che Apollo ha riso, segue uniti a ciò non si sbranchino '), come un
lo scambio dei doni ; secondo lo Sch . buon pastore. leuem 19 – turbam la
II . O, 256 e perciò secondo Alceo: Apollo turba esile'delle ombre.Vedi in Odyss. W ,
ha in dono la lyra, Mercurio la verga
mantica. Nell'inno citato, la cosa è un a principio, la visione occidua, evane
po' diversa : tuttavia anche in esso Her scente, delle ombre che stridono come
mes riceve la bellissima verga Aurea, pipistrelli, seguendo il nume che ha in
a tre foglie, inviolabile ' : v. 529. Or mano la bella rhabdos aurea, e le guida
quando nell'Iliade Zeus invita Hermeias nei paesi inaccessibili, alle fiumane del
ad accompagnare Priamo, egli (9 , 343 ) l'Oceano, alla rupe della Luce, alle porte
del Sole, al popolo dei Sogni. superis
* Prese la verga (@cbdov) con la quale deorum 20 Gratus 'et imis, come quello
degli uomini gli occhi incanta, Come che li concilia (Ouid. F. 5, 665 Pacis et
voglia , e altri a sua volta dormienti armorum superis imisque deorum Arbiter )
sveglia '. Con essa egli addormentò le essendo il messo tra i due mondi, della
sentinelle. Ecco di nuovo il filo mitolo luce e delle tenebre , della vita e della
gico. L'ordito è epico, la trama sola è morte.
HORATIVS CARMINA . 197
XV. (11-1]
Motum ex Metello consule ciuicum
Bellique causas et uitia et modos
Ludumque Fortunae grauisque
Principum amicitias et arma
Nondum expiatis uncta cruoribus , 5
Periculosae plenum opus aleae
Tractas et incedis per ignis
Suppositos cineri doloso.
XV. UNO SGUARDO AL PASSATO. Per un poco, sia pure, lascerai la trage
Ad Asinio Pollione. Lo abbiamo veduto dia, nella quale sei così grande tu che
fanciullo. Leggi a pag. 37 (XII ). Il fan sei anche un eloquente patrono, un au
ciullo Marrucino, leporum disertus ac torevole uomo di stato, un guerriero che
facetiarum , si trovò a fare una parte ha meritato il trionfo. Tu racconti e ci
importante nelle guerre civili. E fu con trasporti sul campo dell'azione ; si sen
sole nel 714, vinse nel 715 i Parthini, tono le trombe, si vedono le armi lam
popolo dell'Ilirico, dei quali trionfò alle peggianti, i cavalli che fuggono. Mi par
Kalende di Novembre di quell'anno. In di udire le parole dei generali, le nobili
vitato , tempo dopo , da Ottaviano ad voci d'un vinto : di Catone. Iuno e gli
accompagnarlo nella guerra Actiaca , ri altri dei amici degli Afri avevano per
spose : Mea in Antonium maiora merita disperati abbandonata l'Africa: vi torna
sunt, illius in me beneficia notiora . itaque rono offrendo ai Mani di Iugurtha, come
discrimini uestro me subtraham et ero vittime, i nepoti dei vincitori. Quanto
praeda uictoris : Vell. 2, 86. E di lì in sangue ! i campi sono per tutto ingras
nanzi si dedicò al suoi studi prediletti. sati di quello. I Parthi crederono alla
Aveva conosciuto Catullo, era stato sa nostra ruina. In quali fiumi, in quali mari
lutato nella sua partenza per Atene, quel sangue non rosseggio ? O Musa del
nel 698 forse, con un propempticon di la letizia e dell'amore, non ti abbando
Cinna, aveva conosciuto e protetto Ver nare ai canti lamentosi : cerchiamo mo
gilio (vedi a pag. 117, III) e ne era stato dulazioni più leggiere ':
rimeritato di gloria immortale ( vedi 1 Motum ciuicum : ciuicum per ciuile;
Ecl. III, IV, VIII). Con la preda dei vinti e motus è discordia ' , il bellum , come
Parthini aveva istituita la prima biblio vuol Porph ., ma con le sue origini. ex
teca pubblica in Roma ( Plin . 7, 3 ; 35, 2). Metello consule ( da uno dei consoli Ora
Era grande oratore (Quint. 12, 11, 28), zio designa altre volte l'anno: vedi, per
lodato scrittore di tragedie. Ora , dopo es ., pag. 130, v. 6 ): dal consolato di Q.
Actium, era inteso a una storia delle Caecilius Metellus Celer, il marito di Clo
guerre civili dal primo triumvirato, 694, dia, e L. Afranius ; dall'anno 694, alla fine
sino forse alla fine di Sextus Pompeius ; del quale si combinò il triumvirato di
e probabilmente ne leggeva qualche Cesare, Pompeo e Crasso. 2 Bellique: i
parte in pubblico, poichè primus omnium -que fanno in questa strofa tre divi
Romanorum aduocatis hominibus scripta sioni più larghe che sono poi suddivise
sua recitauit: Sen. Cont. 4 praef. Orazio dagli et. uitia ‘ gli errori ', di Crasso ,
(Verg. Ecl. 8 , 10) lo aveva lodato come per es., di Pompeo, di Antonio. modos
scrittore tragico, in S. 1 , 10, 93 : ora lo le ragioni ' . 3 e 4 Ludumque Fortu
esalta per la storia che scrive, storia nae, che fece perire Crasso a Carrhae,
dolorosa, sulla quale il poeta s'indugia Pompeo in Egitto, Cesare nella Curia,
commosso e dubbioso, e in fine dichiara sotto la statua dell'avversario . grauisque
di ritrarsi alla poesia dell'amore e dei - amicitias : così Cael. in Cic. ad fam . 8,
ioci. L'animo del poeta è qui molto rat 14, 2 chiama inuidiosa coniunctio quella
tristato : il pensiero col quale si com
chiude
pa di Pompeo e Cesare ; così Vell. 2, 41 dice
il suo inno Avanti il trionfo il triumvirato urbi orbique terrarum
risce anche in questo carme, con cre ipsis exitiabilis. 5 Nondum expiatis.
sciuta amarezza. Tu narri la guerra cruoribus: quel sangue non poteva spa
civile, il cui sangue si vede ancora sulle rire che sotto il sangue più recente di
armi nostre: opera pericolosa e dubbia. veri hostes. 6 Periculosae aleae di
Sotto la cenere covano ancore faville ! rischio , come il giuoco dei dadi ', 7 et :
198 LYRA ROMANA .
coordina una idea che andrebbe subor conspectus augustissimus fuit. princeps
dinata : e perchè '. 8 Suppositos che praesidebat. erat enim consul; e in Suet.
covano sotto '. doloso che inganna ’: si Aug. 35 : existimatur -- ferro cinctus
parla degli strascichi di odio, delle pas praesedisse, detto di Augusto console, in
sioninon estinte. 9 Paullum per poco ”: senato. Si alluderebbe dunque più che
raro per parumper. musa tragoediae : ad altro, al consolato di Pollione, che
Verg. ecl. 8, 10 dice delle tragedie di fu nel 714, come nei due versi seguenti
Pollione: Sola Sophocleo tua carmina di alla sua campagna Dalmatica, che fu
gna cothurno ; e Orazio S. 1 , 10, 93 : Polli nel 715. 15 aeternos hono a differenza
regum Facta canit pede ter percusso. 10 di quelli che durano un anno solo. Dirà
Desit , concessivo . Significa più che absit, in (IV -IX ] 39 Consulque non unius anni.
poichè esprime il desiderio e la man 16 Delmatico (così i codd. più autore
canza che ne ha a sentire il pubblico. voli ed inscrizioni) triumpho col
mox ubi ' subito che ’ publicas 11 Res trionfo sui Parthini’, popolo illirico, fi
gli avvenimenti del popolo ' ; opposti nitimo alla Delmatia. 17 Tam nunc: finge
ai regum facta , che sono l'argomento di essere già alla lettura , che però poteva
delle tragedie, ordinaris ' avrai narrati essere anche avvenuta di parti delle
nel loro ordine ' chronologico e pra Historiae, cornuum : il corno , che doveva
gmatico. Così Corn . Att. 18 : in eo uolu essere tutt'uno con la bucina (Veg. 3, 5 :
mine - quo magistratus ordinauit. grande Bucina quae in semet aereo circulo re
munus il sublime ufficio ' di poeta tra flectitur) e in origine (Varr. LL. 4, 24 :
gico che si è assunto di cantare regum Cornua, quod ea quae nunc sunt ex aere,
facta. 12 Cecropio ; perchè nella città di tunc fiebant ex bubulo cornu ) era un vero
Cecrope, in Athene, fiorì la tragedia. co corno di bove o di uro, serviva ancora ,
turno : perchè questa era la calzatura per il naturale rispetto del rito, come in
degli attori nella tragedia. E la frase pace a convocare il popolo, così in guerra
significa : con stile degno degli antichi a dar gli ordini. Lucil. pag. 51 Gerlach, 32 :
autori Ateniesi. 13 praesidium reis: lo Rauco concionem sonitu et curuis cogant
loda come oratore del genere giudiziario. cornibus; Prop. 4, 1 , 13 : Bucina cogebat
14 consulenti curiae : modo insolito priscosad uerba Quirites; Verg. Aen. 11,
(poichè il senato consulitur , ossia è do 475 : bello dat signum rauca cruentum Bu
mandato del suo consilium ) per dire ciò cina. E così altri altrove. Orazio che era
che Cic. in Cat. 1 , 9 designa con le ma stato tribunus militum , deve avere os
gnifiche parole in hoc orbis terrae san la proprietà rigorosamente:
suono quiminaccioso
servata
Il
ctissimo grauissimoque consilio ; e chia ' dei corni, è il
ma l . 1. 2 publicum consilium . Consulere segno che dà l'imperator per mezzo de'
è adoperato nel senso che il suo frequen suoi cornicines ; segno cui seguono altri
tativo consultare ha in Sall. Cat. 6: de squilli e fanfare. Vedi Dio. Cass. XLVII,
lecti, quibus corpus annis infirmum , in +3. 18 Perstringis assordi ’ : praes
genium sapientia ualidum erat, rei pu tringis sarebbe abbagli’ . litui le trom
blicae consultabant. In praesidium curiae bette della cavalleria , dal suono acuto.
pare a me debba trovarsi, come in prae Si tratta certo della battaglia di Pharsalo
sidiumn reis è il senso di praesidere = di e del momento di essa in cui tutta la
fendere, quello di praesidere presie cavalleria Pompeiana si spiega a turme
dere, che è in Plin. ep. 2, 11 : Senatus dalla sinistra e carica le deboli turme
HORATIVS - CARMINA . 199
siero così qui come nell'ode [ I-II] : G. Ulisse, tragici come i miti dei Pelopidi,
1 , 6 Grandiaque effossis mirabitur ossa sono troppo alti per la mia piccolezza.
sepulcris. E questo è già un indizio che Mi vergognerei con la lyra imbelle della
il poeta parla ora delle guerre dopo la mia Musa offuscare la gloria del gran
morte di Cesare. 31 e 32 auditumque Cesare e tua. Descrivere un dio coraz
- sonitum ' il fragore che s'udì ' . Medis zato, un eroe nero di polvere, un guer
* dai Parthi ’. Allude probabilmente alla riero che con l'aiuto di Pallade affronta
gioia che dovettero sentire i Parthi della gli dei, chi potrà ? chi, se non un altro
guerra Philippense, nella quale cadevano Omero, come Varius ? Io faccio canti
quelli che erano destinati alla loro ro conviviali, io descrivo battaglie di fan
vina. Hesperiae ruinae ' della rovina ciulle, che per armi hanno le loro un
dell'impero d'Occidente '. 33 Qui gurges ghie, innamorato o no, ma sempre leg.
aut quae flumina quale acqua o sta giero ’ : L'ode di un numero dispari di
gnante o fluente ' : il senso di gurges è strofe ha, come già spesso vedemmo e
determinato dal contrapposto flumina. spesso vedremo, nella strofa di mezzo
lugubris: poichè il vincitore doveva pren il senso principale . Varius aveva pub
dere il lutto, come il vinto. 34 quod blicato prima del 714 il suo poema de
mare : allude ora alle battaglie navali , morte. Caesaris , presentò, insieme con
contro Sesto Pompeo . Dauniae, agg.: ' ita Vergilio, Orazio a Mecenate, è da Orazio
le'. 35 decolorauere ' fecero trascolorare'. stesso, nel 719, lodato come poeta epico,
36 ora, richiamata da mare : le battaglie (S. 1 , 10, 43) : forte epos acer Vt nemo
navali avevano spesso un contracolpo Varius ducit. Celebre era la sua tragedia
a terra, e spesso a una battaglia sul Thyestes, la quale appunto, secondo la
mare se ne giungeva un'altra sul lido. Didascalia che ancora rimane, post actia
37 ne, finale è affinchè non '. Musa pro cam uictoriam Augusti ludis eius in scena
cas musa ardita ' . 38 Ceae - munera edidit. Il verso ottavo di quest'ode ac
neniae · le canzoni lamentevoli di Simo cennando ad essa, ci dà indizio che l'ode
nide ', insigne in tal genere : vedi a stessa è del tempo post actiacam uicto
pag. 52 , v. 8 del [XXXVIII). retractes riam . L'invito d'Orazio fu tenuto da Va
rinnovi ’, 39 Dionaeo di Dione ”, cioè rio che scrisse un panegyricus Augusti,
di Venus, della dea dell'amore sub di cui sono due versi citati da Orazio,
antro; vedi a pag. 151 , v. 3 : sub alta Epl . 1 , 16 , 27 : Tene magis saluum popu
domo. leuiore plectro : abl. di qualità di lus uelit an populum tu Seruet in ambiguo
modos, quasi ‘ a cui occorra più leggiero qui consulit et tibi et urbi Iuppiter.
plectro . 1 e 2 Scriberis (futuro) – fortis et ho
XVI. - LYRA IMBELLE . A Vipsanio stium Victor. “ Il tuo valore, le tue vit
Agrippa. No, no : Orazio riparato nel torie sui nemici saranno descritte '. Va
l'antro Dionaeo, non vuol saperne di bat rio (dat. ag.) ' da Vario ’, Maeonii ome
taglie. Ad Agrippa , l'eroe delle ultime rico ?, poichè, secondo Aristotele, dei
guerre, che l'aveva forse invitato a can Lydi , detti Maeones nella poesia , era
tare le gesta di Cesare Ottaviano e per Smyrna, la patria di Omero. carminis :
ciò le sue, risponde: Vario , il cigno del gen. di qualità : “ dal canto '. aliti per
canto omerico, canterà le tue vittorie chè cigno ’ ; accordato con Vario. I codd.
per mare e per terra. Çodesti argomenti, hanno alite , che Porph. è incerto se
eroici come l'ira d'Achille, gli errori di spiegare ' con auspicii (omerici) ' o ' Ho
HORATIVS CARMINA . 201
merica sublimitate ?. 3 Quam cumque : tivo. Tyrae potens signora d'una lyra ’ :
tmesis non estranea alla prosa. ferox vedi a pag. 169 (I-III ] v . 1. 11 egregii
e bellicoso ' . nauibus aut equis per mare mirabile, invidiabile '. Regulus è per
o per terra '. 4 te duce; per es. alle Li Orazio egregius exul. D'altre persone solo
pari dove fu sconfitto S. Pompeo, ad Caesar : [III-XXV ] 4. 12 deterere este
Actium, nel bellum Perusinum , contro i nuare e offuscare ’. 13 e 14 Quis
Galli. 5 Nós : opposto a Vario che per Digne scripserit ? : solo Omero o un ales
ciò deve essere dat. ag. ed equivalere a Maeonii carminis, come Varius. adaman
Varius scribet, neque haec — nec: il poeta tina ' di ferro, di bronzo '. puluere Troi
viene così ad agguagliare le imprese di co 15 Nigrum : vedi prec. v. 22. Merio
Agrippa alle gesta eroiche. grauem 6 nen : singolare preferenza per questo eroe
Pelidae stomachumla bile che ribolle dei secondari, tuttavia de primi tra essi.
nel petto del Pelide ' : stomachus come Vedi pag. 175, v . 26. 16 Tydiden: Dio
sede della bile, passò in Cic. a significare medes, cui , dice Pind. Nem. 10, ʻla bionda
la bile e l'ira stessa. cedere nescii: Il. I, Glaucopis fece dio '. superis parem : vedi
678 : ' non vuole spegnere la bile ' . È 11. E, 335. Ferì Aphrodite e Ares. 17
qui designata l'Iliade . 7 duplicis - Vli Nos : di nuovo opposto a Varius, che è
xei : è la trad. dell'epitheton atoautpo la risposta all'interr. Quis scripserit ?.
LM. seguendo Peerl , ma solo in parte,
TTOS, che Andronico volgeva uersutus. espunge la strofa precedente. O tutto,
E qui è indicata l'Odyssea. 8 Nec Pe. direi io , o nulla , poichè l'euritmia è
lopis domum ' nè i discendenti diPelope ' evidente. proelia uirginum , opposte, con
come Atreus e Thyestes. E qui allude un sorriso , alle battaglie di Agrippa, alle
in generale alla poesia tragica e in parti mischie degli eroi. 18 Sectis – unguibus
colare al Thyestes di Vario tragedia che, acrium che combattono con le unghie
secondo Quint. 10, 1 , 98, poteva parago tagliate ', con le armi ottuse delle loro
narsi a qualunque delle Greche. saeuam : piccole unghie rosee. 19 Cantamus: il
noti sono gli orribili banchetti di questa verbo è opposto a scribere e a dicere; ed
gente . 9 Conamur nemmeno ci pro esprime la leggerezza e spensieratezza
viamo ' : il plur. è di modestia. tenues opposta a quella gravità di scrittore e
grandia : app. al soggetto e all'oggetto, maestà d'oratore. uacui liberi d'amore ?:
con antithesis, come a pag. 173, v. 2. si sott. siue, come a pag. 170, v. 16. siue
Pudor, personificato perchè insieme a quid urimur : cfr. pag. 150, v. 13. Non
Musa che è persona. 10 Inbellisque : geni praeter e come
202 LYRA ROMANA .
XVII. ( II -XI )
Nolis longa ferae bella Numantiae
Nec durum Hannibalem nec Siculum mare
Poeno purpureum sanguine mollibus
Aptari citharae modis,
Nec saeuos Lapithas et nimium mero 5
Hylaeum domitosque Herculea manu
Telluris iuuenes, unde periculum
Fulgens contremuit domus
Saturni ueteris : tuque pedestribus
Dices historiis proelia Caesaris , 10
XVII. - IL VERO SOGGETTO DELLA SUA meglio di Antonio citato in quel luogo,
MUSA, - A Cilnio Mecenate. Dello stesso sarebbe stato innamorato di lei tre anni
tempo è probabilmente questa risposta e più prima del 725.
al suo protettore che gli aveva fatto il i Nolis non puoi volere ' , longa
medesimo invito. Il metro è uguale , bella : durò dieci anni dal 611 al 621 .
uguale la composizione che in numero ferae Numantiae : poichè all'ultimo i
di strofe dispari ha dominante la strofa Numantini se suos patriam ferro ueneno
di mezzo, dove è Licymnia , il vero sog subiecto undique igni peregerunt: Flor. 2,
getto di questa ode bellissima. E tante 18.duro
2 adurum (così'. 3i ecodd. non dirum
purpu)
altre somiglianze ci sono; polysyndeton, vincersi 4 Poeno
anaphora, interrogazione; e sopra tutto reum sanguine; nella prima guerra punica,
simile è il tema. Non le guerre degli per le battaglie di Mylae e delle Aegates.
uomini ( come la Numantina, la seconda mollibus - modis : mollibus è antitheton
e la prima Punica) tu puoi volere che a durum . Aptari che si associno '. 5
io tratti liricamente ; non le guerre degli Nec : come nel prec. v. 5, la coord. vale
semidei e degli dei (come la rissa de' quasi come comparazione: ' così come
Centauri e de' Lapithi, e la scalata dei non '. saeuos i feroci ’. nimium mero
Giganti): in prosa tu puoi meglio nar ' violento per il vino bevuto. 6 Hy
rare le battaglie e i trionfi di Cesare. laeum , nome di Centauro, il Selvaggio ',
La Musa volle che io dicessi i canti, gli che troviamo anche in Verg. G. 2 , 457 :
occhi, il cuore innamorato di Licymnia. magno Hylaeum Lapithis cratere minan
Come era bella nella festa di Diana , tem . domitosque : il - que è in prop. ne
danzante con le altre fanciulle ! Cambie gativa come a pag. 121 ai v. 6, 8. Her
resti tu i capelli di Licymnia con le ric culea manu : Heracles aiutò gli dei contro
chezze di Persia e Phrygia e Arabia ?... i giganti. 7 Iris iuuenes i rubesti
quando piega la testa verso i tuoi baci, figli di Gaia ’, i giganti dai piedi di ser
o ti nega i suoi, per farteli desiderare, pente, unde dai quali ' giganti. pericu
crudele ! e poi ti bacia essa per prima ' . lum 8 contremuit ' temèvenisse peri
Chi era Licymnia ? Dice uno Schol. Te colo '. 9 e 10 tuque - Dices proelia
rentia (dello stesso numero e valor di. Caesaris: si rapporta alla prima parola
sillabe é Licymnia : vedi a pag. 44, nota dell'ode, nolis, e il - que ha senso avver
al v. 7 ), Terentia, la moglie di Mecenate, sativo, come nel (I-II] v. 45 : anzi tu
* sorella di L. Licinius Murena e Procu esporrai le battaglie di Cesare ”, che sono
leius. La quale nel 731 era già maritata. nei precedenti non menzionate, eppure
In quell'anno il fratello di lei cospiro esaltate, perchè paragonate alle grandi
contro Augusto : hic ( Maecenas) svelò se guerre romane e alle grandi zuffe mi
cretum de comperta Murenae coniuratione tiche. pedestribus - historiis ' con istorie
uxori Terentiae : Suet. Aug. 66. I versi in prosa ’: pedester in questo senso, tratto
d'Orazio dipingono un amore giovanile. dal greco, ha Orazio per primo. Non si
al suo principio. Se questa poesia è del sa se Mecenate avesse concepito vera
725, si può supporre che Terentia avesse mente questo disegno ( Seru. G. 2, 42 si
tutto al più venti anni, poichè nel 738 fonda per asserirlo , su queste parole
era sì bella ancora da tenere avvinto al d'Orazio ), e se lo avesse adombrato o no.
suo amore Augusto : il quale del resto, 11 e 12 ductaque Regum colla : con
secondo un cenno di Suet. Aug. 69 , o evidenza di descrizione, per ' i re con
HORATIVS CARMINA 203
dotti pel collo incatenato ?. minacium gere le braccia nella danza ' sacra ; poichè
che conservano la minaccia nel volto in ritmici movimenti delle braccia e del
accigliato e contumace, negli occhi torvi. collo consisteva specialmente la dan za
13 e 14 Me -- me: nella prec. v. 17 Nos degli antichi. nitidis - bene abbigliate '.
- nos. dulcis -- cantus il dolce cantare '. sacro 20 – die ' nella festa ', forse Idi
dominae: vedi pag. 47, nota al v. 28. Li bus Sextilibus. Dianae celebris º di Diana
cymniae: il Teuffel crede si tratti d'una a cui accorre tanta folla d'adoratori '.
fanciulla amata da Orazio stesso. Il no 21 diues Achaemenes: il fondatore mi
me sembra però una contaminazione di tico della stirpe degli Achaemenidi in
Licinia ( Licinius era il fratello di Te Persia. 22 Mygdonias: da Mygdon, an
rentia ) e Ligyhymnia o, se volete, Poly tico re , una parte della Magna Phrygia si
hymnia , se pure non è error d'udito per chiamò Mygdonia. 23 Permutare “ pren
Glychymnia (quae dulcis cantus edit). Al dere in cambio ', crine della testa ben
tre aspirate nei codd. oraziani sono so chiomata ' : il Bent. d'un capello '. 24
stituite dalle tenui. uoluit : richiama il Plenas piene di tesori '. Arabum : terzo
nolis del principio : ' non puoi volere, co esempio di ricchezze orientali, favolose;
sì, poichè la Musa volle altrimenti ’, lu e il tutto opposto a crine. 25 Cum ( così
cidum 15 Fulgentis (cfr. a pag. 184, v. 6. i più e migliori dei codd.) . quando '.
turbidum laetatur) dal vivo fulgore '. s'intende d'un momento ; con dum s'in
bene : va unito con Fidum : molto : tenderebbe ' ogni volta che '. flagrantia
Porph. 17 e 18 nec -Nec -nec, ricordano - ad oscula : per Porph. varrebbe per
i tre nec che si trovano nei primi versi, e ottenere i tuoi baci ardenti ' ; ma si ri
inducono un grazioso contrasto. ferre pe chiederebbe et poi e non aut. detorquet
dem choris (abl.) ' muovere il piede deflectit piega ', verso te, verso i tuoi
nelle danze '. dedecuit ' disconvenne'in baci : c'è tmesis, come a pag. 181 , v. 5. -
quella giovanile nella quale tu, o Mae 26 Ceruicem ' il collo ’: facili che fa
cenas ,età
fosti preso di lei. certare ioco : cilmente si vince '. negat : ha per og
alludealle liete conversazioni, nellequali getto oscula sottinteso. 27 poscente ma
Licymnia, come già Sempronia (Sall. Cat. gis =magis quam is qui poscit. Ma per
26) , poteva uersus facere, iocum mouere, altri poscente è abl. assoluto, e magis va
sermone uti uel modesto uel molli uel pro unito a gaudeat. 28 rapere occupet: espr.
caci. dare bracchia 19 Ludentem . por greca : è prima a prenderteli ’.
204 LYRA ROMANA.
XVIII . ( I -XVIII )
Nullam , Vare, sacra uite prius seueris arborem
Circa mite solum Tiburis et moenia Catili ;
Siccis omnia nam dura deus proposuit neque
Mordaces aliter diffugiunt sollicitudines.
Quis post uina grauem militiam aut pauperiem crepat? 5
Quis non te potius, Bacche pater, teque, decens Venus ?
Ac nequis modici transiliat munera Liberi,
Centaurea monet cum Lapithis rixa super mero
IV . I convivii. che non vedeva nè nel suo modello
greco nè nel poeta italico che primo
XVIII. LA VITE. - Il plectro più aveva indotto questo metro; in Catullo ;
leggermente batte sulle corde; ne squilla pag. 52, ( XXX ). Il Varus di Orazio è qui,
un suono più debole ma più intonato. secondo i ms., Quinctilius Varus, di cui
La Musa d'Orazio canta convivi e amori, vedremo.
e spesso gli uni e gli altri insieme; come 1 sacra ; perchè dono di Bacco, e per
era naturale ; poichè quei banchetti non chè del suo succo si facevano le libazioni.
si potevano supporre senza il raggio delle seueris (da sero) “ hai a piantare ’. arbo
bellezze che Orazio amava . Vino ed amo rem : dice Plinio HN. 14, 1 : uites iure
re : ecco il vero e proprio soggetto tuo, apud priscos magnitudine quoque inter
Musa procax ; nè il soggetto è così li arbores numerabantur. 2 Circa – solum
mitato come pare. Il convivio ora infonde per il terreno '. mite: che facilmente
la gioia, ora riesce appena a vincere la porta a maturazione i grappoli, cioè ' so
tristezza; e la gioia ,acuita ,può suggerire Iatìo '. moenia la città '; retto da circa
persino l'inno, e la tristezza, irritata, può che, per zeugma, ha qui il suo senso di
condurre la mente alle più profonde con intorno ’ . Catili (in Verg. Aen . 7,672 e
siderazioni del dolore umano. Il convivio presso altri, in prosa e in versi, è Ca.
ora è un'orgia bacchica , ora un sacrifizio tillus): fu coi fratelli Tiburtus e Cora,
intimo. Sembra, spesso, una battaglia( e nepoti di Amphiaraus Arcade, il fondato
non sempre vinta ) contro il destino che re di Tibur. 3 Siccis: il contrario di uuidus
ci fa infelici; e perciò, spesso, è data , ( pag. 185, v. 18 ) : dunque ' a chi non be
quando la natura ci invita, con le sue ve ' , dura proposuit. presentò come
nevi, con le sue brume, con le sue tem dure, difficili ” : il vino invece (pag. 161,
peste, a vedere e assaporare la nostra 19) è molle, cioè rende molle ciò che è
infelicità inmedicabile. Questa ode che duro, facile ciò che è difficile. deus ‘ Bac
io pongo per prima, può servire come со ', come si rileva da uite sacra . 4 aliter
di proemio alla piccola sylloge. Contiene altrimenti ” che uite sacra quam seueris,
la lode e il biasimo del vino. * O Varo , cioè col suo succo . 5 grauem , si riferisce
non piantare altro albero a preferenza anche a pauperiem la quale (pag. 158,
della vite ! Chi non beve, non sa vincere nota al v. 18) spinge a fatiche e pericoli
i travagli e le tristezze del vivere . La non meno gravi di quelli della milizia.
gioia e l'amore, dopo il banchetto , si so crepat' chiacchiera ' con quel ripetio che
stituiscono al pensiero di quei travagli si suole a tayola. 6 te potius: Xenopha
e di quelle tristezze. Ma non si deve nes , 1 Bergk , voleva parole buone, di
abusarne; se no, si finisce con la rissa . scorsi puri, racconti di azioni virtuose,
e col sangue. Io non profanerò i tuoi non delle battaglie dei Titani e Giganti,
misteri, o Bacco ; e tu non mi farai udire che certo, secondo Orazio, potevano en
l' inebriante frastuono de' tuoi baccanali, trare nell'allegro conversare del convi
in cui uno perde la coscienza di sè e di vio, parlandosi di Bacco : pag. 185, v. 21
venta arrogante e rivela ogni segreto '. e seg . decens : in [I-IV] 6 sono Gratiae
Il primo verso è tradotto da Alcaios decentes. Venus : Anacreon che ( 73 Bergk,
(fg. 44 Bergk) . L'imitazione continuava ? 10) vuole si tra belli inni, canta
e così pedestre ? A ogni modo nel se (65) Amore il molle, pieno di ghirlande
condo verso Orazio introduce particolari di fiori. 7 Ac : da pochi codd. molti edi
italici. E il metro poi egli riduce più sen tori hanno preso Āt, affermando richie
sibile alle orecchie de' suoi cittadini, fa dersi qui la particella avversativa. Ora
cendo dieresi dopo ogni choriambo, ciò zio ha ac ne in Epl. 1 , 1 , 13 ; 19, 26 ; 2,
HORATIVS CARMINA . 205
Debellata, monet Sithoniis non leuis Euhius,
Cum fas atque nefas exiguo fine libidinum 10
Discernunt auidi . non ego te, candide Bassareu,
Inuitum quatiam nec uariis obsita frondibus
Sub diuum rapiam . saeua tene cum Berecyntio
Cornu tympana, quae subsequitur caecus amor sui
Et tollens uacuum plus nimio gloria uerticem 15
Arcanique fides prodiga , perlucidior uitro .
1, 208. modici munera Liberi ( = modum il poeta ha dato a Bacco, che anch'egli,
in muneribus L.) ' il modo nei doni di come tutti gli dei, godeva della polyo
Bacco '. transiliat passi d'un salto nymia (pag. 88, nota ai v. 21 e 22) . Il
8 Centaurea -- rixa, nelle nozze di Pei nome Bassareus è derivato forse da Bas
rithoos : era uno dei discorsi soliti nei sarides, tracico appellativo delle Maina
symposii, discorsi che non piacevano a di, che si trova già in Anacreonte, 55
Xenophanes, 1. 1. v. 22 : Ovô è tè Kev . Bergk. 12 Inuitum contro tua voglia '.
Taupwy . Il cenno in Orazio sembra ri quatiam ' vibrerò ’; ma s'intende per te,
sposta al severo filosofo, quasi dicendo * i tuoi thyrsi’ : Catull. [LXIV ] 255 : pars
tecta quatiebant cuspide thyrsos. uariis
che queste πλάσματα των προτέρων obsita frondibus' le cose sacre (orgia ) co
hanno la loro morale. super mero: locale, perte di frondi svariate ': di vite, diedera,
ma col senso di • sopra il vino ’ sparso di pino. Catull. 1. 1. 258 : Pars obscura cauis
nella lotta. 9 Debellata , perchè la rixa celebrabant orgia cistis. 13 Sub diuum
finì in vera battaglia . Sithoniis : i Sitho all'aria aperta '. rapiam porterò ’ nel
nii erano abitanti della penisola Pallene, baccanale. Con questi due tratti, quatiam
quella di mezzo delle tre che costitui e rapiam , il poeta dice ' non mi inebrie
scono la Chalcidica : quindi si possono rò ’. Celebrare un baccanale è per Ora
prendere per Thraci ’. Ma notando che zio abusare del dio ; e in ciò forse è da
secondo una versione della leggenda, i vedersi il sentimento di cittadino più
Giganti furono sterminati presso Palle che di poeta. I Bacanalia (come è nella
ne,troviamo forse qui un cenno di ciò che Epistula consulum ad Teuranos) erano
vedemmo a pag. 185, v. 21 e seg. Così il vietati sin dal 568, exstrad quam sei quid
secondo esempio sarebbe mitico come il ibei sacri est. Con inuitum il poeta mi
primo, e ricorderebbe come quello l'elegia sembra che dica ' quando non è una vera
di Xenoph. v. 21, jéx05 - Teyentov . cerimonia religiosa, da te gradita ”: e
sub diuum rapiam non mi pare valga
non leuis : litotes . Euhius : così era chia scoprirò '. saeua ' dal suono assordan
mato Dionysos dal grido evol delle Mai te '. tene = contine. cum Berecyntio 14
nadi. È da notarsi la corrispondenza delle Cornu ' coi corni propri del culto di Cy
due proposizioni che accennano al bene bele '. Il poeta sembra disapprovare la
e le due che significano il male che può mistura dei due culti, ammettendo che
fare Bacco : i soggetti sono uno di per Bacco faccia udire i suoni dei timpani
sona, il dio stesso , l'altro di cosa , di e corni per castigare con la pazzia chi
sposti a chiasmos , deus e sollicitudines lo rinneghi o l'offenda , come nel caso di
nelle prime , rixa e Euhius nelle altre. Pentheus e Lycurgos : vedi pag . 18+;
Ciò a confermare che deus vale Barchus , v. 14. 15 uacuum = inanem . gloria “ l'or
non ‘ la divinità '. 10 fas atque nefas goglio ', conseguenza del caecus amor sui.
il bene e il male ': exiguo fine ' con una 16 Arcanique fides prodiga “ la fede che
linea sottilissima '. libidinum per molti abbandona il segreto e non è quindi
dipende da fine : meglio intenderlo retto più fede. perlucidior “ più trasparente ',
da auidi : dei piaceri ’, 11 Discernunt e potremmo anche dire trasparente co
distinguono '. candide ' bello e giova me ’. Similmente a pag. 178 , v. 9 : San
nile ’. Bassareu : cinque nomi con questo guine uiperino Cautius.
206 LYRA ROMANA.
XIX. [ I-XXVII]
Natis in usum laetitiae scyphis
Pugnare Thracum est : tollite barbarum
Morem , uerecundumque Bacchum
Sanguineis prohibete rixis.
Vino et lucernis Medus acinaces 5
Inmane quantum discrepat : inpium
Lenite clamorem , sodales ,
Et cubito remanete presso.
Voltis seueri me quoque sumere
Partem Falerni ? dicat Opuntiae 10
come voi '. Come si può supporre che 18 tutis auribus ' all'orecchia, che è si
Orazio fosse al convito a patto di non cura ’ ; non è rimosa : S. 2, 6, 46. a mi
bere ? sumere : detto del bere la sua ser !: ecco la vendetta . Il poeta lascia
parte ' anche in ( III -VIII] 33. 10 Par l'ironia con la quale ha strappato il se
tem “ la parte che il rex ha assegnata gre al vanerello e rumoroso commen
a me come a tutti. Opuntiae 11 Frater sale. Per miser vedi pag. 150, v. 13. 19
Megillae “ il fratello di Megilla (la Gran laborabas (così i più dei codd. ma il Bent.
dicella : nome di hetaira anche in Lu laboras in ; l'Oudendorpius laboras ab)
ciano, DM . 5 ) Locrese di Opunte '. Strano eri affannato ’ , senza parlarne. L'im
modo ! sebbene sembri grazioso ai com perfetto indica il tempo anteriore al mo
mentatori. E questa Megilla, così aper mento in cui il frater Megillae ha par
tamente nominata, doveva essere una lato. E c'è come la promessa di guarirlo
hetaira. Non si potrebbe intendere Fra e salvarlo. Charybdi: l'abl. senza in con
ter in un altro senso ? in quello che ha laboro, indica la causa dell'affanno; con
spesso nel Satyricon di Petronio , e in in o il luogo o l'oggetto di esso affanno.
Mart. 2, 4 ; 10, 65 ? - indivisibile " ? quo Charybdis = uorago : Charybdin bonorum
12 Volnere, qua — sagitta : ferita e dardo uoraginem potius direrim : Cic. de orat.
di amore, imagini comuni indotte con 3, 163. 20 flamma: riprende il v. 15. 21
molta ironia . beatus -- pereat: oxymoron, e 22 Quae saga - te soluere – poterit : il
13 Cessat uoluntas ? s'intende uestra , di modo e tempo del verbo fa vedere che
voi che volete che io beva e di te che il poeta ha avuta l'idea della guarigione,
eri il più accanito, e ora taci. Natural la quale ora vede quanto difficile ! ma
mente Orazio non ha scelto il suo uomo non impossibile. saga Magus - deus :
tra , quelli che fossero rimasti cubito gradazione. Thessalis uenenis : vedi a
presso ; si è diretto a chi schiamazzava pag. 141 , v . 62 e 142, v. 87. 23 inligatum ,
più. Dunque : non volete, non vuoi come dalle spire d'un serpente. triformi:
più ? '. 14 Mercede c patto ' . quae -- era (Il . Z, 181 ) - Sopra leone, sotto dra
cumque; tmesis : vedi pag. 201 , v. 3. Venus gone, e in mezzo chimaira ' cioè capra
amore ?: l'ironia si accentua : tutti sono spirante fuoco. Nell'Ant. P. 11 , p. 387
volti al frater Megillae. 15 erubescendis è un'hetaira paragonata alla Chimaera ;
• da arrossirne ' : il frater è divenuto e il paragone poteva aver più del comico
rosso. adurit ’ brucia ? : rosso di bragia . che del tragico, se si pensa al significato
16 ingenuoque semper 17 Amore " sem di chimaera e ad altri soprannomi quali
pre di donne nate libere ?: Poichè questa si hanno in Athenaeo e in Luciano . 24
e ironia , si può pensare che il frater sia Pegasus : l'uccisore della Chimaera fu
appunto il Xanthias Phoceus di [II - IV ], Bellerophon a cavallo dell'alato Pega
cui Orazio burlescamente incoraggia Ne Tuttavia anche Hes. Th . 325 : Lei Pega
sit ancillae tibi amor pudori. peccas : sei sos uccise e il valoroso Bellerophontes '.
innamorato ' . quidquid habes: Catull. 6, expediet " libererà ’ . Chimaera : dipende
15 : quicquid habes boni malique Dic nobis. da expediet.
208 LYRA ROMANA .
xx . [ I-VII]
1
Vides ut alta stet niue candidum 1
Soracte , nec iam sustineant onus
Siluae laborantes, geluque
Flumina constiterint acuto.
Dissolue frigus ligna super foco 5
Large reponens atque benignius
Deprome quadrimum Sabina,
0 Thaliarche, merum diota .
Permitte diuis cetera, qui simul
Strauere uentos aequore feruido 10
Deproeliantis, nec cupressi
Nec ueteres agitantur orni .
XX. CONVIVIO INVERNALE. È l'in renti ’. 5 Dissolue sciogli ’, poichè il fred
verno: genialis hiems ( Verg. G. 1 , 302), do contrae e stringe. super foco sul foco
la stagione dei banchetti, della casa, del lare ' (vedi per la costr. a pag. 204, v. 8),
l'amore. È la stagione in cui l'uomo sente dove già brucia altra legna. 6 benignius
più la sua potenza sopra la natura ne ' più abbondevolmente ' del solito, quando
mica : egli ha il fuoco contro il freddo, non è così freddo ; oppure, di poco prima,
il vino contro la tristezza, l'amore contro quando non c'eravamo ancora accorti di
la morte. Bene è espressa la poesia dei tanta burrasca . 7 e 8 quadrimum -me
brevi giorni invernali in questo scolio rum il vino di quattr'anni '. Sabina –
che assomiglia all'Ep. (XIII) a pag. 129 . diota dall'anfora delle due anse ’: Pre
Neve sui monti, sulle selve ; i fiumi sono ferisco crederlo determinato , come se
gelati. O re del convivio, fa mettere le quest'anfora, dal vino più vecchio, fosse
gna sul focolare, fa spillare il vin vec in vista con la sua forma notabile : Xe
chio. E lascia fare gli dei, che sanno fer noph. 1, 4 : E il cratere è collocato
mare le procelle assordanti e sì chenon pieno di letizia, E altro vino è pron
titubi più una cima di cipresso o d'or to dolce come miele nelle anfore ,
niello. Del domani non ti dar pensiero : olezzante di fiori ' . 0 Thaliarche : vale
ogni giorno di più segnalo come trovato, forse rex conuiuii, o è nome finto a signi
e or che sei giovane, ama e danza. Si ficare giovinezza fiorente. 9 Permitte di
torni alle belle passeggiate, ai dolci bi uis cetera (pag . 130, v. 7): le altre cose,
sbigli delle sere. Si entra dall'amata, l'a fuori di questedue,fare del fuoco e spil-*
mata non c'è ; mentre malediciamo alla lare del vino. Peraltro non è impossibile
sua infedeltà , squilla una fresca risata si alluda a preoccupazioni per l' insolita
da un angolo oscuro. Ah ! ti ho colta : intemperie di neve, che sembrava di ma
dammi ora l'armilla , dammi l'anello, pe laugurio (pag. 190, v. 1 ) con quell'arre
gno d'amore '. Come è sparito dalla no starsi de' fiumi (pag. 191 , nota al v. 14).
stra mente, a quest'ultima scenetta , il E sarebbe da sospettarsi tra la prima e
Soracte tutto neve ! Il principio è d'Al la seconda strofa un nesso più conces
ceo ; ma già al secondo verso c'è il paesag sivo che causale. simul appena ’ . 10
gio romano, al settimo romane usanze. Strauere ' hanno abbattuti ' cioè seda
1 Vides : l'anacrusis è breve, come di ti ’, aequore feruido nella distesa ribol
rado. stet “ si erga ’ ; sembra più alto nel lente del mare ' . 11 Deproeliantis ' che
chiaror della neve. 2 Soracte : ora Monte lottavano furiosamente empiendo di
S. Oreste,a nord di Roma. nec iam ' e non fragore lariva. cupressi 12 — ueteres–
più ’: onus ' il peso della neve ’: 3 Siluae: orni così ' i cipressi ' lunghi e sottili,
questo non può vedere sul monte, ma può che dondolano la cima al menomo alito di
imaginare dal uiridarium di casa ; poi vento, come ‘ i vecchi ornielli’deimonti.
chè inter varias nutritur silua columnas : agitantur ' si muovono '. Dopo la batta
Epl. 1, 10 , 22. laborantes ' affaticate , che glia nel mare dei cavalloni , rotolati da
scricchiolano, come succede dove rare venti contrari, con altissimo fracasso ,
sono le nevicate. 4 Flumina constiterint: non si poteva con meno parole e più ap
specie d'oxymoron : ' non corrano le cor propriate descrivere il silenzio e l'im 1
HORATIVS CARMINA . 209
Quid sit futurum cras , fuge quaerere et
Quem fors dierum cumque dabit, lucro
Adpone nec dulcis amores 15
Sperne puer neque tu choreas,
Donec uirenti Canities abest
Morosa . nunc et campus et areae
Lenesque sub noctem susurri
Conposita repetantur hora , 20
Nunc et latentis proditor intimo
Gratus puellae risus ab angulo ,
Pignusque dereptum lacertis
Ăut digito male pertinaci .
XXI. (1-XI]
Tu ne quaesieris (scire nefas) quem mihi, quem tibi
Finem di dederint, Leuconoe , nec Babylonios
mobilità. Non si muove più nemmeno lesse : se fosse anche nell'animo, candida
un cipresso ! 13 cras : il raffronto con sarebbe in tutto. Leuconoe è piena di
[III -XVII) mi persuade sempre più che suoi presentimenti e consulta i Chaldaei,
si tratti di preoccupazioni che il poeta i mathematici che leggevano l'avvenire
suppone manifestate da Thaliarcho.Pare nelle costellazioni. Ha forse ella con sè
meno poetico ? Tuttavia questi discorsi, ivita
pinaces
semplicisimbolo. di lei dove
e di èluicomputata la fine
? Li mostra ella della
forse
virtù di e comuni,14hanno
Quem una cumque
penetrante
: 80 alla fine del symposio chenon è riuscito
lita tmesis : vedi prec. v. 14. fors ' la a cacciarle la nuvola dalla fronte can
fortuna ”. dierum : dipende da quemcum dida ? Nei symposii poteva aver luogo
que . lucro 15 Adpone segnalo tra gli una specie di divinazione, per es., col
utili’. 16 puer : predicativo: mentre sei cottabo e coi tali. E il parlare dell'av
giovane ’. tu : posposto ; è il soggetto di venire con tristezza, abbiamo veduto nel
Sperne. 17 Donec: introduce l'esplica prec. v. 13, e altrove, che era naturale
zione di puer : basta ' e '. uirenti da te e solito. E il symposio poteva essere nel
nel fiore ’. Canities: opposto con forza a natalizio o di Leuconoe o di Orazio, onde
uirenti. 18 Morosa che rende difficili, il discorso sui Chaldaei, poichè la loro
brontoloni '. nunc, cioè donec etc. campus arte consisteva (Cic. diu. 2, 87) in prae
‘ il Campo Marzio ' . areae 19 Lenesque dictione et in notatione cuiusque uitae ex
- susurri ' i sommessi bisbigli d'amore natali die. Da tutto questo e dal verso 6,
nelle piazze ', dove erano i porticati, e deduco che la poesia è convivialecome
si davano convegno gl' innamorati, sub le precedenti, di cui la prima ( [I-XVIII ])
noctem ' sul far di notte '. 20 Conposita ha lo stesso metro. Non cercare con
- hora ' all'ora fissata '. 21 e 22 latentis codesti illeciti computi sino a quando
proditor - puellae risus = risus quipro vivremo io e tu. Meglio è prendere quello
dit latentem puellam . Gratus, sott. est. 23 che viene. O più d'un inverno ci sia ser
Pignusque e il pegno d'amore ' sott. gra bato o l'ultimo sia questo, non ci pen
tum est; e il sogg. è deripuisse pignus = sare ; filtra il vino e poichè la vita è
pignus dereptum . lacertis alle braccia ' breve non far lunga la speranza. Mentre
il braccialetto . 24 digito ' al dito ' : l'a parliamo è già passato un po' della no
nello, male pertinaci che non ripugna stra parte di vita. Afferra l'oggi e non
sul serio ' cioè bene. C'è qualche cosa di credere al domani ’. Il convivio è d'in
ciò che vedemmo a pag. 203, v. 25 e verno, anche questo ; e figurato presso
seguenti. il mare che fa sentire il suo cupo bronto
XXI. CONVIVIO INTIMO. Il con lìo . Anche nel precedente si parla di bur
vivio è presso Leuconoe il cui animo rasca. Anche nell'Ora tetra, a pag. 129,
non è sereno, come serena la bellezza. mugghia il mare. Ciò deriva da Archi
Così mi giova interpretare il nome della lochos e Alcaios, lupi marini ?
fanciulla, da 2 euxós e voĪS, come va 1 Tu , sembra richiedere un predica
PASCOLI, Lyra Romana 14
210 LYRA ROMANA .
tivo causale come il tu del prec. v. 16, incohare longam .fugerit : futuro perfetto.
che ha infatti puer. È forse incluso nel Questa fuga è così istantanea che il poeta
nome Leuconoe ? tu che dovresti essere non appena l'ha veduta nel futuro, già
serena, candida di animo, come sei bella era nel passato . Così Lucr: 3, 927 : breuis
e giovane, candida di corpo e di età ? Mi hic est fructus homullis; Iam fuerit. 8 Ae
pareprobabile. scire nefas:vedia pag. 122, tas ' ile tempo rapido ' a noi assegnato.
v. 14. Del resto quid crastina uolueret carpe cogli ' come un fiore con cui ti
aetas, Scire nefashomini: Stat. Th. 3, 562. tocchi appenauna dea fuggente. Velox
Perchè ? lo dice Porph. al 3, 29, 31 : nefas flosculus in Iuuen. 9, 125. quam mini
est inquirere futura, quae diui nescire il meno possibile '. postero, s'in
nos uoluerunt. È come passare il mare, tende diei.
elevarsi nell'aria : vedi a pag. 171 , v. 21 XXII. CONVIVIO SEMPLICE. - Canto
e seguenti. 2 Finem : s'intende uitae : d'autunno. ' Per un buon convivio non
mathematicos quondam de uitae suae fine importa il lusso orientale ; non rose tar
consuluit: Sid . A poll, 8, 11. nec ' e perciò dive, non ghirlande intrecciate con fil di
non '. Babylonios 3 - numeros = rationes tiglio. Basta il mirto ; sotto questo per
Chaldaicas: Cic. diu.2, 47: i calcoli che essi golato, il mirto sta bene a te, o cop
facevano mettendo in rapporto la nascita piere, che mi porgi la coppa, e a me, che
di chi li consultava, con lo stato e oppo la vuoto ?.
sizione delle stelle. ut : in esclamazione, 1 Persicos adparatus: unguenti e
come apag. 145, v . 19.4 pluris “ più d'una '. aromi. odi non voglio '. puer : vedi a
tribuit ' assegnò’nel giorno della nostra pag. 43. 2 philyra con nastri (lemni
nascita . 5 oppositis - pumicibus ' nelle sci) di scorza di tiglio ' di cui Plin. HN.
opposte scogliere ', corrose dal salso del 16 , 65, 3 e 4 Mitte sectari (vedi a pag.
mare. debilitat ' infrange, spezza ': debilis 130, v. 7 ) “ lascia di cercare > 108a
(pag. 111 , nota al v. 1 di 3) vale monco Sera le rose autunnali ', tardive, che
o storpio. 6 sapias: sapiens finire me fioriscano ancora, s'indugino (moretur )
mento : pag . 161 , 17. liques “ filtra ’ attra sul rosaio spossato dalla fioritura di
verso il saccus o colum nel quale ultimo maggio. quo locorum ' dove ' . 5 Simplici
(un vaso bucherellato di bronzo) si po myrto alla mortella senz'altro '. adla
neva della neve ; onde il nome colum ni bores peni ad aggiungere ’: 6 Sedulus
e con troppa premura ’. curo: mostra che
uarium in Mart. 13, 103.spatio breui: detto
in genere: ' poichè breve è la carriera ” ; il puer s'era offerto di cercar le rose e
ma s'intende, della vita. 7 reseces ac la philyra. ministrum = ministrantem . 7
corcia ’ : altri - lascia al tutto ” . Nel (I-IV] e 8 sub arta Vite sotto il folto pergo
v . 15 : Vitae summa breuis spem nos uetat lato ' ; non nel suntuoso triclinium .
HORATIVS CARMINA . 211
XXIII. (II-XIV]
Eheu fugaces, Postume Postume ,
Labuntur anni , nec pietas moram
Rugis et instanti senectae
Adferet indomitaeque morti ;
Non , si trecenis, quotquot eunt dies, 5
Amice, places inlacrimabilem
Plutona tauris, qui ter amplum
Geryonen Tityonque tristi
Conpescit unda , scilicet omnibus,
Quicumque terrae munere uescimur, 10
Enauiganda, siue reges
Siue inopes erimus coloni .
XXIII. CONVIVIO TRISTE. - Il con me l'idea di serus, come in Verg. Aen. 6,
vivio è imaginato in casa di Postumus. 763 : tua postuma proles, Quem tibi lon
Egli è un ricco, ma il suo nome stesso gaeuo serum etc. E serus ha troppo
sa di morte : mors ultima linea rerum est : spesso il significato di chi lascia passare
Epl. 1, 16, 79. E significa nel tempo stesso l'occasione ', fidandosi nel domani: Verg.
uno spe longus (AP. 172), uno che crede Aen . 10, 94 : Tunc decuit - nunc sera etc.
troppo diei postero. Che si tratti d'un La ripetizione stessa del nome ne avverte
convivio, deduco e dalla somiglianza dei che ci giace un senso segreto, opposto
motivi coi precedenti e dalla menzione al fugaces – Labuntur. 2 pietas ' religio
del uiridarium (v. 22) e del vino (v. 25) . ne
C ! 3 Rugis et - senectae: hendiadys:
Postumo, Postumo gli anni volano ; alle rughe della vecchiaia '. instanti
nulla giova a ritardare la vecchiezza e che t'è già addosso ’, per giovane che
la morte. Plutone non si lascia placare tu sia, poichè rapidissima è la fuga de
da sacrifizi e tutti dobbiamo passare il gli anni. Così nel (I-IV], 16 : Iam te pre
fiume che circonda il suo regno ; tutti , met nox. 4 indomitaeque e all'indoma
ricchi
eAbbiamo e poveri ”. Questa la prima parte. bile ? : espr. omerica : II. I, 158. 5-7 tre
un bell'evitare guerra, mare, cenis - tauris : con tre hecatombe, dice
malaria ' (e questa è la parte di mezzo) vano i Greci. eunt . se ne vanno ' : c'è
* bisogna andarci a quel fiume e vedere l'idea di abire, come in Epl. 2, 2, 5 :
quel luogo tetro, e lasciare tutto ciò che Singula de nobis anni praedantur euntes ;
si ama : di codesti tuoi belli alberi, solo Plaut. Bacch. 5, 2, 85 : It dries. inlacri
il cipresso ti seguirà. E l'erede si berrà mabilem ' che non piange ': senso attivo.
il Caecubo che tu tieni sotto chiave e ter amplum che ha tre corpi ’ : Lucr.
lo spargerà per terra ; quel Caecubo che 5, 28 : Quidue tripectora tergemini uis
è invidiato dai Pontefici, nelle loro cene Geryonai. 8 Tityonque: anche Tityos era
inaugurali '. Con ciò si fa indiretto in un mostro gigantesco che steso occupava
vito a Postumus, di far recare il Cae nove iugeri : Tib, 1 , 3, 75. tristi : Verg.
cubo, unico conforto deformis aegrimo G. 4, 479 : tardaque palus inamabilis unda .
niae (pag. 131 , v. 18) . Con ciò si dice a 9 Conpescit : Verg. 1. l. 480 : Adligat
lui : sapias, uina liques, carpe diem, come cohercet. 10 Quicumque t. m . u .: espr.
più su al( I-XI]; si afferma che non Mor omerica, per es. in II. Z, 148 : ' de'mor
daces aliter diffugiunt sollicitudines, co tali che della terra arata il frutto man
me al (I- XVIIT ). giano '. 11 Enauiganda: lunga parola a
1 Eheu : fa presentire il lugubre con indicare quella navigazione che non si
tenuto dell'ode. fugaces : va unito avver rifà per il contrario . La differenza tra il
lmente con Labuntur. Postume: po semplice e il composto è forse la me
stumus è il superlativo di post, e non desima che tra mori ed emori. Per altri
deriva certo da post humum , ma si diceva ci conduce
però dei figli nati dopo la morte, e an fuori quella
•indica del dolce mondo.che
navigazione reges : indica
che dopo il testamento , del padre, signi i ricchi in contrapposto ai poveri, anche
ficando propriamente chi non può essere in ( I- IV ] v. 13 : pauperum tabernas Re
il penultimo, chi è l'ultimissimo'; e assu gumque turris. 13 carebimus ' ci terremo
212 LYRA ROMANA .
xxy . [ I - XXIII )
Vitas inuleo me similis, Chloe,
Quaerenti pauidam montibus auiis
Matrem non sine uano
Aurarum et siluae metu.
Nam seu mobilibus uepris inhorruit 5
Ad uentos foliis, seu uirides rubum
Dimouere lacertae,
Et corde et genibus tremit .
Atqui non ego te tigris ut aspera
Gaetulusue leo frangere persequor : 10
Tandem desine matrem
Tempestiua sequi uiro .
XXVI. [ II - VIII)
Vlla si iuris tibi peierati
Poena , Barine , nocuisset umquam ,
XXV. - CHLOE Come una cervetta. i ramarri ’. E questo per il timore della
* Tu mi sfuggi, come una cervetta che selva. 9 non ego te : te richiama la cer
smarrì nei monti la madre e teme d'ogni vetta, ego quello che segue ma che si
foglia mossa dal vento. Le trema il cuo doveva indovinare anche prima, al se
re, le tremano le ginocchia se il vento condo verso. La cerva e la cervetta erano
fa stormire un arbusto, se le lucertole insieme ; la cerva, al sopravvenire d'una
fanno stridere il rovo. Oh ! ma io non belva, fugge lasciando la cervetta che
sono una bestia feroce, non voglio farti fugge anch'essa, cercando la madre, ma
del male. Cessa di cercar sempre della temendo sempre della belva. aspera :
mamma : sei da marito ' .L'odicina è delle pag. 132, v. 11. 10 frangere persequor:
più giovanili; si deduce dalla non osser costr. simile a pag. 191 , v. 7 e 8. II. A,
vata synapheia (vedi Metrica) nei v. 3 113 : Come leone i piccoli della cerva
e 7. È imitata da Anacreonte (52 Bergk), veloce Facilmente
di che vedi la nota al v. 10, a pag. 149. forti zanne '. 12 franse presili conwiro
Tempestiua le
1 inuleo : il piccolo del cervo, veßpos . buona da marito ' : Iam matura uiro,
Chloe : gracile nome che vale “ foglia, er plenis iam nubilis annis : Verg. Aen. 7,53.
ba verde ?. 2 pauidam che per paura XXVI. BARINE . La mentitrice.
se lo lasciò addietro ”: non mi pare epith. Se avessi veduto punir mai una tua
ornante . auiis * fuori di mano '. 3 non bugia , io ti crederei. Ma che ! a ogni
sine : litotes : piena di ’. uano senza spergiuro ti fai più bella. Le ceneri della
ragione '. 4 Aurarum — metu paura di madre, le stelle, gli dei , tutto puoi im
brezze ' : questa è la ragione di uano. et punemente chiamare a testimone de' tuoi
siluae (di tre sillabe, come a pag. 129, tradimenti. Si vede che Venus, le Nyn
v. 2) ' e di frondi ’. 5 e 6 Nam : si ri phae, Cupido mettono la cosa in ridere.
ferisce, per me, a Vitas; sì che nei tre E poi tutti i giovani sono per te, semi
miti della cervetta meglio noi vediamo pre nuovi schiavi entrano nella tua casa :
i piccoli brividi della fanciulla. mobilibus i primiminacciano d'andare, ma restano.
Ad uentos foliis (ad uentos, Keller : i E tutti temono di te, le madri per le loro
codd. aduentus) ' nelle foglie che si muo giovinette da maritare, i vecchi per i
vono al vento '. uepris (i codd. hanno loro figliuoli spenderecci, le spose no
ueris, ossia con aduentus, "l'arrivo di pri velle (oh ! infelici) per i loro mariti '. Il
mavera ' : il Bent preceduto da Gogau poeta non dice ma pensa : Tu sei molto
ée Salmasius corresse uepris ad uentum ) pericolosa e io non mi lascerò prendere
uno sterpo '. inhorruit ‘ fece vedere un alla tua aura.
brivido ' . Questo per il timore del vento. i Vila ' una sola ' ; è il deminut. di
7 Dimouere fecero sfrascare '. lacertae una . iuris - peierati d'un tuo spergiu
HORATIVS CARMINA . 215
ro ': peierare ius è foggiato su iurare quam: spiega il concetto incluso in Expe
ius che è base di iusiurandum . 2 Bari dit. Venus ipsa, che perciò ti dà sempre
ne : nome formato forse da Barium con maggiore la uenustas. 14 Simplices “ in
terminazione greca. 3 Dente nigro: si genue, senza malizia ’. Nymphae, anno
sott. turpior uno: una donna non può verate spesso nel corteo di Venus. Nel
essere meglio punita che nella sua bel [I-IV] v.5 choros ducit Venus inminente
lezza ; e della sua bellezza sono ed erano Luna Junctaeque Vymphis Gratiae de
parti precipue i denti e le unghie . uel centes etc. Con le Nymphae sono anche
uno si sott. nigro. Presso noi si chia le Gratiae ; sì che noi possiamo inten
mano bugie certi segni bianchi nelle un dere : ne ridono le Nymphae punto am
ghie. Così presso i Greci antichi: Alex. maliziate, le quali ti accrescono grazia '
Probl. 4, 58. 5 Crederem , tibi. simul = E il poeta s'è forse ricordato, come del
simulac. 6 uotis alle maledizioni ' che l'Ep. (XV] così del [I- IV ] ; ed ha pensato
tu invocasti sulla tua piccola testa di Barine in faccia al cielo stellato, mentre
mentitrice : possano diventarmi neri i nella notte apparivano e sparivano danze
denti, possano cadermii capelli! dicevi. di dee , di dee che udivano quei giura
enitescis ne risplendi ' 7 Pulchrior menti e ridevano. 15 ardentis , perchè
multo : opposto a uno turpior. prodis la loro piaga brucia . Elissa in Verg. Aen .
esci ’ in pubblico, tra la schiera de' 4, 2, Volnus alit uenis et caeco carpitur
corteggiatori , mentre la gente doveva igni. 16 cruenta “ insaguinata anch'essa ',
credere perduto il tuo deuotum caput, perchè vi si sfregano sopra le saette che
uotis obligatum . 9 Expedit ' ti torna con già fecero ferita. Amore dunque ride e
to '. opertos ' sepolta '. 10 e 11 taciturna prepara sempre alla graziosa infedele
- Signa ' le tacite constellazioni ’ che nuove vittime. 17 Adde quod : c'è un'al
guardano nella notte e nel silenzio ascol tra ragione di non crederti. tibi crescit
tano : vedi a pag. 50 (VII) v . 7 e 8 ; a omnis cresce tutta per te '. 18 Seruitus
pag. 127 [XV] v.1 e 2. E vi è contrap crescit noua cresce per rinnovellare la
posto tra queste luci del cielo e le ce tua servitù ’ : seruitus è predicato del
neri di sotterra, come in Verg. Aen . 6, prec. pubes e non altro soggetto di cre
459 : Per superos et siqua fides tellure sub scit , come a pag. 189 , v . 8, coronam è
ima est. gelidaque diuos 1 2 Morte carentis app. di flores e non altro oggetto di ne
e gli dei che non soffrono il gelo della cte. nec nè tuttavia ’: priores, sott. serui
morte ': circoscrizione che accentua l'or 19 Inpiae: perchè spergiura. tectum : è
rore dello spergiuro di Barine, come ta allegorico : tutta la frase vale non ces
citurna, come opertos. Altri intende al sano d'essere i tuoi schiavi, il che figu
trimenti. 13 hoc cioè quod tu fallis. in ratamente si esprime non lasciano la
216 LYRA ROMANA .
XXVII. (11I-VII ]
Quid fles, Asterie, quem tibi candidi
Primo restituent uere Fauonii
Thyna merce beatum ,
Constantis iuuenem fide,
Gygen ? ille Notis actus ad Oricum 5
Post insana Caprae sidera frigidas
Noctis non sine multis
Insomnis lacrimis agit .
casa della padrona '. dominae: perchè stra, quando senti la sua serenata ; lascia
essi per te sono seruitus. 20 minati: che ti chiami crudele : non renderti '. In
concessivo : per quanto lo minaccino ”. Anacreonte , 72 B, è il nome Asteris, che
21 iuuencis : è probabilmente femminino, somiglia ad Asterie ; nomi stellanti. An.
come in (II-V] 5, tuae – iuuencae, detto che Aster è nome di persona amata in
di fanciulla non ancor da marito . Le ma Platone. Vedi a pag. 50, nota al v. 8 di
dri temono di questa bellezza insidiosa, [VII) . L'ode è composta in modo da
temono per le loro giovinette, che pos avere nelle due strofe di mezzo le storie
sono restare senza marito. 22 senes par insidiose, e la prima parte di tre strofe
ci : si sott. dalla frase precedente per occupata quasi tutta di Gyges, l'ultima
i loro giovani figli ’; e , poichè aggiunge pur di tre quasi tutta rivolta ad Asterie.
parci, il timore è che Barine sia causa Il tutto è, in sostanza, un ammonimento
di sperpero del loro danaro . miseraeque: a questa bella piangente di conservarsi
c'è l'idea d'infelicità per amore : pag. 150, fedele.
v. 13. nuper 23 e 24 Virgines nuptae le 1 fles ' piangi ’ : per morto ? per infe
sposine novelle ’ tua - Aura “ l'aura del dele ? l'oggetto lasciato accortamente in
tuo amore '. ne retardet ' che tenga lon sospeso, è Gygen del v . 5. candidi che
tani da loro, che impedisca di andare a rasserenano il cielo ': vedi a pag. 161, v.
loro ' . La metaphora è tratta dalla navi 15. 2 Primo — uere : appena si potrà ri
gazione così in questa, come nella locu prendere la navigazione: vedi a pag. 74
zione comune aura popularis. Vedi , per (XLVI]. Fauonii'i venti di ponente ', che
es., Cic. Sest. 101 : quem neque honoris perciò sono contrari a chi naviga dall'o.
aura potuit umquam de suo cursu – de riente: indicano dunque solo il principio
910uere. di primavera , della primavera marina,
XXVII . ASTERIE. Sola , soletta. nelmese di febbraio . 3 Thyna merce : ve
‘ Non piangere: il tuo Gyges a primavera di a pag. 110, nota al v. 4 di 1. beatum
tornerà, e tornerà ricco . Non dar retta e ricco ?: egli è un mercante. 4 fide:
a ciarle maligne e interessate : ti è fe forma di genitivo, da Cesare (Aul. Gell.
dele. È vero che sorpreso da burrasche 9, 14) sola approvata. 5 Notis actus “ spin
invernali, si è dovuto fermare ad Orico, to da venti di sud ' . ad Oricum : città
ma lì piange anche esso. È vero che Chloe , dell'Epiro, posta vicino all'Italia : il mer
che l'alberga, innamorata di lui lo manda cante preso dalle tempeste australi nel
a tentare in mille modi: gli manda a rac l'Ionio aveva dovuto risalire e poggiare
contare le storie di Bellerophontes e di all'Epiro. 6 insana ' procellosa’. Caprae
Peleus , cui male incolse d'aver rifiutato sidera ' costellazione di Amalthea ', che
l'amore delle ospiti , che li calunniarono sorge insieme coi pluuialibus Haedis su
ai mariti; ma invano ; egli è irremovibile , gli ultimi di settembre e tramonta il
fedele, sino ad ora. Ora tu bada di non primo di gennaio. frigidas 7 Noctis : in
innamorarti del vicino Enipeus. È vero doppio senso : perchè invernali e perchè
che non c'è miglior cavallerizzo e nuo vedove : cfr. pag. 57 , v. 29. 8 Insomnis
tatore di lui ; è vero. Ma tu chiudi appena non potendo dormire '. 9 Atqui serve
è buio la casa, non affacciarti alla fine alla praeoccupatio. E indica che tutto ciò
HORATIVS CARMINA . 217
che precede è già risaputo da Asterie, centis ' che insegnino il male ’. 20 hi
cui forse lo dice Enipeus nelle sue se storias : vedremo di questi mythi rac
renate. sollicitae : S. 2, 3, 253 : amore sol contati per persuadere all'amore, mouet
licitus, nuntius niessaggero d'amore . (altri monet) = promit. 21 Frustra tutto
10 Chloen : è il nome dell'hospita inna in vano ' (ellissi piena d'effetto ): opposto
morata . miseram : vedi la prec. v . 22 : a ciò che dice qualcuno altro, e rimpro
con questa abbondanza di parole espres vero velato a lei . scopulis surdior sordo
sive d'amore (sollicitae , suspirare , mise come la scogliera ’, battuta dai marosi
ram , uri), vuole rinfocolare nell'animo risonanti : yedi a pag. 205, v. 16. Icari:
già freddo di Asterie l'amore di Gyges . Icaros era isola rocciosa tra Samos e
tuis 11 - ignibus ' del fuoco di cui ardi Naxos. 22 audit con surdior forma un
tu ’, del tuo Gyges. 12 Temptat: sott. oxymoron. adhuc integer fedele sino ad
Gygen, uafer ' subdolo '. 13 Vt: dipende ora ' : e anche in adhuc c'è un biasimo
da refert. Proetum : Proetus era re d'Ar a Enipeus, un rimprovero , una minac
gos e Tirynthos , marito di Anteia, che cia lontana a lei , con il che bene si ac
dai tragici è detta Stheneboia. Questa, corda il rimanente dell'ode. 23 Enipeus:
disprezzata da Bellerophortes cui ama nome di persona finto dal nome d'un fiume
va, lo accusò a Proeto, cbe volle farlo thessalico . 25 flectere equum far cara
morire: Il . Z, 155. perfida credulum : pag . collare ', in gyros ire cogere : cfr. Ouid .
201 , v. 9. 14 criminibus con accuse '. AA.3 , 384. sciens 26 Aeque 'ugualm e
15 Bellerophontae : pag. 180 , v. 3 , nota. abile ' gramine Martio sull'erbaent del
16 Maturare : dipende da inpulorit. 17 Campo Marzio ' . 27 citus aeque ' ugual
datum - Tartaro : frase foggiata sulla for mente snello '. deque in fine del verso
mula (Varro LL. 6 , 3) Ollus ( Quiris ) leto e in principio , sedi notevoli . 28 Tusco
datus est. Pelea : Hippolyte moglie di alueo : nel Tevere: Verg. G. 1 , 499 :
Acastos re d'Iolcos calunniò Peleo, di cui Tuscum Tiberim , denatat ' nuota gagliar
era innam al marito, e questi lo damente ’ : pag. 170, v. 13. E confronta
trasse nelleorata,
solitudini del monte Pelio e per le lodi del giovane amatore , il [I-VIII)
lo lasciò addormentato tra i Centauri. Dai a pag. 177, e il [III- XII) a pag. 179.
quali si salvò con l'aiuto degli dei. 18 29 in uias e nelle strade per le quali
Magnessam (da Magnesia città di Thes
salia) “ la thessala ' : non l'Amazone fa va su e giù la serenata, il Tapanicu
mosa moglie di Theseus . 19 peccare do gioupov. 30 Sub cantu , è più che pro
218 LYRA ROMANA .
XXVIII . [III- X )
Extremum Tanain si biberes, Lyce ,
Saeuo nupta uiro , me tamen asperas
Porrectum ante foris obicere incolis
Plorares Aquilonibus .
pter cantum , come nel senso primitivo deltà del tuo marito ti muovono : abbi
locale è più forte sotto ' che presso '. pietà , ti supplico, o cuor duro come
querulae : perchè, come dice la parola ischio, cuore freddo come serpente ! Io
greca, tali canzoni erano flebili. despice non starò sempre su questa soglia , espo
guardar giù ' dalle finestre dei cubicula sto all'acqua del cielo ”. È in questa bella
o dei cenacula , che erano nel piano su ode un'aria popolare come nella (III
periore. 32 Duram ' restìa ’, difficile a XII), a pag. 179, senza ciò che in quella
vincersi, come a pag. 202 , v. 2. difficilis può dispiacere. Tuttavia siamo lontani
* irremovibile . dallo schietto accento d'un canto di po
XXVIII. - LYCE. La insensibile. È polo . Udiamo in Aristoph. Eccles. 960 :
A me dunque, dunque a me ! O tu corri
una serenata invernale, un itapaxacu giù , apri questa porta ; se no, cadrò a
oilupov , come quelli che faceva Eni terra e morrò '. In Orazio (oltre la se
peus dell'ode precedente ad Asterie. An guente) è un altro accenno a questi canti ;
che Lyce è maritata, come Asterie, e il nell'ode 25 del primo libro, la quale tra
suo marito è anch'esso lontano come lascio. Me tuo longas pereunte noctis,
Gyges. E l'amante che piange alla porta, Lydia, dormis ? ' è la canzone che udiva
afferma che esso è infedele alla sua mo spesso , da giovane, Lydia. Ora non l'ode
glie con una lontana; dal che ho indotto più : i giovani amano le foglie lucide del
che anche nella precedente Gyges fosse l'edera, le foglie scure del mirto, e but
calunniato da Enipeus , onde il pianto tano al vento le foglie secche delle ghir
della donna per la sua infedeltà più che lande marcite.
per la sua morte . In vero i primi versi 1 Extremum Tanain : il fiume dell'e
di quella sarebbero strani se non fos stremo Nord, che bagna i Geti : Tib. 4,
sero interpretati come una rettifica di 1 , 146. si biberes: espr. poetica per dire
notizie più dolorose. Se Asterie piangeva se abitassi alla riva ' ; cioè se tu fossi
la creduta morte del marito, perchè tur una donna Getica '. 2 Saeuo -- uiro : nel
barla con l'idea del pericolante amor suo ? [III-XXIV) , dal v. 9 descrivendo la vita
Se Asterie era piena di tale lugubre pre che menano i Campestres – Scythae e i
sentimento, come stava sempre alla fi rigidi Getae, loda Orazio la castità delle
nestra, attenta alle canzoni del corteg loro donne di cui nessuna (v. 20) nitido
giatore ? Ma veniamo a Lyce , il qual fidit adultero. Là (v. 24) peccare nefas
nome non deve far pensare a una lupa : aut pretium est mori ; ossia la morte è
è donna questa che abita una bella casa , la pena dell'adulterio. Dunque Saeuo uiro
cuius amoenitas (come dice Cornelio della a un marito inesorabile ';mentre il tuo
domus Tamphiliana di Attico, Att. 13) è anch'esso poco rigido. nupta : conces
consisteva non aedificio sed siluu ; anzi sivo : e per quanto congiunta '. asperas
anche aedificio, poichè sono pulchra tecta. dure ', perchè di legno e perchè chiuse :
L'amante dice : - Se tu fossi la moglie così in Ep . 11 , 22 : Limina dura quibus
d'uno Scytha, non vorresti lasciarmi così lumbos et infregi latus. 3 Porrectum
esposto alla tramontana ! Odi tu lo stre lungo steso ’ : pag. 133, v. 22 : il Bent.
pito hai
che dellanel
porta, il mareggiare
cortile ? il cielo è del boscoe
sereno con molti esempi accoglie Proiectum .
obicere dip. da Plorares. incolis che vi
la neve caduta gela. Vía ! non essere così sono di casa : dove ? nella Scythia ? a
superba, che la mia pazienza non si ab vanti questa porta ? 4 Plorares deplo
bia a stancare. Sei figlia d'un Etrusco ; reresti di ’ : così Plaut. aul . 308 : aquam
non sei Penelope. Nè doni nè preghiere hercle plorat quoi lauat profundere. 5
nè la sincerità dell'amor mio nè l'infe Audis: sembra dire : da quello che senti ,
1
1
HORATIVS CARMINA . 219
se già non dormi, stando nella tua ca avendo l'aria di dire ingenuamente : ' non
mera, figurati che freddo! ianua : il vento puoi essere Penelope : ella era figlia del
che s'ingolfa ( donde più probabile che molto potente Icarios, un Acarnane '.
incolis valga ‘ che stanno di casa qui ') 14 tinctus uiola color viola ' : vedi a
nel uestibulum , urta dispettosamente la pag. 113, 12 : Luteae uiolae. pallor aman
porta, nemus 6 Inter pulchra satum tecta0 tium : Sappho di sè dice che era più gialla
il bosco piantato nella bella corte ' dell'erba ', 15 Nec uir - saucius ' nè
cauaedium . L'amatore sente il fischio di l'essere il tuo marito preso ' . Pieria pe
codesti alberi e può bene imaginare che lice · d'una rivale della Pieria ’ : dicono
lo senta anche Lyce. remugiat 7 Ventis i comm . un'hetaira dimorante in Ro
(dat.) ‘ mugoli al vento '. positas — niuis ma, forse Dulcis docta modos et citharae
la neve caduta ’. ut glaciet : questo non sciens, come Chloe della seguente. A me
può Lyce udire, ma imaginare udendo pare si debba intendere d'una donna che
lo strepito del vento che spazza le nu lo trattenga, là in paesi lontani. Questo
vole e agghiaccia la neve. Più che uno fuggevole accenno sarebbe diretto a su
Zeugma in audis, è da vedersi uno scor scitare la gelosia e diminuire la fierezza
cio d'espressione in et - ut glaciet, come di Lyce, la quale è (tutto porta a cre
si dovesse supplire quibus flantibus : poi derlo ) sola soletta, come Asterie : donde
chè e il sereno e il gelo sono opera della l'ardire dell'amatore. Per l'abl , con san
tramontana . 8 Puro numine sereno ! cius, vedipag . 176, v.5. 16 Curuat‘riesce
Iuppiter " il cielo '. 10 currente retro a piegarti un poco ' : per l'ind. con quam
rota “ la ruota girando all'incontrario uis , vedi la prec. v . 13, e a pag. 165 , v. 13.
funis eat ' la fune scappi , se ne vada 17 Parcas ' risparmia ?: rigida mollior :
col peso che ha attaccato : eat per abeat, gli agg. sono antithetici : vedi poi pag.
come al v. 5 di [II-XIV). Ma i più o in 170, v . 9. Da mollior dipende animum che
tendono retro eat, o retro pongono in è in comune . 18 Mauris — anguibus dei
comune a currente ed eat. L'imagine è serpenti di Mauritania '. animum (acc.
di chi giri un argano e stanco lasci il di relazione) mitior ' più mite nell'ani
manubrio : allora la ruota frulla e la fune mo ’. Ma per i comparativi vedi a pag.
si svolge e lascia cadere il peso che sol 205, v. 14. 19 hoc = meum . aut aquae
levava. L'amatore dunque minaccia di 20 Caelestis : strano, poichè non pioveva,
lasciare la sua rude fatica. 11 e 12 Non quando l'amatore cantava : anzi era se
te Penelopen genuit non ti fece Pe renità gelata. Il non semper richiama
nelope ' cioè simile a Penelope '. dif . però altre notti e altre intemperie . pa
ficilem : vedi il prec. v. 32. Tyrrhenus - tiens: erit patiens tanto può valere pa 1
parens “ il tuo padre che è un Etrusco ', tietur quanto poterit pati. L' amatore
quindi dedito alle mollezze, quindi fore lascia sospesa Lyce se esso rinunzierà
stiero a Roma : tocca l'umiltà dell'origine al suo amore , o alla sua vita. La frase
di questa donna che ha tanta superbiam , volutamente oscura del v. 10, può adat
220 LYRA ROMANA .
XXIX. [III-IX]
e
Donec gratus eram tibi
Nec quisquam potior bracchia candidae
Ceruici iuuenis dabat,
Persarum uigui rege beatior . '
Donec non alia magis 5
Arsisti neque erat Lydia post Chloen,
Multi Lydia nominis,
Romana uigui clarior Ilia . '
Me nunc Thressa Chloe regit,
Dulcis docta modos et citharae sciens, 10
Pro qua non metuam mori ,
Si parcent animae fata superstiti . '
Me torret face mutua
Thurini Calais filius Ornyti ,
Pro quo bis patiar mori , 15
>
Si parcent puero fata superstiti. '
Quid si prisca redit Venus
Diductosque iugo cogit aeneo ?
tarsi a tutti e due i pensieri . La sere beatior : vedi la prec. v . 17. 5 magis, si
nata del giovane delle Ecclesiazusae sott. quam me. 6 Arsisti : è più forte di
termina con un accenno di morte. An gratus eram e anche per il tempo è op
che quella in Theocr. 3, 52 termina Mi posto a quell'imperfetto : sì che la colpa
duole il capo : a te non importa ; non della rottura è da lei data a lui. 7 Multi
canterò più, Cadrò e morirò e i lupi qui nominis : perchè l'amante era poeta :
mi mangeranno ' . vedi a pag . 21 , nota 1 , v. 4. Il verso va
XXIX. - LYDIA . - Contrasto d'amore. unito coi primi due , nella protasi ,, per
L'uomo canta sotto la finestra della don simmetria con la strofa precedente . È in
na, e questa dalla finestra risponde sul Orazio, oltre quella a pag. 177 e quella
medesimo tono . Dice il poeta : ' Quando accennata nelle note alla precedente, la
mi amavi, quando non mi preferivi altri , [I-XIII) diretta a unà Lydia. Si tratta
io ero felice come il gran re ’. Risponde sempre d'una ? Non mi pare. Lydia : è ri
Lydia : ‘ Finchè a Lydia non preferisti petuto dal v. precedente, con tono di for
Chloe , a Lydia tanto amata e cantata, te rimbrotto , poichè la frase vale quella
io ero contenta della mia gloria , come che dicevi d'amar tanto, che era tanto
Ilia, la prima Romana! ". Sì sì: Chloe conosciuta come tua '. 8 Romana - Ilia:
è il mio amore , adesso: quella di Thra di Ilia, la madre di Romolo e perciò di
cia, quella che sa di musica . Oh ! morire Roma. 9 Thressa : è già una risposta a
per lei , morire purchè ella viva '. ' E io quel post Chloen così asciutto. regit “ go
amo Calais e ne sono amata. Sai, il figlio verna, conduce a suo senno '. 10 Dulcis
di Ornythos di Thurii. Per lui , oh ! due docta modos che sa dolci canzoni ’: vedi
volte vorrei morire, morire purchè egli a pag. 203, v. 13 e 14 : dulcis dominae
vivesse E se torna l'antico amore ... Licymniae Cantus. citharae sciens :pag.
se ci riunisce in modo indissolubile... se 174, v. 24 : sciens Pugnae. Con queste lodi
lascio la bionda Chloe ... se Lydia mi apre risponde il poeta al disdegno di Lydia
la porta ? ' . ' Egli è bello come un astro; dal molto nome. 11 metuam : ottativo.
tu leggero come il sughero, mutabile 12 Si “ a patto che ’ : animae alla vita '
come il mare... ebbene: con te voglio vi di lei che è la mia vita. superstiti: pro
vere, voglio morire con te '. leptico : sì che ella sopravviva ’. 13
2 potior preferito ': pag. 128, v. 13. torret: più forte che regit; e così sem
3 Ceruici dabat poneva intorno al pre via via . face mutua con ardore ri
collo '. 4 Persarum rege : proverbio . cambiato ?. 14 Thurini " di Thurii ’:lusso
HORATIVS CARMINA . 221
di particolari, per rispondere a Thressa quille delle nymphae e dei satyri; non
docta sciens. A Ottaviano infanti più nell'antro di Dione (pag. 200, v. 39)
cognomen Thurino inditum est : Suet. cerca con la Musai suoi leggieri motivi.
Aug. 7. 15 bis mori : modo enfatico e Di nuovo (pag. 183 , (II- XIX ]) egli è
comune : in Plat. Apol. 30 C : nemmeno trasportato da una forza misteriosa tra
se io sono permorire più volte ’: 17 pri rupi appartate , tra boschi selvaggi, mu
sca º di prima '. Venus "l'amore ’. 18 Di tato nell'anima, esaltato nel pensiero.
ductosque ' i due disgiunti ’. cogitriu Ciò probabilmente nel principio del 727,
nisce '. aeneo : il bronzo non è consumato quando Caesar Octauianus fu chiamato
dalla ruggine come il ferro : Porph. Augustus. Il quale alcuni (Suet. Aug. 7)
19 flaua : ancora una lode, in tono con avrebbero voluto chiamare Romolo, come
cessivo. excutitur Chloe ' si scuote il gio quello che era anch'esso fondatore del
go di Chloe ', poichè ella regit: Yveo PUrbe ; anzi , secondo Dio. Cass. LIII, egli
stesso desiderava tal nome. Prevalse la
Xevels dell'anima mia ”, dice Anacr. 4. sentenza di Munatio Planco, e così fu
4 Bergk. 20 Reiectaeque : anche qui è il ancor vivente consacrato al cielo (Flor.
senso concessivo, e come nell'agg. a 4, 12) il pacificatore del mondo. Questo
Chloe si sente il pensiero ' di cui dico è il fatto che empì di poesia novella il
tanto bene ', cosi qui par d'intendere cuore del Venusino . Egli promette un
che io avrei respinto, che io non volli, canto non più udito, degno di quell'uomo
a tua detta '. Lydiae: è genitivo. Chi lo così elevato sulla condizione comune dei
prende per dativo, mostra di intendere mortali. “ Dove sono ? quali boschi, quali
tutto al rovescio ; poichè sono gli uomini grotte sono queste ? Devo porre tra le
che vanno dalle donne, come si vede stelle Cesare, più grande che uomo. Da
bene dalle odi precedenti. 21 sidere : il qual antro s'udrà il mio canto ? canto
gentile paragone è già nella II. Z. 401 . sublime, ispirato, non mai detto. Io mi
simile all'astro bello ’, del banıbino di guardo smärrito, attonito, intorno, come
Hector. 22 cortice del sughero ', che una Maenas destandosi contempla fiumi,
sta a galla ed è in balia d'ogni corrente . pianure, monti. Ripe ignote, boschi so
inprobo violento '. 23 Iracundior : più litari. O inspiratore delle Naiadi e delle
che un rimprovero è una carezza : Lydia Bacchanti, ilmio carme sarà degno degli
spiega il suo abbandono (v. 20) con un immortali. Io ti seguo ' , Orazio allude a
momento di vivacità di lui. E così con un canto che è per fare o sul fare: un
sola anche il suo amor proprio. L'ode, canto in cui celebrerà l’Augustus. È forse
che è la bellissima d'Orazio è la dimo il seguente ‘ L'Augustus e l'opera sua ’.
strazione col fatto del detto Terenziano, E questo dithyrambos, che fa come da
Andr. 3, 3, 23 : Amantium irae amoris prosodion, accenna sì all'altezza dell'ispi
integratio. razione e sì alla novità della forma dello
stupendo poema lyrico chesegue.
VI. Il canto nuovo. 1 tui: cfr. sempre (II -XIX] a pag. 183 :
qui, v. 6 : Plenoque Bacchi. 2 quae ne
XXX . L'INSPIRAZIONE . Ma dai mora (in è in comune), altri e diversi dai
convivi e dagli amori il poeta è distolto soliti della poesia oraziana, non allietati
ben presto. Non più gli arride il gelidum da leues - chori (pag. 159, v. 31) . in spe
nemus (pag. 159, v. 30) con le danze tran. cus : non è più Dionaeo sub antro ( pag.
222 LYRA ROMANA .
1
HORATIVS CARMINA . 225
alta superbis Mane salutantum totis uomit contadino coglie (ib. 500) Quos rami
aedibus undam . 14 aequa lege: pag. 168, fructus, quos ipsa uolentia rura Sponte
v. 32 aequa tellus, e nota. Necessitas, leti : tulere sua, senza rifrustare il mare etc.
pag. 171. v. 32. 15 Sortitur ' trae a sorte ' . non : ripetuto con anaphora, a contrasto
insignis ( et obscuros , summos) et imos : della precedente strofa . humilis domos
ognuna delle due idee presta qualche cosa le capanne ', opposte al palazzo, dove
all'altra. 16 Omne - nomen i nomi di avvengono i banchetti di cui sopra. 23
tutti ’. mouet contiene e agita ’. 17 De umbrosamque ripam ‘ le ripe boscose 1
strictus nuda ’. ensis ' la spada ' di Da dove gli uccelli cantano liberi. 24 tempe,
mocles di cui vedi Cic. T. 5, 21. Il rac dal nome della valle del Peneios, così si
conto sta a dimostrare nihil esse ei chiamarono i luoghi selvosi ” (Hesy
beatum , cui semper aliqui terror inpen chius) ; e il sussurro del vento è opposto
deat. Ora la spada di Damocle pende sul al lontano suono della cetra . 26 sollicitat
capo di tutti : ma i poveri non la vedono. tiene ansioso ', poichè il mercante
inpia : vale non ' del malvagio ’, ma ' del trema per le sue navi. 27 Arcturi ca
ricco e potente ?; poichè, come vedremo dentis 28 - orientis Haedi : tra il sor
ai v. 33 e seg., inpius è, senz'altro, chi gere degli Haedi (pluuialibus Haedis,
fa, per es., di mare terra: di che vedi Verg. Aen. 9, 668), nell'ultimo giorno di
l'ode (I-III] tutta, a pag. 169,dove, al Settembre , e il tramontare di Arcturus
V. 23, sono inpiae le navi. 18 Siculae 0 Arctophylax al due di Novembre, im
dapes: proverbialmente: le vivande perversano le burrasche equinoziali. Al
squisitissime ': Cic. l. 1. mensae conqui povero, contento , del suo stato, Orazio
sitissimis epulis extruebantur. 19 elabo qui ha opposto il mercator, come a pag.
rabunt = operose parabunt. 20 auium – 158, v. 15. 29 Non — uineae : e qui gli
cantus : al tempo d'Orazio si usava molto oppone il grosso possidente. 30 Fun
tenere uccetli canterini (lusciniolae et dusque mendax : così in Epl . 1 , 7, 87,
merulae, Varr. RR. 3, 5 ) in uccelliere. Spem mentita seges. Si potrebbe osser
citharaeque c. 21 Somnum reducent : da vare, che anche i uiri agrestes sono te
Mecenate, racconta Sen. dial. 1 , 3, som nuti ansiosi dalle intemperie e dalla sic
nus per symphoniarum cantum ex lon cità. Si; ma la iustissima tellus (Verg . G.
ginquo lene resonantium quaeritur, som 2, 460) fornisce pur sempre quod satis
nus agrestium 22 Lenis uirorum il est ; mentre il ricco non è mai contento
dolce sonno dei contadini ' cui (Varr. del prodotto, sì che per lui il fundus (la
RR. 3, 1 ) maiores nostri piam et utilem tifundium ) è sempre mendax, e gli al
agere uitam credebant ; perchè li nutre beri devono sempre scusarsi a lui del
ipsa - tellus (Verg. G. 2, 459), perchè il loro profitto insufficiente arbore : col
PASCOLI, Lyra Romana 15
226 LYRA ROMANA.
lettivo. aquas * alle pioggie soverchie '. dunt ' salgono '. eodem , o sulla groppa
31 Culpante dando la colpa ’. Vedi a pag. del cavallo o sulla nave , sia quando ga
118, Priapea [LXI). Qui parlano gli al loppa sulla terra, per fuggirla, sia quando
beri, scusandosi, avanti il severo cipiglio la fugge veleggiando nel mare. 39 De
dell'avaro: altrove, in Septimius Serenus, cedit'lascia '. aerata triremi: la sua nave
fg . 10 Baebrens, è il campo che, col si è imaginata come trireme da guerra ,
bilo delle messi rigogliose , parla al pa quasi egli senta bisogno di difesacontro
drone soddisfatto : Inquit amicus ager la Necessitas. 40 Post equitem in groppa
domino, ' Si bene mi facias, memini '. al suo cavallo ' : vi è, mi pare ,hysteron
32 Sidera : il Canis (inuisum agricolis proteron, come anche nella[II-XVI] v. 21;
sidus : S. 1 , 7, 25) e la Canicula , onde il come a pag. 123, nota al v. 27. 41 dolen
uapor (pag. 136, v. 15 ) che brucia i campi. tein il dolore nostro'umano, fatale , ne
hiemes iniquas: allude forse al carmen il marmo di Syn
* Hiberno puluere ', pag. 4, 6. 33 Con cessario.
nada ', pavonazzo. 42 - purpurarum
Phrygiuslapis di
tracta aequora stretto il mare ’: pi tessuti di porpora ' , come tappeti : vedi
sces: vedi a pag. 191 , v. 9 : così è accen a pag. 167, nota ai v. 7 e 8. sidere cla
tuata l'offesa che l'empietà umana fa alla rior, riferito a usus, s'intende dei tes
natura, occupando quello che è domicilio suti. 44 Achaemeniumque costum : vedi
destinato ad altri esseri. 34 Iactis a pag. 130, v. 8: balsami orientali e vino
molibus per le costruzioni fondate ?. in italico. 45 inuidendis ' destinate a muo.
altum ' nell'alto mare ’ : vedi a pag . 168, vere l'invidia ' : la gente rimaneva at
V. 20. huc, cioè in altum ; dove non si tonita avanti uarios - pulchra testudine
dovrebbe. frequens' senza interruzione '. postes: Verg. G. 2 , 463. L'abl. dipende da
35 redemptor " l'architetto ', che ha preso un insigne che si desume da sublime.
in appalto il lavoro. 36 Cum famulis'co' nouo 46 Sublime ritu ' eccelso secondo
suoi uomini’. dominusque, il quale af. la nuova usanza ? : vedi Plin . HN. 36, 6
fretta il lavoro, impaziente di trasferirsi e 7. atrium : vedi a pag. 167, nota ai
in quella villa in mezzo al mare. terrae v . 1 e 2. 47 ualle - Sabina “ lasciata la
37 Fastidiosus * avendo in uggia la ter mia valle Sabina ’: permutem ho a pren
ra ’, che pure è stata assegnata come dere in cambio ' : costr. comune e già
domicilio all'uomo. Minae : il pensiero notato. 48 operosiores ' che spinge a più
del gladius saeta equina aptus. 38 Scan fatiche ' che la pauperies stessa.
HORATIVS - CARMINA. 227
sione che chiarisce la parola d'Orazio : bent spem optimam huius et futurae uitae.
che fugge di combattere, che fugge Il poeta non dice soltanto che dobbiamo
prima della battaglia ’: persequitur : l'i commissa tacere (S. 1 , 4 , 84 ); dice che
dea è di Callinos, 1 , v. 12 : chè non è l'immortalità ci è ancora promessa dalla
destinato che uomo possa fuggir la sancta silentii fides (Apul. M. 3,pag. 53),
morte etc. 16 Poplitibus - teryo ' gar ci è data a patto di questa fides, di questo
retti , tergo ', che il fuggente mostra . silentium : il che costituisce in vero una
timidoque * di chi teme’: hypallage . 17 grande virtù, molto e necessariamente
Virtus: ecco la gran parola romana, che pregiata da Augusto che aveva sempre
comprende tutto ciò per cui l'uomo è in bocca il verso di Simonide . Vi è an
giusto e forte, uir. Lucilius la definisce che del silenzio un premio sicuro ': fg. 66.
magnificamente presso Lactant . 6, 5, 2. Notiamo poi che la Fides è da Orazio
repulsae - sordidae ' della ripulsa che stesso detta in (I-XXIV]
- 26 v. 6, Iustitiae
Merces premio sicuro ' .
avvilisce ’ : l'agg. sordidus è opposto al soror . tuta
l'idea di candidus che c'è in chi domanda uetabo, quando se ne dia il caso. Cereris
un ufficio e si presenta perciò candidatus . sacrum 27 – arcanae ' i mysteri eleu
18 Intaminatis ‘ puri ’. 19 sumit aut sini ’ . sub isdem 28 Sit trabibus, ' dimori
ponit securis assume o depone il po sotto il medesimo tetto ': OuótoixOS.
tere ' : dirà nel C. 4, 9 , 39: Consulque fragilemue : anche in trabibus, vi è l'idea
non unius anni. 20 Arbitrio ad arbi di fragilità : cfr. a pag. 158, v. 14, nota a
trio ' popularis aurae: vedi a pag. 216, trabe. 29 phaselon: pag. 76, nota al v. 1
v. 24. Il potere della Virtus non dipende di ( IV). Diespiter : cosi solo anche in
da altrui. 21 inmeritis mori ' indegni di [ I-XXXIV ] ' v. 5, e con la menzione del
morire ’ : litotes : Morirono e non sono lampo e del tuono ; onde è probabile che
morti : la virtù su li conduce glorifican anche qui si accenni, con quel nome, alle
doli dalla casa dell'Hade ' : Anth. P. 7, folgori. 30 incesto = inpio. 32 Dese
231. 22 negata – uia ' per via chiusa al ruit e lasciò ’, senza inseguirlo più e
volgo '. temptat iter si fa la strada '. raggiungerlo. pede claudo dai tardi
23 e 24 udam -- humum la terra cali piedi ’. Poena : è zoppa, e perciò ritarda:
ginosa '. Spernit “ lascia'. fugiente penna ma infine raggiunge il malvagio, perchè
fuggendo a volo ’. 25 Est et fideli è perseverante.
silentio : il Peerl , dichiara : Mysteria prae
HORATIVS CARMINA 229
70
Quo, Musa, tendis ? desine peruicax
Referre sermones deorum et
Magna modis tenuare paruis.
rae, che danno il sospetto di nymphae preto , Ludo satiatum et grauatum somno ,
e di satyri. 9 fabulosae : si riferisce dai con una specie di zeugma di cui ci av
più a palumbes e si spiega ‘ miracolose, verte la posizione del -que. Può darsi
misteriose ’. Porph . invece piena di che il poeta avesse nel pensiero Odyss.lt,
favole, raccontatrice . Volture in Ap
pulo ' nel monte Vulture, là in Apulia ’: 281. La frase greca vale che cascano
10 Nutricis · della mia nutrice ’: pochi di fatica e di sonno '. Forse anche qui
codd. e molte edd. hanno Altricis. extra somno è in certo modo per insomnia, per
limina Pulliae : così tra gli altri, il Vat. voglia di dormire ' : cfr. Sall . Cat. 28 :
Reg .: le edd. quasi tutte extra limen A neque insomniis neque labore fatigari.
puliae, con somma difficoltà di prosodia 12 Fronde noua : era primavera. Pue
e di senso. Il Paully e il Mommsen vi rum , più che a spiegare i giochi e il
dero in Pulliae un nome proprio di donna sonno del v. prec. è qui collocato vicino
(non raro nelle iscrizioni) , il nome della a foglie novelle ' , per suggerire l'ima
nutrice d'Orazio, forse sua parente. E gine del fiore primaverile o dell'uccellino
così teniano con Porph .: dicit se poeta nel suo nido . palumbes : sono le mater
educatum a nutrice nomine Apuliae ( si nae aues (Verg. Aen. 6, 193) di Enea, le
capisce questo errore dopo Appulo ) quam ministre di Venere. 13 quod foret: con
seguenza : “ in modo che fosse '. 14 cel.
fabulosam appellat, quod nutrices fere sae - Acherontiae : la moderna Acerenza.
alumnis suis fabulas narrare soleant.
Nulla di più naturale del ricordo della nidum : Cic. de Or. 1 , 44 ; Ithacam illam
balia in un racconto dove entra l'infans, in asperrimis saxulis tamquam nidulum
smarrito nei monti. E l'agg. fabulosa adfixam ; Cicerone ha in mente un nido
spiega, aggiungendo a ogni modo un di rondine e Orazio forse un nido d'a
tratto molto poetico, o i discorsi che si quila. 15 Bantinos : oggi Banzi. aruum
fecero della mirabile avventura (v. 13) 16 Pingue " la fertile campagna ’. humi
o la precoce tendenza a fantasticare del lis, perchè nella valle , a sud di Venosa.
l'animosus infans (v. 20) o, anche, la ne Forenti : oggi Forenza. Questi nomi danno
gligenza della buona nutrice che intesa colore, come d'idillio, al fatto ; che è un
a fabulari, lasciò scappare extra limina , omen simile a quelli che si raccontano
il bimbo . E il nome Pullia, espresso in di Stesichoro, di Pindaro e di Platone.
così alta poesia, in un punto però di 17 Vt, dipende da mirum , come a pag.
grazia e d'oblìo, trova riscontro in quello 125, v. 53, da mirabimur. ab atris — ui
di Orbilius che era plagosus (Epl. 2, 1, 70) peris ' dalle vipere livide e nere ’. 18
come la nutrice era fabulosa. 11 Ludo ursis: di orsi nella Lucania parla anche
fatigatumque somno : lassitudo citra Ouid. Halieut. 57, e Varr. LL. 5, 100 :
fatigationem, dice Celsus, 1 , 2 ; è in fa tuttavia può intendersi di tutte le fiere,
tigatus l'idea dell'eccesso nel lavoro (si come a pag . 125 , v. 51. premerer ' fossi
che fatigo può valere exerceo e questo coperto '. 19 Lauroque: indica la prote
quello) e l'eccesso della gravezza che ne zione di Apollo. conlataque: per la col
séguita : onde è da solo ciò che i due locazione del -que, si deve intendere
participi in Verg. Aen, 6, 520 : confectus anche di lauro. myrto : indica la prote
curis somnoque grauatus. Con ludo non zione di Venere. 20 Non sine dis: il bam
si unirebbe confectus, ma, per es ., sa bino aveva per se Apollo e Venus. ani
tiatus (pag. 193 , v. 37 ) : sì che inter mosus infans : è quasi la voce de' buoni
236 LYRA ROMANA.
Apollo, come vedremo. Scriveva versi ; inertem la terra immobile ' opposta a
ma più che a versi il poeta allude alla mare Ventosum. 46 urbis . le città '
sapienza che, secondo l'espr. di Pindaro, popolate di viventi opposte a regna tri
Pyth . 6, 48, si coglie ne' penetrali delle stia , popolati d'ombre. 47 Diuosque e
Pieridi. 41lene consilium (di tre sillabe, gli dei ’ tranquilli nella loro quiete in
consiljum ) : annota Porph. l. - c. sapien finita, opposti alle inquiete turbe dei
tiam dicit : altri interpreta consigli di mortali . Così è descritto il triplice im
mitezza ' , con che non si trova nesso. pero di Giove . 48 Inperio - unus aequo :
42 Gaudetis, perchè da quella sapienza parlando di Iuppiter , il grande concilia
essendo vinta la violenza, uis consili tore e pacificatore, non allude egli al
expers, segue la pace a voi propizia. l'Augustus che ebbe sin dal 725 dal Se
almae, perchè la pace utile e buona la nato il nome di Inperator in perpetuo ?
creaste voi con la vostra inspirazione. Vedi la seguente v . 1 e 2. 50 Fidens è
scimus: modo solito in Pindaro , per in opposto al magnus terror del dio. hor
trodurre un racconto mitologico. La Ti. rida ' irta ’. bracchiis ,dipende sì da Fi
tanomachia che segue, è collegata a ciò dens e sì da horrida. Questi sono gli
che precede con nesso visibilissimo: il le Hecantocheiri , i Centimani. 51 Fra
ne consilium , ispirazione delle Muse,man tresque; e questi , gli Aloidi Otos ed
cava ai Titani che pur avevano la uis (v. Ephialtes, i quali (Odyss. 1 , 315) L'Ossa
65) ; la uis degli Dei è invece temperata
(v.66) di sapienza, per il che anche negli sull'Olympo tentarono porre, e sull' Ossa
uomini cosi la amano e favoriscono. Ciò Il Pelio boscoso, affinchè il cielo potesse
spiega il lene, che vale quod lenit, s’in da loro scalarsi '. E Verg. G. 1 , 280. ten
tende, uim, o meglio animum ferocem o dentes : in Odyss. déjico&v . opaco : in
simili. 43 Titanas : Orazio fa una sola Od . εινοσίφυλλον ma del Pelion. 52
delle molte sollevazioni contro il cielo ;
dei Titani , dei Giganti , di Typhoeus e inposuisse : aor. come ospev del l. c . 53
degli Aloidi. inmanemque, indica l'im Typhoeus: mostro partorito da Gaia, dopo
mensità del numero degli assalitori, non la cacciata dei Titani (Hes. Th. 820) ,
la qualità di loro stessi, che è significata con cento teste di serpente. Mimas : un
da inpios. turmam: hendiadys con Tita gigante. 54 Porphyrion: re dei giganti
nas. 44 caduco che dall'alto cadevano in Pind. Pyth . 8, 17. minaci - statu mi
(fulmine è collettivo) su loro ' : l'agg. nacciosamente piantato sopra i suoi
segna la posa dei Titani, che salivano piedi di serpente. 55 Rhoetus : a pag. 158,
per arduum (pag. 145, v. 21) sotto le V. 23. Porphyrion e Rhoetus sono in Ne
folgori che liributtavano. 45 terram vio (fg . 20 Baeh.) Runcus atque Porpo
238 LYRA ROMANA .
reus filii Terras. 56 Enceladus : ha l'Aet adattino ad Antonio, alle sue grandi navi ,
na sopra (Verg. Aen. 3, 578) e continua ai suoi molti alleati , alla sua condotta
ancora a scagliare massi. 57 sonantem prima e durante la battaglia di Actium ,
aegida : quando Zeus scuote l'aegide, ognun vede. E nella confusione di Titani,
balena e tuona : II. P. 595. Palladis: ella Giganti, Aloidi , si può vedere un cenno
è la Sapienza. 58 ruentes : indica l'im alla molteplice guerra civile, che ebbe
peto disordinato della forza brutale , ed a sostenere Caesar Octauianus , contro
è bene ripreso nel v. 65. auidus: parola Bruto e Cassio, Sesto Pompeo, Antonio.
dal fuoco passata al dio . 59 Volcanus : mole ruit sua : vedi a pag. 121 , nota al
uccise Clytion : Apollod . 1. 6 , 2. Iuno: v . 2, l'esempio di Livio. 66 Vim tempe
combattè con Porphyrione: id. ib. 2. 60 ratam , cioè consilio, sapientia. di quoque
umeris " sugli omeri ’, a cui tiene sospeso anche gli dei ’, che ributtarono così
arco e faretra, quando cammina e non fieramente la forza bruta . 68 animo mo
combatte. positurus che avrebbe posato ', uentische macchinano '. Questa strofa ,
cioè sospeso. 61 rore puro Castaliae alla che dichiara la morale del mito, si at
limpida onda della fonte Castalia ', saera tacca al v. 41. 69 Testis : non sembri
alle Muse, nel Parnaso. E così sono ri prosastica l'espr. che ha invece la mae
cordate le datrici di sapienza. lauit : pre
sente : vedi a pag. 179, v. 1 lauere . 62 stà Pindarica : texjaipojedl, Pind. fg.
Lyciae: sede del culto d'Apollo e cre 146. Gyas : figlio, con Cottos e Briareos,
duta anche sua patria dall'epith. 2unn . di Gaia e Ouranos : un gigante. Il poeta
yer's, che ha più rapporto con luce ' parla qui dell'aspra vendetta, come pri
ma aveva parlato dell'audace delitto. Ma
che con “ Lycia '. 63 natalemque siluàm : introduce nuovi esempi di nefas , cioè
la palma o l'oliva ( vedi pag. 87, nota al Orion , Tityos, Pirithoos, tutti e tre rei
v. 7 e 8) opposte alla macchia (dumeta ). di empietà ma contro dee ; e Gyas e gli
64 Delius: come quegli che era nato e altri figli della terra, sono di compara
onorato in Delo. Patareus (da Patara zione, come a pag . 224 il v. 5 della pri
città della Lycia ); come quegli che si ma di queste odi. Dunque ' come attesta
credeva nato ed era venerato in Lycia. la verità de' miei detti Gyas , uno di
Apollo: si ricordi che questo dio , che è quelli di cui ho parlato, così ci è noto
qui solennemente indicato, fu il protet Orione :: 70 notus, per nouimus , come
tore di Augusto alla battaglia di Actium : scimus al v. 42. 71 Temptator – Dianae:
pag. 193, v. 23. 65 Vis consili expers. Orion , secondo Callimacho , in Hygin.
la forza senza sapienza ” : dichiara il astr. 2, 24, volle fare violenza a Diana e
senso del mito. Quanto queste parole si i fu ucciso dalle sue saette. 73 monstris
HORATIVS CARMINA . 239
suis ' i suoi mostruosi figli ’. Terra non seppe vincere, sappia morire : in ciò
dolet : come e suolo > è iniecta , come sta la uera uirtus. Il qual pensiero con
dea dolet. Qui esprime il momento in giunge questa ode penultima con le se
cui giganti e titani caddero. 74 Ma et . conda .
que partus : qui è indicato il momento 1 e 2 Caelo — Regnare : così intendeva
in cui furono travolti e scomparvero Luc. Ph. 3, 320, Sciret adhuc caelo solum
dalla sua vista. luridum livido !. 75 regnare Tonantem . tonantem : ha signifi
peredit ' consumò ', cioè, come il fuoco cato causale, con credidimus (perf.) ' per
non ha consumato l'Etna '. 76 Inpo le sue folgori sappiamo di certo ”. La
sitam : a Encelado , uno dei figli di prop . è comparativa alla seguente, come
Gaia. 77 Incontinentis - Tityi: Tityos, quella al v. 5 dell'ode prima. praesens
figlio di Zeus ed Elara , è detto figlio (Epl . 2, 1 , 15 : Praesenti tibi maturos lar
della terra o terrestre per tutta altra gimur honores) ' ancor vivente ’: come
ragione (Apoll. 1 , 4 , 1 ) che i giganti. il contrapposto di Caelo, quindi si può
Egli tentò Leto o Latona : Od. 2 , 580. volgere ' in terra '. 3 Augustus: di nuovo
apparisce il nome sacro. adiectis : abl.
78 Reliquit ales : così l'avvoltoio non assoluto, volutamente incerto se cau
lasciò ’: 0d . 1. 1. 578. nequitiae sensua
lità '. 79 amatorem : Pirithous innamo sale o condizionale. Britannis : nell'e
rato di Persephone scese all'Hade per state del 727 Augusto lasciò Roma per
rapirla, ma ivi fu legato su una rupe e fare una spedizione contro la Britannia :
guardato da serpenti. trecentae infinite '. Dio. Cass. LIII , 22 ; spedizione che non
fece. 4 grauibusque Persis ‘ i Parthi fu
V. - HOSTES. Il primo verso unisce nesti ' alle nostre armi, a Crasso e An
subito questa ode alla precedente, poichè tonio. Orazio può non tanto predire nel
ricorda la folgore divina. Come di Iup l'avvenire, quanto affermare nel presente
piter, così dell'Augustus si è udito il la vittoria sui Parthi , perchè essi in
tuono : i nemici dell'impero sin da ora preda alle discordie accennavano a pren
conoscono il loro vincitore, il loro dio. dere Augusto sempre come arbitro. 5
E ciò che il diuus Iulius non potè com Milesne : il triste passato si offre sul
piere , la conquista della Britannia e la l'istante all'animo del poeta : ma è dun
vendetta di Crasso, è già per essere un que vero ? Crassi : diecimila romani si
fatto. Il pensiero dei legionari prigioni arresero a Carrhae. coniuge barbara 6
richiama quello dell'austero Regolo, sì Turpis : ' nella vergogna del connubio
che udiamo dalla bocca di questo la ripro con donne d'un popolo barbaro '. maritus
vazione dei degeneri militi di Roma. Il come mariti '. uixit : è qui l'accento
discorso di Regolo occupa le sei strofe di principale : ' poterono vivere ! '. hostium
mezzo dell'ode, le quali sono seguite 7 e 8 - socerorum in armis nelle file
dalla stupenda pittura dell'exsul che tor de' suoceri loro che sono i nemici di
na tranquillo al nemico che lo vinse, al Roma '. Consenuit : erano corsi quasi
quale , perciò, appartiene la sua vita. Chi trent'anni; dal 701. Pro curia ' oh ! la di
240 LYRA ROMANA .
Dedecorum di disonore ': dedecorum in conclude il suo canto alla nuova gene
famiam subiit : Suet. Aug. 68. pretiosus razione. Al qual canto pensato e lavo
a caro prezzo ’. 33 his ' simili a questi ’. rato nel 726 € 727 si ricongiungono la
parentibus “ da madri e da padri ’ , spre [II-XV] e la [III-XXIV] che tralascio
giatori del matrimonio. 34 aequor : nella per brevità. La prima è contro il lusso
prima guerra punica. 35 Pyrrhumque: specialmente di palazzi con piscine e
dopo una guerra marittima, una terre parchi e giardini e viali che toglievano
stre. ingentem " il gran re '. cecidit ' vin la terra alla coltivazione. Questo lusso
se '. 36 Antiochumi : di nuovo il mare. di privati è contrario ”, dice il poeta,
Hannibalemque : e di nuovo la terra. Con sì alla semplicità del tempo dei re, sì
questo nome si conclude efficacemente all'austerità dell'antica repubblica. Pri
Tenumerazione anche nell'Ep. (XVI) v. 8, uatus illis census erat breuis, Commune
pag. 121. 37 mascula ‘maschia '.38 docta. magnum . Il lusso si vedeva solo negli
che apprese ’. 39 Versare glaebas ; opp. edifizi pubblici nei templi degli dei :
all'effeminata educazione descritta ai v. le leggi imponevano oppida publico Sum
21 e seg. seuerae 40 Matris ad arbitrium ptu - et deorum Templa nouo decorare
a un cenno dell'austera madre ?:questo saxo ’ : la qual ultima idea è suggerita al
sembra favorire la congettura del Peerl. poeta da ciò che abbiamo veduto e an
al v. 22 A matre, per Matura. 41 fustis notato alla prima strofa di questa ode
tronchi ' dalla macchia. 42 Mutaret ' fa sesta . L'altra ode indicata contiene quasi
crescere ', iuga demeret : in Hes. 0. e D. un sunto o una bozza di parti del poe
l'Aurora pone i gioghi a' buoi, e in ma lyrico che abbiamo veduto : ' I tesori
Sapph. 95, Hesperos riconduce a casa non liberano dall'ansia che ci causa la Ne
tutto ciò che disperse l'Aurora. 43 ami cessitas, non sciolgono dall'obbligo della
cum e amato ' ; l'ora della cena e del ri morte. Meglio la povertà (si pongono ad
poso, 45 Damnosa che consuma , che esempio i popoli nomadi che per casa
toglie ' poichè damnum si dice, per es., hanno il plaustro ), con la quale si con
della luna che decresce : damna - cae cilia la bontà dei costumi. Per togliere
lestia lunae; C. 4, 7 , 13. dies ‘ il tempo ' la rabbia cittadina, occorre frenare la
che va attorno con la force. 46 Aetas licenza e l'avidità. L'oro è l'origine di
parentum : quattro generazioni sono ac tutti i mali , la ricchezza affievolisce la
cennate in tre versi. 47 mox daturos : fibra de' nostri giovani , che non amano
può intendersi qui mox daturi sumus o più se non la bisca, mentre i loro geni
qui mox daturi fuimus. Emox è forse tori non attendono se non a far danaro
nel senso di cito per facile. Il dubbio è vo in qualunque modo, infaticabilmente ?
luto forse dal poeta che così gravemente
246 LYRA ROMANA .
XXXII. (I-XVI)
O matre pulchra filia pulchrior,
Quem criminosis cumque uoles modum
Pones iambis, siue flamma
Siue mari libet Hadriano .
la parte occulta e remota del tempio, stomacho : la sede dell'ira : pag. 201 , nota
dove non possono entrare se non i sa al v. 6. 17 Thyesten : l'esempio mitico è
cerdoti. 6 incola ' che vi dimora, che vi scelto per la popolarità della tragedia di
si trova ’ : prende il senso dal contesto : Vario : vedi a pag. 201 , v. 8 e nota. 18
vedi a pag. 218, v . 3. Pythius - Apollo ultimae, o inversamente le prime ’. 19
Pythio 7 Non Liber aeque : non si sot Stetere = fuere, ma con la nozione del
tintende, per me, quatit mentem , ma ge l'immutabile destino, 20 muris ‘ nelle
minat o mouet aera : già il poeta disse a rovine delle sue mura ', come fu già af
Liber : saeua tene cum Berecyntio Cornu fondato nei solchi sui quali sorsero. 21
tympana : a pag. 205, v. 13. Allude alle La dieresi del verso è dopo ex, con tmesi .
furie del thiasos. acuta squillanti ’: 8 22 Conpesce frena '. Ciò che ha detto
Sic : altri emenda in si. geminant “ pic a scusa de' suoi iambi, ora, a un tratto ,
chiano l'un con l'altro ’, Corybantes (con rivolge alla innominata. 23 Temptauit:
es breve, grecamente) sono del culto di in Sat. 1 , 1 , 80 è temptatum frigore cor
Cybelle, 9 irae : vedi pag. 205, nota al pus ; in Epl. 1, 6 , 28, latus aut renes morbo
v. 14. Noricus : specie per il genere. 10 temptantur. dulci, mi pare significhi ‘ ine
naufragum = nauifragum che spezza briante ’ , con translato dal vino : vedi a
le navi ' . 12 Iuppiter ipse : cfr. per le pag . 182, v . 11 : fortunaque dulci Ebria .
opportune considerazioni, a pag. 229, v. 6. 24 in - iambos : l'espr. è in un epigram
13 principi originario '. 14 coactus , ma su Archilocho. celeres : AP. 251 iam
esse : tutto era esaurito negli altri ani bus. Pes citus. 26 tristia = amara = a
mali, e per l'uomo dovette ricorrere a cerba : Verg. G. 1 , 75 : tristisque lupini e
ripieghi, ritogliendo a essi animali il già altrove . 27 e 28 recantatis Obprobriis
dato : mito che non si trova così, se non poichè io ritratto le mie contumelie :
in Orazio . 15 e 16 insani Vim = recantare == παλινωδείν.
insaniam ' la furia irragionevole , pazza
248 LYRA ROMANA .
XXXIII. [1-XVII ]
20
Penelopen uitreamque Circen.
Hic innocentis pocula Lesbii
Duces sub umbra , nec Semeleius
Haediliae e crede, con la glossa d'un o l'ode nostra è molto giovanile, il che
cod. antichissimo, si tratti d'un monte non è improbabile per altre ragioni, o qui
vicino al Lucretile; altri sostituisce hin è una menda sanabile con dis a capo del
nuleae ' i caprioli ’ ; altri col Bent. hae secondo verso : dis pietas mea , Dis Musa
duleae, altri col Buecheler haediliae, for cordi est, o con dis pietas mea et Camena
mato da haedus come porciliae da por cordi est ( l'et trasportato nel v. seg.
cus, ' icapretti’. Il Lamb. legge Haedilia, avrebbe fatto mutare Camena in Musa ).
sostituendo arbitrariamente un piede io hinc : male si emenda in hic come ve
nico al choriambo, e intende saepta hae dremo. 15 ad plenum = ad fatim . beni
dorum . 10 Vtcumque “ tutte le volte che ' . gno pieno, ricco '. 16 Ruris honorum
fistula ' della zampogna sua ’, di Fauno. di ciò che orna la campagna ', frutta e
11 Vsticae cubantis; probabilmente un fiori. 17 in reducta ualle in una val
monte declive presso la Digentia , onde letta appartata ? 18. fide Teia (di tre
può chiamarsi si monte e sì valle . E l'i sillabe) sulla lyra d'Anacreonte '. Teia
è lungo, ricorda; come in Marica ([ III non è semplicemente un epitheton or
XVII) v. 7) . Ricorda, poichè altri se ne nante : vedi a pag. 149, v. 10. 19 Dices,
dimentico ; cosa facile a noi italiani che non come poetria, ma come esecutrice
abbiamo in mente l'isola di Ustica. 1 2 del canto del poeta, laborantis * tormen
Leuin liscie '. personuere : indica l'in tate dall'amore ’. in uno º d'un solo ”, cioè
golfarsi e il traversare del soffio armo Odysseus. 20 Penelopen - Circen : le due
nioso del vento, saxa ' le roccie ’. 13 Di : tessitrici , ben differenti però d'animo.
questa strofa di mezzo contiene il senso L'argomento è, come notammo all'Epodo
principale dell'ode, e come è la conclu citato, v. 11 , querulo e triste. Nel ( III -VII)
sione delle prime tre strofe, nelle quali pag. 216, sono Asterie e Chloe laborantes
ha parlato della predilezione d'un dio in uno Gyge. La canzone che il poeta
per lui,così introduce le altre tre strofe. suppone di cantare o meglio far cantare
pietas : vedi, per la relazione tra la pietas alla citharistria è di queimythio historiae
o la Musa l'ode (III-IV] v. 9-36, a pag. 235. di cui vedi pag. 217, v. 20 ; che avevano
Ricorda anche che Ennio dice sanctum e a soggetto eroi ed eroine. Penelope e
Catullo [XVI] v. 5, pium il poeta.mea 14 Circe sono in certo modo attratte dal
Et : è l'unico esempio , mi pare, di breve nome eroico di Tyndaris, non per altro
con iato tra il primo e il secondo verso forse che per associazione di idee. ui
della strofa alcaica, tra i quali versi non treamque: alcuni ' l'ingannevole ', ricor
raramente è et che elide l'ultima del pri dando il v. 16 di [I -XVIII) e Stat. Sil.
mo , come 2, 15, 5 uiolaria et Myrtus, 3, 1 , 3, 85 : uitreae iuga perfida Circes ; altri
26, 9 Cyprum et Memphin , 3, 29, 9 copiam bella e preziosa ', altri ' bella e splen
et Molem , ib. 49 negotio et Ludum . L'iato dida ', altri marina '. Per questa interpr.
è permesso quasi (di questa v. 25 ) sol vedi (IV-II] v. 3, e_[UI-XXVIII] v. 10 e
col dittongo tra questi due versi : 1, 31,5 mater caerula dell'Epod. (XIII) , v. 16. Il
Calabriae Armenta ; 1 , 35, 9 Scythae l'r v. 1 di [ III -XIII] O fons — splendidior
uitro sembra dar ragione a chi spiega
besque ; 2, 13, 21 Proserpinae Et iudican splendida '. 21 innocentis - Lesbii del
tem, 3, 2, 17 sordidae Intaminatis. Sicchè
250 LYRA ROMANA .
tus, come uomo che sia patre nullo, che bene, i munuscula sono fiori e latte. In
non ne erediti il nome. Ora le verrà ho vero il cras d'Orazio è pieno d'intenzione.
nor et nomen . ' O fonte di Bandusia , lim 4 e 5 cornibus Primis: egli si sente, come
pida come il cristallo, avrai una libazione dice Columella , 7 , 3 dell'ariete, uelut
di vino, una ghirlanda di fiori, il sangue quodam naturali telo capitis armatum ; e
d'un capretto d'un anno. Tu all'ombra perciò frequenter in pugnam procurrit.
scorri gelida e offri il rezzo ai bovi e ai destinat · mostra a lui destinate '. Ciò
greggi. Diventerai delle fonti nobili an ben presto, prima d'un anno dalla na
che tu, poichè io canto le quercie che scita: è, come dice Colum 7, 6 , mensium
conservano la freschezza alle tue acque septem satis habilis. 6 e 7 gelidos – Ru
che scendono giù con un mormorìo che bro sanguine riuos : le idee espresse dagli
sembra di parole ' . agg. si aiutano e compiono a vicenda :
1 Splendidior uitro limpida come gelidos ( et puros calido et) Rubro : K.
cristallo ' : di comparativi simili, vedi a Vedi a pag . 225, v. 15. 8 Lasciui suboles
pag. 205, nota al v . 16. 2 digne mero gregis : non è app. oziosa, poichè dà la
degna che ti libi il vino ’ : domani ? Il ragione della scelta di tale animale per
giorno dopo poteva essere il dì de ' Fon il sacrifizio. Noto è che agli dei si sa
tinalia o Fontanalia nel quale et in fontes crificavano le bestie che si riputavano
coronas iaciunt et puteos coronant: Varro loro dannose o noiose. Ora gli haedi
LL. 6, 22. Dove non è menzione di me petulci, ai quali fa male la calura (huic
rum. Il che fa pensare ad altra inter pecudi nocet aestus : Col. 1. l.) turbano
pretazione : * Ora abbi questa libazione saltabeccando le acque della fonte. 9
di vino e i fiori, poichè questo è come atrox : mi ci pare l'idea di morte : la
il tuo giorno natale, e non si può fare mortifera '. Vedi a pag. 199, nota al v. 24.
sacrifizio cruento : domani t’immolerò un 10 Nescit = nequit: come in italiano.
capretto ' Varro, Logistorici, Atticus amabile inoffensivo '; ed è come in
(p. 247 Riese) dice : id moris — maiores contrasto col sostantivo : vedi a pag. 234,
nostri tenuerunt ut cum die natali munus nota al v . 6. 12 Praebes : nel mezzo
annale genio soluerent, manum a caede giorno, ora di riposo. 13 Fies : costruito
et sanguine abstinerent, ne die qua ipsi col gen . part. come il verbo esse, nobi
lucem accepissent aliis demerent. In fatti lium - fontium, come le tante cantate
Orazio, Epl. 2, 1, 44 : (piabant) Floribus dai poeti. 14 ilicem : collettivo. L'ogg.
et uino Genium memorem breuis aeui. Il non rappresenta il principale punto del
giorno in cui è posto il nome alla fonte, canto d'Orazio, poichè questo sarà certo,
è come il suo di natale. Mi pare che trattandosi d'una fonte , l'acqua : lymphae
Orazio abbia ubbidito a un'analogia di tuae. Ma la menzione dei lecci e della
tal fatta . 3 donaberis : dalla mia suppo grotta prepara , gradatamente , quella
sizione acquisterebbe un particolare sen dello zampillo canoro che è frescoe re
so, poichè noto è l'uso dei regali e nel frigerante in virtù della grotta e dei
dies lustricus e nei dies natales. Vedi per lecci. E ciò che finge d'avere à dire, il
es. Terent. Phorm. 1 , 1 , 13 e segg. e poeta l'ha già detto.
Verg. ecl. 4. 18, in cui, se si considera
254 LYRA ROMANA .
fero - anno * nella stagione dei pomi ’, garla ' anche senza doni ’ . aram si tetigit
ossia nell'autunno. graue tempus la ma manus (che ricorda supinas si tuleris ma
laria ?. Per tre offerte che prima ha pro nus dove non altro si dice che se ado
poste, ture fruge porca , sono salve tre rerai, se pregherai ') vale anch'esso ' se
cose, uitis seges alumni. 9 Algido: in pregherai ’; poichè toccare e tenere l'ara
questo monte del Lazio e nell'antica era gesto come di chi giura così di chi
piana d'Alba erano i pascoli, dove pa prega : Talibus orantem dictis arasque te
scevano le bestie del collegio dei Pon nentem Audiit Omnipotens: Verg. Aen . 4,
tifices. 10 Deuota ‘ già destinata al sa 219 ; e molti altri luoghi. 18 Non sum
crificio ’. 11 in herbis ' nelle praterie '. ptuosa hostia , riprende Inmunis, cor
12 Victima : pare si debba intendere reggendolo un poco. E non sumptuosa va
delle vittime maggiori. 13 Ceruice ' col preso nel suo senso più letterale : * che
sangue del suo collo ’, tinguet: fut. con non costi ', come precisamente sarebbe
cessivo : pag. 160, v. 1. te nihil adtinet ' a il caso dell’auida porca del porcile di
te non tocca '. 14 Temptare : altrove la casa , la quale è anzi bene toglier di
cessere (pag. 167, v. 12), ambire, fatigare. mezzo ; e hostia conserva il suo senso
multa caede = multarum caede. biden di opposto a uictima. blandior più gra
tium : bidens (Gell. 16, 6) è la vittima che dita, più efficace ': così in Epl. 2, 1, 135
ha otto denti e due più alti degli altri ; docta prece blandus e altrove. L'aggettivo
e non pare si dica solo delle pecore, come col suo ablativo di strumento, è la cir
vuol Festo che spiega bitentes oues bi coscrizione del concetto opposto, per il
mae. 16 Paruos: così Ouid . F. 5, 130 : menomo, a Inmunis : ' con qualche cosa
signaque parua deum . coronantem- poi più di nulla ': paulo largior, paulo ple
chè inghirlandi ', secondo il rito, Kalen nior. E costruisco : manus si tetigit aram ,
dis, Idibus, Nonis (Cat. A. 143 ), il focolare. inmunis non inmunis, molliuit etc. 20
Non c'è bisogno, dice il poeta, di sacri Farre - mica : circoscrizione di mola salsa ,
fizi straordinari a chi fa le ordinarie pra fatta di chicchi franti di farro, e miche
tiche di pietà. marino 16 Rore ' di ro di sale che schizzavano sul fuoco. E que
smarino ',con la quale pianta, dice Apuleio sta mola , è bene avvertire, si univa al
de herb. 79, gli uomini placavano la di sacrifizio d'un'hostia o uictima la quale
vinità prima che si conoscesse l'incenso. perciò appunto si diceva inmolari , o si
fragili che si spezza facilmente '. 17 offriva da sola : Paruaque caelestis pla
Inmunis : è difficile spiegarlo per “ pura , cauit mica , nec illis Semper inaurato tau
innocente ’, così senza genitivo, come l'us cadit hostia cornu : Tib. 4, 1 , 14.
caedis delictorum sceleris. Meglio spie
256 LYRA ROMANA .
XXXVIII . ( I -XXII]
Integer uitae scelerisque purus
Non eget Mauris iaculis neque arcu
Nec uenenatis grauida sagittis,
Fusce , pharetra ,
Siue per Syrtis iter aestuosas 5
Siue facturus per inhospitalem
Caucasum uel quae loca fabulosus
Lambit Hydaspes.
Namque me silua lupus in Sabina ,
Dum meam canto Lalagen et ultra 10
Terminum curis uagor expeditis,
Fugit inermem :
Quale portentum neque militaris
XXXVIII. IL LUPO. -- È uno scherzo ciale , nella zona torrida, io canterò d'a
mandato dalla campagna ad Aristio Fu more e sarò immune d'ogni pericolo e
sco Vrbis amatorem (Epl . 1, 10); a quel vivrò dove gli altri muoiono ’. Per questo
l'Aristio Fusco che lasciò Orazio suh luogo comune, dell'inviolabilità del poe
cultro dell' intrigante ( Sat. 1, 9, 74). E ta , che è sanctus come dice Ennio , ricorda
uno scherzo che conviene sì al burlone le favole di Arione, di Ibyco, di Simo
(che nella Satura dice con finta compun nide e altrettali. Ricorda oltre le odi ci
zione: at mi (relligio est) : sum paullo in tate , la [ II-VII).
firmior, unus Multorum , e sì al philologus 1 Integer uitae (il gen . determinante)
al quale poi scriveva post fanum putre vale castus, nel suo senso più alto. Vedi
Vacunae la graziosa Epistola in lode della integrum opposto a incesto a pag. 228,
campagna. Ma nello scherzo è pure es v. 30, integrae riferito a Dianae a pag.
presso un concetto serio : quello che 238, v. 70, Puellae et pueri integri a
abbiamo veduto nella [III-IV] v.9 e segg. pag. 87, v. 2. scelerisque purus vale quasi
e nella [ I-XVII) v. 13 e segg. Il qual pius. Verg. Aen . 3 , 42 : Parce pias scele
concetto non si rivela subito nei primi rare manus ; e nel primo de'luoghi già
versi, ma nelle due strofe di mezzo, poi citati, selestus fatto quasi equivalere a
chè l'ode si divide in tre parti uguali, incestus = non castus = inpius. 2 Mauris
ognuna di due strofe. L'argomento in de' Mauri ' che ne usano contro le be
somma non è che l'innocente è per tutto stie oci lel loro paese. 4 Fusce : è
sicuro, ma che per tutto è sicuro, inuio dunque Aristius fuscus, grammaticus,
latus, il poeta. La pietas non è disgiunta comoediarum , tragoediarum scriptor, se
dalla Musa ; pietas e Musa fanno una sola condo vari scholii. 5 per Syrtis lun
cosa; e il poeta non può essere che pius. ghesso le Syrti ’ : la costa della Syrti mi
Quindi Integer uitae scelerisque purus a nore era gremita di serpenti e ferarum
principio dell'ode vale quanto pius poeta ; multitudine: Plin . HN. 5. 26. aestuosas :
e nell'ode ha singolare importanza Dum era un deserto d'arena infocata. 6 inho
meum canto Lalagen , ripreso nella con spitalem : vedi a pag . 236 (tutto il luogo
clusione. Lalage è nome significativo : è da confrontarsi) il v. 33 : hospitibus fe
vale la garrula, anzi il ' garrire '. E io ros . 7 fabulosus ' di cui sono meravigliose
ricordo il dulcem strepitum della testudo istorie ’. 8 Hydaspes : affluente dell'Indo.
aurea ([ IV-III) v. 18 ) e mi rendo ragione 9 silua in Sabina : era unita al suo
di questa continua mescolanza d'amore fondo, silua iugerum Paucorum ([ III -XVI)
e poesia, come è nell'ode a Tyndaris. V. 29) e cfr. Sat. 2, 6, 3 e altrove. lupus;
* O Fusco , il pio (il poeta) non ha bisogno che è sacro a Marte, non è forse posto
d'armi nemmeno nei luoghi più peri a caso , dato che il fatto non sia vero.
gliosi. Mentre erravo cantando d'amore 11 Terminum la pietra di confine ’.
nella selva sabina, un lupo mostruoso curis - expeditis = securus : vedi a pag.
fuggì da me, sebbene non avessi arma 75, v. 7 solutis curis. 13 Quale portentum
alcuna. Dovunque io sia, nella zona gla mostro quale '. militaris: pag. 240, v. 9.
HORATIVS CARMINA . 257
Daunias latis alit aesculetis
Nec Iubae tellus generat, leonum 15
Arida nutrix .
Pone me , pigris ubi nulla campis
Arbor aestiua recreatur aura,
Quod latus mundi nebulae malusque
Iuppiter urguet ; 20
Pone sub curru nimium propinqui
Solis , in terra domibus negata :
Dulce ridentem Lalagen amabo,
Dulce loquentem .
XXXIX . (II- XIII ]
Ille et nefasto te posuit die,
Quicumque primum , et sacrilega manu
14 Daunias ‘ la terra di Dauno ’, favo prae senio et carie sponte sua ruinosum .
loso re dell'Apulia. aesculetis ' macchie Così mi pare si creda da tutti e io non
d'ischi ’. 15 Tubae: re di Mauritania , fi mi sono potuto mai figurare la cosa.
glio del vinto di Thapso. Ma forse s’in Forse si tratta invece d'un albero non
tende l'Africa in generale e questo Luba buono che a far legna, lignum , che Ora
è il vinto stesso di Thapso, il cui nome zio faceva atterrare. E agli ultimi colpi
voleva dire qualche cosa a chi ricor di zappa e di scure, deviò dalla via as
dava la sua vittoria su Curione, la sua segnatagli dal taglio e dalle corde, e
crudeltà ( Bell. Afr. 74) , la sua super quasi schiacciò il poeta, che assisteva
bia (ib. 91 ) e la sua morte come la come quegli che si dilettava di opere
disegnò e come la effettuò (94 ). Dico rustiche e anch'esso vi prendeva parte :
questo perchè tra i martialis lupos Rident uicini glebas et saxa mouentem :
(vedi pag. 249, v. 9) e la militaris Dau Epl . 1 , 14, 39. A ciò mi muove anche l'e
nias c'è una relazione che non è vano spressione dell'ode (II-XVII) v. 27 , trun
cercare anche tra i leoni e Iuba. 17 pi cus inlapsus cerebro, in cui si può vedere
gris — campis ' nelle steppe ’: piger - l'idea ditaglio. Il pericolo che corse, resto
aprós, che vale e pigro e incolto. 19 fisso nella mentedel poeta, che ne fa pa
latus mundi ' plaga ', zona . malusque ' e rola oltre che nella [ III-IV ], v. 27 , e nella
maligno '. 20 Iuppiter ' cielo ’: 23 Dulce seguente a questa, anche nella ( II- XVII]
ridentem -- 24 Dulce loquentem : l'inverso citata più su. ' Fosti piantato in un gior
no, in cui era proibito il lavoro, dalla
di Sappho, 2 ; dolce parlare e ridere mano d'un delinquente, d'un parricida,
amorosamente ’: vedi pag. 44, v. 4. Que
sta conclusione sarebbe da vero da so d'un uecisore d'ospiti, d'un avvelenatore,
stituirsi con Sola me uirtus dabit usque o legname buono solo a ardere, e a ca
tutum Sola beatum delle edd. castigate, dere sulla testa del tuo padrone inno
se non avesse senso di simbolo non cente. Chi se lo sarebbe aspettato ? La
valesse : coltiverò sempre la poesia, la morte viene quando e dove meno ce
l'attendiamo. Quanto poco ci corse a che
religione delle Muse, la quale mi sarà io vedessi il regno di Proserpina e l'Eli
schermo '. Parrà strano ad alcuni o a
molti, come pareva stranissimo aicasti sio de' pii e de' poeti! Avrei udito Sappho
gatori che l'amor di Lalage possa ac e Alcaeo poetare, l'una d'amore e l'altro
di guerra e d'esilio. Le ombre s'affol
cordarsi coll' integrità e purità del primo lano intorno a loro: c'è però più gente
verso ; ma è così. intorno al cantore delle battaglie e delle
XXXIX . L'ALBERO MALEDETTO. rivoluzioni. Al loro canto Cerbero ab
Un altro pericolo e più serio corse il bassa le orecchie, i serpenti in capo alle
poeta nella sua villa : ebbe un giorno a Furie cessano di sibilare e di guizzare.
rimanere sotto un albero che cadde. Co E i dannati obliano le loro pene, e l'e
mepotè questo avvenire? Il Bent. spiega terno cacciatore Orion cessa d' inseguire
il fatto dicendo trattarsi d'un lignum le belve delle macchie ultramondane '.
Il giorno della caduta fu il Calendimarzo, spiccia nero nella nera notte allagando
come dalla seguente. silenziosamente il sacrario degli dei Pe
1 Ille : Bent. emendò felicemente in nati. 8 Colcha : pag. 139, nota al v. 24.
Illum o ; prima di lui Heinsius Illum et, 9 quidquid – nefas : raro è quidquid ag
dopo lui Illum Buttmann, facendolo di gettivo. 10 Tractauit: pag. 136, v. 8. sta
pendere, come il geminato illum del v.5, tuit: non ripete posuit, ma conchiude
da crediderim fregisse. nefasto : nefasti posuit e produxit, quasi stare fecit, il che
sono i giorni in cui nefas furi praetorem comprende sì il piantare prima e sì il
do dico addico; ma qui nefasto è per reli coltivare poi. 11. triste lignum : triste per
gioso, secondo l'uso volgare ; un giorno chè destinato a uccidere ; lignum, perchè
di quelli in quibus rem quampiam nouam buono solo da ardere : Sat. 1, 8, 1: Olim
exordiri temperandum est : Gell. 4, 9. po truncus eram ficulnus, inutile lignum . Don
suit ' piantò '. 2 Quicumque primum :sott. de la supposizione che l'albero fosse ca
te posuit. E non si può negare che sia duto nel mentre che si abbatteva per
un parlare goffo, scusato però, secondo farne legna, caducum : la cui proprietà
alcuni, dallo smarrimento simulato del era solo quella di fare il male, cadendo
poeta nel raccontare il recente pericolo. sulla testa del padrone. 12 inmerentis;
Secondo gli emendamenti citati, quicum perchè il poeta non era nemmeno de'
que sarebbe il soggetto di posuit et pro nepotes, sui quali poteva ricadere il ca
duxit. et sacrilega manu : la mano era sa stigo dei delitti dell'avo. 13 Quid quis
crilega perchè lavorò die nefasto ? o per que uitet: vi è una ellissi che special
chè macchiata dai delitti, di cui si parla mente pende da inmerentis. Essendo
dopo ? o per il fine di danno e d'obbrobrio innocente di tutti quei delitti, il pius
al quale destina l'albero ? 3 Produxit poeta, come poteva riguardarsi dall'al
' ti fece crescere ' ; ed è opposto a pri bero maledetto ? Eppure, quasi quasi ci
mum posuit. Nel piantarti egli fu inpius; restava sotto, morto. E avrebbe veduto,
perchè ti piantò die nefasto; nel colti il pius poeta , gli altri poeti nell'Elisio.
varti fu sacrilegus, e come e perchè fosse Proprio, non si sa di che temere, satis
tale, il poeta tenta spiegarsi poi : la sua 14 Cautum est = satis caueri potest. Ma
mano doveva essere bagnata di sangue, per homini, col presente andrebbe ab
doveva trattare veleni ; e così le cure homine. in horas ' d'ora in ora '. Bospo
che dava all'albero, dovevano avere frut rum : pag. 236 , v. 30. 15 Poenus: valga
to di morte. 4 pagi : il villaggio di Man Fenicio o Cartaginese, l'epitheton vuol
dela. 6 Fregisse ceruicem : pag. 136, v. 1 colorire solamente nauita. A ogni modo,
e 2 : donde vedi sottintendersi facilmente anche la frase valesse " i cartaginesi non
anche qui inpia , sacrilega manu , comea temono che il Bosforo ’, noi avremmo
sparsisse e Tractauit. penetralia : la parte un'idea secondaria il quale essendo lon
intima della casa, dove riposa l'ospite tano da loro, si può dire che non temono
sotto la protezione dei Penati. 7 noc di nulla '. E questa idea non si conver
turno: si può ma non si deve ridurre col rebbe male con ciò che il poeta vuol si
semplice avverbio di notte ’ ; bisogna gnificare di sé. Lachmann seguito da
che anche noi vediamo il sangue che molti emendò in Thynus ; non bene, poi
HORATIVS CARMINA 259
dum ' delle Furie ' : Cerbero e le Furie Orazio si riscontrano negli avvenimenti
sono nelle sedi loro descriptae, non qui ; di quell'anno: il governo d'Italia e Roma
e odono di lontano il mirabile concento . dato a Mecenate dopo Actium , la di
37 Quin et : non solo i tormentatori, ma scordia tra Phrahates e Teridates, i Can
anche i tormentati. Prometheus: il poeta tabri vinti da Statilio Tauro, i Daci trion
segue una saga differente dall' Eschilea. fati da M. Crasso. Il poeta dunque nel
Pelopis parens · Tantalo '. 38 laborem dì de' Matronalia invita Mecenate : Tu
(così i più dei codd. e Porph. che dice che sai tutti i riti de' due popoli, greco
audax figura “ laborem decipitur ' ) dipen e romano, ti meravigli che io, celibe,
de da decipitur :' dimentica la sua pena ', festeggi questo giorno. È un voto che
per un momento, dopo il quale ricomin feci. In questo giorno si toglierà il tappo
cia più crudele. Altri legge laborum , e a un'anfora che invecchia dal consolato
spiega allo stesso modo. 39 curat: poi di Tullo. Bevi dunque per gratitudine
chè cura – eadem sequitur tellure repo della salvezza dell'amico, godi il mio
stos, come ha Verg. Aen.6, 654, seguendo lungo e placido convivio. Nè pensare
Omero. Orion (di cui vedi pag. 238, v. 71) agli affari di stato : i Daci sono vinti, i
secondo Omero, Od. fl, 572, insegue le Parthi sono in discordia, i Cantabri sono
fiere per il “ prato asphodelo '. domati, gli Scythi si ritirano. Per un
poco torna privato e cogli i doni dell'ora
XL. L'ANNIVERSARIO . Sono le gioconda che passa '.
Kalende Marzie, Kalendae femineae , nel 1 quid agam : suppone la domanda di
qual giorno le donne incinte pregavano Mecenate : quid agis ? che cosa è questa
Luno Lucina nel suo tempio dell'Esqui novità ? 2 acerra = arcula turaria in
lino. Orazio, benchè celibe, festeggia an censiere ’. 4 Caespite uiuo ' sull'altare
ch'egli quel giorno coi fiori nuovi di pri di zolle erbose ', un altare improvvisato.
mavera ( Ferte deae flores ! Ouid . F. 3, 2, 5 sermones ' tradizioni, usanze ’, utrius
53), con l'incenso e col sacrifizio d'un ca que linguae dei latini e dei greci '. 6
pretto bianco. Come mai ? è il voto che Voueram , più che perfetto, perchè e
egli fece,quando poco mancò non fosse sprime l'azione anteriore a quella del
ucciso dalla caduta dell'albero maledetto. sacrifizio che andrebbe qui significato
E questo è forse il primo anniversario col perfetto : caprum inmolaui, quia epu
del pericolo corso. Quale anno ? Secondo las uoueram. I poeti fanno con poche pa
il Fr. il 729, poichè solo in quell'anno e role. 7 Libero a Bacco ' che con Apollo
nel seguente i Cantabri furono definiti e Mercurio è particolare protettore de '
vamente vinti da Augusto. Secondo il poeti. funeratus ' messo sul cataletto ”:
Lach. il 725, poichè tutte le allusioni di l'idea di funus contrasta col lieto ban
HORATIVS CARMINA . 261
chetto. 10 Corticem ‘ il sughero '. adstric il capo dei Daci vinti da M. Crasso. 19
tum pice ' impeciato ’. 11 fumum bibere : Medus ‘ i Parthi’ . infestus sibi “ guer
le anfore si ponevano al fumo, perchè reggiando contro sè medesimi'. luctuosis
presto invecchiasse il vino. institutae av che tanto lutto sanno apportare ', s'in
vezza '. 12 Tullo : è forse il L, Volcacius tende, all'Urbe. Altri fa dipendere sibi
Tullus console nel 721 , l'anno in cui Ora da luctuosis o da tutti e due, o anche da
zio vendemmiò la prima volta nel suo dissidet. 20 Dissidet " èin preda alle di
Sabino ; se pure vendemmiò mai (vedi scordie ’ : vedi a pag. 188, nota a XII.
più giù l'ode (I -XX ] nota al v. 1 ). E quel 21 uetus hostis : l'Hispania, dice Liu. 28,
vino, seguendo il Lach. su per giù sa 12, prima Romanis inita prouinciarum ,
rebbe stato quadrimum : pag. 208, v. 7. quae quidem continentis sunt, postrema
13 Sume : pag. 206, v. 9. cyathos amici omnium , nostra demum aetate -- perdo
14 Sospitis cyathi per la salvezza del mita est. 22 sera -- catena; e se questa ode
l'amico , centum : determinato per 'mol è del 725, Orazio parlava troppo presto
ti ’ : era, come ha uno schol., modo dei di catene, chè solo nel 729 furono i Canta
banchettanti : Centum cyathos ! Sicchè ' i bri assoggettati, ductu – Augusti Caesaris:
cento cyathi di rito ': uigiles “ accese Liu. 1. 1. Anzi nemmeno allora : ci volle,
con desto il loro chiarore. Ouid. Her. con l'auspicio di lui , il valore d'Agrippa
19, 195 ha l'espressione contraria : iam nel 735. 23 Scythae: popoli del Danubio,
dormitante lucerna. 15 Perfer ‘ fa du tenuti in rispetto da Lentulo,
e non si sa
rare '. Altri = patere. in lucem - sino quando. laro arcu con l'arco allen
all'alba '. esto : l'imperat. poeticamente tato ’, non più teso per la guerra. 25 Ne
per l'indic.: il comando per la promessa . glegens = securus. nequa etc. dipende di da
16 Clamor et ira : come nel banchetto, cauere. 26 Parce “ lascia ’: priuatus
dove rumoreggiava il frater di Megilla : venendo privato per un momento ’ : al
pag. 206. È già nell'Odyss. 06, 369: nè tri essendo tu un privato ' ; ma se Me
clamore Sia : chè questo bello è, udire cenate non aveva nè voleva titoli e uffi
un cantore Così fatto , quale egli è, agli ciali ’, era però tutt'altro che privato,
dei simile nella voce. 17 super = de. 18 avendo ciuilis super urbe curas. 28 seuera
Daci Cotisonis: Cotiso (Suet. Aug.63) era le cose serie ': pag. 49, [V] v. 2.
262 LYRA ROMANA .
XLI. (I-XXI]
Dianam tenerae dicite uirgines,
Intonsum , pueri , dicite Cynthium
Latonamque supremo
Dilectam penitus Ioui.
Vos laetam fluuiis et nemorum coma, 5
Quaecumque aut gelido prominet Algido
Nigris aut Erymanthi
Siluis aut uiridis Cragi ;
Vos Tempe totidem tollite laudibus
Natalemque, mares, Delon Apollinis 10
Insignemque pharetra
Fraternaque umerum lyra.
Hic bellum lacrimosum , hic miseram famem
Pestemque a populo et principe Caesare in
Persas atque Britannos 15
Vestra motus aget prece .
XLII. (1-xxxi]
Quid dedicatum poscit Apollinem
Vates ? quid orat, de patera nouum
Fundens liquorem ? non opimae
Sardiniae segetes feracis,
Non aestuosae grata Calabriae 5
Armenta, non aurum aut ebur Indicum ,
Non rura , quae Liris quieta
Mordet aqua taciturnus amnis .
Premant Calenam falce quibus dedit
Fortuna uitem, diues et aureis 10
Mercator exsiccet culillis
Vina Syra reparata merce ,
Dis carus ipsis, quippe ter et quater
Anno reuisens aequor Atlanticum
a Delon e a pharetra. 14 principe il qui aede dedicatus est = cui aedes dedicata
primo cittadino ”. È da notarsi che Apollo est. Vedi Ouid . F. 6, 637 : Te dedicat
è il dio tutelare di Octaviano : vedi a aede Liuia . poscit : non è ncerto se chie
pag. 193, nota al v. 32. dere, ma che chiedere:vedi a pag. 31, nota
XLII. AD APOLLO PALATINO. – Nel al v . 1. 2 Vates: che più di ogni altro è
l'anno 726 Caesar Octauianus consacrò in relazione con Apollo : eppure ! nouum :
ad Apollo il tempio che aveva comin nelle libazioni come nei sacrifizi si richie
ciato a edificargli dopo la battaglia na devano primizie ; uinum bimum o hornum ,
vale di Mylae vinta su Sesto Pompeo horna frux, hoedi anniculi : abbiamo vi
nel 718. La consacrazione era così in sto. Vedi anche a pag. 6, 31. 3 opimae
ringraziamento della vittoria ad Actium , 4 Sardiniae : e ora ? feracis : acc. plurale.
riportata per il favore di Apollo nel 723. 5 grata : l'armento, come l'ager di Sep
Al tempio era unita una Bibliotheca, timio Sereno ( pag. 226, nota al v. 31), può
adorna de' busti de' grandi scrittori. L'A dire al padrone: Si bene mi facias, me
pollo che vi era venerato (una bella mini, cioè ti sono grato e ti mostro la
statua di Scopas, dicono alcuni senza mia gratitudine. Chi trovò scolorito l'agg.
fondamento, l'odierno Apollo di Belve emenda in graia (Moench e Peerl.), altri
dere) era veramente come il dio lungi altrimenti. Vedi per tutta l'ode l'ep. [I]
saettante, così il condottiere delle Muse. a pag. 154, v. 23-30. 7_Non rura : si op
Donde il canto del vate. Che domanda pongono alla lontana India. Liris, oggi
il vate ad Apollo, libando il vino no Garigliano. 8 Mordet rode '. tacitur
vello ? non i grandi raccolti, non i nu nus : presso Minturnae lenissime labitur :
merosi armenti, non l'oro e l'avorio del Porph. Queste rura sono celebri per il
l'Oriente, non le vigne della Campania. vino Caecubo. Non c'è dunque ripetizione
Io non ho bisogno di vini preziosi e di dell'idea espressa da segetes. 9 Premant
suntuosi conviti - questi sono per i mer - falce “ potino ', diradino col falcetto .
catanti, e io non mi sentirei, come essi, Calenam 10 uitem : Cales oppidum
di sfidare gli dei navigando in mari lon in agro Sidicino est, dove fa il Falerno :
tani - a me basta, d'altra parte, povero Porph . E questo generalizza il concetto
desco e vinello da poco. Dunque ? Dammi, sopra espresso con rura quae etc. aureis :
o figlio di Latona, di potermi godere il come quello che ha in copia aurum -
poco che ho, con sano il corpo e la men Indicum . 11 culillis ( così per es., il Vat.
te, anche nella vecchiaia, se vecchiaia Reg.) : sono i calici fictiles di cui usavano
ha da essere, ma senza acciacchi e non i Pontefici e le Vestali nei sacrifizi. Lad
senza poesia ”. È il voto anche di Pin dove gli dei si appagano di calici di ar
daro, Ñem. 8, 37 : è la preghiera rias gilla, il mercator li vuole d'oro. 12 Syra
sunta da Giovenale, 10, 356 : Orandum - merce : pepe, unguenti e simili, repa
est, ut sit mens sana in corpore sano. rata , Porph . annota quasi commutata .
1 dedicatum Apollinem : Apollinem Vedi a pag. 182, v. 34 e nota. 13 Dis
264 LYRA ROMANA .
carus ipsis: gli dei potrebbero punirlo st'ultimo argomento risponde il poeta:
di sfidarli traversando Non tangenda – Ho veduto. È dunque un deus che lo sca
uada : pag. 171 , v. 24 ; e altrove. 14 Atlan glia, un deus che non passa securum
ticum : il mare oltre le colonne d'Ercole, aeuum . Quanto all'intenzione di lui, mi
posto qui per indicare il pericolo estremo stero . Salvo è il reo, colpito l'innocente ?
e l'estrema audacia e l'estrema fortuna. Non sappiamo nulla: vediamo soltanto:
15 me pascunt: questo fa più larga l'idea mutamenti repentini, inesplicabili , ful
espressa con Mercator exsiccet etc, dove mini veramente a ciel sereno . E l'uomo
si sottintende facilmente il lusso delle nel tremore di tutta la natura, deve tre
dapes. 16 leuesque maluae : vedi a pag. mare anch'esso , non deve arrischiarsi a
148, v. 58. 17 paratis = partis ; e riprende spiegare ciò che non si può spiegare,
il reparare di più su : parare è guada deve chiamare insania la sua sapientia.
gnare immediatamente, reparare media 1 Parcus ; per i sacrifizi poco larghi:
tamente. et correlativo al seguente et non sumptuosa hostia . infrequens ; per i
( che nei codd . è at). 19 turpem , quando sacrifizi, oltre piccoli, anche rari. 2 In
e' non fosse ualidus. 20 cithara carentem , sanientis — sapientiae : oxymoron. 3 Con
quando non fosse integra Cum mente. sultus, sapientiae, è locuzione attratta da
XLIII. LA NAVICELLA DELLA VITA. iuris consultus, come in Cic. Phil. 9, 10 :
Io credevo,con Epicuro, all'indifferenza nec magis iuris consultus quam iustitiae
degli dei per le cose di quaggiù. O sa fuit. erro navigo a caso ' . 4 iterare
pienza insana ! Ho veduto un fulmine a * rifare ' : pag. 162, v. 32. cursus ' la rot
ciel sereno : ho riconosciuto la mano di ta ' : al plurale, indicando i diversi er
Diespiter. Esiste, esiste un Potere che rori della via seguita. 5 relictos (il Bent.
abbassa e inalza, fuori de ' nostri miseri e prima di lui Heinsius, seguiti da al
ragionamenti '. Il fulmine era per gli cuni, emendarono in relectos, che il Bent.
antichi il segno più espressivo della di interpreta quasi relegendo; con che ripete
vinità che si rivela, che minaecia e ca il retrorsum Vela dare ) non significa
stiga. Ma vano è, secondo Epicuro e gli quos reliqueram , con che a iterare biso
Epicurei, da ciò Indicia occultae diuum gnerebbe dare il senso di redire et denuo
perquirere mentis (Lucr. 6 , 382) ; e Orazio persequi; e par troppo. Significa forse ei
stesso di sè (Sat. 6, 101 ) : deos didici relinquere, così: iterare cursus et relin
securum agere aeuum, Nec siquid miri quere. Il passato è a indicare che l'ab
faciat natura , deos id Tristis ex alto caeli bandono dell'errore è già compiuto nel
demittere tecto. Nel luogo citato di Lu pensiero del poeta. Anzi, meglio ubbi
crezio è una serie d'argomentazioni con dendo alla grammatica, avremmo: relin
tro la popolare credenza : perchè dalla quere cursus et iterare, una specie d'oxy
folgore sono colpiti gli innocenti talora moron : lasciare questa rotta e pure e
e non i rei ? perchè cade invano, in perciò rifarla ', come è necessità ne!
terra e in mare ? perchè Giove ha bisogno pentimento : frase che con l'abl. ass.
delle nuvole per lanciarla ? cur numquam sonerebbe : relicto cursu iterare aequor.
caelo iacit undique puro Juppiter in ter 5 Diespiter (= Djeuspiter) pare di Iup
ras fulmen ? (40) e altro ancora. A que piter nome più sacro ritualmente, col
HORATIVS CARMINA . 265
Massico, è un buon vino a ogni modo '. va riferito a regum . 21 laeta ' propizia '.
A pag. 158, v. 19, vedi Massici adoperato 22 Segnesque nodum soluere che si ten
con antonomasia . 6 moueri: pag. 130, gono sempre per mano ’ : il che è anche
v. 6. bono die ` in un giorno bene augu simbolo della concordia fratellevole nel
rato ' : dies natalis forse, cantato anche convito. 23 Viuaeque e le accese ' :
da Tibullo : 1 , 7. 7 Descende : dal fuma anche uigiles: pag. 261, v. 14. 24 fugat =
rium , o apotheca posta in luogo dove fugabit : pag. 159, v. 35.
saliva il fumo dei bagni; e vi si seccava XLVI. Iccivs CHE PARTE. Dun
la legna e invecchiava il vino : Col. 1 , 6. que, tu parti per la guerra , minacci gli
iubente : la frase non può valere Mes Arabi non vinti mai e i Parthi tremendi .
salla vuole ’, ma ' a Massalla si vuole '. Qual regia donzella sarà tua schiava,
qual regio fanci sarà tuo coppiere ?
8 languidiora = mitiora. Bacchus in am Ah ! i fiumi corrullo
ono ai monti : i filosofi
phora Languescit : dice nella [ III -XVI) vendono i libri e comprano corazze ?:
v. 34. 9 madet “ è imbevuto ’. 10 horridus,
quasi seuerus: pag. 49 [V] v. 2. 11 Ca Questa ode piena di graziosa ironia è
tonis : egli in Cic. Cat. 14, 16 dice : tem diretta allo stesso Iccio a cui è scritta
pestiuis quoque conuiuiis delector . 13 l'Ep. 1, 12. La spedizione a cui si allude
lene tormentum: ricorda γλυκει ' ανάγ è quella di Aelius Gallus , che si prepa
rava prima del 729 e fu compiuta, non
xa di Bacchylide, 27. 14 Plerumque felicemente, nel 730. Iccius partecipò
spesso '; e va unito a duro, secondo veramente alla campagna ? Non si sa :
alcuni; meglio mipare unirlo a admoues, si sa che qualche anno dopo era procu
a retegis, a reducis, a addis. 15 e 16 io deia beni
ratoritav di eAgri in tante
Sicilia' di
?
CO80 — Lyaeo: per alcuni è dat. ' sveli a segu a esser un ppa
dilet
Bacco , che ci scherza su ' ; per altri abl. filosofia. Che l'ode abbia per scena un
mediante il vino che rende allegri '. convivio, il convivio anzi di commiato ,
18 Virisque et - cornua • dai forza e con può essere indicato , sebbene legger
fidenza : Ouid. a. 1 , 239 : tunc pauper mente , dall'accenno al coppiere , nel v. 7
cornua sumit. 19 Post te = post uina : pag. e 8. Certo mi pare che l'odicina abbia
204, v. 5. 20 apices ‘ le tiare ' ; e iratos così più grazia.
HORATIVS CARMINA . 269
Non ante deuictis Sabaeae
Regibus, horribilique Medo
Nectis catenas. quae tibi uirginum 5
Sponso necato barbara seruiet ?
Puer quis ex aula capillis
Ad cyathum statuetur unctis,
Doctus sagittas tendere Sericas
Arcu paterno ? quis neget arduis 10
Pronos relabi posse riuos
Montibus et Tiberim reuerti ,
Cum tu coemptos undique nobilis
Libros Panaeti Socraticam et domum
Mutare loricis Hiberis, 15
Pollicitus meliora, tendis ?
XLVII. [1-xxxvi ]
Et ture et fidibus iuuat
Placare et uituli sanguine debito
Custodes Numidae deos,
Qui nunc Hesperia sospes ab ultima
Caris multa sodalibus, 5
Nulli plura tamen diuidit oscula
Quam dulci Lamiae , memor
sotto il suo principato ’ : Lamia era contro Augusto. Il poeta finge di essere
come un princeps iuuentutis. Cic. di M. a sentire discorsi di storia e di mito
Bruto ( fam . 3, 11 ) : alter iam pridem iu logia da un tale, che forse è Mecenate,
uentutis princeps, celeriter , ut spero, ci. dotto sermones utriusque linguae. ' Lascia
uitatis. puertiae = pueritiae. 9 Mutatae questi discorsi : dì invece a qual prezzo
que; dapraetexta in uirilis o pura . si s'abbia a comprare un'anfora di vino di
mul : per l'amicizia tra loro e tra i loro Chio, in casa di chi s'abbia a bere, fino
genitori, come si soleva . Il giorno del a che ora s'abbia a protrarre questo con
mutamento era a. d. XVI Kal. Aprilis , vito per symbolas ' (vedi però nell'inter
ossia il 17 Marzo, nei Liberalia . 10 Cres pretazione un altro modo d'intendere la
sa — nota d'un bianco sassolino ”, poichè seconda strofa e tutta l'ode) . Detto fatto
la creta si portava a Roma da Cimolo (pag. 188, nota al v. 28), il poeta si trova
presso Creta. Dice però Porph . che era al symposio improvvisato ; a mezza notte.
costume dei Cretesi numerare i giorni Qua, coppiere, un calice in onore della
felici con sassolini bianchi che gettavano luna nuova, un altro in onore della mezza
nella faretra, e i tristi con neri. Il co notte, un altro in onore del nuovo au
stume era certo anche dei Romani ma gure. Le bevute possono essere di tre
da Plinio fatto derivare dai Thraci. 13 cyathi - o di nove. Il poeta, per amor
multi — meri: Cic. fam . 9, 26 : hospes non delle Muse, ne dovrebbe ber nove; le
multi cibi, sed multi ioci. 14 Bassum : Grazie gli proibiscono di berne più di
incerto chi sia. amystide: è il bere djlu tre : come fare ? Egli ne berrà tre volte
Otl å Tveuoti, senza prender fiato , nel tre. Suonino le tibie, le zampogne, le
che erano famosi i Thraci. 16 uiuax - lyre. Si spargano le rose, e il clamore
breue : antithesis. 17 putris ' umidi, im del convitogiunga all'orecchio di Lyco ,
bambolati '. 18 nouo : es' intende che è il vecchio Lyco, nostro vicino, e della
Numida. 19 adultero amatore . 20 sua donna, che non fa per lui. Amiamo :
ambitiosior ' che gli si avvinghia più ’ : o Telepho giovinetto , già viene a te
da ambire. Rhode, pur giovinetta : io, in là con gli
MVRENA AUGURE. - Que anni, sono consumato dall'amore di Gly
XLVIII. cera ' . Quest'ultima apostrofe fece e fa
sta ode sembra composta nell'occasione credere che l'ode sia diretta a Telepho :
che Licinius Murena, fratello di Teren tanto varrebbe dire che è diretta al puer
tia, fu fatto augure. Quando questi ot o pincerna del v. 10. L'espressione Quo
tenesse tale sacerdozio , non si sa ; non praebente domum raffrontata al v. 38 della
si sa dunque quando fosse composta Sat. 1, 5, Murena praebente domum, Capi
l'ode. Certo prima del 732, nel qual anno tone culinam, induce altri nel pensiero
Murena con Fannio Caepione congiurò che si tratti proprio di quella cena nella
HORATIVS CARMINA . 271
città dei Mamurra, a Formiae. E così cre logie d'eroi, di guerre dure e disagiate :
scerebbe la probabilità che le prime pa non parli del vino, non parli del nostro
role fossero dirette a Mecenate , e non conuiuator,non parli di questo banchetto
parrebbe assurda la supposizione che Te nel quale stiamo così caldi e riparati dai
lepho, cui Acron dice Graecum poetam , freddi nostrani che non sono più in
sodalem Horatii, sia Heliodorus che però nocenti di quelli Iliaci, quando i Greci e i
era rhetor, sebbene Graecorum longe do Troiani accendevano quei grandi fuochi ,
ctissimus (vedi Sa 1 , 5) . Ma holte sono vegliando a cielo scoperto. 9 Da – pro
le difficoltà . pere: così il tra passo sarebbe facile e
1 e 2 distet ab Inacho Codrus ' quanti piano ; poichè si sottintenderebbe : lo
anni corrano da Inaco ' primo re degli dirò io ; o coppiere, versa un bicchiere
Argivi, ' a Codro ’, ultimo re degli Ate per l'occasione, un altro per l'ora, un
niesi. 3 genus Aeaci ' la genealogia di terzo per l'invitatore, di questo ban
Aeaco ', Peleo Achille Neoptolemo, Te chetto. lunae - nouae (per il gen. vedi a
lamone Aiace e Teucro. 4 sacro : è l'epith. pag. 261 , v. 13) : erano le kalende, dun
omerico. 5 Chium — cadum : l'espressione que. 10 noctis mediae : era la mezza
può valere : quanto costa il vin di Chio ; notte. Risponde a quota. puer =- pin
così in generale; e sarebbe una questione cerna . auguris 11 Murenae : risponde
di numeri, piccola ma importante, op a quis etc. tribus aut nouem : s'inter
posta a quell'altra, grande e vana , del preta generalmente della mescolanza
l'intervallo tra Inaco e Codro. 6 quis del vino con l'acqua : tre cyathi di
aquam t. i., si spiega : ' chi riscaldi l'ac vino con nove d'acqua, o nove di vino
qua ' per mescolarla poi al vino, chi con tre d'acqua. Altri escludono l'acqua .
sia per essere il puer ad cyathum '. Altri 12 Miscentur : seguendo il Rutgers al
chi scaldi l'acqua per il bagno ’. Si può cuni emendano in Miscentor. Qui è enun
interpretare chi sia il convitante ': la ziata la mystica lex : Ter bibe uel totiens
frase quis praebeat aquam (cfr. Sat. 1 , 4, ternos : Auson. Eidyll. 11. commodis : s'in
88 e altrove) è particolareggiata così: terpreta da alcuni commode e s'intende
quis praebeat aquam temperatam ignibus, ' in modo da contentare sì i temperanti
poichè è inverno, e riassunta come ve sì gl'intemperanti '; da altri ‘ pieni, in
diamo. Il senso, dunque, sarebbe: invece teri ’. Può significare legittimi secondo
di parlarci dei discendenti di Aeaco, par la lex mystica ”; poichè questo senso ha
laci del nostro Anfitrione. 7 quota a precisamente commodas minas di Plaut.
che ora ' : si può credere detto con una Asin . 3, 3, 136. 13 inparis : si osserva :
certa enfasi; poichè è mezzanotte e a anche le Gratiae sono inpares. Già : di
quell'ora il freddo più morde. 8 Paelignis: fatti si riferisce anche a loro ; quasi di
come fa nel paese de' Peligni, a Corfinio cesse : si deve bere inpariter , tribus aut
o Sulmona. E questo mi pare opposto nouem , in ricordo o delle Gratiae o delle
alle pugnata – bella sub Ilio, espressione Musae: quegli che ex inparibus siue Musis
che ci mostra i greci accampati ed espo siue Gratiis, amat Musas etc. 14 atto
sti alle intemperie de' paesi lontani. În nitus invasato, inspirato '. 15 tris — 8u
somma io crederei che si potesse inter pra' più di tre ’: e il numero cardinale
pretare : parli di calcoli d'anni, di genea richiama il tribus di prima. C'è chi in
272 LYRA ROMANA .
15
Curabis et porco bimestri
Cum famulis operum solutis .
L. (1-xx)
Vile potabis modicis Sabinum
Cantharis, Graeca quod ego ipse testa
dell'ode ( III -XXI), si vede nella prima populus Romanus uatum responso expulsis
espressione uina per testam . 4 plausus : Etruscis. 8 Montis, è gen. locale di imago
così nella (II-XVII) v. 25, populus fre che è nel monte ', imago, a cui va unito
quens Laetum theatris ter crepuit sonum . iocosa : l'eco '. 10 Tu bibes, va raffron
Ciò fu dunque nel Theatrum Pompei, l'u tato con potabis ; e con quel raffronto
nico teatro che allora fosse in Roma. sembra avere il significato di ' tu sarai
5 Care, non s'intenda ‘ a me ' ma pa abituato a bere, tu avrai a tua disposi
triae, amicis, populo . Nella (III -XIV ) è zione ' : il futuro è concessivo. mea , op
cari ducis, attestato dal Vat. Reg. eques : posto a tu . 11 Temperant : ecco un
opportuno mi pare, dopo la menzione del luogo, sebbene dubbio, di Silio che forse
favor popolare, il cenno alla modestia di dà un poco di lume : Pocula nec norant
Mecenate : Prop. 9, 1 : eques Etrusco succis mulcere Lyaei. 12 colles : è in hen
de sanguine regum Intra fortunam qui diadys con uites, in modo che tutta la
cupis esse tuam ; Vell. Paterc. 2, 88: ui frase vale : nec in agro Falerno nec in
xit angusti claui fine contentus. Perchè Formianis collibus uites sunt, quae etc.
l'onore del plauso in teatro era bensì
al tempo di Cic. fatto comune (pro Sest. X. Canti ad amici.
54 ), ma poi, al tempo d'Augusto , era ri
serbato al principe o a personaggi molto LI. - ALLA LYRA . Mi si doman
benemeriti di lui e della repubblica, se dano i miei canti. Se tre volte scherzai
come è in Suet. Aug. 56 ( filiis suis) prae teco in amabili e leggiere fantasie, ordì
textatis adhuc assurrectum ab uniuersis in un canto degno di Roma, un canto che
theatro et a stantibus plausum, grauis viva a lungo, o Lyra che prima fosti
sime questus est. Pareva dunque a lui trattata da Alceo, un guerriero, un ma
onore grande e raro : si merebuntur. pa rino che, tra le armi o appena sbarcato,
terni 6 Fluminis : è il Tuscus Tiberis cantava pure l'amore e il vino. O vanto
(Verg. G. 1 , 498). Qui dunque, come nei di Febo, o cara alla mensa di Giove, o
versi citati di Properzio , si accenna alla conforto delle pene, sii propizia a me
singolar modestia di colui che disceso tutte le volte che t'invochero '. Questa
atauis regibus si contentava dell'angu ode sembra ad alcuno come l' introdu
sticlavo. 7 Vaticani : in altri poeti l'i zione o la promessa de' canti serii, op
della seconda sillaba è lungo. L'abbre posti a quelli che il poeta luserat. É mi
viò forse Orazio per una falsa etimologia par giusto ; ma non credo si tratti delle
da uaticinium . Il teatro di Pompeo era poesie politiche, quali vedemmo da pa
certo distante troppo dal Vaticano, per gina 221 in giù ; sì piuttosto di odi a
chè se ne sentisse l'eco, ma il poeta può personaggi potenti, come Sallustio e
aver voluto indicare in generale la ripa Dellio, parlando ai qualiera necessaria
destra del Tevere , la sponda etrusca, col la franchezza di ciuis, e il carmen aveva
nome di quel colle. E pare opportuna in a essere Latinum , cioè nobile e schietto.
dicazione a chi ricordi Fest.: Vaticanus 1 Poscimur (altri Poscimus seguendo
collis appellatus est, quod eo potitus est alcuni codd. il Vat. Reg. ha Poscimur):
HORATIVS CARMINA . 275
Viuat et pluris, age dic Latinum ,
Barbite, carmen ,
Lesbio primum modulate ciui , 5
Qui ferox bello tamen inter arma,
Siue iactatam religarat udo
Litore nauim ,
Liberum et Musas Veneremque et illi
Semper haerentem puerum canebat, 10
Et Lycum nigris oculis nigroque
Crine decorum .
O decus Phoebi et dapibus supremi
Grata testudo Iouis, o laborum
Dulce lenimen , mihi cumque salue 15
Rite uocanti !
LII. ( II -XVII ]
Cur me querellis exanimas tuis ?
Nec dis amicum est nec mihi , te prius
Obire, Maecenas, mearum
Grande decus columenque rerum.
A , te meae si partem animae rapit 5
Maturior uis, quid moror altera ,
Ouid . M. 2, 143 : non est mora libera nobis : e da altri sostituì medicumque.
Poscimur ; 5, 333 : Poscimur, Aeonides; e LII. - A MECENATE. - O Mecenate,
altrove, uacui : vedi a pag. 201 , v. 19 : mio onore e sostegno, perchè mi affliggi
però qui è nel senso più generico di con le tue querimonie ? Se tu muori,
liberi da cure ’. 2 Lusimus p : ag. 32 [L], muoio anch'io : se mi viene a mancare
v. 2. et hunc in a. 3 V. e. p .: più mode la metà della mia vita, con l'altra metà
stamente anche di Cat. che dice Plus non mi sento di vivere. Io ho giurato
uno saeclo : pag. 32 [I]; v. 10. Latinum : di venire con te, dovunque andrai. Nes
bensì opposto a Graecum, che risulta suna forza da te potrà svellermi. Io non
dalla parola greca Barbite e poi dalla so il mio oroscopo ; ma, qualunque egli
menzione di Alceo ; ma pare avere con sia, sono certo che è d'accordo col tuo.
sè l'idea degno del Lazio ', dove sono Non vedi ? tu sei guarito dalla grave
i ciues, che è ferox , come nell'ode [I malattia, io sono stato salvo dalla caduta
XXXV] v. 10. 5 Lesbio – ciui (dat. ag.) : dall'albero. Non pensiamo ad altro : tu
Alceo, detto ciuis, per il suo odio ai ti sacrifica le vittime, edifica il tempio che
ranni. 6 ferox bello : combatte contro hai promesso in voto : io, pover uomo,
gli Ateniesi per il possesso del Sygeo ucciderò un'agnella ! ' Il Peerl. ritiene
e contro i tiranni della sua patria e d'Orazio sole le prime tre strofe. Delle
anche contro il buon Pittaco. 7 reli sue ragioni, riporto una : quella sorta di
garat aveva ormeggiata '. udoba contraddizione che è tra il il v. 28 e il
gnato dal mare , 10 puerum Amore '. V. 32 di questa, e le odi (II-XIII] e [ III
11 Lycum : fanciullo di cui cantò Alceo : VIII ]. Vedile a pag. 257 e 260.
fg. 58 B. e Cic. de nat. deor. 1 , 28. ni 1 querellis - tuis: vedine un saggio
gris oculis nigroque 12 Crine : l'ideale a pag. 110, 3. Mecenate era tormentato
della bellezza : AP. 37, Spectandum nigris da una febbretta continua e da insonnia
oculis nigroque capillo. 15 mihi cumque (Plin. 7,51). exanimas: è ripreso poialv.5:
16 – uocanti : si spiega, poichè uo meae si partem animae rapit. 4 decus co
canti ha valore temporale , così: mihi, lumenque : pag. 156 [I-I), v. 2. 5 meae
quando cumque uocauero. Ma è unesempio partem animae : pag. 170, v. 8. 6 altera,
unico, e Lachmann seguito da LM. da K. app. a ego sottinteso . Porph. leggeva
276 LYRA ROMANA .
alteram . 7 carus, sott. mihi : Epl. 1 , 3, 29 : Suet. Aug. 94. 21 nostrum : gen, incre
Si patriae uolumus, si nobis uiuere cari. dibili modo : più solenne, con la sospen
aeque sott. atque prius eram. 10 sacra . sione dopo in per tmesi, che prosaico.
mentum : come i soldati, che giurano di 23 Tutela : parola astrologica. refulgens
seguire i comandanti dovunque li con (vedi adspicit ) = respiciens ' essendo in
ducano : Dion. Hal. 11 , 43. Ibimus ibimus : opposizione di ’. Iuppiter era astro buono,
ricorda forse l' Ep. [I] : vedilo a pag. 154, Saturnus cattivo. Quando sono in oppo
e cfr. i v. 5 e 6, 14, 23 e tutto. 13 Chi sizione, diuitias, felicitates et summae
maerae - igneae: pag. 207, nota al v. 23. beatitudinis incrementa decernunt: Iul.
14 Gyas (i codd. gigas): pag. 238, v. 69, Firmicus p. 328. Per le altre notizie, vedi
dove i codd. hanno pure gigas. 16 Iu Manil. lib. 4. 26 theatris : dip. da fre
stitiae : Themis. 17 Libra : la costella quens. ter crepuit : Prop. 4, 9, 4 : Et ma
zione sotto la quale nascevano i buoni nibus faustos ter crepuere sonos : vedi
giudici. Scorpios: sotto questa, i fonda [I-XX] più su. 28 Sustulerat, per sustu
tori o distruttori di città . adspicit (pres. lisset, a indicare la certezza dell'avve
perchè lo sguardo delle costellazioni, nimento, se non interveniva un altro
dopo la genitura , continua a rimaner fisso fatto. 28 Faunus : nella (III- VIII] v. 7,
sull'uomo, il cui destino elle definiscono) riconosce il merito a Liber, il che par
= adfulget. 18 uiolentior che ha più contradizione al Peerl. Ma Faunus e i
forza ' nel formare quel destino. 19 e Fauni non sono del seguito di Bacco ?
20 tyrannus Hesperide – undae : perchè Mercurialium : vedi a pag. 187, v. 13. 30
è signore delle plaghe occidentali e uictimas: opp. ad agnam : vedia pag. 254.
muove le tempeste in quei mari. Capri. 32 Nos : plur. dimodestia .agnam :nell'an
cornus : era il thema di Augusto stesso : niversario poi, caprum . Vedi a pag. 260.
HORATIVS CARMINA . 277
LIII . ( II- IX )
così da cantemus dipendono due comple femminile, come si può vedere dalle
menti oggetti e due proposizioni ogget statue greche. 6 Cyri : gen. oggettivo.
tive. Vedi oltre pag. 122, nota ai v. 15 7 Declinat, sott. a Lycoride. prius: ady
e 16, anche a pag. 194, la nota al v. 50. naton , come a pag. 123, v. 31 , e in forma
gentibus additum 22 Victis come i fiumi affermativa, a pag. 128, v. 7. 9 turpi
degli altri popoli vinti ’. uertices (= uor adultero : abl. come a pag. 207, v . 16 :
tices) ' onde '. 23 Gelonos : popoli Scy ingenuo amore. 10 Veneri : altra volta
thici . 24 Exiguis - campis “ in pianure (a pag. 215, v. 13) vedemmo Venere di
anguste lettarsi delle pene degli amanti . inparis:
LIV. -’, perchè
AD ALBIOintraTIBULLO.
praescriptum
- A .Ti mentre dovrebbe fare ut coeat par Iun
bullo , il soave poeta d'elegie, è diretta gaturque pari : Epl . 1 , 5, 25. 11 aenea,
pure l’Epl. 1 , 4.0 Albio, non ti dolere perciò impossibili a scuotersi dal collo.
troppo di quella Glycera , che mente al 13 melior Venus - melior flamma
suo nome, non cantar sempre quelle pie (pag. 207, v. 20) , per costumi e per na
tose elegie, perchè ella ti ha preferito un scita. 14 Grata -- conpede con ceppi
più giovane. Sisa : sono scherzi della dea che non dolgono '. 16 Curuantis = cur
dell'amore ; Lycoris ama Cyro, Cyro ama uando sinus efficientis.
Pholoe o Pholoe non gli corrisponde. LV. - A VERGILIO. È un canto per
Anch'io... mi amava una donna miglio la morte di Quintilio Varo, avvenuta
re ... eppuro sono rimasto con Myrtale, nel 730, secondo Hieronymo (ann . Abr.
che mi odia come il mare la spiaggia 1992). " Quando finirà il rimpianto per
1 plus nimio : pag. 205, v. 15. 2 Inmi una perdita così crudele ? Intona, o
tis Glycerae ' acerba Dolcezza ': oxymo Musa, il lamento. In eterno dunque dor
ron. 3 iunior, sott. te. 4 praeniteat ' sia mirà Quintilio ? buono, fido, giusto, sin
preferito ’: 5 tenui fronte: frons minima cero, come nessun altro sarà mai ? Tutti
(Petr. 126) era l'ideale della bellezza lo piangono : tu, più di tutti, o Vergilio ,
HORATIVS CARMINA 279
LVI. (II-VI]
Septimi, Gadis aditure mecum et
Cantabrum indoctum iuga ferre nostra et
che invano lo ridomandi agli dei . Fossi crede bonumque ? lo stesso di cui parla
tu cantore simile al tuo Orfeo, sai bene Augusto nella lettera ad Orazio, riferita
che i morti non ritornano. Duro destino! da Suetonio nella Vita ? Tui qualem ha
ma la pazienza alleggerisce ciò che è im beam memoriam poteris ex Septimio quo
possibile mutare ”. que nostro audire; nam incidit, ut illo
1 desiderio al rimpianto '. pudor aut coram fieret a me tui mentio. Porph. lo
modus : Mart. 8, 64, 15 : Sit tandem pudor dice equitem Romanum , commilitonema
et modus rapinis. 2 capitis persona '. suum , cioè di Orazio. Questo giova cre
praecipe ' intona, precedi ’ : 3 Melpome dere, sebbene lo scholiasta abbia forse
ne = musa. pater = Iuppiter. 5 Ergo : ricavata la notizia dall'ode stessa. O
cominciamento solito nelle nenie : Sat. Septimio, che verresti meco nell'ultimo
2, 5, 101 : ergo nunc Dama sodalis Nus occidente, oh ! non lontano io voglio an
quam est. 6 Vrguet preme '. Pudor, dare : a Tibur io voglio riposare. Se li
qui è personificato. 11 frustra , secondo non posso, a Tarantoandrò, in quel can
alcuni va unito a pius, secondo altri , a tuccio di mondo che a me ride su tutti
poscis. creditum , agli dei . 13 Threicio' i paesi , tutto api e oliveti , dove lunga
Orpheo : leggi G. 4, 454 e segg. 14 mo
dererea è primavera , dove tiepido è l'inverno,
temperes. fidem “ la lyra ’: 15 dove le vigne dànno un vino non infe
wanae imagini: elowo chiama Omero riore al Falerno. Vieni anche tu : ivi
i morti. 16 uirga – horrida : la rhabdos spargerai la dovuta lagrima sulla cenere
di cui a pag. 196, v. 18. 17 fata ' il luogo ancor calda del tuo poeta ' . È un mo
fatale '. 18 Nigro -- gregi: dat. di moto . mento di tristezza che il poeta sfoga
19 Durum : ellissi , come in Frustra a con un amico de' primi anni. Donde tale
pag. 217, v . 21. 20 est nefas ' è impos tristezza ? In un'epistola, la 7 del libro I,
sibile ’ per le leggi divine. troviamo al v. 44 una singolare somi
glianza con l'ode presente : mihi iam non
LVI. - A SEPTIMIO. È questo il regia Roma Sed uacuum Tibur placet aut
Septimius, che Orazio raccomandò poi a inbelle Tarentum . Scrive a Mecenate, di
Tiberio Claudio Nerone ? quegli , di cui campagna, e non fa parola del predio Sa
disse : Scribe tui gregis hunc et fortem bino. E poi l'epistola ha qua e là molto
280 LYRA ROMANA .
Barbaras Syrtis, ubi Maura semper
Aestuat unda,
Tibur Argeo positum colono 5
Sit meae sedes utinam senectae ,
Sit modus lasso maris et uiarum
Militiaeque .
Vnde si Parcae prohibent iniquae,
Dulce pellitis ouibus Galaesi 10
Flumen et regnata petam Laconi
Rura Phalantho.
Ille terrarum mihi praeter omnis
Angulus ridet, ubi non Hymetto
Mella decedunt uiridique certat 15
Baca Venafro ;
Ver ubi longum tepidasque praebet
Iuppiter brumas, et amicus Aulon
Fertili Baccho minimum Falernis
Inuidet uuis . 20
Ille te mecum locus et beatae
Postulant arces ; ibi tu calentem
di duro, di dispettoso per il suo patrono: Argeo - colono (dat. ag .): pag. 161, v. 13 :
parla di restituire i doni suoi , portaad Tiburnus. Tiburtus poi o Tiburnus era
esempio didonatore sgraziato il Calaber discendente di Amfiarao. 7 e 8 maris
che regala le pere e, al rifiuto dell'ospite, et uiarum Militiaeque (dip. da lasso e da
soggiunge : Vt libet : haec porcis hodie modus) : il poeta risentiva la stanchezza
comedenda relinques; narra la piacevole della sua giovinezza avventurosa : Bruto
avventura di Vulteio Mena, da praeco militiae duce : pag. 186, 2. Risentiva le sue
divenuto possidentuccio, e che finisce preferenze giovanili : Me – percussit
col dire al suo benefattore : uitae me domus Albuneae resonantis Et praeceps
redde priori ! Il Cima, dopo avere da par Anio ac Tiburni lucus : pag. 161 , v. 10. La
suo esaminata l'epistola, conclude col sua vita da allora era stata in vano ? Cu
crederla un cento Horatianus, pubblicato rioso è osservare che il suo desiderio
dopo la morte del poeta. Non è piuttosto fu appagato : domus eius ostenditur circa
a credersi che ella fosse originata , in Tiburti luculum , ba Suetonio. 10 pellitis
forma più breve e aspra, da un dispetto ouibus : una particolarità strana del pae
di Orazio, e poi fosse ampliata e addol saggio Tarentino : le pecore, propter la
cita con qualche protesta di affezione e nae bonitatem (Varr. RR. 2, 2), erano
fatta precedere da quei primi 13 versi, rivestite di pelli, a ciò il vello non si
quasi a dare una ragione piccola e ami sciupasse. Galaesi : fiume poco distante
chevole a quello che segue, e intonare da Taranto, la cui acqua si credeva con
a scherzo l'epistola di per sè fiera ? E ferire alla bianchezza dei velli, come
il dispetto che suggerì la fiera epistola quella del Cefiso e del Clitunno. 11 e 12
si direbbe che ispirasse poco dopo l'ode Laconi – Phalantho (dat. ag.) : è il fon
melanconica . Così le bizze d'un fanciullo datore di Taranto. 14 ridet: ha la finale
finiscono in pianto. lunga per l'arsi , per la cesura, per la
1 aditure : si noti la somiglianza con quantità originaria. Hymetto (compendio
l'ode [XI] di Catullo : pag . 71. 2 Canta per mellibus Hymetti):monte dell'Attica,
hrum : i Cantabri , già vinti nel 725 si famoso per il suo miele, bianco e dolcis
ribellarono e non furono nemmeno pro simo. 16 Baca le bacche dell'ulivo ?.
strati da Augusto nel 729 e 730 ; chè Venafro: comp. per bacae Venafranae.
nel 735 provarono le armi di Agrippa. 18 e 19 amicus - Fertili Baccho amato
3 Syrtis: banchi di sabbia sulle coste da Bacco, datore di fertilità '; amicus è in
d'Africa. 4 Aestuat ' ferve, ribolle ' . 5 senso passivo, come a pag. 188 ( I- XXVI)
HORATIVS CARMINA . 281
v.l; fertilis, in senso causativo. Aulon , proemio e un epilogo, di tre strofe l'uno
est locus contra Tarentinam regionem : e l'altro. Per nove strofe si svolge l'argo
Porph. 22 arces ' le alture ' di Aulone : mento ; le quali ad alcuno sembrarono
Verg. Aen . 3, 553 Aulonisque arces . 23 doversi dividere in tre gruppi di tre, ai
fauillam “ la cenere ’. 24 Vatis amici : più in due gruppi di cinque e quattro.
notevole che nei primi 13 versi, che sup Il poeta svolge questo tema Pindarico
pongo fatti dopo, dell'Epistola citata, si ( Olymp. 2) : Signori della phorminx, inni,
trova, all'undicesimo, uates tuus, al se qual dio, qual eroe o qual uomo faremo
guente, dulcis amice. Se Septimius era risonare ? Nell'epinicio di Pindaro si ri
familiare di Augusto, non si potrebbe sponde cantando le lodi d'un uomo, nello
supporre in Orazio un distacco da Mece cui lodi si compenetrano quelle del mas
nate e un avvicinamento a Cesare ? come simo degli dei, Zeus, e del massimo degli
avvenne, sebbene si creda non avvenisse eroi , Heracles : Pisa è di Zeus, l'Olym .
prima del 731. Ora le parole uates tuus piade fu costituita da Heracle, Theron
e dulcis amice, sembrano una correzione vi riportò vittoria. Orazio , dopo la tri
in un impeto di tenerezza rinnovellata, plice interrogazione, risponde che loderà
di pentimento accorato. primo di tutti Giove che di tutti è, senza
comparazione, il più grande, sebbene
XI. Per Augusto. anche gli altri dei siano potenti ; loderà
poi gli eroi, Alcide, i Dioscuri con la
LVIII. IUPFITER E CAESAR. Di loro stella pacificatrice, gli spiriti e gli
quale anno è questo inno ? Se il Mar uomini grandi di Roma ; ma è tra questi
cello del v. 48 è veramente il nepote di un nome, che s'eleva su tutti, una stella
Augusto, che nel 729, diciottenne, sposò che fulge più d'ogni altra : il nome di
Iulia, la figlia dello stesso Augusto, l'inno Marcello, il Iulium sidus. Caesar è il più
dovrebbe essere di quell'anno. Ma come grande tra gli uomini e tra gli eroi : per
nella chiusa non nominare i Cantabri chè ? perchè è sotto la protezione di
contro i quali moveva Augusto ? Si può Giove: Giove ha dato a lui la terra e si
supporre che in Roma si conoscesse è tenuto il cielo. Così tutto è concate
l'imminente spedizione ma non si sa nato : si vuol cantare un dio ? quello ha
pesse contro chi doveva dirigersi. Ma se a essere Iuppiter , che regna secundo
Cesare era in Hispania, dove lo raggiun Caesare ; si vuol celebrare un eroe, un
sero i messi degli Indi e Scythi, cui si uomo ? quello ha essere Caesar, che go
accenna coi vv.55 e 56 ? Ponendo la data verna il mondo , minor solo di Giove.
dell'ode nel 730, dopo il ritorno di Au Da qualunque, dio eroe uomo, si cominci,
gusto, dopo la malattia che appunto sof si conclude con Augusto.
ferse in quell'anno, il silenzio sul trionfo 1-3 uiruin - heroa - deum : in Pin
già avvenuto e sulla malattia superata, daro sono in ordine inverso. Clio: vedi
parrebbe altrettanto inesplicabile L. 'inno a pag. 234 la nota al v. 2, Calliope ; e
è forse, dunque, anteriore di poco al 729, ricorda il verso di Rhianos : ol
fatto in un tempo in cui delle nozze fu tano, quando d'una il nome dirai. 4 ima
ture si parlava già e non ancora si par go: vedi a pag. 274, v. 8. 5 e 6 Helico
lava della ribellione dei Cantabri e Astu nis – Pindo – Haemo : via via più lon
ri, di cui nel 728 trionfava Sextus Appu tano: in Boeotia, in Thessalia, in Thracia :
leius. Ma veniamo all'inno ; esso ha un nell' Haemo inospitale Calliope partorì
282 LYRA ROMANA .
v . 15. 29 Defluit saxis ' scende dalli sco. messa da Augusto in dissomigliarsi dal
gli '. 30 Concidunt uenti : questo e il suo grande prozio ? Perchè nel passo di
rimanente è imitato da Theocr. 22, 19 e Orazio , checchè si dica, si sottintende
segg. : Subito cessano i venti, e liscia facilmente il nome Caesar paragonato
bonaccia Per il mare ; e le nuvole via fug a Tarquinius. E Augusto non pare aver
girono qua e là. 31 e 32 quod sic uoluere approvato mai, pubblicamente , l'aspira
cosa che vollero essi, secondo il voler zione di Cesare al regno ; combattè, esi
loro '. I codd. migliori hanno quod, i più liò, uccise i congiurati qui parentem oc
quia, glossema di quod preso per con cidissent iudiciis legitimis ultus (vedi
giunzione. Meineke corresse di sic, come a pag. 193, nota al v. 44) , dando alla ven
è in Ouid. M. 6, 661 in immensum cre detta una ragione legittima di famiglia .
uit - sic di statuistis. Ei di non sareb Ma tuttavia è possibiie altra interpre
bero Castore e Polluce, heroes; chè la tazione : il poeta dubita se ricordare
distinzione è necessaria in questo inno, quegli che fondò o l'altro che incivili o
dopo quel proemio. Sitratterebbe dun il terzo che accrebbe Roma o infine colui
que d'un privilegio, d'una distinzione che la glorificò sopra tutti, Cesare. Il
concessa dagli dei - così in generale, quale sarebbe indicato col fatto ultimo
come nel passo Ovidiano ai due divini che diede a lui nelle mani l'impero
fratelli. Oppure sarebbe un'esclamazione, romano : la morte di Catone. Vedi a
a indicare miracolo ;un'esclamazione però pag. 199, v. 24. 37 Regulum : pag. 240,
in bocca de' marinai: il che pare discor v. 13 e segg. Scauros: M. Aemilius Scau
dare con lo stile dell'inno. ponto in rus, dopo l'infausta battaglia dell'Athe
pontum . recumbit si ridistende ’: 33 Ro sis, contro i Cimbri , mandò a dire a suo
mulum : il passaggio da heroes, tutti greci, figlio che era stato de' cavalieri che ave
a uiri, tutti romani, si fa mediante uo vano abbandonato Catulo , di non venir
mini che potrebbero anche essere con più in sua presenza. Onde questi coactus
siderati semidei : Romolo e Numa. 34 est fortius aduersus semetipsum gladio
superbos : sembra opposto a quietum e uti, quam aduersus hostes usus fuerat,
varrebbe quindi dispotici, tirannici ’ e Val. Max. 5, 8, 4. Si tratta di questi due ?
sarebbe da riferire a Tarquini. Pure si il padre era lumen ac decus patriae. Così
potrebbe intendere imperiosi ’. 35 fa si avrebbero tre nomi a indicare la mala
scis, i quali da Tarquinii introdusse in fortuna di Roma, etre a indicare la
Roma Tarquinius Priscus. I due Tar buona. 38 Paullum : Aemilius Paullus
quini è probabile sieno come fusi in uno : che morì a Cannae . 39 Gratus, dell'e
i fasci che Tarquinio indusse, che Tar sempio da loro dato, a prezzo della vita ;
quinio usò tirannicamente . Catonis 36 de' quali esempi uno ha cantato espres
Nobile letum. Catone si uccise in Utica samente, insigni (att.) che dà gloria ’.
per non sopravvivere alla libertà; la 40 Fabriciumque: col noto campione con
quale stava a cuore pure ad Augusto, tro Pyrrho comincia l'enumerazione de'
se nel Mon. Anc. 6, 14, dice di sè : rem grandi ne’tempi belli di Roma. 41 incom
publicam ex mea potestate in senatus po ptis - capillis: questa particolarità signi
pulique Romani arbitrium transtuli. E ficativa della semplicità della vita, va
Augusto lodò Catone : Macr. Sat. 2, 4. riferita a tutti e tre, a Fabricio e a Ca
EVergilio pose nell'Elysio Secretos- pios millo come a Curio. Curium : Curius Den
his dantem iura Catonem, che è , chec tatus, lo spregiatore dell'oro de' Sanniti.
chè si dica Servio, proprio colui che per 42 Camillum : quegli che ferro non auro
libertà rifiutò vita. Vogliamo in tutto recuperare patriam iubet(Liu.5, 49), que
ciò veder l'indizio di una cura speciale gli la cui statua sui Rostri era togata
284 LYRA ROMANA .
LIX . [II-xx]
Non usitata nec tenui ferar
Pinna biformis per liquidum aethera
85. Così noi : eh ! ragazzi, ehi, spose ! tant'anni. 19 Spartacum : 681-683. siqua
11 Iam uirum expertae (molti correg se in qualche luogo ’. 20 Fallere'sfug
gono expertes prendendo uirum per gen . gire ', 21 argutae, come quella che do
plur.) : le parole parranno sempre strane veva esseree cantatrice e sonatrice. 22
e sconvenevoli, se non si pensa che dal Murreum odoroso di myrrha ', sem
poeta sono dette allegramente , male no pre, anche senza essere asperso dell'un
minatis (pochi codd . hanno male omina guento. Porph. dice che è colore inter
tis ) ' dal cattivo suono ' : imagino : Quid flauum et nigrum : castagno . E come se
iste fert tumultus ? dice qualcuno. E tu lo sarebbe inventato Porph. ? A me pare
multus può valere guerra repentina. Ecco interpr.ragionevole ,comparando il v. 25.
un uerbum male nominatum , duoovu nodo cohibere ' annodare, senza perder
hov. Imagino anche che qualcun altro, tempo ad intrecciarli . 25 albescens che
o meglio qualcun'altra, dica, di tra la comincia a imbiancare ’. 27 ferrem'non
ressa, le parole di Cesare assalito dai l'avrei sopportato in pace '. 28 Consule
congiurati, Ista quidem uis est. E ognuno Planco : 712.
compren quali sensi possa avere uis :
donde lo de scherzoso oxymoron di puellae Odi di commiato .
lam uirum expertae. L'idea di questo LIX. TRASFORMAZIONE. – È l'ultima
chiacchiericcio è presa dalle Adoniazou ode del libro secondo. Ad alcuni è so
sai di Theocr , dove si parla così spesso
spetta, come quella che sembra un'imi
di öx205. 14 Eximet (un cod . exiget, tazione dell'ultima del libro terzo, della
un altro exigit) toglierà '. curas : parola seguente. Nel fatto, quella differisce per
che può aver relazione con ciò che ho un punto principale, che non vi si parla di
scritto nelia nota all'ode ( II- VI ]. tumul morte prossima, e negli ultimi due versi
tum 15 – per uim : donde la spiegazione anzi vi si accenna al godimento della
mia. 17 puer : il servo, che, secondo il gloria da vivo. Nella presente invece si
consueto, aveva seco : vedi Sat. 1 , 9, 9. dice : neque in terris morabor Longius ;
18 Marsi – duelli: della guerra Sociale si conclude : Absint inani funere neniae -
o Marsica, 663-665 : vino di quasi set Conpesce clamorem. La presente è un in
HORATIVS CARMINA . 287
lendo usare d'una comparazione, a chi gione parevano inutili a Mecenate di cui
meglio compararsi che a un alato che resta il superbo verso (Sen. Ep. 92) : Nec
diede il nome a un mare e a una terra ? tumulum curo, sepelit Natura relictos.
a uno che, come disse poi Ovidio, M. 8, LX. IMMORTALITÀ. Ed eccoci alla
224, Deseruitque ducem caelique cupidine chiusa dei tre mirabili libri, al com
tractus...? Ma Icaro cadde. E perciò Ora miato. Il poeta adopera lo stesso metro,
zio dice notior uisam , che significa che tra i lyrici il più familiare e modesto, che
vedrà più paesi e farà più lungo cam adoperò nel proemio (pag. 156). Il qual
mino. Orazio si figura nel suo viaggio proemio non fu, manifestamente, com
fantastico i popoli lontani intenti dalla posto nel tempo di questo epilogo, in cui
terra al celeste viaggiatore ; facile ima è accennata coi v. 9 e 10 una gloria più
ginazione, di cui ha qualche tratto Ovi alta di quella che potesse derivare dal
dio, in quel suo modo idyllico : Hos ali solo avere introdotto in Roma la lyrica
quis tremula dum captat harundine pisces, aeolica. Il poeta ha cantato, con voce
Aut pastor baculo stiuaue innixus arator degna di Roma, quel Capitolium al quale
Vidit et obstipuit, quique aethera carpere ascende il pontefice massimo con la mas
possent, Credidit esse deos. 14 Visam sima vestale , raccolti in sacro silenzio.
andrò a vedere ' , dall'alto. gementis ' che Egli allude dunque a poesie che nel proe
mugghia '. 15 Syrtisque : vedi a pag. 280, mio non promette, a poesie che nel tempo
v. 3. Gaetulas: specie per il genere: che scrisse il proemio, non doveva nem
africane '. canorus 16 Ales : il cigno ha meno prevedere di essere atto a fare. Me
un canto che da lontano vibra come doctarum ederae praemia frontium Dis
squillo di campana. 17 qui dissimulat miscent superis, me gelidum nemus Nym
metum che nasconde il timore ?. 18 pharumque leues cum Satyris chori Se
Marsae cohortis : pag. 240, nota al v. 9. cernunt populo ; diceva allora. Ora vuole
19 peritus che ha esperienza ' di noi l'alloro, ora sa che i suoi canti fanno
e delle cose nostre. E si riferisce sì a parte di quel mondo nuovo e glorioso che
Hiber e sì a Rhodani potor. Nel fatto è sorto per opera dell'Augusto.
questi popoli erano già conquistati alla 1 aere delle statue di bronzo ' ossia
civiltà latina. Dice, per es., Orazio al del bronzo ' delle statue, le quali Pin
suo libro (Epl . 1, 20, 13) mitteris Ilerdam , daro (Nem . 5, 1 ) spregia, immobili sulla
nell' Hispania. 20 Discet : è più che No loro base, a confronto dei suoi canti alati
scent. potor : = qui bibit, cioè l'abitante e datori di vita. 2 situ della mole '. Ma
delle rive ’, quindi il Gallo . Vedi a pag. alcuno interpreta per ' muffa, vecchiaia ',
218, [III-X] v. 1. 21 inani, poichè man fondandosi sull'imitazione di Mart. 8,
cherà il corpo . 22 turpes, per lo strac 3, 5 : cum rupta situ Messallae saxa ia..
ciare i capelli e le vesti, graffiarsi il cebunt, pensiero ripreso in 10, 2, 9 : Mar
volto. 23 Conpesce: ho cercato in vano mora Messallae findit caprificus. Si po
a chi il Peerl. supponga indirizzato que trebbe osservare che in Orazio si tratta
sto e il seg. imperativo, poichè a Mece di quei comparativi d'uguaglianza, tante
nate morto non possono essere diretti. volte notati; e che in tale espressione,
24 superuacuos inutili '. Per altra ra come il bronzo non è considerato di breve
HORATIVS CARMEN SAECVLARE. 289
Carmen Saeculare .
durata, così disdirebbe dire delle pyra pontefice'in religioso silenzio ’, tra gli
midi, che vanno in rovina. 3 edax che inni della pompa . 10 e 11 qua Et
rode piano piano. inpotens, che ' vio qua : segnano il limite del paese, nel
lento ' abbatte a un tratto . 5 fuga tem quale nacque il poeta : quindi le propp.
porum : vale come un aggiunto, e fuga sono la dichiarazione di ex humili. Au.
cium , ad annorum . 6 multaque anzi fidus : ora Ofanto . pauper aquae : oppo
molta '. pars mei : che cosa ? il nomen ? sto a uiolens obstrepit. Daunus : favoloso
l'opus ? Considerando le imitazioni (Prop. re dell’Apulia. agrestium : particolarità
4, 1 , 35 e 56 e segg. Ouid . Am . 3, 15 , 7 non oziosa, tra popoli dediti solo all'a
e 19 e 1, 15, 41 , e M. 15, 871 ) c'è da du gricoltura nascere il poeta di Roma. 13
bitare ; tuttavia risulta più nomen . 7 Li Princeps “ per primo ’ : Libera per ua
bitinam la dea della morte ’ : altri li cuum posui uestigia princeps, dice in Epl.
bitinam (Liu. 41 , 19) i neri mini 1 , 19, 21. Aeolium : di Alcaeo e Sappho,
della morte '. usque via, via ’ : poststriera ma specialmente d'Alcaeo. 14 Deducisse
e aver derivato ’: altri e aver laboriosa.
de' posteri ’. 8 dum : non fare dipen
dere la prop . da Dicar . Capitolium : era mente composto ’, e ad Italos modos se
vaticinio della Sibylla che il Capitolium condo melodie italiche '. 15 Delphica
sarebbe il capo e il cardine della terra Apollinari. 16 uolens : parola solita
abitata , sino alla fine del mondo. Verg. nelle preghiere : pag. 3, v. 2. Melpomene
Aen. 9, 448 : Dum domus Aeneae Capitoli Musa ispiratrice ?.
inmobile saxum Accolet imperiumque pa
ter Romanus habebit : cioè, sempre. 9 III. CARMEN SAECVLARE.
Scandet salirà ' ; chè dal tempio di Ve
sta per andare al Campidoglio si saliva Si ha memoria di Saecularia celebrati
per la via Sacra . cum – wirgine : s'in al tempo della repubblica. I primi però
tende generalmente con le vergini Ve nel 505 , secondo la notizia di Varrone,
stali ’ ; ma pare si debba intendere della riportata da Censorino, 17 , 8 ; nel qual
sola Virgo Maxima , che in unione al anno essendo avvenuti molti portenti,
Pontifex Maximus andava al Capitolium et ideo libros Sibyllinos Xuiri adissent,
a pregare per il bene del popolo nelle renuntiarunt uti Diti patri et Proserpi
Idi di Marzo. tacita ' raccolta ' come il nae -- ludi centesimo quoque anno fierent.
PASCOLI, Lyra Romana 19
290 LYRA ROMANA .
A ludi fatti prima di questo anno, non cularia nel 737. I quali ebbero di comune
si deve credere. In essi , a un'ara posta con quelli antichil'essere ingiunti da un
venti piedi sotto terra s'immolavano vaticinio di Sibylla e il luogo dove furono
hostiae furuae, cioè un bove e una vacca celebrati , cioè il Campus Martius; l'es
neri , agli Dei inferi , Dite e Proserpina ; sere continuati per un trinoctium o i
e per tre notti si continuava la solennità. sacri banchetti in onore delle dee, detti
In Val . Max. 2, 45 è l'origine favolosa sellisternia . Ma molto c'era di nuovo : già,
del rito. Nell'anno 705 avrebbe esso do si riferivano a secoli di centodieci anni,
vuto rinnovarsi per la terza volta ; ma e venivano alla fine d'un magnus sae
fu l'anno, quello, del cozzo delle armi clorum ordo. Poi differivano le vittime :
civili; e niuno allora ci pensò ; e così, in non più esclusivamente hostiae furuae,
quel secolo sarebbe stato omesso . Ma ma questo di notte, e boues albi di giorno.
esisteva un altro vaticinio Sibyllino (con Differivano gli dei : non Dis pater e Pro
servato da Zosimo, 2, 5) , col quale s'in serpina, ma le Moerae, le lithyiae, la Terra
giungevano cerimonie e sacrifizi molto mater nelle tre notti, Iuppiter Optimus
più particolari e vari per quando fosse Maximus, Iuno Regina, Apollo et Diana
finito agli uomini il ciclo di cento dieci nei tre giorni; così come è nel Xpnoutos
anni. Il qual vaticinio , da parole di Phle della Sibylla, conservato da Zosimo. Il
gonte ( peri macrob. 4) e dagli ultimi due quale ci dà ancora la relazione della fe
versi di esso vaticinio ( e a te tutta la sta , errando solo nell'aggiungere al nome
terra Itala e tutta quella dei Latini Sem degli dei , cui si sacrificava nelle tre
pre sotto il tuo scettro avrà il giogo sul notti , quello di Hades e Persephone.
collo ' ) , sembra fatto, e certo è riferito, Questo errore è venuto in luce dalla
ai primrordi della guerra sociale, cioè scoperta fatta, dal 20 Settembre 1890 al
l'anno avanti la distruzione di Fregellae, 4 Marzo del '91 , di frammenti del Com
avvenuta nel 629. Come nacque e quando mentario dei ludi secolari celebrati da
l'idea che questi nuovi ludi fossero stati Augusto, oltre altri minori di quello degli
istituiti (il che è in Cens. 17, 10 ed è con altri celebrati da Septimio Severo. Sono
fermato nell'esordio del commentario dei pezzi marmorei che rivestivano un cippo,
ludi Severiani) nel consolato di M.Valerio posto nel luogo stesso dove i ludi furono
e Spurio Verginio , l'anno CCXCVIII ? dal celebrati, come il Senato, a proposta del
qual anno al 737 sono appunto quattro console Silano, decretò ad conseruandam
secoli di cento dieci anni; o meglio, nel memoriam tantae b [eneuolentiae deorum ].
628 comincia un quarto secolo che finisce Da questo commentario ( I Commentarii
nel 737 : e questi sono appunto i quattro dei Ludi Secolari Augustei e Severiani
secoli della Palingenesia che si diceva con una illustrazione di Teodoro
avvenire ogni 410 anni. Chi pose d'ac Mommsen. Roma , 1891 ) attingiamo la
cordo il rito dei ludi secolari con la tradi cronaca della festa. Lo lesse, col Vaglieri
zione della Palingenesia ? Pare fosse l'au e il Huelsen , F. Barnabei , al quale quanto
toro stesso del carnie Sibyllino che ebbe io devo ! (Se credessi ai somnia Pythago
sentore di ludi che si dovevano celebrare rea , in lui vedrei Q. Orazio Flacco in
nel 628 ; o egli stesso mostrò poi il pen persona, sentendo il suo dulce loqui e il
siero che si fossero dovuti celebrare a suo ridere decorum . Chè di Orazio sente
evitare i guai che poi vennero : certo si recita illustra i Carmina e i Sermones con
può affermare non fosse Augusto. Poichè troppo miglior conoscenza che noi , men
sin dal 714 sapeva Vergilio d'una rela tre passeggia per quella Via Sacra, dove
zione che era tra i ludi secolari e il ma troppo spesso egli avrebbe occasione e
gnus saeclorum ordo, e sapeva che i se ragione di dire Huncine solem tam nigrum
coli avevano ad essere di cento dieci surrexe mihi ! se non glielo impedisse la
anni ; sebbene nel suo computo si rifa natura ancor più ingentilita nel miste
cesse dai ludi del 605, che egli, e a ra rioso trapasso dell'anima).
gione, crede gli ultimi celebrati. E qui
osservo di passaggio che Vergilio sem AVANTI LA FESTA. Prima del 25
brerebbe aver confuso o fuso la fine d'un Marzo dell'anno 737 fu messo fuori un
secolo e il principio d'un altro, precisa Edictum del Collegio dei XVuiri s. f.
mente come fece poi Augusto . Poichè (sacris faciundis) col quale si ingiungeva
sotto il consolato di Pollione, nel 714, il modo che dovevano tenere i cittadini
decus hoc aeui – inibit (Ecl . 4, 11) , dice nel celebrare sacrificium saeculare ludos
Vergilio. E Augusto celebrò i suoi Sae que qui centensimo et d[ecimo anno re
HORATIVS CARMEN SAECVLARE . 291
currunt ]. Ciò secondo una lettera del l'acqua del Tevere, dove ella scorre più
l'imp. Caesar Augustus. Il senato da lui alla stretta . In quella e nelle altre due
era stato consultato a. d. XIII K. Mart. notti , centodieci matrone, tante quanti gli
in curia Iulia ; ed esso dal senato ebbe anni del secolo, che avessero più di venti
l'incarico di ordinarli , non nella sua qua cinque anni, maritate , nel Capitolio invi
lità di principe, ma pro conlegio XVuirum . tavano alla sacra cena in sellas Iunone e
In essa lettera egli avverte ancora che Diana , duabus sellis positis, cioè tennero
i giorni dei ludi saranno feriati : [dili] i sellisternia . E Augusto immolava alle
genterque memineritis litibu [8 per eos Moerae ( Parcae; ma sono religiosamente
dies non esse praestandam] audientiam. conservati i nomi greci del testo Sibyl
Altri decreti del medesimo Collegio par lino e i sacrifizi sono compiuti Achiuo
lavano della distribuzione dei suffimenta ritu ) nove agnelle e nove capre nere,
e del ricevimento delle fruges. A. d. XK . hostias prodigiuas, che cioè si consuma
Jun. (23 di Maggio) in saeptis [ Iuliis] fu vano . E pregava : Moerae ! uti uobis in
rono fatti due senatusconsulta , con l'uno illeis libre [is scriptum est quarumque re
dei quali , facendo eccezione alla legge rum ergo quodque melius siet populo Ro
de maritandis ordinibus promulgata l'an mano Quiritibus uti uobis VIIII] agnis
no prima, a quelli qui nondum sunt ma feminis et IX capris fem [inis sacrum fiat,
ritati tra l'anno di loro età ventesimo uos quaeso precorque uti imperium ma
quinto forse o cinquantesimo o sessan iestatemque populi Romani] Quiritium
tesimo, e che secondo la detta legge duelli domique au [xitis utique semper
non avrebbero potuto assistere ai ludi, Latinum noinen tueamini, incolumitatem
si concede ut -- 8. f. 8. ( sine fraude sua) sempiter]nam uictoriam ualetudinem [po
spectare liceat, poichè i ludi sono isti pulo Romano Quiritibus tribuatis fauea
tuiti religionis causa neque ultra quum tisque populo R. Quiritium legionibusque
semel ulli mor [talium eos spectare licet] ; populi Romani ] Quiritium remque p. po
con l'altro si decretava che fosse in puli R [omani Quiritium saluam seruetis,
scritto il commentarium di essi ludi in uti sitis ] uolentes pr [opitiae populo Ro
una colonna aheneam et marmoream . mano] Quiritibus, XVuirum collegi [o mihi
A. d. VII aut VI aut V K. Iun . (26 o 27 domo familiae et uti huiu]s sacrifici acce
o 28 Maggio) dovevano cominciare le ptrices sitis VIIII ugnarum feminarum
cerinionie , con la distribuzione dei suffi et VIIII capraru [m feminarum proprija
menta . A. d. VIII K. Iun ., in fatti, fu mes rum (altri pulcrarum ) inmolandarum , ha
so fuori un editto dei XV uiri, i quali sti rum rerum ergo macte hac agna femina
marono commonefaciundos homines, che inmolanda estote fitote u [olente )s propitiae
si presentassero al sacerdote una volta P. R. Quiritibus XV uirum collegio mihi
sola con le mogli e i figli. Adunque nei domo familiae. Dopo il sacrifizio, si fecero
tre giorni indicati, nel Capitolio avanti i ludi nella scaena senza teatro , senza se
il tempio di Giove Massimo e avanti dili. Il giorno dopo, ossia il primo di Giu
quello di Giove Tonante, e nel Palatino gno, nel Capitolio l'imperatore Cesare
avanti il tempio d'Apollo e nel suo por Augusto sacrificò a Giove Ottimo Mas
tico, o avanti il tempio di Diana Aven simo un bove maschio, proprium : nello
tina e nel suo portico, i Quindici seduti stesso luogo un altro M. Agrippa ; e pre
in tribunali distribuirono alle famiglie garono : Iuppiter Optime Maxime ut in
de' liberi, le faci, il solfo e il bitume, illeis libreis scriptum est quarumque re
perchè venissero poi purificati, suffiti, rum ergo quodque melius siet Populo R.
ai ludi. Negli stessi luoghi , e nei tre Quiritibus tibi hoc voue mare pulchro sa
giorni seguenti , i cittadini portarono ai crum fiat, te quaeso precorque : il resto
Quindici frumento e orzo e fave (fruges) , come sopra. Furono ad atallam (che non
da essere poi distribuiti agli esecutori si sa che cosa voglia dire) Caesar, Agrip
delle cerimonie e dei giuochi. pa, Scaeuola , Sentius , Lollius , Asinius ,
LA FESTA . – Nella notte dal Maggio al Gallus, Rebilus. E poi si diedero i ludi
Giugno cominciò la celebrazione . Così era Latini in un teatro di legno edificato in
stabilito nella lettera di Augusto ai Quin campo presso il Tevere ; e le matres fa
dici, de' quali egli era quell'anno uno dei miliae tennero i sellisternia e non furono
magistri. Egli aveva detto e l'Edictum intermessi i ludi cominciati nella notte
aveva ripetuto : [ a nocte ea ] quoidies inlu e fu messo fuori un editto :
ciscet K. 1 [un. ad a. d. III) nonas Iun. Il
luogo fu, come voleva la Sibylla, presso XV . VIR.S.F.DIC
292 LYRA ROMANA .
i Quindici dicevano alle donne che , stante riferire a Giove e a Giunone, designati
la legittima causa di letizia pubblica , to dal luogo dove si sarebbe trovato il coro
gliessero il lutto. E nella notte seguente a quel punto del carme, e dalla menzione
Augusto fece sacrifizio alle dee Ilithyiae dei boues albi, come il coro avrebbe pro
con nove liba , nove popana , nove pthwes nunciato il nome del Dio Ottimo Mas
(tre sorte di focaccie). E pregò : Nithyia, simo, all'ultimo, dando le spalle al Ca
uti tibei (si noti il singolare ), e vai di pitolio e tornato nel Palatino ? Haec
cendo. E nel secondo giorno Augusto e Iouem sentire: v. 73. Ma sopra tutto
Agrippa nel Capitolio sacrificarono a Iu me pare assurdo che si indichino Giove
none Regina una bouem feminam ognu e Giunone solo col nome Di, mentre al
no. E pregarono al solito modo; e poi v. 32 è Iouis aurae, a modo di circo
le centodieci matres familias nuptae pro scrizione poetica, mentre si abbonda nel
nunziarono un'altra preghiera, le cui pa nominare Febo e Diana, coi loro nomi
role erano intonate , forse, dall'Impera diversi. E il coro afferma d'aver cantato
tore. Le madrifamiglie di Roma, genibus le lodi di questidue. E in fine l'espres
nixae, domandavano a Iunone Regina la sione della lapide non si può torcere a
potenza, la salvezza, la gloria, la pro significare quello che l'illustre storico
sperità del popolo Romano, del nome vorrebbe. Ma, d'altra parte, come può
Latino, della repubblica e delle legioni. dire di Apollo e Diana, uos bubus uene
Furono fatti i ludi come il giorno prima, ratur albis ? Qui sta il punto. E io ri
e nella terza notte Cesare Augusto sa spondo con produrre un altro dubbio :
crificò alla Terra Madre una scrofa pre come chiama egli Diana col nome di Ili
gna e pregò al solito modo e tutto al thyia ? Abbiamo veduto che alle Ilithyiae
solito modo si fece. Finchè nel terzo dell'oracolo Sibyllino sacrificò Augusto
giorno, nel Palatino , l'Imperatore e nella seconda notte nouem libis e popanis
Agrippa offersero prima ad Apollo, poi e pthoibus (proprio con le medesime thye,
a Diana, nove liba , nove popana , nove secondo il medesimo oracolo, ad Apollo
pthoes, rinnovando a ogni offerta e poi e Diana), e prego : Ilithyia, uti tibei, al
due numi la preghiera . Finito il sacri singolare. Leggendo poi tutta quella stro
fizio delle XXVII focaccie ad Apollo e fa vediamo che si dà a Diana un altro
delle XXVII a Diana , pueri [ X ] XVII nome, che tanto sospetto parve al Bent.:
quibus denuntiatum erat patrimi et ma Genitalis. Ora Fest. citato dal Bent, ha :
trimi et puellae totidem carmen cecinerunt. Genitales (veramente il testo ha Geniales)
Nel marmo segue : eo [de ]mque modo in deos dixerunt Aquam Terram Ignem Ae
Capitolio : dal che il Mommsen ricava che rem , - Lunam et Solem . E insomma un
il carmen fosse cantato andando proces appellativo molto somigliante a mater, il
sionalmente dal Palatino al Capitolio o quale è dato nelle cerimonie a Terra e
dal Capitolio tornando al Palatino, in nessuno sognerebbe potesse darsi anche
modo che da tutti s'intendesse che i Di alla vergine Diana della solita mitologia .
dal v. 45, ai quali si fanno sacrifizi di Posso aggiungere che nel secondo giorno
boues albi , non erano Apollo e Diana invocò : Iuno regina ; e che nell'inno
(come da tutti si è creduto fin qui) ma gli (v. 35) è detto : Siderum regina - Luna
Dei massimi, avanti il cui tempio i fan e (v. 15) Siue tu Lucina probas uocari.
ciulli e le fanciulle passavano cantando Da questo a me pare si possa già rica
quelle strofe. Di che, vedremo. Il marmo vare che Orazio cantando Diana pensava
continua ancora : carmen composuit Q. a tre dee, a cui fu sacrificato, Ilithyia,
Hor [a ]tius Flaccus. Sentiamolo. Iuno regina , Diana . Non forse nello stes
IL CANTO. - Fu cantato, dunque, da so modo egli pensava a Iuppiter, can
ventisette giovinetti e altrettante fan tando Alme Sol ? Vedi Macr . Sat. 1 , 23.
ciulle, che avevano vivi i loro genitori ; Platone nel Timaeo attribuisce a Zeus
e prima fu cantato nel Palatino, eodemque il carro alato, che gli riconosce pure
modo in Capitolio. (Al Mommsen pare Orazio : vedi a pag. 265, v. 8. E in quel
impossibile che l'inno, così lungo, po luogo è notevole, al v. 5, Diespiter, che
tesse essere ripetuto due volte ; a me i Romani interpretavano diei et lucis
(sia detto con riverenza ) l'inno par trop pater (Gell. 5, 12 ; e altri). Non parrebbe
po breve, perchè accompagnassela lenta improbabile (vedi nota a l. c.) che si
pompa dal Palatino al Capitolio e dal ricorresse all'idea del carro alato e
Capitolio al Palatino. E poi, anche am quando si concepiva il dio come perse
mettendo che i versi 37-52 si debbano guitatore del malvagio per colpirlo del
HORATIVS CARMEN SAECVLARE . 293
fulmine e quando si concepisse come stione vuole altro ingegno, altro sapere
padre del giorno. Forse dunque il nostro che il mio ! Tuttavia i dubbi a Ilithyia
poeta, ubbidendo a ispirazioni di Augu del v. 14 e al presente ueneratur del v. 49,
sto , il grande riformatore e restauratore restano ragionevoli e domandano luce) .
della religione, identificava Iuppiter con Il sacrifizio è al suo termine: i XVuir.
Apollo, il suo Dio, col Sole, in questa seduti fanno col popolo la venerazione.
grande festadel rinnovamento romano E si alza il canto.
e mondiale. Si sa che del Sole era , se PARTE PRIMA. 4 Tempore sacro : era
condo la Sibylla, l'ultimosecolo o mese sacro, non perchè finiva o cominciava
dell'anno mondano, onde Verg. Ecl. 4, 10 : solamente un secolo, ma un periodo di
Casta faue Lucina : tuus iam regnat Apollo. quattro secoli, 440 anni. Era la Palinge
Lo identificava, ma con la prudenza e nesia. 5 Sibyllini - uersus : in tutte le
il mistero a ciò necessari. Onde, tor preghiere vi si alluse: uti - in illeis libreis
nando al v. 49, non si troverebbe più scriptum est. 6 lectas - castos : il primo
inesattezza nell'attribuire il sacrifizio di agg. si riferisce anche a pueros e il se
bouesalbi a Apollo e Diana ; poichè erano condo anche a Virgines : lectas vale non
stati immolati veramente, ad essi, sotto solo ingenuas, ma di nobile famiglia ' :
il nome di luppiter e di Iuno, nei due
giorni precedenti. Ma ciò non spieghe castos ' puri’, cioè non contaminati dalla
rebbe, e nemmeno seguendo il Mommsen, morte de' loro genitori: patrimi et matri
il ueneratur, presente, se non si consi mi, αμφιθαλείς, come ha il racconto di
derasse che la ueneratio è l'ultimo atto Zosimo. 7 Dis: agli dei immortali, ha l'o
del sacrifizio . Ora Augusto in questoa racolo. quibus — placuere : ciò è affermato
terzo giorno stimò forse di avere assolutamente: piacque a tutti gli dei il
compiere un sacrifizio unico che si era septimontium. 9 Alme che dài e conservi
svolto negli altri due giorni, interpretò, la vita ’. Sol : da questa invocazione si
nel seguire le ingiunzioni del canto Si rileva subito che Orazio celebra la fine
byllino, di avere ad obmouere e mactare non solo d'un secolo, ma di un anno
struem o fertum , offrendo le sacre fo mondano. Nell'oracolo, v. 16 ; • Phoibos
caccie, in relazione con le vittime inmo Apollon, Il quale anche Sole si chia
latae nei due giorni passati. Un indizio, ma '. E continua: ' uguali riceva Thy
pur lieve, di ciò è nella maggiore so mata Letoides '. E poichè prima è detto
Tennità e precisione con cui si fa in della vacca bianca da sacrificarsi a Here,
questo giorno la mactatio delle focaccie si credeva che dovesse ricevere boues
a nove a nove, e per le due divinità. albas. Wilamowitz emendò, secondo la
Poichè nella seconda notte fu pur fatta lapide θύματ’ ' Ελευθύησιν (nellala
la medesima offerta di liba popana pthoes, pide, 115, Deis Lithyis errore forse re
e non si fa che la preghiera solita uti ligiosamente riprodotto dall'oracolo che
supra ; mentre in questo giorno, a ogni aveva probabilmente : OÚPeactor Ael
specie di focaccie e per i due dei, si
ripete: Apollo (o Diana ), uti te popanis O únouv ) ‘ gli stessi thymata che le lli
datis bona prece precatus sum, eiusdem thyiae ', ossia nove liba, nove popana,
rei ergo macte heis libis libandis esto fito nove phthoes. Le llithyiae sono dee in
uolens propitius (dove si deve a popanis fere, non celesti, sono di quei daimones
sostituire libis, e viceversa). Si confronti che nell'oracolo e nella lapide sono detti,
il cap. 134 di Cat. AC. dove è presso a carezzevolmente, milichii, cioè dolci,
poco questa medesima formula : uti te propizi ’. O come ad Apollo, al Sole, lo
strue ommouenda bonas preces bene pre stesso sacrifizio che a quelle ? Nei ludi
catus sum etc., e dove si fa un grande Apollinares istituiti nel 542 (vedi a pag. 7,
ommouere e mactare di fertum e strues, Marcius uates, 4), gli si faceva sacrifizio
prima e dopo immolata la porca praeci boue aurato et capris duabus albis auratis :
danea. Insomma a me pare che dicendo, Macr. Sat. 1, 17. Il poeta, o meglio Au
bubus ueneratur albis, Orazio abbia vo gusto, dovè pensare, primo, che le Lityiae
luto, con poetica brevità che qui gio si riducevano a Ilithyia e che questa era
vava anche al recondito senso del rito , Diana, la sorella di Apollo; secondo, che
dire : Egli prega, nel sacrifizio de' bovi questi liba e il resto erano una strues o
bianchi,testè concluso con l'offerta delle un fertum a compimento del sacrifizio di
sacre focaccie. Sacrificioperfecto è nella hostiae maiores (Macr. l. 1. dove si noti
lapide a questo punto solo. Ma tale que che furono consultati i libri Sibyllini).
294 LYRA ROMANA.
Le quali hostiae maiores, due boues albi, Kalende Iunie, le tre volte nove focac
furono sacrificate, l'uno da Cesare l'al cie. Nell'oracolo sono Lithyiae o llithyiae,
tro da Agrippa, nel primo giorno, nelle diverse dalla sola Ilithyia, da Orazio e
Kalende Iunie. Ora à me pare che Au quindi da Augusto identificata con Diana .
gusto e Orazio interpretassero quel sacri 15 Lucina : ossia Iuno Lucina (vedi tra
fizio come fatto a Diespiter, a Lucetius, altro, a pag. 87, v. 13) alla quale erano
al Sole. Dice Macr. Sat. 1, 15 : cum Io sacre le Kalendae (vedi Macr. 1 , 15 : Ia
uem accipiamus lucis auctorem, unde et num Iunonium uocatum esse diximus, quod
Lucetium Salii in carmine canunt et Cre illi Deo omnis ingressus, huic Deae cuncti
tenses Aia tnv nué par uocant, ipsi Kalendarum dies uidentur adscripti). A
quoque Romani Diespitrem appellant, ut Iuno Regina fu fatto il sacrifizio boue fe
diei patrem . Così è nel pensiero d'O mina pulchra (una da Cesare, un'altra da
razio e d'Augusto Iuppiter identificato Agrippa) nel secondo giorno. E ingegno
col Sole e con Apollo. E, probabilmente, samente supposero, mi pare, il poeta e
con Ianus. Matutine pater seu — Iane : Sat. Cesare che il sacrifizio fosse già comin
2, 6, 20. Leggi a pag. 1,Carmen Saliare, 1 : ciato nella notte del primo giorno , con
O Zaul. curru nitido : vedemmo Orazio la strues o fertum di focaccie . 16 Geni
attribuire a Diespiter uolucrem currum. talis = mater. 17. Diua : il poeta, trala
Leggi a pag. 1 , Os. 1, 3 ; dove è Leu sciando il dio, s'indugia qui con la dea.
cesius o Lucetius, ossia l'auctor lucis, che Così nel secondo giorno dopo il sacrifi
tuona. diem qui 10 Promis et celas : pag. zio, le CX matrone, genibus nixae, aggiun
1, Cs. 1 , 4 : prome dius enum recumde. gevano la loro preghiera a quella già fatta
Non so se maggiore al mio sospetto in esso sacrifizio . Erano matres familias,
venga dalla ingegnosa ricostruzionedello nuptae. Qualunque fosse la formula della
Zander o a questa da quello, la proba loro preghiera ( era la solita ), l'atto e la
bilità . aliusque et idem : è, per me, eco qualità delle donne significavano che alla
di canti prischi, a noi ignoti; canti nei Dea si domandava : producas subolem.
quali era ancora lo stupore dell'uomo 18-20 decreta super iugandis Feminis :
primitivo che, dopo aver pianto e tre allude alla lex Iulia de maritandis ordi
mato della morte del Sole, salutava al nibus, con la quale si toglieva, per es.,
l'alba un altro Sole nato, un altro, pur il diritto di assistere ai ludi, a chi tra
così uguale al già spento, così lui. Non il 25 e il 50 o 60 di sua età non avesse
ci ha che vedere Lucr. 5, 659 Semina preso moglie, si concedeva, fuori che ai
ardoris - Quae faciunt solis noua semper senatori, di sposare liberte, si offrivano
lumina gigni, con che si spiega come il premi a chi avesse molti figli. decreta
sole non perde virtù di luce e calore. 12 super Lege : Augusto si mostrava ri
Visere : nella tua corsa attraverso lo spa spettoso dell'autorità del senato , e pro
zio : pag. 288, nota al v. 14. maius : Verg. fessava di eseguire essendo tribunicia
Aen. 7, 602: maxima rerum Roma. E così potestate (Mon, Anc. 1, 37) i voleri del
è e così sarà , o vate ! 13 aperire partus : senato. marita ‘ maritale '. 22 cantus –
di tutto . E qui apre il nuovo secolo ; non ludos : iludi cominciavano la primanotte,
solo ; ma il nuovo saeclorum ordo, la pa il canto era solo nel terzo giorno. 23
lingenesia. 14 Ilithyia : a cui furono of e 24 die - Nocte : il medesimo hysteron
ferte nella seconda notte, nella notte delle proteron . 25 Vosque – Parcae : ecco fi
HORATIVS - CARMEN SAECVLARE. 295
Ter die claro totiensque grata
Nocte frequentes.
Vosque ueraces cecinisse , Parcae, 25
Quod semel dictum est stabilisque rerum
Terminus seruet, bona iam peractis
Iungite fata.
Fertilis frugum pecorisque tellus
Spicea donet Cererem corona; 30
Nutriant fetus et aquae salubres
Et Iouis aurae.
Condito mitis placidusque telo
Supplices audi pueros, Apollo ;
Siderum regina bicornis , audi, 35
Luna , puellas.
Roma si uestrum est opus, Iliaeque
Litus Etruscum tenuere turmae ,
Iussa pars mutare Laris et urbem
Sospite cursu, 40
Cui per ardentem sine fraude Troiam
Castus Aeneas patriae superstes
Liberum muniuit iter, daturus
Plura relictis :
Di , probos mores docili iuuentae , 45
Di, senectuti placidae quietem ,
nalmente le Moerae, dalle quali si co quanto portare è debito per i mortali, che
minciò nella notte cui seguì l'alba delle offrano le primizie delle loro sostanze
Kalende Iunie. Nell'oracolo è iTOVTO A questo allude il poeta. E fu fatto, come
vedemmo. Esse erano propiziazioni per
YÓvols Molpais : perciò a loro, supe gli dei milichii,e di questi è Gaia. Cere
riori anche a Giove, si doveva sacrifi rem : è quella che l'oracolo chiama Gaia
care dapprima. Ma Orazio sembra spie e Zosimo Demeter . 31 e 32 fetus, signi
gare altrimenti il rito : esse sono prime, ficati nel rito dai porcelli che ha nel
perchè predicono : ueraces cecinisse. 26 ventre la scrofa nera , sacrificata nella
Quod semel dictum est : per alcuni è re terza notte a Terra mater. et aquae – Et
lativa anticipata di Iungite, per altri di Iouis aurae ` le pioggie e le aure del
pende da cecinisse; e così pare anche a cielo ’. salubres, le une eevale altre. 33
me : Quod semel dictum est = fatum , per Condito telo : s'intend la sagitta
chi pensi all'etym . diquesta parola. sta (pag. 282, v. 24) di Phoebo ; ma nella
bilisque rerum 27 Terminus - l'evento mente del poeta era anche la folgore di
certo e immutabile ' : è da unirsi stabilis Giove. 35 Siderum regina : regina ri
rerum , non rerum Terminus, seruet (così cordava anche Iuno Regina. E così con
i codd. molte edd . seruat), non è espr. clude l'interpretazione poetica del rito,
di desiderio, quasi si sottintenda utinam , e nulla ha tralasciato . Sono nove strofe.
ma di comando equivalente a forte af E la parte generale e mistica è finita.
fermazione. 28 Iungite: non come se PARTE SECONDA. – 36 Roma: con que
esse li creassero, ma perchè li predicono. sta sacra parola, avvicinata al Sole
30 Spicea - corona : la primizia delle sue nella prima parte, comincia la seconda,
messi: praemetium de spicis quas pri più politica e particolare, uestrum, di voi,
mum messuissent sacrificabant Cereri : Di. 39 Iussa , a uobis, mediante oracoli..
Fest. donetº abbia di che donare '. Diceva 41 sine fraude:
l'oracolo ( v . 27) : ' E tutti da casa portino, sine noxa c senza vale, come vedemmo,
colpa e perciò senza
296 LYRA ROMANA .
75
Doctus et Phoebi chorus et Dianae
Dicere laudes.
I. [111]
(pag. 159, v. 35 ), e l'invidia non aveva tissimo poeta ; che rispondeva: * Facilis
più potere su lui (pag. 287, v. 4). " O Musa, simo... O impossibile '. Isthmius : specie
lo sguardo benevolo che posasti su me per il genere. 5 Achaico : vale ' greco ',
nascente, doveva far di me un illustre pur col ricordo dell'origine eroica che
non pugile, non auriga, non condottiero - aveva il gusto dei Greci per bighe e qua
ma poeta, inspirato dalle cascate rumo drighe. 6 e 7 Deliis --- foliis : intendono
reggianti, dalle sussurranti boscaglie. Ec alcuni dell'alloro, altri della palma: pag.
co, i figli di Roma, capo del mondo, mi 87, nota ai v. 7 e 8. 8 regum : pag. 203,
pongono tra ipoeti e l'invidia già più non v. 12. Reges, antithesis a Populus Roma
m'offende. O Musa, che tempri la cetra nus. 9 Capitolio : dove col trionfo saliva a
d'oro, o Musa, che daresti ai muti pesci fare il sacrifizio. 10 praefluunt ' scorrono
il canto del cigno, è opera tua se mi avanti ”. 11 nemorum comae : pag . 159,
mostrano a dito e dicono : Hic est ille v. 30. Tac. Dial. 9 : poetis in nemora et lu
ROMANAE FIDICEN LYRAE ; è opera tua il cos , id est, in solitudinem recedendum est.
mio canto e la mia gloria ! ” Aeolio carmine : pag. 289, v. 13. 13 e 14
1 Melpomene: pag.289, v. 16. semel: Romae - suboles i Romani ’ : tuttavia
una volta basta à chi può tutto. 2 ui Porph. pensando alla notizia di Suet.: Ne
deris : Hes. Theog. 81 : " Cui onorino di rones uult intellegi, quos Augustus priui
Zeus grande le fanciulle E al nascere gnos alioquiut suos loco filiorum diligebat:
guardino - A lui nella lingua dolce ru da che si vede che per lui Romae è lo
giada versano, A luiscorrono dalla bocca cativo, principis urbium vale Augusti. 17
parole soavi ’. E Callim. 21 , 4 aureae : è l'epithet. di Pindaro , P. 1, 1.
questi cantò cose maggiori dell'invidia. 18 strepitum : vedi Epl. 1, 2, 31 ; 14, 26. È
Sia detto con perdono ; chè quanti le Muse pure di Pindaro : I, 4, 27. temperas e ac
guardarono da fanciulli con occhio Non cordi ’. 20 cycni - sonum : pag. 288, v. 15
torto, non cessarono d'amare nella gri e 16. 22 monstror digito : Pers. 1, 28 : At
gia vecchiaia '. 3 labor: a cui si oppone pulchrum est digito monstrari et dicier
la divina e serena facilità dell'opera e Hic est. Cic. T. 5, 103 : Demosthenes illo
gloria poetica. * Difficile fare codesti susurro delectari se dicebat - Hic est ille
versi? " domandava non so chi a un al Demosthenes '. 23 fidicen : in Epl. 1, 19 ;
HORATIVS - CARMINA . 299
II. [vi]
Diue , quem proles Niobea magnae
Vindicem linguae Tityosque raptor
Sensit et Troiae prope uictor altae
Phthius Achilles,
Ceteris maior , tibi miles inpar, 5
Filius quamuis Thetidis marinae
Dardanas turris quateret tremenda
Cuspide pugnax :
Ille, mordaci uelut icta ferro
Pinus aut inpulsa cupressus Euro, 10
Procidit late posuitque collum in
Puluere Teucro ;
Ille non inclusus equo Mineruae
Sacra mentito male feriatos
Troas et laetam Priami choreis 15
Falleret aulam ;
32 : Hunc ego Latinus Volgaui fidicen . gli Dei – o Dio del canto e della luce ,
24 Quod, per alcuni è cong. per altri o Dio giovanile, proteggi il mio nuovo
pronome. spiro ho l'ispirazione poe canto italico. O fanciulle e giovinetti
tica ', cosa senza fatica ,comeil respirare. delle prime famiglie di Roma che siete
si placeo : modesta e graziosa correzione . nella protezione di Diana ; io ho da
E il verbo richiama placido lumine del Phoebo l'ispirazione, l'arte, la gloria di
V. 2. poeta : osservate il tono che io segno
II. VATES HORATIVS . Al lumi toccando col pollice le corde della lyra,
e cantate il figlio di Latona, cantate la
noso iddio di Augusto, all'iddio che do notturnofulgente , che fa prosperare i
minò nella festa secolare, dirige il poeta campi e governa le stagioni. O fanciulle,
il suo ringraziamento . E lo foggia a quando sarete maritate, potrete dire :
itpooldecoy dell'inno stesso che com Nella grande festa secolare io era del
pose, e imagina presente il coro de' nobili coro, cui insegnò il suo canto il Vates
giovinetti e fanciulle. Notevole l'inge Horatius '. È la prima volta che il poeta
gnoso aggiramento per il quale conclude pone il suo nome (vedi a pag. 128, v. 12).
à dichiarare Apollo il principale autore È ciò manifestamente per essere quello
e protettore di Roma; e ciò è come un già consacrato nella colonna di bronzo
commento al Canto Secolare. Ma qui con e in quella di marmo .
Apollo è nominata Venus (v. 21), a cui, 1 e 2 magnae linguae ' del vanto
per la necessità di seguire religiosa
mente il testo Sibyllino, non si fece sa orgoglioso ' : poichè Niobe (Il. L , 607)
crifizio nei Ludi, sebbene ella fosse Ae si agguagliava a Leto, dicendo che quella
neadum genetrix . Pure in quel Genitalis si due soliaveva partorito ed essa molti.
può vedere l'indizio che in Diana Ilithyia Tityos : pag. 239, v . 77. 3 prope uictor :
Lucina è fuso anche il nume di Venere nell'Aethiopide si raccontava l'assalto
fecondatrice .' O Dio, di cui sentì il potere dato da Achille a Troia. 5 tibi miles in
Niobe e Tityos e Achille che quasi quasi par : Hector in Il. X 359 dice al vinci
ebbe a prendere Troia – ma morì, per tore : In quel giorno in cui Paris e
opera tua ,a tempo ; chè, se non fossi stato Phoibos Apollon , Per bravo che tu sia, ti
tu, egli non si sarebbe bensì chiuso nel uccideranno alle porte Scaee. 11 Proci
cavallo di legno, ma avrebbe distrutta dit late, occupando molto terreno, come
tutta la generazione di Troia e nessuno un cipresso o un pino caduto. 13 e 14
sarebbe scampato : Aenea non sarebbe Mineruae Sacra mentito : Verg. Aen. 2,
venuto in Italia , Roma non sarebbe sorta : 183 : Hanc pro Palladio moniti, pro nu
tu e Venus ciò impetraste dal padre de mine laeso Effigiem statuere, nefas quae
300 LYRA ROMANA.
III. (11)
Pindarum quisquis studet aemulari ,
Iulle , ceratis ope Daedalea
pare aver dimenticato i giovanetti del stro Druso aveva a combattere i Raeti
coro. Ora parla alle fanciulle tutte, non i Vindelici che dalle Alpi avevano
a una : che al coro si parlava in singo spesso fatto incursioni nell'Italia e nella
lare. 41 amicum ' grato ’. 42 luces : i Gallia . E Augusto , finita così facilmente
tre giorni. 43 Reddidi : poichè prima lo la sua impresa Sygambrica, mandava Ti
ha cantato il maestro. docilis docta . berio ad aiutare il fratello che già aveva
III. CIGNO E APE. Rileggiamo in riportata vittoria. Iullus Antonius invitò
Suet. Vita Q. Hor. Flacci : scripta quidem dunque (pare verosimile) a cantare le
eius usque adeo probauit – ut non modo future vittorie da riportarsi ductu e auspi
saeculare carmen conponendum iniunxerit cio di Cesare e il suo ritorno trionfale.
sed et Vindelicam victoriam Tiberii Drue Dei Vindelici non è qui parola: ma si
sique priuignorum suorum , eumque coe può supporre a ogni modo che Suet.
gerit propter hoc tribus carminum libris combinasse la sua notizia traendola da
ex longo interuallo quartum addere. Uno questa ode, in cui si accenna a domanda
schol. di questa ode dice : Iulus Anto di carmi Pindarici, e dalle quarta e quat
nius rogauerat Horatium , ut scripta Pin tordicesima che sono realmente di stile
dari Graeca in laudem Caesaris tran Pindarico e trattano delle vittorie dei
sferret. Poichè Augusto non può nello priuigni d'Augusto . Fu insomma Iullus
stesso tempo avere ingiunto a Orazio di Antonius che invitò Orazio a cantare le
comporre il carmen saeculare e di cele nuove glorie d'Augusto, e ciò parve o
brare la uictoria Vindelica che fu presso fu a nome di lui. E nell'invito doveva
a poco tre anni dopo la grande festa , noi esservi un cenno al carme secolare così
possiamo, secondo la notizia dello schol. alto e degno d'Augusto e di Roma ; poi
e l'ode stessa presente, congetturare chè Orazio risponde in quel metro e al
che l'invito a Orazio di celebrare le im lude ad esso altrimenti ancora . Un
prese - forse di là da venire - de' suoi altro Pindaro, io ? No , Iullo, le mie ali
figliastri e di lui stesso, gli arrivasse col sarebbero attaccate con la cera e cadrei
mezzo di Iullus Antonius. Il quale era ( questo con tutti i ragionevoli dubbi) .
figlio di M. Antonio, il triumviro, e di Pindaro è un torrente che straripa, è sem
Fulvia, nato nel 710 circa . Fu educato pre grande, sia che intuoni dithyrambi,
da Octavia , dolce matrigna, amato e sia che hymni e paeani, sia che epinici,
careggiato da Augusto che gli diede in sia che threni. In alto vola Pindaro : egli
moglie Marcella figlia di Octavia e sua è un cigno. Io, invece, sono un'ape che
nepote , che lo fece sacerdote, pretore mi aggiro tra i timi, componendo in
nel 741 , console nel 744. Nel 752 fu co dustriose celle di carmi. Tu, poeta più
stretto a uccidersi, per le sue relazioni sublime, canterai Cesare, quando trarrà
con Iulia, la figlia del suo benefattore e incatenati i Sygambri, vincitore subli
affine. Egli era poeta e scrisse un poema me ; tu canterai la gioia della città , i
epico in dodici libri, le Diomedee. Dal suoi ludi e le sue feste quando egli tor
l'esordio dell'ode, senza bisogno dell'af nerà. E io, felice del suo ritorno, mesco
fermazione dello schol., s'induce facil lerò le mie acclamazioni a quelle del
mente che Antonio domandava a Orazio popolo : griderò, o Sole bello e glorioso !
carmi pindarici; dal v . 33 alla fine, chia griderò, al passaggio del trionfo, io
ramente risulta qual soggetto avessero Triumphe, con tutto il popolo ; e ringra
ad avere i carmi domandati. Nell'anno zieremo gli dei. Tu sacrificherai dieci
738 i popoli Germanici dei Sygambri, coi bovi e dieci giovenche ; io, un vitellino
Teucteri ed Usipeti, avevano invasa la che cresce per quel giorno. Ha già le
Gallia, vinta la cavalleria Romana, re corna, ma appena, e ha, come vuole il
spinto duramente M. Lollio. Onde Ce rito, la sua macchia bianca sulla fronte '.
sare in persona partì per la Gallia , con I aemulari : dice Plin . Epl. 7 , 30 : non
ducendo seco Tiberio , suo figliastro , ut aemularer (improbum enim ac paene
pretore. I Sygambri atterriti dal nome furiosum ), sed tamen imitarer et sequerer .
di Augusto , tornarono ai loro paesi e 2 Iulle : così in molti codd. Questo prae
diedero ostaggi. In tanto l'altro figlia nomen insolito ebbe egli da suo padre
302 LYRA ROMANA .
Marco, il quale indicava così che per il che dà foga alla enumerazione che è
parte di donne anch'esso era della gens per finire. 23 Aureos, predicativo con
Iulia. Certo l'i è in greco vocale, ma av educit, come prima caelestis con reducit;
vicinato in latino a quello di Iulius diven e in certo modo si riferisce ad astra .
ne consonante. Il Peerl. legge Ille. 3 pin nigroque : opp. ad Aureos, o meglio ad
nis: vedi a pag. 286 (II-XX), v. 2. 4 No aurea astra. 25 Multa - aura gran
mina : perchè con quisquis si allude a quantità d'aria ’ : con questa strofa con
più persone. 7 e 8 inmensus profun chiude la prima parte dell'ode. Dircaeum ,
do - ore dall'immensa profondità della da Dirce fonte presso Thebe, vale · The
sua foce '. 9 Laurea – Apollinari: pag. bano ’, sebbene Pindaro veramente fosse
289, v. 15 e 16 : Delphica Lauro. 10 per nato a Cynoscephale. 26 Antoni : poichè
audacis – dithyrambos: l'audacia era nei non si trova in altra ode praenomen e
pensieri, che avevano quindi bisogno di nomen della stessa persona (bensì nomen
novità nell'espressione e nei ritmi. 13 e cognomen in [ II-II] v. 3 e in (II- XI]
deos regesue ' gli dei e gli eroi ', negli v . 2) il Peerl. sostituì Ille a Iulle o Iule .
inni e peani. 14 per quos : i Lapithi e 27 e 28 tractus ' regioni ’: apis - More
Bellerophon. 16 Chimaerae: pag. 207, modoque: il paragone è già in Plat. Ion.
V. 23 e 24. 17 Elea : Olympia era nel 534 a ; in Aristoph . Aues 737 e segg.
l'Elide. 18 Palma caelestis (acc. plur.) : Matinae : vedi pag. 164, nota al v. 3 e 4.
pag. 157, v. 5 e 6. 19 e 20 centum po E nota che è probabile che anche Orazio
tiore signis Munere: pag. 288, nota al usasse Calabria , quando gli tornava, per
v. 1. 21 Flebili ' che piange '. -ue = siue, Apulia , se nell'ode (III -XVI), v. 33, nec
da preporsi. 22 Plorat : nei threni. Il Calabrae mella ferunt apes, chiama Ca
verso è hypermetro come il seguente, labre le api che qui sono Matine. A ogni
HORATIVS CARMINA . 303
35
Per sacrum cliuum merita decorus
Fronde Sygambros ;
Quo nihil maius meliusue terris
Fata donauere bonique diui
Nec dabunt, quamuis redeant in aurum
Tempora priscum. 40
Concines laetosque dies et Vrbis
Publicum ludum super inpetrato
Fortis Augusti reditu forumque
Litibus orbum .
Tum meae , siquid loquar audiendum , 45
Vocis accedet bona pars, et ' O Sol
Pulcher, o laudande ! ' canam recepto
Caesare felix .
Teque, dum procedis, io triumphe! '
Non semel dicemus, ' io triumphe !' 50
Ciuitas omnis dabimusque diuis
Tura benignis .
Te decem tauri totidemque uaccae ,
Me tener soluet uitulus, relicta
Matre qui largis iuuenescit herbis 55
In mea uota ,
Fronte curuatos imitatus ignis
Tertium Lunae referentis ortum ,
modo, il poeta con Matinae vuol indi - priscum : l'età dell'oro è veramente
care la sua patria, come con Dircaeum tornata, per il poeta nostro e per Ver
ha indicata quella di Pindaro . Nella prec. gilio, dopo gli anni quattrocento qua
vedi v. 27. 29 e 30 per laborem Plu ranta ; sebbene non sia proprio quella
rimum : opp. a Multa -- leuat aura , con prisca. 44 Litibus orbum : saranno giorni
che si dice che il cigno non fa sforzo feriati quelli e sarà indetto, litibus per
alcuno. circa ' per ’: uuidique 31 Tibu eos dies non esse praestandam audientiam .
ris : pag. 161 , v . 13. ripas : opp. & Nu 46 0 Sol : è come un'allusione al Carme
bium tractus. 33 Concines : molte edd. Secolare. 49 Teque : così quasi tutti i
hanno Concinet, introducendo così, dopo codd. e va riferito a Triumphe, come a
Pindaro, dopo Iullo Antonio, dopo Ora pag. 152, v. 21 : Io Triumphe, tu - Keller
zio, un quarto personaggio. E sì che il preferisce Tuque di qualche cod. Bent.
poeta haripetuto, con esempio singolare, emendò non felicemente Isque e Mei
il vocativo : Antoni, dopo Iulle. maiore neke Atque, ponendo procedit.56 In per
- plectro : abl. di qualità con poeta. 35 l'adempimento '. 57 Fronte con la fron
Per sacrum cliuum : l'ultimo tratto della te ’ su cui spuntano le corna : pag. 253,
Via Sacra verso il Capitolium. 37 Quo: v . 4. curuatos - ignis " la falce luminosa
di Cesare Augusto. 39 e 40 in aurum 58 Tertium – ortum ' il terzo apparire ',
304 LYRA ROMANA.
15
Sic desideriis icta fidelibus
Quaerit patria Caesarem .
Tutus bos etenim rura perambulat,
Nutrit rura Ceres almaque Faustitas,
Pacatum uolitant per mare nauitae ,
Culpari metuit fides, 20
Nullis polluitur casta domus stupris,
Mos et lex maculosum edomuit nefas,
dopo il novilunio . 59 Qua nella parte sole ; e quando egli si tuffa nell'Oceano,
in cui ’ : dipende da niueus uideri, notam così ripetiamo, tra i calici, la sera ’:
duxit : il così detto callum , che dovevano 1 Diuis — bonis: vedi prec. v . 38. E
avere le vittime che si sacrificavano in CS. v. 50. Romulae : CS. v. 47. 2 Custos :
date circostanze. come Iuppiter ò Gentis humanae pater
IV . INVOCAZIONE . Ma Augusto atque custos : pag. 284, v. 49. 5 dux : Au
non tornava così presto, non ostante le gusto campeggia contro i nemicidiRoma.
sue promesse. “ O figlio di dei , o custode 7 et : così ilVat. Reg. i più dei codd.
di Roma, da troppo sei assente. Promet hanno it, che le edd. ritengono, compa
testi ritornar presto : ritorna. Rendi la rando [ II -XIV ) v. 5, (pag. 211 ) ; ma leggi
luce della tua presenza alla patria, per la nota a quel verso. 10 Carpathii
chè la tua presenza è primavera per il maris : pag. 266, v . 8. 11 spatio longius
popolo. La patria cerca il suo Cesare, annuo da più d'un anno ': dip. da di
che dà la prosperità ai campi, la sicu stinet. 14 demouet (così il Vat. Reg. altri
rezza ai commerci, la morigeratezza alle hanno dimouet) : pag. 158, v. 13, 15 de.
famiglie. E chi teme più i Parthi, gli sideriis — fidelibus dalla pena per l'as
Scythi, i Germani, gli Hiberi? Ci sei tu. senza del suo amore ’ . 17 etenim : solo
Ognuno vive tranquillo nelle sue vigne qui, rura perambulat ' vanno su e giù,
feconde, e lavora e celebra giocondi ban arando '. 19 Pacatum : senza più pirati.
chetti, e a te liba, come a Lare, come 20 Culpari metuit = non culpatur. 22
la Grecia fa ai Castori e ad Ercole. Dacci Mos et lex : allude alle leges Iuliae deadul
lunghi giorni di festa e di pace ! così noi teriis et de pudicitia . maculosum –- nefas :
diciamo alla mattina, quando spunta il l'adulterio che macchia la legittimità .
HORATIVS CARMINA . 305
Laudantur simili prole puerperae,
Culpam poena premit comes .
Quis Parthum paueat , quis gelidum Scythen , 25
Quis Germania quos horrida parturit
Fetus, incolumi Caesare ? quis ferae
Bellum curet Hiberiae ?
Condit quisque diem collibus in suis
Et uitem uiduas ducit ad arbores ; 30
Hinc ad uina redit laetus et alteris
Te mensis adhibet deum ;
Te multa prece , te prosequitur mero
Defuso pateris , et Laribus tuum
Miscet numen, uti Graecia Castoris 35
Et magni memor Herculis.
Longas o utinam , dux bone , ferias
Praestes Hesperiae !' dicimus integro
Sicci mane die, dicimus uuidi ,
Cum Sol Oceano subest. 40
v. (xiv]
Quae cura patrum quaeue Quiritium
Plenis honorum muneribus tuas ,
della discendenza. 23 simili prole : pag. quattordicesima più a Tiberio, tutte e
96 , v. 216-220, e nota. 27 Fetus : come due composte in stile Pindarico, con
se nascessero dalla terra stessa. 29 Con . largo periodare, con imagini ardite, con
dit – diem ' passa tutto il giorno ’: Verg. colori mitologici, con digressioni,con pa
Ecl. 9, 51. suis : non ci sono più i repen rentesi sentenziose e personali. Egli ac
tini e ingiusti cambiamenti di proprietà. colse dunque l'invito di Iullo Antonio,
30 uiduas : perchè si dice maritare po e poetò pindaricamente. Della quarta
pulos : pag. 145, v. 10. 31 e 32 alteris diamo il sunto: Come l'aquila di Giove
- mensis alle seconde mense ’, adhibet (Giove le diede il regno sui volanti per
invoca ', secondo ciò che decretò il Se la sua fedeltà nel ratto di Ganimede)
nato, dopo la vittoria su Cleopatra : Dio esce dal nido, ancora inetta al volo e
Cass. LI, 19. 34 Laribus : il Genius Au alla rapina, spinta dalla sua fiera natura ,
gusti era posto tra i Lares publici. 35 e sul principio teme anche nell'aria soave
Castoris, che richiama anche Pollux : pag. di primavera, ma impara, poi si caccia
78, v . 27. 37 dux bone: ripetuto dal v . 5. negli ovili, quindi assalta anche i ser
ferias * giorni di festa ’ dopo le vittorie penti ( tre strofe): o come i caprioli che
che riporteraie che faranno la pace. 38 già dalle poppe della madre si volgono
e 39 integro die quando il giorno non alla pastura (luogo dubbio), vedono il
è ancora intaccato '. Sicci - uuidi: pag. leone spoppato anch'esso e muoiono per
204, nota al v. 3. 40 Sol : è notevole in le sue zanne novelle, così videro nelle Al
tutte queste odi lo studio di porre in pi Retiche Druso i Vindelici ( essi si ar
relazione il Sole e Phoebo con Augusto, mano di scuri, come le Amazoni : come
che è veramente l'Augur della nuova età mai ? io non ne cercai, nec scire fas est
d'oro . omnia ); ma insomma quelle schiere ay
V. LA VITTORIA VINDELICA. In vezze alle vittorie furono vinte alla lor
tanto Druso vinceva i Vindelici, prima volta (tre strofe); e sentirono a loro spese
da solo, poi col fratello maggiore, Tiberio . che potesse la natura e la razza, che po
11 poeta celebra le loro vittorie con due tesse l'educazione di Augusto nei giovani
odi alcaiche, la quarta e la quattordice Neroni (nero in Sabino vale fortis ): i forti
sima, la quarta dedicata più a Druso, la sono generati dai forti, così negli uomini
PASCOLI, Lyra Romana 20
306 LYRA ROMANA ..
come nei tori e nei cavalli; l'aquila non in più battaglie i Genauni e i Breuni,
fa colombe ; e poi l'educazione svolge i Tiberio fugò, con favorevoli auspicii, i
semi naturali ; dove manca questa, le Raeti (due strofe ); bello era vederlo nel
buone inclinazioni si torcono al male conflitto stancare quei cuori che avevano
( tre strofe : come a dire, con le prece giurato libertà o morte ; pareva il vento
denti, strofa, antistrofe, epodo, di dodici di Sud, quando nella stagione delle piog.
versi ognuno ; e sembrano costituire una gie, agita le ondate, Tiberio galoppando
grande strofa di trentasei versi).O Roma, in mezzo alla mischia (due strofe : e que
i benefizi dei Neroni attesta il Metauro, ste sono l'epodo, come le altre due coppie,
presso il quale fu sconfitto Asdrubale; fu la strofa e l'antistrofe, e tutte insieme
quello il primo giorno di vittoria (primus costituiscono una grande strofa di 24
alma risit adorea = fu primo giocondo versi). Così l'Aufido, dal capo di toro,
per il farro della vittoria distribuito in fragoroso inonda le campagne, come Ti
nutrimento ai vincitori: è forse espres berio Claudio prostrò le file dei nemici,
sione rude semplice antica di Livio An abbattendo i primi e gli ultimi, come un
dronico nel suo inno propiziatorio a Iuno mietitore (due strofe); e tuo era l'eser
Regina : vedipag. 12 Liuius Andronicus, cito, tuo il consiglio, tuoi gli auspicii ;
1 e 2), dacche Annibale scorrazzava per chè dal giorno che entrasti in Alessan
l'Italia, come incendio tra pini, come dria, tre lustri sono passati, tre lustri
vento sulle onde. Dopo quel giorno la di vittoria e di gloria (due strofe ): tu
fortuna si mutò e si rialzaronole statue hai vinto gl'invincibili Cantabri, hai ot
degli dei (tre strofe) ; e Annibale disse : tenuto la soggezione e l'ammirazione
Noi siamo cervi ed essi lupi ; noi inse dei Parthi, degli Indi, degli Scythi, o
guiamo quelli a cui sfuggire sarebbe già campione d'Italia e Roma; a te sono
grande trionfo. La gente che portò , soggetti il Nilo, dalle ignote sorgenti,
attraverso mille pericoli, da Troia in l'Istro, il Tigri, l'Oceano, pieno di mo
Italia, i Penati, i figli, i vecchi, è come stri marini, che rumoreggia nelle coste
una grande nera quercia dei monti, che della Britannia (due strofe ; e così si
dal ferro della scure prende forza e vi hanno tre coppie che rispondono inver
gore (tre strofe ). E un'hydra, che sem samente alle precedenti,costituendo una
pre si riproduce, è come i tori spiranti grande antistrofe, ma in modo che la
fiamma, come il serpente da' cui denti prima parte dell'antistrofe risponda al
nascono guerrieri. Affondala in mare , l'ultima della strofa : a, b, c ; c, b, a : di
ne esce più bella ; lotta con essa, ed essa Augusto si tace solo nelle strofe c). A
abbatte il vincitore e fa battaglie, di cui te obbedisce la Gallia, che non teme la
parleranno orgogliosi alle donne (oppu morte, a te l'Hiberia ; te venerano i Sy
re, di cui le donne de' vinti parleranno gambri, deposte le armi con le quali ave
piangendo). Io non manderò più superbi vano fatto già strage di noi (una strofa
nunzi a Cartagine : è morta la nostra spe che è come il piccolo epodo, dopo le gran
ranza e fortuna, poichè è morto Asdru di due strofa e antistrofe ) '. La compo
bale (tre strofe : con le precedenti, strofa, sizione è simile a quella della quarta,
antistrofe ed epodo ; e nel tempo stesso salvo che si procede per coppie, e ana
tutte insieme l'antistrofe di trentasei loga a quella del Carmen Saeculare.
versi). A tutto i Neroni riusciranno : li 1 patrum Quiritium : per Senatus
difende Iuppiter, li salva l'ingegno pron Populusque R. Quiritium . 2 Plenis ' de
to attraverso i pericoli della guerra (una gni '. honorum muneribus, presso a poco,
strofa, in bocca non forse d'Annibale, ma = honoribus. 3-5 in aeuum Aeternet
del poeta, a conclusione del tutto: il pic (da aeuiternet) : modo ridondante e 80
colo epodo dopo le grandi strofa e anti lenne come le formule. titulos inscri
strofe) '. Poco dopo compose, in onore di zioni ' nei monumenti pubblici. fastus :
Tiberio5 e più d'Augusto la quattordice pag. 272, v. 4. Sol: vedi la prec. nota al
sima : Come potrà il Senato e il Popolo v. 40. 6 maxime : Verg. G. 2 , 170, et te,
Romano celebrare degnamente le tue maxime Caesar ; e tanto tempo prima!
virtù , o Augusto, o massimo dei principi principum : Tac. Ann. 1 , 9 : non regno
sotto il Sole ? I Vindelici, non prima sog nequedictatura, sed principis nomine con
getti, seppero poco fa la tua potenza (due stitutam rem publicam . 7 Quem : antici
strofe). Col tuo esercito Druso debellò pato come ogg. di didicere, essendo sog
HORATIVS CARMINA 307
getto di posses. 9 milite tuo : così si troppo: potrebbe supporsi incerto omine
attribuiscono ad Augusto quelle vittorie; Martio, che spiegherebbe meglio i due
e questa e la strofa seguente parlano versi seguenti. 19 fatigaret: accenna al
quindi di lui : Tiberio occupa le quattro l'ostinata resistenza di quei cuori devoti
seguenti, dopo le quali è ripreso il mi alla morte. 20 Indomitas: il Bent. conget
lite tuo con Te copias. 10 Genaunos; co turò Indomitus. La lezione dei codd. per
me i Breuni erano abitanti dell'Engadina. la quale si insiste sul valore indomabile
inplacidum . facevano continue scorrerie deimontanari, e da quello si trae motivo
nella Gallia nell'Italia e depredavano a glorificare il loro vincitore, dà, mipare,
quelli che passavano per le loro vallate. qualche appoggio alla mia congettura. .
îl arcis castelli ’. 13 plus uice simplici prope qualis: vedia pag. 14, Cato,5, nella
"rendendo loro più che il contracambio '. lezione del Baehrens, in nota : prope uti
14 Maior Neronum : Tiberius nato nel ferrum; e forse nello stile arcaico prope
712, mentre Drusus nel 716. graue proe non limita, ma rinforza, come il nostro
lium : dice Vell. Pater. 2, 95, che dopo proprio '. 21 Pleiadum choro * la co
assalti ed espugnazioni di terre e ca stellazione delle Pleiadi '. 22 Scindente
stelli, vinsero derecta quoque acie. 15 nubis quando si mostra attraverso gli
inmanisque (feritate truces ha Vell . 1. 1.) : squarci delle nuvole ”: vedi a pag. 133,
espugnata città o villaggio, uccidevano V. 9 e 10. 24 medios per ignis ' nella
essi i maschi nè solo gli adulti ma gli mischia'ardente '. 25 tauriformis: i fiu
infanti e persino le donne incinte, che mi si dipingono con testa di toro propter
i vati dicessero essere incinte di maschi : impetus et fremitus ipsarum acquarum :
Strabo 4, 206. 17 Spectandus dignus Porph . 26 regna Dauni: pag. 289, v. 11.
qui spectaretur ; e ne dipende il v. 19. in praefluit: pag. 298,v. 10.30 diruit : solo
certamine : manca la dieresi, come a pag. qui i Raeti sono dati come vinti. 31
182, v. 14. Gli emend. inter fulmina Mar Primosque et extremos, ' i primi e gli ul
tia , ingenti agmine Martio, si scostano timi ’: fa vedere la rapidità con la quale,
308 LYRA ROMANA .
del v . 22 della presente vedi nota ). E vi è Questa dice : La neve dimoiò, rinver
un altro lieve indizio. Chi è il Torquato, zica il campo, rimette l'albero, e i fiumi
a cui è indirizzata l'ode nostra ? Dicono: ritornano nel loro letto. È un danzare
lo stesso dell' Epl. 1, 5, un oratore elo di Grazie e di Ninfe ... ma bada : questo
quente, che difese in una causa di ve avvicendarsi di stagioni ti dice che sei
nefizio Moscho Pergameno (vedi Porph. mortale . Ora il freddo è cessato, alla pri
ad epl. 1, 5, 9). Ma questo difensore di mavera segue però l'estate, all'estate
Moscho pare fosse un C. Nonius Aspre l'autunno e poi... i brevi dì dell' inverno .
nas (vedi Suet. Aug. 56 : cum Asprenas Passano i mesi, la luna si oscura e spa
Nonius — causam ueneficii – diceret, dove risce ; ma pur ritorna; noi quando siamo
causam dicere varrebbe difendere e andati laggiù dove tutti devono andare,
non esse reum), il quale ebbe da Augusto siamo polvere ed ombra. Chi sa se la
ilpermesso di chiamarsi Torquatus. Leg vita nostra finora vissuta avrà ancora
gi in Suet. Aug. 43 : in hoc ludicro No un domani ? Or dunque, godi, togli le
nium Asprenatem lapsu debilitatum aureo tue ricchezze all'erede che le aspetta e
torque donauit passusque et ipsum poste godile tu. Una volta morto , una volta
rosque Torquati ferre cognomen. Ora che giudicato da Minosse, non la nobiltà, o
il Torquatus dell'Ode sia il medesimo Torquato, non la facondia, non la reli
Nonius Asprenas Torquatus, difensore gione ti farà risuscitare. Né Diana riesce
di Moscho, dell'Epistola, a me pare sia a liberare il suo Hippolyto, nè Theseo
negato dal v. 23, dove è bensì facundia, il suo Pirithoo '.
ma prima di tutto Non , Torquate, genus. 1 Diffugere niues : era neve per tutto ';
Per l'Asprenate, che doventò Torquato per tutto è sparita: dove è andata ?
oradecrescentia
per una caduta nel giuoco di Troia, quella : è finito anche lo squa
parola genus sarebbe una beffa ; mentre è gliarsi delle nevi, durante il quale la
adattissima per un Manlius Torquatus neve si vede ancora qua e là . I fiumi
genuino. Vedi a pag. 95, v. 208 e '9 : Tam decrescono. 4 praetereunt: non stagnano
uetus - Nomen . E leggi in Cic. pro Sulla, dilagando, come prima; ma scorrono ol
cap. 8, in cui a Manlio Torquato, orgo tre, fuggendo, incerto modo, le ripe a
glioso della sua schiatta e spregiatore mano a mano. Altri ritornano nel loro
dei peregrini, dice amaramente: non pos letto ’. 5 Gratia cum Nymphis : Ode [I
sunt omnes esse patricii : si uerum quae IV] v. 6, Iunctaeque Nymphis Gratiae de
ris, ne curant quidem; e vai dicendo. Ora centes. Per Gratia cum -sororibus, vedi
è ben probabile che, quando quel Nonius a pag. 189, v. 12. 7 annus : a cui , dal verso
Asprenas ebbe il cognome di Torquato, Quae rapit hora , si sottintende rapidus.
la gente Manlia si fosse spenta ; sicchè La lieta stagione parrebbe dovere inspi
l'ode deve essere stata composta molto rare liete speranze : no, la rapida vicenda
prima che raccolta e pubblicata. E può con cui ella è venuta, c'insegna invece
essere indirizzata a quell'Aulo Torquato, che tutto passa . almum ' vivo, giocondo,
di cui Corn . Nep. Att. 11: post proelium bello ’, e perciò dura poco , passa prima
Philippense Aulum Torquatum cete dei brevi giorni invernali che paiono
rosque puri fortuna perculsos instituit tue eterni, 9 Frigora mitescunt Zephyris : ha
ri. Si tratterebbe d'un commilitone di in mente Catullo [XLVI) v. 3, pag. 74.
Orazio, come fu quel Sestio a cui è di proterit ' cancella ' ; sì che dei prati e
retta l'altra ode primaverile e mesta. campi verdi e fioriti non restano che
310 LYRA ROMANA .
stoppie gialliccie . 11 mox “ subito dopo '. offre un bel cadus di vino, pur che l'a
12 recurrit : quella che, per un momen mico porti il nardo, che è un unguentum .
to, hai creduto sparita per sempre. 13 È primavera : spira il vento che porta
Damna -- caelestiu ' gli oscuramenti men le rondinelle e abbonaccia il mare : non
sili che subisce nel cielo '. lunae: il cui più nevi , non più inondazioni. La ron
pensiero è sorto dalla descrizione delle dinella fa il nido piangendo l'antica sven
vicende dell'anno. Al plurale ; come il tura ; e i pastori cantano sulla zampogna
sole è aliusque et idem ; CS . v. 90. 15 le loro canzoni che piacciono a Pan . O
pius, (così il Vat. Reg. coi più dei codd. Vergilio, iuuenum nobilium cliens, fa cal
i meno e il Bent. e altri pater) opp. a do e si beve (come tu dici ottimamente )
diues : e alle diuitiae di Torquato allude volentieri. E berrai, ma a un patto : porta
poi nel v. 19, e la pietas nomina nel 24. tu l'unguento di nardo. Un vasettino di
Confronta l'ode (II-XIV] a pag. 211. 19 nardo per una grossa anfora di vino, che
heredis : cfr. l'ode cit. v. 25. 20 dederis : è ora negli horrea Sulpicia , vino dator
l'ult. lunga. animo, quasi Genio. 21 oc di speranze e fugatore di tristezze. Vieni
cideris : l’ult. lunga : vedi a pag. 254, v . 3 dunque col compenso ( cum tua merce) :
placaris. 22 arbitria = iudicia : è l'unica tu non hai a bere gratuitamente, chè io
finale breve dell'ode. Orazio può aver non sono ricco. Sicchè non indugiare,
pensato alla quantità originaria dell'a, non pensare, quanto ti costerà il nardo
nel neutro plurale ; può essere caduto (pone studium lucri). Ricordati che si
heu , che abbiamo veduto in fine al verso deve morire : un po' di allegrią nella
a pag. 300, v. 17. 25 pudicum ; concessivo. serietà della vita non fa male. È bello
In Eurip. Hipp. 1437 Artemis così dà a tempo e luogo dimenticare di essere
l'addio al suo fedele : E addio : chè a me savi ’ . Le parole latine citate chiari
non è lecito vedere morti. Orazio segue scono come antichi schol. pensassero
qui Euripide. 27 caro : pur concessivo . a un Virgilio unguentarius o negotiator.
28 Pirithoo : vedi a pag. 239, v. 80. Ma è dunque Vergilius Maro, questo ?
VII. - A VERGILIO. Altra poesia Sicuro ; e il Dill. così crede, mentre i più
primaverile, altra poesia che haben più respingono questa opinione perchè Ver
che una lieve traccia, di Catullo . Vedi gilio era morto nel 735. Ma la poesia è
a pag. 42 (XIII ). Il gentile di Verona in giovanile, come la precedente ; è, forse,
vita l'amico a cena a patto che si porti del tempo in cui Virgilio componeva le
tutto, non sine Et uino et sale ; esso, Georgiche. A ciò mi persuade un riferi
in compenso, offre all'amico una cosa mento (vedi Storia, pag. LXIII) che mi
sola , che vale per tutte : unguentum pare sia di questa ode ( v. 1-13 ) ai versi
dabo.... dice egli. E Orazio al contrario dolcissimi, che Vergilio imitò da He
HORATIVS CARMINA . 311
siodo : G. 340, Extremae sub casum hie (amico di Cicerone: vedi ad Att. 1 , 9, 2 ;
mis, iam uere sereno. Tum pingues agni 12, 2 ; 16, 15) : Già fanno la lor casina
et tum mollissima uina. È primavera, il di mota le rondini, già per il flutto Ze
vino è maturo, dice Vergilio; perchè firo gonfia le vele... ' Questa imitazione
questo accenno al vino ? Leggi in Hes. O. pare d'Orazio giovane. Ricorda però Epl.
et D. v . 585 e poi 589 e segg. e inten 1 , 7, 13 : Cum Zephyris - et hirundine
derai che il vino è nominato, perchè fa prima. 2 animae Thraciae : i venti
bene il berne, all'ombra, nella stagione Ornithiae. 4 turgidi : vedi la prec. v. 3
già calda. Così nel fg. 45 di Alceo, l'idea e 4. 5 Ityn : in Odyss. T, 518 è l'usi
espressa nella lacuna è certo questa : fa gnolo che piange il caro suo Itylo. fle.
caldo. Alceo al medesimo passo di Hes. biliter : il verso della rondine è un la
attinse nella poesia di cui è il fg.39. Che mento garrulo. 7 male : poichè imbandì
Orazio avesse in mente più Vergilio, che Itys al marito suo Tereo. 8 Regum , quasi
Hesiodo e Alceo, mi par probabile dalla regias. libidines : Tereo aveva violata
descrizione pastorale che precede. Vi si Procne, cambiata poi in usignuolo. Phi
scorge poi l'imitazione di epigrammi lomela , sorella di Procne, fu cambiata in
greci che non è presumibile Orazio imi rondine, dopo la vendetta che ne fece.
tasse se non da giovane ; come vedremo. I latini cambiarono i nomi: Verg. G. 4,
È poi da notarsi che l'ultima dei versi 511 chiama Philomela l'usignolo e della
è lunga per tutto, fuori che al v. 19, in rondine dice in G. 4, 15 : Et manibus
cui, chiaramente, l'enclitica que si deve Procne pectus signata cruentis.' 9-12 A
allungare, come spesso , sotto la percus chi meglio può sembrare indirizzato
sione.
1 Iam ueris comites : questo principio questoBhozzette pastorale cheal cantore
è preso da qualche epigramma greco in vino è già stagionato, è ora di berlo. 14
cui era descritta la primavera in rela pressum : pag. 130, v. 6, in poesia giova
zione alla navigazione. Vedine un bel nile, la stessa espressione. Calibus : pag.
mazzetto a principio del libro decimo 263, nota al v. 10. 15 iuuenum nobilium :
dell'AP. In essi si allude ai venti Or Asinio Pollione, Cornelio Gallo, Mece
nithiae, di cui Colum. 11 , 2, 21 : uenti nate o forse il solo Cesare Octaviano :
septemtrionales - Ornithiae per dies XXX G. 1 , 500: Hunc iuuenem . 16 mereberis :
esse solent : tum et hirundo aduenit. Così fut. di comando. 17 onyx : vasetto di
il lo di Leonida : * Navigare è tempo : alabastrite, per gli unguenti : Plin. NH.
chè la garrula rondine È già venuta e il 36 , 60. 18 Sulpiciis --- horreis : si chia
grazioso zefiro, E i prati fioriscono e si mavano anche Galbae o Galbiana : ho
è chetato il mare .... Il 50 di Thyillo dieque Galbae horrea uino et oleo et si
312 LYRA ROMANA .
milibus aliis referta sunt : Porph. ad Il secondo (Caelo Musa beat ducit ad
cubat: perchè le anfore si ponevano exitus; ma per quel primo hemistichio,
inclinate. 19 e 20 amaraque Curarum= vedremo) fu elaborato da un ingegnoso
curas amaras. 22 merce : l'onyx, col quale grammatico che ricordava i v. 9-16 del
si deve scambiare il cadus. 23 Inmunem l'ode (III- III) (vedi a pag. 229), ma non
senza compenso ' : pag. 255, v. 17. tin badò che è giusto dire che Pollux, Her
guere ' inzuppare ’ : Alc. 39 B. 24 Plena cuies, Bacchus divennero dei per la loro
ricca ' : Sat. 1 , 5, 50 : Coccei plenis virtù ,ma che è em pio affermare che non
sima uilla. 25 Verum : solo qui, delle sono dei se non per i canti de'poeti, e insi
odi. 26 Nigrorumque ignium della nuare che quei divini symposii sono fan
nera (funesta) fiamma del rogo '. 28 de tastici e quei voti sono vani. IlLachmann
sipere : intermettere di sapere: è d'un espunse il primo luogo, più il v. 28 e il
Greco : siue Graeco poetae credimus, ali v. 33, ottenendo così un'ode di ventotto
quando et insanire iucundum est : Sen , versi, ossia di sette strofe. Secondo me
de tranq. 17. E anche questo rende pro (sia detto con perdono) l'ode così sone
babile che l'ode sia diretta a un poeta, rebbe : ' 0 Censorino, agli amici io do
a un dotto, a un amico. nerei bronzi , come si usa, pitture e sta
VIII. – A CENSORINO. - Due sole volte, tue ; e tu avresti i doni più belli. Ma nè
oltre questa, si trova in Orazio questo io li possiedo, nè tu li desideri. Tu ami
metro ; nel proemio e nell'epilogo dei tre i carmi, e carmi io posso donare e dire
primi libri . E in quelle due odi (vedile anche quanto valgano ( prima parte ). Le
a pag. 156 e 288), è il poeta che si esalta iscrizioni sul marmo non dicono la gloria
per l'arte sua. È notevole che la terza d'un uomo così chiaramente come un mio
volta il medesimo metro esprima il mede canto ; anzi, se la carta tace, il marmo non
simo orgoglio, sebbene scherzosamente ; conta . Che sarebbe di Romolo, se i poeti
come del resto, un poco, nel proemio. non avessero cantato ? Aeaco (il giudice
Questa retta applicazione del metro mi di sotterra, che manda i poeti alle sedi
pare già un buon argomento dell'auten beate) è stato consacrato nell'isole beate
ticità dell'ode, che è però bruttamente dai poeti. È la Musa che rende beati, è la
interpolata. Il v . 17 contiene l'unico cho Musa che vince la morte '. Perchè l'ul
riambo, in tutto Orazio, non seguito da timo verso leggerei : Caelo Musa beat,
dieresi. L'ode ha un numero di versi non Musa uetat mori; e andrebbe riferito ad
divisibile per quattro. Il senso non corre Aeaco e a Romolo, e riprenderebbe spi
da mezzo il verso 15 a mezzo il 19, non ritus et uita del v. 14. Quanto alle ca
corre da mezzo il verso 29 al fine, come labrae Pierides, giova ricordare Dau
vedremo, Tolte queste due interpolazioni, niae - Camenae della [IV - VI] v. 27.
si avrebbe un'ode di ventiquattro versi, Orazio indica sovente sè stesso con ac
divisa in due parti uguali. Il primo luogo cenni alla patria : vedi, per es.,a pag . 289,
(non celeres fugae - Lucratus rediit) fu v. 11 e 12. E cfr. l'ode (IV-IX] che tanti
aggiunto da chi non intese Calabrae Pie punti ha di riscontro con la presente :
rides, che suppose indicare Ennio, men Ne forte credas interitura quae Longe
tre accennano Orazio stesso : sua uult sonantem natus ad Aufidum Verba lo
intellegi carmina, quia in urbe Venusia ... quor. Cfr.apis Matinae della ( IV - II] v.27.
quae est in Calabria atque Apulia : Porph , Orazio per dire il pretium dell'arte poe
HORATIVS CARMINA . 313
25
Ereptum Stygiis fluctibus Aeacum
Virtus et fauor et lingua potentium
IX . [ xv ]
Phoebus uolentem proelia me loqui >
Victas et urbis, increpuit lyra,
Ne parua Tyrrhenum per aequor
Vela darem . tua, Caesar, aetas
poeti o coi pii, che per Orazio sono un di quel numero quater undenos. Esso è
po' la stessa cosa. È Aeaco che manda i un'allusione alla palingenesia , che avve
pii o poeti nelle sedi descriptae. Per me, niva dopo quattro undenos deciens anni.
Orazio allude a mito o passo di poeta Orazio quando scriveva quei versi pen
che noi non conosciamo. 33 Ornatus : sava alla Festa secolare, forse già cele
vedi a pag. 222, v . 20. 34 uota : così i brata, ed era pieno di quei calcoli. Così si
Tyndaridi, come Bacco, sarebbero con rende probabile che Augusto solo dopo
siderati come creature dei poeti nell'e il ritorno dalla Gallia leggesse quel libro
sercizio del loro divino potere, e questo d' Epistole e si lamentasse con Orazio.
è troppo davvero. Il quale e potè presentare un libretto di
IX . – L'ETÀ D'AUGUSTO . Nell'anno Carmina, dove erano pindaricamente
741 , IV . Non. Iulias, tornava Augusto in celebrate le vittorie de' suoi figliastri, e
Roma, e si erigeva l'ara della Pace. In cominciò l'ecloga, Cum tot sustineas. Ora
questo anno soltanto Aug. lesse il primo a compimento del libretto e a suggello
libro delle Epistole ? Narra Suetonio di tutta la sua lyrica opera , egli compone
(Vita Hor.) che Augusto, post sermones questa ode , che riassume splendida
quoque lectos, si lamentò di non vedervi mente tutta l'opera di Augusto. ' Volevo
il suo nome e scrisse al poeta : Irasci cantare le tue vittorie, ma Phoebus (il
me tibi scito, quod non in plerisque eius tuo e mio Dio) mi toccò della lyra e mi
modi scriptis mecum potissimum loqua ammonì di non affrontare il mare con si
ris. an uereris ne apud posteros tibi in piccola barca. O Cesare, la tua età è l'età
fame sit, quod uidearis familiaris nobis d'oro di Roma : ritornò l'abbondanza, fu
esse ? E ne ricavò l'Epistola Cum tot su rono restituite le insegne che i Parthi
stineas, la prima del secondo libro ; nei avevano prese, fu chiuso il tempio di
cui versi 250-267 è manifesta la somi Iano, rinacque la costumatezza , fiorirono
glianza con l'ode presente. Può sembrare le virtù per cui dal Lazio all'Italia, dal
inverosimile che tanto tempo corresse l'Italia al mondo si estese l'impero di
dalla pubblicazione del primo libro delle Roma. Tu sei a guardia della repubblica,
Epistole all'anno in cui Augusto lo lesse ; e non c'è quindi più timore di guerre nè
poichè la data di essa pubblicazione si civili nè straniere e noi nei giorni di
vuole significata dai tre versi ultimi del lavoro e di festa, sempre, in giocondi
detto libro : Forte meum siquis te per convivii, coi nostri figli e le nostre mogli,
contatibur aeuum , Me quater undenos dopo la preghiera agli Dei, canteremo,
sciat inpleuisse Decembris, Conlegam Le secondo il costume antico, al suon delle
pidum quo duxit Lollius anno, nell'anno, tibie, i grandi di Roma e Troia e An
cioè, 733. Ma quella indicazione è un chise e il discendente di lui e della Dea '.
modo ingegnoso per dire di essere nato 1 proelia — loqui: corrisponde all'espr.
nel 689. Ciò parrà strano a chi voglia dell'Epl. 2, 1, v. 252 : res conponere ge
non vedervi la data dell'Epistola stessa stas, che vale scrivere un poema epico '.
e del libro, il quale del resto contiene 2 increpuit lyra : Verg. Ecl. 6, 3 : Cum
Epistole composte dopo. Ma la stranezza canerem reges et proelia, Cynthius aurem
sparirà, se si cerca d'indovinare il perchè Vellit et admonuit. 4 Vela : solita meta
HORATIVS CARMINA . 315
15
Porrecta maiestas ad ortus
Solis ab Hesperio cubili .
Custode rerum Caesare non furor
Ciuilis aut uis exiget otium ,
Non ira, quae procudit ensis
Et miseras inimicat urbis . 20
Non qui profundum Danuuium bibunt
Edicta rumpent Iulia, non Getae ,
Non Seres infidique Persae,
Non Tanain prope flumen orti.
Nosque et profestis lucibus et sacris 25
Inter iocosi munera Liberi
Cum prole matronisque nostris,
Rite deos prius adprecati,
Virtute functos more patrum duces 30
Lydis remixto carmine tibiis
Troiamque et Anchisen et almae
Progeniem Veneris canemus.
phora : vedi Verg. G. 2, 41, Prop. 3, 9, 3. concubitus uagus della AP. 398. 15 ortus :
tua – aetas: l'età di che Augustus fu Au anche questo plur. ricorda che il sole
gur dopo i 440 anni: Augusto è come sorge aliusque et idem . 16 Hesperio cu
identificato con Apollo. Lo abbiamo ve bili : in Mimnermo, 11 B – del Sole I
duto. 6 restituit : fu nel 734. E nel Mon. raggi posano in aureo thalamo Presso
Anc. 5, 40 egli dice : Parthos trium exer l'orlo dell'Oceano. 17 Custode rerum :
cituum (di Crasso, di Saxa, di Oppio ) Ro vedi a pag . 304, v. 2. 18 uis : pag. 286,
manorum spolia et signa reddere mihi - v. 15. 25 profestis lucibus et sacris : Lu
coegi. 8 duellis = bellis. 9 Ianum Quirini: cil. 1 , 9 Baehrens : a mani ad noctem,
col nome Ianum indica il tempio di lano, festo atque profesto. 29 more patrum :
come prima con Ioui ha indicato il Ca pag. 19, Carmina de clarorum uirorum
pitolium . Nel Mon. Anc. 2, 42 : Ianum laudibus. duces : Augusto pose nei due
Quirinum (o forse Quirini) — ter me prin portici del suo foro le statue de' grandi
cipe senatus claudendum esse censuit : nel di Roma, professus edicto commentum id
725, nel 730 e forse nel 744.10 et uaganti : se, ut ad illorum uelut exemplar et ipse
cosi il Vat. Reg. e altri codd. altri eua dum uiueret et insequentium aetatium
ganti da cui si fa dipendere ordinem , il principes exigerentur a ciuibus : Suet.
quale mi pare retto con Zeugma da inie Aug. 31. 32 Progeniem Veneris : vedi
cit. E uagans licentia ricorda meglio il CS, v. 50.
APPENDICE
1.
II.
FINE .
--
INDICE ORAZIANO
SECONDO L'ORDINE VULGATO
Fauni Vatesque.
Testimonia.
Fauni Vatesque . 15
Occentatio , mala carmina, pipulus ivi
Fescennini . 16
Carmina triumphalia 17
Marcii fratres. Publicius . 18
Carmina de clarorum uirorum laudibus . Neniae 19
Cantica . 20
Veteres Poetae.
Ennius . 21
Pompilius 22
T. Quintius Atta iyi
Valerius Aedituus iyi
Porcius Licinius. 20 23
Q. Catulus. 24
Lusus pompeianus . 72 ivi
Volcacius Sedigitus ivi
Sueius n 26
Cn . Mattius 27
Laeuius . 28
Νεώτεροι..
Catullus. 31
M. Furius Bibaculus 101
Q. Scaeuola 104
C. Licinius Caluus . ivi
C. Heluius Cinna 72 106
Q. Cornificius. 107
C. Memmius iyi
Incertorum uersus ivi
Versus in Caesarem n 108
Versus in Augustum 109
C. Maecenas . 110
P. Vergilius Maro (Priapea) 111
( Catalepton) 114
Priapea . 118
INDICE , 327
Q. Horatius Flaccus.
APPENDICE . 317
INDICE CATULLIANO 323
INDICE ORAZIANO ivi
ROMA
CA
UN010 !! TE
IV
ER S
FL SE !
DI