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VITA ^-/c
DI S. AMBROSIO
ARCIVESCOVO
DI MILANO.
TOMO SECONDO.
VITA
DI S.AMBROSIO
ARCIVESCOVO DI MILANO,
Dottore della Ch es a, e Con fessore
i
TOMO SECONDO,
IN MILANO MDCCL.
Nella Stamperia della Birliot. Ambrosiana
APPRESSO Giuseppe Marelli
CON Lli:£iSZA D£' SUFEKIOKi E PRIVILICIO.
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DELLA VITA
Vadc. a>^e. n.^ii ut TÙJ.-x. ,rr.1 y.j'uni'f'iur.
DI S. AMBROSIO "
MILANO,
ARCIVESCOVO DI
Dottore della Chiesa, ec.
LIBRO SETTIMO,
In CUI SI sriEGANo li principali avvenimenti della Chiesa,
E dell'Imperio, prendendo dall'anno cccxc.
SINO alla MORTE DI VaLENTINIANO IL
CapitoloPrimo.
Concilio di Milano contro gli Itaciant .
111 A -'^^"^
,
\
{t)J Sulrbit. Sevtr. ì. z. Hifior.
Hiji.
. .
LlBRoVII. CAriTOLoI.
7
le la Spagna era piena di Barbari, ed Arriani, e per conlegucn-
za elle fia di qualche Autore del quinto fecole. In fjtti il P.Chif-
flet ha (limato di dover darlo alla luce lotto il nome di Viailio
Vclcovo di Taplo
Prorpero, e S. Ifidoro (a) hanno fcritto, ciie con Itacio
S.
fu fcomunicato ancora il VtfGovo Urlacio, come reo dello llef-
fo delitto. Ma ciò è totalmente oppolto a quanto ne ha fcritto
S. Suipicio Severo, il quale dice, che Itacio lolo fu tra' Vcicovi
deporto (^). Se pure non fi vuol dire, che qued' Urlacio fia
quello, che da queflo Autore vien detto Nardacio, e che da
ciò abbiano S. Prolpero, e S. Ifidoro prcla occafione di Icrivc-
re, che egli era flato depoflo, perchè rinunziò da le itelTo all'
Epilcopato, quantunque luffe all'ai meno colpevole dltacio.
La condannazione d'Itacio nondimeno non fu badante a
rcfìituire la pace alla Chiefa della Francia, o perchè Felice di
Treveri non volefle acconlentire alla fua dcpofizione , o per
qualche altra occulta ragione che dalla Storia non ci vien
,
detta. In fatti fino all' anno ecce, nel quale S. Sulpizio Se-
vero fcriveva (f), gli Ortodoffi erano fra di loro divifi da una
guerra, e da una dilcordia continua, che produceva pernicio-
filìimi effetti , e per edinguere la quale non fi poteva trovare
alcun mezzo. Onde tal cola diede occafione di tenere in Mi-
lano un Concilio verfo il tempo della ftrage di Teflalonica ; nei
quale
perchè in alcune edizioni di Sulpizio farebbe detto, che Idacio era meno col-
Severo fi legge Urfacio in vece di Nar- j
pevole d'Itacio. Sembra adunque al-
dacio .Ed elfendo the non flafi vedu quanto probabile, che quelt' Urlacio,
to, che fi abbia fino a qui parlato né |
o Nardacio, fulfe qualclie Vefcovo del
di Urlacio, né di Nardacio, e per con- I partito d'Itacio, quale però fi era fe-
il
trario non (i vegga ciò the (eguille d'Ida- gnalato meno di lui E quanto ad Idacio,
.
to in compagnia d'Itacio, non manca- liano f alfe privato della vita , poiché da
no alcuni , quali in luogo di Narda-
1 noi fi é di già notato,che nell'una menzio-
cius vogliono che fi legga Nam Idacius ne fi fa di lui nel Concilio di Bordeaux .
Ciò per verità fembrcrebbe più proba- {e) S. SulpK. Sevtr. Hijior. l. 2.
A IV
,
g ViTADiS. Ambrosio
quale altresì, ftante rabbominio, in cui fi avevano gliltaciani,
tutti fi cercarono i mezzi per totalmente
deprimerli.
Effendo che i Vefcovi della Francia aveffero condannati
Capitolo II.
(a) Baronio crede, che quefto Con- 1 vi era l'Imperadore , e fotto i!Ponti-
cilio fia quello, in cui fu condannato ficaio di Siritio , è Io ftelfo metterlo
Gioviniano né cofa alcuna vi è, la
, |
in queiV anno, che in un altro,
quale o favori Tea , o combatta quefta (6) Ambrof. Ep. 7.
opinione. Ma poiché Gioviniano fu (f) Hieron. l. 2. cantra Jovsnian.
condannato in Milano nel tempo, che
[
,
IO ViTADiS. Ambrosio
volto, di ruvidezza pieno, e callofo nelle mani, per dar chiari
contrafegni del faticoio travaglio, in cui efercitavafi.
Eflcndo ulcito dal luo Monaftero per ifbbilire nel Mondo
una dottrina del tutto favorevole a' lenfi , e che vifibilmcnte
«
LIBROVII. CaPITOLoII. II
S. Girolamo (^) , che ne cita il fecondo libro , ne parla
con lomiiio dilprezzo, dicendo, che coltui era un uomo lenza
lingua, e lenza parole, e che i luoi difcorfi erano cosi infipidi,
che era più degno di compalTione , che d'invidia. Indi per
ilcreditarne lo Itile, dice: I luoi Icritti fono si barbari, e pie-
Ca-
LiBRoVII. CapitoloIII. 13
Capitolo III.
PErqueir
quanto pieni
Eretico,
fiano di ofcurita
vi fi fcorge nondimeno
i fcritti, ed i
l'afTcttazione
dilcorli di
, con
cui inalza il Matrimonio, per abbaffare la Verginità.
generati dal Battefimo con una piena Fede, non poffono piìi
edere vinti dal Demonio. Terzo: Che non vi è alcuna diffe-
renza tra l'aftenerfi dalle vivande, ed il cibarfene, qualora it
ne rendono grazie. Quarto: Che tutti quelli, quali avranno i
/
14 Vita DI S. Ambrosio ,
( «) j4rnb)of. Epijl. j.
.
lli Eretici entro fé fteiTi il veleno della loro malizia, per far
comparire al di fuori un efteriore di fantita , ed introducendo
inlenfibilmente la loro dottrina nella Chiefa, per corromperne
i principali membri , e dar morte a tutto il di lei corpo , te-
mer
i6 ViTADiS. Ambrosio
mer con poteva, che trafcinaflero infieme con effi
ragione fi
Tom. 11.
.
iS ViTADiS. Ambrosio
Ma vede in S. AgolHno (rf), che quefta era una conclufionc
fi
{a) jiiiguflin. lib, 2. cantra Julia»- 1 (^) Ced.Theodof. l. \6. tit. v. /. 5^.
tap. z. ^
eie Hxreticis
.
Ca-
(ìt) Eccovi la Legge tutta intiera: gilanzio iieir anno CCCCvi.: Quomodo
Jovhiianum facriUf^es agere conventus ex- Euphorbus in Pythagora rcnatus effe per-
tra mures Urbis [aerati jjima Epifcoperitm hi&etur, fic in ijh ]oviniani menr pra-
querela deplorai Quare fupra memerata
. va furrexii , ut in ijìo , & in hoc Dia-
torripi prxcipirnus , &
centufum plumbo , boli refpondere eogamur tnfidiis Cut ju- .
cum ceteris fuis participibus , & mini/iris r; dicitur : ftmen peffimum , para filios
exilio cohtberi : ipfurn autem mtichinato- tiios occifioni peccati pairis lui . llle Ro-
rem in infulam Boam fejiina celeritate manie Eccleftx autoritate damnaitis inler
deHiui : ceteris prout liberei , dummodo pbafides aves , &
carnes fuillas , non tam
cretione felvatur ,
folitariis , & Ungo [pa- caypo Calaguritanus , Cf in perverfum
tio inler fé pofitis infulis in perpetuum propter nomen viculi tnutus Quiniilianus,
deporiatis . Si rjuis autem pertinaci im- mifcet aquam vino , & de artificio pri-
probitate, velila, & dar>ìnata repetive- Jìino fua venena perfidile Catholiix l'i-
rtt,
fciat fé aMjieriorem fcntentiam jub- dei fociare conatuf Sue. Noi leggiamo in
B I I
.
IO ViTADiS. Ambrosio
Capitolo IV.
Itctecap. ^^.
Libro VII. Capitolo IV. 21
mazione uno, e Barbaziano l'altro, quali grandemente afflig-
i
i2 V I T A D I S. AMBR O S I O
fono uguali gli uni agli altri per qualfivoglia azione, eh' egli-
no abbiano fatta . Eflere una follia il mortificare la fua carne
col digiuno per fottometterla allo fpirito. Non vi effere al-
( rt ) I.Joann. U. v. it).
B IV
.
24 ViTADiS. Ambrosio
fatiche, e le lue IbfFerenze a lui (late farebbero affatto inutili,
fé non vi fufl'e altra vita, che queita, e le i morti non dovef-
fero un di rilulcitare, come faiiamente fi perfuadono i Genti-
li, quali credono, che non vi fia altra felicita, che quella di
i
Capitolo V.
quelle cole , nelle quali può lupporfi , che non fieno fiati in-
gannati, e nel redo, maffime in ciò che riguarda alia Chie-
,
la, debbonfi avere per ibfpetti perchè il non averli per tali,
,
rocché quanto alle circofianze egli può non efiere fiato elatto,
ficcome non lo è fopra di quefio punto in tutto il refiante del-
la fua opera.
Credo però, che neffuna fede debba prefiiarfi a Socrate,
allorché dopo di aver e2,!i ioggiunto , che togliendofi il Peni-
tenziere , iafciavafi all' arbitrio di cialcheduno l'accoftarfi , o
iaftenerfi Mifterj, fembra ne voglia dedurre,
da' fagri eflcrfi
fibile, eh' egli intende della confelTione, che fi faceva agli ue-
mini. Nò può quindi crederH, ch'abbia pretefo di efporre, che
fiafi abolita nell' Oriente una cofa da elTolui riconolciuta per ne-
celfaria
Ma Nettario, il quale, come altrove fi è fatto vedere, era
un Vefcovo di mediocre abilita, non lalciava di grandemente affie-
28 ViTADiS. Ambrosio
va un grande fregolamento ne' coftumi de' Fedeli nelle
affai
Chiefe dell' Oriente, del quale ne abbiamo altrove fatta un' af-
fai lagrimevole dipintura con i colori prefi in impreftito dalle
Omilie di S. Giovanni Griioftomo, che fin d'allora altamente fi
doleva, che vi erano de' Criftiani, i quali non lo erano fé non
le per convenienza. L'abolizione quindi del Penitenziere gran-
demente favori il loro rilalfamento , e non pochi furono i ferali
effetti prodotti da quefto aftievolimento della difciplina.
Crede Sozomeno, che la ftoria da noi più iopra narrata,
deffe luogo alia legge (/?), con la quale Teodofio proibiva di
annoverare le vedove tra le Diaconeffe, fé almanco non erano
giunte all'età di anni 6q. fecondo la teftimonianza di S. Paolo,
e non avevano figliuoli. Quelli fono i caratteri della Legge
del XXI. Giugno di queft'anno, e quello è quello , che ha ob-
bligato Baronio a mettere nello ftefs'anno l'abolizione del Peni-
tenziere di Coftantinopoli ; nel che Socrate non gli è contrario .
L I B R O V I T. e A P I T O L O V. Zp
tutte le donazioni fatte alla Chiefa. Nondimeno efléndocehò
con Topporfi ad un abufo fi cadefse in un ccceflb , impedendo i
Legati Pii , che da una vera carità fi potevano efiggere , Teo-
dofio la rivocò prontamente, e fi crede, che a far ciò venifle
indotto dalle premurole iftanze fattegli da S. Ambrofio.
Con la Legge quindi del xxiii. d'Agofto dello Itefs' anno
queft'Imperadore proibì adblutamente il valerfi in avvenire di
quella Legge del xxi. Giugno, o di produrla in giudizio. Di
forta che con queftc parole lembra, eh' ei l'abbia afìfolutamcnte ,
e totalmente caflata
L'ultima parte di quefta Legge viene onninamente autoriz-
zata dal Canone 17. del Concilio di Cangria, il quale proibi-
fcc alle donne fottofcomunica il raderfi i capelli, fot-
pena di
to preteso di pietà, e fimilmente condanna ciò che Euftazio
di Sebafte aveva in quel tempo introdotto per una vana affet-
tazione. Nondimeno San Girolamo (/?) dice, che quell'ufo
era affai introdotto ne' Monafterj dell' Egitto , e della Soria
quantunque ciò fi faceflc fcgretamente. Qiierta pratica, che
allora era si rigorofamente proibita, è divenuta di poi una fa-
era ceremonia confermata da' Canoni della Chieia
,
.
Ca-
(a) Hiert»j. Ef>. 48. neir anno cccxc. che Galla morì, e
I
30 Vita DI S. Ambrosio
Capitolo VI.
(«) Teodofio giunfe a Coftantino- i dice 1. i6. Tit. x. I. ii., che fi ritro-
poli col fuo figliuolo Onorio vava in Aquileja nel xvii. di Giu-
li x. di I
lalvarono nel luogo del loro ritiro, che quefto Principe fteflb
dubitò, le gli autori di quelli latrocinj fufTero uomini, o Tpettri.
Non rapendo quindi Teodofio che rilolvere , ne avendo
partecipato ad alcuno ciò, che teneva in fuo cuore, prefe fcco
cinque Cavalieri, i quali conducevano con loro quattro, o cin-
que cavalli per la briglia, acciocché quando taluno de' lor ea-
valli veniflTe meno per la llanchezza , potelsero montare fopra
d'un altro , e non mancalTe quindi loro giammai cavalcatura
per eleguire quanto fi era dileguato da Teodofio, il quale con
quefta picciola (quadra korle la campagna , ulando di tutta la
circofpezione , affine di non effere icoperto per l'Imperadore ,
e chiedendo cibo a' contadini de' luoghi ove trovavafi , allorché
ne aveva bifogno.
Si fermò finalmente Tcodofio in un angufto tugurio di
una vecchia donna , alla quale dimandò in grazia di ritirarfi
al coperto , e da bevere Quella vecchia avendolo ricevuto
.
33
Promoto, a cui Zofimo tutta attribuilce la gloria Ji qucft'
avvenimento, non ropravifse lungamente alla riportata vitto-
ria imperocché fu ucciib in quello flelj anno in un imbolca-
;
nm./i. e
34 Vita di S. A mbr os i o
con S. Ambrofio, che lo chiama Tuo amico [a). Ma quefl' ami-
cizia non trattenne però il Santo dal rimproverargli, che avefle
indotto Teodofio alla crudele elecuzione di TefTalonica; e, le
vogliam preltar fede a Claudiano, era coftui un uomo di tutte
lepefilme qualità, ed aveva commefìl tutti quei delitti, a' quali
può efTere portato un uom dominato dall' avarizia, dall' ambi»
zione, dalla perfidia, e dalla crudeltà.
Capitolo VII.
troppo del probabile, che quando Teo- ri a Flaviano. In fatti S. Ambrofio ciò
dofio fece a fé venire Flaviano per or- non kppe fé non dalle Lettere di Teo-
dinargli di portarfi a Roma , ei ciò fa- filo d'Aleffandria.
celfe per obbligarlo ad intervenire a Non potiamo poi differirlo di più,
quefio Concilio Or fé Teodofio lo l'e-
. ricavandofi dalla fpofizione di Teodo-
ce venire a Coftantinopoli nell' inver- reto nel Libro V. Cap. XIII., che do-
no, non feguì che al più
ciò po il rifiuto dato la prima volta da Fla-
prefto nel
X. Novembre del cccxci. , che è il viano di venire a Roma , li Vefcovi Oc-
giorno del fuo ritorno a Coflantinopo- cidentali fecero di nuovo iftanza a Teo-
li , fecondo la fpofizione di Teodoreto Idofio, perchè ve lo mandallei e quello
Concilio non fu tenuto, fie non dopo za , che non fia avvenuto dopo ìa mor-
1
te
Libro VII. Capitolo VII. 35
ne/Te un Concilio nell' Italia, per le premurofe iftanzc > come
crediamo, che a lui ne furono latte dagli Occidentali, i quali
bramavano di terminare l'affare di Antiochia, e che ceffaffe
la divifione, che da gran tempo vi regnava, né più loffrire
fi
C II
. ,
oé Vi T A DI S. A MBR OSI O
un Concilio, quale intervenne un gran numero di Prelati;
al
si fublime Miflero.
Ordina adunque il Concilio di Capoa , che i Vefcovi vi-
cini
( a ) Mìbr. Ep. 9. e- de Injìitut. Vir- i {h) Cclldi. Rom. HoUhn. /.. 1 89.
^'»- f-
S- I (f) .'f;(^>0'7. £>///. 150.
^8 Vita DI S. Ambrosio
cini a Bonofo, ed a' fuoi accui'atori, principalmente quelli del-
la Macedonia , Tefsalonica, decideirero quelt' affare;
e quello di
dal giudicare il quale S. Ambrofio fimilmente che Siricio Papa
fi artennero, in offequio del decreto del Concilio, che ne ave-
va commefTa la decifione ad Anifio, e ad altri Prelati, tra i
quali il più ragguardevole, che vi fi trovava, era Teofilo d'A-
lelsandria {a).
Qiianto a ciò, che concerne all' affare d'Antiochia, vi è
qualche apparenza , che Evagrio, il quale ugualmente che Fla-
viano aggognava alla di lei Sede , fi prefentaffe al Concilio di
Capoa, perchè S. Ambrofio (^), il quale fi duole, che Flaviano
non vi fia intervenuto, quafi fi ftimaffe luperiore alle Leggi, edal-
le regole della Chiela, non accufa Evagrio di aver ricuiato di ri-
trovarvifi ; ed attera di più , d'aver egli dal canto fuo folleci-
tato il giudizio. Ma
lontananza di Flaviano impedi, che
la
fi venifle alla decifione diun affare , il quale da tutti gli ama-
tori della pace ardentemente defideravafi canonicamente termi-
nato; poiché già gran tempo era, che la tranquiilitk di tutte
le Chiefe del Mondo veniva turbata da quella divifione. E
quelli, i quali avevano tentato di far ceffare per mezzo di que-
llo Concilio un si fcandalofo contralto, provarono un affai giu-
flo dolore in vedere, che la loro mediazione aveffe avuto un
cfito COSI poco felice.
Nondimeno quella fanta Affeniblea, la quale cercava tutti
i mezzi per far ceffare l'oftinata tempefta, trovò un porto afsai
tranquillo per afiìcurare la pace della Chiela, che ella conofce-
va efsere vicina a far naufragio E fu l'accordare la comu-
.
Capitolo Vili.
C IV
.
40 ViTADiS. Ambrosio
pegno per Evagrio, nondimeno non lo
dichiararfi in favore di
fece •
anzi , che fiCGome
difle Flaviano aveva ragione di fug-
oire il giudizio della lua cauia , cos'i Evagrio neffun motivo
aveva di follecitarla potendo si l'uno, che l'altro fondare le
:
lue pretenfioni più torto fopra de' difetti , che fi trovavano nell'
ordinazione del fuo competitore, che iopra i vantaggi, e la
giurtizia della fua propria caiifa.
Scrifle egli adunque avendo il Concilio di
a Teofilo, che
Capoa in lui rimeffa la cura di queft' affare, doveva anche per
una volta citare Flaviano , e che quando Flaviano perfiftefle
in non voler comparire, non conveniva lalciar di ammettere
alla comunione tutti gli altri Vefcovi dell'Oriente, che fegui-
vano la Fede della Chiefa , fecondo ciò , che era {tato decreta-
to in Capoa. Indi l'avverte, che dopo eflerfi da lui pronun-
ziata alcuna cofa fopra di ciò , ne deve dare avvifo al Papa >
acciocché venendo approvato dalla Romana Chiefa, (la qual
cofa ei non dubita punto, che ella fia per fare) tutta la Chie-
fa fi trovi unita in un medefimo ientimento , ed egli polfa
con giubilo raccogliere il frutto , e la ricompenfa de luoi
travaglj
Può crederfi Ambrofio non tralafciaffe di fcriverne
, che S.
a Teodofio , come il Papa , il quale con premurofe
altres'i fece
irtanze pregò Imperadore a mandare Flaviano a Roma , qua-
l'
arrenderfi , determinazioni
e foggettarfi alle loro
Ha del probabile, che la
morte del giovane' Valentinia-
110 , del quale tra poco parleremo , e la ribellione d'Eugenio
lui morte, la quale non fuccedette però prima del cccxcii. (a),
nel qual anno di lui f\u'ellando S. Girolamo, ne parla come
d'un uomo ancora vivente .
Capitolo IX.
^
(a) Socrat. l. 5. f. 15. Theodoret.l. 5. 1 {b ) ^inòrof.EpiJì. <i.
dere cola alcuna, la quale fiifle contraria a quanto era ftato de-
terminato, e che doveva anzi contenerfi tra i limiti della più
ritenuta moderatezza, e niente fare contro la fentenza di quel-
li, a' quali dal Concilio era ftata conferita l'autorità di giudi-
44 ViTADiS. Ambrosio
Fu finalmente la caufa di Bonofo terminata con la fenten-
za di Anifio , Macedonia infieme con
e degli altri Prelati della
lui adunati, i quali poiché ebbero condannato Bonofo, dopo un
affai matura deliberazione altresì determinarono, che quelli,
i quali erano da lui ordinati,
Itati fuflfero mantenuti ne' loro
e notafi ancora , che il Cardinale di nome di Teofilo deve efTere meflb dopo
]
Cufa confelfa, ch'ella conviene anzi a quello d'Anifio , e che quefto Teofilo
I
Siricio, che a S. Ambrofio. Ma dopo fulle per avventura qualche Vefcovo dei-
alcuni anni Ollìenio l'ha fatta flampare la Macedonia Ma il volerlo prende-
i .
Gen-
,,
Capitolo X.
(a) Gennad.CataLHaretic.i^. I
(^) Ambrof.Epifi. <ij.
LibrgVII. Capitolo X. 47
covo riparava quegli affronti , e que' dilgufti, che da altri era
llato indotto ad apportargli. Si gloriava (a) di eflere ftato
da lui nodrito , tal volta lo chiamava col nome di padre , e
defiderava di averlo lenipre prcfTo di fé, per provare gli efTet-
ti della paterna Ina ioUtrcitudine , eflendo perlualo, non altro
___i!i
(«) Phikftorg.XI.i.
Libro VII. Capitolo X. 45^
^O V I T A D I S. A MB RO S I O
D II
' — ,
52 Vita DI S. Ambrosio
Capitolo XI.
—— j» •——— — — — ^ • — .
prò-
(<?) Orof. lib.j. cap. 54. Amhrof. in 1 afTegnando a quanto fcgul in quella il
ebhu Valentin. EpiJL 35. Paulin, Vita tempo dell' ultima Lo Iteflb fìmilmen-
.
Ambrof. I
te ha fatto Prudenzio, poiché fuppone,
Paolino ha confufa quefta de-
(Zi ) 1 che la fupplica di Simmaco, da lui non
putazione del Senato con quella fatta ammcffa , fia poftenore ai viaggio di
per lo flciTo motivo nel ccclxxxiv. , |
Teodofio a Rema.
y
. ,
LiBRoVir. CapitoloXI. 53
proceduta cagione della fua morte (a).
la Infatti molta pro-
babilità vi è, che Arbogafto, autore di crfla, e che era Paga-
no di religione , fulTe uno di coloro , che Io ftimolafTero ad
arrenderfi alle preghiere del Senato. Ma cofa rara ella è il
Tcm.JJ.
, qui ante diem
Dm \
. .
^4 Vita di S.Ambrosio
e sforzarono di giuftificare la loro condotta , adducendo in
fi
loro dilcolpa, non aver elfi laputo, che i prefi da loro in guer-
ra, fuflero Italiani, e fudditi di queftlmperadore.
Ma
prima dell'accennato accomodamento, e nel tempo,
che tuttavia temevafi l'incurfione di quefti Barbari , S. Am-
brofio, che era il refugio più ordinario de' Grandi dell'Imperio,
e de' Popoli in tutti i pubblici affari, per accondefcendere alle
irtanze premurofe del Prefetto del Pretorio , e di altre perfo-
ne affai ragguardevoli, aveva promeffo di andare a trovare Va-
lentiniano in Vienna , ove allora trovavafi, per pregarlo a por-
tarfi in Italia; non potendo, die' egli, ingerirfi da fé rteffo di
andar alla Corte, quando neffun affare ve Io chiamava, né al-
tresì lalciar di fare quant'ei poteva per lervizio del tuo Popolo.
E per verità non vi fu Prelato, che maggior lume, e maggior
diicernimento di lui aveffe in fomiglianti occafioni Ma Va- .
H^ ViTADiS. Ambrosio
tina del terzo giorno fé era ancor ritornato, e fé il Santo Vef-
covo veniva.
Tutta converrebbe conofcere l'ampiezza del cuore paterne
del noftro Santo, ed il fuo tenero amore verfo di quefto giovane
Principe, per concepire fin a qual fegno fuffe alto, e profondo
il fuo dolore, che tante particolari circoftanze avrebbero a lui
CapitoloXII.
Arbogafto fi folleva fino ad ìmpadromrjì dell' Imperio , nel quale
Valentìntano in vano Ji sforT^ di mantenerji
dre un Barbaro, dal che potrebbe dedurfi, eh' egli abbia credu-
to , che Arbogafto fuffe Romano.
Delle fue qualità diverfi ritratti fé ne trovano nelle anti-
che ftorie , fecondo che i loro autori erano impegnati , o per la
fuperftizione del Paganefimo , o per la Cattolica Religione.
Zofi-
óo ViTADiS. Ambrosio
né aveffe concertata quefta dichiarazione con alcuno de' fuoi.
Laonde altro non ne traffe, che di avere irritato Arbogafto
come una beftia feroce, contro di cui fiafi vibrato un colpo di
Ipiedo, o Icoccato un dardo fenza ferirla.
Succedette probabilmente in quefta occafìone quanto rife-
rifce Filoftorgio (/?), fé ammettere per verace lo vogliamo,
che Arbogafto avendo fatto entrare in collera quefl' Imperado-
re con parole offenfive , volle Valentiniano prendere ad una
guardia la fpada per ucciderlo ; ma che la guardia fermoUo, e
reprimere quefto traiporto, e di nafcondcrlo, dicen-
sforzoffi di
do, che non potendo foffrire di effer Imperadore, e di non po-
ter fare quanto a lui piaceva, aveva voluto uccidere fé fteffo.
Quefl' era un troppo chiaramente dichiararfi in prefenza di Ar-
bogafto, che faper non volle d'avantaggio per afficurarfi del
fuo difegno, e per far prontamente ioffrire a quefto Principe
la pena della fua imprudenza , e della fua debolezza
Capitolo XIII.
i
Libro VII. CapitoloXIII. 6i
liarli, e far cenare autore di qucftc diffen-
i vani pretcrti dell'
SI cara , e preziofa e che per cagione de' fnoi peccati non ave-
;
va potuto conlervargliela
egli .
6Z VlT A DI S. A MBROSI O
riferifce più minutamente quefto
fatto, e diee, che paflTeggian-
do quefto Principe lungo le rive del Rodano dopo il pranlo, e
fenza la fua gente , la quale era andata a prendere la fua refe-
zione, gli afTaffini mandati da Arbogafto lo ftrangolarono con
le lor mani, e lo appefero ad un albero col fuo fazzoletto , per
far credere, che egli fi fuffe da fé ftelTo uccilb Ciò è confor- .
della Tua età, già da alcuni mcfi compiuto, dopo avere regnato
anni ledici, e cinque, o fei mefi (b).
Non fi può, lenza fentirfi muovere a compaffione, legge-
re un SI funelto racconto , il quale altresì merita, che fi faccia
feria rifieffione fopra la vanita , ed il nulla delle umane gran-
dezze, confiderando l' infelice morte di due Imperadori Criftia-
ni, di tante ottime qualità dotati. E quefta condotta della Di-
vina Provvidenza, tenuta con due tede coronate, deve iniegnarc
a tutti i Sovrani, non elTervi Corona , la quale fia immovibile ^
toltane quella, la quale Iddio rilerva nel Cielo a'fuoi eletti.
Capitolo XIV.
queuo Principe fuffc mandato ad effet- convien leggere 18., come hanno fatto
to nel giorno xv., nel giorno, cioè, Baronio, ed alcuni altri, ma per tro-
precedente alla Pentecollc di queft' an- vare l'anno 18. convien contare il pri-
no cccxcii. Dd
Traduttore. mo, e l'ultimo anno per intieri. Poi-
I
(^) S. Ambrollo de Div. z, p. 115. che in fatti egli non ha regnato che 16.
I
^5 ViTADiS. Ambrosio
Ma non potendo abbandonare la Tua Chiefa, né fpogliarfi del
Sacerdozio, almeno in qualche maniera fi nalcondeva, ftando-
fene in filenzio.
L'afflizione di Giufta, e di Grata, forelle dell' uccifo Prin-
(fl) Sembra, che il corpo di Valea- i Valentiniano fulTe porto nella Tua tom-
tiniano rimanelte infepolto almeno fino ba due mefi dopa la Tua morte, o al-
agli ultimi giorni dell' ellate di quefl' meno dopo trafportato il di lui corpo a
anno, fenza che Teodofio, da cui Ce i Milano, farà meglio dire, che fuperior
ne afpettavano gli ordini, ne mandaffe I
xjìat non fignifichi ncli' Epiftoia 57.
alcuno né tampoco fcriveffe alle Prin-
-,
j
di S. Ambrofio Teftate padata , ma i
cipefle. Ma eflendocchè ciò Ha difficile I
calori dell' cfkte , die tuttavia dara-
a crederfi, e fembri più probabile, che !
vano
LiBRoVII. CapitoloXIV. 67
nia pronunziò egli la funebre orazione in lode di Valentinia-
no, che trovafi tuttavia tra le lue Opere, poiché ei dice, che
andava egli iteffo a mettere le lue ceneri nella tomba (a).
Da quella Orazione deducefi, la grandezza d'animo, e la
tenerezza non eflere due qualith incompatibili. Imperocché,
febbcne il noltro Santo ne' grandi affari della Chiela, e dell'
Imperio era tante volte dato a conofccre di un cuore della
fi
(«) (Quantunque fiano PP. Bene- xv. Luglio di qucft' anno cccxcir., e
i |
dettini della Congregazione di S. Wau- che, per due Ioli mefi dopo la morte
ro della ftctTa opinione, fono nondime- di queilo Principe , fi tardalTe a dare a
no piìi efatti ncir affegnare il giorno lui fepoliura, ed a rccitarfi da S. Am-
I
. (rt) Socrat. lib. 4. cap. z6, I {d) Orof. lib. 7. cap. 51.
(i) Zof. lib. ^. i ( f ) Socrat. Ij^.t.z^. Saz. l.y.c.2Z.
( e ) Philofìorg. I
. . 1
T«iw. ;;. E 1 1
,
no ViTADiS. Ambrosio
fede a vani prefagj de' Pagani, che gliela promettevano; delia
quale folle Iperanza tanto più paicevafi, quanto che vantavafi
di conofcere l'avvenire per l'inlpezione delle vittime, e la co-
gnizione degli Aflri. Né mancava di mantenervelo Flaviano
Prefetto del Pretorio , di cui correva fama, che fuffe aliai ve»
ritiero nel predire le cole future, ed quale più 'di tutti gli
il
UEL-
DELLA VITA
DI S. AMBROSIO
ARCIVESCOVO DI MILANO,
Dottore della Chiesa, ce.
LIBRO OTTAVO,
Nel quale si tratta avvenimenti della
de' principali
Chiesa , e dell'Imperio, sino alla morte di Teodosio.
Capitolo I.
«2 Vita di S. Ambrosio
rale Promoto (a). Ma non
contcntandofi Ruffino di quefta dk
pnita, la quale avrebbe potuto rendere foddisfatta un ambizio-
ne meno infaziabile della fua, fi accinfe ad intraprendere di
perdere ancora Taziano Prefetto del Pretorio , e Procolo fuo
figliuolo, Prefetto di Coftantinopoli ; ambedue i quali, fé fi
vuol preftar fede a Ruffino d'Aquilca, d'altro delitto non era-
no rei, che d'avere esercitate le loro Cariche con una fomma
integrità, né d'altro poteva certamente Ruffino accufarli. E'
vero , che caduti che furono in difgrazia , vennero abolite al-
cune Leggi, le quali erano ftate fatte a loro perfuafione, ma
ciò non fi fece, che per il gran credito di Ruffino ; ed Arcadie
rimife nel primiero loro vigore quefte Leggi dopo la mòrte di
fuo Padre .
(a) Zef.liò.a,.
. .
( e ) Claudian. lìb. i.
in Ruffi»-
( a ) Cod. Theodof. /. 1 2. 1^. de bonis 1
74 Vita DI S. Ambrosio
di Valentiniano, per la quale ne provò quella più molefìa af-
flizione, che pofTiamo immaginarci. Imperocché, ftendendo
i IgLiardi fopra l'avvenire, trovava un gran divario tra un gio-
vane Principe lue Cognato , che gli era debitore delia conler-
vazione de' luoi Stati, e tra perlone, con le quali nelsuna ave-
va congiunzione , né giammai poteva averne per tutto il cor-
lo del fuo regno, efsendocchè il loro coraggio, o per meglio
dire la loro temerità, e la loro ingiuftizia dovevano fempre
tcmerfi
Avendo quindi rifoluto di prepararfi a far guerra al nuo-
vo Tiranno, che vedeva come rinalcere dalle ceneri di Mafli-
mo, cercò tra gli Uffiziali del fuo Imperio i più abili a fofte-
nere degnamente le principali Cariche della fua Armata. Ave-
va difegnato di dare il fupremo comando della Cavalleria a
Ricomero , ma quelli mori nello ftelso tempo.
Nel mentre che ftava occupato in quelle deliberazioni
giunfero degli Ambafciadori mandati da Eugenio , per fapere
s'egli voleva trattare con lui , e riceverlo per collega nella di-
vifione dell'Imperio. Un
Ateniefe nomato Ruffino, era il
Capo di queft' Ambafceria («), al quale fi erano uniti alcuni
Velcovi, per domandargli la pace, della quale credevano po-
ter efsere accetti mediatori, ftante il loro fagro minifterio
Efsendocchè queft' Ambafciadore nefsuna lettera portafse
d'Arbogafto, altresì fi aftenne di parlare di lui ; ma Teodofio
jion potè trattenerfi di querelarfi della fua perfidia , e di accu-
farlo della morte di Valentiniano d'onde prendendo occafione
;
Capitolo II.
ia) Zof.l,!).^. I
(^ò) Sozam. 1,7. e. Z2. Ruffin.l.i.cti.
.
j6 ViTADiS. Ambrosio
rifapere da lui ciò che Dio bramava dal lue miniftero in que-
lla occafione: voleva, che faceffe guerra al Tiranno: fé
fé ei
(a) .'iugujì. lìl>. ^. de Civit. Dei e. 26. Ime, ove Iddio lo diede a conofcere a
(è) Ruffin.liè.i.cap.^^. Giovanni Vefcovo di quella Città. Ma
(f ) Hanno alcuni Moderni fcritto, Baronio giuflamente rigetta quefto fal-
|
che egli fé n'andò in abito fconofcinto to, per non effer rapportato dagli Au-
|
ia) VoytT. VAumóne Chretienne c.ii.\ Ej>. Parmen. l. i. contr. Crefcon. Ej:- f 4^-
( b ) Ayg. £/>. 48. «?- 50. lib. I . cantra \
( r ) Pfal. CXIX. 'J. 8.
78 ViTADiS. Ambrosio
facrificj ;
fangue delle vittime ne fcorrefTe per ogni
ficchè il
8o Vita' DI S. Ambrosio
Ciò che non leggefi nella ftoria della tua vita, ch'egli giam-
mai abbia fatto, benché vi fi ritrovino altri miracoli.
Non erano però Ioli i Francefi ad avere pel merito di
S. Ambrofio una sì alta ftima. Noi di già abbiam veduto,
avere la affai vantaggiofa fama, che di lui correva, tirati a Mi-
lano due gran Signori della Perfia e vedremo in progreffo ,
;
eh' ella ebbe altresì la lleffa forza lopra una Regina de' Mar-
comanni.
Ma fé S. Ambrofio con la fua amicizia , e ftretta fami-
gliarità aveva onorato Arbogafio, quando lo credeva Cattolico,
e lo vedeva affezionato al giovane Valentiniano , a cui avevalo
Teodofio affidato, acciocché fufie luo Configliere, e moderato-
re di fua giovinezza avrà poi certamente tralalciato di avere
;
qual cofa più non poteva quefto perfido avere alcun motivo
di vantarfi dell' antica amicizia , della quale fi era refo in-
degno, e la cui memoria non poteva eflergli, che materia di
confufione.
Capitolo III.
NEldiamo ,
ritornarfene dal Reno, ciò che feguì,
iul finire dell' anno cccxcii. , o più probabil-
come noi cre-
LlBROVIII. eAPlTGLOlIl. 8l
Il fuo avvicinarfi a Milano coflrinfe S. Ambrofio a par-
tirfene ,
per non eflcre obbligato a vedere un Principe , ciac
fotto il nome kaiorava volefie far rivivere il Pa-
di Griltiano
ganefimo , Pagani le rendite de' loro Templi,
concedendo a'
r«m. II.
g2 ViTADiS. Ambrosio
gnato con Arbogafto a cagione dell' Imperiale diadema, di cui
avevagli cortui fregiata la fronte, nondimeno non volle di fu-
bito concedere a' Pagani quanto gli domandavano che fuffero, :
dofi lotto de' piedi il rilpetto dovuto al vero Dio , fenza con-
fultare i Vefcovi in un affare tutto di Religione , accordò le
rendite domandatcoU.
K
vero, che per foftenere in qualche maniera il decoro
della fua riputazione dichiarò , non accordare quella grazia a'
Templi fteffi, ma a coloro, che per Templi la domandavano.
i
quello del cominciamtnto dell' Impe- anche mentre Eugenia cranc tuttavia
j
rio di Eugenio E perchè pare, che Eu- lontano o che partiffe due volte a £%
. i
, ,
genio fude tuttavia in quelV anno nel- gione di Eugenio: la qual cofa con dit-
I
§4 Vita DI S. Ambrosio
per la cagione, con altri Principi, fcnza eh' efli fé ne
fleflTa
fcrc dilpenlatori de' luoi doni; e dice che quefta (ìeffà quiftione
cfìTendofi anticamente propofta, i Giudei (<?), dai quali il Re
di Soria aveva voluto efiggere una fomma confiderabile di da-
naro, acciocché fufle impiegata ne' Sacrificj, non avevano vo-
luto pagarla, fé non fc con la condizione, eh' ella fulTe impie-
gata in navi, ed in alcune
altri ufi, cioè in far coftruire delle
altre cole neceffarie alla ; i Pagani Repubblica
ftedi ac- e che
condilcefero a quanto richiedevafi da' Giudei, di quel tempo
ad eflì foggetti.
Finalmente dopo di aver proteftato , che gli profefTava
tutto quel rilpetto dovuto ad un Imperadore, avendolo egli
finceramente amato, quand' era tuttavia uomo privato: né ef-
ferc poffibile, che non l'onori, mentre lo vede inalzato all' Im-
periale Dignità, termina con quelle parole: Se voi efiggetc da
me , che io vi onori , permettete che >ioi onoriamo altresì quello ,
che voi volete far credere ejjcrc l autore del vojìro Imperio
Qiierta Lettera era si c-elcbre prclTo gli antichi, che Pao-
lino ne cita diverfi pafli . La prudenza, e la generofita trovanfi
in eifa unite. E quello Epilcopale vigore, che dimoltra con
Eugenio, e con altri Principi, ci deve ridurre alla memoria
quelle eccellenti parole, eh' ei diflTe in altra occafione: Se voi
volete ( ^) , JìmilìneìJte che Dio , atterrire i peccatori , farvi te-
mere da' Re , ftcchè tutto il Mondo vegga , ejfere eglino fog-
getti a voi ugualmente che a Dio , in conftderando che voi
,
Ca-
. .
Capitolo IV.
F IV
gg ViTADiS. Ambrosio
efiì. Dice il noftro Santo, che furono cavati nella fteffa guifa
come colgonfi le rofe fuori delle fpine . Levò egli con le lor
Offa la croce, ed i chiodi, eh' erano rtati li Itromenti del loro
fupplizio , e raccolfe il Sangue , che tuttavia conlervavafi nel-
le lor Tombe Lafciò egli agli amatori delle ricchezze la
.
pò Vita DI S. Ambrosio
non trovafi quefto Trattato tra le lue opere ;
ma quefto contra-
legno della Tua Santità vivera eternamente nella ftoria della Chic-
fa , e darà a noi occafione di confeffare, che s'egli ebbe tanta mo-
deftia, per protellarfi di non effere un Elia , non lalciò di aver-
ne il doppio fimilmcnte che Elifeo Tuo diicepolo, aven-
fpirito ,
LiBRoVIII. CapitoloIV. pi
C A P I T o Lo V.
p2 ViTADiS. Ambrosio
la mezza notte. Ma Claudiano (a) aggiugne, che nello ftelTo
tempo, che i foldati fecero quefta proclamazione del loro giova-
ne Principe, per dargli il titolo d'Augufto, diflìparonfi affatto
queftc tenebre , e da cÌÌ'q ufci il giorno , e la luce (b). Aggiugne
ancora di fubito , che comparve una Stella , e che la Luna era
nafco-
motivo, noi fiamo corretti a fidare la errore in tutte, come converrebbe af-
creazione di Onorio E ciò fembra al- . ferirc, per foftenere quanto ha Bion-
trettanto ragionevole , quanto Socrate dello Primatttè p. 230. Cod. l. il. tit.
/. 5. e. 25., e dopo lui Sozomeno /. 5. I. 38. avanzato, che Teodofio non fia
cidente ; vale a dire, più predo che po- ftantinopoli per la qual cofa nella da-
;
bari aufiliarj al fuo foldo, che erano venuti dal loro Pacfe fitua-
to di la del Danubio, e da tutti i luoghi dell'Oriente, fé devefi
credere a Claudiano, ne diede la condotta a Gainafo, ed a Ba-
curo Bacuro era originario dell'Armenia, o piuttofto d'Ibc-
.
tare dalla predizione de' Demonj tutti vantaggi delle lue Ar- i
^6 Vita DI S. Ambrosio
lecitamente in viaggio per riftituirfi alla fua Citta Epifcopale
circa il XXI. d'Agolto , per ivi afpettare quefl:' Imperadore .
Capitolo VI.
{a) Claudian.de quarto Cor. fui. Honor. 1 Claujlraque ctnjeSis fcopnlis duriffxma
{b) Claudiano così defcrive quefto tendunt
paflaggio : | Non alia re/cranda manti , fed pervia
- -Tetigere lecum , quo fine fub imo 1 tantum
jingujìant aditum (urvis anfra^ibus Augujio, geminifque fidem mentita ty-
alfes , rannis &c.
Libro vili. Capitolo VI. <?7
p8 ViTADiS. Ambrosio
la morte piuttofto per il fuo errore, che per il Tuo delitto.
Da tutto quello fembra poter arguirfi, che quefto Pagano fuf-
fe ftato desinato a guardare le Alpi , e che vedendole sforzate,
avefie voluto piuttoilo morire combattendo, per non iopravi-
vere alla fua ignominia, che falvar fé (leflb con la fiiga, dopo
le aflìcurazioni della vittoria da lui date ad Eugenio per parte
de' fuoi Demonj
Avendo Teodofio sforzato l'ingrefiTo dell'Alpi (<?), incon-
trò nel dilbendere da effe l'Armata di Eugenio in una pianura
tutta coperta della ina Infanteria, e Cavalleria. Imperocché
fapendo quefto Tiranno, che Maffmio, del quale egli imitava
la ribellione , era ftato disfatto per avere tutte ad un tempo
intraprefe molte cofe , e per avere divife le lue Truppe ,
credette di dovere appigliarfi a più faggio configlio , e di
unire infieme tutte le fue forze, e niente avventurare. Ma
la diverfa maniera di guerreggiare non impedì , che ambedue
quefti ufurpatori dell'Imperio non incontraffero la fteffa fven-
tura; volendo Iddio farli perire, dopo efferfi fervito di elfi
per efercitare la pazienza degli altri
Hanno alcuni antichi Autori detto (è), che ciò feguiffc
preffo ad un fiume chiamato Freddo , lungo le rive del quale
vi era una Citta chiamata con lo Ifeflb nome, ed era diftante
alcune leghe d'Aquileja , ed alla quale alcuni danno in oggi
il nome di Wittac, o V/ibac nella Contea di Gorizia lungo il
te,
100 V I TA D I S. A MBROS I O
sno animofo, che fcaricandofi per ogni parte fopra quelli, che
Itavangli all'intorno, tutti gettoUi a terra a colpi di dardi, di
leve, e di fpade. Penetrò ancora per i loro Squadroni più
denfamente uniti , ed avendoli rotti fi apri una ftrada per
mezzo di mille e mille cadaveri, ftefi al fuolo in più m.ucchj
per giugnere fino alla periona di Eugenio, e togliere dal mon-
do quello Tiranno.
Se Teodofio quindi perdette molti de' fuoi aufiliarj, ne re-
ftarono altresì morti in gran numero dalla parte de' nemici (a)
Ma è d'uopo credere , che la perdita fuffe afiai maggiore dalla
tua parte; imperocché dicefi, che de' ioli Goti ne reftafìfero
morti dieci mila Bacuro fimilmcnte vi mori dopo efierfi con
.
Capitolo VII.
r.^i/. G IH
.
{a)An§u]ì>l.<).deCivit.Deic.l6. !
( b) Theoàoret.
Libro Vili. Capitolo VII. 103
foccorrerlo, e di difenderlo. Uno di efifi diceva d'efsere S. Gio-
vanni l'Evangelitta, e l'altro S. Filippo. Ma qualunque fufle
la ficurezza, che l'Imperadore ricevette con quefta vifione, la
coniolazione da lui provata non lo diltolle dal proieguire le lue
preghiere , anzi le offerì a Dio con un fervore affai più acccfo
di prima.
Effendo un fofdato ftato fimilmente favorito della fteffa
vifione, la raccontò al luo Capitano, che giudicò cofa di affai
grande importanza il parteciparla al fuo Tribuno , a cui per
quelV effetto conduffe il loldato , che dal Tribuno fu pron-
tamente condotto dal fuo Generale, al quale effendo nota la
pietà dell' Imperadore , e credendo di fare a lui cofa affli gra-
ta, qualora gli recaffe una si gioconda notizia, parti di lubito
per comunicargliela. Teodofio alcoltolla fenza punto commo-
verfi , comecché niente di nuovo veniffe con effa a rifapere
;
indi parlogli in quefta rtianiera: „ Non ha quefto foldato per „
me avuta quefta vifione , ne per dare a me della confidenza „
col racconto di una si vantaggiosa predizione. Imperciocché io „
di già aveva preftata un intiera credenza a quelli, quali mi „
i
G IV iin
. .
tanto munito del fegno della Croce fece dar principio alla
battaglia , nella quale s'impegnò con tutto l'ardore immagina-
bile, effendo invincibilmente perfuafo , che ne ufcirebbe vit-
toriofo, quand' anche non da alcuno
fufle feguito nell' attacco
de' fuoi. In fatti una fede cos'i viva, quanto quella, ben me-
ritava di effere da Dio fpecialmentc favorita , e che dando
egli un si raro modello di pietà a tutti i Principi Criftianì
per quel tempo, in cui effi trovanfi in pericolofi cimenti, loro
altresì infegnaffecon queft'efempio , effere Gesù Cristo troppo
fedele nelle fue promeise , per abbandonare al furore de' loro
nemici coloro , che da lui folo afpettano affillenza , e foccorfo
Capitol© Vili.
quali ,
quelli , che furono più
ropravififero tormentati
, dall'
Capitolo IX.
egli fece d'una maniera, di cui non v'è eiempio in tutta l'an-
tichità (/«), egli ha fatti meritare gli elogj non lolode'Cri-
(liani , coinè di S. Ambrofio, di S. Agodino, e di Orofio ma ;
ut ViTADiS. Ambrosio
dine, perdonò a' loro Figliuoli, i quali fi rifuggiarono nella
Chiefa, quantunque non fufscro ancora Criftiani
Volle egli , che quella occafione fervifse loro per abbrac-
ciare il Crillianefimo Egli li amò con un affetto del tutto
.
gli onorò con delle Cariche , e delle Dignità della fua Corte y
e del fuo Imperio. Non foffri , che vi fuise alcuna particolare
inimicizia dopo la vittoria; non efsendofi diportato come Cin-
na , Mario , ed altri fomiglianti , i quali non vollero
Siila ,
dar fine alle civili guerre dopo ch'elleno erano fiate terminate
con loro vantaggio , ed elfi avevano col loro rifentimento ol-
trepafsati eziandio i più ampli confini della loro vittoria. Ed
efsendocchè la fua unica afflizione fufse , che quefte guerre fi
Ttm. II-
H
114 ViTADiS. Ambrosio
te diritto, e la fantira degli afili.
il
Aveva Teodofio manda-
to a Milano uno de' luoi Segretari di Stato, nomato Giovanni,
il quale fu dipoi Prefetto del Pretorio, e noi crediamo effere
quello, che prefe Porpora nel ccccxxiii. dopo la morte di
la
(a) Baronio crede, che Teodofio per i che quefti due Apoftoli fiano rapprefen-
rieonofcere il foccorfo predatogli dai |
tati . Ma i volti cuiiiati in .quella Me-
SS. Giovanni , e Filippo faceffe llam- daglia non potrebbero per avventura
pare una medaglia da lui rapportata cfTere di Arcadio, e di Onorio?
all' anno cccxciv. , nella quale crede ! (i) Ambrof. dcobituTheodof.f.zii.
LiBRoVIII. CapitoloIX. 115
ad aftenerfi da' Sacramenti fino a tanto , che avefle ricevuta
una teltimonianza della grazia divina con l'arrivo de' iuoi
Figliuoli.
per verità, fecondo che ne penfa un Santo Padre (/v),
E
per quanto giuili, e legitimi poflano eflere gli omicidj , che fi
commettono nelle guerre, e quantunque i Principi, che ri-
mangono vittoriofi, Ipargendo il iangue de' lor nemici, fi fac-
ciano alzare de' trofei come illuftri mcriumenti delle loro vit-
a' S?cramenti , fé non fé dopo il ri- vavafi infermo per la malattia, di fui
torno de' Figliuoli , vien refo poco prò- |
morì ; fé però non vuol dirfi ,
eh' ei fi
anima-
H II
6 . , . ,
Il Vita DI S. Ambrosio
ammalaffc dopo k fua vittoria, e che gli Imperadori tre fole volte C erano
l'idropifia , delia quale morì , non lo veduti in Roma. Or
ed'endo certo, che
lafcialle dopo di effa lungamente fo- Coftantino vi andò nel cccxir., Co-
pravvivere. Ma fiafi in una maniera, Hanzo nel cccxvii. , e Teodofio nel
od in un' altra, egli è difficile l'accor- CCCLXxxix. , neffuna probabilità vi è,
dare ciò con Zolìmo , il quale preten- ch'ei vi ritornalfe ancora nel cccxciv.
de, che Teodofio andaffe a Roma im- Ncffuno Storico quindi , e ncffun Au-
mediatamente innanzi alla fua morte. tore , o Cronolagilta , oltre i tre da
Prudenzio Symmach. dice fimil- noi già citati, pur una parola ne dice.
/. i. in
mente come Zofimo che quando Teo- Ed ancora di quelli tre Teodoreto cer-
, ,
dofio andò a Roma , e vi proibì l'Ido- tamente non nomina Roma che per ,
latria , aveva di gik vinti i due Tiran- dire, che Teodofio era in Occidente.
ni MafTimo , ed Eugenio. E s'egli è Ed il titolo di vincitore di due Tiran-
vero, come dice Teodoreto /. 5. f. 25., ni, che Prudenzio gli da, può cadere
eh' ei fia andato a Roma molto tempo in generale fopra la perfona di quefto
dopo la morte di Paolino, e di poi ab- Principe, fenza che qaefto Poeta abbia
bia voluto obbligare FUviano ad andar- pretefo , eh' ei l'abbia acquiftato fino
vi , conviene che ciò fia feguito dopo da quel tempo
la disfatta d'Eugenio. Si potrebbe dedurre dalla narrazione
Nondimeno il tempo, che pafsò dal di Zofinio ( poiché ei non lo dice ef-
giorno vr. Settembre, ne! quale fucce- prelTamente ), che Onorio fufTe andato
dettequefta disfatta, fino al giorno xv ri. a Roma con fuo Padre. Ma egli è vi-
Gennaio, nel quale Teodofio morì in fibile in Claudiano , che dopo elTervi
Milano, fembra affai breve, ed impro- andato nel cccLxxxix. cffendo ancor
prio per credere, ch'egli fia andato a fanciullo, prima d'elTere Imperadorc,
Roma, e che ne fia ritornato. In oltre e prima della guerra d'Eugenio , ei non
non avrà egli potuto partire da Mila- vi ritornò, che per cominciare il fuo
no, fé non dopo avervi fatti venire da fello Confolato , cioè verfo la fiae del
CoRantinopoli fuoi Figliuoli , fé non
i ccccni.
fi vuol dire, ch'egli abbia fatto quello Stilicone può efTervi ftato , come di-
viaggio, fenza avere prima partecipato ce Zofimo, ed ancora avervi fatto pro-
de' Sacramenti clamare Onorio Imperadore ; la qual
Dice Claudiano mConf.Htnor.^ che cofa però da quel!' Autore fi attribui-
quando Roma volle ottenere da Teo- fce a Teodofio. Dice altresì Zofimo,
dofio il Confolato per i due Fratelli che Serena moglie di Stilicone volle ri-
Olibrio , e Probino , ella gli mandò mirare la (tatua di Cibcle, e che aven-
de' fuoi Deputati a pie' dell' Alpi ; va- do veduto penderle fui petto un' affai
le a dire ad Aquilcja, od a Milano; preziofa collana , da lei la tolfe , e fé
né dice egli eh' ei fuffe allora afpetta- la pofe al collo; della qual cofa rim-
to in Roma , né eh' ei vi andalle in proverandola una vecchia Veilale , che
tutto queir anno. Ma anzi in un al- tuttavia viveva, ella la fece maltrat-
tro luogo, cioè de Confiti. 6. Honor. tare , e cacciare da quelli di fuo fegui-
dice, che ne' cent' anni, che avevano to , malgrado tutte le imprecazioni
preceduto i! fedo Confolato d'Onorio, che colici mandava contro di lei , de!
vale a dire dal cccxv. fino al cccciv. fuo Manto , e de' fuoi Figliuoli . Que-
fto
. 1 . . ,
Capitolo X.
DOpo
mente
la disfatta d'Eugenio applicoffi
nel regolare gli attari dei fuo Stato
Teodofio principal-
(^), come
ie prevedere ciò che doveva accadergli, cioè , che ben prefto
gli lopraltava la morte, giuda l'eiprefla predizione di S. Giovan-
ni d'Egitto. Mandò quindi di (ubito in Oriente per far di la
venire il Ilio Figliaolo Onorio; e credefi , eh' ei mandaffe an-
cora per l'altro fuo Figliuolo Arcadio , fecondo l'afìferzione di
fioStorico aggiugne, che Stilicone aven- fata Serena moltianni addietro ; poi-
do comandato, che 11 toglieflero alcune ché Maria loro figliuola fu maritata
lame d'oro .itrai grolle, di cai le porte ad Onorio fino dal cccxcviii., nel
del Campidoglio erano coperte, fi tro- qual anno , per quanto giovane ella
vò fcolpito in latino fotto di quelle fuffe , non poteva avere meno di anni
Tov,. II.
H 1 1
ii8 ViTADiS. Ambrosio
Di forta che fembri affai probabile, che S. Ambrofio, e Paoli-
no Vita abbiano per figura parlato d'Ono-
fcrittore della di lui
rio folo , come di molti , o che con Onorio fiafi condotto a
Teodofio alcun altro de' Tuoi Figliuoli , come la fua Figliuola
Placidia , la quale può avere fatta dimora dopo di ciò nel!'
Occidente.
Kfimilmente certo, che Serena Moglie diStiIicone,e nipo-
te di Teodofio, da effo confideratacome fua Figliuola, venne con
Onorio, o più torto ella venne dall'Oriente paffando per l'Illiria .
Effendo Onorio giunto a Milano, fu da fuo Padre ricevu-
to nella Chieia, e prelenrato a S. Ambrofio {n). Imperoc-
ché ei non credeva di poter procurare a quefto giovane Prin-
cipe una più potente protezione, quanto che l'amicizia di quefto
Santo Vefcovo , dal quale aveva ricevute tante benedizioni per
l'anima lua, e per la prolperita del fuo Imperio, nel dividere il
quale tra fuoi Figliuoli voleva loro lalciare come una delle
i
fandria rapporta, che iVrcadio ritornò i ga quali fubito che Teodofio racco-
,
(
Zofìmo ,
profies,ue a dir il quale era lempre Itato zelantifii-
dine, qualora ciò che abbifognava per le loro Ipefe, non fuffe
fomminirtrato dallo Stato; ma niente poterono ottenere. Cef-
farono quindi i facrificj , e tutte le altre ceremonie del Paga-
nefimo furono intieramente trafcurate. Cacciaronfi altresì i
Sacerdoti , e le Sacerdotefse degli Idoli , e tutti i Templi con-
relazione, per fola coerenza della fiia materia, cofe, che non
fono fuccedute fé non dopo molto tempo . Non occorre però
aflegnarc altra caufa della riconciliazione di Flaviano con
rOccidente, che quella del pcffimo fucceflb delle querele dique-
fti Velcovi contro di lui, e della fermezza, con cui Teodofio
Capitolo XI.
(«) S.Paolino non fi ritirò dagl'im- ] varfi con i ftefiì pafii , de' quali fi è
pieghi del fecolo in qi>eft'anno, come fervito Baronie,
ha creduto Baronio , ma verfo l'anno i (i) PauliK.Epij}.^^.
cccxcii. , come può facilmente prò- 1
(e) Ambrof.Epifi. ^o.
. ,
a) Marc.FIII.v. 58.
( 1 no Doveva egli dire da Firen7e, nelLi
.
(i) Baronie crede, che S. Paolino qua! Città abbiam veduto, che S. Ani-
an-iando a Nola, ove aveva rifoluto di |
brofio fi fermò per la maggior parte di
menare il reliante della (uà vita prcflo 1 quelV anno
la Tomba di S. Felice ,
pafl'afl'e da Mila- '
{e) Epijl- 40.
J25 VjTA DI S. Ambrosio
aggregato al fito
ancora fuppofto, eh' ei l'abbia efFertivamente
Clero {a). Ma le parole di S. Paolino non racchiudono poH-
tivamentc quello fenfo; ed è aflai probabile , eh' egli non ac-
cettaffe quell' efebizione, eh' era contraria alia
regola ordina-
Capitolo XII.
Appe-
(a) Baron.an.cccxcw. \
(r) Socrat.liò. ^.cap.i^.
(b) Zof.l.^, Ambr.irt obituThcodof.
. ,
ad
Imfia continui ceffant augrtìcnta tri- Nec tuti privatis crcfcunt £r»ria dam
%Hti ; nts
Libro vili. CapitoloXII. 125?
Ttnt. n. I
i?o ViTADiS. Ambrosio
ilRegno, ed averlo foltanto cambiato in un altro incompara-
bilmente migliore; effendo ftato chiamato, a riguardo, e per
ragione della fua Reale dignità , a quella Celelte Gerufalem-
me, nella quale trovandofi felicemente Itabilito, diceva: Sic-
come ci era Jìato detto , 'vediamo ejfere nella Città del Signo-
re delle Virtù , nella Dio , da lui fondata
Città del nojìro
perche duri in eterno (a). Soggiunic Molti trovarli privi :
cobbe ; preferendo quelV ufo alla pratica d'alcuni altri , che al-
tri giorni fceglievano per lomiglianti uffizj di pietà , altri pre-
ftandogli nel terzo giorno, altri nel fettimo, ed altri nel vige-
fimo Ma che Onorio imitando Giuleppe aveva voluto lod-
.
gati de' loro eccelTi ; perchè egli operava con tanta ritenutez-
za, che voleva piuttodo guadagnare gli uomini con la religio-
ne , che col timore.
Si promette, che queft'Imperadorc efTendo ftato pieno di
fede , e di compaflione , fia divenuto un potente intercciTore
preflb di Gesù Cristo per i fuoi Figliuoli , e per tutto l'Im-
perio; poiché un uomo mifcricordiofo rendcfì a Dio accetto;
e poiché trattandofi benignamente gli altri , fi fa a fé fteffo
vantaggio, e fi guarilcono le proprie piaghe con i rimedj da
fé applicati a quelle di coloro, che ci hanno offcfo. Chiun-
que ia perdonare , die' egli , confeffa di effere uomo , e ticn
dietro alle orme impreffe da Gesù Cristo , il quale eflendofi
veftito della nolira carne, ha voluto piuttofto venire in que-
fto Mondo come redentore, che come giudice. Che perciò
fpiegoffi in quefìi fenfi Davide :lo mno il Signore , perchè fi
degna di afcoltare la mia voce , quando a lui io offro le mie
preghiere (a). Non poterfi fentire recitare quefto Salmo nel-
la Chiefa fenza perluaderfi, effere Tcodofio che parli. A
lui
fembrare, che quelle parole piene di pietà efcano dalla fua
bocca, poiché ei ne vede gli effetti. Avere quello Principe
veramente amato , flantecchè adempì tutti i doveri dell' amo-
re ; conferve i fuoi nemici, e fé gli relè affezionati; perdonò
a quelli, che lo avevano offefo, né ioffri, che fi vedeffero pe-
rire gli ufurpatori del fuo Imperio. Si diffunde il Santo iopra
quefla particolarità, e dice: che quando l'anima di Teodofio
fi feparò dalla terra cosi piena di pietà, e di Spirito Santo,
gli Angeli , che la precedevano , avendole dimandato ciò che
aveffe fatto , mentre era nel Mondo, ella fi era contentata di
rilpondere ad effi io ho amato , ciò che fpicgava lo fteffo ,
:.
quan-
(^) Ffalm.CXIV.v.i.
Libro vili. Capitolo XII. 133
quanto che dire: ho adempita la legge, e niente ho tralcu-
io
Capitolo XIII.
mai non fi ftanca di far a lui degli encomj, daS. Agoftino (^),
e da Sinefio Vefcovo di Tolemaide (e).
{a)
i
Chron. t
Al-
_— .^
— .
(b) AuguJl.liii.^.deCivit.Deic.JÓ.
^_
A
Libro vili. C a titolo XIII. 135
Alcuni de' Padani ancora fono ftati dalla di lui virtù co-
ftrctti a lodarlo. Simmaco (a) da a lui delle lodi in molte
lue lettere , quantunque ei non avefTe tutti i motivi di eflTere
propenio ad amarlo e quantunque i pregiudizi da Teodofio
,
vendo dopo la Tua morte avelie una piena liberta di non tacere
alcuno de' luoi difetti , e di vendicarli delle perfecuzioni da lui
lino fteflb (b) parlando di quefta fua Opera dice, non aver in
effa tanto lodato nella perlona di Teodofio un Imperadore ,
quanto un Servo di Gesù Cristo, né un Sovrano, che ulafse di
fua potenza fignoreggiando con orgoglio, ma più torto un Re, il
quale non l'elercitava fé non ubbidendo a Dio con umiltà, co-
me a fuo Padrone, e Signore e che Teodofio era Re, più per
;
DEL-
DELLA VITA
DI S. AMBROSIO
ARCIVESCOVO DI MILANO,
Dottore della Chiesa, ec.
LIBRO NONO,
Nel quale si tratta tre ultimi anni della sua vita
de' ,
Capitolo I.
ranno un fol c.ipello della lor tejìa Aggiunge ancora , che da efla
.
eh' egli andava a fare la lua orazione in alcun luogo, ove giam-
mai non era ftato da prima, fé ne deduceva, che Dio gli avei-
fe fatta qualche nuova rivelazione. Seppero nondimeno da
quelli, a' quali era commefla la cura di quello luogo, che i loro
antenati avevanli refi avvertiti di un antica tradizione, palla-
ta da padre in figlio , di non ul'cire giammai da quel luogo ,
né elfi , né i loro dilccndenti per tutta la loro pollerita, perchè ivi
fi erano anticamente nalcolti de' preziofiflimi telori E vera- .
fiarfi di vanità. " Dette quindi eh' ebbe quelle parole, co-
lui, che gridava, fi ammutolì, e nello fieOb iftantc rimafe ,
quant' era lungo, ftefo lui fuolo , né piij proferì pur una fiUa-
ba, ne fece il ben minimo movimento.
La
.
( a ) Fault». Ep. 2. & Natali 9. S.Fe- {d) Gregor. Turon. de gloriti Mart,
licis . cap. 47.
(A ) Ennod. Ticitt. Epijl. 1 1 ( f ) Vnnant. Fortunat. Ub. i.
(f) Paul'in.VhaS.JImbrof. .
. .
Capitolo II.
lAÓ Vi T A D I S. A MBRosro-
Tio/, che fiate in piedi ^ guardatevi dal cadere. Ed appena ebbe^
il Santo proferite quelle parole, che Teodulo , il quale rideva
(^) Ughello nella Storia de' Vefco- | il Popolo vi fi trovava adunato; quan-
brofio fuo predccelforc, attribuendo al- I quali non fono aiitenticate da alcuna
le fuc preghiere confervazione della
la antica telìiinonianza , non meritano di
Città, e della Chiefa di Modona in i elfere con ficurezza accettate,
una grande inondazione, la quale fifcr- 1 (r ) Paultn.
Libro IX. Camtolo II. 147
lo . Indi ella ftefla con tutta fretta fi pofc in viaggio per Mi-
lano, ove non ebbe la felicità di trovarvi tuttavia il Santo, il
K IT Ca-
148 ViTADiS. Ambrosio
Capitolo III.
(/r) BoU^nd. 22. Jan. Tom. 2. gis cujìodiam in prjcdiil.rryì Urbcm ( Vcr-
(^) Doveva più torto dire: di cui celìenjem ) futffet dejìinatus ( Gauden-
fu polcia Vicario , come fi ricava da- tias ) , uhra citraque prtecavens Dei Pjegiy
-
gli Atti Ikilì della Vita di S. Gaudcn- non fivit eum lupi nwrfiéus hniari -
210 predo ii Bollando, ove fta rcgiflra- vicem egrepii Pajloris in pricdicìa Eccìc-
denzio, che gli era compagno nelT elì- alcuna memoria, che S. Gaudeii/.'O fia
glio, di ritorno a Vercelli,
per ammi- giammai ihitoVcfcovo di Vercelli.
nidrare il governo di quella Chiefa : D(l l'rtiduttorc
Dum ab Eiijebio pio Pajiore fropter ^fc-
T,m. II.
K III
,
Capitolo IV.
pic-
car) Angiijì.lib.ó.CoHf.cap.^. \
(ò) Pojjìd. devita Augujì, cap.-j.
.
lui venivano per loro affari , e che da elfo erano ne' loro bifo.
Capitolo V.
PErcondotta
quanto S. Ambrofio inceflantemente
Greggia , e per quante benedizioni fa-
della fua
vegliafTe fopra la
celfe icendere lopra della fua Chiela col fervorolo luo orare ,
non potè impedire, che con i buoni non vi fuflero iempre mef-
colati de' cattivi, ficcome d'ordinario in ogni luogo luccede.
Vi erano quindi in Milano molti CriRiani, che fi manteneva-
no fani, e vigorofi nella Ipirituale vita per la robullezza , ed
i poflenti rimedj loro fomminiltrati da una loda pietà, e dalle
efercitate virtù. Ma
ve n'erano altresì moltiffimi di ammala-
ti, e di feriti, alle piaghe de' quali egli a fomiglianza del ca-
ritatevole Samaritano applicava il vino di una leverà correzio-
ne, e l'olio della paterna tenerezza, e compaflione.
Rimprovera egli in un Sermone al luo Popolo la negli-
genza nel venire ad afcoltare i fuoi Ragionamenti (/?), e gli
dimo-
(rt) Jlmùrof. Serm. 4. de dtverf. i {e) Id. df Elia, & jejiinio cap. 17.
{b) Aug. lib. 6. Conf. Ep. 64. Paitlin. Natal. S. Fehtts p. 614-
Id. i C<0
.
Capitolo VI.
i^a') An:b,of.f:nr..ii,.dsdr::rf. 1
(ò) Idtm Uè. i.Offic. cap. \2.
Libro IX. Capitolo VI. 161
del tempo , ch'ei non s'ingannava , e che fondatamente ne
congetturava.
Un altro, di già impegnato nello (lato Chericale , prima
di effere inalzato al Vclcovado, commife un fallo , per cui il
Santo lo (olpele dall' elercizio del luo miniltero ;
al quale indi
lo riabilitò, ma con proibirgli di trovarfi con lui nelle Ecclefia-
fìiche funzioni, Itante che Icorgefl'e nel luo citeriore non lo qua-
d'iniolcnza, che offendeva i luoi occhi.
le indizio E ciò che
ne legni, diede infatti a conolccre , che il Santo con tutto il
fondamento, di coftui poco vantaggiolamentc giudicala; im-
perocché abbandonò quefli la Chiela, fnnilmente che l'alerò te-
o con dileguo d'ingannare gli altri, o perchè egli lleffo fuffe Ita- ,
tempo
Ttm- II.
*-
,
alfiitendo ugualmente a' ricchi, ed. a' poveri, con molta afiid ai- „
ta, e difintcrelfe. Lodavano altresì le lue virtù, e di lui par- „
lavano vantaggiolamenrc, e con tutto quel calore, che lo-
alVai „
gliono li amici moltrare nel favellare delle perione , alle quali ,i
L II fere
.
Capitolo VII.
I
. .
Ib) Martyrd. Roman. Ferdinand.'. Un. Ep. io. ad Sner. Ennod. r.pigr.yc).
Ughdl. tom. 2. & 4. hai. Sacrx . (d) ylnib,: Ep. 60. Martj/rol. Rom.
\
Ttw. II. L 1 I I
lS6 V I TA D I S. A MBRos r o
I 58 V I T A D I S. AMBROS I O
fono puramente fpirituali, ed egli giammai non parla delle
cofe del Mondo , ficcome egli fteiso fi dichiara quando dice
nel fuo Vangelo Io aprirò la m;a bocca per parlare con pa-
:
rabole ( /? )
da
Qiieft' elogio fatto S. Ambrofio a S. Felice è tanto pia
valevole a farci concepire merito di S. Felice, quanto per
il
Capitolo Vili.
lei
lei cofa, che non fafle degna della fantith, e della modeflia di
una Vergine Criftiana Il luo difcernimento avevala lempre
.
Capitolo IX.
fuo dilcepolo (a) è ftato altresì della itefsa opinione circa que-
llo efperimcnto della calHta delle fanciulle, e lo ha fempre ri-
putato un mezzo alsai dubbioio, ed incerto.
A quclta lettera , un altra il noftro Santo n'aggiunge (l>)
diretta alio ftelso Siagro , per dolerfi con lui da amico dell'in-
giuria da elso fatta in quella occafione alla Verginità , e per
moltrargli la cura , che Dio fi è fempre prcfa di vendicare le
ingiurie recate alla caftitk Gli racconta a quefto propofito
.
tutta la ftoria, che fta regiftrata nel libro de' Giudici della Mo-
glie del Levita, e della guerra, di aui ella fu la cagione.
Capitolo X.
vivere pel vantaggio de' fuoi Fratelli Era perfuafo, che col .
Palqua.
Poco avanti la morte del nodro Santo , uno de' fervi del
(/j) J. Cor. 5.
M li
igo ViTADiS. Ambrosio
Stiliconc. Paolino, che trovò preferite a quefto miracolo,
fi
clalTici Autori de' primi fecoli Quello che polTiamo noi però
.
tivo, come crediamo, che alcuni Au- oflcrvando il fonno ilraordinario del
tori r hanno fuppolta apocrifa, ingan- Prelato rillettero per quali tre ore,
nati forfè dalla vana computazione de- ncffuno avendo coraggio di avanzarfi
gli anni, che in quel tempo fi ufava a dcllarlo. Dopo
lungo fpazio di
si
defima Chicfa, in cui era feguito mi- turbate , miei fratelli , mentre molto
racolo così ftupendo, e ritenendone la „ recommi di piacere l'avere così dor-
Chiefa di Milano la perpetua tradizio- „ mito , perchè Dio Signore degnolTi
ne tanto nelle Lezioni del fno Brevia- di nianifeftarmi un gran miracolo .
veri figliuoli del Santo Dottore , fé la- ftume l'incruento Sacrifìcio, non po-
fciafTimo nelle tenebre della dimenti- tei finire di leggere il Capitolo , per-
canza un prodigio così luminofo. Scri- chè in tal tempo voi mi fveglialle
ve adunque S. Gregorio nel Libro IL Prefi quanti ciò udirono dallo llupo-
Gap. I. de' Miracoli di S. Martino con re, marcarono con efattezza il gior-
quelli fcntimenti: „ S. Ambrofio cele- no fonno di Ambrofio; e
e l'ora del
brava la fanta Meffa in giorno di Do- poco dopo ebbero accertato rifcon-
menica, giuda il fuo coilume, ed il tro , che in quel tempo appunto eranfi
Lettore le gli approfllmava col Li- celebrate le efequie al Santo Vefco-
bro facro, per ricevere dal cenno del vo di Tours " Comechè conven-
.
„ menica , che venne in feguito alla mirabile avvenimento, che fia feguito
„ morte di S. Martino, ed il Lettore negli ultimi mefi della vita di S. Am-
'
quando già tra li Scrittori Milanefi ne viario Ambrofiano riformato, fece efa-
1
hanno eruditamente trattato li dottif minare da' più inlìgni Letterati , de*
fimi Gian-Pietro Puricelli ne' Ma. lu- quali n'era egli Mecenate, con fom-
I
de'SS. Martiri Protafio e Gervafio num. nata Lezione per la Fella di S. Marti-
\
paflava dal iuo cuore arifplendere fui di lui volto, come wn pe-
gno di quella gloria, di cui doveva tra poco effere coronato .
Capitolo XI.
DOpo quale
che Santo ebbe confecrato un Vefcovo
il
(<i) Paulin.Vtt.Ambrof. .
.
,
{a) Pojfid.cap.xj.
,
co conformafi alle parole di Paolino. trovare il lor computo , non v' è (lato
fatta una particolare Difiertazione nel- che il noltro Santo moriile nel xvii.
la Prefazione del loro primo Tomo dei d'Aprile; e la Chicfa di Milano, e la
mefc d'Aprile alia p. 38., per moftra- Romana, e tutti gli antichi Autori fo-
ie , che S. Ainbrofio non è morto , che 1 no contrarj a quella data
,
igg - Vi T A DI S. A M&ROSIO
no cinquantefimo fettimo di fua età, nella notte del Venerdì,
o del Sabbato Santo, come può dedurfi dalle parole di Paolino,
il quale dice , che il Tuo corpo fu portato nella grande Chiela
innanzi giorno , e che vi dimorò per tutta la notte precedente
alia Fetta di Pafqua , e che fu di la tolto fu l'apparire del giorno
della Domenica. Sembra adunque, efservi egli flato dal Saba-
to innanzi giorno , fino alla mattina della Domenica. Ciò però
che è certo, e che fu iempre creduto, fi è eh' ei fia morto in
giorno di Sabato , poiché nel giorno quarto d'Aprile non cade-
va la Pafqua, né in quell'anno, né in quelli, che fona o poco
avanti, o poco dopo.
Eccovi qual fu l'avventurofo fine di uno de' più grandi
e de' più fanti Vefcovi , che la Chiefa abbia giammai nodriti
nel fuo feno, dopo gli A portoli, e che abbia dato a conofcere
in tutte le operazioni della lua Epifcopale vita , ciò che pofsa
un iol uomo per la fantificazione degli altri , allorché efsendo
vifibilmente chiamato da Dio mantiene un inviolabile fedeltà
nelli elercizj del fuo miniltero. Egli ha adempiti tutti i dove-
ri d'un difenfore della Fede, d'un diftruttore delle Erefie, d'un
arbitro dei Re , e degl' Imperadori , di un confervatore della
purità delle Vergini, di un protettore delle Vedove, e delli Or-
fani, di un padre de' poveri , d'un confolatore degli afflitti; e
fiè iempre veduto collante, ed intrepido ne' più pericolofi ci-
menti. Ha fempre conlervata negli onori una virtuofa mo-
derazione , ed ha fempre da le tenuto lontana ogni forta d'af-
prezza,edi terrore. E' egli ttato finceramente umile nell'ope-
razioni de' miracoli, nniforme nelle lue azioni, e perfettamen-
te fomigliante a fé medefimo. Non lo ha la provvidenza im-
pegnato in una infinità di conflitti, che per farnelo ufcire vit-
toriolo lenza effufione di fangue. Ha egli accoppiata la fua
fortezza con una fapienza incomparabile , ed ha loftenuta la
fua iapienza con una intrepidezza fovrumana. Egli ha avuto
per la Chiefa un amore tenero, perfeverantc , invariabile, ef-
ponendo inceffantemente la fua vita per la confcrvazione de^
luoi diritti, ed impiegando continuamente le lue vigilie, i fuoi
fudo-
. .
Capitolo XII.
(/r) Paultn.
,,
egli affilo nella lua Cattedra, e nel fuo trono Epiicopale: Al-
tri indicandolo col dito a' loro padri , afficuravano , che lo ve-
devano pafTegoiare . Ma
quelli , che non avevano gli occhi
dello fpirito tanto puri ,
quanto quelli de' loro figliuoli , non
giugnevano a comprendere quanto in una maniera ienfibile af-
ficuravano di vedere quelli teneri fanciulìetti, la maggior par-
te de' quali atteftavano , di vedere una ftella lopra dei di lui
corpo.
Comparfo appena il fanto giorno di Pafqua , e compiuti
che furono i Divini Sacramenti, cioè o le ceremonie, che fi fo-
levano allora fare nella notte della Rilurrezione del Signore
o forte il Sagrificio dell' Altare offerto prima di dar fepoltura al
Santo, cominciandofi a levare il di lui Corpo per portarlo alla
Bafilica Ambrofiana, ove fu lepolto, una truppa di Demonj fi
pofe a SI altamente gridare, che dal Santo venivano tormenta-
ti , che non fi poteva {offrire il fracaffo, ch'effi facevano con le
mata di Gildonc.
Quando
{a) Buonio ciò mette nel ecce. ^ i mo, pochi mefi dopo la morte di S.Am-
ma fuccedctte in quefi' anno medtfi- i brolio
Tom. II. N
.
Capitolo XIII.
S
ALle miracolofe apparizioni
dente Capitolo narrate dal
di
Sig.
S.
ne
Ambrofio, nell'antece-
Hermant, due altre
aggiugneremo , con le quali quello noltro Santo, anche dopo
alcuni fecoli, ha voluto alTicurarci di quella particolare affiften-
za, con cui ha fempre protetta, e difeia quella Metropoli, fia-
ta una volta cura.
affidata alla di lui pallorale vigilantiffima
Wippone , che {a) ritrovofll in tutti gli avvenimenti di
Conrado, cognominato Salico , dopo avere narrate le violen-
ze da quello Impc^-adore commefle, e contro Ariberto Arcivef-
covo di Milano, e contro de'Milanefi, parlando del Miracolo
lucceduto nel giorno della Pentecolle , dice che in quello iolen-
ne giorno avanti l'ora di Terza, mentre Conrado aflediava un
certo Cartello di S. Ambrofio detto Curbitum , cioè Corbctta ,
come
((t) jlpnd Ptirheili in Monument.Ba-\ 12. p. 2. tom. 1. jlpelogifmoYumMedie-
ftlicte Ambrofianse Mediolan. n. 2:^9. pn^. \lanenfium&c. pag. z^o.
400. , & apud Nicolaitm Sormanum tap. \
,
quelli, che non vi fi erano trovati nel tempo de' tuoni , e de'
folgori, aflicurarono di non avere iomiglianti Ipaventevoli cole,
né udite, né vedute, le quali attelta Wippone , che da molti
furono tenute per miracolole.
Né lembra invero, che da noi diverfamente penfare fé
ne debba, tutta avendo l'apparenza di miracolole quelV ire del
cielo, che modo certamente dalle polfenti preghiere di S. Am-
brofio vendicava s\ì oltraggi fatti e ad un luo SuccelTore, e ad
un Popolo da lui fpecialmentc protetto ficcome più chiaro
;
N il
,
sìt ! Sole in medio oborta nox ^ iinis hofìium ca/ìris incubuit ^ reli-
colpo & quefìe parole a tutti fono note a tutti gli h ahi tanti
de Parabiago ec
Veggendo noi adunque , efTerfi il noftro Santo nelli anda-
ti tempi prela particolare cura della d'ifela di quefta no(tra
Citta, Iperar poiFiamo, ch'egli fia per loccorrerla in ogni fuo
pericololo evento , qualora noi non ce ne rendiamo immerite-
voli , dandoci in preda a quei vizj , che troppo egli abbomi-
na, come del tutto oppofti a quelle virtù, le quali da lui furo-
no con tanta perfezione, mentre viveva , elercitate, come fi
vedrà ne' leguenti tre libri, ne' quali dal nollro Autore ci viene
delcritto il di lui fpirito, condotta, e morale.
DEL'
A ,
202
DELLA VI T
DI S. AMBROSIO
ARCIVESCOVO DI MILANO,
Dottore della Chiesa, ec.
LIBRO DECIMO,
Nel quale si comincia a rappresentare il di lui spirito,
E LA SUA morale .
Capitolo I.
5>
perchè era prima di me. Effendocchè egli fia quello, che fi è
)5
addormentato , che fi e ripofato , e che fi è rialn^ato , perchè il Si-
?5
gnore lo ha [oficnuto {b). E quale è quefta cofta , di cui noi
5)
fìamo flati formati, fé non una iorgente di vita? Imperocché
?>
quando dal faldato gli fu trapaffato il Cofìato con una lancia , ne
5) ufcì fubito acqua ^ e fangue (e), che fu fparfo per la vita del
>>
Mondo , la qual vita del Mondo altro non è , che la cofta di Gesù
55
Cristo, che è il iecondo Adamo Imperocché Adamo il primo uo-
.
>5
mo e fiato creato con un anima vivente , ed il fecondo Adamo è flato
>5
riempito di uno fpirito vivificante (d) Gesù Cristo è il iecondo
.
55
membri del Juo corpo , cavati dalla fua carne , e dalle fue offa ( f ) .
55
Ed ei parlava forfè di quefta cofta, quando diceva: lo mi fono
» accorto , che è uj'cita una virtù da me (/)• Queft' è quella co-
» fta , che è ufcita da Gesù Cristo fenza alcuna diminuzione
>5
del fuo corpo ; imperocché queft' è una cofta fpirituale , e non
?5
corporale. E lo fpirito non foffre divifione , ma dijìribuifce i
?5
queir Eva , che è la madre di tutti i viventi. Stantecchè
55
quando voi fentite dire nell'Evangelio: che fi cerca tra i morti
55
quello^ che è vivo (h); queft' elpreflìone vi fa capire, che
55
quelli, che fono privi di Gesù Cristo, fono morti, non cf-
55
iendo partecipi della fua vita, perchè Gesù Cristo è la vita.
55
La Chieia dunque è la madre de' viventi , che Dio ha edifica-
ta
„ entro alle nuvole^ per andare inanzi a Gesù Cristo, nel nìCT^
„ xo dell' aria ; e quindi noi viveremo fenipre con il Signore (a),
„ Dio manda adunque molte forte di perione per l'edificazione di
„ portatori, poiché fta Icritto de' Fedeli: che faranno portati lo-
„ pra le fpalle ( e ) .
CapitoloII.
Jl Santo rapprefenta al fuo Popolo i 'vantaggi della
comunione della Chieja.
voi
„ peccati, che nodrilce i fuoi figliuoli col latte delle fue confo-
y,- lazioni , acciocché ipoppati dalle delizie della terra, giungano.
„ pienezza dell' età perfetta.
alla O Ijdraele^ la cafa di Dio è-
„ grande ^ e di una vafìa ejìenfioìie fi è il luogo del fuo pojfejfo .
„ Kampia , e no?} ha limiti ; è alta , ed è fen^^ mifura (b) .
fono de' ricchi, che tono luperbi, e de' poveri, che iono umili.
Tutti fono chiamati alla Chiefa, acciocché tutti fiano rilcat-
tati da Gesù Cristo, nel quale trovano gli infermi il medi-
co, i fani un macftro, che loro infegna la fapienza, i prigio-
nieri un redentore, e quelli, che vivono in liberta, un degno
rimuneratore delle loro buone opere La Scrittura fanta edi-
.
fanno a noi meritare quello nome, del quale noi ne fiamo de-
gni (blamente fin a tanto, che dimoriamo nella carità, e nell'
unita della Chiela, la quale fa, che noi fiamo a lei uniti, ed
a tutte le lue membra. E ficcome
Popoli, che fono fedeli
i
don parte ne' profperi eventi delle lor armi , e ne' vantaggi
che elfi riportano dalla disfatta de' loro nemici; così i Criftia-
ni, che tono il Popolo di Dio, s'interefTano ne' beni, e ne'
mali della loro lanta madre la Chiela.
La Chiela , [dice il noftro Santo (a)"] è il modello della
giuftizia, ad cfTa tutti hanno diritto. Ella prega in comune.
Ella opera in comune. In efla vedefi una vicillìtudine di per-
fecuzioni; e febbene fembra , che ella tal volta venga meno,
come la luna; nondimeno non è poflìbile, ch'ella intieramen-
te manchi. Può ben ella edere da qualch' ombra ofcurata, ma
non può mancare; perchè quantunque ella iofira del decadimen-
to a cagione della morte di quelli , che nella perfecuzione le
fono tolti; ciò nondimeno ad altro non lerve , che a farle ac-
quiftare la fua pienezza per la generofa collanza de' fuoi Mar-
tiri , dante che divenendo più illultre per le vittorie di quefti
O II
212 ViTADiS. Ambrosio
„ le dimora fopra lo (labile fondamento della fede , acciocché fia
„ fomigliante alla Chiefa, che è sìfanta, e si facra, e che effen-
„ do fondata , e radicata nella fede, rimira le tempefte degli Erc-
„ tici , ed i naufragi de' Giudei , per aver elfi rinegato il divino
„ Piloto, che fi era incaricato della loro condotta. Abita ella
„ adunque in vicinanza de' flutti ma non è da elfi
, né percof-
„ fa, né agitata; libera quindi da ogni pericolo trovafi ella in
„ iftato di porgere foccorlo a' miferabili. Di forra che, fé quel-
„ li, che fono sbattuti dalla violenza delle tempefle, voglio-
Capitolo III.
„ que giufta ella è, che quelli, i quali amano la vera vita, de-
„ fiderino quefto pane, che fortifica il cuor degli uomini con una
„ loftanza inienfibile.
Per lo fteflb motivo altresì difle il noftro Santo (a), non
vi efferc per la noftr' anima cofa né più utile, né più delizio-
fa , quanto , fé cosi è lecito di favellare , l'inumidire la di lei
aridità con le divine Scritrure, e fare ch'elleno fccndano fo-
pra di noi a guila di ruggiada „ Allorché dunque ( die' egli )
.
Signo-
,,
piene fpargono l'acqua fopra la terra ( « ) .
Capitolo IV.
NOn di è,
vi efTendo cofa più divina della parola di
che per la di lei intelligenza fi
Dio, quin-
richiedono anime
purificate, ed orecchie fpirituali; e queft' intelligenza, ci af-
ficura il noftro Santo, in vano
fuori della Chiefa.
cercarfi
di Giuda, che non baciò Gesù CaisTo, che con le labbra, len-
za avere per poiché il culto de' Giudei effen-
lui alcun affetto ;
do puramente ,
punto non piace a Dio, che fi que-
citeriore
rela per bocca di un Profeta che que/ìo popolo lonora colle
;
Come quindi potrebbe darfi, che i Giudei aveffero de' baci per „
dare a Gesù Cristo, i Giudei, che né credono in lui, né Iono „
perluafi , ch'ei per anche venuto al Mondo?
fia
Tpm il.
,
Capitolo V.
(a) Cenef. i.
i
(f) ProV, 20.
{b) DeutCT. 4. 1
P II
.
Libro X. Capitolo V. 2 2p
Gesù Cristo è nato a noi da una Vergine; imperocché leg- „
giamo: Che un Ramhmo è n.ito a noi ^ e che un Figliuolo è fìnto „
dato a noi \a). Per noi egli fi è veltito di carne , o piutto-
„
ito fi è velino di noi con queita carne da lui prefa, allorché
„
ha collocato il Figliuolo dell' uomo lopra il trono dello tlelTo „
Dio. Io altro non leggo degli Angioli , fé non che Ihnno
„
ritti dinanzi al trono di Dio, ed adempiono verlo di lui do- „ i
( b ) Jpocal. o.
Hebr. Apccal.
\
ià) 1 . 3
„ tratto, che voi avete fatto con lui, non è di poca impor-
„ tanza. Pochi vi fono, che facilmente entrare poflano in que-
5, (to commercio, e comperare Gesù Cristo. Le Vergini, del-
5, le quali fi fa menzione nell' Evangelio, ed a cui quello Divin
„ Salvadore ha chiula la porta , non iono fiate feparare dalia
„ compagnia del loro Spolo, le non perché elleno non fi erano
„ prefa la neceffaria cura di comperare dell' olio, né furono iti
„ tempo ad efeguire quanto dalle prudenti Vergini fu loro detto,
55 cioè : Atidate piuttojìo da quelli , che ne •vendono , e comperate-
ne
P IV
.
Capitolo VI.
t
Che per ejfere un vero Cri/li ano convlen ejfere tutto dì Gesù
Cristo, ed un perfetto ritratto delle fue virth,
e delle fue perfe7;joni
j, tutto vofìro. Con vien pertanto, che un uomo llia unito a Dio
„ con tutte le fue forze, e fia incapace di rivolgere i fuoi pen-
„ fieri ad altro oggetto; ed affinchè un uomo ulare poffa quella
„ efpreffione uopo è , eh' egli poffa dire a Dio mofìrateci il vo- :
„ fìro Padre ^ e ciò a noi bafìa {b). Molti vi fono, a' quali non
„ bada il conofcere Dio, ed il loro numero è copiofiffmio. Tanti
„ uomini, e
di tutti gli ampiezza è immenla, fembra loro
la cui
d'effere pronto a' miei voleri , e del numero de' miei fervi .
„
Un uomo del mondo non può altresì dire a Dio : Io fon tutto „
•uofìroy poiché egli ha un infinita di padroni E fé ei preten-
. „
de di SI fattamente favellare , a lui di iubito dice l'impurità Voi :
„
fiete mio , poiché voi non bramate , che le voluttà della car- „
ne: Voi vi fiete venduto a me , per l'amore che voi portate „
a quella giovane donna: Quando voi vi fiete follazzato con „
quella proftituta io vi ho numerato il danaro, col prezzo del
, „
quale voi vi fiete venduto a me. L'Avarizia altresì gli dice :
„
L'oro, e l'argento, che voi poffedete, è il prezzo di voltra ichia- „
vitù. Io ho comperato il dominio della voftra perfona , allor- „
che voi avete acquiftata quefta terra, e voi mi avete venduta „
la voftra liberta , nel poffederla. A lui dice la crapola
Voi fie- :
„
te mio: Il convito, da voi fatto in un lol giorno, è il prezzo, „
e la compra di tutta l'eHenfione della voftra vita: Quando voi „
facefte quella elorbitante Ipcfa di comeftibili, voi impegna-
si „
(le per tempre la voftra tefta , e facefte con me un contratto, „
m
234 Vita di S. Ambrosio
j, in vigore del quale io fono divenuta voftra padrona. Ma ciò
che è aliai peggiore per voi, fi è, che qu.mto nu e convenuto
sburlare per acqwillarvi , vale affai più di quello, che voi pote-
te valere. La voftra imbandigione colta afiai più della voftra
perlona, ed il lulTo della voftra tavola di un lol giorno è prefe-
ribile a tutto il tempo della voftra vita. A lui altresì rivol-
ta l'ambizione gli dice: Voi certamente fiete tutto mio. Non
„ lapete voi, che il mio dilegno nel farvi comandare agii altri è
„ ftato di rendervi mio fchiavo? Non iapete, che invcftendovi
„ potenza , io ho voluto affoggettarvi alla mia? Non
di quefta
„ lapete voi , che quando il Principe del Mondo ha moftrati a
„ Gesù Cristo ftefto noftro Divin Salvatore tutti i Regni del
„ mondo, gli ha detto Io vi darò tutte quefle coje , fé projìran-
:
„ non entreranno perciò nel Regno de' Cieli {b) ; e tutti quelli che ,
la mia Ibvranita, onde non veggo , come voi polliate avere lo- „
pra di lui alcuna pretenfione. F vero , che fi arroga il vo- „
Itro nome, ma egli porta altresì le mie divife, e fa profeffione „
di elTere al mio iervizio. ,7
5,
giugne , non cercando io altra cofa , che di appartenere a
5, Gesù Cristo. Sono gli altri, o Signore, folleciri di far ac-
„ quifto di gemme, ma io non cerco, che i voftri precetti, che
„ fono gli abbigliamenti della Criiliana giuftizia Unifcono al- .
;>,
tri le cafe della Citt^, e della campagna le une alle altre, dan-
do
(«) I. Cor. 4.
I
(f) ^f?. 9.
C^) I. Cor. 8.7;. 5.<5. I ià)z.Tm.i,.
.
amare per fino i loro nemici „ O uomo, die' egli (//), quanto „
.
Capitolo VII.
( (T
) Ambrof, Enarrai, i . tn Gencf. ad Horcntian. ^.417.
Libro X. Capitolo VII. 235.
coloro, che a lui fono inferiori; che vincere non fi lafci dalla „
mitezza; che non fi opponga alle lodi, che fente darfi alle „
pcrfone di pietà, diminuendone la loro fama , ed il merito; „
che non fi laici dominare da veruna ambizione, e da defiderio „
alcuno di gloria, e che foffochi nel fuo cuore quante accende- „
re vi potrebbono vili , e terreftri brame l'avarizia, e la cupi- „
digia delle caduche ricchezze. Un uomo, la cui anima vale- „
vole fia a refiftere a' più poderofi aflalti della triftezza, né pof- „
fa concepire il ben minimo rilentimento per qualunque più „
ignominiolo oltraggio, ned effere refa inquieta dal fofpetto, o „
fcolTa con violenta'^ agitazione dalla impurità, o contro della „
quale poffano prevalere le carnali paffioni, e che giammai non ,>
pofla eflere tolta dalla tranquillità di lua quiete, fiafi dall' appe- „
tito delle vanitk, o da' lufinghevoli allettamenti delle voluttà. „
Se voi quindi mi date un uomo, che a qucfte sì vantaggiofe „
difpofizioni unifca le virtù tutte , la caltitìi , la fobrieta , I-a ,,
temperanza; un uomo, che ncffuna provi difficoltà nel repri- „
mere gli fregolati movimenti delle paffioni, eziandio più miti; „
che fappia ritenere dentro i confini di una lodevole modera- „
zione, e le fue cupidigie, ed i fuoi piaceri; che fia di baftan- „
te equità fornito per difcernere le oicure ed imbarazzate co-
, „
fé, e con uno Ipirito di tranquillità regoli le dubbiolc, ed in- „
certe che godendo affoluta padronanza fopra tutti i movi-
; „
menti e della carne , e dello ipirito mantenga le potenze in- „
teriori, ed elteriori in perfetta concordia , qual arbitro pieno „
di lapienza , e di rettitudine; e che finalmente fi trovi in una „
fincera diipofizione di riportare la corona del Martirio ,
qual- „
ora le nò pofla temere d'efiere da
gliene preientafle l'occafione , „
peflfimo configliere diil-olto ; queit' uomo farà da Dio , che è „
luo padre, fano ialite al Cielo, non folamente come luo ami- „
co, ma ancora come fuo figliuolo, acciocché ivi in lempiterno »
goda delle ricchezze della lua gloria, e della fua eredità.
Ma quello inalzamento del Criltiano non è il lolo vantag-
gio , che venga apportato dalla grazia della noftra ianta Reli-
gione. Ella ci fa altresì contrarre alleanze maravigliofe , le
quali
,
5, entrato
di fua nalcita è nella nolfra fanta Religione, ha il bei
j, vantaggio di riccnofcerfi fchiavo di Gesù Cristo, fotto l'im-
5, perio
del quale la fervitù, ugualmente che la libertà, lono un
„ incontraftabile ficurezza Chi potrà mai contraffare a S. Paolo
.
regna-
ci ) 1. Cor. 7. X. 22. I
( ^) I. PfM. r. i8,
Tarn. II. Q.
242 Vita di S. Ambrosio
regnate fotto il Signore , al quale fervile , e poiché voi fietc
?>
falariato dal voftro padrone, e dal voftro protettore?
»
Può vederfi nelle opere del noftro Santo (<?) un affai ion-
go diicorfo, ch'ei fa per provare, che il folo (apientc è libero.
Effendocchè i Filoiofi Pagani aveffcro impiegati de' proliffi ra-
gionamenti, per attribuire quefta lapienza, egli moItra,non tro-
varfi effa che nella Religione Criftiana, e per conleguenza i foli
Criftiani effere liberi. Imperocché dopo avere rapportata una
lettera affai generola di Calano Gimnolofiila degli Indiani, fcrit-
ta ad Aleffandro il Grande , fa quella rifleffione. „ Eccovi,
„ die' egli, delle eccellenti parole; ma parole, che altro per veri-
„ ta non fono, che parole. Eccovi una ammirabile coftanza, ed
„ una lettera maravigliofa ; ella però non lalcia d'effere una let-
„ tera d'un Filoiofo. Ma donzelle femplici , ma eccclfe tanto
» fra di noi per l'accefiffima brama di morire, fi fono formata una
fcala per alcendere fino al Cielo. Che dirò delle lantc Tecla,
Agneie, e Pelagia , quelle tanto nobili Verginelle, che quafi
piante di raro innefto crefcendo fui cominciare del loro vivere,
fono ite incontro alla morte, come le andaffero all'immortalità?
))
de' tre giovanetti della diicendenza di Abramo, che
erano cat-
tivi in Babilonia, e quello de'Macabci, iono altresì illuftri mo-
5>
numenti di quefta generofiia; poiché i primi cantavano nel mez-
zo delle fiamme, ed i fecondi mvecc d'implorare pietà nel men-
55 tre che erano tormentati, fgridavano il lor crudele perfecuto-
rg>
pra di me
per toccarmi diloneftamente nelTuno potrà vantarli :
Ilerita, una affai illultre fama di fua prudenza , e del fuo fa-
pere. Quefto mio corpo, che è foggetco alla fervitù, dimore-
rà fopra la terra , ma farà difefo dalla crudeltà de' miei car-
nefici , perché elfi non potranno farne alcun ufo. La libertà
adunque di quella Vergine è Rata (traordinariamente generolà ;
poiché trovandofi circondata da una truppa di manigoldi, ella
giammai non ha temuto mezzo de' pericoli, a' quali fi ve-
nel
deva cipolla, di perdere tutto ad un tempo e la purità, e la
vita.
S. Ambrofio confiderà ancora il Griftiano come un folda-
to, che trovifi in continua guerra , che deve combattere ma
con fiducia, avendo Dio per protettore , e per armi, che lo
rendono invincibile, la pratica de' fuoi Comandamenti. „ Io „
mi ricordo [ dice il Santo { a ) predicando al fuo Popolo ] ài „
avervi più volte detto , non doverfi da noi temere gli Itrepi- „
ti, ed i tumulti della guerra, ed il numero de' nollri nemici, „
avvegnacchè (Iraordinariamente copiolo pofiTa effere, né dove- „
re Ipavcntarci, perchè, come dice l'Apollolo S.Giovanni (/^), „
quello, che è in noi, è più grande di quello, che è nel Mon- „
do :
Ca-
Capitolo Vili.
Che un Crijìiang deve onorare Dio col rendimento di gmxje ,
e con una continua oraT^ione
quali
T,m. u. Qui
,
ha
I
LiBkoX. Capitolo Vili. 247
ha acciocché io pofTa dormire con ficurezza, ri-
di vegliare, ,
fleffa Ipecie, e natura .In fatti gli uomini, che odiano i loro ,
fìftono, loro mal grado , dal contrailare quella pace, che non ,
Q IV
248 Vita di S. Ambrosio
„ viene poi ancora lodare Iddio la fera colla Salmodia, e canta-
„ re con ianta compiacenza la fua gloria, acciocché avendo dato
„ fine a tutti i noltri travaglj, che iono altrettanti combattimen-
„ ti , meritiamo di gallare la dolcezza del ripolo , come frutto
„ della noftra vittoria, e che il fonno, che ci fa fcordare di tut-
„ te le noltre fatiche, ne fia come la palma, e la ricompenfa.
Né a' foli folitarj, ed alle Iole vergini Criftiane, ma a
tutto il Popolo di Milano raccomandava S. Ambrofio l'orazio-
ne della notte, fpiegando quelle parole di Davide: lo mi al-
Zanja nel me-zj^ della notte per conjejfare , e lodare la fomma
giujìlzja de comandamenti
-vojìri Né credeva d'imporre a' lai-
.
che da elfi poi furono efpiati con la penitenza, e de' quali altresì „
elfi ne ottennero l'implorato perdono. Imperocché, febbene „
il noftro nemico di mala voglia ci proponga alcuna penitenza „
da altri praticata ; nondimeno per potere iorprendere coloro , „
che attentamente vegliano fopra loro fteffi , e facilmente in- „
durli a que' peccati, che loro iuggerifce di commettere , li lu- „
finga con la fperanza di ottenerne un di il perdono. Ed al- „
lorchè trova qualche miferabile, che a lui dia orecchio, e vede, „
che non tanto l'amore della virtù , quanto il timore della pena „
lo allontana dal vizio, gli fa fare molte ri-flelfioni pericolofe
, „
e lo
2<o Vita di S.Ambrosio
„ e lo fa internamente difcorrere: Da chi fon io prefente-
cosi
( « ) Eccl. 23.
Libro X. CAriTOLoVIII. ~ 251
voi vi farete fidati la fera , vi ripaffcra prontamente entro lo „
fpirito, quando voi vi rilveglierete. Gesù Cristo fteflb vi „
rifvegliera , e vi avvifcrk di alzarvi , e voi vi munirete coli' „
armi dell' orazione in un tempo, nel quale il Demonio ci attac- „
ca colie più violente tentazioni.
Propone ancora il Santo lu quello particolare la preghiera
fatta da S. Paolo, e da S. Siila nella prigione , durante la not-
te, e conchiude con le feguenti parole: „ Alzatevi adunque, e „
fate che la voltr' anima fi rilVegl). Qiiellojche vi cuftodifce, „
non fi lalcia lorprendere dal fonno, fé non vi trova addormen- „
tati; ed ei fi leverà, fé la voftra vigilanza lo rifveglia , e co- „
manderà ai venti, ed allora il voftro cuore, che era agitato da „
tante tempeftc, goderà di una maravigliofa tranquillità. Con- „
viene adunque, che noi ci leviamo a mezza notte , perchè que- „
fto è il tempo , in cui luol venire lo Ipolo Procurate, che que-
.
„
fio fpofo non vi trovi addormentati guardatevi dal lafciarvi op-
; „
primere dal fonno in guifa, che non polTiate accendere la voftra „
fiacola. Conviene alzarfi per lodar Dio e per rendergli le,
„
dovute grazie Conviene altresì confeflare i luoi eterni giù-
.
„
dizj, ed attribuire alla fua giuftizia tutto il bene, chea noi ne „
deriva. Ed o fiamo ricchi, o godiamo d'una perfetta fanità, „
cofa doveroia ella è , che tributiamo quella riconoicenza alla „
giuftizia del Signor noftro, perchè è giufto ed acciocché tro- ; „
vandoci noi caduti in quefta noftra corporale infermità, perla „
dilgraziata forte della noftra natura, che è adeffo priva di que' „
vantaggi, de' quali una volta godeva, ci ci ajuti a iollevarcene, „
ufando di iua mifericordia nel darci quella forza, e vigore, che „
a tal uopo richiedcfi. Chiara cofa adunque ella è, che né dì, „
né notte, né in qualfivoglia tempo dobbiamo ceffare di adem- „
fiere quefto dovere , e che nefllin momento vi ha , in cui non „
fiamo tenuti a rendere inceffantemente grazie a Dio.
E forza il confeflfare , che quefto difcorfo di S. Ambrofio
fia poco conforme a' coftumi della maggior parte de' Criftiani
fanciulli
Capitolo IX.
(«) I. Reg, I. ,
Libro X. CapitoloIX. 255
glianze ed afpettava radempimento delle promeffe fattegli da
,
5>
Dio , e lenza dire la menoma parola andava tra le ItelTo pen-
lando di qua! mezzo Icrvirebbcfi la di lui Previdenza per affi-
fterlo in queit' occafione , rammentandofi della Tua bontà, e
fcordandoli dell' ingiuria , che a lui faceva quella s\ ingrata
gente. Allora fu, che Iddio gli diffe Perchè efclamate voi w
:
coù verfo d't me? Noto non è a me l'elleriore luono della pa-
rola di Mosè, ma non laicio però di riconolcere la di lui voce.
ti
Io leggo nella Scrittura elprelTo loitanto il luofilenzio; male
fuc opere m' inducono a credere, eh' egli effettivamente indi-
»
rizzava le lue voci a Dio . Il Popolo prorompeva in alti fchia-
mazzi e Dio non l'afcoltava. Mosè neppure una parola di-
,
gridava verlo Dio quando co' luoi clamori domandava cole così
ingiulte , ed indegne di effere domandate da uomini .» Ma a Mosè
folamente dice Iddio: Perchè gridate voi verfo di me? Voi folo
liete quello che a me indirizzate le voftre voci , poiché voi
,
>?
folo fiete quello, che in me collocate la vcitra fperanza Al- .
voi lolo liete quello, che afpcttate, che il mio nome fia an- •)•)
cuore, né v'c alcun favio, che non faccia la Itefla cola. Fi-
nalmente la Sapienza Itclfa alzando il tuono di fua voce , ci 5)
invita a riltorarci alla lua tazza, e ci dice: Lafciate la follia ^ 5)
e cercate la fapienr!:^ (a). Qjjefto difcorfo è affatto lublime ,
'
(^a^ Manh.\<j.v.^. \ {l>) Lio. ^. Commentar, in Lue. e. 6.
.
riera. Tutti coloro, che lono grandi, tutti quelli, che han-
no uno fpirito lublime , ed elevato alcendono il monte. Im-
perocché non ha il Profeta detto indifferentemente ad ogni for- „
ta di perlone: Salite [opra dd mo7ìte voi ^ che annun'ziatc l'È-
„
•vangeito a Gi'rufalcmmc (/»). Salite fopra quello monte non
con i piedi del voftro corpo , ma colla fublimita delle vodrc
azioni, e (eguite Gesù Cristo, per potere voi fteffi divenire
una moutagna , ftantecchè egli è circondato da' monti (e).
Per quello dice l'Evangelio , che i ioli Dilcepoìi lalirono fui
monte con quello divin Salvadore .
Tom. II. R
. . ,,
Capitolo X.
R II
2éc Vita di S. AMBRoSttì
fta donna, la quale aveva preferita la devozione della fua ani-
ma al nodrimento del luo corpo, meritAlTc d'elfere la loia cfen-
tata tra tutte l'altre da quello univerlale caftigo della pubblica
ficcita. Per virtù del digiuno rilulcitò egli il figliuolo di quc-
„ fla Vedova. A cagione del digiuno, altro far non dovette ,
„ che proferire una parola, per far cadere la pioggia. In pre-
„ mio del digiuno egli è ftato inalzato al Cielo in un cocchio di
„ fuoco. Un digiuno di quaranta giorni gli ha fatto godere dei-
„ la prefenza di Dio. Per virtù del fuo digiuno egli ha fermato
„ le acque del Giordano, ed è pafìTato a piedi afciutti quello fiu-
55
fecondo la natura, ed è Itato llimato, non un uomo,
fibile
non volete per mezzo del digiuno difendervi dal pericolo, che
avete dinanzi agli occhi? Conviene per verità effere caduto in
una Ipecie di dilperazione , per voler mangiare , allorché uno
fentefi obbligato all'attinenza , e voler ridere , quando è necef-
fario il piangere . Né altra forra di dilperazione ha certa-
mente voluto condannare l'Apottolo, allorché diffe: Penftamo
a bere-, domani
ed a mangiare^ morremo (a).
po'ichhNella qual
brutale dilperazione giammai Iddio non ci laici incorrere.
Ma tutto ciò, che S. Ambrofio ha detto di più infinuan-
te, e di più forte, per infpirare l'amore del digiuno a' Crittia-
ni, può ridurfi a quefta loia confiderazione , che non avendo
Gesù Cristo digiunato per le medefimo, ma per noi, il fuo
elempio deve eflere a noi una legge inviolabile. „ Imperocché
[come
Capitolo XI.
ERa ripieno,
imponìbile, che Ambrofio avendo
non impiegaire quant'
tà
cuore
S.
aveva egli
il di cari-
di fpirito, e
di eloquenza, per infinuare al fuo Popolo l'obbligazione, che
tutti abbiamo di redimere i noftri peccati con le elemofine.
Dopo avere rotti i calici, ed i lacri vafi della Chiela per loc-
correre i miferabili nelle pubbliche neceflìta , cola ftrana fareb-
be Hata, ch'egli avefle tralalciato di favellare fopra di una ma-
teria delle più importanti di tutta la morale Crilìiana, e che
non meno riguarda la falute de' giufti, che la giuilificazione
de' penitenti Si fono di già raccolti inunopera (//) degli ec-
.
Ma
la giuftizia , alla quale i Criftiani fono obbligati ad
afpirare, deve effere eterna, come quella di Dio medefimo,
di cui dice il Salmifta La vejìra gtuft'tTittt è la giujì'fzìa eter-
:
hunc
ncPftilm.
Pftilm Oclonar.x'è. '
2ÓÓ Vita di S. Ambrosio
non eflerfi rifervata alcuna cofa per loro ftefiì , e moftrato cosi
un totale dilprezzo delle terrene cole, acquiftino la Uima, e
oli applaufi del Popolo . Ma coitoro cercando la lor ricom-
STO altresì dice Se non ficte jìati fedeli nclV tifo di un be?ìc
:
„
/ìi-aniero ^ chi vi darà i vofìri proprj (Z»)? Le ricchezze ibno „
fìraniere a noftro riguardo , perchè elleno non fono fecondo „
l'ordinario corfo della natura , perchè elleno non nafcono con ,j
que vi darà ciò, che è voftro, perchè voi non avete creduto, „
che ei fuffe voftro , né lo avete ricevuto , come ve ne correva ,,
„ partamenti vi ,
quando deverebbero anzi
gonfian di orgoglio
„ edere a voi motivi d'afflizione, e di dolore; poiché entro a que-
„ fti vaiti edificj , capaci di ricoverare intieri popoli, la fievole
„ voce de' poveri non può farfi ientire; qnerto però loro non reca
„ alcun pregiudizio , perchè niente ad eflì gioverebbe il gingne-
„ re delle loro flebili voci alle voftre orecchie. Ed è pofiibile,
ca) 70^31.
270 Vita di S. Ambrosio
„ foinma, e deplorabile mendicità nel mezzo delle voftre abbon-
,j danti ricchezze, delle quali non ne diiptrnlate giammai una bea
„ menoma parte ad alcuno, e colle quali giammai non porgete
„ ad altri alcun loccorlo?
Ma eirendocchè la carità di S. Ambrofio fuflfe da fovr-
umano lume rilchiarata, delbrive egli altrove il dilcernimento,
di cui fa d'uopo uiare nella diilribuzione Jellc elemoHne ; e
quantunque (uo intento fia di prircipaluieiitc illruirne gli Ec-
clefialtici; le regole nondimeno da lui ad efli prefcritte, pedo-
no praticarfi da chiunque s'impiega in queli'elercizio di com-
paflione, acciocché non fìa indotto ad appiicarvifi dalla vanita,
ma dalla giuftizia ; (tantecchè giammai ne' poveri ftata non fia
tanto ingorda, ed impudente, quanto ella è a' noflri tempi,
l'avidità nel domandare. '„ Vengono, die' egli (<?), delle per-
„ fone robufte , vengono alcuni , che nelTun altro motivo hanno
„ di chiedere elemofina, fé non l'ingiulta brama di condurre una
I
.
"27 2
DELLA VITA
DI S. AMBROSIO
ARCIVESCOVO DI MILANO,
Dottore della Chiesa, ec.
LIBRO UNDECIMO,
In cui si tratta delle di lui rm eccelse Virtù.
Capitolo I.
Ti-x. II.
27^^ Vita di S. Ambrosio
quefto avendo Gesù Cristo detto a' Difcepoli del fuo Precur-
lore che ciechi vedevano,
, i zappi camminavano, i lebbroft
i
?5
cagionare fcandalo anche agli eletti ; ma non vi è però un più
il poirente teftimonio della Divinità di Gesù Cristo, né v'è cola
alcuna, la quale pofTa , come quella , lembrare fuperiore alla
5)
condizione umana, quanto il vedere, che un lolo fiafi offerto
5)
per rutto il Mondo; e quella è una prova, la quale da le loia
è badante a convincerci, che Gesù Cristo fia Dio.
Poffiamo fervirci di quello 'àz'Xo raziocinio per venir in cogni-
zione del merito della fede di S. Ambrofio. Imperocché quan-
tunque ella fia fiata affai viva, ed abbia meritato di effer ri-
munerata con copiofo numero di miracolofe operazioni, può non-
dimeno dirfi , che ella giammai meglio non fìafi vifibilmente in
tutta la lua eflenfione, e pienezza data a conolcere , le non le
quando egli efpole la lua vita per la lua greggia, che era quel-
la di Gesù Cristo fleffo , in tante pericolole occafìoni , lenza la-
za, da' quali egli ftelso era penetrato, e che non fi trovano fé
non fé in un anima totalmente ripiena di viva Fede.
Con
quello lume divino riconoiceva egli l'onnipotenza, e
la divinità del Salvadore del Mondo nel mezzo delle lue umi-
liazioni , e nel più profondo abbaiamento della fua Incarnazio-
ne. „ Tutti quelli, die' egli (^7), quali vogliono effere ri- i
ta, dovere la legge della carne elfere foggetta a quella dello Ipi-
rito.
( ^ ) Lib. 2. de Fide .
S n
irj^ Vita di S. Ambrosio
rito . Si è egli veftito della noilra carne affine di riportare co-
Capitolo IL
Della Sperttrfzj di S. Ambrojìo , e della fua fomma
conjìden-:!^ ''^ l^io .
„ nel fuo fcno, fono vivi; con quanto più di ragione farà vivo
„ un Criftiano, quando Gesù Cristo lo riceve lotto la fua pro-
tezio-
( a ) Pfalrn. il'è.v.lié.
Libro XI. Capitolo II. 275»
(a) Rom. 5.
S IV
.
^)
ejìern't coìnbatttme7tt't nb le interne agit^'^oni {^)
-,
T>
è la vita eterna. Quello che noi attendiamo è la compagnia
degli Angioli , e d'cfiere ricolmati di fpirituali benedizioni.
Sperate ogni giorno, accertati, che giammai nelTun fine , ed
>> interrompimento debba avere la voilra fperanza. Se quando
55
voi perdete alcuno de' voftri amici, o congiunti , viene a voi
55
detto nel vedervi meffo, ed afflitto per un fomigliante acci-
55
dente: che giova a voi la voftra giuftizia? non tralafciate per
55
quello di fperare, ne permettete, che la voftra fiducia venga
„ meno .Se taluno vi dice, quale vi ha apportato vantaggio
„ il digiunare ogni giorno; l'avere mantenuto callo il voftro cor-
la
Capitolo III.
Dell' amore del Sa7ito per Gesù Cristo, per il fuo Popola^
per i fuot nemici , e per gli Eretici fìejji
2^ Vita DI S. Ambrosio
5, cofe ,
Paolo , allorché dice
ficcome attefta S. tuffe ejfere le :
„ cofe in Gesù Cristo, per ch'ere fiate tutte create per lui , e
„ tutte per lui fujfijìere {a).
le
{a) Lib-i-deVirgin. 1
{ù) Pfalm. S3' '"^-
2§5 Vita di S.Ambrosio
fiamo debitori a Dio , non deve giammai effere fterile , cosi
le
eoli fi applicava alle funzioni del fuo miniltero con una atti-
vità, ed uno zelo incomparabile; e quefto fuoco celeite, che
gli fomminillrava le ali per volare fino a Dio con la contem-
plazione delle cole lante, a lui altresì comunicava una Itraor-
dinaria agilità per inftancabilmente fcorrere i Regni, e le Pro-
vincie , allorché vi fi trovava obbligato dalle neceffita della
Chiefa , e dello Stato. „ La carità [ diceva egli (^) ], è un
5, eccellente virtù, che ha dell'ali, compofte da un fuoco tut-
5, to avvampante. Di effe ella fi vale per prendere il fuo volo
„ nel cuore de' Santi, ove confuma tutto ciò, che vi è di mate-
„ riale, e di terreno, ove fa prova di quanto v'incontra di puro,
„ e di fincero, ed ove col calore del luo fuoco divino accrefcc
5, le virtù.
Quella carità, che fi è placidamente ripofata nel cuore
di S. Ambrofio, è ftata quella, che gli ha lomminiltrate le
ali per volare ovunque lo chiamavano le pubbliche neceffita
della Chiefa, e dello Stato, fenza punto dipartirfi da quella
pace interiore, e da quella profonda tranquillità, della quale
godono le anime , che iono tutte di Dio I viaggi da lui .
neva (a) s'i Itrettamente unito alla Ina Chiefa , che da efla
giammai non dipartivafi, ie non le per urgentillima necefifita.
E quando era corretto ad allontanartene per i bilogni d'altre
Chiele, l'amore, che nodriva per la ina, compariva nelle Tan-
te impazienze , che aveva per elle , com' egli mirabilmente
lo deicrive (b).
Valevaìì l'ovente con fomma liberta, e coftanza (e) del-
la ftima, in cui era prefìTo de' Grandi, in prò de' miierabili, fa-
cendofi loro intercenbrc , e protettore , quantunque iommo a
lui recaffe incomodo l'avarizia de' Minilln , che non accordava-
no grazie, le non fé mediante lo sborfo di qualche fomma di
danaro. Credeva (^) avere ottenuto il perdono de' fuoi
di
peccati, qualora riulcivagli di liberare alcuno dalla morte col
mezzo degli opportuni ioccorfi da lui prellatigli in una si ur-
gente neceflita , e giudicava cola gloriola per un Vefcovo (e)
l'elporfi ad innumerevoli mali , ed alla morte medefima , per
falvare la vita ad un uomo. Ma quanto alle caule, nelle quali
fi trattava Ibltanto di danaro, ei non voleva, che un Vefcovo
vi s'intromettelTe,non lolamente perchè in lomiglianti occa-
fioni non può obbligarfi una parte lenza far all' altra ingiuria,
ma perchè ella è una follia il farli de' nemici a cagione del
danaro.
Non
eftendeva però quefta regola generalmente a tutte le
caule, nelle quali non fi trattade che di danaro , o di qual-
che temporale interelTe . Imperocché diceva (/) eflere d'u-
na gran gloria a' Miniftri della Chiefa , l'impedire le vio-
lenze de' Prepotenti col loftenere una vedova, ed un orfano da
efli opprelfo , e far vedere, che il comando di Dio ha maggior
forza lopra il loro fpirito, che tutto il favore de' ricchi; e con-
felTa , elfcrfi egli Ibvente oppolto all' autorità degli Imperadori per
difendere i depofui dèlie vedove , e di altre perione , come noi ve-
dremo in progrefio. ^^
(a) Serm.^. 1 (d) Jmèrof in Pfai. 11^. OBon.'è.
C«) Lib.i.Offic.cap.S.
Libro XI. Capitolo III. ;S>i
T"-i. lì.
. . .
Capitolo IV.
{a) Ltb.z.deFidecnp.^. I
{ i>) In Pfalm. iiS. OBon.i^.
Libro XI. Capitolo IV. ipi
efla,che per la creazione dell' Uni verlo; perchè noi fiamo ftati „
creati per la fatica, ma fumo Itati ricomprati per il ripolo „
eterno. In louima, volendo egli itenb elercitare i Popoli a „
ricevere gli effetti della lua milericordia , derivare la fua „
fa
gloria dalla lua propria umiltk , dicendo: Io mi fono in pub- „
blico prejentato a quelli , che non mi cercavano Io mi fono „
.
T II
,
5>
baftevolmente generolb per non curarfi di Ibvraftare agli altri;
>) ma provera poi fommo difpiacere nel vederfi meno onorato di
5)
sù Cristo umiliato per inalzarci, ed umiliato fino alla msrte
5)
della Croce {a); per queffo appunto il fuo Divino Padre lo
T.m.lL T III
204 Vita di S. Ambrosio
Io defidero con tutto il mio cuore [efclama egli altro-
ve (a)']-, Divin
che Salvadore
il dica a me , fimilmcnte che
agli altri: Sciogliti da' tuoi legami, elei da' ceppi, e dalle ca-
tene de' tuoi peccati; (laccati dal tuo errore, che tienti avvi-
lupato tra forti vincoli Imperocché quantunque io fia il più
.
„ occhi fono SI aridi , che verfar non ne polfono con quell' ab-
„ bondanza, che badi a lavare tutti i miei peccati. Io farò fai-
„ vo , fé voi non ifdegnate di piangere per me Se io fon fat- .
ia) ^bdi£ I, .
I
(f) Rom.j.
(i) Genef.^%. '
(W) x.Timvtk.i^.v. io.
Libro XI. Capitolo IV. 25^7
d'tfcoprifc una trave , che Jìa nel vojìro occhio . Ippocrita to- „
gliefe prima la trave dal vojìro occhio , ed indi voi vedrete „
come far pojftate a cavare la paglia dall' occhio del vojìro fra- „
tello {a).
Qiied' umiltà del noflro Santo fondata fu la confiderazio-
ne de' luoi peccati altresì apparifce in un altro luogo , ove
dopo aver detto, che tutti gli uomini debbono pafllire per quel-
la fpada di fuoco, che Dio aveva meda alla porta del terre-
ftre Paradifo, ficcome viene riferito nella Genefi, ed eflere da
cffa le loro azioni provate, ed efaminate, aggiugne quelk pa-
role {b) „ Di me lara fatto fperimenro, come ie fuflì di piom- „
:
Capitolo V.
e per il ritiro .
degnamente vi fi loddisfaccia.
Quella lua pietà è Hata quella, che gli ha fatto fovente
melcolare delle preghiere, e delle afpirazioni a Dio ne'dilcorfi
da lui pronunziati per ifpiegare la Scrittura fanta al fuo Popo-
lo; d'onde poi ne avveniva, che quella interiore unzione, di
cui era egli imbevuto , agli altri fi comunicafTe per mezzo di
quefto fpirituale liquore. Eccovi in qual maniera conchiude egli
uno de' luoi libri della creazione del Mondo (^) , dopo aver
parlato della penitenza , e delle lagrime di S. Pietro, che dal
canto del gallo venne dalla fua fonnolenza rifcoffo , rivolge il
fuo dilcorlo al nollro Divino Salvatore con quelle tenere, ed af-
fettuofe parole „ Rimirate noi altresì Signore Gesù , accioc-
.
ché
Mae-
{^) In Pfalm. 1 18. ORon. II. 1 (e) Ambrof. lib. z. de Abraham caj>.^.
5, delle noftrc forze; della fteffa maniera, che il genere umano tro-
Capitolo VI.
Tcm. II. V
^os Vita di S. Ambrosio
Terribile invero è quefta parola in un fecolo cosi florido,
qual era il Tno, nel quale può dirfi, che vi fufiero più falci
di paglia nella mefTe della Chiefa, di quel che adeflb vi fi veg-
gano fpighe ; in un fecolo in cui tuttavia durava la perlecuzio-
ne degli Arriani, che li sforzavano di effere i padroni, ed i
dominatori del Mondo, dopo che i Pagani avevano ceffato di
eflTerlo; in quel fecolo finalmente, in cui il farfi annoverare tra
gli Ecclefiaitici era lo ilelTo , che l'elporfi al martirio.
S. Ambrofio però non fi affliggeva foltanto della perdita
de' Santi Vefcovi, ma generalmente fi commoveva per la mor-
te di tutte le perfone dabbene, ed eccovi la ragione, che ne
adduce. „ Non deve, die' egli (<?), alcuno invidiare ad un
„ altro una lode , che fia a lui itcflo vantaggiofa ; e per fcellera-
„ to , che fia un uomo, egli lovente imita quello, che lo ha ri-
„ comperato, od almanco a lui certamente profeffa rifpetto , e
„ venerazione ; né di rado fuccede , che per lui abbia ancora
dell'amore. Se poi giugne a fapere, che quello uomo da lui
onorato farli per efTere utile a molt' altri, il fuo zelo fi accre-
fce per mezzo di quefta confiderazione ; e tale confidcrazione
unifce i Popoli, rende più fervida la carità de' cittadini, e più
illuftre la gloria delle Citta. Felice in vero è una Citta, fin-
ché annovera tra' faoi abitatori molti giuili; ella merita d'ef-
„ fere generalmente lodata da tutti; è ficura d'eflere con tutta la
„ del fuo peccato gli rompe i denti ( le cosi è lecito dire ) che
„ quale tenevafi ficuro per i delitti , de' quali quello crudele av-
„ verfario aveva difegnato di caricarlo e dà con ciò la gloria
;
„ dovuta a Dio, al quale tutte le cole fono palcfi , e che affai più
„ fi compiace della vita del peccatore , che della fua morte Ma .
„ peccato gli era ilato perdonato, divenne più umile nella pe-
„ nitenza , eh' ei ne fece con tanta aulterità, mangiando la ce-
71 nere come luo pane , e mefcolando la fua bevanda con le fue
„ lagrime.
Non ignorava quefto gran Santo lo zelo, che i Preti deb-
bono avere per vendicare le ingiurie fatte a Gesù Cristo ;
ed
Libro XI. Capitolo VI. 30P
ed avendo detto in un luogo delle lue Opere («) « €he gli „
Angioli non lono lenza zelo, e perdono il privilegio, e la pre- „
rogativa della loro natura , le l'ardore dello zelo non li loltie- „
né; lapeva altresì, che quelli, che fono chiamati alle funzio- „
ni del Sacerdozio, lono gli Angioli del Dio degli elerciti.
Ma era però Ambrofio aliai alieno dalla durezza de' Nova-
ziani, che rigettavano i peccatori lenza avere riguardo alla lor
penitenza , tenendo egli un giudo mezzo tra il rigore eccelTivo
di que:ti Eretici, che chiudevano a tutti la porta della recon-
ciliizione, e l'inlenfibilita de' peccatori , i quali lenza fare una
vera penitenza vogliono sforzare la Chiefa a non negare loro la
comunione, e la pace. Qi-iindi è, che per opporfi a quelle
due SI contrarie eltremita ha egli pubblicati i due Libri della
Penitenza. Noi abbiamo tuttavia un eccellente lettera ( Z» )
da lui fcritta a Floriano , il quale era probabilmente un Mini-
ftro, ed un Ulfiziale pubblico, con la quale gli dk de' falutevoli
documenti per forgerc da un fallo, in cui era caduto, e nello
fìeflb tempo ulando di lua faggia , e caritatevole precauzione ,
gli prelcrive delle regole per condurre di li inanzi una vita ve-
ramente Criiliana. „ Mio figlio, gli dice, le voi amate le la- „
grime , non tardate a Ipargerle. Siate altrettanto pronto a ,s
Ca-
T,n,.JI. V III
.
Capitolo VII.
bri
{b) Cnnt. I, 1
314 Vita DI S. Ambrosio
„ Quefto pianto altresì ha fatto, che la virtù di quefta Donna,
„ la quale ha lavati i piedi a Gesù Cristo, fu itata cotanto inal-
5,
grime lenza proferire alcuna preghiera. Infatti io trovo nell'
„ Evangelio, eh' egli ha pianto; ma non vi trovo, eh' egli ab-
„ bia parlato. Io vi leggo le lue lagrime; ma non vi leggo le
„ lue dilcolpe. Certamente con ragione Pietro ha pianto, ed ha
„ oflervato un profondo filenzio; mentre non fi luole Icufare ciò,
„ che ordinariamente fi piange, né fi può difendere, e giuftifica-
5, re ciò , che può elfere cancellato Imperocché le lagrime la-
.
de,
( a ) Serm. 48,
Libro XI. Capitolo VII. 315
de, che il noflro favellare manchevole fia d'efprenìone , né „
giunga ad elporre ciò , che di manifclUre pretende Ma le lagri-
.
„
me diicoprono Tempre tutto l'affetto della nollr' anima. Qjiin- „
di è, che S. Pietro più non impiega nella lua penitenza il lin- „
guaggio , di cui fi era lervito per ingannare , per offendere „
Iddio , per perdere la Fede , acciocché il pelfimo ufo da elfo „
fattone, rinegando Gesù Cristo, non gì' impedire d'efl'ere ere- „
duto , nel mentre che era rifoluto di confeflarlo; perciò volle „
piuttoffo trattare la lua cauta con le fue lagrime, che con le „
lue parole, e confefi'arc col fuo pianto quant' egli aveva nega- „
to con la lua voce. Io trovo ancora un altro motivo del filcn- „
zio di S. Pietro, ed è: aver egli temuto, che una troppo pron- „
ta domanda del perdono del fuo peccato venendo riputata affai „
ardita fuffe anzi valevole ad irritare, che a placare quello, „
a cui facevafi. Imperocché ogni uomo, che prega con della „
confufione, merita di effere più prontamente elaudito. Con- „
vicn adunque cominciare dal piangere , allorché fi vuole otte- „
nere il perdono di qualche peccato, e dopo aver pianto ricor- „
rere all'orazione. Da un tale efempio impariamo quindi la „
maniera, con cui dobbiamo diportarci con Dio, per ottenere „
da lui la remiffione de' noftri peccati.
Capitolo VIII.
j
,
farfi da lei tutte le cole, ed aver ella una tlretta focictà con tutti
i beni, ed i vantaggi dell' anima. „ Come potrà un uomo, ,
vere
55
fprezza le ricchezze, e che dall'alto rimira tutte le umane paf-
55
fioni? Certamente quando un uomo è giunto a quella iùbli-
55
mità di perfezione, noi fiamo pienamente perfuafi, efsere egli
55
(lato inalzato ad uno flato alla natura dell' uomo fuperiore.
55
Sopra di ciò difse il Savio Chi è queflo uomo , e noi lo lo-
:
55
deremo ? Imperocché egli ha fatto delle maraviglie nella fua
55
•vita {a) .
Ca-
Capitolo IX.
T<>.7>. II. X
,,
?2 2 ViTADiS. Ambrosio
crudele avaro. E quantHnque qucfto miferabile uomo s'incon-
tralTe in perfona caritatevole , che toltelo da queiV anguilla ,
nondimeno ritornatolene in fua cafa, dopo quello pafTcggiero
Toglievo, più non vi trovando con che provvedere alle indigen-
ze, e proprie, e della fua famiglia, videfi nuovamente ridot-
to alla dura necelTita di vendere uno de' fuoi figliuoli , dopo
avere provate nelle lue vifcere convulfioni tormentofiffime nel
farne la lecita. La fpaventofa immagine però di una miferia
sì deplorabile potè bensì, dice il noltro Santo, Ipremere dagli
5>
ve li rinchiuderete ? le più fevere leggi aflblvono i rei dopo
la
(«) DcTebiacap.io.
1
Capitolo X.
Capitolo XI.
55
mente intente alla preda . Allontani adunque da fé la fortez-
>J
za quella fiera peftc, e ne procuri la total diltruzione. Si ren-
da ella tale da neppure effere affalita dalla menoma tentazione
5)
J5
di cupidigia ; e vigorofa in guila da non elTerc da veruno timo-
5)
re abbattuta; effendo che la virtù ha per fé fteffa baftante ro-
}) buitczza, e coilanza per tutti vigorolamente perlcguitare i viz),
3>
come veleni valevoli ad infettarla, ed a corromperla. Pren-
?5
da ella le armi per riipingere da le la collera, che toglie il fenno
V agli nomini , e qual funelta infermità la tenga da le lontana . Ri-
9)
nunzj poi ella ancora a' vani defiderj della gloria, la quale fé non
5)
è lempre iìata nocevole a quelli, che l'hanno defiderata, giam-
5,
quelli, che fono (tati maltrattati dalla guerra, quantunque ella
5, non fiafi ertela fopra di noi. Siccome adunque noi ci accoftia-
„ mo alla fine del Mondo; così le malattie del Mondo fono altret-
„ tanti forieri della fua generale rovina. La careltia è una ma-
„ lattia del Mondo, la peltilenza è una malattia del Mondo, e
„ tale altresì è la perfecuzione Ma un Criltiano trovafi ancora
.
( a ) Pfalrn. z6. v. 5. 6,
Libro XI. Capitolo XI. 335
i dirdi della Fvide, che Tonopiù leggieri, e valendoli di una „
i
DELLA VITA
DI S. AMBROSIO
ARCIVESCOVO DI MILANO,
Dottore della Chiesa, ec.
LIBRO DUODECIMO,-
Nel quale si contengono le istruzioni da lui date
Capitolo I.
non gli abbia egli Icritti che in generale per i figliuoli da lui
generati per mezzo dell' Evangelio, ei nondimeno più volte in
eflfi fi rivolge a' Diaconi, ed a quelli da lui eletti pel minifte-
rio del Signore ; ed eglmo badano per rifvegliare in noi una
fomma venerazione verfo la purità, e l'abbondanza de' lumi
da lui avuti per i più elevati minKicrj del Sacerdozio.
Da Ambrofio noi impariamo la lomiglianza, che Vefco- i
{a) Lib.i.inLuc.ca^. i, I
( ^ ) £>//?. 2 5 «./ Ecdef. Vetedknf,
.
Y II
2^0 Vita di S. Ambrosio
,, di Aronne fiiffe la fola , che prodiicefle de' fiori che altresì
; e
ftra vita fia una fpecie di pittura, che fempre confervi l'im-
„
magine, che avrà ricevuta. Ma come potrà un uomo pafiàr „
per uguale nel luo modo di vivere, fé vegga fi , che ora la col- „
lera lo infiamma ; ora affatto fi abbandona all' indignazione , „
ed al dilpetto; tal volta ha la faccia tutta fpirante fuoco, e „
tal volta è eftrcmamente pallido, canoiando ad ogni momen- „
to di colore? Io confefTo, che troppo 11 ha di propenfione per „
la collera; e che non fenza ragione daffi a conolcere alcuna fia-
„
ta d'effere internamente commoffi; ma un uomo deve mode- „
rare la fua collera, e non lalciarfi tralportare dal furore, a gui- „
fa di un lione. Conviene ancora, che non fi affuefaccia a gri- „
dare, e ad inquietare la iua famiglia con iftrida , e contele. „
Poiché fta icritto, che ruomo y che h wclmato
fa „ alla collera ^
Con
)•> una tal qual maniera comanda alla natura, la quale quantun-
5>
que dall' uomo non pofTa intieramente reprimerfi, può nondi-
?)
meno temperarli, ed elTere moderata. Benché adunque la col-
55
lera in noi fi folle vi, conviene nondimeno, che ella altri mo-
5)
vimenti non abbia, fé non fc quelli, che fono conformi alla
5)
natura, e non fi laici trafportare ad un peccato, il quale ol-
55
trepalfi i confini della natura. Imperocché chi potrebbe fof-
5) frire, che un uomo incaricato del governo degli altri, non po-
Capitolo II.
(a) Lib.àcViduts
.
Y IV
o .
tutto
nel far ciò procurare, che i fondi delle pubbliche caritk non
rimangano elaufli. Aggiugne, che in fomiglianti occafìoni un
uomo, il quale fia coftituito in qualche Ecclcfiaftico grado, co-
me un Prete , od un Diacono , ne deve rendere confapcvole
il Vefcovo , e non afpramente ributtare quelli , che vede in
„ del corpo, per putrida, e corrotta eh' ella pofTa eflTere. Si ufano
Capitolo III.
ma
( /T ) Lib. I . de Vifginibtis
,
,,
Qual è quefta Vergine, la quale è irrigata dalle fontane della
„ Santiffima Trinità, in prò di cui le acque fcorrono dalla pie-
„ tra , che ha delle mammelle fempre feconde , e che fparge il mie^
„ le con abbondanza? Secondo S, Paolo (h) la pietra è Gesù
„ Cristo. Gesù Cristo adunque giammai non lalcia di avere
j, delle mammelle. Iddio non cefla dal comunicare
la fua gloria,
e lo
vuto alcun comando dal Signore (a) y che obblighi alla veroi-
nità. „ Se Dottore delle Genti non ha ricevuto comando al-
il
,>
,5 figlia f^ bene, mn
quello , che non ve la congiunge
, fa
me-
„ gito {a). Una Vergine, che fi marita, non pecca; ed una
„ Vergine, che non fi marita, acquirta un eternità di gloria. La
„ prima di quefte due cole è il rimedio dell' umana infermità
;
J>
figliuole per farle voftra cafa , e congmngerle in
ulcire dalla
35
matrimonio con de' ftranieri; ma quella giammai non fi dipar-
3) tirà dalla voftra cafa, e da voi. Voi avete per le altre quel-
35 la follecitudinc, che v'infpira la paterna pietà; ma nella con-
3) dotta di quefta voi vi inalzate al di fopra del dovere di padre,
e vi
Ca-
Capitolo IV.
„ re; che v'è di più nobile della Madre llefla di Dio? Che v'è
„ di più illuftre, e Iplendido di quella, che è ftata eletta per un
„ sì iublime dilegno dalla fteffa luce increata? Che v'è di più
5, cafto di quefta donna , la quale ha generato il facro Corpo di
'
„ fovrabbondante tua
della fua fobrieta nell' ufo de' cibi, e della
„ fedeltà, ed efattezza nell' adempimento d'ogni fuo ben meno-
„ mo dovere, effendo e con querta , e con quella giunta a tale
„ di troppo fcarfamente provvedere con la prima alle piùpreflan-
„ ti indigenze , e di oltrepaflare con la feconda gli ordinar) con-
„ gli avanzamenti delle virtù, che con i movimenti de' fuoi piedi.
„ Siete hsnta per aver creduto (a) ; ma perchè con lei fermandofi per
„ lo ipazio di tre mefi veniflTe con quella longa dimora a dare
„ non già una prova della fua fede , ma un incontraftabile contrafe-
„ gno della fua pietà. Ciò non fuccedette, fé non fé dopo, che
„ il Figliuolo di Santa Lifabetta ebbe faltato nell'utero di Iua
„ Madre per falutare Maria, come Madre di Dio; dando con
„ ciò a conoi'cere , efiere egli prima atto ai fentimenti della pic-
„ ta , che a quelli della natura. Alla vifta poi de' miracoli,
„ che dopo ne feguirono , di una Donna llerile , cioè , che par-
„ torifce un Figlio, di una Vergine, che diviene feconda, di un
„ mutolo, che parla , de' Magi, che adorano Gesìi Cristo , ài
Simeone, che accoglie nelle fuc braccia il per tanto tempo af-
pettato Meffia , degli aftri, che ne annunziano la di lui venu-
ta. Maria, cheli era turbata al comparire di un Angelo, ftan-
dofene immobile alla vifta di tanti prodigi; coìifervava tutte
quefìe cofe nel fuo cuore. E quantunque fufie Madre di Dio,
>> nondimeno defidcrava d'inflruirfi ne' comandamenti di Dio,
ed avendo concepito Iddio nel fuo feno , defiderava di cono-
fcerlo .
Z IV
. . ,
) anime tanti divini Altari, ne' quali Gesù Cristo ogni dì firn il-
, mente fi offre per la redenzione del fuo mimico corpo Se il .
Ca-
Capitolo V.
I
Libro XII. Capitolo V. 3^3
figliuoli, a cagione del Regno di Dio, fenz' efferc accurato, „
che a quant' abbandona centuplicatamen- „
lui farà in queita vita
te reftituito, e nell' altra gii farà data la vita eterna E poi- „ .
C 1 ) Lib. 5 de Virginib.
. I ( ó ) Matth. 4. v. 4.
^S^ Vita di S. Ambrosio
„ blimi, e penetra co' fguardi le più profonde valli (a). Quel
„ Gesù Cristo, la cui bellezza può paragonarfi ad un cedro del
„ Libano, che fa falire le fue frondi, ed i fuoi rami fino al Cie-
„ lo, nel mentre che la fua radice fta rinchiufa nel più profon-
„ do feno della terra.
Efigge altresì il noftro Santo dalle Vergini Criftiane una
fovrumana generofita, per refidere alle tenerezze de' loro ge-
nitori, e congiunti , che impiegano ogni forta di artifizj, e
di promefTe per difterie da qucfto flato, allorché Iddio interna-
mente le muove ad abbracciarlo. „ Voi trovate, die' egli (^),
„ della contradizione per parte de' voftri genitori, ma fappiate,
„ che efli vogliono eflere vinti: Né a voi da prima rcfiftono,
„ fé non perchè temono d'ingannarfi credendo di fubito ciò, che
( (T ) Ltb. 5 de Virginib.
. 1 ( y ) Matth. 4. v. 4.
355 Vita DI S. Ambrosio
5)
Rendiamoci, die' egli , grati a Dio con frequenti preghic-
„ re. Imperocché fé il Profeta Reale, che era occupato negli
„ affari di tutto un Regno , diceva a Dio , Io vi ho lodato fette
„ volte il giortio ; che dobbiamo noi fare , noi che leggiamo nell'
j, Evangelio :Vegliate^ ed orate ^ acciocché ?ion entriate in tenta-
„ -2:jo;ie? Certamente conviene tributare k Dio delle lolenni pre-
„ ghiere accompagnate da' rendimenti di grazie , e quando noi
), ufciamo dal letto, o dalla noftra cala , e qu.mdo noi fiamo per
„ prendere cibo, o ci fiamo con eflb nltorati all'ora di Vcfpro,
„ ed allorché andiamo a ripofare. Ma io dcudero , che nello
j, ftelTo letto ancora recitiate de' falmi di tanto in tanto , e l'ora-
Capitolo VI.
e di diriggere le Vedove .
bile . E che quella che farà fcclta per ejfere pofia nel novero del-
,
le Vedove , fta per lo metto nelP età d'anni 6o. (b). „ Non
j,
già, dice S, Ambrofio, perchè vecchiezza
la fia l'unico conftitu-
„ tivo di una Vedova ma ; perchè fembra, che i meriti della vedo-
5, vanza vadano ordinariamente congionti con la vecchiezza
Im-
però, che non farà ftata maritata più di una fola volta, é de- >)
gna di maggior lode , perchè fi rende affai più ragguardevole >>
per l'amore, che ella dimoftra per la caftita, al contrario dell' •)ì
Capitolo VII.
determinale di andare.
Eficndocché altresì vi fulTc un affai copioio numero di Pa-
gani nel iecolo, in cui viveva il noitro Santo; fi prende egli
particolare cura di diflfuadere le donne Criltiane dal congiun-
gerfi in matrimonio con de' mariti o Pagani, o Giudei. „ Co- ,y
me, diceva egli (<j), può darfi quell' unione, la quale viene „
prodotta dalla carità, tra perlone di diverla Fede, e Religio- „
ne ? Criftiano guardatevi adunque dal dare voltra figlia per „.
„ a noi ne è la ragione
; ma gli efempli affai più valevoli fono a
cofa dal noftro Santo vien con fomma chiarezza efpofta, fpie-
gando quelle parole del Salmifta Io ho odiati gli ìn'tqià , ed
:
vita y non puh ejfere mio difcepolo (e). Prega quefi;o Divin
Sal-
(.t) Eccleftajìes J. v. 8.
278 Vita di S. Ambrosio
„ nerezze della carità. Non ho io adunque comandato alle per-
„ Ione tra di loro sì llrettamente congiunte il reciprocamente
„ odiarfi, ma loltanto ho voluio rendere loro lofpetti quegli amo-
3, ri, che avere potrebbero per la colpa, e quelle attrattive, dcl-
„ le quali potrebbero vicendevolmente valerli, per indurfi al
„ ma ino marito, ella non vi è ftata data per eflere voflra ler-
„ va, ma voftra moglie. Dio ha voluto, che voi fufte il lofte-
„ gno , ed il regolatore del luo lefTo, che è a voi inferiore e ;
Capitolo Vili.
raoftri il Mondo per venire con quefto mezzo refo più cono- „
fciuto, e più celebre. Elulti la Chiefa, perchè viene accre- „
fciuto il numero dell' eletto Popolo, che la compone, dalla na- „
fcita diun figliuolo, eh' ella battezza.
Siccome poi era una cola importantiffima in que' tempi il
rendere convinti della (labilità del matrimonio i Crifliani, che
convivevano con de' Pagani , e de' Giudei , ed il moftrare loro
con una pratica inviolabile, che il di lui legame è affatto indif-
folubile; cosi S. Anibrofio ha voluto eltenderfi lopra qucfla ma-
teria, fpicgando quelle parole di Gesù Cristo, che ftanno re-
gidrate nell' Evangelio di S. Luca: Cfjìufique la/eia la fua mo-
glie-, e ne prende uh altra , commette adulterio ; e chiunque
'prende in tfpofa quella , che dal fuo marito fu lafciata , com-
mette adulterio (a). „ Nan lalciate la voflra moglie (die' egli) „
acciocché quella voftra condotta non dia a divedere, che voi „
non fitte perluafo, che Gesù Cristo fia l'autore del maritag- „
gio , che con lei vi unifce Imperocché le voi fiete obbligato „
.
„ ìlio marito
,
può ella venir
facilmente indotta dalla lua libidine a
„ procacciarfi sfoghi vietati. E le ella cade in lomigliante flil-
„ lo, chi ve l'induce, fé non voi, che del iuo peccato, egual-
„ mente che lei , ne divenite colpevole ? Se ella è gravida , quan-
„ do voi la cacciate, ove la mandate voi con luoi piccioli figli- i
5, rimirare i
figliuoli dovrebbe eflere all'ai forte motivo per indur-
5, vi a perdonare
alla lor madre il fallo , che ella può avere com-
5, pericolo di
cadere in qualche vergognofo ecceffo ; qual empie-
„
mi: come adunque Mosè ha ordinato di lafciar la fua moglie, „
dando a iti une (cntto , con cui fi dichiari, che fi ripudia? „
Colui, cl-epari^ ùÀina maniera fomigliante, è un Giudeo; co- ,>
lui , che parla così , non è Criltiano E perchè ei rigetta quan- „
.
to Glsù C't<:to gli ha detto, eonvien che Gesù Cristo gli ri- „
fponda, come fa nell' Evangelio, dicendo che: A
cagione del- „
la
,,
portolo il Signore , e non io , è quello , che comanda , che la
:
,
poi agli altri , non e il Signore ^ ma io che loro dico , che fé
,, un fedele ha una moglie , che fta infedele ec. ( e ) D'onde .
Capitolo IX.
T^ra.JJ. B B
^^6 Vita di S. Ambrosio
crificarlo a Dio. „ Ed ei non folamente ( dice Sant' Ambrofio )
5)
ha profetizzato con quefta condotta si coftante, e generofa, s'i
5)
quanto è di poi fucceduto; cioè, che Dio fi era prefa la cura di
tarfi offerire un altra vittima invece d' Ifacco , e che doveva
( « ) Df Patriarfhajofepb
Tcm. V. B B I 1 I
,
„ loro genitori . Amava alla fine Giacobbe quello tra' lùoi figliuoli,
Quelli però, che rifchiarati non fono dal lume de' Patriar-
chi, ufar debbono di una affai più guardinga precauzione, al-
lorché trattafi di dividere l'affetto tra i loro figliuoli. Né po-
tran-
,
Capitolo X.
Bb IV
,Q-, ViTADiS. Ambrosio
iciarvi, egli nondimeno ha il potere di dividere tra di voi la
55
cogna il nome di Pia ^ e la chiamavano Pia svis\ titolo che
„ che volete piuttofto dar alla Chiefa ciò , che dovrcfte contri-
„ buire per il loftcntamento de' vofrri genitori ; io vi riipondo :
„ che Dio non vuole , che voi gli offeriate de' doni , i quali ri-
„ ducono i voltri genitori alla dura neceffitìi di morire di fame.
55
Quindi è, che rinf.icciando i Giudei a Gesli Cristo, che i fuoi
55
Dilcepoli non lavavano le loro mani, ei loro rifpole Chiun- :
55
que dirà a fuo padre , od a fua madre : Ogni dono , che io fac-
55
cio a Dio , è utile a voi , ei né onorerà , ne ajjtfterà fuo padre ,
55
e fua madre (b). L'ofcurita di quelle parole ci ha fatti di-
55
vertire a bella porta dal noftro dilcorfo Imperocché da una
.
55
parte i Giudei leguendo la tradizione degli uomini traicurava-
55
no quella di Dio, e dall' altra i Dilcepoli di Gesù Cristo an-
55
teponendo la tradizione di Dio a tutte le cofe , trafcuravano
55
quella degli uomini, non lavando le loro mani, perchè effen-
55
do mondi da capo a piedi, più non avevano bilogno di lavarli
le mani ." Dopo efferfì da S. Ambrofio prefa occafione di fpie-
35
fatta
mia madre , e cf/t fono i miei fratelli (a)? Perchè non era
55
venuto a chiamare i giufti, ma i peccatori, ed aveva cosi par-
55
lato a cagione del luogo, ove egli era, e dell' occafione, in
55
cui trovavafi. Ma fopra la Croce non potendo fcordarfi di
„ fua Madre, gliene da il nome, dicendo a lei: Eccovi il vo/ìro
„ figliuolo ; ed a S. Giovanni Eccovi la vofìra madre
: Face- .
55
velocità della penna , e della mano leggiera di un efperto , ed
55
efercitato fcrittore (^). Ma non avendo Maria minor virtù,
55
e merito in queft' occafione di quel, che ne doveva avere la
55
Madre di un Dio, llava in pie dinanzi alla Croce, rimirando
55
le piaghe del fuo Figliuolo con occhio pieno di pietà , perchè
55
ella alpettava la falute di tutto l'Univerlo, e non la morte
dell'
Capitolo XI.
,
quello , cui volete rendervi amabile ; qualunque volta ei s'ac-
, corga, voltro non effere, ma prefo in preftito, quel colorito,
, con cui cercate piacergli; ed in fecondo luogo abbominevole
, vi renda al voftro Facitore, che tutto vede in voi deformato il
, fuo lavoro. Ditemi, ve ne prego: fé voi avelie impiegato
un eccellente artefice in qualche manifattura, e dopo avervela
egli ridotta a quella ultima perfezione, che da lui potevafi de-
fiderare, voi ricorrefte ad un altro, il quale disfiguraffe quan-
to fi era fatto dal primo, altri in lui fbftituendo lavori invece
de' già perfezionati dal primo; quell'artefice, il quale vedreb-
Di qui naicono , die' egli (rt), quei incentivi de' vizj, che da „
effe fi adoperano per dipingerfi il volto, ufando a quelV ef-
„
fetto colori rari, ed affettati, per afficurarfi di non difpiacere „
a' loro mariti; di forta che lembri, che col roffetto, e con Io
„
trasformamento de' loro volti meditino , e procurino tutti i „
mezzi valevoli a corrompere la loro caftità. Qual follia è ella „
mai , cambiare la naturale tua immagine , l'avere ricorlo a (Ira- „
niero colore, e far quindi paleie lo fvantaggioio giudizio, che „
di fc fteffe pronunciano pel timore, che hanno della cenfura
„
de' propri m-inti > e di non efìfere da efli giudicate baftantcmen-
„
te gradevoli?
„
E non confefla forfè di difpiacere a fé fìeffa colei, che tanta „
dimoftra premura, ed affettazione di piacere agli altri? Ed a „
qual giudice più verace, ed irreprcnfibile polfiamo noi ricorrere, „
o donna, perchè venga pronunziata lentenza fopra la voRra „
deformità, che a voi fteffa, la quale temete d'effere veduta? „
Se voi fiete bella, perchè vi nafcondete, e vi trasformate cosi? „
E fé voi fiete deforme, perchè fingete d'eflere bella, effendo
„
ficura di non efferla riputata né dalla voftra cofcienza , né dall' „
errore di colui , che d'ingannar pretendete ? Stantecchè un „
altra
Te»/;, n. G C
.
,
poiché fé con l'adulterio la fola pudicizia corrompefi, col bel-
, letto la natura flefla viene onninamente corrotta Quante .
,
go ftralcico, ond' abbia altiera , e faftofa a trarle dietro fui fuo-
, lo Comprafi adunque la bellezza col danaro , e non real-
.
Capitolo XII.
NOn v'è chi pofla con voce più alta, e minaccevole de-
clamare contro de' vizj, quanto quello, che non ne pro-
va 1 loro afiiilti. Ed efìTendocchè il difinterefle di S. Ambrofio
fulTe noto a tutti quelli, che vivevano nel luo Tecolo, mara-
vigliare non ci dobbiamo , eh' egli fia llato il perpetuo flagel-
lo degli avari, e dell'avarizia.
vano timore, che tiene coftoro in continua
Si ride egli del
agitazione per l'apprenfione, con cui temono, che ad efTì fiano
tolte le lor ricchezze. „ Non paventate,
(^), quelli, 5> die' egli
che pofiTono rubarvi i teiori dell'oro , e dell'argento, da voi „
radunati. Coftoro non vi tolgono cola alcuna, poiché vi tol- „
gono ciò , che voi non avete. Eglino a voi tolgono quello,
eh' era anzi capace d'aggravare , e di opprimere la voflra
anima , che di adornarla Eglino vi tolgono ciò , che ab-
.
(a^ lik^.deOffic.ctip.ó. I
(6) Pfalm. 70.
Ce IV
1
( « ) Prev, 1 . V. 6,
Libro XII. Capitolo XII. 40^
Dopo un fomigliante ragionare, con cui ciafcheduno efpo- „'
„ del pane da voi tenuto rinchiufo ne' voftri grana) ogni dì più
„ crefce, e fi raddoppia. Voi nafcondcte il frumento come ulu-
5, raj, e come iiìercatanti ne aumentate il prezzo. Perchè au-
„ gurate voi a tutti del male, e l'univerfale ultimo efterminio
„ come fé più premurofa dovefs' elTere la cariftia, come fé altre
degli avari, che tanto fi atìNinnano, fenza lapere, chi iara quel-
lo , che goderà un dì del frutto delle loro follecitudini, e de'
loro travagli „ Non vi è [ die' egli {a) ] maggior vanita nel
:
„ Mondo, quanto quella di non fapere per qual erede uno fi af-
„ fatichi Imperocché come può un' avaro fapere , fé a lui
.
5,
pofTiedc , laiciera le fue ricchezze a de' ftranieri , e come fo-
'^^^
GIÙ.
GIUDIZIO SOPRA ALCUNE OPERE
COMPOSTE
DA S. AMBROSIO.
^. I. abbiamo parlato nel decorfo di quc-
fta rtoria ,tenere nel far ciò
e di
Di fuoì Scvìtti /opra t primi capi- l'ordine delle ultime edizioni (<^).
toli della Cenefi . Oflerva S. Girolamo (^) eflcrc
A
la maggior parte de' libri di S. Am-
Vendo S. Ambrofio brofio pieni di paflì tolti da Origene.
onorara , ed edifi- Il primo di quelli libri è l'Efa-
cata la Chiefa non merone, o l'opera de' fei giorni,
meno colla fua dot- che fpiega il principio della Genefi,
trina , e con i fuoi e la noria della creazione del Mon-
Scritti che colla fantità delle fuc
, do (e). Oiiefl' opera è Hata dal
operazioni, noi abbiamo c^iudicato nofho Santo cavata principalmen-
cola conveniente il qui telFere un te da Origene. In elTa nondime-
catalogo di quelli , ne' quali non no attenendofi egli anche alle opi-
nioni
(<z) Tra qucde ultime edizioni non 1 Sig. Hcnnant la Vita del noflro S.iìito .
deve intenderfi comprcia qr.ella del- Dd Traduttore , come pure tutu le al-
DI S. A M B R o s I o 417
re, il Santo gliene dà la ragione. parola denota , fé però non vi è
Qualifica eg!i <^ueflo Otonziano errore, non eflere quello, che un
per fuo figliuolo in diverfe lette- frammento di un più ampio Trat-
re , che a lui feri ve , e lo tratta tato.
fempre come uno de' fuoi più inti- Nel libro del Puradifo efamina
mi amici (a). Sembra che coflui ciò, che Paradifo terreftre, ov'
fia
fia ftato Giudeo ; ma è certo, eh' egli fia , e quanto vi è fucceduto a
celi fu ricevuto, ed allevato nella riguardo de' noftri primi progeni-
Chiefa fino dalla fua infanzia , ed tori Tale materia egli la tratta con
.
ilSanto aveva fopra di lui impofte ifiile affai elegante , ma più fecon-
le mani per inalzarlo , come fem- do il fenfo allegorico da lui in par-
bra , al minifterio, vale a dire al te cavato dal libro di Filone fopra
Diaconato le allegorie , che fecondo la let-
S. Ambrofio (à) ha fcritte al- tera .
tresì ad eflb alcune lettere, e fo- Compofe egli quello libro ne' pri-
pra la fpiegazione della Genefi , e mi anni del fuo Epifcopato (/") ,
fopra altre materie di pietà, e di e molto tempo dopo trattò ancora
fcienza. materia in una lettera fcrit-
la llelfa
In una di quefte lettere (e) lo ta a Sabnio Vefcovo di Piacenza,
configlia a leggere i libri apocrifi che Io aveva richiedo della fua opi-
di Efdra per apprendere la natura nione fopra di ciò S. Agofi!no(,^) .
dell' anima , e glieli cita fovente citadivcrfi paffi di queito libro del
come parte della Scrittura. Paradifo per provare il peccato ori-
Dopo l'Efemerone {d) ne viene ginale contro i Pelagiani, e gli al-
§.II.
id) Che fu fatto circa l'anno 389. la luce alcuna delle fue Opere.
a fcntimento de' PP. Benedettini del- ( «r ) Tom. i. p. 105.
h. Congregazione di S. Mauro, dall'I (/) Circa l'anno 575.
opinione de' quali non ci (coderemo j (?) -Aug^. l. 2. in Julian. e. 5. 6. 7.
punto nel preferite Capitolo , ficcome | f /; ) Conipofti circa l'anno 375.
. /.^ .7. Dd
. ,
DI S, A M B R o s I o . 4ip
cora contribiiifcono a farcela acqui- che fembra, ch« in eflb ei parli del-
flare Il primo libro efpone la maf-
. la morte di Caligonio, Eunuco di
lìma generale , ed il fecondo la pro- Valentiniano.
va coir efempio di Giacobbe , al Il libro, che fpiega miflicamen-
Dd II
. , .
i2C '
Giudizio sotra ALCUNE Opere
ìiari fermone attenere , redoìentes ali- ralità Ciò fernbra avere rappor-
.
B ! S. A M B R O S I O . 4-1
nelle ultime edizioni, contro l'au- mento affai convincente per mo-
torità delle antiche , e de' mano- flrare, non effere quello Trattato
fcritti , en'cndoli tolte le parole ,
di S. Ambrofio, del quale negano
che univano l'ima con l'altra . In che lo fia anche Bellaunino, Pollevi-
fatti Siflo da Siena non le difgiun- no, Erafmo, il Signor leFevre tra
ge , ma ne fa una fola cofa E Sant' . i Cattolici, e tra gli Eretici Rivet.
Agoftino (.7) , che rapporta alci:ni Si può aggiugnere, che S. Agofti-
paffi della Spiegazione del Salmo ao cita molte volte aflblutamente
cinquantefimo , cita femprc quelli l'Apologia di Davide, ma giammai
palli come appartenenti all'Apolo- non la chiama la prima. Siilo da
gia di Davide Siena non ne parla punto. Erai^
Que'^o libro, fecondo un antico mo crede, di' ella poffa effere del-
manofcritto , fu indirizzato da Sant' lo fteffo Autore , che ha comporti
AmbrofioaTcodofio, alla peniten- i libri della vocazione de' Gentili,
cflb il fuo favellare a molte per- re parla in eflb delli Arriani , de'
fone Fotiniani, de'SabclIiani , come di
Deplora in eflb i mali fopravc- Eretici del fuo tempo . Quindi
nuti all' Imperio per la morte di non può egli averlo fcritto più tar-
un Imperadore uccifo dalla perfi- di , che fui cominciare del quinto
dia de' fuoij ciò che non può rife- fccolo . Nondimeno parlando dell'
rirfi Ce non fé alla morte di Gra- eccidio di Gerufalemme fatto da i
ziano uccifo nel 3S3., od a quella Romani, dice, che Gesù Cristo
di Valentiniano II. fucceduta nel l'aveva data in potere de' Barbari.
392. Si riferifce in fatti a quel- Queflo libro è formato da molti fer-
la di Graziano, poiché Apo- queft' moni inficrae uniti
logia è citata nel Commentario fo-
pra S. Luca fritto nel ^S6. %. IV.
Vi è altresì una feconda Apolo-
gia di Davide , la qual contiene De libri di Tobia , delle querele di
una gran parte di quanto racchiu- Giobbe , e di D.rjide . È /opra
defi nella prima. Si potrebbe per- : Salmi CTf.
ciò dubitare , fé ella iìa veramente
rom.ii. Dd il>
. . . ,
(«) Detto adeffo il Trattato della A ) Comporto nel 595. o nel 396.
(
Trinità, ed altre volte detto del Sim- (f ) Compollo nel 577., od in un
bolo ; da' più Saggi però non già a anno non molto porteriore a quefto
S. Ambrofio, ma ad altri viene attri- ( J ) X. 1. in Jhlian. e. 4.
buito .
{e) P. 61^.
DI S. Ambroiio 413
fecondo libro delle doglianze
Il li tutti Pochi però ne ha fpiega-
.
di Davide. Contiene quefto Trat- veduto, che non aveva per anche
tato la rtcfla materia, efaminando compiuta l'efpofizione del Salmo
principalmente la profperità de' pec- 4^. quando morì , e fembra , che
catori . Quello forfè è il moti\o, da lui fi prometta quella del Sal-
per cui avendo impiegata l'ultima mo 57. , che non abbiamo. Dal
parte del fuo libro nel favellare non avere poi il Santo tenuto l'or-
di quefta materia a cagion di Giob- dine del Salterio ncU'efporre que'
be , impiega indi, fecondo lo flelTo Salmi, che abbiamo, e dall'edere
manofcritto, a riguardo di Davi- il Salmo 4:^. l'ultima fatica della
de il Salmo 72., che è altresì in- fua applicazione intorno ad elfi , ci
titolato Jf Lamenti di Davide. fi rende inanifelto, averli egli fpie-
condo Trattato de'L.imenti Ji Davi- Cita il noflro Santo (^) nel primo
de, ad-Jucendo la diverfità dello llile. Salmo i fuoi Libri delia GoifoUi-
Ha S. Anibrofio imitato Orige- zione , e della Rifuirezione fatti
ne impiegan.iofi nell' efpolizione de' ne' funerali del fuo fratello Satiro
Salmi ^'^ '^ noltio Santo una
(O- nel ^76. o 377. , come noi cre-
y
bri de cxcelÌH FraCris , & de Fide Re:kr- cioè dalla morte di Valente, the fegul
o 377., dopo avere,
retlioiif nel ^76. il 9. Agoito del 378. fino alla vittoria,
per quanto fembra, nel Capitolo XV. the TeoJofu) rioortb da colloro poco
del fecondo Libro, in cui parla de' fu- avanti il fuo makamento all' Imperio,
nerali di Satiro , moltrato di crederli che fu nel 19. Gennaio del 579., (èm-
pubblicati nel ;79. bra che inferire fé ne debba, che Sa-
Imperocché dicendo egli nel Capito- tiro tnorifle verfo la fine della prima-
lo XIV. cllerc Satiro ritornato a Mi- vera del Ì79- , e chr, come vogliono
lano in queir inverno, in cui i
illello gli altrove citati PP. Benedettini, ntU*
Goti , con aliri Barbari , dopo la inor- entrare dell' eilate di quello Itefs anno
tc di V.<ieiite , giugnendo fino alle pcn- ; fuflcro pubblicati i due Libri de exctf-
dici deli' Alpi Giulie , devallavano TU- |
fuy &" de Fide ReiurreBionis Fratria,
lina; affermando indi nel XV. averci formati dalle due funebri Orazioni re-
Satiro convivuto con S. Ambrofio dopo citate dal noltro Santo ne' funerali di
il fuo ritorno per lo (pazio almeno di Satiro luo fratello.
j
Ambrofio la più bella , e la più atta &c. (Jf) , non molto notabile è la dif-
ad edificare i Fedeli Per aflegnar- . ferenza dello che vi fi conofce
ftile ,
{b) Ahri perb vogliono, che quefto maneffe compiuta , fé non fé dopo il
'Commentiino non fuITe compiuto pri- meie di Settembre dell' anno 395. all'
ma del 386. incirca.
( e ) Hiero». Ep. 134. jìuguft. l. I. i e) P. 1004.
in] uh e. 5. (/) P-9^9-920.
{d) Potrebbe dedurfi , cfTere ella fia- (?) Crit.facr. l. ^.e. 18.
la fcritta dopo 386. viene ac-
il Ma ('Ì)P. 1093.
cettata qua! opinione la più accerta- {t)P. 1091. 1094.
ta, che l'Opera ìnùtohtz Enarratio in
,. . ..
DI S. A M B R o s I o .
425
rorizzato quanto in cflb fi legge degli empi ,confidando nel foccor-
clVeifi cioè da Gesù Cristo fa- fo di Gesù Cristo, che travaglia
nata S. Mait.i dal fluflb di fanguc in compagnia de' fuoi fedeli fervi
Non affatto immediatamente a Seguono indi due ferinoni fopra
qucfìo Trattato un altro picciolo l'clemolina i uno de' quali fu pro-
né fuccede , che tratta della ftofTa nunziato alcuni giorni dopo l'altro .
tiri , tra i quali molte donne fi anno- nes vejhi mifcent vinum aqiia ^ il
veravano ; pcrlocchè fembra anzi quale pare fatto a bella porta per
convenire al giorno dedicato alla infegnare agli Ecclefiaflici il neiìun
memoria di Santa Perpetua, o di impegno, che debbono avere per
altra fomigliante , che a quello de' le mondane cofe Ma ei pure tro-.
Macabei , come fta efpreffo nel fuo vafi nelle opere di S. Maffimo, e
titolo. Vi fi comprende, che una fembra non abbia lo ftile di S. Am-
delle dette Sante avefl'e data que- brofio.
fta rifpolta Honorem Carfavi taii-
: Ne viene indi una lettera fcrit-
qiiam Cxfari reddìte , t/mo/em au- ta ad Ireneo fopra la bellezza, e
tem Deo (.-?). Non ha quefto Trat- l'amore del fommo Bene , che cer-
tato, per quanto mi fembra, lo fti- tamente deve credcrfi prodotta dal-
le di S. Ambroflo, ma molto bensì le meditazioni, e dall' affetto an-
ne ha dello ftile di S. Aa;ortino. zi, che dallo fpirito di S. Ambro-
In eflb fi parla contro de' Donati- fio. Qiiefta lettera non può effe-
ci , e nominatamente contro Dona- re fiata fcritta dal Santo , fé non
to loro capo, che viene contrapo- quando dopo avere egli ceffato dal-
flo a S. Cipriano ; ciò che punto le fatiche foftenute nelle vigilie del-
non conviene a S. Ambrofio. la notte, dopo efferfi occupato nel-
Il feguente Trattato, che fi re- la lezione, ed avere prefo alquan-
puta una fpiegazione del quinto to di ripofo, fi applicò alla medi-
Capitolo dell' Ecclefiafte, è indu- tazione di quel verfetto: Speciofus
bitatamente una lettera del Santo formJ py<F jiliis bomiuum ^ del qua-
fcritta al fuo Clero per efortarlo a le aveva fatto ufo per favellare al
non rallentarfi punto nelle fatiche Popolo fui cominciar della notte
del Minifterio della Chiefa, ed a D'onde chiaramente fi deduce , che
non mai tralafciare le proprie fun- il Santo dopo avere paffata la not-
(<f ) F. 1C98.
^20 Giudizio sopra ALCUNE Opere
ce di ripofarfi fi occupava in leg- nome, chiunque lo ha Ietto dop»
gere, feri vere, e meditare. aver veduti li fcrittl di S. Ambro-
Dopo quefta lettera un altra fé fio, non può ( dice Maldonato) du-
ne trova diretta a Sabino fopra la bitare , che queft' opera non fia
Pernice , di cui parla S. Girolamo, d'un altro Autore A' giorni no-.
DI S. Ambrosio. 417
malati , e per confegucnza degli Morti; nel quale Trattato però vi
adulti; e quanto vi fi dice di ap- è dal Santo citato il Simbolo in
partenente alla polizia della Chie- una maniera, che dinota il difegno,
fa , ed all' Eiefia de' Cattafiigi ch'egli aveva di fpiegarlo (^).
dinota , per quanto a me fembra Aldifcepolo, che andava in Em-
una grande antichità. maus conCleofa, viene quivi dato
Vi fono alcuni paffi , i quali fi ilnome di Ammaone , ficcome pa-
trovano colle medcfime parole nel rimenti vien chiamato nella fecon-
Commentario Pelagiano attribuito da Apologia di Davide.
a S. Girolamo. Teodoreto (e) un paflb dell'
cita
Notafi , che il Commentario fo- efpofizione della Fede , come di
pra l'epirtola agli Ebrei fembra tol- S. Ambrofio; ma queftopaflb, che
to dalle Omilie di S. Gian Crifo- è del tutto addittato al miflerio
ftomo. dell'Incarnazione, non fi trova nel
Trattato , di cui parliamo , neppure
§. VI. neir edizione di Nivelle , e fembra
che fi poffa attribuire a S. Niceta di
Del Simhto delli Apojìolì , delia Di- Dacia. Le parole però dette da Ge-
vinità del Figliuolo , de" libri sù Cristo fopra la Croce Quare :
(a) Qucfti Libri degli Uffiz/ effcndo attribuifce, che a S. Ambrofioi e però
|
fati pubblicati dopo la totale fconfit- non vi fi afTegna l'anno, in cui fu fatto
!
.
•ofibno elVerc llati mandati alla lucei (^) Quciìo Trattato, che non è at-
«he circa l'anno jpi. tribuito a S. Ambrofio neppure ncll'
I
(A) Qucfto Trattato detto del i"/?»- ultima edizione deli' Opere di quefro
1
I fei libri (f) de' Sacramenti, efpreffione, per quanto fembra , di-
i quali trattano di materie fomi- nota una Chiefa affai vicina a Ro-
glianti a quelle del tellc mentova- ma , che ne fapeffe , e ne veneraffe
to libro de Initiandis Ó'c ^ o de le pratiche; ma non già fuffe ad
Myjìeyiis &c. , non hanno tutto effa foggetta , come a fua Metro-
quel carattere , che converrebbe poli , di forta che a lei correffe
aveffcro per farceli credere di Sant' l'obbligo di feguirla in ogni cofa
Ambrofio, oper renderci alieni dal E ciò troppo conviene ad un Vc-
fcovo
{i>) Non
può certamente dirfi, che,' (e) O fette, fé ci attenghiamo air
«Uro fu quefto Libro, fuorché quello ultima edizione. ;
DI S. Ambrosio, ^'-9
mette il dubitare , eh' ella fia di Sembra altresì , non avere ella
S. Ambrofio. totalmente lo ftile di S. Ambrofio;
maffimamente nel fuo principio .
decipit te , qui hoc tibi polliceri ve- di quefto flato ; perfeverando più
luerit Qii<e enim proprie in Do-
. che mai coflante nella fua rifolu-
tninum peccajìi , ab ilio fola qutere zione piote flò , trovarfi ella coflret-
remedium ta ad abbracciarlo da fpaventofc
Nondimeno io non veggo, che rivelazioni (e) .
CO P-V,i-
{ój /'.45i.4;^4.
. .
D? S. Ambrosio 433
la qua! cofa fé ne trovano de' do- §. Vili.
cumenti in altri palfi di S. Ambro-
fio ; le quali Vergini nondimeno De' Sermoni , edeli" Epijìoh dì
duce però in prova alcun manofcrit- fieno fue . Abbiam di già notato,
to, ove fi veggano dilhnti col no- che la quinta è piuttofto di Papa
me di quefto Sommo Pontefice .
(^) Siricio, che del noftro Santo. La
tri-
C-«) Neffun anno viene afTcgnatoneir fio non folamente il Fabrizio ne' Tomi
ultima edizione a quello Trattato de lap- IV. e V. della Biblioteca Greca, il qua-
fu Vtr^inis , o ad Vtrgmem lapfam , quale le cita un vecchio Manofcritto della
tato dal Greco in Latino i Libri di Giu- a grandi caratteri dopo il primo Libro
feppe Flavio de Bello Judaico , da alcu- quella tcllimonianza : Ambrof. Eps. de
D! attribuiti ad Egefippo , facendone te- Gracco tranjìulit in Latimim.
fiimonianza di q.ieiìa fatica di Ambro-
. . ,, ,
po non fi confefla, che vi fieno fla- to (e) fatto dal Santo ad iflruzio-
ti di poi cambiati alcuni pafli ne di Panzofio ancor fanciullo da
Con poca ragione altresì preten- lui rifufcitato.
defi , eh' egli abbia tradotta in la- Scrivendo S. Agoftino a S. Pao-
tino una malamente defcritta Ifto- lino (<i) fé gli dà a conofcere per
ria della rovina di Gerufalemme grandemente defiderofo de' libri dal
in fronte alb quale fi è pollo il B. Ambrofio fcritti con molta efat-
nome di Egefippo. tezza , ed eflcnfione contro alcune
Siccome vengono attribuite a perfone ugualmente ignoranti , e
quello Santo diverfe Opere , le qua- fuperbe , che pretendevano , che
li a lui non appartengono, così egli Gesù Cristo aveffe imparate mol-
ne ha compofte molte , le quali fi te cofe dalle opere di Platone , e
vo-
DI S. A M B R O S I O. 435
volevano, ch'egli avcfTe prefe da riferifce quella floria, fenza diluci-
quefto Filofofo le regole , che effi darne alcun punto \ ned avrebbe
non potevano d'ammirare ,
lafciar egli promeffo in un pubblico fcrit-
e di lodare nel Tuo Evangelio Era . to ciò eh' egli voleva fare con una
^uefto libro intitolato de Sacra- lettera particolare, alla quale non
menti ^ o della Filofofia , ed è fo- poteva per anche allora penfare^
vcnte citato da S. Agoftino , dal poiché Abbondanzio predeceffore
quale viene alle volte denominato di Vigilio tuttavia viveva .
Ee II
. , ,
verfo la fine dell' anno 3 85. Im- tttram ? Non arbitror equidem ,
perocché noi non vediamo , che pof- & multum inde /pero s J^d unum
fa ad altri , che a lui ragionevol- dcìeo , quod erga fé , vel erga fa-
mente appropriarfi quanto S. Ago- pientiam jiudium ìinfirum non ei
ftino aflerifce in un libro, eh' egli ut volumus, valemus aperire. Nam
conipofe in quel tempo. Manije- profeEio tlìe mifereretur fttim no-
flum , die' egli ( ^ ) , habemus , & Jìram^ & exundaret multò citius,
Carmine de hac re fcribi , &
Jolii- quam mine j fecurus enim efì ^ quod
fa oratione ^ (D" ab tis viris , quo- jam totum de immort alitate ani-
fibi
rum nec /cripta latére non poffunt , ma pevfuafit j nec fcit aliquos ejfe
& eorum talia inp^enia novimus ^ fortaffe qui hujus ignorationis mi-
,
TA-
437
TAVOLA
CRONOLOGICA
PERLA VITA
DI S. AMBROSIO. Anni
DI
Cristo.
Afcita di S. Ambrofio in Francia nel palazzo 340.
di fuo Padre Prefetto del Pretorio delle
Gallie
Avendo da ftnciullo perduto fuo Padre vie-
ne accuratamente con fuo fratello Satiro
allevato in Roma da fua Madre, e da
S. Marcellina Vergine di lui forella.
Nafcita di Graziano li 18. Aprile. 3^9-
Damafo è innalzato al Pontificato. Urfino mette divifioni 366.
nella Chicfa; per la qual cofa molti perdono la vita nel 26.
Ottobre.
Nafcita del giovane Valentiniano li 18. Gennajo.
L'Imperadore Valentiniano I. di quefto nome , nuovamente 3^7.
rifanato da una grave malatia , dichiara Augufto il fuo fi-
gliuolo Graziano nella città d' Amiens li 24.Agoflo.
Urfmo è sbandito da Roma per ordine dell' Imperadore con
molti dc'fuoi partitanti
Preteftato è fatto Prefetto del Pretorio. 3<58.
Olibrio fucccde a lui in qucfla Carica. 3^9-
Perfecuzione fufcitata da Valente nella Chiefa d'Oriente. 370»
S. Bafilio per configlio di S. Atanafio fcrive a Damafo per in-
durlo a far ceffare la fcifma inforta nella Chiefa d'Antio-
chia, a cagione delle due fazioni di S.Melecio, e di Paolino.
Concilio tenuto in Roma comporto da 90., o <??. Vefcovi.
Ampellio, elfendo Governatore di Roma, Valentiniano per- 371.
mette adUrfino, ed a'fuoi feguaci ove più a lo-
ilritirarfi
Comin-
cattivi
Sì ammala nel tempo dell' affenza del fuo Fratello, che era
andato in Affrica
Satiro (.1 naufragio nel fuo ritorno, pafla per Roma, ritorna
a Milano, ed ivi muore.
S. Ambrofio piange la di lui morte
, e pubblicamente lo loda
Si porta a Roma,
ed è cacciato da Daraafo.
Palladio, e Secondiano Vefcovi Arriani fono condannati nel 381.
Concilio d'Aquilcja
S. Ambrofio predice la difgrazia di Macedonio Gran Maeftro 381.
del Palazzo di Graziano.
Due Arriani, Ciamberlani di quefto Principe, fono miraco-
lofamente puniti.
Viaggio di S. Ambrofio a Roma per affifteic ad un Concilio.
Ivi fa de' miracoli , ed ivi pure tiene delle conferenze con
S.Afcolo.
Graziano toglie dal Senato l'Altare della Vittoria, e priva i
Sacerdoti Idolatri delle rendite.
Simmaco vi fi oppone inutilmente
Roma afflitta dalla careftia.
Ribellione di Maflfimo, il quale fa morire Graziano in Lio-
ne, ed affocia il fuo figliuolo Vittore all' Imperio.
Concilio di Bordeaux contro i Prifcillianifti 3^4-
Prifcilliano va a Treveri, e foggiacc al giudizio di MafTimo.
S. Martino refifte ad Itacio, che aveva fottomcflb queft' af-
fare al giudizio di quefto Tiranno
Vien
1
.. . . . .
TA-
, . ..
(delle
TAVOLAPrincipali Materie trattate nella Vita
44!
di S. Ambroflo
Il primo numero preceduto dalla lettera T. denota il Tomo,
ed il fecondo preceduto dalla p. denota la pagina.
Eflendo
. . .
.
lofamcnte alle porte della flefla Citta. Sua afflizione nella morte di Satiro,
T. I. p. 89. i cui beni dillribuifcc a' poveri T. x. .
vo Confulta S. Simpliciano. T. i.
. Scrirc i fuoi tre Libri dello Spirito
p.98.99. Santo, i quali vengono difprezzati
Sua maniera di ftudiarc, e di legge- da S. Girolamo. T. i. p. i6g. e feg.
re . T. I. p. loc. loi. Difputa nel Concilio d'Aquilea con-
E' pcrfeguitatoda Urfino.T. i. p. no. tro Palladio, e Secondiano Arriani.
Sua unione con S. Bafilio, che a lui T. I. p. 180.
manda Corpo di S. Dionifio Ve-
il Tornato da quefio Concilio fi difcol-
fcovo di Milano. T. i.p. 11 9, e feg. pa preffo del Popolo di quefta fua
Scrive tre libri della Verginità T. i. . affenza T. i. p. 196. .
corfodiqucfto viaggio, ivi, e feg. Sua rifpofia gcnerofa a' Conti, ed a'
Trova in RomaS. Marcellina, effendo Tribuni venuti acitarlo .T.i. p-Ji?.
giìi morta la di lui Madre. T.i. p.207. Gli Uffiziali, ed Soldati fi ritirano i
Si difende dalle infidic di Prifcilliano. Pafia la notte col fuo Popolo incantar
T. I. p. 242. Salmi T. I. p. 329.
.
Sua generofiti nel parlare a quefto Ti- Nega feconda volta la Bafilica
per la
Battezza S.Agoftino. T.i.p.401. Non foffre che Teodofio flia nel coro
E' mandato per la feconda volta Am- T. i.p. 548.efeg.
bafciadore a MafTimo T. i. p. 408. . Due Perfiani vengono a trovarlo T.i. .
T. I. p. 1(55.
fé ne dolgono come d'un incantefi- Ottiene una legge in favore del Con-
Ttm. u. ff cilio
. . . .
e feg. T. I. p.348.
BASiLicANuovadifefadaS. Ambrofio, Rinunzia la fua Carica per non offen-
e dal Popolo T. i p. 320. , e feg.
. . dere la vera Fede T. i p. 348., e feg. . .
Concilio di Milano contro gli Itacia- Costanzo Vefcovo d' Grange, affitte
ni . T. 2. p. 6. al Concilio d'Aquilea T. i. p. 174.
.
Corpo di Gesù Cristo difende dal- Croce, fuo legno preferva le greggie
le tentazioni . T. 2. p. 250. T. i. p. 128.
dalla pelle .
p. 150.
DA6ALAIFO mandato da Valenti- Calunnia datagli da un Giudeo . T. i
feg.
P-^'^5- . ., .
maniera T. 2. p. 78.
. vuol paflare il redo della fua vita
S' im pad reni fce dell' Alpi. ivi. prelToalla fua Tomba T. 2. p. 125. .
Disfatto da Teodofio e fua morte , . Figliuoli , loro doveri verlò de' ge-
T. 2. p. 108., e 109. nitori. T. 2. p. 591., e feg.
A' fuoi figliuoli viene accordato il per- FiLASTRio (Santo) Vefcovo di Bre-
dono dal vincitore. T. 2. p. 112. fcia affirte al Concilio d' Aquilea .
p. 147. p. 250.
Fuga di S. Ambrofio per fottrarfi dall' Giovanni d'Egitto (Santo) confulta-
accettare ilVefcovado. T. i. p. 89. to da Teodofio. T. i.p. 428.
Apparifce ad una Dama in fogno, ivi
Predice a Teodofio la vittoria , e la
morte d'Eugenio T. 2.p. 7Ó. .
Gio-
. . . . .
Da fine alla perfecuzione dopo il ri- Relega Urfino in Colonia nelle Gal-
trovamento de' Corpi de' Santi Pro- lie. T. i.p. 151. 152.
S. Ambrofio compone a fua Iftanza tre Igino, altro Vefcovo di quello nome,
altri libri dellaFede. T. i.p. 165., condotto in efilio. T. i.p. 416.
e feg. Illiriani , molti di eflì , che erano Ar-
Fa relHtuirc a S. Ambrofio una Chie- riani, fi ritirano in Imola. T. i.
fa iifiirpata dagli Arriani T. i.
. p. 129.
p. 16-j. Imerio Vefcovo diTarragona conful-
Fa atterrare l'Altare della Vittoria ta Siricio, e da effo ne riceve le op-
T. 210.
I. p. portune rifpofte. T. i.p. 296.
Toglie a' Pagani le rendite de' loro Immunità' Ecclefiaftiche . Vedi Cu-
Sacrifici, ed abolifcc i Privilegi de' rie.
Pontefici degli Idoli. T. i.p. iii. Indicia Vergine di Verona falfamcn-
Abolifce le altre immunità de' Sa- T. 2. p. 1 68. , e feg.
te accufata .
p.368.
IDOLATRIA cftirpata da' Santi Giu- Instanzio Vefcovo di Spagna Prifcil-
lio, e Giuliano. T. i. p. 527., e lianilh . T.
234. j. p.
Isidoro , qual fia quello, che fu in- Leucadio procura fottrarfi dalla mor-
caricato di pollare le lettere di Teo- te per l'intcrpolìzione di S. Martino .
fcillianifti T. I. p. 240.
. Liguria, S. Ambrofio fatto Prefetto
Corretto a ritirarfi in Francia, e per- diclfa T. I. p. 16.
.
p. ói.
LuciFERiANl . Editto di Valcntinia-
no contro di effi T. i. p. 75. .
piangere i loro falli. T. 2.p. 512. per le perfone maritate . T.2. p.226.,
Magia da Marmino perfeguitata, e e feg-, 574- >e/eg-
punita. T. I. p. 59., e feg. Marna , Tempio profano in Gaza.
Mago.n'za forprefa da Randone Prin- T. I. p. 525.
cipe Alemanno , T. i . p. 41$. Martino (Santo) accufato di Prifcil-
Malattia ultima , e morte di S.Am- lianifmo da Itacio T. i. p. 247. .
T. 2.p. 184.
brofio . e feg. Se abbia alTiftito al Concilio di Bor-
Malerba Capitano di Lodrifio Vi- deaux T. I. p. 246..
ziano T. 1. p. 1 16.
. Filfa la fua Sede in Aquilea ivi .
250. p. 980.
Scrive a Damafo T. i p. 2 5 1 . . Maukanio colto da morte improvila,
E^ biafimato per avere puniti colla e perchè. T. 2. p. 195.
morte i Prifcillianilli T. i. p. 252. . Melecjo( Santo). Vedi Antiochia.
Manda un fuo Ciamberlano per trat- Merobaudo parente di Valentinia-
tare con Teodofio T. i. p. 270. . no II. , ed autore del fuo inalza-
Scrive a Valentiniano per far ceflTare mento . T. I. p. 105.
la perfecuzione della Chiefa. T. i. E' ingiufiamcnte accu fato d'a vere fat-
3i^5- to morire Graziano. T.i.p. 219.
P-
, . ,
fatto morire da Maflimo T. i.
Tratta afpramente S. Ambrofio nel- E' .
\
. .
N Ama CIO
Clermont
( Santo
in
) Vefcovo
Overane T. .
di
2.
Opere di S. Ambrofio T. 2. p. 41 5.
Orazione, che cofa fia, fecondo Sant*
Ambrofio, e come debba praticarfi.
.
Nazario (Santo) martirizzato fotto Oro deve difpenfarfi a beneficio de' po-
Nerone; fuo Corpo trovato da Sant' veri . T. I. p. 131. , e feg.
Ambrofio in un giardino con quel- Ortigio Vefcovo Prifcillianifta depo-
lo di S. Cclfo. T. I. p. 140. fto, indi rifiabilito. T. i. p. 243.
Trafportato alla Bafilica de' SS. Apo« Ospitalità", regole per praticarla.
ftol) . T. 2. p. 141. T.i.p.jj7.
Pad
. . . ,.
.
T. I. p. 208. p. 296.
Partenza di S. Ambrofio da Milano Placidia figliuola di Tcodofio, e Ma-
per isfuggire l' incontro d' Eugenio . dre di Vakntiniano III. f.ii)bnca una
T. 2. p. 81. cafa inConlhintinopoli . T. i. p. 345.
Paterna Vergine figliuola fpirituale Si rende celebre nell' Occidente . ivi
^ , . . .
P- 55- .
capitato. T. i. p. 431., eT. 2. p. 72.
Riceve un ordine contro 1 Seguaci Procolo Vefcovo di Marfiglia affifte
T. I. p. 211. p. 178.
Le Vertali gli dedicano una Statua. Prodigi Grandine prodigiofa, ed ap-
.
Suoi feguaci fanno Prifcilliano Vefco- Panni lini bagnati nel loro fangue ope-
vo d'Avila. T. I. p. 239. rano miracoli T. I. p. 373.,e 374. .
R 191.
Adagasio
p.
Randone Principe Aleinanno forpren-
alTedia Firenze. T. 2. Ruffino Prefetto di
p. 44.
Ruffino d'Atene mandato da Euge-
Roma. T. i,
Sua confufione per l'incerto d'una Ve- Condanna gli Itaciani T. 2.p. 8. .
moto T. 2. p. 33.
. Sua morte. T. i. p. 115.
Generale di Teodofio contro Eugenio Quella morte difonora Graziano . ivi
445- T. I. p. 276.
Vince i Greutongi , e ne celebra il
p. 32(5. p. 428,
Tempio di Serapide. Vedi Serapide. Impone una gabella a' fuoi Sudditi
Templi degli Idoli diftrutti da' SS. per le fpefe della Guerra . T. i.
.
^ ^^S-
T1BER.IAN0 Prifcillianifta
.... privato de*
T. 2.p. 108. , e 109. fuoi beni , e relegato in Silina . T. i.
T. 2. p. I I I. 112. p. 4^2.
fenzio T. I p. >J 5. .
.
, e Icg. Ukievza Quanto facile l'averla da S.
.
T. I. p.359.
brofio. Sua Scifma cagione di molte ftragi.
Vigilio Vefcovo di Tapfo, non è au- T. i.p. 37., e feg.
tore degli atti del Concilio d'Aqui- E' richiamato a Roma dall' Impera-
le;» . T. i.p. 91., e feg. dore. T. i. p. 47.
E' fcac-
-. .
T. I. p. 70.
Cofpira con gli Arriani contro S. Am-
brofio.T. 1. p. 112.
Induce un Giudeo a calunniare Da- ZEn'obio ( Santo ) VefcoTO di Fi-
mafo per mezzo de' fuoi feguaci renze trattato da Paolino Sto-
T. I. p. 150. , e feg. rico da Santo, e per tale dalla Chie-
Vien relegato da Graziano in Colo- fa riconofciuto . T. 2. p. 90,
nia T. i.p. 152.
.
1 j
BINDING ^c^ 1 . 6EP ^ 1967
BR Hermant, Godefroy
1720 Vita de S. Ambrosio
A5HA16
t.2