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CENTRO PER LA S T O R IA DELLA TECNICA“

Via Balbi. 6 - GENOVA

/ sr sr/ c.

\ MODERNA E CONTEMPORANEA

C/9

GENOVA
M E T O D O ' ' F A C I L E
7EK F1K.MAKZ PRALSISIA S 'O P .T A

L DI V E R N I C I
DELLA C IN A , e del GIAPPONE
p r a t i c a t o
IN* F R A N C IA , ED IN IN G H ILTERRA
Secondo gii (perimenti di- accreditati Profeflbri che a i un modo
facile riducono l ' a r t e di ( c o g l ie r e fa Gomma copale tanto
, in addietro: ( e ra profitto ricercata

O L T R E A CH E I N N U S J E R A B ltl. ED U TILISSIM I S E C R E T I
T u t t i « p io v a ti dalle più dotte Accademie di Europa ta r i- d ie
B elle A r t,. apparto,tenti , e f o r t e -ambe riguardanti ' T £
d , tenere nette e Denti con Polveri fa tui ,ri e Ballam i
Mfetvienti a diverfe m ài atti e

IL T U T T O O P E R A , e S T U D I O
DEL' S 1 GNOR,
ALBERTO G UIDO TTI BOLOGNESE,
dedicato al signor

C A R L O AGNELLO detto DARI.

^ 0

I N V E N E Z I A MDCCXCL

pre sso P i e t r o S a v i o n i

Ori» Licenza de' Superiori , e Privilegio,


AMI CO C A R I S S I M O

■A f
* i £ NT e mi è più gradito che il poteri11
offrire un contraffegno dell‘ intrinfeca , e fin-
cera mia amicizia . Fortunata occafione mi ac-
!cade nel pubblicare il prefentè Libro . Egli è
a mìo credere un complejjo di erudizioni , [pe­

Irimenti 3 ed a w ìfi non men utili , che dilet-


I A 2 te-
4
t tv oli , A Voi , che ben conofio a portata per
diflinguere qualunque f i fin il fino merito lo pre­
finto , perchè favorindolo dell’ approvazion Vo-
jìra , che mi Infingo non demeritarfi , porti
/ eco il vanto d’ ejjere flato bene accetto da per-
fona , che compatìnd.o ancora ove mancar pò-
teff e o di fatto , o d’ efperlenza , f i compia­
ce proteggerlo per ciò che più importa il mio
impegno , e premura che non v i fia difiaro .
Ricevetelo perciò v i prego , ed efaminando che
V animo mio non poco f i diletta della Voflra
compiacenza , firvirà ciò perchè ognun cono-
fca che molto più Voi meritando , tutto me
flejfo con queflo v i prefinto per vieppiù prote-
flarmi

Voftro Aff. Fed. Amico, e Serv,


PIETRO SAVIONI.

AL
i
AL C O R T E S E

L E G G I T O R E .

T 1
J—í Amor di fapere non ha avuto, nè avrà
mai limite alcuno , a fronte d’ infuperabili
oftacoli ; perciò forgono ogni dì nuove fco-
perte , le quali o il governo politico , o- 1’
arte militare , o F agricoltura arricchifcano .
Il genio innato dell’ Üomo per le fcienzé
ognora più cerca di apprendere , e di erudi­
re . L’ Operetta , che colle mie Stampe io
prefento al Pubblico è fruito di molte vigi­
lie , e di molte faticofe efperienze : eiTa trat­
ta di formare le Vernici all’ ufo della C ina,
e del Giappone . I foli induftriofi tentativi
ci hanno meifo a parte di una manifattura
jtphe i Cinefi mai non avrebborio a noi tra­
mandato , troppo gelofi nel comunicare i lo­
ro fecreti . Col prefidio di quello Libretto
ognuno può divenire maefìro in un’ arte fin
qui occultataci , e sì neceflaria , che tutti i
fontuoiì Appartamenti fa più brillanti nelle
foro magnifiche fuppellettili . Se i noilri an-
tichi aveffero avuto in coitume quelle Ver­

Inici , quante fatiche di eccellenti pendìi fi


farebbero confervate : in fatti una pittura co­
perta da limile lucidiifima Vernice è guarda-
A | 1 f*
1
ta dal tarlo fe fia dipinta in legno , fe in
tela 1’ umido non la infradicia , nè lordura
alcuna la contamina , difefa che iìa dal ra­
ro infrangibil criftallo .
Ho aggiunto a così intereflante Operetta
alcuni altri vantaggiofi Secreti, molti de’ qua­
li fono anche rifguardanti 1’ umana falute ,
tutti eftratti dalle Opere di celebri Autori,
che fi fono fegnalati nelle piu colte Accade­
mie di Europa . Gradifci dunque lo Audio,
che mi fon prefo di elTerti giovevole, o cor-
tefe Lettore , e nell’ approvare , che farai 1’ '
amorofa mia cura in iftruirti aggiungerai
nuovi ftimoli, onde intereifarmi a darti mag­
giori prove colle mie Stampe della mia fe;--«
vitù , e fmcera riconofcenza ,
7
L I B R O P R I M O
T K A T T A T O
D I V E R N I C I

Tanto dì quelle denominate della Cina , che geliti


Comune , e di varie altre Jorti , Jecondo lì mi­
gliori efemplari di Francia , e d' Inghilterra , e
giufia quello che hanno ferino li più moderni ,
e gravi Mudori, che trattano di quelle.

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D E L L E GOMME»

erfetta notizia della qualità di tutte le

P Gomme per fino ad ora non fi è per anco


potuto ricavare , non ottante , che molti
dotti Scrittori fi fieno molto affaticati intorno
alle medefime ; tuttavolta però fi pongono fot*’
co l'occhio le. più, fino al prefente, efperimen-
tate . Intanto deferiveremo le medefime, come
vengono rapprefentate da' più accreditati Scrit­
tori, e Proiettori di Chimica , e come s’ hanno
nelle Opere di coloro , che hanno trattato del«
le Vernici, e delle Gomme.

a v v e r t i m e n t o ;

Devefi avvertire , che molte di quelle che


comunemente vengono chiamate Gomme , non
iono tutte Gomme , ma vi fono Refine dure ,
come^ la Copale , che impropriamente viene
celcritta per Gomma , e non è tale , ma una
¿\efma , come a fuo luogo si deferiyetà , per-
A 4 chè
S Trattato di Vernici.
che ciò è uno sbaglio grave , e fi deve avere
in confiderazione , che le Gomme s' hanno ‘a
fciogliere con ingredienti acquofi , della qual
fpecie. è lo fpirito di Vino , e limili , o pure,
che tendano all’ oliofo e le Refine con ingre­
dienti refinofi , fecondo la fcuola del Sig. Dott.
Giufeppe Monti Bottanico famofo, ed altri A u ­
tori 4 come abbàffo fi dimoftrerà.

Della Gomma Lacca.

N primo luogo parlando della Gomma Lacca,


I così forfè chiamata , perchè tiene qualche
tintura di rodò limile al colore della Lacca, ma
biavo ; producefi fecondo alcuni dal fugo di un
albero di tronco affai grande avente le foglie li­
mili a quelle de’ noitri Pruni , il qual fugo in
tempo del caldo trapelando dalla rara corteccia
de’ i’uoi rami , fu loro fi addenfa , e s’ indura ;
e fecondo altri vien lavorata , come il miele
dall’ api, da certe formiche alate, le quali, do­
po aver libato 1‘ umor deile foglie , lafcian bul­
le foglie medefime quella materia , che fatta
concreta forma la Gomma di cui fi parla . Per
la qual cofa , li Paefani di quello luogo, hanno
in coitume di tagliare elfi rami carichi di Gom­
ma, per poterli poi, fatti beccare come fi con­
viene all’ ombra» mandarli in Europa, o in al­
tre parti . Oggigiorno per altro fe n* ha in
parte libera da buoi rami 5 e purgata , avendo
gli abitanti di que’ paefi non bolo capito il loro
vantaggio, ma imparato ancora il modo di pur­
garla ; ed il Pomet nel fuo Trattato di Droghe
lib. 7 , cap. , dice, che liquefatta detta Gom­
ma , e purgata dall’ ale , e da piccioli pezzetti
di foglie, e renduta più chiara, e meno carica
di colore solfo , la (tendono fopra una pietra
pia-
Libro 'Primo. p
piana, e ne fanno tavolette, che i'eccar fanno,
e cosi-da' fpacciano con maggior valore. Develì
però notare, che di detta Gomma ne viene por­
tata in Europa ridotta in tavolette , ammaliata
per mezzo della ragia di pino , la quale non
tiene la Aia durezza nativa , ma ha del refino-
fo , e dell’ ontuofo ; e perciò non è cosi buona
per vernice come la naturale.

Modo di purgare detta Comma.

UE modi ho ritrovato di purgare , o per


D meglio dire di levare il colore di Lacca
a detta Gomma , Uno è di peftare groffamente
in un mortajo la Gomma , ed unendola cosi pe­
data a porzion fufficiente di Arpone fatto in mi­
nuzzoli , chiuderla in un panno di lana , ed in­
fonderla così unita in un vafo con acqua tiepida
ben chiara , e pulita , lafciandola in effa ilare
per dodici ore in circa ; paffato il qual tempo
deefi sbattere , finché fia del tutto fvanita la
tintura roifa, o gialla che fia, o a meglio dire,
finché fia diventata quali bianca . L’ altro è di
metterla cosi all’ ingroflfo polverizzata in una
icutella , o cattinello con lifcivo dolce tiepido
per ore fei in infufione, dopo levarla, ed ave­
re acqua corrente , o di pioggia pure tiepida ,
ed in^quella agitarla bene , ad effetto, che for­
tifica il colore, e refierà purgata.

Modo di fcioglìere la Gomma Lacca.

O In o ad ora, per fare delle vernici fine , non


fi e trovato altro modo, che di adoperare lo
Ipirito di Vino fenza flemma , ed ottimo , che
ha paifaro per la neve ; fi deve prendere un’
oncia di Gomma peftata fottilmente in mortajo

io Trattato di Ineritici
di metallo , e pattata per fetaccio di feta fotti-
le , e meglio farebbe macinata fui porfido , o
altro marmo , e così polverizzata porla in un
faggiuolo con entrovi oncie fei del fuddetto
fpirito di Vino sflemmato , che in Bologna fi
ritrova nella Fabbrica de' Rofogli del Santi ,
detto volgarmente di Sabbatino , che fi vende
baiocchi cinque l'oncia , che fono lire dieci di
moneta di Bologna , o due Scudi Romani il
Boccale . Detto faggiuolo deve effere di capaci­
tà di due terzi di più della materia , che vi è
dentro, cioè fe è di mezzo Boccale di fpirito ,
vi deve effere di vacuo per un altro Boccale di
detto fpirito , e ciò ad effetto , che ponendolo
al caldo nell’ agitarli lo fpirito non faccia cre­
pare il faggiuolo, come fpeffe volte, a chi non
ha tale avvertenza fuccede . Polla, che lìa nel
faggiuolo con lo fpirito , fi deve agitare per
una buona mezz’ ora detta Gomma con lo fpi­
rito, e lafciare il tutto , almeno per due gior­
ni in digeflione , e pofcia tornare agitare per
qualche altro fpazio di tempo ; fe la Ragione é
d’ eflate fi pone al Sole tutto il giorno, e fi le­
va avanti il tramontare di quello ; fe è d’ In­
verno bifogna porlo vicino al fuoco con calore
moderato, ma devefi avvertire di agitarlo più,
e più volte il giorno. Per le vernici qrdinariea
fe ne parlerà trattando di quelle.

Dell' altre Gomme,

I fono altre Gomme , e fra le altre una i


V che deferivo il Mattioli nel libro primo
di Diofcoride cap, u t , che ftilla dall'albero O-
lìvo felvatico, detto Olivo di Etiopia , e pari-
menti fe ne ritrova negli O l i v i , che fono nel­
la Riviera del Mare Adriatico, podi nelle Col­
li-
Libro Ttimo, rt
line del territorio di Lecce in Puglia , fecondi)
ciò che dice il P, Bonanni nel fuo Trattato delle
Vernici Cinefi , nel libro fecondo ; della quale
dice per effere affai dura fi affomiglia alla Gom­
ma Copale , ma per fino ad ora infruttuofa ,
non avendo ritrovato alcuno Autore, che fpie-
ghi il modo di fcioglierla,
Vi è la Gomma Elemi , la Gomma Anime i
Gomma di Sufine, Gomma Dragante , Gomma
Arabica ec. Delle due prime non fi ha contez­
za del modo di fcioglierle , come anco 1’ Opo-
panace, 1’ Ammoniaco, il Galbano , la Colofo­
nia, e la Serafina ec, dell’ altre collo fpirito di
Vino perfetto fi fciolgono ; ve ne fono di que­
lle, che con l’ acqua fi fciolgono, ma fono diffi­
cili ad unirli collo fpirito.

Delle defìtte, e fpeeialmento della Copale,

A principale è la Copale , detta erronea­


L mente Gomma : quella fi raccoglie nell'
America , fecondo il Calceolario Lezione 5 , e
Pietro Pomet nella Storia delie Droghe lib. 7 ,
cap. zji, da un arbore , che da’ Paefqni gli vie­
ne con un’ Accetta tagliata la corteccia , e tac-
cano ancora il legno , e per la fenditura , an­
che per la relazione del P. Serafino Cappuccino
della Terra di S. Giovanni in Perficeto , quale
è flato diverfi anni Miffionario prima nell’ Ito­
la di S. Tommè in Affrica , e pofcia pafsò nel
Brasile , che portò diverfi di que’ Ballami , ed'
altre rarità di quei Paefi , racconta , che per
avere il Balfamo del Copaiba fi fende con un*
Accetta la fcorza , q cottecela intaccando il le­
gno del tronco di un Arbore molto alto , e
frondofo , da lì a poco fpazio di tempo fu la
cima del detto Arbore fi Lente uno feoppio ,
co-
3~ Trattalo di Vernici
come uno sbarro di cannonata, ed in quel putì'
to dalla fenditura incomincia a Biliare il Balia*
mo , il quale con un mezzo cannoncino fatto A
coppo , lo fanno Biliare in un vafo , Di quello
Balfamo dal detto Padre, che con le di lui ma.
ni lo colie chiaro , e puro , come la più pura
acqua , che li veda , a chi fcrive ne regalò un
gruppetto , il quale Balfamo h^t molta efficacia
di più di quello fi vende, ed è èr titi odore foa-
vidimo. Racconta detto Padre, che nel tempo,
che fi raccoglie detto Balfamo , il quale Bilia
per Ja fenditura , che attorno al taglio il fud-
detto liquore fi condenfa molto, e prefio a cau-
fa del gran caldo , e per lo più quel condenfa-
to fi Jafcia Bare, e viene poi tofio ; ed induri­
to , che fia , difpacciato poi per Gomma Copa­
l e , abbsnchè alle volte l’ arbore Beffo per qual­
che tral'pirazione ne tramanda fuori in forma
di Gomma, ma confimile al detto di fopra. Al­
le volte , dice lo Beffo Padre , che raccolgono
fubito quello , che ritrovano coagulato attorno
alla fenditura , e lo fiemprano con olio di Pal­
ma , e lo difpacciano fuori . La Addetta Gom­
ma Copale , tiene io Beffo odore del Balfamo
del Padre Addetto . Che fia una Refina, e non
Gomma bafia lame la efperienza con prenderne
un poco , che fia fatto in polvere , e iafciarlo
cadere fopra la fiamma d’ una candela, che ab­
brucia , come fan le altre Refine . Quefia tale
Refina quando fi raccoglie è bianca , e trafpa-
rente , quando non fi unifica con polvere , che
fia fu la corteccia del tronco, o che vi fi unifi­
ca della fcorza dell’ arbore , o pure alle volte
col porla in terra non vi fi unifica della terra
per effere" vifcoia, e dopo lungo tempo diviene
gialla . II Gomara dice , che detta Gomma , o
Re fina è di due fpecie , na è limile all’ Inceri-
fo ,

\
Libro Tì'imo.
io , clie per edere graffa , e refinofa è di poca
buona qualità , ma quella , che deferive detto
Autore non è ¡a Refina dell’ Arbore del Balsa­
mo del Copaibe , ma è dell’ arbore del Ballatilo
di S. Tornine nell’ Affrica , nell" Ifola detta di
S. Tornmè . Segue detto A u to re, e dice : 1’ al­
tra, quale è trasparente, e chiara, quella edere
ettima per vernici , ma per edere di qualità
umida in primo grado, e che per caui’a delle
parti acquol'e , che in fe tiene , ne nafce la
gran difficoltà nello Scioglierla con lo Spirito
di Vino, come da molti viene propofto.

Modo di fc togliere la medefima.

I piglia la Refina, o Gomma Copale, e fi pe-


ila minutiffìmamente , e fi paffa pqr tamiSo
fino; e con olio di Spico , che Sia perfetto , fi
mette unitamente in un faggiolo di vetro facen­
do, che 1’ olio Sopravanzi due dita; dopo fi po­
ne a Scaldare a fuoco temperato Se è d’ Inver­
no, e Se è d’ Eilate a! calore del Sole , maneg­
giandolo di quando in quando; che a pòco a po­
co fi Scioglierà , e reitera in fondo come una
cola : per fare la detta Gomma maneggiabile ,
ed atta ad incorporarli con le altre Gomme , fi
decanta tutto 1’ olio di Spico, e dopo fe gli ag­
giunge acqua di rafa ottima di Francia, in quel-,
la quantità , che fi vuole ; ciò fatto turatela
con turacchio , o fia lloppaglio , e Sopra vefei-
c a , o cat ta pecora ben legata, e pofeia incoiate
carta nella legatura della carta pecora, con Scal­
darlo, e maneggiarlo, che fi Scioglierà.
Vi è un altro modo per Sciogliere detta Gom­
ma Copale , il quale viene dato per ficuro , ed
è quello : Si prende una pietra di quelle ove fi
macinano Sopra li colori , e fi rifcalda col fuo
co ,
>4 Trattato di Vernici
co , ina che il calore fia moderato ¡ mantenen­
dogli fiotto il fuoco, acciò confervi lo fteifio gra­
do di calore ; icaldata che fia , fi prende la
Gomma Copale, e con olio dì fpico fi mette fio-
pra detta pietra rificaldata , e col macinino di
p ie tra , che fia caldo , fi va macinando detta
Gomma coll’ olio iuddetto per fin eh’ è fciolta,
e dopo s’ incorpora con lo fpirito di Vino ec.
Altro modo parimenti dato per ficuro* Ridot­
ta in polvere finiffima là Gomma Copale, fi pon­
ga entro ad un faggiuolo , nel quale vi fia fipi-
rito di rofimarino , di quello che fabbricano a
Venezia, e col fuoco fi faccia feiogliere.
Per me ritrovai un modo aliai facililfimo per
feiogliere detta Refina Copale ed é quello : in
tempo d' Eflate, non al fole , prefi una porzio­
ne di detta Copale fottilmente polverizzata ¿ e
la gettai entrò del Balfamo del Copaiba, datomi
dal fuddetto Padre Cappuccino , la quale imme-
diatilfimamente toccato, che ebbe la polvere nel
Balfamo fi fquagliò tale quale è detto Balfamo ¿
e dopo 1’ incorporai collo fpirito di Vino Coti
tutta la facilità credibile.
Per le Vernici oliofe eRa Gomma Copaiba
viene diiciolta o collo fpirito , o con Olio di
Trementina, o pure coll’ olio d’' Abezzo perfet­
tamente .
La fandracca, il Maftice , 1’ íncenfo, la Rafa
di Pino , il Sangue di Drago in lagrima , che
fiilla da un Arbore detto Dragone * fendendogli
là feorza con un’ accetta, come fi è detto di fo-
pra, fecondo quello che feri ve il Vormio nel
fuo Mufeo Cap. ?4 ¿ Menardo Giulio nella Sto*
ria delle Piante più rare lib. i , Cap. i s ed il
Pom et, qual arbore nafee in Cartagena del Pe*
rù . La Ganfora è parimenti Una Refina , che
ftilla da u« Albero , aperta , che gli fia la cor-*
tee -
Libro ’P rim o .
feccia i come lì è detto delle piante fuddette «.
Noi altri in Italia , e fpecialmente nella Lom­
bardia, abbiamo una Refina aliai bella , che ol­
tre la virtù balsamica che godè , ha una bellif-
fima chiarezza ; nel principio ha dei vifcofo ,
pofcia diventa dura come le altre Relìne per­
fette . Quella nafce da certe vefcichette , che
producono gli Olmi giovani nel principio del
mefe di Giugno ; è come acquofa , e piena di
piccoli animaletti : dopo viene affai vifcofa , e
andando avanti, nel mefe di Luglio diventa lo­
lla , e ofcura in modo , che rende difficile io
fcioglierla . Quella Refina , o Gomma incorpo­
rata con altra , oltre il lultro , che ha , comu­
nica la fua durezza *
Quelle fono le Gomme, e le Refine, che per
lo più concorrono a fare una Vernice buona,
ed anche ad imitazione della Vernice vera » s
leale delia Cina.

bell' lAmbra, o Carabe.

I è poi 1’ Ambra, o fia Carabe , che in la­


V tino fi chiama Succìnum , la quale non fi
» Pu^ definire fe fia Gomma , Refina , o pure
Graffo dalla terra, come vogliono divelli : Pli­
nio però, Olao Magno, S. Bafilio , Agricola nel
lib. 4 de Foffilibus , dicono eh’ ella fia un Su-
a°ii? ° ^\e^na 5 oppure (^ottima prodotta da un
Albero, il quale fi ritrova nelle fpiagge del Ma­
re di Pruifia : ma li Geografi , Viaggiatori , ed
Autori moderni fon di parere., che il mare del­
la Pruffìa, nella Pruflìa Ducale getti dell’ Ambra
gialla . Quella Gomma , che così la cbiamere-
™° j e la più difficile , che trovar fi poffa da
Ilciogliere. Tutti quelli, che fcrivono di Verni­
ci , la pongono in comune con le altre Gomme,
quan«
16 Trattato d i Pernici
quantunque non riefca così facilmente , mentre
dà per lo più folo tintura , ed è un gettare i
denari ali vento . La maggior facilità di fcio-
giierla per ora ritrovata , dicono eiTer quella
dello Spirito di Vino perfettamente sflemmato,
che colta un Zecchino il boccale alla Fabbrica
del Santi, comunemente detta di Sabbatino, con
fuoco mite 1* Inverno , e 1’ Eftate coll’ efficacia
de. lol cocente , cui deefi almeno tre ore dopo
la levata, efppr la materia, e ritirarla in cafa
avanti le ore a j,, ma ciò alle volte fianca thol-
to, e non terminalo fcioglimento, e però rief-
ce meglio col fuoco di fornello, come più avan-
ti fi dira, e moftrera di fare . Non voglio dif-
penfarmi di riferire qui ciò , che ho ritrovato
in un Autore, che da il vero modo di fcioglie-
re il Carabe per fare una Vernice duriffima: di­
ce , che fi prendano due oncie di Carabe , ed
una libra di Spirito di Vino sflemmato , e che
il Carabe iìa ben petto fotti Imene e , e {tacciato
nel detto fpirito di Vino j unito a detto Cara­
be, devefi aggiungere un’ oncia di Sai di Tarta­
ro, o in mancanza di quello un’ oncia di Salni­
tro fiffo, e poi lutarlo bene , e metterlo al fo­
le , agitandolo fpefle volte ; ciò fatto , fe vedi
che il Carabe non fi fcioglia , mettilo al fuoco
di lucerna per ìz ore , e poi leva con diligen­
za , guardando che non venga flemma , lo fpN
rito di Vino tinto , e mettilo da parte in una
boccia di vetro , che dovrai chiuder bene ; do­
po ritorna a mettere fopra il Carabe , che è re­
flato nel faggiuole , coll’ aggiungervi un’ altra
rmezz oncia di Sai di tartaro , o Salnitro fiffo ,
e fare come faceiti la prima volta , indi decan*
ta 1’ altro fpirito tinto , ed unito all’ altro ca­
vato di prima , mettilo in un orinale di vetro,
che abbia del corpo, acciò non crepi j ciò fatto
ad-
I « . n ■ ■
Trattato di Vernici.
I adattavi il Tuo recipiente, e a fuoco lento dii-
tilla, per fino che cali un buon terzo ,Je più;
così avrai nel fondo dell' orinale la Vernice con
corpo, dura, e perfetta . Ho ritrovato ancora,
che il Carabe fi fcioglie con uno fpirito volatile
orinolo fatto di due parti di Sai di tartaro , ed
una di Sale ammoniaco , collo fpirito di Vino .
-Altro modo più facile , il quale iafcia la Verni­
ce >con un fetore grandiffimo , quello è di porre
un' oncia di Cafabe in onde fei d’ Olio di fai-
io , che fia ben fottile ; e pofcia lungamente
agitato l’ olio col Carabe, dopo efpofìo per qual-
eoe giorno al fole, fi fcioglie, ma bifogna che
Ha ben turato il faggiuolo , e fpeflo fcolTo , ed
agitato. 3
$
Vi è il bitume giudicato,, o fia Spafatro , e
i a _le ce greca , eh’ entrano pure nelle Vernici.

Dello Spirito dì Vino .

T )R im a di paflare più avanti nel difeorfo delle


., Vernici, e neceflario penfare a quello , che
P!L\ doperà . allo fcioglimento delle Gomme ,
cioè allo fpirito di Vino , il quale come s’ è
• detto altrove deve eiiere fenza flemma , e Per-
fettiuimo . Ma ficcome per raffinato che fia , e
dl quello del Santi, può cader in dubbio non
e er egli della perfezione che fi vorrebbe ; cosi
penio che il raffinarlo di nuovo col fale di Tar­
taro, fia cote da non trafeurarfi. Per far la qua-
le operazione mi prevaierò dei modo infegnato
da fopraccitato Padre Bonanni Gefuita nel Arte
? « °, J rattat0 delle Vernici ec. al Cap. <,
'h* '! 11 (eguente : „ C i ò fi fa , die* egli , con
j porre in elio ( cioè nello Spirito di Vino )
" dentr° una Pez^ dei Sale di Tartaro, in ma-
’ d0> cbe non tocchi il fondo del vafo, il qual
« » Sa-
15 Libro Trìmo
Sale attrae a fe tutta la flemma acquofa , c
„ la fepara dallo fpirito, il quale reità a galla.
„ Fatta quella feparazione, fi deve per imbotta­
si tore di vetro pattare in modo , che quando fi
„ vede ufcire il Sale coll’ umido , fi chiuda 1'
„ imbottatoie con uno llecco, il quale abbia in
punta della Bambagia,, . Si decanta poi tutta
1* umidità , e fi fa afciuttare il Sale , quale fer­
ve per altre volte.

Dell' Olio cotto.

L modo praticato da’ Droghieri » e Colorati


I in fare 1’ Olio cotto , è di far bollire l’ Olio
di iemente di Lino folo, e non di Noce , o al­
tro ^mettendovi dentro Ratargirio , e Minio »
ma di quello ultimo in minore quantità , e lo
ranno attai bollire , per fino che viene a quella
confidenza, che da loro è chiamata cottura. Ma
ficcome la bontà di tutte le Vernici oliofe di­
pende dalla cottura , e preparazione dell* Olio ; ■
così per avere 1’ effetto defiderato , porterò qui
due ricette ffampate nel fuddetto Lib. del P.
Bonanni ai c. n , il quale afferifce praticarli in
Inghilterra , ed altrove ancora , e fono le fe-
guenti : ,, Si pone in un Vafo vetriato , a ca­
si gione di efempio , una libbra d’ olio di Lino,
m e fi noti 1’ altezza di etto in un bafloncello.
s , Poi nell’ olio f i deve infondere altrettanto di
», acqua pura, fopra cui 1’ olio darà a galla. In
,, detc’ olio fi-deve infondere un facchetto pie-
», no di alcune polveri didribuite in parti egua-
,, li in modo , che tutte infieme pelino circa
,» -oncie cinque, e faranno Biacca, Terra d’ om-
», bra , Ritargirio d’ oro , Minio , e Verdera-
», me , le quali tutte hanno virtù Zeccante , fe
», bene tal dofe non è neceffaria , onde alcuni fi
33 fer-
Trattato dì Pernici,
„ fervono del folo Ritargirio , o infieme col
„ Minio in minore quantità. Poi fi faccia bolli-
>> re fin tanto, che tutta 1* acqua fia sfumata »
„ il che fi conofcerà, mifurando 1’ olio col det-
„ to baftoncino . Si deve però avvertire , che
» prima di tutto il confumo dell' acqua , farà
„ bene levare il facchetto delle polveri, accioc-
„ che non refti abbrugiato dall” olio , e reilino
„ con effo mefcolate le polveri „ , Sin ouì il
fuddetto Autore, Si ha però da Papere , che al­
cuni, con ottimo fuccefiò, vi pongono una por­
zione di Fumo di rafa eguale ad uha delie Sud­
dette, ed un’ altra pure di Cuperofa, che è una
fpecie di Vitriolo , che nafce in Germania , il
quale , oltre I’ afciuttar molto , Comunica gran
luftro all’ olioj egli è ben per& vero che piglia
alquanto 1‘ ofcuro , e nelle vernici chiare non
ferve sì facilmente: per altro quanto più 1* olio
avra del Peccante , tanto più fi avrà vernice du­
ra , e inalterabile. Devefi notare ancora, che la
regola del baftoncino per la mlfura , è fallace ,
mentre il facchetto s’ imbeve di una parte d’
olio , e un” altra fi sfuma , ónde è meglio fer-
virfi della penna , che polla nell’ olio , e ro­
llando abbrugiata, farà fatto. Deefi ancora con-
fiderare , che il facchetto non tocchi il vafo ,
ma ilia alla metà dell' olio, e ciò fi fa coll’ ob­
bligare il facthetto con un’ azza a un legno po­
llo fu la fommità del vafo ov’ è l’ olio.
Seguita poi 1’ altra ricetta d’ olio cotto dell*
Autor fuddetto veramente perfetta, e dice: „ S i ,
„ prende 1’ olio di Lino , e poftolo in un vaio,
„ vi s’ infonde uno ftopino di bambagia poco
„ più graffo di quello , che fi fuale adoperare
„ nelle lucerne , e diipofto talmente , che tuia
,, eftremità di effo cada in un altro vaio alquan­
ti to più baffo , e fi efponga al fole caldo, e fi
B 2 ve-
2o Libro Trimo
s, vedrà J’ effetto dei fifone piegato l coti cui fi
sj cava 1’ acqua, mentre 1’ olio riicaldato colerà
„ a goccia a goccia nel vaio vuoto, e faràchia-
,, rilfimo , e poco odore d’ olio riterrà . Si
„ prenda poi detto òlio , e fi faccia cuocere con
„ 1’ acqua nel modo detto di fopra infieme con
,, un bottone di tela , il quale contenga fola-
„ mente Ritargirio d’ oro, Criflailo macinato ,
„ e un poco di Biacca . Così fi avrà un olio
„ chiaro , e leccante a meraviglia . Tuttociò fi
„ deve fare a fuoco lento, e fi avverta , che fi
„ devono levare le polveri prima, che del tut-
,, to ila coniumata 1’ acqua , la quale quando è
„ verfo il fine cagiona un bollore piacevole , e
„ quando ci è tutta 1’ acqua, e bolle con 1’
„ olio, il bollore è più veemente . Quell’ olio
„ così chiarificato, e fiaccante, deve iìimarfi ot-
„ timo per incorporare colori : che del reflo ,
„'quando la Vernice deve effere neta infieme
„ col bitume giudaico la chiarezza non è ne-
„ ceffaria „ . Per lo più , chi vuol conofcere la
cottura dell’ olio , fe gli pone dentro una penna
d’ animale, come fi è detto di fopra.
II fuddetto olio , cotto che fia , refta opaco ,
graffo, e con molta vifcofità, e Con color cupo,
ed affai còrpo : Per purgare quello , e renderlo
lim pido, chiaro, e fenza quella vifcofità, fi
metta I’ olio cotto in un vaio di terra vetrja-
to , e fi prenda calce viva , biacca vergine , e
sfarinata fottilmente, fi ponga in uno llaccio or­
dinario, fi fiacci quella calce fopra 1’ olio cot­
to , cbe^ e ne! vafo , e fi laici ilare così per fi­
no che detfa^ calce è andata a fondo , e che fi
veda ben chiaro 1’ olio, poi fi decanta , e pone
in boccia , e nel fondo ritroverete la calce con
la feccie , ed avrete un olio beliiilìmo , e per­
fetto-
Si
-

Trai iato di P u n ici. ìt


Si deve avvertire , che per formare le Ver­
nici oliofe tutte le Gomme foprannominate non
fono egualmente buona per quella operazione,
mentre quelle , che tengono dell’ umore acquo-
f o , non fi unifcono gimmai con 1’ olio , e co­
sì è neceffario adoperar quelle!, che hanno po­
co , o niente di acquofo , e che fiano refiaofe ,
oliofe, e vifcofe. L’ olio migliore per difciorre
dette Gomme, a parere di molti Dilettanti , e
Scrittori, e fra gli altri del fopraccitato P. Bo-
nanni Gefuita al cap. 9, i n fine, è quello di Se­
me di Lino cotto fopra defcritto.
Bìfogna aver riguardo di non cadere In un
errore , in cui cadono molti poco pratici in
comporre Vernici , ed è quello di mettere le
Gomme, e Refine nell’ olio prima, che fia per­
fettamente cotto , e fpecialmente la Sandracca,
1’ Incenfo, il Maflice, e fimili ; ma fi deve a v ­
vertire dopo , che 1’ olio farà cotto , di laici-
arlo raffreddare , e pofcia porvi entro la San­
dracca, e a lento fuoco farlo incorporare, come
meglio ¡piegheremo più abbailo , allorché trat­
tarono diffufamente delle operazioni delle Ver-
II n ici.

Del modo dì fare l' Olio di Trementina .

Rendi quella quantità che vuoi di T rem en­


P tina di Venezia di qualità migliore , e po­
nila in un orinale di verro , con una terza par­
te di arena , :é diililla a lento fuoco , che pri­
ma ufcirà Io fpirito , che parerà argento , e
Poi fortirà P olio , come infegna Fra Domenico
Auda ne’ fuoi Segreti. Vi fono altri , che danno
altra dofe , che è quella di porre in ogni libra
“ l ■ ^rei?ientìna onde due di arena , e così an­
che fi fa 1* Acqua di Rafa , con cui efce anco i*
B } olio,
32 libro Trìma
olio, che poi fi fepara dall* acqua come infe-
gna il Fioravanti . Si cava ancora lo Spirito di
Trementina, il quale fi ha mediante nuova di-
ilillazione dell’ olio di erta, e con quello Spirito
fi fcioglie 1’ Ambra, o fia Carabe.

Modo di preparare la "Pece Greca levando ad e(fa


la pinguedine, che contiene in / e .

igliali delia Pece Greca , che fia ben gialla ,


P e trafparente a figailitudine deli’ Ambra ,
avvertendo bene , che non abbia parte aleunq
di terra, e rotta quella in pezzi minuti, e mel­
la fopra una pezza di tela bianca, efporla al fole
in tempo di Eftate a fquagliare , e feguitare ad
efporla, e fpez?arla finché fia divenuta arida, e
che il fole non trovi più in ella alcuna vifco-
fità da diilruggere , Ma ficcome accade di ado­
perarla ancora 1’ Inverno , in cui manca il be­
neficio del fole ; perciò allora fi può purgare
nella feguente affai più preña maniera : Si pi­
glia la Péce greca della qualità fuddetta , e fi
fa liquefare al fuoco , e così calda , e fciolta fi
getta in un vafo pieno di acqua fredda , in effa
maneggiandola con le mani fin a tanto che fia
divenuta dura per modo , che non fi pofla più
maneggiare ; pofcia liquefarla di nuovo , e di
nuovo gettarla in altra acqua fredda , e maneg­
giarla , e ciò replicare fino che fia divenuta du­
ra, e fenza vifcofità ; di poi fi fa in polvere af­
fai fottile, e fi fa liquefare a fuoco lento in ac­
qua di rafa, rimenandola con fpattola di legno,
ed è ottima per le vernici fine , adoperandola
tiepida. Ogni volta , che fi mette ia Pece gre­
ca nelle Vernici, n.on è neceifario, che fia iem-
pre purgata. Lavata la Trementina a più, e più
gcque, perde anpor fifa la vilcoficà.
Del j

, - 1 ' . A. ' ■
I
I
l
Trattato dì V e rn isi. 2j

Del modo di ornare con figure, fogliami d'oro ec.,


e baffi rilievi alla Cinefe.

E robe provenienti dalla Cina in Europa ,


L quali tutte fono ornate di rabefchi, figure,
o fogliami d’ oro , difpofli però con qualche
mm

confufione , e con poca bella fimetrìa , e gulìo ,


e la maggior parte fcorerti dalla vernice, e ciò
I deriva dai non avere vernice chiara , e trafpa-
rente, fervendofi unicamente della loro Vernice
cavata dalla Gomma , o fia Refina , che fidila
dalla corteccia, fenduta che fia, dell’ Arbore li­
mile al Terebinto , da loro chimato Cì , come
aiferiice il P. Martino Martini nel fuo Aitante
Cinefe , la quale è per lo più di color folco , e
tale Refina la incorporano con varj colori , ma
i più pregiati fono il giallo , che s’ accolla all’
oro , ed il nero . Fanno poi certi balli rilievi
con polvere di mattoni cotti finiifima impalata
con detta loro vernice, che poi indorano , e ne
coiorifcono^ pochi . Volendo noi imitare quelli
t baffi rilievi , e non avendo la loro vernice , fi
potrà farli intagliare in legno , oppure in altra
maniera a beneplacito di chi opera, ed incollar­
li con colla forte , che a tale oggetto fe ne di-
moilreranno alcune , con dargli poi il morden­
te , e pofcia dorarli con foglia d’ oro , a v v e t'
tendo però, che fia bene afciutta la vernice, fe
al recante del lavoro ne folle fiata data , altri­
menti fi attaccherebbe 1* oro • Li lavori poi di
Piante, Uccelli, Farfalle, e limili, devonfi fare
con ottone in polvere . Avvertendo bene , che
detta polvere^ diftemperata con acqua di Gom­
ma^ non fi può dare col pennello fopra le ver­
nici ; ma bifogna iervirfi del mordente , che è
cofa difficililfima «
B 4 Ma.
24 Libro ’Primo

Modo d'attaccar l'oro / opra qualfivoglia co/a , cioè


vetri, marmi, ed anche fiopra vernici,
e dipinti a olio.

Q 1! piglia Ammoniaco in gomma , e fi macina


i 3 fopra il marmo con fugo d’ aglio , aggiun
gendovi 1’ acqua neceflaria per maneggiarlo col
pennello , indi fi dà ove fi vuol dorare , ed a-
,Vanti che fi afciutti, ci fi pene l’ oro, ed afciut-
to che fia fi leva il fuperfluo colla bambagia sfi-
lata

Mwdente , che ferve per rilievi, e fi attacca fiopra


il marmo, ferro , ottone, ed altri metalli.

iglia parti eguali di Biacca , Bollo Armeno,


P e Verderame , e incorpora il tutto con
Vernice comune, e a cenere calda entro un pi-
gnato ridurrai il tutto da adoperar col pennel-
lo
vdltro Mordente eccellente.

Omma Elmi onde i , Spalatro oncie i , o-


lio cotto oncie 6 , s’ incorpora il tutto a
fuoco lento , e fe gli aggiunge Terra d’ ombra,
e Minio fottilmente macinato , e quello a pro­
porzione del corpo, che fe gli vuol dare , e fi
adopera con acqua di Rafa . Alcuni vi pongono
anche un poco di Cinabro.

4Altri Mordenti

OIo macinato con olio di noce, e fe gli po­


B ne l’ oro quando è vicino a leccarli.
Biacca, e Minio incorporato con olio cotto.
Olio di lino oncie x , Vernice liquida libbre
x, Tre-?
Trattato d i V c n '.c ì. 25
1 , Trementina oncie 1. SI unifee infieme a fuo­
co lento.

Mordente all’ ufo d'Inghilterra per mettere


l’ oro Jopra la Carta.

D un’ oncia di Gomma arabica non molto


A liquida renduta , fi unifee tanto di miele ,
che non giunga a funeraria , perchè non fi a-
feiutterebbe , che difficilmente , come fi ficche­
rebbe troppo , fe il miele folle poco; indi fer-
vata uguaglianza nella dofe , fi unifee alla mf-
ftura fumo di rafa, o terra gialla di Roma ben
fina 3 o Biacca quando fe ne vuol fervire per 1'
argento ( la quale fa che fi fecchi anche più
pretto ) . Se poi tale inverniciatura fi ffeccafle
oltre il dovere, onde non prendelfe l’ oro , in
tal cafo alitandole fopra lo riceverà ottimamen­
te.
De' Colori.

Arà neceffario parlare de’ Colori, co’ quali fi


S fuole ornare i lavori , che vengono inver­
niciati all’ ufo d’ Europa , e fpecialmente di
Francia , e d’ Inghilterra . Bifogna oflervare di
operare colle Vernici compofte con Gomme ,
come praticava il P. Jamart , ficcome riferifee
il P. Atanafio Kircher nella fua Cina illuflrata ,
primo inventore di tali Vernici, e già da altri
iperim entato; cioè , fe fi adoperano Vernici
fatte collo fpirito, fi tinga primieramente il la­
voro di legno , o d' altra materia di quel colo­
re , che più aggrada , (temprato con la fletta
Vernice; e volendo il rotto, fi adopera il Cina­
bro, Lacca fina, o Carmino . Il nero, coll’ In-
chioftro, nero fino, o Fumo di rafa. Il Giallo,
col Gottigomma , Zafferano, Zanolino, 0 Gial­
lo
76 Libro 'Primo
lo faoto ec II turchino , coll’ Oltramare , Az:
zuro di Berlino, Biadetto, o Smaltino fino . li
i aonazzo, col i ornatale. Ed il Verde, col Ver­
derame , Verde eterno , Verde giglio , acqua
Verde, o col V erdesche abbuffo fi defcriverà .
Cinab°r«dle
Cinabro, e nrfimili
Cer aC01piacimento,
-fum0 d! rafa
ed ’ altri
Min!o >o
coloni
lemplici o compofli , fecondo il genio e guilo
d« chi ne opera . Avvertendo , che li colori
devono effe re macinati finiffìmamente, efeq ual-
c.je colore non riulciffe proprio incorporandolo
fp ni f Vein,Ce * ed m ifpecie oliofa » del quale
le ne fa prova con una piccola porzione di co-
mre e vernice; in tal cafo per renderla di quel
colore , che piò piacerà , è meftieri prima di
dare detti colori , di ufare fopra il lavoro col-
¡f-M* eot,$!*e »'° dl a!tri earnacci , oppure gara-
velia , o di peice , quando non tornate meglio
afcnchèmil r 3 1 Ch’ effer dee ben chiara »
in ? r r ! t aV°-r x " on s’ imbeva del,a Vernice
rlnJ?J?Pa ■<\Uunn-à ado,perata’ e che li colori fi
v!d P' U b d h 3 PÌU Vagbi * ed affai P‘ù v i -
f ,n in !' e rVer? ÌCÌ i ' l ofe fi fuoE f‘i re quello , che
l i r iì Cmefi- ’ fi fuo,e cioè veicolare il colo!
" S v, ern,ce > e per formare il color nero,
a d o n a i ^ ì nsC6|3 da ,0r° P'à praticati A dee
adoperare lo Spalatro , come più abbaffo fi di­
r a , dove fi tratterà del modo di comporle. l a
^ e/ ajCe » che ri & eoi nero fino ,. o Fumo di
fa fatta r f u - Ia Juftranoi ma pue!-
p e r fa r e u i ^ ! 110,, e ^!nabro «Scolati alfieme
luftro bel color di noce , la lafciano del
Ju“ r°? ehe rende la Vernice.
c h e ' m X ’ r 3 moflrare diverfi colori artefatti,
che molto fervono a colorir lavori , ed in c o i
«lincieremo dal aero «fato dagli Ebanifti in Ea-
Trattato dì Verniti,
ropa . Per far quello fi prende il legno Campe-
ce tagliato minutamente, e per lo fpazio di u-
na notte fi mette in infufione in ranno , o fia
Jifcivo, e come comunemente fi dice lificìa ver­
gine , fatta a polla , che non fia fiata adopera­
ta , nè abbia toccato fapone ; dopo fi fa bollire,
finché il decotto calato fondo , fia di color
paonazzo , Con quello fi tinge il legno, dando­
gli due, o tre mani, e talvolta anche più; av­
vertendo, che ogni mano fia ben fecca , prima
di dare 1’ altra . Ciò fatto , fe gli darà fopra
due , o più mani di aceto , in cui fia fiato in-
fufo ferro ruginofo, ed un poco di vitriola , e
dopo, che farà afciutto , fe gli replicherà più
mani del fuddetto decotto di Campecce , e poi
due, o più mani d’ inchioftro , e di poi iuflrar-
lo fenza cera folo per levargli la pelliccia, che
fuol fare e in fine fi cuopre con più mani di
vernice, e fi avrà un belliifimo nero fimile all’
Ebano.
Incbiefiro [opraffino.

ON folo nella fuddetta operazione, ma in


altre ancora è neceffario avere un inchio-
itro perfetto , il quale non sì facilmente ritro­
vali da chi lo vende 4 e perchè è neceffario ,
che fia Tempre d* una qualità , moftrerò qui il
modo di farlo, che fia adattabile a quelli ufi.
Vino bianco generofo , ed il più attivo è il
nero oncie 4S , Galletto d’ litri a ammaccato , e
non in polvere oncie 3 , Vitriolo Romano in­
tiero oncie 2 , Gomma Arabica oncie 1 , Legno
Campece oncie 3 , Scorza di Pomi Granati on­
cie 2 , Scorza dì Noce , cioè la verde ben fec­
ca oncie 2 , Ferro rugginofo oncie 4. Si vuota
il vino in una pentola nuova , e vi li mette in
infufione per due giorni il Campece , le Scor-
28 Libro Vrìmo
ze , ed il Ferro , dopo fi fa bollire infieme con
quelli ingredienti , fino che refli il vino netto
oncie ¡0 , e fi cola per pezza fiifa , poi fe gli
aggiunge le oncie $ di Galletto , e fi lafcia in
infufione al fole ben caldo, ' oppure fopra la ce*
nere calda otto giorni , maneggiandolo di fo-
vente , pofcia colato , fe gli aggiugne le oncie
2 di Vetriolo, e fi lafcia pure in infufione quat­
tro giorni , maneggiandolo come fopra . In fine
fe gli mette la Gomma fciolta in vino genero-
f o , e fi lafcia altri due giorni al fole, o al cal­
do, movendolo fpefio, e poi fi cola in vafo ve-
triafo, e meglio in vafo di vetro, che dopo al­
quanti giorni avrai un inchiollro belli/fimo. Chi
¿elìderà un inchiollro lucido come vernice , gli
aggiunga Allume di rocca , e 1’ avrà , ma fi a-
fciutta difficilmente. Tutti quei capi morti, ri­
cavati dalle colature, fi rimetteranno nella fud-
detta pentola con oncie 15 di vino , e fi por­
ranno per altri otto giorni al fole , e così tor-
neraffi ad avere un inchiollro, che potrà fervi-
re per render fcorrevole il primo fe diveniiie
troppo filfo.

Modo dì fari il Carmino .

Rendi un pentolino di ottone ben netto e


P polito, e in elfo poni fette fogliecte di ac­
qua puriffima di pioggia , o di fonte ; poi fa
che a fuoco lento 1’ acqua fi riicaldi , e bolla ;
quando bolle infondi in eifa un quarto d’ oncia
di Cocciniglia canuta pelìa , ed ivi iafciala ila­
re bollendo per tutto quel tempo , che impie­
gherai a contare dall’ uno fino al 300; dopo ciò
aggiugnerai toflo alla materia che bolle otto
granelli di allume di rocca fottilmente peila , J
ritornando a contare dall’ uno fino al 200. Av-
ver-
Trattato di V ern ici. 29

verti però, che il bollore ila moderato, e con­


tinuo , fe vuoi , che 1’ operazione venga ben
fatta . Ciò fatto , leva il pentolino dal fuoco ,
lafcia raffreddare 1* acqua, la quale quando farà
divenuta fredda, darà la volta , e diverrà rof-
fa come fangue . Pofcia leva con cucchiaro la
fporchizia fuperfiziale , e poi decanta il retto
in piatti di maiolica fina bianca , e lafciali ila­
re 24 ore in luogo coperto, indi decanta 1* ac­
qua , e confervala , e metti al fole i piatti ,
perchè fi afciutti il fondo rimaftovi , e dopo a-
fciutto , levalo con pennello mondo , e confer­
valo in vetro.

Modo di fare il Carmino infognato dal Tadre


lìonanni, che volgarmente fi chiama
Carmino matto.

I prende^ Verzino di Farnabucco , guardando


S di fcegliere quello che è di colore rancia,
to, e odorofo, e fi riduce in minutiffime fcheg-
g e , o pure petto nel mortaro ; fi faccia bollire
in aceto ftillato, e bollendo, vi fi aggiunga un
poco di Alume di rocca ; quando avrà bollito
circa un quatto d’ ora , fe gli dee aggiugnere
un poco di polvere d’ oifo di Seppia , la quale
ha facoltà di tirare a fe ogni immondezza , e
rendere purgato il colore : quando 1* aceto è
confumato per un terzo , o per metà , fi coli
per pezza lottile , e fi torni a bollire, con ag-
giugnervi altrettanto aceto ftillato , quanto la
metà del primo , e poi fi lafcia bollire per fi­
no a tanto , che faccia fpumu , la quale delira­
mente fi prende con cucchiaro , e fi pone in
conchiglia, e quella fecca che farà , refterà in
polvere . Per me fo che è un bello roifo , che
imita il Carmino , ma non refitte nè al fole ,

jo Libro "Primo
nè all’ umido , e fe fi faceife il Carmino con
tanta facilità , dopo che il P. Bonanni ftampò
il fuo Libro , cioè del 1720 fino al prefente ,
molti avriano dato mano all’ opera per farlo ,
nè fi manterrebbe in credito come fi mantiene.

Modo di fare la Lacca fina fervendoli degli


avanzi reftati nell’ operazione del Carmino.

I prenda un fiafco dì lifciva fatta con una


S libbra di foda , che fia gagliarda j fi ponga
a bollire, e quando bolle s’ infonda in eifa i ri-
mafugli del Carmino colle frollature reflate, e
così fi lafci ilare bollendo pel tempo di un >»;-
ferere . Dopo s’ abbia in pronto un altro fiafco
d’ acqua ben calda fatta con onde quattro di al­
lume di rocca ben purgata , e più volte cola­
ta , e fi verri fopra i* altra di foda , meficolan-
do, ed agitando infieme ceteft’ acque, finthè al­
la fuperficie della miftura appaiafchiuma. Olian­
do è apparfa , diali mano a competente porzioni
d'acqua naturale fredda * e fi getti in eifa , af­
finchè fi polla fare la precipitaziort del colore *
Fatta che fia , fi decanti 1’ acqua chiara , ed il
marco rodo, che relìa in fondo dei vafo, fi le­
vi , e fi diftenda fopra Una darta firaccia cui
vuoili aver fottopofìa una pezza di raro teffuto
onde fi venga a poco a poco fpogliando dell’ u­
mido che ha, ed all’ ombra più agevolmente lì
lecchi . Avvertafi , che 1’ operazione dee elfer
fatta in vafo, e cattino capace; e che è necef-
i’a rio, che l’ acqua di foda fia ben chiara, e raf­
finata , pel cui fine fi fa palfare più volte , e
finché diverrà del color dell’ oro per carta fu­
gante fovrappolìa ad una tela chiara, fu la qua­
le fia prima fiata fiacciata all* altezza di qual- .
che linea cenere beti fiottile.
Ter
Trattato di V ernici . i l

Ter fare /’ Azzurro di Berlino .

O Angue di Bue , che non folo fìa flato fcoffo,


I t3 ed agitato nell’ atto , che dalle vene dell’ a-
nimale {cannato icorga fuori per impedire, che
dall’ aria non fi coagoli , ma paffato ancora per
tela chiara , onde fottilizzare fi poifa ; e fi po­
ne o in un vafo di terra ben verniciato , o in
un altro di Rame (lagnato a feccare, adoperan­
doli , che il calore del fuoco a tal uopo prepa­
rato fia mediocre, perchè fe foibe violento, po­
trebbe fpogliare il {'angue del Aio fale volati­
le , dal quale fi vuol , che dipenda il colore .
Gli altri ingredienti p oi, che van con elfo, fo­
no li feguenti ; Sale cavato dalla cenere comu­
n e , fèccato a qualunque grado di fuoco, e beh
guardato dall’ aria umida , onde non fi fcioiga ;
ed Allume di rocca. Il modo di fabbricarlo è il
feguente :
Si prenda una libbra del fale di cenere, ed un’
altra del fangue preparato come fopra, e ridotti
in fottìi polvere , fi mettono infieme a fonder­
li , e a calcinarli in un crogiuolo di ferro , o
in altro fomigìiante vafo in mezzo a gran fuo­
co di fornello , avvertendo che qualunque fia
il recipiente, eifer dee capace di maggior quan­
tità , onde reftar vi polis un terzo di vano •
Quando la fufione comincia a farli, bifogna con
una fpatola di ferro andar mefcolando la miltu-
r a , e procurare, che non fi attacchi alle pare­
ti del vafo ; né crefcendo il fuoco, e con vio­
lenza bollendo, s’ alzi alla fua bocca, e fuor d*
elfo fi fpanda. Così fi dovrà continuare ad ope­
rare , finché il tutto non fi veda ridotto come
llagno fufo, e calcinato.
Compiuta in tal modo la calcinazion della
32 Libro Trìmo
materia , deefi cavar dal fuoco coll una tana-
glia il vafo , e verfar la fufione fopra un piat­
to di ferro , rompendo in pezzetti colla rteffa
tanaglia i corpi calcinati infieme , i quali ripo­
rti in un vafo di terra, s’ hanno a guardare dal­
l’ aria .
Ciò fatto fi prenderanno libbre quattro di A l­
lume di rocca , e fi porranno in un vafo di ra­
me , e verfatevi fopra libbre quattordici d’ ac­
qua comune , o di pioggia , fi metterà'al fuo­
co, e fopr’ eiTo fi lafcierà ftare , finché 1* Allu­
me fia ben difciolto nell’ acqua . Ottenuto un
tal( fine fi feltrerà 1’ acqua aliuminofa , e per­
chè venga chiariffima nel feltrarla, fi porrà trà
due pezze un foglio di carta fugante , e fi farà
che la colatura grondi in un vafo di terra ben
verniciato, e pulito.
Fatta queft’ operazione fi prenderanno libbre
tre di fangue col iale calcinato eome fopra , e
fi porranno in un vafo di rame verfandoli ad­
dolcò libbre nove di acqua comune , o di piog­
gia, oppure di fonte, che meglio farebbe, e fi
faranno bollire , affinchè n’ efali il fale volati­
le. Appreflo fi feltrerà la decozione calda com’
è con maggior diligenza ancora di quella , che
fi usò nel feltrare 1’ acqua aliuminofa, la quale
dee eifere fiata preparata prima di far la bolli­
tura della materia calcinata , e riporta in un
vafo di terra ben verniciato. Per profeguire 1*
operazione, fi darà mano ad un vafo di ram e,
che fia capace di cento libbre d’ acqua almeno ,
e in erto fi verferà prima I’ acqua aliuminofa ,
che fia.calda, indi, fopra quella, l’ altra in cui
fi bollita la materia calcinata , avvertendo di
rimuovere la miftura con una fpatola di le­
gno , onde la fchiuma , che venne dalla union
delle materie alla fuperficie eccitata dalla ef-
fer-
T rat tato di Vernici. 33
fervefcenza delle particole alluminofe e faline,
fi fcemi, e fvanifca . Svanita che fia, fi copre,
e così coperta fi lafcia per ore dodici almeno
quietare, e raffreddare la millura dell’ acque ri­
nite , affinchè le agitate particelle in filato di
quiete fi precipitino , e faccian redimento ; per
aver il quale meno imperfetto fembra , che fi
poteffe , ceffata 1’ effervelcenza , e in confe-
guenza , fvanita la fchiuma , feltrare la mate­
ria - Per far la feltrazione bene , fi deve ado­
perare un panno lino , che non abbia peli , af­
finchè la materia più groffa , che reità ad elfo
attaccata nel palfaggio dell’ acqua, facilmente fi
diftacchi . La fpezie di palla bianchiccia , e un
poco cerulea , che fi caverà dalla pezza, fi do­
vrà porre di nuovo nel vafo di rame , cui fi
verfèranno l'opra libbre 14 d* acqua comune ,
nella quale fieho (late fciolte libbre quattro di
Allume di rocca, fervendoli nello fcioglierla del­
lo Hello metodo , che nella prima s’ è tenuto .
Nel verfare che fi farà 1’ acqua alluminofa fo-
pra l’ accennata palla, bifogna per unir bene le
materie , mefcolare con un legno , e rimuover
J‘ acqua d’ attorno , nè da tal’ opera defillere ,
finché l’ eccitata fchiuma , che dalla forza delle
particole tumultuanti viene alla fuperficie dell’
acqua determinata , non trovili diflrutta . Ot­
tenuto un tal fine , fi dee lafciare in quiete la
materia per dodici ore almeno, palíate le quali,
s’ ha a levar l’ acqua chiara decantandola , prcr*
curando di ufare ogni diligenza , che non elea
niente di fondo . Anzi configliano alcuni il fel­
trarla , acciocché niente di colore fi perda . Se
1’ acqua nel paliare conduce feco del torchino ,
fi dovrà di nuovo ripagare , per aver maggior
quantità di colore, il quale riufeirà molto bel­
lo, e perfetto, fe la deferitta operazione fi re-
C pii-
54 Libro "Primo
plicherà per la terza volta . E fe pure non
bello, ma bellifiimo fi volefie , potrannofi ado­
perate altre libbre 4 di allume fciolta in 14 d’
acqua comune , e così rifacendo 1' operazione
più volte defcritta , fi avrà.
Terminata dunque 1’ ultima delle operazioni
tefìè dette , fi dovià con deprezza colare 1’ ac­
qua , e fopra il colore che reitera nel fondo
del vafo tornare a verfare libbre 18 d* acqua
piovana , o di fonte chiariifinla , affine di pur­
gare il colore : per la qual cola fi darà mano
ad una fpatola di legno , e fi rimenerà la ma­
teria fin tanto che fia ben bene mefcolata . Si
Jafcierà poi in quiete , e fatta la precipitazion
del. colore , fi feparerà dall’ acqua deliramente
decantandola, e colandola.
Tali lozioni fi poffono replicare tre o quat­
tro volte, o fecondo il bifogno ;
Si vuol notare , che per conofcere fe 1’ ope-
razion fia venuta perfetta, non fol l’ acqua, ma
il colore medefimo eifer dee dilàpo r dolce ;
imperocché un tal fapore inoltra chiaramente j
che 1’ Allume di rocca è del tutto perduto , e
così ha da effere , perchè , fe ve ne folle qual­
che porzion rimafta, il colore non potrebbe dir­
li di tutta la perfezion , che fi cerca . Se mai
avveniife , come non di rado avviene , che il
colore tendeffe qualche poco al bianco , 1’ ac­
corto operatore dee celiare dall’ operare, perchè
non fiolo non potrebbe giovargli ; ma perdereb­
be il tempo tirando innanzi ad operare.
Levato poi il colore dal fondo del vafo , fi
fienderà fopra una carta pulitilfima , difiefa fo­
pra uno , o più piatti grandi al bifogno , e fi
riporrà all’ ombra , e con ai fole , 0 al fuoco j
perchè fi lecchii

Mi-
Trattato di V ern ici. 35

Modo di fare un beUijfmo verde.

T L feguente colore, è il più belio, che vede-


X re fi polla, il quale vela e non copre , e da
quella compofizìone fi cavano più colori.
Per far dunque roteilo color verde fi piglia
un’ oncia di Verde rame fino, un'oncia di vef-
de eterno, una di Giallo fianco, una di Cremor
di tartaro , e fei grani , e meno ancora di Al­
lume di rocca - Improntati tutti quelli colori ,
fi macinano fottililfimamente , fino a renderli
impalpabili , ed uniti al Cremor di tartaro fi
pongono in una boccia di vetro in cui fià flato
prima pollo Un bicchier dì aceto bianco ben for­
te , cui iì dovrà aggiungere 1’ Allume di rocca
ben macinato anch’ egli, acciò cari fuora il ver­
de, e dia il lucido al colore ; Avvertali che fe
fi metteffe in ufo maggior quantità d’ Allume 3
il verde non riuficirebbe bello e chiaro ; ma più
tolto fi verrebbe ad avere un coloracelo con­
tornato dC un giallo difigradevole . Per prov­
vedere però a quello , quando un tale acciden­
te folle accaduto, bifiogna accreficere la dofie di
tutti g l’ ingredienti, e quella del Cremor di tar­
taro ancora , fiempre in ugual porzione , onde
con ciò vengali a correggere. quella dell' Allu­
me alterata . Ciò fatto , e chiufa la boccia , fi
efpone al fole i ed ivi fi fa ilare fincÉè 1; aceto
ha prefo colore, fi è fatto un poco coniilÌente ,
e fi vede effer il tutto aperfezion venuto; A v ­
vertali però , che fui principio vale a dire ne’
Primi_ giorni , bifogna qualche voita agitar la
materia nella boccia, onde meglio 1’ une fcofe fi
comunichino all’ altre . Cavata cosi la tintura
verde j fi decanta il liquor chiaro in un altro
vafoj oppure in cappe , e fi fa leccare . Sul ca^
C i pò
$$ libro Trimo
po morto poi relitto nella boccia, fi verfa nuo­
vamente altro aceto ben chiaro , fi agita come
abbiam detto la materia, fi fa ilare al fole, co­
me fi fece l’ altra , e ridotta la tintura a perfe­
zione, deliramente fi decanta , onde col chiaro
non venga niente di fondo, e fi unifce all’ altra
prima cavata. Quella operazione( fi potrà repli­
care finché vedali, che la matèria fuila quale fi
rimette 1’ aceto dà colore perfetto • Da quello
fi efìraggono ancora altri belliifimi colori . Per­
chè, fenza il Giallo fanto, viene un Verde fcu-
ro; con poco, fi avrà meno oicuró; e con mol-
tiifimo , vale a dire con dofe ardita , diverrà
un Verde affai aperto ed è provato.

Modo che tengono a Monpellìer di Francia


per fare il Perde Fame fino.

I prendono due piccole Olle di terra ben ver­


S niciate, o in fua vece due pentole acconcie
al Infogno ; in effe fi difiribuifcono due boccali
in circa di vino bianco buono , il quale arrivi
colla fua altezza ad occupare la metà del cavo ;
del vafo, poco più , poco meno . Diflribuito il
vino negli accenati vali , fi prenderanno alcune !
lottili verghette di legno capaci a foltenere il
pefo, che vi s’ ha da por fopra, e fi accomode­
ranno tra loro intrecciate fopra la fuperficie del I
vino , il quale non dee edere da loro in niun
conto toccato . Così difpofle , fi deono coprire
di grafpi fecchi, cui itavano appiccati gli acini
dell’ uva , e farlo in maniera , che il vino non
retti neppnr effo tocco dalli medefimi • Ciò fat­
t o , fi prendano Jaftre piccole di rame della gran­
dezza , e figura d’ una carta da giuocare , più
grotte però , e fi accomodano , e dittendono fo­
pra li grafpi, e così di mano in mano collettef-
fe
Trattato di V ernici. 37

fe cautele adoperando , puoffi venire riempien­


do ii continente , che fi lafciò vuoto , il quale
riempiuto che s’ abbia , devefi coprire con uno
Arato di paglia all’ altezza quali di un piede ,
per difendere , per quanto mai fi può la rac-
chiufa materia dall’ aria • Ghiufo cosi il vafo ,
fi lafcia fiare per io , o 12 giorni almeno, on­
de la forza del vino , che è nel fondo polla far
fublimare fulla fuperficie del rame una fpecie
di polvere, o fchiuma verde ed umida; per e-
ftraer la quale , conviene cavar fuori del vafo
le ladre, e metterle a feccare all’ aria, affinchè
feccata l ’ apparfa fchiuma fi poffa rafpare, e co­
sì raccogliere il Verde rame. Quell’ operazione
fi può rifare, finché durino le laftre, e foglion
durare da tre anni in circa . Avvercafi però ,
volendo ciò replicare , di pulir bene i vafi , di
adoprar grafpi nuovi, e di non variar l'ordine
I prefcritto nell’ altre cofe ; perchè in altro mo­
do adoperando, l’ operazione non verrebbe pro­
babilmente bene . Quando riefce felice , ogni
vafo , che vuol eifere più torto grande , fuol
dare preifochè una libbra di Verde rame per
volta, e più ancora in tempo di eftate. E que­
do è il color verde rame , del quale non loto
ne fann’ ufo i dipintori, o miniatori, ma i me-
dicinalifii ancora ec.

CoJor di Bronzo ftm'tle al vero.

O I prende Terra verde di Verona,_e fi maci-


k j na in maniera coll’ acqua, che diventi finil-
fima. Appretto, fi ùnifce con colla di cotiche ,
o di ritagli , ed unita , fe ne danno due o pia
mani fopra quella tal cofa , che vuolfi dipinta
a color di bronzo, la quale dee prima effer fia­
ta velata di getto. Ciò fatto, fi dà mano a fram-
C % men-
Libro Secondo
nienti di Crogiuolo nuovo , e fi macinano pure
con acqua, unendo ad eifi un po di Biacca quan-
do fi voleffe il colore più chiaro. Preparata co­
si <a materia del Crogiuolo , fi fieni pera così
coll’ accennata colla, e fi dà iopra la terra ver­
de fatta prima lecca , continuando a darcela
finche 1 opera non rlefca di piacimento . Fatto
3,1cor quello , fij vuol uiare fopra la fupprficie
del lavoro Porporina , ed Ottone di Germania
macinato fino , e particolarmente ne’ lìti i più
elpofti , mentre fèmbrerà , che venga {coperto
metallo a cagion di maneggiarlo , in efib lo­
ro . Quell’ operazione merita più buon gullo
che infegnamenti. Q

Ter dare alla Lacca un color bellijfvno .

I macina 1a Lacca finilfimamente con acqua


S pura , aggiugnendo ad effa nei macinaria due
p tre goccie d* olio di Tartaro frefco , o più
ancora , lecondo Ja quantità della lacca , che fi
? macinate . Con tale aggiunta acquifterà
più bel colore, il quale addiverrà ancor più ca­
rico , fe più olio fi adoprerà . Ciò fatto , fi fa
leccare all’ ombra.

filtro color roffo.

T L fangue di Drago in lagrima , macinato con


J. lapone, ed acqua poco gommata , dà un bel
color rollo; crefcendovi il fapone , fi ha un co-
Q r cremili ; tornando ad augmentare la quanti­
ca de! lapone, elee fuori un bel Perfichino ; ed
ulandone poco affai , il color fi fa di Carmino .
Trattato dì Vernici. i9

ML fare un bel campo rcjj'o, come fanno iti


Trancia, ed in Inghilterra.

Rima d’ ogni cofa fi dà fopra il lavoro una ,


P o più mani di gelfo fiemperato con colla ,
come fanno gli Indoratori ; e pofcia fi ugua­
glia col raffetto, e fi pulifce. Ciò fatto , fe gii
dà una mano di minio, o più, fciolto con colla
di pefce, cercando , che la difiribuzione del co­
lore venga uguale ; indi un’ altra , o più mani
di lacca fina (lecco il minio che fia ) quandoof-
curo fi voglia. Se poi chiaro , e brillante fi de-
fidera , fi copre d’ una o di più mani dì Cina­
bro macinato , ed incorporato colla Lacca , e
quando quello, colore è fecco , fi vela di Carmi­
no , finché torni a piacimento , ed il color fia
uguale • Indi a fuo tempo gli fi da fopra una
vernice chiara , e fina fatta collo fpirito di v i ­
no. E’ d’ avvertire , che il Carmino deefi fcio-
gltere, e diftemprare con acqua di fonte , o di
fiume, o di pioggia, e non con quella di pozzo,
mentre quella fa diventar il colore quafi mo­
rello, e la Gomma Arabica , e molto più quel­
la de’ Pruni lo fa prendere colore più chiaro e
bello •
Modo di fare una belli(ftma macchia
di Tari eruca.

Reparato ciò , che fi vuol macchiare, fe gli


P dà prima un colore tendente al giallo sbiada­
to, ed a luogo a luogo qualche piccolo tocco d'
ombra di Minio , che appena appaja Pofcia le
gli dà fopra un colore ofcuro efprimente le
macchie della Tartaruca al naturale , procuran­
do di laiciar intatte le macchie gìalliccie , e
C 4 quel-
4o Libro Trimo
quelle3 che tendono al roficcio ; e fe ne poflfo-
no fare ancora dell* altre col framifchiare il Mi-
tuo col nero.

Delia Torporitia.

A porporina fi macina con un dito in una


L modella, entro cui fia orina chiara o Ijf_
c!va ver?ine- Macinata che fia , fi lafcia preci­
pitare a fondo . decantando poi con deprezza o
i 01 ina/ o la lifciva adoperata . Ciò fatto , fi
replica 1’ operazion roedefima , finche il fluido
«iato lia chiaro addivenuto ; in appreflò fi cola
PeI PpZ,z,a’ e c°iat0 > fi unifce alla materia che
Te ir i a P®?za Zafferano , fciogliendo in ap­
preso la miftura con acqua di gomma . Serve
quella lorporina cosi preparata per dare natura-
Jezza a qualche lavoro , quando vogliali , che
imiti il Bronzo.

Ter imitare il Lapis Lazuli.

O l prende Azzurro di Berlino, ovvero Smalti-


w-J no fino , e fi ftempra con Vernice di Gom­
ma Lacca , e prima , che fia fecco fi fpruzza
con polvere d’ oro; quando farà afciutto fi rico-
pre con Vernice bianca più volte , e poi fi pu-
Iifce. r

Ter imitare il Torfido.

C I fa il fondo con Bruno d’ Inghilterra, ed un


vJ poco di nero, fi fpruzza poi con Biacca e fi
cuopre con più mani di Vernice chiara.
Trattato dì V ernici, Ai

De' Sbruffi,
mam

Arj fono gli Sbruffi, che vengono dalla Ger­


V mania, fra i quali ve n’ ha una forte, che
fembra Rame ridotto in polvere, e quello fi fa
con più tinte unite infieme . Per diftribuirlo fo-
pra li colori , fi prende un tubo piccolo di lat­
t a , cioè un cannoncino, ii quale in una delle di
lui eflremità fi chiude con un poco di tela da
fìaccio , onde poifa per effa pattare la polvere ,
che fi vuol sbruffare. Così acccomodato, fi met­
ta una prefa della materia polverata nel tubulet-
to, e foffiando in etto , vienfi a diftribuire dove
fi vuole. Si è lo sbruffo del color dell’ oro, che
velato con vernice di fpaltro, diventa di colore
limile a quello del Rame • Quello di colore
uguale all’ argento , velato colla Vernice di co­
I lor d’ O r o , pare Oro . Colli sbruffi s' imita la
Pietra Venturina.

Modo di fulìret t lucrare le Vernici.

T ^ U t t e le Vernici per fine che fieno, e ben


I X manipulate, non ritengono però in fe quel
bel luftro, che aver dovrqbbono; perchè in Eu­
ropa pochi fi dilettano di pulirle , di lucrarle ,
non che di renderle piane uguali , e lucide co­
me un criftallo > come praticano li Cinefi . A
quello fine dunque, ed a perfezionamento de’ la­
vori di Vernici , porteremo qui il modo facile
di appianarle, dar loro il lucido , e render va­
ghi, ed a tutta perfezione i medefimi lavori.
Primieramente deefi fapere, che quei lavori,
fopra i quali fi vogliono luftrare le Vernici ,
ricercano nel ciò fare diverfità di maniere; per­
chè, fe la Vernice, che fi vuole adoperare è di
Gom-
42 Libro Trinilo
Gomme fciolte collo fpirsto di Vino, bifogna in
tal cafo dar fopra il lavoro molte, e moke ma­
ni di Vernice , arrivando alcune fiate fino alle
20 : fé poi la Vernice da ufarfi è oliofa , lìcco-
me ha in fe più corpo , ed è più deni'a dell’ al­
tra; così fopra il lavoro non ci farà bilogno di
dar tante mani.
Ora pattando al modo di pulire le dette ver­
nici , devefi in primo luqgo oifervare , che la
data Vernice di qualunque forte ella fiali, ha da
ettere perfettamente lecca , perchè non effendo,
fi verrebbe a fcouciare, non a pulire la fuperfi-
cie di lei , che ad uguagliare , ed a luftrare fi
prende . Dopo fi piglia Pomice macinata finiifi-
mamente, la quale fi trova nelle officine de'co­
lorar;, la qual polvere di Pomice fi deve inumi­
dire del tutto con acqua chiara, e poi con pelle
di Cerviotto, oppure col Soverp , che fia lenza
gruppi, e fchietto , bagnato in detta Pomice fi
frega leggermente la Vernice in modo, che re­
tti uguale, e lenza fegni: ditti leggermente, per­
chè fe fi caleatte la mano , fi correrebbe rifehio
di portar via la Vernice, e di feoprire il legno,
pd altro fopra cui fi fotte datai
Kenduta così uguale la Vernice, svanirà il lu­
cido, e fvanendo reitera pallida ; nella cui cir-
cóftanza volendole ridonare il luftro , prendere­
te ( feppure non vi piacefle ricuoprire la l’uper-
ficie uguagliata con un’ altra mano di vernice
liquida ) prenderete , ditti , una pezza di lino
lottile , che non fia fcabbra , non abbia cucitu­
r e , od altro , che sfregiar potta la Vernice , e
bagnata prima neh’ Olio d’ O iiv o , pofeia nella
polvere di Tripolo macinato finiflìmamente ,
ftrofinerete leggermente la fuperficie della Ver­
nice ; e così a poco a poco diverrà lucidiflìma
come era innanzi , che fi uguagliatte colla pol­
ve-
Trattato dì V ernici. 4^

vere di Pomice , Per levar poi dalla medefima


1’ unto lafcjatovi dall’ Olio adoperato , fi deve
prendere il fior di farina , e con elfo fregando
con deltrezza il lavoro, manifellerà tutto il lu-
fìro. Anche per quell’ ultima operazione fi vuo­
le adoperare una pezza bianca, e ben lifcia.
S’ avverte in fine, chi vuol porre oro , figu­
rine, fiori , od altro per ornamento fopra il la­
voro , convien farlo prima che gli fi dia l ’ ulti­
ma mano.

Del modo che s’ ha a tenere per cuocere le Vernici.

A maggior fatica , che polla fare uno che


L fia o dilettante, e principiaste in quell’ ar­
te , è quella a mio credere di cuocere perfetta-
fnente le Vernici . Puoffi bene infegnare , ma
non fi arriverà giammai , fe non fe colla lunga
fperienza ad apprendere ciò che è neceliàrio per
ben riufcirvi , tanto p iù , che poche fono le
Vernici , ciré fi adoperano , fenza prima aver
dato loro la neceffaria cottura , Non pertanto
m’ ingegnerò di tifare ogni per me maggior
chiarezza nel proporre le regole, che in una sì
fatta operazione fi l'ogliono tenere, le quali poi
anche più chiaramente fi tratteranno , quando fi
parlerà a parte a parte delle varietà delle Ver­
nici, non che in particolare di quelle, che ri­
cercano particolari cotture, fenza fcofìarmi pun­
to dal metodo infegnato dagli Autori , che han­
no fcritto fopra tale dilettevol materia . E per­
chè ve n’ hanno alcune, che ricercano una lun­
ga, e diligente cottura, per cui fare havv < rne-
ftieri di un fuoco lungo anzi che no, uniforme,
« di moderata intenfione , per dar campo alle
Gomme di perfettamente fciorfi, e ben bene in­
corporarli colla materia, nella quale fi fon polle
a dif-
44 Libro Trimo
a disfarli ; quindi è che feguendo gl’ infegna-
menti del dotto P. Bonanni polli al cap. ai del
fuo libro, non Polo verrò adoperandomi per con-
feguire il fine, che propoflo mi Tono per riguar­
do^ alia cottura delle Vernici } ma proporrò in
oltre il metodo , che s’ ha a tenere , perchè i
vetri el'poili al fuoco non fcoppino crepando , e
per meglio efprimermi , uferò le medefime pa­
role, che ula 1’ anzidetto chiariamo Padre ; il
quale così fi efprime:,, Soglino ( dice lo ideilo )
„ molti ferviti! del Bagno Maria, che è quando
„ fi pone il vafo della Vernice dentro ad un al-
„ tro pieno d’ acqua , la quale mentre bolle per
„ il fuoco , fopra cui è collocata , comunica il
„ fuo calore alle Gomme inclufe nel vafo im-
„ merlo nell’ acqua , e quello modo è buoniilì-
„ mo ; ma perchè il bollore dell’ acqua non è
„ così facile ad edere regolato in modo, che fia
„ fempre uniforme, e richiede P aifilìenza di
„ chi opera, meglio farà praticare altro modo,
,, il quale farà più facile , più uniforme , e di
,, minor briga, potendofi uno anche afficurar.e ,
„ mentre dorme, che il fuoco operi con unifor-
,, rnità ài calore , e fi faccia un’ ottima dige-
„ flione delle Gomme racchiufe nel vetro.
,, Il vafo dunque in cui fi porranno a cuoce-
„ re gl* ingredienti per ciafcuna delle predette
„ Vernici , deve eleggerli tale , che fia capace
„ due volte più della materia, che vi fi pone ,
„ poiché dovendo la bocca di elfo effere angu-
„ ila , e ben chiufa , come fi fa nel lambicco ,
„ potranno li fpirhi della Vernice raggirarli/in
„ elfo, e fenza fvaporare, fciogliere con la lo­
ro attività le Gomme infufe . Deve in fe»
” condo luogo effere di figura tondeggiante fen-
„ za riprefa nel fondo , perché facilmente po-
„ trebbe crepare detto vafo , cosi fi può porre
,, o nel
Y
Trattato dì Vernici. 41
o nel Bagno Maria , 0 nel Bagno detto di A~
„ rena , il quale non è altro 5 che una fcudella
,, di Rame piena di Arena, o di Cenere , nel-
„ la quale s’ immerge il vetro , fino al legno
„ della materia deftinata alla cottura: Sotto ta-
j, fi
li vali deve accendere il fuoco, e acciocché
„ quello fia di tale attività iufficiente alla cot-
„ tura defiderata , e duri per molte ore_ nell’
operazione Tempre uniforme, non vi è il mi*
„ glior modo , che ferviti! di un Fornello det-
„ to a vento , e fra tutti li Fornelli di tal ge-
,, nere 1’ ottimo è quello, che qui deferivo per
„ quelli , alli quali non è noto , e fpiegherò il
,, modo di fervirfene . Si veda in fine la Figu-
„ ra prima . A B moftratro nella parte fuperjo-
„ re orizzontale un buco tondo , fopra cui il
,, deve porre la fcudella di Rame piena di A-
,, rena, o acqua con entrovi il vaio delia Ver-
„ nice C D . Il Tubo E F , fi deve empire di
„ carbone, e poi chiudere la fua bocca con eo-
,, perchio di Terra fimile a quella , di cui fi é
3, fabbricato il Fornello , ed a fine , che s’ irn-
„ pedifea 1* ingreffo libero all* aria , fi chiuderà
„ la feffura ,-che paifa tra il coperchio, e l’ ori-
3, ficio del Tubo , con fovrapporvi della cene»
3, re . Per il buco anteriore G incavato a cono
5, nel Fornello , e di competente grandezza fi
,, dà fuoco al carbone calato nel vano interno
„ del Fornello del Tubo E F, e queflo buco an-
„ cora chiuderai^ con turaccio parimenti di fi-
,, gura conica , proporzionato al di lui incavo,
„ come vedefi in I . Servendoli fempre per ta«
,, li turacci della medefima Creta, con cui for-
„ mal! il Fornello . Nel lato poi , e luogo H ,
„ quali fui la baie del Fornello dovrà eifervi un*
„ altra apertura in forma di una piccola porti.
„ cella tonda, e col fuo turaccio , che almeno
„ nel»
4^ Libra ’P rimo
„ nella fua parte fuperiore conveffa entri den-
„ tro ai vallo del buco* degradando a cono, co-
„ me può vederi] in S . Quello buceo H chia-
„ maiì Cenerario , fervendo a fine di potere co-
s, modamente ellraere con una Palettina la ce-
„ nere caduta nel vano inferiore dei Fornello
» daHa graticcia lopra cui ardono i Carboni fot!
„ to il lubo E F , e buco A B , dovendo detta
3, graticcia di terrò edere porta quali orizzonta-
„ le al buco G conforme inoltra la linea accen­
di nata a punti lotto il detto buco G , ed acciò
„ meglio polfa confiderarfi il tutto s vegga!] al
5, numero 2 lo Spaccato del proporto Fornello *
ss ove apparifeono le fue parti interiori, e fonò
3, A B a vano , che riceve la Sardella del piò
3, volte nominato Bagno . E F il Tubo pienti
3, di Carbone s chiulo nella bocca E , il qual
„ Tubo corrifponde nei vano di fotto L M
„ non molto dirtante dal buco A B s fotto cui
,3 principalmente devono ertere accefi 1 Carboni
33 L M 3 che rapprefenta tutto il vano interio-
,3 re del Fornello , e divifo in K con una gra-
„ riccia di ferro per fortenere i carboni accefi
,j nel vano fuperiore L , e per deporre la loro
„ cenere nel vano inferiore M ; ; . G porto iti
3, mezzo al circolò de’ punti , rapprelentante il
,3 luogo , che deve avere: il buco per accendere
3, il fuoco 3 qua! buco, come fi, è detto, è quali
,, orizzontale alla graticcia K » Finalmente H
„ rapprefenta la porticeli del Cenerario , ca-
„ vaca nella parte: fuperiore a cono nella grof-
iezza del Fornello ¿ e a detta forma conica de-
3, ve eAere ancora la buca G come fi è detto ,
„ e ciò a fine di poter meglio regolare co’ ¡0!
,, ro confini ili turacci 1’ aria , che giocando per
„ quelli due buchi G , ed H mantengono acce-
„ fo il fuoco, e confervano quel grado dì calo-
3á Í£?
Trattato di V ern ici. «37'

„ re , con cui fi vuol, che operi intorno al ba>


„ gno , mentre fe i buchi fi lafceranno molto
„ aperti, molto farà 1’ accanitone , e calore del
„ fuoco, molta effendo l’ aria, che s’ introduce;
„ minore è poi 1/una, e 1’ altra fe più fi chiu-
„ deranno li detti buchi , per la minor’ aria ,
,, che riceveranno . Onde è che il fuoco rede-
„ rà Tempre in uno delio grado , fe i detti tu-
„ racci fi manterranno Tempre in quella pofitu-
,, ra , che fi adattarono al principio nei loro
„ bucchi ; che fe quelli fi apriffero del tutto ,
„ e molto più fe fi fcoperchialfe la bocca del
„ Tubo E F , predo fi accenderebbero tutti i
„ carboni , e il calore crefcetebbe all’ ultimo
„ grado ; all’ oppolto poi fe del tutto fi chiu-
,, dettero , mentre celiando la comunicazione
3, dell’ aria , fi eltinguerebbe il fuoco, ed il ca-
3, lore ceifarebbe affatto nel detto Fornello a
„ vento. Quello modo è ottimo per avere fem*
v pre il tnedefimo grado di calore , con cui fi
„ faccia un’ ottima digedione nei vaio rifcal-
„ dato , e fenza efiere obbligato alla continua
3, aflìftenza , acciocché fi mantenga il fuoco , e
„ fi digerifca la materia, che fi fa bollire.
„ Nello flelTo tempo fi polfono cuocere gli
3, Olii e li fpiriti di Trementina, Pece Greca,
,, Rafa di Pino e Olio di Lino , e comporre
3, tutte le Vernici Oiiginofe Sin qui il det­
to Padre Bonanni . Ora patteremo ad altre co.
fe necelfarie per operare nelle fuddette Verni­
ci , e fono li Luti , e Colle , ed alli Gradi dei
Fuoco.
Gradi di Fuoco .

Uocó di primo grado s’ ottiene con due , 0


F tre piccoli carboni accefi.
Di fecondo con tre, o quattro.
Di
48 Libro "Primo
Di terzo con tanti quanti fi vedono abbifo-
gnare per far bollire una pignatta.
Per avere il quarto poi, vuol la bifogna* che
fi ufino carboni di legna valevole ad eccitare
una eftrema violenza.

Modo di fare il Loto detto della Sapienza.

Rendali creta ben tenace , e fatta ben bene


P leccare fi polverizzi fottilniente. Ciò fatto
fi fciolga con acqua , e gli fi unifica fierco di
cavallo , chiara d' ovi sbattuta , ed incorporata
il tutto infieme , fi maneggi , finché vedali ii
bifogno . Preparato così cotefto Loto , s’ into­
naca il lambicco , o Saggiuolo per di fuori , e
fi lafcia bene leccare prima di porre P uno , o
l ’ altro al fuoco.

Per fare un altro Loto perfettijjimo molto necejjario


nelle operazioni delle Vernici.

I ’prenderà onde 5 di Trementina cruda ,


S una di lìerco d’ Afino, una di quella polve­
re di ferro, che fta fui ceppo dell’ Incudine de’
Fabbri Ferra) , due di Cimatura di lana , indi
incorporato il tutto infieme, le ne fa u f o , av­
vertendo però di non adoperare il vafo lotato
fie prima la lotatura non fia ben leccata , o al
fole, 0 all’ ombra.

Loto, 0 Colla per li Lambicchi.

Chiudere bene le giunture de’ Lambicchi


A fi adopera comunemente la colla di palla
colla carta , la quale fenza più , molte volte
fiuole di per fe fola ballare ; quando però nelhà
materia , che deefi lambiccare entra Io fpirito
di
Trattato dì Vernici. 49
di vino , fetnbra che non ila (ufficiente , e per­
ciò è medieti far ufo della feguente come piò
valevole , e'ficura . Si prende dunque colla di
fior di farina di frumento , e calce viva fiottili
mente polverizzata alla quantità di un’ oncia
per forte; bollo Armeno in polvere non più di
una mezza ; chiara d’ ovo ben battuta quanto
bada per formare un impafto di corpo compe­
tente. Di quella colla, o Loto, oltre l’ ufo che
fie ne vuol fare per chiudere le giunture de’
lambicchi più ficuramente coll’ ajuto delia vefci-
ca bagnata, o della carta a tre , o quattro dop­
pi per guarentirli dall’ azione dello fpirito di
vino , che fittole il più delle volte corrodere il
Loto adoperato , fie ne ferve ancora per copri­
re le crepature in qualunque vafo di vetro , o
di terra, fioprapponendo a quelle de’ primi ftra-
ti di carta a più ordini per far che 1’ unione fi
renda più forte, e più renitente.

JL fare un' altra Colla , che attacca li Vetri , le


Vorcellane, Majolicbe s le Offa, e firnili.

Rendali un pignatto nuovo , e fie gli ponga


dentro Colla Garaveila ben chiara , e lim­
pida con tanta quantità d’ acqua , che balli per
intenerirla ; intenerita che fia, vuotili tutto 1’
umido fiuperfluo , e ad elfia Colla fi unifica fugo
d’ aglio colato per pezza , e mettali al fuoco a
bollire, fin che fi conofica effere cotta. Ciò fat­
to deeli aggiugnere alla medefima un poco di
biacca di Venezia ben macinata , e procurare ,
che il tutto venga perfettamente incorporato ;
così adoperando ,fi avrà una Colla efficace . E’
d’ avvertire però, che qualunque fia la materia,
che vogliali incollare , fi hanno prima a frega­
re i fuoi pezzi con aglio , o per far meglio ,
D toc-
. Libro Trltno
toccarli col dì luì fugo dato sù loro col pennel­
l o , ad effetto che l’ incollatura venga ben fatta.
Incollati, che lleno, ed uniti al lor tutto, con­
viene per ore 48 lafciarli ilare in 'ripofo in
luogo ove la materia poffa bene feccarfi , e di­
ventar dura , e refiftente , avendo riguardo di
non toccarli, perchè non fi fcompongano . Tale
incollatura refifie all’ acqua, ed al fuoco.

filtr a Colla , 0 Stucco,

I prenda la polvere di Maflice , la Tremeiv


S fina, e la Biacca polverizzata, e s’ incorpo­
ri tutto infieme , che avraffi una materia mol­
to tenace.
f i lt r a .

iglili Colla di Pefce tagliata in minuccioli ~ t


P s’ infonda nell’ acqua vita , e in effa fi lafcf
ilare per ore 24 : poi fi ponga al fuoco a bolli-
r e , ed ivi fi tenga , finché Ila giunta ad acqui­
fe re la confiftenza di Colla Caravella . Quella
attacca li V etri, ed altro.

f ilt r a »

I prende un Nervo di Bue lecco , e riduce:


S fi, percuotendolo fopra un’ Incudine da Fab­
bro Ferrajo con un martello in pìcciole parti­
cene , delle quali le ne piglieranno quante fe
ne vogliono , ed infufe nello Spirito di Vino ,
ivi fi lafcieranno^, finche fieno diventate mol-
li , e tenere. Ciò ottenuto , fi porrà il vafo al
ruoco contenente la materia nello Spirito d i v i ­
no infufa, e fi farà bollire fin a tanto, che fia­
li ridotta a colla , la quale quando è fatta be­
lle , e fia~ perfetta , potrà fervire ad incollai
Ve-
Trattato di F orn ici. 51

'/«tri, Porcellane, Offa , Scattole ec. potendoli


afficurare , che il pezzo incollato , non sì facil­
mente tornerà a romperli nel luogo, che è fla­
to unito.

Colla di Terrò tenaciflima.

Rendi Trementina di Venezia quanto vuoi^


P ponila in una fcudella fopra fuoco lento ,
ed ivi lafcialà ftare finché abbia finito di fuma­
re, e fiali delle fue parti graffofe fpurgata ; Poi
piglia Limatura di Ferro monda da ogni fozzu-
ra , e ponila nella Trementina , e con elio lei
ben bene incorporata j tornerai a farla cuocere
tanto quanto balla per farle prendere confiften-
za uguale a quella della Colla di palla . Con
quella potrai unire groffi pezzi di terra cotta ,
vale a dire Olle ; Vafi ec. , non che Affé , T a ­
vole, e fimìll . Servirà ancora per turar buchi
ne* vafi, per unir macigni ec. Anche quella CoU
la refifle all’ acquai ed al fuoco.

1Altra Colla per ufo della Carta quando


è ftracciata.

I pigìi Zucchero fioretto, e pollo in un vafo


Srificato
di rame acconcio fi faccia chiarificare. Chia­
che fia s* infondano in elio budella del
Pefce Sturiohe , e bollir fi faccia a cottura to'
tale delle dette budella , vale a dire finché in
elfo rèllino del tutto disfatte . Colili pofcià la
materia , e fi riponghi al bifogno . Quando fi
volelTe acconciar Carta ftracciata , fi toccano i
margini della (tracciatura con detta Colla , di­
ligentemente fi unifcono , ed uniti fi conferva-
no fintanto ché è fecca . Meglio riefce però a
diflendere detta Colla fopra un marmo , e for­
ti 2 mar
«jj Libro 7 rimo
mar Caramelle , colle quali inumidite che fie­
no di fciliva , fi toccano i margini della Carta
rotta, che vuoili acconciare.

Colla detta da bocca per incollare la Carta


per taglio.

Olla di Germania, o fia Caravella della più


G perfetta , bianca , e trafparente , che tro­
vare fi pofla, e Zucchefo candito bianco a pro-
ji5rz:'one della Colla fi pone ogni cofa in un
pignattìno a proporzione della materia fuddet-
ta , che fia nuovo , e ben vetriato , che con­
tenga tanto di acqua, che fia a proporzione del­
ia Colla , e Zucchero , ma in abbondanza per
la coccitura , e callo , che deve fare ; nell’ ac­
qua fuddetta fi pone ad ammollire la Colla fpez-
zatà in minuti pezzetti per fin , che farà bene
inumidita, e dopo fe gli pone il Zucchero, do­
po ciò fi faccia ogni cofa bollire finché la ma­
teria fia calata due terzi , e vedali ridotta a
buona confidenza , levandogli continuatamente
tutta la fchiuma , che farà con un curchiaro .
Ciò fatto formerete pezzetti dì detta Colla, co­
me Caramelle , e fe ne ferve per tenerla in
bocca, tanto, che venga ben umida come fciot-
ta per darla alla carta, ad effetto di unirla. In
cambio della Caravella , fi puole fervire delle
budelle dello Sturione cotte disfatte nel Zucca-
ro fuddetto,

Modo dì adoperarla.

UalfivogliaCarta firacciata.fi unifce perfet­


Q tamente , e volendoli unire due pezzi di
Carta a vofiro piacere , che non foibe (braccia­
t a , fi opera nella Tegnente forma : Si dà come
un
Trattato di Vernici.
un mezzo taglio leggero alii due pezzi di Car­
ta , che volete unire, col temperino, che fegnì
la Carta per lino alla metà della fua groflezza,
e dopo fi/(traccia la Carta in quel fito ove gli
avete dato quel piccolo taglio , e ad ambe le
Carte dove le volete congiungere inficine da­
te la Colla fuddetta , che quella barbetta , che
ha fatto la Carta nello (tracciarla coopera mol­
to alla perfezion dell' unione , calcando la con­
giuntura fatta con l’ offo da lettere - Devefi av­
vertire di fare l’ operazione (opra di una tavo­
la piana , lifcia , e pulita , e di operare con
(omnia diligenza, e pazienza.

DELLE VERNICI IN P A R T IC O L A R E , E DEL


MODO DI MANIPOLARLE.

Dì quella della Cina .

A tanto decantata Vernice della Cina , in


altro non condite , che in femplice Bitu­
me , che dalli Cinefi fi chiama Cì . Stilla que­
llo da alcune fenditure fatte a polla nella fcor-
za di alcuni alberi di fmifurata grandezza , Ì
quali nafcono unicamente ne’ Monti altiffimi del­
la Provincia di Scuhvan . Viene un cotal Bitu­
me fecondo quello, che fcrive il Padre Va.nha-
me Geluita in una fua lettera , in data delii
ro Febbraio 165)7 , confervato per lo fpazio di
vent’ anni da’ Cinefi medefitni in certi vali di
terra ben vetriata , quando abbiano la cautela
di guardarlo da tutto ciò , che alterar lo po-
teffe , per cui fare Io difendon dall’ aria co­
prendo con vellica la bocca degli (tedi vali , e
da tutt’ altro di limile . Vendefi quella bitumi­
ni)fa materia paoli tre Romani la libbra colà
D i do-
$4 Libro "Primo
dove grondava : ma in quelli Paefi per ia fua
rarità , vendei! dagli incettatori di quella ciò
che par loro.
11 modo di preparare quello Bitume per ado­
perarlo è il feguente : Pigliano libbre cinque
del detto , e lo pongono in un vaio di legno ,
che abbia la bocca larga, ed unita al medefimo
sltrettant’ acqua di fiume, o di fonte, lo fanno
ilare un giorno intero al fole d’ fidate, e fg fof-
fe d’ inverno due giorni 5 indi a quando a quan­
do lo vanno maneggiando ben bene con una
fpattola, finché fia il tutto a dovere più incor­
porato . Così preparato Io ripongono poi in u-
no , o più vali fimili al!i mentovati, di fopra ,
tenendolo ben guardato , e coperto fino a che
lo vogliano adoperare . E quella è la Vernice
de’ Cinefi, la quale puoffi dire più naturale, che
artefatta.
Ciò fatto , prendono 1’ Olio di Girgili ( non
avendo eglino quello d! Oliva , o di Lino per
far 1’ Olio cotto come fi pratica in Europa ) il
quale eftraggono da certi femi fimili a que’ del
Lino , e di cui ne fann’ ufo per la l'uà buona
qualità anche ne’ cibi, de’ quali femi trovafene
ancora nella noftra Italia , e particolarmente in
Sicilia col nome di femi di Giurgiulena , che
da’ Cinefi oltre 1* Olio , che da eifi cavano , fi
candlfcono ancora col miele per renderli più
grati al fapore, mangiandoli come hanno in co-
fiume ; ed indi Io fanno cuocere a fegno , che
diventi giallo fcuro , e denfo . Sicché quando
vogliono far ufo dellafopraddetta Vernice, pren­
dono libbre cinque di CI cotto , cioè del Bitu­
me preparato nel modo fopraefpofìo , ed onde
nove di Olio cotto di Girgili mefcolando cote-
ile due materie infieme mede prima in un va­
io di legno a! fole , cui , Volendo far Vernice
Ttaitato dì Vernici. ^
nera , fogliano aggiugnere alcune dramme di
vjtriolo disfatto nell’ acqua«
Li Chinefi fogliono , prima di porre in ope-
rà la loro Vernice , far precedere una impri­
mitura comporta di fangue d| porco , e di cal­
ce viva in polvere da darli l'opra quelle cole ,
che vogliono verniciare nella Beffa maniera ,
che fanno i Dotatori col Geffo , e la Colla in­
nanzi, che faccia^ufo dell’ oro ; la quale puli-
fcon poi , fecca che ila , col loro pulimento ,
che in altro non confifte , che in polvere di
mattoni cotti , e polvere di ruota d’ arrotare i
fe rr i.
Ne’ legni fovra 1 quali non vuolfi dare im­
primitura , ufano in fua vece l ’ Olio di Gergilì,
aj quale, quando è fecco, danno fopra la Verni­
ce. Nelle cofe poi gentili , e piane , come fon
per efempio le Schiffe, i Tavolini , le Scatole,
e fintili , danno prima una mano di Vernice;
poi ne’ luoghi , che adornar vogliono diftribui-
Ì fcono , e difpongono le carte miniate , le quali
per lo mezzo di un dente ben levigato allo im­
partir della Vernice vanno con deftrezza fpianan-
do, ed adattando al piano fu cui le pofero ; d!*
ligenza, la quale molte volte è fuperflua , per­
chè quando la carta è ftata a dover meifa in
opera, da fe fi fpiana. Ciò fatto , vanno repli­
cando le mani di Vernice , che abbifognano, pu­
lendo, e ripolendo con un panno lino la fuper-
ficie della medefima lecca bene che fia ; e finché
vedefi terminato a dovere il lavoro. Tale Bitu*.
me lafcia un luftro affai grande , come fi rileva
da una lettera del Padre Lodovico le Combe
icritta alla Ducheffa di Buglione ftampata 1’ an­
no 1690.
Si deve notare ancora , che lavorando intor­
no alla fopraddetta Vernice della Cina detta C i ,
D 4 la
Libro "Primo
la quale vlen di predente portata in Europa,
reità danneggiato , chi non è affuefatto a ma­
neggiarla , o non è munito di un qualche falu-
tare antidoto, come lo fono coloro, che ne fan­
no ufo : Perciò per difenderli dal gonfiore , e
dall’ affanno del petto , che fuol comprendere
gli incauti fabbricandola, è neceffario prima , e
dopo di porli all' opera far bollire per qualche
tempo nell’ acqua pura penne di Gallina, e con
quella lavarli e volto , e mani , come fanno i
Cinefi lenza afciuttarli . Con una tale cautela
non lì reitera offefo, nè nel lenfo del tatto , nè
in quello dell'odorato.

Delia Vernice del Giappone.

A Vernice del Giappone non è molto dilli*


'mite da quella della Cina ; nè altra diffe­
renza paffa tra 1’ una è I’ altra, fe non , che il
Bitume tifato dai Giappone!! nel far la loro na­
fte da un feme , che produce una pianticella ,
che vien da loro trapiantata , e che crefcìuta
in albero ita fette anni prima che cominci ad
effer capace di dare il ricercato frutto A tale
(lato giunta , fendono dalla cima al piede del
tronco la corteccia della pianta con tagli non
molto profondi , dai quali , quando comincia a
Biliare la materia bituminola , che in loro lin­
guaggio chiamano-Uruxi , adattano alle piaghe
rtillanti certe doccie , che non folo raccolgono,
«la conducono il liquido bitume a grondare in
uu-vafo come di porcellana , che poi coprono
con carta inzuppata d’ olio, e così lo confervano
dentr’ elfo per lungo tempo. Il colore della rac­
colta materia tende più al bianchiccio che no,
e quando è il tempo, che lo raccolgono da niu-
no li tocca,, perchè toccandolo produce certe
pru-
Trattalo di Vernici. 57
prudore nella carne di color, che toccano, e fa
lollevare alcune bolle affai dolorofe .
Quando nel Giappone vogliono adoperare la
fuddetta Vernice, la preparano nel modo feguen-
te: Colano lo ftillato Bitume per panno lino due
volte , con quella avvertenza di non toccarlo
colle mani giammai ; Iocché per fare lo fpie-
mono tra due tavolette a guifa di un torchio ,
e così fatto paffare per tela , lo danno fopra i
loro lavori, lanciandolo dopo ben bene Ceccare.
Quando è leccato, coprono la prima con un’ al­
tra mano, avendo riguardo di tornarlo prima a
ripaifare per altro panno di lino pulito ; ponen­
do im elfo panno un poco di feta , o bambagia
in fiocco , onde fi fottilizzi meglio . La terza
volta poi adoperano nella maiffera , che fegue:
Prendono cioè quella quantità di Bitume , che
vogliono nfare , e la ritornano a colare due vol­
te, indi in tre parti di detta Vernice infondono
una parte di acqua , la quale polla in un vafo
vicino al fuoco la vanno maneggiando con una
Spatola di legno, finattantochè l’ acqua refti be­
ne incorporata col Bitume, il quale poi maneg­
giato al caldo con la detta acqua diventa di co­
lor nero .] Fatta che abbia quella mutazion di
colore, l’ unifcono con un olio da loro chiama­
to di Giugiulia, e così fe ne fervono . Il modo
poi, che tengono nel dare la Vernice fopra i la­
vori preparati è il ieguente : Prendono il legno
od altro, che vogliono verniciare, e cercano ,
che la fuperficie fopra cui deve andar dirtela la
Vernice , fia ben pulita , lifcia , ed uguale ; la
qual fuperficie fe forte piena , fogliono coprirla
di tele fottili bagnate di Vernice dalla parte ,
che dee toccare il legno; la qual Vernice ferve
di Colla , nè volendo ufar tela , adoperano in
fua vece carta. Attaccata ed afciutta la tela , o la
car-
Libro Trtmo
carta adoperata, mettono li lavori in un armar©
ad effetto, che vengano guardati dalla polvere,
e che maggiormente fi becchino . Secchi e bere
afciutti, che fieno, li cavati fuori , e dopo aver
dato loro un’ altra mano di Vernice , li ripon­
gono come prima ; e così van facendo di mano
in mano, finché lor piace, e finché il lavoro fia
ben indurito , e perfezionato ,1 Terminato“ che
abbiati di dar la Vernice, vi lavorati fopra rabef*
c h i , e fogliami d’ oro , o dipingonli con colori
fiemprati con detta Vernice bianca fengk ufare
alcuna uiterior diligenza in pulirli.
Ne’ lavori poi più gentili, e più da loro pre­
giati e che mandano in Europa, ufano maggior
diligenza , dando alla Vernice un pulimento ,
con cui rendono uguale il lavoro , nel modo ,
che fegue operando : Afciutta che fia perfetta«
mente 1’ ultima mano della Vernice , che per
effere di materia groffa fuole effere la terza ,
pigliano un pezzo di pietra d* arrotare , e pol­
vere finiffima di mattoni cotti , e con elfi iifci-
ano la Vernice di modo , che reità il lavoro in
ogni fua parte uguagliato . Ciò facto ricuoprono,
la fuperficie pulita con un’ altra mano di Ver­
nice , la quale fatta fecca , di nuovo la fpiana-
no; e finalmente tornando a ricoprire con Ver­
nice più liquida Ja fpianata fuperficie danno ter­
mine alla loro operazione . Sappiali però , che
nel dar quell’ ultima mano ufano foni ma dili­
genza, adoperando un pennello largo come una
mano a modo di fcopertjno comporto di capelli
di un Fanciullo dell’ età d'otto in dieci Janni.

Ver-
Trattato di Vernici, 19

Vernice fatta in Europa fintile molto a quella


della Cina , e del Giappone perfetti/fima.

Omma Copale ridotta in polvere (ottilif-


G fima parti due ; Vernice di Ambra parte
una . Si fa (caldare la Vernice d’ Ambra ( per­
chè dicono.- che ha facoltà di fciogiiere ia Gom­
ma Copale ) in un pignatto nuovo vitriato , e
a poco a poco, s’ infonde in eifa la Gomma pol­
verizzata* inceffantemente mefcoiandola fopra il
fuoco lento , finché fi veda effere il tutto per­
fettamente incorporato. Nello fteffo tempo in un
altro pignatto, che fia (opra il fuoco con entro
dello Spaltro disfatto in Qlio cotto , fi verfa la
! miftura del primo, ufando diligenza, ch e a for­
za di andare tutto mefcolando fopra legger fuo­
co , vengano le materie unite , perfettamente
incorporate infieme. Ciò fatto fi leva ¡1 vaio dai
fuoco continuando a mefcolare la miftura, finat-
tantochè fia vicina a raffreddati) ; nel qual tem­
po prenderai acqua di Rafa, e 1* anderai poco a
poco verfando dentro la materia cavata dal fuo­
co , nè ti reftarai per un pezzo dal mefcolarla,
aggiugnendo , fe il bifogno lo Vuole , fempre
nuov’ acqua, e così feguiterai a fare , finché la
compofizion della Vernice fiafi raffreddata , ed
abbia prefa la confiftenza del miele.
E ficcome 1’ acqua di Rafa facilmente svapo­
ra; così nel tempo, che fi va verfando, e me­
fcolando coll’ altra materia conyien tenere co­
perto il vafo . Fatta fredda che fia la Vernice,
fi deve colare per panno lino , torcendolo , e
premendolo fra due tavolette, o torchietto, ac­
ciocché venga fuori (premuta la foitanza della
Gomma, e dello Spaltro, feparare fi poffa dalle
inutili feccie, che lafciano 1' una, e 1* altro, e
Libro ’Primo
la Vernice,erefti pura. Colata che fia, fi confer­
va In un vaio di vetro , o di terra ben verni­
ciato , e chiufo ; e fe diventane mai denfa più
che non dovrebbe , fi rende fluida a mifura del
bifogno coll’ acqua di Ilafa calda , o fredda che
fia. Vuoili avvertire , che J’ Olio cotto , cut fi
unifce lo Spaltro , fia perfetto , e fi conofcerà
efier tale , fe mettendovi dentro o Legno , o
Spattola non colerà a goccia , ma fcenderà fila­
to fenza fiaccarli giammai. Del qual’ Olio quan­
to meno fe ne tiferà , e quel poco che fi ufa,
farà più facile a leccarli , come quello nel qua­
le entra la Cuperofa, la Vernice acquifterà più
durezza , e maggior lufiro , come ha la vera,
della Cina.

yA fare la ■ vernice d' jlmbra tefiè accennata.

Uefia Vernice viene comunemente chiama-


ta d' Ambra , ancorché nella fua compofi*
zione non entri nè Ambra, o Carabe, che è io
fleflo ; ma così viene da’ Turchi denominata
pel luftro, che tiene a fimilitudlne dell’ Ambra,
ed è chiamata ancora Vernice Turchefca pel
grand’ ufo, che elfi ne fanno. Quella è compolia
di una gran parte di Olio cotto , e tre di Pece
greca, e fi fa bollire a fuoco lento , finche ab­
bia perduta tutta 1’ ontuofità ; e che fi veda ri­
tener Riamente il fuo vifcofo . Quando a que­
llo fiato è giunta, ella è fatta.

filtra Vernice.

Lio di Lino cotto parte una \ Pece Greca


O parti due , Rafa di Pino parte mezza : fi
fa bollire ogni cofa infierne in una pignatta co­
me fopra.
Ver .
Trattato di Vernici. 61

Vernice Terfiana , o ¡Araba.

Andraeca in polvere onde tre , olio cotto


S oncie lei . Si fa bollir 1* olio cotto a fuoco
lento; mentre bolle , fi va in elfo a poco a po­
co infondendo la Sandracca polverizzata ; ma­
neggiandola Tempre, finche fi confumi la fchiu-
ma . Ciò fatto fi prende un’ oncia di maftice ih
polvere , il quale farete bollire in una mezz’
oncia di detto olio cotto fino a tanto , che più
non il'chiuma ; indi fi unifee poi il tutto infie-
me a forza di lento fuoco, fi cola , e fi confer­
va come l'opra-

Vernice riferita dal T. Giovanni Zaban nel


Tomo 3 dell’ occhio artificiale.

Cmrna Elemi dramme due, Gomma Anime


G dramme due, incelilo dramme due, ambra
bianca , o carabe dramme due ; tutte quelle
Gomme fi riducano in fottiliffima polvere. Indi
farete cuocere ogni cofa in un vaio di vetro
con aceto diflillato , aggiungendovi due dram­
me di Gomma dragante fatta in polvere , e
quattro di zucchero candito ben feccato, e pol­
verizzato operando nel modo feguente : Si pren­
de una libbra d’ olio di piga , o in Tua vece
una di quello di trementina, aggiungendoli on­
cie Tei di Trementina cipria, e fi Va cuocere il
tutto a bagno di mare; e quando la Trementi-
na farà totalmente fciolta, porrete tutte le fud-
decte polveri a poco a poco entro la detta T re ­
mentina, ed olio', mefcolando ben bene la ma­
teria con una fpattola , acciò s’ incorpori , la­
rdandola poi bollire per quattro ore almeno.
6% Libro Primo
Ciò fatto ; fi cola come fopra , ed avrete una
Vernice nobililfima.

Ldira Vernice dello fieffo <.Autore .

^ " \ L io di fpigo oncie due , maftice in polveì


re oneie una , Sandracca in polvere oncie
una, Trementina mezz’ oncia; fi pone a bollire
1’ òlio iti bagno di mare; e quando è caldo , vi
S’ aggiugne la Trementina; la quale disfatta che
fia , s’ infondono poco a poco in ella, le polveri
incorporando il tutto à forza d i , fuoco lento ira
detto bagno di mare con ifpattola , guardandola
con fomma diligenza , perchè è facile a ptenr
der fuoco . Perfezionata che fia ; fi cola , e fi
conferva come fopra.

Vernice per melare le Pitture .

Lio di Lino ftillato per alambicco oncie


O una; Vernice d’ Ambra fuddetta oncie tre;
s’ incorpora il tutto infieme a fuoco lento ; fi
paffa per pezza, e fi conferva in vetro chiufo .

filtra Vernice confinile .

Evefi avvertire ; che dall* Autor di quella


D Vernice non vengono fpiegate le doli delle
droghé; che la compongono; e perciò ira quella
circoftanza deve fupplire la pratica di chi opera.
Per farla dunque , fi piglia maftice , ed olio
d’ abezzo , ed a fuoco lento s' incorporano in­
fieme . Fatto lo fcioglimento s‘ aggiugne alla
materia acqua di Rafia in tanta quantità ; che
fi poffa adoperaret

U t-
Trattato di Vernici.

[Altra Vernice di gran lucido da dare


jopra li Quadri.

I prende chiara d’ o v i , e fi sbatte lungamen­


S te; sbattuta, fi fpoglia della fchiuma , che
nello sbatterla fi è prodotta alla di lei fuperfi-
cie; indi fe le uniice fugo d’ aglio, e con effa
mefcolandolo, e ben bene agitandolo , s’ incor­
pora . Quella vernice oltre iì tirar fuori il co­
lore mezzo perduto , difende le pitture dalle
eroiche, e dà loro un gran lucido.

Altra Vernice belliffitna.

Afa di Pino pingue , e bianca onde u ,


R Gomma di fuiine onde due , Trementina
di Venezia onde una, olio cotto oncie due . Si
fa fciogliere la Gomma in olio comune d’ oli­
v a , e poi fi cola; ciò fatto fi unifce l’ olio cot­
to colla Trementina , e Gomma fciolta , ed a
fuoco lento ogni cofa fi va mefcolando infieme >
finattantochè il tutto relli bene incorporato. Pre­
parata così una tal Vernice, fi conferva, e v o ­
lendola adoperare fi deve fcaldare , e per ren­
derla ancor più chiara fe occorre , fi fa coll*
olio di fpigo.

Altra Vernice.

Ncenfo inafchio , e fandracca in polvere par­


I ti eguali . Si pongono quelle polveri poco à
poco in Trementina liquefatta , a fuoco lento;
indi fi cola , e volendone fare u f o , fi adopera
calda.
64 Libro Trimo

Vernici bellijjima oltremontana per coprire


fondi ofcuri.

Lio cotto oncie ¡6 , fpaltro oncie quattro ’


O maftice oncie una. Omelie Refine s' hanno
a ridurre in fottìi polvere, per pofcia farle bol­
lire nell’ olio cotto a fuoco lento in un vafo di
terra nuovo ben verniciato, finche reftino fciol-
t i , e disfatti in elfo tre capi d’ aglio ben mon­
dati . Ciò accaduto , fi cola il tutto in un altro
vafo nuovo , e alla colatura s' aggiugne oncie
due di Gomma lacca , ed oncie tre di ambra
gialla ridotta in polvere finiifìma , ed a lento
fuoco fi fa bollire fino che tutto fia ben difciol-
to . Fatto quello , tornafi ad unire alla materia
Spirito di Trementina, o acqua di rafa in quel­
la quantità , che fi vede abbisognane , onde la
Vernice non riefca denfa, e polla facilmente ob­
bedire al pennello . Avvertali , che nell’ unire
o F uno , o 1' altra di quell’ ultime materie al
corpo della Vernice , conviene andar mefcolan-
do la mafia , perchè il tutto fi poffa incorpora­
re perfettamente.

filtra fintile .

Lio cotto oncie -4 , fpaltro oncie x , ambra


O gialla , 0 fia carabe oncie due . Quell’ ul­
time materie fi polverizzano Fotti!mente , e fi
fanno cuocere a lento fuoco nell’ olio , e poi fi
colano per liberarle dalle feccie , e fe bifogna-,
fi tornano a colare, finché la Vernice fia ridot­
ta a confidenza.

t O , V ■ '
M-
Trattato di V ernici. 65

filtra Vernice.

Lio di Trementina oncie 2 , Trementina


O onde 1 , Sandracca mezza dramma , s’ in­
corpora ogni cofa a lento fuoco , e fi conferva .

Vernice ¿ 'cim b r a , 0 Carabe.

i deve peflare fottilmente l’ Ambra, e porla


S dentro un tegame di terra, o di rame, non
ceffando dal maneggiarla , e mefcolarla collo
l'pirito di Trementina, col quale efler deve ac­
compagnata . Subito, che l’ Ambra vedefi eifere
fciolta, avendo facoltà lo l'pirito di fcioglierla ,
la Vernice è fatta , la quale fi può, fe vogliali,
incorporare con altre Gomme a piacimento.

filtra Vernice confvnile di Criftojam


Love Marley .

i prende l'Ambra rozzamente pefta, e fi ba­


S gna coll’ Olio di Lino , e fi rifcalda in ma­
niera , che l’ Ambra diventi nera, indi fi getta
fopra un marmo bagnato d’ acqua . Raffreddata ,
che fia , deefi ridurre in polvere fiottile , la
quale gettata poco a poco in Olio di Lino cotto
fi fa bollire, finché fia del tutto liquefatta.

filtra Vernice Jaddetta.

I fa disfare l’ Ambra a fuoco lento in un va-


S fo capace di Rame , o di Terra ben cotta ,
e verniciata, e fciolta che fia , le le getta fo­
pra Olio cotto caldo, il quale , quando farà in­
corporato bene coll’ Ambra , locché facilmente
fi conoide mefcolandola con una Spatola , fi le-
E va
„ 66 Libro Trimo
va dai fuoco , e cafo che foffe troppo denfa ,
dovraifi ad eifa aggiugnere , prima che diventi
fredda, acqua di Rafia calda in debita mifura.

Vernkt detta da Coramaro per tignerò la Telle


inargentata di color dell'oro.

Lio cotto a perfezione libbre due, Rafa di


Pino onde otto , Sandracca oncie otto ,
Aloè Epatico oncie quattro, fi pefla il tutto fot-
tiimente , e fi pone nell* olio, e fi mefcola af­
fai, ad effetto, che le polveri non fi grumaffe-
ro iniìeme , e ciò fi fa a forza di fuoco lento .
Ottenuto un tale fine , fi deve accrefcere ii
fuoco, e continuare a mefcolare ogni cofa , on­
de il tutto fcioglier fi poffa perfettamente* e fi
fcioglierà fe fi lafcierà bollire lentamente per
buona pezza di tempo , onde prenda corpo , Se
fatta 1’ operazione il colore fembraffe troppo
pallido, aggiugnefi alla Vernice altre due oncie
di Aloè Soccotrino . Prima poi , che la Verni­
ce fi riponga, fi porrà a colare in un colatoio,
onde per elio fi poffa efpurgare dalle molte fec-
c ie , che probabilmente in lei fono. Fatto que­
llo, fi guardi la Vernice colata dalla polvere.

Vernice ofcura

Rendei! Spaltro del pii lucido , e del più


P bello, che fi poffa avere, fi riduce in fottìi
polvere , e fi pone in una pignatta nuova vii
triata a fciorfi a forza di fuoco lento in acqua
di rafa , la quale deve avanzare fopra lo Spai,
tro un dito in circa, fempre mefcolando Luna,
e 1’ altro , finché reilino infieme perfettamente
incorporati . Avvertali però, che fe la Vernice
non ifcorreffe bene, fe le deve aggiugnere nuo-
Trattato dì T em ici. 67
Vamente sequa di Ràfia in quella quantità , che
fi vede abbisognare. Ciò fatto, fi cola, e fi con.
ferva lungamente in un vaio , ma che fia ben
cbiufo.

*Altra Pernice conftmile p ii perfetta, ma piè


lunga ad ajciuttarjt.

N ogni óncia d5 Olio cottó si infonde a poco


I a poco un’ óncia in circa di Spalerò rettil­
mente polverizzato , e ad eflb fi ùnifice a fòrza
di lento fuoco corttinóamente meficolando la ma*
feria , facendola bollire ugualmente , fin che la
Vernice abbia prefei corpo, e fi Conofcetà aver­
lo prefo , quando alzando il legno con cui fi è
mescolata non gocciola , ma fila ; avvertendo,
che fe avefle troppo Corpo , fe le aggiugne ac.*
qua di Rafia calda appena, e fi cola,

filtra Vernice.

Andracca , Maftice , Benzoino, Gomma Lac­


S ca , Gomma Arabica , Ricargirio d* oro ,
Trementina , SpaltrO , Pece Greca , di cadauna
tre quarti d’ óncia . Si polverizzi fottilmenté
tupkf quelle droghe, che fono da polverizzarfi ;
poi fi prepari Spirito di Vino sflemmato oncie
due , acqua di rafia oncie otto , Vernice d’ A m ­
bra oncie due , Spaltro oncie mezza , èd Olio
cotto oncie tre , Tutte quelle cofe prepatate ,
fi piglia una pignatta nupva , che tenga per Io
meno un boccale , e in effa ponefi a fcaldaré 1*
Olio cotto ; in un altro pignattino fi feioglie la
Trementina colla Gornf^ Lacca , e la Gomma
Arabica polverizzate J pofeia fi deve porre nell’
Olio cotto la Vernice d’ Ambra, e dopo la San­
dracca i il Mafiice', il Benzoino , che s’ erario
Libro Trime
ridotti in polvere ; apnreffo la Pece greca , e
io fpaltro, ed indi Ja Trementina colle Gomme
in iei difciolte , mefcolando ben bene tutto in­
ficine a lento fuoco . Ciò fatto, s’ infonde nel­
la mefcolata materia l’ acqua v i t a , ed a poco a
poco 1’ acqua di Rafa , e per ultimo fi cola per
panno lino , fpreméndo bene la mafia fra due
tavolette, e fi conferva in un Vaio di vetro.

filtra Vernice dì minor fatica.

Rendali Vernice d' Ambra onde una e mez-


za, e fi fcioglie; iciolta che fia, fi pone in
efia mezz’ oncia di Sandracca, e mezza oncia di
Maftice fottilmente polverizzato facendo , : che
il tutto venga inficine incorporato a forza di
lento fuoco ; indi a goccia a goccia fi vedano
fulla materia incorporata oncie due e mezza dì
Spirito di Vino fempre mefcolando j e così rie- I
pida fi cola, e fi conferva.

Altra Vernice »

Uefia fi fa col porre nell’ Olio cotto la


Q Vernice d’ Ambra; e coil’ incorporar dopo
l’ uno, e l ' altra con Gomma Lacca , e Gomma
Arabica difciolte prima nella Trementina,

Altra Vernice,

I pone a! fole caldo Olio cotto, e Sego chia­


S ro, e dopo s’ incorporano a lento fuoco col­
la Sandracca . In fine fi aggiugne alla materia
incorporata Olio di Spigo , o di Saffo , perché
più facilmente fi fecca , e fi avrà un’ ottima
Vernice.

Ver-
‘f ra n a to di Pernici « 69

Vernici chiara.

Ì piglia Olio di faffo , o di^fpigo, e fi fa fcal-


S dare : caldo che fia , s’ infonde in elfo lagri­
ma d’ Abezzo bianca in polvere ridotta , e fi fa
fciogliere , ed unire all’ Olio fuddetto ; indi fi
conferva ben turata . Chi non fapeife, che cofa
fia la lagrima d’ Abezzo da polverizzarli ; altro
non è che la goccia della Trementina , la qua­
le refia nell’ albero, cotta al foie.

Altra Vernice chiara, e Zeccante .

Lio d’ Abezzo onde tre; Olio di Spiga on­


O d e tre j Olio di Saffo onde tre . Quelli
Ofj uniti infieae , fi fanno ilare efpolli al fole
ellivo, finché reflino ben bene incorporati , non
Omettendo di andarli a quando a quando, e fpef-
fo ancora agitando . In vece dell’ Olio di Saffo,
può ufarfi lo fpirito di Trementina.

V ERN ICI d e s c r i t t e d a l p o m e t s e n z a
L A Q U A N TITÀ * DELLE DOSI, E SENZA
IL MODO DI O P E R A R E .

Vernice bianda*

O lìo di Trem entina, Terebinto, é Mafficé.*

Altra del Jaddetto óleoja *

O lìo di Spica, Trem entina, e Sandracca.


J6 libro Trimo

Altra pure del faddetto dorata »

l i o di Lino, Sandracca , Aloè Succetritto ,


O Gote ¡gomma, e Ritargirio d’ oro.

»Altra di altro »Autore,

Lio di: Trementina onde due, Trementina


O chiara oncie una , Sandracca in polvere
mezza dramma ? fcafdafi l’ Olio , indi s’ infonde
in e(To |a Trementina, a difcioglierfi 5 difciolta
che ila, fi unifee alfa malfa liquefatta la polve«!
re di Sandracca; poi fi cuoce, e fi cola.

Vernice da Oro,

Lio di Trementina onde otto, Aloè Sqcco-


O trino dramme due , Zucchero fino , cioè
candito un oncia , Sì 1’ Aloè che il Zucchero,
fi devono di per fe peftare Tortilmente . Pofcia
fi prende l’ Aloè, e s’ infonde il primo nell’ Olio
ben caldo; indi vi s’ aggiugne il bucchero.

Vernice chiara come Vetro,

Lio di Trementina un’ oncia; un’ altra on­


O cia di quello di Spigo J Olio d’ Abezzo
mezz’ oncia; Maftice eletto oncie un^ • Sandrac­
ca un quarto, S’ unifcono infieme a forza di len­
to fuoco li tre plj deferirti ; uniti che fieno , s"
infonda in eflo loro il Maftice, e fi faccia bolli­
r e ; ptfl, quando il Maftice è difciolto, s’ unifca
per yltimo alla raaffa la Sandracca. Ciò fatto fi
Coli, e fi confervi ben chiufa.
Trattato di Pernici'. 71

filtra Vernice.

Lio cotto un’ oncia , Maftice Perfiano una


O e mezza. Liquefacciafi il maftice nell’ olio
cotto a fuoco lento, facendo incorporare il tut­
to infieme a forza di andar maneggiando la ma­
teria con un appropriato legno ; nè s’ arredi
da! maneggiarla , finché non compaia fchiuma
bianca a l i di lei fuperficie . Apparfa che fia ,
fi coli , e fi confervi, efl'endo quefta Vernice di
gran durata .

Vernice luflra .

Cqua di Rafia oncie fiei , Pece greca chia­


A ra oncie quattro ; pongali il tutto in un
pignatrino nuovo ben vetriato e capace , e in
effó fi faccia ficiogliere la Pece a lento fuoco .
Difciolta che fia , fi fa bollire Ja miftura, onde
fi polfia incorporar bene infieme; e perchè s’ in­
corpori , fi deve andar mefcolando con un legno
all’ uopo preparato.

Vernice chiamata Cìnsfe.

Lio cotto di un anno oncie fei, RitargitfO


O d’ oro oncie tre. Unite infieme rotelle due
materie , fi fanno cuocere , finattanto che redi
nelle medefime bruciata una penna, avertendo di
andarle fempre mefcolando con una fpat:ola di
legno, affinchè il Ritargirio redi bene incorpo­
rato coll’ olio . Fatto quedo , fi deve prendere
Trementina di Venezia oncie dodici ; Gomma
lacca in tavolette fiottilmente polverizzata on­
cie tre , ed a forza di fuoco lento s’ ha a far
ficiogliere la Gomma tedé detta nella Tremen-
Libro Trinto
tina . Difciolta che ila , e bene colla medefiima
incorporata , fi dee veriare ne! vaio dell’ Olio
cotto. Dopo quella feconda operazione, fi pren­
da un' oncia d’ olio di Lino , ed una mezza d’
Ambra , o Carabe ridótta in polvere fina , ed
uniti in un vaio di vetro, fi pongano fopra car­
boni aceefi coperti di cenere calda, e per gradi
di fuoco , fi facciati bollire . Quando l’ Ambra è
fciolta , s’ unifcano in ireme cotefte due conipofi-
zioni calde mefcolandole bene con ifpattola di
legno: Compiuto qùefto, fi leva il vaio dal fuo­
co, ed aggiugnefi alla materia tre onde di T e ­
rebinto adoperandoli , che a forza di rimefcola-
re la malfa , s' incorpori bene colla medefima .
Quando l’ unione è fatta, fi cola per pezza, e fi
conferva in un vaio di vetro . Per rendere an­
cor più perfetta la defcritta Vernice , le fi può
aggiugnere tre onde di Gomma Copale, la qua­
le ( per le Vernici oliofe ) fi fa difciogllere
nello fpirito , e nell’ olio di fpiga , o di abez­
zo . Ci è chi alferifce , che la Gomma Lacca fi
fciolga colla Rafia di Pino ; ma ci fono molti
cladìci Autori , che fon di parere , che non fi
polla fciogliere , fe non fe , con meflrui acquo-
fi, o collo fpirito di viiio perfetto , e da ogni
flemma fpogliato.

Vernice ¡limatilfuna , la quale dicono reftilere al


martello, non che al fuoco /cattandola.

Uella Vernice , che vien decantata di Am­


bra , quantunque nella fua compofizione
non ce n’ entri come fi mollrò , quando s’ infe-
gnò dì farla, fi fa nel modo feguente: Si pren­
de una porzione di Gomma Copale ridotta in
polvere , ed un poco d’ Olio cotto per far dell’
una, e dell’ altro quell* ufo, che or ora fi dirà:
Si
Trattato dì V ernici. 7;

Si fcafdà poi una fufficienre quantità di Verni­


ce d’ Ambra, e in ella s’ infonde la Gomma C o ­
pale polverizzata, ed a lento fuoco fi fa dilcio*
gliere. Difciolta, che fia, le le aggiugne l’ olio
cotto , non molto denfo nella circoilanza di do­
ver render la vernice obbediente al pennello ,
e fi fa cuocere fopra il fuoco . In vece della
Gomma Copale, fi può tifare quella d’ olivo.
Avvertali , che quel metallo, che fi vuol co­
prire colla vernice , deve prima eflfere polito
colla pomice afciutta , o bagnata che fia , e fe
lo vuoi lucido , brunito , o luftrato : indi fcal-
dafi fopra il fuoco , e fatto tiepido , fe gli dà
fopra una mano di Vernice , la quale vuol effe-
re più oliofa della feconda mano, che fe gli de­
ve dare: quella fi mette fopra carboni accefi in
un trepiedi , od altro limile arnefe a cuocere ,
offervando , che quella prima mano non venga
troppo cotta ; poco dopo fi leva dal fuoco, e fe
gli dà la feconda mano ; ciò fatto fi deve pi­
gliare coll’ iftrumento indicato dal chiarifTimo
Padre Donarmi fegnato a calce del libro Fig. i ,
e così inverniciato colla feconda mano , fe gli
dà il nero col fumo di qualche cola di refino-
fo , come farebbe per modo di efempio torcia
da vento , oppure con pece greca avvolta in
carta , o candela di l'evo , o altro limile , che
faccia affai fumo , perchè non folo ajuta col ca­
lore. a fpianare, e ad uguagliare la vernice, ma
le dà un belliffimo nero , e molto luftro . Ciò
fatto , fi pone di nuovo fopra il fuoco , e colà
fi lafcia , finché ia Vernice fia vicina ad effere
cotta , locchè fi conofcerà toccandola con un
piccolo frullo di legno in un luogo , che non
poffa reilar offefo , il quale fe non verrà della
Vernice fpogliata , fegno è , che la cottura è
Perfezionata ; ed allora fi leva dal fuoco , e di
per
74 Libro "Primo
per fe raffreddare fi Jafcia . Un’ altra notaj che
indica , la Vernice edere cotta , e raffodata , è
la diminuzione , e ceffazion de! fumo , che da
principio fi alzava dalla fuperficie del metallo
inverniciato.
Lo (frumento indicato dal Padre Bonanni è
comporto di quattro verghe di ferro unite in
A , le quali nelle loro eftremità B . C . D . E.
fono dentate nella parte interiore a guifa di li­
ma groffa , e nella parte erteriore I . O • den­
tate in maniera tale , che 1* inferito anello I .
O • redi colà ferm o, e rtringa le quattro ver­
ghe in modo, che li denti delle verghe B . C .
D . E . abbraccino la ladra F . onde non poffa
cadere , nè fmuoverfi ; anzi venga foftenuta , e
raffodata , per poterla maneggiare comunque fi
voglia . Tale induftriofo (frumento ferve anco­
ra per que’ R a m i, ai quali vogliali dar la Ver­
nice da intagliare, come ar^reffo fi dirà.

Verni et da ufarfi per que' R am i, che voglionfi


intagliare ad acqua forte .

U e fono le forte di Vernici , che fi danno


D fopra li ram i, che ad acqua forte intaglia­
re fi vogliono . Una fi chiama Vernice dur
perchè s’ indurifee cuocendola fopra li carboni
accefi ; 1’ altra fi dice tenera ; perchè non fi
cuoce . Quelle Vernici vengono deferitte da
Monfieur Bossè nel libro , col quale infegna la
maniera d’ intagliare ec. ed ambedue-fono ftima-
ftiffime, e fi ulano tanto in Francia, che in In­
ghilterra, in Germania, e in Italia. La Verni­
ce dura fi fa nel modo feguente: Si prende Pe­
ce Greca oncie^ cinque , Rafa di Pino onde cin­
que, olio di Lino crudo oncie 4 , Pece nera on­
d e 1 , Sevo alla quantità di una piccola noce .
Pre-
Trattato dì V ern ici . 71

Preparate tutte quede cofe, fi (temperano_infic­


ine a lento fuoco, finché colla forza di lu i, ab­
bia fa mafia acquidata confidenza di miele . Si
cola poi per tela, e fi conferva ben difefa dalla
polvere,
Il modo poi di dare una tal Vernice (opra
lì Hami e' quefto ,

Eefi pulir bene il Rame ,prima colla Pie;


D tra del Rodino fina , che adoperano gli
Arotatori da rafoj , e dopo colla Pomice in pa­
ne , avendo diligenza , che non redino fegni ,
nè sfoglie nel Ram e, il quale fi brunilce in ap­
pretto, ed in maniera, che non appaja alcun fo­
gno della Pomice per piccolo che fia . Pulito
che fiali così ’l Rame , fi fa fcaldare fopra fuo­
co di carbone, in maniera però, che maneggia­
re fi pofia ; indi colla punta di una Spatola di
legno , fi pone luogo a luogo fopra d’ effo la
Vernice tendendola alla meglio , che fi può , e
battendola pofcia colla palma della mano , ac­
ciocché venga il Rame ugualmente invernicia­
to , e bene . Didefa , che fia la Vernice , con-
vien darle il nero , e le fi iuol dare o col fu­
mo di candela , o con quello della Pece Greca
avvolta in carta come tedè fi difle , adoperando
lo drumertto di ferro defcritto del Padre Bonan-
ni, o di quattro anella appiccate a funicelle , o
quello » che tornafie più a comodo . Ciò fatto
fi mette il Rame fopra un Trepiedi , od una
Graticola di ferro , fotto cui fieno carboni acce-
fi, onde fi poffa cuocere la Vernice , la quale
allora lo farà, che appariranno i fegni indicati
nell’ antecedente capitolo.

Ver-
76 Libro Secondo

Vernice tenera comoda per /’ ufo de*Kami


da inciderfi.

Era Vergine bianca onde i e mezzo , Ma*


C ilice in lacrima onde i , e Spaltro onde
mezza,'polverizzate che fieno il Maflice , e
Spaltro, fi ftacciano con iitaccio di feta , ed uni-
te quelle polveri infieme , fi gettano nella cera
liquefatta , e fi lafciano fopra il fuoco , finché
fieno bene unite con la cera , gettandole pofcia
in un cattino pieno d’ acqua , nella quale dalla
medefima materia fi formano pallotole , le qua­
li , quando fi vogliono adoperare , fi chiudono
dentro a qualche ritaglio di Taffettà formando
un piumacciuolo. Si icalda poi il R am e, e cal­
do, che fia fi unge col detto paftello : indi con
una penna fi ugualia la Vernice . Quando è ben
dirtela ed uguagliata le fi dà il n e ro , o col fu«
mo di candela, od altro limile.

filtra Vernice dura per ufo de' Rami da


intagliare.

Lio cotto onde 6 , Pece greca chiara iti


O polvere onde 3 , Olio d’ Abezzo onde 2.
Si fa dilciogliere a fuoco lento la Pece , cui
fciolta che fia , aggiungatele Acqua di Rafa on*
eie 3 , lafciando la materia al fuoco per lo fpa-
zio di una femplice Ave Maria, poi fi leva, ed
è fatta .
Serve ancora ottimamente per lo fteffo effet«
to la Vernice, che ufano li Coramari per dora«
re il Corame «

Ver-
Trattato di Vernici 77

Vernice da ufarfi per intagliare il Ferro.

Ece Greca onde 3 , Rafa di Pino onde 5 ,


P Trementina onde 3 . Si fa incorporare o-
gni cofa infieme a fuoco lento , e poi calda , fi
dà l’opra il Ferro , che parimenti vuoili aver
caldo.

LA DESCRIZIONE DELL1 A C Q U A FORTE


DA USARSI SOPRA I RAMI Si T R Q -
U ERA’ PIU* I N N A N Z I .

Vernice del color dell’ oro da dare jopra Metalli.

Enzoino onde 3, Maflice onde 3 , Sandrac­


B ca oncie 1, e mezza : ridotte quelle cole in
fottìi polvere ognuna di per fe , pigliali fpirito
di Vino rettificato , e in elfo pongafi il Malti-
ce; quando quefio è difciolto , s* infonde nel li­
quor fpiritofo la Sandracca col Benzoino , e li­
quefatte che fieno cotefle gomme refinofe, deve-
fi aggiugnere alla materia oncie 1 e mezza d'
Olio d' Abezzo , e Aloè fuccotrino ridotto in
polvere alla quantità preiTòchè di mezza dram­
ma ; poi fi tiene fopra un leggier fuoco , finche
vedali reftar tinta la Vernice di giall’ oro. Cotn-
parfa una cotal tintura , fi leva dal fuoco, e fe
ne ferve per doratura fopra i metalli.

Mitra fintile Vernice .

O P i r it o di Vino oncie 6 , Gomma Lacca oncie


tQ 2 , Olio d’ Abezzo oncie 1 , Terebinto on­
cie 1, Zafferano denari uno, che è quanto a di­
re una dramma . Preparato il tutto , fi fa fcio-
gliere in primo luogo la Gomma Lacca nello
7? Libro Primo
Spirito di Vino ; indi fe gli unifcono le altré
droghe ; poi fi fa il tutto bollire a bagno iMa»
ria, finché fia incorparato.

¡Altra fimile «

Pirito di Vino onde $ , Gottigomma onde


S i i Aloè Epatico un quarto; fi unifcond que­
ll» cofe infieme nel modo tede defcritto*

»Altra ¡ìmile »-

Enaoino s Aloè in polvere jed uh poco di


B Zafferano difciolto nello fpirito di Vino . S‘
incorporano tutte quelle cofe infieme a forza d
fuoco lento j poi fi cola , e fa colatura fi con­
ferva in vetro»

¡Altrii confimile.

Rendei! onde a di Ambra gialla , e fi fa toZ


P dar bene in una padella di rame * Todata
che fia , s’ infonde nello fpirito di Trementina
per due o tre giorni in una caraffa o faggiolo
fopra 1’ arena calda , avvertendo che 1’ ambra
todata, fia data prima ridotta in polvere i Nel
tempo che fi lafcia in infufione, fi deve a quan­
do a quando andar fcuorendo ed agitando la ma­
teria contenuta nella caraffa , o faggiolo , per­
chè così fi avrà uno fpirito di color d’ oro bel-
liffimo.

Vernice che fi dà fopra fi Oro di Germania,


e che fi conferva benijfimo.

,
Pirito di Vino una libbra Gomma Lacca on­
S d e 4 , Gottigomma mezz’ oncia, Aloè ‘epati­
co
Trattato dì V e r n ic i .
co dramme 2. Si polverizzino tutte cotefle Gom­
m e , e in polvere finifiìmu ridotte, s’ infondino
in una boccia di vetro nello Spirito di Vino ,
la quale ben chiufa , fi ponga al Sole eftivo , fin­
ché le Gomme relìino iciolte ; e fe forte d* in­
verno , fi metta la caraffa in una llufa calda,
agitando la materia deliramente quattro o cin­
que volte il giorno . Compiuto lo fcloglimen-
to , fi coli , e fi confervi la materia co-lata in
altra boccia ben #xiufa , onde non ifvapori .
Quella Vernice fi dà fredda , e dopo fi pone al
fole, o in una llufa ben calda.
ft •'
jLltra detta.
< *• *.
Omma Latea oncie x , Aloè fuccotrino in
G polvere dramme due , Olio di Trementi­
na oncie 8 , Zucchero fino in polvere oncie 1 ,
s’ incorpora ogni cofa infieme , e fi cola per
tela.
elitra conftmìle, ma dì maggior perfezione.

I prende Gomma Lacca, e fi fa feiogliere in


S un vafo collo Spirito diVino rettificato ; in­
di fervando la neceffaria proporzione , s’ infon­
de nella materia dìfciolta Curcuma in polvere,
un po di Zafferano , ed un altro poco di fan-
gue di Drago polveritìzato : ciò fatto, s incor­
pora il tutto a fuoco temperato, e pollo il vafo
in quiete , fi lafcian precipitare le fecce , per
far poi ufo della Vernice , che gaileggera lo-
pra loro; oppure, per fepararla da quelle , de­
liramente fi cola, e fi conferva.

Ver.
8o Libro Triino

Vernice belHjftma , che fi pratica in Francia,


Ginevra, ed Inghilterra, per darla / opra
Orologi, e Metalli .

,
Omma Lacca oncie 2 Carabe giallo , cioè
G Ambra oncie d u e , Gottigomma oncie 2 ,
Sangue di Drago in lagrima grani 50, Zafferan
in polvere mezza dramma , Spirito di Vino on­
cie 14 . Quello che è da poderi zza rii fi polve­
rizzi Sottilmente , e fi ponga in infufione nello
Spirito di Vino in vetro Gretto di bocca, quale
fi chiuderà con vefcica e cosi*chiufo fi porrà
al fole efiivo , e le foflfe d’ Inverno al fuoco,
ad effetto che fi faccia la digeftion delie mate­
rie , non mancando dì agitare a quando a quan­
do le droghe nel vafo . Compiuta quefia prima
operazione , fi porrà il Saggialo nel fornello in
arena , dandogli poi fuoco gradato , lafciandolo
ivi Gare , finché fiafi fatto lo fcioglimento delle
unite materie , e fi trovino bene incorporate
infieme . Ottenuto quefio fi cola la Vernice , e
fi conferva . Quando fi vuole adoperare , fi ,do-
vrà prima fcaldare un poco il metallo ; il qua­
le , fe la Vernice farà fiata fatta bene, diverrà
di un coloro più bello dell’ oro, ed è fperimen-
tato.

Vernice del T. Jamari Ge/uìta.

I prende Gomma Lacca ben purgata , e pe-


S _fia Sottilmente, s’ infonde in tanta quantità
di f pi rito di Vino rettificato , che Sopravanzi
la niedefima quattro dita almeno. Unite le ma­
terie 0 al caldo del fuoco , o al fole d’ efiate ,
fi pongono a liquefare , avvertendo di andarle
guadando , perchè s’ incorporino perfettamente
in-
Trattato di P ernici. 8 r
I
interne . Ciò fatto , fi cola per pezza di lino
nuova , e fi ritorna o al fuoco , o al fole per
un paio di giorni, e la Vernice farà fatta.

Pernice Turchefca del Tadre «yidelberto Til-


kottski Gefuìta.

Rendei! Trementina lavata cinque volte in


P aqua tiepida onde i , Sandracca in polvere
oncie 2 , la quale porrai fopra fuoco lento a
fcioglierfi ; quando comincia a fumare , unirai
alla medefìma la Trementina , ed un’ oncia d’
Olio di fpigo, mefcolando il tutto perfettamein-
te infieme : fatto quello , leverai il vafo dal
fuoco , ed aggiugnerai alla mefcolata materia
once i di Spirito dì Vino , e tre di acqua di
Rafa, e così avrai una Vernice che fi lecca in
lei giorni.

Pernice del T. Vomet fenza le dojì.

,
Omma Lacca Colofonia , Maftice , e Spi­
G rito di Vino.

Pernice iuflrtt.

,
pirito dì Vino rettificato oncie 6 Pece gre»
S ca chiara dramme 3 , Olio d’ Abezzo dram­
me 2 . Facciali bollire il tutto a bagno Maria
in un faggiolo opportuno , finché fi trovi bene
unito.

filtra limile di poca fpefa.

Cqua di Rafa oncie 6 , Pece greca chiara e


A trafparente oncie 3 - Ponefi in un Pignat­
te) novo 1’ acqua , e in. effe s’ infonde la Pece
F poi-
Sa Libro *Pnmo
polverizzata , ed ivi fi laida ilare fin che 1’ li­
na fi trovi incorporata nell’ altra. Si fa poi len­
tamente bollire ; indi fi cola, e conferva in v e ­
tro . Se riufciife troppo denfa , fe gli aggiugne
un altro poco d’ acqua di Rafa. Quella Vernice
s’ incorpora con qualunque colore.

Vernici denominata della Cina.

Pirito di Vino rettificato onde 20 ,


Maftice
S onde 5 , Sandracca onde 1 , Gomma lacca
oncie una, e mezza. Si unifce il tutto infieme
colle neceffarie preparazioni , e fi adopera in
appreffo fecondo l’ arte.

filtra Vernice bellijftma.

pirito di vino rettificato oncie 36 ,


Gomma
S Lacca oncie 4 , Sandracca oncie 2 , Gomma
Copale oncie 4 , Ambra oncie 2 , Canfora uno
fcrupolo. Tutto quello che è da peftare fi pelli
fottilmente , e feparatamente . Ciò fatto , fi
prenda prima la Gomma Copale , e di per sè fi
facci fciogliere col metodo più volte accennato,
avvertendo, che fe per ifcioglierla fi uferà al­
cuna cofa oleofa , è maltiere far tutto il polli-
bile , perchè fvapori tutta quanta 1’ untuofiià ;
indi in altro vafo a parte, eh’ efìfer deve anch’
efTo di vetro , fi pone la Gomma Lacca nello
Spirito di vino a fciogliere , e dopo che s’ è
fciolta , fe gli aggiugne 1’ Ambra a difeiogliere
anch’ ella , e così di mano in mano la Sandrac­
ca, e la Canfora , perchè confeguifcano lo Itef-
fo fine . A tutte quelle cofe infieme difciolte ,
aggiogherai poi la Gomma Copale fatta liquida
nello fpirito di vino , nel che fare fi dee andar
mefeolando le materie , ad effetto che s’ incor­
po-
Trattato di T e m k t . 8$
parino bene . Fatta così ì’ unione , fi mette a
bollire la Vernice a fuoco lehto , acciò prenda
maggior corpo ; indi fi coli a e fi unìfca in v e ­
tro chi ufo, per fervirféne all* uopo <

Vernice da dare / opra ¡avori, ornati di Carte


intagliate, e colorate •

Andracca lavata , afciutta , e pefla onde 5 ,


S Gomma Copale chiara oncie 2 , Ambra bian­
ca onde 1 . Si polverizzino ognuna di quelle
cofe a parte 5 fciolgafi la Gomma Copale fepa-
ratamente ; indi infufe in un boccale di fpirito
di vino rettificato a perfezione 1* Ambra , e la
Sandracca , fi pongono al fuoco , onde bollendo
fi fciolgono ; fciolte che fieno , aggiungafele la
Gomma Copale disfatta , ed a bagno Maria , il
tutto così unito , fi faccia a lento fuoco incor­
porar bene infieme ; lo che fatto , fi Coli , e fi
confervi all’ ufo.

Vernice di Gomma Copale ficura,

Rendete Gomma Copale oncie fottilmen-


P te fatta in polvere , fpirito di vino oncie
12, fpirito di Trementina onde 6 , olio di fpi-
co oncie 2 . Fatto quello , fi ponga la Gomma
Copale in un faggiuola , verfando fopra di eflfa
le oncie 6 di fpirito di Trementina coll’ olio di
fpico , quaffando , ed agitando ogni cofa infie-
m e , perché s* unificano . Dopo fi metta la boc­
cia ben chiufa al fole fe è d* diate , oppure al
fuoco d* arena in un fornello fie è d’ Inverno ,
ufando ogni potàbile diligenza, perché la Gom­
ma Copale venga perfettamente difciolta ‘ loc-
ché fatto , uniraffi alla materia oncie 12 di fpi­
rito di vino e di nuovo racchiufo il faggino-
Libro Tr'urto
lo', fi agiterà come prima , e. fcuoteraifi il fag­
giuola ben bene per facilitarne l’ incorporamen-
co , -fi riporrà al fole o ai fuoco il vetro , ed
ivi fi lalcerà finche fiali fatto, che dovrebbe in
breve fuccCdere. Avvertali che la Gomma Co­
pale deve fcioglierfi a piccolo , ed uguale calo­
re , perchè fe bollifie verrebbe a formar bollen­
do una colla, che non fi fciogfierebbe piò mai,
rotta che folte . Compiuto al fin qui detto , fi
cola per pezza di lino fina , e fi unifce con al­
tre Gomme, mentre da sè non ha gran durezza,

JLltra Vernice di Gomma, Copale,

,
Pirito di Vino perfettiffimo e rettificato on-
S cie 4 , Gomma Copale un quarto , Sandrac­
ca onde un ottavo , Maflice onde un ottavo .
Antimonio onde un ottavo , Ogni cola lì fa in
polvere finilfima , e dopo fi mettono di per fe
a fciogliere cotefte cole ; come di fopra fi è
detto , fi unifcono infieme , fciolte che fieno ,
agitando , e fcuotendo le materie nel faggiuole)
che fia chìufo , ed in fine fi ritornano al fole ,
0 al fuoco , acciò prendano corpo indi fi cola
la materna, e fi-conferva,

Vernice di belliflìmo lucido,

Pirico di Vino lecito , e ben rettificato on­


d e 12, Sandracca chiariffima onde t e mez­
za, Maffjce chiaro, elucido onde mezza, Gom­
ma Copale feelta oncie i , Olio di fpigo oncie
• 2, Lavili in primo luogo la Sandracca, ed afeiut-
ta che fia, lì riduca in fottìi polvere, e di per
,iè pure li polverizzino la Gomma copale, ed il
„Viafiice, tacciandole feparatamente. Ciò fatto ,
fi fciolga la Gomma copale in unjàggiuplo a
Trattato dì Vernici* 85

parte, e fi confervi. Si ponga poi la Sandracca


nello Spirito di Vino , e in effe» fi fcuota , fin­
ché vedali del tutto fciolta ; apprefiò a quella s’
infonda il Maiìice, e s” agiti ; indi aggiungafi i'
Olio di.fpigo , e la Gomma copale difciolta a
Unite così le cofe , fi chiuda bene il faggiuo­
le , e poi in eflò fi quartino , affinchè il tutto lì
porta incorporare infieme. Per aver poi il tota­
le fcioglimento delle Gomme polverizzate * fi'
ponga il faggiuolo al fole , fe è d’ eifate , e fe
è d’ inverno al fuoco -, e particolarmente a quel­
lo d’ arena, ed ivi fi lafci fino all’ intento. Sciol­
te poi eh’ elle fieno, fi accrefca il calore , e lì
faccia prendere alla materia un leggier bollóre ,
ond’ effit poifa prender corpo . Si cola poi , e fi
conferva , Avvertafi., che quanto più faranno
le mani che fi daranno, tanto più verrà la V er­
nice lucida.

Vernice luflra, e dura delia Cina,

Omma lacca in lagrima oncie 5 , Ambra.


G bianca onde 3 , Gomma_ copale onde 1 ,
Spirito di Vino finiflìmo onde 12 i Lavinfi le
Gom me, ed «feiutte che fieno all’ ombra, fi pe­
nino fottilmente , e fi ftacdno con ¡(faccio fi­
no. Si prenda poi una bomba di vetro, avendo,
prima lciolta la Gomma copale, e in erto fi pon­
ga lo fpirito di Vino Colle altre due Gomme ,
affinchè a bagno maria digerire fi portano . Fat­
ta la drgeftioile , iriifeafi la Gomma copale , ed
unita', fi faccia prender cofpo alla materia con
un leggier bollore. Ciò fatto fi Coli t e còrifet^
vi in vetro ben chi ufo«

# ? Km*
gtf Libro Trimo

Vernice fina di Sandracca,

Plrho di Vino pncie 6 , Sandracca oncìe i e


S mezza, Olio d’ Abezzo onde i . Si pone la
compofizione in un faggiuoio , e per mezz’ ora
fi; fa lentamente bollire, ed è fatta. Quella Ver­
nice può fervire ancora per darla, fopra i Qua­
dri, o al foie, o in vicinanza del fuoco,

Vernice da ujare fopra le carte fiatnpate


che fembra talee,

Cqua di rafa onde 5, trementina oncia 3 ,


A M adiceuna dramma , fpirito di vino da
ioidi i 1* oncia oncie 1 . Si mette ogni caia in
un faggiuoio , fi sbatte bene circa un’ ora, indi
fi fa bollire a lento fuoco per un mezzo quar­
to d’ ora, e così verrà fatta perfettamente. T r e ,
o quattro mani fe ne daranno fopra le carte ,
ma conviene che la mano antecedente all’ altre
fia bene afciutta . Avvertali , che prima , che
fi dia, la vernice alla carta , Infogna aver dato
alla'medefima tre , o quattro mani di colla di
pefpe, oppure di falda confitente , col procura­
le che non ci refi! colla , 0 amido grumato, 0
che faccia grani,

filtra; vernice fimìle.

Lio di trementina , e di fpigo onde l 'per


O forte. Olio d’ Abezzo oncie mezza, mafti-
ftice eletto ondei-i ». Sandracca onde un quar­
to. Si pedano il maftice , e là Sandracca , e fi
lavano con acqua tiepida : afciutte che fieno
quede gomme all’ ombri, fi pongono in un fag-
gifjoio di vetro, e fi unifcono agli Olj deferirti
; agi-
Trattato dì P ern ici. 87 f
agitando una coiai pittura , fino a tanto , che
le materie fi trovino incorporate infìeme . Fat­
to q u e llo ,X a bagno Maria, o a fuoco d’ arena
fi fa lentamente bollire, onde meglio l’ une co-
fe fi unificano alle altre , poi fi cola , e fi con­
ferva.
lAltri1 fimìle.

Pirito di Vino puriflìmo onde 4 , Sandracca


S lavata, e poi fatta in polvere oncie 6 , Ma-
ilice eletto oncie i , Olio d’ Abezzo oncie 2. Si
adopera nel farla, come nell’ antecedente.

Vernice della Cina.

Pirito di Vino lib. 1 , Gomma lacca oncie 4 ,


S Sandracca oncie 2 . Si polverizza
mente 1' una e 1’ altra ; polverizzate ,
feparata-
fi ponga­
no a fciogliere nello Spirito di Vino a bagno
Maria ; e colata la materia per pezza fottile ,
e conferva al bifogno.

Vernice del Reverendijftmo "Padre Bertoccbì


Minor Conventuale.

Andracca oncie 7 e mezza, Canfora oncie tre


S quarti, Gomma copale oncie 4 , gomma A-
nime oncie 1 , Spirito di Vino sflemmato oncie
¿So, olio bianco di trementina oncie 2, terebin­
to oncie 1 . Preparate tutte quelle cofe, fi po­
ne lo fpirito di vino in una fiafca di vetro fpo-
gliata di paglie , e in elfo infonde!! la Sandrac­
ca , che dovrà elfere fiata prima lavata , Pecca­
ta all’ ombra, e in finiflima polvere ridotta. Fat­
ta 1’ infufione , fi deve turare il vetro con Po­
vero e carta pecora bagnata , affinchè agitando
PpelTo la materia , non efali , e non efca . Ap.
F 4 pref-
SS Libro Tri erto
preiTò ia Sandracca fi dee ¡infondere il terebin3
to, fciolto prima in un pignattino fopra ceneri
calde, indi l’ Olio bianco di Trementina, chiu­
dendo di nuovo il vetro , ed agitando le mate­
rie , affinchè nello fpirito di Vino fi fciolgano .
Ciò ^fatto, s’ introducono per ultimo 1’ una do­
po P altra le gomme , e ie refine , tornando a
chiudere il vetro , e continuando ad agitar la
materia, finché le polveri non fi vedano più in
grumi raccolte , Per ultimo fi pone o al fole ,
o al fuoco d’ arena il vetro , perchè meglio fi
digerivano, e tra di loro s’ incorporino le ma­
terie; locchè fatto , fi cola la vernice per pez­
za di lino, e fi conferva.

Pernice da dare Jopra li fiori di ca tti.

Omma Arabica fciolta in acqua naturale u-


G na dramma , Sandracca in acqua vita cal­
da un’altra dramma; zucchero candido ben chia
rificato mezza dramma , chiara d' ovi incorpo­
rata con Gomma mezza dramma in circa. Con
arte s’ unifca, e s’ incorpori il tutto ingeme, ed
avralfi una Vernice affai lultraper la carta. A v ­
vertali però, che a tutte le Vernici per la car­
ta fi vuol far precedere o colia di pefce chia­
ra, o d’ amido.

Pernice luftra, che fembra un Criftallo.

Andracca bianca o n ciei, Maftice bianco dram^


S me 2 , canfora mezza dramma, chiara d’ o-
vi ben battuta , e fchiumata , e pofcia feccata
al loie , o alla tramontana una dramma ; fpiri­
to di vino purificatiffimo onde 6 . Riducefi o-
gni cofa in polvere finiffima , e fi pone in un
faggiuolo collo fpirifo di vino, graffando il tut­
to
Trattato di Vernici . 89
to infieme, perchè s'incorpori; appreffo fi met­
te la materia a fcioglierfi del tutto al fole , 0
al fuoco , e fciolta che fia fi cola , e fi fonfer-
va .
elitra ftmile.

Rendafi chiara d’ -©.vi ben sbattuta , e pur­


P gata dalla fchiuma, che fa nello sbatterla ,
e ad effa unificali zucchero candido in fotti! pol­
vere ridottp , e meglio riefce chiarificato , ed
a falda cottura ridotto, ed una Inficiente quan­
tità d’ acqua vita sflemmata . Fatta 1’ unione di
quelle cofe, fi pongano in una caraffa, e in ef­
fa fi q«affino bene infieme , affinchè s’ incorpo­
rino, ed incorporate che fieno , fi avrà la ver­
nice fatta.
Vernice dì Gio: Daniele Geffero per guardare
gl' Infetti dalla putredine.

Rendi una libra di fpirìto di vino , ed un


P poco d’ ambra chiara , la quale per 48 ore
almeno la farai a bagno Maria fciogliere nello
fpirito fuddetto j fciolta che fia , aggiugnerai
loro un poco di malfice , ed altrettanta porzio­
ne di Sandracca, ed altro poco di Trementina,
e tornerai collo lleffo mezzo del bagno di pri­
ma a far liquefare ogni cola infieme ; fatto lo
fcipglimento, fi prende i Infetto 3 fi difentera >
e per alcuni giorni fi bagna collo fpirito di vi­
no , nel quale fia flato difciolto Zucchero can­
dido ; indi , ciò fatto , fi copre con quella ver­
nice più vo lte, e fino che lucido addivenga co­
me il v e t r o . Così 1* Inietto durerà per molto
tempo fenza tarlarli. -<•
$o Libro Trim»

Vernice da darci /opra un velo, che diverrà


lucido come un crijlallo .

Tendefi un bianco velo fopra un Telajo e ,


S procurafi che redi ben telo fovra elio , poi
fi copre da entrambe le parti colia feguente
Vernice : Pigliali olio d’ abezzo, e s’ incorpora
con acqua di rafia a freddo , sbattendo 1’ una e
l’ altra infieme , finché diventi la materia sbat­
tuta come chiara d’ ovi j indi fi Jafcia ripoiare
quanto baila , perchè fi faccia la precipitazione
neceflaria delle parti pelanti , poffcia in altro
vafo fi decanta . Fatta la decantazione, fi pren-
de la materia più chiara, e con pennello groflò
fi dinende fopra il velo da entrambe le parti ,
e con un coltello di legno , o d’ offo fenza ta­
glio fi uguaglia . Uguagliata che fia , fi laficia
feccare all’ ombra in un luogo difefo dalla pol­
v e r e . Quando quella mano di vernice farà fec­
c i a . fi potrà ricoprire con altre maninel mo­
do di prima, e verrà come criftallo.

elitra Vìrnice fimile , ma frangibile .

^O m m a Copale chiara ridotta in polvere


C J fiottile un* oncia , Trementina lucida on­
d e due: o in un vaio di terra ben verniciato,
o meglio in un vetro, s’ incorpora a lento fuo-
co 1’ una e 1* altra infieme . Quando la Gomma
fciolta , s’ infonde nella materia unita a goc-
cia a goccia onde $ di fipirito di Trementina
mefcoiandolo bene con elfia . Allor che fi vuole
adoperare fi adopera calda o al fole , o al fuo­
co fopra il velo ben tefo in Telajo , che verrà
come un cfifialjo. Avvertali però, che piegan­
doli, fi romperà.
Ver-
Trattato dì P ern ici. 91

Pernice di Gomma Lacca,

Omma Lacca in tavolette ben nitida , e


G trafparente quanto vuoi . Peftafi gretta­
mente , e così pefta s’ infonde in lifciva dolce
per tre ore ; dopo le quali fi fa nuova infufio-
ne per altre nove ore in altra lifciva della me-
defima qualità . Fatte cotefle infufioni , fi lava
nell’ acqua chiara , e lavata , fi mette all om­
bra ad afciugarfi . Si riduce poi in polvere fot-
tilifiìma , e {filaccia . Ciò fatto , fi fceglie un
faggiuole di vetro , che fia lungo di collo , e
per due terzi almeno di più capace de:la mate­
ria , e in eifo fi mette la polvere della lacca ,
vuotandovi fopra Spirito di Vino fanatizzato in
quantità congruente, che fopravar\zi pero quat­
tro dita trafverlali la Gomma polverizzata .
Così difpolie le materie nel faggiuolo , fi faran
bollire infieni e a lento fuoco, non^ mancando dì
igitarle a quando a quando . Diiciolta che farà
la Gomma , fi caverà fuori del faggiuolo una
libbra della materia, e ad etta fi aggiugnera u-
na dramma di Sandracca ; ciò fatto, fi quafferà
ben bene la miftura, finché il tutto vedafi per­
fettamente incorporato infieme.

Modo di /dogi; s re l'A m bra , o fia Carabi.

I prendono onde 2 di Carabe , 0 Ambra bian­


S ca e lucida, e libbre una di fpiritd di Vino
del più perfetto che fi trovi ; fi polverizza il
Carabe fottilmente, e polverizzato, fi pafla per
feta . Di più onde \ di Sale di Tartaro , op­
pure di Sai fido di Nitro. S’ infonde e l’ uno, e
l’ altro nello fpirito di vino in un faggiuolo,
che fia grande, il quale ben chiufo, e latrato,
fi po-
Vibro Trimo ac.

fi pone al fole , e in inverno al fuoco d1 arena


in un fornello , fcuotendo ed agitando fpeffiffi-
mo le materie, ad effetto che 1’ ambra fi fciol-
ga . Se per avventura fi vedeffe che 11 Cafabe
non fi fciogliefle , fondefi nella materia una por­
zione di Spirito fatto con due parti di Sai di
Tartaro , e di una parte di Sale Armonlaco ,
che così renduto lo Spìrito di Vino- più effica­
c e , fi fcioglierà. Sciogliefi ancora l'Ambra coll’
Olio di Saffo , ma comunica alla medefìma un
fetore troppo rincrefcevole.

Vernice per carta da impannare « :

Aftice oncie una. Cera Vergine bianca on­


d e a . Si fa liquefare 1’ una e l’ altra iti
Acqua Vita sflemmata a lento fuoco; e dopo, o
in luogo caldo, o in Vicinanza di fiamma Capa­
ce a rifcaldare la carta che deve inverniciarfi,
con tenero pennello fi dà la Vernice calda alla
carta preparata ad un tal fine.

Vernice da /lampare.

Ernice comune oncie 4 , fumo di Rafa Oli*


eie 1 , olio1 di Lino oncie 1 < Si mefcola
ogni cofa infieme a fuoco lento , fino a tanto
che il colore fia incorporato colla Vernice, av­
vertendo di andar aggiungendo 1* olio a poco a
poco nel tempo che fi mefcola , e così è fatta «
Per chi la defidera roffa , in vece di Fumo , fi
afa Cinabro ec.

Fine dei Libro VrimO


9!

L I BRO S E C O N D O .
DEL METODO DI DORARE , ED IN AR G E N TA R E

IN D IVERSE M AN IERE .

iccome le Vernici altro non fono che una


S materia, la quale, fatta con arte ed appli­
cata a ciò, che fi vuoi applicare, rende una fu-
perficie diverfa da quella, che moflravafi, e di
rozza e poco gradevole che era , la fa diventa­
re vaga , bella', e di maggior pregio ; così dif-
dicevol cofa non panni 1’ aggiugnere in fecon­
do luogo, e porre in quello Libro il modo, che
praticafi nello indorare , ed inargentare diverfi
metalli in varie e divede fogge > imperocché
anche in tal modo fi viene un fondo a coprire,
il quale, coperto che ita , non potrà non a me­
no di elfer più vago di quello che era , ed alt’
occhio altrui più gradevole comparire. Vero è,
che in quello genere di cofe v’ hanno artefici
d’ ingegno, che adoperando quotidianamente , e
bene", non abbifognano delle mie inflruzioni :
Tuttavoita , ficcome a quelli tali non intendo
io di parlare , e di fcrivere ; così quello , che
appreffo farò per dire per riguardo al mio im­
pegno , intenderò che debba fervire a puro di­
vertimento di certe curiofe pedone , le quali
di ogni cofa c e r c a l i fapere ; il perchè , a con­
tentamento di quelle, m’ ingegnerò, guanto per
me fi potrà , di pubblicare divetfe notizie , ta­
li , quali mi fono fiate per altri date , onde fod-
disfare fi pollano. Avrei defiderato io ftefiò che
pure e femplici, quali fono, dal mio fonte ori-
gin traelfero ; ma perchè niuna cognizione ho
io , e niuna capacità in tali materie ; così a
quel

/
94 Libro Secondo
q>uel d’ altri è fiato tnefìier eh’ io mi volga per
averle . Se tutte, Ieggitor cortefe, non ti fera-
braifer buone , e tu all’ ottime t' appiglia che
non poche effe fono, per la fperienza che n’ ho
avuta , e iafeia quelle, che al tuo palato fapo-
rite non compariffero . Così v e r n i a foddisfare
te , e nello ftefifo tempo a gradire in qualche
modo l’ opera che ti ho predata, perchè con ef-
fa ti follevi, e diverta. Senza più dunque, paf-
fo ad infegnare, ed il modo a traferivere, con
cui s’ indorano a fuoco i m etalli.

Ter far l'yAmaloama d'oro per indorare


a fuoco .

I piglia un* oncia e mezza di Mercurio mine­


S rale vergine, ed un ungaro d’ oro effettivo,
o , in fua mancanza, un zecchino Veneto, effen-
do l’ oro di cotefìe monete il migliore che fi a*
doperà per quella operazione , e poi tirato^ fot-
tilmente a martello , fi taglia in piccoli minuc-
cioli, e fi unifee col mercurio, cui lafcianlo al­
cuni per qualche fpazio di tempo unito , come*
chè neceffario non fia ; così preparata la mate^
ria , fi dà mano ad un crogiuolo , che roventar
faifi al fuoco di carboni , entro cui , fatto roffo
che fia , gettar dovraifi la miftura , procurando
di agitarla ben bene colà dentro , il perchè fa­
re , fi prende il crogiuolo con una tenaglia di
ferro , e fi va agitando fino a tanto che 1’ oro
fia liquefatto, lo che fuccede preitiffimo. Avuta
Ja fufione dell* oro , fi getta nell' acqua chiara ,
preparata per ciò in un catino, ed ivi fi lava ,
il detto vafo agitando , per indi lev arlo, e ri­
porlo ad ifgravarfi dall’ acqua fopra una carta fu­
gante , cui fottopollo fia un panno di Lino di
raro teflùto, ed ifgravato , collocarlo in un va»
D el modo dì Dorare ec. 95

fo poco fondo , polito , ed illefo da ogni fordi-


dezza untuofa, e nello fteifo confervarlo , e te­
nerlo''ben guardato dagli odori . Quell’ oro così
preparato, fi chiama Amalgama.

"Preparazione di quello, che vuolft dorare .

,
upponendo, che quello che vorrete dorare
S fia un pezzo d’ argento , lo dovrete prima
far roventare a fuoco di carbone, avendo riguar­
do che la violenza del fuoco noi faccia colare ;
indi , fatto rollò che fia , s’ imbianca coll' im ­
bianchimento degli Argentieri , che fi fa nel
modo feguente .* Si piglia quella quantità di
Tartaro di Botte, che al volito bifogno vedre­
te convenire, e pollato minutamente, fi mette
in un acconcio vaio di rame non illagnato, o di
terra nuova bene verniciato , con tanto lale
bianco, che vaglia per la metà del tartaro , e
con Efficiente quantità d* acqua fi fa bollire,
non lafciando di mefcolare ogni cofa infieme
con un pulito legnetto ; indi fatta, la bollitura,
tufferete in elfa il pezzo d‘ argento , lafciato
prima raffreddare, il quale, quando avrà puref-
io per qualche fpazio di tempo bollito , lo le­
verete inora con qualche cofa o di legno , o di
ottone, o di rame, non mai di ferro, piombo,
o limile , ed offervatelo fe è bene imbiancato,
lo pulirete con un>a addattata feoppettina , ed
arena di mare, la quale pulifee fenza detrimen­
to del pezzo, e fe non Io folfe , vi rifarete da
capo a roventarlo , e a farlo bollire come pri­
ma nello imbianchimento ec. , e ciò tante v o l­
te farete , finché fia venuto perfettamente bian­
co. Ciò fatto, lo pulirete, come fi difle , affin­
chè divenga lucido , e perda Ja patina del bian.
co, che acquiflò nell’ imbiancarlo , indi con te-
p6 Libro Secondo
la ufata bianca Io afciugarete , e perchè perda
qualunque umidità che foflfe in elio reftata , lo
porrete a rifcaldar di nuovofopra carboni acce!!.
Gli altri mettalli poi, fuori del rame, e dell’
ottone , che fanno!! bollire nello accennato im­
bianchimento per pulirli , non per imbiancarli
giammai , fi lifeiano coli' arena , a differenza-
de’ due mentovati di fopra, che voglionfi netta­
re con la brufehetta di ottone.

Del modo di avvivare il lavoro col Mercurio.

Ulito il pezzo di argento nella forma infe-


P gnata , verrai {fendendogli l'opra Mercurio
vergine con un pezzo di rame avente la fimi
lianzadi un brunitore, cui, perchè renda!! age*
vole a prendere il mercurio, vuoili bagnar nell’
acqua forte da partire , e bagnar pure talvolta
conviene , come vien praticato , il lavoro che
indorar fi dee, ad effetto di meglio difporlo an-
ch’ effo a ricevere 1’ argento vivo , e bene lo
riceverà , fe o collo (frumento teffè accennato,
e con un pennello, o con bambagia gli fi d ife n ­
derà fopra , procurando , che nel difenderlo
venga diffefo eguale , onde la fuperficie del la­
voro divenga lucida come uno fpecchio . N e ’
lavori groffolani, vale a dire nel rame, o nell’
ottone e c., fi vuole ufare prima 1’ acqua forte,
ed indi il Mercurio.

Dell' applicazione dell' Jlmalgama .

iffefo che avrete il Mercurio, come fopra,


D diftenderete ancora fu di effo l’ amalgama,
cioè P oro , che avete preparato col menziona­
to Mercurio , e lo diftenderete col bronitore di
rame , procurando con ogni polfibile diligenza,
che
D e l modo dì Dorare ea. s>7
che venga in ogni fua parte dirtelo , onde nel
lavoro non trovili punto , che non retti coper­
t o , nè fia più grotto in un luogo, che in un al­
tro. Ciò fatto , fi porrà fubito il lavoro amal­
gamato fopra fuoco di carboni accetti ad ^sfuma­
re , che fia però di grado lento, affinchè venga
1-opera perfetta, e poi con piumacciolo di bam­
bagia deefi andar comprimendo 1’ Amalgama ,
ove cada in acconcio di farlo, e perchè la com-
preffione venga ben fatta , e meglio con erta
venga unita la materia diftefa , levarete il lavo­
ro dal fuoco quando incomincia a bollire il mer­
curio , e fuor d’ eifo più comodamente ad una
tal opera compirete • Ciò terminato , Io ritor­
nerete fui fuoco, e quando il Mercurio a bolli­
re ritorna , da quello il cavarere , e di nuovo
coll’ accennato piumacciuolo anderete la fuper-
ficie amalgamata comprimendo e fregando, affin­
chè 1’ amalgama venga bene uguale in tutta 1’
eftenfione della medefima , e tante volte vi ri­
farete a quello quante Infogneranno , e fino a
tanto che il Mercurio farà tutto sfumato , e
che il lavoro refterà giallo ; il quale per voi
deefi diligentemente oifervare fe fotte mancante
in qualche fiafi parte dell’ oro , e fe tale lo
trovafte , in que’ luoghi ove manca , tornerete
ad avvivarlo col Mercurio ; cui fatto , il copri­
rete con nuovo amalgama , facendolo appretto
sfumare, e regolandoci nel Tettante , vale a di­
re sì nel comprimere, che nel fregare col piu-
maccetto di bambagia , come vi regolafte da
prima, perchè cosi operando , verrà il lavoro
perfettamente dorato. E’ d’ avvertire pero, che
nel fare coletta operazione , è meftieri farla in
luogo aperto, perchè il Mercurio , che sfuma,
entrando coll’ aria dentro di noi , potrebbe in­
trodurre paralifia ne' nervi.
G Dei
5)8 Libro Secondo

Del modo di pulire il lavoro dorato.

L lavoro, che fi è dorato, prende una patina


I di giallo olcuro, fenza lucido, e per farglie­
lo ricevere , e cavar fuori il. bello dell’ oro , fi
deve operare nella feguente maniera : Si piglia
aceto , e con quello fi bagna la fuperficie dora­
ta , e poi con brufchia d’ ottone lottile fi frega
bene, finché fia levata la patina , e fcoperto 1’
oro ; s’ ha a far quello però in modo , che non
fi porti via niente d' elfo fregando , e che rilu­
cente e bello addivenga , Ciò fatto , fi dà ma­
no ad una pezza di tela bianca e pulita, e fi af-
ciuga; lo che fatto , devefi rifcaldare di nuovo
l’opra il fuoco il lavoro , ma in maniera , che
la mano , che il tocca , tolleri il calore dallo
Hello contatto , appreffo cui s’ infonde nel fe­
guente bollimento per fargli prendere un bel
color d’ oro.

Bollimento per dare il colore alle dorature.

Rendaf Zolfo , e Tartaro di botte fh ugual


P porzione , ed altrettanto di Sai bianco . Si
facciano in fottìi polvere, e s’ infondano in una
miifura d’ acqua, e d’ orina preparata in un va.
fo di rame , o di terra vitriata capace , e per
la quantità della materia ; e della di lui gran­
dezza a contenere il la v o r a r che deefi bagna­
re ; poi fi ponga il vafo al fuoco, e fi facciati
bollire le polveri, 1’ acqua., e 1’ orina infieme,
e quando una coiai miftura bollirà , fi tuffa in
eiTo il lavoro, fofpefo o ad un filo di rame , o
di ottone, oppure ad una cordicella di refluen­
te refe, o altra fintile, e poco dopo fi leva fuo­
ri , e fi bagna tolto con acqua frefca pura . Se
in
D el modo di Dorare ec. 99
in quella prima infusene il lavoro non è venu­
to a voftro modo, e voi tornatelo a tuffare nel
bollimento , fin che vedrete efler venuto il la­
voro di color d’ oro perfetto. E d avvertire *
che ho detto di fopra , che il filo , che fi ado­
pera per fofpendere il lavoro nel bagno-vuoi
edere o di rame , o di ottone , o di canape ,
non già di ferro, di legno , o d i piombo , per
chè da cotai materie il bollimento verrebbe
deturbato, ed il lavoro nero. E* bene ancora il
Papere, che fe fi teneffe il lavoro di troppo nel­
la'materia che bolle, addiverrebbe di w lor fo-
fco, ed ofcuro, nel qual cafo , a chi lo volefie
dichiarare, converrebbe di nuovo rifarli da ca­
po a ripulirlo , e ad amalgamarlo . Ridotto a
color perfetto, fi lava per fino con orina , indi
con acqua freica , poi fi afciuga e w panno lino
bianco , e per ultimo gli fi cava tutta 1 umi-
dica fopra il fuoco.
Modo di lavorare coll' Oro Ju V Argento ,

Rendafi Creta ben netta , e s’ impafla con


P acqua pura in maniera , che con un pene -
io fi poffa diilendere in que( luoghi , ne quali
non volete por 1’ oro . Ciò fatto , fi afcmt-
ta bene fopra carboni , e poi con una lamina
di coltello , o altro limile finimento , fii pes­
ta , e pulifce bene il vano dove fi flee dar 1
oro, di modo che in effo non retti un»
chè minima particella di argilla. _ ppr 0
fio fi fa ufo del Mercurio dove s ha da indo-
poi deir Amalgama, nell, marne-» de -
critta . Così coperto il lavoro , fi pone ‘
dar bene fui fuoco, non a roventare però, e da
quello tolto , raffreddare fi lafcia . Raffredda o
che fia, tuffar“6 deve ne£ Tegnente bollimento.
lo o Libro Secondo
che fatti con un’ oncia per forte di Alarne di
Rocca, e di Tartaro bolliti in due libbre d’ acqua
di pioggia , o dì cifterna , il lavoro dorato , il
quale, dopo d’ aver competente tratto di tempo
bollito, fi levafuori, e troverete l’ argento bian­
chimmo addivenuto , e l’ oro netto dalla patina
del Mercurio. Se non oftance ogni ufata cautela
fotte l’ Amalgama pattatone! bianco, collapietra
chiamatadagii Argentieri Codina , fi le v a , ed ap­
pretto fi coiorifce nella feguente forma : Pigliali
fior puro di farina di frumento, e fatta con etto ,
fecondo le leggi dell’ arte, colla, fi difende l’o ­
pra l’ argento bianco , come fi fece colla creta ,
e con pn calore moderato fi fa Peccare , avendo
riguardo, che , nel ciò fare , non retti la colla
vefcicata; che le rettatte , fi rompono le vefci-
chette , e fi riempe il cavo delle medefime di
nuova colla, nettando diligentemente l’ oro , fe
pattato fotte in qualche luogo a coprirlo . Finatr
mente fi perfeziona i’ opera , tuffando il lavoro
nella mittura feguente , fatta con perfezioni ugu-
li di Zolfo, Tartaro, bolliti infieme , non iifco-
flandofi giatnmai, operando, dalle regole, cheli
fono efpofte di fppra.

.Altro modo di colorire l'Oro ; e ì’ ^Argento,


vale a dire a oro, e bianco.

i piglia Verderame fino, fale armoniaca, ed


S un poco di fai nitro j diftemprati il tutto con
aceto forte , e fopra porfido fottilmente fi ma­
cina . Così marinaro , fi dittende fopra il lavo'
ro , che vuol edere ben brufchiato , e meglio
ancor farebbe fe fotte ftato prima bianchito ,
poi brunito, e coperto, come fopra, ne’ luoghi,
ne’ quali fi vuol che retti bianco con colla di fa-
fina, ed indi metto ad afcìuttare al fuoco, onde
fi con-
D el modo dì D irate ec . ioS

fi confutili I' umido; da quello fi leva , e s’ in­


fonde in orina , e cavato da quella , fi lava con
acqua frefca , e per ultimo fi fecca al fuoco.

¡Altro color d'oro con /alfa.

Lume di rocca, fai bianco, d’ ognuno parti


A uguali , fai nitro al pelo delle due prime
droghe unite infieme. Fatte che fieno tutte co-
tefte cofe in fottìi polvere , fi pongono in un
vafo di terra con un poco di acqua chiara , on­
de s’ impallino, e reftino liquide. Appretto fi
mettono al fuoco , finché la materia prenda buon
colore, e faccia li boccaletti grotti, e poi fi le­
va dal fuoco , e fi laida quietare dal bollore .
Quietato che fia , fi piglia i! lavoro , che dee
effere fiato prima imbianchito; e poi bene are­
nato , ed indi in acqua pulita iavato ; fi tuffa
nella falfa, dimenandolo tanto in effa, che retti
ugualmente coperto. Ciò fatto, fi trae fuori da!
bagno j e fi pone ad afciuttarfi moderatamente
fui fuoco , affinchè perda tutta l’ umidità della
falfa. Si leva poi dal fuoco lenza che tocchi piò
acqua , e fi tiene così . Intanto sì fa fcaldare
acqua pura, e in effa s’ infonde il lavoro , che
feppellifie nella falfa , onde sì fiacchi : fiaccata
che fia, fi getta nell’ acqua fredda . Per compi­
mento poi dell’ opera , porrete fui fuoco a bol­
lire Ja mifiùra aurea detta dì fopra , fatta col
l'ale, tartaro, Zolfo, ed orina, e quando ha bol­
lito uii poco , prenderete il lavoro , e in effa
l’ immergerete , facendo in appreffo tutto il Te­
ttante, giufia il modo infegnato di fopra.

G 5 ’Poi-
ts a Libio Secondo

Tolvere per dorare a [ecco .Argento


o altro Metallo.

Cqua forte ria partire onde 2 e un quarto i


A oro fino d’ Ungaro , o di Zecchino Veneto
carati 9, fai nitro carati 22 e mezzo, fale armo-
niaco altrettanto , fale comune bianco carati 5.
Tutte quelle cofe unite infieme, toltone l’ oro fi
pongono in un faggiuolo di vetro dal collo lun­
go nell’ acqua forte , e fi fa ilare fopra il fuoco
(quando fi vòleffe far predo , che, io non confi-
figlierei , perché è meglio che l'acqua forte gli
fciolga di per sé) fino al totale fcioglimentode’
faii . Sciolti che fieno , s'infonde nella materia
l’ oro ben battuto e tagliato in finiffimi minue­
n d i , chiudendo bene la bocca del faggiuolo ,
ad effetto che, agitando la materia ineffochiu-
fa , non trapeli fuori, (vaporando. Tale agita­
zione fi andetà praticando, finché l ’ oro fi veg­
ga dei tutto fcioltp , e che l’ acqua abbia prefo
il color dell’ oro. Locchè fucceduto , fi verferà
tutta la materia in una tazza capace per l’ ufo
feguente: Si prendono pezze di tela bianche di
bucato lottili non aventi falda, e fi pongono ad
inzuppare nell’ acqua forte dorata; inzuppate che
fieno , fi mettono al fole a feccarfi , o in fua
mancanza , a un fuoco lento dirtele foprauna
verghetta pulita , o altra fintile cofa gentile ;
quando faranno feccbe , fi prenderanno, e ripor­
ranno fopra un piatto, o altra tal cofavitriata,
e s’ incendieranno. Bruciate che fieno , fi maci­
neranno fopra un gentil macinello, confervando
diligentemente la polvere, che da loro fe n’ eb-
be, la quale è quella, di cui fe ne vuol far ufo
full’ argento ben lullrato , e col tripolo pulito ,
0 coll’ effo brugiato, in cafo che dorar fi volel-
Del modo dì Dorare ec. 105
Te . Tal polvere adoprar fi dee coti acqua vita
gagliarda fatta fenza zucchero , difendendola o
con punte di (lecchi di canevazzi , 0 zolfanelli,
oppure col fovero , fregando tutte le fuperficie
dei lavoro, finché ha prefo bene il color d’ oro.
Cui fatto , fi brunifce, le è in lungo da poter-
lo fa re , o fi luftra coll’ offo calcinato afciutto.

Colore per l'Oro di trancia •

Artaro di botte pedo onde 2 , fai bianco


T pedo onde t , zolfo pedo onde mezza >
curcuma in polvere dramme.?, «equa, ed orina
parti uguali, ma che la quantità fia badante per
l’ uopo. Unite quelle cofe infieme , fi adopera
come fopra.
Tulimento da Oro.

Ripolo fino, e di bel colore onde t , zolfo


T in canna mezz’ onda, Antimonio un quar­
to . Si macina ogni cofa infieme ben bene con
aceto forte ; ed incorporate che fieno tutte ro­
teile cofe, fi fanno in pallotole, 0 in altra for­
ma, e fi confervano. Si adopera fopra l’ oro con
aceto forte , e (lecchetti.

Saldatura di oro.

Arati 20 d’ oro fino, carati 5 Rame . A £


C fenico un grano , ed argento carati 5. Si
pongono in un crogiuolo l’ argento , ed il Ra­
me ; fufi che fieno infieme fi unifee^ alla fonone
l’ oro, e 1’ arfenico , e quando anch’ efiì coll al­
tre cofe fon fufi, e bene incorporati , la falda-
tura è fatta.

G 4
T04 Libro Secondo

filtr a jaldatura di oro.

A terza parte dell’ oro, farà la metà Rame,


L e 1’ altra metà argento fino . Adoprafi con
borace fino ulto .

Inargentatura a fuoco

Rgento di Francia brugiato fenza polvere,


A e ben netto , un ottavo ; acqua forte da
partire un quarto ; baie armoniaco bianchi,ffimo
un ottavo , fublimato carati quattro ; prendefi
l’ ottavo d’ argento bruciato, ed il quarto d’ on­
cia d’ acqua forte da partire, ed unito l’ uno all’
altra , fi pone in un gropetto di vetro capace ,
e fallì fcaldare al fuoco . Appreflò quello fi pi­
glia un pignatto con acqua chiara e frefca , in
cui s’ infonde un poco di fale o falina Bianca, e
dietro a quello, fi verfa nel pignatto il fufo ar­
gento coll’ acqua forte , e fi pone fui fuoco a
bollir leggermente, nè daquello fi rimuove , fin­
ché l’ argento non fiali unito in uno, o più glo-
betti . Quando quello fia accaduto, fi leva dal
fuoco , fi decanta l’ acqua con deflrezza , àccio
Tettino nel pignatto gli accennati argentei glo-
betti . I quali fi fanno cadere in un piatto , ed
ivi fi lafciano pofare , onde n’ elìca da elfi tutta
l ’ acqua, che contengono, la quale deefi pur ella
decantare , per aver agio di tornar a variare
nuov’ acqua calda un pò falata fopra loro per
dolcificare l’ argento , il qual fi dolcificherà an­
cor meglio , e perderà tutto l’ odore dell’ acqua
forte , fe fi tornerà a fare per la feconda volta
bollire.
Ridotto a tale fiato l’ argento , devi poi pi­
gliare un vafo di rame , o in fua vece , una
pi"
D el modo di Dorare se. 105

pignatta nuova , e in eiTa porre un bocca.e d


acqua di pioggia , o di fonte, con entro tarta­
ro di botte di Bologna libbre una , iale bianco
mezza libbra, e metterla al fuoco a bollire , e
cuando bolle, infondervi dentro un po di rame,
oppure cinque, o lei mezzi baiocchi (s’ intende
/empre , quando il vafo non ila di rame ) lascian­
doli ivi ilare a bollire per un poco. Appretto »
j’ ha a preparare la imbianchitura d argent ri-
marta nel piatto , ed unire ad effa carati 20 ai
fai e armonia«), altri 20 di fai gemma , fe di
quello vuoi far ufo, non effendo egli neceffario,
mentre tanice tanto fenza elfo vien bene y -
voroi altri 29 di tale comune bianco, o dilan­
ila, che farà migliore; e finalmente carati 4 di
fublimato, le quali cofe tutte ridurrai m lotti-
liffima polvere , macinandola ancora , le 1 uopo
il rich ied a ; nel che fare , andrai iPuzzando
la materia con acqua pura e limpida, onde cor
ciò la compofizione poffa. renderfi al pennello ob­
bediente, e addivenire liquida come lalla-
Fatto quello, devi poi prendere quel metallo,
ila ottone, o fia rame , che voi inargentare , e
porlo fui fuoco a diventar rollò, e quando la ta-
r à , lo devi levare , e toilo infonderlo nel a pi­
gnatta, o vaio di rame, che fia, che avrai ¡aleu­
ta fui fuoco, e nella materia che contiene, iar
che bolla per un pezzetto, per pofcia bollitochs
abbia, levarlo fuora con tutf altro » che conter­
rò. Levato, ridondilo in acqua fredda pulita ,
fenza rimuovere giammai il bianchimento a
fuoco, affine di averlo fempre pronto all*uopo*
Dovrai poi levare il pezzo , o li pezzi , c e
inargentare fi vogliono dall’ acqua, e quando lo
avrai , o li avrai diligentemente puliti colla
brufehia di ottone , con un pennello le gu «*
ftenderà fopra 1*imbianchitura d’ argento da per
■ r tutto
io 6 Libro Secondo
tutto ugualmente, e così inverniciati, fi portati-
no fui fuoco di carbone ad isfumare , per indi
tuffarli nel bianchimento che farà fui fuoco
preparato, guardando che niuna porzion di fer­
ro tocchi lo ftefio , dal quale quali dubito leva­
ti , fi getteranno in acqua chiara , per indi ,
tratti da quella , pulirli colla bruichia accenna­
ta, come fi fece di prima. Fatto quello , fi ad­
duglierà il lavoro con pezza bianca e ben pu-
lita, e torneraflì ad inargentare, reiterando le
deicritte operazioni 4, 5, 6 , ed anche 7 volte,
mentre , càricandolo affai d’ argento , fembra,
fi1® *1®i1 cosi facile , che 1’ inargentatura fi
Jctofti , o fcrolìandofi che il metallo fi manife-
ili , e poi anche , perchè il lavoro riefce più
bianco , e di maggior durata. V ultima volta
che fi fara V operazione ; toflo che levarai il
pezzo, o li pezzi dal fuoco ; fi dovrà, o dovran
tuffare nel bianchimento fintile al primo , coll*
aggiunta però dell’ Allume di Rocca ; e tratto,
o tratti da quello , fi porranno nell’ acqua fred­
da,'fi puliranno colla menzionata brtifchia , ed
asciuttati, fe li dara una nuova mano d* inar­
gentatura, facendo il pezzo , e li pezzi sfumare
come lopra. Poi s’ impronterà tartaro di botte
iottilmente pefìo e tacciato, nel quale s’ intin­
gerà la mano, che dovrà effere fiata prima ba­
gnata in acqua netta , e fi fregherà bene il la­
voro inargentato , finché 1* uopo il ricerchi.
Quando avrete quefia diligenza fatta per 1’ ul­
tima volta , fi porrà , o porranno i lavori nel
bianchimento, che farà fiato levato dal fuoco,
è più volte in quella forma operando , fcaldare-
te l’ uno, o i più lavori, e così li tufferete nel
bianchimento aluminofo, tergendoli col tartaro,
e lavandoli con acqua pulita, non che «afciutan-
doli con pezza netta , e da qualunque untuofità
pur-
Del modo di Dorare ee. I07
«urlandoli ner indi , Scaldati fopra li carboni
S " , dtcci6 fi facchino

il metallo caldo, che s inargenta.


Avvertimento.

Er inargentare il Tombacco Princisbecco i


P ec. s’ ha a contenere nel modo . che fegne.
ogni volta che avrete data a coteft. metalli la
mano d’ inargentatura , 1. dovrete far sfumare ,
ed appreffo fregarli col tartaro crivellato fino,
e così pulirli con effo : deve pero ogn. lavoro
eflere L o prima colla brufchia npaiTatto. Non
i neceffario Si por™ coteiU mot..1. mi
mento : in tutto il refio poi , fi adopera come
fi fa full’ Ottone .
Del modo d' inargentare a feceo, detto
volgarmente a Bofima .

Artaro dì Botte di Bologna onde 2 , Sali­


T na bianca comune oncie 2, Acqua forte da
partire baiocchi 2, oppure quanto balìa per Scio­
gliere carati 30 d’ Argento fino bruciato . J
prende poi un faggiuole, o altro fimUe vaio
v e t r o , in effo fi pone l' acqua forte, nella q
le fi dee infondare li 30 carati d Argento a
difeioglierfi, ma a vafo aperto , ed a « fo r «ra-
derato » Dopo che 1' acqua fette ■ « c o 1
argento, fi dee far Vaporare , e 'rjpora'a che
fia fi vuota 1’ argento in una fcrudelia ben e
triata e fovr’ effo fi verfa acqua di fiume , o
di pioggia • » i l fome • che ,0r” e ,a “ ' ¿ n ‘
;
■0$ Libro Secondo.
con etti fi laverà 1’ argento il quale precipita*
to poi al fondo, vuoili decantar l’ acqua con de-
ftrezza , per aver comodo di replicare una tale
lozione , finche 1’ argento refii dolcificato . A
quello poi, fatto dolce che ila , unirete il T ar­
taro, ed il lale, il quale dee edere flato prima
bollito in acqua pura ; e lafciato precipitare , e
ripolare per ore 24 , facendone dei tutto un
comporto a Bofima . Preparata che avrete cote-
ita compofizione, prenderete il lavoro, che vor­
rete inargentare , e lo tergerete bene colla
orulchia , o coll’ arena di mare ; cui fatto, gii
darete lopra la bofima o colle dita, o con altro
volito piacimento , avvertendo , che ogni vol­
ta , che volete fu d’ elio replicare la Bofima ,
conviene che ila bene afeiurto . In tal modo il
lavoro addiverrà bello, e bianco come l’ Argen­
to. Inargentato cosi , lo afeiutterete con panno
lino bianco, o fui fuoco ; indi lo brunirete.

filtro modo particolare per inargentar a freddo ,


confiderato per migliore.

Rendete due dramme di Argento di Fran­


P cia bruciato, e fatelo leiogliere nell’ acqua
forte da partire fopra lento fuoco in un vafo
di vetro di bocca larga . Dopo pigliate Alume
di Rocca , e fcioglietela in acqua calda comu­
ne entro un pignato nuovo vetriato . Difciolta
che fia, porrete coceft’ atqua aluminofa cosìcal-
da in un altro vafo di v e tr o , di maggior capa­
cita del^ primo, e di bocca ancor più larga, ed'
in erta infonderete l’ Argento difciolto. Quando
h fara poi fatta la precipitazione dell’ argento,
e che 1 acqua haii chiarificata y decantatela con
deftrezza , e ferbatela a parte ben chiufa . So­
pra 1’ argento precipitato verferete altr’ acqua
alu-
B el modo di Dorare ec. 109

gluminofa, col metodo prima tenuto» cosi fa­


rete per tre , o quattro volte , onde i' argento
purgar bene fi poffa * Purgato che fia , prende­
rete un’ oncia di Salina bianca comune , un’ al­
tra di Alume di Rocca , e quattro di Tartaro
t|i botte bianco, e bello. Con tutte quelle cole
fi prende pure l'argento purgato, e fatta di ef­
fe una perfetta miflura, fi pedano fottilmente ,
e fi ftacciano cpn iftaccio da tela di feta fina ,
procurando che l’ Argento venga bene dillribui-
to , Sopra quella compofizione verferete in più
volte quella quantità d’ acqua altuninofa , che
vedrete abbHognare per impallar le polveri , e
niente più , mentre la pafla , che rifultar ne
dee, non deve eifere nè troppo molle, nè trop­
po dura. L ’ ultim’ acqua aluminofa, cbeadopre-
rete , vuol eifere fredda , e non caldacome le
prime volte. Fatto quello prenderete il lavoro,
che inargentar volete, fia di R am e, o fia d’ Ot­
tone, e io farete roventare al fuoco, e raffred­
dato che fia , Io porrete nel bianchimento da
Argentiere , e lo farete per un poco bollire •
Levato pei che 1’ avrete dal bianchimento , lo
pulirete con arena di mare , e poi con forte
pennello gli (fenderete fopra l'inargentatura con
mano calcante ; cofa , che a voflro piacimento
replicare potrete . Riufcito che fia il lavoro
bello , bianco , e di voflro gulto , lo fregarete
con panno lino bianco, e così pulito lo immer­
gerete nel bianchimento bollente , da cui quali
rollo tratto fuori, Io getterete in acqua fredda.
Per ultimo , lo pulirete con arena , fe il bifo-
gno lo vuole , ¡0 afciugherete con panno , indi
fon fuoco, e finalmente Io brunirete.

lm
U è Librò Secondò

imbianchimento per ^Argento di meta .

Artaro di botte una libbra , fai comune li­


T na libbra e mezza , al urne di Rocca onde
due - Preparate, ed unite cotefte cofe infieme ,
fi adopera come negli altri imbianchimenti.

Saldatura di Argento.

Rgento fino colato un’ oncia; ottone vergi­


A ne di banda in ladra lottile mezz’ oncia .
Colato che farà 1’ argento , fi pone 1 ottone a
fonderli nel crogiuolo , cui fi unifce un carato
di arfenico . 5’ incorpora bene ogni cola infie­
m e , indi fi leva dal fuoco.
Saldatura d'Argento fino.

Rgento fino un* oncia ,ottone^ vergine on­


A d e tre . Fuß che fiano quelli metalli
unifce ad effi arfenico, fi fanno paglioni, e
, li
vo­
lendo quella faldatura adoperarfi, fi adopera con
borace pefto fottilmente.
Saldatura per lavorare ^Argento a martello,
acciò rejifla •

Ttone vergine in banda fottile un oncia ,


O argento oncie tre • Quelli metalli fi fon­
dono infieme fenza aggiunta di Veleno , e rad­
dolciti che fieno , fi colano, e fannofi paglioni.

Saldatura per Filoniana.

Ame dolce un’ oncia , argento onde tre ,


R fubi innato quanto balla . Si fanno fondere
Del modo ài Dorare «c. iti
tutte quelle coie infieme , e fufe che fieno , fi
Jevan fuori dal crogiuolo, e fe ne fa uio in li­
matura con borace.

Modo d’ indorare, e inargentare con foglia


qualftveglia Metallo.

Evefi in primo luogo o colla brufchia , o


D colla fola pomice in pane nettarè, ed ac­
curatamente pulire il metallo , che vuoili do­
ra re , o inargentare . Così preparato, vuolfifcal-
dare fopra carboni accefi, e caldo che fia, net­
tarlo con bambagia non filata , nè più toccarlo
colle mani, o con altre cofe unte , o fuccide ;
il perchè fi piglia con tanaglie per riporlo a
fcaldarfi fopra accefi carboni. In tempo cbefcal-
dafi, s’ hanno a prendere foglie d" oro, o d* ar­
gento , eh’ effer non devono dell’ ultima fotti-
gliezza , ma di corpo , anzi che no , e diften-
dendone tre , o quattro 1* una fopra dell’ altra ,
o meno , fe così a voi piace , fulla fuperficie
calda del metallo col brunitore fatto di Pietra
fanguinaria, o fanguigna, come dicono alcuni ,
e fu d’ effa fermarle, oifervando di cogliere quel
tempo, per farlo bene , che l’ oro , o l’ argento,
s’ alzerà in bolle, e che tremolar fi vede, men­
tre quello è il migliore, e più proprio dell'al­
tro . Nel fermare o 1' une , o l ’altre foglie di
quelli metalli, fi vanno a luogo a luogo depri­
mendo colla punta del brunitore le accennate
bolle, per poter poi fidarle ugualmente per tut­
ta l’ elìenfiqne della fuperficie, che indorare, o
inargentare fi vuole conbamgagia, affinchè con
ella ben filiate che fieno , fi poffono in appretta
coll’ ilìelTo brunitore leggermente fregarle , e
pofeia brunirle.
Se poi fopra tale inargentatura, che refìa lu.
ci-
112 Libro Secondo
cidiflìma , fi voleffe dare un qualche fmorto per
renderla piti va g a , fi fa un’ acqua aluminofa, e
con effa fi difiempera argento, od oro fino ma*
ci nato, e dopo aver rifcaldato il lavoro , fi dà
ne’ luoghi , a voftro piacimento difegnatì, J‘ ar­
gento , o l’ oro diffoluto , il quale fi attaccherà
fortemente, lenza pericolo che giammai fi fmar-
rifca.

fare un Similoro di colore belli ¡Timo , che olire


la tenerezza uguaglia quello del Zecchino.

igliali rame di Rofetta, oppure di Calcedro


P vecchio di buon colore, non iftagnato, e a
forza di martello ridotto in fonili laftre, fi pur
ga col roventarlo fei volte almeno , fucceffìva-
mente Smorzandolo in aceto , in cui fia fiato
meifo un pugno di fale, col quale poi terger fi
dee, e fregarlo. Fatto quello, fi prende un'on­
cia del Rame così preparato, e in un crogiuo­
lo a fonder fi pone . Quando è fufo , e comin­
cia a bollire , fi prende Tartaro bianco fottìi-
mente peflo, e gli fi va unendo, avvertendo di
mefcolar le materie con un legnetto , onde 1'
una ali’ altra materia unendoli , refii il rame
temperato, ed addolcito . Preparato così il ra­
me , e coiato , vuoili aver pronta una dramma
di Curcuma , un’ altra di zafferanno , ed una
mezza di fangue di drago in polvere, per unir­
le cotefie cofe in più volte al rame fufo , nel
crogiuolo verfandole . Ognun vede quanto fia
neceflario la perfetta incorporazione delle ma­
terie ; perciò conviene nello infondere le pol­
veri fui rame fciolto, andar mefco’ andole infic­
ine con un legnetto, onde s'ottenga il fine, che
fi ricerca . Finalmente, fatta la perfetta mefco-
lauza de’ colori , e del rame nel crogiuolo , fi
D el modo di Dorare ec. * 1?

unifce a pocoapoco, per ultimo., alla medéfim-a


venti calarti di Zengo ammaccato per cadano
oncia di rame , procurando di.aimar mefcolan-
do pur quella materia all’ altre con un legnetto
all’ uopo preparato , affinchè s'incorpori . Dopo
che avrà per poco bollito , levali il crogiuolo
dal fuoco , fi getta in canale , e fi fmorza nell
aceto , Quello metallo fi può in una_, o Piu la-
forine lottili tirare col martello , o in fimffimo
filo, fe così piace ridurlo.
Stagno bìancb’Jftmo come ^Argento.

,
Rendali (lagno fino cioè di quello, che chia-
P mafi di riftello vergine, fi fonda in metto-
la o tegame di ferro con altrettanta Ialina bian-
chiffima ; colate che fieno cotefte due materie
unite infieme , fi mefcolino in maniera, che s
incorporino bene , e dalla polvere ottura, che
da tale unione ne rifulterà , fi conofcexà che
fono, incorporate . Fatto quello , pigliali quella
' polvere , e fi lava a più acque in un cattino ;
profeguendo una tale lozione , finche 1 acqua
retti chiara. Si decanta pofcia l’ acqua, e fi con-
ferva lo (lagno precipitato , il quale fi mette
dopo a colare in un crogiuolo , oppure nella
mefcola adoperata da prima, con olio di oliva,
nel quale 4 volte fi fmorza ; locche fatto , li
avrà uno (lagno belliffimo , ma fenza luono , ®
fenza negrezza . Se poi vi folfe chi voleffie a
elfo aggiugnere una feda parte del pelo d ar'
sento vivo , addiverrà biù bianco , ma più a-
gro . Se finalmente piaceffie ad altri di unirgli
polvere di vetro bianco , diverrà di fuono ar­
genteo i ma ancor più agro.

H Sma}-
1 14 Libro Secondo ec.

Smalto fino da porre / opra ogni metallo l

I prende maftice in lagrima, e fi fa fcioglie-


S re al fuoco; fciolto che fia, s’ infonde nella
fufione il color che fi vuole , il quale deve ef-
fere in fottìi polvere macinato . Quando le
materie unite fono raffreddate, fi macinano fot-
tilifTimamente , e s’ impattano con vernice d’ ac­
qua di ra fa .

Hianco finto .

Rendefi fugo d’ Aglio, Gomma chiara, Zuc­


P chero bianco candido; mefcolafi, e macinai»
ogni cofa infieme, e fe ne fa ufo.

"Negro finto.

,
Umo di rafa calcinato Maftice in lagrima;
F ed Olio di fpiga fciolti infieme , ed uniti
a forza di fuoco . Raffreddata quella mefcolan-
za , lì riduce colla macina in polvere fottiliflì-
m a, e quando fi vuole adoperare, fi diftempera
con Olio di Spiga-

Fine del Libro Secondo


ili

libro t e r z o .
SELVA »1 VARI SECRETI SPERIM EN TATI O T TIM I ,

E PA R TICO LAR I .

Balfamo di varie Virtù Medicinali'

Lio di Olivo del pi* vecchio che aver fi


O poffa 4 nel quale per tre volte fucceffiva-
mente fi fa bollire fino al totale diffeccamento
la pianta dell’ Ipericon lenza fpogliarla de fio­
ri fo g lie , e Teme ec. Fatta quella decozione,
fi prende la Confolida maggiore co* di lei fiori,
e fatfi nuova decolazion come fopra . Compiuto
a quefto ancora , fi Scelgono due Vipere delle
più belle, ben purgate, e fpogliate della pelle,
ed efenterate, fi tagliano in pezzi , e nell olio
fi pongono, il quale non piu che ortcìe 15 efier
d e e . Quell’ olio poi mefifo al fuoco, fi fa bolli­
re fino alla confumazione della carne Viperina,
cui fatta , fi prende un’ oncia di vetriolo R o ­
mano rubificato , due di bollo Armeno Orien­
tale, due di Ritargirio d’ oro , le quali cofe in
fiottile , ed impalpabil polvere ridotte , fi pon-
gono in un Pacchetto di tela , e fi fanno nuo­
vamente bollire fino ai confumamen o della
quarta parte a fuoco lento V con andar la mate­
ria, In cui bollono , qualche fiata mescolando ,
procurando che non tramonti ne! bollire •_ "
minata quefta feconda bollitura, fi lafcla npoia-
re nella pignatta , e raffreddata la materia che
fia, fi pone in un vetro, e fi conierva.

H * Me-
fl4 Libro Terzo

Modo dì operare col detto ììaljamo.

L, fuddetto Balia,mo conviene sì nelle ferite ~


I che in altri mali j e rifpetto alle ferite o
iien di taglio , o di fuoco , fi ungan quelle a t­
torno attorno , lontano però una colla di col.
tello dall' orlo loro , e fe vi fofle enfiamento s
0 infiammazione , le fi pongon fopra tre pez­
zette addattate al bìfogno di tela vecchia, net>
ta, e non afpra, perchè la prima fuol ricevere
la marcia diflintamente dall' altre , la feconda
H fangue , fe ne tramandaffe la terza i’ altre
umidità dalle prime due fottopofle lafciate u-
fcire ; e perchè queflo non bada , meflieri è di
applicare fopra quell’ ultima un’ altra pezza a
quattro doppj , onde per elfa venga alforbito,
tutto il fuperfiuo umido, che non erafi ferma­
to nelle tre prime • La ferita fi medica così
mattina , e fera , avvertendo di gettar lempre
le pezze , che fi levano dalla rnedefima al fuo­
co . E' d’ avvertire , che la ferita non ha bilQ*
gno nè di (loppa , nè di chiaro d ovo per fer­
mare il fangue , perchè il baifamo ha facoltà
non folo di farlo fubito, ma eziandio di levare
lo fpafimo, ed i) dolore in uno iitante ; e fe vi
fodero nella ferita minuccioli di ferro , o palle
da iphioppp, poflìede ancora la v ir tù , ricercan­
do il centro della rnedefima , dell’ attrazione a
l e , fuor d* elfa traendo ogni corpo ilraniero ,
lenza pena del paziente • La ferita non vuol ra­
lla , qualunque iìa la di lei apertura.
Tale baifamo ferve ancora per le rotture di
teda , per qualfivoglia ammaccatura , o frangi-
snento dell'offo del cranio. tJngendo poi la re-
gion dello llomaco, o qualunque altra parte of-
iefa dal fiato , la riflora, e la rifalla, applican-
. , do-
Selva di varj Secreti et. ùj
dovi fopra un foglio di carta ctìn un tovagliuo­
lo caldo . Se dopo clie uno fi farà , fàra (tato
fcotato fi ungerà tolto , tìon s* alzerà veicica .
Fa feccar I* emoroide , e fuor tragge la mali-*
gniià d’ effe, ungendole. E’ buono ancora per le
cancrene, pel male di colla, ungendo la parte.
Serve per le fluflioni, e contufioni, impedendo,
che non fi mortifichi , « corrompa . Si puole
ancor tifare per le glandole , che vengono alle
mammelle delle donne . In fomma vale per le
polle me , pei vermi , per la fcia'ica nuova , e
vecchia , per le piaghe delle gambe , purché
non vengano dal mal francefe , per rotture , . e
Amili . Si fa ufo di quello Balfamo fenza S a l ­
darlo »
jLlle rtiorficai tire de'Cani fatti rabbiof , fecreto
perfetto del Capitano Parenti •

o lve re di Cantarelle recenti ,


Vale a dire
P feccate di frefco dramme cinque ; Pepe or­
dinario fottilmente polverato dramme due; Sai-
nitro purgato, e in polvere tortile ridotto d ratti*
me-una ; Polvere di Coralli bianchi una dram­
ma . Si mefcola ogni cofa infieme , e fi dà al
Paziente nel modo feguente : ,
Alli Fanciulli d’ anni 4 fi«» ah* fia !a do
fe di 4 grani ; dagli anni io fino alli dieciotto,
fi dieno 7 grani ; dalli 18 fino alli $0 , fe né
crefcarto tre , vale a dire , fe né facciano pren­
dere 10 . Reflringendofi a dare quello rimedio
a fole tre volte. . . . » - u ..x
Se la morficatura farà nella fella , fi replica
la dofe dopo tre giorni . Avvertali che q&efta
rimedio va efibito prima dell! 30 giorni , fe fi
vuol pronto e ficuro il fuo effetto . Può dar»
H t
uS Libre Terzo
ancora nei 40, ma il buon efito fi rende infer­
ro, pel male troppo inoltrato.
La dofe pei bovi , e pei cavalli è di jo gra­
ni- Quella de'foprani, cioè Vitello grolTo, è di
15. Quella per le pecore , è di io. Ai cani, e
ai porci non giova nulla.
Prima di prendere la fopraddetta polvere, la
quale fi inghiottifee o nel vino bianco , o nel
brodo, fi prenda una tazza di brodo di ceci ros-
fi. Chiunque ufa quello rimedio , deefi guarda­
re dalla carne porcina, e da tutte quelle co fe,
che hanno fervilo , e pofifono fervire ad efiTa ,
perchè pregiudicherebbe infinitamente,

polvere contro le Febbri terzone, femplici, 0 dop­


pie , praticata da un Eccellent, Medico, il quale
ne prova, e ne ha fempre provati dalla medefi-
nta buoni effetti.

Rendafi in parti uguali le feguenti Erbe cioè


P i'Agrimonio, lo Scordio, l’ iva arcetica, il
Cardo benedetto , ed il Camedrio , e fe foifero
di monte, farebbero migliori, Peflinfi fottilmen-
te , fecche all* ombra che fieno , e pettate , fi
pallino per iftaccio , e ben guardate , fi confer-
vin o.
Di quella polvere fe ne fa ufo alla dofe di
una dramma, infufa in un bicchier di buon vin
vecchio dodici ore prima di prenderla , Riguar­
do ai tempo,' l'infermo l'ha da prenderla quan­
do fi Lente aiTalito dal freddo febbrile, indi pre-
fà , dee ftarfi ben coperto nel letto , perchè ha
facoltà di muovere il fudore , Sudando , abbia
cura di mutarli , e di farlo in maniera , che 1*
aria non gli faccia fopprimere la materia alla
cute determinata « Nelle tergane doppie è non
Selva dì vari Secreti se. 119

di rado neceliario di replicare la dofe. E fe ac­


cade fle che 1’ infermo veniffe comprefo dal vo­
mico, deve ajutarlo per vuotarfi da’ cattivi fu­
ghi lo ftomaco , indi riprendere la polvere co­
me prima.
Ter lo Jcorbutt , td ogni forta dì male in bocca ,
Flujfione olii denti, Ulceri in gola tc.

, ,
oclearia fumaria beccabunga , naflurzio
C acquatico , o fia crefcione , manipoli due
uguali per forta . Si tagliano minutamente co.
teli’ erbe, ed infìeme fi pongono in vafo di v e ­
tro pulito , verfandole fopra libbre quattro di
fpirito di vino ; ciò fatto , fi chiuda con fove-
ro il vafo e fi ponga al fole eflivo per cin­
que, o lei giorni, onde le materie mefcolate fi
fermino . Di quello fpirito di vino alterato fe
ne fa ufo alle bifogne, fenza depurarlo dall’ er­
be . Serve per levar il calcinaccio da’ denti ,
toccandoli con bambagia inzuppata in elio ; per
ogni male delle gengive, Iciaquandofi la bocca ;
e per combattere , e fanare le ulceri feorbuti-
che o della bocca , o della gola • Rifpetto al
calcinaccio de’ denti, fi toccati quelli due, tre ,
o piò volte il giorno, fecondo fi vedrà bisogna­
re . Si uia però cautamente.

Tel dolore de’ denti, ancorché fieno %uaflt. Secreto


centinaia di volte fperìmentato, e fempre
con ottimo fucce(fo.

igliali la Radice dell’ Eleboro nero colta a


P fuo tempo in luogo montuofo , taglili in
minuccioli’, ed all’ ombra fi Secchino , e fe an­
che fien frefchì , Sogliono produrre maggior ef­
fetto. Quando il bifogno il ricerchi , prendefe-
H 4 ne
i io Libro Terzo
tic un pezzetto in bocca , e fi tiene dalla parte
ove il dente duole, fenza mafticarlo, procuran­
do di andar sputando a mifura che la bocca fi
va empiendo di fciliva, onde con ciò venir dal
dolore fgravato ; effetto che in breve ottener
fi fuole. Se il dente foffe guaito, tanto e tanto
il rimedio opera; nè altro v ’ ha di bifogno, fe
non di tenerlo più , o meno in bocca , fecondo
che 1’ uopo il ricerca . Quando il dolore foffe
cagionato da ingorgamento di materie alle par­
ti glandulofe mufcolari, allora conviene infiftere
nell’ ufo di quella Radice, mentre col tempo fe
n’ avranno i ricercati effetti. Tale frullo di ra­
dice può, confervato che fia , fervire per altra
occafione , imperocché dallo ileffo verranno ad
averli gli fteflì buoni incontri . Nè vuoili aver
riguardo aU’ effer ella di fapore amaretto, men»
tre non è poi difaggradevole. Ha facoltà ancora,
fecondo 1’ opinione d* alcuni, di ridonare la v i­
lla perduta , non che la fordità , quando però
non foffe vecchia, e non avelie l’ origine da or­
gano guallo , ma da femplice fluffìone , forando
Je orecchie a quelli , cui non foffero fiate fora­
te , ed introducendo nel foro un appropriato
fruftellino delia medefima , adoperando elio che
non poca quantità di materia trapeli , ed efca
dallo fteffo , per cui convien tener pezze bian­
che d’ attorno al collo , e fulle lpalle , perchè
fu quelle cada . Avvertali che adopera irritan­
do , e che perciò fuol cagionare alterazion feb­
brile ne’ polli; tuttavolta ceffa in breve , e da
lì a non guari il paziente comincia a fentir fol-
levamento, conducente alla falute die cerca.

T er
Stiva dì varj Secreti ec. 131

Ver pulire i denti.

Oichè fi è porto in vifla il fecreto pel male


P de’ denti , vuol ragione che s’ infegni il
modo , che tengono i Dentili! per pulirli.

Spirito per pulire i denti, che vuolfi prima di


ogni altra cofa ufare , dopo che
s' e levato il calcinaccio,

Rendili urina di Putto , fatta dopo_ che fi è


P alzato dal letto, e fi pone in boccia di v e ­
tro , la quale non halli a empire; indi ad ella fi
aggiunge poco a poco acqua forte da partire ,
mescolando in tal tempo 1’ una e 1’ altra infie-
me , acciò di quelle materie le ne faccia un
corpo loto . Per conofcer poi le nella^ miftura
fiali impiegata 1’ acqua forte in quantità oppor­
tuna ; fi verfi fopra una pietra pulita poca quan­
tità dell’ accennata mefcolanza la quale , fe
fopra il piano della pietra alzerà fchiuma , e
refterà la i'uperficie del matton cotto bianca, la
compolizione farà perfetta , nè fara mellieri di
aggiugnere alcun’ altra porzion d’ acqua forte;
fe n o , convien crefcere 1’ acqua anzidetta , fin*
che vedafi che la miftura produca l'effetto teftè
defcritto . Il modo di adoperarla è il feguente :
Si dà mano ad un po di bambagia in piuma,
ed accomodata ad un eftremo di una tafta, o di
un fimil legnetto, s’ inzuppa nella materia pre­
parata , e fi toccano , fregando leggermente,
due , o tre denti per volta .* ciò fatto , bifogna
far prender fubito acqua frefca al paziente , e
far che fi lavino i denti ; e che fi fciacqui più
di una volta con la medefima , e così feguitar a
fare cogli altri denti , fino che l’ operazione fia
fini-
122 Libro Terzo
finita . Indi fi drofinano dolcemente coll’ Opta-
to di Parigi , poi colla polvere di Mompellier.
Con un tal metodo non folo fi puliranno i den-
t i , ma verranno di più bianchilfimi.

Optato di "Parigi per ufo de' denti.

I prende una pentola nuova di terra ben ver­


S niciata della capacità di libbre tre di mate­
ria- Poi le fi pongono dentro libbre due di miei
bianco a bollire a fuoco lento per ridurlo alla
cottura, e confidenza del miele rofato, cui giun­
to j s'hanno ad unirgli onde due di polvere di
Corallo , onde una di cannella fina in polvere,
porzion di fior di pietra nuova, eVin bianco ge-
nerofo a diffidenza del bifogno. Nel far eotefla
unione, fi dee andar mefcolando la materia, fin­
ché vedali ridotta a confidente padiglia , non
troppo dura però . Se nonodante , per la lun­
ghezza del tempo , fi induraffe oltre modo , fi
renderà mole, e pafiofa con {ufficiente quantità
di miei rofato.

Polvere dì Mompellier per pulire i denti.

,
I prenda porcellana rotta ed in fua mancan­
S z a , maiolica fina di Savona, od altra limile,
pedifi in mortajo di bronzo ; e polverizzata , lì
dacci. Poi s’ improntino oncie due di pomice in
polvere, oncie una di corallo, onde tre di pol­
vere roffa di mattoni cotti , ed oncie una di
fpezie odorofa per render la com poliziotte gra­
devole. Ciò fatto, fi mefcolar.o tutte cotede co­
le infieme, e fi ripongono per P ufo . Venendo
il cafo di doverfene fervire , fi dà mano ad un
ritaglio di tela avente un po di ruvido, fi bagna
nell’ acqua frefca, fi droppicdano i denti; indi
Selva di varj Secreti ec. 12}

colla medefìma <1 prende una piccol porzion di


polvere, e con deftrezza fi detergono , e pulii-
cono.
Ter le Buganze, 0 Celioni,

C*I piglia unghia di Mulo , e fi fa bruciare £


v3 quando è bruciata, fi pefta in polvere fiotti­
le , fi conferva per ifpolverizzare le buganze ,
venendo il cafo, la quale vuolfi prima fomenta­
re con acquavita da bagno ben calda . r al r i ­
medio però va adoperato in principio di gelatu-
ra; perchè fe ci folle sfioramento alla pelle , 1’
unica cofa in tal cafo che fi deve fare , è di
porre fopra la rottura cerotto di Diapalma alla
eftenfion del bifogno.

A L T R I SECRETI P A R T I C O L A R I .

^4 colorir 1' Propelle giallo , e bianco di diverfi


calori , ebe fi pongono fiotto le gioje , e che
di prefiente fi ufiano in altri lavori.

Q
uantunque quello fegreto non fia palefe ap­
po noi, e folo in Francia, in Inghilterra,
ed in altre Provincie a noi rimote fi adoperi ,
non oflante mi piace ora pubblicarlo , onde far
ufo dello fteflo quelli polfano , che ne aveller
bifogno • ,
Pigliali dunque colla di pefee bianca , e ben
battuta, fi riduce in piccoli minuccioli , i quali
s'hanno ad infondere nello 1pi rito di vino .c h i u ­
dendo bene ¡1 vafo , aftinchè non ifvapori , ed
abbiano campo d’ intenerirli . Inteneriti che fie­
no, fi riaffonde nella materia fpiritofa porzion di
Gonrma Arabica fatta in polvere relativa alla
quantità della cojla \ fi mette il vafo ben cniu*
lì4 Libro Terzo
fo fui fuoco a bollire , fin che la materia ve^
dali ridotta alla confidenza di Vernice J cui fat­
t o , fi cola per feta , e fi conferva ben chiufa
per 1* uopo.
Volendone far ufo , fi prende quella quantità r"
idi Vernice , che vedefi bifognare per far il co­
lo re , s’ incorpora collo fteffo colore, che fi vuoi
fare » procurando che fia diafano , come effe-
re devono tutti gli altri , che fi voleflero ado­
perare, come per eferopio ¡1 Carmino pel rof-
f o ; il crocco , o la Gottigomma pel gialle^; il
verde eterno, o di Capetta pel verde ; il bia­
detto pel turchino ec.; e perchè fi rendano traf»
parenti , è neceffario , che tai colori li ano ri­
dotti fui porfido impalpabili , ad effetto che
mefcolati , ed impattati colla vernice , rettino
diafani, come fi defide rano ■ Quando il color non
fi vuoi carico , fe ne adopera poco $ quando fi
vuol carico , fi accrefce la dofe . In fornirà la
deftrezza , ed il giudizio di chi adopera faran­
no , che venga meffa in pratica la graduaz'on
de’ colori , onde foddisfarfi in ciò che più gli
aggrada . Ciò fatto , fi prende 1* orpello , e fi
fcalda un pochetto , guardandoli però di non
fcaldarlo di troppo , perchè potrebbe guaftarfi ,
mutar di colore, e perdere il lucido , non che
danneggiare il colore intromeffo nella vernice,
e gli fi dà il colore. Colorato che fia, fi difen­
de dalla polvere, perchè non fi ofeuri, e fi lec­
ca. Per quello poi che fi adopera ne’ ventagli,
o in altre limile cofe , ficcome trovali egli ef-
pofto al continuo contattò delle mani così fe
gli potrebbe dar fotto il fugo d' aglio , quando
non fi avelie rifleflìone che l'odore acuto di un
tal vegetabile difficilmente fi perde.

Mt-
Selva di varj Secreti ec. U S

Modo facile d’ imbiancare, e far candida


la Tela.

, ,
N Fiandra Olanda e fimili Provincie do­ ,
I ve abbonda il lane, dello Feffo fan ufo , ed
jn mancanza di lui ricorrono al Tegnente, il qua­
le arpreffo noi ancora riefce a maraviglia , co­
me 1* eiperienza il dimoftra , fenza aver bifo-
gno di ricorrere a lunghi, e replicati bagni, e
alle rugiade, con pericolo di danno . Ecco dun­
que il m o d o da adoperarli: tolta che ila dal te­
la} > la tela, lì pone nell’ acqua calda ad efpur-
garla dalla bofima , ed aiciutta, tornafi a lava­
re in altr’ acqua tepida . Fatto quello , tuffili
dentro in nuov’ arqua, nella quale ila fiato iìem -
perato Ferro di vacca lattante, ed in effa fi la-
i et a Fare pel corfo d’ ore 24 . Levili pofeia , e
fi mondi in acqua calda pura ; cui fatto diften-
dafi alla rugiada per 5 0 6 notti , e nel giorno
al fi le , a quando a quando d’ acqua chiara fpruz-
gandola . Óopo averla così preparata , fi metta
in taccata , fuor di cui , fi rimetta alla rugia­
da, e non palf ranno 8 o io giorni , che la te­
la farà bianchilfima addivenuta . Avvertali che
più bella , e più perfetta riufeirà nella Prima­
vera .
j t ripulire li Quadri vecchi.

Olt! fono i fecreti , che per tal fine cor­


M rono per le mani di molti . Quello pe­
rò, che foggiugnerò, è il più perfetto, il qua­
le , oltre il non danneggiare il Quadro , ravvi­
va a maraviglia i colori , quando non fieno af­
fatto perduti , Prendefi dunque Tartaro Bolo-
gnefe di botte, fi ammacca all’ ingrolfo , e fi fa
calcinare. Calcinato chefia, fi mette in un va­

126 Libro Terzo
fo vetriato in una cantina all’ umido per 4 0 5
giorni , pattati i quali gettaglifi fopra acqua
chiara , e per qualche tempo ivi fi lafcia. Pri­
ma di colarla 3 fi mefcola ; e colata , fi confer­
va in vetro chiufo, e quando vuolfi adoperare»
fi adopera col pennello , indi fi lava con ripu­
gna inzuppata d’ acqua netta » dopo che fi è la
materia tartarea diftefa.

Color rcjfo per miniare i Taree chini


da giuocart.

Erzino di Farnabucco baiocchi 5 , Gomma


V arabica un bajoco, Alume di rocca un ba­
iocco e mezzo in circa , ed una feorza intera
di Narancio giallo . Prendafi il Verzino , e fi
faccia bollire in acqua di pioggia , o di fonte
coll’ alume di Rocca ; e così pure feparatamen-
te s’ unificano la gomma , e la feorza , e in un
pignatto fi facciano bollire nell’ una dell’ acque
tellè accennate. Guardili che quelle co fe , bollen­
do , non tramontino. Ciò fatto, mefcolafi quella
porzion di colore, che adoprar v o le te , coll’ ac­
qua di Gomma narancina, ed è fatto. Se fi ve*
de, che il colore manchi di lucido , fi accrefce
la dofe della Gomma . Avvertali però , che in
tempo d’ inverno bifogna ricorrere allaftufa per
afeiuttare le carte , la quale artificiofamente
far volendo, fi pone un po di fuoco in un (cal­
dino entro una calia , ove fopra legnetti acco­
modati all’ uopo, fi diftendon le carte ad afeiut­
tare. Tenendole così lontane dal freddo, il co­
lore, non fi ofeurerà.
Selva di var} Secreti ec. 127

Ter fare il vero Metallo di Trincibech.

I prende rame ,
fino di rofetta oncia 12 ot­
S tone in banda
che no, onde 6 ,
fiottile , e che fia dolce anzi
Argento fino abbruciato , che
che è migliore , oncie 1 e un quarto , fonde!!
il tutto infieme.

Ter fare una pelle d'affilare ì rafo; , fecrete


raro di Francia•

igliai! un pezzo di pelle di Dante, o di Ca­


P priolo, e fi fa Ilare per otto giorni ammol­
lata nell’ orina , la quale vuolfele mutare ogni
dì ; poi fi cava fuori , fi lava, e falciai! feccaie
all’ ombra , e fatta fecca s’ incolla con garavel-
la fopra un pezzetto d’ affo pulito , e Ievicato
della figura, e grandezza che voi volete : Ciò
fatto, fi prende una lefina, e minutiflìmamente
fi fora detta pelle ; il che fato fi fiende fopra
con un pennello la miftura che fegue , con u-
na, più mani, e finché fi vede che la pelle ad-
dimandane:
Si piglia Spoltiglia, Tripolo, e Bollo armeno
in parti uguali finamente peflati , e per-ifiaccio
paffati, ed anche fui porfido raffinati , e con o-
lio s’ incorporano tali materie in maniera , che
la mefcolanza non riefca nè troppo liquida nè
troppo foda , ma di tal corpo , che fia capace
ad addattatfi alla pelle , perchè di effa ne refti
imbevuta.

\4 c-
j :8 Libro Terzo

jicqua forte per incidere Kam i , della quale


ufar folevane il rinomato M attioli .

,
Ceto ben forte boccali due Sale armonìa-
A co oncie a , Sai Gomma onde a , Sai co­
mune onde 2 , verderame fino onde a . Pre­
parati tutti quelli fali , fi pefìano infieme col
verderame, e fi pongoo in una pignatta nuova
vetriata, dentro cui vuol.fi avere pollo l’ aceto,
e con ifpatola di legno fi mefcola il tutto , ac­
ciò le materie fi fciolgano , indi fi laiciano per
34 ore in ripofo . Poi fi mette al fuoco la pi­
gnatta, e fi fa la contenuta materia bollire. In
tempo della bollitura fi procuri di tener ben
chiufa la bocca della pignatta con carta refifìen-
te a più piegature , ed a quando a quando con
l’ ufata ipatoìa fi mefcoli deliramente il conte­
nuto . Si cerchi in oltre che il bollore fia mo­
derato, nè fi levi dal fuoco , finché l’ aceto non
fia calato pel terzo . Giunta la bollitura a tal
grado , fi colerà per pezza di lino di teffitura
fitta, e fi ierberà in un vafo di vetro ben chiulo.
In tre modi poi fi dà 1* acqua forte , fegnati
coll’ ago che fieno i Rami , ai quali vuoili pri­
ma aver data la vernice • Uno è di porre il
Rame in una caifetta da tre fole fponde , col­
locata in maniera che abbia una proporzionata
pendenza dalla parte che non ha fponda, ad ef­
fetto che 1’ acqua forte , che fi dee andar ver-
fando fopra il Rame coli liberamente nel reci­
piente , che ad cifa fi vuole avere fottopofto .
Tale verlamento devefi continuare, finchèfcor-
giate gli fegni nel Rame fatti edere a voftro
piacimento fcavati ; la qual cofa rilevarete dal­
le prove , che farete cop cera da botte , nella
quale rolleranno le tracce della loro profondi-
Selva di var) Secreti ec. 129

tà , compresa che fia fiata fui Rame . L'altro


modo confitte nell’ aver pronta altra Cadetta da
ogni parte fpondata , bene impaniata di pec
nelle commeffure, ad effetto che per ella Ac-
cua forte non trapeli , avente lotto due piedi
le mi sferici, vale a dire , a mezza luna , ed m
effa , collocato che fiafi il Rame , eh e (Ter ee
fermato con chiodi perche non fi muova, G Y«r-
fa fui Rame f Acqua forte , la qua1 non ha ad
oltrepaffare in altezza la meta della fponda . i n ­
di le fi dà moto, affinché per effo 1 Acqua for­
te icona ondeggiando fui rame , il qual modo
di ondulazione continuare pur elio fi vuole, tin­
che i legni in fui rame rettino come fi voglio­
no profondati. La prova accennata poco lopra ,
fervirà a farne conoicere 1’ acquattata profondi­
tà . Quelli due metodi fono di felice efito e
s b r i g a t i v i , e fono quelli, de’ quali comunemen­
te ne fanno ufo gli incifori da rami , e forle è
più adoperato il primo . Con tutto ciò e bene
che io avverta, che non Jono lenza un qualun­
que difetto ; il qual è che le marginature de
fegni paiono fatte da man poco terma , e tre­
mante ; e perciò fe fono per 1’ una parte como-
di , fono per 1’ altra incomodi . U terzo modo
di dare l’ acqua forte panni il piu bello, il P'«
comodo, ed è quello, che unicamente in Fran­
cia fi coftuma . Si prende cera preparata con tre­
mentina , e terra rotta incorporati enfieme , e
con tale ferma materia fi argina d a ,°r"°
rame, cui volete dar 1 acqua forte, ali a
di due buone dita almeno , procurando che
fondo dell* arginatura non laici uicire alcuna
•roccia del fluido in fui Rame veriato. lat­
to, fi prende v . g una libbra .dell’ acqua l u t e ­
rà , pattata nuovamente per pezza , con un a -
tra libra d’ acqua comune pulita , fi uniicono
IJO !Libro Terzo
infieme , e poi il verfa fopra , ed ivi fi lafck
per io o ir ore , nè da quello fi leva , fe non
nel rafo dì voler fare le prove indicate l'opra ,
Se i legni del Rame faranno profondati a ba-
fìanza , lavarete torto il Rame con acqua natu­
rale , e lo fpogliarete cosi d’ ogni veftigio del­
l'acqua; fe ron lo faranno, lo tornerete all’ ac­
qua forte anche per un poco , lavandolo in fe-
guito come s' è inlègnato . Vuoili avvertire ,
che prima di dar I’ acqua forte a qualunque fia
Rame , bifogna difender le parti , che non figl­
ierò fiate intonacate di vernice col fevo difte*
fo grullo fopra le medefime.

Inchìoiìro alla Cinefe.

Rendefi Fumo di Rafia , e per calcinarlo fi


mette in fui fuoco a fumare , ivi tenendo­
lo fin’ a tanto che fuma , perchè celiando dal
tramandar fumo, è fegno che la calcinazione è
fatta. Fatto quello, fi piglia dell’ Endico, e fat­
to bruciare , fi riduce in fottililfima polvere ,
la quale dovrà per ¡(taccio di feta paffarfi . U -
nifconfi poi Runa e l'altra di coterte polveri fi­
ne infieme in uguali parti , ed incorporate con
acqua di Gomma, fi forma'una parta, colla qua­
le fi fanno corpetti cilindrici, o (lampi, i qua­
li perche infiem non fi applichino , vuoili ufar
polvere di orti di perfico bruciati , ed in fotti!
polvere ridotti , o da porre ne’ (lampi , o da
intonacare efteriormente gli anzidetti corpetti
cilindrici.

PER
Selva di Var) Segreti eC, , J$1

PER FAR P O L V E R E DA S C H I O P P O
PERFETTISSIMA.

£ prima, modo di raffinare il Salnitro


a guazzo.-

I prende una Caldaia di Rame ben pulita con


S entro acqua di calce all’ altezza di lei dita
tranl verfali fopra il N itro, che fi vuol raffinare,
il quale deve eflere (Iato, o prima o dopo l’ ac­
qua, nella Caldaia metfo. Fatto quello, fi mei-
colerà ben bene il nitro coll’ acqua e fi fara
bollire in fretta , levando la fcbiuma che fara
con una mefcola forata , la quale fi dovrà in
altro vaio porre , laiciando bollire la materia
nella caldaia fino che balli. Terminata la bolli­
tura, fi vuota in un martello di legno, e li ai-
perge leggermente d’ acqua freica affinché fi ' en­
ea rifchiarando . Se facefle una tela alla fuper-
ficie, convien romperla con un frullo di legno,
onde il fale ch’ effa forma precipiti a! fondo dei
martello. Se l’ acqua ftentalfe a chiarificarli , In­
fogna ritornarla al fuoco , e farla nuovamente
bollire , aggiugnendo ad erta cenere rtacciata e
netta, la quale eccitando fchiuma , fi deve le­
vare procurando di levar la caldaia dal fuoco ,
quando fi veda che la tolta fchiuma fiafi chiara
venduta . Ciò fatto , fi tornerà a vuotare nei
vaio di legno , e quando ii offervino le grono-
lane materie precipitate al fondo, e vedali fat­
ta limpida l’ acqua , allora fi dovrà decantare ,
follecito andando, perchè non venga col chiaro
niente di torbido. Lafciata poi in riporto la ce-
cantata acqua , fi formeranno li crirtalli di ni­
tro , parte de’ quali faranno più bianchi , ' a l i n
meno, e l’ immondezze che rerteranno nel fon-
! i do
Libro Terzo
do faranno Sale di nitro . Una tale operazione
fi domanda raffinare a guazzo. Se li criibilli vi
piaceffiero più belli , li rifa da capo all' opera­
zione di prima. L’ acqua chiara che fi decanta,
fi confervi , perchè fi chiama maefira , e può
fervir di nuovo per altre limili operazioni.

i/l raffinare il Salnitro a [eco.

Rendete il Salnitro ridotto in crifialli , o


P cartoncini , e mettetelo a poco a poco in un
vaiò di ferro , o di rame infocato; e quando è
fufo, aagiugneteli del zolfo, il quale accenden­
doli , convien falciarlo ardere , finche da sè fi
fimórzi . Quando farà fmorzato , ii nitro farà
raffinato ; ed in tal modo avrete un nitro affai
potente per la polvere. Se vi piaceffe, fi getta
in forme di ferro , o di bronzo , che non fieno
bagnate, ed avrete figure, o vali, che pareran­
no d’ alabaitro cotognino orientale.

j l conofcere il Salnitro perfetto.

Rendefene una porzione a piacimento , e fi


P pone fopra una tavola di noce , o di quer­
cia fecca, indi fe gli appicca fuoco con un car
bone accefo . Se il nitro brucia fenza lafciar
gran nota di lefion fulla tavola , è fegno eh’ è
perfetto ; fe fchiumerà molto , legna contener
parti graffiale; fe finalmente crepita, ofeoppia,
farà carico di faie ; non che peffimo , quandoter-
minato di bruciare lafcierà molta feccia.

J l pur-
Selva di varj Secreti et­ ili

j l purgare , e Sublimare il Zolfo .


P u r s a r il Z o lf o p e r c h è la p o l v e r e r l e f c a
A b u o n a , e T ortile, c o n v ie n p r i m a dar rPanp
a q u e l l a q u a n t i t à d e l l o f l e t t o c h e fi v u o l r a f f i - ,
nare e p o r l a i n v a i o di r a m e , o di t e r r a v e _
triato e p r o c u r a r e c h e a f u o c o l e n t o fi l c i o l
¿ d e l i r a m e n t e l e v a n d o il v e l o d o t t o c h e fi f o r
Tnerà alla f u p e r f k i e dì lui c o n una m e cola al_
l ’ u o p o p r e p a r a t a . C i ò f a t t o , fi c o *e r ® a 7 a ¿a
ria zolforofa fciolta p er p ezza , o pei tela da
f a c c i o , f e r r a n d o a lla c l r c o f a n z a la colatura. U
v e lo dènfo le v a to colla m e fc o la e la p a r t e p i ù
p f n s u e d el z o l f o ; l’ a l t r o c h e r e f a n e l l a p e z z a ,
fono la t e r r a , e le a l t r e fecole c h e c o n t e n e v a .
I n t a l m a n i e r a p u r g a t o il z o l f o , fi « d p p é r a p e r
f a r p o l v e r e fina d a f c h i o p p o , n o n c h e fu o c h i ad
artificio, i quali v e r ra n n o a perfezione.

Ter far polvere da fchioppo.

I piglia fa ln itro raffinato p a r te 5 » C a r b o n e


S p a r te i , e zolfo p u rg a to . p a r t e i . C o i r t u t ­
t i q u e l l i i n g r e d i e n t i v u o lfì f a r e la l i b b r a d o n -
d e ’ “ . P , e p a r a t e t a l c o t e «• h a n n o p o r r e r u d e
i n f i e m e i n u n a p i l l a , p e r i vi f a i e s r i e e
no p e d a te e r ip e f a te a d o v e re , conflitto,,o nt
t a l e o p e r a la b u o n a q u a l i t à d e l l a p o l v e r e , o n d e
l e t r e m a t e r i e i n c o r p o r a r b e n e fi p o f l a n o . b i c c -
n o f c e r à fe fa ra n n o b e n e in c o r p o r a te le m a t e r i e
da l f r a n g e r e u n g r a n o di p o l v e r e , c h e n o l i
c o r g e r a n n ó f i le n o t e n é dei z o lfo , n e t e i n i t r o .
C o n v e r r à t r a t t o t r a t t o f p r u Z z a r la m a t e r i a c h e
fi p e f a c o n a c e t o , o c o n a c q u a v i t a . , m a m e g l i o
c o lla r u g i a d a r a c c o l t a in P r i m a v e r a , a c c r e i c e n -
do quella m olte doti alla p o l v e r e , ad e ffe tto che
*-?-? Libro Terzo
non incandifca di troppo , e dal caler grande
che contrae , peltandola , non s’ incendi , come
pur troppo e accaduto, ed accader porrebbe, u-
na tale cautela t rafeurando. Quando fi conofce-
^ che la materia farà bene unita , e che più
non abbifogna d' ertere pefiata , fi leverà dalia
Pilla, o mortaro, e fi porrà al crivello, il qua­
le vuol edere uno di quei piccoli da grano, di
dorami lottili, ed al biiogno fatti . Quel tritu­
me grolfolano che non paifa , fi dee con coltel­
lo tagliare , onde facilitare con ciò il partaggio
pel vaglio. Fatto quello, fi riparta'poi per ifiac-
cio fitto in maniera , che la grana venga a re-
icar lottile ; cofa , ¡a quale facilmente fi otter­
rà , ie nel crivellarla fi porrà lopra la materia
una rotella di legno pefante , acciò con un tal
mezzo fi_ vada triturando le parti piùgroifedel
la medefima, e fatte fottili, palfinopei fori del
vaglio , e riefea così la forma della polvere"
come fi defidera . A quella feconda opera com­
piuto , fi vuol di nuovo ricorrere ad uno fìac-
cio piu fino, e per elfo tornarla a ripagare, on­
de venga Ipogliata dalla vera polvere , detta
comunemente polveraccio , la quale imperfetta
la renderebbe . Separata dunque così la vera
gtdina, fi efpone al Sole, ad elfo fifecca, e ben
beccata che fia , fi conferva o in barilii , o in
zucconi in luogo da ogni umidità totalmente
lontana . 11 polveraccio poi addietro reftato
non che la parte piò grolla della materia, fi ri­
torna a peliate, e pelìa, a crivellare. Quella è
s’ opera, che vuoili ufareper ogni forte di pol­
vere. Ci fono polverini , che con lo minò van­
taggio hanno fperimentato d’ inumidire la pol­
vere colla rugiada in quella forma: metton elfi
a polvere diftefa fottilmente'■ fopra una tela in
luogo ariofo, ed aperto , la quale, dopo efferfi
ella
Selva d i varj Secreti ec. 13^

efla di rugiada imbevuta , fiatinola ri pettata ; e


così più volte adoperando finché han creduto
abbifognare, è loro riufcito di far polvere per-
fetiiflima «

filtra "Polvere più potente , la quale per la gran­


de forza, che ha , to/io non re/ià morto l' ^Ani­
male , cui è tratto i ma e però ottima per fuo­
chi particolari «

AInitro raffinato come fopra parte 6 ,Zolfo


S fublirnato parte 1 , Carbone parte r , Canfo­
ra per ogni 12 libbre di Salnitro mezz' oncia .
Si petta , e flaccia ogni cofa di per sé , e poi
con moderata quantità d’ acquavita s’ inumidi-
fce , o in fuo difetto , con acqua diftillata di
fcorze di naranze , pelandole in mortaro di
bronzo affai bene , ed appreffo granendola come
l'opra fi è infognato . A provare fe detta polve­
re è perfetta , fannofi 4 o i mucchietti colla
m eddima fopra una qualunque tavola , lontani
oncie ì 1’ uno dall' altro , e fe ad un folo i l
fuoco appiccando , effò folo fcoppierà fenza co­
municar fuoco agfi altri , farà perfettiffìma .
Prova anche la fua perfezione il fumo b anco,
che in vortice s’ alza per 1* aria fenza fpander-
fi, e fenza facilmente dileguarli, Se la fabbrica­
ta polvere avrà colette qualità , puoffi quefla
accendere ancora iti fu la palma della mano fen­
za alcuna officia, non che conferyare intatta per
molto tempo.

1Polvere tonante per fare una burla graztofa,

I prendono in parti uguali Sale di Tartaro,


S Zolfo in cannai, e Salnitro raffinato , ed il
tutto ben polverizzato, fi mefcola inficine■ Ciò
I 4 fat.
1 ,’ 5 Libro Terzo
fatto , quando vogliali far la burla , fi pigliano
due , o tre buone prefe di cetefìa miflura , fi
pongono in una caletta fopra il fuoco , o nel
cavo di un cucchiaio da teneri! fopra la fiamma
di una candela, le quali nello fciorfi che faran­
no , produrranno una tenue crolla alla lor fu-
perfide , la- cui crepatura è quella che fa lo
fcqppio lenza offefa di alcuno . Avvertali , che
fe le polveri non fi volelfero ufare in mefcola,
o in paletta , ma folo nel cucchiaio, è meftien
avere altro lume in qualche dillanza , perchè
alle volte quello che ferve a far la burla relìa
fmorzato.

v i lavare la perla da un occhio ad un Cane,


o ad un Cavallo ec.

igliali Tuccia AlelTandrina, zucchero di Can-


P dia, Sale Gemma , una mezza dramma per
forte . Oltre ciò fi prendono 3 Lumache , e f
fanno follare, quando fi fono toftate fi riducono
unitamente alla Tuccia, al zucchero, ed al Sai
Gemma in fottililfima polvere , la quale una ,
o più volte folfiata nell’ occhio , fanerà dalla
perla 1* Animale.

T el male d’ occhio delle Eefiie cagionato


da calore.

Rendafi 1’ unguento bianco refrigerante di


P Galeno , e biacca in parti uguali ed incor­
porati infieme coteftl due unguenti , fi ugne d*
intorno all’ apertura dell* occhio, il quale effer
dee in feguito umettato con acquarofa , e con
ciò la parte inferma fanerà . Se il calore foffe
eccedente , convien ricorrere al falalfo , ed ai
rinfrefcanti.
Ta-
Selva dì var] Secreti ec. 137

Tafia infallìbile pel Tefce.

Occa di Levante onde 1 , farina di loglio


C onde 3 , feme di Jufquiamo onde 2 , ac­
qua vita canforata onde 2 , farda falata num.
3 , formaggio vecchio falato e marcio , e fe
foffe candiotto farebbe meglio , onde 4. Prepa­
rate tutte quante quelle co fe, s’ incorporano in­
fierne, e s’ impattano con fugo d’ ortica, e m ie ­
le e fatta la paila , fi formano con eifa tante
piccole pallotoline , da ufarfi quando fi vuol
prender pefce , U quale , inghiottite che 1* ab­
b ia , divien (tupido, e reità come morto.

Ter jare che una Tianta fiorifca pìà prefio, e fieno


i fiori piti odorofi, ed in maggior quantità.

Ongafi attorno il piede della pianta Salnitro


P petto, fe è piantata in terra, e fe è in vaa
fo , s’ inacqui la medefima con acqua, in cui fia
flato prima fciolto Salnitro . Indi con rugiada
colta alio fpuntar del mattino, con ifpugna fer-
vata a tal effetto in un vafo s’ innaffia la Pian­
ta e fe ne vedrà P effetto . Avvertafi però ,
che’ la medefima va a pericolo di perderfi tra
non molto.

PAS -
TjS Libro Terzo

PASSEREMO A SECRETI D 'A L T R E


MATERIE,

I quali a taluni in Campagna , o in Città non


dovrebbero e (Ter difcari j e fe ad altro non
varranno , ferviranno a divert rii , od anche
per aver le robe di lor guflo, qualunque volta
aver fi trovino i neceflarj vali per adoprare.

A urem cominciamento d a ’ R o s o g l i .

Ter far rofogli , e dare ad eft l' odore .


O O r r e t e a bollire acqua di pioggia , o di fiu-
. Ìuòcò'j la lafciarete intie-
pidire: Appretto , prenderete fiori odorofi colti
di Areico, e diligentemente sfogliati, faparerele
prima I una fpecie dall* altra, fe fono di varie
piante , indi le foglie cavate dai fiori , 1* odor
de quali avete in animo di comunicare ali* ac-
1ua,’ I1? e^a infonderete, procurando che il-va-
lo deinnatoa contenerla, fia fiato prima bagna*
to 5 indi chiufo con carta a più doppi > ad^ ef-
ietto, che gii effluvj odorofi non ifvaporino dal­
la medefima, ed ivi lafcierete le mentovate fo­
gl i e, finché il fluido acquofo abbia 1* odor del
sfogliato, ed infulo pienamente contratto.
L’ operazione infegnata per dar 1* odore all*
acqua con una fpecie di fiori , vuoi praticarli
ancora all’ occorrenza con tutte i’ altre fpecie
avvertendo di non confondere gii uni cogli al-
f rl quando in una qualunque circoflanza ne vo-
ieite far ufo. Comunicato in ral modo 1* odore
ad una, o piu dofi d* acqua ( quando molta far
Je ne voglia ) colia replicata infufion de* fiori
delia medefima fpecie , fi riporrà ella in vafo
di
Selva di varj Secreti ec. 139
di vetro ben chiufo, onde non ifvanifca la con­
tratta fragranza , e fi legnerà di viglietto in­
dicante la qualità del fiore, che ha dato l’ odo­
re al!’ acqua , come per efempio acqua di fiori
di cedro ec. Quando poi Volefte fabbricate un
qualunque Rofoglio, ufarete tanta quantità d,el-
1’ acqua odorofa , quanta conofcrete badare per
dar 1’ odore a quella porzion di fpirito di vino
di che fervir vi volete pel Rofoglio, e la por­
rete ad erto fpirito unita , coll’ aggiunta di po­
chi Annefi, o di uri poco di Canella , o di Ma­
ris , o di Garofano , o di Noce Mofcata , o di
fcorza di naranze di Portogallo , o di Cedrato,
o d’ altro, che più fi addatti all’ òdùre de'fiori
co’ quali delle all' acqua 1’ odore , la porrete
dirti ad efifò fpirito unita nel Lambicco , per far
la milla materia fecondo l’ arte per lo delio paf-
fare. Pallata diligentemente che fia , aggiugne-
rete alio fpiritofo fluido lambicato zucchero
chiarificato , e ridotto a quella confidenza , che
ad una tale operazione è neceffaria , in quella
quantità , che conofcerete abbifognar , onde il
Rofoglio venga di gufto perfetto , la quale fuol
ragguagliarli alla midura dello fpirito adopera­
to- In oltre è ancor bene il fapere, che 1’ odo­
re del fior degli agrumi fi può crescere , e più
forte rendere, coll’ infondere nell' acqua, nella
quale s’ infufero j fiori , le lcorze lottili del
frutto della derta pianta.
Qttando poi fi farà dolcificato il Rofoglio col
Zucchero , fi dee nadare una , o più volte per
bambagia in falda, acciò maggiormente fi chia­
rifichi, ed il vaio , che a tale uopo vuoili ado­
perare farà di Peltro , o di Latta , fatto nella
forma , che da dileguata in fondo del libro al­
la figura n. 4 , procurando , che il tubo , per
cui dee colare il rofoglio derivi in un gran fia-
fco
14o Libro Terzo
fco avente nel fondo un buco atto a ricevere
una canella come ita legnato alla lettera D ,
per la quale poffafi cavare il rofoglio fenza mo­
vere il fiafco.
La del'crizione d! detto vaio è la feguente :
A vaio di peltro, o di latta , che fi riempe di
rofoglio . 13 tubo lotto del vafo riempiuto di
bambagia in falra ben eompreffa pel la quale dee
pattando llillarfi il rofoglio , e chiarificarfi . C
.Copèrchio del medefimo vaio , acciò non ifva-
niica Io fpirito. D Fisico, o recipiente nel qua­
le .gronda il Rofoglio fatto chiaro.

sfoglio all' ufo dì Torino.

I prendono cinque boccali di fpinro di vino


S pattato due volte per lambicco , e fi pongo­
no in un vafo chiamato Orinale ; oppure in un
vero Lambicco ( per chi lo ha ) con tre boc­
cali dì acqua di quell’ odore, che v ’ è piacciuto
darle , perchè venga quello comunicato al Ro­
foglio, e fi lafcia ilare nello fpirito fuddetto in*
fu fa per ore 24 . Appretto fi lambicca a bagno
Maria, avvertendo , che bifogna Tempre tener
frefco il cappello del Lambicco con acqua fre*
i'ca; e quando fi faranno eftratii quattro boccali
in circa di fpirito, convien ilare attento, affin­
chè non vengan giù flemme , e fe fi accorga
venirne , vuolfi aver pronto altro recipiente da
por fotto , ond’ effo le raccolga . Ciò fatto , fi
pigliano libbre tre di Zucchero fioretto, e fi fa
chiarificare con quattro libre d’ acqua, dandogli
la còttura chiamata pelliccinola , e di quefto fe
ne pongono oncie tre per ogni boccale , o più
fe più dolce fi vuole . Se poi per avventura lo
fpirito di vino non avelie baflevole odore ac-
auiflato, s’:infonde in tal cafo nello ileiTo il me­
de-
Selva dì var) Secreti ec. 141
defimo odore , ed ivi fi laida , finché 1’ abbia
perfettamente prefo . E dando colore al!’ acqua
nella quale fi è porto il zucchero a chiarificarli,
il Rofoglio verrà di quel colore.

Tintura dì China per farne Rofoglio.

I pongon in un Matraccio onc. 4 di buona Chi­


S na polverizzata all’ ingroffo, e ad erta fi ver-
fa fopra tanta quantità di fpiritodi vino, quan­
to bifogna per farlo ad effa quattro dita tran-
ivetfali fopravanzare. Si luta pofcia ben bene ,
e fi pone per quattro giorni in fimo equino a
fermentare , e di "là cavato fi avrà la tintura
fatta- Avvertali però, che per averla pura, fi
deve feltrare . Il umile fi pratica con quella di
cannella, nón con altro divario , fe non , che
in quell’ ultima balla folo, che lo fpirito di v i ­
no fopravanzi un dito la medefima. Parlando di
quelli due, m’ intendo di parlar di tutti gli a l­
tri vegetabili ofiorofi , perchè nel cavar da elfi
le tinture così proceder fi deve.

tA ,
fare lAcqua di Meììffa odorofa 0 di Salvia ,
0 di qualunque altra Tianta odorofa .

igliate Meliifa , o qualunque altr’ erba odo­


P rofa, che a voi piaccia , raccolta di frefco,
ma a fuo tempo , vale a dire quando è giunta
a maturità, e pigliatene in quella quantità, che
vi aggrada ; peftarela bene in un mortajo , e
quando è perta , mettetela in una pignatta gran­
de di terra vetriata , e che—fia Hata bagnata;
indi con-altra porzion di MeiiiTa, od altr’ erba,
fate una decozion forte in un vafo ben chiufo ,
e fatta che fia, vedatela fopra la fuddetta, on-
d’ erta molle d i v e n g a le s’ umetti. Coprite poi
la
I4 J Libro Terzo
la pignatta, e Iafciate la materia, che contiene
per due giorni in digeftione . ApprefTò vuotata
Ja materia in un lambicco , eh' efifer dee pofio
in un fornello col fuo recipiente ben lutato
nelle giunture , a fuoco di fecondo grado diflil-
lar farete per metà almeno i’ acqua , che le
ver falle fopra ; indi Iafciate bene raffreddare il
lambicco, lo slotarete , e ritroverete ne! reci­
piente una buoniiiim'acqua di meliifa, o dì qua­
lunque altr’ erba , che ufato avelie , la quale
vuotata in boccia di vetro, fi dee tenere per 4
0 5 giorni al fole aperta, indi chiuderla bene ,
e confervarfa. Avvertali , che le acque di fre-
ico diflillate , non hanno per I* ordinario gran­
de odore 5 ma lo acquetano efponendole al fo­
le . Li gradi di ^fuoco fono deferirti di fopra
nel preferite libro", onde è, che ora è fuperfluo
il parlarne.

*A levare la tintura, ed il fugo ad ogni fiore.

igliatili le foglie di quel fiore dal quale vo»


P lete e fugo , e tintura levare . Fate , che
fieno ben monde , e nette dal verde, o da qua­
lunque altro colore , che per avventura folle
ad effo loro appiccato, ficchè non reftr ad effe,
che il naturai bello del natio lor colore. E da­
to mano a quella quantità di che far ufo vole­
t e , mettetele a diventar paffe un pochino , in­
di, impaffite che fieno , le porrete in una caz­
z a t o la di terra ben verniciata fopra il fuoco ,
mefcolandole, e premendole bene con una fpat-
tola di legno larga , e forte fino a tanto , che
fi vedano effe re ben macerate , ed aver rendu-
to il fugo defiderato . Ciò accaduto , le paffere-
te per pezza fitta , e lo fpremerete fortemente
per trar fuori tutta la poffibile quantità di fu­
go,
Selva di varj Secreti ec. 14;
go, il quale lafciato deporre , deefi decantare ,
e riporre in un vaio di vetro ben chiufo uni­
to allo i'pirito di Vino, acciò non fi alteri, e fi
guaiti.

j t fare un Rofoglio claretto fa cile, e ¡ingoiare.

Renderete libbre fei di Ceraie detta Vifcio-


P Ia Romana ben matura ; libbre due di
FJamboè ; ed altrettanto di Riber, le fi trova,
e il vorrete; procurando , che queRi frutti fie­
oo bene Ragionati ; e mondi, che li avrete, li
peRerete ; ammaccando ancora le offa delle Vi-
fciole, e pelle , le patterete per illaccio, ed ap­
pretto per tela . Poi in un boccale di quello
fluido porrete un altro boccale di fpirito di v i ­
no generofo, ed una libbra di zucchero giuleb-
bizzato a perfezione, con otto chiovelli, o me­
no , fecondo il piacer voltro , di Garofani grof-
famente pelli , ed altrettanto di Pepe bianco ,
con di piò un poco di Maris , ed a chi piace
quattro Coriandoli ammaccati . Infufe che fieni!
tutte cotefte cofe nello fpirito di Vino unito
allo eRratto fugo de’ frutti , fi lafcian Rare in
vetro ben chiufo per tre giorni, affinchè il tur.
to s’ incorpori bene infieme . Il perchè convien
nel corfo dì quefio tempo andar agitando le ma­
terie unit-e , onde facilmente le une comunicar
fi poffono all’ altre . Dopo i tre giorni fi patta
il fluido per bambagia in falda, o , per chi non
ha comodo, per pezze, e la colatura fi confer­
va in un vaio di vetro ben chiufa , finché il
Rofoglio fia ben rifchiarato. Tale Rofoglio ben
guardato, è di guRo affai particolare.

Ter
*44 Libro Terzo

Ter fare /’ uicqita della Regina A' Ungheria.

Rendali fpirito di Vino sflemmato , entro


P cui fi pongono o i foli fiori , oppure coi
fiori le cime delia pianta del Rofmarino , la
lavanda , lo fpigo nardo , il Ginepro , il Pepe
bianco, e la Canfora . Tali ingredienti, rifpet-
to alle quantità , devono elfere tanti , quanti
porterà lo fpirito di vino , che adoperar vole­
te , e niente più \ Solo fi avverte , che prima
che fi ponga lo fpirito al lambicco , per eilrar-
re l’ acqua della Regina fecondo l’ arte, convien
lafciare in infufione le accennate piante, e dro­
ghe per 24 ore almeno , avend® prima groffa-
mente ammaccate le bacche di Ginepro , ed il
Pepe.

Enumerazione di tutti gli odori , che dar fi


pojfono all' lAcquavita.

U fchio, Ambra grigia , ,


Gelfomino C e ­
M drato , Cedro, Limoni , Portogallo , Gi-
sieftra, Radice d’ Angelica, Anifi, ed altri fimi-
li ec. Si dà prima 1‘ odore al giulebbe chiarifi­
cato nell'acqua; come fi diffe di fopra , il qua­
le fi mefcola coll’ acqua vita i’chietta , cui le fi
volefTe comunicare 1’ odore del Mufchio , o del
Zibetto, o dell’ ambra grigia, s’ hanno tali dro­
ghe odorofe a racchiudere in un piumaccetto ,
da porli ne! bugo del Lambicco , pel quale dee
pattare l’ acqua vita , onde perdo fletto pattando
porti con feco l’ odore. Gli odori del Garofano,
Anifi, Lavanda, Rofmarino, Zenzero , Impera­
toria , Calamo aromatico , Atterzo di Perfia ,
Ireos, Ruta , Periico, ed altri limili , fi deono
prima porre in infufione n e ll’ acqua vita per
ore
Selva di varj Secreti ec. 145

ore 24 , o più fe bifogna , per indi diftillare 1*


acqua vita a bagno Maria, prima che ad effe fi
unifca il Zucchero; o fe cosi non piace, fi pof-
fono infondere nello fpirito di vino le Addette
droghe , le quali accreiceranno allo delio 1 o-
dore 1
Teli che adtperar fi poffeno nella fabbrica
’ ielle fuddette Acquavite .

ER ogni boccale di fpirito di vino ,


fi può
P ufare un’ oncia, e mezza delle radiche fud-
dette, o altre: o più o meno iecondo il g««oU
Fiori aromatici oncie due ; Garofani , o Canel a
mezz’ oncia; Amandorle di Perfico oncie t r e .
Avvertafi che nel fare dette infufioni, fi pon­
gono per ogni boccale di fpirito di Vino oncie
dieci d’ acqua comune; e le droghe, che s han­
no ad infondere , convien che fieno prima am­
maccate , rotte , o tagliate come infegna 1 ar­
te L ’ infufione de’ legni deve edere d ore 24
almeno; degli Aromati, fiori, e femi d’ ore re
in circa.
Ojjervazìonì neceffarìe per F .Acqua Fttcu

,
O fpirito di Vino fecondo la dottrina de’
L Chimici , è la parte oleofa del vino rare­
fatto dai fall acidi . anello quanto più fi diltil-
Ja per isflemmarlo, tanto minor fuoco ricerca,
non che maggior fpazio d’ aria nel lambicco.
Una tale cautela deefi oifervare ancora nello di­
ftillare a bagno Maria. Per conofcere poi fe lo
fpirito di vino è perfetto , pongafene un poco
in un cuchiajo, e s’ accenda , fe predo fi confu­
tila, fenza lafciar nota alcuna di flemma, legno
è, che ha perfezione.
U\6 Libro Terzo

B I Z Z A R R I A N O B I L Í ,

Lo quale andar puf in un Defse'r dì gran Signore,


conm T - ,Vaf° fia adattab,le * c l non
confile tn altro che in un fiore candito a fecce
¡opra la Jua naturai Tianta.

o p e r a z i o n e .

^ue* fiore > che a voi piace, ma che


Í ? r í m ddattl 3 rhU0h gUÌÌ0> e che fia comeftibi-
fi Hm^n,s -P! ri ei empi0 i! Garofano * Quello non
fi rimuovi dal fuo naturai fteio, né dal proprio
vaio, ove naturalmente e fenZa alcun artificio
fiori . L quando) e ben fiorito , con un sentii
pennello date folle fue foglie con defirézza ,
ed uguaglianza chiaro d* uovo . Ciò fatto, diafi
mano alla polvere di zucchero bianco candido,
0 coiorato fecondo la natura del fiore, che ar-
tificiofamente candir volete , procurando che
‘i' ufaria » fia fìa'a pallata per irtaccio di
ieta finiffimo, affinché fi attacchi prefio e bene,
c con quella fi alpergono diligentemente le fo­
ghe, bagnate dal bianco deir uovo, finché l'uopo
1 rVrerf k 1 ‘ B perché non di rado, una fol ma­
no di co,ara non balìa , fi replica , ufando cau-
rela , che non pregiudichi alla vivacità del fio-
ie • L afperfion della polvere fi fa al Sole, on­
de pretto fi rafciugh.no le foglie , che fi fono
caricate della medefima . Tra gli fiori atti a
tal cola, iembra, che quelli degli agrumi, fie-
no i mignon , e più a propofito per fecondare
il buon gufio. Ma ficcome non fi poffono porta­
re i vali Tulle tavole : così fi fanno Bocchetti ,
o parti legate con fetuccie di feta ; canditi alla
maniera mfegnata. Sappiali che riefcono più ag-
gra-
Selva di varj Secreti ec. 147
gradevoli quelle fòglie, che hanno del morello,
le quali trovanfi vicine al fiore del Limone, Ce»
dratOj o Cedro, che le altre.

Ter conservare le Ceraje Vifcicle RoiMtne.

I prende quella quantità di vifciole Romane ,


S che più vi aggrada , e voglionfì mature ; fi
pongono in un vafo di rofoglio dolce, ad^ effet­
to , che la Ceràia non pigli 1’ afpro . Ivi polle
fi tengono ben chiufe con carta pecora , 0 v i ­
lifica » e così fi confettano finche fi vuole. Ve­
ro però è , che le ce rafe perdono il colore J
ma lo acquifta il rofoglio.

Modo di acconciare t teneri Teveroncini.

ì prendono quelli teneri frutti , e fi fendono


S in punta , ed aperti s* infondono in conve­
niente quantità di fecondo vino nuovo * ed ivi
fi lafciano per 15 giorni . Poi levati dal vino,
fi fpremono diligentemente colle mairi, affinchè
per mezzo di tale fpemitura n’ efca da effi tut­
to 1* umido che contengono. Appreffo , fi pon­
gono in un vafo di terra nuovo , e gli fi verfa
fopra aceto ben forte, nel quale fieno fiate bol­
lite le feguenti cole, cioèlale, anifi crudi, Co­
riandoli ,/finocchio in grana , e zuccherò in
quella dofe, che vedrete convenire alla quanti­
tà de’ frutti teneri, che acconciar volete, e fe­
condo il genio vofiro. Nè fi dee afpettare, che
P aceto , il quale dovrà farfi calare, bollendo,
almen per un terzo fià diventato tiepido ; ma
fi dee verfar bollente filili peveroireini , col
chiuder immediatamente il vafo con carta a più
doppi , affinchè la concia non ifvapori lafciando
così il tutto in ripofo per dieci giorni. Quando
K 2 fo-
148 L'thro Ttrzo
fono paiTati fi torna a colare la fletta curia , la
quale porta in una pignatta fi fa bollire di nuo­
vo a due , o tre bollori , e così bollente fi ri-
torna a vuotare fopra li anzidetti frutti , e co­
sì dopo altri otto giorni , fi rifa da capo alla
fìeifa operazione , avendo a cuore ogni volta ,
che fi farà di chiuder bene il vafo onde gli ef­
fluvi odorofi non efalino , e privino la concia
del fuo buono, la quale , fe peravventura fotte
calata, aggiungefele nuovo aceto, e nuovo zuc­
chero a piacimento , non che un poco di can­
nella in ifcorza , che anche fui principio non
difdirebbe, colla fola avertenza però, che s’ ha
a far bollire 1’ aceto a buona cottura , perchè
in tal modo li concj frutti non folo non diver-
ran muffì , ma fi conferveranno lunghiflirno
tempo.
Chi voleife poi far follecito ufo de’ medefimi
Peveroncini, s' hanno a fendere come fopra; e
poi verfar fu d’ eifi acqua bollente, la quale,
quando è divenuta fredda , fi decanta , e fpre-
muti i teneri frutti , tornali a vuotar fu loro
altr' acqua bollente , e particolarmente quando
nella prima decantata non fortefì potuto tener
la mano per lo pizzicore , e quando ancb’ etta
è raffreddata fi cola ; e refi trattabili i Peve­
roncini, fi dà mano alla delcritta concia, e ben
calda fi vuota fovr’ erti , procurando di chiuder
ben bene il vafo perchè non ifvapori , e quan­
do ha del tutto perduto il calore , fi eftraggo-
no 1 frutti , ed in tavola £ pongono . A v v e r t ­
ii, che anche in tal modo concj fon buoni , ma
non durano lungo tempo.

Ma.
Selva di varj Secreti ec. *49

Modo di conciare li tenerelli Cedroni.


I prendono cotefti tenerelli frutti , e s’ in ­
S fondono nell’ acqua facendo bollire> per un
mezzo quarto d’ ora : cui fatto 1 cav »
e fi Iafciano afciuttar bene 5 apprefl«3 J
una pignatta nuova, o pentola, e dentro d una
di effe fi pone aceto forte con ch.ovelh di Ga-
cofani , fcorza di Cannella , od altro a piaci­
mento, e fate , e zuccnero a proporzione de. a
quantità de’ frutti d’ acconciarli , ed anche f e ­
condo il sullo , e fi fa bollire fino al callo de -
la metà, dopo cui fi leva dal fuoco, e cosi bol­
lente com’ è fi verfa fopra i teneri cedroncmi
la concia , avendo premura di chiuder bene il
vafo nel quale s’ è verfata, ad effetto , che lo
fpirito di lei non iivapori , e perda il luo buo­
no . Ciò fatta fi lafcia la materia m npofo per
dieci giorni , dopo i quali , fi levano li tener,
cedroncini, e fi torna a far bollire la concia de­
cantata, e fatta bollente fi ritorna ad infondere
fulli medefnr.i , replicando tal cofa per tre , o
quattro volte, non mancando di chiudere il va­
iò in ogni rinovazion di falla, ad effetto , c .e
ii frutti conci riefchino di perfetto gufto . In
tal modo adoperando, fi avranno buoni , sx per
candirli, che per mangiarli.
Conferva di cedra.

Corza di cedro candito rafpata lib. una ; A g ­


S ro di Cedro netto da’ femi lib. una, ed on-
cie due ; zucchero fino altrettanto ; unite tut­
te cotefte cofe infieme fi fanno bollire a fuoco
lento di carbone in una pignatta od altro; quan­
do la materia ha prefo corpo , ed e cotta , «
leva dal fuoco e fi cuflodifce.
K ì v* J<*-

*
150 L ’ èro T e r z e

fare il Tane di Spagna,

Ua frefche n. 12 , Zucchero fioretto lib,


O una e mezza ; fior di farina lib. una . Sì
«battoli prima le ova ben bene per più di un’
ora col zucchero , poi ad elfi fi aggi ugni? la fa-
j ® fi torna a sbattere per qualche tempo.
Ciò fatto , prendefi una cadetta di ferro fatta a
polla , che fiafi prima infarinata nej fondo , fi
vuota in effa la materia preparata , e poi met­
te« a cuocere nei forno caldo in maniera , che
non vaglia ad abbruciarla,

Rotoline di Mandorle amare.

,
andorle dolci onde S Zucchero fioretto
M pe-.o oncie 8 , Mandorle amare oncie 4,
Si levi la icorza alle Mandorle, e fi faccian il
re nell acqua • Poi fi pelìino fin infimamente , e
fi pallino per illaccio. Pallate , che fieno , uni­
ficali ad elle il Zucchero , ed il tutto s’ incor­
pori con la chiara di ova n. 8 , sbattendo Tem­
pre la materia, finche fi veda efier ' divenuta
come una colla eguale . Preparate in coiai mo­
do le Mandorle , fi dà mano ad una . o a più
carte, le quali fi difendono fopra una tegola di
rame , e fovr’ effe in forma di tante rotellerte
fi va dtfiendendo la materia , cui dadi la prima
cottura, per indi farle bifcottare , onde riefco-
no ci cc a ti.

Modo di fare Savoiardi.

Re libbre di zucchero fioretto fino ; Rcifi


T d’ ova n. 30 , colla chiara di iole tre . Si
pone il tutto in un cattinello cavo , e con fa,
icet-
S eh a dì varj Secreti ec. 1 51

fretto di brilli di sbatte la mi Aura per due ore


continue , e finché è patta addivenuta . Poi fi
prende la materia , e dii polla in tanti Savoiar­
di , fi diftendon quelli fcpra tegola di rame v e ­
dila di carta, e fi dà loro la neceffana cottura.

J j far bocca di Dama. •

Rendetti una libbra di mandorle dolci , e de­


P corticate che fienii, fi pedano finiffìmamen-
te inumidendole con acqua pura , acciò non di­
vengono oliofe , e fi paffano per ittaccio . Ap­
pretto , fi unifce ad ette una libbra di zucchero
fioretto, rotti d’ ova n. 8, altre due ova con la
chiara, e fi sbatte per un’ ora e piu ogni cola
inficine , perchè quàpto più 1’ incorporamento
delle matèrie è perfetto, tanto piu 1 opera nu-
Jcirà meglio. A. chi piaceffe di aggfugnere alla
mafia qualche acqua odmoJa lo, può fare ; come
può ancora alle mandorle aggiugnere fcorza di
cedro candito, e pittacci, quando il gufio a co­
sì fare 1’ impegni , Difpofto così il corpo delle
materie unite, fi prende, o fi accomoda in una
tegola di rame (lagnato, la quale deefi prima
fpolverare nel fondo di farina , ed a fuoco len­
to a cuocer fi pone.
Spumette di Cioccolato.

N ’ oncia di Zucchero fino petto ; Cioccola­


U to onde tre ; chiari d’ ovà n. 2 , e mezz.
Tutto s’ impatta indenne , fi patti per Siringa,
fi fanno ciambellette, o biscottini , e fi ponga­
no a leccare in un forno, che fia tiepido.
*52 Libro T o r ti

Bifcottinì.

Ue libbre di fior di farina di frumento j


D due libbre, ed onde tre di Zucchero Ma-
fcabalo , pignoli onde 8 , acqua rofa , e di ce
cedro quanto baita per dar odore alla materia.
D el tutto fi faccia patta foda con acqua comu­
n e , la quale ridotta in tanti bifcottinì , fi pon­
gan nel forno a cuocere con calor moderato.

Bifcottinì dì Cioccolato.

,
ucchero fioretto trito onde due Cioccola­
Z to oncie s>> ova num. 6 . S’ incorpora il tut­
t o , e fi formano bifcottinì fopra carta in tego­
la di rame, e fi fan cuocer a fuoco lento.

Sorbetto di Limone.

Rendali un boccale d’ acqua, una lib. di zucl


P c h e to , fei Limoni , o più o meno fecondo
il güito, e la quantità di forbetti , che far vo­
le te . Si fcorzano i Limoni, e fi pone la fcorza
fieli' acqua, poi fi tagliano, e fi fpreme il fugo
nella medefima , e ben sbattuta con verghette ,
fi cola , e fi metterne’ vafi di peltro , e fi fa
granire . Per far ciò ci vuole un recipiente ca­
pace a contener la forbettiera , un cucchiaio
grande per maneggiare nel vaio la materia da
congelarli , onde non fi appicchi alle pareti di
lu i, neve , e fale . Dopo tutto quello convien
girar fpelfo la Sorbettiera in tempo della conge­
lazione, infegnandoío 1’ efperienza.

Sor.
SelDa di lidr) StOreti ec. iji

Sorbetto di femì dì Meloni.

’ infonde una libbra di cotefti Temi nell’ ae­


S qua frefca , e fi lavano ben bene ; indi do­
po una difcreta infufione, fi levano, fi pongono
in un Mortaro, e fi peflano il più che fi può .
Appretto fi diftempra il pedo con boccale d’ ac­
qua , fpremendo fortiflìmo la materia , perchè
n’ efca tutto il fugo, che contiene. Il più grof-
fo della medefima fi dee pattare per ittaccio fit­
to • Alla colatura poi , aggiunta che fe le ha
una libbra di zucchero fioretto fino e netto ,
nient’ altro convien fare, che ricolarla fe v ’ ha
il bifogno , indi polla nelia Sorbettiera come
fopra farla gelare. Se piace , fi può dare odore
ai forbetto colla fcorza di limoni , o con alti*
acqua odorofa.
Sorbetto di Mandorle.

,
Evata la fcorza alle Mandorle la cui dofe
L è la (letta di quella de’ femi di Melone, fi
fa la fattura tede defcritta nell’ antecedente ,
non con altro divario , fe non che in quedo fi
pongono Mandorle grettamente t r it e .
Sorbetto di fragole *

,
Ragole lib. 2 acqua naturale boccali t Si .
F pedauo i frutti ; fi didempera il pedo coli'
acqua , e fi patta per idaccio di fitta tela la di-
fiemprata materia , la quale unita ad oncie 9
di zucchero fioretto, ed al fugo di due limoni,
a congelare fi mette . Cosi per far forbetti con
frutti diFlembuè, Ribes ec. fi adopera. La do­
fe folo del zucchero iuoie edere varia , fecon.
do la varietà de’ gufti. E’ però fempre bene da-
K 5 re
I 54. Libro Terto
re ada materia dì cotefti forbetti un po di o-
dore di limone,

Sorbetto di Verfico.

Rutti groffi di Perfico n. 12, ben fiagionati ,


F fi fcorzano, e la fcorza s’ infonde in un boc­
cale d' acqua , ed ivi fi fanno ilare ben chiule
per un’ ora almeno . Si taglian poi in fettuccia
li frutti , ed in mortaro fi peftano , ed il fugo
eilratto fi fa paffare per iftaccio. A quello s’ u-
nifce in appretto il fugo di 4 o <5 Limoni , ed
una lib. di zucchero fioretto fino . C iò fatto fi
venfa la miflura nell’ acqua in cui erano fiate
le icorze infitte , e battuta con verghette ben
bene la materia, fi mette fecondo l’ arte a con­
gelare.
Sorbetto di Jago di ^igrefle,

Rendei! fugo di Agrefte lib. 5 , Limoni n,


P l . Si unificano roteili fughi in Mortaro ,
dando odore alla materia con ifcorza di Limo­
ne . Indi , fciolta una lib* di zucchero fioretta
in un boccale d’ acqua , cui havvi chi aggiugne
un po d’ acqua di Gettonimi ; fi unil’ce ogni co-
fa infieme , e dopo aVer sbattute le materie
unite , fi ricolano , e fi fanno come fopra ge*
lare ■
Tapina alla Fiorentina,

igliai! un boccale di Latte frefco ,e melfo


P :al fuoco , fi va mefcolando , fintanto che
incominci a bollire . Bollendo , fi leva dal fuo­
co , e fi torna a mefcolare , finche fia giunto a
tepore. Giunto a tale fiato, a competente por-
zion d’ efib fi vogliono unire <5 oncie di fcorza
di cedro candita tagliata in minuccioli ; e rofifi
d’ ova
Selva dì varj Secreti ec. 155

d'ova mezzi cotti n. 6 . Fatta la mefcolan^a fi


raffina in un mortaroi ed alla raffinata materia
fi aggiugne 1’ altra porzion di latte reftata in­
dietro, entro la quale fi fa diftemperare Zucche­
ro fioretto lib. 1 , Savoiardi fot.tilfriente petti n.
6 , plftacci groflamente triti oncie 3 , con pic-
col porzion di fcorzetta. Preparata cosi la Pap­
pina fi mette fecondo l’ arte a gelare.

fare l’ acqua di Gelfomìni,

Rendete due libbre d’ acqua diftillata di rofe


P bianche , ed infondete in effa una libbra di
fiori di Gellomini, li quali per ere 54 da quel­
la non ri moverete. Dopo li cavarete, ben bene
{premendoli , e con altri Gelfomint nuova in-
fufion farete, la quale anderete replicando, fin-
chè l’ acqua abbia prefo quell* odore3 che a voi
piacerà . Colata pofeia , la porrete in un vaio
di v e tr o , il qual-chiuderete , affinché la fra­
granza, che ha l’ acqua acquetata non ifvanifca.

jLcqua Vita di V'tfciola,

Mprontate un boccale, di fpirito di vino otti­


I mo , e in elfo infondete il fugo cavato da
libbre } di Ceraie Vifcioie p elle, e per iftac-
cio patiate , Chiove'li di Garofani n. 10 , Can­
nella fina trita una dramma ; e Zucchero chia­
rificato, ed a confiftenza ridotto oncie 9, o piu
fecondo il gufto . Quando avete fatta 1’ infufio-
ne di tutto nello fpirito di vino, che dee effer
polio in una proporzionata boccia di vetro, do­
vete agitare le infufe materie, onde s’ incorpo­
rino bene infieme . Paifati poi fei giorni cola-
rete Io fpirito di vino impregnato delle dro­
ghe , che dentro gli ponefte , e lo efporrete al
15*® Libro Ter i o
fole, finche il vediate chiarificato . Ciò aCcádü*
to , fi decanta deftramente , affinchè refti nel
fondo del vetro il redimento, il quale potrebbe
facilmente fcendere ad intorbidare il chiaro >
quando nel decantarlo non fi ufaife cautela »

Offeile alla Milane/e.

Rendete oncie nove di Butiro frefco j Fior


P di farina una libbra e mezza , Roffi d’ ova
n. 4 > Zucchero oncie lei; e di tutte quelle ca­
fe fatene palia* Fatta che 1’ avrete, riempirete
le Offelle colla Tegnente materia . Marzapane
onc. 3 , Mandorle dolci pelle d’ acqua roía fpruz-
zate oncie 3 , Zucchero fioretto oncie f , Can*
nella fina dramme due , e tanta fcorza di can­
dita, quanto bañera per darle gulto, ed odore,

Tafla frolla *

andorle dolci ben peñe oncie 6 * Fior di


M Farina una libbra; Zucchero oncie 9 , But-
tiro oncie 6, rodi d’ ovo n. 3, Anifi una dram­
ma, e con Sale quanto baña, s’ incorpora il tut­
to , e fi cuoce a lento fuoco.

Spóngate fine.

igliate^ una libbra di Zucche candite; un’ al­


P tra di Ranzi ; Miele chiarificato libre due ,
e mezzo; Pignoli oncie 6 , Mandorle dolci am­
maccate groffamente onde 6 , Midolla di noce
groifamente aneli’ effa ammaccata oncie 6 ^ G a ­
rofani , e Hoce mofeata un quarto d’ oncia per
forte ; Acqua Roía , o di fior di Cedro mezz’
oncia ; Zafferanno mezzo fcrupolo . Mefcolare
ogni cofa infierne, e fate fpongata.
Pa»
Selva d i varj Secreti ec. r *7

Taf!a per coprir le Spongati.

ior di farina onde 14 , Zucchero fciolto in


F acqua roia oncie 4 , Butiro freico, o Olio
lavato oncie 4 , Marzapane onde 2 . Unite il
tutco infieme, e fatene palla.

Ter fare le fcattolt di carta.

’ Neceflfario aver le forme delle Scattale ,


E che fieno 0 di Bronzo , o di legno forte ,
e ci vuole Mafchio , e Femmina ; fi faccia il
Mafchio colla carta umida , ed accomodata alla
forma necefifaria , e fi pone entro la femmina ,
ftringendola con v i t i . Prefa che abbia la forma
che le 1’ è data , fi leva il fuperfluo , dandole
fopra una colla come fegue : Si fa colla di pe-
fce con acqua , oppure collo fpirito di Vino ,
perchè meglio riefce ; e quando è fatta , s’ in­
corpora con chiari d’ ova ben sbattuti : ed in­
corporata fe le unifce la polvere di gufci d’ ovo
calcinati , e vienfi a formare un corpo come il
Geffo, che adoperano gl’ Indoratori per intona­
care i pezzi, che vogliono indorare• Ciò fatto,
fi danno alla Scatola tante mani di quella ma­
teria quante abbifognar vedete, onde alla grof-
fezza pervenga , che voi vorrete . Appretto fi
fa afciuttare, e quando fiabene afciutta, fi met­
te fui torno , o fopra altra fimi! cofa a pulire
colla Pomice , Pelle di pefce , e afperella , èd
in fine colla carta acciò venga più fina . Indi ,
fe le fanno que’ lavori, che voi volete , dando
fu d’ efiì una, o più mani di vernice forte del­
le defcritte nel primo libro . Finalmente fi pu.
lifce fecondo l’ arte.
I L F l N E.
T A-
T A V O L A
i<8

De Secreti che contiene il preferite Libra.

L I B R O PRIMO.
Pag. Pag.
P a tta tod iV ern ic i. 7 M o rd e n tea ll'u fod 'In g h il­
D e lleG om m e . ivi te rrap e rm e tte rePo r o
D e llaG o m m aL a cc a . 8 fo p ralaC a rta . 25
M o d od ip u rg a r ela d e ttaD e 'C o lo ri. ivi
G o m m a . 9In c b io jlrofo p ra fin o. 27
M o d od i fc io g lie relaG o m ­M o d a d ifa re il C a rm in o.28
m aL a c c a . ivi M o d od i fa reil C a rm in o
D e ll' a ltreG o m m e . io in fe gn a tad a l P a d r eB o -
D e lleR e fin e ,e fp ec ia lm e n - n a n n i, c h ev o lg a rm e n te
ted e llaC o p a le . 11 fi c h ia m aC a rm in om a t­
M u d od i fc io g lie re lam e ­ to. 29
d e firn a. 13 M o d od ifa relaL a c c afin a
D e ll'A m b ra, o C ara b e . 15 fe rv e n d o li d e g li a va n z i
D e lloS p iritod iV in o . 17 re fia ti n e ll'o p e ra z io n e d e l
D e ll' O lioc o tto . 1 8 C a rm in o . 30
D e lm o d od i fa reP O liod iPe rfa reP A z z u rrod iB e r­
T re m e n tin a . 2 1 lin o . 31
M o d od ip re p a ra relaP e c eM o d od i fa reu nb e llififim a
G re ca, le v a n d oa de ffa V e rd e . 33
la p in gu e d in e, c h ec o n ­M o d oc h ete n g o n oaM o n -
tie n einfe. 22 p e llie rd iF ra n c iap e rfa ­
D e lm o d od io rn a r
ec onfi­ r eil V e rd e R a m efin o . 34
g u re,fo g lia m id i'o roe c ., C
o lo rd iB r o n z afilm ile a l
eb affi rilie v ia llaC in e - v e ro . 37
fi ■ 23 P e rd a r ea llaL a c c au nc o ­
M o d od 'a tta c c a r lyo rofo - lo rb e lifim o . 38
p raq u a lfiv o g liac ofa ,c io èA ltroc o lorr a ffio . ivi
v e tri , m a rm i,e da n c h eAfa reu nb e lc a m por a ffio ,
fo p rav e rn ic i , ed ip in ti C o m efa n n oinF ra n cia,
ao lio . 24 e dinIn g h ilte rra■ 39
M o r d e n te ,c h e fe rvep e rri­ M o d od i fa reu n a b e lliffim a
lie v i , efi a tta cc afo p ra m a c c h ia d ìT a rta ru c a .ivi
il m a rm o , fe rro ,o tto n e ,De llaP o rp o rin a . 40
e da ltri m e ta lli. ivi P e rim ita reil L a p isL az ia ­
/litroM o r d e n tee c
c eli, ivi li. ivi
A ltri M o rd e n ti. ivi P e rim ita reil Porfido, ivi
D e '
A59
D e 'S b ru ffi. . 41 A ltraV er n ic e. ivi
M o d od iP u lire , elu fira reV e r nic eP e rjìa n a ■, 0A ra ­
leV e rn ic i. ivi b a . 6 1
D e lm o d oc h es 'h aate n e ­V e r nic erife ritad a lP .G io ­
r ep e rc u o c e releV o rn i­ v a n niZ a h a nn e lT o m .3
ci. 43 d e ll'o cc h io a rtific ia le.ivi
G ra d id iF u o c o . 47 A ltra V e rn ic ed e lloIle ffo A u ­
M o d od i fa reil P o tod e tto to re . 6 2
d e llaS a p ie n z a. 48 V e r nic ep e rv e la releP ittu ­
P e rfa reu na ltroP o top e r- r e , ivi
fe ttijjim om o lton e c effa r iofiltra V e rn ic ec o n fim e le . ivi
n e lleo p e ra z io n id e lle V e r­A ltraV e r n ic ed ig ra nlu c i­
n ie !. . ivi d od ad a r e Jb p r ali Q u a ­
P o to , 0G o liap e r li P a m d ri. "dj
b ie c h i, ivi A ltraV er n .b e llijfim a. i v i
fi fa reu n 'a ltraC o lla ,c h eA ltraV e rn ic e . ivi
a tta c c ali V e tri, leP o r­ V e r nic eb e lh ffim a O ltre m o n ­
c e lla n e, M a jo lic h e, le ta n ap e rc o p rir efo n d io f-
O ffa , eJim ili. 49 c u ri. 6 4
filtraC o lla ,0 S tu c c o. 5° A ltrafim ile . ivi
filtra, ivi A ltraV e rn ic e . ¿5
filtra. i vi V e rnic e4 ' A m b ra, 0C a ra ­
C o lla d i F e r ro te n a c ijji- b e . ivi
m a . 5 1 filtr aV e r
a .c on film iled iC ri-
A ltraC o lla p e ru fod e lla J ìo fa roP o v eM a rle y. ivi
C a rtaq u a n d oè b ra c c ia ­A ltra V e rn ic efu d d e tta . ivi
ta. ivi V e r nic ed e ttad aC o ra m a ­
C o llad e tta d ab o c c ap e r r op e r tig n e r ela P e lle
in c o lla relaC a rtap erta ­ in a rg e n ta tad ic o lo rd e ll*
g lio. 52. o ro . 6 6
M o d od ia d o p e ra rla . i vi V e r nic eo fe tira, ivi
A ltraV e rn ic ec o n fim ihp iù
Pelle Vernici in partico­ p erfe tta, m ap iu lu n g a
lare , e del modo di a da fe iu tta rfi. 67
manipolarle , A ltraV e r n ic e. ivi
filtraV e r n ic ed i m in o rfa ­
D iq u e llad e llaC in a. 5 3 tic a■ 6 8
D e llaV e r n ic ed e lG iap p o ­filtraV ern ic e . ivi
n e . 5 6 filtr aV e r n ic e . i vi
V e r n ic efa ttainF u ro pafi- V e r nic ec h ia ra. 6 9
m ilem o ltoaq u e llad e llafiltraV e rn ic ec h ia ra, e Z e c­
C in a ,e d e lG ia p p o n e p e r- c an te . ivi
fe ttiffim a . 59
fi fa relaV e r n ic ed 'A m b ra
te jìca cc e n n a ta . 6 q
Ver-
■ ¡/fi
Vernici defcritte dal Po- V ernicec h efi d à/o p ral
met fenza la quantità O r
od iG e rm ania, ec he
delle doli, e fenza il mo­ fi c on/er vab en o. ivi
ifiìm
do di operate. Altrad etta. 79
A
ltrac on fim ile,m a dima g­
Verniceb ianca. ivi g io rperfe z io n
e. ivi
De lS ud d
e ttoo leofa. ivi V ern ic
eb ellifiima, c hefi
Altrap u red e l /a d d ettod o ­ p ra tic ainF ra n c ia, G i­
ra ta. 7° . n e v r a, e dIn g h ilte rra.
A ltrad 'a ltroA u to re. ivi p e rd a rla/o p raO ro lo g i,
Ve r n ic ed aO ro . ivi eM e ta lli■ 80
Ve r n ic ec h ia rac om eil V e ­!V ern ic ed e lP .J a m a rt G e -
tro. . ivi ' /aita. ivi
A ltraV e rn ic e . 7\ V ern ic eT u rc h e /c ad e lP a ­
Ve r n ic elu ftra . _ ivi d r
eA d e lb e r taT ilk o tts k i
Ve rri, c h iam a taC in efe . ivi G e /u ita■ 81
Ve rn .ftim a tifiim a, laq u a ­V er n ic ed e lP .P o m e tfie n z a
led ic o nor e fifte rea lm a r­ led o fi. ivi
te llo, n o nc h ea l fu o c oV er n ic elu flra. ivi
fc a ld a n d o la . 72 A ltrafim iled ip o c a/p e -
Ve r n ic ed au /a rfi p e rq u e ' /a. i vi
R a m i, c h e v o g lio n fi in ta ­Ve rn ic ed e n o m in a ta d e lla
g lia rea da c q u a forte. 74 C in a . 8z
Il m o dop o i d i d ar eu n aA ltraV e r n •b e llifiim a . ivi
ta lV e rn ic e/o p rali R a ­Ve rn ic ed ad a re/o p rala ­
m i èq u e fto . 75 v o ri, o rn a ti d iC a rtein ­
Ve r n ic ete n e r ac o m o dap e r ta g lia te, ec o lo ra te . 83
/’ u fod e 'R a m id ain c i-Ve rn ic ed i G o m m aC o p a le
d e r fii ■ 7 6 fic u ra. ivi
A ltraV e rn ic ed u rap e ru /oA ltra V e rn ic ed i G o m m a
d e ’R a m id a in ta g lia r,i vi C o p a le . . ,84.
V e rn ic ed au /a rfi p e r in ta ­Ve r
n .d ib e llifiim a lu c id o ,ivi
g lia reil R e n o . 77 V e rn ic elu ftraj ed u rad e l­
laC in a .
La decfcrizione dell’ ac­ V e rn .fin ad iS a n d ra c c a . 80
qua forte da ufarfi fo- V e rn ic ed au /a re/o p rale
pra i Rami fi troverà c a rtefta m p a tec h e/o m ­
più innanzi • b r ata lc o . ivi
A ltraV e rn ic efilm ile . ivi
V e r n ic ed e l c olo rd e lVo roA ltrafim ile . 87
d ad a r
e/o p raM e ta lli,i vi V e r n ic ed e llaC in a. ivi
-A ltrafim ileV e rn ice . ivi V e r n ic ed e lR e v e r .P .B e r
­
A ltrafim ile . .7 $ lo c ch iM in .C o n v e n t- ivi
A ltrafim ile . ivi V er n ic ed ad a re /o p ra li
A ltrac vn fim ile . ivi fio ri d ic a rta. 88
V e r-
n1
V
e rn icelu ftra, c h efe m b aA
r ltraV e rnicefim ile, m a
u nC riftn i'o . iv* fra ngib ile. 1 ivi
Altrafu m ile . Vern.d iG o mmaV a c
ca.91
Ve rri, diG io :D a nieleG f-M
e o dod i fc io
glie rel'A m ­
fe rop e rg ua rd a reg l' In­ b ra, 0 fiaG a ra be. ivi
fe tti d a llap u tr
e dine, ivi V
e rnicep erc a rtad aim -
Ver n ic
ed ad a rfi fo prau n p a nna re . 92
v e lo, c h ed iv e rràlu cidoVe r
n ic
ed aflam p are. ivi
c o meu nc rijla llo• 9 0

l i b r o s e c o n d o .
es e dIn a rg
e n taturaa fu oco. ivi
Òe Vm etod od iD or
a r
107
Iinarg en tare ind iv
e rfem a ­A v vertim e nto .
De lm o d od ' in arg en tarea
niere. 93
Pe rfà r l’A m alga m ado roj fe c
co, d e ttov olg arm ente
pe rin d ora r
eafu o c o. 94 aB o fìm a. ivi
Prep ara zion ed iq u
e llo3ch eA ltrom odop a rtico larep e r
inarg e nta
ra fre d do ,c on-
vu olfi d o rare. 9}
De l m od od i av vivare il fid e ra tope rm igliore. 108
la v o roc olM erc u rio .^ 9 6Im b ian c h im e n top e rA rg en ­
D e ll' a pp licaz io n ed e ll'A - tod im e tà . no
' m alg am a. . jv‘ S a ld a tu rad iA rg e n to. Ivi
De lm o d
od i p u lire il la ­S a ld a tu rad ’A rg . fin o , ivi
v o rod o rato. 98 S a ld a tu rap e rla v ora reA r­
Bo llim e n
top erd a reil c o lo -j g e n toam a rte llo, a cc iò
r ea lled o r
a tur e. ivi j re fijìa. ivi
Mo d od i la vo ra rec o ll' O roS a ld a i,p e rF ilo g ra n a. ivi
ful’A rg e nto . 99 M o d od ' in d o ra re, 0in a r­
Altrom o d od ic o lo rir
el O - g en ta rec o nfo g lia q ua l-
: ro , el' A rge nto, v a lea fiv o g liaM e ta llo . Ili
d ireao r
O je b ia n co . 100 Afa re u nS im ilo ro d ic o ­
Altroc olo rd 'o roc onfa l­ lo re b e lliffim o ,c h e o ltre la
fa . 101 t e n e r
e z z au g u a g liaq ue llo
112
Po lv er ep erd o r
a r eafe c co d elZ e c c h in o .
A rge n
to 0a ltro M e ta l­ S
ta gn ob ia n c h iffim oc om e
lo . 1 01 A rg en to. nj
Co lo r
ep e r l' O rod iF ra n ­Sm a ltofin od ap o rrefo p ra
c ia. \ a3 o g n im e ta llo . 114 .
P u lim e ntod ao ro . ivi B ia nc ofin to. ivi ’
S a ld a turad io ro . ivi N e grofin to . ivi
A ltrafa ld ap u rad io ro . 104
L I-
JL I B R O T E R Z O .

K it!/a m o d iV a riev irtùM e -ìM o d ofa c iled ' im b ia n ca r? 5


d ic in a li. l i 5j e fa rc a n d id a la T e la.1 2 $
M o d od i o p e r a r
ec o ld e ttoArip u lireli Q ic a d ri v e c -
B a lfa m o. lió! c h ii ivi
A lle m o r fìb a tu red e 'C a n iC o lo rr o jfo p e rm in ia rei T a -
fa tti ra b b io fiffe c re to p e r­! ro c c h in id a g iu o c a r e. 1 2 6
fe tto d e lC a p ita n oP a ­P e rfa reil v e roM e ta llod i
re n ti i li? P rtn c is b e c h. 127
P o lv e ri c o ntrole F e b b rite r­P e rfa reu n ap e lled 'a ffi­
z a n e -, /e m p iic i, o d o p p ie , la rei ra fo j , fe c r e tora ro
p ra tic a tad a u nE c c è lle n ti d iF ra n c ia . ivi
M e d ic o , il q u a len ep ro ­A c q u a fò rte p e rin c id e re R a ­
v a, èn eb a/s m p rep ro ­ m ij d e llaq u a leu fa rfo ­
v a ti d a llam ed e jim a b u o ­ le v a n eil r in o m a taM a t­
n ie ffe ttii 118 tioli■ 128
Pe r loS c or b u to, e do g n i tn
c h io flroa llaC in e fe; 130
S o r tad im a leinb o c c a,
F lu ffio n éa lti d e n ti j U l­ Per far polvere da Schiop­
c e ri ing o lae c . lig po perfettifiìma 4
Pe ld o lo red e 'd e n tij a n c o r ­E p rim aì m o do d i ra ffin a re
c h éfie n og ltq fli - S e c r e to ilS a ln itrod g u a z z o. 131
c e n tin a ja d iv o lteS p e ri­ Ara ffin a reil S a ln itroa fé -
m e n ta to j e S e m p r ec o no t­ c o . 232
tim oJu c c e ffo . ivi Ac o n o fc e r eil S a ln itrop e r­
Pe rp u lirei d e n ti- I2t fe tto. ivi
Sp iritop e rp u lirei d e n ti s Ap u rg a re, efu b lim a reil
c h ev u o lft p rim ad io g n i Z o lfo . ivi
a ltra c o /du /a ré, d o p oP e rfa rp o lv e red aS c hio p ­
c h es 'èle v a to il c a lc in a c ­ p o, 133
c io , ivi A ltraP o lv e rep iup o te n te,
Op ta tod i P a rig ip e ru fo la q u a lep e r lag ran d «
d e ’d e n ti. 1 2 2 fo rz a, c h eh a, to fìon o .i
Po lv e r ed iM o m p e llie rp e r re jìam o r toFA n im a let
p u lirei d e n ti. ivi c u i ètra tto; m aèp e rò
Pe rle B u g a nz e ^ o C e lio n i.1 2 3 o ttim ap e r fu o c h ip a rti­
Altri fecreti particolari FP c o la ri. 13S
olv e reto n a ntep e rfa re _u -
Ac o lo rir l' O r o p e lleg ia l­ n ab u rlag ra z io fa. ivi
lo, eb ian c od i d iv e rfi Ale v a r elap e rla d au n
c o lo rij c h efip o n g o n o /o t­ o c c h ioa du nC a n e , 0a d
toleg io je , ec h ed ip re - u nC a v a lloe c .
fe n tefia fa n oina ltri la ­P elm a le d 'o c ch io d e lle B e jh e
v o ri. ivi c a g io n a tod ac a lo re , ivi
P o -
P a jlain fa llib ilep e lP e j'c e .| d itoafi'e cc ofio p ràlafu d
1371 n a tu ra iP ia n ta. 'I4<5
P e rfa rec h e u n aP ia n ta fio ­P e rc o n fe r
v a rele C e ra fie V i-
riJ 'c ap ttt p re jìo, e fie n o fc io leR om a n e .
i fio ri p iùo d o r o fi, e dinM o d od ia c c o n c ia rei te n e­
m a g g io rq u a n tità. ivi ri P e p ero n c in i. ivi
Mo d o d ic on c ia r eli te n e re l-
Patteremo a fecreti d’ al­ li C e d ron i.
tre materie. Co n fe rv ad iC e d ro . ivi
Afa re il P a n ed iS p a ­
P e rfa r ro fo g lì , ed a r ea d g n a .- , 150
e jjì l'o d o re . 138 R o to lin ed ìM a n d o rlea m a -
R o fo g lioa ll' u fo d iT o ri­ ivi
no . _ 140 M o d od ì fa re S a v o ia rd i.
T in tu ra d iC h in ap e rfa r­ ivi
n eR o fo g lio . 141 Afa rb o c c
ad iD a m a . rSi
Afa reA c q u ad i A d e U ffaS p it.n e tte d iC io c c o la to , ivi
o d o ro fa , od iS a lv ia0d iB ¿ fic o ttin i. 152
q u a lu n q u ea ltra P ia n taB ifio ttin id ì C io c c o la to . ivi
o d o ro fa . ivi S o rb e ttod ì ju im o n e . ivi
Ale v a relatin tu ra, e dil S o rb e ttod i fie m ìd iM e lo-
fu g oa do g n ifio re . 1 4 .Ì: n i. 153
Afa reu nR o fo g lioc la re t­S o rb e ttod iM a n d o rle. ivi
to fa c il.e ,e fin g o ia re. 143 ìS o rb e ttod iF r a g o le. ivi
Pe rfa rel' A c q u ad ellaR e ­S o rb e ttod iP e rfic o. 15^
g in ad 'U n g h e r ia- . 144 S o rb e tto d i fu g od iA g re -
"
E n u m e r a zio n ed i tu tti g li fi!: . . ivi
o d o ri, c h ed a rfi p o jfo n oP a p m aa llaF io re n tin a , ivi
a ll'A c q u a v itai ivi Afa rel'A q u ad iG e lfo m ì-
Pe fi j c h ea d o p e ra rfi p o f- n i• 155
fo n on e llafa b b ric ad e lleA cq u a V ttad iV ifc to la . ivi
fu d d e tteA c q u a v ite . 145 O ¡fe llea llaM ila n e fi . 156
OJ fe rv a z io n i n e c e ffa risp e rP a jlafro lla . jvi
/’ A c q u aV ita. ivi S po n g a tefin e . ivi
Biz z a rrìan o b ile, laq u a leP a jlap e rc o p rir le S p o n-
a n d a rp u ò inu nD e ffe r J&ate' 157
d ig ra n S ig n o re ,o g n iq u a l­ P e rfa relefia tto led ic a r­
v o ltail v a fiofiaa d a tta ­ ta . ivi
b ile, c h en o nc o nftftein
a ltroc heinu n fio rec a n -

I L P I N E

not
NOI RIFORMATORI
D I L I O S T U D I O D I P A D O V A .

Vendo veduto per ia Fede di Revifione, ed Ap-*


^ provazione del P. F .G io
:T om mafoM a
Inquifitor Generale del SantoOffizio di V
fc
e
be
ne
ra
z
n
ia
t
, nel
Libro intitolato , M o
d ofa cileperfo rmareq u alu
n q ue
fiafo rted iV e rn i, S
ic ta
m p a, non vi efler cofa alcu­
na contro la Santa Fede Cattolica, e parimente per
Atteftato del Segretario Noftro, niente contro Prin­
cipi , e Buoni Cortami , concediamo Licenza a P ie­
troS a v
iont , Stampator d iV ene ziache porti ertTere
ftampato , ortiervando gii ordini in materia di Stam­
pe , e prefentando le folite Copie alle Pubbliche L i­
brerie di Venezia, e di Padova.
Dat. li iz Ottobre 1791.

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Regiftrato in Libro a Carte 471, al Num. 2. .


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Adi 13 Ottobre 1791.


Regiftrato a Carte , nel Libro elìdente nel Ma*
giftrato degli Illuftrifs., ed Eccellentifs. Sigg.Efe-
cutori contro la Beftemmia.
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Adi 13 Ottobre 1791.


Regiftrato in Libro Privilegi al Num. 21.
CARLO PALESE PRIOR.

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CEN TRO PE R L A L i O RIA D E L L A T E C N IC A

Via Balbi, 6 - GENOVA

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C.N.R.
I.S.E.M.
SEZIONE DI
GENOVA

INVENTARIO
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