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L'OLIMPIADE

DRAMMA PER MUSICA


j
DA KAPPRESENTJRSI
NEL NOBIL TEATRO
A
TORRE ARGENTINA
Il Carnevale dell'Anno
M D c C L 1 1 1.
DEDICATO
DAME rÒmANE^

IN ROMA,
Con licenza de' Superiori .

Si vendono da Faiifto Amidei Libraro »1 Corfo

fotto il Palazte dèli* IHmo Sig. Marchefe P>.aggi •


Dame romane
GL' INTERESSATI DEL T£/\T8.0.

Ra Drammi
i

che Pcrfonag-
gi introducono
a favellare di
carattere Broico, può me-
ritamente ottenere cofpicuo
luogo rÒLiMPiADE, quale,
benché ad effetto di fervire
alTeatra abbia dovuto qual^
che necefTaria alterazione_j»
foffrire , con tuttociò non_j
lafcia di far pompa di quel
merito, del quale era fiata
dal celeberrimo Autore^
A 2 nel
. ,

nel fuo primo nafcerc arric-


chita . Or ficcome , appun-
to gli Eroici fatti , e i ben' e-
fpreiTi Caratteri fono quelli,
che recano giocondo fpetta-
colo agli animi nobili , e ge-
nerofi , così non ad altri
che a Voi quefto medefimo
Dramma dovea offrirfi fol-
la fiducia, che ammirando
in elfo aggradevoli azioni,
e di voftrp genial compiaci-
mento fiate per renderlo col-
la Voftra SignorilePrefenza,
e magnanima approvazione
degno di quella augufta.»
Metropoli , di cui Voi.fiete
parte sì rifpettabile , e si lu-
minofo ornamento
AR
^
ARGOMENTO
N
ri olo ^
Acquerò
gliuoli gemelli
ma avvertito
aCLiSTENERedì

eh' ei correrebbe
Filinto
dall' Oracolo
d cfl'ere
j ed
Sidone
Aiuste a
di Delfo del pe-
uccifo dal propria
duejfi-'

figlio 3 per configlio del medefimo Ora:oIo j fece


cfporre il primo i e cqnfervò la feconda » Crefciuta
quefta io età , ed in bellezza > fu amata da a- Me«
CLF nobile > e valorofo giovane Ateaiefe ^ più vol-
te vincitore ne giuochi Olimpici . Queft' non poten-
do ottenerla dal padre ^ a cui era odiolò il nome Ate-
niefe va difperato in Creta . Quivi aflilito 3 equafi
^

Oppreflb da mafnadieri ^ é v.onfervaco in vita da Li c l*


DA, creduto figlio del. Re deirjfola: onde contrae te-
nera, &
indiflblubilc amiftà col fuo Liberatore Avea .

LiciDA lungamente amato Arge ne nobil Dama


Cretenfcj e promeflale occultamente fede di Ipo'b C
Ma coperto il fuo amore , il Re rifoluto di non per-^
mettere quelle nozze ineguali , perfèguitò di tal forte
la fventutata Aro t N e , che fi vide coftretta ad ab-
bandonar la patria , e f'uggirfene fconofciiita nelle
campagne d'Elide : dove , fotto nome di Licori ^ ed
in abito di Pallorella ville nafcofla a^rifemimenti de*
fuoi Congiunti , ed alle violenze del fuo Sovrano Rx^^; .

mafe Licida inconfolabile per la fuga della ftia ARp E-'


KE , e dopo qualche tempo , per difìrarfi dalla* fu»
meftizia , rifplfe di portarfi in Elide 9 e trovarfi pre«
fente alla foleanità de- Giuochi Olimpici , che ivi col
concorfo di tutta la Grecia > dopo ogni quarto anno fi
ripetevano . Andovvi , lafciando Meg acie in Cre-
ta : e^trovò^ che il Re Oliste ne
eletto aprefidere
a*g5uochi Aidctti ^ e perciò condottofi da Sicione xa
Jtlide , proponeva la propria hglia Ariste A in pre-
mio al vincitore • La vide Licida ^ Tammirò ^ ed
A 3 oh-
6
obliate le fventufe de' fuoi primi' amori ^ ardente»
mente fene invaghì ma difperarido di poter conqui«
:

ftarla per non eìlèr egli punto addeftrato agli Atletici


cferci/j , di cui dovea farfi prova ne' detti giuochi 5
immaginò come fupplirecon Tanificio al difetto dell*
c perienza. Si fovvenne 3 che l'amico era ftaro più
volte vincitore in fomiglianti contefe 5 e ( nulla Ca-
pendo degli antichi amori di Mfgacle con Ari-
ste a ) rilblfe di valer fi di lui ^ facendolo combatte-
3re fotto il finto nome di Li c i d A • Venne dunque an-
che MEaACLE in Elide alle violenti iftanzc delf
amico : ma fu così tardo il fuo arrivo 3 che già Tim*
paziente Li Ci DA ne difperava . Da quefto punto
prende il fuo principio la rapprefcntazione del prefen-
te drammatico componimento- Il termine^ o fia
principale azione di ede è il ritrovamento dì quei Fi«
iiNTOj perle minacce degli Oracoli fatto efporre
bambino dal proprio padre Cìisteke : ed a quefto
termine infenfibilmente conducono le amorofe Imanìe
dì A R I s T E A l'eroica amicizia di
: M
e g a c i e : l 'in-
coftanza ^ ed i furori di Li ci D A : e la geneirofa pieti
della fodelifllma ARGENB . Herod. Pa»f Nau

La Scena fi finge nelle Campagne d'Elide y vici-


1? alla Cit*tà d'Olimpia alle sponde del fiume Alfeo •

PRO-
7

PROTESTA
I Sentimenti e ,parole, che
leggono non conformi
le
Catto- alla
fi

licaReligione fi protefta l'Autore et


jèr puri ornamenti della Poefia 3 di-

I
chiarandofi vero Cattolico
Siproteft/ inoltre l'Editore del
prcfentc Dramma 5 che quanto fi

vede di vario in quefta ntìova impreP-


fione dalla pifima del celebratiiìfimo
Autore , elferfi fatto non già per
emenda di Opera così eccellente j ma
per dura neceflìtà ^d'accomodarfi agli
Attori} che lo rapprefèntano

A4 Im-
. .

ImPRIMATU Rf
Si videbitur Rmo Patri Magiftro Sa-
cri Palatii Apoftolici

K M. àe Kuhch Vatrianha Con*


Jìantlnopol', Vtcefg,

Imprim at:ji;r.
Fr. Vincentius Elena Rmi Patris Sac.
Palatii Apoft. Mag. Socius

Mtt'
Inventare , e Fittore delle Scene .

Il Signor Domenico Sergardi


Inventori , Mujìct
e Sartori degli abiti de"
lì della prima come della prefen-
^

é te feconda Opera .

Degli abiti da uomo .


Il Sìg. Filippo Rabù.
Degli abiti da donna *

tìSig. Carlo Brogi .

Ricamatore^de"" fu detti abiti .

Il Sig. Lazaro Grondoni


Inventore , e Sartore degli abiti
da ballo .

Il Signor Giufeppe Puer .

BALLAR INI
Da uomo Da donna .

Li Signori Lu Idi Bi- Li Signori Francefca


scioni . Guardini
Giacomo Brighenti Giovanni Neri dett©
Vincenzo Nefti det- Zanlno .

to Scaramuccia Antonio Puttini


Giufeppe de Paoli Giufeppe Bedotti.
detto Spacchino Paolo Orlandi . ^

Luigi Grotta

A 6 AT-
ATTORI
CLISTENE Re di Sidone , Padre di
Ariltea
// Sigmr Giufeppe Téaldì .

ARISTEA fila figlia ^ amante di Mega*


eie
Il Signor Giovanni Belar di .

ARGENE Dama Cretenfe , in abito di


pallorellafotto nome di Licori amante
di Licida .
Signor Giovanni Marchetti
//
LICIDA creduto figlio del Re di Creta^
amante d Ariltea , ed amico di Megacle.
// Signor Ferdinando Mezzanti .
MEGACLE Amante d'Ariftea, ed amico
di Licida .

// Signor Filippo Elijl.


AMINTA Ajo di Licida.
// Signor Antonio Cojlantinì

LAMUSICA
del Signor Niccolò Logrofctno MaeHrt^
diCappella Napoletano .

ATTO
ATTO PRIMÓ
SCENA PRIMA
Fondo felvofo di cupa , ed angufta valle
adombrata dall' alto da grandi alberi
che giungono ad intrecciare i rami daii*
uno air altro colle , fra i quali è chiufa .

Licìda , edAmìnta •

Z/V. ir TT O rifoluto Aminta :

1 "
I Più configli non vuò *

-^^^ JL JL Licida , afcolta .


Deh mouera una volta
Quello tuo rifoluto
Spirito intollerante
X/r. E in chi pofs' io , ( ifteffo *
Fuor che in me, piò fperarf Megacle
Megacle m'abbandona
Nel bifogno maggiore Or va , ripofa.

Su la d'un amico !

jim. Ancor non dèi


Condannarlo però. T'accheta, e afpetta:
In tempo giungerà Prefcritta è Torà

Agli Olmipici Giuochi


Oltre il meriggio , ed or non è l'aurora
Lk. Sai pur , che ognun , che afpiri
All' Olimpica palma , or fui mattino
Dèe prefentarfi al Tempio. Il grada , il
nome.
La
14
La
ATTO
patria palefar . Di Giove all'Ara
Giurar dì non valerfi
Di frode nel cimento
II so
Lk. T'ènoto
Oh' efclufo è dalia pugna
Chi queit' atto folenne
Giunge tardi a compir Vedi . la fchiera
De' concorrenti Atleti .Odi il felli vo
Tumulto paftoral . Dunque, che deggio
Attender più ? Che piti fperar ?

Am* Ma quale
Sarebbe il tuo difegno ?
hk. Air Ara innanzi
Prefentarmi con gli altri :

A fuo tempo pugnar


Am. Eh, qui non giova 5
Prence il faper , come fi tratta il brando
Ignoti nomi a noi
Cefto, Difco, Paleftra, a tuoi rivali
Per lung' ufo fon tutti
Pamiliariefercizj.
Lk. S che far deggio ?
Non fi contrafta , Aminta
Oggi in Olimpia del felvaggio ulivo
La folita corona % al vincitore
Sarà premio Ariftea » figlia reale
Deir invitto Cliftene , unica , e bella
Fiamma di quello cor , benché novella #

Am. Ed Argene?
Lk. Ed Argene
Più riveder non fpero . , .
PRIMO- ly
ylm. E purgiurafti
Tante volte
IjÌc> T'intendo: in qciefte fole
Trattenermi vorrefti Addio . •

^ ( "voUr^do partire )
j4m' Ma fenti •

Lìc. No , no .

^m. Vedi', che giunge ......


tic. Chi? iritoruando}
Am. Megacle
tic. Dov'è?
Tra quelle piante
Parali . . . . Nc> . . . Non è deflTo
JL/c Ah mi deridi
,

E lo merito , Aminta , Io fili sì cieco

Che in Megacle fperai [ vuoi partire .


3

SCENA IL
Megacle -i
e detti

Meg. Ti yf Egacle è teco >

lic. IVI Giufti Dei !


Meg. Prence ..... ^

LiC' Amico,
Vieni 5 vieni al mio feno Ecco . riforta
La mia fpeme cadente .

Meg. E farà vero


Che il Ciel m'offra una voha
La via d'elìerti grato?
Lic* E pace , e vita
Tu puoi darmi j fc vuoi .
i6
Meg^ Come?
ATTO
i/V. Pugnando
Neil' Olimpico agone
Per me col nome mio
Meg* Ma tu non ^ei
Noto in Elide ancor ?
Z/V.No.
Meg. Qiiale oggr^tto
Ha quella trama?
Lic> Umioripofo. Oh Dio
Non perdiamo i momenti . Appunto è
Che de' rivali Atleti (Torà,
Sì racco! eoro nomi. Ah vola alTempio.
i

Dì , che Licida fei La tua venuta


.

Inutile far ìa , fe più foggiorni


Vanne rurro faprai , quando ritorni
: •

Meg. Superbo di mefteijio


Andrò, portando in fronte
Quel caro nome impreflò »
Come mi fta nel cor
Diri la Grecia poi.
Che fiir comuni a noi
L opre , i penlier , gli affetti,
E ai fine nomi ancor
i

Superbo Ócc. (parte)

SCENA 1 1 L
Licìda , ed Amìnta .

Lic* /^H generofo amico. Eccomi alfine


.
KJ Poaciiotd'Ajmea.
PRIMO. 17
Am. Più lento, o Prence,
Nel fingerti felice .

i/r.Oh, fei pure importuno: ai dubbj tuoi


Chi prefta fede intera ( fera .

Non famai quando è Inalba , e quando è


Già mi hguro in Campo
L'amico vincitore
E polleder quel core ^

Che fofpirar mi fa .

Io so, che uniti infieme


Vanno timore , e fpeme %
Ma in quefta mia fperanza
X Parte il timor non ha
Già&c-
{parte coti Afnìnta^
S G E N A ini.
Vafta Campagna alle falde d'un monte.^
fparfa di capanne paftorali Ponte rufti-.

co fui Fiume Alfeocompofto di tronchi


d'alberi rozzamente commeffi Veduta .

della Città d'Olimpia in lontano inter-


rotta da poche piante , che adornano la
pianura , ma non l'ingombrano.
yìrgene in abito dipajlorella teffendo ghir-
lande Coro dininfe:^ epaftori tutti occu-
.

patì in lavori pajlor ali e poi Arijìea con


Seguito .

Arg* £^ làil rozzo mio fogglorno

Vjr Torni a render felice , o Prin-


cipeffat
Arif.
iS
u4rìP Ah
ATTO
fuggir da inefteffa
,

Poteffi ancor , come da^li altri . Aniicjl>|


Tu non fai, qualfunello
Giorno per me fia quello .
^^<?- E' quefto un giorno
G ioriofo per te Per conquiftàrti .

Tutto il fior della Grecia oggi s'efpone


^rìf* Ma chi bramo non v'è. Dimini,o Li-
Incominciafli un giorno (cori 5

A narrarmi i tuoi cafi : il tempo è quello


Di profeguir
Arg. Già di ili , ( nacqui
Che Argene è il nome mio: che in Creta
D'iiluilre fangue . DelCretenfe Soglio
Licida il regio erede
fu mia fiamma , ed io la fua L'intefe
la .

11 P.e fe ne fdegnò fgridonne il figlio :


: :

Gii vietò di vedermi A me s'impone .

Che a ftraniero ccnforte


Porga la delira Io lo ricufo Ignota
. .

In Elide pervenni E al caro bene . .

Serbo infen di Licori il cor d' Argene •

jirif. In ver mi fai pietà Ma la tua fuga •

Non approvo però .


^rg. Dunque a Megacle
Dovea donar la man ?
^rij\ Megacle! (Oh nome)
Di qual Megacle parli ?
j^rg. Eralo fpófo
Quediì , che il Re mi deftinò . Dovea
Dunque obh'ar
yirif. Ne fai la patria?
PRIMO. 1^
,j
^rg. Atene.
^
^rif. Come in Creta pervenne ?
y^rg- Amor vel traile
Come ei fteiTo dicea
Ramingo , e dal Reale Impero
afflitto
;

,
Deltinato mi fu perchè ftraniero
, .

•| yirif, Ma ti ricordi ancora


[ Le fue fembianze ?

lol'hoprefente. Avea (di


l^^g;
Bionde le chiome,ofcuro il ciglio,! fguar-
,j
Lenti , e pietofi 9 un arroffir frequente
Un foave parlar ; ma .... Principerà 9
Tu cangi di color ! Che avvenne?
^rif. Oh Oio
Quel Megade , che pingi è Tldol mio *
;
Arg. Che dici?
'

Arìf^ li vero. Alni


Lunga ftagion già mio fegreto amante >
Perchè nato in Atene j

Niegommi ii mio , ne volle mai


}>adre
Conofcerlo vederlo,

Afcoltarlo una volta Ei difperato .

Da me partì: più noi rividi , e in quello


Punto da te so de' fuoi cafi il refto •

Ah , s'ei fapefle , eh' oggi " .

Per me qui G combatte .

Arg. In Creta a lui


Voli un tuo fervo , e tu procura intanto
^ La pugna difterir
. .

Arìj\ Come !

Arg. Cliftene
F pur tuo padre . Ei qui rìllede eletto
Ar-
20 A T T O
Arbitro delle cofe : ei può, fe vuole . .

ylrif. Ma non vorrà .

^rg* Che nuoce


Principella,
il tentarlo ?
^riA E ben Cliftene :

Vadafi a ritrovar
^4rg^ Fermati ei viene

SCENA V.

CUJìenecon feguìto^ e dette /

C Iglì^
accolti
5 ^^^^^ ^
:
compito . I nomi

Levittime fvenate : al gran cimento


L'ora è prefcritta , e più la pugna ormai^
Senza ofFefa de' Numi
Della pubblica fe , dell' onor mio
Differir non fi può
yirif, (Speranze 9 addio.)
di. Ragion d'effer fuperba io ti darei y
Se ti diceffi tutti
Quei, che a pugnar per te vengono a ga-
V'è Olinto di Megara: [ra.
Ve Clearco di Sparta : AtidiTebe j
Corinto
-Erilo di , e in fin di Creta
Licida venne
^rg. Chi ?
C//. Licida , il figlio
^ Del Re Cretenfe .

^rif* tX pur mi brama ?

C/i' Ei viene
Con
PRIMO- 21
Con gli altri a prova .

Arg. (Ah, fifcordòd'Argene)


C/i. Sieguimi , o figlia.
Arif. Ah quella pugna , o padre ,

Si difFerifca
C/a Un' iaipoffibil chiedi
Diffi perchè . Ma la cagion non trovo
Di talrichieda
jìnf. A
divenir foggette
Sempre v 'è tempo. E' d'Imeneo per noi
Pefante il giogo,e già fenz'elio abbiamo.
Che foftnre abaftanza
Nelk noftrafervil forte infelice.

CU* Dice ognuna così , ma
il ver non dice.

Dèi deftin non lagnate ^


vi
Se vi refe a noi foggette :
Siete ferve 5 ma regnate
Nella voftra ferviti!
Porti noi , voi belle fiete
B vincete in ogni imprefa 9
Quando vengono a contefa
La bellezza , e la virtè
Del deftin &c.
i parte col Jeguitol

SCENA VL
Artftea , ed Argene .

AYg. TT Difti, o Principerà?


Arif* vJ Amica, addio;
Convien , ch'io fiegua il padre . Ah , tu,
che puoi Del
32 ATTO
Del mio Megacle amato
Se pietofa per fei , come fei bella ,
Cerca, recami, oh Dio, qualche novella
Tu di faper procura ,
Dove il mio ben s'aggira i

Se più di me fi cura :
Se parla piìi di me .

Chiedi , fe mai fofpira,


*
Quando il mio qome afcolta :

Seil proferi tal volta


Nel ragionar fra fe •
Tu &c.
( parte col fcguìto)

SCENA VII.
Argene

Dunque Licida ingrato


Già di me (i fcordò Quello è ! ftile
De' iufinghieri amanti
Imparate, imparate
Inefperte donzelle
Par , che fu gli occhi vofìri
Voglian morir fra gli amorofi affanni
Guardatevi di lor fon tutti inganni
:

Più non fi trovano


Fra mille amanti
Sol due bell'anime
Chefian coftantt 5

E tutti parlano
Di fedeltà-
E
P R I M 0. 23
reo coftiime
it

Tanto s'avanza
Cbelacoftanea
Di chi ben'aina •

Ormai fi chiama
Semplicità .

Più &c. ( parte ')

SCENA VIIL
Lìcìda 5 € Megacle da diverfe parti .

Meg. Icida •

Lic. t j Amico .

Meg. Eccomi a te .

£/V. Compiili . . • .

Meg. Tutto, ©Signor. Già col tuo no-


me al Te»ipio
Per te mi prefentai per : te fra poco
Vado ai cimento. Or fin che noto fegno il

Delia pugna fi dia , fpiegar mi puoi


La cagion della trama .
Lìc*Oh fe tu vinci
,

Non ha di me più fortunato amante •

Tutto il Regno d'Amor .

Meg. Perchè ?
Lic* Promefla
E' in premio al vincitore
Una real beltà La vidi appena .

Che n'arfi^e la bramai; ma peco efpertd


Negli Atletici ftudj .....
Meg* Intendo : io deggio
Con-
24 ATTO
Conquiflarla per te
Lìc. Sì : chiedi poi
La mia vita , il mio fangue , il Regno
mio
Tutto , o Megacle amato ^ io t'ofFro , e
tutto -

i
Scarfo premio farà * I

Meg^ Di tanti , o Prence


Stimoli non fa d'uopo
Al grato fervo , al fido amico * Io fono
Memore aflai de* doni tuoi : rammento
La vita , che mi defti Avrai la fpofa i .

Speralo pur Nella Paleftra Elea


.

Non entro pellegria. Bevve altre volte


I miei fudori , ed il filveftre ulivo
Non è per la mia fronte
Un infolito fregio Io più ficuro .

Mai di vincer non fui Defio d'onore 5 .

Stimoli d'amiftà mi fan più forte


Anelo V anzi mi fembra
D'efier già nell'agon : gli emoli al fianco
Mi fento già : già li precorro , e afperfo
DeirOlimpica polve il crine , il volto
Del volgo fpettator gli applaufi afcolto .
Lìc. Oh dolce amico , oh cara,
Sofpirata Ariftea
Meg. Che ?
Lic. Chiamo a nome
II mio teioro
iJf^?^. JEd Ariftea fi chiama ?
Lic. Appunto
M^g. Altro ne fai?
PRIMO. 2S
Lìc. Preffb a Corinto
Nacque in riva air Afopo al Re Ciiflene
Unica prole .

Meg* ( Ahimè , quefta è il mio bene )


E per lei fi combatte ?

Lk. Per lei


Meg^ Quefta degg'io
Conquìftarti , pugnando ?

Lìc. Quefta .

Meg. fid è tua fperanza j-e tuo conforto


Solo Ariftea?
Lìc. Solo Ariftea .
Meg' C Son morto .
)
Lìc. Non ti fìupir : quando vedrai quel
volto,
forfè mi fcuferai D'elTerne amanti .

Non avrebbon roffore i Numi ifteffi •


Meg. C Ah , così nói fapelfi .
)
Lìc. Oh 5 fe tu vinci 5

Chi più lieto di me ? Megacle ifteflTo


Quanto mai ne godrà Dì ! , non avrai

Piacer del piacer mio ?


Meg. Grande.
Il momento
Che ad Ariftea m'annodi
Megacle 5 dì , non ti parrà felice ?

Meg. ieliciffimo. (Oh Bei)


Lìc Tu non vorrai
Pronubo accompagnarmi
Al talamo nuzial ?

Meg^ (Che pena !)


Lic^ Parla
B Meg.
26
Meg. Sì :
ATTO
come vuoi . ( Qual nuova fpe-
cie è quella
Di martirio , e d'Inferno .
)
L/V. Oh quanto il giorno
Lungo è per me Che rafpettare uccida.
.

Nei cafo , in cui mi vedo


Tu non credi 5 o non fai •

Meg. Lo fo y lo credo .
Lk. Senti amico , io mi fingo
:

Già l'avvenir già coldefio poffiedo


:

La dolce fpofa *

Meg. ( Ah , quefto è troppo ) .

iJc. E parnii
Meg' Ma taci affai dìcefti amico io fono:
: :

li niìo dover comprendo ;


Ma poi
Llc. Pérchè ti fdegni f In che t'ofFendò ?
Meg. ( Imprudente 5 che feci ) li mio
I

trafporto
E'defio di fervirti . loilanco arrivo
pai cammin lungo : ho da pugnar : mi
reità
Picciol tempoal ripofo^ e tu mei togli .

Lk\ E chi mai ti ritenne


Di fpiegarti finora?
Meg- li miorifpetco
Lic Vuoi dunque ripofar?
Meg^ SI.
iic. Erami altrove
Meco venir ?
Meg> No
Lk^ Rimaner ti piace
PRIMO. %j
Qui fra queft'ombre ?

Meg. Sì.
Lk. Reftar degg' io ?
Meg. No ( €on impazienta
. , e J! gettili
a federe )
'tic. (Strana voglia) E ben, ripofa * Addio*
Mente dormi ^ Amor fomenti
li piacer de' fonni tuoi
Con ridea del mio piacer •
C parte)

SCENA VIIIL
Megacle .

CHeFulmine mi
inte(j,eterm Dei! Quarimprovvifo
colpì L'anima mia !

Dunque fia d'altri E ho^a condurla io


!

fteflo
In braccio al mio rivai I Ma quel rivale
E' il caro amico Ah , quali nomi unifce
.

Per mio ftrazio la Sorte Eh , che non fono .

Rigide a quefìo fegno


Le leggi d'amiftà Perdoni il Prence:
Ancor' io fono amante 11 domandarmi p .

Ch'io gli ceda Ariflea , non è diverfo


Dal chiedermi la vita E quefta vita
. ^ . ,

DfLicida non è Non fu fuo dono !


!

Non refpiro per lui Megacle ingrato i


!

E dubbitar potrefti Ah fe ti vede


! ,

Con quefta ia volto infame macchia ^ e rea


Ha ragion d'abborrirti anche Ariftea •

B i6 No
No , tal
ATTO
non mi vedrà . Voi folo afcolto
Obblighi d'àmiftà , pegni di fede
Gratitudine, onore. Altro non temo,
che il volto del mio ben Quello s^eviti .

pormìdabile incontro In faccia a lei.

Mifero 5 che farei ! Palpito , -e fudo ^

Solo in penfarlo , e parmi


Iftupidir , gelarmi , .

Confondermi ^ tremar ... No , non potrei.

SCENA X-

jirìHea col feguìto , e Megacle .

Meg. i3 Chimiforprende! (nV<?/^^^^^^2/^)


\^rif. Oh Stelle
Meg. ©hDei.
^rJ/'. Megacle Mia fperanza
! I

Ah, fei pur tu Pur ti riveggo Oh Dió,


. .

Di gioja io moro , ed il mio petto appena


Può alterare i refpiri Oh caro , oh tanto
.

E fofpirato , e pianto ,

E richiamato invano : udirti alfine


• La povera Ariftea ; tornafti , e come
Opportuno tornafti I Oh Amor pietofo ^

Oh felici martiri
Oh ben fparfi finor pianti , e fofpiri
Meg. ( Che fiero cafo è il mio I
)
^rif. Megacle amato,
£ tu nulla rifpondi ?
E taci ancor? Che mai vuol dir quel tant®
Cam-
P I R 29 MO .

Cambiarti di color , quel non mirarmi



Che timido , e confaìb ? E quelle a forza
'
Lagrime trattenute ? Ah , più non fono
Forfè la fiamma tua ? Forfè. . ^

Meg. Che dici ì


Sappi .... Sempre .... Son' io . . . -

Parlar non fo ( Che fiero cafo è il mio ! )


^rif Ma tu mi fai gelar Dimmi . : nonfai^
Che per me qui fi pugna ?
M^z^ Ufo
Arìf* Non vieni
Ad efporti perme ?
Meg. Sì.
^rìf* Perchè mai
Dunque fei così mefto ?•

Meg^ Perchè . . • . ( Barbari Del^che Infer-


no è quello l )
^Tìf. Intendo alcun ti fece :

Dubbitar di mia fe Se ciò t'affanna .

Ingiufto fei Da che partifti , o caro


.

Non fon rea d'un penuer Sempre uVin- .

tefi
La tua voce nell'alma : hofempre avuto
11 tuo nome fra' labbri ,
Il tuo volto nel cor . Mai d'altri accefa
Non fui, non fono, e non fàrq • Vorrei.».;.
Meg. Bafta Lo fa.
Arìf. Vorrei morir piuttofto ,
Che mancarti di fede un fol momento :
Meg. ( Oh tormento maggior d'ogni tot-
mento.
Ari/* Ma guardami ma parla 3

B ? m
30
Ma dì
ATTO
Mcg. Che poffo dir ? Non odi il fegno »

Che al gran cimento i concorrenti invita;


Affiftetemi , o Numi, Addio mia vita. ,

^rif E mi lafci così ? Va perdono > ; iti

Purché torni mk) fpofo


Meg* Ah 5 sì gran forte

Non è per me
yirìf. Senti : tu m'ami ancora ì
Meg' Quanto Tanima "mia.
^rif Fedel mi credi ?
Meg.^ Sì , come bella .

uirij\ A conquiftar mi vai ?


Meg. Lobramo almeno
^Yìp. Il tuo valor primiero
Hai pur?
^Meg* Lo credo
^rìf. E vincerai ?
Meg^ Lofpero.
^rìf. Dunque allor non fon'io 5
Caro 5 la fpofa tua ì
"
Meg> Mia vita . • . • • Addip ?

Ne* giorni ttioi felici


Ricordati di me •

Perchè così mi dici


Anima mia.^ perchè !

Meg. Taci bell^Idol mio .

y^fif. Parla mio dolce amor


Meg. Ah , che parlando , .
^.
^ ^'
^irif Ah , che tacendo
.

T u mi tr affìggi il cor
PRIMO. 31
Arìf* ( Veggo langmrchi adoro »
Nè intendo il fuo languir .
)
Meg. ( Di gelofi a mi moro
E nonio potibdir .)
a 2. Chi mai provò di quefto
Affanno più funefto ^
Più barbaro dolor ?
Ne'&c. ipartono)

ATTO
1 T T O II*
SCENA PRIMA
^Ygene , e poi Arìflea con feguìtò i

^rg I
^ D ancor della pugna
Ih L'efito non fi sa I Durìl è la
legge,
Ondt aue donne è tolto
D'elìèrne fpettatrici
yirìf. Argene , oh Dio
Arg. Qual pena ti forprende ?

Perchè quel volto di pallor dipinto i


Arif. La pugna terminò Licida h% vinto» :

^rg* Licida I

ylrif* Appunto.
Arg* 11 Principe di Creta? fne*
Arìf Sì , che giunfe poc' anzi a quefte are-

Arg' Oh vittoria fatai Povera Argene


. !

Ma farà ver ? Potrebbe


La fama effer mendace •

Arìf II genitore [ pto


L'annunzio mi recò Diffe, che al Tem-
.

Già m'attendeva il vincitor Già fparfa .

La nuova dell' evento


Licida fuona in cento bocche , e cento.
Arg^ Ah 5 dimmi , o PrincipeiTa ,
V'è fotto il Ciel , chi polla dirfi, oh Dio,
Più mifèra di me ?
Arìf Sì 5 vi fon' io •
ATTO SECONDO. 33
\/ìrg. Ah , non ti faccia Amore
Provar mai le mie pene . Ah , tunon fai
Oliai perdita è la mia 5 quanto mi cofta
C^ei cor , che tu m'involi •

^r^. Eh 5 tu non fentì .( ti .

Kon comprendi abaftanza i miei tormen-


jLa tortora innocente
Palpita per timor
Se il fibilo rifenie
Del ferpe infidiator
D'intorno al nido
Così nel dubbio evento
:
Io palpitai finor :
Ma or gèlo 5 perchè fento'
La perdita d'un cor ,
Che m'è sì fido c
La tortora &c.
{,partc colfeguitù^

S G E N A I L
^rge^e , e poi Ambita .

Trovar non poCs' io


Hj Nè pietà 5 né foccorfp !

ydm» Eterni Dei,


Parmi Argene colei !

Arg. Vendetta almeno ,


[ non vedendo Amìnta 3
Vendetta li procuri .

'^m* Argene , e come


. TuiniiUde? Tu i
34 ATTO
Tu In sì
ruvide fpoglie ?
jdrg. I neri ingannì
A fecondar del Prence
Dunque ancor tu venifti ? ( miei . * •

Am^ Tutto già sa )


( . Non da' configli
Arg. Bafta .... Chi s^ . ... Nel Cielo
V'è giuftizia per tutti , e fi ritrova
Talvolta anche nel Mondo •

lo voglio , che Cliftene , a che la Grecia


Sappia , ch*è un traditore .

\Am. Non fon quefti penfieri


Degni d'Argene A lui favella . , a lui
Xe proniòflè raninìenta » li Vfempre me-
li racquiftarlo amante , [ glia
Che opprimerlo nimico
Avg^ E credi 5 Aminta ,
eh' ei tornarebbe a me ?
Arn. Lo fpero alfine :

Fofti ridolo fuo Non . ti fovviene


Che cento volte 9 e cento - [ to . • . .

vfy^v Tutto per pena mia tutto rammejj-


Che non mi difle uu dì ?
Quai Numi non giurè ?

E come, oh Dio, fi può»


Come fi può così
Mancar di fede a
T ut to per i ui perdei ^
Oggi lui perdo ancor
Poveri affetti miei !
Quefìa mi rendi , Amor ^
Quefta mercede ?
^Che &c. [ tart^ con Ami nta ]
5C£-
SECONDO. J3f

SCENA IIL
Selva vicina alla Città d'Olimpia *

QUfl^ne prece iuto da JLicida^ Megach


coronato d^uUvo. Atleti ,

Guardie ^ popolo p
CU* levane ralorofo ^
VJ Queir onoratafronte
Lafcia, ch'io baci, e che ti Aringa al fena«
"Felice il Re di Creta
Che un tal figlio forti ! ( Se avejlì anch'ip
Serbato il inio filinto ,

Chi sa , farebbe tal } Premio Ariftea


.

Sarà dei tuo valor S'altro donarti


.

Cliftene può chiedilo pur; che mai


Quanto dar ti vorrei non chiederai ?
Mcp ( Coraggio o mia virtù ) Signor iova
E di tenero padre .
[ figlio
Pria dpgni altro vorrei di mie venture
.Giungergli apportator; chieder l'alìenfo
Per guefte nozze; e lui prefente in Creta
Legarmi ad Ariflea /
C/i- Giufta è Jabrama ,

Meg* Partirò , fe '1 concedi


Senz' altro indugio. Jn vece mia rimanga
Quefti della mia fpofa
Servo 5 compagno , e condottier .

:( prejiutanto Licid.a )

Oi. /(Che volto


E' quello mai ! Nel rimirarlo , il fangue
Mi fi rifcuote in ogni vena ) , E guefìi
B 6 Che
35 A T t O
Chi è ? Come s'appella I
Meg* £gifto ha nome :
Creta è fua Patria Egli deriva ancora
.

Dalla ftirpe real , ma più che U fangue


L'amicizia ne ftringe , e fon fra noi
Sì concordi i voleri :

Comuni a fegno,e fallegrezza^e il duolo^


Che Licìda , ed Egift© è un nome folo •

JL/V. Ingegnofa amicizia 3


[ !

C//. E ben la cura


Di condurti la fpofa
Egifto avrà i ma Licida nondebbe
Partir fenza vederla *

Meg^ Ah no , farebbe
y

Pena maggior mi fentirei morire


:

Keir ^tto di lafciarla . Ancor*da lunga


Tanta pena io ne fento . . • •

CU- Ecco 3 ché^giunge .

3ieg> [ Oh me infelice . 3

SCENA IIIL
^rì/ìeacolfeguito^ e delti ^

Arìf il^^-l* odiofe nozze


(
( nm vede Megacle )
Come vittima io vengo airAra avanti ) .

X/c [ Sarà mio quel bel volto in pochi


iftanti • 3 .

^Vu Avvicinati ,/0 figlia , ecco il tuo fpofo>


\^Ì3a permQm Megacle 3
Meg. (Ah non è ver.)
SECONDO- J7
^jirif Lo fpofo iiìi^. !
ijìupìfce vedenda
CU' Sì . Vedi Megack }
Se già minai più bel nodo inCiei fi ftrinfe*
téérif* ( Vla fr l.icida vinfe
Come il ili' j bene .... Il gentitor m*in-

Lio. [Crede \tegacle fpofo,efe n'affanna.


^rìf* £ quelli , o padre , è il vincitor ?

( additando Megack )
C/i. Mei chiedi?
Non lo ravvifi al volto
Di polve afperfo ^ Ali* onorate (lille , .

Che gli rjgan la fronte ì A quelle foglie^


. Che fon di chi trionfa
L'ornamento primier ? Non più dub-
Ecco il conforte , a cui [biezze.
11Ciel t^aecoppia; e noi potea più degno
Ottener dagli Dei Tonor paterno
^rif. (Chegioja!)
yJf^^. ( Chemartir ) !

Lk. ( Che giorno eterno !


)
C//. E voi tsLcete l Onde il filenzio ?
(a Meg. ed^rif.}
Meg^ [Oh Dei,
.Come cominciarò? ]
Arìf. Parlar vorrei
. Ma....
CU
Intendo . Intempeftiva
E*laprefenzamia Reftate: iolodo^ .

Quel modello roflor , che vi trattiene.


Meg. ( Sempre lo Haco mio peggior di-
viene .
)
?8 ATT O
CU' L'onefto roffore
D'amante già intendo .
[ ^ Meg*
Il giufto rijfpetto
Di figlia comprendo [ ad Arìf* .

Vi turba Pafpetto
D'un padre e d'un Re ,

E veggo, che Amore


D'un ciglio fevero
D'un rigido impero
Compagrìo non è
VoneSiodiclpartecolfeguìto}

s c e' n a V-
Megacle , Arìjlea-^ e Lìcida.»

Meg* ( T]* Ra Tamico , e l'amante


1/ Che farò fvexiturato !
)
Z/V.^ (All' Idol mio
£^ tempo 5 ch'io mi fcopra .
)
Ipiaw a Meg'li
Meg, ( Afpetta ) . Oh Dio
Ary\ Spofo alla tua conforte .

Non celar che t^affligge


^fg' ( Oh pena ^ oh morte ) .

.Lic. ( L'amor mio , caro amico ^

Non fofFre indugio .


)
la Afeg.^omfopra)
Ari/. II ocaro ,
tuo Glenzio ,

Mi mi difpera •
cruc<:ia ,

[Ardir, mio core 5


Finiamo di morir ] Per pochi . ifìanti
Ailontanati, o Prence . [^a parte a Lic.'^
SICONDO. 39
JJc, ( E qual ragione . . •

M^g* Va: fidati di me Tutto conviene


.

eh' io fpieghi ad Ariftea .

[ come[opra a Lk* J
X/V. Ma non pofs' io
^
Eflèr prefente?
M^Z* No : più che non credi
Delicato è l'impegno
ijhmpre a parte a Lio* )
Jjc* E ben : tu il vuoi
Io lo farò : poco mi fcofto : un cenno
Batteri, perch io torni. Ah penfa,anuco^
Di che parli , e per chi Se nulla mai .

Feci per te : fe mi fei grato e m'auii ^


Moltralo adeffo Alla tua fida aita
.

Xa mia pace commeitO;» e la mia vita ,


S C E N A VI.

^ri/ìea ^ ^ Megack .

Meg. [AH ricordi crudeli . 3


^rif jl\ Alfinfiamfoli
PolFo fenza ri tegno il mio contento
Efagerar : chiamarti
Mia fpeme 5 «^io diletto ,

Xuce degli occhi miei . . •

Meg. No Principeffa
:

Qaefti foavi nomi


Non fon per me . Serbali pure ad altra
Pili fortunato amante
jirif^ E il tempo è queilo
m
40 ATTO
Di parlarmi cosìPGiunto è quel giorno».^^
Mafemplice, ch'io foni Tuicherzi^j o
*
i d io {tolta m'affanno. [caro
Meg. Ah, non t'affanni
Senza ragion.
^rìf. Spiegati dunque.
^Meg' Afcolta»
Ma coraggio , Ariftea s Tahiia prepara
A dar di tua virtù la prova eftrema .
^rif Parla: ohimè , che vuoi dirmi? li
cor mi trema.
Meg* Odi : tu non dicefli
Mille volte d'amar più, che il fembìante.
Il grato cor > 1 ahiia fincera , e quella
Che m'ardea nel penfier fiamma d*onore
^rify Lodiffi, è ver. Tal mifembrafti.
Ti conofco, t'adoro. [e tale
Meg* Efediverfo
Foflè Megacle un dì , da quel , che dici ?

Se infedele agri amicis


'Se fpergiuro agli Dei ; fe fatto ingrato
Al fuo benefaitor , morte rende iìe
Per la vita che n'ebbe avrefti ancora
,

Amor per lui ? Lo f^ffiirefti amante


L*accert^relti fpofo ?

M^rìf* h come vuoi


Ch' io figurar mi pofTa
IVIegacle '^ì fcellerato f

Meg^ Orfappj,
Che per legge fatale.
Se ruo fpofo divien , Megacle è tale
'/irìf* Come ?
Meg.
SECONDO. 4r
'\Meg. Tutto Farcano , ecco tif\relo .
I
l\ Principe di Greta
Langue per te d^aiiior Pietà mi chiede> •

E la vita mi diede Ah , Principe{fa ^ .

Se negarlo pofs» io ^ dillo tu ftefla .

Arif. Epugnafti?
ì

I Meg. Per lui


^rif. Perder mi vuoi?
Meg. Sì: per ferbarmi fempre
Degno di te.
Dunque dovrò ....
\/lrif.
Meg. Tu dèi
Coronar l'opra mra Sì , generofa .

Adorata Ariftea , feconda i moti


. D'un grato cor Sia qual' io fui finora
.

Licida in avvenire Amalo-, è degno


.

Disi gran forte il caro amico. Anch'io


Vivo di lui nel feno
^ E s'ei non ti perdo appieno.
t'acquitta,io
Àrif. Ahi, qual paflaggio è quello ! io.dal-
le ftelle
Precipito agli abiffi'. Eh no^ fi cerchi
Miglior compenfo . Ab fenza te mia vita
Per me vita non è .

Meg. Bella Ariftea,


Non congiurar tu ancora
Contro la mia virtù . Mi cofia aflfai

11 prepararmi a sì gran palio . Un folo


Di quei
teneri (enfi
Quant' opera diìlrugge
Arìf. E di lafciarmi • . .

Meg. Horifoluto.
42
!/^rìr
ATTO
Hai rìfoluto E quandio ?!

Me.^,. Quefto (morir mi fento)


Qiiefto è l'ultimo addio
^rìf. L'ultimo! Ingrato.,,.
Soccorretemi , oh Numi ^ Il piè vacilla ;

Freddo fudor mi bagnali volto, e parmi,


Che una gelida man m'opprima il core ^

Meg. Sento, che il mio valore


Mancando va Più che a partir dimoro
.

Meno ne fon capace


Ardir j vado , Ariflea , rimanti in pace»
{in atto di partire)
\/irìp Come Già m'abbandoni !
! .

Meg* E' forza , o cara ^


SepararG una volta.
Arif^ E parti ?
Meg^ E parto
Per non tornar piò mai . {moì partir
j4rìf. Senti .... Ah no . , . , Dove vai ì
Meg* A
fpirar mio teforo
Lungi dagli occhi tuoi . (^partendo )
s^rif. Soccorfo . . . . Io moro .

( fmene fopra un fajfo )


Meg^ Mifero me Che veggo I I

C rhQÌge?idofi in dietro )
Ah, Toppreffe jl dolor. Cara mia fpeme,
3dla Ariftea , non avvilirti ; afcolta
( avvicinandktjì ad 'Arif. )
Megscle èqui : non partirò : farai .....
Che parlo ! Ella non m'ode , Avete ^ o
ftelle,
Più fventure per me ? No , quefla fola
/ Mi
SECONDO. 45
Mi reftava a Chi mi configlia
provar . !

Che rifolvo Che fo Partir


! !Sarebbe , . .

Criideltà,cirannia. Reftar .Che giova . .

Forfè ad eiierle fpofo fi il Re ingannato,


!

E l'amico tradirò , e la mia fede


35 l'onor mio lo fofFrirebbe ? Almeno
Partiam più tardi . Ah , che farem di
nuovo
A queft' orrido paffo Ora è pietade
.

X-'eiièr crudele. Addio, mia vita, addio,


( h
prende per mano )
Mia perduta fperan^a 11 Ciel ti renda .

Più felice di me . Deh cpnfervate


Quefta beir opra voflra ^ eterni Dei »
E i dì , eh' io perderò donate a lei •
I-icida r. . Dove mai .... Licida
.

i'verfolafcena}

SCENA VII.
Jjicida^ 0 detth

tic. T Ntefe
Tuttt) Ariftea?
Meg. Tutto. T'affretta, o Prence,
Soccorri la tui fpofa. {in atto di partire^
Lio.Ahimè 5 Che miro !

Che fu ? C "vedendo Arijlea ).


M^S* Doglia improvyifa
JLeoppreffeifenfi,
idi ntwvQ in fitto dipartire')
JjÌc, E tu milafci ?
44 ATTO
M^g. Io vado .... [ vuol partire 3 !Jc

Dehpenfaad Ariftea» C Qhe


dirà mai ;
Quando in fe tornerà ? Tutte ho prefenti ^yj

Tutte le fmanie fue . . . . Licida , ah


)

Centi [ ritornando 3 1 \
Se cerca ^ fe dice : b
L'amico dov'è ? * L
L'amico infelice^
|

Rifpondi : morì .
|j
Ah no: sì gran duolo ij

Non darle per me •


|

Rilpondi; mafblo
Piangendo partii
( Che abiffb di pene I \

Lalciare il fuo bene \ j

Lafciarlo per fempre l !

Laiciarlo cosi ) !
|

Se cerca Òcc. {parte) \

SCENA V I I L
Lieida , ed ^YÌjle/$ .

tic. /^He laberinto è quello! Io nori^


intendo.
Semiviva Ariftea .Megacle . • afflitto* .

'^rif Oh Dio •

Lic Magia quell'alma


Torna agli ufati ufEcj . Apri i bei lumi ^

Principeffa ^ ben mio .

^rif* Spofo infedele ! (f^nza vederlo)


liic^ Ah non dirmi così • Di mia coftanza
Ecco
SECONDO. 4^-
j.
Ecco in pegno la deftra.
( la prende per mano )
4rìf* Almeno .... Oh itelle , [ s aifvede
non effer Meg* , e ritira la mano J
Megacle , ov'è ?

tic. Partì.
^rif. Partì l'ingrato ?
Ebbe cor di lafciarmi in quefto flato !

tic* li tao fpofo reitò .

Arif^ Dunque è perduta


{s'alza con mpeto)
L'umanità fede.
, la
L'amore, la pietà? Se quefti iniqui
Incenerir non fanno
Numi,i fulmini voftri, in Ciel che fanno ?
L/V. Son fuor di me !Dì: chi t'offefejO cara?
Parla:brami vendetta f Ecco il tuo fpofo^
Ecco Licida ....
:^r//:OhDei.
Tu quel Licida fei ? Fuggi , t'invola : ,

Nafconditi dame. Per tua cagione


Perfidojmì ritrovo in quefto palio, £fo.
Lio. E qual colpa ho commefla?Io fon di {^Ì-
^rif' Tu me da me dividi
•Barbaro , tu m'uccidi
Tutto il dolor , eh' io femo
Tutto mi vienda te .

No , non fperar mai pace :


Odio quel cor fallace :

Oggetto di fpavento
Sempre farai per me
Tume&c, ipartc colfeguhol
SCE-
46 ATTO
SCENA Villi.

Licida 5 € poi Argene •

L/c. A Me batbaro Oh Numi !

X\ Voglio fegnirlo , e voglio


Sapere almen qual ftrano enigma è que-
ftò . (^in atto dì partire )
Atg. Termati traditor -
Ltc. Sogno , o fon detto .

Arg. Non fogni no: fon' io


L'abbandonata Argene, anima ingrata.
Iute ( Donde viene In qual punto
!

Mi forprende coftei Se più mi fermo


!

Ariftea non raggiungo ) Io non intendo .

Bella Ninfa i tuoi detti ....


Arg* Io ben comprendo,
Empio , la tua perfidia i nuovi amori :

Le frodi tue da me faprà Ciiftene


Per tua vergogna
( "vuol partire )
hk. Ah no: fentimi Argene
( trattenendola )
Non fdegnarti , rammento
Gli antichi amori ....
Arg^ Un traditor non fento .

iparte ) -

SCE^
SBCONDO. 47

S C E ISf A X.

Lìcìda ^ e poi Aminta *

tic T N anguftia sì fiera


X Io non mi vidi mai. ^

Mi difcaccia Ariftea: mi fcopre Argene


;
Sol Megacle potrìa
Darmi aita, e conforto;
Ma fi cerchi ^ ove andò .

( in att$ dì partire )
/4m. Megacle è morto •

Lic. Come Perchè 1 Qual' empio ....


!

Am Odimi: in traccia
Mentre or di te venia , fra quelle piante
Un gemito improvvifo H
SentOjmi fermo: al fuon mi volgo>e miro
Uom , che fui nudo acciaro
Prono già^'abbandona. Accorro:àl petto
fo d'una man foftegno
Coir altra il ferro fvio . Ma quando al
volto
Megacle ravvifai
Penfa com' ei reftò , come io reftai ^
Senza Ariflea mi diQè
Non so viver nè voglio . Oh Dio , m'iic*
, cide
Licida^ e non lo sa. Fugge ciò detto 5
E ratto in mezzo al fiume
Si fcagIia,ìo grido invano.Il colposi gridi
Replicaron le fponde , e più noi vidi *

Lic^
48
Lk'* Che
ATTO
fento ! Ah fido amico
Ti feguirò .... Ma pria
Sappia il Re > fappia il Mondo . . .

( atto di partire )
'^m. Ah, che purtroppo
JE'noto al Re , che tu meiitifii il nome 9
Che mane adi , che il deludati 5
di fe
QLiindi vuol , che tu vada
In dolorofo efiglio
Ilìc* Quefto ancor fofftirò!
j4m^ Ti lagni a torto ^

Tu fei reo d'ogni mal > tu folli folo


Aator dell'altrui danno,e del tuo duolo.
Qparte)

SCENA XI.

i * Licida t

OHNon Dio 9

\ive
dunque Tatuico
ved io Tuccifi . • . . In que<
fte vene
Con più ragione il ferro
Immergerfi dovea , che il reo fon* io
Ch' io fon lo fcellerato Odio la vita . ;

M'attérrifce la morte ... .

Nè so , come fi pofla
Minicciando tremare arder gelando : :

Piangere In mezzo air ire


Bra aar la morte , e non faper morire .

Voi fapete , ogiufti Dei


S'è fpietato il mio dolore ,
SJ5CONDO- 49
Se fon vittima d'amore
D'amicizia , e fedeltà
Deh fra tanti affanni miei
Per conforto a q uefto feno
Scintillar fi vegga almeno
Qualche raggio di pietà
Voi fapete 6cc. ( parte }

Fm dcll^ Atto Smnd9 «

C ATTO
SCENA PRIMA
Bipartita, che fi forma dalteruine d'un^
antico Ippodrcmo già ricoperte in gran
parte d'edera , e di fpini x ^ d'altre pian-
l tefeivagge

Megack ^ e poi ArtJìeA confeguHo

Meg. TriSTiimana pietà INiegar lofcampa


I A chi vive morendo*. In mio foc-
corfo
Or qui non trovare pronta la mano
Del pefcator , che mi felvò dall' onde
Senza Ariitea non pofio V
Non deggio viver più
,
^r-fn/. Morir vogrio {nofi vedendo. Meg^J
Dove è mortoli mìo ben .

Meg^ Non fi ritrova [^non vedeiido /irif^l *

Più conforto per me .

Arif. Per me nel Mondo


N oa v^è più y che fperar *

Meg^ Odio la vita.


Arif. Solo cerco la morte •
Meg. In grembo a Lete ,

Eh , lichiiidino i Imiii.
Meg* Oh flelle . [ ìncontraniofia mezm
Arff. OK N Limi . [ // teatro 1
Meg^
ATTO TERZO-
Meg. Principeffa !

^rif* Ingrato , e tanto


M'odj 5 e mi fuggi ?
Che per efferti unita ,
Se m'affretto a morir tu torni in v^ita •
Meg. Vedi aqualfegno ègiunta
Adorata Ariftea ^ la mia fventura
10 non poffo morir t trovo ini pedite
Tutfe le vie , per cui pafla a Dite .
^r// Ma qual pietofamano ...»

SCENA IL
jtrgene , e detti ^

yfrg. fcelleKato ardir*


^yifi \^
Vi fono ancora
Nuovi difaftri , Argene ?
^rg. In quefto iftante
Rinafce il padre tuo ^
Jirìf Come Perchè 2I

^rg. Che orror l Mentre egli al Tempio^


^

Venia fra' fuoi cuftodi


Lìcida impetuofo [ ta ^
Gli attraverfa il cammin : al Re s'av ven-
Morijgrida fremendOje gli alziia fronte
11 facriiego ferro
^rìj: Oh Dio .

^rg. Noa cangia


IlRefito, o color. Severo il guardo
i Gli fermain faccia 5 e ingravefuoa gli
dice
Ci Te-
52 A T T O
Teiiìerarìo che fai ? Gela a quei detti
,

Il giovane feroce :
Incomincia a tremar : gli cade il ferro 3
E dal ciglio , che tanto
Minacciofo parea prorompe in pianto •
Meg. Oh fconfigliato
Arìf'Ed ora
11 genitor che fa ?
,

^Yg. Di lacci avvolto


Ha il colpevole innanz ì •
^

Meg^ Ah li procuri
Di falvar l'infelice
Arg^ E tanta pena
Vuoi prender di coRui ? Al fuó dettino

Lafcialo in abbandono [ no •
.

M^g^ Lafciar Tamico Ah così vii non


! fo-
jirg^ [ E pure a miodifpetto
Io ne fento pietà . 3 La tua vixtude»
OMegacle , m'infegna
lltuftre a divenir : di bel coraggio
Già^ s'accende il mio core :
^^èfia, che all'amiftà 5 cedaTamore»
Sento una fiamma ignota
Un Nume , che m'ifpira >
Che dentro me s'aggira >
Che m'avvalora il fen
Si vada: e la mia fede
Refti d'efempio altrui •
Quella d'amor mercede
Abbia ramato ben
Sento &c. Iparte}

SCI-
T 1 RZ 51

SCENA III.

Megacle , ed ^rìjìea .

^^ifj'. lù refifter non poflb . AI car®


X amico
Per pietà , chi mi guida ?
^Yij\ Incauto , e quale
Sarebbe il tuo difegno ? Il genitore
Sa, che tuTingannafti:
Sa, che Megacle fei.
Meg^ Col Prence infieme
Anch* io mi perderò Mi da permeflT® •

^ Almen per lui morir •

jirìf. Un reo per Taltro


Sai, che morir non può . Perdi te fteflà
Prefentandoti al Re , nè falvi altrui •
Meg. Voglio tentarlo almen •

jirif. Senti ; e non ftimi


Configlio affai miglior , che il padre offe-
Vada a placare io fteffa ? C
Meg. Ah , che di tanto
Lufingarmi non so
^rif' Sì, quello ancora
Per te fi faccia
Meg. Ohgenerofa, oh grande^'
Oh pietofa Ariftea • Facciano i Numa
Queli* alma bella in quella bella fpoglia
Lungamente albergar Benlodifs'io .

Quando priati mirai , che tu nott^ri


Cofa mortai Va, mio conforto : adopr»
.
S4
II
ATTO
/bave poter de' labbri tuoi :
Deh placa il Re fdegnato
Ch* io vado intanto al caro amico a' lato.
i parte 2

SCENA IIIL
\AYÌftea^ e poi Aminta.

Arif^ Tn\ Eh fecondate , o Numi


La pietofa ipia cura . . •

j4m. Oh dì funefto ; oh Licida infelice *

Arif. E forfè eftinto ?


Am* No , ma il farà fra poco .

Non v'è più che fperar


Tofio fvenato.

Fia fuir A radi Giove . Eflervideve


. L*ofFefo Re prefente , e al Sacerdote
Pergere il facro acciar
Arif Io fon perduta !
Aniinta , oh Dio , cerchiamo
Ogni via per falvarlo .

Am> Ah 5 che non puote


BLivccarfi il decreto In bianche fpoglie
-

Coronato di fiori il vidi , oh Dio


IncamminarG al Tempio
Arif. Mìe perdute fperan'/e •
Ar/j^ [ Io reducaì
Con sì lungo fudore : a Regiefafc e
JxyVumm da iconolciuta cuna •

lidoi- potrò ^e^^*e^ìo

'^r^^* Ch^ dici 5 Aiiiinta ?


T 1 KZ O. ss
[/iw* Io penfo
D'andare incontro ali* ira
Deli* oltraggiato Re : Licida involva
Me ancor ne* falli fui
5 i mora di dolor ^ ma accanto a l uì •

t Q INA V-

AH , fio , povero Prence : ah ^ non

vero. ^
fijt

Se Licida non vive


Megacle , che farà ? Gelo in penfarlo i
Immagino i deliri
5 le fmanie , e già lo veggo
I trafporti
Dal duolo oppreflo , e vinto
Mefto languir fui caro umico ritinto •
Contro dì me fdegnato
Dirà 5 che ferbo anch' io
Uguale al genitore
Privo d'umanità nel petto 11 core •
Oh Numi , a qual configlio

Appigliarmi dovrò ' Qual via mi retta


Licida per falvar ? Stilla di fangue
Non ho 5 che per le vene
Gelida non mi fcorra Io mi figuro
*

Mille cafi ftinelli » e temo , oh Dio


Che nel fatale iftante
Si perda coir amico anche l'amante »^

C 4 Da
56
Da mille dubbj ,
ATTO oh Dio^
Sento agitarmi il core
Temo deir Idol mio :

Pavento il genitore :
L'amico , il Re , l'amante
Tutti mi fan tremar
.
»

Sono al mio ben colknte :


Il Re placar vorrei 5

Ma di placarlo , oh Dei
La via non so trovar •

Da Ócc. [ parte colfeguìto 3

SCENA V I.

Afpetto interiore del gran Tempio di Gio;


ve Olimpico. Ara nel mezzo. Trlpo"*
de da un lato , ed apparato di Sacrificio*

Ciiftene preceduto da numerofo popolo , da'


fmi cu/iodi » Licida in bianca "uefle co^
Tonata di fiori', e dal coro de' Sacerdoti^ de^
quali alcuni portano /opra bacili d'oro gP.
ijìromtnti del Sacrificio*

CU* lovane fventurato » ecco vicino


VJT De' tuoi miferi dì l'ultimo iftan-
Tanta pietà mi fai 5 E te:
Che non ofo mirarti Il Ciel voleflé .

Che potefs' io diflimular l'errore ;


Ma non lo poffo , o figlio ;

Pur 5 fe nulla ti reità


A defiar > fuor che la vita > cfponì
TERZO. 57
Libero il tuo delire : eflerne io giuro
Fedele efecutor . Quanto ti piace.
Figlio , preferivi, e chiudi i lumi in pace.
i/V. Padre , che ben di padre
Non di giudice , e Re quei detti fono
Non merito perdono , noi chiedo , e noi
vorrei .

Lamico de' miei voti


E' il riveder i'amico
Priadifpìrar
O/. T'appagherò. Cuftodì ialìe guardie}
Megacleame.
X/V. Signor tu piangi ! E quale
^ccelGva pietà l'alma s'ingombra \
Ah , che sì belle lagrime •
Non merra ii fallo mio
Padre , Signor , non piangere s
Che quello pianto , oh Dio ^
Accrefce il mio martir

CVh Lìcida , Io cQnfeflò ^


Stupifco di me fteffo. Il volto, il ciglio;
La tua favella entro del cor mi delta
Un palpito Improvvifo
Che Io rifente in ogni fibra il fangue
Fra tutti i miei penfieri
La cagion ne ricerco , e non la trovo
Che farà, giufti Dei, quello ch'io provo ì
Voi ditemi , oh Dei
Qualfia quell'affetto 5
Che tanto nel petto
Tormento mi dà . ^
Pie-
^8
Pietà Io direi ;
ATTO
Ma quefto , eh' ìq ferito
Non parmi tormentp
Di fola pietà . i

Voi&c.

SCENA VII.
'§IegacJe^ e detti ^ indi Arìflea ^

A H , vieni illuftre efeinpìo


l\
Di verace ami Ita ^ jMegacIe^
amato »
Caro Megacle , vieni
Meg. Ah ^ qual ti tro vo
Povero Prence !
JL/r. Il rivederti in vita
Mi fa dolce la morte .

Mcg Eh , che mi giova


Una vita 1, che in vano
Voglio offrir per la tua ?
i/V. oh delle gioje mie, de' miei martirU^
rinchè piacque agli Dei dolce compa-
gno
Separarci convien . Ritorna in Creta
Al padre mio ... * Povera padre ! Il
pianto
Tugliafciuga fui ciglio,
E in te, fe il figlio vuol, rendigli il figlio.
Meg. Taci mi : fai morir . Vieni Ariitea ^
Mira due fventurati.
Che divide la Sorte . Akro non refta , ,

Che
TERZO. itame 59
Che la fcure fatai tronchi lo
Di sì nobile vita Ah tu
pietola
.

di hglia
Trattieni colpo : sì l'amor
il

Tutto potrà ottener


y^rir. Cieli ! Che pena
!

Th
refta in vece mia. Penfa,che t^tH
Mec^'
mio tato
Ripongo in te la fpeme, e che il
Sol dipende da te. Col
dolce amico ,

con lui
; Vivrà Megacle ancora , pinhem
Megacle morirà Fingiti , o cara
.

Di vedere al mio piede


Quelle dure ritorte , e quelle
bende
ciglio ofcurar Muova il tuo core
Il mio .

r; Quella pietade iftelia


alberga
Che tu avrefti per me. Penfa,che
^

/UnolpirtoinduefpogUe, ^
uccide
V che fe il ferro il caro amico
e divide
Anche l'anima mia
.
fcioglie ,

Da te beiridol mio
^

Da te mio dolce amore


Spera la pace il core ,


E il mio dolor pietà
Io parto: e il fidq amico
Penfa a ferbarmi , ocara,
Che allorla pena^aiiura

Tutto piacer farà .


Da&c. l parte ì

SCE-
^0 ATTO
SCENA Vili.
MHsa, cu/iene, e Licìda.

^rìf. A H padre, udim? Oh Dio. Ri-!

S^rorosofaul, per quella


„„no

c|f2!'rs':eroS»°p=--
Qualopraturbi? ilreo

N>^;'e.'"'*''°'"'P«J-"«èil
-reo™
Jlf r"^^^^^^^^
^^?A Ah padre ...
Nonpiù:facriminillri jl
I TERZO. 61
da uno ds' mmflri del Tempio , e»^
nel porgerla al Sacerdote can^a i/e-
guefìtiverji ^ accompagnati dagra^
ve finfonia ) .

CUf - Odegli uomini Padre, e degli Dei


= Onnipotente Giove ;
:t Al cui cenno (I muove
s li mar, la terra , il Cielo
= Quefta , che a te (i fvena
= Sacra vittima accogli : effa i funefti
a Che ti fplendono in man folgori arredi >

[ nel porgere la /cure al Sacerdote


<viem ìnterotto daylrgene .

SCENA Vini.
Argene , e detti .

Arg* TTJ Ermati , o Re : fermate


jO
Sacri Miniftri . Principeflfa aita*
Arif Padre Tafcolta almeno :
E' degna di pietà .
Gli. Dunque volete
Ch*io mi riduca a delirar con voi ?
Parla 5 ma ^ano brevi i detti tuoi •
Arg* Parlino quelle gemme
sporge un monile a eumene'}
Che Licida mi diè : fua fpofa io fono
Voglio per lui morir
C/À C Cieli , che miro !
( prende il monile^ lo guardale fi tur Bai
Ouefto è il monììfi ifteifo »
11
62 A T T O
Che al collo avea ^ quando fu efpoHo ^

all'onde
lilinto il figlio mio ) Licida forgi
iLieìda s'alzai
Dimmi : è ver , che coftei ,

L'ebbe in dono da te 2 '


^

Lk* Sì : da me Tebbe :
E a me donollo Aminta
CU^ Or quello Aminta
Si cerchi.
Lk. Eccolo appunto ^

S C E N A X.

^m. \ H licida ....... ' -

Jl\ i vuol abbracciarlo l


Clu T accheta
Rifpondi , e non mentir - Qucfto iwonile
Donde avelli l

\Am* Là dove
In mar preffb a Corinto
Sbocca il torbido Afopo > io lo trovai
Al collo d'un bambino efpofto all'acque»
Clu E del fanciullo , oh Dio,,
Chenefacefti. Parla
Non aggiunger tacendo
Air antico delitto error novello • ^

\Ani. L'h^i prefente, o Signor r Licida è


C/^. Come i Non è di Greta (q^uelio-
Licida il PpenceJ
\4t^
3
éf^m* Il vero Prence in fafce
Fini la vita. Io ritornato appunto
Con lui bambino in Creta al Re dolente
I
L'offerfi in dono , e deli' eftinto invece
Al Trono reduce per mio conGglio •

C7i. Oh Numi , ecco Filinto , ecco il mio


figlio «. (^abbracciandolo 2.
/ìrg. Stelle I
Lic^ lo tuo figlie ?
C/i. Sì : rununafcefti
Gemello ad x^riftea . Delfo m'impofe
D'efporti al mar banirino , un parricida.
Minacciandomi in te •

Uc. Comprendo adeifo


L'orror , che n)i gelò , quando la mana
Sollevai per ferirti
i^^ri/^ Ah genitore r
C)gg! moki in un punto
Puoi render^ lieri

CMA E lo desìo d'Argene


Fiiinta il figlio mio I
Megacle d/Aritìea vorrei conforte
Ma Filinti)
il mio-figlio è reo di
morte <t,

Miniftri; il facro foco


Rifveglfate full' A ra
Figlio vanne a morir
ktoma ad ìngmccbìarj^apiè dell'u^ra)^
64 ATTO TERZO.
SCENA ULTIMA.
Megach 3 e detti

Meg. Q
3
Ignor t'arr efta
Tu non puoi condannarlo
*

. li

Siciòne ( no
Sei Re^ non in Olimpia» E* fcorfo il gior
A cui tu prefiedefti : Il reo dipende ^

Dal pubblico giudizio


C/// E ben s'afcolti
Dunque il pubblico voto . A prò del re<
Non prego , non comando , e non confl
glio.

C O R O-
Di Sacerdoti , e Popolo •

Viva il figlio delinquente.


Perchè in lui non fia punito
L'innoceme genitor
Nè funefti dì prefente
il :

Nè difturbi il facro rito


Un' idea di tanto orror

1 L F INE.

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