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DISCORSI
DEL SIGNOR
TORQVATO TASSO.
DELL ARTE POETICA ET IN ;

Poema H
particolare del eroico

ET INSIEME IL PRIMO LIBRO DELLE LETTERE


ferine à diuerfi fuoi amiciilequali olrra la famigliarità, fono ri
piene di molti concetti,& auertimenti poetici à di
chiaratione d alcuni luoghi della fua
Gierufalemme liberata^.

qtl V1{1, E V *ALTB^E SCRITTE T^EL TEMTO,


ch'egli cempofe detto fuo Toerna .

NON P1V STAMPATI.


CON PRIVILEG

IN V E N E T I A, MDLXXXVII.
Ad inftanza di Giulio VaiFalini Libraro a Ferrara.
ILLVSTRISSIMO
ETREVERENDIS- SIC
ET PADRON MIO
COLENDISSIMO,
IL SIGNOR SCIPION GONZAGA
Patriarca di Gierufalemmo

BEN ragione che ilfrutto alla radice,

dalla quale 3 cjua/i furando Ihumore


S^ FP3f§l0 hebbe il fuo nafcimento 3 maturo finaL
--
V. ^fjj^ir mente ne ca^ia: E ben ficonuiene3 che
l acqua di o artificio/a, o naturai fonte al

principio onde difceje fuori njlt imamente Fpicciandori*

forga. A V . S . 1 llujirijs. & Reuercndifs .furonofcrit


ti t'DifcorJì Poetici,& alcune Lettere del Sig. Taffo ;

bora mandando/1 in lucejben ragione che parimente cag.


giano nellefue mani>come a radice ofcme della (uà ccmpo
ftiene : T)a lei mi njehnero 3 hot ben conuienfi ', che a lei

come a principio della fua luce ne rìforgano . E chi sa


t 2 che
the componendofi dalì Auttorenon prendeffero , quafì
dolcementefurando, da ifuoi configli 3 & auertimenti aL
cuna cofa f Quefto so ben io , che il Sig. Tafjo l hafem-
ore tanto rmerita 3 & hauuta in tale ftima, che, come ha
ambito il parere di lei nelle maggiorifue Poefe cofi non ,

haurebbe fdegnato che ilgrande Scipione gli hauejle da


te armi , efchermi , femi _, e fplendori da fruttare e ma-
f
turare i parti del no ingegno , & da difendere, & ifcher-
mire i fuoi componimenti : zJMa a chi non e noto il va-
lor di *U. S . 1 llufriffima , & ReuerendiJJima , bene ha
chiufgli occhi ne* più tenebrofiabbijfi dell ojcurttà 3 e pur
non dubito io che fn la dentro non habbia shuntato la

chiare^a delfuo gran nome. V . S .1 lluftriffìma li ac-

cetti adunque con quella fèrenità d'animo 3 che fuoì ejje*


re emola della fèrenità delfuo fangue y &fe non per taf-
fette^ per la candidezza del core di chi tinuia, neper la
dottrina & affett ione di vn tanto fuo amico , & fer ul-

tore quanto è t Ruttore; almeno perche vengono ad ef


fer ad vn certo modo fuafattura . E la inchino bacian-
dole riuerent emente le mani»

Deuotifs.& humtlifs.Ser,

Giouanni Battifla Licinie.


G I V L I O V A S S A L I N I

A' LETTORI.
f EL m ed efimo tempo ( benigni Letto-
ri che il Signor Torquato Taflb coni-
)

li pofe il fuo ben ordinato Poema egli ,

%. compofe anco prefenti Difcorfifiopra


i

Arte-Poetica ( eliciutile
Jjf l' abenefi- &
ciouoftro , &à efTaltatione di cotant-
huomo ho mefTo alle (lampe ) per dimostrare al mondo
conquant'ordine, &
con quanta ragione egli lohauef
fé comporto ,& furono fcrittidalui con intentione, che
ueniflero quelli alla luce del mondo, nel medefimo tem
pò, chefoffe ucnuto quello &fe egli foife flato uago
5

alLhora di tor parere da molti huomini dotti, òcprofcf


fori di cotcftArte, come egli fu di torlo del fuo Gierufà-
lemme, doueper taleagionefe ne fparfero molte Co-
pie per l'Italia, non fàrebbono flati tanti Anni nelle te-
nebre, anzi più curiofimcntc fàrebbono flati flampati,
di quello, che fu flampato il Poema, ma una fol Copia
di fua mano ne reflò apprcflb un Gentil'huomo diualo-
re (per nondirPrencipc ) ilqualel'ha tenuta fin'hora
fèpolta, &peruedermi cofiuago della gloria di coli fat-
to Poeta, s'ha contentato di farmene dono onde io gli ,

ho tioluti accompagnare con una quantità di Lettere fa-


migliari a diuerfì intelligenti, fitte in modo didifeorfò,
pur in materia del fuo Poema, feritteà quelli che daua-
no parere di elfo, nelle quali uoi uedercte per ent ro fpar-
fi,molti gioueuoli auertimenti di fi bell'Arte i quali Uj ,

faranno più perfettamente conofeere il ualore del Si_


gnor
gnor Torquato e perche ho raccolto quefta prima par*
:

tedadiuerfiGentirhuomini, in diucr/ì luoghi, e/crittc


per diuerfe manipotrcbb'cifere, cheui foife corfo per
entro qualche errore , eifendo ciò , uoi m'efeufa-
retc, facendo chei'uoftro giudicio dafefteffolo cor-
regga , che fra tanto io non reiterò di affaticarmi per
inueftigarc di qualch' altra fua degna compo/itione ,
acciochc uoi ne riceuiate godimento ,& utile , U
Poeta honore e gloria & iofomma fodisfattione.
,
OPERE, CHE NEL PRESENTE
VOLVME SI CON-
tengono .

DISCORSI DEL POE-


MA HEROICO.
T)RIMO difcorfo a carte.r
* Secondo difiorfì à car.io
Terzo difcorfo éCAr.24
Letterepoetiche àcar.34
TAVOLA DE NOMI DI COLORO
A QVALI SONG SCRITTE LE LET
T R E POETICHE DI
fc

QJT EST'O VOLVME,

A L Sig, Curtio Ardine a cartate


^^ Al Sig. Guido C oceapani 8t
Al Sig, Hor atto Artofio JOf
Al Sig, Horatio Lombardelli *9 97
8
Al Sig, Luca Scalabrmo 4.4.46.1'/. ó'4.0 6, '4
Al Sig, Maurino Calanco 87
Al Sig, Scipio» Gonzaga 34-3S.36.37.3p.39 4**
42.4.j.4p.S0.J2,J2'S3,S<f..fù',J7.st.jp. rp.ó2.<f/
68.69.70.71,7 S, 7 9.8 0,8 2,8$
Al Sig. Stinto Antomani 7*
Al Sig, Torquato Tajjo pi
DISCORSI
DELSIG.TORQVATO
TASSO,
DEL L' ARTE POETICA,
Et in particolare /opra il^Poema Heroico.

DISCORSO PRIMO.
TRE cofe deuehauer riguardo ciafcu-
no che di fcriuer Poema Heroico fi pre
,

pone , à fceglier materia tale, che fia atta


àriceuer'in fé quella più eccellente for
ma, che l'artificio del Poeta cercata d'in
trodurui; à darle quefta tal forma;& à uè
«irla ultimamente con que'piu
cfquifiti ornamenti, ch'ai
la natura di lei fianoconueneuoli.
Soura quefii tre capì
dunque cosi difiintamente, come io gli
ho propofii, faS
duiifo tutto quefto Difcorfo
, peroche cominciando dal
gmdicio, ch'eghdeuemoftrarcnell'elcttione della mate
xia pattato all'arte che fé gli
, % richiede feruarcprima, nei
DifcorfiPoet. A difpor-
DISCORSI
dilporla , & nel formarla, & poi nel ueftirla , Se nell'ador-
narla . La materia nuda (materia nuda è detta quella, che
non ha ancor riceuuta qualità alcuna dall'artificio dell'-
Oratore, e del Poeta) cade fotto la confideration del
Poeta in quella guìfa, che'l'ferro òl legno uien fotto la
,

confideration del Fabro peroche fi come colui che fa-


, ,

bricaleNaui,non folo è obligato àfapere, qual debba


cflerl aforma delle Nani, ma deue anco conofeere qual
maniera di legno èpiuattaàriceuer in fé quefta forma;
cofi parimente cornitene al Poeta, non folo hauer'arte
nel formare la materia,ma giudicio ancora nel conofeer-
Ia: e fcierglierla dee tale,che fia per fua natura d'ogni per-

fezione capacc.La materia nuda uiene offerta quafi fem-


pre all'Oratore dal cafo ò dalla neceflìtà al Poeta dall'-
, ;

elettione; e di qui auuiene , ch'alcune fiate quel che non


èconueneuole nelPoeta,èlodeuoIe nell'Oratore , è ri-
prefo il Poeta, che faccia nafeer la commiferatione foura

perfona,chehabbia uolontariamente macchiatele ma-


ni nel fàngue del Padre, ma del medefimo auuenimento
trarrebbe la commiferatione con fomma fua lode l'Ora-
tore? in quello fi biafma l'eletti on e, in quefto filaria la
nece/Tità, e fi loda l'ingegno, percioche, ficome none
alcun dubio, che la uirtu dell'arte non pofla in un certo
modo uiolentar la naturadelfa materia, fi che paiano ue-
rifimili quelle cofe , che in fé non fon tali,& compaf
(lette

fìoneuoli quelle che per fé fteffe non recarebbono com-


,

paflìone, e mirabili quelle, che non portarebbono mera-


viglia, cofi anco non uè dubio , che quefte qualità mol-
to più facilmente, & in un grado più eccellente, non s'in-
troduchino in quelle materie, che fono per fé ftelfe difpo
fteàriceuerle,ondeprefuponiamo, che col medefimo
ai tificio , & con la medefima eloquenza altri uogiia tran.
re„
POETICI:: %
re la compaflìone d'Edippo , che per fimplice ignoranza
uccifè il Padre, altri da Medea, che molto bene confàpe-
uole della fua fccleraggine lacerò figliuoli, molto più co
i

paflìoneuoleriufciràlaFauolatefTutafoura gli accidenti


d'Edippo , che l'altra comporta nel cafo di Medea quel- ,

la infiammare gli animi di pietà, quefta à pena farà atta ad


intepidirli, ancora che l'artificio nell'una, e nell'altra
ufatofianon folo fimile,ma eguale; cofi fimilmentela
medefima forma del figillo molto meglio fa fue operatio
ni nella cera , che in altra materia più liquida ò più den-
,

fa e più farà in pregio una ftatua di marmo ò di oro,ch'-


: ,

una di legno, ò di pietra men nobile , benché in ambedue


parimente s'ammiri l'induftria di Fidia , òdi Praflitele.
Quefte mi gioua hauer toccato,accioche fi conofca quaa
to importi nel Poema l'eleggere più torto una ch'un'al-
,

tra materia. Refta che ueggiamo da qual luogo ella debba


efler tolta.La materia, che argomento può ancora corno.
damente chiamarfi, ò fi finge, & allhorapar, che il Poeta
habbia parte non folo nella fcelta , ma nella inuentione
ancora; ò fi toglie dall'Hiftorie, ma molto meglio è à mio
giudicio, che dall' Hiftoria fi prenda, perche douendo
l'Epico cercare in ogni parte il uerifimilef prefùpongo
quefto, come principio notiflimo^ non è uerifimile, ch'-
una attione illuftre , quali fono quelle del Poema Heroi-
co non fia fiata fcritta, epaffata alla memoria de pofteri
,

con l'aiuto d'alcuna Hiftoria I fucceffi grandi non pof


.

fonoeffer'incogniti, & ouenonfiano riceuutiin ifcrit^


tura, da quefto folo argomentano gli huomini la loro fal-
fità , e falfi filmandoli
, non confentono cofi facilmente
d'effere hor molli, ad ira, hor'à terrore hor' a pietà d'ef
, :

fer hor'alicgrati hor contortati hor fofpefi , hor ra piti,


, ,

&infomma non attendono con quella efpettatione, e


A 2 con
T> I S C ORSI
con quel diletto i fucceffì delle cofè, comeFarebbono,-
fé que' med efimi fucceffì,ò in tutto , ò in parte ueri fti-
maffero. Per quello douendo il Poeta con la fembianza
della uerità ingannare i Lettori & non folo perfuader
,

loro, chele cofe da lui trattate fian uere, ma fottoporle


in guifà a' i lor fenfi , che credano non di leggerle ma di
;

efferprefenti ,e diucderle, è di udirle, e ncccffitato di


guadagnarti* nell'animo loro quefta opinion di uerità, il
che facilmente con l' auttorità dell'Hiftoria li uerrà fat-
to parlo di quei Poeti che imitano le attioni illuftri, qua-
;

li fono ci Tragico, e J'Epiccp croche al Comico,che d'ac

tioni ignobili, e popolarcfchc è imitatore, lecito è fem-


pre che fi finga à fua uoglia l'argomento , non repugnan
,

do aluerifimile, che dell'attioni priuate alcuna contezza-


non s'habbia, fra gli huomini ancora , che della medefi-
ma Città fono habitatori e fé ben leggiamo nella Poeti-.
;

ca dAriftotelc, chele fauole finte fogliono piacere al po-


polo per la nouità loro, qualfutra gli Antichi il fior d'-
Agatone, e tra noi altri le fauole Heroiche del Boiardo,
e dell' Ariofto, e le Tragiche d'alcuni più moderni, non
dobbiamo però lafciarciperfuadere,chc fattola alcuna
fìnta in Poema nobile fia degna di molta commendatio-
ne, come per la ragione tolta dal uerifimile s eprouato,
e con molte altre ragioni da altri è flato conclufo , oltre
le quali tutte fi può dire, che la nouitàdcl Poema non
confitte principalmente in quefto, cioè che la materia fia
finta, e non più udita maconfifte nella nouità del nodo,
;

e dello fcioglimento della fauola fu l'argomento di Tie-


;

fte, di Medea, di Edippo danari] Antichi trattato, ma


viariamente tcffcndolo, dicommune proprio, e diuec-
chionouo il faceuano, fi che nouo farà quel Poema, in
•cui nona farà la teftura dei nodi, nouelcfolutioni, noui

gii
i

<7 O E T I C I\ 5
•gli Epifbdij , che per entro
faranno trapófHj ancora-
ui
che la materia fia notiflìma e da altri prima trattata «Se
, ;

all'incontra nono non potrà dirfi quel Poema, in cui fin-


Te fian le perfone, e fìnto l'Argomento, quando perori
Poeta lauuiluppi, ediftrighi in quel modo , chedaaltri
prima fia flato annodato e difciolto, e
, tale per auuentu-
ra è alcuna moderna Tragedia, in cui la materia, & i no-
mi fon finti mal groppo è cofi teffuto
, , e cofi fhodato,co
mepreffo gli Antichi Greci fi ritroua, fi che non ui è né
l'auttoritàche porta fecorHiftoria,nè la nouità, che par,
che rechi la hntione.Dcue dunque l'Argomento del Poe
ma Epico eifer tolto dal! Hiftorie; mal'Hiftoria ò è dì ,

religione tenutafalfà da noi, ò di religione, che uera ere.


<hamo,quale è hoggi la Chriftiana,e uera fu gial'Hebrea;
-né giudico chel'attioni de'Gentili ci porgano comodo
foggetto onde perfetto Poema Epico fé ne formi per-
,
,

che in que' tali Poemi ò uogliamo ricorrer talhora alle


deità, che da'Gentili erano adorate, ò non uogliamo ri-
correrui fé non ui ricorriamo mai, uieneàmancarui il
;

merauighofo , fé ui ricorriamo, retta priuo il Poema in


Poco dilettepole è neramen-
quella parte del uerifimile.
te quelPoema, che nonhàfeco quelle marauiglic, che
tanto mouono non folo l'animo degli ignoranti, ma de-
giuditiofiancora , parlo di quelli anelli, di quelli feudi in-
cantati, di que'corfieri uolanti,di quelle nauiconuerfè
in Ninfe, di quelle larue, che fra combattenti fi tramet-
tono , e d'altre cofe fi fatte, delle quali quafi di fipori de-
ve giuditiofo Scrittore condire il fuo Poema;pcrche con
effe inu ta, & allctta il gufto de gli huomini uulgari non
folo fenzafaftidio, ma con fodisfattione ancora de'piu
intendenti: ma non potendo quefti miracoli elfcr' opera-
ti da uirtù naturale , è neceffario , ch'alia uirtùfopra natii-

rale
,

DI S CO R S 1
raleci riuoIgiamo,e riuolgendoci alle deità de'Gentili,
fubito ceffa il uerifimile , perche non può effer uerifìmilc
àglihuomininoftriquello,cheda lor tenuto nonfolo
falfo , ma impoffibile ma impoflibil è , che dal potere di
;

quelli Idoli,uani e fenza foggetto, che non fonone non fu


ron mai , procedano cofe che di tanto la natura e Inu-
, ,

manità trapaffino . E quanto quel merauigliofò(fepur


merita tal nome) chepotran feco i Gioui e gli Apolli e , ,

gli altri numi de'Gentili, Ma non folo lontano da ogni ue*-


rifimile ma freddo , & infipido e di nifluna uirtù , cia-
, ,

feuno di mediocre giudicio fé ne potrà facilmente auue*-


dere, leggendo que" Poemi, eh e fono fondati fòur a la fal-
sità dell'antica Religione. Diuerfiflìme fono, Signor Scir
pione, quefte due nature il merauigliofo , e'1 uerifìmilc,
& inguifa diuerfe, che fono quafi contrarie fra loro; nonr
dimeno l'una e l'altra nel Poema è neceflaria, ma fame*
{rieri , che arte di eccellente Poeta fia quella, che infieme
le accoppi il che fé ben e flato fin'hora fatto da molti
, ,

©ifllino è ( ch'io mi fappia) il quale infegnì come rifaccia,


anzi alcuni jruomini di fomma dottrina ueggendo la ri-
pugnanza di quefte due nature, hanno giudicato » quella
parte, eh e uerifimile ne Poemi, non eflere merauigliofa;
né quella, ch'èmerauigliofa uerifimile ma chenondir-
, ;

meno effondo ambedue necetfàrie , fi debba hor fèguire


il uerifimile, hora il merauigliofo , di maniera chel'una
all'altranon ceda,ma l'una dall'altra fia temperati!. Io per
me quefta opinione non approuo che p arte alcuna non
,

debba nelPoema ritrouarfi, che uerifimile non fia, eia


ragione, che mimoueà cofi credere, è tale. La Poefia
non è in fua natura altro, che imitatione, &qucftonoiii
fi può richiamare in dubbio e l'imitatione non può eflo-
,

re difeompagnata dal uerifimile, per oche tanto fignifica


imita*
T O ET IO 77 4
imitare, quanto far Umile, non può dunque parte alcuna
di Poefìa efler feparata dal uerifimile, & in fomma il ucri-
fimile non è una di quelle conditioni richiede nella Poe-
fia à maggior fua bellezza, & ornamento ma , è propria,.
& intrinseca dell'eflenza fua, & in ogni fua parte foura
©gn'altra cola neceflaria.Ma bench'io ftringa il Poeta

Epico ad un'obligoperpetuo di feruareil uerifìmilc,non


però efeiudo da lui l'altra parte, cioè il merauiglioiò, an-
zi giudico, ch'un'attionemedeiìmapofla effere, e mera»
uigliofa e uerifìmile , e molti credo che fiano i modi di
,

congiungere infìeme quefte qualità cofì difeordanti, e


rimettendo gli altri à quella parte, oue della teftura dell*
Fauolafì trattarà, la quale è lor proprio luogo dell'uno ,

qui ricerca Toccatone, chefìfauellL Attnbuifcail Poe*


ta alcune operationi, che di gran lunga eccedono il po-
ter de gli huomini , à Dio , à gli Angioli fuoi , à demoni,
ò à coloro a quali da Dio , oda demoni è conceda quefta
podeftà , quali fono i Santi , i Maghi , e le Fate . Quefte
opere fé per fé ftefle fàrranno confederate, marauigliofe
parranno,anzi miracoli fono chiamati nel commune ufo
ài parlare. Quefte medefìme fé fi haurà riguardo alla vir-
tù , & alla potenza di chi l'ha operate, uerifìmili fàrranno
giudicate perche hauendo gli huomini noftri beuuta nel-
la fafceinfierneco'l latte quefta opinione, &
effendopoi
in loro confermata da imaeftri della noftra Santa Fede,
cioè che Dio & i fuoi miniftri ,
, & demoni , & i Maghi,
i

permettendolo lui, poffino far cofe foura le forze della


natura merauigliofe, e leggendo, e fentendo ogni dì ri-
cordarne nouiefempi, non parrà loro fuori del uerifi-
mile quello, che credono, nonfolo efler poffibile, ma
ftimano fpeffe fiate efferauuenuto, e poter di nouo mol
te volte auuenire. Si com' anco à quegli Antichi, che
uiuea-
DISCORSI
uiueano negli errori della lor uana Religióne, non cfei
ueano parer imponibili que' miracoli che de lor Dei fa-
,

uoleggiauano non fblo i Poeti , ma l'Hiftorie talhora che


fcpur glihuomini fcientiati imponìbili (com'erano)li
giudicauano batta al Poeta in quefto, com'in molte
altre cofe, la opinion della moltitudine > alla quale mol-
te uolte lafTando l'efatta uerità delle cofeefuole, edeue
attenerfì . Può effer dunque una medefma attione,e me-
rauigliofa, e uerifìmile, merauigliofa riguardandola in fé
fteflà, e circonfcritta dentro ài termini naturali, uerifì-
mite confìderandoladiuifa da quefti termini nella fua ca-
gione, laquale è vna virtù fopranaturale,potente& auez-
zaad operar fimiii merauiglie. Ma di quefto modo di
congiungere ii uerifìmile co'l merauigliofo, priuifono
que'PoemLne'qualiledeitàde' Gentili fono introdotte>
fi come all'incontra cornmodiflimamentefenc poffono

ualere que' Poeti , che fondano la lor Poefìa foura la no-


ftra religione quefta fola ragione à mio giudicio concili -
.-

de,che l'argumé to del' Epico debba effer tratto da Hifto


ria non Gentile,ma Chriftiana od' Hcbrea .Aggiungali
ch'altra grandezza,altra dignità,altra maeftà recafcco la
no/tra religione , cofì ne'Concilij Celefti,& infernali,co-
ine ne'Pronoftichi, & nelle cerimonie, che quella de* Gcn
.tili nò porterebbe, & ultimamente chi uuol formar l'idea
d'un perfetto Caualiero comeparue chefoffe intentio-
,

,ne d'alcuni moderni fcrittori; non so per qual cagione


gli nieghi quefta lode di pietà , e di religione, & empio &
idolatra ce lo figuri Che fé à Tcfeo ò s'à Giafòne ò ad
. ,

altro fìmilenon fi può attribuire fenza manifeftadifcon-


ueneuolezza il zelo della uera religione , Tcfeo , & Gia-
fone,& gli altri fìmili fi laffino,& in quella uecc di Carlo,
d'Artù , & d'altri fomiglianti fi fìfaCcia;elettione. Taccio
per
7> E T I C L 5
per bora chedoucndoil Poeta hauer molto riguardo al
giouamento , fé non in quanto egli è Poeta ( che ciò co-
me Poeta non ha per fine)almeno in quanto è huomo ci-
uile, e parte della Republica, molto meglio accenderà
l'animo de' noftrihuominì con l'efempio de'Caualicri fé
deli, che d'infedeli mouendo fempre più l'efempio de'fi
,

milijchedeidiflìmili, &idomeltici chegliftranieri.De


uè dunque l'argomento del Poeta Epico efler tolto da
hiftoria di religione tenuta uera da noi , ma queite hifto-
rie ò fono in guifa fiere e uenerabili, ch'effendo four'eife
fondato lo ftabilimento della noftraFede , fia empietà
l'alterarle, ò non fono di maniera facrofmte, ch'artico=-
lo di fede fia ciò che in eife fi contiene , fi che fi conceda
fènza colpa d'audacia ò di poca religione,al cune cofe ag-
giungerui, alcune leuarne, e mutarne alcun' altre. Nel-
rhiftoric della prima qualità non ardifcail noftro Epico
^
di /tenderla mano, malelaifià gli huominipij nella lor
pura , e fimplice uerità perche in effe il fìngere non e le-
,

cito & chi nifluna cofafingeffe, chi in fbmmas'obligafc


,

fé à que' particolari , ch'iui fon contenuti Poeta non fa-


,

rebbe, maHiftorico. Tolgafi dunque l'argomento delle


Epopcia dahiftoriedi uera religione ma non di tanta
,

auttorità che fiano inalterabili Male hiftorie ò conten-


.

gono auuenimenti de' noftri tempi , ò de' tempi remoti£


fimi,ò cofe non molto moderne ne molto antiche.L'hi-
,

ftoria di fecolo lontaniflimo porta al Poeta gran com-


modità di fingere, pcrocheetfendo quelle cofe in guifa
fepoltc nel feno dell'antichità , ch'à pena alcuna debole,
& ofeura memoria ce ne rimane, può il Poeta à fua uoglia
mutarle, & rimutarle, e fenzarifpetto alcuno del ucro,
com'à lui piace narrarle Ma con quefto commodo uié-
.

ne un'in commodo per auucntùra non picciolo , peroche


Difcorfi Poet. B infieme
,

DISCORSI
infieme con l'antichità de'tempi è neceflario ches'intro-^
duca nel Poema l'antichità de'cofhimi , ma quella manie-
ra di guerreggiare , o d'armeggiare ufata da gli antichi, &
quali tutte l'ufanzeloro, nonpotriano efler lette lènza
faludio dalla maggior parte de gli huomini di quella età
e lelperienza lì prende da i libri d'Homero , i quali come
che diuiniflìmi fiano , paiono nondimeno rincrefccuoli
e di ciò in buona parte è cagione quella antichità de' co-
ftumi , che da coloro c'hanno auczzo il gufto alla genti-
lezza, & al decoro de* moderni fecoli, è comecofauieta
e rancida fchiuata, & hauuta à noia], machiuolefle poi
con la vecchiezza de' fecoli introdurre la nouità de'co-
ftumi , potrebbe forfè parer limile à poco giudiciofo pit-
tore, chel'imagine di Catone ,ò di Cincinnato ueftite
fecondo le foggie della giouentù Milanefè ò Napolitana
ci rapprelèntafle > ò togliendo ad Hercole la Claua > e la
pelle di Leone, di Cimiero, e di foprauefte l'adornailè.
Portano le hiftorie moderne gran commodità in quella
parte ch'ai coftumi , Scall'ulànze s'appartiene, mato-
gliono quali in tutto la licenza di fìngere , la quale è ne-
cefTariiflìmaà i Poeti , eparticolarm ente à gli Epici , pe-

roche di troppo sfacciata audacia parrebbe quel Poeta


chel'imprefedi CARLO QVINTO volefTe deferii
uere altrimenti di quello, che molti c'hoggì viuono l'han-
no uifte, e maneggiate. Non poffono foflfrire gli huomini
d'efler ingannati in quelle colè , ch'o per le medefmi fan-
no, ò per certa relatione de Padri e de gli Aui ne fono in-
formati . Ma l'hiftorie de* tempi né molto moderni , né
molto remoti , non recano feco lafpiaceuolezzade'co-
fìumi, né della licenza di fìngere cipriuano. Talifono
i tempi di Carlo Magno , e d'Artù , e quelli ch'o di poco

fucceflfero ò eli poco precedettero , e quinci auuiene che


hab-
,

T E T I C I « 6
habbiano porto foggetto di poetare ad infiniti romanza-
. La memoria di quelle età non è fi frefea
tori che dicen-
dofi alcuna menzogna paia ìmpudenza,& i coftumi nò fò
no diuerfi da' noftri, e fé pur fono in qualche parte , Tufo
de'noftri Poeti ce gli ha fatti domeftici e familiari molto.
Prendafi dunque il foggetto del Poema Epico da fatto-
ria di religione uera , ma non fi facra che fia immutabile,
e di fecolonon molto remoto, né molto profilino alla
memoria di noi c'hora uiuiamo Tutte quefte conditio-
.

ni Signor Scipione credo io che fi richieggiano nella ma-


teria nuda , ma non però fi che mancandogliene una, ella
inhabile diuenga a riceuer la forma del Poema Heroico
ciafeuna per fé fola fa qualche effetto , chi più chi me- &
no, ma tutte infieme tanto rileuano, che fenza effe non
èlamaterìa capace di perfettione. Ma oltre tutte quefte
conditioni richìefte nel Poema una n adurrò fimplice-
menteneceflàrias quefta è che l'anioni, chedeuono ue-
nire fottol'artificio dell'Epico, fiano nobili illufori, &
quefta conditone è quella che conftituifcela natura del-
l'Epopeia,& in quefto la poefia Heroica, e la Tragica con
facendofi fono differenti dalla Comedia, che dell'atrio-
nihumili è imitatrice maperochepar che commune-
;

mente fi creda, che la Tragedia, el'Epopeia non fiano


differenti fra loro nelle cofe imitate, imitando 1 una e l'al-
tra parimente l'attioni grandi , &
illuftri , ma che la diffe-

renza ói fpetie , eh e fra loro nafea dalla diuerfità del mo-


do,faràbene che ciò più minutamente fi confiderà Pone
Ariftnella fua poetica tre differenze effentiali,efpecifiche
(percofi chiamarle) perle quai differenze l'un Poema
dall'altro fi fepara e fidiftingue. Quefte fono le diuerfi-
tà delle cofè imitate,del modo d'imitare,de gli indumen-
ti , co'quali s'imita . Le cofe fono l'attioni , il m odo , è il
B 2 nar-
»

T> 1 S C R S I
narrare, &ilrapprefentare, narrare è oue appar laper-
fona del Poeta , rapprefentare , oue occulta è quella del
Poeta, & appare quella de gli Hiftrioni. Gliiftrumenti
fono il parlare, l'armonia, e'1 ritmo. Ritmo intendo la
mifurademouimenti, ede'gefti, che ne gli Hiftrioni fi
uede Poiché Arift. ha conftituite quefte tre differenze
.

efléntiali , uà ricercando come da loro proceda la diftin-


tion delle fpetie delia poefìa, e dice che la Tragedia con-
corda con la Comcdia nel modo dell'imitare, & ne gli
iftrumenti , peroche luna d'altra rapprefenta^eTunae
l'altra ufa , oltra il uerfo , il ritmo, e l'armonia , ma queL

che le fa differenti di natura , èladiuerfìtà dell'attioni


imitate, le nobili imita la Tragedia, le ignobili la Come-
dia. L'Epopeia poi è confonne conia Tragedia nelle
cofe imitate , imitando luna &
l'altra l'illuftri, male fi

differenti il modo . Narral'Epico rapprefentail Tragi-


,

co, e gli iftrumenti ufa il uerfò folamente l'Epico, & il

Tragico oltre il uerfo il ritmo e l'armonia. Per quefte


cofe con* dette da Arift. con quella ofeura breuità , eh e
propria diluì è ftato creduto il Tragico e l'Epico in tutto
conformarti nelle cofe imitate , la quale opinione ben-
ché commune , & uniuerfale, uera da me non e giudica-
ta, eia ragione che m'induce in cofi fatta credenza, è ta-
le. Se 1'attioni Epichcc Tragiche foifero della iftefla na-
tura, produrrehbono gli ifteflì effetti pero che dalle me-
,

desime cagioni deriuano gli effetti medefimi , ma non


producencloi medefimi effetti , ne Seguita che diuerfa fia
la natura loro. Che gli iftcfTì effetti non procedano da
loro chiaramente fi manifefta. Le attioni Tragiche mo-
nello l'horrore,ela comparitone, &oue lor manehi que-
fìohorribile, equefto compaflìoneuole , Tragichepiu
non fono : ma l'Epiche non fon nate à mouer né pietà

-

rp E T I C I. 7
ne terrore, nèqueftaconditionein loro fi richiede co-
me neceffaria e fé talhora ne' Poemi Heroici fi uede
,

qualche cafo horribile , ò miferabilc, non fi cerca però


l'horrore, elamifcricordia in tutto il contefto delia fa
tal cafo in lei accidentale^ per femplice
nola: anzi è quel
ornamento , ondefefidice parimente illuftre l'attione
del Tragico , e quella dell'Epico , quello iiluftre e in lo-
ro di diuerfa natura L'illuftre del Tragico confiftenel-
.

rinefpettata e fubitamutation di fortuna, e nella gran-


dezza de gliauuenimenti , che portino fcco horrore e
mifericordia ; marillurtredcll'Heroicoè fondato foura
limprefè una cccelfà uirtu bellica , foura i fatti di cor*
d'
tefia , di pietà di religione , le quali anio-
di generofità ,

ni proprie dell'Epopciaperniuna guifaconuengono al-


la Tragedia, di qui auuiene che le perfone che nell'uno,
e nell'altro Poema s'introducono, fé bene nell'uno, e
nell'altro fono di ftato, e di dignità regale e fòpremamon
fono però della medefima natura. Richiede la Tragedia
perfone ne buone ne cattiue, ma d'vna condition di mez-
zo ; tale è Orefte , Elettra, Iocafta, la qual mediocrità,
perche da Ariftotelepiu in Edippo , che in alcun'altro è
ritrouata, però anco giudicò la perfona di lui più di ni£
fun'altra alle fauole Tragiche accomodata: l'Epico all'in-
contra uuole nelle perfone il fommo delle uirtù , le quali
Heroiche dalla virtù Heroica fono nominate Si ritroua .

in Enea l'eccellenza dellapietà, della fortezza militare


in Achille, della prudenza inVlilfe, epcruenireaino-
ftri della lealtà in Amadigi, della conftanza in Bradaman-

te, Anzi pure in alcuni di quefti il cumulo di tutte quefte


uirt u . E fé pur talhora dal Tragico e dal Epico,fi prende
per foggetto de' lor Poemi la perfona medefima è d a lo- ,

ro diuerfamente, e con uarij riipetti considerata. Confi-


derà
DISCORSI
dera l'Epico in Hercole , &inTefèoìl ualore e) l'eccel-
lenza dell'armi , gli riguarda il Tragico come rei di qual-
che colpa , e perciò caduti in infelicità . Riceuono an-
cora gli Epici non folo il colmo della uirtù , ma l'ecceflfo
deluitio, con minor pericolo affai che i Tragici non fo-
no ufi difare. Tale èMezentioe Marganorre , & Ar-
di eloro, e può effere e Bufiri , e Procufte , e Diomede , e
gli altri rimili . Da le cofe dette può effer manifefto che >

la differenza eh e fra la Tragedia e l'Epopeìa non nafee fo


lamente dalla diuerfità degli ìftrurnenti, e del modo del-
lo imitare, ma molto più , e molto prima dalla diuerfità
delle colè imitate, la qual differenza è molto più propria,
epiuintrinfeca, e più effential dell'altre ; efeAriftotele
non ne-f à mentione , è perchejbafta à lui in quel luogo di
moftrare che la Tragedia, el'Epopeia fiano differenti,
eciòà baftanzafimoftra per quell'altre due differenze,
lequali a prima vifta fono affai più note, che quefta non è.
Ma perche quefto illuftre , che riabbiamo fottopofto al-
l'H eroico può effer più e meno illuftre quanto la materia
conterrà infeauuenimenti più nobili e più grandi , più
faràdifpofta all'eccellentiffima forma dell'Epopeia, che
bench'io nonnieghiche Poema Heroico non fipoteffe
formare di accidenti meno magnifici , quali fono glia-
mori di Florio , e quelli di Teagcne e di Caridia, in que-
,

fta idea nondimeno , che hora andiamo cercando del


perfettiffimo Poema , fameftieri che la materia fia in fé
fteffa nel primo grado di nobiltà & di eccellenza, in que-
fto grado èia uenuta d'Enea in Italia ch'oltra che l'argo-
mento è per fé fteffo grande & illuftre grandi/fimo & il-
,

luftriffimo èpoi , hauendo riguardo ali Imperio de Ro-


mani, che da quella uenuta hebbe origine, alla qual co-
fa il d iuino Epico hebbe p articolar confideratione co- ,

me
NOETICI. %
me nel principio dell'Eneida c'accenna.
TAntd molis erat Romdnam condere gentem .
Tale è parimente la liberation d'Italia dalla feruitù de Go
ti , che porfe materia al Poema del Trillino , tali fono
quelle imprefè, che ò per la dignità dell'Imperio , òper
efaltatione della fede di Chrifto furo felicemente &
glo-
fornente operate, lequaliperfè medefime fi conciliano
gli animi de'Lettori , e dettano elpettatione e diletto in-
credibile, &aggiuntoui l'artificio Poeta
di Eccellente
nulla è che non poffmo nella mente de gli huomini Ec-
.

coui Signor Scipione le conditioni che giuditio fo Poeta


deue nella materia nuda ricercare le quali (r epilogando
:

in breuegiro di parole quanto s'è detto ) fono quefte.


L'auttorità dell'Hiftoria , Iauerità della religione , la li-
cenza del fingere la qualità de' tempi accomodati , & la
,

grandezza e nobiltà de gli auuenimenti . Ma quella che


prima che fia caduta fotto l'artificio dell'Epico , mate-
ria fi chiama, doppò eh e fiata dal Poeta dhpofta , e trat-
tata, e che fauola è diuenuta, non è più materia, ma è for-
ma , &anima del Poema, e tale è da Arinotele giudicata,
& fé non forma femplice , almeno un comporto di mate-
ria e di forma il giudi caremo . Ma hauendo nel principio
di quefto difeorfb affomigliata quella materia , che nuda
uien detta da noi à quella che chiamano i naturali mate-
ria prima , giudico che fi come nella materia prima, ben-
ché priua d'ogni forma, nondimeno ui fi confiderà da
Filofofi la quantità, la quale è perpetua & eterna compa-
&
gna di lei , inanzi il nafeimento della forma ui fi ritro-
ua , e doppò la fua corruttione ui rimane, cofi anco il Poe
ta, debba in queftanoftra materia, inanzi ad ogni altra
cofà la quantità confiderare , peroche è neceflario , che
togliendo egli à trattare alcuna materia, latoglia accom
pagnata
DISCORSI
pagnata d'alcuna quantità , fèndo quefta confideràtlone
daleiinfeparabilc. Auucrtifca dunque, chela quantità
eh egli prende, non fia tanta, che uolend'egli poi nel
formare la teftura della Fauola, interferirui molti Epifb-
dij & adornare & illuftrar le cofe
, che fempliei fono in
,

fuanatura, ne uenga il Poema à crefeer in tanta grandez-


za che difconuencuol paia e difmifurato,però che nò de-
uè il Poema eccedere una certa determinata grandezza,
come nel fuo luogo fi trattarà che s'egli uorrà pure (chi-
,

nare quefta difmifura e quefto eccello farà neceffitato


, ,

laflare le digreflioni , e gli altri ornamenti, che fonone»


ceflarij al Poema , e quafi ne' puri e fempliei termini del-
rHiftoriarimanerfene.il chea Lucano &à Silio Italico
fi uede eflfer'auuenuto, l'uno e l'altro de' quali, troppo

ampia e copiofa materia abbracciò, perche quegli non


fblo il conflitto di Farfaglia come dinota il Titolo , ma
,

tutta la guerra ciuile fra Cefare e Pompeo, qucfti tutta


le feconda guerra Africana prefe à trattare . Le quali ma
terie fendo in fefteffe ampiffime erano atte ad occupare
,

tutto quefto fpatio , ch'è concelfo alla grandezza dell'E-


popeia, non laiìando luogo alcuno aU'inuentione, & al-
l'ingegno del Poeta , & molte uoltc paragonando le me-
defime cofe trattate da Silio Poeta e da Liuio hiftorico,
,

molto più afeiuttamente e con minor ornamento, mi


,

par di uedcrle nel Poeta, che nell'Hiftorico al contrario ,

a punto di quello che la natura delle cofe richiederebbe,


e quefto medefimo fi può notare nel Tri/fino , il qual uol-
fe che foggetto del fuo Poema tuttala fpeditione di
foife
Belifario contra à i Goti, e perciò è molte fiate più digiu-

no, &
arido, eh a Poeta non fi conuerrebbe, che s'una
parte folamente, eia più nobil di quella imprefa haueffe
tolta à diferiuere, perauentura più ornato e più uago di
belle
POETICI. 9
frclleinuentioni farebbe riufcico. Ciafcuno In fonimi
che materia troppo ampia fi propone, è coftretro d'alluri*
gare il Poema oltre il conuencuol termine, la qual fouer-
chia lunghezza farebbe forfè nell'inamorato e nel furio ,

fò chi quelli due Libri di/tinti di titolo e d' Auttorc quali


un fol Poema confideraflfe, come in effetto fono alme . O
no è sforzato di lattare gli Epifodij , e gli altri ornamen-
ti,! quali fono al Poeta neceiTarijflìmi. Merauigliofo fu
in quefta parte il giuditiod'Homero, il quale hauendo*

propoftafi materia breue , quella accrefeiuta d'Epi-


affai

fodij, e ricca d'ogni altra maniera d'ornamento à Iqdeuo


le , e conueniente grandezza ridulfe. Più ampia alquanto
la fi propofe Virgilio , come colui che tanto in un fol
Poema raccoglie, quanto in due Poemi d'Homcro fi con
tiene, ma non però di tanta ampiezza la fcelfe chc'n al- ,

cuno di que'duo uitij fia coftretto decadere Con tutto .

ciò fé ne uà alle uolte cofi riftretto , e cofi parco ne gli or


namenti che fé ben quella purità e quella breuità fua è
,

marau/gliofa & inimitabile, non ha per auuentura tanto


del Poetico, quanto ha la fiorita e facónda copia d'Ho-
mero e mi ricordo in quello propofito , haucr'udito di-
;

re allo Sperone, la cui priuata camera mentre io in Pado


uà ftudiauo, era lolito di frequentare, non meno lpclTo,
e uolontieri che lcpublichefcoIe,parendomi;che mi rap-
prefentaiTe la fembianza di quella Academia , e di quel Li
ceo , in cui i Socrati , e iPlatoni haueano in ufo di difpu-
tare . Mi ricordo dico d'hauef udito da lui , che'i noftro
Poeta Latino è più limile al Greco Oratore, ch'ai Greco
Poeta , ci noflro Latino Oratore ha maggior
ce?
conformi-
tà col PbetaGreco che con 1 Orator Grecò» ma efie l'-
,;

Oratore el Poeta Greco haueano ciafcuno per fe^alTe-


guita quella uirtù ch'era propria dell'arte fua , oue l'uno,
,

0< - . ]}ifcorfi Poet. C e l'altro


DISCORSI
e l'altro Latino hauea più tofto ufurpata quell'eccellenza
ch'all'arte altrui era conueneuole, &
in ucro chi uorrà fot
tilmente efaminare la maniera di ciafeun di loro , uedrà,
eh e quella copiofa eloquenza di Cicerone è molto con-
forme con la larga facondia d'Homero , fi come nel acu-
me, e nella pienezza, enei nerbo d'una illultre breuità
fono molto fòmiglianti Demoftenee Virgilio. Racco-
gliendo dunque quanto s'è detto, deue la quantità deL
la materia nuda efler tanta e non più , che poflìi dall'artifì-
cio del Poeta riceuer molto accrefcimento> fènza
paffare i termini , della conueueuole grandez-
za; ma poiché s' è ragionato dei giudi-
ciò che deue moftrare il Poeta in-

torno alla fcelta dello argo»


mento, l'ordine richie-
de, che nel fèguen
te difeorfo
£ trat-
ti

dell'arte con la quale de- .

uè effere dimoilo
e formato

IL FINE DEL PRIMO DISCORSO.

DISCORSO
DISCORSO IO

SECONDO.

CELTA c'haurà il Poeta materia per fc


fletta capace d'ogni perfettioneji rimane
l'altra affai più difficile fatica, che è di dar-

le forma, e difpoiìtion Poetica, intorno


al quale officio, come intorno a proprio

foggetto quafi tuttala uirtù dell'arte ft


manifefta.Maperoche quello che principalmente confti
tuifce,e determina la natura della Poefìa,e la fa dall' Hifto
ria differente, è il confiderar le cofe non come fono ftatei,
ma in quella guifa che dourebbono effere fiate hauedo ri-
guardo più torto al uerifìmilein uniuerfaie,chealla uerità
de'particulari,prima d'ogn' altra cofa deue Poeta auuer
il

tire fé nella materia^ch'égli prede à trattare u'è auuenime


to alcuno il quale altrimente efTendo fuccefTo ò più del uc
rifìmile, ò più del mirabile, ò per qual fi uoglia altra cagio
ne, portale maggior diletto, e tutti i fucceffi che fi fatti
,

trouarà , cioè che meglio in un'altro modo poteflcro effe


reauuenuti fènza ri/petto alcuno di ucro òdi Hiftoria, à
fìia uoglia muti e rimuti, e riduca gli accidenti delle cofe

à quel modo ch'egli giudica migliore, co'luero alterato


il accompagnando.Quefto precetto molto be
tutto finto
ne feppe porre in opra il diuino Virgilio, peroche cofì
ne gli errori d'Enea, come nelle guerre patiate fra lui e La
C 2 tino,
7)/K0U/
tino andò dietro non à quello , che uero credette , ma J
,

qiiello,chc migliore e più eccellente giudicò,pcrchcnorr


folo e falfo l'amore, e lamortedi Didone, e quello che
di Polifemo fi dice , e della Sibilla , e dello fccndere di
Enea all'inferno, ma le battaglie paflatc fra lui, e ipopoli
del Latio , deferiue altrimentc di quello ch'auuennero fc
condolauerità ; e ciò confrontandola fua Encida col
primo di Liuio , e con Hiftorici chiaramente il ue-
altri ,

de. Ma fi come in Didone confufe di tanto fpatio l'or-


dine de' tempi per hauer'occafione dimefcolare fra la
"feuerita dell'altre materie , piaccuoliflìmi ragionamenti
i

•d'amore, eperaifegnare un'alta &hercditaria cagione


della inimicitia fra Romani eCartaginefi e fi come ri; ;

corfcalla Fauola di Polifemo, e della Sibilla, peraccop*


piare il merauigliofo co'luerifimìlc, cofianco alterò Li
morte di Turno tacque quella d'Enea u'aggiunfc la
, ,

morte d'Amata, mutò gli auuenimcnti, e l'ordine decori


Hitti , per accrefeer la gloria d'Enea e chiuder con un fn ,

ne più perfetto il fuo nobiliflìmo Poema. Alle quali fue


fintioni fu molto fauoreuolc l'antichità de tempi. Ma
non deue già la licenza de' Poeti ftcnderfi tanto oltre
ch'ardifea di mutare totalmente l'ultimo fine delle iva»
prefè , ch'cgliprcndc à trattare , òpur alcuni di quelM
•auuenimcnti principali , e più noti , che già nella notitia
del mondo fono riceuuti pcrueri. Simile audacia mo-
ftrarebbe colui,che Roma uinta,e Cartagine uincitricc ci
dcieriucfle ò Anniballe fupcrato à capo aperto da Fabio
'Maflìmo,non con arte tenuto à bada.Simile farebbe fiato
l'ardire d'Komcro, fé uero fofìc quel chcfalfàmetc da al-
cuni fi dieejè ben molto à proposto della loroinictione.
Che i Greti rotti e che Troia vittrtce^
% che Pcnelopeafk meretrice »

s :
Pero-
•P O E T 1 C L ii
P'erocKe qucfto è nn torre a fatto alla Poefìa quella autto
ritàche dall'Hiftoriale uicne, dalla qual ragione moffi
concludemmo douer 1 argomento dell'Epico foura
,

qualche Hiftoria effer fondato Laffi il noftro Epico il fi-


.

ne, e l'origine della imprefa, & alcune cofe più illufori


nella lor uerità ò nulla ò poco alterata , muti poi fé cofì ,

gli pare, imezi, elecirconftanze, confonda itempi,e


gli ordini dell'altre cofe, & fi dimoftriin fomma più to-
rto artifìciofo che uerace Hiftorico Ma le nella
Poeta , .

materia ch'egli s'hà propofta alcuni auuenimenti fi tro-


,

uaranno , che cofì fìano fucceffi , come à punto doureb-


bono effer fuccelfi , può il Poeta , fi fatti come fono fen-
za alteratione imitarli né perciò della perfona di Poeta
,

fìfpoglia, ueftcndofl quella di Hiftorico, perochepuò


alle uoltc auucnire che altri
, come Poeta, altri come Hi-
ftorico trattile mcdcflmc cofe, ma faranno da loro con-
siderate cor diuerfo rifpetto , pcroche l'Hiftorico le nar-
ra comeuc-xC, Poetale imita come uerifìmili Et s'io
il .

credo Lucano non effcr Poeta non mi moue a ciò ,

credere quella ragione , ch'indù ce alcuni altri in fi fatta


credenza, cioè che egli non fia Poeta, perche narra ue-
ri auuenimenti Qnerto fblononbafta, maPoetanon
.

e egli perche talmente s'obligaalla uerità de' particolari


che non hi ri/petto al uerifìmilein uniuerfale, e pur che
narri le cofe come fono fiate fatte > non fi cura d'imitar-
le, come dourianoeffereftatc fatte. Horpoichc haurà
il Poeta ridutto il uero & particolari dell Hiftoria al ve
, i

riflmile, cVall'uniuerfale, eh e proprio dell'arte fua, pro-


curi chela Fauola ( Fauola chiamo la forma del Poema,
che definir fi può teftura, ò compofltione degli auueni-
<menti ) procuri dico che la Fauola ch'indi uuol formare,
liìaintiera , ò tutta che uogliamdire, fia di conuenciml
r t gran-
DISCORSI
grandezza & fia una &foura quefte tre conditioni,
, ,

ch'alia Fauola fon neceflarie , diftintamente e con quel- ,

l'ordine che le ho propofte difcorrerò Tutta ò intiera .

deue eflere la Fauola, pcrch'in lei la perfettione fi ricerca


ma perfetta non può effer quella cofa, ch'intiera non fia,
quefta integrità fi trouarà nella Fauola , s'ella haurà il

principio, mezo /e l'ultimo. Principio è quello, che


il

neceflariamente non è doppo altra cofa, e l'altre cofe fon


doppolui. 11 fine è quello eh e doppo l'altre cofe, né al-
tra cofa ha doppo fé il mezo è porto fra l'uno e l'altro,
,

& egli è doppo alcune cofe, & alcune n'ha doppo fé ma ,

per ufeire alquanto dalla breuità delle definitioni dico ,

ch'intiera è quella Fauola ,che in fefteflà ogni cofa con-


tiene, ch'alia fua intelligenza fia neceflaria, & le cagioni
e l'origine di quella imprefa, che fi prende à trattare, ui
fonoefpreife, &
per li debiti mezi fi conduce ad un fine,
il quale nilfuna cofa laflì ò non ben conclufà, ò non ben

r ifoluta quefta conditione dell'integrità fi defidera nel-


:

l'Oriando innamorato del Boiardo , né fi troua nel Furio


fo dell'Ariofto , manca all'innamorato il fine, al Furiofo
il principio, ma nell'uno non fu difetto d'arte, ma colpa
di morte, nell'altro nonignoranza, maelettione diuo-
lcr fornire ciò che dal primo fu cominciato. Chel'inna-
moratofia imperfetto nonuifa meftieri proua alcuna,
che non fia intiero il Furiofo, é parimente chiaro pero- ,

che fé noi uorremo che l'attione principale di quel Poe-


ma fia l'amor di Ruggiero ui manca il principio fc uor-
, ,

remo che fia la guerra di Carlo e d'Agramante, parimen


te il principio ui manca, perche quando ò comefoifepre
fo Ruggiero dall'amor diBradamantenon ui fi legge, né
meno quando , òin che modo gli Africani meueffero
guerra à Francefi, fc non forfè in uno o'n due uerfi acccn
natoj
NOETICI. 1

nato , e molte uolte i lettori nella cognitione di quefte fd


uole andarebbono al buio, fé dall'innamorato non to-
glieflèro ciò che alla lor cognitione èneccilario. Ma fi
detie come ho detto considerare l'Orlando innamorato
e'IFuriofo non come due Libri dittimi, ma come un Poe
ma folo cominciato dall'uno , e con le medefimc Hla,bcn
che meglio annodate, e meglio colorite dall'altro Poeta
condotto al fine , & in quefta maniera riguardandolo, fa
rà intiero Poema a cui nulla manchi per intelligenza del
,

lefuefauolc.Quefta conditione dell integrità manche-


rebbe parimente nell'Iliade d'Homero , fé uero fbfle che
la guerra Troiana hauefTe prefà per argomento del Tuo
Poema , ma quefta opinione di molti antichi refiutata , e
confutata dai dotti delnoftrofecolo, chiaramente per
falfà fi manifefia , & fé Homero fteffo è buon teftimonio
della propria intentione, non la guerra di Troia mal 'ira ,

d'Achille fi canta nell'Iliade Dimmi Mufà l'ira d'Achille


.

figliol di Peleo , la quale recò infiniti dolori ài Greci, e


mandò molte anime d'Eroi all'inferno. E tutto ciò che
della guerra di Troia fi dice, propone di dirlo come an-

negò, e dependente dall'ira d'Achille, in fomma come&


Epifodij chela gloria d'Achille, e la grandezza della Fa-
uola accrefeano , della quale ira pienamente e l'origine,
e le cagioni fi narrano , nella uenuta di Crifa Sacerdote
e nel rapto di Brifèide , e con un perpetuo tenore fino al
fine è condotta, cioè fino alla riconciliatione, che fra
Achille &
Agamennone dalla morte di Patroclo è cagio-
nata. Si che perfettiflìma d'ogni parte è quella Fauola, e
nel feno della fuateftura portaintiera e perfetta cogni-
tione di fé ftefla, ne conuiene accettare altronde eftrin-
feche cofè, chela fila intelligenza ci facilitino . Il qual di-
fetto fi può per auentura riprendere in alcun moderno
oue
,

DISCORSI
oue è neceflario ricorrere à quella profà che dinanzi per
fa fùadechiaratione porta fcritta, pero che quefta tal chia-
rezza, che fi ha dagli argomenti, e da altri fi fatti aiuti
non è ne artificio/a, né propria del Poeta ma eftrinfcca,
,

emendicata; ma eifendofi trattato àbaftanza della pri-


ma conditione richieda alla Fauola , palliamo alla fccon-
da, cioè alla grandezza, né paiaò fouerchio òdifcon-»
ueneuole , fé eflfendoli già ragionato della grandezza
in quel luogo , oue della elettione della materia fi tratta
hora fé ne parli, oue l'artificio della forma fi deue consi-
derare perche iui à quella grandezza s'hebbe riguardo
,

cheportauafeco nel Poema la materia nuda, quìa quel-


la grandezza s'hauràconfideratione, che uiene nel Poe-
ma dall'arte del Poeta col mezo degli Epifodij . Ricer-
cano le forme naturali una determinata grandezzate fo-
no circonfcritte dentro à certi termini , del più e del me-
no , da i quali ne con l'eccedo , né col difetto è lor con-
ceffo d'ufeire. Ricercano fimilmente le forme artificiali
una quantità determinata, né potrà la forma della nane
introdurli in un grano di miglio riè meno nella grandez
,

za del Monte Olimpo peroche allhora fi dice efferui in-


,

trodotta la forma, che lopcratione ch'epropria e natura


le di quella tal forma ui s'introduce, ma non potrà già
trouarfiTopcrationc della natie eh e difolcareil mare, e
dicondurre gli huominielemerci dall'uno all'altro lido
in quantità ch'ecceda di tanto, òdi tanto manchi. Tale
ancora è forfè la natura de' Poemi, manon uogliopero
che fi confideri fino à quanta grandezza poflàcrcfcerla
forma del Poema Heroico ma in fino a quanta grandez»-
,

za fia conueneuole che crefea &fenza alcun dubbio


,

maggior deuceffcrecheleFauole Tragiche, eie Comi-


che non fono nate ad edere in fua natura e E' fi come
3ao jie'pic-
NOÈTICI. 13
fot* piccioli corpi può ben eflerc eleganza e leggiadria»
ma Deità e perfettione non mai , cofi anco i piccioli Poe-
mi Epici uaghi & eleganti poffono eflfere, ma non belli e
perche nella bellezza e perfettione oltralapro-
perfetti,
portione,ui è la grandezza neceffaria, quella grandez-
za però non deue eccedereil conucneuole di maniera
che quel Titio ci rapprefenti il qual diitefo fette campi in
gombra. Ma fi come l'occhio è dritto giudice della dice.
ùole ftatura del corpo,perocheconueneuoi grandezza fi
rà in quel corpo nella uifta del qualej'occhio non fi con-
fondala poffa tutte le fue membra rimirando la lorpro-
portione conofeere , cofi anco la memoria communc
degli huomini è dritta eftimatrice della mifura conue-
niente del Poema.Grande è conueneuolmente quel Poe
ma , in cui la memoria non fi perde né fi fmarifee > ma tut-
to unitamente comprehendendolojpuò confiderare co-
me luna cofa con l'altra fia connefTa, e dall'altra depen-
da, e come le parti fra loro e col tutto fiano proportio-
nate.Vitiofifonofenza dubbio que'Poemi, in buona &
parte perduta è l'opera, che ui fi /pende , ne'quali di poco
ha il Lettore paflfato il mezo, che del principio fi è di-
menticato peroche ui fi perde quel diletto, che dal Poe-
,

ta come principale perkttione deuecflcre con ogni Au-


dio ricercato Quefto è come l'uno auuenimento doppo
.

l'altro neceifariamente, ò uerifimilmente fucceda,come


l'uno con l'altro fia concatenato > e dall'altro infeparabi-
le, & in fomma come da una artificiosi teftura de'nodi na

fcaunaintrinfccae uerifimile, &inc/pettatafo!utione, e


per atientura chi l'Innamoramento el Furiofo, come un
folo Poema confideraflc gli potria parere la fua lunghez-
za fouerchia, anzi che nò , & non atta ad cfler contenuta,
in una fimplicelettioneda una mediocre memoria. Dop-
DifcorfiPoet, D pò
DISCORSI
pò la grandezza fiegue l'unità, che fa l'ultima conditione*
che fu da noi alla Fauola attribuita > quefta è quella parte
Signor SCIPIONE che ha data a i noftri tempi occa-
fìone di uarie e lunghe contefeà coloro che'l furor litera-
to in guerra mena . Peroche alcuni neceflària l'hanno giù
dicata, altri all'incontrahanno creduto la moltitudine
delle attioni ai Poema Heroico più conuenirfi •
Et magno ìndice fé quiftue tue tur .
Facendoli i difenfori della unità feudo della auttorità efe
Ariftotele, della maeftà de gli Antichi Greci e Latini Poe
ti, né mancando loro quelle armi, che dalla ragione fono

fomminiflrate, ma hanno per auuerfarij l'ufo de'prefenti


fecoli, il confenfo uniuerfale delle donne, e Caualieri ,e
delle corti , & fi comepare,relpcrienza ancora, infallibile
parangone della ueriti. Veggendofì che l'Ariofto par-
tendo dalle uefiigie de gli Antichi Scrittori, e delle rego-
le d Arinotele , ha molte e diuerfe attioni nel ilio Poema
abbracciate è letto criictto da tutte l'età , da tutti fèflì,i

noto à tutte le lingue, piace à tutti, tutti il lodano, uiue


e ringiouinifee fempre nella fua fama , e uola gloriofo per
le lingue de'mortali, oueilTriffino d'altraparte, chei
Poemi d'Homero religiolàmente fipropofe d'imitare e
dentro i precetti d'Ariftotele fi riltrinfc,mentouatoda
pochi , letto da pochiffimi , prezzato quafi da nifl~uno,mu
to nel teatro del mondo, è morto alla luce de gli rinomi-
ni Sepolto àpena nelle Librarie e nello fhiclio d'alcun
letterato fenecrimane. Ne mancano in fauore di quefta
parte, oltre l'efperienza, làidi e gagliardi argomenti , pe-
roche alcuni huomini dotti, &
ingegnofi ò perche cofi
neramente credeifero , ò pur per inoltrare la forza dell'-
ingegno loro e farli gratiofi al mondo , adulando a guifà
,

di Tiranno ( che tale è ueramente ) quello confenfo uni-


uerfale,
*? ET ì e r> 14
uerfale , fono andati inneftigandonoue cfottili ragioni,,
con le quali l'hanno confermaro, e fortificato Io per me 5

come che habbia quelli tali in fomma riuerenza per dot-


trina e per facondia, e come che giudichi che'l diuino
Arioflo e per felicità di natura , eperFaccurata fua dili-
genza, e per la uariacognition di cole, epcrlalungaprat
tica de gli eccellenti fcrittori, dalla quale acquili ò un'efàt
to gufto del buono e del bello >arnualTe à quel fegno nei
poetare heroicam ente , à cuiniflun Moderno.cpochi fra
gli Antichi fon peruenuti , giudico nondimeno che noa
fia da efler feguito nella moltitudine delle attioni,la qua!
moltitudine fcùfàbil e nel Poema Epico può ben efTere,
riuolgendo la colpa ò all'ufo de'tempi, ò à comandamen-
to di Principe , ò à preghiera di Dama ò ad altra cagio-
,

ne. MalodeUole non farà però mai riputata. Né per pag-


lione, neper temerità, ò à cafo mi mouo à coli dire, ma
per alcune ragioni , ò ucre ò uerifimili chefìano,
le quali
hanno uirtù di piegare ò di tener fermo in quella creden
za l'animo mio Che fé la pittura e l'altre arti imitatrici
. ,

ricercano ched'uno una fial'imitatione, fei Filofonche


tiogliono "Tèmpre l'efatto,elperfetto delle cofe frale prin
opali conditionirichiefte n e'ior libri, ui cercanol'unità
del foggetto , la qual fola mancandoui imperfetto lo fri-
ulano . Se nella Tragediae nella Comedia finalmente è
da tutti giudicata neceffaria perchcquefla unità cercata
,

da Filofofì feguita da Pittori , e da gli Scultori ritenuta ,

dai Comici ,& da i Tragici fùoi compagni, deuc eflere


dall'Epico fuggita e difprczzata , felunitàporta in natura
perfettione , & imperfettione la moltitudine , onde Pi- i

tagorici quella fràbeni, e quefla fra mali annouerauano,


onde quella alla materia, e quella alla forma s'attribui-
fcc, perche nel Poema Heroico ancora non portarà mag
D a gior
.

DISCORSI
gior perfettione l'unità, che la moltitudine. Oltra di
ciò prcfupponendo che la Fauola fia il fine del Poeta, co-
me afferma Andatele , e nifTuno ha fin qui negato , s' una
farà la Fauola , uno farà il fine , fé più e diuerfe faranno le
Fauole, più e diuerfi faranno i fini, ma quanto meglio
opera chi riguarda ad un folfine, che chi diuerfifini fi
propone, nafcendo dalla diuerfità dc'fini diftrattione nel
&
animo, impedimento nell'operare tanto meglio ope«
rara l'imitator d una fòla Fauola , che l'imitatore di mol-
te attioni . Aggiungo che dalla moltitudine delle Fauole
nafcei'indcterminatione, epuò quello progreffo andare
in infinito , fenza che le fia dall'arte prefiflò ò circonfcrit
to termine alcuno; il Poeta ch'una Fauola tratta, finita
quella^ giunto al fuo fine, chi più ne teffe ò quattro ò fei
ò dieci ne potrà teffere nèpiuàquefto numero, che à
quello,è obligato Non potrà hauer dunque determina-
.

ta certezza qual fia quel fegno » oue conuenga fermarfi


VltimamentelaFauolaèla forma effentiale del Poema*
come niffoli dubita, hor fé più fiiranno le Fauole diftin-
te fra loro,l'una delle quali dall'altra non dependa,piu fa
ranno confeguentemeteiPoemi,e(Ièndo dunque quello
che chiamiamo un Poema di più attioni non un Poema, ,

ma una moltitudine di Poemi infieme congiunta ò que' ,

Poemi faranno,perfetti,ò imperf etti,fe perfetti bifogna- ,

rà c'habbiano la debita grandezza , &


haucdola ne rifulta
rà una moile più grande affai , che non fono i uolumi de'-
Lcggifti . Se imperfetti , è meglio à far un fol Poema per
fetto che moli imperfetti. Tralaffo che fé quelli Poemi
fon molti e diftìnti di natura , come fi prouaper la molti-
tudine e diftintion delle fauole, ha non fblodel confu-
to , ma del moftruofo ancora il traporre, e mefcolare le
membra dell'uno con quelle dell'altro, umile a quel-
la
fP O E T ÌC L 15
la fera ,che ci deferiue Dante
Hellera abbarbicata mai non fue
Ad arbor fi come Ihorribil fera
Per l'altrui membra attinie e hù le fue.
Et quel che fegue . Ma perche io ho detto chel Poema di
più anioni fono molti Poemi, &
innàzi diffi cheTinnamo
rato , e'1 Furiofo erano un fol Poema , non fi noti contra-
rietà nella mia opinione,peroche qui intendo la voce efat
tamente fecondo il fuo proprio euero lignificato, & iui
la prefi come comunemente s ufa , un fol Poema cioè
una fola compofition d'anioni come fi direbbe una fola
,

Hiftoria . Da quefte ragioni moifo per auentura Anito-


tele , ò da altre ch'egli uide , & à me non fòuuengono
determinò che la Fauola del Poema una efTer doueife, la
qual determinatione fu come buona accettata da Hora-
tio nella Poetica, là doue egli diflfe ciò che fi tratta fia fera
plice&fuo. A* quella determinatione, uarijcon uarie
ragioni hanno ripugnato , efcludendo da que' Poemi He
roici , che Romanzi fi chiamano l'unità della Fauola, non
folo come non neceflaria, ma come dannola etiandio •
Ma non uoglio referir già tutto ciò ch'intorno à quefta
materia è detto da loro , perche alcune cofe fi leggono in
alcuni affai leggiere e puerili, &
indegne totalmente di
rifpofta .Solo addurrò quelle ragioni che con maggior
fembianza di uerità quefta opinione confermano, le qua
li in fomma à quattro fi riducono e fono quefte
, 11 Ro- .

manzo ( cofi chiamano il Furiofo e gli altri fimili ) è fpe-


tiediPoefia diuerfà dalla Epopeia,e non conofeiuta da
Anftotele , per quello none obligataà quelle regole,
che da Anftotele della Epopcia. E fé dice Aditotele che
l'unità della Fauola è neceflaria ncll'Epopeia, non dice
però che fi conuengaà quefta Poefia di Romanzi, ch'è
di
DI S CORSI
di natura cohofeiuta da lui Aggiungono la feconda ra-
.

gione, &è tale. Ognilingua ha dalla natura alcune condì


doni proprie e naturali di lei,ch'a gli altri idiomi pernia
fun modo conuengono,ilche apparirà maniféfto a chi an
drà minutamente confideranno quante cofe nella greca
fauella hanno gratìa &
Energia mirabile > che nella Lati-
&
na poi fredde infipide le ne reftano > e quante uene fo-
no chauendo forza, e uìrtù grandilfima nella Latina,
Tuonano male nella Tofcana. Ma fra l'altre conditioni
che porta fecola noftra fauella Italiana, una nequefta
cioè la moltitudine delle attioni, e fi come a Greci, &
Latini difconueneuole farebbe la moltitudine delle attio
ni, cofiàTofcani l'unità della Fauola non ficonuiene.
Oltra di ciò quelle poefie fono migliori , che dall'ufo fo-
no più approuate, appo il quale è l'arbitrio eia podeftà
cofi foura la Poefia , come foura l'altre cofè, & ciò teftifi-
caHoratio oue dice:
Penes quem & vis& norma loquendì *
Maquefta maniera di* Poefia che Romanza fi chiama è
più approuata dall'ufo, migliore dunque deue eflfere
giudicata. Yltimamente cofi concludono quello è più
perfetto Poema che meglio afleguifee il fine della Poefia,
ma molto meglio e più facilmente è affeguito dal Ro-
manzo che dalla Epopeia, cioè dalla moltitudine, che
dalla unità delle attioni , fi deue dunque il Romanzo , al-
l'Epopcia preporre, mache'l Romanzo meglio confè-
guilca il fine è cofi noto che non ui fa quafi meftiero pro-
ua alcuna, perocheefTendo il fine della Poefia il dilettare
maggior diletto ci recano i Poemi di più Fauole, che d'u-
na loia, come l'efperienza ci dimoftra» Qnefti fono i fon
damenti foura quali fì foftiene l'opinione di coloro, che
i

la moltitudine delle attioni hanno giudicata ne' Roman-


zi
«7 ET I CI. is
21 conueneuole. Saldi e certi ucramentema non però
tanto che dalle machine della ragione non portano efler
efpugnati , fé pur la ragione ftà dalla parte contraria > co-
rnea megioua di credere: contrai quali, la debolezza
del mio ingegno in quefta ragione confidato , non refta-
rò d'adoperare . Ma uegnamo al primo fondamento,ouc
fi di ce. E il Romanzo fpetie diftinta dall' Epopeia non
conofciuta da Aratotele, per quefto non deue cadere
(òtto quelle regole , alle quali egli obliga l'Epopeia Se .

il Romanzo è fpetie è
diftinta dall'Epopeia, chiara cofa
che per qualche differenza effentiale èdiftinto > perche
le differenze accidentali non poffono fare diuerfìtà di fpe-
tie, ma non trouandofi fra il Romanzo e l'Epopeia diffe-
renza alcuna fpecifica , ne fegue chiaramente che diftin-
tione alcuna di fpetie fra loro non fìtroui. Che non fi
troui fra loro differenza alcuna effentiale à ciafeuno age-
uolmente può effer manifefto , tre folamente fono le dif-

ferenze effentiali nella Poefìa , dalle quali , quafi da uarij


fonti uarij e diftinti Poemi deriuano,
., &
fono come nel
precedente difeorfo dicemmo , la diuerfìtà delle cofè imi 3^
tate , la diuerfìtà della maniera d'imitare > &
la diuerfìtà ""*)

de gli iftromenti co' quali s'imita , per quefte fole gli Epi- Jff^
ci i Comici i Tragici E ci tarifti fono diffe-
renti, da quefte nafcerebbela diuerfìtà della fpetie frà'l
Romanzo, e l'Epopeia, sai cuna ucnefoffe. Imita il Ro-
manzo e l'Epopeia le medefìme attioni , imita col mede-
fimo modo , imita con gli fteffi iftrumenti , fono dunque
della medefìma fpetie. Imita il Romanzo e l'Epopeia le
med efìme attioni, cioè l'illuftri, nèfolo è fra loro quella
conuenienza d'imitar l'illuftri in genere > ch'è fra l'Epico
e'1 Tragico, ma ancora una più particolare è più ftretta

affinità d'imitare ilmedefìmo illuftre, quello dico, che


non
DISCORSI
non è fondato foura la grandezza de'fatti horribili, eco*
paflìoneuoli , ma foura le generofe, e magnanime attioni

de gli Heroi , quello illuftre dico che fi determina con le


perfòne di mezo fra'l uitio e la uirtù , ma le ualorofc in fu
premo grado di eccellenza, la qual conuenienza d'imita
re il medefimo illuftre chiaramente (i uede fra noftri Ro-
manzi , e gli Epici de'Latini, e de'Greci. Imita il Roman
zoel'Epopeia conl'iftefTa maniera nell'uno, e nell'altro
Poema . Vi appare laperfona del Poeta ui fi narrano le ,

cofe , non fi rapprefentano Ne ha per fine la .Scena e 1'-


.

Attìoni degliHiftrioni, come la Tragedia e la Come-


dia Imitano co'medefimiiftrumcnti, l'uno e l'altro ufà
.

iiuerfònudo, nonferuendofimai,nèdelrhitmo, né del


la armonia , che fono del Tragico e del coraico Dalla
, .

conuenienza dunque delle attioni imitate, edcgliiftru-


menti, e del modo d'imitare fi conclude eiferela mede-
,

ma fpetie di Poefia quella ch'Epica uien detta, e quella


che Romanzo fi chiama. Onde poi quefto nome di Ro-
manzo fia deriuato , uarie fono l'opinioni c'hora non fa
meftieri di raccontare ma non è inconueniente che /òt-
,

to la medefima fpetie, alcuni Poemi fi trouino diuerfi per


diuerfità accidentali, i quali con diucrfb nome fiano chia
mati Si come fra le Comedie, altre fono fiate dette Sta-
.

tarie, altre , altre dal Sago , altre dalla Toga

prendeuano il nome,ma tutte però conueniuano ne'pre-


cetti , e nelle regole eflentiali della Comedia , come que-
fto dell'unità. Se dunqueil Romanzo el'Epopeia fono
d'una medefima fpetie, a gli oblighi delle fteflè regole de-
uono efière riftretti maftìmamcnte di quelle regole par-
,

lando che non folo in ogni Poema Heroico ma in ogni


, ,

Poema aifoluta mente fono neceffarie Tale è l'unità del


, .

la Fauola , la quale Arinotele in ogni ipetie di Poema ri-


cerca,
<3> O ET I C I. 17
cerca , non più nell'Heroico che nel Tragico ò nel Co- ,

mico onde quando anco foffe uero ciò 'che fi dice che!
,

Romanzo non forte Poema Epico non però ne fèguireb


;

be che t'imita della Fauolà non foffe in lui fecondo il pa-


,

rer d 'Aratotele neceffaria. Ma che ciò non fiaucro a ba


danzami pare dimoflrato, che fèpur.uoleuano afferma-
re, chel Romanzo è fpetie diftinta dall'Epopeia , conue-
niua lor dimoftrare ch'Ari fio tele è manco, e diffettofo
nell'affegnarcle differenze,e chi ben confiderà quelle dif
ferenze , dalle quali par che proceda diuerfità di fpetie
fràl Romanzo e l'Epopcia , fono in guifà accidentali, che
più accidentale non è neirhuomo^l'eifer elfercitato nel
corfo e nella paleftra , ò faper l'arte dello fchermo tale è ,

quella , che l'argomento del Romanzo fia finto, e quello


<?ell'Epopeia tolto dalla Hiftoria , che fé quefta folle diffe
renza fpecifica, neceffariamente fàrebbono diuerfi difpe
tie tutti que'Poemi,frà quali quefta differenza fi ritrouaf-
fe, diuerfi dunque di fpetie fàrebbono il fior d'Agatone,
el'Edippo ài Sofocle, & in fomma quelle Tragedie.il
cui argomento folle finto da quelle cherhaueffero dall'-
,

Hiftoria; e fecondo la ragione ufiitada loro la Tragedia


d'argomento finto non haurebbe l'obligo di quelle mede
fime regole che ha la Tragedia d'argomento uero On-
, .

de ne l'unità della Fauola farebbe in lei neceffaria, nel


moucreil terrore eia compaffion e farebbe il fuo fine, ma
quello fenza alcun dubbio è inconueniente, inconue-
niente dunque farebbe ancora, che lafintioneò uerità
dell'argomento foffe differenza fpecifica. Delmedcfimo
ualore fono l'altre differenze , ch'affegnano , e confonda-
mene delfiftefTa ragione fi po/fono confutare; e perche
molti hanno creduto che'l Romanzo fia fpetie di Poefia
non conofeiuta da AriftoteIe,nonuoglio tacer quefto
DifcorfiPoct, E che
DISCORSI
che fpetie di Poefìa non è hoggi in ufo , ne fu in ufo negli
antichi tempi, né per un lungo uolgerdi fecolì dinouo
forgerà , nella cui cognitione non fi debba credere che
penetraffe Ariftotele con quella medefima acutezza d 'in.
gegno , con la quale tutte le cofe , ch'in qucfta gran mar
china Dio e la natura rinchiufè> fotto dieci capidifpofe,
e con la quale tanti e fi uarij fillogifmi ad alcune poche
formeriducendo,breuee perfetta arte ne compofe,fi
che quella arte incognita a gli antichi Filofofì fé non qua
to naturalmente ciafcun ne participa da lui folo , e'1 pri-
,

mo principio , e l'ultima perfcttionc riconofce . Vide


Ariftotele. che la natura della Poefia non era altro che
imitare , uide confèguentcmente che la diuerfità delle

iuefpcticnon poteua in lei altronde deriuare che da ,

qualche diuerfità diqueftaimitatione,& chequcfkua-


rietà folo in tre guifè potca nafcere ò dalle cofe, ò dal mo
do , ò da gli iftromenti . Vide dunque quante poteuano
effere le differenze cffentiali della Poefia, & hauendoui-
ftc le differenze , uide in confcguenza quante poteuano
effere le fueipctie, perche eifendo determinatele diffe-
renze che coitituifcono le fpetie, determinate conuiene
che fian le fpetie , e tante folamente, quanti fono i modi,
ne' quali poffono congiungerfi ( ò combinare come fi dir
ce) le differenze. Era la feconda ragione ch'ogni lingua
ha alcune particolari proprietà, & chelamoltitudine del
le attioni è propria de' Poemi Tofcani come è l'unità de
,

Latini , e de' Greci. No nego io che ciafeuno Idioma non


habbia alcune cofe proprie di lui , perochc alcune elocu-
tioni ueggiamo cofi proprie d'unalingua, che'n altrafa-
uelladiceuolmcntcnon poffono effer trafportate. E' la
lingua Greca molto atta alla efpreffione d'ogni minuta
cola, àquefta ifteflà e/preffione inetta è la Latina, ma
molto
POETICI. ij
molto più capace di grandezza, e di fnacftà & la 'no/tra ,

lingua Tofcana fé bene con cgual Tuono nella deferittio


,

ne delle guerre non ci riempie gii orecchi, con maggior


dolcezza nondimeno nel trattare le paffioni amorofece
lelufinga. Quello dunque, ch'è proprio d'una lingua,
ò èfrafì & elocutione,& ciò nulla importa al noftropro
pofito , parlando noi d'attioni e non ài parole ò pur ài
, ,

remo proprio d'una lingua quelle materie, lequali me-


glio da lei, che da altra fono trattate, come è la guerra
dalla Latina , e l'amore dalla Tofcana . Ma chiara cofa èi
che fé la Tofcana fauella fard atta ad efprimere molti acci
denti amorofi farà parimente atta ad eiprimerne uno, e
,

fé la lingua 1 atina farà difpoftaà trattare unfucceflb di


guerra , faràparimente difpofta à trattarne molti, fi eh io
per me non poffo conofeere la cagione che l'uniti dell'at
tioni Ma propria de'Latini Poemi , e la moltitudine de uul
gari; né per auentura cagione alcuna fènepuò rendere,
che fé e/lì i me diranno per qual cagione le materie del*
,

làguerrafono {limate più proprie della Latina, e l'amo*


rofè della Tofcana. Ri/ponderei che ciò fi dice auueni-
re per le molte confonanti d ella Latina , e per la lunghez^
za del fuo Efametro più atte allo ftrepito delle armi, & al
laguerrajeperleuocali della Tofcana, e per l'armonia
delle rime più conueneuoleallapiaceuolezza degli affet-
ti amorofi , ma non però quelle materie fono in guifi prò

prie di quefii Idiomi , che l'armi nella Tofcana, egli amo


ri nella Latina non pollano conuencuolmcnte efferci

cfpreffe da eccellente Poeta Concludendo dunque di-


.

co che fé ben e uero ch'ogni lingua riabbiale fue proprie


ti, è detto nondimeno fenza ragione alcuna, ehelamoi
titudine delle attioni fia propria de'uulgari Poemi , e l'uni
ti de'Latini , e de'Greci Ne più malageuole è il rifpon,-
.

. . E 2 dcre
DISCORSI
etere alla ragione, la quale era, che quelle Poefiefono
più eccellenti, che più fono dall'ufo approuate onde ,

più eccellente è il Romanzo dell' Epopeia, effendo più


dall'ufo approuato. A' quefta ragione uolendo io con-
tradire , conuienc che per maggionintcliigenza e chiarez
za della uerità deriui da più alto principio il mio ragiona-
mento Ci ha alcune cofe che'n fua natura non fono né
.

buone né ree ma dependendo dairufo,buonc e ree fono


,

fecondo chcl'ufo le determina. Tale è il ueftire, che tan-


to èlodeuole, quanto dalla conflietudine uiene accetta
to , tale è il parlare , e perciò fu conucneuolmente ri/po-
fto a colui , uiui come tufferò gli huomini antichi , e parla
come hoggidì fi ragiona. Di quiauuiene, che molte pa-
role, che già fecke e pellegrine furono, hor trite dalle
bocche de gli huomini comunLuili & popolarefchefonó
diuenute. Molte all'incontra, che prima come barbare,
& ho) ride erano fchiuate hor come uaghe & cittadine d
,

riccuono, molte ne inuecchiano, molte ne muoiono, e


nenafeono, e ne nafeeranno molte altre, come piace al-
l'ufo che con pieno e libero arbitrio le gouerna & que-
, ;

fta mutation delle noci fu con lacomparation delle fo-


glie mirabilmente efprcfla da Horatio
Vt Si lux foìijs pronos mutatitur in annos
Prima cadunt , ha ver hor um vetus interit dtas
Et iuuenum rituflorent modo nata , vige nt qui.
Etfogtrion^e
OD D
Multa renafeentur qux ì,im recidere, cadentque
J$ut nunc (unt in h onore vocabula , fivolet v/us
jgucrn penes arbitrtum e^,& vis &
norma loquendi .
}

Da qti Ita ragione concludono i Peripatetici contra quel


lo , che alcuni Filofori credettero , che le parole non fìa-
bo opere dalto natura compofte,nepiùin lor natura una
cofa»
NOETICI. 19
cofa , eh un'altra lignifichino , che fé tali foffero , dall'ufo
non dependercbbono,mache iìano fattura deglihuo-
mini , nulla per fé fteffe dinotanti onde come à lor pia-
,

ce, può hor qucfto, horquel concetto eifer da effe fì-


gnificato,&nonbauendo bruttezza, ò bellezza alcu-
na, chefìa lor propria e naturale , belle e brutte paio-
no fecondo l'ufo le giudica, il quale mutabiliffimo ef-
fendo ncceffario è che mutabili fìano tutte le cofè
,

che da lui dependono. Tali in fommafono non folo il uè


ftire e'lparlarc,ma tutte quelle, che con un nome comu-
ne afonie fi chiamano Quefte come il lor nome dimo-
.

erà dalla consuetudine al biafimo , & alla lode fono de-


,

terminate E fotto quella confideratione caggiono mol


.

te di quelle oppofitioni, chefìfannoadHomero intor-


no al decoro delle perfonc , come alcuni dicono , mal co
nofeiutodalui. Alcune altrc.cofè fi ritrouano poi, che

talideterminatamente fono in fua natura , cioè ò buone


ò ree fono per fé iteffe & non ha l'ufo fouraloro imperio
ò auttorita niffuna. Di quefta forte è il uitio e la uirtù,per

fé fteffo èmaluagio il uitio per fé fteffa è honefta la virtù,


,

e l'opere uirtuofc, euitiofèfbnoperfe ftefTe e lodeuoli,


e degne di biafimo E quel che per fé fteflb e tale , per-
.

che il mondo e: i coftumi fi uarijno, fempre nondimeno


furatale, né s'una uolta meritò lode colui, che refiutò
l'oro de' Sanniti , ò colui, che legò fé uiuo e'1 padre mor-
to fciolfe di quefte attioni lor farà mai per uolger di fe-
:

coli , biafimo attribuito . Di quefta forte fono parimcn


te l'opere della natura, di-maniera, che quel, ch'una vol-
ta fu eccellente, malgrado della instabilità dell'ufo, farà
fempre eccellente. E' la natura ftabiliffima nelle fueope-
rationii e procede fempre con un tenore certo e perpe-
tuo , fé non quanto per difetto & incofìanza della mate-
ria,
DISCORSI
ria, uede talhor uariaré, perche guidata da un lume e
fi ,

da una fcorta infallibile riguarda fèmpre il buono e'1 per


,

fetto, &effendo il buono ci perfetto Tempre il medefi-*


mo conuiene che'lfuo modo di operare fia fcmpre il
,

medefimo. Opera della natura èia bellezza, la qual con-


fluendo in certa proportion di membra con grandezza
,

conueneuolé, &con uagafòauità di colori, quefle con-


ditioni che belle per fe«ftcfTe una uolta furono
, belle ,

fempre faranno né potrebbe Tufo fare ch'altrimente pa-


,

reflero , fi come all'incontra non può far l'ufo fi che bel-


,

lipaiano i capi aguzzi, ò i gofi fra quelle nationi oue fi


, ,

fatte qualità nella maggior parte degli huomini fi ueggio-


no. Ma tali in fé fteflè effendo l'opere della natura, tali in
fé fleffeconuiene che fiano l'opere di quell'arte, che fenza
alcun della natura è imitatrice. E per fermar fi sii
mezo
l'efcmpio dato, fé la proportion delle membra per fé ftcA
fàèbella; quella medefima imitata dal Pittore, edalo
Scultore per fé fteffa farà bella, & fclodeuole e il natura-
le, lodeuole farà fempre l'artificiofo , che dal naturale
depende. Di qui auuiene che quelle flatue di Praffitele,
ò di Fidia che falue dalla malignità de' tempi ci fono re-
,

fiate, cofi belle paiono ài noftri huomini , come belle à


gli antichi foleano parcre,nè il corfo di tanti fecoli , ò l'ai-
teratione di tante vfanze cofa alcuna ha potuto fcemare
,

della lorodcgnità. Hauendoioin quello modo diftin-


to; facilmente à quella ragione fi puòrifponderc, nella
quale fi dice che più eccellenti fono quelle poefie che più
approua l'ufo,pcrche ogni pocfia è comporta di parole , e
di cofe. In quanto alle parole concedafi , poi che nulla
rilcua al nofìropropofito che quelle migliori fiano , che
più dall'ufo fono commendate, peroche in fé fleffe ne
belle fono né brutte , ma quali paiono tali la confùetudi-
nc
NOETICI. 20
ne le fa parere , onde le uoci che appo il Re Eneo & ap- ,

po gli altri antichi dicitori furono in prezzo, fuonano al-?


{'orecchie noftreunnon so che di fpiaceuolc. Lecofe
poi che dall'ufanza dependono come la maniera dell'ar-,

meggiare i modi dell'alien ture , il rito de' faGrifici e de


, ,

conimi, le cerimonie , il decoro e la maeftà delle perfo-


ne. Queftedico comepiace all'ufanza che hoggi urne,
& che domina il mondo, fi d^uono accomodare. Però
difconueneuole farebbe nella maeftà de'noftri tempi,
ch'una figliola diReinfiemecon le Vergini fue compa-
gne andaife à lauare panni al fiume, e quefto in Nauficaa
i

introdotta da Homeronon era in que tempi difconue-


neuole Parimente che in cambio della gioftra s'ufàfle il
.

combatter sili Carri, e molte altre cofe fimili, cheper


breuità trapaflfo però poco giudiciofo in quefta parte fi
,

mofirò il Trillino ch'imitò inHomero quelle cofe an-


,

córa, chelamutatione de'coftumi hauearendutemen


lodeuoli ma quelle che immediatamente foura la natura
,

fono fondate, & che per fé fteflfe fono buone elodeuoli


non hanno riguardo alcuno alla confuetu dine, nèla ti-
rannide dell'ufo foura loro in parte alcuna fi eftende. Ta-
le è l'unità della Fauola , che porta in fua natura bontà e
perfettione nel Poema , fi come in ogni fecolo paffato , e
futuro, ha recato, erecarà. coftumi, non
Tali fono i

quelli che con nome d'ufanzefono chiamati, ma quelli


che nella natura hanno fiife le loro radici de' quali parla
Horatio in quei uerfi.
Recidere qui voces tam feitpuer , pede certo &
Stgnat humum , tram
gefttt pari bus colludere
, &
Co [ligit , &
ponit temere » mutatur in boras.
Intorno alla conueneuolezza de quali fi /pende quafi tut
to ilfecódo della Retorica d'Ariflotele. quefti coftumi A
del
DISCORSI
elei fanciullo, del uecchio, del ricco
del potente, del pò
>

uero,e del ignobile,quel che in vn fccolo è conuencuole,


in ognifecolo è conueneuole,chefe ciò non foffenon n-,
haurebbe parlato Ariftotelejpcroch'cgli di fole quelle co
fé fa profelfion di parlare , pedono cadé-
che fotto l'arte

rle l'arte effondo può comprcn


certa e determinata,non
dere fotto le fue regole ciò che depédendo dalla inftabili
tà dell'ufo è incerto, & mutabile.Si come anco nò haureb
be ragionato dell'unità della fauola, s'egli non hau effe giù
dicata quefta conditionc effere in ogni fecolo neceflaria.
Ma mentre uogliono alcuni noua arte foura nuouo ufo
fondare,la natura dell'arte diftruggono, e quella dell'ufo
moftranodinonconoicere. Quefta è Signor Scipione
la diftintionc , fenza la quale non può refpondere à co-
fi

loro che dimandaffero quali


, Poemi debbono effer più
tofto imitati ò quelli de gli Antichi Epici, ò quelli de
,

Moderni Romanzatori perche in alcune cofe a gli Anti-


,

chi in alcune à Moderni debbiamo affo mi gli arci-, quefta


,

diftintionc mal conofeiuta dal milgo , che fuol più rimira


re gli accidenti , che la foftanza delle cofe , è cagione ch'-
egli ueggendo pocaconueneuolezza di coftumi, epoca
leggiadria d'inuentioni , in que'Poemì , ne'quali la Fauo-

la è una crede che


, Fauola fìa parimente bia-
l'unità della
fimeuole. Quefta medefima diftintionemal conofeiuta
da alcuni dotti gliinduflè à lattar la piaceuolezza delle
auenture, e delle cauallerie de'Romanzi, & il decoro de-
coftumi moderni,& à prender da gli Antichi inficine con
l'unità della Fauola , l'altre partì ancora chemen care ci
fono. Queftabcn conofeiuta ,eben'ufatafiacagionejche
con diletto non meno da gli huomini uulgari che da gli ,

intelligenti , i precetti dell'arte fiano oflferuati prenden- ,

doli dall'un lato con quella uaghezza d' inuentioni , che


ci
•» O ET I C I. il
ci rendono fi grati i Romanzi il decoro de'coftumi, dal-
,

l'ai tro con l'unita della Fauolala faldezza, e'1 uerifimiie,

che ne'Poemi d'Homero , e di Virgilio fi uede Reftal'ul- .

tima ragione, qual era che eflendo il fine della Poefia il


la
diletto, quelle Poefie fono più. eccellenti, che meglio que
fio fine còfeguifeono, ma meglio il confeguifecii Roman
zo, che l'Epopeia, come l'efperienzadimoftra. Conce-
do io quel che nero (limo e che molti negarebbono, cioè
che'l diletto fia il fine della Poefia , concedo parimente
quel chel'efperienzacidimoftra, cioè che maggior dilet
to rechi à noftri huomini il Furiofo, chel'Italia liberata,
ò pur l'Iliada ò , l'Odiflca . Ma nego però quel ch'è prin-
cipale e che importa tutto nel noftro propofico, cioè che
la moltitudine delle attioni fia più atta à dilettare, che l'-
unità , perche fé bene più diletta il Furiofo , il qual molte
fauole contiene, che la Italia liberata , ò puri Poemi d"Ho
mero ch'una ne contengono, non auuienc per rifpetto
della unità, ò della moltitudine, ma per due cagioni, le
quali nulla rileuano nel noftro propofito. Luna perche
nel Furiofo fileggono amori ,cauallerie, uenture, & in-
canti , & in fomma inuentioni più uaghc e più accomoda
te alle noftre orecchie, che quelle del Trinino non fono,
le quali inuention non fono più determinate alla moltitu
dine, che alla unità , ma in quefta,&in quella fi poflbno
egualmente ritrouarc L'altra è perche nella conueneuo-
.

lezza delle ufànze, e nel decoro attribuito alle perfone,


molto più eccellente fi dimoftra il Furiofo Queftc cagio .

ni fi come fono accidentali moltitudine, alla


all'unità &
della fauola , &
non in guifii proprie di quella , che a que-
fìa non fìano conueneuoli, cofi anco non debbono con
eludere, chepiù diletti la moltitudine, che l'unità. Pcr-
cioche eflendo lanoftra humanità comporta di nature
Difcorfi Poet. F aflai
-

DISCORSI
fra loro diuerfè, eneceffario che d'unii iftcffa eofà
afilli

femprenoif (ì compiaccia, ma con la diuerfità procuri


hor all'una > hor Gl'altra delle fue parti fbdtsfare . Vna
ragione fola ol tra le detteli poflòno imaginare molto più
propria delle altre quefta è lauarietà, la quale effondo iti
,

fua natura diletteuokflìma, affai maggiore diranno che fi


troui nella moltitudine, che nella unità della fauola, ne
giàioniego che lauarietà non rechi piacere, oltracheil
negar ciò farebbe un contradire al la efperienza de'fenti-
mcnti,ueggendo noi che quelle cole ancora che per le
ftelfe fono fpiaceuoli , per lauarietà nondimeno care ci
diuengono, & chelauiftade'defertijel'horrore , e la ri-
gidezza dell e alpi ci piace dop pòi amenità de'Laghi, e
de'giardini dico bene, chela uarietà èlodetiole finoà
;

quel termine, che non pafftin confusone, &che fino à


quefto terminerò tanto quafi capace di uarietà l'unita»
quanto la moltitudine delle fauole ; la qual uarietà fé tale
iion fi uede in Poema d'una attione, fi dee credere che fia
più tofto impernia dell'artefice, che difetto dell'arte,!
quali per ifcufà re forfè la loro infòfficienza,. quefta lor
propria colpa all'arte attribuifeono. Non eraperauentu-
ra cofi neceffaria quefta uarietà à tempi di Virgilio , e d
Homero, cffendog'i huomini di quel fecolo di gufto noil
cofiiiuogliato y però non tanto u'attefèro benché mag-
,

giore nondimeno in Virgilio, chein Homero fi ritroui.


Neceffariiffima era a' noftri tempi , & perciò douea il
Infimo co'fàpori di quefta uarietà condire il fùo Poe-
ma , fé uoleua che da quefti gufti fi delicati non foffe fchi-
uato &fè non tentò d'introdtirlaui, ò non conobbe il
bi fógno ,, ò il difperò come imponibile. Io per me e
neceffaria nel Poema Heroico la ftimo , e potàbile à con-
fluire , peroche » fi come in quello mirabile magifterìa
ài
«POETICI. 22
eli Dio, che mondo chiama e'1 Cielo fi uede/parfo ò
fi

diftinto di tanta uarietà di ftelle, e difeendendo poi giu-


fodi mano in mano, l'aria, cimare pieni d'vccdli, e di
pefei , e la terra albergatrice di tanti animali cofi feroci,
come manfuctti , nella quale e rufcetli, e fonti , e laghi , e
prati, e campagne , eielue, emonti fitrouano , equi
frutti-e fiori , la ghiacci e neui , qui habitationi e culture,
la folitudini, & horrori , con tutto ciò uno è il mondo,

che tante e fi diuerfè cofe nel fùo grembo rinchiude, unii


la forma e l'eifenza fua uno il modo, dal quale fono le
,

fùe parti con difeorde concordia infieme congiunte, e


collegate, e non mancando nulla in luì, nulla però ui è dì
fouerchio, ò di non neceffario. Cofi parimente giudico,
che da eccellente Poeta (il quale non per altro diurno è
detto , fé non perche al fupremo artefice nelle fu e opera-
tioni affomigliandofi, della fuadiuinìtauieneà partici-
pare) un Poema formarfipofla, nel quale, quafiin un
picciolo mondo leggano ordinanze d'eferciti,qui
, qui fi

battaglie terre/tri , enauali, qui efpugnationi di Città,


fcaramucce , Seducili, qui gioftre, qui deferittioni di
fame , e di fetc , qui tempefte, qui incendi; , qui prodi-
gi j . La fi trouino concilij celefti , &
infernali , là fi ucg-
giano feditioni, là difeordie , là errori , là uenture là in- ,

canti, la opere di crudeltà, di audacia, di cortefia , di


generofità , la auucnimenti d'amore, hor felici hor in- ,

felici hor lieti, hor compalfioneuoli^ ma chenondime-


,

no uno Mail Poema , che tanta uarietà di materieconte-


gna,unalaforma,clafauola fùa, e che tutte quefte co-
fe fiano di maniera compofie, che lima l'altra riguardi,
l'una all'altra corrifponda, l' una dall'altra ò necefiaria-
mentc , ò ucrifimilmente dependa, fì cheuna fola parte*
ò tolta uia ò mutata di fito il tut to mini . Quefta uarie-
,

t 2 tà
DISCORSI
tà fi fatta tanto farà più lodeuole, quanto recard fcco piti
didifficultà,perocheèailai ageuol cofa , e di niffuna in-
dustria il far che'n molte e feparate attioni , nafea gran uà
rictà d'accidenti ma che la rteffa uarietà in una fola attio
,

ne fi troui Hoc opushic labor esl In quella che dalla mol-


, .

titudine delle fauole per fé rteffa nafeearte, ò ingegno al


cuno del Poeta non fi conofee, e può effere adotti, &a
gli indotti comune, quefta totalmente dall'artifìcio del
Poeta depende, e come intrinfcca à lui, da lui folo fi ri co
nofce,nè può da mediocre ingegno effere afìéguita.Quc 1
la in fomma tanto meno dilcttarà , quanto farà più confu
fa , e meno intelligibile , quefhi per l'ordine e per la lega-
tura delle fue parti , non folo farà più chiara e più diftin-
ta, ma molto più portarà di nouità, e di merauiglia. Vna
dunque deue effer la fauola, e la forma, come in ogni al-

tro Poema , che trattano l'armi , e gli amen


cofi in quelli ,

ri degli Eroi, ede'Caucllicri erranti, & che con nome

comune Poemi Heroici fi chiamano. Mauna fidicela


forma in più maniere Vna fi dice la forma de gli elcmcn
.

ti Ja quale è fempliciflìma, e di femplice uirtù, e di fcmpli

ce opcrationc unafi dice parimente la forma delle pian-


,

te e de gli animali, querta mirta e comporta rifulta dalle


forme de gli Elementi inficine raccolte, e rintuzzate , &
alterate, della uirtù, e della qualità diciafeuna di loro
participando. Cofi ancora nella Poefia, alcune forme
fcmplici,alcune compofte fi tremano. Semplici fono le fa
uole di quelle Tragedie, nelle qualinon ène agnitione>
ne mutamento ài fortuna felice in mifera, ò alcontrario,
compofte quclle,ncllc quali le agnitioni,& i mutamenti
di fortuna fi ritrouano. Comporta è la fauola dell'Epico
non folo in querta guifa, ma in un'altro modo ancoraché
porta feco maggior mirtione. Ma acciochequefti termi-
ni
<T O. E T I CI. il
ni fiano meglio intefi, e la materia più fi faciliti,piu copio
fàmentequefh parte trattare. E'iafauola f s'ad Anfto
tele crediamo) la fèrie, e la compofition delle cofè imi-
tate ,
quefta fi come e la principaliffima parte qualitatiua
del Poema, ha alcune parti che di lei fono qualita-
cofi ,

tiuc, le quali tre fono. La Peripctia che mutation di ,

fortuna fi può chiamare , lagninone che riconofeimen-


to fi può dire, e lapcrturbationc, che può fra Tofcanì
ancora qucfto nome ritenere. E' la mutation di fortuna
^
nella fauola, quando in effa fi uede eh' alcun di felicita
caggiainmiferia, comed'Edippoauuiene, òdi miferia
pam in felicità come di Elettra Riconofcimento è co-
, .

me fuona il fìio nome fteffo un trapaflb dall'ignoranza al-


la conofeenza, ò fia femplice qual e quello d'Vliffe, ò re
,

ciproco , qual fu tra Ifigenia & Orette , il qual trapaflb


,

di loro felicità odmfelicità fia cagione. Pcrturbatione


è una anione dolorofà, epiena d'affanno, come fono le
morti i tormenti , le ferite, e l'altre cofe di fimil manie-
,

ra, le quali commouano i gridi,& i lamenti delleperfone


introdottc.Di quefta ci porgerà efempio l'ultimo Libro
dclì'Iliade,oucdaPriamo,daHecuba, eda Andromache
con lunghiflìma, e flcbiliifima querela è pianta & lamenta
ta la morte di Hcttorre Stante il fitto di quefta maniera
.

fempliei faranno quelle Fauolc, che dello fcambiamento,


di fortuna, e del riconofcimento fono priue, e col mede-
fimo tenore procedendo, lènza alteraticene alcuna fon
condotte al lor fine. Doppie fon quelle, le quali hanno
la mutation di fortuna, el riconofcimento ò almeno la ,

prima di quefte parti, d come anco patetiche ò aflfettuofe


quelle fi dicono, nelle quali è la perturbatione , che fu
pofta per la terza parte della Fauola, è queir all'in eoiìfràj
le quali mancando di quefta perturbatione, uerfano in-
torno
DISCORSI
torno all'efpreffion del coftume dilettando più torto
,

coll'infegnare, checolmouere, morali, ò morate uen»


gono dette Si che quattro fonoi generi ò le maniere
».

che uogliamo dirle , di Fauoie il femplice , il comporto,


,

FafFettuofo,e'l morato Semplice & affettuofà è l' Iliade,


.

comporta e morata FOdiffea In tutte queftc maniere


.

però l'unità fi richiede > ma l'unità della Fauola femplice


è femplice unità, l'unità della Fauola comporta è compo-
rta unità . Ma in un'altro modo ancor s'intende la Fauo-
la del Poema effer comporta. Comporta fi dice ancora,
chenonhabbiariconofcimento, omutationedi fortu-
na, quando ellacontegna infecofèdi diuerfà natura,
cioè guerre , amori , incanti, e uenture, auuenimenti hor
felici,& hor infelici,che hor portano feco terrore e mifè-
ricordia, hor uaghezza e giocondità, e da querta diuerfi-
tà di nature ella miftanerifulta, ma querta miftioneè
molto diuerfa dalla prima , e fi può trouare in quelle Fa-
uoleancora, che fono fempli ci, cioè che non hanno né
mutatione, né riconofcimento Di querta feconda ma-
.

niera intefe Ariftotele quando difputando, qualdoueffe


effer prepofto di degnità o'I Poema Tragico, ò l'Epico
diffe molto più femplici effer le fauoie dcllaTragedia,che
quelle delFEpopeia , &
che dì ciò è fegno che d'una fola
L Epopeia poffono trarre gli argomenti di molte Trage-
fi

die; querta maniera di compofitione cofi èbiafimeuole


nella Tragedia , come in leièlodeuole quell'altra, che
nafee dalla Peripetia, e dalla Agnitione, peroche fé ben
la Tragedia ama molto la fubita , &
inopinata mutation
delle cofe, le de fiderà, nondimeno fempli ci uniformi, &
èfchiuala uarietà degli Epifodij .Quella medefima eh e
biafimeuole nella Tragedia èàmiogiudicio lodeuoliffi-
ixiÀ nell'Epico, e molto più neceffaria, che quell'altra che
deriua
NOETICI. 24
deriua dal riconofcimento , ò dalla mutation di fortuna
e per quefto anco la moltitudine e la diuerfità degli Epi-
fodij è feguita dall'Epico; e fé Aditotele biallma le Fauo
le Epifodiche , ò le biafima nelle Tragedie (blamente, ò
perFauoleEpilodiche, non intende quelle , nelle quali
fìano molti e uari Epifodij , ma quelle, nelle quali quefti
Epifodij fono interferiti fuor del uerifìmile , e male con
giunti con la fauola, e fra loro mede/imi. Etin (bruma
uani »& otiofi e nulla operanti al fTneprincipal della fauo
lajpercbelauarietàdegli Epifodij in tanto è lodeuole,
in quanto non corrompe luniti della fauola, né genera
in lei confufione . Io parlo di quell'unità ch'è mifta, non
di quella ch'è (ìmplice,& uniforme, enelPoemaHeroi-
copococonueneuole.Marordineèforfe,elama- .

teria ricerca > che nel (èguenteDifcorfo Ci trat


ti con qual' arte il Poeta introduca nell'-
unità della Fauola quella uarietà
coli p iaceuole , e coli deride
rata da coloro, che gli
orecchi alle uen-
turede'no-
ftri

Romanzatori hanno afluefatti.

IL FINE DEL SECONDO DISCORSO.


DISCORSO
DISCORSO
TERZO.

AVENDOSI à trattare dell'elocutio


ne , fi confèguenza dello fti-
tratterà per
le, perche non efTendo quella altro che
accoppiamento di parole, e noneflen-
d'altro le parole che imagini & imitatri-
ci de concetti , che fèguono la natura lo-

ro , fiuieneper forza à trattare dello ftile, non eflendo


quello altro che quel comporto, che rifulta da'conccttf,
e dalle uoci . Tre fono le forme de'ftili magnifica ò fubli-
me , mediocre, &humile, delle quali la prima èconue-

neuole al Poema Heroico perdile ragioni. Prima per-


che le cole altillìme , che fi piglia à trattare l'Epico deuo-
no con altiflìmo ftile effere trattate La feconda perche
.

ogni parte opera à quel fine che opera il fuo tutto , ma lo


ftile è parte del Poema Epico, adunque lo ftile opera

quel fine, che opera il Poema Epico , il quale come s'è


detto ha per fine lamerauiglia, la quale nafee folo dalle
cofefublimi,e magnifiche. Il magnifico dunque con-
uicne al Poema Epico come fuo proprio, dico fuo pro-
prio perche hauendo ad ufare anco gli altri fecondo l'oc-
correnze, e le materie, comeaccuratifTimamentefiuede
in Virgilio , quefto nondimeno è quello che preuale, co-
me la terra in quelli noftri corpi, compofti nondimeno di
tutti
POE TI CI. 2J
tutti i quattro. Lo flilc del Trillino per fignorreggiare per
tutto il dimeffo, dimetto potrà efler detto, quello dell'-
Ariofto per la medefima ragione mediocre. E'd.àauuer
tire che lì come ogni uirtude ha qualche uitio uicino à
lei, chel'aflTomiglia, e che fpcflb uirtude uien nominato,
cofi ogni forma di ftile ha proflìmoil uitiofo, nel quale
fpeffo incorre, chi bene nonauuertifce. Hi ilmagnifi-
co il gonfio il Temperato lo fneruato ò fecco l'Humile
, ,

il uile ò plebeo. Il Magnifico , il Temperato e l'Humile ,

dell'Heroiconon è il medefimo co'l magnifico tempera ,

to , e humile de gii altri Poemi anzi fi come gli altri Poe-


,

mi fono ditene differenti da quefto, cofi ancoragli fti-


li fono di fpetie differenti da gli altri Però auuenga che
.

l'humile alcunauolta nell'Heroico fia diccuole, non ui fi


conuerràperòl'hurnile, che è proprio del Comico, co-
me fece l'Ariofto quando dille
Ch 'à dire il vero egli ci hauea la golat
E riputata hauria cortejtajciocca
Per darla altrui leuarfela di bocca.
Et in quegli altri.

E dice a il ver ciò era vitalde e/preffa


Conueniente ad huomfatto dijìucco
Che tutta viafleffe a parlar con ejpt,
tenendo l'ali bajje come il Cucco.
Parlari per dire il uero troppo popolarcfchi fono quelli,
e qucfii inclinati alla baffezza Comica perladishonefta «*
cofa che fi rapprefenta difconucncuolc Tempre all'Eroico»
Et anco
E fé racc9rre alfuo dellrier le penne
Ma non à tal che p tu hauea di/i e/è.
l

Del de/Ir ier[cefi a pena fi ritenne . .

Dìfalir altri. ...>


DifcorfiPoet. G E ben-
DISCORSI
E benché fiapiù conueneuolezza tra il Lirico e l'Epi-
co, nondimeno troppo inclinò alla mediocrità Lirica
in quelli
La Verginella ìfimilealla rofi &c*
LoftileHeroico è in mezo quafi fra la fèmplice grauità-
del Tragico, e la fiorita uaghezza del Lirico, & auanza
l'una e l'altra nello Splendore d'una merauigliofa maeftà,
mala maeftà fua di quefta è meno ornata, di quella men
propria. Non è difconueneuole nondimeno al Poeta
Epico ch'ufcendo da termini di quella fuailluftre magni
,

ficenza talhora pieghi lo ftile uerfò la fèmplicità del Tra


,

gico , che fa più fouente . Talhora uerfò le lafciuie del


il

Lirico, ilchefàpiùdirado,come dichiarando fèguito.


Lo ftile della Tragedia fé ben contiene an eh 'ella auueni-
menti illuftri e perfonc reali, per due cagioni deue eflere
e più proprio, e meno magnifico, che quello deli'Epo-
peianon è, l'unaperche tratta materie aitai più affettuofe
che quelle dell' Epopeia non fono , e l'affetto richiede pu-
rità , e fèmplicità di concetti , e proprietà d'elocutioni,
perche in tal guifa è uerifimile che ragioni uno, che è pie-
no d'affanno , ò di timore, ò di mifericordia, ò d'altra fi-
mile perturbationej&oltrachcifouerchi lumi& orna-
menti di ftile non folo adombrano, ma impedifeono, &
ammorzano l'afFetto.L altra cagione è che nellaTragcdia
non parla mai il Poeta, ma fèmpre coloro che fono intro
dotti agenti & operanti, & àqueftitalifi deue attribuire
una maniera di parlare, ch'affomigli alla fauola ordina-
ria, acciò cherimitatione riefeapiu uerifimile. AI poe-
quando ragionain fuaperfòna d come co-
ta all'incontro
luiche crediamo efiere pieno di deità,& rapito da diuino
furorefoura fé fteffo, molto foura Tufo comune, e quafi
con un altramente , e con un'altra lingua gli fi concede ì
penfare
*P E T I C I; lt>

penfàre & à fauellare Lo ftile del Lirico poi fé bene non


.

cofi magnifico comel'Heroico, molto più deue efTere


fiorito, & ornato, la qual forma di dire fiorita ,{ come
i Retorici affermano ) è propria della mediocrità. Fio-

rito deue efferc lo itile del Lirico , e perche più fpeiTo ap-
pare la perfona del Poeta , eperche le materie, che fi pi-
glia ì trattare per lo più fono , le quali inornate di fiori e
di fcherzi, uili & abiette fi rimarrebbono , onde féper
auuentutafoffe la materia morata trattata eonféntenze,
fard di minor ornamento contenta. Dichiarato adun-
que e perche fioritolo fiiledel Lirico, e perche puro e
femplice quello del Tragico, l'Epico uedrà che trattan-
do materie patetiche, ò morali, fi deue accodare alla prò
prìetà, e fémplicità Tragica, ma parlando in pcrfona.pro
pria , ò trattando materie otiofe, s'auuicini alla uaghezza
Lirica, ma né quefto né quello fiche abbandoni à fatto
la grandezza e magnificenza fua propria. Queftauarietà
di fiili deue efTere ufata ma non fi che fi muti lo ftilcnon
,

mutandofile materie,chefaria imperfetti onegràdiifima.

COME SIV ESTÀ M A G N I F l € EX ZA


sacquiftiò e comchumile ìmcdiocrejìpojjkformare*

PVO nafeere la magnificenza da concetti , dallepa-


role, e dalle compofitioni delle parole, edaqueftetre
parti rìfultalo ftile, e quelle tre forme, lequali dicem-
mo. Concetti non fono altro cheimagini delle colè, le
quali imagìnì non hanno foda e reale confiftenzain fè
fteflé come le cofe , ma nell'animo noftro hanno vn certo J
loro efTere imperfetto , e quiui dali'imaginatione fono
formate e figurate. La magnificenza de' concetti farà
fc fi trattare di cofe grandi, comedi Dìo, del Mondo,de
gliHeroi-, di battaglie terreftrì, naualì, &fimili. Per
G 2 ifprimere
T> rs C O R S I
ifprimerc quefta grandezza accommodate faranno quef-
le figure difentenze, le quali ò fanno parer grandi le co-
fe con le circonftanze come l'ampliatione ò le Hiperbo-
,

\i, chealzano lacofa foprailuero, ola reticenza, che


accennando la cofa, e poi tacendola, maggiore lalafcia
alTimaginationc,ò la Profopopeia,che co la fittion di per
fone d'auttorità e riucrenza dà auttorità e riuerenza à la
cofà, & altre rimili, che non caggiono con" di leggieri nel
le menti degli huomini ordinarij , e che fono atte ad in-
durai la merauiglia. Pcrcioche coli proprio del magni-
fico dicitore è il commouere il rapire gli animi, come
dell'humilcrinfcgnare, e del temperato il dilettare > an-
cora che e nell'eflere moffo , e nell'effer infegnato troui il
Lettore qualche diletto . Sarà fublime l'Elocutionefe
le parole faranno non comuni , ma peregrine, e dall'ufo
•popolare lontane. Le parole ò fonofemplici, ò fono
compofte, femplieifono quelle che diuoci lignificanti
non fon compofte', compofte quelle che di due lignifi-
canti > ò d'una sì e d'altra nò fon compofte E queftefo- .

%
noòproprie, òftraniere,ò traflatc ò d'ornamento, ò
fìnte > ò allungate , ò feorciate, ò alterate. Proprie fono
quelle che fìgnoreggiano la cofà, e che fono ufàte comu
nementc da tutti gli habitatori del paefe .Straniere quel
le. che appo altra nationc fono in ufo, cpoffonolemede

fìme parole effere e proprie e ftraniere in rifpctto diuarie


nationi Chero naturale à gli Spagmioli ftraniero à noi.
. ,

Traflationc- è impofìtione dell' altrui nome , quefta è ài


•quattro maniere, ò dal genere alla fpetie, ò dallafpctie al
genererò dalla fpetie alla fpetie , ò per proportione Dal .

genere alla fpetie, fé daremo il nome di beftia al cauallo


Dalla fpetie al genere , quel che mille opre illuftri per un
nome generale. Dalla fperie alia fpetie fé diremo che i ca
<T O E T I C 1. 27
ual uoli Per proportione farà in quello modo, l'ifteffa
.

proportionc che e fra 1 giorno e l'occafo , e fra lauita e la


morte, fi potrà dunque dire che l'occafo fia la morte
del giorno come dilfe Dante che parca il giorno pianger
chef! more, e che la morte fia l'occafo della uita come.
La vita in fu V matùn giunjè a l'occafo.
Finta è quella parola che non prima ufata
, dal Poeta-
fi forma come taratantara per efprimere , & imita-
re quell'atto. Allungata è quella nella quale, òlauoca-
lefi fa di come fìmile, oue s'aggiunge qual*
breue lunga
che fillaba come adiuienc Accorciata perle contrarie
.

cagioni . Mutata farà quella oue fata mutata qualche


lettera > come defpitto in uece di difpctto. Nafce il fu-
blimee'l peregrino nell'elocutione dalle parole ftranie
re , dalle traflate , & da tutte quelle che proprie non fe-
ranno. Ma da queftiftem" fonti ancora nafce l'ofcurità,
laquale tanto èdafehiuarc, quanto nellHeroico fi ricer
ca oltrala magnificenza, la chiarezza ancora. Però fa
di meftieri di giudicio in accoppiare quefte ftraniere
con le proprie che ne rifiliti un comporto tutto chiaro
fi.

tutto fublime niente ofeuro niente humilc . Dourà dun-


que feieglier quelle trafiate che hauranno più uicinanza
conia propria, cofi le firanierclantichecraltrefimilie
mezo à proprie tali che niente del plebeio hab-
porle fra
biano. La compofitione delle paro le non capcin quel-
itanoftra lingua, & anco dell'accorciare, & allungare fi
deue ritrarre più che può. Auertifcafi circa la metafora
che fono da fchiuare quelle parole, che tranflate per ne-
ceifità del proprio fono fatte plebee. Et oltre di ciò fimi
li parole non fiano tràfportate dalle minori alle maggiori
come dal fuono della Tromba al tuono, ma dalle mag-
giori alle minori come dare al fuono della Tromba il re-
more
DISCORSI
more del Tuono , che quefto doue mirabilmente inalza,
quello altretanto abbatta, e fauile. Quefto auuercimen
to fi deueancora hauere nelle ìmagini ò uogliam dire fi- ,

mìlìtudinì, lequali fanno dalle metafore con l'aggiunta


fi

folodi lina di quefte particelle, come,quafi,inguifà, e


jfimili. Comparatone diuenta l'imagine tratta in più lun
gogiro, & in più membri &èconfegliode Retori che
,
>

oue ci pare troppo ardita la metafora la debbiamo con- ,

uertire in fimilitudine Ma certo fi deue lodare l'Epico


.

ardito in fimili metafore > purché non trapali il modo


Le parole ftraniere deuono eifere tratte da quelle lingue
che fimilitudine hanno con la noftra,come la Prouenza-
le, laFrancefii, e la Spagnola , à quefteio aggiungo là
Latina, pure che a loro fi dia la terminatione della fauclla
Tofcana. Gli aggiunti propij del Lirico fono conuene-
uoli all'Epico quefti come poco neceffari non ufàti dal-
,

l'Oratore, come grande ornamento rìceuuti dal Poeta


fono cauli drgran de magnificenza. La Compofitione
che è la terza parte dello ftile haurà del magnifico , fé fa-
ranno lunghi i Periodi e lunghi i membri de' quali il
, ,

Periodo è comporto E per quefto la ftanza è più capa-


.

ce di quefto Heroico che'l terzetto. S'accrefcela magni-


licenza con l'afprezza la quale nafee da concorfo di uo-
,

cali, da rompimenti di uerfi, dapienezzadi confònanti


nelle rime, dallo accrefeere ilnumero nel fine del uerfò,
ò con parole fenfibili per uigore d'accenti ò per pienez- >

za di confonanti Accrefce medefimamente la frequen-


.

za delle Copule, che come nerui corrobori l'Oratione.


lUrafportare alcuna uolta i uerbi contro l'ufo comune,
benché di rado, porta nobiltà all'Oratione . Per non in-
correre nel uitio del gonfio . Schiui il magnifico dicito-
re certe minute diligenze, come di fare che membro à
membro
«POETICI. 28
membro corrifponda, uerboàuerbo, nomeànome,e
non folo in quanto al numero , ma in quanto al fènfb.
Schiuigli antiteti,come:tuueloce fanciullo, iouecchio;
e tardo . Che tutte quelle figure ouc fi feopre l'afFettatio?
ne fono proprie della mediocrità , e fi come molte dilet-
tano , cofi nulla mouono La magnificenza dello ftile na-
fee dalle fopradette cagioni, e da quefte fteffeufàtefuor
di tempo, ò da altre fomiglianti nafee la gonfiezza uitio ft
proffimo alla magnificenza . La gonfiezza nafee da i con-
cettile quelli di troppo gran lunga eccederanno il uero,,
come che nel fatto lanciato dal Ciclope, mentre era per
l aria portatogli pafceuanofufb le capre e fimili. Nafee
f

dalle parole la gonfiezza, fé fi ufèrà parole troppo pere-


grine, ò troppo antiche, epìtheti non conuenienti , me^
tafore che riabbiano troppo dell' ardito e dell'audace.
Dalla compofitione delle parole nafceràlatumidezzafe
la Oratione non fòlo farà numerofà , ma fopra modo nu-
merofà , come in aliai luoghi le prò fé del Bocaccio. Il
gonfio è fimile al gloriofò, che de' beni che non ha fi glo-
ria, e di quelli che hàufà fuor di propofito. Perche Io
ftile magnifico in materie grandi tratto alle picciole non

più magnifico,ma gonfio farà detto.Ne è vero chelavirtìt


dell'eloquenza cofi Oratoria come Poetica confitta in di
re magnificamente le cofè piccioIe.Se bene magnificarne
te Virgilio ci deferiffe la Republica dell'Api, che folo per
ifcherzo Io fece.Che nelle cofe fèrie fempre fi ricerca che
le parole e la cópofitione di quelle rifpondano à concetti.
L'humiltà dello itile nafee dalle cótrarie cagioni e prima
humile farà il con cetto, fé farà quale à punto fuol nafeere
ne gli animi de gli huomini ordinariamente,e non atto ad
indurre merauiglia, ma più tolto all'infègnare accomoda-
to. Humile farà l'elocutione, fé leparole faranno pro-
prie,
T> I S C R S T
prie, non peregrine, non noue,non ftraniere, poche
tranllatc > e quelle non con quell'ardire che al magnifi- >

co fi conuiene Pochi epitheti e più torto neceflarij che


.

per ornamento Humilefarà la compofitionc fé breui


.

faranno periodi ei membri, fé lOratione non haurà


i ,

tante copule , ma facile fé ne correrà fecondo Tufo comu


ne fenza trafportare nomi , ò uerbi , fé i uerfi faranno fea
za rottura, fé le definenze non faranno troppo fcelte*
Il uitio prOflìmo a quello è la baffezza . Quefta farà ne'-

concetti fé quelli faranno troppo uili & abietti ,hau- , &


ranno dell'ofeeno , e dello fporco Baifa farà l'elocutio-
.

ne,fe le parole faranno di contado, ò popolarefche à fat-


to . Baffa la compofitione fé farà fciolta d'ogni numero*
E'1 uerfo languido a fatto come. Poi uide Cleopatra lu£
furiofa. Lo ftile mediocre è pofto frà'l magnifico e l'hu-
mile, e dell'uno e dell'altro partecipa. Qucfto non nafee
;

dal mefcolamento del magnifico e dell'humile , che infie


me fi confondano manafee ò quando ilfublime fi rimet
,

te, òi'humile s'inalza. I concetti el'elocutioni di que-


fta forma fono quelli, che eccedono l'ufo comune di eia
feuno, ma non portan però tanto di forza e di nerbo,qua
to nella magnifica fi richiede. Et quello in che eccede
particolarmente l'ordinario modo difauellare, e la uà-
ghezzaneglieflatti e fioriti ornamenti de'conccttì, cdel-
l'clocutioni, e nella dolcezza e foauità della compofitio-
ne e tutte quelle figure d'una accurata
, induftriofa di
, &
ligenza, le quali nonardifee diufare l'humile dicitore,
nò degna il magnifico , fono dal mediocre pofte in ope-
ra. Etallhora incorrein quel uitio ch'alia lode uole me-
diocrità è uicino . Quando che con la frequente affetta
tiene di fi fatti ornamenti induce fatietà, efaftidio . Non
ha tanta forza di commouer gli animi il mediocre ftilc
quanto
*P £ TÌC L 2$
quanto ha il magnifico , nè"con tanta euidenza il fa capa-
ce di ciò ch'egli narra, ma con unibaue temperamento
maggiormente diletta Stando che lo ftilefia un'inftru-
.

mento co'l quale imita il Poeta quelle cofè, che d'imita-


re fi ha propofte neceflaria è in lui l'Energia, la quale fi
con parole ponc,inanzi a gli occhi la cofaxhc pare altrui
non di udirla , ma di ucderla E tanto più neli'Epopcia
.

è neceffaria quefta uirtu che nella Tragedia, quanto che


quella è priua dell'aiuto e degli Hiftrioni, e della Scena.
Nafce quefta uirtù da una accurata diligenza di deferiue-
relacofa minutamente, alla quale però e qua/i inetta la
noftra lingua, benché in ciò Dante pare che auanziquafi
ièfiredoin ciò degno forfè d'effer agguagliato ad Horae-
ro principali (fimo in ciò inquanto comporta la lingua»

Leggafi nel Purgatorio. *-

Come le pecorelle e[con del chiùfo


Ad vna a due à tre e l'altreftanno
Timidette atterrando l occhio elmufò:
E ciò che fa la prima>e £altre fanno,
Addojfandofià lei s'ella s'arresia
Semplici e quete , e lo perche non fanno .

Nafce quefta uirtù,quando introdotto alcuno à par-


lare, glifi fa fare quei gefti , che fonofuoiproprij co-
me.
Mi guardo vn poco e poi quafi[degnofo.
E' neceffaria quefta diligente narratione nelle parti Pa-
Jthetiche, perocheè principali/fimo inftrumento dimo-
uer l'affetto , e di quefto fia effempio tutto il ragionamen-
to del Conte Vgolino nell'Inferno. Nafce quefta uir-
tù ancora, fé defcrìuendofi alcuno effetto > fi deferiue
ancora quelle circonftanze, che l'accompagnano, co*
me deferiuendo il corfo della naiie fi dirà che T on-
Difcorfi Poet. H da
.

D
1 S C R SI
dirotta k mormora intorno Quelle tranflatiom che
.

mettono portano feco quefta efpreffio-


ia cofà in atto,
ne,mafltme quando è dalle animate alle inanimate. Co-
me.
Infin che tramo.
Vede alla terra tutte le (ùcJpogRe,
Ariofto.
Intanto fugge, e fi dileguati lito.
Direlafpadauindice, affetata difàngue> empia, crude-
le , temeraria , e fimile . Deriua molte uolte l'Energia da
quelle parole, che alla cofà che l'huom uuole esprimere
fono naturali
Che lo ftilc non nafea dal concetto , ma dalle uoci, af-
fermò Dante , & in tanto credette quefta opinione efTer
uera , che per non eflere la forma del fònetto atta alla ma
gniheenza, fpiegandofi in elfo materie grandi,non doue
nano eflere fpiegatc magnificamente , ma con humiltà fé
condo che è il componimento e la Tua qualità. Incontro
i concetti fono il fine e per confeguenza la forma delle pa

role , e delle uoci . Ma la forma non deue eflere ordina-


ta in gratia della materia , né pendere da quella , anzi tut-
to il contrario; adunque i concetti non deuono pendere
ilalle parole , anzi tutto il contrario è uero che le parole
deuono pendere da' concetti, e prender legge da quelli.
La prima fi proua perche ad altro non diedt à noi la na-
tura il parlare , fé non perche fignificaflìmo altrui i con-
cetti dell'animo . La feconda è pur troppo chiara . Se-
conda ragione. Le imagini deuono eflere fìmili alla co-
fà imaginata&imitata, ma le parole fono imagni & imi-
tatrici de concetti come dice Ariftotele , adunque le pa-
role deuono feguitare la natura de' concetti. La prima è
aflai chiara, che troppo fconueneuole farebbe fare una

(tatua,
«POETICI. 30
ftatua di Venere > che non la grada e uenuftà di Venere*
mala ferocità e robustezza di Marte ci rapprefen taffe
Terza ragione Se uorremo trouare parte alcuna nel Li^
.

rico, che risponda per proportione alia Fauola de gli H-


pki, e de* Tragici niun altra potremo dire che fia fé non-
,

i concetti, perche fi come gli affetti &i coitomi fi appog;

giano su la Fauola , cofi nel Lirico fi appoggia su i con cet


ti. Adunque fi come in quelìiranimaelaformaloro è
la Fauola , cofi diremo che la forma in quefti Lirici fìa-
no i concetti . E' opinione de' buoni Retori antichi che
fubito che'l concetto nafee nafee con eflòluiuna fua
,

proprietà naturale di parole, e di numeri con la qua-


le douelfe eflfere ueitito , il che fé è cofi , come potrà-
mai effere che quel concetto uefìito* d'altra forma
poffa conuenientemente apparere ? Né Ci potrà già 1

mai fare come diife iLFalarco che inuirtù delf eloot-"


rione
Amore paia una furia infernale.
Che per dirla,la qualità delle parole può bene accrefe**
re , e diminuire la apparenza del concetto , ma non affat-
to mutarla . Che da due cofe nafee ogni carattero di di-
re cioè da'eoncetti , e dall'elocutione (perlafciarehor*
fuori il numero) e non e dubbio che maggiore non fia \a>
uirtu de'concetticome di quelli da cui nafee la forma del
dire, che dcH'elocutione. E ben uero che quando d'al-
tra qualità fono i concetti , d'altra leparole, ò l'elocu-
tione, ne nafee quella diiconucneuolezza , che fi uede-
rebbe in huomo di contado ueftito di toga lunga da Se-
natore. Per ifchiuare adunque qucftafconueneuolezza
non deue chi fi piglia à trattare concetti grandi nclfonet
to;poiche ui ha conceifo quefto che è maggiore , negan-
dogli poi quello efee è minore., uefìire quei concetti di
H 2 hu-
T> I S COR S I
humile clocutionc, come fece pur Dante . Incontra
à quello che fi e detto che lottile nafea dà concetti; fi
éice fé folte uero quello feguirebbe che trattando il
:

Lirico i medefimi concetti che l'Epico, come di Dio>


degli Heroi, e limili lo Me dell'uno e dell'altro fof
: ,

feilmcdefimo, ma quello ripugna alla uerità come ap-


pare adunque è falfo &c. E fi può anco aggiunge-
,

re che flando che le cofe trattate dall' uno e dall'al-


tro fiano le medefme rcfla che fial'elocutione , che
,

faccia differenza di fpetietrà luna e l'altra forte di poe-


fìa, e pcrcioche da quella e non da'eoncetti nafea lo
flile Si rifponde che grandiffima differenza è tra le
'.

colè > tra i concetti, etra le parole. Cote fono quel-


le che fono fuori degli animi noflri e che in te me? ,

defime confi/tono. I Concetti fono imagini delle co-


fe che nell'animo noftro ci formiamo uariamente fe-
condo che uaria è l' imaginatione degli huomini Le uo- .

ci ultimamente fono imagini delle imagini, cioè che fia-


no quelle, che peruia dell'udito rapprefentino all' ani-
mo noftro i concetti , che fono ritratti dalle cote . Se
adunque alcuno dirà lo Itile nafee da'eoncetti , i con-
cetti fono i medefimi dell' Heroico e del Lirico adun ,

que il medefimo flile è dell'uno e dell'altro. Neghe-


rò che l'uno e l'altro tratti medefimi concettate be-
i

ne alcuna uolta trattano le medefime cofe .La mate-


ria del Lirico non e determinata perche fi come l'-,

Oratore per ogni materia à lui proporla con le


fpatia
Tue ragioni probabili tratte da' luoghi comuni, co-
li il Lirico parimente tratta ogni materia che occorra,

àlui, ma ne tratta con alcuni concetti, che fono fuoi


propri non comuni al Tragico , & all'Epico , e da quella
uarietà de' concetti deriuala uarietà dello flilc, che è fra
l'Epico,
<7> E T I C I. 31
l'Epico, el Lirico . Ne è uero che quello che conftitui-
fce la fpetie jdella PoefiaLirica fia la dolcezza del nume-
ro, la fceltezza delle parole, la uaghezza e lo iplendore
delTelocutione, la pittura de' translati, e dell'altre figu~
re , ma è la fbauità , la uenuftà , e per cofi dirla la ameni-
ride' concetti, dalle quali conditioni dependono poi
quell'altre. Efìuedein loro un non so che di ridente
di fiorito e di Lafciuo, chenell'Hcroicoè difconuene-
uole , &è naturale nel Lirico. Veggio per eflfempio
come trattando l'Epico e'1 Lirico le medefime cofe,ufino
diuerfi concetti, dalla quale diuerfitàde'concetti ne na-
fce poi la diuerfìtà dello flile che fra loro fi uede . Ci de-
fedile Virgilio la bellezza d'una Donna nella perfona di
Dido.
Regina ad temphtm forma pulcherrima Dido,
Jncefsit magna iuuenum Stipante caterua
Jj>val/s in EurotA ripis , aut per tuga Cinthi
Exereet Diana Choros &c.
Semplici/lìmo concetto è quello forma pulcherrimA
Dido . Hanno alquanto di maggiore ornamento gli
altri, ma non tantoché eccedano il decoro dell'Heroi*
co. Ma iè quella medefima bellezza hauefle à defcru
uere il Petrarca comeLirico,non fi contenterebbe già
di quefta purità di concetti , ma direbbe che la terra
le ride d'intorno, che fi gloria d'efler tocca da'fuoi pie-
di, che l'nerbe, e i-fiori defiderano d'efler calcati da
lei , che' 1 Cielo percofìb da fuoi raggi s'infiamma d'-
honeftade , che fi rallegra d'efier fatto fercno da gli
occhi fuoi, chel Sole fi Specchia nelfuouolto non tro-
vando altroue paragone , &
inuiterebbe infieme amo-
re, Che fteffe inficine à contemplare lafua gloria. E
da quefta uarietàdi concetti, che ufalfe il Lirico depen
deret>-
.

DISCORSI
derebbe poi la uarietà dello itile * Kon haurebbe mai
ufato iìmili concetti l'Epico, che con granfila lode ufi
il Lirico.

guaifior cadea sul Lembo


guaì su le trecce bionde
Ch'oro forbito eperle
JEran quel dì a vederle
gualftpofaua in terra e qualsù U nde
guai con vn vago errore
Girando parea dir. qui regna Amore.

Ondeètaflatol'Ariofto ch'ufafTe fìmili concetti nel fuo


Furiofo troppo Lirici, come
Amor che marie il cor,/) queflo vento &c.
Maueniamo al paragone ,euediàmo come h abbia lafcia
te fcritte le medefìme cofe e'1 Lirico Tofcano forfè più ce
celiente d'alcuno Latino , e'1 Latino Epico più d'ogn al-
tro eccellente. Defcriuendo VirgilioThabito di Venere
in forma di Cacciatrice ditte
Dederatque comam diffondere ventis
Njediflè quello cheperauentura lamaefti H eroica non
patiua , e che con granuagheiza dal Lirico fu aggiun-
to dicendo,
Erano i capei doro all'aura jfarjt
Ch'in mille dolci nodi.
Si può comportare nell'Epico quello
Ambroftaque coma diuinum vertice odorem .
Spirauere.
Onde troppo lafciuo farebbe (lato quell'altroi
i
E tutto' 'Ciel cantando tifio bel nome,
Sparfer di rofe i pargoletti amori.
Defcriue Virgilio l'innamorata Bidone , che fem-
pre
rpo ETICI. i%
pre hauea fiffo il penfiero nel fuo amato Enea , e
dice
lllumabfens abfentem auditque videtquh
Arguto certo e graue è quefto concetto , ma femplice >
,

intorno all'iftefla materia troua concetti di minor graui-


tà , ma di maggior uaghezza, e di maggior ornamento*
onde neriefcela compofition delle parole più dipinta, e
più fiorita.
lo l'hopiù volte Jjor chifa chi me l creda

Nell'acqua chiara e [òpra therba verde


Veduta viua e nel tronco» dvn faggio
E'n bianca nubefifatta che Leda .
Haria ben detto che fuafiglia perde
Come fte Ila che l Sol coprì co Iraggio
E di fi fatti concetti foura l'ifteflfa cofa fi uede ripiena tut-
tala Canzone.
In quellaparte doue amor mi (prona.
Con concetti ordinarij è da Virgilio deferitto il pianto
di Didone onde le parole fono anco comuni.
,

Sicejfatapnum lachrimis impleuit obortis.


Molto maggior ornamento di concetti cerca nel duode-
cimo,defcriuendo il pianto di Lauinia , e con maggior or
namenti di parole lo fpiega.
Mcepit vocem lachrimis Lauinia matris
Flagrantes perfufa genas > cuiplurimus ignem,
Subiecitrubor, & calefac7a per ora cucurriti :

Jndumfanguineo veluti violauerit oJÌr$


Si quis eburnei mixtarubent vbi lilla multa
Alba rofa tales virgo dabat ore color es .
Fioriti- concetti fono quefti , e quafi uicinial Liri-
co , ma non fi che non fiano affai più ridenti quegli al-
tri.

Perle
E> 7 S C K S T
Perle eroft vermiglie otte t accolto
Dolorformatta voci ardenti e belle ,
Fiamma i fo/pir le lagrime chritiallo •
É quefto ultimo per auentura da Virgilio non /ària ftato
ammeflb Né meno quelli
.

Amorfen no valor pietade e doglia


Facean piangendo vn fi dolce concento
D'ogni altro che nel mondo v dir fifoglia
Et era il Cielo all'armoniafi intento
Che nonfivedea in ramo mouerfoglia ^
Tanta dolcezza haueapien l'aere e'I vento.
S empii ciffimi con cetti fon quelli di Virgilio nel dcfcriue
re il forger dell'Aurora.
Humentes Aurora polo dimouerat vmbras. &
Oceanum intere* furgens Aurora reliquit,
Dcfcriuendo la medefima cofà il Petrarca uà cercando
ogni amenità di concetti , e quali fono i concetti tali ri-
troua le parole.
1 1 cantar nouo, e'Ipianger de gli augelli
In sul dì fanno rifentir le valli , »

£ V mormorar di liquidi chriilaSi


Giù per lucidi fr efebi riuifnelli
Jjhtella&c.
Appare dunque chela diuerfità dello ftilenafce dalla di
,

, i quali fono diuerfi nel Lirico,e nell'-


uerfità de'concetti
Epico, e diuerfamente /piegati, ne fi conclude chedacó
cetti non nafeano gli ftili, perche trattando imedefimi
concetti il Lirico, e l'Epico , diuerfi nondimeno fiano gli
perche non uale, tratta le medefime cofe adunque
ftili,

tratta i medefimi concetti , come di /òpra dichiarammo,


che ben fi può trattare lamedefima cofa con diuerfi con
cetti . E perche più appaia la uerità di tutto quefto , ueg
gafi
•? O ET I CI. zi
gafi come lo ftile dell'Epico quando tratta concetti Liri-
ci (e quefto non determino io già fé s'habbia da fare) tut
to lirico fi faccia.- ueggafi come ameno,come uago come
fiorito è l' A riofto quando diffe
Era il bèi vifc^fuo qualeffer fu ole , >

Con quello che feguita Che in effetto u/àndo quei con


.

ceni fi ameni, ne uenne lo ftile fi lirico che forfè più non


fi potria defiderarc Veggafi parimente in Virgilio come
.

ufando concetti dolci, e pieni d'amenità ueftitili poi di


quella uaghezza d'elocutione,nerifultò lo ftile medio-
ere e fiorito. Leggafinel quarto la deferittione del-
la notte.
Nox erat & piacidum &c.
La qual materia con medefimi concetti cioè ameni trat-
tò il Petrarca in quel fonetto.
Hor che l Cielo e la terra e'iùèntó tace,
doueper nonui efTere diflìmilitudine di concetti , non
u' è anco diftìmilitudine di ftile . E quinci fi raccolga che
fc'l Lirico e l'Epico trattafle le mede/me cofe co' mede-
fimi concetti ne rifiaterebbe che lo ftile dell' uno, e
,

dell'altro foife ilmedefimo. Si ha adunque che lo ftile


nafee da concetti e da concetti parimente le qualità del
,

uerfo, cioè che fiano, ògraui,òhumili&c. Il che fi può


ancocauareda Vergilio. Che humile mediocre e ma-
gnifico fece il medefìmo uerfo con la uarietà de' concet-
ti . Che fé dalla qualità del uerfo fi determinaflero i con
con l'Hefiimetro nato per fua natu-
cetti , hauria trattato
ra alla grauità,le cofcpaftorali con magnificenza. Nò
fi dubiti perche alcuna uoltaufi il Lirico la magnifica

forma di dire, l'Epico la mediocre e Inumile, perchela


determinatione della cofa fi fa iempre da quella par-
Difcorfi Poet. I te
DISCORSI
te che fignoreggia :& hafli prima riguardo a cjuello/che
triene ad cflere intentione principale. Onde benché
l'Epico ufi alcuna uolta lo ftile mediocre , non deue
per quefto effere che lo ftile fuo non debba effere
detto magnifico , come quello che è principaliffimo
di lui , cofi del Lirico ancora lènza alcuna controuer^
£a potremo dire.

IL FINE DEL TERZO ET VLTIMO


Difcorfò

LET-
LETTERE POETICHE
DEL SIG- TORQVATO
TASSO.

ALL'ILLVSTRISS. ET REVERENDISS.
SIC SCIPION GONZAGA
Patriarcha di Gierufalemme, à Roma^.

O, per conceder gran parte à Goffredo


nellattione , haute ordinate le battaglie
in quelmoào , che V, S. ha lette » e ne-

cejjario mi parea d'attribuirli molto , fé


più che molto gli e attribuito non foldal
vero, ma dalla fama . Poich'i paruto
altrimente , e ch'in alcune cofe s'è tolto
alquanto > o fitorrà à lui per dare ad altri ; credo , che jìa ne-
cejjario mutare in parte la propojittone , ciò è proporre non il
Capitano prima » e i Caualieri in confeguen&a : ma prima i Ca-
valieri , &il Capitano non già in conjèguen^a , ma in quelmo-

do , che V,S. vedrà . Diro dunque


I 2 L'arme
LETTERE
L'arme pietófe , e i Caualicri i canto
Che de la Croce fi fegnar di Chrifto:
Quant'operar (otto Goffredo , e quanto
Seco foffrir nel gloriofo acquifto
/'proporre molti) oue fa alcuno eminente, e lecito per ragione à
ehi intende di cantar di molti^e u'eleffmpio et Apollonio Te ben
vii rammento per che il perdei nel ritorno di Venetia ,
^ ma fèn-
\a fallo credo, Bargaproponeua non Goffredo,
che fia così . Il
ne alcun par ticolar , magli Heroi . Il nominar Goffredo e non
filo introdotto per hauer 'alcun par ticolar riguardo a lui eh' ,

così famofo fura gli altri , ma anche per differenza ffecifea

( s'è vero > che la propofitione debba hauer le conditioni della


deffnitione)peroche queste parole,Sotto Goffredo feparano
l'attione da tutte Maitre precedenti > che non furon fatte effón-
do lui Capitano. Seco /offrir. Sotto quefie voci vengono tutte
l'arti Diaboliche , e tarmi Pagane > &
in fomma t ut tigli Epifo -
di a dfl ornamento dell'mprefa.N.0 gloriofo acquifto.7tf<? no
efjende , che qui non vi fa nominato Gierufalemme , per oche
affai dichiarano le conditioni precedenti , ch'altro acquiftó non
fipuò intendere. Oltre che quefla parola era così a/folut amente
detta da tutti gli Nifi orici antichi , idefi Giouan Villani
, Mat-

teoòc.che dicono pafio alla conquifìa , intendendo di terra fin-


ta. Forfè quelle parole ,. Sotto Goffredo , non fon belle ma \

non ne trouo più a propofìto ; chi non voleffe circonfcrtuere il ;

eh e, oltre che non me commodù , non e lecito . Hauro caro d'in


tenderne il parer di V. S. Illujìrijf. e degli altri , e me ne farà
Gli altri quattro verfi feguenti , credo,
fa a or e fingolarisfimo ,
chefiano comprefi nella dannatone dellaffanz,a,$i\i, cheli
corre il monào,p ero non ne chiedo configlio ima vorreiftp ere
ch'importano quelle parole nella propofition di Virgilio
Genus unde latinum
Albanie^ patres, atq; altamceaia
Chi
PO E T 1 CHE. SS
Chi co»fiderà fottilmente uè ara , che fumo fogge tu alliHef
,

faoppofitione > comemisfor\aro dimoflrarpoi^ la quale a me


non dà punto di faftidio Ma per bora V. S. non metta in con-
.

fu Ita quefta feconda parte , [in ch'io non le fc ritto altro La .

narratione , fé piacerà à V, S. &


al Signor Barga comincia- ,

rà in quefta modo ,
Già il fefto anno uolgea che'I grand'Vrbano
,

C'hebbele chiaui, onci 'il Ciel s'apre» e ferra;


A conciglio raccolte il pio Criftiano
In Chiaramonte , c'1 perfuafe à guerra,
A liberar dal popolo profano
Di Gicsùla natia (Iterata terra:
E cingendo la fpadaa* Duci al fianco
Die lor purpurea Croce, habito bianco.
. E uincitrice già per l'Oriente
L'hofte correa, che moffe a l'alta imprefa. &c.
V.S.mt faccia fauore di fcriuermi ,fe piace quefta, opiu par-
ticolarmente in qua! altro modo la defìderano .Al Magno panie
checche omnimodo fi douejfero torre le flange ,Qual rabbia ò
figlio di Giefù. &c. ma chefidouefe lafciar non filo, Tu ma-
gnanimo Alfonfo, &c. ma anche la precedente Sai, che la. ,

mondo, il principio della narratione a lui parue/offi-


corre il
ciente afiai, pur mi giova d'hauer mutato , e ditnutar fé b fo-
gnerà, e le bacio le mani *

AL MEDESIMO, A ROMA.
$Jf EST A mattina , ch'i ti Giouedì Santo » me ne tornù
ì Ferrara,ri/olutto»e impromfa , ma cagionata da commodità
ài carrozza , e da compagnia d'amici , che mi conducono .*
la-
feto al Signor Ciò. Vicenz>o Pwelli il fettimo canto , che l'inuif à
V\ S. net'quale hofidato molto , per che molto haueabifgno di
lima*
LETTERE
Urna ho canceUateui molte cofià fatto , e ritrattele dmouo,
,

quanto felicemente non so \ e tanto più ne fono incerto , quanto


tofinomeno atto à giudicare deipar ti ancor recefinti; queflo
so bene, che per tutto il cantofono (par fé alcune cofe , che non
mi piacciono , e ne hbfegnate due , b tre } que'duoi uerfi dell Arai
do non li voglio per niente , anzi vb dire altro nelverfo, :

E raddoppiando va tagli,e punte.


Non sb ,fe tagli fiprenda in fignificato di colpo tirato di taglio ;

non piacendo fi muti cofi, E raddoppiandovi lepercofTe.


,

Purpurei tirani, pouero Cielofòrimiei capricci,maperbpri


ma che mìei ,furo dHoratio l'vno , l'altro di Dante altro per
, ;

bora non m'occorre di dirle intorno à i eanti,riferbandomì ad efi


fèrpiù lungo nella rifpotta alle fu e , quando l'haurb riceuute , e
laffretto con grandifiimo defiderio , (per andò d'intender , chei
quattro primi cantipano arriuati > elgiudìtio , che ni fatto da
lei, e da altri. In quanto al rimanente ^.Sfappia^he in,.. mol .

ti mimoleflano , ma
neffunome ne caccia , io perofono rifa luta

di cedere quel luogo , che non credo , che facilmente mi foffe tol-
to ; e perche non mi contento interamente d'effò , eperche mi pai
retroppogrAnfaticaftarfempresulofchermo^neglivtili^ egli
h onori , oìe/peran^e .... fino tante, che meritino tante difeffe
che già per co/à,che'lmeritafie non mi rtnerefierebbe il combat
tere\ verro dunque à Roma alcun mefé dopo la editionet efra i do
ni , ch'io hebbi da Vrbino , e' l guadagno , ehefaro del Libro ,Jpe
ro ch'io metterò infieme quattrocento fèudi , quefii non manche
ranno \fe il Signor Buca, b altro Efiehfè mi don ara alcuna co-
fai lucroapponam } ancorche d'vno y cioè del Mar chefi da Ette
fia certo , eh efarà qualche dimottratione ; ma chefono quattro-
centofeudi à voler godere i frutti , e non confumare il capitale?
purfi bifognarJ anco confumare del capitale ,fòn rifoluto àfar-
lo In Roma vub viuere in ogni modo , b con buona b con medio
. ,

ere , b con cattiua e ondinone , féfaràpiùpotente la maligniti


della
.

7> O E T I C HE. 16
della mìafortuna,chelfauor dì V. S.b daltri miei Signori, I. . .

per Patroni non gli vub in alcun modo^ne borace poi, pero V.S.
tronchi ogni occafione , chefenza alcun mio prò pojfafoh portar
mi vna vanafidìsfattione,ma con molto mìo danno pojja mouere
la miavanità à vaneggiare , et auuertifia di nonfirtuere à ....

foura quefo particolare cofa chefinarrendofi la Lettera t e ca-


,

ptando in man daltripotefie nocermh dell' altre prattichefipuì


fcriuerepiit liberamente : e conquesto le bacio humilifiimame»
te le rnani^ e viua lieta*
DiPadoua il 3 1. di Marzo» MDL XXK.
AL MEDESIMO, A ROMA. x

SONO intorno al nono canto , nelquale non mi pare , che


vi fia molto , che fare mandar et per quefto ordinario l'ottano,
;

fé non hauesfi deliberato di non mandar cofa alcuna, fé prima


non ho autfò , che la precedentefia capitata e quefto dico ^per-
;

che lafiiai in Padoua alSig. Pinello il fettimo .perche ilmandafi


fi a V.S. come io fia certo, che lo Scalabrino fiagiunto à Roma,
e fappia ,oue indri^zar le lettere , darò à lui questa cura, che
veggio bene, eh'indtfirettionefarebbe la mia ',
s'io volefii co miei
prteghi grauar di queslofafìidio Ancora V. S. La quale in tante
altre co s'adopera in miofauore,
fi &
à mio beneficio e temo non >,

forfè ch'io h abbia troppo abafata lafia cortefia, e dimeftichez,-


?{aper cofi chiamarla . Le ferini per l'altra mia di volere di
fior
r ere alcune co/e intorno alle annotationi del Signor Barga ho ;

poi p enfiatoche farà meglio raccoglier'ogni cofa infieme in vna


,

Lettera , perche (ì come credo , ch'in molte co farà da me ac-



cettato il configli* altrui, co sìfimo , chepotrà tal bora effere ta
le, che non vorrò accettarlo y &
inquefli eafi pipare deffir
quafiobligato à render ragione dellamiadeliberattone , che po-
trebbe forfè da alcuni efier riputata arroganza, e tanto più gm
dtcoj
L E T TE R E '

dìconeceffariaqueBa di chiaratione delle mie ragioni , quante


che io so , che l modo fera ato dame in qucflo Poema ,fe bene per
quel che me ne fai a , non e punto contrario à i precetti Ari/io*
,

telici , non ìperoaìlretto all'effcmpio di Virgilio , e meno a quel


lo di H omero, anz>i talhorafè ne dilunga . ma pero in cofificon-
do me che non fono , dell'efitflen^a dell'vnità,ne per altro del'ej
finz,a della Po efia . Ma gli h uomini , eh 'vniuerfalmente fi moud
no più per l'efiempio > che per la ragione , giudic arianofacilmen
te il contrario : né quefìo dico per li renifori , à i quali attribuì

fio molto , ma parlo in generale E fé bene ne'miei Difiorfiho .

fatto , efaròquefto, non mi pare pero fouerchia la Lettera ,per


che quelli parlano in vmuerfale , e quefta haurà p articolar ri-
guardo al mio proprio Poema , àgli auertimenti non accetta &
ti Non argomentiperoV S. da quejlo mio pen fiero ofirn a tiene,
'.
;

o alterezza , the di già io le dico , ch'in alcuna cofa delle dette

m'acqueto algiù di ciò del Signor Barga . Haurei molto caro din
tendere,fi la mia lettera , ch'era coi" quattro primi Cantifi(mar.
rifono, per eh 'm efja fcriuea alcuna cofa > eh' è ne e erario , che
V. S. fappia . Plora la replicar o folamente , ch'io la prego con
Off ni affetto , che non le
fia graue l'affaticarfi alquanto per mia
gloria yparticoìarmente nella politura de ver lì, che e erto ve ne
fono alcuni , fé nonfon molti , duretti talhora troppo inculca , &
ti ; ne à me è venuto fatto di mutarli e so quanto ella fa buona ;

maeslra , nonfolo nel far di nouo , ma nclyape^zare . Dubito


ancora di non efière alquanto licentiofo nelle voci Latine ,pero
quelle , chefipotranno tor viafènz,afiemar la maestà ,far a ben
fatto , che fi tolgano . Bella copia de canti non ho più quella fret
ta , ch'io lifirifi, pur h aurei caro d'hauerne alcuna parte alme-'
no alfin di quefio Mefi . De luoghi dubbi > o detti più modi fi w
fcriu a quellOyche vorrà V.S. degli altri nondimeno haurei caro*
che fi tene(Je vnpoa di memoria in vna eart a appartata ,la mifi
mandajfe tnfieme con la copia .4'» fitr* buono,che V.S.no»
parli
,

NOETICHE. j 7
parli co/ito fìo , perche tardi dìfegno , cheglifìmoflrìno i canti*
acciocbe lafcujàfiapiù veriftrnile , quand'io me ne voglia vale-
re* Cono/co , che mio debito fcriuere a eiafc uno de reuifiri , e
io faro : Intanto prego V, S. a baciar a ciajcuno di loro le mani
in mio nome . E perche so , che lo Scalabrino forra volentieri
ogni faticaper me , V» S. faccia , ch'egli traferiua i luoghi non
accettati , e talhora altro , fé bifognerà , & io glielofcriuero , c$
me ftppia doue , e viuafelice.
Di Ferrara il 13 . d' Aprile MDLXXV.
AL MEDESIMO, A ROMA. v

TI Ó riceuuta la lettera di V, S. del p. d'Aprile , à me tanti


cara , quanto fino tutte le fu e , e particolarmente in /oggetto
che m'importa tanto , e rifondendo dico , che poi che'lSig.Fla-
minio concorre co'l Sig.Barga , enecejjario ch'io creda più all''
au fiorita loro eh'ad ogni apparenza di ragione , che mi paia di
,

vedere in contrario mutaro dunque come confìgliaranmi :


; ,

Bene vero , ch'in quanto a l'Epifodio d'Olindo voglio indulgere


Genio,& Vrincipiypoiche non ve altro luogo oue tra/porlo :ma
di queUo non parli V, S. con e (si loro cofi alla libera : credo , che
in molti luoghi trouaranno forfè alquanto di vaghe^zafiuer-
chia, & in particolare nell arti d'Armida
, chefino nel quarto,

ma non mi dà tantofaflidio } quanto il conofc ere , che lira-


ciò

paffo , eh' è nel Quinto Canto da Armida alla contentione di Ri-


naldo, &
di Gernando e'l ritorno d' Armida non efatto con mol
,

fa arte e Imo do , con che s'vnifcono quejìe due materie , eptU


;

tofio da Romanzo che da Poema 1, H eroi co , come quello } che lega


filamente co'l legame del tempore col legame d'vn'iflante a mio,

giudicio affai deb 01 legame . La coment ione in fé Ileffa , e l'arti

d'Armida fono ex ar te , come quelle , che procedono da vnfon-


te cioè dal configlio infernale , e tendono à vnfine medefimo e
'j ,

Lettere Poet. K prin-


LETTERE
principalifimo , eh' e ildi/lurbo dell'imprefa ; ma infòmmA vor-
riano effer meglio attaccatefra loro . lo haueuagtà penfàto > co
me legarle , ma oltre che non mipiacque interamente il nodo , la

faticami (pauento , laqual pero nonfarebbe molta > quando net


rimanente mifodisfacefit.V* S.cipen/i, e ne par It conloro ma-
nifeftando questo dubbio mio y o accorti , o no y chefifiano dell'tm
perfettione che mi par diveder ut nel rimanente potràforfè
, \

parer loro > che nel principio del Settimo Canto ne gli errori d'-
Erminia , e di Tancredi io mi slarghi troppo dalla Fauola , ma
in quella parte io ho apparecchiato gagliardifiime diféfé ( co/i
mi paiono ) e di ragioni , e dauthorità : pur mi farebbe dipò e a
fatica ilfar e > che Tancredifteffo narr offe poi lafu a prigionia .

Infiamma mi e parfofin che le machine non eranofatte» ni vera


che fare, ch'io mipotefi slargare alquanto >fen%a perì) perder di
mira ilfine del tutto , ma poi che le machinefon fatte , e che la
guerra fi(Iringe , anch'io miftringo con lafauola > ne me ne par
to punto,finche la necefiità, che s'hà di Rinaldo > non me nailon
tana ; ma la lontananza anco è in oc eafone y che per difetto di
machine, e dt ìlagione ardentifìmanon fipuòfar nullaintorno
a Gierufalemme > doue fi torna dopo indugio non lungo forfè , e
certo non inopportuno; ni ftlafcia mai fine h'ella non (iaprefà.Ha
difi orfo quefie cofe volentieri con V\ S. eperch'ellafia informata
della mia opinione , e perche ne p offa informare altri , ond'efi co

nofeano , ch'io so molto benedeffermi dilatato affai più di Virgi-


lio , e dHomero > procurando di dilettare , ma che slimo perì?,

che quesla latitudine 3 per cofi dirla ,fia riflretta dentro a i ter-
mini dvnita dattione almeno , fé non dhuomo benché i molti ,

Caualiert fono confiderati nel mio Poema, come membra d'vn


corpo , del quale e capo Goffredo , Rinaldo dcflra >fì chemvn
eerto modo fi può dire ancovnità d'agente , non che dattione.
Scruto in fretta 3 e confufò , à lei bafia accennare , e forfè fo- &
uerchio anco queflo » Le mando con la pr efinte l'Ottauo ,el No-
na
NOETICHE. 33
no Canto, e far annoi plichi diuerfi ,&à l'ott tuo farà alligata
qucfta letteray V, S. faccia cercar del Nono , fé non gli offe per f
auenturaportato injieme con l'altro , In quanto ali Ottauo ho
da dirle , ch'io non rimango a pieno fodisfatto della congiurino-

ne , che ha co' l precedente Canto , & ancora che primafife più


difiaccato , per e he cominciala dalla venuta di Carlo , non sope
ro,fi quelle quattroflange aggiuntati operino tutto quello, ch'io
vorrei , e di quefio potrà ancora V S. intendere il parere de* re-
.

nifori , efendo ella promotrice del ragionamento , &a confeffar-


le ti vero , tutto quello , eh '} fino al Nono > trattine i treprimi
Canti , rifatti quafidel tutto ,furono fatti in tempo , ch'io non
era ancorafermo , e ficuro ,nen diro nettarle, mainquella,ch'io
credo arte> onde han bifogno di maggior confderatione,che non
haurà il rimanente del Libro da qui manti doue a mio giù di e io ,

fi vedrà miglior difpofittone llpajfagio eia morte di Dano e


. ,

vero quafiin quel modo , ch'ifritto dame , e ne parla Gugliel-


mo Arduefi ouo di Tiro nel Quarto Libro, Beni vero, che non
Dano, ma Sueno haueua nome il Caualiero; non mipiaceua Uno
me vero , ne'lritrouato mi piace Tutto ciò ho voluto dirle per-
.

che molti amano , che vifiano molte cofe hifloriche mefio late*
Vero e parimente l'afalto Nono Canto
degli Arabi, eh' e nel ;

ma di quefìo filo parla *vna Cronica già datami dal Signor Duca
d'vn Rocoldo Conte di Prochefe chefu in quella guerra pur
,
fi ,

ne vede alcun vefltgio in Roberto Monaco, ancorché debole. Nel


Nono io ho aggiunto alcune cofé , che mi pareuano ne e e(farte ,€
conformi ad vna mia intentione , che ho d'accompagnar la Poe-
fia quantofa pojsibile con pafit dell' Hisloria , e con deferittioni
de' Paefi : poche n'ho mutate, e fra le mutate io ho peggiorati t
verfi, onde ho tolta la parola Mori, ma cofi bifognaua .perche
gli Arabi non fin Mori , de Tartari , e baflimi , non vera alcun
Ch risiiano allhora // verfi .

Per tempo al /ùo dolor tardi a l'aiuto.


. K 2 Era
LETTERE
Era troppo rubato dalla C anace . il verfò , otte è U
parola [chiarita , ho mutato , perche non fi [e lo [chiamar [a
proprio de ferri, a cui fi conuerria troncare Nell'altre mu .

tationi ho hauuto folamente riguardo d' addolcire il numero ,


o di torre alcune parole , di che non intieramente mi fo disfac-

cio y come canitie, e potrebbe ejfer ,cbenelres7o bauesfi peg-


giorato V. S. ne fia giudice
», : Sappiapero, e ti io credo , che nel
Canto ,ctiì appreffo lei fieno alcune correttioni , ch'io non tra-
ferri nel mio originale . Vna cofa mi rimane di dirle di molta
importanza , e quefiafìe , che per vnire l'attione maggiormente
in quanto alla par te , cti appartiene a i Saracini , e ridurre i lor
progrefsiadvn capo, io haucapenfatodi aggiungere nel N ono
Canto, appreffo le due stanze aggiunte di Solimano alcune altre,
nelle quali fi di e effe
' , che Solimano , dopo che fu cacciato di Re-
gno ,ft ritiro nella Corte del Re d'Egitto , e che da luifu pollo al
gouer no dell' Arabia ,doue [landò egli ,hauea contratta amie*,
tiacocapi di quelli Arabi , che non han fedeferma, e gli hauea
tirati afua diuotion » e del Califfo , e che dopo il ritorno d'Alete
il Califfo gli
fé e e intendere con marauigliofa preftez,z,a , o forfè
prima , da ch'egli comincio a [frettare che i ChriUianipaffaf- ,

fero ali 'eff ugnai'ione di Gierufalemme > che e ereafe di disturba-


re in alcun modo Goffredo dall'affidi , di tenerlo a bada infin
ch'egli gmngeffe col maggior efferato . flgefìop enferò mi nac*
que già per alcuna ragione , e per l'imi tation di Virgilio, e d No-
'

merò , che vnifeono ì nemìci,& hauendo questo riguardo giunfi


J

quelle parole nel Sesto Canto, par landò d Argante ch 'era di So ;

limano emulo antico ,& alcune altre nel XVI7. Facendogli


Artbi , a diuotione , ofùdditi del Califfo Non ho pero voluto .

far leflange le quali pero -nonfar anno più che cinque, ofei,fin
, ,

che non ne fenta ilparer di V S. e de'reufori perche potrebbe .


,

for[ piacere ad alcuno , ctiio mi conformaci con l'Hifloria, co-


me tio fatto , il eh e pero à me non piace tanto . Horp affando ad
altra
'POETICHE. 19
ahra materia prego V. S. che venendo Monpgnor Lamberti *
à Ferrara, come die e, voglia parlarli di tutto ciò , e b aura caro
ch'io fippia credo , che V. S. a queft bora kaurà vifìo lo Scala-
;

brino > pereti a punto mi fcriue del gran defìderio , e ha d'effcrle


ferultore , e deue ha nere affettato mie lettere , le ricordo ipriui-
legij e s'è ne e effario prima fapere il nome dello Stampatore , ve-
,

der a diftabilir l'accordo con alcuno quanto prima , Qui va pur


intorno quefìo benedetto romore dellaprohibttione dinfiniti Poe
ti vorrei fapere , fé ve ne cofa alcuna di vero Pati/co infinita
, .

mente di non bauer qui con chi conferir e, e come h abbia vnapar
te decanti , non farebbe gran cofa che mi trasferitifin a Vene ,

tia , perche queft altra volta non feci nulla. V S. nella fu a mi di- .

ce vn no so che di lite non so s'intenda di lei o di fuo cognato-^


; ,

lo m'era rallegrato, effe n domi flato riferito, che le fu e cofé erana

fiab ili te co V Duca di Mantoua , com 'ella defideraua , e non vor-


rei effe r mi rallegrato in vano . Di grafia mi facciafauore per
mio contento efplicarft de gli Epifòdij inan^i ali intiera introdut
tiene della Fauola nefono alcuni nell'odiffea,
\ & altroue t e for-

fè con minor congiuntone alla Fauola, che l mio ma di ciò vn- ;

altra volta , e le bacio le mani.


Di Ferrara il is. d aprile M D L X XV.
AL MEDESIMO, A' ROMA.
SARA con quefta mia il decimo canto , i 'quale non tic va-
luto indugiare a mandare fino all' auifo della riceuuta degli al-
tri , ac ciocbe non pasfi tanto tempo dalla lettura di quelli alla

lettura di quefìo che Ihuomo fi fc or di delle cofé precedenti, ol-


,

tre che mi par ut o m'-h anni , cti e sjih abbiano la meta del Poe-
f

ma . Voglio pero , che fappia , che quefta e più tofìo metà del
quanto , che della Fauola \perctiilmez,c veramente della fauo-
la è nelter^odecimo , perche fina quello le cofe de' CbriUiani
vanni
LETTERE
vanno peggiorando , fon maltrattati nell'anali o vi e ferito il ,

Capitano e poi arfa la lor machina ch'era quella > che fola (pa-
,

nai tau a gli nemici > incantato ili? o/co che non , fé ne pò(sono far
dell altre >e fono in vltìmo afflitti dall' ardore della ftagione , e
dalla penuria dell acque ,& impediti d'ogni operatone . Ma nel
mez,o del ter^odecimo le cofé cominciano à riuoltarfi in meglio^
viene pergratia di Dio a preghi di Goffredo la pioggia , e cofi di
mano in mano tutte le cofé fuccedonoprojpere. V. S. non affretti
per vn mefé altro perche voglio quefta fé tt iman a che viene,
9 ,

cominciar a purgarmi , e non far nulla per dieci giorni , e poi


non ve ne vorrà manco che quindici intorno alxi. fé fra que
,

sìo mety mi foffe da F.S. rimandata la copia de' canti } Ih aurei

affai caro,per che la manderei a Vinetia,c nonfi perderebbe tem

pò ,& haureipiù cara la copia,che'l mio originale, per faper, co-


me gommarmi nella fcrittura. y.S.mifaràfauore à rifondere
a tutti que'particolari, che per l'altre mie le fcrifli e di più a dir
mi,fe Barra è e e gnome o patria del Sig. Pietro Agno lo, e fi va
>

nelfoprafcritto .perch'io vorreifcriuerli. Saria facil cofa } chefof

fé rimifa alcuna cofa nella penna nel x. canto 3 ancorché l h ab- &
bia riletto più volte , non mene fa accorto fé ciò fojje , non ;

potendo V. S. per fé fi e(fa fupplire al difetto me n'auifi Tur- , .

no ,io l'ho per fincope, che (tpoffaufare regolatisfimamente ,fì


come rifondarno } e molti fimili fi dicono : pur dtftiacendo dica
negli altri modi . Neil vltime flange , oue Goffredo raccoglie
di nouo i Principi , perche fi richiami Rinaldo ,faria forfè be-
ne Udire più minutamente le cofé dette da lui e le rifpofle dal- , ,

l'altra parte : dubito di tedio Secondo la via d'H omero e certo


.

neceffarìo . N 'affetto coniglio , e le bacio le mani.


MD LXXV.
Di Ferrara ih 7 d'Aprile.

AL MEDLSIMO, A' ROMA.


M1 piace l'auuertimento del quarto , &il modo , con che
configliano
NOETICHE. 40
configliano, eh e fi debba fi binare l'obiettione , e tanto pumi
piace , quanto eh'efendo quel gouemo non così femplicimente
regio , che non participaffè alquanto de lo flato degli ottimati ,

non era verifimile , fèndo gli altri


ci) ej tutti contrari a Goffredo
d'opinione , di volontà , nifjuno parlaffe . EuUatio marma-
rne nte , che sera così largamente offerto ad Armida , e che, co-

me auenturierOj era fciolto d'alcuni obltghi di quella obedien^a


che da gli altri fideue al Capitano . Faro dunque come finti-
gitano , e mi dà il cuore di far par Ure EnfiUt io in modo y che le
fue parole faranno lette con diletto , e che potranno trarre il
confìglio nel fuo parere , e Goffredo dirà alcune parole àpropo-
fito . Se mi lecito vantarmi con effò lei , diro, ch'io riuolgea

fra mefteffo il medefimopenfiero, ch'i caduto nell animo di y, S.

> e fé mi rimanea al-


intorno all'vnione degli Epifodij del quinto
cun dubbio y.S. me l'ha rimoffo sfacendo perfette , e quaficolo
',

rando quelle cofe , che nelmio difegno erano roze > abo^za- &
te ; onde glie ne refio con molto oblige Bene vero , che fé la
. ,

fatica non mi fpauentajfe , uorrei cominciare il quinto da vn ra


gion amento fra Euftatio>e Rinaldo , neper bora fcriuero quale:
y. S. non faccia tranfcriuere le prime Han^edelquintojafcian
do luogo alle mu lattoni , & alle aggiuntioni . Ma cominci dalla
prima stanila, do uè fi dice e hi, e qual fofie Gernando . Soura gli
altri auuerttmentt hauro confideratione , bench'io credo, che
quelli del tempo ,e dellamachina nonfac clan dubbio, y.S. non

rifp onde cofa alcuna à quel particolare , ch'io le chiedo con tan
ta infanga > cioè fé dubita , che debba ejfer negato ilprivilegio.

E fé gli Amori faranno e ondennali , & io argumentando dalfi-


lenito , che cofi debba efere , me naffligo fé non in ;
tutto , din
parte uano è il mio fi/petto , me ne liberi di gratta . Io non vor
rei effer affaticatomi molti anni in vano , pur fé così piacefé à
chi può , la piaga antiueduta farebbe men graue . Le ricordo i
primlegif di Napoli, e di Parma, e la prego, che procuri di chia-
rirfi
LETTERE
rirfijnde nafte..che le lettere fcritte dame in diuerfi tempi arri*
uinoa V.S.in un medejmo dì,efe ui e fraude ,me riauertifca,e per

piùficurez,z,a mandi le lettere al Conte H ercole Taffone ; ma lai


tre , nelle quali nonfi conterrà cofa pertinente a quello partico-
lare , e pertinente al dubbio de gli Amori , può mandarle àlapo-
Ha . Potrta anco laffare alcun vuoto nel Quarto in quellaparte»
oue farà il ragionamento d'Eufìatio in configlio ,fé pero èpofiibi-
le di far ciò in alcun modo > nonfitpendofi il numero delle flange,
che vi faranno aggiunte . Scriuero p er quefl altro ordinario al
Signor Iaccmo a V* S. bacio le mani.
Di Ferrara ti j. di Maggio, MDLXXV.
AL MEDESIMO, A ROMA. v

MANDAI l'Ottauo , e 'l Nono Canto , fé ben mi rie ordo t


ilDeamofiefìo d Aprile, confègnato qui almaflro della po?ta>V.S.
non mi dà nuoua della riceuuta , ni dallo Scalabrino me ri efat-
tomotto , rie anco d'alcune lettere, ch'ioferi/sì à V.S. à lui per &
quello ordinario , e per l'altro apprefjò , come che ferina deffer e
slato egli medejmo allapofia . In quelle lettere erano molte cofé

pertinenti al Poema , intorno alcune parti delle quali nonmifò'


disfaccio , rie vorrei , chefcjjèro fnarrite, ma più mi noia tldub
bio , che non fìanofiate intere ette , e mi fi vanno auolgendo mil-
le penfierifafìidiofiper la tefia\fupplicoV . S. ch'vfiognidiligen
\aper trouare i Canti , e le lettere , e trouandole procuri , che
mfier Giorgio intenda dalmaftro delle pofìe,fé vennero per quel
medefmo ordinario ch'iodico , , &
efamim bene } fi fono fiaie
aperte fono, che vorrei pur vfeire di quefio dubbio, che maffiig
gè , cioè che molte mieferitture fiano ritenute , e poi mandate •
M. Luca m'ha fritti gli auuertimenti del Quarto , e .Quinto
Canto , mi piacciono , (jr a me diede fèmpre dubbio che la rifio- ,

lutìone di Goffredo non par effe poco prudente , ma non hofaputo


trouar
PO E TI CHE. 4t
trottar modo , come confutarla , ne bora il trotto , che mi conten-
ti . M. Luca m'accenna vn non so che diparere de'reuifori , ma
troppo(iti generale, e vorrei più particolarmente effer configli a
to del modo . Se rìfii ày.S.perla mia vltima , che io nel Deci-
mofettimo dico tutte le cofe che fino appartenenti all'apparec-
,

chio del Califfi) , per che


quello mi pare luogo opportuno , vni- &
feo infìeme molte cofe > che dettefparfamente , oltre che mi rom
peri ano ilfio dell 'altre > nonfariano a mio giuditio tanta impref
(ione né Lettori . lui appare >chél Califfo era a Gaza, ouer uba
uè a trasferita la fede , con l'armata in punto per lo fo(petto, e ha
netta hauuto molto prima de'Juoi luoghi maritimi . Gazapoifico
me e vero , che fojfefrontiera del Califfo , co(t è terra diporto , e
tanto vicino à Gierufalemme, che l tempo non mi mueue dubhio.
Scriuea nondimeno , che s'era riputato, che non f offe bene lafcia
reti Lettore tanto(effetto in queflo dubbio , io ne darei prima ai
cunanotitia dietro quella fianza
Del gran Rè dell'Egitto enin meflfaggì,
E molti dietro hauean fcudieri,e paggi»
Non osi ante ciò, perche non mi torna bene,c he tarmata Egittia
comparifa /ito/lo per alcuni altri r tipetti , cioè perche defidero ,
che Guglielmo Capitan de Genouefi venga tardi al campo , come
V. S. vedrà poi ho deliberato, che quel Cor riero , che viene nel
3

Quinto Canto,non porti altroché la ncua delgrad' apparecchio


dell'armata Egittia Nonfi traferiuano dunque quelle vltime
.

flange del Corriero, ma mifi mandino in di/parte e dia F.S.par ,

U di tutto queflo à i reuifori Nel Decimo Canto vi vna e or/ tra


.

dittione, che pare , ch'io prefupponga la corte delCa'iffo in Egit


tO\e quefta e nata 3 perche quando tofaceua quel Canto , hauea
deliberato di porla nel Cair , e poi per molti ricetti quandofui
al XV II. mutai ri(olutione,conHituendola ne confini di Giudea,
in Ga^a, vo/f mutare quelle parole del Decimo, eh e faceuan dub
Ih, e credcuad batterlo fatto quandoferrai il plico del Deci-
,

Lettere foet. L mo;


' * -

LETTERE
mo, mi par e poi di ricordarmi , chiù non compiacendomi ivtk
verfi fopraftep ; infomma non mi ricordo >fefoJferada me caf
,

fate fono quelle parole , chefaceuan la contradàttione , efon que


ftc»
Che sa le uie , n è di chi il guidi ha d' uopo
Ver la montana Arabia* e ver Canopo.
Le inali , fé nonfon mutate , mutinfi cofi.
Che s:tle uie, né d'huopo hàdichilguidn
Verfo il confin de'Pàleftini lidi *
Quello vltimo verfo e quel> che non mi piace , e che mifefopra*
fiare >purefruirà
per vn interim . Pocopiù apprefto, oue dice*
A i gran regni del Nilo è il tuo camino*
Dicafi
Verfo à l'antica Gaza è il tuo camino.
Mi pare anco di ricordarmi , ch'in quellafian^aiafcrifu
Appono, Appongo
£' meglio , epiù tofeano ; che pongo dicono , e cofi credo , chefi
debba, oferuare ne' e omp otti \ Nella medefimaftanzj.fi dà l'ag-
giunto di grande alviaggio non grande i V.Sjnifauorifca di mtt
tarlo » Tutto dofcriuo prefupponendoy che l Decimo Canto^che
mandai poi apprejfo gli altri ,fia arriuato> e deueeffere ,fe la mix
[ite mura non mi perseguita in ogni cofa * A quella sìanz,a , che

nelprimo Canto > e comincia ,,

Hi da quel lato , donde il giorno appare &c


Bi/ognafare vnfigno, perche mi fon lafciato guidare da Guglie!
mo Tino, il qual credo > che prendere in ciò alcun errore, comt
le tauole mi dimofirano
. Serifi per Ivltima mia , e per le (mar
non micompiaceua deltrapaffo , ch'i nel Sluinto Can
riti x ch'io

Udo. Armida alla: contentionedi Rinaldo , &


di Gemando , co-

me di quello „ che non mi par > che legin bene quelle materie y e
erede uà certe\>cht>fin%a altro dowfiè effer notato dareuijòri >
*

piche nonihan fatto, V*S« conferifett con effo loro iimiodub-


bio»
NOETICHE. 41
bio , il quale nell'altre lettere e più à lungo effrticato . Nelprìn*
apio del Settimo potrà parere > ch'io vaghi troppo , e che fareb-
be megliofar poi , che Tancredi fteffo narrajfe la fuaprigionia*
e di quello intenda illoro giudi fio Dì Tancredi e facile il rime-
.

dio , In fòwma , come le fcrip mi


di Erminia non e ofifacile . ,

pare , che la diffrofitione dal Quarto alNonopoteJJè ejjcr mìglio -


rata, e che fipoffà far fènz>a molta fatica: delle parti Jèguen'ti
mi compiaccio più . Fior mi fouuiene , ch'in molti luoghi del Poe
mafi dice fi d Egitto , e l'Home etEgitto^
, che s'affretta ilfoce or

ciònon credo > chepo/Ja mouer alcun dubbio , ancor che Ga%a
nonfia in Egitto Solo vn luogoforfè potria parer dubbio e que
. ,

fio e nel Secondo , oue Argante parla ad Ale te.


E'da lui ditto.
Al Tuo compagno hor ce n'andremo homai.
,

Tu in Gierufalemme, & io in Egitto.


Credo , che cìbfipoffa dire , come fi direbbe , che vada in Fran-
cia y d'huomo , ctiandajje in Prouenza , in Bertagna , in altro
luogo fottopofìo al Re , & vnito conquel Regno : purfé offende
dicafi
Io in Gierufalem , tu uerfo Egitto.
O vero
Io uer Gieruiàlem tu uerfo Egitto.
Lari/frolla di Goffredo ancora, cK e pur nel Secondo Canto,*
gli Amba/ciatori.
Hor riportate
Al uoflro Re che uenga e che s'affretti; ,

Che la guerra afpettiam che minacciate ,

E fé non uien , trai Nilo Aio ci afpetti.


Sluefla riffrofia dico ,/£ ben pare , cheponga il Re in Egitto^ no»
mi dà fafitdio perche effèndo in modo di brauata deue parlar
; ,

dell'intimo del Regno. Altro non mifiuniene, che dirle in que-


lla , e in altra tnateria . Affretto con defiderio difapere , chef*-
-
L 2 rà
%
LETTERE-
rà duuertuto de Canti > e delle lettere , e le bacio le mani.
Di Ferrara iljJi Maggio MDLXXV.
AL MEDESIMO, K ROMA,
C H' à V. S, nenfiano dijpiac cinte alcune mie folutioni , mi
piace molto : dejìdoro nondimeno intendere , come gli altri fé ne
fianofidi sfatti. Trasferirò la fianca , eh' e nel Decimofettimo
nel Secondo j Cornelia configlia , ancorché ciò non fi potrà fare
fen\a rompimento di quellaferie di molte cofi , ch'io hauea ordì
nate nel Decimofitlimo , o fen^a il uttio della replicatone. A
quello , eh 'ella mi due , che dalle parole d Argante fi comprende,
lafame , e féte ne'foldati , e non nel popolo folo ; rijp onderò forfè

vanamente pur con quella confidenza , ch'io figlio con lei\ eh*
>

tu e par e , che lo sìaio della Città


fi debba confide rare dalle paro-
le del Po eta^ e non dalle parole d Argante , il quale e difua natu-

ra ìmpatientifiimo, e vuolperfuadere il combattere : pero nonif


difeonuiene , ch'egli faccia la cofa maggior del vero : Con tutto
ciò V.S. mi ferina quali parole pare a lei , che debbano efser mi
tigate, ch'io mi sformerò di mitigarle > e ciòfaro molto volentieri
p ere he , cerne che Jempre habbia creduto poco al mio giudi e io,.
hora vi credo meno che mai : Mi rincrefie bene , che l'oppo*
,

fitione, di che mifcriue Miffèr Luca , cioè che nel Quarto siia
l'attion principale troppo fofiefa } fi.i di difetto ir remediabile ;
e
chefé di tale nonjoffe , io vi rimediarci , come i Signori reuifori
configliajfcro ,ancor che per confijfare il vero ( co'pa forfi del
mio giudicio ) io non intenda lepp efittone ne conojca ilfuo va- ,

lore Che cinque , ofii sìanz.efi(pendino fuor dell anione pr in


.

cipa'e , e fen^a parlar punto di lei, non veggio , cóme poffa pa-
rer Urano a coloro t quali mettano la I au ola dell iliade non
, ,

~ nella guerra Troiana , ma nell'ira d'Achille , e che credono efier-


vero quella y che dice Arifl. che i due Cataloghi , l'un de quali,

figlie
,

7> O E T 1 C HE. 4$
Jegue altaltro ,fiano Epifidij nelì iliade , ch'Epifidu efiinon fa-
rebbe» o t/e la guerra Troianafijfè fauola olirà molte altre ra- ,

gioni , che cioprouano , delle quali né miei Dtfcorft: perche fé


cofiè sftà talhoraper molti Libri intieri fojf efa ne II' iliade la fa-
ttola prv.i cip ale . Non confifièro dunque y che fiano nell'arti d'Ar
ntida tante Banz>eche daejje fipoffa argomentare lunghe^&i
,

di tempo Hora confiderando il tempo (pefo in quel Canto, io noi»


.

mi riftluofél e enfigli o diabolico fia Epifodto , opik to(lo parte del


'-
lafattola Ma/ìafiEpiftdio in vn horafipuòfare tutto ciò, eh
. :

appartiene al confdio > & alla tratt attorie del dianolo, al ragion a
mento del Re con Armida al viaggio d'Armida. , All'arti vfate

da lei nel campo , non credo , chefia necejfano dafiegnarepiu di


dodici giorni di tempo perche mfei , o n (ètte giorni fi viene di
,

Damafio in Gierufalemme che lafojfenfìone di do dici giornifia


:

molta y non ardifio di negare, ne puffo dire, che mi paia t diro be


ne , che ne/fino Epifodto e in Virgilio , neforfè in altro buon Poe
ta > men necejfario > men congiunto alla fauola t e di minore ope>
ratione , che i giuochi fatti alla fepoltura àAnchife ;
pero che
quellifatti nelle efequte di Patroclo , onde nacque limitattonefo
?io molto più dependenti dalla fauola : Alain quefìa parte > eh e
nel .Quinto labro dieci giorni fi (pendono
\ > de quali otto dì non
fifa niente , nel nenofannofti giuochi , Dunque gli otto fono o

vani , on grafia de giuochi ; quai giuochi poi > non io di che co


(kfiano in grafia & J che tendano. V S. legga dal verfi .
,

Porterà cum primo ftellas oriente fugarat


Sino àque II altra,
Expccìata dies aclerat nonamquè /erena.
Che vedrà efiere , come io le dico , E fé cofiè ^perche e lecite à
•'irg.foprafiar dieci giorni dalla fauola a me dodici o pano •> &
quindici non lece ? fopraftando egìi in oc e afone , chi Enea mol-
to bene potea feguire la fua n auigatione fata!e,e neceffana, & io

m Qccafione 7
che i Chrifiiam fenz,a machina zon potcuano fegm
LETTERE '

re iprogrep della guerra . Oltre ciò confiderifprego )V .S. che \


meglio fendere dieci giorni in otto , o nel operatione d alcun Epi
/odio : in ottofi(pendono quelli noue , in otto noue della tregua in
Virgilio, e noue in Homero, efi non in otto , in operatione, eh im
porta poco tempo , e ricercapoche parole . Io (guardi sera ar«
rogante ) micrcdeua , eh e l tempo , che nell'Epopeiapafia cofitn

vano ^rifpondejfi in vn certo modo alla fi ena vota > eh e nella


Tragedia , e nella Come dia : pero dicendo la mia Hifioria , che
i Chrifitdnifiefero vnmefe nella e ompofìttone delle machine ( il

luogo e in Guglielmo Tir io Itb.S.cap.io. ) mi par euà di meritar


molta lode , di hauer faputofare in modo , che la mia feena Epi-
ca (per e ofi dirla) non rimanejfi vuotaper quefia occafione , co
me rimane alcuna volta in Virgilio , &
in H omero né quali in ,
1

vna parola fipajjano dieci giorni : e poi eh e necejjario , comedi


ce Arift. che la'fattola perfeftefja breue crefia a perfetta gran-
dezza per gli Epifodìj , mi compiaceua più che mediocremente
d hauer introdotti quafi tutti glt Epifidif, nonfilo di molta o ,

d alcuna operatione > ma an co in tempo , ch'i Chrifiianiper dif-


fetto di machine nonpojjòno fare ne molta ne alcuna operatione
intorno a Gierufalemme . gueftafu la mia credenza , o la mia
vanità *fi cofipare , nella quale hora credo , e non credo defor-
mi ingannato , mouendomidvnaparte l'autthorità deviui, dal
t altra quella de morti , &
alcuna mia ragione . Ma ingannato,
ono , chemifia , non vedo modo alla mufattone , fé non mi emo-
Jlro . Se le Signorie Vo/irefino Unte alla reuifione , io uifin len -
tifimo dalla mia parte ,fchanz,i mificonuiene le/fere affretta'
to , che l'affrettare , e con quello le bacio ternani.
Di Ferrara il 14J Maggio. MDLXXV.
AL MEDESIMO, A' ROMA.
PER queft' altro ordinario rifonderò a tutti i particolari >
ch'ap-
?0 ETICHE. 44
eh"appartengono al privilegio, e fermerò al Signor lacomo in
ogni modo . Ho cominciato à dtftendere l'argomento della Fa-
ttola, e de gli Epifodq interfèritiui così in pròfa y ma occupato
da vn dolor di tefia eccefiiuo, non ho potuto finirlo , il finirò , e
manderollo mercordì , & in efifò
potranno i Signori remfori con-
fiderai parte di quel , che defiiderano , e eh' e neceffario e ben ;

verox che la/piegatura è affai breue, sì chefietalhora non vappa


rirà come Ivnapartefi congiunga con (altra , apparirà alme-
,

no intieramente qualfia la Fauola . Il dubbio del Signor Flami


nio nell'Ottano mi piacele mifàfpiacere quella parte X miracoli
fono fouerchi,e quel ch'è peggio,non belline quel Canto
poco legato,e con l'anteriore; e fra fé fteflò,ma molte uol
te fi fanno delle co fé, perche non ne fouuegono delle mi
^xoruStrette^za di narratione non mipar già di vederuijnafisi
inamente par landofìin perfona d'altri , eh à quefle tali narrano
ni fi conviene minor larghe7ga>cti à quelle fatte dal Poeta immt
diate. A quel che dice ilSig.Barga dellafamejion affientifco. è ut
}

èpure alcun vefiligio di fame in Virg.& in HomerojnaV.S.non


dica altro,fin eh io non mi dichiaro meglio. Nel Decimo non shà
intiera cognttione dell'Arti d Armida , e delcafo dell'armi dt Ri
nalào shaurà poi , eperò quefìofiaper auifò % lllafciar l Audi-
tor fò/fetto procedendo dal confufiòaldtftintOi. dati vniuerfate
a* particolari , e arte perpetua di Virgilio * e quepaeuna delle
cagioni > che fapiacer tanto Heliodoro x &e molte volte vfiata
(male » ò bene non so ) in quefilo libro. Siale bora per efifempio
Erminia della quale , e de gli Amorì della quale shà ndlerzo
Canto alcuna ombra di confufanotitia 3 pikdifìinta cognizio-
ne fé n ha nel féfio , particalarifima fenhaurà per fùe parole
nel penultimo Canto , che s'io non niinganno )ma do ite tra/cor-
ro? V.S. ti vedrà*
E quando nulla a la mia donna auegna.
Non e ben detto , com 'ella auuertifce y fiele uerrà fatteidi con*
ciarlo,,
.

LETTERE
ciarlo ,ìlr e ceuefo infornino grado .

Infili la torre,
j£ben detto fcnz,a alcun dubbio : Dante , Giouan Villani, il Boi
cacào accompagnano quefla particella , in fino, con l'accufarì-
uo tfiff^a lapropofition à ho notati i luoghi > ma non ho tempo
;

dì cercarli M. Luca , che e Danti/la , e s'io non m inganno


.

giàauertito da me di quefi v/ò > facilmente n'haurà alcuno in


pronto . V. S mi gonfia di tanta ambiti one con (ifegnalatofauo
.

re,come ch'ella traferiua difua manofi lunga iliade ; ch'io non


ne captfeo in meftejfo La cortefia d' Aleffandro non
» fiparago*

ni a queHa , ne Aleffandro à Scipione in molte cofe . lo non uo*


glio entrare ne ringratiamenti s che quefìo campo homai non vo-
glio correr con lei . Di grafia rinoui le miefc ufi col Signor Bar*
ga , e mi conferui infua grafia e con quefìo le bacio le mani.
:

Di Ferrara il 20. di Maggio. MDLXXV.

AL SIGNOR LVCA SCALABRWO,


A< ROMA.
AN D'ERO' fra dìece , quìndici giorni al più lun*
gol'Vndecimo, e'I Duodecimo Canto >e figuiro poi
mandando gli altri di mano in mano che mandargli ;

tutti } e cofitofio , come il Signor defidera, è impofiibile ,non effèn


do ancora reuifiì da me Ma perche i reuifori fi compiacciano
;

dì veder tutta vnita la testura del Poema , hoprefoper efpedien


te diferiuer l Argomento d'effo in pròfa , e mandarlo loro , e per
quello altro ordinario l'hauranno.
Donn a , fé pur tal nome a te conuienfi &c.
Benfipare , che l auertimento vien da Roma , e par , che finta
'

ancora vn non so che del Collegio Germanico ma io chiederei , ;

ondefirac coglie >ctiEufiatÌ9 dubiti , che fiavnaDea » equal


parola del Poeta accenna quefio) eperche nonfipub credere } ch'*
egli dubbiti , che fia un'Angiolo , quafiche nella naturaegltgc,
lica
NOETICHE, 4j
lìcafìafeffo , e che 'volendo apparire vn Angiolo informa fiuma-
na non pò[fa vefiire la figura
, cofidi donna ; come dhuomo Già .

quefto e ammollito dal'vfo.


No uà A ngioletta foura l'ali accorta >

E molte cofefimiltfi dicono , efcriuono , maio non voglio tanta


Filofifia in Euflatio Giouanetto , comio lo àefcriuo , inconfidera
to ; ma ridondo a mio giudi tio realifiimamente . Il Poeta de uè
e/prime re , & imitare in Eu fiatto
parlare de • ilcofiume , & il

Giouani amanti , ò proni all'Amore a quali apparendo noua


, o ,

belle\z,a > e mar auigliofafino rapiti dall'affetto , a dir cofèfiura


la lor credenza , a chiamar e il luogo , do uè loro appare la donna

paradifo, e lei Dea non già perche cofi veramente credanola


,

perche la grandezza dell'affetto , e l'vfo , e l' adulati on e amoro-


ft ricercano parole finoderat e ^ & Iperboltce ; quefi vfio degli
amanti imitando i Poeti dicono >
Dea non crcdeu'io rcgnaflfe morte.
In
Angioletta gentil di Paradifo.
EiTer credea nel Ciel,
El core in paradifo.
Ne pero fin mefit alltnquifitione, anzi l' vfio ha tanto ammollitìi
nomi &
i concettififiatti^che d'efii non
y
fipuò argomentare altro
che l opinione dvn 'eccellente ,efingolar beitela. dunque Eu-
fiatio la crede un Angiolo, o par la con l'Iperbole amor ofà\ Diana,
o Venere non fé la pensò mai egli,per quanto m ha giurato afe di
<au altero. Figli d Euafime d Adamo,figli d Adamofono fr e queti
prefio Date, e gli antichi,^ a me tale elocutione piace oltra modo
Refe.
So ben io , che la noftra Academìa Padouana nella reuifione del-
le rime infiigando l Atanagio tefeiufe dalle rime Et bere e , e for-

fè non da tutte E veramente non fitroua ne colti antichi-^ e s i$


;

ilpotefii fare fèn^a molto difioncio volentieri il torreivia.

Come Toro fària:


Lettere Poct. M Forma
LETTERE
Forma leggiadrifitma , e Virgiliana.
Come l'oro faria,
Plebea.
E'n quattro, òn fcf percoflè.
V battete voluto vendicare con l acerbità deUe parole, poich io
non rimofii il verfi che vi(piace uà a vosìri conforti Veramen
, .

te evulgare, e baffo , e bifogna mutarlo : Saprà pero , chino»


lo sa , che la numeration de colpi non co/te propria di Bouo , che
nonfia anco d Homero . AltF.pifiodio di Sofronia , opposero pri-

ma , che/offe troppo vago ; apprejfo , chefojjè troppo toììo intro-


dotto vltimamente , che la fiolutione fojfe per machina . Alle
,

quali oppoftuoni ri/pofi , fecondo me, veramente, e realmente ,


moflranda , ch'erano dì non molto valore . Bora voi mifiambia
te i dadi in mano , referendomi, che pare, che non (ìafiorteme»
te conneffo ; di que(lo in vero io fempre dubitai , e voi ilfapete,
che veldifii , quando ilfaccua, ma non e pero coftpoco attacca
to ,
y
che non ve nefiano de manco attaccati in Virgilio, Ho- &
mer o, p ur e vorip enfiando fèfìpotefie sìringer più conlafauola.
Ho il mede(mo dubbio della narratione di Carlo , egra Ihofirit
nefilo quell' Epifodio mi par e male attac
to al Signore Scipione ;

cato,malaventura della (pada dubito , che fent a del roman-


do . Chipotefie fare ; che tutto quel Canto non contenefie altro,
che lafidinone , allungandola con altre circondarne,(aria for-
fè megito , come che nella narration di Carlo fianmolte parti,
del
le quali mi compiaccio . Date parte di tutto ciò , chiofcriuo al

Signore e viuete lieto .


Di Ferrara il 2*.di Maggio MDLXXV-

AL
NOETICHE. 4<r
AL SIGNOR LVCA SCALABRINO,
A v
ROM A.

credo >che fiate in colera me co, e ribattete cagionexpu


§S re vi prego a lafctarla. Lefu alle Calette l'vltimo canto
a S .A.per quanto mofiro con infinita fua fodisfattio ne >c
co la prima occa/ioneja quale non potrà tardare oltre quindici,
o ventigiorni , cominciar o a rileggerlo tutto ordinatamente da
principio. Ritornado a Ferrara ho ritrattata vna voftra lettera,
ejr in efia veduta toppòfittone al No no. Io afpettaua in quefto luo
go à punto del Nono vna oppofitione,manon quefta>che mi ìfia-
ta fatta, anz>i molto diuerja. Voppofitione miparea y che douefie
efier tale che in damo i Caualieri Amanti d' Armida , e Tan-
,

credifino (lati allontanati dal campo ,fèfinz>a e/si resta v'incito


re il campo C h rifilano ,efé l lor ritorno opera cofipoco alla vitto
rias do uè parrebbe ragtoneuole,che la vittoria in gran par te de
uejjè dependere dalla tornata loro, così per moftrare che di non- ,

poca conseguenza erano siate l'arti d Armida, e gli altri Eptfiodi


precedenti >come per attribuire tanto più à Rinaldo,ch'e auttho
re yper cofi dire , della loro liberazione , e del lor ritorno . Si che
quefiavittoria ancora venifie in un certo modo a riconoficerfi aa
lui . jQuefti dubbi baueua io intorno à quella parte i quali mi ,

pareano di tanta importanza , eh' andaua deliberando di far,


che laiuto giungeffe vn poco prima quando la battaglia era in-
,

certa chefipotrà fare con la fola mutattone di tre , o quat-


, //

tro flange conpochiRima difficoltà, il dubbio uofìro non mi muo


uè punto . Sono tra Saracim Solimano , Argante , Clorinda va
lor ofifimi . Tra Chrifttani Goffredo } chefipuò , efideue oppor
re preporre ( tale e la fama , e tale fempre il dipingo ) a cia-
> e

ficuno di loro : gli altri due non hauranno incontro di due altri
che lor refi/la > fèndo lontani Tancredi egli altri . E quel,
foli , ,

che se detto prima da me della brauura di Argante , e di C lor in


M 2 da
LETTERE
da , ù
dettofina quefio termine , cioè che eiafcurì altro delcam

pò Cbri sitano , trattiene i tre primi, Goffredo , Rinaldo , Tan-


credi , fta confiderato da per fé inferiore a ciafeun d'efii Ma .

fono pero , come appare nel Settimo rimafinel campo Chrifìiano


Balduino > i due Guidi , Ruggiero > Gerniero , Pirro , il Conte de
Carnuti , Normanno , Bberardo , Stefano > Rofmondo , Odoar-
do > Gildippe , Raimondo } de quali ciafeuno s offerì di combat-
ter con Argante inpugnafingulare . Jguesli tutti infieme non
che non (ìano giudicati atti à refislere a Clorinda,
è dubbio, &
ad Argante 3 andando la cofa non da due a due > ma da quat or-
dì ci a due . Homero fa , che Enea molto fuperiore a ciafeun
Greco, trattiene Achille, Diomede , gli Aiaci, & Agamennone,
hauendo certa la vittoria fura Menelao, come Antiloco fi con-
giunge a Menelao lafciafiubito la battaglia , e fi ritira > e pure
,

Antiloco noni ne de primi ni de fecondi ,E ch'io non difior .

di da me efio , chiaramentefi vede nel Settimo , doue non en-


fi
trando Goffredo in battaglia , Argante , e Clorinda cedono il

campo a Balduino, & allafiuafchiera . Se dunque Goffredo può


contraporfià Solimano , e Raimondo figuitato dafieifo otto di
qu e principali rimafi può efièr gufilo contrapefo a Clorinda,&
,

ad Argante che} venfimile perche feguitifia gli altri ? e(fin


, ;

do fopravi unto il giorno , facciati i Demoni dall àngiolo > com


battendo da vna parte vn efier cito d Europa fierocifiimo > vete-
rano bene armato Jnuccchiato nelle vittorie; dall altra vna mot
illudine d 'Arabi tumultuari dìfar matite di Soriani non vi efien
do altro di robusto , che vna /quadra di Turchi , certo e ragio-
nevole che nonfolo vincano i Cbrifìiani 3 ma molto prefio ; e mi
>

e fempre parutOyihelfiar la vittoria doppo ilgiorno tarda , e fa-


ticela non hauefifiè del verfilmile , efojfi con poco decoro del Cam
pò Christiane , ch'io formo valor ofifiimo , e tale e per fama,
Quanta flimafi debbafare dellafama, la quale può denuare an
tara da molte Hifiorie concordi , rifondendo ad alcun altre op-
pofitioni
. ,

NOETICHE. 47
pofìtìoni il diro con H orati o , & Artsf.fi che quefi altro dubbio

fu cagione, ch'io non volefii attribuire totalmente la vittoria al-

l'aiuto dato da Tancredi , e da gli altri , che /eco vennero , pa<


rendomi di fare troppo torto al campo Chrifìiano Confider/fi, .

che la lontananza d AchilleJola non bafta afar vittoriosi Tro-


iani ch'in ogni modo i Greci haurebbono vinto facilifimamen-
,

te ; ma H omero volendo da vna parte non dire cofa indegna del


l opinione , che shauea di quel Campo de' Greci ,dall' altrafar e

che Eho sìe Troiana matta infuga la Greca >& affittiti il muro ri
paro fuo difficilmente da lei difefo ricorre a Gioue fingendo ,

che non la virtù d Rettore per grande , che fia , mal fauor di
Gioue dia la vittoria a Troiani, lo nonpofiso ricorrere a Dio in
queTto cafo ,efar , che' lfuofauor dia la vittoria a 'Saracini,che
farebbe fé non impietà , almeno stranifitma , ejrinfipportabile
Poefia ni altra via mi
, è fouuenuta , con la quale fipotejfe dare
la vittoria a'Saracini . Infomma non ho giudicato bene per mol
te altre cagioni che Jcriuero in altro propofito , far perdenti i
,

Chrifìiani in battaglia campale Dall'altra parte era nec efifa- .

rio indurli in molta necesfità , volendo fingere necefjario ilritor


no di Rinaldo . Patir an dunque grandisfimo danno nell'afifalir
della Città , far an lor officiate , bruciate le machine, impedita
la via del farne dell'altre , e faranno in fomma in fiato , che fé
non temeranno defifièr rotti in campo 3 dubiteranno almeno d'efi-

fer conftretti partirfi vergognofamente dall'imprefa efarà, chi


'
;

tentar a pervaderlo e colui eh 'è attore affai perde , quando


; ,

non vince . Cosi mi gouerno ne i canti feguenti perfar neceffa-


rio il ritorno come è necefano alla vittoria de Gre-
di Rinaldo >

ci , ch'Achille vefta tarmiSe bene o male altri fé! uè da . ,

JQuefio so bene ch'io non fono più in tempo di mutare , ne mu-


,

terò. Ma in quanto al Nono Canto fé co/fiderate tutte le ragio-


ni dall' vna, e dall'altra parte, giudicheranno i Signori remfori
che fi debba attribuire la vittoria all'arriuo de' Caualieri fopra

ueqnente
LETTERE
vegnenti, eh e nonfono già tutti auenturìerì, io ilfaro,& inchinò
all' opinione , che
fi debbafare , non ottante gli altri ri/petti, e farà,
facile ilfar lo, anzi di già Ihaueua comincio, e poi mi rifletti. Ho
confiderato , dopo hauerefritto le precedenti cofaniprogr ef-
fe dell' attioni fatte da Argante , e trono , che due volte manzi
al Nono, vna nelTerzo, l altra nel Settimo fi trotta in battaglia,
efempre alfine e cofiretto ,fe bene in maniera honorattfima , di
cedere il campo à Chrifìiani , e la penultima volta non vera rie
Rinaldo , ni Tancredi , riè alcuno , che mane afe nell'ultima ;fi
che non so vedere perche facendo cjuefta terza volta quel , e' ha

fatto nell'altre due prime , fi moftn difiimile afe sleffò . Io non


riceuo à fatto nel mio Poema quell'ec ceffo di brauura , che rice-
vono i Romanci , cioè che alcuno fia tanto fùperioreà tutti gli al
tri , che pofiafostenerfelo vn campo , e fi pure il riceuo , e filo
nella perfina di Rinaldo-, che da lui àgli altri amici, e nemici,

( trattone Goffredo , al qual coma Capitano nonfin lecite alcu-
ne cofe ) nonfife molta differenza ,fiaccamente il Poetagli at-
tribuirebbe tanto . Vedrafsi alfuo luogo , che Rinaldo fior re U
battaglia àfua voglia , non auuiene ilmedefmo degli altri voi ;

vi deuè te ricordare con quanta facilità vccide Solimano , egli


altri principali del campo JSgittio; doue all'incontra fra Tancre
di , & Argante la battaglia è molto dubbiofit, e l'vno riman mor
to , laltro tramortito . E'ntorno à quefio propofito ho confiderà*
/<?, che quefiofimmo e e ceffo di brauura è da H omero conceffo ad
Achille folo, non ad Aiace ,o à Hettore . E queUagran dif'eren-
%a,ch'è da Achille à gli altri, e introdotta con maggior'arte, che
la poca , eh' e fra Ruggiero , e Rodomonte ,fe Ruggiero è cofine-
ceffario à gli Africani Onde dunque fi raccoglie , che quello ec-
.

valore in Argantefia tanto grande , chepoffa agguaglia,


ceffo di
re vn popolo imbelle advnfotifìimo? da alcuna fua precedente
atttone ? Certo no . Forfè da par ole dette da me, defiriuendo il
fuo valore ,potrebbe efiere , che ve nefojfe alcuna , (che non mi
ricordo
NOETICHE. 48
ricordo tutti i luoghi ) che dm otaffi ciò ; ma quefio non mon-
ta nulla perche il Poeta non e obligato à corrijpondere alle com-
parationi > &
alt Iperbole Poetice co' fatti , per che,
fé ben fi
dice ch'vno e più impetuofò d vn fulmine 3 od vn vento*
>

non pero e necejjario , che faccia à gran pezzo ciò , che fa-
ria vnfulminerò vn vento. Dice Virgilio , che Camilla po-
teva correre foura l' acqua fin za bagnar le piante , pero fi
fojfe oc corfi il cafò di p affare vn fumé > thaurebbe fatta no-
tar , non correre , eaminar e su l' onde . Homero parUn -
do della velocità d Achille , nondime-
il prepone a ì venti
no feguendo Hettore , della velocità del quale cofa alcuna
grande non fi narra , gira tre volte Troia intorno intorno
prima , che'lpoffa giungere \ ni già Hettorre e aiutato da
Apollo , fi non verjo l'vltimo . Hor epilogando , // Poetafin-
gendo vn Caualierc,deueferuarin lui vnperpetuotenor dal fio
ni , e corrtjpondere àfatti cofatti, ma non è neceffario , che co'-

fatti corrifponda alle parole dette per aggrandimento Poetico.


Et à me pare , che Argante nellefue operationifia fempre ilme-
defìmo > nimi pare d ejfer obligato àpiù Leggete al Signor que .

Ha lettera mandando inanT^ ilf roteilo , che non intendo , che la


confufa , &
inelegante piegatura mi pregiudichi , egli poi fé ,

le parrà che le mie ragioni il vagliano , potrà conferirle co'reui


,

feri . Nonfar ebbe male , che le lettere , che hoferitte , oferiue -


re in quefio propofìto , (iferbaffero , ma queflo dico à voi infiere
to>e voi fate quel che vipar e Vifino alcune confidcrationi,
, .

che Dio sa ,fe me le ricorderò mai più In Venetia non h po- .

tuto trouar tauola alcuna di Gierufàlemme venale, neper altra


via ,fi che mi marauiglio } ch'in Roma ve nefiano delle ftanpate.
Quelle di tutta Pale/lina non fanne a propofìto , perch'io vorrei
ilfito particolare della Città y ehin quelle non fi conofc e . £ue-
Jlafira^ch'e del dì del Corpo di Chrifio,fivà à cena à Belriguar
do , dicefi ; che temeremo dimane > ma non è certo . Se t or nere
mo,
,,

LETTERE
mo, manderò ogni modo largomento dellafauola , e con queflo vi
bacio le mani.
Di Ferrara il 2. di Giugno*
Moflrate queft afrittura al Sig. noflro llluflrif.pregandolo ,che

non parli con huomo delmondo del contenuto in ejja, ne tur l'ac-
cenni , & io non ne ho voluto toccare cofa alcuna nella lettera
che ghjcrtuo , accioche fé gli parrà , poffa mofirareìa lettera k
chi vuole La differenzafra ......... e me affai di(put abile ,
.

e forfè fola di(p ut ab ile fra coloro , ch'intendono l'arte a dentro


e quefla . Vuole , che l'attiene del Poemafìa non folo
vna maàuno,e d'vno numero* non (pecicjbenche lafeconda
t

e ondinone nonfitroui mai ne efprcfjajìe accennata da Arisi'ote


le ,e fi fonda su l'efempio de Poemi H omerici > e foura alcune

fùe ragioni . Voglio io > che l attiene debba neceffarìamente effer


vna , e che poffa effer d'vno numero, ma che pojfa efser ancora
nel Poema H eroico , non in altri Poemi vna di molti ,pur che
que' molti conuengano infamefot to qualche vnità e che queUa ,

tale come che affolut amente fìa meno perfetta ,


vnità de' molti ,

e meno perfetta nella Tragedia > nell'Epopeia nondimeno {talee

lafua natura)fìa più perfètta , e ciò ftproua con ragione y e con


auttorità d'Arisi. Il Barga ,
per quanto mifcrife il Signor Sci
pione > moflro dejjer delia mia opinione : hora non
fé n'accorgen
do > nonfolo pajja, ma precipita ineuitabdmente nell opinione

del» per eh' ogni volta , chefaccia , che Chrifìiani fen-


z,a Rinaldo nonpofpwo in battaglia ( il che pero non fa omero H
de Greci fenza molte circondante) refislere a i Sar acini , / at*

tione inettit abilmente neceffarìamente e vna d vno , non più v-


na di molti in vno ,peroche tutti gli altri non folo fono inetti fen

z>a ilprincipale a conftguir il fine principale , cioè la vittoria ,

mafono anco inetti a temporeggiare > & a tutte l altre cofe ; di


maniera chintrauengono nel Poema non più come partecipi del-
la uittoria, e dell attione principale , ma come difefì, come libera
ti
POETICHE. 49
ti dalprincipale , & in (òmma come coloro , che della loro vergo-
gna porgono materia all' altrui gloria . Auuertafi^ che quel, . •

. » sa più , che molti non credano e che conceffóglique- ;

fto punto , che pare àgli huomini , che nonfia inpregiuditio ne


d Arili, ne de Poeti antichi, paffa à co/è maggiori ; e come auuie
ne , ctìvna herefia porta fico vn altra in configuenza conclude
Con queHo mez,o vn altra conclufione , chefigue ineutt abilmen-
te , cioè che l'arte dAristotele fia manca imperfetta il , & ; &
Poema di Virgilio non filo molto imperfetto , ma molto più imper
fitto deU' An croia \ a dedurre quella confèguenza dalla prima,
conclufione vi bifogna pocafatica ; pur io per h or a non ho tempo
difiriuerpik oltre>credamifi , chi non mi vuol credere quello*
creda almanco , ch'io fia cieco afatto . Btfogna dunquefermarfl
foura quelprimo pajjo , & in quel far fiforte , che lattione pojfà
ejfer vna di molti in v nodalmente pero che oltre ilprincipale gli
altri concorrano ancora , comepartecipi della vittoria . J$ue-
ftofolo fipub difendere > e tenere , fé dopo il àifiorfi di mo'ti anni
conofio cofa alcuna : Gli altri, che paionoforti alprimo impetofa
ranno pr efi. Bfitppiate , che'l fi ride di tutte l'altre
difefe e di queftafòla ,/? ben noi mo(ira , ha paura , va in cole-
;

ra con chi gliene parla chi cede que ilo f unto , efpedito , e/pac-
;

ciato à fatto il mio Poema , ma in compagnia e ofih onorata , che


non gli deerincrefiere . jQuesla controuerfìa,ch'e fra •

e me, fu caufa^ eh' egli gì udì eafe ,per quanto ho poi comprefi ,
che nonfipot effefar Poema efatto foura l'Ht/ioria di Gierufàlem
me , onde tolgo l'occafion del Poema ; e eh io non mifia mai rifolu
to di volere in ciò ilfitogiuditio ,fapendo , che s'io hauefii voluto
feguire ilfuo configlio , mi conueniua fare vn altro Poema , nei
quale non hauefsì mirato punto allafidisfattione del mondo pre -

finte, ne fattofiima dellauttoritàdt Virgilio. Hora ancora ch'io


intenda , che tutte le ragioni del ,& in particolare quelle
e hefaranno dirette contra il mio Poema ,fipoffono rigittare , ho
Lettere Poct. N però
LETTERE
però caro defiere io quello t ch e con gUfritti miei preuengaìoffe

fé,
e faccia > alcuna buona imprefitone nell'opinione de gu buo-
mini : perche so molto bene , quanto pojja laprima imprefitone,
i m>ei Fife orfprecurfori di tutto lefferato dell'eloquenzafaran
no la fc opert . Fra tanto non ho caro , chefimouino qutfti hu-
mori , e he per auentura , e perdonimi il mio Signore , né egli /
aaede intieramente , né Barga quanto importi quefio
il Signor

mottuo , e vi bacio le mani Vuo pure aggiunger quefio , che


.

H
fé bene omero , &
io conuemmo in quejìo , che ciafunoforma

vn Coualterofatale , e neceffàrio , dijferimoperò in vn altra co-


f
fa di molta importanza , di erimo nel fine, à eh e dirizzato il
Caualiero , perche io ho per fine l efpugnatione di Gierufalemme,
'

& egli non quella di Trota , la qua) dtuerfità e di tanta importan

%a , ch'in molte altre cofé e a me lecito , e neceffàrio ejjère in par-


te diuerfo . Confiderifi quejìo punto > e sto nonfaro intefo , mi
die chiarori) poi.

ALL'ILLVSTISSIMO, E REVERENDA
fimo Signore Scipion Gonzaga Patriarcha di
Gierufalemme, àRoma.

CRIVO àV.S. iUuftrifìma colpii in Carrozza :

Haurà con la pr e[ente le tterra l'Vndectmo , e'I Duo-


decimo , ne'quali temo , che vifiano infiniti errori di
penna, perche non ho hauuto tempo di riueàerlt, ejr alcune voci
troppo fpefò replicate nell'Vndectmo , che (pero divariar pota
più bell'agio . Fu tempo , ch'io mi credetti chefpoteffefare vna
torre ,o altra machina tale da oppugnare le mura ,ft abile , e di
*

legno, ho poi imparato, chefabile & di legno nell'arti della gmr


r a fino termini incompatibili ,perche le dabili fifanno di ferri,
o di pietra ,ele mobili di legno
:f che volendofare quella torre
di legno , per farla più facilmente fottopofia aliincendio , m; e
btfognati
''POETICHE. 50
hifognato mutare molte cofé nell'Vndecimo , in confeguenTg &
alcuna , ma di poca importanza , nel Duodecimo ,eV.S. facil-
mente comprenderà per feftejft la caufa della mut attorte . Vi
era vn altra difficoltà che le torri mobili fi riducono doppé taf
,

falto dentro al V allo , e labruciata da Clorinda era prefuppofta


fuori : A quefìa difficoltà ho rimediato , come V. «S. vedrà , e per
quanto a me ne paia , affai tolerabilmente . Infomma torre ila-
bile nonfoteua effere 9fiperche le slabili nonfono accenfibili ,fi
perchefèfofjefiata tale-, è verifìmtle , chenellafiklto notturno

foffèftataarfa } non eJsendoftata> ne deefeguire , chefofje in me-


z>o del Vallo non fuori : per alcun altre ragioni ho mutato l'al-
, e
tre parti dell'Vndecimo yfiche epartofrefchipmo , e comedi ta
le , non ne poffofare giuditio alcuno . Se vna coglioneria \fcdft

tene lafretta Forfè ilfecondo affàlto , che fufatto non in quin-


.

deci dì t come queflo , ma in quaranta cinquanta parrà à V.S.


,

pi ùfippor labile Se cifermeremo à Belriguardo , manderò l'Ar


.

gomento della fauola tanto a tempo ,cbe l'haurà V. S. infìeme


con queft altre fcritture . A[petto i ve rfi migliorati con gran di
fimo defiderio , e i Canti trafcritti , che ancor nonfono arriuati,
ma parte ne va errando per lo mondo , io mi dopo co meno che &
nóldifii. Dio perdoni al Cont' Here ole ,& allo Strozzala poca
amor euole^za dell'vno> e dell'altro* che non voglio per bora vfar
nome più graue . La voce guarda per guardia ho vfàta alcu ,

na volta in rima , ne ve nho effèmpto , mi pare ben d hauerla vi


fia ma non mi ri co rdo doue
, Pur la licenzaper féfie(fa mi par
.

lecita , me ne rimetto . Alla voce brando ho animo di dar ban-


do > &J refefimilmente L vltimo verfo del Decimo Canto ere
.

do che dica cofi,


'Quel dì riuolfc ad oppugnar le mura.
Bifogna tot uia quelle due parole ,Quel ^perche ciò non erapof
fibile . Btfognerà aggiungere nei e atalagomentione di Palame-
de>e le bacio le mano* Di Ferrara il 11, di Giugno. MD LX XV*
2 N AL
LETTE RE
AL MEDESIMO, A ROMA. v

IO per confeffare a y. S. lllufirif. ingenuamente il vero,


quando cominciai il mio Poema non hebbi penfiero alcuno dalle
3

goria sparendomi fòuercbìa , e varia fatica e perche ciafuno \

degli interpreti fuole dar l'allegoria a fuo capriccio ne manco \

mai à i buoni Poeti,chi deffe à i /or Poemi varie allegorie E per ;

che Arinotele non fa più menùone dell! Allegoria nella Poetica ,e


nell'altrefue opere , che sella nonfife in rerum natura. Dice
ben egli nella Poetica vn nonfi e he d Allegoria > ma intende per-
ai!egeria la metafora continuata, quale .

Paffala nauemia colma d'oblio.


La quale equiuocamente , o almeno per analogia cosìfi chiama;
infomma non e quella, di cui parliamo Mapoich'iofui oltre al .

mezo del mio Poema > e che cominciai a filettar dellafirette^-


\a de tempi,cominciai anco a penfare all'allegoria, come a cofit y

ch'iogiùdi e au a douermi afai ageuolarogni difficuìtà . E la tro


uai (accomodando le cofé fatte a quelle > che shaueano a fare)
qualF.S. vedrà-, non così diftintapero, ne così ordinata in ogni
fua parte : che certo quell'ordine , e quefìa e ondinone e fatica,

nomftma , e fatta ìafettimanapaffàta . ,Quel 3 ch'io difeorro m


generale dell allegoria, non l'ho trouato fritto, non in alcun libro
sìampato , ma nel libro deliamente , siche perauentura hauro
detto alcuna cofà , che nonfiara a martello pur io mi fono vno,
j

che quado la ragionefpir annoto ,& à quelmodo,che detta dentro


vo fignifcando . Shauro detto cofa non conforme alla ragione
o alla natura dell'Allegoria , e dell'im'tatione 3 volentierfonptr
ridirmi : mafifolo hauro contradetto a quel , che dicono i libri
feruti (che pero noi so 3 non me ne cale . Left già tutte l'opere
di Platone , e mi rimafero molti fimi nella mente dellafua dottri
na> i qualiperauentura haurano potutoprodurre quefiofrutto,
& io non m accorgo , chefia nato di talfimenza: quello so bene,
che
,

NOETICHE. 51
che la dottrina morale , della quale mi fon feruito nell'allego-
io

ria , e tuttafua , ma inguifa e fu a , ch'infame e d' Arifio tele ; Ó*


io mi fono sforzato daccoppiare l'vno e l'altro vero in modo ,

che ne rìefca confinane fra le opinioni . Potrebbe ben egli effer,

eh io hauesfi prefò alcuno errore , perche fono molti anni ch'io


non ho lettoni le morali d' Arifio tele ^ ni quelle di Platone : &
hora non ho rilettefé non alcune pòfilile: nel r immanente ho prò
curato che la r eminifcenz>a m aiuti. Ma temo fopratutto di non
hauerfaputo ben drizzar quefia moralFtlofofia alla Christiana
Teologia . Pur fé in quejto v'e errore , come io mi perfiado , à
V.S.& al Signor Flaminio appartiene non folo d'emendarlo,
ma d'infegnarmi anchora , in che modo io rnipojfà accomodare
all'humor di quesli tempi . Peroche mia opinione e fin hora di
far fiamp are l'Allegoria in fronte del Poema convna lettera,
eh a pieno dichiari , come il Poetaferua apolitico il frutto , &
f
che da lui può trarre Signore fé al Pico della Mirandola, dr
.

a tanti altri ìfiato lecito d'accordare Platone con Aristotele nel


le cofé nelle quali manifefl amente dtfeordano pereh e in virtk
j \

di V. S. nonpotrebbe ardire vn fio fcruitor di congiunger con


la bocca , e con la lingua di lei piena d'auttorità t principi) poe-
tici d'Arifiot eie , e di Platone > mafimamente non dicendo l'vno
cofa contraria ali altro ,fè non di piccioli/Simo rilieuo ? Bene ve
ro , ch'ilfilentio d'Arifìotele par , che danni l'Allegoria, o che
non la fiimi ,pur mancando i due vltimi Libri dellafia Poetica,
ilfuo (ilentio non conclude lo crederei accoppiando Platone
.

con Aristotele di fare vna nuoua mìfìura , e dir cofé buone o ree
non fò : ma certo non più vdite , ne per;fate anco damemedef
mo , fé non dopo ti mio ritorno di Ruma Qtejio pojjò promette- .

re arditamente , che per n:'.oua opiùone , ch'io h abbia dell alle-:


goria y
o del ?nodo , con che il Poeta ha daferuire alpolitico non
pur non mutare alcuna delle mìe prime opinioni^ ma tutte le con
fermar o grandemente , e preparerò nuoua dtfefa al mio Poema ,
e dille
LETTERE
e delle nuoue , e delle vecchie opinioni faro vna ordinata catena*
Efi Proclo ,
fé alcuni altri Platonici > efé Plutarco fra i Peri'
e
patetici non con altra difefa faluano H omero dalle oppoftwni
fatteli , che con l'allegoria perche nonfarà (e cito à me , non lafi
;

fando le prime difefe , in vero più fide > e più reali ,/eruirmi an-
co di quefte non meno ingegnofi eforfipiù atte a mouer moliti
>

per la magnificenza che fi vede in loro. Se ..... . intende nouelle


di quefta mia finitura > la guerra è rotta. Perche vede ben V.S%
à chefne ella tende pur io non offendo ma mi difendo , e la difé
\ ,

fa e conceffa da tutte le leggi . Scriuerop er quejìo altro ordina-


rio al Sig.Flaminio ,fra tanto V. S. mifauorifia di pregarlo in
mio nome » che non hncrefca di drizzare quefta miafcrittura k
quella meta , alla quale per meftefo non faprei drizzarla Di • .

co quello } perche non so bene qual fa la vita attwa del Chri-


,

ftiano ,nè alcune altre co/e appartenenti a quefto propofito .

Auuertifcapero di mefcolare fra i miei concetti manco concetti


Thcologtci , chefapofibile perche io defdero , chefipoffa cre-
;

dere , chefia miafattura . E dal?altra parte non voglio fingere


dtfàper Teologia non nefapendo , eh' a quefto troppo ripugna U
mia natura Io non credo , chefia neceffario , che l allegoria cor
.

rifponda in ogniparticella alfin/o Utterale > per oc he niffùnatale


allegoria f vede > ne pur le Piai onice > che fon le più efàtte . In
Homero > & in Virgiliofilo in alcun libro fi troua ìt allegoria . E
Marfilio Ficinofoura il Conuiuio riferifee quefte parole di Santo
Agojlino* Nonomnia, qua? infigurisfinguntur \ fìgnifì-
care aliquid putandafunt, multa enim proptcrilla, qii£
fìgnificant, ordinis ; &connexionisgratiaadiuncìaiunc.
Solouomere terra profcinditur;fed ut hoc fieri poflìr.
cantera quoque huic aratri membra iunguntur La quale .

opinione egli approua\ fi che quando anco t due Caualierinon


figmfic afferò , non crederei , eh' import afe molto : pur meglio fa
rà , chefignifichino : ma io non so trouar cofa > che s'adatti.V>$-
e'I
?0 E T 1 C H E. 52
41 Signor Flaminio mifaranfauore à p enfiar ci . In quanto alle
-parole laficrittura e ineulti fama > &
anco forfè alquanto inordi
nata . Ma io ho già aue^zo V.S. el Signor Flaminio afifatte let
tioni yfi che non parrà lorofrano. La Signora T. m'ha detto di

volermi mandar la ri/pofta ,ma none comparft ancora, a\ &


V. S. bacio humilmente le mani . Di Ferrara il ifJi Giugno,
Di V* S, Ser.obligatifi.TorqSTaffo.

AL MEDESIMO, A' ROMA.


SCRISSI à V.S, di Ferrara lafera , ch'io hauea da par"
tir mi per Bologna , in tantafretta , che io mifiordai di dirle due
cofé ; ìvna e, che nel Terzodecimo io credo di volere introdur-
re il caldo altramente y che non ho fatto , e musare quellaftanza,
che comincia
Parla con" tutto di fìammain uolto •
L'altra » che nel medefimo Terzodecimo non mi piace quella,

fianca.
Con" quel contra morte audace core.
Nulla forma turbò d'alto fpauento
Perche vorrei , che Tancredi/offeJùperato in qualche cofaper-
tinente allafortezza , pero vopenfiando , che da poi ch'egli hau-
rà dato il colpo aliarbore, veggia tmagini horribilifime , e ven-
gano terremoti , e turbini , cheglifiuotano lafpada dalle mani.
Voglio tnfòmma , che veggia tlfangue , efenta i gemiti dell'arbo
re y ma voglio , che la e~aufa principalii/sima , ch'egli, perda la
Jpada y (ìaforza , &
horror e dellincanto . Credo , ch'io gliferi"
uèfi , che nel ragionamento d'Vgone , dtfigno , che particolar-
mente egli moftri a Goffredo i bifogni , ehaura di Rinaldo , e che
gli mafri t quanteglifia debilitato diforze , e quanto fenza lui

farebbe mh abile adejpugnar la Città, à foftener IhoHe d'Egitto,


Nel Nono nonfipuòfare di non dar la vittoria intera ài Chri-
ftiani,
LETTERE
ftìarìi , alt rìm ente nonfi'verrebbe all' affatto: ma neltv ndecìm§
faro , che tutti o q uafi tutti i Pr in cifi da Tancredi in poi ,fta- ,

no mal trattati , e che molttpik ne muoiano . E qui ilnoflro Si*


gnor Borghefe in {lampa d'Aido pieno difauori , e di feudi per
quanto e dice . / canti dello Strofa credo, chefianperàutt, io
intorno a ciò mi rimetto a M. Luca lafretta , che nho e gran-
\ ,

difstma mi rincrefee di non hauer potuto guftar la


, gloria di fife
gnalatofauore e le bacio le mani
; .

Di Bologna il 2 7. di Giugno, M DLX XV,


AL MEDESIMO, A' ROMA.
NELLA lettera , che da mefuferitta à V. S. Illulìrifì-

ma , mi sforai di moUrare ^che non era nepofiibile , ne necefja-


rio , neforfè conueneuole , che la "necefiìtà di Rinaldo confili effe
nella per dita >e rotta de'Chriftiani, e quando ciò fenuea ,pre*
fitpponeua , chela mia attionefife tale à punto quale e l'Home ,

riea . Nell'altre mie fcritture , e lettere poi , difìinguendofra .

l'anione vna dvno numero, &vna di molti in vnoj/o con e tu-


non filo conueneuole , ma ne-
fi , orni e paruto farlo chefoffi
di ,

cejfario il non attribuire ogni cofa a Rinaldo , ma lafciare anco À


gli altri alcuna parte . Flora ancorché iofiapiù che mai fermo
nella mia credenza , nondimeno lafilma , eh iofio delgiuditio di

V *S- al quale piacque toppofittone > elagelofia , e' ho della [ita

buona opinione , m'hanfatto p enfiar e , e ripenfare ,fi fiojfepofii -

bilefenza ruinar la miafabrica^efin^a difior dar da i miei pr in


cipi di fodisfarein tutto on parte al gtuditiofuo :
, ho trotta- &
to il modo facihfiimofin^a repugnan\a dermici principij , non &
filobop enfiato ma efigmto ancora tip enfiato > nelchefiolo mi rin
,

crefice hauer meficolata la mia le t ter ucci a con lafiùa il modo e .

quefìo , che nel Settimo Canto, da poiché Argante evolto in


fuga , io non a/petto , che i Demoni affettino à mouer'tl turbine
finche
f
,

NOETICHE. jj
Jln chefian rotte le genti di Clorinda ancora , ch'erano ferme À
tnezo U colle > ma mouono il turbine e la tempefia , inan&i che i
primi pagani fuggii tiui arriuino alle genti di Clorinda, di ma-
niera che Clorinda prende l oc eafone, &
inanimando le fue gen
ti tle quali non erano troppo offefé da' venti e dalle grandini rie e
>

uendole nelle (palle affalta i Chrifliani t che hauendo i turbini e le }

gragnuole negli occhi \fono rotti , efuggono cacciatiJìrìal val-

lo, doueper valor foto di Goffrè'dofenz,a gran difumo dannofifai

nano et Capitano , poiché tutti gli altrifono nel vallo > cede an-
,

ch' egli la vittoria, efi ritira, e tornano in dietro i Saracini:


£>uefto modo non haportato fècofé non la giunta di tre , o quat-
tro flange , e la mutation di due -, E ben vero , ch'io conofeo , che
hifognarebbe dire alcuna cofa alquanto più particolarmente >

ma nellafecondaimprefione fifarà , & a confi (far e il vero , mi


fono per altro compiacciuto del e onderò infinitamente prima ;

pereti era ver ifimile , e qua/i neceffàrio , chei Demoni autori


della violation delpatto foffero vn pocopiùfolle citi inaiutar'i Sa
ricini \ poi perche quefta rottavnon effóndo vniuerfale ma
, ,

d'vna parte fola delle genti , non potèa impedire il dtfegno della
falto \ & anco pereti effèndo in abfen^a non filo di Rinaldo, ma
degli altri auenturieri , non riguarda e ofifimplic emente la lon-

tananza ài Rinaldo , che nonpoffa hauere anco alcun riguardo


à gli altri
// che è neceffàrio ,
,
fé la loro partita non e introdotta
in vano Mi piace per vltimo ,peroche in quel modo , che i Gre-
;

cifempre , che fon rotti ,fon rotti per disfauor di potenza [òpra
naturale , in quel modo a punto i noflrifono perditori . Nel No-
no , e nellVndecimo muterò , comefcrifi , e credo > che farà
io

nonfilo a bafianca, ma da vantaggio: ni credo > ctivnafola vit


torta y e fanguinofa déChriHiani , e vittoria riportata d'effera-
to imbelle accopagnata da tante alt refitagure,po(fapregiudica
re a Rinaldo fi le profferita de 'Greci no pregiudicano ad Achille
il qualepero e foto nell'Iliade , oue Rinaldo non e filo nel miopoe-
Lettere Poet. O ma.
LETTERE
md. A/petto dvdire,che non piaccia >che Raimondo^ Tancredi
prendano tarocca , perche queflo auiene in confeguenz,a dalla
prima oppofitione > oforfè anco vorrefle , che 7 campo Egittto afi
fediajfe ilnoftro ,maàme pare d'batter rijpoflo à i
fondamenti»
efio nella mia credenza . Segnerò nella Poetica del Cajìeluetr»
tutti i luoghi , otte (ìparla dell' Hiftoria > e della fama* né quali
egli attribuisce loro più , che nonfo io : efignero parimente al-

cun luogo , oùArifi. dice , che la Epopeia non è cofivna, come U


Tragedia , ni ciò può dire in rijpetto degli Epifidij folo > aui- &
faro V.S* in qualipaginefiano > accioche pojfa vederli tfi vorrà*
Se V.SJegge con tanto gutto i miei verfi> con quanto io vagheg-
gio ilfuo carattere , e la diligenza dett Ortografia , o me beato. B
le bacio le mani.

Di Ferrara il s . di Luglio* MDLXXK


AL MEDESIMO, A ROMA. v

*IV ANTO più hòripenfato ilrimedio del Signor Barga*


tantopiù me piaciuto , e fé già miparue tolerabile 3 hora mipa
re ot timone certo in ogni fùaparte quello rimedio fafimile la nar
ratton di Carlo alla narration de' legati di Latino > dico in ogni
parte >che appartenga alla connefiione,& anco come quelli legati
giungono in tempo turbulento de Latini, &
accrefcono i loro ti
mori ,cofi Carlo arriua in ftagione poco profpera ài Chr Oliarti *
Prtego dunque V.S.à ringrattarne particolarmente in mio nome
Barga/uorrei nondimeno alquanto più oltre\cioe che la
il Signor

narratone non folo haueffe connefilone dalla parte anteriore >


che queflo dà pienamente il Signor Barga > ma anco dallato*
ci

fieriore e chefojfè quafivnapreuia dijpofitione aÙa richiamata


\

di Rinaldo ; che certo quelli Epifidijfono perfetti , chenafctn*


non filo dalla cofa iftefla > ma tendono anco alfin della fauola e a ;

Me che ctbfimpre nonfipojfa , nèfia neceffario . Piacemì , che i


Signori
T E T I C H E. J4
Signori reuìfiri concedino à i ChrìHianì la Signoria della Cam-
pagna che per battaglie campali intendo io tutte quelle ,
, ch'ope
rano quefto effetto , ma vorrei , che ciòfoffe conceffo da loro per
giufiitia , non per grafia . Pero defiderarei , chefojfero ben in»
formati delle mie ragioni , che non mi paiono difpre%z,abìli à fat'
to ; vorrei\nondimeno , chefoffe tacciuto , conilo difiinguo l'at-
tione dvno dall'attion di molti, perche certo e nouopenfierOjgli
altri vfano ben queBo termine d'uno , e di mólti , ma non lo chia
ri/cono cofi, an^fi la p affano , come co/a nota , nel che non dime
noparmi,ch'erri talk ora ilCaììeluetrofteffò , che pone la diftin-
none ^prendendo attion d'vnoper attion di molti Rileggendo .

il Cafieluetro hòritrouata vn opinione dimeno fra topinione


deh , e la mia Non efelude egli l'attion e vna di molti
.

dall' Epopeia , an%i afferma , chefipuò riceuer con molta lode ,

attribuì/ce nondimeno lafoprana lode ali attion vna d'vno ,pe-


roche in effàfi manifetfamarauigliofhmente l'ingegno del Poeta,
che in vna attion d'vno troua tanta varietà d'accidenti , quan-
ta trouo H
omero nelì ira d'Achille , la qual varietà tutta fi rico
, e niente dalla materia nuda .
nofce dall'ingegno del Poeta Io
come che habbia alcune ragioni probabilifime con tra questa opi
mone , come mi par e d'hauerne alcune neceffarie contra lapri-
ma del 3 nondimeno per parlare ingenuamente > non la
poffo fé non lodare . Quando quel eh egli prefuppone per fat -
,

to ,foffe ofatto , ò fattibile in Epopeia di guerra ; ma queBa tan


ta varietà , ch'eiprefuppone\ non filo non la vedo in omero, H
ma vi veggio anco , ( & Arifì. il nota
) che volendo recar ogni
cofa ad vno , fa alcune cofie contra ilverifimile, ma di quefto più
à lungo vn altra volta Piacemi nondimeno di non eflèr (ingoiar
.

in conceder lattion di molti all' Epopeia , per oc he non vale Car-


gomento del // Poeta ama ilperfettifimo , dunque il non
perfetto non è lecito . Che fé ciò fof/e vero , fèndo la fauola dop-
piala perfettifima, quella dell'Iliade , cb'efèmplice , nonfareb-
2 bs
LETTERE
be Accettabile , e cofinon fipotrebbefare fé non dvnafilafòrte
dagnitioni > e di riuolgimenti \ il che tutto farebbe co» tra l'aut*
tonta d'Arift. e contra Cvfo de gli ottimi Poeti . Torno di nuo
no a dimandar perdono a V. S. della mia infilen^a , e prego y .S.
che mi mandi quanto prima gli auuertimenti , accio ch'io non
h abbia a conciar cofa , che debba effer rifatta , e le bacio le ma-
ni . Ho riceuuto dopo hauer efritto vna di V. S. alla quale io
,

ri/pondero più a lungo Solo le diro per bora , che 'lp enferò del Si
gnor Flaminio e giudictofifiimo , ma porterebbe fico infinita di-
fcommodità ,e difconcio , epoca verifimilitudine »
fé Clorinda
andajfefola . Si potrà dunquepenfar di mutar più lofio iocca-
fione ,per la quale Clorindafi moue , ne quefio anco vorrei >per
che e affai opportuna il megliofar ebbe , che l Re voltffe , ch'an-
3

daffé e già vna mia mutatione hebbe riguardo


accompagnata >
à quefio ,perck'oue prima diceua,
Non ricufàr l'alto compagno i due.
Mipare , ch'io mutafi cofi»
E uolfeil Re, ch'ei s'aggiungere ài due.
Certo io hebbi quefio penderò > e feci quefio verfi . Non mi ri-
cordo pero di certo , fi nellafopra mandata à V . S. ilponefù 3 a la
fctafii , ni à che mi rtfoluefii . Basì eraforfè , ch'Argante , e Ciò
ri rida vadano al Re non cofi concordi , e che'l Re gli accordi,
Quefio è certo necefjario , che Solimano fia accettato con mag-
gior refiflen%a 3 sul rimanente penfero meglio , e V» S. m'aiuti
di grafia , e ci penfi anch'ella , ma mfomma ogni cofafipuofare,
fé non far andare Clorihdafola . Ma ni anco vorrei perdere il
ragionamento fuo con Argante Si potrebbe trouare alcuna co
.

fa di fud grand tnlrinfiche^z>a con Argante contratta nella guer


ra , o qu ale h'altra cofafwnle > che non ostante l' emulano ne i in •
du ceffi àfeoprire ilpcnfiero , e che con tutto ciò il Re gli accor-
da/fi V, S. fàfcufa di quello » di ch'io douret feufarmi {eco mi ,

perdoni di grafia . Affretto con ^randi/simo defiderio confglio


imorm
,

NOETICHE. 55
intorno a tutto il contefio , che Clorinda , prima che fiopriffeit
penftero ad Argante , difcorreffefrafé (ìeffa }fe doueffe attribui-
re queflo all'ami citta , o non > e le bacio le mani.
Di Ferrara il is,di Luglio, MDLXXV,
AL SIGNOR LVCA SCALABRINO,
A- ROMA.
0" vifio quanto mi fcriuete dell opinione del Signor
Flaminio , e del Signore arcagli Fpifodij de fu e cefi
defei Cantiprecedenti. In fomma io perfìfto in fèn
tentia, che in nijfun modo } per nijfuna regola dell'arte , per nifi
fùneffempio di buon Poeta ,fia lecito di tardare a far questo ras
contofino aU'Ottauo Canto : e non potendofi far prima , credo
chefia meglio a lafciarlo , Et oltra a tutte le ragioni dette da me
neltaltre mie lettere , aggiungo que sìa ; che la perfona di Carlo
mi pare poco opportuna > pero che Carlo vien d Europa , ouefi
dee presupporre notifima la cagione della guerra , e l'adunanza
de principi fatta in Chiaramonte , èfiato in Co/iantinopoli, oue
e dall'Imperatore } come fé ne fa me nt ione nel Ottauo Canto > e
mejjaggiero di Goffredo è verifimile , &
quaftnecefario , eh ab-
bia tutto ciò , che gli può da Goffredo > in 'vano an-
effer detto &
dò que II' dmbafeiador di Goffredo fé doueuafiar mutolo Che
, ,

à me la pittura non paia alquanto pr e sletta non dirò perche ,

certo io la vorrei an^t nel fine del primo , o nel Secondo Canto ,

che in quel luogo , Mafi come nel Secondo non uè luogo per la
y

pittura , così doppo che s'è cominciato a menarole mam , non mi


par , chefipofjà , ò fi debba introdurre tiracconto . Vn altro ri-
medio me fòuuenuto > il qual fé non piace , ritorno alla pittura ;

€ fi ne la pittura > ne queflo e approudto ,Jeguirò più tofto l opi-


nion del Barga , della qualperjefiejfa non mi fodisfaccio molto .

il rimedio è quefio : co Cbrifiiam cacciati da Gierufakmme e*


fie
LETTERE
fce fuor a ( e quello è anco dettò dall' Hi/loria ) il Patriarca $
Gierufalemme huomo valor o/o, e difàntifiima vita . BaueagiÀ
deliberato di dire alcuna co/a dauantaggio circa farriuo de fe-
deli cacciatìnelcampo,delquale} neceffario parlare : bora Gof-
fredo riceuerà , e confilarà cofioro , e narrerà pregato dal Pa-
triarca la prima origine dellorpaffaggio , e le cofe più principia
lifatte nell' Ajia : e sì come fi può molto ben prefupporre , chel
Patriarca [ia ignaro di quelle cofe » delle quali ìforza , che Car-
lo h abbia notiti a : così la dignità fu a è tale» che merita 3 che d*a
Goffredo glifia fatto quello ragionameuto farà fatto nel Secon- :

do Canto , il qual luogo mi pare , ilpiù opportuno > che (ìpoffa ri


irouare . E la venuta d'Alete , e d'Argantefitrasferirà nel ter
z,o . A quel , che dicono contra , che non pare ex arte , che fi
narri» prima le cofefatte prima rifonde Arifiotele ,
\ tufi E
di tutti i Poeti . Maio non mi ere dea , chequefla opinione ,
de i Grammatici eauata da alcune parole d'Horatio, fifepiù
in rerum natura, dapoiche s'è comincio à vedere Arifiote-
le, All'altra oppofitione, chela fauola non e anco introdotta;

affai mipar e introdotta lafauola,fé ben anco l' e (ser cito non efòt
to la Città , quando fifono già dette le caufe della guerra e tut- ,

ti gli apparecchi deffa guerra dell'vna parte , e dell'altra . É


quando il campo e già nel territorio di Gierufalemme Benché ,

fipotrebbe dire , che quelle oppofitionifoffero fatte allapittura ,


ch'era meffa alquanto prima . Ma tre dubbi refiano à me in que

fio racconto di Goffredo al Patriarea , l'vno, che tutto que-


sto Canto Secondo >ft leggerà con poco diletto ; & à quella diffi-
cultà non veggio come poter rimediare , l altro e , che le vitto-
rie non poffono efier magnificate , ni rie euer* alcun ornamento
dalla bocca delvincitore :maà que Ila credo di rimediare , in-
troducendo Goffredo hor piamente à riconofeere tutte le vitto-
rie dall'aiuto diuino-y &à magnificar là prouiden^a di Dio , e
sallhor mode[lanterne tacer dtfefiejfò, e lodare i compagni. Il vi
timo,
NOETICHE. Ì6
tìnta difficoltà e ^ che dubito ,che lanarrationenonfiaperrìu*
fcire alquanto nuda , eftretta , ma di questa giudicarci nel fat-
to ; E fé la Mufkfpirajfefinepotrebbe (perare non tutto male il :

Canto riufarebbe lungo , vorrei nondimeno > che la narrationé


fornijfe colfin del Canto, Hor mettete quefia lettera o'I cotenut»
de/fà in confùlta,ejr auifàtemi^qualfia tenuto l ottimo configlio,
e il lafciar àfatto lEpifòdiojlche non credo^nefiinro^o introdur
lo con lapittura , e con Erminia opur col ragionamento di Gof
->

fiedo al Patriarca . Di Carlo in quanto a me fin rtfòluto ; fé


nuoua » e più potente ragio ne non mi facejjè rifòluere in contra-
rio . / miracoli di quello amico dubito , che
fi faranno in tutto
conformi a i precedenti troueranno il mio core indurato , ni pò
iranno conuertirlo in tutto altidolatria Homerica t e vi bacia
Umani.

ALL'ILLVSTRISSIMCXE REVERENDIS
fimo Signore S clpìon Gonzaga Patriarcha di
Gierufakmme * à Roma»

/ fonofcordato-difcrìuere à V.S. che nel Quarto Can


to ouefi parla d'IJidraote , fi parla di lui cofi, che
,

quafipare , che voglia perfonalmente intrauenire à


quella guerra , pero btfognarà torre quelle due , o tre parole3 che
pojfan darefojpetto di quefio . Nel medefimo Quarto Canto , ol-
tre il ragionamento dEufiatio» il quale ho già comincio , credo ,
che bifegnera giungere vna Banza di qualchefecr età p rattica
fra Arante > e quei di Damafio > che sejferiffero di dar loro vna
porta , o cofafimile , accio che la cofafiapiu verifimile > che con
dieci folifipojfa (perare tant oltre. Nel Quinto poi non vorrei
quella tanta improntitudine dei Caualieri , che chiedeuano def
fèr eletti, perche nonfi porga maggior oc cafione a Goffredo di
ritenerli > o vorrei infommaleuar di là quelle duefian&e dettar-
ti
LETTELE
d Armida Sto ancora in dubbio ,/è vorrò lafcìdr netlvlti*
ti .

mo Canto la riconciltatione d'Armida con Rinaldo^ e credo , che


vorròfinire quetta materia nella fuga d Armida ma
fiura ciò
;

fermerò più a lungo à V.S. Illuflrifi. Il Signor Duca è andato fuo


ri , &
ha lafciato me qui inuitus inuitum > perche cofi epiac
àuto alla Signora Ducheffa dVrbino, la quale togliendo l acqua
della villa ha bifogno il giorno di trattenimento Lergole il mio
.

libro, efono ogni giorno con lei molte hore in fècretis. Le ho con
ferito il mio dtfègno di venire quefi' Ottobre a Roma : non Ihà ap
prouato , e giudica , eh io non debba partirmi di Ferrara anzi

l'edition del Librone nonfoffe filo per andarefèco à Pefàro , ch'.-


ogn altra andata per quant'ella m'afferma far ebbe difeara , e
,
>

fofpetta\ e m'ha detto alcuna cofa,che m'ha dato à diuedere>ch'io


inifono appofio in gran par te ,fi che cefi homai M.Luca di dar
tantafé de allefu e opinioni . Hora io , ch'ardo di defiderio , non
filo della per egrination Romana > ma anco di riuederiì terren
natiuoper quindici giorni , non poffo far altro , che procurar dì
sbrigarmi da quefi o benedetto Poema . Oche belperegrinar fa-
rebbe à Pafqua Con quefiafaranno i due Canti , oper dir me*
,

glio vn con quefia , &


vn da perfé , &
le bacio le mani .

Di Ferrara tho.di Luglio. MD


LXXf.
AL MEDESIMO, A ROMA.

LA
Signora ...... mipromife di mandarmi la lettera inan
za lafua partita, efimofiròpiù > che mai accefa : queHapromef
fa mifufatta la mattina , e' l dopo deftnarefe n'andò à Gualtiero,
ne più e ritornata > né Ietterai camparfa . guefio è quanto
pof
fi dire a V. S. di lei : ma in ogni modo vuo , che lefcriua e par- ;

lo cofi ,p ere he fon rifoluto , che'l faccia . // Caualier Saluiati

gentilhuomo de più letterati di Fiorenty, c'horafa(lampare vn


fuo commentofiura la Poetica , à quefit giorni pajjati mifcriljt
vna
•'?
'O E TI C HE. 57
"una lettera molto cor tefé , nella quate moffrandod'hauer vedu-
ti alcuni miei Canti mi lodaua affai pura i meriti miei . Hab~
biamoper lettere non filo cominciata s ma fiabilita inguifa l'ami
citta ch'io ho conferito (èco alcune mie opinioni e mandatoli la
> ,

fauo'a del mio Poema largamente diUefa con glt Eptjòdu : L'ha
lodata affai ,e concorre nella mi a opinione y eh in quella lingua
fia ne e e(Jana maggior copia d ornamenti 3 che nella latina, e nel
la Greca . E mi fcrwe eh egli nonfeemer ebbe punto dell orna- •
'

mento nefolo me lo feri uè


, , ma mi manda féparatamente vna
fcrittura , nella quale con molte ragionifi sforai diprauare que
fiafuamtenttone. Io nondimeno fon rifilato di. moderarlo in
alcune Darti , e tanto più mi confermo ixqucfla deliberatione »
quanto che per lo più lec ceffo dell'ornamento e nelle materie la-
jfciuele quali per altre cagioni ancora bifogna moderare Ma
, .

tornando al Salatati egli non folo m'ha fatti tutti quejìi fattori t
ma se offerto ancora di far eneifuo commento hcnoreuolifama
mentitine del mio Poema', fe'lfarà ,1'hauro cara. Nel dfègno,
e nella verifimilitudinepare a lui , che nulla fìpoffa astringere-,
o migliorar e ,cofi fon varie l opinioni,
'
Ma che fa il Turco ? e

pofiibik; che M .Giorgiofa fi crudele , che non me ne vogjiamaì


dare vn picciolo auifò ? Che fi tratta nella dieta ì Noi quìafi
fèdtati dalla pefi e nonhabbian più lettere di Venetia^nefap^
pìam nulla Di Miffèr Lu ea non parlo eh 'egli ch'i tk colli ^o
. > ,

che vìva almeno ogni giorno >non fi'ricorda de imtferi , che


giacciono ne'pantani 3 patienz^t . Io fono a V. S.al (olito (erutto*
re, e ìaprego > chefiricordi di me , e che marni alfi 'ito.

Di. Ferrara il 2 7. di Luglio.

AL MEDESIMO, A' ROMA..


NON voglio difamiliare la mia ambiiione . jQuel, che mi
ferine V.S. del molto piacere , con che da molti e letto-il mio poe-
ma y ha recato a me infinito diletto ;
pur io desiderar et d, totem.
Lettere Poet, P dere
LETTERE
dere piti particolarmente di.qua£ ordine d'hu ominifiano cofio\r§
a chi tanto piace per che a confeffarle il vero , io ho [èmpre (fe-
\

rale d'h attere a fi disfar e à i uerjati ne Ut sìudij poeti ci y ti mio &


dubbio era filo intorno à gli altri L Argomento , che V, S. di
.

manda, non potrei hora mandarlo finza motto mio difcommodo»


mi bafi erafilo dunque , che fi confideri fi quello accompagnare
£ anione d Armida con £anione principale quafi fino alfine p o-
trà dare altrui noia, e far parere , ctito habbia prefa Armtcid
per (oggetto principale > e ch'io rigar di in lei non filo in quan to
difior na i Chrifiiani , e ritiene Rinaldo , ma anco prima ep£r ,

fé . Se quefio non offende , del rimanente p armi quafieffire , hft


curo , o rtfoluto , come tho ferino per £altre mie ; ma fé quefio
noiaffe , fi potrebbe rimouere quella rtconciltatione fra lei , e Ri-
naldo , ctienell'vltimo Canto > efornire nella fùafuga \ per oc he
in tutti gli altri luoghi > doue di leifiparla , dopo il Sello decimo,
non fé ne par la non breuifimamente , efempreper accidente:
fi
Hella ritrouata d'Erminia non ho il me defino dubbio , che d Ar-
mida per oc he e
, lafùa ritrouata nafee dalle cofi precedenti, ó*
opera alcuno effetto nellefubfequenti ; credo ancora, che quan-
do "jolefìt accompagnare Armida fino all' v [timo , non mi manca;
rebbono alcune ragioni, ejr alcun effimpio d Homero Beffo >
p e-
roche quella perfona , o quella co(a , che s'introduce per nece (s'i-
ta , non e necefiario , chefubito ceffata la ne eefitta s abbandoniy
anzifipubfiguir e a parlare di lei per femplice everifimi£itudtne >
e per fodisfanione de Lettori , e lafiiando fiore moln effempif ,
ctito potrei racorre dall'iliade, e da l£ Eneide y ne darò vno del£-
'

Odiffea ,il quale à miogiudteio e chiarifilmo S'introduce nelt-


Odtffia la naue de i Feacincn peraltro , (e non per che ricondu-
ca Vliffe ad Itaca , poiché du nque Vii (le è giunto ad Itaca ,pote-
tta Uomero filo attendere a parlare dvlifie > e non era neceffario
cti eglifacejjè ptù motto ne de Feaci >ne di loro naue ; nondime-
no, egliforfè per dare quefiafòdisj'anione a i Lettori , oper qual

fi
. f
POETICHE. 58
fi voglia altra cagione , s'attiene alla fimplìce uerifimilitudine,
e feguita narrando il ritorno de Feaci a eafa , deferì'uè lo fdegno
di Nettuno contra loro, e eh' egli conuerfe lor laNauein vno
fioglio che fourafiaa Corfu , e le toglie la vifia . Sì potrebbe
,

dire ilm edefino ancora ,per non tacer quefio , de Giuochi , che
fi fanno nella morte di Patroclo , ì quali nonfono punto necejfa*
rij , e potè afi fermare Homero fubito dopo la vendetta fatta di
lui nondimenofeguita oltra per vna confeguenT^a di verifimili
;

tudine Tanto mi bafla hauer detto ma pure fé parerà , che


. ; ,

quella partefi rimoua io la rimouero volentieri


, In quanto à .

quello , che appartiene alla narratione di Carlo, non ho più dub-


bio in parte alcuna. f\ S. ha ragione a non Lodare nella (piega-
tura quella fianca , che gli mandai vlttmamente , ma io non pò
fopiù,U vena e cofi eshausla t eficca , e haurebbe bifogno dell'0-
tio d'vnanno ejr àvna lieta peregrinatone per riempirfi\ ve-
,

drà di mutarla in alcun modo Hofornito il ragionamento d'Eu


.

fiat io ne me nefin compiacciuto >fe non dvn non so che nel fi-
;

ne , Altro non mi occorre di dire à V. S.fe non ch'iofon quafifa


no > e ch'affretto con grandi/Simo defiderio d'vdire il me defino del
Signor Cafale , e certo nonpoteua vdire cofa che più mirincre- ,

fceffe , e con quefto a V. mani Facciami fa


S. Jlluflrifi. bacio le .

mre , la prego , d'auifarmi della giunta del Decimofé sì , De- &


cimofettimo Canto»
Di Ferrara il 2p.di Luglio. MDLXXV*
AL MEDESIMO, A' ROMA.
LA ventura della fpada à neffùno (piacque mai più , ch'à
me ma io non mi rifòluea à rimouerla non fapcndo
; , di che riem
pire il lo co vuoto , ( oper dir meglio) che dire in quella vece
H ora ni e (òuuenuto ,come fi poffa forvia la marauiglia della
'ventura , lafaando la preuia dtfpojttione , e ciòfarà ffi'l Caua-
P 2 Itero
LETTERE
Itero di Da nifinarca per consìglio dell IIeremita , portara la (pa-

lla, con deteiminato co»figlio di donarla a Rinaldo , e d' e(Jortar-


lo alla vendetta dovuta a lui , e per l'amor , che Davo gli porta

ita» e per fatale diffofitione 3 o proujdenzaper meglio dire Si .

tacerà tutto ciò , che.fi dice delle macchie di [angue ma fi dirà ,

quello , che hajìa per intenerir gli animi per la commemor atto-
rie di Rinaldo , e per difiorii alia fua richiamata ; e tutta quefìa

(
mutationefipotrà fare con pochifim>a fatica . Dell Aquila fcrif
Jt y ch'era rifolulo à [eguir 'altrui giudi t io < ; Refia (do > ciriole di
ea 3 e h io confiffò di non intendere quefio termine machina , o

lutionper machina } perche intuite il mio libro non ve ne rico
nojco altro, ch'vna-, e quella tolta dtpefo da H omero & da Vir- 3

gilio$yefta eia diuifione del Duellofra Raimondo


. Argan- , &
te Quella di Sofronia non e per machina > ma concedendo , che
.

fia , ricerco la terza ^che due parimente ve ne fono ned Enetda


V,$ .mi fi e eiafan or e dauifarmi > come gli altri intendano que*
ìÌq termine , che inquanto à mcnòn ciò eh'e maramgliofi; e per ,

machina >ma de his hadenus / Canti bagnati ,à dire live- .

r,o > non potranno fruire per quello, ch'io defidcraita , ma non ar

difio dtgrauar l '.


S. llluflrtf.piu oltra . Scorge ano > efiorgonff
credo xoflavamentefi dica nìa , >fe'lfiire feorgienfe par duro , o

i he.non s'accordi > wutar'o ; bench'io credo y che ve ne fia alcun


(jfcrnpio ne buoni antichi^pur non l'affermo [corgeanfi fcnfii per
error di penna Ho formio di trafertuerè il Decimoottauo y e di
.

mane cominciaro il Decimonono . Afpetto con defiderio i verfì


corretti , e i Canti traferuti > e la fpplico à man dar ?n >
quell'i , e
qucui quanto prima . Mi vergogno di dire , che per quell'altra
crchndrio nuir-àefoaV.S.lalettera delBarga,ma lamandero
fi n
Za fallo , e le bacio, le mani .
Di Ferrara ih, di Settembre, U D LX XV,

AL
NOETICHE. jy
AL MEDESIMO, A ROMA. x

RITORNANDO di Capparo villa del Signor Duca ,

ho ritroudto due le iter e diV . S. alle quali Ir e u emente ri/fonde*


rio y perche fon venuto per alcuni mici affari, ni- mi fermo que*
fta notte dentro . E prima inquanto a quel ',
ch'ella dice , che
la magia naturale , checonfisìe n e'Il'applicare a&iua paffiuis,
(ir a quel > ch'ella mi chiede come (ìpoffòno ridurre a cagioni na ,

turali alcuni effetti marauigliofì, quale queldelmoto della nd*


ue } credo, che mi basii per ri(po>la l'addurre una dottrina d Art
sto. della quale egli fi va'fi per difender H omero , è gli altri Poe
ti da gli amichi critici . / Poeti ( dice egli ) rappr efontano le co

fé come fono ,& erano


, o > òcomefon pofibili , e dettano ejfre o ,

come paiono o fon dette , > e credute Quefie , ofimih parole di-
.

ce Arift. hor fattoti terzo membro di qui'fl a diuifione fi ripara-


no , e fi difendono dalle calunnie tutti i mar attivilofi come e sìa ,

to notato anco da altri , & in particolar dal Cafìeluetro 5 fiche


mi par fouerchio il cercar quant' oltrefifenda la potenza dellar
te maga ofia naturale o demonica
, Bafìa , . foto ilfàpere fina

quantofa ri ceuuto dall'opinione de 'popolari , ( a quali ferine il


Poeta, & al lor modo parla fouente ) ch'ella fipoffi sten de re, poi

che dunque'gli huomini , che Teologi nonfono , firmano ilpoter

dediauoli maggior > e he in effetto non e, e maggior E efficacia

dell'arte maga poterono con buona confionda i Poeti , eh'man*


,

%i a me han fi ritto in quefto attenerfi ali opinione vulture : io ,

poi c'hb tanti e/fempi , di che debbo dubitare? Spoqjifi dunque


ti Signor Flaminio , e ppoglifiV\S. la perfona di Teologo , e pren-

detene vna popolare e poi mouete il dubbio e lafiate ri/fonde-


, ,

re à me efi a ?nefate il dubbio sfatelo anco ad U omero


: ad , &
Apollonio ,pou he ne i Teologi gentili attribuiuano l onnipoten-
%a dimani. Mi chiede poi V.S. non so che dell'allegoria: A
tjuifio rij'p onderò con maggior'agio > e ridonderò a lungo: per hò>
'-

ra.
. ,

LETTERE
ra le dico folo , ch'io crederei , che poteffe ballare tejjamìnare iì
che t allegorico no» e fòt topofio à cenfùra > ni fu
fenfo liner ale ,

mai biafmata in Poeta l'allegoria , ne può ejftr biafmata cofa, eh e


può effer intefa in molti-modi pur' io dico chiarirò vn altra vol-
\

ta la mia int emione . Mi piace fommamente dhauerimaginata


cofa primaimaginata da V.S. poiché questo me certo argomen
to , ch'ellafa buona AJpetto la mutattone de' verfi e me ne prò
.
',

metto molto vtile , e fodisfattione . Conofco ne'protefti la [olita


modeftia di V.S. la quale veramente efòuerchta meco per molti
rtjpetti ,eguardfiV. S. dalbiafmo , che diede Artfi. a Socrate
che ricusò il nome di macjìro . Ho intefò , chefieftampata vna
poetica d Alefi.Piccolomini , e che fi vende in Roma qui non e ,

anco arriuata , ni a Vene ti a prego V. S. che me ne troui vna ,


;

e la mi mandi per lo Caualier Gualengo , oper altra occafione .


Alfine di queftomefe haurà i tre vltimi Canti , e con quello le
bacio le mani
Di Ferrara il 17 . di Settembre. MDLX XV.
AL MEDESIMO, A ROMA.
NON manderò per quefl ordinario gli tre vltimi Canti ,
com hauea promejfo certifimamente V. S. gli haurà per lor*
\

din ano di Mer cordi profimo , cagione di quejìa ditatione fi-


no siati vn mio dolore di te/la affai graue , e la feceaggine
dvn Gentilhuomo forefitero , da quali fucceffiuamentefono sia
to cccupato alcuni giorni, bora ( la Dio merce ) ne fon libero:

e perche quefìo giorno deputato allofj?accio non vada vuoto feri


uerò alcuna di quelle cofe> ch'io hauea deliberato diferiuere con
quella lettera , eh'accompagnar a i canti . Signor mio , quando
tfeci quejìe vltime parti del mio poema , come troppo defide refi
di fornirlo , m affrettai oltre ildouere > sì che lafciai trafeorrere
molte cofe , delle quali allhora non mi compiaceua punto, bauen
do
,

"POETICHE. 60
do intenzione di mutarle , e tra per la fetta , e la malattia» che
fòpragiunfi , queftt vItimi Canti più di eiafi uno altro rimafero

(parfi di molte macchie ; ne bora tn quesla prima reuifione^ome


habbia mutate molte co/ette , gli ho pero politi molto diligente-
mente y rifer bando quefta e/atta politura ali viiima rem fio ne ,
alla quale defiderò con grandtftmatmpaticnz.a di venir quanto
prima fia popbile. Con tutto cto credo , eh"in efi ( forfè amor
m inganna ) fia tanto di buono , quanto in qualfivoglia degli al
tri lorfratelli , & mi compiaccio affai del penultimo , & vltimo
ma più dell vltimo . L 'antepenultimo non può nella (ùa prima
parte , fé non di/piacermi , effèndo pieno dt quel marauigliofò

del quale ilgufo di voi altri non s'appaga ; non dico Umidefimo
della feconda parte \ perche >fe bene anch ella e piena di mar-4*
uiglie, pero tutte quelle marauiglie fono non filo proprie della
Religione Christiana , ma anco tolte conpò e he fo nijfuna muta-
tone dallHiftorie e certo tutto ciò che fi legge nel mio poema
; ,,

della Colomba meffaggiera , dell'incendio, dellapparinone dell'-


anime , e tolto il pefo di Paulo Emilio ,eda Guglielmo Tir io , &
in ciafe un altra parte di quelxviij. & xixXanto mi conformo
affai con t Htfìoria, trattone quel, eh appartiene à Tancredi , a
Rinaldo , aVafrino, Non credo dunque , chela marauiglia
dellafeconda parte debbafiiacere , mafon più, chefe uro che ,

[piacerà >e moueranno quaftnaufea 1 miracoli del bofeo E s'io .

ho adirle il vero, fon quafi pentito di batter introdutte que-


fie mar auiglie nel mio poema non perch'io creda, che in v-
,

niuerfale per ragion di poe/iafi poffà , fi debba far altrimentiy


ch'in queflofino o/linatifimo , e perfeuero in credere', che ipoe-
mi Epici tanto fian migliort , quantofin men priui dico/ifatti

moftri .. Maforfè a quefta particolare Goffredo , fi Hi fior ia di


conuentua altra trai lattone , eforfè anco io non ho hauuto tutta
quel riguardo , chefiàoueua al rigor de'tempiprefenti , & al co
itume > c'boggi regna nella corte Romana > del che > è buon tem~
LETTERE
pò chic vo dubitando ,
, &
ho temuto tallhoratant "oltre >che ho
dtfperato di potere (lampare il libro fenza gran diffidi!la , e M~
Luca me ne può ejfere tcfiimomo , e V.S. medefma ,
]
aH.eq>ta e n'-

accennai alcuna co/à, quando la pregai a procurare tlprtutlegio


dei Papa , & alfar e ìeprouiftoni , che erano necef/ane per pre-
aia dtfpofitione . Hor bafìa al p .-{fato > & alfatto non ve rime-
dio : non ve rimedio dico , per eh * iofon ne e sfittato per vfeire di
mifèria , e d'angonia di lampare il Poema ,fè non potrò prima,
aìmeno dopo Pafqua , e le giuro per l amor e , e per ìofferuanza r
ch'io le porto , chefé le con anioni del mio sfato non maHrwgeffc
ro a quefìo , ch'io nonfarei stampare il mio poema ini cofitofio*
ne per alcun anno ^ ni forfè in vita mia , tanto dubito dellafua
riufeita ma dotte mi lofio tra/portare àfcrtuer cofé che non
: ,

tenfai mai diferiuere Hor terno a quel, ch'i mia int emione f
.

frego V.S. à legger quefli tre vlttmi come cofa imperfettifùwa* ,

£a prego anco a non mostrarli ad alcuno , fé ben può leggerli a


chi vuole ,per che farebbe gran vergogna la mia che foffere vi* ,

jli enfi male ferini , con tante cancellature , e con tanti errori di
penna quanti vi debbono ejfere > e ho gran dubbio che V.Sfìef
, ,

fa nonfapra legger ludi lei non mi vergogno tanto,fitpendo, eh' el


la, che mifttrna (àura il mio merito, attribuire alcun aforte d'er-

rori più tosto a fretta, o a negligenza, chadignoranza\ma glt al


tri giudicandomi dalle mie fritture mi potrebbono riputare ,

im grande ignorante rpur mi confola lhauerlett»^ che Plotino,


del quale ntffunmaipiù dotto , o eloquente vfcì dalle fole piato-
ilice , feriti cua feorr ettif-tmamente , e nonftp e a alcunaregola
d'Ortografìa Horpafitamo ad altro Non so , fé V.S. h abbia
. .

notato vnimperfctttone del mio fi ile L'imperfcttionc è questa, .

ch'io troppo fj)cjf> vfo i 'parlar difgiunto , etcì quello y chef lega
più lofio per Ivmone , e ctcpenden'^a dcftnfi\ che per copula ,o
altra congiuntone di parole Limperfettione veferina dubbio-,
.

puf ha molte volteftmbianzadt virtù', & e talhora virtù appor


tatrtee
NOETICHE. 61
Wrtce di grandezza , ma l'errore confifee nellafiequenza. J$uc
fio difetto ho io apprefo della continua lettion di Virgilio } nel
quale (parlo dell Eneide ) e più , ch'in alcun altro Onde fu chia
.

maio da Caligula arenaferina calce . Purfé bene con lauthort-


tàfi puofcufare > e difendere , farebbe meglio rimediarui talho-
ra . Io mi cifonprouato , e mi ci rìprouero. V. S. mi fauorifca
d'hauerci anch' ella vnpoco d'auuertimento . Secondariamen-
te vorrei > ch'auuertifie alla dolcezza del numero , nella qualfò-
la confideratione ho defederato alquanto la diligenza di V.S. che
certo nell'altre parti , è tanta , e figiudiciofa , che nonpotria efi
fere più ma in quella non mi par e orrifonder ( dico ogni cofa
;

k libertà) a fé medefma , anzi mi pare ch'ella non fi curi punto, ,

per quanto raccolgo , o da alcun e onderò o dalgiuditio , che fa ;

d alcun luogo dubbio , del concorfò delle confinanti , e delle vo-


cali dvnafleffa natura , come in quello
Drudo di Donna,
£'n quell'altro.
Fra quei che fegno dier d'ardir più franco.
O non men , che la man.
Ve nefono alcuni altrifintili \
. lo conofendo d'efierefiato alcu-
na volta affretto an\i , che no, ho cercato d'addolcir molti verfiy
e talhora non tanto gli ho addolciti > quanto gli ho peggiorati nel
rimanente , // che efiato molto ben conofiuto da V.S. ma non ho
potuto , o ftp ut o più Per questa cagion difuggir l afire^a non
.

inifin talhor curato di fornire alcun verbo, come


L'odono già nel Cielo anco i celefìi,
Che'l dire,
L'odon già su nel Cicl &c.
Per li troppo monofìlabi , & accenti e duretto . E poi che fon
tornato à parlar defuoi auuertimenti , non mi fiancherò di tor-

nare a dirle ciò , che per l'altra mia le ferifi , ch'io quanto più lì
rileggo , tanto maggiormente ne rimangofodisfatto » e maggiori
Lettere Poe t. g^ conofeo
LETTERE
eonofco ejfer da vna parte ilgiuditio , la diligenza , e lamoreuo-
le^za di r.S. datialtra gii oblighi miei , e lafortuna delmio poe-
ma e come che di molti, anzi della più parte defuoi concieri mi
j

compiaccia , di quel rimango fòdisfattifitmo.


Non morì già che Tue uirtutì accolfe &c»
E nonpofo quando il leggo non ridermi , e non burlarmi di me
y

jlejfo che penai tutta vnafera per accomodare


,
quédue ver/ì, e
gli mutali» cento modi e pur non mifiuuennt queflocofi buo-
,

no e co/i naturale . La rmgratio ancora infinitamente , che


,

ni h abbia wfègnato > che la creationefìa opera di tutte tre le per-


fine &
e. che certo in que/ìo io prendeabruttifimo errore ,m A

un dì, fi mauan^ara tempo- , ofe n'hauro a iattanza > anch'io


vuo diuenir gigante * Che nonfipojfa dir ,
Mal grado mio > ò mio mal grado
E certifitmo, e cofifempre apprejfo tutti i buoni » Lodofimilmen
te , che nonft collida il che interrogamo > eper leffempio addot
to da V.S. e peri altro,
Che altro* ch'uri fofjpir breue è la morte >
JE per la ragione , la quale a miogiuditio e quefla , che pofàndofi
tutta la forza iella interrogatone su la parola , che quellafi de-
uè intender e y e pronuntiare intiera ,e non colliderne alcuna par
te , Non mi rijoluo ancora à fatto nell altro auuertimento hor
bora yfi come fan già rifoluto > che pingofidica, efi pojfa dire
non meno y che fpingOy e me ne rimetto à tutti gli antichi . Scri-
nerò alcun altre e ofe , come v'babbia meglio confiderai . Hor
vuo dirle , che quelmutary
folo

Sì uà in guifaauampando apoco à poco


Fu errordi pernia > che troppo meg'iolìà auanzando, e coft

Torna riguarda »taiipcftadc'penfìerf,,


JZt alcuni altrt, dee che mostra troppo bene d'accorgerfi V.S.
Chiuderà quefia lettera convna rifto/ìa advna delle oppo linoni,
the concernono alle cofe * Coloro > e tiejfer citanoUoffit io dtgrm
Con-
NOETICHE. <>%

Contefiabile , // quale ofjìtiofi trotta in ogni Regno ,fe ben con di

uerfi nome , non vanno a guereggiar mai fuori del regno , ma fi


no Capitani fittamente nelle guerre defenfiue Onde -, all' bora hifi
gnarebbe, ch'io adducefst alcuna p articolar cagione quando Emi
reno fofiegli il gran Contefi abile non dorrebbe
ch'in quel eafò
x

andare (è vifojfiru altri capaci del Capitanato , o/a 'ebbe alme


,

no neceffario dire > per ch'andajfi. V. S. non vedrà tutto ilpoe-


ma, fi non vede ìnfieme alcun fegno della mia gratitudine t e
fourà ciò leferine ro à lungo , e le bacio le mani.
Di Ferrara ili. di Ottobre. MDLXXV.
AL MEDESIMO, A ROMA.
À QV ESTÀ faranno allibati i tre vltimi Canti, intor-
no a i quali mt reftano ancora da dir mo Ite cofi ay.S. llluflrifi

fima, esercii io non vuo durar fatica di penfar , con qual ordi-
nefidebbano di/porre >te diro così confufiamente , comeprima mi
saperefintaranno. E cominciando dall allegoria di coy che dubi
tando io , che quelle parti mirabili nonpareffiro poco contiene-
ttoli ali attiorì intraprefa nella qualeforfè alcun buon padre del
,

Collegio Germanico hauria potuto defiderarepiù hiflona,emcn


poefia; giudicai, eh 'allhora il marauigltofò farebbe tenuto pik
comportabile , che fojfi giudicato 3 eh'afeondeffe fitto alcuna
buona , efanta allegoria . E per quello ancora ch'io non giudi-
chi lallegoria neceffaria nel poema, coinè quella , di cui mai Ari
Ho tele in quefto fenfo nonfa motto ; e bench'io fiimi ebeifarpro
fefiione che vifia nonfìconuenga al Poeta nondimeno volfidu
; ;

rarfatica per introduruela , &a bello


fi u dio t fi ben non difit ,
come fé Dante
Aguzza ben, Lettor, qui gli occhi al vero
Perochel velo è qui tanto fottile,
Che dentro trapaflarui fia leggiero.
^ 2 Non
LETTERE
Non mi (piacque però divariar in modo , eh'altri poteffe racco-
gliere , ch'ella vi fojfè , rimettendo alvoftro giù ditto , fé quefio
parlar/offe vitiofifecondo l'arte >b mi mojù tan
rio : &a ciòfar
to piùficuramente , quanto io vede a , che l 'oppoftioni fatte da
Fiatone ne' dialoghi del Gi ulìo ad H
omero , erano dtjefe da Ari
Hotile , e da Plutarco non con altra diféfa che colmofrar ì che .

fitto le cofé dannate uè allegoria : &


ancoraché l'allegoria effe»
do perfet tiene accidentale, non pòfa contrapefarei difetti de !U
tmitation , eh efon per (e , si che male in gran parte riman dife-
fo H omero ,pur rimane à mio qiudicto difefò in alcuna parte ,

cioè in quella , doue Coppofitioni riguardano aìcune cofé acctden


tali . Se dunque i miracoli miei del bofio , e di P inaldo conuen-

gono allapocfaperfi, coniio credo , maforfè fono fouer chi per


la qualità de tempi in quesia Hiflorta^puo in alcun modo quefta
feprabondan?Ka di miracoli effer dafeueri comportata più facil-
mente yfe farà creduto , che vi fa allegoria . V'è ella -$+€% anneri
te \
quanto buona tnon so ; ma vn altra volta ne difc.or' reremo y
efi come uè, così haurei caro , ck altri credefie , che vififfe:wa
in quel, eh appartiene alrimouef , o alt alterare alcune parole,
mi rimetto al vofrogiudicio. Ma percheparrà forfè ad alcun
di veder che non ogni particella del hofio , o de gli errori di Ri-
naldo contenga allegoria, fòttoferiuerò qui alcune parole del Fi-
.fino furai conuiuio nelcaf. De antiqua hominis figura,
Nos autem qua? in figuris ( che per quello terminefigriifchi
ì allegoriafi vede chiaramente ) fuperiorum , & alijs deferi-
buntur,fingula cxa<5tè ad fèn-fum pertincre non arbitra-
mur* ( E pur parla dell'allegorie di Platone , ancora che né il
nam Aurelius Auguftinus non oin-
maestro; foggiunfè poi)
niainquit, qùa?infiguris finguntur, lignificare aliquid
putandafunt, multi enim propterilla, qua?fignifìcant,
ordinis* & connexionis grafia adiunóta funt.folo uome^
re terra proicinditur,fed ut hoc fieri poflìt, estera quo-
que
-

POETICHE. 63
quc hmc aratri membra iunguntur Se dunque vi fife al- .

cuna particella vota d allegoria, non et edo d'hauer errato Ma .

in quelparticolare dell Oceano ve certo allegoria, e tolta da Pro


dorma di ciò vn altra voltaiche quefla materia ricerca da fé v-
na letteraintiera. H or prima chepafei ad altro, direni/ io ringra
tio molto V,S. dell auue r cimento four a quelle parole dell' Ep i/o dio

di Sofronia, ò foflfe uolto d uolto , che certo quelle parole non

eonuengono in perfona di graue poeta, quale deuefer l'Epico


principalmente in materia fifatta. H
or ritornando ali allegoria,
intorno alla quale mer afe or dato di dir non so che ;
potrebbe pa
rer' ad alcuno esìrano che Hncanto delbofco nonferbi il medefì
,

mo ordine con Tancredi , che con Rinaldo : ma di quefiornan-


do io difeorr erofico de gli altri miei capricci > vedrà facilmen-
te la cagione . Nell'vltimo Cantofono quefteparoley
Sta dubbia in mezo la fortuna, e Marte*
Potràforfè parere ad alcuno, ch'io introduca le deità de Gentili:
fé cofie simcuanfi quefìe >e tutte l'altre par olefilmili; ma vo cre-
f
dendo, chequefi e voci fifatte ano tanto ammollite dell' vfo,cb
.altrohomai non (uonino > ne altro fenfò riceuano dagli huomini,
fé non che la forte della guerra per lo valore de Soldati contrape
fato era dubbia . E credo , che quefie parole fi poffano recare a
quella figura , non so , come la chiamino , nella qual ftprende il
nome della detta ,per lo nome della cofafottopofta . Sonofimilme-
te nelpoema alcune comparati om,nelle quali e la cofa, a cui s'af

fimiglia y o Gioue , o Br onte per effempw : Dante ne mette alcu-


ne fi fatte in mezo del Paradifò . E credo , chefipofiano difen-
der, e la difefafìa tale . Le comparationt (parlo delle poetiche)
nonfifan per dichiarar folamente , ma mo Ite volte per fempliee
ornamento ondefipoffon trarre nonfolo da cofè vere, e natura-
;

come ere de uà l'Amalteo ma anche da cofé famoje . Chi dun-


li, ,

que afe miglia TifàfernoJ Bronte , non erra , per e he nonprefup


pone , che Brontefoffe , ofia , ne moftra di creder cio } mapreffp
pone
a

LETTERE
ponefolo , che Brentefio. vn non so che di noto in quanto al nome»
ai quale (ia attribuito vrioperatione fimile , o minore a quella ,
ch'egli deferiuè . E chi nonfa comparationi della Fenice , e de'"

Centauri ? E pur non d ari tur quefìi animali in natura mafor ;

fé troppo sì detto intorno a ciò Hor torniamo indietro dall'viti


.

mo alpenultimo Canto , nonparrà forfè ad alcuni, chefìa cagìo*


ne bastante , che dà Principi Saracini fojjè fattapartecipe Er-
minia della congiura la notitia , chi ella ha uè uà dell'armi, infé &
gne de Chriftiani,potendoforfè efiì inteder quefloper altra ma.
jQueftopenfiero mi nato quejlafera , non so quant egli vagita-,
pur fé l'oppofitionfoffe di p e/o faci lifima cofa mi pira il mutarfin
gendo ch'alcun de' congiurati inuaghito d'Erminia credendofidì
confòlar la,glielafeopriffè . Pur la prima cagione, rimeffo ildubio,
farebbe migliore, perch'i più intrinfeca La morte del Soldano .

nelCvltimo non piacerà^ chi di/piace quella di Turno y pur cre-


do, che Virgiliofacefje con molte ragioni quel,chefece, e credo di
fapcrne alcuna Ter conclusone mi ricordo, che V.S.già mifcrif
.

fé, eh e Barga lodaua nell'Vndecimo, ch'io defcriuefsi cofi panico


l

larmente le prone di molti Intefiil motto ; e certo nonfi lodaua


.

quella parte , che tacitamente nonfé ne riprendeffèro alcun Al-


tre . Ma V.S. con lafolitafua modeftia , e deftre%z,ami volfeftr
intenderei' altrui opinione, in modo chiofentifsipiù il dolce dilla
lode, che l'amaro della cenfura In nfpofta diro , eh io mi perva-
.

do, eh e tutti i dotti, che leggeranno il mio poema , conofeeratmo,


che molto bene io ho conofciuta^qualfofe la maniera d'H omero,
hauendola vfata affai (peffo ,fé ben alquanto più parcamente, che
non e fiata vfàta da alcuni altri moderni fùoi imitatori. Conofce*
ranno parimente, eh e quando non l'ho vfàta, no ho giudicato ben
il farlo, fi benforfè in quefìogiudicio mi condanneranno pur' ,

chi haurà riguardo non foto al luogo, oue manca quefta larga mi
tationejna alle cofefeguenti,& antecedenti ancora,potràfacil-
mente apparere , eh tipiù delle 'volte, ch'io lafciando quefta tar-
ghety
NOETICHE. 6$
gbeTga ho ricevuto la breuitàjhofatto o per necejjaria^ o per pò
teme cagìone^ne ricuferei di Uar'al(indicato di ctafcun panico
lare; (fu efio so bene , che Virgilio non meno fpeffo>o forfè più fpcffo
di mefi riftringe alla, narrationejafciando limitatione.E s'io ba-
tteri fatti dvna battaglia fòla otto libri intieri fi n\a frapparut
altra cofà,chi gli haurebbe letti?forfè il qual non niegauche
nonfia inftar multorum.battayOgr/vno ha i fùoi bumori. Altro
non mi fouuiene,ne mi auanz>a da dirle fé non pregarla, che poli -

fca in modo quefìi tre ultimi Canti , che non h abbiano > che inui-
diare a i lor fratelli > e le bacio le mani.
Di Ferrara il +J Ottobre. MDLXXV.
AL SIGNOR LVCA SCALABRINO,
'
A) ROM A>

IN A LMENTE quelpiccino, che nonfu visto da


mefra gli altri candidatici bà portato quafi di furto
lapoetica alla camera,eparea xche m'bauejfeà dire un
grafecreto. Ho conofciuto tlvoftro artificio , e vi ringratio de ila
buona volontà. Hor tornando alla Poetica io n'ho letto molto in
molti luoghi\eperche so,cbe n' a/pettate ilmio giuditio^eccouelo.
Mi rifòluo,cbe i due più moderni comentatori vulgarifian mi-
gliori de i tre Latini jna qualfra i vulgari debba feedere nome
ne fin rifòluto. Maggiore & eruditione & tnuentionefivedefen
3

T^a alcun dubbio nel Cafteluetro,mafimpre fra lejùe opinioni me


fiala vn non so che di ritrofiy e difantajltcojafeio di ragionar di
quella (uà rabbia ài morder ciafiunOjche queft e uitio dell appetì
town dell'intelletto . Nel Piccolominifi conofee maggior maturi
ma
tà digli/ditto, eforfè maggior dottrina in minor erudì tione,
fènza dubbio dottrinapiù Ariftotelica , epiù atta all'efpofìtione
de libri Artftot e lici.Bemki nemici à mia difetto lodo. Di co cofì,
ferche queìlattione una di molti conceffa dal Cajleluetro , non e
€on-
,

LETTERE
concetta da lui, tuttauia non la riproua cofi chiaramente , che le

[ùe parole nonpoffano riceuere amica interpretatione^ne anco ad


duce ragioni ,perche la riprovi. E per eh iofono in gran dubto d:-
hauer ad hauere granparte de i Critici cotra in queffa opinione,
predate in mio nome il Sig. che di gratta vi dica liberamele quel
che (ènte il Barga> e'I Signor Flaminio di quefio articolo ,vtrum
che p offa in Poema Epico riceuerfi anione vna di molti , che con-

corrano inficme advnfine . Non dimando l'opinion del Signor,


per che so , che non efauoreuole (non diro alla mia opinione, che
in quefto cafo bora fon quafi Acadtmico ) ma
al mio poema

sì come sbyche quella dell'


Abbate Ruggiero h uomo affai dotto efa
uoreuole : di gratta fcr tue temi il vero . Io credetti vn tempo ,

chefojfe in Poema Epico l'vnità di molti più perfetta, che quella


duno hora ( a
,
dire il vero in confezione ) fono Academico in

quefl'articolo perche vedo molte ragioni probabili prò


,
con- &
tri , che mi fanno Bar fofietto ; e lauttontà omero pub far dH
qran contrapefo à molte delle mie ragioni , sì che s'io fofii afar e
non fi quel , che facefst , ( vedete parlo a voi , & al Signore in
cenfifiione ) quefio credo bene più ,
che mai , fermamente , che
di poema dell' attton d un filo
fta quaft imponibile il fare à quefìt
Caualiero , che diletti ; e credo anco, chauendofià teffer l'attion
vna di molti in vno >
fi debba teffer
in quelmodo a punto , ch'io
l'ho teffuta , e non altrimenti in parte alcuna Ma per confila-
.

tion v offra, & anco del Signor e Ja i qualifi, eh*e amato altrct*
tanto il mio poema , quanto dame , diro quefiofilo ;
che fé l'vni-

tà di molti e lecita nella Tragedia , molto maggiormente deuè ef


, cosìproua ogni ragione ,/è ben vi man-
fer lecita nell'Epopeia
cano auttorttà ; auttorità dico di Poeti , non di luoghi d Arso-
tele . Ma trefono le Tragedie in Euripide , in cut l'unità e vna

di molti , e fono le Fentffe , le Supplici , eie Troiane , e fono al-

meno le Femffe , e le più belle delle più care >


Troiane delle ,

quelle , che fino fiate più filmate , e più giacciono Hor .

per
*7 E T I C H E. 6-f

perche diduolo fé ben non eie efèmpio di chi l'h abbia fatto in
Epopeia , fé non quello d Apollonio , di Statio , e di jf^ Cala-
hro , che non fon della prima Buffala, come Euripide: per-
che dtauol dico , nondeue e[fer lecito nell Epopeia? miri/pon-
derai Arinotele non loda fempre Euripide nella confitution del
la fattola . E' vero , ma hauendolo riprefò in par tic ilari di mi
nor importanza , Ihauria riprefò in quefìo , che tanto importa.
E sì come diffe , chaueano errato coloro , chaueano fritte le
molte attioni di Bacco , e di Tefeo , così anco , fé £ hau effe (lima-
to difetto , hauria detto , ch'erra Euripide , riceuendo nelle Fé-

nifife Eteocle , e Polinice come perfine egualmemte principali , e


com egualmente principali per vn altra confìderatione Edippo,
e 1 ocafta. , e più chiaramente hauria detto , ch'erra nelle Troia-
ne , e nell He cuba , hor mi fouuiene , oue Poliffena , Polidoro*
Aflianatte > Hecuba , Andromache, H elenafono perfine niente
più vnitein vna confìderatione , e forfè meno , che non fono nel
mio poema Goffredo , Rinaldo Tancredi &c. Legganfi quelle
Tragedie, e confiderifi ,e ve drap ch'io fino vn attorno da bene.
Ma per eh'iofon rifaldato in quefta materia , che mi dàfa/lidio,

diro anco , che tanto più era ragion cu ole , che Arinotele ripren
deffe Euripide, eh alcuno Epico , quanto che dà più dijfinti ipre
cotti della Tragedia , che dell'Epopeia . E chefa vero la ragio
ne con cui proua l vnità ,ch'è la più efficace, an^i è lafola , ch'v-
fa , e tolta dal fine , che'l fine deue effer vno , eie cofé debbono
tendere ad vn fne . Hor à quella benedetta vnità di fine tanto
riguarda lamtavnità quanto quella d Ti'omero e s' Ari/loto-
, ;

Uhaueffè riputata neceffarial vnità della perfona ancora , do~


uea dire , che le cofi debbon tendere ad vn fine e dertuar da vn ,

principio : benché quando anco così haueffi detto, che non ha,
vi farebbe amica interpretatione , per eh 'vna adun/tn^a di moU
ti in vno e vn principio fòlo , fi ben compoflo ,enon (empii e e , e
l' vnità dell Epopeia fècond'egli afferma , deue ejfer più miiìa,.
, .-. Lettere Poet. R che
LETTERE
the la Tragica , Ma potea pur tacer il Piccolomini quelle tre
parolette,e non dar a me quefìofafiidio.Moftrate al Signore qua
toferiuo forfèfipotrebbe guadagnare vn anima . Dal Piccolo-
mini habbiampero quefio difauor ernie , ch'egli intende lanecef
fita degli Epifodif , non in quel mode che thauete imefa 'voi ai*

trifiiticamente a dire il vero > ma come lavfo io , anzàpiù lar-


gamente ancora , &
affai e certo altrimenti nonfi pub intende
;

re chi vudjàluar tuttt gli Epifòdij deltodiffe a ,e detfEneide-,


,

alqualpaffb nonfi quel , che ridondiate x e s accettate Virgilio,


&H omero inomnibus,à/?0, chiartteui io per me non gli ac ;

ceto , e par mi , che bene Jpeffo la mia eauffa fia migliore Ma .

f affiamo alia reuifionefeconda . Hoffeguito ut plurimum / co»


eteri , e telettton del Signore, nelprime , oltra quel , cheferisfi

ho mutato quelchefidtceua dello (degno eh Tancredi, ejr ho ag-,


giunta vna fianca del parere di Rinaldo , ctìeranecefiaria .
Nelfecondo non e necejfarto , e hefi dica che 7 Califfofia in Ga-
,

%a > effèndofi detto nel primo . S'è rimojfi in Sofronia quello ,

O foffe uolto a uolto.


e mutata la prima fianca deltoration dAlete in maniera che fi
kua quella che parca fouerchia adulatione
, y e fi rifonde a quel
dubbio che Goffredofia prima prejùppojìo Capitano ,p croche di-
ce Ale te , ch'à ragione quella adunatiti» e di-I eroi nonfi fdegnat
bora dvhidirlo ,poi eh' anco prima che (offe Capitano , ella rico-
nojceuadaluiodaifuoi configli tutte le vittorie ,ei regni. St
che può ragioneuolmente Ale te nel progreffo del ragionar mo-
strar d attribuir a lui foio tutte le vittorie paffzte . Nel ter^o>
poi ho mutato tutti t ver fi, ch'offèndeuano , & in particolare ti

v offro , di maniera che (limo , che ili a affai bene , Ho aggiun-


ta VKajlariZ^a in nominar particolarmente chifono glivccifiàax
Dudone , e forfè n aggiungerò vn altra.
Che cento, e cento opprime»
£ra troppo fé e co • Quel dubbio del Barga, che non conttenga
alla
-POETICHE. 66
alla virtù Heroica dì Rinaldo » ehegli ejjortigh altri &c. quan-,
topiu vi perifo mi da minor fafìidio>e mi rifilo a non mutar per
la ragion cheferiueropoi . H orfono intorno al Quarto, e defi-
derarei àifaper dal Signor più particolarmente quali parole l of
fendano nelparlare di Plutone , auuertendolo cf/io non mi curo
per bora d'altro,fi non di quello » che pub noiare gli Inquìfitori.
Rimouo alcune parole Latine , luftri, infta prorompere , e
muto alcun altre cofette à mio gufto . Lulìri intendo non lojpa*
tio dt tempo »ma

A le fere, à gli augelli i luftri, c'1 nido.


La parola inimici non la vorrei per niente Bellaparola guar
, .

da per guardia fon dubbio Manderei tutti i concierì ma


, , ,

non ho tempo Scrinerò al Signor a lungofura Guido e Carlo»


. ,

Auifatemi de i tre vltimi Canti »evì bacio le mani .

Di Ferrara ili/. d'Ottobre.

AL MEDESIMO, A RO'MA. N

SIAMO affédiati : in Manto uà ancorasi [coperta lape*


fle>&in Venetia contìnua gran co/a farà » che Ferrarafi di -
;

fenda , che dite ? Mi configliate àfar'vn fa Ito almeno fino a me \


z,afirada, bench'io odo eh'anco dall'altro eflremo d'Italia ha
,

ricominciato àfarfifentìre ,pur ve lontana affai O Dio chi .

mi ritiene » mapafiamo ad altro . Sta notte mi fono fuegliat$


con quèfio ver in bocca»
fi)
E duo, che manda il nero
i aduftofuolo.
Et in dicendolo mìfòuuene che l'epiteto nero non conuiene ,per
,

che la terra adulia è an^i bianca , che nera » e'I color negro nel-
le terre efegno di grafferà » e di humìdità Tornai a dormire» .

e fognando le/sì in S trabone , che barena dì Etiopia , e d'Arabia


e bianchìfima » e poi quefta mattina ho trouato il luogo . Vede-
te » chifogni eruditi fono fiati quefii . Bifogna dunque mutar
R 2
. . , -
,

LETTERE
éffue Iverfb , eh' e nellvltimo Canto 3 e dire,
E i due, chemandailpiùferuentefùolo.
Se voifufìe per crederlo, t direi . Ma certo è vero , che su lalha
poi infogno mi nacque quefio dubbio > come haueuo detto Att ti-
mor o ha t Re Perfi, eiJRe Afi'icani 3 foggìunga
E i duo che manda l'adufto ituolo.
j

JHhtafi Etiopia non fiain Africa. Ma a que 'fio dubbio ripenfón-


do poi nella vigilia , ho trGuato 3 che facilmente fifolue , per che
ilnome d'Africafé benefi da a tutta quella terra , eh'e numera-
ta per la ter^a parte del mondo , e pero proprio della Prouincia
cuefù Cartagine e delpaefe vniutrfale il nome proprio e Libia-»
;

Cofi Tolomeo , numerando le Prouincie della Libia , vi mette /


Africa , fi che il dubbio nonfilo efoluto ma ancofi da occafione ,

a vna di quelle annotazioni, delle quali mi toc eafte vn non so che.


e delle quali ho gran voglia . Ho riceuuto due lettere del Signo-
re , è ridonderò per quell'altro ordinario. Per boragli dite } ch'io
facilmente accetto che non fi debba collider lo in quclverfo,
,.

O a par de la man luci fpietate ,

E per lejfcmpio de'buoni, che noi collidono > e per U ragione me-

dejma ,per la quale io fcrifii non deuerfi collidere il che interro*


gatiuo» Ilverfo,
O non mcn che la man luci ipietate.
> 3

A ragione efilmato da voi naturale poiché in sulfèruor mag- >

giorefin e ofifatto dame* E nelprimo originale, che ricopio il


Signor di furto, potrà legger fife noniha dato altrui , quesito

'verfoa punto , pur'io non me ne compiaccio afatto . E vi baciti


le mani

Di Ter rara il 20. di Ottobre

AL-
- .
<7> E T I C H Ev cj
ALL' ILL VST RISSIMO, E REVERENDIS
fimo Signore Scipion Gonzaga Pacriarcha di
Gierufàlemme , a Roma.

SPETTO con grandifimo defiderìo> che V, S. Illa-

sìrifi.m'auif , in che terminefia la remfionc , cofiin


quel> eh apper tiene all'arte , come in quel, ch£ tocca
alla religion e Io mi affatico intorno al j^uart ode cimo 3 e vera
.

mente poffo chiamar quefla fatica >poich'c/ènza diletto La Mu .

fa non mifpira ifiliti (piriti fiche credo, eh in quejle noue sìa».


;

%e non vifara eccejfo d'ornamento 3 o dargutia (pero non dime ;

no t che ne' verfi[ara chiarezza e facilità fèn\a viltà e (pero


, ;

£accoppiare inferno due co/è fé non incompatibili almeno no» ,

molto facili ad accompagnarfi > e quejle fono la necefsità o lafa- ,

talità per coftdire di Rinaldo , e lafuperiorità di Goffredo > e


, ,

quella dependenz,a , che tuttal'attione delpoema deue hauere


da lui > e quando io dicofuperiorità non intendo fempite emente
fuperiorità di graffi che fipotrà raccogliere da alcun mio ver
(ò , eh altrettanto /offe necejfario allimprefa Goffredo, quanto
Rinaldo ma Ivno era neceffariocome Capitano > l altro , come
;

effecutore Né quesìa necefità di due e cefa notta , perche all'è-.


.

Jpugnation di Troia erano neceffàri Pirro, e Filottete Onde nel .

Ftlottete di Sofocle dimandando Neottolomo advliffc , come di-


ci tu , che Filottetefia ntceffario a quefì'elpugnatione, nonfon io
colui > e' ha da diftrugger Troia ? Rifponde Vliffe , rie tu puoi di
ftruggerlafcnza lui , ni egltfcnza te . E tanto baffi intorno alla
necefità di Goffredo >edi Rinaldo , & alla coordinatone , che e
fra loro . Neil altra coordination dell Eremita al Mago natura-
le > io procederò , comefconelufe fiaH Si'g. Flaminio, e V. S. e me
quel dì , che ne ragionammo . E quesìa in uemionefarà fimile a
quella di Dante . Finge Dante 3 che Beatrice , cioè Laz,e guidi
Ufifermerò di Virg* che vogliono alcuni , che s intenda per la
fcien^A
, .

LETTERE
fetenza naturale . Come io b abbiafornita queftaparte , la quàl
darà pienamente notitia di ciò , che può contener/i nell'altra me
tà dei

^art ode cimo , e nel Decimoquinto Canto io la mande-
aV'.S. eprejìo lafornirò , e poi non andrò più
,

oltre , per che


non poffò, Nonpojjo ,perchela mia valigia, oue e ilDecimoquar
to , e Decimoquinto Canto non compare , &
io non ho altra co-

pia ,nèso, come mifar e , per chefé bene voglio mutare in parte
le coféfatte > in parte rimarranno , com'erano prima Hor ve- .

da V.S. fé quefto rappezzamentofipuòfarefenza Libro . eb- H


bi vna lettera di M. Giorgio in refaro , nella quale mi daua in-

tentane y che la mia valigiàfar ebbe partita di Roma ilfeconde


giorno dell anno , efarebbe portata per la via di Pefaro Dapei .

non ho intefo altro > ma hieri hebbi vna lettera di Pefaro de i 20*
di Gennaio , nella quale fon auifato , che la valigia non e ance
giunta , Certo io ne fio con moltofaUidio } perch'oltra i due Can
ti già detti , vifon tutti gli altri , e dupplicati , &
io non ho co-

pia di tutti , &


in particolare non Ilio de i due. V. S. mi fauori-

fca di parlar di quefio negotto con M. Giorgio . Fra le cofé , che


notòV.S. so > che notò la rima di redienfe con Eftenfè , e repli-
copoi d'opinione de gli altri reuifori , che non era accettabile . A
mep arcua d'hauerne effèmpì , e ragioni , perch'i Tofani dico-
no non filo pareuano, rpareano , ma parieno, e paren.
Come
Paren l'occhiaia anelli fènza gemme,
,

Et infiniti altri effcmpififattifi'trouaranno ne' quali nonfipuò


,

dubitare chefia error di (lampa pur mi tacqui non mifouue-


, :

nendo alcun effempio in rima : hor n'ho trouato vno nelDttode*


cimo dell Inferno .
Comprendemmo uiasùper lo fcarco
Di quelle pietre che fpcflb mouienfi
,

Sotto i miei piedi per lo nouo carco


Io già penfando , e quel difle, tu penfì.
Credi
NOETICHE. 6%
Credo ancoraché chi andajje ricercando , ne trotterebbe alcun
altro :pur quando a V.S.paia , che queììofi debba attribuire al
la licenza di Dante , non advfi di lingua ^non vuo 3 chela(ua
aut tonta mi vaglia , pero eh'io vorrei parer difigu ir lo negli vfi
del parlare > e non nelle licenze , le quali pero non credo , che fa-

no né tante , ne tali in lui , come molti efilmano Mai non me .

Jouuenuto concetto degno di Dane La lettura de miei Canti


.

vada fi creta per amor di Dio , nife mandi fuor copia Altra .

non so , che dirle ,fi non , ch'io la prego a baciar le maràl in mio
nome a t Signori reuifori , ejrtn p articolar al Signor Barga > al
quale mi conofeo in particolare obligato . Al Signor Cipriano
ancora , ejr al Signor Giulio Battaglino defiderodeffer ricorda-
to perferultore: e con que fio pregando il Signor iddio , ch'adem
pia ogntfuo nobile defiderio humilmente a V.S.fo riueren&a.
Di Ferrara tlz+Ji Gennaio MDLXXFl.
AL MEDESIMO, A ROMA. x

/ O figairo il mio folito cofiume di darauifo à V, S. delpr»-


greffo , ch'tofo nella reuifione . Sappia dunque » che dapoi cheb
be data alla prima metà del jQuart ode cimo quella perfettione a
the per mefi poteua maggiore , cominciala riueder il Decimo-
quinto y ch'opportunamente giunfe , e Ilio ridutto a buon termi*
ne , an^t non mauanzapiù , che fare in lui non mutare ale»
,fi
pi pochi verfi. lo n'ho rimofio ilmarauigliofo della chioma ,/?-
guendo io ciò più toilo l'altrui gtudttio ,ch'vn certo mto compia-
cimento e quel, che prima era da me attribuito alla chioma »
;

hora è attribuito ad vna vela ordtnaria • Comincio la nauiga-


tione da Afcalona luogo vicinijsimo à Gierufalemme , eia naue
Piar antgliofa viene à pafjar per Gaza , fi che può veder alcuni
de gli apparecchi del Re d'Egitto , e quiui i due Caualieri inten^
dono dalla donna , che lejjèrcito regio non e ancor tutto ragunai
to.
LETTERE
to . Arrìua la naue in otto giorni all' Ifùle . Nel Morgante Ri*
naldo portato per incanto va in vn giorno da Egitto in Roncifi
«alle à cauallo : E cito il Morgante , perche queftafua parte fU
fatta da Marfilio Ficino , & e piena di molta dottrina Teologi-
ca . E. certo quefla me a t ione 3 che fifa qui dell'ajfimblea de pa-
gani > e molto àpropo/ìto ; cofi perche par ea , che troppo s 'indu-
gi affé sparlarne , nonfé ne parlando fino al De cimofét timo Can
to , com anco per che ira l altre parti di quefto Canto» le quali pof

fino parere femplicemente epifodice ,fi mefola p ufalcuna cofit,


che perfi , e principalmente fi drizza allafauola : e quefio me-
fiolamento di cofé appertenenti allafauola efiato da me introdot
to in molti luoghi del canto precedente ,in maniera che quefii due
canti non faranno coftfemplicemente di Rinaldo , che non vhab
bia gran parte Goffredo , e gli altri principali . Termino poi la.
nauigatione nell ìfole Fortunate , perche quello me paruto il
più opportuno luogo > che fipot effe trouare fuor dello (fretto cofi
per la vicinanza , come per dar'occafione all'altre cofé , chefi di
ceuano . Oltre che la p articolar defcrittione dell'Ifole porta
fi-
co non so che di vago , e di curiofo ; &
efifendouene alcune disha
bitate , trouo in loro tutte quelle conditioni , ch'io potefii defide-
rare . Hebbi nuoua , e he la valigia era Hata inuiata da Refar 9
à Ferrara ma non e ancor giunta
, . Per buonaforte ho ritroua.
ta quella copia de'Tre canti , che fi bagno , della qualnon mi ri-
cordaua , fi che nonfiaro otiofò fin allafùa giunta . In Venetia
s'è rinouellato ilforetto della pe/ie: quanto questa nuoua mipiac
eia-, V.S.puo imaginarfelo . Io vegggio i miei fni per quefìt ac-
cidenti andarfi tanto allontanando, che non veggio come, quan-
do poterci arrtuare . H aurei caro di ftp ere ,
fi in Roma vi fa-
rebbe commodità di buona , e di bella (lampa > ancora ch'io non
creda di hauermene a fruire ,perchefiapare fenza ilpriutlegio
de"Venetiani non mi mette conto , efi no'l concedono a chi &
Uampafitor di Venetia . Afietto con grandi/imo defiderio lette,
re
NOETICHE. 69
r-e di V. S. llluflripma , & in particolare alcuna conclusone de

remfori , e le bacio le mani.


Di Ferrara il 20. di Ferraio, MDLXXV I.
AL MEDESIMO, a'rOMA.
lì Canto Decimoquìnto e giunto a tempo chomai non mi re- ,

fiau a più , e hefare . Io nefaro cauar'vna copia , e l rimanderò


a V. S.col princìpio del Decimoquarto. La nauigatione non crede
chefa pofitbile^che re(li tutta,per che fra l'andar e\ e'l ritorno vi
correrebbe vn mefé di tempo , e que/lo mi pare pur troppo lungo
(patioNe rimarrà almen parte cioèfino allofretto, anzi vfei-
. ,

tàpur la naue dallo (ir etto ma cofleggiando la rimerà d Africa,


,

che tende verfo t Equinottiale , farà pochifimo viaggio , non fi

perderà nondimeno l'occafione di dire del Colombo , e degli altri


quel , che (ìdice Con tutto ciò credo, che'l Canto rimarrà trop -
.

pò curto , ne veggio che rimedio pigliarui Cominciar)) bene


, .

la nauigatione non dell'Egitto , ma della Paleftina , in quefta &


mutation vi fon due vantaggi l'vno , che la nauigationefin al- ;

lo tiretto s'allunga l'altro che'l tempo della peregrinano ne s'ac


; ,

curta , perche 1 due Caualieri dal Campo alfumé che (gorga ,

in mare pre(fo Afcalona andranno tn due giorni , in die- &


ci non andauano al Nilo Pur tacerefomento , che con la de*
.

fermio ne di Pale(lina , e dell' Arabia fi farà alla nauigatio-

ne > farà di due ,0 di tre ftanz,e al più e queftot pur troppo ;

picciolo augumento in ri/petto del molto , che [cerna Io pur •

ancora non fi imaginar alcuna commoda maniera di mag~


giore accrefetmento . In fomma efféndofi pofpofìa la richia-
mata di Rinaldo , egli non deue , né pub ejfir affettato più
che dtece , dodici giorni, y. S. m'aiuti àpenjarci , oper dir me
gito à trouar la via d'allungarlo ; hauendo pero quefto riguar.
do » che i moti fatti per arte magica,fa magia diabolica , ò na-
Lettere Poet. S turale
LETTERE
turale, fé benfonofatti più velocemente, e nondimeno quefta ve
iocità rifretta dentro ad alcune leggi di natura, Midi/ptace
la tardità del Signor ,& anco il rigore : eredo che V, S.
voglia intendere ch'egli fa rigorofo in quel, ch'appartiene alt-
Inqutfitione : e certo ,fi così e , io crederei , che con minor fe~
veritàfojfefiato reuiflo ilpoema dal medefino Inquifitore,ilqual
fi ritroua hor qui in Ferrara ,evi fi ara alcun giorno. Ma tofit
ro vn bel tratto , eh'io non moflraro al Frate quelle cenfure , le
quali mi parranno troppo feuerejnaglt mofrarb fempltcemente
fenz,a dirli altro i verfi cenfurati , e s'egli li p afferà come buoni,
io non cercherò altro * Non mi piacerebbe anco molto , che que

Jìo rigor del Signor > . ... fi fìendejfe ali arte poetica , perch'io
fin rifoluto di non uolerper hora conciar, fé non alcune cofe,che
mi paiono reali , &
appertenenti allafauola , &
allajomma del
tutto . E/o ben'io , ch'in materia , quaì e la poetica .probabile,
(ìpojfìno dire molte cofé apparenti contra la ventale certo à me
darebbe il cuore difare all'Edippo Tiranno cinquanta oppofttio-
nifimili à quelle , eh efanno molti Critici à gli altripoemi, Non
per tanto giudico che quella fa ottima Tragedia. Queflo di*
,

co per dubbio ch'egli ancora non voglia mofìrar più tojlo acume
,

dingegno nelle mie cofé , eh' vna certa granita , e realtà dtgiu-'
ditio .. Per quefia me defina ragione non mi curo( e*ime defimo ho
'

fritto a M. Lucajdrfapere tutto quello, che farà abbaiato da

i Bottoliringhioft, non ch'io voglia occuparmi in rifondere lo-


ro _ Colui, che
fé l'oppo/ition della sferza , non sa che fi dica e ;

V.S. rijpofe bene r e più, che bene : evi /ariano molti effèmpi in
termine innofrofauore, &
in particolare della sferza-, ma non
voglioperder tempo in cercarti. Ho pur troppo che fare. Nella
voce , Auolto , non uè improprietà alcuna , più tojto e nella uo
r
#r,Iniìcmc„ e fòrfé quel, ch'io volfidire, e male esplicato ; ch -
Iniieme,. non s'intenderà mai , che vaglia tanto , quanto in vn
medefirn luogo r il e onderòfaràfaciltsfimo , ejfendoui la voce,
Se-
, . ,

T E T I C H E. 70
S cpolto , eh* e propria , ma io per ancora non ho hauuto alcun

diligente riguardo alle voci,& alla lingua,rifèrbandomi{emprc


di far ciò in vltimo , & infletta . Me rin ereCàuto , che colmo
ftrar le ?nie cofé ,Jipa dato occ4/ìone di cianciare a i pedanti ;
ejr io tn parte ho in cu colpa , e ho mejjò in confìderatione alcu-
n e parole , e cofe > che per auentura non erano auuertite , à &
punto in Siena leggendo il Duodecimo Canto disfi, che laparola9
guarda , non era vfata da altri e notai il ver/o , ouè la voce
;

auolto, e poi dell' vna > e dell'altra di quelle parole s' e fatto tan-
to romore.Ma hafltftn qui di co/? oro: che mi vergogno dimeflef

fi , che mi curi di lor biafmo , di lor lode . L'auìfo , che mi da


V.S.meftato carisfimo , e fé ben io ilftp ea prima , non haueape
ro certezza, che Inegotto [offe cosìpaffato , comeV.S.mifcriue.
In quanto a quel ', ch'appartiene a M. Luca ,/iaF.S. Illustri/?.
fé cura di due cofe , ch'egli non ha altro maggior defìderio ( e l'ef
feto ilmoflrerà ) che di compiacere al defìderio di V. S. e ch'egli
le ha detto , & è per dirle ilvero/ènz,a alcuno artifìcio cortigia
no ; ma di quefìo mi rtferuo à fcrìuerle più a lungo \ E le bacio
le mani.
Di Ferrara li 11. di Febraio MDLXXV /.

AL MEDESIMO, A' ROMA.


V. S. Illufrifìima m'accenno già in vna fua ietterà vn non so
che della fouerchia feuerità del Signor diqueftopoipiu
chiaramentefono fiato auifato da M.Luca> ilqualmoftra parti-
colarmente didubbitare, che debbiamuouere alcun dubbio nel-
l'Epifòdio di Sofronia ,fe'l dubbio Jìfienderà folamente ad alcun
verfo , coma quello
Che ui portaro i creduli deuoti
Ciò non mi dà noia ; mi rincrefe crebbe bene infinitamente > che'l
dubbio fojfe diretto con tra lafoftan^a dell' Fp i/o dio , & in quefìo
S 2 cafo
LETTERE
cafoto defidtrareì 3 che V.S. llluTirifi.con alcun dejìro modoopi
rafie, ch'egli rimanejje [odi sfatto , che quando delgiù ditto di due
Jnquifitori la digrefiionefofie approdata , lopotefit contentando
mi del lo r giudi tto non cercar più oltre
} . Domani tutto chefia
i'vltiwo di Carneuale , io voglio andare a sì arme ne con l lnqui «
fitor Ferrar efie yer chiarirmi di questo dubbio. Nella reuificne
da molti giorni in qua non ho fatto prcgrejfo alcuno onde man- ,

cano ancora neljQuartodecimo le lodi della Cafa da Bile // ri- ;

manente ha quaft l vlt'ma perfiet tiene ejr ti Canto farà conuene


' ,

uolmente grande ^perche fen^a le lodi arriua al numero di fet-


tantanoue stanze , bench'io credo divoler'effer breuifsimo nelle

lodi . E per confieffare , ci mio foglio > la mia vanità , io mi fin


compiacciuto affai nel con aero di questo Canto, oper dir meglio
nella total rifirmatione ; per oche
' non foto ho accomodato àmia
gufto tutto ciò , eh 'apperteneua alla fattola \ ma ancora migliora
te molte cofe , che riguardavano l'allegoria , della qualefonfat-

to , non so come maggior predatore


> , e tiio non era ;fi che non
Ufciopajfar cojà , che non p offa slare à martello e per quello de ,

fiderò di rimouere dal Decimoquinto la battaglia del moftro ,

per eh'infemmet qUelmofiro era àfatto otiofo nell'allegoria Ol-


tre ch'in que[io compiacerò per altra cagione algiudi t io del Sì-
gnor Barga con ifc emare t mirabili . In vece del moflro intro-

durrò la deferì ttione della fonte del Rifi celebrata da molti > &
inparticolar dal Petrarca : attribuita dallafama , & da & i

Geografi all' ifolefortunateNella qualefi i due Guerrieri ha-


.

uefier beuuto farebber morti , e da que sia vfi irà vnfiumicello,


cheformarà il laghetto . E vedete ,fè'l lago m 'aiuta , che non

filo in cima d'vna delle montagne di quefie ifole è veramente p@


fio dai Geografi il lago, ch'io deferiuo , ma quefiafonte , e que-
llo lago miferuono mirabilmente all'allegoria . £fuefta mutatio
ne io intendo di fare oltre l'altra , che fipubpiù tojio dirgiuntay
the mutai ione > della qualefierifi à M. Luca , chedejfe conto a
V.S.
rP' O E T I C HE. 7 i

V. S. fi che farebbe imponibile , ch'io fift in orarne per Pafqua.


E pero (apporto con minorfaftidio l'impedimento della peste , la
quale homai non fipuò più difiimular dà Venetiani : ni so, cerne
cominciando cofi à buon hora noi cene potremo difendere qui
in Ferrara . Jìuffio difturbo , quanto m allontani da i miei fini,
V . S.fé'l vede ,pur mi vo confilando poiché ogni indugio e con
,

qualche miglioramento del mio poema , e forfè fata viam ape-


rient Ma fi bene io non continuo nella ri/olut ione d'andare cofi
.

tofìo a Fenetia, continuo nondimeno nel defiderio., che mi (iman


di no i Caiti , non pero prima chefianofiati vifìi dal Signor No
,

bile . Ma F. S. potrà cofi di mano in mano venirmi mandando


quelli , chefaranno fiati vifti da lui. F.S. mi faccia fauore di
direa M.Luca, & a M. Giorgio ho riceuute , ch'io le lor lettere,

& in particolare di dire a M. Luca ,che quel miftura , del. . .

e del Signor non mi piace per che infiamma non mi fido


. ..... ^

del àfatto à fatto Et con quefiofacendo fine faro vn tra


.

pafio dalla penna alle penne > o alle piume , che vogliam dirle e le
bacio le mani.
Di Ferrara ilpenultimo dì del Carneuale MDLXXF l.

AL MEDESIMO, A ROMA. N

I hauea prima fritto a V. S. lìluilrifs.in quefia medefma


materia , nella quale hora fcriuo : Ma non e[fin do ancor a (lata
inuiata la lettera , l'ho ritolta indietro , e refcriuo hora alquan-
te diuerfimente , fi ben quefia dtuerfità non procede da muta-
tion danimo ma , da nouità d'accidenti , e d'oc cafoni . Ch 'io di
cefi ilvero a F.S. d'effermi offerto a quella carica , e che vero
lamia offerta foffe accettata , non mi sforzalo hora di
fia , che
pervadere à F.S. ne con molte mie parole , ne con altrui teftimo
nio hauendo certifiima opinione , e he Ila creda advna (empite e
mia ajfermatione . Ma (e perfiodisfattione >fe non di F. S. almen
d'altri,
,

LETTERE
daìnì ,fltrà defderato , ch'io confermi il mio detto con alcun te
(limonio , il Canigniano Ambafciator qui di Tofana me ne po-
tràfar Fede . Ch'io defiderifommamente di mutar faefe, e eh io
h abbia intention di farlo , affai perfeftejfo può ejjer maniféfio à ;

chi confiderà le con anioni del miofato . Affai credo , che V.S.
ileonofeeffe nel mio volto , che non cuoprefotto contrario manto
gli affettifitoi e le giuro per l'amor^ eh 'ella mi portai per ìoffer-
;

tta\a mia verfò làiche fina quefiahora nejjuna mutation di con


figlio s'è fatta in me , ne credo , chefaper farfi. Bene vero> che
quanto con maggior dilatione fi dijfer'ìfce lo lampare , tanto veg
gio men certo ilfuc ceffo della mia deliberatone , epiùfoggetto à
vari accidenti . Si che non volendo prometter io cofa > che non
voleftpoi offeruar ancor con la ruina mia , non mi rifoluo di ve-
nire ad vna rifolutapromeffa Di queftofia benficura V. S. ch'in
.

niffun cafo mi valer o con altri delle offertefattemi da lei j non /-


io ere defi di venirne più ricco , che Mida . E s'aficuri anco-

ra, ch'io non mi legarò connuouo nodo e ofi forte , ch'io non mi
poffa con buona oc eafone dife torre Dirò di più , chef come que
.

fa dilatione mifi dall' vn lato temere di qualche impedimento


cof dall'altro mi porgè/peranz,a, che poffa in quello me&o nafte
re oc capone , che mageuoli la Brada a doppio trapaffo . Vedrà
V.S. vna qui inclufafrittami di Polonia da M. Afcanio £uc- .

fio M. Afcanio , so , che parPo a lungo di me , e del mio poema col


Duca\ e quindi h ebbero origine i miei h umori dell annop affato.
Bora miferine, logli horifpofìo , e pregatolo a dichiarirfi : e
potrei forfè intender cofa da lui , che mi farebbe rifiluerà quel-
lo , a che non penfai mai di venire Vedrà parimente da vna.
.

lettera frittami da miafor ella l a fua necefità , e l'obligo ch'io


ho difoccorerla e come in tanta mia pouertà fonoflato coflretto
;

a darle alcuno aiuto Vedrà in vltimo ciò > che mifcriue la Du-
.

che/fi , e ch'io fono in guifa foffetto , che non me pur creduto il


vero . Tutte quefle lettere m'han meffo ilceruello à partito .
Dio
f
9
,

'? ET I C H E. '71
Dìo rninjpiri. V.S.in quello negotto e per lafèruitù mìa^ e per de
bito di pietà chrifliana mi pare
obligata adhauer più tofto ri-
guardo al mio bene , che ali'altruifodisfattione : non perche deb
bapiù a me , eh'a gli altri , che non farei io cefi arrogante , che
ciò dicefi -
ma perche quifi tratta di cofa , e ti a me importa tut-
to quello , che può importare nellhonore , nell'vtile , e nella (òdi
vita,& à gli altri poco rilieua alfine in qualuque
fiat t ione della
modo ella [acceda Supplico dunque V, S. illuHrifitma con ogni
.

affetto ,
fi non
e he potrà cheforfè non egiùfio y mantenergli al-
tri tn obligo > non volendo io obligarmi all'incontra : mantengo,

almeno viua negli animi loro la memoria y eldefiderio di me , in


tal modo , che mifiaftmpre aperto ladito alla grafia , e protei»
tion loro , con quelle conditi on , che altre volle mifono Hate prò*
poi! e , con non molto infet iori . E certo efà deurebbono in ciò
fodisfare aldefiderìo di V, S,per molte cagioni , delle quali taccia
alcuna per buon rifietto . Dirofilo , ch'alia lor magnamttàè con

fteneuoìeilmoHrar yeti amor della virtù non odio verfio altri9


,

gli h abbia già mofsi adinuìtarmi con multo cofi largo :& à f.S.

Illustrifiima bacio le mani.


Di Ferrara il 24. di Marty.

AL SIGNOR SILVIO ANTONIANI,


A« ROM A.

EGLI auuertimenti di V.S. dell'vno > e dell altro gè


nere ho chiarifiimamente conofeiuto-, più tofio rie
nofitto ,
fio giudi t io la dottrina, la religione , e la
il

pietà } dr infieme ho visi molta beneuolen^a ver/o me, molto \e


lo della mia reputatione , e grandifima diligenza nelle cofé mie»
Epoich ella ha cofipienamente adempiti tutti gli offici di Chri-
JltanOy di reuifore , e d'amico . Io quel, ch'à me fi conuiene
tm sforzarti di far sì>chc no habbiaxà parerle perjòna a incapace

LETTERE
di rìceuer'ìfùoi benefici , o ingrata nei rie onofc erti . Za rìngr/i
tio dunque prima infinitamente deliafatica prefa per giouamen
te del mio Poema , e perfodisfattion mia e me l'offero pron ùf&» ,

rno ad ognifuo piacere , afpettando da lei in luogo di nuouo bene


fido , alcuna occafione ,in cui pofiaferuirla : Defederò poiché
/appia , che defiuoi auuerttmenti ri ho già accettati parte , efig-
uragli altri h auro diligente confideratione . Ho accettati quelli
che apper tengono alia mutatione d ale une parole, o d alcuni uer
,i quali potrebbono malamente interpretati, o in altro
ejftr
fi
modo offendergli orecchi de pif Religiofi . Et in quel , che toc
ea alle cofé , rimouerb del mio Poema , non folo alcune stanze
iudicate lafciue , ma qualche parte ancora degli incanti } e delle

marauiglie , per oche ne la trafmutation de Caualieri inpefei ri


marra, ne quel miracolo dei fipolcro , intiero troppo curiofo , ne
la me t amorfofé dell'Aquila, ne quella vifiondi Rinaldo, ctic
nelmedefmo Canto , ne alcune altre particelle , che V.S,o con*
danna y come Inquifitore , o non approua , come Poeta B pon- .

gofra quefie lEpifedio di Sofronia o almen quelfuofine, che piU


,

le difpiace , Ben' e vero , che gli incanti del Giardino d'Armi-

da e quei della Selua , egli amori d'Armida d Erminia, di Ri-


naldo , di Tancredi e de gli altri, io non faprci
, come tron-

care fien^aniuno, o fen&amanifcfto mancamento del tutto,


E qui defederò, che V.S. h abbia riguardo, non folo a tutto quello,
che già mofira hauer confederato della natura della poefia , e
della lingua ma che miri ancora con occhio indulgente, loflato,
;

e la fortuna mia ; il cosìume delpaefè , nel quale io viuo , e quel-

U,chefinhora giudico mia naturai inclinatione. Sappia ancora,


che ne gli incanti renelle marauiglie io di co non molte cofi, le
quali non mifiano fimmintft rate dall' Hiftorie , o almeno non me
nefia porto alcun feme , che (parfo poi ne campi della poefia pro-
duce quelli alberi , eh'ad alcuni paiono moflruofe .perche lappa-
rition dell'anime beate, la tempefìa moffa da demoni , & il font e»
che
"POETICHE. 7J
thefava le piaghe ,fono co/e intieramente traf}ortate dall'hifio

ria fi come l'incanto delle machinefipuò dire , che prenda la[ha


:
origine dalla relatione di Procoldo Conte di Roche/c fitte fi legge',
ch'alcune maghe incantarono le machine de Fedeli ; efi legge in
Guglielmo Tirio h fiori co nobilfiimo checjuefie medefime ma-
ghe t'ultimo giorno deli efpugnationefurono ve cifé da Chrifiia-
m.Ma s'egli fia lecito alpoeta l aggrandir queflofatto , e s'impor
ti alla religione, chefi varijno per maggior vaghezza alcune ctr
confi anzx , a V.S.ne rimetto ilgiudicio . jfyeflo filo à me pare
di poter direfen^a arroganza , ch'ejjèndo iHi'sìoria di quefla
guerra molto piena di miracoli, non conueniua, chemen mtrabi
lefofiè ilpoema . Ne minor 'ocrafion mi viene offerta da g li Hi-
slorici di vagar negli amori ,perch'è fritto , che Tancredi,che
fu per altro Caualiero di fomma bontà, e di gran valore fu non-
dimeno molto incontinente , & oltrarno do vago degli abbraccia
menti delle Sarac me . E fi ritto parimente , eh 'Odoardo Barone
Inglefe accompagnato dalla moglie , che tenerifiimamente lama
uà pafiò a quefla imprefa
, , ejr infìeme vi morirono : nefol la m§
glie di coiiui , ma molte altre nobili donne in quello , e negli altri

paffaggif trouarono negli efferati Chrifliani . Né fia grave à


V.S.ch'io da vna lettera , chefitroua nelle profi antiche Tofa-
ne sfritta da Frate Luigi Marfigli a Domicilia Fergine , rechi
qui alcune parole , chefon quefte . Dico dunque , che'l Dianola
non v dì mai predicare co/a, che più gli piaccia , che quefla del
pafaggio ,pero che migliaia di donne honefiifime farà meretri
ci , e migliaia digiouine , che portano ilfior della Virginità , il

lafierannofra via : cofi dice egli , & in altra parte di qudla le fa-

terà ancora, chiaramente dtmoflr a \quali fofjero molti de' croce


fignati , e con qu al z,elop affafero in Afa . Bora ch'io accrefca9
& adorni amori , e eh alcuno del tutto ve n'aggiunga ,fa-
quefli
cilmente credo , che mi debba effer comportato , da chi compor-
ta la poefia, perche tacer efere , l'adornare fi lfingere ,finc effèt
Lettere Poet. T ti,
L E T T E K E
fi, che vengono ne e effariamente in confequen^a colpoetare, e
tanto più /lima, che mi debba effer conce/fi , quanto chefé diam
fede a gli hi(lorici .molti di que 'Principifurono nonfilo macchia
ti d'incontinenza , ma bruttati ancora di mali tia >e diferita ; e

sin vece dell ingiuftitie , delle rapine , dellefrodi, e de tradirne»


ti , deferiuo gli amori , e gli/degni loro , colpe men graui\non giù
dico di rendere rnenhonorata , b men venerabile la memoria Hi
quella imprefa di quel , eh 'ella fi fa per fé sfejfa , ne dofcurarla
fama da'cun d'efi , in quella gufa , che Virgilio denigro quella
di Bidone ,nè miparedejfère a quelle accufé /oggetto , per le

quali H omero efaccialo dalla R.P.di Platone & infomma ere ,

do, chefen\a alcunofcanàolofarà poema da coloro*


letto il mio

che hauranno letto , e che leggeranno Hifi ori e di quefta guer-


l'

ra , parlo delle particolari Je quali , come chefano molte, e molto


nelrimanente tra loro difiordi, in quefto almenofono conformi*
che ciafeuna d'effe ci pone manzi a gli occhi molte imperfet tieni
di quei principi , efot Goffredo in lutto buono , e pio ci vien rap-
frefentato .Ne giàpoteua io dipingere > ci afe un altro tale , non

filo per cheti poeta deuehauer molto riguardosi coftumi , che


dalla fama fono attribuiti , e quafiaffifsi alle perfine* ma ancora,
perche nella poefìae altrettanto neceffaria , quanto diletteuole*
q,uetta varietà di coturni. Ho ben io procurato di feufar ogni di-

fetto de'principali, quanto l'arte mi parca , che richtedcjfe. Per-


che io fìngo, che la iattantia ,ela ritrofità di Raimondo, chefur
vitij della fuà natura ,
fan cofiumi della vecchiezza ; e la lafa-
ma di Tancredi , che nellafua matura età era inefcufabile for-
mandolo iogiouinetto,fipiìo men diffìcilmente perdonare alla te
nerezza de gli anni . Che fé nel mio poemafiparla dvnfi ditto
fi , e dvn , che rinieghi la Fede , di molti fifiat ti fifa men t ione
nelle Hifiorie. Ma tanto mi batti àhauer detto in que sìa ma-

teria, nella quale volentieri hbfpefé molte parole , (per andò, che
U mtiùa d"alcuni particolari > i quali perauentura non l'eranv

cofi
NOETICHE. 74
tofi noti, po/fa far parerà V.S. lamia caufà affai più bonelìa,cht
non parrebbe ,fefiprefupponeffe , che tutti t principi , che con-
e orfero ali acquili q >foffero in opinione di buoni , e àifanti . Ma
poiché io ho parlato a lungo degli amori , e degli incanti , accto-
ch'efit con minore difficultàfiano accettati dal Politico nonfarà ,

forfèfuor di propofito , ch'io foggiunga alcune ragioni ,dall ap-

parenza delle quali iofa indotto a credere , ch'efi non debbiano


effere efclufi dal poeta Epico . Iofimo , eh in ciafeun poema he-
roteo >fìa neceffàrifimo quelmirabile, ch'eccede l'vfo dell'attie-
ni e lapofibilttà degli h uomini: ofia egli effetto degli Dei, com'è
ne poemi de Gentili ; , o vero , de'Diauoli , e de ma
o degli angioli
ghi , com'è in tutte le moderne poefie Ne que/ia differenza del
.

mirabile mi pare effentiale , e tale , chepoffa conslituiredìuerfc


fpetie di poefie , ma accidentalifftma , la qualfì vari , e fi debba
variare fecondo la mutation della religione, e de cofiumi . Bafia
à me , che l'Odiffèa non meno , che l mio poema , anzi affai più ,
fa ripiena di quefit miracoli, e H or atto chiama , fpeciofà mira
cula, perchefé voifé Homerofeguir l'vfo de'fuoi tempi , a me
gioua dtfèguirilcofiume de'miei, in quelle coffe pero foura le qua
It ha imperio Cvfo . Né già io gli attribuifio piena auttoritàfo-
ura lapoefia , come moltifanno , Aimo nondimeno , ch'alcune co
, le quali veramentefono fili iuris ;e
fé glifi debbano concedere
purché fi difendano da lui , le leggi dellapoefia , chefono effèntia
li , e
fife dalla natura , e dalla ragione fi effa delle cofi Come è il .

precetto dell 'vnità dellafauo la ejr alcuni altrifimili , non repu


,

to inconueniente , ch'in quelli accidenti , ne'quali nonfi dà, ne fi


pub dar certa regola , ilpoeta per accomodarfià i piaceri di que-
llo pofiente Tiranno^'allontani dalla imitatton degli antichità i
quali è forfèfupcrfintone il volere in ogni conditione ajjomìglutr

fi. Et àme pare , eh Arinotele tacendo affai apertamente cin-


fegni quefla dottrina nella Rethorica , e nella poetica , per eh 'egli
mofira di giudicare quelle cofendette quali tace tali, efifatte, che
2 T
non
,

LE T T E R E
voti poffano e/Jer richiamate/òtto alcuna norma dellart e\e que-

fi a medefìma difefa può perauentura fruire


a gli amorì oltre
che ni Virgilio , ni Appollonio gli[cacciarono da' lor poemi ne ;

mancofra gli antichi > chi defideroffe > chela ritirata d Achille
/òffe più follo effetto dell amorfuo verfi Poltffcna ,
che de Ho/de-
gno contra Agamennone Stimo bene all'incontro dì non ejjer-
.

mifenza alcun pericolo dilungato dalle nj e/ligi e degli antichi in


quello, che giudìtiofamente è auuertito da V.S.cioè nel conceder
troppo a Rinaldo , e certo io ho Jcmpre dubbttato , che cofifia
pur' io indugia far tanto principale quella feconda perfona,
rn

non fole per quell'artifìcio cortigiano , il quale efi conofciuto da


lei ma ancora , per e he volendo iofruire algufi o degli huomini
\

pr efinti , cupido molto dell' aura populare ne contento difcriue-


re a ipochfiimi> quando ancora tra quelli foffe Piatene > nonfa-
pea > cerne altramente introdurre nel mio poema quella varietà,
e vaghezza di cofé , la quale non e da lor ritrouata ne poemi an-
tichi\ e he
fé Rinaldo
non fife all'imprefa neceffario, ottofi mipar
rebbono tutti quelli Epifodij , oue di luifi ragiona > credo nondi-
meno come V.S. vedrà nel Canto Decimoquarto ,
, c'hora le in-
aio dhauere in gran partefchiuato queflo pericolo } accoppian-
,

do in manierala necefità di Rinaldo con làfuperiorità di Goffrè


do , che nonfolo l'attiene ne re Hi vna , ma vno ancorafipoffa di-
re ilprincipio , dal quale ella depende . E quefio e Goffredo > il
quale eletto da Dio per Capitano , è fatto neceffario alltmprefa :
e s'egli ha bifogno di Rinaldo, Ihà come iljabro del mar te Ilo h ,

come il cuore delle mani , fiche da quefiofuo btfognononfipuo


argomentare altra imperfettione m lui ,fe non quella , che è co-
mune nonfolo di tutti i Capitani ma di tutte le cofé mortali di
, ,

operare con me zi e con tH rum enti E quefio accoppiamento


, .

di due perfine diuerfamente neceffkrie ad vna impreja non epe-


rocofaftnuoua^ che non fé nhabbia alcuno effempio n elianti-'
fhità perche Sofocle nel Filottcte finge , che marauighandofì
,

Neos*
NOETICHE. 7f
Keottolemo , che Filottete fia ricerco , come necefiarto allefpv-
gnation di Troia , efilmando d'efferegU quel Cau alierofatale , a
cui la vittoria firiferuaffè , gli rifponde Vliffe^ Ambo fé te neceffà
ri , ni e^lifen^a te potrebbe e[pugnar Troia ne tufin za lui . , E
forfè quefìa necefità di due perfine è con miglior modo introdot-
ta da me , poichéfra Rinaldo , e Goffredo e vn certo ordine di de
pendenza, e difuperiorità il qual non fi 'vede fra Pirro , e Filot
,

tete. Se à Quinto Calabro Poeta greco , antico ( le quali con- &


ditioni quando tutte l'altre mane afferò , glipoffono dare molta
,

auttorità è lecitofeguendo Sofoclefar } c he Filottete fa richiama


to dall' 1fola di Lenno ; non ere dio > eh'a me fa difconueneuole il
richiamar Rinaldo dalle Canar ie , e fé pur d'alcuna ripr enfiane
iofofù meriteuole , fpero ^che V. S, altrimenti parlerà , come

au ito e ai o , di quel, c'habbia parlato , come configliero : e che


non meno farà eloquente in difendere il mio errore , che fiafiata
giù diti ofa in conoscerlo E questo officio , cofiin quefio come in
.

egnt altro particolare afpetto dallafuacortefia^e dall' amicitia

nofira ; la quale fipuò dire anzi rinouata , che noua , efjend'ella


antichtfiimaimà o noua , o vecchia affai ehoraferma % efiabilita
co tfondamenti del (ito valore , e della mia affettione,c con que
fio rendendole di nuouo grafie infinite le bacio Umani.
Di Ferrara iljo.di Mar^o.
-

ALL'ILLVSTRISSIMO,E REVERENDIS
fimo Signore Scipion Gonzaga Patriarchi! di
Gierufàlemme, a Roma,

Alla lettera di M. Luca ho imefot opinioni del Signor


Bargaje quali mi piacciono oltramodo i e vorrei, e he

fé nefòdisfaceffe , che certo mi farebbe


ciafeurt altro
'vn grande allegamento di fatica , il non hauer a mutar alcune
deh cofé , ch'egli approua . Io, in quanti à me ,fo tanta fi ima
della
LETTERE
dellaJua duttorità , che non cercar et più oltre , ma gli altri non
fio già fé s'acquetar anno all'auttorità'; E pero giudicar et più ficu
ro e or)figlio quel y che fipotrà con poca fatica fchtuar ogni oc ca-
fone di reprenfione > e nel rimanente armar/i almeno di buona,
ragione Hor non fiagraue à V. S. eh io cominci a difeorrere
.

minutamente foura molti particolari e moftrt , qual fia la mia


,

opinione , ol mio dubbio; potrà


conferire ogni cofa con
ella poi

lui procurar d'intendere non filo //quia di quel» che dice >
, e

ma anco //propter quid . Cominciaremo à parlar del verifi-


mile ; la qual materia e tale , che non filo da' Mae siri di Pocjìa ,
ma ancor dagli altri e (p efio confiderata y&àme fare > che con

più faftidiofio gufo ricerchino molti il verifimile ne Poemi mo-


derni di quel, che facciano in Virgilio , in & H
omero , ne quali
fi leggono infinite cofé molto men verfimili di quelle, che come pò
co verifimili , fon dannate nelmio poema. £' verifimile nello -
diffea y eh' Viifife dopo il naufragio nuoti noue giorni fenza man-
giar e ,(ènz>a bere , efin^a ch'appaia eh 'egli fa aiutato da al-
,

cun Dio . Hor chi comportar ebbe quefio in alcun poema moder
no ? pare frano fi ett acolo al Signor Siluio , ch'Erminia s'armi
che monti à cauallo > eh 'efica della Città ma non gli parerà fior*
;

acolo , che Scilla per tradire il Padre > efica della


fi Urano fp et t
Città y e vada al Campo de nemici ne /Ir ano gli dee parer e, che
\

Clelia , con tant altre Vergini date per ofiaggio da Romani à To

fi ani ingannino le guardie , fi partano dall'botte de Tofani , e


pasftnodi notte ilTeuere. Dux agminis Virginum fruftrata
cuftodes intertelahoftiumTiberimtranauit, fo/pitefq;
omnes Romam ad propinquos reftituit . ,9uettefin le pa-
role di Liuio ,fe ben mi ricordo y maggior miracolo e , chefi tra-
ttino cinquanta ardite , chetrouarnevna, maggiore imprefit
p affare ilTeuere > eh armarfi e montare à cauallo manco effi-
', ,

cace e la cagione che/pinfe le Vergini , di quella , che mojfe Ermi


nia , poiché quellafu- l'emulation della vini virtù , quefialamo-
re,
POETICHE. 16
re , e pure il maggior miracolo sì come è vero , cosìpar verifimi
le , limivore ,fé pur miracolofi dee chiamare , non e accettato >
come verifimile . Dice Artflotele nellapoetica , che non e inue-
rifimile , che molte cofe auuengano fuor del vertfìmile , e quefii
tali vertfimtli accetta egli , e noi à fatto à fattogli e/eluderemo?
Ma perchepotendo fchiuare ogni dubbio nonfi deuefare ? Sara
forfè bene dopo quei verfi
Né già d'andar ne le nimiche fchiere,
Per mille /trani rifehi hauria paura;
Chandria d'Amore feorta in fra le fere
De l'arenofà Libia ancor rìcura.
So ^g' unger ch'Erminia come colei, ch'era fiata af/ediata,epreja
& hauea e orfi moltipericoli, hauea depofta in gran parte quella
timidità , ch'i propia delle donne : ma aggiungendo queflo bifo-
gnarà rimouere quel, che poifi dice del fuo fouerchto timore.
Segue ilfé e ondo dubbiopurfiur a Erminia : Sepenfa come

e
fa vfctr per eh e nonpenfa comep offa entrare nel campo déchri
>,

piani ? Rijponde il Signor Barga : cieca d'Amore inconfìderata


mentefilafcia tra/portare : à me piace la rifiofìa ma pur per ,

maggior feure^za , non mi {piacerebbe , chi potejfe accom-


modare la cofà del feruo in modo , che bene fieffe : ma vi tro-
uo molte difficoltà in tutti i modi ; Sei feruo va il giorno in ,

anT^ , come più piace al Signor Sperone , e


fi Tancredi con-
finte , ch'Erminia poffa venire a trouarlo , perche Tancredi
non mette ordine tale, ch'ella poffa ventre à trouarlo fìcuramen
te ? A quellofipotrebbe rifondere, ch'Erminia non fignifica à
Tancredi di volerlo andare à trouare con l'arme di Clorinda , e
pero e prefa in cambio : ma perche nonfi dà ella à conofere ? a
almeno , perche tifuofiruo non dice alcuna cofai ma fé 'l feruo
non va fé non quella notte medefma , e di poco inan^i à lei, effen
dopreja da i duefratelli } per eh e non dice menatemi a Tancre-
di , ch'io ho da riuelare a lui cefi dimportanza > &c. Quefii
dubbi
LETTERE
dubbi mi danno granfa/lidio , e volentieri vorrei , che fi rimo*
uejjèro : Sarebbe forfè bene , ch'Erminia battendo l'ordine di
partire una notte ^per alcun impedimento nonpotere ufcir quella
notte > &
indugiajfe fin all'altra , oper impatien^a anticipale di
molte bore il tempo i e così non foffe intromefa da coloro, a t qua.
li Tancredi hauea commejfo &c. trouandoft altri alla guardia,
ni Tancredifentendo parlare di Clorinda crederebbe , ch'ella,
foffeErminia > non effendoleflatofignificato > ch'ella douefie ve-
nir efot to l'armi di Clorinda , ni a q uè II' bora : A/petto con gran
difimo defiderio fòura quello minuta ri/polla Nel medefm& \

Canto vorrei mutar due altre co/e : non vorrei p rima , eh'Ar-
cante combattere quella querela > che i ChriBiani per ingordi-
gia di dominare &c. perch efiend egli primainter amente vin-
citore , e poi non afatto vinto ,non mi pare , che con tutto l'ho-
nore de'Chriftianifi combatta tal querela ; ma cbefimplicemen
te sfidafie i Chrijìiani per perfona di valore , come Hettoresfda

i Greci apprejfo Homero . Mi parrebbe poi, eh effe megli o,che


Goffredo commettere à Tancredi , cheprendefie la battagliale*
à Clotario , che lac compagna/fi , ma efendo Tancredifermato-
ti , o à parlar con Clorinda , o a mirarla , Argante impatiente k

fgridaffe , &
egli , o non vdendo , o per altra cagione andand$

più lento,Clotario eornine tafe la battaglia : non paruè ne prima


Duca , ne poi al Signor Sperone , ch'Argante douefie
al Signor
combatter con tanti , o che Goffredo douefie commetter timpre-
fit ,

non à i valor ofsfimi , & m que/ìa cofa delvertfimile,e del
decoro io giudico , e bel Poeta debbaprocurar difòdtsfare à tut-
ti. Nel Canto Duodecimo Clorinda non vficirà /ola t mavfici-
ràfol con Argante , Scfidiran co/e ,per le quali apparirà e l'vti
htà i e la diffcultà dellitnpr e/a : fia dettofin qui del vcrifimile\
borapasfiamo à quello che non può efjer giudicato fi non dagli
,

intendentifiimi dell'arte . Io ho già con dentiato con irreuocabit

fin tenta alla morte l Epifidio di Sofronia j e perch'invero era


troppo
NOETICHE. 77
troppo Lìrico , e perch'ai Signor Barga ,&à gli altri p arcua
fococonnefio, & troppo prejìo^ algwdicio vmto de quali non
ho voluto contrafare > e molto più per dare manco oc e afone a i
Fra ti , che/iaposfibile : Hora io vorrei riempire ti lo co vuoto
dalcuna cofa più conueniente ,e volentieri vorrei vedere ilgiù
ditto dereuifort così concorde neilintroduttione delnuouo Epi-
fodio , coni eflato conforme ne II efclufione dell'altro . Mi fcriue
il Signore Scalabrtno , che' l Signor Barga non approuane ilrac
conto della prefa d'Antiochia^ nella pittura del tempio , come
non neceffari Epifodi , e come quelli y
ne' quatifi verifica queldet

to dAriflotele, quia fic Poeta? placuit. Hor io qui defìde-


rarei dintender s'egli crede , che tutti gli Epifodij fan ne-
cefari] , perche io a confejfar la mia ignoranza , ho fempre
hauuto contraria opinione , la quale era Hata generata in me
dalle parole d'Arinotele parlando Arinotele del venfìmile ,
e del neceffarie fecondo che fi ricercano nella Fauola > o ne-
gli Epifodij , ne parla fempre difgtuntiuamente , non mai C9-
pulattuamente • Ha?c vero in ipfo rerum contextu ita
aftruenda funt, ut ex his, qua? prius afta fuerint , ne-
ceffono fequi , aut certe uerifimiliter agi uideantùr ,
& altroue. oportet autem in moribus quemadmo- &
dum in rerum conftitutionefemper querere ucl necef-
farium , uel uerifimile . Molti altri luoghi fono ancora , ne*
quali dice o neceffariamente , o verifimilmente , parlando non-
filo degli Epifodij , ma quel» eh' epiù , della fauola ; che s'egli ha
uejfè voluto in tutti gli Fpifodu' ne e ejfaria connesfione , haur eb-
be detto ,fano e vertfimilì , e neceffarij ; ma dicendolo neceffarij
e vertfimtli , moUra contentar/ideila vertfimilitudine ; Oltra
l aut tonta d'Artft. m'induce uà in quefta opinione ancora baut-
t or ita de' Poeti.Niffuna ne ee(farìa connessone hanno con gli er-
rori dVliffegli errori di Menelao» i quali nelprincipio dell' Odif

fé afon narrati
da Menelao iììeffo , mffuna la morte dAgamen-
Lettere Poet. V none,
LETTERE
tjdnr > e le fortune di tutti gii altri Gre ciccheprima fono rde con
tate da Nefiore a Telemaco. Niffitn congiungimento necejfario
ha co' fatti d'Enea la fauola di Caco , o la morte , e la fèpoltura,

e l'ejfequie di Miffeno , e mi far di ricordarmi > che Seruio dica


in quel luogo , che fidarli di quefta morte , hauendofi riguardo
aliHifioria, quafi egli creda , ch'alcune cofé non ne cesarie fi
poffànoverifimifmente dire in gratta dell ht storia. JPuelle pa-
role potd'driftotek,Hìxcigituripfeditity(\uxuuh Poeta,
fèd non fabula, non intendo bene, à che fine s'alleghino in
quelloproposto Quando Arift.par la delle molte mantere dA-
\

gy/ttione mettefia le agnit ioni meno artificiofé e non pero nell'-


,

ultimo luogo , quella agnitione , !a qualproceda da parole dettey


non per che ilcontefio della fauola necefifariamente le ricerchi y
ma perche il Poeta vuol , che fi dicano : Hora non veggio, come
questo detto ctArifl.fipoJJa fiendendo applicare à tutti gli Epi-
fedif , ne so , ch'Artfi. dica altroue quefle , ofimigliantt parole;
A me pare , che molto più firette leggi fian quelle dell"agnitione

che nonfon le leggi degli Epifodu , per oche l agnitione e non filo
ne Hafauola , ma e parte principaleejfa , e nell'agni tion prtneì-
palmentefimantfèfta l'artificio del Poeta,fi che vifi ricerca vn
non so che defatto , e defiqwfito , el voler ricercar la medefi-
ma eftjuifiteiga in tutti gli Epifodu , e forfè vn voler più olira
che nonficonuiene alla lor natura , e che nonfipuh dar loro: non
veggiopoi pittura alcuna in alcun Poeta , alla qual non fi p offa
attribuir questo difetto , quia Poeta uul t. .-
guaine e esfita è,
che nel tempio di Bidonefian dipinte te guerre Troiane perche ,

non uipoteuano effe* dipinte le Fenici ? perche nello Scudo d'E-


nea, perche nello Scudo d Achillefono polle più lofio qu elicerai
tre pitturef ntjjunanecesfttafivedein eia, ma vn a certa veri
ji?Mtitudine , eh'a me non par meno arte di quel , che paia la ne
cesfita à ifuot luog hi Mi feri uè an co M. Luca che hauea àofi
.. ,

a far racconto il Signor Barga loda y che fifaccia ptùtoslover*


fi
^POÈTICHE. 78
Jb ti me&o del Poema , che nelprincìpio : Signore quanto ìoftimì
l'aut tonta , e'igiudicio del Signor Barga , e affai noto per gli ef-
fetti , battendo io infante parti del mio poema feguiti i fuoi confi
gli-. Diro dunque alcune cofé , non per con tradir e allafua opimo.
ne , mafoloper darli occafione , ch'egli minfegni quel , che non
so y &
chetantonìimportadi fapere; E può bencredereV. S.
ch'affetto non mi moueà parlare ( amore intendo di nouo parto)
perche di quefta narratane nulla n'hofatto ni anco determina-
to vedendo , che non fòlo da me ma da tutti e molto defiderata,
,

vorrei pur introdurla , e vorrei faper doue , e come . Del come


non fon rifoluto , del doue à mepareua nelprincipio , e per que-
Jìe ragioni : Dall'arte delle Tragedie fi raccoglie in gran parte
l'arte dell' Epopeia ,peroche come dice Arifi. tra le parti quanti
tatiue della Tragedia quella > chefi chiama prologo( nome } eh' e-
qutuoc amente s attribuire à quella diceria , eh*e fuor della Tra
gedta de Ha Comedia ) è la prima in ordine , & e inan^i all'en-

trata del Coro , & in quesìaparte fecondo l'vfo d? migliori Tra


gici ,fi narra tutto quello che fi ha da narrare delle cofe paffate,
la nottua delle quali e necejfaria , acciò che s'intendano quelle ,
e' hanno à figuir nella fauola e chi e io non faceffe nelle pri-
\

me Scene , // Lettore andar ebbe al buio con quesia parte ;

della Tragedia detta Prologo de uè ( àmio giudi t io ) confòrt


marfi , fé non nel nome , almeno nell'offitio, e negli effetti , la,
parte dell'Epopeia , ch'i prima in ordine , tn effa deuon* &
farfi tutte le narrai ioni delle cofe p affate , ( [è pero alcuna p ar-
ticolar ragione no 7 vieta ) e dirfi tutto ciò > che paruè per
introduttion della fauola , e per maggior chiare\z>a delle co-
fe , e hanno a feguttare : ma che vo io dietro ali vfi de' Tra-

gici ; Se Ivfo degli Epici ancora e tale ? Virgilio non intro-


duce egli il racconto d Enea nelfecondo Libro ? mifipotrebbe re
, che quel racconto è parte della fauola, non Epifòdio : vo
pltc are
gito io conceder quel, che niega il Cafleluetro , che 'l terzo Libro*
V 2 nel
.

LETTERE
nel qualfon contenuti molti degli errori dEnea , fia parte della
fattola ; ma non veggio , come l'arte di Si none defcritta con tan-
ti ornamenti , e la prefa di Troia fia parte della fattola quello so ,

bene , o mi par e di fàperloche [e Virgilio haueffè trafportato il


,

racconto della prefa di Troia fra le battaglie del Settimo , o del»


l Ottano, hattr ebbefatto cofàpoco grata al Lettore, il quale alibo

ra defiderà difapere , com Enea vinca Turno > non e omefia fla-
to cacciato di Troia . E certo fi fatta nottua delle cofe p affate
in quel luogo mi parrebbe intempefiwa fi come intempefliuo mi ,

parrebbe quando l'buomo defiderà d'intendere nouelle di Rinal


,

do , o d'Armida, o come s'efpugna Gierufalemme , il narrarli , co

mefia slata prefa Antiochia . H


omero parimente nel principio
del terzo Libro > il quale , chi numera i verfi, non e più remoto
dalprincipio di quel, chefia Ufi e ondo dell Eneide, Homero dico
nel ter \o dell 'Odiffèa introduce Nestore , che narra ti ritorno,

& i varij fuccefii de' Principi Greci , e poi Menelao nel Squarto
narra tfitoi medefim errori , & ancora non fifono dette d'Vliffc
venti par ole ; s'è dettofilo, ch'egli è nel''/fila di Ca'tpfo defide r a

fò&c. Finalmente H omero nelfin e del quinto libro cominciah


parlare d'Vltffe , e fuhito ch'egli l'ha condotto ali Ifola deFeaci,
l'introduce à raccontare ifuoi errori : Mifiuti iene d haucr già
vdtto dire dal Signor Sperone , che^quest'arte d Homero è mara
uighofa » e che gli piace più IOdtffea dell'Iliade ,pero da luifipo-
tranno in quefio particolare intendere molte ragioni ch'io non ,

fapreidire ma tornando alnofiropropofito , quartato vidi con-


:

dannato l F.pifidio di Sofronia, per eh'egli era poco conneffo ,t


troppo prefio , non cedetti cofi facilmente all'altrui ragioni , pa-
rendomi di vederne in H
omero Alcuni non men tardi , ma certo
manco à prima vifia connejfi-, ma confiderai poi meglio, e mi par
ne di conofc ere i che quelli d'Homero, effendo di materia non alle
ria , apportando molta nottua delle cofepafiate , erano con gran*
de artificio introdotti ; ma ncll'Eptfidio mio dt Sofronia alcuna
di
POETICHE. 19
dì quefie conditioni non riconobbi , fi che piùfacilmente mifon
lafctato indurre à mutarlo . Ho ra in quefto racconto d Antio-
chia mi par di cono/cere tutte le e ondi t ioni chefono negli EpiCo ,

dij fi omeri ci, defiderò dunque fommamente dintender e per


*

qual ragione il Signor Barga , alqual credo ancofinz,a ragione»


habbia contraria opinione, e certo sto non vedefi il Signore Spe
rone, e'l Signor Flaminio, e'I Signor Stimo defiderare vnitamen
te q uèfio Epifodio , iofen\a cercare altroféguirei il configlio dei
Signor Barga \ ma in tanta diuerfità di pareri non mipofio con-
tentare dell'auttorità ; prego dunque V.S. illufirifima con ogni
affetto à procurare , ch'io efica di quefìa ignoranza , o di quefìa
ambiguità ,e quando fia pur conclufò , cheffaccia quesìo rac-
conto 3 non so da chi meglio poffa efierfatto , che da Erminia,
perche narrando Goffredo , o alcun de vincitori , la nar ratione
non potrebbe riufeir e patetica ,e la preja d Antiochia narrata
fenz,a t affetto dolor ofò haurebbe deltinfipido : qui metto in con-
fideràti one , che Vltjse , & Enea non narrano le vittorie loro, ma
lefciagure , e più toflo quel, e han patito che quel, c'hanfatto:
,

le vittorie ricercano d effer magnificate , ni dalla bocca de vin-


citori pòfsono magnìficarfi . £>uetto Epifodio per altro mifièrui
rebbe afsai afsai alla introdottone delle perfine d Erminia , e di
Clorinda pur in tutto , e per tutto mi rimetto atgiuditio di ca-
;

teti Signori , e non ne faro altro , finche non habbia a pieno inte
fo ilparer loro . Quella opinione del Cafteluetro , che nonfi deb
bariceuer nelpoema perfona principale fauolofa, pare anco a
&
me faf/ifiima , pur e tenuta da molti , in particolare da molti
giouem dotti di Tofcana . E con quefiofacendofine a y.S* Illa-
Srifima bacio le mani,
d
Di Ferrara il 3. 'Aprile.

AL MEDESIMO, A ROMA.
SCRISSI àV.S. chefé l nome di Mago dattafaftidio à co
Ufi
£ E T T E R E
teìiì Signori io ilrimouerei da quei pochi luoghi ; 6uefi legge y p6
nendo hi faggio in quella vece , Hora le dico di più , chefé quel»
la verga yfe quell aprir dell'acqua noia » chi vuole effèr Vefiouo,
o, Cardinale , io mi contento 'di fare > eh 'entrino fitto terra per
vna (peloncafinza alcuna delle marauiglie , Io ho già rimo/Jo
il miracolo del/epolto , la conuerfione de'Caualieri inpefci y la no.
%e marauigliofa ; ho moderata affai la la/c iuta dell'vltimefianze
del Vtgefmo , tutto che dall'Inquifitore fife vifia y e tolerata , t
quafi lodata. Rimo u eroi miracoli del Vigcfimofettimo , torri
via le ffanze del Papagallo y quella de i baci , & alcune dell'altre

w queflo y e negli altri Canti , che più di// tacciono a M. Siluià


verfi, eparole . £ tutto quefìo hofatto , ofarò %
§ltre moltifilmi
nonper dubbio , chiio h abbia, d alcuna difficultà in Venata ma >

filo perche temo , che non mi /òpragiungefie alcun impedimento


da Roma,V,S, intenderà da M.Luca ilmio timore , e quel, eh io
defederò, e la prego à compiacermi y a fcriuermi intorno à ciò&
il fuo parere , La prego , che voglia dall vna parte contener M,
Siluio infede , efar, ch'egli rimangafo disfatto di me ; dall'altra,

rtngratiar* infinitamente il Signor Flaminio in mio nome y dell*


vltimafrittura , che m'ha mandato ; afsicurandolo pero >chìÌ9
non abufar o quella licenza eh , egli mi dà ; e la reftringerbpiù t9

fio , ch'allargarla qui in Modena y doue fi dice > eh in


. lofon ,

Manto uà muoiono cento > e più perfine ordinariamente il gior -


no , io però non credo tanto male il male nondimeno e grande
;

fen^a dubbio , come amfano i Signori della Mirandola y e di Co-


reggi*) vno de quali tornando da Mantoua se rinchtufo à far
;

la quarantena Piaccia al Signor Dio di confiruarci : Sin hora


.

nellofiato del Duca di Ferrara y è la maggiorfinità , che afta-


fi
tA à ricordo dhuomini in fimilefiagtone , à V.S. lllufirtfimA &
bacio le mani.
Di Modena il 14 J Aprile MDLXXVh
AL-
•POETICHE. 80
AL MEDESIMO, A ROMA, N

1 fempre preuidi la diffìcultà etintrodurre il racconto , e


fi queipropofi
dame non fa disfa cciono , non me ne maraviglio.
Jl modo proporlo vltimamente dal Signor Barga non e feconde ,

me contrario à iprecetti dellarte,per che a creder mio l arte non


firiftringe dentro àgli effimpi de i poeti ma mtpar bene non fé ;

con do l'vfi de i poeti , &


à coloro , che non conofiono alfr arte ,
che l'effèmpio di Virgilio , e d'H omero potrà parer poco artifì- ,

ciofò . £uefti racconti non fonofatti ne 'poetifi non dalle perfi-


ne principali della fau ola > almeno '
alle principali . Principali
fono Vitfjè , & Enea , che raccontano
Afat principale e Tele-
maco , à cuifi racconta ma Sue no , el Mefaggiero nonfolo non
,

fon principali > ma nonfino , à pena fono perfone della fauola*


Pur non farei molta filma di quefta oppofttione , fi come non lafi
dell'oppofìtioniy che potefs ero efierfatte allaperfona ctErminta*
Maper altro quefio modo , ti quale fu da me ilprimo penfato>non
mi piace come quello che portafèco molto incommodo, &infi
,

nife diffìcultà : Btfognarebbe à chi volefe perqueìlo modo in-


,

trodurre tiracconto , troppo turbare l'ordine delie cofe , che fon


dette t el compartimento de Canti . Oltre che non può venire il
Mefaggiero à quefio racconto , che prima nonfi dicano molte co
fife no dellafuà nauìgatione y almeno delfuo amuo e della manie t

ra , con che s introduce à i principi dell'effortationifue almeno ,


,

perche affrettt il viaggio . Cofè chefi come nonimportano niente


alla famia , à fatto otiofi , cofianco credo , che con poco di-
e fono
letto farebbon lette e per e ori ciufone mi par ebbe d'affettar trof
;

pò quefto racconto,fi non tr Quando alcun luogo commodo per lui


in Pale/Ima , io mi trasferisffilo per amor fùofino à Confianti-
ììopoli . Concludo dunque di non volermiferuir e ne di quefìo mo
do } ne di quelpropofìo dal, . . . . , il quale mi par e affai peggi or
dtqueftc. Mifruirò delle pitture ,0-dellvnde'due mod/prp-
fofìt
.

LETTERE
pofii da me > de quali ilprimo mi pare affai vago , e l altro mancò
[oggetto alle reprenfioni > che nijfun altro . Eforfè non mi cura-
ro d 'introdurre quejìo racconto non efjend'egh infomma necef
,

fario . Ma ci è tempo a perifar e ,perche quefta ha da ejfere l vi*


tima fatica mia intorno a quefio poema . Altro e» che mi dà mag
giorfafiidio . Balla letteraferiti ami da ho raccolto,cbe'l
mio lunqo Difcorfofeco non ha fatto altrofrutto , fé non ch'egli
mifìtma dotto , e di questo non mi curaua ma quel, ch'io deft- :

deraua , non me riufeito ,perche egli mofira diperfiftere afatto


neh prime opinioni , e d'hauer detto ogni cofa per confeien^a
Ufonficuro difar e (lampare il mio poema in Venetia,& in ogni
Lombardia con licenza dell lnqmfttore fenz>a mu~
altro luogo di
tar co[a alcuna , con la mutati on fola d alcune parole: ma mi (fa
uenta Ceffempio del Sigonio , ilqualefefìampare con licenza del-
llnquifitore , e poi il Libro lifufofpefo . Mifpauenta vn altro efi
fempio del Mutio narratomi dal Borghep. Mifiauenta lafeue
*

ni* di imaginandomi, che molti ano in Bomafimili a lui. f


Temo affai d'alcun catliuo offitio del . , // quale chiara-
mentefi dimoerà maligno, & ingrato , che certo ho fatto per lui

nuouamente alcuni offici , che non h aureifatto per mefieffo-.e


prima Ihofimpre amato > h onorato , e celebrato Cofivà . Egli .

m
per quanto 'efiato referto da perfona , che dopo la miaparten-
za di Roma ha parlato (eco , vuol, che la caufa del mio poema ,
e de ifuoi Dialogifia la medefina . E nellafrittura del Poetino

ho chiaramente conofeiuto , che : ha parlatofico a lungo


fourai miei particolari . lo il feci già conofere al Duca \&m
gran parte per opera mia, il Duea fece tal concetto di lui, che
l'haurebbe tolto à'fuoiferuigi congrandifsime conditioni . Egli

per alt h ora non nefé conto . Hora , per ch'il Duca no" l riprega,
me poco amico ch'altra cagione non so imaginare . £uesìo so
,

bene , che nouamente hoparlato diluì , econlaDucheJJa dVr*


Imo , e cól Duca di Ferrara in modo che non filo era hono-
,

rem-
«? ET I C H E. 81
reuolìs/ìmo per luì , ma era tanto opportuno ad alcuni Jùoi
dìfcgni , quanto inopportuno alla fomma de* miei Tanto mi .

baflì dhauer detto di quefì* huomo in/otiabile . Hora torno


À i miei fofyetti, &à i rimedij . Io cono[co d hauer fatto
errore in far veder il mio poema in Roma : ma poi che que-
fio è fatto j né fi pub distornare , prego almeno V, S. che/op-
prima la fama fua o buona > b cattiua quanto farà posfibile , e
Jchiui ogni occafione di mostrarlo , o di parlarne , e/e vuuol leg-
gerne > non ne legga parte amorofa . Defederò poi infinitamen-
te , che non pfignificht con par ola , b con cenno alcuno ad alcu-
nofia chi fi voglia (ne cauo M. Luca ) quefto mio foretto , e fi
guardi altrettanto da' domesiici , quanto da gli efterni . Sopra
tutto perfuada a .,*, eh io
.. +
fé ben con licenza degli Inquifi-
tori potrei la/ciar e [correre molte delle cofé notate da lui , voglio
pero in gran parte fodtsfare alla fùa confidenza , non /dio alla
mia . E certo il mio di/egno e di fare } fi non tanto > quanto
defiderò , eh'a lui fi prometta > almeno ìnolto più , che non
farà comandato da gli Inquifitori Per oche non lafcerb paro- ,

la , bverfo alcuno di quelli , eh 'à lui paiono più fiandato fi .


Accomodarb anco linuention del mago naturale à fuo gu-
fi o , rimouerb dal Quarto , e dal Settode cimo quelleflange , che
gli paiono le più lafctue ,/ebenfono le più belle : e perche non fi
perdano àfatto , faro/lampare dupplicatt queflt due Canti : &
à die ce , b quindici al più de più cari , intr infici padroni &
viiei darò gli Canti intieri ; à gli altri tutti così tronchi, come co

mandala necesfità de tempi ma ài quefio non oc e or refar mot-


:

U . Nota vnd cofa M. Flaminio , la quale à bell'arte fu fatta da


me che non uè quafi amore nclmio poema di felice fine e certo
; ;

e così » e che questo bajìa loro perche esfitolerino qu e/le parti":


,

Sdlo l'amor d'Erminia par , che in vn certo modo h abbia felice

fine . Io vorrei anco à quefto dar vnfine buono , e farla non fol
far Christiana > ma reltgiofa Monaca . So , ch'io non potrò par-
Lettere Poet. X lar
LETTERE
lar f-iuMtr.l dì lei dì quel , c'hauca fattofinza alcun pregiti diete
\

dell'arte , ma pur non mi curo di variar alquanto i termini , e


piacer un foco meno à gli intendenti dellarte,per di/piacer vn
poco manco a fcropulofi lo vorrei dunque aggiunger nel pe-
'.

nultimo Canto die ce flange , nelle qualifi contenejfi que(la con


uerfione. V. S. potrà conferire quefto mtopenfiero con M.Stluia
e con M. Flaminio . Conglt altri no , che fi ne rider ebbono , e
fra tanto penfaro con qua! modo cibfipoffafare . Nan voglio ri-
maner d'auifàr V. S. che nella lettera fcrtttami da .... .fi con
tengono quefìe paroleformali , mi duole , che la mia natura fola
mia vocationem alcuna parte mh abbiano fatto troppo rigor o/o
e la prego a perdonami* , e tanto più* ch'io n ho già hauuto qual
che punitione > poichéforfè per'questa cagione la faccia di tale >
ch'io amo , &
offeruofommamente , mi se mo/irafa alcun gtor*
r
no non turbata , ma mancofrena delfolito Io credo > ch egli .

intenda di V .S.lllufirifitma ,fe cefi , la prego à difimulare y Ó*


a mofrarfiperfùo , e mie rifp etto fo dì sfattifimo . lo anco gli
fermerò mostrandomi di lui interamentefidi sfatto . Mifouuie
ne chenell'vltima mia lettera ferifi a V.S.ch io dubbitaua^che
,

quel?aprir dell acque non piacerebbe a chi vuole efifere àqual


fi voglia grandezza:fiaficura, che quando ciofcrifi y non baue-
uà ancora riceuuta quella fu a lettera , nella quale ella moftraua
di non compiacerfidt que 'miracolone quelle mie parole non fura
drizzate a lei in alcun modo , che so bene 3 che con altri mez,i
e più degni di lei , a/pira alle grandezze debite alfuo valore*
Non vuo tacerle vn altro particolare , ette nella lettera del Poe
tino : & è quefio > che defìderarebbe , eh e'Ipoema fofje letto non
tanto da Cau alien quanto da Reltgicfi e da Monache L tan
, > .

to mi bafìi hauerle detto in quello ne gotio, pregandola a voler*


mifcrìuere liberamente tifuo parere. E qui il me za nti-
do , e mety fcal\o , io t ho aiutato in quei\ e ho potuto . Vote*
:

per me^o di fùpplica tentar a'accomoaarjì a iferuigt dei Duca,


d*
.

T ET I C H E. 8x
il Ter rara : io Itio diffùafo ,perfuadendolo à procurar queftaftr

uitù co' Intero di qualche Signore . Scriue al Cardinal dtTren


to , fe'ì Cardinale il raccomanda a S. A. fon quafificuro , eh efa-
rà qualche effetto , Che è al Duca dare à quefto pouero huomo
fette y o ottofeudi il mefè ? ogni ?nodo ne butta tanti altri , ne ri-
fiutò maiferuitore . Lejfer gentiluomo , l'effer fon condì
tioni,che potranno ageuolar'il negotio :fe V.S. il potrà fauorire,

dourà farlo per carità . Altro non nioccorre dirle , fé non ch'io
credo dejfer in Ferrara inanimi , chepafino i quindici giorni ,fi
che potrà inuiare lanfpoUa diqueÙa à Ferrara, eie bacio k
mani.
Di Modena il 2 *.d Aprile MDLXXV I.
AL MEDESIMO, X ROMA.
EST Deus in nobis agitante calefcimus ilio . Io h*
potuto afpettar , chegiungejje la rifpofla di V.S.di Roma , la qua,
le ha cofibene rifiuto ogni mio dubbio \ ma ho condotto àfine la
fauola d Erminia , come ha voluto la Mufa , fé non come haureb
be voluto larte : Piacemi almeno deffèrmi in molte co/e affronta
to con lopinione di V .S.persetiErminiafatto per vna veriftmile
occafione vnfubitopenfiero dvfcire con tarmi di Clorinda , non
vipone tempo inme^o, ne penfk alla difficultà dell entrata ,(c
non quando è tanto lontana dalla Città , ch'eficura di non potè*
re efiere ritenuta Allhora vipenfa ne parendole di potere en-
: ;

trar ficùra fatto quelle arme , e defiderando dall altra parte de»
traruìfeonofeiuta , e di non p alefarfiprima ad altri , ch'à Tan-
credi , dice allo [cu duro ,
Eflfere , ò mio fedele , a te conuiene.
Mio precurfor ma fij pronto e fàgace
, , :

Vattene al campo e fa ch'alcun ti mene


, , ,

E t'introduca , oue Tancredi giace


x 2 A cui
. ,

L E T TER E
A cui dirai che donna a lui ne uiene
,

Che gli reca fàlute,e chiede pace,


La quale li prega che raccor la uoglia
,

Secretamente quanto più


Si potrà . Sipotroglia vorrei , chefidiceffè , eAggiunge*
E ch'effo ha in lui il certa,e urna fede,
Ch'in fuo poter non teme onta , né fcorno.
Di fol quefto à lui io lo , e s'altro ei chiede,
Di non faperlo , e aflfreta il tuo ritorno.
Lofcudter parte > e fi dice in vnafola HanT^a , come raccolto dal
le guardie > a Tancredi > cb'afcolta lietamente firn*
e introdotto

bafiiata , e come lafciando luipien di mille dubbiJe ne torna con


felice ri/pofta Sin qui cofi hofatto a punto come V. S» mostra
. ,

di defiderare : nel rimanente > mi fono alquanto


da allontanato
quel, eh' ella giudicaua più opportuno come perì al- . Perche ,

tra mia fcrifidi voler fare , fingo , che Poltfemo &c. bau efiero
. di/pojfi prima'gli aguati , per far ripre/àglia deiforaggieri &c*

la qualinuention >fe ben porta fé co mi refio alcuna maggior difi-

fe ulta , alla quale pero cerco diprouedere , né so sto lo faccia in-


teramente : in quel nondimeno , ch'appertiene alla partita di
, 'Tancredi > è molto più commoda per ch'in ; queflo modo Tancre
di può più verifimilmcnte ,e più tofio intendere , che Clorinda
fìafeguita : ma comunquefifa, io manderò a V\S.fra pochi gtor
ni il Canto tutto , e giudicherà meglio sulfatto Mi refi a filo à
mutar quella fianza , che nota M. Siluio, oue pare , che troppa
s'attribuita ad Amore ,foura la libertà della volontà , & alcu-
ne altre delle cofe notate da lui . Ben vorrei ,.cbefi'perdonafjè la
vita a que due verfi,
Gode Amor , eh e prefente,
Chi io per me non vedo , che fcandato poffkn dare : In quanto À
gli ornamenti ti)fino più toflo indulg ente nel lafciarli,che molto
Jèueranelrimouerli, perche nmuamente leggendo Demetrio ,&
altrL
,

«POETICHE. 83
altri, che parlati della (lile
r
, hòconffderatovna cofa , *W ;#<•

/>*r -veri (Urna ,


*• realifiima ; /»tf//<? dellefigure delpar lare , ch'ef
(ì attribuì[cono come proprie alla forma magnifica di dire ,mn
fono fiate riceuute dalla lingua vulgare , perche per efftmpio ,
malamente fipotrj dire in queBa lingua , armato milite com
plcnt , o chiamar felu a vn ramo . Non ha riceuuto oltra ciò que
che nella Latina e più nel
la compofition delle parole,
fi a lingua
,

la Greca , non la tra/pofìttone tanto lodata da Arinotele , (e non


inpocaparte, chi direbbe tranflraper , che nonparefie Schiauo
ne . Son moki , e molti altri modi di dire , che fon propri/ del
?nagnifico, & inal^an lo fi ile fé n^a efquifito ornamento. H or non
hauendo la nofi ra lingua molti di quefit modi , che dee fare Urna,
qnifco dicitor Tofano ? Quei foli , e ha riceuuti la lingua non ,

ballano per aucntura . Certo , o accattar molte figure , e molti

modi dalla mediocre forma , o dalla humile . Della humile e pro-


pria pafion , per cofidire > la purità > della mediocre l'ornamen-
to , ma s'egli per fua natura e più vicino , e piùfintile alla medio
ere , che non è ali humile >perche nonfieruirfidegli aiuti vici-
ni , e conformi più tofto , che de"lontani , e difformi ì L'Ariofio,
Dante , èl Petrarca ne' trionfi molte volte fierpono , e queslo e il

maggior vitio, chepoffa commetter l'H eroico e parlo dell Ario ,

ilo , e di Dante , non quando pafian nel vi t io contiguo ali h umil-


tà , eh' e la baffe^z,a ma quando vfano quefta humiltà , che per
,

fefteffh non e biafmeuolefuor di luogo or per conchiudere io . H ,

giudico , che quefio efiere talhora troppo ornato , non fio, tanto
difetto , o eccefjò dellarte , quanto proprietà, e necefiità della Un
gua . Confidertfi oltra ciò , che l'wflrumento delpoeta Herotco
Latino , e Greco e tlverfo effametro , // qualper [e tfeffofenT^a al

tro aiuto ba/la a folleuar lofiile ,mdl no/ir o endecafillabo none


tale : e U
rima ricerca , e porta di fua natura l 'ornamento più
che nonfa ilverfo Latino , e Greco. SÌ che fi de uè hauere anco
Accejforiamente qualche riguardo ollinflrumentQ , non filo al

prm-
a,,

LETTERE
principale , come shà in non romper tanto i ver//, quanto firom
tono nell'esametro tfi dette anco condonare alla lìngua vulgare,
& alle ttan%e qualche ecceffo d'ornamento . Tutto quefto ho det-

to nonfilo come Teorico , ma come prattico ancora :pur V. S,


vedrà nel Canto , e h'io le manderò fina quanto giudico chefi ,

debbaftendere quefla moderatione d'ornamento , la quale in al-


cune cofe in ogni modo e necejfaria . Ho firìtto quefie cofé in

fretta , e confafé ,V. S. le intenda per diferetione : e mi faccia


fauore di conferire quefia mia opinione col Signor Barga , e col
Signor Flaminio , eie bacio le mani.
Di Ferrara ili*, di Giugno.

AL MEDESIMO, A' ROMA.


CREDO, cheV.S. llluBrifiima à quetfhora haurà ha*
uuta l' Allegoria , efio co» gran defiderio affrettando quel , eh'
lei ,& al Signor Flaminio ne fìa paruto perche come ch'in tutte
;

le cofe poco m'attribuifca , vi fino nondimeno alcune materie


nelle quali mi fento men debole . Io oltre il SeBo , e ho in gran
parte riformato , ho aggiunte molt 'altre flange adalcuni de gli
altri Canti, & alcuna toltane , per quanto a me pare , con ma-
nifeflo miglioramento della Fauola . Beni vero, che non tutti i
rape^amenti mi fonoriufeìti felici , d'alcuni però affai mi com

piaccio.HÒ fatto ancora alcuni concieri per tineti allofitle, òper


legar il parlare troppo fciolto , òper rimouer alcunfouerchio or-
namento , operfehiuar alcun modo di dire forfè troppo audace
e non del tutto puro Ma in quella parte non m'auanz,a poco,
.

che fare > e farà neceffario , che rimetta qualche cofa alla fecon-
da editione . Non mando à V.S.queHt concieri ,perch'efiindio
occupattfimo, non potrei trafcrtuerli fenza molto mio incommo
do » vedrò nondimeno di trouare alcuno , che mi traferiua il Se-
tto Canto , e mandenllo ,fi ben in alcun luogo defio la (piegatu-
ra
NOETICHE. 84
ra non anco efi abilita a fatto . Hota m'affatico intorno al iteci
x

mofettimo Canto , oue ho dafar e molte faticofe , e noiofè muta-


, che di tutto il rimanente^ per-
tioni , e dubito fiìt di queftofòlo
che homai mipar d'hauer fùperati gli altri luoghi più dtffcili .
Jn quanto al j$uartodecimo , al quale ho differito di por mano ,
fono ben io rifoluto dirimuouere tutti que' miracoli, chepoffòno
offendere gli animi de fcrupulofi: mafia quelli miracoli non
numero l'habitation fuafotteranea per eh oltra che chiara e lai
,

legoria , ch'altro non e h abitarfot to terra ,che il contemplar le

eofi , che iuifi generano , qual miracolo è quefto enfi grande ?


&
io ho letto ne ItHili or ie Gotte e nouamente cofa , che a quefta mia
inuention s affomiglia
' \ dico cofa naturale ,non fatta per arte
diabolica . // Cafte Ilo d'Armida èfòrza , chefia guardato , ma
farà guardato dafirpifolo, de'quali e gran copia in vna dellefor
funate > eh efi chiama perciò Lacertaria. E la verga , che gli
fafuggire , farà difrafino , e d'alcun altro di quelli arbori ; che
fé crediamo à coloro e hannofritto defècreti della natura , im~
paurifiono , e fannofuggire ifirpenti . Sé quefto ejfettofia ve*
rodono, non importa , bafia che alcuno loferiuaper vero . E
cofi'ilfaggio non farà cofa alcuna, ch'ecceda il poter dell'arte

fua.V. S.mifacciafauoredi conferire quelle cofé col Signor


JFlamtnio , al quale bacio le mani, e le baciofimiìmente al Signor
Barga , & al Signor Cipriano & al Signor Battaglino
, , sé mai
ritornato . Lettera anco non è comparfa ,&iodi rado efio di
cofa, pur demenitafaro viftta: viuafelice, e mi conferui i»
grafia.
Di Ferrara il 23. di Giugno,

A L-
, ,

LETTERE
AL SIGNOR LVCA SCALABRIMO,
A x
ROMA.
là corre lento ogni lor ferro al fangue,
Detto Febo ,/è la penna non io fcrijfe , qual colpa e
della mente , o dell'orecchio ? Mi piace poi che voi ,

v ingegna/le di trottar , chefoffe compofto ad arte quel , che fu


bruto per trafcuraggjne\e certo , che de verfi fi fatti ne' quali ,

nonfifa alcuna colhftone , e pieno Dante ,pur non ?nigtoua di'


mitarlo : Haueuàfralverfò.non feguente vocale >non s'v/a dal.
Petrarca, o da petrar chifìi , ni io intendo di allo ntarmi da loro
efifimpio ; non tanto perch'io la siimi gr and imperfettione di nu-
mero quanto per che mi pare
; , che'l cercar brighe , douefipof-
fanofilhiuar confuo h onore , fia daceruel gagliardo , e conten-

ttofo -.fiche mifar a cara ogni diligenza, eh e l Signore vfarà per


rimouere da miei verfi tutte le parole fimtli ; élfiupplico , eficon-
giuroàfeguir , come ha comincio. ben vero, eh'io vo dubbitan È
do , eh in vn particolare nonfiamo afiai differenti , e diguslo , e
et opinione: Egli mifcriue vn non so che di languidezza di verjì,

perfinimento di parole non , neceffario fcrijfe ,fe ben'tntefe non


conueneuole Se le parolefono quefte ofilmili. Soprano, Se-
.

reno Saracino Fedele male hofatto àfornirle , nonfeguendo


;

vocale , e bifiogna , chefiano accorciate in ogni modo, pur mi


marauiglio della mia trafeuraggine , che apendo io quefia rego f
la , e guardandomi di non romperle la te(la>h abbia nondimeno
errato con tra e(fa in molti luoghi ; eh in alcuno credo dhauer er
rato \ ma in mokifarei (lato troppo trafurato . Stimo dunque,
che lfinimentofia ne nomi fidruc doli verbi grafia , horribile
formidabile, nobile. Ch 'anco quefii pare ad alcuni , che e ag
gianofiotto la medefima regola: a me non già. anzi à bello (ludio
,

ho introdotte alcune parolefifatte con l intierofinimento ,fi co-

mefece anco il Tetrarca in quelli luoghi


Tor-
IP O E TI C HE. 8$
Tornando da la nobile introna
Nobile par de le uirtù diuine
Chi pone in cofa ftabile fua fpene
Vinto là fin dal giouine Romano
Ne filo in quefli ilfé ce ma , in altri ancora , che non mifouuen-
gono . Ne mi piace l'opinione di coloro > che non approvano i

Trionfiper autentici,perche i Trionfifurono fatti da lui nell'età


più matura , & appròuà ti dalfuo giuditio , come appare invna
epiftola latina, efé forfè nonfono cofileuati , come il cannoniere,
non fi conueniuaforfe a poema narrattuo quella efquifita , e dili
'
-

gente leu atura , chefi conuiene allineo . Cofi crede lo Spero-


ne >e ben crede : &
topajfo oltre con la mia credenza , efimo ,

che ad vn poeta epico couenga hauer maggior riguardo a Capito


li chi a ifònetti , &
alle canzoni , almeno in certi luoghi , So an-

coraché t Critici Greci , e Latini lodano omero , e Catullo, che H


ne loro verfi efametri , habbiano fteffo accettato ilverfo (fondai
co ,& alcune parole lunghe , e cadenti e par loro , eh e Virgilio \

in quefio habbia troppo fuggite quefie condizioni le quali non ,

conuengono à lo fileferito , o ornato per fé , ma alt alto , e ma-


gnificofono quafi necefarie \ la ragione di queftoedatadaloro,

ejr io ne tratto ne miei dìfi orfi oue parlo de lo Siile . Infomma.


^

lo fi ile magnifico vuole tal h ora il non curante , (e ben non ama il

trafeurato . Cofa da traficurato farebbe , ilfornire Capitano


caualiero , ò Baleno , ma non già bombile, o nobile , Anzi mi
fouuiene^che Iacomo Corbinelli Fiorentino huomo dotto, che ha
fpefo tutto ilfio tempo in confiderà/ i numeri del parlar cofile->
gato , comefciolto \ in vrìoperetta y eh'e quafitraduttione di De
me trio Falereo , ammira quel di Dante.
, . A' l'horribile torre.
Ou alcuno altro richiederebbe , chefi diceffe , aìhorribil torre ;

E quetto medefmo lodo afiai in eafa del Vinelli , ch'io hauefii ri-

Ceuute volentieri nelmio poema le parole lunghe , nelle quali non


Lettere Poet. T niego
LETTERE
tiicgo pero di non effèreftato vn pocofrequente ; che certo mìpa
re , che vi pano troppo fpeffe , e che farà benfatto tome alcuna-,
pur non fu cafo , maftudio , non arte . Et il mio giù ditto ,& il

mio orecchio concorrono in quefto , che da tai parole najca mol-
ta magnificenza e cofi crede Arìftotele ancora ,fe bene nonjono
-,

forfè defqutfito ornamento . E qui torno à replicare quel, che


ho detto , che noni il medefmo carattere il magnifico, e l'orna*
to ; efé ben'ilmagmpco non ncufa tornato *an%i mo'to volentie*
ri , e molto fpeffo ilriceue e fé ne copre tutto, per cofi dire , tutta

ma Vorn amento è proprio della forma di dir e mediocre \


quale è

la lirica, ne Ila quale fifi hi uà, come viti offima la replication

delle par ole ; e s'affettanori contrapofii , egli antiteti » il magni-

fco all'incontro non cura dimirar fi baffo y etalhora hauendo


propofto tre cofé rifonde a due, ne, fé per altro è opportuna , fug
gè lareplication delle parole Di ciò , oltra l'autorità ,
. e le ragio-

ni delFalcreo , e l autorità de Greci , e Latini , n'habbiamo affai


chiaro leffempio del Cafa ,huomo fiudiofifimo di Demetrio, e
che moffe ilVittorio à publicarlo , e comentarlo . il Cafa , dico,
in quelfonetto magnifico . Quefta vita mortai &c . replica non
vna,ma piùfiate alcune parole medefme ,neferua la regola de
contrapofii ^uefiofia detto per ifeufare lareplication delie pa-

role, eh'e nelmio, la quale pero à confeffare ilvero,come,ch'alcu


a e volte fa nata da e le tt ione , alcune pero e proceduta da tra-
feur aggine pero bijognarà hauerci su diligente riguardo,acciù
;

che la/prelatura nonfa , come quella di colui , che per ifpre^


zaturafilafciaua cader le brache . Oltra i nomi fdruccioli , c~
hanno la penultima breue , mafsimamente quelli , chanla Lper
vltma confonante , oltra quefii dico,fono alcuni verbi , che non

tfempre necefjano accorciarli » Già io hauea fatto vn ver/o y

eh e nelTerzo Canto , co/i.


Non olànpur daflìcurarla uifta.
fot fe bucando dipofarmi su la quarta >m chefon troppofrequen
te,
POETICHE. U
te , volfipiu tofio air cofi',
Non ardirono pur d'alzar la uifta.
Ne quello ardifauno im m'offende e vene alcuno effempio
> •
, ne*
Trionfi, ma non Vho pronto lnfòmmaiononvo haueua
. 1 , hi
fintili ; non (oprano, ò caualiere, ò Baleno ò le limili . For-
nite, ma non ricufo lifornimento deglifdruccioli,e d'alcuni ver
hi . E fé benho Dante e £ Arioflo nel numero di coloro che fi la
, ,

fatano cader le brache ,fiimo nondimeno , che tutto ciò , e*ha ri-
ceuuto ti Petrar cane Capitoli , trattene alcune voci , non filo fi
pojfa riceuer fènz,a tmperfeitione ; ma che nonfipofiafempre la-
fciare fènz,afiuerchto d'affettata diligenza , la quale advna vo
ce tutti i Retori Latini , e Greci efc ludo no dal magnifico . J2#<f-
fio tanto , ch'io fermo > defiderò , chefìa ietto del mio Signore per
ch'egli fappta la mia opinione malprego nondimeno ,
, elfuppli-
cò , che pereto non rallenti punto la cura wtraprefa, che so bene,
che dalfitogiuditio , e dalla fita mano non potranno v far e
fé non
,&io hofèmpre più confidato nella fua li-
infiniti miglioramenti

macche nella mia, Onde pon fine ài cominciati carmi , U


connesfione ve , ma fé par lontana migliorifi E vi bacio t .

ternani*
Di Ferrara,
.

AL SIGNOR GIVLIO COCCAPANI. »

OGG 1 M.Febo ni ha detto , che V. S. defiderà gli ar


gomenti delmto poema da me\ o gli defidera per lo
mio poema oper vedere , comiogli facesfi Se per
, ;

lomio poema , quando egli potrà con mia fodufattione efiere


fiampato allhora anchefi dourà procurare , ch'egli babbi a qut
,

gli aiuti dargomenti >


e quegli ornamenti che fogliono hauer ,

gli altri poemi che s'io bora facesfi tfùoi argomenti , farebbo»
:

gli altri argomenti argomento , ch'io confentisfi ch'egli di nuo- ,

T 2 uo
f ,

L E T T ER E
fi fife stampato > alla qual cofa in alcun modo non cofinto , art*

7À perche la prima volta Monfìgnor non lofiampaffe an-


dai a Mantoua , Si contenti dunque V. S. ch'io per hora m qut
fto ragioneuolmente nieghi di fodtsfarla : e quando anche con
miafodisfattione potràftamparfi,uorrei,ctiegliportafefico tan
ta auttorità,e tanta io gitene poteri darebbe meritaffe da qual-
che hello ingegnoJt honor degli argomentuperchefe da mefofier
fatti,pan ebbe erettegli non meritaffe .ch'altri in lui s affatica
ch'altri nonfoflè degno d affaticarufi , l'vna
fé , o eh'ioflimasfi
delle quali opinionifarebbefaifa , l'altra fùp erba molto . Ma fi

y, S. de/idera y eh' io faccia gli argomenti per veder , coni io fa-


vefi fare argomenti ,io fon molto contento di fargli all' Ario fio
o al libro del Signore Erafno Valuafone , &
à qualpiù parerà à
V. S.per che dal mio modo di fare argomenti,non tanto queft'ar*
H
te , quanto la e ortefa fa imparata dal Signore orano Ariofio
Centilhuomo di molto ftirito > ma nondimeno giouine , che non

fi
dour ebbefidegnare , ch'io come Cortigiano fé non pratico , aU
meno dopo tanti affanni non inefp erto gl'infegnafi alcuna cofa,
della cortefa , la quale io non voglio ( come Guglielmo Eorfiero
ixfegrìo à dipingerla al Genouefe ) che fa dipinta né Camerini
del Signor Buca, o nelle logge di Marmiruole , o nella Galeria

del Signor Ferrante ; ma ben vorrei chefife tmpreffa negli ani


mi nonfol del Signor e Horati o >ma di tutti coloro, a quali i&por '

to affettione , Efi V, S. mi manderà l'Ariofto, vedrà, chefi cor


tefèmente porro cura , ch'egli d argomentifa ben fornito» che-
gli non haurà da defiderar da me honor di par ole y ni molto da iti
mdiar Virgilio , à cui da Ouidio furo n fatti ,fi ben io vorrei pò
terglifar e con migli or fortuna . Gli fece all' Ariofto oltre moli al
tril Angutllara ,e gli vendea mcz.o feudo l'vno , sì che due flan-
ge fi e ontau ano per vn ducato Io ne venderli al Signore Hora
.

tio vorrei neàV. S, ma compiacere al defiderio


y
eh ella ha di
,

vedere argomenti > &infieme acqmftarnc beneuolen^a col Si-


gnor
? ET CHE. / 87
g#tfr Horatìo\et accio chefé n alcuna altra cofa mai rimanejfe of
fefo , quefia demoflratiori amoreuole degli argomenti poiefie pia
car l animo offefi,A V, Sai mio getilisfimo Sig.Coccapani mi rac
comando e la prego, che rio prenda per ripulfa quefia de gli argo
3

mentilo per inobedienz,a } oper dtfcortefia , ma per vna ingenua


libertà , la quale sì come mhà dato ardire di negarle quel, che
m 'addimandaua , così defidero y che lo porga a lei di valer(i dell'-
opera mia in alcun altra cofa per trattenimento oferuigio fuo, ,

&àV.S.& infieme al Signor fuofigliuolo bacio le mani*

AL SIGNOR JMAV.RITIO CATANEO


A
v
R O M A.

ON molto mìo gufo ,e fodisfattione ho trafcorfo tlrac


quiftodt Gierufalemme , fatto già fitto la condotta
dehinuitto Goffredo Buglionefecondo la defcrittione
del Signor Torquato Tajjò, e dico trafi orfi, per eh e trio letto aui
difitmamente fiperche rihaueuo già più fa defiderio } per la fa-
ma >cbe riera (parfa ma fìauo affettando lofiampato
: in Ferra-
ra : fiperche l opera infi ha fopra ogni credere tattratiuo , e
{cornei Latint dicono ^immittit aculeos; onde mentrefi legge
non fipuò paufare , e' come s'è letto fi defiderà di rileggere per ,

lo che V'.S,può penfar quanto maggiormente fia per gustarlo » e


r
t

conofere le bellezze fu e In tanto dico à lei per l'amicitia c'hà


.

col Signor Torquato , chedtfi nobile , fi'eccellente'^ e fifiorito


Poema in gran manierami rallegro con la Santa Chiefk Cai ho
,

lica , con la •PaefuiTofiàna ; co Inofirofècola , e con l Auttore


Con la Santa Chi efa perche , , è contra , & à confufion d infini-
ti mai configli ari , 'ejr infelici firinori y che han ripieno il tutto

di e ofe profane , herotche yfeifmatiche, &fcanàalofi & in com


:

pagmadi molti degni > faggi , ejrfedeli , che vanno purgando tut
te leprofésfiom ade/Jaltatton della Fede , Christiana 7fifia le uà
tQj
. .

LETTERE
to quefio raro fpirito , e particolarmente ,con quello Poema He
roteo , il qualpotranno legger non pur con buona con fetenza >ma

con edtfieation dellanime loro > non filo i fedeli Chrtft.tatii> ma


anco gliffiritualt : ouepoco inan^i era cofa infame > bauer certa
forte di Libri , douedarmi , e dtmprefe H eroiche fi trattajfe .
Con la nojirapoefia mi rallegro ,percheforfe , ri/petto allafacili-
tà del far queHi tuer(i > in tutti i tempi e fiata , & hoggi e auutli*
tà > imbrattata , vituperata , confufa , ealpefiat a , & ridotta di
rei doue , fé non voleri parlar modeflamente merce, delvòlerup
;

fcrmere ogni forte di perfine, ondepiù conuiene a Tofcant forfè,


chenonconuemua à Romani quel detto d'Ho ratio nell'Epico la
al grande Auguflo.
Nauem agere ignarus nauis timet: abrotanum segro
Non audet,nifi qui didicit,dare:quod medicorum eft
Promittùnt Medici tracìant fabdlia fabri
:

Scribimus indo&i, doctiquèpocmatapaflìm


Bafìa , cheto fpero , che fi come vn Virgilio già apprefio, i Lati-
f
nifece cader molti, che furono cònofeiutiper indegni del nome,
tjr al tempo del Bembo vn Petrarca da lui conofeiuto , <e purgato
fecefeader molti Poetu\z,i , cofi tra breue andare , vn Taffofa-
rà fcader molti Poeta^zJ, perche ilfùofcriuere ha del nobile nel
l'inuentioni fublimi , delleccellente nella fèmbianza , del vero,
e delforito nello Jiile > e nobile ne i concetti , eccedente nella cor»
rifpcndeza delle parti , e fiorito di tutti ipiu rari (pkndori deh
larte ,<e dimofìranatiua nobiltà ne' cofiumi ciudi, honeflt , Chri
fiiani, non affettata eccellenza nella efprepon dì tutti ipiù intrin

fé chi affetti delle perfine defcritte,efaciiisfima copta di tutti i fio


ri che vengonofommintfìrati dalla Gramatica nelle figure,dalU
Rettoriea ne colori , e dalla Dialettica nelle figgie detti argo?

menti, ma che diro io delle nobili fentènze nate co propofìti , '

non mendicate da altri ferittort ? che , delle eccellenti deferii-

tioni di tempi , di luoghi , di perfine , d'animali , di battaglie, e


di
?:"0 ETICHE. 88
di varie e afe ? che de fiorì > e de" frutti di ricrear l'intelletto di
chi legge , o afeolta , mentrefi confiderà > che coféfi po/fono in-
tendere /otto quelle , che fi dicono , ed inetto , ? lungo farei

volefii dimorare neh accennare vna millefima parte delle belleT^
l

ze , di cui fen^a dubbio fi faranno coi tempo i libri intieri da

belli (piriti , che hauranno a grado d'impiegar la fatica loro in-


torno alfar delle ojferuationifopra vn mer itemi Poema v e maf
fime quando lAuttorfuo (che a iddio piaccia) pofia dargli f vi
tima mano > e non h abbia da correr la fortuna , che eorfi tEnei
de Co Inofiro /ecolo mi rallegro , poiché abondando di gran nu
.

mero di mediocri in tutte le profefiioni ,fipuò gloriar d'vrìhuo-


mo tanto eccellente » e d'un Poema, cheto non dubiterei nella

maeftà ,principalprerogatiua di Virgilio , agguagliarlo ali Enei


de : nella vaghezza y principalriputation d'Outdio, metterlo al
pari delle Metamorfosi: e nella chiarezza prin cipalt o vna delle
principali grandezze dHomero porlo incontra all' iliade , e all'-

Vltfiea : oltre che alprimo l'anteporrei per conformità delle fin*


tioni , òfauole con la verità dell' /littoria » alfecondo per Ivnifor
mità delle anioni corri/condenti alla principale , al terzo per la.

fobrietà del dire , pei decoro , e per molte altre co



» che volen-
tieri
fi gli per donano» hauendofìà lui ilprin cip al obligo della pò e
fia,e a tutt'e tre infiemeper la honeflà , onde può ejfer lettofin-
za pericolo, non folamente da gli h uomini prouetti , ma anco
da giouinetti, nonfilo da fé colari ma da Religiofi,e fin dalle
,

Monache , e dallefanciulle . E qui perche alcuno nonfi rida di


me , quafiche iopenfi , che tal of erafia ( comefi dice J per den»
ti (ì deboli , dico , che fanciulli , Monache, e Giouinetti pofion leg

ger il Goffredo ,/enza pericolo di corrompere i buoni cotfumi, il

che non interuiene a H omero > ni di Virgilio , ne d'Ovidio nelle


opere addette , prefùpponendo , che anco i Giouinetti >& Mona-
che , e Fanciulle 3 fìtrouino > che intendano tali opere , oper dot
trina , oper acutezza dingegno , oper po/Jeder ben le lingue j
che
,

LETTERE •

che nelreBo confejfaro , chef opera del Signor Torquato Tafio,


non e per ognvno ,che e quello ,per lo che io loftimo\nonfiveden
dofin h oggi nellanofira lingua Poemi H
eroi ci, masfime t che
vn letterato voglia leggierlt più dvna volta . Rallegr ornifinal-
mente con l'auttor difi bel Poema , e come toi cono/co per le (Ite

virtù , cofith onoro , e defederò feruirlo } (perando> che delle mot


te fue(attiche fpefè intorno a tal opera , riceuerà premio dal
Signor iddio , e da gli huomini , poi che non ha voluto effe-

re della moltitudine > ma folleuarfi /oprai Guazzabuglioni ,


che hanno infrafcato >& intrincato , emeffofozzopra ti tutto,
fenza offeruar n è leggi ne regole , onde non vi ha dubbio , che
,

per le poltronerie da loro fcritte conpregiudttio de deboli , efcan


dalo irreparabile , faranno crucciati nell'altra vita da' diauoli,
ejr in quefto mondo faranno vituperati in luogo di riceuere ho-
nor da i buoni Intorno al titolo pendendo anco
. df/pute-, (per- m
che vn titolo da Hiftorie nonfi richiede, '& ifimili a que de i Gre
ci non hanno gratta nella noftra lingua ,) io non direi Gierufa -
lemme liberata , o racquietata per tre ragioni., prima perche t
lungo , e non e/p edito . Turchi , e Giudei direbbe-
Poi perche i

ro > non maraviglia > che i > onde non vor


Chrisìiani lapofiedono
rei porgere materia di /chernimento. Nel terzo luogo perche
ve ambiguità , poi che Gierufalemme più volte eftataprefà,e
rifco/fa,fenon da Chrifiiani , almen da Giudei , de quali e più
propria > che de i Chrifttani . Il Goffredo dunque {fé bene in tut-
to nonfini/ce di piacermi , per alcune ragioni ch'io renderei )
mipiace affai più per dueragioni 3 prima , per che fifuggono i
detti inciampi, fecondariamente perche alcuni valent huomini
hanno cofivfato come il Boccaccio che vn opera intitolo Ame-
,

to , vn" altra Fiammetta , e l Dolce ha intitolato vna l Achille


e vn altra l Enea ,per lafctar di quei » chefono addotti da colui
che fcriue foprail titolo del Goffredo a Lettori, oue comincia da
tre cofe.Anco ce ne danno ardire gli antichi, e principalmete Pia
tone
,

•NOETICHE. 89
M , che ì fuoi Dialoghi , per ilpiù intitolo dalle principalperfo-

ne introdotte , come Alcibiade , Parmenide , &c. (egmto di ciò

da Marco Tullio nel Lelio , nel Bruto , altri fen\a numero : &
cofi anco s'wtitolan le Comedie eie Tragedie > come Anfitrio-
,

ne Formio ne Sofontsba , Hercules Furens e fimi li , chefin


> > ,

Poemi . franto alt Allegorie pojìe ad ogni Canto ( per dirne


quel) ch'io fento in poche parole ) non mi par ni che corrifpon^
dano alla granita del Poema ni che meritw titolo d'Allegorie
}

ma più tofto d'ammae Tiramenti , auuertimenti morali eccet r

tuando quel difiorfo intitolato Allegoria del Poema >ilqu alfi co-
nofceefjer dell' Auttore , fi perche tocca le cofe con l'ago , sì per
quelle parole . A quefte ragioni, & ;ì qucfti eflfempi hauen.
doio riguardo, formai l'Allegoria del mio Poema tale
quale hora fi manifeftarà perche tnfegna più filo quefio di-
,

fior/o , che tutte quelle altre cofe quanto appartiene all'Allego-


ria . Molte altre cofe h aurei detto à V. S. in lode del fuo Ami-
co , e dell opera t fé mie deboli for^e vtfojfero slate bacanti,-
le

o io hauefiipenfato > chcMueffc valere à nulla : e quefle ho detto

filo per farle pale'fé l'allegrezza c'hofentito di veder vn opera ta


le . Refi a che preghiamo iddio > cheperfiua
, mifèricordia , vo-
glia rifanar cofifelicefiirtto , come opera delle fùe mani, e met-
tain animo à quei Principi } t quali egli vàilluflrando , che gli
dten quei commodi , efiauori che merita, & a V.S. bacio ternani»
Di Siena il dì 2 $. di Settembre. MDLXXXI.
Horatio Lombardelli .

AL SIGNOR HORATIO LOMBARDELLI


A SIENA. v

a| £ LLA ,cheV. S. fcriue di me al S. Maurizi»


lettera
Catane non so fé con maggior affi ttione mi laudi,
>

con maggior accorgimento m accenni quel , che io


deooafare : percioche io non rtconofio nel mio Poema molte di
Lettere Poet. Z quelle
X E T T E R E
quelle parti , ch'ella tanto ejfalta : la ondeflimo , che artifcìofa-.
tu enteh abbia cofiparlato , per farmi conofcere le imperfettioni,
che fono in lui e le perfé tt ioni , che ci mancano , e ben , chefia
,

molto difficile illeuar l'vne , &


aggiunger l'altre : nondimeno io
ci haueua prima riuolto l 'animo , come colui , che m'era in buo-
na parte accorto de miei errori , ejr hora ammonito da V.S. pen-
farei dapplicar uelo con alcuna diligenza fé da vari] impedimen
ti nonfofjè impedito ,i quali (pero , che l'auttorità dell' lllufrifi-

fimo Cardinal Albano , debba rimuouere , quando chefia , e ere


do che gli haurebbe fin hora rimofii , s'io hauefii dato maggior fé
de a 'fit 01 y non meno amoreuoli, che prudenti configli a quali ;

per l'auuemre crederò più, che non hofatto per l adtetro . £lu,el
che dice poi V .S.nell'iftefifà lettera del titolo , ericeuuto dame
con qu elianimo, co'lquale riceuo le lodi,perche so, che gli auuer
timenti non meno, che le lodi ci fanno conofcere l'altrut buona va
Unta , e molte volte ci fogliano efferpiù gioueuoli , non rimarrò
nondimen o di dire altin e antro il mio parere » Dico dunque > che
non mi dà noia quel, ch'ella dice della lunghezza del titolo ; per
cioche la lunghezza nonfìftende oltre dueparolt\ ma di due pa-
role molti fé ne trovano fra Greci , e Latini , e Tofani , come l'-

Edipo Tiranno , e l'Edipo Calonio di Sofocle , e fHere ole Furio-


fo di Seneca, e iRapto di Profèrpina di Clau diano , l'Orlando In
n amorato del Botar do , el Furiofo dell Ario sì o, e quello a cui più
l
s 'ajf miglia ti 'mia *
dico 'Italia liberata del T rifino , del quale
iojo molta filma , perche eglifu ilprima 3 che ci diede alcuna la
ce del ?wdo delpoetare tenuto da' Greci: ejr arricchì quefia lin-
gua di nobilifimi componimenti , ^elche V. S.foggiunge ap -
prejfo , che'l titolo porgerebbe materia dtfcherno non mi muo- \

Me molto perche mi par , che niuno fcherno che peffa irritare


, ,

ti genero/o/degno deXhrisltani ,fia mutile . Oltre di ciò non e r4

gì one itole lojcherna : perche t chrifiiani veramente la r acqui-

Stararli con tanto/àngue di Saracim^che non hanno di chef ber


nircL
TO E T I CHE. s>o

air ci . Efé con ragione fu dato il titolo d'Italia liberata , ben-


ch'ella tornaffè di nuouo nella feruti ù de t Gothi , non pare , che
quefio di Gterufalemme racqmftatapofa effer datofé nz>aragio ?
ne A quel che 'ultimamente du e dell'ambiguità per che Gieru
.

falemme e più propria de Giudei y che de'ChriHiaai (ìimo , che y

fipofia rifondere, che Gierufaiemmcjoffe prepria de Giudei, in-


nanzi la venuta di Chrilìo } ma dapot , che Chrtifo dtfcefè in ter
raper lafalute dell human a gene* atione muna pane dei mon- ,

do è , che nonfia propria di Chrifto ,efeè di Cb n'ito come pub ,

effer e più de gli H ebrei , che de t Chrt s'Itami ne Paleffma e min


propria de Cbrifliam , che l altre perche in lei dopo la morte di
;

Chrifto t la fu a Fedefu tnfegnata dagli Apoftolt , e confermata


co'lmartmo di Stefano , & tnprogreffò di tempo fu poffeduta da
Chrijtiani t & hebbe il Patriarca Gterufalemme molto innanzi
Heraclio Imperatore , al tempo del quale , fé ben mi ricordo t
nacque Macometto , ma quel , che dice V.S. potrebbe più ragtOt
neuolmente muouer dubbio, quando Gterufalemme anco da Chri
Titanifoffe fiata tolta àgli Hebrei , la quale non loro , ma a Ma r

come tt anifu tolta : Non mtmuouono dunque tanto le ragioni di


V.S. che a me diffiac ciati titolo di Gterufalemme racquiftata i

pltre che io puffo addurre dalla mia parte , che i Poemi ne 'quali
fonofritte le guerre , che fono Hate fatte in alcun luogo > non
prendono il nome dal Capitano > ma dal luogo sìeffo come da Ilio :

tlprefe poema dHomero,e da Thebe quel di Station dalla Far


il

faglia quel di Lucano , e dell' Africa quel del Petrarca Aggiun- .

gerei a quefio , che fe'l titolo ci dim&jira ilfùbietto , del quale fi


tratta nehì opera , non pare ragiuneuole chefa più , b meno am -
pio di lui , ma chi dice Goffredo , mofira di volere fcrtucr e di tut
te lefue atttoni ,e nonptù di quelle , eh eglifé e e in Gterufaem-
me , che di quella , che eglifece in Germania, odaltroue il tito- \

lodunque farebbe più ampio del fùbietto nondimeno t titoli fi ,

jfattifpoflon difendere non filo con l'auttoritadt H omero e di ,

Z 2 Vtr-
LETTERE
Virgilio ì quali nell'Odiffea , e nell'Eri eida non fipropofero ài VO'
ter trattare di tutte le attioni d'Vliffe , e d'Enea ; ma con quella
d'Arifìotele ancora , che intitolò vn fuo libro dell'interpretatio-

ne , benché non trattajjè in lui d'ogni interpretatione , epercio-


cbe il mio proponimento bora non è d'oppugnare l'altrui opinio-
ni ma di difendere le mie molto volonttert conferito ch'altri fé
, ;

più glipiace ,poJJafèguire l'effempio d' Aristotele ,e ài quegli al


tri huomini grandi > anz>i iofìejfo ( lafciando hora aa parte quel
ch'appartiene alia confideratione del luogo ) non diffìcilmente
farei flato perfuafo afeguirìo } fe quelle perfìtafìont fòffero meco
siate "j
fate, che piùpoteuano muouermi ma poiché à S. Di. Mae
\

fi a non ìpiacciuto\affai volonttert fèmpre vdirb il parer di V.S.


la qualmofira d'intendere molto ben quel ch'ella dice } pur che à
me ancorafia lecito di dire quel che mi parrà e benché per lo ,

p affato io non babbi a mai conofciuto V.S. nondimeno ilS. Mauri


tto , quale è amicofuo , e mio , mi par che
,fin dalla fanciullesca

fofja effr conueneuolmc%o y che mi congiunga con lei nell'amici


tia > come ha cominciato afar e mandando alS. Gulio Mosti Id
,

e or tefé lettera ,chc V. S. fcrtue di me , per eh e me la moflri , la


quale , perche nonfilo e feruta di me ma èferina advn mio
,

grande é" antico amico , slimo qua/i che fafritta à me fìeffo ,


,

onde mi reputo obligato alla riffofta , e ben ch'io rifponda affai ,

tardi nondimeno (ubilo corrtffoficon l'amore à quella buona vo


,

lontà che mi mamfefìa , e prima ancora haur et rifpofìo alla lette


ra , fé prima hauefihauuta commodi tà dimandar lartfpofìaa
buon ricapito > U qua) hora inuio per lo Signor Giulio Mofìi , &
a lui potrà V. S.indri^zar le fue fé le piacerà , che dife or riamo
,

di alcuna cofa appartenente a quelli'fiudì , à qualt ella ancora


pare inclinata in quel modo che con cede la lontananza Cre-
, , .

do che fa Sanefé , cr io fon molto affet lionato à cotefla nobilifil-


ma Citta , per che mi furono vfite in lei molte cortefe , quanda
àt cofia p affai , e particolarmente fon fruitore di Monjignor
Re-
,

P O E T I C H E. 91
Jteu erendifimo Arciuefco Ptccolomini , il quale con le opere/tee
ha tllufìrata la lingua Tofana V'.S.le baci in mio nome le ma-
.

ni > e [aiuti ancor il Signor Lelio Mar retti s'egli è coiti , e viua
felice.
Di Ferrara li io. di Luglio. MDLXXX1 1.
AL SIGNOR TORQVATO TASSO,
A FERRARA.
RANDE amoreuole^za mi ha dìmoBrato V. S. nel

rifondere a quelgiudttio , ch'io feci /opra ilfuo Poe-

ma fcriuendo al S. Mauri tio Cataneo,poi che le ben


mentale lo di attribuire alla mìa molta affé tt ione , od accorgi-
mento d'ac cenarle quel, che debbiafar e mi riceue nel numero ;

de (ito t cari amici > e m inulta a difiorrer taluoltafecoper quan


to ne concede la lontananza, guanto vna talcortefta mijìa fia-
ta cara, & accetta ; non voglio entrare a dichiarar con parole,
ma nferbarmi a dimofirar con altra occafione : non refi aro tut-

tauolta di dtrle , che oue già thonorauo in me sìeffo , e le deftde-


rauo il Cielfauoreuole , come ogni huomoè tenuto di far verfo i
genttlhuomint , di virtù , e di dottrina ornati , hora e l'ammiro,
& lamo hauendo appo me certo e fìcuro pegno de meriti fuoi
,

e dellaffettion , che mi ha prefo Tra tanto credo , non le farà,


.

difearo, a quanto meco di/corre intorno al tuoi del


eh io replichi

fuo poema , sì perche me ne dà ficurtà , dicendo > che fèmpre e


per vdir il mio parer volentieri ; sì perche arrecaro in mez>o co
cadute in men-
fé , che tutte infieme perauuentura non faranno
te àmbiti. A
me certo fia digranfodisfattìone ilverfareauan
ti alfuo purgato gtuditioi miei concetti > per quattro cagioni ,
prima perche efendo bramofsfmo della juà gloria , defiderofi
,

nfoluaa determinar di quejio titolo y per effer cofa tmportantisfi


ma . fecondariammte , perche in cofè dt lettere, effendofemprt
(iato
L E T TE R E 1

Uato lecito ed vfitatisfmo , che i giuditij fien liberi ,fin che vi


,

fon ragion t dafiofienerli , io questa liberta amo molto ne miei pò


neri sludi . nel terzo luogo, perche a qucjlo tratto , /pero di con
fermar V. S. nel penfier che già bebbe , e nellinclmation , che
ha bora , dintitolar il Goffredo » più toslo , che Gierufalemme
liberata ; di che fon certo , che appo di effa guadagnerò di /Ir in-
]

gere in tutto>è per tutto l ami citta


, crenata tranci, vlt ima-

mente perche m'h abbia da tener per libero , e [chietto ,


, in &
cuipofia confidar t fegiamai accadcfije , ch'io douefiiin cofa alcu

naferutrla . Ma venghiamo al no(Irò intendimento .

Dice V. S. che non le dà noia la lunghezza deliitol Gieru/a-


lemrner acqui/lata nonfi stendendo , oltra due parole , della cui
guifa molti fi trouano , Greci , Latini , e Tofani ; arrecandone,
alcuni efit mpi e per
vltimo il più conferente , e di cui fa molta,
,

flima , eh* e l Italia liberata . Qui Signor Torquato , primiera-


mente bifognaauuertir che io neldifcorfo non difi , che quello
titolfoffe lungo fempltc emente ma lungo non t/pedtto , che e come

fé hauesfi detto , che fi trouano alcuni titoli di due , di tre , e di


quattro parole > i qualifon di manco (ìllabbe , e piì( /fediti , come
fon Sififo. Fuggitilo , Aiace Portafiagello , Opere', e giorni , Se-
the a Thebe , tiere ole furtofio , Auue dimenti ciudi > Degl'ingan-
ni dell'arti :fe bene anco quefia maniera di titoli da molti efichi
ttata e pero di più parole gli rtftringo n per arteadvna , come
Antropologia , Hypmnerotomachia , Batracomiomachia , De-
camerone , Cornucopia , Flomante > Hieroghphica , e (imili .
Ne bafla
, à veder
fé è lungo , e impedito , quel tifalo . ilpronun
tiarlo nel cafo retto ma bijognd voltarlo per tutt i cafi, come k
,

dire . E mie/iteri che per compor la Gieru/alemme liberata , l'<

Auttore habbia vegliato più noni., non so mi fapefi allego*


>s'io

ri^ar certefiauole della Gieru/aleme liberata,credeuo,che tu ha


uefii auuerttto ai fégreti, chefioccultan fono lafauola d'Ar-
mida nella Gierufialemme liberata delTa/fio > e m filmili modi*
Poi
rPO ET l C H E. 9i
Poi mi par di confiderar , che gli feri tt ori , i quali hanno iritita*
lato t lor libri con più d'vna parola , h non fon poeti , maferitto
ti darti, da non effere in qutfto ne biajimattorie imitati ; ofi pur

fon poeti ,glt sforma qualche necefitta, ondefin meriteuoli dtfcu


fi , ma non di lode, o di imi s atiene. Della prima maniera fìenper
effimpi. De immortalate animi De Subieclo Metaphtfices, >

Adagi orum Cbiltades>Cento e afidi confetenza. D ella feconda >


l'Edippo in Colone , a differenza dellEdippo Tiranno ; Prometeo
illegato , a differenza del Prometeo porta fuoco m Auli
Ifigenia
de, perche differìfca dalla Ifigenia appo t Tauri-, Hercole Forfin
nato per differenza d //ercole Etbeo, Orlando Furtofo , o perche
prima fu ferino Orlando innamorato o perche fi moslrt nel t ito ,

lo di quali attiom d Orlando fi debba cantare Efi alcun mi di- .

eeffe , che di ftmtli titoli molte volte nelcitarfi vten tralafc tata
vna di due parole , come l'Orlando del Conte , il Furiofo deli A-
rio/lo, efimtlt .-ridonderei ,che non riufiirebbe in que' titoli de' Gre
ci, e de Latini perche non s'tntenderia di quale Ifigenia, o Her
\

cole y
o Edippo fi dicejfe , e poi chi dice il Furiofo , o la Italia , &
la Gierufalemme, fauorifee quelyche dico iojnoftrando, che tai ti
toh h abbiano i t rampali, o cheglipaian lunghi >fe non gli accor-
cia . guanto poi appartiene al titoldel Trifino , Italia libera-
ta da' Gotht,fi non bafla : chefia di tre parole piene/un fègno di
caio , e vn articolo richiede anco vn altro articolo vnaprepe
; ,

pofitione,e vn nome, a voler che s'intenda un articolo,perche à ;

dire Itali a fé al modo degli Nifi or iciy Latini, Safionia^V andalta^


Vtopta,Mo(couia\promettendo originilefcrttttoni eoflumtguer
re,e tat cofe^non intrecctamento dtfauole, che in vn certo mode
la noflra lingua ac cena fòt to l'articolo t come in dir l' Edipo, lAÌui
da y il Nilo , la Italia , perche in effetto l'articolo attui uà le paro-
le , e lefa fignificar non so che più , ch'io non so con la penna i-

fprtmere : vnaprepofìtton con vn nomedefidera perche dicen'" ,

dofi Italia liberata da'Gothi , ha vn che ambiguo parendo , bpa


tendo
L E T T ER E
tendo parere a chi no' lfap effe che Ihauefier liberata t Gotht ,fi
non vi s'aggiugneper Giù Miniano , chefé altri v g. fcrtueffe vn ,

talpoema Roma liberata , non intenderebbe di qual feruttù , ó


da che potenza ,
fé aggiungeffe da'Francefi, rejiarebbe anco am
biguo , perche (iaria cofi bene , e meglio liberata da Camillo , ma
chiaripmo Roma liberata , o rtjcoffa da Francefi per Camillo
E ben vero > che talgiuntafipub tacer fcnza errore , e può fot tm

tenderfi, come io à Gterufaìemme liberata fottintendo da Tur'


chi , o da' Machomettamper Goffredo . Di maniera che men- ,

tre da vna banda cere arem di fanarfimile forte di titoli , da vn,


altra li verremo a render peggiori , perche , oue Italia liberata

da'Gothipafia dvnafillaba tipiù lungo tuoi tra quedi tutti poe


ti di tutti fècoli , che e de bello Punico fecundo ,fe vi fi aggiugne
per Giufìimano , lopaffara dtfit . Dalle quai cofé V, S. può rac~
cor quanto le torni male imitar in quifio titolo ili'rifino , poten-
do baftarle d'hauer imitato efprefo agguagliato , auanzato > e
papato , in molle cofé migliori ,elui ,e tutti i elafi ci d'ogni tem-
po > e natione , fen\a voler imitarlo ancor nelle cofe ,per cuifila-
mente merita , ofcuja , ri/petto al (uo fi colo , o compafione , ri-

fletto all'impreffa » la qualfimeffi a trattare, che per auuenturA


non era capace d'altro titolo >nel qual titolo quanto à me ftimo,

che volentieri haurebbe imitato omero , come nelpiù delle co- H


fe , pur che hauefie poffuto , come e a V, Sfactlfiimo , hauendo
in pronto il Goffre do , titolo tanto perfetto , quant'io mi rincuoro
di prouar poco appreffo . Ma
intorno a quefio primo capo farò
fine , mi fi) intender chiaramente d'vna cofapoco indietro fo-
sic
lamente accennata perche ad altro ero intento cioè , che Ita-,
, ,

lia liberata e fumili titoli non rafftmbran poemi ma opere in


, , ,

profa >opMre in ve>fi, da non effer tra lepoefìe rtceuute , onde


forfè e nato , che coloro > t qualifi han prefo carico di pub Ite ar la
Gierufalemme , o temendo di quefio , o non parendo loro , tratti
da vn certo imtinto , che mofir afféfaceta di Poema , vi hanfat-
to
,

T O E T 1 C H E. s>i

tp poema heroico , la quale mi [turba non poco , pare»


U giunta ,

domi che toglta non rechi riputatone vorrei dunque »fifup


, , ,

per ricordati 4t quell antico prouerbio.


Non è meftieri al buon uin , che Iafrafca
Gli chiami da lontano i compratori,
E del detto d H oratto .

Multa fìdem promifla leuant ubi plcnius a?quo ,

Laudat uenales, qui uult extrudere merces :

Parche all' vlt imo bifogna altro super li titoli^ che il dtuin poeta,
poeta (aurato , Principe de t poeti , e fintili /ciocchete di mun
valore a trarre gli ammi de Lettori fagaci ; i quali ( come ben
dice Quintiliano ) a bei primi verfi di fùbito fiauuedon delpc-
f
fo > e merito dello ciac co feriti ore , da cui più preHofi togliono
che e porti pericolo di perderui troppo tempo , per chiarirfi t fc
l'opera rifponde al titolo > o
fé pur ( come dice Horatto, )
Quid huic tanto promiflbr fcret hiatu ?

Parturientmontcs nafceturridiculus mus, ,

Nelrefio deldifcorjò V.S. mi ha chiufo cofi ben tutti papi ,ch'i$


volentieri m acqueto à tutte le fùe ragioni fuor che ad vna. Dice
che i poemi ,ne quali fònofe ritte le guerre, fatte in vn luogo, non
prendono il nome dal capitano , ma dal luogo sleffo , come da Ilio
l Iliade > da Thebe la Thebaide dalla Farfàglia quel di Luca*
,

fio , e dall Africa quel del Petrarca : onde s inferifee , che Gteru
falemme dee dare il titolo alfuo Poema
non Goffredo Hor i , .

me bifogna prendere alquanto più di fatica che non ho fatto net ,

le e ofé p affate poiché quelle , le quali mi propone , hanno de boi


;

fondamento t mafilmati fautori . I quali , fé ben io gli /limo ;

quanto debbo ,e gli ho per maeflri^non peropauento quafi che


mh abbia» da imporfilentio . Principalmtnt e quella conclufiom
d'intitolarci poemi , contenenti guerre dal luogo , oue le guer- ,

re nafeono efìfmfcono ,fe bene e tenuta dal Cafteìuetro , io Ih*


,

perfòfjpetta , e dijput abile , poiché non vedo , che vn Virgiliofi

Lettere Poet. Aa faccia .


LETTERE
faccia confetenza etintitolar da Enea quelpoema , che di dodici
Libri confuma, in raccontar vna guerra dvn luogo ifei . Anco,

fé quella regola fujjè vera-, Luigi Pulci non doueua intitolar ilfuo
componimento il Morgante ,ma Roncifualle >e lArioflo Parigi
a/fidiato o Francia combattuta dà Mori >non Orlando Furio/o.
,

Ma perche quìfipotria venir alleprefe , e dtfputar inutilmente',


fopra quefìa conclufione : non dirò altro • Batta , che fé hauefii
a far io, non vorrei tentennarfu per i canapheome tentennan la
maggiorparte di quei , e hanno intitolato i /or poemi , fifin tut-
ti poemi , dal luogo , e mafiime quei , che fifon partiti dallafor-
ma patronimie ale t per cut fi falua il Cafìeluetro , efi (aluanoi

poeti che hanfaputo , e potuto formar dal nome del luogo vn pa-
tronimico il qual dinoti figuratamente attionefatta tnquelluo*
go , e non han pre(òfemplic emente il nome del luogo , allvfò hi-
florico ,[1 come fi diffe difopra : perche Iliade , non ilio Thebai-

de , non Thebefia bene , auuenga che iliade voglia dire attton


fatta intorno a Ilio > eThebaide attionfatta a Thebe y oueche
Ilio , e Thebe dinotarebbe deferittione , origine , cofiumi, eguer
ra di tai luoghi , per le quai cofe l'error di Lucano , e del Petrar-
cafi conofee manifeftisfimo, hauendo l'vno intitolato Pharfitglia
€ Caltro Africa : e cosìfi conofeerebbe delTrisfino ,y£ haueffe tn
titolato Italia (èn^abaggettiuo liberatati/ quale aggetituo fana
tal titolo dei difetto di nonfìeffèrpoffuto formare a vfo di patro-
nimico . Maponghiamo, che la regola fia buona , e l"vfo lecita
d intitolare i poemi » e pigliar i nomi [tesfìde i luoghi poi che a i
poeti non filo e lecito , ma conuìen >pìk che à tutti gli altri firit
tori , fìnger figurar e ,fiherz«tre, epigiiarfivarie licenze 9 pofio
tutto que Ho , creder em pero noi , che debbano intitolare tn vn
modo e proporre in vn altro ? io no'l crederò altrimenti >fe no»
y

mi e (coperta qualche ragione , la qualfin ho^gi mi e nafiofia .


quat'a me no mi piace il titolo deWAfrica* (e poi mi è propoflo v-
m Scipione, ancor che Africano . ne dell Italia liberata/e mi fi
pr»'
T ' È T I C H E. s>+
propone G tufi iniano , benché liberatóre perche m'eparfò auuer
Ùriche lepropofitìoni i/p rimano i titoli , fi nonftà malc>olvno o
laltro.IiTrisfino tmtauta difenderebbe la conformità della pr
pojition co'l titolo affai commodamente perche -, dtce di cantar.
Come quel giufto, ch'ordinò le leggi:
Tolfe all'Italia il grau e, &afpro gù'go:
Ha molto meglio fi difenderebbefi haueffe poflo prima Italia co'l
'

verbo p a sfitto , in vnfimilmodo.


Come Italia aggrauata d'afpro giogo
Da gì empi Gothi uicino a cent anni,
i ,

Fu liberata da quel giufto, e fàggio,


Che le leggi a buon ordine riduffe.
Il Petrarca non vi h ebbe attuertenz>anefiunA > e pero mi pare
tnefcuj abile , inuocando e proponendo .

Vtmihi confpicuum mentis, belloq; tremendum


Mufà uirum referas Italis cui fracìa fub armis
,

Nobilis aeternum prius attulit Africa nomen


Lucanofece buona propofitione , tntitolaffi , ò de bello Romana »,

ò de bello ctuili , com'io trouo ne gli feri t ti àpenna > e di stampa


et Aldo , o Pharfàglia > come dicon quei cheferiuon lafita vita;
,

per cioche abbracciò la guerra , e l luogo dicendo ,


Bella per Emathios plufquam ciuilia campos
Iufque datum fceleri canimus :

tcofiStatio cantando
Fraternas acies, alternaquè regna profanis
Decretata odijs, fontefq; euoluere Thebas
Picrius menti calor incidit.
Per cfuefta cofider adone , F. S. potrà ripenfarfifia bene ilporre
in fronte del(uo poema Gierufalemme liberata e fubito propor- ,

ne vna circonfcrittton del Goffredo , co'l dirne.


Canto 1 armepietofe, el Capitano
Che'l gran Sepolcro liberò di Chrifto
Aa 2' Molto
, à

LETTERE
Molto egli oprò col ferino, e con la mano
Molto fòflfrì nel gloriofo acquifto.
In uan l'Inferno a lui fi oppofè, enuano
S'armò d" Afia, e di Libia il popol mirto.
Che fauorillo il Cielo , e fotto a' Santi

Segni ritenne i Tuoi compagni erranti.


fucsie cofe hopenfato di poter replicare a V. S.fenzafòttiglie^
7* , ofoffferie ; e (pero , le ricetterà con quella amoreuole^za ,

che le ne hoferine , non vi battendo altro interefso, che'ldejìde-


rio d'honorare ilfito valore . Pafferò bora ad vn nttotto difi orfi'
/attor del tuoi del Goffredo , non perfar che le , dijptaccia la Gie

rufaUmme liberata ma per ; tentar di far sì , che le piaccia più


quel,c he no filo à me di gran lunga più piace, ma vniucrfalmete
à buoni letterati , de'quali ofono , o vorrei effer difcepolo . lo,
molto prima che bora ,fono andato eferuanao , che vn titolo , */

quale nonfolamente pojfa paffar per buono , ma anco mefiti d'ef-


fer lodato di poter efare aparangone , vorrebbe bauerfette per
fetttont , e perche rarifé ne poffon formar, che tutte le por un fi
co per varie diffcoìta > le quali proua , chi ha da intitolare ope-
re d importanza ho parimente, auuerttto , che quel titolo ,per
men perfetto , e più ccrnportcuole , ti quale habbia quattro di tal
parti j chefono vnapiu della metà . jQuefìe condì t ioni adunque
le quali fanno vn perfetto titolo , onderò ponendo appreffo disfi»

t amente cofìtot eff mpi , facendo proua ogni volta , fé il tuoi di


Gierufa'tn.me > acqui stata,pottf e tra eflt entrare >& infine mo-

ftriro , che in ogni vna di taifchtereiltttol Goffredo > entra ho-


norat amente ,jtcome la maggior parte de gli altri enirarebbera
in quatti o , o cthque ,o tutte . La prima ptrfettiun , che ha da

bau ere vn titoli , chefa bre/;e dalle due ullefiifllabe , comefon


quejti Gallus, At.as, C anti, Ode, Rime , Ninni , Xenta Aemes t ,

ilio*, Annali, Tempora, Gvrgias, Carmina, Lacrima , Sermo-

ms à Amorest Oljmptts, Antan* 3 il Cratilo, Sofomsba , Gala tea,


Gjnt-
?0 ETICHE. 91
H
Cymnafica, Phanomena » omelìe EpisìoU , Appendice Eie' , ,

gie , Antichità, Guerra Sacra, Vltjfea, Cronologia , Emoftalmo*


Enchiridio , Palladi* Ortus , De Prouidentia Platonis Dogmata\
Del cui numero non può ejfer Gierufalemme liberata, per ejjcr dl
nouefllabe . La feconda , che (ia fpedito , fefiiuo , leggiadro , e
[nello come il Soldato» il Ctuile, il Coflante, Viaggio , Nouelle ,
,

Mofie Ilaria, Ludentes, Anttlochui, Dton, Varus , Hefione , Ah-


lularìa , Conmuittm , Faftt , C Edipo , l'Auarchtde > la Dalida,
l'Aluida,lAmtnta, e(ìmtli\ tra quali non ha luogo la Gteru-
falemme liberata > per ejjtr di più lettere mute , e d'accenti
tardi y
parole in fomma di dtuerfìfimi linguaggi , - che fan-
no alle orecchie vn certo faftt dio La ter\a, chefia att ratituo,
.

onde inulti a leggere oper vtilità , o diletto, oper curtojità , co-


mefon queftt Auuertirnenti morali della [eticità Jsìttuttone, In
,

troduttwne, iftrutttone, Ricordi, Segreti, Autfi, Meleager, Pa-


le/ira , Diatriba , FabuU , Can<£ Sapientum Midolla della [aera
fcritturaj Cinque hminari della Chie/a, Fafciculu* Temporum,
Dtamerone, Syntagmata, ti Meflaggiero , gli Straccioni, Afola •

ni, J2uaj?iones Camaldulenfes, Conuiuia Mcdiolanenfìa , Bore


di ricreai ione , Horto degnili , Tra queftì non è dubbio , che il
titol, Gierufalemme liberata, entra con alcuni contrapéft, non fi
lo per quel che fi diffe di [opra, che nonfifcrifce come poema, fi
che ne attragga pel diletto, oper alcuna curiofttà, maperque-
Jlo altrcfi,che par di offerire vna lettion da buoni Chrisftam riti
rati, e quieti, della qual mànìerafiamo la minima parte lo cer .

tonagli anni p affati, quando alcuni cantineandauan perfurto in


'volta , non (ect mai diligenza di bu[came , come hauretpofuto,

qualche frammento , perche quefio titol mi rapprefèntaua vn


qualche Petrarca fpirttuale,o de partuVtrginis,ovn che fiafimi
le alla Chrifiàde,mn vn poema tale, qual io l'hogu/lato , ho- &
ra vo meglio gufando, che l'ho prefo à legger con apparecchio,
e con alt ini ione Din più > che quando anco thebbt mmano
.

per
, ,

LETTERE
per leggerlo , dMitai dì non poter finirlo , ma rìpreJtglifpirhU
allhora,che leggendo Iwuo catione trouai > che F.S. domandati A
perdono alla Mufa eelefte aggiungendo.
Sai, che là corre il mondo oue più uerfi
,

Di Tue dolcezze il lufinghier Parnafò


Con quel» che a propofito feguita E perche qui potria doman'
.

darmi alcuno,fèfihan dafchiuare t opere catholiche,e /ptrttuali,


togli ri/pondo, chefihan da anteporre à tutte l'altre forti dt com
pommenti, comepiù vtili, e più [aiutifere, ma che à me non pia-
ce il legger opere spirituali /otto titoli poetici , né poefie , fitto ti-

toli Spirituali . Onde, quandoclemenza diurna m'infptrad


la

penfare a'cafimiei,e di quei,che dipendon dal mio gouerno/vo À


ritrouar le Meditationi, Conteplationi, e difcorfid'Ignatio, Di*
docOydt Giouan Cafitano, di Bernardo,d Agof. di Bonauenturat
dt Tomafi de À'empù,di Bafilio,di tre Gregorijd'Henrico Herp %
di Luigi Granatino, e di molti altrifimilt, e quando laftracchez,
^a, o laftagione , o lofludio , o/ìmile altra occafion mi chiama a
legger poefie, mi volto apoeti , che veramente (ien poeti . Ma
torniamo à propojito . lo riceuo a quella terza perfettion di ti-

toli la Gierufalemmc liberata , perche ha in fé di attrarre t di'


fpofti ad ejfèr tratti La quarta perfettion d'vn titolo è eh efa, o
.

debutto o in parte occulto , maftmefi e poetico , della qualma-


niera fon quefti Selue, Dialoghi, Egloghe, Selline, Stanze,
. Im
prefi, Spicilegi, Varie Lettioni, AnticheLettioni, Capricci,Pen
fiert,Concetti,Protrepica,Parenafis, Eneades, Triumphi^ Sfro-
ntata, Hejperidarum Horti, Ntlus, //eroes,Herotna,Mufieumt
Elogia, Nemeff, Man es Catulìiani,Tumu/tuarij,Congejlus, Mi*
fcellanea , Colleflanea , Racemattones , Emblemata , Diamero-
ne , Atlantico Giornate Attica noci e s , Cerua bianca , Hede*
, ,

ra , Naugerius t Eptnomis Polythiftor, Dies geniales, tra i qua*


,

ItGierufalemme liberata non viene , per effere feop ertisfimo


La quinta e , che fa figurato ,per vna , opiù figure di quelle ,
che
NOETICHE. $6
che vengono in confideration del Grammatico , o decoratore ,
come ti Parmenide , lanus ,Prometheus, il Corpaccio, Deca-
merone , H orti , Faretra , Benacus, Fiori, Specchio , Argo-
nautica : nella cui fchiera entra Gierufitlemme racqutfta-

ta. La fifi a , chefiano corri/fondenti al[oggetto dellopera , co-


me fan l'Api, Forum Romanum de Elocutione , de Arte poe-
,

tica , delle Macchtne da guerra , le Trasformatovi , de Cu (tu


Honorum, Ptrothecnia tra i quali hàriguardeuolipmo luogo
;

la Gierufalemme liberata La fittima ,


. &
vlttma conditton ,
che può far vn titolo perfetto , e che fia dichiarato , batto a dì*
chiararfi , ò difienderfi o ad effer Jùppiito nella propofitione o ,

con vna parola fotiintefa cornea Metamorfofi , chedtnecefità


tira e orpor um ,e fi chiarifie con lapropofitione
In nouafert animus mutatas diccreformas
Corpora
come anco Aeneà, auengacheperla ecclifie, vifiintenda pra-
xis, che tuttinfieme direbbe vnattton d'Enea, oper la compren
fione , proue ,geflt ; prodezze d'Enea cioè molte > a tutte l anio-
ni d Enea , ma perche Untolo non i/prime più vnattion d'Enea
à Troia , che nel reame de* Latini , ò altroue , né più tutte , che
alcune particolari : ecco che la propofitione •
Arma uirumqueCano,
Troia? qui primus ab oris
Fato profùgus
Italiani
Lauinaquèuenit
Littora,
Supplìfie a tutto, leuando ogni ambiguità\. masfime coniampli-
fcatton , chefegmta : dalla qual perfettione quanto fia lontana
la Gterufaleme liberata fi vede dt (opra àpropofito della confor
mttàyche lapropofition debbe hauer col titolo. E cofi uè dumo, co
me dt fitte conditi om cotesto titolo ne ha duefteure e vna dub-
,

biosa ,fe tutte fette dunque le ritroueremo neltitol, Goffredo,


non
,

LETTERE
non vi ha dubbio e he merita defjergli antìfofio , Ver la prima
,

dunque è breue perche e dt trefillobi,(orgenti di tre vocali e


, ,

cinquefole e onfonanti , e la quarta glittggtugne (articolo , per


la feconda , è (fedito , non per fi veramente , rtfpetto alleffir di-

confonanti o tarde mute , ma perche acquifta velocita dell'or


, o

ticolo . Per la terza , è attrattiuo , fiper effèr di nomefatto im -


mortale ^ e celebre ,per Hifiorie Latine , Italiane , Francefile
d'altre nationi ;
per tencomio , che nefece il Petrarca , e per la
fama , ch'ogni hòrfe ne va (porgendo , mediante queHo nobili (li-
mo poema , fiperche è litoidi nome proprio dhuomo , vfitatoper
li poemi , e per tutte (opere , chefingon ragionamenti , come fi-

mi dialoghi , e lefauolofe narr ottoni , ouuenga che queflamo.


,

niera di titolifubtto prometta con e etti rari , dtfcorjì piaceuoi i ,


dirute amene
Fior, frondi, herbe, ombre, antri ,onde, aurefoaui.
Per la quarta ; e titoli prefida i nomi
in parte occulto, fiperche i
propru d'h uomini ,non rifoluon ,fe vna> e più attioni trattino, fi
perche non ifpnmon come trattino , d'onde thuom e tirato à vo-

ler chtarirfidel modo Per la quinta efigurato tnfei modiper


.

quattro figure Prima per lo leuinme^o efondo per lafòrza di


. ,

tal figura ,fatto nome di Frane efé Italiano , cioè diGaudifredo y


Gotti(redo , Goffredo . Per la (òpr eccellenza -

}
perche effendefi
trouattfenza numero , anco vai jrofi nominati di tal nome > a tut
ti sinuola ilpregio per queflo filo . Quindi per la cambianomi,
eonctofiache,à voler i/primerfin za figura , (i direbbe l'attion di
Goffredo a Gierufiale m . Ouero il r acqui ilo di Gierufalem , fat-

to da Goffredo, ouefipropone ÌAuttor della attione, cambiandofi


ilnome della proua nel nome dellaperfona , che laproua ha fatta
vlttmamenteper la comprenfione t pigliando// ti tutto per la par

te ,poiche , a dtr Goffredo ( come ben nota V.S.)par che fiprò ,

metta di trattar di tutte le (uè attioni , efolofioffirua d'vna , U


qual tuttauta per (importanza, abboffai e per lo jplendore,
ofenra,
,

POETICHE. 97
ofcurà tutte taltre, che di nuouofa la medefima figura per vn'al
tro verfo , prendendofi vrì attion fegn alatifiima per lofòmmario
di tutte : ti che di nuouofa lafìgurafopreaellen^a . Per lafefia,

perfezione ,e corri/fondente all'opera, perche tutte ftmprefe


pr erogatine > configli , maneggi , e rtfòiutioni del r acquifio di
Gterufàlemme , o dipendo» da Goffredo , o a Geffredofirtferifco -
no per lafetttma , &
'ultima che quanto manca nel titolai pie-
,

no stendimento delfoggetto dell'opera fupplifca la propojit io- ,

ne afa chiaro laprefian^a del poema Per le quai tutte cofé,


, .

V. S. potrà bilanciar l'vno e l'altro titolo , e , rtfiluerfi, e farfi in-


tender al mondo, mafime, che fpeffo fi va rtfìampando ilpoema,
doue con Piò titolo , e do uè con l'altro , la qual confusone Uà al-

l' Auttor di leuar di mety . Io fon Samfe ,& a V. S. affetticna-


tifimo., e'I dimoffraret ,fe le for^e corrifpondeffero al buon vo-
lere , mafupplirannoper me molti altri di que: apatria , i quali,
con tutto , eh ella nolveda l'honorano, e con la voce, o con lapen
na , leggendo prwata , e public amente delle operefue •
, altri rap
prefe mandole in fcena , chi commentandole , e chi facendouifo -
pra delle ojjèruationi , ira i quali ho conofiuto apiù {perimenti,
l'illusìrifsìmo ,& Reuerendifiimo Monfgnor Afe amo Pie colo mi

ni , Arciuefcouo di Rodi , Signor di buone > e belle lettere, dalto,


e purgatifimo giudttio , d'incomparabtl qualità, e virtù, L Ec-
cellente M. Girolamo Bargagli > e i Magnifici M. Giouan Fran-
cefilo Spanno e eh ij M. Belifario Bolgarim,e M.Scipion Bargagli,
gentilhuomini di buone , e belle lettere, di gran bontà, e defatto
giudi tio , e t Magnifici M. lacobo Guidi ni , e M. Lelio Tolomei ,.

giouani di bellofpirito, di buona inclinatione , e che danno buon


faggio difaper dell'animo , e d acuto giuditio . Lllllufirifiimo, e
Reuerenàifsimo Monfignor'Ale(fandrò Pi e co'omini ,già duean-,
m ,fe nepafib a migior vita , e l Signor Lelio Marretti fi traine
ne in villa. volontieri gli h aureifattati , poi e he alprimo erofa-
vngliarifsimo , e del fecondofono flato dife epolo nelle cofedi Dia-
Lettere Poet. Bb letti ca,
f
L E T.T ERE
letti e a 3 , ma vifarà anco tempo , e dìfalutar que-
e dì Filofofia

fio , e di mandar
à V. S.fòpra la morte di quello , varie poe/ie ,
che ne fon venute in luce , le anioni del Guidino » e del Tolomeo
/òpra t S- netti.
Chi chiuder brama a'penfier uili il core, &
Stauafi amor , quaft in fuo regno affifò *

Et altre co/è.
Di me non aggiungerlo altro ,fè non chefpeffo prega, efo pregar
da altri la diurna bontà , che a V, S. poiché tha dotata di tanta
eccellenza ypiaccia donarfeltce corfo dt vita . Co'lqualfine me
te raccomando infua buona gratta .
Di Siena ilprimo di Settembre. MDLXXXIU
Horatio Lombardelli*

AL SIGNOR HORATIO LOMBARDELLI


A^ SIENA.
f^j£ A replica , che fa V.S.alla rifpoflanch'io diedi alla fu*
lettera, e altrettanto dotta, quanto tngegnofa : la on-

de io cefi volontieri lodo tingegno fuo, comefeguirei


[opinione, Ho non hauejsi , ancora alcune ragioni da recar cen-
tra lefue Dice prima V.S. dì non hauer riprejo Untolo lungo
.

fèmplicemente : ma il fungo non ifpedito ,contra la qual replica


Jlimo , che poffa dirfiche ogni titolo , eo nome , o fatto di più no-
mi , non può eferfatto con altra ragione > che con quellay
tal che
che cwfegna dt formar i nomi , ma la diritta ragione delforma-
re ìnomi , ha rtfgu ardo alta natura delle co/e /igni ficate , dun-
que dee hauer lo ancora la ragione > che c'infegnadtfare i titoli?
t perche i nemt fono imagim dt Ile cofé nominate , e timagtntsaf
(ornigliano alle co(e , delle qualifono imagi ni : debbono t nomi e
ferejftuili a/le cofe nominate > e rapprejentarUct quanto fipuò , e
NOETICHE. $,%

per que/la cagione , le cofé liquide poffono meglio tjjèr rapprefe»


tate con Par ole piene di confinanti liquide , che con aleuti altre*
e Ù altre , parimente con voci compojìe di lettere , che bene efpn
mano la natura loro , le cofé dunque tarde, impedite non deb - &
bono eferfignifeate co nomi veloci , & efp e diti , ma co tardi >&

impediti più tofto . E perche la guerra fatta (otto Gierufakmme


non fu condotta alfine in pochi giorni , ma in molti meQ > e fu pie
na di varij impedimenti , quali fono accrefiuti da mepoetica-
/'

mente ,nonlepoteuaeffer dato dame ale un titolo più conuene*


uoldt quello , che e fatto de nomi com? voi dite , tardi non u , &
fp editi A quel che dite appreffò che l titolo di due parole efat
. ,

toper meesfità à differenza d alcun altro rifpondo che e necef , ,

Cario ,che di duo poemi > i quali habbian Itftefifò titolo , Cvnofia
fatto prima dell'altro: La onde fé la parola aggiunta ptr dtfferen
za e aggiunta nel tempo , nel quale egli e fatto è aggiunta per dtf
feren^a dipoema non ancorfatto : verbi gratta >fefu aggiunto
UTiranno à l'Edipo quando eqlt fu fatto ,fù aggiunto quando ni
era ancor fatto £Edipo in Colone > dunque io per differenza di al-
cun poema , e hauesfiproporlo difar e > poi eua aggiunger nelpri
mo laparola della differenza epoteua hauer confideratione non
,

tanto à quel» eh io hauesfipropoflo difar e , quanto à quel chefi


pub fare come Ih ebbe Gregorio Na^ianzeno nelfuo Chrifìo , al
,

qualaggtunfe la differenza dipattente , per eh eglifoffe differen-


te d'alcun altro poema , ilqualfì può fare di Chrislo E fé mifi.

ri cereafe ,fe (ìpojfafare altro poema di Chrifìo , mapar tu olar-


menteJe fi p offa fare altra Tragedia , direi , che la fua fuga m
Egitto fife conueneuol/oggetto di Tragedia: Sofocle nondimeno
tAiace portaflagello , non hauendo rifguardo ad ai
intitolo ilfuo

cuna Tragediafatta , o da fare percioche la perfona di Atace %


,

non par , che ci dia altro argomento di Tragedia che quel folo , :

dunque niuna necesfità tlmojjè , e forfè niuna ne moffe il Trisfi'


no,fi non quella,che portafico la nostra lingua > la qualno aman
Bb 2 do
U
LETTERE
do l'vfo de patronimici par necesfitata adefprimer con due pa-
,

rete >quel che i Grecite i Latini dicono con vna. Soggiungete poi,
che i titoli di due parole , non fono conueneuoli a Poeti } ma a gli
Scrittori dell arti ,pur ciò affai mi pare riprouato dall' auttor ita
d'alcuni di quei poeti, che adducete , la qualnon e fipiccioli che
io debba credere fenza forte ragione , chi esfih abbiano errato > e
ita d'alcun a 1tro fipuò defiderar oltre la loro^affaigra.
fé l auttor
de mi pare quella del Sannazaro , ilqual fece di più nomi il titolo
delfuo nobtlisfimo poema , e quello f/imo , che p offa bafìarper di~>

féfa del titolo Gierufalemmc conquijìata > il qu al diedi al mio pò e<


ma , e per difefa parimente di quel del Trisfino , che e , s'io non
m inganno , I talia liberata , e l'altre cofe non fino necefjarieje
poffono efiferefiottointefi . Replicate ancora a quel, ch'io dtfit :

che i poemi , ne quali fon contenute att ioni fatte in vn luogo fi-
lo , prendono il nome dal luogo , che fé quefta regola foffe 'vera ,

Virgilio non haurebbe intitolato ilfuo Poema Eneide ^percioche


(pendefei Libri in raccontar le guerre fatte in vn luogo filo , ne'l
Pulci ilfuo Morgante , mailRoncifùalle, nel' Ariofto haurebbe
dietto ilfuo Fur lofio , ma Parigi affedtata , o Francia combattu-
ta : A
quefio credo } chefipoffà rifondere > che quantunque
regola fia vera y non fegue però , che i poemi debbano prendere
tintolo da queìuoqhi , ne quali tutta Cattione non è slata fatta,

perche di quellifolamente dee effire intefa la regola > conciofiaco-


fà » che io (limo , che 7 titolo debbaprincipalmente dichiarare il
fubictto , come fipuoprouare con l'auttor ita della maggior par-
te , de più lodati fi rit tori , ofian Theologi , o Fi loffi o istori- , H
£t > o Rethort , o d'altra pròféfilone , ì quali hanno per lo più inti-

tolato l opere dalfubietto , ma ilfubietto , e , ò adeguato , o prin-

cipale , e credo che ciò fia vero nonfilo ne' Libri de'Filofifi , ma
vepotmi ancora , & in alcun altro componimento ,fubìetto ade-
guato e tutto quello , che e contenuto nell'opera PrwcipaLquet- .

lo , che e la prmcipalparte contenuta , e quantunque io non nie-


eh
. . ,

<7> O E T I C HE. 99
gbi , chefio, buon titolo quel, che dimoerà il fuhietto -principa-
le nondimeno perche perfetto e quel, che àimolìra l'adegua-
,

to quando l'adeguato nonfipuò dimofirar co'l nome del luogo


,

hanno voluto i poeti prender il titolo dal nome dellaperConaptu


toflo Jaqual in alcun modo fipuò dir fubietto , come dtffètlPe*

trarca.
Vidi vn "altra, ch'Amore obietto fcelfe
Subietto in me Calliope, Euterpe. &
aggiungo , che al poeta più s'appartien d imitar le anioni , che
le perfine-, là onde douendo nel titolo efjer dichiarato quel,ch'e-

gli intende difar e , migliore e queltitolo,cbe dichiara tattiond


Ma chi dice Italia liberata , o Gierufalemme conqutflata quan-
tunque nomini alcun luogo y lignificawfieme alcuna anione
jQuel, che poi dite , che'lpoeta non dee intitolar in vn modo , e
proporre in un'altro ; confermo affai volentieri : ma nego quel,
che mi par , che accenniate appreffò : cioè ; ch'io h abbia ab fat-
to , per e he io ho intitolato il mio poema Gierufalemme conquida
ta : e propongo il voler cantar quanto Goffredo s'adopro per fi
: e perche Goffredo fu princip al cagione dtquefia
fatto acqui/io
anione era conueneuole , che infieme foffe comprefo nella propo
;

fittone, nipiù minuto riguardo h ebbe /òpra ciò il Trifino, com'è


da voi confederato , né H omero fìefo il quale intitolo iliade , e
propofe ,

Iram panile mihi Pelidx Diua fùperbi


£)uel ì cbevltimamente adducete delle fette perfettìoni del ti-
tolo , mi pare in parte mancheuole , in partefouerchio : manche

uole percioche loft tate quel , che e quafiprincipale cioè , ch'egli


debba dichiarare ti fubietto : fouerchio , perche delle fette con-
dì t ioni , eh' eglifia breue dalle due , alle fei fillabe fedito , at-

traila* , occulto figurato , comfpondente, dichiarato, o atto a di


chiararfi : alcune non fono neceffarie , altre fipuò dubitar , che
non pano . Eprima non è neceffario , eh 'eglifia occulto , anzj. e
più
. .

LETTERE
piutofio in come niente , perciò che 7 titolo vuol dichiarare, t
figntficare , come particolarmente dimostra Ouidio tn quel
verfi.
Infpice, die titulum, non fùm pr^ceptor amoris.
& in quelli altri

Cantera turba palam titulis oftenditapertis,


Et Tua detecìa nomina fronte gerit
Oltre di ciò , pjr che contradiciate à voi slefiò, conctofiacofk

che il titolo non può efiere occulto , e dichiarato, ma s'è dtchiara


to , non è occulto , efé occulto non dichiarato Non mi par an- .

cor necefiaria t altra conditone , ch'eglifia dalle due, alle fei fitta
be pero , quando pur hauefte voluto determinare Untolo doue
:

uate dargli quellofi efio , che date alleperfettioni del titolo il qua
le è iljettenario , molto piùperfetto delfinario , oltra il quale fi

fende il titolo della guerra delle Rane , e de' Topi , detta da Ho-
mero Batrachomiomachia el Heautonttmorumenos Comedia
; '

di Ter enfio : Molti titoli nondimeno di Theologì di Filofofi, di ,


d
Poeti, e 'Hisìorici , pajfan quefto onde
ìlejfi del fé t tenario \

quantunque io conceda , che l titolo debba effer breue non lo ri ,

ftringerei à quefto numero Souerchia mi par ancora laltra


.

condizione , eh' egli fia fpedito , potendo effer impedito per le ca-
gioni , che fifono già dette . Richiamo in dubbio l'altre : Attrat
tiuo y pereh e quejia conditioneparpiù toflo conueneuole ad alca
ne cotali opere poco graui , e di poca àegnità . Dico per l'vfo del
nome , che per altro , iddio fi efio che tira a fé tutte le cofé e o-
, ,

me amato , e defiderato potrebbe effer detto attrattiuo : dichia-


rato , o atto à dichiararfi, eondofia cofa che l titolo dee più tofto
dichiarare , ch'ejftr dichiarato : Figurato , perche molti nomi
propri fin titoli dellopere , ne' quali non riconofio alcuna figu-

ra . Non veggo dunque Signor mio camion efin bora, per la qua
le il titolo di Gierufalemme conquiìiata , debba effer rifiutato da

me , non mi Jfiace anco £altro fi poco , ch'io volentieri non


l'acce-
NOETICHE. ioo
laccetaft , fel Cardinal di Lorena , ò i Princìpi fùoì fianelli con
vn dei quali ho feruitu , mo(Ir afferò di non di/predare , ch'io,

hauefit poetato della Cafà loro, e quefto tn quanto a titoli, de qua


li s' alcuna cofa volefii aggiungere » direi > eh' a me
pare di poter
rifiutare e onueneuolmen te
* quel che da voi mi dato : e quello

ancora che me dato dal Signor Lelio Tolomei, l'vno , come poco
conueneuole almiofapere , l'altro allafortuna mia : la qual,ben
chefia affai nota , nonfoììien nondimeno titolo , chefldàfolamen
te per rara (ignifcatione d'honore:Comefifi*acquando lofoftenef

fipure , che mifofier datt i titoli , chefur dati a mio Padre , non
pofio riceuerglt altrifenza noia in quefto Hata > nel quale hora
iofono ,m'e piaciuto nondimeno molto il Sonetto , chemìfcriue

effò Signor Lelio > ma più la beneuolen^a , ch'egli mi dimoftra>&

all'vna ho già corri/pollo con ogni affetto del cuore , altaltro ri-
(pondero , e fé non potesficio farfitofto , vi prego , cheme ne fu
fiate con quellefeufé , che fono ordinarie de Poeti , oltre le quali
ce riho molialtre . A Monfignor Reuerendtsfimo Arduefeouo di
Rodi , baciate in mto nome le mani , e ditegli , che io mifono oltra
modo rallegrato, ch'egli conferui memoria di me ,percioche qua
do io prima il conobbi , miparue tale , qualmel deferiuete , efog
giungetegli, e he in ogni oc cafone mi mofìreroferuitore molto par
ticolar dell lUuUrisfima C afa fu a , con la quale mto padre hebbe
molta feruitu, e particolarmente col Duca d Amalfi, che nonfo
lo in Napoli , ma in Siena , glifé e e molttfauori , come mi raccon
io in quel tempo , eh era vtuo il Signor Saluftto Mandoli Piccolo •
mini . Salutate ancora m mio nome gif altri Gentiluomini e ha
mtenomwatt > e fategli certi , ch'io amo tanto cote/la Città, e he

in ntuna compagnia vorrei vtuer più tosìo che nella loro , e par-
ticolarmente del Signor Marretti, del quale ho conofcen%ay ne fa
m&ita (lima : Vedrò molto volentieri alcuna lor poefia, efonomol
to obligato alla loro cortefia , che facciano tanto h onore alle miey
quanto neper la lorperfettione neper miofaper meritarono già
mai:
LETTERE
mai : il Signor Iddio faccia felice cote/la nobtìis fima Città , e
V.S. particolarmente.
Di Ferrara li 2 8. ài Settembre M DLX X X 1 1.
" •

AL SIGNOR CVRTIO ARDITI O,


A MANTOVA.
v

ERC H E V.S. maffomighò ne'faci verfiadHome*


ro y vorrei poterlo ajjomigliare particolarmente nella
maniera del lodare ;
percioch egli loda [blamente i
morti > nonfi memione y/limandoforfè', cheque/le lo
e de'viui

difi conu erigano al lufinghiero , quelle algraue Poeta il qua & -,

le con la memoria de 1 paffuti honora 1 prefenti > e dìmoflra loro


queU che debbono operare ma chi può negare alcuna cofa al
,

Signor Arditio f ilqual nimis uult, quicquid uult; così volefi

fe tanto per me quant'iofarei per fruirlo ma non è ragionevo- ;

le , eh 'egli defideri alcuna cofa irragioneuoìe , quantunque la ri


cer chi affettuofamente. Dunque alcuna ragione ci deue perfida
dere a lodare 1 vini , e quelli , che non fono anchora nati ; e
fé le
communi lodi appertengonoalla concorAia , alla pace ,& alla a-
micttia de lo dat: ^volentieri debbo lodare in queflaguifit\ perche
niuna più dolce, e foaue armonia safolta di quella , nella quale

fi temprano 1 verfifatti inhonore di molti Principi grandi\ e va


lorofi e muna maggior diffonar/^a la potrebbe di e mperareiche
fi
l'odiose la difior dia , e l' inimici tia de gli hon orati :farò dunque
ilfon etto che mi richiede , e lo porrò nel concento , nel quale fono
Italiani, efiranieri mefcolatt infume : e quefto bafii per fegno,
ch'io non ho voluto , potuto negare , e vorrei , che molti pren-
defiero efjcmpio da questa miafelicita non dalla tardanza delf-
;

effèquire : perche l'vna è volontaria ,e l altra neceffaria per tan


te cagioni , che darebbono ampia materia a lettera afiai ptu lun
ga > che non e quefìa , ch'iole fatuo ; e votjete vn di quelli , fé
non
NOETICHE. idi
mn ntìnganno , chefacilmente mi concedercbbono quel ch'io ài
mando, ma non per ejfèmpio, ve n'habbia dato , perche l'ha
ch'io

prefopiu lofio dalla vojira cortejìa ,la qual credofermamente*

che debba ejjer conforme àfefteffa nel farmi ricopiar la canzone


della gran Due he/fa, che farà chiùfa in queHo piego^nel mandar
la al Sig.voflrofratello, nelprocurarne la rif]>ofra> e nel cercarla.
. parimente dell altre lettere , ch'io hofcritto,acciochefìano tanti
gli oblighi miei quante le mie dimande, e multiplichino nonfoia-
mente co attenta con le par ole, fen za le quali miparrebbono mu
f
te le gratte. E voi fapete,che la prima ete/se e l'obietto del vedere»
la feconda poi dell vdireja terza dell intender e ,la onde chi dona.
e non accompagna il dono co detti gratiofi
»fà imperfetto quefto
bel numerose i voHri vffici debbono efferpiem di perfezione , e i
miei di gratitudine. Pero quel, che mi comandate, nella ri(pòfia
d'alcuni dubbi] fiofatto per compiacermi fen za queHo conuene
mi rifletto, non Ihauretfatto effendo molto contra la miafi disfai
tione,per aoche del mio sfortunato Poema, ofi dee tacere, o feri*
uer lungamente^ lofcrisfigià nella mia fanciullezza alcuni di
feorfitn quefto (ùbietto molto prima , chefoftero Rampati, e ch'io
vedesfii commenti del Cafleluetro, e del Piccolomini foura lapoc
iica,edapoi molte lettere con gran dimefticche\za,e con picciolo.
confiderattone,e molte cofé ne ragionai con gli amici,e molte co'-
patroni, onde niuna oppofitioneforfe mifipoteuafare , ch'io non
hauefi preuifta, non hauesfi, ofritto, o parlato,
e della quale , io
ne so bene selle mifianofatefatte, e quante, e quali, da qual&
perfona,& in che tempo,& in che modo, ma fé purfon molt e to-
rniofimo, à tutte rifp oderei volentieri-^ fentendomi alcuna vol-
ta pungere con tarmi iftefe , eh'iofoleua adoperare non volendo,

ricorrere a quelle de gli auuerfari , non farebbe inconuentente


ch'io nefacesfidt nuouo,nodtmeno voglio più toflo cercare di fel-
trarmi a colpi in quella gmfalche V ,S. leggerà, ma non muto la de
liberatane di mutare alcune parti del mio poemafé mifarà con-
Lettere Poet, Ce ceduto,
L E T T E R E
€eduto,& d"tnna\\are,& daccrefcerlo di quattro Libri, d'aU &
cun centennio di ftanfacbefarà giunto ne' Librici qualifi leggo
nojna l'opera e lunga, e io fono affaifan co. Mi fono dimandatele
mie le tter e,pero V.S.faccia conferua di quelle , eh io bofrittele
di quefla perch'io non poffo durare lafatica diferbarne copia. Ba
ti in mio nome le mani al S. Giulio, Ce VW*felice.
Di Ferrara il dì 2sJi Febraro> del MDLXXXV.

Primo Dubbio. Non pare prìmìeramente^che il Sig.Tafio


dou effe pigliare per fògge t io del] fuo poema vna hifiori a nota fe-
condo ifuot particolari^potendofi dubitare
fé qu efia fua con uè ne
ttolfoggetto di poe(ìa:perche,ofarà detta dalpoeta,comeJlà apu
to,fen%afcoJìarfiàalla nottua particolare,che fé n'ha per thijìo-
ria,& in queflo modo non farà differente dall' fattorie o, come af-
ferma Artfìotele, ouerofarà trattata diuerfamente alterando e ,

mutando i particolart^cbefcriueChiflorico, e coffarà tenuto bm


giardo,potendo chififa , vedere co' paragone la falfità ,per la
l
qual ragione pare > che fi poffa dubitare , fé bene habbia fatto il
Signor l'affo , Oltrache,per quel,ch'io credo >Homero, e Virgilio

f refero à trattar anione nota/olamente nel fuo vniuerfàlejau-


torità de'quali aggiunta alla fudetta ragione mifa refiare co?}
qualchefofpenfìonei fenz,a fapermi rifoluere in quella materia.
R i/p. Dunque Ihifloria ignota ( perche altrtmente doueua
dir Coppoftorejdeeprender lapeefa per fòggetto-Ma ilfogge tt 9
della Heroicapoefia deue effer illuiire^ la hifloria ignota non e il-
htsire , dunque Ihijhria ignota non e conueruuol foggetto della,

foefa Heroica.Se thijloriapuo dare in mudo alcuno(oggetto alla

foefia^della qualparliamo, conuiene, chefa l hiftorta conofciuta:


ma che pòfa darlo l'tnfegna Artftote. quando egli dice, che* lpoeta
fcriue le cofe,o come[oriolo cerne fon dette, o come è conuementey
che [tam\percioche le cofe,come elle fono , nonJi leggono in altri,
che negli f
hiftorici , e fé offe vero quel»che dicono gli auuerfarij,
chel
NOETICHE. ioi
chélfoggetto del poemafi douejfe prender dalla famafidamente
farebbe vano,efouerchio in quefta dtfiintione d Arinotele tlpri -
mo, e/terty mebro, e [cibasi ar ebbe quel di me\o. Oltre di ciòfi /'-
hiftoriatoilieffè alpoeta l'occafione di poetare: farebbe difi ruggì
trice della poefiajna Ivna arte non di/ir ugge Ultra, ne l'tmpoué
rifcejma l'aiuta più tofio,e la fa più copiofa, dunque s' alcun foura
queflofondamento ha fondato nouo edificio, cerca di rumare l'a-
iniettiate la congiontione Jaquale efra l'arti antica ,dr vmuerfit
le, e commune a tutti ifecolt,a tutte lefituellefero ben diffe tino-
ftro Poeta.
Di Poema digniflìma , e d'Hiftoria.
Ma pigliando vnaparte >e laltra della contradittione, conia qual
moflra l'oppofitore,chel poema nonfipoffa formare ni in que'sle

modo,ne in quello,dtco chefpuòfar nell'vno,e nell altro, e prima


}

nei primo per ci oche vna cofa medefìmapuò confiderarfi diuerfd


mente J'artifono diuerfe, nonfilo perche prendono diuerfit mate
riajna perche la conftderano,o trattano in uario modo.DÙque le
cofe medefimeje quali l'hilìorico confiderà come vere, ilpoeta le
figlia come verifimili ,&in questa guifa eglififa differente, ne
fiimofconueneuole,chelvero,per altro ri/petto fia verifimile ,per
cloche fé' l vero nonfojfi al verofimigliant e farebbe difitmiglian-
tejna non e difsimigliante,duquc ìfimigliante,e ciòfia detto per
diféfa dell'Africaferuta in verfi Latini dalPetrarca^allaqualdi

féfa perla rtuerenz,a,ch'io portaifimpre alla fua gloriofa memo-

riamo mifentiua obligato.Hor vegniamo all'altra parte, et alle ra


gioniproprie di queflo artificio. Bice toppofitore, cheipoeta mu-
tando i particolari,far a tenuto bugiardo } & adduce queflo^ come
inconuenientejlqual non parue ad Ansio. ehe dtjfi Homeropri-
ma di tutti gli altri hauere infegnato à dir la bugia, non è duque
la bugia quella t chefi bi afima.maforfè la bugia troppo mantfefta,
la qualficonofcepi'u tofione'fizgetti nuoui,che negli antichi ^per

quefia ragione,fi Homero prima c'mfegnò a dir la mcz,ogna>deb


Ce 2 biamo
L E T T E R E
hiamo confiderare/e le cofé da lui fermefeltro delfuo tepoìopur
lontane per molte e criteri aia d'anni,come e più degno difide. Ag-
giungerei à queflo>cbela bugiala qualfignifica^non èpropriame.
te bugia\perche rio e propriametefal/ìtà, non è duquefalfo ti mio
poema perch 'èpieno dallegorichefignifcationi.Vttimame te laut.
3

torità, ch'egli adduce fé gli può ritorcer contra, perche le cofe> le.

qualifcriffeHomer o,furono [critte ancora per Darete Frigio >e£.


Dite Cretenfejl'vno de quali almeno fu prefente alla guerra Tr&
iana.Élpaffaggio d'Enea, e le battaglie fatte in Italia affai parti
colar mente narra Dionigi Halicarnaffeo^e perche non voglio ne
gare à no siri colfilentio laut t or ita, quali htjloriefonpiu note di
quelle delle quali il Petrarca prefé il /oggetto d alcuni trionfi e
que'ito baftt al primo dubbio.

Secondo dubbio. Di Rinaldo introdotto nel Poema co-


me fatale all'efpugnatione di Gicrufalemme,non fi fa me
tione alcuna nell'Hiftorie , onde dubito,fe fìa ben fatto il
rapprefentarlo nel poema come caualiero primario, fen-
zail quale non fi farebbe potuto condurre quell'imprefà
a fine, &
fé alla unita della fauola fi ricerca l'unità della
perfona, come pare, ch'accenni Ariftotile, come di ciò &
hanno iafciatoeflcmpioHomero, eVirgilio,non troppo-
ficuramete fi potrà dire,c'habbia fatto il Sig.Taffo, intro
ducendo due Caualicri, quafi egualmente principali, pei*
condurre à fine la liberatione del fepolcro.
R ifp. Di Reginaldo fifa ndl'hiUoria mentione,e Rinaldo da Re
gin aldo /tè ditto con quellamede/ìma figura,che Goffredo da Got
tijfredojlqualvoi chiamate con quel nome >ckeforfè fu da me ri»
abbomtoper limi fattone de poeti antichi. Hor dico injìeme con
S.Agoft. Si quis ergo res humanas fato tribuit, quia ipfam
Dei uoluntatcm,ucI poteftatcmfati nolnine appellat/cn
tentiam teneat;linguam corrigat,? correggiola mia lingua
non dubito d ottener la/ènten^a. Ouepoi dice l'oppojttorcche da
me
NOETICHE. 103
me fono introdotti caualieriquafi egualmenteprincipali, ri/pon-
do, eh affai maggiore eformato l'vno de gli altri , onde in quefta
parte non mi allontanate a molto da H omero , & haueua delibera
to accrefiendo l'orditura dell'operafar le cofé piùfimiglianti.
Terzo Dubbio. Dubito ancora, fé ad una imprefa fanta
qual è quefta,fia lecito d'aggiungere epifbdi di cofe prora
ne non n'eflendo di ciò,ch'io fappia, eflempio alcuno.
Ri/p. Ilprofano s oppone alfinto, la ondefi ilfanto è quellapar
à Diojl'profanofarà quella parte dell'
te delgiuft anch'appartiene
Dunque gli amor intuito che
ingtufio, che riguarda le cofé diurne.
debbano ejfer moderati perche no peccano contra la diuinità, no
fino dirittamente contrari alla fantità, ne fono profani propria
mente. Mal'idolatria, e l culto de 'gentili e veramete profano^ dal
quale io mi fono affai guardato, e più mi guarderò , per cloche ho
p enfiato di far alcune allegorie più conformi alle noflre ma non e
,

perbfènza alcun efempio ne moderni poemi la profanità ,percio-


che profano e nelpoema del Sannazaro il Giordano, e profanifo-
no t Dei Gentili nelCofiante y e molte cofe profanefono me [colate
in Dante fra lefiere . Infomma vana perauuentura è qualche
parte della miapoe/ìagiouenile , non profana, anzi più tofio , ne
profanaci vana perche non efenzafìgntficatione. Efi n eli'hifio
riefiere fi leggono gli amori di Tarbifigliuola del Re d Ethtopia
con Mofe,di Berfabe con Dauid, ài Chosbi Madiamte con Tarn-
bria .egli abbracciamenti di Salomone cotante concubine pub
fi
tolerare facilmente alcuna fimile inuentione nel mio poema la-
quale e dirizzata à buon fine , & a lodeuole , efa quell'effetto di
purgargli animi, tanto necefiario nella p ocfia
.Quarto Dubbio. Mi par ancora degno di qualche confi
derationeilcoftumc rapprefentato nella perfona diAr^
gante come ambafeiatore, facedolo uiolare la ragion del
le genti con diuentare di meflaggiero nimico , e facendo
«dia prudente rifpofta di Goffredo replica cofi rifoluta,
fenza
. .

LETTERE
fenza ch'appara inditio^ch'egli haueffe di ciò ordine al cu
no.Ma chi uolefTe difenderlo come Caualiero iracondo,
impatiente,efprezzatore,haurebbepoi da acculare il Re
d'Egitto, il quale elTendo defìderofo di pace non doucua
far elettione diperfona,da cui fi poteua temer ogni diftur
bo.,& effetto in tutto contrario à quel, ch'egli intendeua,
il che farebbe forfè flato poca pru denza

Rifp. il cofiume d Argante non è cattino affolut amente mail ;

più delle volte fi mamfefla generofò , e magnammo : e s'egh fit


qualche violenza alUragione delle genti,èfmile,eguale,e conue
niente >cbefon taltre conditioni ricercate nel cofturne. B lafuper
bia,ci modi,ch egli tiene fono ctformi a quelli >ch e fono vfati da
gli infedeli, E' l combattere non efen^a ejjempio de i Legati Roma,
ni . Et in conclufìone non hauendo io voluto in lui formar l'idea
delperfetto caualieroJeimperfettionifònOtO conueneuolij necef
farieyó' accrefeono laperfettione di tutta l'opera. Ni fi può bia-
fimare lelettione del Re dEgitto,percke in quella occafione dopa
le parole erano afidi neceffarii fatti : Efepurfìpoteffebiafinare
non bauendolo io propojìo per effempio degno di efquifita lodcjjo
confeguito quelle h'to voìeua*
Quinto dubbio. Sto Umilmente irrefoluto dellapcrfbna
di Ràbaldo,il qual effondo rapprefentato perfona di cat-
tiuo coflumenon riporta poi di ciò caftigo alcuno.
Rifp. Se foffe neeejfano, chele perfine di cattiuo coflume fèmpre-
riporta/fero caTligo -, Paride Ibaurtbbe riportato , & Pandaro
rompitore de patti farebbe flato parimente nell Iliade ned Emi r

de Stnone traditore : & in alcuno de' no[Ir i poemi Brunello ha-


urebbe hauuto qualche pena-deifurto. Ma Paride non riceue al
tro cafligo ched'efser meffo ignudo nel letto con elena. Et Pan- H
daro non e punito delfuo fallo. E Brunello,per guiderdone dtlla-
nello,& dell altre cofé muoiatele fatto Re di Tingitana . Dunque
no e neceffario t cbe sepre il caftigo demaluagifi legga ne poemi
Jppref-
NOETICHE. 104
Appreffo s'egli foffe necejfario ch'ogni teditiagio rìceneffè ca-
ligo, non è necejfario che'lrtceuafubito: pèrcioche
La fpada di la su non taglia in fretta.
Come dice Dan te, e Diofpefie volte ritarda la pena-per conceder
tempo alpentimento e don e nonfegua la penitenza, non manca
;

il e alligo. Pero la morte d'AleffandroJa quale nonfile^ge ne 1 li-

bri d II omero, e poi deferma in quelli di ^Calabro. Et quella di


Vandar che nonfitroua nel Grecofinarra nel Latino poema.
le pene di questo mondofino medicina : ma
Oltra di ciò tutte
quando? peccatifono immedicabili non hanno hifógno deffèrme
t

dicati, ma fon puniti con eterni tormenti .-però legge in Plutar


fi
co >chefin tre purghe ,colle quali l'anime fon purgate: alcunefin
punite nel corposi quale è breuifiimofùpplttio,e dato con manie
ra manfueta: altre la cuifi e ler aggine e maggiore fonpunite do-
po la morte dal demonio: & quelle, che afattofino immedicabili
fono rapite alla pena dallafuria mintfìra d'AdrafliaJa quale e la
figliuola di Gioue,& della Necefiità. iste quefla dottrina è molto
diuerfa da quella che 1 noflri Theologt etnfignano delle pene del
Purgatorio, & dell Inferno -.perche le prime purgano tanime me
peccati con l'altrefono cafiigati eternaméte color o, a i quali per
impenitenza dijpirtto non fu perdonato. Vlttmamentefe la feli-
cità e premtOyl 'infelicità e pena , ma la felicità è intrihfico della
virtù, dunquel infelicità e pena interiore al vitio . Ma Rai aldo
era vinofi, ni (olvitiofojnafcelerato, dunque era punito. Ne la
morte e maggior pena della vergognatane più toflo la morte rio

epena dei rei, ma line della pena^& l infamia è nonfolcafligòjna


grandtfimo castigo. La onde Rambaldojl quale echiamato tra-
ditore :dtuenuto drudo dvnafeminapagana^e coftretto à lafciar
ladifefa dell' amata,& fuggir uergognofamente>riceue maggior
caftigo della fceleraggine, che non farebbe slato la morte iìteffa .
Se/lo dubbio. Nella diuifion dell'acque, che fa il fàggio,
quando iìprefenta innanzi àCarlo,& Vbaldo,dubito,fe
per
LETTERE
per Magia naturale fi pofTa infondere tanta uirtù In quel-
la uerga, c'habbia potenza di far colà fopra l'ordine della
natura, com'è il ritiramento dell'acque, no mi parendo
poflìbile, che ciò pofla farli per uia naturale. Né mi par ve
riflimilcche in quei luoghi fotteranei hauefTero da trouar
fi cento, e cento miniftri pronti al feruitio de i Caualieri

con quel regio apparato,


Rifp. il dubbio appartiene all'arte magica , non alia poetica :

nondimeno effendo proprio delle naturali il congregare , ti


co

difgr egare nonfi dour ebbe dubitare, ch'alcuna virtù naturale
nonpofiafar quefto effetto.

Settimo dubbio. Che Carlo , & Vbaldo tornino in così


breue tempo da luogo lontano qual'era quello,doue Ar
midateneua prigione Rinaldo, non fi rende in tutto ueri
fimile, perche hauendo porto quattro giorni nell'andar
d'Afcalona allo ftretto,non par poi ragioneuole, che nel
l'iftetfò /patio poteflero tornare da quell'Ifola alle mura

di Paleftina,effendoui tutto quel uiaggio dipiù ch'e dal'


l'Ifole Fortunate allo ftretto.
Rifp. Voi mifitrate ti viaggio con le mifure troppo efquifite,&
iofin molti anni, che non ho riletto quefia parte del mio poema ,

ma nulla monta\perche quelcorfo e guidato dalla fortuna,com-


iofingo M quale e incerta,& inconiìante^nefempre egualmente
procede co'lmedefimo tenore\e s altrimenti il defcriuefit^nonfer
uarei il decoro della perfina introdotta per nocchiero.
Ottauo dubbio.Defidero finalmente fàpere di qual cufto
de intenda il poeta in quei uerfì,
In tanto Armida de la regal porta
Vide giacer il ficr cuftode cftinto.
Non fipotendo raccogliere da luogo alcuno di fopra '> ch'i due Co,
ualien hauejfero ve tifi quelcu(ìode aggiungendo a tutto quefio
che l'Epi/odw di Ermtnta>e Tancredi par, che lafci defiderto di

qual
;

*? E TI C HE. ioj
qualchefine oltra quello, e he gli dà il Poeta ma queflafe bene da
qualche d'vnoe filmata imperfettione , potrebbe forfè iìimarfi
perfezione da chi meglio di me intende le regole dell art espe-
rò mi taccio^
Ri/p. Si vedranno in/teme tutte l allegorie: ma rifpondedo atl'op
pofitore iofiimo , che in quesìaguifa altri potrebbe dimandare
che auemffe di Caltpfo,che di Circe ,che di Andromache,che del
la figliuola del Re de Feact> che di tante perfine, chefo,io forma
te > nell'uno, e nell'altro poema più lodato da Greci,e nell'Eneide
eh' e lo fplendore, eia gloria della poeftaLatina.Ma dell arte degli
Epifodifcriuero con migliore occafione. .

AL SIGNOR HORATIO ARIOSTO,


^FERRARA.
Vando anche levo tire Ban^e mi fojfèro fiate moftre
[otto altro nome,chelvofìro, Ih aurei nondimeno per

volìro parto conofciute,tn quella guifa, ch'alcuni


fi-
gliuoli/ono riconofciutt alla famigliala, e h ano co ipa
Àri'peroche in effe non folofiuede l'tmagin deluoflro ingegnosa
alcuni quafi lineamenti ancora delvofiro cofiume ; ejopra tutto
appare in loro l'affettione,che mi portatela quale non vorrei p e
à
rb,chefojfèttata cofiftraboccheuole, che uhauejfè tra/portato
darmi laudi forfi mtempeftiue,ma certo fmifurate:perchefe be-
ne io amo d'efiere laudato, e mafitmamente da voi, che nella fan'
e iutiera meritate già le laudi >che (ì conuengono alla virtù viri
mi (fiactrebbe nondimeno, che con le mie laudi fofie conviun
le,

to alcun uofìro biafimo:E,per uer dire,nonfènz,a biafìmo da» da


ciaf temerità potete prepormi à tutti %li altrifcrinorile di que
fio voftro ardire temo più in vosho fermalo, che di quello,che vi
pare hauere vfatofouenhio nelle metafore\pero che quelle, qua •

iunque eglifijia,non èperofèn^a la difefa di molti grandi ,& ili»


Lettere Poet. Dd ftri
LETTE R E
fri matfìri dell eloquenza , con lafior ta de i quali e meglio per*
y auuentura t errare, che per le vie e alpefiat e andare J dritto ea*
minò con la guida de i pedanti, ma quefìo con quale auttorttà ,fi
difende ? jotto quale feudo fi ripara fé nonforfè[otto quello d'-
Amor e?purfi voi, perche molto mi amate vi fate lecito il lodar-
mifinoderatamete 3 a me per la mede/ima ragione fi conceda che
mode]}amente vi riprenda. Strano guiderdone pare in vero il re
der riprenfiont per laudi , ma queftt effetti cofidiuer/i deriuano
nondimeno davno fteffo principio, e fi volgono al me defimo obiet
to, che fi voi laudandomi haueteper mira la mia gloria, &
io in

qutfie mie riprenfiont altro berfaglio non mipropongo, che la Vo


flra riputatane ,la quale ,come ci può efere,fi voi ,an^i fanciullo
che gtouane,volete nonfilofedere afiarana, e giudicare,mà giu-
dicarfalfkmente, ma giudicar tirannicamente la lite {fé pur vi
chi la muoua ) e della degnità, dellafupertonta del grado ? e voi
pronumtate fént enfia àvefiglio, e voi bandite indifferentemente
tutti gli altriferiti'ori? hor non v accorgete ch'offendete me in-
fime con gli altri:fé uolete me far primotbifigna che vifìa tifico
do,mafi tutti glifacciate, fra qualifaro io primo? chi vide mai
primo finT^afecondo?fin le leggi, non diro dabijfo , ma di natura
cofi rotte t
O è mutato in del nuouo con figlio;
foco obligo v ho veramente d hauer e,poi che da voi finfatto
Me d'un Regno voto, e Principe dvna Ktfubltca abbadonata,ma
prima
ver/o ilfine delle vofir e flange , quafidtmenttc atout della
fintenzafin^a altrimenti rime aria , diuerfameme fen tentiate-,
fjr imitando forfè lantica vfanz-a,o legge dell' Gfìractfmo, fecodo
la quale e* ano man datifu or d Athene ipiu eccellenti per vtrtùy
eper gloria, me , che già tale hautte , voflra merce dichiarato»
[cacciate non da vna Ctttà,o da vn Collegio jma da tutto qfìo ma
do inferiore, e tutti gli altri vi ritenete e voi fra gli altri vi me-
,

ft alate /volete eh iofctolto dal mio velo > volt foura ti Cielo ,non e
quello
POETICHE. io<s

q uèfio vn.ve rìdermi? & vn voler th'io fia.


Del'humana natura pofto in bando ?
H
or fatinogli Angioli fi fatte cofé ? dimandò la buonafemìna
da Cà Qmrini , & io dimando fanno verfi ù' Intelligence, o gli a-

fc oliano 'Se la virtù della poefia m'ha daliare al Cielo, non è ne


f •

cefjario che mi (poetate del corpo > an^t e necejario che no me ne


(pagliate,pero cheHpoetarefe ben mt ricordo quelch'vdì vngtor
no à cafo nelle noftrefcole , e forfè da voi me defimo Sig, Filofufo,
non e operano ne dintelletto féparato nefpuo e gli fare fénz^afati
t

la(mianz>i chi ha più bifogno de'fantafmi che'lpoeta ? o qua* fu-


mai buon Poeta in cui la virtù tmaginatrice non fbfie gagliarda?
e che altro e ilfuror poetico , che rapto , che limaginattone fa di
noi ? voi mentre mi togliete il corpo , mi togliete in confluenza,
quella gloria poettca,che vtuenàopojjò acqui/iare Mia quale s'k
<quelìo modo mi prwate,che pòfio dir altrove non
Egregiam uero laudem,& ipolia ampia rcfertis l
Ma direte ao ti do in contracambio la gloria del Cielo. Non vi ha
fi a dunque tbauerfedutopro tribunali in Parnafò, che voletefar
ut anche giudice in Paradifo , & effer difpenfator de 'premi che
colàfi danno alianime ben nate? guardate che quello ardire no»
mentì altro cafttgo che quello,che pò/fino dare le sferre de'Criti
et, & contentateui dhauermi coronato, fènz>a voler deificarmi,
chto non rìcufo la corona poli ami da vngiouenetto,poi che Febo
ancorafi dipingefifatto. Ma che dico io? Se quella Corona è vna
di quelle, chefi donano à chi non ignobilmente ha poetato, cofi co
me non oferei dattrtbularmì , cofi offertami non la rìcufo Ma fé .

voi, dopo chauete occupata la Tirrannide d H'elicona volete ri *

formar le leggi anttchijsime; ne vi piacciono tante corone ,ma di-


fir uggendo tutte laltre, v ria fola ne riferbate per premio de II'ec-
ce lléttflimo,e delfoprano,quefla riè anche offertami,accettarei io
da voi. Ella già dalgiù ditto de dotti , e del mondo, e dalparere, no
che d'altrt,di me ileffò, ilquale , fé non annoucratofra dotti, non
r

Dd 2 deSbo
LETTE K E
debbo almeno e/fere efcìufo dalmondofc (lata pottafòura le ch'io*

me dì quelvo/?ro\a cuifar ebbe più difficile ti torta, che non era ti


torre ad H ere ole la ma^za. Ardirete voi diftender la mano in
quelle chiome venerabtltìvorrete effer nonfilo temerario giudi'
ce,ma empio Nipote fé chi poi da mano maluagìa> e contaminata
di fceler aggine riceuerà volontieri ilfegno ,e forzamento della

fùa virtù? dunque ni da voi io l'accetterò^} per me tanto ardi-


fio, ma tanto non defederò. Quel buon Greco, che vinfe Serfefole*
uà dìre,cht trofei dì Milttadeffeffo il deftauan dalfinno,ne que-
Jlo gl'i auuenìuaper che difignaffe egli di/tru^gerli, ma perche de
Jìderaua daliarne per fua glorta altri a quelli, o eguali ofimtglia
fi ,& io non negherò che le corone Scmper Florcntis Home-
riparlo del voflro Homero Ferrar efe^non m'h abbianofatto affai
fteffò , nodes uigilare ferenas non per defiderio
, y
ch'io h abbia
mai hauuto di sfiorarle,o sfrodarle jnaforfi per fouerckia voglia
dacquifìarne altre fé non eguali, fé non fimilt,tali almeno chefof
fero per confèruar lungamente il ver de,finza temere (vfero le uo
Jìre metafore ) il gelo della morte . Quefio è slato ilfine delle mie
lunghe vigilie , il quale s'io configutro, terrò per bene impiegata
ogni mia fatica finì)) mi confilerà l'effempiodtmo'ttfamofiiiqua
li non
fi recarono à vergogna il caderfitto gradi imprefe.Hofat
to quel^chefu mio proponimelo, cioè riprefiut,ma certo l'hofatto
alquanto più hberamtte,che non mhaueuapropefio, efor/ich'ìo
non doueuajion hauendo riguardo alla h umiltà ,per non dir alla
tir indegnità dilla mi a perfon a; ma mifin lafiiato tra-
b affetta,
fportare nonfolo dal molto amore , che viporto\ma anche da vna

mia antica vfanz>a, della quale dopo tati danm rtceuutme, ancor
non mi pento. Voi fé vi pare rtmproueratemi quella sleffa tnconti
nen\a,della quale io vi accufo, ch'io più vo font ieri vdtro rimpro
aerarmi le mie colpe, che non ho letto le mie (ouerchte lodi o per ,

dir meglio le ma cono/co la voftra foffèrenz>a,e so che


no mie lodi,
fole te prendere tn grado tutto ciò , che da me vi viene $ che non

dubita
?0 E T I CHE. 107
dubito d'h duerni offefi ,e fé ftimo y chefiniti alcuna tur bation da-
mma habbtate fijferto ch io vi riprenda >ben credsshepiù fàcil-
y

mentefefterrete>ch io vi configli. Dico dunque che non douete ri


formar le antiche leggi di Parnafo, Molti fono colà igradi>molti i
premij ,qual maggiore , qualminore, qualpiù qualmeno gloriofo-,
ma tutti pero gran di\& honorati,nb vogliate ridurre q uèfia mol
mudine advnità , efar che chi non è tiprimo, nonfia in rerum
natura,^ queslo altro non far ebbe, che vn'annuflare le Mufe,t
l'arti ,e gl'ingegni ,e voi di nulla farefle giudtce,e di nulla riforma
tore . Ne'contrafii del corpofono propoflt premi no filo a iprimr%
ma a i fecondi , &a i ter\i>e dato il Tauro ad Entello vincitore-^
rtceue Darete.
Enfem atque infignem galeam fblatia uicìo.
Perche dunque nelle contefé dell'ingegno , ouefe il vincere e più
gloriofo ,it perder pero non ha in fé vergogna alcuna ,nonfi debbo
no parimente oltre ilprimo^molti premif proporr e? ben e he io non
'

difendo in questo campo quafmuouo Darete , il quale.

Caput altum in pradia tollit.


Oftenditquè humcros latos,altcrnaquè iacìat.
Brachia protendere.
Sìa pur lunge da me queflo orgoglio, e quefla giouenil confidenza,
feda per me, e firipofitlvosìro vecchio Entello^ ch'io non lo con-
firwgo con importuna disfida ad al^arfi dalla fùa fède, maìhono
ro,e me gl'ine bino>e lo chiamo con nome di padre ,di mae/ìro.e di
Signor e>& con ogni più caro , &
bonorato titolo, che pojfa da ri-
verenza da offe tt ione effermi dettato ma s'altri rt e hiama in
, ,

dubbio lafùa palma, s'egli vuol di nuoti cot edere,per vincer di


nuouo:io,quafi uno di molti nelgioco delle naui dico fra me Ueffo,
Nec iam prima peto Mnefthcus: nec uincerc certo ,
Quamquamto fed fupcrent quibus hoc neptune
,

d edifli
Extrcmos pudeat rediifle.
Chi
LETTERE
Chi pai) condannare comefuperbo quefio mio modeflo defiderio?
èchifa, che dinieghi ilpremio chefu conceffb a Mnefieoì vnà
,

lorica dico,premio^coueneuole almo bifigno,chemi difenda dal*


l 'armi de gli inmdi, e de maligni , Ctnganfipur le tempie di lauro
aluoftro CÌoato, efia dichiarato vincitoremagna preconis uo
cc,negià moka il trombetta, poichéfa l'officio lafama, ma fé puf
mancaffe\io mi offerirei,chefe ben non ho la voce di Stentore.fiè
rarei nondimeno di parlar fi alto , che m'vdrebbe tutto ilpaefe,

Ch'Apenin parte, e 1 mar circondale l'Alpe.


È che cofa direiioì Diret
Rime d'Amore, e uerfi di Romanzi?
Souerchiò tutti,elafcia dir gliftolti.
aggiungerei
Cedite Romani feriptorcs cedite Grai
\

Et intonerei per concbtufione


Honorate 1 altiifimo poeta.
Ne già credo,che per efjermifatto trombetta,mìfi toglieffi l'efief
ami oh erato tra coloro, eh e hanno contefi ,dr ilfèderfe non nel tuo
go di MnefteOiOlmeno in quello che da voi mifoffe affignato. Hot
>,

fé tanto
mi amate, quanto le voUr e parole, egli effetti ancora di-
inoflrano,attribuitemi quello, che mifi conuiene ,e feemando Ufi
iterchio delle laudi datemi,fi volete ch'io me ne vetta, rendetele
froportionate alla mia mifura , altrimenti cofìfaranno da me ri-
fiutate come ricuso Socrate l'Oration di Ltfia,affomtgliandola ad
vna /carpa bellafi, ma poco accomodata al pie di chi do uè a calcar
fine.^uefio e il configlto,ch'io vi doy e s at configli poffino gtugert
futodifórz>a le preghiere, io vi prego per le leggi dellamtcttia, he
quali non finofiate mai da me violate ne co l'opere,ne con le paro
le, ne co' Ipefiero, vi prego dico, che vogliate in gufa h onorar miy
che l'honorare nonfia men teftimonio delvoBro giuditio ,che del
la vofira beneuolenza verfo me, quefio teftimomo haurb io caro,

di quefio mi vanterbj altro gr^difco,filo inquanto efegno damo


re,
7» %T I C H E. 108
reynA nota inquanto efegno et b onore ìlor rtmarrebbt^che io di
.

cefi alcune cofe intorno al giudi t io , eh e voi mede/imo fate delle

vofire Sìanz*e<,vituperandole, come piene di metafore ardite ,e d'-


improprietà ,e lodandole, o pur anche vituperandole , che io non
V'intendo bene,come compofìe difille difégudr>mn troppo lungo
/oggettofarebbe ilparlare dell'egualità dellofide, e della proprie-
tà , Diro dunque (olo alcuna co/a dell'ardire delle translattoni>a
pur dell'ardire in vniuerfale.Nonntego t che non etfiano nelle vo
(ireflange alcune forme di dire , ch'io huomo audacifimo non mi
afsi curar et d'vfare^mafe l effer audace non è riprefo, mafi l ejjèr
audace tn[eU cernete, perche nondeuefperare ilStg. tìoratió% che
ognifùo ardire gli fu e cedafelicemente ? Sei antico Horatto fu
detto f«eliciter audax: perche il moderno nonfipuò promettere
la me de[ima felicità? à tantofiudio à tanto ingegno quanto e
, in
voi non mancherà la felicita che vien dalfauor delle Mufè,qual
',

rna ^Vor prejàgto difelicità che l effer nato de Ilafamiglia degli


,

Ariofti ptùfamofa nelle lettere , che non fu quella de gli Eacidi


,

nell'armi} Imitate dunque Virgilio, chefu detto Croce dei Gran»


matict. Imitate Platone Ài cuifcriue Aristide, che v ariana il co-
mune vfò delpar lare , &
vfaua cofi licenttofamente le for^e del
fùo ingegno, come i Re fgitone la loro podestà. Ardite voi a cuifi
contitene ,e lafiate temere à noi altri,porro me in quefìo numero
di poca letteratura,dipoco ingegno e dipoca effercttatione, di nif
fungiuditio,dt niffun gufto^di ntfiunauena poetica.Noijn quella
manierale he t fanciulli^ctiimparano àfcrtuere,non ardi[cono di
Jlendere alcuna letterafuor delle righe fegnate , ci contentere-
mo dentro à i (egru pr efrittici da chi più sa , e temendo ad ogni
fuono di sferz,a con man tremante fermeremo i noftrt verfi ( có-
y

me alcun dicejpuemi. Maparmi vdtru: ridere ,e dire qualnoua


modesìta e qutfìa ? veggio che volete trarmi dal numero di colo-
ro, e he debbono slare rtnehiufi ne i cancelli grammaticali . Deh
guardate eh amor non v'inganni , pur in non ripugno {fé cofiui
fare)
LETTERE^
pare ) dvfcìrne , efi come efiorto voi à non vi ciferrare > enfivi
confìtto à non ve ne allontanare , ne pur anche per ifcberz,o,pik
di quello ^vhel'ej]empio de più laudatt/lvofìro giudittv vi dim9
tirerà effèr conueneuole > efbrfinonfia fi non prudente coniglio
lo ft arci qualche tempo rmchiufò , per poter poi tr vagando pik
Jicuramente . Prendete tutto ciò » e'ho detto come da huomo ami-
ctJftmo,e defiaerofò del voliro honore,& amatemi.
Di Modena il i#. di Gennaio* MD LXXV li.

IL FINE DELLE LETTERE POETICHE*

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