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DEL VITTO PITAGORICO

PER VSO DELLA MEDICINA

D I S C O R s a'
0

D' ANTONIO COCCHI

MUGELLANO.

1M FIRENZE. MDCCXXXXI1I.

Nella Stamperia di Francesco Moucke


Con licenza de' Superiori.
01 MEN OTN IAIQTAI OT KAPTA
riNfìlKOTSI TOTE E2 TATTA
AIA*EPONTA£ TflN FIEAAS.

Hippocrates .
,> 7: " )

. 1 J. V il ! '. Y C. V
5

DEL VITTO PITAGORICO

DI SOLI VEGETABILI

per confermare la fanità e per la cura


d* alcune malattie

DISCORSO
D' ANTONIO COCCHI

MUGELLANO

fatto in Firenze nel mefe cT Agojl»


mdcc xxxxxu.

itagora fu certamente uno


de' maggiori ingegni che abbia
mai prodotto il genere umano .
Ei ville di la dai cinquecento
anni avanti alla nafcita di Crifto , e giu-
fto dal fuo tempo cominciano a compari
re nell' iftoria tradizioni chiare e veraci ,
non poetiche favolofe ed ofcure , come
fono quafi tutte quelle che ci vennero
tramandate dall' età precedenti .
A 3 Gli
6
Gli fcritti però contemporanei a lui
ór Tono quafi tutti perduti , e noi non ne
abbiamo contezza fe non di feconda ma
no da autori che vitìfero molto tempo do
po . La cotidianà efperienza poi ci dimo-
itra che la maggior parte degli uomini
fono da una certa naturale minuta invi
dia portati a detrarre alla lode altrui ,
mamme de' più illuftri , con malizio!! o
falfi racconti , mentre molti altri da fto-
lidita e da ignoranza fono indotti ad ima-
ginarfi ed a credere anco le còfe fenza
fondamento ed aflurde . E parimente fi
oflerva che T efpreflioni ofcure ed alle
goriche fono fempre foggette ad effere
intefe fecondo il fenfo naturale e proprio
delle parole , e diverfamente dall' inten
zione dell' autore .
Quindi è che nel corfo di tanti fé-
coli è Hata l' iftoria di Pitagora turbata
con fi ftrane ed incredibili circoftanze ,
e fono fiate così alterate le dottrine che
dalla fua fcuola efcirono fotto parlar co
perto , che non è maraviglia fe ne' libri
che fi leggono ei fi vegga far figura or
7
di operator di miracoli per la fua bon-
tk c i ) , ed ora di mago ridicolo e d' im-
poftore(2) e che molti di quei che di
lui vogliono penfare più benignamente
Io credano fe non altro filofofo fantaftico
e tenebrofo .
Se però fi ricerchino con induftria in
fonte tutte le notizie a lui appartenenti
fparfe in molti fcrittori , e fe fi voglia
giudicarne fecondo le regole della vera
critica , efcludendo tutto ciò che ha in-
trinfeca repugnanza alla natura delle co-
fe y farà, facile il perfuaderfi ch'ei s' avvi
cinane molto alla perfezione di quel ca
rattere che rari (Time volte s' incontra , e
che refulta dall' unione delle qualità del
cuore più onefte e più benefiche , e dal
le cognizioni dell' intelletto più ample e
più ficure .
La fua dottrina confifteva nel pofle-
dere in grado fublime quelle tre parti
nelle quali fi può dividere ottimamente
A 4 co-
(i) Iamblico vita di Pit. (a) Laerzio e gli autori
xixi' tuìitoi fj.iv iqi me- citati nelle note mafli-
fiy.pij. tìì« s.WCw«s «u. me del Menagio ,
TOV ,
8
come egli fece il primo , tutta f umana
fapienza , erudizione o arte del penfare
e del dire , tìfica o cognizione della na
tura delle cofe, e prudenza civile , o in
telligenza de' governi e delle leggi e de'
doveri , che refultano dalla focietà c » ) .
E s' egli fu eccellente nella fcienza cri
tica e nella morale , tanto più fi troverà
eflere flato maravigliofo nella naturale ,
quanto quefta fupera per la difficolta e
per l' eftenfione le altre due . Benchè
paia che nefluna opera intera ed auten
tica di Pitagora fia (tata ietta nemmeno
da quei dotti che noi chiamiamo anti
chi , fono però tanti i veftigi che s' in
contrano della fua filofofia propalata da'
fuoi difcepoli , ed è cosi coftame la fama
della fua autorità per certe particolari
opinioni , che fi può fenza alcuna teme
rità anco al prefente giudicare del fuo
valore .
Ei fu acuto matematico e promoffe
colle fue invenzioni la geometria molto
di la dagli elementi che davano gli Egi-
zia-
( i ) Laerz, lib. Vili. fez. 6.
9
ziani , e fi fervi dell' arimmetica come di
calcolo univerfale ed analitico . Fu gran
tìfico ed aftronomo , e feppe anco l' ifto-
ria naturale , e la medicina, la quale non
è altro che un refultato di varie notizie
fcientifiche congiunte colla comunale pru
denza .
Es però vero che le fue dottrine fu
rono da lui e da' fuoi feguaci volontaria
mente nafcofte all' intelligenza del po
polo fotto al velame di ftrane efpreflioni
folamente intefe da quella fcuola , e che
ri m afero poco dopo ofcuriffime interrotta
che ne fu la fpiegazione verbale e non
fcritta . Se noi poteflìmo fapere le cir-
coftanze nelle quali ei fi trovava , s' in
tenderebbe molto meglio la coerenza di
quefto fuo contegno colla fua faviezza ,
il quale ora ci fembra ftravagante e di
fua natura pericolofo . Forfe il piacere
di far bene altrui o anco quel della lo
de , di cui i magnanimi fogliono eflere
più defiderofi , l' induffe a non foppri-
mere certe importanti verità , mentr'
ei pur doveva celarle alla moltitudine 3
la
IO
la quale anticamente efa creduta non
poterfi in- altra guifa governare che per
mezzo di qualche falfiti con utile falla
cia univerfalmente infinuata , e con tut
te le poflìbili macchine ed invenzioni
fempre più Iparfa e foftenuta ±. -
E perchè i veri fono tutti conneffi,
e tra loro s' aiutino ad efpellere ed abo
lire i falfì , e le fomme poteftà anno per
lor natura la libera difpofizione della for
za , quindi è che ne' fecoli da noi remo
ti non folamente i Pitagorici , ma quafi
tutte le fcuole fnrono dall' interefTe della
propria falvezza coftrette a fervirfi del
famofo metodo delle due dottrine, arcana
e palefe , cioè domeftica chiara e diret
ta , ed efterna ofcura obliqua e fimbolica.
Quefla refleffione doveva render più
cauti quegli uomini per altro ingegno!!
che trattarono gli ammaeftramenti di Pi
tagora col nome di fogni e di follie .
Degli altri ftolti penfatori che gli anno
attribuito miracoli ed incantefimi , fa
rebbe femplicità il far conto alcuno in
quefto oculatiflimo fecolo . Poichè come
pur
II
pur s' è potuto comprendere a traverfo
del nuvolo ,nel iquale .voille 'quel filofofo
nafcondere al volgo le fue nuove ed ele
vate dottrine , ei s imaginò il fole co
me il fuoco o lucido centro del noftro
mondo , e la terra come un pianeta c o
e la materia effendo indeficiente più al
tri fi fnili fiftemi nell' etere immenfo .
Ei fùppofe le comete effer pianeti i cui
ritorni fieno di lunghiflimo periodo (2) .
E s' accorle che ne'.ftioti di tutti i cor
pi celefti vi è determinata armonia ( 5 ) $
cioè corrifpondenza relativa alle loro maf
ie e alle loro diftanze (4). Egl' intefe
il primo l' apparenze del pianeta di Ve
nere (O, e leppe che la terra è di fi
gura fimile alla sferica e d' obliqua po-
fizione , e da pertutto abitata con egual
diftribuzione nella fomma totale d' om
bra e di luce (tf) , e foftenne il primo
ed

<i) Ariftot. lib.II.drlCie- -(4) Plin. II.*i. e aa. Cen-


lo e PI ut. in Num. foriti. 13.
(a) Plut. delle opin. de" (5) PI. ivi e Laerz.VII.14.
Filofofi lib. II. 13. & (6) Plutarc. ivi li. 11. e
Chalcid. in Tim. p. 394, Laerz,
(3) Plut. ivi III. 2.
12
ed il folo in tutta V antichità che la ge
nerazione degli animali è fatta fempre
da' femi loro propagati da altri firn ili
animali , fenza mai poterfi fupporre tal
facoltà in qualunque altra materia ( i ) .
Il qual fentimento effendo contrario al
fiftema degli Egiziani , da' quali voglio
no alcuni ch' ei pur prendefle quafi tutte
le fue opinioni , dimoftra tanto più la
forza dell' animo fuo profondo e faga
ce . E fe altre tali magnifiche maniere
di penfare fi riconofcono nella fìfica di
Pitagora c 2 ) , o bilogna deporre la fpie-
gazione dell' altre fue ofcure dottrine , o
bifogna intenderle con fenfo coerente a
quefti concetti fi forti e fi fecondi , o
fupporle attribuite ed aliene .
Non
( 1) Laerz. fez. 28. £' molto fagace il eiu-
( 2 ) Quelle fi poffon tutte dizio che fopra la nuca
raccogliere da' citati au- di Pitagora fi legge nel
tori e da molti altri an- comento di Chalcidio al
tichi , giacché ciò non Tim. di Plat. p. 395.
an fatto ne i commenta- Pythagorus affijlere verità-
tori di Laerzio , ne lo ti mirh licet & centra epi-
Scheffero nel fuo erudi- nionem homìnum operan
te libretto De nutur* & tibus ajfevernthnibui ne»
conjlirution* Pfhiloftfbiae
Pytb*gmc*t , Vpfal.1664.
Non deve dunque di Pitagora ayer-
fi in quanto al fa pere altra idea che ài
matematico e di tifico e naturalita , co
me giudiziofamente lo rapprefentarono i
fuoi ' cittadini di Samo nelle loro mone
terò che ancora lì veggono in figura
d' un venerabile vecchio! i fedente in abi
to eroico col lolo pallio e collo fcettro
nella finiftra , che con una bacchetta
nell' altra mano dimoftra un globo fo-
pra una piccola colonna , quafi efponen-
do la. forma della terra , ed in eda V o
bliquita dell' eclittica , o la sfera ed ii
\ : fifte-

( i ) Delle monete di Samo co dallo Spanhemio ful-


coll'imaglne di Pitagora P autorità di Francefco
una di rame colla tetta di qottifredide U.& P.N.
Etrufcilla è nel teforo ed., z. pag. 49». I' itteflo
Mediceo di S. A. R dalla Gottifredi in TJn indi
quale è copiata in dop- ce ras. delle fue meda
f|io diametro la figura in glie Urto il 1651. così la
ronte di quefto difeor- deferìve . Figur* Pyth*-
Ib . Sei ne regiftra il Vait- gorae '. f/Mentis cum globo
lant , ed in oltre una N I K A I E iìN ì. mod.
di Nicea colla medefima Chi vedrà tal medaglia
imagine c colla tetta di e lì attìcurerà della ve
Gallieno , appretto all' an rità della figura e delle
tiquario Cameli , ed una lettere potrà allora cer
firaile , fé pure non è 1' care \q relazioni tra' cit
i fletta, è rammentata an tadini di Nicea e Pitagora.
iìftema del mondo e la teoria degli aftri
da lui cosi acutamente imaginata . ;
E tale veramente bifogna che fofsc
il fondatore della celebre fcuola d' Ita
lia , la quale per l' applicazione delle
matematiche alla fffica ha con ragione
tenuto Tempre il primato tra tutte le fi
lofofiche famiglie , ed ha prodotto gli au
tori più meccanici e più penetranti . Ser
va per faggio il folo dilcorfo d' Archi
mede fopra i corpi galleggianti full' ac
qua , e fervano per conferma 1' altre
fue opere e quelle d' Ariftarco che ci re-
ftano , e i frammenti o i penfieri che fi
anno per tradizione d' Empedocle , d' Ar
chita e di Filolao , e di molti altri di
cui or fon perdute le preziofe fatiche .
.; $ Jìccome nel rango di filofofo e
<li letterato ha Pitagora fatto fplendidif-
fima figura nel mondo , congiugnendo
tante dottrine c i ) , così non Te gli può
.': l: ' ' . ' ne-
(i) Eraclito filofofo che piMv vicx>t<nv a?v6p<ÓTCi>v
viffe in tempi vicinifli- w«»twv , cioè
mi a quei eli Pitagora eh' ei fu degli uomini
fcriffe di lui come ne at- tutti il più efercitato
teda' Laèrz. Vili, iti TIv- nel faperc univerfale'.
Ttiyéfit MVt)ff<xf)£ov '" ' ' :5''
negar 1' altra lode d' e flere flato infìerae
per la comune locietà uno de' più utili
e de' più amabili uomini di cui fi pofla
avere idea . Sano e ben fatto e puli
to della perfona , di lufficiente patrimo
nio, di condizione mediocre , e di buo
ni- ed onorati parenti (rr i Viaggiato
re tra cultimme e remote genti ,; e per
conlegucnza molto eiperto de' vizi umani
e del valore , padre di famiglia , carif-
fimo a' fuoi , con moglie e con figliuoli,
e perciò com' ei credeva; più: continente
e più umano , infigne propagatore della
benevolenza e dell' amicizia tra' fuoi co-
nolcenti , dolce e compiacente nella con
venzione , non mai derifore e non mai
maldicente , giuftiffimo in tutte l' azioni ,
come fi conofce da quella fua celebrata
fentenza che fi debba fempre 1' uomo porre
dal partito delle leggi , e combattere con-
tra al prevaricamento di effe , liberale
poichè filmava di non poffeder nulla in
.' y.Ji.iT 'w.f -'-A !"-) Le \ '. : * . Vr°-

(i)Paufan. II. 13. tutto - tradotto da varii luoghi


il redo di queflo carac- di Laerzio e di Porfirio
tere è raccolto e quafi e di altri antichi .
16
proprio, ma tutto a comube cdgli; amici,
fornito di fctenza :'legislatoria , e medi-
co, dilettandofi di potere co'fuoi configli e
eolla fua afiiftenza fanare gli amici infer
mi , co* quali mentre erano fani ei tanto
godeva di filofòfare , ma non fi che al
bifogno el non credette più bello il de
porre il penfiero dell' etere , com' ei s
efprime ( i ) per aiutare la città o colla
fapienza nelle confulte o col valore nel
la guerra , la quale in certi cafi ei non
abboriva , ficcorae ei fapeva ancóra con-
verfare coi grandi , e piacere alle don
ne (tu Ma ciò che dimoftra più chia
ramente l' eccellenza della fua morale è
quel £uo nobile ed originai ientimento *
che il fom ino delle virtù umane fi. ridu
ce al ijdar . fcmpre la Everrà, ed al fot
bene altrui 'k yiyi.l ; : '' t] o \ ..Dei*
(i) Nella fua lettera, ap- oV /tara , xèptt vSp$«.t
prefl'o Laerzio fez. jo. htii n>»T{pa« KotXcuf*i-
(a) Qfferyifi trairaJwecc^ , yaf . Veggafi anco lafe^
fe quel tuo graziofo<?om- 9. e la 11. ecc.
plimeoto a tutto il bel (3) Aelian. Var. Hift. XII.
fefso, rapportato da Ti- 59. A'X»i9tuHv xow' v'uip-
metì itterico appretto La- , yirav Longin. de fubl,
erz. Vili. 1». t*s wwi. lèti. I. ivipyw/a x*t* «-
xevc*{ UvSfiet étiv i-^v ìfàna. , t
*7
Della fua prudenza par che fia gran-
didimo indizia L' aver egli faputa abban
donare la patria , la cui condizione non
gli piaceva , e alia quale come fi vede
in un frammento d' una fua lettera che
ci è rimaiìo ei non fi credeva molto ob
bligato ) non avendo ricevuto da fuo pa
dre che era. intagliatóre di gemme o mer
catante quella nobiltà di fangue alla
quale fola-' par che aveffero allora certe
piccole citta riguardo nulla (limando qua
lunque altro più egregio valore .
E vie più. fi conofce la bontà del
fuo giudizio nell' aver egli fcelta per fua
dimora Y Italia , che allora era la più
florida e più beata parte del mondo, avan
ti che il genio turbolento e rapace de'
Romani aveffe la forza di guadarla col
le fue conquide , come fece poco dopo ,
introducendovi infieme colla lervitù le
due infeparabili compagne di lei pover
tà ed ignoranza. ' i
-, . Del. che ci rimane fplendido e pal
pabile argomento nelle monete di quelle
contrade, e della vicina Sicilia di quei
B tem-
i8
tempi felici , le quali ancor fi trovano
in copia maravigliofa , e di lavoro oltre
ogni credere belliffimo , ficuro indizio
della perfezione dell' arti , e perciò del
l' opulenza , le quali monete dopo V oc
cupazione Romana fi veggono e/Ter man
cate ...... . < i ,
In quefta Italia dunque godè Pita
gora la fua gloria univerfalmente amato
e rifpettato anco da' ricchi e potenti ,
e benchè il fuo fato lo portafTe a perde
re la vita in una fedizione popolare co
me molti affermano , o come è opinione
d' altri , le fue circoftanze Y induceflero
a finire con volontaria inedia la fua lan
guida e decrepita vecchiezza , certo è
che fu la fua memoria venerata , come
fi raccoglie da infigni fcrittori Greci ,
e Latini e mamme da Cicerone e da
Livio e da Plinio e da Plutarco .
Rammentano inoltre quefti due ulti
mi un publico decreto del fenato Roma
no nel quale fu Pitagora intorno a du-
gento anni dopo la fua morte giudicato
il fapientiffimo di tutti i Greci , e gli fu
cret-
19 *
eretta in confeguenza di quefto titolo
una ftatua nel Foro , per ubbidire ad un
certo oracolo d' Apollo .
Nel che fu molto notabile come fi
maraviglia L' ifteffo Plinio , ch' ei fofle
antepofto a Socrate . Ma fe fi confideri
che Pitagora era ftato grandiflimo tìfico
ed aveva infegnato quelle cofe che So
crate , effondo molto mediocre in quella
faenza repudiava , come offorva Cicero
ne , noi dobbiamo anzi ammirare il fa-
vio giudizio de' Romani confiftendo tutto
ciò che non è precifa efpofizione ed in
telligenza della natura delle cofe mate
riali , in una affai meno laboriofa e men
folida dottrina .
Anzi era fi grande la mefcolanza di
fentimenti Pitagorici tanto fifici che mora
li nelle coftiturioni fondamentali dell' an
tico governo Romano , che vecchia fama
corfe nel mondo , Numa re , al quale
quelle coftituzioni furono attribuite, efse-
re ftato un fapiente di quella fcuola , non
orlante la repugnanza della ricevuta cro
nologia . Alla qual fama benchè foftenu-
B 2 ta
20
ta dall' autorità d' alcuni vecchi ifterici*
vero è che Cicerone e Livio molto s'
oppongono facendoft forti principalmente
coll' obiezione dell' anacronifmo . Ma fe
però fi refletta finceraraente , che effendo
perduti i monumenti originali e incor
rotti , 1' iftoria e la cronologia Romana
de' primi fecoli furono fatte molto dopa
a mano , e in molti particolari inventa
te di pianta , non parrà ftrano ad uo
mo d' intelletto il lafciare tal lite <in*
decifa , come fece accortamente Plutarv
co , non effendo cosi facile il dileguare
le ragioni ed i fatti e i teftimoni che
inducono a fofpettare o che Numa non
fofse di cosi grande antichità, o che i
provvedimenti a lui attribuiti fofsero fat
ti da favie ed accorte pedone ne* tempi
più baffi quando Roma fi ofserva . più
manifeftamente efsere fiata citta di Gre
ca cultura . Noi dobbiamo ammirare an
cora. l' ottimo gufto di Platone y che. tan
to Socratico efsendo , volle però venire
ia' Italia , c da' congreffi de' Pitagorici-
prendere quella tintura di matematiche
21
e di vera tìfica che gli fece poi tanto
onore .
Es però vero che con Pitagora non
devono unirfi tutti i Pitagorici , de' quali
furono più gradi . I primi e certamente
i più dotti nelle fcienze e i più favi du
rarono vicino a dugento anni dopo la
morte del maeftro per nove o dieci ge
nerazioni come par che vada letto in
Laerzio c i ) fecondo alcuni manofcritti , e
non diciannove come dicono i tefti ftam-
pati , effendo vifsuti gli ultimi di quefti
primi fino a' tempi d' Ariftotele. E fi di-
iciolfe il loro fiftema per le mutazioni de'
governi in Italia , e per l' introduzione
dell' invidiofe fcuole Socratiche in Gre
cia , e per l' ofcurita dell' idioma Dorico
tra' Greci non molto comune , onde nac
que la difficolta di difcernere gli fcritti
legittimi dagli fpurii e fuppofti, come in-
gegnofamente offerva Porfirio , e dall' ef-
fere le lor dottrine ftate pubblicate da
eftranei , e principalmente dall' ufo degli
enimmi e del fegreto che anco innocen-
B 3 te
( i ) SeZi 45 • C ivi la nota del Menagio .
te è Tempre fofpetto e odiofo a quei che
ne fon fuori , onde nacquero le calunnie
e le perfecuzioni . Per le quali perlecu-
zioni de' Pitagorici come oflerva giudi-
'ziofamente Polibio ( « ) rimanendo le cit*
tà Greche dell' Italia prive de' loro uo
mini più eccellenti , quindi furono più
efpofte alle difcordie interne e alla vio
lenza de' loro barbari vicini .
Riforfero poi in varii tempi e in,
varii paefi i fecondi e i terzi Pitagorici
fempre meno dotti e più vifionarii , i
quali da pertutto vivendo con metodi
molto particolari uniti in famiglie arti
ficiali a comune o per le città o per le
campagne, pieni d'imaginazioni idolatre,
e di fuperftiziofe aftinenze , d' ignoranza
e d'illuvie, meritamente furono efpofti al
ludibrio degli uomini non folo da' Gre
ci Poeti , ma da' primi dotti e fanti fcrit-
tori del Criftianefimo , al tempo de' qua
li par che anco fuetti reftaflero eftinti .
Diftinguendo dunque Pitagora da'
Pitagorici par che la fcuola filolofica d'
Ita-
( i) Lib, II, 39,
Italia anco de' tempi noftri non fi debba
punto vergognare di riconofcere per pri
mo fuo maeftro un uomo fi grande . E
tra gli altri Italiani par che abbiamo
qualche particolar motivo di rifpettare i
fejatimenti fuoi e V onorato nome noi al
tri Tofcani , non folo per quella relazio
ne di famiglia e d' origine , che molti
folenni antichi autori anno attribuita a
quel filofofo con quei coloni Tofcani che
pofledevano alcune ifole della Grecia ,
ma molto più per avere la fapienza To-
fcana fin dal tempo degli avi noftri ri-
prefo particolarmente il metodo Pitagori*
.co , di porre per fondamento di tutti
gli ftudi la geometria, e perchè la con-,
formazione delle tre principali fentenze
Pitagoriche intorno agli antipodi e al,
moto del fole , e alla nullità della ge
nerazione , dalla putredine ha molto no
bilitato i tre noftri famofi paefani Ame
rigo Vefpucci , Galileo , e Redi .
Ed anco più devono i filofofi To
fcani che coltivano la medicina Mimare
le opinioni di Pitagora intorno alle cofe
B 4 del-
2+ v .
dell' arte , perchè egli è§ftato come of-
ferva Celfo il primo ed il più illuftre
tra i profeflbri della fapienza che n' ab
bia avuto perizia , e perchè i medici Ita
liani del tempo di Pitagora e di quelle
contrade ove egli aveva più fparfe le fue
dottrine , erano come ne atte/fa Erodoto
di Greca iftoria padre c « ) , i primi di
tutta la Grecia e i più ricercati , e per
eflere {lati i medici Pitagorici i primi a
tagliare, degli animali e a regiftrare par
ticolarmente l' efperienze de' medicamen
ti , come perciò fi celebra Alcmeone ed
Acrone .
Ma T iftefla intrinfeca bonta de' pa
reri medici di Pitagora darà Tempre a' fi
ni conofcitori una grande idea della fua
penetrazione fulla natura del corpo uma
no . Quei che non dilettanti ne leggier
mente informati , ma che con lungo Au
dio e filofòfica fofferenza anno acquiftata
la verace cognizione medica , colle in-
aumerabili offervazioni fu' corpi infermi ?
non poffono non ammirare la certezza c
l' im-
( i) Lib. III. p. 133. ed. H. S.
1' importanza della dottrina Pitagorica
full' alterna vicenda dell' aumento e di
minuzione de' mali ne' giorni impari , e
del progrefto di tutte le più infigni ap
parenze nel noftro corpo per periodi fet-
tenarii , fenza però la neceffità di fup-
porre in quella notizia alcun vano mi
fle ro , come femplicemente par che fa-
ceflero quei pofteriori Pitagorici de' quali
fi maravigliano e Celfo e Galeno .
j ;> Quelli fi poffono con ficura cofcien-
za negligere , e come s' è detto mal fi.
confonderebbono con Pitagora ifteflb mol
to fuperlore a quefle follie , dovendofi
più giuftamente credere che quel fapien-
te afficurato della verità del fenomeno ,
come lo fiamo noi , fofle al pari di noi
capace di comprenderne là vera ragione »
fondata full' elafticità o contrazione na
turale delle fibre , ond' è il corpo umano
compofto , e fulla capacità loro nort in
finita a diftrarfi , e però dentro a certe
proporzioni comprefa . . . '<.'.j c'
Il credere che la fanità fia la prin-
cipal parte e la bafe dell' umana felici
ta
26
tà ( i ) , e ch' ella dependa da uri armo
nia , cioè corrifpondenza de' moti e del
le forze'f e confifta immediatamente nel
la permanenza della figura , ficcome la
malattia nella mutazione di efla , che
dalla formazione originale nel nafeere ,
fecondo la combinazione delle caufe efter-
n£ fieno determinati gli eventi che- dopo
fuccedono nel corpo , che i due principa-
liflìmi inftrumenti della vita fieno il cer
vello ed il cuore , che i liquidi umori del
corpo umano fi diftinguano, in tre foftan-
ze fecondo la differenza della loro denfi-
ìa y fangue , acqua o fiero o linfa , e va
pore , che tre fieno i generi de' vafi ,
nervi arterie e vene , e cnee la; materia
prolifica animata per la fua applicazione
al corpo embrionico vi metta in moto il
faflgae , dal quale pai fi formino le parti
anco più dure carnofe ed oflee , e fimili
altre come fcintille di ottima teoria me
dica fi leggono in Laerzio A nelli' eftrat-
to ch' ei porta delle dottrine di Pita-
r.ì . ': ^ ». ', - o , Igora
(i) Scoi, antico d" Ari- 0) Sez. z8, &C.
flof, N, v. 60».
27
gora , da' libri di quel dottiflìmo Akf-
iandro Greco lcrittore de' tempi di Siila ,
che dalla fua vafta erudizione acquiftò il
cognome di poliiflore . Le quali opinioni
tanto uniformi alle vere , e ricevute oggi
giorno nelle fcuole più illuminate produ
cono ne' lettori che ripenfano quel gio
condo piacere che fi ha nell' oflervare la
concordia de' petifieri negli uomini gran
di di tutte 1' età e di tutti i paefi .
La preferenza poi che la medicina
de' Pitagorici dava al regolamento del vit
to fopra tutti gli altri rimedi , fa molto
{limate la loro fagacità , a chiunque fa
con quante tediofe efperienze s' arriva
al fine a quella nobile incredulita fulla
virtù delle droghe , che fuol diftinguere
alcuni pochi medici da' molti e volgari .
In quefla parte della medicina erano i
Pitagorici efattiflimi , come Iamblico c
informa co, ben mifurando i cibi e le
bevande , e l' efercizio e il ripofo , e
determinandone la (celta e le prepara
zioni , cofa negletta dagli altri , e fer-
ven-
(1) Vit. di Pie, i, »9,
28
vendofi più volentieri de' medicamenti e-
fterni , e i farmaci pochifllmo (limando ,
e nella lor chirurgia parcamente taglian
do, ed aborrendo onninamente il fuoco.
Ma che diremo noi di quell' altra
bella invenzione che pur fi deve a Pita
gora e che riefce uno de' più potenti ed
infieme de' più ficuri e più univerfali me
dicamenti , che T induftria umana abbia
fin ora faputo trovare , benchè per una
fatale inavvertenza fia ftato molti fecoli
trafcurato , ed in quefta noftra felice età
finalmente rimetto in ulò deJla fiJofofica
medicina ? Io intendo del vitto Pitagori
co ( n , il quale confifteva nell' ufo libero
ed univerfale di tutto ciò che è vegeta
bile tenero e frefco , e che di pochiflì-
ma o nulla preparazione abbia bifogno
per cibo, radiche foglie fiori frutti e fe-
mi , e nell' aftinenza di tutto ciò che è
, • .., :t : . ani-

( i ) Queflo vitto, fi trova. Vira inanimar* Mangia.


chiamato dagli antichi re erbaceo TìompayiHV
con differenti nomi ti'* da Erodoto . Coma rer-
fy\]-X<§r fii^ è tùv riu- reftris multis oltribus da
5a.yi>niùv.n.o*i<t>ayt'aiBo- Plauto &c.
iwnQtty't* da Eficaio .
2?
animale Oifrefco r> .feccù eh' rei faivooj
v^atile.ib, Quadrupede a. pefae'd.w m/.!:.';p
» < Ih;.:idtde 'fleèiilfc melèb entravano- ''ìnt';
queflo i vitto ^ l'jiova al contrario n' era-1'
no efckifeìi! Per' bevanda; fe voleva la fo
la acqua purrffima^ inonnvino ne ajltro
vmoioi'ligiraleuj Boriali' efateeiza dilque-
ftq. Vitto-, {bte,va;- recederfiutatór* alquan- '
tbh. l'eoo ndo . i I' octafiorii' jniefcóiaraló£' qualq
che moderata porzione Hi' cibò ani^nale/
purché et i fofle di . giovine re ieriera oàrne :

tofto rche odi'- ràfcerc: joyioj t ?c'j lì i;\caì


i'jb 13a guefta dola Ghcera -efpofizione
del -Vitto Pitagorico S ii v'ede^ibbìto cit [ev
& accorda; colle migliori règole delia me-
dicinai dedotte -dalle pak: -lefarjte- moderne
cognizioni; dell» naltiura fdelr<:orpoi^maifoGt'
e delle materie cibane , lìcchè a- chiun
que penfi .con;i^afche^fega<;if^i(Sj!prefen>t
ta la coniéttura , che. Pitagbrapilftfiflb plri^.
mo inventore di queft© vìlW aVt&è pélfl
principale) feopo la" lanita ,,-e -quella'rrth*£
f crnir'i; 'Jbfa aiuiim nlhil ib3oqiè«tf0wsig

(i) Tutti queftì particò- mente in Laerzio e in


lari fi trovano principal, Porfirio .

eccome parte di effa tanto bramata tran
quillità dell' anima , refultante dalla mag
giore faciliti di fupplirdj a' infogni , e
dalla calma più uniforme degli umóri ,-
e dalla confuetudine di reprimere colla
temperanza i nocivi defiderii .; Li/... > ,,
-\ qual penfierò. pai molto j>iù con
veniente alla fua faviezza , iclje il lup-i
porre) eh' eii i' induceflc a fcegliere. un tal;
vitto , perchè nel cuore ei credefle la co
munione dell' anime , di cui pire ch' ei
fi fervi fle per ragione apparente di effo,
trovandoti , come »! è., accennato , in ob
bligo di parlane .fecondo la capacità del
popolo i e fapendo che queflo popolo le
vere e naturali ragioni non intende e
non cura . Ei .ben s'„ accorfe che. la . fa
coltà del pen/are , je; il principio del mo
to volontario che, ogn' uomo riconofce in
fe .medefimo , non fi poflbno fpiegare
colle notizie che noi abbiamo fulle qua
lità della morta materia , e colla fcien-
^jmQCcanica3,c onde amracffeì quella E-
giziana 'ipótefi fulla natura dell' anima ,
rivedendola di favole } come allora ufa-
fl °i Oi:.l'<U.! ni si , ' 1 -*-ij-r<7 i . V ? ! * .'

vano fare ( n , la quale non è certa


mente vera ne uniforme a' più chiari lu
mi che noi ora abbiamo , ma ella ha
avuto almeno il pregio d' introdurre la
prima nelle fcuole de' filofofi i femi del
la, tanto interefTante dottrina dell' im
mortalità .
Ma che Pitagora non ammettefle
tralle lue arcane opinioni quel palfaggio
dell' anime da un corpo all' altro ritenen
do le loro idee e la loro identità , par
che fi pofTa raccogliere dall' autorità di
Timeo maeftro Pitagorico di Platone in
quel fuo leggiadro libretto che per gran
ventura ci è rimafto , ov' egli con ba
flante fincerità s' efprime nella fua 'Do
rica lingua in quefta fentenza (a).
ì Noi raffreniamo gli uomini colle
falfe ragioni s' ei non fì lafciano guidare
dalle vere . Quindi è la neceflìtà di nar
rare quelle ftrane punizioni dell' anime
come fe elle entraflero da un corpo nel-
V altro*:' '.. .> Lhr'.v/.-o - 3 ' GhiJ ^
( i ) Erodoto lib. 2. a'X«6ttf/,XtV«'vTo Voìvuy
. r r, . .Chi :può mai immaginarfi che Pi
tagora , il quale di più credeva che anco
le piante follerò animate , non s' accor
gente che i viventi non fi poffono cibare

di minerali , ne mantenerfi altrimenti per


confeguenza cheanangiandofi tra di lor
ro ? Onde farebbe fiato di fua natura im<-
pofTibile e vano il progetto della Ina afti
nenza . E veramente che quel fiio rigiro
dell' .animai.fofle un motivo. Ipcciofo di
configlio medico da dirjì al .popolD ,ipoij
che ' delle , finche .V£fi|à falò, i ijapienti ,
cioè i pochliTimi, Hooaini s' appagano , fu
il fentimento ancora d' alcuni antichi
come, fi .raccoglie^ dài;X.aerzio: del quale
fono quefle ifteffe paiole tY??*-_ 'i
Pel ; non yoler.r.itbe. fi mangiafTero
gli animali il diritto comune dell' ànima
era un pretefto . La verità fi era ch' ei
voleva con urti tal divieto afliiefare gli
nomini alla facilità dei vitto cogli ali
menti che fi travano da pertucto e fen-
za fuoco , e colla bevanda dell' acqua pu-
.' ' . ..- .."! ... ' ra

(1) Ser. rj.; ; . \ •


33
ra ondè nafcé la fanità del corpo, e l'a
lacrita dell' animo ( i ) .
Il qual (entimento par che avefle
anco Plutarco poichè nel fuo trattato del
mangiar le carni ( 2 ) , avendo accumula
to molte ragioni e fifiche e mediche e
morali , per difluadere gli uomini da un
tal coftume , o almeno dall' abufo di ef-
fo , fi dichiara di non voler fervirfi del
la ragione Pitagorica, ch'ei chiama pie
na di miftero , e ch' ei raffomiglia alla
macchina occulta che muove le fcene del
teatro , e per allegorie prende fopra di
ciò le poetiche imaginazioni d' Empedo
cle. E quefto modo d'intendere congrua-
mente un tal motivo in apparenza in
credibile di un uomo per altro fapien-
C tif-

(1) Nel teflo dice awup* fedo sbaglio , la vecchia


che equivale a qnel che traduzione del buono
è più fotto oìnv ,KVfoi , Ambrogio è più fedele ,
cioè lenza fuoco o fenza quibus igne ad ccquendum
molta preparazione cu opus non iffet , ed è mi
cinaria . La traduzione gliore anco di quella del
Latina della beli idi ma e- l' Aldobrandino che di
dizione del Meibomio ha ce , eibis minime coSfis .
per equivalente e» quae (») Opufc. Voi. HI. Trip/
«min*, rsrent con mani-. C*pxo<f> p. 1S33,
34
tiffimo ed accorto , fi rende molto più
probabile dall' autorità de' più vecchi
fcrittori i quali aflerifcono , come fi può
nuffimamente vedere in Laerzio , Gel-
lio , ed Ateneo , che Pitagora mangia
va per ie e configliava anco gli altri a
mangiare di quando in quando lenza fcru-
polo alcuno de' pollaftri , de' capretti , e
de' teneri porcelli , della vitella di latte,
e de' pefci , e non aborriva come credeva
il volgo ne le fave , ne altro verun legu
me , potendoti forfe conciliare fopra di
ciò le contradizioni di graviflìmi autori ,
colla verifimile fuppofizione che £olo i
fecchi e duri ei non voleffe , contentandofi
de' teneri e frefchi . Anzi fe fi efamina
con diligenza e con giudizio tutto ciò che
fi truova fparfo in moltiflìmi libri appar
tenente a quefto foggetto, fi comprenderà
chiaramente che lo fcopo. di quel filofo-
fo era folamente di fuggire le malattie
e la corpulenza , e il groffb intendimen
to e l' offufcazione de' fenfi co' pochi e
fcelti cibi é coll' aftinenza dal vino .
Vero è che certe aftinenze partico
la-
lari fimili a quelle di Pitagora fono fia
te ufate anticamente da varie nazioni e
maffime dagli Egiziani , da' quali è
molto probabile che quel fìlofofo ne pren
dere la prima idea , elfendo manife-
fto ch' ei fi dilettò di mefcolare nelle
fue maniere e ne' luoi penfieri molti len
imenti di quella dotta benchè mifteriofa
nazione . Una di quefte aftinenze rigo-
rola e univerfale in Egitto era quella
delle fave , come offerva Erodoto co, la
quale s' incontra propagata fin tra' Gre
ci e tra' Romani , a' Sacerdoti princi
palmente di Giove e di Cerere , e d'
altre loro falfe e ridicole deita (2) . Ma
qualunque fi forfe l' occafione per cui ven
ne in terra a Pitagora il proporre l' afti
nenza dalle fave , par che fia ornai chia
ro dalla lettura di tutti gli antichi , che
quel fuo divieto era allegorico , e che
ora è vana imprefa il cercarne il fenfo
litterale , giacchè quelli che lo fapeva*-
no furono tanto oftinati ad occultarlo .
C 2 E ve-
( 1 ) Lib, t. ' Geli. X. 15. Feft. v. /*.
(i) Paufan. |ib. VII!. 15. barn &C.
Porfir.deirAftin.Iib.IV.
3*
E vedendofi da un' altra parte che
Pitagora non aveva difficoltà a mangiar
ne , e ch* egli eftendeva i fuoi divieti
ne' cibi , anco agli altri legumi , e a' gal
li vecchi , ed a' buoi aratori , ed a mol
te materie di fimil dura e glutinofa con
fidenza , par molto più ragionevole il fùp-
porre che la proibizione fimbolica delle
fave fbfle una cofa affatto diveda d' im
portante e fegreto fignifìcato , e che le
aftinenze reali foflero veramente fiate tro
vate da altri avanti di lui per altri fi
ni ( » ) , ma da lui prima d' ogni altro
adottate e promoffe , tutte per configlio
medico e morale , fotto qualunque coper
ta gli piacefle poi di rendere tal confi
glio autorevole .
E in ciò fembrera maravigliofa la
fua fcienza avendo giufto efclufo tral
le carni medefime più dell' altre quel
le degli animali carnivori , e per ciò tut
to il falvaggiume , e la maggior parte de'
i pe-

(i) Laerz. Vili. 33. awi. Atrou't'v roti iifoit iw


j£iff8ai <àv m*p» xtXtu- ritavvric ,
ovrut x.a.i ci ras' Ti-
37
pefci , e d' ogni animale le parti più te
nere e più delicate , come fono le glan-
dule e le vifcere e l' uova , accorgendo-
fi , come accenna Clemente Aleflandri-
no , della loro minore falubrità , dalla
loro più forte e più ferina efalazione ,
che nelle fcuole moderne vuol dire mag
giore volatilità oleofa e falina . I fuoi
due foli pafti per giorno equivalenti al
la noftra colazione , per lo più di folo
pane , e al definare tardiflìmo o cena
che dir fi voglia di fufficiente abbondan
za , il fùo guftare talora il vino , non
tra giorno ne folo , ma a tavola in one-
fta compagnia , il fuo fervirfi di bianche
e mondifTime vefli ogni mattina mutate
con limile pretefto di religione co, ante
ponendo le fatte di materia vegetabile (O
C 3 le
fi) Dìoò. Sicul. &c. ni lini o di finiflìmo co-
(i) Apul Apol. p. 6*. ed. tone era molto frequente
Prie. lambì, c. ti. Phi- allora in Egitto, ove tal
loftr. Vit Ap. Vili. 3. manifattura veniva , dall'
ne par che faccia ertacelo Indie, e dall'Egitto pote-
]' obiezione di Laerz. che va averla Pitagora, e tutti
il lino non era ancora in- gli altri che tra' Greci fò
trodotto ne' luoghi ove ne fervivano . Veggafi
Pitagora abitava , poiché anco Ferrar, de re vefi,
è certo che l' ufo de pan- P. II. lib. IV.c, n.e iz.
le prefe dagli animali , le quali fono mol
to più attrattive c' 11! umido e de' malvagi
effluvi fparfi per " aria .10, il diletto
della mufica feparata dal vizio ( * ) e del
la lieta ed erudita converfazione tra gli
amici , la cura della cute , i bagni fre
quenti , non publici e ftrepitofi , ma do-
meftici o folitarii , e fintili' altre graziofe
maniere della vita privata di Pitagora
mentovate ciafcuna da idonei autori, di-
moftrano quel valentuomo tutto diverfo da
quello che comunemente fi dipigne , ru
vido auftero e orribilmente fuperfìiziofo .
Quel fuo precetto che fi truova regi
mato Jl2l tutti gli fcrittori della fua vita
di^non guaftare ne offendere alcuna pian
ta domeftica e fruttifera , ne alcuno ani
male che non fia velenofo e nocivo , e
quel fuo comprare i pefci e dopo averne
ben confiderete ful lido le forme diver-
fe reftituirgli all' acque ( 5 > , lo fanno
concepire s' io non m' inganno molto lon-
ta-
( 1 ) Iacob. Keil Medicìn. getahlliius cmficiuntHr &e.
ftatica 17%. Plus artrahunt (a) lambì. I. 29.
veftes e partibus animalium ( } ) Plut, e Apult
tomfofitae,qiMmfH»t evt*
3P
tano da quella ridicola fuperftizione che
volgarmente gli attribuifcono/, ia quale
anco per àltri indizzi fi vede che egli
nel cuore aborriva i ■ ) . E piuttofto da
quefte cofe fi vede db' egli era pieno
di quello fpirito delicato d' innocente cu-
riofità propria de' veri naturaliiti , e di
tjuel ragionevole defiderio di conlervare
più che è poflibile tutt' i corpi organici
che fervono fe non altro di giocondo e
virtuofo fpett acolo , e fi có'nolce in lui
-un fentimento di provida umanità oppo-
fìo a quel genio puerile inquieto e de-
vaftatore , che in molti fi oflenva di di
sfare per le loro voglie benchè leggiere
qualunque bella ed utile opera della na
tura .
Quanto poi fia efficace queflo vitto
Pitagorico per ottener lo fcopo al quale
come fi è fin qui divifato ei fu princi
palmente diretto dal fuo autore , cioè di
guardare la prefente fanità del corpo e
C 4 di

(i) Oltre gli fcrittori del- Plin. XIII. 13. Plutarc.


la fua vita in più luoghi Num, p. T36.
vegganfi Liv. XL. 29,
4-°
di riftabilire la già perduta , può agevol
mente comprenderfi da chiunque voglia
reflettere fulla natura e facoltà fi del cor
po noftro come ancora degli alimenti che
lo foftengono , non fecondo le imaginazio
ni poetiche delle fcuole barbare , ma co'
lumi ficuri che a' noftri tempi ne an da
to la medicina anatomica e meccanica, e
l'iftoria naturale, e la fifica fperimentale,
di cui è parte la chimica non fallace .
Quefli lumi ci an fatto finalmente
intendere , che la vita e la fanità confi-
ftono nel perpetuo ed equabile moto di
una gran mafla di liquido diftribuito in
innumerabili canali tra loro continui , che
divifi in tronchi e in rami fi riducono
nelle loro eftremita ad una impercetti
bile finezza , e ad una multiplicità fenza
numero . I tronchi maeftri di quefti ca
nali che ne fanno come le bafi , fon folo
due, di differente fabbrica e natura, fitua-
ti quafi nel centro e connefli col cuore ,
e le loro punte o eftremita fono in par
te patenti nell' efterna fuperficie del cor
po o in qualche cavita dentro di eflb, c
par-
'4*
parte comunicano tra di loro 1' un gene
re coll' altro .
E perchè la gran mafla di liquido
è portata e fcorre continuamente per que
fli canali , uno de' due tronchi , il quale
chiamafi arteria , con tutte le innumera-
bili ramificazioni da lui dependenti do
vrà portare il detto liquido dal lago del
cuore, a forza dell'impeto impreflb e del
l' azione del canale medefimo , parte al
la fuperficie del corpo e diffiparlo fuori
di elfo , e parte a qualche cavita inte
riore e quivi deporlo , e parte finalmen
te nell' ultime e finiffime ramificazioni
dell' altro canale che chiamafi vena ,
ove per l! impulfo diretto dell' onde fem-
pre fuccedenti e per le preflìoni laterali
è finalmente ricondotto con moto contra
rio al cuore .
Per quefta diftribuzionc è manifefto
che fe i vafi arteriofi tramandaflero a'
venofi la mafla intera del liquido , tal
corfo potrebbe durare per quanto depen
de dalla quantità di eflb . Ma perchè
non paffa dall' arterie nelle vene fe non
una
42
una porzione , quel corfo non fi mantie
ne , fe non perchè le vene ricevono fpef-
fo nuova aggiunta di frefco liquido , ch'
elle prendono colle loro eftremità aperte
-jiella caviti d'un complo facco o canale,
dalla mafiai a .mefeolanza degli alimenti
che quivi .fi afuovà dal di fuori introdotta.
< Cosl è' continuo il borio interno de'
liquidi che chiamafi Vita m tutti i vi
venti i, ;c|oè ih. Jtutti -i- corpi! naturali or-
^aniciy fieno piante fooanintelijytìon quefta
princ ubai j-diffeiteha^ , -che le piante Tem
pre affifTe alv fìiolo . ricevono il fupple-
mento del nuovo Jhjàido v per le vene a-
perte nella fuperficièj delle loro radici , da
quella parhé-ixltaeTrk <cheie. circonda «
loro.tótàdménte tRema , magli anima
li che i loro- corpi. in varix lttoghìi-a lor
talento trafportano , non altramen'te fo-
-ftentano là loro vita che introducéiido di
tempo in tempo in una cavità deatro di
loro , cioè niello ilomàco -e «egl' ihrefli-
-ni una quafi portai>iie terfa,' icioè una
mafla ben mefeolati di varie mbterie e
ben bagnata , dalla quale traggono colle
r.' '• loro
4*
loro vene radicali fin dentro al cuore ìl
umore incorporatole che gli nutre .
E poichè 1' umido che lcorre nel cor*
po umano , la cui quantità {ufficiente
deve edere cosi mantenuta col cibo , non
è di iemplice natura come l' acqua , ol
tre i danni che poffono efTer prodotti dal
l' alterazione del moto , e de' canali , ha
ancora quei che dependono dalle lue qua
lità e dalla fua mefcolanza . Quindi na
fte la neceffità della fcelta delle mate
rie del cibo , per la quale reftano efclu-
fi univerfalmenre tutti i minerali come
non trafmutabili nella noftra foftanza ,
anzi per la loro durezza e gravità mol
to più atti a lacerare i teneri organi
noftri che ad eflere da loro partiti e di
sfatti * .
r Entra veramente col cibo una no
tabile quantità di fale o marino o fimi
le per condimento , ma niuna porzione
di eflò fi converte in noftra carne., «àifcio-
gliendofi tutto e diflipandofi fuori del cor
po , ed eflendo quafi per nulla valutabi
le quella minima parte che non mu
ta
44 . -
tata vi rimane . L acqua che in gran-
diffima copia s' introduce nel noftro cor
po o pura o mefcolata con altre mate
rie , può bensì molto mantenere il cor-
fo de' noftri umori , e render fluide al
cune particelle depofte , fervendo loro di
veicolo , e così ella può anco indiretta
mente nutrire alquanti giorni il noftro
corpo fenz' altro alimento , ma ella non
abbandona giammai le fue proprie qua
lita , benchè mefcolata intimamente col
le parti noftre , ne fi converte nella lo
ro natura * » - ' i
- . Gli altri corpi tutti appartenenti al
regno foflìle reftano totalmente efclufi da'
cibi umani . Il dubbio verte dunque tra'
vegetabili e gli animali qual delle due
foftanze pofla eflere più idonea a diven
tare comoda ed utile materia del corpo
noftro. Fu già da Plutarco, nel fuo trat
tato contro al cibarfi di carne, mofla la
queftione fe tal genere d' alimento fofle
naturale all' uomo , cioè proporzionato
alla fabbrica del fuo corpo . Intorno a
cento anni fono , come fi vede dalle let
te-
i -J
terc del Gaflendo , fu ciò difputato più
precifamente tra i dotti , oflervandofi gli
altri animali efsere per coftame abitudi
ne, dependente dalla naturale attività del
la (trattura de' loro inanimenti digerivi,
didimi in frugivori e carnivori , e ben
chè con quefto metodo e colle ragioni
prefe dall' iftoria non fi potelfe la que-
ltione decidere , fu però dopo dal Wallis
ingegnolo matematico , e dal Tyfon di
ligente anatomico , come fi legge nelle
tranfazioni filofofiche d' Inghilterra ( i ) ,
propofta e dimoftrata molto maggiore a-
nalogia nella fabbrica del condotto degli
alimenti del corpo umano con quella de
gli animali frugivori , efsendo la maggior
parte di effi forniti come l'uomo dell' in
tentino colo di cui i più de' carnivori fo
no privi .
Ma tralafciando quefle refleflìoni che
paiono troppo remote , fi deve più prefto
confiderare che ' la maggior parte degli
animali che fervono al cibo umano fi
pafcono di vegetabili , eccettuando alcu
ni '
(») Nana. 169. e nel compendio di effe Tom. V\ cap.l*
4* ,
ni uccelli ed i pefci , onde finalmente
pare che l' ultima materia de' due foni
mi generi d' alimenti fia quafi l' iftefla
nella fua prima compofizione , cioè Tem
pre vegetabile e venuta in origine dal
la terra , anzi in gran parte ciò che fi
ferma e s' wnifce al corpo dell' uomo dal-»
1' uno e dall' altro alimento , ' non altro è
che terra folida e puriflima .
Ma la differenza confi fte principal
mente , nell' effere le parti freiche delle
piante di molto più tenera teffitura che
quelle degli animali , e però molto più
facili a (tritolarfi per la minor forza del
la loro coefione e del loro intimo glu
tine , ficchè più agevolmente cedono al
le forze dividenti degli organi noftri ,
Abonda nelle freiche e tenere parti del
le piante l' acqua , e quella fona di ta
li che a cagione del loro faporc e del
non diffìparfi al fuoco prima di fonderà*
fi chiamano acidr e fiffì , alla mefcolan-
za de' quali col moderato Aimoce oleo-
fo vegetabile fi deve queL fugò', loro mi-
fcibile difciogliente . Di queflo fugo par
che il cibo animale fia privo come lo è
totalmente de' detti fali acidi e fiflì , a-
bondando al contrario di quei che fono
atti a diventare in un certo grado di ca
lore alcalici e volatili , ed a produrre
colla loro mefcolanza la rriaggiore difpo-
fizione ne' noltri liquidi all' ultimo e to
tale mortifero difcioglimento . E dalla
minore e meno fincera oleofita de' frefchi
vegetabili par che dependa la difpofizio-
ne incomparabilmente minore del fugo
da elfi prodotto a ricevere i foverchi gra
di di calore nella grandiflima ed intima
agitazione eflendo portato in giro col lin
gue , poichè l' efperienza dimoftra che
non fi truova in tutta la natura liquido
alcuno che più concepifca e più ritenga
la forza del fuoco o patente od occulto ,
di quel che faccia T olio di qualunque
eftrazione egli fia , benchè quello degli
animali fembri anco a ciò più pronto e
più efficace .
Quanto poi debba efser fottile il li
quido noftro vitale è manifefto dal fuo
doverti gradualmente formare fino nella
in-
43
infenfibile trahfpiraziorie , e in quelr au
ra fpiritofa che efala e dentro e fuori del
corpo vivente . Da quefta fottigliezza e
facilità al partirfi del noftro liquido nel
le innumerabli divifioni de' vafi , confifte
la fua fluidità , fenza la quale fi depon
gono in alcuni luoghi le particelle dure
e pefanti , e fi riempiono con effe le ca
vità che dovrebbono effer vote ed aper
te . Dall' aggiunta poi d' un fugo aqueo
oleofo e falino che gli artifti chiamano
faponaceo , e del quale innocente e foa-
ve lolo i frelchx vegetabili alimenti co
me fi è detto fono dotati , nafce la tan
to neceflaria perfetta mefcolanza delle dif-
fimili parti del noftro fangue , e muffi
rne de' due copiofiffimi umori , che per
fe medefimi fi sfuggono fcambievolmen-
te ) acqua ed olio , della cui feparazione
dentro di noi fon perniciofì gli effetti .
E la molto minor copia di liquore oleofo
che fi truova ne' frefchi vegetabili in pa
ragone delle carni, non folamente toglie
la materia a un glutine troppo tenace ,
ma a quel vapore che nell' accrefciuto
ca-
calore del hoftro còrpo efaltandofi e le
pani pingui e faline diventando volatili
fi fa bene fpeffo velenolo e pe Iti fero . >
:" Frefchi vegetabili ho iempre det
to, perchè i fecchi anno quafi tutte le
incomode qualità, de' cibi animali , mam
me effondo le loro particelle troppo for
temente coerenti terreftri ed oleole. Co
sì efcludonfi tutti gli aromi e fi foftitui-
fcono in loro vece le verdi cime d' er
be odorifere e grate . Si rigettano i le
gumi vecchb e gli altri femi farinacei
ed oleoli , fe non fieno con-,arte ben tri
turati e con altre utili .materie melcolati
e difcioJti . Il^medefimo fi vuol dire de!
frutti lecchi, eT di tuttociò che con varie
preparazioni fi fèrba e che compone il
fecco mangiare degli antichi , il quale
fe fia rigorofo può forfe per altri ufi.fuo-.
ri che per la fanita efiere opporruno . >
, Il mele è tra' fughi, vegetabili hen^
chè raccolto dall' api e; qualche tempo
ferbato in certi follicoli j dentro al loro
corpo , e quindi ne' favi dcpotto onde lo
prendono gli uomini . Ei nafce dagli umo-
So
li più raffinati e più prefetti delle pian
te , fcparaadofi dalla loro mais» che per
entro ad efee fi muove 'q" adunandofi
in quelle pilette collocate in fondo delle
foglie de' fiori , le quali odscrvò e de-
fcnise il Malpighi c j ) . Lo zucchero è
natural prodotto delie piante benchè e*
Aratto con grande aiuto dell' aste . Am
bedue quèfte materie fono oleofe infieme
e fahne e di maravigliofa virtù fapona^
cea attenuante e deterfrva mamme in
mefcolanza con altri cibi e con acqua
rnoltiffìma , e non ibno danoofe come il
volgo crede , ma egregiamente utili e
buone .
Buono è in modo infigne anca il
latte principalmente degli animali che
fi palcono d' erbe e di frondi . Quefttt
liquore benché lavorato e compofto dagli
organi animali del fugo de' loro alimen?
ti e di alcuni de' loro propri umori , e
benché paflato per le loro vrfeere e per
li minimi loro cannelli arreriofi , non ha
però ancora depofto tutte le qualità del
: : 1 , ve-
( i > Anat, Plant. tab, sjfc
vegetabile > ritenendo" principalmente ila
falubre difpofizione a inacidirfi,, ne il è
totalmente permutato in natura animale^
ma quindi acquiftato ha triturazione flui
dità e mefcolamento , l e petociò maggio-
rè attitudine a' convertirfi prontamente
in noftra fòftaoza , eflendo:. inoltre foavè
a tutti, i noftri fenfi quando è novella
mente tratto e nel debito tempo , e per
ciò a giudizio de' medici più accorti di
tuteli fecoli , leggieriflìmo e ottimo ali*
mento , ed unico in natura , per queftà
iftefla lua mezzana tempera tra i cibi
vegetabili ed animali , onde a gran
torto è difprezzato e temuto dalla gen
te inefpertl'.j ... : ". ..
L' acqua pura e molta col latte fa
ottima melcolanzà! ufata: e . lodata anco
da Ippocrare che ne attribuifce 1' inven
zione a Pitocle medico dì lui più anti
co c *o , che fe ne terviva con molto pn>
fìttoi malume ner rrirratri rei iìcwam ente i
troppo gracilii ed eftenaati'. ìl 'jioffa vinò
col moko latte,.;cneJ alcune-Inazipni ulano
'. i ... D isL: .tì: ' : c..' an-
( i ) Efidem. V. 56. e VII. 4«.

I
52
anco oggi giorno , ha altresì in fuo favo
le ,T autorità degli antichi, benché non
paia così opportuno per la medicina , co
me forfe lo è con idonei condimenti per
la delizia delle menfe , e molto meno
ragionevole e meno gioconda fembra ef
iere l' unione del brodo o d' altri liquir
di untuofi., o di qualunque faporita foltan-
za col latte , poichè hon può mai aver
egli bifogno di migliorare le fue quali
ta , ma folamente alcune volte d' accre-
fcere la fua fluidita , il che coli' acqua
fola e lincera egregiamente s' ottiene . ;
E perchè col ripofo e coll' agita
zione e col bollimento e colla mefcolan-
za d' alcuni fughi acidi delle piante a
d' altre materie nell' atto del bollire , il
latte fi fepara in quelle tre note foftan-
ze di cremore o burro, di fiero, e di ca
cio , è facile l' intendere che il fiero per
la fua liquidità e temperatura è molto
conveniente rimedio in alcuni cafi , maf-
fime in larghiffima abondanza di cinque
o fei q più libbre il giorno come loda
vano anco gli antichi . £ il burro ben
chè oleofo in dofe moderata fi ammette
nel noftro vitto , purchè lontano dalla
fempre offenfiva rancidità , e il cacio
meglio vale quanto egli è più frefco e
novello , ma il duro e lecco e per trop
pa età divenuto al gufto acre e morda
ce , avendo acquiftato qualità rea non
convenevole al noftro fcopo , non fi ufa
fe non di rado , e molto parcamente per
folo condimento . E fimiJe cautela e par-
fimonia fi vuole ancora avere dell' uova..
Quei fughi vegetabili prefi da qua
lunque parte delle piante , i quali per
mezzo della fermentazione fono ridotti
a' noti liquori che vini e birre e idro
meli fi chiamano , e molto più gli fpiri-
ti quindi eftratti fono oppofti alle inten
zioni del vitto Pitagorico , poichè fer
mentando anno acquiftata contraria na
tura > e in vece di fciogliere e fempre
più liquefare e diminuire la coefione e
il glutine del liquido noftro vitale , anzi
1' accrelcono . Onde nafce la lor facoltà
di rinvigorire rileccare ed accrefcer mo
to e calore nel noftro corpo , oltre la
D 3 fin-
{ingolar potenza d' offendere fi pronta
mente i nervi , e turbando le loro ope
razioni , fecondo i differenti gradi o pro-
greffi della loro velenofa efficacia , pro
durre la tanto filmata benchè falfa ilari
tà, e il delirio l'oblivione e la fonnolcn-
za , i quali effetti molti chiamano dolci
ed amabili , non già il Pitagorico che
fa quanto ei fono conneffi colla paralifi
colf apopleffia e colla morte , che bene
fpeffo fuccedono a quelle temporarie le-
fìoni della mente che fono da' liquori co
sì fermentati prodotte .
Totalmente diverfo dal vino è quel
liquore che pur da effo fi forma , ma
per una feconda fermentazione , e che
chiamafi aceto , il quale avendo deporta
la parte di fe più grofla e più untuofa
diventa limpido e fottile , penetrante e
volatile , e quindi atto a infinuarfi e a
mefcolarfì intimamente con qualunque
noftro umore anco oleofo , e impedire
perciò o mitigare quella peffiroa muta
zione che fovente in noi fuol farfi col-
la forza del moto e del calor vitale ,
co-
55
conofciuta fotto il nome di putredine a-
cnmonia inrancidimento o alcalefcenza .
Ond' è l' aceto gran refrigerante
nelle febbri acute prodotte o da (limolo
interno de' fughi umani già fatti alcalici ,
o ca veleno dal di fuori introdotto . E
fin da' tempi d' Ippocrate nella medicina
e nella chirurgia è d' ufo grandifTimo e
falutare, che eipelle l'ebrietà e la fonno-
lenza e la debolezza , riftorando placida
mente i nervi a' quali egli è molto ami
co . In tutte le peftilenze e fpezialmen-
te neli' ultima noltra fu riconolciuta gran-
didima l' efficacia dell' aceto , mal gra
do l' incomoda mefcolanza che allora ufa-
va di un gran numero d' altri medica
menti di contraria natura ( » i .
E perchè poco, ottimo vino in àc«
qua mokiflìma forma un liquido facile
a inacidirfi nel calore interno del corpo,
quindi è forfe la ragione che una tal co-
piola bevanda riefciva falutifèra in alcu
ne febbri abituali e Ipeflb ancor nell'acu
te } appreflb agli antichi , come fi vede
D 4 .. maf- ,
( i ) Rondindli relazione del conwgio del 1630. ec.
5*
maflìmamente dagli fcritti d' Ippocrate ,
e che tale ella fia in molti cafi anco
appretto di noi come ne dimoftra l'elpe-
rienza . ;
Di fimile anzi di miglior valore fo
no i fughi acidi e frefchi degli agrumi
e degli altri frutti , onde non è mara
viglia che alcuni le ne fieno parimente
ferviti come di fegreto e potente rime
dio contra le febbri maligne e peltilen-
ziali . Ne quefta è nuova invenzione an
zi tra di noi s' accorfe di tal virtù del
l' agro or fa intorno a cent' anni Famia-
no Michelini che fu lettore di Matema
tiche nello Audio di Pifa ( « ) , e che ef-
fendo flato fcolare del gran Borelli , era
perciò molto dilettante ancora d' anato
mia e di medicina . Alcune fue pruovc
in Pifa riefcirono felicemente in una in
fluenza di febbri maligne delle quali gì'
infermi curati col metodo ufuale moriva
no la maggior parte . Il fuo fegreto co
me io ho veduto ne' tuoi fcritti origina-
.... , . : ' n
(i) Conofciuto nel moti- della direzione de' fiumi
do per quel fuo trattato ftamp. in Fir, 1664,
57
li confifteva nella molta bevanda «T agro
di limoni o d' arance , o in quella vece
anco d' agrefto , e di moltiffima acqua ,
e di non altro cibo che di midolla di
pane bollita o inzuppata nell' acqua p.u-,
ra , colla condizione però che tal cura
fufse ufata fin dal principio del male .
ll qual metodo era ottimo e giudiziofo
e. non doveva efser derifo com' ei fu da'
ùìoì oziòfì emuli , ne effer fegreto agli
uomini dotti , i quali anco allora pote
vano fapere la coerenza di efso colle fi-
fiche verita della medicina e coli' efpe-
rienze di tutti i fecoli precedenti e col-
1' autorità de' più folenni maeftri . t
Non pare però che il Michelini ben
Capponefle equivalente all' acidita vegeta
bile la prodotta da alcuni fpiriti acidi
minerali , i quali fon più tofto nocivi al
corpo umano , e pare ancora eh' ei non:
s' accorgeffe della univerfalita r di fimile
virtù in tutti i fughi acidi vegetabili o
di frutti o d' erbe e ' maflime deli' ace
to . Talmente che non vi è forfe tra
gli errori . popolari di medicina il più
per-

\
perniciofo di quella fuppofizione tanto op-
pofta all' efperienza ed al buon razioci
nio , che i fughi acetofi arrechino no
cumento , dovendoti anzi dar loro dopo
l' acqua la lode di più certo e più uni
versale rimedio , eflendo infieme foavi e
validi rifolventi , e da coagulo nafcendo
i più micidiali effetti delle malattie , co
me dimoftra 1' infallibile coltello dell' a-
natomia . An dunque ragione i Pitago
rici di (rimare molto 1' aceto e tutt' i fu
ghi frefchi acetofi degli agrumi e d' al
tri frutti e dell' <rtu» , e di anteporli a
qualunque aromatico o pingue o fpirito-
fo correttivo o condimento .
r . X.' olio benchè femplice eftratto ve
getabile eflendo liquore totalmente pin
gue e perciò molto pronto ad acquifrare
dannofo rancore nel canale degli alimen
ti , fe non fia tofto mutato dalle forze
digerenti , vuole non folamehte effere
fcelto il più dolce che aver fi poffa , co
me più lontano dalla fua rancida cor
ruttela , ma eflere ufato poco e di rado ,
e mefcolato con fughi acidi per condi
me n-
59
mento di cibi per fe medefimi molto fa-
lubri .
L' efperienza congiunta col fagace
ragionamento ci ha parimente determina
ti a fcegliere nella vaftiffima varieta di
materie vegetabili che ci offre la terra ,
quelle fole che o fpontaneamente o per
arte ottime elfendo nella loro fpecie, an
no tenera e fragile teffitura e fugo ac-
quidofò o infipido o dolce o grazioiamen-
te acido , o latteo ed amarognolo , e in
alcuni cafì amaro affatto ed acuto , e di
odore o nullo o foavc e talora anco for
te e penetrante , mitigandofi o accrefcen-
dofi fecondo il bifogno ciàfcuna di que
fle qualità colle idonee preparazioni cot
ture e mefcolanze . Quindi è che quan
do anco fi voleffeoo computare efattamen
te tutti i vegetabili che ci danno o le
loro radici , o i èoro corpi interi , o le
foglie e i germogli , o i fiori o i frutti,
o i femi o i fughi per foftanza del no-
ftro cibo o per condiménto , fi occupe
rebbero men di cento di quei generi di
piante de' quali ben più di mille rico-
nofce il prefente fiftema botanico .

v
6o
E faranno ancor molti meno fe la
fcelta fi faccia più rigorofa , fecondo i
principii già ftabiliri , onde reftino efclu-
fe affolutamente tutte le materie vegeta
bili più fode e più lalaci e pungenti e
di maggior nutrimento . Si doveranno
allora sfuggire con .Egiziana fcrupolofa
aftinenza gli agli e le cipolle e tutte le
radici bulbofe , ie fi tralasceranno tutti i
frutti fecchi , e i femi arborei , e de
gli erbacei tutti i più duri , ammet
tendoli i cereali folamente che fervono
al panificio o a dar qualche corpo col
loro decotto all' acqua ed al brodo , e
per varietà alcuni de' più delicati legu
mi di tempo in tempo o frefchi e tene
ri , o anco fecchi , ma disfatti e mefco-
lati colf erbe bianche e mollilfime o con
alcuni frutti acquofi . Così delle lenti
colla zucca foleva fare quel Tauro filolo-
fo in Atene , grande ammiratore di Pi
tagora , al riferire di Gellio c i ) , che
fpefTo era de'fuoi convitati . Quindi facil
mente fi troverà che le piante che pof-
. .. i.. , V. Ao-
(i) Lib. XVII. c. 8. .- '
6t
fono fodisfare a' bifogni e alle delizie
della menla Pitagorica nell' intero corfo
dell' anno appena arriveranno al numero
di quaranta , ed eccettuando quella che
produce lo zucchero tutte coltivate co
munemente tra noi ne' campi e negli or
ti , delle quali fono anco più volgari le
più falubri . ' .
Tale eflendo la natura e le quali
tà degli alimenti fcelti che cpmpongono
il vitto frefco vegetabile , non deve pa
rere maraviglia ad alcuno che con eflb
folo coftantemente ulato per qualche tem
po, e dalla difcreta prudenza di fa pien
te fifico temperato fecondo le occafioni ,
colla mefcolanza di poche e fcelte car
ni , e maffime del decotto loro colle te
nere e frefche erbe o acetofe o lattifere
dolci , o qualche volta anco odorofe ed
amare , fi poflano felicemente rimuove
re alcune infermità altramente invinci
bili all' arte umana , r e fe ne poffano
altre impedire, e univerfalmente fi poffa
difporre il corpo a fentir meno i danni
e i pericoli di qualunque cagione mor-
bifica . . , Nel
62
Nel vitto Pitagorico entra ancora
la dieta lattea , cioè il vivere' di folo
latte come fanno tutti i giovini animali ,
e come dicono che anticamente viveva»
no e che vivono anco ne' tempi noftri
alcuni popoli interi , e come per la cu*
ra di alcune infermità e ma film e della
gotta e dell' artritide , ella s' introdufle
per tutta Europa verfo la meta del feco-
Ìo pattato per la fagacia ed esperienza di
un medico gottoio di Parigi < o . Benchè
non vi manchi in parte l' efempio e
1' autorità degli antichi c maffime d" Ip-
pocrate , di Cello , di Plinio e di molti
altri , tra' quali , almeno di quei che ci
reftano , par che Areteo iìa il primo che
del folo latte fi fervide in alcune inferi
mità fenz' altro alimento , argomentando
folidamente la fua Sufficienza e ialubrita
dall' ufo delle intere nazioni che di iolo
latte vivevano .
Fu intorno a cinquant' anni fa mol
to confermata 1' opinione della dieta lat-
- e i - tea

( 1 ) VeggafiGreifel de cura Aulir. 1670, alla p. 17 9,


USìs in Arthritlde Vicn. • '
6*
tea per la gotta da varie efperienze fat
te in Inghilterra» ove poco dopo parche
fotte fcoperto che anco il vivere per al
cune fetti mane di qualche frefca e ido
nea pianta fenz' altro cibo aveva il me-
defimo effetto in quel male fi molefto ( *
e finalmente ivi fu ampliata tale riputa
zione a tutto il vitto vegetabile . Nella,
qual ifola fecondo il giudizio del conte
Lorenzo Magalotti che fu pieno d' efpe-
rienza e di dottrina e d' onore fono i pri
mi medici del mondo tutto , rimanendo
com' ei crede a' fuoi Tofcani la gloria di
potere afpirare ad efTere almeno i fecondi .
Che la gotta pofsa eflìere impedita
o curata o moltiffimo mitigata dalla dieta
lattea mefcolata. colla vegetabile abondan-
te e coll' animale parchi ffima noi ne ab
biamo più) d' una certa pruova anco in
Tofcana . Intorno a fedici anni fono fu
da me propofto un tal metodo in un
mio confulto medico , che allora io qua
man- .
( 2 ) Delle rape ne fa fflftù Dote© de furia podagra»
monianza Fr. Slare aeU lalfe vili» c> mitigata
la lettera ftampata inde- Arali, 1707,
me col trattato di Gio.
6*r .
mandai da Londra ad un amicò che ne
fparle più copie , eflendo flato in quefto
tempo da alcuni gottofi meffo in efecu-
zione . Ne folamente la gotta e i dolori
articolari polTòno efler tolti o fiotabil-
mente alleggeriti dal vitto Pitagorico ,
ma in generale tutti i mali che nafcono
da foverchia robuftezza de' folidi , dall' a-
credine rancida ed oleofa e falina de' li
quidi , dal loro ingroflamento e da' lor
gravi e tènaci depofiti , e dall' attività
troppo vivace delle forze interne moventi.
Cosi V efpcricnza ha moRr&to che
fi dileguano con quefto metodo il reu-
matifmo e l' ipocondria , nervofa e mo-
leftimma infermità , che rifiede princi
palmente nello ftomaco e negl' inteftini ,
e alcuni altri mali de' nervi , e la tabe
o corruttela delle glandule e delle vifce-
re con febbri lente e abituali , purchè
ella fia dentro a' limiti d' una certa me
diocrità, come ancora i non ecceflìvi vizi
aneuriimatici , e le oftruzioni e lo fcor-
buto . Del quale fcorbuto benchè non
tutti fappiano accorgerfi nel fuo princi
pio V fono però ^fìntomi xj effetti . mol»
te delle lunghe e 1 difficili malattie cohó>
fciute fotto altro nome , e tiene fpeflb fco-
nofciute è innominate appretto i famofi
pratici^iirriperirii^ ief guatili affliggono ito
perìbne ancoi.piùj ouke. eitpih oooAottóa
E di quefta efficacia dei vittoi iPiiagoricò
accomodato : zìàe cirooftanze ifono flati an
co veduti fpeffo gli efempli ; in orieua
città contra la > comune efpettaziqneh.j'jij
-' i MojxìÒj che^fderfl'f; piènamente perr
fuadere ogni giufto penfatore della falu^
britk e potenza .del vitto vegetabile , A
è il confiderare gli orrendi effetti dell', at
tinenza da un tal , vitto »i fon ella nonnè
breviffima:, db quali j soiflcontranor;am$>lat
mente: e ficuràmentc ^rcgiffràti aneile, nai>
razioni . pifiointereflanti e più: autentiche
degli affari umani *. Le guerre-, é £li air
fedi. delle piazze;, e iiunghi caftrenfi fog*
giórni q le^iontànci ihavigazionu), lei cpopor
fazioni1 J9e' pacft: incolti! x ; itoaritrimici
iamofe peftilenze ^'e-le vrte'«deglDuomi-
hi illuftri t,- tfdmminiftrano i a «hi i intende
le' leggi della: natura jJncontràiiabili è«&
-i - ì E • den-
denze i della malvagia e vele nofa attivita
del vitto contrario al frefco vegetabile--}
cioè di materie benchè vegetabili d* origi»
ne , fecche però e dure e confervale , c
di materie animali , o dure o frefcae che
elle Ceno fenza veruna melcolan za d' er
baggi e di frutte . fijC')::'") r'ì'j'.ip l'i
Non altra fu la cagione della pefte
d' Atene egregiamente defcritta da'ra*
cidide , e ardirei anco dire della mag»
gior parte; -dell': altre pefti di- cuL fi leg
gono le relazioni fedeli , ficcome di moia
te malattie epidemiche., ofieevandofi efi
fer quafi tempre accompagnato con que (ti
mali , o uno Gretto, afiedio ofliile , o un
riferramento amico per- male .intefa esuli
tela, y 'o aualche gran feedduo ficckaiche
abbia di Itrutto glù erbaggi* io: che -gli ab
bia refi per Lr poverat; e.1 minuta gente
troppo preziofi , o altraaienxe inaccef£3ai>
tìy pnd' &ixbtt.£Ìw.i&uài.:dBÌIcafaiin"fy.
ghpno i ricchi Vfohx i i rócnt} òfllfi'.
Coà s' intende-» le icorbuto che re-
i e guai men te. : «t ' dove > il 1 ole i Uccide ri
e Ì erba , e dove ogni verde è co-
K per-
*7
perto o diftrutro.dal ghiaccio e dalla no
ve , e che maravigliofamente fi cura col
folo e breve ufo xtel irefco vegetabile qua
lunque egli "fia* come col decotto dell'
acerbe frondi tagliate dalla prima felva
<he s'incontra alia rinfufa . Non è il cli
ma fette ntriònàle , non 1' aria del mare *
non il fal dell e ; carni., ma la fola afti
nenza dal vegetabile, che lo produce («5*
Del che fi anno in ogni paefe e nel no»
ftro ancora certiflimi riicontri oflervando-
fi più o meno dominare i fintomi fcorw
burici a mi&ra di tale aftinertza dal fre
sco: vegetabile , © per necefiìta o per im
perizia , come in alcune caie di mol
ti convittori , e nelle quali la volga
re e male avvifita previdenza econo
mica fuol Tempre inclinare alle vettova
glie fecche e che. fi poflòna. ferbare. . ,. E
in alcune private perfone ricche e , non
ignoranti , ma capaci di pregiudizi e de
gli eruditi errori s'incontra fpeflb il vero
ìcporbmb, per tale attinenza Spontanea dal
vegetabile , prodotta da falfe opinioni dà
E 2 me-
( 1 )3»ekftj»to tkftitvtw}, cktffttrimttm U B*fc ijr j4»
•68
medicina , alte quali "fio oflervàno efferc
ianco molto^ più efpofti coloro che credo*
iK>pchei medicina non fia uisJ solo}
'!| ^ Ojsì dicono che accelerane la fua
morte Matteo Curzio famofo medico ,
xhe i ha quel magnifico fepolcro nel Cam
po fanto .-di Fifa , non d' altro cibandofi
che di piccioni ^ entrato ch^ ei fdi falla
foglia della vecchiaia y come di lui rac
conta il Cardano c n. E altri medici non
meno del Curzio ftimati* e teologi e giù?
rifconfulti illufòri abbiamo noi conofciuti»
che privi di qiiefta medica verace e non
cosi volgare notizia infettarono il loro
corpo di fcorbuto , mal regolando la loro
dieta' co' perpetui e foitanziofi brodi e

li j.e femprec sfuggendo le Calubri infoia!-


te " e -,gli altri erbaggi e le frutte . "i. t. :
- • j >Da ciò s' intende ancora la vera ca

ie T Egitto più chiaramente , che lrop>

ti
ri morbiferi fémt colanti ~pw#:ae*e- iriW
mie© . Gh orribili cfirftbmi -di qratl-rriblej
vivamente rapprefentat^d& Areteo W* ) •con-
tragica eloquenza^ e* con fih'golare medicai
•accuratezza, fan concepire* a chi ha pe-;
rizia dell' arte, cheT^iefamiafi degli ahrj
tiohi non altro fofle-1 cbe; una %ecie i di
fublime fcorbuto , al quale altresì vanno!
ridotte quelle ulcere <kdla booèa y che 'ili
medefimo Areteoi c -i v altrove* deficrive - ci
dice chiamarfi Egiziache o Siriache , per
chè molto-frequenti rn quei paefi «M."
Gaìenor ( j» ragionando pa^ valente; er.
fagace medico , com' egli era '^fulì'1 oflèr-:
vazione che un tal male era quafi inau»r
dito nelle regioni più mediterranee d'
Europa , e maflìme tra':popoli bevitori
di latte , e che eraa ovvio^ e i fpaventofo ;
tralla plebe Aieffandrina », ^iuftamente'
ne attribuì 1' origine al -vitto'idi» efla , che
com'egli accenna in più luoghi, e come
lo confermano varii autori ,' confifteva in
farinate in civaie in cacio fecco in pe-
.i .:i't .-'irioi-D E.-*. /''-. ::',', ' -ici'o
i-','i . . ;>.(*) .1.. . A ft o"(s)
(1) Aret. de' fegnl e dpi- .(») I. 9. -J< -ri .
le caufe de' mali II, 13. (j) ad Glaucon, II. 10;) .

fci e. chiocciole >e ferpi e -carni d' afino
e di camclo T .e; in ógni . generejdi. fala-
rae . Alle quali cofe fe fi aggiunga che/
i foli ricchi di quella citta , come nar-i
ra Aulo Irzio. (o , avevano nelle loro •
cafe le conferve , nelle quali l' acqua del.
Nilo, fi depurava , e che la aioltitudèié»
fi contentava di beveria anco;alba e mo-;
tofa y . c, cìxsl eflendo quel fuolo natural
mente arido e falfuginofo , i dolci e! te
neri erbaggi an quivi bifogno di molta
innaffiatura con arfie e coty fpefa , come
ay verte Profparo Alpina d? Vy fatfa facile
il perfuaderfi» c^e «uico, V elefanti^/ì fb/Te
un effetto della fola lunga attinenza dal
vitto frefco vegetabile .
Dal che fi. commende quanto ra»
gionevole foflei : la o cara di a qae (lo mala
che Democrito propole . j»l falò decotto
d' erbe , ' come attefta Aui!cliànó"'cTr?%
quella di Celfo C4) coli' aftinenza nei
cibo da tutto. aio che è pingue gimmo
-a-T ni cj.tjìì oidm rtt iir.Vi.i ri» ctcièiir-i
(i )'Efc bello Alexanijr. [ Chronic. HU. i.
(i)De medie. Aegypt. (4) Cell. 111.1$. cibut fin»
p. 16. .0 I .' ri -' Iringulhet ~firii "glttth>ofv pnf
(j)Cet Aaxel. morboT» mfttoritmt . od ì'mso j!
7i
,fo.. e gonfiarne, cioè/ duro, e réfiftense
al 'disfaci menta y chfcribniK; qualita appun
to ; oppófte a. quelle del : vitto fcéfco ve
geta bile v<) quella d! Arèteo u > co' frutti .
«chòrei.fi-efchft ,(« icoh. àlcunej erbe é rà-
-dici , £ caoèl'. abb radati ti 1$ moi latte 0 puro
-o^xon molba : acqua! i.uiejerilato t>. ^ .final
mente quella! di Galeno ino! fiejro e; io'
molti irrfipidi erbaggi > tràlafciando però
in cialcuno ; di quefli jnetodi, i molti al
tri fallaci o contrarli rimedi * e rmafll-
me le tatitó ItiSonaiBao cprriij' di .vipere ,
che lono ftate già per. riiolti fcèoii inu
tile e pericolato arnele della medica ciar
lataneria. ... La medicina .anco, degli oc-
timi, antichi abonda per lo piùo di .far
maci meicolati molti efficaci ;e Jweni: -e
molti vani e malvagi , i quali non
fono diftinguere con certa ragione , fe non
col mezzo della cognizione naturale mol
to 'più efatta ne' tempi noftri > per l' au-
onento ed unione delle .^aoc feierìze
E dalla natura fcòrbutic'a dell' ele-
fantiafi. fi deduce ancora che: potevano
»i • E 4 mol
ti) Aret. Curah Ditfturn, IL m A :»' .f.-a o'J (j )
molto bene efler veri quei racconti me*
tovati dal 'medefimo Areteo u;). ch' ei
-non ardifce di rigettare , benchè paref-
fero ftupendi e incredibili -, dV alcuni ele
fantiaci ,.' *. quali eflendo, flati per timc*
're '"del contagio; j e per le. orrende appa
renze del male , trafportati da' loro con
giunti ne' monti < e .rielle folitudini , e qui
vi abbandonati, come anco Aureliano afi-
tefta che era allora coftume ricevuto, fu
rono poi ritrovati e vivi e guariti . Ma
•non deve già lbppor/1 che ciò feguiffe per
aver effi mangiata qualche vipera come
portava il racconto , ma piuttolto per la
totale aftinenza dal cibo animale e per
1' kfo'j continuo dell' erbaceo , come la
prepotente fifica ragione a credere c' in
duce-. . i'-''p I ? i.'J, '' ,,.•"i> « i.'.'i v i 1^ fi
• e Ne fi fa come l' aborrimento al eh-
-bo vegetabile fi pofla eflere fparfo po
polarmente tra moi , quando a chi ben
riguarda tutte le ciròoftanze , apparifee
the la citta' nòftra è: appunto ' uria del
le più fané del mondo , per- quefta prir*-
-io • a 3 ci-
( i) De cauf. & Cgn; Diutucn. H.'*s* '> ^' \ ( i J
cipale cagione > che la nòftra plebe ipcr
la fua povertà è poctammo carnivora ,
ed al contrario per la natura del no-
ftro fuolo ella ha il modo d' acquiftare
a vil prezzo alcune forti d' erbe e di
frutte , che in altre contrade fono dèlizte
non mai godute dagli ultimi artifti ► Al
la quale particolarità del noftro popolo
par che già volefle alludere Adriano lu-
nio dotnflìmo Olandefe e medico + rSl
quale tradufie la cena terreftre ài Plau
to ( i) Cena Fiorentina d' erbaggi , poi
chè altrimenti tale lpiegazione farebbe
falfa e ridicola . E' poi manifefto dalle
ragioni di fopra efpofte che quando an
co T ufo de' vegetabili non fia continuo ,
eflendo lungo e copiofo , prepara il , cor
po a forfrir fenza danno l' attinenza de'
medefimi per qualche tempo , alla qua
le fi trovano talora gli uomini per ne-
cefTità coftretti nelle occorrenze dellxàà-
ta , o almeno la molta mefcolanza del
^vegetabile colf alimento animale emen
da alquanto la fua malizia, giacche mol-
• E i tif-
< i ) Somenclat. cap, XI, Ei morì nel 1575.
'74.
. tiflìtrii fono dal piacer della gola indótti
, a dare ad eflb la prefèrehza .
-. r . Ma non è nemmeno cosi fpiacente
a' fenfi il vitto vegetabile , anzi l' eipe-
rienza dimoftra che chi per lungo tempo
.s' aftiene dal vino e da' cibi di molto ia-
-pore , acquifta il gufto più delicato e più.
fino , non eflendo le papille nervee del-
- la lingua e del palato tanto opprefle ,
j -ne la loro azione tanto turbata , dalla fo-
- verchia quantita de' minimi corpulcoli fa-
- porifici , onde le carni e gli aromi e le
materie dure ed oleofe abondano . Oltre
che quando anco in quefto vitto rima-
nefle veramente . il piacere qualche poco
f diminuito, nella fola azione del mangia
re , tale è ¥ influenza che la fanità ha
:£n tutti gli altri piaceri, e tale, è ,l' ef
ficacia della Pitagorica temperanza per
-la fanita medefima , e per la lunga vita,
-che da ogni più accòrto voluttuofo van
idifprezzate e odiate ancora, ic Iufinghe
-de';fenfii che dai efsa ne diftolgono . Ne
diverfo fu il fentimento; e il coftume di
queli' uomo di Grecia , i cui male in
75
tefi penfieri furono volgarmente creduti
maeitn di ftolida voluttà ci).. v ,
Altri poi temono che i cibi vegeta
bili pofsano troppo diminuire il vigore e
la robuftezza del corpo , e per conieguen-
za anco l' alacrità dell' animo e il valo
re . E per non diflìmulare alcuna cofa
Pitagora irtelso perniale un campione fuo
padano ( * ) a nutrirfi di carne per ac-
quiftar forza fuperiore a quella de' fuoi
antagon.ifti , e riufcì cosi felicemente la
pruova , che da indi in poi fu mutato
per tutto il cibo degli atleti , che prima
confinava in cacio e in fichi fecchi e in
grano ed in legumi o altre aride vege
tabili materie . Così an di lui creduto
Favorino e Laerzio medefimo , e non
par neceflario il fupporre un altro Pita
gora per autore d' un tal configlio a
cagione della fuperftiziofa opinione del
l', anima., che . come.; fi è dimoftrato ,
quel filofofo veramente nel cuore non
aveva . E quel rinomato Milone < 5 > Cro-
>f ì • -' 7 . to-

(0 Laerz. X. 11. (j) Athen. X, a.


C* ) Laerz, Vili, ix, e 44. .
7*
toniate che (ingoiare era nelle forze del
corpo e cosi bravo divoratore di vitel
li era infieme difcepolo e feguace ed
amico di Pitagora , come ne attefta Stra-
bone ( i ) con altri antichi fcrittori .
Ma la robuftezza atletica prodotta
dall' artificiale ingroflart»erto del corpo
col forzato mangiare ( o di moke carni
e d' altri cibi duri ed oleofi lenza frefchi
vegetabili e fenz' acqua , e cogli ftudiari
efercizi fecondo quei metodo che appref-
fo gli antichi fu ridotto ad un' arte par
ticolare , tanto era di fua natura lontana
dall' abito 4ano e (labilmente vigorolo ,
che anzi veniva ftimata pericolofa difpofi-
zione a molte gravilTime infermità , ond'
è quel favio e famofo configlio d' Ippo-
crate di prontamente disfare quella tal
robuftezza coll' aftinenza e coli' operazio
ni medicinali in coloro che fenza effere
atleti di profeflione d' un firail vitto fi.

( i ) Lib. VI. p. i6j. V.& chi citati dal Merc.Gym.


Laerz. Vili. 39. & not. I. 15. e dal Fabro A-
Menag. gon, III. 1.
(i) Vegganfii molti anti-
fóflero ferviti . Platone oflerva co che
V abito di coftoro era fonnolento e che
oltre ; al paffar gran parte della lor vi
ta dormendo , erano ad ogni poco af
flitti or da una ed or da un' altra gran
de e impetuofa malattia . Galeno ( * ) più
diffulamente accennando i mali a' quali
erano òrdinariameute fbggetti quelli fcioc-
chi che per dar piacere altrui colle lo-
io bravure fi guadavano la fanita , dice
che molti; di loro reftavano a un tratto
fenza favella e perdevano i fenfi e il
moto ed erano anco forprefi da perfetta
apopleffia , e foffocati dalla loro iftefTa
mole e pienezza , o fi rompeva loro
qualche vaio languigno . ,
Tali fventure veggiamo noi fpeffb
accadere a' corpulenti , che di molta e la-
pori ta carne fi cibano , e f erbe e i frut
ti deprezzano , perdendofi in loro quel-
1' equilibrio tanto necefsario traila maf-
fa degli umori che . fi muovono dal cuo
re alle parti , e quella che dalle parti
; :ri- •
( i ) De Republ. lib. IH, (2) II. 1».
p. 4*4. ed, n, 5, . .. . .
ritorna al cuòre , ontT è anco U 'jf&cilè
paffaggio di fimili corpi nell' iidropifia 'l
Sicchè per quefta iftelsa ragioné che i
cibi frelchi vegetabili fono , come olser-
va Cello c i ) , <U deboliffima ^materia è
di minimo nutrimento , ei devono &cgu-
pare la maggior porzióne-dèl ìùiftrd vitto'.
Il vero e coflante vigore ilel corpo
è l' effetto della fan ita , la quale molto
meglio fi conferva col vitto erbaceo ào
quolo 'e frugale e tenero , che col car
neo vinofo ed untò àfcondàrite * duro.
E nel corpo fano la mente chiara ed
avvezza a fopprimerè le voglie dannofe,
ed a vincere le irragionevoli paffioni , pro
duce il vero valore . Quindi --è che tra
gli antichi ' alcune, nazioni -tfftemìe e di
ioli cibi terre ftri pafciute fonò (tate mol
to guerriere > e che ¥ iftefla frugalità e
difciplina di Pitagora non tolfe ad alcu
ni de' fuoi dotti feguaci 1' effe re uomini
fortiffimi e valorófi' , "òdme tfà gli altri
fu Epaminonda Tebano tanto lodato
per le fue civili e militari virtù e per

( i X Ad Thrafyb . cap. 37. .£ .a .. j "M .•.


79
la, fua Pitagorica maniera di vivere e
d'i penfare < * ) . ., Molti altri antichi
capitani illuftri e di gran temperanza
s' incontrano nell' iftorie di Grecia e di
Roma' .
.: Anzi furono i Romani cosi perfùafi
della bontà fuperiore del vitto vegetabi
le , che oltre i privati efempi di eflo in
molti de' loro grandi , vollero ftabilirlo
colle loro leggi ( % ) cibarie delle quali fu
rono la Fannia u) « la Licinia che li
mitando le carni a parchiffima dofe per-
mefTero promifcuamente e indefinitamen
te tuuociò che dalla terra o dagli arbu-
fti o dagli alberi fi raccogliefle , E uni
formi a quefti coftumi fi trovano effere
ftatir i feintÀmetìtiui ancora d' aleuti Im
peratori Romani , benchè per altro fi
credejTero fuperiori ad ogni riguardo ,e
fi vede che i loro medici più valenti
e i filofofi erano delia medefima opinio
ne;. Antonio Mufa^ che meritò Jn Roma
-ih una
(j,) t>io<L eatcept. I VI. II. 13. '' " 'is
Kep. vita Epam. Athcn. ( 3 ) De Fannia Athea. lib.
X.4. :! »- .-. ' ) . VL tu'
(x) Geli. II. 14' Matrob.
8o
una publica ftatua. "( W per la bella -c 1 fe
lice cura ch' eì - fece d'- Augnilo , 'fi fervV
in efla principalmente della lattuga (;oy
e par che per fuo configli© fofle , che quel
principe cosi grande fi compiaceiTe di
quel vi?to parto efemplke e Pitagorico,
che Svetonio ci descrive minutamente iiv
e maflìme di quel pane inzuppato neli'
acqua fredda , t di quei pomi di grata
c vinofa acidità . Pitagorico era molto
ancora il vitto 4'^Orazio , com' ei ltf
rapprefenta' in' fliù luoghi delle fue giu-:
diziofe e bellilTimc poefie per configlio
come fi può credere pafi-meme di Mufa
che fuo medico era '.
: La medefima preferenza s' oiTerva
data al cibo vegetabile da tutti gli altri
fcrittori Latini antichi che di cole natu
rali ebbero qualche perizia , e da Gale
no, e da Plutarco, il quale forfe più pre-
cifamente d' ogni altro accennò i danni
del vitto animale ne' fuoi precetti di fa-
ni-
(1) Svet. Aug. 59. demi* Mufut medici fer*.
(2) Plin. XIX. 8. Dìvu* - tur.
certe Augufim luSuc* con- ( 3 ) c, 76, & 77, '* '
fervatht ituegritudinepr*, .n .
8i
n?tà j e ne' fiioi difcorfi del mangiare le
carni. :j ti. 'j '.' . ..j oi; : i ..iùv* j
»Nc da; i noltra * età. è fiata priva . d'
cfempi d' uomini valorofi per vigore di
corpo e di mente , ed infieme bevitori
<i' acqua e mangiatori d' erbe e di frut
ti . In certe montagne d' Europa fono
anco al prefente abitanti che vivono di
srbe: e di làtte molto indomiti e fieri ,
c i Giapporiefi ferociffimi nel difprezza-
re i pericoli e la morte s' aftengono da
gli animali y tè', mille altri efempi fono
a tutti '.noti-, e di popoli e di pedone di
fomma temperanza congiunta i con fiam
ma virtù .
; Effendo dunque s\ mal fondata 1' o-
ptnione volgare che condanna il vitto ve
getabile per: la fanita e tanto loda l' ani
male , ho io fempre creduto bene l' oppor
mi adefla, moffo e dall'efperienza e da
quella tenue cognizione delle cofe natura
li che qualche fiudio e la converfazione
con uomini grandi mi an dato. E fenten-
do ora che tal mia coftanza '. pofla e flere
fiata onorata da alcuni dotti e prudenti
me-
Si
medici della loro autorevole fequela * ho
creduto mio dovere l' efporre pubblica*
mente le ragioni del vitto Pitagorico con-
fiderato come buono ad ufarfi per medi
cina , e infieme pieno d' innocenza di
temperanza e di falubrità . Ei non è pri»
vo nemmeno d' una certa delicata vo
luttà e d' uh luffe gemile e fplendido
ancora > fe fi voglia volger la curiofka e
1' arte alla icelta ed all' abbondanza do
gli ottimi alimenti frefehi vegetabili , co
me pare che e' inviti la fertilità e la na
turale difpofizione rlplle noflre belle cara-
paghe . E tanto più mi fino indotto a
trattare quefto argomento , perchè mi fon'
lufingato ch* ei potefie forfè piacere agli
intendenti per la fua novità , non ef-
fendo a mia notizia alcun libro di cui
quefto fi a il folo foggetto e ohe ' intra
prenda divifarne efattamente V origine e
le ragioni . .. ... j
Io ho voluto dimoftrare con quei
mezzi che mi an potuto lbmmlniftrare le
due arti critica e medicina , che Pitago
ra primo inventore del vitto frefco vege
ta-
tabile 'era grand i Aimo fificp r c ttìfid icp , è
non putito alieno dall' umanità pia culta
c più difereta , uomo prudente ed efpcr-
to y e <jhe il ìud .motivo nel tanto lodar?
lo « introdurlo -non fu alcuna fùpÉrftiaior
oer ' né flravagania ma ?ilsÉd^der'uy dj
giovare alla f'ani ta e al buon coftume de
gli uomini , e che perciò ei non ebbe
fcrupolo a temperarlo fecondo le occor
renze col vitto animale . Che tal vitto
Pitagorico confiderato come rimedio fo-
disfa pienamente a tutto ciò che efigono
le notizie più precife della moderna me
dicina y e che è potentiffimo per impe
dire o rimuovere o mitigare molte delle
più atroci e più oftinate infermità , come
ne perfuade la ragione e l' efperienza
da che in quefti ultimi anni è (lato ri
metto in ufo della medicina più nobile
e più ficura .
Onde apparisce quanto benemeriti
della pubblica làlute faranno tra di noi
quelli a cui ha la fortuna fondato i fuoi
doni nelle magnifiche ville che fi leggia
dramente adornano le piagge e i monti
*4
della Tofcana , fe coli' efempio; de' pifc
illufori Romani porranno parte della lor
gloria nel!' introduzione di nuove fpecic
di frutti & d.' . erbaggi , e nella più. dili
gente cultura' .' degli orti' , ( ficcliè i anco il
popolo poffa I godere gli effetti : della* loro
erudita opu'enza J." d f.v.'''A d'i un.vt. ^
. '. : ; : (':-' [ , ? , :' : ",' :J r . n
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