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DISCORSI
DEL SIGNOR
TORQVATO TASSO.
DELL ARTE POETICA ET IN ;
Poema H
particolare del eroico
IN V E N E T I A, MDLXXXVII.
Ad inftanza di Giulio VaiFalini Libraro a Ferrara.
ILLVSTRISSIMO
ETREVERENDIS- SIC
ET PADRON MIO
COLENDISSIMO,
IL SIGNOR SCIPION GONZAGA
Patriarca di Gierufalemmo
Deuotifs.& humtlifs.Ser,
A' LETTORI.
f EL m ed efimo tempo ( benigni Letto-
ri che il Signor Torquato Taflb coni-
)
Arte-Poetica ( eliciutile
Jjf l' abenefi- &
ciouoftro , &à efTaltatione di cotant-
huomo ho mefTo alle (lampe ) per dimostrare al mondo
conquant'ordine, &
con quanta ragione egli lohauef
fé comporto ,& furono fcrittidalui con intentione, che
ueniflero quelli alla luce del mondo, nel medefimo tem
pò, chefoffe ucnuto quello &fe egli foife flato uago
5
DISCORSO PRIMO.
TRE cofe deuehauer riguardo ciafcu-
no che di fcriuer Poema Heroico fi pre
,
gii
i
<7 O E T I C I\ 5
•gli Epifbdij , che per entro
faranno trapófHj ancora-
ui
che la materia fia notiflìma e da altri prima trattata «Se
, ;
rale
,
DI S CO R S 1
raleci riuoIgiamo,e riuolgendoci alle deità de'Gentili,
fubito ceffa il uerifimile , perche non può effer uerifìmilc
àglihuomininoftriquello,cheda lor tenuto nonfolo
falfo , ma impoffibile ma impoflibil è , che dal potere di
;
DISCORSI
infieme con l'antichità de'tempi è neceflario ches'intro-^
duca nel Poema l'antichità de'cofhimi , ma quella manie-
ra di guerreggiare , o d'armeggiare ufata da gli antichi, &
quali tutte l'ufanzeloro, nonpotriano efler lette lènza
faludio dalla maggior parte de gli huomini di quella età
e lelperienza lì prende da i libri d'Homero , i quali come
che diuiniflìmi fiano , paiono nondimeno rincrefccuoli
e di ciò in buona parte è cagione quella antichità de' co-
ftumi , che da coloro c'hanno auczzo il gufto alla genti-
lezza, & al decoro de* moderni fecoli, è comecofauieta
e rancida fchiuata, & hauuta à noia], machiuolefle poi
con la vecchiezza de' fecoli introdurre la nouità de'co-
ftumi , potrebbe forfè parer limile à poco giudiciofo pit-
tore, chel'imagine di Catone ,ò di Cincinnato ueftite
fecondo le foggie della giouentù Milanefè ò Napolitana
ci rapprelèntafle > ò togliendo ad Hercole la Claua > e la
pelle di Leone, di Cimiero, e di foprauefte l'adornailè.
Portano le hiftorie moderne gran commodità in quella
parte ch'ai coftumi , Scall'ulànze s'appartiene, mato-
gliono quali in tutto la licenza di fìngere , la quale è ne-
cefTariiflìmaà i Poeti , eparticolarm ente à gli Epici , pe-
T E T I C I « 6
habbiano porto foggetto di poetare ad infiniti romanza-
. La memoria di quelle età non è fi frefea
tori che dicen-
dofi alcuna menzogna paia ìmpudenza,& i coftumi nò fò
no diuerfi da' noftri, e fé pur fono in qualche parte , Tufo
de'noftri Poeti ce gli ha fatti domeftici e familiari molto.
Prendafi dunque il foggetto del Poema Epico da fatto-
ria di religione uera , ma non fi facra che fia immutabile,
e di fecolonon molto remoto, né molto profilino alla
memoria di noi c'hora uiuiamo Tutte quefte conditio-
.
T> 1 S C R S I
narrare, &ilrapprefentare, narrare è oue appar laper-
fona del Poeta , rapprefentare , oue occulta è quella del
Poeta, & appare quella de gli Hiftrioni. Gliiftrumenti
fono il parlare, l'armonia, e'1 ritmo. Ritmo intendo la
mifurademouimenti, ede'gefti, che ne gli Hiftrioni fi
uede Poiché Arift. ha conftituite quefte tre differenze
.
rp E T I C I. 7
ne terrore, nèqueftaconditionein loro fi richiede co-
me neceffaria e fé talhora ne' Poemi Heroici fi uede
,
me
NOETICI. %
me nel principio dell'Eneida c'accenna.
TAntd molis erat Romdnam condere gentem .
Tale è parimente la liberation d'Italia dalla feruitù de Go
ti , che porfe materia al Poema del Trillino , tali fono
quelle imprefè, che ò per la dignità dell'Imperio , òper
efaltatione della fede di Chrifto furo felicemente &
glo-
fornente operate, lequaliperfè medefime fi conciliano
gli animi de'Lettori , e dettano elpettatione e diletto in-
credibile, &aggiuntoui l'artificio Poeta
di Eccellente
nulla è che non poffmo nella mente de gli huomini Ec-
.
no, &
arido, eh a Poeta non fi conuerrebbe, che s'una
parte folamente, eia più nobil di quella imprefa haueffe
tolta à diferiuere, perauentura più ornato e più uago di
belle
POETICI. 9
frclleinuentioni farebbe riufcico. Ciafcuno In fonimi
che materia troppo ampia fi propone, è coftretro d'alluri*
gare il Poema oltre il conuencuol termine, la qual fouer-
chia lunghezza farebbe forfè nell'inamorato e nel furio ,
uè effere dimoilo
e formato
DISCORSO
DISCORSO IO
SECONDO.
s :
Pero-
•P O E T 1 C L ii
P'erocKe qucfto è nn torre a fatto alla Poefìa quella autto
ritàche dall'Hiftoriale uicne, dalla qual ragione moffi
concludemmo douer 1 argomento dell'Epico foura
,
DISCORSI
oue è neceflario ricorrere à quella profà che dinanzi per
fa fùadechiaratione porta fcritta, pero che quefta tal chia-
rezza, che fi ha dagli argomenti, e da altri fi fatti aiuti
non è ne artificio/a, né propria del Poeta ma eftrinfcca,
,
DISCORSI
gior perfettione l'unità, che la moltitudine. Oltra di
ciò prcfupponendo che la Fauola fia il fine del Poeta, co-
me afferma Andatele , e nifTuno ha fin qui negato , s' una
farà la Fauola , uno farà il fine , fé più e diuerfe faranno le
Fauole, più e diuerfi faranno i fini, ma quanto meglio
opera chi riguarda ad un folfine, che chi diuerfifini fi
propone, nafcendo dalla diuerfità dc'fini diftrattione nel
&
animo, impedimento nell'operare tanto meglio ope«
rara l'imitator d una fòla Fauola , che l'imitatore di mol-
te attioni . Aggiungo che dalla moltitudine delle Fauole
nafcei'indcterminatione, epuò quello progreffo andare
in infinito , fenza che le fia dall'arte prefiflò ò circonfcrit
to termine alcuno; il Poeta ch'una Fauola tratta, finita
quella^ giunto al fuo fine, chi più ne teffe ò quattro ò fei
ò dieci ne potrà teffere nèpiuàquefto numero, che à
quello,è obligato Non potrà hauer dunque determina-
.
il Romanzo è fpetie è
diftinta dall'Epopeia, chiara cofa
che per qualche differenza effentiale èdiftinto > perche
le differenze accidentali non poffono fare diuerfìtà di fpe-
tie, ma non trouandofi fra il Romanzo e l'Epopeia diffe-
renza alcuna fpecifica , ne fegue chiaramente che diftin-
tione alcuna di fpetie fra loro non fìtroui. Che non fi
troui fra loro differenza alcuna effentiale à ciafeuno age-
uolmente può effer manifefto , tre folamente fono le dif-
de gli iftromenti co' quali s'imita , per quefte fole gli Epi- Jff^
ci i Comici i Tragici E ci tarifti fono diffe-
renti, da quefte nafcerebbela diuerfìtà della fpetie frà'l
Romanzo, e l'Epopeia, sai cuna ucnefoffe. Imita il Ro-
manzo e l'Epopeia le medefìme attioni , imita col mede-
fimo modo , imita con gli fteffi iftrumenti , fono dunque
della medefìma fpetie. Imita il Romanzo e l'Epopeia le
med efìme attioni, cioè l'illuftri, nèfolo è fra loro quella
conuenienza d'imitar l'illuftri in genere > ch'è fra l'Epico
e'1 Tragico, ma ancora una più particolare è più ftretta
mico onde quando anco foffe uero ciò 'che fi dice che!
,
. . E 2 dcre
DISCORSI
etere alla ragione, la quale era, che quelle Poefiefono
più eccellenti, che più fono dall'ufo approuate onde ,
DISCORSI
fra loro diuerfè, eneceffario che d'unii iftcffa eofà
afilli
t 2 tà
DISCORSI
tà fi fatta tanto farà più lodeuole, quanto recard fcco piti
didifficultà,perocheèailai ageuol cofa , e di niffuna in-
dustria il far che'n molte e feparate attioni , nafea gran uà
rictà d'accidenti ma che la rteffa uarietà in una fola attio
,
rito deue efferc lo itile del Lirico , e perche più fpeiTo ap-
pare la perfona del Poeta , eperche le materie, che fi pi-
glia ì trattare per lo più fono , le quali inornate di fiori e
di fcherzi, uili & abiette fi rimarrebbono , onde féper
auuentutafoffe la materia morata trattata eonféntenze,
fard di minor ornamento contenta. Dichiarato adun-
que e perche fioritolo fiiledel Lirico, e perche puro e
femplice quello del Tragico, l'Epico uedrà che trattan-
do materie patetiche, ò morali, fi deue accodare alla prò
prìetà, e fémplicità Tragica, ma parlando in pcrfona.pro
pria , ò trattando materie otiofe, s'auuicini alla uaghezza
Lirica, ma né quefto né quello fiche abbandoni à fatto
la grandezza e magnificenza fua propria. Queftauarietà
di fiili deue efTere ufata ma non fi che fi muti lo ftilcnon
,
%
noòproprie, òftraniere,ò traflatc ò d'ornamento, ò
fìnte > ò allungate , ò feorciate, ò alterate. Proprie fono
quelle che fìgnoreggiano la cofà, e che fono ufàte comu
nementc da tutti gli habitatori del paefe .Straniere quel
le. che appo altra nationc fono in ufo, cpoffonolemede
D
1 S C R SI
dirotta k mormora intorno Quelle tranflatiom che
.
(tatua,
«POETICI. 30
ftatua di Venere > che non la grada e uenuftà di Venere*
mala ferocità e robustezza di Marte ci rapprefen taffe
Terza ragione Se uorremo trouare parte alcuna nel Li^
.
DISCORSI
derebbe poi la uarietà dello itile * Kon haurebbe mai
ufato iìmili concetti l'Epico, che con granfila lode ufi
il Lirico.
Perle
E> 7 S C K S T
Perle eroft vermiglie otte t accolto
Dolorformatta voci ardenti e belle ,
Fiamma i fo/pir le lagrime chritiallo •
É quefto ultimo per auentura da Virgilio non /ària ftato
ammeflb Né meno quelli
.
LET-
LETTERE POETICHE
DEL SIG- TORQVATO
TASSO.
ALL'ILLVSTRISS. ET REVERENDISS.
SIC SCIPION GONZAGA
Patriarcha di Gierufalemme, à Roma^.
rà in quefta modo ,
Già il fefto anno uolgea che'I grand'Vrbano
,
AL MEDESIMO, A ROMA.
$Jf EST A mattina , ch'i ti Giouedì Santo » me ne tornù
ì Ferrara,ri/olutto»e impromfa , ma cagionata da commodità
ài carrozza , e da compagnia d'amici , che mi conducono .*
la-
feto al Signor Ciò. Vicenz>o Pwelli il fettimo canto , che l'inuif à
V\ S. net'quale hofidato molto , per che molto haueabifgno di
lima*
LETTERE
Urna ho canceUateui molte cofià fatto , e ritrattele dmouo,
,
ti mimoleflano , ma
neffunome ne caccia , io perofono rifa luta
di cedere quel luogo , che non credo , che facilmente mi foffe tol-
to ; e perche non mi contento interamente d'effò , eperche mi pai
retroppogrAnfaticaftarfempresulofchermo^neglivtili^ egli
h onori , oìe/peran^e .... fino tante, che meritino tante difeffe
che già per co/à,che'lmeritafie non mi rtnerefierebbe il combat
tere\ verro dunque à Roma alcun mefé dopo la editionet efra i do
ni , ch'io hebbi da Vrbino , e' l guadagno , ehefaro del Libro ,Jpe
ro ch'io metterò infieme quattrocento fèudi , quefii non manche
ranno \fe il Signor Buca, b altro Efiehfè mi don ara alcuna co-
fai lucroapponam } ancorche d'vno y cioè del Mar chefi da Ette
fia certo , eh efarà qualche dimottratione ; ma chefono quattro-
centofeudi à voler godere i frutti , e non confumare il capitale?
purfi bifognarJ anco confumare del capitale ,fòn rifoluto àfar-
lo In Roma vub viuere in ogni modo , b con buona b con medio
. ,
7> O E T I C HE. 16
della mìafortuna,chelfauor dì V. S.b daltri miei Signori, I. . .
per Patroni non gli vub in alcun modo^ne borace poi, pero V.S.
tronchi ogni occafione , chefenza alcun mio prò pojfafoh portar
mi vna vanafidìsfattione,ma con molto mìo danno pojja mouere
la miavanità à vaneggiare , et auuertifia di nonfirtuere à ....
m'acqueto algiù di ciò del Signor Barga . Haurei molto caro din
tendere,fi la mia lettera , ch'era coi" quattro primi Cantifi(mar.
rifono, per eh 'm efja fcriuea alcuna cofa > eh' è ne e erario , che
V. S. fappia . Plora la replicar o folamente , ch'io la prego con
Off ni affetto , che non le
fia graue l'affaticarfi alquanto per mia
gloria yparticoìarmente nella politura de ver lì, che e erto ve ne
fono alcuni , fé nonfon molti , duretti talhora troppo inculca , &
ti ; ne à me è venuto fatto di mutarli e so quanto ella fa buona ;
NOETICHE. j 7
parli co/ito fìo , perche tardi dìfegno , cheglifìmoflrìno i canti*
acciocbe lafcujàfiapiù veriftrnile , quand'io me ne voglia vale-
re* Cono/co , che mio debito fcriuere a eiafc uno de reuifiri , e
io faro : Intanto prego V, S. a baciar a ciajcuno di loro le mani
in mio nome . E perche so , che lo Scalabrino forra volentieri
ogni faticaper me , V» S. faccia , ch'egli traferiua i luoghi non
accettati , e talhora altro , fé bifognerà , & io glielofcriuero , c$
me ftppia doue , e viuafelice.
Di Ferrara il 13 . d' Aprile MDLXXV.
AL MEDESIMO, A ROMA. v
parer loro > che nel principio del Settimo Canto ne gli errori d'-
Erminia , e di Tancredi io mi slarghi troppo dalla Fauola , ma
in quella parte io ho apparecchiato gagliardifiime diféfé ( co/i
mi paiono ) e di ragioni , e dauthorità : pur mi farebbe dipò e a
fatica ilfar e > che Tancredifteffo narr offe poi lafu a prigionia .
che quesla latitudine 3 per cofi dirla ,fia riflretta dentro a i ter-
mini dvnita dattione almeno , fé non dhuomo benché i molti ,
che molti amano , che vifiano molte cofe hifloriche mefio late*
Vero e parimente l'afalto Nono Canto
degli Arabi, eh' e nel ;
ma di quefìo filo parla *vna Cronica già datami dal Signor Duca
d'vn Rocoldo Conte di Prochefe chefu in quella guerra pur
,
fi ,
far leflange le quali pero -nonfar anno più che cinque, ofei,fin
, ,
mente di non bauer qui con chi conferir e, e come h abbia vnapar
te decanti , non farebbe gran cofa che mi trasferitifin a Vene ,
tia , perche queft altra volta non feci nulla. V S. nella fu a mi di- .
tre che mi par ut o m'-h anni , cti e sjih abbiano la meta del Poe-
f
ma . Voglio pero , che fappia , che quefta e più tofìo metà del
quanto , che della Fauola \perctiilmez,c veramente della fauo-
la è nelter^odecimo , perche fina quello le cofe de' CbriUiani
vanni
LETTERE
vanno peggiorando , fon maltrattati nell'anali o vi e ferito il ,
Capitano e poi arfa la lor machina ch'era quella > che fola (pa-
,
nai tau a gli nemici > incantato ili? o/co che non , fé ne pò(sono far
dell altre >e fono in vltìmo afflitti dall' ardore della ftagione , e
dalla penuria dell acque ,& impediti d'ogni operatone . Ma nel
mez,o del ter^odecimo le cofé cominciano à riuoltarfi in meglio^
viene pergratia di Dio a preghi di Goffredo la pioggia , e cofi di
mano in mano tutte le cofé fuccedonoprojpere. V. S. non affretti
per vn mefé altro perche voglio quefta fé tt iman a che viene,
9 ,
fé rimifa alcuna cofa nella penna nel x. canto 3 ancorché l h ab- &
bia riletto più volte , non mene fa accorto fé ciò fojje , non ;
rando quelle cofe , che nelmio difegno erano roze > abo^za- &
te ; onde glie ne refio con molto oblige Bene vero , che fé la
. ,
rifp onde cofa alcuna à quel particolare , ch'io le chiedo con tan
ta infanga > cioè fé dubita , che debba ejfer negato ilprivilegio.
LETTERE
mo, mi par e poi di ricordarmi , chiù non compiacendomi ivtk
verfi fopraftep ; infomma non mi ricordo >fefoJferada me caf
,
me di quello „ che non mi par > che legin bene quelle materie y e
erede uà certe\>cht>fin%a altro dowfiè effer notato dareuijòri >
*
ciònon credo > chepo/Ja mouer alcun dubbio , ancor che Ga%a
nonfia in Egitto Solo vn luogoforfè potria parer dubbio e que
. ,
vanamente pur con quella confidenza , ch'io figlio con lei\ eh*
>
fitione, di che mifcriue Miffèr Luca , cioè che nel Quarto siia
l'attion principale troppo fofiefa } fi.i di difetto ir remediabile ;
e
chefé di tale nonjoffe , io vi rimediarci , come i Signori reuifori
configliajfcro ,ancor che per confijfare il vero ( co'pa forfi del
mio giudicio ) io non intenda lepp efittone ne conojca ilfuo va- ,
cipa'e , e fen^a parlar punto di lei, non veggio , cóme poffa pa-
rer Urano a coloro t quali mettano la I au ola dell iliade non
, ,
figlie
,
7> O E T 1 C HE. 4$
Jegue altaltro ,fiano Epifidij nelì iliade , ch'Epifidu efiinon fa-
rebbe» o t/e la guerra Troianafijfè fauola olirà molte altre ra- ,
appartiene al confdio > & alla tratt attorie del dianolo, al ragion a
mento del Re con Armida al viaggio d'Armida. , All'arti vfate
m Qccafione 7
che i Chrifiiam fenz,a machina zon potcuano fegm
LETTERE '
LETTERE
ciarlo ,ìlr e ceuefo infornino grado .
Infili la torre,
j£ben detto fcnz,a alcun dubbio : Dante , Giouan Villani, il Boi
cacào accompagnano quefla particella , in fino, con l'accufarì-
uo tfiff^a lapropofition à ho notati i luoghi > ma non ho tempo
;
AL
NOETICHE. 4<r
AL SIGNOR LVCA SCALABRINO,
A v
ROM A.
ficuno di loro : gli altri due non hauranno incontro di due altri
che lor refi/la > fèndo lontani Tancredi egli altri . E quel,
foli , ,
NOETICHE. 47
pofìtìoni il diro con H orati o , & Artsf.fi che quefi altro dubbio
che Eho sìe Troiana matta infuga la Greca >& affittiti il muro ri
paro fuo difficilmente da lei difefo ricorre a Gioue fingendo ,
che non la virtù d Rettore per grande , che fia , mal fauor di
Gioue dia la vittoria a Troiani, lo nonpofiso ricorrere a Dio in
queTto cafo ,efar , che' lfuofauor dia la vittoria a 'Saracini,che
farebbe fé non impietà , almeno stranifitma , ejrinfipportabile
Poefia ni altra via mi
, è fouuenuta , con la quale fipotejfe dare
la vittoria a'Saracini . Infomma non ho giudicato bene per mol
te altre cagioni che Jcriuero in altro propofito , far perdenti i
,
ueqnente
LETTERE
vegnenti, eh e nonfono già tutti auenturìerì, io ilfaro,& inchinò
all' opinione , che
fi debbafare , non ottante gli altri ri/petti, e farà,
facile ilfar lo, anzi di già Ihaueua comincio, e poi mi rifletti. Ho
confiderato , dopo hauerefritto le precedenti cofaniprogr ef-
fe dell' attioni fatte da Argante , e trono , che due volte manzi
al Nono, vna nelTerzo, l altra nel Settimo fi trotta in battaglia,
efempre alfine e cofiretto ,fe bene in maniera honorattfima , di
cedere il campo à Chrifìiani , e la penultima volta non vera rie
Rinaldo , ni Tancredi , riè alcuno , che mane afe nell'ultima ;fi
che non so vedere perche facendo cjuefta terza volta quel , e' ha
non pero e necejjario , che faccia à gran pezzo ciò , che fa-
ria vnfulminerò vn vento. Dice Virgilio , che Camilla po-
teva correre foura l' acqua fin za bagnar le piante , pero fi
fojfe oc corfi il cafò di p affare vn fumé > thaurebbe fatta no-
tar , non correre , eaminar e su l' onde . Homero parUn -
do della velocità d Achille , nondime-
il prepone a ì venti
no feguendo Hettore , della velocità del quale cofa alcuna
grande non fi narra , gira tre volte Troia intorno intorno
prima , che'lpoffa giungere \ ni già Hettorre e aiutato da
Apollo , fi non verjo l'vltimo . Hor epilogando , // Poetafin-
gendo vn Caualierc,deueferuarin lui vnperpetuotenor dal fio
ni , e corrtjpondere àfatti cofatti, ma non è neceffario , che co'-
LETTERE
mo, manderò ogni modo largomento dellafauola , e con queflo vi
bacio le mani.
Di Ferrara il 2. di Giugno*
Moflrate queft afrittura al Sig. noflro llluflrif.pregandolo ,che
non parli con huomo delmondo del contenuto in ejja, ne tur l'ac-
cenni , & io non ne ho voluto toccare cofa alcuna nella lettera
che ghjcrtuo , accioche fé gli parrà , poffa mofirareìa lettera k
chi vuole La differenzafra ......... e me affai di(put abile ,
.
ra con chi gliene parla chi cede que ilo f unto , efpedito , e/pac-
;
e me, fu caufa^ eh' egli gì udì eafe ,per quanto ho poi comprefi ,
che nonfipot effefar Poema efatto foura l'Ht/ioria di Gierufàlem
me , onde tolgo l'occafion del Poema ; e eh io non mifia mai rifolu
to di volere in ciò ilfitogiuditio ,fapendo , che s'io hauefii voluto
feguire ilfuo configlio , mi conueniua fare vn altro Poema , nei
quale non hauefsì mirato punto allafidisfattione del mondo pre -
fé,
e faccia > alcuna buona imprefitone nell'opinione de gu buo-
mini : perche so molto bene , quanto pojja laprima imprefitone,
i m>ei Fife orfprecurfori di tutto lefferato dell'eloquenzafaran
no la fc opert . Fra tanto non ho caro , chefimouino qutfti hu-
mori , e he per auentura , e perdonimi il mio Signore , né egli /
aaede intieramente , né Barga quanto importi quefio
il Signor
H
fé bene omero , &
io conuemmo in quejìo , che ciafunoforma
ALL'ILLVSTISSIMO, E REVERENDA
fimo Signore Scipion Gonzaga Patriarcha di
Gierufalemme, àRoma.
NOETICHE. 51
che la dottrina morale , della quale mi fon feruito nell'allego-
io
con Aristotele di fare vna nuoua mìfìura , e dir cofé buone o ree
non fò : ma certo non più vdite , ne per;fate anco damemedef
mo , fé non dopo ti mio ritorno di Ruma Qtejio pojjò promette- .
fando le prime difefe , in vero più fide > e più reali ,/eruirmi an-
co di quefte non meno ingegnofi eforfipiù atte a mouer moliti
>
fianca.
Con" quel contra morte audace core.
Nulla forma turbò d'alto fpauento
Perche vorrei , che Tancredi/offeJùperato in qualche cofaper-
tinente allafortezza , pero vopenfiando , che da poi ch'egli hau-
rà dato il colpo aliarbore, veggia tmagini horribilifime , e ven-
gano terremoti , e turbini , cheglifiuotano lafpada dalle mani.
Voglio tnfòmma , che veggia tlfangue , efenta i gemiti dell'arbo
re y ma voglio , che la e~aufa principalii/sima , ch'egli, perda la
Jpada y (ìaforza , &
horror e dellincanto . Credo , ch'io gliferi"
uèfi , che nel ragionamento d'Vgone , dtfigno , che particolar-
mente egli moftri a Goffredo i bifogni , ehaura di Rinaldo , e che
gli mafri t quanteglifia debilitato diforze , e quanto fenza lui
NOETICHE. jj
Jln chefian rotte le genti di Clorinda ancora , ch'erano ferme À
tnezo U colle > ma mouono il turbine e la tempefia , inan&i che i
primi pagani fuggii tiui arriuino alle genti di Clorinda, di ma-
niera che Clorinda prende l oc eafone, &
inanimando le fue gen
ti tle quali non erano troppo offefé da' venti e dalle grandini rie e
>
nano et Capitano , poiché tutti gli altrifono nel vallo > cede an-
,
d'vna parte fola delle genti , non potèa impedire il dtfegno della
falto \ & anco pereti effèndo in abfen^a non filo di Rinaldo, ma
degli altri auenturieri , non riguarda e ofifimplic emente la lon-
cifempre , che fon rotti ,fon rotti per disfauor di potenza [òpra
naturale , in quel modo a punto i noflrifono perditori . Nel No-
no , e nellVndecimo muterò , comefcrifi , e credo > che farà
io
ri/pondero più a lungo Solo le diro per bora , che 'lp enferò del Si
gnor Flaminio e giudictofifiimo , ma porterebbe fico infinita di-
fcommodità ,e difconcio , epoca verifimilitudine »
fé Clorinda
andajfefola . Si potrà dunquepenfar di mutar più lofio iocca-
fione ,per la quale Clorindafi moue , ne quefio anco vorrei >per
che e affai opportuna il megliofar ebbe , che l Re voltffe , ch'an-
3
NOETICHE. 55
intorno a tutto il contefio , che Clorinda , prima che fiopriffeit
penftero ad Argante , difcorreffefrafé (ìeffa }fe doueffe attribui-
re queflo all'ami citta , o non > e le bacio le mani.
Di Ferrara il is,di Luglio, MDLXXV,
AL SIGNOR LVCA SCALABRINO,
A- ROMA.
0" vifio quanto mi fcriuete dell opinione del Signor
Flaminio , e del Signore arcagli Fpifodij de fu e cefi
defei Cantiprecedenti. In fomma io perfìfto in fèn
tentia, che in nijfun modo } per nijfuna regola dell'arte , per nifi
fùneffempio di buon Poeta ,fia lecito di tardare a far questo ras
contofino aU'Ottauo Canto : e non potendofi far prima , credo
chefia meglio a lafciarlo , Et oltra a tutte le ragioni dette da me
neltaltre mie lettere , aggiungo que sìa ; che la perfona di Carlo
mi pare poco opportuna > pero che Carlo vien d Europa , ouefi
dee presupporre notifima la cagione della guerra , e l'adunanza
de principi fatta in Chiaramonte , èfiato in Co/iantinopoli, oue
e dall'Imperatore } come fé ne fa me nt ione nel Ottauo Canto > e
mejjaggiero di Goffredo è verifimile , &
quaftnecefario , eh ab-
bia tutto ciò , che gli può da Goffredo > in 'vano an-
effer detto &
dò que II' dmbafeiador di Goffredo fé doueuafiar mutolo Che
, ,
certo io la vorrei an^t nel fine del primo , o nel Secondo Canto ,
che in quel luogo , Mafi come nel Secondo non uè luogo per la
y
affai mipar e introdotta lafauola,fé ben anco l' e (ser cito non efòt
to la Città , quando fifono già dette le caufe della guerra e tut- ,
ALL'ILLVSTRISSIMCXE REVERENDIS
fimo Signore S clpìon Gonzaga Patriarcha di
Gierufakmme * à Roma»
libro, efono ogni giorno con lei molte hore in fècretis. Le ho con
ferito il mio dtfègno di venire quefi' Ottobre a Roma : non Ihà ap
prouato , e giudica , eh io non debba partirmi di Ferrara anzi
LA
Signora ...... mipromife di mandarmi la lettera inan
za lafua partita, efimofiròpiù > che mai accefa : queHapromef
fa mifufatta la mattina , e' l dopo deftnarefe n'andò à Gualtiero,
ne più e ritornata > né Ietterai camparfa . guefio è quanto
pof
fi dire a V. S. di lei : ma in ogni modo vuo , che lefcriua e par- ;
fauo'a del mio Poema largamente diUefa con glt Eptjòdu : L'ha
lodata affai ,e concorre nella mi a opinione y eh in quella lingua
fia ne e e(Jana maggior copia d ornamenti 3 che nella latina, e nel
la Greca . E mi fcrwe eh egli nonfeemer ebbe punto dell orna- •
'
tornando al Salatati egli non folo m'ha fatti tutti quejìi fattori t
ma se offerto ancora di far eneifuo commento hcnoreuolifama
mentitine del mio Poema', fe'lfarà ,1'hauro cara. Nel dfègno,
e nella verifimilitudinepare a lui , che nulla fìpoffa astringere-,
o migliorar e ,cofi fon varie l opinioni,
'
Ma che fa il Turco ? e
fi
. f
POETICHE. 58
fi voglia altra cagione , s'attiene alla fimplìce uerifimilitudine,
e feguita narrando il ritorno de Feaci a eafa , deferì'uè lo fdegno
di Nettuno contra loro, e eh' egli conuerfe lor laNauein vno
fioglio che fourafiaa Corfu , e le toglie la vifia . Sì potrebbe
,
dire ilm edefino ancora ,per non tacer quefio , de Giuochi , che
fi fanno nella morte di Patroclo , ì quali nonfono punto necejfa*
rij , e potè afi fermare Homero fubito dopo la vendetta fatta di
lui nondimenofeguita oltra per vna confeguenT^a di verifimili
;
fiat io ne me nefin compiacciuto >fe non dvn non so che nel fi-
;
quello , che hajìa per intenerir gli animi per la commemor atto-
rie di Rinaldo , e per difiorii alia fua richiamata ; e tutta quefìa
(
mutationefipotrà fare con pochifim>a fatica . Dell Aquila fcrif
Jt y ch'era rifolulo à [eguir 'altrui giudi t io < ; Refia (do > ciriole di
ea 3 e h io confiffò di non intendere quefio termine machina , o
fò
lutionper machina } perche intuite il mio libro non ve ne rico
nojco altro, ch'vna-, e quella tolta dtpefo da H omero & da Vir- 3
r,o > non potranno fruire per quello, ch'io defidcraita , ma non ar
AL
NOETICHE. jy
AL MEDESIMO, A ROMA. x
come paiono o fon dette , > e credute Quefie , ofimih parole di-
.
ra.
. ,
LETTERE
ra le dico folo , ch'io crederei , che poteffe ballare tejjamìnare iì
che t allegorico no» e fòt topofio à cenfùra > ni fu
fenfo liner ale ,
"POETICHE. 60
do intenzione di mutarle , e tra per la fetta , e la malattia» che
fòpragiunfi , queftt vItimi Canti più di eiafi uno altro rimafero
del quale ilgufo di voi altri non s'appaga ; non dico Umidefimo
della feconda parte \ perche >fe bene anch ella e piena di mar-4*
uiglie, pero tutte quelle marauiglie fono non filo proprie della
Religione Christiana , ma anco tolte conpò e he fo nijfuna muta-
tone dallHiftorie e certo tutto ciò che fi legge nel mio poema
; ,,
tenfai mai diferiuere Hor terno a quel, ch'i mia int emione f
.
jli enfi male ferini , con tante cancellature , e con tanti errori di
penna quanti vi debbono ejfere > e ho gran dubbio che V.Sfìef
, ,
ch'io troppo fj)cjf> vfo i 'parlar difgiunto , etcì quello y chef lega
più lofio per Ivmone , e ctcpenden'^a dcftnfi\ che per copula ,o
altra congiuntone di parole Limperfettione veferina dubbio-,
.
nare a dirle ciò , che per l'altra mia le ferifi , ch'io quanto più lì
rileggo , tanto maggiormente ne rimangofodisfatto » e maggiori
Lettere Poe t. g^ conofeo
LETTERE
eonofco ejfer da vna parte ilgiuditio , la diligenza , e lamoreuo-
le^za di r.S. datialtra gii oblighi miei , e lafortuna delmio poe-
ma e come che di molti, anzi della più parte defuoi concieri mi
j
fima, esercii io non vuo durar fatica di penfar , con qual ordi-
nefidebbano di/porre >te diro così confufiamente , comeprima mi
saperefintaranno. E cominciando dall allegoria di coy che dubi
tando io , che quelle parti mirabili nonpareffiro poco contiene-
ttoli ali attiorì intraprefa nella qualeforfè alcun buon padre del
,
POETICHE. 63
quc hmc aratri membra iunguntur Se dunque vi fife al- .
LETTERE
ponefolo , che Brentefio. vn non so che di noto in quanto al nome»
ai quale (ia attribuito vrioperatione fimile , o minore a quella ,
ch'egli deferiuè . E chi nonfa comparationi della Fenice , e de'"
chi haurà riguardo non foto al luogo, oue manca quefta larga mi
tationejna alle cofefeguenti,& antecedenti ancora,potràfacil-
mente apparere , eh tipiù delle 'volte, ch'io lafciando quefta tar-
ghety
NOETICHE. 6$
gbeTga ho ricevuto la breuitàjhofatto o per necejjaria^ o per pò
teme cagìone^ne ricuferei di Uar'al(indicato di ctafcun panico
lare; (fu efio so bene , che Virgilio non meno fpeffo>o forfè più fpcffo
di mefi riftringe alla, narrationejafciando limitatione.E s'io ba-
tteri fatti dvna battaglia fòla otto libri intieri fi n\a frapparut
altra cofà,chi gli haurebbe letti?forfè il qual non niegauche
nonfia inftar multorum.battayOgr/vno ha i fùoi bumori. Altro
non mi fouuiene,ne mi auanz>a da dirle fé non pregarla, che poli -
fca in modo quefìi tre ultimi Canti , che non h abbiano > che inui-
diare a i lor fratelli > e le bacio le mani.
Di Ferrara il +J Ottobre. MDLXXV.
AL SIGNOR LVCA SCALABRINO,
'
A) ROM A>
LETTERE
concetta da lui, tuttauia non la riproua cofi chiaramente , che le
tion v offra, & anco del Signor e Ja i qualifi, eh*e amato altrct*
tanto il mio poema , quanto dame , diro quefiofilo ;
che fé l'vni-
per
*7 E T I C H E. 6-f
perche diduolo fé ben non eie efèmpio di chi l'h abbia fatto in
Epopeia , fé non quello d Apollonio , di Statio , e di jf^ Cala-
hro , che non fon della prima Buffala, come Euripide: per-
che dtauol dico , nondeue e[fer lecito nell Epopeia? miri/pon-
derai Arinotele non loda fempre Euripide nella confitution del
la fattola . E' vero , ma hauendolo riprefò in par tic ilari di mi
nor importanza , Ihauria riprefò in quefìo , che tanto importa.
E sì come diffe , chaueano errato coloro , chaueano fritte le
molte attioni di Bacco , e di Tefeo , così anco , fé £ hau effe (lima-
to difetto , hauria detto , ch'erra Euripide , riceuendo nelle Fé-
diro anco , che tanto più era ragion cu ole , che Arinotele ripren
deffe Euripide, eh alcuno Epico , quanto che dà più dijfinti ipre
cotti della Tragedia , che dell'Epopeia . E chefa vero la ragio
ne con cui proua l vnità ,ch'è la più efficace, an^i è lafola , ch'v-
fa , e tolta dal fine , che'l fine deue effer vno , eie cofé debbono
tendere ad vn fne . Hor à quella benedetta vnità di fine tanto
riguarda lamtavnità quanto quella d Ti'omero e s' Ari/loto-
, ;
principio : benché quando anco così haueffi detto, che non ha,
vi farebbe amica interpretatione , per eh 'vna adun/tn^a di moU
ti in vno e vn principio fòlo , fi ben compoflo ,enon (empii e e , e
l' vnità dell Epopeia fècond'egli afferma , deue ejfer più miiìa,.
, .-. Lettere Poet. R che
LETTERE
the la Tragica , Ma potea pur tacer il Piccolomini quelle tre
parolette,e non dar a me quefìofafiidio.Moftrate al Signore qua
toferiuo forfèfipotrebbe guadagnare vn anima . Dal Piccolo-
mini habbiampero quefio difauor ernie , ch'egli intende lanecef
fita degli Epifodif , non in quel mode che thauete imefa 'voi ai*
AL MEDESIMO, A RO'MA. N
che la terra adulia è an^i bianca , che nera » e'I color negro nel-
le terre efegno di grafferà » e di humìdità Tornai a dormire» .
LETTERE
éffue Iverfb , eh' e nellvltimo Canto 3 e dire,
E i due, chemandailpiùferuentefùolo.
Se voifufìe per crederlo, t direi . Ma certo è vero , che su lalha
poi infogno mi nacque quefio dubbio > come haueuo detto Att ti-
mor o ha t Re Perfi, eiJRe Afi'icani 3 foggìunga
E i duo che manda l'adufto ituolo.
j
E per lejfcmpio de'buoni, che noi collidono > e per U ragione me-
AL-
- .
<7> E T I C H Ev cj
ALL' ILL VST RISSIMO, E REVERENDIS
fimo Signore Scipion Gonzaga Pacriarcha di
Gierufàlemme , a Roma.
LETTERE
fetenza naturale . Come io b abbiafornita queftaparte , la quàl
darà pienamente notitia di ciò , che può contener/i nell'altra me
tà dei
rò
^art ode cimo , e nel Decimoquinto Canto io la mande-
aV'.S. eprejìo lafornirò , e poi non andrò più
,
pia ,nèso, come mifar e , per chefé bene voglio mutare in parte
le coféfatte > in parte rimarranno , com'erano prima Hor ve- .
non ho intefo altro > ma hieri hebbi vna lettera di Pefaro de i 20*
di Gennaio , nella quale fon auifato , che la valigia non e ance
giunta , Certo io ne fio con moltofaUidio } perch'oltra i due Can
ti già detti , vifon tutti gli altri , e dupplicati , &
io non ho co-
vada fi creta per amor di Dio , nife mandi fuor copia Altra .
non so , che dirle ,fi non , ch'io la prego a baciar le maràl in mio
nome a t Signori reuifori , ejrtn p articolar al Signor Barga > al
quale mi conofeo in particolare obligato . Al Signor Cipriano
ancora , ejr al Signor Giulio Battaglino defiderodeffer ricorda-
to perferultore: e con que fio pregando il Signor iddio , ch'adem
pia ogntfuo nobile defiderio humilmente a V.S.fo riueren&a.
Di Ferrara tlz+Ji Gennaio MDLXXFl.
AL MEDESIMO, A ROMA. x
Jìo rigor del Signor > . ... fi fìendejfe ali arte poetica , perch'io
fin rifoluto di non uolerper hora conciar, fé non alcune cofe,che
mi paiono reali , &
appertenenti allafauola , &
allajomma del
tutto . E/o ben'io , ch'in materia , quaì e la poetica .probabile,
(ìpojfìno dire molte cofé apparenti contra la ventale certo à me
darebbe il cuore difare all'Edippo Tiranno cinquanta oppofttio-
nifimili à quelle , eh efanno molti Critici à gli altripoemi, Non
per tanto giudico che quella fa ottima Tragedia. Queflo di*
,
co per dubbio ch'egli ancora non voglia mofìrar più tojlo acume
,
dingegno nelle mie cofé , eh' vna certa granita , e realtà dtgiu-'
ditio .. Per quefia me defina ragione non mi curo( e*ime defimo ho
'
V.S. rijpofe bene r e più, che bene : evi /ariano molti effèmpi in
termine innofrofauore, &
in particolare della sferza-, ma non
voglioperder tempo in cercarti. Ho pur troppo che fare. Nella
voce , Auolto , non uè improprietà alcuna , più tojto e nella uo
r
#r,Iniìcmc„ e fòrfé quel, ch'io volfidire, e male esplicato ; ch -
Iniieme,. non s'intenderà mai , che vaglia tanto , quanto in vn
medefirn luogo r il e onderòfaràfaciltsfimo , ejfendoui la voce,
Se-
, . ,
T E T I C H E. 70
S cpolto , eh* e propria , ma io per ancora non ho hauuto alcun
auolto, e poi dell' vna > e dell'altra di quelle parole s' e fatto tan-
to romore.Ma hafltftn qui di co/? oro: che mi vergogno dimeflef
durrò la deferì ttione della fonte del Rifi celebrata da molti > &
inparticolar dal Petrarca : attribuita dallafama , & da & i
pafio dalla penna alle penne > o alle piume , che vogliam dirle e le
bacio le mani.
Di Ferrara ilpenultimo dì del Carneuale MDLXXF l.
AL MEDESIMO, A ROMA. N
LETTERE
daìnì ,fltrà defderato , ch'io confermi il mio detto con alcun te
(limonio , il Canigniano Ambafciator qui di Tofana me ne po-
tràfar Fede . Ch'io defiderifommamente di mutar faefe, e eh io
h abbia intention di farlo , affai perfeftejfo può ejjer maniféfio à ;
chi confiderà le con anioni del miofato . Affai credo , che V.S.
ileonofeeffe nel mio volto , che non cuoprefotto contrario manto
gli affettifitoi e le giuro per l'amor^ eh 'ella mi portai per ìoffer-
;
ra, ch'io non mi legarò connuouo nodo e ofi forte , ch'io non mi
poffa con buona oc eafone dife torre Dirò di più , chef come que
.
a darle alcuno aiuto Vedrà in vltimo ciò > che mifcriue la Du-
.
'? ET I C H E. '71
Dìo rninjpiri. V.S.in quello negotto e per lafèruitù mìa^ e per de
bito di pietà chrifliana mi pare
obligata adhauer più tofto ri-
guardo al mio bene , che ali'altruifodisfattione : non perche deb
bapiù a me , eh'a gli altri , che non farei io cefi arrogante , che
ciò dicefi -
ma perche quifi tratta di cofa , e ti a me importa tut-
to quello , che può importare nellhonore , nell'vtile , e nella (òdi
vita,& à gli altri poco rilieua alfine in qualuque
fiat t ione della
modo ella [acceda Supplico dunque V, S. illuHrifitma con ogni
.
affetto ,
fi non
e he potrà cheforfè non egiùfio y mantenergli al-
tri tn obligo > non volendo io obligarmi all'incontra : mantengo,
gli h abbia già mofsi adinuìtarmi con multo cofi largo :& à f.S.
lafierannofra via : cofi dice egli , & in altra parte di qudla le fa-
teria, nella quale volentieri hbfpefé molte parole , (per andò, che
U mtiùa d"alcuni particolari > i quali perauentura non l'eranv
cofi
NOETICHE. 74
tofi noti, po/fa far parerà V.S. lamia caufà affai più bonelìa,cht
non parrebbe ,fefiprefupponeffe , che tutti t principi , che con-
e orfero ali acquili q >foffero in opinione di buoni , e àifanti . Ma
poiché io ho parlato a lungo degli amori , e degli incanti , accto-
ch'efit con minore difficultàfiano accettati dal Politico nonfarà ,
LE T T E R E
voti poffano e/Jer richiamate/òtto alcuna norma dellart e\e que-
mancofra gli antichi > chi defideroffe > chela ritirata d Achille
/òffe più follo effetto dell amorfuo verfi Poltffcna ,
che de Ho/de-
gno contra Agamennone Stimo bene all'incontro dì non ejjer-
.
Neos*
NOETICHE. 7f
Keottolemo , che Filottete fia ricerco , come necefiarto allefpv-
gnation di Troia , efilmando d'efferegU quel Cau alierofatale , a
cui la vittoria firiferuaffè , gli rifponde Vliffe^ Ambo fé te neceffà
ri , ni e^lifen^a te potrebbe e[pugnar Troia ne tufin za lui . , E
forfè quefìa necefità di due perfine è con miglior modo introdot-
ta da me , poichéfra Rinaldo , e Goffredo e vn certo ordine di de
pendenza, e difuperiorità il qual non fi 'vede fra Pirro , e Filot
,
ALL'ILLVSTRISSIMO,E REVERENDIS
fimo Signore Scipion Gonzaga Patriarchi! di
Gierufàlemme, a Roma,
lui procurar d'intendere non filo //quia di quel» che dice >
, e
cun Dio . Hor chi comportar ebbe quefio in alcun poema moder
no ? pare frano fi ett acolo al Signor Siluio , ch'Erminia s'armi
che monti à cauallo > eh 'efica della Città ma non gli parerà fior*
;
Canto vorrei mutar due altre co/e : non vorrei p rima , eh'Ar-
cante combattere quella querela > che i ChriBiani per ingordi-
gia di dominare &c. perch efiend egli primainter amente vin-
citore , e poi non afatto vinto ,non mi pare , che con tutto l'ho-
nore de'Chriftianifi combatta tal querela ; ma cbefimplicemen
te sfidafie i Chrijìiani per perfona di valore , come Hettoresfda
fgridaffe , &
egli , o non vdendo , o per altra cagione andand$
fé afon narrati
da Menelao iììeffo , mffuna la morte dAgamen-
Lettere Poet. V none,
LETTERE
tjdnr > e le fortune di tutti gii altri Gre ciccheprima fono rde con
tate da Nefiore a Telemaco. Niffitn congiungimento necejfario
ha co' fatti d'Enea la fauola di Caco , o la morte , e la fèpoltura,
che nonfon le leggi degli Epifodu , per oche l agnitione e non filo
ne Hafauola , ma e parte principaleejfa , e nell'agni tion prtneì-
palmentefimantfèfta l'artificio del Poeta,fi che vifi ricerca vn
non so che defatto , e defiqwfito , el voler ricercar la medefi-
ma eftjuifiteiga in tutti gli Epifodu , e forfè vn voler più olira
che nonficonuiene alla lor natura , e che nonfipuh dar loro: non
veggiopoi pittura alcuna in alcun Poeta , alla qual non fi p offa
attribuir questo difetto , quia Poeta uul t. .-
guaine e esfita è,
che nel tempio di Bidonefian dipinte te guerre Troiane perche ,
LETTERE
nel qualfon contenuti molti degli errori dEnea , fia parte della
fattola ; ma non veggio , come l'arte di Si none defcritta con tan-
ti ornamenti , e la prefa di Troia fia parte della fattola quello so ,
ra defiderà difapere , com Enea vinca Turno > non e omefia fla-
to cacciato di Troia . E certo fi fatta nottua delle cofe p affate
in quel luogo mi parrebbe intempefiwa fi come intempefliuo mi ,
& i varij fuccefii de' Principi Greci , e poi Menelao nel Squarto
narra tfitoi medefim errori , & ancora non fifono dette d'Vliffc
venti par ole ; s'è dettofilo, ch'egli è nel''/fila di Ca'tpfo defide r a
teti Signori , e non ne faro altro , finche non habbia a pieno inte
fo ilparer loro . Quella opinione del Cafteluetro , che nonfi deb
bariceuer nelpoema perfona principale fauolofa, pare anco a
&
me faf/ifiima , pur e tenuta da molti , in particolare da molti
giouem dotti di Tofcana . E con quefiofacendofine a y.S* Illa-
Srifima bacio le mani,
d
Di Ferrara il 3. 'Aprile.
AL MEDESIMO, A ROMA.
SCRISSI àV.S. chefé l nome di Mago dattafaftidio à co
Ufi
£ E T T E R E
teìiì Signori io ilrimouerei da quei pochi luoghi ; 6uefi legge y p6
nendo hi faggio in quella vece , Hora le dico di più , chefé quel»
la verga yfe quell aprir dell'acqua noia » chi vuole effèr Vefiouo,
o, Cardinale , io mi contento 'di fare > eh 'entrino fitto terra per
vna (peloncafinza alcuna delle marauiglie , Io ho già rimo/Jo
il miracolo del/epolto , la conuerfione de'Caualieri inpefci y la no.
%e marauigliofa ; ho moderata affai la la/c iuta dell'vltimefianze
del Vtgefmo , tutto che dall'Inquifitore fife vifia y e tolerata , t
quafi lodata. Rimo u eroi miracoli del Vigcfimofettimo , torri
via le ffanze del Papagallo y quella de i baci , & alcune dell'altre
LETTERE
pofii da me > de quali ilprimo mi pare affai vago , e l altro mancò
[oggetto alle reprenfioni > che nijfun altro . Eforfè non mi cura-
ro d 'introdurre quejìo racconto non efjend'egh infomma necef
,
m
per quanto 'efiato referto da perfona , che dopo la miaparten-
za di Roma ha parlato (eco , vuol, che la caufa del mio poema ,
e de ifuoi Dialogifia la medefina . E nellafrittura del Poetino
per alt h ora non nefé conto . Hora , per ch'il Duca no" l riprega,
me poco amico ch'altra cagione non so imaginare . £uesìo so
,
rem-
«? ET I C H E. 81
reuolìs/ìmo per luì , ma era tanto opportuno ad alcuni Jùoi
dìfcgni , quanto inopportuno alla fomma de* miei Tanto mi .
fine . Io vorrei anco à quefto dar vnfine buono , e farla non fol
far Christiana > ma reltgiofa Monaca . So , ch'io non potrò par-
Lettere Poet. X lar
LETTERE
lar f-iuMtr.l dì lei dì quel , c'hauca fattofinza alcun pregiti diete
\
T ET I C H E. 8x
il Ter rara : io Itio diffùafo ,perfuadendolo à procurar queftaftr
dourà farlo per carità . Altro non nioccorre dirle , fé non ch'io
credo dejfer in Ferrara inanimi , chepafino i quindici giorni ,fi
che potrà inuiare lanfpoUa diqueÙa à Ferrara, eie bacio k
mani.
Di Modena il 2 *.d Aprile MDLXXV I.
AL MEDESIMO, X ROMA.
EST Deus in nobis agitante calefcimus ilio . Io h*
potuto afpettar , chegiungejje la rifpofla di V.S.di Roma , la qua,
le ha cofibene rifiuto ogni mio dubbio \ ma ho condotto àfine la
fauola d Erminia , come ha voluto la Mufa , fé non come haureb
be voluto larte : Piacemi almeno deffèrmi in molte co/e affronta
to con lopinione di V .S.persetiErminiafatto per vna veriftmile
occafione vnfubitopenfiero dvfcire con tarmi di Clorinda , non
vipone tempo inme^o, ne penfk alla difficultà dell entrata ,(c
non quando è tanto lontana dalla Città , ch'eficura di non potè*
re efiere ritenuta Allhora vipenfa ne parendole di potere en-
: ;
trar ficùra fatto quelle arme , e defiderando dall altra parte de»
traruìfeonofeiuta , e di non p alefarfiprima ad altri , ch'à Tan-
credi , dice allo [cu duro ,
Eflfere , ò mio fedele , a te conuiene.
Mio precurfor ma fij pronto e fàgace
, , :
L E T TER E
A cui dirai che donna a lui ne uiene
,
tra mia fcrifidi voler fare , fingo , che Poltfemo &c. bau efiero
. di/pojfi prima'gli aguati , per far ripre/àglia deiforaggieri &c*
«POETICHE. 83
altri, che parlati della (lile
r
, hòconffderatovna cofa , *W ;#<•
giudico , che quefio efiere talhora troppo ornato , non fio, tanto
difetto , o eccefjò dellarte , quanto proprietà, e necefiità della Un
gua . Confidertfi oltra ciò , che l'wflrumento delpoeta Herotco
Latino , e Greco e tlverfo effametro , // qualper [e tfeffofenT^a al
prm-
a,,
LETTERE
principale , come shà in non romper tanto i ver//, quanto firom
tono nell'esametro tfi dette anco condonare alla lìngua vulgare,
& alle ttan%e qualche ecceffo d'ornamento . Tutto quefto ho det-
che fare > e farà neceffario , che rimetta qualche cofa alla fecon-
da editione . Non mando à V.S.queHt concieri ,perch'efiindio
occupattfimo, non potrei trafcrtuerli fenza molto mio incommo
do » vedrò nondimeno di trouare alcuno , che mi traferiua il Se-
tto Canto , e mandenllo ,fi ben in alcun luogo defio la (piegatu-
ra
NOETICHE. 84
ra non anco efi abilita a fatto . Hota m'affatico intorno al iteci
x
A L-
, ,
LETTERE
AL SIGNOR LVCA SCALABRIMO,
A x
ROMA.
là corre lento ogni lor ferro al fangue,
Detto Febo ,/è la penna non io fcrijfe , qual colpa e
della mente , o dell'orecchio ? Mi piace poi che voi ,
lo fi ile magnifico vuole tal h ora il non curante , (e ben non ama il
E quetto medefmo lodo afiai in eafa del Vinelli , ch'io hauefii ri-
fatano cader le brache ,fiimo nondimeno , che tutto ciò , e*ha ri-
ceuuto ti Petrar cane Capitoli , trattene alcune voci , non filo fi
pojfa riceuer fènz,a tmperfeitione ; ma che nonfipofiafempre la-
fciare fènz,afiuerchto d'affettata diligenza , la quale advna vo
ce tutti i Retori Latini , e Greci efc ludo no dal magnifico . J2#<f-
fio tanto , ch'io fermo > defiderò , chefìa ietto del mio Signore per
ch'egli fappta la mia opinione malprego nondimeno ,
, elfuppli-
cò , che pereto non rallenti punto la cura wtraprefa, che so bene,
che dalfitogiuditio , e dalla fita mano non potranno v far e
fé non
,&io hofèmpre più confidato nella fua li-
infiniti miglioramenti
ternani*
Di Ferrara,
.
gli altri poemi che s'io bora facesfi tfùoi argomenti , farebbo»
:
T 2 uo
f ,
L E T T ER E
fi fife stampato > alla qual cofa in alcun modo non cofinto , art*
fi
dour ebbefidegnare , ch'io come Cortigiano fé non pratico , aU
meno dopo tanti affanni non inefp erto gl'infegnafi alcuna cofa,
della cortefa , la quale io non voglio ( come Guglielmo Eorfiero
ixfegrìo à dipingerla al Genouefe ) che fa dipinta né Camerini
del Signor Buca, o nelle logge di Marmiruole , o nella Galeria
pagmadi molti degni > faggi , ejrfedeli , che vanno purgando tut
te leprofésfiom ade/Jaltatton della Fede , Christiana 7fifia le uà
tQj
. .
LETTERE
to quefio raro fpirito , e particolarmente ,con quello Poema He
roteo , il qualpotranno legger non pur con buona con fetenza >ma
LETTERE •
•NOETICHE. 89
M , che ì fuoi Dialoghi , per ilpiù intitolo dalle principalperfo-
da Marco Tullio nel Lelio , nel Bruto , altri fen\a numero : &
cofi anco s'wtitolan le Comedie eie Tragedie > come Anfitrio-
,
tuando quel difiorfo intitolato Allegoria del Poema >ilqu alfi co-
nofceefjer dell' Auttore , fi perche tocca le cofe con l'ago , sì per
quelle parole . A quefte ragioni, & ;ì qucfti eflfempi hauen.
doio riguardo, formai l'Allegoria del mio Poema tale
quale hora fi manifeftarà perche tnfegna più filo quefio di-
,
per l'auuemre crederò più, che non hofatto per l adtetro . £lu,el
che dice poi V .S.nell'iftefifà lettera del titolo , ericeuuto dame
con qu elianimo, co'lquale riceuo le lodi,perche so, che gli auuer
timenti non meno, che le lodi ci fanno conofcere l'altrut buona va
Unta , e molte volte ci fogliano efferpiù gioueuoli , non rimarrò
nondimen o di dire altin e antro il mio parere » Dico dunque > che
non mi dà noia quel, ch'ella dice della lunghezza del titolo ; per
cioche la lunghezza nonfìftende oltre dueparolt\ ma di due pa-
role molti fé ne trovano fra Greci , e Latini , e Tofani , come l'-
pltre che io puffo addurre dalla mia parte , che i Poemi ne 'quali
fonofritte le guerre , che fono Hate fatte in alcun luogo > non
prendono il nome dal Capitano > ma dal luogo sìeffo come da Ilio :
Z 2 Vtr-
LETTERE
Virgilio ì quali nell'Odiffea , e nell'Eri eida non fipropofero ài VO'
ter trattare di tutte le attioni d'Vliffe , e d'Enea ; ma con quella
d'Arifìotele ancora , che intitolò vn fuo libro dell'interpretatio-
P O E T I C H E. 91
Jteu erendifimo Arciuefco Ptccolomini , il quale con le opere/tee
ha tllufìrata la lingua Tofana V'.S.le baci in mio nome le ma-
.
ni > e [aiuti ancor il Signor Lelio Mar retti s'egli è coiti , e viua
felice.
Di Ferrara li io. di Luglio. MDLXXX1 1.
AL SIGNOR TORQVATO TASSO,
A FERRARA.
RANDE amoreuole^za mi ha dìmoBrato V. S. nel
eeffe , che di ftmtli titoli molte volte nelcitarfi vten tralafc tata
vna di due parole , come l'Orlando del Conte , il Furiofo deli A-
rio/lo, efimtlt .-ridonderei ,che non riufiirebbe in que' titoli de' Gre
ci, e de Latini perche non s'tntenderia di quale Ifigenia, o Her
\
cole y
o Edippo fi dicejfe , e poi chi dice il Furiofo , o la Italia , &
la Gierufalemme, fauorifee quelyche dico iojnoftrando, che tai ti
toh h abbiano i t rampali, o cheglipaian lunghi >fe non gli accor-
cia . guanto poi appartiene al titoldel Trifino , Italia libera-
ta da' Gotht,fi non bafla : chefia di tre parole piene/un fègno di
caio , e vn articolo richiede anco vn altro articolo vnaprepe
; ,
T O E T 1 C H E. s>i
Parche all' vlt imo bifogna altro super li titoli^ che il dtuin poeta,
poeta (aurato , Principe de t poeti , e fintili /ciocchete di mun
valore a trarre gli ammi de Lettori fagaci ; i quali ( come ben
dice Quintiliano ) a bei primi verfi di fùbito fiauuedon delpc-
f
fo > e merito dello ciac co feriti ore , da cui più preHofi togliono
che e porti pericolo di perderui troppo tempo , per chiarirfi t fc
l'opera rifponde al titolo > o
fé pur ( come dice Horatto, )
Quid huic tanto promiflbr fcret hiatu ?
fio , e dall Africa quel del Petrarca : onde s inferifee , che Gteru
falemme dee dare il titolo alfuo Poema
non Goffredo Hor i , .
fé quella regola fujjè vera-, Luigi Pulci non doueua intitolar ilfuo
componimento il Morgante ,ma Roncifualle >e lArioflo Parigi
a/fidiato o Francia combattuta dà Mori >non Orlando Furio/o.
,
poeti che hanfaputo , e potuto formar dal nome del luogo vn pa-
tronimico il qual dinoti figuratamente attionefatta tnquelluo*
go , e non han pre(òfemplic emente il nome del luogo , allvfò hi-
florico ,[1 come fi diffe difopra : perche Iliade , non ilio Thebai-
tcofiStatio cantando
Fraternas acies, alternaquè regna profanis
Decretata odijs, fontefq; euoluere Thebas
Picrius menti calor incidit.
Per cfuefta cofider adone , F. S. potrà ripenfarfifia bene ilporre
in fronte del(uo poema Gierufalemme liberata e fubito propor- ,
LETTERE
Molto egli oprò col ferino, e con la mano
Molto fòflfrì nel gloriofo acquifto.
In uan l'Inferno a lui fi oppofè, enuano
S'armò d" Afia, e di Libia il popol mirto.
Che fauorillo il Cielo , e fotto a' Santi
per
, ,
LETTERE
per leggerlo , dMitai dì non poter finirlo , ma rìpreJtglifpirhU
allhora,che leggendo Iwuo catione trouai > che F.S. domandati A
perdono alla Mufa eelefte aggiungendo.
Sai, che là corre il mondo oue più uerfi
,
LETTERE
non vi ha dubbio e he merita defjergli antìfofio , Ver la prima
,
}
perche effendefi
trouattfenza numero , anco vai jrofi nominati di tal nome > a tut
ti sinuola ilpregio per queflo filo . Quindi per la cambianomi,
eonctofiache,à voler i/primerfin za figura , (i direbbe l'attion di
Goffredo a Gierufiale m . Ouero il r acqui ilo di Gierufalem , fat-
POETICHE. 97
ofcurà tutte taltre, che di nuouofa la medefima figura per vn'al
tro verfo , prendendofi vrì attion fegn alatifiima per lofòmmario
di tutte : ti che di nuouofa lafìgurafopreaellen^a . Per lafefia,
fio , e di mandar
à V. S.fòpra la morte di quello , varie poe/ie ,
che ne fon venute in luce , le anioni del Guidino » e del Tolomeo
/òpra t S- netti.
Chi chiuder brama a'penfier uili il core, &
Stauafi amor , quaft in fuo regno affifò *
Et altre co/è.
Di me non aggiungerlo altro ,fè non chefpeffo prega, efo pregar
da altri la diurna bontà , che a V, S. poiché tha dotata di tanta
eccellenza ypiaccia donarfeltce corfo dt vita . Co'lqualfine me
te raccomando infua buona gratta .
Di Siena ilprimo di Settembre. MDLXXXIU
Horatio Lombardelli*
Cario ,che di duo poemi > i quali habbian Itftefifò titolo , Cvnofia
fatto prima dell'altro: La onde fé la parola aggiunta ptr dtfferen
za e aggiunta nel tempo , nel quale egli e fatto è aggiunta per dtf
feren^a dipoema non ancorfatto : verbi gratta >fefu aggiunto
UTiranno à l'Edipo quando eqlt fu fatto ,fù aggiunto quando ni
era ancor fatto £Edipo in Colone > dunque io per differenza di al-
cun poema , e hauesfiproporlo difar e > poi eua aggiunger nelpri
mo laparola della differenza epoteua hauer confideratione non
,
non par , che ci dia altro argomento di Tragedia che quel folo , :
rete >quel che i Grecite i Latini dicono con vna. Soggiungete poi,
che i titoli di due parole , non fono conueneuoli a Poeti } ma a gli
Scrittori dell arti ,pur ciò affai mi pare riprouato dall' auttor ita
d'alcuni di quei poeti, che adducete , la qualnon e fipiccioli che
io debba credere fenza forte ragione , chi esfih abbiano errato > e
ita d'alcun a 1tro fipuò defiderar oltre la loro^affaigra.
fé l auttor
de mi pare quella del Sannazaro , ilqual fece di più nomi il titolo
delfuo nobtlisfimo poema , e quello f/imo , che p offa bafìarper di~>
che i poemi , ne quali fon contenute att ioni fatte in vn luogo fi-
lo , prendono il nome dal luogo , che fé quefta regola foffe 'vera ,
cipale , e credo che ciò fia vero nonfilo ne' Libri de'Filofifi , ma
vepotmi ancora , & in alcun altro componimento ,fubìetto ade-
guato e tutto quello , che e contenuto nell'opera PrwcipaLquet- .
<7> O E T I C HE. 99
gbi , chefio, buon titolo quel, che dimoerà il fuhietto -principa-
le nondimeno perche perfetto e quel, che àimolìra l'adegua-
,
trarca.
Vidi vn "altra, ch'Amore obietto fcelfe
Subietto in me Calliope, Euterpe. &
aggiungo , che al poeta più s'appartien d imitar le anioni , che
le perfine-, là onde douendo nel titolo efjer dichiarato quel,ch'e-
LETTERE
piutofio in come niente , perciò che 7 titolo vuol dichiarare, t
figntficare , come particolarmente dimostra Ouidio tn quel
verfi.
Infpice, die titulum, non fùm pr^ceptor amoris.
& in quelli altri
cor necefiaria t altra conditone , ch'eglifia dalle due, alle fei fitta
be pero , quando pur hauefte voluto determinare Untolo doue
:
uate dargli quellofi efio , che date alleperfettioni del titolo il qua
le è iljettenario , molto piùperfetto delfinario , oltra il quale fi
fende il titolo della guerra delle Rane , e de' Topi , detta da Ho-
mero Batrachomiomachia el Heautonttmorumenos Comedia
; '
condizione , eh' egli fia fpedito , potendo effer impedito per le ca-
gioni , che fifono già dette . Richiamo in dubbio l'altre : Attrat
tiuo y pereh e quejia conditioneparpiù toflo conueneuole ad alca
ne cotali opere poco graui , e di poca àegnità . Dico per l'vfo del
nome , che per altro , iddio fi efio che tira a fé tutte le cofé e o-
, ,
ra . Non veggo dunque Signor mio camion efin bora, per la qua
le il titolo di Gierufalemme conquiìiata , debba effer rifiutato da
ancora che me dato dal Signor Lelio Tolomei, l'vno , come poco
conueneuole almiofapere , l'altro allafortuna mia : la qual,ben
chefia affai nota , nonfoììien nondimeno titolo , chefldàfolamen
te per rara (ignifcatione d'honore:Comefifi*acquando lofoftenef
fipure , che mifofier datt i titoli , chefur dati a mio Padre , non
pofio riceuerglt altrifenza noia in quefto Hata > nel quale hora
iofono ,m'e piaciuto nondimeno molto il Sonetto , chemìfcriue
all'vna ho già corri/pollo con ogni affetto del cuore , altaltro ri-
(pondero , e fé non potesficio farfitofto , vi prego , cheme ne fu
fiate con quellefeufé , che fono ordinarie de Poeti , oltre le quali
ce riho molialtre . A Monfignor Reuerendtsfimo Arduefeouo di
Rodi , baciate in mto nome le mani , e ditegli , che io mifono oltra
modo rallegrato, ch'egli conferui memoria di me ,percioche qua
do io prima il conobbi , miparue tale , qualmel deferiuete , efog
giungetegli, e he in ogni oc cafone mi mofìreroferuitore molto par
ticolar dell lUuUrisfima C afa fu a , con la quale mto padre hebbe
molta feruitu, e particolarmente col Duca d Amalfi, che nonfo
lo in Napoli , ma in Siena , glifé e e molttfauori , come mi raccon
io in quel tempo , eh era vtuo il Signor Saluftto Mandoli Piccolo •
mini . Salutate ancora m mio nome gif altri Gentiluomini e ha
mtenomwatt > e fategli certi , ch'io amo tanto cote/la Città, e he
in ntuna compagnia vorrei vtuer più tosìo che nella loro , e par-
ticolarmente del Signor Marretti, del quale ho conofcen%ay ne fa
m&ita (lima : Vedrò molto volentieri alcuna lor poefia, efonomol
to obligato alla loro cortefia , che facciano tanto h onore alle miey
quanto neper la lorperfettione neper miofaper meritarono già
mai:
LETTERE
mai : il Signor Iddio faccia felice cote/la nobtìis fima Città , e
V.S. particolarmente.
Di Ferrara li 2 8. ài Settembre M DLX X X 1 1.
" •
torità, ch'egli adduce fé gli può ritorcer contra, perche le cofe> le.
LETTERE
fenza ch'appara inditio^ch'egli haueffe di ciò ordine al cu
no.Ma chi uolefTe difenderlo come Caualiero iracondo,
impatiente,efprezzatore,haurebbepoi da acculare il Re
d'Egitto, il quale elTendo defìderofo di pace non doucua
far elettione diperfona,da cui fi poteua temer ogni diftur
bo.,& effetto in tutto contrario à quel, ch'egli intendeua,
il che farebbe forfè flato poca pru denza
qual
;
*? E TI C HE. ioj
qualchefine oltra quello, e he gli dà il Poeta ma queflafe bene da
qualche d'vnoe filmata imperfettione , potrebbe forfè iìimarfi
perfezione da chi meglio di me intende le regole dell art espe-
rò mi taccio^
Ri/p. Si vedranno in/teme tutte l allegorie: ma rifpondedo atl'op
pofitore iofiimo , che in quesìaguifa altri potrebbe dimandare
che auemffe di Caltpfo,che di Circe ,che di Andromache,che del
la figliuola del Re de Feact> che di tante perfine, chefo,io forma
te > nell'uno, e nell'altro poema più lodato da Greci,e nell'Eneide
eh' e lo fplendore, eia gloria della poeftaLatina.Ma dell arte degli
Epifodifcriuero con migliore occafione. .
ft alate /volete eh iofctolto dal mio velo > volt foura ti Cielo ,non e
quello
POETICHE. io<s
Dd 2 deSbo
LETTE K E
debbo almeno e/fere efcìufo dalmondofc (lata pottafòura le ch'io*
mia antica vfanz>a, della quale dopo tati danm rtceuutme, ancor
non mi pento. Voi fé vi pare rtmproueratemi quella sleffa tnconti
nen\a,della quale io vi accufo, ch'io più vo font ieri vdtro rimpro
aerarmi le mie colpe, che non ho letto le mie (ouerchte lodi o per ,
dubita
?0 E T I CHE. 107
dubito d'h duerni offefi ,e fé ftimo y chefiniti alcuna tur bation da-
mma habbtate fijferto ch io vi riprenda >ben credsshepiù fàcil-
y
d edifli
Extrcmos pudeat rediifle.
Chi
LETTERE
Chi pai) condannare comefuperbo quefio mio modeflo defiderio?
èchifa, che dinieghi ilpremio chefu conceffb a Mnefieoì vnà
,
fé tanto
mi amate, quanto le voUr e parole, egli effetti ancora di-
inoflrano,attribuitemi quello, che mifi conuiene ,e feemando Ufi
iterchio delle laudi datemi,fi volete ch'io me ne vetta, rendetele
froportionate alla mia mifura , altrimenti cofìfaranno da me ri-
fiutate come ricuso Socrate l'Oration di Ltfia,affomtgliandola ad
vna /carpa bellafi, ma poco accomodata al pie di chi do uè a calcar
fine.^uefio e il configlto,ch'io vi doy e s at configli poffino gtugert
futodifórz>a le preghiere, io vi prego per le leggi dellamtcttia, he
quali non finofiate mai da me violate ne co l'opere,ne con le paro
le, ne co' Ipefiero, vi prego dico, che vogliate in gufa h onorar miy
che l'honorare nonfia men teftimonio delvoBro giuditio ,che del
la vofira beneuolenza verfo me, quefio teftimomo haurb io caro,
-.
. . - :
1
\
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