Sei sulla pagina 1di 451

Informazioni su questo libro

Si tratta della copia digitale di un libro che per generazioni è stato conservata negli scaffali di una biblioteca prima di essere digitalizzato da Google
nell’ambito del progetto volto a rendere disponibili online i libri di tutto il mondo.
Ha sopravvissuto abbastanza per non essere più protetto dai diritti di copyright e diventare di pubblico dominio. Un libro di pubblico dominio è
un libro che non è mai stato protetto dal copyright o i cui termini legali di copyright sono scaduti. La classificazione di un libro come di pubblico
dominio può variare da paese a paese. I libri di pubblico dominio sono l’anello di congiunzione con il passato, rappresentano un patrimonio storico,
culturale e di conoscenza spesso difficile da scoprire.
Commenti, note e altre annotazioni a margine presenti nel volume originale compariranno in questo file, come testimonianza del lungo viaggio
percorso dal libro, dall’editore originale alla biblioteca, per giungere fino a te.

Linee guide per l’utilizzo

Google è orgoglioso di essere il partner delle biblioteche per digitalizzare i materiali di pubblico dominio e renderli universalmente disponibili.
I libri di pubblico dominio appartengono al pubblico e noi ne siamo solamente i custodi. Tuttavia questo lavoro è oneroso, pertanto, per poter
continuare ad offrire questo servizio abbiamo preso alcune iniziative per impedire l’utilizzo illecito da parte di soggetti commerciali, compresa
l’imposizione di restrizioni sull’invio di query automatizzate.
Inoltre ti chiediamo di:

+ Non fare un uso commerciale di questi file Abbiamo concepito Google Ricerca Libri per l’uso da parte dei singoli utenti privati e ti chiediamo
di utilizzare questi file per uso personale e non a fini commerciali.
+ Non inviare query automatizzate Non inviare a Google query automatizzate di alcun tipo. Se stai effettuando delle ricerche nel campo della
traduzione automatica, del riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) o in altri campi dove necessiti di utilizzare grandi quantità di testo, ti
invitiamo a contattarci. Incoraggiamo l’uso dei materiali di pubblico dominio per questi scopi e potremmo esserti di aiuto.
+ Conserva la filigrana La "filigrana" (watermark) di Google che compare in ciascun file è essenziale per informare gli utenti su questo progetto
e aiutarli a trovare materiali aggiuntivi tramite Google Ricerca Libri. Non rimuoverla.
+ Fanne un uso legale Indipendentemente dall’utilizzo che ne farai, ricordati che è tua responsabilità accertati di farne un uso legale. Non
dare per scontato che, poiché un libro è di pubblico dominio per gli utenti degli Stati Uniti, sia di pubblico dominio anche per gli utenti di
altri paesi. I criteri che stabiliscono se un libro è protetto da copyright variano da Paese a Paese e non possiamo offrire indicazioni se un
determinato uso del libro è consentito. Non dare per scontato che poiché un libro compare in Google Ricerca Libri ciò significhi che può
essere utilizzato in qualsiasi modo e in qualsiasi Paese del mondo. Le sanzioni per le violazioni del copyright possono essere molto severe.

Informazioni su Google Ricerca Libri

La missione di Google è organizzare le informazioni a livello mondiale e renderle universalmente accessibili e fruibili. Google Ricerca Libri aiuta
i lettori a scoprire i libri di tutto il mondo e consente ad autori ed editori di raggiungere un pubblico più ampio. Puoi effettuare una ricerca sul Web
nell’intero testo di questo libro da http://books.google.com
tompra
Carle franc a lodomes
209

6.5 ital
. pa .
. 237.
g
209

dot prg
3.L. . . 237.
1

jei

57

0
Jopa 4*,
"

1
TRIOMPHI DI CARLO DI MESSER
A
FRANCESCO DIST
LODOVICI VINITIANO .

SOLE

H.1.V.LOV

Aaronne SSEMEN
QT-PRIMENIAUS * HODANSHAY
IL GRIT INDIT
HALAMITON

BLAMI
IL LODOMIE
20

-15
i

BIBLIOTHECA!

REGIA
MOVACENSIS.

Bayerische ek
Staatsbiblioth
München
L'AVTORE ALLI LETTORI .

I Randisfimo amore , grandissimo ingegno , e


grandisfimaprouidenza, veramete lettori miei
8 candidisfimi , dimoftra a chi con faggio intellet
to confiderare lo uuole , in tutte le naturali fue
operationi , l'amoreuole , ingegnofa , & proui
da natura , vniuerfale maeftra di tutte le cofe , percio che a con
feruationedi effe ,fenzalequali & faria ilmondo in vano , &
deltutto perderebbe ella lagloria , e'l grido che quindi fi gran
de gliene viene , tanto piu operando fupliſce alli loro bifogni ,
quäto meno baprima ella dato loro il modo di foftentarfi da fè,
vedefi ch'allepiante lequali per la vita loro non ponno anda
rea berrealla fonte comefanno de glialtri animanti, da eſſa del
la terrala douele ha produtte tanto d'humore , che lungamente
Senza d'altroproccacciarfi , viuono. Altarlo che fa ella nafce
redentro la fcorza d'un duro legno , da fi forte bocca tutto che
fia effocofi picciolo animale , chepuo rodere effo legno , & fen
Zalafciargli mai venirfete ,fa che di quelfolo viue. Ad altri
animali che non ponno andare a proccacciarsi il cibo lo fa
portare da alcunaltro , er ad altri che ponno , l'ha non fola

mente in qualche luoco preparato , ma ba loro fiinfegnato do
ue , che ciascuno fa a quanto è bisognofuo , ritrouarfelo . Agli
buomini veramente a cui ha eſſa dato (come fi vede) meno il mo
do di viuere dafe , che ad alcunaltra fua creatura,percio che no
è di noi alcuno cheper fefolo (come fi vede ch'è deglialtri anis
mali) poſſa foftentarfi , ha ella dato tanto piu ingegno che aglial
tri , & tanto piu induftria , che fi fanno esfi fouenire lun laltro
intutte quellecose che non lebauendo voluto lorfare effa natura,
bifognoper la conferuatione di effi , che ingegnofamentele tro
uino , & induftriofamentelefacciano , Etperò dotati dallei di co
fr fingularbene , che non ha ella voluto dare a glialtri , banno
Sempre volutoglibuomini
faui ad imitatione di effa noftra & ma
dre maestra che vuole che viuano tutte lefue creature , che

viuano altrefitutti glibuomini , accio chenon potendo alcun ſo


* ii
lo viuereda fè , babbia tanto piu donde poter viuere , Etperche
nella vita noftra il viuere commoda & diletteuolmētepiugioua
alla conferuatione di eſſa , ( che è quello che naturalmente difia
mo) che il Softenere difagier difpiaceri, è ſempregiouato di cre
dere ad effi huomini faui che fia buono commodare e diletta
re quantoper ciafcuno fi puo tutti glialtri huomini. Maperche
a farequesto non fiam noi tutti equalmente poffenti od atti, è buo
no che facciaciafcuno quella parte di queſto bene , alla quale o
poffente od attofi troua,neper cagione alcunafi de alcuno ritrar
re da farpoco , quando non è egli atto afare aſſai,perche effen
do noi,buomini di moltisfimigradi al mondo come è neceffario
che fiamo(che tutti equali,certo non potremmo viuere) in que
fto fidimoftrapurancho la fortuna fauisfima gouernatrice del
le cofe fottopofte allei,non haurà mai alcuno a quefto commodo
ediletto fi poco oprato, che nonfitroui a cui comodi & diletti
W( febenpoco ello poco. Adung nö deurà eſſere biaſmato, anzi
( deurd egli (pare a me)effere boneftamente lodato colui , che non
Sapendofarpalazzi daprincipi ,farà habitationi da huomini al
li principi inferiori,fi perche tutti nonfono vgualmente atti ad
vnacofa ,fi etiadio perche tutti non fono principi, & fi anchora
·perchegli altri huomini ſono buomini, & prima è degno che
vi
uano effi anchora , e poi è neceffario per lo fouenire (come ho C

: detto luno allaltro ,fenza'l che nonfipotremmo foftentare , 1


I
perlemedefme ragioni farà buono che chi non è atto afar páni
1
Poro di feta,ne faccia( effendone atto )di lana,di lino,& d'al
tro,perche fe veftiranno iprincipi quelli , veftiranno i fudditi
quefl'altri, verranno lor bene, anzi altrimente auerria quel
L lo chepurfi vede non piacere ne ad eſſa natura maestra noftra,
ne fimilmente agli buomim ('ho detto di ſopra aui,& cofi fa
rà di tuttelaltre operationi humane che ponno apportare o com
modo o diletto a chi che fia di noi huomini . Adunque di buong
ragione non ſolamente non deueano eſſere dannati aque tempi
antichi quegli huomini che non effendo Archimedi, Vitruui, od
altri tali architetti atti ad edifici pompofi er imperiali,fi dauano
A
a far'altri piu bumili alberghi , babitationi de gli huomini non
imperatori oper altro moltograndi, ma e da chi babitauanopõi
effi bumili alberghi, da gli imperatori propri, dagli altri
grandi,hauuti grati,percio che giouauano pur ad alcuno , & fi
milmente chi non era Theophilo, Elicone , od altro cofi faggio
maestro di lauori d'oro, difeta, nonfolo fenza biafmo potea
lauorare di lana , & di lino , er d'altro, ma deuea ( er con conten
to diciafcuno effendone atto , ad ogni modo farlo . Etchi no era
Iafone o Tiphi peritisfimo fabricatore di pompoſe naui ducali,
& potea,& deuea,per le medeſme ragionifar di tutte laltreforti
legni cheper laltreforti di nauicanti erano o commodi o neceffa
ri. Similmente chi non era nell'arte della pittura ,ſcoltura,
gettatura d'imagini, Apelle, Phidia, Lifimaco, od altro tale fiin
gegnoso maestro,poteaper commodare e dilettare quegli a cui
nonpoteanotoccare opre di quegrandi , fare di quelle chefapea
no,perche tutte le cofe, & tali & dellaltre forti anchora ,
fempre
piacciono a qualchuno . Deueano anchora non fi ritrarre da
quello fare(quale egli fi foſſe che ſapeano nell'arte loro della
mufica quelliche(quantunqz conofcendofi)non erano Ampbio
ni,Orphei, Apolli, od altri cofi dottamenteperiti ,perche quegli
buomini che non poteano conuenire nelle reali camere doue l'ar
te loro effercitauano quefti tali , non fosseroperòpriui & difuo
ni & di canti,chepur tutto che nonfiano cofi diuini dilettanofo
uente quelli che non intendono tanto , liquali per le ragioni dette
pur buono cómodare & dilettare. Et il medeſmofipotria dis
re di tutte laltrecofe lequali ponno ciascuna per l'efferefuo ap
portaregiouamento ad alcun'huomo . Adung sa quegli anti
chitempi & poteano Senza biaſmo , & deueano per le dettera
gioni ,fartuttigli huomini quello cheper commodo & piacere
d'altri huomini, erfapeanor poteano ,potranno deuranno
fimilmente a quefti noftri, quelli che fannofabricare tutto che nõ
fiano Iacobi fanfouini , Baltbaffari da Siëna, od Antoni da ſan
gallo,maeftri atti apalagi quale è quello d'Vrbino , di Roma, o
lipiu belli di Vinegia ,darfiafare degli alberghi minori . Et
chi non è il Giordano, o'l Sciorina,faggi lauoratori dipompofi
ori,potrà er deurà (
potedolo fare far dellipanni d'altre cose.
Et chi non è il Bresciano , o'l Faufto dotti maeftri difar Buz
centori degni del mio Signore , & quinqueremi per li Generali
fuoi Capitani,non fi deurà per caufa alcuna ritrarre da far di
quellaltre forti legni che pur agli altri buomini ſono & vtili
bifognofi . Ne di dipignerefi deurà rimanere,di fculpire,
di gettare imagini , chi non è Raphael d'Vrbino , Michiel
agnolo , Alfonfo , od altro tale in queſte arti bë pratico maestro,
perche con l'opre fuefenon giouerà alli principi come fanno
quefti , giouerà a gli altr'buomini chepur fono huomini er effi 1

come quegli. Etimuſici che non ſono Adriano o la monaca di


fan Giouanbattifta, non hanno però daftare d'effercitare l'arte
loro,perche con quel chefaranno,tutto che non habbia ad eſſere
di cofi diuini concenti ripieno, commoderanno bene & dilettará
no molt'altrepfone ch'alli fuoni ಅ & alli canti di quefti cofi eccel 1

lenti maeftriper altregiuſte cagioni non vifi poſſono attroua


re,& cofi dico di tutte laltre cose chepono apportare bene (qua
le egli fifia ad alcun'huomo . Poffo adunq anch'iogratisfimi
miei lettori fecuramente ardire disperare che Seben non Ho
mero , Virgilio , Petrarca,Bembo, od altro antico o moderno,
cofiraro maeftro difcriuere, (che veramente di que tali conofco
non effere)baurò compofto quefto mioprefente libro non degno
inuero della lettura de gli alti er diuini ingegniziquali come Re
od Imperatori che non degnano d'albergar altripalagi che li fat
tiperle mani de gli eccellenti architetti , o veftir panni altref
sheli fatti per le mani delli piuperiti maeftri , non degnano leg
gere altri fcritti che d'huomini in queft'arte meritamente famo
fi ,ne faro dalloro biafmato , ne da quelli a chi haurò ſcritto, non
bauutograto ,percio che conofcendo quelli c'hauròpotuto o com
modare o dilettare con quefta mia opra alcun'buomo ,per lera,
gioni dell'altr'arti dette, nonfolo non mi daranno biaſimoſe ben
non haurògiouato alloro no ne eſſendo atto , maper c'haurògio
uato ad altri,boneftamente mi loderanno , e quefti a cui baurò
apportatogiouamento alcunofimilmenteper le dette ragionipen
fo che m'baurannograto . Et perche alcuna volta ancho glibuo
mini grandi,o p loro diporto ,o per disagio,o per altra cagione,
chepurfouente auiene, vfano le cofe non allorofabricate', ma a
glialtri inferiori,come ch'alcunafiata vn Reodin caccia , of
altro moto di fortuna,mangerà in vnapicciola cappannadifel
uaggipaftori , non laute viuande come nel palagio fuo reale è
ſua vſanza , ma humili & groſſe quali è di paftori coftume difa
re , fimili altre cose che tutto di auengono agli huomini quan
tunquegrandi,potràfimilmente auenire che operfuo diporto, o
forfe perdifagio d'altri libri allhora ,alcuno di quefti dotti mae/
Atri difcriuere,od altro che non degnafarfilettore fe non dicofe
fcritte da maeftritali ,
fi ritroueràleggere effo mio libro , voglio
io c'babbinoprimafaputo che non per loro lettura l'ho fcritto,
ma di quegli altri alliquali potrà da effa ( comeho detto ) appor
tarfene commodo odiletto alcuno , che ben conosco, (nefi fenza
giudiciofono cb'ageuolmente non lo debbapoterfare che nonso
no quefti mieifcrittiperqueftitali,dotti,rari, & eccellenti , ma
nonperò mideuranno esfidannarefe conofcendo nonfaperfcri
uere alloro,baurò volutofcriuere agli altri,perchegli altri an
chorafono buomini , & prendono diletto di quello chepuo loro
dilettare , & buono e darne loroper chi lo puote fare . A voi
aduni lettori dolcisfimi a cuipuo quefta mia opra apportare od
vtile, o commodo , o diletto , ogiouamento alcuno di che forte
fifia , comefo c'hannofattopiu volte a me , non Auicena, Bars
tole od alcunaltro tale cuipoco fempre mi fon dilettato di legge
re, maquelli c'ho con maggior mio diletto leggendo voluto ins
tendere , tutto di
fiderofisfimo digratificarui amoreuolmente la
dono , & quanto piupotrò conofcere che dallein'baggia a veni
re quefto mio difiderato effetto ,tantosenza dubbio n'hauro'mag
gior confolatione , leggetelaadung amoreuolmente che con amo
regrande a voil
'apprefento, addio.

ET percheparrà forſe ad alcuno c'hauendo io fcritto di roman


zoin altra formache nelle ottaue rime , modo vfitatiffimo da
tutti gli altrifcrittori di quefto , l'habbiafatto non fenza erro
redegno di nota,voglio bauer detto ancho quefto, che quelle mes
defme cagioniche mouono fouente i conditori delle viuande a
farne delle noue ouero delle acconcie inguifa che nonfianofoliti
iconuiuanti mangiarne in tale,percio che la varieta delle cofeè
pur vero chefuole altrui molto dilettare, hanno moſſo mefimils
mente afare quefta mia nouellafatica in guifa fi dall'altre diuer
fa,chequesta variationepoffafar altruipiacere quello che forse
all'ufanza vecchia (per effernegiafi ripieno il mondo tantopia
ciuto non bauria, & però in tercetti,& non in ftanze,lettorigra
tisfimibo io voluto ella nelle voftre mani donare .

1.
DELLI TRIOMPHI DI CARLO DI M, FRANCE

SCO D'I LODOVICI VINITIANO , ALL'ILLV


U 1
STRISSIMO SIGNOR ANDREA GRI

TI INVITTISSIMO PRINCIPE

DI VINEGIA SVO SIGNORE

PRIMA PARTE,

ET DI ESSA

PRIMO CANTO.

Anto di Carlomagno imperatore Neui fia agrado ponerla in non cale ,

Et di Rinaldo un uario & lūgo errore. Appo di uoi ,ſo ben ch'ella nol uale,

Tudungue Amor che ne la allegra frote Etfefia il dono mio debile erpoco
Di quella alberghi ,ch'al cantar m'inuia Al'altezzad'un'huom fi ualorofo

Fa'l mioftil bello , le mie rimeprote, La tanta uoftra bumanitate inuoco,


Accio ch'al fin de lafatica mia Quella m'ba spinto, quella m'hafatt'ofo
Io neriportipermioguidardone Venirui aipiedi , & di me darui tanto

Piacerle, e poiil mio cor piu non defia. Quanto di me fi pò ben defioso ,
Chiun quefcriue mai, canta , o compo ne, Fido ch'a l'ombra d'unfi degno manto
Sempres'elegge un buom famofo, a cui Di Carlo magno li triomphi miei
Facebumil don di tutto'lfuo fermone, Poffano al mondo ftarſecuri alquanto,
I dunque chegiamai d'altro nonfui fimo amante di colei
Il bellis
Chedi uoi fol famofisfimo GRITI Chedife'fè'n Thefaglia ilprimo alloro
Donar queft
' opra non debbo ad altrui , Cangiando infrondegliaurati capei
Cofi foffe ella dentro i uoftri liti Nel fuo belcarro rilucente d'oro
Degna di uoi Signor , come uoifete Era falito a riscaldar le corna
(Etfuor)delprio bonor tra ipiu gradi Deltauro, ond'Amor prede ilfuo lavo
Ma quale ella farà, con labbia liete (ti, Etgiala terra di bei fiori adorna (ro ,
Perch'ella è uoftraPrincipe reale Si rallegraua a laftagion nouella (na,
Leier conhuman corgratoprendete , Ch'egualmetefra nois'annotta e aggior
A
PRIMA

Et qualunque animale alberga in quella Donde per Franciapien tutt'era albora


Lietofiftaua al rinouar del anno Difuoni,& canti,& di torneamenti,
Fuori che Prognefol confua forella , Gioftre,bagordi, etpiaceri altri ancho
Lequali mefte anchor piangeano il danno Alepompofe fefte,agliornamenti, (ra.
Hauuto antiquamente da Tereo D'Inghilterra , d'Hibernia , et di Lama
Non loro amico, ma crudel tiranno , Eran uenute ualorofegenti , (
gna
Quando reCarlo magno, unfemideo , Di tutta l'Acquitania , de la Spagna,
In Francia riportò con tantagloria Del'Vngberia,di Grecia , er del paefe

Ilgran triompho delfuperbo Antheo , Ch'apeninparte, e'l margirado bagna,


Questafulafuaprima & gran uittoria Tal ch'a quel tempo alegiocode imprefe
Chebb'ei dopo la morte di Pipino Difignor, conti, duchi, & caualieri,
Com'altre carten'ha gia fatto biftoria, Copia era affai ne la Francia cortefe,
Onde'lfamofore d'alto deftino Etperche di tanti altiforestieri
Allegro del nemico, er de lafama Tutti ne l'arme ualorofi & forti

S'eragiafatto un'buom quafi diuino , Non erano minori i fuoi terrieri,

Che qual fignor ch'altro c'honor noama Ordinò Carlo che di mille corti
Elrefto tutto a lafua corte dona Se nefele una ne lagran cittade,
Tale eraquefti in infatiabil brama , (In Parigi dich'io d'huomini accorti
Accoglieua equalmente ogni perfona Douecon pompa & liberalitade
Piccioli e grandi, & di qualunqzforte Foffefati unagioftra, lapiu degna
O liberal,pompofa, alta corona , Fatta nel mondo maiper altra etade ,
Rafferenaua tutta la fua corte , Etpche ogniguerrier che porta infegna
Tenea tutta la Francia in allegrezza , Digioftratore, d'animo uirile ,
Lieto a lafefta arditamente uegna ,
Nefi parlaua mai dira o di morte ,
Deigran triomphil'immortal bellezza Mandò per tutto un bandofignorile
Trabeuaa ragionarpiu dolcemente Che chi del ualorfuo ne uolfarproua ».

D'arme,d'amor,dipopa, et dipdezza, Venga a Parigil'ultimo d'Aprile,


Quiui regnaua alhor fecuramente Però che molto afua coronagioua
Ilfanciul nudo con l'armato iddio Difar'ilprimo di lieto di Maggio
Nefu di quefto quel mai menpoffente, Vna leggiadragioftra, altera, & noua ,
Lo'mperator cortefe ,humile , pio In cui quel caualier che di coraggio,
Ch'ad altro non hauea riuolto mai Di uirtù ,di ualor, d'ingegno , et d'arte,
Contutto'lfuo penfier,tutto'l defio Vincerà glialtri di qualche uantaggio ,

Chadefer alfuo popolgrato affai, Sarà da lui rimunerato inparte

Per tener quello i allegrezze ognibora, Deli meritifuoi, d'un don,cbe degno
Fora no che d'un'buõ, ma d'un dio Mar
Sempre ordinauafefte giornigai,
(te
PARTE

Ilqual bel pregio farà dato in fegno Tanto eran uagbe,rilucenti, belle.
De la vittoriafol, che l'alto nome CANTO II.
Sarà del vincitorpiu faldo pegno .
Vnacorona dareali chiome Altafamofa et triomphante Roma
Non d'oro fatta,mad'un diamante Digaudio i tepo alcümoltoſourão
Che val ben d'oro quattro o cingfome, Non hebbe adorna mai tanto la chiome,
Lucida,chiara,bella, & radiante Opercondotta digran capitano
Tanto,che quando a noi Phebo s'afcode In campidoglio triomphantemente
La via dimostra a chi la porta auante, per altra uittoria di lontano,
Evnfettro poi ch'a quella corrisponde Quant'adorna P'haueafelicemente
D'unbel robinfplédéte, & tutto intiero Al dolce tempo de laprimauera
Ch'anch'albor lume affai ditornofõde, In Parigi real tutta lagente.
E una armatura anchor da caualiero
Ma quella iniqua difleale & fera
Di bellezza,et bōta,tanta, ch'unquanco Cheperpoffanza a lei data difopra
No n'hebbe unaltra talgfto hemifpero , Tirannamente atutto'l mondo impera,
Indi vn deftrier viapiu che neue bianco Etche tantofra noi uaria s'adopra
Chera tale d'ardir,poflanza, & lena , Che pur una ragion nonfifa mai
Cheperfatica mai non uenia manco, Per alcu buom mortal, d'alcunafu'opra
Etuna ricca & fingular catena Volfe (nonfoperche nel dolce affai
D'oro, er digemme ,tanto pretiofa, Del magnoimperator , poner d'amaro
Cheftimar tanto nonfipuote apena, Tato,ch'ach'egli il malfapeffe eiguai ,
Con alcunaltra leggiadrette cofa Etfe che quanto fu ilprincipio chiaro
Erano'lpregio di quel cheportaffe Delagrangioftra,tantopoi lafine
L'honor d'effa altagioftra anchorfamo Fufofca, allbor chei rai delfol macaro.
ſa, Abi mente infane improuide e meschine
Ilqualebonor quantung aſſai baſtaſſe (
Che'l ualorofo corfol pregia quello Di quei mortali che credono bauere

Pur ancho ilrefto molt buomini traffe , Sempre Fortuna per l'aurato crine,
Onde in Parigi al bel tempo nouello Questa è unadea che contra❜l ſuo uolere
Gente infinito ui s'era ridotta Nopuotehuana forza,igegno, od arte,
Dale cittadian da ciafcun caftello, Non uirtù, nonprudentia,& nofapere,
Tal ch'effa terra apien colma era allhotta Ella del mondo tutti i ben comparte
Et diguerrieri,& di caualli,& d'armi, (Che n'èfignora)comepiace a lei,
Et di rompreinfralagente rotta, Se beningiufta altruipar poilaparte,
Et d'alte donne ch'agliornati marmi Sempre cangiando fe ne uacoftei
De lefinestre, pareuanoftelle Digente in gentela ricchezza bumana
Degne non deli miei, mad'alti carmi Ne cura ch'altri l'babbia ne 1 capei,
A ii
PRIMA

Onde fouente auien ch'ella inhuman a Onde mife ad effetto il fuo penfiero
Dal mondo è detta ,fera, difleale, Et ordinò che foffero guerrieri
Scortefe,empia,crudele ,iniqua, eruana In unaparte quegli del fuo'mpero ,
Ma ella èfatta da fignorfo tale Nelaltra fofferglialtri forcftieri
Che cio non ode , ma figode lieta Iquali afoprauefte & contrafegni
Volgendo la fua sfera triomphale , Foffero conofciuti da i terrieri,
Però speriamofolo in quel ch'acqueta Etquefto piacque a molt'buomini degni
Ad unfol cenno tuttiglielementi Perpoter ben librar congiufta lance
Et che da lume in cielo al belpianeta. Glialtrui ualor,l'altruiforze, etígegni ,

Quefti in unpunto nepuofar contenti Adunque hor fiuedran le franche lance


Et darne tanto che mille fortune Conofcerasfi bor dunque il gran ualore
Priuarne d'effo mai non fian poſſenti. Et qual'buo fia dafatti & qual da ciace,
Egli ch'e'l fommo ben fempre è comune. Etperche folje l'ordine migliore ,
Ichiarigiorni non fi uan cangiando Áluna e a laltra parte un'buo pregiato
(Come appo noi)laffufo in notti brune, Eleffe effo re Carlo per rettore,
Lui contento l'huomfigode amando A iforeftieridiede ilfortunato
Quellafommabontàfempre infinita Etualorofo duca di Granata
Nullaper tempo alcun piu defiando, Ilqualper nome era Ardion chiamato ,
Però fperando in quefta eterna uita Quefti era un'huom di forzaſmiſurata
Et non nelcorfo di Fortuna rea Digradeingegno e gioftrator famofo
Torniamo a Carlo ch'al catar n'inuita. Et difaccia d'amor tutta infiammata,
Elſo imperier ne la cittadehauea Venuto era coftui algloriofo
Difpofto con bell'ordine ogni cofa Et bel triompho dire Carlo in Frácia
Per l'alta fefta chefar fi deuea ; Non mẽ d'alcü altr’buō lieto & pōpoſo,
Accio chefoffe quellafontuoja, Et perche haueua eigiapiu d'una lancia
Diletteuole,grata,& fignorile, Spezzato arditamente ne la corte
Etfoura ogni altra nel mondo famofa , Dapaladinſenza roſſor diguancia,
Et uolfe che lagentepiu uirile Meritòper uirtute et nonperforte
Ch'effer deueua'l diferoci Marti Hauer da Carlo l'honerato loco

Armati infella con la lancia boftile Ch'era be degno d'hurudéte etforte.


Foffe diuifa egualmente in dueparti Aliterreriperguidareilgioco
Accio ch'al fin fe nepotesse fare Diedequel uiuo folgor di battaglia
Giudicio buon dele lor forze arti , Ch'in ella èfiamma ardēteri uiuc foco,
Perpotergiustamente il pregio dare I dico Orlando , quel di tanta uaglia
L'honor, la fama, e'l nome al caualiero Che d'arte , di ualor ,forza , & ardire
Che le l'bauele faputo acquiſtare, Veracemente a Marte iddio s'aguaglia,
Volfe
PARTE

Volfeanche l'altoreperferriuſcire Queſti raſſetta l'arme da aueduto


Senzaftrepito , ilfin fra i gioftratori Quelprouailfuo corfier, gllaltro poi
Che usfoffealcun huomfopra'lferire, Preſta & dimanda in altra iprefa aiuto,
Liquaifoffero poigiudicatori Cofifraibas
fierfra ipiu degni beroi
Dei portamenti, ondeſenza richiamo Simife inpunto cio che bifognaua
Steffero benei per lon dati honori, Per l'altagioftra delfamofo Roi, A.
Et uolfe'l primo un huom detto Piramo Talche l'ultimo giorno cheportaua
Ilquale era un gran conte d'Vngheria e Seco'lmefe d'Aprile, alfuo uiaggio ,
Etilfecondoil fuo buon duca Namo, Tutta la gentefitibonda ftaua
# Ai qual diedeperterzoin compagnia 1 Del triomphanteprimo di di Maggio
? Il uefcouo Turpin quel di Parigi .
CANTO 111.
Huofaggio i arme quanto in chierefia , (li
Ilche ordinato , nelgranfan Dionigi Vella c'ha neue il uolto oro i capel
Racconfirmòfolennemente i patti 9 Et coronadi fior uermigli etgialli
Secondo'l bando l'ordine , ei ueftigi, Pettinando alfuo uecchio i bianchi uelli
Poidopo quefti e altri eccelſifatti Deftoe al fuon degliamorofi balli I
Aciascun lafciòl carco de l'imprefe Tutto Parigiin quellagiocond'hora
Dute loro per lui, che n'erano atti, Chefanglaugell rifentir le ualli,
Donde ciascuno a l'oprafua s'accefe Cofifuegliosfiafalutarl
'Aurora
Siperpiacere a lo❜mperator degno Re Carlo magno, & tuttalaltragente,
Comeperfar ' il nomefuopalefe, J Ildi delmefe che'lmondo innamora,
Adopraua ciafcun l'arte e lo ngegno E'lfolchefeco era chiaro & lucente
E'lfaper tuttocon ogni prudentia, I Via piu al giorno cb'altro giorno mai
Per far riuscir belfine al ſuo diffegno , Ch'egli n'ufciffe beldeloriente ,
Quiuicon modo e con gran diligentia Indiferiuerenza agliakri rai
Hor quinci bor quindifiuedeua'l conte Diquelpiuchiarofol , che fa sparire
Ir difponendo per fomma eccellentia , C Leftelle,quefto, & cio cheluce affai,
Qui Ardion quella amorofafronte Pofciagiocondo e tutto fien d'ardire
Vedeuafi ordinar con grande affetto
Vénea la piazza,etfopra un tribunale
Confapergrande er couogliebe pate, Simife confperanza digioire,
Quiui Namo er Turpin co laltro eletto triomphale
Tutta lagente lieta e
Algiudicare l'honor de lagioftra
S'eragia pofta aglieſercitii loro ·
Vedeuanft operareun altro effetto , Secondo che portava ungiorno tale,
}
In questa parte un huo ricorda et moſtra, Ondeperla cittade, alto e sonoro
In quella un altro per l'officio hauuto Strepitofi fentia , ditantecofe
Sollecito & pompofo fi dimostra, I Cherimbobaua quelnel fommo choro,
1
A iii
& PRIMA

Quiuirealitrombe alte & pompoſe Et ecco afuon di trombetriomphando


} Mandauanoper l'aria vn tuono al cielo Dalundei laticongran compagnia
Che fpezzaua le nebbie procellofe, › Venir al campo il valorofo Orlando,
I
Quiui tamburi col tonante velo Dalaltro canto congranfignoria
Tolleuano l'odire ai circonftanti Venir l'experto & fpledido Ardione
Altri inuitando alguerreggiantezelo , Con lafua fquadra d'alta leggiadria',
Quiui campane varier rimbombanti Ciafcun di queftihauea centoperfone I
Collorotuonferiuano leftelle ",
" se * Dacorrer lancia,er caualier diforte
Apportando letitia in tuttiquanti, T Chepoleanftare ad ogniparangone,
Quiui s'odiagridar dipiufauelle Haueuaroi d'altreperfone accorte
Anitrir di caualli & gran romore Sichefaceua'l numero di mille
D'arme,digente,& piu cofe nouelle, A ciafcun d'esfilafuagran cohorte',
Ipalchi adorni difuperbo bonore Or quiuifi uedeapiu d'uno Achille

Erano gia coperti di brigata › Piu d'un Camillo , et piu d'un forte E
Etpieni tutti affai dentro e difore, Etpiu d'uno Etor buỡ nó ibècille, (nea
Lafacra,alta,famofa,& bonorata , I Quiuipiu d'una imprefa fi fcorgea
Regina Galerana era venuta D'arme difoprauefte & dicimieri ·
Da bellisfime donne' accompagnata, Secodo l'intétio cb'ognibuomo hauea.
Etquiui adorna,bella,e
' antiueduta, Colduca di Granata iforestieri
Lietafiftaua in vn'auratosporto Haueanotutti una egualſoprauefta
Del granpalazzo a fplendida veduta , Perefferconofciuti da i terrieri,
Laltrefineftre agaudio e a conforto D'un cendatogentilfatta era queſta
Delpopol tutto,tutte intorno intornoó Dicolor uerde, riccamentepoi
Eran carche di donne da diporto , Difiamme d'orotutta dentro tefta,
Lequai col loro vago & belfoggiorno Il conte Orlando hauea ueftito ifuoi
Raffembrando del ciel lucenti lumi "Difeta azurra,in cui luceano molto

Faceano piuferen , quel chiarogiorno , D'un bel riccamo igigli delfuo Roi,
Le cui bellezze, & licui bei coftumi Queitutti quanti baueano il capo auolto
• Ferol diforfefarproue maggiori / Difrefcherofe, e quefti dighirlanda
Cheglialtri pregi,alfinfogm , obre, & D'un uerde alloro nouamente colto,
Perche di donegliamorofi ardori (fumi, Tal ch'era dilettevole er miranda

Via piu ch'altrogiamai ,fono pollenti Cofa a ueder lebellegenti al campo


Farforti i corpi, ualorofiicori , Leggiadrefi ,nel una & laltra banda,
Cofi inParigiftauano legenti Manon meno era belvedere il uampo
Ilgiorno lieto,lieti defiando .. Che menaua ciascunparticulare
La venuta deftrenui combattenti , Proto alftarforte et noafar maifcapo
A
PARTË
Et comebaueaciafcun uoluto fare Iudit altera bella uedouetta
Lafoprauefta in unafolaguifa Col capo di Oloferne er con laspadá
Cofiwolfe'l cimier piu uariare, Era'lprimo cimier delaltrafetta,
Onde la lor liurea falta erainguifa Idico d'Ardion , cui non aggrada 1
C D'unuago prato aputo a
© mezzo Aprile Calpeftrar comeOrlado ilfanciul nudo .
Chauerde l'herba, erdi bei
fiordiuife , Perche eglifeco affai fouente bada ,
Cofi lagente nobile & uirile Haueua quelcomefempre, lofeudo
Haueua ornato con cimieriftrani Di bianco er roſſo egualmete iquartato,
Effaloro liurea,fifignorile, Ch'era d'un'offo duro afpero & crudo ,
Quiuifi uedean lupi,cerui, er cani, Et quefto uerde'lfuo,tutto sbarrato
Anima ignotiin quefte regioni, D'orolucente, d'uno acciarperfetto
Ma copiofta gli Indie agli Africani, Ne l'antiqua Sicilia temperato,
Huomini fiuedean dipiu ragioni , Lelancie erano tutte a modofchietto
Morti,fortue, dei,nife, berbe,ctbradi, Dele loro liuree , ma a dir d'ognuno
Raccele fiamme, erspenti poi carboni, Tanto particular, faria difetto,
Vedeanft imprefe noue, rare, & grandi, Cantando ifatti lor, uedrem d'alcuno
Con inuentioni di mirabilearte Lelance,li cimier , glifcudi, er quanto
Et conmotti leggiadri,akti, & mirandi. Sial ualorftato,in parte, di qualchuno,
HaueuaOrlando per cimiero un Marte! Ch'a dir di tutti è tediofo il canto.
Chú dio d'amor teneafotto ad upiede
CANTO IIII.
Etfpenunua a lui Pale d'ogni parte ,
7
Etpur, fuwero Amor ( come a crede) Sofia, ilferuo fidel d'Amphitrione
alui Giamainon bebbe tantamerauiglia
Et eglia tegrande obedientia diede, Quado ad Alcmenalo mädò ilpatróc,
Abi conte che verrà anchor tempo,in cui Veggendo in cafa ne laltrafamiglia
Tulafferaidi Marte ilualorfero Vn'huom fimile afe di tutto quello
Tuttofottomettendoti acoftui , Chepuote bauere un'buõ, ch'altr’buõfi
Nonfifconuiene a uiril caualiero Onde egli al cafogiúto finouello (miglia,
(Nonfeacciando però Parmato Iddio) 5 Soprafeftette ripenfando alquanto
No porfempre i nocale il cieco arciero, Sequellaltro era lui opurfeegli ello
Etfepur tu l'hauei pofto in oblio Talmente eracoluifatto altrettanto
Non deueigiafra la gente amorofa Deigefti,dela uoce, del afpetto,!
Tecoportarloin atto tanto rio, Etd'ogni refto, non chefol del manto ,
Ricordatiche è dolce e cara cofa Quäto hebbe l'iddio Martealgiorno det
Digrande offefa fargiufta uendetta Veggendo nela piazza di Parigi (to
Et ch'animagentile ancho è degnofa, Il conte Orlando caualierperfetto ,
A iiii
PRIMA

Neparue a lui chequeſti iſuoi ueftigi Haueuafeco nelafua compagnad zoo I


Solo imitaffe con la lancia in mano Piu d'un'buỡ ch´à lagioftra erapiu caldo
Ma ch'eglifoffe'ldio deli letigi Ch'a lepre infelua ogni fetofa cagna,
Et quefto auenne albor, chefifourano, Fraliquai ilprimo era quel bon Rinaldo
Si ualorofo ,ardito, tanto altero, Ilal piu chefra l'onde vnfermo fcogho
Neuenne al campo eifenator romano , Erafralarmefortisfimo & faldo
Perche a la giunta del uirilguerriero Queftofe ne venta con tanto orgoglio
or
Tantofu d'ognicofa ilgran romore ! Contantapompa magnanimitades
Chefufentito in ciel nel terzo impero Chepiu noporto huo mai nel capidoglio
Quiui era Martealbor spinto d'amore Haueua egli vn cimier di gran beltade
Difcefogiu dal quinto a star con quella Ch'era vna falamandra che nel
foco
C'haueua eletto lui per amatore , Stauagibendo difua libertade A
Onde egli odendo cofafinouella 1 Et vn belfeudo di valor non pocomon!
Senza terror tutto merauigliato Nel gleera vn leon sbarrato al mezzo,
Toftofi fciolfe da Venere bella , T Indi vna lancia,giafcrittaalſuo loco,
Et uide al mondo in Francia l'honorato Cofifene venia nel'armeauezzo
Et ualorofo fir conte d'Angrante Siche s'egli ben Marte nonparea ,
Orlando no,ma un nouo Marte armato, Pareua Orlando , tanto era di prezzo,
Et talmente era in lui ciafcunfembiante Et dietro a quefto ardito fi fcorged
Del verg Marte,ebe Marte egli fteffo Il valorofo marchefe Olinieri b
Souentefu di Sofiafomigliante, Chefi puote aguagliare alforte Enea,
Ma alfinpurtal penfier dubbio dimeſſo Portaua quellial luoco de i cimiert
Et conofciuto ueramente Orlando Vnfcoloritofuo camaleonte
Diffe degno è coftui diStarmi appreffo, Grande argomento di vari penſieri ,
Et uederuolfe tuttogiubilando el Et nel belfeudo vntimido Phetonte
La bellagioftra del'armata gente Ch'abbandonando perpauraifreni
Che Phaueafatto por Venere in bando, Nonpoteafaluo andar nel orizonte ,
L'humanisfimo conte alteramente Dopo venianoglialtrialti & ferenti
Primogiroe la piazza intorno intorno Paladini di Francia, diprodezza,
Con la fua copagniagrande poffente, Et di valore di virtute,pieni,
Indi il bel duca di Granata adorno -. Con li loro cimieri d'alterezza ,
L'andògirando anch'ei pie d'alto ardire Conlilorfcudi degni di riguardo
Co lafuafquadra a uapo d'ognintorno, Per la non vista mai tanta bellezza,.
Col conte Orlando fi vedea venire Quiui era'lforte virile gagliardo
Gente ne Parme valorofa er magna Ricciardettogentile , honor di Francia,
Sitibonda d'honore,& diferire. Fratel del prence dalfiero Baiardo ,
PAR TE S
Quiui èra quella viua franca lancia Haueua queftinelafua brigata
"Delgenerofo Aftolfo d'Inghilterra Ilmagnanimofir de la Prouenza
Ch'ogniforteguerrier pone in bilácia, Perfonaiguerra,piu ch'altri bonorata,
Quiui era quel real maftrodi guerra Haueuafeco ilduca di Valenza
Di Berlinghier, ch'in ognigrade iprefa Vnbuomo ner confaccia difdegnofa
Arditamente con buon corfiferraz Maforte in arme, difierapresenza,
Quiui era Vghier,quella animafraccefa Haueua'l buon marchefedi Tortofa ,
Ad acquiſtarfi bonorſera & matino E'lfir di Lacantera buomoferoce
Che d'altro a lui no cale,e altro nopeſa, Elgranfignor di Caftigliafamoſa,
Eraui Oton, Guizzardo, Alardo, e Aui V'era di Pampalona il conte atroce,

Et Sanfonetto, quelfi valorofo, (no, Ilconte di Boemia, & queldi Thile
Et magnanimo fortepaladino, Bongioftratore,& caualier veloce,
Et Malagiginon men defiofo V'era lduca di Olfatiahuomfignorile',
•Dinomefra mortali, a questo mondo, Di Basfina di Seruia piufignori,
Chefragli spirti nel regno angofciofo, Et veradi Vngheria,gente virile ,
Erquiil conte Anfelmofuribondo As Talchelasquadra del gioftratori
Angiolin di Belanda, e'l di Baiona Venuta in Frácia a dimoftrarfuapoſſa
Ricciardo,Auolio , et Baldouingiocodo De laltra non bauea men' alti cori,
Gualtier da Monlion fieraperfona, A Orfinalmente & quincie quindi ſcoſſa
Vera Anfuigi, veralo inimico ! Tuttalagente , & pofta in ordinanza,
Di tutta Francia, erde la gran corona, f Fu dato'lfegno de la prima moſſa,
Gandi Maganza il traditori dico Toccaua a dimostrarfuagran poſſanza
Ch'era venuto'lgiorno in compagnia Ilprimo colpo a Gan ,tratto per forte,
Dituttighaltri come loro amico, Comedigioftre liete è ſpeſſo vſanza,
V'era Egibardo buo digran leggiadria , Dalaltrocanto era toccato alforte
Ricardo, Marcopoi da fan Michele Metel conte di Thile,buomo preclaro ,
C I C
Et Guottibuoffi, pien divigoria Liquali odito legno de la corte
Poicifcunaltrochefaffebuomfidele Ambi in vn tempo i lor cauai ſpronaro ,
DiCarlo,er paladin tanto reale
CANTO V.
Chelalte imprefegiamai nonfi cele ,
Tal chequestagentilſchiera era tale Onfür mai Gioue et Cefare fi pnti
Per lo valordeglbuominifamofi NO
Afolminar colui,quefti aferire,
Ch'ellafiafemprenelmondoimortale , Quantunque irati ne le horribil froti,
Et s'eranoben quefti generoft Quant'eran colmi d'auido defire
4 Anche colforte duca di Granata Ambiigioftranti diportar l'honore
V'eran guerriernon manco valoroft, Del primo colpo allor ſupremo fire ,
? PRIMA

Malaffo che non bastabauer boncore, Etu belcaualier con qualfidanza


L'animogrande affaiſouentenoce Venefti al campo, oue ciascuno armato
Achifeco non ha l'alto ualore , Dipregio e di uirtu tanto s'auanza?
Se ne ueniua Gan tuttoferoce Potcui con honorftartene al lato
Perfcaualcar'ilfuo nemico altero Di Carlo magno,a giudicare altrui .
Che non uenia di lui manco ueloce, · Senza effertu da ghaltrigiudicato,
Staualagente con tutto'lpensiero, Malafortuna,anzi il peccato,in cui
Congliocchi, con la mente, coldefio, Siuiuefempre l'huom , fouente aſſai
Ad afpettareilbelcolpo primero, Caftiga in tempoacerbamente lui, ‹
Et uide il conte Gano ch'affalio Comeauenne hora a te, cheſempremai
A mezzo'l corfo il bon conte di Thile, Viuefti traditore e difleale
In cui ruppefua lancia,er nonfugio , Dimandapur l'hiftorie,fenolſaises
Pero che'l
Igranguerrierforte & uiriler Etgia neſento un'ordimento tale VI
Ferendo al conte di Pontier la pancia Čbeno a me,ma a Dio ne uiene illezzo
Traffe lui delarzon come buomo uile, Tato è eglibrutto, fordido, er mortale,
Abi cote Gan, afto è l'honor ch'a Frácia Gia nonfoftu nudrito in piume alrezzo
Riporti caualier alto &famoso Ma nudo al vento ,poi cheſempre deue
Sulprimo romper de la prima lancia , Star ne le tue opreBelzebub in mezzo,
Va appiattati codardo & dolorofo Mafcopriranfiben le cofe in breue
[ Non tilasciar uederfra laltregenti
Etio col tempo dirò tue prodezze,
Doue debbe effer l'buompiu ualorofo , Chemalfi copreftercofotto neue
',
Attendi a l'artetua dei tradimenti
Non duranfempre eterne l'allegrezze,
C Che d'altro nofei buon, uanne infelice,
Chiface in malterrenfuo fondamento
Nonftar al mondo in buomini poffenti, Non fi ramarchipoife n'ha grauezze,
Sai ben chefra beifiorifi diſdice Pofcia chefu di Gano ilualorspento ,
· It collocarui la pungente ortica 9 Loftrepito,ilromore, er l'alte grida
Etpor conl'oro ilpiombo mai nonlice, Futaich andaro alcielo in un momēto
L'aratorrude indarno s'affatica Chi fifconforta,& chipiufi confida,
S'egli uuele impararphilofophia, chin'bapiacer, chi doglia, et chin'baira,
Torni ognun pur a lafua arte antica,
Vnpar chepiaga unaltropar cbe rida,
Obella proua, o colma leggiadria Quelfi difdegna , er quellaltro s'adira,
C'harfatto a quefta uolta conte Gano Quellalero tutto d'allegrezzageme,
Lafcia pur cheltuo nome eternofia, Cofigioifce alcuno, e
' alcunfofpira ,
L'huom ch'è prudente ritragge la mano Ma la parte maggior di tutti infieme
Da l'alte imprefe,onde non ha peráza Sí rallegro delcavalier caduto
Diriportarnegloria, & di lontano, Perch'era ei da Pontier qlgentilſeme',
6
PARTE
Queft'era un'buo di Bosfina,gagliardo
Da Magancefigli fu datoaiuto, 1
to Signor infub paese di caftella,
Et ripofto a cauallo,inmantenente
Senetorno colbell'bonore hauùto !! Non uil, non difleale, & non codardo ,
Liquai in un tempo a dimoftrar låſnella
Beſtemmiaua il codardo alteramente
(Per ricoprirfi)ilfuo Mattafellone Loro alta forza,ilor cauai ſprónaro
e, O Per iui andar donde l'hanor fifuella ,
Dando la colpa a lui del accident'
Etgiunti al loco in unpunto s'urtaro. I
Laltroguerrier,de l'operatione
Egualmente ambedui con le lor lance
Bella , fattaper lui,tuttogroendo
"che'n cento pezzi al cielroţte uolaro
" Feceritorno al fuo duca Ardione ,
Et perche fugiuftisfimè bilance's stuf ?
Ilqualgiocondo e allegroforidendo
Diffe a lui,caualier Gaino conte Foro ambii colpi lor, quiui nonforo`
Fatte come degl'altri tante ciance,
Vol teco rigioftrar p quel ch'io'ntedo,
Lodò lagente egualmente ambi loro
Egliuol uendicarsi di queftonte ,
Fu parto'l grido ad una uocefola
Parti'c'honefto fia colprimo colpo
Che lorfideffe eguale il uinto alloro ,
Gettar a terrafi honoratafronter
Ma'n quefto tempo la uirileſcola
Et quegli; fignor mio , mefteffo incolpo,
Deglialtri caualieri ualorofi
Tutto l'error fu mio per quefta uolta
Quel noperdeua ch'ogni cofa inuola,
0, Etfe caduto è Gan certo io lofcolpo ,
Maguarti caualier, che non è tolta Perche nonfono tanto defiofi

La uirilforza de la Francia ardita Dicorrere uno aringo per campagna

Perc'habbi unfolguerrier dato di uol Auiftapreda mai ueltri animofi ,


Quant'era quefti ,dimoftrar lor magna
La tuafortuna ,pcui l'huo t'addita (ta,
Et uiuaforza,fra lagente tanta
Tifecefua mercègioftrar con quello
Onde hai potuto bauerne oprafornita Ch'eriui ilgiorno i fi real copagna ,
Poteui bene abbatterti Metello Onde uiapiu ueloci che Athalanta

Con alcun'huom de la Francefca corte Sidiero al corfo nouigioftratori


Cheluno es laltro d'acquiſtar fi uata,
C'hauriahauuto altrofin uoftro duello
Vnfu quel Berlinghier che tanti honori
Mafia come effer uol,feiguerrierforte,
Gia riportò con lafua lancia altera
Lagioftra no è anchor fornita apieno ,
La bella uitafi loda a la morte, Fra caualieri,principi , erfignori,
Laltrofu quelgran fir di Lacantera
Nonfur benfermi ad un ritrar difreno
Huomoferoce, caual : er cortefe
Ambi i caualli dei primi guerrieri
Benchefuperbo in fronte auida etfera,
Chefuper altri duo corfo'l terreno,
Etperche luno er laltro atalı imprese
Vennero al campo fplendidi er alteri
Siteneua buomoforte, etluno v laltro
Dalun dei lail ualorofo Alardo
Per l'auerfario buon , tanto s'acceſe,
Dalaltro un caualier detta Renieri ,
Chemoftro ben ciafcü quant'erafcaltro .
FOTO
> PRIMA
: ,‫ܐ‬ wolha Nonfiauer no,perch'altrofimi moue
CANTO VI.. Mosfi la barcafafcio,
Ch'ioftrigoil miapèrgirealtro ine
et mi riduco alfine

Vale in unputo albalenar delcielo Leuirilforze altere er pellegrine


9 Vedefilaere lucido er ofcuro 1 Deigioftratori il difur tante er tali
Albor ch'interrafta?[notturno ueloj Che ellefi pon abiamar quafi diuine
Tale inun punto ambii cauallifuro Inpoco tempo i paladin realiseI 1
Diquefti caualier, deduti alcampo Vennero al campo , di quepiufamoſi
Et carchi, etfcerchi, d'un colpo maturo Chefer cofe chefianfempreimmortali,
Sen uennero ambedui con tanto uampo Perche eran tutti queifi defiofi.
……
Contanto ardire & con tantapoffanza Di riportarne l'bonorato nome
Chene quefto ne quelpuotefarfcampo, Ch'ei'l dififer piu che mai ualorofi,
Die Berlinghier nel mezzo de la danza Onde quelgiorno,per telun, taifome
Nelpetto a quegli, e quelnelpetto a lui Foroportate, cheforse altra uolta
Talchelun laltrofcaua'cò afembianza, Glihauriafatto fudar fino a le chiome,
Cofiegualcolpofer quefti ambedui Perche ne la uirilgente raccolta
Ilqualperòfu bello, e affaigioiofo Con Ardione,inuer u'era qualchuno
Perche ei di rado quien tale in altrui, C'haueuaforza ualorofa er molta,
Ma Berlingbier ch'eraguerrierfamofo V'era quell'huom ch'i disfinero & brun o
N'hebbegrand'ira, gldi Lacantera Et difdegnofo, duca di Valenza,
Non n'hebbe men,pche era difdegnofo, Forte, fiero, crudele, er importuno,
Ma luno eslaltro con egualmaniera V'era l'arditofir de la Prouenza
Si tolerò l'offesa del nemico Huomgenerofo, uiril caualiero
Fattaperparita alquanto leggera , Et altri molti di magnificenza ,
Lagente tutta al bel colpo ch'i dico Maſopratutti il nobile er altero
Ad vna uoce cominciò agridare Duca Ardione,duca di Granata
Odegno colpo, oluno a laltro amico , Ne Parme caualier piu ch'altri
fiero,
Neftette alcun di lor troppo a tardare¡ Liquai tutti bramauan l'honorata
Ma luno e laltroinpie toftoleuati Corona de lagioftra; nongia manco
Ferfia caualfenza purſtaffeggiare, Che ella dar paladinfcffe bramata,
Ne quindi apenafur troppo allungati Cofi in tempo legger tutti quefti ancho
Ch'a fuon di trombe valorosamente Vennero al campo, fer coſe diforte
Spronar du altri guerrier cauaipregia Che nonfifono annibilate unquanco.
Miche uoglio io cantar putatamente (ti, Ipaladin de la reale corte
Gli
ftrenuifatti, e le mirandeproue Hor quinci borquindi giuano alternado
Chefece'l di la valorofagente? Mirandeproue, & piu d'un'attoforte,
10 Iforeftieri
PARTE

Iforeftieri fimilmente errando Obdunque caualierfiano minori


Giuan con le lor lance arditi molto Glispartigridi,però ch'è ben dritto

Hor queftor bor gllaltro fcaualcado, Cheuinto il uincitor, pda eiglibonori,

Di Pampalona ilgran contefu colto Se feiben caualier forte er inuitto

Dal ualorofo Aftolfo d'Inghilterra Ancho deglialtri caualieri fono


Et con un colpo del caualfu tolto , Che fanno'l uincitor fouente utto .

Rifcontrosfiil Danefe in queftaguerra Scaualcato queft'huom di cui ragiono


Colcontedi Boemiafignorile Il marchefe Oliuier riprese'l corfo

Etfimilmentegettò lui per terra Etrilafcio'l corfiero in abbandono ,


Il buon duca di Olfatiahuomo uirile Perche da laltro canto asciolto morfo

Corfe una lancia colforte Anfuigi Il duca di Valenza buom di gran core
Et lo leuò del fuo cauallo boftile , Gia quafi a mezzo capo era trascorso ,
Queldi Tolofa leuò Malagigi , Onde in un punto con alto furore
Et diffe caualierporta la noua Amezzo il lor camin quefti s'urtaro

Ainerispirti ne l'infernalftigi, Per auanzarfi delfupremo honore,


Ma Ricciardetto che uide la proua Maperche eraciascun per ſe ben chiaro
Dieterno nome, altro non ne diuenne
Diffe, & tuporta quefta in tuopaefe
Se di noueportar tanto tigioua , Se no ch'ambe le lance al ciel n'andaro ,
1 Et con la lancia a mezzo'lcorfo il prefe Mal conte Anfelmo poigia nonfoftenne
Tal che fefcender lui giu del cauallo L'altopoter del generofo duca
Auanti l'hora di depor l'imprefe . Quando egli contra lui fi fiero uenne.
Eratornato unaltra uolta in ballo Quefto fignor par ben che egli conduca
Colui chefcaualcoe gial conte Gano Afuo talento il gran ualor di Francia
Com'io cantai bagiapoco interuallo Et che egli poco bonore bomai leíduca ,

Ilqualper effergioftratorfourano (ri Ma batteras


fi anchor la meſtaguancia
Scaualcato hauea bomai tre buoguerrie Del troppo ardir, quad'egli a puauëga
Quäd'ei colquarto s'icotroe nelpiano, Di qualchunaltra piufiorita lancia ,
Et quefto fu'lgentilforte Olivieri Nefia maifempre uer ch'eglifoftenga
Ilqual moftrò ben chiaramente a quello La uiua forza de li paladini
Ch'egli non eral conte da Pontieri , Perche mi par ch'affai ſi diſconuenga .

Perche nel petto colfe egli Metello Fe Ricciardetto il di fatti diuini ,


Etlogettò doue egli baucagettato Aftolfo fimoftraua ungran Pompeo
Queldi Maganza al primo lor duello Et cofi glialtri coripellegrini,
Cofiper Olivierfuuendicato Il marchefe Olivier quelgiorno feo
Il conte Gano & glialtrigioftratori Cofepiu degne di memoria eterna
C'haueua quel di Thilefuperato, Chelegia fatteper lo Philifteo ,
PRIMA

La franceſca virilfortezza interna Laqual nonfiaperò maifatta nera


Vfciben fuori al'alto parangone Quantuq haurà voluto altri algiorno
ſempiterna,
Per farfi(come èfatta ) Far lei barlumepiu che foscafera,
Perche'l Saputo & prouido Ardione Etfe l'huo che ad altrui cercafar fcorno
Conlaltragente,dato non s'hauria Scornato refta alfine egli da altrui
Aromper lance con cotaipersone, Nonfiramarchipoi nel malfoggiorno,
Se conosciuto non haueſſe ei pria Noi direm ben chiaramenteper cui
D'hauer tanto valore, & talprodezza Habbiam cantato lifei verfi detti
Ch'almeno inparte ella baftantefia Quando fia tempodiparlar di lui , ་
Ponendo il refto poipergentilezza. Hortorniamo albiftoria,ond'io miftetti
Sofpefo alquanto ripensando al cafo
CANTO VII.
Ch'erafuturo inlei conglialtri effetti,
Eltempofanto chefi dan le palme Ilfortefir de la Prouenza acafo
N Per qi che'l fan d'infu l'altar di Non era entrato ingioftra fino albora
Alpopol tutto con lepienepalme, (dio Chancho difore era Ardion rimaſo,

Non ha lagente vil tanto defio Et nonpoffendo homaifarpiu dimora


D'hauernepiu che parte auidamente Qual bofalcone al gia ueduto oggetto,
Ogni altrofuopenfier dando in oblio , Vfci conglialtri arditamente fora ,
Quanto in Parigi laguerrieragente Etrifcontrosfiil primo in Sanfonetto
Haueua ilgiorno eftrema defianza Ilquale (io'l dirò purperdonimi ello)
D'hauer nome ciaſcun delpiu poffente, Con vn bel colpo fcaualcò di netto ,
Ma qual mai di virtu tanto s'auanza Indifi rifcontroe con vnfratello
Chepoffa tuorti ofenatorgioftrando Delfir di Möt'albandetto Guizzardo
Di man l'honor di quefta bella danza ? Etfimilmentefece ancho di quello ,
Iti ueggio venir tanto avanzando Mal terzo in chi egli vrtòfupiugagliar
Ciafcun deglialtri al campo, di valore Però che reffe a la fualanciaforte (do
Ch'igrido,ilpregio èfuo,dallo adOrla Et paffo via leggier come leopardo,
Et mi coferma cb'i sofuor d'errore (do, Queftofu'l fiero Aftolfo ilqual perforte
L'alto gridar che de lagente ifento Si rifcontrò con quefto buo di Proueza
Homai dır uiua uiua ilſenatore, Ne fevergogna a la franceſca corte,
Suonami negliorecchi vn bel concento Mafece ben'ilduca di Valenza
De la tuagloria,et emi chiaro agliocchi Vergogna al
fuofignor, do egli vene
Ch'ogni altro altovalorflap tefpento, Del fir di Montalbano a la preſenza ,
Parmi vederehomai ch'ognun trabocchi Rinaldogioftrator piu chefolenne
Per le tue mani , che lafama altera. Col fuo Baiardo entrò ne l'altagioftra
Di te,nel quinto ciel Marte gia tocchi , Correndo no, ma dibbattendo penne,
PARTE

Etueramente che quest ' huom dimoftra Hebbe egli fi a dispetto che'l barone
18 Efferben degno paladin di Carlo Con cuigioftro nonfe n'andaſſe a terra
Perquanto egli difefa altera moftra , fuor de la ragione ,
Ch'egli ufci quafi
Par ben ch'eglifia un'buomp inalzarlo Macio cheal fine occorfe in aftaguerra
Et giugnendo uirtuti a uirtù tante Lofece bene ufcir del tutto poi
Per immortale ageuolmentefarlo , Talmeteiuidiafa ch'ogn❜huograde er
Egli diede d'un colpo sfauillante Dela Prouenza ilfortefir,dapoi (ra,
Aquefto duca ,ilqualfu tanto & tale Che conRinaldo hebbefua lancia rotto
Chefece in terra lui uoltar lepiante , Die luoco ad alcun altro de lifoi ,
Poi quel d'Olfatia arditamente aſſale Onde di tromba aguerreggiante motto
Et d'un belcolpo ilgetta ne la uia Ardion duca tantogenerofo

Conlafualancia che cotanto uale, In campo ufci con unpar d'alefotto ,


Indi gli uenne un conte di Vngheria Haueua egli un caualfi valorofo
Perprouarfecoilfuo ualorefiero Ch'al buo Baiardo fi potea aguagliare

Etfe quefti ancho aglialtri compagnia , Etueloce uia piu ch'angelfamoso ,


Il quartofu di Seruia ungran guerriero Cofifpronando queifi lafciò andare
Chefimilmente abbandonò'l cauallo Etrijcontrosfi apunto a mezzo il corſo
Ad unfol colpo di Rinaldo altero, Colpro Danefe che'l uenia a trouare ,
Ma che pono io neldir tanto interuallo ? E tibifognapaladinfoccorfo
Scavalcò quefti noue caualieri Se unor refifter aguerrier cotanto
Lundopo laltrofenza maifarfallo, Etfo'c'hora nonfalla il miodifcorfo ,
Ma alfingli uene incotra un deguerrieri Tibifognarebbe effere altrettanto
Famofi piu del duca di Granata Mafei minor,io nonti uilipendo
Chefece a luifallirglialti penſieri , Per cio ch'a proua il uederemo & to,
Et queftifu quella tanto honorata Quest'alto ducailfuo corfierftringendo
Perfona inarme,di Prouenza'lfire Colfe nelpettoilpaladin Danefe
Diforzagiafouente aſſai moftrata , Etgli uuotò l'arzonfempre correndo ,
Con cuigioftro Rinaldo, e nelferire Indi riuolto il corfofuo riprese
Ambele lance al'alto ciel n'andaro Et colfe con la lancia ilforte Auino
Roste egualmente per egualſchermire, Chefimilmente a mezzo il campoſteſe,
Quindileprimecauſefideftaro Et cofi d'uno in altropaladino
2 D'altre aiutate poi ,del errorgrande Nefcaualcò benfei con una lancia
Ch'alfinfucceffe,come alfinfia chiaro, Laqualpoi ruppe in buo piu pellegrino,
Rinaldofouraprefo dapiu bande Rinaldo ch'arrosfita anchor laguancia
1 Daingiuftofdegno, nefu poi cagione Hauea dal tepo, onde moſtrar nopuote
Del mal che'l catar miopiu oltra fpäde Effereil miglior buom di tutta Francia,

·
PRIMA
Pernontenere in fronte cotai note Onde al'accefo fuo foco primero
Ch'a luiparcanograndi , era tornato Vis'aggiunse efca tal , che nouamente
Cofdegno al capo oue l'honorfifcuote, Cangiando eiuolto , ricangiòpensiero,
Et tuttofuribondo er inflammato Et pur nonfariaftato anchor poffente
Corfe una lancia con ualore extremo Farlui preuaricarquefto fecondo
Contra quefto Ardion tanto pregiato S'altronon occorreua ultimamente

Per racquistar l'honorgia fattofemo Ma'lualorofo Orlando furibondo


(Secondo'l parerfuocolfir gentile Tanto uiril,tanto poffente, & forte,
De la Prouenza , caualierfupremo, Che non haparangone in tutto'l modo ,
Onde'lbon duca quantunque uirile Fu poi cagione oper deftino oforte
In huompoffente fi come è Rinaldo Che'l fir di Montalbano inuidiofo

Ruppe l'altera lanciafignorile, Sottofopra mandoetutta la corte,


Nepoco fece a contra lui ftarfaldo Queftocontegentil figenerofo
Perch'era queftofir da Montalbano In campo uenne anch'ei a dimoftrare
Piu forte allbor ,perchepiu d'ira caldo, Semertamente al mondo era famofo
Egli è ben uer che'l caualiero hispano Che fece in corpo al fuo cugino entrare
Dico Ardionperdeo laftaffa e'lfcudo Quellachegiace interra a ogniftagiõe
Perualor di Rinaldo fi fourano Et che fa diferpenti ilſuo mangiare ,
Manon lasciòperò'l fuo caual nudo . Tal che non fepiud operatione
Perprecetto di Cerere la Fame
CANTO VIII
Quädo ella in corpo entrò di Erifitone
Vando'ltanto follecito archimifta Che s'habbifatto queſta donna infame
9
Fatto uia dotto piuper unaproua Entrata nelgran fir di Montalbano
Giunta quafi a buonfin ,come è diuifta , Per coprir lui d'un uia peggior uelame.
Tenta di farne allegro unaltra noua Il conte Orlando fenator romano
Non baue col defio tantafperanga Su'lfuo buon Vegliantin furo cauallo
Di ritrouarne il fin che mai non troua, Entrò nel campo da guerrier fourano,
Ne tanto dolor poi,quandogliauanza Et quiui comincioe ballar d'un ballo
Poco afinir una ben compofl'opra Simile a cui nel Ferrareſe mai

Serompe il uafo oueha la fua fidanza, Non nefe ballator,donna , o uaffallo ,


Quantafpeme Rinaldo hebbe difopra Ilprimo caualier ch'ardito affai
Diracquiftarfiilgloriofo nome Volfeprouarfuaforza colgran conte
Ch'a luipar ch'in uergognafi ricopra, Fudi Caftiglia ilgranfignor da iguai,
Però ch'Orlando il feri ne la fronte
Et quanto dolorpoiquando ei le fome
Nonpuote Scaricar del buon corfiero Et feluitrabboccar fopra lagroppa ,
Che di Granataportaua cognome , Indi cader come caddeo Phetonte,
...
Morte
PARTE

Morto nongia,maper laforzatroppa fur queftiquei duo tanto pregiati


Et
Del conte Orlando balordits in terra, Checolfignor di Mot'alban gioftraro
fiert
Comebuo ch'offende ifaffo cola coppa, Senza effer dafuaforzafcaualcati,
Laltro chufciogagliardo i queftaguerra Il primofu quell'huom tanto preclaro .
0 Delfir dela Prouenza celebrato
Fuügra fignor di Seruia, et afto ancho
Dalconte ful caual non fi differra ( ra Pertutta Francia homai pguerrier ra
• Però ch'Orlando d'un belcolpofora Ilquale bauendo col cugingioftrato (ro,
The Lotraffe del arzon, con leggiadria , Et riuscito al finſenza uergogna
Come huom che cofa fa dode innamora, Volfe ancho conqueft'altro efferpuato,
Ilterzofu unfignor di Valachia Ma crediguerrier mio che e ti bifogna
0 Hauer de l'arte de laforza infieme
Hirfuto molto, nero ne lafaccia
Et ne l'armegrande buom come s'udia, Se non ch'Orlando certo ti vergogna,
Ilqual uolfe prouarfi afaccia afaccia Temo io che alfin tifallira la fpeme
Colcote Orlando , lafua lancia rotta Perche è qfti unguerrier diforte tale
Segui deglialtri duo tutta la traccia, Che be chiarisce ognibuo che no lo teme,
He Ne apena interrafu quefti,ch'allotta Or alaproua, ilcaualier reale
Egi Il quarto uenne alteramente al campo Feri nelfcudo il buo conte d'Angrante
Sopra un caual che corre et no che trotta Et tantofe quantofua lancia uale,
Et diffe conte,digioftrare auampo Neualle piu che uetro in diamante,
Teco,er contento me n'andro con dio 1
Ma ualfe ben quella d'Orlando tanto
Se ben da le tue mani hoggi nonfcampo, Ch'interrafece lui uoltar lepiante', '
Rifpofe Orlando adempi iltu defio Cofiportò queldi Prouenza'luanto
Igioftrerò perfodisfarti in tutto D'hauer prouato con il Senatore
Mafappi ch'iofaro'l debito mio , S'egli ual piu delfuo cugino , et quanto,
Et ripreso del corfogli die'lfrutto Laltrofu(il debb'io direnon gliè honore,
Chiua cercando ilcaualier uirile 1
I'l diròpur,poi che la cosa è uera, I
Iuiperfin d'Hibernia condutto, Chenon gli fupero tanto difnore, 1
Il quintofeaualcato dalgentile Perche lo uinfe quella lancia altera
Côte d'Angräte huomo ne l'arme defto Piu ch'alcunaltra, et che nel modo sepre
fir di Lacantera fignorile,
Fu'l Haurà perproua il nome di primera)
Dopo delquale eglifcaualco❜lfefto Quel di Granata ualoroſe tempre
1 l'ottauo, el nono , & poi
Elfettimo, Cheperbauer l'honor di tanta gioftra
Nefcaualco tre altri dopo quefto , Par chefiftruffi,che s'affanni, etftëpre
Talmente ch'eran dodici lifoi Vene egli cótra Orlando in tanta moftra
Lun dopo laltro del caualgettati Cheben pareua nelfembiante dire
Acui n'aggiunfefubito altri doi Cedimi conte,la uittoria è noftra ,
B
PRIMA

Mal paladin , dipiu ch'ognaltro ardire, Con quanto il nome delgranfenatore


Diforza, di ualor, loferi in modo fopra leftelle
Era eleuato al cicl
Ch'ognifperanza in luifecefallire Quando egli in campo reftò uincitore
Perche ognifuo uigorftrinfe in un nodo Da tutta la città, che apiufauelle
1
Et uolfe dimoftrar l'altafuaforza Gridaua, uiua uiua ilconte Orlando ,
Etfene l'arteil benfapea colfrodo , Viua'lbuon vuotator de l'altruifelle,
Ondeinquelpunto che lualor rinforza Quiui tutta lagente altogridando
Diede egli ad Ardione i mezzo il petto Diceua ilpregio e del uirile conte,
fella lo cauc'perforza,
Tal chedi Del conte illuftre,del conte mirando,
Lalanciaandò ne l'aere a fuo diletto Quinon bifogna altre ragionpiu pronte
In millepezzi poi che ella hebbefatto Afare uſcir in campo la sentenza
Delfuofignore il defiato effetto,
Egli la portafcritta nelafronte
',
Feri ben Ardione ancho in quel tratto
Nongli bisogna andare a lapresenza
Il conte Orlando nelpoffentefcudo Delduca Namo, & deglialtri compagni
Ma nulla ualfe ilfuo bel colpo afatto. Per torne interamente conoſcenza ,
Ilfir d'Angrantepofto fine al crudo Però chegliattifuoifupernier magni
Colpochediede al duca di Granata
Hanfatto homai notorio a tutto'lmondo
1 Reftò di lancia tuttoquanto ignudo, Ch'egli debbaportarne liguadagni.
Ma'lfuo Terigi unaltra apparecchiata Ma mentre egli nel campofi giocondo
Subito diede a lui,laquale eiprefa Lietofiftaua ad aspettar s'alcuno
Mandò nel aere al cielpiud'una arcata, Voleffea lui piu dir,io ti rispondo,
Indi cadendo ingiu,quella ripresa Ecco che nouamente n'apparue uno
Leggiadramente fifermò nel corso Con la liureaperò deforeftieri
Con la mente digloria'tutta accesa, In uifta caualier molto importuno,
Et diffe Orlando è qui,fe n'ha rimorso Che arditamente confembiantifieri
Alcun delgioftrar mio , uenga di nouo Mandò ne l'aria unafuabella lancia
Ch'iogl faro ueder che'ltutto occorfo Come haueafatto eifior de caualieri,
Sta ben,negioftratore alcun riprouo. Et diffeo gioftrator , che'lfior di Francia
CANTO IX. Efferti credi,nonpartir da bomba
Fin che non è bengiufta la bilancia,
Lpiu ueloce barbaro che'lpregio Etriuoltogridoe,fuona la tromba
IV
Vince correndo,in cittàgenerofa Ch'io uoprouarmi con queftoguerriero 1
Queldi che'l corfo ella hap priuilegio Il cui nomefouran tanto rimbomba,
Da lapueril ciurma negbitofa Etfenza altropiudir , uolto il corfiero
Non è condotto con tanto romore
Prefe del campo, e alfenator romano
Alafuaftanza,il difolagioiofa, Fecennochefpronaffe ilfuo deftriero,
PARTE 10

i Penfa letterfe parue il cafoftrand Ardion ducafimilmentepiglia

Al conte Orlando,ueggendo coftui Grande ammiration , però ch'anchora


Inuifta caualier tantofourano, Non bauea uifto quefto infua famiglia,
Piu non hauendo il di ueduto lui
Mache uogliam noifar? chepiu dimora?
Et alfin de lagioftrafifocofo Chepiu tenere in tempogliauditori ?
The Sbocchiamo bomai ql è aft'huomofora,
Vedere in campo uenirsene altrui,
Maperche erapiu ch'altrogenerofo Ambicionchefai:quai fonglierrori
Diffe di non bauerfcontro eccellente Qual è quelmalche no commetti,dillo
Semprefi dole l'huom ch'è ualorofo , Perfar nelmodo l'buoftare in honori ?
Perche a la proua, uia piu chiaramente A penachefiftanfotto'l uexillo
Si conoſce'l ualor del buomfupremo De l'Auaritia tantifatti rei
S'unaltro contra n'ha,chefia poffente, Quanti nelftato tuo cofi intranquillo,
Come ancho fi conofce'lcarco e'l
femo La'nuidiafufcitata da coftei
7 D'ogni color, a miglior parangone Per piu accidenti in aftagioftra occorfi
Et de legemmeilpregio loro extremo, Etgia cantati ne li uerfi miei
Ondio m'allegro qual tifii barone Altera entrò confuoi rabidi morfi
Digioftrarteco, riuolto'l cauallo Nel corpo di Rinaldo incrudelito
Che be parue eilfigliuol delgrá Miloe, Contraibei cafi per lo cugin corfi,
Tutta lagente chepoco interuallo Onde egli inuidiofoftabilito
fir d'Angrante
Eraftata a uedere il Volfefarfofco ilcofi chiaro nome
Starfolo in campo uincitor del ballo Del conte Orlando caualierforbito ,
Veggedo uſcir queft'buomo, nelfembiate Accio che non reftaffero lefome
Tanto uiril,tanto poffente, &rforte, De la vergogna,fopra le fue spalle
Dimerauiglia ne reftò uagante , Ch'a luiparea portarne in uil cognome,
Ciafcundiceua alaltro, di qual corte Ab Rinaldo uiril , come tifalle
Equefto caualier non piu ueduto Hora ilpensiero , ab come è uero quefto
Quatung infegna come glialtri porte? Che mal ua ilciecoper lo torto calle,
Egli non è nel campogia uenuto Ciecofatto tufei,gliè manifefto,
Alteramentefi come bor dimoftra Che tibifognaritornare inguerra?
Quando uenne Ardion tanto aueduto , Chepasfion t'ba uinto, che ti ha defto?
Quando liforeftierifer la moftra Se'l ualorofo Orlando in cutfiferra
Chi uide inlorquefto buom tanto uirile Tanta uirtu, tanto ualore, forza
Chorfe ne uie col cote Orlado ingio, Euincitor , chi iltuo bel nome atterra?
Re Carlo magno imperatorgétile ( tra: Chefi ti mouefirichefiti sforza
N'hebbe ancho comeglialtri merauiglia Volerincrudelir contra'l cugino
Veggendo ilgioftrator nouo, et no uile, Ettorgli l'honorfuo di manperforzas
Bii
PRIMA

Nonti offende efo gia, s'è pellegrino, Et lo uedrai Rinaldo a queſto trattòè
S'è uiril ,s'è poffente, sèpreclaro,
CANTO X.
Vuoi tu rimouer l'altofuo deftino ?
Se de lagioftrailricco pregio er raro Vando la inuidiafufcitò Tarquino
9
Neriportera'l Conte, qual cafata Täto a dolerfi albor de l'honeftade
Terra'l fuo nome eternamente chiaro De la cafta moglier di Collatino
Non quella tanto al mondo celebrata Sdegno lo uinfe tal, ch'a impietade
Di Chiaramonteż tu Rínaldo mio
Dato,eglifece poi l'opra crudele
Donde n'ufciftis non del'honorata? Di cui nefente anchor la noftra etade,
Chedunque borfit'accende ilfier defio? Ma nonfugiaperò che l'infidele
Che fiti prona che tifafi caldo Attofuo trifto,nolfeffefouente
Digioftrarfeco, con animo rio? Mandare anch'egli al ciel mefte querele,
Oh mi dirai, l'honoreintiero er faldo Però che Bruto , Spurio , & l'altra gente
Quantunquein cafa Chiaramontefia Contra lui moffi dagiufta ragione
Detto nonfara mai,fu di Rinaldo , Neferono vendetta alteramente,
Iti'l concedo , ಅ conceffotifia, Cofi interuene algráfigliuol d'Amone
Che uergogna è la tua non haigioftrato Rinaldo ardito fir di Montalbano
Con ualor alto, colmaleggiadrias Di Carlo paladin degno, barone,
Chi t'ha neltuo caualpunto piegato ? Quádo bebbe inuidia alſenator romano
Quale buo t'hafatto i ql purstaffeggia Del bauerfi acquistato il nome eterno
Non che difella per ualor cauato (re D'effer del mondo il caualier fourano,
Non t'ha ueduto ognibuomo boggi leuare Chefourauinto dagranfdegno interno
Noueguerrieri de li cauai'loro Nefece l'atto che noi canteremo
Lun dopo laltro ,Senzapunto errare? Ilqual fouentepoi bebbe egli a ſcherno,
Che uorefti tu piusche'l uerde alloros Però che Carlo imperatorfupremo,
Non lo pon tanti bauer,nonfai tu bene Ilcote Orlado,et di queglialtri anchora
Ch'anchora Orlado è delfamofo choro Bendimoftrar d'hauernefdegno extre
Foraftato affai meglio quefta pene Rinaldo aduque incrudelito albora (mo,
Seruar Rinaldo a tempo unaltrauolta. contral'honor delfuo cugino Orlando
Perche ogni cofa fempre non conuiene, Fenela gentefuapoca dimora,
Tuuuoigioftrar col conte, e in ira molta Ma queto queto & inſe rabbiando
Orale mani, di mente non t'efca In parte ando doue vnafoprauefta
Che laforza ad Orlando non è tolta, Hebbe deforeftieri afuo commando,
Anziqualfoco crefce in maggior efca Et in vnpunto veftito di quefta
Tal di coftui ilualor con huom piu atto Col capo auolto di vermiglie rofe
Aprouapofto, ognihorapiu rinfresca Fece ritorno a la realefefta,
Doue
PARTE
Ilqual gran colpofe per la fuaforte
Douech'arditamente egli propofe
Digioftrar con Orlando ualorofo Si riſcontraua in altro caualiero

Come ègia detto in afterime ombrofe, Lofcaualcaua o loferiua a morte,

Il caualiero adunque fifocofo Mapercherifcontro fe nelprimiero


Venuto alcampo conforze fipronte Ditutto'l mondo, non uenne al defio

Era Rinaldo, ilfuo cuginfamofo , Di chiloporfe tanto ardito erfero,


Et perche egli coperta hauca la fronte Malconte Orlando quando egli affalio
Dal'elmo chiufo , & perche era ueftito Rinaldo ,ilferì ben di colpo affai
Daforaftier,non lo conobbe il conte S Maggior,piuforte,peggiore, et piu rio,
Die nelafronte a lui colpo che mai
Similementeilpopolofallito
Da quefte cofe pur, non conobbe ello Nonfunefia maggiore in tutto'lmondo
Quantunque affai nefoffe sbigottito , Di quanti ingioftrefifarangiamai ,
Ma dunquepoi che'l caualier nouello Et d'importanza fu di tanto pondo
' da noi conosciuto auditori
E Chefe balordo ilguerrierfignorile
Veggiam del mondo ilfingular duello, Come buo ch'eito pergrapezza atőle,
Noiuederemo adun duogioftratori Lo riuerfcioe il caualiergentile
Migliorchefian du l'indo al mauroma Sulagroppa al cauallo , in un punto
Et dal Cataio ai libi exteriori. (re Glifeperder leftaffe da uirile,
Lagranfaetta che uenne a priuare Indipoco mancò che egli difgiunto
Diuita Capaneo,dalfommo Gioue Dalfuo cauallo ,non andaſſe aterra,
D'impeto difuror mai non fu pare Purfi ritenne nel cadere apunto ,
Nequelle quandofor l'antiqueproue Etfe Pardita lancia,in queftaguerra
Delconte Orlando , nonfifchiacciataua
Deligiganti,al impeto & furore
Che'l cote Orlado etche Rinaldo moue, L'honor del cuginfuogiuafotterra,
Il firdi Montalban buongioftratore Però che egli in quelpunto nel leuaua
Spronò Baiardo & ruene a mezzo'lcor Cofcorno del arzon, tal che effo Marte

1 Ad inueftir ilforteſenatore, (Jo Contutto'lfuo poter non l'aiutaua ,


E'lfenatore a rilasciato morfo Dunque il ualor non l'aiutò , ne l'arte
Venne ad inueftir lui,con tantaforza Mal'aiutò laforte auenturata

Cheglife bifognar quafifoccorso , Se non in tutto almanco in bonaparte ,


Feri Rinaldo la inquartatascorza Orluna & laltra lancia a l'aere andata

AlconteOrlando, pl'altafua poffa Et ueduti ambi i colpi deiguerrieri


Si cominciò'lgridarfra la brigata,
Lafortelancisfuafpezzo perforza
Laqual tuttoche intierafoda er groffa Diceua alcuno oforti caualieri

Foffe,nonfe però colpopiuforte Ocolpi borrendi inufitati ftrani


Che nelcontegrandis
fimapercoffa , Oguerrier uglorofi arditi & fieri,
B iii
PRIMA

Qualebuom poffente mai fu de romani Similemente in quel punto s'acceſe


Chefi poffa aguagliar bene a coftoro , Re Carlo magno di tanto dispetto
Qual degreci, de bebrei, ql de troiani, Che egli del tribunal quafi difcefe,
Altri diceuan del eterno choro Ilpopoltutto a quefto nouo obietto
Delferreo Marte,fon li ualorofi Merauigliato affai del cafo grande
Hoggi uenuti agioftrar quifra loro , Stauafofpefo ad afpettar l'effetto;
Ma alfin di tanti dettigloriofi Igioftratori in ambedue le bande
Ad unauocefugridato, uiua Stauanfenza pigliar partito alcuno
Il conteOrlando,fior degenerofi, Comehuom che in nouita tantofispade
Che non conosce il reo dal oportuno . E
Ma'lfuo cugino in cui tanto bolliua
Inuidiagrande,rancor ,fdegno, & ira, CANTO XI.
Nonfu côtento a quel ch'altrifiniua ,
Anzi quale orfofier chepiu s'adira fereno
Hi uide mai in un punto il ciel A

Contra chi offende lui, chefin' alfineСтTutto


и offofcarfi , do a turbo ſpira
Hor quinci bor quindi incrudelitogira, " Sichefe'n uada l'arido terreno ,
Etperfterpiritorte bronchie spine Etch' Auftro pluuiofofirigira
Per l'aria tal, chefa parrire ilfole 1
Vacalpeftrando ogni cosa perstrada
Per uendicarfi de lefue ruine, Albor ch'afcede Giove in colmo d'ira,
Sdegnato molto piu nonftette a bada Puote ancho dir con fimili parole
Ma ribauuto del uigorJuoperfo D'hauer uifto offofcarfila ferena
Alteramente traffefuor la spada, Corte di Carlo man pipinea prole
Albora che Rinaldo a forza piena
Etpien digranperfidia n'andò uerfo
llfuo cugin , conanimoferoce Difdegno affalje il ualorojo conte
Come contrafleal nemico aduerfo, fin lo crette pur,beche agrá pés,
Ch'al
Il conte Orlando ch'anch'egli era atroce Perche in un puntofol tutte le pronte Il n
A
Quand'era aqualchetorto ingiuriato Forze, che erano alhor dentro a Parigi
Veggendo il caualier tanto uel ce Vfciro al campo con iratafronte .
Venirfene colbrando , er adiralo, Quando Rinaldo alfin de bei letigi
In unpunto sfolrocjua Durlindana Affalio'l cugino iratamente
'
Senza terror,ma ben merauigliato, Seguendo di nemico i rei ueftigi L

Però cheparue a lui la cofaftrana Ilconte Orlando ualorofamente Ch


C'hauendofigioftrato perpiacere Tutto adirato,gia con l'arma in mano C
Nerifultaffe al fin' opra uil'ana , Dimoftro bene a lui s'era ei poflente , Ir
Et fifermo nel campo per uedere Io fo
Ondeper colpo alcun troppo uillano
Cio che uoleffefar quell'huomfcortefe Dato a Rinaldo affaipiu d'unafiata A
Et s'eifognaua, o s'hauea mal uolere, Tutto che anch'eglifefe dafourano ,
PARTE

Il magnanimo duca di Granata E'lbuonfratello a quefto humanfermone


Perche era quel ueftito afualiurea Volfe in un tempotutto ilfier defio
Iuin'ando con l'altrafua brigata , L'animo , e'l cores l'operatione,
Ne purfimoffe,ch'altri che uedea Et diffe non temer Rinaldo mio
Combatter que duo cori pellegrini Chefet'ha offefo il conte , la uendetta
Iui n'ando,chegia d'andarui ardea, S'altri nonfara mai, farò anchor'io,
L'arditafchiera de li paladini Indi qualfier leon chefi difpetta
Conle sfodrate spade in unfolpunto Dipreda tolta a lui per altrafera
Iui concorſe, glialtri parigini , Si uolfe irato a lafrancescafetta,
Et con ualore extremo ad ira aggiunto Et con laforzafuafolita & fiera
Cominciaro aferir queforestieri Diedeprincipio afar di quelle proue
Etfopraglialtri ilbon Rinaldo apunto, Chefareafar d'Amon la prole altera ,
Miperche eran coftoro anchoguerrieri Ondefefino a quiparuero noue
Arditi ,forti,generofi , magni, Le cofefatte,nouisfimepoi
Diedero alteramente ne i terrieri. Paruero benper un nonantanoue',
Or quiui adunque di quelli guadagni Con Ricciardetto li frateglifuoi
Si cominciaro afar chefanfi in guerra Simoffero, con lor de glialtri amici
Frarei nemici et nonfrabuon copagni, Senza puntofaper chefil'annoi,
Quiui la gente adun tuttafi ferra Tal ch'inquellafrugata, buon giudici
Vibrando punte & menando rouerfi Nonfi poteanofar,nefaper chiaro
Et hor quefto & bor al tradoper terra, Quai foffero defuoi ,quar de nemici.
Quiui s'odiua alcuno homai dolerfi Il conte Orlando caualierpreclaro
Del fparfo fangue, o di braccio,o dipetto Erafi d'irapieno, marauiglia
Ol'altro membroper colpi diuerfi, Chepiu d'auidità non è l'auaro
Il magnanimo forte Ricciardetto Vedeua giala terra effer uermiglia
Afalfe ardito ilfuofratelRinaldo De luno laltrofangue , pur achora
Et gli diede un gran colpo nel elmetto, Nonfe ne leuar un d'unafamiglia,
Onde ei riuolto diffe , in tanto caldo Anzi ciaſcuno incrudelirfi ognibora
Seitufratello entrato per l'honore Etferirfi lun laltro i terrazzani
Del conte , onde boggi tanto mi riscaldo Senza alcuna pietàſenza dimora,
Ch'a me lo tolle per un certo errore Nefapeua ouiare ai cafiftrani
Come i ti dirò poi, che uuoiferire Nefapendo,potea diuider quefti
Iratamente il tuofratel maggiore? Tanto eranftretti gra tutti a le mani ,
Io fon Rinaldo,i mi ti uofcoprire, Purripenfando infeche glialti gefti
Affalfi Orlando, lofei con ragione Fattiper lo guerrier che gioftrofeco
Chornon ètempo di pofferla dire , Cagione alfin de cafifimolefti,
Bii
PRIMA

Nopoteano cer d'buo fpagniuolo ogreco Et quiui con pochis


fimo interuallo
Di Bosfina,di Seruia , od'Vngberia Imperiofo entròfra tutti loro
Ne d'buo che puto in arme babbia del cie Doue piuftretto era annodato il ballo,
Mafol d'un difupremagagliardia (co, Et cominciòfuperbofra coftoro
Vennepenfato a lui che'l caualiero Con autorità quanta era in ello
Foffe Rinaldo, gia fe lo credia, Gridando minacciar tutto quel choro ,
Ondeper benchiarir ilfuopensiero , Maperche molto era alterato quello
Tornò nelftormo a mezza la battaglia Non nefu alcun di tanti che nonfoffe
Dou'era ilfuocugin tutto guerriero , Ale parolefuetutto ribello ,
Et quiui trouò lui ne la trauaglia Onde ne Carlo imperator rimoffe
Tanto adoprarfi ,ch'egli parea bene L'borrédaguerra,e'l difleal coflitto (fe
Veramete ungra Cefarei Pharfaglia , Che'l giornoi piazzal bo rinaldo mof
Etin un punto lefue uogliepiene Ne l'haurebbe rimofjo altro buomo íuitto
Didubbio & di defio, nefece chiare Quantunque ho mai Rinaldo erafcopto
Comefouente al buo che cerca auiene, Tanto d'iraciaſcuno era traffitto
Perche'lconobbe a l'arme al sfauillare Malorimoffeil folc'homaiJofferto
Alcaualgiafcoperto del cendato Troppo bauedo'l beftial cafo epio etfci
Ch'eracaduto a lui nelguerreggiare, Confcoloratirai tutto deferto (occo
Etgridò ,paladin,che t'ha ingannato Difdegnofon'andoe dentro al Marocco .
Che t'ha spintobora afare opra fiuile CANTO XII.
Donde tifei Rinaldo boggi inuefcato ?
Ilfir di Montalban tutto uirile Dungporrà l'huom speranza mai
Tanto era uinto albor da l'ira grande A A quefto mondo in corfo di Fortuna
Che non intefe ilcontefignorile, Che fifouente ilben ricangia inguai?
fifpande
Ma ardito piu (comefalcon ) Triomphigrandi ergrápiacer queft'una
Hor quinci bor quindi col caualferoce Licta ne dagioendo ne l'aurora
Facendo altruiguftar trifte uiuande', Poine rifpoglia alhor che'lciel s'íbrüa,
Re Carlo magno a cui nulla alta uoce Ella ne tien giocondi un punto , un'hora,
Punto giouaua ,minacciando altrui , Vngiorno, un mefe,un áno, ma alfin poi
Diffe'l tanto tardar troppo mi noce , Qualfi puo mai chiamar cotéto ogniho
Et adirato affai contra colui Anzifouente auien che quel di noi (ra,
Ch'era cagiondel difpettofo male Ch'è da quefta eleuato a piu altofeggio
1
Con dirfarò portar la pena alui , Proua piu acerbi alfinglieffettifuoi ,
Sceferipente del bel tribunale Auiene ancho che alcun di male inpeggio
Ein un momentofali ungran cauallo, Se ne uafempre,fenza alcun fuo bene,
Etiui andò doue lun laltro affale, Et ha piu tepo bomai ch'io me n'aueggio.
PARTE 13

Che dunquepor ne le cofe terrene Ma quanto ellaprincipio chiaro e adorno


Sotopofte afortuna,maisperanza Hebbe al ufcir delfol, tanto hebbefine
D₂ Sequel c'hodettofifouente auienes Fofco,quand'ei tornò nelfuofoggiorno,
Etfiane exempio ognihor la rimembraza Et come ufci in ghirlandepellegrine
Del cafo occorfo ne la allegra corte Difrefche rofe , di uirente alloro

Di Carlo imperator heto oltra ufanza, Cofi in corona ritornò dispine ,


Qualfato qualdeftin qualpiaforte Et come comincioe a tuonfonoro
Conduffe inftato maifignor piu lieto Ditrombe,di tamburi , & di campane,
Che Carlo manida la paterna morte ? Cofifini di spade arco lauoro,
Viueua quefto triomphante , queto,Et cofiuanno le cofe mondane
Giocondo,allegro,& profperofo, tanto Che tuttequante alfinfonpur dauera
of Che to io'n dicopiu, piu dirne affeto, Vanitas uanitatum tutte uane,
Perche dipor compiutamente in canto La battagliacrudelfuperba e altera
10 L'altafelicità delgranfignore Defcritta homai alprimo di di Maggio
logia per menon me nejo dar uanto, In Parigi ceffogiunta lafera,
Quale altra corte mai carca d'amore Neceffatafariafe pu uiaggio
i Si ritrouòpiu d'allegrezz piena Haueffe hauuto afar quelgiorno ilfole
Che afta ildi di Maggio a le prim'bore? Tanto era in colmo d'irailbaronaggio,
Quale altrapoifi trouo maiferena Mifera ben quellaguerrieraprole
Meno diquefta a lepiu tardefquille Sefoffeftato il di,quel di, nel quale,
Ilgiorno ifteffo, copiu affanni etpea? Tenne altri il cielcon femplici parole,
i Ne uedefti lettore a mille a mille, Perchefarebbe ella uenuta a tale
Et quelle , & quefte,uoglia dire adunque Che non uennero a peggiogliamorei
Che l'opre difortunafian tranquille? Quandofe Iofue l'opra immortale ,
Ellenonfono, nonfaranno ouunque Mapercheintempo ilfol ceffe a colei
Si poffa huomftare in quefta prima uita Chegia nefu rapita da Plutone
Mapoi ne laltrafi , fiafi quandunque, Ceffo la gente anchor da i cafi rei,
Acuiquella uirtu tanto infinita Onde in un tépo ilgrafigliuol d'Amone
Ch'iui neregna,perfuagran bontade Fu rilasciato,& ei rilaſciò altrui
Conduca noi ne l'ultimapartita. Talc'hebbefin cofi la queftione,
Re Carlo magno ne lefue contrade Etpartito chefu quindi coftui
Ordino lagrangioftra come è detto Tutte legenti anchorfi dipartiro
Viapiureale'ch'altra in altra etade, Maledicendo beftemmiando lui,

Senzapenfiero alcun,ſenzasospetto Alcuni caualieri lofeguiro


Cheper cagione alcuna illieto giorno Altri n'andar col duca di Granata,
:
Viinterueniffe inleipur un difetto, Altricon Carlo nel palazzo giro ,
PRIMA
Galerana regina incoronata Ettanto s'aggiroe nelparlar deftro
Ancho parti con lafua compagnia
Ch'alfine ei pur ufci in quefta parola
Tuttafdegnofa,mefta ,er alterata , Rinaldo merta bene bora il capeftro,
Piramo quelgran conte di Vngberia Carlo iofarei impiccarlo per la gola
Colduca Namo, có Turpino infieme Acciochefoffe exempio a laltra gente
Ancho n'andaro ad un per altra uia, Chel'obedir foura ogni cofa uola,
Senza dare ad alcun di loro extreme
Caddiio gioftrando del corfier corrente
Forze moftrate il di ne l'alta gioftra
Non perdiffetto mio , ma del cauallo
Il riccopregio, er le lodefupreme. Et pur alfin miftetti patiente',
Orlando,che difepiu bella moftra
Et egli che riuscito eranelballo
Haueuafatto, che deglialtri alcuno Con bonor grande, uolſe poi guaſtarė³
Con Carlo ando ne la reale chicftra, La bellafefta tua, con tantofallo ,
Etquiui moltorag onò ciaſcuno Iti l'ho detto,io lo farei impiccare ,
Delfir di Mont'alban diuerfe cofe Tufeiprudente, faggio , e fai la cofa
Et quanto era cgli il diftato importuno. Quato ella iporti, qlchene deifare ,
Per la città le genti disdegncfe Da laltro canto lagente amorofa
Non parlauano d'altro tuttequarte Delfor di Montalbanfeco ita a albergo
Comefouente auien d'oprefamofe, Staua qual mefta,et cualpiu diſdegnoja ,
Tal che nonfifer maiparole tante Diceua aluno io tiferò da tergo
In Roma,d'unponteficefuture SempreRinaldo , non temer del conte !
Mentre che la granfediafta uacante', Ch'ip me qllo, er lo'mperier poftergo,
Quanti in Parigi quellaferafuro
Altri piufaggi conpiu meftafronte
Ragionamenti de le cofeftate Diceano affai mi dol del cafo occorfo
Et delcafofleal, crudo, empio, & dure, Etuuolfi prouederne aforzepronte',
Il conte Orlando giurò millefiate Cofifaceua cgnibuom qualche diſcorſo,
ACarlo magno, difarne uendetta Mapofati chefian tantiguerrieri
Nanzich'andaffe il tépo agra giornate, Forlelorfantafie muteran corfo
Etdiffe che l'harrebbe infretta infretta Perchela notte è madre de i
eipenfieri.
Fatta quel giorno, fe nonfoffeftato
CANTO XIII.
Pernon por lagrácorte in piu diſdetta,
Ma cheprudentes'era riferuato o gia che l'angofciofo padre
iep
NEL
Intempofarportare alſuo cugino Del infelice & mifero Phetonte
La giufta penadelfuo granpeccato, Ch'a fi malgrado,fuo provò la madre,
Gantraditor ch'a Carlo era uicino Se ne ftette ad uftir del orizonte
Traheua mille colpi da macftro Dopo la morte del
fuo carofiglio
ContraRinaldoperfar lui mefibino , Quanto eglinefa un di con lafuafrote
PARTE
Nonufc fuorapoine men uermiglio, Girati intorno ad ogniparte d'ella
Nemen chiaro,piufofco, erpiu dolente, Eefamina l'amor de i cittadini
Me bello,er piuturbatoin mefto ciglio, Pertutte le cittadi & le caftella,
Di quelch'ufci nel torbido oriente 4 Et uedrai quanticoripellegrini
7
Il difecondo del mese di Maggio Trouerai chefian dediti a lapace
Poiche fini la gioftra acerbamente, Etquanto a la uirtu l'huom s'auicini,
Et n'andofcolorito alfuo uiaggio Abi sfortunata Italia,ben mipiace
Tutto quelgiorno,tal chefino afera Che'lbarbarofuror tanto ti domi
No moftro i Frácia mai u chiaroraggio, Ma cofifempre auiene alpertinace,
Etquantunque alhorfoffe primauera Etfe fia tempo anchor chefian piu domi
Chepurnefol moftrar quellastagione Molti dei capi tuoi non ti dolere
Piu bella affai l'oriental riuiera , Percheinfelicefteffati diſchiomi,
Non ufci fuor l'amica di T'itone
' So ben ch'è indarno il mio lungo uolere
Quella matina,ónde ei benedì` molto Gridar ala tua perfa libertade.
L'ira difconcia delfigliuol d'Amone , Abifciagurata di te miſercre,.
Ch'erastato cicagion ch'egli raccolto Che laffitantepellegrine Spade
Fulungamente ne le belle braccia Farfi uermigliedel tuo chiarofangue
Ondegiamainon uorebbe effer fciolto , Digiorno ingiorno per le tue contrade?
Tanto hebbero piacer che la bonaccia Non t'accorgiche'l popoltuo ne lague
Delacorte di Carlo imperatore
Et cb'è giafatto per l'efterna rabbia
Cangiaffe il di lafortunatafaccia. Mefto,infelice, bomai tutto exague ?
Rammaricafiilfol dolce le: tore Non ueditu chogniborprocura Scabbia
Piagel'Aurora ,& no appare ungiorno Al corpofan l'altrui cieco defire
Perchefucceffe in Frácia il detto errore Coe buo che d'altro mai cura nõ habbia?
Tátopar c'habbia il cielo a noia lofcorno Deb mouatipietà del tuo languire
E'idano , el mal, chefan lun laliro quelli Caccia tanto odio homaiche'n tefiferra
Che deurianftar pacifici infoggiorno , Ne piu ti caglia inuidiafi gradire,
Le corti,lè cittadi ,& li caftelli, Non uedi benche d'ogni crudelguerra
I regni,le republiche, e ogniftato, Alfin ne refta il malfu le tue spalle
Deuriano bauer lor cittadin fratelli , Quátú anch'altri in tefifaccia terra?
Maquali eglibabbia lor, lettor miograto Che uuoitufartipur mifera uale
Noncercherail'Asfiria ,o Barberia, Que ne colifempre d'ogni parte
Nó l'India,la Noruegia , od altro lato Iluiuofangue perciascun tuo calle' ?
Mafermatinel mezzo a la natia Snada bomai i duri cor che'lfero Marte
Patria noftra, Italia tanto bella Serra in te collegame di difcordia
Etuedraiquale è in lei lafignoria , Onde è ch'ogni tuo ben da tefi parte',
PRIMA

Mafe non uuoi da teftare in concordia Queſti è ben un di queifignor de quai


Etchecerchi il tuo mal piu d'horai hora Algrangouerno del mifero mondo
Chi uuoi c'habbia dite mifericordia ? Non deuriano mancarfimili mai,
Se la tua propria man teſteſſa accora Egli in ognifapertanto èprofondo
Chi ti defouenirper tempo otardi ? Che non ritroua infraipiu larghi liti

L'huo chepur uolmorir, morai malho A cui debba effer di uirtuſecondo,


Miferithofchi,& miferilombardi ( ra, Ofingularfamofo e eccelfo Griti
Le uoftre uaghe & manfuetegregge Qualfia latromba mai che poffa alzare
Sonoborafatte ueltri & fieripardi, Il uoftronome ai mertiſuoi infiniti ?
Ilpaftorloro abime malue le regge Saria ben cofa quefta daſtancare
Si chefouente auien ch'ellefra loro Athene,Smirna,Matoua, & Arpino ,
Fanquel che d'altri bomai tátofi legge, Et chi ne uoleffe altri unqua cantare,
Ahiquantefiate a tuono alto & fonoro Lingua mortale a talftato diuino
Dicorni depaftori oltramontani Giugner nopuote,il ciel uispinge et tira
S'hanguafti queste infieme i uolti loro, Non per elettion maper deftino,
Abualorofi cori italiani Onde'l mio cor che dirne tanto afpira
Delfecolnoftrogia bello ornamento Laſcia la❜mpreſa,perchefa ben ello
Strignete adun tutte le uoftre mani , Che tanto ad alto non tuonafualira,
Cheftrettecon amore,in un momento Conosce ben c'haureſte afchifo quello
N'andrangliefterni, che'l ualorfamofo Ch'eglipoteffe dir colfuo dir baffo
Neghitalici cornon è anchor spento, Comebuodegno uia piu diftilpiu bello,
Etuifiafpecchio iltanto generofo Peròfignor mio caro io netrapaffo
Et magnanimo miofignor uirile Lafciando'l carco apiufelice ingegno
Hoggifolo nel mondo ualorofo Che di uoicanti meglio paffo paffo,
Pigliate exempio dal
fuo degnoftile Fido cheforse non haurete afdegno
Mirandofempre in lui l'alta uirtute Il tanto buon uoler ch'ioferuo uoftro

Con cuigouerna ilfuogiocondo ouile, Ho uerfo uoifignorpiu ch'altro degno,


Da quefti c'hoggifolo è lafalute Ilquale animo mio non ui dimoftro
D'efla mifera Italia, imparerete Perche altro a uoi di me dar non poßio
Fuggir de l'altrui man noueferute', Se nonquestapoca opera d'inchiostro ,
Similmente da luifaperpotrete Che s'altramente ilfommo mi defio
Comefiregger comefigouerna Digradiruifignor , mostrarpoteffe
T'alchefra uoifelici anchor uiurete' , Direfte ben ch'è folgrande il cor mio,
Egli con la granfua uirtute interna Ma perche altro di me nonfi promeffe
Siregge,chefarà perſempremai Nepiu uifi puo dar ,fignor cortefe
Larepublicafuabenfempiterna, Piacciaui bomai che mifiano conceſſe
Le rime
15
PARTE

Lerime elcanto a le mieprime imprefe, Et nel animo fuo propofe ardito


Difare in Francia un battimento , ilqle
0 CANTO XIIII.
Faccial gran nomefuo nel cielgradito ,
1
Onde a Rinaldo che quelgiorno , eguale
Rouaftiti giamai per tue conforto
ib
Vnalettra mandoe, di tenor tale,
Infolitario luoco e da diporto
Signor di Montalban granpaladino`
Que da qualche tua granfantaſia
Di Carlo magno imperator di Roma ,
Sourauinto,perftrada andafti tanto
Valorofo chefei,corpellegrino ,
Ch'ufciftifuor de la preuifta uia ¿
Il lietogiorno che lagrauefoma
Credio difi,perche quell'altrettanto
Souente auenne a me, cui fe non mai Del grande bonor de la leggiadrafefta
Si riportaua per miaforza indoma,
Auenne almen nelprecedente canto,
14, Venifti alcampo in unafoprauefta
Nelqualeper la Italia i me n'entrai
Daforeftiero ,con l'ardita lancia
Non m'accorgedo pur che la miaftrada
Era per Francia,ond'io gia mi leuai, Agioftrar meco a la non manifefta,
Permetter l'honor miofu una bilancia
Ma'lgrande amor ch'a qſtamia côtrada
Ch'a quefto nido mioporto egualmente Et perfarmi poffendo a tuagranforza
Iui arrosfir & luna & laltraguancia,
Mitraffe alei,coe buo, cofa che aggrada
Magchel ualor mio ch'ognialtro amorza
Perche èpur quefto quelterrenpiacente
Fuuia maggior del tuo, come ègia noto,
Ou'io nudritofui,queſto è pur quello
Che copreluno & laltro mio parente, Etfarafempre,pche ognibor rinforzas
Veduto che'l defio non t'era a uoto
Cofifoffe eglibuon,come egli èbello,
Ma s'io ritorno a dirne unaltrauolta Algran colpo di lancia ,ufafti poi
Laltro atto trifto,ch'anchor uene uuoto,
Sara benpoipeggior l'error nouello
amente a tutti i poter tuoi
In Francia in Francia ,no piu.qfta uolta, Ch'alter
Torniamo a dir di Carlo imperatore . Darco nemico m'affalifti al campo

Verrem bene in Italia ancho una uolta. Co l'arme i mano, et col ualor chepuoi,
Dou'io che daguerrier giamai nonſcápo
Pofcia che occorfe il difgratiato errore
Moftraiti inparte con mia Durlindana
Ne la corte di Francia ,per cagione
Di Rinaldo,il di fatto inuido core, Se diportar l'honorſempre n'auampo ,
Ilgenerofofigliuol di Milone Etfel rispettogrande alafoprana
Rea l corona del noftro imperiero
Orlando conte,animofignorile,
Non trabeua albor medalopra ftrana
Hebbe di uendicarfi opinione,
o
Et perchein luoco alcuno,alcun' huo, uile Io ti moftraua ben qual caualier
E'lu alor ofo er uiril cont Orlando
e
Nol poſſa unqua chiamar, prefe partito
Et quanto ilpoter fuofiaforte erfero
Difar colfuo cuginguerra uirile,

:
PRIMA
Tifaceabenuederfe col mio brando Et la lettra di lui congranpiacere
Anch'iofofare altrui tutto quel fcorno
Di deuerfecofarguerra crudele
Ch'altricerca a mefar piu difdegnado , Irato n'accettoe con mal uolere,
Ma'lnoftro imperatore e lloco elgiorno Etpie d'amar tofco e acerbofele
n o
Et molti altri rispetti ,fer riparo
Rifcriffe a quello confuperba fronte
Alatua morte, ch'era iui dintorno ,
In queftaforma, come ad infidele,
Ond'io che l'honor mio piu ch'altrohoca Sig
nor d'Angrante ,paladino, & conte,
Quátu ilgiornofopraſteſſe molto (ro Romanofenator ,forte chefei ,
Atuo malgradofaro uiapiu chiaro, Et di ualor(come ti eftimi )
fonte ,
Pero Rinaldo a te mifon riuolto
Vna tua lettra terzo di leggei
Et dico che'l tuo errorfu da uillano
Douefaigrande incarco al honor mio
Date quelgiorno triftamente accolto, Contraqueltutto ,chefar ne deuei ,
Ond'ioti uoprouar con l'arme in mano
Onde a leirifpondendo ti dico io
Che nonfei caualier da buona corte Ch'io nonfontraditor come mi chiami ,
Ma trifto & uilpiu ch'altro di lontano, Nefon uillan ,ne uil caualier rio,
Etfatipurfefaigagliardo e forte Però'lduelche mecofar tu bramı
Ch'iotifaro ueder quant❜io t'ho detto Acetto arditamente & uolentieri
Cofi ti sfido traditore a morte, Chenon amol'honor men che tu l'ami,
Ilconte Orlando, caualiero eletto ,
Et cofifempre a tutti i tuoi piaceri
Baron di Carlo imperatorfamofo , M'haurainel campo, ondepurti cófola
Reale paladin,guerrier perfetto , Ch'iofonperfodisfar li tuoi pensieri ,
Altofignor d'Angrante ualoroso , Et uoglio mantener queftaparola
DiRomafenatorfourano 5 degno, Che delmal c'hai di me detto fin'hora
Scriffe di propria man,tutto animofo. Ditutto Orlando menti per lagola ,
Rinaldo altero a cui l'ardentefdegno Rinaldo chiaramonte che dimora
Dalgiorno delagioftra, anchor non era In caftel Montalbangranfignor d'eſſo,
Semato pur, non che ridotto alfegno , Baro di Carlo , & paladino anchora,
Veggendo l'altafuperba & altera Degnoguerrier, ne l'armegiaprofeſſo,
Lettera del cugin,di battimento Supremo caualier uirile & alto,
Fecome ardita & indomitafera , Scriffe di propria má queſta egliſteſſo .
Chefemprepiu s'accende d'ardimento Il conte Orlando che uolaua ad alto
Difdegno , & d'ira contra chi l'offende
Colgenerofo cor, d'acquiſtarfama
Quato il valore in lei ne uien piu spēto, Veduto che'l cugin uolea l'asfalto ,
Coficoftui che'lfuo malnon intende Et ch'eraper uenir doue eſſo il chiama,
Moffoagratorio & contra ogni deuere
Tuttofi rallegroe, & in un punto
D'irapiu fempre nel cugin s'accende , Diedeprincipio a la famosa trama ,
PARTE 16

Dalaltro canto il bon Rinaldo punto Quale e quell'unafolfra uoi di tante


Gia dal nemico, da l'interna uoglia Ch'alcuna uolta per tali accidenti
Pocofiftette chefu tutto in punto Non babbiafattotrifto il belfembiante?
Et qurui ognun di lor benfi difpoglia Quale èquelluna in cui le lietegenti
D'ognipaura,anzi defiofi uefte Per le ciuil difcordie a qualche tempo
Coe buo che'n afpettar seprefe'nucglia, Nonfifianfatte mifere er dolenti?
Et in unfol momento tutte quefte Anziquale è ch'anchor di tempo ín tépo
Cofefur note,& ciafcunalor opra, Nofenuada per cio,di male in peggio ?
Tal che in un punto ,fatte manifefte, Perme'l conofco piu com piu m'attépo,
Tuttala Francia n`andòſottoſopra.
Etgia fiil mal ne l'offa effer m'aueggio
CANTO XV. Ch'ionon conosco piu rimedio humano
Neperfanarui,medicina ueggio,
Vanto nel mondo le ciuiliguerre Ondefe quel bon medicofourano
Posſino,bomai lettorio nefon certo Chepiùfa di Efculapio & d'Apollo
Che nefii chiaroin piu di mille terre, Non uiporrà lafuafalubre mano
Che'n tanti tempi ein tanti luochi aperto Temo uederui darfigraue crollo
Gia s'è ueduto il mal chefanno quelle Chemedicina poi ui uarrà tanto
C'homaifi puo bendir,follo ab experto, Quáto ella wale ad huo cha rotto il col
Quindil'alta uirtuſemprefiſuelle, Però s'alcuna pur n'èfenza alquanto(lo,
Quindi
fi parteilcoftumato amore , Diquefto odio ciuil,conferuifi ella
Il uiuer retto, laltre cose belle, fuga a poterfuo l'acerbopianto,
Et
Daquefte èfufcitato ogni empio errore Hauendofempre inanzi agliocchi,quella
Per quefte uanno i popol in ruina Di cuiparlammo,giatantofelice,
Co aftefempreognibuo uiue in racore, Dona de laltre, bor de laltre ancella,
Ettu ben Roma'lfai,che pellegrina Perche ogni cofa far maiſempre lice
Nefoftigia, felice, properofa , Primacheperder lafua libertade
Gioconda lieta,& fra mortai diuina, Onde poi uiue l'buomfempre infelice',
Onde per queſta pefte uelenofa Maperch'io trasfifuorte mia cittade
Che cominciò dalgrande error di quello Dituttequante laltre, er mertamente,
Che uiolo di Colatin laſpoſa Cheregnano in Italia a quefta etade ,
Ne diueniftipoi nouo Babello, Miparebomai chefia conueniente
Tépio di uitii, & d'ingiuftitia albergo, Toccarne unpunto del tuo regimento
Anzi di ciaſcun mal colmo uaſello, Etuiapaffarnea lafranceſcagente ,
Ma chefoloditemie carte uergo? Io ueggo in te cotale ilportamento
Ouoi citta di Italia tuttequante
' Deicittadinituoi,che'lualor alto

(Trandone tefelice in cui m'albergo) Dite,in eterno mai nonſaraſpento,


PRIMA

falto infalto
Anziti ueggo andar di Perche la uirtufua tanto èfuperna
Apprendedo ognihorpiu tanta uirtute, Et fipertutto'l mondo homai rimbomba
Ch'al fin di pregio andraipiu ch'altra í Ch'a leigiugner nopuo ligua moderna,
Veggio ch'anchorfaraifolafalute (alto , Rotta è l'antique Mantouana tromba,
D'effa mifera Italia, anzi del mondo Piu non rifuona Orpheo conlafua lira,
Etfaldofcudo a l'infidelferute, Dung anchorpte n'andrà ſeco in tóba,
Tanto è'lciuil'amore in teprofondo Coficiafcunfua fiffafortegira
Tant'è la pacefra tuoi cittadini Chefefi ritrouaffe boggi uno Homero
Onderifulta ilben cofigiocondo, Fariagranparte di quel ch'altri afpira,
Et oltra quefto che tanto l'inchini Che effendo quefto Prence l'buo primero
Di tua natura albene uniuerfale Deurebbe cer comeſſo ad huo'chachora
N'hai anchorfempre capi pellegrini , Foffe'lfupremo nel noftro hemifpero,
Che ti uan conducendo ogniboraa tale Et non a tal che'lfuo bel nome adora
Ditempo intempo colgouerno loro Maforfefemafue lode parlando
Che'l tuo belnomefifara immortale , Quanto egli piu ne canta d'hora i bora,
Ondecantarne tanto i m'innamoro Onde'lfi grauepefo rilasciando
Ledegne lode di quefti
fignori Aforze uia maggior ritorneremo
Ch'efcofouentefuor delmiolavoro, Albattimento delgran conte Orlando.
Quaifon le menti mai quaiſon li cori Tutta la Francia come detto hauemo
Chefi potesfino unquafatiare Venne a romorperqueſta ciuilguerra
D'odir di queftiprincipi i ualori ? Del pro Rinaldo, ಅ del cuginſupremo,
Ma quale èpoi la lingua che cantare Perche da queftiil tuttofi differra,
Poteffe mai le loro alte uirtuti Queftifono ambi i capi dela corte
Et quelle quanto è'l merito innalzare? In quefti il ben di Carlo manfiferra,
Per menon credo mai che tanto acuti Però che luno & laltroperfuaforte
Ingegnifi trouaffer, ch'a laproua Era piu degno ch'altro paladino,
Conlelor lingue nonfoffero muti, Piu ualorofo , nobile, piuforte, J

Etfe purnai qualchunfen eritroua Etperò dipendeua a gran camino


Diquefti eccelfi , al cheperò giamai Ďa luno laltro molta compagnia
Per mecretto nonfia ch'altrifi moua Et amicitie lungi da uicino.
Per effer carco quefto piu ch'affai Ondefcoperta inlor lagelofia
Et graue & grande e molto ponderofo La'nimicitia & Podio,in unfolpunto
Et da non riuscirne in honor mai. Sottofopra n'ando la baronia,
Nonfia però mai uer che'l ualorofo Perche ad Orlando alcú ch'era congiúto

Principe degno c'hoggidigouerna Di parentella, o d'amorſuiſcerato


Poffa efferfatto a mertifuoifamofo Subito infettafeglifece aggiunto,
Similemente
PARTE 17
Similemente anchor da laltro lato L'experto cacciatore anzi che moua
Col buon Rinaldo ciascunfuoseguace Gliarditi ueltri aferagiunta al uarco
ert Ordina.fich'alfin uittorfi troua,
S'erain tempobreuisfimo allegato,
Et tanto quefta pania eratenace L'affuefatto arcier sbarra'lſuo arco
Chelun trabeua laltro in quellaguifa Quanto alui bafta,pergiugner alsegno
16 C'hoggidi nela Italia anchorfi face, Oue egli uol che'l colpofuofiafcarco,
Talche tutta la Francia era diuifa Cofi chiunque adopra forza o ingegno
In duefol particome hor la Romagna S'egli è prudente,il tutto ben difpone
'
Ch'effer tutta deuria(mal máco)ucciſa, Accioche con honor uenga al diſegno ,
Cofilagente ualoroſa & magna Ma tu Rinaldo a l'operatione
Se n'andaua con quefti caualieri Chefeftii piazza ilgiorno de lagioftra
Inſquadra,in arme,íira, et in copagna, Nonfo s'bauefti confideratione,
1 Orfinalmente diffe ad Olivieri Mafia come effer uol, qui non ſi moſtra`
Ilconte Orlando , ch'egli andaffe a dire Il torto o la ragion,uedrasfi allhora
Alfuo cugino il di d'eſſerguerrieri , Che teco Orlando nefara la moftra,
Ilqual perch'erapronto ad obedire, Iofonquiperfuo nome a dirti l'hora
Alpro Rinaldo ando con l'ambasciata Ch'eglicon l'arme ti uolfar uedere
Del conte,ch'odiremo riferire Quáto t'bafcritto ,et ti cóferma achora,
Nel altro canto con lingua bonorata. Cofiperpartefuati fo afapere
Come l'ultimo giorno di efto mefe
CANTO XVI.
T'aspetta al campo ad ogni tua piacere,
Hiung opragiamai nel modo cofa Etfappi che faran cotali imprefe
I Di qualmanierafia,de priapefare Difan Dionigi nel bel uerdeprato
Quantopoffa effer ella ponderofa, Comunque uorai tu carchi d'arneje ,
Il buon nocchier ch'entra nel alto mare Altro non ti bo da dir,chiedo comiato
Libra'l ualor defuoigouerni e farte T'ufecofa alcuna bai, di, ch'io miparto

S'egli non uuole in quel pericolare, Per ritornare a quelche mi ha mádato ,


Cofi diede principio a parte aparte Pofcia c'hebbe Olivieri ilfuo dir sparto
Il marchefe Olivieri a l'ambasciata Ilgenerofo fir di Montalbano
D'Orlado ,alfuo cugin co modo et arte, Diffe Oliuiergiamai non mi difparto ,
Indi l'huomgiunfe,che ne la brigata Lo'nuito acettaigiadi quelfourano
Cofa uolfar ch'alparangoneftia Ch'a meti manda con cotanto orgoglio
Bifogna c'habbia lei ben confultata, Come eglifoffe bene Hettor troiano,
L'artefice aueduto che defia Penfa che rifiutare anchor non uoglio
Veir con honorgrande in qualche pua Ilgiorno , el loco, e'l tepo , ei ogniguifa,
Sempre'l bifognofuo conoſce pría, Perche altramentefargiamai nofoglio
20
с
PRIMA

Però tuper mio nome Orlando auiſa Cofi da l'altro canto disdegnando
Ch'acetto'ltutto, & con la spadafola L'arditoprence minacciaua molto
Iui ilgiorno uerròfcalzo in camisa, Ilfuo cugin,di lui non dubitando,
Per dimoftrare a luiche non m'inuola Ma mentre tutto ilpopolo homai tolto
Il cor delpetto,ilparlare arogante, Da ciafcunfuolauor , giaſe neftaua
Etch anch'io di Chironfui ne lafcola. A quefta'mpresafolamente uolto ,
Maperche Oliuier mio parole tante Tal che d'altro giamai nonſiparlaua
No piacque amefar mai ,ritorna a qllo Per tutta Francia, che delbattimento
Ch'a meriuolfe le tue altere piante , Ilqualfrapochigiorni s'afpettaua ,
Afatti afatti alhor nel bel duello , Re Carlo imperator degno ornamento
Tanteparole m'han delfeminile, Di tutta Francia , anzi di tutto'l mõde
Non s'acquista con ciance alcun caftello, Conobbe il cafo tutto in un momento,
Iuifi uedra albor quale è uirile Et uide quantograue & di chepondo
Iui l'buom Parmenonfarannofor Foraftatoilpugnar dei paladini
Iui conofcerasfi ilbuono e'l uile, Et quanto iuaper cio'lfuoftato alfondo.
Il marchefe Oliuier poi che le porte Ondeperchela corte non ruini
Parole di Rinaldo, hebbe egli odito Comeprudente eleffe il mal minore
Torno d'Orlando a lafamofa corte, Ilchefan fempreipiu canuti crini,
Et quiui riporto quanto era ardifo Et ueduto del prence il graue errore
Il magnanimo principe Rinaldo Etla ragione apien d'Orlando conte
Me d'ognialtroguerrier giamai
Smarrito Quel che poifece ,farfimiſe in core , 1
Et quanto egli al combatter n'era caldo , Fece uenire afuaferenafronte
Et comefcalzo in camifa il giorno Et l'uno e l'altro di queſti guerrieri
Solcon laspada uoleua eiftarfaldo. C'bucano di pugnar uogle fi pronte,
Il conteOrlando di ualore adorno Etquiuiegli bumilmente & volontieri
Intesa di Rinaldo la risposta Primapropofe lor la intierapace
Piu non capeuainflung foggiorno, Dopo ut aggiunse altiſermoni alteri,
Et diffe abi quanto carfouente coſta Mal conte Orlando offefo er audace
Lo sbaragliarfi a l'huom cheno faftima Mai non la uolfe , anchor fimilmente 1
De l'altruiforza alafua contrapofta , Non la uolfe il cuginfuo pertinace ,
Quefto ualorofo huom tantofi eftima Donde effo imperatore alteramente
Ch'eglificrede combattendofcalzo Sdegnato molto,un bando capitale
Deuer d'Orlandofuperar la ferima, A Rinaldo intimoefubitamente ,

Mas'atre colpi ilcapo non gli balzo Etgiurò la coronafua rcale


No uoglio effer piudetto il cote Crlado Ches'egli lui non obediua tofto
Ne maipiulancia infulacoscia m'alzo , Glifarebbe ueder quantoglie'n cale;
PARTE 1

Dunque era l'imperier tutto difpofto Ne meglio a quefto u'è , che dalfoggiorno
0 C'haueffe bando quelfuperbofire Proprio leuarfi,er per uari paefi
1 Che veramentefelhaueua impofto , Andarfenegirando intorno intorno.
Poiu'era'l conte Gano , ilqual dal dire Quell'buo che l'horefue, i giorni e imefi
Non ceffaua giamai , che'l caualiero Etgli anni infiemefiua confumando
Foffe punito delfuo granfallire, In uno albergo, alfin gli ha pur malſpeſi
V'era ancho qualchunaltro configliero Peròfi uole andarfempre cangiando
日 Ilqualper lo miglior di tutta Francia Ditempo in tempo loco, regione
Perfuadeua quefto al grande impero Sempre del nouo affaipiu ricercando,
Perche era chiaro ben, che in talbilancia Perche le cofe grandi,a laragione
S Pendeua cofa alfin maggiore affai Vifte con gli occhi,cedonofouente
Ch'al ciel mandare vnafpezzatalácia, Etfan certa la dubbia opinione,
Onde Rinaldo mio veggo hoggimai Dunquefi uede quefto apertamente
Che ti bifogna hauer bando da Carlo Ch'è bella cofa , andar girando ilmodo
Perche con effo non la vincerai , Etricercar l'occafo , & l'oriente,
M1 non ti gomentar, chefe purfarlo Però Rinaldo miofe cotal pondo
Forzatifia ,nonfara'l male tanto A tefia dato perlo mperatore
Come altri crede,et fo qlch'io tiparlo, ftare, anzigiocondo ,
Dogliofo nodei
Dunque lo'mperatorfamofo,intanto L'exilio grande che ti terra fore
Che s'ordinaua il battimento loro Di Francia un tempo f ,ignor ualorofo
Bandi quel c'hauea detto in altrettanto, Acetta arditamente, di buon core,
Cofi gridatofue a tuonfonoro Ch'io ti prometto quelfrauenturofo
Dirimbombantetromba per lo nome Che molto piu te ne contentarai
Di Carlo magno, delfuo conciftoro , Cheftare i Möt'albanſempre i riposo,
Che Rinaldo di Amone , e per cognome Ti prometto ancho certo, Semgremai
Di Chiaramote,inquato regge ilgiglio Colmi'intellettofarti compagnia
Con penadi cheporta lefue chiome In ciafcunloco ouunque andar uorai,
Habbiapl'oprefueperpetuo exiglio. Nelquale error qualper effer che fia
CANTO Noi uedremforfe,quel che'l uago Vliffe
XVII.
Non uide mai ne lafua lunga uia,
Valdiletto maggior nel modo proua Cofeforfi uedremche mai nonfcriffe
q Alcú huo faggio mai chlo'mparar Nel'hiftoriefue quel ueronefe
Et tantopiu , quantolofaperproua? Che dele natural tanto ne diffe
Iper me nonfo cofa vnquatrattare DunqueRinaldo mio cotefte imprefe
Chefimigioue, quato a giornoa giorno Acetta da Re Carlo uolentieri
Alcuna noua cofa ritrouare Poi ch'afarti apiacer tanto e cortefe,
Gii
PRIMA
Cb'ad ogni modofeli tuoi pensieri Ondefiagranfatica a Carlo magno
Foffero ben,di contraftar alui Separarquefti tanto irati cori
I tifo dir che'ndarno te nefperi, Etfarne al fin delfuo uoler , guadagno,
Perche è difpofto altutto ch´ambedui Maliprudenti & Jaggi imperatori
Voi di Chiaramonte ,ſeparati Accortamente & con difcreto modo
Vene uiuiate,per cio ch'èfra uut, Trá del dominio lorfempreglierrori ,
Ettu Rinaldofai che li peccati Cofife Carlo a quefta uolta,inmodo
Sonpur dite,che da tefon uenute Che con lo'ngegno,& l'autoritade
Quell'opre che uifan nemici irati Sciolfe pur queftofi annodato nodo,
Et èpurbello pur da menti aftute Orlando egli acquetò con bumiltade
Sapernei cafi aduerfir nei bifogni Cacciò Rinaldofuori afuo difpetto
De la necesfitàfarne uirtute, Etcofiuinfe lafua uoluntade.
Cofimipar ch'adhora a te bifogni Ipotreiqui lettor dire ilfoggetto
Oualorofo fir di Montalbano Difufamente di tutto efto cafo
Et c'hauer bando non te ne uergogni. Maatefupplifca il tuofaggio intelletto,
Or a l'biftoria noftra,Carlo mano Puoibenpenfar chefi gì nel occafo
Bandi Rinaldoper fempredi corte Piu uolte ilfole, anzich❜Orlando conte
Et d'ognilocofuo preflo e lontano , Foffe dal fignorfuo benperfuafo,
Conpena capital di acerba morte Tupuoi anchorpenfar che l'orizonte
C'haurebbe egli rompendo ilfuo cofino Sife piu uolte nero anzi che doma
Quatug buogradefia, tuq huoforte, Foffe del prence lafuperbafronte
Penfalettorfe'l uirilpaladino Etpuoi anchor penjar che questafoma
Intefo quefto n'hebbe dispiacere NonScarico la Francia in tal quiete
Etpenfi'lchife maifimil camino, Ch'arriccia nofifiapiu d'una chioma,
Sifdegnò tanto, tanto maluolere Perchefe a ciotaigenti erano quete
Prefeper quefto ilgenerofo fire N'eran bé d'altrepoi , ch'a quefta iprefa
Ch'aluila uita nonpotea piacere, Nonguftauano mar l'acqua di lethe,
Onde pien d'ira e pien d'ufato ardire Et fi per cio n'era una parte accefa
Giuròfe con Orlando non pugnaua Che pqueigiorni dopo'l bado áchora
Che mai di Francia non uoleua ufcire', In Parigi uifugraue contefa ,
Cofi da laltro canto defiaua Ma l'alto retanto difpofto alhora
Il conte Orlandofinir il duello , Era di non tener Rinaldo in Francia
Onde auanzarfi honor tanto fperaua, Ch'al difpetto d'ognibuõ lo mádò`fora,
Etcofi uirilmente & quefto & quello Ma batteras fi anchor qualchun la guacia
Voleua pur uccidere il compagno D'hauerfi perfuafo il magno Carlo
Come iratofignore unfuo ribello, Aquefto effetto con piu d'una ciancia,
Il mal
PARTE 19

) Il malchefi puofar giafemprefarlo Có l'arme indoffo, colſuo bo corfiero.


Non fidecerto,che noſempre è buono , CANTO XVIII.
Sobene io quefta volta con cuiparlo,
Se n'anderaRinaldo in abbandono Vádo l'auara & empia morte iuola
Sbandito per lo mondo ,ma non fempre q Ad una cafa il lor capofourano,
Stara delfignor fuofenza'lperdono, Lagrima albor tutta lafamigliuola,
0 Neanchora egliftara credio maiſempre Similmente il caftel'de Montalbano
Del
fuo cugino, capitalnemico Tutto ad untempo lagrimaua alhora
Perchefono esfi pur medeſme tempre, Che Rinaldo partio pergir lontano,
Etchiftatoglifie ficaro amico Amone ilpadrefuo tutto s'accora
Cheprocurato haurà tanto fuo male Piagne Claricefuacara mogliera
Si ricorde ch'affai puo vn'odio antico, Et Bradamantefuaforella anchora,
Orfinalmentepur ridotto a tale Ricciardetto baueafdegno, tantofera
Rinaldo valorofo fignorile Incrudelitogia contra la forte.
Che conuenia lafciar Frácia reale Ch'a uiuerpiu nonſa trouar maniera,
Fe cor alto magnanimo & virile Guizzardo Alardo tutta laltra corte
Et propofe obedir l'empia Fortuna Stauano mefti, es il populo infieme

(Comebuomofaggio ) i ogni cafo ho Ciascunpiangeua amaraméte, & forte


7 Cofi deliberoe con l'imporatuna ( tile, Malard to Rinaldo ilqual non teme
Suafortetrifta, andare a lauentura Cofa ch'al mondofia,di buon coraggio
Senza hauerfeco compagnia neſſuna , Se'ngiua delfuturo a dubbiafpeme,
Etilmondo cercar fenzapaura Malafcianlo andarpure afuo viaggio
Permar,per terra, perpaefiftrani, Che tofto tofto torneremo a'lui
Ouunque ilcondura laſuaſuentura , Però che in Frácia anchor negotio bag
Ilchepropofto ,priache s'allontani Pofciach'andato ſe nefu coftui (gio.
Per alcungiorno in Montalbanoftette Da Carlo, da la corte, da Parigi
Con la cara mogliera, coigermani , Et da la Francia,& da li lochi fui,
Et quiui egli ordino quel ch'ei credette Per moltigiorni anchor,moltiletigi
Chefoffe buono a conferuar loftato Foro per queftofra tutta lagente
Et l'altre cofe a lui tanto dilette, Che uiucafotto Carlo & fan Dionigi,
Indi venuto iltempo deftinato Liquai quetatipur ultimamente
Alapartenza,dagli amici cari (Ch'ogni cofa coltempofi confuma)
Prefe amoreuolmente un bel comiato Si diede ognuno a l'oprefue ripente ,
Etfenza pur bauer difamigliari Ma reftò Francia ben come coftuma
Álcuna compagnia,ueftito a nero Direftar la brigata, quando auiene
Di Francia ufci,ch'iui noftetteguari, Che'l piatofpega il rifo,i chi ei s'allume
Ciii .
PRIMA
Quiui in Parigipiu nonfi mantiene Perche s'egli fitroua hoggi al profondo
PerCarlo imperator corte bandita Forfe dimanfitrouera a la cima
Nepiu legentifon digaudio piene, Et s'un di mefto, vnaltro poigiocondo,
Quiui piu nonfigioftra, noconuita Comeanchofempre nonfi defarftima
Non fibagorda piu, non s'hapiacere Dela profperità , perche anchor quella
Ma ognunfta come uítulaſmarrita, Da l'altaparte uafouente a l'ima,
Quiuipiu non fi ueggono leſchiere Ma fi vuolgouernar la nauicella
Horquinci hor qndi degliinnamorati, Secondo il tempo ,
fin chefalua in porto
Neper bentorniar vaghe bandiere, Apotere del buomfi conduca ella,
Quiuipiu nonfifan li delicati Sta lieta Francia pur,prendi conforto
Et allegri conuitifontuoft Che d'allegrezza anchorgiubilerai
AVenere a Bicco confacrati, Per quato io di te ueggo ,in tempo corto ,
Quiuipiu nonfifan balli amorofi Però che tutti li celefti rai
Douefcherzandofuole andar Cupido In te ueggio io fpirartanta lor gratia
Con atti men che bonefti, er defiofi, Che meftanopuoi ftargia sempremai,
Quiuinon s'odepiu'lfuperbogrido › Spero uederti anchor cotantofatia
Del'alte trombe ch'a l'alteragioftra Di betriomphi,che tufaraidetta
Dicano, caualier uien uia,ti sfido, Locofelice, però'lciel ringratia ,
Quiuipiu nonfifa leggiadra moftra Ma da prudente quefto tempo afpetta
D'honorate liuree, ne di corfieri ,
Etreggiti nel corfo difortuna
Necaualiero alcunlieto fi moftra,
Loe fa l'buo ch'è faggio,í ſua diſdetta,
Maciafcun dato ad altrifuoipensieri Sai ben che quefta dea pelo importuna
Se ne uiueua bumilemente queto
Che reggel mondo , rarisfime volte
Piu non penfando afefte od apiaceri, Si contenta a i mortai darnefol una ,
Gan di Miganzafol tanto era lieto lofo ben ch'ella te ne dara molte ,
Che infe piu non capea y l'allegrezza Mis'haurai inte'l tuofolito ualore
Ma aftuto lo tenea nelfuofecreto, Non tifian l'allegrezze al fin giatolte,
Iforeftier venuti alabellezza Tufaiben Francia ch'ungran traditore
Deigran triomphi,meftiſe ne giro Habita in corte tua,& che egli è grato
• Poi chefu'lfinefuo tanta gramezza, Piu che molt'altri a Carlo imperatore,
Cofitanti piacertuttifiniro Perchefouente, auien ch'alcun legato
Ne lagioconda er triomphante Frácia, Tanto s'haurà ad altrui,ch'eglino uede
De la Fortuna ad un fi breue giro , Senoncogliocchi d'huomo inamorato,
Maperche è tanto dubbia la bilancia Ne ad alcunaltro mai coſa ben crede
Li
Di quefta dea chefi gouerna il mondo Se non a cui s'haurà recato amico
Nofide batter l'buom seprela guácia , Benignamente confincerafede,

1
PARTE

Ne crederpotrà mai ch'a lui nemico Onde ei del uolerfuo tanto s'auanze

Sia afto,achor che'lpoffa ueder chiaro, Che ragionevolmentepuofperare


Tato i buo puote un grade amore antico franze,
Quelfin cheporge a lui la de
Et da cotefto error grauey amaro Ma tuchefortetifaifemprefare
TR E' Carlo magno homai cotanto oppreffo,
Neigra bifogni tuoifa ficbora anche
Ch'a liberarlo,piu non u'è ripare, Posfia glingannifuoi ben contraftare,
Egliuolfempre a fe vederdapreffo Che se'l uatoretuofiaalfinfi franco

Queftoempio traditorfi difleale, Chepoffe uincerqueftaproua amara


Queldi cui Fráciaa te neparl'io adef Il tuo bel nome mai non verra manco
Necofa mai uolfar ch'altribunale ( fo, Ch'a l'alte iprese è la uirtu piu chiara.
71 Non habbia quefto perfuo configliero CANTO XIX .
Che loconfiglia poifempre alfuo male,
Ne auederfe ne uol che dileggero L mifero e infelice Meleagro
I Sotto'lfuofier deftin tanto mal nato
Per leparole di queft'buom fallace
Inprecipitio andrà tutto'l fuo'mpero, Fuggir nopuote il fin crudele & agro,
Et tanto il uolerfuo ben fi conface Però ch'ognialtro mezzo aquel leuato
Col uoler di queftaltro dolorofo ſpiacentemorte
D'alfin condurlo afi
Chefol quato egli uol táto a luipiace, Come erapur del tutto deftinato,
Etè queft'huomo reofiinuidiofo Lapropria madrefuafdegnataforte
Del ben di Carlo, er dela Frácia tutta Ilfe morirfenza compasfione
Chefolo infarui malfempre èpenfofo, Tal c'hebbe purfuo fin l'acerbaforte,
Ti uorebbe ei,uedere alfin diftrutta E'lfcelerato Giuda inguidardone
Necefferagiamaifin che ei ti uegga Deltanto bendal fuofignorebauuto
Afi miferofinperlui condutta, Fepeggio che di Troia ilreo Sinone,
Mafapur che prudentiafi ti regga Indidel tanto error riconosciuto

Ch'a malgrado di lui,tanta ruina Subito andòfefteſſo ad impiccare


Ne leftoriedi tepoi nonfi legga, Onde in eternofia fempreperduto,
Pur nel male operar tanto ba dottrina Etpurpoteua come ad altripare
Chefaraneceffario alcuna uolta Chiederperdono aquelfignorfi pio
C'habbiperl'oprefue gran difciplina, Chad ogm peccator volperdonare,
Et gia nefentotante cofe in uolta Ilqualperò ch'era ei uerace Iddio
Ch'afaluarti da un mal che t'è uicino Etfommo bene e carita infinita
Conoscobenchefiafaticamolta. Pronto acettaua albora ilfu defio,

Quefto empio traditor fi in tradirfino Ma non lofece,onde ei per talfallita


Ch'è nominato Gaino di Maganza Comecrede lagentein breuepunto

Vnabell'opra bagiapofta a camino, Perdè coquefta anchor quellaltra vita,


PRIMA

Etchefeluififar fenon che aggiunto Sinonegreco il traditorfourano


Eraa deftino che'lguidaua a tale Guidocongrande aftutia il tradimēto
Che egli pur s'impicco , d'alcüch puto , Onde in ruina andò³l popol Troiano,
Onde èpur afto uer che l'huom mortale Mapuralfin d'un tanto ualor Spento,
Egouernato al mondo ne ifuo'effetti Sifeppe che Sinonftato eraquello
Da qualchecofafopranaturale , C'haueuafatto ilfibel portamento,
Perche colui chefe quegli intelletti Onde'l nome di lui come egli è bello
Chemoueno la fu l'antiquesfere Rifuona anchor nel mõdo,& sēpremaj
Nefe (volfecof )lorofoggetti, Rijuonera d'un reo traditorfello,
Et diede a noi quel libero uolere Et Alban metio che non uolſe mai
D'operare qua giù le noftre cofe Liuegentiferir nelgran conflitto
Ch'a luifolparue,et chefufuopiacere, N'hebbe uergogna alfin colma digual
Etin queft'oprafua tanto nafcofe L'empio e ingrato traditor d'Egitto
Dijecretezza, chumano intelletto Fatto l'errore & l'operafua nota,
L'ultimofuoJapermai non u'impose S'acqfto'l nome belch'áchora èſcritto
Onde efsedo pur uer ch'ognihuofubietto Parmenione, Egiloco , Philota,
Si troua al mondo a qualche fuo deftino Ribelli alfignor loro,alfin'coprire
Bifognapur ch'alfin uenga lo effetto, Nonfeper l'opraloro, e farla ignota,
Re Carlo magnofigliuol di Pipino Ma che nonfai tu Gan che maifallire
Nacqueper effergrande imperatore Il detto di colui non puo,chediffe
Et per effernelmodo un'huom diuino, Tutto l'occulto fi conuienſcoprires
Et d'ogni cofa alfinfupoffeffore Tradifci Carlopur,mafiantififle
Ma nacque anchora pereſſertradito Sempre quefte parole nela tefta
Da Gaino di Maganza traditore, Tantoperuere quanto a chi le fcriffe,
Ondebifogna pur chefia fornito La neue'è benʼad altri bella uefta
In tutto ilfuo deftin, s'è cofi uero Ma quádo il Sole al fingliba disfatt'ella
Che no poffa effer al de l'huomfuggito, Quel ch'e diffettopur scoperto refta,
Gan diMaganzaconte di Pontiero Lafalfa operatua trifta & rubbella
Fufatto traditor da la natura Sobenchecoprirai di bianca neue
Et nacque al modo per tradir l'impero, Ma'nchorafo che'lfoldisfara quella,
Però felfuodeftingliene da cura Ondefi uedera deltutto in breue "
Bisogna purchecerchi difar Popra Qualfia'l tuo bo uolercótra laFrácia
Onde ne uengailfin ch'altriprocura, Et contra Carlo chefi tiriceue,
Etfenaturalmente egli s'adopra Rinaldopaladin ch'anchor laguancia
Chemerauiglia e mai fu dunque Gano Se'nportaua arroffita, daquell'bore
Tradifci Carlo,ma che 1
nonfifcopra, Ch'ufci sbandito per l'inuida lancia
PARTE

Di che'lnoftro cantar gid'd'hora in hora Ilche ueduto,wiapiù che colonna


Tanto s'è fattopien,c'homai ciascuno Fermofi ftette,& fubito coftei
Videpropinqua a lui fenza ognigóna,
Sa'l cafo apunto , & pche ufciffe ei fora
Merauigliosfi affai cio uedendo ei ,
Penfofofenegiafenza che alcuno
Etfrafe diffe,chefiaquefta cofa
Feffe a lui nel maggio compagnia
Volan le donne adbor come gliauger
1 Mifol com'i cantai ueftito a bruno,
Eforfe quefto illoco in cuifi pofa
Et qual' buom che uederſempre defia
Coleichefe uolar noueforelle
Congenerofo corpropose anch'egli
Fatta conlaltrefue uittoriofa ?
Paffar il mare, girfene in Soria,
Oforfe e quefta donna una di quelle
Et quiui andarcercando tutti quegli
Non anchor ben nel animal cangiata
Pacfiftrani, indiper la Giudea
Ch'imita al modo anchor noftrefauellet
i Ir ueggendo que luochiſanti & begli,
Et quando ellafifu tanto appreffata
Etpoi fecondo che fortuna rea
Álui,ch'ellapoteua udirfua uoce ,
fueguidaffe, andar cangiando
Le cofe
Egli donna gridò ferma l'andata ,
Viaggio,piu che l'errabondo Enca,
a
Con femprenelfuo corche uega un do Ferm tiprego affai , fe'l non ti noce
Etdimm i chiſei tu donna che uoli
Ch'eiritrouar fi poffa in qlcbe guerra
Colfuo cugino & reo nemico Orlado , Etdoue te ne uai tanto ueloce

Et co quefto penfier che'nluififerra Chelopuoi dirpoi che noi fiamqui foli,

S'erapartito gia di buon coraggio CANTO XX.


Colbando capital dela fua terra ,
Vanio infra le uirtuti o Cortefia
Ondeper darprincipio al gran uiaggio
Laftradaprefo bauca uerfoProuenza Sii tu degna d'bauerpgio et honore
Per me (uolendo ben) dir nol poria
Per imbarcarfti qualche fuo riuaggio ,
Et mentre ch'ei n'andaua a tal partenza Ma s'alcunfi uolfar conofcitore
Quantofra'ltuo ualor,specchiefi qllo
Riuolgendofrafeuari penfieri
Nel mio cortefe & liberalfignore ;
Noua cofaft offerfeafuapresenza,
E Egli uedera lui Claudio Marcello
Egli pallat baueagiapiufentieri.
Lo uedera un'Emilio,un'Africano
Verdondion, Niuernia, e'l belpaese,
Que era nato ilmarchefe Olivieri , Anzilo uedrà un Cefare nouello,

Et ala riuagiunto in cui diftefe Etriconofcera tutto'lfourano


L'acqfue menail Rbodano al Tirrbe Valor dite,mirandoſolamente

Gramerauiglia anouauiftailpfe (no Nel cortefefignor vinitiano,

Egli uideperPaerefereno Percheje in altrigiafoftipoffente


Horridotta tiferfitanto in lui
Venir uolando unafiprefta donna
Chepiu non ècorfiero a fciolto freno, Che quafi
fenza tefta laltragente,
PRIMA

Maben ti ritrouaftialbora in cui Et vol che Francia fiapër lui diftrutta


Chiamo Rinaldo ne la bella riua Vol morto il Re,contuttii paladini,
DelRodano che porta acqua ad altrui. Et gia per cio gran gente s'è ridutta,
Lapresta donna tantofuggitiua Et vanfi a giorno a giorno que uicini
Che s'andauaper l'ere uolando Piuriducendo anchorp quefta imprefa
Di riſponder alfir non fifefchiua, Minacciandonefempre i Parigini ,

Ma affai cortefe ,in mantenente, quando Et tanto è piu la loro mente accefa
Rinaldo lei chiamo ,fe'n uenne aterra A quefta cofa,quanto hannofperanza
Come ad efcafe'n uiene augel calando , Di gran vittoria ſenza gran contesa,
Ettosto giunta a lui,gli diſſeſerra Peròch'un certo conte di Maganza
Baron nelparlar tuopocheparole Ch'èmipardetto Gan co qlc'hascritto
Però che'ltempo mifa fempreguerra, Dato ha lor di vittoria granfidanza,
Ame bifogna andar quanto va'l Sole Ondefottofopra è tutto lo Egitto
Et vo come egli vala notte e'lgiorno Perche Cleante iuifignore altero
Duquefii prefto che couien ch'io vole, Seco vol tutto ilfuo potere inuitto.
Rinaldo paladino intorno intorno Et poftofine al dir ch'erapur vero
Cinto di merauiglia ,in vn momento, Cofteifi rileuo' di terra a volo
Diffe dimmi ,chifei che giri atorno, Corredocomegruprimalfentiero,
Et ella a lui,barone io ti contento Quiui refto Rinaldo tuttofolo
Fama mifo chiamare , & per lo mondo Et diffe traditor nonfugiamai
Sempre volando vò come va'l vento, Maggior diGanfra luno et laltropolo
Riportoilfalfo e il verfemprefecondo Reftato era egli sbigottito affai
Che'nafte orecchie mie che vedi, tate. Quandofife da lui la donna alargo
M'è motteggiato,et no curo altropodo, Comefa a nouità l'huomſempremai,
Sappi ch'io me ne vengo di leuante Penfando ch'ei ueduto hauea nel largo
Et uado in Francia a riportar nouelle Corpo di quefte,& tal, cotante orecchie
Dicio chefa nel regnofuo Cleante, Ch'occhi no side piu Mercurio í Argo
Indi Rinaldo deh dimmi ſe quelle Dapoidiffe frafe,che s'apparecchie
Noue,cheporti nelpaeſe mio Carlo,bifogna ben,poi ch’anchor ei
Saráno a quellegenti o buone ofelle, Si crede alcote Gan l'arti fue uecchie,
Et ella alborfodisfoiltu defio N'hapurgiafatt'alui cinque ouerſei
Diafto achor,
fappiche'l malfia grade Di quelle talche le vedrebbe vn cieco
Sefaratutto ver quel c'ho'ntes'io, Ei migliorscaccia, & laſcia ftare i rei,
Nelpaefe ond'io vengo affai
fifpande Egliuolfemprebauer queft'huomofeco,
Che quelfignor con lafuaforza tutta Ma tegalpurch'achor gliauerrà al fi
E per tofto paffare in quefte bande
', Quelloch auiene achi
fifida igreco (ne
PARTE 22

Giuda migliordi lui ne le diuine fupur còluiper cuiraccolta


Egli
Cofe allenato, alfinfeceportare Fu tantagente da'lfignor de Mori
Alfuofignor corona d'empiefpine A dan di Carlo difua gente molta,
Et quefti che nonfeppe altro operare Queftofupurquel re detraditori
Che tradimenti a tutta lafuauita Chefepallar Cleante il mar tirrheno
Si vedrà pur s'un buon nefaprafare. Perruinar la Francia e queifignori ,
Sapea Rinaldo gia per lunga vdita Dunque di lui che direm noi ch'apieno
Ċh'era Cleante vn granfignorfamofo Sia detto del voler ch'egli hauea baono
Di valorproprio, e di gente fiorita, Contre la Fracia elfuofignorfereno ,
Etch'eifignoreggiauagenerofo Di quefto buomo real di cui ragiono
7 L'Arabiafelice& la Giudea Chefi potracantar ch'apienfiadetto
Et tutto Egitto oue era ilfuo ripofo Del'altefue virtù l'ornatofuonos
Però ch'egli nel Cairo tenea Egli ne l'artefuatrifto & perfetto
SempreJua corte, & inquel dimoraua Piu giorni adopero tutto lo ngegno
Et chiamauafire di Gallilea Per dar a queftofuopensiero effetto,
Alcuno il gran Soldan lo nominaua, Et finalmente purfatto un disegno
Chi re di Egitto, et chi'l chiamaua il mo b'ageuol parue a lui da riuſcire
Tal ch'egli piu d'ü titolo portaua, (ro Mife nel marfuo veleggiante legno,
Quefticonlafuacorte tutto il choro Propofe eglifrafe difarvenire
Delfuo paefe ,baueua iddio Macone, Cleante ilgran Soldano alaruina
Et adorauan lui perfignor loro, Ditutta Francia,& delfuo degnofire,
Egli difuaperfona era vn Sanfone Et hebbe alfineinfe tanta dotrina
Forte dicorpo,er d'animo uirile Perfido ingannator,ch'egli purfece
Etricco di theforo e di perſone Paffar quel gran fignor la fua marina
Etftauafi inqueltempo fignorile Il che volendo eifarglifcriffe in uece
Nelfuo paefefenza guerra alcuna Dicaro amico,inpaliato manto
Tenendo de gli allegri il dolce ftile, Con lettere macchiate difuapece
Malacrudele volubil Fortuna
Quel che noi vederem nel altro canto.
Acui uia piudiletta il cangiarftato CANTO XXI.
Che no vediam cágiar forma a la luna,
di Ridar meus

Difar co Carlo man guerra crudele GPotrefti Carlo contrail Maganzſe


Che piu non e d'amor lo innamorato Ch'ognihor ti dagliauelenati cibi,
Gan diMaganza quel tantofidele Abi Gan, quefto è lamor chefi palefe
fupur a queftauolta
Di Carlore, Dimoftri tu portar al tuofignore

Cagionditante alfin fpartequerele , Sempre inuerfo di te tanto corteſer


PRIMA

Questo èquelguidardone opeccatore Gan diMaganza candidi lettori


Per tradir Carlo, Francia ei paladini
Cherendi al tuofignor cofi benigno
Scriffe i talformaalgrá fignor de i mo
Deltantofempreateportato amores
Cleante ,imperator de Saracini, (ri
Questo è quelbeni che tune dei maligno
ACarlo imperator che tante uolte Gra Soldan, re di Egitto , er di Giudca
Dominatore,& d'Arabivicini,
T'hafattogiadelafuagratia dignos
Doueè la fede tuaidoue le molte Il vecchio padre mio gia mifolea
Promejefattegia d'efferfidele Souentearicordar quanto è'lpeccato
Con tantifacramenti adun raccolte! In cui la ingratitudine cadea,
Vfon quelleparolein dolce mele Mifoleua egli dir che l'huomo ingra
Condite fifouente o conte Ganos Etfconofcente delben d'altri bauuto

Abime chefaran pur condite infele, Piu ch'altropeccator de effer dannato


Ilchefifempre bo nel cor❜io tenuto
Sefei nemico alfenator Romano
ÓdaRinaldo o ad altropaladino Cheouunque riftorar poſſo apiacere
Perche vuoi tu ruinar re Carlo manos Facciolo,che difarlo iofon tenuto,

Che tife mai ilfigliuolo di Pipino Mifoleua ancho dir chegia a uedere

Che'l vuoi disfaremafiapur qui cóclufo Venne egli il belfepolcro di colui


Chetufei traditore & affasfino, Acui noigridiamfempre miferere,
Et chementreftette ei la ne li tui
Ondeanchor lagiuftitia di laffufo
Intempo hauràfuo loco, e'l uederai Santi pacfi ,il Saladin tuopadre
S'ellaba curaa le cofe di quagiufo, Seco in fuacortefempretenne luis
Deureftipurfaper che non puo mai Et che quella gran Berfabe tua madre
fanto
Fallir quel pretiofo detto, Ch'era nelmondo fpecchio di virtute
Irriftorato ben nonfugiamai, Gli fefempre accoglientie leggiadre,
Etfimilmenteper contrario effetto Onde ei pergliapiaceri & cofebauute
Non puofallir quellaltro che fi dice Iui da loro,mifoleua dire
Non pallò mai impunito alcun'difetto , Effer debito lor lafuafalute,
Ilche è puruero,ne altramente lice Et quandogiunse iltempo delpartire
Creder ,perche è pur Diogiuftaragioe Da quefto mondo a qualchunaltra vite
Onde altramentefarfegli difdice, Nel extremofuopunto del morire
Mababbipur qual ti uogli opinione Egli con lafuafaccia fcolorita
Ganfo ben'io che tu non triolefti Mefto mi diffe, Gano ai quante cofe
Dalpor lo❜ntento in efecutione, T'ho to da dir inqueſta miapartita
Però ch'unatua letterafcriuefti Et quiui con le luci lagrimofe
Algran Soldan,i cui bellitenori Egli mi ricordo cofe ben cento
Farò purquefta volia io manifefti. Ch'a luiparuero buone e amorofe,
Fra
PARTE 23

Fralequai tutte egli mi diffe intento Etfar in quelle tue parti altrettanto

Conl'animo,colcore, col defio Di quelch'egli ne l'Africagiafece


Com'buo che brama ond'babbi il fuo cö Quádo ei delgrade Antheo riporto'lua
ece
Seuerràtempo maifigliuolo mio (tento , Peròfignor mio carpchepurl (to,
Souenir a li danni del amico
Che po fifarpiacere alre Cleante
Fallo dicor, non t'esca in oblio, Quefto t'ho critto difratello in uece,

Però che quando ifui la nel leuante Etperchefempre ègiufto alfuo nemico

Hebbi dalpadrefuo tanto di bene Far,quelch'ei cerca a luifar con igegno


Ch'io debbo a la radice & ale piante, Piu oltraunaltropunto anchor ti dico,

Et quefto alhor comefouente autene Inon afpetterei che nel mio regno
Tanto mififefiffo ne la tefta Paffaffe Carlo mano afarmiguerra
Che non lo leuerian mille catene, Ma retrouolgerei tutto'ldisdegno,

Onde uedendo io pur chefempre quefta Et con quanta possanza in tefiferra


Stata è delpadremio la uolontade (Chepurègrande)io primo ne uerrei

Giamai di empirla il mi defio non refta , Afuggiogare lui ne lafuaterra,


Etfinalmente purgiunta è l'etade Et da mo quando haueſſero efti mei
In cui diadempir leipoffo io moftrare Configli ,loco appo la tua corona
M'o bon uoler ala tua maieftade, Ancho altro hauerne,un di ti moſtrereiz
Però Cleante mio giufto mipare Ma che ? Soldan,fela tuagranperfona.
Veggendo iotua corona ingran periglio In Francia uolpaffar con gente armata
Far quelchepur de'lbuono amico fare' , Io di dueparti ti darò la buona ,,
Ch'e'ldar auifo,accio cheper configlio , It'offerifco unafecura entrata
Peropra,per uirtute ,oper theforo Nela città maggior detta Parigi
Poffa eiproueder difuggir l'artiglio , In cufta Carlo con lafua brigata,
Sappiche Carlo magno in concistoro Doue in ungiorno a tutti i gran letigi
Depaladinifuoi,fecretamente Porrai tufin coltuo ualorfamofo
Trattagia moltigiorni ungran lauoro , Facendone Maconfan Dionigi,
Et dopogran dispute ultimamente Hor piu non ti bo da dir,reualorofo,
S'èpur conclufo ad un uoler ditutti Saggio prudentefei , prendi ilpartito
Chepasfi tutta Francia in oriente, Com'i l'offero a te,non pauentofo,
Et cheprimieramentefian condutti Etperche è di importanza il mio quefito
In Egittoglieferciti ,aruina Prudenteloterrai preffoa tefolo
Dite fignore , de li tuoi ridutti, Difecretezza neltuo cor nudrito,
Dopofifiorra aterra amarina Indiilluftrefignor cagliati,a uolo

Soggiogando'l pacfe tuttoquanto Darmirifpofta ,checon defianza

Di quellagente ch'a Iefù non china, L'afpe.tocomfapadreiljuofigliuolo.


Scriffe il tuoferuitor Gan di Maganza,
PRIMA
Pofcia che da coftei quel tulto inteſe
CANTO XXII. C'habbiam ueduto ne i gia letti uerfi
Dinoua volontà tutto s'accefe,
Eghfrafepropose di ualerfi
S'Albor chefcriffe gia a Protefilao
Con tanto amor Laodomia Ala uendetta delfuofiero bando
Et a la bellagreca Menelao, D'amici no, ma di nemici aduerfi,
Et chefcriffe ad Achil Deidamia, Etfi deliberoefrafe pensando
Ad Vliffe Penelope, & Didone D'andarin corte del Soldan de mori

Alpiotroian, e a Polinice Argia, Come buom che uadiguerra defiando ,


Et a molt'altri molt'altre perfone, Et quiui alfoldo di quegranfignori
Haueffero egli hauuto infcriuer l'arte (Però chefapeaben quell'idioma )
C'haueua il traditor di Ganelone, Entrar ne l'arme & ne gliarditi cori ,
Ochefortuna a le lor lunghe carte Et come gia Coriolano a Roma
Foffeftatafi pia come ella adhora Venir contra la patria arditamente
Acoftuifu donde ogni malfi parte, Etfarla afuopoterfuddita & doma,
Certo unafola uolta lorofora Etcon queftopensiero ,alteramente
Stato bifognoferiuere ad altrui Si diede afeguitarfuo gran uiaggio
Et non come eifaceuano ad ognihora, Perpaffar quanto tofto in oriente,
Perche ad unfol corriero & non a dui Cofi pien di defio ,forza , coraggio
Haurebbero ottenuto il loro intento NelZurro ardente ou egli alhorfiftaua
Come efta uolta ottenne ilfuo coftui, Prefeper tofto andar,grande uantaggio
Gan di Maganza o per gran ualimento Etcomefemprel'huom quando l'agraua
Di condur lefue cofe afalua mano Cofa alcuna qual fia, foltratta quella,
O difortuna perconfentimento Solpenfa a lei,ne di lei maife'n laua,
Efauditofu dalgran Soldano CofiRinaldo ne l'arditafella
Adunaprimalettera ch'eifcriſſe Nonpenfando altro ch'andar'in Egitto
Tal chenonfelafuafatica inuano , Daterra colcaual tuttofifuella,
Però ch'a quel fignor tantofi fiffe Et con unfaltofolfece tragitto
Alborane la tefta ilfuo parlare Ditutto'lfiume,ne la di cui riua
Ch'in unfol punto pur non gli difdiffe, Diffe la Fama a lui quel ch'è giafcritto,
Ma cominciòdifubito egli afare Indiil uiaggiofuofe nefeguiua
Quel che la Fama diffe alpaladino Con quell'ardor,& con alla preftezza
Già paffeta per ciò di qua dal mare, Chefuole andarperfonafuggitiua ,
Rinaldo, cuiilfigliuolo di Pipino Et non curando alcunafuaftanchezza
Hauea sbandito già delfuo paefe Nerisparmiando alfuo caual Baiardo
Perciò chefatto bauea colfuo cugino , Faceacom❜huo ch'ognifatica ſprezza ,
PARTE 24

Però cheſempre & pertepo, altardo Bisognapur c'homai quinci miſgiunga


La notte e'lgiorno, e a tutte quate l'hore Et come c'ho nelanimo propofto
Se ne caualcaua ei molto gagliardo , Delmorogrande a lagente m'aggiuga,
Tal ch'egli in pochigiorni di bon core Il che penfando, a lui fouennetofto
Questofacendo, ad Auignon neuenne Chefaltò gia Baiardo il largo Rheno
Doue egli non entrò per fuo migliore, Doue in mezzo di quel Flauo è ripofto,
Ma caualcando mai nonfi rattenne Onde bebbe opinion ch'anc'hora apieno
Fin ch'a la riua di Druenzofiume Queftofaltar poteffe il buon cauallo
giunfe,oue pur tenerfigliconuenne , Quantunque parto fiaper lo terreno ,
Però che apaffar quello uopo è dipiume Cofi riuolto a quelfenza interuallo
Quando crefce egli per acqua inondante Diffe Baiardo mio questa è la uo!ta
Il chefouentefa difuo costume , Che fama acquifteraifenon fai fallo
Et quefto ifteffo era auenuto auante Ti bisognafaltar quefta acqua molta
Ch'iuigiugneffeilfrancopaladino Etfo che lofarai fela poffanza
Tal ch'erapiu che mai d'acqua abódáte, Solita tua non t'èfin'hora tolta ,
Etfi perlopaefe da uicino Cofi condefiderio consperanza
S'eraflargato de le riue vfcendo Prefe del campo, al caual die corfa
Chetolleua ad altrui lor buon camino, Come defaltatori èfempre fanza,
Onde Rinaldo alvor quiui giugnendo
Ma quefta fpeme chefouente inforfu
Facea lettor comefouente auiene L'openion de i miferi mortali
Achi caualca il trifto tempo effendo , Falli ilguerrier nelafua mal difcorfa,
C'bor qnci bor yndi auarchi jene uiene Perche'l caualfe ben neglianimali
D'acque, et difangbi , onde be mille uolte Era eifaltator buono , anziperfetto ,
D'andare,inpoco tempofi ritiene, Nonfu però che lo portaffer l'ali ,
E piufiate rifa lefatte uolte Onde il granfaltofuo benpien di affetto
Indiritorna onde s'ègia partito (Perche era l'acq i uer troppo allargata,
Perpallarpur oue ha le luci uolte, Nonfe ne uenne aldefiato effetto,
Cofi Rinaldo giunto al impedito Ma gli incontro come a quella brigata
Varco,da lacque del fiume gonfiato Chegalzoppando non giugne a la fetta
Cercauaperpajjarlo ognifuofito , Da migliorfaltator primafaltata,
Ma poi che quincie quindi hebbe cercato Mafene ua propinqua oue s'affretta
Netrouò daguazzar ql sfattoghiaccio D'andar co leggiadria ,talche neluarco
Sourapenfierper breue tempoftato, Se nerefta ella ne lauerde herbetta ,
Diffefe d'oltra andar non mi procaccio Cofi Rinaldo, affonto ilgraue carco
Il tempo perdo, la mia uoglia è lunga Ďifar colcaualfuofi largofalto
Bifogna pur ufcir di quefto impaccio, Sitrouo difuafpeme alfin malfearco,
PRIMA
Perche Baiardo rileuato in alto
Ch'egli a la donnafuagiunto dauante
Perpaffar tanto fiume in unfol punto
Lo uogli maneggiar pien di defio
Giugner nopuote alfin nel altrofmalto,
Di piacer'a colei cheglifta auante,
Mapoco lungi da la riuagiunto Et che'l caual per qualchefuo natio
Diede ne l'acqua con tanta ruina
Difetto, a gran uergogna del patrone
Quantogranferro d'alta nauefgiuto , Si faccia ad oltra andar tutto reftio
Onde Rinaldo con lafua dottrina Ch'egli difdegno carco & pasfione
Difaperfarfaltar bene un deſtriero fianchi
Glicaccia con difpetto in ambii
La terra,i monti,ifiumi, & la marina, Daciafcu lato, luno et laltrofprone,
Sott'acqua fe n'andoe colfuo corficro. ĭ
Talcheglifacefar quattro ofeifranchi
CANTO XXIII . Saltigagliardi congran leggiadria
Prima che da la dolce impreſa manchi,
Ettor uedeſtu mai uenir difopra Cofi Rinaldo ufcito ne la uia
LE
L'onda del mare expertogaleoto Per l'ira del caual nelfiume andato
Cheprimain lei nodando fi ricopra? Glifecefar quelch'altri nonfaria.
Anzife mai uedefti ufcir a nuoto Egli com'era anchor tutto bagnato
D'acq, l'augel ch'Efacogia fuelmodo Štrinſe ne fianchi ilfierofuo Baiardo
Si quest'arte trattante afuo pien uoto Chelofe benfentir s'era adirato ,
Puoifimilmente dir che'lfuribondo Talche quelfimoftrò uia piu gagliardo
Caual delpaladin da Montalbano Ch'agile tigre, cucloce pantera,
Seco uedefti ufcirfin dalprofondo, Timido ceruo ,o presto leopardo ,
Perche Baiardo giunto nelpantano Con lafuagagliardia prefta er leggera
Da quelfi fuelfe, & come baueffe piume Corfe ei ,faltò , fuggio, fece ritorno ,
Subito a tutta l'acquafufourano , Et fnello et deftro piu ch'ogni altrafera,
Indi in un puntoguizzòfuor del
fiume Ilpaladin che fi teneua infcorno
Comefouentefiuede guizzare Loftato cafo , er ne uolea uendetta
Alcunpefce del mar perfuo coftume , Molto il corfierofuo ftacò quelgiorno ,
Rinaldo in tutto questo trauagliare Che qual buom che dase piu fi difpetta
Nonfimoffe giamai nelfuo deftriero Quanto piu penfa al dispiacere hauuto
Quantunquefoffegrande il bacicare, Eal uendicarfi ognihorapiu s'affretta,
Onde eifi dimoftro bon caualiero Cofi Rinaldo in colera perduto
Perche unaftaffa pur non perdè mai Fefare al caualfuofatica tanta
Come quel c'hauea tutto il magiftero, Ch'eipoi tantofto nonfifu ribaunto ,
Magiunto in terra& adirato affai So ben'io che quel di chiunque uanta
Contra'l cauallofuo, uiapiu ch'amante
Di correre animal , con quefto aproua
Su leggiadro corfier, s'auien giamai Sgannatofifariapiu che Athalanta,
L'irato
PARTE 15
te
L'irato paladin per unaproua Etquiui egliper fpatio di quattro boré
Ilfefaltar nelafdegnata imprefa Stè nel albergo agouernarfefteſſo
J
Oltra vna cafa ch'iui anchorfi troua Per ql chefatto hauea Baiardo errore,
Indi ilfecefaltarfopra vna chiefa La bella donna a luifempre era appreſſo
Et paffar oltratutto il campanile Etl'aiutaua arafciugare i panni
Laquale anchora v'è ma diſcoſeſa, Come a viandante fuole auenir feffo,
Ilfefaltareil caualier virile Ma'n queftotempo altri batteua i vanni
Oltra arbori,per dumi, per ritorte Perfar loro ambedui dare in vn’hora
Talch'in vnpotoilfè fiero & humile, Nelafua retefi colma d'inganni,
Bageuolmente ilconduceva a morte Quel nudofanciullin ch’altri innamore
Tanto era infdegno alhora ilpaladino Senza rispetto alcun di etade ogrado
ANC Senone, ch'altro purſcoprifuaforte, Iui fi ritrouòperforte albora,
Egli s'odi chiamar la da vicino Etperche a lui affaifouente è a grado
Da grata voce conquesteparole Fuor di oportunità prendere altrui
Ferma gentil baron qui il tuo camino, Prefe ancho quefti alhora a lor malgra
Vedi ch'oltrala Spagna homai ua'l fole, Etfi egualmeteliprefe ambedui (do,
I
Giafeigiuto al albergo, et Phuo prudéte Che'l paladino in un medeſmo punto
Leuar alloggiar per tempofuole, Amò la bella donna,& ella lui,
1 Il che egli odendo prefto , e accortamete Sifenti il caualiero il cortrapunto
Iuiriuolto, vnafanciulla vide Nel dolcetempo ch'unfuosguardo eletto
Chechiamato hauea luifi dolcemente, Fucon un di coftei nel aere aggiunto ,
Quiuifermo'l corfier, quiui eiprouide Coftei feritafi
fenti nelpetto
In quelfol punto a l'ira disdegnofa D'un'amorofo e diletteuolftrale
Che troppa la ragionfouente ancide, Nel tepo ifteffo ad un medeſmo obietto.
Queftafanciulla bella er amorosa Abi crudo Amor donde è che non ti cale

Sene ftaua afederfuor d'unaporta Sempre a l'incontro d'amorofi ſguardi


Leggiadra,tuttafola,& neghitofa, Condur come coftorgliamanti a tale,
Quiui era vna hofteria,quiui l'accorta Perche con egualfiama ognun no ardi?
Perche non tiri tu crudel con l'arco
Et vaga donna di quell'hoftefiglia
Dolce Rinaldo afcaualcar conforta, In ciaſcun petto innamoranti dardi?
Ilqual tantoftoche le irate ciglia Partiche beneftiagiugnere al varco
Riuolfe a quefta,felorfi quiete Duefere allegre in vn medeſmo tempo
Che diè alcaual pacificata briglia, Et d'unafarneftratio con incarco
Quaimefte uoglie amor non fai tu liete? Laltralaſſarfuggir poffendo a tempo
Smonto Rinaldopiu spinto d'amore Ageuolmentefenza alcunfuo danno
Che dal bifogno grandedi quiete, Prenderla lieta, farla tuagran tépor
D
PRIMA

Madicrudelepurche fei tiranno Haueaprouifto con fottile ingegno


Dipur che vuoi cofi,di pur che vuoi L'accorta donna al amorofo effetto

Sépre colmare altrui di dolce affanno, Ch'altri poi guaftò lor,dõde bebber sde
Chefaria a tequando da gliocchifuoi Amor chnopuo maiftare i unpetto (gno
Sifoaue ti moftri a la mia uifta Occultofiche nonfia noto altrui
Prendere ad vn lacciuolo entrambi noi? Sturbò di quefti il defiofo obietto,
Sapefti bene aquella prima viſta Il padre di coftei prudente,a cui
Deuaghi lumi oue ad ogniboraalberghi Dato era'l carco de lafuafigliuola
Farmipregion di lei mai nonpiu vifta, Scopri in vn punto l'amor d'ambedui ,
Non tiparforfe che'nfilieti alberghi Onde egli accorto con una parola
Loco debba bauern'io, ma ad isfogarmi Accompagnata ad arogante cenno
Chefempre afte carte in piato vergbi, Felei reftar ne laltrafamigliuola,
Quefto giufto non è,deh vogli
farmi Tal chegliamantiquella notteftenno
Amorpertuapietade e per giuftitia Lunfenza laltro nel caldo defio
D'altro pafcere vndi che difar carmi, Chepon fouete amor nel altruiſenno,
1
Non vfar verfo me tanta auaritia Abi quanto ègraue error,ma egli è natio
Se con moll'altrifi prodigofei Dunque egli error non èe,ilfarpaleſe
Poi ch'ella vinto m'hafenza militia Che feritofra l'buom de quefto iddio,
Fammi coltuo valor tu vincer lei. Quale vnquadi prudentia táto appreſe
CANTO XXIII. Ch'eglinonhabbiafatto manifefte
In tempoalcundi Amor l'ardēti offefet
Inaldo paladin nel delfinato Nullo buocred'io però c'homaifon afte
REr
agia giunto, quando a l'hofteria Cofefi date a noida la natura
Sitroud de la donna innamorato, Che'l modo gia in puerbio le rinuefte,
Douefpinto da quel ch'ancho meʼnuia Et s'altri purfi credeper ventura
Aritentar l'ingegni a tutte l'hore Tenere vn vero amorſempre fecreto
Difarcadere in altri cortefia Per me l'animo mio non m'aſſecura ,
Sollecitaua con ardentecore. Perche egli nelmio cor tanto quieto
D'acquiftar con colei quel dolcefine Nonfi trouagiamai,che mi laſci ei
Che da a gliamanti ilpietofo Amore, Viuere vngiorno no,ma unputolieto,
Maquella chenon laſcia eſſer vicine Onde litanti & caldıfofpir miei
Taliperfonefi comeèl volere Che celarnonpofs'ionel core ardente
Ancho queftiimpedì del tutto alfine, Dimoftranpur ch'ifon pregion di lei,
Fortunachefouente hagranpiacere Dunque io nonfaro gia fecuramente
Roper al ch'èfra noi maggior diſegno D'amore & tofce ilprouerbiofallire
Rompe di quefti anchor Pantiuedere, Che tanto homai uulgato èfra la gente,
PARTE 26

Benpotrebbe ella inparte ricoprire Conpromisfion ch'a laltrofuopaſſaggio


0
La viuafiama che nel cor piu m'arde Fariaritorno a la gratamagione
Che quella che fa Lipari bollire' , Doue fperanza hauea di piu vantagio,
Et cofi caualcando il bon barone
Manonperò difperoperch'io tarde
Anzi nodrifcoil cor di viua fpeme Cercandofemprefar la viapiucorta
Che maigratie d'amor nonforotarde, Alafiniftralafcio Monuifone,
Spero ch'anchora vngiorno alle infieme Indi a la deftra lafciato acquamorta
1
Accolte in que begli occhi,in me faráno Tantofene vene eiperpoche miglia
Operationidegne alte & fupreme Che'lliguftico marScopri perfcorta,

Spero ch'elle col tempo mi traranno Pofciatenendo aquelfempre le ciglia


J Tanto egli caualcò lafuariuiera
(S'ella farà fi piaquanto ella ebella)
D'acerbopiato, & d'angosciofo affano, Chefinalmete pur giüfe in Marfiglia,
Ma non traffe d'ardor gia Rnaldo , qlla Et quiui ei ritrouò (ch'iui albor v'era)
Ilvalorofo firde la Prouerza
Che nelfuo albergo in cofibreuelepo
S'baueafatto di lui l'anima ancella, Chefu'n Parigi nela gioftra altera
Et quefto auennepercheauanti iltempo In cuigioftrò con gran magnificenz
Lafciaro egliscoprirquelchecelare Con queftofortefir di Montalbano
Deuriangliamati pur sepre, ogratepo, Ala cuilancia nefèreſiſtenza
Maquefta volta nol puotero fare Ondefi deftòpoi l'errorfourano

Faccialopur chi puo, ch'egli è ben fatto Cagione alfin delfuo capital bando
Se pur lume del Solfi puo occultare , Comegia hauem catato a mano amano,
Ilpaladin ch'ad altro tempo ratto Ma'lpaladinquantunquedifdegnando
Peròche nela mentefi recaua
Statofariaa volerpertracotanza
sta Quel c'hor negaua a luiragione afatto L'bauuto dispiacere, elcome e'lquando
Sebennaturalmoto l'infiammaua
Queftafiatanon volſe di poflanza
Come ei poteuapur,nellieto albergo D'offendere colui,non però volse
1 Far ql ch'inaltri giafu difua vfanze, Farpiu diquel che'l tepo albor portava
Ma quando il nouo Sol lafciò datergo Matutto ilfuo defio infe raccolfe
L'ofcura notte nelaltro hemiſpero Et lofopi nelcor perquella volta
illeg Si guarni d'elmo,lancia,brado, evfber Talche inprouenza piu noſi diſciolſe,
Et gouernato bene ilfuo corfiero (go, Coffe neflette ei con dife tolta
Giafattoftancoper lagranfatica Conofcenza ad altrui,ſempre attendedo
& Sour'effo fi fe tofto caualiero, L'hora di entrarp mare ad altra uolta,
: Et mefto mefta lafciando l'amica Et ecco pur ch'un giorno al lito eſſendo
1
Vide venir di verfo Barzalona
Verfoprouenza riprefè'l viaggio
oth Perfarfi amico a lagente inimica, Vna naue che'l mar venia rompendo,
Dii
PRIMA
Questaa coftiera veniua a Narbona Entrar nel voftro eccelfo bucentoro
Perpaffare a Marfiglia, onde spedita Per veder iltriompho alto e pompoſ
Dafacende c'hauea qualche perfona Che'l diper voififa coperto d'oro,
Voleua andarea lafua dippartita Quantofu pronto ilpaladin famofo
Verfo leuante,mapria s'era quefta Entrar la naue alborgiuta i Marfiglia
Di Valenza, col carcofuo partita, Per passar a Cleante valoroso.
Laqualpoi chefufatta manifeſta Rinaldo che tenea volte le ciglia
Agliocchi diRinaldo ,in tempo breue Non che'l defiofol verfo oriente
Fece'l viaggio fuo,tanto eraprefta, Com'huom cui voluntade ardete piglia
Perche zefiro alborfattofi greue Giunta la naue al lito in mantenente
Et ne le velefuegonfiate ,pofto Trouo'l padron di lei,cuifepartito
Lui la spinfe a faluamento inbreue, Chelo conducacome laltragente,

Doue ellagiunta,il bon nocchier difpofto Ma'lpratico nocchier pofcia ch'udito


Fescala a terra, con la sua compagna Hebbe del paladin la qualitade
Smonto di naue afuc bifogna tofto, Fece rifiuto al
fuo modefto inuito ,
Quiuilun huom da laltrofi fcompagna Dicendo a lui chelafua voluntade
Tal ch'in un punto andò lafama atorno Solo era di leuar chiper mercante
Ch'iui eragiunta una ndue di Spagna, Paſſar voleſſe in quellaltre contrade
Et che ella voleafar breuefoggiorno Et nonguerrieri, od altragente errante
Ma chequindipartirſe ne volea Però ch'ei prouedeffe alſuo viaggio
Ala piu lunga nel ottauogiorno S'andar volea nel regno di Cleante,
Et che'lviaggiofuo verfo Giudea Etchequal' huom fifia di quel legnaggio
Prenderebbe ella conprofpero vento Ch'era egli,in alcun tempo non faria

S'Eolo'lfuo penfier non le rompea, Soprala nauefua pur vn paſſaggio,


Però che s'alcun'huomo iui eraintento Onde Rinaldo a queftaſcortefia
D'andarfopr'effa real mercatante Rifpofe iratopagati nocchiero
Era'lpadron di lei molto contento Et menami nelregno di Soria,
Conlafua merce condurlo in leuante. Quiui era albora un certo fpagniwolnere
Di quella ciurma, ch'al buon paladin
CANTO XXV .
Coftrifpofe conparlare altero ,
L triomphantegiorno che memoria Importano huom chefei , s'al tuo camine
Franoi fifa de l'alta afcenfione Cotanto brami andar come dimoftri

Chefegia Chrifto alafuperna gloria, Ecco laftrada fati peregrino,


Nonforo maifi pronte leperfone Non hai odito te li parlar noftris
Splendidofignor mio,choggi ildecoro Cheti bifogna tanto cicalare:
Tenete al mondo de le virtu buone Ilpadron non ti volne lifuoi roftri,
PARTE 27

Alche Rinaldo,a cui foleafcaldare Cofi in vnpunto ceffo la battaglia,

Pocofoco ilcamin difuafornace Perche ceffato lui, queglialtri anchore


pe
Senza ftarfene troppo adimorare Miferofine algranfuoco di paglia,
Diffeladro fpagniuoltrifto & fallace Et cofiil mondofe ne va talhora
Se tu di Spagna fei,fon'io di Francia Ches'acquista fouente il mal col bere
Et malluna con laltraficonface, E'lben col mal come Rinaldo adhora ,
Perògiufta nonfia noftra bilancia Perche s'ei nonfaceafentir lepene
Ch'altrui fa dar lafua tagliente spada
Et con quefto parlare alzò la mano
Et diede aluicolguanto in vna guácias Aquelle genti difuperbiapiene
Et veramente che da Montalbano Glibifognaua andarper altraftrada
Fu laguanciata ben ,però ch'a terra, Che con la naue lor fe volea gire
Auaccio tramortito ando' l'hispano , Delgran Soldano a l'inclita contrada,
Onde ficominciò quiui vnaguerra, Onde cofifacendo,reuerire

Chelaltra ciurma veggendo queft'atto Si fè da ciafcun'buom di quella nauc


Tutta in vnputo adunftrettafilferra, Seruir, amar,temere, & obedire,
Ettuttainfieme ad vn medefmo'tratto Orfinalmente pur dopo la graue

Con l'arme ne le quali era ella experta Paurapofta aquellagente ilgiorno


Affalio'lguerriergia aſe ritratto, Che de l'opere
fue cotanto paue

Ma'lpaladinfubito chescoperta Fece in Marfiglia affaipoco foggiorno


Hebbe l'ira di quefti marinari Macarco di defio montò quel legno

Traffecograde ardir lafuafrusberta, Difarte, vele, & d'ogni refto adorno,


Con laqual
fracoftorfè di quei rari Neperòlasciò in terra il caro pegno
ಕ Delafua compagnia,dico Baiardo
Colpich'eifapea far quando era in ira
Ad altruipiu chefele o tofco amari, Che tante volte a luigiafùſoſtegno ,

Egli fi moue falta, volue ,ergira, Ma accortamente & con cauto riguardo

Vecidequefto e quellaltro minaccia Ghfece in vn cantone vnaſtalletta


Et come orfo crudel ſempre s'adira, Doue
fempreftaua ei ptero e aliardo,
Ne mai pofate haurebbe ildi le braccia Eingflo mezzo ognibuo tofto s'affretta
Fin chefoffero morti tuttiquanti Per dareifpeditione afuefacende
IF
Se'lpadron non venia con bumil faccia Perche'l nocchierfolo vn bó vēto aſpet
Quefti a Rinaldofe ne venne auanti Etmentre che la naue iltépo attéde (ta ,
Sézaarme in mano , et diffe a luifignore Soauemente di verfo la Spagna
11
Chero voftra mercè per voftrifanti, Zeffiro icomincioegonfiar le tende.
Onde'lguerrierquantunque ingrade ar Onde'lnocchier con laltrafua compagna
Difar morir tutta alla canaglia (dore Veggendo allegro ch'era buono il veto
Alarichieſta bumiliò'lfuo core, Perfolcar di Nettun l'ampia capagna
Diit
PRIMA

Fefubito a ciafcun commandamento Quádofia tepo,e anchora co lascrittura.


Ch'entraffe in naue, & cofilietiinalla
L'obedirono tutti in vn momento , CANTO XXVI .

Etquandofù che l'amoro saftella Inaldo in arme caualier preclaro


Chiara nelorientefiammegiaua S'era giafatto diguerrier terreftre
Et nelfettentrionquellaltra bella Per l'empiofuo deftin buon marinaro,
Chefa Giunon gelofa , irai rotaua Machiintutte le cofe efferfa deftro
Etchefcalza afilar'bomai leuata Etdifortuna prendere partiti
La vecchiarella ilfuo carbon deftaua, Diuenta alfine vniuerfal macftro,
Egli gridando con voce honorata chefifeppefarl'alto mio Griti
Mifeciascuno ad vnſolpunto in opra Che folamente il nomefuo ,famofo
Come ècoftume far di tal brigata, Hoggi rifuonafraglioceani liti ,
Ondefivedeua vnfalir diſopra, Questinel alto marpericulofo
Vngir a baffo, vnaltro a legaride Col'artepronta e colpfetto ingegno
Talche ciafcuno afuo poter s'adopra, Semprefifè diquel vittoriofo,
Quiuigia❜l vento ne lefarteftride Ne maifracolchipiu quelprimo legno
Quiuigrida'l nocchier piuſempremai Che'l marfolco, detto Argoo Pegaſee
uiui le vele alcun parte & diuide
Fu per l'altolafon tenuto degno
Queftifoglie vnafune, & quegli affai Diquel che nel Adrianofifolea
Siftenta a trar del mare vngraueferro Degno tenere ogni nauilio , quando
Grida quellaltro ,fù ,tira,chefait Sopr'effo v'era il valorofo Andrea,
Risponde quefti imarafoniferro, Egli con lafua naue il marfolcando
Et quegli nonſtarpiu, leua le vele, Superaua Nettun,domaua i venti,
Vengo quellattro , etquinci mi differro. Et leprocelleponea tutte in bando,
Ilpratico noccbierfaggio e fidele Scacciaua inuitto le tirannegenti

Siede al governo,er ecco chefi fgiunge Che per quels'eran date a rubberia
Dal lito il legno al mare bor no crudele Coforze,coinganni, tradimenti
L'allegra ciurma a l'alto albero aggiuge Tal che douunque lafuafignoria
Le uele homaigofiate, onde in vn punto Silentiua nomar per tutte l'acque
La lieta nauefe n'andò da lunge, Dauatremando a lui ciaſcun la via,
·Cofi Rinaldo paladin trapunto Etfifouente in quelleparti piacque
Dalbando del re Carlo, et dal dispetto, Il chiaro nomedi queftofignore
Datutto ilfuopaese è gia difgiunto , Chemaifepolto in loco alcú nógiacque,
Et vallene per mare a fuo diletto , Perche col dolce canto atutte l'bore

Lafciamlo andar che diogli dia vetura, L'amorofe firene ad alta voce
La troueremo ben con l'intellet to Liete ,de l'onde lo poneanofore ,
PARTE 18
$ Ma che dico io dunquefon'io venuto
Ondefiafemprepur che da lafoce
Del nilo a Calpe, et da Abila a ql fiume A cantar glialti gefti di colui
Ch'a la Meote vien tanto veloce Che Smirnapur nolo faria compiuto?
Volera'l nomefuo con quelleplume Nonpiu,nonpiu,no cantarpiu di lui
Che volaro glialtrui,ch'al mondo foro Che no è quefta imprefa da riuſcirne
Nel regno di Nettuno il primo lume, Per le tueforze,lafciala ad altrui,
LVanne lettor dal loco ou’io dimoro Laffa ad altri d'buo talfue carte empirne
Per l'Adrian, Proponto,& Eufino, pche d'huomtáto
Chefia nato in Arpin,
Et dal'Athlatea ql chebagna il moro, Affai meglio e tacer che poco dirne,
Et vdirai se'nquefto gran camino Baftitidir cheporta egli il bel vanto
Suona pertutto ilgloriofo nome D'buomcolmo di virtù nel vniuerſo

Diqueftofignor'alto pellegrino , Con teftimon di cioper ogni canto,


Ofanto vecchio, o ben canute chiome, Ma torna alprimo tuopropofto verfo
Obenfpefi anni,ofortunata vita, Ch'è dir di Carlo, Orlado , et del guer
Di voi voriapur dir,ma nõfo come, Cbal thirrenoſe ne ua atrauerfo. (riero
Se la voftra virtu tanto gradita Rinaldo s'eragiadi caualiero
Nel mare, amertifuoi nofi puo dire Fatto, (com'i cantai) nel alto mare
Chidira quella in terra ch'è infinitag Ovogliam marinaro,opaſſaggiero ,
Ovaldi lagritu ch'anchorfentire Maperche ne bifogna altro cantare
Deipur quella altafua virileproua Chefempre d'effo il lungo fuo viaggio
Aiutami eftauolta a riferire, Lo lafferemo vntempo nauicare,
4
fuo nome anchorfi tro Et quando poifia l'hora,alſuo paſſaggio
Frácia incui'l
tanto & trouasfi eterno (ua
{ Famoso Farem ritorno, lo ritroueremo
Debpietà queftauolta in me ti moua, Quindi difcofto in qlche altro riuaggio,
O tutta Italia ouefiafempiterno Et mentreiui n'andrà noi torneremo

Quefto buomoilluftrep buon capitano In Francia, con colei che ne la riua


Choggi è ditutta tefolo gouerno Del fiume,lafciò lui,che detto bauemo .
Fammitiprego vn tempo mantouano Questaleggiadra,prefta, & fuggitiua,
Accioch'io poffa con tonante lira Donna, ch'alpaladin fcopri la guerra
Direil valor del miofignorfourano, Che'l grafoldan cotra la Frácia ordiua
4
Et tu città doue eglifpenfe l'ira Giunfe in vnpunto a lafamosaterra
De la thedefcagente a te venuta Di Carlo magno, che Parigi è detta,
In numero infinito & rabbia díra Però ch'iuaper aere & nonper terra,
Perche'n tuttetifeimeglio aueduta Et quiuiprefta viapiu chefaetta
De laprodezzafua ,preftami aiuto Andoper la cittade in vn momento
Ch'a dir di lui nonfia mia lingua muta, fuo coſtume infretta,
Spargendofe di
Diiii
PRIMA
Ella andò ne la corte,anziandò drento Ilqualpasfi volando in quelle bande
Delgranpalagio,tal che in poco d'hora Etriferisca a voiſe quello è certo
Sifè per tutto vngran ragionamento Che fi legger nela cittàfifpande,
Come Cleantequelfignor ch'adora Et s'altri no u'è bon, u'è'l mio Ruberto
NelCairo Triuigante e'l dio Macone Chefufouente in que paefiftrani
Stap paffare in Francia d'hora in hora, Et che intutto'l viaggio è molto expto,
Etch'egli viene agran deftruitione Quefti ui dirà apunto di que cant
Di Carlo , de la corte, er delpaefe Inpochigiorni tutta la lor danza,
Con numero infinito diperſone, 1
Et deuendo uenirfeco a le mani
Lo'mperatorfubito quefto intefe Mettianfipoi ciascuno in ordinanza.
Etin vnpunto chiamò'lfuo configlio
CANTO XXVII
Doue la cofa lorfece palese,
Quiuilibratofu tutto'l periglio Onpiaca fii un puto il reo cófiglio
Incui perquesta cofa fi importante NDe lagelofa donna di colui
Poteuaftare il bell'auratogiglio , Che Bacco parturi fuo propriofiglio
Quiuparlatofù di Carlo auante A la credula madre di coftui
Et dette l'opinion de configlieri Laqualpergoder la diuinitade
Secondo il lorparer di efto Cleante, Delfommo Gioue,arſa nefù da lui,
Ma mentreche ciascuno ifuoi pensieri Di quelche piacque a l'alta mageftade.
Fuorponea a bene di tutto loftato DiCarlomagno ,il configliofallace
Levosfiil conte Gaino da Pontieri Di Gaino conte pien di iniquitade,
Et conferenelabbia & parlargrato Tal ch'egli alboralhor diffe a noipiace
Comincio ,impatorfaggio 25 prudente Il tuoparere, o conte valorofo
Reale cocftoro altor pregiato , Tufeiaccorto purfei pur fagace .
Vdito bofempre dir moltoſouéte Ma non t'accorgi imperatorfamofo
Ch'egli non è da accorto huomo pfetto Ch'egli ti guida comefè Grunone
Il credereognicofa ageuolmente , Semelefua riuale,afin dannofo ,
Che ragione a voi da nel intelletto
Se pur tipiace lafua opinione
Onde crediam che'lgrá Soldä dei mori Etch'iui vuoi mandarpſaper certo
Siapfar alprefente vn tanto effetto? Timancan ne la Francia le perfone?
Chi vi lo dice¿douefongliautori: Nobaurai mica i corte vn'huomo expto
Doue è la verità che tanto tofto Ch'iui ne volera veloce e prefto
·
V'enfiamma a l'arme i valorofi cori Senza uoler mandarui ilfuo Rubertos
Idiro'lparer mio ,fiaui propofto Deureftipur conofcer manifefto
Che per certezza dicofa figrande Chefe mandicoftui,mandi effo Gano
V'buom prudentefiapstradaposto, Perche èpur di Maganza etallo et afta
29
PARTE

Pofcia che a Carlo imperatorfourano S'egli bauera guidato queſta danza

Piacque'l configlio delfuo disfattore, Come efferpuo che riferisca iluero


Quelfuo Ruberto in cui tato hafidázas
Fu pur degli altri ogni buo parer uano,
Et s'egli non lofa,fia dileggero
T Perche vedendo ognun l'imperatore
Chefapendolo poi nol vorà dire
Cofi uolerdifpofto ,& contraftando
Perlafciar ruinar tutto lo❜mpero.
Tacquero tutti ,& uinſe il traditore,
7 Volfe re Carlo alhor quindi partire' ,
Quiui nonfi trouaua il conte Orlando
Et laltrogiorno inanzi al tribunale
Ch'eraito con Aftolfo in Inghilterra
Quell'amico di Ganfifè venire,
Pofciach a fuo cuginfù dato il bando,
Quiui effo Aftolfo andato a lafuaterra Acui prefente il concitor reale

Nonfitrouaua,& non u'era Oliuieri Ordino cheper pia giffe in leuante


Veloce piu cb'auggel cui portan l'ale,
Ne qlchunaltro buon maftro diguerra ,
Etche informato ben dire Cleante,
C'hauriano puntopur quelda Pontieri
To Degliandaméti
fuoi , de lefue guerre,
Et dettogli inful volto iltradimento
Ritorni in Franciafubito e volante,
Senza rispetto alcun de li primieri ,
Accio che bisognando ,per le terre
Maciafcun di queglialtri in vn mométo
Sipoffa proueder tuttala Francia
Veduto cofi Carlo ,ſtabilito ,
Prima che quelfignor la ftringa oferre.
Puoferofine algran ragionamento ,
Ganda Potier poiche con lafua ciancia
Dicea Namo a Turpin donde s'è vdito
Siseppefar, ch'appreſſo Carlo ottenne
Cheuegare Cleante a questa imprefa
D'effere ilrompitor di queſta lancia
Chi la nouaportò doue èfuggitos
Mai da l'operafua nonfi rattenne
L'arciuefcono a lui,chi lapalejas
1 Finch'ei nofè quelfuo Ruberto istrutto
Sbigottito nefono ,io no la intendo,
Per me da Carlos'è la cofa intefa , Et informato di quel chegliauenne,
Ondecoftuinel conciftor condutto
Diceua Salamone interrompendo
Per tutta la città s'è diuulgato. Rifpofe di re Carlo a le parole

Ma dóde venga'l uer non lo coprendo , Per modo tal che'l fodisfece in tutto ,
Poſciapartì da lui,ma anchor non vuole
Il Danefe dicea tutto infiammato
Effer contento Gan di chegliha detto
Sard purtroppo ver nela malbora
Mafeco meno lui comefarfuole ,
Etl'haurà'lconte Gaino procurato,
Non lo uedefte uoi come egli albora Doue maluagio e pien d'ogni diffetto

Ardeua di mandar quelſuo parente Intutto gliordino quel ch'a luiparfe

Viapiuche a dona l'huom che s'innamo Buon per condur il fuo defio ad effetto ,

Maperlafede mia chefolamente (ra? Ilc he fap


fi rà ben qua ndo celarfe

Mi duol che madi Carlo, un di Magaza Egli piu non potrà ,ch'al fin purfia
Bifogno a untanto mal di appalefarfe .
Perche ne lafa Gan doppiatamente,
PRIMA

Pofciagiocondo e allegro il mife in via Etquiui accefe quelmedefmofolfo


Et lo mandò contento afuo camino Cbaueua accefo in queftaltropaefe
Verfo l'Egitto,er uerfo la Soria , Empiendone le terre ciascungolfo
Et noi lafferem lui gir peregrino Il conte Orlandofubito che❜nteſe

Inquel modo che andò gia Pireneo Quefta venuta di Cleante moro
Dietro ale mufe, o conpeggior deftino, Oprafarà di Gan diſſe paleſe,
Chefeperforte o perfuo cafo reo Diceua Aftolfo ,alfolito lavoro
Egli capiterà douce Rinaldo Ritornerà pur queftitante volte
Temo che'e fara lui nouo Pentheo, Che ruinera Carlo e'lconciftoro ,
Eagouolcofa fia che cfto rubbaldo Perche a luicredefempre, ne che ascolte
Si troui anchor col paladinpreclaro Altr❜buo effer puo mai,dõde anchor tes
Che lecoroneglifaranno tolte, mo
Perchepur và doue egli và difaldo,
Et s'auerrà che'lfia farem ben chiaro Intefono ancho poiquelchegia bauemo
In queltempo, e in quelloco, tutto quello Detto di Gano, di Ruberto, dede
Ch'auennelor quando egli fiincotraro, N'bebbero il difpiacer chefu'lſupremo
Però lafciamlo andar, ch'egli al macello Ma lafciam tutti loro, echi i confonde
Forfene ua ,cofin'andaſſe il conte Ch'èpurquel daPotieri, et trapasfiamo
Ch'è pur delfuofignor vero ribello, Del mar mediteraneo le grand'onde,

Et pasfiam con lafama unaltro monte, Etnel Egitto ilgranfoldan trouiamo•


Vnaltraualle,& unaltra campagna,
CANTO XXVIII
Piu uelociche'l carro di Phetonte,
Pasfiamo il mar che l'Inghilterra Leante de Saracini
bagnd pofsete, et p forza, etporo,
Tanto che ritrouiam quepaladini Signorpoſsét
e, et
Ch'iuiftanno inpiacerlieti in copagna, Etp granftato , per gran cittadini ,
Et dichiam lor che'l re de Saracini Et per piu genti lequai ſempreforo
Cleante ilgranfoldan palaoltra il mare In quelpaese ,in numero infinito
(Comes'è detto in Fraácia ai parigini, ) Come riporta ognihor chi vie de loro,
Coftei che nonfta maitroppo a tardare Veduto apie di Gaino il dolce inuito
Mariportando ua di loco inloco Per la letterafua c'habbiamo letto,
Quelch'odedire, quelche uedefare, Nelprimo punto reftò sbigottito,
Spartain Parigi (oue ellafparfei poco) PofciaSapendo per publico detto
Lauenuta delgranfignor de mori Ch'era Gan di Maganza traditore
Piu oltra ando come ua prefto il
foco, Fermo tutto penfofolo❜ntellett .
o
Ein Inghilterratrouò queifignori Et in vnpuntofol gli entrò nel core
C'habbiamo detto Orlando con Aftolfo Ch'acettando lo'nuito, ageuolmente
Lui inpiaceri, infefte, er inamori, Sarebbe in tanta impreſa vincitore',
PARTE

Onde egliftatuifubitamente Ilcheperfare ageuolmente apieno


Al'efortation delconte Gano Egli ordino che ciafcun'huom daguerra
1 Paffarein Francia valorosamente, Che viuefotto lui nelfuo terreno
Ilcbe propofto,difuapropria mano Ne venga armato alafua regal terra
Rifcrife al conte,come era contento Fratantigiorni con tutto'lpotere
Venir afuperar re Carlomano, Che'n valorofo corfifiringe er ferra,
Et che in fi grande impreſa era egli inteto Onde alborfi vedean legenti altere
Solamente al bonore, e al nome eterno
Et quincie quindiper tutto'l paeſe
Che mai nouoria l'huom chefoffefpeto, Girfene armateinfignorilifchtere,
Et ch'egli accrefcera perfempiterno" Tal chefratempo albor di unfolo mefe
In tutto'lmondo il nome di Cleante NelCairogrande vifi radunaro
Giugnendofama al gran ualorpaterno, Trecento miglia d'huominiin arneſe,
Etchea Carloftaran ben tuttequante Quiui di tutto Egitto ve n'andaro,
Le crudeltà, leguerre, le ruine, D'Arabiafelice, di Giudea
Pofcia che voleafargli ilfimigliante , Et d'altri lochi anchor ve nepaſſaro,
Che nonfi de doler s'à triftofine PercheSpartalafama che volea
Quell'è condotto chedilettoprende PaffarCleante con armata il mare
Altrui confrode incoronar di ſpine , D'ogniloco grangente ui correa,
Etch'egli apertamente ben coprende Tal ch'iui alborfi vide capitare
CheGainol'ama onde di amor cotale Brigata di Ethiopia, di Soria,
Gratie infinitea lui per fempre rende, Et di chi la Caldeafole habitare,
Cofi in luifido, e infuafede reale Veneuigente a quefta compagnia
In Francia ne verrà con vna armata Di tutta l'ampia Arabia deferta,
Acui non vide❜l mõdo vnaltra eguale, Di Perfia anchora, et d'altrafignoria.
Etcofifcritto, con mente infiammata Onde il Soldanperfona molto experta
Atal venuta, afi grande imprefa Ne Palte iprefe,& ne laguerriera arte
Cominciòpreparar lafuabrigata, Fratantabellagente a lui Scoperta

Laqualfece egli pronta & tuttaaccesa Perriportar honore alfiero Marte


Afarmaggiore in Frencia laruina Etper eternofar l'altofuo nome
Ch'a Troianofu mai ,la greca offefa, Nefcielfefuor la miglior terza parte,
" Et mifeben'in punto a la marina Cofiuiforo dipiugenti indome
In breuisfimo tempo ,mille naui Cento migliaia apunto,huomini tutti
3
Daguerra,dacontrafto , darapina, Atti a portarnelepiu graui fome,
Per condur effe a gli spirar foaui Glialiri che quiui s'erano ridutti
Depiaceuoli venti, oltra'l tirrbeno Perpaffarcon Cleante il mar fpumofo
Digente d'armi,caricate & graui , Tornaro airegnilor seza altrifrutti,
PRIMA
Etnel virile efercitofamofo Puoi ben creder ch'Ombreo lúgo camino
Doue tutto reftògentefiorita Portatohaurebbe, & incrudelfortuna
Reftoui ancho alcun'buõmerauiglioſo , Tutta la naue fino alfuol marino
Che non s'era Natura anchorpentita Però ch'era egli tal,onde
' ciascuna
Difare a Marteigrandi executori Tuanegromantica arte o Malagigi
Chenel inferno il Fiorentino addita, Temo chefarà vana importuna,
Io credo ben che quefti de maggiori Se vorai quefto con tuoifpira bigi
Siano nelpozzo, er vincan Briareo Impaniar come gia Cattabriga
Colegra mébra lor che auazanfuori, Con Fallalbacchio, ch'arfepoi Terigi,
Etfe tiparue riguardando Antheo Che sun diauol ben laltro caftiga
Chinato, Dante mio,la Carifenda Vedrai quefto vndiauol di maniera
Tipuoteben parer veggendo Ombreo Cha caftigarlo hauria Plutógrá lriga
Gigantefiero o di grandezza horrēda Questo Ombreo lettore vngigante' era
Veder preffo a la torta l'Afmella Nato ne PEthiopiafotto Egitto
Ch'aparangonpar che nel cielo afceda, In quella moftruofaer gran riuiera,
Etfepar chfi creda anchor,che inquella EtfeNatura lui per vnprofitto
Guerra,chegiafero igiganti a Gioue Dicofarara,& generollo apunto
Sendouiftato Antheo poſſente in ella Ladonde a Meroèfifa tragitto,
Haurebber vinto quell'iddio chepioue Cred'io ben certo che mancò in al punto
Ifigli de la terra,meglio aſſai Ognifacenda a la Natura, quando
Crederfi puo, che se'n quelle alte pue Ella creò quefto animalfi spunto
Vifoffeftato Ombreo, nonfora mai Et chele auanzo coftui plafmando
Fuggito il redel ciel da le lor mani Tanta Materia,che per nonfargire
Gome eise'nfuggipurper fempremai, Amalfigrande il vennefabricando,
Perchegiugnendo a quegigantiftrani Et che perche la al Nilo ilfè apparire
Il valor di coftui piu ch'ognunforte Doue ha apiacer di variare i moftri
Eran vanigliftralSiciliani, Siftranamentefatto ilfè riuſcire
Adunquegodi altitonante corte Come il deſcriuerem ne i canti noftri.
Che nonfiritrouò nel mondo alhora
CANTO XXIX .
Queftogiganteper tuabonaforte,
Et fe nel legno tuo Greco talbora E la Naturafa l'Amphiſibena
Tene Morgante con l'aperte bracccia
La vela al vento ne la curuaprora Chfra duo capi egual porta vnaſchiena
Fin ch'ei conduffe
' tecon la bonaccia Etchefa la Manticora l'Eale
Propinco al porto,doue il granchiolino L'Ichneumone,il Cepho , & qila fiera
Vendicolpefce, che le naui caccia , Cheforma quando vuol voce mortale,
Et la
PARTE 38

Et la Driaca,& piu d'una maniera Et da lefempre infanguinatefanne


Digran ferpenti,er tanti altri animali Di due bocchegliufciano quattro denti
Divarieforti, dipofſanza altera, Lungo ciafcun perfe benfette ſpanne,
Et che ellaja deglibuomini mortali Erano quefti candidier pungenti
Ditante qualitadi ,come ognihora Apunto come quei deglielefanti
Si vede, ode dir da naturali , Da spauentar lepiufecuregenti,
Perche lettor mi negberai ch'anchora Erano ambi ifuo nafi tuttiquanti
Ella habbiafatto al tempo di Cleante Schiacciati comeglindi, ognifronte
Vn'buom mai piu nouifto ifino albora: Hauea tre occhi biechi, & verdeggiati,
Nolpuoi negar conragion militante Duo neli lochilor,laltro oue'l monte
7
Cedimi adunque, di che di man ppia De la tefta comincia, chefa a noi
R Ellafe al mondo vnfi nouogigante. De capelli e lacarne l'orizonte,
Nelariua del Nilo in Ethiopia Soura ciafcunatempiahaueuapoi
Creo Natura il monftruofo Ombreo Vncorno, che mouea ,comefa il toro
Douedi moftricreafempregran copia, Ilqualporta a rouerfo i vellifuoi,
Quarantabracciagrande ella luifeo Tal ch'ambi i capi ad un coi corni loro.
Tal ch'Atlantegiamai nofu maggiore Pareano vna cerafta, haueua ancho
Nembroth,Phialte, Antiphate , o Ti L'orecchiefatte a infolito lauoro,
Queftieratuttoquato delcolore (pheo, Quattro eran afte, & no videro vnquaco
Ch'antiquamente traße inquelpaese Quell'Ifole phanefie le maggiori
Chi di Pbetontefenti ilgran calore, La ve copreno a l'huo laspalla e'lfiaco,
Da l'ombilico infù tutto'l difefe Ma come a quellegenti a gli inferiori
Chi locreo di vn naturale aiuto Parti delcorpo lor,guardano quelle
Ch'era la ppriapelle, arme, arnefe, Chefon lor vefte, tutti i loro honori
Da l'embilico ingiù tutto era hirfuto Cofilefue ad Ombreo verfo leftelle
Come licenolophagi,& bauca Stauano ritte,& larghe apunto come
Legambe com Tragelapho barbuto , Ed'unpie d'ocaben apertapelle,
Soura le spalleil collo diuidea Fra quefti egli tenea le parte chiome
Come
fouentefi formal'uccello Che non eranogia d'oro o d'argento
Che porto Ganimede ù s'attendea Maqualificonuiene a beſtie indome,
Pofciaduetefte bauea difi nouello I capi di coftuiper quel ch'iofento
Afpetto ofcuro, fi merauigliofo Eran tuttifpinofi come è vnporco

in Cbauriapoftoterrore a Lucibello, Di quei chefolo ban spin p ornamento,

Luno & laltro moftazzo bauea fpumofo Aduque Ombreo gigante arloto etsporco
Come animal,che con bramofe canne Tanto erabrutto,che piunonfu mai
Tett
Moftra chedentroilcorpo è rabbiofo, Ilgran diauolazzoo'l proprio orco,
PRIMA
Quefto animal viueua fempremai
Iuifi vederà quantoguarire
D'afpidi, crocodilli,idre, & draconi,
Sapragli ifermianzi amazZare i fani
Et d'ipotami anchorfouente affais
Con lafua cofta aft'huom pie d'ardire,
Però chefempre in quelle regioni
Oconte Orlando quanto le tue mani
Vifon tali animali infi abondanza
Bifogneranno benfe vord Carlo
Chepiu in Ardenna nõ ui fon ladroni,
Saluar da queftife cofuoi chriftiani,
Etli mangiaua crudi per uſanza
Mache faccio io duque maisépreparlo
Copropri denti lor dando la morte
Solamente d'Ombreo gigante altero
D'alpeftrafiera afolitafembianza.
Et d'altri no bisognapur lafciarlo,
Nereftauaperò chefe perforte
S'egli èbenfortegrade, borredo, etfero,
Gli capitaua vn huom , non lo magielle
Non è però ch'ancho non habbia vifto
Come vnafiera,& voletierpiuforte ,
Altripoffenti alhor quefto hemifpero,
Dunquefi potriadir cheloformale
Natura vn'animalſenza ragione Dra ganaffo caldeofei tufi trifto
Che no debbi bauer nomein queftagéte
Et c'huomofarlo nonſe ne curaſſe,
Etfarti digranfama eterno acquifto?
Maperche diede pure al brigantone
Seipurgigante & tu ,ſei purpoſſente
La voce,colparlare,& lo intelletto
Tufeipur contrafatte da natura
Si puo pur dire vn'huomo ilgigantone,
Sebe no come Ombreo,purftranaméte,
Queftbuomo adunque difi bello afpetto
Ettu Bombardo che da la pianura
Come e defcritto,haueua ilgrá foldano
Deferta,de l'Arabia,ne venifti
Nelefercitofuo c'habbiamo detto ,
Poffente comefei fuor di misura ,
Egliportaua a tutte l'bore in mano
Vuoituche iverfi miei nonfiano mifti
D'una balena vecchia vnagran cofta
Deltuo valore, de le tue prodezze
Arma decete ad buomfigradeerftrano
Colequa al modo eterno nome acquiftig
Con queftafolafempre egli s'arrofte
Et tu Ceraftro da l'alpeftre altezze
Con quefta eglifa l'armeſgrettollare,
DelTauro monte, venuto in Egitto
Guaia qll'buochetroppo fe gliaccofta,
Are Cleante conftrane fatezze
Delfuo valorio non ne vo cantare
Non vuoi ch'ancho di tenerefte fcritte
Fin ch'ei nonfia condotto ne la Frácia
Daquefta penna mia ,tato, che eterno
Doue lo vole ilfuofignor menare,
Neduri al modo il tuo bel nome íuitto
Iui noi vederemquanto vna lancia
Si ben ,egli è bengiufto,io ben diſcerno
Gioua a chi correlei fe da conquella
Cheql checade borredo in aoi tre tutti
Di afto buomazzone la alpestrapácia
E degno d'eſſerfattofempiterno ,
Iuifi vedera quanto efferfnella
Ma quando in Francia ui haurà³l mor co
De quella fpada,che voraferire
S'iui farete rispondenti proue (dutti
La duracarne de la beftiafella
ligran corpi voftriborrēdi et brutti
PARTE 32
Anch'iodirò di voi cofe alte & noue. Anzi dipunto in punto eglifcriue ogni

CANTO XXX . Cofache vedefarch'a dannofia


Di lei,come buo che'l be di qlla agogni

Dalgra n Canopo algrá Pelufione


Catattifto, Ne pmiglior effempio altr buom poria
Seuenitico tutto, fignor mio degno
Tanatico,Mendefio, Volbitione, Con quel che eglifegia nela Turchia,
Con tutto'l loco doue il marfa acquifto Quando hauea Baiazete il grádiſdegno
Delfiumegrande chel 'Africa parte Contra Vinegia choggidigouerna
Da quelpaefe in cui gia mori Chrifto, Queftofignor colfuo fublime igegno,
Eranopieni de le nami parte Trouauafi in Bizantiogente efterna
Del gran Soldan cheftauano afpettare Fralaqual tutte effo eccellente Griti
Dal Cairogradei executor diMarte, V'era con l'altafua virtute interna,
Percondur tutti quei di qua dal mare Doueintendendo igrandi & gli infiniti
Aruinar re Carlo imperatore, Aparati,chefea quelfaracino
Tutta la Francia,et chi'l uorà aiutare, Peraffalir del granfan Marco iliti
Et in effa città di effo fignore Egli chefolo al mondo èpellegrino
Tuttele gentiperl'ifteffo effetto Moffo da amor dellaſuapatria cara
Siuano difponendo in arme , ein core , Perleis adoperofera er matino,
Et Carlo Magno ch'era illoro obietto Senza rispetto chela morte auara
Se neftaua in Parigi triomphante Lo minacciaua, & fu'lſuo oprarfi tale
Che l'hauea tratto Gan d'ognifofpetto, Che'l chiuse alfin unapregione amara,
Nefi trouana vn'buom per lo leuante Neperò reftaua ei ch'al tribunale
Chegliferiueffe delgrande aparato Degli inclitifignor Vinitiani
Checontraluifaceua il re Cleante, Nonfcriueffe delturco il bene,e il male,
Oime che ègranperiglio in akrui
ftato Ma l'altafua virtù che inpochi bumani
Far dele cofegrandi, deleguerre Hoggidiferitroua alfinfu tanta
Ilfuofignor conlettere auifato Ch'ufci purfaluo daleman de cani,
Perchefouente neleproprie terre Etconprudenza & virtute altrettanta
Doue le fcriue l'huom,puote auenire Si
feppefarilfignor valorofo
Ch'altri letroui,prenda, et le differre, Ch'una pacecreofra tutti
fanta,
Et ecco qui il periglio del morire Opreftante huomo, o fauio, o virtuofu ,
Perche alfignor cotai lettereporte Oben degno nel mondofempremai
Puo d'effe ilfacitor tofto perire, Di nome eterno, & nel cielgloriof ,
Ma qul'buom ch'ama ardentemete etfor S'hauefti Carlo magno ou❜io la crai
La carapatriafua ne tai bifogni (te Cleanteimperator con lafuagenie
Fa poco conto diperiglio o morte, Tuttidifpoftiatuograndanni etguai
PRIMA
Vn'huomofingular tanto eccellente Fufta chiamauan lei quelle brigate
Come è queftofignor, credi pur certo Et era carca d'huomini daguerra
Chenon patiria tanto il tuo ponente, Ch'altrichiaman corſari, altri pirate,
Matufeijenza & perfaper l'incerto Quefti non van troppo fouente aterra
Tanto tilasci configliare a Gano
Mafempreperlo mar vano rubbando
Che madi in quelpaeſe il fuo'Ruberto , Perchefore diquella lorfcrim❜erra,
Ab Carlo Carlo come di lontano
Pur quella uolta erano al lito,quando
fe'lmal ch'èfi appreffo ,
Vedrai tube :
Luigiunse Ruberto di Maganza
Nonfaivedercoltuo vederfouranos
Di paffar Palto marfempre bramando ,
Qual❜buó non vederia del tutto expreffo
Doue quefti corfar contra l'uſanza
Che titradifce Gano¿e tuſolſei
Digente tal,coftui leuaro infufta
Che no t'accorgi del malditefteſſo,
Nonper pieta ,map miglior peráza,
Mindafti ilfuo Ruberto albor come ei Credeuano egli cheperfonagiufta
Ti configlio,ma voglio pur che vedi Foffe Ruberto, cheforfeegli baueffe
S'egli tiferue, con che modi bei, Di quel chefa al ladron borfa robufta,
Accioch'ad altre volte ad altri credi
Percheeirubbaldo anchor loro ipromesse
Seti diranno che t'inganna il conte
Di contentargli se'l volean condure
A cui tantofto ogni cosaconcedi Tanto che'lgranfoldan veder poteſſe,
Benche tu portifcritto nelafronte Maauienfouente che chi tai venture
Chefempre tetradir deue coftui Vanno cercando,
Jonofatti dopo
Comefempre vogar deue Caronte. Di maggior animal bonepaſture,
Pafcia che Gan licentio`coftur Come a la rana incontrogia col topo
Ch'andar deueua al Cairo per vedere Ch'un'auoltorfegli mangiò ambidoi
Cleante, cio che alhorfifeaper lui, S'è verapurlafauola d'Ifopo,
Si mife egli in camino agran potere
Cofipotrebbe a tuttiquanti voi
Per tofto ritornar dalſuo viaggio Dileggero auenir huominifelli
Etfare alconteGanfommo apiacere, Se u'haurà augel maggior negli unghiō
Etcaualcando femprea gran vantaggio Voi nofapete anchora o catiu
elli Suoi
Non rattennegiamai lafuaperfona Chifiaper quefto mar doue uoifete,
Per lochiftrani oper di tepo oltraggio Andatepur chetrouerete quell
i,
Finch'eigiufe vn dipurpreffo a Sauona Etfiabengiufto che l'auarafete
Doue egli allito ritrouò vna naue Di uoi corfari e di Ruberto anchora
Cheperl'andatafua troppo erabuona, Si penga col cor che uoi beuete,
Però che questa tal non eragraue SangueJanguecanaglia apupa ea prora
Ma legno da andar tofto a gragiornate Tantofanguefiti Ciroch alfine
Et per qualunque marfemprefoaue Difangue s'empi`pur infua malbora,
Et
PARTE 33
Et è ben dritto che quelle ruine Ecco che fifcoperfe in un momento
Ch'altrui cercafar l'huom cadano tutte Vn legno in alto mar ch'aſuo camino
Soura luifteffo ad infelicefine. S'andaua allegro con profpero vento,
Lafufta e lefuegenti bomai ridutte Qual'affamato falconpellegrino
Ailuochilor,tolto Ruberto drento Scortala ftarna,fubito le uola
Eba
Per ritornare alor opere brutte Perpafcerfi di lei ch'èfuo deftino
TIL
Diero de i remi in acqua in vn momento Tal'Orion cheper lo mare inuola
Et largati dal lito alte leuaro Scopertoil legno uolò dieci miglia
Lelorgonfiate vele, con bon vento Etriconobbe quel naueſpagniuola ,
Verfo Sicilia il lor camin pigliaro. Quefta eraqilagroffa et gran caniglia
CANTO XXXI . Laqualuenendogia diuerfo Spagna
Leuò Rinaldo in porto di Mafiglia,
Ennutoftral che dapiu dura cocca Rallegrosfi Orione e la compagna
Partito,và perl'aere mormorando
Veggendo quefta naue tanto groffa
Albor che'l fuo fignor duro arcofcocca, Sperando d'eſſafar pda alta & magna,
Non và piu prefto oue egli và volando Et in iftante tutta la lor poſa
Che s'andaffe lafusta d'Orione Mifero inpuntoper affalir quella
Auele,e aremi l'alto marfolcando, Che ueduto baueagialafuſta moſſa,
Cofifaceafi direilfuo patrone Onde'lpadrone accorto ch'era in ella
Ch'era huom crudelJupbo, er inhuma Grilofubito a l'arme marinari
Et beuitor difangue di perfone, (no, Che n'affalifce lagente rubella,
Ne maipiu defiofo di lontano Dalaltro canto gliauidicorfari
Volò biftarda,coruo, od auoltore, Tuttiin ordinegiaper far granguerra
Aputridacarogna o a corpo humano, Ferfi a fpagniuoli con la fuftapari,
Perpafcere i lor ventri a quell'odore Et quiui alcun di lorfubito afferra
Di carne marza a lor Zucaro & mele Congraffi & morfi l'orlo de la naue
Ch'altri faria morir colfolfettore, Et con catene a leififtringe etferra,
Di quelch'era defiofo Orion crudele Onde Orion che tutto'l ciel non paue
Diritrouar per mar naue o galea Per bauer meglio afaluamano il legno
Per ifpogharle, farpoifuele vele, Volchefileghi allo er che'ls'inchiaue,
Et mentreintalpenfiero egli attendea Et obedito tutto,pien di fdegno
Di uedere alcun legno in qualche lato Adirato viapiuch'alcunfero angue'
Perisfogarlafua volonta rea, + Primo entrò ne la naue algran diſegno,

Giaforfeuentigiorní nauicato Et quiui ardito molto e non exangue


Senzaritrouarpafto afuo talento Sfodrò vnafpada et cominciò a gridare
Onde eraper dolortutto adirato Jangue',
Carne,carne,canagliaſangue ,
F
E
M

PRIMA

Tuttala ciurmafuafenzatardare Onde era tanto intento a mantenere

Conl'armein man feguilo arditamete Vnfuo caual nel terzo quadro nero
Pergran voler c'haueano di rubbare', Del auerfario re,perpoi potere
Ruberto di Maganzafraudolente Saltarful bianco alaltro arfilprimiero
Perfarfigrata quella compagnia Et dar a quel fpagniuolo vnfeacco rocco
Gine la naue& ei con laltra gente, Ch'iuifolo tenea tutto'lpensiero ,
Il cui nocchier chefi chiamaua Arpia Talche no s'accorfe ei delprimo tocco
Però che breue tempo baueua hauuto Chefero ilegni adun , fin ch'ei nó vide
D'armarfi in punto come conuenia A vn marinaro vnfanguinenteftocco,
Trouaro mal in ordine d'aiuto
Ilqual veduto prefto ,
fi diuide
De lafuagente anchor no ben❜armata Dal tauoliero, tratti viagli fcbacchi
Perche tantofto non s'erapotuto , Merauigliato vfci de legaride,
Macomefempreogni (qual fia) brigata Et quiui giunto ritrouò lifiacchi
Chefi vede affalire a l'emprouifta Chefacean lun de laltro que crudeli
Afua diffefa ogni vil cofa ba grata, Cogridi,& codifangue grá lauacchi.
Tal lagente d'Arpia non ben prouifta Scardaffauanfi infieme i loro peli
Algran bifogno di menar le mani Con pettinififtrani & di talſorte
Quelche le vien tutto in fauors'acqfta Che le carni ropeano & tutti i veli,
Ondeprendero albor tutti que bifpani La merauiglia a lui crebbepiuforte
Quelch'era lorpiu preſſo perferire Vedendo'lcafo,mafi chiari tofto
Et per diffenderfe da man de cani , Có quafi guadagnar l'amaramorte,
T'alch'alcun preftofi vedea rapire Eglifra tuttiqueifubito pofto
Vn'arma d'hafta,vnaltro una celada Credendo certofra coloro il male
Vnaltro vnfcudo a poterfi coprire, Ch'eran di naue, apartir lor diſpoſto
Portaua queſti vna ruginespada, Cominciò lorgridar, come a cui cale
Et quegli vn'elmo buon che fuo no era, Diconferuar ogni regno indiuifo
Quellaltro vnfpiedo hauea ch'affaiglia Ma'quiui il mal vide ei non effer tale',
Chifipo corfaletto,et chifcheniera (grada Perche iui entrato fubito nel vifo
Chi uie cofasfi, et chi par ch'in man'bab Sifenti punto d'unafcimitarra
Alcuna praga di legname intera, (bia Il che non parue a luigiuoco ne rifo,
Chi nel caftello và chi ne lagabbia, Onde eifentendo che la briga inarra
Talch'ardito ciafcun s'adoperaua Colpropriofanguefuo f,alito in ira,
Per spegner de i corfar Pardete rabbia, Senza védetta nonfè quindiſciarra,
Rinaldo ilquale affaifi dilettaua Anzifdegnato affai, tanto s'adira
Digiocarfene afeacchi perpiacere, Che con vnfergozzonfi occife quello

A cafo alborco vn Spagniuolgiocaua , Che glibauca dato,ch'ei no purſoſfira,


PARTE 34
¿ Indi riprese lafcimitarra ello Et quefto tanto s'è veduto in vui
Et quiui cominciòfra la canaglia Illuftrisfimo principefamofo
Far vn crudele fero empio macello, Che poco effempiopiglierem d'altrui,
Non haueua egli alborper cafo maglia Quando per l'alto mar periculofo
ON In doffo, od elmo i tefta,obrado al cinto, Erauateper girui generale
:
1 Che non baucafofpetto dibattaglia , Del uoftroftato,capitan pompofo,
cca Ondeforaftato ei ingran laberinto Tutta lagente dedita al far male
5 Se l'alto animofuo nogli rendeua Sentedo ricordar venturo il Griti
Ilfolito valor mai non extinto, Tremaua, come al ventofogliafrale,
Anzilanaue Arpiatuttaperdeua Similemente anchorſempre ſpariti

La robba infieme & leperfone anchora Stauano i trifti nel paeſe voftro .
Seloro il paladin nonfoccorreua , Quando erauate in quel lontan i liti,
Ma'lgenerofo & bonguerrier da l'hora O tu città di Anthenore ,in cui moſtro
Che conobbe la gente da rapina Quefto ei tato ha, do era al tuogouer
Volfe il legnofaluar da pupa aprora, Fafede chefcriu'io co uero ichioftro (no
Et con laforza grande & la dottrina Et voi tutte altre in cuifiafempiterno
C'haueua ei di pugnar , fece egli tanto Il bel nome di lui ,fate anchorfede
Che trouò a tutto il mal,la medicina ,
Ch'io cato il uer pch'io pur il diſcerno,
Come noi vederem nel altro canto,
Et quefta è di virtù l'alta mercede

CANTO XXXII . Che l'huom colfolo nome affaifouete


Adinfiniti errormolto prouede
ftrani Il chesapendo anchora apertamente
Vando ua l'huom per li paefi
q
Perbofchip fpelunche, op deferti, Ilvalorofofir di Montalbano
Per afprimonti,ofolitari piani , Con ciofoccorfe Arpiaer la fuagente,
S'auien ch'egli oda dir daglialtri experti Sapea Rinaldo ben che'lfuo fourano
Chepiuper luna cheper laltra via Et alto nome erafamofo al mondo
t
Speffo degran Leonfianoſcoperti, Di granguerriero & d'alto capitano,
?,
Per lastrada migliorfemprecise'nuia Onde ei ne l'irafuagia benprofondo
Perche'l nomeLeonfraglianamali Per fpauierin vnpunto queicorfari
Semprepaura a l'huom rende natia, Prefe agridarfuperbo & furibondo ,
Cofifouenteauren chefra mortali Abgente ladra ab rubbator de mari
Haurd alcun'buom tátofamofo nome Achicredefte uoiferirla guancia
Che vàpertutt'l mondo a fpiegate ali, Adbuom chefiapoltro de voftriparis
4 Onde auieneancho poifpeffo, che come Iofon Rinaldo paladin di Francia
S'ode propinco ricordar colui Al'arme a l'arme,a laguerra, alaguer
Trema altri da lepiate a l'alte chiome, Idarò bene a voi la buona mácia (ra,
E ii
PRIMA

Et con queftogridartofto differra Cheglialtri marinari innanimati


Vn colpo,onde ei moftrò be certo et uero Da la voce di lui, dal'opre anchora
Ch'egli era qllo in cui il valorfiferra, Faceanoproue daguerrier pregiati,
Come quando ilpollenteforte, e altero Tal chefipotea dirla naue alhora
Affamato leone entrando rugge Vnaalta torre di colombi piena
Fraglianimai c'han luiper lo primero In cui v'entre'l villanp trarnefora,
Ciafcun di queipien di terror lofugge Ch'eglidalgran terror che loro mena
Difordinatamente er quincier quindi Sbattendo impauritiſe ne vanno
Perche eisenzapietà tutti i diftrugge, Tato ch'ondefuggir trouano apena,
Cofine la gra naue albor da indi Cofi lagente d'Orion tiranno
Chegrido'lpaladino,iofon Rinaldo Giapofti infuga , & carchi di terrore
,
Tutta la gente lofuggiuano indi, Diqua dila perla caniglia fanno,
Et difuggirlo,in tanto ardente caldo Matanto crebbe alfin l'alto valore
Entraro tuttiglialtri in vn momento DiRinaldo,d'Arpia,degli ſpagniuoli
Ch'Orionfolo reftò inguerrafaldo, Che cominciar aglialiri a faltarfore,
Ma come quádo auien che d'ardimento Ondefuggiro il di colorofoli
Raffronta altro animal, qualche leone, Chesapeano volar, perche a fuggire
Ei del troppo ardir fuo ne refta spento, For d'una naue,l'huo cóuien che uoli,
Cofi nereftò alfin spento Orione Maperò che non puote alcunfornire
D'hauerehauuto ardir di raffrontarfi Fino al lito per l'aere ilfuo viaggio
Col valorofo & buofigliuold'Amone, Non puoteilgiorno alcúſenõ morire;
Perche Rinaldo veggendo appreffarfi Quei cheprendeuan ppiu lor vataggio
Il corfaro crudel capo di tutti Saltar di nauefuor nel alto mare',
S'allegrò di deuer con luiprouarfi, Moriano in ql, che troppo era'lpaſſag
Et diffe tempo è bomai ladron che i brutti Glialtri cheftaua detro ad afpettare (gio,
Vitii di te fipurghino vnauolta Ilgranfuror di quellagente irata
Pofciache tanto infen teglibai cödutti, Per modo alcun non fi poteanfaluare,
Al cuiparlargiugnendoforzamolta Cofila iniqua & rea crudelbrigata
Traffe conquella pada vn tal rouerfo Finalmente morio tutta quelgiorno
Che nonbiſogno trarlo vnaltrauolta Partefott'acqua in mar ,parte sbranata,
Perche eitutto Orion tagliò attrauerfo Nefenza morte, dano ,igiuria, o corno,
Etruppe a lui colcolpo difperato Ditutti lor ch'infieme erano ottanta
La'fcimitarra apuntonel trauerfo, Vene rimase alcuno in buonfoggiorno,
Et mentre ch'eifuperbo infiammato Chefolo vn'huom , cui , là paura tanta
Vecife il capitan de li pirati Ch'egli bebbe di Rinaldo, lui fcoperto ,
Nonfiperdeua'l tempo in altro lato, Viuofaluofino a quell'borafanta,
PARTE 35

Et era queftoquelgentil Ruberto Perche dei


fuggir tutrifto Ruberto
Chen'andauaper fpia verſo leuante Setifei bene infuftafotterrato
Per Carlo iperator come è gia aperto, Nela zauorra, tutto in lei coperto?
Accio ch'ei del Egitto affai volante Nonfai tu ben chechi de effer dannato

Ne riportaffe in Francia al conciftoro Non puote vnquafcaparfuafortegiufta

Noua de l'opre delfignor Cleante, Perche loguida a leifempre'l peccatos


Quefti disfiio gia,nelaltro choro Ettuti crediperfonaftingiufta
Delicorfari d'Orion crudele Questa voltafuggir l'empia tuaforte
Ne la caniglia entrato era conloro, Colfotterrarti alfondo di vnafufta,
‫ܕ‬
Doue nelprimofparger di querele Tufeiin errore,ala morte a la morte,
Quando Rinaldo abbadonò'lfuo gioco Nonftanno bene al mondo i traditori,
TH
Per cio ch'alhor correa ne lefue vele Andate tutti a la tartarea corte'.

Loriconobbe,perche in altro loco Poi che Rinaldo et glialtri cacciar fuori


Lo conofceua affai donde impaurito Et di naue di vita quei corſari
Iui non volfejtar molto ne poco, Chefi voleanofar lorofignori,
th
Ma morto diterrore e sbigottito Allegri tutti adun que' marinari
D'hauer viſto Rinaldo in quella naue Sen'entraro nel legno d'Orione
Nelafuftatornoe tuttofmarrito , Per ifpogliarla robba de auerfari,

Et quiui comelepore chepaue


' Et quiui in tempo d'una oratione
!
Delfuo cefpite vfcir, veduto ilcane' , Fer netto quello,piu che'lbuon barbiero
Staua nafcofto or dipauragraue
', Nonfa'l bacile in cui disfa'l
fapone
'.
Difiderando che le genti hifpane Ruberto di Maganza ingran pensiero
Fofferofuperate da i ladroni Staua giù ne la rena orecchizzando
Che per lo marfaceano legualdane' , Tutto l'oprar di quelpopolo altero,
Mapoi che lofallir l'opinioni Non altramentegia che come quando
Nelafauornafifece vnaforra Nela Romagna occorre alta ruina

Comefanglindi in quelle regioni Fraquellegeti chefi van cacciando ,


Th Doue alcun'huomo infettida latrina
Ettuttofifottrò nela zauorra.
Nafcostose neftatuttopauroso
CANTO XXXIII .
Memore albor de la bontà diuina,

fi ne la terra
E gia per lo appiattar Promettendole grande & faticofo
SNon puote Amphiaraofaluo fuggire Viaggio in terrafanta , o promettendo
D'adar coglialtri a la thebana guerra, Di viuer empree bon religiofo,
Doue ei di certo ne deuea perire, Pur ch'ei poffano vfcir nonfi deuendo
Dar ne le mani a li nemici loro
Perche eglifù da la moglier ſcoperto,
10% Doue nonfi puoftarfenon morendo ,
Perfida donna,auarofuodefire,
E iii

"
PRIMA

Deb voichegia nefofte di coloro Volfecon cor venalstruggere afatto


Ilcui nome per bor nou vo che corra, Cio che reftaua d'Orione al mondo
Poi chesapete aproua il bel lauoro Perfatiarfi d'un corsaro vn tratto,
Perche altro effempio quino mi cocorra Et cofi nelfuo ardorfattoprofondo
Dite ali mieilettor per cortefia Ordinochelafufta s'abbrufciaffe
Comeftaua coftui nela zauorra , Accioche confignorfo giffe alfondo,
Io credo ch'ei tremaſſe tuttauia Ne apena la difle ei,ch'iuifi traffe
Perche la morte minacciaua lui Tutta quellafuagente ad arder lei
Et iltremar di lei coſa è natia, Ch'unfolditantipur nonfi ritraffe,
Ne dicio chefu poi , torem d'altrui Et preftifi chepiu nonfonoquei
Effempio,che da te Gallia togata Ch'ardono in Tarnaffar la vedouetta
Poichefouieni a mefiper coftui, Poi che'lmaritofuofe n'è morto ei,

Arpia nocchiero alfin de la giornata Ondelafufta homai del tutto netta


Cheperl'alto valor del paladino Accefa fù difoco in vn momento
Vinje Orione, laltrafua brigata Che di confumar lei molto s'affretta ,
Volendo ritornare alfuo camino Perche da un lato l'aiutaud'l vento

Et no benfatio anchor deltanto male Da laltro poi la propria matera


Fatto ai corfari, poi del bon butino, Coal che i marinar vi gettar drento I
Comefai Gallia e tu, cui tanto cale Tal ch'ella chefu gia cotanto altera
Difarle crudelisfime vendette Tutta diuentò cenere in vn'hora
Cotra'l nemico albor ch'ei manco vale fpera,
Et cofi và chi nel malfarfi
Che nontibafta occidere lefette Ma non vogliam noi trar Rubertofora
Deglihuomini maggior,ma affaifouete Etnon lasciar luifempre ne la rena
Le donegrandi, e poi le pargolette , Chefenza confesfion nonfene more!
Neti contenti anchor morta la gente , Io fo ben che Rinaldo haueriapena

Matuoi la robba,& poiper piu dispetto Quandorifapeffe ei che lcattiuello


Fai de le cafe lorgranfuoco ardente, Foffe iuiftato occulto ala carena.
Cofiil nocchiero Arpiaprendea diletto Senza ellerfatto confeſſor di quello
Diftruggere ogni cofa del corfaro' Etfenza hauerintefo glandamenti
Che s'hauea lui proposto per obietto, Di Carlo magno, et di Ganfuo ribello,
Però che fu maiſempre il marinaro Facciamo adunque che tutte legenti
Nemico capital di chi va in corfe Habbiano il lor douutoſempremai
Come d'buom sepre delfuo sague auaro Accio cb'alcun,di noi nonfi lamenti,
Ondehauendo ei bauuto il buonfoccorfo Non però interponendouigiamai
Delpro Rinaldo,fi che s'erafatto Al'hiftoria vera altra menzogna
Dono al nemico che'l di gliera occorfo, Ilche difemprefar mi gioua ajjai,
PARTE 36

Cantare ilvero apien femprebifogna Fin ch'eipurperde tutto quel ch'auáza...


Obeno mal che'lfia,perch'altrofare
CANTO XXXIIII.
S'acquifta dáno l'buo, ſpeſſoet uergogna
Naturalmente ognun cercascampare
Voicegia rompefte inalto mare !
Dal'épia morte ognibor to eipiu pote Doue ciafcunperfe la propria vita
i
Quantunque tofto a lei fiaforzo andare In mille modi tenta di campare ,
Perchefi acerb amente ella percote e a
Porget alcantar mio queft'hor aita

Ch'èpurtroppo gran dano il farne pua Sich'io poffa ridir come Ruberto
Perofempre da lei ciafcunfi fcuote, Staua ne l'acquagia da luiferita ,
Cofi Ruberto anchora ilqualfi troua Egli alaprimagiuntafù coperto.
‫ܐ‬ Nel alto mare in vn ardente legno Tutto fotto da lei,perche egli in quelle :
04 Perfuggir morte il tutto teta erproud, Si getto de lafufta da molto erto,
Et ben bifognerà ch'egli habbia ingegno Indi riforfefubitofuor d'ella
S'egli voràfaluare a queftauolta Col capofolcome lo tiene ilceruo
$ La propria vita nel nettuneo regno, Quando egli paffa a la ſtagion nouella,
Perchefortuna ne l'irafua molta Et quiui diftendea cifcunfuo neruo
Tanto'l minaccia,ch'io nonfo vedere Chedi morir no s'accordaua anchora
Come'lpoffafaluare a vnaltrauolta. Quefto infelice & mifero proteruo ,
Pofcia ch'Arpianocchiero afuoparere Eglifott'acqua ricadea talhora
Poftobebbe ne lafufta vn tantofoco Indi appareuapoi comefouente
C'hauea d'arderla tutta il pien potere Vediam chei leifa'l can pria ch'ei mora
Quiui la nauefuatenne egli poco Ma alfinpurgiunse a lui nouellamente
Ma allegro tutto ringratiando iddio Spinto da l'onde vn'aſſai grande rocco
Volfe'lgouernofuo per altro loco, Ch'alhora gliapprodo molto , ripete,
Ne quindi apena egli fi dipartio Perche ei veggendo quel nonfùfi fciocco )
Che'lfuocograndecoljuo gran calore Che nofe gliappredeffe ad vna spicchia
Il buon Ruberto nelfondo alfalio ,
Et chefu non guizzaffe al primo tocco,
Onde eifubitamente diedefore Et quiui giunto legambe incrocicchia
Comefa'lferpealbora che'l villano Comefa'lfarto, & in vnftretto nodo
Colfoco ilcampofuo nefa migliore , Tutto in vn punto fubito s'annicchia,
Etperche è maggiorfempre, di lontano Et cofi per lo mar và in quefto modo
Delfoco'lcaldo, che'lfreddo de l'acque Ma lafortuna difar lui morire, $
Tutto ch'al traditor pareſſeftrano, Ha pur del tuttoftabilito ilchiodo ,
Perfuggir morte anchora a lui nepiacque Onde mentre in fperanza difuggire
Trarfi nel alto mar con la speranza Per lo mare eine vàfù queſto legno
1
Che sepre verde in ciafcu corpo giacque Come fi vede augelfu'l pafto gire
E iiii
PRIMA
Arpia nocchierSpagniuolo a cui il difdes
Infon perfona che viuo in quiele
No era anchorpaſſato , d'Orione (gno
Ma la maaduerfaforte ,& lafortuna
Vide lui da la lungi in quelfoftegno ,
Quim'ha condotto come voi vedete,
Etfubitogridando, ecco vn ladrone , Altro non refta a mechefol queſt’una
Accennoglialtrifi ch'a quella vifta Vita come ella è tal , donde io vi prego
Sitraffer tutte albor laltre perfone',
Che vi moua di me pietà qualchuna,
Etcom ne l'acque del Euangelifta
Et s'afarmi altro benmi
fate nego
Si leuano lizaffi a Malamoco Concedetemi almen queft'una cofa
Od alcanton difan Giouan Battiſta
Perla cui vaglia mille vnfolo prego .
Oda i caftelli, o da qualch'altro loco
Ne la caniglia voftra valorofa
Pofcia c'hannoscoperto alcuna barca Hauete un huom poffente c'hoggihafat
Onde fperino bauer,quantunque poco Quella contra Orion vittoriofa, (to
Vanno volando a lei donde altri varca
Non mi menate a lui per questo tratte
Perſuo piacer, tanta è la rabbia loro
N'altro vicheggio, e d'ogni refto poi
D'empir di ql d'altrui la lor uuota arca,
Fate come vipar qualunquepatto.
Cofi da la caniglia albora foro
Come parfempre che molto piu annoi
Prefti aleuarfiin vna lor cocchina
A la donnatacer quando le è detto
Alcuni marinari in picciol choro ,
Ch'ella ritenga ne i fecretifuoi
Et verfo di Ruberto agran ruina
Alcun che, d'importanza o di riſpetto
N'andarono con gliarchi ne la mani
Chequando largamente le è parlato
Per no laſciar lui giugnere a marina,
Et com nel Adrian vinitiani Senza tenerle ilfauellar diftretto ,
Cofi poiche Ruberto hebbe pregato
Vanno Efacofouente faepolando
Per non effer códotto al buon Rinaldo
Hor piu ppinqui al lito bor piu lotani,
Onde ei deuea purgare ilfuo peccato
Cofi costoro andauanfaettando Entraro quelle genti in magior caldo
Ruberto cattiuel, ch'a fuo potere
Di condur ne la naue, al paladino
Se'n giua da que colpi riparando ,
Effo infelice & miferoribaldo ,
Mafinalmente pur,che'lſuo vedere Et tolto dentro il pouero meschino
Gli diè di non poter piu fuggir morte
Subito a la caniglia ritornaro
Fè cenno a i marinar di buon volere,
Doue'lguidaua pure ilfuo deftino,
Ondeei piu rafforzando le ritorte
Et quiui al paladin l'appresentaro
1
Alecauiglie lor,n'andarə a lui Accompagnato con quelle parole
Senzaferirlopiu poco neforte, Che d'altramentefar filipregaro .
Et quiuigiunti,fubito coftui Come tremare ilfanciullinfifuole
Diffelor'io non fon, (come credete) Quando è condotto inanzi delmaeſtro
· Corfaro, o ladro ,nefarò, nefui, Con le minaccie in lor odiateſchole
PARTE 37
In ogni modo quel che t'ha deſcritto
Cofi Rubertoperfido capeftro
Condotto inanzi aquel da Möt'albano Hai tu da riportar, nepiu ne manco ,
Siche'ndarno faria tanto tragitto
Era tutto al tremar agile er deftro,
Et con quefto parlar quantunqueftanco
Et come auien quando in paeseftrano
Per la faticagrande hauuta ilgiorno
Fuor disperaza l'huom troua l'amico
Loprefe ardito per lo braccio manco
Ch'eifirallegra merauiglia a mano
Et tre volteriuolto intorno intorno,
Cofi rinaldo a vista del nemico
Dafe'ltraffe'a mifura tanto giufta
Sirallegro merauigliando infieme
Dicendo al tuofignorfarai ritorno
Ch'iuifoffe coftui tanto mendico,
Ch'ei diede apunto nel'ardentefusta.
Sirallegro ,perche'ldefio , e la fpeme
Diinteder quel chefea lo'mperatore' CANTO XXXV .

Molto loftringe, et tutto'l corglipreme


Et che'l traditore Gioue in maggior colmo
Agrifr esc arg li aprefaette (d'ira
Foffeiui albor,però ch'era egli in Frácia
Al'opera VulcanJuda e fofpira
Quando ei di alla vfci col bandofore ,
Doue ei con quelle ardentefuoco mette
Por diffe a lui ladron , doue ti lancia
No cred'iogia che mai cofa alcuna arda
Gan traditoriafar qual tradimento?
Táto in iftate ,o che mai piu s'affrette
Dimmi la verità ,non mi dir ciancia ,
logorarfi folfere in bombarda
Lo'nfelice Ruberto ingran pauento A
Doue ei vera efca alfoco affai uia meno
Ghidiffe tutto'l cafo apunto apunto
Adobedirlo ch'altro altroue tarda ,
Etgliscopri ogni cofa in vn momento ,
Quantofù presto ad arderfi nelfeno
Et diffe come Ganglihaueua ingiunto
Di quellafufta,il pouero Ruberto
Ch'ei diceffe nel Cairo a re Cleante
Inmezzo a l'onde del grá mar tirrheno
Ch'egli ne vega pur che'l tutto è i puto,
Et che tornando in Francia di leuante Onde fi puote pur tener per certo
Che nafce ciafcun'buom col fuo deftino
Diceffe a Carlo ch'era vna bugia
Mafta quelfemprefinalfin couerto ,
Cio che di quefto s'era detto auante ,
A Queftoinfelice & mifero meſchino
Anzi che quelfoldanfta tuttauia
Deueua pur morire in quella fufta ,
Infuo piaceri, e in caccie, & nonfipefa
Et cofifar non puote altro camino ,
Diguerra alcuna quanto ha per fpia,
Mafe queftafententiafarà giuſta
Ma ch'egli allegro iltempofuo difpenfa
Temo ch'er tuche'lfefti iui morire .
Infar la cortefuafempreferena
Haurai in al mar qlcofa molto angufta,
Afuoni,a canti, a balli,a buona menfa ,
Non chefeben l'haifatto albor perire
Onde Rinaldo a lui, ben ,troppo pena
Ne merti pena,mal defiin tuo vole
Haurai Ruberto a andar fino in Egitto,
Chenel tirrbeno mar debbi patire,
Ritorna pura Ganche Carlo affrena,
PRIMA

Lafciamo adunque in cielgirarfi il Sole Quefta guidaua vn'huom detto Lurcone


Fin che fia'l tempo di questafortuna Cheforfe tratto bauca lo sporco nome
Etformiamo d'altrui noftreparole. Da l'effer lurco,ch'era si'l briccone,
Phebo dila da Gadi, onde s'imbruna Aquefto'lgranfoldan legrauïſome
Questonoftrohemifper,s'eragia anda D'effere a tantagente capitano
Et cominciaua ad apparir la luna, (to, Haueua impofto ne le viril chiome,
Quando'l legno d'Arpia , dode gettato Era queft 'buomfuperbo & inhumano
Fupoco auanti ne lafufta ardente Et tanto altero ch'ei non purftimaua
Dal paladin,Ruberto sfortunato , Quelche tra lefaette di Vulcano ,
Alzo tutte le vele allegramente Era anchoforte, tanto,ch'ei fi ftaua
Alprofperofoffiar di quel buon vento Aparagon d'ognialtro caualiero
Che manda i legni altrui verfo oriente Ch'iui alhora ne l'armefiammeggiaua,
S Caualcaua egli vnftranofuo corfiero
Pergir con ricca merce afaluamento
In quelpaese oue Cleante moro Sauro,con corna in capo , era quefto
Adordinar l'exercito era intentos Nato ne l'Ethiopia alfiume nero ,
Perpaffar l'alto mar con tutti loro Non era eigiapegafo, mafi prefto
Et venir ne l'Europa ad acquiſtare Che vinceua ei correndo ogni animale
La Francia,Carlo, tutto'lcociftoro, Quantunque ardito veloce o rubefto,
Ilche per bene, e ageuolmente fare Mordeua come vn cane, era tale
Diuife ilgrande exercito in trefchiere Di tutto l'efferfuo, ch'eifi potea
Perguidarlo con ordine oltra'lmare, Dir non cauallo,anzi piu tofto eale,
Etprima ch'ei laffaffe le riuiere Sopra quefto Lurconfe nefedea
Nefè di tutto apieno altera moftra Tutto coperto d'arme a lamorefca
Conftranpenoni, & piu uarie badiere . Che molto d'ogni banda risplendea,
Da quella banda douefi dimoftra Ebaueua in mano una mazza turcheſca
AlCairo il Sinai verfo leuante Con cui minacciaua ei lo❜mperatore,
Euui vna larga & fpatiofa chioftra Ipaladini, la gentefrancesca,
Etquiui lefuegenti tuttequante E baueuaper cimiero vn'auoltore
Armateinpunto come conuenia Con l'aliaperte,& con la tefta china
Riueder volle l'alto Re Cleante, Chefragliartiglifi beccaua vn core,
Onde ordinato iltutto a buona via Et cofi infrafua gentepellegrina
N'ufciro quellegenti a la campagna Se neveniafuperbo e difdegnofo
Alteramente in colma leggiadria, Auido in vifta di crudel ruina.
Venneuiprima laminor compagna Succeffe poi Burlante dispettofo
Ch'era venti migliaia di perfone Ilquale era a caualfopra vna alfane
Genteforbita, valorofa , & magna, Et no men di Lurconforte & famofo,
PARTE 38

Penfa che v'eran tanti variifuoni


Queftine vennegia di Taprobana
In quelpaese nato a la riuiera Che colftrepito lor nelaere a Marte

In vna gran città detta Margana , Madauanfemprei rimbombātı tuoni,

Etperche molto ardito & poſſente era Burlate il loro duca huom di grand'arte

Cleante il tenefempre ne la corte Chefraglialtri pareua vn grá Pópeo

Et borgli diedelafecondaſchiera , Guidado lafua gente aparte a parte


Egli del corpofuo tanto eraforte Teneua per cimiero il gran Perfeo
Et tanto era viril d'animo & grande C'hauea nel una ilcapo di Medusa
Ch'enonftimaua l'arco de la morte , Tuttoferpenti come Palla ilfeo,
Quando eglifi partio da lefue bande Nelaltra infanguinata,ftretta, chiusa,

Perfare ilgranpeleggio inuerfo Egitto Vnagran pada molto pauentofa

Donde l'indico mar tantofispande Che la mente ad altruirendea confufa,


Effendo in naue a Carmania diritto Egli ne lafua deftra ualorofa
Mentre ei voleua entrar nel mare roſſo Teneua vn bicctacuto in India fatto

Lospinſe a terra vn véto a fuo defpitto Atto a spezzare ogni piu dura cofa,
Et quiuigiunto ,fubito remoſſo Et cofi infrafuagente infuperbo atto
Da tutte l'acque,andòfra terra tanto Se ne veniafecondo in ordinanza
Chegiufe a Parthoatra vn mõtegroffo. Come volfe colui ch’era ritratto
Donde l'alfanafua che valcotanto A condur terzo tutto quel ch'auanza,

Hebbe egli,er fopra lei venne alpaeſe CANTO XXXVI.


Del gran Cleante, dou'hor'io lo canto,
Sour'ejja adunque ale martiali imprefe Oi che ne la fpatiofa etlarga chioftra
PDelmorograde, oue di tuttequante
Lafeconda bandieraguidaua ei
Tutto coperto d'indiano arneſe, fuefesfi alta moftra
L'inuittegenti
In quefta v'eranobuomini caldei Fù paffato Lurcone, poi Burlante

Di Perfia,Sufiana,& Babilona , Con le lorgrandi,fplendide , & altere

D'Asfiria, d'Ethiopia,er deglihebrei , Squadre poffenti in opere, e infembiate ,

Haueua quefti conlaJua perfona Vennefuperbo uia ne lefuefchiere


Trenta migliaia d'huomini , liquali EffoCleante eccelfo imperatore
Diede ingouerno a lui l'alta corona , In alta magiefta bel da vedere ,
Penfa lettorchefra cotanti er tali Haueua eifotto ilpiu bel corritore
V'erano de liforti ,& de glialteri , Chefeffe mai Natura ouüque habbi’el'a

De crudel,de importuni, er beftiali, Pofte leforzefueper lo migliore ,


Penfa che v'eran lipiuftran cimieri Eglinfronte tenea candida ſtella ,
Hauea l'orecchie corte , e un'occhio uiuo.
Fraquefta gente,& li piuftranpennoni
Ettefta grata,picciolina , bella ,
Cheportallero mai d'altri guerrieri ,
PRIMA
Molto erafelfo inbocca , sepre afchiuo Ein vece di cimierſe ne tenea
Hauea'l non arricciar le labbrafpeffo
Vn'bidragrande d'haueafette tefte
Ne d'affailarghe nari era eglipriuo, Feraperfeciascuna borrenda & rea,
Haueua ilcollo lungo, & forte appreffo , Et neladeftra poifra tutte quefte
Et erafilegger ch'ungqua a la mano Cofe leggiadre,haueua egli vn bastone
No daua crollo alcun,ch'era infeftello, Che fi potea ben dir cofa celeste,
Piu di trepalmi il bel caualfourano Questo erafatto nelaregione
Era largo nelpetto, erapoi DelafeliceArabia, & ricco tanto
Corto difchiena,be trachiuto e piano, Che bafteria al marito di Giunone
',
Hauea groffe legambe, ei piedi fuoi Cofiportando quel poggiato a canto 1
Erano panti,larghi, alti, afciutti , Sopra la cofcia, in uifta alto etgagliardo 1
I
Legiuntecorte come l'hano i buoi, D'ogni altro belfignorportaua il vato,
Dunque erano di queftoi membri tutti Et nelfuogradee principalftendardo
Qualdebbe hauere vn caual pellegrino In campo verde vn Macometto d'oro
Degno di no ftar maifra cauai brutti, Haueua ei, degno ben d'ogni riguardo,
Era il mantellofuo tuttofdonino Perche erafatto d'un'tanto lauoro
Et egli d'ogni cofa erafinetto Che Praxitele o Phidia infarfigura
Che no ſegliopponeua vnfchiantellino, Meglior di qfta, meglior mai noforo ,
Lietisfimo era grato nelaſpetto, Era anchoricco poifor di mifura
Veloce corritorerfemprerafpa Tanto ch'ei ben valeua vn gran caftello
Etfouente anitriſce infe ristretto , Anzi'vnagran città cinta di mura,
Serra la coda, palleggiando innapa 1
Et fotto quefto come eghera bello
L'ardite Zape, e ad ogni man fi uolue , Haueua il gran foldan laſuagráſchiera
Etferma a un trar difren l'altera nafa Di cinquanta migliaia in vn drapello
falta,
Indi ricorre, fi riuolue', Quefta eragente tuttaquanta altera
Agile molto , affai leggiadro, & deftro, Magnanima, viril, poffente, & forte ,
Benchefa gran fcalpiccio ne la polue , ' ufa diſempre efferguerriera,
Ettutt
Nato era'lbuon corfier no in alpestro Dipiu paefi eralagran cohorte
Oftranpaese,ma'n quelchefi ferra Circonuicini, diquegli altri anchora
Fralperfo mare, l'arabofeneftro, Non fi propinqui a lafoldana corte,
Etfu quefto caual ch'ancho differra Tal chefra tantagente chefi honora
Dafe coppiedi calci affai fouente, Cleante imperator v'eran guerrieri
Venia Cleante a lafamofa guerra ,
Di varieforticome auiene ognihora,
Et fine l'armifue erafplendente Quiui eran quepoffenti horredi, et feri ,
er le gême e'molt or ch'intorno bauca Stranigiganti che difopra en detti
che'lfolpiu quafi in ciel non è lucente, Superbi in lorfembiati,alpeftri, e alteri,
Il
PARTE 39

Il bicipite Ombreo,que brutti aſpetti Quiuiifiericorfier nel duroſmalto


Di Draganaffo,Bobardo,et Ceraftro, Coilorferratipiefeanofentire
Co giunti aforzailor mali intelletti, No ambiatura,ma vn'altero asfalto,
Qualfia diguerra mai ql fi buon maſtro Quiui le vocilorfaceanogire
Che vord vincer i quattrogiganti Per tutto l'aer,l'importune genti
Il cungrade valor vafopra ogni aftro? Et d'alterezza caricher d'ardire',
1 Quiui l'urtar de l'armi ei granftruméti
Non cred'iogia c'huomini a cio baftati
Si poffano trouare anchor cercando L'anitrir dei caualli, e'l rumorgráde
Tutto'l leuante loro o piu leuanti, Alalteftelle portauano i venti,
Nefo mofe'lponente ricercando Quiui in ciascuna parte Eolospande
Vi ſe nepotrà bauer,tutto chefia Penoni alteri & Juperbi ftendardi
In quelpaeſe il valorofo Orlando Et diuerfe bandiere in varie bande .

Et s'einon vince lor, qual'huom maifia In quai


formati lupi,in quai leopardi,
Chepoffa fuperarqueſti bricconi In quagli allori,& in quai ninfe belle
'
Sendo effo'l primofior digagliardia? Chefeguiano animai co archi et dardi,
Mafin che nonfi venga ai paragoni Alcuni baueanofoli, alcuniftelle,

Nofi potrà mai dar veraſentenza Altri una lunaîtiera, altri una mezza,

Nefaper le miglior opinioni, Et altripiu altre cofe affai nouelle,


In Francia adunque bauren la conofcéza Etcofi in quefta pompa d'alterezza
0 Et quando tempofia, vedremo il tutto Girati intorno intorno a la campagna

Prima che noifacciam d'indi parteza, Confpeme di vittoria d'allegrezza


In quefto grande exercito condutto N'andoe la generofa & gran compagna
Per re Cleante imperator de mori Verfole naui ,la ue'lmar d'Egitto
V'eran'cento migliaia huomini in tutto, Lefoci al Nilo grade ingorga et bagna,
Fraliquaitutti adun ,fuperiori Et quiui con Cleante lor re inuitto

V'erano caualier migliaia trenta Montaro in naue i executor di Marte

Glialtri eranopedeftri inferiori, Afar verfo la Francia il bel tragitto


Fra tantagente adunque chefpauenta Per l'alto mar chela gran terraſparte.
No interra i mortai , ma Marte in cielo CANTO XXXVII.
Erabumiltade ,e ogni quiete spenta,
Quiui i tamburi al ripercoffo velo Vando l'altere f
,plédide,erfamoſe,
Collor altero & rimbombantefuono q Naui di Menelao mille partiro
Rompean pertutto il temperato cielo , Dailti lorfuperbe e profperofe.
Quiuile real trombe il viuo tuono Con tantapompa er romor non vfciro
Nel alto mare,a l'ultima ruina
Superbamente mandauano ad alto
Tal ch'odia Marte ql ,di ch'io ragiono, Di quelle genti c'Helena rapiro
--,
PRIMA

Con quanto bel triompho a la marina Et gliadduceua hiftoria manifefta


Del granpaese di Cleante moro Ďel alto capitan cartaginefe
Si leuar lefue naui vna matina , Che rife infuafortunafi molefta
Et tutteinfieme allegre a tuonſonoro Et quefto gli diceaperche'lpaefe
Di liete trombe,& varii altriftrumeti Tutto era mefto da l'infelice bora
Per dar principio algran viaggioloro Che de li paladin l'ira s'accefe
1
Alzaro in alto al profperi venti Quando nel altagioftra auēne albora
Lelorgöfiate vele,e in vn momento Che Rinaldo gioftro colfuo cugino
Entraro in alto mar carche di genti, Donde bandito poife n'uſci`fora,
Et cofiilgran Soldanpien d'ardimēto Perche ancho Orlado il conte pellegrino
Dal Cairofipartio pergir la doue Con Aftolfopartio,parti Oliuiero
Guidaua lui di Gaino il tradimento , Et qualchunaltro virilpaladino,
Ne di andatafi grande in Frácia,noue Etperòftaua anchor l'alto imperiero
Poteuanofi hauercerteer veraci Turbato molto piu del confueto
Perch'ogni ver Gan traditor rimoue, Comefouente auien nelgran penſiero ,
Congliargomentifuoi forti & fallaci fecreto
Et però Gan c'haueua'l mal
Tolle eifempre a re Carlo ognifofpetto Con arte & con aftutiailfuadea
Tutte le guerrebatteggiando paci, A viuerfempre ben contento & lieto,
Abifciagurato,quanto è'l tuodifetto, Ei gli diceafignor,ſe tanto rea
Matanto grandefia l'altrui valore Tifoffe vngiorno la crudel Fortuna
Che no ti verrà'l tutto a pieno effetto, Laquale almondo è fi volubil dea,
Re Carlomagno illuftre imperatore Ch'ellatolleffe a tefera, e importuna
C'haueaperfue deftin credere a Gano Iltuo nipote Orlando, come auiene
Tardi s'auedea fempre d'ogni errore, Ch'ogni cofa ferena alfin sʼmbruna,
Onde ancho del uenir delgranfoldano Voreftituperò laltro tuo bene
Egli s'auedrà adbortem'iofitardo Seco perdere tutto in vnfolpunto
Che'lmalflagradefe'l nofia'lfourano, E abbandonar con lui qualunque fpene?
Quefto Gan traditor tanto gagliardo S'egli è datepartito , ei no s'è giunto
In exortar re Carlo ad allegrezza D'amor ditua corona, anzi èfempre ei
Amillecofe haueafempreriguardo , Per ritornarui arditamente inpunto ,

Souenteglidicea grangentilezza Lain Inghilterra efe nefta con quei


Ed'unfignorrafferenarfua corte Alorpiaceri infefta tutto'l giorno
Sempre d'effa cacciado ogni triftezza . Ettu qui mefto ftar difpoftofei,
Diceua eigranprudétia è d'huomoforte Haiforfe'l granfoldan col campo atorno
Riderfragene lagrimofa & mesta Cheti cerchi disfareo tuorloftato ,

Etnonfarſemprefuepasfiom forte Viui lieto fignor,fa buonfoggiorno,...


PARTE 40
Io veggogia Ruberto ritornato Maperche effa Fortuna ha speſſo afdegno
Et riportar a tebuone nouelle Iltroppo colmo bene, elgran ripofo
Diquello imperator can rinegato, Ches'hanfouente alcuni ifuo altoregno
Etperò Carlo accio c'homaififuelle Neprende ella piacer merauiglioso
Da la tua corte ogni turbatafronte D'ir cangiando l'altrui ftatofereno
Ifareifar leggiadrefefte & belle, Intorbido, molefto, &r angofciofo ,
coft Non uifara colui di Chiaramonte Come ellafece adbor nelmartirrheno
Cheguafti il tutto come egltfolfare, Che cangiò del guerrier loftato allegro
Ne dei reftarfeben qui nõu'è'lcote, In altroftato di mefticiapieno,
Ettantofeppealfin ciaramelare uanto ella trouò lieto, ellafece egro,
Queftamarina tromba velenoſa Quanto giocondo ella tramuto mefto
Chefece Carlo a modofuo'voltare , Et tutto'lbianco ella cóuerfe in negro,
Et cofi egli ordinoe vna amoróſa Ondefu'l cafo a lui tanto molefto
Et lietafeftainpalagio reale Quantogratolettorcomprenderai
Per trarla gente bomai di negbitofa , Se in intellettofan leggerai quefto.
Laquale baueffe ad effer triomphale Pofcia ch'effo Rinaldo allegro affai
D'allegre donne & valorofiamanti Perl'buomicidiofatto di Ruberto
Et d'ognialtropiacer popa immortale , Delqual difopra apien s'è detto bomai
Ma perche aifuoni,a i balli, ali canti Dal locofipartio,doue ho riferto
Che quiuififaran, ui mancheranno Che occorfe'l cafo,lietofe n'andaua
De principali de la corte alquanti, Verfoleuante con le vele ad erto
Tem'iochetutti quei che vifaranno Et con Arpia nocchiero e ragionana
Hauranpoco piacer, perchei migliori Sempre delcafogrande d'Orione
4 Ofono altroue,ouer altroue vanno, Et lun conlaltrofi congratulaua,
In Borgogna è Olivierie fon difuori Diceual paladin quefto briccone
De l'inclita città real Parigi Voleuafarfifualagran caniglia
ne Di Mot'alban tutti queigranfignori, Tutteftruggendo apien lefueperfone,
} Alardo, Ricciardetto, er Mallagigi, So che la guancia mifife vermiglia
Orlando è con Aftolfo in Inghilterra
rel Quando la punse a me quelfuofergete
Rinaldo è in alto mar confuoi nauigi, A cui col pugno poi febiacciai le ciglia,
h
Etafpira conquei gir a la terra Però defempre l'huom s'egli è prudente
Delgran Soldan,per ritornar con lui Trouarfi al fiancolafua fpadaaltera
Afar inFrancia difperataguerra, ! Per cio ch'at modo occorre ageuolméte',
Et otteneua alfin gli intentifur Poteus io albor morire, & il dáno era
Senon rompeua l'altofuo difegno Quefta voltapurmio,donde nonfia
Quellachetato ognibor rõpe glialtrui Chefenza brando mai matina ofera
PRIMA

Staghi Rinaldo piu douunque eifia. Et è contento cheper lofuo mare

CANTO XXXVIII Poffano andar li venti a lorpiacere


Cacciando glianimai chepontrouare,
Ime Rinaldo oime dici ad Arpia Ne allegre piu per boschi oper riuiere
Cbl buomo de portar sépre la spada Van maile nimphe con la lor Diana
Per cio che auenirpuo fia chefifia, Hor quinci bor quindifaettandofiere'
Certo che parli ben,molto m'aggrada Di quelch'allegra ognibor và lafoprana
Tu'opinion,però ch'affaifouente Compagnia de li venti furibondi
Con quella l'buomfi fa a la vitaftrada, Per l'acqua di Nettungonfiata o piana,
Ma nonpenfi mefchin ch'altri èpoffente Doue no trouando ei ritorte ofrondi
Difarti al mondoguerraficrudele Che impediscano lor, lieto camino
Che millespade ti varriano niente , Prendon ql tutto che non è nelfondi,
Nonpenfi che propinco a le tue vele Et tu da Montalban buon paladino
Gia fi ritroua tal ch'a tuo dispetto Horch'ala caccia vſcir vogliono i věti
Tifarafparger lagrime & querele
', Titroui in quefto mar per tuo deftino ,
Neti varrà poflanza od intelletto Et però temo affai che nonpoffenti
No ti varra Frusberta od arme,quante Saran contra coftor l'arme tue tutte
Portò mai Marte,s'hebbe maifofpetto, Per le ragion c'ho detto , etgliargométi,
Però che quando'l cielo è ribellante Pur quanto le tueforze adun ridutte
Ad alcun'buom ,non potrà quel giamai Tivarranno al asfalto di coftoro
Contra l'operefue farfi coftante, Veggano i miei lettor conluci aſciutte
'.
Etquefta volta tu te n'auedrai Lettori adunque,a voi cui ſempre hororo
Adoprapur lo'ngegno, adopra l'arte Riuolgo'l cantar mio,perch'intediate
Adopra l'arme pur s'oprar lefai , Il danno di Rinaldo e'l ſuo riftoro,
Perche tuttalaforza deldio Marte' Arpia nocchierfpagniuolo agrágiornate
Nulla tigioueria,che'n altrui regno Hauea codotto bomaiperfin di Spagna
Non val poter di chi non ve'n'baparte, Salua la nauefua con le brigate
Sai ben che ti ritroui col tuo legno La doue'l mar thofcan circonda et bagna
Non nel reame deljiddio daguerra Sette Ifolette conuiciñe a quella
Ma d'unaltro fignor no manco degno, Che da l'Italia breue marfcompagna ,
Lefuperbeonde che la larga terra Doue venendo cofa affai nouella
Bagnano alteramente,in loco alcuno Vide Rinaldo , onde hebbe merauiglia ,

Marte nel regnofuo noftringe oferra, Etdimandò al nocchier checofa era ella,
Ellefon tuttefempre di Nettuno Arpia rifpofe a lui, l'aria vermiglia
Egli gouernalorcom'a luipare Ch'iui tu vedi,ilfumo er il colore
Senza rispetto mai di cio a neſſuno, Da unafucina d'ungranfabbro piglia
‫ما‬
PARTE 41
Ladimora eglifempre è a tutte l'hore Et quefti erano andati nauicando

CTC Lauora alfoco difua propria mano Fino in Siciliafempre , da quel giorno
Onde è chefiammafempre iui efcefore. Che leuaro'l cugin del conte Orlando
1 Onde ciaſcun di lor dalgranfoggiorno
Den Dunque l'anticofabbroficiliano
14 Ha lafucinafua dentro a quel monte? Fatto nel legno lor,giastanco & laſſo
Rifpofe allegro il fir di Montalbano, Quiui lietofmontoeper gir dintorno .
Gaidamila nocchier, che quellafronte Rinaldo paladin per prender fpaffo
Vederintendo ,di quel vecchio nero, Etper veder Vulcanfefi potea
Chefabbricò la morte di Phetonte, Smonto conglialtri albor nel durofaffo ,
Ti guidero rifpofegli ilnocchiero Et pche'lfuo Baiardo ancho n'hauea
Ch'è noftra via,ma ti ſo bendir io Bifogno d'ufcir fuor di naue alquanto
Ch'èperfallirti il tanto tuo pensiero, Nel lito lo meno come e deuea ,
Perch'afcender lagiù doue è quel Dio Doue lafciato quel, con glialtri intanto
Altra buca non v'è che donde'lfoco Che la canigliafirajputtumaua
Difempre uſcir nonsifa mai reftio, Perlo möte n'andoe da ciaſcun canto,
DiffeRinaldo alhor, menami al loco , Et quinci e quindifrugando ci n'andaua
Etfe meco nocchier vorai uenire Comefolfar lagente in quefti cafi
Io tifaro vederqualche bel gioco , Doue'lielui (no la ragion ) portaua ,

Ne dopo queftopoi troppo afornire Et tanto alfin n'andò , ch'ei giunfe, quafi
Stette la naye, il breuefuo viaggio Al terzo di quel monte, er senza lui
Ch'ellapur giüfe oue albor volea gire, Non erangli altri,nel camin rimaſi,
Giunfeella a terra la doue ba'l paffaggio V peruenuto ritrouò coftui
La Sicilia minor,che ad altroftato Vnafcalazza tutta difofefa
Et quiuififermoe colfuo vantaggio. Non ritrouata maiforſe d'altrui ,
Luoco è nel mar thofcan daldeftro lato Queftaguidaua ingiù con gran difcefa
De la Sicilia,ilquale è vna Ïfoletta Et erapienafi d'impedimento .
Et monte di Vulcan è addimandato, Ch'al difcender altrui tollea l'impresa,
Questo a la cimafuafuorfempregetta Ronchiofifterpi erano quiui drento ,
Ardentifiamme, fumo tenebrofo Bronchifpinofi , vermene , & ritorte,
Comefolle ei d'inferno una uiaftretta, Spini, et uincaftri , et tat'altro ornamēto
* Et quiui Arpia nocchiero afuoripofo Pur tuttofempre di queſta talſorte',
Con l'ancora aggrappò ritegno, donde Ch'a riguardaruifol non s'affecura
Smonto ciascuno a terra defiofo, L'huom che nel modo teme de la morte,
Peròche molto,ilriueder lefronde Ma Rinaldo d'Amon che mai paura
Et lufcirfuor dinaue Zazeando O dimorte non hebbe o d'altra cofa
Gioua al'huoftato affai détro de Ponde
, Ch'unqua creaſe al mondo la natura,.
F
PRIMA
Volfe con mente altera er orgogliofa
Ben mille pasfiandarſenza mai darė
Scender la fcala quantunque ellafoſſe
A la lor vifta,alcunpiu grato obietto
Tutta addughiata & tanto perigliofa,
Che quel che fpeffolifacea tardare ,
Alche difpofto,in vn puntofimoffe
Mafinalmentepurgiunti al piuftretto
Et trattafuor laspada ardito molto Ch'era'lfuofodo et piuftucco acbor mol
Ne bronchi & fterpifubitopercoffe , Chtutto'lresto, et afſai piu diftretto (to
Indiai compagnifuoi tofto riuolto Cominciaro a fentirfra'l boscofolto
Diffe lor, voglio andare a queftofondo , Vncerto gran romor noben coprefo
Chi meco vol venir,mi fia raccolto Come auten di romor lungi o fepolto,
Forfenoi troueremo vnaltro mondo. Ilche odendo'l baron tuttofofpefo
CANTO XXXVIIII. Firmò Pandare, fatto a afto attéto
Cennò glialtri con man, dõde fè inteſo,
El'infelice & tanto sfortunato
Et s'acquetò ciafcú com’buom ch'è intéto
SE P e
Spiraglio, ch'in Salernoguidò a morte
A cofa che loftrepito gl guafti
Guifcardo di Gifmonda innamorato
Quelch'eipur cerca fare in gl mométo
Foffeftatofiftucco di ritorte,
Etfermi,lettor mio e ti trouafti
Dibronchi, fterpi , come era lafcala
Vnqua chiufo di notte appreffo'l calle
Che'l buon Rinaldo ritrouòper forte, Douelifabbrine ilorpanni guasti
Nonforaftata mai cotanto mala
Sifian leuati con le curuespalle
Lafortuna del mifer cattiuello A batter le lor'ancore cheſono
Che lafama a Tancredi anchoraamala Lungbe ciascunaperfe ben quattr'alle,
Perch'ung entrar no hauriapotuto ello Odiftillor non rimbombante tuono
Ond'haurebbe ei trouato vnaltra via
Maromor grade che ti par lontano
Cheforfe'lfin non daua a luififello, Però che chiufo fei com'io ragiono,
Ma'lfir di Moni'albano ilqual s'hauria Cofi coftoro almonte di Vulcano
4 Perch'era chiusa dentro vnafucina
Fatto ampiaftrada perli duri
fasfi
Non che per dumi od altra cofaria, Sentirromor ch'affai lor parueftrano,
Diffofto di calar gliauıdı pasfi Et quale è quel villan c'bala dottrina
Per l'atturata ſcala , valor ofo D'occiderfaettando gliaugelletti
Viincominciò difarftrani
fracassi, Quando le feste apiacerfuo camina
Etcon laspalafua tutto defiofo S'adiuten ch'unferito , affai s'affretti
Tatc andò tagliando ci, che fe'lcamino Spennecchiandofi l'ale, di faluarfi
Quatúquefolle ſempre affar Scabbrofo. In cefpiti, virguli, od in bofchetti,
Etfcendendo prim'eljo paladino, Effo auido villanper riacquistarfi
Depo quattro compagni, perch'andare La carapreda bomai mezza acquistata
Non volfer gli altria cofibel giardino, Paffalifosfi, & và per bronchifparfi
PARTE 42

Senza bauer cura a la carne ronchiata Onde in vnpunto ilgranftrepito loro


Pur c'habbia l'augellin che volfuggire Tutto ceffo perch'hanfabbri incoftume
Per poterlo moftrare a la brigata, Dilasciar tutti,s'un lafcia'l lauoro,
Cofi Rinaldo caricò'l defire Mametre chelun laltro inquel barlume
D'entrar la détro oue era'lgrárumore Siguardauanſopeſi comefanno
Pofcia ch'unpuntofolfù ftato a vdire , Sempre i merauigliatipercoſtume' ,
Onde pinto viapiu dalgrande ardore Rinaldo che difuorftaua in affanno
Di vedere quelZoppo che lauora Come adiviene al'importunagente :
L'afprefaette a Gioue alto motore Cb'affetta perpor oltri afaccomano
Rincominciò con maggiorforza anchora Non poffendo homaiftar piu patiente
Scarchiar la ftrada,p venirpiupreffo Volfele rene a la porta diferro
La donde'lfuon parea ch'ufcisfifora Et diffe afuoi compagni alteramente
alfine egli adoprò fefteffo
Et Coftor non volno aprir,s'io la differro
Che fi conduffe fe propinco al monte Con vn de calzi miei, che parrà a voi
Chetroud'l loco , onde s'entraua i effo . Et s'in vn colpofol tutta l'atterrog
Vna porta s'offerfe a lafuafronte Nerifpofta aspetto de amicifuoi
Tutta di ferroa rugine coperta Ma con questeparole addentelate
Et vecchia com la barca di Caronte, In quella diede con vn pie de doi,
Questagrantempo mai non s'era aperta Etfu quel colpo di talferitate
Come vediam ch'auien di quelle torri Chetutte a terra alhorſubito andaro
Doue altri cala altrui perla veta erta, Quellegran porte rotte & fcardinate,
Et tutta circoncinta era d'iborri Onde allbor tanto fi marauigliaro
Mezzaſtucca difasfifterpi & terra Infieme con Vulcan Sterope & Brotta
Onde al entrarui détro ognibuo l'abbor Etglialtri che batteuano l'acciaro
Ma'l buõ Rinaldo i cuipiacerfiferra(ri Quatogia Cacco alhor c'Hercule rotto
Di veder cofe noue horrende & ftrane Glibebbe'lgranfalfo a la fpeluca ofcura
Subito quefta tutta difaterra, Doue ei colfurtofuo fiftauafotto ,
Etper veder legrand'opre vulcane Et mentrealcun di lor non s'affecura
Forbota in ella come fa colui Venir al paladin,tutti laſciando
Che va di notte al forno per delpane'. ( Com'è costume) al fuperior la cura ,
La nelinferno in quelli lochi bui Ardito, & quinci e quindi rimirando ,
Non hebbero i demon tal merauiglia Conli compagnifuoi merauigliati,
Quando Dante v'andò co i menbrifui Entrò qui entrò ilgrá cugin d'Orládo,
Quale bebbe alforbotar lagranfamiglia Ne apena venti braccia erano entrati
Delfabbro ficiliano, er ei con loro (Quáto tenea del monte la groffezza)
Lariuolgendofubito le ciglia , Che videro di quelle qualitati,
Fii
PRIMA
Quiui quant'era tutta la grandezza Ma nó vide eigiaquella oue altri affina
Del cauo monte,vnafolfucina era Silefaettefue,ch'egli con elle
fuocofpirava a l'altezza,
Che tutto'l Vince effo Gioue, e ogni virtù diuina,
Et chiusa d'ogni lato & tutta intiera Non vide ei quella gia dõde altri quelle
In quellaforma c'hanno li villani
Quadrella,porta,co ch'ei vinceadhora
Sopra'llorfoco il camin di pauiera, Tutto quel modo che èfotto le ftelle ,
E intorno itorno erano borredi e ftrani Però che quefta tal non era anchora
H ‹ omini nudi affumati & neri Franoi creata da quella natura
Con martelazzigradi ne le mani, Che la fè poifi ch'ella è nel mond'hora,
Iquali albor albor da i magifteri Etarde
fempreperfuagranfciagura
S'erano tolti, ftauanofofpefi
Via piu ch'effo Vulcano o Mogibello
Per la venuta de li foreftieri:
Lipari od Ifchia od alcunaltra arfura
D: quà & di là per tutto erano appefi Talche s'è ben maggior qlla ch'è in qllo
Di varieforti moltiferramenti Monte, oue andò Rinaldo paladino
Per lo bifogno loro, moltiarnefi, Non e'l
foco però piu crudo o fello,
Ein mezzo erano poi granfuochi ardēti Perche effofabbro no torna a camino
Checonlefiamme loro afcendon tanto L'afprefaettefabbricate a Gioue
Chefempre vedon lor tutte legenti Perfarpiu'ntenfo ilfocofuo diuino,
Loquai del mõtefon da ciaſcun canto. Ma quell'alto motorfolmina altroue
CANTO XL. Quádo vn Phetõte e qñ un Capaneo
Quádo alcunaltro che fa ingiufte pue,
Vantug sepre afaipiu chei Valtro Ma quefto diflealſcortefeer reo
Douefonofigradilefucine (pia Chaffina li fuoiftralne la moderna
Lequai difabbri han fi abondate copia Fucina ardente, di cui'l parlar creo,
Stano maggiorier viapiu pellegrine Lafua,come a lui par.Sempregouerna
Nel arzand di voifignor fourano Egli temprateue entro le faette,
Levoftretai chefi pon dir diuine,
Difdegnofofi parte da la interna,
Non èperò che'l mio cantare infano Indinel regnoJuofermofi mette
Voglia (cheggio perdono) equiperare Etda que vaghi lumi ognifuoftrale
Quelleconquella del Siciliano, In quellaperdifuorfiero rimette,
Perche ellafoben'ioftasenzapare Ondefouente la conduce a tale
Intutto'l modo, è begiufto et dritto, Perlefi fpeffepiaghe chefa in ella
Poiche vifa Gioue entro lauorare, Che'lfuocoiterno ancho difuor l'affale,
Rinaldo adunque andado inuerfo Egitto Et cofi clla arde piu che non fa quella
Vide del mondo la maggiorfucina Cheritrovo Rinaldo in quelgran mõte

Quellaonde Gioue isfoga ogni defpitto , Ondefouente il ciclo altrui rappelle,


PARTE 43
Voftra mercè bella & ferenafronte Ma Rinaldo d'Amon che i duriftrali
Occhi amorofi candida & lucente Volea veder di Gioue altitonante

Donna viapiu che'l folfuor d'orizõte, Cheffouentefon micidiali,


Come effer puo che tanto lungamente Sopportadiffe lui che le miepiante
Laffe donnagentile vn fidel core Girino intorno intorno vnafol volta
Poffendolo ammortar farſi rouente'? Pofcialafferò te con tue oprefante
Voifetepur colei che regge Amore Albora il vecchio con grăďira accolta
Sete pur quella ch'a lui dominate Diffe non tardarpiu vatenefuori
Deb vi moua pieta'l voftro amatore , Troppofopportòl'opera tuastolta,
Le troppo ardentifiame in lui temprate Malpaladino acuigiaigranfurori
: (Chelo poffetefare)accio ch'ei pofla Del'ira, cominciavano a valere
Seguir l'antique hiftorie cominciate, Aquei de la ragionfuperiori
Et cantar di Rinaldo ito a lafoſſa, Sdegnato molto a le parole altere
Anzi
fpelunca, anzifucina nera, Diffe accafciato veglio il mi defio
Propinqua al monte ch'Enceladofcoffa. Questa volta èpurfermo di vedere ,
Homai la dentro ilgran paladin'era Chifei tupazzo cheti chiami iddiog
Cofuoi compagni tanto auanti andato Etagli iofon Vulcan che a Gioue grade
Che'lfaceafmorto la candente fpera , Fo lefaette con lo'ngegno mio,
Nepur alcun diquei s'era leuato
Dunquetufè colui di cuififpande
Dailuochilor,per venirgli al intoppo, ( Diffe Rinaldo) che le cornaporti
A chieder luiragion perch'era entrato, La doueportanglialtri leghirlande?
Quandopur affai men che digaloppo Ob come tiftan ben tutti quei torti
Seglifèicótra vn'huomo antico etnere Che la mogliera tuati vafacendo
Il al brutto era, mal cópofto , et zoppo, Pofcia chefetefi inegual conforti,
Et diffe a lui moltofuperbo, c altero De moftrami i ti prego a tepiacendo
Otu che te ne vai, qualunqueſei, La reteincuipigliafti ilferreo Marte
Cotanto arditoper lo noftro impero Con la tua dona adun ſtretti giacendo.
Scruttando igranfecreti de li'dei Abi come è ver chefempre d'ogni parte
Partiti prefto,erpiu non impedire La verità del malgenerafdegno
A l'oprefante i lauorator miei, Come amicitia deladular l'arte
'.
Troppofu temerario ilgrantuo ardire Vulcan tanto hebbe ad ira a diſdegno
Scardinar lemieparte, oue giamai
· Del buon Rinaldo le vereparole
Nonperfunfe human corpo di uenire Ch'a offender lui non hebbepiu ritegno,
Su ,fuori,fu , non tardarpiu,chefai? Ma auecciocomefar l'irato huomfole
Queftoloco non èper li mortali Con vn martelc'haueua infua balia
Ello è diuin,partiti dunque homai, Dieded'Amonea la fuperba prole.
Fiii
PRIMA

Gatto nonfù giamai de la Soria Perche egli tanto alborfi fpauentare


Si prefto ad acciaffar topofugace Che fece'lpaladin tomar Vulcano
Oad auentarfi ,s'egli aizzatofia, Ch'a fuggir quinci et qndi icominciaro,
Nefuor di bofco mai lupo rapace Etgiuanfi appiattando ogniun pianpiano
Ad affannar agnel, ne mai leone Come ifanciullifanper benfuggire
A sbranare animal ,fiero & audace, De la lor madre la indignata mano.
Quáto alborpreftofu'lfigliuold'Amone Onde alcunfi vedeaguatto guatto ire
Adar d'unpie nel cullo a gluecchiardo Dietro vngran monte di nero carbone
Cheferitol'baueafufo'lgalone, Vnaltro dietro vn mantice Sparrire,
Tal chegli sparri inanzi affai mentardo Qualfotto'lgrandeincudine fi pone
Che no sparrisce quel chegetta l'huomo Tutto annicchiato, er alfi mette i terra
Su mirabil pefcina, da riguardo, Dietro adun cheggio et iui fta carpone,
Però che con quel calzo il gettò como Quefti del monte in un bucofiferra
Getta buompalla da veto, ond'ito i alto Etquelfraferri,& frabacicature,
Fègiucadendo affairifibil tomo, Etcofi ognuno alfuo miglior s'afferra, 1
1
Perchefcendendo da quel grandefalto Vulcan che rotte hauea gia le cofture
Ch'alafumitaandar ui manco poco Pofcia ch'ufci delfoco oue egli affina
No diede eigia coipiefu'l durofmalto, Delgran motor lefaette afpre & dure P
Ma die col capo nel ardentefoco Sirannicchiofotto alafuafucina
Et perche egli non erafalamandra Et quiuiftaua, apunto in quellaguiſa
Seben Vulcan brutto gliparue ilgioco, Chefta'lpitocco ilverno oue eifi china
Garrito Lupo mai no sgombrò mandra Rivaldo paladin veggendo asfifa
Prefto,come coftui li carbon viui, In quefto modo la timidagente
Ne pafto paffarin,tordo, o calandra, Nonpuoteftarfenza abondanti riſa,
Neperò fi prefto eifu gia,che'quiui Pofcia chiamo Piragmo accortamente
Et delcapo del mento de la bocca Che venne a lui comefanciul battuto
Et d'altri mēbri che non neſonpriui Viene a maeftro pauentoſamente ,
Arfa non lafciaffe eipiu d'una ciocca. Indigli diffe,boggifon qui venuto
CANTO XLI . Per vederui maeftri lauorar e
Et nonpfarui male, & quel cornute
Eltri,Setofi, tutti cani Mi volje alteramente martellare
' accofciaro mai timidi et queti Senza rispetto , ond io gli diedi apunto
V Nos
Inftretto,albergo al dimenar le mani Quelche miparue da me meritare,
Delifignorilor,quanto i non lieti lofon da Montalbano , ſon quigiunto
Fabbri, delfabbro,albor s'acquietaro Nonper volere,ma perchefortuna
Ch'infegno lor Rinaldo effer difcreti , Mi u'ha codotto, et noforſe in malpúto ,

1
1
PARTE

S'hauete voi quincientro cofa alcuna Cbeceffo poi ,perche deüendo Orlando
Degna di lode , io vo cercando il modo Venir almondo, & qualchaltro fimile,
Moftratene viprego a me qualchuna, Ilfar arme ad altrui mife egli in bando,
Chepoi vilaffero'nquefto profondo Chefapea ben ch'a cotalgente hoftile
Séza offenderpiu voi, ch'iofon amico Nofarianl'armefue tantogagliarde
Dichim'è amico, anziglifon fecondo, Cheftes
finfalde alfuo valor virile
Piragmo manoal delfabbro antico Deueano poi venirlegran bombarde
Odendo di Rinaldo le parole Al cuifuror quant'arme eifeſſe mai
Quantunquefoffe a lui crudel nemico Tutteftatefarianfalfe er bugiarde',
Fè come'l mal villanfemprefarfole Ondefapendo ei quefto,in tempo affai
Quando a casa di luigli va'lfoldato Raduno per lo mondo ogni lauoro
Ch'a lefue fpefe almaco vnpafto vole, Ch'ei ne lagrottafuafelſegiamai,
Chefe gli mostra largo y nofdegnato Et ue lo riduffe entro per decoro
Et loblandifcefin ch'eglifiparte, Delafucina,& perche in eſſa eterno
Indi lo lafcia andar cancareggiato, Maifemprefoffe quel ricco theforo,
Cofifececoftui ch'aparte aparte Pofciafi ferrodentro afolgouerno
A Rinaldo moftrogioiofo in vifta Et afollauorier de duriftrali
Lagranfucina del riual di Marte , Di Gioue grande alto motorfuperno
Laqual dal paladinfù proprio viſta Et quiui neftette ei con.cofetali
Comefi vede oprence valorofo Semprerinchiufofino a questo giorno
L'arzand voftro degno d'ogni vifta, Che Rinaldo v'entro cofuoifodali,
L'arteprima videei delfaticofo Quiui dunque vide eigirando intorno
Lauorar di Vulcan l'apprefaette Quell'armeantique c'hano tanto nome
Achile auenta poifiperigliofo, Et c'hauranseprefin che'lfol ua atorno
Ilchefu bel vedere , quiuiftette Quiai l'arme vide ei di quelle indome
Granpezza'lpaladinfin ch'ei copreſe Genti ch'al mondo tante prouefero
Com'una al modo tanto mal comette, Etfeppe da Piragmo il lor cognome,
Indi vide egli intorno intorno appeſe Vide quelle di Eneapietofo & fero
Arme infinite di qualunqueforte Tinte delfangue anchor no imbecille
Tal ch'eral loco tuttopien d'arnefe, Di Turno valorofo caualero,
Etficheforseno vifon perforte L'arme vide ei di quel poffente Achille
Tantearmature nel'adornefale Ch'uccife Hetorre et de lifuoiguerrieri
Del vinitiandecenuiratoforte, Neigran coflitti tanti a mille a mille,
Perche quiui era quelgran tutto ilquale Et vide tutte laltredeglialteri
Fè mai Vulcano al tempo antico,quádo Guerrieri antichi a cui Vukáfè l'armi
Egliferuiua altrui delfuofar tale, Cheforpoffenti valorofi feri,
Fiini
PRIMA
Licuigran nomi adhor në li miei carmi Vulcanfùgía di queſta ilfacitores
Nonpon ioper andar piu tofto la ue
Lanauicellamia brama portarmi , CANTO XLII .

Rinaldo a quellavifta altera esgraue meal buon cultor che s'affatica


l'arme de legenti valorofe C Per bauer ne le man qualchefigura
Staua com'buo cui merauiglia aggraue, Chefiapfetta, ognihor pregia l'antica,
Pofcia la man con riuerentia poſe. Et come quel cheftudia lajcrittura
Com'animogentilchefi diletta S'eipuote bauer di man delautore
Sempre veder le piu mirande cofe, L'opra antiqua,bapiacerfor di misura,
Sopra vna pada indifpartefoletta, Quatúque pelo in ciopreda altri errore
Et quefta tolta, riguardando lei homai vijonopiu medefne cofe
Volue riuolue ,pondera , tien ftretta, Che chiodi non vifon delfaluatore,
Indi a Piragmofubito diffe ei Cofi Rinaldo quando a lui rifpofe
Spada non vidi maifimile tanto Quelfabbro,chefua spadajè Vulcano,
In tutto'l modo a tutti i giorni miei Si rallegroe,pojcia altro achor gli ipoje,
D'ognifembiate, er d'ogni efferfuo , qua Volfe ei il tuttofaper di mano in mano 1
Eqfta voftrachefi rara bauete (to Etcome quado ,etpofcia anchorp cui
Aquefta mia ch'i mi ritrouo a canto, Feffe effa mai quelfabbroficiiano,
Debpiacciaui vederla, leipredete, Onde Piragmo cofi diffe a lui,
Etsel giudicio mio benfano inquefto Giải mimac tro có tutta la fua arte
Giudicatelo voiche'l conofcete,
Alquallauoro & Bronte & io ufui,
Etcon questo parlar cauòfuorpreſto Fece tre fpadegrádi al iddio Marte
Lafua Frusberta, la diede a colui Nelaqual opra ui mife lo'ngegno
Chel'accetto`p quelch'era richieſto, Ch'egli mertaua tutto a parte aparte,
Ne apenaprefa ben l'hebbe coftui Pofcia quandofu'lcafo onde laisdegno
Ch'eiriguardo la lamaperfapere Hebb'ei cotra di lui, che'l prefe i braccio
Doue erafatta,& per le man di cui, De la bella moglier, nel terzo regno ,
Et comefempre apienfifol vedere Queftafpada ch'è quiglitolfe auaccio
Et leferrauallefche , lebresciane Nepoila volfe a luipiu render mai
Acertofegno chefolno elle hauere, Quatuquepofciaglifcrogheſe il laccio,
Cofifi conofceano le vulcane Laltre due no pote ei ribauergiamai "
1
Da tutte laltrefra la gente experta Tutto che ei nefaceffe & lungamēte
Adunlorfegno ch'ognibor u rimane, Molte & gran proue, ritetaſſe affai,
Onde Piragmo tolta in man Frusberta Et tu vna d'effe a me moftri al prefente
Et vifto'lfegno inlei delfuofignore Glila vofar veder segliti aggrada,

Diffe aRinaldo,ouel'bai tu riperta? Et coft andò a Vulcanfubitamente,


PARTE

Et diffe a lui,maeftro ecco vnaspada B giunto bomai quel tempo gloriofo


Di quelle chegiafefti al tuo riuale Nelqual conquefti anchor deuea uenire
Che l'ha aft' huom venuto i tua cotrada Quellaltrofuo cuginfi ualorofos
Vulcanfi rallegroe com'huom cui cale Quel gran Rinaldo quelpoffentefires
Diriueder lecofefuepiu belle Quelguerrierforte:qll³buom tato erdi
Quando effa la vid ei non altra tale, Chefemprefia dilui eterno il dires (to
Et perfaperparticular nouelle Rinaldo allegro e tutto sbigottito
Et d'effa spada,er diqll'altra anchora Staua ad odir Vulcan che l'efaltaua
Ch'eifègia a ql ch'è quinto ne leftelle Viapiuch'altr'buo nelmodo mai gradi
Si rasficure tanto ch'ufcifuora Et mêtre che l'iddio cofi parlaua (to,
Dila ue eglifuggio quando Rinaldo Vnaltro accenno lui che Rinaldo era

Gli die'l calzo ch'anchor gli duol talho Quelgran cugin d'Orlado ch'eilodaue
Et vene alpaladin timido et caldo (ra, Onde Vulcan cheforse a laprimera
Et diffe a lui,quefto è mio lauoriero, Giunta dilui,fe n'era accorto apieno
Ettal,che mai no nefeigia'l piufaldo, Colabbia humane & frote no altera
Ond io tiprego affai gétil guerriero fegligettò tuttofereno
Apie
Chedichi a mecome tu porti alfianco Et glifè piu d'honor,con tanta offerta
La spada ch'ifeigiaper Marte altero, Ch'ogni ira vinfein luife n'era pieno,
Et fimilmente chetu mi dica ancho Indigli diede in man lafua Frusberta
1
S'unaltraspada come queftaforte Et diffe ud chefei ben degno certo
Vedeftitup tutto'l mondo vnquanco, Ch'in te di Marte ogni armafi cóuerta,

Onde'l guerrier,nelafrancescacorte Pofcia gli diede anchora unſcudo,e un cer


Di Carloimpator,v'è vnaltro brádo Elmo,ch'antiquaméte bauea giafatto(to
Simile a quefto,& delafteſſaforte, Per effo Marte pur buono ab experto,

Cheloporta vngrad buo nomato Orlä Ondelgran paladin, dalgentil atto


Ilale è mio cugino,buo di gráfama (do Del cortefe Vulcan fubito vinto
Etp lo mondo bomaichiaro e mirado, Reftò di lui contento & fodisfatto,
Di quelvidiiogiapronto ne la lama Etfi troudin vnpunto rifofpinto
Queftomedejmofegno che tu dici Per quellagentilezza & corteſia
Ch'ognilauoro tal di tefi chiama. Da vn certo naturalſecreto istinto
1 Ch'ei volfe albor alhor prenderfua via
Dunque ifamofi tempi alti e felici
Che Chrophilagia diffe & Erithrea Etfuoriuscir de lafucina senza
Et de laltrefibillei buon giudici Noiar piu'lzoppoolafua copagnia,
Sono bomai giunti in cui venir deuea Et cofida ciafcun tolta licenza
Quefto virile Orlado huomfifamofo Con l'arme che Vulcanglhauea donate
Diffe Vulcano, tuttaujatemea, Fè coicompagni fuoi d'indipartenza ,
PRIMA

Porte nonforo mai tantoferrate Onde a lui bifogno tuttogirare


A torri,od a cittadi, od a caftella Ilpromontoriogrande di Peloro
Che da nemici fiano circondate Et cofi entrò nel periglioſo mare
.
Quanto albor da Vulcan fù chiusa alla Doue entrato ei non vfa fuor, chefore
Delafucinafua ,che'l paladino Tutte conuerfe in pianto l'allegrezze
Conticopagnifuoi n'uſci fuor d'ella, A le quai ripenfando anch'io ne ploro,
Quiui rifece ilgranfabbro diuino Debquanto eran minor le tue grauezze
Icardini gia rotti,er poi u'aggiunfe Se circondaui Arpia la gran Sicilia
Lame,putelli,et fpranghe d'acciarfino, Tutto c'bauuto bauefti grand'afprezze
Et dopo quefto anchor uifopragiunfe Camin piu lungo, &r qualchaltra uigilia,
Altrafortezza come s'uſa inguerra • CANTO XLIII.
Perche Rinaldo inuer troppo la punfe
Chela apienftucca di terra la nauemia colma d'oblio
Quantofù lagrossezza del gran mõte PPerafpromare amezzanotte iluer
Et cofi chiufoinquelreftòſotterra, Horapuoi bé tu dir Rinaldo mio (no
E'l paladino conferenafronte InfraScilla & Cariddi ,et ch'algouerno
Lietoper la veduta di quel Dio Sieda unfignor che la tepefta e'l fine
Et per l'auanzo de le cofe conte Habbia et la merce et tutto l legno afcher
Allegro molto di quelmonte vſcio Pofcia che'l tuo nocchier l'õde marine (ne !
Et a lanauefuafece ritorno Volpurfolcarfraperigliofifcogl
Spronatofempre affai d'alto defio, Chetante nauipurfurano alfine,
Quiui il nocchiero baueafatto foggiorno Pero'l tuogran valor tutto raccogli
Ad aspettare lui conglialtrifuoi Ch'ioti veggo affalir daguerrier tale
Copagni, almanco la metà d'ungiorno, C'haurà be di Vulcan maggior gliorgo
poi
Orgiunti adunque al mar tutti esfi , Arpia co l'artefua che tato vale (gli.
Che ricondottofù Baiardoin naue, Salua condotta hauea la grancaniglia
In quella n'entrar,lun,laltro ,dapoi, Perfinda lafua parte occidentale ,
Tranquil tutto era'l mar,loda era graue Pergolfier alto mar cotante miglia
Pofatamolto, da la miglior banda Fin ch'era giunto oue'lficulo mare
Spiraua un venticellieto foaue, Ilfiotto del thoſcan riceue er piglia,
Onde'lnocchier ch'altro no addimanda Nelqual tragetto e perigliofo andare ·
1
Perfornir unauolta ilfuo viaggio Dalun delati quelgranfcogliohauea
Alzale uele,e a diofiraccomanda, Checapredonnagiafoleafurare,
Et per tor nelcamin qualche vantaggio Da laltro hauea quellaltro chefi rea
Non uolfe la Sicilia circondare Donnafugia,chefi conuerfe infaffo
Mafraquella e l'Ialia farpaſſaggio, Tanto d'offender Circe ella n'ardea,
PARTE 46

Etperchefemprepur chipaſſo paſſo Quiui Auftropluuiofo, & Cecia v'era,


Si enterna nd malfar n'hapoifatica Quiui era Sulfolano , Aquilone,
D'aftenerfenefin l'ultimo paffo Circin ,Vulturno et quel diprima uera.
Però ch'ageuolmente a Parte antica Quiuifi ritrouò Settentrione,
Ritorna cialcun'buom,perche è pur loro V'era Africo Libeggio & Libonoto
Malageuole ognialtra piu nemica Et Gauro, & Euro, altri in legione,
Però quefti duofcogh liquaiforo Ondefe'l mondo alhor quafi era vuoto
Due donnefempre al mal operar date Merauiglia non è,chefenontutti
Nonfan ceffar dalfolito lauoro, Graparte almen n'haueua Eolo afuo uo
Fra gfti adunque Arpiale
fuegonfiate Et quiui allegri al lorfignor cõdutti (to,
Vele,portando da ventofoaue Secoftero inpiacerfolazzo erfefta
Giuafolcando'l marpien d'humillate, Tutta lafera,al che erano ridutti,
Et mentre ch'ei cofi la carca naue Mapoi che de la notte a l'horafefta
Neconduceua allegro alfuo camino Vennero,diffe ad Eolo Suffolano
Giüfe quel tépo ch'a nocchieri è graue. Il noftro andar bomai troppo s'arrefte,
Phebogiaftanco a coricarfi chino Sefer contento altofignorfourano
Nel occidente andò tuttofocofo Noipartirem,pche anchor deue alcuno
Pronofticando affai, vento vicino Andarfene di qua molto lontano ,
Ondel nocchier veggedo il tépo ombrofo Onde Eolo diffe lor vadi ciaſcuno
Per la notte homai giunta,et ifraScilla Ma vadi quetofi ch'afi tard❜bora
fitrouò penfofo,
Et Cariddi effer, Nofirifuegli in mar l'iddio Nettuno,
Perche quatunque affai queta & traquilla Vedeftu mai lettor vfcir talhora
Foffe l'onda del mar, pur il periglio Dopo qualche comedia recitata
Delnauicar l'artefuagli diftilla, Odaltrafefta, d'un'albergofora
Et finalmenteper comun configlio L'allegragiouentu quella brigata
Frafcogli a mezzanotteaggrappa'lfo Ch'altro no cura che l'hauer bon tepo
L'bora attédédo al matti uermiglio . (do Onde è cheſempre tanto è disfrenata,
Per cafo il redei ventiaſſai giocondo Che quinci et quindife'n vanfuor di tepo
S'eratrouato quelmedeſmo giorno Senz'ordine diuifier vaneggiando
Ch'entro'l nocchiero il detto mar pfon Perch'è di notteillor piugrato tempos
Ondepftar lafera in belfoggiorno (do , Cofi tutti quei venti albora quando
Fatt baueaconuitarfeco in Strongile Diede Eolo lor licentia di partire
Quafi tutti li ventiintorno intorno , Se n'ufcir di quel loco triomphando ,
Talch'a lafontuofa & fignorile Onde egli allegri er per lo buonforbire
Cenna ch'eglifè lor l'allegrafera Fatto a la cena, perche in compagnia
Vifitrond ogni vento piu virile, Erano tanti ,ilchefolfargioire,
PRIMA
Prefen di qud & dilà la loro via
Quei uenti adunque ne la ftretta accolta
Partiti infquadre inordinatamente Dilorofatta com'è detto apieno
Noncome il lorfignor lor diffe pria,
Iuipazzi n'entrar confuria molta,
Mavaneggiando sbardelatamente
Etuiapiu chedeftrierfciolto di freno,
Voltarfi a mezzogiorno , e a tramotana
N'andarofi , ch'allegno del Spagnuolo
Quaglia leuate,et quagli altri aponete,
Giunfero tutti in manco d'un baleno,
Etperchesempre infralagente vana Quiuiquel buon nocchierfiftauafolo
Sitroua chi infar mal prende diletto
Rifuegliato dalfonno , e contemplaua
Vfanzapur beftial empia & villana,
Leftelle,e'l cielo , & lun et laltro polo' ,,
Alcun di quefti venti a bel diletto
Etfrafe'lgranperiglio examinaua
Inuitto glialtri afar inmarfortuna
In cuifi troua l'buom di notteforto
Ondefero ei d'alquanti un drappelletto,
Infra Scillaer cariddi oue eiſiſtaua ,
(Abi come èpronta la gente importuna
Et mentre eglicofi qualchaltro porto
Acompiacere nelmalfare altrui
Piufecuro di quel defiaua hauere
Etnel ben'operar tanto digiuna) 1
Ecco che giunfe chi'lfè tardi accorto ,
Ettuttipreftiadunpur con colui
Queiuentiingruppi con lorforze altere
Ch'inuitatiglihaueafieri arditi
Affalirofilui, ch'ognifua arte
Al'hora ftrana per que tempi bui
Fu vana albor ,perche col granpotere
N'entrarfuperbi infra gli stretti liti
Glifezzaro ( meſchin ) gouernietfarte.
Di Peloro Sileo ch'erano apunto
CANTO XLIIII.
Per mezzo'l loco onde erano egli ufciti
Ettanto ognun di lor s'era compunto Lcunafamigliuola unqua affalita
Dalgran defio di ben tener l'inuito ADa viuofocoi cafa apiu tard'hora
Che trafcorfer al mar tutto in vn puto ,
Non firifuegliò mai tantoſmarrita
Quelch'eifeffero in quel cofi affalito Quantofi rifueglio per naue alhora
APemprouifta,dicalti lettore Tutta la ciurma del Spagnuol nocchiero
Chiv'era alhorfraluno
laltro lito, Che l'affaliroi venti a pupa, e aprora, I
Arpia di quella naue il conduttore forte e inuitto caualiero
Etfeco'l
In cui u'era Rinaldo, alhor con ella
Rinaldo, che perfuaforte ancho in ella
Dentre uifiattrouò pelfuepeggiore ,
Vifi attrouaua ,& feco il fuo deftriero ,
Egli adunque potria recar nouella Perche a la giunta de l'empia & rubella
Del cafogrande cheglioccorfe allhote Furia de i venti , l'infelice Arpia
Etfe fortuna alborfù lui rubella , Tanto gridò con rauca voce fella
Maperche lafua naue iuifù rotta Ch'in vnfolpunto la gran compagnia
Et eifomerfo ,
farem,queftauolta , TuttafirifuegliceSmarrita tanto
Pur noi la gente d'ogni coſa dotta, Come huom che defto a fimil modo fia,
Onde
PARTE 47

Ondequalchun di lor temette,alquanto Abifuenturata bengente condutta


Ch'iuinonfoffe giunto alcun corfaro Afi infelice euento,abi trifto quello
PerfarecomeOrion forfealtrettanto, Che vede in mar la naue fua diſtrutta ,
Et di queipochi che ne dubitaro Il regno di Nettun certo è ben bello
Vnju Rinaldo,onde eifaltò difuori Fertile,ricco,alto, marauiglioſo,
Tutto coperto ben difino acciaro, Forfe quant'altro a cuifa'l ciel capello,
Perche dal tempo che li traditori Ma tamo egli èfuperboer perigliofo
Di queglialtripirate glialfaliro Chefaggio affaifi puo tener qll'huomo
Eil'armepiu nonfi spogliò maifuori, Cheperdetto d'altrui lo tienfamofo ,
Maglialtrimarinar tofto ch'udiro Perchefeben di là doue è l'amomo
La dolorofa vocedel padrone Recaegliai noftrilitioro , argento,
Intefero'lbisogno, e a quel n'uſciro, Et medicine, gemme, cinamomo,
Etperfaluar con lor operatione Non èperò chenel fuo reggimento
Dalmar la vita,la merce, il legno Non cangi affarfouete a Juo mal grado
Ciafcuno aprouegrandifi difpone
', La mercein morte l'huomo in un mome

Madoue nopuoforzar meno ingegno Etperche questo no auien di rado (to,


Et chegouerna afuo volerfortuna Saper lafamafuaper altrui detto
E vano pur del buom ciaſcun diſegno, Al'huo prudete affaipuote effergrado,
Et de le voltetai nefù queft'una Ilches baueffe bauuto in intelletto
Quando affalitafu con marauiglia Arpia noccbierfpagniuol,forfe che'n ma
Lanaue da lafuriafi importuna, No ufciua a lui l'anima del petto re
Che tutt'lgran valor de lafamiglia Come ellafece al sfortunato vrtare
Et del nocchier tutto'lfapere & l'arte De l'infelice naue in quel durfcoglio
No valfergia afaluar la lor caniglia, Onde egli aftretto alborfù danegare,
Perche quei venti ruppero lefarte, Perche delempio mar l'altero orgoglio
Spezzaroilorgouernier in iftante Ricoperfe in vnpunto il legno tutto
Spinfer la vaga naue in altraparte, A danno de lagente & a cordoglio,
Scilla in mezzo del mar v'era dauante Et cofi lui reftato al non afciutto
Onde ella pinta dalforte ualore Quantunquefeffe affaine Ponde rotte
Diedenelfcoglio, alei troppo coftante, Spenfer divitapur l'acque deltutto,
Perche tanto ,fu l'impeto e'l furore Etperche era ofcurisfima la notte
Chelaporto ad vrtar nel duroſaſſo Etgrandisfimo'lfiotto,ilfin medefmo
Ch'iui ellaperfe tutto'lfuo vigore
', Fertutte laltregenti iui condotte',
Nefolfirifentio,nefol dabaffo Saluo che all'buomfol c'bauca battefmo
Sdrufciata ella refto , ma di effa tutta I dico'l granfignor di Montalbano
Senefe vnmiferabile fracaso, Ch'aiutapuriddio ilchriftianefmo,
PRIMA

Rinado paladin alto eJourano Ch'a la metà diquelfi troudfitto


Sitrouo come glialtri e tutto armato Nel ventregrande d'unfuperbo pefce
Nelegrad'onde al crudelcafo etftrano Come crederfi puo triftoer afflitto,
Doue a gran pena in lor s'era bagnato Et cofi auienfouente a all'huom ch'efce
Ch'unaltro cafo com❜intenderai Fuor di ragion, prezzando la bilancia
Lettor, gliauene borredo et sfortunato, Di chi co quella er con laspada crefce,
Maperche'lfinefuofù buono affai Bandigia Carlo ilpaladin di Francia
Quantunque perigliofa la maniera Et ei voleua pur con tutto iltorto
Auenturato ilchiameremo homai. Tornar contr'effo con acuta lancia,
Stetti io gia alcuna volta a lariuiera Onde'lgiufto motor ch'èsempre accorto
D'una acquatutta chiusa intorno itorno Etchefa ben in tempo i error d'altrui
Chiamata da la gente vna peschiera, Sigaftigar che non váno a buon porto,
Et vidi in effa dentro d'ognintorno Volle anchoforfe tor la via a coftui
Hor quinci borlandii pefci andar notado D'andar contralapatriach`è pur male
(Chmolti uifaceano entrofoggiorno,) Etperò fè ch'un peſce inghiotti`lui,
Pofcia mi dilettai d'andargettando Maperche afua bontàfouente cale
Diqua & dilàpl'acque chiare etpiane Mandarflagelli a l'huompch'ei fipēta
A viuipefci ch'iuanoguizzando Nanzi che Morte auenti in lui loftrale
Biocoli molti d'un pezzato pane Egli non vclfe anchor chefoffe spenta
Indin'baueapiacer veder venire Del paladin la vita a queſtauolta
Alorquepefciper riuolteftrane, Damortefi importuna & violenta,
Liquai non li lafciauano coprire Ma volfe riferuarlo a vnaltrauolta
Da l'acqua ben,ch'affaifouente loro Accio che in quefto tempo ei feſſegráde
Veniuano egli tofto a diglutire Lafedefua ch'anchor non era molta,
Onde affai me quefta preftezza loro Onde nonlo lasciòfarfi viuande
Faceamarauigliar con granpiacere De la balena,ma'lfece vfcir viuo

Tantoeranpurpreftisfimi coftoro, Fuor di quel ventre lungi in altre báde


Ma no vidi io maigiafra tai riuiere Come vedrai lettor per quelch'iofcriuo.
Alcun d'esft fi presto ad eſca amena CANTO XLV.
Quantung agarralci cerchino hauere
Quanto nelmarfu prefta vna balena O vidigia dinanzi al gran palagi●
I
Atrangugiar Rinaldo paladino
Dalnaufragio in al giunto a grapena , Vnnibio itorno'lpafto ad agio ad agio,
Etcofi ando'lbramatofuo camino Indi'l vidi venirfene calando
Ch'egli voleapurfar verſo l'Egitto Ator nelmarla vifta preda, & tolta
Pertornarpoinemico alparigino , Comefaetta andarfene volando ,
PARTE 48

Et vidianchofra terra alcuna volta Come quell'animalchefentepena


Vn caualier tanto atto inful deftriero Oper pungente pin c'habbia nel petto
Che correndonefempre a brigliafciolta Operche la gola habbia troppopiena,
Leuaua vnquanto pofto infulfentiero Oper alcun occulto altro difetto
Congrande ageuolezza, er tolto lui, Chegli impedica il dolce refpirare
Giuacorredo anchor viapiu leggero, Och'inluifaccia altro cattiuo effetto
Et credo lettor miei ch'anchora uui
Si sforza apoterfuo di riuocare
Veduto habbiategia preftezze tai -Daldentro'l pafto per cauar co quello
Et de l'altremaggiorfatte d'altrui, Cio che l'offender cio che'l fapenare
Manon cred'io,negia crederò mai Cofi'lpefce crudel tiranno & fello
Ch'unqua vedeffe alcunpreftezzatale Sentedofi nel ventre un'buomo armato
Qualju quella delpesce ilqual cantai , Et tutto punto da quel gran cortello
Ch'eglifè per lo mar battendo l'ale
Sifu piu volte molto ben sforzato
Quando eitolfe nel ventre il paladino Diriuocare il pafto ch'egli hauea
Cheforfe tranzugio pfuo men male, Afimalgradofuo gia trangugiato ,
Perchefe in quell'andar tanto camino Ilche perfarepurfi contorcea
Che partitolafera di Soria Comela donnafa per parturire,
Alftrettofitrouoe nanzi’l mattino. Ol'huom, quando in lui colico fi crea,
Del qual lungo viaggio a mezza via Et tanto alfinpuote ei colfuofchermire
Tolfe Rinaldo come tolle il guanto (Ochepurfoffe volontà di iddio)
Quelcaualier di cuigia disfipria, Che Rinaldofi fe del ventre vfcire,
Ma'lpaladin cheportòfempre'lvanto Ilqualfore di quelgia non vfcio
Di magnanimitade e cor virile Comefè di quellaltro ilgran profeta
Non fi perfe unqua d'animo in gl tanto, Chefu refurettion di Chrifto pio,
Anzila dentrofe talfignorile Perche quando egli vfcifuori delceta
Proua,cheribebbe ei la cara vita
Comepiacque alfignor nofenti doglia
Forfe contra'l voler delpeſce hoftile, Perchefi fè la beftia manfueta,
Eiconla spadafuatantogradita Mala balena ch'ognihor piu s'addoglia
Chepuotepur sfodrar quádo dio volje Per l'offenfioni a leifatte di drento
Com'buom viril chefino alfin s'aita, Et che sepre alfuo bé viapiu s'enuoglia
Piu volteper quel ventrefi riuolfe Non curach'altrifenta afpro tormēto
Pungendo tuttauiagli interiori Ma a lafalutefuafolamente ella
Delanimal ch'affai pelo fi dolfe, Conl'animo colcor tutto ha l'intēto,
Nei quai tantofrugò ch'al fin dolori Ondequando dal vétre eſſa empia etfella
Fèfentir ei
fi grandi a la balena Riuocato hebbe ilpaladino in bocca
Ch'aftretta ellafù pur mandarlofu
wat ori, La tefta alzò del mar quant'era quella
PRIMA

Et come vaper laere da la cocca Pofcia quando hebbe❜l debito renduto


Toltafaetta,che mai nonfù tarda Aquelfignor ch'a lui com'ancho a Ione
Seftrambecco durissimo lascocca, Hauea preftato ilfuo diuino aiuto
Anzi comene và đã vua bombarda Inpiedi rileuò lafua perfona
Ardentepietra fpinta agranfurore Etfi fèfermocomefa quell'huomo
Chelungamenteè infuo camin gagliar Chefmarrito bap via lastrada buona,
Cofi Rinaldo andò fpinto difore (da Et mêtre ei pensa a quefto,e algráde tomo
Da labocca del pefce incrudelito Gh'egli hauea fatto d'alto mare ariua
Che dafe lo gettoepien di rancore, Incuiforfe ognialtr'buomfifaria domo
Ilqua grangetto a talforzafù vnito L'amica di Titon vaga lafciua

Ch'egli n'ando per l'aerea la marina Giadele braccia vfeita delfuo amante,
Quantunquelungi aſſaifoſſe dal lito, L'aureafinestra neloriente apriua,
Nelaqual lunga andata ei la dottrina Ondepuote ei veder che lefuepiante
Siricordo di Dedalo da l'ali Eranoferme ne larenafecca
Et delfigliuolofuo la gran ruina, De la Mauritania inuerfo Atblante',
Ma perchepreftipiu nongir maifirali Perche'lgranpesce che diver la Mecca
Di quelche'lpaladin n'andè veloce Venendo, s'hauea lui tolto nel ventre
'
Celfaro tofto in lui li penfier tali, La vè l'onde al thoſcan Scilla rimbecca
Perche agranpena il fieropefce atroce Iui del corpo fuo lo gettò ,mentre
Dafe lo spinfe , ch'ei fi trouò in terra Siftaua anchora'lfole in quella parte
Del atblantico marpreffo alafoce, Donde al mondo di noi ,parche rientre ,
Et comegatto benfemprefiferra Or quiui adunque ilgrá guerrier di Mar
D'alto cadendo ,fi che nel terreno Veggedofi venuto in mezza notte' (te
Adar depropripiedi vnqua no erra Dila doue Sicilia il mar difparte ,

Cofi Rinaldofi di valor pieno Perfino in Barberiapreſſo alegrotte


Quato apiugenerofo huomfirichiede D'Abila, ch'in alloco Herculgia pofe
Per l'aere figirò tanto ch'apieno Perfar legenti al nauicar piu dotte,
Si fece ritto, ondegiu'n terra diede Piufi marauiglio che d'altre cofe
Nonfupin, nonftrauolto ,etno boccone, Da lui uedute mai per l'uniuerfo
Ma deftro affai co luno er laltropiede, Quátüque aſſai n'hauea marauigliose,
Douegiunto ei da la crudelpregione Ilche pesando, che nel marſumerſo
Deliberato,incuiftat'era chiuſo Egli non s'era albor , tutto cherotto
Toftofi mife interraginocchione, Et ch'era'lfuo camin tanto diuerfo
Et dalperigliogrande anchor confufo Dalfu primo voler, quiui condotto
Aringratiare iddio del bene bauuto Sigiudicò da voler viapiuſaggio,
Le braccia aperfe et leud'lvolto infufo, Ond
L. efenza afortunafarpiu motto
Deliberoe
PARTE 49

Deliberoe difar nouo viaggio. Chela canigliafuaperdè laguerra


Con i gran venti e colfuperbo mare
CANTO XLVI .
N'andaffe alfondo che da quelfi ferra,
Quête auien che l'huom qlch'animale Onde affai mesto e senza ptu fperare
Contatoamor s'alleua fuo
Che piu di quefto a lui che d'altro cale , Riuolfe inuerfo Atlante il caminare,
Onde ad amarlo tanto s'addolcifce Ma'lgran Baiardo ilqual nõfè maifallo
Ch'ei nonſe neſaftar da quel diuifo Incofagrande in cui vnqua eififoſſe
Perch'altro piu nopgia o piu gradifce, Anch'efta voltaguidò faluo ilballo.
Comegia auenne al mesto Ciparifo Quando'l legno d'Arpia tanto percoffe
Ilquale amaua vnfuo diletto ceruo firuppe tutto
Nel durofcoglio, ch'ei
Tanto, che quado poi l'hebbe egli vccifo Elſo deftrier difubitofifcoffe,
Per vn trancafo mifero e proteruo Etla cauezzafua fpezzo del tutto
Perfemprepiagner quelpregò li dei , Onderefto nel mar libero e sciolto
Ondei cipreso anchor fta ogni fuo ner Alben nodar da la natura iſtrutto ,
Cofi Rinaldo paladinperch'ei (uo, Et quiui a la Sicilia effendo volto
Alleuato s'bauea dapicciolino Sis'aiutaua cheper l'onde apieno
fuo Baiardo bomai piu d'annifei,
Il Neftaua agalla agile deftro molto,
Tanto l'amaua chefempre vicino Et al fin di valorfu firipieno
Se lo volea veder,onde ad ogni bora Ch'aldispetto dei venti er di Nettuno
Seco'l menaua,erper ciafcun camino, Saluo approdoe al promotorio Argeno,
Similemente eglilo amaua anchora Il tempo disfi gia tutto era bruno
Perchefouente a lui buono amico era Onde'lfortecaual pofto nellito
In cio ch'al modo glioccorrea talhora, Nó vide in quel (ch’ancho nó vera)al
Però comfi vide ei ne la riuiera Ma quádo'lnouo fol furfalito (cuno,
Delnumidico mar ,ſenza'l deftricro Et ch'ei no vide ilfuofignor virile
Ch'erafua compagniafidele vera, Si ritrouò di lui viapiu smarrito ,
Alterò tanto il mestofuo pensiero Onde come'l cagniuol detto gentile
Chefoprauinto da maggior dolore S'è pofto in alto dalfuo fignor caro
Volje cangiarilpropoftoſentiero , Sich'eifcender no poffa a farfi humile
Ei volle ritornarpien d'alto ardore Et ch'effofuo fignorfi moſtre auaro
La ve la nauefua s'eragia rotta Diriponerlo interra,anzi lontano
Per rihauer ilfuo car corritore, Quello amoreggia, etfe glifa piu chiaro
Mafouenendo a lui che nonfi trotta Effo puro animalpergire alpiano
Per l'alto mar,comefifa per terra Se'n vagirando mille volte atorno,
Crette per certo che Baiardo allbotta Il loco oue egli èfù,poi torna inuano,
G
ļ
PRIMA
Cofi Baiardo amoreuole il giorno Ma'lgran cauallo a lui fù tal compagno
Ch'ei non trouò nel lito il fuo patrone Ch'einofol d'effo no nefece acquifto
Quell'ifola giraua intorno intorno , Maperfe quelch'era dife'lpiu magno ,
Etcome'l cane ilqualper la ragione Perche quado a lagaba ei s'hebbe vifto
Del odorato, de lafeluaggina Hauer legame oue mai nonfuftretto
Conofce'l loco, & fempre iui fi pone
', Dalfuofignor,ch'era pur buompuiſto,
Cofi'l cauallofempre a la marina Cofiericalci fuoi diede nelpetto
Piufifermaua inuerfo quellaparte Almifero paftor,tal che con esfi
Doue era'lfuofignor quella matina Gli leuò con la vita lo intelletto,
Et fu piu volteper defio con l'arte Ma apenapoi non glibebbe in giurimesfi
Ch'egli hauea difolcar le fuperbe onde Chel'affaliro alhor molti villani
Inpaffar quanto mar la terra parte, Liquai nel lito grande eranofpesfi ,
Ma mentrefiftau'ei giunto d'altronde fin con le lor mani
Et tantofero al
Laue l'africo mar rompe & condanna Color vincaftrierfuni, che Baiardo
Lafua marea ch'in Egitarfo infonde Seneretopregion deficiliani,
Ecco ch'ufci unpaftor d'una capanna Mapche un tal deftrier uia piugagliardo
Etvide l'animalfoprala riua Ch'altro nel modo mai, via piu poffente
Ch'anitrifce, chefoffia , et che s'affannes Viapiupretiofo, degno di riguardo
Onde veggendo'l beftiafuggitiua Nonftaua bene in man di quella gente
Etch'alcun'huomp fe no lo ringamba Ch´era villana , & ch'èsempreſcortese
,
Preda d'effo penfòfar nutritiua, E peruene ale manpurfinalmente
Et cofitofto corfe ad vnaftramba D'un'buomo grande , ilqual tutto s'accefe
Ettornato alcaual,la mife a quello Del effer del cauallo , era quefto

(Perche no pote al collo , ) ad unagaba, Re di Sicilia, donno in quelpaese


Tuti credeuiforfe vnpuro agnello Et quiui lo tenne ei non mai richiesto
Legar paftore, vn leonlegaui Da perfona del mondo infino al tempo
Come è tifè vedere mefchinello, Ch'adhuo maggior di luifù manifeſto,
Meglio pertefe l'animal lafciaui Cleante il granfoldan c'homaigran tepo
Senza voler condurlo a la tuaftalla Nauicato eraper lo mar d'Egitto
Etfecolgregge tuo te ne reſtaui, Colafua armata albuono, e al trifto tépo
Ma ancho nelfeco s'arde lafarfalla Per andarfene in Frácia altero, e inuitto
Sperando digioire ,er cofil mondo Quando Dio volfe pur a faluamento
Se ne va fempre,er chi nofa nonfalla, In Sicilia ariuoe mezzo'ltragitto ,
Ilpoueropaftor crette giocondo Et quiui allegro affai,lieto ,contento ,
Viuerfifempre con al buonguadagno Senefmonto con lafua compagnia
Che delcorfierfi prometteafecondo, Dal mar giaftanca e dal côtinuo véto,
PARTE Fo
Doue'lfignor de l'ifola ch'udia Onde quel re che vide apunto i effetti
TO Come ei difideraua,aſſai piu largo
Che gia nelfuopaefe erafmontato
పీల్

Lo'mperator d'Egitto di Soria Si diede alproferir con dolci detti,


Lieto nel volto e dentro aſſai turbato Dicendo imperator io mi ti allargo,
Per honorar Cleante il re deimori Atuopiacer la robba è con lagente
Sali Baiardo vn di tutto adornato , Et il paefe mio quanto egli è largo
Etfra baron,caualieri, & fignori, Se mi vuoi a l'imprefa delponente'
APachinfi riuolfe in uer leuante Eccomi al tuo comando & volentieri

Con tutte le fuepope, eiſuoifauori Tone verròquant'i mi fon poffente.


Per riuerirlo❜mperator Cleante. Cleante ilqualfapea chefempre veri
CANTO XLVII. Sonoiprouerbi, che menfa colui
Che piu offerifce infar degliapiaceri
Ome a quel tepo che ve n'andauate Volfe prouar se trouaua in coftui
C Vero proueditor sepre acquistado Chefoffe ver che chi vol molti amici
Delftato c'horfi ben voigouernate, Neproui pochi, poco tenti altrui,
Celeberimoprence alto e mirando Et glidiffefignorperquel che dici
Ente Tutte legenti cb'erano rettori Nocred'io che nelmodo buom liberale
Dele vostre città,loro laffando Sia piu di te,s'io nefo buongiudici,
Afarui honor di quelle vfcianofuori Onde del voler tuo cuitanto cale

Voiconoscendo rappreſentatore Difarmi gratamente ogni apiacere


Di tutti glialtri i lor maggior fignori Ite ne rendo gratia ch'è immortale ,
Cofi quando Cleante imperatore Alalte imprefe mie cotanto altere
Paſſaua in Frácia, ouunque giugneua ei Chepfama acquistar neporto in Frácia
J L'ufciua ad honorar ciaſcunfignore, Baftano ben le miefuperbeſchiere,
Però giunto in Sicilia anchora quei Però ogni tuofauor di spada o lancia
Ch'iuiregnaua,ad bonorarlo vfcio Per lo prefente acetto, ti ridono
Et gliando'ncontra inful lito di lei, Che dubbia non tengh'io la mia bilacia,
Et quiui a lui moftrofommo defio Maperò ch'io date cotantofono
Di volerlo condur a lafuaterra Blandito ad acettar de le tue cofe
Tutto che'lfuo defir foffe reftio, Nofenza alcuna andar me ne dispono,
10 Ma'lgranfoldan che bramaua la guerra Di quante belle mai degner pretiofe
to Cótrare Carlo, viapiu ch'altra cofa, Habbi io vedute nel noftro hemifpero
Non acetto d'andarsenefra terra, Quantunque moltefiano lefamose
Perche lagentefuafi valorofa Cofa non vidi mai ne nel mio'mpero
1
Nonfi faceffe andando a li diletti Nefuor di quel,che mi piaceffe tanto
Pufilanima, vile, neghitofa, Quanto mipiace quel tuo bel deftriero,
Gii
PRIMA

Certocred'io ch'egli ne porte il vanto Onegatiua quanto mai n'accendi


Diquanti corfier maiportarfdonino, Apiu difiderar quel ch'è negato
Ofalago,o taur,ofauro manto, Etcome piu'lfuo fin auida attēdi.
Souente ho intefo dir che vnpaladino Algranfoldan,pofcia ch'addimandato
Di Carlo imperator , tiene vn cauallo Hebbe alre di Sicilia ilfuo baiardo
Che non ha parangon,fiè pellegrino, Et ch'ei glielo negò mal cõfigliato ,
M1 quefto c'hora hai tu s'io no vo afallo Crebbe tanto'l defio d'hauer Baiardo
Giudico cheftara,afuo parangone Che diffe a luifignorfa come vuoi
Anzifarà megliore, quei uedrallo , Ch'io voglio'l caual tuo, ch troppo n'ar
Peròfignorperche in quelle perfone Sidon(cofi era detto quel re) por (do ,
Io lo conduca afarneproua d'effo Che vide❜lgran Soldan tutto difpofto
Et che n'habbial'honor tua regione Adbauere il corfier meglior defuoi
Sarai contento che mifia conceffo Frafefi dolue affai d'hauer rifpofto
Menar iltuo deftriero in quella parte Come haueafatto, & ne dubitò molto
Doue meco volei condur tefteffo. Diperder Panimal nonfenza cofto,
Come all'huom ch'è uia meglior ne l'arte Et aCleante con allegro volto
Del dolcefuono o che del bel cantare Diffe ecco qui'l deftrierfignor mio caro
Come a lui piace la ragion comparte, Ilqual non mertagia d'effere tolto
Quanto egli piu d'altrui s'ode lodare Difoto a vn'alto refamofo & chiaro
Di fua virtù,tanto afar leipaleſe Senza effer rotta per amor di quello
Piu fifa da chi'l prega ripregare, Prima vna lácia almen d'unforteparo,
Cofiil re di Sicilia difcortefe Ondemi par che nefacciam duello
Quátopiu'lfuo deftrier lodo Cleante Có l'hafte i mano , et delhoncre il pregio
Tantopiu adinegarglilo s'accefe , Sia quefto mio deftrier cotanto bello.
Et diffe a luifignordi tuttequante Lo'mperator d'Egitto buo molto egregio
Le cofec'hebbi mai no n'hebbi alcuna Perche quelre di lui nonſi doleſſe
Si cara amequanto quefto afferante, Toftorifpofe,ilbelpartito appregio ,
Non ti poteuagia la tuafortuna Et quantunquefrafefpiacer n'haueffe
Fartimi chiedercofa ch'a queft'hora Di correr conSidone, ilqual non era

Tutta nonfoffe tuafuor che quest'una, Suogiuſto par, pur digioftrare cleffe,
Perdonami fignor ch'unqua nonfora Etiuifuor di naue a la riuiera
Posfibile a me aftar contento mai Fè condurfi il deftrierfuo valorofo
Et vna ricca lancia molto altera
Senza'l corfier che tato m'innamora,
Se de le cofe miepiacer te n'hai Et quiuifignoriler difdegnofo
Fatene parte, come vuoi tuprendi Benricoperto d'arme, in vn momento
Ma quefto mio caual mi laſcierai , Monto'l cauallofuo tutto orgogliofo,
PARTE 31

Douecome huom virilpien d'ardimento Etpigliare laffar le queftioni,


Loftrinfe in modo tal ch'eglife unfalto Etfarne alcuna uolta de le cofe
Chefu fegnato poi palmi ben cento, Che nonfi ponno vender,largbi doni ,
Da laltro cantofopra'l durofmalto Et piangerfra legenti lagrimofe,
Sidonfulgran deftrier da Mot'albano Et lietoftar ne le perfone liete,
Saltandofifacea veder molt'alto Etparlar ben d'amor ne l'amorofe,
Et tutto armato cô la lancia in mano Et chenonfa coprir con lafua rete
Staua defiofo d'acquiſtar con quella semplice augellino
Albor ch'è'ltépo il
Cleantere de mori ilgranfoldano, Etfar molt altre cofeer piufecrete
Tutta lagentea lagioftra nouella Chefatte con ingegno pellegrino
Di duo tanti
fignorftauano attenti Etconprudentia alzano l'huomo tató
Come adognihora l'huofta a cofa bella Ch'egli è (
fe ben quagiu ) sepre diuino,
Et ecco che ciafcun dei combattenti Non defperargiamai d'andare al tanto
Per acquiftar'oltra'l corfiero il nome Onde ei poffa coprirſecuramente
Ilchepiu cale a glibuomini eccellenti Lafuaperfona d'unſupremo manto,
Prefe del campo arditamente, & come Ilchefefarfaputo accortamente
Ne vafaetta da corda di noce Haueffe gia Sidon come a tutt’bore
N'andaro afcaricar l'aduerfefome Lofefte ben voi miofignor prudente ,
Delcontrario caual tanto veloce. Non perdeua ei con quello imperatore

CANTO XLVIII. Appolagratiafua lapropria vita


Come eipurfece,per vn corritore,
Quanto è bella cofa o quanto è bello Beato adunque l'huom cui l'infinita
Inteder bene ilcorfo difortuna Bontàfupernatantagratia dona
Etfaperfi valerfecondo quello. Ch'eifappia ogni oprafuafar be copita
Oquato èfaggio l'huom ch'aduna ad una Beato adunque voi cui la corona
Va conofcendo l'opre di coftei Difempreben oprar queſt'oprefante
Et che ua a albergo dolciel s'imbruna, Diedegia quelfantisfimo belicona,
O circonfpetto o benprudente quei Ma nonbeatogia quell'ignorante
Ch'a tempo prenderfa queftafignora Diquelre diSicilia ilqual donare
In quella parte oue ella ha li capei, 1 Nonfeppe vnfoldeftriero ad un Cleate,
Quell'huomche nofafurgernel'aurora, Perche volendolo ei con luigioftrare
Pofarla notte,& negotiare ilgiorno, Nofolperde'l deftrier, ma com'è detto
Et coglier rofe quando'l spin le infiora, Laffo la vita al
ſuo viaggio andare
Et caminare altempo ,& farfoggiorno , Perche Cleante lui colfe nelpetto
Etftar ne le tauerne co i giottoni, Amezzo del camin conlafua lancia
farco ifanti inchiefa poiritorno,
Et Et glipaffocol coreil corfaletto ,
G iii
PRIMA

Egli ilfoldan ben colfene lapancia Fece condurgli in vnagrangalea

Maruppel'bafta,& cofi porto'lpregio Per menar lor conglialtri in quelpaese


D'bauergioftrato il gracorfier di Fra Oue ei di tofto andar tanto n'ardea,
Etcofi fpello va chiafe fafregio (cia, Et poiperpur venire a l'alte impreſe
Delarobba d'altrui,ch'al terzo berede Difuperar in Francia Carlo magno
Dirado ſe ne vaper priuilegio Da la Sicilia alfin congedo prefe
',
Mafefraſempre vera questafede Seco portando ilfignorilguadagno
Che la robba d'altrui male acquiſtata Fattoui con Sidon cheſempre in quella
Nogodaseprel'huom come ei fi crede, Stat'era alpopolfuo trifto compagno,
Temo Cleantemio ch'ancho vnafiata Tal ch'a la mortefuafiera en nouella
Siiperpdere & tu quel buon deftriero Tuttala gente ringratio'i
foldano
C'bai tolto alrepforzadigioftrata, Perche hauea peto altiranfuor d'ella,
Vapur in Francia doue è'l magiftero Et cofi vfcendo del marficiliano
Diportar benle lance, & dimmi poi Il re dei mori con l'armata grande

Se da l'imprefe uerrai tanto altero, Allegrofe n'entroe dentro althoscano,


Forfe quando'lcaualſaràfraſuoi Co Euro apunto in aere, ch'a lebande
Riconosciuto da quellegran genti Doue ei defiaua andar lo teneaspinto

Non lo voranno piufraglialtri tuoi, Si che proue nelgirfacea mirande ',


Etquiuiforzofia che li poffenti Ilche era grato a luiperchefopinto

Moftrin ben la lorforza fe voranno Tanto era dal defio di uincer Carlo
Il corfierper valor d'arme pungenti, Che giafe lo tenca per buomo uinto,
Maperch'iuitai cofefi vedranno Etperò affai defiofo a ritrouarlo
Chefiano dette quando'l tempofia Conlafuagentefe n'andaua allegro
Iui li miei lettor le aspetteranno, Perche ella anche bramaua d'honorarlo

Et io fra tanto quel che disfi pria Ma nonbasta ogni uolta effer nonpegro
Et dite, er di Baiardo, di Sidone Alefue imprefe, defaper ciascuno
Andròfeguendo con lastoria mia. Ch'anchofubiaco il coruo bora è ne
Sidone adunque spento del arzone Cleante colfuo exercito iportuno, (gro.

Dalgráfoldan,perdè la vita, e infieme Grandefuperbo, er tutto pien d'ardire


Perde'l corfier del gráfigliuol d'Amo Se nepaffera'l regno di Nettuno,
Onde Cleante reche difuafpeme (ne' , Ma afar ritorno poi donde partire
Era uenuto alfin da lui bramato L'habbiam vedutogia tanto orgogliofo

Allegrezze y cia n'hebbe egli extreme, Cbifa quai verfiformeranno il dire' ,


Pofcia tolto il baiardo ch'acquiſtato Se ben Ganda Pontieri dolorofo
Perforza d'hafta con Sidon s'hauea Glibapromeffo una porta di Parigi
Con laltro fuofdonino anchopregiato, però ch'ei debba eſſer vittorioſ
PARTE 52

A lui bifognera tutti i letigi Non deiperofentir tanto martoro


HAM

Partir, non con la gente di Maganza Ch'anchorno habbia viuer femprenai

Mi cóchi iguerra ha di Martei ueftigi Allegro molto, pien di gran riftoro,


Che fiatal huomo a cui la tracotanza Perch'oltra'lpiacergrade che fempr'hai
D'ungranfoldan valeraforse manco Nelafommita tuatuttele notti
Ch'altrifuperbo in fpeme no s'auanza, Difoni, canti, balli, & cofe tai,
Cofi vifoffe albor con quefti alfianco Ch'iui,gliallegrifatiri condotti
Ilfir di Montalban virile er forte · Si dolcementefan congliegipani
Chemoftrerebbe a b'ei quát'egli è fraco Etcoilafciuifauni ancho ridotti ,
Maperche'l ciel,fortuna, o la fuaforte, Aliquai ui concorrono ifiluani
Gli fù fi contra, c'hebbe egli'l gra bado Lenimphe,i femicapri, eiſemidei,
(Com'è gia detto) da la regal corte, Etforfe i lieti & fcherzarefchi pani ,
S'io uo'lualor di tutti examinando Et oltrache ne i colli ombrofi & bei

Veggo che le fatiche de la guerra N'ha fempre tu li liquidi criftalli


Saranpur tutte al fin del cote Orlando, Che mormorandofe ne vanper quei ,
Perchelaugin di lui gia ne la terra Et quincie quindi leggiadrette valli
D'Africa giunto fuor de la balend Doue cantanofempregliaugelletti
D'altropefando bor gnci et hor gndi er Fra uerdifrode, etfior uermigli et gialli
Etfe ne va fofpefo per la rena (ra, Et oltra c'hai anchor vaghi bofchetti
De la Mauritania la ue apunto Aleradici tue maiſempre pieni
L'ignotofuocamin loguida & mena, Difrutti dolcifoauier perfetti,
1
Senza faper delafua andata punto Cofatale ancho poifotto te tieni
Finch'eipoffa pigliar qualche cofiglio Che rimebrando a lei (perche lo vale)
• Daalcun,douefitroui un di ben giuto , Deifempre lietoftar coi difereni,
Et cofi ripensando algran periglio Et però godichefei
fatto tale
Del mar, del pesce, es de le cofe conte In cima, al mezzo, ale radici, fotto,
Et nopiu al re d'Egitto,o al'aureogiglio Che tipuoi dire vn monteſenza eguale,
A leradici e gia d'Athlante monte Mapche'l mondo bomai molto n'è dotte

CANTO XLIX . Deletue cofec'haifuor de la terra


Nonefaremo aqueftauolta motto
famofo gigante che fifotterra
Che gia alla vista del brutto gorgone Nele radicitue, farem ben chiaro
Tifefti unfaffo, etpoiparted'Athlate, Se'l ruſcello del dir nõ ne s'atterra .
S'Hercul ben,gia vincedo ilgra dracone Rinaldo paladinforte preclaro
C
Tolje nel orto a te l'arbore d'oro Solo nel mondo quefte occulte cofe
1
Che donato t'hauea l'alta Grunone', La vide,er poiperluifi raccontaro.
G iiii
PRIMA
Adunque ai miei lettor marauigliose Ondeperch'oltra che quellefatture
Cofe,canterò io, volgendo in verfo Eran quafi di numero infinito
Del fir di Montalban l'ornate profe . Eranfatte ancho aftrane & piu figure
Lettori a lunque a voi tutto conuerfo Rimafe tanto atonitorSmarrito
Narro quelche Rinaldo paladino Dimarauiglia a quella prima vifta
Vide nelandar fuoftranoer difperfo , Ch'eiparue bene un'buo quádo èſcher
Egli fatto haueagia lungo camino Ma qle è glcbe voletieri acquista (mito,
Da l'africana rena oue gettato Chep acquiftarsprezza ogni periglio.
Fu dalgran pefce albor nazi'l matino Nepfatica mai punto s'attrifta
Quandofitrouò vngiorno fcofolato Tal ei chefempre in ognifuo configlio
Preffo a l'Athlate,fenza bauereancho Statuto hauea veder quel chepiu bello
Douepiu oltra andar deliberato, (ra Segliofferiua mai dinanzi al ciglio
Et ecco auenne a lui come talhora Veduto Ibuco & cio ch'ufciafuor d'ello
Auiene a l'huo ch'andadoferma ilpallo Sperando di veder qualcosa rara
Perueder cofa chegliè noua alhora, Subitoftatui d'entrare in quello,
Vide einel monte vn pertugiato fallo E a l'opra ch'a lui poifu tanto cara
Che perchifuor di quello albor n'ufcia Diedeprincipio in quel medefimo putog
Moftraua'identrofuofcedere albaffo, Chel'buom chepde'ltepo poco impara,
Onde cipien diftupor,(coſa natia) Cofi alpertugio inpicciolhora giunto
Per ciò ch'ufcir vedea del buco grade', Si diede a entrar inquel tutto animofo,
Fermò l'andatafua mezzo la via, Et tutto armato,& da defio traputo,
Et quale'ldi che'lfolcomefispande Doue entrando entrau'ei piufaticofo

Perla pietà delgiuftofuofattore Cb'alcun nofece mai perporta piena

Scoloro i raggifuoi che fi beifpande , Dipopol chefuor n'esca numerofo,


Pofcia che la granpena elgran dolore Perchep äfta l'buom ch'entraa grapena
D'effofattor,deltutto è recitata Vafempre contra fpeciedifuaforte
Dachi di lui ne moftra ilgrade amore Chepiù chefifaccia buofuría nõ mena
Si vede vfcir lagentefconfolata Maperquello entrau'ei côtra gră corte
Ditempiograndeper anguftaporta Laqualquafi era tutta d'animali
In abondantia quafi ineftimata Ciascunpfefieropoffente & forte,
Tal chefouentefra la malaccorta Onde a lui bifognaus effer de tali
Brigata,auien,chelafiftrettagente Ghe cotraaltrui ualorla lor fortezza
Altrui da la terra alto aſſaine porta Vaglia,fi che nofian quellaltre eguali,
Cofi Rinaldo la neloccidente Etperò s'hebbe maiforza o deftrezza
Vide vfcir diquelbuco creature Albora ei l'adopròfe volfe entrare
Et molto anchorpiu abondantemēte La doue era delmondo la bellezza,

1
PARTE 53

foro nelandare
Scontraua eip quel Sempre al difpetto lor lor trappaſſando.
Tanti animali di tante maniere CANTOL .
Ch'a pallar lor lofacean benfudare',
Perche la maggior parte eranofiere Valftacofi troua buõ chenſu lafer
9
Veloci tigri & ferociſerpenti Delcaldofole a qndici d'agosto (za
Et fuperbi leoni & gran pantere, Quádo Bolognaijulfuo mote Scherza.
Quiui ritrouaua ei draconi ardenti aluto n'è lafu tutto nafcofto

Crocute bafilifchi,eichneumoni In armegrauiper rendera Dio

Anpbifibene & afpidipoffenti, Il debito di quel che gli ha proposto,


Ritrouauacerafte bedifimoni Talftancofi trouò quando n'ufcio
Manticore tarandis arbatraffe, Delgran fpiraglio,ilfir di Mōtalbano

Chelidri catoblepe licaoni, Per cio che'l feederfuo tanto impedio,


Scontraua alcuna uoltagargaraffe Perch'elfotto quelgran monte africano
Scontraua armene naderi & bifonti Cinque mighan'andoe fempre calando

Et prefteri & pegafi & grangiraffe , Fra fieregrandi e di valorfourano,

Quiui infquadre vide ei camaleonti Talch'eifatica talfatt'bauea,quando


Ibori vide incendule & iſtrici Alfin delbucofù che non l'hauria

Aquile & di molt altri augelli pronti, Fatta altr❜buo ch'egli, o'lfuo cugin’Or

Videatbilonibiftarde ey natrici Or quiui adugfaor de l'aspra uia (lado,


Coredule coreti & pagolini Percui nofcefe unquanco altro mortale
Meonide driache e rimatrici, Prefelena,com'buom che ladefia,

Ma che qutui eitrouò degliaugellini, Et gli fpirti ribaunti & fatto tale
Degliaugellazzi, ditant altreforti Inpoco d'bora,chefi poteadare
Che v'erano deigrandi e piccolini. Afaticamaggior che afartaifcale,

Cofi deli quadrupedi, de iforti, Hor quinci bor quindifi diede aguardare

De idebili,deigrandi, de iminori , Tuttofofpefo,com'buo fa ch'è giunto

Chendarno efar lettor ch'io lirappor Inloco nouo, er nonfu donde andare,
Scotraua anchofouête cb'ufcianfuori (ti, Eifi ritroud in luoco quafi apunto
Come la uefi cauano i metalli
Delbucopurfraglianimai cotanti
Huomini, & come noi, daftupori, Sotto alcun monte da la terraſgiunto,
Fra iquai videbimontopodi, atblanti, Ma come in queftifori,e in quefte valli
Hippopodi,agathiri, tragloditi, Doue li ricchi acquiftano ricchezza,

Etblemi , phanefi , garamanti, Etli poueri morteper lorfalls


Et cofi miglia cinque in infiniti V'èsempre ofcuritate er nonchiarezza
Animai Je n'andofempre calando Senon quanto colfuoco ue n'adduce

Comefi cala alfondo da alti liti Lagente ch'iui al'opraè tanto auezzs,
PRIMA

Cofi tanto piu bella & chiaraluce Ocomefigirahuom la nel Egitto


Quiui doue difcefe ilpaladino Torno a quelle pirramide avedere
Eritroud, chefu fuafcorta er duce, S'elleforo giamai tal com'èfcritto,
Ma tutto che'lbell'aere criftallino
Cofi Rinaldo alborper ben bauere
Folfe com'era lucido &fereno Pronto nela fu'idea l'eſſer del monte
Et chiar come oue'lfolgira'l camino, Si diede a girar quelperfuo piacere
Nonpote mai veder Rinaldo apieno Ma non pur d'effo ben quel ch'orizote
Donde veniffe là tanto fplendore S'haueagiafatto a la fua prima vista
Ch'erapur chiufo' loco ifra'l terreno, Giro, ch'altro s'offerse a lafuafronte
'.
Onde defiofo d'ufcirfuor d'errore Cofa tanto mirabil venne vifta
Et di veder come n'baueasperanza Alhora alpaladin,ch'ei ſopraftette
Qualcosa nouagrande e di valore, Come a noua inuention fal'archimifta,
Si diede a caminar per quellaftanza Etfù quefto vna dona, onde ei riftette
Ch'erabengrande quantunque fotterra D'andarfene oltra piu per nonfar lei
Moltopiu ch'altra ouefi meni danza, Rimouerfe da Poprefueperfette,.
Neper tutto efto loco ilqualfi ferra Et cofi fatto tal qualfifa quei
Intorno intorno difopra er difotto Chefta vederealtrui far cofa alcuna
Dafasfi,dal gran mõte , & da la tarra, Senza dalfacitore effer viſt'ei
Eife n'ando, chefi troud condotto Nide la dona Popre ad vna ad vna
In mezzo ad eſſo ou'era un monticello Chefaceu'ella , & mirabili tanto
Da alcuna partefua non punto rotto , Quatoinfe chiudalciel de l'alta luna.
Quefto era tutto intiero er tutto bello Questa donalettor de laqual canto
utto di terra, er non haueua in lut Iuitroud Rinaldo , & era queſta
Vnfalfo, vnfterpo, un'herba, ovn'arbo_Del detto monticello inpiedi a canto,
Il paladinfofpefo ipasfifui (fcello. E baueua indoſſo vnapolita vesta
Quiuifermò com buo che marauiglia, Tuttafuccinta, sbarratele braccia
Neper chiarirfiba da chiedere altrui, Via piu ch'ognialtra afuoiferuigii pfta
Et mentre con lo❜ngegno s'alottiglia Talche donnagiamai (Se ben s'allaccia
Perfarfine la mete un buon cocetto Dietro lagonnafua,)tanto leggera
Dicio che mirau'ei con pante ciglia. Come coftei,dalfuofar nonfi spaccia,
Gli venne voglia di veder l'obietto Ne maifideftrafu diprimauera
Ch'examinaua, tutto intorno intorno Icaripannifuoifù qualche riua
Perbauerpiuragion nel intelletto. Lauarfeneleggiadra bugandiera,
Et comegira vn'edificio atorno Quanto eradestraquefta, & quanto viua
Buono architetto che nefa profitto Afar quel chefacea dal monte,c'hora
"
Per vederfue mifure d'ogni❜ntorno Mai è bisognopur ch'io lo defcriua,
PARTE 54

Ma quallingua mortal poſſentefora Di riuerirui i farei tanto caldo

Di quefta donnala preftezza a dire Cheforfe in trappaffare il giufto fegno


Concurnel monticelſempre lauora? Ilmio ualor non mi terrebbefaldo ,

Etfe purfi poteffe riferire Ofeuoifatto bauefte un tanto ingegno


( che è però imposfibile a ciaſcuno) in me,quando mifefte la perfona
Quanto ellaprefta fia nelfuoformre Ch'egli acantar di uoi nefoffe degno
Qual'eſſerpotràpoigiamai quell'uno Vifarei pur portar la gran corona
Chepoffa dir le tante er uarie cofe Di tutti i celebrati in carte mai

Ch'ella a quel mõtefa¿certo neſſuno, Per cio che'l defir mio tanto miſprona
Però perche l'imprefe ualorofe Direil uoftro ualorpiu ch'altro ajfai.
Ambe imposfibilfon, noi lafferemo CANTO LI .
L'imaginar agenti piu curioſe,
Et quel c'horfa per noi,noi tratteremo Eggiadre,dolce,etgratiofo, Amore,
Succintamente con quel modofolo & da qu'al

Chbuono a l'opranoftra effer credemo. Frote spirado, m'infiamafti'l core


,"(ma
La donna adunque che'l uirilfigliuclo Onde aglibomeri miei la grauefalma
D'Amon da Mōt'alban,troud nelforo M'arrecai pur,che'l corpo mio medo
Ond’uſcian d'animai
figrandeftuolo M'aprefouente lo'ntelletto e l'alma,
Cofi uide eglifar ilfuo lauoro Alzale uele mie borach'io prendo
Ch'ella del monte a cui propinquaftaua Piu delprofondo pelago per cui
Ch'era di terrapur , & nongia d'oro, Vene mia barcapoca acqua rompendo
La terra aparteaparte ne leuaua Moftrami tu'lcamin che per altrui
Et con ageuolezza ineftimata Non mifi puo mostrar,moftrami qllo
D'effa gran cofe a fuo piacerformaua, Si che la naue mia peruenga a lui,
O uirtute opoflanzafmifurata Ondeggia (uedi ben ) nel mar nouello
Delado ta Naturafi eccellente Ou'to mitrouo adhor,flotto piu grande,
Quanto uide Rinaldo in quefta fiata , Et fpiranopiu uenti in un drapelio,
Chicrederebbe mai chefolamente Ricorro adunque ateperchefi spande
D'un monticel diterra unafoldonna Dal tufolo valor,quel che puo darmi
Feffe cio ch'è dal orto al occidente? Delmio catar (quaifiano) leghirlande,
Oreueréda o ben degna madonna Drizzami Amor a compor buoni carmi
Ofempreuenerabile Natura Etppietate,er perch'i’bo da cantare
Deluniuerfofingular colonna, Deltuo belregno onde m'auéti l'armi,
Chefe la uoftrafuor tanta uentura Inflammami la mente a raccontare
Dato m'haueffe un di come aRinaldo Si ben quelche'l figliuol uide d'Amone
Di ueder uoi per la propriafigura, Quantofapeftilei d'altro infiammare.
PRIMA
Valorofo Rinaldo alto barone Alcuna voltafaceua athiloni
Quanto puoi tu lodarti di Fortuna Alcuna volta por mille elefanti
Per quefta tua ftupenda vifione Et in vn puntofol mille draconi,
Non conceffe ella gia mai ad alcuna Che debb'io direcoftei di tuttiquanti
Altraperfona, ch'a tefol, vedere Glianima ch'enno i cielo,i acqua, e i ter
Chifa tutte le cofe ad una ad una, Quiui nefacesfquadre, et abōdāti, (ra
Abi venturato c'haueftipotere Al chegiugneafi albor che difotterra
Veder cogliocchipropri quelch'adhora Subitofatti, quei n'ufcianofuori
Solfcritto bafta a noi di riuedere, Solper duo buchi che'l monte noferra,
Rinaldo lettor mici chefcefe alhora N'ufciano li quadrupedí maggiori
Sotto l'Atblante comegia n'è detto N'ufciano li minor,n'uſciangliſtrani,
Quella donnatrouò ch'iui lauora, Etgliaugellazzi grádi er gl'inferiori ,
Acui nonfcoperfe ei d'eſſer nel tetto Tutti delforo oue dagliafricani
fin che s'accor
Dou'bor no s'entra mai , Scefce Rinaldo a veder l'opre belle
F
Ella di luiper vnfuo certo effetto (
Se Di quelle dotterfi eccellenti mani,
Chefarem noi ben chiaro e senza forfe Anch'ufcianfimilmete infra le fuelle
Quando fia tepo, lo diremo apunto Fierefeluagge,per l'ifteffoforo
Comefra amendue loro iltutto occorfe , Glibuomini che coftei dal montefuelle,
Hor dunque'lpaladin poi chefu giunto Riduceuanfi glialtri dallauoro
Almonte oue coftei ne lauoraua De la maestra lortoltiripente
Staua a guardarla diftupor trapunto, A laltro buco ininfinito choro,
Et vide che'lterren dondeformaua Et quindi vscianofuor nel occidente,
Varie cofe ella, da quel monte tolto Notta lettor che di queftifecondi
Intiero in quell'istante ritornaua , Hora intendio deipescifolamente.
Lettor crederpuoi ben ch'alhora molto Benigno Amor che mai non ti nafcondi
Piufi marauiglio'l granpaladino Ne lefereneftelle di quel cielo
Che quando vide ilrefto gia raccolto , Ch'è d'or vellato & non'di capei biõdi
Ma tutto'lbel lauoriopellegrino Moua te dipietate ardente Zelo
Tanto era degno infe di marauiglia Inperdonarmi chefinir non poffo
Ch'a parte a parte ei parea ben diuino, Il tuofonetto,i'lconfeffo ,inolcelo,
luila donnaa cui non s'asfimiglia Sai benche da principio ,i mifon moffo
Arteficenefun difua preftezza Acantar incatene & in terzetti

In menche balta vn'huole prefteciglia Lafoma cheperte mi è pofta adeffo,


Faceua con miranda ageuolezza Et non a dirla inftanze od infonetti
Mille pantere conmille leoni Et però me nefaccio homai reftio
Et milleferpi difranagrandezza, Perchefianglialtri verfipiu perfettis
Et fe
PARTE ss

Etfe pur tu n'baurai tanto defio Delqualptugio di qualch'altra bella


Io tifolisfarò qualch'altra volta Cofa fuori di quel noi tratteremo
Tufolm'intedi adhora, m'intéd'io, Quad'iui andra la noftra nauicella,
Col tuofauore adunque & contua molta Suora laquale anchor noi conduremo
Gratia che'l mio cantarfolo affecura Fuor del medefmo buco il gráguerriero
Etche mialinguafa (quato ella è)fcio! Ch'entròplaltrocom veduto bauemo ,
Ritorneremo a dir de la Natura
(ta, Dunque lajando quello el caualiero
Et che Rinaldo alhor di bel uedea Torniamo a ricatar qualch'altra parte
Th Ne la profonda grotta, & non ofcura, D'effa Natura, delfuo magiſtero,
Quefta eccellente & dottisfimadea Vide Rinaldo leifar congrand'arte
Che delfuo monticelforma ogni cosa Vnbeltritone, indi vna firena
Th Albor di pesci gran quadre facea, Et alquante nereide aparte a parte,
OpoJanza immortal marauigliofa Pofciala videfar ( Joch'a granpena
D :fi leggiadra & liberal maeſtra Ilcrederai lettor,mapur lo dei
Ch'unputopur no maiſta neghitofa, Creder,pchefu vero) vna balena
Ellafacea de la malla terreftra Ma come ellaformaſſe alhora lei
Tonnifiluri,andoni, coracini , Se vuoiftupir leggi'lfequente canto
G Etfaceua efi agile tutta er deftra, Ondebaurai da lodar ſempre coftei
Souente ellafacea vecchi marini, Con marauiglia delſuo valor tanto.
Formaua alcuna voltaplataniste , CANTO LII .
Et attili, & locujte, gran delfini,
Quando ruotefacea, quad'orche oprifte, Afollecitaprefta & viua donna
Quandophifiter,falpe , ouer mugili Che ne l'operefue mirande er belle
Et quando torfioni, er quando alfifte, Non perde'ltepo et giamai no affonna ,
Talchefra queftier de glialtrifimili Tanto era intenta alhora afar di quelle
Etd'altri d'altreforti era infinito Ala cuifomiglianza non nefero
li Il numero di lorfierier bumili, Fidiagiamai,ne Policleto, o Apelle,
Et cofi tuttipoi ch'erafornito Ch'ella anchor di colui che'l magiftero
Per la maeftra loro, il lauorftrano Dileiftaua a uedermezzonaſcaſo,
Guizzauano in vn buco in queftofito No s'era accorta,et no ne baueapefiero,
Chefotto'lmonte il terren❜africano Perche Rinaldo ch'era defiofo
Pertugiat'era d'un granforo ilquale Di vederlafeguir leftupend'opre
Vfciua nelatblantico oceano, Acciononfeffe'llauorfuo ritrofo
Et quindi vfciano i pefci a mouer l'ale Dietro dal monte horfi hor noficopre
Per loprofondo mar,fatti da quella Comefa dietrofrafca vecellatore
1 Che col'intenderfuo li guida a tale, Poitarna a veder lei quanto s'adopre',
PRIMA

Talch'ella pche ad altro haueua il core Maperche fimilmente anche coſtei


Et perche'lpaladinfi s'appiattaua N'bauea defio grande difapere
Veduto nol'haueap duegrand'hore', Come queft'buomfe nefofs'ito a lei,
Nelo vedeua anchorfe nonformaua Etfuolfi rade volte rimanere
Lagran balena ch'ella fece alhora Didarperfettofine al loro intento
Perche'ei pur dietro al mote ognihor fi Quando hano ambe le parti vnfol uole
Et s'ellabene ungráleon talhora (ftaua, Ageuol cofafù ch'in un momento (re,
Facea di quelterreno un'elefante De li deftri lor,di lor ciaſcuno
Nonpero'l paladin fcopriua anchora, Senefaceffefaturo & contento,
Perche la terra le crefcea dauante La donna adunque a cui linguaggio alcuno
Come ègia detto,quant'ella agrá pena Ignoto nonfù mai,
fubita er prefta
Neconfumaua in quelle cofe tante, Huomo chiamò í linguagi uiapiu d'uno
Maquando ellaformò la gran balena Perch'ella nonfapea con che richiesta
Infi gran corpo v'entro quanto monte Farfi deueffe intendere a coftui
Vfciuafuorde la piu baſſa rena, Ch'era coperto delaferrea vefta,
Onde Rinaldo alhorfattolafronte Ma'lfaggiofir di Montalbano , a cui
Dipuu colori,per la merauiglia, Non fol no era occulto ilfuo linguaggio
Che nonfi
fece mai camaleonte Ma moltisfimi anchora de glialtrui ,
Reftòfcoperto a l'admirate ciglia Subito❜ntefe lei, donde'l viaggio
Di quellagran maeftra che confu'arte Leprefe incontra,regirando atorno
Riempie'lmondo de lafuafamiglia, Il mõte, onde habbiam noi tutti’llegnag
Perche confuntoin tutto non inparte Et cofi in breue itofene egli itorno , (gio,
Il monticel ch'erafraambiduo loro, Aquella donnafi trouo prefente
Puote veder la donna in ogni parte, Che de l'operefue fa'l mondo adorno ,
Etcofi videpreffo alfuo lauoro Quefta,giunto coftui, non altramente
Il paladino ilqual tutto era armalo Simoffe dallauoriofuofourano
Perch'eigia cofi entrò dentro delforo, Acui lauarapur continuamente
Onde ella chefapea ch'unqua creato Dicio che maifi moueno in Murano`
Huomo da lei nonfu difer veftito Quelli chefanno'l vetro alefornaci
Si merauigliò molto ,in lui guardato , Perch'altrigiuga a lor di mano í mano,
Nepuote uifto lui cenno od inuito Ma come quefti da li loro empaci
Alcun fargli
fiprefta, ch'in quel punto, Nonfi partendo mai,parlano a tutti
Vn nouo monteiuifù riſalito , Chelor volnoparlar, molto loquaci,

Etecco vnaltrauolta ilguerrier fgiunto Cofi coftei, dal


formar de i brutti
Da quella donna a cui vorebbe anch'ei Et degh humani , non fi dippartendo
Effer propinco pure preſſo & giunto ARinaldoparloeperfar piufruiti
PARTE 58

Otuqualunquefei che vai vedendo Vedi ch'apenalauor'iofiforte


Le piufecrete cofedi Natura Che no mi crefca'l mõte in altrettanto

Quincietro ouealcu’buo mai no attedo, Percio cheguafto m'èfuor d'efte porte,


Che ti moffe a venir qua giu¿che cura Però chetutto quel ch'in ogni canto
Tiface andar per via cotantoftrana? Del uniuerfo,par che d'altrifia
Chi d'impreja fi grande t'affecuras Cofunto, guafto ,annibilato , & franto,
Cofi incominciòl dir la dona humana fuanatia
Tutto ritorna alfin di
VerfoRinaldo, fu di lei il parlare Secretezza quagiu,dond’è che mai

Noin altra lingua ,ma ne la romana, Questamala no maca a l'opra mia,


Rinaldo ,a cui fi dolce ragionare Et cofi quime neftofempremai
Agliorecchi anchor maigiuto non era Aformar del mio monte uarie cofe
Quantofù quel ch'odi cofteiformare, Cometu vedi e come piu vedrai,
Alzatafi in vnpunto la vifiera Etfon colei ch'al mondo le curiofe
Subito diffe donna valorofa Géti,Natura mi chiamanper nome
Per qui miface andarfortuna altera , Perlogran carco chegia dio m'impofe ,

Ma uoipiu ch'altra mai tanto virtuofa Egli in principio,de legraui fome


1 Comel'opere vostre mifan chiaro Chemi vedi portar,mifece carca
faftarquagiu ſola & naſcoſa?
Che ui Et cofi tiemmi, & miterrà , fi come
Chifete uoi che lauor tanto raro Cred'io)finch'eiuorà ch'io nefiafcarca
Táto eccellente tant'alto & diuino # Quádofia'l tépo mo` ,faffe'l ppri'effo
Hauete com uedio cotanto caro : Ch'e'l principal nocchier di qfta barca,
La donna riconobbe il paladino Egli m'bafatto,egli m'ha poi commesso
Tofto ch'eififcoperfe , come quella Ch'ifaccia ilrefto, mifèfua mercede
C'haueacreatolurgiapicciolino , Tal ch'ageuolpoter me n'è conceffo ,
Ma nongli diffe albor di cio nouella Et piena autoritade alhor mi diede
Senon che rispondendo ,la latina Difar qualunque cofa apiacer mio,
Lingua, conuerfe infráceſcafauella, Ne d'opra alcuna mairagion michiede
Et diffe i
fon colei per cui s'affina Ond'è ch'io poffo dirmi vnaltro dio
Il mondo tutto, ifon colei laquale CANTO LIII.
Fò,cio che'l Tepopoiguida in ruina
Ifon colei a cui cotanto cale Ome do alcun'buõgiaftato alGage
Di riueftir il mondo de lé veſte Co m
In Taprobana o la ue'l mar gelato
ChefquarZa poilagete uniuerfale, L'extrema parte de la Scithia tange' ,
fon colci che con le mie manprefte Ouer del mondo in qualchunaltro lato
Riempio'l modo di cio che poi Morte Donde di rado a noi venga nouella,

Lo spogliafempre con l'opere infefte , Narra'l ueduto, et cio ch'egli ha trouato,


PRIMA

La gente chefi troua afua fauella Ma adhordiuerfamente eſſer ved❜io


Se nefta tuttaquanta sbigottita Onde ringratio quelfia chififia
Per le gran cofe ch'eile rinouella , Che miguidò afar certo il dubbio mio,
Indiafeguir anchorfempre l'inuita Dunque come di voi non è bugia
Perche dilettapur d'odir tal volta Chefiate in effer donna, tanto degna
Quelche dirado l'huom fente infua ui Che vifia anchor queft'altra ,ageuolfia ,
Cofi Rinaldo albor che lafepolta (ta , Onde Natura a lui ,nel mondo regna
Naturafotto terra, alui parlaua Vnaltra donna pur gia da Diofatta
Stauafofpefo in marauiglia molta , Albor ch'ei fece me, có grande inſegna ,

Pofciaperch anchorpiujaper defiaua, Laqual com'iofotterra non s'appiatta


Che nonfifatia mai noftrointelletto , Maper lo modo ne va triomphando`
Anzi quant ' huom fapiu, alpiun'agra Sopra vn bel carro daleoni tratta,
Humile prego lei con'dolce detto (ua, A quefta l'alto Iddio ne l'hora , quando
Chefeco ragionar voleffe anchora Ambedue noi creo , chefiamforelle ,
Per chiarir lui d'alcun dubbio concetto , Diede del mondo ogni dominio in bado,
Ond'ellapronta, amorosa, alhora Ond'è che quanto ha'l ciclfotto le ftelle
Rifpofeforri dendo ,buomo virile Tutto coftei gouerna afuo piacere
Ilcui dolceparlarfim'innamora , Che cofi volfe chi nefece quelle
Chiedipur tu,cheme vedraigentile Maperche lei medefma hai tu a vedere
Tumi vedrai in risponderti, cortefe Etfeco ragionar com meco far
Che cortefefon is preſta, & humile, D'effa alprefentefia maglio'l tacere,
1
Onde Rinaldo alhor tanto s'accefe Rinaldo albor, donnai vi prego affai
Delproferirfilargo di coftei (Se ciofi puofaper, ) che mi dichiate
Chetutto'lproprio cor lefèpaleſe, Dou'iofonp vederla , es quando mai,
Efcofi incominciò parlando a lei. Natura albor farailunghe giornate
Benigna donna, anzi benigna dea Nanzi che troui quefta dea del mondo
Piu liberal c'babb'io ne i giorn: miei Pofcia la froueraipreffo al' Eufrate ,
Voifete laNaturazi mi credea Et come me trouaftinelprofondo
Che l'intender di dio ,
foſſe natura, D'Africa. fotto terra, cofi quefta
Et che foffe di là quel cheficrea, In Afia troverai in un pian giocondo ,
Et non ch'altri ch'eifol n'haurffe cura Et quando iifiafatta manifefta
Di far tutte le cofe ad vna ad vna Queftagran dona & lefue forze conte
Colfuo'ntelletto, & confua mere pura, Vederne vna maggiore anchorati refta,
Com'anch'i mi credea che lafortuna Laqual trouerai poi in vn alto monte
Nonfoffe donna, ma vn voler di Dio De l'Europa, oue chi vuolfalire

Quantuquefia d'altruidettaiportuna, Bisogna c'habbia ben leforze prente,


Ne'l
PARTE 37

Ne'l nome di cotei ti poffo dire I uoria anchofaper come laffufo


Chefotterra nomarla non mi lice Pertutto'l mondo fpargonfilegenti
Tanto ella è degna,& fi de riuerire. S'ognicofa per voifatt'è quagiufo,
Crebbe a Rinaldo albor da la radice ferpenti
Voria che mi dicefte onde i
Delcore ,il defiopiu d'hauer quel nome Che naftono al Hidafpe,& laltre cofe
Che'lfrutto'lfanciullino , ond'ei s'allice Cb'enno al Cataio &fotto i freddi veti
Mi veggendo Natura,apunto come Sonofi prefte là delle nafcofe
Detto hauea,di non dirlo affai difpofta, Quifonfatte da voifotto l'Athlante
Tacqueprudête, & no cerco piu lome, Neleextremità d'Africa arenofe ,
1
Ma lefecegentilquefta risposta, Ond'ella a lui,le tue dimande tante
Se nonfi puo nomar la donnagrande Moftrano ben che de la miaperfona
Pacientia,bafta a me mifia propofta, Si come gia dicefti eri ignorante,
Ime n'andrò cercando in quelle bande Onde afoluer'in te cio che ti prona
to ogni monte , ogni viafcabrofa Adimandarmi deglieffetti tanti
(Se morte l'alma mia prima no spade) Qualche ragion che para a te piu bona
Chefe vifarà donna vnquafamoja Hai prima dafaper che'n tuttiquanti
Ila vedro, da voi riconoscendo Glieffetti, ch'unqu'10fo , n'adoprotato
Il ben c'haurò de l'opra mia virtuofa, L'intender mio quanto le man volanti,
Miperche anchora ben'io non intendo Anzi baitu dafaper che tuttoquanto
Questo voftro lauor tanto eccellente Quelch'in itelletto bo , poß'to cagiare
Tutto ch'io miftia quifempre ucggedo, Giugnendoui le mani , in altrettanto ,
Voriachefeste chiara anchor mia mente Et perche posfimeglio imaginare
Com'e' chefabbricando uoi di terra
Quelch'io ti dico, et meglio itéder allo
Sian viuiglianimifatti ripente, Ecco un'effempio ch'i ti uo moftrare,
Voriafaperfe'n quefta altrofiferra Et con quefto parlar quel monticello
Et come è che di qua laftirpe humana Tutto alhora in locufte ella conuerfe
Et laftirpe de i bruttiſi diſſerra, Tal che'l loco s'empi quato ch'era ello ,
Et come auien che la gente romana
Ne apena queftofu ,chefifcouerfe
E`tenutapiu noble ch'ogni altra, Tutto l'aereferen, di loro tutte
Et ignobilepiu laltra villana, Nepiu unapural paladin s'offerfe,
Effendofatta quefta come laltra Indi la donna a lui,giafon ridutte
Di voftra man, d'un medefmo terreno, Nelmar di Cipro tuttequante quefte
Et non d'altro terren,ne p donna altra, Perch'intend'io che la fiano produtte
I voreifaper❜ancho ond'èJereno Et quefto è'l modo onde mie cofe prefte
Tanto,queft'aerquifotterra chiufo Sono al Cataio a Tile & al Hidape
Non luftrato dalfole o da baleno, Rifpofta inpartedele cofe chiefte
H
PRIMA

Et al marocco, la ne l'ondecafpe . Tuttequelle locufte, che nelmare

CANTO LIIII. Di Cipro albor alborfor vifte tutte


Da chi alborquel vifitrouòfolcare,
E poetandogiaconuerfe Ouidio Lequaliintanto numeroprodutte.
S Gioue in un toro,e Apollo in un leone Se com'in mar, coft nel belpaeſe
Ein vn delfin Nettuno, io no lo inuidio, Faceua effa Natura effer condutte ,
S'egliconuerfe in Beroe Giunone, Potea lagente ben chiamar corteſe
Ciparifo in cipreffo,e Adone infiore Ilpaladino, ringratiarlo affai
Atblante infalfo ,er infiume Ladone
', Dicioch'era cagion,mal fi palefe.
Et cotant'altre genti o per amore, Or al'hiftoria noftra,fempremai
Operpietate, oper degno , o difpetto, Chelmonte di Naturaerafemato

',
In altreforme ch'einefu inuentore Sireintegraua com'è detto bomai,
Io nongli cedo nongia d'intelletto Diquefto adunquealhor reintegrato
'
(Che di quelcedo affai) ma di mirande Seguendo llauorfuo la donnapreſta
Trafmutationi,con verace effetto, Seguiua ancho'l parlar gia cominciato,
Métre ch'io cantoquel che fotto'lgrande Et diffe al paladino homai per quefta
Monte,di Barberia, vide Rinaldo Cofa ,che vedut'bai de l'opra mia
Far a colei cb'almondo il tutto fpande, La maggior parte gia t'è manifefta,
Perche effo Ouidio in trafmutar fi caldo Et cofi ragionando tuttauia
Dicorpo in corpo genti,ed altre cofe Formaua ella infinite creature
Com'u fuo libro è pieno ond''hor mifcal Che ciaſcuna alguerrier toſto ſparia,
Tutte quelle cantò perfauolofe (do Ocontrafatte o mirande figure
Sotto intendedo ben cofe altre belle Oftraneforme chefaceacoftei
Diuine,martiali, amorose, ',
Per moftrar a Rinaldofuefatture
Ma la fotterratutte certo quelle Creaua alcana uolta Spitamei

Che vide'l paladinfono pur vere Liquai crefciuti apien.fon tre drodanti
Ch'ei nonfauoleggiò quando diffe elle Etpugnan con le grufra li Pigmei ,
Peròposfiamo homai certo tenere Formaua alcuna uolta Garamanti

Che la maggior maeftra difarforme Ch'inlor non fi conoscono mariti


Effa Natura fia digranfauere, Ma fon le donne lor di tuttiquanti,
Laqualperfarne affaigiamai nó dorme, Souente ellafacea de i Tragloditi
Lauorafempre, di cotanteforti Che non banno parlar,maftridafole
Nefa,ch'una da laltra è pur diforme , Et vinconli cauai correndo arditi,
Fece ella comegia nefian accorti Similemente che non ban parole
Per dar effempio delfuo lauorare Caromandifacea,maſon velluti
Alpaladino, defuo effettiforti, Et ban denti di can come ella vuole,
PARTE 58

Huomini ellafacea chefon canuti Similemente ellafaceua anchora


In giouentu Pandori nominati Cinocephaliiquai tefta han di cane
eth
Et neri poi ducento anni viuuti E abbaglia, ch'altra lingua noglihonora
Creaua alcuna volta Sauromati Fea quei che ne le partipiu lontane
Che viuon la difopra i Borifteni Del'India,bagliocchi uerdi, ei capeirof
Vnafol voltain giorni tre cibati, Terribil uoce, etligue a tuttiftrane, (
fi
Dice Rinaldo chefece Ophiogeni Et quei ch'in Albania con gliocchi grosfi *
Liquaifanano i morfi deiferpenti Dicolor verdepur, vedon di notte
Coltatto,anchor chefian di vele pieni, Meglio che do'l folchiar uederpuosft
Fèfimilmente anchor cert'altregenti Etgli Arbatite anchor che ne le grotte,
Ćhiamati Pfilii iquai con l'odor folo Neli deferti, ne lifolti bofchi ,
Fanno in Libia morirſerpi poſſenti, Stan con lefierefempre iui condotte,
Et donne anchor chefotto'lfreddo polo Etgli Eginnofophiftiche in menfofchi
Nuoconguardado , er due pupillebagli Luochi de l'India ilfolguardano sépre
10
Et colmedefmo tribali i graftuolo (occhi Neperfifoguardar maififan loschi,
Fece ella Tibiiiquai ne lun degliocchi Macliefece ella iquai tutti han le tempre
Han due pupilleben , ma ne laltr❜báno Deluno laltrofefſo,& a vincéda
La forma d'un caual, tai fon lor'occhi, Vfano'l coito in lor cofi maiſempre,
Himontopodifece,iquaife'n vanno Huominiellafacea difaccia borrenda
Sempre uiafdrucciolando per la terra Antropophagi detti , & mangiatori
A Taifonlorgabe, pasfi mai nofanno , De glialtri,pur ch'alcun da lorfipréda
Quand'Aftomifacea , ch'oue differra Scitiri ellafacea c'banfol duofori
Suafonte'l Gange, viuonsenza bocca Douebannoglialtri'l nafo , et nel oriete
Etpafconfi d'odor, ma'l trifto glierra, Siftano ,e hangabe torte, e altri ftupori
Quandofacea Arifmafpi,ch'ouetocca Mache voglio io cantar puntataméte
41 Gefglitron d'Aquilone il nafcimento Tuttele cofe lequalfè Natura
i, Hano unfol occhio, guerra ognihorfa Metre che'lpaladin lefu preſente?
Et do anchofaceapfuo côtéto (fciocca, Monfù queftalettor miaprima cura ,
Dei Menofceli c'hanno unfolo piede Se difaperlepur n'hai gran defio
Et faltando con quel van come vento, Leggi tu di Rinaldo lafcrittura,
Fece ella alcuna volta alcun che vede Partitamente in lei quelche laß'io
Congliocchifenza tefta ne le spalle Vedrai, cb difua manferie egli il tutto
Et Blemii il mondopoi lor nome diede ', C'hor nonlice ripor nel libro mio,
Fece ella ancho talhor chi ne la valle Mapch'afdegnoforfe hauraife'ntutto
Abarimon,
ftan con lefiere ognibora Lass'io qui'lbel cantar de Popre degne

1 Et banno i pie aritrorfo, er cio nofalle, Lequali inparte dirgiafon condutto,


H ii
PRIMA
lofoncontentoperche non tifdegne Però che di queft opretofempremai
Dirtidue noueforme che ella fece Nefeci & nefarò mentreche'l fole
Lacui fpetienonfo s'anchor piu regne, Girerdintorno ifuoi lucenti rai ,
Et quefte ellafe albor che fodisfece Onde Rinaldo a lei queste parole,
D'una dimandafua Rinaldo,ilquale Etfe volefte uoifar qualche cofa
Vide quel ch'ad altrui ueder non lece, Nonfatta piu, chefoffe nouaprole,
Però dolce lettor s'a te ne cale
Non potrefte uoifarla ualorefa
Leggendo iuerfi miei, d'ntender quanto Con quella ageuolezza e con al modo
Puo quefta dea chefa quel ch'è mortale Chefate laltre,& non piufaticofas
Leggi tiprego il mio fequente canto. Et ella lui baron, ne d'altro godo
CANTO LV . Senon ch'io poffo far quanto uofare
E'lmio terren in cio ch'io uoglio anodo ,
la lettori ne l'ardenti
Deipurfaperfe fpeffo al mondo appare
FFornaci di Muran ribolle il vetro
Qualcofa noua,io lefo tuttequante
Di cuifibel lauorfan quellegentis Perc'hopiacer difarui uaneggiare,
Venneti a veder mai brigata dietro
Chefaper ne uolete ragion tante
C'habbia uoluto hauer da que maeſtri
Etcome, donde,er alche piufi crede
Cofach'ei nonfer mai tutto lo adietro? Intender bene, è quel ch'è piuignorante,
Ch'egli ne l'artelor cotanto deftri Rinaldo alhora a lei , (uoftra mercede )
Hauranno con miranda ageuolezza
Fate uiprego un'buom che mai nel modo
Fatti glialtrui defir, nientefeneftris Veduto nofifia, ne u’habbia herede,
Cofi imaginarpuoi che la deftrezza Onde Natura alborfece vn'buom tondo
De la Natura è tal ch'ella alhorpuote Giufto come unapalla, o come fphera
Rinaldo fodisfar difua vaghezza.
Che punto infe non tien primo ofecodo,
Stauafi ilpaladino a lagran dote Ilqual ubitofatto, con leggera
·
Chefaceuacoftei per l'uniuerfo Preftezza rucciolando vfi delforo
Merauiglioso a tanteforme ignote, Per cui Rinaldo là gia n'entrat❜era
Et diffe donna, a ler tutto conuerfo, Nepiuftette coftei, che del lauoro
Leftranegenti che uoifate adbora C'haueua ella ale má,fece un’buõ qdro
Fefte uoi piu nelmondofu difperfos Com'an de glios
fi , onde l'buõpde loro,
Opurfon quefteforme non anchora Et afto anchor n'ufci prefto et leggiadre
Maipiufatte da uoi,c'horfateforfe Se rivolgendo pur di dado in guisa .
Permoftrarmi ilpoter chefiu bonora? Se'lfir di Montalban non è buggiadro,
Et ella a lui,guerrier non ui concorſe Dice effe paladin che grandi rifa
Cofa nellauor mio che uedut bai Prefonlo albor ch'ei uidefar qll'huomo.
Ch´almodogia nőfia doue borfiporfe, Difua perfona,ch'erafatta aguifa
PARTE 59

Dipalla mercantilflaminga, como Eintuttequantefempre n'intend❜io


Sifa di quelle affai per le dogane Vnfpirto ifteffo che regga lor membra
Damaneggianti lor di tomo in tomo, (S'egli in una è benfier ne laltrapio)
Et vedute leforme & noue & ftrane Fino a quell'hora che colei che fmembra
Ringratio Natura che cortefe Ogni vita ch'iofo,colſmembrarfuo
Non baucafattofue richieste vane, Il monte mio rientegra rimembra ,
Pofcia da nouo il ragionar riprefe Etquefta èla risposta a vn dubbio tuo ,
Con effa,ch'aluifciolfefue dimande Aquelche vuoifaper s'altrofiferra
Ch'eglifatte le hauea quando a leifcefe, Che terra,in qfto monte,ilqualfifruo
Onde ella a lui cofi , laluce grande Ti dico ch'ei non è tutto di terra
C'bo quifotterra, ti da marauiglia Ma v'è di tutti i quattro ogni eleméto ,

Però che'lfollafua qua giu non fpande Ben'ella è maggior parte,etgħaltri atter
Feci io per miopiacer tanto vermiglia, Noftette maifanciullo il verno itēto (ra.
Ettanto bella perch'a me diletta Ad afcoltar di donna piu matura
D'bauerlafempretal nanzi a le ciglia, Fauolarefco alcun ragionamento
Tu'uoifaper dond'è che s'intelletta Quando ella alfoco in cio poga ogni cura
Lagente ch'iofo qui , dond'è ch'è uiuo Piu chefifteffe'lfir di Montalbano
Ogni animal ch'io fo qui táto infretta, Intento al ragionar de la Natura,
Stante che'l monte mio dond'è deriuo Da cui s'un dubbiofuofatt'erapiano
Ciafcuno effere altrui,fiafenza vita, Subito unaltro alhor gli rinafcea
Et tutto terra, d'ogni spirto priuo, Talch'ei
fempre erapienpiu di lotano,
Itirispondo cheperme s'inuita Le diffe adunque donna fe fi crea
Ogni animal ch'iofo, con l'intelletto , Spirtoifteffo per uoi ne glianimali
Quad'ei,ch'iofaccia al uiuer, m'inuita Chefono uiuiper la voftra idea,
Perch'iofaccio ancho ben di efto fubietto Dond'è che quei chefono irrationali
(Etgli moftrò'lterren ) quell'altrecofe Moreno in tutto, daglibuomini refta
Ch'iofofenza por lor spirto nel petto, Vnaltro spirto che nefa immortalı?
De lequaitante, fi marauigliofe Dond'è c'ha l'huom ragion fi manifeſta?
faper lo dei,
Il mondofempre èpien, Dód'è ch'egliha ítellettose a glialtri tut
Comeberbe fasfigeme, arbori, et rose, Intelletto o ragion mai nonſideſta; (ti
Ma'nquefte a me non par che fpirti miei Et ella a lui neglianimali brutti
Debbano operarpiu di quelchefanno Et neglibuomini anchorfimilemente
Tutto ch'ioponga in lor fecreti bei , Spirti di vita egualtengh'io ridutti,
2
In altre ch'altre forme da me s'hanno Ma ben l'intender lorfo differente
Pongh'io la vita con l'intender mio Ch'intédo piu in un can che i un motone
Secondo in quai mi par che nofa dáno, Etpiu in una muſtella che un ferpente',
H iii
PRIMA

Don'io al delfin nel mar uia piu ragione, Dondè ch'al mondofùfra uoi finoma
Ch'ad altri moltipeſci, er vedi bene Viapiu nobile un'buổ che laltro, et dõde
Come egli uiene al nome difimone, E` cb'una bonorfipiu che un altra chios
Et cofi tuttefempre le terrene Iti rispondo chesaprai d'altronde ( ma
Creature ch'iofo, d'acqua, & di cielo, Via meglio chedi quà l'affolutione
Quato a meparfod'intelletto piere Diafto dubbio ch'in te'luer nasconde',
E in vna manco , piu ne laltra i'n celo , Quando ti trouerai nelfarfermone
Comepuo tutto'l di in tante vedere Con laforella mia detta Fortuna
Chi n'ha di cura tale ardente zelo , Ella tifcioglierà la queftione',
Nelbuo nepon❜io piu, ( ch'è mio uolere) Però che mai da meperfona alcuna
Et tato è ql ,che d'ogni altro aniale Nonhebbepiu che unaltra,nobiltate,
Eccede dilontan veftrofauere, Ma da lei fi ,che leifchiara & imbruna,
Quellaltro poi ch'in uoi dici immortale Et di quefto intend'io metre apprezzate
Io non lo fo fe dio lofa,fe'lfaccia, Quelchep nobiltate il uolgo apprezza
Che cofa ellafifta,nonfo ,ne quale, Perch'ella'l dona, e hafue ragion celate,

Puote effer molto ben ch'a lui nepiaccia Ma s'intéder uorat de la chiarezza

Far quando i corpi iofo, qualcosa in uoi Di quella nobiltà ch'è veramente
"
Che torni al uoftrofin ne lefue braccia Nobiltà uera,et c'ha'lfaggio í altezza

Etquefto s'a tepar creder lopuoi. A la dimanda tuaparlo altramente .


Quefta dona colei che come bo detto
CANTO LVI .
Trourai in Europa in un mõte eccelléte,
On vſcirono mai tantefauille Vero è che difpono io molto❜l ſubietto
No
D'un'arfolegno ſpeſſo ripercoo Comedifponel'huom prima la cera
V`s'aguranglifciocchi a mille a mille, S'ei vuol che l'oprafua buono ba bbia ef
Ne di rotantefafo intorno moffo Similemetefe Fortuna altera (fetton
Daftelo velocisfimo,di grano Nonfauoreggia ilgia da me diffofto
Vfcirfragmenti mai tanti in diſoſſo, Tardi ha quel da coftei nobiltà uera,
Quante vfcian'oprede la prefta mano Maperche ne difpona un'io piu tofto
D'effa Natura,mentre ella dicea Ch'unaltro e mio volere, et miaforella
Le cofe dette alfir di Montalbano, fa fuo voler ch'è infe nascosto,
Cofi
Indifoggiunse (er tuttauiafacea Ma quando aragionarfarai con ella
Delfuolavoro pur tu vuoisapere Forfelefiapiacerfarti contento
Effendo uer ch'ognibuomper mefi crea Colfoluerti ogni dubbio in fua fauella,
D'un medemo terren , dond'è ch'altere Benche di rado auien ch'inparlamento.
Van piu di nobiltà le genti in Roma, Alcun dica ella mai d'alcuna cofa

Et de i villani,ignobili en lefchiere, Ragioe,ch'ungua fcroglia un argométo


PARTE 80

Ma altera,o bumile,o pia, o difdegnofa, Etfimilmente io ne mifi altrettanto


Rifpóde sepre a ognibuom cofi uoglio io (Nofo s'iodicapiu)nelfuo d'Orlado
Et cofi acqueta ogni mente dubbiofa. Bafta ch'amendue uoi portate il uanto

Le parlerai , forfel tu defio Peròpotrà benftar ch'alhora, quando


Nefaràfodisfatto inte ueggendo Con miaforella a ragionarfarai
Qualche granproua del lauoro mio, Vifto ella in te ql c'bai da me mirando
Rinaldo paladin alhorJentendo Perche ella ama quel ch'i'amo, ella te affai
Dira Naturache Fortuna in lui Faccia contento ne le tue parole,
Vedrà delfuo lauorgran pua,ardendo Etforfe infatti fe la chiederai.
Di benfaper come ciofoffe,ifui Qualpien di marauiglia buoftarfi ſuole
Ragionamenti,tutti riconuerfe Quand'eifiued'altrui riconoſciuto
In queftofol,ne piuparlò d'altrui. Laue ei nocredea pur notafuaprole ,
Et diffe donna il dir c'hora s'aperfe Tale digranftupor reftò perduto
Per lo voftro parlar,mifa defiofo Rinaldo paladin quando Natura
Difaper onde quelper voi s'afferfe, fè conosciuto,
Gli diffe'l nome, fe'l
Dite ch'iofaròforfe auenturofo Pofcia qual'buo ch'ardirsépre affecura
Appo Fortuna albor ch'in meper lei Le diſſe dona,bomai veggh'io ben certo
Si vedrà llauor uoftro ualorofo , C'hauete uoi di tutto'l mondo cura,

Che me chiaro di ciofefte i uorei Et ella a lui Rinaldofiipur certo

Etcome, donde, et qualfia afto dire, Che l'intelletto mio pala per tutto
Accio che niete manchi a'i defir miei, Come raggio difol l'aerefcoperto
Et ella a lui,Fortunafuol gradire Ne gema od oro ofiorficra huomo ofrutto
Quelle plone in cui vede ch'io molto Ne cofa altragiamai è che nonfia
Pofto habbia del mi'amorei lorfornire Fatta per quefte man chefanno il tutto ,
Ond'e'lprouerbio ch'è fra voi raccolto Etperchefempre apien certa neftia
Chel'huo che nafce bel pouer no nafce, Lamente tua diquel ch'io ti dico hora
Et afto auien pche ella mi ama molto, L'opra ch'adhorfari pegno tifia,
Similemente anchor nutre ella & pafce Et cofi ragionando alhora alhora
Ftfempre aiuta l'huom ch'è audace Ellaformò vnfanciulpulito & bello
Et quel c'ha del mio bē ne leſuefaſce, Quanto ella difua manfeffe quell'hora,
Homai celartipiu ,piu non mi piace, Poi nela manca spallafece a quello
TufeiRinaldo, er chiammiti cugino Vna crocetta, diffe caualiero
Del conte Orlando caualier uerace, Queft'hora i Mot'alban nato è nouello
Quand'io qui ilcorpo tuoformai piccino Et detto cio fparri'lfanciul leggero
Mifi inquel tantaforza e valor tato Comesparriro anchor quellaltre cose
Quantomai in altro corpo pellegrino, C'habbiamgia detto del fuo magistero,
Hiiii
PRIMA

Indigiufe ella anchor, nel mondo horpofe Et l'huom chefi ritroua hauer ridutte
Clarice tua moglierail bel fanciullo, Piu cofe appo di luiuaghe & nouelle
Anziio per lefue membra dolorose
', Etd'artefatte, natural produtte,
Ettu quandofia tempo ch'a traftullo S'auien ch'egli ad altrui mai moftri qlle
Con lei te ne ritorni nel tuoftato Sempre eififerua con occulta cura
Vedrai cbe'n aftofatto errorfia nullo, Moftrar al fin quelle chefon piu belle,
Mirabilcofa,ilpaladin tornato Cofi moftrando alpaladın Natura
Dopo lunghi viaggi infuo paefe L'artefua fiferuo mostrargi alfine
Trouò'lfanciul disua mogliera nato, L'opra,digran poterfuor di mijura,
Et accordando l'anno e'lgiorno e'l mefe Perche uifte Rinaldo le diuine
Vide chequelfanciul quell'era apunto Cofe,ch'ellafaceafi ualorofe
Chefe Natura albor tanto cortese, Et tantofingulari pellegrine,
Perche ancho nela spalla il trouò igiuto Poffente donna a leidiffe , quai cofe
De lacrocetta che vedutofare Fefte nel mondo mai chefianoftate
Ad effa dona bauea quel proprio puto, Diffopratutte laltre piufamofe ?
Che direm dunque noi del operare Et ella a lui,gia per ciascuna etate
Diquefta donna fenon che debbiamo Tante nefei c'han mertamentefama
Leiper le virtù fuefempre adorare? Chenon le ridirian millegiornate ,
Et fe per logia detto a far l'habbiamo Però perche'l tuo cor defia er brama
Chedeuremo noifar per quel che refta Difaper doue habbi 10 la mia uirtute
Dadir anchorage c'hoggidiuediamo ? Tuttapofta, come huomo in gl che piu
Certo non piu fenonfempre hauer quefta Lafferò laltre,et di due che copiute (ama
Per unfecondo dio nel mondo , e farle Saran col tempo , diròfolamente
Tutto l'honor che l'huo dase mai defta, Benchefariano a ciogran lingue mute',

Etperche a te lettorparich'io parle In quefte io mostrerò s'iofonpoffente


Con la ragion,leggiifequenti verfi In quefteio mostrerò'l migran ualoré
Et uedraich'ogni honor debbia pur darle In queste io moftrerò l'arte eccellente, 1

Per l'opra almen dōd'io gia gliocchi apfi. Feciio gia per lo mondo in diuers'bore

CANTO LVII . Cofe leggiadre ,belle , degne, & rare,


Ch'al loro tempo neportar l'honore ,
Vádo alcun'huo che tega un bel pala Ma queste due non hauranno vnqua pare
9 Loua moftrado a qlcheforeftiero gio Perch'io nonfeci mai cofa firara
Distanza inſtanza, loco in loco ada Ne mai piu intépo alcun nefonpfare.
Sépre ei la parte c'ha piu magiftero (gio Rinaldo alhor,deh non mi fiate auara
Siferua a moftrar ultima di tutte In dimoftrarmifefipuo uedere
Ch'iui poi piu rallegra il ſuo penfiero, Parte di eſta uirtù che fiafi chiara,
PARTE 61

Et ella a lui,delunahaurai potere Et tal di lauorier,che neſſun maftro

Vederne poca parte,perch'in opra Lo potriafarcon tutta l'arte mai

Nonfono anchor le belle parti altere, Che fù nel mondofotto'lpiu bellaftro ,


Ch'i mi riferuo quand'i
farò l'opra Pofciafcoperfe quello , er quindi affai
Poruilo'ngegno mio con tutta l'arte Senti Rinaldo odor,
foaue tanto
Si che di perfettion ben la ricopra, Quant'ei nel mondofentiſſe giamai.
Maperch't'ho meco qui quell'una parte Natura a lui,porta ben quefto il uanto
Chefia'l principio in tal cofa perfetta D'ogni licor pretiofo, & fo ben'io
Iofon contenta adhora lei moftrarte. Che non nefel di tale unqua altrettanto,

Delaltra chepiu tardi il mondo afpetta Etperfarfodisfatto il tu defio


(Bench'in vn tépo poifi troueranno Sappi ch'egli è un licor conferuatiuo
Maluna vecchia laltra giouinetta ) Via piu che'l fchietto balsamo natio,
Poß'io monftrarti ben, & fenza danno Et qui conferuo un cor ch'ancbora è uiuo
Tutte leparti,ond''bo da copor quella Tutto che lcorpo ou'ei giaftette drento.
Di tutti glanni ilfelicis
fimo anno, Foffe da Mortegia dispirtopriuo ,
Et quindi uedrai tu s'al mondo ,bella Chequando effo nefu di uita spento
Tenuta eſſer deurà queſt'opra mia Nel campidoglio de l'antiqua Roma
Piu ch'alchunaltra maiftata o nouella, Da Casfioer Bruto ad empio tradime
Or a la prima, perchepiu non ftia I neleuai uia'l cor con grauefoma (to
La mente tua, di quest'opre dubbiofa, Perche nonfoffe egli arfo con il refto
Sappich'un'huomfarà lafattapria, Che copria albor quellafifanta chioma,
Laltra una donna, faràfiformofa Però che core alcungiamai, di questo

Quanto ueggendo tu le parti d'effa Nonfeci io degno piu ,' lqual fe periua
La terraiperfuprema in ogni cofa, M'era oltraogni mifura affai molefto,
Et detto quefto fubito difmeſſa Loribebbiaduque ,& pch'ei sempre uiua
Dal fuo lauor,leuosfi, e al paladino Finch'io gli
formo unaltro corpo achora
Diffe uie meco, haurai l'impromesa, Saluo'l qui dentro , ou'è conferuatiua,
Rinaldofeco andò breue camino Et quefto fia quell'buom ch'i ti disfi hora
Et uide ch'ella aperfe una finestra Nela cuicreationporrò l'ingegno
Come la uefi tien Chrifto diuino , Tutto ,che'n altrui mai nolfeifin'hora

Queft'era caua ne la terra alpeftra Però s'egli nel mondo farà degno
Anzinel durofalfo, che d'intorno Merauiglia nonfia ,perch'io in luj
Facea murca laftanza a maca , ea deftra Poft'haurò tutta l'arte ,' e'l bel diſegno,
Et quindi traffefuori un uafo adorno Rinaldo alhor, dunque tenete uui
De l'artefua,d'un candido alabaſtro Quidentroil cor di Cefareromano
Acuiparmai no uide unaltro giorno, Ch’al mõdofingularfù piu d'altruiş
PRIMA
Debpiacciaui moftrarmi ilcorfourano
Etpoi il modo haurà l'huo cui q il corbag
Ch'ilovoglio adorar fi per chi l'hel be
CANTO LVIII . (gio
Comep chil'ba a hauerda uoftra mano.
Natura albor ch'ancho defio le crebbe
Vando Natura al noftro paladino
Di moftrar a Rinaldo il cor famoſo
9 Diſſe cheftaria anchorfi lúgo tépo
Del vafo il traffe fuor com'ella debbe,
Afarfi l'huom, piu ch'altri pellegrino,
Et diffe queft'è quel che ualorofo N'hebbe ei dolor d'effer tanto pertempo
Fu tanto in corpo a ql Cefar ch'è fcritto
Venuto al mondo , che defiaua affai
Gia almondofi,di cui fù vittoriofo ,
Con quel trouarfi ad un medeſmo tépo ,
Ilqual medefmo in huom non men'inuitto
Pero le diffe donna ond'è cb'irai
Similmente io porrò giugnendoui ancho
Andranno anchor delfel cotanto atorno
Quantofipotrà mai di mio profitto ,
Nazichefia aft'huom che foſſe homai?
Rinaldo il cor ueduto ilqual mai manco
Et ella a lui però ch'i'aspetto vn giorno
D'ardır ,no uene anchor,p cafo hauuto,
Ch'a lelor cafe con benigni aspetti
Glife d'honor affaicuruato il fianco,
Faccian pianeti affai tranquil Soggiorno
Et notò ch'era quelmolto uelluto,
Chefian leftelle in luoghi alti eletti
Etpicciol,che natura infieme unita Luna ver laltra con amor conuerse
Val piu che sparta, & lo dice'lfaputo , Che produconfra voifelici effetti,
Pofcia a Natura diffe, o d'infinita Etch'in tutto del cielfiano difperfe
Poflanza, donna,appo uoi uaglia il pgo i
L'auare luci , empie, crudeli, felle
',
Siche nonfiafcontenta miapartita .
Ne da gliangulifian laltre diuerfe,
Ditemi appreffoil refto (1ue ne prego , )
Etche Gioue erfua figlia habbian le belle
Quandofarete uoi quell'buo pregiato
Parti del cielo, che fia anchor la luna
In chifia quefto core a cui mi piego? In mezzo d'effo , & no cobufta in quelle,
Doue vorete voi ch'ei venga nato? 1
Et che fia anchor la parte di Fortuna
Chifarà eglito luoco benfelice In afcendente,ertanto benlocata
Dou'eigouernerà qualche belftato. !
Cheno le manchi punto ocofa alcuna,
I a dona alhora a lui,tanto m'allice
Et c'habbia'l ciel tutta lafortunata
Tuo parlargrato, er tue dolciparole Influentia c'hauer pofs'egli anchora
Ch'alcun dimando tuo negar non lice ',
Delifeculi tutti vna giornata,
Peròfappi ch'anchorgirera'lfole
Ilche nonfara mai prima che alhora
Secento uolte, & poiJettantanoue
Etperò perche fia queſt'huom perfetto
Il corfo ch'in un'anno eglifarfuole,
I tardo a formar lui proprioin qll'hora,
Et dopo quefto,anchor celei che moue Etperche uuoifaper com❜anc'hai detto
La primafpbera,fara'lfuo viaggio Dou'io vorò ch'egli alhor venga nato
Seivolte, effo Phebobore andrà noue
Contento ancho di afto il tuo intelletto,

1
I
PARTE 62

Peròfappi che la u'è dilungato Et trouo apunto quel tutto arriuare

L'Adriatico mar per lofuofeno Al millequattrocento con cinquanta


Quant'eipiu puo , da quel ftacircodato Et cinque appreffo ,nepiu variare,
Vn ricco,bello,eg splendido terreno Indi ritrouo che quell'horafanta
Incuifondata è vna città gentile Saria d'Aprilea dieciſettegiorni
Che tien tutt'effo mar fotto'l fuofreno, Vn'horapoi che'lfolla terra ammata,
Et quiui uorò io che l'huom virile Trouo ancho ch'a altépo i lorfoggiorni
Eſca nel mondo, & con piu ben de i miei Teneano in cielo , fortunatamente
Ch'altri mai dal mar d'India a quel di (Can'ella diffe )i bei pianeti adorni ,
Vorefti anchofaper il nome ch'ei (Thile Et che in quell'horapropria in aſcendēte
Haura nel modo, qlchunaltraparte Era laparte di Fortuna, quella
De ifattifingularfuo rari er bei, Che tien nel modo l'huomfelicemēte³,
Ma perche quefto piufoggiace a l'arte Ma,(chepiufi conforma al detto d'ella)
Et al voler de laforella mia Checo ql nome, e'n quel luogo , e a qlpü
Daleilaffero empirtene le carte Nacque di uoi la perſonafi bella , ´ (to
Pur perchefempre affai pronto neftia In cuifi vede ben tutto congiunto
Lo'nteder tuo,quand'a ragionaméto DiNatura'Ipoter,l'arte, lo'ngegno
Sarai con effa, o con altri chefia, Poi chefete'l piu bel nelmodo aggiunto ,
Sappi che'lmondo il cui bell'ornamento Onde s'a ueder uoi nel uoftro regno

Sarà queft'buom, lo nominera Andrea Correlagentefi da laltre parti


Nome chetieneinfe granfentimento, Marauigltanon fia ,pch'è ben degno ,
Et detto quefto,la poffente dea Dunque voijete quello in cui con l'arti
Per tenere a Rinaldo ogni impromesa Sue tai ,pofe coftei loſtrenuo.core
La tornò'lcor dondetolto l'hauea , Diquello i cui gran fatti en táto sparti,
Ogratiagrande acui l'haurà conceffa Etueramente ch'altropoffeffore
Questapoffente, er liberal Natura Vnqua nonfi potea meglior di uoi
Difare unfifatthuom come diffe effa, Dare atal cor d'untanto imperatore,
Qualftilquai uerfio qualdir m'affecura Però che mai da ligrangefti
fuoi
Dipoter be cantar d'un'buom ne'lquale Magnanimofignorpietoso e giusto,
Poft'haurà tanta donna ognifua curas Voinon degenerate in tutti noi,
Oprence alto illuftris
fimo , eimmortale Dunque quelnomefanto d'augufto
Acui dedico pur illibro mio Si puo ben mertamente attribuire
Tutto ch'erranteperò che nolvale, A voi degnofignore ,& nofa ingiusto,
Iltempo di Natura ho raccolt'to. Maperchequando i cominciai aprire
Ch'elladifle a Rinaldo ,in cuiformare Levele aluento de la mia barchetta.
Deuea l'huomdegno in tanto fuo defio, Volfi di Carlo i bei triomphi dire
PRIMA
Etnon quelli di uoi,la uoftra eletta Etfarà quefta poi quella di cui
Sor laltre bumanità darà perdono Ti disfiadhor,che con la ſua beltate
Ame s'io lafcio qui l'opra imperfetta, Nelmondo auanzerà tutte l'altrui,
Perch'acho a dirgliinopotrè effer buono Marauigliosfiil paladin,guardate
Che non volfe miaftella o la miaforte Le strane cofe,in lor confiderando
Ond'affai mi doglo io che talnon fono, Com'in donnapoteano ellerferrate,
Però lafciado'l carco ad buompiuforte Onde a Natura (& tuttauia mirado)
Con licentiadi veifignor corteſe
Diffe,com'effer puoche'l vario & tato
De laNatura tornerò a la corte.
Ch'i veggio, vnquafia donarch ditte, et
Queftapoi ch'a Rinaldofe palefe Et ella a lui,ql ch'è nel altro cáto. (ÿdo,
La creation del valorofo Griti
CANTO LIX.
Lieta'l viaggiofuo piu oltra prefe
, temp'e homai che i benfortiti
Et diffe
Al modo fufra uoi l'huo fa cö l'arte
SD molte cofe vna ch'è piu perfetta
Perme,daporne latr'oprafamofa
Tutti io ti moftre, noanchora uniti, Etriftrigne vna grande in poca parte',
Et con questo parlar tutta gioiofa Perche nonpoffo & io, cui non diſdetta
Giunfe a vnaportapur nel durofalfo Cofa alcuna è giamai, di queſte tutte
Et quella aperfe toftoinduftriofa. Far vna donaterfoura laltre eletta?
Scendeafi quindiper duogradi al baffo Cofi diffe ella, indi
feguio, ridutte
Et quiui era vnaftanza viapiulieta Saranno anchora adun vedute almodo
Ch'altra oue'lpaladin marfeffe paffo, Etio bendetta che l'haurò conftrutte,
Et con Natura allegra & manfueta Ouoi cui tanto cale ilgraue pondo
Ei dentrofe n'entro doue eran cofe Diritrouar d'alchimia il fin perfetto
A cui par mai non vide ilbel pianeta, Che logorate ognifuftantia alfondo,
foaui rofe,
Quai grati odori o di Secon Rinaldo in quel bell'alberghetto
Odibalfamo,o d'ambra altrui nutrice, Doue Natura hauea queft'arteintiera
Od'olio, o d'acque, o cofe altrepretiof, Perfar quel che poi fefi raro effetto
Foro mai nela Arabiafelice Fofte uoiftati albor forfe leggera
Doue nelnidofuo oltra anni tanti Viapiufarebbe ognifatica uoftra
Necogliefi lafingularfenice? Perch'iuiapprefa l'arte haurefte vera,
Qual'eraquelche ne laſtanza auanti Ch'effa Naturail cui valorfi moftra
Detta fenti Rinaldo?ilqualpur era Hoggi tutto in vn corpofi eccellente
Soaue,piu cheglialtri tuttiquanti? V'baurè'nſegnà la via cħ nó u'è moſtra.
Doue entrat ei,Natura in vnafchiera Quiui oro ella tenea terfo & lucente,
Gli moftro cofe rare, & diſſe a lui Candideperleoriental colore,
Quefte vna dona adunfaranno intiera, Netto alabastro, & ebenosplendente,
PARTE 63

Quiui dueftelle bauea digran fplédore Tal ch'albor quando quel bel tempofia
! Et digrandezza talquaiſon due rote Diporre almondo Popra mia più bella
1 Del carro, onde'l villanfifa rettore, Perfetto eglifarà tutto e non pria,
Quiui una ampolla bauea,i cui no puote Et perchefappi apunto l'hora quella
Veder Rinaldo, ma v'eranparole Che'l mondo baura coftei ch'iofaro tale
Diffe ella dentro a lui,con dolci note , Chele haurà iuidia in ciel ciascunaftella
Quiui rofetenea,fiori, viole, Sappiche da quel tempo con ilquale
Sangue in vn uafo, in un altro latte Fatt'hauro qlgrád❜buo, di cui mostrato
E auorio a cuipur l'India bauer nofole, T'bo'l car,chefarà lui sépre imortale,
Quiui robini hauea che mai nonfatte Il carro di colui che trasportato
Foro gemme da leipiupretiofe Afuo malgrado giafula velgelo
Per leparti ch'in loro eran contratte , Mai nonfifente,ma calorspietato,
Quiui duo pomi hauea chene l'ombrofe Andrà cinquanta volte atorno'l cielo
1 Partidel belterreftre paradifo Per ciafcunfegno,tal ch'egli ogni uolta
Tai'non vider giamai chi iui dio pofe, Fatt'bauràun'ano al modo ond'io mi ce

Quiui unacoppa hauea , ne laqualfifo Et albor'hauràfatto unaltrauolta (los


Guardando'lpaladino, iui èdolcezza Quella dolceftagion dolce ritorno
Dufe ella,erJoauità di dolce rifo Ch'io t'ho defcritto í ciel fi bé raccolta,
Quiui un diamäte bauea di gra bellezza Tal che quel lieto & fi amoroso giorno
Lucido netto, foura ogni altra cofa L'acre la terrafi rallegreranno
Diftrana d'admirabile durezza. Et hauran glianimaitraquil foggiorno ,
Feffi a Rinaldo affai merauigliofa Etperlo mar & plifiumi bauranno
Lauaga mentefua, guardando in qlle Quietapace l'acque, e'l mondo tutto
Cofe, ognunaperfe fi pretiofa , Fiai allegrezza , e ognunſcarco d'affan
Et a Natura diffe o quanto belle Etio albor ilmio piu uagofrutto (no.
Son quefte uoftre cofe tuttequante Vorò ch'efca nel modo , accio ch'ognuno

Cuiportanpur l'honor afte dueftelle Mebenedifca che l'hauro produtto,


Pregoui adunque affai perche ignorante Ftperch'intendi homai com'in queft'uno
Mattrouo anchor di quefto lauor bello Sia perferrar albor quefto lauoro
Che mi dichiate piu del detto auante, Che uedi uia piu belch'altro neſſuno,
Et ella a lui, Rinaldo,tutto quello +
Sappi ch'a quefta donua,di queft'oro
Che qui uedi,non èperfetto anchora Faro chiome lucenti, & dabuon mafiro
Quantunquepara a tepurperfett' llo, Perchefian belle piu fpeffo'l lavoro,
Ma come oro affinabuomfra uoi talhora Di queftopuro & candido alabaſtro
Perdeffo operafar che migliorfia Faròferenafronte a marauiglia
Cofi quefto affin'iopiu d'hora in bora, Bella,piu ch'altra maifotto'lgråd'aftro
1
PRIMA
farò le ciglia
Di quefto ebeno bel Di queft' auoriofiperfetto a pieno
Nere & pulite,che tali ornamenti Io lefarò le manfi belle & fchiette
Non vide al modo mai la mia famiglia, Che nude ilfofco cielfaranSereno,
Di quefte chiareftelle e rilucenti Delaltrofangue e latte,laltre elette
Du'occhi io le forò,cheper fuo albergo Parti , del corpofuo ,
farò, & con briné
Cred'io uord l'Amor fifiano ardenti, Tenere er fresche, ondefaran perfette,
Quefte daltempo c'homai tutto a tergo Indi la coppa di dolcezza alfine
Lafciato babbião adar,dal cielo hebb'io Leverferò per tutto'l corpo ,in modo
Et con aft'arte onde filmio nome ergo Ch'ellafia dolce da la pianta al crine
'.
Perfarne alfin di loro il mi difio Rinaldo alhora a lei, quant'io migodo

Ritratte ho inpoco,& ritrarolle in táto Sentirui ragionar dele bellezze


Ch'altépo bauro perfetto il lauor mio, A cui giaper amor tutto m❜annodo,
Diefterofe, viole, for che'l uanto Maperc'homai di tutte le ricchezze
Hanfifra glialtri,ch'ogni refto è ciance C'hauate uoiperfar la donna rara
Co di efto latte er di eftofangue alquatoVnica al mondo infingularfatezze
Iolefarò due leggiadretteguance Per voi m'è detto, d'unafoſte auara
C'hauranPhonor ne i uolti ancho diuini Ch'è'l diamante bel c'hauete voi
Chi le uord librar congiufta lance, Fate mia mente anchor di questo chiara
Diquefti netti er fplendidi robini Ch'iue neprego,& fon contento poi.
Io le faro le labbra ch'a uederle
CANTO LX .
Sifermeran del cielo i cittadini,
Di quefte belle biancheperle Ofcia che'l paladin chiefe a Natura
lolefard beidenti in che ella affreni PQuel ch'ella uolea far del diamante
Dolciparole da non maitacerle Ch'iuiteneacol refto in tanta cura,
Et queſte in queſta ampolla da ifereni Rifpofeinon parlai di queſto auante
6
Tempi,che gia dal cielfcefero in terra Co laltre cofe, áchor c'habbi’a eſſer ello
Icorrieri di Dio perglialirui beni Loroprimo rettore in tuttequante,
Tengo ioraccolte, er tantoin lorfiferra Perchetutto chefia lucente& bello
D'honeftafoauita,quanto conuienfi Porrollo io di quel corpo in vna parte
Alor nel cielo , non a mefotterra, Dou'ei nonſi vedrà nel bel drapello ,
In leile infonderò tal che (fepenfi Pero nonfi deuendo in quel la mi³arte
Quelchepurfia, ) chi l'odira parlare Veder come nel refto ,e'l mio valore ,
Smarrittoperderàtutti lifenfi, Noparlai d'effo,er lo laffai in difparte,
Di quefti pomi io le ho dafabbricare Maperchefappiiltutte , 10 farò'l core
Duepicciol máme che nel caſtoſeno D'effodiamante a la donnaformofa
In tutto'l mondo nonhaurannopare. Ilqualfarà di leiſemprerettore,
PARTE 64

Et come (Sempreauien) ciascunacofa Mapurſe queſto t'èfi grauepondo


Ch'affinato è da l'huomo,i fuafinezza Ridi quel c'bai gia detto innanzi poco
E piupoffente,o buona o perigliosa, Et dirai'l nomefuo ch'io ti nafcondo,
Cofi quefto affinato haurà durezza Rinaldo alhorfourafe ftette vn poco
Viagrandepiu,come quest'altre cofe Penfando tutto quel c'haueagia detto
4 Hauranno al tépo lor maggiorbellezza Recandofiloa mente a poco apoco ,
Tal ch'aspezzarlo mai non valorofe Purperformarfi quel nel intelletto
Fiano opre almodo,ofangue d'animale Che Natura dicea ch'egli in parlare
Od arti de le genti piu ingegnose, Poc'anzi gia s'bauea tratto del petto ,
Et s'ad ogni opramiapoffente ofrale Ne con l'ingegno fuo tanto maifare
Facci'io lafua conuerfa operatione Seppe ei,che'lnome gia da lui formato
Tal ch'èfra uoi rimedio ad ogni male Poteffe vnaltrauslta riformare.
Com'è che'l bafilifco infua magione Maio ch'al mondo non ad altro nato
Vccifo è da la donolafagace (Cofi volfe miaforte er mio deftino)
E'l croccodillo da l'ichneumone', Ch'ad efferferuo al bel nomefacrato,
Cofi cofa vnquafare a me nonpiace Quelchenonfeppefare il paladino
C'habbia poſſanza mai di romper afto L'hopurfatt'io , che'n quellefueparole
Ne in alcun detto mio tifonfallace, Il nome (il uolfe Amor) ,trouai diuino ,
Indifoggiunse,bomai t'è manifefto Ilquale pur di uoi donna ch'alfole
Tutto quel, di chefia la donna bella , Con la voftra beltàfattefifpeffo
Chiedi tu s'altro vuoi chefia di refto, Inuidia,il che in null'altra auenirfuole,
1 Onde Rinaldo ,oue vfcirà al mód'ella Ondep quefto & per l'auanzo appreſſo
Et ella a lui ,certe ifolette belle Che'n quefti verfi miei s'è uifto bomai
Nel mar so chefra uoi thofcan s'appella Et per lofcritto da Rinaldo iſteſſo,
Delequai tutte apunto infra Rufelle Racconcordando & diligente affai
E'lgran Centurion, ve negiace vna I tepi e'l loco ,e'lbel ragionamento."
Ch'iuifeigiafott'afeliciftelle , D'effa Natura, cio ch'albor fù mai
Ein quefta perche affai l'ama Fortuna Prouafi certo,& con buon argomento
Vorò ch'altempofuo nafca coftei Che voifete colei le cuifattezze
Che bellafatt'haurò piu ch'altra alcuna Vide eigia anni cinquanta erfettecēto,
E'l paladin,fapere anchor vorei Mafe nolprouale altro ,le bellezze
Chenomefuofarà che'l modo alhora Voftre donna gentil,nonfono talı
Per quel s'illuftrein tal beltà di lei, Che ne fan millefedi er piu chiarezze
Et ella a lui,gia a te lo disfi anchora Qual donna al modo mai de le îmortali
Che'l carco di nomar legenti al mondo Hebbe d'or chiome , d'alabaftro frote
Non è di me,madi chi iui dimora, Ein un loco d'occhi
ftelle orientalis
PRIMA

Qual di dolceƊza mai


fù largafonte Abi quantefiate abime, abi quantefiate
Qualfranfemai
fraperle etfra robini Disfifra me caua lagocciailfaffo
Angeliche parole honefte e prontes Nonp possanza,maper lunga etate ,
Qual hebbe mai di rofe, er gelfomini , Et ne fperai vittoria paſſopaſſo
Difangue,diviole, er di bellatte Che non di goccia,ma di larghifiumi
Guancierqual man d'auorio depiufini Gli verfaua acquafi mifero laſſo,
Qual'hebbe ciglia mai d'ebenofatter Homailitrifti miei
fcontenti lumi

Qualportò pomi infen mai p mámine Sono confonti,i non ho piufofpiri


Cui inparadifo par nonſe n'abbatte? Noho piu uoce onde piu mi confumi,
Qual'hebbe carne maifatta di brine Gliafflitti miei cordogli, i miei martiri
Tenere, & fresche difoauifiori Nonpofsiopiu moftrarui o donna mia
Difangue, et latte, etrofe colte in fpine? Com'ifolea,negliardenti defiri,
Altra chefola uoitdunque i lauori Voifefetegiamaiper efferpia
Chefor moftrati alfir di Möt'albano Debftate a ueder uoi qual'l mio dano
Eranpur voftri,er no vi sono erreri , Ch'adhora , è'l tempo s'egli maipurfia,
Et come quefto ilmi creder non vano Quella onde le miferie alfin se'n vanno
Fa,che vanofaria s'altro credeffe Gia mifrauenta,anzimi racconfola
Che cieco è pur chi no ve'lfol fourano , Che con leifpero purfinir mi’affanno,
Cofi miriconferma ne l'impreffe Paffano glianni, e'l tempofugge er uola,
Mie imagination,ch'in voi pur ueggio Racconfolarmi ben poffete uui
Quelchepfarui cor Natura eleffe, Con unguardo amorofo o una parola,
Efla Natura , (or chi mi puo farpeggio) E'l deuete purfar,perche purfui
Vife (lo vedeognun) bella & ferena Semprefol uoftro, etfon,nofongia mio ,
Talchpiu bello ilfol mainõuagheggio, Neleternamente maifaro d'altrui,
Etper maggior mio mal per miapiù pena Mache grid'io pieta¿che mifaccio io?
Vifece vn cor d'un diamante duro Noè'lfuo cor diamante?aduque in piato
Chefenol vedeẞ'io, crederia apenas Senza fpeme uiurò ſempre,e in defio
Chi dunque al mondo mi puofarfecuro Etcofi chiudo in lagrime'l mio canto.
Ch'iopoffa una spezzar afto cor noftro
CANTO LXI.
Di marmo no,ma di diamante puro?
Amor tu cheti
ftai inquel piu bel cbioftro Eper disfatta neue in alti monti
Chefeffe mai Natura in tutti noi NNeppioggie dal ciel molto abõdáti
Set'appaghi di lagrime o d'inchioftro Crebber maifiumi, ouerper altrofonti,
Etfe l'opre di leiromper maipuoi Neperfuoco giamaiferfi inondanti

Chefia'l tuo ualor tanto,per pictate For di mifura in ribollente uafo


Rompile quefto, & fia l'honor tuo poi, Caldilicori, o coſe 1.0
altregonfianti ,
Quanto?!
PARTE 75

Quanto'l fuo monte fenza lei rimaſo Nel Cantabrico mare un lungo pefce
Crefciuto ritrouò tornata ad ello Phifiter da legenti nominato
Natura,albor chefu'lgia detto calo , Colcapo alcuna uoltafuor d'acqua efce,
Però mifele manfubito in quello E informadi colonna alto eleuato
Et d'effo incominciòfar tante cofe Viapiu ch'alber dinaue , acqua abōdate
Che piu nonfe pittor mai con pennello, Verfa di bocca ne i nauigi a lato,
Onde Rinaldo tutte, lefamose , Natura alhor che'lpaladin le piante
Et laltre,ch'ella mai nel mondo crea Volfe voltar da lei,come hauea detto
Vide albor,ch'una pur non ui fiascofe, Per vfcirfuor difotto'l mõte Athlante,
Et tanto'lgran defiofù ch'ella bauea Nefe vndiquefti, poi nelintelletto
Di racquiftar il tempo ch'eraftata Subito mife a lui, ch'eglifaceffe
Via dalfuo monte ond'ogni cofafea, Quel(ch lettor vedrai leggedo) effetto
Che quando allauorierfù ritornata Onde la beftia (& par pur ch'intedeffe)
Adoprò tanto l'imaginatiua Trangugioprefta ilfir di Mot'albano
Ch'ella auanzo lafuapreftezza ufata, Ch'ei no s'accorfepur ch'ella'lpredeffe
Onde nel mondo albor la gente viua Etper loforch'ufcia nel oceano
Videfouente affai diuerfe forme Deſcritto auanti, vſcì nel alto mare.
Chefean poi vanala virtù vifiua, Ch'athlanticofi chiama, o gaditano .
Peròch'effa Natura che conforme Ma perch'i fento tanto rifuonare
Suolfar l'opra di mano a qlc'ha in me Vna tonante tromba , ch'alfuofuono
Non copi albortutte l'intefe norme (te Mi conuien pur deltutto rifuegliare
Et però apparue albor nanzi a lagente Il paladin nelgran peſce abbandono
Quel ch'ancho inazi a noi
fuol apparere Ch'altri mi chiama con la detta tromba
Che chiamiam fcotrature et sopoi niete Acui non men ch'a lui tenutofono,
Etmentre ella fi intenta, agranpotere Ei mica non morrà dentro a la tomba
Plafmaua d'ogni cofa , er geme, oro, Doue llafciam,pche pur uuol Natura
Et frutti, berbe, acque,buomini, Ch'egliefca uiuola ue'l mar rimbomba,
Rinaldo diffe alei,tutto m'accoro (
fiere, Et noi quando fiatempo , a fua uentura
Penfando che da voipartir conuiễmi Ritorneremo , troueremlo ufcito
Donna,cuifempre certo almodo adoro, Delafecondapifceafepoltura,
Ma quella uoftrafuor che tanto diemmi Adhor biſogna andar a unaltro lito.
Didon (mercè di lei) ch'a vederfcefi Perc'homai ueggio in quel l'imperatore
Questa voftra virtu che voftro tiemi, Del Cairo, con l'exercito falito.
Mi chiama a ricercar altripaeſi Cleante il granfoldano altofignore
Onde andar mi couien diofa m'increfce Chiamato i Frácia afarne d'effa acquifto
Sian dunque i voler voftri a me corteft . Da Gaino di Maganza traditare
I
PRIMA

Trapa fato inSicilia il petto al trifto E hauea Burlante dettogia in Egitto


Sidone,che conlui gioftre Baiardo Capitan d'unafquadra, c bauca Lurcõe
Et tolto quel com'hai lettorgia vifto , D'unaltra, & lun' laltro buoforte e
Entrò nelmar thoscano, e ad ungagliardo Et tutte laltre poi alte perfone (iuitto,
Vento leuò lefuefi prefte vele Magnanime, viril poffenti, & degne
Ch'un barbaro corfier fatt'haurian tar Ch'i cantai ne la lor defcrittione,
Ne mai fifece a lui manco fidele (do, Con lequai tutte & fotto quelle infegne
Questobuon vento, & fimilmente mai Chefono ancho defcritte ,ilfuo viaggio
Nonfe glifece'l marpunto crudele Prefe ei uer la ue creche Carlo regne
Fin ch'ei coi legnifuoigiocondo affai Ilqual Carlo imperiero huo sépre faggio
Nelliguftico entro ,doue hebbe anchora În ciaſcun'orafuafuor ne la fede
Proper Nettuno, Eolo fempremai, Ch'eidaua a Gancofuofigrade oltrag
¦
Tanto ch'un di pur giunse nel'aurora Dal tepoch'effo conte a luigia diede (gio
(Et lefue naui con lafuaperfona Speme difarlo bauer vere nouelle
Tuttefalue dal mar da pupa aprora) D'effo Cleante, & di tuttafuafede
Allito chefiftende da Narbona Stat'era allaifouente infeſte belle,
Fino in Marfiglia porto di Prouenza Come vedemmo gia chiaro & aperto
In cui chius'è Acquamorta & Magalo Ch'ei dato bauca principio afar dı qlle
,
Et quiui altero &senzarefiftenza (na, Alhor chefù spedito il buon Ruberto
Lapiaggia egli occupo quant'eragrade Che n'andaſſe in leuante, et d'ogni cosa
Per c'hauea mille naui a fu'ubidenza, Indi recaffe in Francia il vero el certo.
De lequai tuttegiunte in quefte bande Ilqual de l'oprafua fi dolorosa
Vfci la gentefuafuperba tanto Com'ei uoleuafar ,portò la pena
Che fino al ciel la fua arogantiafpande, Per la man di Rinaldo ualorofa,
Et quiui alteri molto in ogni canto Quand'eififotterrò dentro la rena
Cominciaro a rubbar tutto'l paeſe Di quellafufta d'Orion cofaro
Carcando ognibuom di dolorofo pianto Del c'homai lafcrittura aſſai n'è piena
Cleante anch'ei delfuo nauigiofcefe Talch'ei non haueafatto vnfolriparo
Et feco bauea Bobardo & Draganaffo Daguerra in Francia, od unpuediméto
Atti giganti a lepiu ardue impreſe, Mercè del conte Gan traditor chiaro,
Ebauea Ceraftro che non men fraccallo Adunque albor che con migliaia cento *
Diloroin quelfard cui'l Pireneo D'huomini armati ,ilgran re diSoria
Chiude la via a la Spagna etferra il paf Seefe oue corre il Rodano & l'Argeto
Mafopratutti bauca al grade Ombreo ( fo La noua a lui n'andò tanto piu ria
Da le due tefte com'è gia defcritto Quanto perlocontrario auenirfuole
Poffente via piu ch'altro etfiero et reo, In quel beldetto pien di leggiadria
PARTE Ge

Che piaga antiueduta affaimen dole. Il tuo cófiglio Ganpsáto io tolfi (bora)

CANTO LXII. Ma adhor m'aucggio( aime troppo tard'


Ch'i qlch'iofecial miopeggior m'accol
Velgiorno sato ch'in Babel s'elegge Quel di Magaza (
fcelerato)alhora (
fir
1 Forfe dapiu d'unlupo ilgra paftore Chefiramaricofi feco Carlo
Ch'ala madraguidar de poi le gregge, Difuafuetura, ond'ei tanto s'accora,
D'ella cittate in numero maggiore Cominciò cófue ciance a confortarlo
Non efcongia volanti corritori Traditorefcamente inguifa tale
Perrecar ad altrui chi n'ha l'honore,
Ch'eifeppetutto molto inanimarlo,
Ch'entrasfino in Parigi i apportatori Diceua egli imperier chefa immortale
Dele nouelle,albor ch'in Acquamorta A quefto modo l'huomfenon ch'egli eſca
Smonto Cleante imperator de mori , Cograd'honor d'impreſa alta et reale?
Ondere Carlo a cui'l ver pur s'apporta Setu fei qualfet pur, non ti rincreſca
Veggendofi affalir tanto improuifto Che'lgranfoldan con la gente d'Egitto
Tutto s'accafcia e tutto fifconfor'a, Sia venuto a affalirla tuafrancefca,
Et delgrande errorfuo fi tardi auifto Perche lo vincerai, donde lui vitto
Ch'apena e potrà farprouifione Sifarà'l nome tuo nelmondo eterno
Siche di lui ilfoldan non faccia acquisto Com'alcunaltro homai gia tantoſcritte,
Chiamo primieramente Ganelone Ond'io per lo tuo ben penfo & difcerno
Et diffe Gano abime doue è Ruberto Che s'habbia afar quefto prouedimento
Ch'andò in Egitto per tu'opinione'? Ch'io ti dirò,ne l'barrai credo afcherno
Ahime ch'erapur ver ch'erapur certo Primaftar di bon cor perch'in spavento
Che ne venia Cleante ilgran foldano , Non fiponga la terra, poi por quella
Ne creder lo volio dōd'ho mo'l merto, Subito tutta in buon'ordinamento
I non ho in corte il ſenator romano Sai ben che quattro porte ne tiene ella
Nó Olivier,no'l fignor d'Inghilterra Chefon leprincipal, quefte voglio
No'l valorofo fir di Montalbano, Che guardigente tua fidata ,e ancella,
Chi Aunquefarà ql ch'a tantaguerra Etfino adbor vna al gouerno mio
Poffa vnqua contraftarschi farà quello Laſciami imperator, che vederai
Che mi diffenda e mi coferui interra? Quant'io difaluar te n'haurò defio
Chifarà quello Gan me cattiuello Laltre a deglialtri ad un'ad un darai
Che facciarefiftentia ad vn Cleante, Perfone ch'a teparinofidate
'
Tat'improuifto ,etei ífi grá drappello? Che molte in corte tua ſo ben che n'hai,
Mifero me ch'io non lofeppi auante Ein quefto tempo con celeritate
Anzimifero piu ch'io non lo volfi Manderai a chiamare il conte Orlando

Saper albor cheleparoifor tante, Che ne verrà in pochisfimegiornate,


PRIMA

Et in Borgognafarai gir chiamando Cofifoftuconlui tuftato in mare


Ilmarchefe Oliuier tuo paladino Nellegno d'Orion ch'adboraforſe
Chefimilmente ne uerrà uolando , Nonftarefti con Carlo a berlingare,
A Mont'alban nonfareifar camino Parti ch'eifappia dir le cofe occorfe?
Ch'i non mifiderei d'alcun di loro Et le prefentier tutte lefuture?
Sai ben che defti bando a quel meschino, Cred'io che com'astrologos'accorfe .
Indifarei ridur il concistoro Or Carlo a cui purforza è ch'affecure
Dou'to confulterei s'altro n'auanza Suoftato, che ne preda alcun partito
Perpoterfifaluar da quefto moro, Per nonlafciarfiatriftofin condure
Io farò venir gente di Maganza Ilbuonconfiglio delfuo conte vdito
Ne menerà Ŏhuier de la Borgogna Radunol conciftoro,& quiui in eſſo
No temer Carlo,no lasciarsperanza, Confulto'lcafo grande sbigottito.
Ne meneran quefti altri di Guafcogna Ciascuno a cui'lparlar uifu conceſſo
Nefaremo venir di Normandia Ne tocco in quello almanco vnaparola
Talche ne dáno baurai ne anche vergo, Deltradimento ,et chi lo diſſe expreſſo ,
Etfe vedremche pur bifognofia (gna, Talchefralor vi fùfmentir digola
Ne condurem ditutto'l tuo paese Minac cie,ingiurie, et molt'altre parole
Di Lotheringia,Fiandra, Picardia , Da no lafciar andar con quelche vola,
Onde Cleantede le grandi imprefe Mafinalmente al tramontar delfole
C'hauran gliomerifuoi mal caricati Fu pur conclufo quel che detto bauea
Pagerà certo'lfio,queft'è palefe . Gia a Carlo Ga chepur tradir lo uuole,
Che da le bandefue,da quegli lati OpoffenteFortuna ingiufta dea
Nonfiatornato il mio Ruberto, quefto Quáť'è'l tuo grá ualor, tufai ch'unſolo
Non forifoluer io,de sfortunati Vince tanti altri,& in vn'opra rea,
Trouanfifempre,egli erapurfi prefto Almenfoffe ella tal, dond'ufcir duolo
Neliferuigifuoi fidiligente No ne deueffe, almenfoffe ella buona
Ch'ei lafciaua perlorfempre ogni refto, Mal'è'lpeggiorfra luno et laltro'polo,
Maforfe alpouerel qualche accidente Senon cheforse per te s'abbandona
Auenne,ond'ei non puotefar ritorno Pertefilafcia ruinar qualcoſa
Com per lo modo auien fpeffo a lagete, Per poi piu alzar qualcbunaltrapfona,
Vedrai ch'anchora qui l'hauremo ungior Etgia te ne moftrafti curiofa
Etfara ver che qualche cafofiero (no Di quefto affai nel miofublime Griti
L'haurà tenuto afar tantofoggiorno , Cherea gli foftiper poipiugioiofa ,
Ruberto tornera credi'lpur vero? Gia'l
fefti pregionier la ne li liti
Onontornaffe piu dopo vn difnare Delbosforo di Tratia,perche poi
Abere od a mangiar, Ganda Pontiero, Foffenper lui
figranfignori vniți
PARTE 67

Lolafciafti ir cattiuo in Francia al roi Ma batteraiti anchor trifto la guancia

Accio chefe nefeffe quellapace Deltuofalfo operar,ne in tempofia


દ feceper gli ingegnifuot, Ch'alpetir nos'hafempre buona mácia,
Chepur fi
Fefti tor'altri la cittàchegiace Tutradirai'l tuore,ma anchor potria

Lafula Brenta perche poi ritolta Effer,che porterai del tuo peccato
Foffe per lui colfuo valor verace, Lapena, &r Giuda eſempio te nefia.

Etcofi forfefar uuoi queftauolta, A quefto traditor can rinegato


Laffar ben vincer Gancol fuo tradire Fu data pur laguardia d'unaporta

Perpiu exaltar Orlando unaltrauolta Dalre ,com'haueu'ei difiderato ,


Quand 'ei n
ciafcu fupere rà d'ardire . Dio voglia ch'alnemico ei nófiaſcorta
Dio voglia Carlo ch'ei nõ metta dréto
CANTO LXIII.
Cleante,onde nefia tuagête morta ,
Ofcia chepiaca al gran re Carlo ma De laltre porte il miglior reggimento
Il cöfiglio di Gaino di Magaza (gno Fu dato ad altregenti de la corte

Che ridur lo voleapur dentro al gagno Chefaran bene in lor bon portamento,
Parue are Carlo & a molt'altre accorte
Fù pofta la cittade in ordinanza
Come fi fa quando s'aspettaguerra Perfone,configlier del concistoro
Chefuormette'lfignor la fua poffanza Chefimandalfe un'buo poflente etforte .
Etfu mandato unprefto in Inghilterra Ambafciatore algran Clente moro
Adauifar'il valorofo Orlando Per benfaper da lui cio che l'bauea
Ch'ad aiutar ne venga la fua terra, Fattopaffar'in Francia a i danniloro,
Similmente in Borgogna ando volando Onde a la legatione in cui deuea
Vnaltro,ad auifar quel buon marchefe Efferui pofto vn'huom che benfapeffe
Che vega a corte,il tutto pofto in bado, Quell'idioma, vn che meglio'lfapea
Etfu mandato poi per lo paefe Checiafcun altro,Carlo magno eleffe,
Adinuitar molt altri paladini Et queftofu'l Daneſe paladino
Ch'era fuor di Parigial altre imprefe. Ch'andar al granfoldan fe ne deueffe,
Namo, Turpin, glialtri cittadini Ond'eifi mife tefto a buon camino

Voleanche figridaſſe di lontano Verfo Borbonia perfcontrare in quello


Pertutta Francia,& per tutti i cofini (Se ne veniaper la)❜l granfaracino ,
Chenetornaffe'l firdi Montalbano Etper ognistran cafo horrendo ofello
Affciolto i corte, & Phauriafatto Carlo Che poteffe auenir per lo viaggio
Mano gliel lasciò maifar'il fuo Gano , Nonfe ne volfe andar foletto in ello,
OGanfer purdifpofto di extirparlo Ma feco ne menoe Guidonfeluaggio
Sei pur difpofto diruinar Francia, Etfimilmente meno Sanfonetto

E'ltuofignore, del imperio trarlo, Huomo ciafcun di lor di gran coraggio,


I iii
PRIMA

Et cofi tuttatre fenzafofpetto Et quefto ifteffo anch'eip un'buom degno


Caualcandone allegri vna matina Mi mandò dianzi a dir,donde a Parigi
Giunfero avnfiume che Liggeri è detto, Come ne uedi caualcando vegno,
Et quiui lungiperlafresca brina MatuDaneſe mio chefi t'affligi
Vider gente venir tutta a cauallo Nelcaualcar,cercando che ne vai
Chemoftrauaalfembiante pellegrina, Per quefto mondo reo pien diletigi¿
Diffe'l Danefe, e mi par s'io nonfallo Et egli a lui per que medeſmiguai
Che questagentefia di corte amica Ch'a Parigi ne vai Oliuier mio
Alportar, l'hafte,al andar,e al metallo, Anch'io ne uo per qui dolente aſſai .
Et s'ellafoffe ben de la inimica Il noftro❜mperator uoluto bach 10
Man'a li brandi, giufepoi Guidone Ne vade ambasciatore algran Cleante,
Mi vedrai benfmagliar qualche lorica, Etper questo da lui mi dipartio ,
Ma'n quefto tempo ecco che'l borgognone Egli vol ch'a coftui mifaccia auante
Dico Olivier,che n'era'l conduttiero Et vol ch'intenda (felo vorà dire)
1
Di quefte valorofe & granperfone Perch'è paffato in Francia di leuante,
Lofcudo aperfe, tutto infieme altero Etfi puone la camera chiarire
Strinfe'l corfierofuo, talch'in unpunto Perchepursempreparla concolui
Giunfe al Danefe com'augel leggero, Chel'ha (reo traditor )fatto uenire,
Et quiui diſſe a luifubitogiunto Vanne a Parigi pur ég nota a cui
Hor n'ha pur tratti Gan tutti alaiolo Ha de le porte egli leguardie date'
Credelohor Carlosegli n'è pur aggiuto, Et comefalueremlaterra & lui,
Neviene'lgranfoldan có tantoftuolo Diffe Oluierpur a l'uſanze vſate?
Daneſe mio diferagente armata AGan tutto'l gouerno d'ogni cosa?
Chenepotràfcampar cred'io Diofolo, O ciecobuom troppo piendi lealtate,
Homaitutta prouenza egli ha occupata , Sirifpofe Guidon finch'ei gioiofa
Tutta Narbona,e'l Delfinato anchora Glifacciafilafua real corona
Etfe ne vien piu oltra a la giornata , Ch'eife la tenga poiper vergognofa,
Tutta lagentefilamenta erplora Diffe'l Danefe alhora,bor nopiu prona
Neffun contrafta a lui che non bifogna Guidon, andianci , a dio mici caualieri,
Perche'l valor dipochi vn nientefora, Voi a Parigi, noi verſo Narbona,
Etio perme lafciato bo la Borgogna El conquefto parlar queftiguerrieri
Dirotti'l uer che non mi bafta'l core Partirfieandol Daneſe iuer lagente
Biconferuarla, emmene vergogna, Del moro,e inuerfo Carlo ando Öluie
Ma con lagente mia di piu valore Ilqual nelandarfuo fi diligente (ri,
Perche nonpera tuttoquanto il regno Etfollecitofu ,che'npochi giorni
Yommene afouenir lo'mperatore, Giunfe a Parigipur vltimamente ,
68
PARTE

Da laltro cantofibreui
foggiorni Tal ch'infelice benquellabrigata
Facea'l Danefe nelfuo caualcare Si potea dirche nele loro mani
Ch'anch'eitofto negiüfe in quei cotorni Giugnea perfuafortunafuenturata,
Doueper ogni banda rifonare C'boggidi ne l'Italia i trifti hifpani
Gia fifentia quelftrepito chefuole C'hanno(mifera)leififotto'lfreno
La gente d'arme oue ella va,menare , Che non la pon'dirfuagli Italiani
Et ecco vngiorno al apparir delfole Quantunquetutto'l malfacciano apieno
Caualcand'ei del monte a la coftiera Chepuocadere i cor d'un'buofpagniuo
Che di camene dir la Francia vuole Sépre d'inganni e di malitiepieno (lo
Dalungi incominciò veder l'altera Forfe peggio nonfan chefeffe'lftuolo;
Gete delgranfoldan, ch'infra effo mote Quefto dich'io ch'in Fráciabauea codot

Einfralariua del gran Rodano era, Ilre dei mori afuoigrádáni et duclo ( to
Ond'ai compagni con allegrafronte Onde'l Danefe homai la ricondotto
Diffe homaifiamogiunti in alla parte Donde nouellamente bauea d'andare
'
A cui d'ir noftre voglie eranfi pronte , Delapoffanza lorfubito fotto
Ecco gliexecutor del fiero Marte Potrebbe hauuto bauer da dubitare

Ecco qui quellagrangente laquale Delafua vita,entrando in afta gente


Venuta è in Fraciaplo'ngegno l'ar Si con l'opre col cor data al malfare',
Pi Gaino , alfuofignor tanto leale . (te Ma perch'era magnanimo v poſſente
Ad effagiunto fenza altrapaura
CANTO LXIIII .
In effa ardito entròfuperbamente ,

E lito o piaggia mai ne mote oualle Et comeſempre (ch'egli è di natura)


NoOccuparfi in ponete od in leuante Ciafcunfitra a veder liforeftieri
1 Xerfe, Alexadro, Dario, od Haniballe, Quand'appar noua gente ne le mura,
Quandoegli al mondo color genti tante Cofi quand'iui apparue il noſtro Vgieri
Nefergia le lor sepre immortali opre Conglialtri duo fi traffer le perfone
Come'l detto terrenfacea Cleante, Tutte a veder lor noui caualieri ,
Dou'ei colgrande exercito ricopre Et come spello auienfra le non buone
Si tutto'l pian , ch'in quel niunaltra cofa Genti,cuipiacepurfarʼaltrui male
Ch'arme, tedardi,bafte, er cauaifi fco Cb'afarne unpiu ch'unaltro fi difpone
Et gentefecobaueafi defiofa (pre, Cofi quando'lguerrier ne la beftiale
Difempreoperar mal ch'ei non potea Gete,delgranfoldan ſe nefù entrato,
ie (Volendo ben) da quelfar lei ritrofa, Volfe altri effer di lui micidiale,

ri Onde ella,beftialfuperba, er rea, Maperche'lguerreggiar nonfariaſtato


Per ogni luoco ouunque erapalata Alhora vtile alui com'altrauolta

Gia accefofuochi et parto sague bauea, Ad altro tempo, od in qualchaltro lato,


1 iiii
PRIMA
Eififaluo conlafua linguafciolta
Et detto quefto effo fignorfourano
C'hauca buonfaracin , e ambasciatore
Tacque modefto, il Danefe alhora
Diffe et,non merta malnessuna volta
Daipiefidipartio d'effofoldano,
Talch'ei purfaluo alfinperfuo valore Etperchegentilezza anchotalhora
Con Sanfonetto, co Guidon feluaggio Sitroua mondo cafe pagliarefche
al in
Condottofu a Cleante imperatore,
Et nel inferno s'è trouata anchora,
Et quiui inanzia lui di buon coraggio L'ambasciator de le gentifrancefche
Coficomincio dir,come colui
Nonfi partio del campofaracino
Ch'era di Carlo imperator meſſaggio . Ch'eine ritrouò anchor ne le morefche
Cleante granfoldan, re Carlo, a cur Peròch'un certo buogrande et pellegrino
Venutefon❜homai mille nouelle
Etdegno capitano & buonguerriero
Che tunelfuopaese offendilui ,
Ch'era dettoper nome il Saladino
Mi manda ateperfaper quaifonquelle Veduto'l pro Danefe il caualiero
Cagioni,che tiferpaffar in Francia Ch'egli crapur, Guidone & Safonetto ,
Con tantegenti difpietate & felle, Volfefar lorohonor con corfincero,
Indifoggiunse, con l'acuta lancia Ondepien di defio con grande affetto
Suolilibrar'ilgran valor de iforti Moftro loro l'exercito per tutto ,
Et non colfuoco o con altra bilancia, Et s'eragrande,& quanto era perfetto,
Questiguerrieri tuoi non molto accorti Et quando algrade Ombreofifù codutto {
Ardendofene uan tutto'l paese Doue era Draganaffo e'lfier Bobardo
E a chinol meriò maifan mille torti, Et Ceraftro con lor beftiale e brutto ,
S'unqua difuperar re Carlo, accefe firidrici ilguardo
E diffe lor qui
Sono le voglie tuefemprefia meglio Voftroguerrieri, & per uoiſe nefaccia
Che non fia guafto quel, quefto e palefe,Giudicio ,fe ciafcu puo effer gaghardo ,
Prouedi aduque, fino adhor ti fueglio Onde'l Danefe, lun'e laltra faccia
Chel'huom delpeccarfuo portala pena Frafe librata ben del ſtrano Ombreo
Se no in giouētu poi quando è veglio , L'horribil corpo & lefuperbe braccia,
Cleante albor confronte alta erferena Diffe alui Saladin unqua nonfeo
Grauein afpetto e conparlarfoaue Credio Natura unhuó piu ftra di áfto
Breue rifpoftafe, ma molio piena , Tutto chefeffe Phialte & Briarco,
Ambafciator (diffe et l'alta mia naue Ond'a intellettofan non parra honefto
In Francia a iliti voftri altro no fpinfe Di por'unqua coftui coglialtri guerra
fio di gloria honeftoer graue,
Chefolde Ch'ella giafece con l'ufatofefto,
Ilgranfurorfai ben che mai nonftrinfe Questi entrerà cred'io detro ogni terra
In cotai genti,alcungran capitano , Chufele porte,fouraglaltri muri
Non pur qlche gia vene, uide, er uinfe, Etquincie quindi tocchera la terra,
PARTE 67

Quefti altrifimilmente horrendi scuri Ne a Giulia piu la'uefta di Pompeo.


Sonofi grandi ,ch'a la lor grandezza Ne piule vele nere a quel che diede
Almar che bagna Tratia, il nome Egeo
Nofo quai guerrier maiftaranfecuri.
Che uncauallo al Dancfe, alhor che'lpie
E'l Saladino, & quindi la deftrezza
mife ei delfaracino (de
Si vedrà de la Francia el valor grande Ne laftalla
L'ardir,l'igegno,l'arte,et lafortezza Imperator de la morefcafede,
Perche monftrando a lui quel Saladino
Quindi fi vederefe'n queste bande
Songlibuomini viril tanto & poffenti Cioch'era nel exercitofourano

Quanto di loro al mondo fe ne pande, Gli volfe ancho moftrar älche ronzino
Et quiui conobbe ei da Mot'albano
Et mentrequefti tai ragionamenti
Facean fra lor,que beftial giganti Subito il buon caual,quel ch'a SidoneJ

Stauanfuperbi & co mal almo inteti, Hauea tolto in Sicilia ilgranſoldano ,


E'l Saladino alhor, Daneſe auanti Ondefififfeferma opinione
T'occa loro la man, non tismarrire Comei alegati nei lor cafi fero
Ch'egli fon buon copagni tuttiquanti, Chefoffe morto ilgráfigliuold'Amone

Et nel medefmo punto in quefto dire Et diffe al Saladin ,deb caualiero

Fè ceno al grade Ombreo tutto orgoglio No tipiaccia didirmi oue Cleante


Che'l voleffe di quefto exaudire, (fo Habbi'acqftato , & come il bel deftriero
Onde❜lgigante alpestro e difdegnofo Et quegli a lui, venendo di leuante
Compiacque'l Saladin ,poifiriuolfe Giuggnesfimo in Sicilia, al cui fignore
Com'buom cui qlcheface è odiofo, Tolfe albora ilfoldan quefto afferante,
Ma del brutt'attoil caualierfi dolfe Indi gu diffe anchor tutto'l tenore
Perch'egli eragentil ,ne peròftette Di quefta cofa,& come baueua uccifo
Che deglialtrile man tocche anchor uol EffoSidon,per quefto belcurfore ,
Pofcia al ambasciator cofepiuacette (fe, Ilpro Danefe albor chino giu'l vifo
Ei cercò dimoftrar non ftrane tanto Come huom ch'ode noulla dolorofa
Quanto i giganti, &r alle noi riftrette Dafeper lo dolor tutto diuifo,
Vedremo inpoco dir nel altro canto . Indi con voce mesta lagrimofa

CANTO LXV . Traffe delpetto ungranfofpiro ardete


Et diffe abi delfuo firforte angofciofa,

cei
Che Piramo difangue a la forefta Foffe per di Sidon l'amara morte
Ritroud tinto oueregnaua Belo Forfe amicodi luiforſe parente,
Nor fiffealborgia a luipiu ne la tefta Mafofpirawa Vgier la crudelforte
Fafo creder donde ei l'opranefeo Delfuo Rinaldo,ch'ito pur credea

Che tanto a Thisbefuafu poi molefta, Daquefto modo a qualchunaltra cortes


PRIMA

Et meſto affaiperla nouella rea Ma douefono in Francia hora le,fchiere?


Pofcia c'hebbe l'exercito morefco V`Sono horgliapparati de laguerra?
Veduto ,e'lbel ch'in quel uifi chiudea Vagli huomini c'han leforze alteret .
Vn di nelaurora in tempo fresco Il noftro cote Orlando è in Inghilterra
Partia caualcon li compagni fuoi Aftolfe èfeco, e'l noftro Ricciardetto
Per ritornare a lo'mperier Francefco, Ecofrategli
fuoine lafuaterra,
Et nel viaggio con queglialtri doi Nea Parigi verranper lo difpetto
Ragionaua ei del moro e deigiganti Chefece loro Carlo in quellauolta
Sempre a Baiardo ritornando poi, Chebandì illorfratelſenzarispetto,
Dicea Guidone iofo che queibriganti Elgranfoldano ha con lui gente molta
Lefalimbacche in Francia vuoteranno Etgente (vedi ben ) tuttafiorita
Eapproderan del pane ai mercatanti, Cheforfe nefaranfudar taluolta,
Elpro Danefe, queftofia men danno Siche Danefeiltempo adhor ne inuita
Se pur nonfoffe morto il mio Rinaldo Aragionar non di Rinaldo noftro
Chemiterra sepre in cótinuo affanno, Ma di quel chefortunaſi n'addita,
Et Sanfonetto albor,feitroppo caldo Et cofi andando ognibor di chioftro in chie
Inquesto tuo penfier Daneſe forfe Etd'una í altra piaggia ragionado (Aro
Nonfarà uer, non lofcriuerfifaldo, Cofe che no pongo to tutte in inchiostro
Chifa fe'lpaladinforfetrascorse Si delviaggio lorfer caualcando ·
Nela Sicilia anchorperqualche cafo Chefinalmente un di verfo lafera
fe difuo uoler questo ancho occorfe,
Et Giunfero a Carlo cheftaua aspettando,
Chequiui ilfuo deftrier nefia rimafo Et quiui inanzi a lui tutto quel ch'era
Chipuofaperilcorfo di Fortuna Da dir del granfoldan, diffe'l Daneſe
Gran cofefa da l'orto ella a Poccafo Difua rifpofta, e di fua gente altera,
Pero'lcarco di lui tutto a quest'una Onde lo❜mperator viapiu s'accefe
Perqueftauolta Vgier noi lafferemo Afar venir Orlando in Francia tofto
Ne fi puote inciofar cofa alira alcuna, _Ch'in uer bifognaua cipfi alte iprefe',
Et uerfo la città caualcheremo Etperòfu da luifubito pofto
Quantopiu tofto,perridire a Carlo Aquelcamino, vnaltro cauallaro
Quelche delgranfolda uedutohauemo Accio ch'egli al venirfoffe difpofto,
Ch'igiuro a diafe noi voremfaluarlo Et dopo quefto anchor ve ne mandaro
Haurem tanto dafar, cheeglifa tanto Il terzo , e'lärto e'lqnto , et tati appre
Cheforfe troppofia foglch'io parlo, Che dieci inpochi giorni ve n'andaro ,
Nonbai tu vifto, e examinato quanto Manonfu in Inghilterra unfolo meſſo
Sia di quelgrande exercito ilpoffere Ipedito vnqua dal realpalagio
Etche bifognerd bauerne altrettanto? Che nonefolle vnaltro altronde meſſo ,
PARTE 70

Gan di Maganza traditor maluagio Et quiui uedrem noi uoftra poſſanza.


Che la corte vedeafollecitare CANTO LXVI.
Didier di notte, nõ a lor bellagio
Millemesfimandaua ad infiammare Vando s'arde di notte i qlche luoco
9
A veloce camin Cleante moro Alcunaftanza'di mercatantia
Nanzi ch'Orlando ripaſſaſſe'l mare , Doue'l
fignorefuo no vegga ilfuoco
Perche eifapeua ben che s'a coloro L'amicagente a lui chefifapia
Ch'eran ne la città giugneua il conte Deltrifto cafo, non va conpiu cura
Nanziche delfoldan l'ardito charo Ariportargli la nouella ria,
Haurebbe bauuto quelfatica, onte,Nepiufrequente,accio ch'ei fuafciagura
Et danni,er morte,erforfe ch'egli mai Nevada ariparar molto uolando
No baurie uinto alcunaporta oponte , Dalgraue incendio,che'lfuo be glifura
Di quel ch'in Inghilterra al côte Orlado
Etperò con fuoimesfi fempremai
T'eneua effofoldanfollecitat Giuan li messi de l'afflitta Francia

Che nel viaggio caminale affai, Poi che in effa'lfoldan sfodro❜lſuo brádo
Onde ei che ben vedea la mala mancia
Onde ei da afto dal defiofpronato
Diferfiimperator di tutta Francia Efferle data alfin da un'huomſi gráde
Gia dietro afe Lion s'hauea laſciato , Se nolafoccorrea colafualancia
Et lieto affai,com qlc'ha infu la lancia Deliberopaffare in quelle bande
ſe n'andaua
Gia Phonorato pregio , Etquiuifouenir l'afflitta gente,
Diqlgioendo , ch'ancho era in bilancia. Re Carlo , i tempii & le cofe bonorade',
Ombreo quelgrangigate ognihorfiftaua Et peròcon Aftolfo accortamente
Propinco ad effo , et neladar d'ognihora Riconfultando il cafo & latrist'opra
Quel pouerel d'Orlande minacciaus, Fatta per Gan traditorescamente
Ahimburiato Ombreo cheforse anchora Diffe la Francia homai uafottoſopra
Nófai qualfia'l ualor di aft'huom, cui Perdera Carlo la real corona

Minacitanto, noègia anchor l'hora S'ognibuom o ilfuo ualore hor no adopra


Forfe quando a le manfarai conlui Bifogna Aftolfo andar la ue nesprona
Nodirai tante cofe, fi immodefte No quellafè cheprefta Carlo a Gano,
Etbramerai trouarti con altrui, Ma l'amor delfantisfimo Helicona,
Se feipoflente ben, bai ben due tefte Aftolfo albor quefto imperierfourano
Ricordatiche l'hidra n'baueafette Meriterebbe perdere ilfuoftato
Et altriuinfe alfin pur tutte quefte, Percio che lo uuole ei ,perche egli èifano
Ma achefpargerparolesa le riftrette Che gli bifognafemprehauere allato
Veggoui tofto , e in vna bella danza (te Quell'epio traditor,qlche ad ognihora

Laue l'huomo a lapua ilfuo honor met Ritentafpegner lui,chel'ha giurato;


PRIMA

Lofalueremponiamo Orlando adbora Etcofiin lor d'accordoſtabilito


Ma chefia poi leterrafempre in corte Montar tutti a cauallo vna matina
Ettradira'l mill'altre volte anchora ,
Con defio d'effer tofto algrande inuito,
Orlando alhor fe cofi volfuaforte Et tanto caualcarfempre a la brina,
Che piu fi puoivogliamo noi mancare Ealfol, chepaffar l'ondra, e ale romane
Dal douer noftro mai fino a la morte? Giunfero un giorno purfu la marina, 1
1
I uoglio Aftolfo che pasfiamo il mare Et quindiprefli un dinelfarfi mane
Etch'andiam ne la Fracia afarfi acqfto
Con la loro deftrierpartiro in naue
D'un nome che no habbia al modo pare Perpaffar a le spiagge artoiſane,
Nonfiam noi caualier di lefu Chrifto? Et quantunque lorfoffe il marfoaue
Non deuem noi diffender lafuafede Et buono il ueto in tutto ilgran peleggio
E ogni nemicofuofar uano er triftog Si che l'andata mai nõfù lor graue
Aftolfo albor,riuolgipur tu'lpiede 2
Nonpuotero però giugnere alfeggio
Tu'l mi maeftro,tul mi burialfo Di Carloimperator , nanzi che'l moro
I uerrò teco in morte, inftraci , ein pde, Iui giugneffe, & l'appreſſaſſe alpeggio
Maperche non andiamtutti afraccaffo Perche tornando Vgieri al conciftoro
Etche nonfatiam noi quefaracini Effo Cleantefempre agran giornate
5
Difanguecome d'or liparti Craffo, Nelcamin lofeguia con tutto il choro, •
Mi par che debbiamfar de i pellegrini Tal che in non molti giorni trapaſſate
Etualorofi cori d'Inghilterra, L'alpi chefan la Fracia et la Borgogna
Etdifcotia, et d'Hibernia , et dei uicini, Luna da laltra tolte & ſeparate,
Et d'ogni loco che quefto marferra, Si ritrouò nelpian, donde a vergogna
Vnalegiongrande, poi con questa Di Carlo, che s'baucaluifi vicino
Girfene in Francia a difpietataguerra, Gia lafciato ir fenza hauergli la rogna
Ma'lconte Orlando che la cofa dejta Gratata'pur, effegranSaracino
Gia vedeafi,nol uolfe exaudire Vedea le mura de la gran cittade
Per nonfar la uigilia oltra lafefta, In cuiftaua eifigliuol delgran Pipino
Et diffe Aftolfo i non uoreifallire Et efforegia ne lefue contrade
Sai ben ch'importa troppo ilpdertepo Vedeacongliocchippri ilgrande ftuolo
Et Francia in afto anchor potriaperire, Che minacciaua lui con tantespade
Se voremfargrangete andrà grátépo Onde entrato nel cor gliera un tal duolo
Cleantefe n'andra tofto a Parigi Che'lfacea meſto ſenzaparangone
Etnoi potremo poi non ire atempo, Via piu ch'altr'buomfra luno et laltro
Però monti a caualſolo Terigi Et quefto gliauenia, che di Milone (polo
Et con ambeduo noi ne uenga al lito
Non haueafeco ilfiglio , & non bauca
Pondefi pasfitofto afan Dionigi, Similemente laltro buon d'Amone,

Questo
PARTE 71

Queftogia lacerare eipur volea T'al ch'eiſenza cotrafto o granftachezza


Ei volſe pur bandırlo, eipur lo volle A le mura il conduffe, & quiui tofto
Spegner di corte, com fuoco n'ardea Superbos'accampoe con alterezza.
Et horfe ne duolgia del penfierfolle Gan di Maganza a lui mandò nafcofto
Ch'egli bebbe albor, etlo racquifterebbe Etfecofece por maliciofo
Colfangue,no che d'or co vn gra colle, L'ordinechefralorfù affai ben pofto ,
Però l'huomo cercarfempre deurebbe Talche s'altrafortuna ilperigliofo
Di cóferuarfi ognibuo per caro amico Cafo ,non difponea, tutta lagioia
Ch'ach'ei bifogno hauerne vn dipotreb Di Frácia,alhorfe'n giaper lui dollofo
Etgiafi vede in albel libro antico (be Come andò per Sinon quella di Troia.
Dele moralifauole d'Iſopo
CANTO LXVII .
Donde s'imparapur quefto ch'io dico
Ch´ad vn fuperbo & gran leon fù vopo El'huom nnel mácar di fede
el modo per
Deffer detto fra glialtri buo traditore
(S'ei non volle morir) delpiofauore
D'unfol seplice humile piccioltopo, Et no per altro ,ilche pur chiar fiuedes
Manoluolfe penfar l'imperatore Gan da Pontier non haurà gia l'honore,
Quando ei di cortefuabandi Rinaldo Perche ei mancatofia de lafua data
Che poteffero mai venirqueft'hore Algran Cleante illuftre imperatore,
Etpur non era eitopo,anzi erafaldo Tacciafi adunque homai quella brigata
Leone , er forte ad ognigrande imprefa Che'l chiama traditor ne lefuefcritte
Mifcufi Carlopur Gaino rubaldo. Perche egli è un'buo da ben pur aftafia
Effo re adunquech'a lafuadiffefa Ergia a Cleante com nele defcritte" (ta,
Non haueafeco il valorofo conte Cofe è veduto un'entrata in Parigi
Ne'lfir di Montalban,ch'a luifi pesa, Per lui promeffe, fue geti inuitte,
fuoguerrier l'alterafronte
Veduta al fan Dionigi
Et bor ch'egli è nelpian di
Senza animo d'ufcirgli a la campagna Attenere a lui uol lafua'mpromesa
Serro ogniporta, rileuò ogniponte, Perche teme ei d'andar ne l'onde Jtigi ,
Mal grade imperator ch'oltra la magna Ofanta alma deuota o bene impreſa
Et valorofa gente che condotta De le virtuti, del uoler di Dio ,
Egli haueafeco,in cofi gran compagna, Seipur d'effer nel ciel con laltre meſſa,
Hauea con Gaino anchor tanto ridotta Lafcia che s'unqua alcun ti dirà rio,
La cofa aben,ch'eine fperaua ilfrutto Ŏmancator di fede , s'altri mai
Senza a lagentefua dar troppo rotta, Non ti diffende, diffendiroti io,
Allegrofempre affai, tenea condutto Tanto t'aiuti Chrifto huomfempremai
Congranfollecitudine & prestezza D'ingannipieno , di malitia molta
Ver la Città l'exercito fuo tutto, Ribello traditor piu ch'altro affai ,
PRIMA

La feftipur a Carlo quefta volta Vedremfefarai Cefare in Pharfaglia


Gli prometteftipur d'effer cuftode Et fetufei quell'buom dicuifitiene
D'unafuaporta in tuo dominio tolta, Chefoura ogni valor tuo valor uaglia,
Etborperfar maggiori le tue lode Et quefta è di Cleante intiera pene,
Apri quella alfoldan, nonfofequefto Mafenon vfciraifra'l terzogiorno
Siaferuarfede,os'egli è purfarfrode. Perforza eiti tord com fi conuiene,
Gan di Maganza adunque a cui molefto Et detto quefto nonfè piufoggiorno
Era'lpiuftar atradir Čarlo mano Effo trombetta , mafenza risposta
Perche'lperiglio e piu neltardar prefto Subito alfuofignorfece ritorno.
Giunto Cleante imperator fourano Parue are Carloftrania la propofta
Alalte mura di Parigi,altero, Et diffe ai circunftanti Paladini
Etaccampato afuopiacer nel piano Cbe pare a uoi de l'ambasciata postag
Mife ordine conlui,donde'lpenfiero Debbiam noifuori vſcir coſaracini?
'entrabi ,hauer deueſſe intiero effetto Odebbiam noi reftar dentro la terra
Senza romper la naue a lui nocchiero, Per conferuar con lei li cittadini
Et ordinò quelche neſara letto Fin che ne venga Orlando d'Inghilterra
Per te lettor,leggendo i verfi miei Et pofcia vfcir con lui tutti in drapello,
C'hor taccio iop nofar due volte detto. Alteramente a valorofa guerra?
Cleante il granfoldan dunque po ch'ei Il duca Namo albor fi come quello
Pofto hebbe ilgrade exercito a le mura Ch'eragran configlier prudete etfaggio
Di Carlo imperator carco d'ohmei , Diffeferuiam pur Carlo il grávafello ,
Superbo affaicom'huom ſenza paura Et Turpinfimilmente, il gran villaggio
Gli mandò dentro unfuo viril trobetta Si vuolferuar fin che ne venga'lconte
Ch'alapropofta altera vo gran cura, Ch'eſſer gia debbe alfin delfuoviaggio,
Queftigiunto a re Carlo e al'altafetta Ma alcun c'hauea leforze affai piuprote
De ipaladini,ch'era'l conciftoro Et l'animo viril,diſſe vſciamfuori

Con arogantedir spacciose infretta, Senzaterror con valorofafronte,


Diffe ei quelgrafignor ch'èdetto il moro Etfraglialtri Oliuier, dicendo,mori
Venuto è in Francia afarfi vna corona Nofono aftite noi non fiam di Fraciag
Da degno imperator di verde alloro, }
Che ne bifogna hauer tanti terrori?
Perofon io venuto a tuaperſona Per me taglia'l mio brádo, la mia lácia
ReCarloperfuaparte, t'addimado Comefol pugne, & ho laforzaaltera
Loftato tuo,ch'è qlche lui ne fprona, El cor cb'ad alto alfolito filancia.
Ftfe tu non vuoi por del tutto in bando Maperche la cittàfortisfimaera
Quefta tuagran città, vieni a battaglia Neprenderfi poteafrageuolmente
Diffuor,cbe t'aspett ei con uiril brado, Dipiu viril battaglie a laprimera
PARTE 72

Dopolunghe dispute vltimamente Ilfuperbo magnanimo Cleante

Fra lor conclufo fu che s'aſpettaſſe Fè dare a l'arme congrande altereza


Del moro vna battagliafolamente , Per Parigi affalirgia triomphante,
Etchefe'n quefto tempo trappasafe Ondetutta lagente in allegrezza
La venuta d'Orlando , albor ciascuno Perla speranza che ciaſcuno hauea
Per vfcirfortefuor tutto s'armaffe, Ditor la terra a Carlo & la ricchezza
Nein queftolor confultoftette alcuno Allegramente in armefi ponea,
Che nonponelle fuorſua opinione Tal chefacendo'l tutti uolentieri
Saluo chefolo Gano ilqual nefù vno, Toftofu inputo ognibuom come ei duea,
Diffe ei bene vnauolta infra'l fermone Quiui que grangiganti orrendis furi
Non voglio o maipiu direil mio parere Stauanfi , piu diguerra defiofi
Ch'ognibuo mi chiamapoi Giuda et Si Che di preda acquistar ueltri leggeri,
Etfu rifpofto a luipuoi bētacere (none, Quiui que capitanei ualorofi
Hor chai fi il tuofignore intabaccato Stauano tutti in ordine er ardenti

Godipur dentro te del tuo piacere, Difarfi un trattofolſemprefamofi,


Nonhai giaquefta volta troppo errato Etfimilmente tutte laltre geni
L'baifattapur apunto a tuo disegno Stauano ad afpettar quelfuon di troba
Haipur conl'arco tuo bene incarcato Dode s'haueano afargran cobattenti,
Ma nonpiu di coftui, benche losdegno Ma afto inquefto canto non rimbomba.
Ne induca a dir di lui l'ultimo male
CANTO LXVIII .
Ched'altro l'oprefue nólo fan degno.
Re Carlo aduque,bomai codotto a tale Ome ad unfifchio fel trecento remi
Chebifognaua lui chiufofra muri CTagliano l'onde i mar tutti ad un tē
Diffenderfi da un'buom ch'iui l'affale Quádoſquitiſce ilfir de letriremi (po
Confpemeer contimor de li futuri Cofi Parigi ad un medeſmo tempo
Auenimenti , de la guerragrande Salir tutte le genti di Cleante
Staua'aspettar del mor gliafalti duri, Quelgiorno a unfuodi tróba aſſai ptẽ
Et metre ei la città'n tutte le bande Onde Ceraftro altero,& gran gigate (po
Gia difponendo ,intorno'l ciel tre uolte Subitofceſe in quel profondofollo
N'andò colui ch'al modo il lume páde, Ch'a la porta di Ganftaua dauante
Pefcia quando Titonfue bracciafciole Et ilfuperbo Ombreo quantunque groo
Hebbe ancho vnaltrauolta da l'Aurora Quantuquegrande erfiranametefatto
Cuifempre uorebbe ei tenerle auolte
Agilemonto aluifubito adoffo,
Et ch'ella ne la gioia che la infiora Et quiui in uno iftenterattoratto
Giafimoftrauas ognibuó la nel levante Aggraticciosfi alfoleuato ponte
Del mofofolveraceprecurfora , E ogni ritegnofuo ftrappogliafatto,
PRIMA
Et quefto eraquell'ordine che'l conte Et quiui rigirando a rombo a'rombo
*
Da pontier, co Cleante, baueagia pofto Lafuafuperba, eincatenata mazza
Per tradir delfuo fir l'alterafronte , Cominciò a far nel cielgire il rimbobo ,
Rotti adunque i ritegni,a terra tofto Ettalfù di coftui lafuriapazza
Ne diedeil ponte,et quiui Draganaffo Che Carlo imperator conglialtri fuoi
· Ch'a l'incontrapciofe gliera oppofto Tofto fenti il romor fin ne la piazza,
Per ello andò a la porta in men d'unpallo Quiui era egli a caual con altri heroi
Etperchel bauea Gan cociata in modo Ondefentito quel, tutto confuſo
Chaterrapotea girp vn gran fquallo Diffe quefto chefia:l'odite vois
Quantunque'ltrifto , & fceleratofrodo Ma comequando il ciel tuona laffufo
Nonfapeffe ei del empiotraditore L'ode la gente in vn medeſmo punto
La prefe per vnfer ch'ella baucafodo, Quella chefotto gliè pofta quagiufo
·
Et con la granpollanza e'l gran valore Cofi quefto romor tofto ch'aggiunto
C'hauea ,le die vn diguazzo di talforte Funegliorecchi dire Carlo magno
Che la palanco tutta agran furore, Anchofù ne glialtruiJenzaerrar pūto,
Talchepiu non s'aperfer quelleporte Onde Olivieri, entrerem pur nel gagno,
·
Acuigia triomphante ne difcefe . Horda leporte al tuo Gan da Pontieri
Lo'mperator de lafuperna corte' , Che n'haurai bene alfin sáto guadagno
Et comeauien doue le genti accefe I nemicifon dentro ,ah caualieri
D'entrare ad un triopho in qualche loco fù chi è valorofo
Alarme a l'arme ,
Stan defiando alcun chefia cortese, Arditamete ognibuom fegua Oluieri,
Sel'ufcio s'apre lor quantunque poco
Et con questo parlar tuttofocofo
N'entran con tantafuria tuttiquanti La ue erano limor vittoriofi
Ch'eipiu nonfi puo chiudere a algioco Spronò'l deftriero fuo molto orgogliofo
Cofi quandoa Parigi i grangiganti Arditi veltri ,pronti ,& animofi
Latraditriceporta al conte Gano Nonfi moffero mai dietro animale
Perforza aprir, (
pche ei lo uolfe auati) Advno aringopiu volontorofi,
La valorofa gente delfoldano Chefeffer de la piazza imperiale
Si diede a dentro entrar cófuror tanto
Dietro Oliviero ipaladin di Francia
Che'l volerla ferrarfor ftato inuano, Quando eigridando inuitò loro a tale,
Ondein vnpunto fol ue n'entrò , quanto Quiur Danefe
il agranfuror filancia,
Puotecapir quella alfailarga ftrada Quiui cor Berlinghier,quiui Guidone
Chene la piazza vfcia da laltro canto, Quiui Ricardo con fuperba lancia,
Draganaflo caldeo che perfua fpada Quiuifalta Angelin, Marco, et Otone,
Hauea vn bafton co tre palle di piombo Auino , Auolio, e'l viril Sanfonetto ,
Ilprimo entrofu inanzia la mafnada, Et di Bertagna ilforte Salamone ,
Et ciafcun
PARTE 73

Et ciafcunaltro caualier perfetto De glialtripaladini ognihuomperforza


Con lorfi
ftrinfe da buon paladino Dilácia,al primo colpo vccife un moro
Col'bafta inmano e co grá cor nel pet Paffando l'arme a lui có lalera ſcorza,
Ma Carlo impator,trifto & tapino (to Polcia tutti sfodraro i brandi loro
Rimafe ne la piazza , e folamente Et cominciaro afarfra quellegenti
Da Namo accopagnato , et da Turpino Del crudel Marte l'empio lauoro ,
Liquai,gia corfa via tutta la gente Etperche esfi eran tutti affai poffenti,
Racconfolando lui congran deftrezza Magnanimi , virili, & forti affai,
Nelpalagioilguidar prudentemente , Tofto haurebber quei mor di vita féti
Malifuoipaladin cui lafierezza Man'entrauano tanti ſempremai
Di Tigre,di Leone, o d'irato Orfo Chep ciafcun'buom morto eran [ei uiui
Mai nofù pare in afta lor prestezza, Et dieci, venti,& nó mancauan mai ,
In vno iftante a rilasciato morfo Pofciaquelgran gigate era anchor quiti
Giunsero a Draganaffo ilgran caldeo Chefacea cofe con quelle tre palle
Ch'a mezza ftrada bomai n'era trafcor Da dirmi cento diferiui elleſeriui,
Onde Oliuieri inazi a agnunfifco ( So , Tal che tutte le genti d'Haniballe,
Et virilmente con la lancia in refta Di Dario, Xerfe, er di que capitani
Ferilquanto alto piugiugner poteo, Haurebber loro il di uolte le falle,
Ne crederlettor mio che ne la tefta Maquei di Francia c'hauean cor romani
Logiugneffe egli albor, ch'i uerportaua Sariano morti ilgiorno mille volte
Troppo alta ilgran gigate lafua crefta, Nanzi che riuoltar da quefti cani,
L'baueffe ello purgiunto in quel cheftaua Benche non gioua a ognibuõ tutte le uolte
Da leciabatte infufotto la cappa L'hauergran core, e'l no uolerfuggire
Ch'iuiforfe ei quel di piu no pugnaua, Perchefi uelcotrario ancho tai uolte
Mano ando piu'nfù ch'oue s'aggrappa Et quefto bor vedeuamo interuenire
Le vofa l'huomo, la ne l'armatura A quefti caualier di tal coraggio
La lanciaglificcòfino a la nappa, Se quelchefcritto fia nel altro dire
Maperche hauea coftuifor di misura Loro non aueniaper lor vantaggio.
Sodo'lcatarzo, viapiu l'arme achcra CANTO LXIX .
Siruppe l'hafta,che nonfù piu dura,
Ma'lbeftiale & fiergigante albora Hi nofa ch glifcoi,la terra, e i mõti
Che ne la carnefi
fentiferito C Sono piu duri affai che no fon tutte
Adirato viapiu ch'erfo talhora L'acque del mar,de ifiumi, & de lifőtis
Sifè contra Olivierfi incrudelito Et purfiue che quelle a lor condutte
Ch'alai bifognò benfua vfataforza Alcuna volta i guidano in ruina
Se volfe vfcir da lui viuo & ardito. Tutte le lor durezze alfin diſtrutte,
K
PRIMA

Et queftofolo auien che la matina, Ma albor non odiua ei le fuequerele


Et la fera,er la notte,& tutto ilgiorno, Anzi il nemicofuo vittoriofo (le
N'abondanfi vna riua o una marina, Faccaft ognihorpiuforte , e piu crude
Confuriatalfenzafar maifoggiorno Gan di Maganza buompiu malitiofo
Cheper l'impeto grader l'abodanza Ch'altro a que tempi maip tutto'lmodo
N'hano l'honore, et qu'l dáno & lofor, Piu difleal piu reo ,piu dolorofo ,
Cofife be maggiorlagranpoffanza ( no, PerScaricarfidiquel graue pondo
Era dei caualier di Carlo magno Che datutta la Francia ad una uoce

Che diquei di Cleante , e l'aroganza, Safpettaua onerar empio & immondo,


Nonpoteano ei peròfar ringauagno Pofcia che'lfier gigante alto erferoce
Contralorfaracin che in tanta copia Spalanco lafua porta, & ch'entrò dréto
Dragana fofeguian lor grancopagno , La gente delfoldan tanto veloce, I
Anzin'abondar tanti e di Ethiopia Trifto in sebiante affai,ma in cor contēto
Et del Egitto , di quei diSoria Perindiretta via corfe al palagio

Ch'era bifogno a fuggerli elitropia, Per effer con re Carlo a parlamento,


Ettanta alfinfu la lor compagnia Etquiui entrato afuo piacer maluagio
Cheperla moltitudine abondante Sifeppe dir col rech'ei ricoperfe
Cominciò a rincullar la baronia, Quelche'lfatto di lui dauaprefagio,
Onde'lfuperbo & beftial gigante Diceua eiimperatore, in GreciaXerfe "
Innanimito anchor piu del ufato. Huom no codule maipoflente erforte
Con la fuagente andè moltopiu auante, Quanto coftui che la mia porta aperfe,
Etfiſemprenelgirfù auantaggiato S'hauefti uifto,efcardino le porte
C'haueuaspinta bomai queft'altragete Ruppele praghe, etfpezzòi chiaviſtelli
Diquellaftrada altermine babitato, Comefofferotutti di ritorte,
Et afpiraua affai tuttoferuente Ne mi valje bauerforti i buncinelli,
Divfcirfene una volta ne lapiazza Non trauerfato hauergroſſe catene,
C'bauutohauria uittoria certamente, Ne poftoui hauer rocchi, ogranpuntelli
Ma'l marcheſe Olivieri e laltra razza Ch'ei con le bracciafue di ualor piene
Viril di Francia, ch'ancho ciofapea Schiantò fi ageuolmente ogni fortezza
T'eneano alor poter lafuriapazza, Cherimébrado, anchor terror mi uiene,

Quefte gran cofe , et quefta borreda etrea Ond'io veggendo alhor tanta prodezza
Crudel battaglia Carlo imperatore Et conoscendo non poterfarfronte
Dalfuo palazzo apunto & ben vedea, Qui veni a procurar d'alra alterezza,
Ondefcontento affai ,con humil core Ma non v'effendo il valorofo conte
Comegia Moife per Ifraele Ilqualfolopuofar di quefta terra
Altele man tenea verfo'lfignore, Quel chpuote di Roma Oratio alpote
PARTE 74
Dubito affai che di quefta granguerra Chuomini al mondo mai peggior di quei -
Refterem perditori, er cofi a nor Nofon,che nel lorfangue incrudeliti
Glourà loftar d'Orlado in Inghilterra. Si uiuonfempre,nepiu triftiorei,
Abi traditor ,fai ben ch'al voftro roi Mentre eraftato la'n quegli altri liti
Non noce Orlandofuor delfuo paefe Si trattato bauea pace con costoro
Comefai tuftandoui quanto puoi, Ch'amici erano buon tutti egli uniti,
Ma ne tu adhor tantofarai,ſcortefe Però quando giunse ei nel caftel loro
Che neperda'lfuoftato il mainetto L'accettar tutti intenti , erpche anchora
Con le tuegrandi erfcelerate imprefe, Sperauano Rinaldo hauer con loro,
Perche ne verrà Orlando al tuo dispetto Et afto effo bon conte ancho ad ognihora
Et faluerà colfuo valor virile Hauea promeffo loro, & uoleafarlo
Carlo, Parigi, cio che è lorfoggetto , Ma'l tepo afpettaua ei comfaggio et l'ho
Etcofi tu de la mal' opra & vile Onde giunto alprefente che re Carlo (ra
Sempre ti roderai ,come colui Bisognohauea d'ognibuopicciolo etgrá
Cheperde l'acquiftato, torna al vile. Parucalui'l tepo.etp di exilio trarlo(de
Lo'mperatorftaua aſcoltar coftui Tornando d'Inghilterra inafte bande
Et gli credea comefa l'huom ch'è prefo Alfoccorfo di lui
feco hauer uolfe
D'amor di donna reach'inganna lui, Queftihuomini di
forzefi mirande ,
Et mentre in quefto dir lor tantoaccefo Etperò quindi in compagnia netolfe
Stanno coftoro, & mentre i paladini Quattrofratei,ciafcun di lorgagliardo
Softengon de la guerrailgrandepefo, Et con lor tutti a la cittàfi volſe,
Orlando bonor deiforti pellegrini Ricciardetto fu lun ,laltro Guizzardo
8 Che col virile Aftolfo con Terigi Il terzo Malagigi da i demoni
Gia bauea paffato ilmare, poii mori Et laltrofue ilgiouanetto Alardo,
Et caualcato baueafi inuer Parigi (ni, Etcofi tutti adun come leoni
C'hauea lafciato homai tutto il roano Defiofi difangue,ai lor deſtrieri
Etnanzi chegniugneffe a fan Dionigi Teneanfempre neifianchi li fperoni,
Entrato era in caftel di Montalbano Et tanto andar queftigran caualieri
Doue da Amone eifù honorato affai Che giunfero a Parigi apunto a nona
Et da ifigliuolifuoi d'honorfourano Il di che v'eran detro igranguerrieri ,
Perche dal tempo cb'a perpetuiguai Et quiui giunto unfuo gran cornofuona·
Hebbe ilcugino fuo l'eterno bando Terigiferuitor delpaladino
Da Carlo imperator veduto bomai, Nelquale aprir diportafiragiona,
Effoprudente erfauisfimo Orlando Onde❜l guardiano fuogran cittadino
Pergran rispetti, perche era pur ei Riconosciuto il fuon, non perdè il tépo
D'unfangue colcugin ,frafepenfando Ma allaaperfe , & ventro Vegliatino
Kii
PRIMA

Etdietro glialtriſei tutti ad un tempo. Et con queftogridar baſſè la lancia


Et corfo in Draganalo ilgran gigante,
CANTO LXX .
Aluipalo lerene per la pancia.
Vel chefplédeivirtù come unpiropo Aftolfo in unaltr'buomfe'lfomigliante
9 C'hebbe occhifi alueder,e al uolar pe EtRicciardetto , et tutti glialtri anchora
Ch'a tutta italiagiufe al magior uopo (ne Tal che di lorofette un nofù errante,
Piud in tépo al Metauro alhor non vene Indili brandi lor trafferofora
Chefeffe'lconte Orlando a la fua terra Et cominciaro afarfra Saracini
Quelgiorno che da morte ei la fouene, Quelchefra agnellii lupi fantalhora.
Perchegia ipaladinperdean laguerra Oluterforte & glialtripaladini
Contra lagente di Cleante moro Veduto allorfoccorfo il conte Orlado

Et Carlo imperatorgiuafotterra, Siferpiu del ufato pellegrini,


Fu adunque in tepo , & pche eifù riftoro Et quiui tutti adun luifeguitando
Di tutta Francia alhor , meritamente Con ualorofo ardire, &ಅ cógranforza
Se gli die to a Claudio iluerde alloro, Fer cofe il di dond'io tremo penfando,
Coftuigiunto a laporta, inmantenente Non Spinfero ei giafuor queſtipforza
Seppecheper vnaltra eragia drento Ch'ufciti nonJarian de la cittade
Delgranfoldan la ualorofa gente, Auacciofi comeifeguiano aforza,
Ma come❜lvento ne l'ondanti biade
Onde adirato affai, uiapiu che vento
Velocefempre,ilfuo caualfi punfe Nefiacca in uno ftante un capo intiero
Chene la piazza uenne in un momento, Quando ei crudele in lorfi baſſo cade
Et quiui con tanto impeto negiunfe, Cofi quiui a la giunta delguerriero
Con tanto ardire, con tanto romore, Sevolfero cacciarfuor di Parigi
Ch'agliorecchi d'ognibuom gltofto ag L'entratagente di Cleante altero,
Dungi palazzo Carloimpatore (gife Bisogno lei mandar ne Pondeftigi
Et Gano & glialtrifeppero in unpunto Et cofifer masfimamente ei conte
Ch'era venuto ilfortefenatore, Et tuttiglialtripoifino a Terigi .
Onde ciafcun di lor nel cor trapunto Orlando adunque difierezza ilfonte
Lun di dolore & laltro d'allegrezza Fece quelgiorno quellastrada exangue
Reftòfmarrito, er da efteffofgiunto, Et la barca empi d'anime a Caronte,

Ma'lgenerofo Orlando buom dipdezza Etfè col brando fuo cotantoſangue


Et di possanza affai uia piu d'altrui Chepiu non nefè inanzi a Pharaone
Guto albor ne lapiazza,in alterezza La uerga altruiche fi couerfe in angue,
Adalta vocecoi compagni fui Et morte al fin tutte quelleperfone
Gridò uiua re Carlo , & uiua Francia Che ne la terra entrate eran , ql giorno
Et mora ognibuo che uuole offender lui Che lafoccorfe queftofier leone,
PARTE 75

Quei caualierfenzafarpiufoggiorno Gan da Potier che delfuo error pur teme


La porta riferrar,c'hauea gia Gano Per uolerlo coprir,congran defio
Aperta al moro, a fuograndanno etfcor Come quell'huom che s'affecura ifpeme
Indi tutti a caual dietro'l fourano
( no , Sifèfra glialtri, con un'atto pro
Etgenerofo conte,ad alta voce Volfe bafciar Orlando , ma in difetto ,
For
Gridando viua viua Carlo mano , Perche ingannaua lui , maluagio ,& rio,
Con core allegro, con camin veloce Ma'lconte,chesapeua ilfuo'ntelletto
Inuer lapiazza andar come ua quello Quando lo vide afe tanto ridotto
Cheporta bonordalfuo duelferoce, Gli diedeirato d'una man nel petto ,
74
Et cofilo'mperier fubito ch'ello Et diffe Gano, anchor tu mifai motto?

Lo spirto fuo rihebbe alhor perduto Non ti vergognitappiattati rubbaldo


Cheitefe'l giugner delguerrier, nouello fetu fcariotto,
Ch'io nonJon Chrifio ,
Gia delpalazzoinpiazza era venuto Timanca bene adeffo iltuo Rinaldo ,
Per abbracciar ilfuo nipote caro Cheforfe ei nonftaria com'io mifaccio
Che'l bel dominiofuo gli hauea renduto, Adirtipeggio affai ,cotantofaldo,
Onde a mezzo'l caminfiri fcontraro Aftolfo albor che quiui era, azo'lbraccio
Etlun da amor,laltro da riuerenza Et diffe Orlando ,par c'habbi paura,
Spinti, deilordeftrier toftosmontaro, E vnaguanciata a lui ne diede qua:cio .
Et quiuiferfra lor quella accoglienza Abi duca mio ,quanto anchor tifia dura
Che richiedeano apunto quelle cofe Questapercoffa,piu nel corfegnata
Ch'erano in alla volta in occorrenza , Del traditor,che ne lafacciafcura .
Poi Ricciardetto anchora humil fi pofe Hauuta Gan da Aftolfo la guanciata
Coleginocchiai terra a Carlo, ilquale Come li cani il canprima percoſſo
L'abbracciò con parole lagrimofe , Dallorfignore, offendono a regata
Et diffe a luifigliuol, molto ne cale Cofiglicorfe laltragente adoſſo
Che torni in cortebomai Rinaldo noſtro Con tantafuria,che l'hauriano morto
',
Bandito albor da noi per minor male Se Carlo alben di lui non venia moſſo ,
Peròfenouafai che'n qualche chioftro Ma comeimperatorfaggio e accorto
Egli n'alberghe ,faglilo afapere Lo tolfe lor di man,quantunquefeſſe
fe ti pare,o per inchiostro,
Per mesfi, Danno afefteffo, e a la giuſtitia torto,
Indi abbraccio con affai buon volere Indi, non gia perche di lui credeſſe
Iltanto mal che ne gridaua ogniuno
Aftolfo, Malagigi, er glialtri tutti
C'hauea foccorfe ilgiorno lefuefchiere, Ma perche queta bomai lagentefleſſe
Et cofiftando in quefto adun ridutti Prendere ilfece, da quell'importuno
Abbracciando lun laltro tutti infieme Popol,che tanto a luigridaua morte
Congliocchipgrangaudio non aſciutti Quáto altro a traditor giamai neſſuno
Kiii
PRIMA
Miferamente affai,con crudelforte Maperche effo Rinaldo inquel tépo era
Lofè condure, lofè poiferrare Fuori delmondo, & fuor non vfci gla
ftretta, ofcura, & forte ,
In vnapregion , Quantunque'l circondaffe a la riuiera,
Et quiuipofto lui,uoljel'andare Non intefe eglialhor quefta nouella
Verfol palazzofuo colpopol tutto Et però non fece ei ritorno tofto
Ch'allegroiui lo volfe accompagnare, In Francia fi, come lo fperaua ella.
Ne bene a la fuaporta eifu condutto Effofigliuol d'Amon ,poi che nafcofta
Ch'ache colui,ch'è belpiu ch'altraftella Nelventrefu del pefce , in cui Natura
Gianelprofondo mar s'era ridutto Come vedemmo gia lui uolfe pofto,
Di la da la Spagniuola & l'Ifabella. Stette rinchiufo in queftafepoltura

CANTO LXXI . Vn mezzogiorno ,


finch'effo animale
Se'ltraffefuorperfua naturalcura
Ia'ncominciaua ad anitrir Pirroo Ch'ufcito nel mar alto occidentale
la dal Gage, et deifuo belfoggior Per lo
for che venia fotto l'Atblante
Con Ethonfi partia Flegro, et Eoo, (no Doue lo trangugiofenza fuo male,
Dondefaliua a rimenarne il giorno Per l'acqua neguizzò fi prefto auante
Quelbelpianeta che diftingue l'hore Ch'egliando miglia ariftia cinquecento
Colfuogirar il cielo intorno intorno, Pofciafermò l'andar ch'era volante ,
Quando in Parigi Carlo imperatore Et quindi ilcapofuofuor traffe al uento
Il difequente a la battagliagrande Et vomitando vngran diluuio d'acque
In cui'ilnipotefuofu'l vincitore Vomito'lpaladinfano er contento ,
Fè contento ordinar ch'a pien fimande Ilquale albor cadde come a dio piacque
Solennemente un bando , che Rinaldo In vn deferto errouinofofcoglie
Ritorni afciolto bomai ne le fue bande, Ch'iuifra l'onde antiquamete nacque,
Onde'lfuo Ricciardetto affaipiu caldo Et quiui caduto eiſenza cordoglio
Aafto,ch'ogni altr'buo,
fi tolfe'lcarco Etfenza alcun terror coftate er fermo
Et la cofa guidoe da buono araldo, De la crudelfortuna al empio orgoglio ,
Etperche alcun nofra nel andarparco Si diede a ricercar tutto'l luoco hermo
Et nel inuefticar difuofratello Etfinalmente ritrouò vna donna
Tanto ch'ei refte del exiliofcarco, C'hauea almal tépo vn grippe folper
Fecegridarche chi porterà a quello Greggia era qfta,et äfi sézagona (
Schermo
La noua tal de l'affolutione Et punta affai, ma ne le labbia por
Mille talenti d'oro bauerà ello, Moftraua clla effer ben degna madona,
Però volando in ogni regione Etiui interra hauea preffo ai piefuoi
Del mondo, inbreue lafama leggera Duerotte lanci, & conlor piu guffei
Seppe'l cafo ciaſcun di queld'Amone , Indi vnafpada a non temer ch'annoi,
PARTE 76

Merauigliosfiil
fir vifta costei Dehſe del farmi chiar non ve ne duole

Etcome a noui caft buomfermailpaffo Fatelui prego,indi ch'io Sappia anchora


Se lefirmo dinanzier diſſe a ler Chigia del mondofuor ui uolfe, et uuole,
Donna chifete uoi che'n queftofaſſo Et ella a lui piu lagrimando,alhora ,
Statefi fola & fi miferamente Antiquamentefuiben'io Giuftitia
Stato come a me par d'ogni ben caſſo? Etfarò ,ma qualfui non fongia adhora,
Et ella a lui,com'buom fatto dolente Tre donne mi cacciar,luna Amicitia
Se fi ricorda del tempofelice Laltrafu Ambition vana & ſcortefe
Nela miferia alhor ch'altri il rifente, Laterza l'infatiabile Auaritia,
Diffe piangendo, io fon quella infelice Queste mispinferper ognipaeſe
Donna, ch'almondo gia dominai tanto Táto ch'alfin mi cacciarpur del módo
Con queste cofe ondefui uincitrice , Aquefta uita rea che ti èpaleſe,
Etgli moftro quelch'ella haueua a canto, Et del tutto m'haurian pofta al profondo
La spezzata bilancia, erpoi la ſpada Morta fotterra , fenon che pur Dio
A la medefmaguifa in altrettanto , Vol c'habbia anchor del dominare il fõ
Indifoggiunfe , er bor me neftò a bada Et cofi me ne uo differendo io (do,
Quifuor del modo expulfa, et sépremai Comefuolfar l'amante altruifidele.
La notte e'lgiorno al veto, e a la rugia Chenutre difperanza ilgran defio ,
Etgia'n qlne ipalazzi alti albergai( da Onde Rinaldo albor,fe le querele
Conrefamofi, er grandi imperatori, Voftredonna realfianfatte tronche
Come effo mondo ilfa per tutto homai, Et ogni vostro amar,zucaro & mele ,
Doue nudriano me que buonfignori Ditemi quando ,& dite come , con che
Che temeuano amando ilpiufourano Modo,fperate uoi di ritornare
Ardentemente coi lor mondi cori, Aoprarlaspada & le bilancie moche,
Amommi Bruto affai , m'amò Adriano , Et ella a lui,nelmondo anchor dè fare
Piacqui molto a Minos,piacy a Torqto Natura un nouo Cefare,ilqualfia
Mafoura ognialtrofuigrata a Traiano Quello a cui mi debb'io rimaritare,
Et cofi uisfi un tempo a me beato , Ma nanzi ch'a i mortal giunto nefia
Comebor mi uiua tu te'l puoi vedere Queftofelice tempo , in cui dalgelo
CofiFortuna ua cangiandoftato, Et dal caldo, queft'buom tor mi dè via,
Rinaldo alhora affai pien diſpiacere, L'aurato carro delfignor di Delo
Fattofi d'ella pio come cuor buono Sigirerà benfettecento volte
Sifa d'huom chegligrida miſerere,' Oforfe piu,dintorno a tutto'l cielo,
Madonna diſſe a lei se'nfal nonſono Indi verrà queft'buomfra molte et molte
ts'io raccolgoben uoftreparole Santeuirtuti,in vna gran galea
Giuftitiafete uoi,con ch'io ragiono, Doue ei colfauerfuo le haurà raccolte,
Kiiii
PRIMA
Et di queft'ifola,afpra, atroce , rea, Perche eifia tal,ch'a l'accoglientie liete
Tolta,mi condurà fra Abila & Calpe Ch'egli uifarà albor li lunghi danni
Honorandomi affai come alta dea, Tutti in un punto poi riftorerete,
Ne quindi entrata mi menerà in alpe Questicangiera beni uoftri affanni
Adalbergar,nefrale fiere in bofchi In allegrezze, le sbranate uefte
Nei Indiafra color ch'occhi ha di talpe In ricchi alteri, & fontuofi panni
Matrapassando ifragliafrici, eitbofchi , Questi rifarà ben del tutto queste
Et rivolgendo Italia, andrà nel feno Voftre armi rotte,& uifaràben quella
De l'Adria,luochi bei,chiari, no fo Chefoftegia quando'l dominio hauefte,
Ilqualfolcato infin'alfin apieno , ( chi, Siche madonna d'effer tanto ancella
Giugnerà in vnafua real cittade Nouirincrefca,un qlche tépo anchora
Iui pofta nelmarpreffoal terreno , Dela crudelFortuna , empia, & rubella,
Et quiuicon amorpace & pietade Perche a lagiunta de la felice hora
Mi terrà nel fuo albergo un qlche tepo Che ui torrà queft'buom di afto fcoglio
Fin ch'io racquifti a mela miabeltade, In benfi fara'l mal c'hor fi v'accora,

Poi quando andatofia tutto quel tempo Iper me di miaforte affai mi doglio
Cheglihaurà nele man pofta la briglia Che non poffo (patedo anchor piu uita)
D'effe belle contrade ,per gran tempo Conofcer quefto ch'adorar pur uoglio ,
Miporràfuor qlfui bella et uermiglia. Et ella alhora a lui piu sbigottita,
Chefai tu di qjt'huom , che'n parlitanto
CANTO LXXII .
Comeperfonapratica & peritag
Vomferito d'amor e in quel coftate Onde ei le diffe apunto il tuttoquanto
HN Noftette maipiu'ntēto ad afcoltare Che da Natura intefe alhor che'l core
Rilation de lafua cara amante, Vide di quel,c'hebbe del mõdo il uanto ,
Chefifteffe Rinaldo al ragionare Etraccordandoglianni i giorni er l'hore
Dela Giuftitia, albor che ella parlaua Conclufer che quest ' huom fariapur qilo
Del huom che la deuea tanto exaltare , Di cuiparlò Natura in tanto honore,
fi ricordaua
Pero che odendo lei , Et ch'eifaria quel Cefare nouello
Di qlgrade huomo,il cui cor uifto bauca Ch'attendeua Giuftitia alfuo foccorfo
La ue Natura ogni mortal plaſmaua Et che Naturafar deuea fi bello ,
Et gia d'amor di lui tanto n'ardea Etio fimilemente in gran difcorfo
Ch'odendone parlar,da innamorato Di varie cofe,glianniSettecento
Via piu che d'altro mai tutto godea, Ch'ella diffe,raffronto al temposcorso,
Ettrouo che nel millequattrocento
Et diffe donna a lei,benfortunato
Fial effer uoftro ,s'a le man verrete Apunto e ottanta, effer deuca quel tépo
Diquelch'a cio cred'io pur deftinato, Che conclufer nel lor ragionamento,

"
PARTE 77
Indi ritrouo ch'al melesmo tempo Godianci adunque che efto fignor noftro
NelGaditano marfignor mio degno Etal couferui miei, ch'ei par non troua
Profperofo n'ufcifte inferen tempo, Da Lóba a Tile,ouer da l'orſe al oftro,
Etchecol voftrotriomph inte legno Ne ui caglia animofi, & non ui moua
No ui uoltaste a circondar la Spagna Che la barbara gete ognihorafaccia
Pergir com altri nel belgico regno, Per fpegner lui e'lfuo regno, tatapioua
Ma che la ue quel marferisce bagna Perch'egli ha tal ualor ne lefue braccia
Adirittura l'ifolette noue Ettale ingegno infe,ch'elfia poffente
Solcando and ifte alla gran campagna, Cacciare et chi l'offede, et chi'l minaccia
Et ch'al ritorno non andaſte altroue Però bomai uiua ogni huofecuraméte
Che laue effa Giuftitia al paladino Ne lafi afflittaItalia,che'l gran Griti
Defcriffe aputo, et come,et do, et doue, Lafaluera da la thedefca gente ,
Onde concludo bomaifignor diuino Et uoifignori,nelcui petto uniti
Che voifete quell'buomo ilqual coftei Sono quei ben,chefanno l'alma accesa
Diffe,chefar deuea quefto camino, Aglialtri,che nel cielfono infiniti,
Et chefia'l uer, c'habbiate uoi lei Non rilasciate l'alta uoftra imprefa
Ricondotta nelmondo unaltrauolta Perchefaretefaluo a un tempo ifteffo
Non lo fan chiaro i uoſtrigeſti bei? Loftato uoftro ,& fanta madre Chiefag
Non lofa chiar quella giuftitia molta Indi ella Italia tuttaquanta appreſſo
Ch'adhorfi uede in uoi,no da Nerone Che ben'è tépo homai di quelle mani
Ma da Ariftide, da Traiano toltas Trarla,ch'lfuoco e'lfer u’bā dētro meſ
Qualfu anchor mai quella operatione Quai gotti mai , qi turchi ,ázi qi cani , (
ſo
Ch'ufcitafia di uoi nonfatta apieno Vipotrebberofar,quel che purfanno
Giufta, reale, e in colmo di ragione's Queftiche non hanfè trifti marani?
Neffuna certo,adunquefe'l belfreno Spenganfi tutti bomai ,c'hora un tiranno
De le uoftre contrade è dato a uoi Non è'l rettor,ma quelfignorfamofo
Benedir de ciascun quel diſereno, Che rimella ba Giuftitia nelfuo fcanno,
Perche voifol nongouernate noi Laqual parlando alhora al ualorofo
Ma con quefta Giuftitia uoftra fpofa Signor di Mot'alban,ql ch'è gia detto
Reggetefantamente entrambidoi , La nelfuofcoglio alpeftro , er rouinofo ,
Dunquefi puo ben dir auenturofa Vide venir volando a pien trinchetto
Questa nouella etate che ui ba hauuto Diuer la cuba, un gran nauigio,ilquale
Afarlagiuſta fanta, & amoroſa , Verfo'lmondo ueniapgir nelftretto,
Mapiufelice anchor de effer tenuto Et difje a lui,baron s'a te ne cale
Chi uiue a l'ombra del gouerno u firɔ Diritornar la dond'io spentafui
Come ne l'eta d'orfolle ei uenuto, Ecco chiportra te con uolanti ale,
PRIMA
Onde Rinaldo albor, come colui Ne lafua merce il mercatante more,
C'ha tirata l'antiana infino al paſſo Et correndo'lcorrierfirompe'l collo,
Doue'lfentier piu in la non porta lui Cofifornisce ognibuole fu'ultim❜bore,
Siface ne la riua, &rfermailpaffo Perche ciafcú, quátú ein'habbia un crol
Afpettando ch'a luigiunga la barca Et duo tre ne lafuafolita arte ( la
Per dentro rifalar con un fol paffo , Se non mor dentro non è maifatollo,
Cofi ei uifta uenir la naue carca Cofi per lo contrario in ogniparte
Et di merce es diuento, ne la riua Si vede che ciafcunfi dole affai
Sifè delfcoglio, onde nel marfi varca, ',
S'eifuor de l'artefua dal modo parte
Et con la mano & conla uoce uiua Però'lfigliuol d'Amon,che tantiguai
Accennò quel nocchier che lo leuaffe Gia quinci & quindi per lo mar puato
Perportarlo con lui doue ei ne giua, Afuo malgrado hauea ch'è uiſto homai
Et quefti alcennofubitoſi traſſe Vedutofi da l'onde efferportato
Et d'indi lo leuò con laprestezza Collegno ch'ir deuea la in zibelterra
Ch'a l'anconette la caritàfalle, Nelregno di Ginoia in altro lato,
Et col medefmo andarſenza ftanchezza Come buon caualerfempr'uſo in guerra
Però c'hauea buon vento ne le vele Per morir anzi inlei,che détro❜lmare

Segui il viaggiofuopien d'allegrezza, Deliberò d'andarfempreper terra


Mala Fortuna ch'eſſerpur crudele Però non volfe alhor piu ritornare
Voleagran tempo,a!fir di Mõť'albano In quella naue tutto che'l padrone
Cangio alle allegrezze ingran quercle, Lafeffe molto ben rappatumare,
Che volendo'l nocchier nel Gaditano Mafuorfmontato con intentione
Stretto, venir,lofece irfi vagando Diplo mondo anchorfargrangiornate
Hor quinci bor quindi per quell'oceano Si mife a caminarfolo & pedone ,
ftanco alfine
Ch'ei disperanza'in bado Et per condurfi in Afia al Eufrate
Collegnofuo c'homai l'ultima noia Doue Natura a lui gia dettobauca
Dal tempeftofo marftaua aspettando , Ch'ei troueria Fortuna in mageftate,

Si trouòfpinto al regno di Ginoia. Indiper poi trouar quellaltradea


Che come ancbo gli diſſe ,in ungrámote
CANTO LXXIII .
De l'Europa ritrouar deuea,
El modo ciaſcun'buo tato inuaghifce Etper condurfi alfin dopo le conte
NDelappria arte del
fuo magifte Cofe, dopo camin fipien d'oltraggio
Ch'in ella alfin la vitafuafornifce, (ro Di Carlomagno a laferenafronte ,
Muore nel'armefempre il buoguerriero, PrefelaftradaJua donde'l viaggio
Mancafralibri & carte ogni dottore, Crette ei chefoffe buonper quefti lochi,
Etfi somerge in mar sepre'l nocchiero, Etfup un grabofco afpro et feluaggie
PAR TE 78

Con fpeme ditrouarfi ingiornipochi Poi d'bor'in bora anchor meglio inteden
Aqueftofiume,a quefto monte, poi Ch'iua lagetefua tutta infraccaffo (do
A Carlo magno i allegrezze etgiochi, Per effagiunta delguerrierftupendo
Ilquale imperator conglialtri heroi Et ch'egli bauca ga morto Draganalo
Ch'eranofeco alhor quandoforspenti In di ch'alfin tutta l'entratagente
1 Delafua terrali nemicifuoi Era gia giunta a quell'extremo paſſo
Per la venuta di quegli eccellenti Comincio beftemmiar piu crudelmente,
Guerrier,ch'iui negiunfer con Orlado Ma quandofeppepoi Gan ritenuto
Come è detto nei verfi precedenti Sifè queto com buom tutto dolente
Poi c'hebbefatto andar quel real bando Et quafi dubitoe d'hauer perduto
Che tornaffe Rinaldo afciolto incorte Quelgiuoco cherette eigia, d'bauer uin
* Ilche veduto é bomat tutto cantando Etforfe fi pentio d'effer venuto, (to
Et chefu chiuso Gan dentro a unaforte Mal grade Ombreo gia d'ira affai depin
Pregion ofcura, che d'effa cittade Perquel chefatt'baueano i caualieri (to
For riferrate ben tutte leporte Di Frácia, 'ldi ch'Orlado iuifù fpinto,
Ferconfigliofra lor con qualispade Gol gran Bobardo, co Ceraftro alteri
Foffe da guerreggiar contra Cleante Con Lurcone,& Burlante capitani
Perracquistar la perfa libertade , Etcon molt altrigenerofi erfieri,
Etfu conclufo che di tuttequante Che voleantuttifar det chriftiani
Leperfone viril ch'erano drento Dentro Parigi quel chegia dentr’Ida
Nefoffer pofte in vnaſquadra alquáte' , D'Atheonefer lifuo affamati cani,
Et capitan Orlandobuom d'ardimento Lo cofortar,quantofa l'huom ch'affida
T N'ufcifero vn diincontra ai faracini Soura delpettofuo tutto'l periglio
Perfar de lelorforze esperimento , Di quello nelcui cor timor s'annida,
Perlo che tutti inpunto i paladini Onde ei tornò nel primofuo configlio
Subitoforoe in ordine, con loro Indi vaggiunseanchora il far vēdetta
Tanti altri valorofi cittadini Del sague che'l terrenfe'l di uermiglio
Ch'eitutti infieme in vnafquadraforo Et comefempre affai piufi difpetta
Tremigliaia,& ciafcun buono ,et difpo Incontra'l cacciatore il bizarro orfo
Diruínar l'exercito del moro ,
(to Quat eipiu punto è d'arma o dafaetta
Ilqual Cleante imperator tantofto Cofi coftur per quel ch'eragia occorfo
Che lagiuntafeppe ei delpaladino Viapiu s'incrudelio contra re Carlo
· Ch'in Inghilterra áchor credea difcofto Tutto chegiunto a luifoffe'lfoccorfo
Si cominciò a doler delfuo deftino Etfi deliberoe o d'acquistarlo
Et difuaforte rea,maledicendo O diperder lagente tuttaquanta
Macone, Triugante, Apolino , Indi anchorpor la uitafuaperfarlo,
PRIMA

Etcon questo penfier, con queſta tanta Per quello che nel altrofarafcritto.
Ira'l configliofuo raduno prefto CANTO LXXIIII.
Perfarql döde poi l'huom fe ne uanta,
Etdopo gran confulti alfin in quefto Lerbe , le frode, i moti,& le cápagne
Scofcefero i piufaui ognibuomo eguale Eran copte anchor di quell'humore
Che da quel di contando ilgiorno fefto Ch'efce degliocchi a chi Mënon nepia
Si'deffe vna battaglia generale Quando Cleante valorofo core (gne
A la cit tad e , era apu nto 'l gior no Fè dar a l'a rme perfalir la terra
Ch'ancho ifrancefchi ufcir deueano a ta Di Carlo re di Francia , e imperatore,
Però d'ambele parti per lofcorno (les Nefimilmente asciutta era la terra
Et il danno fuggir , che l'huom s'acquista Albor ch'Orlado ilfegno die de l'hora
S'ei perde'l tepo in troppo vilfoggiorno Giunta d'ufcir cotr'effo moro a guerra,
Ciascuno allegramete , e in cor, e in vifta Adunque ambe le parti ne l'aurora
Raffetto l'armefue ,per affalire Dieder principioa le lor grandi iprefe
Il detto di,il nemico a l'emprouista , Per acquistar qlche l'buó tanto bonora ,
Mala speranza alfin potriafallire Ne alcun d'ambi i voler punto s'inteſe

Ad vnaparte , er ne vedrem l'effetto Dalaltraparte mai,fin che ciascuna


Cantando quel che pur deueafeguire. D'effe f,i diede a le nemiche offefe,
Difpofto t'haifoldannel intelletto Onde ne l'hora propria altra fortuna
Od'acquiftar Parigier Carlo magno Veggendo oppofta afli combattenti
Odiperder tua gete e'l proprio petto, Che l'affettata d'opinion comuna
Pur dentro deltuo cor fperi'l guadagno Cangiar con l'arte lor le loro menti
Et ancho'lpefce in mar ne fpera l'esca Come cangiapropofto il buon nocchiero
fi troua alfin prelo nelgagno,
Mapoi A la venuta de li nuoui venti ,
Et tu poffente Orlando,er tufrancesca Ma quantunque ciascuno il fuopenfiero
Gente viril, coftante, er animofa , Mutale albor,pur il maggior vataggio
In cui valor, e ardirfempre riafresca Refto per quei d'Orlando caualiero ,
Sete difpofti far vittoriofa Perche ei trouar le genti e'l baronaggio..
Guerracotra'l foldan por la Francia Delgranfoldan ,parate a dar battaglia
In ampialibertàfemprefamofa, Etno a ripugnar qualch'altro oltraggio
Ma tantofempre è dubbia la bilanci a Però'l conte virile a cui s'aguaglia
De la battaglia, e'l fin , chemoltospeso Inprender difortuna vn belpartito
Nerefta'l vincitor con roffa guancia , faggio mio fignor ,s'altri è che'l uaglia
Il
Però'l vedere homai nefia conceffo Veggendo alhor del morfi male vnito
Se de reftar nel gagno,il re d'Egitto (Com'era pur )l'exercito,perfare
Quergognato Orlado, etglialtri appo Buona diffesa ad vn'asfalto arduo,
L'affali

1
PARTE 79
L'affali con talfuria, che l'urtare Scotrosfiilforte Aftolfo in ungran moro
Ne lefue genti,parue vnafactia Ch'era de l'Ethiopia inuerfo Egitto
Od ungra veto a l'emprouifta in mare D'una certa città detta Booro,
Onde Cleante alhor com la barchetta Et con la lanciafua poftagu al dritto
Ch'urtatafiritroua in mezzo l'onde Delgenerofo cor, loferi ,tanto
Dafierogruppo albor che non l'aspetta, Ch'a terraspinfeluitutto traffitto,
Perche ei tanto crudel non laprofonde El Marchefe Olivier che gliera accanto,
Smarrita mette inpunto ogni fua arte Perche egli piu di lui non fi uantaffe
Chep logran defio tutta confonde, Alborfe dungrande arabo altrettanto
Cofialagiunta delſecondo Marte Et Ricciardetto anch'ei tra lorfi traſſe
Ne l'emprouiftegenti delfoldano Douep nofar mai uergogna a Francia
Cheperfalir Parigi erano parte, Ardito entrò nel'hafte homaigiu baffe,

Elo imperierquantunque affaifourano Et quiui corfo in vna armata pancia


Smarrito radunoe tutto'l potere D'unforte caualier de la Giudea
Percontrastare alfenator romano, Oltra lerennefue moftrò la lancia,
Ma'lvalorofo Orlandoche lefchiere Et il Danefe ch'efferpurfolea
1 Di Xerfe, Dario,etglialtri capitani Anch'ei buongioftratorfra caualieri
Rottehauria albor,tutto ch gradi e alte Paffo'lpetto ad un'huom di forzarea,
1 Có táto ardir cominciò oprar lemani (re, Similmente Guizzardo , Berlinghieri
Fra questafortegente di Soria Anfelmo, e'l negromante Malagigi
Che tutti i lorpoter quafi eran vani. Et Sanfonetto, et da Monlion Gualtieri

Venegli ilprimo incotra un'buo c'hauria Mandar tutti a lo'nferno afpirti bigi
Atterrato Sanfon,tant'era eiforte Alprimo colpo,unfaracınjorato,
Grade trachiuto & pien di gagliardia Nefecefallo alcunfino a Terigi .
m Ma'l conte cb'atterrar no potea Morte Mafe pcr lifranceschi, affaticato
No che alcun'buo mortal, mandò costui Si ritrouò quelgiorno il bon Caronte
Colprimo colpo a la tartarea corte, Inportar alme morte a laltro lato,
Indi tanti altri ne madò con lui Anch'afan Pierfudar debbe lafronte
Chefeciafcun di Frácia il fomigliante S'ei uolfe aprir laporta a le viu’alme
Faceua'l giorno,inanzia i tempi bui Ch'i faracini a lui mandar con onte,
Forfereftauapoifolo Cleante Perche molti di quei c'hauean le ſalme
Fuor de le mura al campo, lafuagete Di conferuar legenti, iui quelgiorno
Alui come a Amalech morta dauante ,. Fer ql cheponofar poche altre palme,
fol perfettamente
Maperchehaueua ei Quiuiful corfierfuccopiu d'un corno
L'arte del guerreggiar, queldi noforo Superbamente il capitan Lurcone
Spenti i nemicifuoi compiutamente , Girauaper lo campo intorno intorno ,
PRIMA

Etqualfra Philifteifacea Sanfone O Sifipho,o Morgate, o'lgrade Antheo


Conla mafcella,eicon lafua turchefca Od alcuno de glialtri al mondoforti
Mazza,faceafra queſta legione, Nofer lepuemai che'l di fè Ombreo,
Talch'oue er ei, coperto a la morefca, Tal chefe'lcote Orlando a tanti torti
(Cofiera❜lueftirfuo )Schiacciata molta Nonfoccorreua affai, dei paladini
Reftaua inanzi a lur gentefrancefca, Nereftauano'l di qualchun di morti,

Quiui Burlante a cui nulla altra volta Ma ei cheſempre infra lipellegrini


Sitrouò Parangone in Taprobana Et valorofi cori bebbe'lfupremo
D'ardir'e forza iui per lui gia tolta, Vanto , conferuò alhorfuoi cittadini 1
Tutto coperto d'arme a l'indiana Conquel che noi nel altro vederemo. 1
1
Colbicciacuto in man molto orgogliofo CANTO LXXV .
Hor quincibor qindi ne la grade alfana
Correndoper l'exercitofocofo
di o di
Tai cofefacerei d'Hettorgiamai Starna,äglia,colobo , ouer da aftore
Non fifèper maggiorpuntofamofo , Nofu piuprefto ator giamaiftrociero,
Quiui molt'altri anchor poſſenti aſſai Nefera maida veltro il cacciatore
Con spade,lance,fiode, et mazzafrufti, Ne da rapace lupo ilfuo agnellino
C
Giuan colmando i paladin diguai, Vaquagarrende a lui, neſſun paſtore ,
Mafopratuttiglialtrii tre robufti Chefoffe'l giorno Orlando paladino
Piu uolte a tor di man di quegiganti
Etgrangiganti il difaceano proue
Dafartemer in cielo i dei più giufti , Alcunfo mezzo morto cittadino ,
Talcheforse algiorno il fommo Gioue Venne veduto a lui fpeſſo dauanti
fino algrand❜aftro
Dubito ch'ir uoles Alcun buon caualier giafatto in guifa

Comefer glialtri la donde ei ne proue, Di topo altrui nel'ughie affairafchiati,


Perche Bobardofiero e'lfier Ceraftro Etquiuifaceua ei tofto diuifa
Spelfe uolte mandar tefte tant'allo La battagliafra lor, ſpeſſo laſſando
Ch³altrui nó mádò mei piu Zoroaftro, Luna d'ambe leparti in tutto uccifa,
Quel chefaceffe Ombreofopra qlfmalto Come gliauenne apunto alhora quando
Io no lo uoglio dir c'haurei uergogna Ei ritrouò a le man colgran Bombardo
Tant'è incredibil ql dond'io l'exalto, Vn fratel delcugin ch'andaua errado,;
Perche del ver c'hafaccia di menzogna Quest'era gl poffente & buō Guizzarda
Si deue anzitacer chefarne motto Seco venuto il di da Mont' albano

Etcofi questa uolta a me bifogna, Ch'uccife ei'lgrá caldeo táto gagliardo

Bafta ch 'Atblante mai ne mai Nebrotto Giua effo conte per lo verdepiano
Antiphate Phialte o Briareo Anzi uermiglio bomai l'herbe et le piate
Od Encelado ch'a quelmonte èfotto Soccorrendo'lfuo popol chriftiano
PARTE 80
140 Etritrouò che queftofier gigante Qual pada almodo maigreca, o troiana,
Difella tratto hauea'l figliuol d'Amõe Qual africa, qual perfa, o qualgiudea ,
Non altramentefuperato auante , Oqual piu ch'altra maiforte romana,
Et che posto l'haueafopra un'arzone Impugnata da Achille, ouer da Enca,
Perfarlo albora unJan Giouanbattista Od'Hanibal, o da chi'l ponte honora ,
1 Opfarlo d'un'arbore un troncone, Oda Sanfone,o da laforte Anthea,
Onde ei come colui ch'affai s'attrifta Hauriapotutofar quelchefece hora
De le cofe malfatte, ad alta uoce L'impugnata dalconte,in quelche dare
Gridoe,cofiguerrierfama s'acquiſta? A Guizzardo uolea qlc'hucm fcolora?
Se tu poffentefei,s'huomfeiferoce Neffunacerto,adunquefenza pare
Volgiti a me che l'amazzar coftui Queftafu femprepur facendofede
A quefto modo affai l'honor tuo noce,Dico ilgra colpoc'hor la uedremfare.
Bombardo albor cheſiſenti d'altrui Con ella Orlando algran gigante diede
En Dir del honor c'huo chiar'hauer dein Vntratto in vna coscia vn tal rouerfo
Ilpaladin laffo co fpirtifui (frote Chenopuote'l mefchingridar mercede
Et fi riuolfe adietro, quiui il conte Perche in vncolpo fol tutte a trauerfo
Vide ei ch'era colui chegli gridaua Taglio le gabe a lui,donde egli aterra
De l'oprachefaceaconfcornier onte, Mortofenza parlar caddè riuerſo ,
Et conobbe in quel punto che restaua Et cofi bebbefra lor lacrudelguerra
Per cio,lafamafua ben maculata Per luna de leparti amarofine
Sechi'l potea ridir non amazzaua, Perlaltra ql che l'huōtien uiuo in terra,
Peròfuperbo affai confacciairata Tutte legenti albor ch'eran vicine
Sitraffe al conte Orlando in un mometo Fer mutation di cor,quelle di Francia
Lafcimitarrafuaben impugnata , Crebberlo, lofemar lefaracine,
Et quiui menò a lui colpi ben cento Tal chep quefto bomai lagran bilancia
Deliquai tutti tanti vnagran parte De la dubbia vittoria in lieto corſo
Scaricata reftoc nel aere al uento, Cénaua a Carlo man la buona mancia,

Perche all'huom c'haueria uinto Marte Ma tanto era d'Ombreo sepre'lfoccorfo


Giuafchiffando lor con leggiadria Alafmarritagente, che ciascuno
Siuiapiu che Chiron neſapea l'arte, Tornaua ardito fempre nel concorso,
Ma'lgigante crudel quantunque ria Et però bifognaua alimportuno
Etferaer grandeinfepoflanza haueffe Popolo, ognibor moftrar älche grá pua
Et arte dipugnare er gaghardia Etfempre'l conte Crlando era quell'uno
Nonperofeppe eifarfi ch'eipoteffe Benche de glialtri anchor qualcosa noua
Cafuncolpofchiffar di Durlindana Facendo iua ciafcuno, tanto grande
Tal ch'ella morte a lui quel di no deffe, Ch'ella ne le maggior buon loco troua,
PRIMA
Comefu d'Oliuier ch'in molte bande Purpche ancho alcunaltro adhora uarca
Gia del nemico exercito haueafatto Fra queste gentifi,ch'ei mertamente
',
Cofe chefcritteparrian ben mirande Sipuo dir di ualor degno monarca
Fin ch'eglipur alfinfi vene vn tratto Lice a me moltoben anzi è decente 1
Afcötrar con Lurcon cheful cornuto Dir de leforze loro un qualche effetto
Correa dietro a un chriftia ueloce, etrat Chefaccia'l nome lor chiar ne la gente,
Douegridando a lui diffe penuto ( to, Non fi ritroua in quefti Ricciardetto
Ferma'l uolante andar,ch'a queftauolta Di Rinaldofratel,cbe mai vergogna
faraiftarna abbattuto ,
Nelfalcon ti Nofece a Montalban, tanto èpfetto?
Etfimilmente anch'ei deltuttofciolta Si,dunque dir di lui certo bifogna,
La briglia alfuo Rodello,in vnfolputo
• Et come alcampo di Cleante moro
Vene al pagan che lui correndo afcolta, Sapeffe ei il giorno bé grattar la rogna
Et quiui conLurconfubito aggiunto Et veramente che di tutto'lchoro
Comiciò ad adoprarquella Altachiara Deipaladini usciti a la battaglia
C'hafatto effer nel cielfuo nomegiunto, Per cöferuar la Francia et Carlo et loro
Lun di lor colpi tra,laltro i ripara, Effofigliuol d'Amon,lafuagran uaglia
Giafcuno èforte,er ciascuno ha defio Deueapiu oprar aldi,che ciafcunaltro
Difar lafamafua quel punto chiara, Perracquiftar (ch'in allagrá trauaglia
Etpur bisogno è ch'un ne paghi il fio V'era) 'lcaual delfuo Rinaldofcaltro ,
Perche egli è grauefoma a mantenerlo CANTO LXXVI .
Quando egli è grande, faticofo, & rio,
M1parmi bomai Lurcon chepte'l me Rfo ,tigre,leon,lupo, o pantera ,
rlodar igliato augel fiero es rapace
Paffatofia di là , deh lettor miei
S'eglifarà cofiftate a vederlo , Manfueto animal o alpejtra fiera ,
Ilmarchefe Olivier di cento bei Nonfifè inira mai tanto mordace,
Colpi,chefece'lgiorno, alfinfè quefto Ne mai tanto crudel ,ne fi inquieto

Degno di quel ch'è quinto infra li dei, Ne cofi defiofo od audace

Traffe vnfendete al morfi forte erpfto Aracquiftar dal buom che delfecreto
Chefè di lui due parti tanto giuſte Suo nido,i carifigli babbia a lui tolto

Ch'ognibuo dettele hauriafatte colfefto con armata mano o queto queto,


Dunque d'ambi coftorforpiu robufte Quanto fi fece❜lgiorno, anzi piu molto
Leforze d'Olivier,pofcia ch'cifece Ilfranco Ricciardetto alhor ch'ei vide
Delgran nemicofuo dueparti angufte, Di Rinaldo'i caual nel campofolto,
Magiafempredi luiparlar non lece, Perchefe'lfiero augel volandoftride,
Nefi puo di ciafcun,che la mia barca S'adira l'orfo, je rugge il leone,

Stucca nonfaccio io fol di questapece, S'ulula il lupo,& s'altrafpecie uccide


',
Ello
PARTE 81

10 Effo adirato affaifigliuol d'Amone Ilpaladino alhorpoi che ben moftri


2 Vifto Baiardo,in vnfolpunto mife Glibebbe'l corfiergliamor, uifaliſopre
Tutti quefti atti in operatione, Etfe ritorno negliarmati chioftri,
Stridendo adirando egli diuife Doue qualfefferpoi cofi infieme opra
Tutte lefquadre alhora, er vlulando Inon lo potrei dir,tu lettor mio
Indi ruggedo anchor,gran gete uccife, Seimaginar te luuoilo'ngegno adopra,
Et tantofu dilui ilfuror,che quando Bafta che duo poffenti a te mojtr'io
Giunfe al caro deftrier difuofratello Congiunti adun,imagina tu❜l reſto
Ch'in Sicilia perfe ei naufragando, Se deltuttofaper n'haipur defio.
Nonfi penfò d'inuefticar di quello Or che veduto homai s'è manifefto
N'ancho d'intender da quelcaualiero Come'lBaiardofuo perfo ha Cleante
Come haueffe'l corfiergia acyftato ello, Diche in Sicilia a luigiafei protesto
Ma tanti colpi aluitraffe al cimiero Et chela barca mia nel mar uagante
Cheſenza dir mercè tutto sbranato Hor quinci bor quindi da diuerfi uenti
Laffè vuoto l'arzon del fuo deftriero, Espinta in alto a balſo indietro , cauále
Et era quefto un'buom dognihoraftato Perconferuarla alfin da trifti euenti
Grato alfoldan,perch'erafuo nipote Carcado ir mibifogna etpoggia et orza
Etgiouin di virtù molto dotato, Stare algouerno farglialtri accideti,
Ondeper quefto albor crederfipuote Però perc'hor ueggio 10 chefirinforza
TO
C'haueffe ei gran dolor,perche ciascuno Il campofaracin uer quel di Francia
Si duolquando altri lui cofipercote, Tato ch'ei uincer qluolpur per forza,
Ma ne la guerra mai non nafce alcuno Etchegia'lgranfoldan preſo ha la lancia
Peròfemori quefto, o granfoldano Co tuttiglialtri,& animofi inguerra
Paciétia,il tepo'l die ch'era oportuno. Ciafcun di lor com'un leonfi lancia,
Ormorto adunque il giouine pagano Quantúg Orlando & quei chede la ter
Per le virili man di Ricciardetto
Vfcitifuor con luifacciano proue (ra
Frateldelgran fignor di Montalbano Donde effo Saracin fpeffo s'atterra,
Ilfier Baiardofuo congrande affetto Purperche fpeffopar chefi ritroue
Hor quinci hor qndi hor lugi et bor uici Ch'ancho de gliipoffenti ilgran cocorfo
Saltiladoper l'herba afuo diletto (no Sema in altrui il ualor anzi ilrimoue,
Giua lieto blandendo il paladino Come è che Paue col lorfiero morfo
In quella guifa cb'alfuo carfignore Stuccicando, 'l valore anzi la vita
Vediamfouentefare il cagnolino, Lieuanfouente allorfaftidiofo orſo
Oforza di natura,o gran valore, I bruchi ad altri, lafquadra infinita
Ófottil arte, ch'un caual dimoftri Dele locufte aligrosfi animali
Alfratel delf uofir cotanto amore, Tantopuofar una abondantia vnita,
L
PRIMA
Tempo mipar bomai ch'Orlando l'ali
Et alfuo capitanfi fece aggiunto
Piu spennecchiar non lascia lafua gente
Douepoi tuttiftretti in compagnia
Da la abondanza de gliorientali,
Si mifero al tornarfubito in punto,
Combattuto baueano eigagliardamente
Vedeftu mai lettor persporca uia
Vn mezzogiorno opiufemprefacendo Schicherato corrier che tuttoquanto
Quelche l'huofa imortal meritamete,
Dizachera copertofe nefia
Cofi feffero adhor quando ,partendo Cred'io di fi ,ma nongiamai cotanto
Delenoftre città gli Italiani,
Quantoerano difangue i caualieri
Vanno a affalirer barbari correndo, D'Orlando ,ilgiorno che fi fè quel táto
Che da vna voltainfu forfei marani
Etcofi tutti ad unforti & alteri
Eti lurchithedefchi erri arloti
Per la vittoriagrande in allegrezza
Nonftariano a aspettar menar di mani,
VerfoParigi volfero ideftrieri,
Perche a vn'asfaltofol refterian vuoti Andando ftrettiadun con la deftrezza
Ben trentamillia corpi d'alme altere
Che uan quegli animai c'han lor natura
Et exauditi in ciel tantipii voti , Acio (come vediam ſouente) auezza,
Come auenne al giorno a l'empie Schiere
Ma comefempre quando od in paftura
Delgranfoldan,che'l valorofo conte Odin altro camin quelli fe'n uanno ,
Fuor di Parigi vfcio confue bandiere,
Van dietro a valorfignor che gliaſſecu
Mafe quelgran motor chegia Phetonte Coft
plo cótrario hor ch'ogni dano ( ra
Fece cader in Po,nonfa anchorfofca Di Francia i caualier uolnofuggire
Del miofignor quella ferena fronte ,
Illor uiaggio auanti Orlandofanno,
Spero ch'anchor vedré dal'acqua thojca
Et ei da dietrofol colmo d'ardire
A la adriana , da li monti alpini Vafoftenendo l'impetofocofo
Spenta lagente che l'Italia offofca, Delcampo che i voriapur far morire',
Comefor spenti in Francia ifaracini Matanto alfinfùforteer valorofo
Iui venuti con Cleante moro ,
Effo conte viril, chesenzaftratio
Da Carlo, Orlando,et glialtri paladini
Dentro glifece entrar uittoriofo
Ilqual conte efto di ch'eracon loro
Colfar alpontequel chegiafè Oratio.
Vfcitoaguerra,ito gia mezzo'l giorno
CANTO LXXVII .
Per dar a lafua gente homai riftoro
Volfe in Parigifar lietoritorno Ome lagran cittàla ne gli infubri
Etperòper condurli afaluamento Perlo del miofignor
Altamentefonoe quelfuo gran.corno,
Ch'lfa pur degno di imortaldelubri ( no
Ondeciascun di lor, quantunque inteto
Chiufe le porte a Masfimiliano
Agrade imprefa alhor,tutto in un puto Etalagentefua con danno fcorno
Lafciato fi ritrae in vn momento , Tal ch'a.borfi ſjo Melano,
fèfaluo ‹
82
PARTE
Et quiui conclufe eiche trecento hore
Cofi Parigiiltriomphantegiorno
Chiufe leporte al campo faracino Ditrieguageneraf
lra tuttiquanti

Poi ch'entrofatto Orlado hebbe ritorno Sirichiedelſe a Carlo imperatore,


Però vn trobetta a lui mandò dauanti
Et quindi,riferrate,il paladino
Ilqualfu da effo Carlo exaudito
Allegramente andoe con laltra gente
Di volontà deglialtri circonſtati ,
Atrouare ilfigliuol delgran Pipino ,
Onde effogranfoldan'tuttofmarrito
Doueriferi aluipuntatamente
Del tantogran valor di quei di Frácia
Dela battagliagrande il buonſucceſſo
Sepeli'l morto, medico'lferito,
Indifi dipartio nouellamente,
Et quindi conobbe ei che'lportar lancia
Ei Carlo imperatorper lo conceffo
E'lguerreggiar era di lor benl'arte
Bene,a lui il di,da lafuperna altezza
! Et non come crette eigia,folle o ciancia ,
Non capea per letitia piu'nfefteffo,
Dalaltro canto i executor di Marte
Ma come uinfe luigrande allegrezza
Tornati con l'honor dentro a la terra
Coft Cleanteper l'hauuto danno
Vife a l'incotro afai maggior tristezza C'homaifi vedefcritto in quefte carte

Talchefi trouaua ei co tanto affanno Stanchi afflitti affai da lagran guerra

Che nonfapea chefar ne cheſi dire Prefer conforto, ricreatione,


Che cofi vopo è a quelche quefto atterra ,
Comefouente ifaftiditi fanno,
Maperche amoltipar che'l maledire Et mentre tutte quefte alteperfone
โต
Ne lafortuna aduerfa, e'l beftemmiare Infimilftatoftan dentro e difuori

Poffa'lmal'ingran parte alleggerire Sempre penfando a lorfaluatione ,


Ilgranfoldano imperator de i mori
Si diede irato afar quelchefolfare
Il triftogiuocator,quádo egli ba perfo, Veduto ilgran valor de li francefchi

Tardi pentito delfuo mal giuocare, Et lorforze a lefuefuperiori,


Qual'huom cattivo mai trifto & puerfo Et che quell'huom che da li barbareschi
Diffe ingiuria maggiore al alto Iddio Suo lochi,in Fräcia,baueagia luiguida

Che fi feffe coftui nel cielconuerfo? Copromisfion difarla dei morefchi (to
Certo nefun,quantunque habbia defio Era in vnapregion molto ferrato
Souente alcun di riportarne il vanto Etche'lbelcampofuogia tantoforte

Comeforfe lettorgia odifti, & io, Eraingraparte homaiguafto et fimato ,

Ma perche mai di qua nonfe n'ha tanto Per nonfinir di ruinarJua corte

Che piu non uaglia albuo qualuque cofa Etper non condur tanta compagnia
Poi che beftemiato eife n'hebbe alquato Miferamente ad infelice morte

Ritratto da lafuria velenofa Quantunque a lui vergogna ilpartirfia


Poftpofta quella al dano, etforfefaggio,
Diedefi a confultarperfuo migliore
0
Qualfolje opraperlui manco dannofa, Delibero tornar ne la Soria,
Lii
1
PRIMA
Etper tornandofar proprio'l viaggio Quando quel capitan de li romani
C'haueafatto aluenir,madòi Marfiglia luife'l grande incedio in tante naui
Apor leuelein puto,un fuo meffaggio, D'effa città per li lor pattiſtrani,
Ch'una notte ei uolea di tutta briglia Adunque il meſſaggier veduto igraui
lui cōdurfi ,eg rimontar nei legni
Danni, delfuofignor diede di volta
Perfaluarfe con laltra fuafamiglia,
Per riportare a luiglianuntiipraui,
Mafe tutte le uolte i gran difegni
Et tantofempre corſe egli con molta
Aifacitor veniffero ad effetto
Velocità, chefe glifece a i piedi
Ciafcunfifaria alfinfignor di regni, Nazichefoffe in ler la trieguafciolta,
Re Carlo imperator huom d'intelletto Et diffe a luifignorfe tuti credi
Di volonta d'Orlando , e configlieri Saluo ritornofar verfo leuante
Per conquistar Cleante al fuo difpetto Bisogna a nouo andar che ti prouedi ,
Scriuere hauea giafatto da Olivieri Perche le nauituegia tuttequante
Ne la Borgogna,che per ubidenza Ardono la nel mar d'unfuoco tale
Feffe ella a poter fuo de i caualieri, Che nonfù al modo mai il ſemigliante .
Et ch'egli tuttiad unfatto partenza
fece quale
Ilgranfoldano alborfi
Con qualchunaltro del uicin paeſe
Sifa quell'huom che le peggior nouelle
N'andaffero afuror nela Prouenza
Odech'ei poffa odirfra le piu male',
Doue nel lito poi nelqual giafcefe
Et fi volfe dogliofo inuer leftelle
Effo Cleante re con le fuegenti
Dicendo s'eglie uer c'habbifaette '
Quando egli vene a lefrancefcheiprefe Iddio la fufpendi in me bor tutte quelle,
Sifeffer tantoalfin forti & poſſenti
Indi foggiunse anchorfran maledette
Che contra ogni uoler de li padroni Tutte l'offerte di Gan di Maganza
Feffer le naui lor confuoco ardenti, Et gli inuiti di lui ch'ei mi porgette,
Et cofifatto haueano iborgognoni
Anzi maledetto io che mia fperanza
Talebe a lagiunta d'effo meſſaggiero
Non deuea por in lui ,perche è pur certo
Giuanle fame bomai fra glialti tuoni, Ch'è maledetto l'huo cha í buófidáza,
Perche non hebbero ei ben'ilprimiero
Abgranfoldano or ti èpur moscoperto
Fuoco,in un legno pofto, ch'ungrá uéto
Che non ponno venir a ottatofine
Di tuttiquanti lorfè un rogo intiero, L'opre c'han tradimeto in fecouerto ,
Come ancho fè nel millecinquecento Se'n Francia a l'alte impreſe parigine
Et dieci er tre,ne la città del Griti
Tivencui realforfe che poi
D'alberghi in una notte almenfeicento,
La gioia non hauei, c'haurai, di ſpine ,
Tal ch'ardean tanto albor tutti quei liti
Ma uoluto hai uenir con quelli toi
Cheforfe piu non arfergliafricani Intendimenti c'hai con quella volpe
Nanzia lagran Cartagine fortiti
Ch'èprefa pur co tutti i ingegnifuoí
PARTE 83

Onde s'haurai del maltuefian lecolpe. Onde mentre ei cofi tutto s'accora
Deglibauutipiacer congran dolore
CANTO LXXVIII .
Come ueduto habbiamgia d'boraíbora
Ana speranza difleal defio Ecco che dire Carlo imperatore

I VA
E purseprei all'huo ch'aspetta bene Li giüſe un meſſaggier, ch'era Gualtieri
Da unfuo trifto operarfallace & rio , Venuto informa a lui d'ambasciatore,
Chegiufto nonfia mai nefi conuiene Et diffe granfoldanfai che laltr❜bieri

Racquiftarfrutto buon dareafemenza Per prouare il ualor de le tuegenti


Etuediamloanchopur s'eiſpeſſo auiene, Vſcimmo fuor tre millia caualıeri
Però no degiamai tener credenza Etperchefcorti uoi u bauem poffenti,
D'hauer buo fin dal malneffun nel modo Generofi di core, er ben'armati,
Che non lo vuol di iddio la prouidéza, Tal che noi quafi al fin reftammo fpēti,
7
Et s'alfoldan ciofoffeftato pondo Nouamentefifiam deliberati
Forfe nongliauenia quel che gliauene Dinon vfcir mai piufipochi infrotta
Ne andaua eicome andò d'altoi pfondo , Che fempre perdon poi glifuantaggiati,
Mapche coninganni in Francia ei uenne Pero deuendo homai diuentar rotta
Se ne racco fe alfin frutto noiofo La triegua ch'èfra noi, chefia pur nāzi
Nonfiramarchi,che fi effer conuenne. Che uade'lfol la donde'l ciel s'annotta
Quando'l meſſaggier fuo , tanto doghofo Tifon venuto imperator dinanzi
Cafo,rapporto a lui del fuoco grande Perpartedire Carlo a dirti quefto
Stauafi ei tutto irato e doloroso, Chetiprepariaguerra da boggiinazi,
Frafepensando affai da quante bande Indiper nomefuo piu tiprotefto
Fortuna l'offendea tanto crudele Accioche lo conofchi huomo gentile
1 .
Con Popre ch'ella fea trifte & neffande Che ti ritroui armato il giornofefto,
A
Spargerfatt'hauea lui gia affai querele Perche quel di ,preftante & fignorile
Nelana er laltra Zuffa, et horglibauea Ti verrà aritrouar conspada et lancia
Tolto colfuoco in mar le mille uele, Fralafuagenteforte alta er uirile,
Però'nfefteffo alhor piu non capea Doue uuole ei librar con la bilancia

Perira per dolor,ne chefi fare De l'arme,de le braccia gr de licori,


De lafua grande imprefa,altrofapea, Il ualor di Soria con quel di Francia,
1
Mapercbe effa Fortunaunqua ceffare Cofi in Parigi Carlo & queifignori
Nonfa a la prima, d'offender altrui Statuto haueanper torfi da le mura
Mafe comincia vol continuare, EffoCleante,& tutti glialtri mori .
Tutto ch'ellatre volte homai coftui Ilgranfoldano alborper tal puntura
Haueffe offefor ben,nonperò anchora Hauuta da Gualtier, nel cor trafitto
Volfe a la quartaftar d'offenderlui, Raggiunse infe dolorfoprapaura,
Liii
PRIMA
Etfeco defioe dimai d'Egitto
Bisognafuperarprima eftagente ,
Leuato non s'bauer, maledicendo
Indi domita lei, verfo leuante
Cbiglibaueafattofar tanto tragitto,
Potremo andarne triomphantemente,
Ma da prudentepur riconoſcendo
Ilfrancese oratorftatomiauante
Che bifognaua a luifarne virtute
Ilgiorno m'ha propofto in cui deuemo
Dela necesfitate,rispondendo
L'ultimaguerrafar di tuttequante,
Diffe a Gualtier nocreder ch'io rifiute
Et quefto'lfeftofia da quelc'hauemo
Lo'nuito di re Carlo , anziione fpero
Però pregh'io ciascun che benper effo
Da tal battaglia ilporto difalute , S'armed'ogniualor per far l'extremo
Pero torna altuo fir buon messaggiero
L'utile,ilben,lagloria, l'honor fteffa
Et digli da miaparte ch'io l'aspetto
Tuttofia voftro ,io none voglioparte
Afar quefto librar di ualor fiero, Et vo che'l uiuer miofia'lprimo meſſo,
Gualtieri albor tornoe al Mainetto
Ilvostro ardır,le vostreforze,& l'arte,
Et quiui a lui riferi in conciftoro Có lequaifenza dubbio baurem uittoria
Tutto quel che'l foldan glihaueua detto. Munereran dalciel Macone et Marte,
Or partito Gualtier, Cleante moro Et la uoftraferena e illuftregloria
Fe radunar l'exe, cito diffufo Ch'acquifterete ildifia piufamoſa
Riftrettamente in unpiù picciol choro,
Che ciafcunaltra mai pofta in hiftoria,
Etquiui in mezzo a lor monto piu'n fufo
Et però genteforte & valorofa
Ditatti għaltri, er questa oratione Parate l'arme, ei cori a queftaguerra
Fece a la gentefuaftando laffufo . Chetantofia per uoi uittoriofa.
Se'l valorofo erftrenuo Scipione Da laltro canto nelaforte terra
Che'n Africapaffoe, dode hebbe il nome
Re Carlo imperator cogrande ingegne
Che va nel oftro e nelfettentrione Glianimi di ciafcunprende afferra,
Tornaua a Roma alfinſenza hauer dome
Ch'afaluarfe ,la Francia ettutto ilregno
Le lor nemichegenti, ci non portaua
Gli bifognauafar diquelle cofe
Corona triomphal ne lefue chiome, Che coducono l'huomo alfuo difegno,
Perchea portarla albor gi bifognaua
Peròprudente a tempo buon propose
Far al ch'eifece pur, duques bebbe ella
Quefta battaglia alpopol conparole
Affaifù giusto,che lo meritaua, Alte,benigne ,
forti, er amorofe,
Noifiampallati in Francia a la rubella
Tal che comequeldi ch'offusco'lfole
Brigata di Macon,noſtra nemica,
I chiariraggifuoiper la pietate
Perfuperarla perfarnela ancella Delfuofattor,tutta l'humana prole
Però uolendo noigiunti a l'amica Chefi troua ridotta inanzí a vnfrate
Patrianoftra,bauer meritamente A Che con uemétia grande & granfapere
Questa corona da l'etate antica
Sparga d'effo fattor lagran bontate,
1

PARTE 84
S'accende'l cor d'uncerto buonuolere
Che vuoi tu sepre andarne afaccomanno
Et d'un certo defio che❜nfíáma ogniuno
Spadereilfangue, pdere ogni honore
4 A voler quel che debbiam pur volere, Per nofar cótra a alto, e a quel tirannos
Cofi quandore Carlo a l'oportuno Nonlofar no , fe pur vnJignore
Tempo ch'eifeppetor,quefta battaglia Vuoi chetiguide a cofi grande imprefa
fuo , nonfù neſſuno
Propofe al popol Come'lfuopopol Carlo in peratore,
Ch'alfaggiofuo parlar con ogni vaglia Vieniche v'e'l miofir cui tanto pefa
Non s'accendeffe'lcor d'ufar con ello Ilgrauecarco di cotefti errori
Afar al campo de la grancanaglia Quato a effoCarlo de la Fracia offefa,
ftratio, et
Dano,morte,impietà , macello. Et come eifaluò lei da i crudelmori

CANTO LXXIX . Con lafuagente,& tu con queftofire.


"
Tifaluerà dai barbarifurori,
Vando lagéterea chestafra Calpe Et noi cantandofeguiremo il dire
1 E'l Pireneo, quei cheparteil rhe D'effore Carlo, & di quellaltre cofe
Va Daglialtri,che da noi diuidel'alpe, (no Che n'inuitano pur al projcguire.
Con rabbia,conrancore, con veleno Pofcia ch'al popolfuo queft'buom propofe
Vengono a ruinare ilbelpaeſe D'ufcir contra Cleantefaracino
Ch'Apeninparte et bagna'l mar tirrhe Et che la terra al veler fuo diffofe,
Se nelegran città che tanto offefe (no, Inmantenente ciascun parigino
Sonpurda quefti rei,foffer legenti Diedeprincipio ad ordinarfi a guerra
Advfcir loro incontra in arme accefe,
Per logiorno, dalgrande al picciolino ,
Com'in Parigi a le parole ardenti Talch'uscitafariafuor de la terra
Di Carlo imperatorfor tuttiquanti A la battaglia effo ordinatogiorno
Adufcir contra i mor pronti & ferueti Con l'imperatorio tutta la terra ,
Forfe ch'Italia gliangofciofi pianti MalconteOrlando chefapea lofcorno
Nonspargeria che sparge eternamente, Cheprote far e'l dano a un tuo guerrie
Ma cadrianfoura lor mali altrettanti, L'hauergran moltitudine dintei no, (ro
Però virile & valorofa gente
Dafaggio daprudente conduttiero
Conofci bamai il tuo male, etfe chi regge Fecelefchiere & ordinà ogni cofa
O non vuole o nonfa far altramente Ch'akauer uittoria a lvizoruc mefliero
Prendi tu l'arme in mano , & afte gregge Cofi dalgranfeldan la def.cfa
Che la tua madra infettan di tal feabbia GenteJua a acquistarjema imortale
Cacciapoi che d'altrui nonfi corregge, Ildi de la battagliafanguinefa
Liberati vna volta da la rabbia
S'andaua diffcnendo anch'ella a tale
1 Dela barbara géte, et poi chi'ldano ( bia Etilgigate Cmbreon'hauea gran cura
Ol'baurà8 o'l uora bauer fiafuofe'lbab Ceraftro, ceffo Cleante a cuipiu cale,
Liiii
PRIMA

Et mêtrei dentro eifuor de l'alte mura Ilche volendofar, nel angofciofo


Stannofu quefto , ecco chegiunfe'l tepo Terren di Francia ftar no ne conuiene,
Di ritrouarfi tutti a lapianura, Ma andar in un chefra men perigliofo,
Mayche'l panderfangue bor no è a tépo Pafciamo adunque ne le larghe arene
Elsbranar géte, e'l madar gridi alcielo D'Africa, lettor mieife non u'annoia
Riferueremo il dirnea unaltro tempo, Cheforfe trouerem quelche n'auiene',
Martecompunto d'amorofo Zelo Iui cercando il regno di Ginoia
Nouuolbattaglia adhor,ei s'e spogliato So ben che troueremo ilgran Rinaldo
Di pada etlancia et d'ogniferreo velo, Perch'iui ei giaſmontòfpinto da noia,
Ne domina al prefente nelfuoftato Etfolofe ne uae per quel gran caldo
Perch'è difcefogiù nel terzo chioftro Ch'iuitraffe la gente da colui
Da la fua bella donna iui chiamato, Ch'andar intorno'lcielfù tanto caldo,
Etperòfariaindarno il cantar noftro Douefefiporrem con effo lui
Diftraci et morte,et brutto piu'luergare Afar uiaggio , in quelfor
fe uedremo
Carte amorofe difanguineo inchiostro, Cofe che nonfor mai uiſte d'altrui,
Et che non lofacciamo, odo'l cantare Andiamo adunque che lo troueremo,
De gli augeletti gai ne gliarbofcelli Eccolo, 'l ueggio ufcirfuor di ql bosco
Ch'inuita inoftri cori ad altrofare, Vjolo entrar veduto gia l'hauemo,
Veggio li prati di bei fior nouelli Et perche èstato affai nel luoco fofco
Rider adorni,er andar mormorando Etfofferto ha dijagi, èfi nel volto
Chiareetfrefche acquei uiuifoti a qlli, Cangiato,ch'agranpena ilriconosco,
Sento di qua & di lagirfufurrando Eglifaticagrande & judor molto
L'aue maestre,& perfarne i lorfaui Sparto ba piu uolte s'uſcir è uoluto
Ad uno ad uno ifior girfaccheggiando, Viuo,del bofcoperigliofo & folto,
Veggolefrondi agli fpirarfoaui Abi quatefiateba in quell'ei combattuto
Del uento occidental mouerfi allegre Con elefanti ,tigridi,& leoni,
E atemperati raipuri e nongraui, Rinoceroti,e alcun dracon pennuto,
Parmi che ciaſcun mõte homai s'allegre , Dalicuifieri artigli & duri unghioni
Sirifenta ogni ualle, ognifera Se uoleua eifuggir,glibiſognaue
Snellafe'n vadi errando er fi rallegre, Menar lemani, er nopagar difpronis
Et da la bella aurora infino aſera Tal che alcunaltr’buom mai nõſifaluaua
Chetutto'l mondo homai fe'n uiua lieto Chequefto buoguerrierforte & perito
Perlo venir diquefta primauera,
Aigranperiglich'ogni di trouaua,
Però deuemo & noifar un quieto Souente ei fi trouoe, (ne maismarrito)
Cantar allegro,dolce, er amoroso, Fra cento alpestre er rabbiofefiere
Poi che'l dalaftagionſenza diuieto, OndeAcheloo nonfariapurfuggito,

F
PARTE 85

Et eicolfuo ualore e forze fiere Et come nelpenfarfouenteauiene


Semprefifecefaluo al lor dispetto Che neglegual bifogni a quei ďaltrui
Sbranando i corpi lor quantüque altere. Alcun ristoro buon d'altrifouiene
Spello anchofitrouoe, (ma hauea diletto) Cofifouenne adbora ancho a coftui
Aguerreggiar con gli huomini neri, Del bon deuoto difan Giuliano
Che difua uita non haueafofpeito, Et de la donna che riftorò lui,.

Perche quantunque grádi alpestrier fieri Ilgual cafo era occorfo di lontano
Foffero ei,nonpero Rinaldo mai Nanzi chefoffe ad albergarpaefe
Neritrouò di lui meglior guerrieri , Nel mondo , ejo fignor di Mõtʼalbano ,
Or dunquepoich'èfuor di tanti ertai Et non al tempo d'Azzoferrareſe
Perigli,che nel bosco haprouat'ei N'ancho a caftel Guglielmo iuer Verona
Si uolringratiarglieterni rai , Comefcriue'l poeta certaldefe ,
Indipregar anchora esfi alti dei Manonperò è men bella una corona
Che lor mercè lo uogliano condure Fatta difiori fcielti in uariiprati
Nonpiuper luochi tai,ma lieti er bei, Anzi è ella da offerir ne lo Helicona,
Accioch'adhor che i monti e le pianure Ordunque mentre'l fir le qualitati
Sirallegrano e'l mondo tuttoquanto Delbon' albergo di queft'buom s'agura
Al lieto rinouar de le uerdure, Per riftorargliaffanniſuoi paſſati
Anch'egli rallegrarfipoffa alquanto, Ecco che trauerfando unapianura
Vide un boschetto uago allegro & bello
CANTO LXXX .
Quato in quei luochi maifelfe Natura,
Ome l'afflitto & ftanco peregrino Ondeperche ad ognibuompiace'l nouello
CIto gia per alpestro reofentiero Etforfe pertrouarui alcun ben drento
S'allegra alfin del lungofuo camino, Volfeui entrare,etcofi u'entrò in ello,
Etcomefuor delmargonfiato e fiero Et quiui accoltofu'da un bel concento
Vfcitofaluo dopogran tempefta D'augei f,ra biachifior uermigli etgial
Si rallegra nelporto ogni nocchiero, Del amorofo luoco alto ornamento, (li
Cofi Rinaldo ufcito a la foresta Et da un'andar di liquidi cristalli

Fuor di quelboscoftrano perigliofo Soauefi c'hauria deftato i dei


Tuttofirallegroe (natura e quefta) Nel alto cielo agliamorofi balli,
Et come ognibor loftanco è defiofo Et da tant'altri leggiadretti & bei
Dopo gliaffan diricreatione Dolci accidenti chefolno accadere
Et dopo granfatica,diripofo, Nei diletteuolluochi e non nei rei ,

Cofi ancho adbor effofigliuold'Amone Talch'entrand'ei per quel tanto piacere


Haueuagran defio di approdar bene D'ognipartesetia, ch'ognialtro affanno
Perriftorarfi d'ogni pasfione, Segli alleuiauafenzafi auedere,
PRIMA

Et come i curiofi ogniborafanno S'accorfe di Rinaldo , qual nonpegro


Che volno inueftigare ilfinperfetto E' l'huomfaggio,afuggir dannofo carco
Quado'lprincipiofol d'una cofa bano Sifermòfopra i pie faldo er non egro,
Cofi uclfe Rinaldo il belboschetto Etyche a lui ilguerrier non fefe incarco
Tutto cercarper rifapere apieno Traffe vnoftrale,etglel moftrò diritto
Dond'era ch'era in quel tanto diletto , Sopra le corna delfuo curuat'arco,
Et poftofi in camin lieto fereno Rinaldo albor veggendo il garzon ritto
Hor quinci bor quindi rigirando ítorno Có l'arco inmane inguifa d'huo che uo
Per lo belloco florido er ameno, Farpuraltruicolftralefuo traffitto(glia
Vene veduto a luifopra un bel corno Quantunque, e non temea neffuna doglia
Vn'animal che fi lifciaua l'ale S'haueffe ei tratto ben quellafaetta
Come lagrè quad'è in traquilfoggiorno Perch'idolfo bauea pur laferreaspoglia
Ilgual del efferfuofatto era tale Grido (comefa l'huom chefi diletta
Ch'induffe alpaladin gran merauiglia D'intender le cagion deglialtrui moti)
Perche altro mai no ne hauea uifto egua Nomitrarfigliol mio,no trar,affetta,
C'hauedo bauuto gia naziale ciglia (le, Che caufa ti moue bor che mipercotig
(Come uedemmo )fotto'lgrade Athlate Et quegli a lui, non tipercoto punto
De la Naturatuttalafamiglia, Ma miproueggo a tuoiforſe tai voti,
Et non bauendo in creature tante Dunquefe meco fofti aguerra giunto
Viftone unaltra tal,merauigliato Rifpofe'l paladin, voreftifare
Refto ,uia piu che maiper altro auante. Proua di contraftarmi, o farti fgiūto?
Erequefii ungarzon nudo er alato Et egli a lui, nonfol di contraftare
Crudele in uifta,pio, dolce , & amaro, Mafefofti maggior che Marte iddio
Con arco in mano & cófaete alato, Tivorci vincer tutto & fuperare,

Etftaua infu quell'arbore infra'l chiaro Rise Rinaldo, & diffefigliuolmio


Etfoaue cantar de'gliaugeletti Io non uo teco guerra, efferpuo troppo
Ch'iui'foggiorno lor tant bauea caro, Chetufarefti affaipiuforte ch'io ,
Ne s'accorgea com'huom fuor di fofpetti Dildegnosfiil garzone, er diffe'lgroppo
Ch'altri vedele lui, pensando alhora Queftofarà ,ch'iofciolfi vnaltrauolta
D'iuiefferfolfra tanti animaletti, Quad'in Thefaglia hebbi io l'egualei
Macome vediam noi ch'auien talhora
Indi, pche tu ne la feluafolta (toppo,
Cb'un veduto d'altrui non lofapendo Douefin'horfeiftato , bai dato morte
Sen'auèpoi s'errompefua dimora, A tantefiere, di poſſanza molta,
Cofi questogarzone interrompendo Ticrediforfe effer di me piuforte,
Ilfuofoggiorno, & faltillando allegro Mati ricordo che Phitonferpente
Diramoinramo,ilpiacerfuoprededo, Hauea poßáza anch'ei,chefu miaforte
PARTE 86

Etpur quel che l'uccife,ondepoffente CofiRinaldo conosciuto Amore


E41
Viapiu che ciafcunaltro effer credea Si dolue delfuo error,percheglihauria
Da mefu vinto, & ne reftò dolente, Refo nanzi che albor tutto'l fuo bonore
Il paladino albor che lo vedea Ma'n quanto c'haueu'i mancato pria
Cofialterarfi , per uenturamai Perignoranza ,fuplipoi fcierte
Quando'l conobbeiddio che nol credia
Letto d'Apol l'hiftoria non hauea,
Si fece anchor piu defiojo affai Et fe glifè in quel modo riuerente
bew Ch'afanto Antonio fifa perpaura
Diparlarfeco, onde a lui diffefiglio
Credio,non uopugnar colualor c'hai, Et nongiaper amor la balla gente,
Anzitiprego vfciam d'ogni periglio Indiqual'buom ch'alfin pur s'affecura
Riponlo ftrale tuo ne lafaretra (Chegia temeadi lui com'huom perito
Et nonguardar confiturbato ciglio , Difuapossanza ,per la granſcrittura)
Etfe giamai da tegratia s'impetra Rasficuratofi ma ancho Smarrito
Perchepiu quetamente ioparle teco Con piu humil uoce che non haueaprima
Scendi quagiù appo mefù queftapietra, Tornòfeco a parlar con dolce inuito .
Et egli a lui,fe vuoi ragionar meco Abcaualier di Francia ou'è laferima?
Dipur dila,che fe ben son quaJufo Que è l'ardir?oue è laforza'u l'arte
'?
Tutto'ltuo dir ne le mie orecchie arreco, 1 Che táta effer in te da ognibuófi ftima?
Onde Rinaldo albor mezzo confufo Doueè'l valor con cuifuperar Marte
Delfi altero parlar ch'odia uenire Giatiuantaui ?c'hor temi un garZone

Daungiouinetto tal (ch'è pur fuor d'u Nudo ,et tu armato tutto aparte aparte?,
Séza piucotraftarcominciò a dire (fo) Quefte nonfono giafigliuold Amon :
Voriafaper da te laprima cofa Quelletue pue grandi ond'io fperaua
Chitu tifeifanciulfi pien d'ardire, Dartinomeimortalperguidardone,
Etegli alhora a lui fatta amorosa Ahime Rinaldo abime ch'i defiaua
Etserena lafronte, e allegro il core Perchefoftiimortal fra i miei lettori
Diffecon uoce dolce & gratiofa (Ch'ancho ciafcu dilorfo ch'ifperaua)
Iofon colui che'l mondo chiama Amore. C'hauefti uinto al mondoi piumaggiori

CANTO LXXXI . L'alpeftrefiere eifuperbigiganti


Icaualierii principi eifignori,
Vando alcun'buo talborp qlche cafo Maadbor che ti vedic tremar dauanti
9 (Chepurauie )fi troua a parlaméto Adun nudofancial, con quaitue proue
Con unfignornolconofcendo, e a cafo Debb'iofamofi far quefti miei centi ?
·
Lof.opre poi nelgran ragionamento Pur mi confido anchora e affai mi moue
Riman confufo fene duol nel core A fperar difaluarti inuergognato
Ch'eino nebapria bauuto accorgimeto Fraperfonegentill'occorfo a Gioue,
PRIMA
Gioue lettor gentil ,iddio pregiato Et egli a luiguerrier labellacortè
Iddio poffente,eauentator de
ftrali Et l'amorofo regno che tu dici
Gia da queftogarzonfufuperato, Hebbi io gia bene al tépo anticoforte,
Dunques eifuperò degli immortali Ma tofto che queitempi almi erfelici
Il piu grandefignor, che merauiglia Diederluoco aifecondi,incominciaro
Efe loteme vn'huom ch'è de mortali ? Aperſeguirmi affai certi nemici,
Nofia vergogna adunger nö vermiglia Liquai leforzelor tanto adopraro (gno
Sifaccia al paladin l'arditaguancia, Ch'a mio mal grado alfin,quátung ide
S'anch'ei teme colui ch'alti dei piglia, Del dolce feggio miofuor mifcacciaro,
Perche
feudo non val,non vi vallancia Mia madre era ita i ciel, dōde'l mio regno
Al valor di coftui,non leſſer dio Perqueftagente rean³andò in ruina
Dunque che de valer l'effer di Francia? Et to bado hebbi albor ch'ancorſoftegno,
Piene homaifonle carte, & fifad'Io Però vagando ognihorfera & matina
Di Daphne,Herfe,Proferpia, et Medu Hor quinci bor quindi uop quefto modo
Etdi quat'altreAmor n'hebbe defio (
fa In möti ,in piani,infelue, & in marina,
Dunquefe di viltà nonfe n'accuſa Etvommisopportando ilgraue pondo
Alcuno iddio del ciel, Rinaldo anchora Ch'attendo unaltro regro ilqualfiatale
Quand'eifallaffe be ,merta ogni ſcuſa. Ch'a nefun altro mai nonfia ſecondo.
I
Or a l'hiftoria noftra, albora alhora Quando la madre miafali immortale
C'hebbefatto d'honore il paladino Nel ciel,comefibilla o dea verace
Aql che'l mondo e'l ciel tutto inamora, A meprediffe ilmio futuro male ,
Diffe a luigranfignorforte & diuino Indi giurfefigliuol datipur pace
Chefate voi quifoloseforfeftanza Chefebenpdiun regno, vn uidpiu bello
N'haurai achor,cofi al mio padre piace
Alprefente di voi queftogiardinos
Hopur intefogia s'ho rimembranza Et mi diffe del tempo , qual fia quello ,
Ch'in Cipro il regno uoftro efferfolea Onde perch'eifaràfortegioiofo
La ued'ogni delitie il mondo auanza, L'aspetto allegro , etporto ogni flagello ,
Et ch'iuiftarcon la ciprignadea Perc bauro in effo albor tanto ripofo
Ch'era madre di uoi, uifoleuate Etfi
foaueftar, ch'ognialtro danno
In quell'aere tranquil ch'ogni ben crea, Fia riftorato, &r mai non fia dogliofo,
Dunquedond'è ch'adbor ne le infiamate Anzi piu ti uo dir, che chi l'affanno
Region d'Ethiopia in vn boſchetto Mi diedegia d'errar cotante atorno
Quantunque verde,cofifol vifiate? Cacciando me di quel mio antico ſcano ,
Oforfefate voiper qualche obietto Nel nouo regno miofara foggiorno
Alcun viaggiolungo, ondeperforte Meco in amor pacificati infieme

Giuntofiateboggi quiin queftoricetto: Sezafar mai lun laltro o dáno ofcorno,


Onde
h
‫ر‬

PARTE 87

Ondegioendo in tal non dubbiafpeme Ealfin lettor, laltro veder uipiaccia.


Vo perlo mondo, vofacendo cofe CANTO LXXXII.
Onde ne ride alcuno , e alcun negeme,

Vediqui quefto bofco,l'amorofe Morfeguendo il fuo ragionamento


AColpaladin di Francia delfuo regno
Fiammefentedomie, come eiſta lieto
Ch'effer deuea del mondo l'ornamento ,
Et come ei ride infiori ,infröde , eirofe,
Diffepuoi giudicarei farà degno
Rinaldo alhora a lui deb manfueto
D'un dio d'amor,facendofi diftelle
Et benignofignorfiate cortefe
In dirmi acbor di piu , che di piu affeto , Da unfifublime,& fingulare ingegno,
Rinaldo ilqual gia bauea veduto quelle
Chi ui cacciò de! uoftro bel paeſe

Che debba anchor co uoifoggiornofare Lanel albergo occulto di Natura


Doue ella a lui moftrò le cofe belle
Inpacefi tranquil s'ei fi u'offefe?
Delequai contant'arte & tanta cura
Quefto nonello regno oue albergare
Deuete voifi ben,qualfiatoue quando: Madonna voleafar,chefece poi
Chiui lo de nel mondo fabricare? Bella nelmondofuor d'ogni mifura,

Et egli a lui,guerrierfappi che'n bando Vago d'intéderfe negliocchifuoi

Delregno mio,mi mife al tempo antico Chefon dueftelle pur, quefto Cupido
Infra molt'altre dipoter mirando Il regno bauer deuea c'ha purfra noi
A lui diffefignor,quefto bel nido
Vnagran dóna c'ha'lfuo cor pudico
Nomitata nel mondo Caftitade C'homaififa per uoi tanto sereno

Alaqualfemprefui crudel nemico, Ouefia al mondo in qualpaeſe o lidor


Talchefra ambiduo noi neſſuna etade Et egli a lui nel mar detto tirrheno
V³è vn'iſoletta amata da Fortuna
Vifi puotetrouarpacefincera
Da Gioue & da li deifelici apieno,
Perche diuerfa è noftra uolontade ,
Mipoi nel altro vna amicitia vera Et quiui altempofuo la dea quell'una
Fra ambiduo noifarà ,talcheſtaremo Ch'èfingular maeftra d'ogni cofa
Sempre in amor da luna alaltrafera, Chefi crea quagtufotto la luna

Et quefto regno mio chefia l'extremo Porranelmondo vnapiu gratiofa


D'ogni belta ne l'uniuerfa terra Etuia piu bella donna ch'altra mai
Gia filauora accio che'lfa'l fupremo, Che poffa ellaformar chefiaformoſa,
Laqual diftellehaurà d'ardentirai
Natura quella deacheftafotterra
Jui l'ordifce, perche egli habbiiluato (Dicui ti ragio'io chefia'l miofeggio)
Tutta lafua grand'arte entro ui ferra, Occhi,a cuipar nonfor, neflangiamai,
Diftelleella lofa che gia altrettanto Et io'n queftiftarò c'homaiuagheggio
Rifplédeuano in ciel,quant'horfifaccia Si dolce regno mio ,perche co¹lumi

La bella madre mia,ma perche'l canto Delintelletto gia i conofco er ueggio,


PRIMA

Et quiui conleggiadri & bei coftumi Ofacrofanti, eterni,erſommi dei ,


Mireggera quella némica mia Perche nofia ogni ben fpeto del mondo
Cara a me alhor come al mar fono i fiu Talpoffanzagiamai non date a lei,
Tal ch'iui ambi ftaremo i copagnia (mi, Maperche degno è'l ciel,no queftofondo
Con l'amor che'l colombo o tortorella Difileggiadra & gloriofa donna
Se non fuol ftar con lafua compagnia , Viuaporlafra voiue nefia pondo,
Rinaldo ch'ardea purfaper fe quella Mas'anderete in ciel dolce madonna

Donna,le cui bellezze baucagia uifte Loftclo mio chi fia¿chi la mia vita?
Tai chefenz'altra parfaria sepre ella, Chifarapiu d'Amor regno & colóna¿
Deueua effer colei ne le cui vifte Amorfe vuoi ne gliocchifuoipartita
Albergherebbe Amor,gli diffe Amore Seco del mondofar, e andarne in cielo
In quantotempo il venirfuo confifte Laffando trifta er libera mia uita,
Ma che voglio iopiu diraligiorni, l'ho Mouati anzi a pietà l'ardente zelo
Illuoco, Peffer bella , tuttoquello (re, falei non tanto
Che timoffe in altrui,
Che fu bifogno alhor Senza un'errore Cruda,come ella è pur , marmore, ge
FraRinaldo accordado , e effo Amor bello Intenerifci ilfuo cor duro alquanto (lo ,
Coclufer che i uoftriocchio mio belfole (Se'ntenerirfi puote un diamante)
Sariano il regnofuo ch'affettau'ello , Perch'io no viua eternamēte in pianto ,
Et cheftate nonfian le lor parole Etfe non lo vuoifar , almanco tante
Falfe,in un punto pur, véga a vedergli Quadrella,comefai,nó m’auentare
Che fe ne chiarirà, chiunque vuole, Da quel tuo regno bel fue lucifante ,
Apertamentein lor si vede bauergli Che temiforfe tu che tanto amare
Effo Amor l'arco in man,polirfi l'ali, Non debba io lei ,quanto lafua bellezza
Etamorofi er beifempre tenergli, Merta che'l modo e'lciel lo debbiafare
Etaftraci d'altrui cordogli e mali Non lo temergia no, ch'a lagrandezza
(Ploch'i'lprouo, & co mio graue dan Del m'amor , nofi puo giugner piu niete
Souentefi ue lui auentarftrali, (no Com'alfuo corpiu nonfi puo durezza,
Odobe tofco, ogloriofo affanno, Ella chegiafaperlo accortamente
Omalfoaue,oben amar,che quelli Puote bens'ella vuol far te nepuote

Senton,che aftia uagheggiarfiftanno, Fede,ch'iofono homai tutto rouente ,


Lettorfe cale a te d'unqua glifnelli Però tibafti Amor da quelle rote
Atti veder d'Amor,anzi luiftefo Deirifplendenti rai doue ad ogni bora
Viêguarda, (nõſtarpiu ) qfti occhi bel Silieto alberghi , (ofortunata dote)
Perche l'auara empia morte fpeffo (li Ferito bauermifi improuifo alhora
Furai megliori, lafciaftare irei Comefaiben chefefti, quand'i'hauea
Omalquando le fia quefto concello , Non a te'l cor,ma aqi chepiu s'honore
PARTE 89

Perch'alborfilamai, che ne la idea Abgenerofo arcierqueft'è l'accefo


Altro che leiformar piu non poß'io Di virtù tuo ualor ferirglihumani
Ne poffe piufuoler quel ch'i volea, Quando da te nofifa l'huom diffeſo ,
¡ Et tu Rinaldo che tenei gia uani
Ch'immutabile alborfi fe'l cor mio
Comefifè degliangeliil uolere Gliftrali di coftui,deb dimmi il vero
Quando eleffer d'odiar o d'amar Dio , Tutti limebrituoi come horfonfani?
Tien dunque Amor gliftrai come tenere Ferito'lpaladin dal crudo arciero
Ti piacque loro al tempo di Rinaldo Chemeferisce anchor tanto crudele
Che bafta ben d'unfol, no tantefchiere , Exangue iui caddeofopra'lfentiero,
Seppe egli bene albor s'unfolpon caldo Et de le pennefuefece Amor uele.
Neh petti d'altrui, quando in qlbofco CANTO LXXXIII .
Gliè n'auentafti unfol,fi acuto faldo,
Lettori,quefto iddio che nel mar thofco Val'iogia mitrouaiguardado il uifo
Come ei gia diffe al noftro paladino 9. Cb'e olo al modo è bel, nel dedicato

S'ha bauuto ilregnofuoc'horfitienofco Luoco algran portinaio delparadifo


Detto ch'egli bebbe a lui delpellegrino Talfitrouoe Rinaldo & trambasciato
Seggio, nouello fuo , che'l modo adorna Nel bosco d'Ethiopia alhor ch'offeſo
Volfedila partira altro camino , D'Amor,diede eiper terraitabaccato ,
Et diffe al caualier, l'huom chefoggiorna Et fi trouoe nel cortutto raccefo
Que ei non ha negotio, il tempo perde D'unoamorofofoco che l'ardea
Però ua s'bai d'andar,o a tornar torna Come arde acho me'l mio poi chefu acce
I per me uoglio homai di quefto verde Mafefoffe talfiama o buona orea (
fo,
Boschetto, dipartir, conlastagione Nel paladino albora, ofe raccefa
In cui'l modo al mio andar tato rinuer de Fofetenuta in lui da donna o dea,
Et detto queftoil traditorgarzone Tutta la cofa o mio lettorfia'ntefa
T
Dal arborfileuò battendo l'ale In altri uerfipoi perc'hor bifogna
Come da l'huomfifolleuarfalcone. Trattare unaltra & nó minoreíprefa.
Cofi da laltro canto ilguerrier tale Orlando ilqual s'hauria tolto a uergogna

Viaggioprefe anch'ei, che parue a lui Ilfalua non hauer contra Cleante
Buonper condurfioue d'andargli cale, Tutta la Frácia dal rheno a Guafcogna,
Ma nonbebb'ei tantofto i pasfifui Venuto'l tempoch'ègia detto auante
Mosfial ufcirnefuor delbelbofchetto D'ufcir contra effomoro a lagiornata
Chefi fenti chiamar dietro daltrui , Vltimofin de le lor guerretante
Onderiuolto a quelfenzafofpetto Nonpotea piu tener lafuabrigata
Vide nel'aere Amor co larcotefo Ches'erafatta bomai piu defiofa
Chegli dietraditor d'uftral nelpetto, D'ufcir a la battaglia infanguinata
PRIMA
Che nonfù maila turba negbitofa
T'alchefra tanti albor coperti a maglia
Deifanciulli nel tempio il venerfanto Poteanfi in Fracia Carloe'lgráfoldano
A batter di pasfion l'hora angofciofa," Dir Cefare et Popeo ne la Pharfaglia,
Etcome quando il lume c'hebbe'l vanto
Vfcito adunque effo imperierfourano
Solofra noi delafincerafede Doue era ancho Cleante imperatore
S'appiattap altrui quelgiorno alquato,
Albora ch'ufcia'lfol del oceano,
Tutta effa turba in vn punto fi vede Adun tonante & fingular clangore
Anzisode ftampir molto gioiofi D'altafonora & rimbombante tromba
Coidurilegnilor doue altrifiede Si defto Marte in ciel pien diftupore
Cofi ad vnfuon di tromba i generofi Et mentre a quefto fuon tanto rimbomba
Guerrier d'Orlado vsciro il detto gior
Francia,quanto farà l'horrenda valle
Tutti ad vn tépo fuor molto aniofi, (no
In cui verrà ciaſcunfuor diſua tomba ,
Re Carlo magno imperatore adorno Effofuperbo iddio diede le spalle
In mezzo a tutti glialtri valorofo Aldentro delfuo ciel uolgendo il volto
Sopra vnfuo bon deftrierfaceafoggior Davnafine
ftrai Fráciaa migliaia alle,
Etl'exercito fuo tantofamofo
(no, Et vide'lgrande exercito raccolto
Tenea trenta migliaia di perſone
Di Carlo imperatorfarfi in dueparti
Ciafcun dilorpoffente er generofo, Comelibrofifa s'è in pie difciolto ,
E'lfingularfigliuolo di Milone Da laltrocanto con le medeſm'arti
Del capitaneato generale
Farfi quel di Cleante, & a cauallo
Portauaftrenuamente ilgonfalone,
Vfair di quefto er quel ben mille marti,
Etglialtri paladini a cui piu cale
Onde in unpuntofolſenza interuallo
Difuperar lafaracina gente S'abbarbicòfra lune & laltre genti
Ch'augello a falco maigia aperte l'ale,
Vn lungo,grande, e indiſſolubil ballo,
Haueanfotto di lui partitamente
Con Carlo magno i paladin poffenti
Vn colonel diforti caualieri
Per dimostrare ilgran ualor di Frácia
Chegouernauano ei prudentemente ,
Veloci n'ufcirfuor via piu che venti
Talch'eran tutti adun queftiguerrieri
Et con Cleantei caualier da lancia
Retti con quel buon'ordine ch'a guerra
N'uſcir contra confter come leoni
Reffer lilor mai altri conduttieri,
Perpareggiar con lor la lor bilancia,
Et cofi al campo vfcirfuor de la terra Hetorri, Achilli, Oratii, & voi Sanfoni,
Contra Cleanteimperator de i mori Herculi Anthei, Phialti, chifonforti
Che fimilmentefra lifuoifi ferra, Veniteadeffo in Francia ai parangoni ,
Ilqualfollan gia hauea difpofti i cori Che uifi moftrerase'n quefte corti
Et tutte le fuegenti a la battaglia
Vi fono huomini greci er africani
Cotra effo Carlo etglialtrifuoifignori,
Etcomequei di Romaalti & accorti,
Vi fi
PARTE 89.

Vififarà vederfe di Troiani Scontro Guidon feluaggio unSaracino


Vife netroua alcun, s'alcun d'hebrei Cui traffe in terraa lui dando nel elmo
Et s'alcun d'altri mai chefianfourani, Atto gia di Guizzardo et d'Angelino,
Venite qui venite o Briarei Gualtier da Monlionpreſſo ad Anfelmo
E'Enceladi a uederſe ſan[coffare Duone mandar ne la paludeftigi

Come voi afti vn mõte o quattro ofei. Lun detto Phalarao,laltro Guglielmo ,
Carlo (eifi volfe ) primo nelurtere Auino,Auolio, Otone , Malagigi,
Scontrò nel corfo vnfaracinfi
fgherro Ne madar ättro , & ui fu aggiuto il yn
Che benparea'l uolefe trangugiare , E'lfeftopoidaAlardo et d'Anfuigi , ( to
Ma'l valorofo re colforte cerro Gefeth di Galilea fu interra fpinto
Diedenelpetto a lui tanto gagliardo Dal grá duca Egibardo, & Laumedõte
Chepalatoglie'lcorfpinfe oltra ilferro Da Salamonfù di Bertagna uinto,
El conte Orlando infulfuo leopardo Marco dafan Michel colui del monte
Io dico Vegliantin ,maſi veloce Ruppe la lanciafua nel cor di Ciro
Ch'ogni pЛto animal fatto hauria tardo Grancaualiero in Perfia anzigrá côte,
Trouò nel andarfuo tantoferoce Ma che uoglio io catarfol quei ch'usciro
Vnftrenuo caualier di quelpaefe Fatti de l'alte man di quei di Carlo
Douela gente reafaluo la croce S'acho di quei del mor nel ciel ne giro¿
Et con un colpo ne l'herba'l diftefe Diloro adunque in gl che uien ne parlo.

Trafforatofenza alma, che nefcudo, CANTO LXXXIIII .


Nepiaftra,necatarzo, lo diffefe,
E'l uirile Oliuier non manco crudo E'nel illuftre & fplendido terreno
(do, Cui gri Spagna
Anch'eifè ungra guerrier d'ania ignu Da Italia l'alpe et da Germaniail rheno
Et Ricciardetto anch'eine ſcotrò unaltro Anzife'n tutto quel cui
ferra & bagna
IlTanai col mar ch'entra nelftretto
A cui trafforò'lcor con la deftrezza
Ch'effo Olivier hauea fatto a allaltro , Et quel chefta difuor uerfo Lamagna,
Aftolfofimilmente buom difierezza Naquerofempre per ciafcun effetto
Vn caualier fcontroe de laforia Huomini fingularfamofi er rari

Cui traffe del arzon con gran pdezza, Com ueduto hai lettor s'hiftorie hai letto
Et Berlinghiercon arte & leggiadria Ancho neglialtri che daglialtri mari
Netraffe unaltro a cui trappaffo'lpetto fon diuifi, ofon bagnati ,
Son chiufi ,
t Tal che lo spirtofuofe n'andò uia,
Huomini uiforfempre eccelfi et chiari

Queftomedefmo anchorfè Sanfonetto Dunquefe quei di Francia eranfoldati


Ne mancofè di lui quel paladino Come eranpurpoflenti e valoroft
Chefùpagano,hor chriſtianperfetto, Anch'effer ne potean daglialtrilati.
M
PRIMA

Cleante ilgranfoldan non pauentofi Et Tomironte vn ducafogdiano


Huomini,bauea condotto di Soria
Spinfefuor del arzon morto a la terra
Contra Carlo,maforti & animofi, Loftrenuo caualer Matheodelpiano,
Dunque al vfcir di quella compagnia Donde Luigi mio qui vedo ch'erra
Chefeco vfcio del campo alteramente La bellaftoria tua,perche coftui
Albor ches'aperfe ei com detto è pria, Nofu co Orlando a la marfilia guerra,
Venne al vrtar ne lafranceſca gente In Francia Tomironte occife lui
Con l'hafteballe vna fuperbafchiera Et non in Roncifualle altro guerriero ,
fior del oriente,
Di caualieri,il
Tufalli adunquefe non di d'altrui .
Fra liquai tutti e molti il primier❜era Or a l'hiftoria noftra,ilcaualiero
Elfo Cleante,che con lafua lancia Di Sogdiana,trafford Matheo
Die buono effempio a lafuagete altera, Et vn di Babilona vn Aſſuero ,
Rifcontrò corred'ei Guidon di Francia Mache voglio io cantar d'ognun chefeo
Ch'eragran caualier ne l'arme experto Con lafua lancia il di colpo virile
Et di mezza hafta a lui paffò la pancia, Et qual Cefarfraftato & qual Pompeos
Burlante taproban riſcontro Vberto De luna & laltra squadrafignorile
Et con l'antennafuaglifece'l ventre Che vennerprime al campo valorofe
Fino a le rene tuttoquanto aperto ,
Afar mille duei con lancia hoftile ,
Iandace di Giudeagranguerrier, mentre Vifor molti chefer di quelle cofe
Correa co l'haftafua verfo vn Simone Ch'al modo no fer mai greci o Troiani
Fè ch'ella a lui nel cor bifognò ch'entre, Od altri ch'enpian carte in uerfi o ipfe,
Cafi anch'unaltro bebreo cui Gedeone Cantiamo adung anchor d'altrui gliftra
Dicea ciafcun,nel mezzo del camino Fatti, & di queftiftesfilaltreproue (ni
Trafford vn Borgognon dette Leone, Chefer sfodrati i brandi ne'le mani .
Similemente quelgran Saladino Rotte le prime lance, come , doue
Chegia amoreggio tanto ilpro Danefe Manda altriper lo ciel palla da vento,
fuo corfiero un Conftantino, Granturba mille tefte a un tépo moue ,
Traffe del
Et Arbace d'Arabia al ventrepreſe Cofi tutte lefchiere in vn momento
Cōlafua lancia vn'buom detto Picardo Moffer luna uer laltra ipiedi e i cori
Tal che ne l'herba albor morto lo ftefe, Carchi lemen di martialſtrumento,
Cantraglodito vn'huom moltogagliardo Tal ch'ambiduo gliexerciti maggiori
Prefenel elmo vn Dario di Guafcogna Simefcolaro infieme, & inquelpunto
Etfimilmente logettò del pardo , Si ritraffero alquanto i imperatori .
Heber di Meroè pien di rampogna Ombreoquel crudel'buo gia poſto
pesto in puto
Paffo conlafua lancia ilGordiano Ne la battaglia entropratico maftro
Ch'era cote di Langrels in Borgogna, Tutto nel cor d'ira & dirabbia punto,
PARTE 90
Etfimilmente il beftial Ceraftro Si crede'l barrattierfempre aggiuntare
V'entrò con lafua mazzafi piu dura Altrui co l'artefua , poi quand'è a pua

Delfer,quato ch'e'lfer d'ogni uicaftro, No séprepuo'l copagno abbarbaghiare ,


Queftagiafatt'bauea quella Natura Credefpeflo lo sgher quand'eifi troua
Ch'anchofè di madona il cor con l'arte A briga , ognibuom pauir co l'alto dire
Ch'effer duro ilfa purfor di misura, Et pois'auede apien che nongligioua,
Queftogigante, executor di Marte E'lguerrrier animofo er pien d'ardire
Gia trouata l'hauea nata nel monte Si crede uincerfempre ogni conflitto
Che l'Armenia maggior da Mediapar Poi taluolta ha di gratia difuggire,
Quiui Naturagia conlefuepronte (te, Et cofi auenne in Francia a quer d'Egitto
Forze lafè d'una materia tale In questofatto d'armefanguinofo
Che non lauoro mai Vulcano o Brõte, finper lor fiero,
Mifero al afflitto,
Et con quefta'lgigante beſtiale Perchetantofùgrande il valorofo
Di Carlo ne la gente entrò difpofta Poter de i paladini, & fopratutti
',
Doue cominciòfar l'ultimo male Quello d'Orlando capitanfamofo,
Cofi quellaltro Ombreo con la fua cofta Che colfero es
fi mori alfin perfrutti
D'una vecchia balena entrat anch'ei Dilorfemenze, com vedrai lettore
Trebbia lagete,e in lor tutto s'arrofta, Morte,ftraci,pregion,dolori , & lutti,
Et tuttiglialtri anchor poſſenti er rei Tal cheforfegiamai nonfu peggiore
Guerrieri di Cleante, arditi entraro Al Trasfimeno la crudelgiornata
In efforeo conflitto ai grandi obmei, Perlo campo ch'allborfu'lperditore
Doue ancho quei di carlo incominciaro Di quel cheftatofra per la brigata
Afar co i brandi lor quei fatti degni Del granfoldan,quefta crudele etgrade
Chefanno al mondo l'buop sépre chiaro Ch'ala Sequana adhorfùfi spietata,
Quiuipoffentiforze e aftuti ingegni Laqual,però ch'in lei molto fifpande
Combatteuano aduno, & fagacı arti , Difangue, d'urli, gridi , e amari pianti ,
Defiigrandi d'honor, rabbie,ire,et sde Che de lecarte mic voran piu bande
Onde s'ei tutti alber d'ambe le parti (gni Riferueremla a dir neglialtri canti.
Volean venire aldefiatofegno CANTO LXXXV .
Lor bisogno era benfarla da Marti,
Mapche fpeffo a altrui manca lo'ngegno 'Altempo che Cleante imperatore
SA
Dinaue vfcio fra l'alpe e'l Pireneo
Ch'eglificrede hauer,l'arte, et laforza
Ech'a ognun non riesce ogni disegno , Co tanto orgoglio etfi importun ualore,
Crede'l nocchierfouete andar co l'orza Il popol de la Franciafemideo
Et le vele alza infù nel alto mare Non riparaua valorosamente
Main vniftantepoi vien chi lo sforza, Alfiero impetofuo tiranno e reo,
Mii
PRIMA
Piu chefifaccia adhortanto vilmente Maperche a quelle genti la natia
Quelde l'Italia, al impeto ch'in lei Valorofita lor non era tolta
Mena borfiempio et crudel la efterna ge Com'bor lafua a l'Italia ugiafioria
Forfe che da esfi monti pirenei (te, Conferuaro elle alhor con virtù molta
Ad effa alpe , effa Francia tutta alhora Eſa viralprouincia, fuperando
Hauriafentito i dolorofi obmei Lagente delfoldan ch'iui era accolta,
Che'nfuoco, e'n sague, e'n uiolētie adbora Ab generofo,illuftre, etftrenuo, Orlado,
Sete effa Italia, in quato'l mar la bagna, Chi potrà mai cantar l'eccelleproue
Laferran Palpi, Chefe'n qfta battaglia il tuo buo brádo?
l'Apenin l'honora,
O Romagia alta,triophante, & magna , Se'n verfiio le uo dir comefor, doue
Dimmi tiprego ,adhor come titratta Potrò mai hauer io rime tonanti

Ilfuror dei thedefchi & al di Spagna? Com'è tonante che a cio'l cor mi moue?
Dona eripur del mondo ∞ horfeifatta Ifieri colpi tuoi ch'iui for tanti
Ancilla de gliarlotti er de i marani Mifuonan ne la tefta ad vno ad vno
In cui niuna virtù mai non s'allatta, Come aippinqui Squille rimbombanti,
O valoroficori de romani Tal che quafi a mepar d'altrui neſſuno
Spenti del mondo gia da auara Morte Fatto,non inferirfra i tuoifamofi
Douefete boratu fonle uoftre manis Ch'offofca'l bianco affai,poco di bruno , 1
Debs'alcuna pietà di aduerfaforte Pur perche n'ho de glialtri valorofi
Muer uipuo lafù ſcendete in terra Se ben non tanto,andrò con quei facedo
Aliberar da rei la uoftra corte , 1
Verft,ch'ate no maifian uergognofi ,
Etfe non cale a uoidi chi s'atterra Vifto bauerdei lettor nanzi leggendo
Nelifordidi uitii in Vaticano , Com'erangiagliexerciti acciuffati
Cagliaui almen de la infelice terra. Rotte le lance a brandi combattendo ,

Let or s'ufcitofonforfe lontano Seguiamo adunque i lorgrandi erspietati


Del mio cantar, contal digresfione Fatti poſſenti, di memoria degni,
Non tiparaper cio molto daſtrano , Quantung anchofan molti i no cantati,
Perc'hora cheferiu'io queftafazzone Quiui perche ciaſcun d'ambi li regni
Di Carlo imperatore & di Cleante Erapoffente, & combattea di vaglia
Roma fifa d'altruifangue e carbone , Cogranforze ,buon arme, e aftuti inge
Et cofi s'hauriafatte in altretante Libero era ciafcun de la battaglia (gm ,
Calamitadi,le città di Francia Talchepugna ciafcun douungz ei uuole
Quando vénero inlei quei di leuante , Et douepare a lui làfi trauaglia
S'ella prouincia con l'acuta lancia Dunque in vn puntofol comefifuole
Nonpuedeua alhor com❜'hor deuria Auiluppar balonchio incatigliato
L'Italiafar c'homai roja ba la guancia, S'auillupar di Marte ambe efte ſchole',
PARTE 95

Ricciardetto d'Amon che gia acquistato Ma perch'ifento homai di me dolerfi


Baiardo bauea, deftrier difuofratello Qualcbun deglialtriforti ilqualfafatti
Nelaltra ciuffa, ilc'homai s'è cantato, Non da quei di coftui punto diuerfi
Salito era efto difopra di quello Siafi ancho altroue homai ad altrui tratti

Etcofefea nel campofaracino Imieicantar pch'anch'in altra parte


Ch'eiparea be Rinaldo albor fopr'ello, Vedremfar ad altrui di ftupendi atti,
Queftopoffente & ftrenuo paladino Il marchefe Oliuier che co laſu'arte (do
Trafcorfo bauea del mor tutto'l gran ca C'haueua ei di pugnar,laforza, e'l mo
Talch'ito alpadiglio s'era vicino, (po Sēbraua'ldi fulfuo Rodello un Marte,
Et quiui menau'ei tantogran vampo Vn trattofi trouoeftretto in un nodo
Fra quellegentifopra effoBaiardo Ditre milleguerrier che'l volean fare

C& Ch'apena alcun da luipoteafar fcampo Ciafkan di lor, comefa l'affa il chiodo,
Et tantofifece ei quel digagliardo Tal chefuor di coftor giamaiscampare
Che ditutte effe genti al lor dispetto Poffuto non baurino cento Achilli
10
Tre uolte andò ppinco algra ftédardo, Tutto che'lmodo unfol facciafuonare,
Dicendo infe fe'lporti o Ricciardetto Perchefra queftifierier intranquilli
Hoggi col valor tuo dinanzi a Carlo V'eran di quei di Nítra vnagranSqua
Qualvarràpiu di te nelfuo cospetto? Che caualcan nel Niloicrocodilli , (dra
Ahpaladin virilfo che portarlo Genteferoce,beftiale , er ladra,
Vorefti al tuofignor, mafi gran carco Et quantunquefilueftra , agile molto
D'altri homeri è che tuoi,shuo uord far Etapie a caual deftra & leggiadra,
Nofi potrà sbarrar tem'io'ltuo arco (lo, Iquali effo Oliuier s'haueano tolto
Tanto che incartial defiatofegno In mezzo a tutti lor tuttiprouanni
Che troppo lugo in uero è queſto uarco, Ditor la vita a lui nelftormofolto,
Lanimofo guerrier ch'atal disegno Ma'l paladinfuggia tutti li danni
Giugnere voleapur ,fece ritorno Saltando in qua & in lafulfuo cauallo
La quarta volta anchorpie di difdegno, Defter et legger, com'è l'augelfu i uani ,
Ma quelli di Soria che tantoſcorno Anzitantofece ei ch'al fin del ballo

Nopoteafopportar daunfolguerriero Ruppe egli queftagente nitriana


Seglifero i gransquadraitorno itorno, Et feceleiperirsenza interuallo,
!
Et quiui adoprar tanto il magiftero Però ch'eglila fpinfe a la Sequana
De l'arte militar, ch'alfin partire Con quelfuror chela ve reggel Griti
Aftrettofù dila'lbuon caualiero , Suol da laguerra andar lagente infana,
Douefenefeffe ei di lor morire Et quiui in acqua ognun dagli alti liti
Penfalo tulettor,chen mille verſi Si traffe come Egeo , donde moriro
Ad un per uerfo opiu nolpotrei dire', Perch'indi i crocodilli eran pariti
Miii
PRIMA
Et cofi vfci Oliuier delfuo martiro. Quiui Guidonfeluaggio buo d'alto core
CANTO LXXXVI . Nel'arme raffembrando unforte Achil
S'auanzadi uirtù colmo d'honore, (le
Vádo da caccia il cacciator no pegro Perche ſpeſſo attrouando
fi infra mille
9
Ritorna alfuofignor copredagrade Poffenti caualier dela Sorig
Semprefuole ei uenir preftoer allegro, Cheglifan l'armeal cielmadarfauille
Perche de l'oprefuedegne & mirande Sempre congran valore & leggiadria
Attende eidalpatron per guidardone Liber da lorfifa, lasciando morti
Quelle(chefi cred'ei mertar)ghirlade
La maggiorparte d'effa compagnia,
Cofi tornando alcampo il borgognone Quiui Gualtier ch'a cento leonforti
Dalfiume doue bauea de'li nemici Comegia a treiHemea fe'lgrade Alci
Fatto virilla tanta occifione, Dariain un'bora follor céto morti, (de
Lietofe ne veniafragl'altri amici Difangue e di bufecchie il campo intride
Sperando in guidardon di fu'alte proue Anzi guazzare in quei fa'lfuo deftriero
Quelchefa eterniglihuomini e felici, Ale ginocchia, co i paganch'uccide ,
Et cofis'aggiunse ei col campo ,doue Quiui Guizzardopaladino altero
Trouò qualchun deglialtri paladini Nofa uergogna a quei da,Montalbano
Far cofe, onde tremar ne deuca Gioue, Perche un Rinaldoparfulfuo corfiero,
Quiui ilpoffente Aftolfo inſaracini Sepr'ei dinanzi a lui tien carco'lpiano
Faceacol brandofuo quel che puo fare Ditefte , braccia, man ,pu ,gabe, et sague,
Colunghie un fer leen negliagnellini, D'huomini tutti morti difua mano,
Spello fiuedeu'eitutto sbranare Ne mai alcunda luiferito ,langue
Vncaualiero a un colpo e❜lsuo cauallo Perche ad uncolpofol,lor da tal morte
,
Poiinqualchefaffo'lbrando sfauillare , Che none refta mai neſſunoexangue,
Talche quest ' huom lapartefua del ballo Quiuifiberbamente altero & forte
Guidauacon tant'ordine & maniera Colbrandofuo pugnando Sanfonetto
Che nonfeglipoteua opporre unfallo, Par con lafalce in man l'auara Morte',
Quiui il Danefe Vgier con lafua altera Queſtoguerrier poffente, & d'intelletto
Et valorofaforza ,facea cofe Scoperfe in queftaguerra il tradimento
Danon dire in un difino a lafera, Di Gaino, et delfoldã c'habbiagia letto
Talche come leftarne pauentofe Perche effend'egli un tratto a portamento
Fuggo da unfolo aftor ben ceto in frotta Col Saladin, quel che l'honorò tanto
Quand' apre eidietro lor l'ale dannofe Quando Vgier colfuo firfuaparlamē
Cofida coftuifol lagente rotta Puote eglifar a lui quell'altrettanto ( to,
Afquadre nefuggia,tanto terrore Chefatt'hauea a mill'altri caualieri
Ponea lor delguerrier laforza allbotta Manon lo volfefar cortefe er fanto,
PARTE 92

Ondefi vedepur chegliapiaceri QuiuiAldigieri haurebbe empito unpoz


Giouanfouentea ifacitor di loro Col saguech'eifpadea hora di gfto (zo
Faccianft adunquefempre voletieri, Vetre forato ,bor di quelcapo mozzo ,
Puote occider coftui Saladin moro Quiuiciafcunguerrier che manifefto
Nome nel mondo tien, di valorofo
Et non lo uolfefar,perche egli hauuto
Piacer bauea da lui nelcampo loro , Pugna viril poffente, alto , & rubefto ,
M1 diſſe alui ,guerrier poi ch'abbattutoQuiui combatte Berlinghierfamofo
Hoggi meco ti fei, uoglio io ch'anchora Et quindi Baldouin , quinci Egibardo ,
Quelchegiafefti a noi nonfia perduto, Et quindi Anfelmo contegenerofo ,
Va,che la vita tua tidono io adhora In vnaparte ilfingulare Alardo
Miprima mi diraiperch'inponente In quefta Otone,in quellaltra Anfuigi
Paffatafra cotantagente mora , Qua Guotibuoff , et la Auino et Ricar
Et egli a lui (tutto ch'aſſai dolente) Combatte'l negromante Malagigi (do,
Chiedilo a Ganfe tu lo uoifapere CombatteSalamon da vnaltra banda
Ch'egli tilo puo dir puntatamente, Pugnai vnlato Auolo e in un Terigi,
Indi gli diffe tanto ,che le ſchiere Tre Angiolini,luno di Belanda ,
Plate in Francia,intefe'lpaladino, Laltro Baiona, e'l terzo di Bordella,
Efferftato di Gaino opra & volere, Sifan di fama eterna altaghirlanda,
Et ispedito quefto,ei Saladino Quelli di Normadia pugna e martella
G Quindi partio per altrefuefacende Tal ch'a li colpifuoi noſta armatura
Ch'ad altro lui guidaua ilfuo deftino, Seben Befeleelfatt'haueẞ'ella,
Suolfi vnprouerbio dir che le Klende Et breuemeate ogni huom ch'a la pianura

¿ Nosépre fugge l'huo chefugge Maggio Vfcito era efto difuor de laterra
Et quefto adhorfopra coftuififtende, Cofefea degne d'immortalſcrittura,
Fuggito era'lpagan mortale oltraggio Tal cheforsegiamai niun'altraguerra
Da man pietofe, gia n'hauea peráza Non vide le maggior fra quanto bagna
Difarper altra viafecur viaggio, Il mar de l'India, ql de la Inghilterra
Mala Fortuna rea che per vſanza, Nō Cane,no'l Metauro, Africa o Spagna
Operpiacer,rompefouente in Scilla L'Afia minor,l'Eufrate,o quelpaefe
Chifuggito è Cariddi a gran fidanza, Cheforfe anchor di Moife fi lagna,
Lofece andarin ondafi intranquilla Quiui mandano al cielle genti offefe
Che nonpuote eifcampar mortecrudele fingulti,humil lamenti,
Altegrida ,
Afepulcro difuon d'altro che fquilla, Vocipietofe & da nessuno intefe,
Marco rifcontrò lui dafan Michele Anzi ad ognibora ai dolorofi accenti
Et d'unapunta loferi nelgozzo Sifan uia piu crudeli & inbumani
Donde gliufciro l'ultime querele. Glialteri forti,& ftrenui, combattenti,
Miiii
PRIMA

Tal ch'era homaiper tuttigliampii piani Mapche sepre(& qui'l uer'io n'inuoco)
Vnguazzabuglio et vn crudel mortito Piuin vna parte che ne laltra, tutte
Ditefte,braccia,pie, cor,gabe, ermani, Le cofe debil fono o molto opoco,
Chi s'attuffa nelfangue affai ferito Ouerperch'anchofianfempre ridutte
Chi interra dai caualli è calpestrato
Ad efferepiu offefe in un lor lato
Et chi more a qualchaltro reo partito, Chenel altro,è che poiſonſi diſtruttes
Il mal gia nepargrande fmifurato Etper queste ragioni il trauagliato
Nes'è però veduto del gran conte Campo di Carlo magno imperatore
Il valorofo brando anchor sfodrato Poteua effere ilgiorno ruinato
Vediamlo adung, er vedrem cofeincote . Però ch'in quefta guerra egual valore

CANTO LXXXVII . Noera in tutto quel , ne in ciafcuncanto

Era egualmente offefo da offenſore,


E'nfra Scilla et Cariddi alhor che l'o Chefen ognifuaparte vn valor tanto
Piu da cótrari véti combattuta (da Qual'era gld'Orlando,haueſſe hauuto
Freme del mar ne luna & laltrafpóda, Etfoffeftato offefo in altrettanto
Foffe vna naue grande iui tenuta Senza neffuno error neſſun'aiuto
Oda tutto Sileo , od ad Argeno Hauriagiouato al campo di Cleante
O ad altra gráfortezza iui unqua bauu Ch'in vnfol punto e fifariaperduto ,
Con uncapellofol che tutto apieno ( ta Maperche nel belcampor ne le tante
Foffe egualmenteforte in ogni parte Genti di Carlo, vnfolo Orlando v'era
Et carco hauelle egual ne punemeno, Solo uerafortezza in tuttequante,
Primafi romperian tuttelefarte Et perch'era offefo anch'er da piu altera
Et d'effa naue ogni poſſente legno Forza , ne lune,che ne laltre parti
Et ogni durofer poftoui ad arte, Era a romperloil di cofa leggera,
Anziclo promontorio ilqual ritegno Et s'effo paladin che mille Marti
Folle d'effo capel,fiftrapperia Haurebbe spenti alhor gagliardamente
Dalrefto delterren fuo granfoftegno, Nonoproua'l valor con le vere arti
Chefirompeffe mai (dica chiſia ) Poteua ancho auenir ch'ageuolmente

Effo capel,perche non u'è ragione RottoStatofaria ilfuo buon campo


Ch'in vn luoco ei fi ropa,e in altroftia, Quantung foffe in al di experta gēte',
Anzi fe'l mõte Athlate, il Sato, o Ifmone Perche entrofuriatalmenaua & uampo
O tutto'l mondo al cielfoffefofpeso Il bestial Ceraftro e'lgrande Ombreo
Col medefmo capel che fi propone Chepche dir nolpoffo ,unqua nolftipo ,
No'lpotria mai spezzar tutt'effo pefo Haurebber quefti doi uinto Thipheo,
Pur ch'ei piui un dijè che in altro loco Antiphate,Phiaite, Encelado, (theo,
Nofoffe in modo alcun carco,od offefo, Golia, Nébroth , Morgate, Atlate,e An
PARTE 93
Ma nonpuoterperò loro malgrado, Tanti n'uccife eitofto entrato inloro
#
Vincere il
forte & generofo Orlando Chefe'llorcampofemo in quellaguifa
Che'n tuttiglialtriforti ba'lpriogrado Chfifa un monaftiero empiédo il choro
Questo virilguerrier poffente,quando Perche dal brandofuo tant'eraincifa
Hebbe al primo urtofuo rotto la lancia 1
Ogni dura arma,quanto d'altra spada
TE Con tanta leggiadria sfodrò'lfuobrado Puoteogni cofa vile effer diuifa,
Ch'eiben moftro tutto'l ualor di Francia Tal ch'è bisogno che'l caualfuo uada
12 Effere chiufo in lui ſenza mai trarlo Semprepfangue, per tagliate mébra
Ad altro parangon d'altra bilancia, Ch'empion dinanzia lui tutta la strada,
Dunquefi puo coftui cofi di Carlo Quiui ei li mori ad un'ad un nofmébra
Chiamar l'honore, & r de la trásalpina Ma a véti,a trenta, e apiu come s'è uifto
Per lafuaforza in cui cerco effaltarlo Gia nel Antbeo lettorJe ti rimembra,
‫ܕ‬
Comefi puote de la cifalpina Dunquefi puo coftui che tanto acquifto
Per valorofità, l'honor chiamare Fa dipagan,meritamente dire
Quelmiofignor ch'alberga a la marina Caualiero di Marte,anzi di Chrifto,
Cofipoteß'io in verſi altiſerrare Et tanto alfin di lui fu'lgrande ardire
Lefue degne virtù come èpur vero Et lagranforza ch'egli aftrinſe allbotta
Ch'egli è l'honor d'Italia i terra e i ma Granparte delexercito al fuggire,
Ch nopiuforfe maife'l grade Homero (re T'alchelagente alhor giapofta in rotta
Famofo Achile , o'l Mantouano Eneà T'errita dal ualor d'un tanto maſtro

1 O Turpino effo Orlado alto guerriero Tuttafariafuggita afrotta afrotta


Diquelche farebb 'io queft'a lto Andre a Se'l gran poffente Ombreo col fier Cera
S'a mertifuoipoteffe ifprimer bene No erano apurgar dognihoraŔfti (ftro
Quel c'ho di luiformato ne la idea, Leguaftat'unghie col falubre incaltro ,
Maperche a un tanto dirfegli conuiene Ma tanto era'l valor d'ambiduo queſti
Vnafonora de le uiue trombe Ch'egli in unpuntofolfaceano tutti
Ch'itonaro gia Arpi, Smirna, od Athe Arditii paurofie allegri imefti,
Noi lafferem che'l nomefuo rimbobe (ne, Dunque s'altri uorà che i mor condutti
Per altro dicitor che'lfaccia tale In Fracia di Soriafianfuperati
Qual'è'l maggior dele famofe tombe, Bisognerà che queftifian diftrutti,
Ettorneremo a dir del immortale
Su dunque ualorofi alti e pregiati
Figliuolo di Milon , guerrierfiforte Paladini di Francia honor del mondo
Ch'alui nelmondo mai no ne fu eguale. Moftrate adhor di uoi le qualitati ,
P
Queftiin vn'horafol fè ne la corte Ilconquistar Ceraftrofuribondo
Anzi nel campo di Cleante moro Etil maggior Ombreo uiapiuferoce ,
0₁ Quelch'apenai un di faria la Morte, D'altrui noparea me che di voi,pondo,
PRIMA

Etfe nolfate teſto oime veloce Pero che u'era Ombreo con tanto core

Correra de la Francia ognigranfiume Et tantaforza , che raffembrau'ei


Pien difranceſcofangue alafuafoce, Veramente un draconpien difurore ,

Preò ch'i veggio bomai quefti che'l lume Tal chegran parte alfin di tutti quei
Son delfoldan far de le voftre'genti Che pugnauan con lui forono aftretti
Quelchefa aftor de le minori piume, Afcampar da fuoicolpi horrédi e rei,
Su adunque caualier tanto eccellenti Etfe tre paladini adun ristretti
Non fiperda piu'ltempo a li minori , Seco nonfoftenean tanto laguerra
Fate chefian coftor di vitaſpenti . Com'egli fero pur quantunqueftretti ,
Questi duo gran giganti o miei lettori Ageuolmente ildinegiaper terra
Facean nel campo de li Chriftiani La maggiorparte de l'uscitagente
Quelchefaceua Orlado in qlde i mori , Perch'ogni cofa ci rope fcipa e atterra,
Adunquefe da luifuggian pagani Ma Aftoljo Berlinghieri e Oton possete
Ancho di quei di Chrifto impauriti To fero a partirfecoigran letigi
8
Fuggiano dicoftor le borrende mani, Perche non moran tanti & fi uilmēte,
Mas'hauranno'lfoccorso deifioriti Et mentre quefta guerra eifan, Terigi
Come contra'lcongiurio di Cambrai Quindifi dippartio tutto volando
Hebber le genti fue quel del mio Griti. Perprecetto d'Alardo, d'Anſuigi,
Sifalueran comefiferquei tai. Con ordine d'andar tantogirando

CANTO LXXXVIII. Iltrauagliato campo, ch'ei ritroue


Ilfuofignor,il valorofo Orlando ,
Vantungglielefanti eiprefti tigri, Et dire il cafo a lui,l borrende proue
9 Rinoceroti, glialtri animaifieri, Che ne la gentefuafa'lgrangigante
Chefono la in Oruena in quelde i nigri Huomo atto aporterror nel cielo a Gio
Siano poffenti,audaci, & molto alteri, Et ch'eiſoccorrabomaipfto & uoláte (ue,
Purfi troua anchoin quella regione Contra coftui l'exercito di Francia
Chivincelorfefe glifanguerrieri, Senon che uincitorfarà Cleante,
Però ch'indi ne volailgran dracone Onde'l buonferuitor che❜ntalbilancia
L'aurato,ch'a unfol colpocon la coda Pender vedea tanto importante cofa
Vecide vn'elephante, vn leone, Com'un ceruier di quà et di làfi lancia,

Cofiquantung infrancia oues approda Et tanto alfinper l'herbafanguinofa


Ciascun d'alto valor fianfieregenti S'ando girando,ch'ei troud'fuo conte
Etforti,tanto quanto altroue s'oda, Tornar da un'opragrade alta etfamoſa
Pur queftauoltain effa altripoffenti Queftoguerrier cólefueforze pronte
Sitrouarfi,chefero lorterrore Co durlindana e col deftrier gagliardo
Etferlitroppo arditi aſſai dolenti, Leprouefatt'bauea difopra conte,
PARTE 94

Quelle dich'io,chefopra'lfier Baiardo Ondetrouando ognihor moltogran copia


Farnon baueapotuto Ricciardetto Difiericombattenti a la battaglia

Che fultor ali mori ilgran ftendardo, Vede chi è ricco affai , chi è igrade iopia,
M1 quefto caualier di cuiperfetto Ciascun a poterfuo benfi trauaglia
Piu nonfe neritroua altri nel mondo Offende fidiffende,er col cauallo

Fatt bauea virilmente ilforte effetto, Corre, ritorna, & colch'arma ſma

Etcoldegno,alto,& honorato , pondo Netrapaffo'lguerrier aftograballo (glia


Lofcotrolferuofuo ch'egli tornaua A ritrouarl'ethiopeSaracino
Comecolpalio l'huom torna giocondo, Ch'alitrepaladin calca'l metallo
Onde Terigialhor che defraua Ch'al mezzoei ritrouò del fuo camino
l Aleman con Burlante capitano
Ch'eifoccorreffe Francia icotra Ombreo
LO
Lotolfe a lui diman, com'ei'lportaua , Ilfigliuol valorofo di Pipino,
Et diffefignor mio'lgigante reo Quest'alto imperator degno & Soprano
-L Tornat'era in battaglia unaltrauolta
Fra la tuagentepar con lafua cofta
Fra altri con la mascella vnphiliſteo, Poichefi ritraß'eiquando'lfoldano,
AnzineJuno a lui piu non s'accofta Et nela felua de lagentefolta
foltre ui fono
Chelofugge ciafcun , Con la possanzafua colma d'ardire
Chefanno anchor colui nelcampofofta, Giabaueafattomorir brigatamolta,
Mi tanto èfier coftui tanto egli èprono Quando?lmpotefuo troud'¡ſchermire
it Afar del mal, che s'iui non foccorri Con quefto capitan di Taprobana
N'andrantem'io ancho qftii abbandono Ch'auntrattofa arrossirlo etfcolorire,
Però fùfignor mio ,fu,corri,corri Doue giuto ello Orlando, alta etfoprana
rté Nonperder tepo, et s'a la tua preftezza Corona,diffe a lui, valore pregio
Gi
Abborrer maifi puo fac'hor n'abborri, De lafamofa fede chriftiana ,
-(24 Veltro nefungiamaistato in cauezza Nonfei tu Carlo imperatore egregio
Grantepo, poilasciato a la campagna Vuoi tu con vnpagan de la Soria
Dietrofera alſcampar prota et auezza . Perdere a un tratto'l nome, e'l manto e'l
Conpiu'velocità nonfifcompagna Vccidi'lfignormiocogagliardia ( fregio
6 Dal cacciator,di qlch' Orlando adhora Moftraa afto infidelquanto in te puote
Dalferuofè ch'alui tanto filagna, La prodezza di Francia in te natia ,
Onde effoferuitor veloce anchora Ecco che t'è propinco il tuo nipote
Diede di volta, portò a la cittade Nopuoipiupder Carlo amazza afto
Effoftendardo ch'effo Conte bonora, Che gia de la vittoria habbiam la dote.
Et ei peraltra via per altreftrade Come'l poffente canfiero & rubeſto
πλη 4
Cercando'lgran gigante d'Ethiopia Sifa auentarfi al bue uia piu animofo
Sifa fempre lcaminfra millespade, S'aizzatoè dalfuofir,irrito,er defto,
PRIMA

Cofi Carlo imperier re valorofo Cofi interuene al conte Orlando adbora


Sifè piu ardito àfuperar il moro Ch'andado iuerfo Ombreofcorto a la lu
Quando egli odi d'Orlado'l dirfocofo, Troud Ceraftro afar di saguegora,(ga
Ond'in due colpipoi liquai benforo Ondefitraffe a luiprima ch'eigtunga
Veramente da rel'amazzo tofto Alprimo obbiettofuo per penecchiarlo
Poi diffe al conte i t'obedifco, e honoro, Ettrargli il fangue de l'enfilata punga ,
Indi cofi alferirpronto e difpofto Questo importun nelcampo di re Carlo
Sicacciò auanti tinto & fchicherato Cofefaceacrudel da non patire
Com'e'l villan quand'egli affolla il mo Et però uolfe Orlando caftigarlo,
Et il nipotefuo tutto infiammato (
fto, Ondepoffente & tutto pien d'ardire
Quindifi dipartioperpur trouare Gigante a luigridofeſei buon maſtro
Ombreo,crudel gigante, buo difpietato, Volgiti a me ch'io te la vo fpedire,
1
Etfempre in tutto ilfuo orgogliofo andare Riuolfefialo'nuito ilgran Ćeraftro
Ritrouau'eigran cofe che ciafcuno Et vide Orlando pronto a far dueparti
Cerca con onta alfuo nemicofare, Noche d'un'huo, ma d'ognigrápilaftro
Ne luoco paffa mai ch'egli ad alcuno Onde afefteffo albor,feuuoi moftrarti
Non diafoccorfo de li fuoifoldati Qual tufeipurgigante valorofo
Doue ved ei bifogno hauer qualchuno , Ben tibifogna adhora oprar le tuʼarti,
Et fempre lafla lorfiinnanimati Etcon questo penfier tutto orgoglioso
Che quantagente maifece Natura S'auento al conte come al cacciatore

Piu no gli hauria quelgiorno spauétati, Leons'auenta irato & rabbioſo,


Dunque d'Olando queftafaggia cura Maperch'anch'in vn'huo tanto valore
C'hoggi nei capitan rarafitroua Sipuotrouar ch'ei uince vnfier leone
Fu cagione a limor digranſciagura, Comefè chilapelle ha per l'honore,
Ma di maggiorfù loro vnaltraproua, Cofi ancho nelfigliuol del buon Milone
Ch'ei
fèpiu valorofa, oud'hebbe'l uanto Tanto valorfi ritrouò,ch'ei puote
• Digl ch'a l'honorfuo tato anchorgioua Vincer Ceraftro anchor che granbric
Et quefta vedrem noi nel altro canto. O dinaturapretiofa dote (cone

CANTO LXXXIX . Ofingulare don,coftui


fafolo
Quello,a che tantagente è tuttainpote,
Peffoauien che nel aereilpellegrino Ben tipuoi gloriar d'ungranfigliuolo
alco.
õ,fu l'ale gia dietro a vn'augello, Milone, dirlo'lforte in tultiquanti
Nefcopre unaltro a mezzo delcamino, Inati mai da luno a laltropolo,
Ond'a queftofi trabe lasciando quello Etfegia domator degliafferranti
Etlo fpennecchia,indi ritorna anchora Sipuote unqua Mezentio ben chiamare
Alaltro,et tato ua ch'ei giugne ach'ello Megliofi puo coftui deli giganti,
Però

1
PARTE 95
Però chemai nessunpuotefcampare Ma Vegliantin leggiadro aitante
Dalefueforti man,pur ch'unauolta Di uoler delfuofir fi traffe inparte
S'babbia uoluto alcunfeco acciuffare, Dode aterra n'andoe la mazza errate,
Et moftrollo eifi bene a queftauolta Talchefe delguerrier l'eccellente arte
a
Cheperfar maggiorfe di quefto uero Non auanzaua alhor la granpoſſanza
Non tarderemo a dirne unaltrauolta, D'effo Ceraftro, nolfeampaua Marte,
Scagliosfi ardito algran gigante altero Perch'eifaceua apiena defianza
Contanta leggiadria tanta deftrezza Del conte,quel ch'eifè d'un durofalſo
Ch'ei ben ne l'artefimoftro'l primero, Che neluétre a la madre hauea laſtaza,
R Et col ualore, con lafuafierezza Egli nefè di quel crudelfracaffo
Nepugno con coftui, di modo tale Et effo Orlando nel medeſmo punto
Che sepre a ueder luifù gran uaghezza Sifèſentir da lui buon buriaſſo ,
S'alza, sabbaffa, a luifi trà ,l'affale, Però che nonfu in terra anchor bégiunto
Et corre, & fugge,et falta, etpoi ritorna, Il colpo che'l volea cauar d'impaccio ,
Maifempre deftro com'augelfu l'ale, Che'l paladino aluifufopragiunto,
Neputo'l gran gigante anch'eifoggiorna Et quiui accortamente auaccio auaccio
Ma fi trauaglia p pur trargli un tratto Con vn mandritto valorofo aſſai
$ Com ' Alcide a Acheloo l'altere corna, Dal bufto gli spiccò uia netto ilbraccio,
Souentefi cred' eischiacciarlo afatto • Mirabilcofa certo, erforfe mai
7 Con un gran colpo,indi s'accorge poi Nonpiu ueduta al mondo & inexperta
Ch'egli l'hai va (com spello l'orbo )fat Quella c'horalettor tu intenderai,
E'lconte Orlando a lui ne tra defuoi (to, Vedeftu mai truncar coda a lucerta
Atempo,come'l maftro de laferima Ch'ella menapiufuriafeparata
Fà colScolar ch'apena'l crè dapoi, Che quando al animal ftau'ella affertas
Et s'haueffe ei poffuto a l'alta cima Cofi del tronco braccio a queftafiata
Delgran gigante ageuolmente corre Auenne, ch'ei menofurie maggiori
T Lauitaglitoleaforfea la prima, Che legiafatte anzia lafua tagliata,
Maperche a Pexpugnar d'un'alta torre Et tai,che s'egli com'entrò nei mori
Se manca'l modo difalirle in uetta
Cofi pigliaua a entrar ne i chriftiani
Bifogna alpiedefuo leforzeporre Hauea befatto Orlando opre peggiori,
Orlando in cuiquest'arte eraperfetta Maper l'arian'andoefopra ipagani
Perconquistare il torrionfuperbo Colafua mazza in manfacendo inloro
L'accocca al ballo e un beltëpo aspetta Atticrudeliperigliofi & ftrani,
Et mentre eiſe neftasenzafar uerbo T'al che die'lnouo cafo a tutto'l choro
Su queftofuopenfier, traffe'l gigante De lune & laltregenti merauiglia
Vn colpoftranpch'eglifoffe acerbo , Etfopralei gran danno al campo moro,
7" PRIMA
Ma come il braccio reo ne la famiglia Benfaichefi,ma leggi il nonagefmo.
Del granfoldanfe neg ree rompendo CANTO XC .
Vntepo a queft'e a quell'armate ciglia (uitto
Cofi'l patronejuo toto languendo Val'huofia afto Ombreo grade et is
2
Ne diedegiu, doue poi rotti i lombi Scrisfigia lettor mieiſe ui rimembra
Da mille spade neftett'eimorendo, Nelvigefimonono nel Egitto ,
1
Donde la gente poi , come i colombi Chi dunque volfaper delefue membra
Leuan tutti ad un tempo di campagna Iui ne legga la defcrittione
S'iui fifa d'altrui che'lciel rimbombi Et vedra cb'ad altrui nonfirasfiembra ,
Quindifi dipartioperfa la magna Ma chi ne cupebauer cognitione
Perfona delguerrier, confufamente Difua gradezza, et quát' eiſia maggiore
Comefolfar chi gran terrorfcopagna, De glialtri, ql ch'ei par ne lepfone,
Maperchefraicolombi anchofouente S'imagini veder del miofignore
Auien chefi ritroua o in qlche macchia Il bucentoro infra legondolette
O interra o in qlche ramo iui aderente Il di chefall in cielo il redentore,
Alcunprouanno augel coruo o cornacchia Et vederà che de le cofe elette ,
Ch'unqua nonfcampap romore alcuno Et dele rare,nefarà queſt’una,
Anziftafermo et sep affai piugracchia, S'auerrà quel cheper me si'mpromette,
Cofife bendal campo andaua ognuno Dunque a la prouaperc'homai ciascuna
1
Territo molto da l'horrenda morte Perfona,chiarafia del valor,quello
Delgran Ceraftro gia tato importuno , Chetuttii altri valor nel modo ibruna.

fiero Ombreo piu diluiforte


Non pero'l Orlando ſpennecchiato il primo augello
Quindi volfeandar mai,ch'albor ftima Segurl viaggiofuo dietro ancho a laltro
Marte no haurebb'ei co lafua corte, (to Ch'era'l maggior,tal ch'ei logiunse any
Dunque s'altri vord ch'eifrafcacciato Et quitrouò lui daforte etfcaltro (ch'ello
Bifognerà di luifar quel che ſpeſſo Pugnar co itreguerrier detti diſopre
Sifa deldetto augeltroppo oftinato Soli lafciati là da ciaſcunaltro,

Eta mefarapurgratia conceffo Doue fe ben di lor ciaſcun s'adopra


Difare apienquello che nelfecondo Dapaladin,pur conobb'ei che questo

Verfo, delprimocanto bogia promeffo, Non era ad essi alhora auinent opra,
Perche'l vincer coftui non puo effer podo Però prudente, generofo , preſto,
D'altro ualor che delfamofo Orlando Fra loroficacciò comefa'lpadre

Di quáti altriguerrierferrà ife'lmodo Fra'lfiglio e altri che glifra molefto ,


Dunque s'ei'l vincerà , lettor mio quando Et diffe viaguerrier ne laltresquadre
Laproua uederai,da te medeſmo Lui moftrate leprodezze uoftre

Non dirai che'lpmelo i uoferuandos Iui leforze & le virtù leggiadre,


PARTE 96

Quifi dimoftreranno bora le noftre Ma s'io voleffe ad vn'ad vn cantare'


Quifia bifogno adbor che de la Francia Gliborrendifatti, & le mirande proue
Tutto'l valore in un buomfolfi moftre, Ch'entrambi qfti fernellor pugnare,
. Etcon quefto parlarfierofi lancia La moffa barca miapergir la doue
Verfo'lgigante,comfuolfare il Dardo La appetita defiando quella ftella
D'arbore, albor ch'a altrui fitra a la pa Ch'in mar la mife , erp lo mar la moue,
Lo riconobbe Ombreo nelpriofguardo(cia Nonfi potria condur nel tempo ch'ella
Ch'era afti un guerier ben veramente Leftatui per queftogran uiaggio
Via piu deglialtriforte et piu gagliardo Ch'ellafapurper ricondurſi a quella,
Ondefrafe medefmo accortamente Perchel'altereforze e❜lgran coraggio
Diffes'io vincoquefto , io uinco Carlo D'un' & laltro guerrierfero❜l di cofe
La Francia tutta tuttalaltra gente, Ch'a dirle, a tal camin fora d'oltraggio ,
Jaggio guerrier ) perfuperarlo
Però ( Dunque lafciando laltre oue lepofe
# Sifè viapiuferoce e animofo Chiſeriſſe apunto tutta queſtaguerra
3 Ch'al bofco'l Ver cotra chi uolmazzar Verremo a un tratto a l'ultime etfamoſe
Talch'a le sane diuen'ei fpumofo (lo, Ciafcun di eftiguerrierfiflarga e ferra
Come diuienfouenteil fier cignale Tuole'l vantaggio, crefce, firitrahe
Quandoper sdegnofifa rabbioso, Et com gli par'i colpiſuoi diſſerra ,
Et fegli traffe a quifa d'animale Quefto co l'arte ilfuo nemico attrahe
Che uiue di rapina,per ferirlo Quel co le forzelpreme,et cólo’ngegna
Nanzich'ei s'auedeffe delfuo male, Offende,fi diffende, & trà , etnotrahe,
Ma'l conte aftuto ilqualfapeafuggirlo Et mentre luno laltro coldifegno
Prima che'lfacitor fe lo penfalle Del'artemilitar,cofifraloro
Vide ch'ei'l uolea far fenza alui dirlo, Cercan uenire al defiatofegnato ,
Onde in difpartefubitofi traſſe Ecco ch'untratto ilgrangigante moro
Etne reftofchernito ilgrangigante Scaricocongran furia lafuacofta
Com'huos ei delfuo honor molto macaf Perfinir aquelcolpo ilfuo lavoro,
Eteffofingularfignor d'Angrante (fe, Ein quefto Orlandofubitofifcofta
In quel medefmo punto rifcaglios
fi Indi ritorna, ſenzaperder tempo
Alui,come'l draconfa al elefante, Aquella vnaltrauoltafi raccofta,
Et quiuiimembrifuoipoffentier grosfi Et con la manca manoagile a tempo
Ritrouòfipiu duri del acciaro S'appiglia ad effa ,deftro, atto , etleggero
Quato che dela carne en sépre gliosfi, Com'buo chefarfa le fuecofe in tepo,,
Donde ben conobb'ei ch'a tal riparo Et mentre la rileua ilgranguerriero.
Bifegnaua'l valor tutto inforzare Egli calca leftaffer in quelpunto
Etperò afarlo nonfu punto auaro, Si leuafu con leifuor deldeftriero
1
PRIMA

Poi quandofi vide ei tanto infùgiunto Mafe neffun 'buom mai fueforze , pronte
Ch'egli potea colpire ilfaracino Non eftimaffepiu di quel chefono
La doue vn collo a laltro hauea cogiüto Ancho del cielmai non cadea Phetonte,
Da generofo & ftrenuo paladino Etpur ei ne caddeo , che in abbandono
Fra luna et laltra tefta (abipua magna)
Bisogna alcuna voltapor la vita
Gli diede un colpo ilqualfu'l pellegrino Sel'huofiuolfar nome eterno et buono,
Eigli taglio la dura cuticagna Or a la guerra homai quafi
fpedita
Fatta d'una torriccia affai piu groffa Perche morto coftui ch'eralſupremo
Che di bifonte alcú dal Nilo a l'Agna, Tutta lagentefuggì uia Smarrita
Indi delpetto a lui diuife l'offa Comenelaltro canto vederemo .
Poifino a le ciabatteſeguitando
CANTO XСІ .
Gliaperfe'l ventre con la spada roffa,
Et queftofu quel bel colpo honorando Ome a la giûta d'improuiſta pioggia
Chefoaura tuttiglialtrifuoifamofi C sgöbra ogn grápiazza í un mo,
i
Tanto imortalfa afto noftro Orlado.
Chp nofi bagnarciafcüs'alloggia ( méto
Abguerieri del mondo generofi Cofiin vnpunto,Ombreo di uita pento,
Qualfece unqua di uoipuafi grandes Sisgombrò'l prato difan Dionigi
Qualfecefatti maifigloriofi Daimori entrati in vltimo pauento ,
S'eternafama di coftuifi spande Adunque albor la gente di Parigi
Marauiglia non fia,perch'e ben giufto Scampando ifaracinfifrauentati
Poi ch'egli cofefea tanto mirande. Haueano bel darfine ai lor letigi ,
Aperto adunque il contrafatto bufto Et cofi in verofer,che innanimati
Delfmifurato Ombreo , cogranfracasso
Dalconte , li cacciar tanto afpramente
Ne diede a terra il biteftatofufto, Che pochi alfin di lorforo iſaluati ,
Et effo Orlando homai tornato al baffo
Perch'effo Orlando capitan prudente
Rimoto'lfuo deftrier sbalzando in lui
Volle del tutto alhor chefoſſeſpenta
Senza farcomeglialtri inftaffailpaffo,
Di vita ,queftafua nemica gente,
Et cofinefinio d'entrambedui Et cofifempre deue effer'intenta
La guerra, grand e, cruda, et difpiet ata, Lamente di ciafcun ch'almondo regge
Che uinfe quefti, ne morì colui. Senon ch'alfin biſogno è ch'eifi penta ,
Dunquefi uedepur che la brigata S'afatto'l buon paftor non cura'l gregge
Falla fouente a defiarne proua
(Quad'egli è infetto )di tutta lascabbia
Dife, con laltragente piuftimata, Certo'l migliorefuo ei non clegge,
Defiofempre Ombreofauer perproua Se nonfileua ogni dannofa rabbia
Ilgran valor delgenerofo conte Del tutto a chi ne sete èpoi biſogno (bia
Et borfi pete delfuo error, ch'è aproua, Ch'ei sepopoco o affai ne sēta et n'hab
Deb
PARTE 97
De dimmi Italia tu,ben mi vergogno Tal cheſpeſſo haueu'eifatto ango'ciofo
Adir l'operetue chefemprefai Il campo chriftiano, & l'haucafatto
Perch'altre le uorei,ch'altre le agogno, Gia'n piu di mille partifanguinojo,
Come leui tu afatto & quando mai Perchefe ne fett'ei poco ritratto
La rabbia che t'offendeter peròfia, Dala battaglia albor chefiritraffe
Da nogridar s'ognibor ne seti et n'hai, Quaďancho Carlo, ifpedito l'prim'at
Mi caccia un tratto fol del tutto via Ma andate al ciel alleprim'hafte baſſe (to
Chid'impiagarti il corpofi diletta Poca dimorafè cb'un altrauolta
Chelafalute tua vedrai qualfia, Tornatoanch'egli ilſuo buo brado traj
Ma nonfar comequel cheltempo afpetta V ne lafelua de la gentefolta (
fe,
Hauendo'ltépo buon,guida bora ai liti Tagliando i rami i tronchi, & le radici
Poi c'haifibuon nocchier,la tua barchet Facea dife veder virtute molta ,

B Che fenol voraifarfott'effo Griti (ta, Etgia acquistato bauea molti nemici
Ilqual viapiu d'altrui lo brama cura Quádo sbarrato Ombreo dal cöte Or
Ricordati c'haurai danniinfiniti, L'abbádonar tutti i piu cari amici , (ládo
Fa come Francia adhor che (fua vetura) Dond'iui ou'era alhorfolo restando
Pugnafottofiftrenuo capitano Fùfopragiunto dal imperatore
Oth E baurai com'ella & tu guerrafecura. Che quinci & quidi honorgiua acqftan
Queftoprudente Orlado buomofourano Ilqual uenuto a lui , uiril fignore (do ,
Volfe adunque cacciar di queſta vita Diffe , ch'arditofei paffare in Francia
Senzapietà la gente delfoldano, Aprouar nofco ilforian valore,
Però quella di Carlo innanimita Pofcia che librat hai con la bilancia
Dafi generofo huom,fatta crudele Con cuififol librarfra caualieri
Non lascia viuo alcunfar dippartita Elfo valor, ch'è laspada e la lancia,
Donde pandonfi in lor tante querele Etch'ifrancefchi corfortier alteri
Etfangue,chepiu maisparti nonforo Et le granforze loro bai conosciuto
Sotto Amalech com quelli d'Ifracle
'. Perproua, fefon'ei buoni guerrieri
Or rotti adunquefi tutti coftoro Renditia noipregion d'homai compiuto
Altro non refta a Carlo a la vittoria Epur iltu defio,nefei pur chiaro
Che l'hauer ne le man Cleante moro, D'haver ungiorno in Frácia cõbattuto,
Vediamo adunque ilresto delaftoria Cleante a cuipareapur troppoamaro

y Et lecofe fucceffe tuttequante Ilfarfi pregioner delfuo nemico


Che vedrem afto un re d'eternagloria. Perciò ch'egli era vn'huó d'animo raro,
Nel fatto d'arme effo fignor Cleante Diffefignorpoffente i maledico
Combattuto haueafempregenerofo L'aduerfaforte,e vn'buo che mi a codot

Da fingularguerrierforte coftante, Acofi grande e perigliofo intrico, (to


N

Barterha
S
PRIMA

Mapoiche'l campo mio tutto ègia rotto Indiſi traſſe tanto ad incalzarlo
Faraipure di me quel ch'è del refto Che'npochi colpi glihauria dato morte
Chanzi intendo morir cheftarti fotto, Se la brigata a lui laſciauafarlo,
Et mentre egli ambi reftanno ſu queſto Maconofciuto'l brandofuopiuforte
Vigiunfe Orlando chepertutto andaua Che quel delfaracin moffefi tofto
Hor quà bor la com'una tigre prefto,
Apartir loro affai gente di corte,
Et vide'lfignorfuo che s'infiammaua Dondefra ambeduilorſubitopoſto
Perfuperar'ilfuo nemico , & quello Ilconte Orlando , apoterfuofisforza
"
Cheperfaluarfi tuttofolgoraua, Difar che lunda laltroftia difcofto ,
Onde a lagiunta d'unfigran duello Ma quanto piu la guerra egli diuorza
Fatto da imperator tantofamofi Tanto crefce'ldefio dei combattenti
Fermo'lcorfiero a vederftette ello, Et tanto piu'l valor loro rinforza
Etuide lorfarfatti valorofi Maquelle accorte & valorofegenti
Tanto,che'lfeanfrafefouentedire Tuttepoftefra lor,tanto al
finfero
Sarian quefti ad Orlandogloriofi, Ch'acquetaro deire glianimi ardenti
Ne apena uigiuns'eifopra'lferire Con conditionperò che pregionero
Chefi in vn puntofu'l duelferrato Foffe del re di Francia, il re d'Egitto,
1
Dagente tratta a quel realſcbermire Et cofifu , chefcefo ei del deftriero
Com'inunpunto è chiuso circondato Sirefe a Carlo imperatore inuitto.
Dali baftagi l'huom che ne chiam'uno CANTO XCII.
La doue n'hagran copia illoroftato ,
Et quiui ambilirefenza ch'alcuno Elterzo gran coflitto inBabilonia
De glialtri,feffe pur motto di bocca Fatto comefilegge amaramente
Grancolpifanfegnati ad vn'ad vno, Con quei del magno Re di Macedonia,
Quiui daglielmi dai lor brandifiocca Nonfùſtratiata mai tant'aspramento
Vn migliar di fauille in unfolpunto Da li nemicifuoi fuoi vincitori
Mentre lun laltro, laltrolun ritocca, La Perfagrande sfortunatagente,
Quiui Cleante di dolor trapunto Quanto da lifrácefchi in Francia i mori
Pugna da difperato, Carlo magno Stratiati
for nelfatto d'armegrande
Pugnafolda defio digloriapunto, C'habbiam uifto finir frai imperatori,
Dondeciafcun dilorper loguadagno Perche ne ouefù quel,ne in altre bande
Dịchelor fprona'lcor, sebrado Marti Fuggito alcun puotefaluarſi mai
Gran cofefanper vincere ilcompagno, Tatto che molto altruifi raccomande,
Et mentreadopran'ei leforze & l'arti Etfe purfu qualcun ch'i vltimi guai
Per quefto ottatofine, ecco che Carlo Non conofceffe albor de l'empia Morte
Delofcudo alpaganfece dueparti, Fui
fatt'ei pregionier perfempremai,
PARTE 98
Percio che quei delafrancesca corte A queftoceffe conla magieftade
Mai non abbandonaro ifuggitiui Delfacrore,ciafcun buon caualiero,
Fin checiafcunfù giunto alafuaforte, Donde ripoftefortutte lefpade,
Oquanti ilgiorno dei reftati uiui Et effo Orlando il capitan primiero
Ne la battaglia,morir poi nel mare' Fèfonare araccolta per ridure
Neifiumi,nelifonti, neli riui, Sotto'lftendardofuo ciaſcunguerriero,
fcampare
Cheperlogran terror dati al Ma'nquefto tempo che da lefciagure
Nopurgiutiad una acqua eran, che tofte Deifaracini, ognibuofi parteal chiamo
Trauanfiin lei,credendofifaluare D'effa raccoltaperfe iui condure,
Talcb'afeguentilor paread Agofto Il vefcouo Turpino e'l duca Namo
Vederle rane ne leriue a ifos
fi Ch'eranoftatiſempre ne la terra
Selor caualca vn’buom poco difcofto, Mentrefucceffe quel che detto habbiamo,
Finito adunque ilfarlibrandi rosfi Gia'ntefo'l dolcefin de l'afpra guerra
Delfangue de limori, & vinto quello Vfciti erano allegri a la campagna
Che'n Frácia di Soriaglihaueua mosfi Per uenir al lor fir chinati in terra,
Re Carlomagno vn Cefare nouello Etfra vna lieta lorpicciol compagna
Refto contento, rendègratie a Dio Conpropofto difarquel chefù alfine
Del tanto ben ch'aluifatt'haueu❜ello , S'apprefentaro a la corona magna,
Indi riuolto al conte, Örlando mio Douedinanzi a lei de le diuine
Diffe,l'bauerconquifo ilgranfoldano Gratie, conceſſe a Francia il lietogiorno
Effere opra di te ben conosco io, Sirallegraro,& de l'altrui ruine
',
Donde le primegratie algranfourano Indi
feguiro,auanti il tuo ritorno
Signordeltutto, refe, i rendo poi Illuftreimperator,dentro a le mura,
L'altrefeconde a la tuaforte mano , Faraiperalcun di fuorifoggiorno,
Leterze, er tutte laltre,a tutti voi Perche ne la città tutti bangran cura
Commilitoni miei,che vincitore Che torni détro in vn triompho,ilqualė

Fefteboggi a voftragloria il voftro roi, Trapasfi di bellezza ogni miſura,


E'l conte albora alfuogentilfignore Et veramente ei tifi deue tale
Fecepertutti vna rifpoftafola Poi che nelfatto d'armefanguinofo
Conuenienteal primofuo tenore, Hoggifatto tifei
fempre immortale
'.
Indifoggiunse & perche'lgiorno vola L'humano refi dimoftrò ritrofo
Et perche de efferftanca la brigata Aquefto'nuito,erdiſſe a mieifoldati
Parmi di riadunar la noftrafchola, Tocca❜ltriompho, e al conte valoroso,
Et con lagran vittoriaboggi acquistata Ma tutti alhora quei tofto leuati
Far tutti infieme noi nela cittade Gridaro ad vna voce,il noftrofire

Vnafelice & gloriofa entrata, Triomphipar de i morifuperati,


Nii
PRIMA
Ondebifogno lui non altro dire Foftu cortefe almen ,ch'oue è madonna
Maprepararfi a triomphar Cleante Effermefefti anchor come ad ognibora
Perfodisfar delpopolo il difire, V''l cor, ch'in ella bomai tátofe❜ndona
Cofi Turpino,& Namo, & tuttequante Ma'nnamorato m'hai dou'io fon❜bora
Le genti, vfcite albor ,
fenetornaro D'una ch'è pur da me troppo lontana ,
Apreparar'il carro triomphante, Iofon in Libia, ella in Catacora,
Et effo Carlo, er glialtri s'allogiaro Nanzi che mi paßio la tramontana
Per le citta, le ville, le caftella, Et fia condotto a lei nelfuo paefe
Ch'eranppinque alfeggio fuo piu caro, Sarà la vita miafornita er vana,
Lieti attendendo il di,donde la bella Mapchefempre o mai legrandi imprefe
Fefta,farfi deueaper quefto loro Nonfi ponno acquistarſenzafatica
Entrar ne la città, ch'ordinau'ella , Nelefiameammortar c'hai tu racceſe
Ma mentre in opre taineftan costoro Tanto andrò per lo modo a la mendica
Che uogliamo noifaritrouiam Rinaldo Che la mi conduro dou’è coftei
V ferito'llafciamfenzariftoro . Se bencol capo & con la barba antica,
La douecorre'lfolmaifempre caldo Ilgranpadre Iacobgran tempo anch'ei
Refto coftui lettorfe ui rimembra Spefe per acquistar lafua Rachele

Fatto exágue da amor crudo et rubbaldo Et lietopur al fin godeo di lei ,


Talch'erangia di lui tutte le membra Chifa s'ancho a me'l ciel tanto crudele

Di quelcolor ch'è'lfabbro a lafucina Nonfiaper effer, com'eſſer potria ,


Quand'egli ilferro e'l uiuo fuoco affem Et ella habbia pietà di mie querele?
Seruito anch'io no haurà giaper Lia
Et cofifenza bauer mai medicina (bra,
Alfuo noiofo mal,Je n'erastato Maséprep Rachel,dona'baurò pace
Daltramontar del fole a la matina, Seco fe come bellafaràpia,
Pofciaquand'effo Apolfù rileuato Cofi conquefto dirfatto audace
(Mercè delciel) rifentito egli alquanto D'andare a lafua donna, il paladino
Si trouò d'u'la donna innamorato , Di terrafileuò, come cheface
Laqualperche da lui lungi era tanto Perfar lungo viaggio il peregrino .
Ch'andarui nopotea congran giornate
CANTO XCIII .
Si diede a lamentar con lungo pianto,

Etpatole dicea tanto infiammate Afu verfo'l Cataio a i liti extremi


LA oceano mar ui fta vnpaeſe
Ď'ardente voce e di caldifofpiri Del
C'hauriano moffoifasfiagran piatate , A cui non andar mai gliantiqui remi,
Amoregridau'ci ch'a amar mi tiri Ilqual Natura apien tutto diffefe

La più leggiadra & gloriofa donna Verso la terra confeabbrofi monti,

Che'n terrafia,quantug ella affai giri, Et verſo'l mar cō mar grāde & ſcorteſe,
1
PARTE 97

Tal cb'a d'effo paffar l'alterefronti S'ella nel'arme unfuo deftrier mouea
Non è quafi posfibile, quantunque Raßebraua un'Achille,azi un dio Mar

Foffero a farlo glihuomini,ben pronti, Et meglio cb'altro mai lácia correa, (te,
Ma quelgrande romano a cui douunque Haueua'gratia,haueua ingegnd,&r arte
Gia' ei,cedeuan l'alpi i boschi e'l mare Lettere d'ogni
forte, alfin tale
L'aperfepur, paffarfi ponno adunque, Ch'in lei diffetto alcuno u'haueaparte,
Et alhorfù ch'a lui piacqueferrare Però colei chefempre aspiegať ale
Fraqueftimonti mar lifuperati Vaper lomondo riportando altrui
Giudei,dal valor fuo fenz'altro pare, Il grido d'ogni cofa, e'lbene, e'l male,
Donde effoluogo anchor per tutti i lati Erapaffata bomai di qua da nui
Ch'a l'uniuerfa terrafan viuagno Spargendo'lgrander gloriofo nome
Chiamafi da ciafcun Giudeiferrati, Di queftadonna,er igrangeftifui,
Et quiui al tempo di re Carlo magno Nefcaricato bauea quiui taifome
Etquando erano al mondo , di valore Maandata ancho ne l'Africa volando
Orlando ,e'lfuo cuginfenza copagno, Sparta era bomaifra allegenti indome,
Viregnaua unpoffente & granfignore Fralequai táto andata er ella errando
Laban nomato,hebreo,re di coloro Ch'erapurpuenuta anchora un giorno
Ch'iui feco habitauano a quell'hore, Al gran cugin del valorofo Orlando ,
Ilqualefeco baueapiu belthefero Et queftofu quel di ch'egli ilfoggiorno
Ch'altraparte del modo, anzi era qllo Fè,nel bel bofco ouefu innamorato
L'ornamento diquel tutto , e'l decoro, Dağlchefa a madonna il vifo adorno ,
Et eraquefto uncorpo adorno & bello Ch'effendo a luiper caſo recitato
D'unafuafiglia,che dapicciolina L'efferdiquefta,er tutta lafua vita,
S'hauea sepre in uirtute alleuat'ello. Le virtù ,le bellezze'el degnoftato ,
Era quefta vna donnapellegrina Perchefouente vnfimile s'inuita
Et tanto rara & fola di bellezza Con laltrofimilfuo, uolfe coftei
Chela tenea ciafcun,cofa'diuina, Vedere una nel mondo , er figradita ,

Di pudicitia poi e gentilezza Donde in unpuntofol preſo di lei


Non baueu'ella al mondo parangone D'ardente amordeliberò volere 218

Ne alcun trouaua mai par diprodezza, Andar'a ritrouar queftigiudei,


Portaua fpeffo in mano il belfalcone, Et con quefto penfierſenza temere
Feriua a cacciaglianimali fieri Difagio alcun,fatica o maiperiglio
Come Diana, non come Atheone, Diftranegenti o difilueftrefiere,
Et s'ellaera a caualfra caualieri Si mife a caminarfol col configlio
Fra Amazone parea Pantafilea D'Amore, alql anch'io in ogni mi'opra
O Camillafra uolfci alti guerrieri, (Cofi madóná vol)ſempre m'appiglio ,
Niii
PRIMA
Od'Amorforzagráde, o quant'egli opra Prefe Rinal
do con gliartiglifuor
Neli cori d'altrui, quand'ei gliftrali Et rotando s'alzòuerfo le ftelle
Pungentiinagli, lefacelle adopra, Com'aquilafuolfar tolta da noi,
Ben ciechi al tutto & miferi i mortali
Nepoteua'lguerrierfuebracciaſnelle
Che filafcian condur dentro a lo speco Punto adoprar,ch'eraa le spalleprefo
Ch'addbuggia quefticolefue vagh'ali,
Comfi falcanper la toricciapelle,
Non è coftuigarZoninon è egliciecos Cofilfiero dracon culgrauepeſo
Chi préde l'orbo in guida è pur unfcioc Delfir di Montalban,quand'cifù táto
Nefi puogia doler seicadefeco, (co, Quanto gliparuenel ciel alto affcefo
Ma chipuo maifuggir qlc'hor'io tocco Silafciò andare arifcia in altro canto
Ecco'l noftrofamofo paladino Con quelfurorchefuole andarfaetta
Chefi ritrouala verfo'i Marocco Moja quagiufranoi dalregnofanto,
Et al Cataio ir vuol tanto camino
Et percafo andand'ei con queftafretta'
Per amor d'una donna, & nõ anchora
Prefe'l viaggiofuo verfo leuante
Veduta mai da lui lungi o vicino , Doue lofini poi fempr'in via retta ,
Ahi com'è uero pur che s'innamora Nemife interramai lunghiutepiante
1
Anchopfama l'huomo, nel dimoftra Ne abbadonò al guerrier mai'l duro dof
In quefto amorefuo Rinaldo adhera.
Fin ch'ei nofù di la di Garamante ( fo
Oralfuo andare,& l'hiftoria noftra, Indi del Nilo, e di tutto'lmar roſſo 1
Vfeito effoguerriergiafuor delbofco D'Arabiafelice, di quell'onde
In 11 paffata vna affa grande chiojira, Dacuiillito di Perfia vienpercolfo ,
Incominciòfilir Temandrofofco Pofciapiu oltra anchor ,del terren , donde
Per pafar uerfo Egitto , com'inuerfo Corre Indo fiume,et di al doue'lGange
Bologna , l'Apenin fa l'huo ch'è thofco, Partedo ambedue l'indie in mar s'afcode,
Etpoggiando ei diallo ungran trauerjo Indi anchor piu di la,ma quififrange
Auenne un caso a lui, marauigliofo Per noi, qft'andarfuo , ch'altro fubietto
Tanto,quant'altro mai nel vniuerfo. Afar uerfi d'altrui che d'effon'ange
Volaua quindi alhora il moftruofo
Iweggo in Francia homai piendi diletto
Dracone alato , grande, ilqualfouente Vicirnetutto'lpopol di Parigi
La vecide lo elephante valoroso, Per ricondurui dentro il Mainetto
Et veduto'lguerrier,calò ripente
Veggo la gente incampo afan Dionigi
A lui come fa'l nibbio a la carogna
Gia tuttaquanta in ordine, e'n defio
Senza ch'effo guerrier v'haueffe mente Difeguir triomphando ifuor veftigi,
Et come l'animal che tanto agogna
Però neipie lasciando al dracon rio
Prenderciltopo ,pergrattargli poi
Nel aere effofignor di Montalbano
Afi malgradofuo ,Pbumile rogna, Ritornere volgendoil cantar mio
PARTE 100

Al gran triompho dire Carlo mano. Scipion tu che con tanto orgoglio

CANTO XCIIII. Triomphafti de l'Africa & la Spagna


Albor c'hebbe Siphace il grá cordoglio
Entre'l dracon la nel ardete caldo Haueftu pompa mai cotanto magna
ME
Del'India, lungi affai dal noftro Com'adhorare Carlo haueſtù mai
Giua portado ilpaladi Rinaldo ( malto Tecofigrander fireal compagnat
Tanto nelcielo infu , che manco ad alto Ettu Nafica che delgrande affai
Forfen'era Phetonte alhor ch'eifece Honorportato d'Afiaer di Thofcana,
Dal malguidato carro i Po'lgrafalto, Il triompho guidafti ilqual tufai,
Turpino , & Namo, glialtri,iğli íuece Ti fecero vnqua in quel quella romana
Direttoriin Parigi erano alhora Gente uiril,quel c'hora a Carlo magno
Che Carlo'lgrafoldan prefer disfece, Inqueftofa lafuafrancesca humana.
Giuano preparando d'hora inbora Et tu Pompeoalber che'l belguadagno
Il carro,
Jopra'l qual lo imperatore Deliuentiduoreportafti in Roma
Triomphando deueafarne dimora, Trattidal ualor tuogia la giu nelgagno

Poi quando bebberfatto ci tanto c'honore T'ornòghirlanda mai l'altera chioma


Paruelorpoter dar conueniente Co tantofaufto e honor com'hora quefto
Al loro illuftre er immortalfignore, Quella ch'eiporta de lagente doma?
Vngiorno alapparir neloriente Deh dimmi Fabio'l uer,di'l manifefto
L'amica di Titon viapiu vermiglia Neli triomphi tuoitanti tranquilli
Che rofa colta albor nouellamente , Tifu mai'l popoltanto agloria defto?
De la cittade vfeir congranfamiglia Et uoi,Oraci ,Fabrici, er Camilli,
La qual tornando poi col fuo fir drento Pópili , Claudi, Emil, triomphanti
Vedremo, s'altramaifele asfimigha, Qualportò mai di voi fi bei uexilli?
Vediamo adunque il bello ordinamento Mach'intender uogli’io tanto da tanti?
Ditutto e o triompho , er di coftoro Cefare tu cuilafortuna grata
Vederemo, de gl'altri l'ornamento. In questofu uia piu che a tuttiquanti
Vfcito di Parigi il lieto choro T'honorò tanto mai la tua brigata
Delpopolo ordinato adorno & bello In vn triompho tuo,mentr'eri a trarlo
Per ricondurui dentro ilfignor loro, In campidoglio o per uiafacra o lata?
N'andaro ad un caftel dou'era quello Quant'inquefto la fua bonoro Carlo
Et quindi tolto luifu'l carpompofo Certo fe tutti uoi direte lucro
Nela cittàfe ne tornar con ello, Sarà pur non,& ui biſognafarlo.
Otriomphanti al tempogloriofo Re Carlo adunque imperatore altero
Qualmai di voi conduffe in capidoglio Triopho afta voltapiu fuperbo (mero,
Triomphopiu di quefto ofi famofor Ch'altr❜buomo almodo mai tardi o pris
N
‫ما‬ iiii
PRIMA

Elche nonfia bugia quefto mio verbo Et dietro a queftipo molti & fourani
Vediamlo entrar lettor ne la cittade Giouani d'allor verde il capo auolti
Et lo vedrai , ch'iui moftrar te'l ferbo, Seguir, con verdi legni ne le mani,
Si parti adunquelafua mageftade Liquaifratutti lor com'eran molti
Dila doueftette ei ,poi che la terra Haueano un carro negro, & fùgliarnefi

Siinfanguinar lefuefrancefchefpade, Alppriográfoldanspogliati et tolti,


Et col triompho de la vintaguerra Dopofucceffercon i grau pefi
Et di tutta la Francia il gaudio grande Dei molti gran tropbei piu caualieri
Con quefto ordine entro dentro la terra C'haueano lor co i nomi lor paleſi ,
Primaper l'ampiaporta,di ghirlande Acui v'erano aggiunti queiguerrieri
D'alloro,oliua,mirto, varifiori, Ch'erano piu deglialtri d'honor degni
Tutta adornata, di cofe altreborran Fatti il di ne la guerrapregioneri,
Molticarriu'entrar, che de li mori (de, Et dopo tanti & fi veraci fegni
Hauean le ricche fpoglie , quellefole C'haueffe vinto Carlo ilgran conflitte
Chefarian degne de piugran fignori, Etfuperati iforianifdegni,
Et d'ognintorno a quei v'eranofchole VenneCleanteimperator d'Egitto,
(Ch'accopagnauan lor ) d'ingbirladati Legatopregionier ,squalido in volto,
Dimolti varifior,rofe, & viole, Coperto a nero,& tuttoquanto afflitto
Indi feguir molt'altri ,ondeportati Et dietro un bofcopoi d'huominifolto
Eranfuperbier ricchi vaſt,pieni Ch'eracompofto dei piu vil pregioni,
De le monete tolte alifoldati , Deliquai tutti, vnfol non era sciolto,
Et poi li rimbombanti alti &ſereni Et paffata eftafelua di pedoni
Trombetti fe n'entrar ,
fino allegrando Il valorofo Orlando capitano
I dei nel ciel,no che qua giùi terreni , Del campo, de la Frácia, er de i baroni,
Et dietro a loro poi dolce cantando Venne in arzon có ne la manca mano
Seco a vincenda i vaghifanciuletti Vnramicel diuerdeggiante oliua
Che cofe da offerir giuan portando, Ne laltra loftendardo delfoldano,
Indifeguir molt'altri huomini eletti Et quinci e quindi hauea che lofeguiua
Che portauano uafi pretiofi Gente che'l dimoftraua vn'buo celefte
Moltopiu chequeglialtri auanti detti, Con quel donde'lfuo nome aſſai deriua,
In cui v'eranogliori i piufamofi Però c'hauean coftor le cinque tefte
C'baueffe il ricco campo di Cleante Deli quattro giganti ch'uccis'ei
Catene,anella, beni altripompofi, Nel modo lettor mici chegia uedefte,
Tal c'Hanibal non neportò altrettante Etafti eran del cote igran trophet (degno
Da quella rotta grande de Romani Queiche'lfanfiimortal, quei che'lfan
A Canne,ou'cine colfe tante & tante, Diftar nelcielch'è qnto í quei de i dei,
PARTE 101
Et uedrai che s'io cerco d'exaltarlo
Indipaffato luimolto incontegno
Vene vnasquadra d'huomini ch'adaua Mi moue la ragione,anzi vedrai
Com vanfrati minorfuor del lor regno Ch'affai manco di quel che fù,neparlo,
Et quefti ad vn'ad vn la tefta ornaua Triompbando adunque ei
fuperbo affai
D'oliua vnaghirlada,& ciaſcun'ancho Piu ch'altro capitan uittoriolo,
Vnramicello in manſe ne portaua, Si entrò nela città com'i cantai,

Poi vene un carro,grade,adorno, et biaco Et quiui'l popolfuo ricco & gioiofo


Tratto da bei deftrier com'è la neue Per l'ampie ftrade infu theatri adorni
Con vn'buomfopra valorofo franco Trouò ch'attendea lui pien di ripojo,
1 Ilqualchi
foffe noi vedrem di breue. Et erano effe vieper quei contorni

CANTO Tutte fparte difior, difoglie, erfronde


XCV .
D'allori,mirti,oliui, edere, orni,
E Carlo magno iperator di Roma Et quinci e quindi poi per effe,donde
R Era l'huom valorofo , il triomphate Paffaua'l bel triompho, eranfati'archi
La gente di Soria la per lui doma, Degni,et cos'altr'affai ricche et giocode
Queft'imperiero adung alto & preftante Talche fimoftrar ben non punto parchi
Erafu'lcarro bianco, era quello In honorar re Carlo a queſta volta
Chetriophaua ilgranfoldan Cleante, I cittadinifuoi con graui carchi,
Et una robbabauea roſſa di uello Entrato adunque lui con quefta molta
Fatta di riccapurpura conteſta Pompa gloria,beltà pregio , fauore,
Per entro d'orofin lucente bello, C'habbiam veduto nel’biſtoria colta,

Evnacoronapretiofa in tefta, fraftrida,& gran romore


Fraftrepito ,
Eun ramo in man di verdeggiate allcro Ditrombe,d'arme,genti, & dicapane,
Infegna di uittoria manifefta Vene inpiazza'l triopho agrad❜heno
Poiintornointorno vnrimbobante cboro Doue effa ritrouar ditate, er ftrane, (re
Dimuficifoaui d'ogni forte Etbelle,cofe adorna,che le genti
Ch'empieuan l'aer di tuo dolce etfonoro Reftaro per ftupor dafe lontane,
Et pofcia dietr'a lui quei de la corte Tal che li degnifuo: ricchi ornamenti
Digrado ingrado, paladinfamofi Com'eranofuperbier infiniti
Indi de glialtri poi la gran cohorte, Potrianfi ecquiperare a gheccellenti
Etcofi tutti adun lietier pompofi Che ne la piazza uoftra alto mio Griti
N'entrar ne la cittàfuperbamente Perringratiareiddio de lagran lega
Viapiu ch'in Roma mai i vittoriofi , Foro di Luglio il giorno ottauo uniti
fecuramente
Et che queftofia uer, Dondefperafi anchor (
fe'l buon collega
Leggi lettor le croniche di Carlo Nó verràmáco a uci com'ognu crede
Pou'è'lfuo triomphar diftintamente Cheuerrete a quelfin ch'afe uipiego, )
y
PRIMA

Et haurete pur uoi (uoftra mercede) Frafe deliberoe con buon configlio
Da gente difleal maluagia & rea D'una voltafinir tanto viaggio
Liberatal'Italia chi vifiede, Et vfcir a l'uccel delfero artiglio , 1

Tal chefia tépo áchor che'l nome Andrea Donde in vn puntofolgiuto al coraggio
Saràpertutta affaipiu benedetto Lafolitafuaforzadiede vn fcoffo
Ch'a Roma Codro mai nonfi folea, Comeprefo animalfaper vantaggio,
Conferuiuipur dio ch'a cio u'ha eletto Maperche quegli lui tenea nel dolo
Che con lagratiafua e'l valor voftro Nonfi puote eifcurar dal animale
Speroche vedremtofto ilfanto effetto, Cb'era troppo ibuma pollente et groffo,
4
Dond bauretelafu poi nelfuo cbioftro Ver'è che'l crollofuo fù tanto e tale
Vn beltriompho tal che pare a lui Ch'egli tolfe al dracon l'impeto grande
Nofù di Carlo mai qlc'hor'io moftro , Colqualportauan lui lefi preftale,
Effore Carlo adunque ilgiorno a cui Et ei come❜lfalcon c'ha le uiuande
Nofipuote aguagliar null'altro i terra Gianegliartiglifuoi ,p mangiar bene
Difauftoo gloria maifatta ad altrui, Nofcende al ludro fuo ,ma in altre bade,
Entrato triomphando ne la terra Cofi'l crollo bauut'ei conferma pene
Volfe'l debitofuo rendere a Dio Di mangiare il baron,calògiùtosto
Cheglihaucafi buofin dato a la guerra, Daleparti delaere a le terrene,
Però tutto ripien d'un buon defio Etin vn monte la ne l'India pofto

Entrò nel maggior tempio di Parigi Chefi chiama oltragage , et ei Meandro


Co popolgrande, almo humile et pio, Sifermò colguerrier cofi difpofto ,
Doue inanzia un'altar difan Dionigi Mirabil cofa certo,ei di Temandro
Lecirimoniefè di cui uedremo Portò Rinaldo afil d'unafenopia

Quandofiatempo a cio,tutti i ueftigi. Fin ne l'India que mai no fù Alexãdro ,

Rinaldo paladin per l'aere extremo Quiui adunquegiunt'ei d'oltra Ethiopia


Del emperio noftro, ne ua errando Tantofto, ilche erapur, non potea quafi

Negliartigli al draco com uifto hauemo Credere ilfatto a lafua uiftapropia,


Peròperch'ei nonpera ingiùcalando Però quando ode l'huom deftrani caf
(Chegia veggo calar l'animalfiero) S'einon li crede apunto,egli èſcuſato
Ritorneremo a lui,Carlolafciando. Che deiveduti anchor dubbi en rimafi,

Molt'era andato bomai quefto guerriero Ma qui Rinaldo miofefti unpeccato


Nanzi ch'un cenno pur felfeldracone Perchefopr'ogni male ilgrande e quefto
Diriponerlo in pian,monte, ofentiero, De glibauuti apiacer l'ellere ingrato,
Talch'effendo homai graue al buõ·barone Tuti uoleui andar (gli è manifefto)
Sigran camino in cofigranperiglio Ala voltade l'Afiaper trouare
Masfimamente infirania regione La donnatuaper cui gia t'eri defto,
PARTE 102

Et quelche in cento di non poteifare Queftofiero animal coʻidenti fui

In dodicibore tifèfar lafiera Et congliartigli mi vuoľamazzare


Poiper li mertifuoi la vuoi sbranare, Ond❜to quelch'egli a me uofare a lui,
Questo non è'l deuer fe per maniera Adunque ingrato non mi nominare
Me guidaffe qualchun qual fifoffe ella Ch'ei non mi volguidar verfo madona,

Ofana ,o perigliofa, o bumile , ofera, Ma di me'l ventre fuofi uolcibare,


Anch'io s'alcun condurmi a la mia donna
Verfo la donna mia rigida e bella
Nonfol di offender lor non penſerei Voleffe (qualfoffe ei) l'adoreria,
Ma adorandofaria lor l'alma ancella, Manochi mi uuolfar di budei,gonna.
Ocieli,o terra,o mar,buomini, o dei, Veramentelettor mi parchefia

Od animali alpeftri, o chififia, Tanto delpaladin la ragion buona


Deb venete a condurmi inuerſo lei, Ch'a quel ch'ei dice,oppor nonfi potria,
Ch'i nonpagherò uoi di ſcorteſia Lafciamlo adunquefar difuaperfona
ComeRinaldo al animalfar uuole Chegli bifogna ben,s'ei vuol dar morte
Che l'hafatto abbreuiarfi lunga uia Al animal ch'a lui nienteperdona.
Anzi a legrate dolci mie parole Queftofiero draconfuperbo e forte
In ringratiarui affai ,giugneroui opra Poftofi nelmont'alto co❜lguerriero
(Sefi potrà , Jagiouarui,comfarfuole Per diuorare lui lo teneaforte,

Etdè chiin gratitudine s'adopra. Et per porfe'lnel ventre piu leggero


Gli uolea fchiantar l'arme .in alla guifa
CANTO XCVI .
Cb'aquagliafa lepenne lo sparuiero,
Inaldo buomogētil buō sépre grato Ma'l paladin che la queftion diuifa
RSēto che mi rifpõde a ğl ch'io dico Vedeua a dannofuo ,s'ei lospogliana
Et dice non mi dir Franceſco ingrato, Fè come quelche'lfuo miglior s'auifa
Inon offe
fi mai neſſuno amico Et mentreche la beftiafe neftaua
S'adbor uosbranar'io queftc dracone Su quefto,in dar a lui tanti martiri

Faciolo('lpuoi ueder)com'a inimico , Egli tutto pian pianfi raſſettaua


1
Ei non m'haportoin queſta regione Poi quand'ei vide'l tempo afuoi defiri
Perfarmi alcupiacer,ma com dimostra Glifcappò de gliartigli ,a lemprouiſta
Perirangugiarmi uiuo in un boccone Com'accortopregion di man di biri,
Etfai ben chefra noi la uita noftra Indiin unpuntofolcom buom ch'acquista
Pregiata efempreaffai piu ch'altra cofa La perfa libertà fi raffecura
Chel troppo certo altroppo incerto gio Etcercaondeal riperderla refifta,
Sai ancho chefra noi cofa e gioioff, (ftra, Fattofiforte in pieJenzapaura
Licita, giusta afai ,fare ad altrui Per occider la beftia tanto altera

Quilch'egli cerca aluico opra ontofa, Si traffe'l bando fuo da la cintura


PRIMA

Et mentre ella veloce ardita & fiera Dunque bifognofia ch'eiſe le aggiunga

Lo volferipigliar come ripiglia Sefivorà chiarir del dubbiofo

Topofuggito a lei,gatta leggera, Etchemaggior defio piu non lo punga,


Trajevnapuntarea da marauiglia, Diuenne elfoguerrier fi defiofo

Perciò che ne la gola al animale D'intender qlch'a lui nobenfi


fchiara

Fece la spadafua tutta uermiglia, Albor,ch'iui andò alhorſenzaripoſo,


Efla ne l'herba d'un bel verderara
Et fù queftoferir diforte tale
(Abipaladin) ch'ei ne morio per effo Vna donna trouve d'effo colore

Ne gli ualfe hauer denti artigli & ale, Ch'era la cofa a lui chiara v nõchiara,
Ondecrederfi puo che's'egli appreffo Donde allegrato affai nel mefto core
Foffe ftato ad Andromeda fu'llito Le dimandò la viadelfuo viaggio

Quando al moftro Perfeofece lo ifteffo, Chiededoglie l'digratia & per amore,


Et ellahumana a lui fa buon coraggio
Quelcafo hauerebb'eiforſe ſpedito
Nomen tofto di lui,quantunque eifoffe Che la ue brami andar tofto n'andraï
Spinto da gran defio d'effer marito. Et gia del camin tuo n'hai grávátaggio

Orpoich'effo guerrierfiben percoffe Etperche nelandarfenti menguai


Ilpoffente dracon , ch'ei ne morio Tifarò companiaper lo camino
Per andar verfo Alcai,quindi fimoffe, Ch'iofeche afto a l'huo gioua, &
r aſſai,
Et tuttofcefe'l monte alpestro rio Crebbe albortanto gaudio alpaladino

Ch'ei non ritrouò maiſenonfefiere Perquefto,quanto mai per caſo alcuno


Lequaifer l'andarfuo fpeffo reftio , Crefceffe in vnuiaggio a peregrino,
Ma poiche colfuo'ngegno e'l fuo ualere Et ringratiando lei delgrande & vno
Tantofece cichegiù difcefe alpiano Piacer,cheglifacea tanto corteſe,
Vccidendone in lor diuerfefchiere, Diffe'l voftre venir troppo è opportuno.
Si diede aricercar di mano in mano Cofileuata leiper man la preſe
Ch'iuiponeſſe luifu buonaftrada Etinfieme ambedui confabulando

Comefa ognibuo qaad'èin paefeftrano Prefero❜l lor camin per lo paese,


Et mentre girau'eilagrancontrada Rinaldo nelfuo andar poco tardando
Cheferrano infrafe Ganger Doana (Coſtume degliamanti) a dirfi diede
Sul'hora che Titonfuol ftare abada D'amor, & sepre a amor giua tornádo,
Venne veduto alui da la lontana Dicendopur ch'amorſemprefi uede
In vnbelprato tutto d'herba verde Effere cofa atutto'lmondo grata
Cofa chegliparea bor uera bor vana, Ma'che bifogna a quelferuar lafede ,

Perch'alocchio mortalſpeſſofiperde Abguerrier dici & ben, ch'eſſerferuata


Vnfimilfra altrifuoip ftrada lunga Vuol lafede al amor, tu pch’adunca
Com'e'lcolor chene li verdi inuerde
', Vuoi cheglifia la tuaper tefalfatas
Non
PARTE 153

Nonfai tu ben che la ue tanto ingiunca Anzi èſouente l'huom tanto raccolto
Il regno di Genoia gliarboſei Da le lufingbefue,ch'ei non s'accorge
Ch'egli nefa belbofcoer non fpelunca, Delfalfofuo metir c'ha inanzil volto,
Amafti ardentemente il di colei Et ella ride, ೮ fempre piu nefcorge
Ch'èfiglia di Laban, re di coloro Etperò speſſo auien cb'alfine por
Che chiama'l mondo iferratigiudei? Danno dolore altrui molto riforge,
Ethorchetene vai per quefto a loro Et
fe nolfa altri benfra tutti noi

Ragionar vuoi d'amor con altragente Almen'io tanto'lfo quantofi puote


Et rompere la fede al tuo the
foros Miferch'io credei troppo ai dettifuoi,
Ilnoftropaladin lettorpiacente Però s'amor mi ftrugge er mipercuote

Con afta donna ch'ei trouò ne l'herba Poi che la colpa è mia,miofra anch’el dā
Sidiede a dir d'amoreinmantenente , Checofi di Fortuna van le rote, (no
Obforfe lofacea che difacerba Afcendergia uols'io tropp'altofcanno
Questo dolce parlare aifidi amanti (Lo conofceua ben) ma queſta donna
Ildolorfe n'bann'ei o pena acerba, Diffeuapur,& v'erafotto inganno ,
No è egli uer no è,ch'effo piu auanti Dondefe in terra moſonſenzagonna
Voleua andar con lei che con parole Squartiato'lpetto in piato e in dolore
Etchi altramente tien fon tutti erranti, La colp'èfua, anzi mia, non di madöna,
Onde ella a lui baron, chiunque cole Però Rinaldo mioguarti da errore
In afto modo amor, mai non m'offenda Chefe crederaitroppo afue parole
S'unqua ad ottatofin venir ben vuole, Potraiportarne& tu danno & dolore,
Perche bifogna a lui, ch'ei da meprenda Queſt'è ben uero che ellaſemprefuole
Quelchenutrifce amor neglialtruicori Accompagnare altrui ne le fu'imprefe
Nealtrode bauerne mai u'è chi l'inteda, Nefolo lafcia mai l'huom che la cole,
Et egli albora a lei,s'hofatto errori, Manelprometterfuo tanto è cortefe
Divoftracortefia li copra'lmanto, Chel'huomo al modo mai no brama cosa
Netolga a meglioffertiJuoifauori, Ch'ella non dica ,fi, l'hauran paleje,
Et ella a lui,quel ch'è nel altro canto. Ettanto a lui nel cor sempre èjocefa

CANTO XCVII. Che lofofpinge ad ogni imprefa grande


Poifpeffo ei colto ba un pinp una rola ,
Volfinelmondoinfra lagente dire Tufeco te ne uai per ftranie bande
la mai non crede Spinto da ella tifa aiui
Albuomch'e molto ufato di mentire, De le parolefue,dolci uuande,
Etpur coftei c'hora accompagna il piede Io non fo fe penfato hai ben con cui
Al noftropaladin bugiadra è molto Tene vaibora a cofi grande imprefe
Ealeipiu ch'altra mu fida granfede, Vnandai anch'io ingannatofui,
PRIMA

Quefta donnalettor che mai contefa Etcon queftoparlarfubito albora


Nofa d'ir co altrui douug egli habbia Si conuerfe ella in vna ardente fpera
La vogliafua d'andar protar accefa, Qual'è raggio difolfu piu cald❜bora,
Pofcia che'lpaladin con humil labbia Et in queltempo, er in alla maniera
Le dimandoperdon,s'haueua errato Ch'ardedo'l buofalnitrio e'l buo carbo
Dolcerifpofe aluifenZira o rabbia, Entrainartigliariafiamma leggera (ne

Et diffe peregrin ch'accompagnato Entrò nel core al buon figliuol d'Amone


Hoggi meco tifeiper tua ventura Et quiui ardendo lui,l'infiammè tanto

No temer che da mefii abbandonato , Ch'eipiu non temè poi


fu'amorfellone,
Iuerròteco ,non bauer paura, Maftatofoprafe per quefto alquanto
Ouunque andar uorai,che mai non laffo Merauigliato affai com'è d'uſanza
L'huom che mi vuolfino a lafepoltura. Sefi vel'huomgran nouitadi a canto,
Rinaldo allegro albor diftefe'lpaffo , Quindifi dipartio con la Speranza
E'lfuo camin con quefta in compagnia Chiufa nel core , & con l'amor nudrito
lui da lei ne la medefmaftanza,
Simife afar uiapiu chepassopaffo,
Et cofi lieti andando er uia uia Donde del ufofuo moltopiu ardito
Ella addimandò lui perch'eifaceſſe Sidiedea caminare affaigiocondo

Tanto camino & cofilunga via, Et de la donnaſua viapiu inuagbito,

Et egli l'amorfuo tutto le impreſſe Maperch'inquello aluifi nouo mondo


Indile dimando s'ella credea Gliera la strada incognita al viaggio

Ch'al fin bramato mai venir deueſſe, N'hauea del andarfuo non poco pondo,
Et ella a lui,n'andrai a la tua bebrea Masfimamente cheper lo feluaggio
Non temer, porraifeco ad effetto Paefe,inculto, alpeftro,& montuoso,
Quelche di leitiftampi ne la idea , Nointendea la géte ilfuo linguaggio,
Dio vogliadonna che questo tuo detto Donde piu volte a lui nel perigliofo
Nofra qualche bugia, ch'iofoben ch'ella Et lungo caminfuo,gliauennon cofe
Laprimanonfaria fuor del tuopetto, Ch'a odirlefolfarian l'huom paurofo,
Rinaldo albora a lei abi donna bella Però che'n quegli montierfelue ombrose
S'io lo credeffe pur,ma temoforte Souentetrouau'ei grandi animali

Che nofia in val'amor ch'io porto a gl Fiere rapaci, genti moftruofe,


Et ella a lui conparolette accorte (la, Lequai dauano a luifatiche tali
Perche tu creda ben quel che defii Che'l
faceanofudar da mezzo inuerno
Et che del amar tuo ben ti conforte, Sefi voleafaluar da extremi mali,
Ma quell'amorch'era di lui il gouerno
Vferò in te tuttiglieffetti pii
Ch'inbuopoffa ufar mai,& fia c'hor'ho Et quella fpeme che'l nudria di drento.

M'intueròpoi che tu no t'immii, (ra Facealo bauere ogni grá cofa a ſcherno ,
PARTE 104

Talch'a la donnafuafol'egli intento Matufiprefto uai ch'iofarò`pegro.


(Ahiinamorato buon) pasaua'l tutto CANTO XCVIII.
• Senzaftimarfatica o mai tormento,
Mapurpofcia ch'affaififù condutto Vandolpreftocurforbianco dipelo
9
" Cofi,
giunfe vna volta u delfuturo Auaro vecchio che confuma er rope

Etanchor gra camin fù meglio iftrutto, Ogni cofa mortal ch'èfotto'l cielo
Perchegiugnendo vn difopra'l Taguro Et che l'opere noftrefi interroge (caldo
Vn'buom trouòp via velluto & bianco Ch'in leggerfumo bor colfreddo hor col
Et via piu ch'altro mai d'anni maturo, Conuerte alfin tutte l'humane pompe' ,
Ilqual non come vecchio afflitto oftanco Vide che fi temeail buon Rinaldo

Ma come ceruo od animal leggero Dinonpoterinfeguir lui correndo

Spacciaua'lcamin fuo veloce er fráco, (Come detto glihauea, )ftarſene ſaldo,


DondeRinaldo alhor ch'a tal corriero, Glidiffe,peregrin ,poi ch'io comprendo
Giugnere nonpotea co ipreftipasfi Che non ti bafta'l cor difeguitarmi
Otugridò che vaiper lofentiero Tiporterò,ch'addurti al tutto intendo ,
Correndofich'ognipreftezza pasfi Però quanto piupuoiper non tardarmi
Fermati prego alquanto il tuo veloce Sollecita veloce, fati preſto
Correre, e afpetta mepria chetrappasfi Afule spalle mie tofto montarmi,
Riuolfefi'il canuto a quefta voce Et col medefimo dir s'acconciò quefto

Et diſſe alpaladin n'andròpianpiano In quellaguifa chefuolftar figura


Che l'affermarmi vnpunto, affai mi no Sotto pefo ch'a lei nepar molefto
Albora'l'buofignor di Mot'albano (ce, Ma'l paladino a cuifor di mifura
Sifèpiu preftoer Spaccio quelcamino Dishonefto parea montar quel vecchio
In men che nodeffe huo dimanfu mano, Et eigiouane, pienfi d'armatura
Et fattofi alcorrier tutto vicino Glidiffe padre mio ben m'apparecchio
Gli diffe padre miofaper vorei Seguirti a miopoter,malſtarti adoſſo
Laftrada per condurmi ou'io camino, Ingiufto par,ne m'entra nel orecchio,
Io me ne uo a Labanre degiudei, Et quegli albora a lui piuſtar non poſſo
Et quegli a lui,gran uia dafar❜anc'hai Montafe uuoi montar, non dimorare

Ch'entripur mo nelregno d'i afmirei , Chep noftar mai fermo i mifon moffo,
Ma fe meco uenirfempreu orai e do
Dond Rinal alborfenza tardare
Alui ti condurò ,non dubitare Glifalto'nfu lespalle, Je glasfife
Etpiu oltra anchor , s'adarpiu ,bramerai Com'in groppa acaual ceruierfuol
fare
Donde Rinaldo alhor che d'iui andare Et quiui pofto lui, coftuifi mife
Bramaua più che in ciel,rifpofe allegro . In unfiratto andar,chepiu Phetonte

Queftapropoftatua nonfo negare Nonfè quando a cauai landar cómife,


PRIMA

Talchelegger con lefue gambe pronte Portami Tempo a lei ,portami e ouunque
Spacciauain un momento ognigran via Ellafifia fe benfoffe ella a Lomba
O foffepiano, ofoffe bofco, o monte, fiapur quádunque
Che befia tepo homai ,
Et mentre eifi veloceſe ne gia Sai ben chetanto ho gia quefta colomba
Il paladin merauigliato affai Seguita,ch'i deureigia hauerla giunta
Nonpche'lprefto andar noia gli fia Opgliaffannieffergia andato in tōba,
Che bramato l'haueapiu ch'altro mai, Matute l'baicred'ioful collo aggiunte
(Cofi gliamantıfan) mapercio ch'ei Com❜horRinaldo,er ne laporti tanto
Non bauea cofa egual uifta giamai, Ch'ancho da Loba homai de effer diſgiú
1
Gli diffe padre mio molto vorei Etfe coteftofia,qual danno è tanto (ta, I

(Perfaperlo ridire in mio paefe) Quáto'l mio sepiet cħ debb’ï'altro dire


Volentierifaper chi tu ti
fei, Senonftar queto & nudrir me di piátog
Peròfe puoi di quefto effer cortefe Piangendo adunque iſeguirò delfire
Etfe percio nonftai d'andare in tempo Di Mont'alban andato in quellaparte

Fammi tiprego il nome tuo paleſe, V'lofpinfe di Libia ungran defire ,


Etquegli albora alui fondetto Tempo Quefto noftroguerrierfamofo Marte
Potrai ridir atuoi che in Catacora Giunfe ungiorno ad Álcaip lo viaggio
Are Laban n'andafti tu col tempo, C'habbiam veduto homaidiparteiparte
Et veramente lettor mio ch'allhora Et quiui nel entrar d'ungran uillaggio

Coftuigli diffe'l uer,perche'l guerriero Vide coperto'l pian d'arme & deſtrieri
Col tépo ando a Laband'un'in altr'bora Trabacche,padiglioni, & baronaggio,
Coltempo adunque'il noftro caualiero Donde s'allegro affai, chefra nocchieri
N'andoe spinto d'amor doue era quella Noccbier s'allegra in mar, cofri terra

Laqual tanto amaua ei d'amorfinciero, S'allegra il buoguerrierfralı guerrieri


Ahi vecchio difleale è forse bella Et dicendofrafe qui de efferguerra
Men di coftei madonatam'io laforfe Perfaper d'effaben la veritate
Men che'lguerrierlafuas ei be tat'ella? S'affretta molto , etpiu'lfuo paſſoferra,
Che tufi ratto alhor quando s'accorfe Talchetofto giuns'ei ne le brigate
L'animo tuo ch'er'ei fpinto d'amore Et quiui addimandoe certifoldati
Feftich'eifu te a lei tantofto corfe, Perch'eran tante gēti iui adunate',
Et io da chefon fpinto non da ardore? Etfi rifpofto a lui,qui n'haguidati
Etche cosa altra è amor
,fenon defio Il noftrogran fignor re del Cataio
D'ardendo bauerein man ql che s'bain Per vincer quel de ligiudei
ferrati,
Et ch cofa nel cor'ho ad ognihor ios(core? Ch'eßédo egli un'buō bel,giouane, et gaio
Madonafempre pur,fuperche adunque Gentil,ricco, poffente , & liberale,
Non miportiftu a lei chefi'ldefio, Quanto nel modo mai foffe alcun Caio
Et
PARTE 105

Et bauendolgiudeo (che non louale) Ei nonfè motto alcun,ma venne bianco,


Vnafuafiglia a la cuigran bellezza Etroffo, caldo, etfreddo,í unfolputo
Nofu ,no enne, nofia mai l'eguale, Aguifa d'huom chefia per uenir máco,
Ilnoftro re ch'èfomma gentilezza Et da nonfo che cofa il cor trappunto
S'e'nnamorato inlei,dondepiù volte S'accofciòper ripofo comeface
L'baaddimandata a lui co gra deftrez L'infermo fe dafebbre è ſoppragiunto,
Et quellidifleal
fempre ale molte (za, Etmentre coftftea sperando pace
Richieftefue gentil, ripulſa ba dato Si vide acanto vnaſparuta vecchia
Et le speranzefuefempre gliha tolte, Laqual d'offender luifù tanto audace
Donde ello noftro re ch'è innamorato Quanto latro mio dir,dir s'apparecchia.
(Chepoffa amor lofai
ſe mai nefofti) CANTO XCIX .
S'è d'hauerquefta infua deliberato,
Et noitutticon luifi fiam difpofti Voi tutti del ciel dei
Ditorla al padre , & darla a luiper mo Per voftra cortefia uoftra bontate
Etfoly quefto qua fiam tutti pofti. (glie Guardatemi i ui prego da coftei,
OGelofia crudel che nonfi coglie Che'l paladinfra millefchiere armate
Da liconcetti tuoi ne i noftri coris Da cui s'hauriadiffefo alteramente

Daquel ch'impriminelenoftre uoglie: Nol puotefar da lafuaferitate,


Coglionfi pene, coglionfi dolori, Quefta fparuta,trifta, & macilente
Sdegni,odi,ire,rancori, affanni, et piati Viftolo intender come quelfignore
Ettinti i volti in palidi liuori, Dela donna di lui tant'era ardente

Miferiben,miferi ben,gliamanti Cotanta rabbia fdegno , ira, & rácore,


Ne licui petti alberghi o difpietata Glifaltò adoffo,ch'ei nelpunto ifteſſo
Miferi lor,miferituttiquanti, Tremarfifenti tutto infino al core,
Mifer dunque Rinaldo a queftafiata Etfotto ai piedifuoi toftofommeſſo
Poi che nelpetto fuofi rabbiofa Quantunquearmato, loforbotò tanto
T'eglifei comefeitanto cacciata. Ch'eireftò dal dolor vinto & oppreſſo,
Pofcia che'lpaladinſeppe la cofa Nefegli uolfe mai leuar da canto
Perch'era tanta gente intorno ai monti Fin che delfuo defio nonfi vide ella
Cheferrauano in lor la fua amorofa Hauer contra di luil'intiero vanto,
Gliauenne (io nonfo ben s'io me'l raccoti Maprouanna.crudel.spietata , & fella,
Perche mi trouo a glibomeri ungrapefo Segliauilupo'ntorno a quellaguifa
Afar che'lpoetar coluer s'affronti) Che fa laferpealcanfe'l vince quella,
Vncafoforse mai non d'altri intefo * Et quiuifopra lui talmente asfifa,
Mapch'eifu pur uer debb'iopur ancho Si conuerfe ella in un bumor cattivo
Scriuerlo,
fe benpoifoß'io ripreso, Qualcolera dainfermo albor diuiſa,
O
PRIMA
E
Et per effo guerriergíafemiuiuo Etcolpoco auanzar de i neri inchiostri
Trappellandogli'lcorpo in ogni parte Bisogna che lafin delgia aſſai detto
Glientrò nel core, o licor ben nociuo ,Triompho,dire Carlo, a uoi dimoftri,
Cofia Rinaldo ch'era in terra vn Marte Però lasciando ilpaladin perfetto
Fù dato da vna vecchia vn grátormēto In questocampo oue egli è laad Alcaî,
Tato ba l'offender noi cofteigrád'arte, Ritorneremo in Francia al Mainetto.
Mapoiche Gelofiafe nefu drento Queftodegno imperier piu ch’akro mai
(Com l'habbiam uifta entrar)ch Gelofia Per lovalor d'Orlando buofi coftante
Fu la donna di chi s'e'l parlamento , Huom fipoffente com s'è detto bomai,
Et cheuolfe nel cor la fignoria Superato'lfoldan dettoCleante
Dode Speme defio che u'eran anch Com❜anch'è detto, era di lui in Parigi
Vennerfeco aqueftion spietata er ria, Entrato,congrangloria triomphante',
Rinaldopaladinfempre buomofranco Et quiui ad un altar difan Dionigi
Dentro alterato affai per queste riffe Doue lafciamo lui con il triompbo
Traffe la padafua c'haueua alfianco, D'altro adornato che di panni bigi,
Et dicendofrafe non andò Vliſſe Volfe donare a Dio tutto'l triompho
Per quefto mondo mai quant'ho fatt'io, Per ringratiar luifol de la battaglia,
Per queft'amor chegiafimi traffiffe, De l'hauuta vittoria & del triompho ,
Ethor ch'io nefongiunto v'lgran defio Donde comefaggio huo cui ſempre caglia
M'ha pinto tanto tépo e in tanti affanni Sour'ogni coja , del culto diuino ,
Mi vorrà unaltro tor l'obbietto mio, Perch'altro bé quagiù nõſegliagguaglia
Non lo torraper Dioper fan Giouanni Fè fare alarciuefcouo Turping
Ne varraglieffer re, ne innamorato , Vnfanto offitio,pio,religiofo,
Neforte, negentil, ne giouan d'anni, Solenne,allegro,grato,& pellegrin.
Entrò nel bell'exercito pregiato Io credo certo o fignor miofamofo
Delgran re delCataro , ilqual quiui era Ch'imparafte da Carlofi deuoto
Per tor l'amor di lui tanto bramato, Effer del alto Iddio tanto amoroso,
Etquiui con lafuapofſſente,e altera Perche nonfate mai (queft'ègia noto)
Voglia fpinta d'amore, & da fperazs, Imprefa alcuna,s'ella benpicina
Indi da gelofiatiranna & fiera, (Perche meglio riefca a uoftro uoto)
Cofefigrandi eifè ,ch'altra poſlanza Che non corriate a la virtù diuina
D'huo,no potriamaifare,ct io netremo Necofa bauete mai da uoi bramata
Ogni uolta c'ho in cor la rimébranza, Che notorniate a lei co mente inchina,
Et quefte lettor miei tutte vedremo Peròfe verſo voi tanto è largata
Ne laltra parte dei triomphi noftri Merauiglia nonfia,poi ch'ogni cosa
Perche de luna alfin quafigiaſemo, Conofcete da lei,non d'altri data,
PARTE 106
Mafe noi vogliam dir d'alma amorofa Torno ad effore Carlo ilquale ha'l grido
to Al ciel, non però mai puntofemando Ditutti i triomphanti e imperatori
Lafama al fignor mio fi in ciofamoſa, Chefor mai da ql d'India al hifpan lido,
Che ne bisogna andar d'altrui parlando? Quefti poi che Turpin tutti gli honori
1 Nó v'è madōna ch'è vnafantai terra? Refohebbe a Dio ne ifanti offici attriti
Et c'hafempre nel ciel l'anima in bádog Cuivera'lpopol con pietofi cori
18
Nel largo pettofuo che nonfiferrat Tolfe di propria man con infiniti
Lui è speranza iui è la viua fede Modi ,di bumanità , le riccheSpoglie
Luiè la carità che mai non erra,
Delgranfoldande iforiani liti,
Tutte l'alme virtù v’han la lorfede Et quiui bumile aſſai confante uoglie
Nó v’alberga alcun vitio, alcú male Le offerfe a Dioful confacrato altare
Da queftofanto cor mai non procede, Dilauro adorno & d'oliuaftre foglie ,
Questa èfidel, quefta è spirituale, Indi volje ancho a Dio sè confacrare
Questa è religiofa, bonefta, er pura, Maprimade li mor laltra ricchezZa
Et per ogni virtufempre immortale, Volfe afoldatifuoi tutta donare,
Ne cofa manca lei,donde Natura Etpoicon riuerentia er con vaghezza
Chela bella lafè s'habbia a dolere Poftofi grauementeginocchione
Dinon l'hauerperfetta creatura, Si confacrò, d'amore e di dolcezza
Adunque quefta in tutte l'altrefchiere Cantando la fequente oratione.
De l'honorande donne è laperfetta,
CANTO C.
Nopur al mio,ma ad ogni orboparere,
Etfe queft'è pur ver, ch'altro s'aspetta Lufto ,clemete, eterno, & immortale,
Dame,delpettofuo,fenon pietade Imperator dei cieli,& de laterra
Pofcia ch'ogni virtù v'è in qlriftretta? Motor ditutto'lmoto vniuerfale,
Etfe diqueftoliberalitade fi ferra
Infinita bontatein cui
Ella me n'uferà,qual'huomo al mondo Ilfommo amore, & lafomma poffanza
Fia piu di mecontento in questa etades Et ilfommofauer che mai non erra ,
Neffun altroper certo, 10giocondo IncomprenfibilDio per l'ordinanza
}
Per quefta fpene, men'anderò lieto De letue cofe,a ciafcun'intelletto
Portando intanto ilper lei toltopondo, Ch'alcun delfauerfuo piu nõ s'avanza,
Ch'è dir di Carlo man re manfueto Fattor deltutto, non d'alcunſubretto
I triomphi , e'l valor d'Orlando conte Material,ma d'un verace niente
Et l'error di Rinaldo vario e inqueto , Ch'al intender di noi non èſoggetto, -
Coiverfi adunque & con lerime pronte Iti credo vn'Iddiotrino & poffente,
Quali ella melefa con quel Cupido Ticredotreperfone in vna effentia
Ch'alberga a lei ne la ferenafronte, Ilpadre, e'lfiglio,& lo spirito ardente,
O ii
PRIMA
Etcredo che di eternaprouidentia
Et che'l corpo di lui dopo la pena
Deliberafti mandar giù nel mondo De la fua tanto acerba pasfione
Pertuafola bontà per tua clementia, Steffe fpoltopertregiorni apena
Ator d'adoffo a noi quelgrauepondo
Indi chetriomphante in vnione
Ch' Adamposto n'hauea colprio errore D'effaalmafanta,& la divinitade
Dole in eterno ognibuõfaria al pfondo Rifufcitaffe anchor ne le perfone,
L'unicofigliotuo, cheper l'amore
Et chefinita poi tutta la etade
Del'humana natura ruinata
C'haueua afarcon noi, tornaſſe in cielo
Portaffein croce affanfcorno et dolore, Con gran triompho a la tua mageftade,
Etcredo ch'eipietofo in quella fiata Et credofignor mio ch'ardente zelo
Dondene corron glianni, diſcendeſſe D'amor ,tifeffefer tutte efte grandi
Date quagiù ne la Giudeafacrata, Cofe ,ch'io ftringo in cofipicciol velo,
Etche quiui in quelpunto ei fi poneſſe Donde effendopur ver che i venerandi
Nel ventre di Maria vergine & pura Atti pietofi tuoi, liletti,& fanti,
Doue humanato, in lei carne prendeffe, Etper grandezza lor tanto admirandi,
Etch'indi poilafantafua natura Sonfatti da te Jempre è tuttiquanti
Mefchiata con la noftra ,n'uſciß'ei
Abenefitio de l'humanegenti
Fra quelle genti con mortal figura, Le batteggiate,& nó de laltre erranti,
Et che'lfacrato corpo di coftei Credereanchofidè che gliaccidenti
Senereftaffe vergine intatto Liquai corrono a noi, vengano tutti
Etfantefempre apien Popre di lei , Dal fanto uoler tuo, non altrimenti,
Et credoch'egli poi dopo queft'atto Peròfe'lgranfoldan co ifuoi condutti
:
Seneviuelle interrail tempofcritto In Francia, di Soria,per ruinarmi ,
Da cancellieri fuoi,con ciaſcunfatto Sono dal popol tuo vinti & diftrutti,
Cheferiuono dilui,l'andar d'Egitto Credereanchofidè che le noftr’armı
Il difputar, e'lfar l'oprefamofe Habbi mo Je tu Iddioper la tuafede
Imposfibilia ognibuofol ch'alu'inuitto Et no (perch'ionolmerto) p faluarmi,
Et credo anchor che dopo tante cose,
Adunquefignor mio percheprocede
Foffero affixe algloriofo legno Datequalunque ben, quefta uittoria
Lefue laguide membra dolorofe, Riconofco anchor'io da tua mercede,
Etcbe morto'lfuo corpo in quelfoftegno Peròperche nefuafempre memoria,
N'andaffe l'almafuagiocoda e allegra Rendo l'armefignor d'effo foldano
Aprimi padri nel dannato regno, In quefto tempio a la tuafantagloria,
Donde di quella triftaaria negra Indi lerendo anchor di mano in mano
1conduceffe in cielo a laferena Le spoglie,litrophei ,& laltro ch'io
Doue infinitamete ogmbuom s'allegra, Condotto bo triomphante a te fourano,
PARTE 107

Rendo a lagloriatua paſſente Iddio Maper andarnefuorper liluochiherml,


Nela battaglia rea de i faracini Etliperigli,neglialtruipaeſi
Queftofaluo per tepopolo mio , Senza afatica mai ricercarfchermi,
Rendofignor pietofo i paladini Aḍ ampliarla affai,fempre raccefi
Di Francia tutti, redo Orlando côte Del dolce nome del tuocarofiglio
Caualier de i fideli cittadini, Comefergia altrifuoi da te diffefi,
Indile rendo la mia propriafronte Ne queftofignor miogia perche'l gigho
Et mi confacro a te Dio di pietate Siafatto grande,ofiafattofamofo
Et dimifericordia uiuafonte, In quefto modo reo ch'è un trifto exiglio,
Pregandofempre te con humiltate Maperche'l nomedel uittorioſo
Che l'oblation mia degni acettare Tuofigliuolnoftrofir fia conosciuto
Non per miei merti,ma per tua bontate, poffente,& gloriofo ,
Admirabil ,
Etcheper la medefma,conferuare Etperche quando'l tempofia uenuto
Degni tutta lagente chriftiana, (Ilqualfoloprefai)di render l'alme
Et a lafede tua laltra uoltare, Dei noftri corpi a chi verrà'l tributo ,
Tipregofignor mio con mente humana Tu uoglifignor mio le noſtreſalme
Che conferui la Francia, e'l tuopaese, Portar,pertuapietate, e inparadifo
Soppofto a meper tua bontàſoprana, Acettar ancho noifrale luci alme,

Itiprego alto Iddio fignor cortefe Doue in triomphier in eterno rifo,


Che uogli conferuar queſtiguerrieri Si ftardfemprepoigioendo lieti
Nati nel mondo a le martiali imprefe, Del tuofelice & uenerando uifo,
Tipregofignor mio tra i corfencieri Quiui adunquefignor tutti ripleti
Che conferui iltuo Orlando paladino Di quella larga gratiapretiofa
Tuo caualier s'al mõdo bai caualieri , Ch'arichiedenti a te tu mai non uieti,

Vltimamente & piu col capo chino Per la tua gran bontà meraviglioſa
Tipregofignor mio che tu conferui Etla mifericordia ch'è infinita
'
Carlo(indegno tuo'feruo )di Pipino Non riguardando a neſſunaltra cosa
Nongiapercio che noi tuo'indegniferui Trannequandofia tempo a eterna uita.
Viuiamo in otio al monda er inpeccati
Com'ufifemprefiam trifti & proterui,
Maperche tuttifempre in punto armati Il fine dellaprimaparte.
Habbiam la pada in many la tuafanta
Fede, in cui tua mercèfignorfiam nati,
Etperche sempre adun douefi canta
Il nome di Iefù non fiftiamfermi
Perferuar effafe ,
fia ella pur quanta,
O iii
T
"
108
DELLI TRIOMPHI DI CARLO DI M. FRANCE/

SCO D'I LODOVICI VINITIANO , ALL'ILLV

ST.RISSIMO SIGNOR ANDREA GRI

TI INVITTISSIMO PRINCIPE

DI VINEGIA SVO SIGNORE


}
SECONDA PARTE ,

ET DI ESSA

PRIMO CANTO .

Ome potrà alzar maipiu'nfùleue Quando re Carlo a Dio fi riuerente


C La nauicella del mi baſſo igegno ( le Fini` nel T'empio quella oratione
Horach'ella entrain mar tanto crudele Chefù materia al canto antecedente,
Ne io cantar de nessun altro regno Dondepoi tutto allegro ,in vnione
V triomphale Carlo imperatore De l'altragentefua , n'andò e giocondo
Chefu ditriompharpiu ch'altri degno Nelpalazzo realpien diperſone ,
Se qui nofurge vnaltrauolta Amore Percio che agli bomai c'haueano ilpondo
Ofantadonna ch'io pur voftrofono D'bonorar effore,ilquale affai
Afarmififuaguida & fuo rettore? Piu lo valea ch'altr❜buõ maiftato al mõ

Rifurga adunque, erSegua me colfuono Quiui apparato baueano ordeni tai (do
Dicu't'amante miferofentio Perfar un'alta & triomphantefefta
Gia'lcolpo tal che ne fperai perdono, Cuifimil nofù anchor nefia altra mat
Ch'entrerò ineffo mar quantunque rio Che defiofo ognibuom diueder quefta
Et le uele alzero con gransperanza V'eraconcorfo homai tanta brigat
Difaluo alporto andar che fi bram'io. Ch'ogni cofa era piendigentefefta,
Quel belpianeta che di beltà auanza Pur effo Carlo a queftafu'alta entrata
fuor che madonna, a cui
Ognialtrobel , Afuonfatta ditrombe & torchi accefi
Nofè Natura o'l cielpar mai i sēbiaza S'eraben la magiontanto ingombrata
Vago difarfi ognibor ueder d'altrui Fu darcali & fplendidi Francefi
Faceagia ridertutto l'oriente Che quiui attendean lui,ben raccoltei
Diquellaltro hemifper coiraggifui Et da donnegentil vaghe & cortefi,
O iiii
SECONDA
Lequai co i uolti lor leggiadrie bei
Laprima afuon d'affai tonanteſquilla
Raffembrando delciel lucentiftelle
Molto rimbomba homaiper uarie carte
Queiluochifcan parerflanze da dei,
Et delpadre, delferuo, es de l'acilla ,
So che quiui venute eran le belle,
Ma la fecondach'alfuo tempo , d'arte,
So chenon ui mancauan le Pannine,
Di valor, di beltade,er diprodezza,
Le Laure ,le Dialte , & l'Iſabelle,
Fudelmondo l'honorper ogni parte',
So che v'era abondantia d'Argentine,
Tutto che'lpaladin cui la grauezza
D'Angeliche, diMartie,et d'Andriane Toccò d'amarla affai piu ch'altro alcu
Di Bianche, fotte, Ipolite, & Marine, Nefeffe alhor di leï'molta conteZZa (no
So che uifi attrouauano Diane,
Et co l'opre e coldire & con quel ch'uno
Veroniche,Caffandre, & Liſabette,
Libro ch'eifè di man , ne lo dimoſtra
Chiare, Angele Lutie, e Samaritane ,
Nota non è però molto a ciaſcuno,
Quiui non ui mancauano le Elette, Aduque noi col ben'o'l mal ch'inchioftra
Le Giulie,le Camille, le Virgilie,
Quefteuergate carte, lafaremo
LeSarre,le Lucretie, & le Benette, Quanto richiederà l'hiftoria noftra₂
V'era abondanza affai di belle Herfilie, In cui però gia affai detto n'hauemo
D'Orinthie, di Gineure,et di Beatrici, Et come eraper lei gito Rinaldo
Et di Coftaze er di Paule, et d'Emilie, Del mondo gia da lun'a laltro eftremo, T
Et ditutte quellaltre ch'a giudici Quand'ei fpinto d'amor lagiù nel caldo
Sépre d'i amantilorfon tanto vagbe De l'ardente Ethiopiaper vederla
Ch'elle diuentan dee,
foli , & fenici , N'andafino ad Alcai coftante erfaldo,
Maperche de lafua ciaſcun s'appaghe Et fe'l ualfe cofter ,chefi dèper la
Non però n'era alcuna di quelnome Terza delnomefuo, c'hor col bel vife
Dodepar che'l mi cor tanto s'impiaghe, Siilluftra'lcielo el modo inoftra, e íper
Perche Natura maine'l ciel (fi come Certofi deurà andar douunque fifo (la
Chiaro bomai'l modo'l fa) no crear do Mira un di'lfole, et doue anch'ei notoc
C'hauele ql , uirtu ,beltade,et nome (na Ch'è giù in abiffo , & fù nelparadifo (ca
Ma che tre, luna lei, che ne lagonna, Ma ella s'è ferrata in una rocca
Del padre afcofei dei, congran bugia, V nonpur effofolla vede, o'l uento,
Laltra ch'amò Rinaldo,et hor madona, Non ch'io mefchin, abi difpietata bocca,
Che però di bellezza & leggiadria I nonfo s'ellafia d'oro o d'argento
Tanto vinfeambedue aft'altre antiche Credopiutosto che Vulcan la feffe
Quant'elle altragiamai ch'al mödofia, Di quel metal che lauor'ei la drento,
Dunque a cantar di lei farianfatiche Dondefe difper'io de l'impromeſſe
Qual'era lafententia di Sibilla Che mife'l miofignor , nonfenedoglia
Allieue vento infra le foglic apriche.
Ilmefto cor ,perciò ch'iuiegli eleffe
PARTE 109

Colpa nonperòfua,ma di chi spoglia In Apoline mai nonfè Lucullo .


Dibelta laltre,anzi di lume ilſole, CANTO II .
E'l modo allegra,& mefol sepre addo
Manon piu di coſtei.noſtreparole (glia, Ngrecafcena od in roman theatro
a formar Frácia N'en giuochifatti mai prima o dapoi

Torniamo adunque a lafracefca prole. Chefolcaffe Auentin quelfanto aratro

Questa,poi che'lfuo re l'arte la lancia Donde del mondofife'l capo por


Orlando conte ,portò ne la terra Superba habitation chiara & famofu
Delconflittocrudel la buona mancia fereni,
D'alti , valorofi heroi,

Pertanto allegro fin difi apraguerra Nonfu mai di piacergioconda cofa


Dopo'l triomphogia ueduto tale Di quantofu la triomphantefefta
Ch'ognialtroftato mai uincer atterra Che venne oltra efta cenafontuofa ,

Lafefta anch'ordinoe la ne la quale Percioch'infieme tuttiquanti in quefta

Dich'io ch'effore Carlofu acettato Quei diletti uifor,chefeparati


Da belle donne dagente reale, Altroueforo maigiornata fefta,
Quiui dunque entrat❜ei com'ordinato Ettanto egli avanzar glialtri unguaftati
fù poſto a menfa
Eraprima da lor , Chefelor tanto auanZan quei del cielo

In unfenza altro par degno apparato, Certo de efferpur belftarfra beati,


Opompa imperialftrana & imensa A quefti adunque con ardente zelo

Quiui in argento non fi porta'l cibo D'amor , s'intēta albor ftette lagente
Ch'ufci di Gange ilbelfignor di Delo,
Matutto in orofin uiſi diſpenſ¹,
Et iofe cena tal tutta deſcribo Etforfeito faria,nel Occidente

Percio ch'ellafù ricca oltra mifura Che nonfifariamoſfa unaperſona


Indarno'itempo mio molto delibo , Tantoftauano a cio tutte elle intente,
Fia dunque detto affaip chi ha gran cura Senon che Carlo la real corona
Dele cofefaperparticulari Accortofi deldi com'huomfmarrito

Che n'èpiena di Frácia ognifcrittura, S'a l'emprouifta nouità losprona,


Per glialtri poi,che nonfi
fer maipari Quafi come da error vinto & fchernito
Conuiti almondo a queftofontuofo Quindifenza altrodirfi dipartio
Di quantififer maifplendidi chiari, Etfù daglialtrifuoi toftofeguito,
Ne pur il fignor mio piu in cro pompofo Cofi in unpuntofol tuttafinio
Ch'altro moderno alcü, nefece anchora La bellafefta, la gioconda notte
Tuttochefia ognifuofemprefamofo, Ch'oltra'l creder dignibuo preftafugio,
Ma antiquamete in Romagrande alhora Etlaltregenti imprima iui condotte
Ch'ella piu ville ingaudio i traftullo Con ordine, co modo, con deftrezza,
Donde quel tepo anchor tanto s'bonora Tutte partir confufamente er rotte,
SECONDA

Ma non però la fplendida allegrezza Ma uoi gran caualier piuftrenuaprole


Di Frácia,alhor parti in unfol momēto Ch'altra che cinga'l mare , o ch'í ungior
Nep ungir difol doue eifi apprezza, Veggagirando'lciellauratofole, (no
Perch'ei u'andò ben de le volte cento Fefte quel danno a lui quelpropriofcorno
Cheefmpre vififer’bora unagioftra, Ch'egli uoleua a noi , donde hora in pace
Hor vn bagordo, bor un torneamento, Quiſiam rimaſti, etí tráquilfoggiorno ,
Delmagno imperator la real chioftra Maperche bene alcun mai non fiface
Stette per cento di bandita corte Ne cofa ch'ungua fia buona adaltrui
Nefegno di dolor da alcunſi moſtra Senza'l voler de l'alto Iddio uerace,
Dela città nonfiferrar leporte, Riconofcer debb am quefto da lui
La robbadire Carlo era comuna , Et infegno di cio moftrar qualch'atto
Ouita allegra in fi giocondaforte, Che para al modo quel ch'i dico a vui,
Mapche ogni diilciel fempre s'imbruna Però giufto a mepar chefia, & benfatto
Etfempre l'oprefue ne ua cangiando S'andremo per lo mondo in fra ipagani
(Com fiuepur) la difleal Fortuna, Per amor d'effc Iddio che n'haurà tratto
Eta ciafcun da trauagliar è quando Ampliando lafe de 1 Chriftiani
Effo cielo è fereno ,et da acquistare (do, Et di lefu piu diuolgando ilnome,
Quádo effa allegra a noibé va accenan Colfuofauore, con le nostre mani,
Re Carlo magno a cui nullo altro pare Indifitacque, erfè tacendo come
Fu diprudenza mai che'l mio fignore Fal'huoche del fuo dir chiede riſpoſta ,
Che seprecol bon vento entra nelmare, Ch'interrogado ilfine fuofuorprome,
Veggendofi coftei tanto in fauore Maperche queftafuafanta propofta
Et detto hauendo ne l'oratione Piacque egualmete in unfolputo atutti
Quelc'haueapur alfanto creatore, Che sépre alben'oprar l'huo bo s'attofta
Deliberò d'andar perguidardone Ne (come laltre uolte in lor ridutti
De l'hauuta vittoria, a Diocrefcendo Eſſerſemprefolea) u'era albor Gano
La fantafe fuor difua regione, Chefempretutti i ben tenea diſtrutti,
Peròfra tanti gaudi ungiorno effendo Percioch'egli in'prigion dareo villano
Fra paladinifuoi nel conciftoro Stat'era pofto alhor chefi fcoperfe
Incominciò quelche verrà , dicendo Iltrattato di lui colgran Soldano,

Grande ,poſſente, & valorofo,choro, Ageuol cofa fù che quel ch'offerſe


In Francia di Soria venne Cleante Ře Carlo aifuoiguerrierfoffe accettato
Colfuo piuforte & iu bel popol moro , Quafi tantofto com la bocca aperfe,
Per tor loftato a noi conforze tante, Donde non hauend'e pur benparlato ,
Etfarfi indi quire,come efferfuole Namo che nelefronti bauea gialetto
Delaltragentefua là nel leuante D'altrui,il defio maggior che'l fuo moz
(Ptrato
PARTE 110

Qui leuato inpie nanzi'l confpetto, Cofifra tutti lor deliberaro


D'effo fignor, cofi da generofo Di perlomondo andarfrafaracini
Acetilo ognibuōjormo'lfuo detto. Afar di Chrifto il nomefuo piu chiaro,
Prulente imperator aggio & famofo Dondein unpunto fol que paladini
Chiar s'è vedutofempre manifefto Sifer di quefto,affai piu defiofi
Che tufet fopra glialtri il valorofo, Che delmostrato pome ifanciullini,
Miapertamente anchor via piu per qfto Etper nonperder tempo i valorofi
C'horapponi a noi,pche nel modo (to Quel di s'incominciar poi toftoferfi
No è'lpiu bell'e'lpiù degno o'l piu bone Compiutamente caualier pompofi
Dódio ,cui no'l ualor , magliáni jilpõdo Quali noi vedrem lor ne glialtri uerfi.
Imponon, di parlarfra queftiprimo, CANTO III .
Primo fra quefti tutti ti rispondo,
E dico ch'io per me di certojtimo Erche ou'è perſone
Che Chrifto eletto l'habbiapfuo mezzo P Moltitudinegrande ad una impresa
Quafi com❜buo di ciel, non d'altro limo Anzi u'è ch'altro ben, confufione,
Afarche'l nome fuo piu uenga in prezzo Orlando buomfaggio a cui piu séprepefa
Per le tue man,metre a l'extrematoba, L'honor di Fracia ch'a laltra suagente
Tene vai confumando il caminfezzo D'un certo altro defiofolforte acceſa,
Ch'egli nonfèperlaſonora tromba Veduta in Carlo in ciaſcunla mente

Dela lingua di Paulo , di


fue carte Ch'era achoperòfua,d'andarpel modo
Donde eipur tanto (comefa ) rimbōba, Afar chi non è a Chrifto obediente,
Però ogni mio valor per la miaparte Deliberò ,por c'hebbe bauuto il pondo
It'offeriſco, laperfona mia D'effere ilcapitan de la brigata
( S'ella'lual pur) a gft'opre di Marte, Perch'unqua l'bonorfuo no vadi alfon
Et credofignor mio ch'anchorafia Chep queft'alta & gloriofa andata (do
Difarqlch'iuofar, fe no m'inganno) S'ordinalfer tremillia caualeri
Tutta contenta quefta compagnia, Ilfior di Frácia, no piugēte armata,
Indifi tacque, fece anch'ei comfanno Dicendo che fe maifaranguerrieri
Queiche uolno rifpofta al loro dire, Che uincanquefti, uinceranno anchora
Riuoltointorno aluno e a laltrofcanno, Ogni altra qualità grande er d'alteri,
Ma questo nonpuote ei pur benfornire Abi contefignorilguarda ch'adhora
Che tutti i paladini ad vna uoce No t'ingani il tuo ardir troppo animofo
Grilar, ne d'altro è mai noftro defire, Com'ancho hafatto altru : ilfuo talhora
Noi vogliamo efaltar lafantaCroce Tuper lo mondo andar vuoi uenturoſo
Teco uoglian uenirfignor preclaro Frafieregentiinpiu paeſi
ſtrani
Etandianpurbomai'ltardar ne noce, Et vuoifarti d'ognibuom vittorioſo,
SECONDA
Et non vuoi teco bauer de chriftiani Squadra in uero leltor non uidé unquaco
P₁u ch tremillia armati, ebguarda Orla il mondo tutto come quefta forte
Ch'u dil'honor no t'efca de le mani (do Nechemaippugnar non vega manco,
Percheforfe nonfiasempre ognibrando Se Dario Xerfe o quanti mai la corte
D'ognituo caualier ,poffente tanto Di Roma antiqua adu miſe afar guerra
Quantofia sepre'ltuo sépre honorado, Anzife quantimai disfece Morte
Maforfemi dirai n'andrò colfanta Foffero tutti adunfopra la terra
Fauor di quel,che mai non abbandona Nonpotriano a cojtor por mai terrore
Chiper l'amordi luifa tanto o quanto, Tanto valorein tutti lor fiferra.
Ob quefto potrà benfar'affai buona Quiuiu'erare Carlo imperatore

La tua ragion,fù ua pur dunque uia Guerrier poſſente afſai,pun da lafrõte


Colfauor dicoftui ch'in cielo tuona, Fino al talon d'imperial valore,
Benche aft'altro anchor chiar molto fia Quiuiu'era l'illuftre & ftrenuo conte
Che queftafquadra tuafiasenzapare Orlando, caualierfenz'altro eguale
Ouunque ellagiamai nel mondo fia, Mar dipoflanzas d'eccellentiafonte,
Adunque s'ambedue este cose rare Quiui u'era Oliuieri huom tanto & tale

Tecofaranguerrier, uapur allegro Che con l'oprefue eccelſe & fatti chiari
Chaurai fempre l'honor,non dubitare. pefferfempre) buomo immortale
Sife (
Orlando lettor miei sepr'huom me pegro Quiui era Aftolfo anch'ei un di queirari
Nel efeguir le cofe di battaglia Che portaffer mai lacia od arme alpetto
Che noè in dimandarfue uogliel'egro Viuuti al mondo infra lor pochipari,

Com'buo prudente a cui delfuo honor ca Quiui u'era ilpeffente Ricciardetto


Ad un'ad un gftitre millia armati (glia Tantogentil,fiforte, & ficortese,
Scelle , er di Fraciailfior, no la canaglia, Ch'atutto'l mondofifèfempre accetto,
E'n pochi giornipeilifè ordinati Quiui u'era il magnanimo Daneſe
D'ogni bifogna lor tutti a destriero Quelche riportòfempre honorpreclaro
Difoprauefte(com vedremo, )ornati . Dalefuegrandi er valorofe imprese,
1
Re Carlo magno imperator altero Quiui era'l duca Namo huo tato chiaro ,
Haueua eifolo d'oro vn veftimento Quiui Gualtieri, Anfelmo, & Egibar
Et cofi anche coperto il fuo corfiero, Quiui Turpinfii ogni cofa raro, (do

Glialtri egualmentepoitutti d'argento Inquefta u'era Oton, u'era Guizzardo,


Hauean lefoprauefte, er al medefmo Berlinghier,Sanfonetto, Baldouino,
Modo,i corfierilor lor coprimento, Guido Seluaggio, e'l valorofo Alardo ,
Et cofi col vexil del chriftianefmo V'era Angiolin Baiona, Angiolino
Ch'era la Croceroffa incampo bianco Bordella , e'l di Bellanda, er Anfuigi,
Partiro un di pergir nelpaganeſmo. Salamo, Guotibuoffi, Auolio, e Auino,
Quiui
PARTE III

Quiui era'l negromante Malagigi, Benfai chefi , dunque dicendo ifallo


I Marchi,aldel monte, er ql del piano, Che uifoffe ciafcun perche Rinaldo
Ricardo, Viutano,e'l buon Terigi, Non fitrouaua alhora in quefto ballo ,
Ma chev'era ciaſcun che col fourano Effo d'altro defio,d'altro amor caldo
Re Carloimperator'in corte er'uſo Che d'ampliar lafe di Iefu Chrifto
Il dirò pur, v'era anche’lconte Gano, Com'era'l cuginfuo femprei ciofaldo,
Quest'empio traditor poi che rinchiufo Cercaua altroue affai difar acquifto
Si fu ftato alcun di la ue eifù pofto De lafuabellargloriofa donna
Quando vedemmo lui tanto confufo , Come ne laltrapartehauemgia vifto,
Maluagio incominciòfar di nafcofto Ma s'ella bauuto haurà quel c³ba madōna
Con Carlo imperator pratiche molte Com'bauea'lnomepur (pcio che tardi
Per vfcir di prigion fanfaluo tofto, Sirompe di diamante vna colonna)
Et tante aftuto al fin n'hebb'ei d'accolte Dubito affai cheglifpirtigagliardi
Che cagio'l cor di Carlo huo troppo buo Lafuaarte,e'lfuo valore , le fuebrac
Etufcifuor,tuttefue colpeafciolte. (no Tuttifaranno ad acquistarla tardi, (cia
Dio voglia Carlo mio ch'efto perdono Ogloriofaer venerandafaccia
Nonfia d'ingratitudine pagato, Qualepiu ardete core intua presenza
C'huomtorna puru da natura è prono No s'amorza i un puto , etno s'agghiac
Mafe ciofarà maifarà anche dato Iper me'lpuo affai,ne fofar lenza. (cias
Sii luce ai miei lettor, ch'egli ilsaprano,
CANTO IIII.
Perch'unqua nofta occulto alcupeccato.
Quefto adunque crudel fierotiranno E come❜lgran calor deluiuo fole
Del chiarofangue de la real Francia Giúto albumor de le terreftrepiante
Huom difupbia pie, d'odio, et d'ingano, Per lor diuenta,uin,frutti, & uiole,
Sifaputo haueafar con lafua ciancia Cofi il caldo d'amorgiunto a l'amante
Ch'ei locobauuto haueafraglialtri buo Virtu per lui diuenta, & de laforte
Aportarcaualierfeudo arme et lácia (ni Ch'eiglitroua nel cor predominante,
Cofi tutti iguerrier tutti i baroni Ilch'è pur chiaro affai,perch'un di corte
Di Carlo magno, tutti ipaladini Piufifa cortegian s'è innamorato
In quefta eran con luifui lor ronzoni , Eun dotto dotto,et uia piuforte unforte
Ma che dich'io fe tutti i pellegrini Merauiglia nonfia lettor miograto
Et valorofi cori in quefta lega Senoi vedremo al noftro bon Rinaldo
Secofoffero adborfui lor ronzini Quell'operarch'egli hauràpur oprato,
Non vi
farebbe anchor quelgrá collega Perche l'ardente etfmifurato caldo
Delfiero Martefu'lfuo gran cauallo D'amor,entrato a lui neluiuo core

Lui comefoglia aluéto ogni armapiegas Ch'ardito ritrouò ,


fier,forte,erfaldo
SECONDA
Sifi conuerfe infingular valore, Mapofcia ch'ellapur videfar lut
In granforza in fierezza, in ardire Et dadouero er le piu orrendeproue
Ch'eipuote purfar ql che volfe amore. Chefi vedeffer maifar'ad altrui
Et quefto fu ch'eipien delgran defire Anch'ellafè comfifasempredoue
De la speranza, er de la gelofia E`ridottagrangente in vnione
Donde vedemmo luifi impalıdire Semprouifto romorfra lorfi moue ,
Giunto nel capone la compagnia Ch'ognibuompfe in vn puntofi difpone
Del Represo d'amorpur di colei Etfiferma a ueder doue habbia a bauere
Per chi eglifatt'haueagiatanta via La cofa'lfin, chi nefia cagione,
E'ntefo che venuto era quiui ei Ma'lnoftro paladin, tanto l'altere
Pertorla aforza con cotantagente Poffentibracciafue n'andoe menando
A Labanpadrefuo re de Giudei Hor quinci bor yndi in qll'armateſchie
Non puote vnpunto purftarpatiente Cbe
fù bifogno lor,ciaſcun cercando (re
Matratto ilbrádofuo , nelcampo altero Difaluar contra lui lapropria vita
Come arrabbiato entroefuriofamente, Lofeudo adoperar laltr'arme e'l brádo
Opoffanza d'Amor o quantofiero Ma ala poſſanzafua ch'era infinita
Puote egli vn'buomofar,quato animofo Non potea contraftarguerriero aluno
Che uiua quifra noifotto'l fuo'mpcro, Si che uiuo da lui feffe partita,

Rinaldo paladinfatto amoroso Donde per lo migliorſubito ognuno


Hebbe ardir,folo,a piedi, eiftranpaefe, S'incominciò a ferrar in compagnie
Vn gran capo affalirforte er famofo , Per meglio offender lui tato iportuno,
Etpoflanza bebbe anchor (tanto s'accefe Ma come le poffentiartigliarie
Del valor d'effo Iddio ) ch'eipuotefare Sharrate ou'è piugente in adunanza
Quelchefa l'huo de l'agilifu'impreje , Piun'uccidono sempre, men fon pie,
Viua adunque effo Amor,uuapermare, Cofiilnoftro guerrier quant'abondanza
Viuaper terra,in cielo, & nel inferno Digente era maggior,tantopiu morti,
Et douediſe mai fè ragionare, Mádaua a terra, & menbauea pietáza,
Pofcia chefotto'lfuofi buongouerno Tal che non valea lor, ne l'eſſer forti

L'huom diuenta miglior,comefece bora Ne l'effer molti adun , dunque afaluar


fi
Ilnostro paladin chiaro in eterno, Bifognaua altramente effer accorti,
Che per l'amor di lei che l'innamora Biſognaua cred'io tutti ritrarſi
Ruppe tuttalagente iui adunata In qualche luoco v'lpaladinfourano
Perfuperar Laban di Catacora, Non bauellefra lorpotuto andarfi
Quefta adunque virilgente arfaltata Maerano in unpian tanto lontano
Tantoimprouitamente da coftui Da ciascun canto d'ogni alloggiamento

Refto nel primo vrtar merauigliata, Che'l uolerfi ritrarforftato inuano ,


PARTE 132

E'l volerftar coftanti albattimento Quelfoprafe latrandofi rimane,


Era vn voler tener l'arella dritta Indiricorre, torna,& uafacendo
Alfoffiar d'un'impetuofo uento, Dintorno a lui ben mille volte vane,
Adunque'l caualier con lafua inuitia Cofi queftofignorfiero ueggendo
Forza fatta d'amorpiugrande affai Farfi Rinaldo a luifenza paura
Queftagentetenea moltod afflitta, (Chetoftofe gufè di rabbia ardendo,)
Ahpaladin ,che tufupererai Soprafeftette alquanto, & maggior cura
La gentech'acquiftar vol la tua dōna Hebbe di conferuar lafua perfona
Ma nonfo s'ella donna acquifterai, Che d'offender l'altrui fenza ventura,
Ches'ellabauerà'l cor com'ha madonna Ver' è ch'eipien dirabbia s'abbandona
Temo che andarnofia tantafatica Colgran corfiero, & quinci et qndi,gl
Comspello auiene a cui tropp'alto idona. Dintorno alpaladin girandofprona, (lo
Or mentre ello guerrier tanto affatica Ne mai con piu dolorfi moffe augello
L'orribilbrandofuo col campo grande Stridédo itorno albuo cheglihabbia tol
Chetuttointorno a luifempre s'abbica, Ifigliuolin delnidofuo nouello , (to

Lafama e'lgran romor che toftospande Di quelchefi mouea queft huomo euolto
Quelchefi fane li propinqui lochi, Inira in dolor ftridendo intorno
1
Quefto anchofpanfe in tutie qlle bande, Al paladin, che l'offendeafi molto,
Donde'l fignor delcampo ilqual copochi Ne del danno potea ne delgranfcorno
De fuoi migliorguerrier,poco difcofto Ch'eglifaceua a lui farne vendetta
Si ritrouaua albor da queftigiochi Ch'inuer troppo ualea coftui qlgiorno,
Inteſe tofto il mal, donde anchor tofto Dondepurtanto alfin s'odiae difpetta
Véne oue era Rinaldo , accefo d'ira Cheforsenato anch'ei pié d'ira et sdegno
Per aiutar lifuoitutto difpofto, Come Rinaldo, entrò la calcaftretta,
Et quiuigiunto,in unfolpunto mira Poteafi adunque dir quiui ad unfegno
Forfe tremillia morti, onde com❜orfo Ambi queftifignorfra quefta plebe
Subitamente ingranfuror s'adira, Infuriar,come nel Troian regno
Etperche nonfiatardo ilfuofoccorjo Ecubafea, Athamante in Thebe,
(Chetroppo danneggiana il paladino ) CANTO V.
Colcaualuerfolui prefe un gran corfo
Ala medefmaguifa che'l maſtino grade che fa l'huom piuforte,
Suolne la villa farquando in cortile Piu fort feffe ognibuo , sep egualmete
e
e
Vede eghilpouerelche ua tapino , Quanto egli in le pius'accendeff forte
Macomspeß'anch'auien che s'è uirile Ilgran re del Cataio ch'iratamente
fi moftra al cane
Effo pouerett buom , Combatte hora lagiù col buon Rinaldo
col bordone o conle pietre,hoftile Come eglialméfaria forte poſſente,
SECONDA
Perch'era entrato anch'eigia'n tato caldo Si disfece in unpunto quefta ferra 1
Et d'ira, difuror, ch'era a quelpare Fuggendo inanzia lui, comela rand
Chefacea'l paladinpiu d'uſofaldo, Nazi a la bifcia ad abbicarfiaterra,
Maperch'ella nonfuol maiſemprefare Cofilaforte fuor di Durlindana
Ciafcunpiuforte quantopiu l'accende In man d'un valorofo caualiero
Nofè neanchorcoftuipiufingulare , Ruppe ungran capo digente pagana,
S'adunque il ualorfuo piu nonfiftende O poffanza d'amore, o magiftero
Perquefta alteration, che quel di quello Non conosciuto mai di quefto iddio
Chefeco per amor pugna er contede ', Chefaccia quelch'ei uuol d'un égioner●
Merauiglia nonfia's'hora'l nouello S'egli debile affaifa'l corpo mio,
Guerrier,noconosciuto in quelpaese Timido'l core, gliocchi lagrimanti
Sarà piuch'effo repoffente & fnello, Merauigliarmibomai piu no uogh'io,
Percheleforzefue tant'ancho acceſe Perch'ei gouerna pur noi altri amanti
Del medefimofuror fempre anchoforo Etfenza legge , senza modo alcuno
Atte piu che aftaltre a quefteimprefe. Sol comepar a luiforti o tremanti,
Rinaldo adunque infra tutti coftoro Ecco'l noftro Rinaldo come egli vno
Tuttofolcombattendo fiero & agro Rompe quarantamillia combattenti
Arfaltatofù anchor da effo Remoro,, Et non ba gia d'altruifauor ueruno,
Talch'eglialborpareafra Meleagro Eunaltrauolta pois'hauràpreſenti
Etcacciatori il porco Calidone Duo occhifoli ,perderà in un punto
Ch'alborfu delfuo fanguefatto magro, Laforza , e'lcor,gli fpirti, eiſentimēti,
Ma alafinpoide la conclufione Chidunquefi ritroua il cor compunto

S'eglifu porco, eglifulgranSeluaggio Da quefto noftro iddiofi variante


Et l'auerfariofuofultrifto Adone, Non dichi ifarò maital coſa apunto,
Perchepoffente affaicongran coraggio Ma lafci guidar lui l'oprefuefunte
Et con la spadafua d'alto valore Lafciguidar a lui la naue tutta
Seza puntoguardar cuifeffe oltraggio Ch'è bon nocchier d'ognifidele amante.
Fè con un colpofol d'efto fignore Rinaldo (merce fua) tanta condutta
Et di vent'altri adun, quel ch'effa fiera Digente d'armeforte & ualorofa
Fè di coftui,chefu conuerfo in fiore Haconla spadafol uinta & diftrutta,
Chetuttigliuccife ei d'una maniera, Perche dato hebbe ei la morte efofa
Dung nofu'lguerrier quell'animale A quelfignor,il refto in vn momento
Ch'Atalantaferio tanto leggera. Tuttofiruppe, & fi confuſe aiofa ,
Or morto da Rinaldo ilfuo riuale Talchefuggendo ognibuo pien di pauéto
Et feguedo egli anchorla crudelguerra Aquellagufa che lipollifanno
Percondurtuttiglialtri infieme a tale, Saltri inlorfafuriofo mouimento
Che
PARTE 113

Che quinci e quindi impauriti vanno Et fimilmente la figliuola anchora


7
Et conilcorfo or colpennato volo Tuttafi rallegroeper queſta noua
Siche refta quelfol cuipaura banno , Oua dunque lettor uatt'innamora ,
Da che ne i loro cor tantofi troua
Cofiilguerrierpofto in terror loftuolo
(Beche n'era acho morta unagraparte) Dicrudeltà chefi rallegrano elle
Refto (fuggedo ognibuo) quiui effofolo, D'un morto amante com'bor afta pua,
Et cofi per amor diuene un Marte Maforfe mi dirai no'lfan le belle,
Ma vedremlo venir anch'un Phetonte' Non era bella queftaterapur bella,
• Comequando perfe ei li frenie l'arte , Si quantofoffe alhorfotto leftelle ,
Pasfi pur di Laban l'altero monte Et feforfe non vaoiparlar di quella,
Et s'apprefenti incorte vnafol uolta Didi madona, ella è pur bella apieno,
Dela fuafiglia a la ferenafronte, Si viapiu che'lbelfol,nõ ch'altra ftella

Indi mi dica poife la ſua molta Etpurcol uoltofuo tantofereno

Forzagli varrafempre, et sépre tanto Tien'ancho dentro al cor corfi crudele

Quato ella baueràfatto a queftauolta . Che di quel di coftei no'è gia meno ,
Ora l'hiftoria noftrae alnoftro canto, Anzi viapiu ,perche s'unfuofidele
Morto dal paladino ilfignorgrande Amante,Je ne more vnafolfiata
Et rotto'l campo fuo ch'erapur tanto Nonfirallegra , anzinefa querele,

L'alata donna che volando pande Mafirallegra ben,tanto è spietata


Tutto quel ch'ella intede in ogni luoco, S'egli mor mille volte & mille et mille
Volandofi partio di queste bande, Et di farlo morirſempre è parata,
Ein vn mométo fol non che in un poco Et io che'lprouo ilfo,perche a lefquille ,
Paſſo li monti dei giudei ferrati Tutta la notte,al'alba , et tutto il giorno,

V regnaua Laban timido e fioco, Son uer me l'oprefue l'hafta d'Achille,


Et quiui in vno iftante in millelati Tal che megliofaria s'unqua ritorno
Spanfe la morte delfignor conquifo Nonfeffein vitapiu,com❜hor coſtui
Et la rotta crudel derfuorfoldati, Ch'uccife il paladin con tanto feorno,
Elgran valor di chi l'haueua ucciſo Meglio ancho forfe alhorſtato per lui
Elfatto d'armeborrendo d'un'armato S'eglinefoffe morto in quel conflitto
Tui uenuto afarlo a l'emprouifo , Come'l riualefuoper man d'altrui,
Per lo che re Laban ch'aſſai turbato Perche'l vedremo anchor cotanto afflitto
N'eraftato alcungiorno et trifto et egro Ch'ei bramerà la morte mille volte
·
Per queſtaguerra d'efto innamorato Ne vorà quella lui per piu deſpitto
Aconfortarfi nonfu puntopegro Leggi pur lettor mio le rime molte
Maʼntefa la nouella albora albora Che fi verranfcoprendo a la tua vifta

Di molto meftofifèmolto allegro, Ch'inloro vederaigran cofe accolie


P
SECONDA

Diquel ch'al mondo per amar s'acquiſta. Perchefentendo homaire Carlo andare

CANTO VI . Perlopaefe altrui coi i


fuoiguerrieri
Certo bifogna andargli a ritrouare,
Aban re degiudei ridente & gaio Accio che l'opregrandi e ifattialteri
LA
Per la rotta crudele & per la morte Ch'eglin'andranfacendo alagiornata
Del amante meschin re del Cataio Per me (quali mi
fia)fiafcritti, et ueri.
Delibero con tutta lafua corte
Elſo adunque imperier con la brigata
Et con lafiglia vfcir contra colui Che vedemo ir con lui fra tuttiloro
Che l'oprafatt'bauea cotantoforte', Difè moftrando altrui proprio l'andata
Donde in un giornofolperfar'a lui Chemoftrail Griti mio veftito d'oro
Et bonorgrande & grande cortefia Quandofralaltra géte auiẽ ch'ei vada
S'ordinartutti i gran baronifui, Ad bonorar la Chiefa o'l Bucentoro
Etfimelmente con gran leggiadria Vfcito eradi Francia, lafuaftrada
S'ordinar cento donne, le piu belle, Pres'hauea per Lamagna inuerfo'l mote
Perfar'a lafuafiglia compagnia, ·Cheparte di Rosfia lagran contrada,
Tal ch'ella ch'in beltà auanzaua quelle Nepotuto hauea a quell'alterafronte
Tanto quanto madona ognialtra mai , Prima veder,che bifognò'l valore
Vnchiarofol pareafra tantestelle Moftrar di Francia,e'lfuo , co ql del cote
Etcofi tutti adun co i primi rai Perche la nelpaeſe ungranfignore
Saliro un giorno ilmote in quellaparte Troue poffente affai, che de lafede
Dondepaffando quel vienfi ad Alcai , Era del dio Macon buon deffenfore ,
Qutui era'lpaladin quel che con l'arte Dode effo Carlo ch'a quel Dio che diede
D'amor,e'l ualorfuo ,fatto s'hauea Lapropria vitafuaperpeccatori
Quel giorno d'buo mortal ungran dio Non obligato a lor,maſua mercede,
Dung Labá có lafuagete hebrea ( Marte Volea voltar tutti i indurati cori
Ritrouera Rinaldo, Rinaldo ancho Mando a dir acoftui benignamente

Vederàpur l'amatafua Giudea, Comebaueafattoinazi a altri fignori


Non uenir dung Amor non venir manco Che s'ei uolea adorar l'onnipotente
Ch'adhora è'l tépo cħdaguerrierfaldo Chriftofigliuol di Dio giafeefo in terra
Moftrife val loftralche portial fiaco, Apatir morteper l'humanagente,
Tu daguerreggiar bai col gran Rinaldo Oltrafe n'andrebbe ei sẽza altra guerra
Quel cha vinto eglifol tante pfone Suo amico buo ma che non lofacendo
Vadunque,noftar piu mettiti in caldo, La vitagli torria,non che la terra,
Etio mentre a l'hiftoria di Phitone Donde'lfignorfuero & fuperbo effendo
Quefta t'affetterai d'asfimigliare 8
Etforte diguerrieri diperſona .
N'andro cantando in altraregione', Merauigliosfi affaiquefto intendendo,
114
PARTE
Dondere Carlo che quel benedetto
Et d'ira accefogrande a la corona
Di Carlo rimandò dicendo chei Nome,voleafar grandein tutto'l modo

3 Gente non conoscea per queſto buona Glibauea mandato a dir ql ch'ègia detto

Etch'ei uolea adorar gliufati dei Et egli a lui mandato hauea f


,econdo
Etpor per lor fe'l tempofia) la vita Ch'ach'è defcritto gia,ch'era aſuapofta

Non vna voltafol,ma quattro e fei , Et delapace er delaguerra il pondo ,

Et cheperò'lfarguerra e'l farpartita Però're Carlo con buonapropofta

Eraafuapofta,er quello egli eleggeffe Di dar effempio a tutti i faracini

Ch'al migliore di lui l'almagli inuita, Com'huom che da la colera s'attofta

Donde re Carlo a tai parole,impreſſe Commando prefto a tutti ipaladini


fuo cor,ch'eifecepoi Ch'auaccio a lorpoterfeſſeno extinti
Tant'ira nel
L'opra che'ltepo anchor mai no opreffe. Ilfignor,la cittade, e i cittadini

Queftofignor conglialtribaronfuoi Per lo che tutti queiſubito vinti


Staua in vnafua terra albor,che molto Et dal defio di compiacer ilfire
'
Erapiuforteche città d'ancoi Et da la propria gloria anchor fofpinti,

Percioche le haueu'ei dintorno accolto S'ordinaro in un punto per falire


A La cittàforte, elgran comandamento
Vncerto murofatto per incanto
Ch'eſſerpiu nopotea d'altr'artefciolto , Di Carlo magnofubito eſſequire
',

Soben'io chegia' fuono eldolce canto Ma comeforper


· dar comin ciame nto
1
Auenne cofa a lor maipiu non uiſta
D'Apollo,e'lguardarpietre di Nettuno
Noferdi Troia mai quelforte tanto, Da marauiglia grande, er da spauéto,
π.
Percioch'a tuttia un tepoa l'emprouifta
Perche nel tempo poi ch'altri oportuno
Fù tolto il caminar,fenzafapere
Trouo di romper quel eo gran cauallo
Romper non Phaueria potuto alcuno , Cheforte cofa a lor tanto refifta,
4
Leportefattbauea d'un buon metallo Tuttii loro deftrierfatti in trefchiere
Giunti preffo egualmente a la ciftate
Non per incantogia,ma benfi
forti
Ch'aprirle ogni opra altrui sepera ifal Et venuti egualmente in un volere…

Et giaperqueſto affai n'erano morti (lo Ad un medeſmo tempo riuoltate


Le tefte adietro lor,dietro voltaro
Vero è che non l'baueano anchorpuato
Di Frácia i caualierpiu ch'altriaccorti Comele beftie poltre ffauentate,

E effofignorper nome era chiamato 1 Dondefeilorfignor lorospronaro


Penfa'lpur tu lettormaʼndarno il tutto
Bulfardo, & era buoforte, bepuifto
darno ogni arte lor,tutti adopraro
Di buonagente, d'arme, e d'apparato, ( Che'n
Et quefto era l'incanto , e'l dolcefrutto
E effacittade era chiamata Alifto
Et adorauan tutti Macometto Che Bulfardo n'hauea detto davante

Com'ègia'n uerfi dispregiado Chrifto , Delforte muroa la città coftrutto,


Pii
SECONDA

Ch'effendogia venuto un negromante Ageuol cofa fia trouar l'impiaftro


In questa terra, bauut eijouerchio Chefani,quefto mal fpeditamente
Honoredalfignor, com'buo preftante Se benfatto l'haueffe Zoroaftro,
Glibaueua inguidardonfatto ungran cer Il negromante adung buom fi eccellente
Dintornoa la città,fotto'l terreno ( chio Giunto coglialtri al cerchio et uftoi atto
Che'lmedefmo terren u'era coperchio, Che di là nonpoteapaffar la gente ,
Et d'arte talche nefun'buom per pieno Conobbe tofto ch'era questofatto
Ch'eifoffe di valor,potea paffarlo Per arte maga,ondepertrarne gioco
Quadoeragiuto a gl , ne apie ne afreno Col deftrier piu d'altrui fi
fè ritratto,
Chefara adug her ch'ei u'e giuto Carlo? Et quiui infularzonfece egli un poco
D'un certofegnofuo ,donde era poi
CANTO VII.
Agile a lui l'andarper tuttoil loco,
Eciafcuna artech'è fra noi nel modo Indi tornando infra i compagniſuoi
SH
Haueffe un'huomofol che la intedeffe Com'huom tal uolta che puerbia altrui,
Et ciafcunaltro ne lafciaffe il pondo, Diffeperch'oltra non andate uoi?
Certo'l maestrofuo crediam chefpeffe Donde a queste parole, Orlando a cui
potrebbefare,
Volte , faria inganno Forfe l'ira maggior mouea la fronte
Perche non vifaria chi'l conofceffe , Tu che valente fei uà diffe a lui,
L'orefice, e'l cecbiero, glialtri c'hanno Et Malagigi ecco ch'io uado conte,
Laltr'arti ne le man , lo potrianfare
Etfenza piu tardar con quefto dire
Dondeforfe vfciria fpeſſo gran danno, Per tutto andò sezapiuſcorni od onte,
Maperchefempre in lor fipon trouare Per lo che Orlando alhor quafi morire
Conofcitor de lefals'opre, buone Fè Vegliantinofuo, tanto in difpetto"
Che sepre u'è qualchun che'nfatrattare Si recol non poterlo anch'eifeguire,
Auienfouente che ne le perfone... Maʼndarnofempre,perche mai l'effettoi
Sifcopre per altrui d'unfacitore Non puote ilcaualfar,che da l'incanto
Qualchefuapiufecreta operatione, Era vietato a quel del mago detto,
Et fecio a tutti i tempi e a tutte l'hore Nepenfarpoten ei del cafo , tanto
Nofoffeftato al mondo e in ogniparte Abbarbagliauan lui l'irae to fdegno,
Málftarebb'hora Carlo imperatore , Quátung homai pur lo poteffe alquato,
Perche nonpotrebb'ei ql cerchio d'arte i . Maqualchunaltro acui tutto l'ingegno .
Che tra i demon de la paludeftigi , Non era toltoda lafouerchiʼıra 31

Paffar conglialtri executor di Marte , Benchenbaucaciascungrade difdegno


Maperc'ha'n compagnia quel Malagigi Veggendo'tpaladin chefenegira
Chene la magica arte el maggior mastro Et quinci & quindi ad ognifuo piacere
Ch’alty’buõ că ſtríga mai glispirti bigi Et che'l caual non reſta & non s'adira
PARTE iss

Incominciò a pensar quefto potere Et chi voleffe bor lui chiamar quiſopra
Efferper arte de gli fpirti neri (So ben quel che dich'io) bifognerebbe
" Voltar tutto l'inferno ſottoſopra,
Anzifi
fermamente effer, tenere,
Et vn di quefti e'lprimofù Olivieri Etpoifatica anchorfo che s'haurebbe
Cheforridendo a Malagigi diffe Ch'un mago no puofar sépre ognicofa
Caualchi purla capra volentieri Perch'ei no mago, ma un'Iddiofarebbe,
Se cofa a mal di noi unqu'iofentiſſe Et mentrediceu'ei queft'odiofa
Ladireipur,er tupiacer tiprendi Nouella ,intorno a lui la gentefiaua,

Ch tarde l'huo,ch'eiftéti,et ch'ei s'arrif Come a nouo corrier la curiofa,


E'lnegromate a lui,ne tu m'intendi (fe, Ma Carlo magno che piu defiaua
Ridendo pur,che non venete viag D'entrar nela città, che glialtri tutti,

Tu'migridi Oliuieri, er tu m'offendi, Atuttifempre ogm parlar troncaua,


Tengh'io forse l'andar con l'arte mia Et diffe al negromante, or mo ch’addutti
A Carlomagno etuoi tutt'altri ifieme? Siam qui come fiampur , come faremo
Ecco ch'èpianapur tuttala¸via, Se non voglam reftar d'animà bruttiş
Ma Carlo albor cui ilgrá dolor piu preme Et Malagigi a lui , non tenteremo
Impatiente come alpeftrafiera Se c'è modo altro alcun, co l'arte noftra,

I Cherugge, mugge, adira, arrabbia,etfre Ne u'increfca afpettar c'hora'lfaremo,


Cola voce altaer co lafrote altera (me, Et detto quefto ufi fuor de la chioftra
Su duffe Malagigi or non piu homai Come efce caualier d'una brigata
Che no e da fcherzar quefta matera, Quando periglio alcun lorofi moftra,
Se cofa a mal di noi tu'ntendi ofai Chefe ne corre viapiu d'una arcata
Dilla,che nefarem prouedimento Et laltra gente con defio l'aspetta
Se Je nepotràfar qualchungiamai, Diquel parlando perch'eifa l'andata,
Et queftofolle tuo motteggiamento Cofi borailnegromante infretta infretta
Riferua a vnaltrauolta ,perch'adhora Vfci de glialtri, se n'andò lontano
Altro bisogna a noi chefumo, o uento , Quant'arcoforianpuo trar faetta,
Donde'lbon negromante albora albora Et glialtri tutti con re Carlo mano
Obediente alfuofignorfifece Reftar congran defio delfuo ritorno
Etfe ne vene a luifenza dimora, Parlando pur del nouo cafo & ftrano,
Etfenza altro uopo o di minaccie o prece Ma andato egli u uoleafar'ilfoggiorno
Gli diffeimperatorfappi ch'è queſta Cõ l'artefua,ch'era un luoco afpro etfe
D'unforte mago una paniofa pece, Tutto adhuggiato d'arbori ditorno (ro.
Nepotra mai pasar la ue s'arresta Scefe arcignato affai,giù deldeſtriero
La gente,fe lospirto chefè l'opra Et legatolo inparte ou'ei ben pafca
Non latorna a disfar d'alta richiesta, Sitraffe tuttofolo al magiftero,
Pii
SECONDA L
Et quiui aperfe unafuacertatasca Offi dimorti hauea,piu d'una imago
Com quelle di quegli huominifi prefti Qualdiceraformata & qual di terra,
Che cio ch'eine tranfuorpar ch'iuina Qual traputa d'ü fpin, d'u chiodo, o un
Ma come i afte lorfempr'bano afti (fca, Cenere humana hauea toltafotterra, (ago
Galle,bicchieri, anella, qualche imago Lapunta d'unafada in tradimenti
D'animaletti, punte, et linee, et
fefti, Homicida tre uolte, & non in guerra ,
Cofi bauea nelafua il noftro mago Molt'herbe,etfuchi hauea, ciocche,ughie,
Vnghie di Circe, peli di Medea, Sacrate anella ,pētole, etpfumi, ( et déti
Con certefquame delfuo ignito drago, Polueri, verghe,fali, & carbon fenti ,
In questa tascafua queft' buomo bauea Et altre cofe affai che in lor coftumi
Dei crin d'Almoe, et delvnguéto d'Ebe Solno oprar aftitai perfar al mondo
Con che lagente ingiouenirJolea, Quelch'è cotra'luoler de i facri numi,

Hauea'l coltelper cui perſe la plebe Ma'l noftro mago in queſto ilpiupfondo
Laprimafune in Aulide, quando Che mai altr'buora, tutto che fte alhora

Vota dimafcbi nefu Grecia Thebe, Nelatasca baucß'eiper ognipondo,


Ma che vad'io ogni cofa rimembrando ? No però d'effa alhortraffe altrofora
Haueafin di Simone e di Silena Ch'alcune poche,i quai v'era del legno
Cert'offa fecche, (s'io no er cantando) Acui s'impiccò Giuda infi mal'hora,
Di Zoroaftro vna mafcella piena. Etquiui chin con qlfe'n terra unſegno
Con certi altri carateri d'intorno
CANTO VIII.
Che'lfecero venire alſuo difegno,
Poffanza crudel de i negromanti, Percio chefopra queirafchiato un corno,
er
Oprouegrandi, o varietà di cofe' , E aperto un libro, dettefueparole
Ch'aloprano ci informar li loroicanti , Foco fifece'lcielch'era piorno,
Oltrale dette ed altre affaifamofe Et in un puntofolfcurito ilfole
Che Maligigi bauea ne lafua borsa Venegravēto ,grá pioggia , tepefta,
N'hauea molt'altre áchorgradi et moftro Come nel alto mar taluoltafuole,

Ilmáco piede bauea d'una pregn'orfa, (fe, Nefi parti delfofcat'aere, quefta,
Letreccie d'una donna innamorata Che la gente di Carlo hebbe paura 1
Difuo uoler apropria morte corfa, Et quella delpagan diuentò mesta,
Vncor di uolpe hauea, carta nõ nata , Percio chefoprauialuna a drittura
I peli de la coda d'un gran lupo , Paffo volando una crudelJaetta T
Evnalra codapoi tutta pelata, Laqual fra laltra urtoc ne lefue mura,
Vn vilpistrello hauea morto al piu cupo, Questa portò uia ura tutta la vetta
Elfangue d'effo,& vna cartilago De la torre maggior dela cittade
Dele rotte ala donna ilprimo ftrupo, Ettutta laJchiantò fcendendo infretta,
PARTE 110

Indi riuolta con velocitade Penfa lettorfe'lpoteanfar coftoro (zo

Trafford'lgranpalazzo delfignore Che u'era Barbariccia et Draghignaz

Etquinci quindi poifè varieftrade, Et Graffican piu nero affai ch'un moro ,

Per lo che entro la gente ingran terrore V'era Alichin , Calcabría , et Cagnazzo

Et dispiacque a ciascun l'augurio trifto Ciriatto fannuto, & Scarmiglione ,

Ch'effer gia non potea quafi veggiore Et Farfarello,& Rubicante pazzo,


Et alcun'indouin diffe ch' Alifto V'eraancho Malacoda, Ronciglione ,

Potrebbe ageuolmente effer tutt'arfo Et Libicocco,& glialtripien d'horrori

Da qualche diffenfor di Giefu Chrifto, Che folno andar con quefta legione,

Et Carlo anch'ei a cuiquest'eraparfo Maperchesempre tutti gli inferiori

Acreder la ruina di Bulfardo (Opera natural) folno temere

Efferpropinqua ,non fu puntoſcarfo , I lor maeftri,eg tutti & lor maggiori.


18
Mas'eicredeffe ben, direm piu tardo Ageuolmente affai puote potere
C'horbifogna cantar di Malagigi Il negromante albor tutto ferigno

Chegetta l'artefuatanto gagliardo. Far manfuete queft'infernalfiere,


Plutonfentito hauea là`ne laftigi Percio che maftro lor con vno arcigno
L'artepoffente ch'eigettava allbotta Chauriafatto tremar Plutonciftefo
Però mandato bauea quei spirti bigi Fè ciafcun di coftor,cheto, & benigno,
Liquai venendo a lui cotanti infrotta Et cofi tutti adun di tanto appreſſo
7 Segli leuaro , fifermar piu lunge
Haueano moJo'l fuoco,l'acqua , e'l ueto,
Ch'eraftato per l'aria ofcura e rotta, Com'ifanciul dalfuo s'hanfatto ecceffo ,

Et cofi tuttiquantiin un momento Et ei piugraue alhor com❜huo cui punge


S'apprefentaro inanzi al negromante Defio di riuerentia a timor miſta
?
Con afto gran furor ch'io rapprefento, Leuafu un braccio, et laltro alfianco ag
Vedeftu mailettor venir dauante Indi con alto dirfeuero inuifta (giunge,
Preftifacchini ad huố che ne uoglia uno (Che dimoftraua , cô lafrote arriccia)

La doue n'è di lor copia abondante Diſſe uiequà , tu che sei ilprimo in lifta,
Che d'ogniparte lui calca ciaſcuno Et un cenno,donde confronte arfuccia,

Et lo volnoferuirfi agara tutti Et con liuidafaccia, riuerente,


Ch'a grá penapuot' eifuor trarne alcus Glivene & prefto,inanzi Barbariccia,

Cofi quefti demon quiui condutti (no , Acui il maeftrofuo ,fù preftamente
Strignean fi d'ognitorno il lor maeftro Dimmi quel che nefai del cerchio fello
Per volerloferuir cagnazzi & brutti, C'hoggi non puo paffar la noftragente,
Ch'apenapoteu'ei quantunque deftro Donde'l demonto alhor fubito ad ello

Refiftere alfuror d'alcun di loro Aperfe'l tutto, neſapeua aſſai


Tanto perfe ciaſcun n'erafeneftro. Che trouatos'hauea gia alfar di quello,
P iiii
Mo
SECONDA

Mapernonreplicar quel ch'odirai Cofire Carlo adhorfar non potea


Lettor,ilnegromante a Carlodire Allegro altr'huom, che Malagigifolo
Quando tornato a lui lo uederai , Ilquale anch'alterarfatto l'hauea,
Non vo'lparlar dilor piu riferire Giunt'egli dung a luifra laltrofuolo
Perche'ndarnofaria ,vediam folduque (Cofifeffe di me la donna mia)
Hora luno reftar glialtripartire. Lotraffe teftofuor d'ira di duolo,
Il negromante poi c'hebbe quantunque Percio ch'ei diffe a lui come egli bauia
Volcafaper,faputo,da i demoni, Saputo da i demon che modo v'era
Diffe lor gite bor via gite hor quaduque Donde in Alifto entrar uifi potria,
Et queglialborSenza aspettarpiufproni Et queftofù che tuttaquanta intiera
Com'ifanciullifan licentiati Non erala città dintornocinta
Quando c'hanno res❜ei lor lettioni Dal cerchio cuifègiatant'arte altera,
Tutti ad untempo ne l'arialeuati Maluna eftremità d'effo,diftinta
Quindifi dipartir, volando allegri Era da laltra a la proportione

Verfo l'infernoond'eran pria chiamati, Che cerchio tien le fue di boteſcinta,


Et Malagigi alhorpartiti 1 negri Et quindi entrarpoteano leperfone
Ritorno in tasca le bacicature Liberamente,& ne la terra andare
Concheeipreftifaceaglispirti pegri, S'altraforza mortal lor non s'oppone ,
Et montato a destrier conlabbia ofcure Mabenè uer chefifoleaferrare
Com'buom che torni d'operafamofa Questa apertura al tempo de la guerra
Per qualche cofa grande a fin condure, D'una porta diferfenzaaltra pare,
Ritorno'nuerfo Carlo, la bramofa Ethor che Carlo entrer uel ne laterra

Sua géte ,piu di lui, c'huo mai ch'afpet Serrata s'è,come dunque intrerallo
Noua difuofquittino , o fua altra cofa, ( ti S'ei non l'aprepforzato non l'atterraj
Et giunto a luifra i paladini ftretti Et s'ei uorà atterrar tanto metallo
Che'l calcauano affai da ciafcun canto Ch'aliri non puote mai con tanteproue
Per meglio intender tutti li ſuoi detti , Chefifer gia, con qualforza'lfaral.os
Diffe quel che vedrem nel altro canto, Mami risponde alcun, dicendo, & doue

CANTO VIIII. Si trouoforza mai chefoffe eguale


Aquella de la Francia;non gia altroue,
Ome nopotrà maifarm'altri allegri Vediamla dung homai s'è tanta er tale
Ca
Cheallache mi fa seprea laguancia Ch'ellapoſſaſpezzar laferreaporta
Mefa tenere ilbraccio trifto & egro, Diquefta terra chepugnando afjale,
Perciò ch'ella è ver mepprio lalancia A hime lettor ch'inuidia miſtraporta
D'Achille inuerfo altrui,ch'effer folea Etmifa por in uerfi (10 non foserro
Cagion ditrifta etpoi di buona mancia, L'affannográde e'l grád'amor m'èſcor
( ta, )
PARTE 117

Quelche detro al micor piangendoferro Pofcia lo tolfe, tutto agile prefto


Che nonfipoffa maiper arte alcuna Losbrucco noue bracciaper lunghezza

Quella boccafpezzarfatta diferro , Indi'ldiuife,& gettò via il refto


E'lcont'Orlando babbiapotuto in vna Poi cóciò a modofuo cógran deſtrezza
Sol fiata a terra trar laporta,quella Sife d'effe vnalancia,er quella corfe
Ch'era piufortepur ch'altra neſſuna, In effa porta,ch'era eſſa durezza,
Abi triftaforte mia mifera & fella Ogloriofo colpo,alhora ei forfe
Ch'io debba romperferri e diamanti Rincullo colcauallo,o cafco giufo ,

S'una dona acquiſtar uofauia er bella, Operlabotta grandeficontorfe,


Orlando ebfela fufra quegli
fanti Niente,nonfimof'ei, nonfece un'ufo
Lumi,regna pieta, tu che diforte Di rifentirfi pur,ma valorofo
Portaftiil vantofempre in tuttiquanti, Giù traffe tuttoquel ch'era altofufo,

Scendipietofo giù di quella corte La porta i dico , l'arco, e'l ponderofo


Et rompimi eftoferro a quellaguifa Muroche latenea ,
perch'erafatta

Chefefti quel, dond'horgrid'io fiforte, Aguifa diporton villan pompofo,


Che poi(felei milafferai conquiſa) Et quefta a terra con talgloria tratta
Tornando in cielcerto piuJu n'andrai Entrò nelacittàfubitamente

Seperfar ben quagiù s'imparadifa. Comeperfonau dagrand'ira è tratta,


Or a l'hiftorianoftra, ond'io leuai Et Carlo magno & tutta laltra gente

Moffo dagrande inuidia de la proua Con impeto, confuria , con valore,


Ch'Orlandofe ,ne farebb'altri mai. Tuttiilfeguiroualorosamente.
Questo conte virilcui'l mondo approua Bulfardofaracin quel granfignore
Per l'buo piuforte che viueffe anchora D'effa città che non temea possanza
Il che qlc'hora eifè certo ancho'l proua Mortal,setito hauea gia❜lgrá romore,
Veduto ilfignorfuo gir d'hora in hora Etfu unfuo buon cauallo in ordinanza
Piu crefcendo in defio difar ch' Alifto Degl'altrifuoi
famofi caualieri
Foffeconuinta, chi Macon u'adora, Se ne venian a coftor con traccetanza,

Et che nonfi potea maifarne acquifto Orlando iuide, alfembiantefieri

Se non adoprau'ei l'ultimaforza , I giudico,donde riuolto afuoi

Volfe adbonor diCarlo, anzi di Chrifto Diffelbauren da far có buóguerricri


Queftaportaatterrartatta perforza Et cofi fiueria , mas bora voi
Dondecol brandofuofece vna traue Mefeguirete ualorofi,certo
Tagliado un cer da luna alaltrascorza, Bellagiornata allaifaremo ancoi,
Certo cb'unquanco il mar nofolco naue. Et detto questo eluolto fuo coperto
C'haueffe arborfigrande come quefto Strinfe'l cavallo , nel medeſmo punto
Ch'Orlado hora taglio,ne tanto graue, Calò la lancia,& corſe uia da experto,
SECONDA
Ne done volau'eipuote effergiunto, Perch'ei n'uccife in queftauolta quattro.
Che tutta laltrafebiera a le calcagna CANTO X.
Dietrogli fu fimilemente inpunto, 1
1
Da laltro canto laltragran compagna El mandar egualmente afil diſpade
SE
Veduto quefto a la Le done,i putti,i buoni, ei rei, I
Tuttafi moffe valoroſa eg magna, L'arder le terre, l'uſar crudeltade
',
Sempre mertaffe laude, ipregherei 1
Cofi in unpunto ne lapaganefma
Brigata , vrtò la gente chriftiana Tutti i buonifcrittor del tempo noftro

Et la pagana nela chriftianefma, (Chepur nefono affai tuli & orphei, )


Vedeftu mai lettor qualche viapiana Ch'ifpendefferofempre il loro inchiostro
Farfi in vn trattofol tutta montofa Infar che dopo noifoſſe memoria
Oper ruina,oper cofa altraftrana, Di queft'empio operar chefi c'è moftro,
Cofibora quefta uiagiafpatiofa Perche fe nefariafamoſa hiftoria
Fecefi alprimo vrtar dei combattenti Tanteprouecotaifanno ognigiorno
Piena di monti & tuttafanguinofa, Queftichefon delfecol noftro,gloria,
Monti dich'io lettor d'huomini penti, Ouergogna del modo , o ifamia, fcorno
Dicaualliftrauolti, er d'arme rotte, Ovituperio de l'humaue genti
Et diferite erftroppucciategenti, Che co Chrifto dich'iofannofoggiorno,
Dunque l'horrende er fmifurate botte Piu non fi pote bomai per piupoſſenti
Cheferfigrande effetto in un momento Neffuna terra entrar ch'afaccomanno
For diperfone pur nel'arme dotte, Non vadi alla,a sague, e a fuochi ardēti,
Oconte Orlando , e quando maifia spento Italia ahimè s'in te le tue nol fanno
Diquefto valortuo l'eterno nome Non lofaprangia laltre in luoco alcuno
Se quefte rime mie non porta❜l vento? Perchefatto vifia mai tanto danno,
Scaricò giù coftui tredici fome Parlanepurcol capo tuo , quell'uno
D'altrettanti corfier d'huomini carchi Che tennegia colfettrofuofelice
Alprimo colpo, non dirempiu come, Quel che circodacolgrá mar Nettuno,
fuo cugnato anch'einefè defcarchi
E'l Et da effo odirai quanto infelice
E'l p Danefe,Aftolfo , et Ricciardetto, Quelgiorno eifi trouò che l'empia géte
Etglialtripaladinfino al Marchi, Deliniquo Borbonfù vincitrice ,
Nefifece difnbor per manco effetto Bontà di Carlo imperatorpoffente
Re Carlo pch'anch'eifra afteimprese Di Frácefco, d'Alfonso, glialtri tutti
Corfe coglialtri, etfè vn belcolpo eletto Chegouernano adhorfotto Clemente,
Dond'io di luife le mie rime intefe Mafoſſero pur pria del mondo aſciutti
Fosfinfi lunge, impirei Thile, et Battro Inert inchiostri, arfe le bianche cart e

La Tana,il Nilo, Athläte,e ogni paefe, Eitemperati calami diftrutti.


d !

118
PARTE
Quindi partiro, indiuerfi luochi
Ch'i configliaffe mai non pur inparte
Afcriuere alcun'buom queſti gouerni Sparti per la città fenza pietate
Etquefte tali execution di Marte, Acceferopertutto ardentifuochi,

Perche ogni cofa e obrobrio de moderni Indi coibrandi in man ciaſcuna etate
Etfaria a i defcendenti effempio trifto Menauano ad unpar ,donde per tutto
Dung nol ponga alcun ne ifuoi äderni, Si vedeuano donnefcapigliate ,
Ob Carlo'lfè ne la città d'Alifto, S'odiuafempre un'angofciofo lutto
t Etio rispondo lo dico a chi intede) Vngridar,unlamēto,unpiager forte ,

Che quefta non uoleaftarfotto Chrifto , Evn breuefofpirar tofto deftrutto ,

Dieft'opra adungpche laude apprende S'odiagridar da Frácia morte morte,


Scriviam fcrittori non de le moderne Da la città s'odia gridarperdono ,

Dode ogni tepo ,e'l modo ,e'lciel s'offen Ne lo trouaua alcun, (miferaforte, )

Carlo lelode cuifian sepre eterne (de. Dunque laterra infi fpiacentefuono
Difi diuerfe lingue altero & mite
Peròcogni oprafua da un cor uenia
Cuipar boggi un'huofoluedefi bauerne Et neleffetto pprio & trifto & buono ,
potea dir lagran città di Dite
Entrato in questa terra oue la via Si
Fatto Orlado glihauea,come è gia detto Quad'eipiu uol che da i miniftri ſuoi

Neglialtri uerfi ,congran gagliardia , L'anime che ui fonfiano punite,


Per uenirtofto al defiato obietto Nefece effore Carlo ilgiorno poi

Ch'era difar voltar con afto effempio Ch'eifuperò Marfilio in Saragozza


Laltre cittadi a Chrifto benedetto, Là malfi grande quanto quiui anco ,
Fatto'lfuoprimo colpo, e'lcrudofcempió Abi quanti il diperfuggir mortefozza

Cheferono anchoglialtri alprio irtare Anzi morte crudelda quei di Francia,

Dondrio le carte miefi di loro empio, S'impiccaronfeftesfiper laftrozza,


Quinci una damifella in mar fi lancia
Adalta uoce incomiciò a gridare
Quindi una maritata e fer lafoma
Fuoco ,fuoco,per tutto,uccidi, uccidi,
Nefe ne lasfi unfoluiuofcampare, Delparto ,ancidep mentrifta mancia,

Donde guerrierifuoi per quefti gridi Talchepduto bauria quel giorno Roma
Sifeceroa feruirlo ardenti tanto Chelafciataa Borbofù nele mani

Che non moffero alcun lagrime oftridi, Dilei latriftae fuenturata chioma,
Ma uenuti crudel,pofcia ch'alquanto Od infelici & miferi Romani
Con lorogrande bonorforonoſtati Lafciati andar dalproprio lor rettore

Ale man coi guerrier ch'eran ia tanto, Inpreda a lupi , atigri, ad orfi , e a cani,

Et ch'egli hebbero lor benfuperati Almenre Carlo magno imperatore

Il che fifatto in colpi moltopochi Chede lafantafequagiufo in terra

Mercè d'Orlado & glialtribuofoldati , Eracon corfencier uerprotettore


SECONDA

Non ruinaua mai neſſuna terra Perch'iofon purfidelfono purfemprè


Senon de le infideli, ancho'lfea Giuftii mei pghi,& voi tutt'bor uolete

Per uoltar laltrepoifenza altraguerra, Ch'atorto io mi cófume, & mi diftépre,


Matu chefi la tua con lagiudea Mafe qualche piacer quinci prendete
Gente infidel,marana,& luterina, Seguite pur, che compiacerui i bramo

Et altra ancho d'altrodeinicqua et rea, Neper cio puntomaimi perderete,


Mandafti inprecipitio e in ruina Mafate almen che'lglorioforamo
Con,che ragion tifaluerai tu,quando Ch'adobra avoftrobonor afto mio dire
Sarai dinanzi ala Virtù diuina? Siafempre verde, er iop me mi chiamo

Io non nefo penfar nulla altra errando, Pagoer contento d'ogni mio languire.
Senon dir Roma miafatta era a peggio CANTO XI .
Ch'altra ch Carlo maiguaſtaſſe andado
Ma che noti varrà certo m'aueggio Vanto la bella & gloriofa donna
Perche co quefta intention, che fora 9 Che (quatügg crudel rigida et fera)
Ben buona affai, no gouernaui il feggio , E de la vita miafalda colonna,
Et quefto basta a noi per quel ch'adhora Siparti lieta & di giocondia altera
Bifognaua toccarpelparangone Dilà doue ella accefè il grande ardore
Di quelche Carlofe in Alifto alhora, Nelfautiopetto mio ch'alhorfan'era,
Mofo egli adunque da religione Tantore Carlo magno imperatore
Et non da leggrezza o maluolere Si parti liete di là dove Alifto
Fece quefta crudel deftruttione , Ardea per l'oprefue dentro e difore,
Indi ridotte adun l'altefue chiere Et col vesfildel triomphante Chrifto
Lafciando arder la terra a fuocogrande Prefe'l viaggiofuo verfo Rosfia
Conlorfen'ufcifuorpien di piacere, Facendo sepre un qualche nouo acquiſto,
Nefi parti d'affai di quelle bande Maperche lunga affaiſarà la via
Che seza oprarpiu l'arme,a la fuafede Nanzi ch'oprefaccia ei da me propofte
Voltò molt altreterre ancbo neffande, D'effereferittein quefta hftoria mia
Etcofi valfe pur comefiuede Lolafferemo andar quando per cofte
L'efferper vna volta buomo crudele D'alteri monti, & quando per capagne
E'l nonbauer pietà,gratia, o mercede , Quandoper altre uie come fian'pofte,

Ma quanto albor di lui , quefte querele Ft paſſeremo a quelle gran montagne


Non ascoltar,fù gloria e fama chiara Sule quaire Laban vedemfalire
(Ch'era tutto quel popolo infidele ) Per l'opre di Rinaldo altere & magnes
Tanto bora èpiu di uoi dóna mia cara C'buendoSaput'ei con quanto ardire
Vergogna es dishonor l'eſſer maiſempre t conquanto valor quel paladino

Ale querele mie cruda & auara, Haueal re del Cataiofatto morire,
Et
PARTE 2 119

Et rotto'l campo fuo dapellegrino, Abi donna di pietàfempre rubella ,


Perhonorarlo com❜adietro è detto Quefta aRinaldo , (er fuafama èpur
Con la figlias'baueapofto in camino Fu pur di macortefe et difauella (chiara)
Da laltro canto effo guerrier perfetto Et voinon che dicio maiſempre auara

Cheper amor di leituttohauea fatto Mifete pur,ma di quegliocchi,donde


Com'acho è fcritto ou❜bai lettorgia letto La uita incominciò d'effermi amara,
Da ardente amor de lafua donna tratto Ne però perde mai delfuo honorfronde
S'erapofto in caminſopra esfi monti Donna,perfarfi altrui larga di quefto
Per tofto uederlei,bramofo er ratto, Cheper queftol'honor non fi confonde' .
Et cofiluno & laltro arditi pronti Laban veduto ilfirfubito & prefto
Saliuano lafù uia piu bramofi (Chelogiudicò lui nel fier fembiante )
D'un trouar laltro che li ceruiifonti, Seglife'ncontre ad bonorarlodeſto,
Perlo che un giorno pur cherogiadoft Et con dolceparlar grato & preftante
Gliaddimado s'er ei ql gran guerriero
Erano anchora gliarbori per tutto
Non asciutti da rai tantofocofi Chel'oprafatt baueafcrittadauante,
Rinaldo in un gran colle e afpro,ridutto Et egli a luifignor per certo è vero
Videda lunge inpiu tranquilpianura Ch'io soqil buo ch'ad unfignor laltbrie
Laban,lafiglia, laltropopoltutto, Tolfila vita,et ruppi un capo altero, (ri
Neperò comprendea da tantaaltura Vo I Magfto è nulla a quel ch'et uolentieri

Ch'eglipiu foffe lui ch'altr'buomo eguale Farei,pur che da tal mifoffe impofto
Ne ch'ella leipiu ch'altra creatura, Chanel fuo cortutti li meipensieri,
Ab paladin che s'ellafoffe tale Ma tu deb chi tifeiche tanto tofto
Qual'è madonna,laconofcerefti Spiato baitanto benglieffetti mici
Che fi conosce il fol da quant'eicale, Da lor com'eripur tanto difcoftor
quan
Ma veduto c'hebbe ei ( questi Et quegli,iofon Laban re degiudei ".

Comeogni peregrino inftranpaese Cui la guerrafacea quel del Cataio


Cominciò in verfo lor pasfi piu preffi, Nonper loftato tormi, makofici,
E'n poco tempo ad effo pian difcefe Et lafiglia moftroe ridente er gazo
Et quiui ritrouò la bella Hebrea India lei diffe,honorfa a lui ch'èftato
Per cuifatt haueu ei le tanteimprefe, Fragli inimici tuos fra Cibri un Caio.
Ocaualierfeigiunto a latuadea La bella donna Cabi paladin beato )
Dopo tantefatiche e chefi adhorat Sitraffe auante riverente e bencfta
Saralla dolce , amara,bumana, o rea? › Feqlche lpadrefuo le bauea mofirato,
Quellac'ha'l nomefuo che m'innamora Et tantaleggiadria fpanſe ella inquesta.
No è giadolce,anzifiè ben dolce ella, Cheper vederla in cielfifermo'tfole
Ma amarai me,tatoch'ognibor m'accora Comʼanc boggitalborfra noi s'arreſte,
SECONDA

Chipotria dir difuegentilparole Mifero amante ben quel che s'arrischia


La grandolcezza apien,ſe non colui D'andar tant'oltra ,pch'eipoi fi troua.
Che quelle di madonna ascoltarfuole? Dentro confufion turbida & miſchia,
Chi potria dir deifantigeftifui, Et chi d'andarui a tutte l'hor nol prouaż
Dei modi,de loftar, del andargraue, Loproua ogni amator,loprouo anch’10
Senon chi vedeilfol c'hoggiè tra nuit Benche quant'io mifo nulla mi gioua ,
T
Chi potria dir delfuoguardarfoaue, Rinaldo adung infuoco di defio
2 Fra la donna Laban tuttopenſoſo
Senonfolo coluich almondo veder
Gliocchi che del miocor fono la chiauer Quindiper altra viafi dipartio,
Chilefante virtù chi l'ampiafede, Et con tutto quelpopclogioiofo
Senon qualchun chefappiatuttequelle Peruenne tofto a la real citttade
Di quellach'è del ben celefte beredes Douehaueua effore ilſuò riposo,
Chi lefattezzefuequanto franbelle, Et quiui inpochi giorni e'n poca etade
Senon qualchun d'habbia veduto ilvifo (Abi miferi amator) del tutto perfe
Diquelbel fol ch'auaza le altre ftelle? Compiutamente la fua libertade,
Chi il leggiadro veftir,chi il dolce rifo, Perche quant'ella a lui piu'l cor' aperfe, i
Senon qualchun che cognitor fiabene ) D'honor cortefia , tant eipiu fempre
De la perfona attesa inparadifor Inferuitu la libertà conuerfe
Chi quanto dolcifianl'afpre catene Talche nè reftò purpriuo maiſempres
Chefotto'l nomefuo porta altri alcollo, CANTO XII .
Se non chi giogo talfemprefoftiene?
Mifero me ch'iofol via mei dirollo Vando'lfamofo e imperial vexilló-
(S'egli fi deurà dir) ch'ognialtro mai ? De l'ampia libertà tolta da Bréno
.
Perch'a mefolopurtocco'lgran crollo. Ala cittadefua rende Camillo,
Rinaldo lettor mio come vift bai Quelle genti viril carchedifennoratő

Vnqua al viaggiofuonon fèriparo Per l'allegrezza de igran benfortiti


Sperado alfinporfinaifuoigranguai, Alui fegni d'amor piu voltefenno,
Ma apuntogiunto ond ergia fi deftaro Similemente il valorofo Gritivo
Cb'alparangon delpoi,deftieranpoco, Quando ritorno Padoa in libertade 7
Queinelcomun dolor s'incominciaro , Hebbe di quefto amorfegni infiniti,
I
Echinonfachepiurifcalda ilfoco Mane Camillo inquella antiqua etade
Se gliè propinco l'huom ches'è lontano? Neinqueftail miafignor ritrouò mai !
Tanta di quefto liberalitadesk shivu: ¿
Rinaldo'lfa ben'ci,però l'inuoco,
Quáta'l noftro Rinaldo oltra ad Alcui}
La bella donnafua tien lui per mano
Etparlafeco,ond ei tatardech'Ifchia Neritrouòpofcia c'hebbe vint❜eivi

Piu mai non arfe,o Lipari,o Vulcano, Quelfuo riual dicui nangi io cantai,' '
PARTE 120

Perche Laban con tuttiglialtri bebrei Etcofi dato vn'ordineiguerrieri
Per la letitiagrande a lui moftraro Gioftratori miglior di quel reame
Segni di queſto amor mirandi & bei, Veneroi piazza vn diſugran corfieri,
Quiuigrantempoingaudiofesteggiaro Quiui Rinaldo anch'eip lagranfame
Congioftre, con bagordi, er mille fefte Difar veder a lafua donna spunto
Ch'affai tutto quelpopolo allegraro, Qual buomfoffecolui che lei tant'ame,
Maperche al paladinfoffero quefte Da gioftratorn'era venuto inpunto
(Che purle vedeu eifarpfuo amore) S'ungra corfier da re Laban hauuto
Acette molto, e adargli gaudio prefte, Baiardo no, ma nõgia caual ſpunto ,
1
Nonperò glifemauano l'ardore Et quiuifopraquelfece veduto
Che per l'altrui virtu fama et bellezza Ch'er'egli un caualier merauigliofo
S'eragia accefo nelfuo ardente core, Vnguerrierforte,e ungioftrator copiu
Anziquanto a Laban quefta alterezza Neflunfecogioftroefi valorofo (to,
Deiber triomphie al popolo giugnea Ch'einolofcaualcaffe, erfemprefaldo
Et a lafigliafuapiu d'allegrezza, Com'un Achille,od un Hettorfamofo,
Tantopiufempre in lui l'ardorcrefcea Ma a che dir d'altrii parangon mifcaldos
Donde bifognòpur ch'ei finalmete Stette eglifemprefermo ne lafella
Lo difcopriffe a lafua bella Hebrea, Com'un poffente & fingular Rinaldo',
Queftafcorgendo luifiero er poffente La bella donafua che maftra anch'ella
B
Com'erapur ,glidiffe un di, guerriero Erafra caualier di portar lancia
No vuoigioftrar er tufra queftagétes Tuttaftupi per l'opera nouella,
Non uuoi tu dimoftrar che magistero Et diffe io credo bomai che Carlo i Frácia
Habbian dicorrerlance intue paefe Poffa bauer queiguerrier fi valorofi
Quelle genti viriliche modo alteroz Quanto rifuona al módo , es nõfia cian
Bensapete chefi,ch'iofon cortefe Pofcia chefa coftui fi gloriofi (cin,
Rifpofeilpaladin,ch'io uo mostrarlo ** Fatti com'eifa pur fi degni,& rari,

(Cheper questo parlartutto s'accefe,) Cotantobegli ,& fi merauigloft ,


Coficifoffe un paladin di Carlo Dondepchefian queiſorglialtri chiari
Perch'io poteffe con bon parangone Seco miuòprouar,che s'ei m'atterra
C •
Farui veder s'io poffor s'io uofarlo. Polfa nel mondo dir nonhauer part,

Dung
,ticredi che'l figliuol d'Amone Et cofil'armefuepronte a la guerra
Rifpofe quella alhorpar non trouaffe Sifè veftir , s'un caua! [donino
Qui fra noi igioftratouer al di Milone? Senza ſtaffa operar sbalzò di terra,

Et egli a lei quand baurem l'haftebaſſe Quest'atto valorofo er pellegrino


Si vederal ualor de iforeftieri (Tanto piu visto ne la ſua alta donna)
E'l voftro, et quáto lun laltro trappale, Pacque oltra ogni mifura alpaladino,
SECONDA
Nonſarà gia che mai il cugin d'Orlando
Tal ch'ei difleper certo ofcura gonna
Verde,saguigna pfa ,od arme vnquaco Volutohabbiafarprouadiſeſteſſo
'une dõna cổ la lancia o'lbrando,
Non vefti al mondo piu gentil madona , Cótr
L'h ono r tutto è di voi, cert'io confeffo
QualCamilla hauria mai fatto fi fráco
C'hauete uinto adbor donna colui
Atto qual'bor cofteisqual mai regina
er eſſo ,
Di quelle ch'unamama hãno di manco ? Ch'ad altri uinc mai non fù conc
Neffuna certo, anzilagran dottrina IJon Rinaldopaladin di cui
D'Orlando , a paragon ne verriameno Parlaſte dianzi, er fin quidel occafo
M'ha tratto'l nomegrande ch'è di uui
Chefoura agnialtra l'ha coftei diuina,
Enfu'ldeftrier tanto s'oprò , ch'apieno Neper un mondo effer uorei rimafo

Conobbe ilpaladin ch'ella haueal'arte Poi c'ho vedute l'opera conforme


Diportar lacia & gouernare vnfreno, Al grido,ch'alvenir m'haperfuafo,
Ahime ch'èpurchechi nófegue l'orme
Tante cofe ellafece a parte aparte
Co vna hafta,colbrando , colofcudo Dei virtuofi , in quefto mondo perde

Chepienea dirle ifarei mille carte, Tanto quanto colui ch'ognihora dorme

India Rinaldo ,paladin concludo Chi triftamente iltempofuo difperde,

Che miglior caualier di te nonfia Atortofi duol poife fconfolato


Se dime'l mio deftrier fai reftar nudo, Séza alcunfrutto alfin refta egli al uer
1 (de
Teco miuo prouar,per cortefia Io di uoftra uirtute innamorato
ra ndo
Ropiam due lancie, etfia l'honor di qllo Quifon uenuto , ond'ho che copre
Cho'l lungo tempo mio ben confum ato
Chel 'baura rotte conpiuleggiadria.
Rinaldo che con leifatto un duello Seguir loftil di uoi maiſempre intendo ,
Volentier fe n'hauria d'unaltra forte Far voftre uoglie, er tutta la mia vita

Quefto'nuito bebbe al corftranio coltel Speder in quel ch'auoi verra piacédo.


ita
Et diffes'io vofar da guerrierforte (lo, Albor la donnafauia sbigott
Che Rinal do foffe ei filraſ feilguanto
(Gioftrando con coftei) Pultimaproua
So che torò l'honor di quefta corte, Etprefolui per man fecepartita

Dalaltro cantoper lo mio migioua Parlando quelchefia ne laltro canto.

Far'il douuto, comefia mai quefto CANTO XIII .


·
Che cotra'lproprio cor di me mi mouag
Etcofi inqueftariuerente & prefto E quella donna che battendo l'ale

Vnferuitor di leigli diede in mano SP


Porta a gliorecchi altrui di gete igéte
La lancia che'lfuo amorfè manifefto , Le virtù d'altri,i uitii , e'l bene e il male,
Portato a uolo bauea nel occidente
Perch'ella tolta& preſo poi del piano
La ruppe in terra a mezza via,gridado Ilnome di colei ,per cui Rinaldo

Noandragia efto honor a Mot'albano, Er'ito d'ethiopia in oriente,


Ella
127
PARTE

Ellabenʼanc'hauea nelfeffo caldo V'è di Bertagna ilfranco Salamone

Diriportar,portato in Catacora Ilcont' Anfelmo , e'l pro Daneſe Vgieri

Ilgrannome di lui poffente er baldo, E'l poſſente Gualtier da Monlione,

Dung elfabella Hebrea béſapea anchora V'e'l generofo ftrenuo Berlinghieri


Elfort'Aftolfo,& r l'eccellente Auino
Ch'er'effopaladin'buom valorofo
Ne l'arme, le uirtu ,ch'altri s'bonora Et con pochi altripar, Palto Olivieri ,
Però piu volt'bauea con corfocofo Guidonfeluaggio u'è ,u'è Baldouino ,
Bramato di veder queſto guerriero V'è Sanfonetto, Auolio , Egibardo ,

Tantopien di virtu, tantofamofo, E'lprio,er laltro,et poilaltro Angiolio,


Com'adunquediß'ei ch'er'ei l'altero V'e'lfiero Ottone, etuluiril Ricardo,

Signor di Montalban,rallegrosfi ella Ambili Marchi,e'lprouido Anfuigi ,

Etfece a lui d'honor piu che'lprimero, Et Guottibuoffi anch'eiforte etgagliar


Et di molt altri affai chefan Parigi (do,
Indi conpiu amoreuolefauella
Sempre parlando del valor di Francia Famoso al mondo la Francia & la corte
Lo conduffe afmontarfuor de lafella , Diquel fignor cheferue a fan Dionigi ,
redm
2 Diceua ella icredeaſpeſſo una ciancia Mafoura ognialtro u'è lo ftrenuo etforte
Quando odia ragionar de i paladini Chiarofangue gentil di Chiaramonte
0
L'oprar del brado, e'l correr dla lacia, Cui par al modo mai no ſpenſe Morte,

Maadborac'ho veduto i pellegrini Vipotrei dir di Ricciardetto ,ilfonte


Fatti di te baron,certo credio Digagliardia,d'Alardo ,ei fratei loro ,
C'huominifiate voi quagiù diuini , Malafciam tutti, dicbiáfol del cõte'.
Elpaladin a lei,madonna il mio Orlando donnaper quel Dio ch'adoro
Valor no è giaafai , ma in Frácia certo poſſanza , e arte',
Ha'n fe tanta virtù ,

Ei u'è be grande, er no haparper dio, Valor,ingegno ,cor,gratia,& decoro,


Che lefeendeffe il tremebondo Marte
Se queiguerrier vedefte uoi , l'esperto
Vn giornofar,con le lor armein mano, Afarguerra colui , n'haurebbe ſcorno,
Direfte ben ch'è uer qlchor u'è incerto , Se non in tutto, almanco in bona parte,

V'è Carlo magno imperatorfourano Quefti è unguerrier ch'adar puo d'ogní


Ouuqei uorà mai,ch sẽp honore (torna
Huomo ne l'arme generofo tanto
Ch'ognialtrores'auanza , er di lotano, Riporterà d'immortal laude adorno ,
V'è l'arciuefco di Parigifanto Cofire Carlomagno imperatore
Che tanto maneggiarfa arme & caualli Per lo tanto valor diquefti viri
Quanto la croce e'lpaftoral'e'l manto, Felice almondofi puo dirfignore,

V'è Namo quelgran fir chei quefti balli Mapercheſempre'l ben ſenza martiri
Sifidiporta ben,ch'al parangone Godere nonfipuo ,perche Fortuna

Star puo d'ognialtro buo tal,che mai no Vuol che l'huo qlche uolta achofofpiri,
falli ୧
SECONDA

Come ne le buon berbe inparte alcuna Faròpel mondo di quelchefè Vliffe


Nonfi ritroua mai che non uifia Etpoi venga dimequel che Dio vuole
Lappola, ortica, od altr'herbaíportuna Ch'in ogni modo mor cio che mai viſſe,
Cofi fraquefta egregia compagnia Rinaldo alhora a legentilparole
Non uolfe il ciel che non ui foffe alcuno Sirallegrò come Phetonte ,quando
Chelorguaftale l'ampiafignoria, Ilfuobel carro a lui promeffe ilfole,
Bauene adung e in lor trifto qualchuno Percio chefperau'eifeco tornando
Et tanto,ch'eglianchor al chiaroftato Condur in Franciala fua bella Hebrea
Farà coltempo acerbamente bruno , Per cui tant'er'it'ei peregrinando ,
Et Carlo che coftuitienſempre alato Maancho Orpheo gia di ricondur credea
Nonfe n'auè pcbe co gliocchi il guarda Lafua nel mondo, &೮ pur riperſe lei
D'buoch'è difalfa dona innamorato, Chepbauertantogiafatto bauca,
Albor la bella Hebrea , Rinaldo, tarda, Cofi Rinaldo adbor, chifa com'ei
Gano de effer coftui,quel di Maganza Conduraqftate purlettor fe'l uuoi
Che fama diperfona hafibugiarda, Saper apien,leggi li verfi miei.
E'lpaladin,o Dio,quanto s'auanza Ilpaladin com'a i paefifuor
Delpeccarfuo aft'buo,chefin quifuona Diffe la donna di uoler venire
De le buon oprefue la rimembranza, Lieto rifpofe,andremo entrambidoi,
foggiunfe od immortalperfona,
Indi Etcofi fpinti affai dalgran defire
Forfe val tanto efferfamofo al mondo Per auiarfitofto al gran viaggio
S'ordinaro in unpunto dipartire,
Per un'operarea quanto vna buona,
Quest'èdonna colui queft'è quelpondo Ahime Rinaldo abime, che tato oltraggio
Ch'oprime Francia, s'enofele leua Ti veggofar a quefta tuapartita
Tanto l'oprimerà ch'andrà al pfondo, Ch'i fudo rimembrando'ldigenaggio,
Delreftopoi il ciel piu non poteua L'accorta donnafauia & ben compita

Quelpaefe dotar d'ognialtro bene S'eragia auifta che'lguerrier cortese


Perch'è dotato apien quant'ei rilaua, Haueaper lei nelcor d'amorferita,
Albor la bella Hebrea,com'ancho auiene Però penfando a le fuegrandi imprefe
Souente ad buo cui troppo voglia fmaga Ch'era andarfeco, & bonefta feruare
Difar cofa,ondepoi nonfi ritiene Nouo configlio aftutamentepreſe,
Si fece a quefto dir cotanto vaga Diffe ellapaladin,nanzi al'andare
D'andar in Francia , che diuene aguifa Farmi unagratiafolfarai contento
D'buo,che s'ei no ha'l fin mai no s'appa Perch'io piu certafia d'ancho tornare,
Etcofi albor albor tutta conquifa (ga, Et quei,che penfò d'altro in quel momēto,
Dalgran defio, vederò Francia diffe Diffe dite pur uia,dond'ella prefta
d'andar la la uia non m'è precisa, Giuradifarlo, eife facramento,
+Se
PARTE 122

Poſcia ella a lui quel che per laltro refta. Pero contentofiigentilguerriero

CANTO XIIII . Farmifett'annicompagnia pel mondo


Senz'offenderla in me pur col pefiero,
Lafcun ch'al modo , la Natura agente Et quefta è allagratia, a cui riffondo,
D'ogni cofa mortal ,forma,ba da lei . Tum'haipromeffo, erfo che'l
feruerai
Ch'amato effer uoria da laltragente
', Perchefe m'ami,a tefia poco pondo ,
Etio altrefi guerrierche da coftei Rinaldo alhora a lei madonna,mai

Taleformatafui,n'ho piacergrande, Cofanon volfiiofar,che dispiacere


Et dicend'altramente,i mentirei , Deueffea donna,& non ui purpenfai,
Tuqui condotto t'hai da le tue bande Penfate adunquefe debb'io volere
R
Diciper amor mio,per la granfama Contraquel
far,che piu bramate uoi
Ch'iui buona di metanto fipande, Cuipiubramo ch'a mepprio , piacere ,
Et bor mi moftri affaick'l tuo cor m'ama Non lo credete no ch’unqua u’annoi ,
Peròfe dicefs'io d'hauerlo a fdegno Saremfempre daccordo in ogni cofa,
Contra aftafarei chen da tal brama, Hauremo un voler sèpre entrambidoi,
Piacemi adunque inuero , è ben degno S'antiquamente per laltrafamofa
Pofcia ch'amatafon da un'buō di tanto Figlia ancho d'un Laban , ql cheglingan
Valor,fede, virtù ,gratia, & ingegno , Fece algenerofuo conlaltra sposa (ni
Cofila donna,indifoggiunfe , er quanto Serui ilpadre Iacob quatordici anni,
Polo a te rendergratie, a te ne rendo, Perche non poffo & ioferuir uoifette
Obligata ad amore in altrettanto, Che piu'l ualete, nocurar d'affannit
Ma ancho natura,unaltro don , cóprédo, Abime Rinaldo che quelpadreflette
Cha dato a noi, & è ch'ognibuom uoria Tanti anni inferuitu, perche piu uolte
Effertenuto buono, anche nonſendo , Quelmáca a l'buo,ch speme a luipmet
Et chi d'effer di certo , eſce di via Et cofi adhor tem'io che de le molte (te,
Dannatoè da ciaſcun , neſol da i buoni, Queft'una ate nonfia,perchepur speri
Ma da quei ppri anchor, c'han uita ria, Cofe cheforse alfin tifiano tolte.
Le donne,in tutti i lorpiu eccelfi doni Gran cofa certo che ifidelguerrieri
C'habbino oda Natura o da Fortuna, Delfignor noftro Amor , che puëtura,
Od'altri chi chefia che lor componi , Ofuo uoler, oper cafi altrifieri,
Hanno la caftità,quella, quell'una S'abbattono ad amar donna, cui , cure

Che s'è lor denigrata unafol uolta Siaftata ai padrifuoi di nominarla


Piu non è chiara mai, tanto s'imbruna , Come coftei c'hor m'empie la fcrittu ra,
Et io che quefta in me tanto raccolta Debbano fe uoln'ei mai conquiftarla
Tengo con curagrande, cor fincero Seruirfett'anni i pria,etposcia anch or a
Voglio ch'a poter mio non mifia tolta, Nobauerfatto niéte, tanto amarla ,
a ii

1
SECONDA

Forfe che affo nome bain fe d'ognibora Cofi men vinto da i dolori, & ftanco
Questa prerogatiua oue ei s'indonna Potrò laftoria mia meglio cantare ■
Data ad effo dal ciel ch'altri l'ignora , Cui pur vengop quei ſi ſpeſſo manco

Forß'anche ( etpiu'l cred'io)ch'ogni ma Lafciando adunque a te quefto operare


Chporta ql ,tat'è sépal möd'ella ( dōna Ateche'l maftro fei, cantando torno
Bella piu ch'altra mai che vestigonna, Ad effapurchefi mifa sfogare.
Chefeuuole alcun'buom coquiftar quella Quando Rinaldo ilcaualiero adorno
Eben degno ch'ei fpéda un tépo lungo, Hebbe promeffo a lafuabella Hebrea
Come lo vale ognigran cofa & bella, Quelch'ella chiefe a lui ,sézafoggiorno
Et io ch'a mal miogrado alcor maggiun Quafi come un Giafone , e una Medea
fofede(go
Tutte efte cofe (amore iluuol ) Quindi lietipartiro entrambi infieme
Ch'è tutto ver gfto c'hor'iocongiungo, Per toftoandar v'llor defio tendea,
Scruito bogia com'ellafanol crede Et cofi inpochi di ,di quelle extreme
plofuo'amore, Parti del modo vfciti , alaltreentraro
Sett'anni intieri Amor ,
Et di cheferuitufa chefè'l vede, Chelor guidauan via có migliorſpeme,
Neptufperobor di lei che le prim'bore Etin meglior camin s'incominciaro
Credoch'Amor no uoglia anzi nopoſſa Auiar verfo noi pur con fperanza
)roperle'l core,
(Percio ch'ella no uol Ditrouar Carlo imperator preclaro ,
Felice padre che la fuapercoffa Et quefto ancho potria con mentardanza
Sanopur vna volta,alfin di tanti Chenonfi credon❜ei ,loro auenire

Anni, ch'ei la portò nel cuore, l'offa, Perch'eglipurin laua conifianza,


Amor tiferuirò quattr'altrettanti, Sai ben lettor che lo vedempartire
Rompile'l cor,fa di possanza extrema, D'Alifto ardete, cofua grá cópagna
Vie (shai bifogno) a me,d'agofcie etpia ',
Inuerfo la Rosfia vincendo gire
Fa ch'ella atefiredaer che notema (ti, Fucr dung Alifto & fuor tutta Lamagna
Che lefarem,tu bonfignor, & io Incominciòfar ei l'operegrandi
Bo feruofempreinfin'a l'horSuprema, Chefan lafamafua nel modo magna,
Cofi fi dira poiche tufuidio Quiuiperforza de gliaberi brandi
Cofi faraionnipotente detto Gli Vngberi uinſe & li Valacchi tutti

Cofit'adorerà ciafcun cor pio, Huomini alhor ne l'arme aſſai mirandi,

Etio fignor che del ualente effetto Indi molt'altri affar vinti & diſtrutti
Tanto n'haurò di bene, a tua alta gloria Entrò nela Rosfia tanto arogante
Faccio a te uoto,& la fe t'imprometto Ch'un leon pareu'ei fra glialtri brutti,
Chefaròfempre il di d'efta uittoria Mano troppoper lei l'altere piante,
Vnfacrificio a te comefi fa ancho Mofs'ei ,che bifogno far loroferme
Aglialtri deiperqualch'altra memoria Per nouo incotro che glioccorfe auante.
PARTE 123.

Trentagiganti da l'alpestre & berme Veduto Carlo tuttalafuagente

Eiuipropinque Carpante montagne Penfaro d'effafarfigran botino


Cheuiuuto n'hauriano lungamente ,
Sterili molto, fenza alcü baogerme,
Eranofcefi in quellegran campagne Però tutti in un punto ( ahi te meſchino
Per depredar qualcoſa aluiuer loro Re Carloche di reſei diueniato
Come le bestiefanfiere & griffagne , Ne le mande li lupi vn'agnellino ,)

Etper cafo effo rediede in coftoro Lor s'auentaro,& tanto arrabbiato


Donde bifogno luifopratenerfi Adunperun,ch'unpareu'un leone
Perch'eran afti infieme unftranio choro Vnaltro un lupo, unaltro un can'aiZZ
Come vedrai lettor neglialtriuerfi, Et quiui in lor cogran cofufione (to,
Cominciaro apigliarne er farnefiacco
CANTO XV .
Perfornirtempo affai la lor magione.

certo i gran in Qualchun afto un


Ch'antiquamétefecero, perforza D'ogni cosa l'empia toftor confufo
Haurebber toltoilparadifo a Gioue
', Comechiqueld'altruifi mette afacco,
Se fofferoftat'ei di tantaforza Tal chefouentefi trouoe rinchiufo
Quant'eranquefti che trouò re Carlo Qualche cauallo & qualche caualiero
Lafoura l'Eufin verfo Gomorza, In unfacco medefmo & forte & chiuso,
Perche'lloro valor di ch'iofi parlo Qualchaltropoi dilor ch'era anchofiere
Fa chefi crede erben,tant'alto er'ei Ne legaua deglialtri a coppia a coppia
Ch'ageuolmente haurian potuto farlo , _Comelegar capon chifalmeftiero,
Felici dunque uoifuperni dei Et qualchunaltro ad altra uiagliaccoppia
Chenonfi ritrouar nelmondo albora √n'huomo un caual com'ache fpeffo
Queftipoffenti difpietati & rei Fa chile coppie de li polli addoppia ,
Perc'haurebber di uoi fatto in quell'hora Qualchaltropoi per non tardarfefteffo
Quelche uolferofar di Carlo magno Coficomeli prendeiporta uia
Et delagentefua ch'era qui anchora, Fttorna perdeglialiri al modo ifteſſo
Ma con Orlando nonfu maiguadagno Et cofi Carlo manfa'n compagnia
Se qualchun uole mai co lui far guerra Delfuo corfier,portato a l'afpra grotta
Sitroudfemprevitimamente al gagno, Di quefta gente ualoroa & ria,
Et quefto c'hordich'io punto non erra, Et veramente ch'ei ben parue allhotta
Leggi lettor e'l vederaifar cofe Inspalla un'agnellino a un lupo ladro
Ch nofor mai da l'India a l'Inghilterra Odun pollaftro ad una uolpe giotta ,
Questigiganti,anzigran beftie ontofe Da vnaltro canto unaltro affai leggiadro
Ch'iuan predando indifferentemente Porto Turpin comefi fa lanterna
Come lefierefanpiu rabbioſe, Quádofiuuoll'andarfar no bugiadro,
a iii

859
SECONDA

Namo Olon con la lorforza interna Et effo Orlando iui in un punto corfo
Sopra unbaltonfor viaportati , come Dicendopofagiùpofa villano
Sifan lefecchiepiene a la Cifterna, Ch'egli non è un'agnelſe bé tu un'orſo ¡
1
Ganper unpiede arando con le chiome Gli taglio tutta uianetta la mano
finato uia com'unbel porco
Fuftras Et quei cadendo diede ungran muggite

Quád’einó vuol andar dou'altri'lpme Che parueben'il bueficiliano,


E unaltro pur di quei lurcone & fporco Pofcia riuolto ad Olivier spedito
Dicendoad altrifuoi,neffun no uegna Diffe cognato mio par ben che mai
State a veder com❜io ben quefto inforco, No babbiam vifto alcungigante ardito, 1

Aguiſa d'huom che prima lcolpofegna Par ben ch'aigiorni noftri in altri tai
Inforco Auino,& uia portollo in spalla Luochi del mondo,no fiam'unqua ftati
Come'l uillanfa'l fascio di gramegna, Aquefteproue, a maggiori aſſai,
Ecofi alcun di lor punto nonfalla Chefi fiamtuttinoi cofi lafciati
Chetutti in una od in unaltraguifa Vilmenteimpaurir da efti ladroni,
Neportano qualchuno a la lorftalla. Et prefi come beftie er mal menati,
E'lcont'Orlando a quefteftranierifa Echefaremmofe mille leoni
Nonfi moue di paffo, nonfoccorre Nefoffero dintorno,adunque noi
La caragentefuatanto derifas Silafferem trattar come poltroni
Si ben lettore mio, ei ben traſcorre Su caualier ch'è preſo il noſtro Roi
Queste campagne, erfa tantefacende Et liberarlo al tutto ne bifogna,
Ch'inpochi verfi nonpotrò mai corre. Nonfeteipaladin di Francia voi?
Come'l
fiera leons'altri l'offende Che danno'lnoftro fia quanta uergogne.
Quant'èpiu offefo mai ,maiſempre táto Sefilaffarem uincere a coftoro
Piu in iragrade eigran valor s'accede Contanta villania tanța rampogna??
Cofi queftoguerrierfamofo,quanto I n'hogia morti almanco otto di loro;
Piula brigatafuaguaftar vedea Etgliucciderofolo tuttiquanti
Daqueftefiere che valean cotanto Se perle man di Iddio prima no moro
Iniraer inualorpiu s'accendea, Faro ben lor vederfe congiganti

Ettanto alfin s'accefe in quella, e ingllo Safar battaglia Orlando ,& quátofeco
Ch'eifecepur ql ch'ei purfar deuca, Guadagnano in coprartai mercatantı,
Vn dicoftoro bauca prefo Rondello Venitepaladin venite meco
Etper unpie'l tenea come'lpaftore Cheglucciderem tutti e fuor trarres
Suolfar quádopred'ei qlche fu'agnello, Il noftroimperator dellorospeca, (ma
Donde Olivier che delfuo corritore Etdetto quefto ,col ualorſopremo
Nonfi potea ualer, chiefefoccorfo Incife ambelegambe ad ungigante
Gridando ad alta voce,alfenatore , Ch'eramaggior affaiche Poliphemo
124
PARTE
o ſſe ei l'arte e'ldomine
Pofcia ad unaltro affai maggior chAthlate Ouer c'haue
Traſſe unapunta,etfùfimalfuogrado Difar comfer li dei quando fuggiro
Delem ania Thipbeoper buon camino,
Ch'eipiu nopuote a luifparrir dauante ,
Vncerto altrograndon come Encelado Maperche ei non vi fia,non però miro

Prefe Baiardo a guifa d'huo ch'adocchia Ch'egli


faccia minor proue di quefte
Di preder ben altrui s'eigiuge al uado, Lauefitroua pien dira,e martiro .
Era ei venuto in quellegranforefte
Et quei dei calzii die ne le ginocchia
Di qua dal monte Anubbio moftruofo
Et glielefcauezzo dou❜eran piu alte
Com'buofarialoftelo a vna canocchia, Ver quelc'ha ambe lefcithie manifefte,
Pofcia ad unaltro cheparea Phialte Et perche era lcamin periculofo
Lanciatofi ,co i denti il prefe ftretto Perlefiere crudelch'ognibor uiſono
uom ch'èfofpettofo ,
Et benche corra, tiri calzi , erfalte, Iua come ual'h
Tantofitene lui,che Ricciardetto Neunpunto purpotea mai abandono

La padagli caccioe quant'eipoteo Far de la donnafua perche di lei


Piuche di fe temea com'era buono , $
3 Talche l'ania alborgli fgobro'l petto,
Indi da nouo ad un nouel Thipheo Maperche fpelo auien che ifanti dei

Diede nel uentre de le zampe , in modo Ochefortuna fa ,mandano a noi

Ch'lfiatofuorgliuſcio come ad Antheo Quelli chepiu temiam futuri omei,

Quádo Hercolfece a lui lo ftretto nodo . Auenne anchora alpaladin che iſuoi
Penfier che temeu ei, venero ueri
CANTO XVI .
Come vedrai lettorfe veder uuoi.

GRá cofe certo ilgradftrier Baiardo Quarátagran centauri alpestrier fieri


Fèfra quefti giganti innanimato ombrofa er

? Dalpprio ualorfuofiero etgagliardo, Che da lungeparean o caualieri


Mafefopr'effo albor uifoffe ftato Iuanper quindiin vnafola accolta
Operpastura oper trouarlafonte
Rinaldo ilfignorfuo, certo maggiori
L'bauerebbefatt ei,uia piufpronato, Comeglialtri animaifanno tal volta,

Ets'effofignorfuofra quefti errori Etper ventura in un'alzar di fronte


S'haueffefopra quel trouato, certo Vn uide i caualier ch'infiemeftretti
Caualcauano via ver l'Imao monte,
N'hauriafatto a le fuefuperiori,
Anzi'tail'haurebbe ei, come huomo expto Per lo che alhor alhorſenza altri effetti
Chefe qualcbun di lor uoluto baueffe Vfa di tutti,& venne via uolando

Fuggir a lui di manper quel deferto, Aguifa d'huom che'lſuo cauallo affretti
Forzaftatofariache infen teneſſe Glialtri in vnpunto poi tutti mirando
La pietrache cercoegia Calandrino Il correr di coftui,lofeguitaro

Per lo Mugnon ,
fi ch'altri no'l vedeffe, Com'anchoicaualierfan caualcando, •
a iiii
SECONDA
Tal che al baron difubito ariuaro Parti cheper tefrafar tanto acquiſto?…
fiuolto prefto Gioue non hebbe mai donna cotale
Et queich'odi il romor ,
Perfar ( s'erauopo a lui ) qlche riparo, Al tempo d'Europa o di Califto ,
Marofi come a luifu manifefto Ma l'animal cui del gridar non cale
Ch'eranquefti centauri, nonperfone Porta la donna via con tanto corfo
Che farà diffeo Dio chefarà queftos Che non logiugneria chi va con l'ale,
Non è anchor spento ilfeme di Ifione? E ella dimanda alpaladinfoccorfo
Opurfiface anchor nouellamente Et quei noglielpuo dar che nõ l'aggiuge
Qualchaltra nebbia informa di Giuno Quantunque corra arilasciato morfo,
Et cofi in quefto dir ,fubitamente (ne? Et nonpuoferir lui tanto da lunge,
Fuchiuso intorno, un diforza troppa Perche non ba come hauea Alcide l'arco
Prefe la donnafua molto poffente , Con chelontano affai ſpeſſofipunge,
Etafè mife leifopra lagroppa Chefara dunqueilpouerelfi carco
Indi pronandoalcorrer uia fefteſſo Et dira , di difpetto , didolore?
N'ando piuprefto affai ch chigualoppa, Comefifcarcherà di quefto incarcos
Certolettor che parea queftiNeffo , Machefarà anche Orlandofenatore
Et la donnaparea Deianira, Ches'haperfo coftui la cara donna
E'l paladinparea proprio Hercol effo, Ha perfo anch'ei ilfuo Carloïperatore!
Ma'l ualorgrandefuo,la fuagrand'ira, Faranno malfe luno & laltro aſſonna,
Maggior che quella d'Hercole i effetto Mafefaran viril come effer denno
Fach'egli piu diluifuria e adira, Quest'haura'lfuofignor,qlfua madona
Tal ch'in tanto delor tanto difpetto Igrangiganticbere Carlofenno
Entro chepareu eiproprioAthamante, Lafoura l'Eufin lorprigionicro
Ol Ecuba crudelfenza intelletto , Hebbero alparermio non tropofenno,
Etcoft in talfuror moffe le piante Perc'haueano a guardarlo da vn guerrie
Del prefto caualfuo dietro a coftui Che lo toria di man non folo a loro (ro ,

Chefra queglialtrigli correa dauante, Ma aquel Gioue che i ciel regge l'ipero
Etcon vocecrudelgridaua a lui Quando ello Orlando incominciò coftoro
Tunon mifuggiraife fofti Eoo Strignerfifieramente,& amazzare
Ch'in capagna bo ben'iogiunt'anch'als Etfar prouecui par mai non neforo,
Spofa non è coftei di Perithoo (trui, Incominciaro anch'ei diſopraftare
Otibifognerà volare in ciclo Et dubitar di non morire tutti

Omeglio affai cangiarti che Acheloo, Comegran parte hauean vedutofare ,


Non meletorzer beftia unfolopelo Però co iprigionier c'baueano addutti
Cheper lo uero Dio tifarò trifto Deliberaroftarfine lagrotta
Piu che nofègia Marfailfir di Delo, Etlaſciar glialtrifuorfalui o diſtrutti,
PARTE 125

Manonfanno ei che Cacco hauea codotta Perche non potra'l conte anch'ei prouifto
Anch'ei la mandra d Hercol ne la buca Aprirne un colaspada , ond'efcafuore

Etchegli fu poi tolta; & quella rotta? Re Carlo ilfonte de la fe di Chrifto,


No fan ch Orlado i ogni guerra un duca Orlando lettor mio con tanto ardore
• Diede del brandofuofu questofaffo
Puofar d'ognigranjajo o duroferro
Quelch'unaltropuo far d'una feftuca! Forfe aiutato anch'er dal Saluatore
Purcon aftopenfier fotto unpiu fgberro Che nefece di quel maggiorfracaffo
Et deglialtri maggior, che tuttauia Che nonfanno colfuoco i gellarini
Portaua inmano un ponderofo cerro, Lafu afan Raphaelper trarne a baſſo ,
S'eran tutti ridotti in compagnia Talche reCarlo glialtri parigini
Ets'iuan retirando apoco apoco Ch'eranfatti ladentro adun prigioni
Per entrardentro alafpelunca ria, Da queifierigiganti malandrini
Et cofi tantofer che al tetro loco Sirallegraro a quefte uifioni
Giunferopur,er u'entrar tutti drento Comfer lifanti Padri al Limbo quádo
Con pefier d'effer certo alfin delgioco, Ruppeleporte Chrifto a ilor demoni ,
Perchecome uiforo, in quelmomento Pofcia effo altero & valorofo Orlando
Mifernanzi a laporta un tanto ſaſſo Entrola dentroaguifa d'un leone
Che moffo non l'haurian perfone cento, Quandofra altri animai ua rabbiando,
E'l conte alhor,chifia mio buriaſſo? Et quiuitantafe confufione
Chim'infegnera a roper queftapietra Chepiu non nefarian volendo bene
Deb uien'Alcide afar di leifracaso, Megera, Aletto ifieme, er Thefiphone,
Martefe mai da tegratias'impetra V'eran quiui entro de leftantie piene
Fach'io la rompa, er me nefacistrada Di donne, difanciulli, er di brigate
Colbrádo che a honor tuo mai no s'arre Comne le cafe altruifouente auiene,

Fa ch'al modo chiarfia to t'aggrada (tra E'lconte Orlandoſenza bauer pietate


Ch'un tuo buo caualierfacciagrad'opre Tuttigliuccide, et n'ha maggior traftullo
Etcofi in quefto dir menò laspada, Quanto dimoftra in lor più crudeltate
Ma questo canto quel ch'eifè non fcopre. V'erano per le cune alcunfanciullo
CANTO XVII . Diquattro mefi ofei,lugbiotto braccia
Et altri veti, c'baueano anche ilfrullo,
E quel chegia menoefermo & inuitto Et effo Orlando ne i lor ventricaccia
Il popol d'Ifraelperlo deferto La Durlindana,& taglia via le mani
Diman diPharaonfuor del Egitto Aqlla madre chepiu piagliabbraccio ,
Faceacon lafua verga unfalfo aperto Scilla nonfu giamai tanto a romani
Talche l'acqua n'ufcia pelpopol trifto Crudel , quanto horaqueftia quefte gēti
Mifterioforfe d'alcun ben couerto, Ne tanto Capaneoftratio Thebani,
SECONDA
Giuano al cielo i dolorofi accenti Dalemontagne Tucche ale Amadole
Etfaceano intronar quellafpelunca Tutto'lpaese, e infino a l'Eufino
CheStromboliparea con tutti i venti , Ealariuiera de lagran Meote
E'lfenator con lafuafpada adunca Conuerfe Carlo al Saluator diuino
Semprepiu quel terren,piu pieno d'ira, Pofciafi traffe alfopradettofiume
D'incife mebra, di gra sague igiüca, Per paſſar anche in Aſia afar camino,
Vn
per la pancia, vnper legambe fpira, Ma prima iguerrierfuoi come è coftume
Vnspiraper le braccia, unperlo petto, Dei generofi cor, uoler vedere
Vnaltroper locol l'anima tira , S'altro u'è (douefon)famoso e in lume,
Baiardo era quiui entro & Ricciardetto Sparfero quindi le lor altefchiere
E'lpro Danefe, Aftolfo, Olivieri, Etfolazzando nonfe n'andarguari
E'lcote Anfelmo ,e Alardo, e Safonetto C'hebber dellor defiofommo piacere,
Et tuttiglialtri paladin piu fieri Percio che d'Alejandro igrandi altari
Che da queigran giganti a la capagna Videro, quei di Cefare immortale
Non eranftatifatti prigionieri, Chefanpurfes al modo erano chiari,
Et con laforza lor virile magna Orlando a quefti,intentofifè tale
Ciascuno afar del malquanto s'abbatte fa'l buonſcultor, quád'eifigüra
Qualfi
Il cont'Orlando volentier compagna, Ve,che perfettafia dal naturale,
Ma che piu uo dir'io fino a legatte Poiftatofoprafefuor di miſura
Occifero coftor di quei giganti Diffe oben venerandi altifignori
No che le done,i grádi,et quei delatte, ftatue , & diſcrittura ,
Oben degni di
Gatteperòlettor come elefanti Odegnifempre apien d'eterni bonori
Perche afamigliatal bene è decente Ogloriofi, o veramente degni
Hauer tali animaiper caſa erranti, D'effer di tutto'l mondo'imperatori,
Occifa adunquefi tutta efta gente Tu conte pouerello a queſtiſegni
Et liberati iprigionieri tutti Vnquanongiugnerai ftentati pure
Cacciarofuoco intutto ilrimanente, Con tutte le tue forze e tutti i ingegni,
Pofciaracconcier bene affai ridutti Pojciarilette anchor quellefcritture

Chep lagranfatica e'l gradeoltraggio Che l'haueanfatto dir queste parole


Molti erano di lor mezzi diftrutti, Etriconfiderate lefcolture
Quindipartiro , color gran uataggio Tolfe laspadafua,& com'huomfuole
Sotto illor capitanfi ualorofo Quandofitrouainforestierprefe
Inuerfo ilTanai prefer uiaggio , Scrivere il nome proprio e la fuaprole
Ma alfreddofiume grandee furiofo Scriffeco lei in un marmo, etgiù be ſcefe,
Nogiunferoprimei, chefergrandote Come eraftato la con Carlo magne
Digente uolta,a Chriftogloriofo , Quell'anno checorrea, ğl di, eğl meſe
PARTE 122

Poi fi parti con ognifuo compagno Et quefto vederainegħaltri uerfi.


Evenne al Tanai con buonafronte
CANTO XVIII.
Di paffarquelfulaltrofuo uiuagno,
Macomepaffera'lche non v'èponte? Vádo s'appreffa il gloriofo gierno
Come andera'l di là che non v'è barca Che'l mio imortalfignor del gra
E'lfiume è cauo aſſai piu ch'alto un mo sa Vitopaſſarfefto et adorno (canale
Andran co ilor cauai ,che be fi uarca ( tes Queprottigrandi delfu ' Arfenale
Su un'animalin Afia d'Europa Fano trarfuorgalee, che v'è lafonte,
'Athamate il carca,
Friffo'l fa béquand Et aſſe,& legni,& ferri, & altro tale,
Non venneancho gia d'Africa,Europa Pofciai un tratto ad altre man piu próte
Su un'animal, quel ch'altre voltepoi Deilorminiftri vfatia tallauoro
In Satiro conuerfo ottene Antropa? Fanfar deltutto un'honoreuelponte,
Si,paffar quefti ben,ma di que doi Et effo Signor mio ueftito d'oro
Ch'eranfopra'l moton, che nefù d'uno Paffafecuramente oltra ala Chiefa
No diede ei il nome al mar ch'achora ha Con tutto laltrofuoleggiadro choro,
Fia meglio adugalaifaraNettuno (ácoi? Cofi bor che Carlo a lafuagrádeiprefa
Dinouiponti oltraggio, e a la marina Tanai vuol paffare , ilfuogranprotto
Che apericolo tal metterfi alcuno, Apre l'Arfenalfuo ch'alfianco appesa,
Fia meglio affai imparar da la dottrina Et nel officiofuofacente e dotto
Del temerario Xerfe,che da queſto Quelche bisogna a lui perfabricare
Chefannoquestagenteperegrina, Vnpontebuon fuorine tra dibotto .
Se quando ne venia Leandro afefto Quelnegromantech'altre uoltefare
Haue Je bauuto unpontefopra'l mare Cofe ueduto babbiam merauigliofe
Nos'anegaua in quel,glè manifefto, Elprotto di reCarlo ne le rare,
Però re Carlo manfe vuoi paffare Et l'Arfenalefuo pien d'alte cofe
Securo ilTanai con li tuo ecqueftri E' la fua bolgia ch'egliporta alfianco
Fafar unpote, poi non dubitare' , Di cuitrà quando vuollepiufamofe,
Ma douefono inordine i maeſtri? Di questa adunque effo maestrofranco
V`fono li legnami apparecchiatig Visto ilbifogno di paſſar quelfiume
Huomini gia no bai teco a cio deftri, Ettutte laltre vie venire manco
No dici tu lettor,che gliapparati Vitraffefuorcom'erafuo coſtume
Non tiricordi d'effo Carlo pronti Osfidimorti,fal,carta non nata,
Adogni cofafar ch'io bogia cantati, Carboni, anella, et unghie, et herbe, et piw
Porta egli in vna mala ei maftrie i ponti Et laltre cofe ch'a lafu'arte ufata (me,
Che lofarianpaffare il mar de i Perfi Gli bifognaua albor,poi congran uoce
Noch'ogni picciolino ei fiumi eifonti, Tutta agiacermandoe laltra brigata,
SECONDA

Indiridottofolfotto vna noce Orlando aquefto ilfuo caual conuerfe


Allume de la Luna molto arficcia Et quei lanciando calzi anitrendo
Tutto irato nel uolto,& tutto atroce Vimontofu che nonpotea tenerfe
Cogliocchiaperti,& cólafrōte arriccia, Poi laltra gentefua tuttafeguendo
Fe'n terracertifegni, onde in un punto Vimontaro anchefu confreddo core
Sirifenti ininferno Barbariccia, E a laltro lato andarſempre temendo,
Et da quefto operar tutto trapunto Proprio a laguifa che noifem lettore
Ritroud Scarmiglione & Rubicante Quell'anno chetremauail ponte lungo
Et diffe lor,iofon dal maftropunto, Per cuifiua a Caftel , chiefa maggiore,
Mi bifognavolare al negromante Cofire Carlo & glialtri fuoi ch'aggiugo
Venite meco uoiper cortefia Paffaro'l Tanaifu laltra riua
Accio chefolo a lui non vade auante , Per quefto ponte a cui di piu nó giungo,
Et queifenz'altro dir miſerſi in uia Et Malagigidietro a tuttigiua
Et con quefto demonio maledetto Comefa'l buonpaftor dietro al'arméto
Vénero al negromante in compagnia, Finch'ei doue è befaluo in tutto ariua,
E'lnegromante confuperbo afpetto Poi quandofù di quello al compimento
Diffe lor uòpaffarquelfiumegrande Nonfi ritrouòpur bengiù montato
Con laltra compagnia del Mainetto, Chefu disfatto tutto in vn momento,
Et quegli alui ,fignortantofi fpande Vedeftu mai lettor dopo❜l commiato
Iluoftro nomeper lo noftro inferno Toltoperfrati neri, o bigi , o bianchi,
Ch'oprefaremper uoi via piu miráde, L'ultimogiorno che s'è predicato
Dimanpertemposenza piu quaderno Portar di chiefa uia tutti li banchi
Verrete alfiume,& paljerete quello Perferuitori,erfemine, & facchini,
Con chi uorete uoi pien digouerno, Tuttigagliardi a gl chefano, & fráchi,
Et Malagigi albor tolle l'anello Cofi borpaffato Carlo ei Parigini
Elmife in borfa con il refto, quelli Fu uia portato il ponte da i demoni
Nel abiffo tornar per Mongibello, Ch'eranoftati lafempre uicini,
Poilaltro difu l'hora che gliaugelli Si vedeuanper l'aere andar trauoni
Efcon dei nidi lor dolce cantando Che no li porterian centoperfone
Difronda infrondafu pergliarborfcelli Etromorfi fentia maggior che i tuoni,
Il valorofo capitano Orlando Tutto quel mondo era in confufione
D'ordine del cugin ,tutta lagente Chi grida non m'urtarbeftiazZarea,
Conduffeal Tanaifù luifperando , Chi uola in oftro,& chi infettentrione,
Et quiuifopra quello un'eccellente Fu portatoper l'aere unagalea
Ponte ritrous tal,che miglior Xerfe Verfo'lponente,cheperauentura
Non hebbe al mar venendo d'oriente, Altun di lor tolta in Vinegia bauea,

Cofi
PARTE 127

Cofi conromorgrande olira mifura Cofiquefto animalfatto hora ſcarco


Fu disfatto quel ponte, con preftezza De la reftata donna appeſa al tronco
Che non ha par ne in arte nein natura, Trafcorfebeneiltrar mezzo d'ü arco,
Et Carlo imperator pien d'allegrezza Et quella deftrapoi, dal legno monco
Refto d'Europafuor nelaltra parte Silafciò gui cader come colui
Vlafefperau'ei porin altezza, Cheporta allegro il capo a Poca tronco,
Ma auantechedi lui n'empiampiu carte Et l'animal che de glierrorifui
Vediamchefa Rinaldo paladino S'era adirato affai tornòper anche
Venutoper amor nouello Marte, Ma malle cofe andran tem'ioperlui
Corr'ei volando dietro a l'aſſas
fino Perch'ei verrà a le má di peggiorbrache,
Cheporta via lafuaamorofa bella
CANTO XIX .
Toltagli ilfai lettorper lo camino.
Quefto animal con la gentil donzella Effung buo ch'eifia poffente o fiero
Aguifa di colui che diede il tofco N S'hahauuto ualor grade obuona for
Ad Hercolgia ne la camifiafella, fi maifuggir il prigioniero
Silas (te

Corrreua,& fi corredo entro in un bofco Perch'effer uuol be poigagliardo & forte


Pie di brunchi,difterpi, & diuinciglie S'egli deracquistarlo vnaltrauolta
Divermene, & difpini,ombroforfo Per le varie cagion che u'enno apporte,
Doue noanderiano leftouiglie (fco, T'engapur il buon can lafiera accolta
Od animal ch'egli nonfollefiera Finche uifopragiunge il cacciatore
Noche deigrandire le adornefiglie, Perche no haurà poife lafa sciolta,
Però la bella Hebrea ch’una ue n'era Tengal'ucello pur l'ucellatore
Nonuiuolendo andar,preſe partito, Chefe'llaffera andar ,non uarran_poi
Et fè con quel la beftia piu leggera, Larete,iluifco,ilguuo, o'lgrade aftore',

Sapprefe ella gagliarda ad un spedito Tengaforteil uillan ne ilacifuoi


Troncon ch'auenne a lei propinco molto Ilprefo lupo, s'egli s'è incappato
Etfi rattenne a quellaſtabilito, Perchefefugge manger à ancho ibuoi,
Et l'animal ch'era in granfuga uclto Tenga l'accorto biro il conquifiato
Trafcorfe auantecom❜auiata barca Huom per la corte,che s'e:jugge, dopo
Quando la uelafua le uien raccolto, Nol'hauràafuopiacerper ogni lato,
Paruequefto lettorquandofi uarca Tenga fino al leone il piccioltopo
Correndofotto l'ocainfu'l deftriero, Che s'eglifcapa a lui fuordele branche
Per buo chetroppo a leififtringe et carca Glifia ad hauerio por difatica uopo.
Che refta appefoin aere il cavaliero Tutte legenti e tutte le fiere anche
E'l caualcorre uiafenza'lfuo carco (Fucrch'iofol ch'efferferuo mi coteto)
Da glifpronfatto pria pfto & leggero, Bramano sépre d'ejjerjciolicetfräche,
SECONDA

Però s'alcuno maiftato è ritento Giunfe a lafiera oue le due nature


Et chefuggitofiafuor diprigione Eran conforte, & fù fi belche inquefta
Sta piu che prima a no tornarui attento, Fece d'uno animal, due creature,
Etpernon ui tornar, tutte le buone Vn cauallofece ei,mafenza tefta,
Cofe ch'eglipuofar,fà molto audace Etfece un'buom che no haueuagambe,
Et fi diffende er ufa offenfione, Cofifralorfinio la bellafefta,
Cofi bor la bella Hebrea che dal rapace Et l'animal,anzile beftie entrambe
Centauro è liberata,in talmaniera Reftaro uiue anchor, come l'anguilla
Perno tornargli in mano ogni opraface Ch'è tróca almezzo, et uiue ha le part
Quefto animalgia a lei ritornat'era E'lpaladin che delpiacer sfauilla (ambe,
Comaltalento , e piu cheprima in ira Per lafua riconquifa innamorata
Perfarlavnaltrauoltaprigioniera, Lieto parti con leigia ben tranquilla,
Etfe le calca intorno, fe l'adira Ma al ufcir de lafelua inuincigliata
Come uulnerat'orforabbioso Ecco che rifcontroeglıaltri centauri
Perfarla anchofepuol Deianira, Ch'erano in copagnia la primafiata,
Mala donna c'hauea cor generofo Diffe egli irato affaife i minotauri
S'arrofta con ilbrando , & fidiffende Foffer quitutti, & tuttiglianimali
Aguifa d'buom che fia ben valoroso, Chefono al modo da i mar'ídia i mauri
Et cofi inquesto che ciascun s'accende Nonme la toranpiuper li immortali
Afar il migliorfuo col brando in mano Etfantigiufti dei,che da lunpolo
(Ch'anchecolui co un brócon côtede ) Reggeno alaltro gliordeni fatal,
Ecco chegiunse ilfir di Montalbano ,efoffePholo
Sefoffe inlor Chiron f
Che sepre a tutta briglia come un ftrale Conquantia Perithoorapir la posa
Seguitatiglihaueapoco lontano, Non la toranper dio, e pel figliuolo,
Stateui donna in la nontemorofa
Etfenzpurparlar,nel animale
Coficorrendo urtòcon tantafuria Che gliucciderò tutti,'io u'imprometto

Cheloftrauolfer fefece ancho eguale, C'ho befatto altre volte ancho qualcosa,
Poi rileuatoinpie diffe,la ingiuria Etcon afto parlar n'andò a l'effetto
Vendicherò ladron chefatta m'bai Conquelfuror che ua'lferito bue
Ettitrarrò del corpo la luſſuria, Verfoqll'buo chefatto gliba'ldispetto ,
Quelanimale anch'ei ben deftro affai Et confrusbertain manl'alterefue
Sirizzo tofto,& a Rinaldo uolto Parole,iua facendo ogniborpiuuere
Incominciò a menarper dargliguai, Perch'ogni colpo n'amozzaua due' ,
Ma'lpaladin che non voleaftar molto Talchefuforza alefilueftrefiere
Su quefto adoperar de l'armature
' Se uolfero reftar qualchuna uiua
Traffe unbel colpo, & uene a luibecol Legambe adoperarpronte & leggiere,
(to,

1
PARTE 128

Cofi Rinaldo che d'amor bollina Et unprefto dilorfitraffe alnodo


1 Salud da quefte beftie perigliofe De la malettafua c'haueua in groppa
Etfana & falua lafua illuftre diua, Per bententar s'entro u'era alcúfredo,
Pofciaanchora incamin conlei fi pofe Ma'l caualier c'hauuto baueapur troppe
Ettrouò'lfuo deftrier che ſipaſcea Pacientia con coftor ,fpronò'l cauallo
Solo in difpartei certeberbette ombrofe , Etfenza altro lor dir dentrogualoppa,
Vi montòfu la valorofa Hebrea Quandofù dentroper non ir afallo
Et s'auiaro adunpregando Dio Etirfpeditamente a l'hofteria
Che dagente i guardaſſe tanto rea, Chiefeperquefto la certo uaſſallo,
Cofi piugiorni in quefto lor defio Quefti era cieco anch'ei ,pur per la via

Caualcarono allegri, finalmente Se gli mife dinanzier andòfeco


Giun fero a vna città chia mata Hom io , Finche a l'arbergo gli fè compagnia ,
Que ſta era inScit hia o
la uerf orie nte DiffeRinaldo s'io non guardo bieco
Dila da l'Imao monte ,mafi ad eſſo (Parlando con la donna, Je mi par certo

Prosfima,ch'era a quel parte aderente , Che tutto questo popolofia cieco,


Quando Rinaldo lefu alquanto appreflo Pofcia ne l'hofteria, quelch'era incerto
Sirallegro comefa'l peregrino Ritroud' chiaro pur,perche chiedendo

Chegiuge a l'hofteria quand'è benfeffo , Iluer di questo alcun ,


fùfatto certo
Poispazz fi piutofto ilfuo camino Comene laltro vederem leggendo.
Quantofuole il deftrierfar da vitura
CANTO XX .
Piu ch'a l'albergofuofifa uicino,
On s'intendono mai cotanto bene
Cofiin vntrattofitrouò a le mura
Et fifecea laportaper entrare Ni Iprouerbi fra noi quato in qll'bore
Che diristoro haueagrád'uopo et cura, Che'lcaſo onde ei sõ tratti occorre et uie

Ma a queſta biſognolcaualfermare Sifuol taluolta dir comfai lettore (ne,


Perpresfidenti biriogabbellini , Che nela terra d'orbi, fempremai
Comalaltre città s'ufadifare, Quell'hoc'ba un'occhiofolo di lorfigno
Quattrofeglifer contra, ben uicini E'lpaladini ch'anch'eiſouente affaire,
D.Je uno ,hauete uoicom'boggi unaltro Gial'hauea odito dir, non s'era apieno
Qualcofa ,onde'l datierpoi ui ruini? Di quello onde egli uien, chiarito mai,
E'lpaladın c'bauea gran uoglia d'altro Ma adhor ch'è venut'ei nel caso pieno

Diffe a quegli ho la moria che l'ammorbi Sene chiarisce, n'hagran,merauiglia


Laffami andar, lofarai daſceltro , Checreduto n'hauria certo di meno,

Pofcia veggendo quei tuttiquattro orbi Vide eiper l'hofteria lagranfamiglia


Diffeguardate luoi , ch'in ogni modo Tutt'orba,e'lpatron orbo , et la patrona
E gran periglio ch'io non ue laforbi, Et vnfigliuol haueano & vnafiglia,
SECONDA

Donde pien diftupor comeperfona Egli vuolfempretutto quel d'altrui,


Che nonfa la cagion di quel che vede Tolle'donne perforza, e le vergogna,
Et difaperla il gran defio lo ſprona, E'n mille modi tiranneggia nui ,

Quantopiu tofto puo,tenta & richiede Etfe crepaffem ben,ce ne bi ogna


Per far chiara la mente dnbbiofa Hauerfemprepatientia a gran diſpetto
Ilche purgioua affai quando'lfuccede , Perch'ei no ha timor pietà , overgogna,
Per chiarirfene anch'ei di questa cofa Nefi puo contra lui neljun effetto
Afechiamò ungarzon de l'hofteria Perche noifiam tutt'orbi veramente
Che quantung , orbo a lui ne venc aiofa, Etegli ha un'occhio purcome t'ho detto.
Et diffe a quello,in uerfanta Lutia Alboral paladin fu preftamente
De bauer poca di uoiprotettione Portaci da mangiar,ch'andremo poi
Che ui ueggotutt'orbituttauia , Ar trouar coftui tanto dolente,

Oforfebauete uoi buon compagnone Forfe trarremo a lui coteftifuoi


L'occhio dele forelle di Medufa Dolorofi diffetti del ceruello
Cheferue col volar molteperfone? Sepiu che vn'occhioſol varranno doi,
Checosa è questa reaftrana & confufa E'lgarzonprefto albor che dinanzi ello
Chetuttifete ciechisfe d'altronde Sen'eraftato affai col mento infufo
Nonbauete'l ueder che'a glialtris'ufa? Comefuole ognibuom farfimiferello,
Et queglia lui ,fignor nonfo s'abonde Quindifi dipartio, & fecondo vfo
Queftofolofra noi de ipeggior morbi Dibuonferuitor d'hofte, il lor mangiare
Opur s'altroue anchorfon genti imode, Loro portò gallante & non confufo,
Queftafi chiama la città de gliorbi Mangiaroquefti,& fecero anchofare
Et come vedifiamo tutti ciechi A gliloro deftriergouerno pio
Nefi puomai trouar chi ce ne smorbi, Ch'eranoftanchi affai dalcaminare,
Maquest'effercoft par che s'arrecchi Pofcia un montarfi con gran defio
Neffuno in difpiacer, e'l non vedere Di ritrouar queftofignor dal occhio
Com'in cittal noftar, gliufi nefpechi, Tantotiran,tanto crudele, rio,
Se peggio affai di quefto, er piufeuere Diffe Rinaldo i ueramente adocchio
Cofe,non ne teneffero in affanno Checiecolofaremfe l'arme noftre
Et in dolor continuo , e in difpiacere, Nonfon venute gambe di finocchio,

Mahabbiamo unfignor noi tanto tiranno, Poi difle a Phofte, un de legenti uoftre
Tanto crudel,ingiufto , er difleale, Manderaife tipar nofco a folazzo
Ch'ognibuofente ogni di piu d'umalano Che laftrada a coftui n'iſegni et moftre,
Queftibaperfortefua (
forfe
fatale) Et quei mandò con loro unfuo ragazzo
Vn'occhiofolo in tefta, & parea lui Che quátung orbo, sēza errar la ftrada
D'efferfraglialtri un dio ben imortale, Lorofè compagniafino alpalazzo ,
Rinaldo I
PARTE 129

Rinaldo andandoper ogni contrada Pofcia a Rinaldo,o caualier qualnume


Tutticiechi vedea li boteghieri Oqualfacenda v'ha condotti adhora
Dondefta fpeffo in balocando a bada, Fra queftegenti miepriue di lume?
Quiui eranoorbi iſarti, ibarbieri, Et quegli a lui,quel dio che in ciel s'adora
L
Gliorefici, i magnani , e ifetagliuoli, M'ha qui condotto per punirglierrori
Ifornari,i mercanti, i banchieri, Ditetrifto tiran ch'operi ogni hora,
DiceaRinaldofe non s'uſan doli Ben piace alui lafu c'habbiamfignori
In queftaterra, fe qui non s'inuola Quagiù nel modo, magia a lui nõ piace,
Inonfogia penfar doues'inuoli, Chei grandi tiranneggino'i minori,
Cofi bor con luna bor con'laltra parola Tuperche'lpopoltuo non è capace
Giunse alpalagio delfignor altero Vnqua di lume alcun,tiſei crudele
Quelloch'in frontebauea la lucefola, Fatto sopra dilor luporapace,
Et quiui difmonto delfuo deftriero Ma non s'odiran piu tante querele
Etlafua bella Hebrea difmontòfeco Ch'io titrarrò quell'occhio de la tefta
Ch'anch'ella ba di ueder grá difidero, Etcale anno a te l'ardite vele,
Smontati tofto,vn valorofo cieco Parueftranio alSignor la bellafesta
Cheforfe afto officio haueua in corte Ch'a lui voleuafare ilpaladino
Diffe corfo al signor noue t'arreco, Con tanta penafua com'era questa,
Duo caualieri fono giù a le porte Dondeperfuggir faluo ilfuo deftino
I nonfo dondefiano, manco quali (Cheperò nonfi puo d'alcunfugire
Ma di parlarea tebramanoforte, Cofi uolfe colui ch'è fol diuino)
Elfuperbofignor,che ciascunfali Gridòfufo orbi miei,fù pien d'ardire,
Chifaran queftis & che voran coftoros Alemazzate ,ale mazzate,prefti,
C'èforfe dagridar d'alcuni mali? Fatemi coftor duo toftojmorire,
Benfailadron chefi faiben ſe l'oro Gliorbi ch'eran dintornoalti & rubefti

Vfurpitutto'lgiorno & laltre cofe Corfero al monte de le loro mazze


Al trifto popol tuo pien di martoro, Ettornar tofto a ch'erano richeſti,
Mauo lettor nelaltro ti ſolazze.
Non uuoi tu chefigridier chel❜ontofe
Operefiano ungiorno caftigate CANTO XXI .
Da mani al mondo ſante & ualorofes
Ilpaladino infra quelle brigate E'n un belprato fpatiofo & largo
Fu con la donnafuatratto dauante SE
Inganò gia Mercurio,il tanto pazzo

Aldiflealfignor diferitate, Chefilafcio igannar co ceto occhi Argo,


Quando quelguerzofe lo vide auante Perche nonpuo Rinaldo in unpalazzo
Diffecangiar bifogna il mio coftume Ingannar cento ciechi perpigliarfi
Che questo è troppofiero nel fembiante, Vnpoco di traftullo e diſolazzos
R
SECONDA
Vedeftu mai lettorgatto alcun trarfi Se ne ueniada lor mazzate molto
Adun'apparfotopo a l'emprouifte Et Rinaldo ridea con lafu'amante
Opernaturafua, o percibarfi ? Che nelloco di lui s'eraricolto,
Cofi Rinaldo ilpaladın, ch'auiſta Veramente ch'Orpheo mazzate tante
Perfona eramaiſempre in ogni cofa Non hebbe da le Bacche, albor che lui
Dode lafama,e'l grad'honor s'acquifta, Punir di quelpeccar non ufo auante',
Nel medefmo momento ,chel'exofa Maquiui ilbelpiacer d'entrambidui
Parola, agliorbifuoi diffe'lfignore Nos'arresto perche quegli orbi anchora
Perfarloro dar morte impetuofa Ne dieder loro affai col mal d'altrui,
Segli trafegagliardo , senza errore Spelo qualchun di lor (perchefi mora
Diede nel occhio a lui d'un dito armato
Per li
fuoi colpiilgiudicato a morte
Chegli lofè sbalzarfubitofore
', Etpiupiaccia alfignor, s'egli l'accora)
Pofciaper unaman toltopigliato Menaua ad ambe man'ıl bajtonforte
Lo tirò doue era ei,quando afuagente, Et credendoferire ilpaladino
Diffe elfoguerzo chefoẞ'eimazzato, Feriua alcun diquei de la cohorte,
Indifitolfe uiafubitamente, Talchefouente alcun col capo chino
Et con la bella Hebrea ginelaJede ; Cadeua aterra,& firompea lafaccia
Donde cauato bauea quelfraudolente', Et qualchunaltro giù cadeafuppino,
Nepur in eſſa bauea benpofto'ipiede Chi fi rompea legambe, er chilebraccia,
Che cole mazze in manuennero i ciechi Che non u'eralfignor, comefolea
Per torreal duca Amofi buono berede' , A dir ch'ognibuos arrefti etpiu nofaccia
Ma anche Cephalogià dentro agli fpechi Dicea Rinaldo a lafuabella Hebrea
La donna occife in cambio d'unafiera Queft'era beny noi unftranio morbe
Perche egli auienfep laltr'uns'arrechi, S'efta tempeftafopra noi cadea,
Cofila turba di quest'orbi ch'era Guardaci Iddio da baftunate d'orbo,
Ingannata, ilfuofirpuote mazzare Viparchegiuochi benfra loro ilboſſo
In cambio di Rinaldo a la leggera . La grza , l'olmo, et l'oliueftro , e'lforbo
Hai tu lettore mai uedutofare Et con quefto parlar del folio moſſo
fa a le piazze
La bellafeftache fi Vennepianpian con la fua innamorata
Delporco, er de li ciechi infu'lfoldre' Senza purfar un crich con alcun'offo,
C'banno tutti egli in mangrauofe mazze Et laſciando effa turbafiintricata
Et le uanno menando a la uentura
Com'erapur,fe n'ufcifaluofuori,
Fin cb'effoporco da un dilor s'amazzes Et tornò coi deftrieri a la pofate,
Cofiefta uolta che perfuafuentura L'hofte,la donna, ifigli , eiferuitori
Era effofir degliorbi infallo tolto Sirallegrar del cajo , e a l'alto Iddio
Da quei che dipiacergli baueagrancura, Refero gratie, a Rinaldo,e bonori,
PARTE 130
Troncherà lor le man con tal tempefta
El paladin fuor del albergo ufcio,
Ethebbecompagniafino a laporta Che nonroberan piu l'altrui ricchezz
Poi conla bella Hebreaparti d'Homio . Nela toran conforza manifefta,
Cauera loro i denti, & quella auezza
Ma qui lettor effempio mi
ſtraporta , •
Miftraporta dolor,miftraporta ira, Rabbia di'sbranarfempre il poueretto

Miftraportapietà ne glialtri morta,. Che non sbranera piucótáta afprezza,

Se'n quefta etaterea, fuperba,er dira Etfara'l'popol tuo contento , & netto
In cuipar che ciafcunfra noifi fcaldi Diqueftiuitii rei,donde poi certo

A quel,donde poi ilpouerofofpira, Fia fempre'l nome tuo piu benedetto .


Sitrouaffero al mondo dei Rinaldi Ma che dich'io dunquefott'un coperto

Chefeffero di queste operationi Copro tutti ifignor de l'età noftra


Forfenon uifarian tanti rubaldi, Comes'eguale ognunfoffe riperto?
Forfe non uifarian tanti leoni Non u'è quel Griti mio , ğl mio che gioftra
Chesbrana fero i greggiin ogniparte, Diparicon Torquato, con Traiano,
Et robaffer l'altrui tanti ladroni, Anzi fopra ciaſcun chiarofi moftra:
Ma ciascun che perforte, ofangue, od arte Queft'ha ben occhi d'Argo , er di lontano
Diuien maggior de glialtri ouuque ei fia Vede ogni cofa rea,& ogni buona,
Semprefenza Ligurgo ogni orfi parte, Ma non elfuo guardar maipūto íuano,
Abi difpietata & empia tirannia Perch'eglifempre il ben ne guidardona ,
Chenontiri tu ate con quefta rabbia Etne punifce'lmal, tal chefott'effo
I cori de i mortalper qualche uia? Ha delfu'oprar il premio ogni perfona,
Giouedeb s'egli è uer che lafù s'habbia Nonfia dunque coftuifraglialtri meffo
Mifericordia mai de inoftri morbi Che nofta bé l'ambrofia infra l'ortiche,
1
Hor ti mouanpietà le noftre labbia , Nefra l'alpeftre querze il bel cipreſſo ,
Noi fiampertutto'l mondo in città d'orbi Mafopraglialtripoifiano l'antiche
Etocchi hanno ifignor tanto perfetti Proue delpaladin fparte adafatto,
Chefcerneno le corbe infra li corbi, Che nonfaranno inuan lefuefatiche,
Manda quagiù Rinaldo, ch'ers'affretti Pietà lettor d'altrui, certo m'ha tratto
Chepiu nonfi puo ftar con tanti affanni, Agridar che'l ualor del caualiero
Afarqualchun de lifuo'ufati effetti, Vengafopra itiran, quanto puo ratto,
Queftinoftrifignori , anzitirani (abno Et perpietà di me niente mai chero
Háno occhi d'Argo, há má di Cacco, er Forfelofaccio, è cofi , nol cheggio
Deti di lupo, efonqual Schicchi Giani, Perche trouar pietàsemprediffero,
Rinaldo trarà lor (
fe di quelfcanno Mafonforfe in error,perchefe'l feggio
Scend'un tratto quagiù)gliocchidi tefta D'ognifignor'altrui tant'occhi ka feco
Chefempre quel d'altrui non uederáno, Et orbo popolfuo,iopur•ne veggio
ne u
Rii
SECONDA

Etho'lfignore miobendato e cieco. Eterapur alborgiunto a l'altero

CANTO XXII Imao monte,in cui biſogna andare


Quant'egli è grande mai.p mal sétiero

IL popolo d'Homio che ingrade affano Chefi deurà da lui dunque borafare
ne R Sefi difpiace a lui la malauia
Fù liberato dalfuo gran tiranno Chegli bifognapurqueſto paſſare?
Perche Rinaldo che poteafar quefto Trouera alcun che perfua cortefia
Moffo dapietà delfuo malftato Ragionando con luifempre qualcosa
Afarlo fu com'ègia detto ,presto. Verràfin di'quafecoin compagnia
Maio chefon dal mio tantoftrutiato Cofifarà la uia mancoScabbrofa
Che debb'iofaria chi debb'io querele Et rincrefcerà manco ilgran camino
Per efferne vna uolta liberato? Ad effo infieme & a lafu'amorofa,
Che chifolo'lpuofar tanto è crudele Quando inful monte eſſo buonpaladino
Chemenfi puote in lui trouar pictate Fù có la bella Hebrea montato alquanto

Che non fi puo dolcezzain afpro fiele, Sifermò ch'altri afè vide vicino,
Peròfe non cher'io di libertate Vna donna vid ei cheftanca tanto
Et chegridaper glialtri offefi a torto S'era d'andar , c'haueafermato ilpaffo
No paraftranio a voi che m'ascoltate , Etfuccinta s'hauea dintorno ilmanto ,
Il miofignor miftratia, et io m'ho accorto Eraafeder cofter la opra unfalfo
Ha gia grantero,maperche ſi vuole Et roffa in volto affai ,fiuentillaua

Chiluigouerna,in pace ogni malporto, Co unfio vel comefa l'huom cb'è laſſo,
Abi vago,illuftre,venerando,Sole Tutt'era in vn ardor , tuttaſudaua,
Chefetrouarpietà credeffe in uoi Etperchestanche hauea tutte le mébra
Diriapur quefta uolta aſſai parole , Quiuiftando cofi molto anbelaua ,
Tuipregherei purpiangendo , poi Quefta lettori mieife ui rimembra
Ch no volete che'lfignor mio m'habbia Di quel dich'a Bolognafi ua al monte
Nelnumero de idolci elettiſuoi Vna di quelledonne mi raffembra ,
Ch'almen(com'eglifa) con tanta rabbia Quando s'afciuga la bagnatafronte,
Non mitiranneggiaffe a tutte l'hore Quando fi fiede infen, quáďanchofuo ri
Facendomi cangiar l'ufate labbia, Et quando sbarra afè le bracciapronte,
Maperche comegia ancho al mio lettore Diffe Rinaldo a lei , per queſti ardori
Ho detto,difper'to trouar pietade Et per queftiparfitantoſtrani
Nonefo motto,ettorno alprio errore. Donna ch'andate uoifacendo erroris
Rinaldoco l'Hebrea per le contrade Etella a lui baron,poco lontani
Di Scithiafenegia condifidero Son di qua certi luochi ou'ï'adhor'era
D'arriuar una uolta in miglior trade, In certa compagnia di piu uillani,
PARTE 777

Doue perch'era anchor lungi lafera Labella donna Hebrea con gratiofo

I uiuoleapurftar,ma quei cacciata Volto, a Rinaldo, er aquellaltra donna


M'han contra l'ufolor de la lor fchiera, Chiedeafouente aſſai qualche riposo,
Dondeperchefon'io maiſempre uſata Et quellafempre alei, dolce madonna
D'effer compagna altrui ne lefacende Chifiripofa affui, afcende poco
Mifon dalor(chele lafciar)leuata, Bifognafar com'io, trarfulagonna,
Et ho compreso poi come s'attende E'lpaladin'anch'eigiaftanco, & fioco
Perte,dipaffaruia quefta montagna Aquesta ch'era a lui fempre dapreſſo
C'hora datutti noi ratta s'afcende, Dicea,quefto èper certo unftranio loco,
Però uenutafon,fe benfi bagna Et ecco che uid einanzi afeftello
·
Tutto'l mio corpo difudor, ch'io uoglie Vnagranfquadra d'huomini , da i quali
Efertifin di làfempre compagna, Fu fra lor conl'Hebreafubito meſſo,
Ver'èchecoipar tuoiftar' io non foglio Quefti eranquafi tutti in uolto eguali
Chefon'ufa albergarfra balla gente Squalidi, magri,mefti, afflitti, etfmorti,
Perche igrandi mi caccian co orgoglio, Et colmi in uifta affai di molti mali,
Pur qualche uolta neceffariamente Pareuano alcolortuttiegli morti,
Mi conuieneno tuor compagnafeco Parlauanpoco,& iuano pensofi,
Com'bor tu che non puoifar'altramete Etpoco d'ogni motto erano accorti,
Che nonpaffereftiunqua oltra quel fpeco Alcuna uolta poi piu dolorofi
(Et un gliene moftro) non ch'oltra tutta Trabeuano dal corfofpiri ardenti,
Questa montagna,s'io nonfoſſeteco, Et ueniuan qualchaltralagrimofi,
Però ua uiaguerrier ch'ognihor ridutta Ilpaladin quando infra queftegenti
Io tifarò uicin', a costei Ŝi uide,pieno aſſai di marauiglia
Fin che di là con uoi mifia condutta. Diffechifon coftortanto dolenti?
E'lpaladin,i ueramente haureı , Et quella donna a luifempre uermiglia
Gratauna compagniaper tal uiaggio Per uenir nofco quanto il monte dura
Che con manco dolor lofofterrei, E' qui (ch'io lofo ben queſtafamiglia,
Ma ui ueggo fiftanca,ch'io cert'haggio El caualier a lei, debfe u'e cura
Oltrapietade aſſai,grandeuergogna Difarmi maipiacer,donna cortefe
Afaruifar con noi tanto paſſaggio, Chiaritequefto a me ch'altri m'ofcura,
Mafe(comdite uoi) cofi bifogna Chifeteprima uoi ch'a queste imprefe
Andia pur,ch'achor'io poffedo ungiorno Si grandi, compagnia,tanto reale
Vimostrerà quel che'l mio core agogna. Nitefacendo, perfiftranpaeſe?
Cofi di compagnia tutti leuorno Chifoncoftoro anch'ei,cui tanto cale
Et per l'alpeftro monte alto etfcabbrofo D'accompagnare noi,sendo quai ſono
Prefero illorcaminfenzafoggiorno. Sipieni dipenfier,ditanto male?
Riii
SECONDA

Vfuoleno eglibauerl'albergo bono Queftialtri tuttipoi,fifmortiinfronte


Chefe uannotropp'eiper tal viaggi Si colmidi dolor,d'angosce er danni
La uita mettran tofto in abbandono Ch'affembranpalaggieri di Caronte's
Perme non curerei ch'eftifeluaggi Sono chiamati per lo mondo Affanni
Monti,pafaffero egli adbora nofco, Etfogliono albergarpiùfra i maggiori
Chepurtroppoperfe fonpie d'oltraggi, Chefralagentec'haftratiatii panni ,
Bafteria bendi uoi,il uenir uofco Corteggian ei taluolta i granfignori,
Sariaunpiacer,macon coftoro iofcaltro Sono da i ricchi auari affai pregiati,
Che nonfia ben pernoi , ben lo conofco, Et du chitroppo bramaigrandi honori,
Etella a lui quel chefarà nel altro. Ipadri buoni anch'ei , chefcelerati
Hanno i loro figliuoli in triftoftato
CANTO XXIII
Sono da quefti molto accompagnati ,
Maquell'huom ch'a morirftà condánato
PErfodisfar al defiderio tuo
La donna incominciò quádo Rinaldo E`piu che tuttiglialtri da coftoro
Dicolorchiefe a lei il nome, e ilfuo, Fin chegiugnea la morte intorniato ,
Ichefouente altrui tanto riſcaldo Vero è ch'ei n'escepoi di tutti loro,
S'a cafo ofuouoler meco s'intrica Ma chi halor compagnia continuamēte
Che'l fo fudar d'inuerno & bauer caldo, Et che non efce mai di questo choro,
Son chiamata dal mondola Fatica El'infelice,e'l mifero , e'l dolente,
Et comebo detto a te parlando prima Innamorato allai di qualche donna
M'han quafi tutti igrandi per nemica, Che bellafia, crudele, & difpiacente.
ftima
Il pouer buom pur nefà qualche Fatica real,falda colonna
Iluillano,e'lbaftaggio, e'l mulatiero Softentatrice di tutto efto mondo
Et ciafcun chefrauoi poco s'eftima, Mentrecol uolgo ftai che non aſſonna,
Vofpeffoincompagniad'alcun corriero Sedi dir uero mai,mai tifù pondo
Non abbandono mai chi miſoftenta Ch'adhorftato tifia,benlo credio
Etftò co i marinari, col nocchiero, Perche l'hai detto pur fino in profondo ,
Semiuedefti andar lungo la Brenta Gliaffannifempre(e credo che natio
Et laltreriuein cuifitrahe l'antiana Loro coftumefiaftan con gliamanti
Direfte ben cofteifortefiftenta, Prefi d'amor,qual'bai deſcritto il mio,
Imitroue talhorain qualcheftrana In'bo dintorno a tutte l'bore tanti
Perche tanto è crudel madonna & bella
Imprefa ,oue uopo èpur de l'opra mia
Cb'apena efcofuor uiua, non che fana, Ch'al mondo non cred'iofian'altrettāti,

Cofitufai baron chi compagnia Anzicred'io che tuttiquanti inquella

T'baueràfatto per queft' Imao monte Che loro ilpaladin cacciò fi infretta
Tantopien,com'è pur d'alpeſtra uia , Da unriſo uinto dela fu'almaftella,
PARTE
232
Veniffero correndo in unafetta Vedeftu mai lettor quando in paftura
Etperlagranpaura entraſſer tutti Sono raccolti adunfamo d'augelli
Ad albergar quefta mia cameretta, Chelorfatt'è d'altrui qualchepaura,
Quifonofempre, peròfempre i lutti fe ne uan tutt'elli
Comein unpunto
I dolori,i cordogli, i martiri
Etfifpargon perl'aerea lor diuifo
Ettutti glialtriloro acerbifrutti, DaPale prefte,er dailor corpifnelli
Mipremen d'ognicato , un ch'iofofpiri(ri Cofi quando l'Hebrea col dolce rifo
Vuole, unch'iopiaga, unaltro ch'iodifpe Diffea Rinaldo che lafciaffe allegro
Vnaltrouuolch'accrefca igrá defiri,
Gliaffanni andar che lo tenean conquifo,
Peròfe paro altruipien di penfieri Tuttieii unpūto et nõ nefù u fol pegro)
Salido,magro, mefto, afflitto, etfmorto, Leuandofida lui, l'abbandonaro,
Echo doue albergo io quefti guerrieri,
Et ei refto non piu fcontento od egro,
Mercè donna di uoi, ch'a tanto torto }
Etcofta me auerriafe'ltanto auaro
Mifateftar con quefta reabrigata Cordi madonna an di fuagran mercede
Sariapur meglio o dio d'effer gia morto. Mi moftraffe nel volto un rifo chiaro,
La bella donna Hebrea non tanto ingrata Quefti che nel mi'albergo han la lorſede
Del amor delfuo amante ,bebbeper lui Et c'hannofopra me dominio tanto
Quandofu'l tempo, lapietà apparata, Chefenza loro mai non mouo il piede,
Etpermequando l'bauerete uuid Tutti in unpunto m’anderian da canto
Se non e'l tempo adhor, quando farello?
Etportarian da me precipitando
Seper me non l'haurete eb dio per cui? Idolori,i martir, l'angoscie, e'l pianto,
Che figran tempo uiſongia uaſſallo? Se dunque impetrar mai fi puo pregando
Che u'amo d'un'amor tanto perfetto Gratia,che giuftafia d'alcun fignore
Ch'in effe inganno alcunou'ba nefallo Perche n'auega un bē c'habbi'a cergrá
Quelmedefmo operar ,quelfolo affetto Impetrerò pur io Dolce mi'amore (do,
Ch'alhora al paladin moftro coftei Vna uolta da uoi un rifo , ilquale
Bafta afar anch'in me l'iſteſſo effetto, V'efca amoreuolmentefuor del core,
Ella ueggendo luifratanti rei Checofefara spento ogni mio male,
Affanni,chefeglierano dintorno Et uoifarete pur qualfetecerto
Raccolti, tutti per amor di lei, In tutte le uirtùfenzaaltra eguale,
Con un bel rifo, er da un bell'atto adornoEtio nel cantar mio uia meglio experto
Diffe Rinaldo mio , che uuoitufare 4 Megli potrò cantar delpaladino
o
Che uuoi tufar diqueftagente intornos a Che con la donnafua uapel deſerto.
Lafagli tutti andar,laſſagli andare, Rinaldofatt'baueagiagran camino
1
Camina allegro,babbipur di te cura Per l'afpromote, alborch'i affanni ífie
Et di me,comefai,non dubitare. Lolafciar tuttiun lieto peregrino, (me

iiií
SECONDA
Donderidendo poi tofto a l'extreme Noi con l'aiutofuo, colfuofauore
Parti uenne diquel giocondo affai Sifiam condottifino a qui di Francia
D'hauer condotto a ben lafuagrafpeme, Congloria fempregrande, cohonore,
Poi quandofu a lafin,laltra che mai Peròfemercè fua ,la noftra lancia
Lafciato non Phaueaper lo uiaggio Sempreportiam uittoriosamente
Semprefudando, pelobauendo guai , Senzapur bauer mai roffor diguancia
Al'ufcirfuo nelpianfuor d'un feluaggio Degno a mepar chefianofempre intente
Bofco,doue ella baueafattogranproue Lementi noftre ad operar quelprima
Cógrá dáno dibeftier grade oltraggio, Chenoi credia cha lui fiapiu piacente .
Lo lafciò con l'Hebreafoli andar,doue La terrafantafua di che ei piuftima
Loroparue d'andarper quella uolta, Fece nel mondo quando ui diſceſe,
Etella'lcaminfuo riprese altroue, Et anchorfatt'baueamaiſempre prima
Rinaldo adunque lafua donnafciolta Gode la gente quellareacheprefe
D'affanni, er dafatica,allegri molto 7 › D'effernemica a lui, d'effer rubbella
Prefero il lor caminper altra uolta, Atutte Poprein ch'ei noi altri acceſe,
Et noiper quel qualfia c'hanno egli tolto Però's'a queſta noi de le man, quella
Lilafferemo andar cofi contenti Toremper amorfuo ,cred'io di certo
Et uolgeremo il noftro oue raccolto Chefara cofa a luigrata,alta,& bella,
N'attende Carlo infrai fuoi combattenti. Adunque Orlando il ducanoftro esperto

CANTO XXIIII. (Cofia meparfe cofi pare auoi)


Facciaperquefto ilfuoftendardo aperto,
Arlofempre uolea (cofiiprudenti Orlando alhora & tutti glialtrifuoi
C
Intender l'opinion de le fue genti, L'opinion del lorofauio Roi ,
Però quand'ci di làfù del granfiume Et cofi inpochi giorni,raſſettando
Ch'entra nel Eufinper la Mcote Ciafcunlecofefueper tale imprefa
Etc'hebbe refegratie al piu alto nume, Preferoquelcaminfott'effo Orlando.
Chiamoe Orlando il carofuo,nipote Ma Gaino iltraditor,cuijemprepeſa
Et diffe aduna conte il conciftoro S'honor❜ba'l côte,& sutile bare Carlo
T
Chelenoftre opinion flunfatte note, Subito ch'efta cofa hebbe egli intefa
E'l conteprefto aduno'rfieme il choro Diliberofecretamentefarlo 1

Ditutti i piufamofi caualieri, Primafaper a chi là bauca❜lgouerno


Et cofi Carlo incominciòfraloro. Perchefoffepoi inpunto a conferuarlo,
1
Grandi,poffenti,ualorofi , fieri Et cofi cautamente con l'interno
Commilitoni miei,che per l'amore Perfido ingegno fuo, di tutto queſto
Sete meco di Iddiofattiguerrieri, Fece dipropria mano unfuo quaderno,

A
PARTE 133

Etperunferuofuo ualente er prefto Propofto d'aspettarlagran compagna


Lomando interrafanta, accio che'ltutto Di Carlo imperator, non chiuſo í muri
Foffea coloro in tempo manifefto. Maualorofamente a la campagna,
Quiuireggeua albora un'buom condutto Quiui hora adunque fi uedrangliofcuri
Per unfigliuolo di quelre Cleante Ettremebondifattideldio Marte
Chefu da Carlo in Franciagiadeftrutto Sanguinolenti ,impietofi, & duri ,
Quandocon tantaforza,di Leuante Quiui bora adunque s'empiran le carte
Venne aParigi,& fece la gran guerra Ch'iuo uergado,non di nero inchioftro
Chetantecarte miepiene bagia auante, Ma d'altofangue, d'inteftine ſparte',
Venuto adunque in queftafanta terra Perche nelafuafquadra Carlo noftro
L'auifodi coftuicotanto chiaro . Haurà
la gentepur di quellaforte
Chechidafedea quel punto nonerra, Chel'oprealterefuetato ba gia moftro.
Quel ch'era iui rettor per piu riparo Et queft'altrofignor, ne lafua corte
Hauere al tepo, & dare a Carlo ilpeggio Haurà condotto tantagente infieme,
Lomandò tosto alsignorfuopreclaro, Cheneceffariamentefaràforte,
Quefti nel Cairogrande hauea'l fuo feg Eglin'hauràfin de lepartiextreme
Et dominaua come giafuopadre (gio Dela fuperior India grande
De l'Africa et de l'Afia ungra peleggio La doue in Lomba il mar pcote etfreme,
Et bauea fempreinnumerabil quadre Eglin'hauràfin de le extreme bande
Dibellicofagente ardita, fera, Di Balor,di Tangut, & di Sicana,
Se benigia'n Francianeperir leggiadre, Etdilà doue'lmarpiufreddofpande,
Et egli un'buom ualorofisfimo era Eglin'hauràfin dela Taprobana,
Giouane,grande forte, animofo, Et di tutta quella Afia ch'è guardata
Quatbuỡ ch'albor'iſſe i armatafchiera, Dal mezzogiorno, da la tramontana,
Et bauea Carlo man tanto odiofo Penfa adunque lettor fe in'tal brigata
Pofciache'lpadrefuofece prigione Vi faragente d'ogni qualitate
Che dilui pareafempre rabbiofo , Etgrade, etfiera, eborreda, et difpietata,
Però quandofepp'eichel'confalone
' Vifarannogiganti in quantitate
Da guerra,egli di Francia neportaua Grandi di corpo, & ſtrani diſtatura,
Conpocagente a la fua regione, Etpienitutti affai diferitate,
Sifece allegro affai,perchefperaua Vifaranno di quei che la Natura
Facendo delfuopadre gran uendetta Produce i bojcbi, et ne glluochialpeftri,
Venir alfin che tanto defraua, Molto da noi diuerfi di figura,
Et cominciò diprepararfiinfretta Vifaranno de glibuomini piu deftri
Di tutto quel ch'ad una guerramagna Sutigri , fu pantere, & fu leoni,
E bifognofo , utilmente aſpetta, Chenonfonfuicaualli i buon maeftri ,
SECONDA

Vifarannofignor,conti, & baroni , Fuorche madonnafolfempre ad altrui


Huomini tutti ualorofi erforti Difleal,difcortefe, dijdegnofe,
Ettutto'l campoi maggior parte buoni, Tal lafece Natura el cielfra nui)
Se molti adunque ne uerran di morti Potrebbe mai negar qualunque cofa
Quando ale manfra lor tuttifaranno Ella fifoffe,pur chefoffe honefte,
Marauiglia nonfia ch'altrui s'apporti, Se non confronte uile er uergognoſet "

Et Gaino da Pontier quelgran tiranno Certo neffun,però Carlo che quefta !


Delafe fanta,& deiſuoifautori, Diflealtàfuggirmaiſempre uolfe
Statofurfiacagion d'ognigran danno, (Coe acho'l miofignor cuifi è molefta)
Mafere Carlo & glialtrifuoi fignori Quando la in Albania legenti accolse
Piagneranforfe alcuna uolta ,anchora Ch'a tornar lo pregaro humanamente
',
Non rideranno alfin di certo i mori, Humanamente il caminfuo riuolſe,

Leggi purlettor mio l'hiftoria fora Eglife ne uenia uelocemente


Et ucdrai quanto benfa altruifar Gano Inuerfo la Soria per toftofare
Perfar male alifuoi ch'eicerca ognibora A Chrifto terrafanta obediente',
Mentre adunque anderà quel granfoldano Etfu un diſopragiunto in quefto andare
1 Tuttele cofe
fue la difponendo Da unabrigatagenerofa & bella
Per uincer (quando uifia) Carlo mano fèfirmare,
Che'l prefto caminfuogli
Noi mentre ei u'anderà l'andréſeguédo Queſt'era unagran donnaardita & fnella
Et tutto quel che'l uedremfar chefra Con altre trenta donne ualorofe

Piu degno di memoria andremfcriuedo. Tutte da paladini armate infella ,


Egli era entratogia ne l'Albania Ch'oltra le riuerentiegratiofe

Et caualcando per dirittaftrada Ruppe dinanzi a luiquesteparole


Frettolofo fe'ngia uerfo Soria, Con labbia dolci , bumane, & amoroſe.

Ma auanti ch'ufciffe ei d'effa contrada Illuftre imperator cui'l mondo cole


Gli bifogno tornar adietro alquanto Meritamente per logranualore
Etlàper alcun di ſtarſene a bada, Che dife'l nome andarfafopra'l fole,
Per quelche noi uedrenel altro canto . Vaghezza , libertà,fede, amore,
De la Regina mia,tuaferuitrice,
CANTO XXV . 1
Mi manda a fartiriuerente honore',
On dolce ragionar, con corteſia, IJon Pantafilea l'ambasciatrice
CE
Et con humanitàfi fa farſpeſſo Dela grand'Oritbeafamoſa eforte
Al'huom quel ch'altramete ei nofaria, De l'Amazone donne imperatrice,
Chi(s'haueffe altriinanzigenufleſſo Ellatipregar tuttelaltre,forte
Chefuplicando richiedeffe a lui Cheper tua cortefia,tua gentilezza
Cofache mal nonfolle unqua per ello, Veghi aftarfeco un alchegiorno i corte
PARTE 134

Juifi correfempre,iuififpezza S'elleportanben l'arme & non legonne


Ben mille uolte il di qualche gran lancia Etfe uanno a caual comeifoldati
Fra noi brigata non ad altro auezza, Ellenonfon però dure colonne ,
Mettrem conqueftituoi su una billancia Et egli nonfon marmorigelati
Ouoranno con l'hafta ouer colbrando Macaualieri,morbidi, ardenti,
Il ualor de le amáme & quel di Francia, Etgiouani ancho, & dipoſſanza armati,
Vienifignor,uieni uia conte Orlando Peròfe quando adun fian queftegenti
Venitetutti o dolci paladini Siromperanno lancie d'altra guifa
Ch'iuiftaremo certotriomphando. Che di quelle cheiferri hannopungenti
Qual 'buo nudritoinfelua o in durifpini Marauiglia nonfia,percheconquifa
Negato haurebbe maifi dolce inuito Saria la libertà di quell'iddio
Noncheglibumani e egregii cittadini? Ch'altrelácie spezzar,che Marte auifa,
Carlo a tal cortefia uinto & smarrito Egli quand'hagran campo ,bagran defio
Ridendofi riuolfe ai circonftanti Difarfar afuoifudditigran proue
Quafi dicendo lor,quale è'l partito; Et lorlefa anchofar niente reftio,
Et ueduto in unpunto in tuttiquanti Se quiui adunque ei non l'hauera , doue
I cor conformi alfuo, uolto à la donną Lopotràbauer maipiu,piufpatiofor
Lediffe con allegri beiJembianti, Certo ch'i creda mai non unqua altroue,
Oualorofa erfingularmadonna Perchefra quefto popolofamoſo
Gentil,cortefe ,bella, er liberale Non uifonpadri, non ui fon mariti,
Quat'altra cheporti arme o veftigõna, Ne maschio alcun che debbia effergelofo,
Il dolce uoftro dir,lo'nuito ilquale Ellefontutte donne, infiniti
Perpartefate a noi de lacorona Modi difar a lor modoſempr’hanno
Che uigouerna,è ueramente tale L C'hanno di libertà tutti i partiti,
Chenegarnolpotriafenon perfona Et es
fi caualier nientefaranno
Chefoffe uil difangue, di coftumi Opegri,o tardi,od ignoranti, ogrosfi,
Et nata al mondo d'orfa o di leona, Ma bene ilfatto lor tentarfapranno,
Peròfebenraccendono altri lumi Però l'Amorlauorerà pergliosfi
Gliauidi cori noftri ad altre imprefe Etper li cori, per la carne uiua
Da che non li torrian tutti li numi, Tanto chefifaranli nerui rossi.
Queſto'nuito di uoi tanto corteſe Quando Pantafilea donna gioliua
1 Acettiam gratamente, uolentieri Larifpofta di Carlo odi conforme
Vofco uerrem nel uoftro bel paese . Aquelch'ella da lui cercandogiua
O Carlofignorilquant'apiaceri Loringratiò congloriofeforme
Faraitu quefta uolta a quefte donne Diparole er digefti,indi il deftriero
Et a tutti li tuoi gentil guerrieri, Riuolfe a dietroperlefue prime orme,
1
SECONDA
Et Jo Carlo imperator altero
Similemente ilfuo riuolfe, & poi CANTO XXVI .

Fece'l medefmo ognialtro caualiero,


Ettuttiin compagnia a quattro e a doi
Vando l'Impator c'hoggidi impère
Etaminco apiu , prefer la ftrada 9 Vennene la città ator la corona
Ver la città che non hai maſchifuoi..
Chegloria a lei da sépre,&gloria uera ,
Tiricorda lettor per la contrada
Pertutte quelle cafe ogniperfona
Che contanto triompho e tantagioia
(Vanoperò non u'hauer foreftieri
Fece in Bologna la fuaprima intrada Tentava in ogni uia chefoffe buona,
Beatrice duchella di Sauoia
Maquádo Carlo magno e i suoi guerrieri
Dalnoftro Imperatorprimalcuata
Giunfer nela città de le Amazone
La douefra i mollini il Rhen s'ingoia
Foro alloggiati tutti uolentieri,
Com'ella era da lui accompagnata
Perche quelle madonne , affettione
Et com'erano anchorfue damigelle
Difarloro apiacere, baueano tanta
Da tutta laltraimperial brigata Chelor dat era a garra ogni magione ,
Che quelli caualieri baueano quelle
Maforfeben ch'in quefta anch'altrettanta
Compartitefraloro,unafra molti
Cortefia, fifarebbe usata albora
Vnaltrafra non tanti , & tutte belle?
Sefofferftatii mafchi in terrafanta,
Cofibor cheCarlo eiſuoi guerrieri accol
Perche le donne lor fon ben ' anchora
Hinno Pantafilea con laltrefue
(ti Tutte di fangue dol . e,a chi Fortuna,
Fre tutti loro a la cittàgia uolti'
Fa baner del'opra loro uopo talhora ,
Le sanno accopagnando a quattro e adue
Tutte non gia, ma nonfà numero una
Et a manco & apiu, Carlo è con lei,
Chefe quella è sleal, non però reſta
Glialtri con laltre , donne apie nopue,
Che cortefe non fiade laltre ognuna.
Et cofi ragionando bor de lirei Re Carlo adunque & tutta lafua geſta
Effetti del dio Marte,bor deli buoni, Foro da quelle donne accarezzati
Hor di quei di Cupido , bor d'altri dei ,
Quantofipuò d'altrui riceuerfefta,
Senza troppo operargliufatifproni
Egli eran tanto ben tutti alloggiati
Giunfero a la'città,non pur accorti
Che'lproprio imperator forfe ,fra noi
C'haue Jero il caminfatto i rozzoni ,
Meglio nonfu ,non cheliſuoifoldati,
L'ambasciatrice dele donneforti
Con la Reginaftette il proprio Roi,
Mandato una hauea inanzia la Regina
Elcont'Orlando con Pantafilea,
Che'l uenir dire Carlo le rapporti,
Et con quellaltretutti glialtri poi ,
Donde ella il di con lafua pellegrina
Ogni dinel palagio fifacea
Corteuiril,gliera uenuta incontra,
Qualche conuito grande, & ampia corte
Maperche questo canto alfin declina
Bandita,inquel continuofi tenea,
Nelaltrofinirem cheglifia contra,
Ogni
PARTE 125

Ogni di in piazza qualche donnaforte Et d'effo imperatore il gran nipote


Rompeagagliardamente alcuna lancia Ches'è ben caualier di Iefu Chrifto
Oprouaua un corfier d'ottimaforte, Cofe per lorfaria non anchor note,
Ognidifi poneafu la bilancia Et tuttiglialtrifuoi ,che per acquisto
Come lor detto bauea l'ambaſciatrice Far de la gratia lor,fariano cofe
Il valor d'eſſe done, quel di Francia, Che al nonfece mai ch' Ancife Egifto.
Dunque loftar di quefte erafelice Dunque albor quefte done valorose
Perche non v'era Hipolitofra loro Di quellaforte baueano compagnia
Ne quelchefi perdeo la prima vice, Di qualfolno le donne eſſer bramoſe,
Non v'era quel ch'alfiumegia da l'oro Et elle ancho a l'incontro ,cortefia
Con tanta impietà,tantogran danno Tanta vſauano a glihuomini, er amore,
Diede a l'antique madri di coftoro, Ch'Oliuier diffe a Carlo un di per uia
Ma v'erancaualier tuttichefanno Bonum eft nos hic effe o miofignore,
Gran conto dele done, aman quelle Femqui tre tabernacoli, a te uno ,
Pronti a patirper lor ciascun affanno, Vnoa Turpino,& vno al Senatore,
V'era'Oliuier (pur ch'ellefiano belle) Voluto hauria'l marcheſe e altro alcuno
Chefilafferiatrare il cor delpetto Iuiftandofiben,ftar lungamente ,
Per loro amor, dilaniar lapelle, Nepiu cercando andar luoco nessuno ,
V'eral'innamorato Ricciardetto
Ma Carlo imperator ch'er'buo prudéte
Cheperloro anderia nel uiuofuoco Spinto dagran defio di maggior bene
Et qual Lorenzo n'haueria diletto, Quindi uolfe andar uia con la fuagéte,
V'era Guidon che tutto apoco apoco
Finito adunque iltempo che conviene
Silafferia cauare il uiuofangue Effer confonto in quefta loro usanza
Purchepiacele lor quantunque poco, Da quefte donnefi di ualorpiene,
V'era Gualtier chetutto l'giorno langue (Ch'è trenta giorni apunto in ordinaza
Se cofa nonpuofar che loro piaccia Pofte le gentefue ) chieſe commiato
Etpfarlaftaria cent'anni effangue, Da la Regina congentil baldanza,
V'era Angiolinch'andariai mille braccia Quellach'era corteje in ogni lato
Con mille spade in man tutte taglienti Veggedolo andar uia dritto a la guerra
! Solperpiacere ad una bellafaccia, Conpicciolcampo benche benparato,
V'era Aftolfo ch'anch'ei conliferpenti Glidiffe,imperator, la noftra terra
Perlor toria lapugna, v'era Auino Tutto chepienafiafolo di donne
Cheperlorpatiria tutti i tormenti, Gente infè da battaglia certoferra,
Michetu'erafin Carlo,anzi Turpino Se fuori bauemo noi queft'ampiegonne
Che quantunquefoffe ei gran facerdote Etle corazze indolfo & l'arme in mano
Proueper lorfaria dapaladino, Simoftriamo altrecerto che madonne
SECONDA
Lofanno i Greci ben, lofa'l Troiano
Legioftre,libagordi, laltre ithprese,
Popolo, in cuifauor le noftre antiche Del iddio Martefatte ne la piazza
Tantomoftrar del lor ualorfourano, Veduto haueua ognibuom moltopalefe,
Etlofanno altre genti a noi nemiche, Ma quandopoi ciaſcun lafua corazza
Etfe di Lampedona al mondo mai Trattafuori s'hauea nel loggiamento
Valferoo Martifia,legranfatiche, V`chi non è di quel non uifolazza,
Io ti daròfignorfe tu vorai Malfe nepoteafarbuono argomento
Ben dieci millia armate ch'in battaglia
C'hauefferofatt'eipiu quel che quefto
Cofefaran che te ne loderai, Se non poi per l'effetto ilqual contento
Et fe tipar che uia per tepiu uaglia, Chefia nel altro canto manifefto.
La propria miaperfona è al tuo cómádo
CANTO XXVII.
Et tutte laltre mie che portan maglia,

gh Sparti
So ben che'l fior del modo è'l cote Orlado A Liempo di Ligurgoinfra gå
Et che non hanno par li paladini fatte lui
Maforfe ancho di noiť'andrai lodando, Con tante diligentie, & contant'arti,
Guardapurfe tu uoi che s'auicini Le maritate donne(o donne a uui )
L'amazzonabrigata a lafranceſca Sipoteano corcar con unaltr❜buomo
Chefattifarempoiforſe diuini. Sex offender l'honor pprio o d'altrui,
Carlo odendo cofteich'ognihor rinfresca Pur cbetoffeftat ei molto ben domo
Tanto la cortefia uerſo di lui Nele uirtuti ,& era queftofatto
Anch'ei piu delfuo amor sepre s'iuefca, Per inneftar di migliorfemeil pomo.
Purle diffe Regina, certo uui Se dunque in Sitbia là quelle c'han patto
D'ognialtra humanità paffate ilfegno Fra lor,di nonpigliargiamai marito "
Tal cbpiu debbo a uoi ch'al modo altrui Come di tempo in tepo è sempre in atto,
Ma questa voltafiabastantepegno Si foffero corcate colfiorito
"
Del uoftro inuerfo mefi buon volere Ejercito di Carlo imperatore
Quelc'hauuto habbianoi nel uoftrore Quandiui neftett'egliiltempo'udito,
I me ne voglio adar có le miefchiere, (gno Nonfi torria gia lor punto d'honore
Virendo d'ogni ben gratie immortali Per queftalegge,c'hauerebbon'elle
Etfonperfaruifempre ogni piacere. Fatto la uolontà del conditore ,

L'Amorquiui nel aere erafu l'ali Etfenza quefta anchor,fele lor belle
Et s'hauea ben tra lorgiafatto proue, Perfone,baueffer date in abbandono
Giua auentando anchor doratijtrali, " A quelle genti valoroſe & fnelle
',
L'opere dolcifue,l'opere noue Nonfol degnefariano diperdono
Ch'egli operato hauea tutto quel mefe Mamerterebber certo una talfame
Fach'ognicorfirifent'ancho, & moue, Chen'ufciffe di lei perpetuofuono,
PARTE 136

Però chefe da lor maiſempres'ama Anzi cofi'l prudentefigouerna


L'andar a le battaglie , fui corfieri Che fa fecondoi tempi conuerfare
Doue altrochecor gradealtruino chiama Nelforo,ne la chiesa , ea la tauerna,
"
Dond'haurebbero mai di corpiufieri Seguipur il camin c'hartu dafare
Potuto rinouar lelor fighuole Etuedra'lmio lettor s'altrofarfai
Che diqueftifi ftrenui caualieri? Ched unabelladonna ingrauidare.
Non è gia al mondo in quanto gira ilfole Carlo ,però ch'a lui pareua affai
D'huomini chefra noi portino lancia Perduto bauer di tempo ne ifolazzi
Piufignoril,piu ualorofaprole, Etche da riftorar quelfoſſe homa ,
Non s'arrofifca adunque a uoi laguancia Deliberò lasciar tutti i palazzi
Donne,s'a i miei lettor dirò chefofte Et tuttigli diletti,rimembrando
Ingrauidate dai guerrier di Francia. Che nonè daguerrier loftar nei razzi,
Carlo,le cofefue tutte compofte Cofifempreper l'aere caualcando
Et refo honor a le gentil madonne La notte c'lgiorno per dirittofolco
Da lorfi dippartio con tutto l'hofte', Bofchi,montagne, pia,tutto paſſando,
Et elle altempo poi ch'enfian legonne Nonfirattenne mai ch'ei giunse a Colco
Del noftro Dio d'amor l'opre perfette La doue i denti delfuperbo drago
Tutte fi ritrouar duplici donne , Semino gia l'anticogran biffolco ,
Doue Oliuier erqualchunaltroftette Ma quiuifattopoi di ueder uago
De la qualitafua,fefer botino Vn bel caftel che ritrouò'npianura
Non è ftupor, che lofariano afette , Fattoperforte da un ualente mago ,
Ma doueftetteOrlando, oue Turpino Entrò con tutti ifuoi dentro a le mura
Chereftaro le donne ingrauidate Senza contraſto alcun,perche a laporta
Et doue ancho'lfigliuol gia di Pipino, Nonu'era alcun che ue n'baueffe cura,
Che par'a uoi lettor , uoi ch'efaltate Et dentrogente poitrouò ch'accorta,
"
Tanto di bontà quefti, ſe laſcuſa Mente,s'inuitò loro a loggiamento
Loro non è la gran commoditate? Ch'iuifece eiquel difuaftrada corta,
Mafia lor quella pur, fiapur rinchiufa Ciascunftette la fera affai contento
Ogniboccaper questo , ch'anch'a loro Perch'ordinateforono le menfe
Non era moftro'lcapo di Medusa, Ditutto quel ch'er'uopo a compimento ,
Carlo ualent'buom , fi buon lauoro Ciafcun'ilfonnofuo la notteſpenſe
Feftipur anchortu quefta fiata, Commodamente, quádo poifugiorno
C'hebbeberede Orithea delfuo theforo, Lafete ancho uentura ognibuo riſpenſe ,
Ma non ti dor, che non è denigrata Inditutti a destrierfenza foggiorno
Perquefto gia la tuagran fama eterna. Siradunaro infieme ne lastrada
Daltronde al modo homai tato elfaltata, Del cot Orlando ad unfolfue di corno,
SECONDA

Et auiatipoiper la contrada Et nelmedesmo tempo ancho derifo


Preferoil lor caminper vfcirfora Fu Malagigi per unaltro modo
Che tépo non bauean diſtarpiu abada, C'hebb'ei del cafo grandepoco auifo,
Aftolfoperuentura inanzi alhora Egli la malafua d'unforte nodo
Era unpoco da glialtri,ond'egli giunse Legata hauea a lafella infu lagroppa
Primo alla portanon aperta anchora, Senza haueruipefier d'inganno o frodo ,
Et però non vfcio, chefopragiunfe Etun la del caftel diforza troppa
Tuttalaltra brigata, ch'a tal vifta Itofurtiuamente a lui daprejo
Perch'egli era dinanzia luis aggiunse, Co unprefto ciuffar uia gli la groppa,
Et diffe Orlando, Aftolfo, no s'acquifta Ei nel medefmo punto infuria mello
Il tempoperfo mai neſſuna uolta, Corfe alpalazzo,ond'egli haueua bauu
Fa aprir,ch'ogni tardarreCario attrifta Comisfion d'operar quefto ifteffo , (to
Ma'lducagia baueafatto iftantia molta, Ilpaladinglihauea ben ei tenuto
E'lportinaio diluife ne ridea (afcolta, Dietro correndo Sempre a'tutta briglia
Com'buo che vaneggiando altr'huomo Ma giunger no l'hauea mai benpotuto,
Tal ch'egli albor ch'Orlando lo pugnea Onde quelfifaluoe ne lafamiglia,
Et dafegia ancho ne l'opinione Et ei refte difuorfenza la mala
In cuiperpoca offefa entrarfolea Piena di quel, dond'egli il modopiglia

Diede a quel portinaio unforgozzone Di gettar l'artefua ch'altruipar mala.


Colguanto armatotal, ch'eglibaueria CANTO XXVIII .
Occifo non un'buom ma ungran leone,
Et'quei nonfi mouendo ,tuttauia Vandoileonfuperbi, e bizarri orfi
Di luipiu ne ridea trabendo paſſo 9 Ifier cigbiali,o qualchunaltra fiera
De la ſuafolle & ftrania bizarria, Di'quelle ch'opran tato igraffie imorfi
S'Aftolfofi rattenne a queftopallo Sitrouano perforte in tal maniera
Che no sfodraffe'l brado in maggior ira Fattiprigion d'altrui, che piufuggire
Atefaggiolettorpenfareilafſo , Nonpoffano egli alpor con laltra schiera,
Egli com'un leon tutto s'adira Fanno tanto romor, tantoftormire

Et fu la tefta a quel diede unfendente Tanto dibbattimento , granfurore

C'hauria apto l'acciar,noch'ü che fpira Che fpeffoil cacciatorfa impaurire,


Et quelperò nonfi mouendo niente Cofi quando re Carlo imperatore
Guardaua'lpaladin uia piu'ridendo Fu con la gentefuafatto prigione
Com❜achi ride molto , auienfouente, Là nel cafteldel mago incantatore ,
Dond'anch'effoguerrieriquefto uedendo Tanta con glialtrifuoi confufione
L'irato voltofuo'conuerfe in rifo Mifero tofto in quel, ch'una piugrande'
Dimarauiglia aſſai ſegnofacendo, Nonfu nelregno mai delgran Plutone,
Et tal
PARTE 137
Ettalchequafigia da molte bande E'lnegromanteper negromantia
Comminciaua apentirfiilproprio mago Tutto queftooperaua ageuolmente
D'bauergentiin prigion tanto mirande, Chel'arte era di lui cofa natia,
Purperche folto hauea (com'busprefago Quandofece Giafon nafcer lagente
1 Di tutto ciò la bolgia a Malagigi La'n quelpaefe oue era'l uel del'oro
Reftò de l'oprafua contento & pago, Colfeminar i denti delſerpente ;
Et effo re con glialtri di Parigi Quelli nafciuti alhor guerrafraloro
Refto (per quel lettor ch'intenderai) Fero crudel,ma non moriro tutti

Difcornopien,diftizza, diletigi, E'lmago era difcefo di costoro,


Egli quando'lportier uide che mai Etfino altempofuotenea costrutti
No uolfe aprir laporta, & chenonpuote Di quegli incantamenti di Medca
Aftolfo offender lui non colpi affai, Conche ellafece albor cotantifrutti,
Etche'l fuo negromantefi percote Egli in un orte di quell'herbe bauea
D'ira lafronte,perc'haueaperduto Ch'ella coglieuai Olla vr in Amphriſ●
La bolgia ouede l'arte era ogni dote, Quando le gentiingiouenir uolea,
Giudico in un momento che tenuto
Ma che'lproprio dracon chefu derifo
Foffe da un negromante quel caftello Da l'artegrandefua,dond anchor tocca
Chefar uoleſſe lui la'l mal uenuto, Lafama delfuo amante ilparadiſo,
Peròfuriofamente tuttoquello Teneua egliferrato in una rocca,
Sottofopra mando co iſuoi guerrieri Et erafiero anchor come a quel tempo
D'unromor che parea di Mongibello, Coidentigradi , letre lingue inbocca,
Mawani alfinfor tutti i fuoipensieri Et conferuaua lui di tempo intempo
Perchequant'oprau'ei coſe maggiori Perch'era d'un'imagine cuftode
Tantopiu rideanfempre quei terrieri, Ch'iuitenut'haueafattagran tempo,
Etfinalmente un lor diffe,fignori Etgia l'hauea compofta in tantafrode
Non uiftancatepia,non piu perbora Ein tanto bonipunti de leftelle
Che'ndarnofate uoi tanti romori, Ch'ei sepre haueaplei d'ogni opra lode,
Quinci non efce mai neffun'huomfora Quefta era un Zoroaftro con fi belle
Con arme o con deftrier,dateuipace, Membra,che meglio non l'haurianofatto
Siuuole & può uoler chi ui dimora, Lifimaco,Pirgotile, Apelle,
Se l'arme er i deftrier lafciar uipiace Ettutto era di cera,& ftaua in atto
Venepotrete andar,ma ad altraguifa Difarnegromantia,&fù la manca
Ogni uoftro penfierfaràfallace. Gamba piu che'nfu laltra eraritratto,
Et cofi ueramente eraprecisa Et quindi ogni oprafua maiſemprefranca
L'usanzadelcaftel, ch'a quefta uia L'esperto negromante,in modo tale
Reftauagent'affaifempre derifa, Ch'effetto che uogli'ei mai nongli manca,
S
SECONDA
Et cofi adbor ch'a lui cotanto cale Di tutti no perche non u'era'lfiglio
DifpogliarCarlo & tutti ifuoifoldati D'Amofra lor, ch'achor cercado'lmode
Di tutto quelch'è loro ilprincipale, Se'n giuapurper l'anticofuo exiglio,
Haueacon quefta imagine operati
Egli colgrauefuo leggero pondo
Tuttilimodi ch'a lui paruer buoni Che glihauea dato Amor, uagado adaua
Per uenir a glieffetti deſiati , Per uari cafi,bor mefto, & horgiocondo,
Et fi benfatto bauea c'homai prigioni Et un di ch'ei diquàgia caualcaua
Tuttiquanti i tenea ne lafuaterra Del Imao monte inuerfo'lmare Ircano
Ne piu ualeano lor le queſtioni, Sulprimo entrar de la regione Aftaua,
Perch'egli armato bauea cótra ogniguerra Ritrouò un'buom tutto diforme e ftrano
Tuttalagentefua d'un certo unguento Brutto,unto,lordo , lurco , arloto, etforco
Chl'offederd'altrui maiſempreglierra, Piu chuo maistato in merda, od í pátano,
Etfatto bauea aleporte incantamento Et diffe a lui da lungiio non mi corco
Tal,che s'erano ben tutte sbarrate Piupreffo a tè,per non bauer delfrutto
Nouipoteano ufcir queich'eran dréto, Ch'altrui puo dar ben infangato porco,
Et tolto hauea la bolgia,& l'incantate Ma dimmi chi tufei,che tantobrutto
Cofe de l'arte,a Malagigi, donde Questocercandouai fi ftran paeſe
Nonpoteu'eipiu far l'opere uate, Lafciando porco quel che tocchi tuttos
Chefarà adunque Carlotoue daltronde Et egli a lui baron ,molto èpaleſe
Haueràfoccorfo ei da liberarfi Per tutto'l mondo homaichi mifiaio T
S'altrile forzefue tanto confonde? Perchepertutto bauuto bo gialefpefe,
Deura'lde l'arme etde i deftrier spogliarfi Maadhorperche mi prona ungran defie
Et come unfantacingir per camino Ditrouarpatriaferma a la mia uita
Od inprigioncontinuamenteftarfi! Inuerfo Roma il mio camin inuio ,
Miferoben,mifero ben,mefch no Ne quindi (s'io uiuo , )ma: piu partite
Chetantoftraniamente l'habbia giunto Perfo difar perche la mia perfona 1
Infi malpunto ilfierofuo defiino , Sarà da quellegentifigradita I
I
Egli andra bene in Siria afer congiunto ¦
Ch'io portarofra lorfempre corona.
Ilpopol di Giudea con quellafede
CANTO XXIX.
Chegliba perquefto il cor tato trapputo,
Chrifto,tu c'bauerfuci dei buon mercede Romafanta,inuiolatafede
Se non aiuti Carlo a queftauolta Di tutte le uirtù,madre uerace
Altri che m'accorga io non ui prouede . D'ogni honeftà , tempio di uerafede,
Egli quando ben uide effergli tolta Fontana di piacer,nido dipace,
Tuttalaforzafua,perfar configlio, Schola di uerità ,Stanza d'amore,
Di tutti i paladinfece ricolta, Albergo ad ogni reofemprefallace,
PARTE 138

' Però s'almondo anchor uita lauanza


Ben aprigliocchi tuoi, benfueglia il core
Che aft huom ch'a Rinaldo hora'ragioa Vauiui folitario in qualche boſco
No entri in tè com'ha d'entrarui ardore , Chefragrangente non haurai horraza,
Perch'egli è tanto sporcareaperfona Et egli a lui,guerrier, io ben conosco
Che con la fuafporcitia uelenofa Via mei di te lagente d'efto mondo
Sentina tifarà d'un’Helicona, Comecolui che tuttauiafto uofco,
Egli , feu'entramai, digloriofa Però qui concludendo , ti rispondo
Tifara infame,lorda, er puzzolente, Ch'iuado a Roma ,eg uifarò raccolto,

Et tifarà difanta,uitiofa, Et quanto ellaftarà ,ftare , & giocondo,


Tanto che poiti chiamerà la gente E'lpaladin, tu uiuerefti molto,
Fontana di dolore,albergo d'ira, Et ei ui uiurò ben, che com piu inueglio

Madre d'errori,falfa, fraudolente, Tatofonpiugagliardo , et meglio accolto,


Etfucina d'inganni , & prigion d'ira, Mitratterancolorfi ben, che meglio
Schola d'errori, tempio d'herefia, Nonfui trattato mai dal mi Sulpitio
Etgrideran che Dio non ti s'adira, Ned alcunaltro mifautorpiu ueglio,

r pis ,
Non ti diranpiu cafta ,bumile, & Et perch'intendi chi mifia c'hofpitio
Mabenputta sfacciata, er ti diranno Vado apigliare in quella terragrande
Roma non piu ,ma Babilonia ria, Sappi ch'al mondofon chiamato il Vitio,
Fiamma dal cielirati inuocheranno Iui nonfifaran le mie uiuande
Sule tue treccie, milľanch'altri mali Pouere & groffe,come a la Virtute
Contuogrande difnor ti brameranno, Sifolnofar le fue d'acqua & di giande,
Peròfache coftui che li mortali Mafifaranno ricche tanto argute
Fa diuentar con lafua gran bruttura Chelafferanno i dei l'ambrofialoro
Peggior affai che gli irrationali Se uerran lor dal cielgiamai uedute,
Nont entri queftauolta ne le mura Iuiil mio corpo non copran coloro
Come dice a Rinaldo uolerfare Diromagniuolo , o d'altri panni uili,
Per hauerpatriaferma infin ch'ei dura. Madirofatofin, difeta, d'oro,
Quando Rinaldo odì coftuiparlare Iui non mi mettran ne liporcili
Che tanto sporco & lordo come egliera Com'atepar ch'i merti, o ne le falle
Voleua andar a Roma ad albergare, Mane le camere ampie,alte, & ciuili,
Gli diffe o miferel, che indarno fpera Iui l'albergo mioper ogni calle
L'animo tuo,frapopolfi ciuile Nonfia egualmente,ma ne le maggiori
Trouaralbergo in città tanto altera, Ch'i maggiorfempre mifarapiu ſpalle,
Tumipartanto porco & tanto uile Et quantofarann'eipiugranfignori
Ch'ionon titengo degno d'altraftanza Tantom'alloggeran piu uolentieri
Cheftartene co iporci nelporcile, Cbe lor parrà acquifiar maggiorfauori,
SECONDA
Di modo talche feli miei penfieri
Etfe per cofamaifatta quagiufo
Non ingannano mè,nelgran palagio Defcendere alcun'buom di cielo in terra
Haurò l'albergo mio con i primieri,
Pergiouar a lagente e almondan’uſo,
Et di quefto miben, di quefto mi'agio Debfcendituguerrier,uieni & atterra
Niente non dubit'io, ch'il'bo percerto
Tutto efto albergofuo , poi che Lamagna
Tal la uiſta del ciel me'n da preſagio,
Non l'hapotutofar con tantaguerra
Rinaldo albora o Dio , tutto'l couerto
Fa quel chefar non ha potuto Spagna
Ch'è fopra noi dal ciel, s'apra in un tratto Congranparte d'Italia, quelche poi
E'lfuoco grande ch'è laſuſo ad erto Non ha potutofar l'acqua che'lbagna,
Tuttofcenda nel mondo ratto ratto Che certofe'lfarai,liberi noi
Soprachi mai ti darà alloggiamento Sarem da tanto danno e tantapeſte
Tal ch'egli fiaconfonto ,arfo, er disfatto, Chegoderà ancho'l ciel de i beni tuoi,
S'apra tutta la terra in un momento
' Non ueditù di là quante tempefte
Etli trangugi al centro uiui uiui Son moſſe ſopra noiper queftofolo
Tal che'llornomefia del tuttospento,
Per queftecofe tanto dishonefte
'?
Adunque a Roma ou'ei denno eſſer diui Che s³una uolta pur queft'empioftuolo
Alloggeranno il Vitio, or uain tant'hora Da cui neprende effempio il batteggiato
Che tu ti rompi il col, ne mai u'arriui , Come dalpadrefuoface'l figliuolo
Et qual❜buom cheparlando adhora adhore Foſſeperfettamente annihilato
S'adira piu,s'adirò tanto ch’ei Nongridarienopiu glialtri auerfari
Partifenz'altro, beftemmiando anchora. Et deichriftian faria migliorloftato,
ORinaldo ch'alborli fantï'dei
Non grideria Martin , non glialtri pari
Non effaudir le tue beftemmie extreme
Mosfi primaperquefto , & hor fiforti
Anzi preghi giuftisfimi e non rei, Che non u'è chi con lor gioftri dipari,
Perche queft'buom com'egli haueua peme Debuenga alcun di quelle bone corti
Ven'a Roma col tépo, u'hebbe albergo Aconfondere i lorfalfi argomenti
Etbor u'alberga coipiu grandi infieme, Con le dottrinefue, fu'ingegni accorti,
Ne per brutto ch'ei fia posto è detergo Miferinoiguerrier quandofor penti
Magradito èfra lor fi , chepel uero Quefantilumi delafede noftra
Di quel ch'eidiffe ,hor queftecarte uergo, Chorgodon teco Dio laffu contenti,
Et tuforfe dal ciel doue Pintiero Ch'ellanerefto pur com❜bor fi moftra
Bengodi,perchefempre qui coftui Orfanofigliosenza ben paterno ,
Hauefti in odio, fuor d'ogni pensiero, Etfenza lanciagioftratore ingioftra,
Senti Podor deigrandi effettifui Naue nel alto mar fenZagouerno,
Perch'egli è tanto c'boramai laffufo Donnaſenzamarito , ehprega Iddio
Lo dèfentir ancho ciaſcun di uui, Chenonfopportiquefto infempiterno,
S'egli
PARTE 139

S'egli è com'efferfuol Dio giufto er pio . Maperch'ad ufcirfuor di tai letigi


Non u'erano altre uie,che quellafola
CANTO XXX.
De l'artefingular di Malagigi,

le adiuien nel mar che qualche barca Si traſfer tutti a lui con la parola,
Spel Com ne l'aduerfità al maggior di cafa
Espinta d'altro uento in altraparte
Che la doue ella quelfolcando uarca, Perfoccorfofitrabe lafamigliola,

Dond'è bisogno poi che congrand'arte Et egli a lor, fepur ame rimafa
La ritorni il nocchier nelfuo camino Foffe la mala mia da le mie cofe

Perfarla alporto andarpercuifi parte, Ageuolmentes arderia laraſa,


Cofi la nauemia che per deftino Ma cofifenza lei, periculofe
Porta per l'onde del mi nero inchioftro Veggole cofefi , che qualpartito
Prender debbiam , nonfò , ch'en dubbiofe,
I triomphi di Carlo di Pipino,
Espintafi perquel, bora da un'oftro Perche dal negromante aſſaiforbito
Hor da un fettentrion , c'ha uolto fpeffo Nonfuggiremo maiper altra uia
La puppa là doue deuria lo roftro , Cheper uia d'un'incanto piu compito,
Però bisognapoich'io ritorni eſſo Et iofarlomaggior mai nonpotria
Alprimofuo camin dritto s'i uoglio Se no felle quelgrande ,ultimo , & forte
Mantenerui lettor quel c'ho promeffo , Ch'è l'extremopoter de l'arte mia,
Ethor'e'lcafo ,che di gran cordoglio Mafuccieder uipuò danno di morte,
Et d'iragrande un uento,l'hafifpinta Ruinagrande,& mal tantofuperno
Ch'ella è qfitta a dar detro d'unfcoglio, Ch'ancho potriapatir la noftra corte,
Però pria ch'ellafia dal fiotto uinta Perchefi moueriatutto l'inferno ,
Trauagliato dal uento , che di Roma Et di necessità uerrian quaſſuſo
Tutti color c'hanno lagiù gouerno .
Fiedendo,Pha diquefto inchiostro tinta,
Facciam cheporti al porto quellafoma L'acqua,la terra ,e'lcielfaria confufo,
Laquale è'lcarcofuo,poid'altrauolta E'ĺmondo n'anderia quiſottoſopra ,

Altra neportarà d'altro idioma, Etgran cofe auerrianofuor d'ogniufo,


Perfuo camino adunque ellafia uolta Et io nonfofeuoi tanto grand'opra
Etuade arifcia contutto'l
fauore Potretemaiportar,perch'a taiproue
Dele uele er dei remi a lafua uolta. Sopranaturalforza ui s'adopra,
Re Carlo magno, magno imperatore E'lcont'Orlando alhor , deb uenga Gioue

Fattoprigion con tutti ifuoi guerrieri Con tuttoquanto'l ciel di cielo in terra
La nelcaftel del mago incantatore Et ciascuna tro diofe uen'è altroue,
Chiamato hauea a configlio i configlieri Etfaccian tutti a noi l'ultimaguerra,
Per confultarcom l'arme di Parigi Cheper me nontem'io neffuna cofa
Nonreftafero inman de iforeftieri, Guardafe temerem quei di sotterra,
Siii
SECONDA

Vapurfal'arte tuach'è bisognofa AlboraCarlo, fuới


tuttiglialtri
Et nonbauer di noi punto paura Concordi ad una uoce & animoft
Chegentenonfian certo paurofa, Differofa , fà tutto quel che uuoi,
Lafciapur uenircofe oltra natura, El negromante chei piu perigliofi
Fapur tu quel che puoi,non dubitare Incantifar deueache felle mai
Chenoi non uogliamftarfra afte mura, Pergliaccidenti alhor molto ritrofi
Et Carle magno albor, ma comefare Soprafeftette alquanto,& pofcia irai
Potraitu Malagigi queftaproua Fifoguardo delfol,come talhora
Se le cofe non hai chefuoi afare
'? L'aquila fà ,donde n'ba uanto aſſai,
Et egli a luifignor,niente migioua Et quelfi fecefmorto albora albora
Nem'impedisce a questo, tutto quello Cometaluolta l'buom ch'in unʼiſtønte

Che ne la bolgiatolta fi ritroua, Perqualchegran terrorfi diſcolora, 1


Ilo poffo operar conquefto anello Indifiuolle al conte il negromante
Etglimoftrò un'anel '
¿haueua in mano Et diffe aduna Orlando la tua gente
Anzineldito ufempre portau'ello, Quantopiu'nfiemepuoi , & ftiacoftante,
Indifoggiunse,imperatorfourano E'l'conte l'adunoefubitamente

Questol'anelde l'arte è nominato Comefa'lbuonpaftore il greggefuo.

Etfol s'adopra in cafo ultimo ftrano, Quando temeper quel qualche accidente
Ned unqua pofcia ch'eifu confacrato Etfu quefta adunanza inmezzo a duo
Nel nodo onde egli a me cotanto uale Muri,ch'un'angulfeano a la cittade
Me l'bopiu cb'unauoltafuor cauato, Poi diffe Orlando, orfa mo'lfatto tuo,

Etquestofu folperfauer s'eguale Et Malagigialbor doue dueftrade


Er'egli a quelch'era miaʼntentione Faceuano un crocicchio, ando er penfofo ,
Quando lofabricaiperfarlo tale, Comene l'opregrandia l'huomo accade,
Benfai che uenne a mia deuotione Et quiui uenut'ei tutto orgogliofo.
Tutto l'operarfuo ,però con queſto Diede d'un piè tre uolte infulterreno
Poffofarcofegrandi oltra ragione, Comechi difù chiama un ch'e digioſo,
Ma comebo detto inanzi ,io un protefto Laprimavolta hauea battuto meno,
Gbeuederete uoi coſefi grandi Et la fecondapiù,la terza a uoto,
Ch'a moltifia'lpentirpoco molefto, Tal che'lfenti chiuolcu'egli apieno,
Perche non ui uarranno i uoftri brandi Però uennein quelpunto un terremoto
Non ui ualeranl'arme, eitori uoftri Comequando'lfignor del uniuerfo
Timidififaran difi mirandi, D'animal corpofuofè reftar uuoto,
Ma ditepurfepiace a uoi ch'i moſtri Indi arcignato infronte al cielconuerfo
Aqueſto negromante s’anchor noi Brecoloriguardoe come buomo ſguarde
Sappiampelmondofar lifatti noftri, Ilfuo maggior nemico ditrauerfo,
PARTE 140
Et quello albora albor comebombarda Quel ditrauerfo ud,quel s'abbandona,
Acui datofia'lfuoco in quel momento Queluola drittamente in qualche muro,

Afar l'effettofuo nientetarda, Et quel uà aterra d'lfuocofuo lo fprona,


Niente tardò ch'aperfe l'elemento Talchenon è ciascun moltofecuro

Tutto delfuoco tal,ch'ei parue allhotta Perchefanqueftifpeffo un qualche male


Vnafornace aperta è quelfia drento, Ch'altri non baueriacrettofuturo,
Indipoco dapor,com quando annotta Cofiborche'l cielpertutto l'aere,tale
1
S'è spento ardente lume in chiuſo luoco Effettofa , ma difolgori ardenti
Buio ne reftaquelpiu ch’unagrotta, Sta'n pericologrande ogni mortale,
Buio'lmondo reftò pento quelfuoco. Et anchorpiu in terror tutte legenti,
Chenel medefmo punto,ſcatenati
CANTO XXXI .
Foro dal lorfignor tutti li uenti,
Vando al uiaggio fuo l'ultimo itoppo Miferi i nauicanti ritrouati
Hebbe quel pellegrin tantofamoſo In alto mar albor,che di ragione
Che defio del mondo ueder troppo, Foro tutti da quefti mal trattati,
Nonfulspumante mar tanto orgogliofo Perche Saturno,Marte, Orione
Ne'l cielo in quella mai ne in altra parte Sentiro anch'eil'incanto , onde turbato
Tantocrucciato & tanto tempeftofo , Fu'l cieldal oftro a lo fettentrione,
Quantofututto'l mondo aparteaparte E'lmondo anch'egli albor, tutto bagnate
Alterato in quell'hor che'l negromante Fu'd'unapioggia altrui tanto molefta,
Sitraffefuor Panellofuo de l'arte.
Chepiu non crede alcuno effer maiftato,
Egliofcurato'lcielfermò lepiante Però chefecobauea tanta tempefta
La'n ql crocicchio a guija d'huo ch'aspetti Ettantogrande, ch'importunitate
Cofa ,ond'uopofia a luiftarbe coftante , Nonfù nel modo mai maggior di quefta,
Etperdarfin di defiati effetti Ituonigrandi e in granquantitate
Traffefuor effo anello,mormorando Spauiuano le menti dei mortali
Terribil ,
forti, pauentofi detti, Talch'albor eranperfele brigate ,
Donde'lcielo in quel puntofolgorando Et cofiftando'l mondo in quefte tali
Empi pertutto l'aere difaette Cofe,traffe'lfecondo terremoto
Ch'andauano ſenz'ordine uolando Chefece anchofrauirgli irrationali,
Comeuanper lefefte aluolgo acette Et Malagigifolperftranio moto
Talhorch'affai nefon cópofti infieme (te, Chefeffe albor la terra, o l'aere, o'l cielo
Queich'altri chiama raggi,altri roccbet Punto nonfi moueadalprimo uoto,
Ch'un s'alza alcielfino a le parti extreme Mafenzatorzerpur d'unfolo pelo
Vnfierea lamprouifta unaperſona, Seguitaua l'incanto arditamente
Vnaltro unaltra,onde ciascunfi teme, Stabile & fermocomefaldofielo ,
S iiii
SECONDA
Et Carlo imp erator conlafua gente
Venirper l'aer uia tutto l'inferno
Era a laguisa di quegli animofi Dicotutti i diauoli , er anchora
Che uolno andar doue terrorfifente, Tutti color che u'ban lagiù gouerno,
Chepoi quando uifon ,fon paurofi
E'lprimo era Pluton, quel che dimora
Perche este cofe (inuer )fuor di natura Imperator lagiù di tutto'l regno
Fanno i piuforticor uenir pensoft, Et che ciafcun deglialtri teme e honora,
Et laltra gente poi là'n quelle mura
Questipoi chefentio ilterzofegno
Comechifermamente afpetta morte
Che'lnegromante incoleritofeo
Piena era tuttaquanta di paura,
Contra'lqual non ualeaforza ne ingegno
E'lmago proprio anch'ei gia tantoforte Aggiunfetofto elcarro uo Molpheo
Tratto ne lafuarocca dal incanto
Et Amphergliabbinoe pofcia ancho a efti
Difigran cofe albor temeuaforte, Abbinati u'aggiunfe Otone e Orneo,
Pentito gia del ardirfuo cotanto Et falitouifu da loroprefti
Etchiaro apien che fra lor negromanti
Via piu cke luento,fu portatofuori
Portaua Malagigiilprimo uanto ,
Di tutto'lregno fuo che tien limefti,
EJo primiero adunque infar incanti
Et, com quando caualcano i fignori
Alborch'er'uopofarl'ultima proua Fanno lorfempre andando compagnia
Sgannò ciaſcun che'n dubitaſſe auanti ,Queichefon dela corte ipiu maggiori,
Perch'in quest'oprafuafi grande er noua Cofi quando Plutonfi mife in uia
Effettifè apparir tanto mirandi Tennero dietro a lui tutti coloro
C'hauerlifatti altr'buomai non fi troua, Ch'eranpiu grandi iui infua monarchia,
Egli mentre che'l cielfacea le grandi
Minos il primo era un delempio choro
Cofe, che'lcanto mio quifopraferra, Giudicator lagiù di quelle offefe
Et che tremauan glibuomini dai brandi, Ch'altri quaffè lafcia al diuinoforo,
Chinato giù diè del anello in terra Laltr'era Radamante ch'anch'impreſe
Pluton gridandoforte, tu non odi? Ale mani halagiùfimili aquefte
Che uuoitu che uengh'io coſti ſotterras Et danna anch'ei legenti iui difcefe,
Che uuoi tu che trouto deglaltri modi Cerbero u'era ilcan do le're tefte,
Dafarti difedar quando ti chiamo? Et u'era Gerione, & PIdra altera,
Vienfu , nonfar chepiu la lingua fnodi.
Et tutte trelefuriefirubefte ,
Albor la terra, (piu che mai da Adamo Dico Aletto, Thefiphone, & Meggiera,
Tremale fino adhor)la terza volta "
El barbato Caronte, quel nocchiero
Tremò et che parue un béfquaffato ramo, Che porta l'alme a la mortal riviera,
Et ecco di trauerfo (com taluolta · Et u'era ancho'lfuperbo Lucifero
Vangliftornelliper lofreddo inuerno Inquellaforma cheftau'ei nel centro
Schieradife facendo e ampia e folta) Quádo andò Date íğll'altro hemifpero,
PARTE 141

Et tutti glialtri anchor the giala dentro Maperche questo mago ilqualfifpandé
Piouer con lui dal ciel per quell'errore Sinelhonor de la negromantia

Che lo puo benfardir,io ben m'incentro, Vegga ch'anch'iofofar cofe mirande,


Etcofi tutti adun contalfurore Egli ladron ch'egliè laltrhier per uia
Che quanti uenti maiforo in Strongile Furtiuamente qui nelfuo caftello
Vnqua nolfer,ne'lporianfar maggiore, Mifè di groppator la bolgia mia,
Vennero al negromante ,ilqual uirile Dond'operar mi bifognò l'anello
Loro afpettauaintrepido e ardito Però tko tratto qui,dunque gli moftra
Comegran capitan genteferuile, Ch'ifon miglior affai ne l'arte d'ello,
Et quiui giunti a lui,prefto & spedito Ma guarda ben che la brigata noftra
Scefe aterra Pluton , comefa quello Tuttafiafalua, che la mia maletta
'
Chegiugne inanzia fignorfuo gradito, Non uadi a mal in qualch'opera noftras
Et tuttiglialtri poi dirietro ad ello Pluton'albor comferuo che s'affretta
Fermaro anche'lcamin, comefiface Nanziafignorfo per effergligrato
Se'lferma'lgrade ändo uà un drappello In quelche conofce ci che gli diletta,
Mipoi perfarfi ognun bene capace fia dimostrato
Volto a la turbafua ,
Delloro dir,faceano calcagrande (Diffe) al noftrofignor ch'ognun di uoi
T Comefifà quando orator di pace. E feruitor di lui comfempre è ftato,
Nanzifignorfuo dir publicoſpande. Però'lmago di Colco, tutti i fuoi
3 Sianoconfonti, egli folo in terra
CANTO XXXII.
Sir conofciutofia di tutti noi..

er no al modo Alhor la di fotterra


Premer ti dè fignor,pofcia ch'anch'io Come la militarfe dafignore
Vuoi che uenutofiafuor del profondo, Afacco è dato lor gia prefa terra,
Nonfai tu benchefe tu'l tu defio Tuttiin untempo er tutti pien d'ardore
Quici dimoftri a me,bafta ad ogni opras Di piacere a Plutone e al negromante
Chefempre atutto èpresto ilpoter mio, Et di far mal dou'hannofempre il core
',
Senzafarmi uenirproprio diffopra Copiufuror che'l maggior uento errante
It'haureiben di là mandato gente Nonfa per l'aria mai, quando èfi
fero
Ch'ottimamente ad ogni oprar s'adopra Che di terrafuelle ei tutte le piante
Cofi Pluton chinato riuerente Incominciaro a ruinar l'altero
Incominciò dinanzia Malagigi Incantato caftel,di modo tale
Chegraue l'attendea com'huom prudete, Chefù di Malagigi oltra'lpenfuro,"
Et egli a lui, fignor de l'onde ftigi Macofiua quando ale genti male
Nonperche tantofia la cofa grande E commefo'l
far mal, che'l
fanfi apie
Tèfeciuenir ioper miciferuigi, fodisfa a cuiprimone cale,
Che fi
SECONDA

Quefti nel tempofol d'unfol baleno Hauriano uolutei,perchedifarlo


Tuttoportaro uia quel ch'era quiui Bremauan molto,ch'egli baucffe lor
Tal ch'apena reftol'arfo terreno. Datinpreda la gente ancho di Carlo,
Tempestanonfu mai nei tempi eftiui Cheuolentier l'hauriano in altro chore

Che fifgombraffe in campo alcuna cofa Tuttaportata ,perch'ella quiftando


Quad'ella anche morirfa alcun de iuiui Facea con l'oprefuegran danno a loro,
Quanto l'infernal turbafuricfa Et quelc'haueJon'eipiudefiando
Sgombro'n quefto caftel tutte le cofe Primaportato uia,ftatofarebbe
Ch'eranfopr'ellaterraperigliofa, Il cattiuel del ualorofo Orlando,
Ne tantogenti maipiu defiofe Neperò'l mago mai con quat'egli hebbe
Sgombraro alcuna uia d'oro & d'argeto D'autorità quotefifar ch'alcuno
Quando fe'n spande ne l'oprepompoſe Nongiffe a mal,fi tal defio lor crebbe,
Quantoquei de l'inferno in un momento Et Carlo magno, di queglialtri ognuno
Sgombrar tutto'lcaftel del trifto mago Vedea quefto defio diqueftefiere
Etdele mura, di che u'era drento, E'lgranpoter,però temea ciaſcuno,
Laroccaportar uia,laforte imago , Tremaua albortalcor,che'n cétoſchiere
L'orto da l'herbe, uafi da i licori D'armategenti,neſſunaltrauolta
Eltutti iincantamenti,e'lfiero'drago, Tremato non bauriaquantunque altere
',

Tutta lagente,& tutti i lor lauori, Ma'lnegromante c'hauea curamolta


Le cafe,lipalazzi, & gli animali , Ditutta questagente, che uolea
Et tutto'l refto dal terreno infuori. Ch'ella nonfoffe a lui da coftor tolta,

Lucifero.crudelpadre de i mali Aguifa dipaftor quand'ei da rea


Trangugo'l negromante uiuo uiuo Rabbia di lupi uol ſaluar lagregge
Comefanno unapilola i mortali , (S'è che l'afalti alcun ne la uallea)
Etpoftofine al tanto altrui nociuo Selefa inanzi tuttalacorregge
Effetto grande ,& fi merauigliofo In un iftante con l'uſatauerga
Che Malagigifar non hebbe aſchiuo Poi la diffende, e'lfuo miglior ue elegge,
Torno dinanzi a luiPluton bramofo Cofi,pero ch'in luigran cura alberga
Difargli anchor qualchaltra cofagrata Chequeftagente cha'n protettione
Senefoffeftat' ei piu defiofo , Da que demoni rei nonfi difperga,

Et fimilmente lafuarea brigata Selefa inanzi,& tutta in unione


Nonfatia anchor del cofi trifto effetto Concennilafaftare e conparole

Perfarne un uiapeggiorſtauaparata Poila diffende, & trabe di lefione,


In aspettando unfolamente detto Vltimamente (er tramontandolfole)

Di lui,pergir agarra ad operarlo Gli diè la bolgiafua Plutongradite


Comeuan quei che'lpalip hang ogetto, Che toltahauea perforza a laltra prole
PARTE 148

Et eglialborperc'baueagiaspedito Et quando allegro affai,quando conuinto


Quelch'eraneceffario al fuo bifogno Da gran dolor,seratrouato in terra,
1
Siritornò l'anel de l'artein dito. Hora inun campo,bora in un laberinto ,
Comedifparquelchefi uede infogno Quádoin pace eiamor,qñingrāguerra,
Quando fi deſta l'huom,tutte in unputo, Horaperpiana uia,hor per alpeftra,
(Dond'iomi doglio affaigal ch'agogno) Hor'andando per l'aere,borperfotterra,
! Cofi quando coftui s'bebbe raggiunto Etfu quando uide ei lagran maeftra
'
Neldito al locofuo l'anel de Parte Di tutte quante le cofe create
Chefuor,l'inferno baueatanto copunto, Lequalpoiregge Iddio con lafua deftra,
Tuttodifparuequel ch'a parte a parte Etch'ella diffe a lui ch'al Eufrate
Cantando noi l'incantofuofiforte La granforellafuatrouerebbe ei
Habbiam ueduto empir le noftre carte, Dopo grantempo & lughefue giornate.
Dondere Carlo albor con laltra corte Quiui bora adunquegiunto, con colei
·
Comepoila tempefta i marinari, Chefecoperamor menat'bauca
Sirallegro delafeliceforte, Finda Labanre de iferrati Hebrei,

Or quiuigrandi affai li lorparlari Vfcendo ungiornofuor d'una uallea


Foro delcafo,& de laforza altera In unafpatiofa & gran campagna
I
Del negromante a cui nullaltro è pari, Piu ch'altra mai d'Arabia o d'Aſmirea,
Etfinalmente in una bellaschiera Vide digente unafi gran compagna
Tutti ridotti adunfotto'lgran.conte Che maggiornon l'hauriagiamaipenfata
Prefero il lor camin qualei prim'era. Di quáta n'è da l'India al mar di Spagna
,
Laſciangliandar,ch'apra lor Dio lafonte Etfipenso che tantogran brigata
Delapietatefua,tanto ch'alfine Folleridottaadun d'alcunperfare

Giungan cui vanno con uoglie fipronte, Qualcheguerracrudelgrade & spietata


Et Rinaldo trouiam ne le uicine Sirallegro , chefifuel allegrare
Parti uenutogia del Eufrate L'buom,quando uiene a lui l'occafione
V'lguida'l cielo & le uirtù diuine Dipoterbenla uirtùſua moſtrare,
Dopofi lunghe & tantefuegiornate'. Mananzic'baue ' ei cognitione
Chi ueramentefoffe tantagente
CANTO XXXIII
Cangio la primabauuta opinione,
Inaldopaladin di Chiaramonte Perche accoftato a lei,fubitamente
Sbandito da re Carlo- imperatore Vide ch'ella non erade laforte
Per quel ch'accorfe a luigia colgran côte, Ch'egli penfato haueaprimienamente»
Horquinci bor quindi in uariando errore Ellaeraquellagrande & ampia corte
Eraandato gran tempo borafofpinto Chereggela Ragione in quefta uita
Dala Fortuna,bore dal Dio d'amore, Etch'ad unaltrapoi rimanda Morte",
SECONDA

Siftuppi molto albor ueggendo unita T'alhor bauea da canto un'huom proteruò,
Tutta infiemela gente d'efto mondo Talhor'un buon, talhora ungétilhuomo,
Etreftò qualperfona sbigottita, Talbora un metitor difecco aceruo,
Ma perfcarcar l'animofuo delpondo Quádo unfupbore,quando un’buõ domo,
Chetanto è grauea l'huom quand'ei defia Quádo un'buodotto,& qħ un'ignoráte,
L
Saper qualcosa, onde n'èpoigiocondo , Et quando unbattitor di cinamomo, ›
Si traffe ad un de la gran compagnia Spello uedeafralor qualchemercante,
Et diffe,deb che gentefete uois Qualchenocchier,qualchereale artiſta,
Et doue andate tanti ad una uia? Qualchepoeta, er qualche negromante,
Eteglia lui,ma chifè tù ch'ancoi Alcuna volta poi qualche alchimiſta,
Solo quigiugnisneprima'haiſeguito Vn giuocator, un di corte,unfoldato,
Quefta regina ch'è dinanzi a noi? Vnfcolaro,unphilofopho , e un leggifta,
(Etgl moftròfu un carro una col dite) Ma che quiuitrouoe di ciafcunftato
Che ciafcun' buom da lafuafanciullezza chefi ritroua al mondo infra i mortali
Suolfeguitarfin c'ha l'età fornito? Perfino a quel del buomo innamorato,

E'l paladin'alborper gran uaghezza Che s'ei benfempreuafuggendo imali


Diueder toftolei & chifoffe effa Et cercandone❜lbenfotto queldio

Lafcio queft'buofenza hauerpiu côtezza Che l'arcoporta,lafaretra, l'ali,


Et fi cacciò neglialtri inpreffa inprefa Non èperò chespesso,& condefio
Comefa alcun talhorfra molti andanti Nonfeguiti anchorei quefta regina,
C'habbia di tuttiglialtri maggior preffa, Etiolo fo perchelo prouo anch³10.
Dondecolor chegheran circonftanti Rinaldo adunque in tantapellegrina
Diceano luno a l'altro, e chi è coftui Etfi diuerfa gente com❜inarro
Chetanto ardito ua fi prefto auantis Ch'è tutta la del mondo cittadina

Ha la reginaforfe ufato a lui Andofiinanzi che peruenne al carro


Alcun cenno dalcarro , onde audace Gui ilpopolo del mondofegue tutto
Eglifattofi fiafipiu d'altrui? Etfeguifempre infino a i dei di Varro ,
Ma'l paladin cui ilperder tempo piace Et quiuigiunto , a lunfouenne in tutto
Segue gagliardamente ilfao viaggio Di quelcarro di Dario infufo ilquale
Etlafcia ognibuomo dire & fempre tace , Contra Aleſſandro ne uenn'ei condutto,
E'n quefto andar uedea d'ogni legnaggio Maquefto era inpiugente, & tribunale
Gentefraloro, er d'uno laltro feffo, Si d'altrafortehauea, quanto chefopra

Et d'ogni etade, di ciafcun linguaggio, Portaua egli una dea,quell'un mortale,


Quando in andandofiuedea dapreffo Et erafatto non da mondan❜opra
Ad uno imperator,quando ad unferuo Ma da diuina certo,perche egli era

Quádo ad unpapa, etad un cbierco fpeffo Diqualità ch’almondo non s'adopra,


Egli
PARTE 143

Eglile ruotefue ciafcuna intiera Fuggelagenteil


fol ch'èfotto asfifa.
D'unporfido tencapoſſente & duro CANTO XXXIIII.
Et tutte tonde come ètonda sphera, ( ༢༠
Valcarro al modo mai d'alta bellez
Ilpalcopoipiu'nfu d'un tero & puro
Robino era,oue lafelicitade 9 Si potrebbe aguagliar co lafua foma

Tutta mife deglibuomini Epicuro , A quefto c'hadelmondo ogni ricchezza?


Etquiui untribunal di tal beltade Non alcungiadiquei ch'entraro in Roma
Che come riferisce effo Rinaldo Quando quefemidei di gloriafonte
Efenza par al mondo in ogni etade, Su uiportauan triomphante chioma,
Perche egli era intagliato in unfmeraldo Ne quelgia anchor ch³al torbido orizonte
Et con tantaarte,chelbel lauoriero Tanto malgradofuo per bon uiaggio
Vinceua la materia d'effofaldo , Nonfeppe addur il miſero Phetonte,
En quefto era afeder con grande impero Ned altro alcun,fenon quel ch'io di maggio
Quella Regina che dich'io chetanto Vidigia trabboccar,feliceforte
Bramaua di uedere il caualiero , Che non hebbe'l belfolneſſuno oltraggio ,
Etnanzife tenea difcofta alquanto Perche effo carcofuo tranfcendeforte
Ma benfulcarro, unafua ruota bella Dibellezza ogni cosa unquacreata
Che de le cofe rare ba❜lprimo uanto, Da la Natura ,o da l'eterna corte,

Perche d'un diamante erafatt'ella Ma di quefto diremqualchaltrafiata,


Etfabricata dafi grande ingegno Hor uopo è dir di quel che'lpaladino
Ch'altra beltatenon può uincer quella, Videgiafeguitar tanta brigata,
Ella erafatta in parte inful diffeguo Quel dunque che urde eifi pellegrino
Chefonoquelle ruote di mollino Sotto la sferza di quattro leoni
C'hantante caffe al'acquafuafoftegno, Giuafacendo il uariofuo camino,
Cofinel cerchio che maggior camino Et la reginafuafra tanti doni
Fa difè quefta,bauea molte caſſette Che di làmanda al popolo mortale
Vftarpotea in ciafcuna un cittadino, Tanto d'hauernedefiofior proni
P Di dietropoi doue ella alfolio mette
' Ferma nel
faldo fuo bel tribunale
L'adornespalleſue, ch'e'ldecoro Volge maiſempreintorno eſſafuarota
Compiutamente dele cofe dette Con un'artech'al mondo èſenza eguale
Nafce delcarro un'arbortutto d'oro Perche da le manfue mai non è mota

Che'nfu gli ricchi rami infra lefronde Ma daPintenderfol,che cofi intende,

Ha diquefta reginail gran theforo, Et lo puofar,opera aglialtri ignota,


Et uoltofopralei fi fi diffonde Donde s'al cerchiofuo qualchun s'apprede
Che copretutto carro aquellaguifa (Ches'apprendonopur molti mortali)
Chefa l'acconcia uite il luoco ,donde Sale (girando un tempo, poi difcende
SECONDA

Et effa dea dice Rinaldo quali Etfi diede aguardar (


flupendo molto)
Haueffe ueftimenti o brutti o belli Quel che dintorno'l carfacealagente
Malfi può dir,che mai non uide itali, Et quel che le venia ben'o mal colto ,
Perche a diuerfe uieguardando quelli Et uideche ciafcunterribilmente
L'effere lorparea uiapiu'diuerfo Siprocacciava per bauer de ifrutti
Che'l color ne le penne a certi ucelli, Ch'ella banel arborfuo tanto eccellente
,
Hora d'oro pareanfplendente'er terso, Etperpiu breue dir qujui ella tutti
Hora di color bianco,bora dinero ,
I beni ch'ella può nel mondo dare
Hor di uermiglio,et hor diuerde, horpfo, freschi, et bé coſtrutti,
Sempre ha abodati ,
E'n tefta non hauea neſſun conciero Perche lafuorafua di quel chefare
Mane lafronte i crinporta annodati Può contutta quella artech'ella adopra
Malcolti ad arte e nosenza mistero, Non glienelafcia mai neſſun mancare
',
Etcofi intante er uarie qualitati E'l cielo, Iddio, ogni cofa ch'opra
Se ne uaper lo mondo triomphando Fanno chesempre de le cofe oprate
Di tutti i dietro a leiſempre adunati . Inabondanza affai ue nefonfopra,
E'lpaladino albor merauigliando Peròpuote ellafempre a le brigate
Ditantecofe,er di tant'altre anchor a Da queft'arborefuo mandarne interra
Che uederai lettorpiu ſeguitando , Senza sfruttarlo mai di uerno oftate,
Facendofopra fè dubbia dimora . Maperche(chechefra fe quel cheferra
Confideraua in unpenfier profondo Frailarghilitifuoi il marfumofo
Qualfoffe quefta dea queftafignora, Chetornaintorno'l modo a l'Inghilterra

Et gliocchi alzando al carro fuo giocondo Tutto deſſe ella a un'buom , giamai riɲ oſò
Dietro leuidefcritto in lettre d'oro Egli nontroueriaper lofuocore
La FORTVNAfon'io la Dea del modo , Sempre d'hauerne più piu defiofo
Alborfouenne a lui di quel ch'alforo E
' ch'interuien quel che con tanto errore
Dela Natura intefo hauea da lei Vedeua interuenir Rinaldo allhotta
Quando l'ando a ueder nelfuo lauoro Ch'egliguardando gia piendi ftupore ,
Ch'ella dettoglihauea com'bor coftei Tutta lagente intorno a lei ridotta
Quiui uedrebbe, & parleria con eſſa Diuerfamenteprocacciando andava
Come nel canto appar cinquantafei, D'bauer qualchufuo be , cui tato ègiotta,
Riconofciuto adunque efta effer della Dondealcun bumilmente la pregaua,

Etfatto uiapiu uago diparlarle Alcun uedendo uane le preghiere

Via piucheprima alcarrofuo s'appreffa, Come differato huom la bestemmiaua,


M'anziche ucleffe eifi preſſo andarle Alcun uedendo lei nongli volere

Ch'ella uedeffe lui pelproprio uolto Cofa alcuna donar di cortefia


Volfe altrecofe affai confiderarle
', Tentaua,per bauerne, altre maniere',
PARTE 144

Dondequalchun pie digrangagliardia Quando aedremo mai qualche Ariftide


Come quando'l willan coglie la noce Rifiutar le ricchezze dei parenti
Nel arborfuo d'un haftapercotia, OFortuna prezzar quando gliarride?
Ma quefto a quefti alcuna uolta noce Quando uedremo mai cento talenti
Perche s'et gettagiù qualche bonfrutto Rinontiar nelbumil fuo tugurio
Lo coglie unaltro piu di luiferoce, Vnaltro Photionfra noi uiuenti;
Et ei piangendo fi fconforta tutto, Quando odiremo mai ch'unaltro Curio

Oper hauer quelch'eglifuofi crede Rifiutato babbia l'oro a gli Sanniti?


Cotraftae'lyde, glch'anc'ha ridutto, Och'un contentofia d'honefto alturio
Etqualchunaltro che'n tal uia s'auede Fuor che madonnafauia, e'lfauio Gritiz
Effer l'opera indarno o perigliofa CANTO XXXV .
Tenta altramente, ben'o malprocede.
Prouano molti molto induftriofa, Lmiofignor & la miafauia donna
Mente ful carro andar, che quiui poi I de la lor

Sipuote ageuolmente bauer gran cofa, Perchela uirtufol lorfempre è donna,


Chigliappoggia unafcala, uno odoi Ma diquefto diremquando queft'una
Gradiu afcende, quello andan loinazi Difpenfatrice d'ogni ben mondano
Cade et con ellafenzaidefirfuoi, Di cui il noftro cantare adhor's'aduna
Chi ut tenta andarfu per lo dinanzi Neparlerà colfir di Montalbano,
Chifu per qualche ruota, quella uolta Hor bifogna trattar de laltre cofe
Cade ei nelfango,ou'era peco dianzi, Ch'egli uedendogia di mano in mano.
Pur ui uafu qualchun qualchunauolta L'arditegentipronte er uenturofe
Ch'ella'l confente con l'intentione Che montauanful carro di coftei
Nefenza'l ualeria poanza molta, Per benfatiar le uoglie lor bramofe
Ma'l quiui andar che uale a le perfone Non erano contente a quelch'a lei
Ch'anchor non ègiamai neſſun contento Parealor dar,tutto ch'ella lor deſſe

A Tanto d'andarpiu'nfu ciascunpropone Molti dei benifuoi ricchi,ampi , & bei,


Ofacrafame d'oro, ofiero intento Peròfatto uenia maiſempre ch'eſſe
Quefto apetito tuotanto sfrenato Bramauan difalirpiu'nfufo anchora
Quandofarallo mai delmondo ſpento? Come s'indifatiarbenfi poteſſe,
Quandofarà mai cor tanto ordinato Coficiafcunfiprocacciaua ognibora
Cherefti dibramar di queſta i beni Di montarfu quellafua rota bella
Nanzi ch'eifia com Craffofatiato Ch'andando intorno nofa mai dimora,
Quando torneran mai quei difereni Perche a lafumitàftando di que la
Che'n quella età del oro al mondo uide Si giugne con le braccia a l'arbor d'oro
L'antiquagente d'ogni benſipieniš Donde ogni ben di lei fempre fijuelle,
SECONDA

Etquindipuote l'buomftandofra loro Et effa humana dea,tutto'lſuo auiſo


Farfene quella parte che gli piace Gliandaua empiendo conpropofto certo
Prendendofama,honor,ftato, o theforo, Didarglia quefto mondo ilparadifo,
Ma l'apetito buman tanto è uorace Et ecco chefcendea confuria d'erto
Che quiui anchor non è giamai contento Vnafaetta,chefu luiferendo
Comegli dara dunque ella mar pace? Lo trabboccaua giùmorto e diferto ,
Comefaralla mai chefia ben spento Dondequei ben ch'andat er❜ei cogliendo
Quefto defio del'huom s'ancho s'in cima Alaciuffacadean nelaltregenti
Non ha neſſun'buo mai l'ultimo intentos Et Fortuna ridea non fimouendo,
Ellafarà quel che Rinaldo inprima E'lpaladin che deigrand'accidenti
Vedendo interuenir merauigliaua Tutto hauea pieno il cor di merauiglia,
Comecofa importante 0 d'alta ftima, Staua congliocchi a queftofolo intenti,
Dice ei ch'alcuno alcuna uolta andaua Poi com'huom the del dubbiofi configlia
(Mercèdi lei)fi infularota ad alto Chiarirfi,õde babbia poi la méte allegra,
Chetuttofrafuoibenfi ritroua ua, Riuolfe intorno le bramofe ciglia,
Et quiui lorfaceafi grande alfalto Et fratutta lagente che nonpegra
Senza defcrition,che d'ogni cosa Seguiua'lcarro di Fortuna, uide
Toftofatto n'hauria l'ultimo appalto, Vna donna riuolta in uefta negra ,

Se effaprudente deapiu uirtuofa Che con un'arco in man mai non s’asfide
Nonglibauelle guaftato il fuo difegno Mamilleftrali & più l'bora aventando
Meritamente in luifattaſdegnoſa, L'effettofa che quejtagente uccide,
Perch'ei nonfols'haueriatolto un degno Questa maiſempre infu manda uolande
Etriccofrutto,o cento,ma haueria L'empiefaette, onde morpoi lagente
Suelto co i rami a le radici il legno ,' Che dice il paladin giù ritornando ,
Però quando ella alcunfufo n'haura Perche ella'al cielle trabe confuſamente

Di queſti auari Mide , e ingordi Crasfi, Et


fenz'ordine alcun,dond'è che poi
Lorodegnamenteempia diuenia, Ne more ognibuom fi differentemente ,
Ettanto d'alti ifacea andargiubasſi Dice'lguerrier che quefti effettifuoi
(Larotafua uolgendo con furore) Vide egli alborfi uariamentefatti
Chefpeffo ipercoteafrafterpi fasfi. Chepietà uenne a lui di tutti noi,
Vnaltra cosapoi niente minore Qualgiunto era da lei ne ipiu dolci atti
Vedeua anch'auenir guardando quefte D'efja Fortuna, er qual pinco al carro,
Dimerauiglia grande, er di terrore, Quallugi,qualbe uecchio , et qlne i latti ,
Spello qualchun de le brigate prefte Et èpur troppoil uer quel c'horaio narro
Commodamente infu la rota asfifo Ch'anch'io gia col ueder che fò`'in altrui
Giuafalendotriompbando infefte, Gagliardamente la mia uolta inarre .
-----

Morte
PARTE 145

Mortecrudel tu pur amazzi nui E'l caualier perche nulla mancaſſe


Senza legge , Senz'ordine, opietate, S'appiglio inquella alcar có la man maca
T
Molti offendendo, noguardado a cui, Et con vnfaltofu preftofi traſſe,
Partichebeneftia quefte giornate Fortuna albor laqual giamai non manca

Vecifo hauer fenzane Junriguardo D'accarezzari prefti,& glianimofi,


Huom figentil,e infuafi bella etate
'? Lopreseperla magagliarda &franca,
1 Ovalorofo o caro mio Broccardo Et diffe a lui,guerrierla defiofi
E perche t'ha da noi tolto bora qaefta Effettituoi conofco , er peròporte
Ch'anchor affai,nonſaria ſtato tardo? Nonfianperteparole afarglieftofi,
Forfebifognohauea di tè cotefta Tu'n Francia tornerai,tu ne la corte

Patria ch'adhora adorni, peròfaggia Di Carlo imperator ,tu atuttigrato,


Spogliato bor t'ba de la tuamortal vefta, Tu piu che mai da ogribuõftimato forte,
O come allegraben dè eſſer lapiaggia Tufaraidalesfilio riuocato

Ouchor co fpirti fpatiando uai Copiufauor,piupopa, et maggiorbene,


Daliqualquanto ual uirtu s'affaggia, Che'l grá Camillo mai fi priafcacciato,
L'an lata tua cofti lor gioua aſſai, T'u'n Mont'alban'andrai piu che'í Athene
Ma tanto noce a noi, che piange'lmondo Non andògia Alcibiade,triomphante
Perchenonfa s'un taln'hauràpiumai, Chiamato dalfuo bando, o Demoftene,

Et io chepiu d'altrui graua eftopondo Com'bauer uifto dei lorftorie tante,


Mercè del noftro amorfempre fi raro, CANTO XXXVI.
Difpero ben d'effer maipiu giocondo.
Il noftro paladin lettor miocaro
Peròfe d'altro dimandar mi uuoi
PE
Giua vedendo diquest'empii effetti Dilloguerrier métret'è deftro'l dire
Che Mortefa fra noi col fu'arco auaro, Che deftrofempre non tifaràpoi,
Et mentre voleu'ei lifuoi concetti Cofifegui la Dea,che d'adimpire'
Ad alcun'huomo aprir dela brigata N'era difpofta albor compitamente
Perfaper la cagion de i cafi detti, Del noftro paladin tutto'ldefire,
Fortuna piu che maigioconda esgrata E'ntorno alcarrofuo quellaltra gente
Loriguardò tutta gioiofa in volto, Lo riguardaua de l'inuidia pieni
Come fe folfe benfua innamorata, Ch'altriguarda'l piugrato alpiupoffete
Dond'ei pien di defio tutto riuolto Et egli ad altro intento,i voftri ameni
Humanamente lefè riuerenza Frutti,donna gentil, che'n queftefoghe
Per effer ben da leifraglialtri accolto, Hauete tanti, di gran benfi pieni,
Et ella a lui cennò, ch'audace erfenza Perch'un'buom quefu quefta rota i coglie
Perdereiltempo, fulfuo car montafe Vnaltro là non nepuò bauer un folo
C'haurebb'ini da leigrata accoglienza, Vnaltro hauuto❜lpde, & n'ba piu doglie?
T
SECOND A
Ifuigia tempo affai là ue lo ftuolo Dond'è che non è mai deltuttospento
Tuttochefegue voi,ne vien plaſmato
Il difiderio bumanfu questa rota
Et quanto n'è da luno a laltro polo,
Sefu fi puòfar mai neſſun contento?
Et vidich'equalmente er'eiformato Dond'è ch'ella è da uoi maiſempre mota?
D'un medeſmo terren da quella donna Lafermerete in alcun tempo mai?
Ch'iuiloforma, & d'un medefimo ftato, E quefto noto a uoitu'è l'hora nota?
Perche dunque da uoi dolce madonna Et ella a lui guerrier per certo aſſai
1
Vestito èpoi con tanta differenza Cofebramıfaper tu d'importanza
Vndifquartiate e un d'aurata gonna? Ch'altripiuforfe non bramar giamai.
Coleich'io dico là ch'è la femenza
ſuſtanza
Iddio l'altofattor d'ogni
Ditutte queste cofe generate
Nelprincipio creo tutte le cofe
De lequal voftra è poi la prouidenza, Et diede a tutte alhor loro ordinanza ,
Midiffe albor ch'un giorno a l'Eufrate Fè la Natura,& iui lei naſcoſe
Vitrouerebbe, larifpofta haurei V`la uedefti conquell'arte bella
Di moltecofe ad effa interrogate, Che tant'operefà merauigliose,
Midiffe che voifuorfete di lei Fe la Fortuna, chefon'io , com'ella
Et c'hauete'l gouerno a quefto mondo Dici che diffe a te,gouernatrice
Di tutto quel ch'èfotto'l ciel de i dei Dele cofe delmondo , erJuaforella,
Che'lgrade Iddiofattor delmaggior todo Fè la Virtù la terza, efaltatrice
Vifece albore, & in quelpunto diede Ale cofe immortal,del intelletto
Ad effa quello, a uoiqueftopondo, Alqual mentr'è con leifallar non lice,
Però s'egli è cofi com purfi vede Quellafotterraftar uolfe al fu'effetto ,
Potrete uoi chiarir la mente mia
Mefoura andar al mio,ăſtaſuʼun mõte ,
Di quel che tanto volentier vi chiede, Hauer in alto alfuo , ilfuo ricetto ,
La nobiltà che l'huom cofi defia
Maperche d'una bomasfono a te conte
Dod'è ch'è in unpiu che ne laltrograde Tutte le cofe, alhor ch'a leiparlafti
S'equalmente ciascun voftrafuor cria?
Eta laltraparlar dei ancho afronte,
Dond'è ch'un'buom da ben uiue digbiade Il dir di loro a noiper bora baſti,
Etlo calpestran glialtri, un'huotrifto Etio risponda a legran cofe ,& tante
L'eſfaltan tanto,& uiue ingran viuade? Che con tanto defio mi dimandafti ,
Dond'è ch'un uiuefanilaltrofa acquifto fè l'Altitonante
Quand'al mondo mi
D'unacrudel perpetua infirmitade? Libera mifec'ei,poſſente, forte,
Vnuedefempre, un non ha mai uifto ? Et ad ogni opra altrui ſempre coftante',
Dond'è ch'un'buomo morfra mille spade Et diede a me de la mondana corte
Vnfulfuolettos un mor ne gliannicento Tutto'l dominio
in man, tutto'lgouerno,
Et unfulfiorde lafua prima etades
Benignafua mercè,mia bonaforte,
PARTE 146

Che tutto'lben ch'è in lei nonfempiterno Di queft'opere mie mainonferftride


Sia fempretutto mio fin'a lafine Perche mai non bramar di queftifrutti
Ch'almodo mácheran la ſtate e'l verno, Aliqual tanto tutto'lmondo arride,
Ipoi(mia cortefia)le cittadine Anziuols'iopiu uolte a loro tutti
Genti diquel,di quefti beni addoto Farnegranparte,ma ciaſcun di loro
Con l'artiche difcerni infe diuine, Gli rifiutò,quando lor glihebbi addutti,
Quest'ampia rota mia maiſempre roto Et queftofuccedeaperche coftore
Donde n'auien ch'auiene a voi mortali Aquella terza s'erano donati

Quello chepur v'auie, tutto a mio voto, Che dona al mondo l'immortal theforo,
S'iofempretutti voifaceffe eguali Quefta ui daquelle nobilitati

Debpefaltuguerrier s'ha qlche igegno Ch'io non ui poffo tor, cheſono uere,
Comepotrefte voimai viuer tali? Che uifannno nel mondo eſſer beati,
Chi feruirialunlaliro in quelch'è degno Laltre,ondepoifi uan cotanto altere
Chefiaferuito l'huom per bauer vita Legentidate a me, ui do benʼio

Segrandi tutti voifofte ad vnfegno? Ma'l piu e'l manco è folo un mo uolere,
E'n quefto moftropur ch'ella è infinita Perc'habbia un'huomo bonpoco del mio
La prouidentia mia,ch'in voi ciaſcuno Et molto un difleal,queſto è chequeſti
Per tanto difleal maiſempre addita, Hanno d'bauerne manco e piu defio,
Perchefacciamogrande in voipiu luno I ne do uolentieri a quei cb'en preſti
Chelaltro,io vo cofi , fappipur queſto Giouo a gliarditi,& fcaccio i temorofi
Che non offendo in queft'oprar nessuno, Comeforfefin bor spelfouedefti,
Il mondo è tutto mio,degno & honefto Ch'un uiuafan,laltro babbiadolerofi
E ch'iofaccia di quel,quel che mipiace, Sempre limebrifuoi , lunfempre ueda
S'altri l'ba a mal, egli non m'è molefto, Laltro occhi mai non habbia luminoſi,
Naturatutti voi nel mondoface Piufpelopar che da miafuorproceda,
Pouerisfimi,ignudi ,& ſenza bene Ma quando auien da me,fecreta è tanto'
"Netroppo alcun di leififa mordace, La cagion'ond'io'lfo,che❜ndarno'lcreda
Et io vi do del mio qnanto s'auiene Neffunfaper, uogli'io ,però nol canto.
Afar viuere vn'huom , poi tuttiquanti CANTO XXXVII .
Mi voleteftratiarfino a le uene,
Mal'ingordifia voftra ,i uoftri enfianti Valfifolftarall buo,cui molto piace
Petti di auidità,fon la cagione 9 Quel ch'egliascolta,ilchep nogua
ftare
Sézafar motto in ascoltando tace, (
D'efti uoftridolor,gridori, pianti,
Epaminonda,Curio, Photione, Talfiftaua Rinaldo ad ascoltare

Philopemene, Emilio, er Ariftide, Il dolce ragionar dela Fortuna,


Stilbon , Lamaco , Theocrito, Catone Senzafar motto alcun,ſenzaparlare,
Tii
SECONDA
Et ella allegra affai,come taluna Imifon gia talborpofta di darui
Donna,talhor,ch'è fi di dire inuolta Tanti ad alcun di uoi, di quefti beni
Chenonfi può tenerper caufa alcuna,
Cheuoleapurfe potea fatiarui,
Seguiua'lfuoparlar congratia molta Ma mai non ui uid'io di lorfipieni
Talcheftaua afcoltarla il paladino
Chefoffe piu che un'buom fatio di loro
Come'l dett❜buom che uolentieri afcolta, Intuttiitempi miei,trifti o fereni,
Peròfenza altra pausa alfuolatino Ne'lgrandefuo defio del mio theforo
Diffe ella , s'un'buom morfra mille pude Puotio cauare a lui con neſſun'arte
Laltrofullettofuo ben pellegrino , Che con dargli da ber liquefatt'oro,
S'un uiue al mondo unaperpetua etade
Leggi purpaladin l'antique carte
Ch'a lui talhorfi lunga è poco allegra ,
Etuedra ch'egli è uer quel ch'io ti dico
Laltro nelafua uerde abonhor cade, S'intender le uorai di parte in parte,
Lo fa colei c'ba quella uefta negra Però la rota miafempre affatico
(Et gliadditò la Morte infra la gente Et affatichere fino ad un tempo
Chefqualida era,pauentofa & egra) Che pur lafermero dolce & aprico,
Anziellafa ancho a me piacerfouente Et perch'io tèpiu non ritenga in tempo
Ch'io uoriafartalhora un'huomogrand Che posfi andar homai nel tuo uiaggio
Qualchun chepiace a meferuidamente , e V'faria malfe non andafli a tempo,
Et mentre a lui uad'io le gran uiuande Auenti di lafermerò di Maggio
Preparando a l'albergo ou'i'l uorei Ne i ventitre con cinquecento & mille
Godere il ben ch'efta mia rota spande',
Anni,che'n terra Iddiofece'l passaggio ,
Qefta erudelche non hapare a lei Orfon letue dimande bomai tranquille
Scroccando l'arcofuo morto l'atterra Et tufolofaper queft'hai potuto
Et io nonpoffo empir glieffetti miei, Ch'altrinonpoter maifin lefibille.
Le diede Iddioquefto gran carco in terra, E'l paladino albor, uiapiu uenuto
Vuolch'ella amazi ognibuõ.pò comuc Defiofo d'intendere ancho queſto ,
Tantefaette in uoifempre differra. (di Che d'un bel che'lfacial , s'er l'ha ueduto,
Laltradimanda tua che mi richiedi Diffe benigna dea, quel ch'i u'ho chiefto
Dondè che non è mai del tutto ſpento Tutto m'è grato affai d'hauerlo intefo
Il defiderio buman quafufo, credi Mamifia più ,s'intenderò anch'il refto,
Che ueramenteè uer quelfentimento Se mi uolete uoifgrauar delpeso
Giafi tritofrauoi,creſce l'amore Che con l'ultimo dir m'hauete'inpoſto
Tanto del or,quant'è fuo crescimento, Donde nefon fi difgrauarmi acceſo,
Ma quefto nonfaccio,queft'empio errore Mi dipartiròpoi tutto difpofto
Falaforellamia,che'nfabricarui Tutto contento, ಅ tuttopien di gioia,
Vimette dentro'l corfitrifto core, Ch'ogni mio grapefier n'hauro depofto,
Et ella
PARTE 147

Et ella a luiguerrier chefi t'annoia? Et perch'ei


fiafi buonfemprefech'io

1 Cheuuoifaper dimanda,non temere, Quell'officiofard con gran traftullo


Ch'ifonper trartifuor d'ogni granoia, Per ben moftrar a lui quest'amor mio ,
Eteglidonna a lei,uoriafapere Faròcomefeiin Afia con Lucullo
La cagion,donde uoi , quel tempo detto Chefecoferde l'arme il bel mestiero
Queltafareteforma rimanere, Perchel'intentofuo nonfoffe nullo ,
1 Et ella a lui baron'io mi diletto
Rinaldo alborper cortefta ui chero
Dargratamente del mio bene a quelli Donnagentilche mi dichiate ilnome
Vuedo di miafuor maggior l'affetto, Di queft'buom'tatograto al uoftro ipero
Però non lascio mai mancare a i belli Erella a lui,per benfcarcar le
fome
Et quanto in lor ued'iopiu di
fuacura Del tuo defir(ch'eragia la mia idea)
Tanto piufempre benfacciobauer elli, Ti dirò quello, tidire'l cognome,
Albora bauera al mondo effa Natura Sappiche'l mondo lo chiamerà Andrea,
Pofto un'huom bello, una donna, a cui Ma piufamoſamente ilGriti folo ,
Nonfè ,nefarà mai par creatura, Che fia'l cognome in cui uirtù s'indea,
Però mifaràgrato ad ambedui Queft'anderàpertutto'l mondo a uolo
frutti
Farne parte maggior di quefti Splendido, liberal,gufto , & pompoſo,
Ch'ifeffe,ofia perfar, unqua ad altrui, Piu ch'altr❜buo mai da luno alaltro polo
Come glbauerò dunque infù condutti E'l paladin,o dio, queft'è'lfamofo
(Ch'ageuolmente li conduro) tanto Cor che mife ueder uoftra forella'
Chepotranno in dominio hauergli tutti, Quádo a trouar l'andai nel buco afcofo,
Lafermerò da tutto'l corſo alquanto Che d'effofar deuca ( ragionommi ella)
Accio ch'ei pofan con commoditate Vn'buom ch'al mondofoſſeſenza eguale

Tutto quel tor cheparrà lor del tanto, Finch'ella haurà a le má la ſu’arte bella,
Male menti baueran tanto infiammate E'l nome ancho di lui mi diſſe tale,
Del caldo di colei , che manifefta Dunque egli è quefto, ofignor uenturato
Disfiche tifia al monte,ingran giornate, fignor buo nel modo huomo imortale,
Che nonficureran prender da quefta Odolce tempo o'gloriofoftato
Del ricco arboremio piu neffun frutto Di chifi trouera nel mondo alhora
F
Cheli decenti a unafortuna bonefta, Sotto'l gouerno tuofifortunato,
L'buoprenderà (piu grato a lui del tutto) Quefto tuo tanto ben fi m'innamora
* De lafua bella terra il belgouerno Ches'impetrar da Diofoffegiamai
Apiufelici man non mai condutto, Posfibilquifra noitanta dimora
Ne ficurerà d'altro infempiterno Altragratia da lui non uoria mai
Che quiui'porràfine alfuo defio Cheftarfin'a quel tempo in quefto modo
Ofpiritogentil spirtofuperno, Solper uederfi gloriofi rai
Tiii
SECONDA
D'eſte tuegran virtù,fignorfacendo. Lediffe donna,bomai del glorioſe

CANTO XXXVIII Signor v'intendo, voi volete ch'ei


Ilprimo fia nelmondo e'lpiufamofo,
Scipion quand'albergaua Roma
Parlia duque anche homai (
ſe ipreghimiei
S mirabil tanto
SEEra eccellente
Piu ponno appo di voi) di quella donna
(Segui Rinaldo al primofuo idioma) C'hora parlando motteggiafte lei,
Che d'ogni banda iui'concorreagente Et ella a lui ,guerrier, quefta madonna
Solper vederlo ,e chefia al modo alhora Perle detteragiongrata mifia
Che vifarà queft'huom tanto fplendete? Piuch'altra c'haurà mai veftitogonna,
Concorrerà di tutto'l mondo anchora
Informarquefta laforella mia
Solo per mirar lui,maggior brigata Adoprato bauera tutto lo'ngegno,
Che albor,rifpofe a lui lagran fignora , Ch'in bellezzeformar possibilfia,
Negli diffe bugia,perch'infiammata Però quandofard, farà bendegno
Tutta è lagente,non che defiofa Ch'io l'amefoura laltre, & damelch'ella
Di veder quefto,& via piu d'unafiata, Habbi d'effo amor mio veracepegno,
Opaladin che l'età gloriofa Queftagentile erfoura ognialtra bella
In cui bramafti alhorfi di trouarti Sarà anch'ella nel mondo al detto tempo
Toccata è a noi,fortepiu venturofa, Pofta vent'annipria da miaforella,
Queft'huomo babbiamo noi, hor deleparti Che non vorà (ered'io)porpiu pertempo
Tutte del mondo , la brigata viene Accio che l'efferfuopiufortunato
Afar quelche la dea volſe inſegnarti, Con ql di quelfignor ne venghiatempo,
Queftibora'lfettrodifuaterra tiene Neltempo proprio adunque ilqualfegnato
Che da la rota di Fortuna,faggio Ho difermar la mia volubilrota
Colfe del'arborfuofra tanto bene, Chefiafratutti glialtri ilpiu beato,
Etfunne apunto a venti di di Maggio Quefta donnagentil, queſta deuota
L'anno ch'ella ti difle che deuca Viapiu ch'ognialtra di colci , laquale
Fermarla rotafua dalfuo viaggio Detto t'è che tifiaful monte nota,
fotto di lui con chi effa dea
Etnoi Su vifitrouerà nel colmo,a tale
Come tidiffe albor heta gouerna, Ch'anch'ellaft potrà cogber dei frutti
L'eldgodiam c'hauei tu ne la idea, Quanti vore'lfuo core a laltro eguale,
Dondefifperapor lafempiterna Maperch'anch'eifiafanto,in lorotuttil
Per lefuegranbonta partefranci Tord quelfol,ch'unfanto core apprezza
Megliogoder nela region'eterna. Sprezzandone moltaltri come brutti,
Quando Rinaldo hebbe affai ben di voi Et perche ellahauerà tantabellezza
Principe illuftre, eccelfo , er virtuoso , Ch'altri con tanta non puòfar Natura
Confonticon Fortuna i parlarfuos, Com'ellaforfetenefe contezze,
PARTE 148

D'accompagnarla hauerà sempre cura Perche effafuora miafoch ad altrui


D'adornamenti honefti er gratiofi Cofa non moftro mai, che non haueſſe
Cheglicle accrefceranfor di misura, Tuttalaforma, gliaccidentifui,

Peròdiquefti,affai ben copiofa E'lpaladin a lei,s'io purpoteffe

Ellafifarà i tempidiſua vita Ilnome fuofaper,farei contento


Che per la fua beltafaranfamofi, Che Natura igra dubbio alkor mi meſſe,
Ricchezza ellatord non infinita Et ella a lui,di tutto ti contento
Magrande,quanto a lei parrà baftante Queſta hauerà quel nome ilqle ha queſta
C'hora vie teco in Francia a tuo coteto,
Avnafortuna bonefta & ben compita,
Honori,pregii, laltre coſe tante, Et s'altro nel tuo cor da dır tirefta
Chefi piacciono altrui,torà anche quato Dillo,ch'adhoraifen difpofta apieno
Ala dettafortuua è conformante, Tè deltuttofgrauar che ti molefta,
Maperche a leipiupiacerà quelfanto Ef'egli a lei, voriafaper qualfeno
Nome d'effer da ben ,chefa le donne De la terra o del mar lefarà albergo
Per lo mondo d'altruiftimate tanto, Quand'ella al mondo fia tantosereno,
Farà a quel maggior grembo de legonne Et ella a lui,t'hai tugiapofto a tergo
Et l'empirafi ,ch'eilefia maggiore Quel che di quefto da Natura hau fti?

Che ad altra mai da l'India a le colonne, Ella non ti parlò gia albora in gergo ,
}
Etio,del tanto ben,del tanto honore, Ne la bellaifoletta oue intendeſti
Cheperlefue virtu
' le darò,lieta Ch'ella la metteria nel mondo aftare

Migoderò nelben moftrato amore, Quando alfuo bene i cielfofferoprefti


Rinaldo alhor,voftraforor diſcreta Treluftri apien la lafferò albergare
Miparlò dicoftei s'i non m'inganno Poi colmio carrotriomphante & bello
Quando a trouarl'andai lagiùſecreta, L'anderò lieta affai quindi a leuare ,
Perche midiffe apunto il medefm'anno E'n quella onde l'buoparla in Mogibelle
Che midite ancho uo ,che afta al mondo Fatta di quel di che la al alto Gioue
Bellafitroueriaful voftrofcanno , Batteftrali queldio colgran martello ,
Et mimoftro conquanto grauepondo Lacondurò profperamente ,doue
La voleuaformarperche ellafoffe Siftardpor,fin che la uorà Dio

La prima di bellezze in questo tondo Perfe nel cielo u tuttii moti moue,

(Et la man deftraintornointorno moffe Rinaldo alhora, e perche non anch'io


Additandole'l cerchio de la Luna) Stetti a venir nel mondo in quellauolta

Poifoprafe tacendofirifcoffe, Ch'allegrato baureipur l'animo mio?


Albora a lui, la liberal Fortuna O paladin ch'affai tu queftauolta
Quest'ècolei,queft'è colei,di cui Falli,penfando d'hauer allegrezze
Tulebelta vedefti ad vna ad vna, Perritrouarti in noi ne laJua uolta,
Tiiti
SECONDA

Imi ui troue , le fue granbellezze Il dominio delmondo i non defio,


Tatte ueggo, et maggior cb'achornopefi Non bramo le ricchezze a Dario tolte,
Et di quest'altra Dea laltre ricchezze, Ne di Cefar loftar chiede il cor mio,
Nerifimai,ne mai delcor miſpenſi Non ti dimando l'allegrezze molte
I dolori,i martir l'angoscie , e i pianti, Ch'al tuo Lucullogia per l'Afia defti
Chepermirarla,in me fonfempre intefi, Quando andaui con luififpelfeuolte,
Felici tempi i tuoi ,felicier fanti, Non ti dimando i ben ch'avanzarfefti
Ch'altro belguidardon de i uoftri amori A Demetriopiu uolte, non dimando
Riportauate albor gioiofi amanti Cofa checonragion negarpotefti,
C'hor'noi nonfem, che riportiam dolori. Ticheggio folo (& tuttauiapregando)
: Che fe quel romperpuoi che fa Natura
CANTO XXXIX.
Rompiquel cor chefi mi uienſemando,
Tuchelmondo triomphando uai Sai ben Fortuna homai quanto t'è cura
O Di tutto l'uniuerfo imperatrice Darmi de glialtri ben ch'a glialtri doni
Donnafigrande ch'altro par nonhai Et con quanto defio per me'lfi cura,
Sepuoi comepur puoi far l'huom felice Non uo gia dir ch'i fia dei Photioni
Mentre eifi troua fotto'l tuogouerno Ma mipiacciono ben (fors' anche fallo)
Ilchefar ad altrui giamai non lice, Di Theocrito bon l'opinioni ,
Perche,fe defti ad Aleſſandro eterno Ma che chefia di cio ,fol Iddio fallo
Ildominio del mondo , le ricchezze Chi'lmeglio elegge, et chialpeggior s'appi
Che non hauranno par infempiterno, Et ciochefarà alfin del noftro ballo, (glia
Se defti a Cefargrande legrandezze Per borpiu non uorei (nefi configlia
Che lofanno immortal eſſendo morto So be,male il mio cor)che u dolcefguardo
Et a Lucullo tuo tante allegrezze, Di quefta che d'effo bafempre la briglia,
Se defti ad altri affai tanto conforto Perche'l
fuoco crudel dond❜io tant❜ardo
Ch'alcuna uoltapur ti ringratiaro Tuttospentofaria,d'un modo tale
Nanzi ch'entraffer'ei l'ultimo porto, Ch'imirimarreifan,lieto , etgagliardo ,
Come Demetrioforte a cui mancaro Se dunquefar lo puoi donnaimmortale
Piu uoltei benituoi tutti nel mondo
Di quanto befeimai perfarmi in uita
Piu uoltepoigliene ſopraauanzaro , Fa queftofol,cb'a mio contento il uale,
Et altri affai chefaria uano il pondo Et uoi donnegentil, donna infinita,
Diramentargli a te,perche li dei Per cuipiangendo quefterimefcriuo
Tuttifaper, qualprimo , qualfecondo, femar de laferita,
Penfando il duol
Perche non dei tu anchora ungiorno 1 mei Non uifia perpietà, non ui ſiaſchiuo
-
Preghi effaudire in tanto tempo ch'io Chefaccia quefta dea, del uoftro core
Tiuogridandomiferere mei¿ Quel ch'Amor no può far poffète et diuo
PARTE 149
Amor, Amor, Amor, Amor, Amore, S'erano pofti nel ordine loro
Souente mi defuia dal mio camino Etfrettolosamente caualcando
Colpa a lui dunque, e a mepdon lettore Giuano a tor Giudea di man del Moro,
Quando Rinaldo il noftro paladino , Ilguale,buomo uiril,grande , er mirando,
Hebbeparlato affai conla Fortuna D'ardir,diforze,d'arme, et difierezza
La fulfuo carro bel,grande, & diuino , S'andaua gia a laguerra preparando,
Et che tutte le cofe ad una ad una Perchequel da Pontier,quelch'è la feZZª
Che uoleu'eifapere,bebbesaputo Di tuttaFrancia,e bonor de i traditori,

Lequalpiu molte in unfuo libro ad una, Cô l'artefua al malfør pur sépre auezza
Diffebenignadea nonfon uenuto Mandato haueagiaa dir fraquei fignori
Quifufo'luoftrocarro afarmi un Mida Che Carlo imperator uenia di Francia
Mafolo per ueder quel c'ho ueduto, Per terrafanta tor di man de i mori,
Però fepiacea uoi ch'al mondo i rida Perolfignorefuo cui piu laguancia
Datemi il ben ch'altrui gioua a battaglia Batter,toccato hauria di talperduta
Poicontento andrò uiafenz'altraguida, Masfimamentefenz'aprar di lancia,
Et ella infuflò lui,dicendo, uaglia Intefa da coftui quefta uenuta
Questoper queftoate, Rinaldo, quanto Mádatohaueaper tutto un bandogrande
Brama❜ltuo cor, ne piu bramarti caglia, Chefia tutta la gente a lui uenuta,
Rinaldo allegro albor come chi'l uanto · Lagente intendi,onde'l valorfifpande
Riporta ben di qualchegrandeimprefa De l'arme & dei deftrier, la gente intédi
Deftrofaltò del car dal deftro canto, Ch'a Marteprepararfa le uiuande ',
Et con la bella Hebreac'haueu'eiprefa Perògiagiunti a lui u'eranftupendi
Seco ,per compagnia delgran uiaggio. Guerrieri d'ogni banda, er numeroft
Alquale era ella anchor(com'egli accefa , Superbi, beftial,fieri, orrendi,
Tuttopieno d'ardir,piendi coraggio, Deliqual tutti,tanti,er ualorofi,
Si mife per la uia,difiderofo Haueu'egli un'esercito ordinato
D'andar'i Frácia un di ,fra'lfuo legnag Cb'inuero non hapar neipiufamofi,
Nefipensava mai ch'auenturofo (gio, Percio che quel ch'al Taurofu menato
Lopoteffe trouarfra qualchegiorno Giada T'igran,contra Lucullo altero
Perlà,dou❜andau'eifi defiofo, Che gli lo lasciò uinto & difcipato,
Perch'egli nonJapea ch'in quel contorno Nonfariaftato al parangon ,guerriero
V'eragia Carlo tutti ipaladini Da combattercon buomini di legno
Ch'andauano in Soriafenza foggiorno, Come l'effetto alhor lo moftrò vero,
Sai ben lettor che queſti peregrini Quelch maggior piuforte, et uiapiu degne
Pofcia cha Colco liberati foro Menaroi Parti contra Marc'antonio
Da l'incanto crudel di quei meſchini ſegno,
Nonfariagiunto digran lunga al
:
SECONDA

Quel ch'anchora maggior, nel Macedoio Cento migliaia deleparti eftreme


Dario meno, non faria stato a proua Di Cambalu, Tampigui , & Ciangiart,
Come l'effettofuo n'è reftimonio, Col reftò là doue quel mar vifreme
Ma che leitor nel mondo nonfi trous Erano adun , tuttiguerrier chepari
Ch'efercitoft fra trouato anchora Non kan di crudeltafraglialtri bumani
A quefto par, di cio che lorfigioua, Comefofferleon, tigri, o cingiari,
Perche'lfignore fuo che'l mondo bonora Perche crudel via più chei lupi e i cani
Tutto ne l'Afia là per lorpatrone Viuon d'humana gente, o gentefera,
In quanto'lmar la cinge , in cui dimora, Guai a quell'huom che lor da ne le mani,
Erapiucopiofo diperfone. Et cofiadunfotto vna lor bandiera
Ch'altr'huomo mai, altépofuo da guerre Del loro capitan fuperbainsegna
Di deftrier, d'arme,et d'altre cofe buone, Fan d'efto campo bel, laprimaschiera,
Haueu'ei piu ricchezze in vnaferra Quefto lor capitan là in India regna
Che nonfur tolted: Tigranocerta Tolne le più lontan parti
Quando Lucullofaccheggio la terra, In vnafuacittà chiamata Ondregna,
Etcontra Carlo bauea la piu fcoperta Et & crudel uia piu ch'altr’buo cheſquarti
Inimicitia ch'altripoſſa bauere, Dippria mano altr buo, uia piu crudele
Peròfè questo efercito a l'aperta Ch'altr❜buo che'l sague humap ber cópar
Delaforte lettor c'hai tu a vedere. Nerongiamai, Philocle, o l'infidele (ti,
Crudo Alejandrofereo difpietato
CANTO XL .
Nonfer mandar alciel d'altruiquerele
·Ille migliaia d'huomini in vn capo Maggiormente crudel,che questo enfiato
MRiduffePharaon foldan d'Egitto Dirabbia, di veneno,& di rancore,
Percbenon poffa far re Carlofcampo, Et delfangue d'altruiſempre arrabbiato
Era lettor coftui , com'è giafcritto, Peroper benferuir l'imperatore
Ch'inuitatol'hauea contra re Carlo
Figliuolo di Cleante ilgranfoldano
Ch'andato in Francia iuirimaſe vitto, Scielto haueua deifuoi lo ftuolpeggiore,

Però's'odio haueu'ci con Carlomano Et per preffo alferuir molio bonorarlo


Meraviglia nonfia,perch'è ben degno, Ordinato s'hauea tanto pompofo 7
Masfimamete vn'huom fendo fourano, Ch'io non potrò (com'era )mai narrarlo,
Dunquepreffentend'ei che nel fuo regno Ilſuo deftrier,ch'ei deſtro & animoſo
Ne veniua effore congente armata Caualcaua a laguerra,era un Bifonte
Crebbe nel odio,ne l'ira , nelfdegno, Poſſente, alpeftro , forte , & disdegnofo,
Però lagrande erfingular brigata E baueua vn corno in mezzo de lafronte
Ch'iotidico lettor,riduſſe inſieme Ch'afuo voler mouea leggero & deftro
Nelmodo cb odirai ben ordinata. Come l'orecchie il ca che le hapiu prote,
PARTE 150

Et tutto chefoẞ'eitantofilueftro Colt'haueuacoftuiquefti maftini


Com'era pur,lo maneggiaua,er bene, Ben'a cauallo, bene anchoraarmati
Questo(non d'effo mefier ) fuo maeftro, Nel modo ch'ufan là queiſaracini,
Perche'conciato bauea certe catene..
Vfan molto coftorgliſcorticati
A la bocca di quel di modo tale Cuoi de liferpentialfumo cotti
Che lo reggea come caual ch'affrene, Che vengon duri afai piu che ferrati,
Cofifulftranio e infolito animale Cofi d'efte arme armati irifti giotti
Caualcaua coftui ,piuftranio anchora, Et ricopertipoipompofamente
Et non d'effo menforte, o beftiale, Eran dal lorfignor piu reo condotti,
Egli era tutto ner come vnamora Queftofignor ch'era huomo aſſaipoſſente
Et tutto era ordianto a l'indiana U
Valorojo ne l'arme e in voliofcuro
E'ndolfo vna ricchissima camora, E'nfasfinar altrui maiſempre ardente,
Et l'armefatt'bauça di certaftrana Dominaua lagiu uerfo'l Taguro
Miftura,d'un'acciar, c'hoggi non s'usa In vnafua città chiamata Suta
Durapiu che durezza altraſoprana, Cinta otto volte intorno d'un gran muro
Et portaua incimier l'empia Medusa Ethaueua in deftrier un Leucrocuta 33
Tutta crinita dicrudel [erpenti Animal. c'bala coda , e'l collo , e'l pettó :
Come quando Perfeo lafe confufa, Dileone , & la tefta ha non cornuta,
Etperpugnar con ello l'altregenti Et ha lagroppa aguifa d'un ceruetto,
Portaua vnbrandoforte a parangone
La boccaapertainfinfatto gliorecchi,
Diquantial mondo mai nefur taglienti, Et contrafa la uoce humanaſchietto, 3
Enlostendardofuo, fuo confalone ཐང་ Queft'buapiu uolte bauea neitepi vecchi
Portauain negro campo in mage/tate' Prauato di domarqueſti animali
Con una pada in mano, un fier Nerone, Et domati n'hauea( ma mal)parecchi
Etcofifottolui l'empiebrigate Vltimamentepurditanti er tali
Chefan delcampo bellaprimaſquadra, Vndomato n'hauea ch'ei caualcaua
Hueua a Pharaonfoldan,menate. Comeglialtri deftriergl'altri mortali,
Laltra maggior piuforte, piu leggiadra Etcafifu tal beftiafe n'andava
Digentefingular, meglio afainguerra, Beftia d'effa maggiormafero forte
Ma triftatuita, fraudolente, er ladra, Quantbuo ch'alborfrafuoifi ritrouaua,
Haueyavnaltr buom forte,in unaferra , Ilfua cimiero era una uiua Morte
Eserano caftor ducento miglia • Con unafalce in man, nelattopofta
Coltidallor patronpiu den roterra, Che ua mietendo in quefta humana corte,
Di tutta Afmirea de la Semiglia, E'lfiero branda fuo dond❜ers'arrofta,
Daimonti Anubi infino a 1 Semantini Et glialtri offende,era un bajton di ferro
„Enqntoil Poliſangue, erl'Imaopiglia, Fatto per cidd?ungbellaarteapofta
すこ

1
›:
SECONDA

Et l'arme,in cui fiferra ilfortefgherro La coda d'elefante, eldorfo giallo


: Maculato di nero, duegran corne
Eran del cuoio pur ch'io dico cotto
Mafi piu dur quant'è delfalce ilcerro, Che moue comei pieifa'lPapagallo,
• Et l'intelletto buman mai nonfoggiorne
Quejteportau enfempre afcofeSotto,
Mafoprahaueua poi laltre piu belle, D'inueftigar , com'egli posfi fare
D'un duro acciar da no elfer mai rotto, Deftra,diquel di lei,la uita e adorna,
Vltimamente porfopra tutte elle Però uediam le tante cofe oprare

Hauca unafoprauefta a la diuifa Che uediam pur al popolo del mondo


In uncampo turchin uiuefiammelle, Infino afar con noiglaugeiparlare,
Etnelftendardofuo nel carro asfifa Dunquefe del Soldano, il Trabiſonde
Haueua vna Fortuna difdegnofa Poſſente capitan ch'io dico e fero
Come una donna uinta , & poi derisa , Tolfe l'etatefua queft
' arduo pondo
Etcofifotto lei la dolorofa Difarfi d'uno Eale un bon deftriero
Etfieragente fua,fquadrafeconda Merauiglianonfia tanta lettore'
Menata bauea al Soldan tuttapompofa. Che creder nonfi deaper molto uero.
Laterza poi chedipiu gente abonda I trouofcritto per un bonſcrittore
Però ch' era di trecento migliaggia, Chefcriffe qfta biftoria,& laltre áchora
Menaua ungranfignor di Trabifonda, Di quel tempo di Carlo imperatore)
Quest'egli colt'hauea là per lapiaggia Che quefto capitan di ch'io dic'hora
t
Delgranlito Indian di qua dal Gange Haueuaper deftriero un grande Eale
Et per laAracofia grande feluaggia, Et uennefopra quel nel campo alhora,
Etpertutto'l terren che l'Imao tange Su quefto adunque er fiftramio animale.
E'nuerfo Tartaria,e'nuerfo'llito \'{ Menaua lafua gente a la battaglia
Incui l'Hircan le spumos'ondefrange, Questofignorgagliardo & beftiales
Et cofi ualorofo, & forte, eardito, L'armeeran dicoftor tutte difcaglia
Tuttapofta l'haueafotto'l fuoguanto Di quelferpe indian che l'ha fiforte
Con quel deftrier or con quell'arme unito Chanche poſſente brando non la taglia,
Chenoi uedremo lui nel'altro canto. E'lfignorbalefue d'unaltraforte,

CANTO XLI. Eglifatte l'bauea de l'offa duré " { {


Chefopra leteftudini fon torte,
Apiena diualorfauia Natura Et tanto erano ben queſte armature H
Genera al mondo affai uari animali Ordinate da l'huom chel'haveafatte

› Come uediam, cófuagrand'arte et cura, Cherotte non l'baurian centojecure,


Fra liqual tantifa lifieri Eali E'lbrandopoi con ch'eila gente abbatte
Che fonobeftie informa di cauallo Eradi taleforte un bicciacuto

Et banno i denti aguisa dicingiali, Ch'eifa d'un colpo le durʼarme,fratte,


Et per

T
PARTE 151
Etper cimierobauea Vulcan cornuto Ma quagli fcudipoi de ifabricati
Checolmartello in mano,e'lforte incude Con l'induftria maggior, chefabricando
Teneuaunftral di Dio femprebattuto, Lorofi posfi ufar dai piufuegliati
Etnelftendardo poi,lefuriecrude Potrannoftar ai colpi delfuo brando
Haueu ei tuttatre del trifto inferno Ilquale è d'uno intiero diamante
Come le tien la nera lor palude, Etfi duro oltramodo ch'è mirando?
Et cofi fotto lor colfuogouerno Oualorofa gente ch'in leuante
Menat'hauea alfoldan,laterzafchiera Andate afar battaglia con coftui
Dapor terror ancho nel cielfuperno. Comecontrafterete a cofetante's
L'ultimapoi ch'anchor uiapiugrand'era Queftofuobrando belch'ungua ad altrui
Menaua effo Soldan, fignor di tutti Non uide il mondo par neſſuna ctate
Sotto unafua mirabile bandiera , Era'lprimotbefor di tutti ifui,
Et erano coftor da lui condutti L'anticofodro bel di Mitridate
Quattrocento migliaia diperſone Che ualle altempofuo tanti talenti
Per piu paefe colti,e adun ridutti, Nobauria bauuto a quefto equal Eeltate,
Cominciato haueu'ei la regione Cofenonforomaitanto eccellenti
V l'Indofiume nelgran mar s'ingoia
r queſtabella ſfada
Quantoquest'arme, &
Poi s'era uolto inuerfettentrione , Diquefto imperator di tantegenti,
Et dalHircano a quel che la Danoia E'lfuodeftrier chefifaria laftrada
Nel'onde acettafue, cercato bauia Fra tutto'l modo i arme , etpiu gagliardo
Con tutto quelterren c'hebbegiaTroia , Ch'ardente cofa cheper l'aria uada,
Poilungo'l marpalato ere Soria, Era un groffo corfier tutto leardo
Etabbracciando aſſai delafricano Viapiu che quel che Carlo a la corona
Ritornato era intorno a Gedrofia, Portòlaltrbier qui dou'io piago et ardo ,
En quefto circuir tanto lontano Etper cimiero hauea de la perfona
#
Egli raccolto bauca lagran brigata Vnforte Alcide che con grande affetto
Chefa'lgran campofuo tantofourano, Caccotrahendo per lun piè fprigiona,
Quefta era d'arme tuttaquantaarmata Etnelftendardopoi d'azurro fchietto
Di buon metallo, a la foriana
Pompofamente hauea dipinto'd'oro
Tuttapompoſamente era ordinata, ContAlcorano in mano un Macomettò ,
Et PharaoneCocofa grande & ftrana) Et cofifotto lui loftuolfuo moro
Haueua l'armefue di diamanti Ch'erano un million d'armati infieme
D'opra compoftiadun moltofoprana, Egli raccolto bauea tutti in un choro .
Quai brandi adunque mai faran pefanti , Ochorobeftial, choro ondetreme
Duri, taglienti, fidaforza ufati No'lmodofol,ma Marte i cielo et Gioue
Chefiano a tagliarlor niente baftanti? Contuttelaltre lorlucifupreme,
pa
SECONDA

Penfalettor che'n taté, & ftranie , et noue Che non v'è parangon da Tile a Battro,
Genticom quefte v'eranoromori
CANTO XLII .
Cui parnonfur piu maifentiti altroue,
Quiui di mille lingue erano mori Fiorentin che per l'inferno andando
Quiuiftromenti affai,tamburi, et trõbe
Et d'arme di destrierfierifurori, Quegran giganti torri eſſer penfando,
Quiui tantogridar che'lciel rimbombe S'hora di Pharaon l'armataferra
Tantoftrepito infieme d'ogni cofa Vedefti dilontan co igran giganti
Che lofentano i morti ne le tombe, Chelaltro canto mio nelfuofinferra,

Ogentefingular, gente animoſa, Direfti ben che foffe ate dauanti


Gentepiu ch'altra grande al mondo mai Metorreggiataterra che quel monte
Gente ordinata meglio , & piu pompofa, Cui chiami tu Region laʼn quei tuo cátí,
S'bor tutto'lmondo nonfupererai Perche coftoro hannopiu'nfù lafronte
E chegloria tifia del tanto ardire Che le torri non han le vette loro

Et del tantofgherrar ch’aprendo vai? Masfimamente ilgrande Draganonte,


Et fe tifelle porgenteperire Queftilettore era vngigante moro
Minore allai dite, qnanta vergogna In valle Garamantica produtto
Tifentirefti il volto intepidires De la Natura affai bizar lauoro,
Mi questobora trattar non ne biſogna Ellafatto l'bauea mirando & brutto
Lo tratterem quando vedrem la proua Piu ch'altrabeftia mai.fuperbo, & ftrane
Chegia veder per noi tanto s'agogna , Grande,crudel ,poffente , er forte i tutto ,
Erpch'iotè,dond'anchorfei , non mouz Egli la tefta bauea come l'ba lano
Senz'bauer detto a pien tuttele cofe Con vn volto dinanzi er vn didictro
Ch'algrato mio lettor d'intender gioua, Et duegran corna da Bifonte hircano,
Sappia egli anchorche'n quefte tuefamofe Et quincier quindi ad ogni volto tetro
Squadre poffenti, vifonperfarguerra Ha'lpetto,e'l vetre,& ipie co due püte
Dieciperfonegrandi, monftruose, Dapotercaminar inanzieindietro,
Il primocapitan nelafuaferra Et tutte l'offa ha de legambe aggiunte
Tiene vngigante affai piuſmiſurato In quel modo che l'ha l'Amphiſibena
Che quel cheparturi l'antiqua terra, Ch'equali banelefue tutte legiunte,
Elfecondo n'ha dui ciaſcunfaggiato Dunque a coftui nonfe gli vedefcbena
Con afto primo, dipiugrade altezza Egli ba duo ventri,duo volti , e vna tefta
Però di maggiorforza, er dipiufiato, Et ba due gambe, e ad ogni vialemena,

E'l terzo tre,via anchor di piugradezza Ma con che men'eipoi la gran tempefta
Però piuforti, n'haue il quarto qttro Chefa maggior furor ne i corpi humani
Tantopiugrandi,& fi dipiufierezza Che ne lefoglie il vento a laforefta?
PARTE 152

Egli la mena conduefere mani Odi Maganzo traditor chefar


Giute a due braccia chefra quattrospalle Chepenfitu crudelichepenfi triftos
Gliefconpoffentia fattiorredierstrani, Che uuoi Sino¿che uuoich uuoi tu?c’hai?
E'n ciafcuna di lor,lungo uent'alle Vuoi tutradir unaltrauolta Chrifto?
Porta un bafton di rouerefilueftro Ouuoitufar con queſta tua bell'arte
Con trecatene, & trepefanti palle, Di qualche nome grade eterno acquiſtor
Et è ciafcun di queste braccia deftro, Se uuoi cofi, non dubitar, ch'inparte
Vnferue a un'uolto, laltroferue alal Sperofarti anchor iofamose almondo
Talchuiparmacar ql ch'èfeneftro , (tro Se in effe dureran queſte mie carte,
Duque uataggio è in luipiu che i ognialtro Se Carlo imperator tolto bauea'l pondo
Ch'eipuò cobatterfempreitorno itorno D'andar a tor di man defaracini
Cofa che nonpuòfar nel mödo unaltro, Quelpaefe ch'a Diofu piugiccondo,
Manon èfolo poi nel mondo adorno Chebifognaua a teflor de uolpini
De l'opre di Natura orrende noue Loro mandar a dir ch'egli uenia
Et delualor ch'altruipuòfargrafcorno, (Et per effetto tal) nei lor confini? ·
Perche nefon con lui ( disfi) altri noue Nonpoteui tustar contento alquia
Grandi,poffenti,contraffatti , & brutti, Senza uolerguaftar tanto bon'opra?
Tato,ch'icielcredofan tremar Gioue, Anima trifta,fcelerata,& ria,
Ma l'orrendelorforme ei loro tutti Ma nonti uerràben fe, faipur opra,
Stranifembianti,canteremo alhora Che quel ch'ordina l'huom tutto diffone
Ch'oue i uole condur,glibaurem cödutti, In altro modo poi quel ch'è difopra,
Diremo i nomi, le prodez anchora, Ilfigliuol ualorofo di Milone
Etquanto hauera ualfo illorualore Hauerà tantaforza e tanto aiuto
Fra quella gente ch'egli attendono hora. Da chifarà con lui ne Popre bone
O cont' Orlando, od buom di troppo core Ches'egli haurà re Carlo ifproueduto
Tufolamentecon tremillia armati D'uninfinito eſſercito , al paese
Volut'bai condur Carlo imperatore Menato del Soldan ,d'un proueduto ,
A tuor di mano ad huomini pregiati Non l'hauràpofto a cof grandiimprefe
Quelche con curae con induftriatata Ch'ei non nedebba bauer l'honoreintiero
Cercanferuar dei luochilorpiu grati, Come l'effetto alfinfaràpalefe,
S'andar uoleui a tuor lorterrafanta Et tu ti refterai quel da Pontiero,
Deueuifar un campo in tantagente Queltraditor chefei,quel di Maganza
ComeAleffandro,oforfe in altrettanta, Scornatofenza'lfin del tuo pensiero,
Perchet'aspetta là tutto oriente Et ei che l'honorfuo tien d'importanza
Ettanto in punto che tu perderai Hauràfattomaggiorfuo nomegrande,
Se nonfarai ne l'armeonnipotente, Che'n piu virta, fama maggior s'auaza,
SECONDA
Quando'l
foldan tutte lefue mirande L'arme,c'l walor,lafor Z«,e'lcor, & ogni
Et ualorofe genti,bebbe ordinate Cofa ,chefi conuiene au buom uirile
Per quel cheparuealui ne lefue bande, So c'bai tufempre quant’buõtals’agogni,
I non uolfefar piutardıtate Pero di quejteimperator gentile
Ma'nuerfo là donde uenia re Carlo Armati tanto ben che'ltuo nemico
Loro uolfe condur congrangiornate Posfi condurgagliardamente al uile,
P.rch'in campagna uoleu'ei trouarlo Et io poffa al lettor di quel ch'io dico
Et non da uil , codardo, o paurofo, Perche delapromesa mia triomphi
Starfi rinchiufo in muri ad afpettarlo, Cantargagliardo (in chefi m'affatico)
Però uperbo,forte,& animoſo, Di Carlo imperator degni triomphi.
Die loftendardo del uiaggio al uento
CANTO XLIII
Perch'a tutti l'andarfoſſefamoſo,
Cofi ciascunperfè l'ordinamento Vädo í Strõgile ilgrafignor deiue
9
Che bifognaua a luiper queſta andata, Aprede laprigiogliufci ferrati (ti
Sipreparo prouifto in un momento , Incuiloro tien'eife ben poffenti ,
Et tuttiinfiemepoi molto ordinata, Egli in lor libertà difcatenati
Mente leuaro un di leuando ilfole Vannoper tutto'l mondofuriando
Pergir afar con Carlo una giornata. Come d'ella prigionfortefdegnati,
O Carloimperator, Carlofiuuole Però nelmare ne lefelue urtando
Quiproueder'a queſtauolta,& r bene', Fanno'lfuror ch'alcuna volta not
Perche timinaccia altro cheparole, Sentiam da lor molto lontaniftando,
Il mondo armato tuttoquanto viene Et qualche volta nei grand'aluei ſuoi
Adaffrontartiin mezzo a vne cápagna Táta abōdátia d'acqua ha un fiumegrade
Et confurorche non l'inferno tiene, Che d'altofcenda corra albaffo poi
Ettu'n Francia non ſei,nófeiin Lamagna Che quelfuror th'iui cadendo fpande
Tu nopuoi crefcergente in modo alcuno Odono molte miglia di lontano
Ala tuatroppopurpoca compagna, Intorno intorno quel tutte le bande,
Se uuoifuggir,qualfaràpoi quell'uno Mane difiotto urtar ſuperbo strano
Nome, onde te debb'iofarʼimmortale? Ne difronde ftormirgagliardo & fero
Quale ilualorch'io di tè tanto adunos Ne d'acqua ingiù cader alto & montano
Chefarai dunquereiqualfarà a tale Sifentitanto mai lontan fentiero
Bifogno, il proueder chefia bastante Quanto'ifuror del caminar del campo
Ala falute er altuo honor che'l uale
'? Delfoldanfifentiagrande & altero.
Tutiprouederai come altre tante Questo lettor contantoftranio uampo

Volte,prouifto t'haine i gran biſogni Caminaua, & fuperbia , che pertutto .


Talchefeiftatofempre iltriomphante, Tremauafotto ad effoil duro campo,
E'lgren
PARTE 153
E'lgranrumor ch'egli tenea coftrutto Cofifempre ad Orlando affai piugioua
Sifentia di lontan ducento miglia Piu che fi troua bauer afar battaglia
E'nuerfo'l cielo i dei l'odiano tutto Conmaggiorgente, piuftupēda, & noua,
Cofilagrande & fingularfamiglia Etcome ilfiero canftato inferraglia
Deltremebondo Marte, alteramente
E fuorapoipiupronto er animofo
S'auiò'nuerfo Carlo a dritta briglia , Ad auentarfi a cui rabbiando abbaglia,
Et Carlo imperator Carlo eccellente Cofi'lgran conte affai stato in ripofo
Piu ch'altrofignor mai, Carlopiufaggio Hor che uien tempo di menar le mani
Carlopiuch'altro refempre prudente, Epiupronto a menarle, e piubramofo,
Digiornoingiorno in tutto'lfuo uiaggio Et come tuttii ueltriei prefti cani
Giua intendendo quel chefifacea Nonfi ponpiu tener legati al laſſo
Nelegran corti in ciafcun uillaggio, Quando lafiera ba uifta in larghi piani ,
Pero la grande , tremebonda , & rea Cofi effo conte hor ch'è uicino al paffo
Hofte di Pharaonfattaper lur V dèdel ualor ſuo farproua eftrema
Di punto inpuntofempreintefo hauea, Nonpo piu ritener l'auiato pallo,
Donde colconte con queglialtri fui Maaguifa di leon quad'ei non trema
S'andaua configliando adhora adhora Etch'è piu defiofo difar carne,
Quelchefoffe dafar contra coftui, Se'n uafuperbo par che'l ciel no tema ,
Et com'buomforte chepius'aualora Sperando in queipagan di lorofarne
Piu che fi uede bauer maggior l'imprefa Gagliardamete & cofuo grande bonore
Etpiu d'irla ispedendo s'innamora Quelchefa'l bonfalcon de leuil
starne,
Deliberò con tuttalaltra accesa Maperche intanto ardirfia'lfenatore
Del medefmo defio , fuagente magna, Non èperò ch'alcun ne glialtri fia
Andar contra'l nemico a gran contesa, Che nohabbiagagliardo ách'effo il core ,
Cofi con cor l'arditafua compagna Ma tutti arditamente in uigoria
Raccomandata a Chrifto calfauio conte Braman trouarfitofto a l'alteproue
Mife inuerfo'l Soldan per la campagna. Per mostrar tofto & ben lorgagliardia.
Prepara ben la barca tua Caronte Ofol ch'in ciel uedi ogni cofa,e doue
Che s'ella non s'affonda a queftauolta Squadra uedefti mai tanto rubefta?
Che uuolmenar le mani ilChiaramonte, Confeffapur il uer non unqua altroue,
Non s'affonderà mai neſſunauolte, Ella è tremillia armati er èfi prefta
Perch'ei ti manderà tant'alme drento
Ad affrontarfi contra un millione
Che non ne haurai piu táte unaltrauolta. Che cosaftrana odiam che cosa è questa?
Comefifuole il cacciator contento Orlandofingular che'l confalone
Fare, allegro ,piu ch'al campo troua Del capitaneatogenerale
Di quellefiere cb'eifi cerca intento . Porta da Carlo dela legione
V
SECONDA
Hor vaguidando lei prudente, quale Aftolfo alhora o dio che ben guadagno,
Guida'lfaggio paftor l'amato gregge
Et nel medefimo punto alferuo volio
Quandominaccia al qualch'empio male, Diffefeipurper certo vn bon compagno ,
Et come vnafolgru tant'altre regge
Tufei pural tuo firferuente molto
Ch'una non efcepur de la fuariga Chi ti chiama fra noi gocciolonazzo?
Cofi tutticoftor coftui corregge,
Chitichiamafcioccon balordo es felto?
Etcon tanto bel modo ognibuomcaftiga Et col medefmo dirfufol meſtezzo
Che'n vn medefmo amorfonfempretutti Gli diede vnfergozzon ditale forte
Senz'odio ,fenz'inuidia, & fenza briga, Che d'altro'lfègridar cħ diſchiamazzo
Eben ver che comfemprein moltifrutti Albora ilfuo fignor crucciatoforte
N'è qualchunguafto occulto od inpalefe Diffefei purpercerto Aftolto matto
Che puofarmale aglialtri etfargli brutti Etpiure Carlo atal tenertiin corte,
Cofiincoftor u'e'lguasto MaganZefe
L'englefe albor,tifarò ben vnʼatto
Cheglialtriguasteriafe le trift'opre Che ti chiariro apien del mio ceruello
Nonfoffero dilui daglialtri intefe, Et corfe adolfo a lui cel brando tratto,
Maquelch'ei trifto alfibon Carlo copre . La corte alhor tutta in un punto a quello
La malitia deglialtri & l'accortezza Periculofo effetto & ftranio tanto
Spellomalgradofuo garrendofcopre, Sottofopra n'ando come vn babello, `
Peròspellofralor u'è qualche afprezza Ma questo vedrem noi nel altro canto,
Didirpungente, vifaria dipeggio
CANTO XLIIII.
Snofolle ch'ognihuore Carlo apprezza
Ma tanto bonora ognun l'altofuofeggio ' l bo paftor quad'ei s'accorge c'habbia
Chepernonfare a lui fpiacer, ben spelfo SEVNe la fua bella mandra vnʼanimale
Madano il boccon caldo infino alfcheggio Ilquale infettofia di triftaſcabbia
Purfendo vn dicontutti glialtri appreffo Nolfcuraffe da glialtri,in breue atale´
DiCarlo imperator, quefto infidele Potria venir l'auanzo del armento
Che trattauon l'andar d'un certo meſſo, Perche s'afhiaza in lcraft'empio male,
Diffe Signor egliu'e’lmio Michele Etfe'l biffolco bon quando alfrumento
Chefarà troppo bonper quefta andata Vede crefcer la lapela dannofa
Chefa la lingua,è presto, èfidele, Od altro che glifia di nocumento
Etcolmedefmo dirla mano alzata
Non la fpianta fefuor,lafaticosa
Accenno unferuo fuo che presto avantı Bicafua ,porfaria gran parte uana
Veniffe a l'imperierfra la brigata Perche un'effetto talfa una talcofa,
Quel vbidente e con gentilfembianti Cofitu Carloche ne la soprana
Sitraffe al cenno, come augelgriffagno Valorofa tuagente in tutto buona
Allogorefitrahedai voli erranti, Tiucdi unaperfona bauerprofana ,

1
PARTE 154

Se non la leuerai,la tua corona Et cofi auenne adhor del bon barone

Hauera danno alfin grande & uergogna Chefuor di tempo per troppo grand'ire
8 Perchefempre un'huom tal tal cofe dona, Corfe adolfo col brando a Ganelone,

Non ueditu fe Gan maiſempre agogna Perche re Carlo ilqual cotanto afpira
Scialacquar una uolta il tuo belſtato C'habbino tuttialuigran riuerenza

Etfartiporla tefta in qualche gognas Hebbe troppo di ciopasfion dira,


Ettu purfempre luuoi teco da lato Et diffe elpaladin poca prudenza
Tu auoi purfempre ch'eglifia'l tuocuco Hai fempre Aftolfo pur nele tue cafe
Come fe'llatte tuoglibauefti dato, Ne gioua a quefto mai la mia prefenza,

Tu pur de l'oprefue uuoifempre ilfuco Ne potrestifar tante e finoinfe

Et di quelle d'altruine gufti apena Chtipotresti ungiorno , & maltuogrado


Come elle fior foglia lefue,tu bruco, D'effe pentir comeditroppo exofe,
Mafe nonfcarchierai queft'empia auena Aftolfo alhor, re Carlo io non ti trade
Delfruttifero tuo uagogiardino Inon t'offendo comefa coftui
Che'ltuo bel nome eterna & rafferena, Chetèpianpian ne uaguidando aluado,
Potrestiben lafciar che di Pipino Ma tientipurfempre alparer di lui
L'altofigliuol, lafciato haueffe al mondo Etfcacciaglialtri buon de la tua corte
Altro nome che bon,grande, es diuino, Ch'unbello arredi eitifara co i tui,
Ethortolto s'hauea l'englefe il pondo Tufeftigia ancho andar per lefu'accorte
Et tu accafciato glienefai diuieto Etfagge opinion,date ramingo
Come s'eitè mandar uoleſſe alfondo. Rinaldo,buompur da be,getile, etforte,
Aftolfo lettor mio ch'altri indifcreto Manon ti uoraifargiamaiguardingo
Nomina tanto, difipocofenno Delfuoparer,fin che non t'babbiafatto
Correr(comecerch'ei) l'ultimo aringo,
Non fuftoltogiamai,ma benfaceto,
Anzi intendeu eifempre al primo cenno Chepagherefti tuper queftotratto
V`berfagliaua l'huom quand'ei parlaua Chefolle quifra noi Rinaldo noftro
Come gliaccorti,& non gliftolti denno , Horchedebbiafar d'arme un ſigráfatto?
Et quando uedeu'ei ch'altri penſaua Mafeguipur,drizza pur il tuo roftro
Aqualch'operarea,fubitamente Aqueftatramontanatuafecura
Aguaftargli ilpenfierfe gliauaceiaua , Ch'inporto n'anderai conperfett'oftro.
Ben è uer ch'egli hauria piu delprudente . Re Carlo alhor c'hebbe lagranpuntura
Potuto bauer,alcuna uolta ch'ei Del bando di Rinaldo,ilquale hauria
Correua albrandofuo tropporepente, Prezzo comprato alborfor di misura,

Mal'ira ampia nel buom ,fa che di lei Nonfèrisposta a lui,fenon ch’uſcia
(S'egh benfoffe buon come Catone) Del propoftopianpian, comefarfole
Nonfugge ei fempre i trifti effetti es rei, L'buomo a cui'luer rimprouerato fia,
Vii
SECONDA
E'lfauio Orlando intramettea parole Et amalei d'un tanto amor ch'occorfe

Da acatar luno & laltro laltro et luno Poche uolte ad altrui d'un tanto amarne
Comein tal cafifarfemprefi uuole, Perchel'Amor col miglior dente il morſe
Ma ditutta la corte in quefto ognuno. Et non parla con lei d'opre di carne
Daua ragion'a Aftolfo ,perch'inuero Ma d'amorfanto, d'arme, & di deſtrieri,
Rinal do albor uenia troppo oportuno , Etdi caccie,er di can, falconi , & flarne,
Ma chifa anchorfe'lftrenuo caualiero Et d'altrecofe affai,che i caualieri
Giugnerà almaggior uopo in afta guerra Etglihuomini gentilfanno parlare
Com Claudio al Taro giafaggio et legge A tempo & luocoſenz'altruiſpiaceri,
Puot'ách'effer difipche'l cieljerra (ro, Et cofis'ba dolor,s'hagrande andare
Secretigrandi unlungo tempo, er poi Disfoga quello, er queftofa minore
Per qualche noftro benglifcopre in terra Etfa la donnafua contenta ftare,
Mafe'lfarà l'intenderem ben noi Con pace adunque e con tranquill'amore
Et uedremolettor dipunto in punto Caualcano ambeduifempre parlando
Tutte leproue er tutti ifattifuoi, Cofe gentil, magnifiche, d'honore,
Fin'bora egli non èfi inanzigiunto , Et cofi un diper un gran bosco andando
Caualca anchor di là dal Eufrate Videro un'buom con una donna infalla
Con lafua bella Hebreafempre cogiüto, Che la portaua uia quafi volando ,
Etfempre offerua a lei tutte le date Rinaldo albor per la bronchiofa calla
Parolefu lafe,tal cheſempre ella Dietro fe gliauio di fron battuto
Puote ancheconferuar lafu'honeftate, Paffandofempre viapertutto agalla,
Echinonfa ch'ogni madonna bella Ne puote giugner mai quel chepennuto
Puote anch'eller da be,fe ben talbora Sembiaua ne l'andar,tanto diftende
Ella con alchun huom ride o fauella ? Eglili pasfi fuoi,prefto & orguto ,
Nonfi perde l'honor ,non fi peggiora Ma s'haurà Maggio non haurà Klende,
Per ragionar alcuna uolta infieme S'egli l'haurd fuggito in correr tanto
Che difar mal nonfi ragione ogn:bera Nolfuggirà poiforfe in quel ch'intende
Nefempre ognihuom che defianãofreme Didir l'animo mo nel altro canto.
D'bauercolloquio con la cara amante
CANTO XLV .
Per qllo iluuol ch'altrifi penſa & time ,
Sipuo ben dir d'altropiu ca fe tante Alfuperbofalcon da iferi artigli
Senza d'amor, fipuo d'amor ancho Fugge (perfortefua quell'animale
SPA
Conopre dir & conpar clefante, Cui dietro s'èpoftei perche lo pigli,
Ecco'l nostroguerrier c'h a fempre alfianco Crucciato torna al ciel battendo l'ale
Vnafi bella donna,chel cielforfe Etprende altro comin perc'hauergogra
Nonne uidefra noitre pariunquanco Firalfignorefuo ritorno tale,
Coft
PARTE 155
CofthorRinaldo altier che tanto agogna Et poftifi incamin perpoi mefarlo
D'hauergiunto colui cheper lo bofco Videro dilontano un lume apprefo
Portala donna uia pien di rampogna, Etpreftamente andorno a ritrouarlo,
Torna (
fuggitolui)pien d'ira er tofco, Quiui era un hofteria,quiui hauea prefo
Etprende altro camin, pche'lfu'honore La donna l'huom, chep lobofco andando
Tienchala donnafua debb'efferfofco , Veduto bauea'lguerrierportar di peſo ,
Ma quel che no fafar a un'buom l'amore E'lpaladino a lei uien forbottando,
T
Nongli lofarafar nel mondo mai L'bofte apre l'ufcio,& ei ua détro allegro
Cofa ch'ellafifia digran ualore, Et di cenar,con lui ua ragionando,
Però'lguerrier che lafua donna affai Ma quelmeschin ch'era fcontento & egro
Amaua,er di bon cor , la uergognofa Percheperduto bauea la carafiglia
Fronte dipofe, e albor che'l
folfuo rai, Prepara da mangiar tentando erpegro,
Giunta adunqueforlui la tenebrosa Grida Rinaldo, & uede poi le ciglia
Notte,in ira maggior crucciatofalfe Ne laguifa alpatron c'hauer lefuole
Perchelafciat'hauea lafu'amorofa, La donna alhor che lei l'occhiaia piglia,
Et tanto d'bauer lei quellborgli calfe Peròcangiando inpiu tranquilparole
Che di non l'bauertofto erfalua erfana, L'alterato fuo dir,dice a lui hofte
Neffunacofa afarlo albora ilualſe, C'hai tu che cofiftai¿di che ti duole?
Perche come leon quand'ei lontana Hai tuforse penfier ch'io tanto cofte
Senteruggir dafè lafua conforte Che nondebbipagar la borſa mia?
Diuocegrande,inufitata,& ftrana Non dubitar, ch'iofo piu bellepofte,

10 Si caccia a alla uiafdegnandoforte (spezza Albora l'hofte a lui , fignor uoria


८ Etfchiata, etsbroca,etfcarchia, etsbruca,et Che non u'andaffefolamente unfcotto
Leuermene ,ibronconi , le ritorte, Ma cento & cento infieme , & l'hofteria
Cofiil guerrier chelafuadona apprezza Etnon mifoffe occorfo quel chefotto
nto Pernon laffarlafenza lui la notte Questocoperto(memefchin)m'occorfe
v crede ch'ellafia d'andar s'affrezza, Staman defnando a cerc'hore diciotto,
Et non uuol che'ldeftrierfuo piapia trotte Corrante illadrongrande hoggi qui corse
Ma ch'ei calpeftri, er tenga i cefpi tutti Et m'acciaffo dinanzi unafigliuola
Etlaltrecofefraccalfate & rotte, Cb'apena alcun di noi nonfe n'accorfe,
Cofiglifterpialbor crociatierftrutti1 Id'altrenon ne hauea che questafola,
Con tutto lrefto chegliuenne auanti Et erabella & era ilfol conforto
Paffo alfentier ch'iuiglihaues condutti, Di tuttala miatriftafamigliuola,
Et quiui con l'Hebreagioiofi amanti Però s'iofonfignorfipoco accorto
S'accompagnò chelei trouò aspettarlo Aferuir bora uoi come mertate
Com lafciata l'bauea l'hore dauanti No tifturbar ch'egliè'l dolor ch'ioporte
Viii
of
SECONDA

Rinaldo albor che d'ira & di pietate Comefuolfempre l'huomfarfipiu ardéte


Si foleamouer tofto afar granproue ," D'hauere quel, dich'ei n'è defiofo

Simolle afarper cio coſe honorate, Quanto lodarlo a lui piufe lofente,
Et diffe 1o'l uidi ancoi, ne andar mai , doue Cofi bor Rinaldo piu che pauentofo
Egli andò alhorfepp'io,che per lafelua Ode ragionar l'hofte eſſer Corrante

Ilo perdei,come uolato altroue, Pru uien di ueder lui uolonterofo ,


Ma nonfi puofaper dou'ei s'infelua? Et nelfu'ardor ch'ei fuol ben sfauillante
Non fi potriafaper doue s'imboſca Dice trouar coftuifratelmo intendo
O doue alberga queſta ſtrania beluat Nanzi che uenga ilfol fuor del leuantes
Et l'bofte ei fifa ben,machi s'offofca Perònela uia a lui mi uien mettendo
Tanto'lceruelche uoglia andar da lui? Che quefta notte mai non dormirei
Fiera maggior cred'io non fi tonofca, Senoltrouaffe pria,ben'10'l comprendo,
B
Sempre'l paefe tutto tien coftur Guardafe per cafa hai quel ch'iuorei,
Rubatodi monton fra li paftori Vnalanterna,un torchio, o una lumera,
Etfra i biffolci anchor digrosfibui, Olafaccian,s'egli uiſon guffei ,
Et da alcun tempo in qua s'ha affaipeggiori Etfetu uuoi uenirperch'io nonpera
Dietro al camin, non dubitar, er uieni
Operepofto afar, ch'a tutti not
Rubale donne ei fanciullin minori, Ch'io tifaro ueder qualcoſa altera,
Et come ho detto ate tolt'egli ha ancor L'hofte, fignor,a lui,tu forfe tieni
A me lafiglia mia,cheforfe adhcra Che quefti un'buomofia comefonglialtri

Fatt'hagiapafto ai crudeldentifuoi, Di quegli achor ch'en piu di forzapieni,


Egli limangia tutti & li diuora Egli è un moftro, & de i piuftrani etſcaltri

Comefa'l lupo un'agnellin d'armento Et fe ui uai,nolfuggi maisenz'ali


Senza pietà ,fenza far mai dimora, Ofe come Acheloo tu non t'inaltri,

E fiero, alpeftro, & corre come un uento , Rinaldo irato alhor, altrı animali
DondeCorranteforse è per cio detto , Ho ben domato anch'io, & anchor afto

Et è piuftranio affai che lo Spauento , Spero domar,fe brando mio piu'l uali
Vedi dunquefignor s'alfuo ricetto ·(Et tocco'lbrando fuo) poi diffe preſto
Per niente( che chefia)ch'occorrer poſſa Fati hofte a uenir uia,ch'io mi dilacco,
Dè nefun'andar maic'habbia intelletto, Se piu d'andar a lui punto m'arresto,
De laltragente anchor s'è talhor moſſa L'hofte, fignor, coftuifta come un Cacco
Ma alfin tutti con lui fempre fatt'hanno In ungrand'antro, er è d'unfaffe chiuso
Lui delfangue lor la terra roffa, Ch'Athlante a torlo uia refteria fracco,
Pero lladronfiftia colsuo malanno Rinaldo alkor,mifai troppo confufo.
Andia le uuoiuenir, ch'ancho có Cacchi
Etguardici da luil'onnipotente,
Et tu nonte ne tor d'ello altro affanno, Sono a la uita mia molte volt❜ufo
T
156
CPARTE
34 Cofiquefto animal quando a lafoglia
Ettu queſta'luedrai ſe non tiftracchi.
Dela fpelunca fua s'appreffa il lume
CANTO XLVI. Rugge, dal ch'eifa nientefi fuogl

Ma quando'l can c'ha'l detto fuo coftume


a l'huo fafar qlchè Vede ch'alcuno a lui tanto s'appreſſa
Confumar tépo afai ,ftacarfimolto ,
Ch'ingiuria hauer da gl péfa o preflume
Et metterfi aperigli d'importanza ,
Tutta in unpunto l'opra fua dimeffa
Ma chi lefafenza fperare èftolto ,
S'quenta a quelcon rabbioſo merſo
Alunquefonftolt 1o,cheſempre fono
Etfe lopuo sbrannar niente non ceſſa ,
Senza peranza in quefte cofe inuolto,
Cofiil ladron quando videi traſcorſo
Gia uolge ch'iofolor,parte del nono
Tanto'llume uer lui ch'ei pefarpuote
Anno, fobench ellefontutte indarno ,
Ch'eglialagrottafuafeffe'lfuo corso,
Ne di ritrarmi anchor penfo o ragiono ,
Tutto in un punto da ch'eifafifcuote
Mi la colpa è di lei dond❜io mifcarno
# Etfuor dela fpelunca iratofalta
Dond'io mifpolpo ,er mi diſoſſo tutto
Perdar achi ui fia de la fuadote,
Efo de gliocchi miei piu fiume ch' Arno,
uiftolpaladin tofto l'asfalta
Perch'ella no uol mai c'habbia alcú frutto Et
Penfando far di lui quelch'egliſuole
Di queſte cofe miefigrandi er tali
า De glialtrifar,che quíci et quídi appalta ,
Neuol ch'io uiua mai col uifo asciutto,
Ma'l guerrier c'hauea fpeffo ne lefcbole
Et s'ella'l uuole , puo uolerlo , quali
Superato i maeftri de la ſcrima
Saran legiufte altrui riprenfioni
Gode d'bauerla afar confimilprole.
S'anderò talfin'a lafin de i maliş
Mabuono è lettor mio che dicbiam prima
A
Ma quando la'lguerrier ne le magioni
Com'erafatto il moftro, er andrem poi
Del hofte , diffe a lui(ch'alfin glicl diſſe)
La battagliafra lor ponendo in rima,
Vie, che tua figlia anchor uoch'io ti doni ,
Egli era un'buom ,ma haueua ipiedifoi
Quegli aldefir,tanta speranzafiſſe
Perfino a l'anguinaie di pantera
Chelafciato'l penfier delgran periglio
E'n teftacorna hauea com'hanno i buoi ,
Venne bramofo anch'ei ch'a quel fi giffe,
Lafaccia d'huom ,ma tantoftrania & fera
Cofi concordi fenza più configlio
C'hauria pofto terror con unfolguardo
Tolfer de i lumi, s'auiar nel bosco
Ad Aletto ,Thefiphone , & Megera,
Verfo'lladron ch'altrui dafi di piglio ,
Non era nero e nonera baiardo
Queldalalunga infra li rami e'lfofco
Trafauro & tra taur d'un colorfirano
Vide'l lume uenir donde rifcoffo
Quale è'lpapir s'i l'arſo , et no s'i l'ardo,
La tefta alzò aflando amaro tofco,
Hagliocchi ardenti come un'affe hircano ,
Ma comequando'l can rode alcun'offo ,
La bocca bafeffa come❜lleucrocuta
Segliua alcun uicin,rodendo broglia
Finoa gliorecchi,c'ba di diofiluano ,
Senza da l'oprafuapunto eſſer moſſo, V iiii
SECONDA
Et da la nicchia infù la tefta ba hirfuta
Empugnato'l bafton ,con furia molta
Difpin daporco ,& tuttala perfona
Gli meno'n fu la tefta un colpo grande
Hapoi d'unfolto pel,molto uelluta ,
Che quafi igiulguerrier diede di uolta,
La barba halunga, che lefelue intuona
Rinaldo alhor, chefi crudel uiuande 2
Haangrá muggir, chefa altrui paura,
Non era ufo a guftar, crucciatoforte
Et pur and'ach'ei uuol parla erragiona,
Diffefon l'opretue ladron mirande,
Et è ben altrettanto diſtatura
Mafe dato non m'bai tal colpo morte
Quant'è Rinaldo, e'l corpofuo peloso
Nonme la darai piuperfan Ladrone
Non ricopre altramente d'armatura , :
S'è quefto brando mio comefuolforte.
Ma ne la deftra ha unfuo bafton ronchiofo
Venuto era lettorquefto barone
Ne laltra un fcudo ,& com'auanti è detto
Senza cauallo a ritrouar Corrante
Veloce ècome luento , & frettoloſo ,
Ma armato come eiſuol d'ogniftagione,
Ettal lettore mio,er didifpetto
Peròquand'egli a lui quefto importante
Et d'ira pien,ch'era bizarro e altero
Colpo meno che'lfecequafi andare 1
Etpiu beftiale anchor che nel afpetto
La conlatefta doue bauea le piante,
Aalto'l paladin, fermo in pensiero
Subitamentefenzunpuntoftare
Diprender lui con quella ageuolezza 1
Com'aizzato cangli faltò contra
Ch.folpreder la quaglia il bo paruiero ,
Perfar quel ch'eglia lui uoleuafare
Ma'lpaladin c'hauea laju'arte auezza
Ma'n questo primo andar colcolpo fcótra
Aprenderfempre, tofto, e priaaltrui
Lo scudo del ladron ch'accorto & grotto
Che a lafciarfi d'altrui por la cauezza
Gli l'haueapofto a giufto tempo incontra
Sfodro'l brando in un punto, er diffe alui
Dond'ei quando che lui uide effer dotto
Che uuoitu beftiafaripenfituforfe
Ne l'arte del fchermir,diſſe d'ingegno
Ch'io qualche animalfia daidenti tui
Vopo m'è qui,s'i non uoftar difotto,
Etcol medefmo dirpresto gliporſe
Et fi ritraffe alquanto, & poi disegno
Dipunta un colpo che nel uentre il giufe
Fece,come deueafar d'effo acquiſto
Maperch'era lontan poco lo morse,
Se non uolea reftar per glialtri in pegno,
Quando'l ladro(chepur alquato ilpüfe)
Malbon ladron c'haueua anch'ei gia uifte
Sifenti punto, al che non era ufato
Ch'era Rinaldoforte , er molto experto
Tutto'lualor a lafua rabbia aggiunſe ,
Staua de l'arte & del ualor prouifto ,
Et colfuror che'l bizarro orſo irato
Dond'erafempre o colbaftone ad erto
S'auenta al cacciator quand'èferito
Os'andaua arroftando intorno intorno
Perfarlo afuo poter morto sbranato,
Ofi cacciaua chinfotto e coperto,
S'auentò alpaladinforte e ardito
Però'lguerrier c'hauea tal’buomo atorno
Con animo difarlo unafol uolta Staua in ceruello anch'ei , che'l biſognaua
Di tutta l'oprafuatrifto er pentito,
Se non uolea reftar col capo ftorno,
157
PARTE

Et con ogni artefua fempre tentaua Se'lcielquando conciar lo uolfe Athlante

Di dargli un tratto un colpoífu una gaba Che lofoftenne effofigliuol di Gioue


1 Checofi uincer lui certo fperaua , Nonfoffeftatogrande e affaipefante,
Coficiafcun di lor falta, s'ingamba, Che gloriafora a lui di queste proue
Sicopre ,
fi difcopre, erfirannicchia, Et ditant'altre anchor ch'eifè di pondo

Etlaperfonafuafa ritta & ftramba, S'albor non baucapar diforza altroue?


Le braccia,i brádi , er le gabe incrocicchia, Se Corranteladron fi furibondo
Etfiere al uento, e'n giu la terra taglia, Nonfoffe'l piu poffente , e'l megliofaldo
Et ne lofcudo alfuo nemico picchia, Nelcombatter guerrier di tutto'l modo ,
Ma'lfinnelaltro haurem di tal battaglia. Che gloria uincer lui faria a Rinaldo
S'egliè fi di ualor,com'è famofo,
CANTO XLVII.
Et d'aguagliarfi ad Herculefi caldos
lftato debile Acheloo Hercule,grande forte, & animofo
SEfolse
Et non poffenti li centauri,quelli Vinfe Acheloo con tuttiglialtri detti
Che la fpofa rapir di Perithoo , Ciascunperfe poffente & periglioſo ,
Seftatiforti nonfoffergliaugelli Dondefu mertamente ne glieletti
Cheftercorauan la menfa a Phineo, Alhorprimi in ualor,per primo eletto
Et di ualorque primiferpifelli , Chebental guidardon dan tali effetti,
Se non bauelle bauutoforza Antheo, Mas'egli haueffe uinto in tanto affetto
Etfoffeftatofenza , Gerione, Di uincerglialtriforti, un qualche forte
Etfenza ferità'lleon Nemeo, Quale è Corrante c'ha Rinaldo a petto,
Sefier nonfoffe ftato ilgran dracone Noigli daremmo ben l'honor ch'in corte
Cuftode a l'arbor da li pomi d'auro , Ditutti ipiufamofi & buonguerrieri
Primo Rinaldo tien ne la coborte
Et digran gagliardia le Amazone,
Sefoffeftatoun uitellino il tauro Perc'huomini nõ mai,ne moſtri alteri ,
Man dato al re Minoſſe da Nettuno, Ned animali di nessunaſpece

Etfoffeftato uil Neffo centauro, Si trouarquanto quelpoffenti oferi,


Se'lcan ch'abbaglia con tretefte in uno Et eipiu uolte al paladin nefece
Sol uentre, foffeftato un'bumil bracco, Mal gradofuo ueder laproua , in quefta
E'lre Bufiri un'huomcom'è ciafcuno, Guerra, che tutta dir lettor non lece,
Segranpoternonfoffeftato in Cacco , Maper pedirlaapien moltopiuprefta
E'lfierferpente da lefette tefte Mente, ch'ella nonfu fra lor diuero

Foffe reftatoa unprimo asfaltoftracco Dico ch'alfin d'effa crudel tempefta


Se Diomedeforze affairubefte Corrante,beftial,poffente, erfero,
Hauuto non baueffe, e in Hidia tante Traffe'lfuofcudo e'lfuobafton neluolto
Fierezze , quella cerua c'hebbe agrefte, Confuria grande al noſtro caualiero,
SECONDA
Etdi tentar l'ultima uia rifciolto

Ne(bruchi ſterpi & pin tuttiſchiātando)
In quelfegliauentò comefa'l gatto Sirattennero maifin ch'al piu baſſo
Altopo, albor ch'egli gli uien ben colto, Nonforno giunti,come rupe andando,
2
Etprefo lui (che'l prefe alprimo tratto) Morgante nonfè mai tantofraccalſo
Noftimando unapunta c'hebbe in quella Quand'egli co Sperante infieme accolti
S'auio'nfufo un monte ratto ratto Cadder delpoggio , ù l'amazzòſulſaſſo ,
Perfare indi dilui quel che la fnella Manonperofur lun da laltrofciolti
Aquilafa dal ciel de la teftudo Che mai Rinaldo abbandonar nol uolſe
Quand'ella la uol trar de lafua cella, Sebenʼandò per balzi,iborri, dafelti,
Ma'l paladın che'l difiderio crudo Anzicofi com'erprimier s'auolfe
Conobbe del ladron,ladron gli diffe Come'l falcone a l'aghiron s'attiene
Ch'a te non uenga a pien quefto , cócludo, S'attennefermoinfin ch'alfondo accole,
Etcolmedesmo dir sprangandofille Et quiui giunti con l'entrambeſchene
Neluentre a quelle fueginocchia ,bauedo Rouigliate affai ben, diero unſtramazzo
Bene a le rene a lui le mani affiffe, Chefraccaffoli barchie le uermene,
Et tanto andò conquelfuror ftringendo , Vedeftu mai lettor d'alcun palazzo
Ches'anbelar colui uolse per uita Od'altro tettogrande in giu cadere
Lo conuenne lafciar, d'altro intendendo , Gatte azzuffate in ira ,od infolazzo,
Ma'l caualier non uoleafar partita Com'elle allor dargiù moſtrano bauere
Comeferpente ben'auitticchiato Qualche malgrande,ch'a ragiofiftima,
Finche la guerra in lor non fia fpedita, Poifaltan deftrefu prefte,& leggere,
Donde lladronperc'hauea manco ilfiato, Cofi coftor quando da l'alta cima
Sitraffegiu del monte a la uentura Del monte, ingiu cadendo auiticchiati
Cofi colbon Rinaldo aggraticciato , Diedero'lpicchio reo ne la part'ima,
O Diodelcielo o Verginealta e pura Stettero alquanto comerattroppati
Aiutate Rinaldo a queftauolta Pofcia in unpunto arditamente e deftri
Ch'altri che uoi no nepuò bauer la cura. Saltorno in piegagliardi & trappellati,
Quádo del grá Gheblet ( ch'auié taluolta ) Poi nouame e infra que brunchi alpeftri
Cadecon la fuafoma un carriaggio Incominciorno vnapiu crudelguerra
Là doue la diſceſa è ratta & molta, Con opre da guerrierpiu che maeftri,
Egli a lafin delfuo crudel uiaggio E'lpaladinpurfinalmente afferra
Non uacon tantafuria e tanto errore Corrante a la trauerfa in certaguifa
Per quell'alpeftro luoco afpro etfeluaggio Che loftrauolge , je'l diftende in terra
Con quanto lladro e'l fuo combattitore fe'lcalca, & fe lofuifa,
Etfopra lui ,
Vanno alfondo del monterouinando forbotta, & fe'l offende,
Se'lpela, fe'l
Perquefta cofta & fi getto 'lcurfore, SichedelfangueJuotutto l'intrifa,
1
PARTE 158

) Poiper l'orecchie accortamente ilprende Maperch'eifacciaprouefi mirande


Etſopra'lpettofuo con le ginocchia Nonpuoperò grauarfidelgranfondo
Di modo'ltien ch'eipiu non fi diffende, Che'l vuolpunir de l'opre fue neffande,
Rinaldo alborcb'expreſſamente adocchia Anzi Rinaldo alhorpiufuribonao
Che'l ladro èfuoprigion,ne piuflugare Rinoua'lforbottar de lafua tefta
Puo'lfilchetrale Parche a la canocchia, Làfu'lfaſſo ù l'hauea,p torle al mondo ,
Dice ladron chepuoische puoipiufares Ettanto alfinglie laforbotta er pefta
Temp'è pur c'horamai porti la pena Chefacendogli ufcirtutto'lcerucllo
Deltanto lungo tuo mal operare, Fa ch'eglifotto luisenz'alma reſta.
E'n queftodir , con lafuaforzapiena Scriue Rinaldo in unfuo libro , quello
Difdegno, il capo a lui quattro ofei uolte Dond'io lafloria mia traggo igraparte
Peſta ad unfaſſo là ch'ène larena, Ch'egli nonfece mai maggior duello ,
Ma l'animal chefi uede effer tolie Combattuto haueu'ei diparte inparte
B Laltre wiedelfuggir,fi
fortegrida Conmoftri,conleoni, conferpenti,
Che tuttefa'ntonar lefeluefolte, Et co Orlando ch'eraiterra vn Marte

Elpaladin,fe tu maggioriftrida Ne gliritrouò mai tanto poffenti


Fefti di quelle,ondefi fè balordo Ad un per un,quant'era'l fierladrone
Si'l coruo a Roma, ch'ei caddè a le grida , Ch'uccise pur alfin contantiftenti,

Nonfuggirai,ch'iofon queft'hora fordo . Dice egli ch'egli bauria mille perfone
Prima uoluto bauer dintorno ai mate
CANTO XLVIII.
Che quefta beftiafol col fuo baftone,
Vádo Encelado buõ táto grádetgros Or amazzato lui per lapietate

9 Si fente troppo offefo da gl mõte (fo Del Sommoben,feceritorno al loca


Ch'egli malgradofuotienfempre adolfo Doue lafciat'hauea laltre brigate,
Tutto fifcuote dal piede a lafronte Et quindi allegri affai colprefofoco
Perfar con un de i tremitiſigrandi Lo speco entrorno d'efforco Corrante
Andargiu'l carco cheglifa tant'onts, Per ueder l'oprefueper dentro unpoco ,
Maperch'eifaccia motiſi mirandi Comefur dentro inmantenente tante
Nonpuoperòfgrauarfi del gran peſo · Gridafentirnograndi , er lagrimoſe
Che lopunifce deifatti neffandi, C'haurian moffo a pietate un diamante,
Coft Corrantebor chefi fente offefo Quefte erano le donne dolor ofe
Dal carco di Rinaldo ,ilqualful peito
Ei femplici
fanciulche quelcrudele
Standogli asfifo,iltiene in terra ftefo , Rapiua a empir le cannefue goloje,
Tuttofifcuote dalpiede a l'aspetto Simeffe'l pio Rinaldo a le querele
Per far con qualche tremito fi grande, Cofa che nonfu mai fiano pur moltc )
Andargiu'l carco che gli faldifpeito, L'empia madredelpopol d'Ifraele,
SECONDA

Et doue eranoquefte infieme accolte Nefi parti delefue regioni


(Ch'era unforo nelfafſo) andato presto Che con la dote letrouò'l marito
Tutte lefece allegramentefciolte, Buone ella adunquefè l'orationi.
L'hoftetrouò lafua,donde di mefto Or morto'l moftro, tutto ciofornito,
Si fece allegro,ringratiando Iddio Diffe Rinaldo a l'hofte, i cercoguerra
E'l caualier chegabauea dato quefto, Nefai tu niente,ondefoẞ'ioferuitor
Laltre ancholiete aſſai congran defio Et quegli a lui ,fignor tutta la terra
Di ritrouar tutte iparenti loro Tutto l'abillo, er tutto'l cielgiatrema
Quindi ciascuna ufcendofi partio, D'unache la'n Soriagiafi differra,

E'l paladin come chiporta l'oro Ilgran Soldan perche mi par ch'ei tema
Guadagnato a lagioftra,allegramente La'l uenir d'unfignor (che nó è ciácia)
Torno ne l'bofteria conlaltro choro, Hafatto'lforzo difuaforza extrema,
La uocefi cofparfe inmantenente' Re Carlo magno quelfignor di Francia
Com'unguerrier uenuto a l'hofteria (Nonfofelbaifentito ricordare)
Vccifo bauea Corrante,ilfraudolente, Va'nuerfo Egitto con armata lancia,
Donde ciafcun cb'iui dintorno bauia Et dice ognun che ui uafolperfare
Stanza od albergo ad adorar lo uenne Cheterrafantafiadei chriſtiani
Come i paftor quando nacque'l Mesfia, (Chrifto mipar che la uolſe habitare)
Etper l'opra c'hauea tantofolenne Donde'l Soldan che l'bane lefue mani
Gliportauano ognun qualcoſa in dono Per conferuarla, & aincer l'inimico
Talch'anch'a luicome ad unfanto auene , Hameffo in arme gia tutti ipagani,
Quiui parea quel diproprio'lperdono Queftofol tifo dir,quefto ancho dico
Chetalhorfra ibiffolcier fra i paftori Chefefoldo uorai da quelfignore
Reca unfra accorto come affai nejono, L'haurai,perch'einefa mirando abbico,
Chigli portaua pan,chiuin ,chifiori Rinaldo alhorfi rallegrofi'l core
Chi gli portaudl latte, & chigliagnelli, Che uenne tanto d'una ambaſcia a meno
Et chi fatti di mano altri lauori, Cheraſſembraua un’buõ, quád’eifi more
Le donne idrappi lorfino ai nouelli, Et quafi auenne a lui quel che gia apieno
Leferfe,le canocchie, glifcheggiali, Auenne a quelle due che ifigli mui
Le buccherauie,i borri, er i frenelli, Vider,piantiper mortiin Trasfimeno,
Dimodo talche s'un di quefra tali Donde la bella Hebrea ch’anch'era quiui
Foffeftato Rinaldo, alhors'baurebbe Glifudintorno, confatica aſſai
Pieni,comefann'ei,fino aftiuali, Lofeceribauer gli fpirtipriui,
Mapche egli maifempre il cor pieno hebbe E'lpaladin con quei giocondi ergai
Di ualorofita ,tutti efti doni Aguifa dipoledro in libertade
Diede a colei,di cuiprimiergli increbbe, Nonfaftarfermo,c'hafue uoglie bomai ,
Et dice
PARTE 159

Et dice a l'hoftefuo per quali ftrade Cofi Rioaldo bora che'n uiefcabbrofe
Sipuopiu teſto andar la ue tu dici ? Sitroua per andar colfuo ualore
Mettimi infulcamin d'effe contrade, Alaguerra, tem'ei d'kore otiofe
Et l'hoftea luifignor s'andar uuoi lici Sifollecitafempre, e'lportatore
Pafa l'Eufrate ilfiume qui uicino Difè , & la donnafua tiene auacciato
Poi ua a man manca a l'Arabependici, Per girin tepo aquel , cui tato balcore,
Mafallar nonpotrai ,che per camino Et quel che tiene luitanto pronato

Tuſempreintenderai di questo campo E per aiutar Carlo quei di Francia


Et douefiz con quelquelfaracino , Aben mercatantar nelgran mercato,
Rinaldo albora a lafua donna au ampo Perches'et bene a lui la mala mancia

Si di ueder anch'io quefta battaglia Diedero albor, che lo mandorno in bádo

Chefe nolfo piupor di là nonſcampo, Per qlch'eifè colconte affada eg lácia,


Et ella a lui ,tanto l'andar ne vaglia Egli cb'ingegno hauea ,confiderando
Chuiziúgbiamo a tépo chabbiamo 1oi Perchejufatto quel,s'era diffofto
Lapartenoftra de la uettouaglia, D'effer boferuo a Carlo, e amico a Orla
Coficongrandefiopreftiambidoi Et poifempre nelcorriman nafcofto (do
Ordinaro ideftrier, come corriero Qualchefintilla del amor perfetto
Chefrettolofo fia de i
fattifuor, Che fi cre l'huom talbor tutto depofto,
Et in camin per ogni ftran fentiero Cofiilguerrier gentil s'er ben diffetto
Caualcauano uia come chi porta Hauuto haueua albor, dapoi la face

Noua,onde fperi bauere il don primiero, Fatt'hauea in cor col conte e'l Mainetto ,
Etfempre a lor parea come a la accorta Et tien certoaltrefi ch’amor uerace
Brigata,che caualca inuerfofera Nel core entrambi a lui portino anchora
Che teme di trouar chiuſa laporta, Chefa che l'odio alorSempre difpiace,
Mas'ella algiunger lor fia di maniera Pero'n talpenfierfuofi s'aualora
Ch'eglipoffano entrando andar auanti Ch'aritrouarli i uien d'animo uero
Come teme Rinaldo & comefpera Che❜luedino con cor ch’ama & honora,
Lo uederemo poi ne glialtri canti. Etucramente ch'eftofuopensiero

CANTO XLIX . Nolfalle a queftauolta,perche Carlo


Brama con tutto'l core effoguerriero,
Vádo in uiaggio ilmercatáte accorto Et gia uoluto bauca di bandotrarlo
Si trova a andar confua mercatantia Come al fettanta de la primaparte
Aqualchefiera, temaltempo corto , Manonfifer pe mai deuetrouarle,
Egli s'auacciafem, re,eg tuitauia E'l cont'Crlando anch'ei tutto in differte
Sollecita i portanti de le coſe Houca giapofte l'odio,& ucrett'anzi
Per gir in tempo a quel ch'eifi defia, Rinaldo appreffe bauer c'hauer dio Man
(ie,
SECONDA·

Perche l'imprefafua c'hordha dinanzi Dende eſſo Orládo alkor cô Carlo , Łomai
Sa bench'importa, & ch'ellano èfcherzo Egiunto'l tempo del miglior configlio
Sogno d'infermi, ofola di romanzi, Quel c'ha detto coftui tu ntefo l'hai,

Chefe'l cugin,meglio in valor che terzo Che debbiamfar?qual'è'l minorperiglio !


Fra tutti i combattenti delaterra Lafciar venir auanti anchor costoro
Et che puo benfra lor dir'i ui sferzo, Odir apor lorcontre il noſtro giglio?
Haueffe appreffo luiper questaguerra Etquiui fù raccolto ilconcistoro
Haurebbe cor di uincer Pharaone Et disputato affai con piu ragioni
Quafi fenz'alcun mal de lafua ferra, Od'andar contra o d'aspettar il moro ,
Et altrefi tutta la legione E'nfinfùsciolto, (e fur l'opinioni
Dilor di Francia,mai non parla d'altre Di Salamon, di Namo , & di Turpino,
Che d'effo fi virilfigliuol d'Amone, Et d'effo Orlado , di queglialtri boni , )
Maperch'einon vifia,nonperòfcaltro Chefilafciaffe avanti ilSaracino
Emeno Orlando a prouedereal tutto, Tanto venirch'efitrouaffe vn loco
Ne però teme, er fideglialtri ognaltro, V fermaffe contento ilfuo camino ,
Anzi con lieto cor com'buom ch'inftrutto Poifegliandaffe incontra apoco apoco
Di quel ch'eifa,lofa contento e bene Sichefoffer propinqui , & fifefs'alto,
Perche de l'oprafua n'aspetta ilfrutto, Poififieffe a veder l'andar delgioco,
Ordinalcampo, ogni cofa tiene Et cofifu , che colfuogrande appalto
Benfempre inpunto, e'lfa piu che coteto Oltra Damafco ilfaracin ne venne
Perchauer frutto affai del'oprà ba fene Poififermo con quel nel ampiofmalto,
Coficonqueftofuo buon reggimento Donde effo Orlando alborpiu no s'attene,
Caualca colfuo campo agrangiornate Ma gliando contra apoco apoco,tanto
Tutto pien di defio ,
pien d'ardimento, Ch'anch'ci di là d'Alepo alfin peruene ,

Etgiafitrouau'eitra l'Eufrate Poififermò doue a lui parue alquanto


Ellito, in cuifon l'onde extremamente Securo l'alloggiar per labrigata
Delmar mediterraneo disfiottate , Ch'era ad un monticelpoft'iui a canto ,
Quando vn di,diſſe a lui nouellamente Quiuibora adüqze lunar laltra armata
Vna tornatafpia,che'lgran Soldano Delre di Francia & delSoldan a'Egitto
Eraa Hierufalem con lafuagente, In vn medefmopianfifta alloggiata,
Etchefe ne venia di mano in mano Et fipropinque,& fi permezzo al dritto
Piu inanzianchor,fiche de la montagna Che'n quáto tépo il Sol cofuma ungiorno
D'Arabiafoffefuorper maggiorpiano, Daluna alaltrafifaria tragitto .
Percbe quiui era poitanta campagna Le fpiefen van tutta la notte intorno
C'hauriapotuto ftar cómodo aſſai Sta a la ueletta ognihuomo , ognihuomo te
Con tutta l'infinita fua compagna , Di no hauer'a qualche modofcorno, (me
PARTE 160

Ciafcun legentifue tienftrette infieme D'bauer ne l'oprafua qualche uantaggio:


Ciascun uoria ueder quel che uuolfare
CANTO L.
Ilfuo nemico , s'habbia ardir o treme, (Zaga
Ma alcun che quiui fia nonfatremare, Vádoi Correggio,i Carpi, od in G8
Quiui non ènessunfenz'alto ardire 9 O'naltro luoco,i cui deiro a fieccati .

Et moltodifiderio di pugnare , La brauagente,delfuo ardir s'appaga,


Anzin'ha tanto ognibuom grade il defire Si trouanduo diquefti disfidati,
Ch'itengon confatica i capitani Van mille volte intorno i lor padrini
Da l'andarfi lun laltro ad affabre, Nanzi ch'eglihabbia lor ben³accoppiati,
Et fpetialmente i beftial pagani Cofi ancho queftauolta,che uicini
Chefon fuperbi,alteri, er difdegnofi, Sitrouano in un pian per quefto effetto
Etpiufenza ragion chei chriftiani , Di Francia'l campo , et quel de ifaracini,
Sono tanto coftor uolontorofi Bisognach'alcun'buom c'habbia intelletto

D'affrontar glialtri , checon menfatica Vadeprima dintorno alcunauolta


Sitengon queti i ueliri rabbiofi, Ch'egli uengano alfin del lor concetto,
Donde'l Soldano affaife n'affatica Però'l Soldan con tutto ch'eigia molta
Sienza bauuto bauea de la uenuta
Etua'nperfonapropriaprovedendo
Ch'affai non e' ch'altri per lui lo dica, Di Carlo la'n Soria con gente accolta,

Quegrangiganti tuttauia ruggendo Che quella lingua ad ogni mal crefciuta


Stan come jtanno i cani ch'iritatı Deltraditor di Gan,glie l'haueafatto

Nonfi ponpiu tener d'andar mordedo , Saperper tempo , ( cofa è gia ueduta)
Voriane pur coftor che trangugiati Voljemandaread effo Carlo un tratto
4
Foffen speditamente i lor nemici Vn'ambasciatorfuo che'l dimandaſſe

& Ch'in ogni modo aquefto iui enno ádati, Che cofa ad iui andar l'haueua tratto,
Però uannotalborfuor degliamici Cofi chiamato un'huo, ch'a Carlo andaſſe
Fino a mezzo'l camin uerfo i
francefi, Gli commandò, che con lui di quefto
Magli
fan poitornar migliorgiudici, Diffufamente a nomefuo parlaffe,
Cofi dalaltro cantoglialtriacceft Quefti ch'er buo,uiril,grade, & rubefto,
Di ualorofità, d'animogrande Et chiamato d'altrui per nome Lurco
Vorianogia coftor conuinti prefi, Diferuir'ilfuofir bramofo erpresto
Ma'l cont Orlando in cui piu befi frade Si mife in punto com'er'ei)da turco
Di uirtù faper d'arme,& gradeigegno, S'auiò'nuerfo Carlo borreuolmente
Ch'altr❜buo che'l nomefuopciofuor má Et non da arlotto, porco, untofo , o lurco,
Tutti ifaftar prudentemente alegno, (de, Et giunto inanzi a lui diffe altamente,
E'i tempo afpetta come'lnocchierfaggio Pharaon granfoldan re del Egitto
Ch'i porto uuolcodurfala o il fuo legno, Eimperator di tutto l'oriente
SECONDA

Mi manda a tèfignorgrande inuitto Torna adunque al Soldanfauio meſſaggio


Afper la cagion per laquale bai Et di quel ch'intes❜hai de la cagione
Fatt horfino in Soria tanto tragitto , Che m'hafatto in Soriafar talpaſſaggio,
Se vuoi niente da lui ,gliſarà aſſaı Et quegli a luifignor ,la regione
Grato ,che'ldichi a me ,perche voria Che dici tu uoler perla tuafede
Saperlo inanzi chefi venga a i guai .
· E di bonaragion di Pharaone ,
Allbora Carloa lui ga di Soria
Però perch'egli giufto la poffede
Véne Cleante ilfignor voftro in Frácia Vuol mátenerla,0 lo farà , c'ha'l modo
Con grand'armatagentein compagnia, Etchiarofattofiachi non lo crede,
Et diffe che veniaperpor, la lancia , Donde alto fignor mio quifermo il chiodo
Lofcudo,il brádo, l'arme, e'lgrá valore Chefe uuoiterrafanta a tuor la uenghi
Di Francia, & di Soria ,
fu una bilancia, E'lmio parlar con quefto fin t'annodo,
Seco albor non hauea guerra o rancore Etre Carlo , io'lmio , ch'ei fela tengbi
Ma'lpartito acettai con cor uirile Sela potrà tenere, che ciascuno
Che'lnoftrobe correa col noftro honore. Del nemico lualorfe può foftengbi,
Quelchefucceffe,il modo homai da Thile Cofifpedito il messaggier, d'alcuno
Perfino al Gange che losappia credo Dei Paladini, accompagnato interno
Però noldico ambaſciator gentile, Parti da Carlo , fodisfatto ogniuno ,
Maperche d'arme, di ualor non cedo Etper lo campofuo tutto quel giorno
Ad alcunaltro fir,mercò di Dio Andòfacendo col Daneſe Vgieri ,

La cui bontàſempre giouar mi uedo, Er con Aftolfo , con Auin ,Soggiorno ,
Con questa gente miafon uenut'io Dicea quefto pagan pochi guerrieri
Come al mondoguerrier di Iefu Chrifto Percertofete uoi uolendofare
Quim quefto terrefuo, no voftro o mio, L'opra ch'intendo bauer uoftri penſieri,
Solo a nome di lui perfare acquiſto E'l duca Aftolfo, ecome meritare
(S'ei mi darà'lfauol) di terrafanta Sipuò la fama l'buom ſenonfacendo
Et dicio chefufuo mentr'eifu uiſto , Quelchegran cofa a tutto'lmodo pare?
Chenon mi par cheftia ben, ch'unatanta Noitoremo al Soldanfipochieffendo
Suabella beredita ftia ne le mani Quel chegli uorem tor, con gloriagrade
Dichidel nomefuo quinon s'amanta, Lui tantagente ( come tien) tenendo,
Se'lgran Soldan con tutti ifuoi pagani Perds'anderà poiper molte bande
Voranno abbandonar quefto paefe Famofo ildir di noi ,non farà indegno
Si,ch'albergatofia da chriftiani, Chemertamente quel di quafifrande,
Finite c'habbiam noile noftre imprefe Et Lurco a lui, guerrier , s'ogni disegno
Ritorneremo in Francia a buon uiaggio Veniffe
fatto a l'buo,fempre ogni huomo
Senzafar'ad altruifcorni od offefe, Deipiu, correnti, anderia primo alfegno ,
Et quefto
PARTE 161

Et quefto effer non puo ,però uien como Cofi quando a paffarfiam noile mura
Molteuolte uediam ch'almondo auiene' , Che dicifatte tu di caualieri
Che chi uaper domar ritornadomo, Et di giganti,er d'altragente dura,
Etcofi bora ancho a uoipuo moltobenè Dagattile pasfiam deftri leggeri
Star,ch'auerrà barone, & faràcerto E'l caminfemo a noi com'i animali
Che troppo inganna uoi la uoftra pene, Dotti da la Natura ilor ſentieri ,
Se uorete venir nelgran deferto Sichefian Lurco mio piccioli i mali
Nelqualfu gia dal popol d'Ifraele Per noipaffar quefto tuo muroforte
Per quarant'anni tanto malſofferto, Chepaja'l mar chi di volarlo ba l'ali,
Se uorete venir à Gabriele Et conquestoti torna ala tua corte,
Dite voiche portò l'annuntiofanto
CANTO LI.
A laferua di Dio,la piufidele,
Se uorete uenir la ue con tanto
Elle, quando'l monton dalvel del oro
Scherno, (com dite voi) mori colui Caualcaua pel mar,patì` la morte
Chefopra i chriftianfuo nome ha fpanto, Perchefi volfe, oltra'l precetto loro ,
Se'nterrafanta alfin vorete vui Tenne Friffo'l penfier coftanterforte,
Venir,uopo vi fiapaſſar inanzi E'l caualco, tal chepaffando'l mare
Vnmurotalche non ha pare a lui,
Lopuote al Diofacrar con buona forte,
Et quefto è quida noi poco dinanzi Dondefi vedepur che'l cominciare
Ch'attrauerfa la uia,tal che s'arretra L'opere ,a Phuom,ğlch'egli d'effe aspette
L'buo che lo uede,et nopuo adar piu inazi (Senza venirne alfin )non puo ben dare,
Ne creder ch'egli fia di calze o pietra I uo guidando anchor la mia barchetta
Och'egli
fattofra come quell'era Per l'alto mar in cui mi miſe Amore
Chefucopofte afguardo,erfuodi cetra, Etgia atre quarti dela uia l'horetta,
Queft'èd'unamateriafolguerriera Lafciaffe hora andar leifenzarettore
Di caualieriforti ,er digiganti , Perfa ellahauria la merce, er lafatica,
Et digrangente, tuttaforte, & fera, Et io quel nonbaurei c'ho dentro'l core ,
Et quefto uopo vifia (sandar auanti Vopom'è dunque s'ella dèfua bica
Vorete voi paffarprimaperforza Lietaſcarcar,& bauer'io l'intento
Dibraccia, d'arme , di valor preftati, Chefempre l'alma mia tanto affatica,
E'l duca Aftolfo a lui , come a la fcorza Ch'iola conduchi in porto afaluamento,
Ronchiofa ben, s'aggrappa ilgatto deftro Ma chi mi darà al mar tranquil ' oftato
Tal che l'afcenderfuo meglio rinforza , Chi mifarà fpirarfoaue il vento?
Etcome infterpi ogni animalfilueftro Rettor d'ogni opra mia, rettorpregiato
Fa meglio il caminfuo, che l'ha Natura Tucheleuato m'hai dal primo lito
Iuinodrendo apienfatto maeftro, Fallo (chefolo'lpuoi) l'ho ben prouato ,
X
SECONDA

Etiogagliardo affai,deftro, ardito, Tutti da Lurco intefo babbiamſe teme


Reggendo in ella andrò tuttelefarte L'inimico di noi,& anch'altronde
Le velei remi, prendero'l partito, Et fe leforzefuefonoſupreme,
Talche coltuofauor, conla mi'arte Rapir la terra a lui ch'ei ne nafconde
D'effatipotrò poifare a lafine Nefi puo nefi de, ch'al valor noftro
Quelche delfuo motófè Friſo a Marte, Certo cofafi vil non corrisponde,
Infiammaadunque Amor quelle diaine Ingannarlo ancho a uia neſſuna,moftro
Luci,ch'al mondofon la tramontana Che'l noftro honor non lo potria patire
Che fola mipuotrar de le ruine, Senza ellertinto d'un'infame,inchiostro,
Amor quelle dich'io donde allontana Chegia Aleffandro ad altri cb'aſſalire
Gli ftrali l'arco tuo, doue hai l'albergo, Dario di notte un tratto l'effortaus
Doue de Popretue fte lafontana, Perfarpiu la vittoria riuſcire,
Nepiutemer,che s'una volta inergo Rifpofech'egli mai non lafuraua
Levele ai raggi lor uerfo megrati Ma acquiftar la uolea borreuolmente
Securo ogni alto mar mi lascio atergo, Che coft ad Aleffandro s'afpettaua,
Ogni periglio andar laſcio da ı lati Et cofi hora ancho a Carlo, e a lafuagente
Fuggo ognifcoglio, la conduco inporto S'aspetta d'acquiftar con Pharaone
Salua,com'altri mai legniſpalmati, Laterrafantavalorosamente,
Cofi chefaci Amortrando conforto Deuemo adunque a lui d'ogni ragione
Mirdeuo con effa alſuo viaggio, Andarla ator perforza erper difpetto
Et dico che'l guerrier piu ch'altri accorto Amezzogiorno, e in ogniparangone,
Orlando contecapitan piufaggio Ecco Amor laliro verfo delfonetto
Ch'altro capitan mai ,piu ualorofo Ne piu ne voglio dir,perche s'intende
C'biac'habbi hauuto mai nel cor corag D'effo per quefti fol tutto'f l uggetto ,
Menato c'baueu'ei con defiofo (gio , Et s'hora'l mio lettor non mi comprende
Cor,chefifelle grande la in Soria Inonlocuro, ci mi diaperdono
Re Carlo magno, lo ftuolfuofamofo, Ch'atefolo'lmio dir queſt'horfiftende,
Era intutto difpofto ed ogni via Ma perch'a lui laftoria mia ragiono
D'hauerPintento fuo ,però d'ognihora, ( Col fauor però tuo ritorno e quelle
Tutto prudente difponendo gia, Et delfonetto homai piu non compono.
Anlato alunque a la ſuagente mora Quando'lgran conte a lafuagente fnella
L'ambaiater di Pharaon foldano Propofebifogar torterra fanta
Che femel altro dir con Carlo mera , A Pharaon, perforza d'arme infella,
L'alteropaladin,guerrierfourano N'hebbero tutti alkor letitia tanta
Diffe are Carlo, 'lconaftoro infieme Che piu no n'hebber maifanciulli ,quádo
Che debbiamobor noifar che nofia iuao? Den battereilmattin la u'altri il canta,
PARTE 162

Etcolproprio defio ch'ina fpettando Malegranforze er glianimofi cori


L'bora di quefto,esfifanciul fiftanno Ch'opraro alhorjaluaro lor la uita
Stauano ancho coftor quel dibramando, Ma benpentiti di fi grandi errori,
Et come quegli alhor nel tempiofanno Per laqualcofa Carlo alhor bandita
Che uan sfogando le bramofe uoglie Fè la giornata del granfattodarme
Ancho caftor lelor sfogando uanno, Nelquall'imprefa fuafollefornita.
Vnfenza compagnia daipiu fi toglie Con pena ch'alcun huom mai piu no s'arme
E'lcampocorre,& un poipiu difcreto Fino a quelgiorno, per andare al campo
Per quejto quattro ofeifeco raccoglie, Senza la compagnia deglialiri in arme',
Chida l'andatafuaritorna lieto, Et cofi ognibuom che folen menar uumpo ·
Chicorreindarno, fagualdana lúga, Nelegran correrie per lapianura
Et chiinfua correria troua diuieto, Non ufci piufino a quel di , del campo,
Cofi perch'a ciascunpar che non giunga Nel qual' Orlando ilquale bauca la cura
Mail di da tutti lor bramato tanto C'honor s'baueffe alfin , non dano o scorno
Vedendo uan quanto il lor brando puga, Pertuttofempre a quefto folprocura,
Etfimilmente quei da laltro canto Et finalmente il di dinanzi al giorno
Non meno di coftor difiderofi Cheromperfideuean tutte letregue
Si uan sfogando anch'ei con altrettanto, Fece a i soldatifuoigaior adorno
Et coficiafcun dì che i ualorofi L'orationch'a quefto cantofegue.
Saggilorcapitanflungan laguerra
CANTO LII.
Sifannoper coftorfatti animoft ,
Guidon ungiorno e Aftolfo d'Inghilterra
PReftantisfimi forti, &
r animoſi
Non ritrouando in unalorfartofa Commilitoni miei gagliardi er degni

Con chi spezzar le lance a mezza terra, Et uia d'ognialtro mai piu ualoroft,
Trafcorferfi conmente iniquitofa Ilofo ben ch'uopo non è ch'io uegni
Chegiunfero algran campo deipagani Afarforti ne l'arme i uoftri cori
Quafi fenzaauederfi dela cofa, Nech'a battagliafar punto u'inſegni,
Et quiui mille opiu comefier cani Ma perch'usanza han purgouernatori
Lorforo intorno di quefaracini Quandofi den menar tutte le mani
Tuttiin unpunto con l'armate mani, Qualcheparolapria mandar difuori,
Di modo talches'esfi paladini Ho uoluto anchor io poi che domani
Volfertornar donde erano partiti Debbiamfarfattodarme per lafede
Bifogne lorfarfattipellegrini, Con Pharaone,& glialtrifuor pegani,
Nefilifeperfar,cb'ambiferiti Dir prima a tutti uoi quel che richiede
Nonreftafero alhor da quelli mori Dir aifoldati, un capitan, darci
Tantilorforo intorno a quefto uniti, Che capitano a uoi Car lo mi diede,
X ii
1
SECONDA

Dimanpertempo tuttiquanti noi Non gia che melcred'io , dunque s'altroue'


(Comefagia ciafcunſalır deuemo Cofefi grandi i Romangrandifero
Ilgran Soldano tuttiglialtrifuoi , Quile faremo noipiacendo a Groue',
E donde al mondo mai portar potremo Tito,quelcapitanfotto'lcui impero
Gloriapiu grade er maggior mertoi dio Hierufalemfu guafta aifondamenti
Chequindi ,fe coftui fupereremos Caccio delcampofuo unfuoguerriero,
Però dèciafcun'buom quefto defio Percio ches'haueu'ei da i combattenti

Tanto con Popra aitar,chesenzafallo Laſciato prender viuo,benche anchora


Nerifulti quelfin c'hor vidich'io, Follefuggito poi ne lefuegenti,
I
farò inanzi il diprimo a cauallo Perch'unfoldato buon uopo è ch'ei mora
Et colualor natio c'habbiam di Francia Nanzi ch'andar in man delfuo nemico
Primo entrerògagliardamente al ballo, Ch'unbel morir tutta la vita honora,
Carlo verràanchor ei con lafua lancia Et quefto c'hora a voi d'eſſempio dico
Non è ch'io tema alcun di corfi vile
E donde efferpuo poi che chi non uiene
Non s'arrosfifca di pudor laguancias Maperfermarui nel ardir antico ,
Temer non denefun , che non conuiene Ch'i
joben checiafcun tanto è virile
Che tema un cor viril qual fono i voftri, Chep l'honor p Carlo , & poip Chrifto
I cor di Francia i gli conosco bene, Mille vite mettria non ch'una humile,

Se'lcampogrande de i nemici noftri Sannaberich quand'anch'er volſe acquiſto


Epiu del noftro affai,ch'importa quefto? Far dela terra ch'io poc'anzi ho detto
Volete voi che cofifia uel moftri: Nonperfe egli vna notte, ben prouifto
Lucullo quelgrand'buom che manifefto Delejercitofuo torn'ellaftretto
Feceprimo'l valor de laJua terra Centoottanta migliaia di perfone
Di là dal Tauro,e altrui tanto molefto Cheglie l'uccife l'angel benedetto?
Non vinse egli Tigran con vnaguerra Eperche non puo Dio d'un campione
D'unfattodarme, apunto cue eſſo morte Tal,far part'anch'a noi ,poi cheper lui
Inuerfo'lcielfiftende di
fotterra; Tuttafacciam queft'operatione ?
Etruppe'lcampo d'effore con onte Mafepur egli anoi ghangelifui
Etfcorno tal,che ne fia❜lgrido eterno Non ne vora mandarperſonalmente
Fin ch'andra'tfole il giorno a l'orizõte? Cheforfe inuer non mertiam quefto nui,
Cinquefoli defuoi(degnogouerno I viprometto ben veracemente
Forte valor moriro albora, er cento . Ch'egli presterà a noi tanto fauore
Millia de glialtri e piu,tutti cofcberno, Che vincerem lafua nemicagente,
E'lnoftrogranualorfors❜borfe spento Combatta pur ciafcun con quefto core
Che non debbiamo noifar questeproue Chefe cofi non f.contento feno
E'forfe c'babbiam noi men regimento? D'effer chiamatofempre un mentitore,
Etfe
PARTE 163

Etfe pur ei uora ch'in abbandono Vifarà❜luoftro Orlando ilquale affanno


Vadad'alcun di noi lapropria uita Tantofiuolpigliar d'eftabattaglia
Iper me'lprimo afarlo mi difpono, Cb'utile n'efca alfin, nonfcorno o danno,
Che fa ben che nel ciel fi rimarita Iuiprometto,& coft Dio mi uaglia
L'anima di quell'buom che d'efto mondo Chefarò cofe tal dimani al campo ,
( Faper amordelfuofattor partita, Cb'altrafatta d'altrui mai nõ l'aguaglia
e
Che dunque efferpuo maifi grau ilpond o Sapete ben ch'i dal pugnar nonfcampo
D'efto pugnar,che non debbia pigliarlo Etch'ifolafatica uolentieri
Con cor viriler animo giocondo? Et quant'io piu lafo,piufempre auampo ,
Pigliar lo debbiam certo ,anzi.cercarlo, Voijete tutti (ilo fo ben guerrieri
Etfepur noqualchun uolefje dire Attine l'arme, fiale guerre esperti

Comepotremmo noifar dilaſciarlo? Ch'insegnar quefto a uoi non è meſtieri,


Quinonfi pao per modo alcunfuggire Però ciaſcun'afuo giudicio certi,
Nofiamo in Frácia, e intorno uiuo uiuo Ciafcun libero fiadel trauagliarfi,
Popolo habbiam che ne uolfar perire Ciafcun'a modofuo rompa & diſerti,
Echi d'ingegno è poi cotantopriuo Nepenfi alcun da l'opra mairitrarfi
Che potendolbenfar, far lo uolelle? Per fin che quefti can, canagliatutti
Non faria l'honorfuotraglialtrischiuos Nonfiano fpenti,fraccaffati, & fparfi,
Per quefte adunque e quant'altrepoteffe Che'l comiclar no dona a l'huomo ifrutti
Dirui ragion,che purfariano affai (Lo diffe ilSaluator)ma a queglifoli
Dè ognibuo pugnar ,s'ei be morir deueffe, Chefino alfinfifaran ben condutti,
Ma com'ho detto a uoitant'horamai Peròfrategli miei,dolcifigliuoli
Degno conoſco il ualor uoftro &forte Menate ben le man per queftauolta
Che'l uincer ui prometto e senzaguai, Se volete ch'al cielgranfama uoli
Necofa altra mi duol (
fua triftaforte) Chequefto bonor & queftagloria molta
Senonfe che Rinaldo mio cugino Chor u'acquiftatecaualieriilluftri

Nonfi trou'hora in questa noftra corte, Non uifarà d'alcun giumai piu tolta
Chefe vifoffe ilfrancopaladino Perlungo tempo od infiniti luftri.
Anch'egli goderiaper lafuaparte CANTO LIII
Di quel chefarem noi colfaracino
Et con laforzafua,con la bon❜arte Vado igráfaui , ilprimi nel modo
...
Ch'è tantapur,cofefarebbe anch'egli 1 D'insegnar ad altrui philoſophia
Chelafaticaaltrui toriano in parte, Hauean con curagrande ilgrauepondo
Mauifarantutti lifuoifrategli Con l'eloquentia & l'arte lor natia
Etglialtri paladini iqualfaranno Ch'erafi grande pur, uolean moftrare
Fatti,che certo altrui parranno begli, Immortal eſſer l'alma, a chigliudia
X iii
SECONDA

Nonfaceangli fcolarpiu mai bramare Et cofituttipoi l'ordinat'hore


Diuedernela fin,tutto chespello Si ritrouaro inpunto di quel tutto
S'andaffe alcunper questo ad amazzare Chefa bifogno a un boncombattitore.
Chefes Orlando il campo a lui fommelfo Da laltro canto ilgran Soldan gia iſtrutto

Bramar d'entrar alfattodarmegrande Diqueft'ordine lor,s'era ordinato
Con l'oration c'babbia ne laltro efpreffo, Dituttoquello anch'ei ch'era afuofrutto
Ettantofu'l
fuo dir d'opre mirande Ethauca al campofuofi ben parlato
Che ciafcun uenne ardente del effetto Ch'anch'eifatto l'haueagagliardamente
Com'è lleonquand'ei de
fia uiuande, Dicore d'arme tutto benparato.

Tal ch'afaticapoipuot' eiristretto Quand'adunquefu'lfol nel oriente


Tener quelgiornoil capo alfuo cotorno Che ui venne quel di tutto ferigno,
Ch'andar uoleapur uia co quefto affetto, Tutto difuocopien, tutto rouente,
Etfe ciascunfino al matinfoggiorno Et c'hebbe Marte iddio fero & fanguigno
8
A quellaguifa ch'ifanciullifanno A la finestrafua uerfo la terrá
Quádo aſolazzo ádar de laltrogiorno Poggiato il uolto con orrendo arcigno,
Chefino al di tutta la notteftanno Ch'anch'ei uolca ueder l'orrenda guerra

Quafi
fenza dormir, l'hora attendendo Cheglieffecutorfuoi con laltro Marte
D'andar oue d'andar tanta voglia bano, Deueano il giornofarfra tantaferra,
Et uengonfi pianpian tutti ueftendo Il cont'Orlando chegia bauea con l'arte
Per elfertuttiin ordine quell'hora (Ch'egli hauea tatapur)preſſo al Soldão
C'hannoegli dapartir tanto gioendo, Condotta lafua gente infalua parte,
Cofiifrancefchi defiofi adhora Sulfuo caual, con lafua lancia in mano,

D'andaralfattodarme a lor propofto Diffe chi ha cor'in corpo , bora miJegua,
Non ponno quetifar lunga dimora, Et fprond Vegliantinper l'ampiopiano;
Ma ognialrolor penfier tutto depofto Re Carlo albora a cui nullaltro adegua
Che queftofol, l'horaftanno aspettando Di valorofità,gridandoforte
Diquello a cui ciafcun tanto è difpofto, Sufo figliuoli miei rott'è la tregua,
Nepono alfonno dargra tempo in bado Sprono'l cauallo anch'ei daguerrierforte,
Le membralor tutta effa notte cfcura E chi potute hauria difeguir loro
Chefpeffo'l grandefiolor vien deftádo, Tenerfi alhor piupur unpuntoforte?
Mafi mette ciafcun la fu'armatura Il campo tutto adunque in fretto cboro
Inanzi iltempo,ch'eller uuole in punto Silafciò andar quelpunto ad affalire
L'horapropofta con grand'arte cura,
Ilgran Soldan e'lfuogra campo moro,
Cofiil beldir d'Orlando al ualer giunto Cofis'incominciòful apparire
Deibuonfoldatifuoi,fè ciascun core Delgiorno il difra Carlo Pharaone

Digrandefio di ben pugnar trappunto, Ilfattodarmegrande ad effequire.


T

PARTE 164

Echi potrà mai ben con qualfermone Indi piu oltra anchor moltogagliardas
Dirigranfatti, le mirande proue Mente correndo,il portò uiafu quella

Chequiui il giornofer queste perfone: Che non loferma'l pefo, er non lo tarda
Cred'io che in ciel l'altitonante Gioue Anzi colcarco unaltrauolta d'ella
Si ritiraffe alborne lafua rocca Diede ad unaltro,& trappaffato lui
Quellapiuforte od'ei piu'l modo moue Similemente il portò uia di ſella,
Et che di là dond’ei taluolta accocca Pofcia piu oltra anchor con queſti dui

L'opre mortal ch'alui poi splacen tanto Cofi correndofè maggior la filza
Ch'egli gli ftralifuoi nel mondofcocca, Ch'aggiunſelterzo er nófu'lfin coſtui,
Steffea guardar che nonfifeffe tanto Malgrto, e'l quito, elfefto , er laltro ifilza
Ilgrand'ardir delefpietate genti Pofcia ella lancia come un spiedo piena
i
Che voleffero anch'ir nel regnofanto, Ruppe alottauo ne la rotta milza,
Ma affai dafar'hauranperbenpoffenti Etcofi'l conte ch'ogni gloria mena
Chefianquagiu ,per queftauolta tutti Nelprimo aringofuo con quest'opra alta
Senza uoler andarforglielementi, Metro s'bauca ualor , poſſanza, elena ,
Non tema adunque il ciel de icafi brutti Mas'egliben tant'altamente exalta
Cheoccorreran, matema'lmodo, & qllo Carlo,la corte, tutta Frácia infieme,
Che gusterà di lorgliamarifrutti . Non peròglialtrifuoi fanno diffalta
Orlando alto guerrier, Marte nouello, Mafanno opre ciascun tantofupreme
Tuforza ,tu ualor,tutto ardimento, Che mertamente ben puo poi lafama

Moffo inuerfo'l Solda col


fuo drappello Del modo andarfino a le parti extreme,
Fece a al primo urtar ql che'lgran uento Effore Carlo che l'honor piu brama
Con laforza maggior ch'egli habbia mai Ch'ognialtro cor poffente o ualorofo
Puote in un campo far digranformento, Nofece un colpo ach'ei che no l'infama?
Egli abbatteo congliultimi lor guai Spronato ilfuo corfier tutto animofo
Tutte legenti ch'erano antiguarde Et ba Jata la lancia, non diede ei
Che non ne puote unpurfuggir d'affai In ungran faracin forte & famolo?
Tal chefefoffer' eiftati bombarde Et nolpaffollo o di cinque o di
fei
Tante,quanti erano huomini a cauallo Palmi di lancia oltra lerene tutte

Oprenon poteanfar mai piugagliarde, Confu'honorgrade, & di gl trifti homeit


Effo Orlando a l'entrar primo nelballo Et l'altre gentifue tutte ancho iftrutte
Primo baſſo laſuapoſſente lancia De Parte militar,nonfero elle ancho
Quella che baffar mai non feppeinfallo, Opremirande affai non che non bruttes
Et colualor natio c'hauea di Francia Siche le fer,d'unque s'Orlandofranco
Inuefti il capitan de l'antiguarda S'acquistogloria il di,glialtri anchoferfi
I
Nome che loro mai non uerrà manco ,
Et paffo l'arme a lui tutte, la pancia,
X iiii
SECONDA

Etquefto uedrem noi ne glialtri uerfi, Et Namo configliero imperiale


Scontrò nel corfo vn caualier di Trappa
CANTO LIIII
Terrafamofanel orientale,
}
Liuierpaladino illuftre Etcon la lanciafua ala
Colfuocor grade lefueforzeprote Nelagolagli die fi deftramente
In queftoprimo lorferoce asfalto Cheperlanicchiariuſci la nappa,
Si fcontro con un'buom detto Orionte Ricardogioftratorfempre eccellente
Cb'erapoffente affai, fuperbo,& fero, Paffo colfuo troncone un' Afmireo
Etcon la lanciagli paffò lafronte, Ch'era anchogioftratorfiero & poffente
EtRicciardetto anch'ei fi buon guerriero Et Sanfonetto rifcontrò vn'Hebreo
Diede de l'bafta fua nel duro petto Chemado morto al pia come iprimieri ,
Ad unaltro in Soriagran caualiero , Et Guidonfimilmente un Cauraneo,
Etglielpaffofi ben, che'lfuo concetto Auino,Auolio ,Otone, er Berlinghieri,
(Malgrado dicolui tutto gli uenne Infiemefemprein verfoe infacende
Quel primocolpo al defiato effetto, Scontraroftretti adun quattroguerrieri,
Aftolfos'un caual c'hauea le penne Etperche'l loro honor mai non s'offende
Diede nelfeudo un colpo ad unpagano Frad effa compagnia,fer quattro botte
Che (quantunque viril) non lofoftenne , Ch'equali di beltàforo sorrende,
Perche gli paffo quel,l'arme, e'lfourano Paffaroi quattro cor d'effe ben dotte
Cordentro'l corpo , ufci pofcia ilferro Perfonenelgioftrare e nelfarguerra
Dietro a lerene, ei cadde nelpiano, L'arme equalmente lorforate & rotte,
"
E'lpro Danefe colfuoforte cerro E'l cont'Anfelmogettòmorto aterra
Sifcontro con un'buom di Circasfia Conlafua lancia vn Indiangagliardo
*
Ch'era arogante,beftiale , ſgherre , Quatofors'èfral'India et l'Inghilterra
Gualtier da Monlion, Marco , &
r Alardo,
Et gli cacciò con tanta leggiadria
Nelgorguzzollapunta de la lancia Tutti tregli Angiolini , & Anſuigi,
Che del fpirarea lui tolfe la uia, Baldouin, Guotibuoffi , Egibardo ,
Guizzardo con lafuapaſſò lapancia Aldigbier,Salamone, & Malagigi,
Adun Hircan,cheprima haueua molto Ciascuntraforò'lfuo ſenzafallire
Vilipefo'l ualor di quei di Francia, Et tuttiglialtrianchorfino a Terigi, I
Et Salamone alfuo colpi nel uolto V'era ancho Gan con queſti, percopire
Contal deftrezza anch'ei,chetrafforato Tutti li colpilor con grande honore
Fino ala nuccagiu diedeftrauolto, Direm ch'anch'egli il fuofece morire
Turpin d'altr'arme che da mella armato 1 Mirabilcofa certo e di ſtupore
Con unalancia& non col paftorale Cheditremillia con le lance in refta
Forò'l uentre ad un'buom molto ftimato, Non nefupur unfolebefeſſeerrore,
PARTE 165
1
Etueramente quando Orlando queſta L'orgoglioloro l'impeto mancaro
Genteſeelſe di Francia, aquesta impresa Etfi ruppero vrtando,cheifrancefi
Dimoftro benfcientia manifefta. Troppopoffentefcoglio in uer trouaro,
Or spenta l'antiguarda, tanto offefa Ma Pharaon conglialtri grandi accefi
Com'habbiamuifto con le lancefole, Erano pur difpofti d'ammortare
Fu dal Soldan laria nouella intefa, Aforza difarfalle i torchi apprefi,
Etpreſeammiration che tantaprole Peròla gente tutta inanzi andare
Foffefi fpenta, erfrafe diffe certo Faceano corfuror ,pensando pure
Quefti ben diChironfon de lefchole, Dipoterlor conqueftofuperare ,
B fognaprouederda meglio experto, Male uirilfrancefcbe creature
Mandar a la battaglia piu brigata Lequali eranofiamme, dafarfalle,
Senon ch'io refterò uinto deferto, Et dafalconi,& da griffonfecure,
Il miogran campo in unafolafiata Stavanofalde, altro lor chefalle
Tutto fi moua adolfo di coftoro Moftrando,iuanfi in ordine mettendo
Etfifaccia di noifolo una andata, Perfarea Canneil di Carlo Haniballe,
Tuttiinuntempofiano adolfo loro Et cofi col ualor c'haueano, ardendo
Et aforza digente e furorgrande D'effa vittoriagrande, adhora adbora
Si uinca quefto lor fiforte choro, Giuan delcampo piufempre vincendo,
Combattutifran'ei da mille bande Tal chebifognofu chei grandi anchora
Iutorno intorno,per lo mezzo, tanto Sifeffero oltra a lepiaftrette mani
Che quefto loro ardir uano fi mande, Se uolferofaluarqualch'altro alhora,
Etcon quefto penfier, da ciaſcun canto Cofi inun tempo un millionpagani
Fece ordinar chefi moueſſe il campo Dicore armati eg d'arme erano intorno

Tutto,fenza tardar piu tanto o quanto, Re Carlo eifuo tre millia chriſtiani,
Et cofi inquanto'l ciel ne moftra un lampo Obenfamofo o memorando giorno
Tutt'effo infieme exercitofi moſſe Sefaranquefto vfciti i valorofi
Conira,co ardor,confuria, & uampo , De le man di coftorſenza hauerfcorno.
Fioto ilpiugrandein mar mainonpercoffe Quando ifrancefchiforti & animofi
Con impeto maggior neſſuno scoglio Hebbero un tempo cofi intorno cinti
G'hor quei diFrancia quefte gétigroffe, Pugnato coipaganfi numerofi
Ma come a ellamarea manca l'orgoglio Dal grad'ardire(& perlo meglio finti
Quand'ella offende infalfoduroforte Sipartir lun dalaltro in molteparti
Cherope Poda et maggior fa'l gorgoglio Etnelgran campoficacciar diftinti,
Cofi borachecoftor tanti in coborte Douepoi con leforze legrand'arti
Etcon tantofurorfuperbivrtaro C'haueano delpugnar,fero le cofe
Nela poffentedi re Carlo corte, Che mertamente lorfanno dir Marti,
SECONDA

Quiui in unpunto l'alte lorfamose Miferagente mifera e meschina


Spade tuttefifer perfino al pome Quella ch'a lefue man uenia quelgiorno
Imbrodolate ,tinte, & fanguinofe, Mefora efferin mar di Salamina,
Quiuiinunputo ognibuó da l'alte cbiome Egli girandogia sempre dintorno
Si intrifofu difangue a le calcagna Guaftando deipagan tutti i disegni
Che piu nonfi fa alcun chiamarper nome Etfoccorrendo ifuoi da male & fcorno,
Et la gia verder tant'ampiacampagna E'n quefto andarfaceafattifi degni
Tutta in un trattofu difanguepiena Che Marte inciel dicea merauigliando
Talch'alginocchio ogni caualfi bagna Quefti de l'arte miatrappaffa ifegni,
Etpur adeffo il bon uien de la cena . Ogloriofor immortale Örlando
CANTO LV . C'horpotròpurper queſto il tuo valore
(Com'ho pmeffo altrui uenir catado.
L trasfimeo , Ipfeo, cane, metauro , Quefto guerrier, quefto combattitore
In Pharfaglia, al crimifio,od altefino Che mertamente è pur per questeproue
A Roma, a Trebbia , a Cúnax, o al gran De l'arte militar detto l'honore,
O doue altroue maifangue latino(Tauro, Andando in uolta'per lo campo altroue
Greco, o Perfo, o Troian, partofifta Si rifcontro con un gigante altero
O Barbaro altro in qual fi uuol confino, C'hauria pofto terror di certo a Gioue,
Non nefu sparto mai,neſe n'hauria Sai ben lettor che nel cantar primero
Potutoperun di panderne tanto Disfi c'hauea'lSoldan dieci giganti
Quantofe'n sparse quefto là in Soria, Ciafcun'orrendo,contrafatto, erfero,
Perche ne campo maifu grande tanto Che quando ifè Natura,tuttiquanti
Quant'efto del Soldan, ne mai guerrieri Volfeperfuopiacer (cofileparue)
Forti,come ifranceschifur cotanto, Far contrafatii & ftraniilor fembianti,
Dunque s'al ventreguazzeran corfieri Almodo apunto che chi fa le larue
Merauiglianonfia ,perche u'è'lmodo N'ha taluolta piacer difarlestrane,
Etu'è cbi'lfagagliardo & uolentieri, Bizarre molto, moltogradi , oparue,
Orlando il cui valor giamai non lodo
Cofi queft'huomo bauea no labbia humanė
Tanto,che dilodarlo ifia contento Ma beftial,terribili, & bizarre
Perchefempre maggior lo fentor odo, Tanto,che chi uè lui uinto rimane,
Fra costorofaceaquelportamento Lofcontre Orlando, er diffe donde trarre
Che'l piufiero leon di tutta Hemea
Seppe Natura maififtran diſegnor
Non potriafare in un ben queto armento Diquefti non cred'io che Plinio narre,

Eglicofe uiril tantefacea Et con l'ardirfuo grande, con l'ingegna
Che puote bene empir quel di Caina , 1
Se gli caccio dintorno,con la spada
Antenora, Giudecca,& Ptolomea, Ettantofè ch'alfinuenne alfuofegno,
PARTE 166

Gli diegran colpi, & pocoltenne a bada Et vedendo infurortanto venirfi


Cheglienediede un talfour unginocchio Adolfo quel, fuperbo, animoſo
Ch'o uoglia o no conure che mort'ei cada Diffe qualchun di noi potriapentirfi,
Percheglie'ltaglio uia com'unfinocchio, Etfatto apunto al modo rabbiofo
Maprima anchoglihaueagagliardamete Checontra'l cacciatorfifa'l cingiale
Conejo uncolpo in duo diuifo vn'occhio Quand'egli adesso allaififa norofo
Etfu benquefta inuero un'eccellente Se glife'ncontra, quanto'lcorgli vale
Proua,perche coftui tant'eraforte Ilualor,l'arme,ilbrando,& tutta l'arte,
Che uinto non l'hauria molt'altragente, Conira confuror presto l'affale,
Datadunque algrand'buo l'orréda morte El primo colpo a lui loJeudo parte,
Si lafcio andarfraglialtri a quella guifa Elfecondo'l percote infu la tefta,
Chefolgorfafra noi da l'alta corte, El terzo l'arme indritto al cor glisparte
Et Olivier tutto ancho'lcampo intrisa
Ne da lafuriafuapunto s'arrefta
2 Nongia dipien da torte o da mortiti Ma alternadogra colpi hor quici her quídi
Masague,troche membra, & geteuccifa, Molto col brandofuo fempre'l tempefta,
Et gia mortin'bauea quafi infiniti E'lpaladino albor,benparti & fcindi
Quand'eifi riſcontro col capitano Guerrier,col brado tuo l'arme di Frácia
Dei primi centomilla in India vniti, Benfonpoffentia menar colpigli Indi,
Queft'er afai lettor quell'indiano Ma fela lingua miafolle non ciancia [
Cheuedemmo uenirfopra'l Bifonte
Non faran tanto a ripararghaltrui
Deftrierfi fiero, ei tanto inhumano, Ne afaluarfan ne l'arme o tefta opacia,
Quando Olivierfiltranfe'l uide afronte En quefto dir diede delbrando a lui
Ch'er'einero ancho,etpiuch'altr'buo che Neluentre,un colpo tal con vna punta
Sentito baueffe'l caldo di Phetonte, (mai Cheverifè venirli detti
fui,
- Diffe guerriero a lui ,nonfuggirai
Perche la pada a l'arme nonfifpunta
(Ch'imicreda) eftauolta il brando mio MaletrappaJa tutte, & fora'lcorpo
Se benper tuo corfierfiftran boue bai Et entratanto ch'alerene è giunta,
Credo che pagherai queft'hora ilfio Donde'lpagan diègiu per venir torpo
Difenditife puoi villanpagliardo Et coft'l Borgognoncon lafuaforza
Ch'altutto vccider tè fon difpoft'io ,
Vecife'lcapitan detto Andrinorpo,
Et col medefmo dirtuttogagliardo Et Ricciardetto anch'eifemprefi sforza
Se gliauentò comes'auenta afiera Difarqualch'opragrande & gloriofa
Vn legger,prefto , benferoce pardo, Perfar che l'honorfuo bé crefchi aforza
E'lfaracın alhor ch'anch'erfort'era Coficolbrando in manfrafanguinofa
Et molto beftial ,fentendo dirfi Brigatafattatalperlefue mani
Ingiuria ad Olivier tanta, & altera, Semprefacendo ua qualchegran cofa,
SECONDA

Etecco chefcontroe un di queftrani Obon deftrier quante hai tu giaſciagure


Gigantibestialch'auanti ho detto Fuggite al caualier c'hauuto baifopra
Bizarritanto,alpeftri, er inhumani, Quanteportate glibai buone venture.
Si merauiglio molto Ricciardetto Quefto caual c'horfè lettor queft'opra

Veggendo questabeftiafi bizarra Era Baiardo,quel deftrier,quel, quello,


Cher'egli troppopur di ftrano afpetto, Chefolfiben ne lefacende s'opra,
Egli agliorecchi l'ampiabocca sbarra Quelche Rinaldo il fuopatron mifello
Lefanne ha detro come l'hanno i porchi Giaperfe in mare, er come auanti è detto
Elnafo ba large affaipiu ch'unamarre, Venne ale mani poi difuofratello ,
Gliocchi ba lucenticom'accefi torchi , Quest'adunquecorfier cofi perfetto
Lafrontebirfuta, senza barba'l uifo , (Conpace dettofia)da Stordione
Lecornai tefta,eicrini untofi & porchi, Solfaluò queftauolta Ricciardetto
El conche l'huomo poifa'n guerra vccifo Perche s'ei nonfuggia dal gran baſtone,`
Ha trepalle dipiombo incatenate Quel,quelfaceua in lui ch'eifece in terra
Ad un bafton,che non èfcherzo o riso, Et nereftaua morto il bon barone,
Ma'lpaladin ch'altrui diferitate Cacciò le palle ei tuttatre ſotterra
Non cede, congran cor tuttofuperbo Tanto,chequando poi uolferibauerle
Se gli fè contra, Poprefè lodate (Percioche nonpoteo)perdè laguerra,
Ch'a ricontar ne laltro cantoferbo. Perche'lguerrier non flettepiu a vederle
Sufo tirar,ma alborgli corfe adolfo
CANTO LVI.
Tutto adiratofenza piu temerle,

Tordion d'Afmirea ( cofi chiamato Etcolbon brandofuogia tutto rofo


Sto rdgigante che nel altro canto
Era'l Gli diede apunto nel medefmo braccio
Da Ricciardettofuficroafaltato) Vn colpo tal che gli diuiſe l'offo,
Quand'ei vide'l guerrier venirfitanto Muggi il crudele, diffe horbor nefaccio

Ardito incontra,pien di merauiglia · Vendetta cane, e in un medeſmo punto


Sifecefermo,erfopraftette alquanto, Tètrarròcerto & mèfuori d'impaccio,

Pofciadifuoco pien tutte le ciglia E'n quefto dir dalagrand'ira punto


Sen'ando'nuerfo luipiu rabbiofo Tiro'lbafton con cofi gran ualore
Che di Damantemai nonfu lafiglia, Cheruppele catene a che era aggiunto,
Et colbaftonefuofi ponderofo Ma'lpaladin che vide❜lgranfurore
Glimenò un colpo a la una de latefta Non uolfeftar'ad aspettar ilcolpo
Ch'era l'ultimo alui certo riposo, Chefa cheper un tal l'huofempre more,
Se'l bon deftrier nonfi toleua inquefta Mafottofotto a lui diffe i tifolpo
Difotto delfurorcomefèpure Tifneruo tuttoa queftauolta,& s'io
Che deftrofalo uia conforza prefta, Non lofaccio,poltron mefolo incolpo ,
Et cofi
PARTE 167

Et cofifu ,che come bebbe'l defio Etgiunti vn di a la riua a l'Eufrate


Cofi diede al maftin ne le ciabatte Vpiunon v'era ilponteilqualfe Craf

Vncolpotal ch'eglife ne morio. Perpaffarfu con lefuegranbrigate.


Aftolfo altroue anch'eiforte combatte Tennera alquanto illor fiprestopaffo

Et rope'lcapo, & mette ognibuomo ífuga Etper varcarpiu deftri il largofiume


Iuan cercando (fe ve n'era) vnpaſſo,
Et quefto,& qllo ,& gllo ,& qfto abbatte ,
N'empir fi puo come la fanguifuga Ma perche in luocbitalfempre è'l coftume
Ch'unabarca viftia con vn nocchiero
Difangue bégiamai ,ma ognun confuma
(Chefenza,andar nõ puo chi nõ hapiúc)
Gome la foglia la rodente ruga,
Quiu itrouaro anch'ei di lorpenfiero
Egliscontro gran coſa è cheprofuma
Affrontarfi con tanti in vne uolte Vn'hu omo alporto ch'attendea brigata
ro,
Se nonche quefta a Francia è la coftuma) Perpaffarla oltra com'è ſuo meſtie
Cent'Indiforti e chiuſi in una colta Gli diffe' lpalad in ,fufo leuata

Etando loro incontra, finalmente Faccinocchier ,portane alʼltra riua


La vita a tutti lor da lui fu tolta , Che'lperdertempo n'è coſa odiata,
Et cofiglialtri,ognun qualche eccellente Ma quel cheforse hauea gia’ntuttofchina

Proua,facendo uaperfar re Carlo La vitalunga, andar diſſe i non voglio


Di cofi gran battaglia alfin vincente, Fin che'l quarto caual qui non arriua,
Et altri anchor ch'ei nonfapriaftimarlo E'l caualier, er iofare comfoglio

(Obuonafortefua) uaprocacciando Tifarò benpallar villanperuerfo ,

Conprouegrandi, volentier difarlo, Tifarò ben calar cottanto orgoglio ,


Dunque lagente c'ha condotta Orlando Ettratto'lbrando,alui diede vn rouerfo

(S'eivincerà ) non haura l'honorfola Che'lgiunseperuentura a mezzo il buſto


}
S'altri che nolfappi'ei lo ua aitando , Et in duopezzi lo taglio atrauerfo,
Rinaldo ilgráguerrier ch'aglialtri inuola Poiper nonfare ilfuo parlar'ingiufto
Tanto l'honor ,al fattodarme anch'ei Lo prefe, e'l traffe, & fu tanto a miſura
E` giunto , di Laban Palta figliuola , Chandar ne laltroporto il fecegiufto,
Egli lettorgia ricordar te'n dei Poi ne la barca con l'Hebreaprocura
Parti da l'hofte oue amazzo Corrante D'oltrapaffar', & fi il nocchierfa bene
Et lafiglia con lui del re de Hebrei , Chefi conduce al porto a la drittura ,
T
Etfolo intenti al venir tanto auante Diſmonta interra, piu poi non 'attiene

Ch'egligiungano intempo algrá cóflitto Finchegiunge in Soria ne la campagna


C'haueano intefofarfi iui in leuante , V'lgran Soldan lafuu grágente tiene',>
Caualcauanofempre alpiudiritto Quiuififerma , er da qualchun la magna

Che poteuano mai con gran giornate Battaglia, effer inpunto , apunto intende

Comelor diffel'hofte inuerfo Egitto, Per laltro di ch'alhor qlgiua í Spagna)


SECONDA
D'ardor ,di voglia, & di defio s'accende L'ardente,prefto , & fpauentofo tuono
Tanto d'effer anch'ei co glialtri in ballo Menafuroregrande puoferire
Afar da gran guerrier de lefacende
', Quádo llafeta andar Gicue i abbādono;
Ch'iui nefià comefuolstar cauallo Manefraccaffo tal nel inueftire
Barbaro bon ,quando partirfi deue Chefeffe vento mai ,ne mar ruina
Percorrerlungo aringo al palliogiallo, Nefolgorefuror,s'odi vnqua dire,
fe benfu breue)
Et quella notte a lui ( Qualfe Rinaldo & lafua pellegrina
Mulanm parue, er la matina a l'alba Donna,queft'inueftir nelcampo altero
Sitroud'n punto com'un ceruo lieue, De la fuperbagentefaracina,
Et lafua bella Hebrea laquale inalba Eglifpronar, ciafcuno ilfuo corfiero
La region,uta piu che l'alba vera Et vrtar nel effercito perfianco
Ardita anch'ella afai, vermiglia, eralba, Non auentura,ma a arte er magiftera,
Non menche'l caualier poffente erfera Ne venne l'andar lor loro unqua manco
Et non men defiofa di battaglia Fin che nonforogiunti alaltra uia
L'hora medefima in punto mela s'ere, Vfiniua effo campo il lato manco,
Et ordinati ben d'arme, er di maglia, E'nquefto andar netrappa forno uia
Difcudi,lance,brandi, di corſteri, Facendo ben per tutto ilproprio effetto
Et d'ogni refto cb'agran guerra uaglia Chepuofarspintofer d'artigliaria ,
Quando i poffenti,i ualorofi, fieri Rinaldo ilpaladin tanto perfetto
Ejerciti di Carlo del Soldano Diede a quattrocent❜buomini la morte
Vennero al campo ad aſſaltarfi alteri, Nanziche uolgeffe ei il corfier detto,
Ambi in vntempo con le lance in mano Et la fua bella Hebrea tant'anchoforte
Silafciorono andar a vrtar nel campo N'occife anch'altrettanti, o coppiafera
D'effo Soldan, d'eſſo ſignor pagano, Odi Carlo imperierfeliceforte .
Ma con quantofuror, con quanto vampo, Il gran Soldan ch'alhor alquant'altera
Con quanto ardir, veniffero egli auanti, Vide'lfuror, vide l'effetto grande,'
Perche da dirlo in queftoi non ho campo, Et die queft'è purtroppo opra altera,
Farlo mi feruerò ne glialtri canti Chipotria cofe maifar fimirande?
CANTO LVIL Quefti nonfon di Carlo paladini,
Tu credo chedal ciel Macone i mande,
Altero ,
forte, & furiofo vento
Menafraccafo grande u puofoffiare Lafciando a ognun pefar al chegli piace
Quad'Eolo che'lfacci'ei ,n'è ben cōtēto, Seguiano ifatti lor'altier diuini,
L'alto,fuperbo, & tempeftofo mare Etcorfi'lcampocol ualor audace.
Menaruinagrande i ua a bandono Chedetto habbiam voltoronc i deftrieri
Quando Nettun gli lo confentefare, Per portar al Solden'altro chepace,
PARTE 168

Et quiui incominciarglialtri alti erferi Iluentre ella taglio tutto a coſtui


D'untramazzone,& tal che le bufecchie
Fatti,ond'è poi di lor ciaſcuntenuto
Ilflor de i ualorofi caualieri Gliufcir com'altre mai d'altro adaltrui ,

Et quefto era ad Orlando ilgrande aiuto Et ilfuo Amor c'hauea fempre l'orecchie
Chenel campo egli hauea,nolfapend'ei Etgliocchi uolti a lei, di quefte pro ue
Dicui nelaltro dirgia habbiam ueduto. (Com❜huo ch'i qlle delfignorfispecchi )
L'arditafiglia del re degli Hebrei Lieto,quina fe'n gia, (no troppo altroue)
(Oualorofa donna od immortale) Cofe facedo anch'ei,ch'a Marte in cielo

Trouò ungigate,& dei piu grádi errei, (Noch'a chiu'era albor)paruero noue,
Et col valorcui n'hanpochi altri eguale Perche daltempo che'lfignor di Delo
" Cominciò'lcorfo , ond'a noil'hore muta
Seglifè'ncontraafar conlui laguerra
Se ben grand' buom,poffente, es beftiale, Nonfiuid'oprar maifi forte un telo ,
Et nelprimo affrontarfe gli diferra "Egli incontro quelgranfignor di Suta,
Con tanta leggiadria , tanto benparte Quell'buocrudel,qlfi nel uolto oscuro,

Ilfuo colpir, luififtringe, ſerra, Quel c'haueua in deſtrier il leucrocuta,


Che fe dal ciel ne difcendeſſe Marte Quelfai lettor che la nuerfo'l Taguro
A fare vn'opratal,veracemente Regno dicemmo hauer , ne la cittade
Otto uolte cerchiata d'alto muro,
Meglio einon lafaria,ne contant'arte,
Quelche la schiera hauea fi d'humiltade
Ella'lpercote, & uia poi ua repente
Ritornafotto, gli da unaftoccata, Rubella, del Soldan fchierafeconda

Vnmandritto,un rouerfo,er unfendete, Schiera da bofcbi ladra e da contrade,

In mano bauea quest'empiounaferrata Et tuttoch'eglifia da la rotonda


3 Mazza , con effaaſefa la battagha Tauolafchermidor, guerrier alto,"
Sarrofta, offende altrui , rompe, et dilata Et c'habbia ancho'l caual che corrispoda,
Etfi calca a l'Hebrea laforte maglia Il paladin nelfuo primiero asfalto
Chefe non folfe in lei bengran ualore D'un colpo di Frusbertà inufitato

Le faria'lfuocolpirfuoco di paglia , Lo mando morto al no piu uerde fmalto ,


Ma foftenne ella i colpi, congrancore Indi alabella Hebrea ricompagnato
Fuggendone ancho alcun, ficaccia auante Cominciorno a cacciar la gente tutta
Comefa'lbon guerrier,bofchermidore, Inuerfo Orlando , e'l campofuo pregiato,
Et ne mena qualchaltro algrangigante Laqual cofi uenia uinta e diſtrutta
Come cacciata mandra da leon
Che non puote cifuggir,ne softenere
Quantüque deftrofiagrade coftante, Sella aperiglio talfia rei condutta,
Com'un ch'alfin con tanto antiuedere Maperche lofcampar da 1 gran baroni
Etcon tantopoter gli diè ,che lui El uenir contraglialtri altrefi forti
Fece andar morto ne le morteſchiere, Era unfuggir da l'aquile a igriffoni,
SECONDA

Miferilor,tutti ueniano morti Ma quefto uedrempoi nel altro canto.


Ch'urtado bor i Cariddi et bora i Scilla
CANTO LVIII
Non potcano trouarſecuri porti,
E'l conf Orlando che la s'intranquillo E piaga antiueduta aſſai men dole
Sanch improuifto ben certo piu piace y
Gente,uedea uenir uerfo'lfuo campo
Com'interror di Mario ouer di Silla, Se con giudicio bon penfar fi uuole ,
Nonfapea chepensar, ne dondeſcampo Et che cio c'hor dich'io non fia fallace
Poteffero eglifar cofi impauriti, L'allegrezza uediam c'hebbero❜l conte
Ne chi menajelor dietro tal uampo, Et ciafcunaltrofuo fidoseguace,
EtRicciardetto anch'eifraglialtri uniti Quando improuiftia fe uidero a fronte
Colconte dlhor,n'baueapiu meraniglia Rinaldo ,ilbonguerrier,lor tanto amico
Che ciafcunaltro ch'aftupor s'inuiti, Et fi oportun per legran cofe conte.
Perche'lcaual non temepiu la briglia, Quefti,pofcia c'hebb'ei tanto'lnemico

Ne'lpuo piu gouernar col duro fprone, Cacciato inuerfo'l campo chriftiano ,
Macorre eifalta,tra,grida,etfisbriglia Ch'era uicino a quel(dalui lo dico)
Etfa di punto in quest'opratione La mettà apunto d'un gettar di mano
Tutti quegliattichefa'l cangentile Sprono'ĺcauallo ,& fopreſſo benfaldo
Quand'eifa allegrofefta alfuopatrone, Saltòfra lor nelfanguinente piano ,
Onatural iftinto,oftranioftile Et quiui di defio , d'amor ben caldo
Che tien Natura in gouernar li brutti Gridò ,frategli miei pensate uoi
Chabbin conofcer piu di noifottile, Sibellafeftafar ſenza Rinaldos
Baiardoil bon deftrierfolofratutti Anch'ei uiuord dentro i balli fuoi ,

Nonfol deftrier,madhuomini, ch'alhora Laparte delfuo alleſſo , delfuo arofto ,


Eran col conte in quel drappelridutti, Et delconfetto , di che uerrà poi,
Primo conobbe ilfir, quel ch'in quell'hora Nebenfini queſto parlar ,che tofto
Si cacciati tenea tutti i pagani Fu conosciuto, dalfuofier cugino
Cheuenian uerfo lorfiſenza mora, Et da ciascun ch'alhor gher'iui a costo,
Però ueduto lui, li tanti ftrani In chroniche d'Arnaldo , o di Turpino
Atti faceachefea,perfarglifefta, Nonfitroua (ne d'altri)che cadeffe
Com❜anchofan(lo disfi dianzi)i cani, Mai delcauallo Orlando paladino
Ma'lcaualierche nonfapea di quefta Senonfe queftauolta, ch'ei nonreffe
Cofa,lacaufa anchor, n'haueapenfofo Alperduto uigor del moffofangue
La merauiglia c'hodett'io molefta, Per l'allegrezza che'l cugin uedeffe ,
Et cofi in queftoftarfi dubbioſo Egli inquelpuntofi diuenne exangue
Vnaltro cafooccorfe,er chiaro tanto Che perfa ognifortezza in abbandono ,
Chepaleo a ciafcun quelch'era afcofo , Silasciò andar , giuso in terra langue
Rinaldo
PARTE 169

Rinaldo alhora ad aiutarloprono Dalaltro cantoilfuofratellafferra


Si traffe del deftrier tutto feruente . Elftrige,e'l baccia, et ciafcunaltro achora
Etquiui prefe lui da amico bono , Per lo medefimofar lo calca & ferra,
E'ncominciò o mio cugin poflente Dimodo tal che'l poueretto albora

Orlando,cugin mio , no m'odi Orlando? Congranfatica algranfuror ripara


Ifon Rinaldo il caro tuo parente, Et fuda, erfenta,& nelparlar s'accora,
Orlando alhor,comegia a Thisbe, quando Ma come quando algiuoco de la Zara
Piramo ella chiamo preſſo a la morte Dintorno aluincitor la gente calca

Che gliocchi al nomefuo pur uene alzado Con importunità grande & auara
Gliocchia Rinaldo,al nomefuo ,
fiforte Eifi diffende da l'inftante calca
Alzo,che'lconobb'ei, donde poi uenne Colporgerela mano a queft'e a quello
Il ben che scampò lui da l'empiaforte, Tanto ch'alfinfua libertà diffalca
Ch'egli pian pian da tanto mal riuenne Cofiilguerrier de l'importun drappello
Et fi ricuperando andò'luigore Sidiffende colporgere le mani
Ch'unaltrauolta anchorfano diuenne, Eta quefto & a quelme che puot'ello ,
Et quiuiilcuginfuo,con tanto amore V'era Olivier, u'erano iſuoigermani
Abbraccio, tantafefta,& allegrezza, V'era'lDanefe,Aftolfo, er Salamone
Che nonfi potria dir d'altramaggiore, Et ben cerca altri ottanta chriftiani,
Madrene Junamai conpiu dolcezza Liquaipur tutti alfin defcritione
Non accolfefigliuol,nesposa sposo, Hebbero tanta,che lasciarfra loro

Dopogran tempo o di caminlunghezza, Libero erfaluo far ilcampione,


C'horfeffe Orlando il dolce e amorofo Et lafua bella Hebrea fuofoltheforo,
Etcaro cuginfuo Rinaldo,tanto Sifeguito l'haueafempreper tutto
Giacercato da lui tanto bramofo, Chanch'ella era hor cóluifra qſto chors
Gli diceu'ei cugin, do dio,moquanto Dondeciafcun ch'in quel s'era ridutto
T'habbian cercato noi,quanto bramato Con merauiglia la guardauagrande
D'almenfaper doueri, od in qual canto, Ch'ella ungrá caualier sebraua iftrutto,
Doue Rinaldo mio douefeiftatos E'n quefto,l'Amorfuo,quelchefi fpande
Qualgratia hor miti manda iqfto puto? Dite,diffe ad Orlando ,fè cofter
O Dio delcieltufiiringratiato, Fin qui uenir da lefue lunghe bande,
Veggobe fignor mio ch'èfempre aggiunto Figliaella è di Laban re degli Hebrei,
Iltuofauor,non a me, perch'indegno , Ella è una donna,&finel'arme experts

Ma a Carlo piuda tefempre compunto, Che non ha'l mondo unparangon dale i
Veggobenfignor mio che uuoi cb'alfegno Falle Orlando d'honor, fa ch'ella'l merta
Venghi egliqueftauolta in quefta guerra Mert'ella honor dalciel no chedal mondo"
Poi chemandatoglibaiguerrierfi degno Ch'al cielo certo ella è dal cielo offerta,
SECONDA

E'l conteprefto albor tutto giocondo Tal ch'in quel punto tutte quellefquadre
Si traffe'l guanto,er riuerente affai Si traffero a guardarla inquellaguifa
La man leporfe per l'imposto pondo, Chefan legenti inculte e le leggiadre
Ma ellach'auanzar d'alcungiamai fa
A riguardar madonna alhor ch'asfi
Lafciata non s'bauea di cortefia, Ellafiftalà doue andando intorno
Cofi toccarla alui non uolſe mai, L'buomo, erftando quagiu s'imparadifa,
Mauolle del deftrier diſmontar pria Odolceftar o lieto andar dintorno,
Et poila bella mangli porſe anch'ella Effere in terra,& incielarfi a un tratto
Con riuerenzagrande e leggiadria, Solper l'efferprefenti a un uifo adorno,
EtOliuier che uide leifi fnella Ma'lfi puofarpoi che'l s'è tantofatto.
Diffe,queft'è l'honor del mondo certo
CANTO LIX .
Sequant'ella e leggiadra è tanto bella,
Rinaldo alhor c'hauea piacer aperto Vado la bell'Hebrea Rinaldoel cote
9
Chefiuedeffe bella lafua donna Ricciardetto,Oliuieri, et glialtritut
Laqualnon s'era'l uolto anchorfcoperto Chefor prefenti a le allegrezzecôte, (ti
Diffe quell'elmo alzar fi uuol madonna , S'hebbero benfra lor cofi ridutti
So bé che uoi deuete effergiastanca Fatt'ifegni d'amor che conuenia
Alzatelpermi'amor dolce colonna, Có gaudio grade et nổ có gloccbi ofciutfi
Et ella albor con quella man piu bianca Diffe Rinaldo a laltra compagnia
Chepuraneue mai caduta afalda Qui non è piu daftarsu queste cose
La doue'lfole, & tutto'l uento manca Bisognaprofeguir l'opradipria,
Dicendofignor miofonpoco calda Voria ueder re Carlo, poifamofe

Pelmo & Opreuochefacciam tanto ch’anchora


Ch'iuero'lguerreggiar affai l'buo fcalda Elle impiran le carte in uerfie in proſe,
Ma quel ch'aperfealhor cofi improuifo Ma cofi com'ei giunfe, alhora alhora
Se ben'era difer,nonfu un'elmetto Parti Terigiper portar le noue
Eglifu'l cielo,eglifu'lparadifo, Ad effo're che'l bramò tanto ognibora,
Quiuifi uide ilfol tanto benschietto Etfi cercato hauea ch'eigia là doue
"
Chepiu non fi puo mai ueder nelcielo Er'effo Carlo con unaltrafrotta
Perferen ch'eglifia ben chiaro netto, S'era condotto, quindi lei gia może,
Quiuifiuide aperta in uerdeftelo Perche com'egli a lui lo diffe ,allbotta
Vna uermiglia rofa matutina Lasciand'ei'l tuttoftar , uolto'l deftriero
Non anchor colta dalfignor di Delo, E'nuerfo là dou'è Rinaldo trotta,
Quiuifiuide Amor ne la diuina Ettrotto tanto che come❜l guerriero

Dolce mageftàfua,quiuiſua madre Diffe, uoria ueder l'imperatore ,


Scefa delcielo adorne & pellegrina, Vicino era egli a lui men d'un corfero ,
L
L

PARTE 170

Alunque eifteſſo odi tutto'l tenore L'Hebrea che l'grandamor dei caualieri
Et nel medefmo punto ad abbracciarlo Staua a ueder frafe godea dicendo
Si traffe deldeftrier carco d'amore, Si uedonopur quefti uolentieri,
Et detto figliuol mio uuoi ueder Carlo S'amanopur coftor quant'io comprende
Ecco qui Carlo, ecco qui quel che uuoi, Piu ch'altri amici mai, chi benʼandaſſe
Lo prefee'l ftrinfe, er fimife abacciarlo Tutti i cafi d'amor tutti leggendo,
Rinaldo alborfi traffe ai piedifuoi, Et tolto'l tempopoi aipie fitraffe
Et diffe fignor mio perdonti cheggio Di Carlo, & colfaper quant'era in lei
S'offefa feci mai contra'lmio roi Tantoglifè d'honor quanto baftale,
Anzio lo debbofar, che me n'aueggio E'l re uolto ad Orlando, echi è coftei
Che quest'officio è mio, diffe'l Mainetto Ch'ella una donna parte Orlando a lui
Perchefo ben c'hofatto fempre ilpeggio, Figlia ella è di Laban re degli Hebrei,
Milafciam quefto andar figliuol diletto Rinaldo ha detto a noi ch’unqua in altrui
Itifonpadre tu mifei figliuolo Nonfitroud ualor maggior che inqueſta
Ciafcuno è d'amar laltro affai conftretto Falle honor Carlo,& fia peimertifui,
Ma doueftato feisdouer fi folo Carlo cortefe albor l'abbracciò preftas
Che'ntanto tepo neſſun’buom giamai Mente, la fronte le bacciò dafiglia,
T'habbia potuto hauer fotto alcun polo? Et ellaPatto pio raccolse bonefta,
Donde uieni bora tu¿dond'hora t'bai Purfinel uolto diuentò uermiglia
Tanto oportunamente qui condotto? Ch'ellaparue una rofa in quella uolta
Ch'altro occorrer miglior nopotea mai, Che'lfole ilcamin fuo per lo ciel piglia,
E'l paladino ,unaltrauolta dotto Maperche Pharaon con lafua accolta
Tifaròfignor mio di tutto quefto ftrige etferra
Brigata,&r grade achor, fi
Adeffo d'altro noi debbiamfar motto, Adolfo aichriftian confuria molta,
Et coft in quefto dir lutto quel resto Piu non è datrattarſe non di guerra
Deipaladincon Carlo iui concorfi Sufo a la guerra adunque, e unaltrafiata
Fanno motto alguerriergiocodo etfefto, Sifaran le accoglienze, o in altra terra,
Quiui Turpingia rilasciati i morfi Rinaldo quand'hebb'ei con lafu'amata
Abbraccia il caualiero, e'lcont' Anfelmo Refo l'honor a Carlo, ilqual fifuole
Smōtato i terra anch'ei netuolgranforfi Rendere in cafi tal da la brigata,
Quiui Gualtier s'ha diflacciato l'elmo Diffe non è daftar piufu parole,
El baccia i bocca,et Namo ách'ei l'abbrac Il campofuo rinforza Pharaone,
Elben trouatofii dicefratelmo, (cia Etper lo cielnon perde tempo ilfole,
Guidon auanti & Viuian'ficaccia, Dammifratello mio ilmio ronzone
Auino , Auolio,Otone, Berlinghieri, Etpiglia tu queftaltro, &r poi nel ballo
Et ciafcun d'abbracciarlofi procaccia, Entriam gagliardi afar lafattione,
Yii
SECONDA

Ricciardettogli diede ilfuo cauallo Et quiui inanzia lor u'era l'Hebrea


Et eiditerra uifi sbalzòfufo Che trouò un caualier mezzo gigante
Cofi com'eracarco di metallo, Nafciuto là ne l'India inuer l'Hemea,
Quando'l deftrierfifenti pofto inufo Et feglifè gagliardamente auante
Delfuoprimo patrone homai gia tante Et con un colpogli donò la morte
Nonferuito da lui,come n'eraufo, Chefu cofa mirabile & preftante,
Motiincominciòfar ches'io li canto Donde effa Orlandogiudicofi forte
Diraiforfelettor ch'ifia bugiardo Chediffe haurà cofteiuer acemente
Ch'inuerfi credemal qluer c'ha'lmato, L'honor de iforti anch'a la noftra corte,
Bafti dunque di dir ch'er'ei Baiardo E inquefto un caualier uidei poſſente
Et ch'egli hauea Rinaldo infu lafella Etito appreffo a lui, lui l'alfane
Et ch'era ifattodarmeepio gagliardo, In dao pezzi taglio d'unfolfendente,
Rinaldo adunque il paladino inquella Dond'anch'ella Giudea diffè è ben uana
Chemonto'lfuo deftrierfi ualorofo L'opinion di chimai dir uoleſſe
Col brando in manfra laltra gentefnella Ch'al modo ilfior nonfia la Ďurlindana
Diffefu caualier nonpiu riposo, Et cofiluno laltro inquefte er ſpeſſe
Ala guerra, a laguerra, a l'arme,alarme Proue,cheuanfacendo algran conflitto
Aimpir difangue'l mondo,afarlo efofo, Si uan lodando,& fi rallegran d'effe
Etfpronato'l corfier nelfattodarme Mapebe'lcanto è alfin , qui il finfiafcritto.
Siricacciò con laltra gente a ifianchi
CANTO LX.
Ch'un'onda in mar a imaginarlo parme.
Come s'auien ch'unfuocogrande manchi Väďaunſuperbo et inōdante fiume
9
Et foffoltofiftiafinch'ungran uento S'aggiuge una gra pioggia a l'éprouz
>
Ola uirtufuapropria lo rinfranchi Ladõdel'acqua u'entra per coftume, (fa
Egli s'accendepoi con piu sugumento Crefce egli tanto in poco d'hor ch'attrifta
Et manda alciel lefiammeiguifa ardenti Tutti li conuicini paeſani
Ch'a i riguardantilor ,
fannofrauento Perche non u'è chi alſuofuror refifta,

Cofi quando'lguerrier con laltre genti Cofi quando al valor dei chriftiani
Ch'eranostati alquanto inful toccarfi S'aggiunse ilgranfoccorfo di Rinaldo
Legrate man, da la battaglia affenti, Et quello de P'Hebrea contrai pagani
Si ricacciaro in lei,crebbero infarfi Crebberotanto inlorlaforza e'l caldo
Tantogagliardi che miſerpertutto Ch'al granfurorch'egli menauan poi
Spauento ai faracin la u'eifurfparfi, Non poteapiu l'effercitoftarfaldo,
Orlandoalfuo cugin s'era ridutto Ma Pharaon che tuttiifattifuoi.
Che maipiufenza luiftar non uolea Vedeua ir'inruina a uolta rotta

Poich'una uolta Iddioglie l'bauca addut Volfe operar che tant'altri nol'noi,
(to,
PARTE 171

Et de lagentefuafcielfe una frotta Chigridaforte,er chifofpira o geme,


Dei piu poffenti et de i miglior guerrieri Chifolieua delfangue ilfuo compagno,
Che feco baueffe nelafua condotta Et chi'l nemicofuo giu calca & preme,
Et for ben trentamillia i caualieri Chigrida Pharaon, chi Carlo magno,
Tutti i giganti,i capitani,& tutti Chi uiua la Soria,chi uiua Francia,
Ifignori delcampo iforti ei fieri, Chi perde molto,etchifagráguadagno,
Et come egli bebbe lor cofi ridutti Guazza ciascun corfierfino a la pancia
"Fra lorficacciò anch'ei confermo core Etfono i caualieriimbrodolati
Di farcon quefto i chriſtian diſtrutti, Tutti dalpiè perfinfoura laguancia,
Et diffe andiamo inuerfo il fenatore Ifolcifonograndier benparati
Chefe morto è coftui colfuo cugino Il guazZabuglio pieno & benfornito
Vint'è conglialtri poi l'imperatore. Eti mortiti molite ben conciati,
Gia'ntefo hauea'l Soldan che'l paladino Dimodo tal che nonfu mai conuito
Era uenuto al campo, ch'egli hauea Diaftaforte al mondo,ilqual mefoſſe
Seco unguerrierpollente & pellegrino , Inordine di quefto e piu compito,
Etch'egli era coftui laforte Hebrea Quiui u'eran le carni infieme e l'offe
Figliuola di Laban,quellafamofa Icori, le ceruella,e'l caldofangue,
Piu ch'altra mai Camilla od altra Antea Et le minugie tutte er parue & groffe,
Donde temeua affaipericulofa Quiui qualcbun per la delitia langue
La battaglia con Carlo , però uolfe Qualchuntrabafciap lo mangiar troppo
La gente adun ridur piu ualorofa, Et qualchun uien peltroppo poco efangue
Con queftagente adunquech'egli accolse La battaglia era tutta unfologroppo
ne
Inuerfo Orlando ualorofamente Eincatigliato,auinto, er intricato,
08
E'lfuo cugino, & effa Hebreafi uolfe, Piu che bizarro mai thedeſco toppo,
Etquiui giunto a lui fubitamente Anzi piuftretto affai che'l gia legato
S'incominciaro afar di quelle cofe Nodo al car di Gordio, quel nodo ilquale

Ch'al modo nonfer maipiud altragente, Fuda Aleſſandropoi fi ben tagliato,


4 Etfe quell'buom prudente & immortale
Se fifer le lor spadefanguinoſe
Penfalpur tu lettore , fe fi fparfe Nolpotendo fgroppar lotagliò in pezzi
Delfangue alhor in quelle uiefcabbrofe, Perc'haueffe'l deftinfuofinfatale,
Vn'buompotuto bauria quiui anegarfe Ancho queftofia in man d'huomini auezzi
Ettanto ben com'in un fiumegroſſo Chefgroppar nol potendo il taglieranno
Sigroffo era effofangue e altrui benparfe Etfaranfich'alfin tuttofispezzi,
Perche talbor'un con unaltro adoffo Cofileftelle & il deftino hauranno
Vifi trouaua dentro & ambi infieme L'ordinato lor fin,che pur mancare
Vilafciauano inquel la carne l'offo, Non puo❜l preuifto da l'eterno scanno,
Y lii
SECONDA
Dè Carloterrafanta conquistare Tolferoal conte buon tantafatica

Però bisogna pur che uï fia'l modo Che potendo eglipoipugnarpiu deftro
Dond'una uolta alfin lo possafare, Me puote uincer la gente nemica,
Se dunquetaglieran loftretto nodo Queftoguerrierqueftodiuin maeftro

Queich'ale man l'hauran,ftupornofia Ritrouò un tratte Gangettato a terra


Perche'l preuide Dio, ne mai u'è frodo, Daun certográ gigate empio & alpeſtro
Pharaongranfoldan redi Soria Ch'anch'ei infidels era mettuto inguerra
Permostrara re Carlo cheper Chrifto
Huomo poffente,grande, & animoſo
Diualorpien, diforza, gagliardia Quanta neglialtri,in lui fedefiferra,
Abtraditor abfcelerato trifto
Stretto nelfue drappelpiu ualorofo
Facea co i chriftian tal portamento E perchefeftitugia a Pharaone

Ch'inuero egli era lor molto noioso, Saper che Carlo uenia a taľ'acquiſto?
Etfe Rinaldo ilbon guerrier non lento Lafcia Orlando morir quefto ladrone
Et lafua bella Hebrea ueloce anch'ella Lafciache l'grangigante uccida lui
Non uenian comefergufa di uento Lafciain mal bora andar quefteperfone,
Tanto ch'a la battaglia empia & nouella Che credi tu chefe ben hor coftui

Nonfoffergiunti in tepo (er ciofia detto Liberi da la morte egli haurà mai

Conpace di ciascun ch'altrofauella) In grado quefto ben dafatti tui?


Tanto hauria hauuto afar quel poueretto Sifi ,fifi,tu ben te n'auedrai ,
D'Orlando cattiuel,ch'era periglio Va purdietro uiuendo , er a lafine
Mettiti inborsa quel ch'auanzerai,
Chenon creppaffe a lui il cor nelpetto ,
Perchefe ben ognibuo cheferue algiglio Sei troppo buono Orlando, le Sabine
Face'l debitofuo contra'l pagano Genti,uccifer Tarpeia, sella ben lore

Et empie'l campo di licor vermiglio Data hauea Roma : n preda &r in ruine,
Quellegenti infidel d'effo Soldano Spiaceno troppo conte a ognibuom coftore
Multiplicano tanto in abondanza Et s'uccider nol uuoi tu di man tua >

Chefiftaca a amazzarle ogni chriftiano, Laſcialofar algrangigante moro


Però'l bon conte chegia hauea speranza Che'lben di Franciafia la mortefua.
Ferma data alfuore di uincer certo CANTO LXI.
Cofe conuien oprarpiù che d'uſanza
Dunque Rinaldo il bonguerriero experto Vátopiu Craffo ad Ariman benfea
Che,comefifa'lfuoco in maggior efca 9 Tantopiufempre il traditor pfano
Piugrande,piu poffente, meglio apto, Afar del male a lui trifto attendea,
Anch'eringuerra maggiorpiufi rinfresca Quátopiu Carlo et quei di Frácia a Gano
Diforze,quiui giunto , lafua amica Fanno del ben,tant ei piufempre loro

Ch'acb'i guerra maggior sepr'è piufresca Attende afar del mal empio uillano,

I
I
PARTE 172

Queft'è l'ufanyafempre di coftoro El diffepagheraiprofontuofo


Cofifolnofarfemprei traditori Tuperqueft'bora'lfio,tu nel miolo
Onatura crudel che regna in loro, Per luidarai villan troppo orgogliofos
Il cont'Orlando bon ,bon ne i migliori E'nquefto dircolfuo bafton che folo
•Hauràfaluato Gan quefthora uiuo Sipuote al mondodir ben carco d'ira
Che certo ei ne'moria da i colpi mori, Perciochepiu nonfu mai quel di Pholo,
Ec'hauràfattopoi,che'l trifto afchiuo Alpaladino ungraue colpo tira
Non baurà unaltrauolta a far che lui Et perfargli conquell'ultimafefta
Faccia qualchaltro de la uitapr.uo? Da'atleta al capo alui pone la mira,
Va leggipur lettor de ifattifui Ma'lconte atleta e'l bon , che uede quefta
NelPulciilprimoin quefti, er uederai Effer l'intention delfaracino
Se com'bor ti dich'io nefiacoftui. Anch'eftauolta uuolſaluar la tefta,
Quefto ladron quefto ch'in terramai Et interpofto'l brando al accialino

Non hebbe altro pefier chetradir Frácia Bafton, delgranpagan,fi'l tennefaldo


Com'è notorio atutto'l mondo bomai, Che quel fifece in duo come uetrino,
Era colgrangigante a una bilancia Poſcia d'iraanchor'ei molto ben caldo
Di Durlindana alui tal colpo diede
Tanto malpar,c'homai lofciagurato
D'efferuifi battea la meſta guancia , Ch'alfinper quel morio il gran ribaldo,
L'haueagia' faracin difcaualcato Percheglitaglio uia fi netto unpiede
E'n terra lo tenea col gran baftóne Come la propria manfi taglio Clito
Nopiu'n piè,ma ftrauolto et be chioccato Quando lofippoa lui d'unafol cede,
Et dateglie n'hauea gia de le buone M'anziche di morirfoß'ei compito
Tante,pertutto'l corpo, ch'afatica Tento di uendicarfi a quellaguifa

Piufi potea aiutare il uil poltrone, Chefa colcacciator l'orfoferito,


Vigiunse Orlando vide ch'ei mendica Ma nonpuot'ci uenir doue s'auifa
Soccorfo , come'lcan ch'in acqua aniega Che non è Menofcel s'egliha ben❜uno
Piè d'andar u la uia nonglièprecifa,
Quando d'bauerlo indarno s'affatica,
Ma'lpaladin,ch'afuoifempre colega Ma cadde giu come taluolta alcuno
In quefti offici è buon,queftofoccorfo Seglimanca'l terren doue'lpiè mette
Quantunquecane eifra non gli lo nega, Os'altro occorre a lui tanto importuno,
Ma alfaracinfubitamente corfo Et quiui in terrapoi le gentiftrette
Diffe volgiti a megigante altero Tanto lo calpeftrar che la trifl'alma
Ch'un'agnelteco è questi con un'orfo, Sen andògiu con laltre maledette,
Si volfe'lfaracino alcaualiero Et coft'l conte Gan de la granfalma
Proprioa laguifa chefa'l can rabbioſo Che'nfule spalle hauea ,fufattofcarco.

A chigli leua'l pafto irato & fero, Perquel che del ualorporta lapalma,
Y iiii
SECONDA

Pofcia effo Orlando ritrouoquel Marco Queftofignor, quello che'l mondo honora
Quello da fan Michiel dico del monte Etbonorerafempre eternamente
Ch'anc'hauea come Gan medefmo carco, Perche la uirtuſua ben n'innamora
E'lliberò com'haueafatto il conte Cacciato auanti ne la ftretta gente

Spezzando con un colpo alfuo nemico S'inſanguinaua anch'ei com'un beccaio


Cb'era gigante anch'ei, tutta lafronte, Et aiutaua ifuoi mirabilmente,
Adunque Orlando a fuoi buono era amico Egli ungigante reo che fra'l Cataio
Et ancho'l Montalban non fa lor danno Era nafciuto, quellafreddaparte
Mafeffo ne tra alcunfuori d'intrico, Dond'inuer fo di noi fiede Rouaio
Comefece d'Alger,ch'ungrantiranno Trouato alcampo hauea che com'un Marte
Col quale era a le mani a luiſlauaua Guerreggiauafrafuoi,tal'che lor poco
D'altro la tefta certo,che di ranno, Giouauapiu'l ualor, l'ingegno, & l'arte,
Egli i capellifuoigli fcardaſſaua Seglifè'ncontrar com'ardentefoco
Con unpettine tal che mai fan Biagio Confumainpoco tempo una granpaglia
Forfenonfu quand'altri il laceraua, Talche uuoto riman d'effagran loco,

Quefto tiranquefto crudelmaluagio Inpochi colpi con gentil battaglia


Erafignore ,& ali monti Alani Ilconfumo talmente de la uita
Teneua in Sithia ilprincipal palagio, Chelcorporeftofol nela canaglia,
Et quindifeco bauea molti pagani Et cofi al campofuo dàgrande aita
Menatia Pharaon poſſentierfieri Etcofefafra lerchelmondopoi
Fra liqualfiero anch'ei mena le mani, Meritamente per diuin l'addita ,
Et hor le mena tanto con Algeri Etfimilmente i paladinifuoi
Ch'alfinftatofaria di certo troppo Masfimamente igrandi de la corte
Se'lfior non uigiugnea de i caualieri, Non danneggiano niente effo lor roi,
Rinaldo paladin u die d'intoppo Aftolfo paladin gagliardo & forte
Et con Frusbertail ualorofo brando Frafaracini col fuo brandoin pugno
Sciolfe in un colpo il mal nodato groppo, Vicegerentepar de l'empia Morte,
Perciò che'lfaracin uenne tagliando Eglitrouò uncert buo cbaueua un grugno
Tutto a trauerfo , e libero'l compagno, Com'hanno i porci , diſſe a lui da afto
Et cofiface anch'ei di quel d'Orlando , Nonfuggirai ladron s'iobentigiugno,
Ma di Carlo imperier di Carlo magno Pofcia un colpo meni tanto rubeſto
Che conla spada in man'e in corpo'l core Che quantunque il guerrierfoffe diferro
Vafacendo anchor eifigranguadagno Lofecefare apien di tutto'l resto,
Non neparliaminone parliam lettore? Et Ricciardetto anch'ei conuncert'erro

Si unolpur dir di lui qualcoſa anchora Ch'eraperògagliardoa le mangiunto


Poichefonl'oprefue de imperatore, Lofeffe infu l'arzon ,poidiffe atterro
PARTE 173

Cofili pari tuoi lurco'bifunto . Et diforzadalei tanta produtto

CANTO LXII. Chefra gigantierfranie creature


Fu un deprimiftimato ognihor pertutto
In ch'una cosa grande er gloriofa Portaua in mano una poffentefcure
Fl
Staal modo fenzapar ouer maggiori Etcon queftafacea de le dur'arme
Ellaparfempre altrui merauigliofa , Comeftouiglie o uil bazicature
Ma quandopoi qualchun lefa megliori LofcontrolBorgognon nelfatto dar me
Quellafifprezza,& tuttelaltrelode Et diffebeftia a luigrande er bizarra
Sidan,de lefecondea ifacitori, Chepiudanneggi noi giuſto non parme,
Scriue Plutarco che'lgran Pirroprode Et egli, er tu,fe ui danneggio inarra
Taglio i un colpo un buo tuttoi dueparti Et con lafcure un colpo inquefto traffe
Et parche molto lui per quefto lode, Che s'Oliuter giugnea nofeapiuſciarra
Manon erano anchor li noui Marti
Ma'lBorgognon'accortofi ritraffe
Venuti al mondo afarquellaltre proue Etfifottrolafeure algran pagano
Dondefifprezzanpoi quelle prim'arti, Tanto ch'alpaladin tornar baftaſſe,
Namo in un colpofol ne taglio noue Torno'n quelpunto il prefto chriftiano
DieciTurpin, dunque l'honor diquefto Et taglio con un colpo anchorfamofo
Da Pirrogiustamentefi rimoue, Tutto al'giganteuia la deftra mano,
E'l pro Danefe Vgier tanto rubefto Atilio quel grand'buomfiualorofo
Netaglio uenti,e'l cont'Orlando trenta Perde'nguerra lafua,ma con la manca
E'lfuo cugin di centottanta'lfefto, Tantofe chefu alfin uittoriofo,
Et cofi uien la gloria ad effer Spenta Queftopagan tanto ualor nofranca
D'ellobuomo grande che Plutarco loda Mapfache l'bebb'eiuenne in trambafcia
Perche quella d'altrui maggior diuenta, Com'huo chefuien s'ogni uigor gli maca
Olivier Borgognonfraglialtri approda Ettanto alfinper lo dolor s'accafcia
Tanto re Carlo anch'ei con Altachiara Cheforfennato calpeftrato in terra
Che come glialtri anch'ei mertagraloda, Quiui l'animafuamorendo lafcia,
Quiuiu'era ungigantedi Cumara Etcofiil Borgognon uinſe laguerra
Ilpiu contrafatt'huom che mai Natura Con Torrion'ilpiu brutto gigante
Felle da l'Indo a doue corre il Dara, Chefoſſe mai da l'India a l'Inghilterra.
Trentabraccia era lungo diſtatura, Guidonfeluaggio anch'ei bon militante
La tefta uenti, tutt'il refto diece Menalemani , tuttiquegli amazza
Ti
Ettrentatre di uolta ala cintura, }
Che lorfciagura a lui uengon dauante,
Lebraccia lunghe affai piu che non lece Guizzardo bafempreitorno aptapia a
E'luifoborrendo, pauentoso , brutto, Perciò ch'ei ſe lafa,ne d'altruifcudo
Tal che Natura altruipiumai nonfece, Troppogli cal, di brando,o dicorazza,
SECONDA

Sanfonettoguerrierfempre huomo crudo Quiuifangue dognihorfanguefigrida


Tagliaqueifaracini i meglio armati Amazza amazzafempre , uccidi uccidi
Com'hauriafatto Achille ucorpo ignudo Etquantopuociafcunfifa huomicide,
Auino Auolio glialtri accompagnati Quiuii lamenti li pietofigridi
Sempre con lor,fragli nemicifanno Nonintende nefun, quiui pietade
Quelch'in madrafarian lupi rabbiati, Non troua alcun d'altrui ne ifuoifaftidi,
Gli Angelin tuttatre maiſempre uanno Tutti
fon Sille, ognibuom dicrudeltade
Fra lorfacendo anch'ei come lbonpardo Epieno , ognihuomo è Mario ognihuomo è
P
Puofralefierefar cui u'è tiranno, Crafci Philocle è seza buanitade (Bréno
Salamon,Baldouin,Marco, Alardo Tutti Aleffandri bebrei , tutti Herodi eno,
Vancon i brandilorftratiando anch'ei Tutti Aleffandriferei piu crudeli
Come uil ceruo puo leon gagliardo, Ch'Anano nonfu mai d'irato fenno,
Et Vivian ua mpiendo anch'ei d'homei Vopo non è ch'alcun quiui quereli
Per tutto'l capo,e Anfelmo & Malagigi Ma che col brando in man fe puo s'aiuti
Empien l'inferno d'affaifpirti rei, Senon che torpo alfin fiftringa & geli,
Guotibuoffi , Gerardo, Anfuigi, Quiuifon tanto homai tanto cresciuti
Aldiger, Egibardo, e'l Normandia , Imembri incifier le bufecchiesparte
Gualtier da Monlion,Vgo, er Terigi, Ch'alti com'i deftrierfono uenuti,
Et tuttalaltra egregia compagnia B'lsangue chegiraffonda e chei comparte
Quelfanno uirilmente deipagani Itien coperticome gelatina
Chefifa de la carne in beccaria, Tien quella carne che u'è poſta ad arte,
Dunque i poffenti & ftrenui chriftiani Penfa lettorfe grande è la ruina
Hauranno di ragion queſta uittoria Et s'almal che qualchun quiuipatifce
Et perdera'l Soldan conglialtri cani, Si dèpoter trouar la medicina,
Etfecofine fia, de l'altagloria Chidicompirper l'arme aſſai gradifce
DiCarlo,Orlando,& glialtri ualoroft, Chitantofangue alfuo difpetto beue
Ornarpotròpur io quefta mihiftoria, Cheperquel fol la uitafua finifce,
Alrefto adunque de ligloriofi Chipondo d'arme o di deftrierfi greue
Fatti che fanno, chefi uegga alfine Sitira adolfoinqualche ftranio loco
a Ch'iuifoffolto poi trifto recue
Qualifaran di lor uittoriofi,
Confufiongiamai gridi ruine Comegia Eleazar la morte inpoco
Par'a quefte nonfor,ſe bengia quelle Quand'egli uccife l'animal fu'lquale
For quafi fenza fin, de le Sabine, Credeu'ei che uifoffe re Anthioco,
Quiui mandano al cielfouraleftelle Chi iftaffato d'un piè tanto non uale
Legrandi,horrende, pauentofeftrida Chefipoffaflegar, ma roigliato
Ch'impedifcon l'odir l'altruifauelle, Sente di morte alfin l'ultimo male,
PARTE 174

Chi uiuo & fan d'altrui uienfcaualcato Maanzi che queftofin fi uegga intiero
E'n terrapoi carpone ouerfupino Vediam comefin'bor trattati ſono
Senza poterfi aitar uien calpestrato , I caualier del chriftiano impero,
-
Vn chiama Triuigante un'Apolino Ifempre delmorir cantor compono
Siraccomanda unaltro al dio Macone Di quelli del Soldano, & dei chriftiani

E'n quefto uccide lui qualche deftino, Se ne mor mai qualchun nulla ragiono,
Cofi piu grande è la confufione Puo'lmondofarche l'arme de i pagani
Quiuibor ch'altroue mai,nepur liferno Non taglino elleanchorspuofar il cielo
Tatan'bebb'unqua anchor,pche Plutone Che non menino anch'ei con lor le mani?

Crucciatoftatofia nelfuo gouerno . Taglianofi,le menano ,i nol celo

CANTO LXIII Mafono i chriftiantanto polenti


C'hannopochidi lor l'ultimogelo ,
Ffaltide e'l Giordanperquella rotta Perch'al cernir d'eftefamoſegenti
a diede Sol wolfe quei
Di morti baueanoinfe tanta condotta Eranperprouaforti & eccellenti ,
Ch'andarperlor nonfi poteazne cede' Se dan la morte adunque a laltragente
Aquesta quella c'hebbe gia Afdruballe Senza troppo di lor torla da lei
Da quelch'apenne bo uederprocede, Troppo non tiftupir lettor piacente,
Quella ancho ch'Ifraelfè ne la ualle Nonfon quefti di Francia iſemidei?
Di Terebinto, affai l'empiè di morti, Nonfono queftii Marti de la terra?
El Trasfimeno Cane ach' Aniballe, Nonfon quefti gliautor de litropheit
Et altri luochi aſſai d'antiqui & forti Quali fono imaeftri de la guerra?
Gran capitani al mondo empitiforo Qualifono lifolgor dibattaglia?
D'buomini aggiunti a cofiftranie forti Qualfono ifortii quei che'lmodoferrat
Ma nonfe n'empiè mai dal Catacoro Che quelli chepugnar ne la Pharfagliag
Al Gaditan,d'altrui neſſunfi bene Quellich'a trebbiaco qlli ch'al Metauro?

Quátbor da Carlo etfuoi,afto del moro Oquellich'al Thefinorod in Thefagliat


Vifon di morte bomaifopra l'arene No forfe ifortiforquelli ch'al Tauro,
Settecento migliaiadi perfone O quellich'al Crimifio od al Ipfeo
Et pur u'è anchor chi la battaglia tiene', Vfor lire ch'eran da l'Indo al Mauro,
Draganonte la tien quelgigantone Siilfortefu Simon di Saulo hebreo

Latiene il Trabifondo capitano Perch'eglifoftenea tutta una ſchiera

Et con grangente anchor rePharaone, O(perch'ei'l Cercion uinfe)Thefeo,


Sequegli adunquedi re Carlo mano Forfe fu Giulian quelgrande cb'era

Vinceran queftitre,lorfia leggiero Di Bitbinia l'honor perch'ei gran proue

Reftar uincenti con l'honor nel piano , Fece aHierufalem quand'era intiera,
SECONDA

OforfefuNembrothperch'egli a Gioue Comefu Sordion chefu traffitto


Volfe'l ciel tor,o d'effo Dio'lfigliuolo Da quel bruttogigante a chi Olivieri
Perch'ei
fè táto al modo e anche altroue, Taglio la deftra che ne laltro èſcritto,
Puote anchoftarchefoffe laltroftucio Quest'era un buo che neglialtriguerrieri
Di quelliforti, cui fuon d'alte fquille Magnanimo, uiril, poffente, & forte,
Mandanfamofi a luno e alaltropolo, Fattifaceua anch'ei gagliardi fieri,
Hettor, Sanfon, Anthigeno, & Achille Etgiahaueu'ei meschin dato la morte 1
Oratio, Atilio, Pir, Čurfio , & Enea, Nelfattodarme apiu di cinquecento
Etglialtri affai chefon ben piu di mille, Congloria grande er conpropitia forte,
No nò,quefti nonfon che ne l'idea Quando'lgigante reo di tradimento
Hebbe abeterno Iddioche'n quefto mondo Gli diede infu la tefta un colpo ilquale
Fofferoiforti in tuttiquei ch'ecrea Ilfè reftar de la fua uita pento,
Ifortiche uols' ei che'n tutto'l mondo Et Andriano anch'ei che tanto male

Foffero,ifenzapar' ,i ſingulari Giafatt bauea nel campofaracino


I veramenteforti,i fior del mondo, Ch'era uenuto un'buom quafi immortale
Sonoifrancefchi,i ualorofi, i chiari Nonpuotefar cheper lofuo deftino
Nonper lepenne altrui,ma'l lor ualore Quindil'animafua non trappaffaffe
Et leproprieuirtùfenz'altre pari, Perl'aere aglialti ciel nel cristallino,
Orlando ilpaladino, ilfenatore, Perch'ungigante reo lafu la trafle
1
Il conte ,ilcaualiero, ilfir d'Angrante , Con trepalledipiombo a cio piu pronte
Lafranca lancia,il d'ogniforzafiore, Ch'altro ch'ad opra tal maifi trouaſſe
Rinaldo il cuginfuo,il d'altrettante Et questofu l'alpestro Draganonte
Dotato anch'ei uirtuti ,il ualoroſo, Ilpiufieroguerrier di tutto'l campo
Ilfiero,ilforte, ilprouido ,il coftante, Quelgigante c'hauea piu d'unafronte',
Olivier Borgognone ,ilgenerofo , Et Floriano anch'eipoiche gran uampo

Ilpoffente ,l'esperto,ilfingulare, Hebbe menato untempo , e uccifi molti


Ilmertamente in lor tantofamofo, Nonpuotefar da tutti i viuifcampo,
Etlaltra compagnia lorſenzapare Perche'l Soldan con le manpropriefciolti
Quella che col Soldan combatte adhora Luno da laltra a luifè'lcorpo & Palma,
Quellache tuttauia uediam pugnare, Talchach'egliando í cielfra fpirtiaccolti
Se dunque non dicb'iolettor chemora Et cofila uiril,poffente, er alma
Troppo di quefti alcun,non tiftupire Squadra d'Orlando , nõpuoportar tutta
Perche'l uero ualorloro aualora, Senza morte d'alcun uera lapalma,
Pur nonpuotero alfin tant'eiſchermire Ben'è lettor affai che de l'addutta
Che per qualche accidente delconflitto Gente da lui,finhor piu non nefid
Conuenne alcun di lor quiui morire, Diquellach'èpurfol, morta e diftrutta,
PARTE 175
Gia del Soldan com'bo cantato pria Etfea ali chriftian ftar in dimora
Nefon di mortifettecentomiglia L'ultimo honorde la uittoria intiera

Et nouefol di eftaltra compagnia , Confar anch'affai ben quel che l'honora,


Ofingular eccelfu altafamiglia, Donde'lconte uirilche la fuafcbiera

Ogloria dire Carlo, o bonor di Francia Vedeagiaftanca, di ragion,perch'ella


Ofenza altra maipargran merauiglia, Combattut bauea bomaiquafi infin sera,
Su qual bilancia maifu qual bilancia Et chelSolper lo ciel uer l'Iſabella
Cominciaua a calar moltoueloce
Sipotra queftopor chenonfifaccia
Roffa a la partealtrui tutta laguancia? Et quafi era alleuar laprimaftella
Lucullo in Afia benfè bellacaccia Gridòfraglialtrifuoi con alta uoce
Quad'eiruppeTigran,mamipar certo Sufofigliuoli miei,fu uiriforti
Che quelcon quefto honor nonfi cofaccia, Aquefto resto che n'auanza & g nuccę,
Ne d'altri puotio mai trouar ch'efperto Giafon di lorpiucbe i duo terzi morti
Capitan❜babbia al mondo un'opra degna Alananzo al'auanzo,auanti auanti
Fatta di tanto honor, di tanto merto, Auanti, anzi che'lfolſeco³l dì porti,
Adunque Orlando lafuagente degna, Rinaldo er tu chefai cofti
fra tantis
Méteportan l'honorfraglialtri, e'l uanto Cħftaitu ad amazzargl ad uno ad uno?
Et deluero ualor la uerainfegna, Amazzagli in un colpo tuttiguanti ,
Ma meglio ancho❜luedrem ne laltro canto. Et uoi madonnafua c'bora oportuno
CANTO LXIIII Tempo hauete a moftrar noftro ualore
Fate che'l uegga adhor chiaro ciaſcuno,
' Al cont'Orlando capitanfranceſe Et tu re Carlo eccelfo imperatore
Sv Veeniẞ'bor quel, che con Thimoleone Mena ancho benper pocofilemani
Vennegia al Capitan cartagineſe , Chadbor'è'l tempo del tuo eterno honore
Morriano tutte a lui lefue perfone Etuoi tutt'altri in Dio fidel chriftiani
Perche tante a colui de lafua terra Fate unpoco di sforzo a questopunto
Moriro albor ne l'empia fattione, Che noftro è gia l'honor conquefti cani .
Malgran ualor che'n tutti lorfiferra Fuoco non crebbe mai da uento aggiunto
Haurà tanto poter con laltra parte Quanto crebbe'lfurorde iſuoi guerrieri
Ch'alfin uincentifian diqueſta guerra , Quando Orlando hebbequel cofi cópúto
Et nonfaran di morti aparte aparte Ettuttiftretti adungagliardie fieri
De li cento un di lor,leggi pur uia Siricacciaro inuerforfaracini
(Che louedrai)letter queft'altre carte , Comeforti leonpreftier alteri,
Ilgran Soldan con lafua compagnia fer da paladini.
Et quiui ifatti
Ch'era reftata a lui,poffente anchora Quelli ch'almondo lorfannofemoft
Tenea nelcampo pur gran gagliardia, Quelli chefanno lor quagiu diuini ,
SECONDA

Rupper quafi in un punto(ogloriofi) Chifia'l Soldano anc'hauer dei gialetto


Tutto'l resto del campo ilqual'era ancho Neladietro lettor,ſo ch'io l'hoscritto
Trecentomillia forti e orgogliofi, Etch'è guerrierpoffente alto e perfetto
Perche Rinaldo il paladin benfranco Però s'Orlando elfuo cugino inuitto
Vifto che'l Trabifondo Draganonte Et l'eccellente Hebrea direm c'hauranno
Eeffo proprio Soldan non uenian manco Fatt'a uincer caftor degno conflitto
Grido'nuerfo d'Orlando o conte o conte Credilo
Credilopur perchegiamai non hanno
Nullafacciam s'a quei ch'enpiu poffenti Hauuto tutti i tempital duelli
Non è primada noi rotta dafronte, Nemai nelfuturi nefaranno ,
Tengon queftitrefol tutte le genti, Venganopur Pompei,uengan Marcelli
S'uccideremo lor, uedrai cugino Con quanti bebbero mai del pugnar l'arti
Chetuttigliakrifianfubitoſpenti, Ch'a quefto parangon non ftarann'elli ,
In'ucciderò un tu paladino Deb uenganfe nel ciel nefonfei Marti
N'uccidi unaltro, & la mia bella Hebrea Etfacciano di lor duelli infieme
So chefarà colterzo il numer trino, Che certo aquestifian non piu che quarti.
Et ella albor uiril che combattea Il capitan di Trabifondafreme
Quiuipropinqua a lui fentendo'l dire Come l'irato marfaper tempefta
Ch'ucciderne un di quei le conuenea, E alhor la bell'Hebreapiu'l calca etpres
Veggendofel uicin colma d'ardire E'l grangigante adira & firubefta (me
Si traffealcapitan di Trabifonda Etfifalungi odir piu che'l gran uento
Etfeco'ncominciò molto aſchermire, Ealhor' Orlando lui piu rimolefta,
E'l cont'Orlando a cuigia lafeconda Et Pharaon ch'arrabbia d'ardimento
Imprefa hauea'l cugin'gridando data Fa piuromor che nonfa in aria'ltuono
Colfuo ualor ch'allaifempregliabonda, Ealbor Rinaldo a lui da piu tormento,
Sitraffe anch'et ne la medefma fiata Caualca'l capitan (come gia fono
(Cofi gli uenne bene) algran gigante Fatti nelquarantun di cio piu uerfi)
Et comincio con luifar lagiornata, Vn' Eale ch'a lui deftriero è buono,

Etefo paladin l'ifteffo iftante E'lgigante ua a pie, ch'ancho uederfi


Si traffe al gran Soldan ,doue anchor'ei Puote al quarantadoi,dou’10 defcrisfi
Cominciò a farcon lui ilfomigliante, Et quefto ei membriſuoiſtrani & diuerfi
Et quiuiferfra tutti queſtiſei E'lgra Soldão(anch'i quei uerfi io'l disfi)
Quellifatti uiril, quell'alte proue Caualca unbuon ueftrier tanto gagliardo
Che maggior pensan mai dir uerfi miei, Quanto dir d'altro mai neſſunſentisfi,
Chi'l Trabifondofiagiaferisfi altroue Rinaldo èful ufatofuo Baiardo,
Chifra'l gigante anchogia apie l'ho detto Sopra'lfuo Vegliantino è'l coť Orlado ,
Et s'egli il cieltoriaperforza a Gioue, Et è la bell'Hebreafu unfuo leardo,
PARTE 176

Etcofi comefon vanno menando Mefto non anderiadognibor perftrada


Fra loro tuttifei le man, diforte Neadditatofarci da leperfone
Che Marteifta aguardar merauigliado Per buo nudrito al uento e a la rugiada,
S'al mondofoffe ognihuomſemprefiforte Perche nel cielo o in altra regione
Com borfon tutti qfti,kauria purmoka Sarebbe andato alhor, du uanno l'alme
Fatica a uccider noifempre la Morte, Chelafcianquifra noi la lor prigione,
La bell'Hebrea uiril uenia taluolta Malaffoil uiuer mio che cosa ualme?
Dalbicciacuto delgran capitano Ch'egli è maiſemprepié,sépre egli akõda
Stranamente per lei malgrado colta; (Mercè de la mia dea)d'affanni et falme
E'lpoſſentefignor di Montalbano Mefora effere ilfir di Trabifenda
Veniua anch'ei talbor mal colto affai Ch'almen paffato aluvil cor nelpetto

Da lapoffente fpada del Soldano , Fece ei la uitafua d'affanni menda.


E'lfort'Orlando anch'ei piu uolte guai Quando la bell'Hebrea celgran difetto
Gli conuennefentir da legran palle Si uolfe uendicar col capitano
Chauca'lgigate in man,ch'io gia cantai, Delgraue colpo che ne laltro ho detto
Perche non uolend'ei uoltar le spalle Strinfe ella'lbrando ne la irata mano

Vnqua a fi buon guerrier,bifognò loro Et d'unapunta triuellando tratta


Qualcheuolta pallar perftranio calle, Giunfe permezzo'l cor d'effopagano ,
Com'un tratto a l'Hebrea chelforte Moro Opoflanza uirilo poffar Zaatia,
Le diede un colpo in fu la spalla deftra Ogloriofo colpo,o pellegrino,
C'hauria atterrato certo ungrande toro, Chefece boracofteifi prefta & ratta,
Et ellaforte affai, fiera er maestra Haueua indoffo l'armeilfaracino
Softenne'l colpo , poi nefè uendetta fi nelquaranta un canto
Ch'iogli deferis
Che non era fipia come Hipermeftra , Laueuedemo luiporfia camino,
Ma qualfieroleon ( eifi diſpetta Ch'eranpur dure eforti e tanto e tanto
Contrachi offendelui) dira ben piena Epurlepaſſo uia laforte donna
Volfe amazzarlo, et fi infurors'affretta Tutte, e'lfuo cor , er lui da laltro canto,
Ch'uncolpo ei piu parar non puote apena. Ofingular,eccelsa, alta madonna,
CANTO LXV . Odegna d'immortalfama nel mondo,
O deldonnefco honor uera colonna,
E'l dolceftralc'hoggi ba nou ani aputo Chefefoffe'l mio dir tantofacondo
SMipallo'lcor, quand'eifu da la luce Vifareipurfamofa a i merti uofiri
De piu begliocchi fuo malgrado aggiun Matropro aglibomer miei graue è tal põ pō
M'baueffe tolto apien tutta la luce (to Et s'io no ho donde ben quefto moftri ( do,
Comela tolfe al capitan,laſpada Comepotrò i mostrar del cont'Orlando
Di quefta bel l'Hebrea c'ha tanta luce, Lafama a i mertifuoi¿có qual' inckioftri?
SECONDA

Che coficom'er'eifolo col brendo Et dice è aft'buoforfſe anch'egli un'hidra


Superò Draganonte ilfier gigante Che rinafcano a lui li membri inciſiş
Sigrande,fi poffente,er fi mirandos Et di chiarirfi apien molto defidra.
Nolmoftrerò ch'io non neſon baftante Haueua ( 1failettor queft'bucm duo uifi
Ma dirò'lcafo, lo dimoftripoi Duobracciadeftri, & glialtrimebri feco
Cetra chede la mia fiapiu tonante. Com'u defcrisfi luiglele diuifi,
Queft'buom uiril quefto che negliheroi Et comeglibebbe Orlando un bracciofeco
Porta l'honor, tutto'lgridoin fronte Siriuolje con laltro, laltro uiso
De la pollanza, gliaccidentifoi Che non s'accorfe quelpiu chefe cieco ,
Pugnat bauea conquefto Draganonte Peròquand'eglipoi cofiimprouifo
Grand'hora homaifenzatrouar uataggio Louide colbaftone & con quel braccio
Ch'erafuor d'ufo aquei di Chiaramonte, Chegli credea dal bufto hauer'inciſo,
Dondefiftimau'ei molto d'oltraggio Simeraviglio tanto,& tanto impaccio
Questo alfu'honore, & tanto pru änd'ei Glicrebbe d'ira al cor, che uolje apieno
Stuideiuipropinquo ingran coraggio Delcafoftrunchiarirftauaccio auaccio,
L'arditafiglia del re de gli Hebrei Etfenzapiu tarder,d'ıra benpieno
Pafar'ilcorgagliardamente a quello Glitralfe unaltro colpo, e alaltraguifa
Che terzobauea'l cuginfegnato a lei, Gli mando laltro braccio in ful terreno ,

Però ueggendo a lui quefto un capello Poifta suederfede la carne inciſa


D'unpoco honor,deliberò o moriré Garinafceno i membri unaltrauolia
Odi finir repente ilfuo duello , O s'einon taglia lor come s'auifa,
Et contutto'l ualor,tutto l'ardire Mapuote ben quelpoigirarfi inuolta
C'haueua al mondo,inqueftofuo pefiero Che nonhebb'eipiu braccia ne baftoni
Rincominciò'lgigante a ricolpire, Nepiu'lconteftupirfè d'altrauolta,
Et tanto d'amazzarlo il defidero Ma moltourlando conqueifolmonconi

Fu,che'l pagan nolpuote alfin (chiffare' , Sitraffealpaladincomefitranno


Quantuquefoffegrande, etforte, et
fero, Iferiti orfia l'huomo, eigranleoni,
Logiufe ütratto Orlado (etfu ungrafare) E'l conte albora a lui, coloro c'hanno
Su'l braccio deftro,& ghel tagliofi uia Duo braccia(e'lfaipurtu)fifortiachcra
Che'luidecolbafton nel piano andare, Meco in battaglia al parangon noftanno,
Merauigliaper certo e non bugia Et tu che nessun n'ba: uuoiftarui adbora
Sirinolfe'lgigante,e'lbraccio deftro T'inganni miferel ,fgannatipazzo
Haueua e'lfuo bafton com'ancho pria, Se non che lofacc'iofenza dimora,
Et cominciò a pugnarpiu anchor alpeftro E'n quefto dir delbrando inſul moſtazzo
Inuerfo Orlando, onde inftuporconfidra Gli diede un colpo chetocco la brocca
Com ellerpoffa quefto ello maestro, Perche glileuo una mezzo'l uiſazzo,
Ma
PARTE 177
i MaPanimal'acciaffo'l brando in bocca Adir nelaltro ch'èperciopreuifto.
Comefanno le fiere arrabbiate
CANTO LXVI.
Quand'effe un'arma afimilforte tocca
gli diede dentate Tuch'al brando di Rinaldo
Lequal (
febene ilbrando era affai duro) Tempra gia defti difibuon ualore
Reftaro inelo poifemprefegnate, Che'ldiamante non le ftauafaldo
E'l conte,ilbrando mio non è maturo
Perche non tempri anchorftrali ad Amore
Tant'anchor beftia,che mangiar lo posfi Che con lor romperpoſſa il diamante
Mafticalpur ch'iopoco certo il curo, Diche Naturafè a madonna il core?
E'n quefto col ualor tofto arretrosfi Chefe'lrompeffe poi (come baftante
Et ribauuto quelfubitamente So ben che'l romperiaperch'è pietoſo.)
Gli taglio d'una spalla inerui & gliosfi, Qualfariapoi di me piu lieto amante?
Poigli die'nfu unagamba, finalmente Fallo Vulcanfe poi ,falfe lexofo
Glie ne diè tante che'l cauò di uita Fiero riuale tuo che fi t'offende
Ma confaticagrande e con granftente, Non tifacciapiu mai uiuer gelofo ,
Ne mentre ei con coftui cofi s'aita Et fe non lopuoifar,fa almen ch'ù pende
PerdeRinaldo il tempo colfignore
Effo brandofappiam, cheforse anchora
Ma d'acquistarlo anch'ei ben s'affatica, Faremo noi con quel de lefacende
',
Et ben'er'uopo a luife uincitore Obrandofingular,brando c'honora
Si uoleafar d'un huom difimilforte facefti , e'l paladin che l'opra
Te che'l
Senzafuo dannogrande, cofu'bonore Et tutto quel terrenper cui lauora.
Perch'era Pharaone buom tantoforte Quefto dalfuofignor menatoJopra
Che uinto non l'hauria neffunaltr'huomo L'arme al Soldan ch'eran di diamanti
(Fuor che'l cugin)de la mondana corte, Come è defcritto apien ne i dir difopra,
Poieraarmato anchor de l'arme como
Rompeua in pezzilor com❜i tonanti
Adietro è detto che non l'hauerebbe Strali tratti dalciel rompen le cofe
Tagliat'unbrandofenonforte domo , In cui ferifcon'ei per l'aere erranti,
Però fe'lpaladin uincer lo debbe Donde'l Soldan chefi merauigliose
Bifognaforza a luichefia bengrande Cofe non bauea mai uedute al mondo
Senon che'lfuo duelperder potrebbe , Temeuagia lefuepericuloſe,
Et s'eidalfuo ualor quella non spande
Maperc'hauea ualor molto profondo
Chi la pandera altrondeiadunque in lui Softenneapur anchor con cor gagliardo
Sitiencheforza fia d'opre mirande, Et con poffanza affai ilgrauepondo,
Vediamla adunque oprar con una altrui Neperche'l paladinful
fuo Baiardo
Ch'alparangon fi uede e'l buono e'l trifto Foffe, caual fi buono ,hauea fuantaggio
Maperche'l canto è alfin loftarem nui Perch'eraaltrefi buono ilfuo leardo,
Z
SECONDA
Senza dunque in deftrier neſſun vataggio S'uno a li colpifa de laltro ſchermo (tro
Etpoco in arme anchor,fan la battaglia Laltrofa fchermo aifuoi ,s'ungiugnelal
Mafolne la poffanze nelcoraggio,
Etlaltrogiugnelui ,ne alcuno è infermoż
L'arme'l Soldano al paladino ifmaglia
Cofi ciafcun di lorgagliardo & fcaltro
Etglieletra col brando a quella guifa Fanno infieme il pugnar tato equalmente
Ch'al pefce col coltelfi trabe lafcaglia, Chedifferenza anchor neffuna fcaltro ,
E'lpaladino a lui lefue diuifa Ma Pharaon d'un colpo vltimamente
Et con i colpihorrendi alaifauille Giunfea Rinaldo inju la tefta,tale
Cheglifa vfcir,per l'aereimparadifa, Che la battaglia inlor fe differente ,
S'un sebra Hetorre, laltro sebra Achil Perche glie l'introno tanto, che equale
S'un toccalaltro,& laltro tocca lui, (le, Balordità non hauea maiſentito
Suonano glielmipiu che l'alie Squille ,
Et quafifu in cader de l'animale,
Cofifanno vn duel quefti ambedui
Ma peggio anchorglioccorfe in tal partito
Tal da veder,che non v'è parangone
Chefuor di teftaglibalzo Pelmetto
Intuttiglialtri maifatti d'altrui,
Neperòfu viril puntofmarrito,
Et gia s'erano intorno affaipersone
Ocafoftran diperigliofo effetto
Ridotte a veder lor com farfi fuole
Rinaldo è ſenza l'elmo , & pur combatte
Diquelch'è degno ben d'attentione,
Con unguerrierfi grande fi perfetto,
Ne motto alcunfacca , cenni, o parole
Quando legenti ch'a vedergli tratte
Mafta a guardare ognibuomo iteto et qto S'eran'intorno ,il videro ſenz'elmo
Che cofiCarlo & la giuftitia vuole,
Volferoperpartirgħandaruiratte ,
Neferoleon maifu fi inquieto E'lprimo giunto a luifu'l cont' Anfelmo
Che queftauolta al parangon di quefti
Et diffe,che vuoifar baronigliè vitio
Nonfoffe parfo altrui ben manfucto, Che non è'l capo tuo com quel di Celmes
Menanoi colpi lor gagliardi er preſti
E'lpaladino a lui, contra Domitio
T'attilibrati ben,tutti a mfura,
Non cobattè Popeoſenz’elmo anch'egli
Ettuttiben pollenti, ben rubefti,
Et lofteccato uinfe il
forte hofpitios
Nefi difconcian mai ne l'armatura Son'ioforſe di lui manc'huom :
Je quegli
Ne'nfuldefirier, ne'n nefunaltra cosa Fè tanto albor ,perche non poß'i'adeſſo
Ma tutta Popralorfan congran cura ,
Sipocofar:vedraifuccesfi begli,
Laboccabauea'l Soldan tutta pumofa,
Neffun di tutti voi mi venga appreffo, I
‫ ނ‬luno 5 laltro adira
Biaffa Rinaldo er Ho cominciato, er difinir'intendo
Che luno & laltro equal voglia bafocofa Stapur Anfelmo in là tendi alfucceffo ,
Se Pharaone ilfuo cauallogira E'l conte albor contuttiglialtri,vdendø
Gira Rinaldo'lfuo , ' egli ilfafermo La volontà delfir,tornaro via
Rinaldo'lferma, fe quelmira, ei mira, Et lo lasciaro andar dietro seguendo,

I
PARTE 178

Veroèch'ognibuom guardaua lui conpia Prendilo paladin,prendi'l cattivo


Attention ,come alaguerra auiene Non l'amazzar, che nel triopbo i'luogo
Speffo infulponte ne la terra mia , Etfarà l'honortuo,non te'n farfchivo,

Ch'alcunfu quello osenza l'elmo viene Malpaladin ch'albora hauea l'orgoglio


Oglica d'eipugnando de la tefta Et l'ira in colmo,gridòforte anch'ei
Neperò d'oltra andar punto d'attiene', Non andrà quefti mai nel Campidoglio ,
Et chi dintornofta a vederlafefta Poi d'un colpo gentil bel ne i piu bei
Loguardaconcorpio temendofolar Battette algran Soldan la tefta in terra
Mente che rotta a lui non fia la creſta, Et diffe bo odito dirfempre ai di miei

Ma ql ch'è û Mucchi, ū Crozzola o ú Ger C'huomo mortofignor nonfa piu guerra,


Noſtima'b'modo,ázi cofi s'acquiſta(cole CANTO LXVII
Fama,che poi di lui fra glialtri uola,
NFiádra, Eluetia,e'n tutta la contrada
Cofi Rinaldo a lapietoſa viſta
IDela Germania, u'lgiuftitier macftro
De circonftanti,il ciel niente non ſtima,
Anzicofifi fa porprimo in lifta, Taglia la tefta ai rei con vnaspada,
Et moftro benfefapesfar la ferima Non fe netrouò mai neſſun ſi deſtro
Etfefapeagiuocar d'arme dibrando Che la tagliaffe altrui conleggiadria

Etfefapeaguardar la propria cima, Etcon modogentil nientefineftro


Cheftrinfe egli il Soldan tanto pugnando Con quanta il paladin la tagliò via
Cofifenz'elmo, ch'a partito trifto La algran Soldan,tuttoch'ei ben coperta
Molto certo per lui,l'andòtirando, Del'armehaueffelei ch'io disfipria,

Era bifogno a quelloftarprouifto Perch'alfuror delafuagran Frusberta,


Dela fua morte alhor, ouer lafciarfi Alfuo valor, er a lafuagrand'arte
Vincerprigione, & fottoporfi a Chrifto Neffuna cosa equiperarfi merta,
E'nquefta'l paladin glidiffe,darfi La taglio duque a lui ch'eiparue un Marte
Et Carlo che volea condurlo in Francia
Puotbomai ben l'honor(fi di lontano)
A med'efto duel ,
fenzapiu errarfi, Conuennebauerpatientia ad ogniparte,

Neti dolerfetu ben mor Soldano Laguerra alhor che cofi mala mancia

Perle mie man,anzigloriar te'n puoi Hebbe dal paladin, tutta in unpunto

Che t'amazzi vnfignor di Möt'albano, Diede'l traccollogrande a la bilancia,


Perch'amazzar non dee liparituot Perche la bell'Hebrea della anch'apunto

Altr buoch Orlado odio,dugg talmorte Verife in quella volta il capitano


Che purti
fia d'honor ,poco t'annoi , Ch'a battaglia con lei s'era congiunto,
E'nquefta Carloilqual voleua incorte fenator romano
Et fimilmente il
Di Francia, effo Soldan ricondur viuo Vecife inquella volta Draganorte
Sitrale duante,& gridò moltoforte Ch'uccife effo Rinaldo il gran Soldano,
Z ii
SECONDA
Spinti adunque da lor nel Acheronte Opoffentiguerriergrandi diuini
Trecombattenti tal, cbe'n quella gent e Óftrenuicaualieri , & ualorofi
Erano del ualorla primafonte Si ponno ben coftor dir paladini,
Glialtri impauriti affaifubitamente Quali nel mondo mai uirifamofi
Lafciando tutti ilpiu menar le mani Si ponno equiperar con quefti adeffos
Si diedero afuggir confufamente , Neffuni certo,chefariano exoft,
Cofire Carlo & ifuo chriftiani Il cont'Orlando cifol nel granfucceffo
Reftaro uincitor ne la giornata N'uccife ottantamilliaquarantotto
Fatta colgran Soldano e ifuoipagani , Etfei giganti col maggior c'ho messo ,
Maperche fpeffo auien che la brigata Rinaldo anch'ei u'andò molto ben fotto,
Accefa d'un defio, non puo quetarft Et lafua bell'Hebrea tols'ella anchora
S'a l'opra non dafin gia cominciata Più che la partefua de l'empiofcotto ,
Quefti diFranciaalborpunto ritrarfi Fecere Carlo ilfuo deuer dognibora,
Nonpuotero d'andar dietro uccidendo Namo n'uccife tanti, e'lbon Turpino
Ancho queifaracinfuggiti & fparfi, Ch'empirono quel giorno l'Antenora,
Mafempreinpiufuror gliandarfeguendo Si portò Salamon da paladino ,
Fino ai propinqui fiumicaglialtri pasfi Fece Olivier miracoli di certo,
Vnonpoteano andarpiu'n là fuggendo, Etparue Aftolfo il di corpo diuino,
Di modotal ch'i conduceano apas
fi Fè'lDanefe ueder ch'erahuomo experto,
Ch'ebifognaua lor dar ne le spade Ricciardetto moftrò ch'eragagliardo

O'n altra morte andar co iproprii pasfi, Et c'ha d'efferfratel del prence ilmerto,
Et in conclufion piu crudeltade Il cont'Anfelmo nonfu mai codardo ,
Quiuifufatta alhor queftofol giorno Guidonfègranfacende e'l bō Gualtieri
Che'n altro luoco mai tuttuna etade, Et le fer grande alai Marco & Alardo ,
Quandogia Tito eifuoifoldati andorno Auino, Auolo,Otone,& Berlinghieri,
Ala deftruttion de la Giudea Purfempreifieme,ench’citante neferno
Non fe nefè giapiufin ch'ei uiforno, Chefi moftrar di Dio ueriguerrieri,
Quando Brenno cofuoi Romaprendea Et Viuian fimoftrò un'buom fuperno ,
Nonfenefègiatanta, ne gia tanta Guizzardo,Baldovino, & Malagigi
Silla ne fe quando piufarpotea, Empronfempre'l di d'alme l'inferno,
Adunque Carloalpigliar terrafanta Ricardo, Sanfonetto, Anfuigi
Fè dei paganfigrande occifione Et tutti glialtri anchorferono cofe
Ch'altri non nefè mai d'altri altrettanta, Ch'immortal ſemprefia per lor Parigi,
Moriro albor di men d'un millione Et ueramente che miracolofe
Quarantaquattrom:llia faracini, Ellefi pon tener,perch'altrimenti
E'n quei di Francia uentitre perfone, Potriano altrui parerbenfauolofe,
PARTE 179

Non è cotefto affai lettoreche spenti Queftodal conte effer❜odito uuole,


Sian nouecentocinquantafeimiglia Quelda Rinaldo, er qlda Carlomagno
Huomini un di da cofi poche genti? Ets'ei non ode lui,s'attriftae duole,

Mi non è quefto poi piu merauiglia Coficiafcun delfingular guadagno


Cheguardatafifiafi ben da morte Fatto'lgiorno ha piacer di dir qualcosa
Contralortanti fi picciolfamiglia Ocon l'amicofuo o col compagno,
Bifogna ben ch'ellafiaftataforte Maperchegia uenia ben tenebrosa
Ŏ ch'ella comegia Hierufalemme La notte alor, gia l'hor'era in cui
Habbia hauuto lfauor de l'alta corte, Tutta lagente volentierfi pofa,
Perche cofi fi puo benſempre vn'emme Vollere Carlo(& gia l'haueua a lui
Ogni colpofegnar, mafefuſenza Prima accennato Orlando)che ciaſcuno
Per certo lettor miograftupor viemme, Lafciaffe homai di fe'l dir' d'altrui,
Mafia comefi uuol,queft'è l'effenza Però tolto da ognibuom tempo oportuno
Chen'uccifero tanti, er piu di loro Tuttigioendo a ripofar s'andaro
Non ne morir ch'io disfia lafentenza, Fin che tornaffe'lfolda l'aere bruno
4 Et a lafin delfi crudel lauoro Cofi'lfamofo giorno e sempre chiaro
S'eragiafatto'lfol tutto naſcofo Hebbe'lfuofin, ma che di quelfiaftato
Dietro a le spalle del gra vecchio moro, Anchora iuerfi miei nol dimoftraro,
Per loche Orlando il capitanfamofo Nelaltro adunquefialettor moftrato.
Sempre ne l'oprefue prudente affai CANTO LXVIII.
Gia de la gentefuafattopietofo
1 Diede araccoltaperche quella bomai Di infelice, mefto, & angofciofo
Delafaticafuafiriftoraffe E comefotrò i mai dir chefiftato

Ch'era bentempo vfcirfuor d'opre tai, Felice,allegro, dolce, & gloriofos


Donde inpoc'bora a lui ciafcunfi traffe Odi crudele,infefto, er sfortunato,
Come in campagna da la lunga caccia E come potròi mai dir che nel mondo

Alprincipalda tutti glialtrifalſe, Tufiiftatounauolta auenturatoš


Et quiui tutti adun ciaſcun s'abbraccia O di de i miei dolor miferofondo
Si rallegrano infieme e fifanfefta Ecomepotrò'i mai dir che qui in terra
Come di cofa auien ch'altrui benpiaccia, Tufiiftato unauolta digiocondo?
Carlo ha dintorno lafamoſageſta· Ch'inte pers'io (lofai) la mia gráguerra
Et tutti infiemeparlano delfatto Perfarlaquale in ordinarmi hauca

Et dice ognibuom la fuaſenza richiesta, Tutticonfontii dich'un luftroferra,


Chi narra un caso chirinarraun atto Ogiornata crudelgiornata rea
:.
Chi dice unfuofucceffo in dueparole Eperche mi mifiio con talfatica
Et chi ne dice unfuonon tanto ratto, Auoler quel c'bauer nonfipotea?
Z iii
SECONDA

Troppofortetrouai la mia nemica Me mifero dauer mifero er lefo


Laffo che non le bauriaMarte egliſteſſo Vinfe madonna mi lasciò tal carco
Smagliata unpunto pur lafualorica, Chefemprefenzafin mifento offefo,
Miche non baueu'io quel giorno appreſſo O Dio d'amorfe mai ualer de l'arco
Con lelor arme & tutta la poflanza Donde s'è'l nometuofatto immortale
Peraiutarmi che m'hauean promefo) Fallo bor valerfi ch'io ne refti fcarco,
La carità ,lafede , er la speranza,
Fallo fignor,fepuoi,fa'l che piu uale'
Lapietà,lagiuftitia,& l'humiltade, Quefto, afarti immortal for glialtri dei
La cortefia, l'ardire, la costanza? Ch'altroche posfi mai farcol tuo ftrale,
Non baueu'io quel di l'humanitade, Se vinta un di tu mi puo dar coftei
L'elloquenza,'ldefio tutto, l'ardore, Edonde bauerpuoipoigloria piugrade?
L'animo,' lcore, l'opportunitade? Fallofignor, checerto far lo dei,
Nonbaucu'io quel giorno il Dio d'amore Quefta'l valor ch'in noi di tefifpande
Chefoura glialtri s'era meſſo alforte Tutto disprezza, fe nefa laftima
Difarmi
fe potea il uincitore? Chefanno iricchi de le vil viuande',
Et non ualfer ne in lui ne in quefta corte Se non le moftri che perte s'eftima
Ilpur uoler,ne le granforzeloro Che vaglia'l tuo valorforglialtri affai
Che troppoforza è in lei mia triftaforte, Laltreimpareranpoi da queftaprima,
Però s'iofemprelamentando ploro Et tu lafama tua neperderai
E chequel diperdeicolgran conflitto Pero fallofignor chefia'l tuo bene
Lafpeme d'acquiftar piu'l mio theforo, So ben che s'hai giudicio tu❜lfarai,
Dunque io dirò che quefto giorno afflitto Neti ritrarperche tormenti o pene.
Siaftato unquafra noigiornofelice? Ella habbia ung a patir fa'lpurgagliardo
Nonfarà uero mai ch'io l'habbia ditto , Ch'ách'ella al mal d'altrui meſta nõ uiene,
Seuinfe Carloinquel,perfe infelice I mi confumo atutte l'hore, er ardo,
Lagentefua'l Soldan, perfer la uita E ellafe'l vede, fene cura tanto
Dunque chiamarlo reo certo ancho lice, Quato del figlio Althea nazi alfin tardo
Quefto adunquedireo ch'anchor m'inuita Forfe ifofpiri miei ,forfe'l mio pianto
Apiagnere il ualor dond❜iofui uinto Viua la tien,forfe la tiengioconda
Dala nemica miaforte er ardita, 1
Forfe a qualchepiacer le gioua alquanto,
Fu di Maggio letter decimoquinto Pianto s'egli è cofi, tanto m'abonda
In quefto Carlofupero'l Soldano Ch'imifaccia vna Egeria, una Aretufa
Enquefto'l valor mio tutto fu extinto , VnaCiane,un'Hiria,un'intier'onda,
Ofelice Soldanfelice &fano Mas'ei non è cofi,dehperche chiufa
Vinfere Carloergliſcarcò ognipeſo M'è laftrada difarmi alaſua viſta
Ch'
‫ه ما‬al modo grauar maipuo corpo buano Qualfifè Atbláte a quella di Medufe
PARTE 180
Pietofi dei delcielfe mai s'acquifta
·Etlaltrogiorno poi quando la mancia
Gratia alcuna da uoiperc'huō l'impetri Del'antico Titon ,moftrò a la gente
Con l'ardente defio ch'a morte attriſta Da la finestrafua l'adornaguancia ,
Fate ch'al veder lei tutt'iɔ m'impietri Elfore Carlo imperatorprudente
Che con quefto defio dicerto ilcheggio, Refelegratie de lagran uittoria
Poi ch'Amor no puofar ch'ella fifpetri, Al'alto Iddiofignor onnipotente
Ne uipara ch'and'io cercando ilpeggio Etfu ch'a lodefua or afuagloria
Ilpeggio per me èftar comeftofempre Vna meſſa cantarfece a colui
Et diqueftopur bor non me n'aueggio,. Cheferiffe'primo a glialtri qfta hiftoria,
Nou'anni intieri bomai piant'ho maisépre Doue humile ciafcun dintorno a lui
Et mi ueggo uenire un Cipariſo Elſofignor ringratiò'nfecreto
Talch'in eternofiancofi mie tempre , Non conofcendo'l benpunto d'altrui,
Obello,adorno, uenerando uifo Ma Carloſempre un'buõſaggio et diſcreto
E comepuofar quefto la Fortuna Ringratiar lo uclfe ad alta uoce
Che tanta crudeltafia inparadifo? Et diffe efteparole ardendo leto.
Sefete benfra noi uoifol quell'una Opietofofignor ch'a l'alta croce
Donde fi puopensar quanto benfia Perlo delitto bumanpatir uoleſti
Loftar colaltre deefoura la Luna La datapena a te tanta er atroce,
Perch'ufar ad altrui tal tirannia? Conofcoben che per pietà tu defti
Nelcielfra laltredee de l'eſſer uoftro (Et addito i paganper la campagna)
Non s'ufagiach'amor' cortefia, Tutto'lpoter a noi di uincer quefti,
Se'l di ch'ai miei lettori adhor dimoftro Però dolcefignor tutto rimagna
Nonpuot'io conquistar congrá battaglia L'honor,lagloria, e'lfempiterno grido
Tanto che no fian lagrime'l mi'inchiostro Di coteft'opra a la tua uirtu magna,
Fate uoiper pietà c'hor tanto uaglia In quellafignor mio tanto mifido
L'humileprego mio ch'io lo conquiſti Che conquefti tuoi pochiſeruitori
Et aifia lode a cui null'altra aguaglia (Et moftro ifuoiguerrier) nó mi diffide
Et a me i membri miei gia ftanchi & trifti Dipormia ipreſe anchor molto maggiori .
Torneranno in uigor tanto ch'anchora CANTO LXIX .
Potro cantar de i martiali artiſti,

Conquefto adunque cor che m'aualora Vando lagente che caualca a caccia
Ch'anchor'un dipotrei cagiar líguaggio
9 Od in altropiacer,fifta a la meſſa
(Se lo uoleſte uoi)nanzi ch'io mora , Che quafifempre albor toftofi spaccia
Ritorno a dir ch'a i quindici di Maggio
Tutto che lprete lei mormori inpreffa
Re Carlo magno imperator di Francia Etdichi conparole addentelate
Vinfe'l Soldano, e'lſuo grabaronaggio ,
Tal ch'in un paternoftro e compit effa,
Z iiii
SECONDA
Sempre ella par a lor ditarditate Quiui ciafcun ch'al mondo mai defia
Perchel'ardente cor del bel camino
D'bauer ricchezzegrandi a questauolta
Non lascia lor le menti ripofate, S'hauria potuto empir lafantafia,
Cofiifrancefchi adbor torno a Turpino Et breuemente nefer tanta accolta
Che celebra la mesa auidamente Ch'una maggior❜otanto ricca mai
Per lofiglio obedir gia di Pipino, Nonfufra quanto'lfol girando uolta,
Tutto che la dich'ei uelocemente
Maperche Carlo anchor non bauca aſſai
Loroparlungaper l'ardente core Fatto delfuo voler contra ipagani
C'han d'andar a spogliar la mortagēte,
Tutto,che rotti apien glibaueſſe homai ,
Ne ben ineffa fe del Saluatore Perche volea lortor de l'empie mani'
La croce,in benedirei circonftanti Hierufalem,comeper queſta impreſa
Chetuttifi leuarcon quefto ardore, Sauem che v'hauea addutti i chriſtiani ,
Manon era uopo alor d'ardori tanti Non volfe alborche questa robaprefa
Percheu eran da tor tante ricchezze(ti, Seco portafle alcuno in altro loco
Che n'hauria hauuto ognihuofouraaboda Perch'ella &fempre a talfacende offefa,
Quad'Anibal con tante altrui grauezze Neperò volfe anchor donarla alfoco
Fè fi ricco d'anelli ilproprioerario Come Alejandro fè quando fpedito
No ue n'eragia tate(ch'altri apprezze) Volfe andarfenza carco o molto o poco,
Quando Alejandro dopo rotto Dario Matutta in uncaftel là ſoura'l lito
Fece'lgran carco de l'accolta preda Doue'l Mediteran bagna❜l terreno
Perlopaefe d'effofuo auerfario Raccolfe adanperfuo miglior partito,
Non ue werangiatante (ch'altri creda) Et venne effo caftel d'effa fipieno
Neche Lucullo di Tigranocerta
Chepiu non trouò pieni difrumento
N'haueffe tante,alcun u'è che'l conceda, Lucullo li granaria Carbieno,
Peròl'andarle a tor tanto non merta
Tant'arme metter eifè quiui drento
D'auidità come ne uan costoro Che n'bauea men ne lafua rocca Adrano
Perc'han d'hauerne affai laftrada aperta Seben d'armar migliaiafettecento,
Maperch'alcun non è maifatio d'oro Lepropriemetterfè delgran Soldano
Fuor Craffo che'n beueo piu che no uolfe Quelle de li giganti ,& laltre tutte
Conquefto ardore andaro al capo moro, Del meglio armato popolopagano,
Et quiui ognibuom di lor tantefe'n tolfe Et poi ch'egli kebbelor cofi ridutte
Che fefenzaber orfi puofatiare Con'tutte laltre cofe di piu pregio
Sıfatiò ciafcun con quel ch'ei colfe, Et c'hebbe lor be conce & ben conftrutte
N'hebbero adunque tante cheftimare Ordino un'buom delfuo viril colegio
Nonfi potrebbe maizquiui s'hauria Che reftaffe a laguardia del caftello
Potuto Mida certo contentare,
Etfuafto Gerardo buomforte e egregio
PARTE 181

Et eicon l'altrofuofranco drappello E'lſuofratel n'hauea tanto fpiacere


Prefe laftrada inuerfo terrafanta Ch'a modo alcun di tolerar la cofa

Per por di Chrifto leifotto'lfugello, Non fapeua la viadafe vedere,


Maa quefta gloriafuafenza par tanta Namo la mente hauea tanto dogliofa
Aqueftefue allegrezze pellegrine Che nonfapeapigliar partito alcuno
A quefto gaudio ond'ei tantofe'n vanta Maftaua com perfona negbitofa,
L'empia Fortuna che d'acute spine Turpinpatir non la uolea a neſſuno
Souentepungealtrui neigran piaceri Modo del mondo,er taldolor n'bauea

Volfepor del disturbo inanzi alfine, Cheforfennatoparfempre a'ciafcuno,


Et fecech'ambedui queigranguerrieri Olivier Borgognontanto prendea
Ch'eranogiunti ilgiorno a la giornata D'angoscia,di dolor,d'ira, & d'affanno
Oltra'lpenfier di tutti i caualieri Che quantunque viril , femprepiangea,
Dico Rinaldo e lafua innamorata Et tuttiglialtri anchorfimilment'hanno
Spinti d'altro defio uolferpartire Tanto pena crudel di tal partita
Da Carlomagno e da lafua brigata, Chefempre mefti & lagrimando ftano,
Donde nacque a ciafcun tanto martire Cofi Fortunarea,Fortuna ardita ,

Tant'affanno ,dolor,pena, cordoglio, Fortunache uolpur quel ch'ella vuole'


C'hauria uoluto'ognibuõprima morire', Diè del difturbo a cofi allegra uita,
Et effo Carlo c'hauea gia l'orgoglio Hauca poc'anzi Carlo, laltraprole
Per la vittoriagrande, di condure Virildi Francia,hauuto vn'allegrezza

Triompho in Fracia com'in Capidoglio Ch'altroue vnapar mai non vide ilfole,
Quando lo'ntefe, al cor talipunture Et borabanno tutti ei tanta tristezza

Hebbe,che vene a lui manco ogni voglia Ch'almodo mai maggior nō uide alcuna
Di piu feguir legrandifue venture
', Effofol nelfuo andarpgran lunghezza,
Anzi tanto piacer Paccolfe er doglia Et cofi moftra pur l'empia Fortuna
Ch'intieramente cangio'lsuo propofto Che tutto quelch'èfottopofto a lei
Com'io talhorfe troppo Amorm'addo Per ben chiaro ch'eifia,fempre s'ibruna,
Etfipcioftau'eifempre difpofto (glia, Però brigata voi che fi in costei
Ch'egli pareua un'buomfuor difeftello Perche u'è chiara aſſai, lafede hauete
Com anch'iofopoi ch'in amorfuipofto, Pigliate effempio a quefti cafi rei,
E'lcont'Orlando nonpareapiu d'eſſo, Et voi piu ch'altr'alcun donnachefete
Egli non uoleapiu viuer al mondo Perlofauorefuotantofuperba
Difperat'era, e'l dimoftraua espreso , Nel vostro altero corquefto volgete,
Et queftofi teneafi grauepondo Arridofen vienfempre ogni bell'herba,
Che gli parea nel mondo nonpotere Ogni bel fiorfi cangia in altrettanto,
Piu viuer lieto mai ne maigiocondo, 4
Ognibellaftaggion diuenta acerba,
1
SECONDA
1
Et con quefto ui lafcio in quefto canto. Et quiui intorno lui primo'l Mainetto
CANTO LXX. Cominciaro apregarlo conparole
C'haurian cagiato il cor detro ognipetto
Effun buonpadre mai naue nefella Diceua eifigliuol mio dolce mia prole
NSalio nel mondop andar lontan
o So ben che tu da noi non partireſti
Con piu dolor de lafua brigatella
Sapesti iltuopartir quanto ne dole
Di quelchefe'lfignor di Montalbano
Vogliofigliuolomio ch'altutto refti
Quando uolfe partir da laltra corte E doue bor uuoi andar¿doue figliuolo
Con dolor del bel campo chriftiano ,
V`meglio chefra tuoi ftar maipotreſti?
Ne mai neſſuno andò doue la morte T'habbiamgran tempoer cofilúgo duolo
Periglio è chefiafin d'una questione Per ribauerti anchor con effo noi
Dentro unfteccato a dimostrarfiforte Fatto cercar da luno a laltro polo,
Con piu dolor de lefue donne bone Et bor che(dio mercè) t'habbiamo, etpuoi
Di quelchefe Rinaldo alfuo camino Star triomphante e in allegrezza nofce
Con quel di Carlo er de lefueperfone, Contantonoftro mal partir te'n uuoi,
Glidiffe un giorno ilfranco paladino Se tipartifigliuol certio conofco
Serenisfimo refempre cortefe
Che tutto'l delper noi limpido &g chiaro
Miguida al mondo un certo miodeftino Sicangeràfubitamente infofco,
Che mifa andarcercando aſſai paeſe Et non u'è a quefto mal neſſun riparo
Peròcon tua licenza andar uo uia So benRinaldo mio quel che tidico
Ettufeguendo andrai tuegrádiimprefe , Non ti partir dolcefigliuol mio caro.
lo meco menerò la donna mia Dalaltro canto Orlando, ai doke amico
• Che per copagna'l ciel m'ha dato iterra Eperche uuoipartirti:gli dicéa
Et tu teco queftaltra compagnia, Chite ne da cagion?chi ti da intrico?
So che non hai di noi perfarpiuguerra
So benchefia contenta la tu’Hebrea
Bisogno alcun,che de le dieciparti Refta dolce cugin ,fa’lper mi’amore,
Gia le noue baip te, se'l ciel no m'erra, Queft'hor'iogia da te non attendea,
Poi bai anchor con te queftaltri Marti
Tupur laltrbier uenifti, e'lgrand'honore
Chepotrannogagliardiin ogni imprefa Delfattodarme illuftre & gloriofo
Pergrande ch'ellafia femprefaluarti, Hai apportato al noftro imperatore,
Peròfignor non me nefar contefa Et hor che deueu'ei dolce e gioiofo
Chemibifogna andar'onninamente Godertifeco di ragione in uita
E'nueritate che'lpartir mipeſa,
Louuoilasciarfcontento e doloroso ,
Albora aquefto dir trifto e dolente Troppotufuor ditempofai partita
S'incominciaro a far com'habbiam detto,
Offendi Carlo , me ne doglio anch'io
ElloreCarlo& tutta lafuagente, Et tuttalaltracorte è sbigottita,
PARTE 182

Etfe tiparti adhorueggo perdio Ma'lpaladino & lafua innamorata


Ch'ogninoftrafacenda ua in malhora Non tanto mefti,in uiafi miferpronti
Nonti partir dolce Rinaldo mio, Di confumarui anchor qualchegiornata,
Et fimilmente tuttiglialtri anchora E'lprimo lorcamin uerfo que monti
Lopregano & colcorquafi colquele Prefero de l'Armenia, ch'a l'Eufrate
Facci'iofemprecoleiche m'innamora, Fanno ,& al Tigri,& a qglialtri ifonti,
Ma come'l mipregar nulla non vale Ne quindifatt'hauean troppogiornate
Ch'a quello duro cor di diamante Che capitaro ungiorno a vn remitoro
Vnqua del mal d'altruipunto non cale, Doue albor v'erafolamente vnfrate,
Cofi ilpregar di Carlo & del gridante Et quando giunti a queſto luocoforo
Suo campo,nulla valpreffo alguerriero Vitrouaro ancho giunti duo foldati
Ch'è pur nel uolerfuofermo & coftate, Ch'una bellafanciulla hauean con loro,
Dunque Rinaldo in queftofuo penfiero Etperc'hauea gial folquafi paſſati
Poic'bebbefatto ben tuttafuafcufa D'Hercule ifegni, no u era altro alber
Parti`daglialtri un diful fuo corfiero Quiui volferoftar tutti alloggiati, (go
Etfolfeco menoe colei ch'excluſa E'lpadre diffe lor tutti u'albergo
Nonpotea dalfuo cor effergiamai Perquefta notte, uolentier, ma a giorno
Dico la bell'Hebreagia d'andarui ufa, Prédapur uia ciaſcú l'arme & Pusbergo
Et miferfi in camin giocondi affai Percio che'lfardi voi nofcofoggiorno
Ma Carlo magno & tutte laltregenti (Etpiu c'bauete anchor quefte madonne)
Smarriti iui reftar colmi diguai, Nonpuote effere a noifenon difcorno,
Nepiu fparfegiamai Roma lamenti Quandofi uefte un'bué le nostre gonne
Quando a la morte di Valerio,tutte Lafcia egliil mondo 7 laltre compagnie
Le donne ui ueftir panni dolenti, Et quelle foura ogni altra de le donne,
Nepiufi dolfe mai quando diftrutte Percheacondurfi in cielfra quelle pie
Feceletorriei merli a lecittadi Braccia ch'aperte ad aspettar nestanno
Ch'infegnodi dolorfoſſero brutte, Queftefono di noi leproprie uie,
Et ch'ogm fuo deftrier tonduto uadi Voi altri andate a quell'eternofcanno
Et fimilmente tutti i muli,inſegno . Colcorfier,con lalancia,er con laspada
Del medefmo dolor grande ne i radi Et con altr'arti lor altri ui uanne,
Alejandro a la morte delfuo degno Che puo certo ciaſcunperqueſtaſtrada
Et dolce Efeftion,ch'a luifi dolfe Venir nelftatofuo la fù contento

Ch'al mondo quefto dar uolfeperpegno, Perch'è cotéto Iddio ch'ognibuõ ui uada
Chefeffe Carlo eifuoi, quandofitolfe Ma uuol beche ciafcun metre ei u'è drento
Da la lor compagniafi dolce e grata L'ordinetenga,i modi, & la miſura,
Il caualier chepurpartirft uolfe, Chefono d'effo Iddio.contentamento,
SECONDA

Etperche'lSappiam ben , de la natura Et cofi tuttifei lun laltro contra

Diede egli inprima a noi la legge buona, Mangiano allegri ragionando vanno
Indi nel venne a por ancho in fcrittura , Di quelch'allhotta lorfi infiemefcotra,
Cofi quelfanto, largo, ampio belicona Elpadreleuaju ,torna,& affanno
Dimoftro pur veracemente quanto Pigliafi grande d'honorargli bene
Port'egli amore a l'immortalperfona, Comanchoglialtri infimil cafifanno z
Col nome adunquefuo benigno & fanto Et fempre lauda Dio f,empre egli bapiene
Tuttifratelli miei ci ripofiamo. D'bumilità tutte lefueparole
Et colmedefmo anch'10finiro❜lcanto Etfempre'l capo chin modefto tiene
Poi che con quefti a ripofars'habbiamo. Tal c'hauria ben con questefuegranfole

CANTO LXXI . Ingannato'l Diauolda l'inferno


Non checoftor ch'erano humanaį role
',
• Erribile venen ,poſſente, & grande Et fifapeua vfar cauto'lgouerno
TSpelfo nel mondo s'è trouato afcofo Ditutte efte opre fue che cofor cutti
Sotto eccellenti & fignoril viuande', Per vnfanto l'haueandelcielſuperno,
Tiranno cor,alpeftro, & orgogliofo Ma come al parturir de iproprifrutti .
(Vedefi in lei)s'è ritrouato spesso Meficonoſce l'arbor,cofi lui
Sott'buman volto,bonefto, & gratiofo, Meconobbero alfinglofti ridutti
Mirando ingegno, mirád'opre appreffe Matroppo tardi inuer,perchegia altrui
Sifono pelo al mondo ritrouate Egli ingannato hauea compiutamente
Sott'bumile' mantel,baſſo , er dimeſſo , Et fatti tutti apien li
fattifui ,
Aftutiagrande & granfeleritate Et perche lettor miopiu chiaramente
Siritroua ancho fetto un bonfembiante Posfi intenderl'hiftoria apunto come
Com'bor moftrerà a noi ilnoftrofrate
'. Congliocchila vedio de la mia mente
Queftidapoi checon lefauie erfante Di ciaſcun di coftor diremo il nome
Parole inuito glofti a ripofare Etpoi di puntoinpunto andrem vedendo
Che ne laltro cantar uedemmo auante
' Laltrofucceffo ch'alcantar mi prome,
Incominciògiocondo apreparare Rinaldo è'l paladin,quefto comprendo
Dele viuande fuefu una menfetta Ch'ognibuofa bé chi gliè, laltr'è la dona
Perfargli al me ch'ei puo tutti cenare, Del cuifoaue amor viu’ei morendo,
Et quiui il paladin primo raffetta Et è'lnome di lei quel di madonna,

Chepiu de glialtri a luiparue d'bonore Manon egia del refto a guifa d'ella
Poilafuabell'Hebreagli dirimpetta, Fatta didiamante,o di colonna ,

Indigli
fafeder laltro maggiore Laltraconglialtri doi la Rofanella
Albraccio deftro, er laltra donna incótra Chiamata eraper nome da coftoro
Elterzo dentro eiper terzofuore , Et eraanch'ella affai gallante & bella ,
Pontan
PARTE 183

Pontan dett'era poiluno di loro Pontano albora a lui,gracchiar tu puoi


Laltro era nominato Talione La Rofanella è miaper questa notte
E'lfratenome haueafrat' Antenoro, Stanotte la uogli'io , di quel che uuci,
Et cofi inpace tutti e unione Et Talion,tu uuoi meco a le rotte
Stettero a menfa infin che'l padrefanto Tofto uenir Pontan, ueggo'l ben'io', -
Refelegratie,& fè'l diuinfermone, Verrò dife Pontan ancho a le botte,
Poifi leuaro a untempo , & ftati alquanto Albora Talionpien d'un natio
Diffe un di lor mi par c'hora giafia Soltofdegnofuo,brauendo diffe
D'andar a ragionar in altro canto, Ofefta nottel'bai riniego Dio,
E'l frate albor,col nome di Maria Pontano haueua anch'ei taluolta fiffe
Voiue n'andrete per queftaltre flanze Certefue bizarriefine la tefta
Et io men'andero dentro a la mia, Ch'altutto era uopo a lui ch'ei le finiffe,
Rinaldo albor com bauea per l'uſanze Dondeperchefralaltre una era quefta
Simife in unaftantiacon l'Hebrea Sali in tat'ira adhor,ch'anch'ei brauado

Per ftarui infin che'lfol la notte auanze, Diffe i l'hauerò pur , creppichi refta,
Et breuemente andor tanto alternando
Prefe un deglialtri doi quellaltra dea
Et in unaltrafe la uolſe addure Fra lor quefteparole ingiuriofe
Che lunar laltro cofifarfolea, Ch'alfin ciafcun di lor disfodrò'l brando
M1 ,che chefoffe alhora o le uenture La Rofanella pia ui s'interpofe.
Delfrate, o d'ella donna, od altra cofa, Ettremante fpargea per la lorface
Cangiaro albor coftor lelor nature , Tutteparoledolci & amorose,
Soleano hauer cofteiper amorofa Rinaldo ode'l romor ,ma aſcolta ,eg face,

Entrambiinfieme, & a guaglianza tale Falmedefimo l'Hebrea , chegia a posarsi


Che lagodeaciafcun comeJuafpofa, Chiufa laftanza & luno &ಅ laltro giace,

Etfpeffo la tenean su un cauezzale MaafraAntenor piu pio parue ch'aftarfi


Fra ambilorduofotto una coltrefola Queto cofifia contra caritade

Conpace & co amor maiſempre eguale, Perche tutti li mal denno ouiarfi,
Taluolta anch'un di lor perqualchefola Peròfentendo lor,pien d'bumiltade
Selafoleamenarfeco a dormire Subitofaltòfuor de lafuaftanza
Neu'eraftato maifra lor parola, Et s'interpofene le nudespade,
Adeffo che Pontan uolfe partire Et quiui con beldire,& confembianza
Con lei,da Talion,per dormirfolo, Diuera carità fa d'acquetarli
(Che chefoffe)ei noluolfe confentire, Vnaimportuna, & amorofa istanza,
Ma diffe a luifratel nel letticiuolo Ma alcun di lor non uuol ch'eglipur parli
Sta notte la uogli'io,dimantu poi Anzigrida Pontan,padrefuggite
Manderai'l tuofalcon ne l'orto auolo, Lasciatemi ilfuror di gratia trarli ,
SECONDA
Et Talion'anch'ei,non m'impedite, Et la Fortuna a cuifuforſe auifo
Stateuipadrein là ftateuiadietro Ch'egli baueffe ardir grade, et gradeige
Vopur ueder s'ei uincerà la lite, Gli lofè riufcir colma di rifo, (gno,
Elpadrealhorfratei mai non m'arretro Volcano ambi coftorſenza ritegno
Nonpiaccia al miofignor no no p nulla Gialun laltro amazzar come nemici
Fin chepacefra uoi non bene impetro, C'habbinfra lor qualch'iportate fdegno,
El voltoin quefo dir ver lafanciulla E'l frate li volea conciar amici
Ite diffe madonna ite là drento Maluno & laltro tanto era alterato
Etlafciate a mefar diqueftafrulla, Ch'entrambi haveano perſo itõ giudici
Vopur vederfe Dio tant'argomento Peròfi trouau'ei molto impacciato
Mi vord darperfua pietà, ch'iopola Et prega questo era quellaltrogrida
Far queftofdegno lor quetato & spento, Mane quefto ne quelpuofar quetato,
Ella fanciulla alborpiangendo mola D'ceu'eifignor mio che non s'uccida
Ginelaftanza ch'eilehauea mostrato Qui in quefto luocofanto un di coſtoro
Tutta tremante,pallida , er commoffa, Mandami vn'angel Dio che gli diuida,
Et eifra ambilo lor,molto infiammato Opoueretto tefrat' Antenoro,
Rincominciò ad oprar tanto ben l'arte Oregina del ciel Vergine pura
Ch'ultimamente alfin venne ordinato Pontu(chenolpoßio)pacefra lore,
1
Dimoftrartilettor ne laltre carte. OfanBrancaccio mio tu c'hai la cura
Di quefto luoco tuoparticulare
CANTO LXXII
Non milafciar venir quefta fciagura,
Vengonpur taluolta infra le Et con altro talparlare
A Horquici bor quidi, fe vogliadir ve Et colmenar la tunica le mani
Deftranicafi er deftrani accidenti, ( ro Etlapacientia,alfinfeppefi fare
Et la Fortuna c'ha di lor l'impero Chequefti lun da laltropartifani,
Ifa riuscirealtrui come a leipiace Etprefo Talion,dentro vna cella
Bene aGrosani, et piu che peggio a Piero Spinfe'lperche da laltro s'alontani,
Ame tutti li mieiſempre ella face Indiprefo Pontan,quafi anche in quella
Pia che peggio riuscir,donde'l fifia Lofofpinfe in unaltra, & iui drento
Nonfo fors'è ch'iofonpoco audace, Reftaro, & ne lafua la Rofanella,
Et vuolfi effer affai com'borporia Poi tutto bumilità prefto , er intento
Affaigranfedefarne il cafo occorfo Araffettar l'auanzo de la cofa
Laalnoftrofra Antenor ne la badia. Entrò là ue Pontans'hauea ritento,
Egli la infra color dou'era corſo Et quiui con gagliarda & gratiofa
Perpartir la questionfece improuifo Lingua,a pregar l'incominciò di core
Veduto'l cafo unfuo uiril diſcorſo, Ch'egli lafciaffe a laltro l'amerofa,
PARTE 184

Dicendo aluifratelfa'lper mi'amore Mafra Antenoro a cui giaforfe tira


Etfepelmio non vuoi ,ch'io nolo merti, La Conscientiafuagrande & fratefca
Falloper quel del noftro Saluatore, Quiui trandofiuia piange & fofpira,
Vopo non ègia a tetanto dolerti Ettanto gliattiJuoisemprerinfrejca
(Miparcoft)per vna nottefola, Ch'apoco apoco anchor di Talione
Ch'anch'ei de laltrefia per compiacerti Coquei l'animoprede, e'l cor gl'nueſca
Fallo Pontan,non ne dir piu parola Et finalmente tanto ben compone
· Ivoglio in ogni modo che tu❜lfaci Queftefuedicerie, ch'anchor con lui

Debfammi queftagratia, & miconfola, Venne ala defiata intentione,


Che dicitufratelinon mi compiaci Di modo talch anch'eigli diſſe, vui
Non mi vuoi contentar per queftauolta? Cofa mifatefarpadre amorofo
Contentami tiprego,& dormi , & taci, Chefattanon l'haurei maiper altrui,
Et in conclufion tanto ben sciolta Maper lo voftro amor vofar riposo
Sepp'egli oprar la lingua, che Pontano Itegliela a menarin fuo malpunto
Fè lacolerafua deltutto volta, Che uega aluno e alaltro il malfráciofo,
Et d'alterato,diflegnofo, & ftrano, Et cofifra Antenor di gaudio punto
Perlefauieparole del bonfrate Se n'ufcifuori, queiferro la porta
Quieto diuento ,dolce , & humano , Etfe n'ando adormir l'iſteſſo punto,
Et diffe,padre,a lui,certo mifate El padre allegro affai
firiconforte
Vnacofafarvoi,ch'i non l'baurei Etperfornir l'impresa incominciata
Fattaper quel ch'èpropriapoteftate, La dona uaatrouar gia mezza morta,
Maper lo voftro amor piu anchorfarei, Ma quella uifto lui riconfortata
Itegliela a menarinfua malbora Gli aiene incontra,& gli dimanda come
Che'lcancaro lor venga a lui e alci, La cofa alfinfifiafralorpalata,
Et cofi fra Antenorſe n'uſcifora Et egli,figlia, a lei,queftefonfome
Et queiferrò laftantia incontinente Graui da maneggiar,maftatelieta
Etje n'andò a dormir fino a l'aurora, Chele cofe uan bendi Dio col nome,
E'lfratefauio albor tutto dolente Hofattofra ambilor pace quieta
In vifta,er in parole, infembianti Ma con condition ch'entrambidoi
Ne laltraftantia entròfubitamente, d
Venganfta notte uofco ùfi quieta,
Etquiui a Talion trattofi auanti Verranno ambia dormir con effe uoi
Loincominciò a pregar di quel c'hauea Mauerranne un fino a la mezzanotte,
Pregato anche Pontan con preghi tanti, Poipartirasfi, uerra laltropoi,
Ma a la prima anche quefti non uolea Et cofi conciefon lecofe rotte
Intenderlaper niente , con grandira Nepocofattobauer mi par madonna
Tu tto'lparlarefuo gli interrompea, Afar che nonfidiano de le botte,
SECONDA

Ma'l noftro Saluator,la noftra donna Etio❜lfo ben,fi, mal miogrado, quanto
M'hanno dato❜l
fauore fan Brácaccio Lopoffa maifapere altr❜buomo alcuno
Quello in bonor di cui porto eftagonna, Perch'alcun mai nolprouerà altrettanto,
Voi dunquefiglia miapoiche d'impaccio Tatiannii bramo homai, sépre ardedo, uno
Sete (mercè di Dio)fi benfuggita Solo effetto d'amor,ch'è unguardo d'ella
Toglietegli ambidoi contenta in braccio, Et n'e'l mio cor anchor dicio digiuno,
a
Ver'è ch'affai mi duol che quefta uita Ma'l noftrofra Antenor, che ne la cella
Ch'inuero è poco honefta & piace a Dio Bramauapien d'ardor , d'andar'aftarfi
Sifaccia doue alberga un'eremita, Ne laltraftantiacon la Rofanella,
Maperfuggirpiu mal lo contentio Puote inbreue l'ardor dal corleuarfi
Ne credo che'l Signor mettaper queſto Perch'ordinato haueafi ben le cose
Inpeccato mortallo spirto mio, Ch'uopo non era alui di ritardarfi,
Et ella ,padre, a lui, m'è ben moleſto Piu dunque nonftett'eife non che pose
C'habbiate dispiacer,ma certo bauete Giu la cappa, e'l cappuzzo , & lapacientia
Fatto un'officio bon di tutto'l reſto, Etlaltrechepoteano effer noiofe,
Nepiu di cio penfier ue neprendete Etritenutofol la Confcientia
Ch'apuntopiace a Dioforglialtri,quello Dituttelefratefche ch'egli bauea
Che mettefra i difcordi la quiete, A'quellaftantia undò piendi prudentia,
Andateui apofar padre miobello Et quiui la trouò come ei uolea
Etio refterò quipronta afornire Checonciata Phauca la donna apunto

Quel che midite uoi tutto a pennello, Come egli diffe a lei quando partea
E'l padre, e cofifia, uommi a dormire Dunquepotendo entrarfubito giunto,
Reftateai con dio ,ma l'uscio refti Subito entroe,& fiferrò di drento
Talcheposfin coftor dentro uenire, Et a la donna ando non triſto ospunto,

---
Et ella,io lofarò,cofi con quefti Ladonna che credea di uero intento
Ragionamenti ufcite ilpadre fanto Chedeueffero andaruiambi coloro
Et ella andò a dormir co i passiprefti Queftoper unn'accolſe in un momento,
Ma'lbelfucceffo èpoi ne laltro canto. Et cofi ilfauio & bonfrate Antenoro
Sitroua colfuoingegno entro le braccia
CANTO LXXIII.
De laamorofa dolce d'ambi loro,
Anto arde alcun talhor difar qualcofa Et quiuiftringe lei, morde, abbraccia,
Ta
Chefinch'ei nolafàfente undolore Indilepianta in mano ilgran Falcone
Ch'inuero è grade, mai col cor nopofa Et uuolch'ella medefmail mandi incaccia
Et queftoauienpiuforte inqueld'amore E ella nonfafefia di Talione,
Ch'unbramera talhor qualcosa tanto Ofefiadi Pontan quel Mantoano ,
Chefi fente creppar nelcorpo il core, Che nonrisponde ilfrate, er nopropone
Et dice
PARTE 185
Et dice,Talion tal taliano Che quel ch'eifè alfuo ritorno in dange
Nonfuolgiahauer,nefi neruula penna, Cenepuofargagliardamentefede
Nefuoltanto pontar quel di Pontano , Comeuedrailettorper quel ch'auanza,
C'baueafrat'Antenor certafua antenna Ladonna alhor cbe ueramente crede
Dapoterfoftentar tutte le uele Chequel ch'è ftato, un degliamanti fia
Quant'altra nata mai dentro d'Ardena, Perch'è di notte,tardi, nonfi uede,
Maperch'ellagia haueaſenza querele Ne potutopenfar unqua baueria
(Ch'ella non era Statirao Rofana) Chefoffeftato quello ilfantofrate
Rotte de laltrelácie a fan Michiele Per quel ch'ei detto hauea ilgiorno ipria
Senza chiarirfi apienfela Pontana Sifta a confiderar quanto infiammate
Equefta,ouers'ella è la Taliona Sianftatedicolui l'ardite uoglie
La lafciò tutta entrar ne la Quintana, Contral'usanzafua de laltrefiate,
Et quiuifa fi bendifuaperfona Ettienpercerto che le tantefoglie
Che faperder laforza al bongioftrante Ch'egli ha nePortofuofi in breve colte
Tantoch'alfinfi rende ur s'abbadona, (Ilbeperò dilei non ècon doglie)
Maperchepoche uolte al militante L'habbia eglifolper lagrand'ira tolte
Sogliono mancar l'arme aifuo bifogni De la ftata queftionfra lor compagni
Comancho d'altro auien de laltreuolte
S'egli èfoldato bon fiero, coftante,
Anch'albofrate adbor, chefempre in ogni Etuuol che questo anchor quello accópagni
Simile imprefafuafuol eſſerfiero Ch'egli non ha uoluto mai parlare
Tanto che non ha mai donde vergogni Com ancho auienper de i difpetti magni
Non mancorono lance al magiftero Et coft in queftofuo confiderare
Ch'eglihaueua a le man, anzi n'hebb'ei Siua affettando , racconciando il letto
Tante,chelafe alfin da bon guerriero, Perpoter anche laltro ricettare,
Perche neruppein quella targafei Et eccofra Antenorguerrierperfetto
Primachefoffe giunto mezzanotte Con lafualancia unaltrauolta inrefta
Cb'eral'hora d'uſcirfuora da lei, Ritorna & entra,✔ móta al modo detto
Com'ella adunquegiunfe, ch'eglirotte Et quiuifopra lei le rompe quefta
Hebbe le lanciefue ch'io tante dico, Doue bauea laltre, fi gagliardamente
Se n'ufcifuorpenfando a laltre botte , Che pel gran colpo ilfuo corfier s'arrefta
Perchefgocciato anchor tanto'l lambico La donna alhor diceafraferidente
Nongli pareua bauer, ch'e ftardeueffe Vorrà anche queftifar diquelleproue
Fino al leuar delfolcofi pudico, C'hafatto ancho quellaltro iratamente ,
Però crediamo pur ch'egliprendeſſe Mapoi c'hopur'unabona arma,doue
Qualche riftoro bon ne lafuaftanza Sipotranno sfocar al lorpiacere
Perchemeglio'lcorfter trottarpeteffe, Selor non baſtanſei,nefaccian noue,
I AA
SECONDA

Etin conclufioneil bon meſſere Che non hanglialtripoitanta triſtezza.


Tanto s'andò con lei rauilupando CANTO LXXIIII,
.
Gbe venne vndici uolte a lefrontiere,
Alboraben cred'io c'haueffe in bando Vado Phorafu via ne laqualpiange
9
Lafciato ilfuo lambico infino alfondo Ilmortofuo Menon la trifta madre
Irfene d'ogni cofafgocciolando, Et chefu'lfolcol
fuo belcarroalGange
Peròfentendo bomai venire al mondo Quella matina che l'accorto padre
La chiara luce delfequentegiorno Haueafatto la notte infan Brancaccio
Etfcarcato bauer lui tutto'lfuo pondo, L'opre ch detto habbiagrādi et leggiadre
Volfea laftantiafua rifar ritorno, Egli per ben condur fuor d'ogni impaccio
Cheforfe erauopo a lui diftarfi un'hora Tutta la cofa intiera a unfinperfetto
·
In piu quieto & piu tranquilfoggiorno, Prioufcifuori a chiamarglialtri auaccio
Però la inful venir de l'aurora Et quiuifaggio affai,tanto rispetto
Bacciò la donac'haueua ancho in braccio Vfa,infarne leuar prim'un che unaltro
Indilasciando leife n'vfcifuora, Quanto è bifogno a ben compirPeffetto,
Etcofi lettor mio per quel ch'i
faccio Et tanto infinfu'n quefto anchoraſcaltro
Perfarbene ad altrui,leproue intendi Che nol puotefaper la Rofanella
Chefanno ifratifar difan Brancaccio, Et degliamantifuoi ne lun ne laltro,
Tudunquefegiamai gouernoprendi Ei lafè andar ne luna laltra cella
Di donna al mondo perferuarla cafta Et luno & laltroficredea di certo
Da queftiquanto puoiguardarla attêdi, Chefuor de laltra alborſe n'uſciſſe ella,
Verè ch'anche l'affaifpeſſo non basta Et ella che credeach'entrambi aperto
Percio chegia la lor badiapiugrande Sapeffero apien tutto'lfucceffo
Fu da vn'imperator diftrutta e guafta, Com buociaſcun di lor perproua explo,
Ettutti ifratialborper mille bande Delcafo nondicea mai niente eſpreſſo,

S'andarSpargendo a tal, c'horapertutto Mas'ando intertenendo infin che'ltutto


Vifon d'efteperfone venerande, Fu ,perpartirfi, in ordine ben meſſo ,
Etpoi le donneanchor quand'elle'lfrutto Rinaldo anch'egli bomai s'hauea ridutto
Sepperoc'hauea colto in queftauolta Percaualcar con quefti in compagnia
LaRofanella in cofi bon ridutto, Et quella ch'è conluifempre pertutto,
L'andarfpargendo con prudentia molta Et cofifui deftrierper andar uis
Tantofralaltre c'hor voriano tutte Ringratiando affaifrat'Antenoro
Poterlo anche provarqualchunauolta, Se n'ufcir tutti fuor de la badia,
Perofe tu vorai chefan condutte Etquando andati un mezzogiorno foro
Concaftitàfino a la lor vecchiezza D'una & d'unaltra cofa ragionando
Facheconfratimai nonfian ridutte Diffe Rinaldo uolto ad un di loro,
PARTE 186

Che cofa erafra uoi hierfera quando Et ella albor(dapoi ch'ognihuom lo vole)
Gridauate cofi, fu l'hora apunto La cofa ragiono fi intieramente
Ch'imi venia nelletto adormentando? ',
Ch'ellafu chiara a lorpiu che'l belfole
? Et quegli ilfa ben ei,che fe n'ha aggiunto Et Rinaldo rideafi rottamente
Per una notte a lefue fpalle tanto. L'arte intendendo delſanto eremita
Ch'è (come vedi lui)diftrutto & fpunto fentiamorir cofi ridente,
Che fi
Mafenon s'ammettea quell'huomo fanto Ma Talion, Ponteno,er laſmarrita
Donde pur m'acquetai,tiſo bendire Donna,penfofiftan comeperfone
7 Ch'egli non la uincea da nefun canto, C'han cofa in cor ch'a bēſtupirgli tuita,
1 Albor quellaltro a lui,puoi bengioire Et diffe iniragrande Talione
Chefe n'intramettelſe ilfantofrate Tornia Pontan chegiur'a Dio no uoglio
Chetifo dirte nepoteigarrire, Chefe n'auanti mai quelfratacchione,
Ma tutolteten'hai tantegiornate Et Pontano egli anchor carco d'orgoglio
Per vna notte fol,chepiu non puoi Torniáui pur ch'anch'iolafe t'impegno
Vepur nel volto tuo quanta beltate, Di dimostrare a luife me ne doglio,

Et quegli a lui,tu motteggiarpur vuoi, Etcofi concolei colmi difdegno


La Rofanella t'bai goduto inpace Siritornaro inuerfo ilmonaftero
Bon protifaccia, a che piu dirne noi? Per punirfra Antenor delgrafuo igegno
Etlaltro vnaltrauolta, pur tipiace Ma'lnoftropaladin tuttofincero
Berteggiarſempre,ſe te l'baigoduta Ridendo con l'Hebreadelnouo cafo

4 Bon pro ,chi dinegar tanto te'lface? Segur giocondo ilfuo caminprimero,
Ettanto alfin con questa lor difputa Et Carlo imperator ch'era rimafo
Iro alternando il dir, ch'al dir dafenno Per lapartitafua dolente & meſto
Fecero da lofcherzo ampia venuta, Segui fcontento ilfuo, malperfuafo,
Et per chiarirft apien , daccordofenno Perche tutto cb'Orlando ilfeffe prefto

, In quello che diria lapropria donna A confumar l'auanzo de l'imprefa


Ma priadi dir il uergiurar lafenno, (Chebifognofo alfin conobbe queſto)
La donna alhora,io veggo ben ch'affonna Tanto Pandarfenzacoftui gli pefa
Et luno & laltro,& vi volete dare Ch'eife ne va al principio apunto come
Di mepiacer con quefti & con madonna, Vala biſcia a l'incanto ond'ella è prefa ,
Et riuoltata a lor,lafciate andare Maperche'l tempo alfin tutte le fome
Diffe ,queftilorfcherzi caualieri Lieui,fcarca ad altrui de l'ampiepalle
C'hann'ei bon tepo , et nonfifan chefare, Etfalecurue con legraui dome,
Ma quegli entrambi albor tutti aufteri Mife egli ilcampo nelpropofto calle
Differo ditelvia nonpiuparole Per non reftar dopofi gran uittorie
Gia s'èfcherzatoaffaiſu volentieri, Come dopo lafua reftò Haniballe,
AA ii
A
SECONDA

Et de Phonor ben colmo & de lagloria Et diffe ai uil uillano, io'l re de imori
Ch'acquistato s'hauea nelfattodarme Granfoldan, Pharaone,buotantoforte,
Ch'eternafa di lui l'ampia memoria Teftè conuinfier tantifuoifignori,
Volfe'lcamin,tutta laforza , l'arme, Et bor uorà un'buomuilferuo di corte
Inuerfo la Giudea per metter lei Meco inguerra uenir,s'io vincer deggia
Sotto'l uesfil d'Iddio ,l'iſegne ,& l'arme Vna cappana, un tempio fenza porte,
Et quanto col deftriercaualcau'ei Maquel che vuol coftui ben' io m'aueggio 1
Sézapiu'lbrádo oprar,l'arme,et la lácia Et cofifia con dio ,glilo daremo ,
Tanto acquiftandogia di quel di Hebrei, Cheperòfiaper lui piu mal chepeggio,
Pertutto ognibuodiceagia Francia Frácia Et noi quefto ne laltro vederemo.
Gia pertutto ciafcun,logiuftatore CANTO LXXV .
Gridaua,Carlofia de la bilancia,
Perche l'oprafua grande e'l gran ualore E bira grande chepiu volte accende
Ch'egli moftrato hauea contra'l Soldano SEanto l'bumana méte a alcun mortale
Gia baueatutti colorpofti in terrore, Ch'egliqualfra'lfuo ben nulla cõprēde

Purpchesempre auie ch'unqualche ftrano Non tempraffe talborqualchun che'l vale


Ha diuerfo'lparer da laltregenti Piufpeffo al mondoſi vedrian venire
Ofiaperfarfi altrui tenirfourano Cofe importune,periglioſe, & male,
Fu un caftellan chefolper quefti euenti Et borfatto l'hauria re Carlo vdire
Nonfegliuolfe renderſenza guerra Molto inpiuparti di quel caftellano
Nefenza adoperar l'armepungenti, Senon tempraua a lui Orlando l'ire,
Mafattofortene lafua altaterra Perche quad'egligioftra ilchiamò alpiano
Gli fece dir di nonfi render mai S'alteròtanto, chegiuro difare
Se con la lancia in gioftra ci non l'atterra Ladou'era'lcaftel nafcere ilgrano ,
Peròfefenza flente &Senzaguai Ma'l cont'Orlando con human parlare
Vuolhauer ancho luifottofu'infegna Tanto glifeppe dire in quefto cafo
Aquellaguife c'bade glialtri affai Ch'eifi lafciò da lui nelfin voltare,
Seco in battaglia a corpo a corpouegna E'nqueftaltropenfier ben perfuafo
Che s'ei rimarrà uinto in eſſa gioftra Rimandòa dire al caftellano altero
Se dard a luicon tuttoquel ch'ei regna, Chin Fracid7b6deftrier gliera rimafo
Però che s'egli in parte nonfi mofira Però ch'egli conluifenza corfiero
Valorofo di cor,carcofitiene Degno d'imperator colmo d'honore
Di ql ch'a biafano atiruile carteichigira, Non fipuo'ngioftrafar pareguerriero,
Re Carlo alborcom'a i piu grandi auiene Machegli manderas unferuitore
Quando offendono lorglialtri minori Chefu un rozzon con vna trifta lancia
Feiralefue uogliein colmo piene, Lofardriueder delgranfu'errore,
Però
PARTE 187

Però s'egli ha defio por in bilancia Cofire Carlo & tutta laltra gente
Questofu honorch'egli cotantoftima Hebbero il lor defio , er del caftello
$
Venga agioftrar col piu uilbuo di Frácia Refto'lpagano, delgioftrarperdente
Perch'altramente neſſunaltraſcrima Et Carlo allegro porfece di quello
( Nonglièperdimoftrarfenon quelluna Come deglialtri anchorfacendogia
Chetrarra po al caftelpiu che la cima, Che per la fantafe s'acquiftau'ello ,
E'lcaftellano albor baueagiaalcuna Cofi Terigi chi detto l'hauria?)
Altra uolta gioftrato per la mondo Infigrangioftra afefece honorgrande',
Conbonorgrande congentilfortuna, A Carlo, a Orlando, e a laltra copagnia,
Hebbe per mulche di cofi uilpondo Ilgridofi cofparfe in quellebande
Louoleffe carcar re Carlo, come Com'un uaffal di Francia uccifo bauea

Nonfoß ' ei gioftrator primo ofecondo, Quell'a cui là altroparfama nonspade


,
Però tutto'ltenir de la Giudea
Et diffe irato affai,queſte uilfome
Scarcherò inanzier dapoi di ragione Si mife in unterror cotantoforte

E Verranno alcampopurpiugraui chiome Ch'alcunpiu a contradir non s'ammettea


Et quiui io moftreròfefu un rozzone Adunque Carlo lagentilſua corte
Con unatriftalancia, del miofallo Tuttelegentigiafottomettendo
Mifarà riuedere un uil poltrone, Confu'bonorgrande, confeliceforte,
Etcon quefto penfierfu ungrancauallo Laquale alborapoifi andòfeguendo
Vfci delfuo caftel tutto brauando Chefifece eifignor di tutti i lochi

Copertofino ai pie d'afpro metallo, Nei qualfu Chrifto mai quagiu uiuendo ,
Dalaltro canto Carlo alfarfdegnando Cofiglibauefferpoi nontanto pochi

Perfar checon coftuigioftraffe unferuo Anniper lor conferuii chriftiani


Terigiarmato haueaferuo d'Orlando, Chetanti non uerriangridando rochi,
Ilquale alcampopiu legger che un ceruo Egli èpur malch'ifanti alti & fourani
foſſe
Suunfuo ronzino obo caual ch'ei Luochi che volfe Iddioper
ſtanza iterra
Corfea gioftrar contra'lpaganproteruo Debbinſtarſempre ne le man de i cani,
Abuoicuitanto'l corl'inuidiaferra
E'lpagano anchor'eilegger fimoffe
Et con le lance in un medefmo punto Chepfar altrui mal, anch’a voi’lfate
Ciafcun di lor laltroguerrierpercoffe, Fateui pur tra uoiſempre laguerra,
Malfaracin chepiu non s'eraaggiunto Et che crefchin coftor ſempre lasciate
Acorrer lancia con alcunfrancese Ch'ü giorno achora(et uoglia dio ch'iomē
Amalpartito adborfi trouògiunto, Vitratteran come uoimeritate (ta) ~~
Perche Terigialprimo urtar lopreſe Che volete chefia del tutto penta

Con la lancianel corgagliardamente Queftapouerafe,ch'ancer tra noi


Et morto del deftrier nelpianloftefe Tanto popolo boggiba che la tormenta
AA iii
SECONDA
Se conferuar non la vorete voi Certo eglifuggiria ne lepiu extreme
E chi chiamerem noi che la conferui?
Parti del mondo ,o s'aspettar voleſſe
Non u'èpiu Carlo, & quefuofanti heroi Ingannato saria da laſua ſpeme,
Egli'del vero Iddio veraciferui Su dunquefignor miei chefian conceffe
Lafero grande alfai, com negliannali Questegratieunauolta a quei di Chrifto
Queste grand'opre lorfi pon vederui, Nanzich'in ciel uifian l'alme rimeſſe
Et la lasciaro poi con figrand'ali Ch'oltra'lguadagno grade e❜lgrade acafto
Chefetarpate non veľˇbaueßs'altri " Chefarete deicor delpopol ucftro
Hor copriria con lor tutti i mortali, ' ·Tantoperquefto sol maiſempre trifto
Mavoi lorfucceffor piufaui & scaltri V'acquifterete anchor del signor noftro
Sifpennacchiando lor lefete andati Ifanti alberghi, com'a Carlo auiene
Ch'è pur bifogno alfin ch'ella s'innaltri, V
Famofiuifaràfamoso inchiostro ,
Maquefto a cheper uoischepreparati Etpoi(che'l miglior fia ) quel Sommobene
Sete a lafciarla andar tutti a l'inferno Ch'albergafu nel ciel,leſedi antiche
Non che a le man dei turchi ei rinegati Vuote ,farà di voi (perpremio)piene,
Purche'l uoftrogrand'odio empio et iterno Ma perchefenza lui queftefatiche
Habbi luoco tra voi,quefto lettori Nonfi potranmaifar, io molto'lprego
E' de inoftrifignor l'ufo moderno Che quefte rime mie gliftanfi amiche
Ab valorofi eccelfi almifignori Cb'infonda intutti uor quefto mio prego.
Peluoftro honorfenonper quel di Dio
CANTO LXXVI.
Nonfatepiu gridarfighſcrittori
Ponete infieme ilcor giocondo er pio Vando un Ciriffo da lontan paefe
Et con la lancia in man tutti daccordo q1
Giugne alfepolchro di öl uer mesfia
Iteuene in turchia con par defio ,
Cho giaperfaluar noi dal ciel difcefe,
Che ueramentefauio viricordo Egli ba piacer affaich'alcun gli die
Ch'e'lvoftrogran valor piugráde aſſai Tui information diquelle cofe
Che'l fuodi quel fignorsemprefiigordo, Et feco a ragionar di lorfiftia,
Et tu ch'adhora in mano ilgran feltro hai. Etdichi alur gui ilSaluator fipofe,
Delnoftro imperio, e in tefta la corona Quando in oration ftette ne l'orto,
Sequesto è uer di gran ragionlofai, Quifi trasfigurò,quifi nafcofe,
Perciochepurlaltrhierproprio inperfona Qui la madre di lui lo uidefcorto
L'andafli per trouar conle tuegenti Quand'ellaSpafimo del gran doloré
El vedeftifuggir come un che prona, Quiftettei croce, & quifu pofto morto ,
Chefaria adunque se piu voi poffenti Cofiquandore Carlo imperatore
L'andafle aritrouar concordi infieme Sbebbe la fatto ben(più ſenza alcuno
Cole granforze voftre & gliardimeti! Contrafto in terrafanta ampio fignore
PARTE 188 ^3
Piacer haueua aſſai d'bauer qualchuno Adunque ilfantoJuo felice & grande
Che gliandaffe iuipratico moftrando Piufamofofara ch'altro moderno
Tutti queluochifanti ad uno ad uno, Och'altro che maifama intorno mande,

Et con que primifuci, masfime Orlando, Etpiugran tempo( cofi in lei difcerno
1
Con uncert'huom di eta pratico molto Beltade apien dureràch'altro mai
Tutto'lgiornofe'ngia peregrinando, Anzi dureràfempre inſempiterno ,
Tal ch'in non molti di fi troad uolto Ma queftafamafuafignorgiamai
Intorno intorno atutta la Giudea Non lasciarperuenir nele mi'orecchie
Et perdentro effa apien dai piedi al uolto Ch'aſſai d'altroper leiporto de rguai,
Etquelbuon buom ch'eiseprefeco hauea Fa ch'ella tanto in queſto modo inuecchie
Gliandaua dimoftrando ad una ad una Ch'iopartito da quel, nongia da lei
Tutte le cofe ch'ei miglior tenea, Primo nel ciel nel volto tuo mi specchie,
Et egliconcorpio,di lor ciascuna . Et poi anchor(s'en giufti i preghi miei)
Riguardaua admirando, erfihumilmete Non lasciarfar giamai talſepoltura
Quanto pareua alui mertar ognuna, Ch'inuero i membrifuoi fan troppo bei,
Et fra quelle ch'a
1 lui piufommamente Portala cofi in ciel uiua in figura

Piacquero ,piacquer glle ch'ancho intiere Senzafarla morir, se mai tu brami


Eran,come l'haueanfatte lagente, D'hauer lafu una bella creatura,

Perchemolte di lor grandie ೮ altere Et s'ancho quifra noi che rimanga ami

( Titolfa bene e'l


fuo Vefpafiano) Eterno'l nome fuo , non fiaper queſto

Eran diftrutte infinfu le riuiere, Che'l mondo eterna lei sépre no chiami ,
Intiero ei ritrouò l'alto erfourano Perch'ègiatanto grande e manifefto
Sepolchro di Racheltantofamofo Queftofuo nome belfamofo tanto
Per quel chegi di lei tanto lontano, Ch'einonpuopiuperirp tempo infefto,
Io dicoilgridogrande e glorioſo Portala adunque pur lasu col manto
·
De la beltà di leipiu grande albora Chefe Natura a lei con le tue mani,
Ch'altra d'altro human corpopretiofo, Ch'adorno apienfarai quel regno santo,

Maſe la beltà altrui pria c'huomfi mora Etio,mentresonforse anchor lontani


De'lfuofepolchrofarfamofo poi I tempi difar quefto ,in honorfuo
Per lungo tempo non per picciol'hora Di Carlo andro cantando, & de i pagani .
Qualfepolchrofia mai dopodi noi Carlofignor la'n quel paefetuo
Piu gran tempofamofo i piu grido Oltra'l dettofepolchro di Rache'e
Che qlc'hauera detro i membriſuoi? Anchor ne ritrouò d'intieri duo,
Certo nefun,percio ch'in quefti il mido Queldel tuofanto lob tant fidele,

Suoproprio ba la belta chepoi


fifpande Et quel de i Macabei ,glialtri eran guafli
Lafama andatagiaper ogni lido, Dachigia apportò là tante querele,
AA iiii
SECONDA
Perfino al tuo fignor,quel ch'albergafti Si d'oltra anchor li marinar diquella
Da l'hora chefcendefti de la croce Ch'erano tutti infieme quattrocento,
Fino a quella che poi riſuſcitaſti , Onaue grande , od opra eterna & bella,
Guaft'era anchor, o gente empia erferoce Et quiui tutti ifuoi vi metta drento
Il fepulchro di Dio cofiguaftate (Chefono apunto tanti) poipel mare
Com'ancho glialtri, noui calne nuoce Dagbile velefuefuperbe al vento,
Et Carlo quando a luiforo moftrate Che non haurà cagion di dubitare
Questeruine cofi inique er grandi
Ne di Nettun, ne delfignor dei uenti
Pianfepergliocchifuor pien di pietate, Percheifard cofi certo tremare,
Et poiqualchun di queipiù venerandi Maqualfia miglior uia de lepreſenti
Santi edifici riftauro , facendo Cheluna o laltra è neceſſaria certo,
Loro in grá parte anchor uiapiu miradi Lafciamlo elegger lui con le fue genti,
Indi le cofe fuetutte trabendo Et metre che qualchun la'nquefto experto
Ad vnbonfin, deliberòpartire (Com fra la elettion)farà l'effetto
Pertornarfene in quà gia d'altro ardedo
Noi pafferem col canto in un deferto ,
Mache viafia lafua s'ei vorà gire V`troueremoforfe in qualche affetto
In Franciatofto, & per miglior viaggio
O dipace, o d'amor, o d'odio, o guerra,
S'egli d'andar tantofto ba gran defire's Il noftropaladin, Rinaldo detto ,
Per mar cred'io farà bon far paſſaggio Perche caualcand'ei per queſta terra "
Perchela viaper mar certo è piu corta "
V`col cantopaffar d'intender moſtro
Se nonglifa Nettun neſſun oltraggio, Ageuolqueftofia s'altro non c'èrra,
Per mare adunquefia ,ma chi loporta
Maperche è gia conſonto a pié l'inchioſtro
Ch'eglifeco non ha nessuna naue
Tolto ad impir quest'ordinate carte
E'lvenir tofto via tento gli importa ? Secondo ch'è da noi l'ordine noftro
Se gli importa'l venire, e'lftargliègraue Per nol preuaricar mai pur in parte
Facciacomegia fece Scipione
Ch'èfar che i cantiluno a laltro adegue
Quádod'in Puglia adar tata preffa haue S'affettofia d'Amor ilfuo,o di Marte
Ch'eglifèfarcon grande attentione
Siferueremo adirlo in quel chefegue'.
Tante nawr in quarantacinque giorni
Ch'iuitutte portar lefue perfone,
foggiorni
Et s'egli bagran timor chefi CANTO LXXVII.
Infarne tante come queſtifeo
Ch'in Francia a tempopoiforfe non torni
Faccia comegiafè quel Tolomeo
Vando Rinaldo la fu'amate bella
Cb'una nefecefarfigrande,ch'ella
For laſciati in camin da quel Põtano
Tremillia armatifu portar poteo ,
QuelTalione,& quella Rofanella
PARTE 189

Che'lfra ne la badiapoco lontano. Indi riuolto bumanamente a lui

Con tant'arte ingannò quát hauem viſto Diffe per cortefia dolcefratello
Laue'lcafo cantaigiocondo e ftrano, Efcicoftinci, & vienparlando a nui ,
S'accomando con tutto'l core a Chrifto Da'lqual dolceparlar moffo alhor quello
Etfi mife in camin difpofto certo Ch'eracomglialtri bumā.ſenza dir alıro
Di tofto andar la u'era a lui preuifto," Sen'ufci toftofor del cefpitello,
Coft in queftopenfierdentro un deferto Poidiffe al paladin',io non m'innaltro
Entro , c'habbiamo e noidetto d'entrare Comequel che tu di , ne mai difcefi
Col dir ne laltro canto a quefto afferto, Da quel mifero Ateopoco anch'eifcaltro
Ne troppofè perquel lungo l'andare Maperch'iocofifia,perch'io paesi
Che uide vn'animalfotto un'aceruo Habiti alpeftri,fidiferti & ſtrani
D'ombroffterpi,a ripofando ſtare, Non te'n curar guerrier ch'io te'l palefi,
Perche diffe a l'Hebrea,s 10 ben offeruo Ma quegli apunto albor ch'ode lontani
Quelch'è la dentroin agli brochiafcofo Farfi da quel ch'ei vuol, di queſti i detta
E`veramente'a le gran corna vnceruo, Che fonperò da lui dolci e humani,
Andiamlo afarleuar , chefia gioiofo Crebbe inpiugrade ardor d'ítëderſchietti
Vederlo andar vn corfoper campagna Questi ragionamenti,& qualfifia
Pofcia c'habbiam qui campo fpatiofo, La principalcagion di quefti effetti,
"
Et col medefmo dir de le calcagna Però ridiffe a lui,per cortefia
Punfe Baiardo,& fimilmente anchora Deb dimmi la cagion di quefte cofe
Fece delfuo corfier la fua compagna, Dondè c'bai corna,& viui in queſta uigt
Tal ch'iui in unfolo millefmo d'hora Et quegli alborfuftando alui rifpofe
Giunfero, con penfier che l'animale Pofcia ch'in cortefia m'aftringi a questo
Senza d'altroftormir s'vſcisfifora, Cofe ti uo contar merauighofe,
Ma qlch'era anch'un❜huố cóglialtri eguale Sappi ch'iofono un'hwõ, (lo ucdi al refto)
Chetutto'l di vediam per queſto mondo Com'acheglialtri, et mai nonacqui í bofco
Niente fi molle a quefto affalto tale' , Ne nacqui d'animal,ne d'huomforeſto ,
Senon ch'al paladin ,poco giocondo Anzi difangue iofon che non èfofco
Debdiffe va a la via ch'andar ti refta Et tien lagente miaſtato,là donde
Et di me non te'n tuor(di gratia)pondo, Difperato io partigia pien ditofco,
Ma'lpaladi che'l uede bauer i tefta (altri Ma perc'habbia le corna, & perche infrode
qtirográ corna, et ch'egli è un'buo com gli ſempre tai,
Habiti alpestre e in luochi
Tutto pien diftupor Baiardo arrefta, Etpcheinme granpiáto ognibora abáde
Etforz'è che coftui diſſe)s'innaltri Quelch'iti uo contar m'aſcolterai
Come Acheloo,ofcenda di colui Checerto hauraipietà delſtato mio
Ch'in Ida i canifuoifratiarofcaltri, Etforfe tupeltuo n'imparerai,
SECONDA

In unagran città ſon naſciut'io Venimmo inquefto reo'ragionamento


D'illuftrefangue, & come glialtri fatto Delebonta e malitie de le donne
Senza bauer corna, o diffetto altro rio, Et qual fia inuerfo noi lorportamento,
Etm'hanno i padri mici maiſempre tratto Chi tutte le teneaferme colonne
In coftum gentilfino ai uent'anni D'integrità, chile dannaua tutte,
Talch'era iogétilbuó sépre in ogni atto, Ch'inparte le copria d'honeftegonne ,
Mala Fortunapoi che cangia i panni 0
Tal cheforo l'hiftoriefuor produtte
Quad'ella uuole altrui di buoni iguafti Di Cleopatra, di Flora, diPretia ,
Cagiare ancho i miei be uolfe in affanni Di Mirra, di Medea , con laltre braite,
Et mifece condurne i letti cafti E inlorfauor d'Affaſia , & di Lucretia,
Delfento albergo mio ,ch'in uer colonna Di Lamia, di Cornelia , er di Tarquina
Era d'ogni uirtu(quelto adhor bafti). Et di molt'altre,chefi'imondo apretia,
Vna leggiadra & fingular madonna, Chi Iudit allego,chi Fauftina,
Vergine,ricca, nobile , erformoja Chiragiono di Phedra, er chi di Erone
Chefoffe mia moglier sepreemia dona, Et chi de l'immortalſchiera Sabina,
Laquale io m'accettaiper dolce pofa Mafinalmente affai d'efteperfone
Et dolce compagnia, confermo core Dopo'l gran dir d'alcuni pochiforti
Ch'ellafolfoffefempre mia amorosa, Vennero in queftarea conclufione :
Et leportaua poifi grande amore Ch'ogni donna qualfia (tutte leforti) !
(Tale ella miparea gentile e buona) Di quelle c'hanno al mondo huop marito

Ch'altro no credo al modofia maggiore , Vuolch'egli alfin perlei le cornaporti,
&
Anzital latenca da ben perfona Dód'io c'haueua affaifempre er ardito
3
Chefe mal me n'haue ſſe il mondo detto Combattuto per lor,uenni in diſdegno
Creduto non l'hauriaper quel che tuona, Tal ,che quafi guaftai tutto'l conuito,
Maperch'era in contrario il certo effetto Et mi diffe un di lor , non tanto degno
(Einol credea) miraculofamente Nonti trar uiafratel s'bai ben mogliera
Auenne il publicar del mio diffetto, Ch,& tuftar cōuerrai cóglialtri alſegno
Etodiparcome infelicemente In ogni modo bomai tanta è lafchiera
Et con che gran dolor,con chegranpena Chefe benfofti & tu con glialtri in eſſa
Venne(malgrado mio) quefto accidente, Poco lafama tuafariapiu nera,
Io mitrouaua ungiorno ad una cena Poiquefta a noi dal ciel gratia è conceffa
D'un'alma compagnia nobiler grande Ch'è spento ilfeme di quei cani i quali
Tuttagioconda er digra gaudio piena, Vedean le corna a l'huom fopra la ſeſſa,
Doue dopo' ! finir d'affai uiuande Quand'esfi inuerfo Ateonfor tato mali,
Et dilungo parlarpiu uoltespento La moglie cheglihaveafattele corne
Chequiui uariofai ch'eghſiſpande, Et non Diana od altre ninfe tali,
PARTE 190

Con laltra compagnia che glialtri incorna Fa chefemia moglier mifaportare


• Talmente a tutti lor diedero morte (Ouer s'ella nolfa)le corna in tefta
Che piu nel modo mai neſſun non torna Nefan l'operefuelimpide e chiare,
Chegrididietro ad huom chefeleporte . Omiracoldi Dio, nonfu ben quefta
Sibreue orationper mefornita
Ch'empitafu da lui la mia richiesta,
CANTO LXXVIII . Albora alhorfenza pur dir m'aita
ASK.
Quefte quattrogran corna che mi uedi
• Del mifer capo mio fecero ufcita,
Eros' tu feguio)te leportafti Semimerauigliaifo ben che'l credi
Se n'hebbigran dolor da tepurpenfa
Et quefto adborper tal materiabafti, Et feuergogna affaifo che'l concedi,
Ma 10 c'bauercredea certo ale mani Quando color ch'erano a queſta menſa
' bauerfiposfi
Lapiu cafta moglier ¿ Videro'lcafo , anch'ei reftaropieni
Nonftettifaldo alfin de i parlarftrani , Dimerauiglia, dipietate immenfa,
Ma tutto inuer costui altiermi mosfi Alhora i giorni mieitantofereni
Et disfi,o per me mainõ reſti al mondo S'incominciaro afar torbidi & foſchi
D'effer di quefti can gagliardi ergrosft, Et a cangiarfi in mal tutti i miei beni,
Eteglia me,uiuraifempregiocondo Alhora i cibi mici diuentar toſchi
Fin c'haueraifratel quefto pensiero, Albor deliberai difarmi certo
Manon te'n tor di meifaperlo pendo, Perfempre uncittadin d'ofcuri boſchi,
Perchefe quello idei cheforfe è uero Cofi quand'iofui beftiadifcoperto
Tilafciafferfaper,tu ch'a mal l'hai Per non effer neglialtri moſtro a dito
Peggio uturefti c'huom di efto emifpero, Miuenni ad habitar quefto deferto ,
Alhor io'nuerfo'l ciel ritto m'alzai Et coft caualier bai ilcafo udito
Et con ardente cor ,queſte parole Perch'i'bole corna,& pch'io qui mi uiuo
(Che m'intefe ciafcun ) difuor mandai , Et quanto è malpl'huom l'effer marito ,
Ofacrofanta eccelfa & almaprole xx Omifero colui,mifero , priuo
c) Delvecchio Prometheo ,tu che gouerni
D'ingegno ben,digratia , er difapere,
Tutto quel che dal ciel circonda ilfole Che difemina mai fifacattiuo,
S'è uer che dilafu da ifeggieterni Miferoinuero ben fenzaparere,
(Dondepurfi conuien che cofifia) Senza giudicio alcuno , senza legge
L'oprefatte tra noi quagiù diſcerni Quelchefireca a mai condur mogliere,
Moftra tiprego a noi per cortefia Perch'egli proprio inuer d'efferfi elegge
Vndei miracol tuoiſe nefaifare Vn di quegli animali che piu grandi
Accio c'homai ciaſcun quetofiftia Moftra le corna i mezzo a laltragregge,
SECONDA
Peròcaualier mio poi che i mirandi Indifoggiunse,er veramenteio lodo I'
Effetti chefanfar le maritate Come tu di quell'buomper moltofaggio
Vedi congliocchi propri e fi nefandi Chelegar nonfilafcia a queftonodo,
Prouedi a l'effertuo nanzi ch'ornate Maperch'andarconuengo al mio viaggio
Tifian le tempie difi belle frondi Tiuolafciare,& n'ho di certo doglia
Sepur difarlo anchor n'hai libertate, ! Che debbi inluocoftar cofifeluaggio ,
Rinaldo albora alui,deh mi rispondi
Etquegli albora a lui ,fegui tua voglia ,
A quefto anchor,perche cofileportis Io wuerò quifempre,& fempre male , 廖
Che non le trochi tutto'l mal nafcódi? Che coft uiue l'huo che malfi ammoglia.
Etquegli a lui,uepur mie maleforti, Obon'buom chefeipur,uero animale,
Il'bo troncate de le uolte cento
Saipercheuiurai quiſempre,ei affannot
Nepuoti mai per cioprender conforti, Perche troppo ti duol d'effere buom tales
Perch'elle fempre in quel proprio momēto fanno ,
Sefeftir tu com'ancheglialtri
Che troncate mifon tornano anchora
Quelli,che pari tuoi,tanti, ogni giorno ,
Com'hor vedi ch'a te le rappreſento, Vediam ch'intorno per le piazze wanno ,
Et quefto effer conuien perche dognibora Non te'nftaresti a farfi reofoggiorno
Fin ch'almond'to uiuro de voler Dio Mauiureftineglialtri allegramente
Che duri ilfuo miracolo d'alhora, Che gfto è unpoco male e un poco corno,
Alhora'lcaualier, vopur anch'io Non veditu quelchefa laltragentes
Veder s'egli è vnmiracolo cotefto Queft'è com'è'lfolletico di punto
Odaltro effetto naturalfirio, Che chi lo teme affai, chi'l teme niente,
Etcon Frusberta alhor, gli taglio prefto Anzi uiſe n'è tanto infin quigiunto
Tanto equalmente uia tutte le corna Del uso da ciaſcun, c'homai piupoco
Chefatto non l'hauriapiu ben colfefto, Si troua chi nefia per cio compunto,
Opolanza di Dio non cofi torna Efci dunquefciocon di questo loco,.
Fuor de la cafafua la biſcia,quella Et uien conglialtri aſtar ne labrigata
Chefattaad arte talnientefoggiorna, C'hauer le cornai tefta adeffò è un gioco.
Come tornaro a quefti inquella inquella Rinaldo con l'Hebreafua innamorata )
Che le taglo'lguerrier,lecorna tutte Quando hebbe detto apien cogl cornuto
Fuor de la teftacom pria le baucu’ella, Quelch'egli hauea da dirp queftafiata,
Albora'lpaladin,do Dio , diftrutte Dufefigliuola miatempo perduto
Stantutte quellefemine, lequali Nonfi racquista mai neſſunauolta
Opere almondofan cotanto brutte Però nol perde mail'buom ch'èfaputo,
Dapoich'ellefra noi
forzehanno tali Etperò anchoranoiper queftauolta
Chepon con lor volendo, a queftomodo , Non neperdiam mo più dolce figliuola
Farne diuentar d'huomini animali, Ch'eipoi non ne mancaſſe unalirauolta ,
Etella
PARTE 197

Et ella a lui fignor digratia vola Penfando ad Helle,per miglior configlio


Chemi vedrai venirſempre volando Prefe partito di paffar quelftretto
Nefarper quefto mai vnaparola, Nofufo un'animal,maſu un nauiglio,
Alhora'lpaladin,colui laſciando Et cofi in un difol tutto ad effetto
Sirimife incamin con la fu amante (Chepiufecuro affaifu ueramente')
Piuforte affai che prima caualcando, Mife quelch'egli hauea ne l'intelletto,
Ne firattenne mai d'andar'auante Adunque algir delfolne Poccidente

Finch'egli nonfugiunto infu quel lido Quelproprio difi ritrouòful lito

Dond'ufcirgiafuor d'Afia gentitante, Lau'Herogia mori tanto dolenie',

I dico quel donde'l garzon d'Abido Et quiuiftare alborpreſe partito


Notando a Sefto,in mar la vita perfe Finchetornaffe ilfolla douepria

Opra ch'ad Amorpoi die tanto grido, S'era anche'lpropriogiorno difpartito,


Doueconuenne alborfermo tenerfe Et cofi conl'Hebreafu un hofteria

Perche non u'era piufu'lmar quelponte Sen'andò aftarfin che ueniffe il giorno
Chefègiafaril temerario Xerſe Perpoi tornar uolando a lafua uia
Per pallar con le genti bor hora conte'. Et quando in quefta ei fu,videfoggiorno
Faruigentealtra affai,com❜anch'auiene
CANTO LXXIX.
Aglialtriparifuoi che uan dintorno,
Anto rinaldo era alfuo adar giapnto Si mife in loro effo guerrier dabene
Ettanto ogni tardargliera molefto
TA Et domefticamentebora con uno
Chequando allito eifu delo Hellefpoto Hor con unaltro a ragionar s’artiene',
Ben'haueaſempre a lui l'hofte er ognuno
Atrarfi inmarfariaftat'eglipresto
Et nodatoPhauriafulfuo Baiante Vn certo piu d'honor,perch'egli inuero
Perpiutofto venir la doue è Sefto , Delgrade baueua affai piu ch'altro alco
Ma percheſeco hauea la cara amante Adunque alborfratanti al caualiero

Ch'inperigliopor maifempretemea Horreuolmentefu da loro tutti


Non uolfe a modo tal uenir auante DatoJempretra lor luoco primero,
Bench'ella ardita a luifempre dices fi ridutti
Et cofi adunque effendo es
Nonreftar giaper me d'andar barone In unastanza tutti infieme alfuoco
Che tifeguira ben ancho l'Hebrea, Ch'eranoitempi albor notroppo aſciutti
Et con quefti corfierfia diragione Era Rinaldo in lor nelprimo luoco
Ch'ageuolmente pasfiam quefto mare Et quici e quindi poi tutti altri haueua

Poich'altrigia'lpaſſoſopraun montone, fpazZaſſe il quoco,


Stando afpettar chefi
Ma'lpaladin che non uolea mirare Ciascun qualcosa afuo piacer diceua,
Vnqua la donnafuadentro un periglio Chiparlaua d'amor, chi d'altre cose,
Dondenonpotelle ei lei benfaluare Chipponeua un dubbio , &
r chi'lfoluena,
SECONDA

Superboer beftial uia piu d'altrui


En quefta'l paladino, un che propoſe
Ben affai deftramente unaſua ciancia Periculofo molto,& partigiano ,
Di queftech'enfra nei fi dubbiofe Maadbora in corte nonfta piu coftui,

Conobbe al proferir ch'era di Francia C'ha giagran tempo il bandi Carlo mano
Dondefenza altro dirftette afcoltarlo Perch'ei fempre metteafuocoin ği ftato
Poggiato con la manfotto la guancia, Che motrioms ha poi chegliè lontano ,
Indi aluifi riuolſe a dimandarlo Vero è ch'anch'ei laltrhier d'è ritrouate

Donde eglifolje,er quel d'altro paese In quelgranfattodarmelagiù doue


Mifonfigner fe ben moresco parlo, Fulgran Soldan da Carlofuperato,
Iofon deloccidente, jon Franceje Etfece afuopoter de lefue proue
Elprimo paladin di Carlo magno Tuttoper racquiftar lagratiaperfa
Almondo mi mantienfempre afuefpefe, Malre non uol piu mai cb'altro li gioue
E'lpaladino a lui deh car compagno Dondefi dippartio con lafu'aduerfa
Chi è quefto tuo patron,paladin primo fegue pur com'è'lſuo merto
Sorte,che'l 1

Digl'hora i Giudeafa'lgraguadagno? Etfe ne uaperfona bora difperfa.


Et quegli a lui fignor s'ic malnonftimo Penfa lettor con cbe bon cor fofferto
Egli è quel di Maganza, il miofignore Haucafin qui Rinaldo il coftui dire
T
Quelloch'in quefto bonor tátofublimo, Chefiben Palmofuo glihaueascoperto,
1
Eglifta fempre con lo imperatore Etpurnon uolfe anchorftar difeguire
Vaalacaccia con lui ,mangia con effo feco ragionar,perch'altro anchore
Il
Etfuofamiliar certo è'l maggiore Speraua perpiu ben, da luifentire,
Vuolfempre Carlo luifentirfi appreffo Pera glidiffe anche queftaltro albora,
Vuolfempre'lfuo parere in ogni coja Ettu dou❜bora uai:
fe perfacende
Anzialuifolpiu uolte s'è rimeſſo, Deltuofignor, o dire Carlo,
foras
Einuero egli èperfonafi ingegnosa Et quegh , il mio fignorſempremi ſpende',
Ch'eglifolo mantien quella corona Egli folm'oprafempre, & mi commanda
Anzilafa dognihor piugloriofa, Maprima colfuofirfempre s'intende,
Et borain Valachia dal re mi manda
E'l caualiero por ,deb che perfona
E quell'Orlando c'ha ql Carlo in corte Per una cofa chegli importa tanto'
Dicui tanto nelmondofi ragionas Chetanto ilfuo Potier non glifa ararda ,
Etagli ,Orlando è un'huom di certoforte, Alhora'lpaladin piutanto'o quanto
Madipoco parere,buompocofaldo Nonfi puote tener d'efequir quello
Ingiudicar quelch'altro uuolcheforte, Chelo pronaua'lcor fargia cotanto ,
Indiil guerriero, e'lfuo cugin Rinaldo Ma preftopiuchemaifolle altrou❜ello
Cheperfona tiparecer quegli a lui Die de le man volando infulzampino
Rinaldo è un'huomotrifto, e un grāri (Chegli venne dipunto a belpennello)
(baldo,
PARTE 192

Ef dicendo'a coftui ,fe mai maftino Etperò andò ala menfa allegramente
Tu'n Valachia ne vai ,certo ben erro Et quiui con queglialtri a ragionare

Etfono ilpiu trift'buom d'ogni confino , Seneftette dognihor benignamente, "


Lofpinfe infufo'lfuoco, con quelferro Etperch'ardeua affai di ritrouare
Quella donna immortal che la Natura
Lo tennetantofermo , ch'egli s'arfe
Et s'abbrugio come s'abbrugia vn cerro, Eila Fortuna poifi'lfen cercare,
Quella dich'io lettor ch'in grande altura
Ilcafo aglialtri affai ben ftranio parfe
Diſſer gia queſte a lui ch'ettroueria
Eilun guardaua laltra a quellaguifa'
Etnon com'effe interra od inpianura,
ChefJolfare nel merauigliarſe,
Ma la prudente Hebrea qualchun n'auifa Diffecofi cenando, o compagna
Chimi fapriadi uoiparlar d'un monte,
Coftpianpian ch'egli è Rinaldo , ch'ei
Ha mertamentequella beftia occifa, Cheperch'altro babbia su ,famofofra?
Etperqueftofra loro il dir di lei Et quegli tutti alborlun laltro infronte
Fece che pur unfol non ne apri bocca Siriguardar,come uolendodire
Quelchene saparlarglie'l dichi etsõte,
Contra glieffettifuor boni ne rei,
Ne bifognana gia ch'alcunfifciocca E'nquefta vn'buom di età da riuerire

Perfona,foffeftato cheglibauele Etfimilmente del medefimo afpetto

Punto queft oprafua di malfar, tocca, Diffe quel ch'io'n so dir,ti diròfire,

Perch'egli alborglihauria seza ipromeffe La'nuerfo oue l'Egeo terren piuftretto


Tutto quel dato apieno in unfolpunto Parte da laltro mar ,giace vnpaefe

Che dato in tempo hauer maigli deueffe , Ilquale Achaia èper lo mondo detto,

Mapaffato'lfurorche l'hauea punto Et quiui inuerfo'l ciel Naturaftefe


ſebenfu grande')
(Che paffo tofto affai Quand'ellaglialtrifè,fia senno o caſo,

Conlaltracompagnia tutta rigiunto Vn monte al mondo homai noto paleſe


Andògiocondo amenfa ale viuande '. Quefto chiama ciascun monte Parnafo
Et da la vetta sua quella ch’è piu alta
CANTO LXXX.
Vedefi , dice alcun,l'orto e l'occafo,

' molto ufato un'buo difar qlch'opra Et queftogente affai loda er exalta
"E
Quádoalla bafatt' ei y quella vanza granben che vifi troua sufo
Pocofempredicor vipenfa fopra, Ma no v'andai io mai quáť’un’buó salta ,
Cofi quando'l guerrier di quellaftanza Etdiquefto mi'error sempre m'accufo
Fuvfcitofuor dou'egli bauea brugiato Ma quando'l tempo bauca, salir no volfi

Quelferuitor di Gaino di Maganza, Perche'lgranfaticar m'era poco vſo,


Piu non vipenfò superch'egli vſato Dapoiquando inuecchiai sempre midolfi
Eraviapiu ch'altr'huom d'uccidergente Perche conofco apien che'l tempo perfo
Anziera in queftofolfempre alleuato, Almondo racquistar maipiu nonpuolfi,
SECONDA
Et peròfero afai del mal camino
Or quando iuipaljai per quel trauerfo
Et cofifi conuien chi tofto uuole
Dondefi uede apien quefta montagna
Chefamofa dicb'ioper l'uniuerfe Farfi difi belmonte cittadino,
Poche uolte nelcielritornò'lfole
Vidigrangente er ualorofa er magna
Tentar ftentando di fairfopr'effa Dapoicheforo in uia con queluantaggio

Etlaſciargiu una amena ergracapagna, De le dette dal uecchio a lorparole,


Dondecomprefi anch'io che uifia mella Che tantofatto hauean delgran uiaggio
Qualchecofa lafu che certo iluaglia Che uedeuangia'l monte, er qlſcabbroſo
Poi c'bo ueduto anch'io l'opera expreffe Diferpipe, alpeftro,afpro , etfeluaggio
Mache che ellafi fia ,ne donde caglia Dode a l'Hebrealguerrier, merauighofo
Tanto ad altrui l'andar,dir nolſaprei Quefto mipar, ch'egli cofifiafatto
Nepercbegente tal cofi uifaglia, Sendo di tanto ben come è famofo,

fignor ch'aigiorni miei


Et quefto è quel Et quella a lui,fignor tant'ancho è ratto

In quellobo uifto ,chepropofto n'hai Che non s'andremo mai con i corſieri
Ne d'altro tifo dir, ch'ancho'l direi, Cheno u'andria(mipar)ſaltádo ungatto

Elcaualier,queft'è ben ancho affai Et queglialei forfe viſenſentieri


Et quefto de effer certo il monte,quello Daqualche bandafua, cheuipotremo
Ch'iuo trouar nanzi ch'ipofi mai, Cofifufofalir conideftrieri,
Indi diffe a l'Hebrea,bon vecchierello Etquando non ue'nfia, li laſſeremo

Saraftatoper noiftaferaquefti, Etfe ui bafta'l cor donnagagliarda


Etbona cena quefta,& bono hoftello , Apiècofi pianpian ui faliremo,
Chefapendo oue andar wandrepiuprefti Et ellaa lui ,
fignor mai nonfui tarda
Dimane adunque chefi fia a cauallo Ne Pexequir l'impreſe uirtuoſe,
Nanzi che n'habbia'lfol tornando defti, E'n queftapiu che mai gia mipar ch'arda
Et quella a lui,fignor non piu interuallo Adunque ilpaladinfermopropofe
Ifarò fu dimanprima che'lgiorno, D'andarfu quefto monte, ou egli bauca
fenzafallo,
Queftode efferquel monte Speme diritrouar mirande cofe,
Et cofilaltro di,ch'anchefoggiorno Et cofi mentre aquel d'andartendea
Facea coluecchiofuo la bella Aurora en'entro con coftei che'l compagnaua

Ciascunfulfuo caualfece ritorno, In unagran campagna ouer uallea,


Et ambi in compagniafe n'uſcirfora Quefta dintorno ad effo monte andaua
Congran defir di ritrouar quelcolle Et egli inuerfo'l ciel nel mezzo d'ella
V`la mia terzadeatanto s'bonora, Grande perfino a quel drittos'alzaua
Etperch'ognitardar tempo lor tolle Quand'eifu dentro, er uide lei , chebella
Piufimoftraua altrui nel belfembiante
Neperder neuoleapiu'lpaladino ,
Perlepiu corte uiefempre andar uolle, Ch'altropratogiamai l'età nouella,
Fèferme
PARTE 199
Fèferme alfuo deftrier l'alterepiante Nquefto prato bel,quella d'Orpheo
Et comefa colui c'ha merauiglia I Sicara donna a lui ,fufatta efangue
Stette alquanto d'andar penfofo auante, Quand'ellafe'nfuggia uia d'Arifteo ,
Indi ala bella Hebrea ,percerto piglia Perche ne l'herbafua u'era un fier'angue
Grande admiration l'animo mio
Ch'iui nafcofto le morde'l tallone
Di quel c'hora s'apporta a le mie ciglia, Etle traffe per quell'anima e'lfangue,
I ueggo'l monte alpestro, horrendo, & rio Cofi dico lettor che'l gran uallone
Et in un prato tal, che di uaghezza Dintorno'l monte ch'inuer Dio ne guida
Luoc'altro ad effo par,mai non cred'io,Fratante cofefue ch'io conto bone
Com'efferpuogiamai ch'a quefta altezza Fieriferpenti come queſto annida
Tant afpra alcunfalir uoglia, lafciando Inognipartefempre, & fempre tanti
Questoluocofipien d'ogni allegrezza? Chepocoftarui l'huomfauiofifida,
Etperch' tulettor uenghi appigliando Però'lfauioguerrier, quand'egli auanti
Qual diquefta campagna era l'effenza Siper effo itofu, che chiaramente
Io ti uenirò lei quagiù moftrando, Conobbe quefto uerper tuttiquanti,
Ella a la primafua grande apparenza
Non uolſe entrar anch'eifra laltra gente
Si dimoftraua altrui di ben fi piena fi periglioſo,
Che tanta in un tal ben ,
Che mai nonfi temea diſtaruiſenza, Viuide eglipurftar pocoprudente,
Ella era grande tuttaquanta amena Mauolfe andarful monte alto erfamofo
Piena difior, difronde, er d'arbofcelli , Douefperaua un benfenzaperiglio
Et d'acquefrescheper la uerde arena, Quatung foffegrade, afpro, etfcabbrofo
D'animalettibianchi, er d'altri belli
En quefto ottimofuofauio configlio
Di fontane alte, di peschiere baſe, Loraffirmò inqueftagran campagna
d Et di foaui ,& dolci, uaghi augelli , Vn'huomo nelparlargraue,& nel ciglio,
Et più, de glialtrianchor donde legraffe Ch'entrato indentro ben ,fi gran copagna
Buone uiuande a l'huom tantefifanno
Vide di gente, ch'einon haueria
Con tutto laltro ben ch'a queftofalſe,
Piuftimatone mai da PIndia a Spagna,
Et poi d'ogni altra cosa, ondefi to Laqual per dentro afuopiacerfe'n gia
Tutte le uoglie a l'huom di tal maniera Cogliendo di queifiori e di queifrutti
Che non uifipotea'temer d'affanno , Congrande ardore congranfantafa,
Et in conclufion quiui entro u'era
Et uide anchora poifra loro tutti
Tutto quel ch'apetir puol'huom montale Qualchunaltr'huo che noſe ne curaua
m
Ma poifra tanto ben che s'ama & fpera_Anziſcherniua lor com'empi & brutti,
V'era nafcofto diftupendo male'. Etmentre egli a guardar'coftor fiftaua
Accennò lui quell'buom ch'io dico graue
CANTO LXXXI.
Et nelparlar, e'n tutto quel ch'opraua,
BB
SECONDA
Indicon voce pía, dolce, foaue
Etmentre a quel vicin piufifacea
Gli diffeperegrinpoich'in queft'hermo (Opradi lei ch'è a l'altefuependici)
Et tu giunto tifei,che mal tant'haue, Difalirfenesupiufempre ardea,
Debnontifarperdio non tifarfermo
Talche quandofu giunto a le radici
Chequefta è ' lvedrai bé)fi trifta valle Tenuto non l'haurian d'andaruiſuſo
Cb'in elfa almal nofi puo undifarfcher Tutte l'arme del mondo o i cari amici,
Se vuoifalir al ben,gfto è'lfuocalle(mo, Dunque Rinaldo de l'ardor gia infufo
(Etgliaddito'l gran moter aftoprato Che'nei corigentil di quefto mondo T
Si inprima vifta bel,laſcia a leſpalle, Infonde quella Dea che fta laffufo
Chefeftar vi voraifempreimpiagato Fatto nelfuo penfier uiapiu profondo
Tiritrouerai ilcor di qualche male
Incominciòfalir queſt'arduo monte
Neti trouerai maigiorno beato,
Tuttopien di defto tuttogiocondo,
Etfechecofi fiafaper ticale Etperbauerper sufemprepiupronte
Sta alquanto a riguardar ne la brigata Et piufpediteforze in ogni caso
Et vedrai ch'ellaèfempre tuttaa tale Che ui trouaffe vie non vifte o conte ,
Rinaldo albor con la fua fempre veta Quantunque'lfuo deftrier com'un Pegafo
Et buona diligentia affillegliocchi Lefoleffepaffar neglialtri monti
Ne la gente al piacer del mondo data, Nel volle bora condur fopra'lParnafo ,
Et vide aperto& ben, chefonofciocchi, Mafin che con l'Hebrea da queldifmonti
Senzagiudicio , & miferi ,i mortali Colfuo lo diede in guarda ad un paftore
Ch'igftopratoftan c'hor uie ch'io tocchi Etfoliſu v'andar pedoni & pronti ,
Perche ne i benifuoi di tempo &frali Cofi dopo d'unfuofi lungo errore
Vifonofparti,e in abondantiagrande Fatto'per tutto'l mondo, in quel camino
Sempre infinities dolorofi mali, Ch' tu veduto l'haifin qui lettore,
Trale ricche, eccellenti , gran viuande Rinaldo noftro eccelfo paladino
Nifono itofchi,eiferpi intra lifiori Sitroua al montegloriofo , doue
Etipungentifpin traleghirlande Guidauafempre lui fi gran deftino ,
Tal ch'iferui,i piugrandi, eg i maggiori Et s'ei'andra fi infu ch'alfin vitroue
No v'hannodetro mai perfetto un bene Quel ben ch'iui d'altrui trouarfi dice
Nepur vn giornofol contenti i cori, Quaipotrà almodo far maggiori pue?
Et quefti effetti rei veggendo bene Perche torneràpoigiufo huom felice
Ilcaualier,tuttifuggir li vole Et haurà bauuto quel ch'a molti bauere
Et ir per altra via al fommobene, ( Bonaforte lafua)troppo non lice',
Cofidelprato reofauio fi tolle Stiamlo adunque a vederper le coftiere
E'nuerfo'l monte de la buona dea Diquefto andar, erperlipoggi alpeftri,
Con l'altadonnafualeggerfi volfe, stradefueftrane & altere,
Etperle
PARTE 194
Dice effo paladin cheperfilueftri Etfraquefti viril u'era Rinaldo
Luochi,eraftato affai de laltre volte Che quanto piu uedea maggior l'imprefa
Ma non com quefto mai tantofineftri, Tanto in exequir lei venía piu caldo
Quiui u'eranle vermenefifolte, Et coftera PHebrea tant'ancho accefa
Glifterpi,i barchi,ibrochi, le ritorte, Cognifatica a leifempre era acetta,
Che fpefo altrui d'andar le uie erátolte, Dunque s'a lor l'andarfepocopefa
Etfenonfoffe anch'eiftatofiforte V'andrangagliardamente infino in uetta.
Com'erapur,di corpo , di cor ancho,
CANTO LXXXII.
Le uieforfe anch'a lui ueniano corte,
Perch'andarquiuifu l'huom vienfiftanco Vandoperforte a laforefta auiene
Perquefti & per molt altri impedimeti, Che l'amazzato augel dal cotadino
Ch'inpartedela viafpeffo vien manco, Cad'in luoco ou❜andarfiftenti & pene,
Etfe nonfifon ben d'andarui ardenti Egli perporle manfulfuo botino
Si ritorna anch'ingiù com anchefpeffo Neglifterpietra, ets'aggraticcia ai trochi
Vedeua'lpaladinfar moltegenti, Etfi facecarpon,boccone, & chino,
Granpopoltrouau'ei maiſempremeffo
Nefuma in queftofpin, cespugli, obrochi,
A queft'imprefa grande, d'irui in cima Nech'inronchiofi barchi od in ritorie
Colcor nelprioentrar c'haueua ách'eſſo Ilromagniuolo fuofigueftio tronchi,
Mapoi lafantafia fi
forte inprima Mapala'l tutto uia gagliardo & forte
Per tanti impedimenti che vifono Spronato da un defio che certo alhora
Siuacágiando intrifta,abieta, ima, Nollafferiaftimar quafi la morte,
Tal che molti veniano in abbandono
CofiRinaldo& lafua amante anchora
Giù congran corfo difperando intutto Hor che fpronatiſon datgran defio
Dipoter mai condurfial finch'è buono,
D'andar aritrouar chigli innamora,
Qualchaltrononfi vil ,gia affai condutto
Quantunque ilmontefia filueftro e rio
Super lo monte, tuttofanco bomai Viuangagliardi, nõfan Pandar loro
Siftaua a ripoſarſenz'alcunfrutto, Sterpi, vermene, o fpin,punto reftio,
Et qualchunaltro poi, ch'al mondo mai Ma-aggrappandofi benfra tutti lora
No hauea bauuto un bogiudicio intiero Tuttiitranfcendon valorosamente
Insù due bracciafol,godeua aſſai,
Com quelc'ho tolto a parangonfar lore
Qualchaltropoi viril,gagliardo, fero,
Cofi dunque inſu van gagliardamente
Magnanimo, prudente, er fingulare ,
El vanveggendo di mirande cofe
Forte,coftante, intrepido, altero, Che vifte engratepoi tanto a la gente,
Nonfifapeuamai ftanco trouare Perfone affai vedean moltofamoje,
Mafemprepiupollente,ardito, & faldo,
Non tantodaltre, alcune ricche, er molte
Seguiuacon defio l'alto montare, Pouere in vefte, e'n corpoi valorofe,
BB ii
SECONDA

E'nfin uiuidero eifugenti accolte Malpaladin chetroppoftudiofo


D'ogni condition di quefto mondo Non eraftato mai,d'alcun percafo
Perch'a nefun le uie mai nonfon tolte, fcrittor, d'efto caualfamofo,
Degli
Maperch'andarfinfufigrauee'lpondo Nonfapeadir chequesto era'lPegafo
Non ui ua mai nefun ch'apien nonfla fangue di Medufa
Che nato gia del
D'ognialtropefo reo benfcarco modo Volò (com altri bauria)fufo'l Parnafo,
Però lagentefol uiua ch'oblia Nech'era quelchegia lafonte chiusa
Tutti ialtri carchi de lagran campagna Iui con l'vngbie ritroud raspando
Ch'a piè del monte hogia defcritto ipria, Ch'è poi de laltre, di Caliope'mufa ,
Gente inuero uiril,prudente, magna, Nech'eraquefto quelfapea,che quando
Gente diuina,fauna,& uirtuoſa, Ando Belorofonte a la Chimera'
Gente che'lcor da Dio mai noſcopagna, Venne per talferuigio caualcando,
Quant'adunque effer dè gioconda cofa Enfin nonfapeu'ei di queftafiera
Ilritrouarfifu quefto alto monte Neffuna cofa al mondo , & nonſapea
Fra gente tanto eccelfar ualorofa, Che quelcolleHeliconfoffe , com'era,
Ma perche al modo ognibuofi infu lafrote Però quando ui giunſe,inuer l'Hebrea
(Gli impedimenti ilfan) nonponportare Fè mottogrande affai di merauiglia
Come puote'lguerrier di Chiaramonte, Come de laltre talcofe folea,
Stiamlo a ueder con la met'alta andare E'n quefto uenne a lui, (uoltele ciglia)
Cheuederemo & not con l'intelletto Viftoin un'altraparte d'effo loco
Quelchepochi col corpo pon tronare, Vnagioconda e triomphalfamiglia ,
Scriue Rinaldo in quelfuo bel hbretto Quest'eragente là ch'infefta eingioco
Che difuapropria manfi troua , donde Stauano infuoni,in canti , e in allegrez :

Di quefta hiftoria mia tratt'ho'l fuggetto D'altre cose non tal, curando poco,
Che quand'egli ito allaifuper lefronde E'l paladin chefoleua ancho auezze
Ch'impediscon l'andar tanto a le genti Hauer le uogliefempre a cofetali,
Accorto u'ando uia congran uaghezze ,
Che d'ognipeforeo non for ben monde,
Giunfe egli infrode anchor máco pungenti Et quiui intorno unfonte, alqual d'eguali
Indi in altre anchor manco, er altrepoi Non ue nefon tra noi, chepoifu quello
Quafifenz'un di quefti impedimenti, Ch'iui troud'l deftrier detto da l'ali,

Et quiui c'hauen ei de ipasfi


fuoi Vide unleggiadro,boefto , bel drappello
Fatti i duo terzi ben, dentro un belprato Dibrigata ne l'herba,laqual tutta
Vide vndeftrier qual nen uediam tra noi ftaua apassar giccondo e bello,
Tempo
Quest'eravnghiuto molto, & era alato , Quefta iui ingran piacer s'era ridutta
Eraferoce,altero, disdegnoso, Alombra ch'altifaggi ,&r alti allori,
Et alti mirti ui teneano addutta,
Etperò da qualchun lincatenato,
Ettra
PARTE 195

Ettra vermigli,bianchi,er perfifiori Pregate tutti Iddio che nelfuo regno


Siftaua a traftullar con cotai canti Non conducbi mai ofta infin ch'in vita
Con cotaifuoni, fi concordichori Viterraivoftri corpi alcunfoftegno ,
Che quando'lpaladin lefu dauanti Perche quand'ella al cielfarrà falita
Credendo effere alfin ch'egli cercaua Non bauera delmondo ,Pireneo
Delibero di non andar piu auanti, Fatto, o le Picche,o Marfia ,gia partita,
Ma quiui intento ad afcoltarfiftaua Ma l'hauràfatta Pan, Tubale, e Orpheo,
Con tutto'l cor,colcorpo , có la vifta, Anzil'hauerafatta il proprio Apollo
Et tantofermo che non purfpiraua, Con tuttoquanto ilfonte Pegafeo,
Comepropriofifa a fan Gianbattifta Et dato haurete voigiu tanto crollo
Se ne l'organofuo cantandofuona Chediquesta virtù parrà che,perfo
La miafauia& gentil dotta organifta, Quefto troncon.fia perso ogni rápollo,
Odio chebenfaria cofteiperfona Peroperche nonfia per l'uniuerfo
Daftarcon afte egregier alme mufe Colmal di tutti glialtri il vostrofcorne
Ch'odi'lguerrier cantar ne l'Helicona Cantiamo tutti a Dio queſtaltro verso
Perchelegratiefue c'ba'lcielo infufe Stannela a torfignor l'ultimogiorno.
Ne l'ingegno diuin ch'ella tal'baue
CANTO LXXXIII.
Con laltre virtufue nel corpo chiuse
Con la vocegentil,dolce, foaue Elagrande armonia ch'uſcirfacea
Congliornati concenti,e'l gratofuono col
far
Piu ch'altro al mondo mai modefto etgra Iremi in acqua intempo a vna galea
Faria di quefte dee di ch'ioragiono (ue Tanto potea la gente dilettare
Che ftauan lafui canti e fu lifuoni Ch'ella albor non credea piu grádiletto
L'alto choro ch'è buon moltopiu buono, Perch'eraquello alborſenzaaltropare
Maforfi vuoi tu Dio ch'ella tifuoni Che de effere ad odir nel monte detto
Et canti anchorlafu trai cherubini, Quella armonia ch'iui Rinaldo odio
Traiſeraphin, lepoteftate, e i troni, Quando giunse(gráforte)atáto effetto?
Et quefto degnofia ,perche i diuini Perche cantaua alhor Caliope & Clio,

Spiriti che dalcielfonfceft in terra Melpemone,Terficore,& Talia,


Dennotornar nel cielfuoi cittadini, Co laltre a cui il cantar proprio è natio ,
Ma s'ella o Dio da noi maifi differra Et feco erano a quefto in compagnia
Pertornar acantar laffufo in cielo Glialtri degniin queft'arte , qual col loro
Chebene hauràpiu tal queftafua terra? Et canto e fuon crefcean la melodia,
Muficidebfe'n voi vi fta alcun zelo Odegno, eccello,& eccellente choro,
D'hauer nela vostra arte vn capo degno Echi non crederia chegran dolcezza
Ynacolonnafalda, vnfermoftelo Foffe ad odir albor tutti coſtoros
BB iti
!
SECONDA
1
Quiui v'éra Tubal,quel ch'in altezza Perche Rinaldo inuer non s'era pofto
Primoqueft'artepor nel mondofeo Ala Muficamai,come guerriero
Con vnfuo dolce fuonpie di vaghezza Tutto ne l'armefolfempre difpofto,
Quiui v'era Dauid cantor'hebreo, Però puote colui ben di leggiero
V'era Amphione,& con la lira al collo Coprender ch'er'egli kuõ maisépre dato
V'era'l giocondo & gratiofo Orpheo , Tutto,folo de l'arme, al bel mestiero,
QuiuicolcantoPan v'era, Apollo Etperò nereftoe merauigliato
Colcato e'lfuo,tal ch'ad odirli infieme . 4.Quando lo vide in lor ,mufici tutti

Nonfi poteuaalcunfar maiſatollo, Si domefticamente effere entrato,


Però Rinaldo albor ch'afi
fupreme Et diffe a lui guerrier come ridutti
Etgioconde armoniefitrouògiunto Vifetequi tra noi , voi che nonſiete
Crette effer là ue luifpingea fua fpeme , D'eftanoftrabell'arte niente iſtrutti?
Et dal dolcepiacer tutto trappunto. ¡ E'l paladino a lui,lagran quiete
Sicacciò là tra certe altreperfone Ilgranpiacere, ilgran bec'ho intefo
Da cui non era'l chor troppo difgiunto, Chefempre quifu vorftando v'hauete
Quefti erano Tamire , Philamone
', M'hafatto ardito tor questo granpeso
Chrisogono, Pithagora, Carmente' , Di venir tanto infu per quefto monte
Sapbo,Lin, Zeto, Lamia ,& Arione, Cui par'altro afpromai nohogia affcefo
Et deglialtri ancho affai, ch'eranogente Et poi quandofonftato a questafonte
Tutta ben ne la muficafondata, Etc'ho trouato vertutte le cofe

Tuttafaconda apien,tutta eccellente' , Chegià tanto d'altrui m'erano conte

Et quiuitrafi illuftre er gran brigata Per godere anchor'io queſtegioiofe


Poftofiilpaladin,penfò diftarfi Quieti in tanto ben,mifono meſſo
Fino a l'ultimafua mortalgiornata, Fra voiperfonefante e virtuofe,
· Perches'iobengiamai nonfon profeffo
Micome in cafitalfemprefuolfarfi
Che quando in copagnia d'unaqlch'arte In cotefta vostra arte tanto bella
Vn'buo non noto a lor lafcia trouarfi, C'bor(Dio merce) d'odirfim'è cóceffo,
Sempre qualchun di quei lo trà in difparte Tantopiu ch'altra mai m'è piaciut'ella i
Etgliaddimanda alcuna cofa,tanto Chefe ftando tra voi nulla v'offendo
Che tofto s'è de ifuoi comprende inparte Non penfoin tempo affai partir da quella
Cofi quando'lguerrierfuftato alquanto Et quegli a lui ,guerrier s'io ben coprendo
1. Tu quimontatofeiper trouar quello
Fra quefta allegragente,laquale era )
Tutta a l'arte delfuon data,erdel canto , Cheti venne digiu quafu trahendo,
}
Afelotraffe vn'huom de l'altafchiera Ma anchorgrūto nofei dou'è'lpiu bello !
Etparlando conlui compreſe tofto Questo non è quelben che vai cercando
Ch'ein on era de l'arte a lorprimera, Queſto non è quel ben ch'a fè trati ello,
t
PARTE 196
23
Matibifogna anchorpia gir montando Et quegli a lui,queft'buom ch'è qui couinto
Vapurin cimaal monte, trouerai Gia volfe con Apolcantarea proua
Quiui quel ben che ti vien sutirando , Etfu meſchin da lui fubito vinto,
Et quiui anchor di noi qualchun vedrai Donde'lfamofo Iddio che par non troua
Perchefpeffo v'andiam,ch'inuer vifono Irato delfuo ardirfuperbo & ftrano,
( De glialtri beipracer piu grandi aſſai, Et perch'altri a cio maipiu nonfimoua
E'l paladino albor, dunque io mipono Lofcortico con la fuapropria mano
: Sopra queftotuo dir ad andarfufo Et qui legato il tien,perch'altri veda
Chetrouar tanto ben certo difpono, Quanto dispiace a i dei l'ardir humano ,
Et giapofto in camin, tutto confafo Marfia è'l nome dilui,ma maggior preda
Raffirmo vnaltrauolta ilpresto paſſo Tivoglio ancho mostrar, de le non ve
Per cofa che veder mai non era vſo, Accio che molto ben quefto tu creda,

Videegli la indifparte ad vngranfalfo Quelle là dentro in quellagabbia chiuse


Incatenato vn'huom, chefenza pelle Che Picchefon, vedrai dipunto noue
Era, difanguepien,mifero , er laffo, Tengonquifemprequefte noftre mufe
Stuppi ilguerriero, er diffequai nouelle Perch'anch'elle vnauolta al mondo, doue
Saranno quefte Hebrea qui di coftui Eran tutte elle donne, tuttefuore
1
Chefcorticatopar trifto imbelle? Volfer conlorofar di questeproue,'
Nonfugia aperta qui cred'io d'altrui Et quella chefra laltre è la maggiore
Afan Bortholamio la cuticagna In tante Picc be le conuerfe tutte
Quand'altrifcorticar fecero lui, Et qui le tienperfdegno & per honore,
C'hofempreodito dir ch'egli in romagna Poi con le roitemembra e ben diftrutte
Questobel ben dacolor la fofferfe Gli moftro Pireneo gia lor nemico,
Etnon mai d'altri fu quefta montagna, Indiglifè faper com'iui lutte
N'anch'efferpuo coftui quel d'Artoferfe Conuerfa in aura la moglier di Pico.
Eunuco fidel, ch'intiero & viuo CANTO LXXXIIII.
Scorticato d'altrui lapelleperfe
Perch'egli d'ellafu ne l ' Afia priuo Vando Rinaldo inful giocodo colle
Et non qui douefram , chi dunquepuote 9 Doue le Mufe odio con laltro choro
Effer quefto mefchin ch'è qui cattiuo? Quello hebbe intefo apie, ch'inteder uolle
Et la fua bella Hebrea,ti
farà note Quindi lieto partio da tutti loro
Questecofe queft'buom c'hafatto ilrefto Et s'auiògagliardo a l'alta cima
Ch'elle per me mifon noue & ignote, Vfperauatrouarpiugrantheforo
Rinaldo albora vnaltrauoltapresto Et via piuproto áchor d'andar che prima
Raggiunto a quel che via l'hauea fofpito Tatandofempre infù , ch'alfin peruenne
Contezza chiefe a lui di tutto questo, Laue'l piu beldelmondo effers eftimas
BB iiii
SECONDA

Odioch'uopo è d'bauerpur lunghepêne Ne maine l'orto fuo tal n'hebbe Athlante


Senoi vogliam volar con Pintelletto Ne di piu belle Adam ne uide mai
Tantoche giunga a queſto benfolenne, _Nel paradifofuo che n'hauea tante,
Ofelice Rinaldo,o ben diletto Et per sufempre augelletti gai
Dalpadre vniuerfal di tutti poi Giuan cantando confi buon concenti
Ch'eglia cotantoben da luifu eletto, Ch'altri quagiù non puoftimargiamai,
Felicifimilmente od altriuoi Neuento mai neffun nuoce ale genti
Tutti ch'egli lasù ui trouò , quando Perch'è tant'alto'l monte ch'eitranfcéde
Venne a uederui, chi ui uren dapoi, Tutta la region di tutti i uenti ,
Perchefe quello è uer che diuolgando. Pioggia otempeftamai non ur diſcende,
Neue no ui uienfù,nebbia non u'ombra,
Egli tornato ingiu , n'ando col pondo
Ch'a tuttiparue alhor piu che mirando, Ned altra cofa tal mai non u'offende,
Su quefto monte alpeftro alto e giocondo Ma u'èsemprefoaue una bell'ombra,
Doue egli pur alfin uiſi conduſſe Vn dolceftar, unagiocondia intiera,
V'è lafelicità di questo mondo, Perche niente mai nulla l'ingombra,

Felice adunque ognibuom fariachefuffe Quiui u'èſempre adorna primavera


Quiui doue Rinaldo paladino Sempretempo tranquilſenZ'altra noia
Dopofatiche affai nelfin s'adduſſe, Sempre lietaftagion dolce & fincera,
Ma s'aperto a ciafcun fempre è'l camino Quiui ftafempre l'huom colmo di gioia,
Perche non u'andiamtutti allegramente Sempre chi uifta su uiuefelice
Cheftato hauremo & nei sáto et diuino? Perche mai neſſun mal neſſun annoia,
Malageuole a l'huom non è mai niente Non u'èfu quefta mai lietapendice
Pur ch'ei lo uogliafar confermo core, Pur un ne l'herba di quegli animali
V'andrà dunque chi uuol ueracemente, Che mordero'l talon d'Euridice,
Etpche alcun nonfia conqualche errore Ma ue nefon per dentro alcuni tali
Di quel ch'è quiuifù ,perch'altri il conte Che dilettano l'bucmfenza maifare 1
Vediam primaRinaldo il uerfcrittore , Pur il minor altrui de i minor mali,
Rinaldo paladin di Chiaramonte Mormoran quiuiſempre acquefi chiaro
Scriueche quando alfin fu ben montato Tanto uaghe,gentil,pure, & foaui,
Quanto puote ei montarfu afto monte Che nonpuo chi noluede imaginare,
Giunfe in un largo & fpatiofo prato L'apeconftudi accorti e poco graui
Tanto bel,tanto adorno, e tato ameno , (Tutto afolo piacer deglihabitanti)
Che non potria hauer tanto imaginato, Fan dolce fuffurando i dolcifaui,
Quefto era uerde e in ognipartepieno Etfugliarbori ombrofi & erabondanti.

Difior, difronde, dipiu bellepiante Vifonosemprepretiofifrutti


Che nonfur maila u'era il Damafceno, Ch'offendernon pon maili lorguftanti,

1
T
PARTE 197

Et fiumicelli anchor ui corron tutti Perche vide egli al mondo in noi quagiuſo
Pieni di latte bianco, er dolce mele Cofepernitiofe, male, trifte
Seza mai ch'altro iguafti o mai gl'ibrut Ch'eglipbuone hauer maisépre er ufo,
Non's'odon quiui mai d'alcun querele (ti, Et altre buone affai ch'a le lor uifte
Non fi duol mai nefun, che no u'è dōde, Sidimoftrano altrui maluagie & ree
Perch'ogni cofa è amor dolce & fidele , Seper quel vetro belnon fono vifte,
Dunque efferpuo ben uer che quiui abonde Dunque loftar laffu certo effer dee
Quellafelicità che'l guerrier noftro Il piufeliceftarch'al mondofia
Con tanta curafua tra noi diffonde, Poi chefi fcerne apien tutto quelch'ee,
Scriue effo paladin che questo chioftro Ma questo non è anchor quel che deuria
La'n cima diquel monte, ou'eifoggiorno Innanimarne tanto ad iruifopra
Fecefra'ltanto ben c'hor'io dimoftro Chenonftimaffe alcun la trifta uia,
Largo era come'l monte intorno intorno Piu fingular,piu eccelfa , & piu bell'opra,
Etferrato l'hauea buon geometro V'è quiui
fufo anchor che non è questa
D'un muro in equal cerchio dognintorno Et vuol Rinaldo anchor ch'ellafiscopra
Et era quefto muro d'un bel uetro Et quefta ne deuriacon tantoprefta
Tutto chiar,tutto netto, er tutto tale, Cura, far'affrettar d'andarui in vetta
Che'n tutto non u'bauea punto di tetro , Che non nefoffe mai coſa molefta,
Ma erade laforte,delaquale Dice effopaladin ch'in quefta eletta
Vediache cogrand'arte er grad'igegno Piaggiafra tuttelaltre di vagbezza
(Per meglio veder)l'huoforma l'occhia Fra tutte di piacer ftanzaperfetta
Anzi era in afta tepra tanto degno (le, V'è vn tempiofingular di tal bellezza
Che guardando p quel qaagiufo in terra Ch'in altro tempio al modo altrafamoja
Tutto fi difcernea queſt'human regno, Efferftatagiamai non v'è contezza,
Et piu , tant'arte anchor vifi riferra Non quella di Pauia de la Certofa
Chefegiuguarda l'huom l'humane cofe Nella ch'in Fiorezabal primier arce
In difcernerle benpunto non erra, Ne difanta Sophia lapretiofa,
Dunque da quefto monte le gioiofe Ne quellapur anchor ch'a laltre incarco
Cofe degne,moral, vtili , buone, Fa ,
perche ell'è maggior,fi di lontano,
Si conoscono apien da le dannofe , I dico delbel tempio di San Marco,
Si puote adunquefar l'ellettione Ne quella anchorgiamai delpiufourano
Delecofe miglior da lepeggiori Tempio ,cheftatofiafraglialtri,i dico
Standofu quefta fanta regione, Quel che confi eccellente & ricca mano
ScriueRinaldo ch'a gli inferiori Fe Salamone in Afia al tempo antico.
Luochi noftriguardoftandolaſſuſo
Et CANTO LXXXV. :
1 chene
4 reftopiend'affaiftupori,

I
1

SECONDA

*Alto, eccellete, & fplendido edifitio O mirabile & alto magiſterö


L Nelälful carro giafalio Phetonte Od artifici inuer grandi er diuini
Che poiil conduffein tanto precipitio , Chefer tanto eccellente lauoriero,
Quantunque le bellezze habbis, che conte Diperle,difmeraldi, er dirobini,
Da Ouidiofon,non però bello è tanto Diprasme,dighiacinti, & di carboni,
Quanto efto tempioch'èfu quefto monte, Balasfi,diamanti, & camaini,
Percioch'èfatto questo tuttoquanto Eranfatti diquefto i cornifoni,
De le piu bellegemme , e'l piu bell'oro Ifrontapizzi,letefte, &
r le uolte,
Che poffa'lcielfar mai da neffun canto, Le colonne, i mur ,gliarchi, & i balconi,
Et lauorato è poi d'un tal lauoro Ettutte laltrepartir d'altre molte
Che talquagiù tra noi nonſe ne vede Gemme,che certo Iddio nelparadifo
Neforfe alcun piu bel n'ha'l somo choro, Ha perfarlofibel difua man colte.
Non l'ha fatto Helicon, non Archimede, Quando adunque Rinaldo a l'emprouifo
Non gliè ftato Theophilo dintorno , (de, Si vide bauer dinanzi oprafi bella
Negliba alcú altr❜buo talmapofto o pie/ Reftò delgranftupor vinto e conquifo
Thimanto no l'hauria mai tanto adorno Ettuttofuor dijè per quefto inquella
Potutofar,Protogene, od Apelle, Venne,come vien l'huomfuor difefteffe
Conquanti altri lor par mailauororno , Per qualcheftrana alui data nouella,
Perche nonfipotriafotto leftelle Et lafua bella Hebrea che gliera appreſſo
Neglibuomini mortal trouar tant'arte Tanto anch'ella reftoc merauigliata
Che vale Je aformar cofe fi belle, Quáto ungrá chelo vuol no piufucceffo,
Dunquefi puo tener che d'ogni parte Ma come quando auien che la brigata
• Habbia quefto bel tempiofabricato Giunta vnaprima volta in vna terra
QuelDio chefta nel cieldifoura Marte Sifta mirando in lei qualcoſa grata,
Ets'è cofi (ch'è pur ch'egliformato Speffoqualc'huomgentil loro s'afferra
L'habbiacon l'artefua ch'è pur diuina fa chiariapien di quel cheforse
Et li
Con qualpotrò iofar ch'ei fia contatos Ilprimo lorpenfiergliigana vglier ra,
Lettortufe da te tanta dottrina Cofi aRinaldo e a lafua donna occorfe
Haiche tiposfi al mondo imaginare Cheftando esfiaguardartéto inftupore
Fabrica piu chelaltre pellegrina , Subito vn'buom gentil lorofoccorfe.
Pon tutta la tua mente a queſtofare Per quefto prato bel,carca d'amore
Etformain effa vn tempio di bellezza V'era gente ch'andauaſpatiando
Chenon posfi nel mondo hauer mai pare Et tutta in vifta gente di valore ,
Et di che quefto anchor , di ch'io contezza Chiper lo vetro ingiùftaua guardando
Ticercofar,è viapiu bel, ch'inuero Le tranfitorie cofe d'efto mondo
Non va la noftra idea tantoinaltezza, Et cbi del'alto ciel giuaparlando,
PARTE 198
Chi deloftato lor laffù giocondo Donde a Rinaldo alhor venner vedute,
Chi del'altrui quagiù fempre noiofo Lettreful tempio alfommo de laporta
Et ebi di qualchunaltro borreuol pondo, Lequai dicedo TEMPIO DI VIRTUTE,
Et mentre'lpaladin cofi penfofo Albor quel fauio aggiunfe,bor ti conforta
Siftaua a riguardar quel tempio bello Poichetitrouigiunto al luoco, doue
Senza faperfi trar di dubbioſo, E`d'ir al Sommoben la verascorta,

Vn dicoftorfifece appreſſo d'ello Diquafifcerne'l mal che ſpeſſo moue 3

Et diffe human'a lui,deb che cosa hai Aprocacciar del ben, di quafi fcerne
Che titienfiinpenfier dolcefratello? Tutto quel ch'e'l ugr bene , e'l uero Gioue
Quinongiocondo nonfi puoftar mai Diqua vedonfi in ciel le cose eterne
Qui non puo maiftar l'buofeno allegro Etfi conofce apien quanto fian buone
Qui nonfi puofentirpunta diguai, Et qui la vera via s'ha digoderne,
Pero quel che'l tuo cor tien trifto od egro Però lagrande tua admiratione
Datecacciarintendo, & farti lieto Chegia per quefto dè ceſſar ch'intendi
Se me lo vorai dirfenz'eſſer pegro, Tutta conuerti in confolatione,

Rinaldo alhora,ai cortefe huom difcreto Et perche questo anchor tu bene apprendi
C Entra neltempio,& uederai per proua
Quifuordi me mi tien la merauiglia
: Ch'anch'Apelleterria con Policleto, Quelcheforse ascoltando non compredi
0 Perchelagiu tra noi quellafamiglia In quefto la Virtufempre fi troua ì
Beltà non vede mai fimile a quefta Queft'è di quefta Dea la veraftanza

3 Ch'iui non ban tal ben le nostre ciglia, Qui queftafempre a ql ch'io coto,gioua.
Però cofi il mio corfuor diſe refta Rinaldo albor,meritamente auanza

Nefi potrà quetarperfin(cred'io) Quefta ognialtra beltà delmondo giufo


Che non mifia la cofa manifefta, Poich'ella è d'una dea ditant'horranza,

Tu dunque che tifei de l'effer mio Maperch'io nouofon giunto quifufo i


Fatto pietofo tanto,in cortefia Tupertua cortesia menami drento

4 Adempiragionando il mi defio, Chemigioueràmolto un c'habbia l'uſo,


Che tempio è quefto talichifignoria Albor quelfauio grande,un del conuento
: Tien qui tantogentilichi fiete uois Di quei ch'a la Virtù s'eranfacrati,
Che luoco è questo in tanta leggiadria? Diffe vienpurfigliuol ch'iofon contéto,
Che'lmondo vnaltro taltra tutti ifuoi Cofiilguerrier con quefti accompagnati
Liti lontan(c'ho vedut'io )non n'haue Infleme, & co l'Hebrea al tepro andaro
Et pur gli Efperi ho visto , anch'i Eoi , Di quei che fotto'l cielono beati,

Et quegli alhora a luiformando graué Sette gradi dinanzi essi montaro


Con belfembiantefueparole argute Fatti difette gemmepretiofe

DiJelegger la fugia non t'aggraue , Indi in unaltropianfimile entraro,


SECONDA

Et quindi ilfauiopoi primo'lpiè poſe Laltre dueſenza alcun vuote ambedui

Su lafoglia a la porta, e poi neltempio Erano, ambe egual, ma benparate


Entro conquefti a le mirande cofe, D'effer(quando che fia)fedie d'altrui,
Mapch'in quattro verfiil mio cato epio, Ne laltrepoipel tempio effai brigate
Nepoffoftringer tantoin cofi poco Et quincie quidi, & n'erano aſſai uuote
Staro ne l'altro a dir (per noftro cßepio) Ma ben tutteper altripreparate,
Quel che videro queftiin quefto loco. Et comefono altrui leftantie note
De ifratilor ne li conuenti ad vna
CANTO LXXXVI.
Scritta, c'han neleporte lor deuote ,
Ltempio grande,largo, & Cofi di al paladin, ciaſcuna
IC'hoggi ba qttr'ani ,i tutti quei delmo Funota albor per vna lor fcrittura
Si fè per efferfempreil piufamofo, (do Ch'ellefufo teneano ad vna ad vna,
Perciò che v'hebbe dentro il ricco pondo Donde conobbe apienſenzagran cura
(Et v'era anch'io) de la corona d'oro Di chilepiene, & pcbifolferlaltre
Carlo hora quinto imperator giocondo, Cheftauano afpettar gentefutura,
Ha dentro vngrande, honoreuol choro Perche a la vetta lor de lune laltre
Che fi puote aguagliar(parlo delfito) Erafcritto,Deltal, Di Pier, Di Polo,
Altempio incui ne laltro entrarcoftore, Et cofi note bebb'er quefte er quellaltre ,
Etfimilmente la città che'l lito Però conobbe apien,leggendofolo
Hafufo'lPonel domo vnaltro n'haue Senza chieder altrui,tutti quefaui
Ch'a quefto tempio è parangoncompito, Ch'eran di quella dea l'amanteftuolo,
Queftotempio lettor che tantograue, Gente eran❜ei con occhi tardi & graui
Tantofelice,allegro, tanto adorno, Digrande autorità ne i lorfembianti
Ate cerco moftrar quant'è foaue, Parlauan rado con vocifoaui,
Tutto erapien difedie intorno intorno Traffefi il paladin da lun de i canti
Aquellaguifa c'han le lor que chori In luogo aperto,luminoſo , & alto
Ch'vnaltra voltainparangon ti torno, Sicheveder li potea tuttiquanti,
Ma tutte di tarfia,digemme , er d'ori Etperlefediefu l'auratosmalto
Et d'arte tal,che nonfon pur lor pari Glibuomini vide valorofi magni
Del miofra Damian li bei lauori, Che del nomargi anch'io ſteſſo n'exalto,
E'n tefta d'effe poi d'anchorpiu cari Vide egli Elettra con molti compagni
Lauor,n'erantrealtre inprofpettiua Traquai conobbe& Hettor & Enea
Ch'iui nel mondofon le fingulari, Cefare armato congliocchigrifagni,
Ne la maggior v'erala Virtù viua, Camilla vide& la Penthefilea
La dea deltempio,quella dea di cui Da laltraparte,er vide il re Latino
Rinaldo noftro vuol ch'adhor'iofcriua, Checon Lauinafua figliafedea,
Vide
PARTE 199
Videquel Bruto che cacciò Tarquino, Però lasciando affai ch'è manifefto
Lucretia,Martia,Giulia, & Corniglia, La doue'lpaladinfcriue abondante
Etfaloinparte vide il Saladino, Aquelfolo vengh'io ch'è pel mio tefto,
Poiche'nnalzoe un pocopiu le ciglia Vide egli infuunafedia dir , Di Dante,
Videlmaeftro di color chefanno Laql no era anchor d'huomo alcun carca
"
- Selertraphilofophicafamiglia, Et poco da la Dea lungi o diftante, 1
Tuth lo miran,tutti honorgli
fanno, Ea laltraparte ouecofi fuarca
Quiui vide egli,er Socrate, Platone Perfpatio apunto egual da la fignora

Che'nnázia glialtri piu preſſogliftáno, Videfcrittofu unaltra,Del Petrarca,
Democrito che'l mondo a cafo pone,
Etinfuunaltra(come quefte anchora
Diogenes, Anafagora, Thale, Senza alcun dentro DelBoccaccio, leffe
Empedocles ,Heraclito, er Zenone, E'nfu unaltra,Di Cin, uuota ach'albora
Etuide'l buon accoglitor del quale Poifuperlaltre iui dintorno ſpeſſe
Diafcoridedico, & vide Orpheo, (Come nel notarfuo ch'alborfece ello)
Tulio, Lino, Seneca morale, Vide egli d'altri affai, lettere efpreffe,
Euclide geometra, Ptolemeo, D'Alfonfo , dir,DelPulci, et Del Daniello
Hipocrate,Efculapio , &
r Galieno, DiRinaldo d'Acquin, D. Ser Brunetto ,
Et quel che cento altrui uite giafeo, Di Nin,DelCaualcati, et Del Brunello ,
Ma nonpoffo ritrar di tutti apieno Di Seprebe,D'Honefto , e Di Folchetto,
Perche mi ftringe tanto il tempo breue Di Guido Orladi, et Di Gioua Villani,
Ch'io cóuego femar ql ch'altri hapieno, DelGiudice,Del Giorgio, et Del caluetto,
Rinaldo a cuifu'l dir molto piu lieue Di Gallo,Di Fabrutio , Del Alfani,
Piene n'ha di coftor parecchie carte Di Sordel,Di Mazzeo,Di Pier crefceze
',
Però là'l puo ueder chi questo ba greue Di Lapo , Del Ghislier, Del Lunigiani,
Etpotrà ancho ueder com'eran parte Di FedericoImperator,Del Re Enzo,

Per quefto tempioqueft'horreuolgenti, Di Dino, Del Calmeta , er Del Ifmera,
E in una qual, quale in unaltraparte, Di Lupo, Di Láfraco, et Di Pier Réz,
Etquale ne lefedie piu eccellenti, Del Guinicel, Del Gotto , et DelVignera
Piu'propinco a la Dea, qualpiu lontano, Del Ruggier, Di Guitoc, et Del Donati
Et quali piu di lei,quai manco ardenti, Et Deltale, Deltal,lüga unaschiera,
Et potrà ancho ueder (che difua muno Poi gliocchi in altraparte indi uoltati
·
feggi vuoti Sufo altrefedie com queftaltre conte
Scriue egli il tutto apien) dei
Qualfollepgrand'huo, qualpfourano, Vide altridetti dir(d'altri aſpettati, )
Et quaifarian neltempio ipiu deuoti, Di Carlo imperator, D'Orlando conte,
Ipiugratia la Dea,li piu per questo Di Rinaldo d'Amon , & D'Oliuieri,
En quefto tempio, e'n tuito'lmondo noti; Etfi, Di Ricciardetto Chiaramonte,
6.24 SECONDA

DiNamo, Di Turpin , Di Berlinghieri, Albor Rinaldo intefe ben che quella


D'Aftolfo, D'Angelino, et,D'Egibardo Doue'l fuo nomepropriobaueagia letto
DiSalamo D'Anfelmo,et, Di Gualtieri Saria di lui coltempo illuftrefella,
Di Bradamante, D'Auin, Di Girardo, Cofi di Carlo, Orlando, et Ricciardetto,
DiGuidon,DelDanefe, et, D'Anfuigi, Et de glialtriqlaltre, oueanche i loro
D'Oto,Di Safonetto, et, Di Guizzardo Nomi ueduto hauea c'habbiamgiadetto,
D'Auolio,Di Matheo, Di Malagigi, Maper deglialtri anchor, che asto choro
Di Marco San Michel, DelNormandia, Erano per empir,faper qualcofa
DiBaldouin,D'Alardo,et, Di Terigt, Contezza alfauiofuo chiese diloro,
Et Del tal, Del tal, tutti ch'inpria Et quei,queftaltragente auenturofa
Gia conosciutobaucafamigliarmente Ch'anche col tempo ad habitar quaffufo
Quand'egli í Frácia era i lor copagnia, Dè venirqueftaftantia virtuofa
Però fiftrinfe alborfubitamente Non è nel mondo anchorfatta lagiufo
Alfauio che l'bauca condotto dentro Mafifarà d'una in vnaltra etäte
Etquiui chiefe a lui di questagente Come fin qui di noifempre èftat'uso,
Côtezza,e quel, ql con che alaltro i entro. Et queftefedielorfonpreparate

CANTO LXXXVII. Daquefta noftra deaperch'ella vede


Che virtuofefian quefte brigate' ,
Lfauio grande,uirtuofo , & dotto Et quantofa ch'ella apien benpreuede)
IV
C'hauea Rinaldo et lafua bell Hebrea Ch'un debba effer tra noi piu virtuofo
Nelfacro tempio a la Virtu condotto Tanto piupreffo a leigliba la ſuafede,
Per opera natia d'effa alta Dea Rinaldo alhora,adunque auenturoso
Si delfuturo bauca dentro a la mente Quelpiu deglialirifiach appreſſo appreſ
Come l'architettor n'ha nela idea Haurà di quefta dea ilfuoripofo, fo

Però quando'lguerrier,di queftagente Deh segli fi puofar)mifia conceflo


Chevide in quellefedie effer nomata Questaltroicortefia ch'iofappia achora
Contezza chiefe a luifi intentamente Qualbuopiupreflo a lei maifarà meffo,
Gli rifpofe figliuolquefta brigata Et quegli, andiam dinanzia lafignore
Ch'e dela eletta da la donna noftra Ch'iui diboccafua l'intenderai
E'nqueftefediefue tutta aspettata, Conquato altro delcor uuoi trarti
fuore,
Ch'ella donnagentil ch'al mondo moftra Là nelefedie lor tu uederai
La via di qui venirtempio di lei Chefon giunte a lafua ,fcritti ilor nomi,
Segnata a tutti voi u'ha gia la voftra, Etpoida lei qual fian tu lofaprai,
Et tu che gia (tuo ben)giunto vi
fei Ch'ella a cui tutti chiarfon glidiomi

Entrarpuoi nela tua fo bench'in ella Tal ti ragioneràparlando teco


Fra laltre il nometuo uifto bauer dei, Ch'apienfcarcofar ai di quel ch'affomi,
PARTE 200

Elpaladino,andiam che'lparlarfeco Chidunque vuolfalir tant'alta cima


Dicertofoch'affaigrato mifia Prenda'lcamin perli veftigifatti
Et quegli adunque andiam, venite meco, D'alcun che laffù fia d'un'altaftima,
Cofi tutticoncordiin compagnia Ch'anch'egli alfinfarà tralor de i tratti
Inuerfo'l tribunal de la Virtute Laffu da quella dea laqualn'elegge
Per lo tempio di lei preferla via, Com'ella vede noipiupronti od atti.
Et in andando a lor venner vedute
Quandolguerrierdelbo paftor che regge
Molt'altre genti,ed altrefedie vuote Con quella vergafua che'l
fa immortale
Peraltrealhor non anche iui venute ', Trala Thofcanalingua ilvolgargregge
Lequali alpaladin tuttefor note Hebbeparlato apien colfauio, ilquale
Etperglifcritti lor c'baueano in'uetta Giua chiarendo lui di quefte cofe
Et per lafcortafua che'l uolfer puote , Volfe degliocchi altroue il
fermoftrale,
Ogentecara a Dio,gente diletta Etfragrand'altregenti virtuofe
Alui,al cielo,al mondo, e a la Natura Videfufo altrefedie altrefcritture
Che'n'ba Virtù per lofuo tempio eletta, Nomi dir d'altregentiauenturofe,
Scriue Rinaldo in quellafuafcrittura Delequai molte,albor tutte venture
? Dond'io uo queft'biftoriamiatrabendo Queftifcrittiv'hauea, ch'effo guerrière
Con tanta diligentiae'r tantacura, Tra glialtripon nel'oprefue mature,
Che ne l'andar chefaceu❜eileggendo Del Sannazar Paftor,DelNauaiero,
Queifcrittiin quellefedieja lembo alebo De l'Vnico Aretin, DelCaftiglione , ( ro
Dilor colfauiofuofempre dicendo Del Trisfino ,Del Molza, & , Del Seue
Vide infufo una vnfcrittodir,Del Bebo, Del Verlato, Del Panfa, et,Del Marone,
Contigua a quella u dicea,Del Petrarca De l'Areofto,& , DiPietro Aretino,
Com'ella anchorfenza neſſun nelgrebo, DelDolce,Del Broccardo, et, Di Tripho
Dondealfuofauio, e chi nefarà carca DelSaga, DelMichel , Del Dragocino,(ne
Lafua dinanzico trarrà d'ambedus Del Tallo, Del Mujur, Del Volterano ,
La vita, un tempofolla primaparca? DelBernia ,delCamillo, et,Del Motino,
Et quegli,quelprimaverra per cui Del Nizolio,Del Pio, Del Beuazano,
Parata è la maggior poi laltro dietro Del Cortefe ,Del Narni,& piu dapoi
Per le bell'ormefue venirà a lui,
Delpouero Pitocco Mantouano,
Coffeppe'lguerrier che meſſer Pietro Et Deltal, Deltal,molti chepoi
Meffer Francefcofeguiria ne l'orme Aqueftinoftritempi,virtuofi
Ch'egli filafferia la andando adietro, Habbiam (lofaileitor) viftanche noi,
Et cb'a queftofia'l ver tutto conforme Fraliqualpiu immortalı & piufamofi
Offeruando'l vediam di quello inprima Neuide vn d'or,che dicea Del Capello,
Poi diqueftaltro apien tutte le norme, Donde al fauio , chifia ch'in queſtopofr
SECONDA

Et quegli a lui,pofera dentro quello Dunque effer depuruer fifenza errore


Vn'buom di quefta dea grand'amatore Che u'hauea la Virtu dentro❜lfuo tepio

Finpria che'l uolto a lui copra alcú uello, Preparato una ſedia in grand'honore ,
Indigli diſſe anchor li tempi & l'hore Ovitafua lettor di grande effempio

Talch'èpur uero o Girolamo mio A le uite chefar coloro denno

Che uoifete quell'huom da quefto amore, Per chi di quefto bor afte carte i empio,
Et chenon prenda error, che nonfall'io Obuom di bontà pien,pien d'altofenno,
Non lofa char quell'amor uoftrogrande Huom da ben'effemplar milleperfone
Cheuifi uede inle fempre natio Con unfol'attofuo,con unfolcenno,

Nonlo fachiarquel che di uoifi fpande Huomo a cuiquefta dea d'ogni ragione
Che'n gfta uoftra etafianfempre tutte Habbia quell'altafediapreparata
Concie di man di lei uoftre uiuande'? La ue la uide ellofigliuol d'Amone,
Dunque efferbenpuo che ne leridutte Ilquale anch'altre allai d'altra brigata
Perfone in quefto tempio,haurete loco C'hora nelmondofon miei cari amici
Fra quelle da la dea piu'nfù condutte, Ne uide in quefto tepio in queftafiata,
Mas'io uoro cantar (quantunquepoco) Tra quai Rinaldo miofe'luer mi dici

D'ognibuom che'lpaladinfcriuedo tocca Laue loferiuipur dipropria mano


Non uerrò io (di lor cantando)roco? Su una uedefti dir Del Lodouici ,
Purchipotriad'alcun chiuder la bocca Obenbeato luifenon inuano

Nomato alhor da lui, ch'adeffo al mondo Glibauerà quefta Deaparato unſeggio


Per tantofingularfempre s'accoccas In questo tempiofuo tantofourano ,
Non iogiano, dunque fignorgiocondo Cieli,perch'a coftui maiſempre deggio.
Diuoi cui ilpaladin nomina tanto Perch'ei poffa falirfedia tant'alta

Toro didirne inparte un qualchepodo, Tutto'l ucftrofauor per lui ui cheggio,


Maqueftouofar'io nelaltro canto. Et poifeguo di dir di quei ch'exalta
CANTO LXXXVIII. Effo noftroguerrier nelafcrittura
Ch'egli di loro in quefto tempio appalta,
Vádo inquest'alto & uirtuofo choro Dice ei che'lfauiofuo con grande cura
1 Veduto hebbe'lguerrier Juufeggio Glimoftro moltefedie preparate
Delfignor Pirrho,dir,lie d'oro (uuoto A donnechefarian l'età uentura,
Glifu colfauiofuo parlando) noto Delequai molte noi la noftra etate
Che quefto erafignorparato a uoi Vediamo ilmondo ornar con la bellezza
Tanto di questa deaſempre deuoto, Leuirtu,li coftumi, &r Phoneftate,
Mafenza altrocercar ne i dettiſuoi E'nquelleche uid'ei piud in altezza
Daleproprie opre uoftre altofignore Piu'nfu uerfo la Dea, u'erano quefte
Nolpotiam certo e apien coprender nois Queftech'elloguerrier cotato apprezza
Quelle
PARTE 201

Quelle de legentil donne da Efte, Dunquefe la Virtu trai virtucft


Dele Gonzaghe, & Pie, de le Torelle, V'haueaparato vnſeggio illuftre etgrade
r Malatefte,
Dele Aragone, Sforze, & Merauiglia nonfiatra i curiofi.
Et quelle de le Morgie, v'eran quelle Quando'lguerriero in ambedue le bande
Dele Corregge, de le Nouelare' , Pallato hebbe del tempio apien lefedi
Et dele Porte,er dele Signorelle, Deleperfone degne, alte , borrande
',
Quelle del miofignor alte preclare Si trouègiunto a igloriofi piedi
De la diuina Dea tanto immortale
Quelle de legentil Palauigine
Et quelle de le Gambare, & Cornare , Ch'ellafa anch'imortal sepreifuoberedi
Etquelle de l'Adorne, de l'Orfine, Et quiui vide leiſu vn tribunale
Et de le Bentivoglie, le Colonne , Ricco,tanto eccellente, & pretiofo
Le Martinenghe, le Sanfeuerine, Ch'altro effer nonpuo mai tanto ne tale',
Et altre d'altreaſſai, tutte horadonne Oftarferen,giocondo, & gloriofo,
Che veramente han di virtù compofte Ŏbuona habitationfanta & diuina

Le menti, l'opre,icor, ghatti, legone , Là douehaquefta Dea qurfto riposo,



Tra equal netrou' io quattr'altrepofte Queftafuafedia eccelsa & pellegrina
0
Ch'erano pur di voi donne mie elette Era digemme tal,ch'alcunaparte
Done mie a laltre affaiſempre propofte, Nove n'ba in noi tra la maggior marina
Luna voftra Lutia che con l'acette Et erafattapoi d'una tant'arte
Voftre parole dolcies amorose Ch'effer nopuo di man d'altr'architetto
Micercate del cor trar le faette, Che di ql Dio ch'è in ciel diſſoura Marte
Laltra Laura di voi che con pietofe Etfu v'era eſſa Dea con vn'aspetto
Opre voreftefar lepene mie Graue,fauio ,prudente, alto, & maturo,
Men'apre,men'acerbe,er me dogliofe, Vago ,giocondo , huma, gentile, Schietto
Laltr'Vgenia di voi che'n tante vie E'ndoffo bauea vn veftir candidoparo,
Micercate allegrar l'afflitta mente Vnfettro in mano , e vna corona i tefta ,
Conparolettefante, accorte, pie, Quello robin,quefta diamante duro,
Et lalira era di voi donna eccellente Et ne loftarchefea tanto era honefta
Che col voftrofuon dolce, e'l dolce canto Et tanta grauità ne imoti bauea
Ch'èfenza parda l'orto a l'occidente', Ch'altra parangonar nonſipuo a queſta,
Mi cercate alleutar del dolor tanto E'ntutto alfin baueatanto del dea
Ch'iononftiafempre in dolorofa vita, In ogni degno fuo diuinfembiante
Infofpiri, in fingulti,in pena, e in pianto , Cheriuerenza altruigrande inducea,
Dico Camilla uoi, voi che nudrita Però quando'lguerrier lefu dauante
Vifetefemprein cibififamofi Senz'altro alfauio dirfi mife in terra

Cheper famofa ognibuoſempre u'addita, Ambe volgendo alcieldritte le piane,


CC
SECONDA

Et quiui alpettofuoftringendoferra
Le braccia, vnfoura laltro aquella guifa CANTO LXXXIX.
C'humilmentefa a Dio chi ben s'atterra,
Et con grande humiltà d'amor conquiſa On quella propria tema & riuerenza
Fè riuerentia grande a lafignora ConCh'a qllaiparlerei ch'è miafignora
Cheglibuomini nelmondo imparadifa, S'andaffe mai per quefto a fua presenza
Questa a li piedi hauea (ch'iui dimora Parlaua a la Virtù Rinaldo anchora
Maifempre aferuir lei co i riuerenti Et ella ardiua lui,nonfosefeffe
Modi,ch'altrifuolfar, s'ei ben'bonora) Madonna mar cofifendo queft'hora ,
Vn'ampiafquadra di donne eccellenti Ma questa a lui nelcortant'ardir meſſe
Ch'eranju igradi aftar de lafuafede, Ch'egli tutto quel ch'entro alber tenea
Chefu quei difan Pier ftanno iparenti, Arditamentefuor tutt'anch'efpreffe,
Et quefte eran coftor (comefi vede Gliaddimando la gratiofa Dea
Che'l feriue'lpaladin quella fua etade) Che cercando andau'cifu per quel mõte
Giuftitia,Carità ,Speranza , & Fede, Et chi tantofalirfatto l'hauea,
Pace,Pietà,Amicitia, & Caftitade, Et egli a lei ,la venerandafronte
Religion, Fortezza, e Temperanza, Voftra donnagentil m'ha moffo'l core
Prudentia,Cortefia, er Humiltade , Et m'ha a venirfatto le forzepronte,
V'era Honefta ,Modeftia, & Coftumaza, Ifuigia nel principio d'un mi'errore
Gentilezza, Bentade , Prouidenza, Chagiagrantempofòperquesto mondo
Quiete,Elettion, Gratia,& Coftanza, La ueNatura quel plaſma che more,
Et altretali affai,ch'ad vbidenza Et mi diffe ella ch'io con tempo er pondo
Stanfempre d'effa Dea ,
feruendo lei Due donne trouer ei ,lura in campagna
Di quelche'l volerfuo lor daſcienza, Donna ditutto quel ch'alfin va alfondo,
Però quando'l guerrier le fu ali prei Laltrapiu illuftre gloriofa , & magna,
(Tal conobbero aibor di lei l'intento ) Su vn'alto monte,er di gl dona, chacho
Conmodi,riuerenti, honefti, & bei Dopo morte nelcicl l'huomo accopagna,
Sipartiro in dueparti , ardimento Dond'io non volfi maifermarmi stanco
"
Fero a lui,ch'infra lor paffaffe auanti Perfinch'ambedue voi no v'ho trouate
Etfeffe eglia la Deafuo parlamento, • Nefeppimai venirper opra manco,
Alhora'lpaladin coipie tremanti Laprima io giatrouai là a l'Eufrate
Sali delfegg ofuo piu alto grado In vn gran campofu vn carrogioiofo
Etquiui bebbe con lei liparlarfanti Doue eran dietro a lei laltre brigate,
Ch'a dira voilettor ne laltro io vado. Etquiuile parlai, difiderofo
D'intender ben da lei cert'alte cofe

Che mi teneanofempre dubbioſo,


PARTE 202

E ella benigna affaifi mirifpofe Tener lanobilta' ch'al mondo dona


Cheme' vennero albor chiarite molte Fortuna,vn poco ben,fe non ha fecó
Mame'n reftaro anchor di dubbioſe, Quella lagi don'io,ch'è inuer la buona,
Lequal diffe ella poi chefarian sciolte E inuero è ben vn'buom del tutto cieco
"
Da voi donna gentilquando chefia Chi bona non tien quefta opinione ,

Ch'iogiuto qui,ui parle , ch'io u'afcolte Et la ragion di questo ver t'arreco,


Ordopo tanta excofi alpestra via La nobiltà chefande a leperfone
Ch'iofongiuto, &rfiftac o ai uoftripiedi Fortuna, è un ben di corpo , e corpo tale
Degno mifaretehuom di cortefia, Chegiu -pfempre, ertofto, ilviuerpone,
Et la Virtutea lui,perch' tu riedi La mia d'animo è un bé, d'animo ilquale
Com❜ancho glialtrifan da me contento, Neperpoco,ne mai,nonperde vita,
Quelchetu vuoifapertutto mi chiedi, Ma viuefempre eterno e immortale ,
Ch'iofonperfodisfar tutto'l tuo intento, Quanto adunque piu val coſa infinita
E'lpaladino alhor non piu tremante Ch'una chefia immortal,tant'eſſer deue
Cofi incominciò dir con ardimento, Piu la nobiltà mia da l'buom gradita
Quand'in Affricafuijotto l'Athlante . Et chicio nela mente non riceue
Lued'unfolterren plafma Natura (Credi'l guerrier,che laVirtu te'l dice)
Tutte le cofefue ch'al mondo en tante', E' vn'buo d'ingegno vil, d'intéder lieue,
Ledimandaiperch'una creatura -Albora'lpaladin, deh donatrice
0 Haalmondo piu d'unaltra nobiltade Di quefto tanto ben, chefolofolo
Facendo ella ciafcun d'una mistura, Puote nel mondo far l'huomofelice
',
E ella a me, ch'i'lfaprei,ne le contrade Perche lo date voi piu a Pier che a Polos
Del'Afia dafuafuor detta Fortuna Perchepiu virtuofofate voi
E'n quefte dala voftra mageftade, Vn'buomo Italian ched vn Spagnuolo

Perch'ella in cio non ven'haparte alcuna Qual è'¿qualfu¿o qual fia quel di noi
Mağfto è voftro carco, voftraipresa C'haurà diquefto benfomma piu grāde?
I dico d'ambeuoi non diſol vna, L'hauranno molti egualiunfoloso doi
4
Perche mi par che(se l'ho bene inteſa) Le tanto dolci erfingular viuande
t N'è di dueforti, vna ch'è dacolei Che quindi gufta l'huo,potrebb'io mai
Et laltra ch'è da voi nel mondo presa, Guftarifefono tai comeſi ſpande
'?
Da quella de lafuafeppi da lei Albora a lui Virtu ,nonfu giamai
Quant'ella volle athor chesapes'io Etiofo ch'infuo cor lofa ciascuno
Hor de la vostra anchorfaper vorei, Ettunel tuo perte l'approucrai
Et la Virtute a lui,quefto è natio Nefarà nel venir, vnqua neſſuno
D'ogni egregia,moral ,
fauiaperfona Acui non habbiio'lcor fecretamente
'
Ch'eletto s'ba in albergo il tempio mio Et intempo atto a quefto e oportuno,
CC ii
SECONDA
Falto diquefto ben taluoltaardente Rinaldo alhora, ardente difapere
E'nuitato non l'habbia qualchefiata
Chifarianquefti i qualtanto dapreſſo
Aviuer meco virtuofamente ,
Deucano,a la Virtù ſtar aſedere,
Ma libero voler ha la brigata
Glocchi in iftante alzò, la donde ad eſſo
Et Pier l'inuito tien ,che Pol non vuole ,
Quel ch'ei bramaua tanto, in unfolputo
Et lun fpenge l'ardor ,laltro❜l dilata , Venne (mercè delciel)tutto conceſſo ,
Però com'imputar nonfi puo'l Sole
Perciochefu quei feggi ai qual congiunto
Chela` non luca ouʼaltri il balconferra
Era quel d'effa Dea da ciaſcun canto
S'egh èper detro entrar com'étrarfuole,
Vide in lettere d'or quelſcritto apunto
Cofi imputar nomipuo vn'huomo i terra
Che vederemo noi nelaltro canto.
Che quefta nobiltà non mande in lui
S'egli ,quand'io'luofar l'opre m'atterra,
Qual mòfia almondo quel tra tutti vui CANTO XC .
C'habbia piufomma hauer, di queſto bene
Os'eguall'hauran molti , vnfolo , o dui ,
Iti rispondo che maiſempre auiene
Benfelici al mondo;0 ben beati
Ch'ogni cofa in mengente firiftringe Huomini illuftri, & ueraméte degni
Quát❜ella infè delfuo ualor piu tiene',
D'eflerfempre d'altrui molto adorati
Ogni pittorperfetto non depinge', Voicheco i voftrifanti ,e eccelſi ingegni
Non ora ogni orator alfommogrados
Infarui al mondo i grandivirtuofi
Ne'lfin de l'artefua ciascuno attinge,
Saputo hauete andar a i Jommiſegni,
Anzi ne legran cofe auienpiu rado
I dico uoi cui i nomi alti e famofi
Chefappia mai neffun ben ritrouare
Vide'l guerrier nel tempio di Virtute
D'andare al verofine il vero vado ,
Scrittifuifeggi in quelpiugloriofi.
Cofi infaper col cor ben'acquiſtare
Quand'ella i diffe ch'ei ne le tenute
Queſta mia nobiltà ch'io do a legenti
Sedie a la fua, vedria d'ambi coloro
Perch'ella è cosa rara ne le rare
I nomi c'hauerian piugranJalute ,
Duofoli al mondo fiano i ben poffenti ,
Egliper veder lor,fubito in loro
I ben perfettamente virtuofi, Gliocchi riuolfe ardenti,e inſieme vniti
I ben'in quefta nobiltà eccellenti,
Et videfcrittofù lettere d'oro
Etio perch'ibo preuifti i piufamofi
Lequaifu una di lor dicea, DEL GRITI
Ho loro in quefto tempio preparato
Su laltra , DI, i nol vofcriuer come
I feggipiu alti, illuftri,er gloriofi,
Beche'lferiua'lguerrier co i propri diti
Miftaranno effi entrambi lunper lato
Ma questo era lettor quelfanto nome
Suifeggigiunti al mio fu i qual vedere
Dond'io gia ingran dolor nel decim'anno
Il nome di ciafcun tu puoisegnate,
Entro aportar l'aspre mi'uſate fome,
Quel
PARTE 203

Queldonde in tanta pena e in tato affano Etio perch' anchorfianfenz'altro pare


Hauroconfonto pur quefti duo luftri Inqueftaltro mio ben, quanto che mai
Senz'altro bauer in lor maifol che dáno. Nepotrò dar altrui,lor ne vo dare',
Quando'lguerrierhebbeli nomi illuftri Indifoggiunse anchor cofe altre aſſai
Veduti di color la su , di cui Tal chefeppelguerrier da quefta donna
Conuien s'io uo bedir ch'affai m'iduftri Chiaro, com'è che'lfolha chiari irai
Souenne accorto in vn fol punto a lui Che'l miofignor,er che cofi madonna
Ch'egli altre uolte bauuto hauea côtezza Sariano i virtuofi piu nel mondo

Delmondo in altre parti d'ambedui, Ch'altri che portimai capel ne gonna,
Etfu vna albor che de la lor bellezza Però piu colmi anchor del ricco pondo
Parlo Natura a lui fotto l'Atblante Di quella nobiltà che veramente
Quand'eide l'artefua vide l'altezza, Felice interra l'buom tiene & glocondo,
Laltra chedel bon cor loro coftante Adunque al mondo intutta laltra gente
Gliragiono Fortuna a l'Eufrate Piu nobili d'ognaltro el miofignore
Quand'egli vide leild andar errante, Et la mia donna,ognuntanto eccellente.
Però per benfaperſe queſtegrate Maparliamquitra noi dolce lettore ,
Perfone, a tante Dee , pur eran quelle Quando Rinaldo ben nonfoſſe andato
Ch'almondo effer deuean le piu beate In quefto variofuofi lungo errore
Ridiffe a la Virtu,le voſtreſelle Aqueftofacro tempio , ond'ha portato
Madonna ho vedut'io, e i nomifanti Che quefti virtuofi miei patroni
Di quei ch'appreffo voi
ftaranno in elle, Sariano iprimi al mondo in questoftato,
Ma perch'iofappia ben chi in tanti & táti Non ne lofanno chiar tante ragioni
Saran quefti duofol,per cortefia Che ne vengonoin cor confiderando
Dite di loro anchor qualcoſa auanti, Deluno & laltro l'operationi¿
Et la Virtute a lui,fe non t'oblia Qualbuomo almodo mai furdouero gndo ?
Teneparlò di lorgia la Natura Ch'ogni altro tépofuo ,no ch'anni ottanta
Quand'ella ti moftrò com'ifaria, Come queftofignor, nel mondoftando ,
Et tene diffe poi, fi congran cura) Non babbi vn'opra maifatta nonſanta?
Fortuna alborach'ella tifèfapere Nonfauia apien,bonefta, & virtuofa?
Chegliameriapiu ch'altra creatura, Qualdolce lettor mio maiſe ne vanta ?
Etio perbenfermar le coſe vere Ma queftifè ben eifempre ogni cofa
Chepur ne la tua mente tifugelli Coquefta alma Virtù dinanzi a gliocchi

Etfartibeneil verfempretenere, Buona,fchietta, reale , er gloriofa ,


Tidico che coftorfaranno quelli Però benpare a ognihuo chesempre fiocchi
Che t'han detto quest'altre volerfare In luila largagratia di coſtei
Che fiano almondo ifortunati, e i belli, Che'lnoftropaladi uuol pur ch'iotocchi,
CC iii
SECONDA
Odbuomdegno diftarfempre tra i dei Perche non posfioben le voſtre norme
Anzibuodaftarfempre infra i mortali Tanto offeruar,cheper lor belle al uoftro
Per trar con l'oprefue dal male i rei, Viuer,il viuer miofaccia conforme?
Etio fciocco chefon, vengo con tali Perche non ho io almenfi chiaro inchiofiro
Verfi a catar d'un'buomo tanto degno Che degnamentefarpoffa di voi
Degno diverfieterni e immortali, Quelche colcor a tutto'l modo moftro?
Signor a dir di voi certo non vegno Perche li verfi mei nonſon da beroi?
Percontar ad altrui lagloria voftra Perchenonfonda lei perche nonfeno
Ch'iofo ben che nefon delcertoindegno, D'andar & agli Athlanti & a gli Eoi¿
Maperche coft vien l'hiftoria noftra Ch'ifareipur col rimbombantefuono
Laqualcome ella occorfe al paladino De iloro alti concenti,il mondo pieno
Cofi ali mieilettorper mefi moftra, Di quel che'lluoco è pien doue icompono
Adunque altofignor,grande,& diuino . Ifareipurfentir quanto èfereno
Queftodebbopur dir ch'è uoftro ufeggio Viapiu di tuttiglialtri il belpaeſe
Giunto a quel d'efta Dea, no che vicino, Vla voftra belià calca❜l terreno
Cofifo bene,& chiaramente veggio Farei purnoto apien,chiaro,& paleſe,
Che de la gloriagrande & immortale Chefequeft'alta Dea vivofe appreffo
Di madonna contar vnqua non deggio, Ella Poperafua deltutto intefe,
Maperch'è pur l'hiftoria noftra tale Maperche d'eftagratia ilciel conceffo
Debbo pur ancho dir chelaltrafede Molto malgrado mio , non me n'ha tanto
Efua,ch'ègiunta alproprio tribunale , Lafciado il dir di voich'è d'huo profeſſo
Et che che cofi fia,ce nefanfede Entrerò con l'hiftoria a laltro canto.
Tutte l'operefuefi uirtuofe
Ch'altra mai in altra tal non ſe ne vede
',
CANTO XCI.
Odonne,fauie, ecceife , alme , erfamofe,
1
Qualvnquafè di voi l'operefue
Tutte buone, eccellenti, & gloriofe ?
Qual vnqua in tutte voi nel mondofue Vando Virtu nelfacro tempiofuo
Che'n tutta l'etàfua non habbi fatto 1 Tant'hebbe con Rinaldo ragionato
Se ben non cento errori, vnfolo , o due' ? Ch'eglifeppe di certo che que duo
Ma quefta mai neffun ,pur in vn'atto Seggi maggior la dentro, ch'unperlato i
Ella non fallò mai ,maſempre Iddio Erano al propriofuo giunti & vniti
In tutte l'oprefuefafodisfatto , Ella propofto hauea & ordinato
O donna mia gentil, e perch'anch'io Ch'unfoffe delferen fplendido Griti
Laltro de la mia donna alta e immortale
Non vi posfiofeguir per cotefl'orme
Ch'ardente mifan pursempre'l defios Ambifenza altropar trai maggior liti,
PARTE 204
Gli diffe , a quel chetu vorefti ,quale Adunquelettor miofefigradifce
E quel che qui l'buo gufta, & tugustare Tanto queftofruir l'eterno Iddio
Perfaper s'è (comefi fpande)tale, Et che questo bel tempio ilparturifce',
I ti rispondo, ch'ogni cosa fare Perche non vogliam noi con gran defio

Vo quello che tu vuoi ,perche contento Procurar difalir queft'alto monter


Teneposfi di mefempre chiamare' , E'n questo tempio entrar che defcriu'io?
Però negliocchi mei guardami intento Perchenon vogliam noi conforze pronte
Poi guardadel bel tempio a l'alto tetto (Chalfinfa l'huomo pur ql ch'egli uole)
Ettutto quello baurai ch'è tuo talento, Far qlchefe'lguerrier di Chiaramõte?
Albora'lpaladin , con quell'affetto Il tempo ne va via,fempre valfole
Chach'io(poledo )ique begliocchiguar Sempre ne carcanpiu li volanti anni
Dondefi tra delmodo ilgra diletto, (do El tempo perfo alfinfempre ne dole' ,
In quegli d'effa Dea riuolfe ilguardo Et glibauutiper quefto ingordi danni
Chefi fcontro colfuo ,debpercbequefto Netengonfempre poi ne la vecchiezza
Non auien❜anch'a me cóquei dod'ardos Senzapiu poteru ir, carchi d'affanni,
Poifatto piu diuin,bramofo, & preſto Però mentr ' babbia noi tépo & deftrezza
Gliocchi riuolfe infu fenza interuallo Andiam tutti gagliardi in quefto tempio
Per tutto quel bauer c'hauea richieſto, Ch'iuifol v'è del mondo l'allegrezza,
Et quiui vide il colmo di cristallo Et nefra a queſto andarspecchio er effepio
Tutto lucido, chiaro, transparente Quelche vi vide andato il paladino
Senza vna macchiafol ,
fenz unfolfallo, Dond'ioper noftro be quefte cart'empios
E'n queftabeltafua tanto eccellente Quand'ello bonguerrier l'alto ég diuino
Chefi vedeaper effo infin❜al cielo Ben,guftat hebbe apien, cheſempregufta
Et dentro tutto in quel perfettamente' , Chi fifa d'eftotempio cittadino,
Però'lguerrier gia ardente di quel zelo Diffe a lafanta Dea,donna venuſta
Ch'a chi guarda dal tempio di Virtute Hora ben comprend’io ch'ognialtra via
Leuadenanzi agliocchi ognialtro velo E` d'hauer ben tra noi vana & angufta ,
Videla fu nel cieltra aſſai vedute Peròperche'l mio cor molto defia
Cofe , ilfuogranfattor,quel dondefcende Che fi metti ciafcun perqueftaftrada
In questotempio a l'buom'tantafalute , Accioche tanto ben d'ognibuomofia,
Et quiui in vnfol punto apien comprende I me n'andrò s'è bon ch'io me ne vada
Quantobengufta l'huom, ch'in vnafede Et panderò per tutto il ben chegode
Di queftofacroer diuin tempio afcende, Chi viene ad habitar quefta contrada,
Percio che quindi Iddio primafi vede Dirò le grandi ergloriofe lode
Poifi conosce apien , poififruifce Che s'acquiftan color nel mondo,i quali
Con caritàfenzatroppo altrafede', Eletto v❜banno voi per lor cuftode ,
CC iiii

SECONDA

Farò tuttifaper che di mortali Et quiui di partirpreferpartito


"
Glibuomini ,
ftando al voftro bogouerno Per andarfene in Francia a lapiu' breue
Sifannofempiterni immortali, V`quefto lor defiofollefornito,
E'nfinfarofaper ch'Iddiofuperno Et queftafu la viachefu vna lieue
Non vedrà mai nefun, s'egli non viene Nauefene montar,laqualperforte
In questo voftro tempio, in fempiterno, Giua la doue'l mar l'Argenta beue.
O tempiofingular pien d'ognibene Oprouagrande valorofa erforte
Pofcia ch'almodo in ql, buomo difcerne Chefa Virtute in quei ,liquali a lei
Et conofce, fruifce,il Sommobene , Vanno vna uolta a lafuafacra corte ',
Et con quefto defio difar eterne Dapoi che'lpaladinfu da coftei
Le lodi delbeltempio er d'effa Deas Piu non fitroua mai ch'al mondofeſſe
E: noi d'ádarui achor grá uogla bauerne , Opre male d'un punto od atti rei,
Hauuto da la Deaquel ch'ei volea Quand'egli con l'Hebrea nel marfi meſſe
(Chefugrata licentia di partire ) Finiano quei fett'anni apunto apunto
Daleiparti con lafua dolce Hebrea, Ch'egliofferuato bauea le fue promeffe,
Ma quando fu deltempio in ſul vſcire I qualfempre bramoe d'amor compunto
Senti del partirfuo tanto dolore Che volaffero via,per vna uolta
Chepocopiufe'nfente inſul morire', Poterfifar con lei caro congiunto,
Etbor che l'hor venia d'hauerla accolta
Ma nonperò cred'io ch'egli maggiore !
Foffe di quello mai ch'iſenti alhora Da lieto amante ne l'allegre braccia
Ch'ufci de la città dou'e'l mio core, Gliba queft'animofuo dato di volta ,
Perche Rinaldo vfcio di queſtofora Egli piu non vuollei per quella traccia
Conbauutada altruiferma fperanza Che l'amante mondan la donna amata
Diritornarui vnaltrauolta anchora, D'hauer congrá defio fempreprocaccia,
Ma io di quella vfcio , aigran polanza Mala vuol del'amor chefa infiammata

D'un difperato amor ,


ſenz'unaſpeme La mente de la gente virtuofa
Dipiutornar a cofi caraftanza. Ch'afarfitale inquefto tempio è ftata,
Or Rinaldo e l'Hebreacocordi infieme O donnafauia, accorta,er valorosa,
"
Diqueftofacro tempio ſe n'ufciro Ella tratto l'bauea col grande ingegno
Per dir altrui le lodifuefupreme, Afarfi tal, da quefta Deagioiofa,
Etgiu di tutto'l monte ne venniro Caro adunque, reale, & fermo pegno
Ďoue tolti i deftrier c'hauean laſciati Ha difarfi ancho quel ch'ama vna donna
Vennerper poca viafino in Epiro, fempre a cofifantofegno ,
Ch'afpiri
Et quiui inuerfo'l mar tofto auiati I dunque piu d'altrui ch'amo madonna.
Per altra poca viagiunsero al lito
Che vede i Corcirei ne l'onde nati, ⠀⠀ CANTO XCII.
PARTE 205

Inaldopaladinfigliuol d'Amone Nepiu n'hebbegiamai laʼn queſuo mari


R Fatto per Quel,donde a Marc'antonio nauicaua
pe l'oprefantedel Hebrea
Vn'Ariftide,vn Nicia,& vn Catone, CleopatrapompofaJenzapari ,
Montò in Epiro in marfu vna galea Maa che di quefti dir mi bifognaua
Per gir in Frácia atrouar Carlo magno Se con modo migliorfenza di loro

Ch'iui ilcredeagiagiunto di Giudea, Poteaparangonar quel ch'icercauas
Ma quellobauuto là quel gran guadagno Non v'e delmiofignore il Bucentoro
Colfier Soldan nelfattodarme in cui Ch'è di belcremefin,di bell'argento
Anch'effo paludin fu bon compagno, Et ne la maggiorparte di bell'oros
Potuto non baueafiifattifui Et pur quand ' egli in quelfi trouadrento
Tutti alettar apien, chegia tornato Quelgloriofogiorno triomphante
Foffe egli in Francia, lo credeacoftui, Chefu tutto vi mette ilfuo crnamento,
Ma eraben' anch'ei nel mar montato Non è lapompafua tanto preftante
Contutta lafuagente in vna naue (Vicheggio benperdon dolcefignore)
Che s'hauea cofi grandefabricato, Nela ricchezza fua tanto abondante,
Perch'imperator,alto , eccelfo, & graue' , Perche re Carlo magno imperatore
Dopo tanto eccellente & gran vittoria Volfe vna cosafar tantopompofa
Che'n tuttelaltrepar nulla non baue Che tutte laltre a lei deſfer l'honore',
Volfe ritornar via con tanta gloria Tiphi non l'hauria mai tanto ingegn‹
fa
Che de la pompa & del triompho degno Potuto al mondofar, ne tanto mai
Ne reftale fra noifempre memoria, Fu quella di Giafon ch'èfifamosa ,
Però fattofar ei s'haueua vn legno Perchequeftafor laltre baueua ajjai
1.
Chedi belta , dipompa, er d'alterezza Beltà ricchezza,popa, induftria, et arte,
Giugnea perfettamente alfommofegno, Tanta,ch'effer non pon quest'altre tai,
Questo a uederlo baueatáta vaghezza Ellale vele bauea tutte cofparte

Tanto grauità grande, fi belpondo D'oro difeta adun tefjute infieme


Di ql che mostra altruifefta et ricchezza Etfimilmente hauea tutte lefarte ,
Che piu no n'hebbe in noi qlgraue Mondo Iremi eran d'argento,& laltre efireme
Cheportò la Cortefe compagnia Spode ch'intorno intorno entrano í mare
Per lonoftro canal laltrhiergiocondo, Erano tutte d'or d'opre
fupreme,
Piu non n'hebbein Egeo quel ch' Alcibia L'alboro anch'ei d'argento, finzapare
Porto,dala vittoria ritornando Era lagabbia d'or,tutta adornata
Ch'egli tanta a Bizantio bauuto hauia, Digemme oriental,lucenti ,& chiare,
Piu non n'hebbero mai ,liloro andando La ciurma tuttaquanta cra addot bata
Perilo mediteran,fatti corſari A lafchiappa di Francia, di turchino
Ifuor di Roma spinti & pofti in bando, Et d'oro risplendente diuifata
SECONDA

Gliftendardi eranpoi di cremefino ReCarlomagno imperator poſſente


Et ve n'era qualchun d'altri colori Se ne venia gioendo ingaudiogrande
Mariccamati tutti d'orofino, Conlaltra allegrafuafelicegente,
Gliadobbamentifoi dentro e difuori Et perche la'n Soria per quelle bande

Eran difingular tappezzerie Dopo rotto'l Soldan, nel fuo regni
Tuttefatte difete, argenti, ori, Acquistato s'bauea cofe mirande
Ella non bauea dentro artigliarie Fattofar s'haueu eicento altri legni
Che non erano anchor nel mondo alhora Che d'efte cose carchi alfuoparfe
Queft'armebeftial,crudeli,& rie, Portafero del vero i veriſegni,
Ma haueua i paladin ch'adhora adhora Soben che'l Capitan Cartaginefe
Suppliano in vece lor con la lorforza, Dopo ifatti crudelch'a Canneferfi
Etopre ancho maggiorfacean talhora, Tante ricchezze mai non vinfeoprefe,
Et quefti l'arme hauean tutte da l'orza Ne tante n'hebbe mai là'nfra gli Perfi

Et da la poggiapofte in ordinanza Quell'inuittofignor che vinse Dario

Ch'vna l'ordine pur nonguafta o sforze Poi c'hebberotto lui eifuoi difperfi,
Talc'bauendo elle in lor quella ch'auaza Netante Roma mai n'hebbe a l'erario
Tutte laltre beltà de l'arme belle. Ode le propriefue, o de letolte
Faceano vn bel vederfuor d'ogni ufanza Aneffunaltrofuo ricco auerfario,
Et tra quefte cofe alte, adorne, fnelle Con quefte adunque affai ch'iodico colte

Haueaftrumenti affai,che i loro tuoni Solpermoftrar vittoria eccelfa & degna


Mandauano nel cielfino a leftelle, Piu ch'altraftata mai ne laltre volte,
Quiui le trombegrandi , ei grá tromboni Sotto lafanta, & gloriofa ,inſegna
Sifentian rimbombarper ogni banda Super laqualgia in ciel Chrifto fourano
:‫ر‬
Eti tamburi grandi,eigran buffoni, Se nefali dou bor beando regna,
Quiuila ciurma al cielgridando manda Conlaltra compagnia re Carlo mano
Tuttiad vn tempofol l'allegre voci Per tornar triomphante a lafua terra
Cofa ch'è dafentir bella miranda, Era entrato nel mar Mediterano ,
Quiuiipiffaripoi terfi veloci Etperch' in quanto quel circonda oferra.

Con glialtrifuongentil fifanfentire Tutto'i terren chegireria qualchuno


Tal,ch'iftariano a odirfiereferoci, Ch'andaffe a Calpe da Abila perterra
Eti dolci cantor col dolce dire Veduto non bauea giamai neſſuno
Sifanno anch'eifentir tantogioiofi Andarfitriomphante e fi pompofo
Ch'anch'i pefci nelmargli ftano a odire, Com'hora Carlo,oi altro mar,Nettuno ,
Ettra quefti eccellenti & gloriofi Perche'l triomphofuofoffefamoso
Modi di rallegrar l'humana mente . Via piu di tutti glialtri al mondo ſteti
Etfarcilorfignorfemprefamoſi, Piu lieto piu contento,& più gioioſo,
PARTE 206
Delibero difar che rimurchiati Etqueftafu la via,che quando❜lfaggio
Foffero i legnifoi tutto'l viaggio Nettuno iddio del mar diſſe a Tritone
Táto ch'in Frácia alfin`fianfalui andati, Quello ch'egli voleaper talpassaggio
Però chiamò Tritone ilfuo meſſaggio
Egli mife in vnpunto in vnione
Etgliordino quefto ch'amaua tanto, I dei delmar, chefufo ipesci ftando
Et quegli obediente,accorto, & faggio Feffero queftafanta opratione,
Fè quelchefcrittofiane laltro canto. Pero tutticon lui là prefti , quando
L'ultima corda il nocchierfoluerfeo·
Vennerla naue via pel mar tirando ,
CANTO XCIII Quiuifufo vn dolfin v'era Nerco
Ch'un carrettierparea d'una carretta
Etfecofu vnfalmon v'era Protheo,
Vado colgrade & triõphante carco Quiuiſu vnton veniafalda & ristretta
9
Lagran naue ducaldel miofignore Facendo opera affai quell'alta dea
Da la riuafi parte di San Marco, Chefralor dei del mar Tetbis è detta,
Con gaudio, con triompho, con romore, Quiui Clariſu vnpolpofi vedea
La tranno alfuo camin dodici barche Far ben l'officiofuo, & l'impoft'opra
• C'han afto carco in molte
& aft'honore, Farfu vn vecchio marinLeucathea,
Lequaiperch'effefon d'huomini carche Quiui il dio Palamone acconciofopra.
Chefanno moltoben per l'arte loro Vn capodoliogrande e ben notante
Donde è bifognofempre chefi varche Mirabilmente a queſto trar s'adopra ,
Fan ch'effo mio fignor con leltro choro Quiui Nephano iddiofufo vno errante
Sene va afaluamento alfuo camino Et vagabondofolco , iuafacendo
Con quefta nauefua ch'e'l Bucentoro,
Vn'opra a l'honorfuo molto baftante,
Cofi quando colcarcoalto & diuino Quiuifufo vn trotton Glaucofedendo
La gran naue realdel magno Carlo Alagu fa delfarto in vn crocicchio
Dal litofipartio delfaracino, Va anch'eilapartefua ben'aggiugnendo,
Quegliche'l carco hauea di rimurchiarlo Et Egeonfu vn'arrogante nicchio
Con romor, con triompho , allegrezza Fagrande effetto anch'ei con lafua corda
iMiferfi tuttiin vnfoltempo afarlo,
Dando fpejo al deftrier qlche bo picchio
Liquai perch'eran'ei di gran deftrezza Etfu vna cetafiera,borrenda , eingcrda
Etfapeano onde andarfecuramente Quantunque ellafiatal, Doridaforte
Per l'artelor c'haueangráte & avezza Coglialtri a l'opra anch'ei tutto s'accorda
Ferocb'effofignor con laltragente
Eteffo capitan di quefta corte
Se n'ando a faluamento alſuo viaggio Dico Tritoneil nontio di Nettuno
Con questa nauefua, ch'è l'eccelente, Tuttaguidandogiaquefta cohorte,
SECONDA

Eglis'era afederfu vnʼimportuno Vanne coiburchilor per li canali


Moftro marin,fuperbo, er orgoglofo Tutti di donne carchi, & d'ornamenti,

Et contrafatto affai piu ch'altro alcuno, Festefacendo grandi & triomphali,


Et quiui colfuo corno imperiofo Pertutto oue veder pon lor legenti
Hor quinci bor quindife negia dintorno Si fa di quellepienfempre ognicofa
Facendo ognun de glialtri induftriofo, Che cofi tutti noifiamfempre ardenti,
Talch'aguagliarealui,potrei nelgiorno Cofi quando lagrande,alta, famoſa,
De laguerra nauale il Faufto noftro NauediCarlo triomphando andaua
Quad'eiful Bregantinfe'n giua atorno, Tanto per l'alto mar merauigliofa,
Orfulfuo grande valorofo moftro Per tutto oue vederla alcunfperaua
Se n'andaua Triton per l'alto mare' Tofto fifacea pienfempre ogni loco
Qaado alfettétrione, quádo a l'oftro, Dichi il contornofuo linci habitaua,
Ordinando esfi deiforte altirare Talche conpiacer grande & grade gioco
Questa naue real di gaudiopiena : Ancho le proprie ninphe vfcir de l'acque

Come glibauea Nettuno impostofare', Comefan le dongelle apoco apoco,


Et effo iddio Nettunfu vna balena Et tanto il bel triompho a tutti piacque
Col
fuo Tridente in manprimo dauanti Ch'ancho de le firene il dolce canto
Standolefermo in pie fufolafchena Mentre egli andauauia mai nõſi tacque,
Se n'andaua pelmargranpezzo auanti Anzielle accolte adun da ciaſcun canto
Facendo con commando imperiale D'effa naue, cantando iuano liete'
Tutti ritrarfi glialtri nauiganti, Accompagnando lor congaudio tanto ,
Tal che dirfi potria con quefto eguale Etper l'acquetranquilfoauierquete
Nelgiorno chefi fa qualcheragata Giuandintorno a lor diuerfimoftri
VnCortefe,vn Eterno, od vn Reale, Cofefacendo aflai,grandi,& facete ',
Che fu vnagroffa barca & ben vogata Com❜ancho auien ne i detti tempi noftri
Colfuo bastone inman,facendo vada Che vanfacendoin barche i maſcarati
La via da laltre barche diſpazzata, Gliattichefai lettorfenza ch'io'lmoftri,
Cofi Nettunper queftafuacontrada Cofi quefti animai coadunati
Perchenon habbia Carlo impedimento Quiuipel mar dintorno ai chriſtiani
Sgōbrádo va d'ognibuom tuttalaftrada, Ch'in nauefon con Carlo accompagnati
ReCarlo adunque allegro be contento Atti vanfacendo ei cottantoſtrani
Se ne va triomphando a la fua via Chefannorallegrar e adunftuppire
Sotto cofifecuro reggimento Tutti che vedon lor glihuomini humani,
Et come quando vn'ampia compagnia Quiui vedei lettor de l'onde vfcire
Di que Corteft,Eterni, ouer Reali Vngigante marinpiu contrafatto
Che fpefo'lfanper quefta patria mia Che ne Jun altro mai che s'oda dire',
Etfatto
PARTE 207

Etfatto ch'eglihauea qualche grand'atto Puote vederla, ben, s'eifipartiro


Comefanno le mafcaregioconde Pergir anch'egli in Francia,come quefti
Attuffarfiil vedei giu ratto ratto , Ch'ancho per quefto di Soria venniro,
Indiil vedeui vfcirguizzato altronde Et cofifu ,che quando i remiprefti
Etfatto ch'egli bauea qualchaltra proua A Leucapetrafur,delpaladino
Vnaltrauolta ritornar ne l'onde, Là ue l'Italia ha'lfin tra i mar moleſți,
Quiui vedeui andar notando aproua Vide ei venir lontan pel
fuol marino
Ciafcun con l'huomofuo ,certi deſtrieri Questa nauefplendente che tenia
Chache Plinio nel mar trouarfi approua Diritto il caminfuo verfo Pachino,
Et vedeui volar cerui leggeri Etperchesempre a l'huom coſa è natia
Chepoftiaccortamente in bella caccia Voler veder legrandier pretiofe
Fuggiano i dietro a lor cani leurieri, Cofe che'lmondotien, douefifia,
Ein altra partepoi ,far a le braccia Quand'ei vide venir tantopompofe
Vedeui congrangefti forzefiere fifuor d'usanza
VeleperPalto mar ,
Huomini nati in mar diſtraniafaccia, Belle,ricche,fuperbe, glorioſe,
Et altre cofe affai digran piacere Vennein vnpunto a luigran defianza
Quiui vedei lettor da queftanaue, Di volerle veder tanto dapreljo
Con lequal Carlo & lefue genti altere Chenota apienglifia la lor preftanza,
Facendo iuan la via dolce erſoaue
'. Però come tra noi(cb'auien purfpeffo)
Sileuano d'altronde quelle barche
Acui il cercar ne laltre èfi conceffo ,
CANTO XCIIII. Pergiugnerne una altruipria ch'ella uarcbe
Tolto del tempo affaiprendon la vola
Si che vi van del lor defio ben curche ,

Ome la torregrande di San Marco Cofi quando Rinaldo in queſtauolta


C Si vede affailontan nel Adriano Queftanaue fplendete aggiugner uolfe
Per l'alto d'orofuofplendente carco, Nanzich'ella a Pachin dejje la volta,
Cofi vedeafi anchor molto lontano Il tempo con la via concorde tolfe
Perch'era d'oro , alta,& risplendente, Tanto chegiunse a lei, nanzichefoſſe
La naue in questo mar, di Carlo mano, Ella al canton ,u'l
fuo camingia volfe,
Adunque efferpotea ch'ageuolmente Perche con lagaleafi tofto moffe'
La vedelle ogni naue e ognigalea Che le tolle la via di tal vantaggio
Cbegiaper ello marportando gente , Ch'ancho del tanto andar alfinjifcoffe,
Però quella lettor che dentro hauea Mapriachecompiffe ei queſto viaggio
Come vedutohabbiam ,tolto in Epiro Riconobbe ella naue eller di Francia
Rinaldopaladincon lafua Hebrea Al'inſegnec'hauea del baronaggio,
SECONDA

Però diede ella a luifi buona mancia Et Olivier nonfirimafe adietro,


Neftette difeguir queft'altri Otone
Conquefta vifta fua,che a l'allegrezza
Non puote egli tener par la bilancia, Ne di queglialtri affai tornaro indietro,

Mapianfe d'amorpunto e didolcezza Ma quafi ogniuno , e in gran confufione


Come la madrefa trouando ilfiglio Salto ne la galea giu de la naue
Cheftatafenza luifiagran lunghezza, Per abbracciar effofigliuol d'Amone,
Turpin'anchor ei tanta voglia haue
Etpertornare anch'eifotto'lfuogiglio Et
D'edarlo ad abbracciar com'hano gl altri
Etgir coglialtriin Fracia infleme allegro
Spinfei vn tratto a quefto ilfuo nauiglio , Ches'è dipanni ben da veſco graue ,
er ancho ghaltri
Et qutui con voce alta ,& no d'huomo egro Salto'nu la galea com’
Ma triftafortefua cofi al cielpiacque)
Fattofcoperto apien, diſſe gridando
Son'ioforfeitrouarui huomo mai pegro? No vipuote ariuar come bauea glialtri,

Anch'io voglio con voi venir cantando , Però diede cadendo in mezzo l'acque
Anch'io voglio venir con voi ridendo Cafo ch'a Carlo,alcōte, e a glialtri tutti

Anch'io'n Francia venir uo triomphado, Séza dubbio neſſun molto dijpiacque ,


Ma quelli dei del mar ch'iui ridutti
Però brigata mia, cofi piacendo
Al noftro alto fignor , me tuote anchora Erano alhor ne l'onde in quel contorno

Ch'anch'io s'è contet'ei venirui intendo, Perchefiantutti in Frácia a bé condutti ,


Gliforoin vn iftante tutti intorno
Alborai paladin che'nfu la prora
Avedere venir per l'alto mare Et quiui ognun di lor prender lo volle

Queftagalea verlor,fa candimora , Perc h'egli nonpatifca o danno ofcorno ,


Et finalmente Glauco in alto il tolle
Conobbero in vnfunto alfaucllare
E'l porta per loimar alto da Ponde
Illorcaro Rinaldo ,il lorfratello ,
Quelch'amauan d'amorfifingulare' , Tutto pien diterror , confufo , e molle ,
Però tutti in vn tempo auifti d'ello Come quando tra noi,fe da lesponde
Gridar congaudio grande egliè Rinaldo Delicanali noftri , vnfanciul cade
Rinaldo noftro bon , Rinaldo bello, Dou'è periglio affai ch'egli s'affonde ,
Qualchun ,buomo maggior pie dipictade , 1
Et tantofu'l defio in qualchun caldo
D'abbracciarloi quel puto , ch'ei nopuote Segli tra dietro ,e'lprede, e'l porta ariua
Star ne la naue fua quel trattofaldo, Et a lamadre'l torna in libertade ,

E'lprimofu di Carlo ilgran nipote Cofi efto dio di mar per l'ondegiua
Che veduto'l cugin,sbalzò da lui Portandone Turpin per darlo aifoi
S'eran le naui ben tra lor rimote', Fuor d'ogni pena rea,trifta . nociua,
etto o Et cofi finalmente al grande Roi
Et Ricc iard anch 'eiſeguend iſui
Tant'ardenti defir gli sbalzò dietro Furejo'l vefcafaluo , ben bagnato
fratel nanzi d'altrui,
Perbacciar il Com'auien delfanciul detto tra noi,
PARTE 208

E'l cafoftranie ,grande, sfortunato Da queifuperbier diflealromani


Ruppe alquanto'l triompho e'l bel diletto Che dalapatria lor cacciati in bando
Chefenzellofaria quelpuntoftato , S'eranfatti corfari & empi & firani,
Mipoi chefu'lfinfuo non trifto effetto Hauuto haueffer fufempre in andando
Tolto'l tutto inpiacer,tutti tornaro Tuttagia non dich'io,ma qualche parte
Allor nouo guerrier colprimo affetto, Di queftacompagnia del cont'Orlando,
Et quiui dato a luifu ben delcaro , Non bauerebber'e fatte lefarte
Del gentil, delfratel, de l'amorofo D'oro ali legnilor,ne mai al vento
1 Delfigliuol dolce, de l'amico raro, Diporpora le vele hauriano parte ,
G'iera ciafcun dintorno , er defiofo Nefattibauriano i remiin quet d'argento
Era ciafcun di dirgli , d'ascoltarlo Netant'altrefuperbe opere a'oro
Tantoch'el non poteaprender riposo, Haurianobauuto in lor, c'haucano dréto

Et ne la naue poi v'era anche Carlo Perche nonfifariano elie da loro


Ch'auacciar lofacea di venirfufo Lafciateprender mai,però non mai
Perche voleua anch'ei lieto abbracciarlo Hauriano bauuto in lor tanto theforo,
Pero ne lagaleaftando lagiufo Etfe quellegalee che tantiguai,
Eraper quefti vari euenimenti Patirono laltrhier la al Safione
Tutto di tedio pien tutto confufo, Come Spinelli ben)tu certo'lai
Mapurquetati al
fin tanti accidenti Hauuto bauefferfu qualche perfone
Monto conlafua Hebrea la nauegrande Di quelle c'hauea Carlo al Lilibeo
Dou'era Carlo,& tutte laltregenti, Sotto'lfigliuologrande di Milone
Et quiuifatte a lui da mulle bande Prefenon l'hauria mai Ciphutgiudeo
Accoglientie gentili, er d'altrettante Perch'elle l'haurianfalue arditamente
Anch'a la bell'Hebrea leggiadre et blade Contra l'impetofuofuperbo reo,
Tutti concordi ad vn d'andar auante
Anzil'haurebber'eigagliardamente
Alzar congaudio grande infu le vele Cacciato infondi al mar come cacciaro
De la lor lieta naue, triomphante, Arronte,lejuefufte,& lafuagente.
Ne lequai Suffolanfemprefidele Arronte lettor mio era vn corfaro
Soffiandone veniafoaue tanto Altempo di re Carlo imperatore
Che tuttoil lor caminſenzaquerele Molioper l'oprefue nel mondo chiaro,
Sépre uenianfacédo e in gloria e in canto. Ilqual congranpoſſanza e gran valore
CANTO XCV. Andaua per lo marrubando altrut
Concrudeltà ,conforza , con ardore,
El'infelici,trifte,& sfortunate Et semprecentofufte hauea con lui
SEP
Naui, chegia ne i mar mediterani Dondefempre amal porto era quei legna
Veniano confuftantia ritrouate Chefcoperto venia dagliocchi fui,
SECONDA

Perch'eglifemprehauea tant'arte afegno Peròfia'lcarco tuo, difar ch'oprato


Et tanta forza in man , che lo giugnea Sia quefto da queſt'altri cauaberi
Et che'l trabeua tofto alfuo diſegno, Tanto che (s'effer puo)fia contentato,
Però quando intefe ei che di Giudea Alhora il paladin(che iſuoi guerrieri
Ne venia triompbando Carlo magno Tutti,Podiro dir)re,glirifpofe
(Ch'ei fempre per lo mar lefie tenea) Tiferuiremo certo,& volentieri,
Pelo perfarfi un tratto un talguadagno Indi in vn punto upien tutto diſpoſe
Che fia neghaltri al mondo senza fare Tanto che vennepoi Popra all'effetto
Giugner con arte lui da augelgriffagno, Ch'erne la mentefua prima propofe,
Però l'armatafua dentro del mare Etqueftafu la via,che quando il detto
Chefra Phorbatia & fre Siciliaè parso Corfaro Arronte loro affaitar volſe
Tuttafece ingrand'ordinetirare, Per venirtofiamente al primo obietto
Et quiui congran cor dietro Egitarfo Prima lefuftefue tutte raccolse
Stette da traditor maiſempre aſcojo Intornointorno a la lor nauegrande
Perfinch'al Lilibeofu Carlo apparfo , Tanto che tutta lei d'un cerchio auolfe,

Poi con ar dirfuperbo orgogliofo Etpoiin puntofol da cento bande


Vfciofuor delcanton uerfo la naue (Chetante eran lefufte a lei dintorno)
Perfarfi d'effa apuen vittorioso, Conopre l'affalirftrane er mirande,
Ma Carloimperator'cb'unqua nonpaue E'l conte che volea non bauerſcorno
Veduto lui venir chiamo'lfuo conte Colfuofignor in quel c'haueapremesso
Et cofi diffe a lui prudente & graue
', Anzi che'l voleafar lieto quel giorno
Orlando,quel ch'a noi con tanto pronte Quest'ordine conglialiri haueua meſſo
Forze, vediam venirper aſſaltarne' Chequando era'lcorfar con lefuefufte
Dè effer certo'l corfar ch'è detto Arrote Tanto a la naue lorgiunto depreſſo
Però deuendo noi da luifaluarne Chepotefferfaltarconfurie giufte
Bisogna adoprar l'arte e la possanza Dentro di lor,vi falta e ognun teflo

Chefuol voli'altre affai tanto giouarne , Con l'arme, e'l cor , & le forze robufte,
Ma questo non tem'10 , fo bench'auanza . Et quiui arditamente, bendiffofto
Tuttiglialtrui valoriil noftro,tanto Menaefile manfra quei corfori
Che allo hauremo noi ch'è noftra ufanza C'haueffe Carlo quelc'baucaproposto,
Ma quel c'hor'i vorei ,è ch'alcun canto Et coftfu,che quando i marinari
Diquefto noftrolegno triomphante Hebberofermi ben li loro legni
Tinto nonfolje injanguetanto o quato, Che forpropingutepunto ,e tuttipari,
Perche mi par ch'efto cofipreftante Tutti in vn tempo ipaladini degni
Triopho, ellerno debba unqua ibruttato Vifaltorono dentro con corfaldo
Dafangue mafnadier, vile, errante, Difar cbe Carlo alfuo defio ne vegni,
Ettanto
PARTE
209
Et tanto erano entrati in quefto caldo Talche ben bifognoe d'effer coftanti
Chefar uolea ciafcun , come'lfigliuolo Di ben menare il brando & beſchermire
Fè di Milone,& comefè Rinaldo Se fi volferfaluar da tanti & tanti
Che volfe ognun di lorfaltaruifolo
Cheli voleano pur far la morire.
Dentrotutta unafusta afar laguerra 1
A
Côtra tutto'f luo grande & empioftaolo 1
Ma'l conte che fayea quanto fi ferra CANTO XCVI
Dipoanza , di cor dentro d'ognuno,
Et quantoiporta a lui fe'n qfto egli erra ,
4
Volfefenzacontrasto, che ciascuno 1
Hoggia la grande et diletteuol guerra
Perch' ognicofa a fin fia ben condotto Η Che alle gentifer leggiadre et pronte
Haueffe incompagnia con lor qualchuno ,
La doue era a pracer tutta la terra,
Però uifaltar dentro a quattro e ad otto
Vn tratto vn'buổ di lor,d'arditafronte
Afei,a dieci,a quindeci, a venti Straportato dal proprio gran valore
Et piu men fecondo a chi eranfotto,
Giufu veduto andar di tutto il ponte' ,
Fuor chefolo l'Hebrea, cheifuoi contenti
Etquiui con granforza & congran core ,
Hebbe in quefto dal conte , ch'efferfola
Diffenderfi da trenta o da quaranta
Volfe fra d'unafufta i combattenti
Che glifur tofto intorno con furore ',
Et quefto lofece ei a unaparola
Enfin la gaglia rdiafua effer tanta
Che gli diffe Rinaldo , va cugino
Ch'ufci di tuttifuor vittoriofo
Lafciala andar , &rfor me ti confola,
Co tant'honor, che'n tutti glialtri il uanta
Alunque quefta, Orlando , e'lpaladino
Cofire Carlo imperator gioiofo
Signor di Montalban , fultarofoli
Da l'alta nauefua auenir vedea
In un legno per vn delfaracino ,
Di ciafcunfuo guerrier fempre famofo ,
Glialtri ne glialtri, in diuerfi ftuoli
Et altreft dela famofa Hebrea
Tanto che'n tutti cento afar battaglia
1 V'erano del dio Marte alti figliuoli , Che fempreper lo men dintorno trenta
Et taluoltafeffanta ancho n’bauea,
Or dentro cheforo ei,fela trauaglia
Ne mai di tuttilor punto pauenta
Fu grande in vn momento , & fmifurata
Anzigagliarda , valorosa , forte
Penfalotu lettorfe Dio ti vaglia,
Tutti conopre eccelfe glispauenta,
Quiuiin unpuntofol la difpietata
Et quei chespauentar non puo perforte
Gente,che dentro in ognifufta v'era
Tagliacon tantaforza col
Tutta a lifoi guerrierfifu voltata fuo brando
Ch'al primocolpo lor manda a la morte,
Et conlaforzalor grande altera
Incominciaro lor da mille canti Ma che dèfar ne lafuafufta Orlando ?
Come dè egli menar la Durlindana
Far battaglia crudel, villana ,& fiera,
Come dè quei corfar venir trattandog

DD
SECONDA

Oforza d'effogrande & inbumana, Nonpoteaproueder a ifuoigran danni


Forzafra laltreforze ualorofa, Ma malediua il ciel con Macometto

Forza a tuttel'altruifemprefoprana, Et Triuigate,& Chrifto , er sá Giouani,


Ei con laforzafua merauigliofa Mapoco uarrà a lui queſto diſpetto
Fè tutta lafuafufta in un momento Che glilotrarra benfenza paura
Vuota digente,larga,& ſpatioſa, Fuor ditutta la tefta Ricciardetto ,
Perch'alfuo primo entrar che falto drento Ricciardetto lettor per fua uenture
Con unaprouagrande chefecei S'era abbattutofaltar ne lafufta
Mifetutti in terror,tema, & pauento, Ch'Arronte hauea per luiperpiufecura
Tanto cheperfcamparpiu grandi obrnei E'nuero ella de laltre era piugiufta
Sitrafferonel mar queglialtri tutti Etpiu brigata hauea maiſemprefufo
Ch'eran reftati uiui a uentiſei Et piu uiril,piuforte,& piurobufta,
Ch'egli colprimo colpo bauea diftrutti Ma'l paladin ch'anche maiſempre er ufo
Di tutti lor chefeglieran dintorno Cobatter congrangente & forte & fiera
Perfarlo iui morir toſto ridutti, Hebbe piacer inqueſta effer rinchiuso,
Però cógran terror, co danno , & fcorno , Però quand'eifu in lor con laltrafchiera
Lafciando'lconte ne lafuftafolo Chefeco erafaltata in compagnia
Saltaro tutti in marfenzafoggiorno, (Che neffunfuor dei trefolfaltat'era)
E'n quella oue d'Amon l'altofigliuolo Riprese d'ardir tanto & gagliardia
Saltato era a pugnar baueu'egli ancho Chefe legrandi & gloriofeproue
Tutto dintorno a lui ilfuo empio ftuolo, Ch'in quefte gentifarfi conuenia,
Et quiui daguerrier ( com'era franco Eglifeco n'hauca deglialtri,noue
Facendofar Frusberta ilfuo camino I qual tutti gagliardi e animofi
Non la volfe lafciar uenir mai manco Lofeguia sepre, etcom'er'uopo , doue,
Fin che non hebbe anch'ei come'l cugino Però tutti concordier defiofi
Vuodata lafuafufta,de le genti Diritornarfuor de lafusta loro
Che uoleanfar di Carlo ilgran botino , ACarlo imperator uittoriofi,
Etfimilmentetuttiglialtriintenti Si dierro afarui dentro un tal lauoro
Aquefto grand'honor e a questo bene Ch'anch'ei comefè'l cote e'lfuo Rinaldo
Oprefacean uiril,degne, & poſſenti, Tuttospacciaro tofto ilfu'empio choro ,
Tal che tutte lefufte erano piene Ma Arronte beftial tant'era caldo
A quefto modo affai, di gran dolori Di rabbia,di uenen, d'ira, er difdegno,
D'angofcie, di martir,didoglie ,& pene, Ch'al difpetto delciel uoleaftarfaldo,
El corfaro crudel pien di rancori Però'lbonpaladin carco d'ingegno
Pien d'ire, didifetti, & pien d'affanni, Il uolfe contentar delfuo defio
Auifto tardi deifuo grandi errori E'llao uiuoftar dentro❜lfuo legno,
PARTE 210

Ma primaprefe lui , Et cofi auenne alfin,chelapoſſanza


poimancopio
Chun'Alejandro bebreo, anzi un Anano Fu di loroper tutto tantogrande
j
Ilfeceproprio unfan Bortholamio, Ch'egli hebbe tutta apienſua deſianza
Poicom'Antonio a Ciceronfourano Perche l'operelortroppo mirande

Et noncome Giofippo alforteTito In talterrorfer quellagente mala


Gli taglio uia& luna & laltra mano, Ch'ella fi getto in marfuor de le bande
Comeda l'altarocca di Gamala
Et quefto officio bon cofi fornito
Cacciofuoco nel legno, e'llafciò andare Lunofopra de laltro i Gamalefi
Com'iua Moife fpinto dal lito, Sigettarogiagiùſenz'altrascala,
Però li legnialfin non piu diffefi
Et mentre ei queftofea, per laltro mare
Nonftauano a dormir glialtriguerrieri, Per Carlo imperator tutti reftaro

• Ch'anch'ei laparte lor hauean dafare, Da glialtiguerrierfuoi couinti, & prefi,

4 Macon Turpin, con Namo, e Oliuieri, Poi perche piu nonglibabbia alcun corfaro
Con Sanfonetto, Aftolfo, er Salamone, Tutti ifecero ardenti ,& aſeconda

Co
Cô Guido, co Guizzardo, et co Vgieri, Spartiper tutto'l mar tutti i lasciaro
Et con deglialtri affai ch'in unione Andar dou'iportaffe ilfiotto & l'onda
Haueuano con lor ne i loro legni
Chi dieci o uenti,& chi piu o me perfone,
CANTO XCVII.
Tutti digagliardia paffando ifegni
Per toftocontentar re Carlo magno
Fattifacean uiril,mirandi,& degni,
Talche l'augel ch'effer uolea griffagno Ometaluolta auiench'a l'hore tarde
vedonfuochi lontan Vinitiani
Haueràfattopur altimamente
;
Trifto,crudele, beftial ,guadagno, Quando loro dintorno il cannetto arde,
Perc'haurà perdut ei tutta la gente Cofi quando lefuftei chriftiani
Tutti li legnifuoi,&
r lafuauita Fero arder de i corfar,la nel lor mare
Si molto anchora acerba e amaramente, Vedeanfuochi lontan Siciliani,
Quando lafuftafuahelbe spedita Maperche questo a lorfouente appare
(Chefu'lprimo a pedirla) Orladofiero Che uedon Ischia ,Lipari , Vulcano,
Egli toftofèfuord'ella partita, Etl'altre ch'ufe fondi fiammeggiare ,
Et dabon capitano conduttiero Troppo nonparue lor nouello oftrano
Paffo nelaltre,ad aiutare ifuoi Senon che vider'ei queft'altifochi
S'uopo baueſſe bauut buo delfuo meftiero Nona l'ufata lor,maa laltra mano,
Ma tutti itrouau'ei gagliardiheroi Et credette qualchun chei primi lochi
Talchefermofifea ne lasperanza Haueffero quell'infule cangiati
Dipoterbenferuir l'altofuoroi, Oper rouaiigrandi o gran firochi ,
DD ii
SECONDA

Mapoi cheforo apien ben'informati Portando'lfangue uiafè reftar bello


Benedir tutti Carlo,ilquale hauea Tutto eflo legno apunto comeprima
Cofti nemici lor conci, & trattati, E unaltra uoltain un bel mar nonello
Et perchei legni lor non bebber dea Cofi Carlo contento com❜inprima
Ch'ifeffe diuentar ninfe marine Ritornò unaltra uolta alſuo viaggio
Comelenaui ardenti hebber d'Enea Et triomphante ben come daprima,
Tuttipelmarerrando andaro alfine Anzicon vno affaipiugran vantaggio
Guafti,confonti, disfipati, er arfi, Che quando vide lui il re dei venti
In danno,in perdition,ftraci, ruine, Far dinazi ilfuo albergo ilfuopaſſaggio
Ettosto che cofiglihebbero fparfi Con tanta gloria,pompa, er ornamenti,
Gliarditipaladin,tutti tornaro Simoffe a gran defio ch'afeluamento
Ne la lor naue a Carlo appreſentarfi , Giffero al lor caminfi illuftrigenti,
Et quiui tutti adunfirallegraro Peròcon questo cor commandamento
D'hauer con tatagloria e táto honore Fece, cogrand'imperio, et molto graue
Cofiben vinto uncofi gran corfaro, Adun cheparue a lui propitio vento
Mafi troucreCarlo imperatore Ch'andaffe in puppa aftar d'eſſa alta naue
(Di quel ch'al contehauea gia dimadato Et quiuifin ch'alfin folle inponente
Etch'eiglibaues promeflo in grad'errore Semprefoffiaffe in lei dolce e foaue,
Queft'è che'llegnofuo non imbruttato Et cofi ilvento a lui obedienté
Foffe dalfangue vil dei mafnadieri Andò l'effetto afar chegliera impofto
Sendo'l triomphofuo tanto honorato, Et volentieri molto & fauiamente, 1

Manonpuotero bauer lifoipenfieri Con queft'adunque Carlo anchora pofto


Luoco compitamente,ſe benfero Vantaggio affai maggior nelfuo camino
Tutto'l debito lor lifoi guerrieri, L
Si diede afeguir quel meglio difpofto ,
Perche quado d.Athene ilgran guerriero Et prefe afarlopoiquanto vicino
Mife in rotta,in fpauento,er in ruina, Piu poteu'eglifempre al belpaefe

L'armata grande delgran Xerfe altero Chelmar circoda, & parte l'Appenino,
Nonfufi tinto il mar di Salamina Talche tutt'efla Italia albor s'acefe
Inrollo.com'bor quefto tuttoquanto D'irloa vederpaffar dinanzi a i liti
Daluna alaltrafualargariarina, Ai qual la nauefuafaceapalefe,
Peròfu neceffario ch'alcun canto Cometra nois'accendono infiniti

Foffe diquefto legno infanguetinto D'irlo a vederpaſſarper le contrade


S'eraben triomphante tanto & tanto, Quando va per la terra ilgrande Griti
Ver' è che'l mare poi che venia fpinto Adunque tutte alhor quell'ampieftrade
Albor dal fotto fuo inuerfo quello Forovienedigenti ouefi pote
Ch'èpoicongiunto a qlche ua a Corinto Vederpaſſar nel marſua mageftade,
Etegli
&

4 PARTE
Et egli allegro affai de l'alta dote Donde fifece anchor ciaſcungiocondo
Ch'in queftofuo triompho hauea da Dio Aſaipiu che diprima,& d'irui anchora
Dala Fortuna, da l'eternerote, Piutofto,hebbe ciascunpiu cura podo,
Carco di gran fperanza grandefio Che cofi a tutti auien nel mar dognibora
D'andarlo a condur tal ne lafua Francia Chetanto piu d'andar curanoalporto
Auacciaua'l camin come'lfo anch'io, Quanto a alpiu uicin uan d’bor'in bora,
Cofifu l'bora ungiorno che la mancia Perche'lgrande defio del gran conforto
Del'antico Titon, dalbel balcone fa a l'huom parere
Che uififente poi,
Moftra in leuante a noi l'aurataguancia, Sempre lungo camin quel ch'è ben corto,
Si ritroud paar con uifione Pero' quando nel mar,qualchun uedere
De l'ifolettach'è là dentro l'acque Comincia❜lporto ,fi fa d'irui prefto
Infra Ruffelle elgran Centurione', Tanto,ch'anche poitoftoba'ljuopiacere
Et molto quello a lui d'intenderpiacque Cofi quando a re Carlo auenne quefto
Ch'inteje d'effa albor, da quel,che d'ella Chefegli incominciòfar di Marfiglia
Sapendone affai dir,niente non tacque, Il lite nel mar grande manifefto,
Rinaldo chefapea chefuor di quella Tanto d'andaruitofto il pensierpiglia
C (ComeNatura a luigia baueuadetto) Che con giunta aldefio la diligenza
or Deura delmondo uſcir la beltà bella, Fece in ungiornofol ben cento miglia,
Quandolefu auicin , pien d'alto affetto Cofi conpompa e con magnificenza
Ragiono a Carlo quelche gia haueu'ci Colfuo triomphogrande e immortale
Da la Natura intefo alfuo ricetto, Si trouòfaluo alfingiunto in Prouenza,
Peròglidiffe anchor, che fuor di lei Doueper l'alto,illuftre, eg triomphale,
Coltempo n'ufciria quelchiarofole Famofofuo venir, ch'in ben famofe
Ch'offofca boratra noi quel de li dei, Cofe,bauer non puo'l mõdo unaltra tale,
Indi con altre affaigentil parole Troud parate apienlegloriofe,
Gliragiono quel c'haueu'egli intefo Lefplendide , l'eccelfe,&
r leferene,
Delebellezzefue nel mondofole, Le degne,lefuperbe, & l'alte, cofe,
Talch'anche Carlo alhor ne uenne preſo Che nel canto lettor uedrai che viene.

Da uoglia dipoter ueder quelfoco


Ilqual mo m'arde, mitte sépre acceso,
Et coficon tai dircolmi digioco CANTO XCVIII.
Ne giano confumando il camin loro
Vededo horquefto & bor quellaltro loco,
Tantoche quandopur nel'alto choro Vando'lgentil,expto , alto, et cortefe
Piacque alfommofattor di tutto'l mondo
Popolche in effotien l'illuftrefole
Siuenneillor terrenfcoprendo a loro
Checoberaggifoi gial cor m'accefe
DD iii
112 SECONDA
Seppe(come d'huomgråde auenir ſuole ) Gran tempo ha già lettor ch'io mifon meſſe
Che ne la cittafua ne venia Carlo
Con quefta barcain marpfarconella
Quelc'hora impera a la chriftianaprole Aquelporto'lcam
in cuiſon giapreſſo,
Permolto con defic ben honorarlo Nemai (difuenturata nauicella )
Gliando'ncontra lontanfuor de la terra
Puot'ella ungiorno andar pel ſuo camino
Aconpiu compagnia dentro menarlo, Senza mar, uento aduerfo, & grapcella,
Cofi quando la in Francia e in Inghilterra Talchepiu volte certo
ifui vicino
Seppe'lpopol d'alhor che ne venia (Difperando delporto perspezzarla
Quel Carlo c'bor ne laltro giunfeiterra Maglie'lvi
eto purfempreilfuo deftino,
Perhonorarlo quanto vn'buom defia Però s'io volfi a quello vngua menarla •
Et per condurlo triomphantemente Mt bifognatofempre andarftentando
Nela città conpiu gran compagnia Et confatiche affairappatumarla ,
Di tuttii luochifuoi là nel Ponente Et talbor tanto'l ciel, contrariando
Gliera venuta incontra infino al mare
M'èftato alfuo camin manſemprefermo,
Grande,pompofa , & honoreuolgente,
Chepur andarnon hopotuto errando ,
Però a lagiuntafua nel difmontare
Maperfar❜alfuo mal diffeſa & ſchermo
Contato amorfu accolto e tanto bonore
L'bo tenuta talbor piu d'un grand'anno
Che piu non potria'l mondo imaginare, A qualchefcoglioforta alpeftro & bermo
Ofeli giocondo imperatore',
Ofe ce o Talhora in alto mar, tanto tiranno
amato dal mondo e in cielda Dio
M'èftat anch'effo ciel , ch'agranfatica
Ofra tuttii mortai contento core,
Salua lapoteifar da extremo danno ,
Egli bramato bauea con grandefio
Però fegiunta in porto , fi mendica
Digiungere vnauolta a faluamento La vederai lettor,di pur ch'alei
Con quefta naue in Frácia onde gia ufcio, Fortuna èstata sempre affai nemica,
Et bora ba tanto apien queftofuo intento Mapoi chepur alfin glieterni dei
Ch'anch'oltra'lfuo defio (ai ben beato)
(Loro merce )condur me l'ban lafciata
Sifente bauerpiugaudio piu contēto, Tra tantitempi aduerfi,iniqui,& rei,
Et veramente è vn'buom benfortunato Quale ellafia difconcia o corredata
Chefempre con bon tépo vn grá viaggio L'accolgano nel porto quellegenti
Facciaper vngran mar mai non turbato A cuila mercefua puote effergrata,
Machifi troua in vn con grande oltraggio So ben che come a Carlo ,huomini intenti 1
Del ciel , delmodo, d'Eolo, er di Nettuno
diNettuno Aricca merce & grande, e a carca nane
Nopuopurfar mai befolo un paffaggio Com'e'n Francia lafua, d'adornamenti,
Etfe diquefti tal n'è mai qualchuno Non mi verranno incontra , che non baue
Queldeffofonpur io , fonpur quel deffo Queftabarchetta mia fama nel mondo ,
lo, chofi'l cielcontrario, importuno,
Fragenteilluftre ,grade, eccelſa ,er graue
PARTE 212
Ne come incontra alcun,ch'affaifacondo V'è'l mio Aguftino, et welmio dolceVice
Dibella merce, fenza vn trifto nembo V'è'l mio Muletta, & v'è'lmio Bonafone
Guidacarca lafua d'auratopondo, Et v'è'lTotila mio grand'anch'amico
Miverràincontra il gloriofo Bembo E'l mio Aniballe,er laltr'affai perfone
Ne'lleggiadro Paftor Napolitano Ch' (opra del não amor) ch'iogiugai per
Nudritofempre ale Camene in grembo Stanno aspettar cogrande attétione, (to
Non mi verra'ifattor del Cortigiano , Et(che m'efimilmente affai conforto )
Il Taffo,il Molza,il Pafa, etgli Aretini Suvnaltrofaffone l'onda tranquilla
Ne'l Camillo , nel Pio, ne'l Volterano , Miftanno anch'aspettarp gran diporto
Neglialtri huomini tal, tanto diuini Lamiacara& gentilfauia Camilla ,
Ch'a naue non andrian, nonfoſſe carca La mia Iuditaccorta & leggiadretta,
Diperle, d'oro, d'oftro , dirobini, Et la miafignoril vaga Sibilla,
Nefra donne,colei verrà che varca La miadolce Eugenia alma e diletta ,
Sol fempreper quel mar da l'onda chiara La miagrata Lutiafempre amorosa,
Chefolcando varcò l'alto Petrarca, Lamia Caßádra ,& la mia bella Örfetta
Io dico la Marchefa di Pescara La mia Laura gétil,graue, pompofa,
Dacuicondur di queſtaſorte naui La mia dotta Gentilpiena d'ingegno ,
(Onocchiera gentile)ognialtro impara, Et la Gineura miafempregioiofa ,
Ne verrandi quellaltre tanto graui Etlaltreche con lor moftranofegno
Ch'a carchi nofarian mai lemanprefte Digaudio grande , che pur unauolta
Senon ricchi,gentil, dolci, foaui, Giunghi nel portofuo quefto mio legno ,
I dico de le Sforze, er de le da Efte, Però da tuttiquefti in vna colta
Dele Aragone, e Pie, e Palauigine , (Ch'affaim fiafenza quei tanto grandi)
E Gambare,e Corregge, e Malatefte,
Venghi effa naue mia ladentro accolta,
Et le Gonzaghe, le Sanfeuerine
Et perch'ibramo afai chefi fi fpandi
Et laltre ch'enno affai, (com'habbia detto
Queſta uenutafua, ch'anch'a l'orecchio
De glihuomini) elle achor alter diuine,
Venghi dei mieifignorſempre honorádi,
Ma mi verráno incontra,anzi al cospetto
Amicii prego uoi ch'a quelch'è fpecchio
Meli veggogia al porto infu vngraſalſo
Deleuirtu uiril, lorifortiate
Hauerfatto aspettandomi, l'effetto ,
Si che'lSappia effofauio er fanto uecchio ,
Primi dinanzi a glialtri il mio Giá Taſſe Et
uoi amiche a lei ch'è d'honeftate
E'l mio Verlato che quátúque buomo alto
Donnefca fonte pien, deb’l dite anchora
Degna sua cortefiajcender fi ballo, Sich'ella'l
fappia anchor queftafua etate
V'è'l mio caro Capello afcefo inalto,
Chefelorgratofia che la miaprora
E'l mio Ariano, il mio Federico,
Tutta condottafempre a laude loro
Etſeco❜l Luna mio ch’anch'intende alto,
(Quale cllafia)fiagiútavìùgiuge adbor
DD iiii
SECONDA

Certoquefto mifiatantoriftoro Signor mi adunque,er uoi donna miafate


Ad ognibauuto mal nel camin ,quanto Che quefto cofi fia , voftra mercede
Condottahaueffe leiben carca d'oro, 8
Et non altracagion , voftrabontate,
Et ciolorcheggio anch'io ne laltro canto. Cofrio con quefto cor con queftafede
Facendo Carlo entrar dentro Parigi
Entrero'lporto in cuigia³l ciel mifiede.
CANTO IC. Carlo vfcitogiafuor de ifoi nauigi
Allito di Marfiliala in Prouenza
Per a laporta andar difan Dionigi,
Vád'acq aberne le magiute offerfe Con tantafu dafuoi magnificenza
9
(Ch'altro alhor no hauta)ql doatore Da'lmar codetto a lei, ch'ognialtro homai
Pouero liberale, ad Artoferſe, Si puo triompho dirftat'efferfenza,
Effo (quantunque eccelfo & gran fignore) Tuben certo laltrhier n'hauefti affai
Grato alfuopicciol don ,tuttogiocondo Quando venifti Carlo ne laterra
Caramente l'accolse er con bon core, Chetifè Imperator qualhoraftai,
Indi di cortefia moltofacondo 'Perche la cortefia ch'in lor fiferra
Per dimostrar difuor qlc'hauea drento Fè tutto'lforzoinuer,mafar non puote
Vn vafo d'oro a lui donòfecondo, Quát'alhorfè la Frácia e l'Inghilterra,
Et quefto a ciafcunfempre ègran contento Et tu Tito & Pompeo con laltre note
Che gratofia'lfuo dono a gl ch'ei'l dona Perfone andate mai pompoſamente
Perche aflo è'lfuoproprio ueroiteto, Ofra le vostre ofra le genti ignote
Cofiiofignorch'a voifi granperfona Certo andafle ancho voi molt altamente
Faccio un don vil di quefta barcamia Ma non vifè gia andar chi vifè andare
Non degna(inuer)di voi nep voi bona, Quantofece alhor Carlo ilfuo ponente ,
Bramoche merce voftrae cortefia Anzife noi voremparangonare
Et non meritiJuoi ch'ella non n'haue Tutte le pompe altrui con queftafola
Ellaa voi tanto o quanto gratafia, Questa affailor vedrem tutte auanzare,
Chefe quefto ottengh'io certo mainaue Con quefta adunque tal che leua e inuola
Nonfipotrà chiamarpiu auenturata Lafama atutte laltre, e'l nome, e'l grido,
Nefattobauer camin mai piuſoaue, Quel che d'alcuna purfor laltre vola,
Cofidonna sa voilacaricata ReCarloimperator partio dal lido
Benpoura merce inlei per uoftro nome, V de la naaefua difmontat'era
Diuoftra cortefiafiapantograta, Et s'auio al realfuo primo nido
Certo nonhaurà mai nau'altra, come Et percbe lettor mio la pompa altera
Quefta,portato al mondo , auenturate Non ho tolto a cantar ne le mie carte

Liete,gioconde,& glorioſeſome, Qualfoffe tutta albor di punto intiera


GJ
PARTE 213

Tufefaper la vuoi di parte inparte Ando congran triompho a la cittade


Leggi l'annal di Frácia, onde'l traggh'io Donde il romor de l'allegrezza grande
Ch'iui le cofefue tutte haurai ſparte', Giuaperfin del ciel ne le contrade
Quiinfomma bauer tupuoi nel canto mio Quiui la gente adun tutta altoſpande
Ch'ando re Carlo tutto laltro cboro Altigridi,alte voci, e alte peane
Dal lito di Marfilia ondepartio Tal ch'alto odian lontan tutte le bande,

Fino a la porta delfuo concistoro Quiui tutte a martell'alte campane


Ch'era in Parigilacittà reale Forbottando altri in lor li lor battagli

Sempre per vnavia coperta d'oro, Sifanno anch'elle al cielfentir lontane ,


Opompa imperialpompa immortale, Quiui i tamburigrandi,eigran trauagli
Tu nonfeftigia al tuo grá Carlo, Doria Deletrombe,de i corni, & de i buffen ,
Trattoa la terratua mai pompa tale, De l'anitrir, de l'arme, er dei fonagli,

Pompa di laude(inuer )degna, & digloria Mandano anch'egli adun tant'alti ifuoni
Difamagrande, erfoura laltre tutte Chenon baueria'l cielquantunque irato
D'eterna, immortal vera memoria, Potutofarfentir in Francia i tuoni,
E'n quefta bella via v'eran conftrutte Et Carlo in tantefefte, accompagnato
Cos'altredegne affai,mirande, ertali Et in moll'altre anchor, da tuttiifuoi,
C'hauriantutte l'altruifatt'eſſer brutte
', Funela cittàfua caro acettato,
Tropheifplendenti, archi triomphalis Et quiuiperchesempre ognun di noi
Gran colonne, alt aguglie,er viuifonti, Dè ringratiar delben chineloface
Giganti,moftri,dei, ninfe, & mortali, Et falla chi l'ottien nolfando poi
Beiprati,ombrofi boschi, er vaghi monti, Effo recognitorfermo e verace
Condentrofiere grandi, er animoſe, Chauuto bauea dal ciel tutto'lfuo bene
Diuerfiaugelli,e animaletti'pronti, V`pur del ben la prima caufagiace,
Arbori d'oro,& fior, frutti,berbe, & rofe Per non mancar giamai da quel che viene
Diperle,difmeraldi, dirobini, In debito d'un'buom chefra benfaggio
Et d'altregemme affai molto pompoſe, (Che dignitofocor mai nolfoftiene, )
Palagiimperial grandi,& diuini, Giuntoal bramatofin del bon viaggio
Torri,logge,pitture, ornamenti Tuttopien d'uno ardorfanto & fecefo
Tutti ricchi ,fuperbi, & pellegrini, Con grande compagnia del baronaggio
Et altrecofe affai,tanto eccellenti A ringratiar ilcieltanto pietoso,
Che tal no vide in ciel creďio maí Gioue Delben c'hauuto hauea ,sauro & accorto
Non che quagiù tra noi l'humanegenti, 4 Andò in vn tempiofanto e gloriofo.
Et Carloin loro albor nel mondo noue
Cofi debbo anch'io far con chim'ba Jcorto
Etbelle tanto,che nulla altra etade - Tantoper questo mar,queſtamia barca
N'hafatto vnquaco poi nel modo altroue, Che m'ha mercedefua condotto inporto

3
SECONDA

Quellaonde ogni nocchierfecuro varca Soben ch'in tutto un'buo non lo puòfare',
Ogni alto marfefi riuelge a lei Perch'è figrande queſtagratia voſtra
Che d'efaudir ognibuo mai non è parca, Che non lapuo vn mortalringratiare,
Oditi in cielpiu volte i preghi mier Mafo quefto anchoben che quando moftra
(Cheperfare ilcamin c'hora bocopito Voler vn'buom da voi del voftro aiuto
Hofempre ad effain ciel riuolto quer) In quefta vita rea ch'è morte noftra
M'hafi pietofa apien tant'efaudito Nanzich❜addimandandofia uenuto
Ch'iofo ben che'lgrá bé dou❜hor miſono Alfin de lafuagiuſta oratione
M'è da lagratiafua tuttofeguito, Ha quel ch'ottener uuol,fempre ottenuto
Però debb'io con corfincero & buono
So afto anchor,che quádo vn’buom diffone
Lei molto ringratiar diqueſto tanto Di uolerfar co cor pur modo & fchietto
Grato, cortefe,grande, largodono, Inuerfo voi vn'operatione
Maperch'iofongia alfin di quefto canto Perch'ei non batant'alto Pintelletto
Mi metto con la mente in ginocchione Che'lpoffafarfecondo ilſuoferuore
E'n quelche viene alfuo confpetto fanto La voftra gratia adempie ilfuo diffetto,
Lofo conlafequente oratione". Etfo queftaltro anchor che quando ardore,
Vi moftra un'huo di uoler darui un uoto
Voiper cambio di quelprendete il core
,
CANTO C.
Con quefto adunque corper questo moto
Conpicciolforze con vngran'defio
Vi végo ai piè fidel feruo, er deuoto ,
Ergine c'ho da voi tant'hauut❜10
VSplendida, triopbal Jerena,er bella, Quellegratic immortal tutte vi rendo
Benigna ,pia ,faconda, gratiofa Chefipuo mai penfar l'animo mio,
Auoi ch'al mio caminſolſempreftella Et perch'iofo ben certo e ben comprendo
Seteftatafi
falda al portofopra Che de le mille parti ch'i deurei
Ch'entratofon in quel fuor di procella, Non nefaccio vna apiē,piu nõ poſſendo,
Vorei mandar'in ciel laffu difopra Prego humilmente e concorgrandelei
Aringratiarui affai qualcheparole Chede lagratiafua ch'è larga tanto
Ma nonfo'ncominciarfenza uoftra opra Adempia apien quefti diffetti miei,
Però pictofa dea per quel belfole Etperche'l voto anchornoè mai quanto
Che nafcondendoin uoifuafanta luce É'l debito ch'io tengo ,in cortefia

Si fè (sendo di Dio uoftra ancho prole, Prego acettate'l cor nelgrembo fanto ,
Siate a l'impresa miafi fcorta er duce Et fo che quefto anchor di certo fia
Ch'iopoffa inparte almenquefto operare Perchegratia a nefun mai non negate
A cui debito tanto mi conduce, Sifete inuer di noifaconda & pia,
PARTE 214

Fido pia madre adunque in talpietate' Peroperchenonfia l'opra eccellente 1


V'ardifco aneboparlar d'unaltro dono Siper meindarno com'ell'è purfolo
Che fia dei grandi ben che mai doniate, Per chi deglierrorfuoi mai nonfipente
Giaforfe al fin de la mia vita ifono Pentito, & trifto,& pien d'amaro duolo,
Etde ligiornimiei malfpefi tanti Aquelperdon dimando il mezzo uoftre
Ho bifogno da Dio di gran perdono, Ch'effo mipuo donar voftrofigliuolo,
Ne mifo arditofard'irgli dauanti Et dicio vi pregh'ioper quel bel chioſtro
Senza intercesfionprima laffufo Acuifè prenderDio la carne humana
Deivoftrigratia luipreghiſiſanti, Perfcamparne dal male ilpeccar noftro,
So ben ch'i deuea'l tempo in miglior ufo Per quel parto gentil che la fontana
Speder di quel c'hofatto i miei lughiani Portò di pietà al mondo, e'lfolfereno
Conofco'lfallo mio, er non lofcufo, Chefgōbra de glierror laſtátia humana ,
Pace deuea cercar,fuggir affanni, Perquelcafto,prudente,& fanto,feno,
Cercarla via del ben, laltrafuggire , Doue lagratia voi tutta allattaſte
Che quella al ciel,quefta agheterni dani, Sendo effefempre pur di gratiapieno,
Ornon l'hobenfatt'io ,però'lpentire Per le fatiche affai che uoiportafte
Simi vaglia (opra voftra) appò di lui In alleuar lapianta che poifuori
Ch'iomeriti perdon del miofallire, Spefe del belgiardin laltr'herbeguafte,
Altri nol puofar ben tanto qualuui Per li uoftri crudelfieri dolori
Egli nonpuo negar gratia neſſuna Che con angofcie tante, & táť afprezze
feben negarl'haueſſe altrui,
A voi , Viferfentirfifortei malfattori,
Voi quellafetefol, voi fol quell'una Perle uoftreimmortalfante allegrezze
Che potete indolcir Coriolano Ch'effo voftrofigliuolpien di bontade
Quando bé ira in lui maggior s'adduna, Vi fèfentir piu uolte in gran dolcezze,
Voifete madrefua,nel ventre humano Enfinper la natia voftrapietade
Voilo portafte dio,tanto gli piacque Che cofifuol negar gratiarichiesta
L'albergo aglialtri alberghi afaifourão Com'acqua'l mar a cuiper tuor ne uade,
Venne eg detro dio,poi dentro giacque Etperche'l cor anchor purmi molefta
Et huomo infieme & dio,poi (sepre voi Obligogrande altrui,neſonſigrande
Vergine) ethuomo ಅ
e dio nel modo nace Ch'ioposfifodisfar quelche mi refta,
Indi conglialtri eccelfi effettifuoi Avoi vengo Maria perchefifpande
Dila vita mortal, e inmortal morte Tant'ampio❜llembo de legratie voftre
Volfepietoso alfarfarfalui noi, Ch'eicopre'l mondo in tutte lefue bande,
Adunque aprifte voile primeporte Et con caldo defio chelorfi moftre
Dondepuotefalirl'humanagente Pervoi in effetto apien l'opra verace
Adalbergar ne la celefte corte, Perlaqualpur couie c'hor fis'inchioftre,
SECONDA

Viprego altaMariaper la lor pace Pien d'amor, di defio , difperanza,


Prima colvoftro dolce e eterno sposo Per quella a lor uiprego alta regina
Etpoicol mondo reo triſto & fallace, Doue fiuede Iddio perfuafembianza,
Perla lor vitalunga e'l bon riposo , Etfifiano nel cor de la diuina
La falute del corpo, quella anchora Voftra clementia in ciel pietofi ergrati
Del'animo lorfanto & uirtuofo, Queftimietpreghi, qfta mete inchina,
Vedete ben giu uoi quanto s'bonora Che tuttiinfieme noi nelfin chiamati
Per quefti il mondo, qual anchory gfti Dal uoftro figliuol dolce ingaudio eírifo
La virtù d'eſſo mondo s'aualora, Tralaltra compagnia de iſuoi beati
Mapche pur vuol Dio ch'otardi o prefti Posfiam dinanzi alfuofplendente uiſo
Tutti vna uolta uſciam di quefto mondo Congloriagrande, eterna, er infinita
Operſtartra i contenti ouer trai mefti, Tuttitrouarfifalui inparadifo
fuo uoler che'l mortal pondo Afruir là conuoi l'eterna uita.
Quandofia'l
Lasfingli fpirtilorper altraftanza
Doue fia eternoilnostroſtarſecondo,

Ilfine dellafecondaparte er ditutto eo libro, intitolato I TRIOMPHI DI


CARLO. dimeffer Frácefco d'iLodouici Vinitiano , Stampato inVinegiaper
Mapbeo Pafinier Francefco Bindoni copagnialfegno dell'angiolo Raphaello ap
preffo fan Moife l'anno della noftrafalute MD XXXV. del mese di Sety
tembrecol priuilegio che non loftampi per anni.x.prosfimi , ne altroueftampatolo
uendi in alcunluoco della illuftrisfima Signoria neſſun'altro chefolo a chi n'ha cl
la
per lo eccellentisfimo configlio fuo di Pregadifatto di ciofpetialegratia ilgior
no XXI delmefed' Agofto dell'anno detto fotto le pene che in effo a chi lo fara,
Jonoimpofte.
75

PARTE 215

L'impreffore alli lettori.


Non s'èpotutofarelettori gratisfimi (tutto che s'habbia hauuto la copia dall'autore di
manofuapropria benisfimo corretta che in cofi gran volume nonfifia (pergliacci
denti variche nelloftampare occorrono)trafcorſo in diuerfi errori, quali (rileggen
do io poi il libro bo tutti conofciuti e apieno notati , et n'baurei qui nelfinefatto par
ticular nota,fenon che talegiudico il giudicio di chi ne hà , che fia inuano auertire chi
(con anchepoco)nepuo da sè ageuolmente effere auertito . Etperò lasciando diuerfe
cofe chemolto ageuolmente da uoi medefmi hauretefaputo emendare leggendo ,uifa
roauertiti d'alcune che purfono ueramente errori, tali qualchuna, che non u'hau
ra ellaforfelafciato bauerequell'intierofrutto della uoftralettione, ch'effo autore &
io fimilmente babbiamo fopra ogni altra cosa difiderato , Peròfaprete chez
intendendo le carte ambe le faccie del libro aperto , e cominciando a numeraz
re dal principio della prima , doue haurete trouato nella profa acarte. ■ .ari
ghe.7.dire , tercetti , bifogna che dica , terzetti , & a righe . 8. doue dice , el
la , bifogna che dica , lei , nelli uerfi poi , doue haurete trouato dire
a car.ater.
64 17 c'hauate, c'hauete.
3 44 sparire, sparrire.
Sis quefto, quefti. 71 25 queſtogia, costuigia.
18 44 fors,forfe 74 45 lifperoni, glisperoni.
19 38 de Montalban , di Montalban. 77 46 lacuba, la cuba.
24 42 openion, opinion . (lafornace. 79 40 lerenne, le rene .
27 24 ilcami difuafornace , il camí de 88 40 ch'èfolo, chefolo.
28 2 fiammegiaua,fiammeggiaua . 95 12 ch'andado , ch'andando.

31 45 questi, quefte. 43 truncar, troncar.

34 ■ feguilo,Seguillo. 96 43 Segnato ,Segno.


39 Spariti,Sparriti. 97 32 com quelli, con quelli.
Tontan i liti, lontan da i liti. 100 40 tuo gialagiù,tuo lagiù.
102 47 bando, brando .
45 Spauier,spauir.
103 39 anch'el danno , anche’ldanno.
43 34 nonperfunfe , non prefunfe.
46 4 lapunfe, lopunfe 106 fraſe.
6 frafe,
47 24 perfare, per far. 124 23 Sopremo,Supremo.
129 41 Etcal anno, Ecaleranno.
50 9 ètifè, etifè,
56 4 péna, pena. 135 44 legentefue , legentifue.
27 noinaltra, noin altra. 138 28 prigion d'ira, prigiondira.
156 38 sbrannar, sbranar.
35 Squarza,fquartia.
161
60 11 inobili, ignobili. 9 fauol,fauor.
1

1
:

4:

i
1

* 48 J
***
)
-

ぎょ
1

Potrebbero piacerti anche