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MARSILIO

FICINO SOPRA LO

AMORE O VER' CONVITO


CORSE

H... DI PLATONE ..a trxff

LACQ V AX

PRENDO
CH 10
SIΝΟΝ

Wk

XI V W VI DX

In Firenze per Néri Dortelita Con Frivilé


gio di N. S. di Novembre M.D.XXXX¡III .
OSSERVAZIONI per la Pronunzia Fioe
rentina di NERI Dortelita da Firenze.

ESPOSITORI introdotti da Marsilio , net
prefente Convico .

GIOVANNI Cavalcanti sópra la Orazione


di FEDRO Fác.

GIOVANNI Détto sopra la Orazióne di


PAVSANIA . Fác . 21.

GIOVANNI Détto sópra la Orazióne di


ERISIMACO Fíc. 51

CRISTOFANO Landini sópra la Oraziós


ne di ARISTOFANE " Fác. 62.

CARLO Marsupini sópra la Orazione di


AGATONE Fác. 85.

TOMMASO BEnci sópra la Orazione di


SOCRATE Fác. 124.

CRISTOFANO Marsupini sópra la Orazió


pe di ALCIBIADE Đức , 204 .
¦
ALO ILLVSTRISS . ET ECCEL

LENTISS SIGNORE : IL S

COSIMO DE' MEDICI : DV


CA DI FIRENZE MIQ

S. OSSERVAN =

DISS

RANDE Anzi maravigliosa fù ve


G raménte ILLLVSTRISS . ET EC:
CELLENTISS . SIGNOR' mio la Bontá
Benignitá del nostro Marsilio Ficino : Allie
vo degno certamente di quel grán' COSIMO,
Per la Illustre memória del quale ritiene an
córa il suo nome la ECCE. V. Pói che.
non contento di aver dato Platóne a Latini,
Illustráto & dichiarato con molti dottißimi
scritti subi; Desiderándo non meno di gio
váre a tutti coloro che di questa nostra line
gua solamente avéßero notizia,che églis'avés
se desiderato prima di satisfáre álle onorate,
útili persuafioni del vostro MAGNIFI
CO LORENZO, il Coménto che égli sópra
lo Amore di Platóne aveva composto Latino,
Si degno nella nóftra Materna lingua tras
dúrre : Indirizándolo a Bernárdo del nero
·A
António Manetti subi virtuos'ss. Amici,
cóme per la súa stessa Epístola si dimostra.
Intenzióne veramente benigna sánta , ma nõ
pervenuta ancoraa quel segno dove égli stéfo
L'aveva diritta , eßendo státo questo suo Tex
fóro quafi che ascoso insino a ' tempi nó -
striso veramente godúto da póchi . Per la
qualcosa consideráto instéme la Benigna in
tenzióne di Marsilio , la utilità che resul
táre ne potrebbe quándo si potéße légge
re, & intendere con quélla féde , e inte
grità che égli stesso lo scriße & lo tradúsá
se: Avendo avuto commodità d'ún' Této co
X
pláto da lo originále stésso , volúto fárne
párte a tutti gli intelligenti la nóstra língua,
ma sotto lo oneratíss , nóme délla ECC . V.
cóme di quella a chi io débbo non sólo rende ›
re quello che come cósa Ereditária se le apz
partiéne, ma tutto quello ancora che io sono
o eßere potéssi già mái . Ricevalo dân quê
V. ECC . con litto ánimo , & cóme im
presso con quella piu diligénzia che si ê pos
súto . Et non si maravigli se innízi a quée
sto Coménto, non truóva il Této di Platóne:
Per ció che io puu tosto 8 voluto seguitáre
il giudizio di Marsilio , con qualche cárico
di avere fuggito la fatica del tradúrlo ; che
dire occafióne álle persóne indótte, lequáli só ·
gliono appena consideráre la scórza delle có
se , di accendere per il suo figuráto & gráve
módo didire, nelle Ménti lóros di quelli affetti
che vi si trattano ; & forse piu largaménte,
che a una comúne lingua quánto è la nófra
non si conviene . Cagióne veramente che Mar
silio lo traducéße & locomentasse a' Latinis
a suói non volésse dáre áltro che il Co
ménto sólo , cóme cósa in tutto Divina& ve
raménte Cristiána . Léggalo dunque V.
ECC . Et séguiti , cóme élla benignamente fås
di dáre ánimo a gli studiósi di questa lingud,
di onorárla & arricchirla d'ogni antica bella
Arte , salutifera scienza . Et di me suo fi
delißimo servitóre si ricórdi .

D. V. E.

Devotiss . S.

Cófimo Bártoli
A 314
NERI DORTELATA DA Fia

RENZE , A GLI AMATORI

DELLA LINGVA F102

RENTINA ,

VENDO piu & più volte per espè


Ärienza vedútò , per molte relaż
zioni intéso Amici Carißimi , con
quánta attenzione & affetto , udiáte parlare i
Fiorentinisper placérvi tra l'altre pronún
ze di Toscana , maravigliosamente la lóro ?
Et quả to ancora reste caro potére, da với
stéssi , o con quélla péca prática di Fiorenti
ni, che pure alcunavólta vi da la sórte , conó
scere & imparare la Fiorentina Pronunzia
Et desiderando io di satisfáre pariménte ágli
onesti desidérÿj vóstri , & a quel ' débito che
io tengo con la mia própia materna lingua ?
in ún' medefimo tempo , quánto meglio & più
agevolmente saputo fare , állúno & átlát
tro 8 provveduto . Conciosia ch'io & raccól
to insieme tutte quelle oßervazioni dello Al
Fabeto noftro , délli Accenti,che per órami
fóno parúte necessárie , a dimostráre e segna
re tutti ipiu notábili suóni , & spiriti di nố
aralingua : Et in alcáne Operette le 8 méßé
},
in atto . De le quali per adéßo con quéstave
drete il Coménto del nostro Ficino sópra il
Convito di Platóne , Tradótto da Marsilio
sted in quéta Lingua : Acció che in quélo
piu tosto che in si breve , semplice scrit
to come è questo , poßtáre piu utilmente , &
con maggiore placére , trattandevisi di Amó=
re , considerárle , praticárle , & finalmente con
seguirne lo intento vostro .
Ma perché digiâ sento alcuni che mi chia
mano profuntuóso , dicendo che io vóglio dá
re le leggi della Pronúnzia álla Toscana :
Et che se úna Cittá quale fû Atene , non cer
co mái di obbligáre álla sua Fronunzia , gli
áltri Greci , i quali se béne avevano quafi
na medefima Lingua , non dimínco la Pro
nunziavano diversamente , cóme avviene an
cora infra i Toscáni : Sarebbe veramente dis
dicévole ad uno Firenze , non che a duói , o
tre particular' Fiorentini , mettere máno a com
sifátta imprésa.
Oltre aquesto per Arrogante & di plco
giudizio mi vánno predicándo : e affermano,
che questo é úno aggiugnere nuove lettere ál
lo Alfabeto nóro : il quale per la riverén
za che nói dobbiamo alla Língua Latina ,
dì chỉ égli ê státo , & è veramente ; & che
forse ancóra é státa Mádre della nostra ,
+
bltre a la antichità dello úfo , dovereшmo të
ner' caro , mantenerlo nello eper' súo , cán
ti & tánti Anni continováto : Et che final
menté la sperienza fáitane altravólta , da
áltro uomo che non son io , non mi disco
Stándo peró molto da gli inútili trováti suối,
mi doverrebbe ragionevolmente ,får póco ar
dito e molto sário .
Soggiungono poco apprefo , che lo úˆo dé
gli Acconti , non solamente no era neceßário,
Oltra che égli farà la Léttera confufa : Ma
che , se pure io ne voléva ufire alcuno ; non
bifognáva che io profuntuosamente mutási lo
ufáto : tratto dilla opinióne più che dal vé
ro, vi aggiugneßi ancora il Circunfléßo . Con
cosia che égli insino ad éggi non ê Atâto ri
conosciuto in questa Língua da qué tánti va
lenti uomini , che n'ánno scritto . Ne si &
da pensáre , che l'abbia conosciuto io , non
véndone efemplo di uómini Gréci , o Latini ,
per fere in tutto mórta con lóro la véra
Pronunzia di quelle Lingue •
Et finalmente dicono che quindo pure mi..
Füße coceduto il tutto p bén fáito No vi in
segnando i suoni dell'altre Lettere , no póßo
alémpiere il des dério vóſtro: ne fár' cosa che
io vi prométta . Et cosi di profuntuoso , di
Arrogante, & di poco grudízio mi vánno ca
Runnianio
Per laqualcosa , prima per quiethre l'Ani
mo vóstro , che resterebbe mal' satisfatto e
apreso per la débita dif. sa déll'onor mio , che
in grādißimo pregiudizio mi parrébbe lasciis
lo , quándo come si conviene io no mi lite e
raki da sifatte calúnnie : Avéte primeranen
te da sapere , Che io no intendo , nº vóglio,
che p questa nostra scrittura,si pónga legge
alcuna a Fiorentini steßßi , non che a gli áltri
Toscáni : Ne voglio pregiudicáre in parte al
eúna állo úſo papáto prefente , o futuro, pur'
degli uomini particulari : Ma sólo , che bene
si dimostri ,grústa il mio potere, a qualinche
ne a punto di notizia , quale è la pronunzia
Fiorentina , & che oggi principalmente si úfa
per i più , & da' migliori . lche mi penso
io credo di poter'fáre , prima senza biási
mo alcuno di Arrogante , per éßere púr nát
alleváto in Firenze con questa Lingua: Et
dipói parimente senza cárico , o invidia di ab
cúna Citti di Toscana , non biafimándo io la
Pronúnzia di neẞúna di lóro ; ne cercando of
bligárle a quéfta nostra , per mólto várie &
differenti che elle siano tutte tra loro : Imia
tándo in questo sicuramente , & non faccendo
vóntro a la Predicáta Modé a Ateniése.
Ben' póßo, déo qui adého , pói che l'oc
safión' me n'ê dára, pregare l'altre Cittá di
Toscana che in qualúnche modo più si prác
la loro , mettino a Stampa la lor' Pronun
zia : Acció che chi desidera interamente par
lár' Toscano , a guifa di Pecchia in úno fiori
to Práto pófa scegliendo tórre il meglio di
siascuna , & fárne una in tutto púra , U nét
ta da ógni diséonvenevoľ suóno , o stravagán
te Accento , Ilché nõ sì potrâ mái járe intê
raménte , se queste Fronunzie no si pófono
affrontare ad un' tratto , tutte insieme. Ne
più, o meglio di questa scelta ancora si potrà
mái notár la comune , cóme de la Gréca sifé
ce. Ma tornándo a'l propófito nóro , Dico
che eßendo io púr' Feorentino , non póßo ne
debbo éẞere giustamente bi fimáto , di avere ,
se non perfettamente : almeno cóme uómo fát
to intelligibile la Pronúnzia Fiorentina(intel
ligibile dico solamente a chi l'áma , Tachi la
oférva) senza avéré alterato la scrittura in
mólo , che ogn'altro uómo non se ne póßa
Valére cóme prima: & senza impedimento al
úno , cóme leggendo si véde .
Non debbo similmente ancóra , se”no 1 grán
tórto , éßere tenuto di poco giudizio : Se da
me steßo , 8 guidato da á tri, che , o béne, o
mále che égli si sia cammináto mi ábbra in –
segnato con la esperienza súa cammináre a'l
medefimo luógo ,pcr_vía miglióre ; & sapúto
o'l nostro propio afai comodamente provvede
re álle neceßitá della nostra línguas aßegnándo
ad ogni suo più notabile suóno il suo Caratte
re, o segno di maniéra , chepochißimi Toscáni
per avventúra , se prima non l'aveßino udito,
se ne sarebbono avvedútí : Et se púre dúná
parte , non di tutte sicuramente si sarebbono
accórti . Conciosia che io non ci ô meßo Ca =
átteri nuovi ( come e' dicono ) o non conos
sciuti universalmente per quella stéßa lette=
ra , che è rapprefentano in tutti gli scritti:
Má béne mi sono valuto de la bella varietá
de' 'Caratteri 'nóstri , gia lúngo tempo uf ti
dúlla leggiadría dégli scrittori,faccendo in un
tempo medefimo diventár' buono , quello che
fû trovato solo per Belleza : & ispecificándo
1
quello , che per la inoßerváta varietá súa pó
teva piu tosto recire , difficultă & generî
re confufióne .
Se atunche lo imitáre gli antichi , nel dáre
perfezione alle scienzie , ad ogni altro
trováto umáno : Et lo scrivere non mincò
modesto che utile sopra quelle cose , che per
difetto del módo , puu che per la própia quali
tá lóro , sono state biafimate per il paßito :
Et se il no tor diquel d'áltri ne'suói biſognit
Et lo accomodarsi finalmente di quel' suo,che

hon tra príma útile , o póco, debbe éßer' tenfi


to póco giudizio : Io certamente sono uno di
quegli , che di si fátti carichi mi contento.
Ancora se io ô fatto mále a servírmi di quel
li Accénti principáli , che in véro sóno il
suóno la vita , lo spirito delle paróle ;
che da tutte le piu pregiate lingue sóno stá
ti conosciuti , se ne sono valute nelle
scritture lóro , per non potersi fir' senza
fárgli nel pronuziáre : se béne a piacimento
del parlatóre , o dello scrittore pófono vaz
riáre , o luogo , o segno : Se io ( dico ) ôfát≤
to mále , ánno eziandio erráto gli Ebréi ,
i Gréci , & i Latini : Et mérita ciascuno
di éßere biafimáto de lo avere ubidito a quél
le neceßitá , che mále si póßono fuggire :
Et déllo avere insieme tratto utilitá di quél
lo , che standone senza non si poteva , &
non si puo ancór óggifár se non mále :
Cóme da non molto tempo in qua ne anno
dimoAráto i profeßóri della Lingua Gréca
I quáliper il dánno che élla pativa , accioché
élla molto meglio sipronuziaße, si intedeße:
recárono in ufo tutti gli Accenti , & ógni se
gno che poteßeportár'chiareza a lóro scritti.
Cósa utiliß.certamente nella náscita,& nel mi
glior' éßere d'una língua cresciuta per fórza
di Império , come la Gréca e la Latina : Ma
neceßária senza dubbio nella rovina lóro ,pa
rimente che nel principio , o nello státo di
quell'altre, che crescono per amore , non
per fórzascóme & fátto , & få la nostra Et
finalmente dichino i púri Toscáni , o i Latíni
quello che piace lóro , che gli studiósi délle
Léttere Grèche non póßono senza lór' graz
vißimo pregiudizio intendere quéto , altrimén
ti che per ben fatto: Quindo riguarderanno a
le difficultá che éßi arébbono più, se oggi le
paróle Gréche no si rivestiẞino de'lóro accén
ti.Etquésto mi básti per óra quánto a lo avér
gli meßi in ufo : Parleremo pói de lo te
re loro al luogo suo.
Ma perché oramai mi credo éßere diféso a ba
stánza , Et penso che voi pienamente abbiáz
te compreso lo intendimento mío : Verrô con
l'ánimo piu sicuro piu quieto , a dimostrár
vi tutte le proméße oßervazioni particulári;
a dirvi i saggi di quella Vtilità che ne
ségue
Dico adunque primi raménte , che avendo nỏi
nella nostra pronunzia piu suóni , che nel Al
fabeto lettere aßegnáte ålla espreßióne di quél
li: una infinitá di Paróle-in tutto simili
di lettere di suóno , ma divérse di Accénti:
La scrittúra nóstra ê státa neceßitáta insino
ad óggi co suo difetto , et confufióne de' let=
tóri, servirsi molte volte d'una sóla , &
medefima Lettera , non sólo a duối no
tabilmente variati suóni ; ma a dući sia
gnificáti molto diversi : Cóme quándo él
la â scritto, quánto d'l suono delle Létte
re , queste parole ; MELE , che i pómi del
Melo vuol dire , per il frutto delle Péc
chie parimente si piglia : CORRE , che
per córrere , per cogliere si intende :
ROSE, per i Fior' de' Rofii , & per la
Terza perfona singuláre del Tempo in túte
to paßáto , o veramente per il Participio
del verbo Ródo . Et quinto a gli Accén
ti â scritto sempre , Grádi per Gradî , Oné
sta per Onestá , Consiglio per consigliô,
Mártire per Martire , Calamita per Calaa
mitá: Etaltre infinite simili a quéste , che
sarebbe lungo , di superchio a raccon
tárle . Per il che non efßendo mánco ne
ceßário dimostráre , esprimere quanto
ê posibile i suóni delle Lettere , gli
Accenti delle Paróle nigli scritti , che la
véra propietà di quelle , nella espreßióne de
concetti : Et non volendo recáre nuovafa
tica a chi ê ufáto insino a qui di leggere
le cóse Toscane , di imparare un' Alfabeto
nuovo: abbiamo ofßerváto ún' módo di scrive
re;il quale moftrerra súbito la véra Fronún
Zia Fioretina,no sólo a' nóstriche naturalmén
2
te se l'innoma a qualsivoglia Foreftit so
dichiarandogli il vero significáto di qualun
che paróla , che mediante la scrittura comú
2 füße dúbia , per varietà di suono ,
Accento , in qualúnche lungo élla si sia , o
accompagnáta , o sóla : Et il modo ê qué -
sto :
Che avendo nói primieraménte duói notábi
li suoni sopra la Lettera , E , L'úno apérz
to & chiaro , simile a quello che noi sen
tiimo nella , E , Latina: L'álteo chiuso ,
a rispetto del primo , molto men' chia s
ro , declinándo égli alquinto , benché po =
chißimo , inverso to , I : Et trovándoci paz
vimente únd , E , Cancellerésca con alquán #
to di Lancetta appiccita álla chiusura del
mézo , cóme ê questa , e , un'altra Cors
siva , o formáta senza punto di Lancét=
ta , cóme ê questa áltra , e : Abbiámo cone
venientemente aßegnáto álla , e , Cancelle
resca , quel' primo suono aperto , & chiá
ro, che nelle prime Sillabe di queste pa
róle universalmente si riconosce , Béne,
Bello , Férro , Spéro , & Terra : Et l'ál
tro chiuso , quifi che indebolito álla ále
tra , e , Corsiva & chiusa , come in qué te
áltre si sente , Péna , Fermo Scénde , Fén
do . Véro , rintero , iltre infinite simili
quete Per laqualcósa mediánte questa brø
vißema & facilißima oßervazione , subitamén
te potrà conoscere ogn'úno la véra Pronún
Zia , il vero rignificáto di Legge da Lég
esdi Mele da Mele ; di Néri da Néri , di
mille altre voci di questa sórte . `
Appreßo pché noi abbiamo similmente duới
notabili suóni sópra la lettera , o, L'úno aptr
to chiaro , che rapresenta il suono dell', o,
Latino:come nelle prime Sillabe di queste paré
le si sente, Voglia , Pórta , Mórde, & Sógliat
Et l'altro chiuso di maniéra , che' móftra di
péndere alquinto nello , u , a guifa fórse di
quello , o , de ' Latini che in , u , finalménte
fu convertito da loro: il quale si sente in qué
e paróle , Forma , Ponte , Monte , Corte, &
Fonte : Et avendo parimente nello Alfabeto ,
úno , o , lúngo Cancellerésco , & ún'altro tón
do e formato : Questo último s'ê aßegné =
to a quél' suóno aperto , che si sente nel Mo
di Mórde & simili : Et il Cancelleresco , &
ováto a quell'altro suóno chiuso, che appíre
nigii efémpli disópra. Di maniéra che questa
piccola ofervazione , óltra il mostrárci lavề
ra Pronunzia di cosi fátte & simili paróle:
ne få subitamente conoscere ancora ala prima
visa il diverso significáto ch'è tra Porsi
Póri, Társi 37 Tórsi‚ße, & Fóße , Cor
So ❤
so , Córso , Póse Pose , altri
mille, púr cosifátti .
Ancora , perché nói pronunziámo lo , I , con
dúe se no diversi almeno differénti módi, cóme
facciamo de lo, I , de' Latíni , L'úno quándo éi
fa sillaba cóme Principále , ê vocále vera
mente, come in queste Parole : Intendiménti ,
Fini, Vivi , Scrivi , & Símili : L'áltro quándo
perdendo una parte del suo intéro suono ,
sérve con quello che gli résta , a quella vocá
le che gli vien' diétro , cóme in queste altres
Bianco , Biondo , Práce: Avéte da avvertire ,
che' si ê pósto co'l punto disópra , o con lo
Accento,quándo égli è veramente vocále , &
fa sillaba cómé disópra : Et senza punto per
avverso , quándo e' sérve álla súa seguente
qualsivoglia vocále schiacciandosi in quella,
cóme apertamente si vede in Piaggia , Pitve,
Pióva , conchiúde . Il privárlo dunque de l
ségnosce lo fa, o cosonánte cóme a Latini, o
Dittongo come scrive il Norchiáto ,ma di qué
no no vo' parlare : Básti che agevolmente si
conosce con questa ofervazione ,verbigrázia
Pié da Pie , Gia da Gía , & tútti gli áltri di
questa Guifa.
Lo avére eziandio la Pronúnzia dello , u ,
nóftro duói diversißimi suóni, L'úno intera
ménte consonante, come si dimóstra in questo
b
Paroles, Vanne , Védi , Vivi scrivia
Et l'altro interamente vocale , come in queste
áltre si sénte , úno , úggia , Fúgge , Túo , Súo
símili , con la Paßióne appréßo dello schiac
ciársi molte volte sotto a la seguente vocá
le, in servizio di lei,come si diße de lo , 1 ,
co'l própio suono púr naturále ; ma bene di
minuito mólto: Lo avere dico questi duỏi suố
ni , â fatto che de'l Carattere di questo , v
Románo antico , ci siamo servitiper lo, v , con f
sonánte; di quello dello , u , corrente , per
lo ,u , vocále, come negli efémpli disópra si
é dimostráto .
Questo , u , adúnche vocale , segnato con Ac=
cento , o non segnato , vi farâ sémpre la Síl= ·
Laba súa : Eccetto che dove éi sérve per Dit=
tongo a la Latina seguendo la , A , o la , E,
cóme in Auróra , Laudáto , Láuro , Euridice
Euro , Eufrate , simili : o per Dittongo a
la Toscána pósto žnánzi al , 0 , sémpre apér
to , come in Buóno , Duói , Fuóco , Ruóta,
Vuole , Mazuólo : Eccetto ancora chedé
ve éi cáde , tra il , G , o il, Q, qualúne
che altra vocale che lo séguiti , come in Gua
díguo , Guelfo , Guida , Adéguo ; Qua , Quéz
Ai, Acquista, squote .
Et qui non si maravigli alcuno che io ábbi
plu tosto voluto cercáre d'una Regola che
Facilitáre questa Pronunzia co áltro Carâtte¤
re , o Punti : Perché quánto a' Caratteri , nă
o voluto formáre de' nuovi circa i Púntì
no ô voluto servirmi di quéi duói ufátisi da
molti p laseparazione delle dúe vocáli in úna
Sillaba cogiúnte , per non avere io a dividere
e difunire Sillaba naturalmente unita : Ma ad
ovviáre solamente che la Ignoránza no vnis
se , quello che la Pronunzia tiene separáto..
Strvasi dúnche chi vuole de la diversitá de
Caratteri a no pronunziáre l'úno , u , per l'ál
tro, a conoscere súbito suóli da svóli,
glialtri simili: Et1 de la: Régola pói , a sapé
re sempre rendere allo , v , quél suono che si
gli debbe,per in sino a che la Toscana non
si fórma un Alfabeto intéro & perfetto.
Il trovarsi anche duói suóni diversi nella nó
stra , S , l'uno crúdo , quánto a me vicino
álla nostra Pronúnzia dello , x , Latino , &
ad úno Síbilo molto strétto : L'áltro dólce ,
✔ snerváto , simile a uno sibilo largo
quáfi a quel ' romóre che è détto Rónzo :
cóme del primo suóno nelle due prime Paró
le , e del secondo nell due secónde sentiá
mo lo efémplo cióê il Sále â Róso medéfin
mamente queste Váfa : il trovarsi dico qués
Ai duói suóni , lo avere duói notabili Ca
rátteri della, S, ci â fatto aßegnáre questa s
bii
Arétta raccolta a quel suono durétto & cri
do : & quéta ,f, lúnga , aperta a quello
snerváto dolce . Per ilché agevolmente si
ê leváto la difficultá , & la ambiguità che si
truóvano tra Chiese Verbo , Chiefe Tém
pli, tra Fuso strumento, & Fufo p fonduto:
tutti gli altri di questa guifa.
Lo avere ancór' trovato che alla Létteradel
T,quándo élla si appoggia áll' , I, sino al óra
nelle parole Latine & nelle nostre , si ê dáz
to duoi diversißimi suóni , L'úno véro , &
naturále , che si sente in queste parole, Tito.
Tira , Tieni , Tiglio , Tinto & altre infinite
simili a queste: L'altro adulterino & fálso,
che udiámo in quest ' altre Benefitio , ufitio ,
Vincentio , Sententia , & esperientia , ci â
persulfo a lasciare al , T , tutti que luoghi ,
dove égli fa sentire il suo naturáľ suóno :
a servirci de'l , Z , dóve égli lasciato il
suo , occupava il suono altrúi : Et cosi abbia
mo scritto per , z , Benefizio , ufizio , Vin=
cenzio , gli altri tútti simili a questi
Talmente che co questa piccola oßervazione,
potrà sicuramente leggere ogn'unoj sénzadúb
bio di pronunziáre Nazio in cámbio di Na
tio Solazio per Solatio , & gli áltri sía
mili che si truóvano in questa lingud. •
Séguita altßo che alla diversitá de suóni de
nóstri Zeti si provvégga quánto meglio si
pud : Ma cóme égli sia p venirci fátto no sô
vedére: Perché eßiánno forse moltepiu difficul
tá nel determinársi, che duréze , o diversitá ne
la pronúnzia . Nondimeno coosciúto primie
ramente senza controvérsia alcúna , che quán
to a la qualità de' suóni, & nélla bócca di cia
scúno, altro è quello di queste parole,Zanzá
ra, Zefiro,Zibibbo,Zótico & Zurlo:& altro
questo di Zána , Zéppa , Zio , Zóccolo & Zú
ta: Conciosia che il primo ê quáfi dólce &
isnerváto , & per quánto da' grammátici , &
da l'úfo de' Tempi nostri sipuò ritrárre , ê
símile a quello del Zain Ebréo , & del Zita
Latino, Greco : Et il secondo asprétto ,
er duro , è simile al suono d'un' altro Zita
Ebréo détto Zadé; il quale secondo che affer
ma san Ghierónimo , per l'aspréza súa non
fi conosciuto da' Gréci ne da' Latini : Abbia
mo giudicáto neceßárro assegnáre a ciascuno
de' détti suóni il Carattere suo , come si ê
fatto a gli altri . Et per questo abbiamo os
1
serváto sempre di scrivere i suóni simili a
Zero & Zanzara con questo Carattere del
1 Z, aperto & largo , Et Zána , Zóccolo , &
Zima con quest'altro , Z, quádro & strétto ¿
Et cosi oltre a il satisfáre álla propietádél
la pronunzia nostra s'ê leváto la occafióne
biii
di scambiare i significáti di alcune parole.
Ma conosciuto secondariamente , che qualúna
che de' duói predetti suóni várta notabilmén
te nella quantità , 'di maniéra che égli apparisce
talvólta sém lice , come quello di qualúnche
áltra lettera consonante , non solamente ne'
principij delle simili sópra notáte parole,
ma ne' mézi ascóra , côme in Grázta,spedizión
ne, Vizij , Speziale & Ozio : altravólta
si dimostra di suono talmente maggiore che,
vivamente s'appicca, & fi párte di se álla vo
cale che gli ê pósta dinanzi ; & si pronúnzia
non altrimenti che se foße il suono di due si
mili consonanti : Onde la vocale antecedente,
quella che lo ségue , ánno parimente il dé
bito lóro , la prima a rilevársi , attenérsis,
la secónda a mantenérsi gagliárda , & intéra
nella pronúzia súa , cóme per il véro si sénz
te in RAZA , BELLEZE , STI
ZITO , POZO , ET GOZVTO.
Conosciuto dunque dico , il più il méno di
quéfti duói suóni , e non apparendo áltra
differenzia intra i Zeti , & l'altre consonán
ti, che sia fórse tra la , R, o la , S , per tór
re di loro le piu gagliárde ; parrébbe nece
Bário raddoppiárli dove il suono si truó =
va maggiore , per non pronunziáre vi
Zi per Vizzi, Belleza per Bellezza , Páza
per Pizzo , Vézaper Vézza , Rozo pět
Rózzo , tutte le altre simili a queste : 0
per il contrário Vizzij per vizij , OzzIÓ
per Ozio simili .
Et certamente che a cosi fåre mi persuadéva=
no constringevano moltißime ragtóni : La
prima tra ilprovvedere a questa neceßitá sen
zafare caratteri nuovi , o contrafegnáre que
sti in párte alcúna , per non récáré cóse nuó
ve innanzi a gli occhi soliti leggere insino
ad oggi le cóse Toscáne:
La secónda tra , che se bene égli si diße che
il Zeta non & se non un' suóna in quantitá,
daaltra parte â fórza di due consonanti
appreßo le dette lingue , per il che non puð di
rittamente raddoppiársi : Egli â nondiméno ap
préßo di nói ún' suono di due quantità notá
bili: con lo scémpto & semplice óccupa il
luogo d'una lettera Consonante , & di dúc
quándo égli & doppio : Conciosia che in
ufizio , Benefizio , Amicizia , Grázia, &
Pronunzia , Cuópre égli quello d'una só
ta cióê del , T , o del , C, Et in Azió -
ne , Distruzione che si scrivono per
, a la Latina , o per duói , T , a la Tós
scána si sente il doppio , non altrimenti
che in queste parole púre Toscáne Máza
Spézo
b iiit
Oltra che i Pisáni & Lucchési pronunzian'una
sóla , S , in cámbio d'ún' Zéta semplice, & per
il dóppio dúe , dicendo Sansára , spásio , Bela
léssa e duréssa . 1.
-La Térza éra che le lingue diverse non só◄
no obbligáte l'úna álla áltra ne' própyj suó
ni & Elementi , se bene si servono alcuna
vólta de' Caratteri l'úna délla altra : Co=
Strignendoci lo Orecchio sensibilmente ad ubbi
dire a quello che nói sentiámo nella Pronún
zia nóЯtra; & non a quello che ci rappreſen
ta la sóla immaginazione fátta sópra úna os
servánzia di áltre lingue , & máßime divér
se : Alle qualiper adventúra sarebbe da cédere
per la antichita & nobiltá lóro, quándo poz
téßimo dáre un' suóno sólo a ciascún' Zéta,
cómedánno eße,o scempio, o doppio che égli si
fúße: Ma non si potendo , ne dovendo ancó
ra quándo pure si poteße , per non impove=
rirci di quelle ricchéze che la naturaci âdáto;
ê da cercáre piu tósto di matenérgli cosí di=
stinti , sino a che altro • módo non ci ê mi

glióre. La quarta Era


lo efémplo della maggior parte de Toscani ,
tra gliáltri lo avere Aldo Manúzlo détz
to ne' suoi princípÿj Latíni , Gréci , & Ebrti:
che'l Zéta ê léttera dóppia : Et nientediméno
a guifa di tutte le altre consonánti avérla
posta doppia dovunque la Pronunzia nó
Stra richiede il suono maggiore .
L'última finalmente éra il cercáre l'agevoléz
za,& fuggire insieme la necessità del prepór
re la difficultà e la deboléza della memória
circa le Regole , állafacilitá & sicuréza del
lo ócchio nelle scritture .
Tútta volta non mi sono voluto risolvere a
addoppiarlassi per la reverenzia , ch'io pórto
profeßóri delle sopraddette lingue ; la mag =
gior parte de quali ( secondo me ) páre che
per mantenere l'autorità d'altri , non si cúz
rino perdere la lóro ; & non voglino ac =
cordársi a questo radoppiamento in módo al
cúno : Si ancora perche uno scrittore in =
tra gliáltri mólto consideráto , se béne l'ap
pruova per útil' cósa , non peró l'â égli vo
Túto pór doppio nelle opere súe . Oltra che
in me a potúto l'aver' io veduti alcuni de
nostri antichi , che per espreßione del saón'
maggiore,posero ún' , T,davanti al Zéta , &
scrißero Bellétza , Pátzo , Mátza , & spét H
zo . Et finalmente per non eßer' contento
delle ragioni prime o di questo úfo, sóme per
non dare io questo giudizio , pósto ún' zétą
sólo in tutti i luógi : Deliberato non dimeno
dipoi risolvermi a quello úfo , che mi risone
ra negli orecchi , tfer'piu desiderato da voi.
6
Concio sia che pervói , & per benefizio vố
stro mi sono meßo a la fatica di queste oßer
vazioni: Et quándo satisfaccia a vói, mi per
suáda avére in tútto conseguito l'intento mios
Sperándo non poter eßer mới biafimato in
módo, che con lo scudo vostro non mi difénda
onestamente .
Ma perché in questo mézo poßtáte mánco er
ráre nella Pronunzia;gaderétevi quésta Ré◄
gola: Che dovunque: vói troverréte qualúnche
di questi duói Zéti pósto tra due vocáli , gli
daréte quél' suón doppio & grinde , che sidâ
a Belleza , Máza , Pázo , Spézo , Zazeáre ,
Olézo , Riprézo & simili : Et dove lo tro
verréte ne' principi delle parole , o ne' mézi
dietro a consonanti , o diétro a qualsivoglia.
vocále innánzi a qualúnche , I , seguito da vo
cále, gli daréte il suono scempio , cóme a Zám
na, Zero, Profunzióne , ufiz 10 & Spézie .
Eccetto pero , dove il détto, 1 , avéße l'accento
acúto o ilCircufléßo ,cómé si trova in Guizî
Pazia ; o s'e' rappresentaße idue, tt, détti.
Et de Zeti per óra sia detto abastánza : & a
chi questo paréßi purtroppo, ne pigli quánto
li piace , e lásci il resto a chi lo cerca ..
Restane órasolamente circa 'le osservazioni
délle léttere , che vi si rénda la Ragióne ,per
ché in moltißimi luógi , contra l'úfo Latino
cóntra il comúne Toscano, ábbi lasciato la
H, in tutti il , K , lo , X , pariménte .
Per laqual cosa parlando prima de la , H , Diễ
co , che essendo ella signo di spirito , non
lettera , che da se abbia suono : Et faccendo io
1+ profeßionedi mostrárvi,quánto piu mi sarà pos
sibile , es sapro fáre , la puritá della véra pro
núnzia Fiorentina : mi pareva mío débito di
adoperárla, solamente dove èlla ci sérve sen◄
sibilmente, ad accrescere lo spirito álle vocáli:
& levárla di tutti que' luógi , dó ve élla non
sólo non lo mostra a nói ; ma ne pus inganná
re agevolmente co la presenzia súa. Et peró
Bo io pósta solamente in quelle parole dóve
iolasento: come in alcune interghiezioni,&
trail, C , lo , 1,0 la , E , quándo ô volú
to esprimere CHI , o , CHE : Et intra il , G ,
lo 1,0 la , E, quándo & voluto dire, o Ghe
rárdo , o Ghiro; simili infinite parole .
Etquesto 6fitto,si perché quél fiato & spíri
to maggiore , alterándo la naturál Pronunzia
délle lettere , mi få del Ci , Ce , Chi , Che ; &
delGi , Ge , Ghi , Ghe : Et si ancora per non
avére a cercare di nuovo carattere che serva
per quelsuóno, avendo questo tanto aúto ,che
a miogiudizio ci básta ♦
Ne per questo voglio io gia , che chi vuole
scrivere a la Latina ( Benché óggi quánto
b vi
me , piu per Cerimónia , & per oßervanza det
La invecchiata scrittura , che per oßservazió
ne della Pronunzia , si ficcta ) non poßi asúo
placére ufirla . Ne ardirei di persuadére a
quelli Orecchi , che la sentißino & conoscés
sino in queste parole , Onóre , Onéto , One
ti , uómo , umani á , úmido , Avére , & infis
nite áltre simili, dove ella ê póta da' Latini,
a non ve la porre . Ma bene gli prego , che
in cambio di questa mia fatica , & per mérito
délla mia buồna vóglia ; mi fáccino in qualche
módo conoscere , che élla si úft in Firenze :
e io mi ridirô volentiéri :
Il , K, o io béne in tutto lasciato ágli Anti
chi nostri, & a l'úſo de' Registrisnon faccé
do égli ( secondo me ) la scrittura ne útile
ne bella : Et avéndo il , C , l'A , chefanno
il medefimo subno, sono in úſo .
Similmente lo , X , per non avere in fátto il
súo naturál' suóno , in questa nostra proz
nunzia : Conciosia che in cambio di quello ,
sentiamo ne' principij delle parole il suono
délla , S , crúda ; ne' mézi quello della dét
ta , S , raddoppiata : Lo abbiamo lasciato a sa
praddetti Registri & a' Latíni , che p aven
túrapiù p la vaghéza della lettera,che p biſά.
gno del suono, lo accettarono ne'lóro scritti .
De'l ,Y, non occorre parlare , eßendo in túta.
to lettera
to lettera Gréca : non ci rappresentindo
áltro suóno che il semplice dello , 1. Rimán
gasi dúnche a quelli, che si dilettano scrivere
con Caratteri aẞái , per varietá , o per Bellé
za, non per altro : Cóme si è fatto , &
sifarà sempre per l'úfo comúne di tutte l'ál
tre lettere sopraddétte , qualúnche ve nefúße
per piu d'ún' Carattere significáta .
Et tánto ci básti quánto a le léttere , sino a
ehe maggior b fogno non ci conosco : Vegná
mo óra a gli Accénti Circa i quali vi abbiáz
a réndere la ragione del segno mutáto : & a
dimostrárvi che noi abbiamo il Circunfieso ,
o úno equivalé nte a lui , che serve álla Pro
nunzia nostra, a quello che serviva il Circún
fléßo nella Greca , & nella Latina : Ilché mi
práce dimostrarvi in quésta maniéra .
Accento secondo la diffinizione de' Gréci &
de' Latini, ê quel' tuốno della voce , che óra
con suóno Acúto , óra con Gráve , régge le
paróleê veramente la Anima loro .
Questo infra le altre principalmente ê di tre
sórti, Acuto , Gráve , & Circunfléßo . Lo
Acúto álza il suono della voce , & nella alté
za lo férma : Il Gráve lo mantiene piu bißo,
☞ sempre nel medefimo tinóre : Il Circunflés
so comincia nel suono dello Acúto , finisce
nel Gráve con piu continuazione di Tém
po,che neßuno. Questo último , nélle duc lin
gue sopraddétte, cadeva solamente sópra le
Sillabe lunghe per lor' natúra , o sópra a
quelle , che di due Sillabe erano fátte úna ; nel
fine , o innanzi alfine della paróla,dimostrán
ndovi úna súa Térza natúraper éßere com =
pósto di Acúto , & di Gráve . Gli efémpli di
questi,Latini o Gréci a chiunque non a quél
Te lingue sarebbono póco : & troppo a chi
le så . Et peró lasciándogli a diétro , Dico
che nói Toscáni abbiamo lo Acuto & il Grá
ve tánto nóti da per lóro , che basta dire so
lamente , che ogni paróla d'úna Sillaba natuz
ralmente a lo Accento Acúto , & quelle di
piu Sillabe ánno un' sólo Accento Acuto; &
tútti gli altri Grávi : se giâ questa Régola
non falláße négli Avvérbij compósti di quáľ
sivoglia paróla ,& di mente , ilché non im
pórta adéßo: Et che il détto Acúto puô bé -
ne avere per súa sédia , ógni luógo , da l'úl 1
tima Sillaha , sino a la sésta : come si sente
in quéste sémplici Paróle , Quá , Fónte , Có
rere , in queste composte con gli affißi a
guifa delli Ebrei , Téngasela , Portándosenela
cóme diße il nostro Bocciccio , ábitivisela
ancora che questa última sía mólto rára.
Ma quanto a'l Circunfléßo , Dico bene che io
non-so, se nói ci abbiamo própio quello , che
avevano i Grécie i Latini; Ma so questo se
laménte , che óltra i dúe suóni predétti , no
abbiamo un'altro , che si pronunzia copiu tém
po che lo Acúto , ságlie cóme quéllo, quâ
fi spuntándosi avanti che finisca ; & con un'
certo che di dolcéza pénde invérso il Gráve,
nonê il Gráve : Non viene se non dó
ve ê lo Accento Acúto , & in cámno di
quello nel fine inanzi al fine délle paróle:
Et finalmente sópra a dúe Sillabe ristrette in
úna , spéße vólte si truóva . Conóscesi il suó
no suo in tutte le parole deprecative béne
pronunziate , & in alcune interghiezioni ,
come nel primo , RE, di queste parole del Pe
trárca, Miferere del mio non dégno affanno:
in questa interghiezione , Déh Madonna
diß'io per quella fede : & simili : Et nelfiz
ne di tutte quelle paróle, álle quali anticas
ménte si aggiugneva un'altra lettera vocále,
particularmente úna , E ; cóme ne' prími
Potti di questa lingua , & nelle Centa No.
vélle antiche potete vedere : Et cóme ancora
ufárono il Petrárca , & Dante , in móla
ti luoghi . Laquile , E , riaggiúntavi ,
Pronunziata fuóri de la neceßita , er ra=
rißime vólte ancorafâ tánto languido , e
Góffo quél suono , quánto lo fa bello , &
dolce lo accennarla .Ne si dimostra ancora
con minor' grázia nel pronunziare intera
ménte quelle vocáli , che per facilitár forse
la lettura de' versi , sono state alcuna vólta
leváte , segnáte con l' Apóstrofe ; quándo
peró éße , cóme Ditténgi forse che élle sóno
siano pronunziate sótto l'Accénto della vo
cile antecedente ; il quale per quélla contra =
zióne ê forzato allora di Acuto divenir’Cir
cunfléßo : Come benißimo si conosce ne sot
toscritti vérsi , dove clcúne paróle són' póste
intére & potrebbono apostrofársi : Ció ê.
>> Sólo per lei tornái da quel ch'io éra .
Méntre potéo del suo cadér' maligno.
"› Tólta m`ê pối di quéi bóndi capélli.
in altre infinite simili a queste.
Per éßere atunche questo Arcento simile,
in tutte le cose , álla descrizióne del Cir
cunfléfo de' Gréci & de Latini , cóme nél 3
la compofizióne súa , nella estens óne , nél 13
la quantità delle sillabe dóve éi cáde , avène
do nói le Acute ( quánto a me ) in luógbo di
lúnghe , nella qualitá de' luoghi nelle contraz
zióni , finalmente , nella súa dólce ,
languidétta Duréza ; mi páre che giustamén➡
te si póßa chiamár' Circunfléßo : Per la siz
militudine dico , non per la certeza , che
altri si abbia piu di questo che del grave,
dell'Acuto de' detti Greci , & de' Latini . 1
Ma perché
Ma perché giustamente mi potrébbe éfer' dét
to, Egli è vero che vói Fiorentini insieme
con altri molti Toscáni , avéte lo Accento che
tu ci ái divifáto : Non dimánco on avete ób
ligo che vi stringa a la Pronunzia súa, come
aquélla dello Acúto : il quale per lui in
ógni luogo , senza difetto vi puó be =
nißimo servire , sérve , per quello che
si óde: peró non bifognáva che lo notáßi.
10 a questo rispondo,che lo ufo é vário , e
libero,cóme e dicono: & cheper questo no
voluto oltligáre neẞúno a pronunziárlo più
chebene se gli venga , servéndo veramente lo
Acúto in luogo di quello . Ma béne & volúto
che si conosca : Paréndomi conveniente , &
neceßário,avéndolo , ánzi recuperándolo da chi
ce lo aveva tolto , di dimostrárlo : Et segná
re con ello grandißima párte di quelle parole,
sópra le quali senza cárico di mála Pronún
zia, potrebbe lo uómo a suo placéré ufarlo,
máßimedove égli si conveníße , ció ê dó
ve la pronunzia in un certo módo ce ne in =
vita : Et conoscere insieme , quáli paróle ne
ábbia troncáte l'úfo ; in Guifa che lo Ace
cento acuto , che prima in su la penúltima si
trováva, in su l'utima ritrovándosi óra,pófa
diventár Circunfléßo .
Et perché póco disópra dißi , ufárlo dove si
conveniße : Avéte da sapere che altro & pro
núnziáre béne úna sóla parela , cóme che il
ben' pronunziáre násca non sólo da l'avére
la lingua benißimo disposta , ed átta al ógni
espreßióne ; ma da la cognizióne véra , & dél
la ánima della fórza delle paróle stéße z
Laqual cosa s'ê dimostráta nel prefente Con
vito , accentándovi tutte le parole che dipi
d'una Sillaba son' composte : Et altra cosa ê
léggerle insieme, & pronunziarle con qué
gli Accenti , che si riccheggono a le minúz
zie , a te membra d'un parlare intéro , le
quíli aguifa de parole spiccáte vogliono ún
fiáto continováto , & sólo : Et questo in
quéfta ópera non s'ê fatto . Per ció chepri
ma era neceßário mostrárvi quello , che cia=
scúna paróla da se valéße ; Dipói parlárvi
de Númeri , & mettere in regola il gius
dizio degli orecchi puu purgati , & piu per
fetti:-1l quale cercando ún suóno, ovogliamo
dire un' Concento , & Armonía , che lo ém
pia con grizia, con dolcéza , del con =
tinovo aggráva moltißimi Accenti . Et bez
né â le sue regole quéfco giudizio , non só =
laménte në vérsi , dóve páre che la stéßa com
poſizione & ordináta legatúra délle parole
stringa naturalmente ogni mediócre orecchio
bén comandare álla voce : ma nelle prófe
ancora , Benché éße 'páino " sciolte , siano
veramente , per tutti quelli che non intén lono
o per árte, per natúra la música lóro : la
quale vera nente ê cóme quella de' versi , se
béne élla ê piu lárga , & non â le própie lég
gi , o i termimini di quélli . Maper non éßer'.
questo luogo da parlárne al.riménti : mi ri «
strbo a pu cómodo témpo . Et bástimi dír -
vi per óra che c'è chi caminando con fatica
non piccola diétro ale pe áte di M. Túle
tio nell'uno Oratóre & nell'ált finalmén
te trováto úna facilißima stráda , che dimó
stra ad ogni mediócre ingégno la vía da po
tére agevolmente comporre le nostre Prófe
con i loro débiti Numeri , quinto ê pos
sibile accómoditi álla espreßione delle maté
rie & dégli afféti de parlatóri : Cóme a luó̟
go tempo la gaménte vedréte.
Et per tornáre a' nóftri Accénti dico , che la
utilitá prefente , é manifesta; de la futú
ra si può speráre : Et dánno alcuno per ane
córa non só vedérci : Et finalmente quándo
pure io fúßi in errore : mi fusse fatto co
noscere con qualche ragióne , mi coréggers
sempre, volentiéri .
Quánto a lo avere mésso in ufo la Nó
ta dello Accénto Acuto dove gli altri già,
parécchi ánni quáfi sempre pongono 7 il gráve
Rispondo , che piu tóto 8 voluto erráre con
i Gréci con i Latini , se erróre ê :che se
guitáre l'úfo bén' cominciato , & mále segui
to. Ben' cominciato dico , perché chi prima
comincio in questa lingua a segnare alcuni
monosillabi con lo Accento Gráve , imitô i
Gréci , & béne : Ne io mi sarei dipartito da
quésto úfo , se égli non mi bastáße díre , che
dovunque non si segna lo Acúto , o il Cir
cunfléßo , vi si intende sempre il Gráve , &
si pronunzia gráve. Mál' seguito dißi , perché
non conoscendo , o non si accorgéndo la mag
giór' párte , di quello úfo de' Grécis pensándo
si che doveße servire p acuto , o pur noci co
noscéndo áltro accento degno di nóta,& no pen
sándo potersi mái servir'de'l Gráve, lo segná
rono in infiniti luoghi per éßo Acúto : Et que
sto non é voluto fare io , per non avér' pói
a mettere la nóta dell' Acuto , ne' luoghi dove
fórse acóra mi verra tene segnare il gráve .
Et ilfuggire questo inconveniente négli óca
chi di ogniuómo , ê státo cagione , che io
8 lasciato l'úfo predétto , ilquále ê di póchi
Anni . Et nientedimánco , ne di questo , ne
d'altro voglio pór' Régola ad altra scrittu
ra che alla mia própta . Séguiti pur ciascu
no quello che più gli price : Et se io perdó
no ad altri quello , che a me pare errores
Conténtinsi di perdonáre a me simileménte qué
sto , parendo púr lóro errore : Et lo lá
scino in tutto a questi scritti . Et tánto bá■
sti circa i ségni & l'úfo de nóstri Accénti
Queste sono finalmente virtuosißimi amató■
ri délla Pronúnzia nóstra , Le oßervazioni
le Regole de nóstri Accénti , & délla dóp
pia , viria Pronunzia delle lettere sópra
détte : Le quali senza mostráre altrimenti i
suóni dell'altre , dovendo éßere noto a cla
schedúno il puro , & naturáľ suóno di ciascu
na lettera déllo Alfabeto Latino , mediante il
quale parla questa scrittura;secóndo me , sóz
no bastanti afár' conseguire la Cagnizióne
délla Pronunzia Fiorentina,da tutti quelli stra
nitri , che con élla non potéßin' parláre , per
naturále difetto della lór' lingua : Et afár
la pronunziare bene da tútti gli áltri , che, o
per Naturalitá , cóme di buona parte degli
Italiáni avviene , o per grán' prática di quél
la, cóme a mólti Forestieri abitatori della nó
stra Cittá si véde fáre .
Et non vi dia nóta per óra che la Scrittúra
Maiúscola , o Maggiorétta che vogliám dire,
non vi si rapprefenti con le note , & con le
differenzie dell'altre si perché in questa
Operétta , élle sóno póche , in póchi luo
ghi, e di parole tutte che subito , o póco di
sótto a lóro , vi si dimostra la loro naturas
Si ancora perché lo intagliatore delle altre
non ebbe ánimo di poterle fáre con Grázid.
Béne spero che póco andra , che vói & io sa
rémo satisfátti in tutto di quelle insieme , &
d'una piu diligente compofizióne di lettere,
chee per la novitá di eße e delle oẞervazion
ni , si ánno recáto diétro mille difficultá s
cheforse in queste áltre mie cóse non si ve
dránno .
Et cosí álle scúfe , álle difése , álle Oßer
vazioni insieme per óra sía fatto fine . Pro
metténdomi a tútti , desideróso di udire i Biz
prensori , Pronto al Correggermi de gli era
róri, Parátofinalmente a sopperire , a quán
to di ne ceßário a questo nostro fine , avéßi
lasciato :Ingiurióso , o Benigno Contraddittóre
che io mi riscóntri . Perché de lo imparáre
non mi vergogno : Et sópra tutte le
cóse desidero soddisfare al Desi
dério vóstro: állo Amó
re che io pórto álla
:
mía própid'
( Fiorenti
na Lina
gud.
{
る 1

T
MARSILIO FICINA
A BERNARDO DEL
2 NERO,
1944 . ET ANTONIO
C MANET TI . S.
35.
OGLIONO 1 mortáli quelle cose,
he generalmente spéßo fanno,dóz
po lungo fo farle béne : & qnán
so pia le frequentano farle meglio. Questa
regola per la nostra stoltízia , & a nostra
miferia , falla nello Amore. Tutti continox
97 in qualche modo , tutti quáft
vamente amiamo
amiamo mále: & quánto piùamiamo , tánto
péggio amiamo. Et se úno in centomila áma
A
rettamente, Perché questa non è comune ufán
za , non si crede. Questo monstruófo ers
róre (guái á nói ) ci avviene , perché temeras
riamente entriamo prima in questo faticoso
viaggio di Amore,che impariamo il termine
suo , il modo di camminare i pericolosi
pápi delcammino . Et peró quánto più andra
mo , tánto più ( oimé míferi ) a nóstro gran
dánno erriamo. Et tánto più importa lo svi
ársi per questa selva oscura , che per gli ál
tri viaggi : quánto più número & più spéße
ai sicammina. Il Sómmo Amóre della Pro
videnza divina, per ridúrci a la diritta viada
nói smarrita , anticamente spira in Geid
ana Catißima Dona , chiamata Drótima sacer
doteßa : laquale da Dio spiráta, trovando Sóz
rate Filofofo dito sopratutto allo Amore gli
dichiaro,che cosafüße questo ardente desidéz
vio, & perche via ne poßiamo cadere alsóm
*mo Mile
Je perche via ne poßitmo saltre al
SommoBene Socrate rivelo questo sacro mi
stério al nostro Platone : Platone Filofofo
sopra gliltri Fio,subito un libro per rimé
D
dio de Gréci ne compose lo per rimedio
de Latini il libro di Platóne di Greca lingua
in latina tralußt: & confortato dal nostro
Magnifico LORENZO DE MEDICI , i mi
Stery, che in detto libro erano più difficiti,co=
mentái : & acció che quella Salutifera Mån
na a Diótima da'l Cielo mandata, a più persó
ne sia comune facile, 8 tradotto di latina
lingua in Toscana , i detti Platonci misterij
insieme col comento mio : Ilquile volume di
rizo principalmente a voi BERNARDO ";
1
del nero , & ANTONIO Manetti, dilettißi
mi miei: perché sono certo, che lo Amore,
,,il
quile vi minda il vostro Marsilio Ficino
co Amore riceveréte": & daréte at intendere
aqualúnche persona presuméßc leggere qué
sto libro con negligenza, ó con ódio,che no
the satâ capace in fempiterno . Imperoche la
diligénzia dello Amore , non si comprende
con la negligénžid': σ éßo Amôre, non si
piglia con l'ádio. Il Santo spírito Amore
Divino,il quale spirô Diotima , ci allúminė
la Mente , accenda la volontà in modo,che
amámo lúi in tutte le sue opere béla
le : pôi amiamo le opere súc
inlui: infinitamente go
diamo la infinita súa i
* 195 Belleza . PT AN
Sare 1-17
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2006 Lig 579 14
2r 12

S&Msah
1 COMENTO DI MARSILIO FI
SCINT FIORENTINO SOL
32 non PRA IL CONVITO DA NOS
SVOME Gámh ? PLATÓNE.
Fall in A ban
ngày những RO EM OF
#181 J
SALATONE Padre de Filofofiademptu
pti gli ánni .LXXXI. délla súaētå
Il VII . Di di Novembre , nelquále
égli éra Náto : sedendo a Ménsa , leuate le
vivánde fini súa vita . Questo convito nel
quale parimente la Natività il Fine di éß☛
Platóne si contiene , tuttigli antichi Plató❤
nici in sino al tempo di Plotino di Porfía
rio, ciascuno Anno celebravano : Ma dópo
Porfirio Anni .M CC. Si preterméßono qué
Ate solenni vivínde . Finalmente ne móſtri
tempi il Famosißimo LORENZO DE ME
DICI, Volendo il Platónico convito rino
váre , lacura diéẞo a Francesco Bandino com
méße. Conció sia cósa aduque che il Ban
dino avéße ordináto onoráre il VII Di di
Novembre , invitáti nóve Platónici, con Res
gále apparato ne la villa di Careggi gli ri -
cevette . Questifúrono. M. António degli
Agli Vescovo di Fiéfole: Mattro Ficino, Mé
dico , Criftófano Landino Potta, Bernárde
Nuti Retórico, Tomáfo Benci , Giovanni Ca
valcánti nostrofamiliare che per la virtúdél
lo Animo, & per la nobilißimá apparenza súd “
da' Convitáti éráchtamáto Eróc, Duóide Mar
supini Cristófano & Cárlo ,figliuoli di Cárlo
Poéta. Finalmente il Bandino uólle che io fús
siil nóno : accióper Marsilio Ficino a quégli
disópra , aggiúnto , il número delle Mufe si
raguagliaße . Et quándo le vivánde fúrono
leuáte, Bernárdo Núti prése il libro dî Plas
tóne , il quale ê convito di Amóre intitolá■
to: di détto convito, lesse tutte le ord
zióni: lequali lette, prego gli altri convitá
ti, che ciafcuno úna ne dovésseesporre. Las
quale cósa tutti acconsentirono : & per sór
Fe quélla prima orazióne di Fédro toccô
esporre a Giovanni Caualcánti: La oraziós
ne di Paufania ad Autónio Teólogo : Quél.
la di Erißimaco Médico a Ficino Médico : si
milmente di Aristófane Fotta a Cristófa no
Potta: cosi del giouinétto Agatóne a Cár
lo Marsupino : á Tommifo Benci fu dátala
disputazione di Sócrate : l'última di Alcibia B
122
de a Cristófano Marsupino. Questa talsore
te tútti approvárono : Ma il Vescovo , il sa
Médico, Búno álla cúra dell'ánime, l'altro a zi
iii

1
6 ORAZIONE

quéllà de córpi obligato andáre,à Giovanni


Cavalcanti loro disputazioni comtßono: gli
áltri a costui voltáti con attenzióne étte
no à udire . Allóra in tál módo comincio à
parlarebabe 6 INNO2
10.
21 912
ORAZIONE. I.A
6152 21 *
DE LA REGOLA DI LODARE
AMORE ET DE LA DEGNI
3 TAY ET GRANDEZA
SVAN Jr. 9001

CAPITOLO, I,
* J
YOL YRATISSIMA Sórte óttimi Covitân
.
Gyti oggi a me tocca : per laquale è ac
caduto ,che io Fédro Mirrinufioraps
prefenti. Io dico quél Fédro , la familiarité
del quale tánto stim8 Lifta Tebano sómmo
Oratore, che con orazióne diligentißimamén
te compósta ne derselo benivolo si sforzó tet
La cui apparenza fù a Sócrate di tinta ammi
razione , che giâ appréßo al fiume Ilißo dál
lo splendore di éẞa commóßo , & più alta
mente elevato , canto misterij divini : Il quám
le innanzi non solamente dé le cose celêstip A
234
PRIMA'S & AT

ma ancora de le Terréne diécva se êßere igno


rantißimo, De lo ingegno de lquale tánto dis
lésto pigliava Platóne, che i primi frutti dél
li studij suới a Fédro mando: a questo gli Epi
grammi 3a costui le leggi di Flatóne,a questo
il primo libro di platóne, che trattode la Bel
1.za xilquále Fédro si chiama. Con ció sia
adunque che io simile a Fédro sia súto giudia ..
cáto , non certamente da me, perchétanto non
mi attribuisco, ma dal cafodella sórte, la qual.
cósa da vói ê súta approvita: con questifes
lici augurij , la súa orazione volentieri im²
prima interpetrero : dipói quello, che al Ven
scovo al Médico toccáva, secondo la fae .
cultá dello ingégno, mettero ad esecuzione.
Tre párti in ogni cósa considera qualunque
Platónico Filofofo: Di che natúra són quel
le cose,che levanno inánzi: Diche quelle,che
la accompagnano : Et cosi quelle, che seguita
no dipói . Et se queste párti eßere buone ap
pruóva, éßa cósá lóda : & cosiper il contra
rio. Quella aduncheê láude perfetta,la quá
le l'antica origine de la cósa racconta: narra
la forma prefente: & dimóstra li frútti
futuri. Da le prime párti ciascuna cosa si
16da dinobiltà: Da le seconde digradeza Dai
Le terze di utilità . Il perche per quelle tre v
2
Aiiii
ORAZIONE

párti , nélle lódi queste tre cose s'includono


nobiltá , grandeza,& utilitá. Per laquál' cósa”
il nostro Fedro principalmente contempláto la
prefente eccellenzia di Amore , GRANDE
DIO lo chiamo . soggiunse A GLI VOMI.
NI ET A GLI DII DEGNO DI AMMI »
RAZIONE. Et non senza ragione : conció
sia che nói propriamente de le cose grandi
pigliamo ammirazione . Colúi veramente &
grande, állo Império delquale tuttigli nóminí
ni, túttigli Dii,secondo che si dice,sisot
tomettono : Imperóche appréßo gli antichi
cosi gli Dii come gli uómini si innamórano.
La qual cosa Orfeo & Efiodo insegnano
quándo dicono, le Ménti degli uomini &dia
gli Dii dall'Amore éßer domite . Dicesiand
córa tßere degno di ammirazione: perché cie
fcuno quella cófa áma , per la belléza délla
quale si maraviglia. Certamente gli Dii,o
véro Angeli , come vogliono i nostri Teólo
gi, maravigliandosi della Belleza divina quél
la ámano :& similmente avviene a gli uós
mini di quella de córpi. Queste certamente
lóde di Amore , che si tráe da la súa pre
fente eccellenzia,che lo accompagna. Dipói
ida le párti,che gli vánno innanzi , Fédro le
séda,quándo afferma Amóre tßere antichißio
PRIMA

mo di tutti gli Dii : dove risplende la No


biltádi Amore, quándo la sua prima origine
si nárra. Terzo lo lodera da le coseche se
guitano :dove apparirâ la súa maravigliose
utilitá. Ma inprimade l'Antica & súa nóa
bile origine , appréßo de lasúa futura utilia
tá, disputerêmo.
03 02
DE LA ORIGINE DI AMORE
CAPITOLO. II.

RFEO nella Argonáutica, imitána


do la Teologia di Mercúrio Trime
gisto , quándo canto de principij dél
le cose a la preſenzia di Chiróne , & dégli
Erói , cioè uomini Angélici, pòse il Cáos in
mánzi al Móndo , & dinánzi a Satúrno , Gió
ve & gliáltri Dii . Nel sino di éßo Cáos
colloço l'Amore : dicendo , Amóre éßere Anti A
chißimo, Per se medefimo perfetto, Di grancỡ
siglio. Efiodo nella súa Teologia, Parmé
Bidé Pitagórico nel libro della natura , &
Acufilto Potta, con Orfeo , Mercúrio si
accordano. Platone nel Timto similmente de
scrive il Cáos, & in quello póne lo Amoe
re, questo medefimo nel Convito raccom
ta Fédre. I Platónici chiamano il Céos, il es
ORAZIONE

Mondo senzafórme : dicono il Mondo és


sere Cáos di forme dipinto. Tre Mondipón
gono : Tre ancora saranno i Cáos . Prima
che tutte le cose & Iddio Autore di tutte , il
quile nói éßo Béne chiamiamo Iddio prima
crea la Mente Angelica : Dipóil'Anima de't a
Mondo , come vuole Platóne: Vltimamente il
córpo dello Vniverso. Eßo sómmo Iddio non
si chiama Mondo , perche il Mondo significa
ornamento di molte cose composto: & igli
al tutto semplice intendere sidébbe . Maeßo
Iddio affermiamo eßere di tutti i Mondi prin
cipio fine. La Ménte Angélica é il primo
Mondo fatto da Dio : Il secondo e l'anima dél
lo Vniverso . Il terzo e tutto questo edifi
zio, che nói veggiamo . Certamente in questi
tre Móndi, ancora tre Cáos si considerano...
In principio Iddio créa la sustinzia della Mén
te Angélica , laquile nói ancora eßénzia no
miniamo. Questa nel primo momento della
súa creazióne ê senza fórme , tenebrósa:
ma perché ella è nata da Dio , per un cérto
appetito innato , a Dio suo principio si ri
vólge: voltándosi a Dio dal suo raggio ê
illustráta , e per lo splendor di quel rággio
si accende l'appetito suo: Acceso tutto a Dio
s'accosta: Accostandosi,pigliale forme: Impe
iP RMCAT XA ZA

To the Iddio che tutto puð, nella Ménte, che av


Lái si accosta, scolpisce le natúre di tutte le
cose che si crtano. In quella adunque spiri
tualmente si dipingono tutte le cose , che in
questo Mondo sóno. Quivi le spére de Cit
Îi, & délli elementi, quivi le Stelle , quivi
le natúre de vapori , le fórme delle piétrej
de metalli , delle piante , & delli Animáli si
generano . Queste spezie di tutte le cose,dash
divino auto in quella supérna Ménte con="
cepute, there le idée non dubitiamo : & quélla'
forma , Idea de' Citli , spéße vólte Iddio
Ciélo chiamámo : la forma del primo Pia
néta, Satúrno : del secondo Giove , & siè !
milmente si procé le ne' planéti, che séguitas
no. Ancóra quélla Idea di questo elemento
del Fuoco si chiama Iddio Vulcino , quella
dell'Aria lunine , della Acqua Nettunno, &
della Térra Plutóne : Per la quil cósa , tútti
gli Dei aßegniti a certe pirti del Móndo in
feriore, sono le idee di queste parti in quel
la Mente superna adunite. Mainnnízì che
la Mente Angélica da Dio perfettamenteria
cevéße le idée, alui si accosto: & prima che
a lui si accostíße, éra giá di accostársi accé
so lo appetito sho : Etprimache il suo appeti
to si accendéße, aveva il divíno rúggio rice
ORAZONIES S

úto : Etprima chedi tále splendore fúßeed


páce,lo appetito suo naturále a Dio súa prins
cipio gia si tra rivólto : Et innánzi che a
Lúi si rivolgeße , éra la súa eßénzia sénza
forme,& tenebrosa , laquale eßènzia per an
Fóra difórme priváta vogliamo,che Cáoscer
taměte sia: Et il suo primo voltamento es
Dio é il nascimento d'Amóre : la infuſione ..
del Rággio,il nutrimento di Amóré :lo incen
dio che ne séguita , crescimento di Amoresi
cbiáma . Lo accostársi a Dio & lo impeto di
Amore: la súaformazione &perfezione d'A
more, lo adunaménto di tutte leforme
Idée i Latínichrámano Móndo , & iGréci Cós
mo, che ornamento significa . La grázta dim
questo Mondo , & di questo ornamento, & lat
Belleza, a la quale,subitamenteche quello A
mórefù náto,tirô & condúße la Ménte Ana
gélica, la quale eßendo brútta,per suo mézon
bella divenne , Peró tále é la condizióne di
Amore, che egli rapisce le cóse a la Belléza,
le brutte a lebelle aggiugne. Chi dubitem:
râ adunque che lo Amore non séguitisubitam
mente il Cáos, e prima sia che il Mondo,
☛ chetutti gli Dei , che sóno álle pártidel,
Móndo distribuiti: Considerato che quello ap 2
petito della Minte sía innánzi alla súaforms »
LA

Rione: & nella Mete formáta náschino gli


Déi il Mondo Meritamente adúnche fü
túi da Orfeo 'ANTICHISSIMO chiamátos
Oltre a questo PER SE MEDESIMO PER
FETTO . quafi che voglia dire, che a se
medefimo dia perfezione Imperó che é pára
che quel primo instinto della Mente per súa
natura la perfezione attrágga da Dio , e
*quélla día álla Ménte che quivi piglia súc
forme, similmente faccia agli Dij,che quins
di si generano.DI GRAN CONSIGLIO,&
ragionevolmente , concih sia che la sapienza
onde propriamente deriva ógni consiglio , alla
Angelica Mente &attribuita pché quellap
Amóre inverso Dia voltátasi : per lo ineffi
bile sko raggio risplende . Ne altrimenti şi
diriza laMente in verso Dio, che ïverso il
láme del Sole, l'occhio si fáccia . L'occhio
prima guárda : Dipói,no altro che il lume del.
Sóle é quel' che éi véde : Térzo del lúme
del Sóle, i colori, le figure delle cose come
prénde. Il perché la occhio primamente oscú«
ro informe,a similitudine di Cáos áma il
lume metre che éi guárda, guardando pi
glia i raggi del Sole : quelli ricevendo, de
solóri, delle figure delle cóse s'infórma
Et si cóme quélla Ménte súbito che éllatsé
14 ORAZIONE

zafórme náta,si volge i Dio, & quivi s'ina


forma:similmente la Animadel Mondo tiver
so la Mente & Iddio , di quívi generáta ,si
rivolta: & benché in prima élla sia Cáos
nadadi forme : non dimeno inverso l'Angéli
ca Mente per Amoré dirizitasi , pigliando le
forme da lei, Móndo diventa. Ne altrimenti
la matéria di questo Mondo per lo Innito
Amore difatto inverso l'Anima si indirizô,
alti trattábile si dispose. Et benche ella
"nel suo principio senza ornamento difórme,
fúße Cáos non formáto : non diméno permě
zo di tále Amore,ricevette da l'Anima lo ore
#amento di tutte le forme , che in questo
"Mondo si véggono . Il perche di Cáos, Món
do è divenuta. Trédunque mondi, tre Cáos
si considerano. Finalmente in tutti , lo Amo
re accompagna il Cáos , & vâ innanzi al
Mondo desta le cose che dormono : le tenés
bróse illumina: da vita álle cóse morte : fór
ma le non formáte daperfezione alle im
perfette Délle quali lódi quafi nefuna mag
CT
gioresipuò dire , o pensare.
2id obs Obeng 19 ***I
$ news . 1987. ialit
commitus sida such sanit 44 **
99lbs var veins wedge a stia in 2
PRIMA

DE LA VTILITA D'A MORĖ ,


. CAPITOLO HI
715 XX360

BBIAMO insino ad ora de la súa


origine & nobiltà parláto : Dela
sua utilitá stimo giá síada disputá
re. Et certamente superfluo sarebbe narráre
tutti i benefizi , che lo Amore arreca â la
umána generazione: máßime potendo in som
matuttiridurgli. Perche l'offizio della vita
"umana consiste in questo che ci scostiamo dal
mile , accostiamoci albene. Il mále déllo
uomoé quello,che é inonésto: quello , chet
il suo béne, & lo onésto. Senza dubbio tútte
le leggi , discipline, non d'altro si sfórza
no , che dare a gli uomini tali instituti di
vita , che da le cóse brutte siguardino , le
oneste mandino ad efecuzione. Laquál' cósa
finalmente appena con grande spazio di tém
poleggi e scienzie quafi innumerabili,pós
sono conseguire éßo semplice Amore in
(
breue mette ad effetto. Perché la vergogna,
da le cose brutte rimuove : il desiderio
dello Bere eccellente, ale oné ste gliuomini ti

ra. Questedue cose , non per alcuno altro mộ


do che per Amore póßono gli uomini con
piùfacilit, & prestéza conseguire. Et quina
RAZIONE 1 6

do noi diciamo Amore , intendete desiderio di


Belleza ,perche cosi appreßo ditutti i Filófo
fit la diffinizione di Amore , la Belleza
kúna cérta grázia, laquále maßimaménte&
il più delle volte násce da la corrisponden
F zia di piùcóse: Laquále corrispõdenzia'ê di
tre ragioni. Il perché la grázia, che è ne gli
Animi, & per la corrispondenzia di più virtú:
Quella che & ne' córpi, násce per la cocór ■
dia di più colori linee. E ancora grázia
grandißima ne' subni, per la consonánzia di
più vóci. Adunque di tre ragioni & labelli
za:ció degli Animi, de córpi, delle vos
ci. Quella dello ánimo con la Mente sóla
siconosce: Quella de' córpicon gliócchi: Quel
la delle voci non con altro che congli orecchi
si comprende.Considerato adunque,che la Men
te il vedere, & lo udire son quelle cose,
con le quali sólenói poßtámo fruire éßa bel
lezalo Amore, di fruir la belleza deside
rio sia: lo Amor , sempre de la Mente , ócchi
orecchi e contento. Or' che gli fâ biſó
gno di odoráre,digustáre, odi toccáre ! cone
ció sia che questi sensi,non altro che odóri,
sapori , caldo, freddo, molle duro o simi
licose compréndino . Neßuna di queste cose
dunque dapoi che elle sono semplici forme,&
lebelleza:
PRIMA . →

la belleza umána . Máßime considerato, che


la Pulcritudine del córpo umano richiégga
concórdia di vári membri , & lo Amore ri
guardi la fruizione della belleza , cóme súd
fine . Questa sólo álla Ménte & al vedére,
állo udire si appartiene . Lo Amore adún
che in queste tre cóse si términa . Et lo Ap
petito che gli altri sénsi séguita, no Amore
7
ma più tosto libidine , o rábbia si chiáma . Ol
tre a questo se lo Amóre in verso lo uómo
5
desidera eßa Belleza umána, & la belléz a del
córpo umano in una certa corrispondenzia
consiste: lacorrispõdenziaê cérta teperán
za ,séguita che nõ áltro appetisca Amore, se
no quelle cose , lequáli sóno teperáte modé ste
onorevoli . Siche i piaceri delgusto & tát
to che sono uolutta, ció ê práceri tánto vebe
menti furiosi , che la Ménte de'l próprio
státo rimuovono , & lo uomo perturbano ,
non sólo no le desidera lo Amore , anzi l'a
~
in abominazione : quelle fugge, cóme cóse
che per la loro intemperánza sono contrárie
álla belleza . La rábbia Venered, cio & la Lus
súria , tira gli uomini a la Intemperánza:
perconseguente ala incorrispondenza : Il p
ché similmente páre che a la deformitá ció ê
bruttéza gli uomini tiri, Amóre a la Bel ?
B
1. 8 ORAZIONE

léza. La deformiti & la belleza son con


trárij. Questi movimenti adunque , che a la
deformiti Pulcritudine ci rapiscono : me
defimamente appariscono intra lóro éßere có
trárij . Fer laquil cósa lo appetito del Cói
to , lo Amore , non solamente non sóno i
medefimi Móti : Ma ßerecontrárij si mó =
Strano. Et questo testificano gli antichi Teóz
logi , i quali á Dio il nome di Amóre ánno
attribuito . Laquil cósaancóra i Cristiáni Teó
logi sommamente confermano : & neßuno Nó
me commúne con le cóse disoneste è a Dio
conveniente . Et per ó ciascuno che ê di Intel
létto sino, si débbe guardire che lo Amóre
nóme certamente divino, ale stólte per turbaz
zióni scioccamente non transferisca . Vergho
gnisi adunque Diceirco , & qualúnche altro
â ardir di riprendere la maietá di Flatóne,
che abbia troppo állo Amore attribuíto . Impe
roché agli Affettioné ti onorévoli & divíni,
nósolamentetróppo : ma abbastanza mai attén
dere non poßimo . Di qui násce , che ogni
Amore ê onésto , ógni Amatóre ê giúto:
perché ógni Amore ê Bello , & Condecente:
propriamente le cóse a se smili áma . Ma
lo sfrenito incendio dailquíle ágli átti lasci
vi siamo tiráti, conció sia che egli trigge
J
PRIMA.

la Deformità , si glúdica álla Belleza éßer®


contrário. Acció che adúnche noi ritorniamo
qualche volta a la utilitá di Amóre: il timóre
della infamia che da le cóse inone fte ci discós
tá , ildesiderio della Glória , che a le ono
revoli imprese ci fa cildi, agevolmente &
2
présto da Amore procédono . Et prima, per
ché Amore appetisce le cóse lelle , sempre le
laudibili magnifiche desidera : & chi â in
ódio le deformi, neceßário è che le disonéste
brútte semprefúgga. Ancóra se dúe insiê
me si ámano , l'un'aláltro con diligénzia at
tendono, doversi piacére scambievolmente
desiderano: inquánto l'uno daláltro ê attéso
come quelli che miinon mancano di testimo
nánza , sempre si guardano da le disoneste
cose in quinto ciascuno di pacére all'altro
si ingégna , sempre con ógni sollecitúdine &
diligénzia a le Magnif che si mettono : acció
che non sieno a dispregio della cósa amâz
ta : ma d'éßer' degni di recíproco Amore sias
no stimíti : Ma questa ragione , copiosamén◄
te dimostra Fédro , póne tre eftmpi d ' Amó
re: Vno di Fémmina di mischio innamoráta,
dóve' parla di Alcé te moglie di Adméro , la
quale fu contenta di morire ,per il suo Marí
to: L'altro di Máschio innamorata di Féma
Bii
OR.AZIONE

mina,cóme fû Orfeo di Euridice & Térzo di


Maschio a Maschio cóme fű Patróclo di Acz ,
chille :dove dimostra neßúna cósa quánto Az
móre rendere gli uomini fórti . Mala Allego
ría di Alcéste, o di Orféo, al prefente non ri
cercheremo . Imperoche queste cose,narrándole
cóme Istórie , molto più mostrano la fórza
lo Império di Amore : che volendo a quel
le sénsi allegorici dáre .. Adunque confeßiá
mo al tutto , che Amóre sía Iddio grande, &
mirábile: Ancóra Nóbile & utilißimo: & in :
tal módo állo Amore ópera diámo , che de'l
suo fine ,che é éẞa belleza , rimanghiamo cố :
tenti . Questa Belleza con quella parte sólo
con laquale ê conosciuta si fruisce : con la
Ménte ,col vedére, & con l'udire la conosciá
: Adunque con questi tre la poßiámo frui ,
re. Congli altri sensi no la belleza, la quátem.
desidera Amóre , ma più tósto qualché altra..
cósa, chefa bisogno al córpo , poßedtámo
Con qué ti tre adunque la belleza cercheré .0
mo: per quella che si móstra ne' córpi o
nelle vóci , come per cértí vestígij , ció ê mé=-1
zo conveniente , quélla déllo ánimo investiz
gherémo . Loderémo la córporale , & quella
approverrémo : & sempre ci sforzeremo di
oßerváre , che tanto sia lo Amore quánto sia
92 PRIMA D. I

Ba Belleza , Et dóveno lo Animo ma solo il


& córpo fuße bello , quello cóme ombra & caduca
imagine della belleza appena leggiermente
amiamo Dove solamente fue lo animo bél
lo ,questo perpétuo ornamento dello Animo
ardentemente amiamo : Etdove l'úna l'al
•·tra Belleza concórre , vehementißimamente
piglieremo ammirazione . Et cosi procedén
ido, dimostreremo , che noi siamo in veritàfa
migha Platónica : laquale certamente , non
caltro pensa , che cóse liéte , Celésti & diví
ne . Et questo básti quánto a la orazione di
-Fédrovegniamo dunque a Paufania .

ORAZIONE. IL

IDDIO E BONTA, BELLEZA,


ET GIVSTIZIA : PRINCI =
PIO, MEZO , ET FINE .
CAPITOLO, I.

OLLONO i Pitagórici Filofofi,


V• che il número Tenário füße di tutte
le cóse mifúra. Stimo io per cagione
che col número di tre, Iddio governa tútte le
cóse: le cóse ancora con éßo ternário nú
mero sóno termináte . Di qui ê quel vérso
B iii
ORAZIONE

di Virgilio . De'l número non pári si diletta


Certamente quel sómmo autóre prima
" Dio .
• e é tutte le cóse : Scóndo a se le rapiste:
térzo, da loro perfezióne . Tútte le cóse prin
cipalmente inm ntre che elle nascono , èscono
di quel sempiterno Fonte : Dipótin quél mes
defimo ritornano, quindo la lor' própria origi
ne addiminlano : Vltimamente perfette diven
gono , quando elle sono nel loro principio ri
tornite. Questo divinamén te canto Orfeo,
quindo disse, Giove tßere , Frincipio , Mézo
Fine , dll' universo . Frincipio in quan
to égli tutte le córe próluce : Mézo inz
quinto, pói che son' prodotte , a se le tira :
Fine inquinto le få perfette in mentre che a
lúi ritornano . Et per questo quel Redéllo
Vnivė“so , Buóno , & Bello , Gústo polii
mo chiamare , come appreßo Platóne spéße
vólte si dice : Buono inquinto le cose crés :
*
Inquinto egli le aletta Iello : Giusto In =
quinto secondo i mériti di ciascúna, lë få
perfette . La Belleza alunque laquile per
sha natúra, a se tira le cóse, stâ tra la 1 Bonta
Ola Grútizia : & certanénte da la Bontá
nisce , & vâ a la Grústizia.

t
SECONDA
COME LA BELLEZA DI DIO
PARTORISCE LO AMORE .
CAPITOLO. I I.
T Questa spézie divina , ció ê Bela
E léza, in tutte le cóse lo Amóre, ció

9 di se, â procreáto . Im
ê desiderio
peroché se Dío a se rapisce il Mondo , & il
Mondo ê rapito da lúi : un cérto continuo atz
traiménto ê tra Dio , il Mondo che da
Dio comincia nel Móndo trapáfa, & final
ménte in Dio termina: & cóme puncérto cér
chio dónde si parti ritorna . Si che un cér
chio sólo, ê quél medefimo da Dio nel Món
do: da il Mondo in Dio : & in tre módi
si chiama. In quánto e comincia in Dio &
allétta, Belleza: in quanto éi pâßa nel Móndo
quel rapisce , Amore : In quinto in mén
tre , che ci ritorna néllo Autóre , a lúi con
giugne l'Opera súa , Delettazione . Lo Amó
readunque cominciando da la Belleza , térmi
na in delettazione . questo intése Iero=
téo Dionifio Areopagita in quello Imno
precliro , nel quile cósi quéści Teólogi can
tarono : Amore ê ún cerchio buóno , il quá
le sempre da bene in léne si rivólta . Etne
ceßário è che lo Amore sia buono , conció
siache egli nátodaBéne siritórni in Béne .
B iiii
2.4 ORAZIONE .

Perché quel medefimo Dio è la Belleza , Il


quale tutte le cose desiderano : Et nella cúi
poßeßióne tutte si contentano si che di qui
il nostro desiderio s'accende . Qui lo ardore
dégli Amánti si rifósa : no perché si spénga
ma pché églisi adémpte . Et non sénzaragió
ne Dioniflo agguaglia Iddio al Sóle : impe
ró che si come il Sóle illúmina i Córpi &
scalda : similmente Iddio , lúme del véro agli
ánimi concéde , ardóre di Caritá . Quésta
comparazione del VI. Libro de la Republ.
di Platóne , certamente in questo modo cóme
udiréte si trae. Veramente Il Sole i Córpi
wifibili créa, cosi gli occhi co i quali si
véde : et acció che gli occhi vegghino , infón
de in loro Spirito rilucente : & acció che i
Córpi siano vedúti , di colore gli dipinge .
Ne ancora ilpróprio Rággio a gli ócchi , ne i
próprij colóri a' córpi, a lo offizio del vedére
sono abbastanza, se grâ quel lume , che é úno
sopra tutti i lúmi , da'l quil lume molti &
próprij lúmi , a gli occhi ' córpi sono di
a
Atribuíti , in lóro non discénda : & quélli il
lúmini , desti , er augumenti . In questo medē
fimo módo quel primo átto di tutte le cóse
ilquale si dice Iddio , producéndo le cose , a
ciascuna & donáto Spezie Atto : Ilquile
SECOND A 5

atto certamente ê débole & impotente a la


efecuzione della ópera : perché da cósa creá
ta, & da paziente subbietto fù ricevuto .
Ma la perpétua invisibile única luce del dí
víno Sole sempre a tutte le cose , con la súa
dâ conforto , vita, & perfezione .
prefenza da
De la qual cosa divinamente canto Orfeo ,
Dicendo , éßo Dio confortáre tutte le có
se, se sopra tutte spindere . In quinto
Iddio ê Atto di tutte le cose , & quelle au
gumenta , si chiama Béne : In quánto église
condo le loro poßibilitá le fa déste , viváci,
dolci , gráte , tánto spirituáli , quánto
ßer' póßono , si dice Belleza . In quánto
égli allétta quelle tre potenzie dell'Anima
Ménte, vifo , audíto a li obbietti che ánno
aděßere conosciuti , Pulcritúdo si chiúma. Et
in quinto eßendo nella Potenzia , che ê átta
a conoscere , quella congiugne alla cósa cono
sciuta , si chiama Verità . Finalmente cóme
Béne créa & régge, dâ álle cose perfezió
ne cóme Bello , le illúmina , & dû lóro
Grúzia,
26 ORAZIONE

COME LA BELLEZA E SPLEN


DORE DELLA BONTA DI
VINA: ET COME DIO
E CENRTO DIQ VAT
TRO CERCHI.CA
PITOLO III.

T NON senza propófito li antichi


Teólogi , pósero la Bontá nel Cén
tro : & nel cerchio la Belleza . Dis
co certamente la Bónta in un centro : & in
quattro cerchi la Belleza . Lo único centro
di tutte le cóse ê Dío : i Quátiro, cérchi
che d'intorno a Dio continovamente si ri
vólgono , sono la Ménte, l'Anima, la Natúra
& la Matéria. La Ménte Angélica, ê cerchio
Stabile: L'Anima , per se Mobile: la Natúra,
in altri, ma non per altri si muove : la Maz
téria non sólo in altri , ma ancora da altri
ê móßa . Ma perché nói, Dío chiamiÁmo Cén”
tro : quelli altri quattro , perché cerchi ,
dichtarerémo. Il Centro é ún punto del cer.
chio , tibile & indivifibile : dónde molte le
nee div fbili & móbili , vánno a la lor siz
mile circunfèrénza . Laquile circunferenza
che ê divifbile , non altrimenti sí vólge inz
torno al Centro , che in Corporále tondo in
SECONDA

un ghinghero si faecia . Et tále ê la Nath


ra del centro , che ben che sia uno indiviſibi✩
le & stabile : niente dimeno in ógni párte, di
mólte, ánzi di tutte le móbili & divifibili li
nee si truóva:peroché in ógni párte di cias
scuna línea ê il punto . Ma perché neßúna
cósa pus eßere dal suo Diss mile torca : le
linee che vanno da la circunferenza insino
al centro , non poßono questo tal punto toc
táre , se non con un' lor punto medefimamén
te semplice , unico & immobile . Chi reghe
ra Iddio di tutte le cose éßere meritamente
chiamato il centro ? Consider indo che sia
in tutte le cose al tutto Vnico, semplice &
immóbile : & tutte le cose che sono prodot =
te da lúi, siêng multiplici compóte , ins
qualche modo móbili : & cóme élle éscono
da lúi , cosi ancora a similitúdine di linee o
di circunferénzie in lui ritornano . In tál
módo la Ménte , l'Anima , la Natura & la
Matéria , che da Dio procedono , in quél me=
défimo s'ingégnano di ritornare : da cia=
seuna parte con ogni diligénzta quéllo ats
tórniano . Et come il centro in ógni párte
di línea, in tutto il cerchio si truóva:
tutte le linee per il lor' punto toccano il pún
to che ê nel mezo del cerchio : Similmente
2 8 ORAZIONE

Dio che ê centro di tutte le cóse , ilquále ê


unitá semplicißima , & Atto purifimo, se me
défimo in tutte le cose métte Non solamen
teper cagione , che egli è a tutte le cóse
prefente : Ma ancora perché, a tutte le cóse
create da lui , â dito qualche intrinseca pár
te & potenzia semplicißima & prestantisiz
ma, che la unitá délle cóse si chiama : Dala
quále , & a la qualecóme da céntro & a cến
tro suo , tutte le altre potenzie, párti di
ciascuna partedependono . Er certamente bi
fogna che le cose creáte , inánzi a questo
lór própto . céntro , & a questa lor própia
unitá si raccoglino , che aillóro Creatóre si
accótino : Accioche per il loro própio centro ,
al centro di tutte le cose si accóstino . La
Ménte Angélica , príma nella súa superemi=
nénzia nel suo cápo si liéva,che élla sál
ga a Dio : ET similmente la Anima & l'ál=:
tre cósefanno . Il cerchio del Móndo che nói
veggiamo , èê imagine di quelli che non si
véggono , có ê della Ménie , & dell' Anima
della Natura Imperó che i córpi sono óm
tre & vestígij della Anima & délle Mênti .
Le ombre i vestígij , la Figúra di quella
cósa rappresentano , délla quale élle sóno ve
Stigi ombre. Il perché quelle quattro có
SECOND A.

Semeritamente són quattro cerchi chiami


ti . Ma la Ménte ê tóndo immóbile : perché
la súa operazione cóme la súa sustinzia
sempre é quella medefima . Imperó che sém
pre a un medefimo módo inténde , le médé
fime cóse vuole . Et poßiámo qualche volta
la Ménte, per una sola cagióne móbile chia
máre : perché si cóme tútte le altre cose , da
Dío procede , & in lúi medefimo per ritor «
náre si volge l'Anima del Móndo , & quaz ·
Lúnche altra Animá ê móbile cerchio :
:per=
ché per súa natúra , non senza discorso co
nósce , ne sénza spazio di tempo adópera:
Et il Discorso da una cosa in altra, la
Temporale operazione , senza dubbio, Móto
si chiamano . Et se alcúña Atabilità ê nella
cognizione della Anima , più tosto è per be
nefizio della Ménte , che per natúra délla
Anima . Ancóra la Natúra , móbile cerchio
si dice. Quindo nói diciamo Anima secón
do l'uso delli Antichi Teólogi , intentiámo
la potenzia che ê nélla ragióne , & nel sén
so della Anima pósta : Quíndo diciamo Naz
túra: la fórza della Anima átta a generáre
si intende . Quella Virtú in nói propriamén
te chiemirono lo uómo : Questa altra dell'
uóme idolo & ómbra . Questa Virtú del
ORAZIONE

generire móbile certamente si dice : perché


con ispazio di tempo finisce la ópera súa.
Et in questo da quella propietà della Anima
e differente , che la Anima per se in sesi
muove : per se dico perché ella ê princípio di
Móto : in se ancora , perché in éßa sustinzia
délla Anima, rimine l'operazione della Raz:
gióne, & del senso : di questo non resul
ta nel corpo neceßariamente ópera alcuna .⠀~
Ma quella potenzia del generáre, laquál chia
miamo Natúra, per se si muove , efendo ella
una certa potenzia della Anima, laquale Ani
ma si muove per se Dicesi ancora che si
muάve in áltri, perché ógni operazióne súa,
nel´córpo si términa , Nutricándo , augumen
tándo , & generánto il córpo . Ma la Maré
ria corporile , ê cerchio , che si muove daál
tri , & in altri . Da áltri dico perché ê dál
la Anima agitato : In altri dico , perché si
muove in ispazio di luogo . Giâ dunque pos
siamo pertamente intendere ,per qualcagió
ne, li Antichi Teologi la Bontà nel centro ,
la Belleza nel cerchio póngbino . La Bona
ta di tutte le cóse ê úno Dio , per il quale
tútte son buone : La Bellêza ê il rággio di
Dio , infufo in que quattro cerchi , che in
tórne a Dio si rivolgono . Queste rags rig =
SECOND A.
2-13

gto dipinge in quei quittro cerchi , tútţe


le spezie di tutte le cóse : & nói chiamiamo
quelle spezie,nella Ménte Angélica, Idée: nel
L'Anima , ragioni : nella Natúra , sémi : & nél
la Matéria forme. Perilche in quattro cerchi,
quattro splendori appariscono : Lo splendóre
delle idée, nel primo : lo spléndóre delle raz
gióni , nelsecóndo : lo splendor' de' sémi , nel
terzo, lo splendore delle fórme, nell' último.

COME PLATONE DELLE CO


SE DIVINE SI ESPONE '
CAPITOLO IIII.

VESTO mistério significó Plató -


ane, nella Epistola al Re Dionifio ,
quándo egli aferm³ , Dio ¿ẞér' ca
gióne di tutte le cóse Belle : Quifi diceße ,
Dio éßere di tutta la Belleza princípio . Et
diße cosi. Circa il Re del tutto , sónɔ tute
te le cose: & per cagione di lui sóno tútte:
Egli ê cagionedi tutte le cóse Belle : Le se
cónde cose sono circa il secónto : Le térze
Circa il terzo . Lo Animo dello uomo, dez
sidera quili sit no quelle cóse intendere: guár·
dado in quellecose che sono a lui propinque:
Tra le quili neßúna è suffiziente. Ma cire
3 2 ORAZIONE

ca efo Ré, & quelle cose che io dißi, non ê


alcuna cósa tále: & quello che é dópo qué
sto , l'Animo párla . Qué sto testo si espó=
ne in questo módo , CIRCA IL RE : Signíz
fica non dentro al Re , ma fuoridel Re, per
ché in Dio non ê compofizióne alcuna &
quello che significhi questa paróla CIRCA,
Platóne lo espone quindo aggiugne TVT
TE LE COSE SONO PER CAGIONE
DI LVI : ET EGLI, E CAGIONE DI
TVTTE LE COSE BELLE, cóme see' di →
céße cosi, Circa il Re del tutto , tutte le có
sé sóno : perché a lúi cóme a fine tútte per
natúra si rivolgono : si come da lúi cóme
principio sono prodotte . DI TVTTE le
COSE BELLE . cióê di tutta la Belleza ,
la quale ne' Cerchi sopradétti risplende . Im
peroché le Fórme de' córpi si riducono a Dio
per i sémi : isémi per le rágóni:le Ragió
ni, per le Idée : co' medefimi grádi da Dio
si producono . Etprópio quándo ei dice ,
TVTTE LE COSE , Inténde le Idée : per
ché in queste tutto il resto si rinchaúde. LE
SECONDE CIRCA IL SECONDO , LE
TERZE CIRCA IL TERZO . Zoroaste
póse tre principij del Móndo , Signori di tre
órdini, Oromasin ,Mitrin , Arimanin : i quáli
Platóne
SECOND A. } 83

Platone chiama Dio , Ménte , Anima , Et


quéi tre ordini pófe nelle spezie divine ció
Idée , Ragioni, Semi , LE PRIME
adunque , cioè le Idée , CIRCA IL PRIMO
coê circa Dio perché da Dio son' dite álla
Ménte: riducono éßa Mente a Dio medéfi
mo: LE SECONDE CIRCA IL SECON
DO , ció ê le ragioni circa la Ménte : perché
élle páßano per la Ménte nell' Anima: &diri
zano la Anima a la Ménte : LE TERZE
CIRCA IL TERZO , cioê i Sémi delle có
se circa la Anima : 'perché mediánte l'Ani a
ma paßáno nella natúra : che s'intende nél
la potenzia del generáre : & ancora congiún
gono la natúra álla Anima . Per ilmedefimo
órdine , da la natúra nella matéria discéna
dono le forme . Ma Platóne non cómputa 'le
forme , nello ordine sopradétto : Perché aven
dolo Dionifio Re dimandáto , sólo de le cóse
divine : égli addúße tré órdini, che si appartén
gono alle spézie incorporáli , cóme divini :
preterméße le forme de' córpi . Ancora
non volle Platóne chiamare Dio , il primo
Re : Ma il Re del tutto : Perché se' l'avéße
chiamato il primo , parrébbe forse che éi lo
collocaße in qualche spezie di número , & pa
ritá dicondizione , insieme con i seguentiDh
с

3
ORAZIONE

ci. Et non diße circa lui sono le prime


cóse , ma tútte: Accroché non credéßimo Dio
ßer'governatore d'un'cérto ordine , puu tósto
che dello universo . LO ANIMO DEL Y
L'VOMO DESIDERA Q VALI SIENO
QVELLE COSE INTENDERE . Accora
tamente dopo que' tre splendóri della divína
Belleza , i quali ne tre cerchi risplendono , in
duße lo Amóré dello Animo inverso quelli:
perché di quindi lo ardore dell' Animo s'de
cénde . Conueniente cósa ê , che lo Animo di
vino le cose divine desideri. GVARDAN
DO IN QVELLE COSE, CHE SONO
A LVI PROPINQ VE : La cognizione
umána comincia da i sensi , peró per quél
le cose , che nói veggiamo piú prestánti ne
córpi , sogliamo speßo delé divine dáre giu
dizio . Per leforze delle cése corporáli inz
vestighiamo la Potenzia di Dio : Per l'ordine
la Sapienzia : Per la utilitá , la Bontá divína .
Chiamo Platóne le forme de' córpi propinque
Alla Anima: perché queste forme nel seguente
grádo dopo l'Anima sóno locáte. TRA LE
QVALI NESSVNA E SVFFIZIENTE.
che s'int Ende , che queste forme , ne suffiziens
temente sono , ne suffizientemente ci dimó =
Strano le divine. Imperoché le vére cóse
SECOND
DAA.

sono le Idée , le Ragióni ,& is émi .


Ma le forme de' córpi sóno piu tósto ómbre
delle cóse vére , che vére cóse : Et come l'óm
bra del córpo non móstra la figúra del córpo
distinca : cosi i corpi non mostrano la natu
ra própia délle sustánzie divine . MA CIR
CA ESSO RE , ET QVELLE COSE
CHE IO DISSI , NON E ALCVNA CO
SA TALE: perché le natúre mortáli & fál
se non sono própio simili álle immortáli er
vere ET Q VEL CHE E DOPO Q VE=
STO L'ANIMO PARLA : quésco s'inténde
che lo ánimo , mentre che'giúdicale natúre diví
necon le mortáli ,falsamente de le divine párla:
non pronúnzia le divine , ma le mortáli.
Fil
COME LA BELLEZA DI DIO
PER TVTTO SPLENDE
ET AMASI . CAP . V.

T ACCIQ che nói in breve molto


EWI comprendiamo , il Béne ê éßa super
eminente eẞenzia di Dio : La Betlé=
za ê un certo átto , o véro rággio di quindi
per tutto penetrante : Prima nella Angelica
Mente : pói nella Anima dello Vniverso ,
nelle altre Anime : Terzo nella Natura :
Quarto nella Materia de ' córpi . Et questo
Sii
ORAZIONE

rággio , la Ménte di órdine di Idée addórna :La


Anima di ordine di ragioni empie fortifica
Natúradi sémi : véste la Materiadi fórme.
Et come un medefimo rággio di Sóle illústra
quattro córpi , Fuoco , Aria , Acqua , & Tér
ra : cosí un raggio di Dio , la Mente , l'Ani
ma , la Natúra , & la Matéria illúmina . Et
qualúnche in questi quattro elementi guarda
il lume , véde eßo riggio di Sóle , &per eßo
si convérte aconsiderare la luce superna del
Sole , Cosi qualúnche considera l'ornamento
in questi quattro , Ménte , Anima , Natura,
et Córpo : & eßo Ama : certamente il fulgore
di Dio in questi , & per détto fulgóre éßo
Dio vede & áma .

DE LE PASSIONI D
GLI AMANTI .
CAPI. VI.

I Qui adviene che l'impeto dello.


D Amatóre non si spegne per aspetto
o tatto di córpo alcuno perché égli
non desidera questo córpo o quello : ma des
sidera lo splendore della maiestá supérna, re
fulgente ne' córpi: & di questo si maravi
glia. Per laqual cosa gli Amánti non sáng
J
SECONDA. 347
8
no quello si desiderino , o cerchino : perché ei
non conoscono Dio : lo occulto sapore del
quile méße nelle ópere , uno dolcißimo odóre
di se : per ilquile odóre tutto Di siamo inciz
titi . Et sentiamo questo odore : Ma non
sentiamo il sapore . Conciosia adunque che
nói allettiti per il manifesto odóre , appetia
mo il sapóre nascóso : meritamente non sap
pámo, che cosa si sia quélla, che noi desiden
riamo . Ancora di qui sempre adviene che
gli Aminti ánno timóre riverénza állo
aspetto della persóna amita : & questo ade
viene eziandio a fórti & sapiénti uómini,
in presenza della persóna amíta : benché sía
molto inferiore Certamente non ê cósa
umina quella , che gli spaventa , óccupa, &
frange . Perché la fórza umána négli uómini
piu fórti & sapienti , ê sempre piu eccellen
te. Ma quelfulgore della divinità , che ri◄
splénde nel córpo béllo , costringe li amánti
amaravigliarsi , temere , & veneráre détta
persóna , come una státua di Dio . Per la ras
gióne medefimalo Amatóre sprza per la per
sóna amáta , ricchéze & onóri . Egli ê bén
dovere , che le cóse divine álle umíne si prez
pónghino . Adviene eziamlio spéße vólte ;
che lo Amintedesidera trásferirsi nélla persó
C iii
38 ORAZIONE

na amáta : meritamente . Perché in questo


átto egli appetisce , sfórz asi di uómo fár
si Dio . O quale è quello , che non voglia
Eßere Dio , piu tosto che uómo ? Accáde ancó
ra che quelli , che són' prési da il láccio di
Amóre , alcuna vólta sospirano : Alcúna vól
ta si allegrano . Ei sospirano , perché éi lá
sciano se medéfimi & distruggonsi : Rallé
gransi, perché in migliore obbietto si transfe
riscono. Séntono scambiev olménte gli Amán
ti, ór' cáldo , ór'freddo , ad efémpio di coloro
che anno terzána erránte . Meritamente sén
tono freddo , quelli che il própto cáldo pér
dono . Ancórasentono cáldo, eßéndo dal fulgó
re del supérno ríggio accési . Da frigidita
násce timiditá : Da caliditá násce audácia .
pero gli innamoráti áltra vólta tímidi sóno,
áltra audáci: Gli uomini eziandio di ingé
gno tárdo , amándo diventano molto acuti
Quile ê quéllo ócchio , cheper celé ste rággio
non végga? Infino a qui básti avér'trattáto
de la diffinizione dello Amóre , & de la Pulcri
túdine , che ê súa origine , & de le paßióni
dégli Amánti.
SECOND A 39

DI DVE GENERAZIONI DI
AMORE , ET DI DVE VE
NERE, CAPI . VII.

RA disputeremo brevemente di due


O generazioni di Amore . Paufánia
appréßo di Platóne afferma lo Amo
ve eßer compagno di Venere : & tánti és ≥
sere gli Amóri quánte sóno le Venere :
racconta due Venere da duói amóri accompa
H
gnáte. L'úna Vénere , Celéste , L'altra Vul
gáre: Et la Celéste éßer náta di Célio sén
za Mádre , La vulgáre náta di Giove , &
di Dióne . I Flatónici chiamano il sómmo Dio
Célio . Perché cóme il Ciélo contiene tutti
gli altri córpi, cosí Dío tútti gli altri spiri
ti, chiamano la Ménte Angélica p piu nómi:
allevolte Satúrno , ålle vólte Giove,altra vól
ta Vénere. Perché la Ménte Angélica ê , et vi
ve, intende , La súa Eẞénzia chiamano
Satúrno : La Vita Gióve: La Intelligénzia Ve
nere . Oltre a questo similmente l'Anima del
Móndo chiamano Satúrno , Giove , & Vé
nere . In quanto élla intende le cóse supréz
me,s'appella Satúrno : In quánto muóve i Ciè
i, Gióve : In 1quanto génerale cóse Inferióri
si appella Venere .La prima Venere che
Ciiii
"0
ORAZIONE

biámo nominata , che è nella Ménte Angélica,


si dice éßer nita di Célio senza Mádre: Per
che la Matéria da Fífici ê chiamáta Mádre : Et
quélla Ménte ê aliéna da la coporále Matéria.
La secónda Venere , che nell' Anima dél Món
do sipóne, di Giove di Dióne , ê generáta:
Di Giove ció ê di quella virtú délla Anima
mondína : la qual virtú muóve i Ciéli . Ime
peróché tal virtú & creato quella potenzia,
che le cose inferiori gênera . Dicono anco=
ra questa Vénere avér ' Mádre , per cagióne
che eßendo ella infúſa nélla Matéria del Món
do , páre che con la Matéria si accompágni .
Finalmente per arrecare in s ómma, Vénere ,
ê di due ragióni : úna ê quélla intelligénzia,
laquile nella Ménte Angélica ponémmo : l'ál
tra é lafórza del generáre , álla Anima del
Móndo attribuita . L'úna & l'altra, â lo Az
more simile , a se compigno . Perché la=
prima per Amór naturále a consideráre la
Belleza di Dio ê rapita : La seconda ê
rapita ancora per il suo Amore , a creáz
re la divina Belleza ne' córpi Mondáni.
La prima abbraccia prima in se lo spléndó =
re divino : dipoi diffonde questo a la secón
da Venere . Questa Secónda transfónde nella
Matéria del Móndo le scintille dallo splen=
SECONDA 41

dore già ricevuto . Per la presenza di que


Яte scintille , tutti i córpi del Móndo , secondo
súa capacitá resúltano bélli . Questa Belleza
de' córpi l'ánimo dello uomo apprende pergli
Occhi : Et questo Animo, â due potenzie in
se : la potenzia del conoscere , & la potén =
zia del generáre. Queste due potenzie só
no in nói due Vénere : lequáli da duói Amó
ri sono accompagnáte . Quindo la Belleza
del córpo umano si rappresenta a gli occhi
nóstri , la nostra Ménte laquileê in nói la
príma Venere , & in reverenzia & in amóz
re la détta Belleza , cóme immagine dell'or=
naménto divine : per questa i quello spés
se vólte si désta . Oltre a questo la potén
zia del generáre , che ê Venere in nói sez
cónda, appetisce di generire una fórma a qué
sta simile. Adunque in amendue queste po
ténzie ê lo Amore : Ilquile nella prima , &
desiderio di contempláre : nélla sécónda ê des
siderio di generáre belleza . Lúno & l'ál -
tro Amore ê one sto , seguitando l'úno & l'ál
trodivina immagine . Or che è quello che
Paufania néllo Amore vitupera ? lo vélo dia
r8. Se alcuno pergránde av iditá di generáre
pospóne il contemplire , o veramente atten =
de álla generazione per módi indébiti , o vis
4. 2 ORAZIONE

ramente antepone la Pulcritúdine del córpo


a quella della Anima : costúi non úfa ttne
ladegnita d'Amore : quésto ufo perverso
ê da Paufania vituperáto . Certamente colúi
che úfa rettamente lo Amóre , lóda la fórma
del córpo : Ma per mézo di quélla cógita
úna piu eccellente spezie nella Anima , nélz
lo Angelo, & in Dio : & quella con piu fer
vóre desidera . Et úfa in tánto l'uffizio dél
la generazione , in quánto l'ordine naturále,
le leggi da i prudénti póste , ci déttano.
Di queste cóse tratta Paufánia diffufaménte
ESORTAZIONE A LO AMO≤
RE , ET DISPVTA DE LO
AMORE SEMPLICE, ET
DE LO SCAMBIE
VOLE. CA. VIII .

A VOLO Amici conforto priego,


M che con tutte leforze abbracciate lo
Amore , che ê sénza dubbio cósa diz
vina . Etnon vi sbigottisca quello , che di ún
certo Amante dife Platóne :ilquale veggén
do úno Amante diße , Quello Amatóre é úno
ánimo nel própio córpo mórto : & nel córpo
d'altri vivo . Neancóra vi sbigottisca quél
lo che de la amára , & miferábile sórte délli
SECONDA 3
Amanti cánta Orfto . Queste cose cóme s i
ábbino ad intendere, & cóme si póßa lóro riz
mediáre , io vé lo diro : maprégovi , che dili
gentemente mi ascoltiáte . Platóne chiama lo
Amore Amaro, & no senza cágióne, pché qua
Lúnche áma,muóre amándo: Et Orféo chiama lo
Amore un' póme dólce amáro. Eẞéndo lo Amó
ge volontéria morte , Inquánto ê mórte sẽ có
sa amára: Inquánto volontária, ê dólce . Muó
re amándo qualúnche áma : perche il suo pen
siéro dimenticándo se , nella persóna amâta si
rivólge . Se égli non pénsa di se , certamente
non pénsa in se: & peró tále ánimo non adó
pera in se medefimo : conció sia che la princi
pále operazione dell'Animo sia il pensáre .
Colui che non ópera in se , non ê in se : per
ché queste due cóse , cioê l'éßere & l'operá

T re , insiéme si raguágliano . Non ê lo éße


re senza l'operare : lo operáre non eccéde
lo éßere : Non adópera alcúno dóve égli non
, dovúnché égli ê , adópera . Adún
que non ê in se lo Animo dello Amánte ,
da pói che in se non adópera . Se égli non ê
in şe, ancora no vive in se medefimo,chi no vi
ve ê morto , & peró ê mórto in se qualúnche
áma : oégli vive almeno in'áltri . Sénza dubbio
due sono le spézie d'Amore l'úno êsémplice
4.4 ORAZIONE

l'altro é rec proco . Lo Amóre semplice &zdő


ve lo Amatore non ama lo amante . Quivi
in tutto lo Amatóre é mórto , perché non vive
in se, cóme mostrámmo & no uiue nello amáto
efendo da luisprezáto . Adunque dove vive §
vive égli in Aria , o in Acqua , o in Fuoco,
o in Terra , o in Córpo di bruto animále ?
No : Perche l'animo umáno , non vive in álª
tro córpo , che umáno . "Vive forse in qual
che altro córpo di persóna non amáta ? Ne
qui ancora: imperoché se ei no vive dove ve
bementemente viver' desidera , molto méno vi
vera altrove . Adunque in neßúno luogho
vive , chi áma altrúi , & non ê d'altrúi Amá
to: peró interamente ê mórto il non amí
to Amánte . Et mái non risuscita , segrâ la in
degnazione nol få risuscitáre . Ma dove lo
Amáto nello Amore rispónde : lo Amatóre al ■
men che sia nello Amáto vive . Qui cósa ma
ravigliosa adviéne , quándo duói insieme si
amáno: Coftúi in Colui, & Colui in Costúi vi
ve . Costoro fúnno a cambio insieme , &
eiascuno Dâ se ad áltri, per áltri ricévere. Et
in che modo e' diano se medefimi , si vede,per
thé se diménticano : Ma come ricevono altri
nonê si chiaro. Perché chi non â se , molto
méno pud áltri poßedere : ánzi l'úno l'al··

SECONDA
4 S
tro å se medéfimo : & â altrúi . Perche que 7
sto a se ma in Colui : Colui poßide se , ma
in Cofcui. Certamente mentre che io imo te
aminte meio in te cogitante di me, ritruó◄
vo me: me, da me medefimo sprezito , in
te coserv inte racquisto Onil med fimo in me
fai tu. Questo ancora mi pire maraviglio
so : Imperoché dapói che io , me medefimo per
dei, se per te mi racquisto , pte 8 me : Seper
te io 8 me : io 8 te prima, & più che me :
sono più a te che a me , propinquo . Conció
sia che ionon mi accósto a me , per altro mé
zo che per te . In questo la virtú di Cupidi
ne da lafórza di Mirte & differente: perché
lo Império lo Amóre cósi sóno differen
ti, Lo Impera tore , per se altri poßtėde : Lo
Amatore , per altri ripiglia se . & l'uno &
L'altro délli Amánti di lúngi si fâ da se,
propinquo ad altri in se morto , in altri`
risuscita. Vna solamente ê la morte nello
Amore reciproco : le resurrezioni sono due,
Perché chi ama , muóre únavólta in se, quin
do si lascia : Risúscita súbito nello amito qu
lo amato lo ricéve co ardente pensiero : Risu
scita ancora quíndo égli nello amáto finalmén
te si riconosce , & non dúbita se éßer ami
80 : 0 felice mórte ala quale, séguitano dúc
4 6 ORAZIONE

vite , o maravigliófo contratto nel quale l'uổ™


mo da se per altri : Et â áltri , & se non
láscia . O inestimá bile guadagno , quando
duói in táľ módo úno divengono , che ciasche=
dúno de'duói per un' sólo diventa dúe : cóme
raddoppiato, colúi, che úna víta avéva, interce
dente una morte, â giâ due vite : Imperoché
colui che eféndo úna vólta mórto , due vólte
risúrge : sénza dubbio per úna vita, due vite,
etper se úno , duoi se, acquista. Manifestamen
te nello Amóre reciproco giustißima vendétta si
véde. Lo Omicidiale si dée punire di morte: & v
chi negherâ colúi , che ê amáto , éßere Mici
diúles conció sia che la Aníma sépari da lo
Amánte . chi negherâ lúi similmente mo≈
rire ? Quándo egli simileménte áma lo amán
te. Questa ê restituzióne mólto débita: Quán ·
do costúi á colui , & colui a costui , rénde l'A
nima , chegià tólse. L'úno & l'altro amándo

Da lasua riamindo , p la súa restituisce
la Anima d'áltri : Per laquál cósa per ragiố
ne debbe riamare qualunque ê amáto . Et chi
no ámalo amánte ê in colpa di omicidio , anzi
← Ládro, Micidiále, & Sacrilego . La pecúnia
da il córpo ê poẞedúta: & il córpo da lánimo : 3
Addunque chi rapisce lo ánimo , dal quale il
córpo , la pecunia şi poßiéde , costui rapiz
sce insième l'Animo, il Córpo , & la Pecúnidə
SECOND A. 4 7

1lperche come Ladro , Micidiale, & Sacrilego


sidebbe a tre mórti condanáre . Et come Inf
me & empio, pus senza pena da ciascuno eße
re ucciso : segia egli medefimo spontaneamén
te no adempie la legge . questo ê , che égli
ámi lo aminte suo . Et cosi faccendo égli , con
quello che unavolta ê mórto , similmente úna
vólta muore: Et to colui che due volte risúsci
ta,egli aróradue vólte risuscita. Per le ragioni
predette abbiam' dimostro lo amato dovere ri
amire lo amante suo : Di nuovo non sola
mente dovere, ma éßere costretto , cosí si mó
stra .LoAmore násce da Similitúdine: La simi
litúdine ê una certa qualitî medefima in pu
subbietti : Si che se io son simile a te , tu per
neceßitá séi simile a me . Et peró la medefima
similitudine , che costringe me , che io ti ámi:
costringete , a me amire . Oltre a questo lo
amatóre se toglie a se, állo amato si dâ :
cosi diventa cósa déllo amito . Lo amáto
&adunque cura di costui come di cósa súa: p=
ché a ciascuno sono le sue cóse cáre . Ag
gugnesi che lo Amante scolpisce la figúradél
lo Amato nelsuo animo . Diventa dúnque l'a
nimo dello Amánte un certo Specchio , nelquí
le rilúce la imagine dello Amíto . Il pché qu
lo Amato riconosce se nélloAmánte‚ê căſtrét
to alúi amáre.
4 8 ORAZIONE
t *

Téngono gli Astrólogi lo Amóre tßere ves


ramente scambiévole tra colóro, nelle Nati
vitá de' quali si scambiano i luoghi del Sóle
& délla Lúna : Cóme se nascendo io si tro
váße il Sóle nello ariéte , & nélla libra'la
Lúna: & nascendo tú , il Sóle fúße nella líz
bra & la Lúna néllo ariéte . O`se veramen
te avéßimo nello ascendénte vn medefimo &
simile segno , o véro un medefimo e simile
Planéta , o che benigni Pianeti similmenteri
guardißino l'Angulo Orientále, o che Venez
re venisse pósta nella medefima Cása & nel
medefimo grádo . I Platónici agiungono a
questi , colóro la vita de' quáli ê da un me=
défimo Démone governáta. I Físici & i mo
ráli vogliono che la Similitudine della com
pleßione , dell'eßere alleváto , déllo éßere eru
dito , della domestichéza & de i paréri , sía
cagione di simili affetti . Finalmente quivi
si truóva maggiormente scambiársi lo Amóre
dove piùcagioni concorrono insitme : & dó
ve élle concórron' tutte quivi si veggono
surgere gli affétti di Pitia di Damone , &
di Filade & di Oreste.
CHE
SECONDA 4. 2

CHE CERCANO GLI AMAN


TI CAPITOLO . VIIII.

A CHE cercano costoro , Quándo


M scambievolmente si ámano ? Cerca=
no la pulcritudine : Perché lo Amó
re ê desiderio di fruíre pulcritúdine , ció ê.
Belleza . La Belleza è ún' cérto splendore,
che l'Animo umáno a se rapisce . La Belleza
del Córpo non è altro , che splendóre nello
ornamento de Colóri & Linee: La Belleza
dell'Animo ê fulgore nella consonánza di
scienzie costumi : Quella luce del Cór
po non è conosciuta da gli Orecchi , Naso ,
Gusto o Tátto : ma dall'occhio . Se l'occhio
La conosce : sólo la fruisce . Sólo adunque
l'occhio fruisce la corporále Belleza , Et esz
séndo lo Amore desiderio di fruire Bellez
za , questa conoscendosi dáglí ócchi sóli,
Lo amatore del córpo é sólode'l vedere con=
ténto . Si che la Libidine del Toccare non ê
pártedi Amore, ne affetto di amánte : ma spé
zie di lascivia, perturbazione di uómo ser
vile . Ancóra quélla luce dell'ánimo , sólo co
la Mente comprendiamo : ónde chi ama la Bel
léza dell'ánimo , sólo si contenta di considera
zióne mentále. Finalmente la Belleza trali
D
ORAZIONE .

aminti p Belleza si scambia . Il piu antico co


gli occhi fruisce la Belleza del piu gióvene:"
il piugiovene fruisce co la Ménte la Belz
léza del puu antico . Et colui che sólo di cór
po ê bello , per questa consuetudine diventa
bello dello Animo : & colui che déll' Animo só
to è bello , riempie gli occhi di corporale B el
leza. Questo è cambio maraviglioso all'ú
no all'altro , onesto , útile , giocondo:
La onestà in amenduói ê piri : perché egual,
ménte e onesti lo apparire lo insegnare .
Nel piu antico ê gioconditá maggiore, ilquá,
le à delettazione di aspetto di intelletto :
Nel giovane è maggiore utilitá: Imperóz
che quinto ê puu prestante la ánima che il
córpo, tánto è più prezioso lo acquisto della
Belleza intellettuale , che della corporile . Ins
síno a qui abbiamo espósto la. Orazióne di
Paufania, per lo avvenírc la orazione di Eri
fimaco di chiarerémo..
ORAZIONE . III. S
' '

CHE LO AMORE E IN TVTTE


LE COSE, ET INVERSO TV T
TE , CREATORE DI TVT
TE, ET MAESTRO DI TV T
TE . CAPITOLO I.

RE cose per lo avvenire, secondo la


T Ménte di Erifimaco si debbono trat
táre: prima , che lo amore ê in tút
te le cose , & per tutte si diláta : Seconda 2
the di tutte le cose naturili lo Amore 'Fat,
tóre Coservatóre : Térza , che di tutte le
árti égli ê Maestro & Signore . Tre grádi di
róse néha Natúra si căsiderano , superiori in
feriori, eguili: Le supióri sóno cagtóni
delle inferiori: Leinferiori sono ópe delle su
pióri: Le cóse cguáli ánno tra loro úna natú
ra medefima. Le cagioni mano le sue opere,
come sue párti er imigini : Leopere deside.
rano le sue cagioni,cóme coservánti : Quelle
cóse , che sono eguali, appórtano Amor' reci
proco tra loro:Si cóme i meri d'un'córpo me
défimo. Et pó Dio co benivolénzia governa
Hi Angeli, li Angeli istéme co dio governa
no l'Anime, l'Animeco coſtóro insiéme p natu
rále amore reggono i córpi: Et i questo lo amó
D ii
ORAZIONE

re de superiori a li inferiori chiaramente si


vede . Ancóra i córpi volentieri si congɩúnz
gono alle ánime loro , & da quelle mál volen
tieri si pártono . Gli ánimi nóstri desiderano
La felicità de' Celesti : 1 Celéstifanno reveren
zia álla Matestá divina : questo è lo af=
fetto d'amore nelli inferiori inverso le cagio
ai superne . Oltre a questo tutte le pártidel
fuoco volentieri instéme si accóstano : & cos
si le parti della Térra , Acqua , & Aria ing
stéme si accórdano : Et in qualúnche spŕzię
dị An máli , Gli Animali della spézie medefima
con iscambiévole benevolénzia insieme si acz
cóstano . Et qui lo Amore tra le cose eguáli
simili si vede . Chi potrà adunque dubiti
re che lo Amore non sia , & in tutte le có
se , & in vérso tútte ? Et questo ê
é quello , che
Dionifio Areopagita nel libro de' nomi divie
ni secondo la Ménte di lerotéo cosí tráttô .
Lo Amóre divíno o véro Angélico , spirituá
le ovéro animile , o naturale no ê áltro, che
úna cérta virtú di congiungere & unire: La
quile muove le cose supióri a provvedére ál
le Inferiori : concilia le cóse eguali ască
biévole comunióne: ancora desca le Infe
rióri,che ale puu nóbili si convértino . Et
questo è quello che diße Dionisio,
TERZA, $3
COME LO AMORE E FATTO
RE ET CONSERVATORE
DEL TVTTO. CAPI . H.

A IL secondo membro della nostra


M orazione , nelquile lo Amóre si dice
Fattore , & Conservatore del tutto :
tosí si pruóva . Il desiderio di amplificáre le
própia perfezióne ê un cérto amore . La sóm
mapfezione è nella sómma potenzia di Dío :
Questa della divina Intelligenzia ê comtem
plata: & diqui la volontà divina intende fuór
di se producere:p il quale amore di multiplica
re, tutte le cose sono da lúi creáte . Et per
Dionifio diße , Il divino Amore non lasci
il Re del tutto senza generazióne , in se fer
mirsi . Questo medefimo instinto di multi
plicáre, in tutti ê dal sómmo Autóre infúfo
Fer questo i santi spiriti muovono i Cieli:
e distribuiscono i loro dóni álle creatúre se
guenti . Fer questo le stelle il tor' lume spit
gono per gli Elementi : Per questo il Fuoco
présta di sua natúra áll'Aria : l'Aria ‚> áll' Aé
qua : l'Acqua állo Térra . Et per ordine
oppófito la Terra tira a se l'Acqua : l'Aca
qua , l'Aria : l'Aria il Fuoco. Et ciascuna Er
ba Alberi appeténdo multiplicáre súo sém
D iit
25
ORAZIONE

me generano effetti simili a lóro . Similmen


te i Bruti & gli uómiui allettáti dâlla cupi
ditá medefima, sono tiráti a procreare figliuo
li. Se lo Amore få ógni cósa , certamente
ógni cosa conserva : perché a ún medefimo si
appartiene l'uffizio di fare di conservi
ré. Senza dubbio i simili sono da i simili
conservati: Et lo Amore il simile tira, al
simile : Tutte le parti della Terra per fór
"La di scambiévole Amóré , tra loro come siz
mili s'accostano : Et tutta la Terra a úno
centro del Móndo, cóme a simile suo , discén
de . Ancora le parti dell'Acqua tra l'óro , &
con tutto il corpo dell' Acqua à luogo con
veniente si muovono . Questo medefimo le
pirti dell' Aria del Fuoco finno : & le Sfe
re della Arta, del Fuoco a la regióne su
pérna cóme simile per amore di quella sálgo
no ; il Ciélo ancora, cóme dice Flatóne nel
Libro del Regno, si muove per innáto Amó
Amo
re: Perché l'Anima del Ciélo & tutta insie
me in qualsivoglia Púnto del Ciélo .Il Célo
adúnche desideroso di fruire l'Anima Córi
re, accióche co tutte le párti súe , gla y tất
to , l'Anima tutta : Et vóla velocißimamén =
te per trovarsi quinto & poßibile tutto in
sieme, dovunque l'Anima é tútta insieme:
今で
TERZA. 33

Oltre a questo la superficie cóncava della


sféra maggiore , é il luogo naturále délla
sfera minore perche qualsivoglia particél
la di questa, égualmente conviene con qualsi
sía particella di quella : Sommamente qualún
che punto di questa apppetisce toccare tút
ti i punti di quella altra. Se il Ciélo stés
se fermo , toccherebbono bene l'úna l'altra:
ma non l'úna tútte : Correndo ottiene quáfi
quello che ci non potrebbe ottenere posándo
Córre dunque velocßimamente, acció che qual
sivoglia partedilui quifi nel medefimo Tém
po tocchi tutte quelle altre , il puu che è poßi
bile. Oltre a questo per la uniti delle sue
párti , tutte le cose si consérvano , & per la
dispersióne si guistano , Et la unitá délle på
ti da lo Amore, che è tra quelle , násce :
questo si puo vedere nelli umóri de córp
nóftri , nelli Elementi del Móndo: per la
=
concórdia de' quáli ( secondo che diße Empé
docle Fittagórico ) il Móndo & il córpo nó
scro cosiste : & per la discórdia si dispérge .
Et la concórdia in quéti nisce da naturile
Amore. Per questo Orfeo de lo Amore casi
canto . Tu sólo Amóre réggi le réline dite
te le cose mondine
D iiii
*x*
$ 8 ORAZIONE
COME LO AMORE E MAE
11 STRO DI TUTTE LE ARTI
CAPITOLO III .

ESTA dopo questo a dichiarare cóe


R me lo Amore è maestro & signore
di tutte le Arti . Nói intenderé
mo túi eßer maestro delle Arti , Se consiz
dereremo nessuno potere ârte alcuna trováré
o imparare , senon móßo da dilétto di ricer≥
tire il véro : Et se chi inségna non áma i
discepoli, se i discepoli non pórtano amo
re a tál' Dottrina ¡ Chiamasi ancóra Signore
Governatore delle arti , perche colui cons
dice a perfezione l'óp ere delle arti , ilquále
áma le opere dette, le psóne, a chi e få le
ópere . Aggtúngesi che gli artifici in qualún
the arte non ricércano altro che lo amore:
Et nói con brevitá racconterémo al prefente
quélle árti , che appreßo di Platone racconta
Erifimaco Dimmi che considera áltro la Mes
dicina , che i quattro umóri del córpo divéna
tino insieme amici, & fieno benivoli ? Et
quali nutrimenti,& quali Medicine ámi la na
tura? Qui si ritrovano da Erifimaco anco
ra que' duội Amóri , i quílidisópra Paufania
descriße Amore Celeste, & vulgáre : Perché
TERZA . 57
EM
temperata compleßióne del Córpo & reme
peráto Amore & ille cóse temperáte : La
intemperita compleßióne & Amor cont rário,
a cóse contrárie: a quéllo si vuól'dáre ó
pera, a questo in neßun' módo acconsentire.
Ancora nell'arte dello schermire , & d'áltri
giuochi corporili ê da investigare quale ábi
to di córpo , che módi di eſercitáre, & chegé
Si richiegga: Nella agricultúra, quil' Terra,
che semi, che cultúra voglia: & che módi
di cultura da ciascuno álbero si richiégga.
Questo medefimo si of Erva nella Música,gli
artefici della quale ricercano che nimeri , quá
li númeri opiu o meno ámino . Coftóro tra
uno due: tra uno , stite , quafi neßú
no amore ritruovano . Ma tra no tre,
quattro , cinque , sei , & ótto put vehemente
amore ánno trovato : 'Costóro le voci acute
grávi per natura diverse,con cérti inter
válli módi , tra loro amiche fino : ónde
deriva la compofizióne & suavitá délla Ar
monia . Eziandio i móti veloci etárdi in
sieme in modo temperano , che tra loro ami
ti diventano , dimóferano concórdia gráta.
Due sono le generazioni della Música : l'ú
na é gráve & constante : l'altra Molle &
lasciva ¡ Quella è utile a chi lúfa,quéstaê
ORAZIONE

damósa : cóme Platóne nel Libro de la Rep


de le Leggi giudica Et nel convito suo
propose a quella la Múfa Vránia; a questa
propose la Múfa Polimnia . Altri ámano la
prima generazione di Mufica : Altri la gene=
razione seconde . Allo Amore de' primi si
debbe consentire : concédere qué suóni , che
eßi ámano : állo Appetito dégli áltri si dėb=
be resistere perché lo Amore di coloro ê cẻ
lete , degli Altri vulgáre . E ancóra nél
le stelle negli Elementi una certa amici=
zia: Laquile la Aftrologia considera . In
questi si ritruovano ancora que' duói Amó =
ri: perehe in eßi è il moderáto amore, quán
to insit me co iscabievole propieta , temperata
ménte consuónano : Evvi ancora lo Amore
imoderáto , quándo qualcuno di loro áma se
medefimo troppo , & lascia gli altri . Di
quello resulta grátaserenità dell' Aria , Tran
quillità della Acqua, Fertilitá della Térra , Sa
nitá degli animáli : Déll'altro resultano cóse
contrarte a queste . Finalmente la faculta de
Profeti sacerdóti,páre , che in questo siri
volga : che ci insegni quali siéno le opere
degli uomini a Dio amiche : & perché módo
gii mini sificcino amici a Dio : che módo
di Amore & di Caritá inverso di Dio,&pá
TERZA.

tria Genitori, & áltri prefenti pas a


sáti si debbe oẞerváre.Questo medéfimo nelle
altre Artisi puô cõuetturáre, O in sớm ma có
chiudere,Lo Amor' i tutte le cóse éßere inver
'sotutte fattore coservatóre di tutte : Et Si
gnore & Maestro d'ogni Arte . Meritamente
Orfeo chiamo lo Amóre ingegnoso, di dúe na
túre , portante le chiavi dello univ´rso . In
che modo sia di due natúre Prima da Faufaz
nia , pói da Erifimaco avete udito: in che mó
do pórti le chiavi del Móndo poßiimo da Or
fto per le cose superiori intédere . Perché ,
Secondo che mostramo, questo desiderio di am
plificare la propia perfezione , che in tuttiè
infufo , spiega la nascósca” er_implicáta fecõ
ditá di ciascuno, mentre che constringe gcr
mináre fuori i semi: le forze di ciaschedi
no trae fuóri : concepe i parti , & quafi con
chávi apre i cocétti , & produce in láce: Per
laqual cosa tutte le párti del Móndo : perché
sono opere d'uno artefice , & némbri di ána
medefima macchina tra se in éßere & vivere
úna scambiévole Carità insieme si
simli per Kna

légano . In módo che meritamente si può di


re lo Amore Nódo perpétuo , & legáme del
Mondo , delle párti súe immót le sostegno,
della universa Macchina fermo fodamento .
ORAZIONE

CHENESS VNO MEMBRO DEL


MONDO PORTA CDIO AL
ALTRO . CAPI, III I.

E COSI é, neßún mémbro di quésta


8 ópera puô avére ódio álláltro mém
bro: perché ilfuoco non fúgge l'ác
qua per ódio che álla ácqua pórti , ma per
amore di se : accroché,non sia dal freddo della
ácqua spento. Ne anche l'Acqua per ódio del…
fuóco , ilfulco spċgne : ma per ún' cérto amớ
re di amplificare il própio freddo, é tiráta a
generare acqua simile a se,de la Matéria del C
fucco . Imperoché eféndo ogni appetito na=
turále diritto al bene, & neßúno al mále: il
propófito dell'acqua non ê spégnere il fuoco,
che é mále,ma é generáre ácqua símile a se,
Et questo é béne . Et se élla potéfi sénza
dinno difuoco questo fare, non ispegnerebbe
il fuoco . La medéfima ragióne si aßégnaz
délle altre cose, che tra loro contrárie & ni
miche pútono . Certamente l'Agnello non â
in ódio la vita, & figúra del Lúpo : Ma la
destruzione di se che dal lúpo séguita: & il
Lupo non per ódio dello Agnello , ma per
amore di se,lo Agnello divóra : Et l'uomo no
â in ódio l'uómo,ma i vízij dello uómo . Et
TER•ZA, 61

se portiamo invidia a' piu potenti & acuti


di nói: Non procede da ódio di loro , ma da
amore di nói : dubitándo dí non éßere da lóro
superáti . Per la qual cósa niente ci dà nóta
che non poßiamo dire lo Amóre éßere in tút
te le cose: per tutto discórrere . Adunche
questo tinto Dio perché égli ê in ógniluó-
go, ê dentro a tutte le cóse , dobbiamo
temere come potente Signore : Lo Império
delquale schifire non poßtámo : Et cóme sa
pientißimo giudice , alquile non sono le nó x
stre cogitazioni ascóse . Quéfco ancora che
ê creatore del tutto servatóre cóme Padre
dobbiamo venerare : & cóme tutore, refúgio
stimire . Costui perché inségna le árti cóme
Precettore seguire : Per il quile cóme Fattó
re siamo & viviamo 2 Cóme da Conservató
re perseveriamo in there , cóme da Giudice
siamo governati , come da Precettore stámo
ammaestráti formáti a béne felicemence
vivere .
2 ORAZIONE

ORAZIONE IIII.

DOVE SI PONE IL TESTO DI

PLATONE DE LA ANTICA

NATVRA DEGLI VOMINI


3
CAPITOLO 1 .

ETTE queste parole il nostro fami


D liare pose fine al suo dire : Et dóz
po lúi seguito Christófano Landino
nómo di dottrina Eccellente : il quale ne' tém
pi nostri abbiamo conosciuto éfere degno Poé
ta Orfico & Flatónico . Costul segui in qué
sto módo , dichtarándo l'oscura & implicáta
senténzia di Aristófane . Benche Giovánni
Cavalcanti per diligénzia di súa disputazio
me , ci à liberáti in parteda lunghéza di trat
tire Nientediméno la Sentenzia di Aristófa
ne perché ê intricata con oscurißime paró
Le richiede ancora qualche altra dichiarazió
ne luce . Aristófane diße lo Amore eẞer"
sópratutti li Díi álla'umina Generazione,Be
néfico,Curatore , Tutore , & Médico.Inprim
QVARTA 6 :

ma bifogna narrare quil' fù da principio, la


natúra degli uomini , & quáli lóro paßión
Non era in quél témpo tále , quile é óra ,
ma molto diversa : In prima erano tre Gez
nerazioni di uomini, non solamente Máschiq
Femmina , cóme óra : ma ún' térzo di
".
amenduói composto . Et éra intéra la spė
zie di qualúnche uómo , & tóndo aveva il
dóßo , & i láti in circulo , mini quattro , &
quáttro gámbe : Ancóra duói vólti pósti sú’l
tóndo cóllo insieme simili . Et la Generi
zióne masculína nácque da'l Sóle : La Fem
minina da la Terra: La compósta da la Lúz
na . Onde erano d'ánimo supérbo , & córpo
robusto . Il perché méßono máno a combáte
tere con gli Dii : Et volére salire in Cié
lo: Et per questo Gióve segô per il méző
ciascuno di loro per lo lungo , & di uno ne
fece duói , ad esempio di coloro che segano
Tuóvo sódo con un capello per lo lungo .,
Et minacciógli se di nuovo insupcrbifino
contro a Dio, di segírgli ún’áltra vólta in
símile módo . Pói che la Natura, umina fü
divisa ciascuno desideráva il suo mézo ri
"pigliáre : Et pero concorreva 10 , géte
tándo le braccia a riscóntro si abbracciano
appetendo di rintegrársi nel primo ábito .
6 4 ORAZIONE

Et certamente per fame & ózio sarebbono


mancáti: se Dio non auéßi a táľ cópula mó
do trovito . Diqui ê náto lo scambrévole A
móre negli uomini , conciliatore della Natúra
antica : sforzandosi di fare uno di duổi, &
medicare il cafo umano . Ciascheduno di noi
êún mézo uomo , quifi segáto come que
pesci che si chiamano Oráte:i quáli segáti in
Lungo bene per il mezo,d'un pesce duói peż
sci éstano vivi. Ciascuno uomo cerca il mé
zo sno : quándo ad alcuno di qualúnché
séßo ávido sia, il mezo suo si scóntra:si ri
sentefortemente : con ardente amore si in
vésca, non patisce pure un' momento da
lui separarsi. Adunque la cupidità di ristoráz
re il tutto è detto Amore : ilquále nel tem
po prefente molto ci gióva riducendo cid=
scúno nel suo mézo a se amicíßimo : & pórz ·
gene speranza somma nel tempo futuro : che
se rettamente onoreremo Dio, ci restituirá an
córa nella figura antica , & cósi medicándo E
ci ne fará beáti,
DOVE
7
3
QVARTA 6 5

COME SI ESPONE L'OPINICA


NE DI PLATONE DE LA
ANTICA FIGVRA DEGLI
VOMINI, CAPI , II,

VESTE cóse nárra Aristófane, &


a molte altre molto monstruose : sót
to lequáli,cóme velámi, ê da stimíre
divíni mistérij éßere ascósi . Era costume
dégli antichi Teólogi,i sácri lóro secréti , ac
Cloché e nofußino dágli uomini impúri mac
chiáti , coprire con ombrácoli di figúre : Ma
non pensiamo peró, che tutte le cose che so
no scritte o nelle figure pafáte , o nelle ál
tre, si appartenghino cosi tútte esattamente
al senso . Concció sia che Aurélio Agosti
no dica , che non da pensáre , che tutte le
cóse , che nellefigure sono finte , ábbino peró
tutte significáto: perció che molte cóse vi
sono aggiunte per cónto dell' ordine 2 C
délla commettitúra di quelle stée, che vi siz
gnificano . La Terra sifénde solamente con il
Vomere : ma per potere ció fáre , si aggiún
gono állo arátolo le altre mémbra neceßárie
Questa dunque & lasómma di ció, che ci ê
propósto ad espórsi . Gli uómini anticamén=·
te avevano tre séßi Masculino , Femminino ,
F
OKAZIONE

oposto : Et erano figliuólidel Sóle, Térra,


Lúna . Erano gli uómini allóra intéri : Ma
volendo per lasuperbta con Dio agguagliarfi,
divisi sóno in duói : & di nuovo fieno divi
si , se di nnóvo gli aßalterâ la superbia . Pó
be e' furono divisi, il mézo per amore tirá
to fû a'l mézo , per restituire lo intéro „ Iba
quale pói che fiarestituito , sarà l'umina ge
Berazióne beáta . La sómmadélla nóstra espo
fizióne sarà questa . GLI VOMINI.ció ê
le Anime degli uomini , ANTICAMENTE,
questo è quindo sóno da Dio creáte ,So
NO INTERI , perché sono le Anime di
duói lúmi ornáte , Naturále & Sopraná -
turále : acció che per il naturále le cóse`egut
li inferiori: per il sopranaturále le su
perióri cosideráßimo . VOLLONSI AGGVA
GLIARE A DIO , mentre che al único
Lume naturále si rivolsono : Et qui FVRO
NO DIVISI , perdéndo il sopranaturále splě
dóre, quándo sólo d'l naturále si rivolsono:
onde súbito ne'córpi cággiono . SE DI NVO
VO INSVPERBISCONO , DI NVOVO
FIENO DIVISE, che s'intende se troppo si
confideránno nel naturále ingégno ancora il
Lume naturále si spegnerà in parte . TRE
SESSI AVEVANO, L'ANIME MASCHIE
QVARTA 67

DAL SOLE , LE FEMMINE DALLA,


TERRA , LE COMPOSTE DALLA LV
NA NATE , có ê il fulgóre divino , Ala
ne ánime secondo la fortéza , laquile ê Má
schia , Alcune secondo la Temperanza, che è
Femmina, Alcune secondo la Giustizia, che è
copóta , ricevettono . Queste tre virtú sóno
in nói figliuole di altre tre virtú , che Dio
poßiede . Ma quelle tre in Dio si chiamano
Sóle , Lúna, & Terra: In nói Máschio ,
Fémmina , & Compósto . POI CHE fvro
NO DIVISI , IL MEZO FV TIRATO
A'L MEZO L'anime già divise immér
se ne' córpi,quándo giungono á gli Anni dél
la etá discréta,per il lume naturále che riser
bano,quafi p ún mézo dell' Anima , sóno sve
gliáte a ripigliare con istúdio di verité quél
Lúme sopranaturale , che giâ fuláltro mézo
délla Anima: ilquale cadendo perdéttono .
Et ricevuto questo , saranno intére:
nélla vifióne di Dio , Beá
te. Quéta sara la sómma
della espofizione prefente. 2

ii
ORAZIONE

CHE L'VOMO E ESSA ANIMA


ET CHE L'ANIMA E IM .
MORTALE . CA. 111,

L CORPO é composto di Matéria,


1 ☛ di quãtitá : álla Matéria.s'ap
partiene il ricevere:Et álla quătitási
appartiene éßere divisa & diftésa : Et la re
cezione divisióne sóno paßióni . Et pez
ro il córpo per súa natúra è solamente a
paßióne & corruzióne suggetto . Si che se
alcuna operazióne páre si convénga al córz
po , non adópera in quánto ê córpo : ma in
quinto è in lui una certafórza, qualitá
quifi incorporale : Cóme nella Matéria dél
Fuoco è la calidità : nella Matéria della
Acqua è la frigiditá : nel Córpo nóstro ê
la compleẞióne , da le quali qualitá le ope
razioni de' córpi náscono : Ferché il Fuoco
non riscalda,perché égli sía lúngo , lárgo,&
profondo : ma perché egli ê cáldo . Et non ri
1
scalda piu quel fuoco, che è piu spárto : ma
quéllo,che è piu cáldo . Conció sia adunque
chepbenefizio della qualitá si adóperi , & le
qualitá no sténo coposte di matéria & diqua
titá : Séguita che il Patire s'appartiene al cór
po, il Fires'apartiene a cósa incorporále.
QVARTA, 6,

Queste qualitá sóno strumenti ad operárez


Ma élleno per se ad operáre non sono suffi
zienti : Perché non sono suffizienti a éßere
per se medefime , Imperoché quello , che giám
ce in altri, & se medefimo sostentáre nom
pus : senza dubbio da altri depende . Et per
questo avviene, che le qualitá, lequáli, sóno
necesariamente dal córpo sostenúte, eziandio
sieno fatte & rette da qualche sustánzia sm
perióre , la quale non ê córpo , ne giáce im
córpo . Questa è l'Anima, la quale eßéndo pre
fente al córpo, sosténe se medefima , & di al
córpo qualitá compleßione : & per éße,
come per istrumenti , nel córpo , & per il
tórpo ,várie operazioni efércita . Diqui si
diceche l'uomo Genera , Nutrica , Créscie, Cór
re , Stâ , Stede , Párla , Fábbrica le opere delle
Árti, Sente , Intende : & tutte queste cose fa
la Anima . Adunque l'Anima ê l'uomo . E
quándo noi diciamo l'uomo Generáre , Cré
scere , & Nutrire , All'óra l'Anima , cóme Pâ
dre & artéfice del córpo,generá le párti cór
poráli , nutrisca & arguments . Et quándo di
étámo l'uomo Stáre , Sedére , Parlare : all'ora
ľ Ánima i membri del córpo sostiene , piég a »
rivólge. Et quándo diciamo l'uomo Fabbri
sáre, & Córrere , All'óra l'Anima pórge lø
E iii
ORAZIONE

máni , & ágita i piédi , cóme a léi práce . Se


“nói diciamo l'uomo sentire : l'Anima per li
instruménti de' sénsi, quáfi cóme per finé stre
conósce i córpi di fuori . Se diciamo l'uomo
intendere : l'Anima per se medefima senza
instrumento di córpo la veritá conséguita .
Adunque l'Anima fa tutte quelle cose , che si
dícono fársi dall' uómo: ilcórpo le patisce, Il
perché l'uomo sólo è la Anima : il Cór
po ê ópera & instruménto dell'uómo : spe
1
zialmente perché l'Animo , la súa operazione
principale,che è lo inténdere , sénza instrumén
to di córpo efércita . Conció sia che intén
da cóse incorporáli : e per il córpo non si
póßa áltre cose che corporáli conoscere .!
Per laqual cosa l'Animo adoperándo qual
cósa per se medefimo , certamente per se me
défimo é vive . Vive dico senza il córa
po quello , che senza il córpo alcuna vólta
adopera . Se lo ánimo ê per se medéfimo
meritamente si conviéne a lúi ún'certo éße
re non comúne al córpo : & per questo puo
conseguitáre nome di uómo própio a se :
non comúne al córpo . ilquále nóme : per
che é détto di qualúnche di nói per tutta la
vita , eßendo casino in quilche etá uómo
thiamato, cert ménte páre che significhi quál
VARTA 71

che cosa stábile . Ma il córpo non & cósá


Stábile ; perché crescendo , & scemándo ,
per resoluzióne & alterazione contínuo ,si
múta: & l'Anima stâ quélla medefima sẽm
pre , Secondo che c'insegna l'aßidua inquifi
zióne della verità , & la volontà del bene
perpétua , & la férma conservazióne délla
memória. Chi sarà dunque tánto stolto , che
La appellazione dell' uómo, laquále ê in nói
fermißima , attribuisca al córpo , che sempre
córre : puu tosto che álla Anima , che sempre
sta férma ? Di qui puð éßere manifesto , che
quándo Aristófane nomino gli uomini, intésele
Anime nostre , secondo l'ufo Flatónico .

CHE L'ANIMA FV CREATA CON


DVELVMI , ET PERCHE ELLA
VENNE NEL CORPO CON
DVOILV MI, C. IIII.

ANIMA súbito da Dio creata per


L'ún' certo naturále instinto, in Dio suo
Pádre si convérte : non altriménti ,
che il Fuoco per fórza de' superiori generáto
in Terra, súbito per in peto di natúra a' su=
terióri luoghi si diríza : Si che l'ánima vér
so Dio rivólta, da' rággi di Dío ê illustr tas
E iiii
2.
7 ORAZIONE

Ma questo primo splendore,quándo si ricévè


nélla suftánzia della Anima, che era per se
senza fórma , diventa oscuro : & tiráto a lá
capacità della Anima diventa próprio a lei er
naturále.Et peróp éfo, quafi cóme a léi egua
le, véde se medéfima , & le cose che sono
sótto léi , ció ê i córpi . Ma le cóse ,che
sono sopra léi per éßo non véde . Ma l'Ani
ma per questa prima scintilla , diventata giấ
propinqua a Dio ricéve oltre a questo úno
áltro plu chtáro lume per ilquale le cóse di

sópra conósca , â adúnche duói lúmi,ľúno ná


turále , l'altro sópra næturále : per li quáli
insieme congiunti, come con due álie, póßaper
la Regióne sublime volare ; Se l'Anima sém
pre ufaßi il lume divíno , con eßo álla divini
tá sempre si acco fterébbe ; onle la Térra di
Animáli razionáli sarebbe vóta . Ma la Divi
na providenzia & ordiniro, che l'uomo di
se sia Signore: & póßa alcuna volta amėn
dúc i lúmi , aicũng vó ra lúng để dưới giao
Diqui avviene, che per natúra lo An mo ri
volto al própto lume , lasciando il divíno,
si pieghi inverso se , & inverso le súefó
ze, che al regimento del córpo s'apparténe
gono : Et desideri queste sue fórze méttere
ad effetto , nel fabbricáre icórpi . Per quests

ssteven
QVARTA 73
desiderio secondo i Platónici lo Animo grda
váto , ne'córpi discénde ,dove le forze delge
neráre , muovere , sentire , efércita:
per la súa prefénzia adórna la Térra , infiz
ma regióne del Mondo . Laquál regióne non
débbe máncáre di ragione : acció che neßúna
párte del Móndo sia dalla presenzia de' ran
zionáli viventi abbandonata : Si come l'Au
tóre del Móndo, la similitúdine delquale il
móndo è fatto, è tutto ragione , Cádde l'Ani
mo nóstro nel córpo , quándo lasciando il diz
víno lume,sólo si rivólse a' lume suo: CTco
mincio a volére éßere di se contento . Sólo
Dio, al quale núlla mánca , sópra il quale è
núlla , stâ contento di se medefimo : Et &
i se suffiziente . Per laqual cósa , lo
Animo all'ora si fece párí a
Díó , Quíndo volle di se
medefimo éßere conténto :
Quife , non meno
cheidtio,bastáße
a se medé
fimo :
ORAZIONE
74 !
PER QVANTE VIE L'ANIMA

RITORNA A DIO. CA

PITOLO V.

VESTA supérbia vólle Aristófané


Qéßere cagione , che lo ánimo , che
nácque intéro , si segáßi : ció ê di
duói lúmi ufâßi dipói l'úno, lasciándo l'altro,
Per questo si tuffo nel profondo del córpo
cóme infiúme Letéo , & se medefimo a témpo
dimenticando, da ' sénsi & libidine , quafi cóme
da Birri Tiránno, ê tiráto . Ma dipói
ehe è cresciuto il corpo , & purgáti li in
Strumenti de' sénsi, per il mézo della disci
plina , si desta alquanto : Et in questo il lúz
me naturále comincia a risplendere, & l'ordi
ne delle cose naturáli ricerca, Nella quale in
vestigazione , si avvede éßere uno sapiente
Architettore del Mondano Edifizio : fo
fruire desidera . Questo Architettore , sólo
con sopranaturále lume puð eßere inteso :
peró la Mente da la inquifizio e della pró
pia lice , a recuperare la luce divina é móßa,
allettáta: & tále aliettamento è il vero
Amore :O per il quale l'úno mézo del uómo

!
QVARTA "5

Tiltro mézo del uómo medefimo appetisce .


Perché il lume naturále, che è la méza pára
te dell'animo , si sfórza di accendere in nói
quél divino lume , che è l'altra méza pár
te di quello , Ilquale fu gia sprezáto da nói.
Et questo è quello , che nella Epitola a Dio
nifio Re diße Platóne . L'ANIMO DEL
露 VOMO* DESIDERA QVALI SI
ENO LE COSE DIVINE INTE
NDERE RIGVARDANDO IN
QVELLE COSE , CHE A LVI
SONO PROPINQVE . Ma quándo
Dio infufe la súa luce nell'animo , l'accomo
do sópra tutto a questo , che li uomini da
1 quélla fußino condotti a la Beatitudine : la=
quile nella poßeßione di Dio consiste . Per
quattro vie a questa stámo condotti : Fruz
denzia, Fortitudine , Giustizia, Temperánza:
La Prudenzia prima la Beatitudine " ci mo
Stra : le tre altre virtú , cóme tre vie a la
Beatitudine ci conducono . Dio adunque va=
riamente in várt ánimi la sua scintilla a tál
fine tempera in modo , che secondo la rée
gola della Prudenzia , altri per lo offizie
della fortitudine , altri per l'offizio del'e
la Giudizid,altri per l'offizio della Té
perinza al suo Creatóre ritornano !
ORAZIONE

Perché alcuni per il mezo di questo dóne


con forte ánimo soppórtano la morte per la
Religióne , per la Pátria, per i Genitóri . Alcú
ni ordinano la vita loro con tál Giustizia,
ché non fanno ingtúria ad alcuno , ne inquán
to pófono la láscianofáre : Alcuni con ligiúni,
vigilie ,fatiche ,dómano le Libidini . Costóro
per tre vie procedono : Ma ad ún' medéfimo
fine di Beatitudine(secondo che la providén
zia móstra) pervenire si sfórzano . Ancórá
quéste tre Virtú nella divina providenzia si
contengono per il desiderio delle quali gli
animi degli uomini, accéfi mediánte gli uffizij
di quelle , desiderano pervenire ad eße, aca
cóstarsi á lóro, perpetualmente fruirles
Nói sogliamo chiamare negli uomini la Forte
za Máschia འ, per cagione della Fórza & dél
la Audácia : La Temperanza Fémmina per la
mansuéta natúra : la Giustizia compósta de
Puno & de l'altro sefo,Maschta , perché non
Lascia fare ingiuria ad alcuno : Fémmina, per
ché elia non fâ ingiúria. Etperché al Máschio
si appartiene il dáre, álla fémmína il ricéves
re: chiamiamo il Sóle Máschio , che da lume ad
áltri & non ricéve , La Lúna compósta del
áno & de l'áitro sėßo , perché riceve illùme
da il sole , & dallo ágli Elementi : La Térrá
QVART A. 77

Femmina, perché ricéve da tútti, & non dâ ad


alcuno . Ilperché , Sóle , Lúna , Térra , Forz
téza , Giustizia , Temperánzia , meritamente
si chiamano Máshio , & Compósto , Fém
mina .Et per attribuire a Dio la puu Eceel
lente appellazione , chiamiamo quefte virtú
in lúi,sóle , Lúna & Terra: In not stßo Ma
sculino , compósto, Fémminino . E nói die
ciámo éßere conceßa a coloro la luce Má
schia,a' quali fudonáta la Lúce divína dal Só
le divino con affetto di fortitudine : Et a co
Loro éßer concefa la Lúce compósta, a'quáli
dilla Lúna di Dio fù infúfa Lúce con affetto
di Giustizia : Et a coloro la Fémmina, a'quí
li dalla Térra di Dio , co affetto di Teperin
za . Ma nói rivólti a la Lúce naturále,spre
ziámo grâ la divína,& peró lasciándo l'ú■
na riserviamo l'altra : siche abbiamo pdúto
la metà di nói: Et l'altra metá riserviamo .
Ma in certo tempo di età condótti da il lúe
me naturále,tútti disideriamo il divino : Ben
ché·per diversi módi , divérsi uómini ad ac
quistarlo procédino . Et colóro vivono per
fortéza, i quili dilla fortéza di Dio quello
gia con affetto di fortéza ricevettono , Al
tri per Giustizia , altri per Těperánza sia
mileménte . Finalmente ciascuno cosí il suo
IONE
78 ORAZ

mézo sicérca , cóme da princípio ricevette


Et alcuni per la Masculina lúce di Dio , che
gia perdettono , & ánno recuperáta , vóc
gliono fruire la Masculina Fortéza di Dio:"6
Alcuni per la Lúce compósta cercano simil
mentefruire la Virtú compósta : Alcúni per
la Feminina simileménte . Tánto dóno acqui
stano colóro , i quáli , dapói che la scintilla
naturále nella etá débita rilucette , Aimano
quella non eßere suffiziente a giudicáre lecó
se divine: acció che per indizio di naturále
scintilla non attribuischino affétti di córpi ,
o di ánime álla Matestá Divína : & Stimino
quella non eßere piu nóbile , che i córpi &
l'anime . Et in questo mólti si dice avére
erráto , i quali investigando Dio , perche_si
confidirono nel naturále ingégno , O díßono
Dio non éßere , cóme Diágora , O ne dubitá
rono , come Protágora , O giudicárono lúi
efer córpo , cóme gli Epicúri , gli stóici í Ci
rendici & altri molti , o dißono Dio tßere
la Anima del Móndo , cóme Márco Varróne
Márco Manilio . Costóro , cóme impij
non solamente non racquistárono il Luma
divino da principio disprezáto : Ma ezian
dio il naturále, mále ufándo guastárono .
Quéllo,che ê guáŝto, meritaménte si chimáo
QVARTA. 79

rotto ex diviso : perógli ánimilóra, quá


li , come supérbi nelle fórze lóro si confida
no , sono segáti di nuovo , cóme diße Aristó
fane . Questi ancora il naturále lúme , che
in lóro éra rimasto , con fálse oppeniónioscú
rano, copervérsicostumi spengono : Et pe
ró colóro il lume naturále úfano rettamén
te, i quali conoscendo quello eßer' póvero
Aimano lúi bastire fórse a giudicire le có
e naturali: Ma a giudicáre le cose sopra
natúra pensano Eßere dibisogno di lúme
piu subblime . Onde purgando l'animo
si apparecchiano in módo , che la di
vina lúce di nuovo in lóro splén
da: Per i raggi della qualeret
tamente giudicheranno di
Dio, nella antiqua in
tegritá fitno rea
Spituiti
ORAZIONE

CHE L'AMORE PORTA L'ANI


ME IN CIELO , DISTRIBVI
SCE I GRADI DELLA BEA
TITVDIN E : ET DAGAV
DIO SEMPITERNO .
CAPI. V I.

DVNQ VEO vói prestantißimi


convitáti , Questo Dio il quale dife
Aristofane ßere sopra tutti álla
umána generazióne benigno , fátevelo pro
pizio con ogni generazione di sacrifi =
zio . Invocátelo con prieghi pietosi : Ab=
bracciatelo có tútto il cuore . Costui per súa
beneficenzia , gli ánimi in príma ména a la
Celéste Ménsa, abbondante di ambrófia & di
Néttare , ció & cibo & liquore eterno : Di
pói distribuisce ciascúnó a conveniénti Scán
ni: Finalmente in eterno con suave diletto
gli mantiene : Perché neßúno ritorna in Cié
lo,se non colui che piace al Re del Ciélo .
Colui pu che altri gli práce, ilquale piu che
gli altri lo Ama . Conoscere Dio in questa
vita , veramente ê impoßibile : Ma veramente
amárlo,inqualúnche modo conosciúto sia,qué
sco & poßibile & fácile . Quelli che cono
scono Dio, non gli piacciono peróper questo,
se pói
7QVARTA 8 1

se poi non lo ámano . Quelli che lo conos


scono ámano , sóno amáti da Dio , non
perché lo conoscono , ma perché lo ámano
Nói ancora non vogliamo béne a colóro
che ci conoscono : ma a quelli che ci amano:
Perché molti che ci conoscono, spéßo abbia
mo nimici . Quello adunque , che ci rimėna
in Ciélo , non è la cognizión. di Dio : Ma
ê lo Amore . Oltre a questo i grádi di quél
li , che nel Celeste covito séggono , séguitano
i grádi délli amanti . Imperoché quelli , ché
più eccellentemente Iddio amárono,di più eccel
lénti vivande quivi si páscono . Perché quel
li, che per l'opera della fortéza , laforteza
di Dio amárono : Quella steßafruiscono
Quelli che la Giustizia di Dio , fruiscono
la Giustizia: Quelli , che la Temperán a
za: similmente la Temperánza divina . Et co
sí várij animifruiscono várte Idée della diví
na Mente : secondo che variamente gli pórta
l'Amore. Et tutti fruiscono tutto Iddio:
Perché iddio in ciascuna Idéa ê tutto . Ma
colóro piu prestantemente Iddio tutto poßég
gono , i quali in puu prestante Idea lo vége
gono . Ciascuno ufufrútta quélla virtú Diz
vina , laquale amo vivendo . Et perô cóme
dice Platóne nel Fédro , nel Córo de Beáti,
F
822 ORAZIONE

non ê invidia Perché eßéndo la piu gioconda


cósa che sia , il poßedére la cósa amáta , ciaz
scuno poßedendo quello che áma , vive con
tento & pieno . Onde se duói amánti ufa
=
fruttano le cóse amáte : Ciascuno si ripó
sa nell'ufo del suo obbietto : Et non arâ cú
ra alcuna se áltri ufufrútti piu bello obbiet
to di túi Si che per benefizio dello Amore.
é fátto che in diversi grádi di felicitá , ciaz
schedúno della súa sórte senza invidia viva.
contento . Avviene ancora che per lo Amó
re,gli ánimi beáti sénza fastidio delle medé
fime vivande insempiterno si páscono . Impe
roché a dilettáre i convitáti , non bastano ne
vivánde , ne vini , Se la fame & la sete no
gli allétta : & tanto itdilétto dúra , quánto
bista lo appetito : Et lo appetito é ildétta
Amore . Per laqualcósa lo Amóre etérno,
dal quale è accéso l'Animo sempre inversa
Dio ,fâ che l'animo sempre gode di Dio , cá,
me di cósa nuova . Et questo Amore , della
medefima bontà di Dio ê sempre accéso , per
laquale lo amante diviene beato . Tre bene
fizij adunque dello Amóre dobbiamo breves
ménte raccórre: Primo , che restituendo nói
nélla naturále integritá , la quale nella divis
fione perdemmo , ci riména in Cielo : Secón
QVARTA 83

do,che alluóga ciascuno a convenienti scína


ni , faccéndo tutti in quella distribuzione
quitti . Terzo , che rimovéndo ógni fascia
dio per il suo continovo ardore , accénde sém,
pre in noi nuovo diletto : Et per questo får
bo ánimo nóstro di dolce fruizióne felice

ORAZIONE. V.

CHE LO AMORE E BEATISSI

MO: PERCHE EGLI E BVO

NO , ET BELLO .

& C'API . I.

ARLO Marsupini , dégno alliévo


C delle Mufe , segui dópo Cristófano
Landini, cosiinterpetrando l'orazió
ne di Agatóne . Il nostro Agatóne tíma lo
Amire éßere Dio Beatißimo : perché égli è
Bellißimo , & óttimo . Et cómputa quello ,
che si richiede ad eßere Bellißimo :
quello , che si richiede ad tßere óttimo :
Nélla quale cõputazióne , eßo Amóre dipin
ge : Et pói che a narráto , quál sia lo A=
more : annóvera i benefizÿj dalúi concedúti
Fii
84 ORAZI
ONE

alla generazione umána . Et quésta é lasóm


at de lla disputazióne súa . Anói si appartie
me ricercare in prima , perché cagióne volen
do mostráre lo amore éßere beáto , diße lúï
¿ßere molto bello , & buono : Et che diffe
zénzta tra la Bontà & la belléza sía . Plató
me nel Filebo dice , colúi éßer' beáto , á cũi
milla mánea: Et questo eßer' quello che è
di ogni parte perfetto . Alcúna perfezione
interiore : Alcúna ester one . La Interio
re, chiamiamo Bonta : la esterióre , Belleza
Et peró quello , che ê in tutto buono &bėl
lo , chiamiamo beatißimo : cóme da ógni pârte
perfetto . Et questa differenzia in tutte le
cose veggiamo . Perché come vogliono i Fi
sici , nelle pietre preziose la Temperanza de”
quattro Elementi intertori , partorisce di fuo
i grato splendore . Ancora le Erbe, gli
Arbori per la interiore feconditá sono vesti
ti di fuori di gratißima varietà di Fiori &
di Fóglte . Et nelli Animáli la salutífera com
pleßtóne délli umóri,créa geocónda apparenza.
di colori Linee : & la virtú déllo ánimo
móstra difuóri un certo ornamento nelle pa«
rólé , ne gesti , nelle opere onestißimo .
Ancora i Ciéli dalla subblime loro sustinza,
dichiarißimo Lúme sóno vestiti . In tutte
QVINT A.

queste cose la perfezione di dentro , produce


la perfezione difuori : Et quella chiamiamo
Bontà , questa Belleza . Per laqualcósa vo
gliamo la Belleza éßere fiore di Bontà . Et
per gli allettamenti di questo fiore , quafi cỡ
me per una certa ésca , la Bontá ch'e dentro
nascósa, allétta i circunstánti . Ma perché
la cognizione della Ménte nostra piglia
origine da i senfi : non intenderemo ne appes
tirémo mái la bontá dentro a le cose na
scósta : se non fúßimo a quellacondotti , per
indizÿj della Belleza esterióre . Et in questo
apparisce mirábile utilitá délla Belléza, &
dello Amore , che è suo compagno . Per le co
se détte , stimo eßere afái dichiarato , tánta
differenza eßere, tra la bontá & la Bellezaz
Quanta ê tra il Séme & li Fióri . Et cóme
i Fiori eftndo nati de' Sémi délli Arbori
producono ancora i Sémi: Cosi la Belleza che
Fiore di bont , cóme násce da'l bene , cosi
ridúce a'l téne gli amanti . Laquál cósa trat
to nel suo Sermóne Giovánni nostro.
Fiii
.ORAZIONE

COME CVPIDINE SI DIPIG NE


ET PER QVA' PARTI DEL
LA ANIMA SI CONOSCE
LA BELLEZA , ET GENE
NERASI L'AMORE .
CAPI. II.

12 13
OPO questo Agatóne lungamente
D nárra quáli cose si richieggono álla
bella apparenza dello Dio Cupidi
ne: dice cosi. Cupidine ê Giovane , Ténero,
·Déstro , Concordante , & spléndido . A nói
s'appartiene dire quello , che conferiscono que
ste párti álla Belleza : Et pói dichiarare in
che modo állo Dio Cupidine si appartenghino
Gli uomini ánno ragione & sénso , La ragio
ne per se medefima comprende le ragioni in
corporali di tutte le cóse Il senso p li cín
que sentimentidel suo Córpo sente le imágini 1
qualitá de Córpi , I Colóri per gli occhi,
Per gli orecchi le Vóci , gli Odóri per il Ná
so, per la Lingua i sapóri , Fer i Nérvi
le qualitá semplici degli Elementi , come ê
Cáldo , Freddo , simili.Si che quánto ap
partiene al nostro propósito , Séi potenzie

1
QVINTA
della Anima álla cognizióne s'attribuiscono
C Ragione, Vifo , Audito , Odoráto , Gusto ,
V
Tátto . La ragione si aßomiglia a Dio ,
il vifo al Fuoco , l'vdito all' Aria , l'Odo =
ráto a Vapori , Il Gusto alla Acqua , & il
Tátto alla Terra Perché la ragione vâ ver
cando cóse Celesti : Et non â própta séde in
alcuno Membro del Córpo , Si cóme la Di=
vinitá non si rinchiude in alcuna parte del
Móndo . Et il Vifo , ció ê la virtú del ve=
dére, ê collocáta nella supréma párte del cór
po : come il Fuoco nella supréma párte del
Mondo : Et per la natúra súa piglia il Lú
me , che ê próprio del Fuoco . Lo Audito no
altrimenti seguita il vifo , che l'Aria pura
t seguita il Fuoco : Et attinge le vóci che si
generano nella Aria rótta , Et per il mézo
délla Aria entrano nelli orecchi L'Odoráto
é aẞegnáto álla Arta caliginósa , Et álli Va
pori mescolati di Arta di Acqua : perché
égli è pósto tra gli orecchi & la Língua ,
come tra l'Aria l'Acqua & comprende
facilmente , Et áma aßái quelli Vapori , che
nascono per la misióne della Aria & della
Acqua : Quali sono li odóri delle Erbe
Fiori, & Pómisuavißimi al Náso . Chi du
bitera aẞomigliare il Gusto alla Acquat
Fiiii
ORAZIONE

1lquile succede illo odoríto , cóme a úna A◄


ria grófa : & nuóta sempre nel' liquore
délla scilíva , & dilettasi molto nel bére, B
ne' sapóri úmidi . Chi dubiterâ ancora aße=
gnare il Tátto alla Terra ? Conciosia che p
tutte le párti del Córpo ,che¦ê terréno, sía il
Tátto : & ne i Nérvi,che sono molto Terz
réni,s'adempia il Toccare : Et facilmente ap
prénda le cose , che anno soliditá & póndo ›
che da la Terra procéde . Diqui avviene che
il Tátto, Gusto & Odoráto , Sentono sola
ménte le cose che sono loro próßime : Et sen
téndo molto patiscono: Benche l'odorato ap
prénda cóse puu remote che il Gústo & il
Tatto . Ma l'Audito apprende ancora cóse
plu remote , et non é tánto offéso : 1l vifo
ancóra piu di lúngi adópera : Et fâ in momen
to quello , che l'Audito in tempo : perché priz
ma si vede il bal eno , che si óda il tuono .
La Ragione piglia le cose remotíßime . Perz
ché non solamente le cose che sono nel Món
do e presénti, come il Senso : Ma ezian=
dio quelle , che sono sopra il Ciélo , & quel
le che sono státe o saranno apprende . " Per
quéste cóse pus éßere manifesto,che di quèl
le séi fórze délla Anima , tre ne apparténgoz
no al Córpo & alla Matéria : come è ê il Tát
QVINTA 89

to , il Gústo , & l'Odoráto . Et tre s'appar


tengono a lo spirito : Et queste sono Ragió
ne, Vifo & Audito . Et peró quelle tré che
declinano più a'l Córpo , convengono più
col corpo che con l'ánimo : Et quelle cose che
sono da lóro comprése , conciosia che muóvi
no il Corpo conveniente a lóro : a mála pé
na pervéngono infino a la Anima : Et si có
me póco simili a lei , poco le piacciono . Ma
l'altre tre, che sono remotißime da la Maté
ria ,convengono molto più con l'anima :
pigliano quelle cose , che poco muovono il
Córpo , Et l'ánimo muovono molto . Cra
taménte gli Odóri , Sapóri , Caldo , & simili
qualitáfanno al córpo giovamento , nocumě
to grande : Ma álla ammirazióne & giu -
dizio ofá poco fanno e mezana
ménte da quello sóno desiderate . Ma la ras
gióne della incorporále veritá , Colóri , Figú
re, Vóci, muovono póco & appéna il córpo:
Ma afottigliano l'animo a ricercarne : Et il
desiderio suo a se rapiscono . il Cibo déllo
áni o ê la veritá : a trovar questa giovano
gli occhi , a lo imparárlagli óréccli : Etpes
ró quelle cose,che appartengono ala ragione
vifo, & audito , lo ánimo desidera , a fine di
se medefimo , come própio nutrimento : Et
quéllecose che muovono gli altri tre sensi ,
ORAZIONE

sono piu tósto neceßárie , a conforto & nutz


trizione & generazione del Córpo . Adún
que l'Animo cerca quéste , non per cagióne
di se , ma d'áltri , ció ê del Córpo . Et nói di
ciamo gli uomini amáre quelle cose , lequáti
a fine di loro desiderano : Quelle cheperft
ne d'âltři , non propiamente amáre . Merita
ménte adunque vogliamo , che lo Amore , so
• Lamente a le scienze , figure , & voci si apa

partenga . Et peró quélla grázia solamente


che si truova in questi tre obbietti sciójê net
la virtú dell'animo , figúre , & vóci, perché
molto provoca lo ánimo , si chráma Calos
ció ê provocazione , da un verbo che dice
* Caleo , che vuol dire próvoco : ✔ Calos in
Greco , significa in Latino Belleza . Gráto
ê a noi il véro & óttimo costume déll ániz
mo : Gráta ê la speziósa figúra del Córpor
Gráta la consonanza delle vóci . Et perché
quéste tre cose, l'animo cóme a lúi accomo
dáte, & quafi incorporáli di piu prézo aßái
stima che l'altre tre : péró ê conveniente ,che
égli puu avidamente quéste ricerchi , con più
ardóre abbracci, con piu veheménžia si maraż
vigli . Et questa grázta di virtú figúra , ovó
ce , che chiama lo ánimo a se & rapisce per
il mêzo della ragione , Vifo & Audito, rete
QVINTA.

tamente si chiama Belleza . Queste sono quél


de tre Grázie,de le quali cósi parló Orféa :
Splendore,Viriditá, & Letizia abbodánte. Or
c féo chiama splendore quella grázia , & Bel
leza dell'animo, laquale nella chiaréza delle
scienze & de costumi risplende: chiama vi
riditációê verdéza, la suavita della figura,
del colore : Perché questa máßime nella
verde gioventú fiorisce : Et chiama Letizia,
" quel sincero , útile , & continovo diletto ,
che ci pórge la Música :

CHE LA BELLEZA E COSA

SPIRITVALE , CAPI. III.


27
$ SSENDO cosi , & neceßário che la
E Belleza sia una natura comúne alla
virtú,figure & vóci.Perché noi no
chiameremmo qualúnche di questi tre bello :
se e nonfüße in tutti tre comune diffinixió
ne della Belleza . Et p questo si vede , che la
natúra della Belleza non pud eßere Corpo .
Perché se ella füße córpo , non converrebbe
álle virtú dell'animo , che sónc incorporáli.
Et ê tánto di lungi da éfere córpo, che non
solamente quella , che ê nelle virtú dell'animə
ORAZIONE

Ma eziandio quella che ê ne' córpi & nelle


vóci , non puð éßere corpórea . Imperoché
benché nói chiamiamo alcúni córpi belli : non
sono peró télli per la lóro Matéria. Per■
che un' medefimo córpo di uómo óggi é tél
lo, er dománe per qualche caso è brutto , có
me se altrofosse lo éßere Córpo , & áltro
l'eßere bello. Et, non sono ancora i córpi bél
li per la lóro quantità : Perché alcuni córa
pi grándi, e alcuni brevi appariscono formó
si: spéße vólte,li Grándi , Brútti , & ipíc
coli formósi: pil contrário , i piccoli brút
ti , i grandi gratißimi , Ancóra spéßevól
te avvitne , che egli è simile belleza in alcú
ni córpigrándi“, & in alcuni píccoli . Se adún
que stantespéßo la quatitá medefima , La Bel
leza per alcún caso si muta , & mutáta la
quantitá,alle volte sta la Belleza : Et símile
Gráziaspéßo ê ne' grandi ne' piccoli :
Certamente queste due cóse, Belleza Quan
titá in tutto debbono eßere diverse . Oltre
a questo, se ancora la formofitá di qualún=
checórpo ,füße nella grossezadel córpo quá
fi corporale : nientediméno non piacerebbe
achi riguarda , in quanto ellafußi corporále:
Perché all' Animo práce la spézie di alcúz
na persóna, Non inquánto ella giace♪ nella
QVINT A.

efterióre matéria: Mainquánto laimigine di


quélla per il senso del vedére , dállo ánimo
si piglia: Et quella imagine , nel vedere &
nello ánimo , non puo eßere corporále , non
eßendo questi corpórei . In che modo la picz
cola pupilla dell'occhio , tanto spazio del
Citlo piglierebbe , Se lo pigliaße in módo
corporale ? in neßúno , Ma lo spirito in un'
punto tutta l'amplitúdine del Córpo , in mó
do spirituale, imagine incorporále ricéve .
All ánimo piace quélla spézie sóla , che da
lui ê présa. Et questa benché sia similitú –
dine d'un córpo estrinseco : niente dimeno nel
lo ánimo ê incorporále . Adunque la spéz
zie incorporále è quella che práce: & quel
lo che piace , é gráto : quello che ê grá
to,ê bello . Diquí si conchiude , che lo amó
re a cósa incorporále si referisce : & Eßa
Belleza èpiu tósto úna cérta spirituale simi
litúdine della cósa , che spezie corporále .
Sóno alcuni , che anno oppenióne , la Pulcri
túdine eßere una certa pofizióne di tutti i
membri , o veramente commensurazione
proporzione , con qualche suavitá di Colóri:
L'oppenióne de quali nói non ammettiamo.
Imperoché eßendo questa disposizione delle
párti sólo nelle cose compóste . Neßúne có
ORAZIONE

se semplici spezióse sarebbono. Ma nóiveg


giamo púre i púri Colóri , i Lúmi,úna Vo
se, vn fulgore d'Oro , il candore dello Arién
to , la Scienza, l'Anima , la Ménte , & Diô,:
lequali cóse son'sémplici, éßer bélle: Et quéste
cóse ci dilettáno molto , cóme cose molto spe
cióse. Aggiugnesi che quella proporzione in
clude tutti i membri del Cérpo composto in
siême : In modo che ella non ê in alcuno de
Membri dip se: ma intútti insieme. Adunque
qualúnche de Membri in se non sarà bello .
Ma la proporzione di tutto il composto ,
násce pure dalle parti: Onde ne resúlta unaab
surditá , questa è che le cose , che non só=
no per lor natura spezióse , partorirebbono
la Pulcritudine . Avviene eziandio speẞevól
te,che stindo la medefima proporzióne & misú
ra de' Membri, il Corpo non práce quántopri:
ma. Certamente óggi nel córpo vóstro &
la figura medefimache l'Anno paßáto, non
la medefima grázia . Neßúna piu tárdi invec
chiache la Figura:Neßuna piu tosto invecchia
che la grazia . Et per questo ê manifesto no
eßere tutto uno , Figura Pulcritudine .
Et ancora spéßo veggiamo eßere in alcuno
plu rétta disposizione delle parti & mifúra,
che in uno altro : Páltro nientediméno non
QVINTA S

sappiamo perché cagione si giudica piu for


móso , Et piu ardentemente si áma . Et que'
sto ci ammonisce , che dobbiamo stimare la
formofitá éßere qualche altra cosa , Oltre,
a la dispofizione de Mémbri . La medefima
ragione ci ammaestra,che nói non sospettiin.o
la Pulcritudine éßere suavitá di Colori : Per
ché speßevólte il Colore in un vecchio è piu
chiaro: in un'giovane è maggior grazia•
Et nelli eguali di età alcuna vólta accades
che quello che supera l'altro di colore ê su
peráto da l'altro di grázta , & di Belleza.
Peró non ardisca alcuno affermare la spézie
Eßere una ammistione di figúra di Colóri:
Perché cosi le scienzie & le vóci che min
cano di Colore di figúra , & ancórai Coz
lórie i Lumi che no anno determináta Figúra
non sarebbono dégni di Amore . Oltre aqué
sto la cupidità di ciaschedúno , dapói che
quello che si voleva si poßiéde,senza dubbio
Si adempie: come la fame & la sete p cibo &
Póto si quiétano. Ma lo Amore per neßu
no aspetto
124 , o Tátto di Córpo si sázia :
Adunque $28 e non cérca natúra alcuna di
Córpo , cerca púre la Belleza . Onde
si conchiude che ella non puo eßere có
sa corporále . Per tutte queste cose si vés
96 ORAZIONE

de , che quelli che accési dí Amóre , ánno site


délla Pulcritúdine : Se vogliono col beverúg
gio di questo liquore, spegnere l'ardentißima
sete bisogna che e' cerchino il dolcißimo
Omóre della Belleza , per ispegnere la séte
lóro , altrove che nel fiume della Matéria
ne'rívoli della Quantirá , Figúra , & Co
lóri. O miseri Amánti, in che luógo vi vol
gerète voi ? Chifû quello che accése l'arden
tißime fiamme , ne i vóstri cuóri ? Chi spe=
gnerà il grande incendio ? Qui ê la grande
opera , & qui ê lafatica , lo velodiro : ma
attendéte .

CHE LA BELLEZA E LO SPLEN


DORE DEL VOLTO DI DIO
CAPI. III .

A Divina Potenzia supereminente


L allo Vniverso, agli Angeli , & ágli
Animi da lei creáti ,"Clementeménte
infonde , si cóme a suoi figliuoli , quél suo
rággio: nelquale è virtú feconda, a qualún
che cosa creare . Questo rággio divino in
questi , come piu propárquia Dio, dipinge
lo ordine di tutto il Mondo , molto più es
preßamente che nella Materia mondána :,
Per
QVARTA 97

Per laqualcosa questa Fittura del Móndo , la


sale nói veggimo tutta ,negli Angeli , ở
négli ánimi, ê puu'espréßa: che înánzi a gli
ócchi . In quelli ê la figúra di qualunque spé
ra , del Sole , Lúna, & Stelle , delli Elementi ,
Pietre, Arbori, & Animali . Queste Fitture
si chtámano nelli Angeli, eſéplári & Idće : nél
li ánimi ragioni e notizie : Nella Matéria
del Móndo,imagini & forme . Queste Fittúre
so chúre nel Mondo : pu chiare nell'Animo
chiarißime sono nell'Angelo. Adunque
ún' medéfimovólto di Dio rilúce in tre spéc
chi pósti per ordine , néll'Angelo , néll' Animo ,
nel córpo montáno : Nel primo , come piu
propinquo , in modo chtaríßimo : nel secondo
cóme piu remoto, men'chiaro : nel terzo có
me remotißimo, molto oscuro , Dipói la Sán
ta Mente dello Angelo , perché non ê da mie
nistério di córpo impelita , in se medefima
si riflette : dove véde quél volto di Dio nel
suo seno scolpito : Et veggendolo si maraz
viglia : & maravigliandosi, con grande avidi
tá a quello sempre si unisce . Et nói chia
miamo Pelléza,quella grázia del vóltodivíz
no : Et lo Amore chiamiamo la aviditá déla
lo Angelo : per laquále si invischia in tútto
al vólto divino : iddio voléßi amici méi , che
G
98 ORAZIONE

hoancord avveniße a nói . Ma l'ánimoE nha


stro creato con questa condizióne, che si cir
cúnda da córpo terréno , al ministério corpo
rále declina : dúlla quále inclinazióne grava
to , mette in óblio il tefóro , che nel suo pét
to ê nascóso . Dipói che nel córpo terreno &
invólto , lúngo témpo áll'úfo del Córpo sérz
ve, aquesta ópera sempre accómoda il sen
so: accommodavi ancora la ragione pu
spéßo che e'no débbe . Diqui avviene che l'a
nimo no riguarda la Lúce del vólto divíno che
in lúi sempre splende , Prima che il Corpo
sia giâ adulto , & la ragióne sía désta : con
laquile consideri il volto di Dio che manife
tamente álli ócchi nella macchina del Móndo
rilúce . Per laquale considerazióne si înálza
arisguardire quél vólto di Dio , che dentro
állo ánimo risplende . Et perché il volto
del Padre , a'figliovóli ê gráto : ê neceßário
che il volto del Padre Iddio álli ánimi sia
gratißimo . Lo splendore, la grázia di qué
sto vólto , o nello Angelo , o nello Animo , o
nell Matéria mondána che si sia , si débbe
chiamare universál' Belleza: & lo appetito
che si vólge inverso quella, ê univesál' Amó
re. Et nói non dubitiamo questa Belleza és
sere incorporale : Perché nello Angelor
uéllo Animo , questa non eßere córpo ê mas
1.
VÅRTA 99

nifesto : ne córpi ancora quésta éßere in


corporále mostrámmo disópra : & al prefen
te diqui lo poßiamo intendere , che lo occhio
no véde altro , che lúme di Sóle : Perché le fi
gure, li colori de' córpi , non si veggono
mái, senon da'lume illustrati : Et éẞi no vén
gono co la loro Matéria alo ócchio : Etpúr
neceßário páre , qué ti dovere éßere negli fe
chi: accióche da gli occhi sieno vedúti. Vno
adunque lume di sole,dipinto di colóri , & fi
gure di tutti i córpi in che pcuóte , si rappre
fénta agli occhi: Li ócchi p lo aúto d'ún❜lór'
certo rággio naturále pigliano il lume del Só
le cosi dipinto : pói chelánno prése,vézgo
no éßo lúme, tutte le dipintúre che in ejso
sono . Il pche tutto questo ordine del Móndo
che si vede , si piglia da gliócchi : no in quél
módo che égli è nella Matéria de' córpi : ma
in quel modo che egli ê nella lúce laquále ê
négli occhi infufa . Et pché egli è in quella
Lúce,separátogia da la Matéria, neceßariamen
teê senza córpo . Et questo diqui manifesta
ménte si véde,perché éo Lúme no pud éßere
córpo : cociosia che in un'momento di Oriente
in Occidente quafi tutto il Mondo riempie :
1
pénetra da ogni párte il córno della Aria
della Acqua , senza offensione alcú a ,
Gii
ORAZIONE

Et spandendosi sópra cóse pútrdie, non si


macchia . Queste condizióni álla natúra del
córpo non si convéngono . Perché il córpo
non in momento , ma in tempo si muove :
ún' córpo non penetra lo áltro sénza dißipa
zióne dell'úno , o dell'altro , o di amenduói.
Et duói córpi insieme misti , con iscambiévole
contagióne si túrbano . Et questo veggiámo
nélla confufióne della Acqna del Vino,
del Fuoco , della Térra . Conciosia adun
que, che il lume del Sóle sia incorporále :
có ch'égli ricéve , riceve secondo il mó
do suo. Etperó i Colóri , le Figure de
Córpi ,in módo spiritále riceve . Et .
nel módo medefimo lui ricevuto A. 1
da gl'occhi si véde . Onde násce
che tutto l'ornamento di qué
sto Mondo , che ê il tér
zo vólto di Dio,p la
Lúce del sóle in =
corporále, offeri
sce se incorpo
rále agli
# . ócchi.
QVINTA toi

COME NASCE LO AMORE ET


L'ODIO : ET CHE LA BELLE
ZA ESPIRITVALE , CA, V.

1 TVTTE queste cose séguita che


D ógni grázia del vólto divino, che si
chráma la universál'pulcritúdine, no
solamente nello Angelo, & nello Animo siain
corporile : ma eziandio nello aspetto délli óc
chi . Non solamente questa faccia tútta insie
me:ma eziadio le parti súe da amirazione có
móßi amiámo . Dove násce particuláre Amó
3
re a particuláre belleza . Cosi ponghiamo af
fezióne a qualche uómo , cóme membro dello
ordine mondáno : máßime quando in quello la
"
scintilla dell'ornamento divino , manifestamén
te risplende.Questa affezióne da dúe cagióz
ni depende si perché la immagine del vól
to paterno ci piace : si eziandio pché la spé
zie & Figura dell'uómo attamente compósta,
attißimamente si confâ con quél' sigillo o vě
ro ragione della generazione umana : laquale
l'Anima nostra prêse da l'Autóre del tutto,
in se ritiene . Onde la imagine dell' uomo
esterióre présa per i sensi , paßándo nello
ántimò , s'élla discór da dala figúra dell'uổ
mo , laquále lo ánimo dala súa origine pose
G iii
ORAZIONE

siede , súbito dispiace : cóme brútta , ódio


genera . Se élla si concórda , di facto práce:
Et cóme télla s'ama . Perlaqualcósa accáte,
che alcuni scotrándosi in not , súbito ciprác
cono o véro dispiacciono , benché nói non
sappiamo la cagione di tále effétto . Perché
Animo impedito nel ministério del corpo,no
risguarda le forme che sono per natúra dén
tro a lui: Ma per la naturále & cccúlta di
sconvenienza o convenienza , séguita che la
forma della cosa esteriore : con la immagine
sua pulsándo laformi della cosa medéfima,
che ê dipinta neli’ánimo ,dißuóna o vero con
suona , da quéfa occulta offensióne ,ové=
ro allettáménto , lo ánino commóßo la détta
cósa ódia o áma . Quél rággio divino , diche
sópra parlammo , infúſe nell' Angelo & nell
Animo la verafigura dell'uomo che si débbe
generare intéra ma la compofizióne dell'
uomo nella Matéria del Móndo, laquale ê da T
divino artéfice remotißima ,degénera da quél
la súafigura intérà : Nélla Matériamiglio
·
disposta resulta piu simile : Nell'altra méz
no. Quella che resulta più simile , come
élla si confa con la fó za di Dio , & con
ladé adéllo Angelo cosí si confà ancora
Alla ragione, & sigillo che è nello Anime
QVINTA i
To Animo appruóva questa convenienza del
confársi in questa convenienza consi
ste la Belleza : Et nélla approvazione con
siste lo affetto di Amore . Et perché la Idéa
Ø la ragione o vero sigillo , sóno alični da
la Matéria del corpo peró la compofizione
déll'uomo si glúdica simile a quélli : Noper
la Matéria o per la quantità , ma per quit
che altra parte incorporále . Et,secondo che
simile,sicoviene co quégli: e secondo che si
coviene ê béllà . Et peró il corpo & la Bellé
za sóno diversi . Se alcuno dimánda In che
módo lafórma del córpo póßa éßere simile ál
la fórma & ragione dell' Anima , & dell ' An
gelo:prego quel tile , che cosideri lo edifizio
dello Architettore . Da principio lo Architet
tóre la ragione , & quifi Idéa déllo edifizio
nellá ánimo suo concepe:dipóifabbrica la cása
(secondo che e' pu ) tále quale nel pensie
: rodispose . Chi negherà la cása éßere córpor
Et questa essere molto simile álla incorpo
rále Idea dello artéfice a la cúi similitúdie
ne fu fattas Certaméute per un' certo
órdine incorporále piu tófto , che per la
Matéria , simile si débe giudicáre . Sfór
ati un poco a trárne la Matéria se tu
puổi : Tu la puối trárre col pensiero
iiii
NE
ZIO
104 ORA

Orsú trái a lo edifizio la Matéria, & lám


scia sospeso lo órdine : non ti resterà di cór
po materiále cósa alcúna : ánzi tútto úno sa
ra l'ordine che venne da lo artéfice, & l'ór=
dine che nello artefice rimise . Dhê fá questo
medefimo nel córpo di qualúnche vómo : &
.
cosí troverrái lafórmadi quello che si confâ
col suggello dell'animo, éßere semplice sen
za Matéria .

QVANTE PARTI SI RICHIEG


GONO A FARE LA COSA BEL
LA ET CHE LA BELLE and
ZA E DONO SPIRITVA
LE. " CAPI. VIZ
3. nd
j INALMENTE che cosa ê la Bellé
Faza del córpo ? Certamente e un cer
to átto , Vivacitá , & Grázia , che
risplende nel córpo per lo infláßo della sua
Idea . Questo splendore non descende nella
·Matéria , s'élla non ê príma attißimaménte
preparáta. Et la preparazione del corpo via
vente in tre cóse s'adémpie, órdine , módo &
spézie : L'ordine significa le distinze delle
párti : il móto significa la quantità : la spt
ziefignifica lineamenti & colori , Perché ins
QVINT A. S

prima bifogna che ciascuni membri del Cór


po ábbino il sito naturále , & questo è che li
Orecchi , li ócchi , & il Násó, & gli áltri
'membri siano ne' luoghi lóro : Et che gli óc
chi amentúni egualmente siano propinqui al
Náso : Et che gli orecchi amědúni egualmen
tesiano discósto dagliócchi. Et questa paritá
di distanzie che s'appartiene a l'ordine , ancó
rano básta , se'nom visi aggiugne il módo dél
le párti : 1lquále attribuisca aqualúnche mém
bro la grandeza debita , attendendo a la
proporzione di tutto il corpo .Et questo è
che tre Nást pósti per lúngo alémpino la
lughéza d'ún' vólto : Et ancóra li duói mėzi
cerchi déli órechi insieme congiunti , fáccino
il cerchio della bocca aperta: & questo mede
fimo faccino le Cíglia , se insieme si cogɩún
gono . La lungbézadel Núso ragguágli lalúṇ
gheza del Lábro , & similmente dello Os
récchio : iduói tóudi degli Occhi , rag=
guiglino la apertura della Becca Otto capi
fáccino la lunghéza di tutto il corpo :
Et similmente le braccia distése per lito , &
le Gambe distése fáccino l'altéza del corpo .
Oltre a questo simiámo éßere neceßária la
spézie : accióche li artifició si tratti délle Li
nee , le créspe , & lo splendóre de gli ócz
206 ORAZIONE

chi adórnino l'ordine , & il módo délle parti.


Queste tre cose benché nella Matéria siano,
nientediméno parte alcuna del Córpo éßere
nopófono. L'ordine de' membri , non é mém
bro alcuno : perché lo órdine ê in tutti i mém
bri, neßuno membro in tutti i membri și
ritruóva . Aggiugnesi , che lo órdine , non ê
áltro che conveniente distánzia delle parti :
Et la distánzia ê o núlla, o vácuo , o un ' trát
to di Linee . Ma chi dira le Linee éßerecór
po ? Conetosia che minchino di latitudine &
di profondità , che sono neceßárie al * Córpo.
Oltra questo il Módo no ê quantitá: ma ê tër
mino di quantità . I termini sono superficie,
Linee, punti : lequali cóse non avendo pro
fonditá, non si debbono córpi chiamáre . Cole
lochiamo ancora la spézie non nella Maté
4 ria , manélla giocónda concórdia
di lúmi, óm
bre , Linee . Per questa ragione si móstra
la Belleza éßere da la Matéria corporále tán
to discósto , che non si comunica a eßa Ma
téria : se non ê dispósta con quelle tre prepa
razioni incorporáli , lequáli abbiamo narráte.
.Il fondamento di queste tre preparazióni ê.
la temperáta compleßione de ' quattro Elem
menti : In modo che il Corpo nostro sia
molto simile al Cielo : La sustánzia delquále
QVINTA 207

temperata , & non si retelli da la fórma


zione della Anima per la eforbitánza di alcú
no umóre . Cosi il Celeste splendore facil
mente apparirà nel Córpo , simile al Ciélo.
Et quella perfetta fórma dell'uomo , laquá
le poßiede l'animo, nella Matéria pacifica e
obbediente resultera piu prépia . Quafi in
símil módo si dispongono le vóci a ricéves
re la Belleza loro. L'ordine lóro è il salia
re da la voce gráve a la ottáva : & lo scende
re dala ottáva a la gráve : 1l módo é il discór
rere debitamente p le terze, quarte , quinte,&
séste vóci , tuóni & semituóni : La spezie
la risonanza della chiára vóce . Per qué
ste tre cose , come per tre elementi i córpi di
molti membri cõpósti , cóme sóno Arbori ,&
Animáli & ancora la congregazione di mól
té vóci,a ricevere la Belleza si dispogono :
i córpi pu semplici , cóme sóno i quattro E
lementi, & Pietre & Metalli: Et le sém
plici voci si preparano a éßa Belleza suffic
zienteménie,per una certa temperáta feconditá
chiarità di loro natúra , Ma l'animo ê di
súa natúra a éßa accommodato : Maßimamén
te per questo che egli è spírico , & quifi
specchio a Dio prójimo : Nelquale có me
disópra dicémmo luce la Immigine del'
volto divino
108 ORAZIONE

Adunque come all'Oro niente bifogna aggiú


gnere, a fare chepaia béllo : mabásta separár
ne le párti della Terra , se da éße ê offuscá
to : Cosi lo ánimo non & bifógno che se li
aggiunga cósa aleúna, a fire che égli appa=
risca bello : Mabifogna pór'giu la cura sol
lecitúdine del corpo tánto ansia : & la per=
turbazione della cupidità del timore : Et
súbito la naturale pulcritúdine dello animo si
mostrerrâ . Ma acció che il nostro sermóne
non trapáßi molto il propófito suo , conchiu
diamo brevemente per le sopradette cóse, la
Belleza éßere una certa grázia , vivice &
spiritále Laquále p il raggio divino prima
si infonde négli Angeli,póinelle Anime dégli

uómini dopo questi nelle figure, & Vóz
ci corporili. & questa grázia per mézo dél
laragione & delvedere & dé llo udire muó
ve diletta lo ánimo nóstro: & nel dilettáre
rapisce: nel rapire d'ardente amore infiam
ma

199
2
4
1

QVINTA 109

DE LA DIPINTVRA D'AMO
RE . CAF1 . VII.

D IPOI Agatóne Poéta ,secondo l'úfo


" délli antichi Poéti, veste questo Dio
Amóre di umána immagine : dipingelo a si
militúdine di úno uómo formoso: Et dice lo
amore éßere, GIOVANE , TENERO, FLES
SIBILE, O VERO AGILE , ATTAMEN
TE COMPOSTO, ET NITIDO . Queste
párti qui narráte sono piu tóto prepara■
zióni ala Belleza: che eßa Belleza . Imper
roché di queste cinque parti , le prime tre
significano la compleßióne temperáta, laquile
ê il primo fondamento : l'altre due diségnano
il mólo la spezie . I Físici ánno dimó tro
lo indizio della temperáta compleßione : éßes
re la delicata ferma equalitá della tenera
cirne : perché óv'il caldo sopravánza molto,
il córpo ê árido pilóso : óve abbónda il
freddo , e dúro : óve la siccitá, ê áspro : óve
la umidità,ê lábile ineguale & tórto . Adúu
que la eguale & férma teneréza del córpo
dimóstra la disposizione di quello ne' quat =
tro umóri éßere temperáta : Perquesta cagió
ne Agatóne chiamo lo Amóre MOLLE DE
LICATO ET TENERO.Ma perché lo chiá
101 ORAZIONE

mô égli Giovane : perché non solamente per


benefizio della natúra : ma eziandio della etá
la d'étta Temperánzia si poßiéde. Imperoche
per la lungheza del tempo si dißólvono le
párti sottili de'lcórpo : ónde ré tano le párti
piu gróße:perché efalándo il Fusco l'Arias
rimáne la sopr.bbodánza della Acqua , & dél
la Térra. Et perché lo chiamo egli AGILE,
Et FLESSIBILE ? accioché tu intėnda lúi
ßere átto a tutti i movimenti , & prónto .
Et non pensi quándo égli lo chráma Mól
le , voglia per questo intendere la Mollizie
femminile inetta & pigra:che quella ê divér
sa dala compleßione temperata . Dopo questo
aggiunse ATTAMENTE COMPOSTO
ció ê di órdine di módo di párti onestißi
mamentefiguráto : Aggiunse ET NITIDO
ció ê di suave spézie di colóri rilucente. Pro
póste queste preparazioni, Agatóne non apri
quello che diqui seguiva: Ma a nói appartić
ne intendere , che dopo queste preparazioni ,
viene quélla grázia che e Belleza . Et quê
ste cinque párti s'espongono nella figura dell
uomo , in quel módo che abbiamo narráto .
Ma nella potenzia déllo Amóre si debbono al
trimenti intendere perché la súa fórza
1
qualitá dimostrano ". Dipignesi lo Amore
1
QVINTA 212

GIOVANE : perchè comunemente i giovani


s'innamorano : gli innamoráti appetiscono
Tetá giovenile , MOLLE perché gli Ingégni
mansuéti,sono piu facilmente prési dállo A
more : quelli che sono presi benché innán
zi fóßero feróci ,divéngono mansuéti , AGI
LE ET FLESSIBILE: perche di nascóso vit
ne, di nascóso si parte.ATTO ET COM
POSTO Perche desidera cóse formose & or
dinále: fugge le contrárie : NITIDO Ció
espléndido,perché nella Flórida & spléndi
da eta inspira lo ánimo dell'uómo : & deside
ra cóse fiorite . Et perché Agatóne queste
cóse nel testo copiosamente tratta : básti a
nói averle brevemente tócche .

DE LE VIRTV D'AMORE

CAPIT . VIII.

T quelle cose , che Agatóne tratta


E de le quattro virtú , son' poste per si
gnificare la botá ello Amore : & pri
ma lo chiama GIVSTO : perché óve ê in
térovéro Amore, ivi ê scambiévole beniz
volénzia : laquale non patisce che si faccia
ingiúria di fatti o villania di parole ,
212 ORAZIONE

Eg'i ê tánta la fórza di questa Caritá,che él


la sóla pus conservire la generazióne umí
na,in tranquilla páce. Et questo non puòfare
Prudenza , Fortéza , Fórza di Armi , o di
Lé gi , o di eloquenzia : se gia la Benivolén
za non l'atuta . Chrámalo dipói TEMPE=
RATO , perché egli dóma le cupidità difoz
néste.Et questo è che cercándo lo Amore és
sa Belleza laquale cõsiste in un' certo ordine
těperánza : égli â in ódio le víli , & im
molerate concupiscenzie : & fúgge sémpre i
gésti che non sono onesti Il che da princi
pio tratto Giovanni aßái . Ancóra dove réž
gna lo Amore , tutte le altre cupidità si spré
zano , Aggiunse FORTISSIMO , imperoché
neßúna cósa ê piu fórte che l'audácia : & nes
súno con piu audácia combatte che lo Amán
teper lo amito . A GLI ALTRI DII : Ció ê
agli altri Flanéti. Márte ê superiore difór
téza , perché égli fâ gli uómini piu fórti .
Conciosia , che quindo Márte pósto nélli An
goli , o nella secónda , o véro nella ottáva cá
sa delle Genitúre , minaccia i Náti di cáfi
infelici : Venere spéße vólte venéndoli con
giúnta ol oppósta , o ricevendolo o guardán
dolo di aspetto Sestile , o Trino , Ammórza
(per dire ór'cosí la malignitá di quéllo.Már
te nella
1813
QVINTA.

te nella nativitá dell'uomo signoréggia , dóz


na magnanimitá iracundia : Et se Vtnere
proßimamente vi si aggiugne , benché élla nõ
impedisca la magnanimità da Márte concéßa ,
nientediméno raffréna il vizio della iracun
dia : Dove páre che faccéndó Márte piu Cle
ménte , lo dómi : Ma MARTE NON DO .
MA MAI VENERE : Perché se Veneretiene
la Signoria della natività dell'uomo , cocéde affét
to di Amore: Et se Márte proßimamente visi
aggiugne ,fâ co la caldézasúa lo impeto di Vé
nere piu ardente . In módo che se nascéndo úz
no, Marte si truóva nella Cása di Venere, cá
me ê Libra , & Táuro , colui che násce , per
la preſenza di Márte sarâ sottoposto molto
álle Fiamme di Amórc . MARTE ANCORA
SEGVITA VENERE : VENERE NON .
SEGVITA MARTE . Imperoché la Audá
cia seguita lo Amore , & lo Amore non sé
guita la Audácia . Perché gli uomini non si
inamórano própio pèr éßere audáci : Ma spés
se volte , per éßere feriti d'Amore , divén
tano audacißimi a qualúnche pericólo per la
cósaamáta.Finalmente il segno manifestißimo
délla singulár fortèza d'ámóre ê questo : che
tutte le cóse obbediscono a lui : égli a nes
súna obbedisce . Imperoché gli abitatori del
H
7 :4 CARTAZIONE

Cielo ámano : eámano gli animáli , & ma


no tutti i Córpi : Gli uomini ricchi Re pos
*
ténti sottomettono il collo állo imperio di
Amore: Ma lo Amore a neẞúno di costoro
si sottomette . Perché li dóni de' Ricchi , non
cómperano lo Amóre : le minácete & le vio
lénzie de' Potenti , non ci póßono constringe
re ad amire : o fáre che da Amóre ci dipartia
mo. Amore ê libero spontaneamente nás
sce nella libera volontà : la quale ancóra Dio :
noconstrignerâ:perche da princípio ordins la
volontà dovere éßere libera . Si che Amóre
få fórza a ognuno non riceve da alcúno
violénzia . Et tanto e la sua libertà , che
L'altre affezioni , árti, & operazióní déll'áné i
mo,desiderano il piu delle volte prémio divér
so da loro: Ma lo Amóre di se medefimo
contento , come se égli sólo fúße il suo pré
mio. Quafi non sia altro prémio oltre, alos
Amore , che dello Amóre sía dégno prémio
Imperoché chi ama,spezialmente áma lo Amó
re: pohé sopratutto ricerca che lo amtto ámi
lúi : E ANCORA SAPIENTISSIMO, pchế…›
ragióne Amore sia creatóre & conservatóre
Y
del tutto , Maestro & Signore di tutte le
árti, aßái nélla Orazióne di Brifimaco si dis
se:pilché in queste cóse la sapienza di Amó, &
1
QVINTA 115.

re si dimostra . Per la disputazione superiós


re si conchiude lo Amore per questo éßeres
beatißimo : Perché ê bellißimo & óttimo . Et
che e sia bellißimo apparisce , perché si dilép
ta di cóse bélle , cóme a se simili : Et cbe e
sia ottimo si véde in questo , che eglifa gli
amánti óttimi : Et ê neßário , che colúi sią
áttimo , ilqualefå áttimo altrúi.

DE DONI DI
DI AMORE .

ACAPITOLO . IX .

Q VELLO che sia Amóre si dichiar


nel nostro discorso : & quale e' sia
appari disópra,p le parole di Agatóne : Et che
doni coceda a gli uamini , facilmente p le có
se predette si dichiara. Alcúno Amore ê sempli
ce : Alcúnoê scabrévole.Il semplice, qualunque
uómo piglia ,fâ prudente ad antivedere , in dis
putáre Acuto, nel ragionáre abbondante , maz
gnánimo nelle cose da fare ,facéto nelle cóse
glocóse , pronta ne' giuóchi : & nelle cóse
grávi fortißimo . Lo Amóre scambiévole lea :
vándo i perícoli , réca sicurtá : levándo la
disC ensióne , génera concórdia : Et schifáne ,
do la miferia, induce la felicitá
Hii
116 ORAZIONE

Ove & reciproca caritá non vi sóno insidie,


ne tradimenti : Ma sónvi le cóse comuni :
Et sono sbandite le Liti , ifurti , li omicidy.
leguérre . Tále tranquillitá náscere da la.
Amóre scabiévole non sólo nelli Animáli,ma
eziandio ne' Ciéli , & nelli Elementi , Agas.
tóne in questa Orazione dichtára : Et nella
Orazióne disópra di Erifimaco ê largamente
dimóstro. Nel fine dellaprefente Orazione si
dice,che amore col caldo suo addolcisce le Mén
ti délli Iddíi , & délli uómini . Et quésto inté
derâ qualunque si ricorder Eßer disópra di
móstro,lo Amóre there in tutte le cose: a
tutte distendersi .

CHE AMORE E PIV ANTICON


ET PIV GIOVANE CHE GLI
ALTRI IDDII. CA. X.

A innanzi ch'io fácci fine virtuosis


M simi amici solvere tre questióni ,che
náscono nella disputa d'Agatóne.Pri
ma si dimánda perché cagione Fédro diße Amó
re piu anticho , che Satúrno , Gióve : A
gatóne diße piu Giovane . Secondariamente
"J
Quello che appréßo Platóne significa il Ré
gno della Neceßitá: Et lo Império dello Amé
QVINTA 117

ve . Térzo , quáli Iddii , quáli Arti regnánte


lo Amore , ánno trováte . Il Pádre del tutto
Iddio , per Amóre di propagáre il séme suo,
per benignità di provvedéré , â generáto le
Menti,sue ministre : lequali muovono i Plané
ti di Satúrno , di Gióve , & dégli áltri.Qué
e Menti súbito che da Dio són' náte , rico
noscendo il Pádre lóro , lo ámano . Quél=
lo Amóre,da che sono le Ménti generáte, diz
ciámo tßere piu antico di loro : Et quello A
more,co'l quale le Ménti Creáte ámano il lor
Creatore , diciamo éßere piu giovane che le
Ménti Oltre a questo la Ménte angélica no ri
céve da'l Padre le Idée del Pianeta di Satúr
no, dégli altri:se prima no sirivólta invér
so la faccia di Dio , per naturále Amóre . Di
pói la medefima Ménte avendo ricevute le I
dte, con piu ardóre áma il dóno di Dio.
Cosi adunque la dilettazione dello Angelo in
verso Dio,in un' módo è piu antica ,
che le idée , che si chiamano Iddíi: Et
in ún áltro modo ê piu gióvané.
Si che lo Amore ê princípio ,&
fine è il primo délli
Iddii , & l'último

T H iit
£ 18 ORAZIONE

CHE LO A MORE REGNA INNAN


ZI A LA NECESSITA, CA, XI.
A accioché solviámo la secónda que
M Stióne , e' si dice che lo Amore régna
innanzi a la neceßitá : perché lo Ams
re divino a tutte le cóse náte di lui , â dáto
origine . Nelquále neßúna violénzia di neces
siti si póne : Perché non avendo sópra se có
sa alcuna : égli adópera qualúnche cosa , non
constrétto , ma per libera volontà . La Mén
te Angélica che seguita lúi , per la semenza
di Dio neceßariamente germina . Et cosí colúi
per Amore produce : Costti per neceßitá pro
céde Quivi comincia il Dominio dello Amó
re : Et qui il Dominio della neceßitá. Quésta
Mente benché nascéndo da la sómma bontá di
Dío , sia buóna: Nientediméno perché procéde
fuor di Dio , neceßariamente degénera da la in
finita perfezione del Padre : perché lo effetto
non riceve máitútta la bontà della súa caufa.
In questa neceßária proceßione , & degenera=
zióne dello affetto , consiste l'imperio della
Neceßiti Ma la Ménte , súbito che ê náta .
(cóme dicemo)áma il suo autore: Et in questo
átto resúrge il Regno di Amóre , Perché que
sta inverso di Dio per Amóre si leva : Et,
Dio quella inverso lúi rivólta , per amore Il
lumina Ancora di nuovo qui sotténtra la Po
QVINTA . trg

enzia della neceßitá : Conciosia che quel tú


me che da Dio descende , non siricivadálla Mén
te in tánta chiareza , con quánta da Dio ê da
to . Perché la Ménte per súa natúra ê quást
tenebrósa: & non ricéve , se non secondo la
sua capacitá naturále . Et peró per violenz
zia della Natúra ricevente , quél lume piu
oscuro diventa Aquesta neceßitá succé de di
nuovo il principato dello Amore. Perché quél
la Ménte accésa per questo primo splendore
di Dio, ardentemente in lui si vólta : Et ina
vitáta da questa scintilla di lume, desidera tút
ta la poßeßione di éßo lúme . Diqui Dio per
la súa benignita, & providenza , oltre a quel
primo lume Naturále,dóna ancora il lume di
vino. Et cosi le Potenzie déllo Amóre, & dél
la Neceßitá succedono scabievolmente l'úna ál
l'altra . Laquale succeßione nelle cose divine
s'intende secondo l'ordine di natúra: nelle cóse
naturáli secondo intervallo di tempo.In módo
che lo Amore sia il primo di tutti l'último .
Et come abbiamo detto de lo Angelo cosí dob
bámo itendere de lo Animo, de le altre ópe
di Dio,quinto a questi dvói Impérij. Per la=
qualcosa se nói parliamo aßolutamente , égli
ê piu antico lo império di Amore che dél
ba Neceßitá :Ferchéquello comincia inDio: Et :
Hiiii
ORAZIONE

quésto nelle cose creáte . Ma se nói parliame


de le cose creáte, la potenzia della neceßitá ê
prima che il Regno di Amóré, Conciosia che
le cóse prima per neceßitá procédono, & pro
cedendo degenerano : che elle si rivóltino con
Amóre inverso Dio . Orféo cătô questi duói
impéry , in duói Imni: lo Império della Neces
sitá néllo Imno della Nótte , dicéndo , LA
FORTE NECESSITA A TVTTE LE CO
SE SIGNOREGGIA . Il Regno di Amorecă
tô cosi nél Imno di Venere, TV COMANDI
A' TRE FATI : ET TVTTE LE COSE
GENERI . Divinamente Orféo póse duới Rẻ
gni:Et fece coparazióne fra lóro: Et álla neces
sitiatepóse lo Amore,quándo diße questo comă
dáre álli tre Fáti: ne' quali la neceßitá cõsiste.
IN CHE MODO NEL REGNO
DELLA . NECESSITA , SATVR
NO CASTRO CELIO ET
GIOVE LEGO SATVRNO.
"
CAPITOLO . XII .

MA in che módo méntre che signorég=


gia la Neceßitá,i seguenti Dii siéno
détti da Agatone castráre & legáre i lóro Pá
dri, facilmente per le cóse sopradette intende
remo . Non é da * stimáre che la Mente dello
SESTA 727
19
Angelo divida in se medefima éßo Dio : Main
léi si divide il dóno , che le ê dáto da Dio.
Póco innanzi mostrámmo a sufficiénzia idó
ni di Dio per neceßitá mancáre da la lóro sóm
ma perfezione , nello spirito che gli ricéve .
Onde násce,che quélla feconditá di natúra che
ê in Dio intéra , ma nello Angelo ê diminai
ta, meritamente sidice éßere castráta . Et qué
sto si dice advenire méntre che régna la Ne
ceßitá . Perché non avviene per volontà di
chi da, o di chi riceve : Ma per quélla neceßi
tá,per laquale lo effetto non si pud álla súa
cagione agguagliare . Et cosi Satúrno cić ê
l'Angelo páre che castri Célio : ció ê il sóm
mo Dio Et ancóra Gióve,ció ê l'Anima del
Mondo , páreche léghi Satúrno : Ctó ê la Po
ténzia dello Angelo ricevuta restringe in se
per diffetto di sua natúra : Et ridúcela apiu
Stretti confini . Imperoché piu ampia ê la po
ténzia di Satúrno , che di Gióve . Si che la
Potenzia che in Satúrno : si stima per la am
plitúdine libera scólta : In Grove per la
Strettéza di natúra,gia si dice éßere legáta.
" Et di questo infino a qui básti averedetto:
Vegnámo a la térza questióne .
1
E
122 ORAZION 1

QVALI DI QVALI ARTI


DANNO A GLI VOMI ,
NI CAPITOLO . XIII. q
$$
TIMA Agatone che dalli DII ,per A
móre siano dáte le arti álla genera

T zióne umána: Il Regno da Gióvez


L'artedel saettáre, Indovináre, Medicáre da
Apolline: La fabbrica de Metálli , da Vulcáno
La indústria del téßere ,da Minérva: La Múſi
ca , da le Mufe . Dódici Deitá sóno sópra
i dodici segni del zodiaco , Pállade sópra lo
Ariéte : Vénere al Táuro : Apollo a' Gemini
Mercurio al Cáncro : Gióve al Leóne : Cé
rere alla Vergine : Vulcáno álla Libra :
Márte a lo Scorpione : Diána al Sagittário:
Vesta al Capricorno : Junóne a lo Aquário ?
Nettuno a Pesci . Da costóro álla Generazió
ne nóstra són tutte le Arti conceße : perché
quélli segni mettono le fórze súe di ciasúna
arte ne' córpi nóstri : Et quelle Deitá le mét
tono nell' Animo . Cosi Giove per il mézo
del Lióne fâ l'uomo attißimo algoverno divíz
no, & umáno : ció ê al dispensáre degna
mente le cose spirituáli & temporáli . Apól
lo per i Gemini ci da la indústria del Medicá
re & saettáre , Fállade per lo Ariète , l'árte
#
SESTA ii ;

del téßere. Vulcáno per. la Libra, la Fabbri


cade' Metálli : Et cosi gli altri le altre årti.
Et perché éẞi ci danno i loro doni p benigni
tá di loro providenzia, sidice che églino fin
no questo móßi da Amore . Oltre di questo
per quella velocissima e ordinatißima cover
sióne de Créli, Stimiámo náscere consoñánzá
Muficále : Et per ótto móti delli ótto Citli
ótto Tuóni: & datútti insieme úno concen

to producersi . Adunque, i nove suóni de'Citli


hiamiamo le nóve Mufe percagione della Mi
ficále concórdia, L'Animo nostro da principio
fu dotátode la ragione di questa música : Et
meritamente , essendo l'origine sua da'l Ciélo
Dentro a luie nåta la Celeste Armonía : la =
quale pói imita & mette in ópera con várij
cánti e istrumenti . Et questo dóno cómegli
áltrici fû conceßo per Amore della providen
za divína, Adunque Amici Nobilissimi qué
1 Dio Amore perché égli è bellissimo , amiá
sto
mo : perché égliê ottimo, seguitiámo : perche
égli è beatißimo Veneriamo : Acció ché pér
súa Clemenzia largitá ci conceda poßeßið
he della súa Belleza Bontá & Beatitudine :
9124 ORAZI
ONE
ORAZIONE . VI .

INTRODVZIONE A'L DIR E DI


AMORE. CAPI. I.

VI féce fine Carlo Marsupini : Di


a pói Tomáfo Bénci diligénte imitató
re di Sócrate con allégro ánimo,
litta faccia,prése a Comentáre le parole Soz
crátiche , cosi dicéndo . Il nóscro Sócrate , dál
lo Orácolo di Apolline giudicáto Sapientißi
mo di tutti i Gréci , Soléva dire , se fare
profeßione della árte amatória piu che di al
cúna altra . Quífi vóglia dire , che pla peri
zia di questa Arte, & Sócrate , & qualúnche
áltro füße da éßere giudicato Sapientißimo.
· Quésta árte non ebbe da Anasságora , ne da
Ammóne , ne da Archelao Fifici , Non da Pró
dico Chío & Aspáfia Retórici , Non da Cóż
no Múfico: da' quali mólte cóse aveva impaz
ráte : Ma dicéva avérla da Diótima divina
trice , Quándo éra tócca da spirito divino
Et secondo il miogiudizio voléva mostráre
the solamente per inspirazióne divína , potéz
vano gli uomini intendere , che cosa fóße la
véra belléza: & quello che fóße il legittimo
Amore, & inche módo si dovéße amáre : Tán
QVINTA 125

ta e la potenzia , sublimitá della faculta


Amatória . Da queste celésti vivande adunque
State discosto , státe discósto o impy : 1 quáli
invólti nelle facce terréne , al tutto a Bác
ca, a Priapo divóti , lo Amóre , che ê dó
no celeste, abbaẞate in térra : & in lóto aúz
fo di Pórci . Ma vói castíßimi convitáti , &
tutti gli altri consecráti a Palláde , & a Di
na : i quali per la libertá del purißimo ánimo
perpétuo gáudio della Ménte, siáte in giú
bilo i divini mistéry da Diótima a Sócrate
reveláti, con diligénzia ascoltáte . Ma innán
zi , che voi udiáte Diótima , ê da sólvere
úna certa questione, laquále násce tra quelli
che disópra ánno trattato di Amóre , quel
li che disótto ne ánno a trattáre . Impero
ché quelli disópra chiamárono Amore bel
lo , buono , beáto , & Iddio : il che a Sócrate
Diótima non práce : Ma póngonlo in me
zo tra Bello & Brútto , Buono e Máz
lo , Beáto & Mifero , Iddio er uómo . Nói
approviamo l'úna & l'altra sentenzia , benz
ché l'úna per una ragióne, & l'áltra per ún
áltra .
P
126 ORAZIONE

CHE LO AMORE E IN MEZO


TRA LA BELLEZA ET IL SVO
CONTARIO : ET E IDDIO, ET
DEMONIO CAP . • II.

A Fittra Calamita mette nel ferra


L una súa certa qualitá,per laquál es
sendo il ferro fatto molto simile ál
La Calamita : si inclina verso questa pietra.
Questa tále inclinazione in quanto élla ê na
ta da détta lápide & inverso lei si rivolge,
senza dubbio si chiama inclinazione lapidea.
Ma inquanto ella e nel ferro ,' si chiama paz
rimente férrea & lapidea : imperoché tále in
clinazione non ê nella púra Matéria del Fér ·
ro : Ma in Materia gia formáta per la quali
tá della Pietra : Et peró le proprietá di
amendúni ritiene . Il Fuoco ancora per súa
qualitá có ê per il Cáldo accende il lino :
il lino acceso, sospeso per la qualitá deb
Cáldo s'innalza inverso la supérna regióne
del Fuoco. Questo tále innalzamento 'che få
il Lino , inquánto egli sospinto dal Fuoco
si vólge inverso il Fuoco, si chiama Igneo ció 1
è Fuốco : Ma in quanto égli e nel líno (nel-Li
no dico non semplice , ma gia affocato) si chiá
mada la natura di ciascuno cosi del Lis
no comedel Fuoco egualmente Lineo & Igneo.
SBST A. 127 "

La figura dell' uomo , laquale spesse volte per


La interióre bontá felicemente concessa da Dio
ê nello aspetto bellissima pergli occhi di
coloro che la riguardano , nel loro ánimo
transfonde il raggio del suo splendore . Fer
questa scintilla lo ánimo come per un' cérto
ámo tiráto , inverso del Tiránte si diriz .
Questo tále tiraménto , ilquálé ê Amóre ,
perché depende dal buάno , béllo , &felice ,
in quello si torna : Sénza alcún dúobio pos
siamo chiamare Bello , Buono , Beáto , &.
Dio, secodo il giudizio di Agatóne délli ál
tri , che disópra ánno parláto : perché égli
nello ánimo gia accéso per la presenzia
di quel rággio bello , siamo costretti a chiamir.
lo ún' cérto affetto melio tra Bello & non
bello · Imperoché lo ánimo infino a tanto che
éi no ricévé la immagine d'alcúna bélla cósa,
quélla ancora non áma ,་ cóme cósa non cono=
sciuta da lui. Et colú: che la intéra Bellez
za poßiéde, non ê stimolato da gli Aimoli di
Amore, Imperoche chi ê colútche desideri quél
loche egli fruiseesSéguita adúnque che l'ánimo
in quel tépo si accenda d'ardente amore,qñégli
avendo trovata alcuna speciósa imígine di có
sa bella , di quellagustáto qualche sapóre
*
nelsuogiudizio, ptálsággio è incitáto a la in
téra poßeßione di quella.soctos a adúnge che
128 ORAZIONE

l'ánimo in párte poßégga éßa cósa bélla , &


inpárte ne manchi: ragionelvolmente in pár
te ê béllo , in parte non bello . Et in táľ ,
módo , vogliamo che per tále miscióne Amó C
re sia ún' certo affetto médio tra lello &
brutto , participánte de l'uno & de l'áltro .
Et certamente per questa ragione Diótima ,
acció che qualche volta a léi tornámo , Lo
Amore chiamo Demónio . Imperoché come li
Demóny sono spiriti medij tra li celesti , &
terreni spiriti : cosí lo amore tiene il mézo
tra la Belleza & la privazione di quélla.
Questa súa Ragióne éßere tra la bella naz
túra la non bélla, afái lo chiari Giovanni,
nella súa prima & seconda Orazione .

DE L'ANIM E DELLE SPERE ,


ET DE DEMONII, CAP . III.

A voglio che conosciáte in che mó


M do i Demóný ábitano la regióne in
mézo tra il Ciélo & la Terra , per
le parole de Diótima in questo convito , O
per quelle di Sócrate nel Filébo & Fedro :
per quelle dello Ateniése peregrino nelle lég
gi : di Epinómide . Stima Platóne túttala
macchina di questo Móndo,da úna ánima éße
re rétta
SESTA. 129

re rétta. Perché il córpo del Móndo ê com


pósto di tutti i quattro elementi : le par
ticelle del Móndo sono i córpi di tutti gli
énimali : il corpicino di qualúnche animále
ê particella del córpo del Móndo . Et non
ê detto corpicino , composto de lo intéro ele
ménto del Fuoco, Aria , Acqua , o Térra :
Ma di cérte párti , di questi eleménti . Adún
che quánto il tutto è piu perfetto che la pár
te, tanto ê piu perfetto il córpo del Món=
do, che il corpo di qualúnche animále . Certo
inconveniente cósa sarebbe che il córpo im=
perfetto avessi l' ánima , & il perfétto fósz
se senza ánima . Chi è si semplice che dica
la párte vivere , il tutto non vivere ? Vía
ve adúnche tutto il córpo del Móndo : con
siderato che i córpi dégli animáli vívono, che
sóno párti di ésso tutto . C Vna bifógna che
sia l'anima déllo Vniverso , si come una ê
la Matéria, úno ê lo edifizio . Conció
sia adunque che si cóme práce a Platóne , dó
dici siéno le spére del Móndo , Otto Cieli,
quattro eleménti : & che queste dodici spe
re sieno tra lóro separáte , diverse di
spezie , móti , &proprietá : Necessário é
ch'elle ábbino dodici ánime divérse di Virtu
spézie. Vna sarâ adúnque l'Anima délla únla
I
150 ORAZIONE

prima Matéria, dodici saranno le ánime


de' dodici Cerchi . Chi negherà vivere la Tér
ra, & la Acqua , lequáli dánno vita ágli ani
mili generáti da loro . Et se queste fécce del
Móndo vivono , & sóno piene di vivénti :
perché cagione l'Arta il Fuoco eféndo pu
eccellenti , non debbono vivere ? Et avère siz
milmente li lóro Animali ? Et cosi i Ciéli in
simil' módo . Certo gli Animáli del Ciélo,che
sono le Stelle: li Animili della Terra,
délla Acqua veggiámo : Ma quelli del Fuoco,
✔ dell'Aria non si véggono : Perché il púro
Elemento del Fuoco & dell' Aria , non si vé
de. Ma écci quéta differenzia : che in Tér
ra sono due generazióni di Animáli,razioná
li, brutáli: Et similmente è nella Acqua,
Căsiderato che l'Acquà eßéndo córpo piu dé
gnoche la Térra, no débbe éßere méno abbodán
te di Animáli razionáli che la Térra . Ma
li dieci cerchy disópra per la lóro eccellenza
solamente sono ornáti di Animáli razionali.
L'anima del Móndo ció ê della prima Matė =
ria , & l'Anime delle dodici sfere : et délle
Stelle , perché sommamente séguitano Iddio, &
i divini Angeli , sóno da Platónici chiamáti Id
dij mondáni.Et quélli Animáli che sotto la Lú
na ábitano la regióne del Fuoco Etéreo , si chia
E mano Demóny, Etsimilmente quelli della Aria
27
SESTA 434

púra: & cosi quelli délla Arta nubilósa , che


préßo álla Acqua . Et quelli razionali che
ábitano la Térra , uómini sóno chiamit . Li
Iddii sono immortáli & ipaßibili , Gli uómini
sóno paßibili & mortáli: i Demónij certamén
te sóno imortali : Masóno paßibili . Nõ áttri
buiscono peró a Demónij naturalmente le paßió
ni corporáli:Ma cérti affétti di ánimo pe' quá
li ámano li uómini buói: li cattivi anno al
quato in álio . Et amicabilmente & ardentemén
te mescolano nel governáre le cóse inferiori
máßime le umáne . Tutti questi inquánto a
questo offzio pátono buóni: Et acóra partede'
Platónici insieme con li Teólogi Cristiáni
·
vógliono éßer alquăți máli Demónij . Maqui
de' máli al prefente no si disputa . Et quelli
buoni , che di nói ánno custódia,sóno p própto
nome da Dionifio Areopagita chiamiti Angeli
governatori del Móndo inferiore : laqualcósa
no discórda da la Ménte di Platóne . Poẞiámo
acóra secondo l'úfo di Dionifio chiamare An
geli ministri di Dio , quélli spiriti,che Platóne
chiama Iddii, Anime delle spére & delle stel
le.Ilche no ê discordinte da Platóne : Perché è
manifesto nel suo.x.libro delle leggi che nỡ rin
chiude quélli ánimi ne' córpí délle spére , sí có
me ne loro córpi l'anime de lli animáli terréni;
Į iï
232 ORAZIONE

Ma affermalóro eßere di tánta virtú dal som


mo Dio dotáti , che insieme póßono &fruire
Iddio, senza alcúna fatica o molestia , secón
do lavolontà del Pádre lóro réggere & muó
vere i cerchidel Móndo : & movéndo quésti,
facilmente lecóse inferióri governáre . Si che
tra Platóne, Dionifio è differénza di pa
róle puu tófto ,che di sentenzia.

DE'SETTE DONI CHE DESCEN


DONO DA DIO AGLI VOMI
NI PER IL MEZO DE MINI
STRI DI DIO .CAPI . IIII.

E Idée di tutte le cose sono nella


L Ménte Divina: a queste servono gli
Iddii mondáni : & a dóni délli Iddii
strvono i Demóny . Perché da'l sómmo gráz
do a lo infimo della natúra , tutte le cose per
débiti mézi páßano : in tál módo che quelle
Idée , che sono concetti della Ménte divina,
comunicano a gli uomini i lóro dóni , per il
mézo délli Iddii & de Demonij . Et questi dó
ni principalmente sono sette , Sottilitá di con
templáre , Potenzia di governáre , Animositá ,
Chiaréza di sénsi , Ardóre d'Amore , Acúme
di Interpetráre , Feconditá di generáre . La
SESTA."" 33

forza di questi dóni , Dio principalmente in


se contiene : Dipói concéde quésta álli sétte
Dii ,che muovono li sétte Pianéti : Et da nói
si chiamano Angeli sétte , che intorno al
Tróno di Dio si rivolgono : In módo che cia
scúni ricevono d'ún'dóno piu che d'ún'altro
secondo la propietá di lóro natúra . Et quél
li Iddii distribuiscono i dóni álli ordini de De
mónii a lóro sottopósti secondo la propor ·=
zióne medéfima . Certamente Dio infónde qué
sti dóni a gli ánimi da princípio , quándo da
túi ndscono : cơ li & nimi descendonô nẻ có
pi dal cerchio Latteo p il Cáncro , & si rivól
gono in un' celéste lúcido veláme : nelqua
le rivolti nelli córpi terréni si rinchiúggono.
Perché lo ordine naturále richiede, che lo áni
mo purißimo, non fi congiunga a questo córz
po impurißimo , se non per mezo d'un púro
veláme , ilquále eféndo mén'puro che lo ánia
mo , piupuro che questo córpo , ê scimáto
da Platónici commodißima cópula dell' Animo
col córpo terréno . Diqui avviene , che gli
ánimi de' Planéti a gli ánimi nóstri, & i cór
pi lóro a' córpi nostri , confermano & fortiz
ficano quelle sette dóte , che da principio ci
furono dáte da Dío . Al medefimo offizio ats
tendono altrettánte natúre di Demóni che stán
1 iii
254 ORAZI
ONE
no in mézo tra i celestiáli &gli wómini . 11
dóno della contemplazióne fortifica Saturno
per mtzo de' Demóny Saturnini . La potén
zia del governo dello Império , Gióve col
I
ministério de' suoi Gioviáli Demonij . Et siz
1;
milmente Márte per li Marziali favoréggia
la grandeza dell' Animo . Il Sole con l'aiuto
de' Demónij Solári alúta la claritá de' Sensi ,
délle oppenióni : Onde séguita lo indovina
re. Vénere per li Venerei incita a lo Amore
Mercúrio per li Mercuriali defta a lo inter1
petráre pronunziáre . La Lúra ultimamén
te mediánte i suoi lunári demónij l'uffizio dél
la generazióne auguménta . Et benché a tútti
gli uomini concedino facultá di queste cose :
nientediméno a colóro piu in spezialitá confe
riscono , nella concezione & nascimento de'.
quili secondo la dispofizióne del Ciélo ánno
piu domínio . Lequali cóse benché inveritáve
néndo da disposizióne divína siėno onéste nõ
diméno póßono qualche volta disoneste paré
re, quándo nói non le ufiámo rettamente . Il
che é manifesto nello úfo del governo , Aniz
mofitá , Amore , Generazione . Adúnque lo
instinto d'Amore (per abbreviáre ê dal sóm
mo Dio & da Venere che si chiama Déa, &
da' suoi Venérei Demóny concéßo , Et perché
SESTA 155

da Dio descende , si puô chiamare Iddio : EL


perché da i Demónij si conferma si puô chia
máre Demónio . Per laqualcosa ragionevol
ménte da Agatóne si chiama Iddio, da Dió
tima Demónio . Io dico Demónio Venereo.

DE GLI ORDINI DE' DEMONII


VENEREI : ET IN CHE MO
DO SAETTANO LO AMO
RE . CAPIT . √.

ICESI il Demónio Venereo ßere


D Amóre di tre ragióni . Il Prímo pón
gono i Flatónici in Vénere celé «
ste , ctó ê in éẞa intelligénzia délla angélica
Ménte . Il secondo in Vénere Vulgáre , chẻ
fignifica quella potenzia che â l'anima del
Mondo del generáre . I quáli si chiamano duói
Demónij : perché sono in mézo tra la belleza
privazione di quella , come disópra toccám
mo, disottopiu chiaramente dimostrerrémo.
Il terzo Amore ê l'ordine de' Demonij , che
accompagna il Pianéta di Venere . Questo an
1 cora in tre ordini si divíde : Alcúni sóno as
segnáti állo Elemento del Fuoco : Alcúni
Altri állo Elemento della Aria purißima :
I iiii
1

136 OR AZIONE

Alcuni áll'Aria piu gróßa , & nebulósa : ✔


tútti si chiamano EROES , che vuol dire
amatóri , il quale vocábolo EROES viene da
úno vocábolo Gréco , ché dice EROS, che si
gnifica Amore . I Primi Demónij saéttano le
lór' frécce in quégli uómini , ne' quáli la cól
lera,che ê umóre focóso , signoréggia : I se◄
cóndi in colóro ne' quali signoréggia il sán
gue , che ê umóre aéreo : Itérzi in colóro ne
quali predómina la Flemma, & la Maninconia
che sono umori áquei & terrestri . Et con
cosia che tutti gli uomini dálle Saétte di Cu
pidine siéno feriti : nondiméno són' puu che
gli altri feriti quattro generazióni ď uómini.
Imperoché Platóne dimostra nel Fédro , quelle
Anime eßere molto saettáte da Amore , le quá
li séguitano Gióvé , Fébo , Márte, o Iunóne :
lunóne qui significa Venere . Et quelle
eßéndo* inclináte a lo Amore , da ' princípij děl
la loro generazione , dice che sommamente
ámano quégli uomini , i quáli sóno náti
sotto le stelle medefime . Diqui ava
vitne ,che i Gioviáli a ' Gioviáli,
iMarziáli a ' Marziáli,
cosí alcuni altri að ál C
tri pórtano affezione
grandißima .
SESTA? 137
DEL • MODO .
DELLO
INNAMORARSI.CAP . VI .

uéllo che io dirô nello esempio di


Q úno , intendéte dégli altri. Qualún
che ánimo sotto lo imperio di Gió
ve ne'lcorpoterreno descende , concépe nel de
scéndere una certa figúra di fabbricáre úno
uómo conveniente álla stella di Giove , laquá
le figúra , nel suo córpo celestiale , che è ot
timamente alattátoĝa riceveria , molto própia
scolpisce . Et se similmente arâ trovato in
térra temperáto séme , ancora in quéllo dipi
gne la terza figúra , mólto simile álla secón
da álla prima . Et se e truóva il contrá
rio non sarà simile . Spéßo avviene , che
duói ánimi saránno discési , regnánte Gióve,
benché in várj témpi : l'úno di loro eßén
dosi abbatúto in terra aséme adattáto , perfet
tamente arâ figuráto il córpo suo , secondo
quelle idée di prima . Ma l' altro avendo
trováto Matéria inétta , arâ púre incomincia
ta la medefima ópéra , ma non larâ adempiúta
con tánta similitúdine ad esempio di se me
défimo . Quel' córpo ê piu bello di questo,
Ma amandúni per úna cérta ¡similitúdine di
matra , scambievolmente si piaccsono . V
NE
138 .. ORAZIO
418
ro e che quello piu práce , che è tra lóro
dicáto piu bello . Onde násce , che ciascuno
máßime áma , non qualúnche ê bellißimo , ma
áma i suoi: dico quegli che anno avuta nativi
tá cosimile: ancora che e nonfúßero cosí tél
li cóme molti áltri . ' Et peró si cóme abbia
mo detto ,coloro che sono náti sótto úna me
défima Stélia,sóno in tál módo dispósti,che la
imagine del piu bello di loro,entrándo pergli
ócchi nell' ánimo di quello altro , interamente
si confà , con una certa immagine , formáta
da'l principio di fa generazione , cosi nel ve
Láme celestiale della Anima , come nel séno
délla ánima.L'Animo di costui cosi pcóßo,rico
nosce come cósa súa , la imágine di colui che
segliféce innízi: la quale quafi intéraménte
ê tále, quale ab antico egli â in se medeſimo:
& quale gia volle scolpire nel córpo suo ,
ma non potette : Et quella subitamente appic
ca álla súa interiore imagine . Et quélla riz
fórmándo megliora , se párte alcuna le manca
ala perfetta forma del corpo Gioviále . Et di
pói éfa imagine cosi riformáta áma , cóme
súa ópera própia . Diqui násce , che gli
Aminti sono tanto ingannati , che giudicano
La persóna amíta éßere piu bella,che élla non
é . Imperoché in procéßo di témpo e non vég
"
SESTA. 139

gono la cósa amata nella própia imágine présá


pisénsi: ma véggono quella nellaimagine gia
formáta dalla lóro ánima , a similitúdine del
la lóro Idea . Desiderano ancóra vedere con=
tinovamente quel córpo,da'l quale ebbono quél
la tále immagine . Imperoché benché l'ánimo's
Cancór'ché sia priváto délla preſénzia del cór
po )appréßo di se cõsérvi laïmágine di quel
tále : quella quánto a lúi , gli sía abbastán
za : nondiméno gli spíriti & gli occhi che so
no instruménti della ánima , quélla non consér
vano . Tre cóse senza dubbio sóno in nói :
Anima, Spirito, Córpo . L'Anima , & il
Córpo sono di natúra mólto diversa : & con
giúgonsi insieme pmezo dello spírito , Ilquá
le ê un certo vapore sottilißimo & lucidißi
mo , generáto p il Cáldo del Cuore , de lapiú
sottil , párte del sangue . Et diqui eféndo spár
so p tutti i měbri piglia la virtú dell' Anima:
Et quella comúnica al córpo . Piglia acóra p
gli strumenti de' sénsi le imágini de' córpi di
fuóri : lequali imagini no si pófono appicáz
re nell'anima:poché la sustánza icorpórea,che
êpiu eccellente che i córpi,no pus eßere formá
ta dalóro p la recezione delle imágini: Ma l'á
nima eftndo pite allo spírito i ógni párte age
volměte vede leimáginide córpi,cóme i úno sp
tchio in éßo riluceti & p quellegiudica i córpi
140 ORAZIONE

Et tále cognunzióne ê Sénso da' Platónici chia


mito . Et mentre ch' élla riguarda , per súa
virtú inse concepe imagini simili a quelle
ancóra piu púre . Et tále concezióne si
chráma Immaginazióne &Fantasía . Le Immá
gini concepute in questo luogo consérva la
Memória . Et per questo ê spéßo incitáto
P6cchio déllo intelletto a riguardáre le Idée
universáli di tutte le cose , le quali in se cỡ
tiére . Et peró l'Anima mentre che riguár
da col Sénso ún' certo uómo , & quéllo con
cépe con la imaginazione , comunemente per
la súa innáta idéa , contémpla con lo intellėt
to la natura & diffinizione comúne a tútti
gli uomini . Adúnche állo ánimo conserván
te la imagine dell' uómo formoso (laïmági
ne dico appréßo di se úna sóla vólta conce=
púta ) & quella avendo riformáta , sarebbe
abbastante aver' vedúto qualche volta la per
sóna amáta . Niehtediméno áll' ócchio & ál
lo spírito bifogna la perpétua preſénzia del
córpo esteriore : Accioché per la Illustrazió
ne di quello continovamente s'inlúminino , si
confórtino , si diléttino . I quáli si cóme
spécchi pigliano la imagine , per la presénzia
del córpo : per la aßenzia la lasciano.
Cotóro adunque per loro povertá cercano la
SESTA. 141

preſenzia del córpo : lo Animo il puu


delle volte , volendo a costoro servire , ê
costretto desiderare quélla medefima .

DE'L NASCIMENTO DI AMO


RE . CAPITOLO VII.

A GIA ê tempo di ritornáre a


M Diótima : Conciosia adunque che cos
téi dicéße per le cagioni che nói
abbiamo détte , Amőre éßere nel número de
Demónij: la súa origine in questo módo di
→ mostró a Sócrate . Essendo aconvito nel Na
" tále di Venere Fóro figliuolo di Consiglio
ébbro , ché avea beúto Néttare , si congiun
D"
se con Pénia , nell' Orto di Giove . De la
3>
" quále cogniunzióne nácque Amóre nel Natale
27 di Venere Coê , quándo la Ménte dello
Angelo , l'Anima del Móndo , le quáli nói
per la ragione détta chiamiamo Venere , na
scévano de la sómma Maestá di Dio . Gli Id
1
dii erano & convito : Ció ê Célio , Satúrno
Giove , si pascevano gia de lóro própijté
ni . Imperoché quándo la intelligénzia nello
Angelo & la virtú del generáre nélla Anis
ma del Móndo , lequali propiamente nói chia
miamo due véneri venivano a lúce,giaéra

!
142 ORAZIONE

quél sómmo Dio ilquále chiamino Célio .


Era ancora la eßénzia , & la vita néllo An
gelo : lequali nói chiamiamo Satúrno & Gió
ve: similmente éra nell'Anima del Móndo
la cognizione delle cóse superne , & la agita
zióne de' córpi celésti, i quáli ançóra chiamiâ
mo Satúrno & Glove . Póro & Péniafi
gnificano abbodinzia & povertá . Póro figh
uolo di Cofiglio ê la scintilla del sómmo Dio.
Certamente Iddio si chiama Cofiglio, & fonte
di cofiglio: Perché ê verità et botá di tutte le
cóse : per lo splendore delquále ógni cosiglio
diventa véro : a conseguitare la bontà delquá
le si indiriza ogni consiglio L'orto di Gió̟
ve s'intende la feconditá délla Angélica vitas
nella quale quándo descende Póro ,ció ê il rág
gio di Dio, cogiunto co Pénia,ció ê con lapo
vertá ,che prima éra nello Angélo , créa lo
Amore . L'Angelo prima per eßo Dio ĉ & vi
ve : Inquánto a queste due cose eßenzia & vi
ta si chiama Satúrno & Giove, & ancora la
Potenzia dello intendere : laquale secondo il
nostro giudizio si chiama Venere . Questa
tále potenzia se da Dio non è illuminata , e
per sua natúra infórme & oscura; si come ê
la virtú déll'occhio înánzi che a lúi vénga il
lume del Sole , Quésta oscurità crediámo
SESTA 145

che sia Pénia : quafi poverti mancamento


di lume . Ma quella virtú dello intendere per
ún suo certo instinto naturile voltátasi vér
so il Padre suo , da lui piglia il raggio divi
no , che ê Póro abbondanza: nel quale, non
altrimenti che in un'cérto séme si rinchiug
gono le cagioni di tutte le cóse , Per le film
me di questo raggio s'accende quél naturále
instinto . Questo incendio , & questo ardóre,
che nasce da la oscurità di prima, de la scin
tilla che vi sopraggiugne , ê lo Amóre nito
dipovertà di ricchéza . Nell'órto di Gióve
ció ê generáto sotto l'ombra della vita . Con
cosia che subito dopo il vigore della Vita
gli nisce ardentißimo desiderio d'intendere":
Ma perché inducono eglino Póro eßere éb
bro di Nettare ? Perché trabocca per la ruz
giáda délia vivacitá divina . Ma perché è
lo Amore in parte Riccho & in parte Póz
vero ? Perché nói non ufiimo desiderare
quelle cose , lequali sono interamente , in nó
stra poßeßione: ne quelle ancora, delle quá
li noi al tutto manchiamo . Et veduto che
ciascuno cerca quella cosa che gli minca:
colui che interamente eßa cósa poßiede , a
che propófito cercherebbe puu oltre :
C
144 ORAZIONE

Et dáto , che nefuno desideri quélle cóse dél


le quali égli non à alcuna cognizione : ê në –
ceßário , che noi abbiamo inquálche módo no
tizia di quella cósa > che nói amiamo . Ne
anco ê abbastanza avere qualche notizia:pero
ché molte cose , che ci sono nóte sogliamo
avére in ódio . Ma bisogna ancora che noi
stimiámo quella doverci éßere útile , & gio
cónda . Ne ánco páre che questo ci indúca ad
úna grande benivolénzta , se nói prima non
giudichiamo facilmente potére conseguitá
re quello , che nói pensavámo éßere gio=
cóndo . Qualunque adunque áma qualche có
sa , quella interamente certo non poßitde .
Nientediméno la conosce con la cogitaztóne
déll'ánimo , & quélla giúdica giocónda : & â
speránza di poterla conseguitáre : Questa co
gnizióne , giudizio , & speránza ê quáfi úna
prefente anticipazione del béne aßénte . Impe
roché non desidererébbe, se éßa cósa nõ lipia
céße : ne gli piacerébbe se di 2 lei non avéße
avúto saggio . Consideráto adúnche che gli
amánti ábbino in párte quello , che 'e'desidera
no,& in párte no,no sénza propósito si dice
lo Amóre éßere misto d'una certa povertás
ricchéza. Per questa cagione quélla superna
Venere accésa per eßa prima gustazione del
rággio
TA. 445

raggio divino , & per amore trasportáta a


la intéra plenitudine di tutto il lume,per qué
sto sforzo accostándosi élla piu efficacemente
a'l Pádre suo , súbito risplende sommamente,
per il pienißimo splendore di quello . Et quél
le ragioni di tutte le cóse , lequali prima éra
no in quél rággio , che nói chiamiamo Póro ,
confúfe implicáte : gia in quélla Potenzia
di Venere accostandosi , piu chiare & piu di
Stinte rilúcono . Et quella proporzióne quá
fi che à l'Angélo a Dio : â ancora la Âni =
ma del Mondo a lo Angelo & a Dio . Perché
questa reflettendosi ale cóse superióri , si –=
milmente da quelle ricevendo il rággio , s'acz
cende: accendendosi génera lo Amóre misto
di abbondanza & carestia . Diqui adornáta
de la fórma di tutte le cóse ad esempio di quél
li muove i Cieli : Et con la súa Potenzia di
generare, génera simili fórme á quélle nélla
Matéria degli Elementi . Et qui di nuovo
veggiamo ancora due Vénere : L'úna ê la
fórza di questa Anima di conoscere le cóse
superiori : l'altra è la fórza súa di procreá
re le cose inferiori . La príma non ê própia
della Anima : Ma é úna imitazióne della co=
templazione Angelica . La secónda ê própia
della Anima , Et pero qualunque vólta nói
K
1
E
?46 ORAZION

poniamo una Venere nell' Anima: intëdiámo la


súa fórza naturále , laquále ê súa própia
Venere : quándo ve ne poniamo due, inten
diamo che l'úna sía comúne eziandio allo
Angelo , l'altra sía própia délla Anima
Siano adúche due Vénere nella Anima : la pri
ana celéste , la seconda Vulgáre : amendúne
abbino lo Amore , La Celeste ábbia lo Amóre
a cogitáre la divína belléza: La Valgáre áb
bia lo Amore a generare la belleza medefima
nélla Matéria del Móndo . Perché quale orna
ménto quellavéde , tále quésta vuole,secondo il
suo potére , dáre álla má china del Móndo.
Anzi l'úna l'altra è traportáta a generá
rela belleza : Ma ciascuna nel módo súo
La Celeste Vénere si sfórza di dipígnere in
se medéfima co la itelligénzia súa , la esprés
sa similitúdiue delle cóse superiori : La vulgá
re si sfórza nella mondána Matéria partori
re la belleza delle cóse divine , che êin lei co
ceputa per la abbondanza de sémi divíni . Ilz
primo amore chiamiamo alcuna volta Iddio ,
*

perché égli si diriza ale sustánzie divine :


Ma il pu délle volte lo chiamiamo Demó
nio perché egli è in mézo tra la pover
tá la abbondanzia . Il secondo Amore
chiamiamo sempre Demónio perché e pare,che
SESTA 147

gli abbia un' certo affetto inverso il córpo,


Co'l quale égli ê inchinévole inverso la pro
vincia inferiore del mondo . Et questo affet=
to é alieno da Dio, & conveniente álla natú
ra de Demónij .
COME IN TVTTE LE ANIME
SONO DVOI AMORI : ET
D NELLE NOSTRE SONO
CINQVE CAPI VIII .

VESTE due Véneri & questi dubi


QAmóri non sólo sóno nella Anima
del mondo , ma nelle die delle Spére ,
Stelle , Demóni uomini . Et concio sia
che tutte le Anime con ordine naturále , ala
animaprima sireferischino: ê neceßario che gli
Amóridi tutte,alo amore di quella in talmó
do si riferischino , che da quello in qualche
módo dependino . Perlaqualcosa nói chiamiá =
mo questi Amori semplicemente Demonij : Et
qnéllo chiamiamo il grán Demónio secón'o
Tufo di Diótima. Ilquale per lo universo
Mondo attende a ciaschedúno , & non lá
scia impigrire i cuóri : Ma in ógni párte a
to Amire gli dé ta . Et in nói non sono so
1aménte duói Amóri : Ma cinque . Li duói
Amóri eftrém, sóno Demonij chiamáti :
Kii
E
148 ORAZION

Li tre Amóri di mézo non solamente Demo


nij : ma eziandio affétti . Certamente nélla9
Ménte dell'uomo ê úno etérno Amóre di ve
dére la belléza divina : & per gli stimoli di
questo seguitiamo gli studi di Filofofía , &
gli offizij della giustizia & délla pietà . E an
córa nella Potenza del generáre úno occulto
stimolo a generár'figliuoli : Et questo Amore
perpétuo , dal quale siamo cotinovamente in
citáti a scolpire nella effigie de'figliuóli quál
che similitúdine della supérna belléza . Quéz
sti duói Amori in nói sono perpetui . Quélli
duói Demónij , i quáli díce Platóne álle Ani
menostre sempre éßere prefenti(de' quáli úno
insû l'altro ingiû cititra)l'úno si chiama
Calodémon , che fignifica buón " Demónio : l'il
tro Cacodémon , che s'intende milo Demônio.
Invéro amědúni són'buóni : Imperoché la pro
creazione de'figliuóli ê neceßária & onésta,
cóme la ricerca della veritá . Ma la cagióne
perché il secondo Amore si chiama mál De=
mónio, é che p il nostro úfo difordináto , égli
speßo ci túrba : divertisce lo Animo a mi
nistérij víli , ritraéndolo dal principále súo
béne ilquale nella speculazione della verita
consiste . In mézo di quésti duói , in nói sống
tre Amóri : I quáli perché non sono in lo
SESTA. 149

Animo fermißimi cóme questi duói , ma comin


ciano , créscono , scé mano ,máncano , piu retta
ménte si chrámano móti & affetti , che Dez
móny . Di questi tre Amóri l'úno ê nel mé
zo appunto tra' duói estremi sopradetti : gli ál
tri duói piu a l'úno estremo che a l'altro pén
dono. Certamente quándo la figura di quál
che córpo ,per ßere la Matéria ben' prepará
ta, é
ê máßime tále , quale nella súa idéa la di
vina Ménte la contiene ,faccendosi innánzi a
gli ócchi , pergli occhi nello spírito pěnetra :
di súbito állo Animo práce . Perché consuó
na a quélle ragióni , lequáli cóme eſempi di •
éßa cósa si contengono nella nostra Mén
te , nella Potenzia del generáre : Et sono
da principio da Dio in nói infúfe . Diquí náz
scono quelli,tre Amóri : Perché nói számo
generáti alleváti con inclinazióne a l'úna
délle tre vite : có ê , o ala vita contempla =
tíva, o attiva,o voluttuósa.Se nói siamo fát
ti inchinévoli a la contemplativa , súbito per
lo aspetto della fórma corporále , ' ci inalziá
mo ala considerazione della spirituále & di
vina . Se a la voluttuósa , súbito dal vedère cá
schiamo nella concupiscenzia del Tátto . Se
a la attiva & morále , nói solamente perse=
veriamo in quella dilettazione del vedere &
Kiii
750 ORA
ZIO
" NE
conversáre . I primi sono tánto ingegnósi che
altißimaménte si innálzano : Gli últimi sóno
tánto gróßi , che rovinano à lò infimo : Quél
li di mezo , nella média regióne si rimángho
no . Adúnque ogni amore , comincia da'l vedé
re: Ma lo Amore del contemplativo ,dal vedé
re surge nella Ménte . Lo Amóre del volut
tuóso da'l vedéré , descénde nel tátto: L'Amo
1
re dello attivo , nel vedere si rimane : l'Amóré
del contemplativo , s'accosta piu a'l Demónio
suprémo che a lo infimo : Quello del voluttuő
so piu a lo infimo : Quello dello attivo s'acco
sta egualmente a lúno come a lo áltro. Qué
Si tre Amóri pigliano tre nómi , Lo Amore
del contemplativo sichráma divíno : déllo At
tivo , umáno : del voluttuoso , Bestiále .

QVALI PASSIONI SIENO NE


i
GLI AMANTI PER CAGIONE
DELLA MADRE D'AMORE
CAPITOLO I'X .

'I NFINO a qui abbiamo dichiaráto lo'


Amore ßere Demónio : generáto di
povertà di abbondanzia : Et éßere in cinque
spézie diviso . Per lo advenire dichtareré -
mo secondo le parole di Diótima , quáli affétti
paßioni náschino nélli amanti da questa tá
le natúra di Amore Le parole di Diótid

1
SESTA 151

" ma sono queste: Perché lo Amore ê náto


DJ nel Natále di Venere peró séguita Vé
‫دو‬ nere appetisce le cóse belle, perché Vé¬
"" nere ê bellißima . Et perché égliê figli➡·
"" uólo della pouerta : peró égliê Arido
» Mágro & Squâlido : â i Piédi ignúdi : ê umi
‫دو‬ le , senza casa , sénza létto , & sénza coper
" túra alcuna:dórme ágli úsci,nélla vía, al cielo
>> seréno , sempre ê bifognóso . Et pché égli
‫رو‬ ê figliuolo della abbondanzia peró égli ténde·
"> lacctuóli álle persóne belle & buóne ê virile,
‫رو‬ Audáce , Feróce , Vehemente , Cállido , Sagáce ,
"9 Vecellatore , sempre va teßendo nuóve té=
"" le: studiofo nella Prudenzia , facóndo nel
"" parlare : Et in tutta súa vita vâ Filofofin
" do:ê incantatore, fa mál d'occhio: ê potente,
"" malióso , & sofista . Et non ê in tuttto im=
• mortále secondo súanatúra , ne in tutto mor
>> tále : Ma spéße vólte in uno di medéfi =
"" =
mo germina & vive : Et questo qualún
‫رد‬ che vólta gli abbónda Matéria : Alcúna vól
"2 ta mánca, di nnóvo rinvigorisce per la
"" natúra di suo padre : Et quello che égli â
>> acquistato , acórada lui si függe.Perlaqual
"" cósa lo Amóre non ê mendico , & non ê
‫دو‬ ricco : pósto in mézo ' tra la sapienza,
» ignoránzia.Infino a qui Far la Diótima
K iiii
252 ORAZIONE

Nói le parole sue esporrémo con quélla brez


vitá chefia poßibile . Le predette condizioni
benché siano in tutte le generazioni di Amó
re:no diméno nelle tre di mezo , cóme ptu ma
nifeste, chiaramente si truóvano , Nel natále
di venere generáto ,séguita Vénere: ció ê es
séndo lo Amore generáto insieme con quelli
superni spiriti i quali chiamámmo Venerei :
convenientemente ridúce gli animi nóstri a
le cose supérne . Desidera le cóse belle : per
ché Venere ê bellißima : Ció é accénde le áni
me di desiderio della sómma & divína pulcritú
dine: Eßéndo égli náto in quélli spíriti: iquá
li per eßere a Dio próßimi , dillo ornamento
di Dio sono illuftráti : & rilexáno nói a li
medéfimi rággi . Ottr'a questo perché la vita
di tutti gli Animáli & Alberi, & la fertilitá
délla Térra consiste nel Cáldo úmido : vo
léndo Diótima dimostráre la povertá déllo amó
re, accenno mancárgli l'umóre & il Caldo in
queste parole: Lo Amóre & Arido , Mágro &
Squálido . Chi ê quéllo , che non sappia quelle
cóse eßere Aride & sécche : álle quáli mánca
lo umore? Et chi negherà la squalidéza &
giallúra venire da difetto di cáldo sanguigno?
Ancóra p lúngo Amóre, gli uomini pállidi &
mágri divengono :perché la fórza délla Na

1
SESTA. 153

túra non puô béne dúe ópere diverse insiéme


fáre. La intézióne déllo amánte tútta si rivól
ta nella aßidua cogitazióne déllapsóna amita:
quivi tutta lafórza & naturále copleßió
ne êattenta: & peró il Cibo nello stomaco má
le si cuóce.Diché interviene, che la maggiore
párte in superfluitásí cosúma: La minor'si'mã
da al Fégato , vávvi crúda : & quivi acóra
p la ragione medefima si cuóce mile . Et pez
ró póco sángue & crúdo si mánda per le vé
ne : per ilché tutti i mémbri dimágrano , &
impalidiscono , per tßere il nutrimento póco
crúdo . Aggiugnesi , che dove l'aßídua in
tězióne dell'Animo ci trapórta : quívi vólano
acóra gli spíriti , che sono carro & istrumén
to della Anima . Questi spiriti , si génerano
dal caldo del cuore,dé la sottilißima parte del
sángue . L'ánimo dello amante ê rapito invér
so la immagine dell'amáto , che ê nélla fanta
sia scolpitare inverso la persóna amata
Inverso questa sóno tiráti ancóra gli spíri
ti , & volándo quivi continovamente si con
súmano. Per laqualcósa ê dibifógno di Maté
ria di sángue puro aricreare spéßo gli spi =
riti,che continuamente si risolvono : Dóve
le piu sottili e le piu lúcide párti del sán
que,tutto il di si logorano per rifáre gli spi
154 . ORA
- ZIONE

riti che cotinovamente vólano di fuore. Ilpche


avviene,che risoluto il púro & chiaro sángue,
rimane il sangue maculáto , gróßo , & néro .
Diqui il corpo si secca & ipalidísce:diquigli
Amánti divengono manincónici : pché l'umore
manincónico simultiplicapil sague secco,grós
sonéro. Et questo umóre cỡ i suói vapóri
riempie il Capo , disecca il Cervello , & nõré
sta di notte di affliggere l'Arima di Immá
{ ini nére & spaventévoli . Questo avvene a
Lucrézio Filófefo Epicureo ,p lúngo Amóre:
Ilquale prima da Amóre , pói da Furóre di
stiltizia agustiito, se medefimo uccise. Qué
sto scándolo avviene a coloro ,i quáli mále úfa
no lo Amore: quello che ê della contěplazió
ne , transferiscono a la cocupiscénzia del Tát
to . Fer ché pra facilmente si soppórta'il desi
dirto del vedére: che la cupidità del vedere
del toccáre . Le quali cóse oßervándo gli Anti
chi Médici , dißono lo Amore éfere úna spé
cie di umore manincónico , & di pazia : &
Ráfis Médico comando che e' si curaße per
il Cóito , Digiúno, Ebrietá & Efercizio . Et
no solamente Amôre fâ diventáre gli uómini
táli quâli abbiamo detto : Má eziandio quél
li,che sono p natúra táli : sóno a lo Amore
linati. Et-colórosón'táli, ne' quali signorég
a
gia lo umóre collérico o melácólico.L cóllera *
SESTA . 255

ề cálda & sécca : là melăcolia ê sécca &fréd


da.Quélla nel córpo tiene il luogo del Fuoco,
quésta il luogo della Térra. Et peró qñdi
ce Diótima ,árido sécco iténde l'uomo me=
lancólico asimilitúdine della Térra . Et qudice
Squilido Giallo , Intende l'uómo collérico.
a similitudine del Fuoco . I collerici pipeto del
umóre fo cóso ,s'avventano nello amáre, cóme
ì ún precipizio: 1 Melacólici pla pigrizia dello
amore Terestre, sono ad amire piu tárdi : Ma
Р la stabilitá di detto umóre , dato che anno
nélleréti lunghißimo témpo vi si rivolgono.
Meritamente adunque lo Amore , Arido , &
Giállo si dipigne, cociosía, che gli uomini che
1 són' táli,ségliono dirsi állo amore piu che
gli altri: Et que to credo che diquí násca: Per
ché i collérici árdono p lo incendio délla cól±
lera, imelacólici p la arpréza délla melä
colía si ródono . Il che afferma Aristótile nel
vii. Lib.dell'Etica . Si che lo umóre molésto
affligge sempre l'úno & l'altro: & costringe
li a cercare qualche conforto & solazzo ,mís
simo cotínuo,cóme rimédio cotra la cotínua
moléstia déllo umóre. Questo sollázo ê masz!
simamente nelle lusinghe della Múfica & del
árte amatória.Impochénói no poßiámo adalcú
no diletto tato cotinuaméte attedere quato á le
cosonăzie Muſicáli & cōsiderazóni di belléza
156 ORAZIONE

Gli altri sensi préšto si sáziano : Ma il vẹ


dérer l'udire piu lungo tempo si trastúlla
no di voci , di pittúra vána . Et i placéri
di questi duói sénsi,non solamente sóno puu
lúnghi : ma eziandio piu conveniénti állá cỡ
pleßióne umána . Imperoché neßúna cósa ê piu
conveniente, álli spiriti del córpo umano , che
le vóci lefigure dégli uómini : spezialmén
te di quelli , che non solamente per similitúdi
ne di natúra , ma eziandio per grázia di bel
léza piacciono Et per questo i collérici &
melancólici séguitano molto i dilétti del cán
to e dellafórma , come único rimédio & co
fórto di loro compleßióne molestißima : Et pe
ró sono a le lusinghe di Amóre inclináti . Có
me Sócrate ilquale fú giudicáto da Aristóti
le di compleßióne Melancólica : Et costui
fu dato állo Amóre puu che uómo alcuno , Se
condo che égli medefimo confeßáva . Il medé
fimo poßiamo giudicáre di Saffo Poetéßa' , la =
quale dipinge sé stéßa melancólica & inna -
moráta . Ancóra il nostro Vergilio , che p la
súa effigie fû collérico , benché vivéße casto,
Viße sempre in Amóre . LO AMORE A
I PIEDI IGNVDI . Diótima dipinse lo
Amóre con2 i Piédi ignúdi : Perché li Amán
ti sono tanto occupáti nelle cose Amatórie,
SESTA. 157

che in tutte le altre lóro faccende priváte &


públiche , non úfano cautela alcuna : Ma sén
za prevedere alcuno perícolo , temerariamėn =
te si lasciano traportáre . Et peró nélli lóro
procéßi incorrono in ispèßi perícoli , no altri
ménti che colui , ilquále andándo sénz a scar
pette , spéßo da sáßi & da' prúni ê offéso .
úmile , il vocábolo greco Camepeptij , significa
volánte a báo: cosi figurd Diótima l'Amó
re : perché élla vide gli innamorati , non vfản
do béne lo Amóre , vivere sénza sentimento :
Op vilißime cure períre i béni maggióri . Co
Stóro si dánno in módo alle persone amite ,
che' si sfórzano transferirsi in eße: & con
traffarle sempre in paróle & in gesti . Ora
chi è quello , che cotraffaccendo tutto il gior
no Fanciulle & Fanciulli , non diventi femmini
le & puerile ? Et chi cosi faccendo, non divén
ti fanciullo femmina ? SENZA CASA : , LA
Cása del pensiero umáno ê l'Anima : la cása
della Anima ê lo spirito : la casa dello spirito
ê il córpo . Tre sono gli abitatori, Tre sóno
le Cáse : Ciascuno di costoro per lo Amore ,
ésce di Cása súa : Perché ógni pensiere dello
Aminte si rivolge piu tósto al servizio dél
lo amato , che al suo béne : Etl'Anima lascia
indietro il ministério del corpo suo : &
158 ORAZIONE

sfórzasi trapaßáre nel corpo dello amáto . Lo


spirito che ê cárro délla Anima,mentre che la
Anima attende altrove , ancóra égli altróve
6la:siche di casa súa éste il pensiero , ésce
ne l'Anima , éscene lo spirito . Del primo usci
re seguita stoltizia e affinno : Del secondo
séguita deboléza paúra di mórte : Del Tér
zo séguita dibattimento di cuore sospiri
Et pero lo Amore e priváto di própiacása,
di naturále Sédia , di desiderato riposo.SEN
ZA LETTO DI COPRIMENTO ALCV -
NO. Questo vuol dire che Amore no â dóve
si ripósi,ne că che sicuópra . Ferché coctosia
che ogni cósa ricórra ala súa origine, ilfuó̟
co dello Amóre che è accéso nello appetito dél
lo amito, si sfórza rivoláre nel córpo medé
fimo ónde si accése: p il quale ipeto nepórta
séco volúndo lo appetito lo appettente.O
crúdel sórte dégli amanti , O vita piu mifera
che ogni morte : Se gia l'animò vostro sénta
rapito p la violénztad Amore fuor del corpo
suono disprézi acóra la figúra déllo Amé
to ,& vádasene nel tempio dello splendor'divi
no : Ove finalmente si riposerâ & sazıeráßi.
SENZA COPRIMENTO , chi neghe
ra lo Amore ßere ignudo per ché neßúno
lo puo celire : cociosia che molti ségni scuó
prino gli inamoráti , ció ê il guardáre simile'
SESTA 159

al Toro fifo, ilparlare interrotto,il colore


del vifo ór giallo , ór róßo , gli spéßi sospi
ri, il gittár' in quâ & in la le membra, icoti
nui ramarichij, il lodír sénza mólo & fuór
di propófito, la súbita indegnazione , il vatár
si molto,la improtitúdine , la leggeréza lasci
va, i sospetti váni, i ministérij vilíßimi & ser
víli . Finalmente , come nel sóle & nel Fuoco
la luce del rággio accompúgna il cáldo : cosí
déllo intimo incendio déllo Amőre , séguitano
gli indizij difuóri, Dórme a lapórta; Le pór
te dell' Animo són' gli ócchi & gliorécchi : p
ché p quéta molte cóse entrano nello Animo:
gli affetti costumi dell'animo chiaramén
te pli ócchi si manifestano . Gli inamorári co
súmono il piu del témpo nel baláre co gli óc
chi co gli orecchi intorno alo amito: rá
re vólte la Ménte lóro i se si raccoglie , va
gado speßo p gli occhip gli orecchi: pe
ró si dice che e'dórmono ale pórte . Dicesi acó
rache eglino GIACIONO NELLA VIA, La
belléza del córpo délbe éßere in una cértavia
p laquale cominciamo a salire a ptu álta bellé
za. Et pero coloro che si rivóltano nel tóto
delle libidini, o véro piu tempo che no convié
ne cosúmano nel guatáre, páre che si rinaghi
no nella via , & nõ aggiúnghino altérmino .
Dicesi áncora che lo Amóre Dórme al seréno
160 ORAZIONE

Et meritamente : Perché gli innamoráti in


úna cósa sóla s'occupano si , che' non consi
derano le faccende lóro . Et perché vivono a
cáfo , sóno sottoposti a tútti i pericoli délla
fortuna : non altrimenti che quelli, che vanno
ignudi a Cielo sereno, da ógni distemperánza
déll'Aria sóno offesi . Per la natúra délla Mã
dre , ê sempre bifognóso: Eßéndo la prima ori
gine dello Amóre da la povertá , Et non si
potendo interamente sbarbáre quello che ê na
turále : Séguita che lo Amore ê sempre bifoz
gnóso & afetato . Imperoché mentreché gli
mánca qualche cósa a conseguitáre, lo Amórę
bólle fórte : quándo il tutto â conseguitá=
to : perché manca il bifógno , si spégne il cál
do dello Amore immoderáto

QVALI DOTI ABBINO GLI


AMANTI DA'L PADRE DEL
LO AMORE , CAPI, X.

Véste cose seguono da la povertà ,


Q che é Múdre dello Amore : Ma da la
cópta che ê'Pádre di Amóre séguita
no cóse contrárie álle sopradette . Et quáli
siéno le cose contrárie , ciascuno conoscerâ in
tése le cose superióri . Perché égli ê descrít
to disópracosí. Sémplice , Transcuráto , víle,
♡ senza
SESTA. 161

senza Arme . Et qui si pongono i contrá


rij di quésti , cosí dicendo: Astúto , Vccellató –
re, Sagáce , Macchinatóre , Invětóre di agguá
ti, Studioso di prudénzia , Filósofo , Virile,
Audáce , veheménte , Facóndo , Mágo, Sofista.
Imperoché il medefimo Amóre , ilquále nell'ál
tre faccendefå l'Amante transcurato & dapó
co : nélle cóse amatórie lo'fá astúto , & indu
serióso : si che co maravigliósi módi ▾â uc■
cellándo la grazia dello Amáto , implicándo=
lo con ingánni , abbagliándolo con servigij ?
placándolo co eloquénzia , addolcéndolo co'lcă
to . Et il medefimo furáre che fece lo Innamo
ráto lufinghiere ne' servigi, gli somministra
dipói le ármi: se égli si sdegna cóntra lo
Amato , diventa feróce : & se égli combatte
per l'Amato, non pud éßere vinto . L'Amó
re come dicémmo , piglia origine da'l vedére:
1 Il vedére é pósto in mézo tra la Ménte &
il Tátto . Diqui sempre násce, che l'Animo
dillo Aminte si distrae : & óra insû & óra
ingiù scambievolmente si gétta : óra surge
la cupidità del toccáre , óra il desiderio della
Celeste Belleza : óra quélla & óra quésta
vince: in módo che in quegli , che anno acuto
ingegno , sono oneAamente alleváti , vín
se il desidera della Celestiale Pulcritúdine
L
262 ORAZIONE

negli altri il piu delle volte supera la concu


piscenzia del Tatto . Quegli uomini che si
túffano nellafeccia del Córpo , Meritamente :
si chiamano , Aridi , Nudi , vili , Disarmáti,
dappóchi: Aridi, perché sempre ánno fáme ,
mái non s'empiono : Núdi,perché cóme te
merarij a tutti i pericoli sono suggetti , & ·
cóme uómini sfacciati cággiono in pública In
fámia : Vili , perché non pensano cósa alcúz
na álta magnifica : Disarmáti , perché son
vinti dalla sceleráta cupiditá : Dappóchi, per
ché són tanto capocchi,che noisi avvé gono a
che términe Amore gli tira : Rimingonsi nel
viaggio non giugnendo mái al término . Ma
gli uomini contrárij a questi ánno le codizió
ni contrárie . Imperoché pascendosi églino
de le vére vivande dell'Animo, s'empiono piu,
con piu tranquillitá ámano . Témono la
vergógna, sprézano la ombrátile spézie del
Córpo , lévansi in álto : & quáfi cóme ar
miti scacciano da se le váne libidini , sótto =
mettendo i sénsi álla ragióne . Cotóro có
me industriosissimi & prulentißimi di tutti
3
in tál módo Filófofano , cheper le Figure de*
Córpi , quafi come per cérte pedáte , o véro
odóri con providenza procédono : sagace
mente investigano per questi l'ornamento deL
SESTA 163

Tánimo,& delle cóse divine . Et cosi pruden


teménte cacciándo , felicemente pigliano quella
préda che cercano . Questo tánto dóno ná
sce da la cópia : che ê padre dello Amore : pché
il rággio della Belleza che ê cópia , padre
déll'amore,â questafórza,ch'e'si reflette qui
vi ónde éi venne reflettendosi tira séco
lo amante . Certamente questo rággio discéso
prima da Dio & pói páßándo nello Angelo,
nélla Anima , cóme per matéria di Vėtro ,
da la Anima nel Córpo preparáto a ricéve
re tál rággio facilmente paßándo , daeßo Cór
po formoso traluce fuora , máßime per gli
bcchi , come per transparenti fine stre : & su =
bito vóla per Aria, penetrando gli occhi
déll'uomo che báda,ferisce l'Anima, accende lo
appetito l'Anima ferita, lo appetito accéso
induce a la medicina al refrigério suo , mén=
treche sécogiltira al medefimo luogo:dalquile
égli discése per cérti grádi , Príma a'l Córpo
déllo amáto : secório a la Anima : Térzo a lo
Angelo : Quarto a Dio, ch'ê prima origine
déllo splendorepredetto . Questa é útile cáca
cia. Questa êfelice uccellagióne délli Amin
ti. Et peró nel Protágora di Platóne úno fa
miliárediSócrate chiamo Sócrate ucccellatore,
dicendo cosi. Onde vitni tu Sócrate mio &
Lii
164 ORAZI
ONE
Iocredo che tu venga da quella Vccellagione,
a la quale la onéta apparenza di Alcibiade
ti suóle invitare . Oltre a questo si chiama
Amore Sofista , & Mágo . Platóne nel Diálo
go chiamato Sofistá, diffinisce Sofista éßere'
disputatóre boriofo , & malizioso il quale
con rinvoltúre di argomentúzi , mostra ilfal
so p il véro:et codúce colóro ,che co lúi,dispú
tano , a se medefimi contraddire . Questo mete
fimo avviene allevólte ágli Amánti & ágli
Amiti . Perché gli Aminti accecati perla
nebbia dello Amore , speßevólte pigliano le
cóse false per le vere , mentreché égli stíma
no gli Amati éßere piu bėgli,acúti , buóni,
che e' non sono . Contraddicono ancora a se
medéfimi per la violènzia dello Amore : Im
peroche altro consiglia la ragióne : áltro sé
guita la concupiscenzia . Et speßevólte mú=
tano i loro consigli per lo Império della per'
sóna Amáta: repugnano a se per consenti
re ad altri . Ancora le persone belle , per
l'atúzia degli Aminti danno nelle réti : &
diventano umáne quelle,che innanzi erano på
tináci. Ma perché si chiamo lo Amore Ma=
go ? Perché tutta la fórza della Mágica const
ste nello Amore . L'ópera dellaMágica ê ún
certo tiraménto de l'una cósa a l'altra per
SESTA . 165

similitudine di natúra . Le párti di questo


Mondo cóme membri d'úno animále , depen
déndo tútte da úno Amore , si connettono in
sieme per comunióne di natúra : Et peró có
me in nói il Cervello , Polmóne, Cuore ,Fégaz
to & áltri menbri , l'úno dal'áltro trággono
qualche cosa , scambievolmente si favorig
giano , & álla paßióne dell'uno compatisce
l'altro : Cosi i Membri di questo grinde
Animále , ció ê tútti i Córpi del Móndo in
frá lóro catenati, accáttano fra lóro & pré=
Stansi le loro natúre . Fer questa comúne pa
reniéla násce Amore comúne : Da tále Amó
re násce il comúne tiraménto : Et quésta ê lavê
ra Mágica . Cosi dalla cocavitá délla spéra
Lunáre,si tira il fuoco in álio p cogruitá di
natúra:Dálla concauitá del fuoco ê tiráta si
milmente l'Aria: Dal Centro del Móndo la
térra: Ancóra dal suo luogo l'Acqua. Diquí la
Calamita tira il Fério : l'Ambra la páglia : Il
Zólfo il Fuoco . Il Sóle vólge invérso se
Fiori Fóglie : La Lúna muove l'Acqua ,
Márte i Venti : Et varie Erbe tirano a
se várie spézie d'Animali: Cosí nélle cóse u
máne ciascuno ê tiráto dal suo piacere . Adún
que le opere della Mágica , sóno ópere délla
natúra, & l'Arte é ministra . Perché l'Arte
·L iii
166 ORAZ
IONE

quindo s'avvede che in qualche parte no ê in


téra convenienza tra le nature , supplisce a
questo, in tempi débiti ,per certi vapori , qua
litá, númeri, figure: cosi cóme nella agricul
túra , la natúra partorisce le biáde , & l'árte
I
atúta a preparare la Matéria.Quésta árte má
gica attribuírono gli antichi a' Demóny : Per
ché i Demónij intendono quil sia la parenté
la délle cóse naturáli tra loro , qual cosa,
con quále cósa consuóni : & come la concór
dia delle cose , dove minca, si póßa ristoráre.
Dicesi che alcuni Filofofi ébbono amicizia co
quésti Demónij , o per quílché proporzióne .
di natúra , cóme Zoroastre & Sócrate : oper
adorazione,cóme Appollónio & Porfirio . Et,
pero si dice che éẞi Demónij porgevano a cổ
storo in vigília , segni , vóci , & cóse mon
Scruose: in sogno revelazioni visióni.
Siché pire che costóro sieno divenúti Mági
per la amicizia che ebbono con gli spiriti dét
ti : si cóme éßi spiriti son mági, perché co
noscono la amicizia delle cose naturáli .Et
tutta la natura per lo scambiévole amore Má
ga si chiama . Oltre a questo i Córpi belli.
fino mil d'occhio a chi molto vi bida : Et
gli innamorati pigliano con fórza di elo
quênzia , & di cantilene le persone amíté
SESTA
" 1.67

quafi come per cérti incantéfimi : Et con ser


vígy dóni gli adéscano & occupano quáfi
come con Malie . Per laqualcosa a neßúno ê
dubbio,che Cupidine non sia Mágo . Conciosid
che tutte le forze della Mágica. consistino
nello Amore : l'opera dello Amore s'ad=
émpia in un cérto módo col mál d'occhio, in
cantefimi , & malie . Et non è mortále intera
ménte , ne anche immortále . Lo Amore non
ê mortále, perché quelli duói Amóri che nói
cbramamo Demon ,sono in nói perpetui
Non é immortale : Perché i tré Amóri, quá
li ponémmo in nézo di quei duói , ógni di si
mutáno , crescendo & scemándo . Aggiugnesi
che nello appetito dell'uomo da'l principio dél
la vita ê accéso un' fervore , che non si spé
gne mái. Questo non lascia l'ánimo in se
postre : Ma sospignelo sempre ad appiccársi
co veheménza a qualche cósa . Diverse sóno
le nature dégli uomini : Onde quél contínuo
frvóre déllo appetito ilquale è il naturále
Amore , indúce alcuni ale léttere : alcuni ala
Múf ea , o alefigúre : alcúni ad onestá di cosťú
mi,o a víta religiósa : alcúniagli onóri: alcúni a
ragunáre danári,molti a lußúria di góla & di
véntre, altri ad altre cóse. Et acóra il med fi
mo uómo in diversi témpi dietá adivérsecóse
L iiii
168 ORAZIONE

Adunque il medefimo fervore si chiama im


mortále , & mortále : mmortále , perché non
si spegne mái: & múta matéria piu tósto ,
6che si spenga : Mortále , perché non attende
sempre a úna cósa medefima : ma cérca nuovi
dilétti,oper mutazióne di natúra,o péßere sá
zio per lúngo úfo d'una cósa medéfima . Si
che quel fervore che muóre in una cósa,resú
scita in una altra. Dicesi acóra imortále p qué
sta cagione,pché la figúra,che una vólta é amá
ta sempre si áma. Imperoché quato tempo úna
medefimafigura persevera in úno medéfimo uó
mo:tanto s'ama in quél medefimo . Et quãdo da
Túi ê partita , nó ệ pu quélla in colúilafigu
ra la quale tu prima amávi : Ma évvéne úna
nuóva , laquile nuova tu non ámi , perché
anche in prima non l'amávi : & non céßi pez
ró di amire la prima : Ma évvi questa diffe
rénzia , che prima tu vedévi quella figura an
tica in altri: óra la védi in te medefimo:
Et questa medefima sempre fißa nella memória
ami sempre . Et quante volte si rappreſén
ta áll'occhio dell'Animo , tánte volte t'accén
de at amîre . Diquí násce,che qualúnche vólta
ci riscotriamo nella persóna anticamente ami
ta, ci comoviámo súbito sentendo o trimito
nel cuore; o liquefazione nel Figato . Et alcú
JESTA. 789

na vólta báttano gli occhi : il volto noal


triménti di várij colóri sivéste , che si faccia
lo Aere nebulóso , quando per aver' il sóle ad
vérso,créa lo árco baleno , Imperoché la pre
senza della persóna amáta, désta la figúrasua
che prima dormiva néllo ánimo dello amán
te,& offeriscela agli occhi dell'Animo:Et sof
fiándo raccende il Fuoco , che sotto la Cénere
giaceva . Perquesta cagione lo Amóre sichiá
ma immortále . Ma dicesi ancora mortále >
Perché benché gli amáti vólti stiano sempre
nel petto infißi : non diméno non si offerisco
no egualmente ágli occhi dell'ánimo · Il per
che pare che la benivolenza scambievolmen
te bolla & intiepidisca. Aggiugnesi che l'Amor
bestiale & anche lo umano non puó tßere stn
za indegnazione giamii. Chi è che non si sdé
gni contra colúi , che gli â rubáto l'Animo ?
Quánto é gráta la libertá, tánto la seruitúê
molefta . Et per questo ái in ódio le persó =
ne belle insieme & ámile . Aile in ódio , cóme
Ládre & Micidiali : Amile , & onórile cóme
spécchi , in cúi risplende il Celéste Lúme .
mifero tu non sái quel che tu tificci . Tu nõ
sai uómo perduto, dove tu ti rivólga. Tu nă
vorréti éßere col tuo micidiale : & non vor
résti vívere sénza lafelice preſénza : Tu nă
170 QAR * AZIONE

puói effere con costui che ti uccide : non


puói vivere sénza colui, che contánte lufin
ghe ruba te a te , & te tútto a se ufurpa .
Tu desideridifuggire chi con lefiamme sue
ti abbrucia: desideri accostárti a lúi , Ac
cloché accostándoti a chi ti poßiéde t'accósti
a te stéßo . O mifero tu cerchi te fuóri di
te: accósciti a chi ti rúba per ricómperare
te qualchévolta,che sei prigióne . O stolto
tu non vorresti amáre , perché tu non vor
résti morire : ancora non vorresti non amá
re,perché tu giudichi di servire álle immági
ni delle cose celései . Fer questa alterazió
ne avviene che quafi in qualúnche moménto
l'amores'appißarinverdisce. Oltre a questo
Diótima póne lo Amore in mézo tra la Sa
pitnza l'ignoranza,perché l'Amore p súo
obbietto seguita le cóse lelle : & délle cóse
belle , la Sapienzia ê la piu bella , & peró´
appetisce la Sapienza. Macolui che appetisce
la Sapienza non la poßtéde in tutto ,perché
chi è quello che cerchi quello che e' poßiéde ?
Et ancora interamente non ne manca . Ma
in questo sólo alméno ê sivro ,che e'ricono
sce l'ignoránza súa , Colui che non sâ se nõ
sapére , senza dubbio non så le cóse: &no sá
il suo non sapere: no desiderala scienzia
SESTA. 171
"
della quale non s'acórge éẞére priváto . A
dunque lo Amore della sapienza , perché ê in
párte di sapienza priváto,& in párte ê sa
piente : peró in mézo, tra la sapienza & la
ignoránzia si póne . Questa diße Diótimaks
sere la codizióne déllo Amóre : Ma la codizió
ne della superna belleza é qué ta,che ê Deliz
cáta , Perfetta & Beáta . Delicáta.in quín
top la súa suavitá lo appetito di tutte le có
se a se allétta. Ferfetta , Inquánto le cóse ché
alletto , tirando le illustra ci i raggi suói, &
fille pfette Beita,in quánto empie le cóse il -
lustrate de beni etérni .

QVAL SIA LA VTILITA D'A


MORE , PER LA SVA DIFFI
NIZIONE . CAP . XI .

OI che Diótima narro quello che è


P l'origine dello Amore: la sua quali
tá : gia dichiara quál sia ilfine , & la
utilitá in questo módo . Tutti desideriamo
avér béni, non solaménte avérgli : ma avér
gli sempre . Ma tútti i beni de mortáli si
mátano & mancano : & tóto tútti si perde
rébbono se i luogo di quelli che se ne vanno
continuamente non rinascéßino nuovi béni
172 ORAZIONE

Adúnque accroché i lêni ci dúrino, Nói deside


riamo rifare i beni periti : 1 beni períti no si
rifánno se no p la generazióne . Diqui ê náto
lo stimolo di generare in ciascuno.La Genera
zióne pché fâ le cóse mortáli nel cotinuáre
simili álle divine, certamente ê dóno divino .
Alle cose divine,pché sono belle , le cóse brút
te sono contrávic:& le cóse belle sóno siz
mili & amiche. Et peró la Generazione , che
ê ópera divina , perfettamente & facilmente
s'adempie nel suggetto tello : p cotrário,
nel suggetto cotrário . Fer laquálcósa quello
stimolo del generáre circa le cóse belle :
fugge le brutte. Dimandáte vói che cosa sia
lo amore dégli uomini , & a che gióvi : égli
ê appetito di generáre nel subbietto tello p co
serváre vita perpétua nélle cóse mortál¹ . Qué
Stoêlo Amore délli uómini viventi in Térs
ra. Questo è il fine di nóftro amore . Certa
mente in quél témpo che ciascuno de' mortáli
si dice vivere , éfere quel medesimo , cóme
ê dúlla puerizia a la vécchiáta , benché' sia
chiamato quel medefimo : non diméno non ri
sérva in se mii le cóse medefime : ma sém =
pre di nuovo si rivéste ( cóme dice Platóne )
& spógliasi delle cóse vécchie , secondo Fé
li , Cárne , Oßa , Sángue, & tútto il Córpo :
SESTA. 173

Et non sólo avviene questo nel Córpo : ma


éziandio nella Anima: Continuamente si mú
tano costumi , consuetudini , opinióni , appeti
ti , placéri , dolóri , timóri , & neßúno di qué
sti persevera il metefimo simile : le cóse
di prima se ne vánno , succédono le nuóve.
Et quello , che ê
è piu maraviglioso , ê questo,
che le scienzie patiscono la medefima condi =
zióne. no solamente l'úna scienzia ne và
l'altra ne viene : no siamo sempre secondo
le scienzie quelli medefimi : Ma eziandio cia
scúna scienzia quafi patisce questo : perché la
meditazione la ricordínza ê quifi un viz
pigliáre la sciënzia che periva . Perché la
=
dimenticanza ê quáfi vná dipartenza dėl
la scienzia : Ma la meditazióne restituisce
nélla memória nuóva dispofizióne del sapére,
in luogo di quella che si partiva : In móto
che pare la scienziamedefima, In qué to mólo
que lle cose , che nell'inimo & nel córpo sóno
mutábili si consérvano . Non perché élle sit
no sempre appunto quelle medefime (perche
quéta dóte é própio delle cóse divine ) Ma
perché quello che si pirte, lascia nuovo suc =
ceßóre a se simile . Con questo rimé o lecó
se mortáli , álle immortali simili si rendono
E alúnque nell'úna & nell'altra párte délia
E
ORAZION
174
ánima( si in quella che â a conoscere , si in
quella che à a reggere ilcórpo ) ingeneráto
lo Amóre di generáre per conserváre vita
perpétua . L'amore che ê nella párte , che
régge il corpo súbito di princípio ci coscrín
"
ge a cercare il mangiare il béré : acció
che per questi nutriménti si gênerino gli umó
ri, de' quali si ristóri quello,che di nói conti
nuamente si perde . Per questa generazione si
nutrica il Córpo , & crésce . Cresciuto il
Córpo, quello Amore sospigne il séme: pro
vócalo a la libidine di procreare figliuoli : ac -
ció che quello che in se medefimo no pu8 sem
pre stáre,riservándosi nel figliuolo simile a
se , cosí si manténga in sempiterno . Ancóra
lo Amore del generáre , che è in quella párte
délla Anima che conosce ,fâ che l'Anima cér
ca la veritá , cóme própio nutrimento : Per il
quale nel médo suo si nutrichi & crésca . Et
se alcuna cosa per dimenticánza ê cascáta de
lo Animo , o dorme di dentro per negligén =
zia , Con la diligénzia del meditáre quáfi
rigénera , rivocándo nella mente quello chep
dimenticanza éra perito : o véro sópito per
negligénzia . Et pói che l' Animo è cresciuto ,
questo Amore lo stimola d'ardentißimo desiz
dério di insegnare & di scrivere: Acció che re
1
SESTA 155

stándo la scienzia generáta nelle scritture', o


négli ánimi de' Discépoli , la intelligénziadél
lo Autore,rimánga eterna tra gli uomini.Et
cosi per benefiziodello Amore, il Corpo & la
Anima dell'uomo páre che restino tra gli ál
tri uomini in sempitérno . L'úno & l'áltro
Amóre ricerca cóse bélle . Certamente quél
lo, che regge il Corpo desidera nutrire il pró
pio Córpo di nutrimenti delicatißimi , suavis
simi , speciosißimi : & desidera generáíre bélli
figliuoli , di bellafemmina . Et lo Amóre
che s'appartiene alo Animo , s'affatica di ém
pierlo di ornatißime & gratißime discipline:
Et scrivendo con bello e ornáto stile,publiz
cáre sciênzia álla súa simile : insegnárdo,
generáre la medefima scienza p similitúdine
in qualche Animo bello . Bello è dico quéllo
animo ,che ê acuto cơ óttimo.Nói nó veg giám )
éßo ánimo, & peró nõ veggiámo la súa bellé
za : Ma vergiímo il Córpo ,ch'ê imígine
ómbra déllo ánimo: si che per questa immigi
necoghietturándo , stimamo che in uno form
so Córpo , úno ánimo speriófo sia : & diqui
avviene , che nói piu volentieri insegniamo a
piu belli.
176 ORAZIONE

DE' DVOI AMORI: ET CHE L'A


NIMA NASCE FORMATA DI
VERITA, CAPITO. X11.

SSAI abbiamo parlato de la diffini =


A zióne d'Amore : Dichtariamo óra
quál sía lá súa distinzióne : laquáz
le appréßo Platóne si fâ per la feconditádella
Anima & del Córpo . Le parole di Platóne
sóno queste . In tutti gli uómini ê prégno il
Córpo, & prégno l'Animo . Nel Córpo só
no da natúra infúfi i sémi di tutte le cóse
corporáli . diqui p ordináti transcorsi di tém
po vengono fuóra i denti, éscono ipéli , spán
desi lab árba,multiplica lo sperma . Et se il cór
po ê fecondo grávido di sémi, mólto mag=
giormente lo Animo , che è piu nóbile che il
Córpo , débbe éßere abbondante, & poßedére
da principio i semi di tutte le cóse sue. Ada
dunique da principio lo Animo poßedette lera
gióni de' costumi , árti, & discipline : Onde
se égli ê bén'cultiváto , métte fuóra i frutti
suối ne' témpi débiti. Et che lo ánimo ábbia
dentro ingeneráte le ragioni di tutte le cóse
sue locomprendiamo per il suo appetito, in
quifizióne , invenzione , gudizio , & copara
zióne . Chi negherà lo ánimo súbito dala ›
ttnera
SESTA.
177
tenera etá desideráre cóse vére , bućne , one
ste & útili ? Neßúno desidera le cose non
conosciute. Adúnche nell' Animo són' qualche
nóte impreße di queste cóse , innanzi che
égli le appetisca per le quali quáfi cóme
per fórme efemplári di dette cóse , guúdica
ßer dégne che si appetischino . Questo
medefimo si pruóva per la inquifizióne &
invenzióne , in questo módo . Se Sócrate
cérca Alcibiade in úna túrba di uomini, &
ábbilo qualchevólta a ritrováre : ê neceßá
rio che nella Ménte di Sócrate , sía qualche
figura di Alcibiade : accioche sappia quale
uómo innanzi a gli altri cerchi : & pói
póßa nella túrba di molti , Alcibiade da gli ál
tri discernere . Cosi l'Animo non cercheréb
be quelle quattro cóse, ció ê Veritá , Bontá,
Onestá , Vtilitá : & non le troverebbe mái:
se no avéße in se qualche nóta, per la quále
cercáße queste cose , in modo da poterle tro
váre : accioché quándo si scotra in lóro le ri
conósca, da'contrárij lóro le discérna lė
ne . Et non solamente manifestiamo questo
per lo appetito , inquifizióne, & invenzióne:
ma eziandio per il giudizio . Qualúnche giú
dica alcuno amico ase ,o inimico , conosce qué
llo che sia amicizia & inmicizia . Inche mó
M

1
178 ORAZIONE

do'adunque giudicherémmo nóitútto il górna


rettamente(come sogliámo)mólte cóse vére a
false , buone omile : se e non fúße da nói la
veritá la bonti in quílche módo , innánzi
conosciuta? In che módo , mólti rózi néllo
Edifizio , Múfica, Pittúra & altre simi
li árti , nella filofofía , approverrébbono
speßo , riproverrebbono rettamente le ópe
re di dette facultádi : se e' nonfüße lóro dáto
dilla Natura qualche fórma, et ragione di dét
te cóse ? Oltre a questo , la comparazione quê
sto medefimo ci dimóstra ; Perché qualúnche
coparándo il Méle co il vino ,guúdica lo úno
Bere puu dolce che l'altro : certamente, conó
sce quale sia il sapore dólce . Et colúi,che
agguagliando Speufippo & Senócrate a Plató
ne , tíma Senócrate éßere a Platóne plu sími
le che Speufippo : senza dubbio conosce la fi=
gúra di Platóne . Similmente perché nói sti
mámorettamente di molte cóse buone , l'úna
ßere migliore che l'altra : Et perché secondo
maggiore o minóre participazióne di bontá ,
apparisce l'úna cósa migliore che l'altra, ê ne
ceßário,chenói non siamo di éßa botá ignorán
ti. Oltre a questo pché speßevólte ottimamén
te giudichiamo tra le varie oppenióni de' Filó
fofi,quál' sia psu verisimile , & piu probibi
SESTA 179

lebifogna che in nói sía quálche chiaréza di


veritá : accioché poßimo conoscere quali sia
no le cose alti puu simili . Per la qualcosa
alcuni nella Fuerizia , alcuni senza maestro, •
alcúni con pochi principij prési da altrúi,só
no divenúti dottíßimi , Il che non potrebbe
advenire , se la Natúra a questo non giováße
molto . Questo abbodătemente dimostró Sócra
te ai tre giovanetti Fedóne , Teetéto & Mén
none: chiari loro che i Fanciulli póßono
(se e' sóno prudentemente dommandáti ) in
clascúna árte rettamente rispondere . Con =
closía cósache e' siano dalla natúra orniti dél
Je ragioni di tutte le árti & disciplíne
1 IN CHE MODO NELLA ANI
MA SIA IL LVME DI VE
RITA . CAPI , XIII ,

A'in che modo queste ragióni siano


M néllo ánimo páre appréßo Platóne
ambiguo . Chi legge que' libri , che
Platóne scriße in Gioventú , cóme il Fedro ,
Fedóne Mennone , Stimerâ fórse quélle
Bere dipinte nella sustánzia dell'Anima da
principio , come figure in Távola : Secóndo
che disópra piu vólte da me, da vói ê técco
Perché cosipáre che Platóne i détti luógi acénni
Mii
200 ORAZIONE

Dipói questo uómo divino ció ê Platóne , nel


Sesto libro della Repúb . apri la súa Sentén
zia dicendo , che il lume della Ménte a lo in
téndere tutte le cóse ê quello medefimo Dio
che fâ tutte le cóse . Et aguáglia insieme il
Sóle & Dio in questo módo: che qual' rispet
to â il Sóle agli occhi, tále a le Ménti & Dío.
Il Sóle génera gli ócchi , & dóna lóro virtú
di velére: laquále virtú sarebbe invÁno , in
sempiterne Tenebre , se non s áprefentáßi a
léi il lume del Sole,dipinto di colóri & figú -
re di tutti i Córpi . Nel qual lume lo ócchio
véde i colori & le figúre de' Córpi . Et ins
veritá non vide áltro che il lume : benché e'
pála che e'végga várie cóse : Perché il lúme
che a lui s'infonde, ê ornato di várie forme
di Córpi . L'occhio véde questo lúme,in quán
to si reflette ne' Córpi : Ma éfa luce nel fón
te suo non puo comprendere . Similmente id=
dio créa l'anima, & dónagli la Ménte, laquále
é virtú d'intendere : Et questa sarebbe vóta
et tenebrósa, se il lume di Dio non li stéße
prefente,nel quale végga di tútte le cóse le
ragioni.Siche intende per il lúme di Dío: &
solo' questo lume intende , benché pára che'
conósca diverse cóse , perché intende détto lú
me sótto diverse Idée & ragioni di cóse
--

i
SESTA. 201

Quando l'uomo con gli occhi véde l'uomo ,


fabbrica nellafantafia la immagine déllo uómo :
Et rivolgesi a giudicáre détta immagine. Per
questo esercizio dell'animo dispóne lo ócchio
délla Ménte a vedere la ragione & Idéa dél
lo uomo ,che é in éßo lume divino . Onde su
bitamente una certa Scintilla nella Ménte ri
splende . Et la natura dello uómo diqui vera
ramente si intende , e cosi nell'altre cose
viéne . Adunque ógni cósa pil lúme di Dio
intendiamo : Ma eßo puro lúme nel fonte súo
in questa vita non poßimo compréndere . In
questo certamente consiste tutta la feconditâ
della Anima,che ne'segréti séni di quella riz
splénde ·la etérna lúce di Dio,pienißima delle
ragioni Idée di tutte le cóse . A la quále
luce l'anima qualúnche vólta vuole , si pus
voltáre per puritá di vita , & atten
ziónedi Studio : rivolta a
quélla risplende di scin
tille delle Idée .

M iii
i8 i ORAZIONE

ONDE VIENE LO AMORE IN


VERSO I MASCHI, ET LO
AMORE IN VERSO LE
FEMMINE, CA , XIII.

osi ê prégno il córpo dégli uỏminé


C (come vuole Platóne ) Cosi ê pré=
gno l'Animo : Et amendúni per gli
incitamenti di Amôre , sono stimolati a parto 1

rire . Maalcuni o per natúra o per ufo sónd


puu átti a'l párto dell'animo che del Cérpo:
Alcúni , questi sono i puu,sóno piu átt
al párto del Córpo , che dell'Animo . I Primi
séguitano il Celeste Amore : I Secóndi sé #
guitano il vulgáre : 1 Prími ámano i Maschi
putósto che le Fémminte , & Adolescentipui
tósto che Puerili: perché in éßi , molto pu
vigoréggia lo acúme dello Intelletto : il quale
suggetto attißimo , per la súa ecccllente Bel
téza aricevere la Disciplina , laquale per n
túra , generáre coloro appetiscono I secóndi
per il contrário móßi dalla voluttá déllo átto
'
Ventreo , a lo effetto della generazione cor
porále intendono Ma perché la Poten =
zia di generare, che è nella Anima , máncá
di cognizione, peró non få differenzia trá sés
so séße. Et nientediméno per súa natúré
SESTA 183

tante volte ci invita a generáre , quánte vót


te veggiamo un' bello obbietto La ónde speße
vólte advitne , che quelli che conversano con
Maschi,p volére rimuovere gli stimoli délla
párte generativa , si méscolano co lóro : Et
quelli máßime nella natività de' i quali , Vé
nere si è trováta in ségno masculíno , cogiún
ta conSatúrno, o ne termini di quello , o véró
a quello opposta. Non éra peró conveniente
cosífare: Ma éra da consideráre che gli inci
tamenti della párte generativa , non richiedé
vano naturalmente questo gittáre di séme in
váno : Ma che l'offizio del generáre ê per ná
scere : Et peró bifognáva l'uso di détta pár
te , da' Maschi , a le Fémmine convertire . Per
quésto errore stimuámo tßere náta quella ne
firia sceleratéza: laquále Platóne nelle sue
léggi , cóme spézie di omicidio , agraménte be
stemmia. Et certamente e' non ê méno mici
diale colui che interrompe l'uomo che débbe
náscere: che colui che liva di térra il náto's
Piu audace ê colui che uccide la vita prefente:
Macolui ê piu crudele ché pórta invidia anco
ta a chi & a náscere : & uccide i suoi própij
figliuoliprima che" náschino .
M iiii
204 ORAZIONE

PER CHE VIA SI MOSTRA CHE


SOPRA IL CORPO E L'ANI
MA: SOPRA L'ANIMA E
L'ANGELO, ET DIO ;,
CAPI . XV .

NSINO a qui si ê detto de le due


I abbondanze dell' Anima , de' duói
Amóri : Per lo advenire dirémo per
che grádi Diótima innálza Sócrate da lo in =
fimo grado ,per i mézi a’l suprémo , tirándo
lo dal Córpo a l'Anima : da l'Anima a lo An
gelo : da l'Angelo a Dio. Che e ' sia dibisó -
gno éfer' nella Natúra questi quáttro grádi
argomenteremo in questo modo . Ogni Cór
po ê móßo da altri: & non puo se medefi =5
mo per súa natúra muóvere : conciosia che e
non poßa per se alcuna cósafáre . Ma páre
che e' si muova per se medefimo, quando dén
tro a se â la Anima: & per léi vive : &
prefente lei in qualche modo se medefimo
muóve. Dipartita la Anima , bifogna che da
áltri sia móßo , come quello che tale facultá
di muoversi da se non poßiede : Ma l'Aniz
ma ê quélla in cui régna la facultá di muó
vere se medefima. Imperoché a qualúnche élla
si fa prefente,gli préstafórza di muovere se
SESTA. 205

medefimo. &quélla fórza che élla présta ad


altri , débbe élla prima molto piu avére. E
dúnque l'Anima sópra il córpo , cóme quélla
che puo se medefima , secondo la súa essenzia
muovere per questo débbe soprascáre a
quelle cóse , che pigliano facultá di muóversi
non da se medefime : ma per presenziaďáltri.
Et quando nói diciamo l'Anima per se mede
fima muóversi : non l'intendiamo in quél mó
do corporále , ilquale Aristótile cavillándo ap
póse al grán Platóne : Ma intendiamolo spiri
tualmente, & in módo assoluto puu tosto che
trăsitivo : in quél módo che intendiamo qñ di
ciamo Iddio per se stáre , & il Sóle per se lu
stráre: e'l Fuoco per se éßere caldo . Non si
inténde che l'una parte dell'Anima muóva lil
tra : Ma che tutta l'Anima da se , ció ê per
súa natúra si muóva. Questo è , che discórra
con la ragione d'una cósa in un'altra: & tras
córra l'opere del nutrire , augumentáre , gene
ráre per distinzia di tempo . Questo temporá
le discorso si conviene álla Anima per súa
natúra. Imperoché quello che é sópra léi non
inténde in diversi momenti ' cóse diverse :
1 Ma n ún' punto insieme tutte . Per laqual'có
sa rettamente Platone pó ne nell'Anima il pri
mo intervállo di movimento , & di tempo :
186 ORAZIONE
T
Onde il Méto il Tempo ne’Córpi páßanož
Et pché égli è neceßário che innanzi al movi
ménto sia lo státo Eßendo lo státo'piupfetto
che il movimento : Peró sópra la ragione della
Anima che ê móbile ,bfogna che si truóviquál
the stábile intelligénzia, laquale sia itelligénz
zia secóndo se tátta , &sémpre sia intelligén
zia in átto . Perché l'Anima no intende secón
do se tutta sempre:masecondo una parte di
se, et alcuna vólta: Et no â virtú d'intendere
sérza dúbbij . Adúnque acció che il piu per
fetto soprastia al meno perfetto , sópra lo intel
létto della Anima che ê móbile , & parte in
terrotto & dúlbio : si débbe pórre lo inteliét
to angélico stábile tutto ,continuo , & certis
simo : Acció che come al Córpo che da ¿ltri ê
móßo precede l'Anima : che p se si muóve: Có
si álla Anima che per se si muove precéda lo
Angelo il quale è stábile . Certamente” cóme
il Corpo acquista da la Anima che per se si
muóva pero non tutti i Córpi : ma gli
animáti páre che per se si muóvino ) Cosi la
Anima da la Ménte acquista che sempre intén
da. Imperoché se per súa natúra nell'anima
fufe lo intelletto : sarebbe lo intelletto in tút
tele Anime: eziandionélle ánime delle Bestie
si come la Potenzia di muovere se medéfima.
SESTA 187

Non si conviene adunque ålla Anímá , lo Intel


letto per se , principalmente . Et peró bi
fogna che sopra l'Anima sia lo Angelo : Il
14 quale sia per se intellettuale . Finalmente só
pra la Ménte Angélica ê quél principio dello
1 Vniverso sómmo Béne : ilquale Platóne
nel Parmenide chiama eßo Vno Imperoché
pra ógni moltitúdine delle cóse composte déba
be éßere éßo Vno semplice per súa natúra ¿
Perché da Vno il número , & da i sémplici
ogni compofizióne depende . Et quélla Mente
Angélica benché sia immóbile , nor diménò no
ê éßa Vnitá semplice & púrá . Ella intende
se medefima : Ove pire siano tra lórò divérá
se queste tre cose: Quello che intende: Quéllo
the ê intéso, Lo intendimento . Altro ris
pétto è in léi in quanto intende : Altro in
quinto ê intéfa, & altro in quanto à lo intě.
diménto Oltre a questo à la potenzia di
tonoscere: la quale innanzi alo atto della
cognizióne , per súa natúra é sénza fórma é
{ Et conoscendo s'informa Et questa Po
tenzia intendendo desidera il Lúme della

erita piglialo quáfi , come quella che
di questo Lúme , prima che intendeße mancúz
aza ancora in se moltitudine di tutte le idee?
208. ORAZIONE

Tu védi quánta & quánto vária moltitudine


copofizione sia nello Angelo . Per laqualcó
sa siamo constrétti quello che ê Vnitásémpli
ce & púra , prepórre állo Angelo: Et a qué
t sta Vnità che è efo Dio , no poßiámo alcuna
cósa anteporre . Perché la véra Vnitá ê fuó
ri d'óngi moltitúdine & compofizione : se
élla alcuna cosa avéße sópra di se , da quella
• cósa dependerebbe , & sarebbe di méno perfeH
zióne di léi: Cóme suóle ógni effetto eße
re men' dégno che la súa cagóne . Per laqual
" cósa no sarebbe. Vnitá in tutto semplice : Ma
di due cóse alméno saélte cõpósta:ció ê de³l
dóno della sua cagione , & de'ldfetto própic
Dúnque cóme vuole Flatóne, Dionifio Are
opagita conferma , co puro Vno tutte le
cóse sopravánza : & amendúni stímano che és
so Vno sia lo Eccelle. nome di Dio . La sulbli
mitá delquale , questa ragione ancora ci mó
Stra: che ildono della caufa eminentißima déb
be there amplißimo , pla prefenza di súa
virtú per lo vniverso difendersi 1l Dono di
éßo Vno si dffonde per lo universo : Perché
non sólo la Ménte é úna, & ciascuna Ani =
ma una, qualúnche Corpo úño : Ma ezia
dio la Matéria delle cose , che per se ê sén=
zaforma: Et la privazione delle forme in
i..
SESTA. 2'09
qualche módo úna si chiáma . Perché nói dia
ciámo úna matéria dello Vnivérso : & diciá
mo speße vólte, qui ê úno silenzio , úna oscu
ritá , úna mórte : Nientediméno i dóni della
Mente della Anima no sidistendono insino
eßa matéria vacua , a la privazione delle
forme.L'uffizio della Ménteê donáre spézie
artificiósa & ordine , L'offizio della Anima
ê prestíre vita & movimento : Ma la infór
me prima matéria del Mondo per súa na
túra, la privazione delle cóse è senza vi
ta , spézie . Cosi éßo Vno antecele la
Ménte & la Anima : Conciosia che il suo dó
no piu largamente si spirga . Per la ragione
medefima la Ménte ê sópra l'Anima : Perché
la vituch'ê dono della Anim , no fi dâ a tút
ti i Córpi : non diméno la Ménte a tútti icór
pi spezie & ordine concede .

"T
190 ORAZIONE

QVALE COMPARAZIONE E
TRA DIO: ANGELO : ANIMA
ET CORPO . CAPI XVI.

A DVNQVE dal Córpo ala Anima,


Dal'Anima a l'Angelo,da l'Angelo ,a
Dio salire dobbiamo . Dio'ê sopra la Eternitá;
L'angelo nella Eternità e tutto:Ferché la eßen
zia & operazione súa ệ Stábile. Et lo státo dét
la Eternitá ê própio La Anima ê párte nélla
Eternitá, & pirte nel Tempo . Perché la sua
stánzia súa ệ sémpre quella medéfima senza
alcuna mutazione di créscere , o di scemáre .
Ma l'operazione súa cóme disópra mostrám
mo )per intervalli di tempo discórre . Il cór
po in tutto è sottoposto al Tempo: Perché la
Sustánzia sua si múta , & ógni sua opera =
zióne richiede spazio temporále . Adúnque
Bo Vno ê sópra movimento státo : L'An
gelo e nello stato : L'Anima nello státo ,&
nel movimento insieme : Il corpo é sólo neb
movimento . Ancóra éẞo Vno sta sópra il
número movimento & luogo : L'Angelo
sta nel número sópra il movimento & illuó
go : L'Anima ê nel número & nel movimen
to ; ma sópra il luogo : Il Córpo ê sottopó
to al número movimento & luógo, Impero
SESTA 191

Ché éßo Vno non â número alcúno : non â


Compofizione di párti : Non si máta da quél
lo che è in alcun' módo : & non si rinchiule
in luógo alcúno . L'Angelo â número di pár
ti, o véro difórme , ma è libero di movimen
to luogo. L'Anima & moltitúdine di pár
ti d'affezioni, & mutasi nel discórrere dél
la ragione : nelle perturbazioni de' sénsi:
ma da termini del luogo ê libera : 1l córpo
a tutte queste cóse ê sottopósio .

QVALE COMPARAZIONE E

TRA LA BELLEZA DI DIO ,


ANGELO, ANIMA , ET
CORPO. CAP . XVII.

A med fima comparazione che ê fra


L costoro, è ancora tra lefórme lóro.
La fórma del Córpo consiste nella
compofizióne di molte párti: ê scrétta da luô
go : císca per tempo . La spézie délľ Animo
patisce variazione di tempo , contiene mol
eitudine di pírti : Ma non ê do términi di luôn
go strétta. La spézie déllo Angelo à sólo il
número senza le due áltre paßióni . Ma la
speziedi Dío neßúna délledétte cóse paisee.
212 ORAZIONE

Tu védi la fórma dél Córpo : dímmi , deside


ri tú óltre aquesto la spézie déllánimo vedé
re?Léva col pěsiér túo da lafórma corporále
quél peso della Matéria, che sotto vi giáce :
Léva i términi del lungo : et lisciavi il résto:
Cái giữ là spezie déllo . Animo trovara .
Vuoi tu ancora trovare la spezie dello Ange
lo? Léva oltre a questo da quellafórma non
solamente gli spázy locáli , ma eziandio il
temporále progréfo : Ritiéni la compoſizió
ne multiplice : súbito l'arai trováta . Vuối tu
la Belleza di Dio vedere ? léva oltre a questo
quélla multiplice compofizióne di fórme : Lá
Sclavi laforma in tutto semplice, súbito la
spézie di Dio ti fia prefente . Ma tu mi ฟังdirái,
Or' che mi résta égli al presénte, leváte via
le trecóse dette ? ic ti risponder , te éſe
re ignorante , se la Belleza altro che luce ès
sere credeßi . La Belléza di tútti i Córpi ê
questo Lúme del Sole , che tu vèdi macchiato
délle tre détte cóse : Ció ê di moltitúdine di
fórme , perché lo védi di molti colóri & fi=
gúre dipinto : di spázio locále : di temporále
mutazione . Léva vía la Sédia , che questo lú
luógo
me a ritenga le altredodo
nella Matéria in che fuoradel
párti : tále appún
to ê la Belleza della Anima. Léva äcóra diqui
la mutazione
SESTA. 193

la mutazione del Tempo lásciavi il résto,


resterȧtti ún' Lúme chiarißimo , senza luỏ
go, senza movimento : Ma sarà scolpi
to delle ragioni di tutte le cóse . Questo ê
lo Angelo : quésta ê la súa Belleza . Léva
via finalmente quél número di diverse Idée :
Lascia una semplice & púra lúce a similitú
dine di quella luce, che si stâ nella ruóta del
Sóle, non si spárge fuóra : Qui comprén
di quafi la Belleza di Dio, la quale alméno le
Altre Belléze tanto súpera , Quánto quél
la luce del Sole, che si sta in se medéfima pú
ra, úna , invioláta, súpera lo splendore del Só
le : ilquale per l'Aria nebulósa ê disperso ,
diviso , maculato , & oscuráto . Adunque il
fonte di tutta la Belleza ê Iddio . Iddio ê il
fonte di tutto lo Amóre . Considera che il
Lúme del Sóle nella Acqua ê cóme ombra, a
rispetto del piu chiaro lume del Sóle nell'A
rid . Lo splendore che ê nella Aria , ê úna
ómbra a rispetto di quello ,che è nel Fuoco .
Il fulgóre che ê nel Fuoco , ê ómbra a la luce
del Sóle , che nella ruóta súa rilúce La medé
fima comparazione ê tra quelle quattro Bellé
ze, delCórpo , Anima , Angelo , & Dio'. Iddio
non é mái ingannáto , in modo che ámi l'óm
bra di súaBelleza nell'Angelo , dimentichi la
6
N
194 ORAZIONE

súa Belleza própia & véra . Et ancóra l'Am


gelo non é mái préso dálla Belleza dell' Ani
ma, laquále ê ómbra di lúi,in módo che badán
do a questa súa άmbra , abbandóni la própia
súa figúra: Ma si l'Anima nóstra . De la
quálcósa ê da dolérsi molto perché questa
la origine di tutta la nostra miféria . La
Anima dico sóla ê tánto lusingáta dalla fór
ma corporále , che mánda in oblivione la pró
pia spézie : dimenticándo se medéfima , sé
guita ardentemente la fórma del Córpo , laquá
le ê ombra della spézie della Anima . Diqui
séguita quél' crudellißimo fato di Narcifo che
Çanta Orfeo : Diqui séguita la miferabile ca
lamitá degli uomini . Narcifo adolescente ,
ció ê l'Animo dél uómo Temerário & igno
ránte , non guárda il volto suo : che si intén
de,che égli non considera la própia sustánzia
virtú súa : Ma l'ombra súa nella ácqna,sé
guita, sforzasi d'abbracciarla : ció ê báda in
tórno ala Belleza che vede nel córpa frágile,
corrente, cóme Acqua , laquále ê ombra dello
ánimo láscia la súafigúra , l'ombra mai
non piglia. Perché l'animo seguitándo il cór
po , se medefimo dispréza, & per l'úfo cor
porále non si émpie : perché egli non appeti
sce in verità il córpo : Ma desidera ( cómo
SESTA 195

Narcifo ) la sua spézie própia , allettáto dál


la forma corporále : laquale è immagine déla
la spezie súa: Et perche' no s'avvede di quê
sto errore, desiderando úna cósa , & seguitáp
done un' altra , non pud mái émpiere il desi
dério suo . Et peró si distilla in lágrime , ció
ê l'animo pói che è caduto fuóri di se, e
tuffáto nel Corpo da mortáli turbazıóni ê
tormentáto : Et macchiato dalle mácule corpo
ráli , quáſi affóga , & muóre : perché gia ap=
parisce córpo piu tósto che ánimo , Onde Dió
tima volendo che Sócrate schifáße qué sta mór
te , lo riduße da'l Corpo a lo Animo , da l'A
nimo a lo Angelo , & da l'Angelo a Dio.

COME S'INNALZA L'ANIMA


DA LA BELLEZA DEL COR
PO A Q VELLA DI DIO .
CAPI. XVIII,

O RSV Carißimi covitáti fingéte nello


ánimo vóstro che Diótima dinuóvo ad
monisca Sócrate in questo módo Considera o
Sócrate mío , che neßúno córpo è interamente
tello.Impoché o veraměte égli ê i únapárte bél
lo , nell'altra brútto, o veramente óggi béllo “ál
tra vólta brútto,veraménte ágli ócchi d'alcuno
riésce béllo ágli óchi d'un'áltro riésce br útto.
Nii
ONE
796 ORAZI

Adúnque la Belléza , del córpo eßéndo macchia


ta per contagióne di bruttúra , non puô eßere
Belléza púra , véra, & prima . Oltre a qué -
sto,neßúno puo pensare la Belleza eßere brút
ta : si come neßuno può pensáre la Sapiên=
zia tßere Páza . Ma la dispozióne de' Cór
pi, alcuna volta speciósa , alcúna vólta túrpe
stimiámo : Et in un' medefimo tempo , di quel
la várie persóne , variamente giudicano .
Non ê adunque ne' Córpi la Belleza véra
sómma . Aggiugnesi a questo , che molti Cór
´pi sótto úno medéfimo nome di Belléza si
chiamano Vna ê adunque in molti Çórpi la
natúra délla Belléza comúne , per laquále mól
ti Corpi similmente bégli si chiamáno . Qué }
sta una Natúra , perché élla ê in áltri ció
ênélla Matéria : peró stíma che da altride
pénde . Imperoché quello che non pud in:
se fermirsi , molto meno puo da se dependere
Crédi tu peró che élla depénda da la Materia?
Dhe non lo credere. Neßúna cósa brútta , &
imperfetta , puð se medefima ornare , & fáre
perfetta : Et puro quello,che ê úno , da úno
náscere débbe . Perlaqualcósa úna belléza di
mólti Córpi , da úno incorporále artéfice de=
pénde . Vno artéfice del tutto ê Iddio : ilqui
le per mézo delli Angeli , delle Anime , co
SESTA. 197

tinuaménteƒâ bélla la Matéria del Móndo . Et


p questo êda stimáre , che quélla véra ragióne
della Belleza, si truóvi in Dio , & ne suói mi
nistri , puu tosto che nelli Córpi del Mondo .
Lévati s û o Sócrate , & per questi grádi che
io ti mostrerró , a quélla di nuovo sáli . Se
la Natúra t'avéße dáto , Sócrate mio , gli óc
chi piu acuti, che al Lúpo cerviére : in módo
che i Corpi che in te si scóntrano , non sola
mente difuori , ma eziandio dentro vedeßi
quél Córpo del túo Alcibiáde , ilquále di fuố
ri apparisce bellißimo , certamente ti parébbe
bruttißimo . Amico mío , Quánto ê égli peró
quello , che tu Ami ? Ella é úna superficie di
fuóri : Anzi ê ún' póco di colóre , quello che
ti rapisce: Anzi è una certa levißima refles
sióne di lumi & di ómbre . Etforse piu tó
sto úna vána immaginazióne ti abbáglia: in
módo che tu ámi quéllo , che tu sógni : puu tổ
sto che quello , che tu védi . Et perché e' non
páta che io mi ti cotrappónga in tutto : Sepú
re ti páre cosi : Sia bello questo Alcibiade .
Ma dimmi , in quante párti ê égli bello ? Cer
tamente in tutti i membrifuór' che nel náso
nelle Ciglia , che troppo in sû si ariccia =
no . Nondiméno quéste párti sóno bélle in Fé
droma e' ti dispiacciono in lúi le gambe gró
N iii
198 ORAZIONE

se: In vero queste són' belle in Cármide : ' m


il Cóllo sottile ti offende, Cosí se tu cosíderi
béne ciascuna psóna , neßúna interamente lode
gái . Raguneri dúnche có che ê rétto in qua
lúnche di lóro , fabricherai appreßo di te
per la considerazione di tutti , úna figura in
téra : in modo che la intéra Belleza della Ge=
nerazióne umána, che si truóva in molti cór
pi sparsa, sia nell'animo túo per la cogitas
zióne d'una immagine ragunita . O Sócrate
tu sprezerái la figura di qualúnche uómo¸se a
+
quésta ne farái paragóne Tu sái têne che no
poßiédi questa per bontà de' Corpi esterióri:
Ma del tuo ánimo. Adunque áma questa ; lá
quale fabbrico lo ánimo tuo : Et áma lo áni
mo suo artéfice puu tósto che quella difuórá
che ê troncata, dispersa , debole . Or che co
mando io che ami néllo ánimo ? Comúndo che
ami la belleza súa . La belleza de' Córpi ê
lúce vifibile : La belleza dell'ánimo é invifi
bile lúce . La luce déll'ánimo ê veritá : & qué
sta sóla Platóné ne lle sue Orazioni chiedere
a Dio soléva , dicendo cosi Dio concédimi che
lo ánimo mio diventi bello : & che le cose ,
che s'appartengono al Corpo , la belleza dél
lo ánimo non impedischino : Et che io stimi
colúi sólo tßere Ricco , ilquále é sávio Plá
tóne dichiara in questa Orazione , la Belleza
SESTA 199

dello ánimo nella veritá & nella Sapienziaco


sistere : Et quella da Dío ágli uómini cocéder
si. Vna veritá medefima a nói dáta da Dio p
váry suói effetti , várij nómi di virtú acqui
Sta. In quánto élla mostra le cóse divine , sa
f Enzia si chiama,la quale Platóne a Dio só
pra ógn'altra cosa chiedeva: Inquánto élla mó
tra le cose naturáli , Scienzia : Inquánto le
umáne , Prudenzia si nómina : Inquánto élla ci
fâ cogli altri ragionevoli, Giustizia : Inquán
to ci fâ insuperabili,Fortéza:ïquánto cirénde
tráquilli, Teperánza s'appella Onde dúegene
razioni di virtú si änóverano,ció ê virtú Mo
rali,etvirtú itellettuali : le quali sono piu nó
bili,che le moráli: le itelellettuali sono Sapienza
Scienza,et Prudenza; Le Morili,Giustizia,For
téza Teperinzia.Le moráli p lelóro opzió
nicivili offizij,sóno piu nóte, Le itellettua
li, p cagione della veritá nascósta, sóno piu oc
túlte , Oltre a questo, colui che si alliéva cỡ
onesti costumi.come quello che è piu púro che
gliáltri facilmente a le virtú intellettuali s'in
nálza. Et peró ti comándo che in prima coside
ri quélla Belleza dell'animo , laquále nelli one
sti costumi si ritruóva : Dóve intenda che
égli ê úna ragione di tutti questi costumi
per laquale similmente belli si chiamano .
N iiii
200 ORAZIONE

Et questa ê úna veritá di purißima vita : Ld


quale per l'operazióne di Giustizia , Fortéza
Teperinza , a la véra felicitá ci ména . Adún
que da ópera , che tu inpríma ámi questa úna
veritá di costumi, lúce di Animo speciosís
sima . Et sappi che débbi salire sópra i costú
mi a la lucidißima veritá di Sapienzia , Scien
Zia , & Prudenzia : Considerato che queste
cóse si concédono állo animo , in costumi ót
timi alleváto : Et che la Régola rettißima dél
la vita Morále in éßa si contiene . Et benché
tu végga várie dottrine, di Sapienzia , Scién=
zia , Frudenzia , non dimeno Stima che in
tútte é úna Lúce di Verità : per laquále siz
milmente tutte belle si chiamano . Io ti co
mindo , che tu ardentemente ámi quésta Lú =
ce , cóme supréma Belleza dello Animo .
una veritá,laquale in più dottrine
Ma questa úna
si truóva , non pud eßere la verità sómma :
Imperoché élla ê in áltrí , eßéndo in molte dót
trine distribuita. Et ció che in altri giace,da
áltri certamente depende . Non násce peró
quésta verità , laquále ê úna , da la moltitú –
dine delle dottrine : Perché quello che é úno,
da úno níscere débbe . Il perché bisógna , che
sópra l'Anima nostra sía úna Sapiénzia , la
quale non sia spársa per diverse dottrine :
SESTA. 20E

ma sia unita: & da la única verità súa , nâ


sca la multiplice veritá dégli uómini . Ricor=`
dati o Sócrate , che quélla única Lúce délľ v=
nica Sapienzia , ê la Belléza déll'Angelo : laz
quále tu déi sópra la Belleza déll' Anima ono
ráre . Quélla , come disópra mostrámmo aván
za in questo la forma de' Córpi : che non ê
chiusa in luogo alcuno : ne secondo párti di
Matéria si divide , ne si corrompe .Avánza
ancóra la Belleza dell' Animo , perche ê in
tútto Etérna; pér temporále discórso non
si muove . Ma perché quélla Lúce Angelica
risplénde nell'ordine di piu Idée , che sono nel
Angelo : pure bifogna che fuóra , sópra
ógni moltitúdine sia éßa Vnitá,laquale ê ori
gine d'ogni número : peró ê neceßário che la
détta Lúce Angelica és ca da quello Vno prin
cipio dello Vniverso , il quale éßa Vnitá si
chráma: La Lúce adunque di eßà Vnitá in tút
to semplicißima , ê l'infinita Belleza : Ferché
non ê macchiata da mácule di Matéria , cóme
la forma del Córpo : Ne si muta per tempo
rále progreßo , come quella dell' Animo : Ne
ê in moltitúdine di forme spársa , cóme quél
la dell' Angelo : Et ógni qualità,che ê spicci
ta da estrinsece condizióni , appréßo i Fífici si
chiama infinita . Se il caldo füße in se medé =
202 ORAZIONE

fimo, non impedito dal freddo & úmido , non


graváto da peso di Matéria , si chiamerebbe
infinito cáldo : Perché la fórza súa sarebbe li
bera : Et non sarebbe da termini di condizió
ne estrinseca ristretto . Similmente il lume d'ó
gni córpo libero , ê infinito : Imperoché sén=
za módo & término rilúce , chi per natúra súa
rilúce , quándo no ê da áltri termináto , Adún
que la Lúce & Pularitúdine di Dío, laquále ê
interamente , púra , da ogni condizione liz
bera , senza dubbio ê Pulcritúdine infinita , la
pulcritúdine infinita, infinito Amorerichiede
Per laqualcósa , io ti prego Sócrate mio , che
tu ámi le creatúre co certo módo término:
Ma il Creatóre áma co amore infinito: Et guá
rdati quánto tu puói che nello Amáre 2Iddio
non áli ne módo ne misúra alcuna .

COME SI DEBBE AMARE DIO,


CAPITOLO XIX.

VESTI sono gli admoniménti , i quá


a
Q linói abbiamo figuráto , che Diótima
Sacerdotéßa castißima día a Sócrate:
Ma nói , Virtuosißimi Amici , non solamente
sénza módo amerémo Dio , cóme abbiamo fin
to che Diótima dica: Ma sólo Iddio ameré
SESTA 2,03

mo. Quello rispetto â la Ménte a Dío , che


a lo ócchio al lume del Sole , Lo Occhio non
solanénte cércha il lume sópra l'altre cose :
Ma tziandio cércha il lú me sólo . Se e' ci
placeránno i corpi , gli Animi , gli Angeli',
non amerémo questi própij : Ma Dio iniqué
fti . Ne' córpi ameremo l'ombra di Dío : Nelli
Animi la similitúdine di Dio : nelli Angeli la
immagine di Dio . Cosi nel tempo prefente 2
amerémo Dio in tutte le cose : acció che final
ménte amiamo tutte le cósë in lúi Impero
thé, cosi vivendo , perveremmo a quel grádo
che nói vedrémo Dio tutte le cose in lui:
o
Et amerém lui in se, tutte le cóse in lui.
Qualúnche nel tempo prefentes con Caritá³si
da tutto a Dio , finalmente si ricómperd in
éßo. Perché tornera á la súa Idea per laquá
le égli fu creáto . Et quivi di nuovo sara
riformato ,se párte alcuna di se gli mancáße:
Et cosi riformito , starâ unito con la súá
Idéa in sempiterno lo voglio che voi
sappiate , che il véro uómo › lá idéa
del uomo è tutto uno . Et peró nessuno
di noi in Térra ê véro uomo , mentre che da
Dio siamo separáti : perché siamo disgiunti
da la nostra idea : laqále ê nóstra fórma . A
quéllaciriducerâ ildivino amore co Vita Piat
204 ORAZIONE

Certamente nói siamo qui divísi & trónchi?


Ma allóra congiunti per Amóre a la nóstra
Idé a ritorneremo intéri : In módo che appa
rirâ, che noi abbiamo prima amáto Dio nél
le cóse, p amire pói le cóse in lút : Et nói
onori &mo le cóse in Dio, per ricomperdre nói
soprattutto : Et amándo Dio, abbiamo amáto
nói medéfimi .

ORAZIONE . VII

CONCLVSIONE DI TVTTELE
COSE DETTE , CON LA OP
PENIONE DI GVIDO CA
VALCANTI FILOSOFO
CAPITOLO , I.

INALMENTE Cristófano Marsu


F pini uomo umanißimo , avendo nel
disputare arapprefentáre la persóna
di Alcibiade con queste parole a me si vól =
se , Marsilio Fieino io mi rallégro molto de
la Famiglia del tuo Giovanni : Laquále tra
molti Cavalieri in Dottrina & ópere chiaris
simi,partori Guido Filófofo , diligente Tu =
tóre délla Fátria súa . Et nelle sottiglieze di
$2
1
SETTI MA 2'05

Lógica nel suo secolo superiore a tutti . Co


stui seguito lo Amore socrático in paróle ,
in costumi , Costúi con li suói vérsi bre
vemente cochiuse, ció che da vói di Amore ê
detto , Fedro tocco l'origine d'Amore, quán
do diße , che del Cáos nácque Paufánia , lo
Amore gia náto in due spezie divise , Celé-
See Vulgáre . Erifimico , la súa amplitúdi
ne dichiarò , quíndo mostro , che le due spé -
Zie d'Amore in tutte le cóse si ritruóvano .
Aristófane dichiaro quello , che faccia in qua
Lunche cosa la preſénzia di Cupíline tánto
amplißimo , dimostrándo per costúi gli uómi
1 ni che prima erano divisi , rifársi intéri .
Agatóne tratto quinta sia la Virtú e Po =
tenzia súa, dimostrándo che sólo questo fa
beáti gli uomini , Sócrate finalmente amaestrá
to da Diótima ridiße in sómma, che cosa sia
questo Amore , & quile , onde Náto :
Quinte parti égli ábbia, a che fine si dirízi:
quánto váglia , Guido Cavalcanti Filófo
fo , tutte queste cóse artificiosamente chiuse
nelli suói vérsi . Cóme per il Ríggio del Só
le lo specchio in un' cérto modo percóßo riz
splénde : la Lána a se propinqua per quél
refleßióne displendore infiamma: Cosi vuole
Guido , che la párte délla Anima chiamáta
206 ORAZIONE

da lui oscura fantafia & memória , come uno


Specchio,sia percófa dálla imágine,della belle
za, che tiene il luogo del Sóle , cóme da úno
certo rággio entráto per gli occhi Et'síap
cóßa inmódo che élla per la détta immagine
una altra immagine da se si fabbrichi , quást
come splendore della prima immagine . per il
quale splendorela potenzia dello appetire no
altrimenti s'accenda , che la détta lána : & ac
césa ami . Aggiugne nel suo parlare che
queste primo Amore acceso nello appetito del
sénso , si créa dalla forma del córpo, per gli
occhi comprésa : ma dice che quella fórma non
s'imprime nella fantafia, in quél' módo che è
nella Matéria del Córpo , ma sénza Matéria
Nondimeno intalmódo che ella sía , immagine
d'un certo uómo , pósto in certo luogo sótto
certo tempo . Et che da questa imágine súbito
rilúce nella Ménte un'altra spézie,laqnále no
ê puu similitúdine d'uno particuláre córpo
umáno , cóme éra nélla fantasía , ma ê ragió
ne comune diffinizióne ugualmente di tút
ta la Generazione umána . Addunque si cóme
da la Fantafia, da poi che à présa la immági
ne dal córpo,násce nello appetito del Senso
servo del córpo, lo Amóre inclináto a sensiz
cosi da questa spezie della Ménte & ragione
comune , come remotißima da lcórpo násce nék
SETTIMA: 207

la volontá ún'altro Amóre , molto da la co


pagnia del corpo aliéno . Il PrimoAmore po
se nella voluttá: Il Secóndo, nella conteplazio
ne.Etstima che ilPrimo itórno a la particulare
fórmad un'córpo sirivólga: et che il secondo
sidirizi circa la universál Pulcritúdine di tút
ta la Generazióne umána : Et che questi duó i
Amóri , nell' uómo intra loro combattino . Il
Primo tira in giù a la vita voluttuósą & be
Stále Il Secondo in sû a la vita angélica
contemplativa ci innálza . Il Primo ê piéno
di paßióne , & in mólte Génti si truóva : Il
Secondo è senza perturbazione & ê in pochi.
Questo Filofofo ancora mescolo nella creazió
ne déllo amore , una certa tenebrosità di Cáz
os , la quale di sópra vói avéteposta : quándo
diße l'oscura fantafia illuminirsi , & délla
mistióne di quella oscurità , di questo Lú
me , náscere lo Amore . Ancóra la prima súa
origine póne nella Belleza delle cóse divine
La Secónda nella Belléza de i Córpi , Impero
che quãdo ne'suói vérsi dice :SOLE ET RA
GGIO: per il Sóle intende la Lúce di Dio .
pil Riggio la forma de Córpi . Et vuole che
il fine dello Amore , rispónda al suo princi
pio in modo che l'instinto d'Amore fa cadére
alcuno insino al tatto del Córpo ; & alcuni
fâ salire insino ala vifióne di Dio .
ONE
208 ORAZI

CHE SOCRATE FV LO AMAN.


TE VERO ET FV SIMILE A
CVPIDINE . CAP . II.

ASTI avére in fin qui détto de lo


B Amore : Vegnámo óra a Sócrate &
Alcibiade . Dapói che i convitáti
avevano aßái lodáto lo Iddio degli Amánti :
Restáva a lodáre quélli Innamoráti, i quáli
questo lóro Iddio legittimamente seguono .
Tutti gli scrittori s'accórdano , che tra tutti
gli Innamorári non fù alcuno che piu legitti=
namente amaße , che il nostro Sósrate . Co
Stúi conciosia che per tutta súa vita , manife=
stamente senza alcuna Ipocrisia seguitasse
diétro al carro di Cupidine : Non diméno,no
fú mái infamato da alcuno, che égli avéße mé
no,che one- stamente amáto.Costui , perché éra
di sevéra vita, spéßo riprendeva gli altrúi
vizij, éra caduto gia in disgrázia di molti ,
poténti uomini : si cóme suóle colúi , che
non táce il véro.Tre potentißimi Cittadini , p
quésto gli furono sópra gli áltri nimíci ,Ani
to , Mélito , Licóne: óltre a questi , tre Ora =
tóri , Trafimaco , Pólo , & Callia : Et tra
Potti , Aristófane Cómico , agraménte lo per
seguitáva: Non diméno quellipotenti Cittadini
quándo
k SETTIMA. 109

quando p levársi dinanzi Sócrate veridico, lo


codússono in giudizio, & co fálsi testimonij lo
accufárono, apponendogli alcúni difétti da lúi
remóti:nienteparlárono che égli méno che one
Stamente amáße. Et gli Oratóri suói nimíci nõ
gli rimproverárono mái tále vizio . Ne an
1 córa Aristófane Cómico ,'di questo sparlô mái
di Sócrate: benché di molte altre cose dica di
lúi da ridere , nelle sue Commédie . Or cre=
déte vói che Sócrate nostro avéße potúto
schifáre le velenófe lingue di táli & tánti de
trattóri , Se egli füße státo di táľ nóta mac =
chiato ? Anzi se égli da ógni sospizióne di
táľ vizio , non fúße státo remotißimo ? Dite
mi virtuosißimi Amici , ponésti vói ménte a
quéllo , che io disopra & molto consideráto :
che quando Platóne dipinse Cupidine , lo ri =
traße appunto a la naturále immagine , vís
tadi Sócrate ? Quáſi vóglia díre , che il véro
Amore Sócrate , sieno tra loro molto si
mili: Et per questo Sócrate sópra gli altri
sia vero legittimo amatore . Riducétevi
bene a la Ménte quélla pittura di Cupidine :
Et vedréte in éfa Sócrate figuráto . Ponéte=
vi dinanzi a gli occhi : la persóna di Sócrate
Et vedrételo MAGRO , ARIDO ,Et SQALI
DO . Sócratefû tále , perché èra di natúra
0
310 ORAZIONE

Manincóinco: MAGRO , per il digiúno , C


per negligénzia mile accóncio . Oltre a qués,
sto lo vedrete NVDO : có ê vestito d'ún
semplice vecchio mantelluccio CO' PIEDI
NVDI : Ferché cóme Fedro appréßo di Plató
ne testimonia , Sócrate
3 sempre co' piédi núdi
andáva. VMILE , ET VOLANTE BASSO.
Perché l'aspetto di Sócrate éra sempre inver
so la Terrafißo , come dice Fedóne : Cover=
sáva in luoghi víli , cáme s'ê nelle botteghe di
certi Scarpellatóri , ó di Simóne Calzoláto .
Viva vocáboli rustici großolini, secondo.
che glirimprovers Callicle nel Gorgia . Era
ancora tanto mansuéto , che benché môlte vól
te glifúßero dette paróle molto ingiuriós e,;
alcuna volta senza cólpa battúto : Niente
diméno nello ánimo suo non si comósse mái.
SENZA CASA . Eßéndo dimandáto Sócrates
donde égli füße , rispose,sóno del Móndo Qui
vi ê la Pátria ,dóve ê il Béne . Non avéva
Cása che fúße súa : no piúma in Létto : non
delicato vivere: no preziósa Maßerizia.DOR
ME A LE PORTE : NELLA VIA : A'L
CIELO SERENO , Queste cóse significano.
il pétto di Sócrate apérto : il cuóre mani
festo a ciascuno. Ancóra che' si dilettáva dél
vedere dello udire , che sono le Pórte déla
SETTIMA 212
3
lo Animo . Et oltre a questo , che Sócrate
andáva sicuro : senzapaura alcuna per tut
to ; Et quando bifognáva , si dormiva ovúnche
il Sonno lo sopraggiugneva, invólto nel suo
povero mantelluccio , SEMPRE POVERO .
f Perché chi è quello che no sappia Sócrate tßere
Státofigliuolod uno Scarpellino , d'una che
guardava le Donne di párto ? Aveva ẹziadio
Sócrate in sua vecchiata a guadagnarsi il viz
vere , co le própte máni scarpellándo: no th
1 be mai tánto , che nutricáße se et la súafame
glia : Et in ógni luógo si avan:áva di avere la
Mente povera Dimădâva ogn'uno , & dice–
va senulla sapere , VIRILE, Sócrate éra di că
Stánte ánimo, di setenzia insupábile: In mo
do che egli disprezáva le promeße de princ pi,
rifiutáva le loro pecunie : Et pia vólte da
ro chiamato , no volle andáre. Et tragli altri
sprezo Archelao Macedónico , Scópa Cranó
nio , Euriloco Larißéo . AVDACË ET
FEROCE , quánta füße la fortéza di Só
rate in fatti d'Arme , coptosißimamente
Alcibiade nel Convito lo nárra Et avér
do Sócrate avuto vittória in Potidea , il"
trionfo suo volentieri , ad Alcibiade conce
dette VEHEMENTE . Era Sócrate in.
paróle , gesti molto efficace e próuto
o ii
212 ORAZIONE

secondo che Zópiro maestrodi giudicáre Fift


onomia aveva giudicáto Sócrate éßere uómo
avventáto speßevólte nél parlare accéso
soleva avventáre le máni strappársi i péli
*délla bárba : FACONDO , Sócrate nel disputâ
re , trováva arguménti aßái ugualmente al si
al no della cósa propósta: & benché ufäße
vocáboli rusticáni , nondiméno , piu che Temi
stocle & Pericle tuttigli altri Oratóri,gli
ánimi dégli audienti commovéva , secondo che
di lúi Alcibiade nel Convito testimonia.PONE
AGGVATI A' BELGLI , ET A'BVONI
Bén'diße Alcibiade, che Sócrate sempre gli avé
va pósti agguáti :éra Sócrate facilmente préso
quáfi cóme da cérti insidiatóri , da quélli che
onéta effigie dimostravano : égli come in
sidiatore , scambievolmente pigliáva i Bégli ,
quafi come co réte: a la Filosofiagli coducéva
CALLIDO ET SAGACE VCCELLATO -
RE . Che Sócrate soléße uccelláre da la fórma
de'l Córpo a la Divína Spezie , di sópra ê
détto afái: & nel Protágora Platóne l'afferma
MACCHINATORE • Sócrate in molti mó
di cóme mostrano i Diálogi di Platone confu
táva i Sofisti : Confortáva gli adolescênti, a
mmaestrava gli uomini modesti . STVDIO
SO DIPRVDENZA . Sócrate fù di tánta
SETTI MA. 213

prudenzia & nello antivédere , tanto perspiz


cáce , che qualúnche faceva cotro al suo consi
glio , capitava male , si come nárra nel Teáge
Platóne . PER TVTTA SYA VITA VA
FILOSOFANDO , Costúi quándo si difése
nel conspetto delli iniqui giudici , che riprendė
vano la vita sua Filosófica , arditamente diße:
se voi mi voléẞi liberare dalla morte con que
Sta codizióne , ché io no vádia piu filoſofán
do , io vi dico che puu tosto vô morire, che la
sctáre la Filofofia . INCANTATORE ABBA
GLIATORE , MALIOSO , SOFISTA , Diße
Alcibiade che le parole di Sócrate lo comové
vano e l'addolcivano piu che le Melodie di
Marsia di Olimpo eccellenti Múfici. Et che
Sócrate avéße úno demóniofamiliáre ,gli ami
ci suói lo scrivono , gli inimici nella accufa
zióne lo ricordarono . Oltre a questo Ari
stófare Cómico e gli inimici di Sócrate , lo
chiamárono Sofista , perché égli aveva a'l cổ
fortáre a lo sconfortáre eguale potenzia.
IN MEZO TRA LA SAPIENZA ET
LA IGNORANZA , Diße Sócrate , benche
tútti gli uomini sieno ignoranti : non di
méno io sono da gláltri in questo differente
che io conosco la ignoránzia mía , dóve gli
áltri non conoscono la lóro . Et cosí éra in
O iii
E
214 ORAZION

mezo tra laSapienzia,& l'ignoránza : il quâ


benché le cose no sapeße , non diméno sapé
va la súa ignoránzia . Per tutte queste cose
détte apparisce Sócrate in tutto simile állo
Dio Amore: Et peró lúi éßere amatore le
Si che meritamente Alcibiade quan
gittimo .
do gli altri convitáti ebbono lodáto lo Amô
re , grudicô dovére éßere lodáto Sócrate
cóme véro cnltóre di questo Dio , Accioche
noi intendiamo nel lodáre Sócrate , similmen
te lodársi tutti quelli che amano , cóme Só -
crate . Quali siéno le lódi di Sócrate › , qui
avéte udito: Et Alcibiade nel Convito le tratto
3. lungamente . Ft in che modo amává .
Sócrate lo puo conoscere qualún
Dottrina di Dió
que délla
tima si ricorda perché
égli in quel módo
amáva chedisó
151
prainsegno
Diótima ཏ …ཨེཀཏྟཱ
KA VI
ROMIDE AL

sada el enoug
con Homy 0 ofe
Gulal
1 ‫لی‬
SETTIMA 2is

DE LO A MORE BESTIALE, ET

COME E SPEZIE DI PAZIA.

CAPITOLO . III.

A Dimanderámmifórse alcuno , che


Mutilitá conftrista álla generazióne
umána questo Amore Socrático : per
laquale sia degno di tánte lódi Et che dána
no réchi lo Amore contrário to vel dirô,re
petendo da lungi questa Matéria . Il nostro
Platóne diffinisce nel Fédro , il furore éßere
alienazione di Ménte : Et inségna due genera
zioni di alienazióne . Délle quali stima , che
L'úna vénga da infermità umana : l'altra
inspirazióne divina . La Prima chiama stol
tizia: La Secóndafuróre divino . Per la ma
Lattia della stoltizia, l'uómo cáde sótto la spé
zie dello uomo : Et } di uómo quafi diventa
Bestia. Due sono le generazioni della stoltý
zia:l'úna násce da'l difetto del Cervello , hál
tra da'l difetto del Cuáre . Il , Cervéllonêg
occupato alcuna vólta dálla cóllera adú 2
Sta Alouna volta dal sangue adusto
Alcúna vóltà dúlla nêra féccia del sangue:
Et diqui gli uomini pázi diventano A
4
*
☎ ii ii
ONE
216 ORAZI

Quelli che sono tormentáti dalla cóllera as


dusta ,benché non sieno da alcuni ingiuriati ,
agraménte si adirano : gridano fórte :avvën«
tansi in qualúnche si scóntra in loro : & ma
nométtono sé áltri . Quelli che sono oc=
cupáti dal sangue adusto , trafándano molto
nel ridere : sópra tútti si vántaño : grán cóse
di se prométtono : Et con Bálli & Cántifán
no grán fésta , Quélli che sono graváti dálla
néra féccia del sángue,sóno sémpre melancó
lici , certi lóro sogni si fingono : i quáli
in preféuzia gli spaventano , & di futurogli
fánno temére. Et queste tre spézte di Pazia
da difetto di Cervello procédono . Perché
quándo quelli umóri si ritengono nel Cuore,
angóscia & viltá partoriscono ,no própio Pa
zia: Ma generanola Pazia propiamente, qn al
Cápo sálgono. Et peró si dicono quelle spézie
di stoltizia , procédere da difetto di Cervello?
Ma per difetto di Cuore diciamo propiamente
venire quella stoltizia, da la quile sono afflit
ti coloro , i quali si veggono nello Amóre
perdúti . A questi s'attribuisce falsamente il
Sacratißimo nome di Amore . Ma perché non
páta che vogliamo riftringere il vocábelo co
mune, ufiámo in costoro ancórà il nome di
Amore .
SETTIMA. 217

CHE LO AMORE V VLGARE E


MALE D'OCCHIO . CA
PITOLO , IHI.

T với Amici miti , con gli orecchi ,


E con la Ménte attendite, se vipiá
ce , a quello che io diro . Il sangue.
nella adolescenzia ê sottile , chiaro , cildo er,
dolce . Perché nel procéßo della Etá risolvén
dosi le sottili párti del sangue ingróßa,& in
großándo diventa sángue nero, Quello , che ê
sottile riro,ê puro & lúcido ; & quéllo,
ê per il contrário
che ê contrário , è Ma
perché diciamo, nói il sangue nella adolescen
zia éßere cáldo dolce ? Perché la vita
il principio del vivere , ció ê la generazione
nel cáldo & nell'úmido consiste : & éßo séme
ê cáldo úmido. Tále Natúra nella pueri=
zia & adolescénzia vigoréggia ; nélle se «
guénti etáa poco a péco nelle qualitá cotrárie
siccitá er frigiditú si muta : Et peró il sán
gue nella adolescenzia e sottile , chuiro , cál
do e dolce . Ma perché egli è sottile peró
ê chiaro : Perché egli è nuovo e caldo , er
úmido : Perché égliê cáldo úmido , peróê
dolce, Imperoché la dolcéza nella mistione del
sáldo déllo úmido násce . A che fine dico
IONE
2.18 ORAZ

to questo?dícalo accroché vói intědříte in quét


la etá gli Spiriti éßere sottili , chiári , cáldi,
dolci.Perché conciosia che gli Spíriti si gé
nerino dal ca do del Cuore del piu puro sán
gue : sempre in nói són tali, quale è lo umó
re del sangue . Ma si come questo vapóre di
sangue ,che si chiama spírito , nascendo del
sangue ê tále , quale ê il sángue': Cosí mán
dafuóri rággi simili a se per gli occhi , có
me per finestre di vetro . Et come il Sóle che
ê Cuore del Mondo , per il suo corso spánde
il lume, per il lume le sue virtú diffonde
in Terrascosi il cuore del Córpo nostro per
ún' suo perpétuo movimento , agitindo il sin
güe a se propinquo , da quello spånte gli spi
riti in tutto il corpo : Et per quelli diffonde
4 le scintille de rággi in tutti i membri , máſſi
me per gli occhi : Perché lo spirito eßendo le
vißimo , facilmente saglie a le párti del cór◄
Fo altißime .Et il lume dello spirito , piu cơ
plosamente risplende per gli occhi : Perché
gli occhi sono sopra gli altri membri traspa
renti nitidr. Et che negli occhi nel cervel
lo sia qualche lúme benché piccolo , molti ani
mali che di nottevéggono nefanno testimonios
gli occhi de' quali nelle tenebre splendono
Ancóra avviene, che se alcuno in un certa
Q
SETTIM1 A: 219

modo co'l dito preme lo Angulo , ció êlalagri


matóra della ócchio : alquánto rivolgendolo,
pire che dentro a lo ócchio ún' círculo di lu
ce végga. Dicesi ancora che Ottaviano avéva
te
gli occhi chiari & spléndiditánto che quando
e' fermáva vehementeménte la luce in alcuno
to costringeva a guardáre altrove , quafi con
se abbagliaße al sóle . Tiberio ancora avé z
va gli occhigrindi : alcuna volta désto dal
sonno , per breve spazio di tempo , nelle not
túrne Tenebre lume vedeva . Ma che il rag="
gio, che si manda fuóra per gli occhi ,ti -
ti séco lo spirituale vapore : che questo
wapore tiri séco il sangue , diqui lo possi
mo intendere che quelli che fifo guardano
negli occhi d'altri infermier roẞi , cásca
no fácilmente nel mále d'occhio per cagió
ne de' rággi, che vengono degli occhi infer
mi . Onde apparisce che il raggio si difiēn
C
de insino à colui che guarda: Et insieme
‫ار‬ apore del sangue
co'l raggio y il corot
to corre per la contagione del quile , l'óc
chio di chi vede , inferma Srive Ari
stotile che le Donn quando sono nel cór
so del sangue méstruo , spß dvólte guardan
do macchiano lo specchio di gocciole säguigne
Da odo 355974
220 ORAZIONE

Credo io che questo diquí násco , che lo spia


rito che è vapore di sángue , ê quáfi ún sér
to sángue sottilißimo , in modo cheno si mani
fésta a gli occhi : ma ingroßándo in sú la sua
perficie dello specchio , si fa visibile . Que
Sto percotendo in Matéria rára, cóme pán
no o legno, non si véde : Perché non riméne
nella superficie di tále matéria: ma páßa dén
tro.se' percuóte in matéria dénsa & áspra,
cóme sáßi & mattoni , per la inequalitá i táĽ
Córpo si rompe dißipa . Ma lo specchios
per la súa duréza férma nella superficie C lo
Spirito : Per la equalità & delicatéza súalo
consérva , che non si rómpa: Per la súa chia
réza il raggio dello spírito confórta & augu
ménta : Per la súa frigidità codénsa in góccio
le la rára nebbiolina di quello vapore . Per la
medefima ragione, quándo a bocca aperta spi =
riámo fórte in un vétro, bagnámo la supficie
di quello , d'una sotilißima rugiáda di sciliva
Perché lo álito che da la sciliva véla fuóra,
opói nélla matéria del Vetro , in
umore di Scilíva finalmente ritórna . Chi sima
ravigliera adunche,se l'occhio aperto,& că at
tenzióne diritto inverso alcuno , sattti ágli
ócchi di chi il guarda le frecce de rággi suóiz
Et insieme con queste Frecce , che sono il
SETTIM A 222

Carro degli spiriti , scagli quél sanguigno va


póre, che nói chiamiamo spirito ? Diquí la
velenosa Freccia trapáßa gli occhi : Et perché
élla ês atttáta dal cuore di chi la gétta , pe=
ró si getta al cuore dello uómo ferito : quift
cóme a regióne própia a se ☞ naturále.
Quivi ferisce il cuore : & nel suo dóßo dúro
si condensa , tórna in sángue . Questo sán
gue forestiero , il quale da la natura del feriz
to é alieno , túrba il sangue própto del feri
to : Et il sangue própio turbáto , & quafi in
cerconito s'inférma. Diquí násce la Fascinazió
ne , ció é Mál'd'occhio in duói módi Lo as=
petto d'un puzolente Vecchio , o d'una Fém
mina paziente il sángue méstruo , fâ máľ
d'occhio a ún' Fanciullo . Lo aspetto d'úno
adolescente få Mál'd'occhio a úno piu véc =
chio : Et perché l'umore del Vecchio è piu
freddo e tardo , appena tócca nel Fanciullo
il dóßo del cuore : Et perché non è molto át
to a trapaßáre , póco muốve il cuóre : ségia
per la infanzia non è molto ténero : Et per
questo êè leggieri mál d'occhio . Ma quello
ê mál' d'occhio gravißimo , nel quale la persó
na piu giovane il cuore della più vecchia feri
sce. Questo è quelloAmiciomiti , di che il Pla
tónico Apuléto si rămaricáva dicéndo : La ca

}
H
222 ORAZIONE
1 "

gióne tutta la origine di questo mio dolóře,


ancorala Medicina & la Salute mia , séitu
solo . Perché questi tuói ócchi , per gli miéi
bcchi paßándo infino al Centro del mio cuó
re , úno atrrimo incendio nelle midolle mie
commuóvono . Adúnque abbi mifericórdia di
costui , il qtále per túa cagione perisce . Po
nétevi iunanzi a gli occhi Fédro Mirrinufio.
Lifa Oratóre Tebáno , di Fédro innamorâ
to : Lifia Baló co a Bócca apérta guárdafiſo
nel volto diFédro : Fédro négli ócchi di Lifia
le scintille degli occhi suói fórte diriża : 6,
con queste scintille vérso Lífia mándalo Spi
rito . In questo reciproco riscóntro d'Occhi̟
il Rággio di Fédro facilmente co'l raggio di
Lifia si mischia : & lo spirito facilménte si
annesta con lo Spirito , Questo vapóre di
Spiritc chefû da'l cuore di Fédro generáto , sý
bito al cuore di Lífia si avvénta : & për la
dúra suscánzia del cuóre di Lífia, si cōdénsa':
condensato di nuovo diventa sángue , cóme
fù gia ,della natura del síngue di Fédro : in mɔ
do che qui avviene cósa stupenda. questo ê
che il Sángue di Fédro , gia nel cuore di Lífia
sitruova . Diqui l'uno e l'altro a gridáre
costretto Lifia a Fédro dice , O cưóg
mio Fedro : Ob mie interióra carißime „ Fé=
SETTIMA . 22.3
d
dro dice a Lifia: Spirito m'o , mio sángue.
Lifia . Fédroseguita Lifia:pché il cuore richie
de il suo umóre Séguita Lifia Fédro : pché l'u
more sanguigno richiede il própto váſo, ela
própia sede. Et séguita Lifia pin ardentemente
Fédro: perché il cuóre sénza úna minima par
ticélla di suo umóre , piu facilmente vive, che
lo umore senza il própio cuore . Il rivolo
â puu bisogno del fonte , che il fonte del rivo
lo Adunque , come il férro pói che, â ricevú
ta la qualità della Calamitê tirato da qué
sta pietra , & non tira léi : cosi Lífia piu tóz
sto seguita Fédro , che Fédro Lífia .

COME FACILMENTE SI INNA


MORA . CAP . V

IRA fórse alcuno : Oh pub égli ún


D sottile rággio , levißimo siprito , po
colino singue di Fedro , tánto tósto
tánto fórte , tanto pestilenzialmente tutto Li
fia travagliare?' Questo no parrâ maraviglio
so, se si considerano l'altre infermità , che
per contagióne s'appiccano : Pizicóre , Rógna
Lébbra, Mál di pétto, Tifico, Máldipóndi, Rós
sóri d'occhi , & Pestilenzia Et dico che
la contagione dello Amóre agevolmente vié
ne: ê sópra tutte le Pestilenzie gravißima.
$224 ORAZIONE

·Imperoché quello spirituále vapore & sán≤


gue , il quale dal più giovane nel più vecchio
si infonde , àâ quattro qualità, come disópra
trattámmo . Egli è chiaro , sottile , cáldo &
dolce : Perché égli è chiaro , si confà molto
co la chiaréza dégli ócchi & d. gli spiriti,che
sóno nel vecchio : Et per questa consonanza
lusinga & allétta . Per questo avviene , che
da quelli avidamente si bée . Perché égli è sot
tile, al cuore velocemente vóla : Et da quél
lo facilmente per le véne & per i pólsi intút
-to il Corpo si spárge . Perché égli ê cáldo,
co vehemenzia adópera : & muove il sangue
del vecchio, converténdolo in súa Natúra. Et
questo tocco Lucrézio quándo diße . Diquí
quella Gocciola della dolcéza Venérea , stillán
do nel Cuore tuo, lásciô dópo se molésta cú«
ra. Oltra questo ,perché égli ê dólce, confór
ta gli interiori, pásce , & dilétta . Diqui ad
viene che tutto il sangue déllo uómo , da pói
che ê mutáto nella natura del sangue giove=
nile , neceßário appetisce il Corpo di quél
giovane : Acció che abiti nelle própie véne :
Et acció che il nuovo sángue paßi per le vé
ne nuóve , & ténere . Avviene ancora che qué
Sto ammalato ê móßo insieme tra voluttá
dolóre . Per l'Amóre della chiaréza , della
dolcéza ,
SETTI M. A, 225

dolcéza di quello vapore, & sángue , La chia


réza allétta. La dolcéza diletta : Móßo ê an
cora da dolore , per cagione della sottilitá
del cáldo . La sottilitá divide gli interiori,&
lacera : Il caldo toglie a lo uómo quello , che
che éra suo : Et nella natura d'áltri lo múz
ta . Et per cagione di questa mutazione , non
lo lascia in se medefimo pofáre : ma tiralo
sempre inverso quella persóna , dálla quale
fû ferito , Questo accennáva Lucrézio quán=
do diße : Il Corpo ci tira a quello obietto ,
óndefù la Ménte da Amore vulneráta : Im=
peroché comunemente i feriti , cáscano boccó=
nilsópra la ferita : & il sángue a quélla pár
te córre , dove è la ferita : Et se il nimico ê
próßimo , in verso quello il sangue córre. Lu
crézio in questi vérsi vuole che il súngue dél
lo uómo , il quale dal ríggio degli occhi fû
ferito : córra in verso colui che lo â ferito:
non altrimenti che il sangue di colúi , che fü
di coltello ucciso , córre in verso lo omicida .
Se voi ricercate la ragione di questo Mirá =
colo:io velo chiariro in questo módo : Ettore
ferisce , uccide Patroclo : Patróclo vólge
gli occhi in verso Ettore , che lo feriscet:
Ondé il suo pensiero giudica dovérsi vendicá
re: Et súbito la cóllera s'accende a la vendét
P
4
ONE
226 QRAZI

ta . Dallacóllera si infiamma il sangue : ilqua


le infiammato,súbito córre a la ferita, si per
difendere quella parte , si eziandio per vendi =
cáre. A'l luogo medéfimo córrono gli spíria
ti : Et gli spiriti , pché sono leggieri volano
fuori, insino ad Ettore : Et páßano déntrò
4 lui: per il cáldo suo insino a un' cér
to tempo si mantengono : Verbigrázia , insiz
no a ore VII. Se in questo tempo Ettore
accostandosi d'lferito , intentamente guarda la
ferita: la ferita spánde il sangue in verso lúï.
Quel sangue puo verso il nimico uscire : si
perché tutto il cildo non è ancora spento, &
il movimento interiore non è finito : Si per
ché poco innanzi éracóntro di lui commóßos
Si eziandio perché égli ricorre a gli spiriti
svói: gli spiriti tirano a se il sangue ló
ro. In simile móto vuole Lucrézio che it
síngue dell'uomo che ê da Amóre fe =
:
rito inverso colui che lo feri
siavventi . La sentenzadel
quale mi páre ve =
1
rißima .
SETTIMA 227
DE LO STRANO EFFETTO
DELLO AMORE VVL-
=
GARE . CAP . VI ,
O Ra,Dirô io Amici onestißimi úno effetto
stráno che ne séguita? o púre il tacerô?
Io lo dirôpure, pói che la Matéria lo richie
de, benché élla páta cósa disonesta . Ma chi è
quello che póẞa le 'cóse disoneste in tutto
onestamente narrare ? Dice Lucrézio amán =
te sventuráto , che quella grande mutazione ,
che si fa nel Córpo del puu vecchio , laquále
piega in verso la compleßione della persóna
plu giovane , constringe , che costui si sfór
zi, tutto il suo córpo trasferire in quélla, &
tutto il Corpo di quella in se tirare . Acció
che o veramente il tenero umóre truóvi vâſi
téneri , o veramente i vafi téneri , truóvino
il ténero umóre . Et conciosia che il séme da
tútto il Corpo córra , tímano gli inamoráti
(secondo Lucrezio)che pil sólo madaménto ,o
tiraménto di quello ,péßino tutto il loro córpo
dáre ad altrui: & tutto il Córpo d'altri in se
tirare . Et chegli amanti desiderino túttala p
sónaamátai se ricevere , lo dimostró Artemifia
móglie di Máusolo Re di Cária: laquále sipdu
tamente amo il Marxito , che il córpo di lúi mór
to,ridúße inpolvere, nell'Acqua se lo bévve,
P ii
22.8 ORAZIONE

CHE LO AMORE VVLGARE E


RINCERCONIMENTO DI
SANGVE . CAPI VI.

A che questa malattia , sia come piu


M vólte abbiamo detto nel sángue , daz
rénvene ún chiaro segno ; Et questo
. Chetále Malattiano lascia púnto di requie 1
néllo ammalato . Et voi sapete che i Fífici
pongono la Febbre continua nel sangue : Quel
la che lascia séi óre di riposo , nella Flegma:
Quella che lascia ún di di riposo , nella cól
lera grilla:& quella che ne lascia dúe,néllacol
lera néra . Meritamente adunque la Febbre dél
to Amore poniamo nel sangue : dico nel sín
gue melancólico , cóme vói udisti nella
Orazione di Sócrate.De'l sángue
melancólico násce sempre
il pensiero fißo , &
profóndo .

5
SETTIM A. 229

COME PVO LO AMANTE DI


VENTARE SIMILE ALLO
AMATO . CAP. VIII.

vói si maravigli,
T peró neßuno di voi
E se udißi alcuno innamorato avere că
cepúto nel Córpo suo , alcuna simi
Titúdine della persóna amáta . Le Dónne grá
vide molte volte desiderándo il vino : vehe
menteméntepénsano d'l víno desideráto . Quél
la fórte immaginazione gli spiriti interiori
commuóve : Et comovendogli , in eßi dipinge
la immagine del vino desiderato . Questi spi
riti muóvono similmente il sångue , & nella
ténera matéria del concetto , la immagine del
vino scolpiscono . Or' chi è si póco prático ,"
che non sappia che uno Amánte appetisce pu
ardentemente la persóua Amáta , che le Dóna
ne grávide il vino ? Et peró piufórte & fér
mo cógita. Si che noê maraviglia che il vól
to della persóna amáta , scolpito nel cuoredel
lo Amánte , per tále cogitazióne si dipinga
nello spirito : dállo spírito nel sángue si
imprima.Spezialmente , Perché nelle véne di
Lífia gia ê generáto il mollißimo sángue di
Fédro : in módo , che facilmente puô il volto
di Fedro nel suo medefimo sángue rilúcere .
P iii
230 ORAZIONE

Et perché tuttri membri di tutto il corpo,có


me tutto il giorno si appaßiscono cosi riba
gnándosi a poco a poco per la rugiáda del
nutrimento rinverdiscono : Séguita, che di di
in di,il córpo di ciascuno , ilquále a póco apó
co si disecco, similmente si rifáccia . Rifánfi i
membri per il sangue, ilquale da rívoli delle
véne córre . Adunque maraviglieráti tu , se
il sángue di certa similitúdine dipinto , la
medefima ne' membri disegni in modo:che Lifa
finalmente riesca simile a Fédro in qualche co
lóre, o lineamento , o affetto , o Gé sto ?
QVALI SONO LE PERSONE ,
CHE INNAMORARE CI FANA
NO: CAPI . IX .

IMANDERA forse alcuno ,da, quáli


D persóne mißime , & in che módo si
allacciano gli aminti : & in che mo
do si sctólgono , Le Fémmine facilmente pi
gliano i Maschi : & quelle piu facilmente
che mostrano qualche effigie masculina . Imá
schi ancora più facilmente pigliano gli uómiz
ni, eẞéndo a lóro piu simili che le Fémnine:
Et avendo il sangue & lo spírito piu lúci
più sottile : Nella qualcosa
do piu cáldo , & puu
si apiccano le réti di Cupidine. Et de'l nú
mero de Máschi piu velocemente fanno mil
SETTIMA 222

bcchio a máschi , álle Fémmine quelli ,


quali nel maggiore grádo sono sanguigni, &
nel minore collerici : & che ánno gli occhi
grándi azurri & splendidi , & spezialména
a te se questi táli vivono cisti . Imperoché per
lo ufo del Cóito , risolvéndosi i chiárí spíri
ti, il corpo fusco diventa . Le párti predettes
come sópra toccámmo , si richieggono a saet
táre velocemente quelli fcráli , che sogliono it
cuóre ferire. Oltre a questo colóro dánno
présto nelle réti , nélla natività de' quáli vẻ
nere discorreva p il Leóne , o véro la Lúna
riguardava éßa Venere di fórte aspetto : &
quelli ancora che sono della copleßione medéfi
int. I Flemmitici no sono presi mái . 1 melaco
lici so prési tárdi : mapresi che e'sóno , mái
no si poßono scórre . Quándo la psóna san
guigna lega la sanguigna ê liéve giógo , e
legáme suive:pché la símile copleßióne , scam
biévole amore produce . La suaviti ancora di
questo umore concede sperinza & confiden ‫ޒ‬
zia agli amanti.Quándo la persóna collérica
alliccia la collérica, tále servitú é piu diffi
cile . Véro è che la similitúdine della comples
sióne fâ qualche riscóntro di benivolenzia
{
in questi táli : Ma quello focóso umóre dél
la cóllora gli fâ spéßo insieme imbizarrire.
Piiii
232 ORAZIONE

Quándo la persóna sanguigna póne il giốả


go álla collérica, o la collérica álla sangui
gna per cagione di quella mistióne déllo á
gro umore del suave, ne násce una certa al
terazione di íra di grázia ,di volutta ,
di dolóre . Quando la persóna sanguigna an
nóda la melancónica , ne násce nódo perpétuo,
ma nõ miferabile : pché la dolcéza del sángue
Tamaritudine della melancolía contémpera. Má
quando la persóna collérica stringe la melan=
I
cólica,ne risulta pestilenzia sópra tútte mor
tále : Imperoché lo umóre acutißimo della per
sóna più giovane ,per le viscéredélla piu véc
chia : di qua in la trascórre : onde la fiámma
consuma le ténere midólle per la quale árde
lo infelice Amánte . La cóllera a la ira & a'l
percuotersi commuove : la melancolía a'l doló
re rammarichiiperpétui . Ilfine dello amó
ré di costoro , speßevólte è quél medéfimo ,
che di Fillide , Didóne , & Lucrezio Filofofo .
La persóna flemmática o melancólica , perché
in léi il sangue , & gli spiriti són gróßi
non ferisce mái alcuno .
SETTIM A. 233

DEL MODO DEL INNAMORA


RE . CAPITOLO . x.

L Módo cóme gli Amanti patiscono


i mál d'occhio abbiamo , disópra détto
aßái , se álle cose dette queste aggiú
gnerémo : Che i mortáli all'óra máßime piglia
no mál ' d'occhio , quándo frequentemente,
fifo dirizándo lo ócchio lóro , a lo ócchio
d'altri , congiungono i lúmi con i lúmi :
miferabilmente per quelli si béono lo Amóre.
Lo ócchio è tutta la cagióne & origine di
quésta malattia , come canto Mufto, In móz
do che se alcuna persóna â gli occhi gráti ,
benché né gli altri membri non sia béne
compósta , non dimeno constringe chi vi báda,
a innamorársi . La persona che per il contrâ
rio módo é dispósta , invita piu tósto a úna
moderáta benivolenzia , che a lo Amore . La
consonanza degli altri membri óltre a gli
bcchi , non ê própia cagione : ma occafióne di
tále malattia . Perché tále compofizióne ins
vita colui che di lúngi véde , che piu accósto
venga : pói che di propinquo guarda , lo
tiene a báda in tále aspetto: Et mentre che égli
báda , sólo il riscóntro degli occhi è quello
che da la ferita. Ma al o Amore moderáto, il
234 ORAZIONE

quile ê della divinità partecipe , de'l quale in


questo Convito comunemente si tratta , non
solamente lo ócchio , ma eziandio la concór
dia & gioconditá di tutte lepárti cóme cagió
ie concórre

DE'L MODO DA SCIORSI D'A

LO AMORE VVLGARE

CAPITOLO. XI.

NSINO a qui,in che modo, dá


1. ci siamo prési , abbiamo trat±
táto , Réstache nói brevemente mo
2
Seriamo in che módo ci poßiáno
scórre . Il módɔ déllo scórsi ê di due raz
gióni , l'úno ê délla natúra , l'áltro ê délla
árte. Il naturále ê quéllo , che con certi in
tervalli di tempo fâ súa ópera : & quésto
módo ê comúne a questa malattia , & a túl
te le altre . Perché il pizicore nella pél
le tanto dura , quinto dura la feccia del
sangue nelle véne , o la flemma sálsa ne'
membri , Chtarito il sangue , & ammortita
La flémma , mánca il pizicóre , & la ró =
S.E T. T. I.M. A 235

gna si párte . Non diméno la débita dili


genzia della evacuazione conferisce molto ,
La evacuazione , o unzióne repentina ê
molto pericolósa . Similmente la Agonia
délli`amánti tánto témpo dúra , quánto¸dú
ra quéllo rincerconiménto del sangue , in
dótto nelle véne per quéllo mál' d'occhio
détto . Ilquale rincerconimento prême il cuó
re di gráve cúra , la ferita nelle vene nu
trica, con creche fiamme árde i membri .
Perchéda'l cuore a le véne,da le véne a membri
páßa . Quándo ê chiarito tále rincerconimén
to , ceßa l'affanno délli fólti amúrti . Qué -
I
sto chiarire, lungo spazio di témpo in tuttiri
chiede : ne' melancólici lo richiede lunghis
1
simo.Spezialmente se nello inflúßo di Satúr
no , Cupidine con súe réti gli prése . Oltre a
questo , tál témpo ê amarißimo, se furono so
gioggáti in quel tempo che Satúrno tra retró
grado , o véro congiunto con Márte, o`vera
ménte al Sóle oppófito . Dúra questo mâle
ancora lunghißimo tempo in colóro , nélle nati
vitá de' quali Vénere si trováva in casa di
Satúrno , o veramente èra in partile aspetto
di Satúrno , della Luna . Debbesi aggiú =
gnere a questa naturále purgazióne , èziane
dio la indústria della Arte diligentissima
236 ORAZIONE

In prima ê dá guardársi , che nói non tentiá


mo di sbarbáre, o di potáre le cóse che non só
no ancora matúre : Et che noi non vogliá
mo stracciare con gran' pericolo , quello che
nói piu sicuramente sdrucire poßiamo.Debbesi
diradire la ufanza: soprattutto avérsi cú
ra, che gliocchi nostri non si riscótrino con
gli occhi della persona.cmíta . Et se alcuno di
fetto e nello ánimo , o nel córpo di quélla nel
la mente spéßo rivolgerlo conviene : & afpic
cáre lo ánimo a mólte diverse grávifaccén
de: Speßevólte trársi sángue : & ufáre vino
chiaro & odorifero : Et spéßo inebbriársi , ac
ció che traendo il sangue vecchio , il quale
tra rincerconíto , sirifáccia nuóvo sangue &
nuovo spirito . Vfáre frequénti eſercitazióz
ni non sudándo : per le quáli i póri del Cór
po si apríno a mandár’fuóri i vapóri mali -
gni: Et frequentáre ancora quelli nutrimenti
& lattovári che pongonoi Fifici a'l rimedio del
cubre del cervello . Gióva ancora uni
versalmente il cóito nella cura di Amore a'l
quále rimedio molto acconsentî Lucrezio ,
dicendo : Vuólsi con diligénzia fuggi
re le fallaci immagini : & leváre da se l'esca
déllo Amore : vólgere la ménte altrove :
Et gettáre lo umóre ragunáto , in diversicór
SETTIM A.
237

pi: in neßún módo ritenere il séme , che


perAmore d'una persóna ê in te turbáto .

DE'L DANNO DELLO AMORE


VVLGARE . CAPI, XII.

A Acció che nói parlándo lúngo tém


M po di questa pazia , non impaziámo,
in brevi parole cochiuderemo : che tra
le spézie della pazia , la piu strána ê quélla
affannósa cúra, dálla quále i vulgári innamo
riti sono giorno notte tormentáti : i quá
li durante lo amore prima s'accendono dilla
cóllera : pói s'affliggono dallo umóre melanz
cólico. Onde in furia rovinano & quafi có=
me ciechi non véggono in quale precipizio
cáscano. Quinto sia pestilenziile questo alul
terato Amore per le persone amite & per le
Aminti , Copiosamente lo dispúta Lifia Tebá
no Sócrate nel Fédro di Platóne : Et chiún
che cosí áma , chiaro lo sénte : Ma che pis
Berepeggio che questo , che lo uomo per tále
furore diventa bestia ?
238 ORAZIONE

DE LO AMORE DIVINO : ET
[
QVANTO E VTILE: ET DI

QVATTRO SPEZIE DI FV

RORI DIVINI . CA, XIII.

NFINO à qui sia detto de la spézie


I del furóre che da malattia procéde
Ma quella spezie di furore laquá
le Dio ci inspira , innálza l'uómo sopra lo
uómo in Dio lo convérte . Ilfurore Di
vino ê una certa illustrazióne délla Anima ra
zionale : per laquale Dio , l'Anima da le cổ
se superiori a le inferiori caduta, senza dúbi
bio da le inferiori a le superióri ritira.La
caduta della Anima da un principio dell'univér
so infino a'córpi,páßa per quattro gradi , pla
Ménte Ragione, Oppenióne , e Natúra . Im
peroché eßéndo nell'ordine delle cóse séi grấ
di , de quali il sómmo tiene eßa unitá divína,
lo infimo tiene, il córpo : Et eßéndo quáttro
mézii quáli narrámmo, ê neceßário qualúnche
cáde dal primo insino a l'último , per quát
tro mezi cadere . Eßa unitá divína ê término
di tutte le cóse & mifúra: senza confufióne
senza moltitúdine . La Ménte Angélicaê
úna certa moltitúdine di Idée : ma ê tále mol
SETTIMA . 239

tituline che ê stabile & etérna . La ragióné


délla Anima ê moltitúdine di notizie & d'ar
goménti, moltitúdine dico móbile : ma ordiná
ta. L'opinióne ch'ê sótto la ragióne, ê úna mol
titúdine di immagini disordináte , & móbili :
ma ê unita in una sustánzia & in ún punto.
Conció sia che la Anima nella quale abita la
opinione , sia una sustinza laquite non ócz
cupa luógo alcuno . La natúra,ció ê la poten
zia del nutrire che ê da l'Anima , & ancóra
La compleßione vitále â símili condizióni: ma
per i punti del córpo diffifa. Ma il córpo è
una moltitúdine indeterminata di párti d'ac
cidenti , suggetta al movimento: & divisa in
sustánzie, moménti & punti . L'Anima nó
Ara risguarda tutte queste cose : Per quèfie
discende , per queste ságlie . In quánto ella da
éẞa Vnitá principio dell'universo nisce, acqui
sta una certa Vnitá laquale unisce tútra la es
sénzia súa,potenzie , operazioni. Da laquá
le , a la quale l'altre cose , che sono nella
Anima ánno tále rispetto , quile le linee del
Circulo ánno da'l Centro , & al Céntro . Et
dico che quella Vnitá non solamente unisce le
párti della Anima tra loro , con tutta la
Anima : ma eziandio tutta la Anima unisce
240 ORAZIONE

con quélla unitá la quale ê cagione dello Vni


verso : La medefima Anima in quanto rilúce
per il raggio della Ménte divina , le Idée di
tutte le cose , per la Ménte , con átto stábile
contémpera . In quánto élla si rivólta a se
medefima : le ragioni universáli délle cóse co
sidera , da principij a le conclusióni argo=
mentándo discórre. In quánto élla risguárda i
Córpi,rivólge in súa oppenióne le particulári
fórme: immagini délle cóse móbili , ricevú
te per i sensi . In quánto élla s'inclina a la ma
téria,úfa lanatúrap instruminto,co'l quale mi 6
ve la matéria fórmala: Onde le generazioni
augumenti, ancóra i lóro contrárij procé
dono . Vói vedéte adunque che la Anima cá=
de da quella Vnitá divina la quale ê sópra la
Eternitá, a etérna moltitúdine : Et da la eterni
tá a'l témpo : Et da'l témpo a'l luogo , & ala
matéria . Dico ch'ella cáde al'óra, quándo élla
si párte da quella puritá,con la quale élla &
náta, abbracciándo troppo il córpo :
PER
SETTI ( MA.
1 241

R QVALI GRADI I FYRO


E'R
PE
RI DIVINI INNALZINO LA
4. CA. XIIII.
ANIMA .

ER la qual cosa come per quattro


P grádi discende , cosí ê neceßário che
per quattro ságlia , Il furore divino
€ quello che a le cose superiori ci innálza :
cóme nella diffinizióne súa fû manifesto .
Quattro adunque sono le spézie del divino
furore : Il primo è il furóre Poético : Ilse
condo Misteriále ció ê sacerdotále . Il terzo
la divinazione. Il quarto è lo affetto della
Amore . La Poesia da le Mufe : 11 mistério
da Bácco;la divinazióne da Apolline, lo Amór
depende da Venere . Certamente lo ánimo
non puo a éẞa unitá tornáre , se égli non di
vénta úno . Et pure égli ê fátto multiplice ,
Perché égli è caduto nel córpo , in operazióz
ne várie distrátto , & inclináto a la infinita
molitúdine delle cose corpóree , Il perché le
súe párti superióri quáfi dórmono:le inferió
ri soprastánno álle altre. Le prime di sónno
le seconde di perturbazióne són piene . Et in.
4724 sómma tutto lo Animo di discórdia & dißo =
nánzia ê prégno . Adúnque principalmente ci
!
bisogna il Poético furóre il quale per tuóni
Qa
e 242 ORAZIONE

Muficili desti le párti che dórmono : Per


la suavita armónica addolcisca quelle , che
sóno turbate finalmente per la conso=
nánzia di diverse cóse scácci la dißonán
te discórdia , & le várie párti della Ani
ma temperi • Non é peró ancóra abba
stinza questo , perché nell' Animo résta an =
córa moltitudine , & diversitá di cóse .
Aggiugnesi adunque il mistério appartenén=
te a Bácco : il quale per sacrifízij , & pu=
rificazioni , ógni culto divino diríza la
intenzióne di tutte le párti a la Ménte,
con la quile Iddio si adóra . Onde eßen
do ciascuna delle párti dell'Animo a úna
Ménte ridotta Gia si puo dire lo Animo
ún' certo tutto di più ßere fatto . Biſỏ
gna óltre a questo il terzo Furóre , il qua
le ridúca la Ménte a quella unitá,la quáe
le ê capo dell'Anima . Questo adempie per
la divinazióne Apollo . Imperoché quán =
do l'Anima sópra la Ménte a la unitá dél
la Ménte surge , le futúre cóse prevede . Fiz
nalmente pói che l'Anima ê fátto úno ( quél
lo uno dico il quale ê in éßa natúra &.
eßénza dell'Anima ) résta che di súbito a
quéllo uno che sopra la eßénzia ábit a ció
* a Dio , si ridúca . Questo grán dóno

1
SETTIMA 243

ti da quella celeste Vénere , mediánte lo


Amore , ció ê mediante il desiderio della
Belleza divina , & mediánte lo ardore del Bé
ne. Il primo furóre adunque tempera le có
se difadatte , dißonánti : Il secondo fâ che
le cose temperáte , di puu párti un' tutto di
diventano : Il terzo fâ ún tútto sópra lé
párti: Il quarto riduce a quello úno, ilquále ê
sópra Teßenzia, sópra il tutto . Platóne
nel Fédro la Ménte dáta ålle cose divine;chiá
ma nell' Anima Auriga , che vuóle dire guida
tóre del Cárro délla Anima . La unitá délla
Anima chráma capo dell'Auriga . La ragione
oppenione che per le cóse naturáli discór
re ,chiama il buon Cavállo ; La Fantaſia con
fúsa , l'appetito de' sensi , chráma cattivo
Cavallo . Et la Natúra di tutta la Anima
chiama Cárro: perché il movimento della Ani
ma', quafi cómecirculáre da se cominciando,in
se ritorna . Ove la considerazióne súa vez
néndo da la Anima , nella Anima si riflette.
Attribuísce dúe áli álla Anima , con le quá=
5
li a le subblimi cóse , vóli . Di queste
l'úna stimuámo éßere quélla investigazione ,
con la quale la Ménte contínuo a la veritá si
sfórza : la altra ála , il desidérto del béne
‫روبه‬
per il quale la nostra volontá sempre árde
Cl ii
248 ORAZIONE

Queste párti della Anima pérdono l'ordine la


ro, quándo p la turbazione de'l córpo si con
fondono . Il primo furóre distingue il buon
Cavallo có è la ragione & oppenióne , da'
Cavállo cattivo ció ê da la fantasía confúfa,
da lo appetito de' sénsi . Il secondo sotto
métte il Cavallo cattivo a'l buóno : il buó=
no sottomette állo Auriga : ció ê álla Mente.
Il térzo diríza l'Auriga a'l cipo suo , ció
a la unita, laquale è la cima della Ménte
T'último vólge il capo dello Auriga invérz
so il capo dello universo : Ove la Auri
ga ê beato . & quivi a la mangiatóra , ció ê
a la divína bellézaférma i cavágli, ció ê acz
cómoda tutte le parti della Anima a se sug=
gette : Et póne lóro innanzi Ambróſia da
mangiare : da bere il Nettare , ció ê pórge
lóro la vifióne della Belleza divína , & me
diante la vifióne il gaudio . Queste sono le
6pere de quattro furori : de' quali general
mente Platóne nel Fédro dispúta : Et própiaz
ménte de'l Pottico furore , nel Diálogo chia
máto lóne: de'lfuróre amatório nel co
vito . Orfeo da tutti questifuróri fù occupâ
to : di che li suoi libri testimonanza fánno .
Ma dil furose amatório , spezialmente sópra
gli altrifurono rapiti , Safo , Anacreonte
Sócrate
2 V t T 77 3 4 ?
SETTI M A. 249

Di TVTTI I FVRORI DIVINI


1 LO AMORE E IL PIV NO
BILE . CAP. XV.
i

1 Tútti quéstifuróri il Potentißimo


D prestantißimo êlo Amore: Potenz
tißimo dico perché tútti gli áltri ne=
čeßariamente ánno di lúi bifógno . Perché non
poßiámo conseguitáre Poefia , Misterij , Divi
nazióne sénza diligente štúdio , Ardente Pie=
tá er continuo culto di Dio . Ma stúdio , Pie
tá culto non ê áltro che Amóre : Adún =
que tutti i furóri stánno per la potenzia di
Amóre . E ancora lo Amóré prestantissimo >
perché a questo , cóme a'fine gli altri trefu
rori si referiscono : Et questo proßimamente
con Dio ci cópula . Ma sono quattro affetti
adulteráti i quâli contraffanno questi quáttro
furóri ; il furóre Poético é contrafatto da
quésta Música vulgáre , laquale solamentegli
orecchi lufinga . Il fúróre Misteriále ciổ ê
de sacrifízij, e contrafátto dálla vána supersti
zióne della Plébe . Il furóre profético , dál
la falláce contettura della Arte umána.
Quello dello Amore dállo impeto della Libi
dine . Il véro Amore non è altro che un' céra
to sforzo di voláre a ladivína belleza , désto
& iii
46 ORAZIONE
7
an nói dállo aspetto della cosporále Belleza,
Lo Amore adulterato, ê úna rovinada'l vedé
re'a'l tatto .

QVANTO E VTILE IL • VERO


44 AMATORE . CAPI . XVI.

OI mi domandáte a che sia útile lo


V Amóre Sócrático , Io vi rispondo :
che è prima útile a se medefimo a
ricomperáre quelle áli con le quali a la páz
tria súa rivóli.Oltre a questo é útile álla Pá
tria súa sommamente a conseguitáre la oné
sta felice vita . La Città non ê fátta di pię
tre, ma di uómini : Eli uomini si debbono cul
tiváre , come gli Alberi quándo sóno téneri :
dirizire a produrre i frutti . La cura de'.
fanciullétti consiste in quelli di casa súa : Et
dipói che sono cresciuti trapißano le Léggi
ricevute in casa, per la iniqua ufánza di quél
li che ridono loro in vifo . Ora ditemi che
fará qui il nostro Sócrate ? Permetterâ égli
che per la ufánza degli uomini lascivi , sia.
quélla gioventú corrótta ? la quale ê il séme
della Rep . che di nuovo tútto il dí gérmina.
Ma se égli pmétte questo,dóve restera lacari
tá della patria? Sócrate adunque soccorrera
SETTIMA 247

alla Pátria, & ifigliuóli di léi che sono suó̟i


fratégli , liberera da Festilenzia . In che módo
fará égli questo?forse che égli scriverrâ nuố
ve Léggi , per le quáli separerâ gli uómini
lascivi da la conversazione de' giovani.
Ma tutti non poßiámo éßere Ligúrgi , o So =
lóni . A póchi si dà l'Autorità di fare Lég=
gi. Pochißimi álle leggi dáte obbediscono
Adunque che fara Sócrate?crediam' nói che égli
faccia per via difórza? o che con máno scác
ci i disonesti vecchi , da i piu giovani ? Ma
sólo Ercole si dice avér potúto combattere
con le mostruose fiere . Questa violènzia a
gli áltri ê mólto pericolósa . Sarébbeci fórse
1
ún áltro módo , questo ê , che Sócrate gli
uómini sceleráti ammonisca , riprenda , &
mórda . Ma lo ánimo turbáto dispregia
le parole di colui che lo ammonisce Et
écci peggio che spessevólte manométte lo
ammonitore . Et per questo Sócrate pro
vándo un tempo questo modo , dall' úno con
le púgna,dáll'altro con i cálci fû¡ percóßo.
Vna vía sóla resta álla gioventú disua salú
te: & questa è la conversazione di Sócrate
con léi . Per laqualcosa questo Filófofo , dillo
Orácolo d'Apolline giudicáto sapientißimo di
tutti i Greci , commóßo da caritá inverso la
Q iii í
2 3 ; 5 F 23
‫رد‬ ORAZIONE

Pátria , con li Gióváni per tutta la Citá si


méscola, Cosi il véro amatóre la gioventú
da' fálsi Amánti difende : non altrimenti che
diligente pastóre difende ilgrégge délli In
nocénti Agnelli dala pestilenziósa voracitâ
de' lúpi . Et perché i pári con i lór pári facil
ménte conversano , Sócrate si fâ pári a pu
Giovani con certi mótti piacevoli , con sema
plicitá di paróle , con puritá di vita : se
medefimo fâ di vecchio fanciullo , accrochéper
1a doméstica giocónda familiaritá , póßa
qualche volta di fanciulli fáre vecchi , La gio
vanéza eßéndo a la voluttá inclináta non si
piglia se non cỡ l'ésca del piacére : pchéfúgge
i rigidi maestri . Per questo il nostro tutōre
délla Adolescenzia , sprezándo per la salute
délla pátria súa ógni súa faccenda , piglia in
tutto sopra se la cura de' giovani . Et prima
gli adésca con una certa soavitá di gioconda
ufinza : Dipói che gli â in táľ módo adescá
ti, ún' póco piu gravemente gli ämonisce : Vl
timamente con piu sevéri módi gli riprénde .
Si che in questo módo Fedóne giovanetto pó
sto nel disonesto luogo público in Aténe riz
compers da tále Calamitá : & fecélo degno,
Filófofo . Platóne nóstro il quale tra in Pot
tichefavole perdúto , constrínse a gittáre i
SETTIM AS 253

versi nel fuoco: seguire studij piu pre


ziósi , i frútti de' quáli nói tutto il giór a
no gustiamo . Senofónte da úna vulgáre so
prabbondanza riduße ala sobrietá de' sa =
piénti Eschine & Aristippo di póveri féce
ricchi . Fedro di Oratóre féce Filósofo : Alcia
biade di ignoránte dottißimo : Cármide grá
ve vergognófo : Theáge giusto e fórz
te tutore della Pátria . Eutidémo & Mém
none da fálsi árgumentúzi de' sofisti , tra=
dúße a véra sapiénzta . Onde nacque , che
l'ufanza di Sócrate benché fóße giocónda
sópra l'altre , éra non dimeno piu útile
che gioconda . Et secondo che testimó
nia Alcibiade , Sócrate fú da gió
váni aßái piu amato , che
égli alcuno ne amáẞi.
250 ORAZIONE

IN CHE MODO SI DEBBE REN


DERE GRAZIA ALLO SPIRI
=
TO SANTO CHE CI A IL
LVMINATI ET ACCE =
SI A DISPVTARE DI
AMORE CA , XVIII .

1
SSAI infino a qui óttimi convitáti
A che cosa sia Amore,quál sía il véro
Amatore, quánta sia la utilitá del
vero amante , prima per le vostre disputazió
ni, Etpói per la mia abbiamofelicemente trová
to. Ditemi chiê lo autore , chi è il maestro
di questa invenzióne tanto felice sappiate
che egli è quel medefimo Amore cagione del
trovarlo : il quale da nói ê qui trováto . Per
che noi accesi d'Amore di trovare l'Amore:
abbiamo cerco & trováto l'Amóre . In mớ➡
do che a lúi medefimo , la grázia del cercáre,
del trovare si conviene referire . O mirá
bile magnificenzia di questo Dio Amóre, O Be
nignitá súa senza comparazione alcuna . Gli
áltri celestiili finalmente dopo lúnga ricer3
ca a péna ún poco ci si móstrano . Ma amó =
re ci si fa prefente prima che di lui cerchiá
mo . Per la qualcósa ágli uómini páre éßere
SETTIMA:
25i

piu obligati a questo , che agli altri celestiáli.


Sóno alcuni che anno ardire di bestemmiáre la
divina potenzia , perché élla fúlmiua i pecca
ti nostri . Sóno alcuni che anno in ódio
Sapienzia di Dio , la quale a nostro dispetto
véde tutte le nostre sceleratéze . Ma il dia
vino Amore, perché égli ê donatore di tuttii
béni , neßuno è che póßa non amáre. Per la
qualcosa Amici miti questo divino Amore , il
quále a nói ê si benigno favorevole , ato
riámolo in tál módo , che nói veneriamo la Sa

pitnzia : con ammirazióne temámo la po


tenzia: Accioché mediánte lo Amore,
abbiamo
1 tutta la divinitá propí =
zia : Et amándola tútta con
affétto di Amóre, tút
ta ancóra
con Amóre per
pétuo la
godiá
mo.

IL FINE .
1
TAVOLA
1
..VTILISSIMA
DE LE PIV NOTABILI

Cóse del prefente Comén =


to di Marsilio Fiz
cino .

facciates
ABbaci Bbacinaměto di vetrop l'álito 220
accendimento del' Angelo 97 .
accidente amoróso 169.
ácqua 538
áccqua non fugge ilfuoco per ódio 60 .
ácqua é tiráta dal suo luogo 165.
adanaménto di tutte le forme 12.
affanno degli amánti quándo céßi 2356
affetto d'amore dove con sista 103.
affetto demoniaco 147.
agatóne 206.
agnello non â in ódio il Lúpo 60:
agonía dégli aminti 2354
agricultura $7:
alceste áma admeto ις.
alcibiade brútto nel násonelle ciglia 197.
alcibiade 249
allegoriadegli uomini di tre séßi 66.
allegoria del uomo. 660
alienazioni di ménte
215*
amánti ánno timóre & reverénza a l'aspetto
délla persóna amáta 37.
aminti perché si maraviglino , témino , e
onorino l'amáta
37.
aminti perché sprézino ricchéze & onóri fer
laperóna amáta 37.
aminte perché desideri transferirsi nella 4 per
sóna amata
37.
amánti pchésospirino 38.
amintipché s'allégrino 38.
amatipchéseton freddo 38.
amati pché seton cáldo 38.
aminti pehe or'timidi ór'audíci 38.
amanti ónde sieno acuti 38.
aminte morto in se il áltri vivo 42.
aminte perché muóre amándo 42.
aminte non amato interamente é ê morto 44.
aminte amáto nell'amáto vive 44,
amánte non amáto dove viva 44.
amato che non áma lo aminte è omicida 46.
amato che non ami può éßere occiso 47 .
amáto é constretto ad amire lo aminte 47.
aminti dellabellezadell' aïo di che sicotétino48
aminte vecchio góde gioconditá 50%
aminte giovane gode utilitá So
amátopché siacosrétro alamár lo amite 48.
ámano gli uomini quelle cose che afine di lo
ro desiderino 90.
amáre ê di Venere 134.
amánti perché s'ingannino 138
amáto a cura dello amante 47
amántiperchédesiderino di vedér l'amáta 139.
amánte no poßrede interamente l'amáta 144.
amánte conosce co'l pensiero £44.
amánti perché pallidi ☛ mágri 152.
amánti perché áridi 62
amánti perché núdi. 162
amánti perché víli. 162 .

amánti perché difarmáti 163.


amánti perché dappóchi 162.
amánti virtuosi 162
aminti perché si contraddichino 164.
amánti perché scontrándo l'amita si comuó
vino súbito 165.
amánti che seguono il celéste amore 182.
amánti che seguono l'amore vulgáre 182)
amánti masculini perché 183
amáre Dío cóme si débbe 202.
ambra tirà la páglia 165
ambrofia che sia - 80
amicizia nelle stelle & Elementi 58
amore angélico 8.97
amore nel séno di Cáos
amóre antichißimo #3*
amore per se medefimo perfetto 23.
amore di grán consiglio . 23+
amore desiderio di belleza 16.
amóre contrário al cóito 18.
amore appetisce cbse belle 19.
1 amóre Diogrinde & mirabile, nóbile & utilis
simo 20.
amore con che si conosca 20
amóre perché non si spegne per aspetto , o
per tatto 364
amóri duói 39:
amore della prima & secónda Vénere 70%
amóre, cóme si úfi rettamente 42 .
amóre perché amiro 43.
amore morte volontária 43.
amóre semplice 44.
amore reciproco 44. " 46.
amór de' superiória gli inferiori 520
amóre dégli inferiori a' superióri 524
amóre de gli eguáli 52.
amóre in tutte le cóse & vérso tutte 52.
amóre tira il simile a'l simile 44..
amóre perché maestro déll'árti. 56.
amore delle compleßióni 5 136 .
amore e súd grandéza 596
amore di che si conténti 16.
amore acompagna il Cáos 14
amore si términa in tre cóse 17'
amore che cosa sia 23. 49. 52. 118. 119*
amóretorto 41.*
amore ê cósa divína 420
amóre pómo dolce amaro 436
amóre onde násca 47.
amóre reciproco dónde vénga 516
amore signore & generatore dell'arti 56 :
amore nella Múfica 57.
amóri duói négli Elementi 58.
amore pórta le chiavi dell'universo 59.
amore & suói epíteti 59.
amore éßere & discórrere p tútte le cóse 61
amore & suói privilégij 61.
amore cupiditá di ristorare il túto 64.
amore Dio benignißimo álla umána genera =
zióne 80
amore ci riména in Ciélo 81.
amóre Dio beatißimo 83.
amore non bráma Córpo alcuno 95.
amóre universále 98 .
amór mólle delicato & ténero 109.
amóre perhé giovane 109. ill.
amóre perché ágile LLO. LLL
amóre perché mólle LLL
..
amóre perché átto & compósto LIR
amóre perché nitido 2114
f
amóre perché temperáto · 212.
2120
amoreperché fortißimo
amore
Amore da tutte le cóse ê ubbidito 7239
amore ê libero 114:
amore di se medefimo ê contento 114 .
amore perché sapientißimo 114.
amore bellißim 215 .
amóre perché óttimo 215+
amóre dove sia 98€
amore nodo perpétuo 59+
amore scambiévole ónde sia 48.64.
amórefâ gli uomini audáci L13.
amore e in tutte le cóse 116.

amore ê il primo , lo último ditutti gli


Déi 118.
amore semplice súe azióni 115.
amore scambiévole & súe azioni 115
amór co'lcánto suo addolcisce le Ménti délli
Dii & degli uomini 116.
amóre piu antico che Satúrn o 116.
amore giovane 116.

amore e principio & fine 117.


amore óve resurga 116,
amóre innánzi álla neceßitá 120. 118.
amóre cománda a' trefáti 120.
amóre perché amăbile 123.
amore perché séguibile 723.
amóre perché venerabile 123 .
amore dóno celé ste 125.
amóre buóno , bello ,beáto & Dio. 115,
R

(
Amore ê un tiramento” 4274
amore demónio 147.128 .
amore ê Dio & Demonio 135,146.
amóre & sua origine 141
amóre mézo tra bello & brutto 125.128.
amore secondo i Planéti 136.
amore nato di povertà & di ricchéza 143 .
amore ricco póvero L43
amore perché místo 444
amore non si sázia 95+
amóri Demónij 447.
amóre gia Demónio 147. 1
emóri cinque in nói 1482
ámóri duói secondo Platóne 148.
amóri tre mezáni sóno móti affetti 149.
amóri lunghißimi 235+
amóre particuláre ιοι .
amore ódio súbiti, dónde náschino 1024
ámo d'amore 127.
amore del contemplativo 149.150
amore del voluttuóso 149.15 .
amore dell'attivo 149:150
amóre divino 1503
amóre umáno 150.
amore bestiále 150.
amóre náto nel natále di Venere, 2522
amor perchéfigliuolo della povertà, súe
qualitá 151
amore perché figliuólo délla abbondanza, f
251.
amore non ê mend co & non ê ricco 2514
amore perchédesideri il bello 1528
amóre spézie di umór melancólico & dipa
zia secondo i Medici antichi 154.
amore co piédi núdi 156.
amore úmile 257.
amore ê sénza Cása 157:
amóre sénza Létto 158.
amore senza copriménto 158:
amore dórme alla pórta 159
amore giace nella via 159
amóre dórme alsereno 160:
amore é sempre bifognóso 160*
amóre fâ diverse cóse diversamente 161.
amorósa cáccia 1624
amóre sofista 162:
amore perché Mágo 164.
amore perché non è mortále 367:
amore perché non ê immortále 167.
amore perché mortále 168.
amóre perché immortále 168.
ámóre mortále imortale 168:
amore & suo fine & utilitâ 171
amore tra la sapienzia l'ignoránzia 1712
amóre négli uomini ê appetito di generáre
1 03 nel subbietto bello. 1724
R 2
amore di generare nella parte che regge il
Córpo 174.
amore di generáre in quélla párte délla Anis
ma che conosce
174.
amore che regge il Córpo 175
amore che s'appartiéne a l'anima 1750
amor e sópra tutte le Pestilenzie gravís=
simo
2234
amore vulgáre d'ónde procéde 233
amore moderáto dónde venga
234.
amore êfuróre potetißimo & prestatißi : 224
amor Socrático a quello che é útile 246.
amóre tanto sia quánto la belleza 20
amóre véro & adulteráto 246.
amóre négli uomini ê appetito di generáre nel
subbietto bello 1724
Anima del Móndo cóme divénti bella 14.
ánima dell'universo Mondo t
10.
ánima cerchio intorno a Dio 20
ánima per il discorso ê móbile 29.
anima principio del mondo secondo Zoroa
Stre 33.
ánima sostiene se medéfima 696 1
ánimada al Córpo qualitá compleßióne 69.
"
ánima ê uómo 99.
ánima ê cerchio móbile 29.
ánima cóme & dove si muova 30.
-
anima del Móndo perché si chiami Satúrno
Giove , Vénerė ,” 1933
anima délla príma matéria 129.
ánima ónde vede le immagini 139 .
ánima cóme concépe el immágini 140
ánima básca che una volta concépa le immá
gini 140 :
anima ê la casa de' pensieri umáni 157
ánima si puð sémpre voltáre a Dio 181.
anima & facultá di muovere 1846
ánima ê sópra il córpo 185.
ánima â il primo intervallo di movimento &
di témpo 185.
ánima ê sustánzia che non óccupa luogo als
cúno 236.
ánima si convérte súbito a Dio "
71.
ánima muó̟versi , cóme s'inténda 185.
ánima & sue operazióni 1396
ánima â due áli 143 +
animáli dél Ciélo 130
1 animáli terrestri 1302
Anime delle spére e delle stelle 131
anime saettáte da amóre quáli siéno 136.
ánime quándo saranno intére 67.
ánime délli Eleménti 130.
ánime delle sfere , come 131.
ánimi ónde discendono ne' córpi 133
81.
ánimi várij gódono várie Idée
animide Pianétichefánno agli ániminóstri 133
R
animo stabile 70.
ánimo ê di se signore 726
ánimo perché scénda ne' Córpi 720
ánimo quándo voglia éßere simile a Dio 73.
ánimo dell'uomo desidera intendere cóse sími
li à Dio 756
ánimo umáno non vive in altro, Córpo che
umáno 2 44.
ánimo gode di Dio sempre cómeósa nuóz
B va 828
ánimo é spírito e specchio. 107
ánimo , come cominci ad amáre 1273
ánimo quándo s'accenda 21278
ánimo prégno négli uomini 176.
ánimo bé llo 1578
ánimo & córpo stimolati al partorire 182.
ánimo s'inganna nella belleza 185.194.
ánimo naturalmente ê dispósio & accommo=
dáto a la Belléza › 107.
Anito inimico di Sócrate 208.
ángelo non s'inganna nello amore 1924.
ángeli divini 1316
ángeli governatori del Móndo inferiore› 1312
angeli sétte intorno al trono di Dio 133.
ángeli divini có ê Dii montáni +130.感
anticipazione del bene aßente 144.
Appetito naturale é sempre diritto al le = "
ne бо
appetito d'amore 17
appetito di Cóito contrário állo Amó =
re 18.
appetito ê amóré 826
appetito di ánimo 776
appetito di veritá ónde síá 174.
appetito di insegnárè 1746
appetito di generáre 1736
appetito di mangiare & bére &
appetito di generáre a che fine siano 174
appóllo dâ a mortáli il medicáre & l'indovi=
náre 122
apollónio per adorazióne ébbe amicizia con i
Demónij 166.
ardóre délli aminti dóve si póſi 24.
ardbre déllo ánimo dónde si accenda 24.
armonia 576
rchelao 211.
40
architettura 203.
ária 534
ária perché stia in álto 54.
árta non si véde 130.
árido sécco è quello a chi manca lo umó̟
& re 1526
aristófane & súa oppenióne d'amore 62.
aristófane 205.
aristófane inimico di Sócrate 208.
uristippo 248 .
R 4
Architettore del Mondo cóme s'inténda 74%
Ascensióne a Dio 28
2224
Audáciafortißima
autóre del mondo ê tutto ragione 73,
augumentáre la generazione e della Lúna 134
auriga dell'Animá

C
243
Azioni delle due Vénere 40.
azioni dell'uómo 79.
azioni dell'ánima 69.
azioni della perfezione interióre 85.
azioni del rággio divíno 102,
azioni della Belliza 108

Beatitudine che sia 136.


Beatitudine in che consista 75.
Beáto ê a chi núlla mánca 84.
Beatißimo 842
Belleza che cosa sia 12.16.25.35.85.91.
93.97. 98 104 108192.84.
Belléza di tre ragióni 16:

Belléza di Córpi 16.192.198


Belléza di vóci 16.
Belleza nel Cérchto 26.
Belleza nell' Animo 49.192.
Belleza nel Córpo 49.192
Belleza non ê Corpo 91.
Belleza quantità sono diverse 92?
Belleza non ê proporzióne di membri 93+
Belleza umána in che consista 17.1126
Belleza con che si góda 20
Belleza amábile 21.
Belleza dove stia 22.103.
Belleza divina & procreáto amore in tutte le
P Jóse 23.
Belleza de'tutte le cóse 30.
Belleza di córpi mondáni ónde sia , onde
s'apprenda 41.
Belleza non é materiále 96.
Belleza veramente desiderata che sia 23.
Belleza & córpi són divérsi 103+
Belleza del Córpo che sia 104.
Belleza si scambia per leB Belleza 50.
Belleza ónde sía 108.
Belleza quándo 110.
Belléza véra 196.201.

Belleza superna perche delicáta , perfétta &


beáta 171.
Belleza dell'Angelo 193.202
Belleza di Dio 193+
Belleza dell'Animo in che consista. 198.
Belléza umána che richiegga 17.
Béne che sia 25.35.
Benefizij d'Amóre 80.82.175.
Benefizio della Belleza 85.
7
Benignita di Marsilio Ficino 2.
Benignità della divína Potenzia 96.
Bontà d'Amore 111.
Bonta nel centro 26.30.
Bontáê la perfezione interióre 84.
Bontá si appetisee per li indizi della Belle
Za
852
Bontá di tutte le cóse 304

Cáccia amorósa 1636


Cáccia uccellagione felice , útile álli
amánti 163.
Cadiménto dello ánimo 726
Cadúta dell'ánima 7136
Caduta délla ánima 113.238.239%
Cagióne del segaménto del uómo 74.
Cagioni , ámano l'opere lóro 516
Calós ció ê belleza 90%
Calamita tira ilferro 165.
Cáldo infinito 202 .
Caldéza del sángué 224.
Caldéza tramuta altrúi 2256
Callia inimico di Sócrate 208.
Cámbio utilißimo & onestißimo 50%
Cáos tré το
Cáos innáuzi al Mondo 96
Cãos che sia 22.
Cáos Móndo senzafórme. 9.
Cápo dell'Auriga 243.
Carita 1
115.203.
Cármide brutto nel cóllo
J168.
Cárro délla ánima 158.243.
• Cármide 249.
Cása di Venere 113.
Casa del pensiero 157.
Cása dell'anima 157
Cása déllo spírito i57.
H Castramento di Célio 1216
Cavallo bućno 243.
Cavallo cattivo 243..
Célio perché sómmo Dio 39..
Centro che sia 26 .
Centro único di tutte le cóse 26.
Cerchio tra Dio e il Mondo. 232
Cerchi quáttro intorno a Dío 26.
Che cosa si ami 97.131.138.144.
197.203.
Chiaréza di veritá négli uomini $79.
Chiaréza del sangue che óperi 224.
Chiaréza allétta 225
180.
Chi práce a Dio
Cibo déllá ánima 89.
Ciéli ótto i29.
Ciélo perché si muove i 55.

"
Ciascuno cerca quel che gli mánca 1434
Cognizióne umána ónde cominci 34.
Co'óri , come si vegghino 99.
Colore'non ê Belleza 95.
Collerici són precipitósi in Amóre 155.
Collérici árdono 2556
Collerici són' bizárri 2316
Collerici spéßo s'ammízano 2320
Cólpe dello amáto non amánte 76.
Combattimento de duói Amóri 207.
Comparazione del Sóle a Dio 180.
Comparazione dell'Oro & dell'Animo 108.
Comparazione diverse 159.166.203.205.219 .
239.248.
J
Compleßionetemperita 1094
Composto per la giustizia 670
Compofizione dell'uomo 108.
Concórdia ónde násca 54 .
Condizione di Amóre 12.171
Condizione della Supérna Belleza 1710
Cominciamento d'Amore 150.
Conghiettúra 245.
Conoscere Dío vivendo ê impoßibile 80.
Conoscere & fáre a chi s'aspetti 54.
Conoscimento corporále 70.
Conservazione déle cóse 173.
Constánzia di Sócrate 211:
Contemplazione di Satúrno 134;
Contratto maraviglióso 45.
Convito di Platóne quánto duro 4
Convitáti a Careggi 4.
L
Córpi del Mondo perché Bégli 41.
Córpi no son belli per la lóro materia 92.
Córpi non són belli per lóro quantitá 92
Córpinotútti:ma li animíti si muovono187.
Córpo non ê cósa stábile 70.
Córpo si muove in témpo 100%
Córpo perché ê árido & Pilóso 109.
Córpo perché dúro 109.
Córpo perché áspro 109.
Córpo perché lábile 109%
Córpo perché si secchi 154+
Córpo ê la Casa dello spirito 257%
Córpo e imágine & ómbra déllo ánimo 175*
Córpo prégno 176 .
Córpo che ê 239+
Córpo non si muove da se stéßo 184.
Córpo non penetra il córpo 100.
Córpo del Móndo vive 129.
Córpo da chi ê cerco 1410
Córpo neẞúno interamente ê bello 195
Córpo è sottoposto al témpo 190.
Cóse che abborrisce Amóre a1 17+
Cósecorpóree,cóme si ricévino néll ánimo 101.
Cóse mutábili cóme si consérvino 4736
Cóse gráte áll ánimo 90.
Cosiderazione de'Filó . Platónici nellodáre’7ª
Cóse tre dell'uomo 139*
Cóse che sifanno bene
Cóse vére 350
Cósefalse 351
Cóse neceßárte állo innamorársi 144.
Costume de' Teólogi antichi 65.
Creazione di tutte le cóse" 104
Cupido in che sia differente da Márte 45.6
Cupido secondo Agatóné 851
Cupidità del generåre ónde sia 54*
Cupiditá quándo s'adempia 956
Cultúra dégli uomini 2466
Curazione amorósa 1548
D
Degenerazione della Ménte Angélica 118,
Degenerazione dell'uómo 1024
Deitá dódici sópra i dódici ségni del zodiaco 122
Delettazione 23.
Demónij spiriti médy tra celé ti & terréni 128
Demóni ábtiano tra Ciélo Térra 1294

Demónij immortáli & paßibili 131.


Demónij buóni 131
Demóny cattivi 131
Demónij da chi ricévino i dóni delle Idée 133
Demónij servono a' dóni dégli Dij 131
Demónij amatóri 13542
Demónió ventreo di tre ragioni 135
* Save A
Desiderio del bene ê ála délla Anima 1:50
Detestazione dell' ufo contro a natúra 143 *
Détti di Sócrate 210
Differenzia tra buóno & bello 84
Differenza tra bontá & belleza 85
Digestióne maligna. 253.
Dii immortáli & impaßibili 2310
1 Dii uomini s'innamorano 8.
Diletto de' convitáti 82.
Dimenticanza 1730
Diótima Sacerdotéza 2.124.
Dionifio Areopagita 23.
Dio s'aguáglia al Sóle 24.
Dio perché Centro 27+
Dio vnita semplicißima ratto purißimo 28 .
Dio cagione di tutte le cóse 31
Pío senza compofizióne 224
Diversità degli uomini 167.
Diversi studij del uómo 167+
Divina Belleza e mangiatoia 244.
Diviſióne della natúra umâna 63+
Dolcéza dilétta. 2258
Dolcéza ónde násca *145.
Dolcéza del sángueche óperi 224.
Dóni dégli Dii 2224
Dóni delle Idée 1326
Dóni di Venere celeste 242.
Dónne perché macchino gli specchi 219
Dio veritá 250
Dio mette se medefimo in tutte le cóse 28 .
Dio perché créi tútte le cóse 53.
Dío perché creatóre 117°
Dii mondáni servono alle Idée 2320
Dio perché si chrámi consiglio 142.
Dio cóme s'ámi in diverse cóse 236
Dio col medefimo vólto riluce i tre spécchi 97.
Dío dóna il lume divino 119.
Dio èfonte di belleza & d'amore 193.
Dio l'Angelo no s'ingannano nell'amore 195
Dio artéfice del tutto 196.
Dio con la Ménte si adóra 2420
Dío buono ció béne 254
Dío belléza 256
Dio pulcritudine 25+
Dio conforta tutte le cose, soprattutte si
spánde 25.
Dio è tutto in ciascuna Idéa 81.
Dionifio d'accordo con Platóne 1326
Dio sólo ê di se contento 73+
Dio principio del Móndo 33.
Discórso naturále 185.
Disordini cheseguono al partir dell' Anima 158.
Dispofizioni delle vóci 107
Distanzia che sia 106.
Distraiménto degli Amánti 161.
Divinitánosirinchiude inpartedel Mondo 87.
Divina
T Divinazione viene d'Apolline 122
Diversi appetiti 1742
E
E Ccellenza della facultá amatória 124.
Educazione 1994
Effetto diverso d'Amore 207
Effetto del lúme 24.
Effetti dello Amore négli Elementi 581
Effetti quattro adulteráti che contrafánno i
• qattrofurori 12 2450
Elementi quattro 129$
Erifímaco 2054
Erróri d'Amore ónde siano
iio.
Esalaménti délle pîrti sottili
Eschine 143
Ffclamazioni di Fédro di Lifia 110.
Esercizio dello ánimo 181.
Espofizióne di Guído Caalcánti 2064
Eẞénzia piglia fórma 10.
Eßere éßere in se 43.
Eßenzia & vita , Satúrno ê Giove 142.
Eẞenzia di Dio 190.
Eßo úno principio dello universo e sómmo
bene 187.
Éßo Vno ê Dio 188%
Eẞo Vno antecedente la Ménte ê l'Anima 188
Eurialo 2116
Butidémo 1496
1

Facondiâ di Sócrate 21 24
Fantafia che cosa sia 1404
Fantasia oscura 206.
Fanciulli prudentemente domandáti pófono in
ciascuna árte rettamente rispondere 179.
Fáre cognosceres'appartiene al medefimo 54
Fáre a chi s'apparté nga 68.
Fascinazione 2204
Febbre contínua nel sangue 228.
Febbre Terzána nella cóllora giállá 2288
Febbre Quartána nella cóllora néra 228
Fetone 179.2480
Fedro brutto nelle gambe 167:
Fetro amato da Lifia 222.
Femmina pósta per la temperanza da Aristó 3
6C.
fane nella súafávola
670
Femmina per la temperanza
Femmine facilmente pigliano i Mischi 230.
Feriti comunemente cáscano boccóni sópra la
ferita 2250
Fervore dello Animo 167.
Figúra invecchia tárdi 94.
Figura & belleza non ê túto úno 94.
Figúra semplice immortale si confà con il
sigillo dello Animo 1044
Figúra amáta úna vólta s'áma sempre 168.
Fine Sócratico 248.
Fondamento delle tre prepatazioni 106.
Fórma del Córpo in che consista 191.
Fórme de' córpi cóme si riduchino a Dio 32.
Fórme nell'ánimo del uómo 103.
·
95.
Formofitá
Fórti 76.77.
Fórme 31.
Fortéza 75.76.199.
Forza della Educazione 162.
Furóre divinó che cosa sia 238.
Fórza umána négli uomini piu fórti & sávÿj
ê piu eccellente 374
Forza della Matéria $37.
Fórza della Natúra 160
Fórze tre della Anima 88.

Fórze tre del córpo 88.


Fuoco 53*
Fuoco perché tia in álto 54.
Fuoco non fugge l'acqua per ódio 60•
68.
Fuoco perché riscaldi
Fuoco non s. védé 1 $39.
Fuoco tira a se l'ária 165.
Fuoco d'Amóre 158.
Furóre che sia 215.215.
Furore divino divino , di quattro spézie 238,
Furóre poético da le múſe 241.242.
Furore sacerdotále da Bácco. 241,2428
Furóre divinatório da Appóllo 44.42.
S 11
"Furore dell' Amore dî Vénere
Furóre prímo & súe azioni 243.244.
Furóre sec óndo & sue azioni 243.244.
Furóre terzo sue azioni 243.2446
Furore quarto & súe azioni 244.
G (
Generazióne cóme sia da eßere ufáta 422
Generáre a chefine sia 1830
Generazione ê dono divino 1726
Generazione degli spíriti 2536
Generazione di tutte le cose 174
Generazione s'adempie nel suggetto bello 172.
-Génio buono , & cattivo! 148.
Giocondita sómma 824
Giovaménto della Natura 179
Gióve intéso per l'Anima del Móndo 39.
Giove ê principio mézo , & fine di tutte le
cóse 228
Giove inteso per la Ménte Angélica 39.
Grove léga Satúrno 1 1216
Giove da a mortáli l'arte del saettárezi
"Gióve 142.
Giudizij de fanciulli 178.
Giustizia 199
Grústi 761776
Governo & império di Gióve 234°
"Grandeza cóme sia 2. 81
Grandeza d'ánimo da Márte 134.
Grandeza e ampiéza d'Amore Sle
Grádi alo innamorársi 144.
Grázia invecchia présto 94.
Grázia ónde sia 16:
16.91.
Grázie tre
: 45.
Guadagno dello Amóre
Guido Cavalcanti 2049
87.
Gustáre s'attribuisce álla ácqua
I
idéa ê aliéna da la Matéria del córpo 103.
Idée 11.12.31.32%
Ierotéo 16. 23.
Illuminazione dell'Occhio 23.
Immágini d'úno in ún’áltro 138.
Immagini non s'appiccano nell'Anima 139.
Immagi naz ion e 140.229.
166.
Incantéfimi
Inc ate nam ent o del le Idé e 1324
Incatenamento delle cose 165.
Inconstanzia degli amánti 170.
Inconstanzia de' béni mortáli 1710
Indizij amorósi 159.
Indovináre dáto da'l sóle 134.
Ingánni délia ánima 194.
Infelicità dégli amánti 169.
302
Infinito
Inimicizia ónde sia 60
Innamoramento 149.
... S iii
imperfetto no pro fåre se stéßo pfetto 1966
Instinto di multiplicáre 53.
Instinto amoróso ónde sía 134
Interpretáre & pronйzzáre ê di Mercúrio134
Intelligenzia in atto 189.
Intelletto della Anima ê móbile 186.
1866
Intelletto Angélico ê Stábile
Intelletto non é p súa natúra nell'anima 186¿
Intendimento ê diverso da quello che intén
de da quello che ê intéso
Intenzioni delle Léggi 156
Inténdere dell' Anima 285+
Investigazione ê ália délla Anima 2436
Junone la Idea Aria LL.
Įuštízia ê méżo da Tornare a Dio 756
Justizia compósto 761

Legáme dello ánimo & del córpo (1336


Legamento di Salúrto 121.
218.
Leggeréza degli spíriti
Letizia abbondante úna délle grázia 916
Libertá délla volontá 114.
Libidine 17.245.
Libidine non ê parte d'Amore ne effetto di
àminte 49+
Licóne inimico di Sócrate 208.
106
Linée che sieno
F
Lifta Tebano 6.5228
Lódi da la párte dinánzi 8.
Lóde perfétta 91.
Lóde d'Amóre 14.546
Lúce máschia 776
Lúce fémmina 776
Lúce compósta 7.7%
Luce di verita 2001
Lúce di unità 2012
Lúce amabilißima 2006
Lúce & pulcritudine di Dio ê infinita 2021
Lúce divina nell' Animo che adoperi 75%
Lúce di Dio nell'ánima 181
Lúce déllo ánimo 198
Lúme prímo délla Anima 721
Lúmi duói délla Anima 72.
Lúme secondo nella ánima 721
Lúme naturále 52.72.
Lúme sópra naturále 721
Lúme naturále & suo effetto 746
Lúme naturále a che ci invita 776
Lúme naturále cóme si úfi rettamente 796
Lúme del sóle ê in córporále 100%
Lúme del Sole in instánte riempie l'únivér«
So 99
Láme Angelido 1456
Lume ad intendere le cose che sia 180.
Lúme infinito 2011
silii
Lume dello spirito risplende p gli ócchi 218
Lúme négli occhi & nel cervello 2188
Lúme non può éßere córpa 99+
Lúna 63
Lúna tira a se il fuoco 1651
Lúna muove l'accidia 1659
Luogo delle idée 232
Lußuria 176
M
Midre fifica 40*
Mágica 157.164.165166.
Mál' d'occhia 67.166.221.223.233 .
Mále del uómo ê il disonésto 259
Mansuetudine di Sócrate 210.
Márte come in che sia differente da Cu=
pídine 15
Márte Signore della Genitúra che affezione
influisca 112.
Márte non dóma Vénere 213
Máschi perché piglino lé Fémmine 234
Matéria cerchio intorno a Dio 18
Matéria móbile 22.
Meditazione 173.
Medicina che desideri 56.
Melancolía 27554
Melancólici ámáno târdi 155.231.
Melancólici si ródono 255.
Méle +45 178.
Melancólici non si liberano presto dillo amó
re 235.
Memnone 179.249.
Ménte ê tóndo, immóbile 29.
Mémbro neßúno ê bello in se sólo 94.
Mente Angélica ; perché si chiami Satúrno,
Giove & Vénere 39.
Mente intende per il lúme di Dio 180.
Ménee Angélica Móndo primo 10.
Ménte conosce amore 20.
Ménte cerchio intorno a Dio 26.
(P
Ménte móbile +29.
Ménte principio del Mondo secóndo Zoroá =
Stre 33.
Ménte Angélica che ê 239.
Ménte ê l'Auriga della Anima 243
Ménte, come s'intirizi à Dio. 13.
Mézo dell'uomo desidera l'altro mézo . 75.
Minerva la il téßere amortáli 1224
Ministri & dispentsatóri de' dóni celésti.134
Miftria infelicissima 170.
Mifure del volto & del córpo umano 105.
Mádo non ê quantitá " 106.
Módo d'innamorársi 138
Módi di salire 190
Módo da sciórsi dáll' Amóre 234 .
Módi di Sócraie 248.

Móndo che significhi 10%


Mondo perché consista 348
Móndo é rétto da ún’Anima. 128.
Mondo ê úno 12.
Móndi tre 10;
Mórte únd , due resurrezioni degli amán
ti 456
Sorte degli aminti 158
Mórte di Flatóne 46
Mórto ê in se chiúnhe áma 43.
Moro della Natúra 308
Móto della Matéria 30.
Móto de' Ciéli ónde sia 536
Multiplicazione della melancolia 154:
Múfe dinno la Múfica 1226
Múficache ricerchi 576
Muficile consonanzia 1236
Mufiche di due sórte 578
Múfica vulgáre 245
Mutabilità delle cóse 1736
N
Narcifo & súa allegoria 194 .
Nascita di Platóne * 46
Nascimento d'Amóre inclinato a sensi 206.
Nascimento d'Amóre spirituále 2066
Natale di Venere 152
Natura del Centro 27.
1
Natúra cerchio intorno a Dio 206
Natura che cosa sia 69.1666239**
1
Natura cerchic móbile 29.
Natúra a tre grádi di cóse …… SI:
Natúra d'uómini da princípio 626

Natúra de' Demónij 732
Natúra del uómo dónde s'intende 1819
Neceßitá 218.119
Neceßitá a tutte le cose signorégg'a 120
Neßung destdera quél' ch'égli ⸠127.
Neßúno cerca ció che e' cpoßiéde 170
Nettare
TA che cosa sia 80.195
Nettuno Idea della ácqua 116
Nimici di Sócrate 208 .
Nitido che colór sía ito.
Nobiltà che sia 8.
Nómi comúni a le cose disoneste non con=
véogono a Dio 18.

Non si cércano cósè incógnite 177


Non si desidenano le cóse incógnite 144.177.
Número ternário 212
Núlla puó éßer'tocco dal suo dißimile 277
O
Occhio sólo conosce fruisce la Belleza corpo
.rále 49.
Occhio piglia tutto lo spazio del Ciélo spie
ritualmente : 93.
Occhio spirito vogliono la petua presén
ziadelcorpo perche serbire limmagine 140
Occhio vede icolórie lefigurede' córpi 180.
Occhio věde il Lúme inquánto éi si riflettes
ma non vede il fonte di éẞa lúce 1801
Occhi del Lupo cerviére 197.
Occhi d'Ottaviano Augusto 219.
Occhi di Tiberio Imperatore 219.
Occhi sóno pórte della Anima 159.
Occhi generáti dal Sóle cóme vegghino 180.
Occhi , & spiriti nõ risérbono le imágini 139 .
Occhi cóme piglino il lume dal Sóle 99%
Odore di Dio 374
Odoráre a chi s'attribuisca 87.
Off zio della Ménte 189+
Offzio della Anima 189.
Offzio della Vita umána 15.
Ogni Amórę ê onésto 28.
Ogni amatore è giusto, 118.
Ogni cosa per il lume di Dio s'intende 181.
Ogni effetto ê men' dégno della súacagióne188
Ogni amáto ê micidiále 46
Ogni cósa áma 114.0
Ombre della Anima 28.
Ombre de vestígi 28.
Ombra del uómo 29.
Operazione del rággio divino 1.30.
Operazione del Sóle ne' córpi vifibili 24.
Operazione della Anima 142190.
Operazione principále délla ánima 43.
Operazione d'Amóre 118
Opere mágiche di chi siano 156:
Oppenióni che cósa ê 239.
Oppenióni errónee de' Filósofi circa lo eßere
di Dio 781
Operare 43.
Orazione di Platóné 198
Ordine naturale 1336
Ordine mondino 1326
Ordine 53. 104.106.
Ordinamento di voci 107.
Orecchi sóno pórte della Anima 159.
Orfeo áma Euridice 19.
Orfeo da quattro furori occupáto 244 .
Origine della miferia umána 194.
Orto di Giove 142.
Ottaviano Augusto. 119.
P
Patroclo áma Acchille
Patire a chi s'aspetti *68*
Paufánia 205*
Pazia d'ónde venga 216*
Pazia cóme si generi 216 .
Pazia maggiore di tutte 237.
Pizi che ridono aßái 216
Fázi melancólici 216.
Pénia povertá 142.
Pensieri fißi dónde siéno 228.
Ferché gli spiriti muóvino i Cii
Perce kito Animo práccino le cose 930
Perché a cafo scotrándosi in alcuni éi ci piâc
+ cino . alcuni nó 120
Perché l'abbracciare non sázij 194.
Perché gli uomini diventino pázi 2156
Perché gli uomini formetátida la cóllora adú
sta impazino & che pazie fáccino 2164
Perché si véngha nello specchio 220.
Perché puu volóntiéri si inségni a'ptu bé
Agli 1753
Perché la Ménte sia sópra l'ánima 189
Perfezione interiore 84
Perfezione esterióre 84.
Perfezione del Corpo del Móndo 1294
Perfezióne sómma 536
Pietra Calamita 426.
Pittúre di várÿj nómi 97.
Pittura d'Amore 109.*
Pizicóre quánto dúra , perché 234.
Platone piißimo
Platóne dédito a gli studij Poetici nella súa
giovaneza 3 248.
Platóne non discórda da Dionisio 132.
Platóne in gioventú scriße il Fédro il Fedó
ne & il il Memnóne 479.
Platónici che débbino seguire 20.
Plutóne Idé a délla Térra I
Polímnia 1sopra la Música lasciva 58.
1'...
Porfirio per alorazióne Ebbe amicizia con i
Demóny 166.
Párte della Anima 2594
Bóro per l'abbondanzia 143.
Póro raggio di Dio 1424
Póro ébro di Nettáre 143.
Poté nzia di intendere cihê Venere 142.
Potenzie due déllo ánimo 44.
Potenzie neceßárte a la cognizione 86.
Potenzia delgenerare manca di cognizióne 183.
Potenzie cinque della ánima 854
Potenzia del generáre 30
Potenzia di conoscere ínnánzi állo átto della
cognizióne ê senzafórma 137
Preparazione del Córpo 104.107:
Pregneza dell' Animo 176
Pregnéza del Córpa 1764
Preparazioni a la Bellóza 107 .
Precettori di Sócrate 824.
Privilégij d'Amóre 616

Proporzioni , corrispondenzie di mém =


bri LO;
Proporzione delle due Veneri 445.
Própio della Matéria 68.
Própio della quantita 68 .
Prudenzia 75lig.
Pulcritúdine 27.01.
Purgaménto dell' Animo, 1346
Quale Belleza amáre si débbv 1988
68.
Qualitá particulári
Qualitá del sángue in la adolescenzia 217
Qualitá degli spiriti 218.
Qualitá che nuócono o Giovano ál córpo 189.
Qualitá attenénti álla Anima 89.
Qualitá spiccáta da estrinscche codizioni 201
Qualitá di Sócrate 212.213
Quánto piu's'áma peggio s'áma
Quello che si ámi 8.97.114.131.138.1446
1 97: 203.
Quello che intende ê diverso da quello che ê
intéßo & da lo intendimento 18.7.
Quello che dependa da altri 69.
R
Raggio s'estende insíno a chi guárda 2198
T -86.87
Ragione perché simile a Dio
Ragione della Anima che discórreper le cós
naturáli
Ragioni 318
Ragione che comprenda 862
Ragione , & Idéa nel Animo dellu'ómo 103.
Rággio divino & suói effetti 96.
Rággio 2073
Raggio della Belleza cóme trapáßi per gli
ócchi in altri 163
Rággio di Fedro & di Lífia 2228
Ragione della Anima che ê 2398
Rággio
Begióne neßuna del Móndo débbe mancáre de
ragione 736
Re del tutto secondo Platóne 33.
5
Re dell'universo 224
Regno della neceßitá 218
Restituzióne débita 46.
Rimanére nélla vía 159
Rimedij artificiali cóntra l'amore 236.
Rimedio approvato da Lucrézio cóntra lo
.amóre 239
S
Saette amoróse perché vanno al cuore 2214
Sángue in la adolescenzia è sottile, chiiro,
cáldo & dólce . 217.
Sángue in etá matúra gróßo & néro 217.
Sángue perché sottile e cáldo 219
Sángue dello Amánte túrba il sangue della
amáto 22142
Sángue del ferito corre vérso il nimico 225
Sanguignico i melancólici s'ámano sempre 232
Sanguigni con i sanguigni stanno bene insit
me in amore 2314
Sanguigni co' collérici finno spéßo páce , er
* trégua A 232
Satúrno inteso per l'Anima del Móndo 39.
Saturno inteso per la Ménte Angélica 39+
Satúrno castra Célio 121
Sapienzia a chi s'attribuisca 1340
Sapienzia ê la piu belladi tutte le cósë 170.
T
Sapienzia che sia
.199
Safo poetißa
Schermire che richiegge 2568
Scienzia che sia 57
199.
Scienzie patischono_mutazione 1734
Scópa Crannónio 211
Segamento dell'uómo 66.74
Segamento della Anima
709
Ségni da conoscere gli innamorati
259.
Segni di temperáta compleßióne 109+
Sémi
316
Séme da tutto il corpo córre
2274
Semi delle cose cóme paßino nella natúra 33♣
Séme della república qual sía
246 .
Senso che comprenda`
86.
Sensi che alperino da prißo , da lontano 88.
Senoffonte
248 .
Similitudine della Mente agélica et dell'occhio13
Similitudine che sia
47.
Sócrate fu battuto 247.
Sócrate sapientißimo 6.124.247.
Sócratepiuche altro inclináto állo Amore 156.
Sócrate ebbe un' Demónio familiáre 166
Sócrate amo piu legittimamente che áltri 208.
Sócrate vero amatóre
2906
Sócrate & Cúpido simili
209.214.
Sócrate di chi fû figliuolo
211
Sofista che cosa sia 164 .
Sógno degli amánti 1979


Sóle cuore del Móndo 218
sóle agguagliato Dio 1800
Sollevamento dello Animo 98.
Somiglianza perchè 2306
Sottiglieza del sangue 224.
Sottilità che adóperi 2256
Spézie & átto sono in qualúnche cósa 24.
Spezie dello Animo 191.192.
Spézie déllo Angelo 191.1924
Spézie di Dio 191.193.
Spézie delle vóci 171.
Spézie dóvé 106.
Spécchio perché fácci lo spirito visibile 220
Spére del Móndo son dódici 129.
Spirito che cosa sia 139.
61394
Spirito comúnica l'anima al córpo
Spirito piglia le immagini per i sensi 139.
Spirito occhio vogliono la prefénzià dei
Corpi për serbáre le immagini 140.
Spiriti ánno bifogno di molto sángue 1530
Spirito ê casa della Animá 157.
Spiriti di che si generino 218 .
Splendore delle Gióte ónde sía 84.
Splendore è una delle tre grazie 91.
Splendóri diversi 193.
Sprezamento della luce divina. 776
Squallidéza ónde procéda 1526
Státo dello Vno
1906
Státo dello Angelo 190:
Tii
Státo dell' Anima Loop
Státo del córpo 1904
Státo è piu perfetto che il móta 186+
Státo própio della eternitá 186.
Stimolo a generare figliuoli 148.172.
Stimolo di generáre ónde nisca 2726
Stoltizia 215
Stoltizia di che seguiti 158,
Svaporamento degli spíriti 2536
Sviamento dello Animo 98
Svegliamento d'Amore $169.
SuperЯizione contro^a mistéry 245*
Sustinzia del Ciélo 107
Sustânzia della Anima 1902
T
Teettto discepolo di Sócrate 1.79€
Temperánza che sia 199.
Temperánza è mezo di tornáre a Dio 75%
Temperáti 760
Tenebrofitá della Ménte 119.
Termini che siéno 106.
Terra 53.63.76.165.
Termini d'Amore 23.
Tiberio Céfare vedere albúto 2194
Timóre d'Infimia 19.
Timiditá ónde sia 38
Timóre reverenza degli aminti álla per
sóna amáta 37:
Toccare s'attribuisce álla Térra 88
Tranquillità d'Amore 116.
Trascuratággine degli amanti. 160.
Tuóni ótto ónde si prodúchino 1236
V
Vapori di che sitno 877
874
Vdire s'aßomiglia all'Aria
Vdire non si sázia si presto 'cóme gli áltri
sensi 156.
Vedére lúme la notte 2194
Vedere ê nel mézo tra la Ménte & il táta
to εισα
Venere due 39.40.141.
Venere Celtste 39.135146.145.
Venere vulgáre 39.135.146.
Venere per la Ménte Angélica 39.
Vénere figliuola di Célio 39%
Vénere figliuola di Giove & di Dióne 40 .
Vénere prima nell'uomo 412
Venere seconda 41.
Vénere dóma Márte 112.
: Vénere non séguita Marte: Liza
Venere intesa per la ánima del Móndo 39.
Venere própia 145.
Vénere comúne 145.
Venere due nell' Anima 1464
Vendétta giustißima in Amore 46.
Veritávárta ne' nómi secondo gli effetti 199
Vergógna útile
Vffizio Sócratico 246
Via al Citto 388
Vie álla Beatitudine 758
"
Vie diverse a la Beatitúdine .78.
"
Virtu d'Amore 52.
virtú diverse 1998
f
Virtú délla Temperanza 84%
viriditá una delle tre grazie 912
vita contemplativa 1496
Vita attiva 149 150.
Vita in che consista 1528
Vite tre 49.
vita doppia dello amante 46%
Vivánde Celesti 81.
Vnitá divina 238
Vnità delle cóse 284
Vnitá consérva il tutto 54.
Vno che cósa ê 200
Vómini cóme fatti da princípio 63:
Vómo mézo 64
Vómo & chi si conviene 70°
Vuomo significa cósa stábile 700
Vuómo come si restituísca a la îtegritá.i. 79•
Vóci ove si generino 878
Volontá divina ónde intenda fuor di se pro=
dúrre 532
Volto di Dio rilúce in tre spécchi 97 2
Voluttuósa vita 14i.
Voluttuófi 1498
Vollo divino perché práce 988
Váci figure d'uominis sano cõvenientis
simi állì spiriti del córpo 156.
Vóglie delle Donne grávide 2296
Vóglie degli Amanti 2290
Vfo rétto del lume naturăle 79.
Vulcáno idea del fuoco 210
Vulcano da & mortáli il fabbricáre 12 20
t
༢.
Zólfo tira il fuoco 165.
Zoroastre Ebbe amicizia co' Demónij. 7.

Erróri di Stampa.

Fac . 123 , te nella Nativitá , Cornéggi te se


nélla Nativitá.
Fác . 126,1gnéo ció ê fuoco Corriggi focóſo.
" Nel quaderno , M , Corréggi quésti númeri
per 200 , póni 180 , per 201,181 ,per 204
184,per 205, 185 per 208 , 188 ,per
189 per 212 , 192 ,
Nel quaderno per 24522412per 248 244
per 249,245 ,per 252. 248 , per 253 249
Nelle lettere, o accenti scambiáti se Errore
çifúßi , oßérva l'uso della párte maggiore .
REGISTRO .

ab, ABCDEFGHIKLM
NOPQRST.

Tútti sóno Quaderni eccétto,b,ch'ê sestérno


ว T, duerno",
PRENDO
CORSE
LAC Q VA

CH
TO?
SI
ΝΟΝ

XIV WV I D)

IN FIRENZE

M. D. XXXXIII

Deyerliche
Staatshielothek
München

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