Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
^>'
littp://www.arcli ive.org/details/dellavitaedelleoOOgeme
.^n5.^j
vL
LIA
mk
DELLE
OPERE
DI
UGO FOSCOLO
MODENA:
TIPI DI NICOLA
ZANICHELLI MDCCCLXXXI
CARLO GEMELLI
DELLA VITA E DELLE OPERE
DI
UGO FOSCOLO
SECONDA EDIZIONE
CORRETTA
MIGLIORATA
BOLOGNA
NICOLA ZANICHELLI
LIBRAIO-EDITORE-TIPOGRAFO
1881
Propriet letteraria.
L'
EDITORE
Questo
sulle opere
lavoro
di
storico-critico
sulla
vita
Ugo
Foscolo, che io
metto a
Tanno
18i9, per
Tipi
della Societ
Italiana.
scana, avendo in
di amicizia colla
la
Donna
gentile
del Foscolo,
buona
impareggiabile
signora
Quirina
per allenire
il
Giuseppe Pecchie,
rori ed inesattezze,
che offendevano la
memo-
ria del
grande Poeta.
11 Glemelli
delle
lettere italiche,
i
bisogno di sce-
mare
colse
mesti ed infecondi
volontieroso
l'invito,
scrisse
cotesto
lavoro
tutti
i
dopo
aver
avuto
sua
dal
disposizione
manoscritti
lasciati
Foscolo alla
quella
Donna
all'
Accademia Labronica
di
si
ebbe tanto
buon successo in
la
io
Italia,
al
prima edizione fu
continue
amore ed ammirazione
questo
de' giovani
italiani verso
sommo
scrittore,
la
mia
Nicola Zanichelli.
LIBRO PRIMO
SOMMARIO.
rarie
Introduzione
nel
dell'Italia
Primi studi Passaggio nell'Universit Padova Cesarotti Progressi nelle lettere Tieste Rivoluzione francese Caduta Venezia Esilio Soggiorno Toscana Prinao amore Arrivo Milano Parini, Monti ed celebrati uomini quel tempo Entrata esercito italiano Confederazione Austro-russa Caduta della repubblica Cisalpina AsGenova Lettera a Buonaparte, primo console sedio Ode alla Pallavicini e all'Amica risanata Battaglia di Milano Jacopo Ortis Nuovo Marengo Ritorno amore Orazione pel congresso Lione Volgariznezia
di
fatti
1777
e lettein
Ve-
in
in
altri
di
nell'
di
in
di
di
Partenza pel
Valenciennes
al
Arrivo Traduzione di Sterne Ritorno in Italia Edizione delle opere di Montcuccoli Soggiorno in
Difesa del
sargente
campo
Armani
Brescia.
Scender noi vidi ad
artifizi
mai,
Vate era sommo, ed avea cinto 1' armi, E alteri come il brando eran suoi carmi.
Pellico.
Una
colpita la vita di
intelletto, e di
pu esser un uomo, che Dio cre di alto anima generosa, si quella d'esser
1
non
2
tribuito,
ma
al di l del sepolcro
Or crediam
noi,
che ben venir possa senza verun fallo anche Ugo Foscolo noverato in questa schiera d'illustri sfortunati. Cresciuto in una et di gagliarde e terribili vicende,
di
tante
deluse promesse,
di
tanti
errori, di tante
cozzamento di popoli, di opinioni, di sistemi, e in mezzo a tanti umani dolori, egli visse una vita di agitazione, di amari disinganni, di perpetuo esilio, e fra gli stenti sempre di una implacabile fortuna. Le forti ed ardenti passioni, l' alto ingegno, la severit della indole, il libero amore del
vero, e la santissima carit della patria, nuli' altro
gli procacciarono in
tempi
di pretese rigenerazioni
ma
pi molti nemici,
quali,
d'
sospinti
e di
da stolta
mente,
e
malevolenza, o da servit
flissero
animo
af-
con arti
indegne i corti e travagliati giorni del Foscolo. Finalmente non gli manc una voce irreverente ed ingrata, che, sotto il velame sacro dell' amist, venne a turbare il riposo delle tranquille sue ceneri, neglette oramai, e quasi al tutto obbliate in
ninna verit,
e spesso
Santa opera quindi reputiam noi il rivendicare memoria di uno de' pi nobili scrittori di questa et nostra, procurando, senza vanit di
pompose promesse,
verit, e colla
fede
quegli avveni-
menti
DI
UGO FOSCOLO.
3
e procelloso corso
Correva l'anno 1777. L'Italia quietava da ogni turbamento di guerra, da civili dissensioni, da politici sconvolgimenti, e da altre calamit, che pur troppo state son sempre il retaggio di questa terra infelice. Pareva che una durabile pace la volesse
rinfrancare dalle passate fortune, tanto pi che
secolo volgendo
il
compreso
quasi
precorso
da
fra
alcuni
1'
potentati
austriaca do-
le
repubbliche di
San Marino, e fra pochi principi indipendenti, tutta la sua vita politica era unicamente riposta in queste quattro forme di governo, che disputavansi a vicenda la
loro supremazia.
cora tutte
le
idee,
costumi,
le
pretensioni del
bramasse una reazione religiosa su tutta l'Italia, pure avea essa l'opera di Paolo III. quella formidabile famiglia dei Gesuiti, dopo due
evo, e
medio
secoli e pi
di
vigorosa esistenza
con
universal
contentezza fulminata.
Regnava
in
Napoli FerdiIII
ito
il
nando IV dopo
occupare
il
la dipartenza di
Carlo
ad mi-
soppresse le
i
decime, abodel
clero e
conventi,
abbattuti
i
privilegi
segnamento, proposti novelli codici, affrancata gran parte del regno da' ceppi feudali, ed altre salutari
ritorme
intraprese
per iscemare
in
parte
quelet
un de-
il
mondo
il
accrescere
il
ben
essere,
migliorare
il
le
condi-
Donava
il
Santa Sede. Si dichiarava 1' altro primo magistrato del suo regno, e si poneva a
Grandi veramente furono le buone opere e che questi due principi lasciarono; uomini di non volgare ingegno, e ben atto a sentire i nuovi bisogni, che tempi men crudi e meno stolti imperiosamente richiedeano. Combattevano i duchi di Parma e di Modena le pretensioni della
clero.
le istituzioni
chiesa,
ed
e
Genova
e in parte pessimi, poich il patriziato, impadronendosi del governo, erasi identificato collo stato, e la democrazia neppur trovava il mal certo soc-
un dispotismo illuminato; tuttavolta fai nomi di cittadino, di libert e di repubblica. Finalmente Carlo Enimanuele in Piemonte col suo devoto e feudale governo, amante per naturai sua condicorso di
zione pi della
divisa
del
soldato
Cagliari
di
Sassari,
parte
gli
far presentire
effetti
e bramava, bench lentamente, a quell' italiana provincia i primi dell' incominciato progresso. Cotanti buoni
studi,
provvedimenti
alzavano
gli
DI
UGO FOSCOLO.
5
civilt, e pre-
comune
men
tristo
avvenire. In cotal
si
modo
e
l'
le
idee del
e si
XVIII
secolo
formavano
le opinioni, le
tendenze
indole
dell' etade.
La
in Francia,
e seguita con
maggior moderazione
in Italia,
e di
era
mutamento
tante
li-
qui-
nuove forme governative, di moderata podest suprema, e di novelle istituzioni pii confacenti a migliorare il viver sociale, a render gli uomini
meno
miseri ed oppressi. Le
Filangeri, di un Beccaria, di
Mario Pagano,
la
di
prepararono
mente de' reggitori e l'animo de' soggetti alle buone riforme, e alle nuove dottrine. Ma non per
tutta
e talvolta ancora sulla tolleranza dell'assassinio. Spento era gi da cinque secoli il genio delle repubbliche, e degli andati tempi nuli' altro rima-
neva che
la
divisione,
l'
astuzia,
si
il
servaggio,
adoperarono una
'"'
rivoluzioni del
pili
medio
unit, non
ma una
profonda
Tuttavia
le
lettere
ricevettero
vita nuova,
Egli
del Botta,
del
Pie-
monte un Lagrange. un Alfieri, un Deniua, uu Bertt)llet, ed un Bodoni; pure quegli eletti ingegni
il
nome
italiano
nella
critica
stessa
Italia
sommamente onoravano. La
maggior
filosofia.
11
forza,
Baretti
fulmi-
nava r abborainevole razza dei pedanti, de' parolai, e di que' tanti versiscioltai, di che era miseramente infestata in quei tempi l' Italia senza ritrarue neppur l'ombra di un bene apparente o reale. 11 Bettinelli colla sua opera del Bisorgimento illustrava un' et memorabile non solo per gl'italiani, ma pel progresso dell'umano ingegno.
all' antico suo ufficio, miglioramento della civile comunanza, e creando un novello genere di satira dopo la greca e la latina. Goldoni riformava il
11
volgendo l'arte
Metastasio
fermava
le
italiana
Melpomene, ridestava
ed a sensi
al valore
magnanimi
di volger
i
di
libert
e di
somma mostrava
e civile. I
si
ad un miglioramenti
sapienti
i
morale
buoni ed
si
allegra-
adontavano,
popoli comin-
DI
UGO FOSCOLO.
i
7
effetti,
davano a sentirne
salutevoli
meno
bistrattati
dalle sventure,
servaggio,
sia per
Or,
mentre
tali
erano
le
sorti
dell' Italia
nel-
nasceva
ziana.
^
Ugo
nobilissima ed
Kiparatosi
un ramo
di
tempo della guerra fra la repubblica di Venezia e il regno di Candia, dimor in Grecia fino al 1756, nel qual tempo Niccol, avolo di Ugo, si trasfer a Spalatro in Dalmazia
Isole Jouie sin dal
per esercitar col medicina, ed amministrare l'ospedale civile e militare di quel paese. Andrea, padre
di
in
Padova am-
Zante,
figliuoli, tre maschi ed maggiore, fu destinato alla medicina. Giovanni mor negli anni ventuno di sua
il
servendo
da ufBziale
Venezia.
nell' esercito
La
sorella
in
il
giovane
pili
Giulio,
giovane de'
anni quatita-
si
die al serdi
grado
tenente
Andrea
vi si rec
la
sua
al-
Ugo
appena
sesto
anno.
Ma
venendo a
morte anche il padre nel 1788, la madre ricondusse in Zante la famiglia, e per domestiche faccende recandosi poscia in Venezia, fece dopo alquanto tempo venir a se i suoi figliuoli, pigliandosi le pi calde cure della loro educazione. Ugo
in quel
tempo avea circa dieci anni, e fu condotto a Venezia dal Patrizio Paruta, provveditore dell'
Isola di Zante.
Abbandonata per
e toccando in s
tal
tenera et
suolo italiano,
il
giovanetto Foscolo cominci nella veneziana repubblica, in quella citt, per dire le sue stesse parole
e al
ascoltare i nomi di patria e di libert, ad informar l'animo alla severit del costume, alla personale indipendenza, e alla dignit di cittadino. In Venezia
ai
ma
abbia ritratto molta utilit e vantaggio, perocch la fallacia de' metodi, che in quei tempi regnava nel-
r avviar
prima istruzione delle letsvolgimento delle facolt intellettuali de' giovanetti, che ben sovente accadeva vedere un miserabile pedagogo giudicare stupido ed inetto *an Gaetano Filangeri,
le
menti
alla
DI
UGO FOSCOLO.
perch non intendeva latino nella sua prima fanciullezza; ed un Vittorio Alfieri ignorar la natia lingua per istoltezza d'insegnamento in una et
gi adulta abbastanza. Or nel Foscolo a siffatta
sciagura
da'suoi
si
fin
potentemente si appales, vogliam dire, veemenza ed impetuosit nelle passioni, capriccio ed elevatezza, e quel primo germe di triste suscettibilit, e di cupa melanconia, che
prim' anni
non
lo
vita,
che gli
sempre
in
o laudevole
il
deliberazione, corse in
Padova per
porsi sotto
le
sue lezioni di ebraico e di greca eloquenza. Era r abate Melchior Cesarotti uno di quegli uomini, che giudicati come scrittori si aprono strade novelle, destano lo stupore e l'ammirazione,
una grandissima brama di seguirli, ma che si rendono coli' esempio quasi sempre funesti agli imitatori.' Dotato di vasto ingegno, di vivace ed ardita immaginazione, e d' animo vigoroso e
ispirano
virile, egli
purismo
il
al
trecen-
tismo
derni.
lo scriver libero
L' ambizione
di
divenir capo
10
vessillo
una
di
rovina per
r italica letteratura. Nessuno, scrive il Botta, avrebbe potuto pi del Cesarotti, colla sublimit del suo ingegno a sublimi e sincere opere italiane
dare origine.
direni noi,
Ma
uissuno
pii di
questo ingegno,
le
ha recato nocumento
forme
indole maestosa
Ad una
scuola,
che
et
in
Italia
padroneggiava piena
di
naturalezza,
il
maschi e
e di venti
il
vigorosi pensieri,
il
Cesarotti, dice
Pecchie, fece
prodigiosi
esempi
di forze
in-
superato
ostacolo
della
brevit
di sei
laudato,
ma
ebbe imitatori,
egli cominci, di arder
tini.
potenza
d' influire
l'Ugoui,
a creder
momento
meno
meditati, e di rivolgere una parte del culto letterario agli scrittori delle
novatore,
il
Cesarotti
non
Ma
malgrado
le
scritti, co-
che tornarono
DI
UGO FOSCOLO.
fair.a e
11
che
lingue
vi-
debban esser progressive, e che il loro avanzamento dee proporzionarsi al progresso delle coventi
Santa verit:
di
ma
l'abuso
stile,
neologismi, e
al
l'impronta
tutta
francese
che
die
suo
e di
ratlna-
grandemente
del
alle
l'
sane teoriche
Italia gli
Pur
tributer
riconoscenza
pel
ministero,
che sostener
filosofo.
11
alle
impressioni
del
bello,
la
potenza di
ragionare, congiunta
1'
fecero levare
il
poranei. Tuttavolta
esempio non fu che di il suo gravissimo danno alle lettere: egli non seppe migliorarle,
ma
sospingerle
solamente
ad una pro-
gressiva decadenza.
Sotto un
letterario,
uomo adunque, che avea tanto valor una mente filosofica, un'anima libera
il
Foscolo
delle
si
volse agli
facolt,
e
con
tutta
la
potenza
sue
l'ingegno
ai Greci, ai
Mi abbandon,
il
scriv' egli,
gio-
vanili
zi nelle lettere, lo
m'era appena
12
latina, e
tutto
della
Toscana, quando
mio ingegno come inafifiato dalla poesia, alla quale tutta l'anima mia si abbandonava. E dal suo amore incitato, tutti lessi in quel tempo e gl'italiani e molti de' latini poeti; pili
assiduamente
il
mi ravvolsi senza avvedermi nelle pasuomini e nello studio dei tempi e delle nazioni onde di mano in mano, dopo avere scritto molti ardenti ed ineruditi poemi di ogni specie,
m'inoltrai nella storia e
nelle
dottrine
morali e
mate-
matiche sotto
rono
lo
suoi progressi negli studi. Varcava egli i appena il ventesimo anno, ed era gi noverato fra gli uomini pi ragguardevoli nelle lettere. Il Tieste tragedia che scrisse di anni diciannove, fu il primo saggio del suo felicissimo ingegno, il primo segno
d' esser
su la sana
il
via
la
de'
buoni studii, di
e
aver
compreso
secolo e
pi genesecolo tra-
rose speranze.
La
scorso
vella.
letteratura
verso
la
met
del
ad assumere un' indole noLa tendenza del secolo che correva a libert,
incominciava
avanzamenti
della
filosofia
razionale,
ed un cotal
movimento
fecero
si
che
in
cominPro-
ciassero a
due letterarie
fazioni.
DI
UGO FOSCOLO.
13
clamava
la
prima
di
vergognosi
schiavo
il
pensiero in Italia.
Ne
pedanteria
da
una
egli
parte, licenza
decadenza
e
dall'altra.
Uopo
intelletti,
che con
opere
alte,
generose
di creazione
interamente
le vere let-
che
qualit
e al
delle
passioni
e al
de' se-
bene
migliora-
mento civile; e che una nazione, la quale avr una letteratura povera d' alti pensieri, non atta a
destare
il
sempre
impotente a scuotersi dalle abiette consuetudini, dalla servile ed eifemminata mollezza, e dal turpe languore di un vergognoso servaggio. Tali furono le opere di un Parini, di Vittorio Alfieri e d'altri ingegni, che altro scopo
si
l'
non
il
progresso del-
poeta
dell'amore; fu l'Alfieri in cambio quello della libert. Di mente e d'indole energica, indipendente, orgogliosa, passionata per tutto ci che possa esservi di grande e di
sublime
nell'
umano
pensiero,
e confidente nelle proprie forze, egli non volle, ne seppe in alcun modo piegare le sue alle altrui
opinioni. Fiero ed indomabile,
ei
far
non poteva
il
La
libert e
furore
gloria agitarono
lui
soli
la
e
non fu per
un tenero
ma
14
un movimento
libert,
le
die
degenerava talvolta
e difensore della
in ira e in disperazione.
Amico
o
di
altezza
Grecia
nella
Roma, vagheggi
e
incessantemente
esse
ei
sua immaginazione,
l'
in
Italia
ebbe per lui. L'Alfieri insomma apparve una grande ed imponente figura, che si elevava al di sopra del suo tempo e della sua nazione. L' uomo era in lui tanto grande quanto il poeta, e presi insieme hanno seminato e diffuso sentimenti ed idee, che fruttarono a' contemporanei, e ben frutteranno
all'Italia futura fertilissimi o fecondissimi germi.
Il
vero linguaggio
il
Ma
suo merito fu
nell'arte
ma
operar
non
in
seppe
Italia.
un
mutamento
drammatica
Questo onore era serbato all'Alfieri. L'apparizione delle sue prime quattro tragedie, dice il Sismondi, fu il pi grande avvenimento letterario, che vantar possa il secolo XVIIl. Tralasciando di voler parlare sulle leggi e sul-
r essenza
del
dramma
alfieriano,
egli
un
fatto
della pii
alta
mera-
pi im-
portante del
mente
menti
coli'
austerit
Egli ha cambiato
quegli
Italia,
Tutti
uomini
DI
UGO FOSCOLO,
15
adunque,
impresa,
il
la cui
si
della patria,
e
il
legati
nobile
Sismondi,
libert
della
Foscolo
Il
appartenne a
suo
Ticste fu
pura
L'
la
rigorosa osservanza
tre
condotta
ed
un vero esempio
e
della novella
trattato da
Euda Voltaire
povero in se stesso,
si
e di
riduce
all'
amore incestuoso
e
Tieste per la
all'iniquo
moglie di Atreo,
banchetto, che
tutta la catastrofe
questi
il
Ma
il
Foscolo seppe dar prova d'ingegno nel mas gretto ed odioso, mostrando veemenza nella espressione della passione,
neggio di un soggetto
forza e
mitigando
la
generale
di
tristezza
pili
del
dramma
con
l'eccitamento
un
dolce
interesse,
quello
vogliam dire, dell' effezione materna di p]rope, e dando infine un' impronta di cotale entusiasmo da
distinguere
rivali.
il
Una
anni
giovane,
ma
di
un giovane
e
mente laudata,
del
rappresentata
di
S.
in
e
Venezia per
con
plausi
Angelo,
pubblico veneziano.
Fu
16
Il Foscolo intanto era ritornato da Padova a Venezia nella vaga et delle speranze e dell'avvenire; ma non pare eh' ei si fosse in quel tempo deliberato a veruna professione, e massime ad una
la
condizione
delle
nostre ci-
esose e
mal
certe
sostanze,
1'
oblio. I fati
serbavano
Gi
sin dal
avveni-
menti
politici,
di
cui
possa la storia
tramandar
improvvisa
i
La Francese Rivolu-
da alcuni
filosofi,
ma
re pe' suoi
effetti e pel
zioni
colla
maggiore
inattese
felicit
ingrandimento,,
redenzione.
speranze, e diede
e
mondo promesse
di
di
I furori di setta, di
nate e
time,
i
fanatismo e di parte, le sfrecrudeli ambizioni, il sangue d'infinite vitpericoli di civile guerra, la potente alleanza
com'era speranza, a distrugger l'opera delle nuove dottrine, e quel che avea di gi apparecrono,
chiato
la
debolezza del
re,
l'
alterigia or
d' Artois,
l'
prepo-
ambi-
il
Necker,
l' assemblea de' notabili, gli stati generali, ed altre cagioni gi da parecchi secoli esistenti. Le prime battaglie dieder tosto alla novella repubblica le Fiandre, la Olanda, la Savoia, ed una
DI
UGO FOSCOLO.
17
grandissima
parte
lungo la sinistra
sponda del
Beno.
taroiio pari
prediletta
Un
figlio
per
di
questa terra
g' insuperati
con anima gigante, e con la potenza del genio negli anni ancora della
giovinezza
varc
eserciti
discese,
corse
campi
italiani, trad
speranze, rap
tesori
della patria, us
parole
derise e
1'
schern
di
uomo
pi
na-
venerando sulla
fratellanza ed
terra,
spogli finalmente
zione, che
aspettava pace,
amore.
Piemonte. Quella di Lodi lo lo rese padrone della Lombardia. Dopo siffatte imprese le campagne di Napoleone furono una serie continuata di splenil
Ne
f'
che scosse
Vienna le armi francesi gi il mondo aspettava da un istante all' altro pili grandi e pii strepitosi avvenimenti, quando improvvisamente si vide, che ad una pace, il Direttorio di Francia condiscese
;
Gkmki.li.
18
perla quale veniva in possesso della sinistra sponda del Keno, ed acquistava l' importante piazza di Magonza. L'Austria poi da sua banda riconosceva
l'indipendenza del cisalpino governo, ricevendo per
tal perdita
i
domimi
della veneta
repubblica.
La
codarda ed ostinata deliberazione del Senato Veneziano di voler rimanere in mezzo a quel turbine di guerra, che ardeva quasi intera l' Europa, nel-
r impotente condizione
tica repubblica.
La Francia, dopo
traenti,
ma rese meglio accorte e meno illuse le menti italiane sull'ingannevole natura del francese governo, fece vedere a qual duro prezzo vendeva le sue promesse e le sue minacce; quanta contraddizione, tra
i
le
negoziapopoli e
date
ai
come
faceva ora
ora co' re
un
L'amore
l'anima del
una
Foscolo.
Ma
di
questo
ne' generosi
dolorosi
veracemente signoreg-
colla
DI
UGO FOSCOLO.
19
in
mezzo
alla
devastazioni e
si
elev sulle
il
Fu quefrang' in-
una
delle
non poche
arti
del
direttorio
Onor Naastronomo Oriani; eleggeva al consiglio municipale un Francesco Visconti, un Galeazzo Serbelloni, un Giuseppe Parini, e un Pietro Verri. Carezzava in Pavia uno Spallanzani, uno Scarpa, un Volta, Mascheroni,
gegni
pili
paesi.
poleone,
appena giunto
Milano,
l'
Presciani, Brugnatelli. ed
gloria
e
altri
celebrati uomini,
sostegno
del
nome
italiano.
accolto.
Ma
fur
il
trattato di
Campo-Formio
libert
sempre una nazione infelice, che si trasciner continuamente di servit in servit perpetuando i mali e i dolori di un vilissimo
dallo straniero, sar
servaggio.
non rimase al Foscolo che Esul egli dunque coli' anima inasprita, e profondamente lacerata da cruda ed inaspettata sciagura, recando con se l'onta e la maledizione contro i trafifcatori della terra degli avi suoi. Ripar primamente in Toscana,
Perduta
la patria,
la
dura salvezza
dell' esilio.
20
in
nomava un
e
il
giardino, e
cielo
il
po-
e naturalmente r aria piena di vita e di salute, in quella Toscana, ove anche il Pecchio soggiunge, possono riposarsi tutti quegli italiani della bella Penisola, che stan-
polo
gentile,
sereno,
chi ed
afflitti
Ma
un
tal sog-
di altri
tormenti e
la prostrasi
vennero
namoratosi
costume,
e
una
con
pisana giovinetta,
d'
anima leggiadra,
am
il
egli
suo cuore,
e la sua indole maschia ed elevata erau degni e solamente suscettibili. L' amore la pili gentil cosa e sublime, che dal purissimo essere della di-
il
pi
degno
infatti
sua
vita.
In un' anima
traboccante di
il
il
affetti, e colpita
da gravis-
sime sventure,
il
prepotente bisogno
dell'
amore
pi caro e
iniquit
pi delicato
alle
de' sentimenti,
che
pu porger un balsamo
dalla
e
piaghe sanguinose,
degli
dalla
ingiustizia
uomini
Un
amor
e
vero,
abbattuta
disingannata ne' primi passi di questo nostro brevissimo esilio. Quanta poesia, quanti sogni beati,
DI
UGO FOSCOLO.
21
umane amarezze, ed ha
il
soffriva,
peso
di
della
patria e della
r impronta dominante della sua indole fino agli estremi giorni di sua vita. Ma il Foscolo nato non
era alla felicit, poich troppa altezza di spiriti, e
molta immaginazione
dell'
Io
agitavano perpetuamente
ad una movimento e di pericolose avventure, lungi sempre da domestiche dolcezze, e da queir ineffabile contento che spira la serenit di una
societ. Egli era predestinato
umana
Foscolo
che brevissime
illusioni,
Ma
fatto
l' infelicit di una carissima ed ingenua fanciulla. La natura poi di questa sua passione la fa ben egli comprendere, quando gi stanco dalle delusioni o da' travagli di una penosa
modo
di se e del
suo infe-
licissimo amore: Due donne sole mi allettano ancora a tollerare la vita: 1' una I' ho perduta, ma pur vive ancora, e la mia morte affliggerebbe il V altra vecchia, suo cuore e il suo nome. stanca lontana da tanto tempo dai suoi figliuoli, mia madre in somma, non avrebbe pili omai per rifugio del suo dolore se non I' altare e il sepolcro: e nel rimorso di abbandonarla spietatamente sento
22
che dovrei morire tremando. Ma questa seconda donna basta a farmi vivere a forza, non gi compiacermi della mia vita. L' altra non 1' ho gi per-
non
mantengo, divorandomi le lagrime, perch prorompano e divengano furori contro me ne lo sviaMa la colpa mia tutta stesso. mento eh' io cercava alla mia passione in quelle
frenesie pubbliche
modo
!
per libe-
rarmi se fosse possibile da secreto dolore, e per Stolto ed intanto io farlo se non altro tacere. faceva tremare quella misera donna, e cos accresceva i miei lunghi rimorsi: e la pena di averla perduta per sempre non basta a calmarli. Or da
si
l'
intensit di
Foscolo sostenne,
ma
Toscana,
di agita-
e si slanci in
un avvenire
di pericoli,
il
zioni, e di dolori.
di passioni infelici,
cuore pieno
poetica ed ar-
dentissima, un'indole risentita e severa, la brama della gloria, e la coscienza degli studi, noi po-
del-
eh'
infruttuoso
sempre
La
vita
, dicea egli,
perpetua, simile
il
pendolo,
le
ruote non
muovono pi
spente le
assoluta
si-
ore dell'
pili, e l'
comincia col
DI
UGO FOSCOLO.
23
coli'
compie
eterna disso-
luzione.
Partito da Firenze
in cerca di
bolazioni e
s' avvi alla volta di Milano una carriera turbolenta, piena di tridi vicende. Era Milano in quel tempo
la capitale di
una
il
di quelle
improvvisate repubmilitare
libere,
e
bliche
d' Italia,
alle
quali la prepotenza
delle
avea diminuito
numero
azioni
un
grand' albero
balli e canti, finche a qualche burbanzoso uffiziale non piacesse d' intimare silenzio. Il Foscolo per vi fu ben accolto per la sua fama letteraria, per
che gi s' eran concepite dell' ingegno e della generosa sua indole. Ivi egli rinvenne tutte quelle condizioni che potean meglio conformarsi col suo " Molti grandi uomini stato e colle sue passioni.
traevau di quella stagione nella citt capitale della
cisalpina repubblica.
Il
grido di libert,
le
improv-
vagheggiato pensiero di un
lieto
avvenire,
eran cagioni per far raccorr dalle varie parti della Penisola il fiore degl' italici ingegni in quella magnifica Milano. Noveransi di fatti gli Aldini,
radisi,
i i
Pai
Beccalossi,
Dandolo,
Kasori,
Gioia,
Monti, ed
scienza,
lolarc,
Ma
sovrastava
Parini. Nato f/t casa jw1' abate Giuseppe com' egli stesso dicoa, povero di fortuna,
ed
vili,
virt.
24
e del
ben della
nuUezza.
e delle miserevoli
il
uomo
pii
autorevole
pi
accattando un misero
e
madre
per se stesso,
e
promessa libert del natio pane per la povera in mezzo alla corruzione, ai
ei
tradimenti
dice
alla
sventura
quali,
i
come
partigiani
bene.
Il
am
il
e fu
Pecchio,
e
d'
esser vis-
Roma
della
il
Grecia.
Onde
si
Foscolo
potuto
dettata,
del Parini
suo
Ortis,
nella
quale,
dipingendo
egli quasi
l'anima sdegnosa
presentato
di quell' Italiano, lo
ha
come esempio sublime e santissimo di vita illibata, di magnanimo coraggio e di alta sapienza, non prostituita alle antiche tirannidi, n alla nuova licenza. Voglia l' infinita Bont, che
uomini simiglianti
al Parini
a'
corruttori delle
il
patrie lettere.
Parini fu in Italia
libert,
Monti
cambio,
il
Bardo
e
della
della
tirannide,
della
religione
della licenza.
Salutato
principe
DI
UGO FOSCOLO.
25
e leggiero
immaginacolle virt
il
Monti
della
coscienza,
riverito
ebbe
molti ammiratori
nemici,
il
fu
oggi da
una
fazione, esecrato
domani da un'
altra,
comanche
Am
egli ed odi
Foscolo
a vicenda.
La
il
difformit
vano
de'
desiderio di
amist
fra
al
quegli
potere
altissimi
alle
le
ingegni.
Monti
fortuna.
vicende
glorie
Cantava
del tiranno,
licenza,
spe-
ranze
della
patria,
la
straniera
le
do-
mente
quista,
il
qualunque fazione, prostrava insomma la sua lira a strumento di lucro o di salvezza. Ben
diversi per erano
lo
i
quali
guidavano nella sua intrapresa carriera. Fra le strette sempre della povert e del bisogno ei render
si
senza pro-
stituir la
sua anima ne l' ingegno, non vendeva la sua opinione ne la sua penna, non palpava l'ignoranza, la vilt ed il delitto, e credeva onorate le lettere, quando quei che le coltivano son
nobili negli affetti; e nemici d' ogni servile falsit.
Ma
nel ragionar del corso di sua vita s'intender ancor meglio la sua civile e letteraria condotta.
26
dal francese direttorio e dagli altri governi d'Europa, Bonaparte conceder anco le volle
una
civile
milzia per
farla
pii
l' antico valore nell' Italia moderna. Gi la Lombardia sin dal tempo delle gloriose bande, che combatterono sotto le straniere insegne di Carlo V e di Filippo II, era rimasta dispogliata dalle armi proprie, e da quasi due secoli poltriva in una vituperevole mollezza. Ma le lombarde legioni rchiamaron tosto gli assopiti spiriti italiani, e il novello esercito della giovine repubblica non
per ridestar
solo emul,
ma
il
entusiasmo
e
di persone al vedere in
una nuova
indipen-
cittadina
Il
brama
di profferire
bisogno di modepassioni
tacere le tristi
spingevano ne' pericoli della guerra, e nel turbine delle tante frenesie di quel tempo. Entrato ueir esercito ebbe tosto il grado di capitano aggiunto allo stato maggiore de' generali Toullier,
Pino e Caffarelli. Combatt a Cento, a Forte Urbano, alla Trebbia, a Novi a Genova e in
Trivulzi,
non mai lustro, ne sostanze. L' opera intanto di Napoleone innalzata con
avventurati
augurii di
ma
tanti
durevole esistenza,
non ebbe che un corto e mal sicuro avvenire. Era la Francia, dopo il trattato di Campo-Formio, in
pace con tutte
le
DI
UGO FOSCOLO.
e
27
alla
alla
con-
era
il
voler di Bonaparte,
dell'esercito, e
il
vagheggiate illusioni. Ma, deposto inopinatamente da Napoleone il pensiero di conquista su la gran Brettagna, corse egli
voto
mille
confidente nel
suo genio
altra
e nella
potenza
ad
intrapresa, quella
egli
quindi
l'
battala
allori in Oriente,
Austria,
Russia
e la
loro,
movevano minacciose
Francia.
generali,
Europa
ai
danni
della
loro colle
vano in Italia a combattere i Francesi, e ritoglier armi quel eh' eglino avean parimente
tempo
repube
guidati da Scherer,
generalissimo
di Francia, a Legnago,
Lodrone,
Verona,
Ma-
di Scherer, a Cas-
esercito
francese
sulla de-
dia e
il
Pemonte
il
in
28 aprile 1799 Melas nella citt capitale della gi spenta repubblica cisalpina, vi giungeva poscia Suwarow in mezzo a feste, canti, balli, fuochi e ad altre consuete allegrezze. FugArrivava
d
giva al
di l
i
delle
Alpi
il
Direttorio
d'
cisalpino,
sesso,
fuggivano
repubblicani
italiani
ogni
28
d'
questo
primo rovescio
fortuna seguiron
la battaglia
l'
di Stoclcack le faceva
Alemagna.
Ma
la
e sventure,
ragunando
un subito
due contrari
e
quel
comuni
forze la
premo duce di un esercito novello, mand su 1 campi italiani altri nuovi e formidabili difenditori pieni di ardor di vendetta e di conquista. Pur la battaglia di Novi spense le lusinghevoli speranze, cost
alla Francia la giovine vita di
rieri, la total
perdita
del
uno dominio
e ri-
La
guerra allora
si
genevesi,
ma
presa la Spezia e
di
d'
forte
Genova
soccorso
della
potenza marittima
Inghilterra.
Ora
in
il
nostro Foscolo
durando
le
pi
d'
gravi
fatiche,
ingegno in mezzo
pestilenziali febbri
alle
le
tutti
gli
stenti
pene acerbissime, in
i
DI
UGO FOSCOLO.
la
29
guarnigione fran-
miseri Genovesi,
valorosa
Ma
1'
vembre, gi Napoleone Bonaparte abbandonando i deserti dell' Egitto, dopo aver trionfato alle Piramidi, a Sdiman, al Taborre, al Giordano, ad Aboukir, erasi tacitamente e con subitanea deliberazione ricondotto in Parigi, ove rinvenendo un
governo
inetti al governare,
l'
grandi am-
cone,
parlamento, cacci
del consiglio
il
a punta di baionette
legislativo, cacci
il
cinquecento
direttorio, indoss
nome
di
primo console, e fece prendere alla francese rivoluzione, dopo essere stata monarchica, repubblicana, democratica, un' indole militare, energica, ed
altamente tirannica. Allora fu che il Foscolo gli si rivolse da Genova con una Lettera, che alla forza e brevit del
dettato riuniva molta generosit e libert di pensieri.
Napoleone, primo console, era ancora accessibile al vero; il Foscolo quindi os con libera eloquenza parlargli de' durevoli ed inevitabili mali
di
di ristarsi
pubblicani
vessilli
30
che dove
avversit, ei
verit, di che
ad esecrarlo. Insomma ard predicargli quelle alte han d' uopo sovente pel bene della travagliata ed afflitta umanit i grandi reggitori
de' popoli.
Ma
denza destinato
immenso avvenire
di Bonaparte.
1'
Laonde
al
onore e
si
ponga
mente
alle
con che gi in quel tempo cominciava ad esser salutato da ogni generazione di persone la stella
napoleonica. Molti, scrive
il
Foscolo,
lando Napoleone,
cere,
si
ma
ammii
Capitani
co' loro
eserciti
Mo-
e della
minarlo divinit, e adorarlo, e tremare, mentre che io solo di anno in anno gli predicava le sue
sciagure e
pubblicati
sdica,
l'
le nostre.
Ne
sino
al
che non affermi quant' io diceva sin dalanno 1800. Ma spenta la libert, il Foscolo si
In mezzo
il
alla
comune
vilt,
Pecchio, e quando
tacere ancora
una negativa
concessa ad
ogni
uomo
DI
UGO FOSCOLO.
31
Fu
rotto
il
destriero
ivi
il
freno, la tra-
lasciandola quasi
siffatta
morente
in sul lido.
Or
balsami beati
pore.
all'
Amica
ri-
sanata
v
di
vivacit e di
que non abbia sortito anima altamente poetica. Solo dolse r uso che 1' autor fece della mitologia in tempi in cui le menti svincolate dalla serviti delle idee e delle forme greco-latine avean fatto
succedere alla servile adorazione il pili inverecondo dispregio per tutto ci che serbava aspetto di classiche reminiscenze, autorit di scuola, e di pedantesca imitazione delle
infatti,
pili
ma
che la moderna poesia non debba esser un puro diletto e un semplice passatempo, un linguaggio, che innalzi e svolga la natura
al
tempo
istesso lo scuota
i
Che
se
assoluti sono
principii del
all'
opera delinflussi
uomo
son
gli
32
stato
maggiore o minore dell' incivilimento. Quindi una nazione, che ha mestieri di alta e civile poesia, che ha costumi, leggi e religione difformi al tutto da quelli di un antico popolo, se vuole imitarlo
nelle
tici cauti,
non avr mai interamente una vera originale poesia da poter destare 1' amore, r entusiasmo e il sentimento della patria. Facciamoci pur noi imitatori de' divini Greci, ma bene
in tutt' altro, che nell' infrascare g' italiani carmi
Pure da siffatti pregiudizi moderni francarsi ne un Canova, ne un Alfieri, ne un Foscolo, ne altri intelletti. Grave fu dunque l' errore del Foscolo nel voler presentare in Venere la ligure donna, nel ripetere la similitudine con quella Dea punta dalla spina, ed altre imagini di greca mitologia; tuttavolta codeste due Odi furon bene accolte, e generalmente reputate come una delle pili gentili cose eh' egli abbia donato all' italiana poesia. Fu in Genova inoltre che il Foscolo con un
di mitologiche imagini.
non seppero
tra
di
di
la
annerite
muraglie che formano una piccola curva presso il porto Cariguano, giungeva sulla piazza San Geronimo, e ad un tratto arrestando il cammino, volgeva lo sguardo verso un palagio gotico ed angolare, sostenuto da colonne di marmo massiccio. Codest' uomo era Ugo Foscolo, il quale entrando
DI
UGO FOSCOLO.
in
33
tre per-
un gabinetto
il
sonaggi. Sedeva
in
mezzo
generale
della Re-
uno strato
il
di bistro stava
il
dotto
uno strano contrasto col severo e franco portamento di Massena. Appena Ugo penetr nel gabinetto i tre personaggi si alzarono. Massena il vecchio Svetone mestamente gli stese la mano
:
gli sorrise,
il
Paolucci contrasse
silenzio,
il
il
suo volto.
di
Dopo un breve
prese a dire.
generale
Francia
"Valorosi
Genova uon
io
nvrei
fulmi-
1'
offre di capitolare;
voi
sapete che
e
la
sorte
di
eh' io
Ma
nire
rire!
la
Morire, grid allora il Foscolo, piuttosto moSarebbe ben vergognoso il cadere E se Francia ci abbandona, lo Spielberg aprir le
tutti.
gli
rispose
Massena.
mica reazione,
Gemelli.
e se noi
slam costretti
il
a cedere sar
vostro salvacondotto.
3
34
Ugo
sto con
un sardonico
sorriso
il
general Paolucci.
suddito dalmatino.
Io son
il
Fo-
scolo,
ne ho gi venduta
mia
persona,
ne la
mia spada, ne la mia penna, a chicchessia. Una il mio primo respiro, una parola sar r estremo, foss' anche spezzata a met dal rantolo
parola fu
di morte.
Ma
io
vi conosco, o
generale,
detti.
per non
il
E
gli
scuotendo
chioma che
cadeva sulla
avventava contro
il
Paolucci,
il
ma
lo
Svetone gli
rattene rapidamente
fesa dichiarava, che
braccio.
invano
spe-
disagi
de' soldati
degl' infelici
abitanti,
rando
di favoreggiar
correr di nuovo
mezzo ad altre vittorie, a nuova Laonde non potendo pi sangue. a nuovo gloria ed durare nell' assedio protestava che il domani il
cannone del forte annunziato avrebbe la resa di Genova. Infatti il 4 giugno Genova cadde in potere alle forze austriache ed inglesi. Il Foscolo
segu pel
momento
la
trista egli
condizione
de' suoi
commilitoni.
il
Ma
non avea
punto dimenticato
suo
nome
nella lista
Ugo
DI
UGO FOSCOLO.
35
Il
Arrestatevi, generale.
suoi capelli,
una
schiuma biancastra orlava il suo labbro e la sua voce era cupa e cavernosa.
inferiore,
traballa
passi
di
un
traditore.
Dimmi,
quante teste hai tu destinato a far schiacciare daldelle arti restaurate ? Ma tu tremi, o l' infamia fellone! 11 popolo accorreva da ogni parte, i Francesi
scendevano
marcia im-
Foscolo circondato,
astanti que-
anatema:
e
E
ripet
:
Morte
il
dannazione
applaud,
al traditore.
e
l'
popolo
eco
di
mille
voci
Morte
dannazione
al
traditore.
Un' ora dopo di questa scena l' esercito francese si allontanava silenzioso da Genova. Ma gi in pari tempo Bonaparte con meraviglioso ardimento e con mirabile arte,
la natura, valicava
le
il
domata quasi
piemontesi
e le
nuovo conquistatore
d 2 di
giugno
in
mezzo
Lombardia. Risorgeva immantinente la cisalpina repubblica, s'innalzavano gli animi ad alte speranze, coronavano la sua impresa pubbliche feste ed infinite allegrezze, si decidevano infine ne'campi
di
Marengo
destini
dell'Italia,
ed una
memo-
randa battaglia rendeva Napoleone arbitro supremo della Francia e della bella Penisola. Allora parve
36
che una
pili
benigna fortuna arridesse ai travaBonaparte vincitor di Marengo avea in sua mano le sorti di Europa liete o
gliati popoli italiani.
triste,
ria, la libert o la
1'
aspet-
tava
ugnale alla guerriera; ma l'ultima, ed un deso fiero ed indomabile di comandare, non lasciarono luogo alla prima: caso deplorabile per sem-
pre.
Tale
la
quale non possiam noi per 1' esperienza delle accadute vicende, che far un'eco di dolore e di altissimo rammarico. Pure Milano divenne in quei giorni un
centro
le
d'
riaperte
universit
fecero
accorrere
di
da ogni
virti e
banda uomini
di
di vasto sapere,
grandi
molta
gloria.
Ritornava
il
Francia accattata la vita, e suto in Savoia razzolando mal sani frutti sotto gli alberi; ed anche il Foscolo vi ritornava con pensiero di eleggere a sua stanza quel paese, di ripo-
sarvi l'animo
da bugiarde
da mille
all'
dolori.
Una
rite arrecate
di
che
non
potea egli mai senza ira ripensare, si fu il trattato di Campo-Formio, pel quale fu dallo straniero venduta
tore
di
tutti
iniquamente
gli
effetti
la
lagrimevoli e tristissimi
campi bagnati
d' italiano
sangue, citt
e terre
DI
tirae
UGO FOSCOLO.
37
di falsi
alle
nomi
poli
;
alle
prepotenze,
molte opere
di crudele natura,
si
ed a mille azioni
l'
in cui spesso
infamia dello
altaegli in
spergiuro.
dunque ed esasperato
al
primo pensiero
gar
lice.
1'
la
i
quella che
sublimi ingegni tramandano nelle lor pagine immortali alle pi tarde generazioni. Infamatevi coi
fatti,
v'
infamer
cogli
gridava
il
Giordani: Se mai la
giustizia
mi mancasse, non perci g' iniqui sfuggirebbero alla mia giustizia, poich Dio mi ha dato una potenza che nessun re mi pu togliere: mi ha dato un'artiglieria, che tira pili lontano,
pili
tuona
noni.
Or tale fu il cencetto del Foscolo. Abbozz egli dapprima un' operetta titolata Lettere di due amanti, lavoro per non finito, e che rimasto dipoi in potere di una egregia e carissima sua amica in Firenze.^ Ma imbattutosi poscia, come creder si volle, nel romanzo di Carlotta e Wetlier
primo diseguo dett il suo tanto conosciuto romanzo dell' Ortis. Molto pertanto e da molti s' dissertato e giudicato sulle Uttime Lettere dell' Ortis. Noi quindi
del Goethe, deposto
il
non avvisiamo
di dovercene
lungamente
intratte-
38
nere,
ma
cenno, che
reputiam debito per di far quel breve non sar al nostro proposito inconve-
niente. Parlerem
dunque
dello scopo,
della origi-
Leggendo
d'
l'
opera del Foscolo, pare a noi eviil fine dell' autore, che quello
infamare
gli oppressori di
un popolo
tradito e
generoso; dipinger lo stato di un'anima delusa sulle sorti future del natio paese; la sventura di
un cuore sanguinante
ed infelicissime, cio
patria venduta.
sto
Lo svolgimento dell' immaginazione e del gunon pu non esercitare un' alto influsso suU' ore
politici sen-
prima una letteratura, ebbe una poesia originale, un idioma superiore agli altri idiomi dell' Europa latina, ed i
timenti di un popolo. Or se
dalla
schiaviti e dalla
l'
Italia surse la
barbarie, cre
si
distesero fino al
XVII
^
un francese,
secolo
che
del
XIV
sorpas-
nazioni
europee.
e
Una
tal ve-
per quanto
mo-
l'
antica
libert,
il
valore e
DI UGO FOSCOLO.
39
ben vero, che il sociale, onde
r ingegno italiano.
secolo gi
Ma
s'
egli
move
a quella perfezione
su
le
speriamo allora quando 1' umana famiglia avr un interesse, ed un avvenire, di non pii udir l' Italia esser madre feconda di soli briganti e d' uomini impotenti. Or la nostra letteratura non ancor noverava fra la tanta copia delle sue opere un lavoro
simigliante
a
quel
che
il
Foscolo
intraprese
al
secolo presente.
Anzi stoltamente
g' italiani
poveri
di co-
non avrebber
liete le
patrie lettere di
un
co-
sment
misera
sentenza.
Un
popolo,
che
e libert, e
che
pieghevole,
affinit e di
il
analogia
di
domestici costumi,
di
grandi
da dipingere,
e di
da ammimolte ca-
lamit da compiangere, stata una delle pili triste opinioni del secolo trascorso. Sian rese adunque
sincere laudi
l'
al
al-
Italia
un romanzo
piano.
cotal
natura, di che
lettere.
fino
allora pativan
povert
le italiche
Ma
ec-
cone
il
Un giovane
tis,
il
suo
40
nome
proscrizione,
vinto
dalle la-
grime della madre, lascia Venezia per fuggir le prime persecuzioni, e si ritira su i colli Euganei.
Da questa solitudine corrisolamente con nn suo fedele amico per nome Lorenzo, al quale manifesta la sua peregriCi accade nel 1797.
sponde
Non
ricco di
ma
terra che
somma
tenerezza, e che fa
i
mezzi
s'
al proprio figliuolo di
scampare
da' pericoli
imbatte in una famiglia rifuggita col per evitar parimente i primi furori della persecuzione. Una tal conoscenza cagione eh' ei riman preso di un violentissimo amore per una divina fanciulla di
nome
Teresa
e gi
promessa
in isposa
ma
se.
il
di
Per domestici interessi il povero Jacopo non politici pu in verun modo legarsi colla sua Teresa, ancorch gi fosse ben certo d' essere riamato con pari amore da quell'angelica creatura. Cacciato
dalla patria, arso dall'amore, pieno d'ira e d'alto
ritiro,
prende
le
in Fi-
renze, di l in
d si volge per
dove soggiornando
pochi
Genova ed Antibo, col pensiero di recarsi in Avignone; ma ad un tratto lascia Antibo, ritorna sulle prime orme, e si ritrova in Ki-
DI
UGO FOSCOLO.
lia la
si
41
maritata: la passione
il
bisogno di
pria di
por termine a
dura esistenza.
Ma
ab-
bandonare questa terra 1' unica brama che ancor gli rimane quella di rivedere per una ultima volta la donna del suo cuore, quell' angelo che l'amore gli avea dato, e che \\ pregiudizio e V interesse gli aveano rapito. Kitorna dunque su i Colli Euganei, rivede Teresa in que' luoghi stessi, ne' quali avea preso ad amarla; ha dal suo labbro la certezza di averla perduta irreparabilmente, e si accomiata da lei, che in tal momento non lesse la sentenza di morte nel cuore del suo amante. Si reca poscia in Venezia per ricever la benedizione dalla madre, simulando d'imprendere un lungo viaggio. Fa ritorno a' Colli Euganei, e in quella casa, ov'egli abitava quando la prima volta vide Teresa, compie lo sciagurato proponimento facendosi ritrovare la mattina nuotante nel sangue con un pugnale fitto nel cuore, e col ritratto dell' amata donna pendente dal collo.
Tal' r intero piano del Romanzo del Foscolo. Senza complicazione di avvenimenti, ma povero quasi e semplice nel suo principio, nel progresso,
e nella catastrofe,
sdegna
1'
ditura, e tutto
l'
una
cotal verit
di
tinte
al-
42
tl
donna
di
della
giovinetta
col Parini;
Padova, della vecchiarella romita, maritata di fresco; de' dialoghi del mendico vagabondo, del contail
frammento sulla
In quanto
ai
caratteri
il
protagonista
tale
qual era
l'
opinioni,
disprezzo della
morte, ed a giustificare
il
suicidio. Il Foscolo
non
il
avea che
tirannide
ventidue
francese,
anni
quando
le
egli
scrisse
l'amore,
poich
ostacoli
potenti
rapirono le
e
di
un
ri-
in
mezzo
se
alla
comune
il
prostrazione,
i
egli
os
dipinger
stesso,
suo amore,
dispregio
d'ogni fazione letteraria, politica e religiosa, che dividendo e lacerando l'Italia la rendono preda
del pi scaltrito potente; ei ritrasse infine le scia-
gure di un popolo, manifest le opinioni di chi non ardiva renderle coraggiosamente palesi, e lasci una viva imagine de' suoi tempi e della sua generazione. Un carattere di tal tempra parve alla plebe de' critici nuovo ed anche strano, ma tale non parve ai veri Italiani, ne tale potr mai essere
giudicato da quanti
d' in-
fiammarsi
in sacre passioni.
DI
UGO FOSCOLO.
fu
scritto
43
esser
Quello di
tore
Teresa,
un
carat-
muto e velato. Egli vero, che Romanzo non agisce, ne opera mai
ma
le
doti
che la natura
il
mente
al
suo
cuore,
rispetto
passione che ne
e
i
seguono,
contrasti
del
piii
santo pudore,
filiale e
sublime
quanto crudele
quale
si
rassegn, chi
non
solo,
ma
uomo
la
rassegnazione al
esser legata
irrevocabilmente ad un
non poteva amare giammai, avrebbero perduto gran parte della loro potenza, ove Teresa non avesse procurato con sanguinosi sforzi di chiudere nel suo segreto tanto tesoro di passione e di sventura. Il silenzio sublima e santifica quasi la
virti che soffre. Quanto Teresa avesse voluto concedere a se stessa nella espansione de' suoi dolori
di
ammirazione
l'
Ortis non
una
ingegno
dell' arte,
che
abbelliscono
natura imitandola
fece al Fopii
ma
belisi
una gentile
le
giovinetta, che
di
scolo
conoscere
gagliarde passioni.
bili in Italia virti: e
torture
Molte delle
donzelle no-
44
e se pur
sciagura,
loro tentativi
riescono
sem[re
il
vani
ed ignoti le vede
mondo
quando
massime
ed
rarissimo
loro contegno,
appunto
come
fu maritata
Italia ha veduto,
tezza e le
come
1'
orgoglio e la scioperai
richezze
pa-
giovani mogli
devono necessariamente
patrizie
madri
di famiglia; e
quando
il
volessero
doir-
che
all'
le cor-
ozio che
non
induce ad alcuna
occupazione e le liberi
dalla noia,
esempio
delle loro madri guastate dalle stesse cause, ag giungasi certe confraternite di uomini, che sotto
colore di
dirigere
le le
passioni
di
depurarle
nelle ricche
dame,
la
liane:
bench molte, specialmente negli altri ceti, non abbian potuto esser guaste dagli usi patrizi, ma il mondo non le conosce; e le poche splendidamente ree versano la macchia sovra tante altre che vivono modestamente innocenti-
DI
UGO FOSCOLO.
l'
45
della
Or r amor
Il
di
Teresa per
s'
Ortis pieno
^^
religione, di cui
dianzi parlato.
cosa di
momento
aveniraenti
romanzo. Presentato come uno di quei genitori inflessibili, i quali sovente condane nel corso del
nano
le loro
strazio
perenne di una
infrangibile catena non formata dal voto della coscienza, ne dalla santit dell' amore; pure con questo tal carattere, e con quella
salvano
dal di-
usata
ingiustizia
La
politica persecuzione
sempre
1'
Ortis,
muovono a
compassione anzich a dispetto. Ne Odoardo carattere interamente ideale, ma vero pur troppo ed agevole a scontrarsi nell'umana razza. Un uomo che parla spesso di se e dello cose suo, che gliioca
hcne a Scacchi, che sa di musica, che mangia, legge, dorme, passeggia, e tutto coli' oriuolo alla mano, ma col cuore sempre morto, e con una
faccia magistrale non animata mai n dal sorriso deli' allegria, u dal dolce raggio della piet
e
uno
di quegli
esseri
ordinarli e
comuni, disualtri
tili
a se stessi, e bene
1'
spesso agli
dannosi.
11
Odoardo
Odoardo
la sola
pena dovuta
46
ciata,
ha contro
di se
V avversione
di tutti, ed in-
muove
sua irremovibile
stoltezza
volersi
legare
ad
una fanciulla non nata per uomo di cotal natura. La madre di Jacopo finalmente, ancorch si mostri verso il termine dell' azione, pure ha tutto il carattere di madre veracemente italiana e la sua apparizione apre il cuore a sentimenti di una tenerezza e di un alfetto tutto nuovo fino a quel momento nel romanzo. La scena di quella divisione
nella quale
il
figlio
ha la certezza
di
non pi riab-
nuova bellezza, della pi alta commozione, e non pu leggersi senza lagrime da chiunque non abbia anima muta a' sentimenti figliali o materni. Or questi caratteri saranno stati per certo in parte modificati, e forse anche creati dall' autore ma quello per che possiam dire, ritratto dal vivo senza verun dubbio il protagonista. L' amore del Foscolo una storia, di cui egli stesso fa motto
nelle sue opere descrivendo
i
dolori, la fierezza e
Vere ugualmente
una
nomi
qualche quadro di
paese ideato:
i
tolto ci che imponevano di torre ed ha immaginato quello che gli era d' uopo per dar vita e movimento al piano del suo semplicissimo romanzo. Molte e varie sono le sentenze sul merito let-
Foscolo
insomma ha
g'
riguardi e
le
convenienze
DI
UGO FOSCOLO.
47
codest' opera.
si
passioni.
neamente neir anima di un uomo. Tal fenomeno, si dice, che pu solo e raramente aver luogo in una due scene di qualche tragedia, diviene poco naturale nella lunga e svariata tela di un romanzo. A questa accusa non crediamo possibile una risposta,
tire
poich
si
quei
critici
dai quali
in
pu parqual senso
e la
non
r autore
i
dell' Ortis
parola patria.
filosofi
se vogliono costoro
non meno
1'
abbian riconosciuto
consultino
quella di
un Areopago
il
Si disputato, se
una imitazione
del Goethe.
di
I lettori
dell'Ortis furon
tutti
viva-
mente richiamati ad una immagine, che gi da parecchi anni era stata presentata dal poeta Tedesco:
immagine alla cui vista non pianse sol chi non aveva amato: immagine, che posteriori opere dello
stesso autore e di altri Tedeschi scrittori
hanno
al-
quanto indebolita, ma non interamente cancellata da' nostri cuori. L'Ortis quindi ha risvegliata con un dolce sentimento di melanconia la rimembranza del Werther. Ambo gli autori rappresentano uu suicida de' nostri giorni. Perci han comune fra
di un uomo al quale il bollore anima fu martirio, comune quella di fatti avvenuti ed osservati, comune il metodo, e il preparato suicidio. Echi vuol giudicare dalle somiglianti
loro la dipintura
dell'
48
forme esteriori senza por mente all' intrinseca differenza di questi due libri, pu ben dire V uno
esser imitazione dell' altro.
il
Ma
si
Werther
han
1'
avvedr che
la
due
ingegno,
dalla
propria
indole
creazione
sentito ed
de' lor
han
espresso diversamente
L'
proprie passioni.
amore
tin
che egli
1'
s'avvede
da principio,
le
lo
a pi duro passioni,
quali aspreggiandogli
ma
ne
di
se stesso,
gli
non gli lasciano speranza di satisfarle, porgon nutrimento ad una vita angosciosa
Nel Werther la passione dell' amore si ad una conoscenza poco esatta del mondo congiunge ed alle meditazioni di un' anima sentimentale, per rappresentare con questo singoiar modo una ma-. lattia morale nel suo tempo. Infatti il sentimento
e deserta.
amore si accende lentamente nel cuore del Werther, allettato dalle gioie e dalle illusioni, che ingannano sovente le giovanili fantasie: eia sua melanconia, e l'indole sdegnosa eh' ei prende, senza che pur se ne avvegga, traggono origine dall' irritazione che gli dava una passione profonda ed occulta. Cos pure il carattere di Carlotta ha
dell'
pili
del reale,
o,
comune
e del
DI
UGO FOSCOLO.
:
49
quando
si
menti,
gli consiglia
lui,
a ricercare
degna di
cro.
ed esacerbando in tal
di queir infelice
giovane, lo sospinge
sacrificata
sepol-
Teresa
una vittima
Carlotta
obbe-
dienza
figliale.
ama
consigli
moglie per obbedire con religiosa piet agli estremi della madre, la quale moribonda 1' avea a queir uomo raccomandata. Finalmente le due catastrofi porgono un' ultima prova solenne della dissomiglianza di questi due libri. La natura ha
dettato air Ortis quanto egli opera e scrive in quei
momenti
era immerso
il
due
ribile
mente
nel
vigor
dell'
Werther
piii
non possono lottar lungamente con una febbre potente che scoppia minacciosa, e li riduce alla frenesia. Nella
dipintura del Werther apparisce
quasi di una grande
la necessit di morire,
dell'
il
genio guidato
nuda
quando
le
sperate dolcezze
in furore
4 di-
amore
si
Gemei.li.
50
Ortis
di potenti riflessioni le
sdegna
alla
ci chi
la vita perch
terra
materna, o
anime non volgari, dacch non gli dato consacrarla alla donna adorata. Dopo
non vede la differenza delle passioni e dello scopo de' due romanzi, quella dell'ingegno, del sentire, e delle
si detto, che il romanzo dell' Ortis molto nocevole pe' suoi effetti, poich dipinge virti e passioni, che raramente si possono nella generalit degli uomini rinvenire. Cresciuto il Fo-
Da
ultimo
una
sulla
l'
vita
uman
ad insanabile
le virti
ed a fatale miseria;
esager
e le
passioni;
ed
del
ondeggiante tra
trov
nella
fatalismo
il
il
materialismo,
e la
distruzione
riposo
pace
tempo
le vie
Ma
nissuno
pii di lui
DI
UGO FOSCOLO.
51
ha ritratto con maggior verit e dolorosa evidenza r infortunio dell' esule, i suoi martirii, le privazioni, r onta e la rabbia della propria impotenza nel vedere una patria bistrattata, lacerata ed oppressa da una impudente tirannide. Nissuno pi di lui ha fatto meglio abborrire lo straniero invasore, ha svelato le arti infaraissime della licenza, della rapina e del tradimento. Nissuno ebbe pi sentita riverenza a' nomi di Alfieri e di Parini, i
due sommi
la
italiani,
religione
opere,
della
e
patria, e colla
delle
quindi
Nissuno
seppe meglio dipingere i dolori di un popolo tradito, e le fallaci speranze della straniera conquista.
Nissuno infine ebbe maggior coraggio per coprire di vergogna i conculcatori di una patria misera ed inerme. Ma siano pur potenti le armi della tirannide, siano ben fortunate le sue colpe, innaccessibili alla giustizia e alla
havvi per un' altra sacra vendetta, nella quale si rompe ogni fraude, ed ogni potenza, e Iddio 1' ha
commessa al tempo ed a' grandi scrittori. Or siffatta vendetta fu quella che il Foscolo
consegu colla pubblicazione del suo romanzo. Dovremmo ormai far parola della lingua e dello
stile
di quest' opera,
ma
della
del
l'anima;
da' critici
comuni sono
a'
il
r ubbidienza
52
serenit
ma
uno
colo,
tezza, ed
Il
come opera nazionale una meravigliosa ardiuna coraggiosa e novella catilinaria. '^
Romanzo del Foscolo apparve nell' ottobre anno 1802. Un' opera di tal genere non potea per la sua novit non esser accolta con generale plauso, ed universal desiderio. Gli amatori della patria videro esporsi i lor sentimenti, snudata l' infamia del comune oppressore: le donne piansero sulle miserande sciagure del giovine suicida, sulla trista sorte della buona e virtuosa Teresa. Molto
dell'
alla
vero autore, e le
di questo no-
anima
il
ingegno italiano.
la
Ma
ritratte
quel tempo
1'
ventura
d' esser
oggetto di
La
giovanile et,
accresciuta
sventure
e pel carattere
naturalmente fargli acquistar la grazia, o il favore, di nobile donna. Breve vita per ebbe questo altro amore del Foscolo, perocch la sua amica bella di
forme,
ma
1'
d' indole
leggera ed incostante,
di
irrit
ed offese
maniera
eh' ei
DI
UGO FOSCOLO.
53
Napoleone
in questo
mezzo usurpato
il
primo
grado di potere nella Francia, dopo avere in Italia e in Egitto operato quel che menar lo poteva ad
una volta signore, tutte le sue stabilmente e ben securamente raffermare. Mutata la costituzione dell' anno III, e fondato un nuovo patto costituzionale, nel quale furon gravemente danneggiate e ristrette le libert nazionali, ed augumentate contr' esse le armi del potere esecutivo, quando gli parve di aver dominato le parti politiche, riconciliati gli animi
un
cure
rivolse a potersi
il
delle
persone
de' culti,
i
adno-
dolcito
bili
i
il
rigore
delle
leggi
contro
preti,
e g' infelici
valorosi,
onorata la memoria
e
passati;
concep grandi
e
della
col
Papa,
fatta
sotto
la
Il
a fondare,
forme e le leggi del dritto e dell'equit, sua potenza di fatto sopra la povera Italia.
Suwarow Marengo
aveano spenta rapidamente, quella di un baleno a nuovo splendore ed a vita novella. Nel mese di novembre dunque 1802 le autorit della risorta repubblica annunziavano ai popoli r imminente confermazione dei
1'
la restitu in
54
verno
sulta
pii
esistenza.
Il
di
gi ragunata in Lione. Sedeva capo di questa Consulta Bonaparte, sedevano gli uomini
devoli della repubblica,
della
i
pii
ragguardelle
magistratura,
delle
amministrazioni
delle
camere di
commercio, delle accademie e delle universit, delle guardie civili e delle milizie di tutti gli
ordini,
insomma
di
tutte
le
professioni.
^^
Eleg-
geva Bonaparte vice-presidente della repubblica il cittadino Melzi, prendeva egli, per voto della Consulta, quello di presidente colla facolt di
rimaner
rieletto;
contentezze.
Or fu
in siffatta occasione,
cbe
il
Foscolo, pel
nome
scelto
di
che generalmente
si
godea,
venne pre-
cisalpina a dettare
un
del
si
Botta,
nissuna che
nissuna
giando
r adulazione
da per tutto,
i
che
pensieri erano
francesi, e
lingua
e da' libri
i
ma
da' pi cattivi:
pi insipidi
DI
UGO FOSCOLO.
e dolorosa
55
sen-
di esemplare.
ma
La
crediam
noi,
rata
memoria
sima
e solenne, che eranvi pure in quella stagione menti incontaminate e purissime non vendute ne prostituite alla onnipotenza del conquistatore, non corrotte dalla pravit dell' esempio, non insozzate dagli abietti costumi, non invilite dalla paura, ne dall' universale servaggio. Il Foscolo infatti rigett
sdegnosamente la somma de' dodicimila franchi, ^* non accett le cariche proffertegli, ma scrisse liberissimo, senza vilt, senza adulazione, e con una
modo
l'af-
che debitamente
si
procacci l'ammirazione e
del governo.
tengono
la
somma
nome
delle cose,
mi venne imposto
affatto
di laudarti
in
la
un monumento
testi
di riconoscenza,
che
ai posteri at-
cisal-
pina, io
e de'
tempi
ma
pieno del-
anime hanno comune con te,) e infiammato dal patrio amore e dal voto di sacritutte le sublimi
mi
as-
sperando di trarla almeno in parte al suo fine, non con la disciplina dello stile, ne con la magnificenza degli encomi, ma liberamente par-
56
land
al
per lau-
teme
virt,
a te con la fiducia della mia onest e della tua appunto come le dive anime di Catone e
si
di quei grandi
volgeano alla
suprema mente
di Giove.
lo scoprirti le
afflissero e affliggono or fieramente queste misere provincie d'Italia, onde tu risanandole con la forte tua mano, immenso si accresca e non pi
tempo
veduto splendore
al tuo
Dopo
tale introduzione,
com' egli dice, si de' tre elementi di ogni politica societ, Leggio Armi, Costumi, che tutta infestava in quei tempi
la cisalpina repubblica.
Mostra come
inutile e per-
1'
cutiva,
appena
il
del nome,
ticata
legislatori
concede
1'
furore
delle
ringhiere,
bili leggi.
Or
tale fu
il
la
ci-
Francia governata
ardi-
mentosa dittatura di Bonaparte, quale rovina non sovrastava a noi italiani, dice il Foscolo, non riu-
DI
niti,
UGO FOSCOLO.
armati,
57
atterriti
ma
legati,
non
ma
dalle
ma
ei
insaniti
da sanguinose
Dipinge
vennero
poscia
a che
mani ed
qual
senato
queste fondamentali
leggi
tutta co-
Ma
cipio, sicurezza
vane tornerebbero senza la milizia, prined ingrandimento degli stati. Provveduta da Napoleone la repubblica di una italiana milizia per destar gli animi all' ardor di gloria e
alla
carit
i
della
vili
patria,
impaurendo
di
siffatta
istituzione
danaro quest' Ercole vendicatore, che ove robustamente cresciuto, avrebbe la repubblica dalle ladre e tremanti lor mani ritolta. Quindi la militare licenza, i delitti e le pene della fame, il furore, le arti e la impunit della rapina, la dee
con
fosse
dei
cittadini e
immensi
sti-
pendi, e la ninna
difesa
della
repubblica. Final-
mente passando
a' costumi propri al governo o dal governo originati, fa egli parimente l'altra non breve, libera e coraggiosa dipintura della indole
cariche
e
li-
ricchezze
in
quei
tristi
giorni
d'
invereconda
cenza
e di
tirannide.
Uomini nuovi,
delle
doti
ne' capi
sempre
di se stessi e
delle
circostanze,
fra
i
mare;
58
ma
perii;
plebe esosi come potenti, e come imbecilli, spregiati; convennero con jattanza di pubblico bene e
libidine di primeggiare,
ma
ne pensiero
pure di
onore;
le
vili cogli
accuse
co' beneficii
e per la
lati
proconsoli e di
tradimenti con
concussioni,
stranieri.
Nella povert
lagrime delle
unica, perpetua,
duta la colpa secretamente vociferavano doversi alla spada straniera ubbidire, e per sommi danni
soltanto
s
ricomperarsi
s
lo stato.
Perfidi! Cotanti, e
i
ampli, e
profondi moltiplicavansi
e
danni, che
generosa morte,
la
ma
di lon-
Repubblica intera
ma
voi stessi
umana
temente
schiavo,
So-
ma
vantaggio, divi-
dendo quasi opime spoglie, le vesti de' propri concittadini, da bassissimo scellerato. Dir io quanti
e quali complici intorno a siffatto
governo sudas-
il
popolo e
il
DI
UGO FOSCOLO.
59
sono
tiranni,
reconda,
al
e della
fama
se
fama avessero,
angariate fa-
di tutte le fazioni, di
miglie
patrocinatori
quindi turcimanni
persecutori dei
delle occulte
avanie
de' regnanti,
buoni
cabala
ma
e
ne amici
pure
ai
con
le servili
goiando, di matrone e di vergini incettatori, agevole scala alle regali amicizie, prodighi di danaro
orribile
mistura e
necese
nomi
sostenne!
ma
si
stromento
alle
scelleraggini del
Governo
Fornita
questa parte,
il
Foscolo
rivolge al
a por
serie di cotanti mali: gli addita alcuni mezzi, e quasi con profetica eloquenza gli appalesa talune solenni verit, che ove fossero state messe in opera
Esagerate alquanto parvero, a dir vero, in queBonaparte: egli vede neW altissimo intelletto semi di universa sapienza
sta orazione le lodi inverso
senatori,
quando Brenno
asse-
e fece strage
60
lo stile
della
rimproveri di quei
stile
tali
critici,
misurando con
la sesta
caboli
battesimo
conferito
e dall'
dal reverendissimo
eminentissimo Card.
Bembo.
Ma la giovent
ma
pensamenti,
e
dello
del Foscolo
quella
dell' idioma. Fu questo lavoro monumento di quel coraggio civile, di magnanima indipendenza, che santifica agli
splendore
sacerdoti
delle
l'
lettere e della
Italia gli scrite fortis-
modo possono
dire, coli'
servir
vogliam
il
amare caldamente
simamente
sprone e di salutevole
esempio
s solenne prova d'ingegno e che non solo il f' degno di pubblica riconoscenza ed affetto, ma pur temibile al governo ed a quella trista schiera di non pochi falsi ama-
di principii,
tori di patria e di
libert,
volse
tosto
la
mente
ad un lavoro di ben altra natura, che non gli procacci molta lode ed onore, ma forti e severe critiche dalla misera schiatta d'censori pedanti. Pose egli a stampa voltato in volgare idioma V inno di garizzamento
comento, in
svolto assai
bene
DI
UGO FOSCOLO.
61
Primieramente
fa
egli
scopo
un
sitfatto
volgarizzamento,
Ne
mi
da commentatore, se in questa infelice stagione non avessi bisogno di distrarre, come per medicina, la mente ed il cuore dagli argomenti pericolosi, ai quali attendo per istituto. Per dopo avere illustrato questi versi com'io so, mandandoli a te. intendo di mandarli
sarei accinto, egli scrive, a farla
senza lusinga di
pari,
sici,
gloria, a tutt'
giovanetti
i
tuoi
clas-
di studiare
role
sole fonti di scritti immortali. A queste pasegue V Argomento del poema; poscia quattro
ei
Discorsi, ne quali
mette
al
chiaro con
molta
r et
le
questo componimento.
lunga
questo poema, dopo aver dichiarato a quali edizioni ed a quali codici si attenne, ei conclude, che
a conseguire
il
vero
nome
d'
commento
il
solenni;
tempi
autore, ed
fatti
da
lui
solenni e da'
monumenti
del-
la
poesia.
62
ma-
l'
ed interpreti, i quali hanno attribuito codesto poemetto alla moglie di Tolomeo Lago, o a quella di Filadelfo. Prova ancora la poca critica del Mureto, del Doering, e del Valkenario, che la dicon moglie di Evergete, l'errore del Pagnini, che volle consecrato il poemetto a Berenice, madre di Filadelfo e quel del Bayle, che lo ha creduto dedicato alla moglie di Tolomeo Sotere. La storia della famiglia de'Tolomei toglie ogni dubbio, e mostra che la Berenice di Callimaco fu la moglie di Evergete,
successor di Filadelfo; l'autorit di Giustino e di altri storici
al voto di Berenice,
Nel
terzo discorso
s'
Fu Cenone di Samo, contemporaneo di Arato e di Callimaco, amico di Archimede, visse neir Olimpiade CXXX, cio verso gli anni 260 avanti G. C. God della fama di celebre matematico, e fra tutti gl'ingegni raccolti da Tolomeo Filadelfo fu egli uno de' primi che colla
costellazione Berenicea.
costellazione
all'
si
deve
alla
meglio,
Era sentenza
all'
ammi-
rando
DI UGO FOSCOLO.
63
possanza in cielo della prima Berenice, diva assoil re fece rapire dal tempio la chioma regale avvalendosi della mano sacerdo-
ciata a Venere,
tale,
della
fama
di
Conone.
si
dell'
ingegno
di
Callimaco.
11
raggira intorno la
tutti
ef-
Molte ed
critica
tenza,
degna
di attenzione
il
alta
che
appalesa in tutto
lavoro.
Non possiamo
e sola
per espresti
che
si
Vida
e del
Dante
dere,
ci
sembra smentire
la
che
a
religione
le
del
ch' essa
tutte
umane
tutti
gli
ed azioni delgli
uomo,
pu
e sa
rappresentare
abitato
e
enti
e gli
aspetti
del
mondo
dell'invisibile.
Ma
che questo discorso ha di molte verit, di buoni principii, e ci par degno d'essere attesamente
considerato.
questi
discorsi
intorno
alla
critica
ed alla
storia del
rianti, le
cetti, le
molte considerazioni
64
versione
il
ingenuamente confessa, che da chi verr dopo lui, ma per ora par che abbia avanzato quanti lo han
Foscolo
preceduto in siffatta impresa. Chi vorr confermarsi in tale sentenza faccia un confronto di alquanti versi con quelli del Mattei, del Pagnini e del
Conti, e vedr la superiorit
e
la
eccellenza
del
nostro volgarizzatore.
Tali sono
volle
il
pregi e
il
Foscolo corredare
lettore, in
il
lavoro.
Ma
al-
Commiato
si
amico
cui
apertamente
manifesta
contro le
il
vero perch ed
come
danti gridarono,
scriv' egli, la
crociata
Ultime Lettere
tori
dell' Ortis,
greci e
latini,
non erano
del contino
di
Algarotti cortigiano
quodlibetario
le accademiche lascivie animetta del cavalierino Vanetti. Allora io maledissi ai pedanti, ed ho posto mano a questo comento, nel quale poche e rare cose ho dette davvero, molte da scherzo, e parecchie ne davvero ne da scherzo. Mi sovviene, soggiunge egli, com'io. pubblicando or sono tre anni questo libro, ho tentato a ogni pagina se l' ironia, non
di quella divota
fosse
altro,
soggetto,
il
modo ed
discorso tendevano
i
ma-
conquistatori, se-
gnatamente
di nazioni letterarie,
s'
studiano di pa-
rere Deit, e
e di letterati a farsi
potendo
altro,
per costellazioni
e pianeti.
E appunto
allora le su-
DI
UGO FOSCOLO.
C5
immaginazione, e le letdunque quale si fu il vero scopo del Foscolo nell' imprendere il volgarizzamento in parola, vogliam dire, il ridere con poca spesa di quella clamorosa ed implacabile genia de' pedanti, pericolosa non meno all' inimicizia che
a immiserire le passioni,
l'
se
forse a quest'ora
condizioni doli'
la guerra fra
men umana
tristi
sarebber
le sorti e le
razza.
e dichiarata
cui furono
iniquamente infranti
tutti
Napori-
regno di Aanover,
Olanda ed occupate
ta-
lune piazze nel regno di Napoli, rivolse il pensiero ad una delle guerresche imprese la pii ardimentosa
della
moderna
istoria, e
che
pili
mente del Bonaparte. Medit egli di assalir l'Inghilterra, ed il porto di Boulogne attrasse per due anni gli sguardi dell' intera Europa,
del concetto la
come
alla
il punto di riunione e di partenza destinate grande armata d' invasione. Fu per questo avvenimento, che il nostro Foscolo venne distolto da' suoi studii, costretto a lasciar Milano, e rivarca
le
Alpi
il
con una
divisione
dell' esercito
italiano
sotto
comando
del
general
Pino,
col grado di
Una
lettera
indiretta al cittadino
Melzi.
66
come la malignit e la calunnia incessantemente lo travagliavano. So che le altrui maligne riferte e le mie imprudenze hanno alienato 1' animo vostro da me. Ma devo io abbandonare la mia patria senza la stima di chi la governa, e, quel che mi duole ancor pii, senza la vostra? Facilmente si osa sentenziare un uomo giovane e straniero, il quale non ha per aiuti ne la ricchezza che compra i vili, ne
lora, e
la vilt che
d'
placa
raggio
fianco
mostra generosamente qual' , d pi di colui che si copre col manto dell'ipocrisia. Lo confesso, cittadino vice-presidente, sono stato inesperto ed imprudente: ma il mio contegno fu ad un tempo severamente probo. Non ho mai venduta la mia opinione ne la mia penna, non ho palpato l'ignoranza, la vilt ed il
e chi si
alle
ferite
delitto
che
governavano.
Ecco
le
ragioni
delle
mie
colpe,
non per
voi,
uomo
egregio,
ma
per
ad allontanarmi dal vostro favore. Non accuser l' invidia non ho ancora acquistato tanta fama da meritarla; ma, e la conoscenza degli uomini, e i difficili tempi del
taluni di coloro
interessati
;
vili
odiano naturalmente
le
anime generose,
selvaggio,
che
ten-
magnanime
per
del
cui chi
mondo molte
nell'
inimicizie.
ch la calunnia mi assale
mia
partenza.
DI
UGO FOSCOLO.
07
sospetti, le
tristi
paure ed
e
pericoli,
sciagurati
storico francese, avea fatto console a Bonaparte. La congiura di Georges, di Pichegru e di Moreau, insieme alle indegne trame
scrive
vita
uno
il
Drake
Spencer-Smith,
il
lo in-
conpri-
una
un
patibolo la vita, e
tria sbandeggiato,
il il
Foscolo fu sospettato
che caduta della possanza napoleonica agognava. Perci dopo molti travagli cagionatigli da Murat
alla
venne imposto di raggiungere T esercito; poi sotto apparenza di comandare i depositi di tre reggimenti, fu confinato
allora governator di Parigi, gli
a Valenciennes,
e
s'
gendarmeria.
la causa che
Ma
lo
sospingeva
diversa di
mossi dall'affetto
ingratitudine;
a'
l'
ma
amore
Nel soggiorno
Chierico, cio
di
di porre in pratica
faceva da
Un
sergente per
nome Gio-
68
sulle fe-
il
Gerlini;
del
reo.
su vari Or
lo
nomato
e sulla confessione
il
Arraani
prescelse
Foscolo a
suo difensore, il quale, presentandosi al consiglio de' giudici, pronunzi una ben ordinata ed elo-
noi,
palestra fo-
va egli quelli esser tutti inattendibili e di verun peso legale o morale. Prova esser nulla la confessione dell' accusato, poich un
uomo
caldo di una
azione sanguinosa,
altro
non
1'
gli
orror
Laonde
tutt'
sione spontanea di
un uomo,
il
quale o per
ira, o
ma indizio semdemenza. Smentisce 1' accusa del capitano, perch non pu esser accusatore e testimonio ad un tempo. Finalmente le ferite e le armi non provano il reato dello Armani, poich fra tutt' i fatti contro del
infermit, pu dare non certezza,
plice di
il
il
ser-
ma
contaminare
il
proprio cadavere,
DI
UGO FOSCOLO.
69
rivolse
uomo
di
teme e nulla spera, la sentenza Chiude infine 1' arringa con queste
il
calde parole:
Ma
per appagare
1'
coglierete voi
gue di un giovane militare nel fior dell' et, di un giovano il di cui ingegno non soltanto limitato
negli esercizii
bisce tutt'
i
ma
che
esi-
tale,
che ora non mi giova di nominare, ha fatto e nelle disavventure, che ha perduto un fratello per Ja repubblica, che scenvilmente,) ma'ne' pericoli
patria
un uomo
portato
intrepido,
il
quale anche
in
l'anima
pili
costante,
con
eroico co-
coprano di un velo
i
tutt'
me-
dritti
che
egli potesse
mai avere su la nostra piet: egli stesso scegliendomi per suo difensore, m'impose ch'io non cerMaturate dunque cassi piet, ma giustizia
nella vostra saviezza la sentenza, e prima di pro-
di-
che
la
fortuna ed
la vostra
il
tempo potessero
far
emergere dopo
decisione,
non potranno
un individuo,
il
70
numero
di ciechi esecutori, vi
ma
potreste
morso, e
mai per mille pentimenti liberarvi dal rivi vedreste macchiati sempre del su^
al
sangue.
Pervenuto
sti
campo finalmente
non ha egli
que-
due anni
i
dato
cari suoi
studi ne
1'
amore. In Fiandra fu
ebbe una
gli fu poscia
e consol la povert e
giorni.
dolori degli
estremi suoi
Ecco com' egli scrivea da Londra nel 1826 narrando quest' avventura, e la storia di codesta figliuola. Io qui aveva un tetto mio finalmente,
e
una
ma
suf-
una figliuoletta. Ma ora dopo molte improvvise ed accumulate disavventure ho perduto ogni cosa dalla mia figliuola in fuori, alla quale pur troppo le mie disgrazie hanno rapito quel po' di eredit sua propria che aveva, ed ora non le rimane altro che il suo povero padre. Mi nacque in Fiandra da una signorina ingVese a quei tempi, co' suoi parenti, e altre molte famiglie mentre io per sospetti pazzi di quel misero cuore di Leone e teficente, e inoltre
DI
UGO FOSCOLO.
s'
71
allora
in moglie la
signorina
io
avessi
potuto
e miei.
La bam-
io
fui
mandato a
in
Oceano, ed
io
per la figliuoletta
mi viveva
nonna pigliavasene cura. Poscia nel 1805 tornatomi in Italia non ho potuto pi udirne novella, e dappoich giunsi or sono dieci anni
in Inghilterra, trovai che la madre s' era allogata a un marito recandogli in dote tutte le sue sostanze, e lasciando la mia bambina alla nonna, che la provvedeva d' educazione, e so la teneva sempre in campagna fino che visse. Morta la vec-
mia
testamentari, an-
che coir avviso mio, investirono quel piccolo capitale in terre di lunghi livelli di novantacinque anni
ne' dintorni di Londra, che ben tenute ed appigionate cominciavano a fruttare da. cento a pili lire all' anno, oltre la villa pii grande
in tre villette
modo
giar-
insieme
e
me
mia
come tempio
come
asilo alla
vecchiaia, e finalmente
come
la migliore sostanza
Ma
minciarono
la
calamit di molti,
d'
mie. e anda-
rono crescendo
anno
i
in
ed
io
per soddisfare
creditori,
le
legali
raddoppiarono
gliato di
mie spese, mi sono spoogni cosa mentre quelli che m' erano de-
72
bitori,
il
privilegio di
dichiararsi
La
terra
pagarmi pochi scellini per lira. livelli della mia figliuola erano e
il
stanno e staranno ancora per alcuni anni ad usufrutto di quelli che prestavano
in
dra sono scadute di un trenta per cento da un anno qua ) sono rilasciate a scontare gradatamente il
l'
capitale e
mi hanno
campare dando delle letture in italiano, e il primo corso di esse nel 1823 mi frutt da forse mille lire, ma r anima mia si umili, e credo che morrei di dolore
e
bisogno
innanzi
di
riassaggiare
un' altra
queir amarissmo calice di esporre la mia faccia ad insegnare pubblicamente a gente che non intende, e che accorre chi per curiosit di vedere
volta
un animale famoso,
la carit.
e chi
L' ozio
militoni
intanto
dell'
del
Foscolo
una
Saint-Omer,
il
presso
la
quale
eragli
stato destinato
sentimentale di Sterne
Francia,
opera
come
dice
il
DI
tirico.
UGO FOSCOLO.
73
e talvolta scritturale.
Prese egli dapprima a traslatarla per esercizio di lingua ma poscia in tempi pi riposati e tranquilli,
soggiornando
questo
la-
voro, mettendolo a
stampa
le
sotto
il
mentito nome di
Didimo
lie, le
sue speranze,
morie
e le osservazioni
Francia.
'^
In-
opere,
volendo dar
anche
e
della
dell' autore,
pensamenti,
di vivere.
della
sua
suo
modo
al
Teneva,
scriv' egli,
fra
le
doti
naturali
l'uomo primamente
l'animo; ultimo l'ingegno. Delle acquisite, come a dire della dottrina, non facea conto se non erano congiunte alla rarissima arte di usarne. Lodava la
ricchezza
la
pili
pu dare;
pu dare
sott' occhio,
Leggeva quanti
libri gli
capitavano
a
ma
non
rileggeva da capo
fondo
fuorch la Bibbia
giche.
Era devoto
e e s'
di Virgilio
un busto,
Cantava,
se lo trasporteva
Pindaro
di paese in paese. intendeva da per se, quattro odi di Scriveva aringhe, e faceva da difen-
sore ufficioso ai soldati colpevoli sottoposti a consigli di guerra S' addomesticava alle prime, bench cogli uomini cerimoniosi parlasse asciutto: ed
le sette e le confra-
74'
che.
Usava per
Io piii
^3m liberalmente dotate dalla na-e di pudore; due forze pacifiche, le quali, diceva Didimo, temprano sole tutte' le altre forze guerriere del genere umano. Era vo*ch'ei le reputava
tura di compassione
lontieri ascoltato, ne so dove trovasse materia, perch alle volte chiacchierava per tutta una sera* senza dire parola di politica, di religione, o di Accoglieva lietissimo nelle sue amori altrui
Teneva
pareva calore
di
fiamma
s'
chi gli
offeriva
eh'
che ne temesse
e
Mostravasi gioviale e
compassionevole,
bench fosse allora mai intorno a trent' anni, aveva aspetto assai giovanile Ammirava assai, ma pi con gli occhiali, diceva
egli che col telescopio: e disprezzava con
tacitur-
nit
il
il
sdegnosa da far giusto e irreconciliabile risentimento degli uomini dotti. Aveva per altro
si
non patire d' invidia, la quale, in non trova mai luogo. In chi somma pareva uomo che, essendosi in giovent lasciato governare dair indole sua naturale, s' accomodasse, ma senza fidarsene, alla prudenza umana. E forse aveva pi amore che stima per gli uomini
compenso
di
ammira
e disprezza,
per non era orgoglioso, ne umile. Parca verecondo, perch non era ne ricco, n povero. Forse non era
DI
UGO FOSCOLO.
75"
Inoltre
86mbravami
ceva
non so qual dissonanza neir armonia della cose del mondo non per lo dieh' egli sentisse
Ma
pareva quand'
io lo vidi, pii
disingan-
medesimo
volgarizzamento,
altamente pregevole, me quasi impareggiabile. Primissimo certo de' pregi che rendono utile e commendevole r arte del ben tradurre, si quella
il
traduttore, e non
frappone ve-
runa distinzione
di
Or
tal
molte
al-
pi gloriosi secoli
fedelt, di vocaboli,
una temperata
pen-
ed
da
far
leggere la
inglese originalo.
Ma
sche
il
tempo
guerre-
faccende, e le care
si
dolcezze
dell'
amore, in
fatto,
Francia
che un'
t'ra
76
gale
nel
anno 1804 il senato conservatore della Francia proclamava a Saint-Clond il primo console della repubblica Napoleone Bonaparte imperator de' Francesi. Avvenimenti che la potenza del tempo, il
progresso delle idee, delle opinioni, e tante eventualit inattese
bau reso
Magno
1'
il
general Bonapili
esempio
me-
morando, quello
di
uomo,
di vedere in
1'
Napoleone
eredit
Esclamava egli infatti Chi mai fu eletto coni' io da diciotto milioni d'uomini? Chi pi di me rappresentante del popolo? ^^ Fiere per ed acerbe rampogne si levarono contro l'ambizione di quelr uomo; ma 1' ambizione non cre gli avvenimenti,
:
solo
li
colse, e
il
li
f'
Ma
;
qui
non
spetta
ragionare
su tale obbietto
direm
solo che
ch non
al
suo imil
pero, alle sue istituzioni, al suo governo pio della durata e del progresso: fu
princi-
grande, per-
le forme monarguerre continue travagli da' di non pos chiche, e prodigiose, pat nuovi dolori, e novella gloria
acquistossi
citrici
civile e guerriera
del
conquistatore fatale.
dai
ghilterra per
salvarsi
dal
timore
DI
dell'
UGO FOSCOLO.
il
77
campo
cito
un
eser-
nel
di
corto
spazio di due
mesi
fin
dentro le
mura
plice
un
di essi
1'
andar supgenerosa-
altro
mente nel suo regno, e dettare una pace, che dispogliava r Austria di una gran parte delle sue possessioni, discioglieva il corpo germanico e poneva la
casa di Lorena nell'alta necessit di rinunziare al
titolo d' imperatori di
Alemagna.
il
Sciolto intanto
il
campo
ferte
il
di
Boulogne,
i
Foscolo
rivedeva
vessilli,
l'
Italia.
la quale, deposti
repubblicani
avea profe
quindi
di
l'
Duomo
Mieroe
lano con
di
pompe indossava
Marengo
Arcole
il
nunziando neir afferrar la corona quelle memorande Iddio me la diede, guai a chi la tocca parole Un Eugenio Beauharnais. principe, e figliuolo adottivo del Bonaparte, col nome di vicer d' Italia il
il
Foscolo pose
il
pen-
gli tor-
alla sua fama, ed utile alla patria. L'et che correva era un po' ciar-
Botta,
ma
nome
polo.
i
per illustar la
virtli e la
Laonde
il
Foscolo, per
onore e
sua
care ed illustrare
78
ben pu superbire
l'
italica
nazione.
nel
Il
principe
Modenese negli
anni 1608, una delle pili splendide glorie patrie, come grande guerriero e famoso letterato. Dopo aver corso una luminosa carriera ne' campi di battaglia
porgendo prove di valore e di somma perizia nelarte della guerra, venendo a morte nel 1681 lasciava qual frutto de' suoi studi, della sua lunga
esperienza, e di rara felicit d' ingegno le sue
Me-
morie intorno all' arte della guerra, che per unanime consentimento sono state sempre giudicate opera di un genio. Pubblicate per queste Memorie dopo la morte dell' autore giacquero per lunghi anni
neglette,
modo
ma
furon tanto
d'essere
le ascrissero financo
alemanno. Ora
tipografica eleganza.
annotazioni, oltre
le
nuove
in-
tichi libri di
guerra dopo
quello
il
decadimento della
di-
sciplina
romana;
intorno ai Dragoni; e
DI
UGO FOSCOLO.
,7^
F intorno
alle
non satisfece
tardi a Giu-
comuni brame,
il
serbato era
pili
seppe Grassi
tadini una pregevole ed intera edizione delle opere genuine dell'emulo del Turenna, diffondendo un libro fra noi che ci fa meglio conoscere ed onorare i domestici eroi, meditare i lor precetti, ed emularne gli esempi Sia per sempre laude al pensiero del Foscolo: pensiero nobilissimo, che fin dal
Macchiavelli occup
patria, vogliam dire,
le
menti de'
veri
amatori della
di
a restituire
all' Italia
guerriera
il
militare, a dar
bando
in fine
colla
potenza delle
armi
sua debo-
Pubblicata
egli Milano, e
1'
si
ch era surto gi in
che dar gli dovea un maggior nome fra i posteri e molta celebrit presso i contemporanei. Volendo
dunque por termine a codesto pensiero, divis di abbandonare il soggiorno della capitale, ove le mutate condizioni politiche, una corte novella, le grandi idee e le nuove opinioni, che colle armi e le rivoluzioni diffondeva da per tutto la Francia, avevano non solo potentemente influito su i costumi e sulla pubblica morale, ma financo sulle consuetudini della vita sociale. Laonde il Foscolo non pot neppure egli sfuggire a questa influenza,
80
poich
si
lui,
che dalle
i
pili
profonde medi-
tazioni sui
Greci e su
matte
pi rotte dissi-
cagioni, ei prefer la
quiete e la solitudine
e
della provincia.
Ma
questa quiete,
questa brasepolcri.
mata
la
Carme su
La
la
Revue Enciclopdique de
dal
nel
75.
Paris
1772.
octobre
1773.
Saffi, nel
Le Dictionnaire de
Professor Caleffi,
il
Il
Pecchio,
Ma
il
Ugo
nella
Arbore della
famiglie
fanaiglia
Venete,
esistente
San
Marco,
glia
che trasse
Hugo
Fue
sco
familiae
originum
dedisse
aiunt.
Vedi
Malfatti
Fuschot.
Gemelli.
NOTE.
1192. Andre."! Foscolo
I
Andrea
Almar
I
Francesco
I
Andrea
I
Senatore
Kiccol
I
Andrea
Marco
Senatore
N.B. Da
questo pervennero Zaccaria le tre dinastie esistenti Senatore Marco attualmente. in Donna Pesaro
| I
Fu
il
primo
le
eletto
provvisorio
so-
pra
pompe
Zaccaria
in donna Bragada
I
N. 1522, 3 dicembre.
Francesco
Discendenti di altra linea
in
Donna Emo
Niccol. N. 1596
in
Maria Guardini
Francesco Discendenti d'altra linea.
Leonardo.
1588 25 agosto
1660.
Consola
d.
4"
Antonio
Pietro N. in Corf nel 1679, 4 gennaro.
I
_
*
a
Maria Cinda
Niccol N. al Zante 1716, 22 settembre in Caterina Serra.
Ferara
Pietro
I
Marco
I
in
9t
Giulio Angelo Costantino Niccol Ugo Giovanni* nato in Spalatro 1787 1777. 1780. 25 novembre.
ubina 1775
Venezia
li
7 gitigno 1825.
Firmato: Salibrandi
ecc. ecc.
NOTE.
2
83
nella seconda
Non ancora a
due
parti.
vent' anni
il
diviso in
nella seconda
un elenco
quello che
al
avea
li
scritto o
fino
1796.
piano degli
abbracciava
la
la
morale,
storia, la poesia,
la critica e le arti.
o
Il
numero
composte
Un
Parallelo fra Pastor fido e r Aminta, Lettere ad una fanciulla. La riconoscenza e la solitudine Racconti Morali. Laura lettere. Una stoXIV. La ria filosofica della poesia dal secolo XII fino Repubblica, osservazioni, Logica 'per se stesso. A codeOsservazioni sulla poesia pastorale.
:
al
tengon dietro
primi
si
il
tratto Sociale, e
tre
libri
Annali
di
Tacito
il
Fra
le
poesie tradotte
tratti Saffo,
Ge-
Fra
le
poesie originali
Dodici
il
Un poema
tre canti.
Oda
in
Mosaica.
il
Capitoli fidenziani.
Si nota
liberatra
i
Tragedie
i
Tieste: l'Edipo,
meditate, Focione e
s
Gracchi:
Scrisse
e
codesto
tempo
l'inno
tore,
pi
notabili
vive
in
Il
Romanzo
nome
84
7
NOTE.
In Milano
il
si
die a
scrivere
la
nel
Monitore Italiano.
Scrisse
volea abolire
Gioia,
fin
La signora
il
la
quale ebbe
la cortesia,
il
du-
rante
bel dono di
Villemain
Cours de
la Littrature
Ortis.
11
Londra
Ved.
il
1829.
12
Paris.
13 i<
Bignon
le
Histoire de France.
On alme
offerts
lui
avaient
qu'il
ft
les
chefs
de
la
rpublique cisalpine
pour
l'eloge
du vainqueur de V Italie
Revue de deux
fais
les
Mondes.
15 J' ai
achev Sterne;
egli scrive;
maintenant j'y
des
er-
les
ma piume
me
reste
mon huraeur
Imaginez-vous
aurais de vousl
donc quelle espce de commentaire sombre amis qui quejque jour liront
logne su
is
ma
traduction, et
mer 25
octob. 1805.
LIBRO SECONDO
SOMMARIO
deir Iliade
Carme
su
Sepolcri
Saggio
di
traduzione
Elezione
Duello
Nomina ad
Elettore
Orazione intorno
all'
origine e
all' ufficio
della Letteratura
limiti
Lezioni
Orazione sull'origine
sul
della
Giu-
stizia
Dimora
lago di
Como
tiro in
Indirizzo per la Guardia Civica Occupazione Austriaca Rifiuto a dirigere un Giornale pensionato di Milano Satira Esilio in Isvizzera dal governo austriaco dell' Hypercalypsius.
La
nostra
letteratura
il
suo cominciamento dalle traduzioni \ Ma nata appena, r ingegno italiano surse gigante, ed ai primi
fiori
le
soavi
e generose canzoni a
velle del
medesima
delle
latine.
Ridestato
lo
studio
padri
nostri
tanto care e potenti attrattive delle elleniche lettere. L' affinit dell' indole delle
due lingue,
e il
86
intima
vera
cagione di quel
si
fu,
perocch se
l'
altra
non
l'
si
potea, ne si
dovea.
Quindi ne
le
avvenne, che
trie
epica poesia,
disconosciute
le
pa-
ne avvenne che la tragica musa sforz i cuori a sparger sulle altrui sciagure quella lagrima, che esser dovea sacra e fruttuosa ai fratelli: e l' italica lira sprec per bugiarde Deit, per nomi, per cose
glorie,
imprese
celebrare
altrui;
agli
affanni,
alle
speranze,
che fra
il
solo
non perdonabile sarebbe il voler negare, mille volumi del nostro Parnaso, tolto Dante, alquante cose del Petrarca, pochisi
civile poesia,
Ma
pel vol-
ger di
piii secoli,
veggiam
delle
noi
l'
italica
musa
tutta
aggirarsi
nel
vacuo
mitologiche
fantasie,
nella fredda imitazione di freddissimi ed insulsissimi amori, nelle impotenti declamazioni contro ai
tiranni, e nell'affettata ed esagerata deplorazione
di personali sventure. Tuttavolta
sempre
la civilt, sul
progresso
gli
XVIIl accorger
DI
UGO FOSCOLO.
errori
alle
1'
87
nella
scienza
del
arti
pure
ed antiche
di una ciuna letteratura eh' abbia al tutto un' indole sua peculiare, una letteratura in cui il bello abbia una forma ed un culto, quale la vicenda degli avvenimenti lo han
alla creazione
dire,
vogliam
di
suada
sentire
la ragione,
commuova
e
il
cuore,
esprima
le
il
de' contemporanei,
pii
richiami
tutto
pi recolorito
centi e le
fare,
il
primi
il
Baretti di volgere
ed ai progressi delfalse
Combatt
le
opinioni
lette-
rarie, derise
ed invil
e
le ciance
cadi,
il
ridondante
lusso antiquario,
gelati cone
cetti del
Bembo
degli altri
petrarchisti
cin-
quecentisti,
insomma
che pur troppo usurpavano un tempo prezioso per gli alti e severi -. L'Alfieri scosse il servaggio delimitazione, e cre un dramma, quale 1' umana mente, ispirata dal genio e corretta dal sapere,
l'
pu suggerire
la letteratura
^.
11
come un sacerdozio
e
desti-
nato ad illuminare
mare
ramente morale
la pigrizia,
tilit
i
dell'ordine
Monti, bench ondeggiante ognora fra la lotta delantica autorit e gl'insegnamenti della ragione, pure in molti suoi canti non fu greco di credenze, ne di modi, ne di affetti, ma seppe imprimer nel'
gli
pensieri e le passioni
forme
il
forti
grandi da destare
pi alto e
pii
nobile entu-
siasmo ^ venust
Pindemonti riuniva alla gaiezza, alla armonia dei classici il genere contemplativo e morale degli stranieri, usava una nuova mitologia pi significativa, pi cara, rendendo sensibili le astrazioni, diffondeva in tutte le
Il
e all'
sue poesie quella dolce melanconia, che non proviene solo dall' amore,
ma
umane
gretamente
fuggire, in
somma
al Parini, alla
rigenerazione
italiana^.
Dettava
il
Manzoni una storica e civile poesia, quale l'indole dei tempi a lui parve richiedere, diffondendo nel sentimento religioso una soavit e dolcezza di
affetto evangelico, di che eran prive del
tutto le
precedenti poesie.
Pellico,
altri
Ed
infine
seguivano a questi un
Leopardi, un Grossi, un
Niccolini, un Arici, un un Borghi, un Romani, un Berchet, ed valorosi, che ispirati tutti da quel sublime
temente
questo mezzo
filosofia civile,
egli
una
applicandola a tutte
cognizioni
sociali, filosofia
mente seppe
il
ve-
Galileo
DI
UGO FOSCOLO.
89
avea fatto alle scienze fisiche e astronomiche ^ Tutto in breve sia dalla parte delle lettere, che da
quella della
della
filosofia,
morale,
storia e
delle
tutto
si
avvicinava ad
una
immortale; tutto
della
mostrava
e la
esiste scopo
morale
la
missione
sola nel
Ora
il
Foscolo, pare a
noi,
che
ben
si
possa
o
allogare nel
novero di
questi
cooperatori,
per
letteratura.
i
Educato
il
l'
magsi
giori beni
fu
rispetto
pi cara e
preziosa
dire,
l'
facolt
del-
umano
intelletto,
vogliam
indipendenza.
superstiziosa
Al culto
pe' Greci e
pe' Latini,
il
alla
Foscolo
aggiunse
bisogni del
alla
catene
mente
e
lettere,
che
merc
non
che
si
le
pili
sana
filosofia,
lettere
ormai
debban disgiungere dalla storia politica e religiosa de' popoli, ne da quel reciproD^ legame
han
e
le
leggi
bello
'.
del
giusto
dell' oneste
con
quelle
del
amore
si
reverenza
classici scrittori,
dipartiva dalla
lor
norme
libel'
alta
90
necessit di cooperare
alla santa opera
del
sino al
delirio
il
suo ceintera-
lebrato
Carme su
civile. Il
mente
classica riunisce
altamente
ma-
una forma
di
elocu-
della
virti,
scopo dell'autore,
ma
accrebber benanco
lettere,
g' italiani
il
patri-
monio
al
delle italiche
il
perocch grande ed
innalzarono
universale fu
plauso che
primo apparire
moltiplicate
di questo nobilissimo
in
Foscolo.
alle
Tuttavolta
mezzo
e
alle
edizioni,
alle
latine
non mancaron voci sinistre e nimiche che apponevan colpe e difetti a codesta poesia, ed il Rosmini infine non ha avuto punto timore di dirci,
che niente
end'
ad Ugo suffraga V ammirevole lavorio forma del Carme su i sepolcri, il quale esanime per la sostanza, sol per quella vive e viveva. Ma ecco le parole
ei
che manifesta
il
concetto
propo-
vano
che
ai vivi
sentono immeritevoli
la
DI
UGO FOSCOLO.
91
polture de'
tristi
infami.
Istituzione delle sepolture nata col patto sociale.
domestiche. Mausolei
tria agli
eroi.
amor
della
pa-
Morbi
superstizioni
de' sepolcri
monumenti per
le
na-
nobilitano
le
citt
che
le
i
raccolgono;
sepolcri
dei
monumenti ispireranno r emulazione agli studi e 1' amor della patria, come le tombe di Maratona nutriano ne' Greci r abborrimento ai barbari. Anche i luoghi ov' erano le tombe de' grandi, sebbene non vi rimanga vestigio, infiammano la mente de' generosi. Quantunque gli uomini di egregia virti sieno perseguitati vivendo, e il tempo lor monumenti, la memoria delle virt distrugga e de' monumenti vive immortale negli scrittori, e
quei
i
si
le
muse.
Testimonio
a
sepolcro d'
1'
Ilo,
scoperto
dopo tante
privilegiato
amor
peregrinar
alla
Troade;
il
sepolcro
nacquero
Dardanidi autori
de' Cesari
infine
Roma,
di-
e della prosapia
signori
del
mondo.
Chiude
con
Troiane donne.
imminente sciagura
92
la vergine Cassandra,
povert e
1'
esilio col
vaticinio che
la
Dardanidi risplender sempre in quelle tombe; la preghiera alle palme e ai cipressi piantati su quel sepolcro dalle nuore di Priamo, e cresciuti per le lagrime di tante vedove; la benedizione a chi non
toccher quelle devote frondi, sotto la cui ombra un d si vedr Omero mendico e cieco branco-
lando
interrogar
gli
spettri
degli
Eroi
Troiani
concittadini;
gli
spettri
due
volte e
vendetta
de' Greci,
il
pi
ultimo
le
trofeo
ai fatati Pelidi;
sacro vate,
che, celebrando le
afflitte
placa pietosamente
alme
de' vinti;
santa e
verace,
un
infelice
guerriero,
tu,
onore
di
Ove Per
fia
sacro e lagrimato
sangue
il
sole
Or
tale
il
piano
dell' intero
1'
lavoro
del
Fo-
scolo, in cui
par che
elemento
civile
formi tutta
la sostanza poetica e
il
Vane
dunque, reputiam noi, ed irragionevoli le critiche appostegli. Egli ha donato una poesia conforme
all'indole
del gusto;
de' tempi,
ai
bisogni
della
ragione e
genere, di
ha contribuito insieme
DI
UGO FOSCOLO.
della
93
novella.
poranei
alla
creazione
letteratura
mente sublime e immaginosa, una fantasia veracemente poetica, una profonda e melanconica natura, e un cuore intimamente penetrato dell' alto soggetto? Se vuol ritrarre al lettore la grande anima di Vittorio Alfieri, un breve cenno, una
rapida dipintura basta a tant' uopo.
Irato
a' patrii
Ov'Arno
pi deserto,
campi e
il
cielo
Vivente aspetto
Il
gli
molcea
la cura,
E
neri
pochi versi
il
chiudono
quelle
di
interi
benefizi
le
che
ce-
l'Italia e
mondo debbono
con
a' divini,
cui
riposano
Alfieri
in
S.
Croce.
Ne men
Musa
sento
del
Parini.
Musa, ove
sei tu?
Non
Fra queste
Il
mio
tetto
materno.
lui
tu venivi,
sorridevi a
Ch'or con dimesse frondi va fremendo Perch non copre, o Dea, 1' urna del vecchio Cui gi di calma era cortese e d' ombre. Forse tu fra plebei tumuli guardi. Vagolando ove dorma il sacro capo Del tuo Parini? A lui non ombre pose
Fra
le
sue
mura
la citt,
lasciva
Non
Che
pietra,
delitti.
94
veduti fra
il
notturni
silenzi
ne'
campi
Maratona,
vati-
Omero,
e le
avelli, e
abbraccia le urne
un senso
religioso, e
1'
ossa.
.
Un
di vedrete
Mendico un cieco errar sotto le vostre Antichissime ombre e brancolando Penetrar negli avelli, e abbracciar l'urne.
E
Il
interrogarle
polcri, volle
siero,
che
tutto,
sia
dalla parte
del
pen-
che da quella
desta un
fa sen-
ma
ben
meditazione,
alle
all'
sentenze filosofiche.
indole del soggetto,
ardore di sentidi
numero.
d'
d' idee,
d' affetti,
immaci
un suo
da
Critico,
che
pe-
profondamente
delle
i
pitture,
nelle
i
quali
pii
veggiam
convertiti tutt'
pensieri,
anche
astrusi, che
compongono questa
poesia.
DI
UGO FOSCOLO.
doti
95
il
A
monia
siffatte intrinseche
aggiunga
lettore
non ha nulla di conarmonia nuova e sentita, che sembra anch'oggi inimitabile: aggiunga tutto lo splendore e la severa maest di una lingua sovrana, e vedr senza alcun dubbio che questo carme pu ben noverarsi nella schiera delle opere, che pi potentemente influiscono suU' immaginadi versi e di stile che di
venzionale,
un'
zione
sul
cuore.
Egli
vero,
che
il
Foscolo
forma posal
siam
dire, eh' ei
serbar
si
Il
volle
un' indole
tutto
propria ed originale, e
de' migliori esemplari.
natura,
ma
unicamente inven-
onde credeva una sccminaggine, ed una yQ\'?i poltroneria r averlo introdotto nella nostra poesia.
Frugoni,
riveriva
diverse specie
colle
lor
particolari
va-
riet e filiazioni.
Furono
infatti giudicati
una va-
nuovo anche
al
Parini stesso.
fu altres
comun
Foscolo
Manzoni ^
Il
96
che riguarda la
scuola del-
sciolto,
dipartito
dalla
Ma
il
gia ed
dole,
sua
in-
mentre ad un tempo
gnosa invenzione de' colori, la lor avveduta ed opportuna disposizione, la sobriet degli ornamenti, la vaghezza delle metafore, la propriet de' vocaboli, la bella e variata armonia, e la squisita eleganza, di modo che mentre l'autore si attiene al suo esemplare, non lascia di costituirsi un tipo
tutto speciale, che rende ben agevole
i
il
riconoscer
pur negata gli venne da' suoi pili acerbi nemici. Onde il Pecchio scrivea, che la poesia italiana
non ha
Sepolcri
forse
un componimento
pii
perfetto,
colorito
pi
dei
brillante
in
E
sol
se
di
che questo
la
poema,
posterit
forse
avrebbe
di
pi
alta
nello stesso
co'
Frammenti
Callimaco,
colle
due Odi di
Ma
qualche
altro
non
si
rinvenga che
r
la
eterno silenzio
della
morte, ne
speranza,
ne
vi
presieda
religione.
Anche
la
tima Dea fugge i sepolcri. Di cotal colpa pare debbano accagionarsi pi i casi della vita del poeta che il di lui cuore. Le amarezze del disin-
DI
UGO FOSCOLO.
e lo sconforto
97
della vita, la
ganno, la stanchezza
depravazione
la
licenza
degli
tempo,
le
niero, e infine le
dottrine
del
passato
sua sempre trista e melanconica natura, par che gli abbian fatto obbliare, che il Vangelo, come credenza, perfezion 1' uman
secolo, insieme a quella
cuore
e lo
ad un tempo
Intanto
il
onorare
il
valor poetico
Foscolo,
mosse
altri
ingegni a correr
lettere di
lo stesso
un
tal
ed anco per invito dello stesso Foscolo, venne in campo l'Ippolito Pindemonti, che non fall, com' era
ben
Il
ed attinse
la
meta.
Carme
verso
il
amico, che temea non udir pili da lui mesta armonia che lo (joverna, fu con altissimo gradimento accolto, ammirato e celebrato dall' universa Italia, anzi taluni non certo a quello
dell'
e la
sopra di quello
il
nostro
Ugo con
altezza
generosit
d'
animo
Dei Sepolcri vostri ho udito dire meraviglie da' nostri letterati, ed in casa di una
gli scrivea
gentile e bella
brunetta
i
il
signor Ricbi in
mia
in-
presenza prefer
ho
cominciato
stimarlo,
veggendo eh'
ei d'
dava
le
s
amico
e
il
mi reputava
animo
o
liberale da intendere
vero: giustizia
schiet-
in quella 7
98
me
poesie
ninna si alta e s calda: e trovai il cavalier Rosmini del mio parere. Una bella Epistola critica Giovanni
Torti
al
ma
scrisse
in
questa occasione,
si
indirizzandola
De
d coscienzioso
de' lor
Laudevole ancora
E vuoisi pure, che l'abate Francesco Filippi ne abbia anch' egli fatto
Finalmente
e
il
signor Pascalis
ha
somma
questo
Carme venne
dappertutto
generalmente giudi-
cato un ammirevole capo lavoro fra i pi grandi onde onorinsi le italiane lettere, massime per le
per
quel
incantevole,
^
spi-
nostro
Ugo imprese
altr'
opera che
non ha poscia potuto condurre a compimento, e gli procacci anche il dolore di perdere 1' amicizia di quel felicissimo ingegno del Monti. Egli pose
mente a dar
e
veste italiana al
il
poema
canto
dell' Iliade,
volle
metter fuori
primo
insieme
si
tenle
opere di
Omero
mai
in Italia,
difetto
non
di
tradut-
ma
pure fino
voi-
ai d nostri la letteratura
bramava ancora un
DI
UGO FOSCOLO.
alla
99"
garizzaraento
poeta.
conispondente
Paolo
la
fama
di
quel
E questo
da
ancorch
che
libri
al Salvini,
al
Cerutti,
al
Ora
il
Monti
si tolse
numeuna
So-
tale
impresa
crate,
come
gli scrivea
Foscolo, che
l'
l'
intelletto
interprete
miita-
protest
a'
letterati
coir aiuto di
un popolo
di chiosatori, dichiae
col
po-
un
Lamberti, di un Morali e di un Visconti, il Monti pot riuscire a donare alla patria la sua pregevolissima ed invidiabile versione dell' Iliade, che si
pu ben riguardare qual prezioso anello che unisce italica letteratura alla greca. '" Or certo soil
spinto
si
volse anaffetto
modesto
emulo Monti recitandogli in cambio la sua versione e confessando all' amico di aver tradotto senza greca grammatica. Il quale esempio mostra da una parte la indole e il cuore di codesti due ingegni, e prova dall' altra che il lor legame sarebbe stato in Italia una potenza morale temibile a' nemici di questa terra. Ma volle altramente il destino. Il Monti prest fede alla
al giudicio dell'
il
suo lavoro,
il
100
la sua amicizia
mirava,
che
La
lotta fra
questi due
sommi
fu indecorosa e
lagrimevole. e
segna una pagina infelice della vita del Monti. Pur troppo essi obliarono quella gentilezza propria de' buoni, che uno de' pi bei
lettere.
frutti
delle
la
vergogna di rammentare, e che i costumi non pi comportavano.^^ Ma tempi ed parliamo del volgarizzamento dell' Iliade. Ogni scrittore ha la sua particolar fisonomia,
civilt italiana
ed Omero non solo fu in ogni tempo reputato come il primo esemplare dell' arte poetica, come
la
il
primo
an-
dell'
svolgimento
poesia dello
primitivo
reali, incontrastabili,
una straniera verOr a ben tradurre' un poeta, dicea il De La Motte, non si riesce con annoverare le patrasferibili in altra lingua, e in
sificazione.
role,
ma
si
il
pi
diflScile
il
piii
importante
si
Ma come
con-
seguir
profondi
et
poeta di altissimo
all'
valore;
avea l'anima
informata
tire, la
mobile fantasia,
DI
Il Cesarotti
UGO FOSCOLO.
101
avea reso Omero francese. Il Monti avea dato una splendida veste italiana. Il Foscolo volea far conoscere V Iliade tentando di adgli
dentrarsi nella
nelle
stile,
precipue
caratteristiche
di
la
quella
semplicit
maest.
Monti non ha donato una classica traduzione, ma come ne giudica quel potente ingegno del
Leopardi, ha dato solo
Il
l'
Iliade
in nostra
lingua.
rizzamento
ed
ai
r indole
prendere
le colpe
e
il
vera
essenza
omerica poesia,
stile,
tuono generale
i
dello
schivar
ed
falli
Egli cre-
che
le
altre
possa
assumere
r Iliade.
le
imprendo a tradurre
da' pochi
Or
noi
potremmo
il
saggi
che
abbiamo dimostrare
tore conseguito.
vero fine di
lo
questo volgail
abbia
tradut-
non volendo allargarci in una lunga disamina, presceglieremo alquanti passi del terzo libro, bastevoli a render palese la perizia
del Foscolo nel greco, e
l'
Ma
Paride
di
tra
piena
in
cha
Foscolo
le
mani
{JLsy'.aTe,
massimo
102
Il
Foscolo traduce
speciale al
il
Giove,
massimo
eterno
il
Tiaiep,
nome
sommo
"ISrjOev [xeewv,
ne
x-jiaie
non eterno. Il Monti non tralascia nulla bench si dilunghi in due versi
sissimo
e
:
'HXti; 5,
Tiavi' ^opxi;
xa/
Travi' sTraxouctg
Foscolo
Vi sono aggiunte
le
parole
tu
che cV alto
come
altres eTiaxouei;
zione
11
intendimento.
Monti rende
il
greco
italiano:
Sole, che tutto vedi e tutto ascolti.
xat UoTa^ot,
xeni
Fata, xac
ot
uTisvepGe xa|JivTas
'
morti uo-
Foscolo:
Fiumi,
Moderate sotterra,
Punite
DI
UGO FOSCOLO,
1'
lOS
Moderate
Il
di pi,
o|xoaaT(j
omesso.
Monti:
Alma
Tellure genitrice, e voi
Fiumi, e voi che punite ogni spergiuro Laggi nel morto regno, inferni Dei.
Numi
Qui manca un' idea, cio la punizione che i di sotterra danno agli uomini morti. Nel Foscolo v' maggior intelligenza del testo.
Ofiers [iptupoc eats,
(^oXaaaete o
serbate fedeli
i
opyaa. Ttwxa.
Voi testimoni
siate, e
giuramenti.
Foscolo
.
io,
Troviamo gravit ed
delt Io,
voi,
altezza,
ma
non molta
tutti
fe-
di
pi,
Monti meglio:
Siate voi testimoni e in un custodi
XV MevXaov 'AX^av^po?
5' V
xaxaTicpvifi,
quindi Elena e
Se mai Alessandro ammazzer Menelao, s' abi)ia egli tesori e noi ritorneremo sulle onditutti
i
gradi navi.
Foscolo
in
Grecia
io
ritrarr
le
navi e l'armi.
104
Belli
gravit,
i
ma
rovxoxpoiacv.
un
po' di prolissit.
Se a Menelao
Dar, morte Alessandro, egli in sua possa
Eiena
e tutto
il
suo tesor
si
tegna.
Su Tondi-vaghe prore
ZI
x'AX^avopov
7ri6 Erjvyjv
o' %pYeloic,
xxetvTg
^avBoq MevlaoQ,
Tpwa?
T!,|JLy;v
Tj
T xa: oaoiiivoiG'.
vOpmoiai TiXrjxat
Ma
se
il
tesori,
ed agli Argivi
gli
si
paghi
si
uomini avvenire
ricordi.
Foscolo:
Se
sotto
Memoria
nepoti ai
figli.
tolto
a Menelao
si
1'
aggiunto
gli
Il
terzo
si
non
nominano
la
Ar-
pagar
debba
milita.
rima-
nente
Il
Ma
avverr che Menelao di vita Teucri allor la donna i Ne renderanno e V aver suo con ella, Pagando ammenda che convegna, e tale Che ne passi il ricordo anco ai futuri.
se
Spogli Alessandro,
DI
UGO FOSCOLO.
rTpiajJLC^
Up'.y.iic.
105
xe Tzacza
Ei
o'
av
[JLo' v.ixYj'^
(xay('y^<70jJLa'.
evsxa rcivv^s-
[JLvwv,
se
SCIO?
x xc?
figli
TTo/iji-Gio xr/e^co.
Ma
me
per
la la
Priamo ed
di
termine
della guerra.
Foscolo
se
fratelli e il re, morto Alessandro, Mi disdiran l'ammenda, io per l'ammenda Guerra guerregger fino all' estremo.
i
Ammirevole
Ed
il
Monti:
i
Se Priamo e
figli
suoi, spento
Alessandro
Negheraa di pagarla, io qui coli' arme Sosterr mia ragione, e rimarrovvi Finch [unito il mancator ne sia.
Solita prolissit,
ma
non colpevole
versi,
d' infedelt.
Or da questi pochi
tradotti, analizzandoli
colla ferulii,
del pedagogo,
si
potr
due
penser-
maniera
la
il
di
esporli,
possibile
effige
del
greco
suoi lineamenti,
il
suo
fare, la
sua indole.
pili
A
di
Foscolo,
addentro
oltre
i
pensieri,
anche
la
forma speciale
propria
106
noi
de' pensieri
Il
deir originale,
stile, il
ma
suo ed il
cura di questo, ed
ama
leggere
Onde Omero
chi non si
vestito di
una forma splendida, elegantissima e nobilissima, legga il Monti. Chi avesse bramato conoscere la
verace natura e la essenza di quella poesia, avrebbe
dovuto attinger
stato
altro
concesso
di
ci
condurlo
al
suo
termine.
Un
esempio
Non addurremo
in questi
il
il testo, perocch non a molti tempi torna di buon grado il leggere o comprender greca poesia, ne tutti son vaghi di
cosiffatti confronti,
ma
ci
liano volgarizzamento.
Venere
fa
di
Elena
Omero ha dato a
queir abboccamento un colorito di stile voluttuoso delicato, qual si conveniva alla sitnnzione di
passo,
due amanti, onde il Foscolo, nel traslatare quel ha felicemente tentato con egual gusto e de-
Or
vieni;
vesti; e
non
D'una
Ogni parola ad Elena piovea Nel segreto del cor; poi quando a
11
lei
"Vide, e
DI
UGO FOSCOLO.
tu
107
?
sempre
in
Che
sai pi
farmi? Strascinarmi
vinto,
le si
altre
un nuovo
fu e
dolse:
Io, trista! io
mai
di
Va
N
Le
tu,
Vivi, per
dimentica l'Olimpo,
pasci
Numi; presso a
lui
ti
Giorno e notte di spasimi, e tei serba Fin ch'ei ti nomi sua consorte e ancella; Ch'io non v'andr, non io, quando il suo letto
Pi indegnamente abbellirei, vedrei Pi amaro
il
Paride
codardia risponde:
Non
pili,
diss'ei,
M'han
vinto.
Numi,
il
Deh
sorgi,
veleggiando
mari.
Quel primo
Fui
di
non mi strnggea si fiero m'innamora. Ei sali primo a' molli strati, ed ella Seguialo; e il sonno li sopla congiunti.
lieto alfn,
si
caro
il
desio che
Or ecco
il
il
Foscolo
traduce.
Un
terzo sembrata
crede che
non son
lezze, e
le
ma
soii
pur
all'
le
bel-
che
Foscolo
vest
Omero
Inglese.
108
Noi non risponderemo a questa opinione, ma direm solo, che r opera del Foscolo doveva e poteva esser sanamente giudicata, allorch fosse stata condotta
al
suo
fine,
gli
amatori delle
onor dell' Italia dovranno alFoscolo avea intermesso non avea cessato di apdi
di
fin
dal 1807
ma
partener
sempre
colla
qualit
capitano
Il
dello
stato maggiore
all'
italiana milizia.
di
governo larriguardi
il
gheggiando con
lui
favori
di
per
te-
alta
fama
di
che
egli
neva esente da ogni militare dovere, ma ben gli concesse di potersi liberamente occupare e vivere
in quel
modo che
in Milano,
il
pii
dunque stampe
il
nostro
Ugo
si
sfuggire.
l'
Un
delvil-
esercito francese,
parlando con
lane parole di
Ebbe luogo
fiiron
infatti
un
duello,
ma
avventuratamente non
effetti.
funesti ne
lagrimevoli gli
Verso la fine dello stesso anno 1807 il Foscolo ebbe, non chiedente, T onore d' esser prescelto a pieni suffragi ad Elettore del regno per rappresentare insieme al Canova la citt di Venezia e
il
dipartimento dell'Adriatico.
Leopardi,
il
Ma
siccome, scrivea
il
mondo
una lega
di
vili
di birbanti contro
gli
uomini dabbene,
contro
generosi,
DI
UGO FOSCOLO.
e
109
per
avvenne che
consuete
vilt,
per
i
pratiche cortigianesche,
il
nome
che
ve-
un
altro
si
vantava d'escelebrit
impalmando una
di
ma
turpe
mondo
di Venezia.
Stato
i
cacciato
Collegi,
i
Foscolo,
ragunati
ebbe
zione
di
nuovo tutti
il
suffragi, senza
che
di
Cenquesto
god
i
onore
questa
carica
finche
tempi non
mutarono.
In questo mezzo il regno d' Italia e la Corte Beauharnais avean creato una nuova letteratura, che il genio nazionale al tutto spegneva;
di
di
pompe
servili,
povera
ambizione
cortigiani,
alla
de' professori
per
avverso
Francia ed a Bonaparte, fedele ed irremovibile sempre ai principii proclamati, colla sua indipen-
denza
trono
appressava al
francese,
ma
vita,
solitario
l'
cantava
e
le
Seiolcri,
traduceva la
istoria
virti
contro
la
tirannide,
im-
piegava in
terra
straniere.
somma
i
de' padri
suoi
insolenza
delle
armi
Ma
da un cotal senso di
110 pudore
allogare
pensarono ormai di
vole al suo
fatti
il
nome
ventisei
marzo 1808:
sono
eloquenza in Pavia,
in
Eccolo dunque
professore
una
della
Peni-
sola, eccolo di
nuovo rivale del Monti, ed eccolo nella posizione di poter porgere alla patria ed
suoi cittadini novelle prove dell' altezza de' suoi
a'
Ma
sfol-
in
cui,
gendosi
suo
Ugo
Brunetti,
ecco
come
egli
di-
pingeva in quel duro frangente la sua delicata condizione. Io vedo, mio caro amico, che questo
aiuto del ministro va
alle
calende
greche; e la
e di
mia anima
brini
nella tristezza.
Tu
hai letto
il
biglietto
Ca-
mi fu
:
impossibile di parlargli.
brobrio:
il
tempo stringe
ogni
me
nel
giorno di obprofessorato!
nell'
incominciamento
Non
universit
mille accusatori giusti contro di me, senza udire mille maligni esagerati.
Ma
come
partir
io
se
mi manca
il
necessario?
Tu mi
ma
io dalla
non voglio
io ti
somma
accettare
io ti
pili
Mio Brunetti,
devo ducente
DI
UGO FOSCOLO.
IH
lire
io
ti
devo
di mille lire
mi empie V anima
e
di ri-
conoscenza,
ricco.
Lascia dunque da
il
bi-
tu sai eh'
io
per-
non so
1'
dire,
se
proponimenti.
proteste,
il
Ma
pure a dispetto
queste sue
amico
di
ritrassero
gli scrivea:
lo non so
come
ringraziarti, ne compensarti
11
questa la maggiore
delle
in
nove anni della toga di professore, vi rinvenne Scarpa e Volta, nomi europei, ma il primo, die' egli, viveva sdegnato de' tempi, e l'altro era senatore
del regno; quindi leggevano assai di rado.
Il
Monti
Foscolo
si fece
sul riaprirsi di
che se
gli
studi;
altri
mesi
leggere in domenica,
fine
modo che
gli
alunni
attendere;
ed in-
quella
112
V ohhligo di onorare
in fatto di sciente,
pili
primi
il
il
Foscolo
d
circondato
dalla
22 gennaio 1809
plauso
accolta con
incredibile
ed
all'inconta-
minato cultore delle sante muse e delle vere lettere. ^^ Ma non perci egli non ebbe in mezzo agli encomi delle acri censure che, trascurando le vere
mende,
giuste,
apponevano accuse mal provate ed innon giovevoli, die' egli, ai leggitori che bramano d' esser consigliati, ne all' autore che ha
gli
Non
rispose,
spregi
osservazioni
con competenza ed
e
equit
di
di
sincerit
di
parole.
laude questa
suo Autore,
quali
uflSci
ove
Le origini
si
riesca
vederle,
palesano
vicende de'
nell'
quanto
le
si
In tal
modo investigando
il
l'
origine
delle lettere
solo
uomo, non
arti
verr a discoprire
ma
la
benanche
doveri annessi
letterarie,
nel
sapere,
sul
civile
ed
progressi
dell' incivi-
La
parola, avvisa
il
il
Foscolo,
mezzo
facolt
di
raparti-
presentare
pensiero.
Or questa
i
di
1)1
UGO FOSCOLO.
113
esterni
e
le
delle
potenze
mentali.
Quindi
passioni
immagini, mancando di
le
rape
tu-
multuanti,
le
conservazione, ed
appena
sien
dall' azione,
i
Ne
ai
prova
sordi-
non quando
segni
della
parola
Ne la ragione destituta della parola sarebbe prerogativa dell' uomo, ma, come negli altri
animali, ridurrebbesi
ed
all' istinto di misurare i beni mali imminenti con la norma delle sensazioni..
Questo bisogno per di comunicare il pensiero uomo. Nelle primitive societ poche articolazioni di voce eran bastevoli all' uso e alla memoria. Ma crescendo le nazioni,
propagandosi
i
il
commercio,
usi,
le
arti,
le
ricchezze,
le
vizi, le
virt, gli
si
le
religioni
le
e e
lingue,
passioni,
non solo
moltiplicarono
all' infinito
i
idee
le
ma
variarono
loro
aspetti
le
si
loro
combinazioni,
il
ac-
piii
ornai
dunque
la civile
comunanza,
pro-
gredito
il
origine ogni
umano sapere. Ma 1' uomo veggendo caduche ed incerte le opere della sua mano, pens per premunirle ed accrescerle di rivolgersi al cielo
Gemelli.
8
114
terreni
monumenti,
e
delle conquiste,
fama
uomini egregi,
fondamento
uomo
giace-
rebbero inerti
di
mezzi
le
progressivo
guerra
ne
di
societ,
confonderebbesi
di
con
fiere.
nazioni senza
stabilit
forza,
concordia,
ne
di
ne lunga utilit di riti e di leggi senza tradizione, ne certezza di tradizione senza simboli. E poich
i
simboli consegnati
ai
tumuli, ai simulacri ed ai
alle
geroglifici
furon
trasferiti
apparenze
dal cielo, e
degli
asterismi, noi
abbiam veduta
la religione de'
grandi
fon-
riprodursi
Le quali
e
da' preti
diedero origine
divide in
uso ed
L'
all' ufficio
della letteratura.
il
uman
genere, secondo
pili
Foscolo,
1'
si
perdono
arbitrio delle
men sanno
rivolgerle a proprio
che fomentando premi della giustizia terrena, e con le promesse e le minacce del cielo le passioni degli altri, hanno arte e potere di promuoverle a pubblico bene. Elementi perci della societ
vantaggio,
ed
in
pochi signori
co' timori
e co'
DI
UGO FOSCOLO.
la
115
sono
il
principato e
religione.
i
La
il
parola,
che
di
rianimare
generoso coraggio
altre,
abuso
e la
deformit di tante
li-
nodi sociali,
del
abbandonerebbero
carne-
fice,
gare cruenti
degli ambiziosi, e
invasione
degli stranieri.
Pur
si
et
le scienze,
sendosi rivendilettarla.
dritto d'illuminare la
che
l'
uSicio
Ma
dilettare fu
La
filosofia
morale
1'
politica
rinunzi
da che abbandonando
eloquenza,
si
smarr nella
filosofia,
manomessa
Intanto
il
da' retori.
tempo
e le vicende,
me
illusioni;
mala
116
ragione.
storici
negli
La
letterat-
pi utile e pregna di
bella
Perocch
il
pensiero e
il
modo
di rappresentarlo sono
dell'
ri-
immaginazione o del
raziocinio,
onde la vera
poich
eloquenza non
frutto
di
verun' arte,
pu dipartire n
disgiungere dalle
dalla verit.
umane
mentre
Ma
rettorica.
L' arte
non
perch non
le sentiva; la
si ritir
fredda nella memoria; destituta dal criterio, invent mostri e chimere: trasform il falso nel vero
e
il
Tali furono
sofisti.
rovinosi
artifizi
degli sciagurati
La
vana;
ma
professa-
delitto,
insanguinava
r anima,
contaminava
di
fiele e
di
sangue la
vecchiaia di Socrate.
DI
UGO FOSCOLO.
della
117
giustizia
Ma
Socrate,
uomo tenerissimo
veggendo con
la
e della verit,
potenza creatrice
si
nudre
di
Foscolo, non trovando nelle poetiche e nei tratdi professore, si rivolge alle
sentenze socratiche
norma
Tuttavia
and de-
non valse per ad annientare natura, che le destin ministre il decreto della delle immagini, degli affetti e della ragione del-
turpando
le lettere,
l'uomo. La natura
lettere,
all'
li
creando alcuni
all'
ingegni
allo
alle
confida
esperienza
delle
passioni,
inestinguibile
studio
da'
sommi
esemplari,
amore della
gloria, alla
della patria.
indipendenza della fortuna, ed alla santa carit Italiani, esclama l'autore, qual
pili di voi
popolo
pu lodarsi
querelate se
dagli
Ma nefizi? A
tura?
che
vi
germi dell'italiano
che ve
il
sapere sono
coltivati
stranieri
gli
frutto: la
scopritori e lodare
con
gratitudine chiunque
vera-
intollerabile
sventura
Monti procur
pienza
di
118
nemeriti indagatori del vero, rimasero non solo iniquamente dimenticati, raa non raccolsero la meritata gloria per l' ingratitudine, la invidia l' impostura e r impudenza straniera.
Dopo
materno idioma, non degnandosi promover gli studi con r eloquenza, e colle attrattive e le grazie della
natia
agi'
propriet
ingegni concittadini.
i
cara e
comune
Si duole,
perch non
classici
scrittori.
Non
un
decadenza
che
scrittori,
nudra
col
maschia
dell'
spregiudicata
filosofia,
all'
poter
eloquenza accenda
degli
uomini
grandi.
il
che emulazione
e
storia
dolore e la vergogna
secoli di
Italiani,
udir al
il
di l dell'
Magnifico
e di
Lorenzo
egli
grida,
fac-
grandi anime
essere
liberate
dalla
oblivione
da
padri
degne di chiunque di
la
e
e
nostri
noi,
spiega la
virt,
nobilt dello
stile,
tutti
gli
affetti
della
tutto l'incanto
della
benefizi dell'italiano
Non vede
DI
le
UGO FOSCOLO.
119
sane opi-
sembianze
ad
ammaestrare con
solazione
d'
miei
Amate palesemente
voi,
generosamente
alfiue
le
conoscervi
tra
ed assumerete
quando
v'arma
Osservate
amate
la vostr' arte,
disprez-
grammaticali, ed
arricchirete lo stile; amate la vostra patria, e non contaminerete con merci straniere la purit e le ricchezze e le grazie natie del vostro idioma Visitate l'Italia! amabile terra! tempio di
Venere
e delle
Muse! E come
ti
dipingono
viag-
Come
ti
umi-
ammaestrarti! Ma chi pu meglio descriverti di chi nato per. vedere fino eh' ei vive la tua belt? Chi pu pardi
presumono
larti
zioni di
ti
pili ferventi e con pili candide esortachiunque non onorato ne amato se non onora e non t' ama. Ne la barbarie dei Goti, ne
con
le
animosit provinciali, ne
le
devastazioni di tanti
Latini, che
anim
gli
Etruschi e
immoranim
120
Dante
Macchiavelli
amore
ne
in-
nella
ingratitudine
delle
corti,
tutti
come
ac-
r amor
ingegno Tale
offerire
del
vero,
la
ei volle
un esempio nobilissimo
d'
alta indipenprincipii,
denza,
di
am-
umana
pero quelle laudi, che menzogneri scrittori in siffatte occasioni tributar sogliono per consuetudine
al vizio
all'
compenso a
tanta abiezione sarebbe stata per lui la decorazione della Legion d'onore,
il
satisfatto desiderio
del suo amico e ministro conte Vaccari, e la grazia di bellissima donna lombarda, che il richiese e
Ma
il
il
il
Foscolo
ri-
Pecchio, che
meritare una
propria di-
senza di
averla.
Trionfando dunque
solo
alla
di ogni ostacolo, e
mirando
DI UGO FOSCOLO.
121
lettere,
gnit,
al
debito sacrosanto
delle
egli
sua opera, ne
il
suo
libero
ingegno,
ai
scrisse
principii
della
nuova letteratura, senza mercar protezione, o favori, senza sapere precipitare ai piedi di Napoleone Mecenate Augusto le lettere, eh' ei per pi atterrirle
nutriva ed usurpava.
restituir
Oh
1'
scolo
possa sulle
vere
della
gloria
av-
le lettere, si
potenza colle
e prostituir
l'anima
e la coscienza.
gurati, che sedotti dalle aure della protezione, accoccati dalle lusinghe e dalla vanit degl'impieghi,
da
vilt,
rinnegano la santit de' principii, l'integrit della vita, e rifatti al battesimo dell'apostasia, credon
essi,
ticare la
vergogna che
li
Il
una
tra-
non accetta
in tal
la croce della
serbando
modo
il
suo cuore e
in
suo intelquesto
Le
suo
pe-
tutto
laudabili;
uman
principi
122
del
demerito, che
sacrifica
tutt'
che stabilisce
uomo non
e la
esser di pace,
felicit
ma
di discordia e di
sione,
bile
guerra,
una
illu-
un moto continuo, un progresso interminada una in altra lusinghevole cupidigia, '^ sein breve le dottrine dell'
il
guendo
vezio,
Hobbes
e dell' El-
Foscolo
non
seppe
sfuggire
nelle
sue
opere
l'
le stesse teorie, e
massime
fatti
uomo
felice,
nell'agisi
Ricercando l'origine del linguaggio ei non cura se sia 1' effetto dell' arbitrio e della convenzione; se sia un prodotto del sentivita.
spegne ogni
mento
l'
della
umana
pii o
meno
il
meno
perfetto
sistema de' segni rappresentativi de' nostri penCos egli non vide, che la ragione la facolt
1'
sieri.
di applicar
le percezioni, di
congiungerle in giudizi ed
facolt del
Onde
uomo,
la
ragione sono
concorrono
maggior
privilegio
dell'
insieme allo
svolgimento dell'umana
1'
DI di agire,
UGO FOSCOLO.
123
non
cio ad
esistere
nel
miglior
modo
possibile,
ma
per mezzo di questa facolt, o per dir meglio libert, determinata dal vero giudizio dell' utile o
del danno, del bene o del male, diede per tal
modo
do-
origine a tutt'
veri.
suoi dritti ed
a tutt'
suoi
Imperocch questa
libert, o attivit
umana,
Quindi dell'uomo esser la societ: il principio, r attrazione morale che lo sospinge verso
in societ per la scambievole conservazione.
lo
stato
naturale
suoi simili, ed
reciproci vantaggi;
mezzi, la
sottoposto,
Il
il
fine,
la
conserva-
zione
ossia
conseguimento del
bene
naturale dell'
allontanamento del male. Perci lo stato uomo non esser di guerra e di dieterna
e
conser-
Ma
il
Foscolo vede
1'
perisse
uman
che r 'Hobbes,
l'
Elvezio
il
han
gli
voluto
proclamare,
uomini una giustizia universale indipendente da ogni umana convenzione. Ond'egli altro non vede che gli uominie sclusivamente destinati da una inesorabile necessit a combattersi reciprocamente e perpetuamente, il qual principio contrario alla legge di
al fine della
conservazione, legge
e
imposta
riposta
agli
Creazione,
dar quindi
124
esseri
che
distruggono a vicenda,
senza
volerla far sussistere, il che sarebbe una manifesta contraddizione. Lo stato di guerra tra gli uomini contro natura, e perci momentaneo,
accidentale
seri
cipii del
Foscolo insomma abbracciando prinsistema morale e politico dell' Hobbes, le sue metafisiche dottrine, e quelle degli altri
servarsi.
pensatori
della
stessa
errori;
scuola,
e
si
s'
imbatt agevolincarnare
i
mente
suoi
ne' loro
piacque
pili
una
filosofia
non confacente
alla felicit
e al
ben
essere della
umana
natura.
si
Ma
voglia gli
questa
seppe
s facili e
corporee le astra-
eloquenza,
animarle con
tai
colori
dest meraviglia ed
altissimo
nuovo scrive il Pecchie, ed intentato in Italia. La seconda parte risplendente di s nobile eloquenza che merita sia attesamente considerata ed ammirata. I pensieri sorgono maschi, pieni, ordinati: r affetto caldissimo, lo stile rapido, agevole, e non disgiunto da quella elevatezza e dignit proprie
a tutti
procacci
gli
scritti
del
agi' Italiani
gli
commosse indistintamente,
i
non solo
pili
spontanei plausi
dall' intera
DI
UGO FOSCOLO.
]25
che
le
udienza,
ma
coscienza
sono
Lezioni. Egli
avea gi apertamente dichiarato, che la eloquenza non frutto di verun' arte, e che nelle poetiche e ne' trattati non si rinvengono aiuti all'istituto di
professore.
Il
de' pedanti, e
Ma
il
Foscolo rifuggendo
che
s'
in-
segna e
si
s'
impara
di
la facondia
non
di
l'
eloquenza,
propose
leggere
istituzioni
letteratura.
Onde
nerale del metodo che terr nel corso degl' intrapresi studii, protestando
di
tutte
a sei
sommi
Capitoli.
Primo mostra che lei letteratura annessa alle Che queste facolt dipendono dal sentimento del piacere e del dolore. Che questo sentimento mira al passato, al presente ed al fufacolt naturali.
turo, e proviene
siderio,
da
tre facolt: la
le
memoria,
dirette
il
de-
r immaginazione,
quali
dalla
atto
alla
grande
ed utile letteratura. Chi privo o povero di queste doti non otterr mai verace merito letterario. Queste facolt naturali sono annesse allo studio.
126
pi capace di
tensa.
applicazione pi ini
Uopo
gli
dunque studiare
vero
grandi esemsensa-
zioni;
desumere
e
il
passioni,
propagar negli
cognizione
gli altri
esercizio
delle
passioni, e la
del
vero
morale, cono-
scendo come
grandi modelli
e
si
unir lo studio
dell'
uman
il
cuore
della
utili
natura
ne la
non tornerebbero
genio natio.
privata meditazione, u
Le
facolt naturali e lo
un com-
posto di pochi che comandano colla forza e le opinioni, e di molti che ubbidiscono. L' uso della pa-
all'
esercizio delle
fa-
il
potere
di
suasione
dell'
la
persuasione costituisce
1'
unico fine
elo-
quenza costituiscono la letteratura di ogni nazione, congiunta sempre ai bisogni, al clima, agli usi,
stessa nazione.
leggi ed alla fortuna della Chi non ama la patria, non pu esser utile letterato mai; ne sar veramente utile e glorioso, se non conosce le istituzioni sociali, se non vede molti paesi e costumi, se non paragona
alla
religione,
alle
ed illumina
politica e
concittadini, se
non legge nel cuore della filosofia morale, se finalmente non attende all' inall'
dipendenza
DI
UGO FOSCOLO.
127
Questi
dalla letteratura sono annessi alla verit. La verit sola vive eterna
gli
nomini:
le
opinioni
passano
colo
co'
tempi, onde
morr
col
suo se-
non
il voto de' cuori, che ben superiore ad ogni altro di fama e di gloria. Perci i letterati di corte, non parlando agli uomini con quello
spirito
di
verit
che diversifica
dall' arte,
co' lor
come
cada-
seppelliranno
lor
nomi.
La
Il
letteratura inoltre
ma
per
co-
ben rappresentare
noscere
il
desume
si pu minimi,
che distinguer
il
valor
serbarne
larla con
plagiario,
l'
idioma
servit.
si
Ogni lingua
dee
ha
la
sua
et,
perci
adoperar
sente
sempre
se
si scrive
si
intende.
128
Da
stile
ultimo la lingua
annessa
allo stile, e lo
alle
La
lo
stesso
Sentire
uman
cuore, ecco la
razio-
mezzo del
mezzo della lingua, ecco l' idea dello stile. Lo stile dunque dipende dalla lingua, quanto Li pittura dal colorito. Quindi non frutto di veruna regola, ne suscettibile di alcuna imitazione, perocch le regole tolgono allo stile gli ele-
e della passione, e
che
prescrivere:
l'imitazione prova
a for-
s' inondarono le scuole, poich siccome la letteratura annessa alle facolt in-
dell' uomo, lo stesso avviene per forma esterna del pensiero, cio dello stile,
tellettuali
la
il
alle
facolt di
Ecco fondava
principii
su' quali
il
novello professore
le
come
abbiam veduto,
1.
la
letteratura in
poetica,
storica
2.
modo
la natura
con
lo
3.
4.
DI
5."
UGO FOSCOLO.
129
Come
;
la
letteratura
6.
Come
si
deve desumere
lo stile
dalle nostre
facolt naturali.
Chiude
infine
colle
se-
guenti parole.
sudore, e
sempre ed
agedei
ostentare
al
dimeno ad onta
riescir,
d'
che gli scrittori non salutari ne gloriosi all'umana progenie sieno consacrati dalle postero gea tutti
doveri dell' arte sua
s
ri-
ai suoi citta-
che sale
s alto,
religione
al
l'
proprio
genio
nel
san-
timore
ne
gli
della
possanza o della
d' oro
ricchezza,
le
quali
spesso
coronano
del
scienziati e gli
artefici,
ma
lauro
immortale
la lingua italiana
storicamente,
che
letterariamente
conside-
damento
del
nostro
idioma,
riposte
crede
senza
le
latino.
Che
nelle
terminazioni e
il
130
Come nacque
for-
degli
articoli.
Come
delle
g' Italiani
marono
le
E come
e
i
abbattuta
scosso
letteratura
la
cronache
sbanditi
della
frati,
teologia, vinta
il
superstizione,
g'
servaggio, e rivolti
amor vero
Dante,
del
Onde
ne' libri di
stanno
tina,
Dante
ma
Maccbiavelli fu
e netto. Il
il
purgato
il
lo
spinsero
ad uno
stomacbevole raffinamento.
siasi
Tasso, bench
non
pure
potuto
francare
e
dal
gusto
regnante,
i
scrisse preciso
chiaro.
Vennero
Francesi,
ed
con quello del vocabolario francese. L'Algarotti ne porge un esempio. Ma i gesuiti ripararono cotal
danno, ed ornarono
retti. Il
la
fio-
Roberti ne
il
ultimo
lo
Dopo
Cesarotti vennero
l'
Toscani,
che scrisser
nella verace
tutti
male. Solo
Alfieri,
non
il
cre-
scuole,
scrisse
lingua italiana,
ridestando
gusto
DI
UGO FOSCOLO.
131
La lingua dunque impara al presente in tre cattive scuole. La prima del Boccaccio, del Casa, del Bembo, e degli altri seguaci. La seconda la gesuitica rappresentata dal Bettinelli e dal Roberti. La terza
dell'Alighieri e del Maccliiavelli.
si
la cesarottiana
la francese.
il
Bisogna, conclude
che hanno scritto con lingua esatta e di pronuncia intera, quelli che mantennero nella lingua italiana
la pi
giusta analogia che pu aver colla latina. Finalmente quei che conservarono quella sintassi che pili insegna la eleganza congiunta alla natu-
Or
par-
perocch
tempo dacch il Foscolo avea cominciato le sue lezioni, che un decreto del governo improvvisamente molte cattedre soppricorso appena brevissimo
meva, compresa ancor quella di eloquenza, serbando pel periodo di quell' anno scolastico (1809)
gli stipendi
ed
privilegi
a tutt'
soppressi,
modo
l'
mut
pensiero,
e pria di
sta, gli si
abbandonare una carica che, non chieavea voluto indossare, dett altre tre
le-
dava nome
teraria.
esercizio
182
Le
offrono
diletto,
tre
il
specie di traffico.
Primo s'acquista
il
nome
si
le cariche, gli
emolumenti,
agi
e
giovano
agli
alle
volutt
Ma
ad
il
il
questi tre
beni
mi tempo
conseguiti.
mestieri
dunque, che
maggior frutto possibile dalla sua arte. Or la letteratura essendo inerente ai bisogni e alle facolt dell'umana societ, par che non debba, ne aver possa nel commercio sociale altre relazioni che con le passioni degli uomini e colle opinioni
si reputano le pi vere e le pi utili ai tempi ed alla societ, in cui i cultori delle lettere si vivono. Il letterato quindi che professa gli studi col
che
Ma
beni
il
una
trista esperienza
il
tutt'
pi facile e
l'uomo
per
lo
Or
se tali
sono
il
pi
non pu esser che infelice e sciaguratissimo. Stazio che voleva oro ed impieghi da Domiziano, uccisore di Tito, dovea compor la Tebaide, e dipinger Tito sotto le sembianze di generale usurpatore del trono
del fratello. Orazio che conosceva
il
ombra
di
DI
UGO FOSCOLO.
e
133
Bruto, e versar
fiele
memoria
di
nomina mai.
gli
tanta
Il
pu dare
gli piace.
offende,
ma
bens dire,
dei
sostenere
pivi
Cos perduto
pii
potenti
civile
carceriere e
Lo scrittore dunque, che ha per sua unica meta il mercar oro e favori, trascurer 1' uticarnefice.
lit universale,
di
vita.
Or
nuoce alle lettere. Nuoce all' umana felicit, poich non v' ne pili cara, ne pili sacra, u pili necessaria cosa a' mortali quanto la libert de' moti del cuore, e la magnanima indipendenza
della mente.
Le
lettere
ne
debbono
pe-
della
1'
ricchezza,
uomo
ma
lo
rendono anco
La
gloria,
egli
scrive,
un
render V uomo di lettere avventurato e felice per molte cagioni, ed inerenti all' umana natura. Le
opinioni
e
le
passioni
dei
tempi,
la
ingiustizia
134
nou
pas-
cara
delle
proprie
porgono
che
il
letterato
che
aspira
unicamente
sar
celebrit,
consecrando a questo
i
pensieri, non
misero ed infelice di colui che coltiva la letteratura per venalit e per bassezza di adulazione.
men
Le
storie
delle
arti
delle
lettere,
la
l'esempio
di
Dante,
del
molti
altri
Ma
sia pure,
letterato
lusinga,
ma
egli scri-
uomini, ne segue
il
men
misero sulla
amor
uomo
aspira naturalmente?
Per soddisfare a
gli
sarebber
esempi,
ma
basta quello
vanni
Locke,
ziosi,
Locke.
i
E non
i
fa-
maestri da trivio
sovente
ac-
cade che due uomini grandi si contendono questo nome, e si combattono con armi vilissimc, piene di
fiele
di
sangue.
Il
libro
del
Galileo
il
il
contro
il
povero
Tasso:
quel che
la
scrisse
lite
Pascal
contro
e
il
Michele
felice
Montaigne:
il
tra
Newton
l'in-
Abelardo:
DI
UGO FOSCOLO.
gli odii di
135
Rousseau
e
Muse. AgVirgilio
vifilo-
libri di
i
guerra a tutt'
letterati
i
ed allora
vedranno in tutta
la lor
amarezza
per
frutti
della celebrit
quando
posta
unica
meta
della letteratura.
se tali sono gli effetti della passione della
ai
Ma
fama applicata
grandi
intelletti,
considerandola
me-
persone
basse
ed indegne?
e
Allora
le
vituperose,
vili,
si
converte in
li-
applauso volgare,
1'
onori cortigianela
via
degli onori
di falsit
a'
e
e
del
di
maestro
d' ipocrisia,
perfidia.
qui l'autore
dipinge
e
allo
applauso volgare,
ne svolge
cagioni,
ciie
le
tristissimi effetti.
Conclude finalmente,
anco
alla
i
let-
per amor di
gloria,
ma
gloria,
vizii,
non
e
il
dolore,
professa.
Nella terza.
utilit.
Pone
egli
il
principio, che
ofj/ni
Ma
siccome la ricchezza
e la gloria
recar
136
rimane
let-
modo
si
unico
ed
universale e perpetuo sospiro de' mortali. Or la letteratura, sendo la facolt di diffondere e di perpe-
tuare
del
il
all'
uomo
si
dee interamente
destinata.
si
a cui
i
la
natura l'ha
Onde
beni
ed
scettro, ne ira di
ma
dalla
due
specie.
Quelli
che
si
che
si
procacciano
al
proprio cuore.
colla
mezzo
passioni, che
fa
imitar
le
amare la verit, abborrire i vizii. ed virti adempiendo per cotal guisa all' ufeloquenza, arreca utilit grandissima alla
ficio dell'
seguir r arte
sua.
Ed
vero,
se
mai
vi
possa
tamente
invidia del
del caso
e di
mondo
si
la
cecit
del volgo
la
follia
oppongono, sa-
gratitudine a quello
dolcis-
virti.
DI
UGO FOSCOLO.
137
Ma
una
il
letterato
Vive neir uomo un istinto ingenito, arcano, e che ha un tal che di divino, che non pu parola
esprimerlo, ne mente
istinto crea
ziati
e
i
i
umana
conoscerlo.
i
Or questo
ed
pittori,
gli oratori,
filosofi,
rende inquieto,
lo
affannato,
lo
infelice
colui
che
possiede
non
e
seconda;
air incontro
soddisfatto,
laborioso
beato colui
che
simo d'ogni nostra facolt il maggior diletto a cui la natura ci abbia destinati. L'amar quindi,
il
vagheggiare, ed onorare la
propria
arte
una
riposte
labile,
una soddisfazione
generosa
noi
invio-
piacere
crediamo
i
sudori e di tutt'
pe-
se
noi
vil-
mente
ciecamente
non
le
vendiamo.
Per cui
i
e ritrarre
pia-
ha
le
ella riserbato,
debbe
far
e
1'
uso
maggiore
il
pili
facolt
non
o
le
permettere che
mondo,
modo
in-
cepparle. Il Parlili si reputava liberissimo, perch non era n avido, ne ambizioso. Cos per lui la sventura non fu una terribile Dea, perch' egli co-
138
sono necessariamente
la
Amando
fortemente
le
dirizzando
egli
ad essa tutte
potenze
ha potuto serbarsi
mezzo a' vizii e alla tirannide dei mortali. Per ricavare dunque dalla letteratura un
letto puro ed invidiabile,
di-
bisogna volgersi
l'
all'
espe-
rienza ed alla
e la vita;
filosofia.
Bisogna guardare
la
i
ingegno
e
bisogna percorrere
ed
meriti
prosperit
de'
la
morali
sommi
rit: che la
morale letteraria
il
i
V unico conforto
degli scrittori. Se
non
aver trascurato
di quel
tutt'
deplorabile e misera.
grande intelletto non sarebbe stata tanto Il Petrarca che trov sfogo
e compenso all' ardente passione, rivolgendola alla sua arte, eccit negli uomini presenti e futuri
dolcissimi
vissuto
in
che
gli
L' Ariosto,
una
maligna da vedersi
1'
tratil
am
tanto la ricchezza e
applauso
eh' ei
da trascurare la
della sua arte.
soddisfazione dell'animo
E mestieri che
e
le loro
sventure
me-
una grande
saldissima costanza di
mente
DI
UGO FOSCOLO.
i
139
nelle
grandi nomini
perse-
questo modo
il
quello di volgerla
alla costanza della
soddisfazione
dell'
animo,
al-
della patria,
ai pili
indipendenza dell'opinione, ed
del cuore.
nobili af-
fetti
Finalmente riassumendo le tre lezioni conclude egli nel seguente modo: Cbe le passioni sono agenti perpetui nell' uomo, cbe da queste passioni
derivano
e
le
arti,
che
i
le
vantaggi
vari
danni.
Che
vantacjgi
inerenti
ad
la
oofni
uomo che
non
pro-
fessa;
che
vantaggi
nella
accessori
derivando
che
delle
dalla
natura
dell'arte,
societ,
non dal
sono
commercio
e
opinioni
incerti
ca-
l'
la
r unico
essendo vane
taggi accessori
caso,
dal
devono prefiggersi per unica meta. In secondo luogo mali che accompagnano ogni arte
non
in
i
come
naturali
vi-
acquistati;
mali
della
acquistati;
all'
non
degli
il
hanno
an-
malignit
uomini o
compenso
noi
consolarcene dipende da
140
passione
natura
dell'
anima perch
le lezioni
ella
Or queste sono
qual
tempo fu dispogliato
astretto
di
del
titolo
di
professore, ed
abbiam voluto
le
nuovo a vita incerta ed errante. Noi !di queste lezioni darne uu parti-
men
note e le
meno
popolari. In
tal
guisa
si
forma svolgeva
le
sue
Ma
mine. Pure mentre il Corretti, nel leggere le sue lezioni, non faceva che compendiare alla parola il
corso di Belle Lettere del Batteux,
il
Foscolo sucdignit le
ispirava
ma
con senno e
filosofia
nel petto
il
dell' italica
letteratura sul
nazioni,
vita in-
terna intellettuale e
il
mondo
reale.
cava
stanza
r illibatezza
pu
ser-
DI
UGO FOSCOLO.
esser
utile
i
141
alle
vire ed
amar
la
patria,
lettere,
dolori
la
inse-
Ma
come
filosofica
in altre
sue
adottabili, per
che.
ri-
ove
gli
pu
accoccare
amaro
strale
noi
leggere
questi
j2:>oyero
frammenti
filosofante
quanto era
nostro Foscolo.
In Pavia scrisse pure un' Orazione per laurea
limiti della
Giustizia,
sembra appositamente dettata da un retore, e che porge un documento non solo dell' ingegno, ma delle idee un po' strane e singolari del Foscolo. Ignorando egli, che la storia non pu
servir
di
sorgente
per discovrire
principii
del
che la ragione
fatti
la
dritto
la
giustizia,
esaminando
del-
uman
genere,
non
altri simboli,
cal-
colo dell'interesse.
tica storia, vede
Rivangando
le
pagine dell'an-
molo,
il delitto di Caino, quello di Roromano cittadino col dritto di carcere servi flagellati e di sangue su i proprii figli, ed ed uccisi come animali senza parola. Vede gl'Iloti sacrificati come bovi; e sulle rive dell' Eurota le madri annegare i lor figliuoli. Vede la gioventi ateniese giurar solamente di risguardare come con-
il
142
fini
fru-
mento, orzo,
le
ed
olivi. Si
mogli, le sorelle,
le
madri,
serve della
alle
gelosa libidine di un
uom
solo.
Guarda
re-
uomini schiavi
di pochi
uomini
Negri,
le
il
il
figlio.
Appo
selvaggi,
contendon
presso
i
armi,
figliuoli, e
1'
se
stessi.
equit naturale ne
pertutto
barbare ne le r onnipotente
incivilite nazioni.
Ma
dapil
necessit,
dappertutto
un
siffatto
garbuglio ne
Che
le
norme
ne conosciute, ne praticate mai da' popoli, ai quali non si pu parlare, che per mezzo di leggi positive:
se
2. Che non vi siano norme positive di giusto non da cittadino a cittadino, e da governo a
;
governo
3.
di
stato
civili
pi giusta,
DI
UGO FOSCOLO.
143
comune vansi
taggio
le
umane
le
passioni, onde
mantenere comode
perch
possa
ed attive
5.
forze
d'un popolo,
darsi
ma
rissima dell'applicazione;
6.
natu-
rale, divino,
una
sola
da suprema:
est.
di leggieri
combattere la falsit
e
di questi principii,
ma
vano
che
ne difensori, ne seil
guaci. Se
principio del
interrogato la pro1'
uomo
pos-
mezzo della quale porta involontariamente su tutte le azioni della vita un sentimento di giustizia ed ingiustizia. Che questo fatto
siede
facolt, per
una
innegabile, e
si
manifesta in
1'
tutt'
il
gradi dello
il
fanciullo ed
e
civile.
uomo adulto
Che
questa facolt di concepir l' idea della giustizia non speciale e distinta, ma originaria, non derivata,
ma
innata, e costituisce
il
carattere distin-
tivo dell'
umana
mitiva,
ge-
144
al
l'
si
modo
line
dee
stinazione
ed un
compier nel
essendo
questa
destinazione
non
come
ma
ne segue che la sua esistenza deve rivestire un carattere di moralit, perch la sua vita una, ne pu esser divisa in pi parti. Perci egli operer
il
ma
1'
perch
azione
natura,
ai principii, alla
r uomo
tal
Il
il
il
bene per
nelle
il
bene, poich
socialmente.
dritto
dunque fondandosi
condizioualit
esteriori dell'
umana
vita,
terio di giustizia,
tutti gli
ogni legislazione.
un
non vi sia una giustizia universale, un voler distruggere la umana natura, un voler rompere tutte le relazioni fisiche ed intellettuali dell' uomo, ed i suoi fini razionali, individuali, e
dir quindi, che
diritto universale ed
sociali. Il
negare
e
la
verit
del
dritto,
perch
se
ne abusa,
sempre iniquamente violato, lo stesso che porre in dubbio una forma reale di bellezza, perch gli uomini non san bene addittarla, o perch nel mondo vi sien
perch nel fatto
quasi
n
de' mostri
di
UGO FOSCOLO.
e
145
Codesta non perper
al-
deformit
di
bruttezza.
al tutto
nuova,
Abbandonata Pavia,
quanto tempo sul lago
solitudine di contrade
si
ridusse
egli
di
mare
le
amenissime non isturbate uomini, e ben atte a sceamarezze del disinganno. Perduta la cat-
il
contrastabilmente
a
dolore.
quei
per le
triste
ma
pe' martiri
di
tempo stesso colpevole passione. Una cara giovinetta, nata di alto sangue patrizio, fu presa in quel tempo della persona di lui, e lo am di un amor puro, ingenuo ed ardentissimo. Or questa passione, corrisposta dal Fo-
una nobilissima
scolo,
g' intristiva
e gli
angosciava
1'
animo, pei
fra
doveri nel
amicizia
quelli
dell' onore,
lo
poneva
e la fierezza della
alla
sua amica
il
tevole la
delicatezza, e
nobilt d'
animo rammarico e
146
mestiche avversit
di fanciullo ricco,
volta
tura
consigli del
vostro misero amico; abbiate piet delle mie preghiere, obbedite ranno mai farvi
vostri
genitori,
che
non vorvirt,
infelice,
sacrificatevi
alla
le
passioni
ma
le
dobbiamo almeno esacerbrale co' nostri rimorsi, e renderle irrimediabili, lo vi amer sempre, ve lo giuro dal profondo del cuore, vi amer sino all' estremo sospiro; e giuro suir onor mio di non ammogliarmi, finche voi non sarete d' altri. Se l' infermit, se rH anni,
se gli accidenti vi rapiranno la belt e gli agi; se
sarete padrona di voi, se sarete disgraziata, se vi mancasse nel mondo un marito, un amico, io voler
voi, io vi sar marito, perch amico, fratello. Ma non sarete mia moglie finche potr comparire vile d'innanzi a me, seduttore verso i vostri parenti e crudele con voi. Addio con tutta 1' anima, addio. Vivendo in preda ad una pensosa solitudine,
anime
forti
passionate,
meditando
i
breve spazio
i conforti di una generosa amicizia. Alloggiando in Borgo di Vico alternava il tempo fra le care e domestiche consuetudini della famiglia
natura, ed
DI
UGO FOSCOLO.
147
torreggia
il
raudosi a cantare
suo Inno delle Grazie. che poco o nulla arrise alla vita del Foscolo, neppure gli concesse di condurre a
Ma
la fortuna,
fine
codest' altro
lavoro.
Abbiamo
solo
parecchi
dell' indole
componimento
il
poich
la
poeta
si
sua Italia
afflitta
da regali
questo Carme,
nova. Mirabile
intero
componimento
del
verso,
al
e
Ca-
non invano chiedeva alle tre Dive l'arcana melodiosa armonia. Vi si scorge una rara potenza di parola e d'immagini, che rendono il Foscolo in questa parte maestro ed esemplare inimitabile. Quantunque dalla odierna critica sia stato codest' Inno
architettura
il
pregio
la
brevit
del
padroneggiata
''
dall' arte
Queste Grazie furono il lavoro eh' ei vagheggi in tutto il rimanente di sua vita, e nella fuga d' Italia si consolava che scamparono dal naufragio degli oggetti perduti, lo seguirono nell'esilio, e crebbero per le sue paterne ed assidue cure belle e divine vergini; onde
ingegno di un Foscolo.
pregava
vita, e
il destino che dato gli avesse quiete e un po' di gioia nel cuore per dar fuori interamente questo suo Carme prediletto e carissimo.
l'48
Ma
meditazioni
sia, e
il
pii alte
vori, divis di
movere
alla volta di
volgersi in un maggior
la
detto,
col
avea intrapreso
tragedia,
Ticste,
Alfieri esclamasse
se
r autore ha solamente diciannove anni, ei certo mi sorpasser. Intanto, maturato dalla esperienza e da pili forti studii, correr volle di nuovo l' arringo teatrale, e la sera del nove dicembre 1811 fece rappresentare in Milano una sua tragedia titolata r Ajace. Il soggetto riposto nella contesa che surse tra il furibondo Ajace e 1' astuto Ulisse per le armi
di Achille, che
il
re de' re
Agamennone aggiudic
per
Molte
il
e gravi osservazioni
sarebbero da farsi
per
le
ma dopo nuove teoriche, dopo l'et della rigenerata drammatica italiana, reputiam vane ed inefficaci le noprescegliere pel teatro siffatti argomenti,
stre
parole.
La fama
di
primo annnnzio
lavoro,
il
pubblico milanese
commosse, ed attese
il
giorno de-
dice,
il
di
cotanta
quella
lo sia stato
Ma
DI
UGO FOSCOLO.
149
si
V Aiace non ebbe quella ventura che il pubblico aspettava. Non piacque sia per diffetto dell' ar-
gomento, sia perch forse delle allusioni ad alti personaggi obbligavano 1' uditore a vedere non solo se il protagonista della tragedia era nobilmente ritratto e conforme al genio di Sofocle,
ma
s'era simile
a Moreau; se
il
il
dell'antico
re
d'Argo
i
e di
Micene:
se
giare
non rispose
al
nome
brame
del pubblico, ne a
del
Fos-
Eppure
i
tempo innanzi
letto
ho
ad alcuni
versi
giovani
l'
mille
settecentocinquanta
del
del-
ma
da' muscoli
viso
r avea udito
pi assai.
Ad
ogni
modo
tutti giudicarono,
altri,
e e e
mi
racco-
mandarono
riescono
di accorciarlo...
Il
quarto
quint' atto
rapidi,
sommamente
il
patetici, tragici
tre,
e
il
compenseranno
secondo a
bench
me
paia
A me
pare
men
imperfetto
mi ha
cembre,
meno
inesatto,
correggere
pi utilmente. Ed
invero,
dispetto le molte
150
mende, pur vi sono in questo componimento alcuni tratti, e massime nella parte di Tecmessa, che han ora tutto il carattere della poesia drammatica greca, e son di tale bellezza che vincono quanti altri ne conosciamo negli scrittori delle moderne
letterature straniere.
Ma
il
Foscolo al dolore
di
pili
Ajace
di
alludeva
all' esilio
del
generale
Mo-
di
gure
Pio VII;
e nell'
alla onnipotenza di
l'
inattesa perfidia
grave pericolo
oppose
il
silenzio,
in
momento Arminio
volle che
il
poeta, sotto
la maschera di un antico repubblicano, dipingesse un repubblicano moderno, che avea cessato d' es-
ser tale.
Ma
e
la persecuzione contro
pili
il
Foscolo fu
pi aspra
ingiusta.
Egli
dovette
scampar
coli' esi-
Tira
de' governanti
e la vilt de'
nemici
gilo. Il
perch
sua Ale-
magna una
allusione
all'
Uomo
come
cia.
il
Or ecco come
mia tragedia
insieme,
DI
UGO FOSCOLO.
ISl Or
i
inibita sul palco scenico dal Vicer. sor! cliiaraati tuttavia magistrati della stampa, la licenziarono perch
zio: V ho letta io. Per
con-
della
il
libert
conte Vao-
udirono significare in
inetti
si
nome
ad attendere
stessero nelle
il
loro case.
A me
taluno, fra
1'
esortare e
minac-
mi
stipendi!.
La mia
intercessione irrit
le
ire;
mi
fu intimato
o che mi chiamassi
il
il
in colpa
in
Ma
corte
suo
nome
sul manoscritto,
getti,
tiene:
ma
si
sta-
rebbe al decreto
Sua Maest.
di
A me
il
parve
non porre ne
Vaccari,
Onde per
pratica del
temperamento, eh' io mi ma non fuori d'Italia; e mi scelsi Firenze, e vi trovai mio tutore quel Lagarde, eh' era stato commissario di polizia in Lisbona. E questo fu tutto il vero de' rumori che allora davano tanto da pensare e dire, e clie
del Tesoro,
venne
il
152
io ricordo
ne
risulti
la
generosit e
e calunniati da
lanesi.
altri, e
lo ricordo,
onore meritato
all' Italia.
La mia perseveranza
meta quell'unica
eh' io dichia-
fi-
Che
il
mondo
vili.
sappia die
In
siamo
servi,
gli
ma
non
ciechi,
Toscana
rivide
antichi
luoghi,
amici,
rivide
cari
eh' ei
perpetuagli
mente
il
quiete che
era
mente ed
aure
e dalla ingiusti-
zia
umana,
sua
fra
si
confacenti
indole,
ed
di
a'
suoi
studii.
Ritirato
il
su suo
ri-
r amena
tempo
collina
il
Bellosguardo, passava
e
i
tumulto
il
campagna.
Quivi
ei
corresse e miglior
nome
Didimo Chierico, insieme ad alcune osservazioni, come gi abbiam detto, intorno alla propria indole
e alle
proprie
opinioni.
Quivi
tragedia,
cque intitolare Ricciarda. L' argomento tratto da' mezzi tempi d' Italia svolge passioni feroci e
crudelissime,
ma
mento
DI UGO FOSCOLO.
153
un ma-
Nel
finge di favoreggiare
amor
figli
Averardo.
Quindi
uno
ma
dia
non
dalla sua
il
avvelenare Guido scampato amata Ricciarda. Allora Averardo assetiranno in Salerno, ma il giovine Guido rigli riesce di
mane
Il
dentro
le
Ricciarda.
mura
si
per vegliare
sui
giorni
di
primo atto
e Corrado,
fedele
amico
guerriero
dell' esercito
di Averardo,
che introdotto
di nascosto
dentro di
sua disperata impresa; ma l' innamorato giovine risponde, che, siccome Ricciarda aveagli salvato la vita, egli la dedicava interamente a lei, e perci rimaneva in Salerno, affinch il tiranno non vendicasse
sulla
propria figliuola
il
salvamento del-
l'amante,
il
nascondimento. Entra Ricciarda, giovinetta carissima pel suo carattere tutto modestia affezione
per r amante, e compassionevole tenerezza pel padre.
si
ritira fra le
entra
padre, e
il
si
tombe: mani
esangue
Tu
qui! che
il
padre
ti
chiedea, sapevi!
154
Ella risponde, che ben conosceva eh' ei desiderava che fosse in qualche parte del palazzo.
Dianzi Roggier
me Timponea
ma
quando....
N dove
Il
incerto m'era.
secondo
atto
il
Eicciarda ed
padre.
capriccioso
tiranno rim-
provera la figlia
della sua
ad odiarlo, pro-
rompe
lui, e
Averardo
finto
ambasciatore di se stesso.
effetto di alta
11
dialogo
ma
importanza:
tra
contiene
una scena
d'
Guido
indurlo a lasciar
dienza
figliale,
La guerra
di
rinunziando
1'
Guido si sforza di persuadere l'infelice sua donna a fuggire, non gi per romper il voto fatto
alla ferocia del padre,
ma
pre a vegliare su
lei, e
a un tempo iniqua
dre.
pugnale per non esser all' amante ed al paGuido parte. Entra frettolosamente Guelfo, ed
e
funesta
DI ella
si
UGO FOSCOLO.
il
ISS
pugnale
lascia
cadere
pugnale. Questo
era appunto
avea tratto
contro
il
adornar di
gemme
il
temporeggia a rispondere, ed egli crede che tutto ci si adopera ad arte per intrattenerlo a non correr alla battaglia. Teme qualche inganno dalla parte di Guido, e minaccia di ritornare e porre in chiaro
dialogo
le
1'
di gesuitico, che
mal
si
S'imbatte
Nel quinto, Guelfo ritorna disfatto e disperato. iu Ricciarda, e gli aggiunge altre ragioni intorno al sospetto che Guido le avesse dato il pugnale con qualche scopo fatale, e perci ch'ei
La rabbia
ri-
sotterranee
silenzio
la figlia
chiamando
esclama
Guido
Apparisce Guido, ed
oftVe
la
sua vita
al
tiranno
grado
le
of-
156
feria.
quel
momento entrano
il
tiranno uc-
In tal
tragedia; degna
al tutto di
ma
pili
non scevra
intrec-
dramma una
Bench
movimento
contrasto di azione.
Foscolo disser-
critica
riconosciuto e
confessato,
sia indi lui
che
priiicipal
fondamento
di quest* arte
1'
anima
Ma
difetti son
poetico,
che regna
largamente compensati dal valor in tutto il dramma; son comesecuzione de' carat-
veramente tragici ed originali. Guelfo ha un non so che di tremendo, che prende financo ali-
mento
dalle
pili
triviali
circostanze;
fino al
si
vede
un
uomo
avvolto
ne' delitti
punto di compia-
cersi dell'
Egli ha
dono, e
quindi
Pure alcuna
le
volta la
qualche raggio
di affetto paterno passa a traverso tenebre della sua anima; egli vacilla, ed ir-
DI
UGO FOSCOLO.
lo
157
spinge
resolnto, finche
di
in
preda
Ricciarda sempre
volenterosa ad esser
il
vittima,
di
purch
e
si
il
de-
litto
ucciderla; perci
offre
rinunzia all'amore
il
per Guido,
commettere
suicidio.
Guido
v'
infine
situazione pi
inattivo di quanto
in
lui
avremmo
desiderato,
ma
pure
del
Foscolo fu storico,
dir
cos,
non seppe ne pot ritrarre sentimenti e credenze che andar potessero a grado do' suoi contemporanei
bench
liana;
d'
nell'
ordine della
novella
drammatica
ei
ita-
ma
nella
Tticciarda,
finalmente
1'
mostra
inco-
et
nostra
i
sensi e
caratteri
porgono in questo
sentimenti
dramma una
al
idea
menon isconosciuti ai
Noi non possiamo, come abbiani detto, ma lodiamo bens pensiero del Foscolo di abbandonare una volta
le
idee
Sappiamo
infatti,
che
insieme
158
che
si
con
severo
gusto,
e
e
s'
non con
di
stile,
quelle
soverchie
licenze
d'invenzione
quint' atto
ramente condotto con isquisitissima arte e con ammirevole effetto scenico. La verseggiatura dell'
e di nobile
semplicit ed eleganza.
1'
arido e
il
il
troppo
fiorito
del
Monti.
Questi
pregi
gli stessi
nemici del
ma
Foscolo
alla
obbligo
d' esser
stamp
nel gior-
era
avea egli
ritirata.
tranquilli in
Toscana
tramonto
segnava
si
il
affretterebbero a
insieme a novelle soldatesche, tutti riuniti coopererebbero a difender l'indipendenza d'Italia. Allora parve al Foscolo
tempo
di
rompere senza
li-
cenza
il
suo
esilio, e
da
PI
UGO FOSCOLO.
T59!
divisa, e per
sostener la
libert
l'
onor
fu-
della patria.
di
la tra-
spadana;
questo
poscia le
riuniva
nella
cisalpina;
indi
nell'italiana; e finalmente
nell'italico
regno.
Or
regno
potente di sei
milioni
di
abitanti,
uomini tutti d' ingegno e di alte passioni, potente di un esercito, e di una nobile giovent cresciuta fra le armi, e ne' campi di battaglia; questo regno che, come un corpo politico, nel corso degl' imperi sar un punto quasi impercettibile ma come un fatto, come un avvenimento della storia italiana sar sempre di una grande importanza, pure allo scroscio della caduta del colosso napoleonico, rovin
;
gli
sforzi
ed
i.
serbare la lor
sacri
di
politica
indipendenza,
dritti
libera
nazione.
Era opinione del Foscolo, che la rigenerazione di un popolo non potr mai conseguirsi senza la forza delle armi. La vanit del Bonaparte aveasi in pochi mesi divorato da settantatre mila giovani fortissimi, e tre
mila agguerriti
quale
d' infortunio, o
un vero
e sicuro
l'
principio
italico re-
corso in
gno possedeva ancora un esercito, ed il Foscolo era mezzo a quelle schiere colla speranza e
quasi certezza, che la patria affidata
al
valore dei
Ma
160
e
ben
la
storia
di
codesta
caduta.
soldati italiani
loro la via.
abborrito nemico,
dall' in-
mercanteggiata
famia dei
traditori,
dalla
discordia calunniatrice
Ma
non bastavano
le
catene e
1'
il
servaggio dello
straniero;
d'italiano
sangue
onnipotenza. Or mentre
col
che
tre
il
Beauharnais patteggiava
dileguava,
nome
loro,
La
le
carni1'
as-
salto
al
fur
triste
il
Ma
Fo-
indole
ardita
ed
ed ozioso. Slanciatosi
e furibonda, salv
in
mezzo
Prina,
e sei con-
dusse fra
ei si vide
il
giorno
improvvisamente circondato da una turba furente con fiaccole, ed uno fra questa gente lo ravvolse in un baleno con una corda che gli stringeva tutta la persona. Il Foscolo per armato sin
DI
UGO FOSCOLO.
161
s
dal mattino cV
ed
aflo
che
modo
fino a
lume
il
galantuomo della tragedia proibita, avrebbero accompagnato salvo ovunque derasse. Allora il Foscolo, mostrando
rale, e
che
lo
egli
desisi
fiducia,
che andassero
a' loro
figliuoli.
si
disperse per
miseramente
il
al
pa-
Foscolo,
moltisi
il
Podest
consi-
dipendenza italiana.
striaci,
Ma
in
questo mezzo
e
Au-
per
mantener pace
Sei
concordia (dicean
Guardia Civica
di
i
e dignitoso silenzio
mila giovani componenti Milano ricevettero con mesto ventimila Austriaci, che pro-
testando di non violare la tregua o derogare alla sovranit milanese, invasero ogni autorit ed ogni
potere usurparono.
Fu
allora,
che
il
Foscolo dett
un breve ed energico Imiruzo, nel quale alle Collegate Potenze si domandava l' indipendenza di un
regno costituzionale. Questo Indirizzo
Gemelli.
degno, dice
Il
162
il
Pecchie, della penna del Macchiavelli, e fu 1' ultima produzione del Foscolo in Italia, onde sar sempre ad ogni cuore italiano un monumento pili prezioso d' ogni altra sua opera. Intanto la novella Reggenza avea promosso il Foscolo a Capo di Battaglione, grado superiore a
quello che dianzi nell' esercito
si
godeva.
Ma
egli
genza per non accolse il rifiuto, e lo astrinse ad il suo primo pensiero fu volto alle italiche milizie, acci non fossero annientate senza
accettare. Allora
essere state
mai
vinte.
si
co-
farebbe di codeste
nome
delle
armi
italiane.
Fu
ver di notte, ed accampar fra le gole dei monti attraverso il Bergamasco, la Valsisana, la Valtellina,
ed i Grigioni Italiani. Ivi potenti e sicuri avrebbero colla stampa protestato all' Italia. Il Foscolo dettava queste proteste, ed alcuni figliuoli generosi,
die' egli,
di
patrizii tristissimi
vegliavano
con lui nelle sue stanze a ricopiare quei fogli. Ma pria di porre in opera l' impresa, non volendo, ne
a'
Foscolo
il
si
mosse
alla volta di
Genova
per interrogare
Bentinck del modo con che egli aiutar potrebbe, o almeno impedire non la salute ma r onore tradito dell' italico esercito. A mezza
1'
Mac-
pherlane,
e gli
ei=!pose
Au-
DI
striaci, e
UGO FOSCOLO.
d'
163
bench si da lasciare che consultassero la loro coscienza. Siffatte parole palesarono in che condizione era ormai ridotta la patria, onde il Foscolo ragguagli subito
i
comportassero arbitrariamente,
suoi
commilitoni
della
risposta
del
altro
britannico
ufficiale,
ed egli da quel
momento
non vide,
che abbandonare per sempre l' infelice sua Italia. Fu ancora in quel tempo che fece a Bologna
mezzo diplomatica,
si
ma
negarono
passaporti
per
varcar
divulgava eh'
ritorn, ed
ei
peggio ancora. In
tal
modo
ebbe
si-
pur
sua missione.
venete provincie, distrutto
gli
amici, puniti
ed imposto silenzio
ai desiderii
im-
tran-
quilla della sua occupazione, si volse a careggiare con atto di vecchia politica propria ai soli governi deboli, tutti quegli uomini di fama e d* ingegno
che
influir
Italiani,
Fu
ed
cortese
benevola
effetto
al
nostro
Foscolo,
immaginando quale
fiera, gli
avrebbe
pra inflessibile e
f proporre la direzione
avrebbe procu-
164
e della in tal
lor
fiducia
alla
in
modo
loro
Ma
d'
il
Foscolo
alle
ragioni
di
degli
agenti di casa
mila franchi,
ogni sua esortazione sarebbe stata una eresia d'apostata infame, e che l'Italia non avrebbe pili
mai
uomini atti e degni d' esser creduti. Rifiutando adunque magnanimamente, indoss ad altri il carico di quel Giornale, ed egli guardandosi attorno
esplor tutte le vie per espatriare finalmente dal-
mento
di fedelt al novello
il
avere ancora
pii
avvenire
in
Ma la legge non amimmunit, ed ordinava che tutti giurar dovessero ad ogni modo. Allora il Foscolo, simulando di voler adempiere alla formamai giurata
fedelt militare.
metteva privilegi
ed
lit
del
giuramento,
all'
si
fece
misurare
le
il
dosso,
scriv' egli,
soldatesco
premure degli
DI
UGO FOSCOLO.
indicato
165
imprudentedelle
mente
vano in sua casa facendo continue inchieste di lui: quando sul far della notte del 30 marzo s' avventur finalmente ad un perpetuo
esilio,
toccando a
mezzod del giorno vegnente (mentre i suoi compagni circondati da' battaglioni Ungheresi profferivano il giuramento) i confini degli svizzeri, non perch, egli scrive, si sperasse un asilo, ma perch le lor Alpi e la loro indigente venalit gli promettevano un tranquillo e sicuro nascondimento. Tale fu il procedimento del Foscolo in mezzo agli avvenimenti di quel tempo, ma la calunnia destino ai non vili, ond' egli non potea certo sfuggire
a cotale
destino.
il
Mille
solo afflissero
suo cuore,
ma
tentarono di conta-
minare la sua pura ed irreprensibile condotta. Creduto fu complice de' ladroni del tesoro; fu gridato capo de' cospiratori e
praticava, non fosse caduta
di ogni
congiura: per
come
allora si
al
mostrata
che
il
popolo
demonio dei
demagoghi non
proclamar
lo
Ne
fur baste-
ma
le
pratiche
co'
Tedeschi
una spia, ed un suo amico os ancor dirgli, che da che egli s' apjwggiava alle colonne del governo non potea cadere. Finalmente la sua dipartita venne ascritta ad una secreta commissione dell' austriaco governo per far che i
fecero
166
OPEKE
rare; che venuto in tanta grazia al novello reggimento, era prova eh' egli avea indicato taluni degl' imprigionati; che gi avea ricevuto alquante
migliaia di
quasi
lire
per
iscrivere
sotto la dettatura
sempre la sorte di quegli uomini un vero culto alla santit della coscienza, una fede alla virtii ed all'onore! La fuga del Foscolo nn atto d' indomabile coraggio, che non pu esser da tutti ben valutato ne compreso. Povero, di cagionevole salute, non pili negli
tale
anni
senza
il
vigorosi
il
della
giovent
il
delia
speranza,
commiato ed
fugge
sulle
un
solo
misero
fardelletto
gli
spalle, fugge,
avea
che
ingedi e
ispirato
il
amava con
avea difeso
coli'
gno: fugge,
tutt'
i
i
e lascia
dolori di
una
tutto
insomma quel
1'
men
triste ed
angosciata la vita,
ha
di sacro e di
reverendo
uman
alle
cuore, e
si
slancia
impavidamente incontro
un perpetuo esilio. Ed ecco com' egli in quei momenti di palpiti e d' incertezza scrivea all' infelice madre sua il trentuno marzo 1815. L'onor mio, e la mia coscienza mi vietano di dare un giuramento che il presente governo domanda per
di
DI
UGO FOSCOLO.
167
obbligarmi a servire nella milizia, della quale le mie occupazioni e l'et mia e i miei interessi
m' hanno
tradirei
la
mio carat-
col
me mi
Italia,
ne come scrittore
ho voluto parer partigiano di tedeschi o francesi. di qualunque altra nazione. Mio fratello fa il militare, e dovendo professare quel mestiere ha fatto bene a giurare; ma io professo letteratura, eh' arte libralissima e indipendente, e quando venale, non vai pili nulla. Se dunque, mia cara Madre, io m' esilio, e m' avventuro come profugo alla fortuna ed al cielo, tu non puoi, ne devi, ne vorrai querelartene, perch tu stessa m'hai ispirati e
radicati col latte questi generosi sentimenti; e
mi
hai
pili
volte
raccomandato di sostenerli,
li
sosterr
con la morte.
rato se
ti
t'
Non
lontano,
con tutt'i
pensieri; e
come
mia
meche
Madre mia,
E
e
poi,
non
detto
non
ci
dovremo rivedere
i
alloggiare
insieme, e
facolt
di
a cose
ti
Or
bacio
addio,
addio... cara
Rubina,
letto,
mando un
Madre mia,
la
sere
che vado a
168
silenzio.
Or sieno
anco
creri-
falli
i
le
suoi nemici
nemmeno
di
vollero,
sepolcro,
perdonargli), basta
per,
diam
noi,
coraggio, questa
sua indole, e dell'inflessibilit de' suoi principii; basta questa cruda ed amara dipartita per redi-
merlo da ogni colpa e da ogni errore; per renderlo infine sempre imitabile, sempre venerevole
e caro all' italica gioventi.
pace che
le
Fu
una locanda, respinto ed incalzato da ogni parte, posteri di Guglielmo Teli non rinvenne presso quel bramato asilo, che la libert del paese e il
i
dritto
delle
genti
la
gli
garentivano
d'
incontrare.
Infatti ei
comperando ovunque r ara dell' ospitalit, e ricercando invano un onesto e tranquillo riposo. Stette pi lungamente a dimora in Hottingen presso Zurigo, e col gli pervennero le tante calunnie scagliate alla sua fama per la fuga d'Italia, col ebbe nuovi disinganni
corse
Svizzera
nuovi dolori,
suo,
e
le
seppe
le
paure
dello
dell'
Austria sul
procedere
conto
cagioni
strano
una libera terra verso un infelice profugo straniero. lu una lettera ch'egli scriveva da Londra al Direttore della Polizia Generale del Cantone di Zurigo, nella quale dava rade' Magistrati di
gione del
suo vivere
in
Isvizzera,
degl' ingiusti
e
non gene-
DI UGO FOSCOLO.
tera
169
piena di coraggio, di dignit e d'altezza d'animo, egli dolorosamente esclamava. E quanto pi le calunnie si van rinnovando, tanto men
dano.
debbo sperare che il tempo e la verit le disperUna due ingiurie virilmente sofferte riil
mandano
continue
ma
ove le siano
il
continuamente
dissimulate,
silenzio
colpa,
la
coscienza
di
vilt.
Pur troppo
per,
al
tribunale de-
Ma
e
non ho
parere
pi semgli
la
sovrumana
filosofa di
infamo;
pre
e tacere; e tacere e
esasperato;
vedere
insieme
incolpati
amici miei.
che unico
in terra
mi avanza, mi
i
corre
obbligo
brighe.
Ma
soprattutto
obbligo
mio
che
per
di fare, per
s'
quanto
io posso,
i
risapere all'Italia,
concesso
s
essere
impunemente
da lasciarsi immentre il Foscolo sacrificava tutto per serbarsi illibato, mentre lottava contro le persecuzioni di una formidabile potenza e contro l' inquisizione della repubblicana democrazia, ramingando fra i monti e le nevi delatterriti dalle persecuzioni
punemente disonorare.
Cos,
l'
Elvezia,
g' italiani
in
Italia
tentavano
d' infa-
170
mare
suo nome,
Fra
d'
le
non
e
poche
calunnie
v'
era ancor
quella
esser
fuggito
l'
oppressato
benefizio.
Ma
ecco
forza
contro
il
la
fortuna
si
e la
malignit
degli uomini,
flessibile;
mio cuore
ma
voi
Non
vi dir la bugia; le
non per mi trovo in bisogno, anzi sono ancora in istato da trovarmi presto pari in dare ed avere; e quel molto o poco che mi avanzer, baster, o
sapr farmelo bastare. Oltre a questa ragione,
progetto, ch'io vo maturando,
di
il
lasciar
l'Italia,
m' impedirebbe di contrarre alcun debito. Diceva r Ortis il viaggio lungo, la vita incerta, e la mia salute infermissima; io posso dire altrettanto. Ed in altra lettera alla stessa amica dalla Svizzera dicea. Debiti qui non ho, e non me ne avrei voluto, ne potuto mai fare: per di questo non bai da pigliarti sollecitudine; e t'ho anche scritto di non aver lasciati debiti in Italia: guai a me! Se ne sarebbe parlato nelle gazzette.
:
l'
indignazione,
la
brama
i
della
li-
vendetta
di
g'
dotti
quel tempo
la
nemici.
La sua anima,
per
l'
giurie e dolente
abiezione in
arti
che lasciava
in
Italia,
gli
studii
non poteva
non maledire
ad
uomini che
avean
DI
UGO FOSCOLO.
di
171
di
venalit,
menzogna,
dell'
tutte
le
pii
turpi
inclinazioni
uman
cuore.
Era
il
ormai per-
Poligrafo,
prosa e inqmtava
ignoranza al suo Be; profanava di ridicolo il He, come se avesse eletti uomini degni di riso; e per ogni critico non amorevole era reo di lesa Maest. Siffatte dottrine venivan fuori da una letteraria congrega, della quale eran presidi e capi un Luigi Lamberti e un conte Paradisi; venivan fuori da uomini, che trafficavano l'anima e l'ingegno.
Ma
il
ritto,
impavido, inacces-
sibile
elevare
colle opere
ma
non mo-
una
di affettazione profetica
enigmatica oscurit.
Malgrado
licissimi,
sia puro
il
pur
si
mal noti ed oscuri. Quindi 1' autore, prevedendo questo effetto, lasci cento copie stampate per gl'indovini, e dodici che hanno una chiave le
affid
pochi
suoi
amici.
Ecco
il
suo pensiero.
172
ciotti
quali,
il
errori
di
mentarono. In essa
dole, coir
fa
allusione
calamit avvenute
l'
Forse, chi sa? scritemporaneo dei governanti. veva poscia, verr d che a taluno de' loro nepoti quegli scarsi aneddoti, e strane maschere e guerre d' eunucoraachie parranno d' alcuno aiuto a conoscere l'et nostra notabile;
dello Istituto Reale,
e
gli
e
al
bene-
intendere
del
gli Atti
Editti
Principe e
torn al
lode
una
e
apocalissi, scrive
l'
Pecchie,
religione.
il
senza
il
mistero
il
interesse
della
Tolto
pregio
il
della
lingua,
che
molto
gli
giov ad accrescere
gl'Inglesi,
Ma
placava
pili
in
il
mezzo
dolore
esacerbaziene
dell'animo,
ei
colla
dolcezza di
lucubrazioni
care volgarizzando il suo Omero, ed ingannando per cotal guisa i tristi giorni del nuovo suo esilio. Sappiamo che gi tradotti ne avea nove
canti,
e
alle
ritradottine
altri
due.
In
Isvizzera
col
die
pure
stampe un
ventisei
lui,
altro
libricciuolo
titolo:
Italiano,
al
consi-
stente in
postille
sonetti
dal
1200
1800 con
di
di
copie,
DI
UGO FOSCOLO.
gennaio
173
1816
alla
rainciamento
del
primo
sua
amica
vere
i
mi contendesse di ricee di mandarvi alcuno de' miei, voi. rileggendo ad ogni principio d' anno questo libretto, possiate, donna gentile, e ricordoni vostri graziosi,
darvi e accertarvi ch'io vissi
e vivr
sino all'ul-
Ritocc anche
il
miglior per
e
la
parte
dello stile
suo Ortis,
pubblicandolo
tile;
tezze
che
cotidianamente l'incalzavano,
di
imprese
suoi
l'ultimo
scritti,
Lipsia,
una edizione
gli
di
tutt'i
ma
la
permise di dar
mille afflizioni
infedelmente amministravano
e della
il
vedova;
la
fallita
mente
che
l'
a trovar
e
modo per
ancor
una
vita
men combattuta
patrimonio
sulla
rimaneva,
undici
set-
vogliam dire
in Isvizzera dall'aprile
1815
fino agli
tembre 1816, mosse egli alla volta dell'Inghilterra, cercando un ultimo rifugio presso i focolari della britannica libert. Ottenuto un passaporto
dal ministro inglese alla
rato da
un
altro
col
174
molestie,
prov-
vedendo ai mezzi del viaggio, part finalmente, inviando un mesto addio al continente ed alla sua
sventuratissima Italia.
Giordani, Opere.
2 3
Ital.
nel
secolo
* 5
XIX.
Sacchi. Op.
cit,
* Sacchi.
'
Sismondi.
De
la litterature
8 Maffei. St.
Lett.
che comprende
del secolo
9
XIX.
Sepolcri.
C est
I
intitul
encore Milan qu'il publia son adrairable pome, est dans ce petit chef-d' oeuvre, que Fo-
tle
sublimes
d'une mlancolie solennelle, respirant un parfum d' antiquit. Dictionnaire de la Conversation et de Ove la Lecture. Paris. E il Pindemonti gli scrivea. trovaste quella melanconia sublime, quelle immagini, quei
si
pu
due seguenti versi in quel tempo per l'Italia da incidersi sotto il ritratto del Monti, credendosi esserne il nostro Foscolo l'autore:
11
Corsero
Gran
Omero.
176
Ai quali versi
il
NOTE.
Monti rispose:
Foscolo detto,
stampato per solo dovere del mio impiego, ma amor del mio scritto, si percli lo vidi accolto con silenzio appassionato e con lagrime dall' universit che l'ud recitare, si percti io mi sperava che l'inesperienza nelr assumere per la prima volta le parti di professore, mi saria perdonata dallo zelo con che sempre, e piti allora, sostenni le parti di scrittore libero e cittadino, il che da' letterati dovea meritarsi consigli amorevoli anzich adulazioni che addormea12
lio
benanclie per
tano
gli
pu che disanimarsi
al sig.
e,
Lettera dedicatoria
Giambattista Giovio.
V Europe.
Rosmini, Opere.
14
15 si
Fra
tutti
maggiormente
compiacea era questa orazione, della quale lasci scritto. La prima mia colpa presso a' letterati fu l'orazione AeXY Origine e deW Ufficio della Letteratura... che non pertanto profondamente, nuovamente, e caldamente pensata; e per quanto a me pare, la prosa da me scritta il meglio che
potessi allora, o che potr fare per l'avvenire .
Ahrens. Cours de Droit Naturel. alle Grazie, riordinato su gli autografi per cura di F. S. Orlandini, venne finalmente pe' tipi del Le sinceri Mounier pubblicato non guari, con plauso di tutti amatori delle glorie Italiane, onde il Niccolini manifestando
1* 17
Questo Carme
la
role,
all'
Orlandini
le
seguenti
nobili pail
nell'udire
alle
dalla
buon successo
spese
nel
risposto
alla
cure di
V.
g'
S.
meritamente
di
restituire
sua integrit
Inni
Foscolo.
nuovamente la luce di una viril poesia... Oh, se quel grande, che mi amava come fratello, potesse riveggendo ricoprimi^ sorgere, egli direbbe al sepolcro:
L'Italia saluter
la
NOTE.
177
merc di V. S. una parte del suo spirito immortale; ed io non ho parole, le quali bastino a mostrarle la gioia che provo.
'8
di
rametti
pe" tipi di
Orelli Fussli e
portano
Giulio Riccardo
Worth
di
Pisa
nel pa-
XII esemplari portano il vero nome cosi dell' dell'amico M. Williams Stawart Rose, a cui dedicata, e nella fine la Clavis Hypercalipseos, che svela i veri nomi delle persone adombrate in questa satirica allegoria.
Gemelli.
12
LIBRO TERZO
SOMMARIO.
Banck
sul
Rifugio
in
Inghilterra
Accoglienza lusin-
del volgarizzamento di
Omero
di
Libro
su Parga
Continuazione Saggi
in
Petrarca
Letture
di
Letteratura Italiana
di
Spese Debiti Edizione quattro Classici Italiani Discorso sul testo del Decamerone Discorso sul testo della Divina Commedia Discorso sulla Gerusalemme Malattia Ritiro una piccola Casa a Turnham Green Visita del Conte Capo d'Istria Morte Vizi Virt Conclusione.
dra
Lon-
Fabbrica
Case
in
in
cui
l'
altezza
dell'iu-
alto
valore
ed un predel Foscolo,
letteraria
e
congiunta
sue
sventure,
alla
venerata di-
affettuose accoglienze.
Ebbe
terra
il
egli, al
primo giune
gere
l'
nella
pii
antica
della libert
del-
ospitalit in Europa,
compenso serbato
all'
talvolta
eh'
alla
perseguitata
e coscienza.
innocenza,
uomo
colse
onore
In Inghilterra
sent
la
il
ebbe premio
de' suoi
sacrifizii;
elevatezza,
la volutt
dignit umana.
180
nome
intelletto
che
le
suo
nome suonava
isolani;
la
quegli
vide,
che
coraggio,
le
maschie risoluzioni,
e
saldezza in-
sua indole,
quella
passioni.
avean pregio
gente
libera
destavano
dotata
di
rispetto
presso
nobilissime
Giunto appena, fu visitato da' primi valentuomini di quel paese, e conobbe tosto i Brougham, i Mackintosh, i Russell, i Lansdown, gli Hallam; conobbe Lady Dacre, Byron, Rogers, Moore, Campell,
e finalmente in
tesia,
Lord
in
affetto
ed
amicizia.
qualche
mese
questa
ed
poco
di vita
men misera ed
infortunata.
ei
il
Ma
pens di
pensiero
volse
mezzi per
tempo
l'
capitali
potea
trasse
consumarli
inutilmente. Si
ri-
dunque a
lontano
varlo
da politiche
faccende,
ed
avvolto
fra
Ma
ci
da nuove
calunnie,
assalivano,
DI
UGO FOSCOLO.
lo
181
ed inesorabilmente
Inghilterra furono
da' suoi
esilio
e la
povert in
pi crudelmente combattuti
i
nemici,
ed
pi
lagrimevoli
della
sua
un
istante,
ma
le
lo
contro
il
sua fama, ed
Stette
quindi
una
come
si
non ismentire
crede,
veramente
Dive.
il
vergine
Ma
una
di
un
duello.
Un
certo
di
frequentava
copista,
la
volendo
anch' egli
cuore
della
giorno, in
losia,
Foscolo con
il
nostro
Ugo
una
primo,
ma
il
arma su
in aria
il
un nemico per
e
lui
spregievole, trasse
di
suo colpo
mostr
patire
non temere la
quel tempo una
il
Ebb'
dell'
egli ancora
in
che
pu essere
ferito
cuore
terra.
uomo
la
pi
acerbamente
infelice
sulla
Pianse
morte della
182
scrivea:
La morte
della
da Dio, mi ha aperto nel cuore una mi nuova sorgente di perpetua malinconia e di rimorso; e questo paese, tristissimo per me, diverrebbe micidiale, tanta fu fino ad ora 1' afflizione
fu tolta
di spirito e di salute che
rire, e
mi ha quasi
oggi un
le
fatto
mose-
mi par anche
vivo.
di essere
uomo
polto
Cos finirono
per lui
dolcissime
speranze di rivedere e riabbracciare altra volta quella vecchia e misera donna, e tutte le persone
che pi occupavano
sacri dell'
gli
affetti
della
sua anima.
delle
uman
cuore,
cio
della
religione
domestiche
affezioni,
anni
fuggiti,
alla
che
lo
incalzava,
abbandonavasi
prepoten-
temente
nali,
lo sospinse
sempre
la
sua indole.
perocch in questa
i
puri ed intatti
dente.
Il
suoi principii, e
vivere
di
indipene
pi potente strumento
le
civilt
di
opere periodiche,
come
a no-
bilissimo ministero, tutti gli uomini pi ragguardevoli e notabili per niente e per cuore. Coopera-
vano
infatti a
Bentham
Mackinstranieri
Il
fra
gli
Telesforo di Trueba, e
in
nostro Foscolo.
si
quale
per
che
vivea,
credette
che scrivendo
non
e nelle parti
DI
politiclie della
UGO FOSCOLO.
183
Forniva quindi i suoi articoli all' Edimburgh rewiew Quarterly rewiew, senza mai dipartirsi dalle
sue opinioni che gli costavan tanti sacrifizi e do-
Or iu in questi articoli per giornali eh' egli una tale e tanta erudizione, una cos sensata filosofia, ed un si gran lume di critica da
lori.
^
dispieg
gna
e dell' Inghilterra, e
i
da porlo indubitatamente
avea
grette
e
a capo di tutti
dispogliato la
critica dalle
pedantesche
d'importanza
sane dottrine,
sua
iu parte
al tutto ignorate; e
ma
il
l'
Foscolo nudrito a pi
meglio
elev
comprendendo,
riempiendo
dell' Italica
codest' arte
modo uno
I
de'
maggiori
teorie
vuoti
letteratura.
suoi
critici
lavori
soq
di
cotanto
filo-
di
vedute
profonde
sottili,
con-
che ben
possiam
dire,
che
l'arte critica
non
volgarizzati
dagli
dal
inglesi
giornali,
Maggi, vogliam dire, i tre Discorsi sulla Democrazia della Bcpubblica di Venezia; su i poemi Narrativi e romanzeschi Italiani; e sul digamma Eolico. Si legga l'articolo sa Dante e il suo secolo. Si leggano infine tutti quelli, che ei dett negli Annali
e
massime
quelli pubblicati
184
d'incoraggiamento,
parte
il
si
vedr quanto
e
per
questa
nerar debbano
di quest'
la
memoria
uomo. Gli Inglesi pregiavan tanto questi be' lavori, che gli pagavano quindici lire sterline ad ogni sedici pagine, e per quello sul Dante
gliene
inviaron
trentadue,
pregandolo
di
prose-
ogni pagina,
il
quegli stranieri
Foscolo
teneva.
Ma
dizione, ed
amaramente
si
r ingegno,
oh' io
de' passi
io
avea letto
d'
anni addietro,
dimenticato:
de' quali
stimava
anche di ragionare meglio, e di sapere quello che io fo; e piango le facolt datemi dal cielo, educate con
credo
essermi
ignominia
che pure
la
di
indigenza
e di debiti,
piango la fama,
ma
morte mia restare in eredit agli amici miei. Tuttavia in mezzo a questi lavori, eh' ei chianiava ne gloriosi, ne utili, frammetteva ad intervalli r intrapreso volgarizzamento dell' Iliade, ch'ei continuamente careggi, e che non poteva ne sapeva
DI
UGO FOSCOLO.
dotato
il
185
Foscolo di
ingli
dimenticare.
La natura avea
rendea agevole
il
dipartirsi
il
moto.
e
il
passaggio di
tuono,
Omero. Scrivea
infatti.
Traduco Omero
uno;
cos
ma
impedisco
che
pigli
ri-
me,
poi lo
mi
ci
duzione. Sappiamo,
ed
magistero
di
lui,
struttura
e
la
miri-
fama
letteraria
simile
Virgilio,
posta.
Ma
si
la
non
varc
il
dodicesimo
quei
canto, ne
soli
saggi da lui
de' quali
abbiam
Europa un grido
di
sdegno
e
e di
britan-
scrittori e poeti
narrarono
canta-
rono
venduta Parga, o meglio le miserande sciagure di un popolo cristiano ed eroico mercanteggiato dal diritto del pii forte.
i
186
come
bovi.
mercanteggia un armento
la
di pecore o di
Ma
storia
riparatrice
e
delle
ingiustizie
umane ha ben
Kussia, e non
chiarito
dimostrato
che
alla
all'
prima causa della cessione di Parga fatta alla signoria Ottomana. Fu con onta de' due potentati il 21 marzo 1800 stipulato, che i paesi soggetti un tempo alla veneta repubblica lungo la costa dell'
Epiro,
cio
Prevesa,
al
dovessero sottoporsi
mano, serbando
al
governo
di Costantinopoli e
lazioni religione e
fra
le
voler riconoscere
padroni musulmani.
raccolsero sopra
ed appiccatovi
il
sdegn
sulla
la
Europa,
1'
ira
accumulossi
fiero
po-
il
Berchet con
disdegno
esclamava
Se un
vilissimo Inglese
di
Parga mori?
Il
prepotenza
che
senza
la
in-
trattati,
consultar
DI
UGO FOSCOLO.
187
le
1
la volont
la
ed
voti di
le
un popolo,
sue leggi,
costumi, e
ge-
sua
religione,
consnetudini,
fanno un ima'
sangue
di
quei suoi
scrittura
alla
Dett tosto una lunga Parga nell' Edinihurg rewiew, quale segu un'anonima risposta nel Quarterly
concittadini.
intorno
giustizia,
in
alle
ca-
Ma
rivol-
volesse
almeno
di Parga. e dopo
un anno
lire
di assiduo lavoro,
e la
spesa di trecento
fatto di
sterline,
oculari, gli venne comporre un libro col i\\.o\o'. Narrazione di avvenimenti, da servire d' illustrazione alle vicende e alla cessione di Parga. Ma questo storico lavoro stampato non si pubblic mai. il che porse argomento ai nemici del Foscolo di avventar nuove
calunnie
creder
all'
integrit
della
sua
vita,
perciocch
si volle,
perch
il
Foscolo
ebbe largo e magnifico compenso dal tesoro della gran Bretagna. Or le ragioni che mosn'
il
comprendere.
1
principii
proclamati e adottati
dalla
santa
188
potenza
nell'
i
perocch
venti,
pazienti ed
carnetci, dice
i
il
Foscolo,
documenti innegabili e parlanti. Or quei avvenimento fondava in Europa un novello sto dritto delle genti, in forza del quale sbrancando come armenti le popolazioni, cacciar si potevano dalla terra de' loro avi, costringerle ad esulare, e gloriarsi di averle ben compensate col pagamento de' lor poderi e delle abbandonate lor case. Onde il Foscolo esaminando le prime origini e le varie
vicissitudini del dritto delle genti, e in che
soleasi in altri secoli adoperare,
cos
modo
che
concludeva,
porr
in
funestamente
le
rimutato,
noi,
si
pratica
forse
per l'avvenire.
estender
1'
che, scrive
libro.
Foscolo,
mi
astrinse a sopprimere
Assai de' fatti secreti, prosegue egli, e documenti autentici m' erano stati fidati anni addietro talor conversando meco, e talor in copie se mai potessero giovarmi quando che fosse alla de'
varie
nazioni.
io
Quindi
allo
scoppio
di
nuove rivoluzioni,
fors' altri
temendo non
tutti, o taluni
me
dichiarazioni
Monarchi
DI
UGO FOSCOLO.
189
bero ristati dal sospettare, e punire or l'uno or altro individuo come complici miei, e rivelatori
di secreti di stato.
Or queste,
tennero
il
non
a
che
ri-
Foscolo
non
storia di Parga,
de' bisogni del
degna al certo del suo ingegno e tempo che correva. Cos mentr' egli
delicato ed onestissimo, 1' umana malignit gli apponeva a colpa ed a delitto questa inattesa soppressione.
^
Ma
ei trasse
si
e singoiar
plauso in Inghilterra
furono
sopra il Petrarca, che scrisse in inglese, e che una nobile penna italiana, quella, vogliam dire, di Camillo Ugoni, ha poscia volgarizzati e donati all'Italia. Mosse il Foscolo a questo lavoro la coltissima lady Dacre, sua amica, la quale voltando
nel suo idioma molti sonetti ed alquante canzoni
del Petrarca,
si
merit
le
sue lodi,
il
e la
dedica di
Petrarca,
vano
scritte
intorno
al
non han finora satisfatto al bisogno e di vedere un lavoro degno della mente
di genio qual' era
il
alla di
brama
il
un uomo
Fopii
Cantor
vita,
di
ei
Laura.
dett
Ma
scolo
non
scrisse
una
uno de'
e il Carattere di questo gran poeta, chiudendo il suo libro con un parallelo fra Dante e Petrarca.
Ammirevole
infatti la critica ed
il
senno, con
190
Petrarca-,
riponendone
le
cagioni nella
filosofia,
nella
d'amore
che concorrevano a gara a lusingare ed abbellire la pili potente ed irrefrenabile di tutte le umane
inclinazioni.
Lodevole la dipintura
il
dell'
amor
di
Laura verso
ventuno
la
non
platonicamente purissimo.
poesia del
e
che
di
frutto
primitivi concetti e l'affetto lunga fatica; ma provengono dalla subita ispirazione di profonda e potente passione. In tal modo si spiega il perfetto accordo tra la natura e l'arte, tra l'accuratezza
del fatto e la
magia dell'invenzione;
tra
la
pro-
pacata meditazione.
Onde
il
le
medio
la
ed
all'
moderni. Innalzando
della
passione
e
amore
altezza
propria
i
mente,
adornandola
colle
metafisiche teorie e
costumi del suo tempo, il Petrarca ci pone innanzi agli occhi molte sembianze e memorie de' nostri
sentimenti ed
affetti, le pii
le
nostra passione;
pene,
piaceri, le speranze,
ci
persona,
che un tempo fu a
questo sentimento,
conflitto
noi-
noi
miriamo
lo
spaventoso
tra
la
DI
UGO FOSCOLO.
191
stesso la dole
passione e la religione.
cezza,
la rapidit, la
Ma
nel
tempo
variet,
l'ardore
l'anda-
mento, solenne, profondo ed appassionato dello stile son tali, che nessun lirico italiano ha mai conseguito r uguale.
del
carattere
pre-
senta questo grande intelletto irritabile ed intollerante, tal volta pieno di gravit pedantesca e di
simulata modestia,
ma
e
sempre
libero,
ai
sempre
in-
dipendente, terribile
formidabile
papi, ai re,
ed
la
a'
tempi
ai
misera
e della
amici,
imperadori,
alle
genti
italiane,
r anima generosa del Petrarca si elevava a magnanimi sensi, e dispiegava i pii be' tratti di un genio che sembrava creato alla grandi-loquenza de' sommi oratori. Abborriva gli stranieri. Chiam pazzi
snervati
i
tedeschi. Di-
Rienzo. Graall'
Am,
adu-
d' esser
toglieva la disugua-
glianza dell'educazione e
che
l'
mai
Ma
mai
proffer di rado
le
nome, ed
opere di Dante.
e
Ebbe per
a'
timore
vizie,
piet,
che odio
e disprezzo.
Sprezz
ma
Amico
padre
infelice d'illegittimi
figliuoli,
temperantis-
simo per costume, irrequieto per abitudine, sospir sempre 1' eremo di Valchiusa. Cerc un posto per
192
filosofare
amare
la saviezza
e la
vera saviezza
di
relile passioni.
essere
Ges
gli di
Cristo.
Un
e
alto
sentimento
Colonna.
gione
La morte
Laura,
di
tutti
la
ver-
gognosa disfatta di Cola di Rienzo, le civili guerre d' Italia, il colmo della consumata corruzione della Chiesa, la peste che desol il mezzod d' Europa e r invasione di Napoli per gli Ungheri, tutto contribu in quel periodo ad opprimerlo, ad affliggere il suo cuore, ed a volgere le sue speranze ad una vita futura. Allora egli si assuefece a guardar senza timore la morte, a tollerare le pene di una stanca ed amara esistenza, ed a rassegnarsi a tutti quei vaneggiamenti, che ingombrano le fervide menti, le spingono a sospirar sempre il passato, a pentirsi e stancarsi del presente, a sperare e temere del
futuro.
Nel parallelo
e le
fra
Dante
e
1'
tempi
mini all' ammirazione delle venture generazioni, e all' immortalit del nome. Tal paragone condotto
con
si alta e sottilissima critica, che porge un documento' della mente del Foscolo in siffatti lavori, perocch non lieve, ne facil cosa il porre in confronto i caratteri di questi due ingegni cotanto diversi fra loro, che non possono per molte parti agevolmente ravvicinarsi. Ma il Foscolo incomincia a ben ritrarli con quel verso: L' un disposto a
DI
UGO FOSCOLO.
e poscia
193
con brevi
tratti,
patire
V altro a fare,
e con pennellate di
sommo
due grandissimi
rato in
venerabili
Conside-
somma
mente pregievole,
questo saggio
tico,
degno delle
il
lodi che
ha dap che
cri-
Pecchio scrivea:
il
verit
pi bel
giudizio
uomo
senti-
circostanze,
vicende,
il
carattere,
menti del poeta. Senza essere ne una vita, ne una relazione, ne un romanzo, uno scritto che
incanta
e
molte
volte
incanta
come
forza
la
stessa
profonde
talvolta
impressioni.
dire,
che
era
fatta per
e
interpretare
l'anima,
sebbene pi elastica
pi profonda, di
Petrarca.
Ma
egli astretto
sua amica lady Dacre, vogliam dire di esporsi, a dar pubbliche lezioni d'Italiana letteratura. Era ben agevole per lui siffatta impresa, poich le idee
e
r erudizione raccolte
al
ad utilit ed a giovamento, onde sappiamo, ch'ei comp con sommo plauso r indossato carico, imbors molte centinaia di lire sterline, ma la sua anima rimase prostrata, ed offeso T orgoglio e la dignit della indole altamente umiliata e quasi avvilita. Avrei potuto, scrivea un anno prima della sua morte, e potrei campare dando delle letture in Italiano, e il primo corso
Gemelli.
13
194
di esse
mi
ma
1'
anima
mia
si
sogno innanzi di riassaggiare un'altra volta questo amarissimo calice di esporre la mia faccia a insegnare pubblicamente a gente che non intende, e
che accorre chi per curiosit di vedere un animale famoso, e chi per desiderio di fargli carit: Or
queste parole non han duopo dicomento. Un' anima
altera ed educata alla scuola
stretta a ritrarre
il
dell' infortunio,
co-
pane e la mercede del suo lavoro da gente che non comprende l' importanza od 1' amarissima il pregio, potr ben intendere tutta
verit delle dolorose espressioni del Foscolo.
Egli
che aveva dalla cattedra dettato, che le lettere coltivate per ricavare danaro rendono infelicissimo il
vette poscia in Inghilterra barattare
mortale che l'esercita con questo solo scopo, doV ingegno per
e
moneta,
gli
mercanteggiare
le
nobili
facolt
che
impartite.
Oh
se
vederne
il
conflitto,
gli
giati ed inveleniti
tunato!
Pur troppo
uomini eh' ebbero fama ed ingegno, che mantennero incontaminato col sacrifizio e la sventura il dono di Dio, e dopo morte seppero la chiarezza del nome ad esempio de' nipoti senza infamia tramandare. Quante opinioni, quante idee
DI
UGO FOSCOLO.
si
195
massime da
strale
coloro che
della
sciagura
il
e
in-
Ma
tempo
giuridici
sommi
mentre quello de' suoi tanti detrattori cadde rapidamente nell' oblio e nel meritato dispregio.
Intanto da credere, che i lavori della mente inatteso guadagno ritratto da queste pubbliche r e
lezioni, sieno state le cagioni
che
il
ravvolsero, pii
case
giardini,
in
ed
quel
tempo nuove ed
terreno, edific
la parola
irreparabili sciagure.
Compr del
e
si
una
Digamma,
architett un
il
giardino,
guadagnato danaro,
ma
(
creditori cominciaron
suoi
fiori,
il
tre grazie
scrive
Ma
cutori.
Fu
costretto di
un
ricovero. In tale
miseranda condizione
parve,
e
tempo
la vita. Gli
con
196
nome
e della indole, la
melan-
Ho
tutte, scrive,
sfinite.
le
Ho
le
ora in
ora,
con
gimai quando
pili forza
mi
Non ho anima
e
mi
aiuti
spenda quattro o cinque anni indefessamente per uscire una volta della schiavit vergognosa della povert; ma temo che le forzo mi manchino. E pure non gli mancarono. Perdur negli studi ed incalzato dal bisogno, intraprese col libraio Pickerin una splendida edizione de' quattro classici
italiani Dante, Petrarca, Boccaccio e Tasso, obbli-
gandosi di sovraintendere
testo, e di far precedere
alla
retta
lezione
del
ragionamento a ciascun classico. Da questa intrapresa ne avrebbe egli ritratte lire seicento, purch il lavoro fosse condotto a termine nel volger di due anni. Dett
critico
un
un
isterico
Di-
e di far
posare le armi
combattenti ed
litiganti,
ma
ad ogni modo la radice delle quistioni e de' guai. Infatti colla consueta sua critica, e con quel giudizio proprio dell'alto suo ingegno, discorre
dapprima
edi-
zioni, della
censura de'
frati e della
romana
corte;
DI
UGO FOSCOLO.
:
197
pone
mente, dello
stile,
ed
necessit
politiche
per cui il Decamerone fu proclamato dagli Accademici unico regolatore e vera norma dell'italiana prosa. Paragona con Tucidide e Lucrezio la descrizione della peste, mostrando in
trassero a disegnare
che
modo
i
la
di-
colorire
medei
mali ed
beni,
che
il
Decamerone apport
il
alle
idioma;
culto, la venerazione
e r autorir che
riscosse
per parecchi
secoli;
le
de' retori,
delle
accademie,
e delle
scuole;
final-
la troppa
ammirazione
di que-
Tale brevemente questo Discorso, degno invero di laude, perocch pochi per certo avean finora
dissertato con tanta giustezza e verit critica
in-
pili
ingegno italiano.
il
Pubblicato
Boccaccio, pose
mano
al
Dante.
Aveva egli volto il pensiero da qualche tempo ad un Coment della Divina Commedia; e diffatti scrivendo il 26 settembre i826 da Londra all' amico
Gino Capponi
gli
di
198
Commedia
non
di
Dante
illu-
me:
e se
il
libraio
si fosse
dato al
il
animo mio
di stamparlo in quarto, e
per come
bibliotecari
delle
pubbliche librerie
1' Europa, e parecchi lettori di Dante, importasse di vederlo illustrato in guisa tutta uuova, e non tentata mai da veruno, bench' io mi creda sia 1' unica possa giovarne a far conoscere
qua
e l per
ai quali
davvero la poesia,
di
il
secolo, e la
precedere
al
Poema
tre Discorsi. Il
sult, secondo
r umana natura,
qual' ei la
vedeva schietta,
patire
vio-
ed operare
fortemente in tutte le et, mezzo barbare. Al Purgatorio era destinato un Discorso intorno
alla letteratura di
i
queir
principii,
vilt, alla
quale
come
a'
DI
tuti.
UGO FOSCOLO.
199
osservazioni intorno
note sul sistema teologico del Poema, sulle applicazioni della teologia alla politica, su
i
latinismi di
Dante,
e
il
Ma
volle
un libraio proponendogli
per suo
disegno del
non
si
con danno e vergogna dell' Italia, scrive un Italiano, rimase inedito il manoscritto, e si rimarrebbe tuttavia, se la generosit di un libraio
scolo, e
di
quattrocento lire
a
inglese,
avventurandosi
quali
egli
forse
forti
spese
di
stampa,
dalle
non
ritrarr che
Vide per
la luce in
il
quel
tempo
il
solo
Di-
buona logica
utile
di
tornar potrebbe
la inaspettata
opinione,
200
quale
il
Foscolo spe-
di
molta attenzione, se
le
autore non
avesse
fatto
otte-
anzi sommo, se non unico della Divina Commedia sia di riformare tutta la disciplina e parte anche dei riti e de' dogmi della chiesa papale. Perci dipinge il Poeta come papa di una riforma della Cattolica Romana Religione, attribuendogli una divina missione, come gli Apostoli, una consecrazione come Barnaba e Paolo, e tutte le qualit, di un uomo divinamente ispirato.
Ecco
infatti le sue ragioni
il
1'
esule
ghibellino
Le guerre
vita, tanto
tardava un anno a morire, sarebbe stato anche cacciato dal suo ricovero di Ravenna. Le pubbliche calamit provocavano pii vee-
che
s' ei
pontefici.
Mezza
se
l'
Italia,
merito
il
Paradiso,
gli
avessero
dile
anatemi vinsero
armi.
e le
imprese di Cane della Scala accrescevano ira e speranza e furore al Poeta, ed allora sentitasi pi
fortemente ispirato a riordinare per mezzo di celesti
A dir vero ei tencvasi uno de' pochi degni dell' amicizia dello Spirito Santo.
Ne
sacerdozio
e la
DI
UGO FOSCOLO.
201
clliesa fossero
bisognava mutarle. Divenuto il Poeta uii altro apostolo delle nazioni, tendendo a riformare la religione, importavagli di vedere
correggerle
la fronte tre
volte
di
San Paolo. Quel beato lume tre volte cinse me colla sua luce. In tal modo ordinato al sacerdozio, la sua impresa opera commessa da Dio, quella cio di santificare i costumi e le leggi e la filosofia, e ridurre a concordia
luce, e consecrarlo alla missione di
il
l'
civili al-
ambizione avidissima de' Pontefici. Quindi i tre Apostoli, che nel Paradiso esaminano il Poeta nella fede, speranza e carit, porgono forza di vero all'ipotesi della missione divina di Dante, che nell' altissimo de'cieli lo consecrarono a militare. Quindi questa divina missione dar morte alle tre Fiere, che
tolgono al Poetala speranza dall'altezza; liberer
l'Italia; e frutter al Profeta, che con altra voce e
del
Foscolo,
colle
quali ai
che non
si
Che
l'Alighieri
prepotenza, e dagli
i
abusi
romana
corte vituperasse
vizi e le turpitu-
202
di
bramasse che
si
s ini-
quamente adoperavano; e desiderasse, che dispogliato il Papa del suo usurpato potere, Italia tutta
si costituisse,
il
sa-
all'
impero per
la parte po-
litica,
Monarca
l'
al
Papa per
la parte
morale
r uno
altro
governassero
pacificamente la
Ma
che
mutar
parte
dogmatica
creare
non solo colla filosofia de' pagani, ma fosse anche colla favola santificata, per vero un tale sbalestramento logico che non par eh' abbia potuto aver luogo nella mente del Foscolo. Ne vale, che come inventore di questo sistema egli ne vede la confermazione in ogni cosa, perfino nel rito sacerciliabile
parole;
benedicendomi
posizione delle
tre volte
cinse
me V apostolico
lume,
la triplice
im-
mani
gerarchia' ecclesiastica.
Ma
il
mille luo-
che
per lui
il
smentir
la fede e la
DI
UGO FOSCOLO.
203
la base del cattoliquel eh' egli crede distruggere Annullare e cismo. intorno alle indulgenze, alle sconauniche, al Limbo,
le
ai miracoli
all'
eternit
delle
pene, e alle
sacre
immagini
chiesa. Bisognava
come dogma
la nostra cre-
denza, allorch dalla chiesa venga proposta a credersi con divina fede: e che dalla grazia dello spirito santo proviene
il
il
che un
dogma
Poeta an-
altre verit
risparmia di punire gli stessi suoi ghibellini, che non ebber verso la chiesa la debita reverenza ed
ossequio.
Quel signore
che fu di onor si degno e poscia nel canto decimo chiude questo Federigo dentro un sepolcro
il
gran
Farinata un magnanimo,
ma
gio la cristiana piet, lo dipinge dritto dalla cintola in su dentro quell'arche, che non
si
chiude-
ranno finche
corpi
non
tornino
da
ei
Giosafatte.
rotti Prelati,
ed
a'
Guelfi
1'
nemici,
e di
serba
il
il
bel
modo
di vituperar
uomo,
venerare
le
sacer-
dote. Sciarra
profane
mani
sul vecchio
Cristo im-
prigionarsi nel sito vicario, rinnovellarsi l'aceto e il fiele e di nuovo infra vivi ladroni essere ne-
204
che santa dal fango de' colpevoli e de' viziosi. Ne Dante ignorava quello che abbisogni un mortale per esser ad una divina missione consecrato, perciocch, s' egli ben vero che r eterna sapienza sia discesa sulla terra ad illuminar gli uomini, dovette rivestire il suo Inviato
chiama
bella
di tutti
sublimit, che
di
appellarono
le
note interne
una
certo
divina rivelazione.
carat-
con
somma
chiarezza e preci-
come indispensabili a questa presovrumana ispirazione. Molte infine e ben altre ragioni addur potremmo contro questa ipotesi del Foscolo, ma vano ormai il combattere una opinione, non eretta sopra solidi
sione descrive
tesa
fondamenti
irragionevoli,
religioso del
il
carattere morale
sparge
sul
sacro
poema
il
brama
Commedia un preliminare
di
della confes-
Maometto,
e nel
suo divino
Poema un
secondo Corano.
Ma
senza attenerci ne
DI
UGO FOSCOLO.
205
con uno straniero scrittore, che in queste interpretazioni del Foscolo, ed in molte del
Rossetti
ab-
biamo un esempio
del
male
cui
fre-
quenti
quella
esempi
di
si
son
^
veduti
nell'
interpretazione
di altra infinitamente pi
Dante.
il
mincia a fermar 1' et che il poeta sceglier debbe per cantar un eroico poema, il quale per sua indole non solo dovr dilettare, ma esser al tempo
stesso utile e giovevole
ai
Gerusalemme
Il
oltre
la
dignit modi
politiche
Tasso professando una solenne e mistica venerazione per la fede cristiana, seppe
considerazioni.
e di
come Omero,
come
edificare
ma
trama
e scelse
personaggi dagli
che narrano
il
autenle va-
monumenti
le
e dagli storici,
Il
rie
Tasso fu
la
diradar
Veri sono
se talvolta
concitare
posteri
per
le
quali
furon famosi
nostri
antenati.
Ben
diverso
del
il
scopo che
egli nobilita
il
nostro iutel-
206
letto, e ci
ammaestra
storici.
stanzialmente
Una
tigiani,
insieme a tutte
i
le
accademie cospirarono
odii e le implacabili
per isfrondare
sua
vita.
Ne mancarono
inimicizie di municipio.
Fiorentini non
potendo
cali.
mente perduta, si rivolsero alle contese grammatiLo stesso Galileo non seppe scampare da codesto contagio, e bevve intera la pedanteria de' sac-
da queste letterarie fazioni, e mantennero lungamente in Italia il nome di Ariostisti e di Tassisti. Ma venne tempo ormai di obbliare quedotti
ste
sciagurate
ci
umano si sublima abbassa a norma deli' impresa che esercita, ed a seconda dei sentimenti e delle passioni che
mento
si
lo agitano.
Dopo questa prima parte, il Foscolo discende ad un esame delle qualit precipue e caratteristiche del Tasso. Passa poscia all' analisi de' guerrieri della Gerusalemme, che li trova tutti ben adatti dentro gli umani confini, mentre gli eroi della romantica cavalleria sono degli enti cui non dato agli altri uomini di potere emulare. Tocca
canto ineffabile,
poesia.
trarca.
^q\V Aminta, opera che spira, egli scrive, un ine che gli stessi critici del Tasso
d' italiana
sonetti cedono
Le molte scritture
forma
uno
stile chiaro,
DI
UGO FOSCOLO.
i
207
nuovi
e
pensieri
pro-
modo
Chiude
malignit persecutrice; tutto insomma cospir ad abbreviargli la vita. Egli moriva di ciuquant'uuo
anno, e dove noi non fossimo sicuri di questo fatto,
il
numero
condurrebbe
e
riposata
ma
egli
la penna.
suoi sentimenti,
nobbe i dolori che aveva adunati sopra la sua tequando compose 1' Aminta: contava allora
che
il
mondo
i
lo
avrebbe
considerato
folle.
suoi dolori
Il
Tasso
il
disprezzo,
preoccupava sempre
il
in
sua immaginativa. Ebbe cara una fiamma divorante ed intensa, riposta ne' penetrali dell' anima,
come
del pari
il
ma
noi
sentiamo
lo
inestinguibile calore
del genio.
Il
soltanto. Egli
i
Tasso pens avere scritto per gli eruditi moriva ed essi discussero sottilmente
d' in-
208
chiostro;
i
ma
da
questa parte
umili
tetti
amano
gli
non solo
e gli ac-
lo sconforto e la tristezza,
ma
quel che
non miglioraron per nulla le sue economiche condizioni. Nella sua prima giovinezza era egli stato affetto da una grave malattia, che lo pose nel pericolo di rimaner cieco. Nella mia prima giovent
minacciato dalla morte e dalla cecit e per conservarmi alla mia famiglia furono come inviate dal cielo le cure del sig. Verdoni: ed io non posso
fui
;
se
non amare
il
figlio di
un tanto benefattore.
il
Ebbe ancora
altre
peso della combattuta esistenza; e massime fu sovente colto da febbre infiammatoria, malattia, di-
cea
egli,
La melan-
fegato, che
degenerando
miseramente, gi stanco di tutte le umane cose, alla pace perpetua ed inviolabile del sepolcro. La povert non gli permise la dimora di Loudra, quindi lasciando quella capitale, si mosse in mezzo ai dolori della malattia e quelli dell' anima,
guard
ad abitare una piccola casa a Turnham-Green. Col egli il vicino termine della vita con quel
dispregio e quella filosofia,
r avean mai in tutto il corso de' suoi giorni. Non un motto, non un cenno, non un lamento sulla fine immatura, sull'inesorabile e prepotente destino,
sulla sventura di morir lontano dall' italico
cielo,
DI
UGO FOSCOLO.
209
sua indole, ne
dell'et
degli
ed ammirevole
distinti
lo
pili
il
sua.
sforzi,
Sebbene
per
sia
1'
per
me
massimo
al
scrivea
ultima volta
che vigore
prendere
la
Abbiamo
car-
il
tutto per
mezzo del
infine
ogni cosa.
Ma
pili nulla.
mi permetta di pregarla di non mandarmi Far nondimeno sempre caso di lei ogni volta che mi occorreranno compre o commissioni
citt.
in
rne con
salute.
il
rurgo non
razione.
e
Il
la
vuole che
visiti.
dottor
mi
La
visita
fare
Holland sarebbe ora superflua. La prego, e sia .una delle mie pili calde preghiere, non ricorra ad anima vivente, sia uomo, sia femmina,
al dottor
soc-
Io le faccio
da miss Floriana,
ma
che
la
di
lei
straziare
i
crudelmente
il
mio cuore, ed
14
ac-
crescere
Gemelli.
210
del
mio
corpo. Addio,
l'
pu
venire.
In cotal
1827.
modo
e tre
scrivea
il
il
3 agosto
La
alle ore
nove
quarti in
Tuuhram-Green mezzo
e del
rava fra
le braccia del
canonico Kiego,
all'
dottor
Negri
tributo
di
esule spagnuolo
porgeva anch' egli al fratello di esilio l' estremo di lacrime e di amore. La sua spoglia
venne sepolta nel cimitero della Chiesa Parrocchiale di Chiswick; e il sig. Hudson Gurney di Liverpool alquanti mesi dopo la morte gli fece porre
iscrizione:
UGO FOSCOLO
OBIIT XIV DIE SEPTEMBRIS
A. D, 1827.
AETATIS
LII.
1'
Ma
in essa si
uno intorno
all' et.
altro
riguardo
Foscolo soccorsi
d'
ogni sorta,
di
ma
respinse
gli
profferte:
pur
amici accettarono la
per pagare un
somma
cinquanta
lire sterline
SeiJolcri.
Nelle supreme
il
una
visita, scrive
Pec-
Capo
il
d'Istria,
ma
gi fatto cadal'
non vide
compatriotta e
amico, non
inglese
ud
le
giovine
1'
DI
UGO FOSCOLO.
211
roanoscritti
altri
v'
Omero
tradotti,
alquanti
frammenti delle
potea dire
Ma
r Autore.
uore,
ebbe grandi virt di mente e di pur egli era uomo, perciocch potente per quanto si voglia la scintilla di Dio nell'umana
11
Foscolo
ma
ter-
della
Da
che
ci
io
non ho
e
non
sia
degna
d'
uomo
i
generosissimo,
dermi
i
pochi,
ma
inso-
vogliono
vente
il
nome
di
uomo
strano, di capriccioso,
in-
Una
vita
e di svariate
fortune, er-
campi
di battaglia,
ben diffcilmente
ed inimplacabili.
poteva esser
immune
di colpe o di difetti,
meno
Che
212
ricco e di virtii
nino,
chiam
se stesso. L'
umor
satur-
r asprezza
de'
una ostentata
taciturnit, un orgoglio ed
smoderato pel gioco, una certa imprevidenza del facean di lui un uomo
alle amicizie, alla confidenza,
ed
alla
fa-
migliarit,
si
attraeva
agevol-
mente la simpatia e l' affetto, per modo che chi non conosceva la sua anima o il suo cuore, lo rifuggiva, lo disamava, e bene spesso gli donava
quei tali nomi, che ancor molti di ripetere non isdegnano insultando alla memoria di quel nobilo intelletto. Ma s' pur vero ch'abbia sortita una
cotal
indole,
pare
parte di questi difetti per la pretensione di alfiereggiare, poich la gloria di quel primo
Italiano-
non solo era per lui un perpetuo incitamento a nobili imprese ed a liberi scritti, ma tutti suoi
i
pensieri
l'
le
sue
passioni
traevan origine
dal-
esempio di quel grande. Onde gli scrivea mandandogli il suo Ortis. Se i cieli mi concederanno vita spero di dimostrare con pili alte cose agli Italiani avvenire, che io, minore a voi d'ingegno, era bens per V altezza
servi
d'
contemporaneo ed amico.
il
L' Alfieri ed
veri fondatori di
Manzoni sono
eh'
Il
Italia
due scuole,
opinioni di
sofi
sione e la
DI
UGO FOSCOLO.
213
a questa
il
di oppressione.
Guard
all' Italia, e
la vide debole,
misera, corrotta,
snti
nel
servaggio.
Onde
di richiamarla alla
maschia ed antica
la
virt, flagel-
lando
debolezza, e
tutti
vizii in
che avvoltati
si
giaceano
gli italiani di
romana;
si rivolse al valore,
all'eroismo, e all'amor
di patria di quegli
antichi
mortali;
si
volse
ad
esempi italiani, e cred che codesti esempii stati sarebbero ben sufiQcienti e bastevoli al suo scopo.
L' Alfieri perci colle sue idee e colle sue dottrine
non vide, u
il
solo civile e
politico elemento.
Non parliamo
della sua
forma,
sia arida, nuda, povera, sia greca o latina, sia qualsivoglia dalla difficile critica odierna,
il
fine per
richiedea
civilt
dalla
egli di
un ingegno
ori-
ginale e potente
conobbe a rincontro il vero mireligione nistero della di Cristo, che carit, amore, fratellanza, per cui sent il bisogno dell'elemento religioso, come mezzo sicuro e non fall'Italia
libile
conseguimento di un fine, al quale ardentemente sospira da pii secoli. Ma per quanto 1' arte abbia sotto le orme del Manpel
zoni progredito e
214
timento dt4 bene emancipandola dalla servit dell& regole e dalla imitazione; per quanto ei si possa
la
divisia
della
la
sua
i
quale
debbono raddolcire
colla fiducia
per
una
vita^
migliore. Or siffatta dottrina, che proclama la necessit e la bellezza del credere, che
predica gli
pazienza e
una schiera cos detta di cattolici scrittori, che senza 1' ingegno l'immaginazione, l'affetto, e l'altezza del Manzoni, intolleranti delle proprie opinioni, con un linguaggio
ha fatto sorgere
in Italia
le
vere e grandi
Ma r
Italia
e solenni ri-
altissima
rassegna-
dunque non ha duopo di codeste teorie, ne di cosiffatti scrittori. La fede, l'affetto, e la credenza in Dio possono e debbon servire a tollerare
i
dolori ed
ma
non
concordia.
Or
con ira
codarda, infiacchita
travolta in
l'
tutte
le
male
et
ad un
migliora-
mento morale
clam
l'odio,
di
DI
UGO FOSCOLO.
dell'italica
terra.
215
Codesti
in-
contro
nemici tutti
cui
pili
abbisogna ed
di
voca la patria,
bene,
progresso, o
di
insolente
straniero,
ma
rinnoveller
perpetua-
mente quelle
lici
abbiam
infe-
cotidiani
sacrifizi
degli
comprengenerosit
e
ed importanza
le
sua scuola,
e
le
condizioni
necessit
delle
egli
uno
de' pii
del
sommo
di
tragico
Dotato
di calda
immaginazione,
un'in-
dann parimente
tori
la sterile
audace
Amico
ten-
l'avviamento
il
Botta,
patria
romantici;
all'
ma
al
dispregio o
creava del
secolo
di transizione,
orme
gli ingegni,
apportava nel
mondo mopolitico
letterario,
nel
mondo
religioso e
216
un perfezionamento, al quale non Quindi egli consider le non disgiunte dalla vita, e conobbe che il
aggiunta.
d'
illuminar gli
uomini, e
amor
Ma
svincolare
pur codeste verit non bastarono a fare il Foscolo da taluni pregiudizi, eh' ei
ei
fu irremovibile
di
os-
dottrine
questo sistema,
le
re-
r uso
della mitologia.
Ma
questi
pi'egiudizi
per
della
mente, dalla
il
Pec-
L'italiana
originalit a
filosofia,
quella
francese,
straordinariet
o
de' nostri
poeti.
i
In
Al-
Francia pochi
fieri
bisogni
1'
Appo
noi
ed
il
luzione francese.
Foscolo lo fece
della
dopo di essa.
colla
filosofia
Codesta
associazione
poesia
cre la nuova generazione in Italia, cre una novella scuola, che abbatt
i
ma-
DI
UGO FOSCOLO.
pose
l'
217
Italia
schie e
virili
passioni, e
su
quella
ne
raccogliamo
splendidissimi
fu
il
esempi.
principio
Il
senso
dell'
umana
oppressione
predomi-
nante di codesta scuola. La Francia colla sua rivoluzione proclam i diritti dell' uomo, proclam
la libert universale,
ma
mazione videro congiunta la rapina e la licenza, videro il dominio militare, i santi desideri di libert e di iudipendonza conculcati ed oppressi,
ribaldi in potere,
i
i
ed
invece
di
li
ha disingandi
ed abbattuti.
stato
cose.
La
di-
singanno
f'
prepotenza
v'
del
pi
forte,
gli
ha giustizia, se
che
1'
la forza
e la
la convalidi e la sostenga,
equit
nou scam-
elementi
dell'
uman genere
che
e
delitti, in fine
la
virt,
trascinato
anch' egli
vicende
del
Malgrado
ci
am
am
la
virt
per se stessa, e se le
dottrine
del di-
218
ciottesimo secolo lo
talvolta dubitare
delri-
l'anima
e di
Dio,
tosto
ne
rifuggiva con
battaglie
nignamente
primo stadio
suo Ortis.
lo
spirito
sciolto
l'
dalle
influenza di
ei
questo
il
violento
dell'
animo
prese
dettava
tardi
Ma
trine ne
pili
nel
Foscolo un carattere
i
pacato.
Non mut
1'
le dot-
esperienza gli
ma
incominci a rassegnarsi
le
cose
tolleranza le ingiustizie,
i
1'
egoismo,
freddo calcolo, ed
di
vizi degli
tempra
l'
animo
ei scrivea
1 Sepolcri, l'orazione
Giustizia, quella delle
sulV origine
zioni sulla
e i limiti della
tre
le-
morale letteraria. I tempi, che seguirono dopo tante rovinose e turbolenti vicende delia francese rivoluzione modificarono
il
le
brame
nome
si
amoro
riferm
il
amara
e sco-
genere
umano
sia inele
al servaggio.
Kotte tutte
e
col
cuore
II Foscolo non fu grand' uomo, ma grande fu r influenza che esercit nel suo secolo, ed il bene che apport nelle lettere. Poeta, prosatore, critico,
DI
UGO FOSCOLO.
210
incomparabile.
suo
stile
puro,
la
forte,
con-
forma
ed
dell' et
nostra rapida
Predilesse
ebbe a
maestri Omero,
Dante,
fonda conoscenza delle antiche letterature congiunse quella delle moderne, ed a lui devesi il
vanto d'aver introdotto nell'italica
le lettere
poesia
il
ge-
dipendenza
campi
di bat-
Nella terra dell'esilio onor il nome d'Italia colla potenza dell'ingegno, colla sventura, e la nobilt
delle opere. Pianse sulle dure
sorti
della
patria,
lament
sangue versato per vederla libera e potente, ma non disper del suo avvenire. L' Italia caduta sotto 1' austriaca dominai
sacrifzii
ed
il
zione,
restaurata
dal
ritorno
le
dei
suoi
antichi
miserie, l'onta, la
vergogna,
libert,
figli.
dolori
della
schiavitli.
i
non
giorni
della
dimensua
valore,
al
il
senno, e
la
sapienza
de' suoi
Guard
frutti della
sua
le
colpe,
le
debo-
una
pili
chiara e pal-
220
magad
tale la
ed indefessa attenzione
elevare
si
il
fu
Tale la speranza
ed
anima
i
giunsero ormai
finalmente in
rona, la
giorni
ora
cui
l'Italia
le
riprender
e
la
sua coalla
sua spada,
volta,
e
gina altra
per
seder Re-
mezzo
Or
tadino.
tale fu
il
Foscolo
come
scrittore e
come
vita,
cit-
Le narrate
vicissitudini
della
lo
esame riamo
dalla
volle
delle pii laudate sue opere, potranno, spenoi. farlo alla fine giudicare
e
gerezza
con pi verace ed
imparziale giustizia
Italiana.
11
presente
generazione
Il
Pecchio
dovette
ingratamente calunniarlo.
Carrer scrisse
e
parlar di lui senza offender la potenza dello straniero dominatore. Noi quindi
tisfare
abbiam creduto
sa-
ad un debito sacro verso la memoria di codesto altissimo ingegno dettando questo qualunque
siasi nostro lavoro.
Una
per
la forza di
un fato nemico
ha da
contrapporre alle stolte rivalit ed agli insulti codardi di avventurati popoli stranieri, che quelle
delle arti e delle lettere, sarebbe
soste-
nome ed
e nel
pline.
Ne' rovesci
mutamenti
DI
UGO FOSCOLO.
221
stata
quando
vili
la
ferocia
di
e
despoti
od insolenti,
spogliata,
ed
op-
quante speranze,
quanta
Bisogna guardare
si
l'Italia, dicea
un
riaccese la
prima
fiaccola
prima
novella.
Omero
Un
poe
rappresentante
della
sua
civilt
ha creato il pili grande e il primo genio nell'Europa moderna, qualunque saranno suoi dolori e le sue sorti avvenire, non sar mai
delle sue lettere
le
umane
ri-
incivilimento e la sapienza
vilimento baster
solo
lo
La
terra,
un Macchiavelli, ad un Ferruccio, ad un Michelangelo, ad un Raffaello, ad un Galileo, ad un Tasso, ad un Ariosto, ed a mille altri ingegni sovrani, che hanno meravigliato il mondo col loro genio e co' loro lumi, non potr esser mai una terra povera
esaurita di glorie novelle, di generose virti. e di figli
magnanimi.
11
222
ben lumi-
pretendono
non
veder
altro,
essa
mano
si
modo scemer in parte 1' acerba ed incessante ricordanza della sventura; in cotal modo pi degna
si
render
di
sacra
venerazione,
il
mostrer
al
ha serbato
Italiani!
e le
serber sempre
onnipotenza
Ugo Foscolo merita una pietra, meuna parola, merita che l' Italia onori finalmente il nome e le ceneri di codesto suo figliuolo. I giorni avventurati son giunti. Onore a' martiri
rita
ed
a'
propugnatori
della
libert
della
gloria
italiana!
'
il
reign
ster
Quarterly
nell'
Rewiew
nel
poi
FnWest.min-
lietrospective
vorr conoscere il catalogo di molti e vari scritti pubblicati dal Foscolo ne' giornali inglesi, legga un articolo stampato poco dopo la morte di lui, nel Liwerpool Commercial cronicle.
2
Magazin. Chi
cernente
di
S.
* Dello spirito Cattolico di Dante Alighieri di Carlo Lyell, M. tradotto dall'inglese da Gaetano Polidori.
*
Quando furono
di quelle
che sono
al
presente.
LETTERE
DI
UGO FOSCOLO
Gemelli.
,-
AVVERTENZA
In appendice a questo
libro,
ristampo
tali e
quali le letfin
tere del
Foscolo che
io
pubblicai
per primo
dal
1849.
mia
mostrare
al
nei raccoglitori
deW
dopo
tando
di
una omissione
inesattezza!
C. G.
LETTERE
AL
Sia.
7 settembre 1808.
Eccole,
Sig.
po' di
derla stamattina:
ma me
impcriosus vocat
il
graphus, ed
io
spendo
gli occhi,
tempo
e il brio
sulle stampe.
Vive valeque.
Al Medesimo.
Milano, 23 settembre 1808.
Alla sua de' 17 settembre rispondo oggi 23, perch, cangiando di casa, ho dovuto far burato delle
mie
giti,
annoiarmi
Le rendo infinite grazie delle memorie intorno a Giovanni delle bande nere. Temo che nel secondo volume non mi cadr in acconcio l' inserirle e farle onore del beneficio; vedr ad ogni modo
s'io potr intarsiarle in
qualche considerazione; ed
ma
io
amo pi
228
rozzi
LETTERE
carnei
tutti
di
un pezzo
che
gli
eleganti
me
ne varr per
o nella
volume
io
anno 1809,
lei
con grati-
Ella
acco-
gliere
da tutta la
bella famiglia; e
ed amico.
Ugo Foscolo.
P.
/S'.
Mandole
la
lista
de' nuovi
eiettori.
Piacciale di
rinviarmela,
perch
di
pugno del
me
con
la
dell'
Intern.
Al medesimo.
Milano, 3 Ottobre 1808.
Il
signor
Bartholdy di
Berlino,
viaggiatore,
amico
tore di
agi' Italiani
un viaggio
il
questa
di
Bene-
detto e Paolo, e
questo
modo
della
stima
dell'amore
che
io
le professo,
Ugo Foscolo.
UGO FOSCOLO.
229
Al medesimo
Pavia, 6 gennaio 1809.
Sig.
Conte mio.
Confesso eh'
lei
io
non aveva
io
speranza di essere da
prevenuto, e davvero
Como
voti ed augiirii,
io avessi
Montevecchio
curo che
il
li
avrebbe
portati,
s'
avuta
l'
avrebbe
che
il
amore,
s'
infiammarono,
miei Bru-
netti che
di Battaglia, e
non potea pi venire, attesa la lontananza i corrieri che impediti dal gelo e
le
lettere
mi
grano
gurii
il
verranno all'Epifania; ed
la
prego di darli in
ebbi per pi ore
mio nome
e alla saltante
sott' occhio,
famiglia.
Ma
io
raento
cielo
scritturale
il
sua lettera;
prego
il
fu non divenga per me impercettibile 86 non quando il mio cuore sar freddo per sempre.
che
Amor
col
rimembrar
so!
mi mantiene;
ed
io
Petrarca,
230
tato
LETTERE
da mille
e pi
larghe speranze.
Ma
la
na-
tura
mi
fece
Alle
speranze incredulo
e al
timore;
libri
la
fortuna
mi
ed amici
si
persone care
all'
consolarono con
tante cure e
lungo amore,
e beneficarono
mi
rimembranze,
affannerebbero
le mie potenze vitali Non so se l' ingegno ormai stanco o la ragione troppo avveduta vo-
tutte
gliano
sioni;
inumanamente
disfare
il
1'
ma
tutto lieto e
nanzi;
s'
vedo che a
il
fragilissimi
la
stami
se
attiene
velo da cui
mi
traspare
verso
gloria, la
lei
volutt e la dottrina.
forse le
Ma
io
in
non
la piet delle
mie malinconie. Ho preso a scriverle appena partito Brunetti. Mi ha lasciato dopo ventiquattr'ore,.
perch la sua catena inargentata torna a strascinarlo a Milano; ed anch' egli non mi lascia che rimembranze, e le lagrime inaridite sugli occhi. saluti di queir egregio amico e Le mando per recentissimi; ed io la prego di accoglierli affettuoi
samente, perch'
lei.
ei
me
li
Montevecchio
la
la ringrazia della
s'
la
ei
fosse in casa;
ma
posta
inesorabile
il
corriere
sta
sulle
un' altra
ri
UGO FOSCOLO.
231
due giorni.
Conte, per tornare ?i\Vu/fcio della letteratura: parmi d'avere scoperta V origine, interpretando con la na-
tura
l'
dell'
uomo
il
silenzio delle
umanit. Onde ebbi occasione di abbracciare intnite idee, e d'illuminarle e di rannodarle fra di
non che forse mi compiaccio oltre il merito; ma ho lavorato ultra vires; ne ho mai sentito il rigore di quella sentenza di Bacone: l'uomo non si accorge quanto ci possa fare, se non
loro: se
quando tenta, inedita e vuole. Frattanto ami com'io l'amo e la stimo. Suo
A/fez.
ella
mi
Amico
Ugo Foscolo
Al Medesimo.
Milano, 25 marzo 1809.
Ieri
alla
guardia
e Padova, ove S. A. I. intende primavera con tutta la sua casa reale: queste, a quanto mi fu riferito, sono le precise parole dell' ordine. Mi fu riferito perch io da marted, giorno in cui le inviai la mia lettera,
passare
la
al quartiere,
da mar-
in
non tanto
dalla
noia
e
mi sento
assai meglio, e
uscir di casa
domani
forse
232
LETTERE
mi
fece vedere
due lettere preparate per Como, e 1' avranno, spero, a quest'ora ricevute. I suoi libretti furono accolti con gratitudine dalle persone a cui ella mi comand d'inviarli; Brunetti segnatamente e l'avvocato
Marliani, che risponder al suo
gentile biglietto,
mi raccomandarono
mio
che,
la ringrazier
s'
di
ringraziarla.
Montevecclii
io
personalmente, percli'
credo
io
correr sino a
Como
annoia di tutto Milano. Io ho gi tagliato, se non sciolto il nodo Gordiano, col mio risolutissimo no. Per Pavia m' avr sino a tutto
die.
Jiaec forlasse
benigna,
Deus
liis
quoque finem.
Io per
me
sento
Un mar
di guai,
Che questo
di valor saldo
argomento
de' mali,
ali
Armansi
beni ancora,
N N
gli
In ferma sede
certa fanno qui tra noi dimora Prospere cose Non empiam dunque 1" alma
Il
DI
UGO FOSCOLO,
233
e del Menzini ben mi ricordo; e ieri dal mio letticciolo io spiegava queste sentenze dell'alto Tebano, cantate
se
nell'
olimpica
seconda,
mia spiegazione da
le lettere
Montevecchi,
della filosofia
sono
di dolcissimo aiuto,
Ed
io vivr
muse
Duni tiemor
ned prossimo,
io
ho deliberato di de-
Ella
mi
candidamente l'amo;
prima
di giu-
gno la nuova edizione dell'orazione lo dir pubblicamente ad ogni gentile persona, siccome questa e tutte le mie lettere lo dicono, e lo diranno perpetuamente a lei.
Ugo Foscolo.
Al Medesimo.
Pavia, 21 aprile 1809.
Signor Conte.
al Battistino
vi-
tra al Prefetto.
lei,
una
le
meno
lo sappia, se
mai
l'
involto e
biglietto fos-
Da
234
via, e
LETTERE
non mi sento e non mi presento lieto. Quecalma al parere degli altri ma chi pu sapere con quale inquietudine il sangue mi urti nel Brunetti lontano, e non ho sue lettere, cuore? ne Giulio mi scrive; ne so certissime notizie delle
sto
;
ad ogni modo
italiano,-
me
miei cittadini. La guerra arde frattanto vicino alle mie messi: e a dirle vero, io non amo ne con la
ragione ne col cuore
gli austriaci;
ed
io
sono nel-
ma
da desiderare
le
come
e
ragioni
mi tengono
tre
potentissime,
imminenti,
le quali e
nersi dentro di
solo.
me
non
s"
me
Non
la
so
dunque
io
potr
studiare, e molto
meno
in
la mia penna mente il cuoi-e; ma il cuore la mia penna. Passeggio sempre, e torno a casa pi volte al giorno, ed esco di nuovo e passeggio; e buon per me ch'io stando in citt posso camminare per la campagna e non incontrare anima nata. E quando sto nella mia stanza leggo r Alcorano. Ella ride Sig. Conte eppure io
me
natura,
ma
non costringerla;
e la
certo
rispetto
con
certa
Anche quel
libro viene
dall'
Arabia,
Abramo; lo stesso stile, la stessa morale, e lo stesso dogma dell'unit ed incomprensibilit dell' Eterno
punitore delle colpe, e rimuneratore
delle
virti.
DI
UGO FOSCOLO.
235
parla e ride
ed
io
come
della
esilio
spontaneo.
ho ricevuto
la
lettera
e le
Contessa datata
prima di Pasqua,
umilt
Ma
Talor
infiamma.
al
Ed
degli
in ci
credo
affetti
Petrarca;
nelle
quando
ei
parla
per-
umani
giuro
sue parole;
occhi
mio nome
tutti
suoi cari; e
Tutto suo
Ugo
Foscolo.
Al medesimo.
Pavia,
1
maggio
1809.
La sua del 20 diretta a ^lilano, e l'altra del 23 giunsero a un tratto. E tutte le pagine sono
piene di affanno: n
visione di
tlosota
1'
io
eh' io posso
afflizione
avere
di
236
stato in cui
LETTERE
vivo e dalle lunghe battaglie ch'io muovo, non so dire se pi al corpo che all' animo mio. m* avveggo, che il dolore talvolta va seconsolo
tempo ed
non
le
casi possono
so
mi
mie
fibre e
il
piglio
la pioggia
lo
ed
stato di chi
geme
che
gli
ci
possa essere
domi d'aver
e vedo quanto
di
filosofato e predicato;
i
me
ne pento,
una donna e d' una madre vadano rispettati. Quale antidoto stoico potr risanare quel cuore che trema involontariamente? Qual mai voce d'uomo
potrebbe giovare, se
a'
la religione e la
rassegnazione
non giovano? Mia madre, e molto pi mia sorella, mi vanno narrando i loro guai: desideravano di rivedere Giulio; egli corse settanta miglia, le abbracci, e le lasci dopo un'ora; nuove lagrime, e timori pi funesti; meglio Sua madre lo accoms' ei non le avesse vedute
decreti
del
cielo
!
e lo
benedisse come
s'
ella in
quell'ora stessa dovesse scendere nel sepolcro: vero; tutti guai di fantasia, ma potranno esse im-
maginare altrimenti, ne
risentirsi altrimenti?
Ed
non gi del dolore: e devo affliggermi molto pi ed averne piet, appunto perch quelle buone e deboli creaio rider delle cagioni del loro dolore,
DI
UGO FOSCOLO.
237
contro
le
quali
il
efficace.
filosofia,
Ah! pur
tutta la forza
madre natura
No,
io
1'
anno impastato.
lei felicissimo; ne lei ne verun altro mortale. Bens considerando i doni, che la natura, 1' educazione e la sorte versarono sopra
non credo
di lei,
parmi
la
men
faticosa-
mente
Parmi;
le spalle d'
ogni
uomo
di la
ma
considerando in
me
stesso
quante
mini; (e
gli
mio mortale pellegrinaggio) e vedo, e sento, e conosco invece che appunto queste doti deriva una sorgente amarissima.
atte a rallegrare
e di noia tutta
mia
mia
vita.
Certo che
devo ringraziare
la
natura di
altres
ringraziare
la
fortuna ed
forti
e frequentissimi colpi;
fuoco
martello
potranno consumarlo
piegarlo mai.
e spezzarlo,
E somma
dote
ma
Chi pu pagarmi
vuto
e
quali ho do-
238
bandonato.
e la
LETTERE
povert a cui
mi
arrischio?
vero
che
in fondo tutto
e
sar compensato
pensato
io
assai
largamente,
ma
spesso
ancora
accuso l'ar-
le
passioni e la
forse
im-
maginata
si
felicit del
non
di-
in
\m
che accusa in Virgilio lo sguaiato libertinaggio di Enea, e in Orazio g' insulsi, ed ingrati, e venali
2)roverhj contro la
memoria
di
Labeone
la
e di
Bruto.
Ma
io
Orazio
rotti,
morale in
ed
il
appunto come critico 1' Omero del Cesamatrimonio di Giorgio Zicchi. Biso-
gna pure che nelle lettere, e nella vita io abbia esempi da imitare e da fuggire; e ch'io sia fortemente compreso dal senso, e dalle ragioni eccitatemi dagli esempi,
e
e
parlando
io
penso,
seguirmi
il
fuggirmi
uomo
colpa
Or
io
mi
taccio
quando veggo
di
che
ha nome
forza
delle
umane
maio
vengono dalla
insomma non
ma
procurati
DI
sioii
UGO FOSCOLO.
le
239
veementi sono
ma
le
modo che
ammorba
1'
atmosfera; ed avvelena
naviganti che
pi pingue
alimento
nelle particelle
siffatta la
dell'acque corrotte
di molti,
dalla
calma:
e ti-
calma
mente
mide.
di
anime credule
per applicare
alla
Dante
e di
Shakespeare?
ma
chi non
si
sente
magnificarsi
ed elevarsi
nell'
il
anima
alla lettura
L'eleganze invece e
raziocinio, ed
il
gusto del
Bembo
gelo,
il
del
Trisla
sino potranno
mai vincere
sonno, e
noia di cui
nostra mente? E questa applicazione corre per se medesima alla morale, ed al principio universale
d'ogni morale;
e
si
il
fanatismo
v'
l'ipocrisia
si
hanno
divino
ha dogma
tali
puro, che mescolandosi alle infermit de' mornon abbia Seid, e Tartuff; ma il fanatico sembra quasi forzato da prepotenza di temperamento, e di circostanze; il fanatismo in somma, pas-
il
che
n'
invasato;
corpo
trattanto
T ipocrisia
addotcielo
altri,
e
e
senza mettere
il
240
delle passioni
sociali,
LETTERE
tende
ingrassare la sua
preghiere,
Kispettiaino dunque la
le
della
i
contessa Crevennaf
vecchiaia,
macerazioni,
rito
languente nella
converte
al
cielo
l'amore ch'ella non pu dare caldissimo e vero a niun vivente di questa terra; non ha ne marito ne figliuoli che le destino affetti e tioiori,
e tutte le palpitazioni del
l'
suo cuore
si
destano
al-
ivi
stanno tutte
le
mondo
ri-
freddo, nero,
vano per
la
la
sua immaginazione;
spettiamo dunque
ci
un
direttore bacchettone,
e co' sotterfugi
che con
d'
le
melate condiscendenze
un molinista, accendesse dentro il petto di quella donna l'ira, la spingesse all'austerit, eda'cilicj d'un giansenista; che atterrisse una coscienza gi scrupolosa con le fiamme sempiterne, o facesse impazzire una debole fantasia con la certezza del paradiso; che in una parola per proprio interesse facesse divenire quella buona vecchia pili crudele
contro se
stessa,
scimunita,
ed
orgogliosa ed
con
avara
co' suoi
Questa mia
ed
filosofia tollerantissima
passioni
intollerantissima
co' vizii,
si
irremovibile
almeno dentro
di
confese
il
almeno
di
rappacificare
amore
chi
poteva
omai pi correggere
quell' infelice ?
Chi
DI
UGO FOSCOLO.
241
le
r avrebbe dissuasa senza piantarle un aspide che consumasse quel po' di fegato che le rimane? Ma grido ad un tempo contro quell' uomo, che
pili
anni
le
libidini
di
quella
donna,
f'
ministro
i
che spos
provvide
ficio: e
suoi
co' suoi
parenti, e
sacrisi
propria
utilit
con
1'
altrui
tanto
lode
feri-
sce il pudore, e perduto il tribunale del pudore, non rimane alla societ se non il tribunale che ha per primi ministri il carceriere ed il boia. Non eli' io creda che il mondo stia male cos, e che si possa correggere; sta bene anzi, poich
cos e stato e sta
siamo avere
i
l'
idea
non hanno potuto emenvorremo noi parlare al deserto? Or, poich tutto quello che deve essere, e se non dovesse essere non sarebbe; a noi non resta che
iilosofi
predicatori
darlo, a che
rassegnarci a questo
e di virt, di
bizzarro
miscuglio di
e di
di
e
vizii
commercio protetto
ladri
perata;
usura ricudorati;
di
impiccati,
ladri
zarro miscuglio,
del genere
ma
che
fa tutto il bello e
mirabile
se non moto e fuoco ed attrito negli uomini, passioni insomma; e quanto pi le passioni si urtano, si
combaciano,
tazione, e
ciet. Cos
e si
confondono: tanto
e
pili
cresce l'agidella
so-
la fecondit,
la
ricchezza
cos
sia
dunque,
poich
sempre fu:
16
Gemelli.
242
LETTERE
a noi tocca non pertanto di eleggere in questo
ci
ma
miscuglio ci che
stre passioni
e
sembra pi conveniente
ci
alla
dove
quanto
i
in noi
men
matti,
meno
ignoranti, ed
pi galantuomini. La madre
natura dot alcuni di noi di tali facolt, che, ove non fossero indebolite dall' educazione, ci darebbero ali e muscoli da correre come per istinto alle virt per cui ci ha creati: ed inoltre ci ha dotati di ragionamento e di libero arbitrio libero arbitrio eh' io prendo nondimeno, se non nello spirito, certamente negli angustissimi limiti
teologici.
Io per
mia
valernai
del mio
libero
arbitrio,
perare
le
vili
contragga.
a
dito
Ond'
certa
io
grider
Paolino
mostrandogli
est.
canaglia:
Hic niger
Che
appunto
vivacit.
s'
Ma
finisca
omai
mio,
io la
colla
pagina questa
e
lunghissima diceria
ella, sig.
filosofica.
conte
ha avute occhi
pazienza da considerarla,
al
suo Paolino.
,
Una
a quanto mi pare, la sua non ristar dalla mia profezia. Non so s' egli sar uomo letterato o amabile gentiluomo; ma egli ha tutti i caratteri con che la natura contrassegna gli uomini leali, nobili e coraggiosi. Egli ha il cuore passionato, ma ancora intatto da' vizi finche ei continuer cos non tra-
per la contessa fu ed
Or
io
DI
UGO FOSCOLO.
pudore; non trafficher
243
dir
cizia
il
secreto e
il
T ami-
l'ingegno; e
gli corre
per
le
vene, e che
un giorno
principii
ed innamorato
Ma
non bisogna
tal-
me sembr
umiliato.
volta
Forse l'intolleranza di chi r educ, nelle scuole lo ridusse a ribellarsi, ed ora si vendica: certo si ch'io esapertinente
chi
la
filosofia
n'ha
colpa?
minando la mia vita, mi accorgo che non mai rispettate tanto le opinioni degli altri in fatte materie, se non quando ho veduto che
altri rispettavano
le
ho
sif-
gli
mie.
se
un
frate
avesse
divenire incrfdulo, mia madre certamente con pi indulgenza e con migliore esempio mi avrebbe riconvertito. E a me
pure
e di
mai mai
non parlando sempre, pensare a loro modo. E chi pensa a suo modo
riesci,
convivendo
co' giovani, e
padri,
si
ricorda
con
com-
ore
eh' io
scrivo,
staccarmi
io
vane sentenze.
strarmi da
alla noia.
Ma
e non so, da pi da lei. e dalle mie scrivo non so dire se per di-
tristi
pensieri,
io
per cercare
nulla sto
rimedio
Quand'
non
fo
peggio del
pover
con
le
uomo che
d'ogni
persone lontane,
ed
empio
le
pagine
fa-
cendo
erba fascio.
Ed
ella
sig.
Foscolo
244
scriva lezioni
voce tuonarmi
LETTERE
all'
Como
ma
io
ri-
non posso se non ringraziarla del consiglio, e sponderle schiettamente eh' io mi sento:
almeno per
ponimento
stare
il
ora.
io
non posso
il
pro-
Pavia sino
al
termine delle
potr de-
modo
e s'io
far di apparecchiare
epistola e
le
note per la
seconda
edizione
il
della
prolusione,
E devo pur
anche compiere
Montecuccoli:
come
se
e tanto
danaro;
e
ma
devo
scri-
finisca
parmele coraggiosamente: ma converr pure ch'io una volta. Pavia, questo focolare di Pallade, e per me un paese di tristezza ed im-
senza
pace:
ne
di
ci
posso parlare a
Montevecchio senza
tanto pi eh'
ei
si
se vi
e
sua
gioia
la
Ma
le
cose della
da prima
eh' ei
fosse
ma
dove? Mi fu detto
DI
UGO FOSCOLO.
245
che la signora Lucilla aveva su l' alba lasciato Milano dopo 1' arrivo d' una staffetta, e non ebbe tempo di scrivere sillaba; solo seppi ch'ella paril medico di Brunetti, tiva col medico Cerri e che andava ottanta miglia lontano. Ed io frattanto mi stava in angoscia. Ieri una lettera dell'amico mio, affliggendomi ad ogni modo, mi ras-
sicur.
Mi narra che
sta
gli
pare
d' essere
uscito
di
non in modo da continuare per questa campagna; ed appena potr soffrire la carrozza, torner alla sua quiete in Milano. Ed io temo che dovr presto vedermi senza
sepoltura; che
meglio,
ma
ascoltarmi
senza eh'
ei
possa
Haeret infixa
sagiita,
va sem-
pre
pili
nelle viscere
molto se
lascia
su
quella
piaga
il
balsamo
quanto dovrebbe,
e spesso
pur troppo
altrui.
L'infinita
speranza uccide
il
per
Il
gli
fu
reggi-
ma
il
il
dopo
e
il
si
vide
ravvolto
a'
guerra;
pass
traverso
ne-
mici che
s'
erano accampati
in
pili
dispersi
per quei
villaggi, cerc
luoghi
reggimento, che
riusc
di
due giorni
corsa
246
LETTERE
e l per la posta; e
qua
s'
cavalcature, e battere
non essere
qua
dall'
ella
omai
parmi eh'
de' 16,
non possa essersi trovato all' affare m'inganno; se nondimeno gli fosse accaduta qualche disgrazia, Brunetti e Giulio me ne avrebbero scritto; tanto pii che Brunetti s' era fatto condurre a Verona non tanto per avere
ei
ma
forse io
pii
Ogni nostro timore trattanto deve essere sa. moderato: le vittorie di Germania assicurano di
im' invasione la povera Italia:
striaci
s' io
Mi
scriva
dunque
ci eh' Ella
fossi negli
au-
attacherei
cos
l'esercito
italiano
suU' Adige:
e potrebbero
bero
forti
in
numero,
bili.
mi sembrano inespugnaMa. s' io fossi negli austriaci, non avrei ne mossa la guerra, n guerreggiato in tal modo; cos almeno mi pare, se per altro si pu giudicare di cose s matte e s lontane.
Io vorrei pur dirle
ma la pazienza le manca, temo; ed a me non resta se non questo ultimo avanzo di bianco. Onde, signor conte, io dimander a lei perdono, e le prometto in ricompensa di non condannarla mai pi a leggere otto pagine
DI
fitte
UGO FOSCOLO.
247
delle
mie fantasie
Ugo Foscolo.
Al medesimo.
Pavia, 8 ma^'gio 1809.
Sig. Conte,
ritirata degli
Austriaci;
s'io
fidassi
coscienza postale le
momento da un
eh' io gli
mando
Il
talvolta,
me
lo
sped e scrisse
(luod oculi
manus suae
generale
i
contrcctaceriint.
quartiere
era
Castelfranco
a'
ponti
della Brenta e
scrivo,
si
sta
lavorando sul
si
Tagliamento.
con
Sino
al
4 gli austriaci
ritirarono
contegno
costretto
minaccioso;
e
il
ma
le
generale
la
Marmont non
Dalmazia con
li
trov
piii
a coprire
le
dunque
sui nemici, e
grandi giornate,
assicurano
le
se.
come
ral-
actum
noi pure
dobbiamo
modo
Ma
dell'
Austria che
248
LETTERE
Beato il regno di Saturno! premio della vittoria. Ma quel tempo, credo, non pu vantare le sue storie se non nelle inquiete fantasie de' mortali: appunto come il gius delle genti, e l'equit naturale non si vedono mai tra le genti, ne tra gli eifetti delle perpetue ed inapplicabili leggi della
vesse essere
essere, e se non domi acquieto in questo assioma dettatomi dal senso comune, ma che non trovo mai scritto nelle dottrine de'tlosoti. Le distinzioni di diritto e di fatto, di natura e di societ, di ragione e di passione guastano ogni ve-
clev'
non
sarebbe. Io
indivisibile,
incomprensibile, e
non se non perch dev' essere. Or io fino che non vegga il vero del diritto mi atterr sempre al
certo del fatto.
Quam
di
sempre cerco
eterne
tenebre
de' secoli
Ma
negli
anni
nelle
pi
solenni
del
prime mondo,
Romolo Remo.
et
vulnera
Saturno, ed
obbedivano a Giove. Cos , perch cos sempre fu, alle donne tocca di querelarsi de' dee cos sar
stini dell' Universo,
gliosi di volerli
ed agli impostori
io
agli orgoe
li
correggere;
mi rassegno
mi conforto con gli altri compensi, che la natura ha conceduto a noi che ad ogni modo siamo suoi figliuoli primogeniti tra gli animali camminanti, nuotanti, serpeggianti e volanti sulla
aspetto, e
DI
UGO FOSCOLO.
le
249
Or Giulio mio
sue lettere
mi consolano.
di
Ed
se,
Benedetto. Che
com'Ella
si
che
sia.
Il
combattimento
e
de' 30
d'aprile,
di
cui
Lagi 16 miglia
e
da Verona
voleano
6 da Caldiero. quelle
posizioni,
pigliare
credo
che
si
loro; e vi
colta,
ma
due battaglioni cio della Guardia a piedi, e i Veliti con un avanzo del P reggimento di linea) affrontarono nove mila Tedeschi. Il combattimento dur sette ore, accanito, e gl'Italiani
de' nostri (i
ferite, e
Francesi confesdisperazione
del
doti
fiera
circostanze
sono
soldato
tra
campo
morti e prigioni.
Eccole
un rapidissimo estratto
del diario, che nella narrazione di questo affare impiega quattro lunghe pagine: ed io gli credo, perch mi scrive tale che non cieco ne per na-
Quanto
e de' suoi
la spada.
tutto di veterani, e si
stanno impazienti
Guerra anelando ed
il
clamor
di
guerra.
250
LETTERE
se
1' arte del mio Eaimondo, e l' esperienza mia giovent spesa nella milizia mi, conce-
Che
della
dono
di congetturare, credo
le
che
giranno
da fiumi
ed
il
Friuli e la
Germania
perch
corpo
di
il
andr dove
1'
Austria ha bisogno
la
celeri aiuti.
Oramai anche
vittoria in
Italia agli
Austriaci
rapina,
bara e vandalica che non sia stata tentata e talor maturata dagli Austriaci, che pur venivano a portarci libert
ed indipendenza politica!
i
Intanto
mi ami,
ringraziamenti di
Montevecchi per
memoria
Ugo
Foscolo.
Al medesimo.
Pavia, 29 maggio 1809.
Sig. Conte.
ha data ne
le lettere d'
di luogo ne di giorno:
Questa lettera
di
DI
UGO FOSCOLO.
da
Klagenfurt, 18
sono
de' prosperi
i
251
ad un'
altra
datata
maggio.
d'Ita-
fuori
lia,
Ed ho
notizie
eventi
senza
sangue
de' nostri,
dacch
come
s'
la
presa di Vienna
fogli.
Ma
la-
mio
fratello
tace
non so
il
devo
ancora
dolore e
sospetti: le poche
gli
e
scriver
viva lieto.
Ugo Foscolo.
Al medesimo.
Pavia, Lunedi 29 maggio.
Sig. Conte.
Ho
posteggiato
anch'
io
sino a
Milano per riabbracciare Brunetti. Seppi degli stati recenti della guardia Reale, che il di 21 Benedetto era a Ponteba. Da un officiale spedito in commissione seppi che Benedetto ebbe una risipola,
ma
Guardie d'onore di Milano era scorporata dalle altre, e stava intorno al Principe ai Dragoni Reali. Benedetto dunque vive sempre con mio fratello, del quale non so nulla or sono 12 giorni, poich r ultima sua fu scritta il d 17. Bens il figlio del cavaliere Caleppio, tenente, arrivato a Milano ieri sera chiese di me, dicendo d' avere lettere dal campo. Mi sono ivi fermato oggi tutta mattina; 1' ho cercato per mare e per terra, e non 1' ho trovato; io doveva ad ogni modo essere dentr' oggi in
252
LETTERE
mi spedisca
di
sollecita-
mente quelle
lettere: se parleranno
Benedetto
e di Giulio, ella
ricapiti
di
al mio mandarle al
Campo
tutti
ha
perch gli
naliere
d'
passano sottocchio
le
giorno 18 a sera
principe
alle ore
battuto oltre
e gli
confini della
si
mostrarono
Pare dunque che la guerra si allontani dal nostro dolce nido, e possiamo piangere sulle calamit
de' nemici
:
piangere ad ogni
e sciagurati.
sono uomini
la
fo
Montevecchio sta bene e la saluta; io incalza Non per sono lieto; ma penna alle lezioni. come posso per divagarmi, e giovare a questa
giovent:
ser, e
il
ma
niun
tacer
uomo mortale
potr indovinarlo;
ed
io
lo
sempre perch non potrei ricavare n onore n ma si cura egli del mio laaiuto. Dio solo sa mento ? Ond' io mi rassegno; ed puro da molti
DI
UGO FOSCOLO.
i
253
Ugo Foscolo.
Al medesimo.
Milano, venerd 23 giugno 1809.
Sig. Conte.
Da
pili
edizione
il
del
Moutee
tempo
libro.
danaro
la
tranquillit d'
animo che da
1'
questo
stampa.
de'
scrivo
al
ca-
me
una lettera di Giulio giugno da Neustadt cinque ore di l da Vienna: mi parla di Benedetto, e m'assicura della sua salute, ma senza dirmi ne dov' ei fosse, ne da quanti giorni o minuti non lo vedesse. Dal colonnello Tacicr che ier 1' altro rec la nuova battaglia in Ungheria tra gli eserciti del vice-re e dell'arciduca Giovanni, si sa che le guardie d'onore e i dragoni non si sono battuti, tranne i
ricevei dalla posta
d G
scritta
il
il
prin-
Or
fossero ap-
254
LETTERE
punto con quei picchetti ? Quattro probabilit corElla mi ami, rono per il no, ed una pel s
sig. Conte, e
mi
creda.
Tutto suo
Ugo Foscolo.
Al medesimo.
Milano, sabato 11 luglio 1809.
Sig. Conte.
lettere,
tale,
1'
Molto vorrei rispondere alle due una ricevuta da lei nella stanza ospir altra riscossa ieri dalla posta bench scritta
ventiquattro.
sino dal d
vella.
ma
sempre
le
e talvolta tre-
mante.
la
Ho paura
di starmi solo,
fuggo
mia
pace.
e fuori non trovo ne gioia, ne anche questa pazzia passer o passeremo noi e questo almeno sicuro, ed io in tanti dubbi crudeli, ringrazio di questa certezza la natura. Incalzo il Montecuccoli male in fretta, a forza; ma purch finisca una volta. Del dragone della Regina raccomandatomi nel suo bigliettino, io cercher, non da Brunetti, ch'egli non ha ispezione e notizia che delle guardie; anzi
solitudine
temo
mie
Ma
mi volger al Ministero della guerra: bisognerebbe ad ogni modo sapere in che squadrone si trova e
in che
compagnia del reggimento: perch altre di sono in Spagna; altre in Germania e s' ha almeno a sapere in che luogo si possa scrivere. Viva lieto, sig. conte, lieto per
quelle compagnie
:
DI
UGO FOSCOLO.
255
quanto pu;
senti,
il
e in
cielo
mander un giorno
sopra di
lei e di tutta la
sua famiglia.
Tutto suo
Ugo
Foscolo.
Al medesimo.
Domenica, 13 agosto 1809.
Signor Conte.
La pena ha
seguito la colpa
non
mi
petto
affannato,
vo
tossendo
la
iersera
di
andava gridando.
sudare,
le
Le scrivo da
tosse
di
placare
col Liken.
Ne
per
due sar in
ne Montevecchi
trare eh' ei
me lo permette, ne posso impevenga a cercare a Como un desinare pi lieto. La ringrazio dunque dell' invito; mi curer quando sapr meglio, ed eviter l' ire e i clamori per non vedere nuovamente punito per mia
colpa
il
molte tazze
d'
acqua
non
fare
olmo
d'
la
mia
corte
alla
signora
un patto
alleanza
trattato di silenzio.
256
LETTERE
Al medesimo.
Domenica, 15 ottobre 1309.
Sig. Conte.
l'
levi
a consegnare
per Giulio.
Mi
e
i
fu risposto, che
Principe
La pace sicuramente conchiusa, e mancano appena alcune formalit. Dalle lettere di persone, che possono vedere e che sanno parlare, pare che
l'Austria perder sei milioni di sudditi: tutta la
Galizia sar divisa; due terzi al Ducato
savia, ed un terzo
di VarKussia: Trieste. Fiume,
della
la
tutto
il
littorale
terra continente
sino
alla
il
Drava saranno
Tirolo Italiano.
uniti al
Regno
d' Italia;
inoltre
La Baviera
letto
i
da quella parte; ho
cordo
certa,
pili
paesi,
ma non mi
anche
e
il
ri-
numero
delle
armate dell'Austria,
mallevadorie
pel
saranno date
validissime
delle
ancora scontate.
ma
io
morale,
che
Guardia
Imperatore
Parigi,
s'
gi
da quindici
segno evidentissimo
DI
UGO FOSCOLO.
257
della pace. Quanto alle nostre guardie, e specialmente a quelle d' onore, pare fuori di dubbio che debbano tornare a Milano. Mjen fatto conte
con 30,000
lire
di
speranze di onori
e
Per
.
le nostre lettere
1'
unico
migliore
com-
penso mi sembra
di spedirle a Battaglia,
che do-
vendo accompagnare le sue guardie di giornata in giornata non potr come gli altri volare in postale si trover sempre con Benedetto. Cos far, e sono certo che giungeranno sicure.
Brunetti
la
ringrazia
le
de' saluti;
non
pu
quest'ora sapere se
al
lire
pagasse:
ma
guita la commissione.
Di
me
mi
sospiro la pace di
Montevecchi
savio,
s'
gi
ridotto,
forse
pi
ma
certamente,
perch'
pi
fortunato di me.
mi duole
sdraiato.
sino
Intanto,
io
l'amo; ed
Gemelli.
17
258
branze
in poi
e
LETIGRE
de'pentimenti! E vedo ch'io andr d'ora continuando il mio viaggio sino al luogo ove non vi saranno pi ne affetti, ne pentimenti: sar ad ogni modo meno infelice s' io in quell' ul-
d'
animo
alla
mi trovo
saluti
in questo
momento.
e
Mille
tutti,
mille
preghiere
Tutto suo
Ugo Foscolo.
P. S. Ore 10 pomeridiane,
la Principessa
La pace
si
firmata;
le con-
sanno
mi
scritta
da Monza da
un Veneziano che
di Venezia.
Ai medesimo.
Signor Conte.
Eccole in succinto
il
trattato
di pace di Vienna.
1 villaggi della Boemia che sono chiusi nel regno di Sassonia, ceduti a Napoleone. Parte della Gallizia riunita al Granducato di Varsavia: parte
che avanza rimane all'Austria. La provincia dell'Austria superiore in parte ceduta alla Baviera unitamente al salisburghese e ad alcuni paesi adiacenti. Trieste, Fiume, la Croazia, la Carniola, la Carinzia e il
littorale
tutto
dell' Istria
sono
in
arbitrio
della
d' Italia
hanno per confine la Sava. Alle insorgenze del Tirolo promessa un'amnistia plenaria da Napoleone;
DI
UGO FOSCOLO.
259
come pure
dall' imperadove Francesco alle insorgenze della Gallizia. La casa d' Austria rinuncia a tutti i beni allodiali che trovansi ne' paesi cei
beni in
cangiamenti gi
fatti e
Principi
della
confe-
derazione del Reno, e quelli ancora del monte Santa Teresa, ora Monte Napoleone in Milano. I
tributi da pagarsi ascendono a 40 milioni di fiorini,
il tempo e il modo saranno dopo accomodati con un trattato particolare. La guardia partita il d 18 ottobre da Einsestad: il di primo novembre sar, a Weilac; se da Weilac continuasse a marciare sarebbe in Mii
ma
pagamenti,
le ratifiche
Ugo
Foscolo.
Al Medesimo.
Milano, sabato 21 ottobre 1809.
Sig. Conte.
Le
mia
speranze di molti
port
si
sono avprofezia.
verate,
la
lettera le
una
Solo
il povero Zicchi stanc in vano scaloni, anticamere, ed orecchie; rimanesi con le mani riene d'aria; la sua Giunone s' convertita in nuvola
Me
felice
almeno, che ne
presto,
perch atche
tende ad ordinare
tare
il
Tirolo:
cos
imperadore,
oggi
260
LETTERE
il
La guardia
v' pili da mio Giulio
Eeale
s'
avviata verso di
Leoben, ne
sognava;
come
fra
un mese
la nostra
giovent sar
no-
Madama
stro
Battaglia
di
le
mand
a suo marito
il
involtino
lettere;
ella
pu essere sicura
che Benedetto
Sono
Domenica
notte.
offrono,
miglia, e se mia
e
i
flagellata la
mia
fa-
Montevecchio a tutta
Conte e Pavia malaticcio. I conti del Montecuccoli m'impediscono di andarlo a trovare, e a fargli da infermiere. Ed io pure avrei bisogno d'infermiere, perch il mio male di testa si mitiga talvolta, ma non cessa mai.
Brunetti
i
manda
suoi
la
saluti, al sig.
famiglia,
vive
in
Vive Valeque.
Ugo
Foscolo.
Al Medesimo.
21 ottobre 1809.
La sua
sare; ed io che da
me
stesso
DI
UGO FOSCOLO.
261
ed accuserei la
mi
scrisse,
non
si
ridesse delle
umane
querele. Nelle
di
dirle,
mie pre-
cedenti mi sono
-detto e Ciani
dimenticato
che Bene-
erano brigadieri prima eh' io partissi da Como. Ora sono avviati verso l'Italia, e quantunque il vicer soggiorni per alcun tempo a Weilan per organizzare la nuova Stiria, le guardie continueranno il viaggio, perch' ei malgrado la sua dimora sar in Milano assai prima dell' esercito. La principessa lo aspetta per la met di novembre,
e
si
e spettacoli.
Non
assai
mi costava
non sono da Vaccari. perch mi avrebbe costato un po' di pudore: dicono che la maiivaise honte nasca dalla superbia: non lo credo,
danaro;
u
pili
lo
le offerte
mai superarla.
traslo-
al
ministero
di
dele
interno.
Io
nuovo,
mia
ho potuto as-
da questo nuovo mipii, ma vedo e so tutti i giorni che mi sono dipinto esattamente chiamandomi: alle speranze incredulo e al timore. Sar dunque quel che sar. Dir bens per onore di Vaccari ch'egli mostrasi amico amorevole e schietto; ne il nuovo onore gli ha gonfiato il cervello come a tanti altri. Continua a stringere la
pubblico spera molto
ed
io
nistro,
262
LETTERE
a'
mano
vecchi
compagni
rigetta
l'
eccellenza
mi
;
un amico e gli onori me ne Giovami anco come paliativo alla mia non so dire se misantropia o dispre00antropia. Del rimanente non mi abbandono a nessuna lusinga, quantunque i miei poveri affari Gli associati al Montediventino poverissimi. cuccoli sono lontani, e non li potr avvicinare se e i non r arrivo del principe e degli eserciti
hanno
pochi
vicini
stentano
pagare.
Ma
finir
spero
mille
et
all'orec-
Signora Contessa,
con questo
suoi defatta
si
scacchi;
onde
il
beneficii
di
tal
hanno
e per
non umiliare
beneficato.
Tutto suo
Ugo
Foscolo.
Al Medesimo.
Milano, 11 novembre 1809.
Sg. Conte.
Ho
ricevuta a letto
1'
ultima sua
con involto per Battaglia; m'alzo oggi dopo cinque giorni d'emicrania e di febbre; e l'emicrania
continua: non ho quindi potuto risponderle prima.
le
mando
DI
UGO FOSCOLO.
263
che Benedetto
a'
e Giulio
sono alle
novembre potranno scriverci da Verona. Questa non notizia; Venim est Creclite me folium vohis recitare sihillae, da che il Zanoli quello che precede sempre la marcia della Guardia. Serbo dunque la lettera per Battaglia, ed ella mi ordiner ci eh' io devo farne. Se le preme di sapere di me, le dir eh' io Montevecchi stesso non ne so nulla: aspetto:
porte d' Italia, e che
19
Pavia e la malattia e la stagione fredda e nebbiosa mi contendono di condurgli la mia magra e stanca persona perch' egli possa abbracciarla; oltre di che dovrei ritornarmene subito,
perch la negligenza e la mala fede,
del tipografo m'involgono
in
e la
povert
pensieri
ra'
noiosissimi
involgerebbero
di scendere nel
anche
in
liti,
s'io
sepolcro
litigato
mai
ne udita voce di avvocato per me, ne implorata per me giustizia di giudice. Ma finiranno anche
questi fastidii. Se non che ho detto troppo presto
che nascono dalla mala fede dello stampatore: questo non che sospetto; solo vero che senza
la sua negligenza e la sua povert le cose
non sainsieme
s'
io
giurassi, lo giututti
Tutto suo
Ugo Foscolo.
264
LETTERE
Al Medesimo.
Milano, domenica 19 novembre 1809.
La guardia si aspetta in Minovembre, cos mi assicura Brudi 28 lano pel netti, che pur in caso di saperne; e cos sar,
Signor Conte.
ove non giungessero contrordini, de' quali per altro non vedo apparenza. Brunetti mezzo malato, e
l'hanno gi salassato; egli la ringrazia e le ricambia i saluti. Vedr Vaccari marted; avr anch' egli i suoi complimenti, e s' gi parlato altra
volta di lei alla tavola del ministro del tesoro; e
Benedetto suo far che se ne parli ancora pili. Questi, appena giunto, avr la lettera. Al Montecuccoli in 8 non posso per ora pensare, perch mi manca quiete e danaro: ho per altro composto le faccende con lo stampatore, ed ho final-
vendute
donate
mi
restano copie
60 tutte a
mio profitto: e che smerciate in due o tre anni mi daranno sei mila lire italiane di guiderdone
per le cure, le fatiche, le noie ed
sino dal 1807.
il
frutto di quasi
sborsare
Quando comincer
si
a smaltirsi que-
maneggevole,
si
perch avr
pili
mezzi
alle spese,
perch
lo studio,
amici,
ed
alle correzioni
ed ag-
Ho
nostre
liti
l'
indiscrezione
de' suoi
tor-
pili
DI
chi,
UGO FOSCOLO.
al
265
stampatore
egli
mi sono
rivolto
nell'
Bettoui
pure, stampatore
anima,
ma
il
con pi pudore
testo con alcuni
mandato
Ma
sa
il
Cielo eh' io
ne libero arbitrio da trar fuori dei miei scartaove giace da pi mesi sepolta, la minuta di queir epistola. Ed ora vedo eh' io devo rifarla, perch il Giornale Enciclopedico di Firenze, e un
facci,
Ad
ogni
modo
ora eh'
io
sono
pi
Di
zone;
me
che
non so
spero
dirle, se
poco,
temo
favore,
nulla.
potenti
sembrano propensi
piangermi;
io lascio
e
com-
perch n
ne la compas-
onore di nome, non intendere, ed invoco frattanto un sorriso delle sacre muse. Non ho mai risposto alle sue replicate domande
Non
l'ho
mai trovato
in
mandato
scrivere.
il
libro
per
tutta
risposta.
Torner a
io
Montevecchi se
la passa a
Pavia; ne
posso
non dolermi della fortuna che mi obbliga a lasciarlo in quella solitudine, ch'egli non ha trovata se non perch cercava la mia compagnia. Stasera forse o domani verr a vedermi; cos al-
meno mi
che
i
suoi malucci
V avranno
lasciata, e in istato
266
LETTERE
il
da ricevere
sorriso.
Che
so
mai
arrivo di Benedetto
ne
bene,
ne male.
Vive valeque.
Tutto suo
Ugo Foscolo.
Al Medesimo.
Milano,
1 del 1810,
Bicanms bona verba, ed io le Signor Conte. mando auguri amorosi di pace e di felicit. Ricever insieme un Panegirico di San Tommaso da
Acquino, scritto da un plebeo
bile
non ateo, divoto letterato non letterato e poeta divoto, non come Dio vuole, anzi come Dio non vuole. Menstampava il suo libro ascetico amoregtr' egli
non nobile,
ateo
giava,
paralitico
com' egli
sessagenario,
con
una grottesca sul palco scenico di Verona. Onde io, che per mia disgrazia bado pi a' fatti che alle parole, mi rimarr inconvertito, anzi non creder se non se nel primo punto dell'orazione: da
che
secoli di
Platone
e di
San Al Panegirico aggiungo un magro estratto del Montecuccoli, che con que' dell' incoraggimento m'hanno dissanguato, spolpato e scannato, non gi smidollato; onde chi si diletta d'ossame, roda quel!' artiche fare con
colo,
ma
non isperi
di trarne succo.
Hanno
voluto
DI
si e
UGO FOSCOLO.
267
mi sta bene; imparer d'ora innanzi a non pi in fretta, e a non trattare argomenti noiosi. Quando avr letta la Cantata di Monti piacciale di mandarla a Vismara, a cui la ho proscrivere
al
plico
ritratti
mi abbia promesso
ripromesso non
li
vedo
giungere mai:
ma
Dall' oggi al
tevecchi.
Mon-
Ugo Foscolo.
P. S. Oggi due gennaio, rivedo Montevecchi : Monti mi manda in dono un' edizione in grande della Cantata, ella dunque la riponga presso la Palingenesi in foglio.
e
Al Medesimo.
Mercoled, 8 maggio 1810.
Signor Conte.
tepida
Oggi sono
il
sette giorni
ho
limpidissimo
allegro;
sole:
compagnone
precetto oraziano
Due giorni biamo ricorso didcihus alloquiis. dopo Benedetto venne a trovarmi. Poi non 1' ho veduto
pili;
ma
s'ei fosse
malato
i
gli
giorni,
tutti
giorni
268
con me,
LETTERE
me
lo
a sera; egli abita due miglia lontano da me, ed Ad ogni modo far eh' altri ora piove, piove.
lo veda, o gli
raccomandi
di trarre di sollecitudine
la
sua casa.
Il
un mese,
di
le
povero Brunetti giacque malato per pi di e sempre del suo solito male. Ebbi da
della
societ
letteraria
Como; ringrazio
l'autore, e
mi congratulo con
per
Muse
Ella
del Lario.
mi
amico
leale.
Ugo Foscolo.
Al Medesimo.
Milano, 3 giugno 1810.
Signor Conte.
novelle,
bench porti
terrori
infelici
mi
il
tolse
almeno
di citt
denza
rumor
mi avevano
1'
una
al
mi-
quale
aveva gi ricevuta
viene mercoled
Como con
ch'Ella con
veracemente esposte, ma si dolse poca prudenza avventurasse alcune frasi, le quali non aggiungono, ne levano all'utilit del suo scritto. Ed io pure aveva osservate quelle parole la misera consolazione d' un' imposta
erano vere, e
si
Pur
modi sono
osser-
DI
UGO FOSCOLO.
ed
ella
269
vati pi
certi
delle
cose;
che
appunto per
assai
pili
modi usati
altre
volte
osservato
molte parole che saranno interpretate come epigrammi. S'ella invece di stampare quella lettera l'avesse diretta-
mente
scritta
al
Ministro
e
dell' interno,
il
frutto
governo.
Non
che
il
Ministro
lei.
le
dia
e
ha molta stima di
la
sa
sua patria,
ma
turale,
governo.
Di queste cose peraltro la prego in viscerihus di non farne parola al Ministro. Ella lo vedr forse, e ho voluto avvertirla acciocch sappia come rispondere e comportarsi caso eh' egli movesse il discorso ma Ella mi nomini in tutto, fuori che in
:
quello che
le
scrivo
in
questo
ei
foglio:
lo
con-
glielo posta.
faccia
recapila-
vero.
di
Latro ad
io
troncm!
le
Signor Conte,
ardite
ma
infine
dei
che scrissi e che vado scrivendo, sembrano pii generose che amare. E cos vorrei eh' ella pure facesse, e che trat-
tanto
perdonasse
questi
miei
consigli
ma
e
io
non
l'
lo
delfor-
amicizia
sento
per
lei,
che ninna
tuna potr
Tento dunque di fare con le parole ci che non Del rimanente ho ancora potuto fare co' fatti.
270
LETTERE
di ci che avvenuto
non occorre
la
eh' ella si
metta
di-
in affanni, da che
il
Ministro ha mostrato pi
cosa in se stessa.
spiacere per
lei,
che per
Tutto suo
Ugo
Foscolo.
Al Medesimo.
Milano, 13 Giugno 1810.
Signor Conte.
tera ch'ella
Il
non
ve n' era bisogno perch' ei considerasse V impruIl lidenza come frutto di generose intenzioni.
bretto in
sei copie a
mano del legatore; ed io ne mander Como per mezzo del signor Bollati, se
una a
sia,
si
pure non partir troppo presto; se no l'involto le verr per la diligenza. Le sei copie vanno ripartite
Lei, una al marchese Porro, una a Tamasuna a Catenazzi, una alla societ Comasca dove leggono i libri e giornali, ed una al sig. Carlo
ed
io
la
prego,
mezzo prontissimo.
spero.
S' io
stasera
vedr,
come
Benedetto
al
teatro,
imminente
di sua sorella,
Le disgrazie
eh' ella
mi narra
della figlia
Hora. ma-
ritata in Modena m' erano gi note, e m' affliggevano da gran tempo. Sono sicuro che Vaccari e i Modenesi, e quanti hanno viscere generose e sen-
timento
di
giustizia,
favoriranno
la
causa della
DI
UGO FOSCOLO.
non
essere
tale
271
pupilla.
A me
duole di
sono
da moa
leale, e
strarmi
quant' io
riconoscente
ed amico
falli.
mi mostrano amicizia
Ma
cos
Dio vuole, ond'io non mi dolgo nemmen per questo del mio basso e povero stato. E Dio protegga Lei e la sua famiglia ne' matrimoni di tre altre figliuole, da che 1' umana provvidenza pub rara-
mente fuggire
il
peggio, ed eleggere
il
meglio!
Ugo Foscolo.
Al Medesimo.
Milano, 20 dicembre 1810.
A' ringraziamenti per la sua letaggiungo buoni augurii per l' anno nuovo imminente; e se alcuna i}arte de' miei voti sar
Sig. Conte.
tera
sua famglia.
dico questo per gratificarmi que' che
si
cordano talvolta di
sapessi;
non saprei dire il perch, ne vorrei ne dovrei forse dirlo quand' anche
;
me
ri-
il
ma
la
tuna
e dagli
eh' io penso
umori accidentali d'ogni individuo, omai pi ad amar gli altri nel mio
e
dirlo
mi credeva
ho
sicuri.
tal
Per confessare
la verit io
mistura di
272
pregi
e
LETTERE
di colpe, e tanta
ostinazione
nel
bene e
e tol-
anime buone
me
non mi fuggano per tante cose che io non vorrei nemmeno correggermi. Ecco eseguito il precetto dell'Apostolo: confessatevi reciprocamente i vostri
ho
di cattive, d'alcune delle quali
'peccati, e se Ella
me
gli perdoner, io
avr nuove
Ma
muti in qualche parte l' indole che gli piacque di farmi sortire; ed s prepotente quest' indole, che nemmeno r anno trentesimo terzo che mi sovrasta pu6
farmi conoscere ch'io ho
spesso invece di seguire la
il
lihero
e
arhitrio: ho
del
male: onde
finche
s'
mia natura,
simamente.
Delle cose mie non posso dirle nulla: ne delle
cose
di
Montevecchi
che
ora
Modena con
mente certa;
ma
Mio
fratello fu pro-
ma
studiando passo
il
tempo
il
la
noia;
il
se lavorassi ci
s'aggiungerebbe
la vanit, e
pe-
dopo?
disinganno di dire
inutili
a'
cose
discen-
avvertita
da Dio
mangiarsi il pomo. Cos fu, cos , cos sar sempre: ed io pure vivo in un attimo di questo sempre. Ella faccia, Sig. Conte, di vivere bene, e di continuare ad essere felice. Giuochiamo ai dadi
:
DI
UGO FOSCOLO.
273
il
oggi
pili
assi,
domani
sei; finche
venga
giorno
del
mondo
e chi
v'
nulla
senza sogni:
vi
ma
una Dio
compartitemi da si di sperare il paradiso, e di non temere ed Ella, Sig. Conte, Io sa: non pal'inferno, tisco io la mia parte di pene quaggii? Frat-
d'
anno a
lei,
alla
Signora Contessa,
a tutti
Giovio.
Ugo
Foscolo.
Al Medesimo.
Milano, 11 aprile 1811.
Signor Conte.
mi ha consegnato
e
mi ha promesso
si
sino da luBenedetto non versi. L' ho veduto e riveduto, ripromesso; lo aspetto invano:
La posta mi ha
ma
ne in che ora egli non sia Per non tardare a risponderle e a ringraziarla le scrivo oggi mezza lettera; l'altra mezza la scriver quando avr potuto leggere le poesie. E me ne vengono da ogni parte e in tre
ne so dov'egli
fuori di casa.
abiti,
lingue;
io nel
biasimare ne
le profezie.
Dio
aiuti l'Italia!
agli amici, e
commilitoni esultanti,
ma
Gemelli.
18
274
altri si faccia
LETTERE
onore di quelle iscrizioni profetiche,
che secondo
nata.
me
E mi
mi
fortuna, (ch'io
talvolta
nicamente) quand'
politico
io.
fiche
altri dottori
andava stendendo certo articolacelo di giornale et incurvava se liomo et humiliatus est E solo mi pare vir: ne ergo dimittas mihi di essere assoluto dinanzi a me stesso da che ho dissimulato il mio nome; ed ho anche impedito
che
si
le
usate ciar-
Or io mi sono, dopo tre settimane di noia, ridato ad altri profeti, e prima di ripigliare l'Ajace voglio piamente spendere la settimana santa a rileggere Isaia: e mi dar vigore all'imlatanerie
maginazione,
io
e consolazione all'
anima,
speranza
perch
non credo
altro
di
fede
ad
un
ufiBci
belli,
mi conosca. Quo milii multitudinem victimarum vestrarum? dicit Dominus: plemcs sum. Incensum abominatio est mihi. Neomceniam et sahathum et. festivitates alias non feram; iniqui sunf coetus vestri: solemnitates vestras odivit anima mea. Quicscite
pii
sacri
eh' io
jtidi'
cium
Onde
io
cellino le
non credendo, ne volendo che si canpartite delle mie colpe, vado tentando
DI
UGO FOSCOLO.
275
buone, e su questo libro voglio essere giudicato ed assolto o punito. Con quel dare ed avere delle colpe e de' meriti andr anch' io ad arguere dominum, senza compromettermi nelle altrui orazioni, e neir assoluzione del primo prete che mi
capita innanzi.
tristo, e
Amen.
mentecatto quasi
ma
danno mi
si
ttta in fantasia di
modo
a tempi pi
se in
addormentarmi sino
Intanto Ella, Signor
me
tutto sta
Conte, viva
memore
male di me.
i
che Bedelle
nedetto
accuse
mi ha
portato
versi;
mi pento
scritte,
ed egli se
r era meritate. Or Ella paternamente, ed io fraternamente lo assolveremo. Le terzine mi sembrano belle, e stanno tra lo stile de' profeti. dell'Alighieri, e de' trionfi di ser Petrarca. De' versi latini non ardisco dire, se non ch'io stenterei, ne
riescirei forse, a
fare
altrettanto.
Io
le
desidero
non la lode del premio, ma il premio della lode; da che molti saranno lodati, solo perch furono rimunerati; e il nome del lodato far lodare a torto
e a
traverso
lodatori
pii
fortunati.
Eccole
un
concetto vero,
ma
trebbe quindi parere falso: non ho saputo dir meglio: che la posterit far la chiosa a questa verit che
i
fossero
soli preti!
Tidto suo
276
LETTERE
Al Medesimo.
Milano, 8 novembre 1811.
Il Manuale cristiano, spedito Signor Conte da Verzago il d 28 del mese scorso, mi giunto ieri. E ho abbandonato Sallustio, eh' io rileggeva, per accettare l'invito di lei e meditare sulla religione de' miei Padri. Ho dunque considerato il testo e la traduzione, incominciando dalla dedicatoria sino alla pagina 106. Il rimanente del libro, perch
contiene
pensieri
ascetici,
frasi
eh' io
lessi
e l.
amo ed
e
adoro
Iddio,
ma
desiderando che
piace. Bens
altri lo
me
non
vedermi a bella prima dell' error tipografico, lessi a pagina 350: Fosculos lios inter ridentesque Jierhas praesentio anguem latere venenosum. Or quanto alla parte del libro da me letto, le dir,
eh' Ella Sig. Conte, interpreta
un
modo
il
passo di Platone pu
Ma
se
Senofonte
piacere,
il
e timore, e
1'
donde
bene oprare e
male, e quindi
cose
espe-
rienza e la previdenza, e
ragionamenti, e la dele
che
ci
peccato cri-
DI
UGO FOSCOLO
di
277
ginale!
pretta
d^l
Il
passo
Cicerone
conseguenza
di
sistema
Pitagoreo;
su
che
io
la
prego di leggere un articolo intorno a' Druidi ed e! Bardi, e a' loro sistemi, da me scritto tra l' atto
terzo e
il
nel
XVIII numero,
io,
di scienze e lettere.
Ognuno vede
co'
suoi
oc-
chiali; ed
Ateismo
tati
in Plinio seniore;
il
ma
ne' passi
da
lei
ci-
vedo
commento
il cielo
di
Tacito, che
vare
mortali. Anzi se
il
testo
che possa ab al
ci-
battere
a'
quali parlavano,
tempi un
s
po' ottenebrati
dall'ignoranza.
Ma
se-
colo
fatte
stiracchiature
agi' increduli,
si
di
testi
i
non possano
propugnatori
anzi
della
far
dire
che
d'armi debolissime e false. Ma sopra queste materie ad iman Apollinem referendum censeo. A pagina 50 e 52 mi sono
religione
valgono
me;
le
ne la cura dell'elo-
torle le
rimembranze ch'io
bramo
cer sempre.
detto di
Medea:
suo trattato
intendimento.
Non mi
ricordo del
278
luogo:
LETTERE
so che egli ne parla a lungo, e prova uomini sono perpetuamente e necessariamente mossi dalla pii forte sensazione, e che si opera il male presente ad onta delle ragioni poste
ma
che
gli
le
cose
animo
nostro.
S'
Ella
cilmente
sioni
trovare
medesimi
di altri
da che
aiuti
(
scrittori
di
Di
Benedetto posso darle recenti novelle. Marted ho letto un suo biglietto, nel quale egli mi avverte
che
il
gli
risposto
scrisse,
altro.
ho
Il
sig.
tenteranno tutte
di dirle che si anche spinose e murate, perch Benedetto torni a Milano aiutante del Ministro. Ma il principe da gran tempo ripete, che gli aiutanti di campo devono essere officiali esperimentati, e col grado almeno di capitano; s'egli non si rimovesse da questa opinione, che a me par
le
mi raccomanda caldamente
vie,
PI
UGO FOSCOLO.
rester
279
infrut-
severa,
tuoso.
ma
vi
la
fosse
incorporato fra i dragoni, che sono alla guerra, il suo avanzamento sarebbe rapidissimo, certo, e passerebbe senza cavilli a Milano col generale o ufficiale nella cavalleria della
guardia.
Ma
ai
bisogna
altri-
Ne
gli
pu
menti
salire
gradi militari,
lo
ne in concetto
di
valoroso.
Benedetto
ha:
ma
uomini sono
quando
vedano alimentata da molte e perpetue prove di fatti. Per sembra che Benedetto desideri di passare in Ispagna. ne so se gli sar permesso: questo bens posso asserire che nulla s' ancora
la
non
ne scrivo a
lei
religiosamente con
tutti, affinch
abusa delle parole del principe, bucinando ci che egli pu dire o non dire, pensare o non pensare. E bench ella si stia in campagna, non mancher chi presto o tardi ridica ci che ha inteso dire; non v' paese dove si ciarli de rebus domibusqfte alienis quanto nella Brianza, nido di nobili e di oziosi, da' quali, quando non sono che nobili oziosi, Dio ce ne guardi Or
commentando
Ella,
Signor Conte,
si
viva lieto,
mi
ricordi
alla
non per tanto le sar men servidore ed amico: ed anche dopo morte, sono sicuro di offerirle una
280
LETTERE
la
peccatrice
ed
la
il
peccatore
si
bont divina ha
gran braccia
che
si
Che prende
ci
rivolve a
lei.
Di Montevecchi. non so dirle se non eh' egli campagna per ora, e lietissimo della sposa eletta dal suo amore e dal suo buon giudizio. Scrivendomi, mi raccomanda di salutare in suo nome tutta
in
la
ma
io afio
i
desidero che
miei saluti
pili
cordiali
vadano
bramo
Se
le
assai
assai di rivedere:
mentre riserbo
saluti rispettosi al
Padre
e alla
Madre
di famiglia.
cora' io
due zitelle crescono in virti ed in bellezza non dubito, io adorer in esse 1' opera del Creatore dell' Universo, che mi form di una creta
atta
a ricevere
tutte
le
pii
gentili
impressioni
Ella Sig.
Ugo Foscolo.
Al medesimo
Milano, 5 agosto 1812.
nostri, mentre io desumesse dal mio silenzio eh' io mi sono dimenticato e della sua amicizia, e delle gentilezze da lei ricevute, ella Sig. Conte, s' ingannerebbe. Ma io sono da gran tempo malato, e vivo in quella specie di languore
Signor Conte.
Vive
memor
mi
star lontano da
lei.
S' ella
1'
so-
DI
UGO FOSCOLO.
mentr*
io
281
leggeva,
dagli
vente
libri scapparono,
mano. Questa valle lombarda mi vuol esule ad ogni modo, o prigione; da che senza parlare dell' anno scorso, io appena tornato da Venezia vissi in clausura: quaranta giorni passati a Belgioioso non mi giovarono, ne alla mente, ne al corpo. Eccomi da un mese nuovamente in Milano e perfettamente febbricitante; ed febbre cos bizzarra che non si sa come ella venga, ne come parta, ne quando stia per ritornare, ma torna pur sempre. I medici a forza di spiarla trovarono che la febbre reumatica incostante; ma senza negare l' incostanza, io posso giurare sulla sua fedelt. Tra la prigionia dunque e l'esilio, elessi r esilio. E perch le memorie degli anni miei che
occhi, e la
penna
di
fuggivano, e
1'
amor
mi fecero desiderare
io
fra
star
Roma
verno
temperato.
sieder e
grande cadavere:
Jacet
sine
nomine corpus.
germi addietro, e lasciare un sospiro e uno sguardo. Vero eh' io penso di tornarvi fra otto o dieci mesi, ma!... quid brevi fortes jaculamur aevo?
Ne
io
Fioca ho
ci
la
voce, e
il
e
il
la
morte
tempo che
per
282
tutto
v'
LETTERE
l'
bii
sogno di andare
vivi in questo,
locanda
forse in
locanda,
onde
stanno peggio.
tire verrei
come
:
si
Como
la
corsa e
l'
mi
gio-
le scrivo e le
desidero
perch diriga
diriger
pur so buonissime nuove, perch in due recenti lettere del 13 luglio fu da' suoi commilitoni nominato com' uomo nitidae et curatae ciitis. Ne questa
si
le
sue lettere in
modo
se
che non
smarriscano. Di lui
le
madri per
le ferite,
me non si guerreggier, almen per gran tempo, se non se con marce e contromarce, devastando da un lato, ed occupando dall' altro immense vastit di terreni, che n gli antichi n i nuovi possessori potranno difendere ma a quetempra. Pare a
sto ci pensino
Dio
Ke
vicari
di
Dio.
Un
giovane poeta
di belle
speranze mi
mand
a'
giorni
sorte.
1'
;
arti
leggiadre
il
lui
son care,
ei delle
Muse
Padre...
Lodai r imitazione di Pindaro, che anch' egli libava e beveva alla salute di molti numi; ma pregai il
DI
UGO FOSCOLO.
283
buona licenza appena solo Giove; non
si
mi
bere,
perch' io
avrei potuto
un
i
brindisi al
gi perch
muove
cieli;
micciattolo com' io
dre, ed padre
sono,
che
faccia
in si
ama
le
le arti
leggia-
delle
Muse con
all'
quali
anch' io
mi
che
amore.
Eccole lungamente scritte alcune di quelle cose io bramerei di dirle vedendola, parlandole ed
ne
ella,
ascoltandola;
spero, si
noier delle
mie
chiacchiere; e lo
mano;
tenermi sem-
Ugo
Foscolo.
Al Medesimo.
Firenze, 19 ottobre 1813.
Signore mio
rio
non
ni'
aiuta Dio.
mi
ricordo,
eh' io
paragonen laido.
freddo
E come
cos
il
versi a
quel
di
Verona,
Petrarca ne ha pigliati
parecchi a quel di
284
LETTERE
un mio volumetto
di
Gino rimastosi derelitto con gli altri miei compagni d' amore e consolatori, a Milano. Ma io vorrei pure che
si
leggessero
con religione,
ma
non
s'imitassero con superstizione quei Patriarchi dell'idioma. Didimo forse ne parler incerte omelie,
eh' egli
rio
d'oggi. Davvero
rei
s
e vor-
pur sorridere
ma
le
la quale
malinconia
ed
della fortuna e
unico compenso alla mia naturale m' insuperbiva contro le minacele del mondo. E questa gioia consi-
r essere io persuaso che v' tal cosa dentro di me formata da lunghe meditazioni e forti passioni, e perpetua esperienza, la quale m' insegna a pigliare
il
mondo siccome viene, e a fidarmi in me solo che non sar soggetto a pellegrinare di speranza in timore, e di perplessit in perplessit. Non so qual nome dare a questa specie d'alleato che ho dentro di me, ma credo che si possa tanto quanto spiegare col nome di forza d' animo, se non che non ho mai potuto fra gli elementi che la compongono
mescolarvi neppure un' unica
dramma
di filosofia
Nessuna terra m' patria; Socrate meglio: Ogni terra m' patria; ma il meglio sta nella nuda parola. Per me mi credo creato abitatore d'un solo spazio di terra, e concittadino d' un numero determinato d' altri mortali e s'io non ho patria, l'anima mia cade avvilita: per vivo sconsolatamente, e la mia forza interna mi giova poco, ora che vedo in nuovi pericoli
:
DI
d'
UGO FOSCOLO.
di
285
concussioni,
di
usurpazioni,
eli
devastazioni,
sangue
queperal-
Di
si
prohibeie
minas!
degli
la vittoria
non
che sarebbe
mai
dell'Italia
quand'anche l'asta teutonica ci si conficasse perpetua? Nuove divisioni, e peggiori e pi infami assai delle prime, perch non vi sarebbero pi ne
la santit delle antiche
leggi, ne la libert
indi-
repubbliche:
schini
s,
1 principati, meModena, e di Firenze, e di Parma, ne la maest del trono Pontificale. E s' inganna chi pazzamente crede che la coscrizione e il registro e s fatti guai cesseranno. L' Austria guerreggia esaurita, e vorr armi e danaro.
non
vi
sarebbero
ma
Italiani di
riempir di carta
fallita l'Italia: e la
mia
scia-
le cose
il
nemmeno
chi suscit
questa
guerra stimasse che si potessero reggere a questo modo. Ma se v'era speranza per l'Italia, io la de-
sumeva
tanti in
si
un
assumeva, e dalla corona d'Italia che un giorno r altro sarebbe stata indipendente in uno de' successori di chi oggi comanda. Comunque sia
Il
mal mi preme
mi spaventa
il
peggio
Al qnal veggo si larga e strana via, Ch'io sono entrato in simil frenesia
cose, e di
spoliticare
contro
il
mio
solito.
286
LETTERE
me, u
so
fermare
Natn neque nos agere hoc patriai tempore iniquo Possumus aequo animo: neque.... Talibus in rebus communi deesse saluti.
il
raoscherino che
ara col
bue;
sorrido
d' Italia,
anche pensando
amore
della
mia
politica Dulcinea.
Ad
ogni
modo non mi
1'
pii oltre
Appennino,
l,
chi
contendere questa? ed
io
andrei o
inospitali
montagne Liguri:
Fra
La
pi romita via
piedi.
non sa-
rebbe onesto per me; credo che s'abbia a cadere con la sua patria, e pericolare con tutti i suoi
concittadini.
me
vita
in-
certo
delle
sostanze,
della
di
mio
il
Per se
torner
le cose
non
si
Milano.
ristanno verso
Vorrei scriverle
dell' altro,
pili
ma
consumato dal troppo fantasticare che dal desiderio di sonno. Or il mio Sig. Conte mi ami e si ricordi di me; ne io posso dimenticarmi di Lei perch ne d ne notte viene per me. eh' io non nomini con lungo e secreto gemito il giovine ch'Ella,
DI
UGO FOSCOLO.
287
ed
io, e l'Italia
fortune ed
Ugo
Foscolo.
Al medesimo.
2 dicembre 1813.
Signor mio. La lettera sua de" 28 ottobre scrittami da Verzago mi capit, non so come, ier l'altro a Milano ed eccole in prova la soprascritta coi
:
che aveva tempo di trovarmi mi trovava il d 18 del passato. Le risponder raptim per dirle, che l'Italia e r onore mi hanno Don-chisciottescamente fatto ace si
marchi postali;
in Firenze, dov' io
cettare
eh' io
il
il
stesso
tornai
pii
i
Toscana
i
tornai
perch' io
cose
non
della
poteva
sostenere
timori e
l'oscurit
delle
guerra, ed
pericoli di tante
persone,
che quanto in questi tempi mi erano pi lontano tanto m' erano assai pi care. Or dunque che in Italia il peggiore partito, secondo me, si lo
vergognoso piacere di queho creduto bene di risalire a cavallo, ed avere la spada in mano. Star
starsi
il
vigilando e parato.
nare
alla
sempre
Non
di
modo non
in
caso
.288
LETTERE
si
mare e andr a fornire 1' avanzo della mia vita nella materna Zacinto. E le scriver anche dalla materna Zacinto.
vorr passer
il
Frattanto, Sig. Conte mio; ella faccia gradire i miei ossequii alla Sig. Contessa, e mi ricordi a
tutta la casa Giovio.
Ugo Foscolo
Al
jprincipe
Eugenio Vicer
ecc.
Altezza Imperiale,
Ho
le
e vostra Altezza pu essere non militai senza onore, e senza ferite. Ma u la calamit di que' tempi, ne gli obblighi del mio stato mi distolsero mai dagli
fortune d'Italia,
io
informata eh'
studi;
perch
io
credeva
di
soddisfare
doveri verso
me
stesso e la patria,
ai miei secondando la
mi seguirono
il
nella carriera
1'
pili
giovane ha
onore
Guardia di vostra altezza Imperiale. Rimasi unico appoggio alla mia famiglia, che nelle mutazioni dei tempi mut fortuna: una madre priva di tutti i suoi figli e due nipoti orfani esigevano i miei soccorsi e la mia
di servire nei dragoni della
personale assistenza.
Io riponeva ogni
rato
alla
ambizione nell' essere considebuon cittadino, ogni fortuna nel procurare mia famiglia una esistenza modesta e sicura
nell'
ogni obbligazione
studi la
DI
UGO FOSCOLO.
il
289
Vostra Altezza
patria e
nella
patria
Sovrano.
nominandomi professore colmava i miei voti; ed io tentando di adempiere al mio impiego mi preparava a mostrarle quant' io mi riputassi beneficato da
quel decreto.
La soppressione della Cattedra; mentre pareva che distruggesse l'opera benefica di Vostra Altezza
aument
le
ragioni della
mia gratitudine:
il
il
mi-
mi
modo
io
desideri di
servire
governo ed
io ar-
Parevami di non poter meglio interpetrarle se non esponendo le mie circostanze. E quando a Vostra
Altezza Imperiale
derazione
ricchezze
piaccia di
prenderle in consiio
senza lusinga di
di dignit,
virile
gare r et
i
frutti de'
glia,
ed
se
il
miei sudori ne' doveri verso la mia famimio poco ingegno nel servigio del mio
d'
arrogante,
o
ardirei
per circostanze
ingrandimento del Kegno. si dovesse aggiungere un terzo membro agli ispettori della pubblica istruzione, io fossi in tal caso considerato. Questo impiego senza accrescermi gli emolumenti
mi accrescerebbe
ratura.
mezzi e
doveri
alla
lette-
Ma
mofino
pili
che
19
290
LETTERE
ad oggi non ho fatto cosa che mi renda degno dei henefizi di cui Vostra Altezza mi onora, benefizi
che
domandano
in
corrispondenza
tutte
le
mie
forze.
Beale
Devotissimo Suddito
Ugo
Foscolo.
Senza Indirizzo.
Milano, 31 agosto 1814.
ier
Le sue lettere cominciano a venire pili esatte; r altro mattina ho ricevuto la sua del 28, e
son
fatto,
com' Ella
co-
1'
anima mia
pro-
affettuosa indulgenza
me,
mia ragione
fitterebbe se
fosse ostinatamente
malato.
a
Ogni sua
lettera ad ogni
modo mi aiuta
a Lei.
Ma
l'
inculcarmi che
uomo
d'
anima
forte
resi-
DI
UGO FOSCOLO.
della tristezza,
291
stere
alla tirannide
come dire
che
un corpo
degli
di complessione
lasciarsi
il
robusta dovrebbe
pochi
meno
altri
da molti anni in
Il
O r
io
Ed
esame
i
l'
ma
per
me
stesso, e
pel
confronto di
altezza
possono
opporre
alle
infermit
dell' intjegno,
l'animo; seguo il mio destino, e mi contento di tollerare con tranquilla e sdegnosa rassegnazione: e come le scrissi altra volta, non mi presumo di
mi basta di non ripendo tanto quanto al materialismo, e son certo che le nostre perturbazioni da noi chiamate spirituali e morali, due
vincere o di non esser vinto,
manere
avvilito.
Anch'
io
qualit indefinibili, siano alla stretta de' conti prodotte in quel pezzo di muscolo carneo
del
cuore,
che se non
il
ne
certamente
ministro.
Ma
il
se la sciagurata at-
sangue in tutte
il
le
membra,
no-
sonnacchioso ed inerte, talvolta lo allaga e lo somse questa sua sciamerge come negli apopletici gurata attivit mossa dai pazzi capricci della for-
292
tuna, allora
1'
LETTERE
uomo non ha pi
l'
difese, e se soffre
senza dolersene
Ugo
Foscolo.
Ad
1.
i?
Ore
5.
Se parto, mia cara con 1' amarezza nel cuore, e col presentimento di non rivedermi mai pi, spero che quella divina fanciulla non sar sdegnata con
me,
tano.
che
piangerla sempre.
Ma
pi
oser
io
mora nel mio dolore innanzi eh' io le sia cagione di una lagrima sola. Sono stato pure imprudente a confessarti la mia passione e a dirlo o mia buona amica ti sconvederla?
no! ch'io
No
giuro con
le
mie sciagure
nemmeno a lei. Sono pure un ranon ho osato io stesso ier sera?... ed ella?... Oh! a questa io sento tutto tutto quello ch'io perdo abbandonandola.
una
sola parola
e
gazzo!
DI
UGO FOSCOLO.
293
io
Ella sposa
oserei mai,
se
non
mai
offrire la
pili ricca di
r amore.
pili
le
Addio addio: perdonami: ardi per carit tutte mie lettere, scrivimi: fidati affatto nel Nicolini.
Consegnagli
le risposte; presto.
mio Cecchino,
di baciarlo
LuKj Arno. Se io sar a Firenze vi andr. Scrivo pur male. Addio, Ch'ella si fosse sdegnata? No no, tu mi dicesti eh' ella mi compianger e
che...
ti
scordar di
me:
Non
la
vedr
fra
lasciami
sa dove!...
tuo amico.
P. S.
Oh!
di
se tu
all'
mi
creato
affezione
t'
uscirebbe
vi ha riparo, io devo lasciarla. Ma fossi almeno certo! ... oh come la beatitudine di essere amato raddolcisce qualunque dolore! Il mio dovere, il mio onore, e pili di tutto il mio destina mi comandano di partire. Torner forse se i mali e la morte non mi allontaneranno per sempre da
Non
294
questo sacro
paese
LETTERE
di
io
verr a respirare
le
l'
aria
mie ossa
scriverti,
ti
alla terra
dove
pili
sei nata.
Ma
non pi io non
e di
non
vedr: no.
io
Soffri soltanto
bagno
ami-
fammi
ti
avere in qualunque
di
luogo
il
cizia e di compassione
turato... non
mi negare
rebbe tutti
ti
ama
e
te lo
mato
piange,
io
da
ci
potr
di
egli
lui,
il
argomentare
quanto
sono
pii infelice
pianto; mentr'io
mio cordoglio e delle mie passioni, annoiato di tutto il mondo, diffidente di tutti, malinconico, ramingo, con un pie sulla fossa mi conforter sempre baciando di e notte la tua sacra immagine e tu da lontano mi darai costanza per sopportare ancora questa mia vita. Morendo io ti volger r ultime occhiate, io ti raccomander il mio estremo sospiro, io ti porter con me nella mia sepoltura, con me attaccata al mio petto... Oim! io credeva d'essere pili forte di quello che io sono. Per carit non mi negare questo
;
conforto
Consegnalo
i
al Niccolini.
mezzi.
S' io
morir egli
lo
come cara
preziosa
virti.
memoria
Egli
pianger
sempre
pili.
l'
ultimo,
infelice,
DI
UGO FOSCOLO.
io
295
scrivo
Baciami Cecchino,
te
lo
piangendo
come un ragazzo
Addio.
Risovvengati qualche volta di
e
t'
me
T'amo,
tuo amico.
Senza Indirizzo.
Lunedi mattina.
Era piegata
leggenda,
corriere d' oggi,
e gratissimo
1'
e sigillata
fino
da
ieri
1'
annessa
e la lettera
di saluti.
egli,
come prometteva
io gli
ieri,
tor-
dalla
consegner questo
filo
amaro, una domanda di Castiglia mi turb per qualche minuto il piacere della sua visita. Mi
chiese una
fra
certi
mia orazione
letta in
morte
di Cartier
tenebrosi
lavoratori:
sogghignai,
ma
il
ghigno divenne amarissimo nell'udire che sta orazione s'era asseverantemente parlato
di quein casa
Bignami,
e s' era
Non
eh' io
mi
che non conoscendomi non possono ne amarmi ne farsi amare da me. E bench ne io abbia chiesto
ne Castiglia m'abbia palesato
l'
inventore dell'ora-
mi
co-
296
LETTERE
noscono e mi amano in casa vostra pu averne parlato. Bens mi duole che ci si creda in im
luogo, ov'
io
ne
falso. Io
menon
m'abbia
in ci
mi scateno contro
istituzione e persone
io
conoscevo Cartier;
ma
quando mor,
i
io
era in Francia.
in
Francia
tutti
damenti. Soli
capitano
eravamo
creduto io
mamma
Addio
di nuovo.
FRAMMENTO
SULLA STOPJA
DI
NAPOLL
i
FRAMMENTO
Giunti i Francesi in Napoli avevano perduta la prima riputazione, tanto che continuarono ad esserne fautori cercando chi volea vendicarsi,
e chi
si
videro correre
e dissensioni soddisfaceva.
Riempiutesi
le
contrade
pe-
orazioni
e
nelle
chiese;
in
pareano esservi
stranieri
conquistatori
Sparsesi,
11
Foscolo ebbe
il
Repubblica Cisalpina. La Signora Q. M. possedeva il 1 e 2" libro de' Commentari su Napoli, ma richiesta da un suo amico del primo libro per farlo leggere al Colletta, non le fu pi mai restituito. Noi quindi pubblichiamo un frammento del secondo, non potendolo pubblicare per intero, perch il Foscolo par che non lo abbia
n compito n corretto.
300
saccheggio,
generale.
patriotti
aver
ri-
cevuto
il
capi placavano
citt
Non
parer
giusto la
altro faceali liamica beri, pagar la pena del furor pazzo de' lazzaroni. Il sacco fu esentato con due milioni e mezzo ducati alla sola citt,
e furou
tutti
contenti.
Arci-
Te Deum. Championnet lo ascolta con grande ceremonia come un He. La moltitudine ama la divozione da' Francesi mostrata; Championnet don un anello al Santo, e distribu davescovo canta
il
naro
il
a'
Lazzaroni uscendo
di
chiesa.
Aggiungi
Vesuvio
e
da cinque
anni
il
quieto;
apprensione
veemente
mite, dissip
Ne
profittarono
patriotti
avere
il
favore
del
presenti signori.
Avere
il
Ke
guerra reale
le
capricciosa,
case e gli
degli
argenti; diecinuove milioni di ducati tolti da' banchi, santa sostanza de' privati,
rapitili
in
fatte
Sicilia,
involati
pegni
de'
monti
le
di
piet;
incen-
navi
fabbricate,
a'
demolite
senza scudo
barbareschi
partendo magazzini e 1' arsenale, e punirlo per non 1' aver fatto. Acton re ben s' era partecipe anche del talamo; e poi storia d'amicizia
vicario d' incendiare
i
;
generosit dei
FRAMMENTO.
francesi, che spesero
il
301
Ma
altre
l'Italia,
Il direttorio temea massime la Cisalpina, e quindi unione degli Italiani. Lunga catena di cospirazioni per r unit, e quindi tremenda rivale. Quindi le spesse
altre le
mire di Francia.
i Troev. i Brune, i Kivaud; persecuzione ai patriotti forti, e temendo unione ne' Francesi dimoranti in Italia per matrimoni e commercio, spogli di cittadinanza g' im-
riforme in Cisalpina, e
piegati
fuori
di
Francia.
din
d' altri
arresto sfuggito,
patriotti.
comandanti
lei, il
Era
si
la parte
re-
ma
aggiog.
Fece finalmente
poli per indebolire
il
direttorio la guerra di
re,
Naalle
quel
onde
non fosse
nuovamente combattenti con tregua di Capua era l' imperadore. Conchiusa la ottenuto l'intento. Ma Championnet, a cui fu commesso l'affare, ora patriotta; entr in Napoli: imspalle
de' Francesi
sanza e fece questo editto. Il vostro tiranno, Napoletani, ha da se stesso rinunziato al trono provocando la Francia clemente per pi volte.
Sottentrate
a' diritti
usurpativi. .Avrete
dell'
un go-
verno fondato
sui
principii
uguaglianza e
libert. Elesse un governo provvisorio di 25 membri; presidenti Carlo Lamberti, con lui Bassial, bench come di unitari italiani avesse il direttorio
302
SULLA STORIA
DI NAPOLI.
Il
medico celebre
presidente
di
Camera
avvocato ed
odio
di
lesa
maest,
geloso;
disperarono
circuiti
ignoranti,
al
popolo
da
suc-
pi, e odioso
avean liste di favoriti, che piaggiavano o minacciavano. Faypoult tutti i beni del re pretendeva essere della Francia, i FarFasulo
e gli altri
i
nesiani,
eredit di Carlo
suo padre,
gran parte in
somma
Championnet neg.
Faypoult allegava ordini ed interessi della Francia, e il generale us della forza. Part il commissario
maturando vendetta.
Il
popolo
i
am
pili
il
generale.
Ma
direttorio;
non
commissarii,
ma
il
suoi
generali
Non
raccolse
disperso esercito
de' patriotti,
Non
us
dell'
entusiasmo
pronti a guerreggiare
la citt tutta di
Disarmata appena concesse quattro compagnie guardie nazionali, ove tutti concorrendo non
nelle
provincie.
principali
il
fu-
guardia
al
palazzo.
Odia-
vano
Lazzaroni
governo,
FRAMMENTO.
Michele Capozzo soprannominato
prava
i
303
il
"Pazzo.
Tem-
mantenere soggezione. Moschett alcuni assassini di un monastero. Michele in queir incontro arring esortando all' ordine. Ogni governante faceva leggi, demoliva l'antico senza fabbricare, Bassal compartiva la Repubblica con carta antica, confusi i limiti usurp nomi,
favori con rigore per
oggetto di
e la
doli,
riso.
De Renzis persuase
gli
la diserzione
congiura a tutti
bagordi.
antichi
uflfziali
abolen-
ma
Pro-
privati
mandati nelle
di
vincie ad ordinare
governo.
editti
magistrati,
nelle
magnifici
fame
non partecipanti al governo. Nasceva la miseria pubblica dal discredito delle pofamiglie
lizze di banco, principale sostanza de' cittadini.
Per
con-
il
dica cauzione,
perch acquistava cos pagato una giuritutti quasi i pagamenti per tal
e fino artigiani
de-
ponevano il danaro traendone la fede di credito, la qual carta errava anteposta all'effettivo, credendo il governo non esposto ai rischi ed alle necessit. Cominci la guerra, ridomandava chi per bisogno, chi per sospetto il denaro, molto si era levato dal re, si restrinsero i pagamenti, scaderono le polizze.
Cresciuti
i
bisogni crebbero
prestiti fino
in
aril
contante, e le polizze
Il
perderono
1'
ot-
Francesi,
304
Moliterno
triott
pa-
a Parigi
libert.
11
Francavilla, e
attendeva a
donne
e a mollezza.
Championnet.
Part Duesmo alla volta della Puglia: taglie e ogni capo di battaglione, o di legione le levava a proprio conto, viveri il doppio, e gli avanzi derubati
si
stessi
munipa-
Non
garsi abbastanza
sangue
atterrivano,
ma
le provincie lontane, e le
ma
non Francesi.
gli
figlio e
odi
con l'archibugio, con cui duellano; la morte e la vita de' duellanti parimente gloriosa; vituperio la morte comune. Cacciatrici le donne sprezzanti pericoli, briganti cogli uomini, che sono assai gelosi.
Deboli
i
perch ammazzano
scontenti del
re,
dieri. Superstiziosi, e
credon divini
i
preti.
Bench
odiavano
Francesi per
le rapine.
ne
primo
di febbraio
domand persone
autorevoli.
i
Non
per speranza,
ma
cortigiani,
FRAMMENTO.
e
305
il re lo mandarono. F costui quel che ne tante armate, ne generali, ne re poterono. Educato a Roma
prima per
meriti dello
zio,
poi
per
le
cognizioni,
eletto
tesoriere apostolico
di
Innamorato
una donna
imperiosa con scandalo e danno pubblico, il papa dopo inutili riprensioni per togliergli onorevol-
mente
la
carica
lo
cre cardinale.
Abbandonato
dall'amica avvezza a pili lusso, ambizioso, disgustato and a Napoli malgrado il papa per le vertenze di allora. Accus al re
dine.
il
papa d'ingratitu-
Lo
f' il
re
al cardinalato. Scrisse
tornasse
rispose altero
gina, e ottenne
assennatamente di ricuperare il regno con Nelson ne acquist l'amicizia; ma fu del pari temuto. Fu dunque mandato nella Calabria, e ben s'avvide l'astuto che era pili l'odio, che la fede che lo mandavano. Chiese ma non ebbe ne danaro ne truppa, e per acquistare un regno s' imbarc con quattro familiari e
tremila ducati.
S'
imbaiHi a Scilla
di
notte.
An-
Bagnara feudo
di
sua famiglia.
altri
armati
si
ar-
mava
per la religione.
il
Una
croce
bianca al capvescovi e
pello fu
ub-
Gemelli.
306
Perdon a sbanditi
massero.
I
a tutti
rei
purch
s'
ar-
vecchio castello di
nelle
case
di
dei
grano
masnadiere terror delle Calabrie, che avea per trofei anche le spoglie di pi regii procacci. Poi Panzanera reo di quattordici omicidi capitano di masnada. Sciarpa caporale di sbirri di Salerno capitan
tutti
i
carcerati,
sollev
la
Basilicata.
pi ricchi vendendo
incor-
s'
meno
sicuri
scampo
si
ammazzavano,
di
e fra questi
monsignor
Sconfitti
i
trone. lasci Ruffo le citt a discrezione dell'esercito delle cui crudelt atterriti quei di
Catanzaro
le
chiuser
le
mura.
bidire
al
pel
prosegui-
mento della guerra; amnistia. Si osserv per allora il trattato, e formatavi una guardia nazionale dei
partigiani del Re. Marci verso Cosenza, metropoli
della citeriore. Il
Re
e
lo dichiar
tore in Cisalpina,
a questi principi
e
si
affidarono
uni-
FRAMMENTO.
rono.
I
307
campo aperto
li
De Chiara
canonico
tradisce,
prende
patriotti
le
si
armi per
difendono
a
Ma
da pertutto con
sommo
coraggio; entrano
viva
forza in Cosenza, e dopo tre giorni di ostinata difesa si rendono onorevolmente. Poco dopo caduta Kossano, ed incendiata Paola, le Calabrie caddero Giunsero allora rinin potere del Cardinale.
forzi
da
Sicilia,
buto dopo guerra. Avrebbe mandato in avvenire il figliuolo suo primogenito ad udire i lamenti. Poi
Ruffo sped Commissari alle Provincie per tagliar
r albero
e innalzar la Croce.
Pubblic filippiche e
aveano invaso la Lombardia. Napoli quasi degli Quarantamila Russi e Turchi attendevansi da Corfii. Lecce, Taranto, Brindisi, e il Contado di Molise instigati da pochi si armarono e si ridusse tutta la Puglia
al
Re.
Sciarpa,
Rinaldi
mandaronsi a guardar Campestrino, parte importante per custodir le Calabrie, ed entrarono in Basilicata. Col resto egli si condusse ad Altamura luogo eminente e difeso d'assai patriotti. Frattanto i Francesi di Duesme inoltrandosi nella Puglia trovarono resistenza in SanseveriiiO popolatis-
simo, e
il
grado
gran
presa d'assalto
dal
Duca
allora
citt,
spogliata
i
Duesme
si
impedire
socil
308
Francesi raflfreddavansi le Calabrie e la Puglia. Kuffo rivest un certo giovane Corso regalmente,
popolo, e cos
mostr come primogenito del Ke; arring il f' in molte provinole. Le principesse di Francia, allora in Manfredonia, prevenute fecero accoglienze al Principe, e convalidarono lo stratagemma. Frattanto il Governo democratico in Napoli; ottenuto finalmente da Championnet lo
e lo
assenso
di
formare la
Gennaro Serra
per
Tribunali
d'
delitti
lesa
nazione.
le
Patriotti
gioie.
Popolo
la
Trucida Francesi diGiovanni Turco Commissario di Governo trucidato, e sollevazione di Provincie in provincie. Prete Pronio Solmonese capitano della ribellione d' Abbruzzo, Mammone di Sera. Fradiavolo di gran parte della Campania, e tenendo tra Itri e Fondi toglieva la comunicazione fra Napoli e Poma. Personaggio arpinate d'alta nascita scortato da cento giovani traversa la ribellione, e a Napoli informa di tutto; chiedeva di molti cacciatori del gi reggimento Siri ed altri soldati del disperso
sacco
possidenti.
esercito.
Derelitti
domandan
servigio.
Chiese
di
Championnet non acconsent, o non potesse, o non volesse. Manda Dombrowski con quattro mila uomini a sgombrare la via di Roma.
Ruffo
vinceva,
Patriotti
disauimavansi.
Calabrie
FKAiniENTO.
309
una spedizione,
tre
namento
Repubsi
avido, giocatore, e
pili
sconfortarono.
Parte Sici-
gnano
Terranova
di
d'
spogliate ed arse.
More
altura.
domanda
ma
non entrino
patriotti
Ma
egli
comanda
I
i
suoi dimostrano
di
pericoli
questo.
lo
Egli
rami
seguono.
Ma
ne-
dall' alto. Si
sperdon
le file.
La fortuna
salva Schipani.
Tornano a Napoli debellati non dall' armi nemiche, ma dalla temerit del Comandante. Gli oratori a Parigi alteramente cacciati. Faypoult rimandato a Napoli. Championnet deposto. Sottentrato Macdonald burbero e prepotente. Faypoult rinnova le
pretensioni. Governanti esosi. In questa sconfitti
francesi in Lombardia,
i
Macdonald deve
accorrere.
La truppa
di vittoria
i
di
il
Duesme occupa
Ammazza
310
SULLA. STORL\ DI
KAPOLL
Lasci
le briglie
assoldassero
truppa,
e
custodissero
Ca-
lor
senno governinsi
le
combattano contro
i
ribelli.
nerosit
Furon conosciute
ma
potendo
pii
retrocedere,
sviz-
Troppo
Teano.
tardi
s'incammina,
pu oltrepassare
Abrial da Parigi.
Giunge Commissario
Ma
in
fatto
osservatore
operatore
secondo
il
le
quel
punto
diret-
a cittadini che
il
Domenico
relli
Cirillo,
Signo-
dalle spe-
dava
d'
il
Con proclama
s'affezion
popolo, destituendo
abasi.
i
Espone
blica censura, e
rillo
universalmente
de' Legislatori
e
s'
presidente
che
pi
Magistratura.
Delfico
riputatissimi.
FRAMMENTO.
Tutti entrano in carica, tranne
31
Deltico eh' era in
Abbruzzo. Scatenasi il popolo contro i despoti. Laubert passeggiava sul molo, e fu arrestato temendo che non isfuggisse. Laubert al popolo insultatore arring, e fu accompagnato a casa in
mezzo
Il
gli
applausi.
nuovo governo soccorse con truppa assoldata sul fatto Altamura. Capitano Mastrangelo Altamurano. Altri diede a Schipani contro gli ammutinati di Lauro terra della Puglia. Sped Celentano presso la Cisalpina. Il Duchino di Cassano alla Ligure, e il Duca di Cassano a Roma.
Manthon ministro
donia Finanza.
della
guerra,
De
Filippis
Marina, Mace-
Ma
miseria. Cirillo
case di
soccorso, e fu
primo a versare gran parte delle sue ricchezze, Molti ecfrutto della medica sua professione.
scelto
per
ogni
via
un
e
a'
padre
corso
madre
emolumenti e gli abiti in pubblico soccorso, egregiamente arringando. Poveri e infermi si soccorrevano,
e successe a quegli orrori l'amor della patria.
Ma
assoldare. Prov-
Castello
Nuovo,
il
dia nazionale.
312
Macdonald crescendo le avversit in Lombardia, temendo tolta la ritirata in lui posta ogni
Part,
speranza.
ma
a'
Realisti e disal'
nimare
patriotti, vocifer
levar
esercito
dalla
re,
che
a'
con
gl'Inglesi assediavano
vicini
al
porto,
sbarcarono
paesi
Golfo con
i
uflfziali.
Sollevarono
popoli,
le
e
presero Castello
diere regie che
a Mare,
si
su cui
misero
ban-
scorgevano da Napoli,
medi-
Macdonald, bench decisa la parSalerno la mattina de' 4 maggio, ruppe i sollevati, fece trecento prigionieri, fug sulle navi gl'Inglesi, riprese il
fino a Salerno.
la
sera
alla
guardia na-
prigionieri.
e voleva
Pub-
accampamento a Caserta,
d
S.
quindi
Bri-
relazione di quanto d in
avveniva.
col
Part la-
sciando
Elmo
mille
soldati
capo
gata Mejean, due mila a Capua col generale Girardon, settecento a Gaeta, e con Abrial e gli
ospedali part.
Prete Pronio
le
mon-
tagne
d'
Uri
Pondi
con Macdonald,
ma
sconfitti, e tutti i paesi che avean prese le arma spogliati ed arsi. Pretesto ed esca ai saccheggi, onde poi cos licenziosa divenne quell'armata, e fu il flagello della Lombardia, e la totale
FRAMMENTO.
rovina di quella campagna.
313
Commentari
Cisalpini. Gioie
patriotti
giornali, an-
donne
arringavano.
Teatri repubblicani,
societ
eroi
di
Grecia e di
Roma
ciet patriottiche, e la
predi-
cando per
alla plebe.
le
Michelangelo Ciccone volgarizz il Vani dogmi alla democrazia. Parrochi ed altri ecclesiastici obbligati alla stessa
gelo
accomodando
Francescano Bolognese
al
profitto
popolo.
L'Arci-
Clero.
a'
Neg
assoluzione
della
a'
nemici del
rovina,
Governo,
in
ed
macchinatori
sua
fuorch
punto di morte,
non rivelavano congiure ed armi. Diresse pastorale a tutto il regno come primato, sment Ruffo dichiarandolo scellerato, scoo se
munic
lui e
il
vescovo
devoti,
bench in
ambiguo, anteponevano al Ruffo l'Arcivescovo per sua giurisdizione e fama di santit. Trov la societ degli amici delle leggi giunti ad ottomila membri. Sorvegliava il Governo, sprela
giava
cariche.
tutti
gli
il
tristi,
i
onde
sospetti
ma
turbolla l'espual
numero,
314
il
gran valore
vincitori.
bambini
bondi strascinati, e le membra coliate fitte nelle asti. Orrendi avvenimenti, pi orrendi dal timore de' fuggitivi, che orrore inspirando e compassione, confermarono i patriotti nel proponimento di vincere
morire.
discordie intanto
fra
Ma
Legislatori
Diretcolla vinti
D'Agnese
vanit e
dalla
l'
grandezza
tutta
l'autorit
in
ma
romanzesco ed avido di
domand 3 milioni di ducati al LegislaBruno, Pignatelli, Doria negarono acremente, ne concedere verun denaro senza il conto del gi
il
conceduto. Pensava
gli occhi a
Luigi Medici
Ottaiano: accrescerebbe
con r esperienza
tenza anche
gli affari, e
Fu
chiam a se Franco Salfi, il Governo ritardarsi da continue societ patriottiche, riunirle in una moderata dai pi zelanti, che sarebbe alla repubblica gloria, al governo sostegno. Conceduta ampia sala nell' antica accademia de' nobili a S. Lucia. Ninno impiegarsi se non a quella societ inscritto, e come Ciaja distribuiva g' impieghi ninno gli si opporrebbe.
Ciaja
Salfi.
Poten-
tissima divenne la fazione di Ciaja. Onorati e piagpi furibondi accusano Medici. Egli essere i queir inquisitore regio che sentenzi a morte i
FRAMMENTO.
repubblicani, onde a richiesta della societ
rettorio sforzato imprigion Medici.
il
315
di-
Quindi Ciaja
pi
difficolt,
si
ma
e
con
contro
i
Bruno Pighiacelli
furibondi contro
Doria
incolpabili.
Suscit
questi tre
come
lo
Avea
il
Legislativo per
innanzi aboliti
diritti feudali
rinnegata sempre da Macdonald, che oltre la perdita de' diritti presentassero i Baroni i titoli, e
compra
de' boschi,
pascoli,
presumendosi usur-
manfa-
beni alle
povere
miglie, fra Baroni e sudditi decidersi in favore di questi; ragione: perocch grande ed ltima neces-
il
conducono l'oppresso ad imitare con l'accuse padrone potente. Molti legislatori, bench possessori di feudi, giudicano dover approvare la
sit
legge,
ma
altri
considerato
il
nell' inimicizia
de'
Bale
roni,
lasciava la vita
per vendicare
chiamarono inopportuna la legge, ed ottima soltanto quando fosse ferma la Repubblica. Doria e gli altri due parlarono in questa sentenza, per cui fu giurato pubblicamente nella sala patriottica la loro morte, se non venivan deposti, e il Presidente Salti mand una deputazione ad accusarli al Corpo legislativo dichiarando non sciogliersi l'adunanza fino al ritorno degli oratori. Partivano i rappresentanti, quando s' intima loro da parte della societ di riadunarsi. Si accusano i
tolte sostanze,
tre. Oltre la
interesse
temere
corrispondenze
316
trame
Bruno
si
mostra
una
come
delitto evi-
Boria intanto ministro di Marina, avere chiesto passaporto per Genova, e abbandonare la carica e la Bepubblica ingratamente ne' frangenti. Condussero al tribunale i tre ed a giudicio secondo le
non il passaporto, bens dimissione. conveniva morire, morisse con tutti. L' accusa si discusse, dicesi, a lungo per far venire guardia nazionale e ribattere la sentenza; ma i
leggi, a Boria
e se
tre accusati con
moderazione rinunziano
l'
alle
ca-
riche ed abbracciano
alla societ di questo
ritto a'
accusatore.
Ardire quindi
il
di-
Censori di nominare
cede. Scelse
Salfi,
levarsi
popolani. Festa in
Maggio
di S.
Gennaro vescovo
del Santo
liquefa
il
presto
popolo:
ammutina. Segnarsi quindi minuti dell' indugio annualmente per le piazze per calmare il popolo. L' anno in cui il re dovea
i
e la
popolo forse
avver.
a'
Ora
di
patriotti dichiararono
il
a quattr' occhi
Canonici, o presto
miracolo o
il
la lor vita; e in
meno
due minuti
popolo
giulivo e tripudia.
FRAMMENTO.
317
ma
danaro? Le duchesse
di
Cassano
e di
una colletta. Tanno alle famiglie, pregano, arringano per la Eepubblica, e si ritraggono sussidii
per qualche Legione. Se ne erano decretate quattro
di sei
mila
1'
una.
La Tullia gi richiamata da
s'
era violenta,
reclutazione.
Uomini
d'
armi, lazzaroni
e ciurmaglia capitanati
Domestiche congiure
zionali, e tutto presto al
figlio
Baker
mer-
macello de'patriotti.
Un
di
Felice, e
biglietto
offerta in ischerzo.
Addortasca,
mentatosi
il
biglietto
di
lo copi e lo rimise.
Dicesi
ma
non compromettersi. Ella scopr per timore o per altra ragione. Donne e nazione napoletana incapaci di secreto; o perch temea del Ferri, il quale egli stesso l'accompagna al Governo. Baker visitati trovansi distintivi, e bandiere reali, e nota di duemila congiurati. S'imprigionano. Onori solenni alla San Felice come salvatrice.
Il
numero
sbigottisce
il
Governo.
Temea
la severit infe-
318
rocisse.
Ardiva cose che f pi congiure a respinsi chiudano a un colpo di canchiuse le finestre, in casa.
'
Ogni ascritto alla Guardia nazionale si armi e vada a suoi designati quartieri; a un'altro colpo uscirebbero: chiunque a quell'ora preso moschettarsi se
mento
grande per la quiete del poanche per il troppo timore, e pi senza sapere il perch. Guardie nazionali accorsero. Bassetti Generale visitava tutti i quartieri, lodava, animava; il corpo legislativo ondeggiava immerso nel pensiero de' mali. Colobrano principe era di guardia al Palazzo legislapericoloso
polo, che diviene furente spesso
tivo.
ma
Nascita illustre, versatile ingegno, ambigua fama; pass per delatore della Eegina di cui fu intrinseco; patriotta per ambizione. Avvisarono i
Legislatori di udire
il
La repubblica minacciata da
le
scondere
avversit
al
popolo,
ma
a
ben animare
Salerno.
Sol-
Puglia
levati
i
e Basilicata, Sciarpa
sino
diavolo armano gli Abbruzzi, Terra di Lavoro e Campania. G' Inglesi signori del mare. Congiura. Popolo, per la natura de' luoghi
incostante, e per
nell' avvenire,
sua feroce,
il
e per esperienza
Ma
ri-
re amano,
forza e
FRAMMENTO.
verenza, ne voi
verire.
319
ri-
ama
Questo
lo stato.
Ne amico
v'
o parente, ne
difendersi.
inutili
i
la
salute.
Ne mancano
mezzi.
Abbiamo tremila
mila patriotti mila guardie naforze
fedeli
quattro
quali
non
essendo tutte
18 separate o vinte, e le nazionali dannose. Forminsi quattro legioni, ove formino tre
conter
soli
campi
Portici,
sempre
al
La quarta
lon-
tano
nemico dalla metropoli, i soldati assuefaransi a campi e disciplina, e la forza stessa conil
i
terr
turbolenti
i
intorni.
Imprigionansi
allora
quanti sono
rei,
1(1
Che Ruffo avanben avrebber vittoria legioni disciplinate, e ci darebbe anima a noi, ed infamia a Ruffo gi odioso nelle provincie, che stanche da tanti assassini! e tasse aprirebbero le porte, e avremmo ingrossato l' esercito da tanti
grediscono con
stesso ordine.
zasse, e lo scontrassero,
patriotti,
avversa
la fortuna, ricordatevi di
de' tiranni implacabile.
Altamura:
la
vendetta
figliuole in
Vedresti le spose e le preda alla libidine di gente crudele e barbara. Imploreremo una morte che sembrer troppo tarda. Sfoghi il re il suo furore sopra queste
mura
moci
E
i
unia-
320
mo-
Approv
e si riconfort
il
legislativo;
chiam
si ese-
Manthon
Tremavano
ordin che
tremenda calma.
congiura in un paese
d' onde non v' era scampo. temea il macello degli altri consanguinei. La mattina spar il cannone, ninno os per pretesto uscire, temendo di trovare amici morti, e cangiata in ct,rnificina la Citt. Ma quando la
Ognuno
in casa
venir
citt;
ammutinare
essi
la
disanimare con queste paure i patriotti. Che armate? Che truppe? ladroni essere di campagna, bastare un pugno di veri patriotti. Aspirare Manthon alla dittatura; si, si; serva finche se ne
ha
tribuna
parte
dissiparono
nemici.
Cos
dalla
Lasciasi
da
Terra di Lavoro e Campania. Guardie nazionali di Gaeta e Capua le frenano; e Caraffa d' Andria. Freninsi i ribelli di Puglia e
Abbruzzo,
l'armata di Buffo: il resto agevole. Matera uno de' primi fuorusciti Napoletani, gi da' Francesi con cui guerreggi apprese 1' arte e
fama
con
i
una battaglia
Brigata, serv
salvato
Campana
si
Al primo
ufiSziali
da
con
Manthon
ordine
di
presi
al
soldo
della
repubblica,
arruolar
FRAMMENTO.
il
321
loro grado;
il
Pugliesi e
di
tre
mila,
Portici
a Nocera,
ragione
alle
luo-
morranno
Eispose
poi
si
Manthon
volse a' pa-
ringraziando, e riavvicinandoli
triotti della sala.
Non
i
avevan vo-
glia;
ma prima
eguale rovina.
Per dare
alla
citt
spetta-
nella strada
e la
truppa
assoldata presso
i
il
prigioni
le
passano
della libert
aspettavano
dati. Sciolti
il
colpo di morte.
Spettatori
intervee
sol-
insieme tutto,
e
abbracciano
l'
albero,
gridano viva
denaro^
piazza
distribu:
si
rimandano
a raccontare la
fama
e la generosit
repubblicana,
forse
le
argomento
I
bandiere.
Gemelh.
322
nano, e le danno
che
le poi-tavano
su le
assediavano
e
il
golfo,
s'
impadroniscono
Miseno,
di
Ischia
Procida.
Sbarcano
ma
sono
pagati da' patriotti: pure animano i popoli a sollevare, e danno armi e danaro, e comunicano coi
congiurati in citt. Caracciolo che aveva accompa-
gnato
il
re in Sicilia,
eh' era
tornato,
fu
fatto
ministro della Marina in luogo di Boria. Delle navi Inglesi non comparivano pi che una fregata
e qualche legno leggiero.
Mauthon propose
arri-
poche bombardiere
cannoniere conservate a Castellamare, e li feluconi procurare uno sbarco nelle eh' erano nel porto
;
terra
fa
eh' erano
stati dagl'Inglesi
I
repubblicani ne avevano una in un luogo detto Miniscola, e in fretta ne costruiscono un' altra
nella
medesima
linea.
di guerra. Il
comandante
battagliare con la fregata che doveva a forza venire per opporsi allo
Tener pronte le tartane, perch rese le navi nemiche potessero con cinquecento uomini fare lo
sbarco.
Ma
tutto di notte
artiglieria.
FRAMMENTO.
dersi al parere di
323
la
flottiglia
un giovane, stese
le
vento
dell'alba;
la
che
le
presa e perdendo
largo
frutto
si
di
tanto
sangue
la
di
fosse affrettata
a prendere
libert
per
ritirarsi.
Per consolidare
non mancherebbe
truppe.
di Robespierre. Poi
riassumer lor
combattuto con quei ladroni Tuttavia il valore e il disegno di nuova impresa attirava le laudi del Danno alle vedove de' Marinai nella governo. battaglia 50 ducati per una e la stessa paga dei
elle
Avevan
mariti,
tria.
figli
risguardati
come
che
Ma
giurie,
la
in-
ambo
partiti,
ov'
nelle campagne, o in bucinavano contro i giacobini. a spender tutto in bordelli, seme di Franla Religione ? Presto Ruffo, Peste, Turcode' realisti
gli
altri
pronto
il
Ma
pepe
chiamavano; schiavi;
partito, fuori
pezzenti,
letterati.
cittadini,
Gepre-
ma
324
SULLA STORIA
le
DI NAPOLI.
sentemente pronte
forche.
Non
prestassero fede
sangue
Alte-
Nocera moderato facevasi partito. Esplorato il nemico del numero e della posizione ne scrisse a Era sbarcato di fresco a Salerno il Manthon. reggimento Valdemona e compagnie dell' estero venute da Palermo. Murano la porta di Salerno verso Napoli, per aspra strada di montagna fra la lava e Citara vanno nella valle tra S. Severino e Montuori a poche miglia d'Avellino campo di
Euffo.
Un
sollevati
e
di
e
Montefusco
recluta soldati
disertori
spese,
conduce 6 mila all'antico comandante della banda di avventurieri. Soldati veterani del re circa 6 mila
con 5 mila cannoni dati dagl' inglesi,
voli per essere
ma
disageinfi-
su
gli affusti di
marina.
Ma
insomma
parte
i su nominati convennero. Tanto esercito non fedele, parte indisciplinato trovasi in valle angustissima ha alle spalle ed a fronte due
montagne, due strade a sinistra, una ardua per Salerno, l' altra per mater domini a Nocera ec. due a destra; una per Avellino, l'altra alpestre per la Puglia. Resta il Cardinale a Salerno. Continue risse con quei banditi e veterani chi deve capitanarli. Tutti andavano senz' ordine,
inaccessibili
gozzovigliavano.
Span tutto
Salerno
FRAMMENTO.
lino,
325
e
Poggio reale
l'
opportune
ove
il
inimico
tutta
numero
dannoso, e finire in un
Repubblica
....
INDICE
VITA
LlBKO PhlMO
DI
UGO FOSCOLO.
Pag.
1
Note
al
Primo Libro
Secondo Libro
Terzo Libro
81
Libro secondo
85
175
Note
Note
al
Libro Terzo
al
179
......
ugo foscolo.
223
lettere
Lettere al
S.
di
227
Memoria al Vicer
Lettera senza indirizzo
.
.
Ad
L...
R
Napoli.
Senza indirizzo
di
295 299
Sulla Storia
Frammento
LANDINO ^LU
PiUVZ 5 m\3'
me
fM