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DIZIONARIO
DI ERUDIZIONE

STORICO-ECCLESIASTICA
DA S. PIETRO SINO Al NOSTRI GIORNI

SPECIALMENTE INTORNO
AI PRINCIPALI SANTI, BEATI, MARTIRI, PADRI, AI SOMMI PONTEFICI, CARDINALI
E PIÙ CELEBRI SCRITTORI AI VARI! GRADI DELLA GERARCHIA
ECCLESIASTICI,
DELLA CHIESACATTOLICA, ALLE CITTA PATRIARCALI, ARCIVESCOVILI E
VESCOVILI, AGLI SCISMI, ALLE ERESIE, AI CONCILII, ALLE FESTE PIÙ SOLENNI,
AI RITI, ALLE CERIMONIE SACRE, ALLE CAPPELLE PAPALI, CARDINALIZIE E
PRELATIZIE, AGLI ORDINI RELIGIOSI, MILITARI, EQUESTRI ED OSPITALIERI, NON
CHE ALLA CORTE E CURIA ROMANA ED ALLA FAMIGLIA PONTIFICIA, EC. EC.EC.

COMPILAZIONE
•4»

DEL CAVALIERE GAETANO MORONI ROMANO


SECONDO AIUTANTE DI CAMERA

DI SUA SANTITÀ PIO IX.

VOL. XCVL

IN VENEZIA
DALLA TIPOGRAFIA EMILIANA
MDCCCLIX.
La presente edizione è posta sotto la salvaguardia delle leggi
vìgenti, per quanto riguarda la proprietà letteraria, di cui
l'Autore intende godere il diritto, giusta le Convenzioni
relative.
DIZIONARIO
DI ERUDIZIONE

ST OR ICO-ECCLESI ASTICA

VES VES
Continuazione e fine delV artìcolo la propria dignità, come dice ii can. r 8 del
Vescovo. concilio tenuto in Arias nel 3ii circa:
che se, continua il canone, quivi moverà
§ V. Del possesso del {vescovo. delle turbe, si privi Presbyteriì dignità-
te. Poteva anche accadere, non per col-
X-J exlravagante Injuncta vieta a've- pa sua^ che non solo dopo eletto ^ ma mi-
scovi (ii esercitare la giurisdizione prima cUe(\opo ronsagr alo non potesse andare
f

di prendere Possesso de! /Vescovato : si alla chiesa destinatagli, ed allora pure re-

eccettuano vescovi cardinali. Vedasi il


i stava nel presbiterio, o capitolo, della sua
Barbosa, De officio et potestate Episco- città; ma sembra dall'espressioni antiche,
pi. Riferisce il Nardi, un nuovo vescovo che in questo caso avesse ili." posto: non
già consagralo, chenon avesse preso ii poteva però ingerirsi in aifari vescovili.
regime della chiesa per la quale era Secondo ilcanone 71 Niceno-Arabico_,do-
Slato ordinato, veniva scomunicato, fin- po la consagrazione,il metropolitano man-
ché non avesse ubbidito, o il concilio pro- dava ii novello vescovo alla sua sede con
vinciale non avesse sopra di lui deciso un vescovo che io accompagnava; lo face-
qualche cosa. Così ii can.i8 Antiocheno va mettere a sedere sul trono, iathroni-
del 341; così Ferrando nel can. 7. Se poi zatio, cioè in possesso. Anche Flcdoardo
fosse accaduto ii caso, die non per parte chiama inlhronìzari il mettere il nuovo
del nuovo eletto non consagrato, ma per- vescovo nella sua Sedia o Cattedra. Ciò
chè non fosse ricevuto dalia città per la vedesi pure nell'azione xvi del concilio di
quale era stato fatto vescovo^ non vi fos- Calcedonia del 4^1, ove Proclo dice: prò-
se potuto andare^ in allora, purché non fecto sani in Gangra^ inthronìzari Epi»
avesse disturbata la diocesi, era prescrit- scopnm. Io una carta del 9i4> presso la
to, che fosse rimesso nel grado canonica- Gallia Christiana, (ìe\esco\\ d'Orange,
le delia sua chiesa,e così uoo rimosso dal- adoprasi eziandio la parola Inthronìza-
4 VES V ES
re, ossia Intronizzazione (/".), in questo ta, e nel caso d' impedimento in quella
senso dar possesso a un nuovo vesco-
(li chiesa, la quale sia solila servire in luo-
vo. Fin qui il Nordi. Ecco canoni deli go della cattedrale, e ciò basta per tutte
concilio d' A nliochia del 34i*» Quelli che le chiese e luoghi della diocesi. Ma se fos-
essendo stati ordinali vescovi^» non saran* sero due o più cliiese cattedrali unite in-
no stati ricevuti dal popolo, al quale e- sieme acque primipaliter^ sicché infalli
rano destinati, e che vorranno occupare siano due o più vescovati, con diversi ca-
un'altra diocesi, ed eccitar sedizioni con- pitoli e diversi vicari capitolari; in tal ca-
tro il vescovo stabilito, saranno separati so il possesso si deve prendere in ciascu-
d^Ila comunione. Se un vescovo avendo na di onde il possesso il (piale si sia
esse,
ricevuta l'imposizione delle mani ricusa preso in una, non basta per l'altra, quan-
d'andare a servire la Chiesa che gli è do la consuetudine nou portasse diversa*
affidata, sia scomunicalo finche egli ub- mente. Se però d'una sola cattedrale for-
bidisca^ ovvero che il concilio della pro- male fossero due o più chiese materiali,
vincia ordini altrimenti. Se il vescovo or- basterà che si prenda il possesso di una
dinato non ha potuto prendere il pos* di esse, nella quale sia solito farsi quel-
sesso della sua chiesa, senza però sua col- l'alto', se pure la consuetudine non ri-

pa, ma pel rifiuto del popolo, o per qual- chiede altrimenti , dovendosi a questa io
che ;.!tra causa, che non procede da lui, sifTatte materie deferire. Del possesso se-
goderà dell'onore e delle funzioni, a con- parato del Vescovato in più diocesi, ia
dizione di non ingerirsi negli aifari della quell'articolo ne feci parola nel §IV. Per
chiesa, nella quale assiste a'divini uffizi, fare quesl' atto di possesso, senza incon-
e si assoggetterà agli ordini del concilio venienti, in alcuni stali é necessario ot-
della provincia". Il cardinal De Luca, // tenere un certo consenso, ovvero una e-
Vescovo pratico, insegna che non basta seculorizzazione del principe secolare, se-
la preconizzazione del Papa in concisto- condo le diverse usanze de'medesimi sla-
ro dell'elello vescovo, per l'amministra- ti. E così si compie la provvista del ve-
zione della chiesa, e per l'esercizio della scovo. Di più il De Luca ragiona nel cap.

giurisdizione, colla percezione delle ren- io: Dell,'' ingresso solenne del vescovo
dite; ma è necessario che si spediscano nel luogo di sua residenza. Appena il

le lettere apostoliche, cioè le bolle, o al- vescovo è entrato ne' confini del territo-
meno un breve, il quale si dice de ca~ rio di sua diocesi, comincia ad esercitar-
pienda possessione^ con l'obbligo di spe- vi gli atti preminenziali, benedire il po-
direte bolle nel termine di 6 mesi. E sen- polo, concedere indulgenze, non maggio-
za queste il vescovo non può ingerirsi nel ri di 4o giorni, e quando sia arcivescovo
possesso e nell'amminislrazione della chie- inalberare Croce astata (anche ve-
la
sa, e della giurisdizione, e percezione de* scovo se ne gode il privilegio, alcuni de*
frulli, sotto censure e altre pene. Anzi è quali notai nel vol.XVllI,p. 26oe26i),
necessario che segua l'atto del possesso le quali cose e i pontificali non può fare

per sé stesso, ovvero pel suo procurato- in altre diocesi,qualora per civiltà noi
re, sicché prima di quest'alto continua la permetta l'ordinario, tranne metropoli- i

giurisdizione del capitolo e del suo vica- tani nella propria provincia ecclesiastica,
rio, ei fiutli spettano agli Spogliecclcsia- ed i pontificii legali; neppure fuori del
^//c/ della camera apostolica, cioènegli sla- suo vescovato è lecito usare il trono, lo
Uove essi sono in vigore, ovvero alla chie- strato, il bacio del Vangelo, il dar la pa-
sa come se durasse la vacanza. Quest'atto ce, l'uso della mitra e del bacolo, il roc-
di possesso si deve fare nella chiesa cat- chetto scoperto ec. Tali alti giurisdizio-
tedrale, quando questa non sia impedi- nali in sua diocesi può il vescovo esercì-
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tarli aoche nelle chiese tìe'regolarì e di casi, e secondo l'usanze de'Iuoghi e le con-
altri esenti, perchè anticamente e colle tingenze correnti. Non mancano peròfor-
persone de'regolai'i erano soggette a've- se, soggiunge il De Luca, d'alcuni prela-
SGovi, eccettuato l'esercizio d'alcune cose ti, i quali avendo per iscopo principale
d'ordinaria giurisdizione. E per la detta l'avarizia e l'interesse, e facendo conto di
ragione i prelati inferiori esenti, non pon- ottenere e di esercitare la carica vesco-
no esercitare le loro preminenze e privile- vile per negozio, eleggono volonlieri di
gi alla presenza del vescovo diocesano, né non fare questa solenne funzione, all'ef-
ponilo dar licenza ad altro vescovo che fetto d'ottenere in denaro sotto nome di
l'eserciti, meno il caso che l'ordinario lo donativo, dal popolo o dal clero, ovvero
permetta per urbanità. La prima fun- d'ambedue, quel che dovrebbe importar
zione ecclesiastica poi che si ùi dal nuovo la spesa di tale solennità; cosa degna di

vescovo, è quella del primo ingresso so- biasimo, dando cosi nel i.° ingresso un
lenne vestito con abili pontificali, con pi- mal esempio o poco buon saggio di se.
viale e mitra a Cavallo (nel quale arti* Tuttavia quando il vescovo slimi spedien-
colo dissi che bianco lo concesse Anasta- te che questa entrata solenne si faccia,
sio ili a' vescovi di Pavia^ oltre altri pri- sono tenuti intervenire tutti quelli del
vilegi), sotto ^<2/<:/rtcc/t£/io, precedendo tut- clero secolare e regolare, anche gli esen-
to il clero secolare e regolare sotto la Cro- ti, in quel modo che sieno tenuti inter-
ce astata a forma di solenne processione, venire nelle processioni solenni, mentre
accompagnato dal popolo, secondo la for- questa funzione è di quella specie, quaa*
ma stabilita nel Ceretnoniale Romano, e do la consuetudine non sia in contrario.
nel Ceremon'iale de f^cscovi^Wb. i ,c. 2: De E nascendovi delle questioni di preceden-
primo accessu Episcopi vel Archiepisco- za e trattamenti, può il vescovo somma-
pi od suani Dioecesiin vel Proviiiciani. riamente deciderle, posposta ogni appel-
Ala perchè questa funzione alle volte suol lazione , in 'quello stesso modo che dal
partorire degl' inconvenienti o disturbi, concilio di Trento, e dalle costituzioni e
per le differenze di precedenze o de'trat- decreti apostolici si è stabilito nelle so-
lamenli, così tra quelli dell' uno e dell'al- lenni Processioni (anche il possesso che
tro clero secolare e regolare, come ancora prende il Papa della proto-basilica La-
tra quelli del popolo,e sopraltullo pe'trat- teranense, qual sua cattedrale^ chiamos-
tamenti de'magislrati secolari; perciò al- si Processo e Processione, ed il Morcel-
cuni vescovi più prudenti e zelanti, per li c'insegna, che Processus Latcrancnsis
non mettersi nel i. "ingresso ad impegni in significa Pompa quam Poitlifices Maxi-
una cereraonia non necessaria, e poco pro- mi ini Lio suscepti Pontifica lus a /Valica-
fittevole pel buon governo della Chiesa, no Lateranwìi ducere solent). I ma-
in
se ne sogliono astenere; concorrendovi popolo e
gistrati secolari, e gli altri del
anche l'altro motivo della carità di evi- sua Comunilà, sono tenuti d'intervenire
tare ne'suddili l'occasione di quelle inu* in questa funzione, in quel modo che por-
li li e superflue spese che seco porta sif- li l'antica e la continuata consuetudine,
fatta funzione. Quando poi all'incontro sì che non si possa per poco alfétto ver-
per il solilo il tralasciarla non fosse per so la persona di quel vescovo negare alla
cagionare scandalo, ovvero diminuzione dignità quell'ossequio, il quale sia soli-
di divozione e di alfetlo nel popolo; che to, e altrimenti si potranno adoperare i

però non è materia capace d'una regola rimedi canonici e spirituali; dovendosi nel
certa e uniforme, applicabile da per lut- rimanente deferire alla consuetudine eli-
to, mentre questa determinazione deve ca la preminenza di portar l'aste del pal-
dipendere dalle particolari circostanze \\[i lio o baldacchino (ne riparlai a Ombrel-
,

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uno), e diassiìttei'tt il vescovo da vicino neati ut processionem habendam in hu-
ineutre cavalcale cose simili. L'alti u fun- jusmodi ingresso indicant ; praeparari
zione solenne, che 8u$se(>ueMteaieiile ce* l'aciantbaldachinum in porta civitatis, et
lebta il nuovo vescovo^ è (|iiella della i.' deputar! qui illud portent sopra Episco-
messa pontificale nella cattedrale^ nella punì, ut inferius dicelur; vias etiam, per
qnal funzione il l*apa è solito concedere quas eunduQi erit, mundari, acHoiibus,
l'indulgenza plenaria, colla benedizione vel froudibus conspergi in signuiii laeti-
papale pei* pontiiìcia facullù. Si legge nel tiae curent. Die praesliluta canonici, et
Ceremoìiiale Episcojìorum : « Insù per capitulom cum
tolo clero debent prò*
praepatabitj quae in itinere, et ingressu cessionali rito proficisci extra portam ci-
usui esse poteiunt,ut ve!«tesEpiscopales vitatis, et prope illam consistere; Magi-

ordinarias, cappam ponlifìcaieui viola- stratus vero, et Olììciaies cum civibus, et


cei colorisj seu, si regulaiis fiierit, colo- populo Episcopum in porla excipere. E-
I is habitus sui; gaiei um ponlificalein cor- piscopus interim in aliquo sacello, seu
do lis, ac floccis sericis coloris viridis or- honeslo,et convenienti loco parum distan-
natuni; equi etiaiu, si ve mula ornamen- te a porta civitatis dcscendet de mula,
ta opportuna; ilem libios necessatios, ut vel equo, ac deposito itinerario habilu,
intet* caeleros, Pontibcale Ilunianuui, et induet cappam poutincalem, iterumque
hoc Cereuiouiale ; ac parauienta etiani ascendet mulam ornatam pontificalibus
sacra , quae pio ingresso eiunt necessa- ephippiis, et stragula violacei coloris, ac
ria, idest pluviale album cum stola, et galerum ponlificalemsolemniorein in ca«
mitra preliosa, amictum, albam, ciugu- pite geref; alque ita equitabit, suis fami-
him , et annulum, nisi ea ad ncirijurem liaribus, et domeslicis ipsumcomitanlibus
commodilatem a propria Ecclesia su- usquead porlain civitatis, ubi descendeus
mere velit. In discessu recitabit in Ec- e mula genuileclet super tapete slratum,
clesia, si commode (ieri poterli, sin mi- et pulvinum ibidem paratum, et devote
nus , anlequaoi equum ascendat , cum osculabitur Crucem sibi perdigniorem
snis clericis, et familiaribus itinerarium; ex Capitolo pluviali albo inclutum obia-
jdemque observabit quotidie mane post latn. Mox suigens in aliquo sacello, vel
missani autequam equum ascendat
, loco ad id parato accipiet, deposila cap-
quamdiu erit in itinere: et si erit Archie- pa, paramenta sacra, videlicet amictum,
piscupus, quam primutu suam Proviti* albani, ciuguliun, stoiam^ et pluviale al-
ciam inlraveritjfaciet ante se deferri Cru- bum, acdeinum mi tram pretiosam, alque
cem per aliquem ex suis ca[)pellanis; l- annulum, et couscendet equum serico al-
magine ss. Cruci x.» ad se versa; sibi oc-
fi bo undique tee lum, et decenter ornatum.
currenles subditos, qui genuflectere de- Ordo auledi procedendi erit equilabunt

beut, signo Crucis super illos facto beoe- primo cives omnes, deinde familiares E-
dicet , alque ita eliam faci et Episcopus piscopi;tum niagistratus,et ofliciales ci-

cum suam Dioecesim intra verit. Cum au> vitatiSj barones, et principes, si qui ade-
temerli unusdiei, vel bidui spatio prò* runt; mox clerus omnis pedi bus incedens
pinquus propriae civitati, significabit vi- praecedenle sua Cruce, quem caniores
cario suo, et canonicis, ac capitolo, nec subsequentur cantantes, ut in Pontifica-
non magistralui , et otlìcialibus civitatis li Bomano; post hos canonici, etcapilu-
diem, et horam sui ingressus, ut possint lum Ecclesiae et si fuerit Archiepisco-
,

omnes se praeparare, ut ei obvium eant, pus, antecedei Crux archiepiscopalis, in-


eumque debito houore prosequanlur. ter quam, et Archiepiscopum nemo erit,
Praemiltent etiam aliquem ex suis, qui nisi dignitates, et canouici ; demum Ar-
citrum et alios, ad quos !*pectal, aduio* chiepiscopus, seu Episcopus luitratus e-
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qiiitaUit sub baldaoliino, quod portabi- oralionera Episcopus surget a faldistorio»
tur primo loco per raagistialuiu civila- et facta altari reverenlia, accepta mitra,
lis,tlemde per iiobiles cives usque ad Ec- ibit ad sedem suam ponlifioalem, in qua
clesiain, si ve per eos, quibus ex consue- sedens recipiet omnes dignilates, canoni-
tudine, ve! ex privilegio id convenit. Ipse cos, et alios de capitolo ad osculum ma-
Episcopus memor erit pojiulo manu de- nus, cantoribus ijilerim antipWonam, vel
xtera aperta,etextensa frequenlerbeiiedi- psalmuin aliquetn canlanlibus; vel orga-
cete, signnm Crucis faciens. Post Episco* nista orgarjum pulsante. Deinde accedei
pum equitabunt piaetati, si qui eruiit, et EpÌ8co[)US ad aliare, quod deposita mitra
leliqui togati; ante portati! Ecclesiae E- ante infimum gradum, et facta ilerum
piscopus descendet ex equo super tapete Cruci reverenlia in medio osculabitur,
,

stratuin ibidem exteusum, et retenta mi- et cantata prius antiphona Sancii Tiluli
tra capiet aspersoiium de tnanu dignio- Ecclesiae cuai suis versiculo, et respon-
ris de capilulo antedicti^ utsupra indu- sorio a choro , vel cantoribus , cantabit
li, quo se, et alios asperget aqua beue- ipsein cornuEpistolae orati onemejdsdem
dicla,incipiendo adigniore, acministiau- Sancii, qua fitnta , accipiet mitram ; ad
le eodeui, qui aspersoiium oblulit, na- medium altaris revertetur, et dabit be-
\icutam, imponetin thuribulum, quoda* nedictionem solemnem cantando, prout
liquis acolyllius tenet, ihus cu(n beiiedi* inferius babetur (in e. 25, \\b.i^ Defor-
elione, lum praedictus dignior ex capita- inani daiulibentdictioneni soli'innet/itiic.)
lo accipiens ihurdjuluin de manu acoiy- eo modo quo datur in fine uìissae. Dein-
ibi, slans facta prius profonda capilisin- do, facta prius Cruci reverenlia, assumpta
clinalione ante Episcopum, ihuridcet il- mitra, et apud sedeoi suam, deposilis pa-
lum slanteoi cum mitra, triplici ductu ramenlis, et assumpta cappa, procedetad
thuribuli; et praecedentibus clero, ca- locum suae liabilationis, quem dignior
iionicis, et dignitatibus, atque hymnum, ille de capitido, dinùsso pluviali, et alii

Te Dtuiìì laudamiLs , cautantibus , ad canonici in babilu canonicali comileu-


altare ss. Sacramenti, si est aliud ab al- tur, si habitatio erit contigua, vel vicina
tari majori , consistei ibi Episcopus , et Ecclesiae; si vero distantior , usque ad
remoto lune baldachino, deposita mitra, portam ipsius Ecclesiae. Quod si adesset
ac facta genuflexioue .usque ad lerraru aliquis magnus princeps, qui veliet Epi-
ante ipsum ss. Sacramentum, genuflectet scopum usque ad portam bospitii comi-
ilerum super pulvino ibidem parato in tari, debebil Episcopus aliquanluliim re-
genuflexorio, et orabil; deiude surget, et sistere , non tamen hujusmodi obsequii,
fida iterum reverentia cum genullexio- et pietatis ollìcium omnmo recusare; prue-
ne ss. Sacramento, accipiet mitram , et sertim si babitationis locus non multuta
procedei ad altare majus, ubi ante inli- dislet, sed ei prò tali humanitale gratias
tnumgradum, deposita mitra, faciet Cru- ageie. Si contigeret, dum Episcopus ad
ci super altari posilae reverentiam, ca- suam civitalem profìciscitur, transire pei*

put profuude inclinando, deinde genufle- aliquem locum insignem suae dioecesis,
ctet super pulvino, et genuflexorio ibi vel in eo bospitari, et clerus, ac magistra-
parato, et orabit; et interim ille dignior, tusejus loci eum bouorare cupiant, per-
ut supra indutus, accedei ad altare, et lu mitlet quidem, ut ei obviani eant^etiaui
curnu Epistolae slans versus orantem E- extra locum, et eum comitenlur usque
piscopum, finito bymno, Tt Dtauilaa- ad Ecclesiam primariam ejus loci, et fa-
clanius f
cantabit ex libro super altare cta ibi oralioue usque ad locum ubi bo-
posilo versiculum, Protector iiostet\ et spilaturus est, non mutalo babilu itine-
ulid, prout ìq Pontificali Ilomauo. Post rario, sed nulla fiel processio: quando ve-
e

8 VE S VES
IO Episcopus posi ingressum in clvitatem r»nmbergn, il suo nuovo vescovo s. Otto-
propriam, voluerit alias civilates, vel op- ne, smontò da cavallo e vi entrò a piedi
pula iiisigiiìa suae dioecesis visitare, con- nudi. Anticamente gli arcivescovi di
venien»erit,ut piima vice lecìpialurcuin Tours, dopo esser stati consagrati in s.
$aci'a cleri secularis et regularis proces- Gitdiano, andavano a piedi a s. Mar-
sione. Ipse vero non erìt mitia, et plu- tino, ove davano lai.' benedizione al po-
viali indulus, seil equilabil super mulam polo, e poi erano portati alla cattedrale
ornalam pontificali bus ephippiiscum cap- sulle spalle de'nobili. A Rouen i novelli
pa, et galet'o potilificali , et olieietut' ei arcivescovi recavansi dalla chie%a subur-
in porta Crux osculaiida, et alia omnia b.uia più prossima alla città, ed in que-
lìent etiain in Ecclesia, prout ile civita- sta entravano a piedi scalzi, camminan-
le propria, et primaria suae dioecesis di- do sulla paglia a tal fine distesa sulla via.
cluiD fuit". Narrai di sopra nel § IV, che In molti luoghi il cavallo o la mula, ca«
ÌD alcuni luoghi anticamente eletto il ve- valcata dal vescovo nel possesso, appar-
scovo veniva portato sopra una sedia d'o- teneva a chi i' addestrava, come rilevai
ro in chiesa: era una specie tli Sedia ge- nel voi. XI, p. 37, e io altri articoli; co-
statoria, nel quale articolo dissi, che in sì in Osimo , e Io scrissi nel voi. XLIX,
essa erano portati i novelli vescovi nella p. 266. In diversi articoli ho descritto i
loro ordinazione, e nel i.° ingresso nella doni soliti farsi a' nuòvi vescovi , dalle
cattedrale, ed ordinariamente da'più no- magistrature delle comuni di loro resi»

bili della città, ciò particolarmente prati- denza nel recarvisi. In altri descrissi non
candosi dalia chiesa d'Auxerre fin dal poche singolari ceremonie che accompa-
IX secolo, anzi dall'altre pure di
Fran- gnavano possessi de' vescovi: mi limite-
i

cia secunduin coiiòutludinein ecclesia-


, rò a ricordarne alcuni. Nel voi. VI , p.
sticam Cathedra innixus Episcopali ... 2^5, in quello del vescovo di Cahors,
nohiliuni humeris deportatus esL JN' se- I quando era signore della città , curioso
colo passalo si osservava tuttavia in Or- era l'omaggio del suo vassallo conte di
leans, e in tal giorno il vescovo avea il Cassac o Casalzs, e di quanto era perciò
privilegio d'aprir le carceri della città, e a lui dovuto. Nel voi. XXI, p. 28, nar-
liberare i Prigioni (Jovse perchè in diver- rai non solamente le ceremonie falle da-
si luoghi aveano cura delle carceri del gli ebrei nel Possesso del Papa (^ .), nia
governo il vescovo e l'arcidiacono pel ,
a p. 32 quelle da loro praticate in Cor-
ben essere de'carcerali, il che notai nel- fù nel possesso dell'arcivescovo. Nel voi,
l'indicalo articolo), I vescovi della Ger- XXV, p. 4^) descrissi il possesso degli
Dìania facevano il loro i.*' ingresso con arcivescovi di Firenze, nel quale seguiva
maggior uìodestia, a piedi scalzi (come lo sposalizio simbolico dell'abbadessa di
s.Leone IX in Uonia, quando designato s. Pier Maggiore, mediante \' Anello del-
Papa eutrc), e quindi vi fu eletto e intro- l' Ahhadessa (nel cui articolo feci cenno
nizzato); e s. Adalberto di Pi-aga, consa- di simile sposalizio del vescovo di Pistoia
grato in Magonza , tla cui Praga allora nel possesso), figura dello sposalizio del
dqientleva, nel recaisi a prender posses- nuovo pastore colla propria chiesa (mi
so della sua cattedrale, prin»a d'entrare piace qui notare, che apprendo dal Rat-
nella città si scalzò (nel ricordato artico- li,Della famiglia Sforza, l. 2, p. SSg,
lo ri}>elei pure la sua sentenza, colla quale essersi nel«589 sposala in Roma d. Fla-
qualifica il peso lerribde del J escos'alo, via Damasceni pronipote di Sisto V,con
ricevuto il quale non più rise): s. Kiiber- d. Virginio Orsini duca di Biacciano, il

tu di Colonia fece lo stesso, benché fosse quale assente avendo d(-stinalo suo prò»
I4u rigorosissimo fieddo, Avviciiiaudosi o cur^ilure u»g/ Usiinbiildi vescovo d'A'

i
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rezzo, questi la sposò). Nel voi. XXVMI, to, a cui con espansione rispose il vesco-
p. 337, racconlai le particolarità del pos- vo. La cavalcala entrò in città, ed appres-
sesso degli arcivescovi di Genova. Nel voi. so la Croce della cattedrale procede la
XLVll, p. 235, un cenno del possesso processione, mu>ici cantando salmi pre-
i i

del vescovo di Narni, preso nel 1709; ed scritti romano: indi 3 be-
dal Pontificale
ìlcan. Bucciarelli nella Calhedralis Nar- neficiati portavano due altre mitre pre-
iiìensis , a p. 179 ci die' la Dislmta re- ziose e il pastorale del vescovo. Questo
latione dell' ingresso solenne fatto nel rimontò la chmea guidata da due gentil-
ì 709 nella citlàdi Narni da mg.' Fran- uomini, 6 de' quali in cappa nera e spa-
cesco Saverio Guìcciardi suo vescovo. Il da sostenevano sopra di lui le aste del
vescovo si recò in portantina nella subur- ricco baldacchino; seguito dui governa-
bana chiesa di s. Luca , nobilmente or- tore e dal magistrato. Fra'comuni applau-
nala dalle monache, da dove principiò la si, per vie tutte sparse di Fiori e Fronde
solennecavalcata, preceduta da una squa- (di questo festivo spargimento scrissero
dra di cavalleria e da'servi del vescovo a pure: Carmeli, Dissert. t. 2, Dell'uso di
cavallo , seguiti da' deputati delle terre spargereJìori^ o cose verdi in terra ^do'
della diocesi, pure a cavallo, come lo e- ve passa qualche ragguardevole perso-
lauoi signori del consiglio de'LX di Nar- nai^gio. G\ovanaì Sch\emn\o^P!iillobolia
ni, le cappe nere del vescovo, due aiae* i veterum,Jen',ìe 1666) e magnificamente
stri di ceremonie, e il vescovo stesso in ornate, con di versefontane di vino, essen-
cappa e cappello pontificale, sopra bian- do decorala la piazza del palazzo priora-
ca chiuea bardata di paonazzo, avente in- le da una macchina, il vescovo benedi-

torno 12 alabardieri e appresso i suoi ca- cendo il suo gregge pervenne alla catte-
merieri, indi numerosi sol-
gli udiziali e drale, le cui porte erano con analoghe i-
dati. A porta Nuova, tutta addobbata, fu scrizioni , e il suo interno nelle 4 "avi
al di fuori incontrato dal prelato gover- parate di damaschi e raselti. Sceso dalla
natore in raantellone e cappello prelati- chinea, il vescovo nell'alrio fu incensato
zio, e dal magistrato de' priori in abito dal detto vicario, il quale poi gli presen-
senatorio, luogotenenti e altri. Ivi scese tò l'aspersorio; ed entralo nella calledra-
il prelato su nobile strato,e genuflesso nel le, dopo veneralo il Sanlissinm, passan-
cuscino, baciò la Croce, presentatagli dal do nel coro, e dopo il canto de' versetti e
vicario del capitolo in rocchetto e pivia- dell'orazione del vicario, ricevè al bacio
le, alla testa medesimo, canonici ve-
del i della mano il capitolo, fece un discorso
stendo la cappa magna, ed beneficiati i al popolo, e udì l'orazione pronunziala
col loro segno (sic) paonazzo, non che del dal catioriico teologo. Finahnenle il ve-
clero secolare e regolare della città e dio- scovo dall'altare compartì lai." sua so-
cesi, insieme alle sue 6 collegiale. 11 ve- lenne benedizione, e deposti paramenti, i

scovo salì sul trono, mentre i musici can- in cappa passò al contiguo episcopio, con-
tavano VEcce Sacerdos Magnns, tra lo gedandosi da tutti. Nella sera generale fu
sparo di molti mortaretti, e il suono di la luminaria e altre dJjnostrazioni di gioia,
tulle le campane della città e del pub- sul maschio della rocca il pubblico fa-
blico. Deposta la cappa, assunse i sandali cendo incendiare una girandola di fuo-
e scarpe bianchi, l'umitto sul rocchetto, chi d'artifìcio. Nel voi. LVI , p. 287,
il cingolo, la Croce pettorale, la stola, il descrissi il posseNSO del vescovo di Re-
piviale di broccato bianco^ guanti simili, canati. Il Rossi, Historianun Ravenna-
e la mitra preziosa, secondo ceremo- il tuin, neir ultimo libro racconta il cere-
mule ambrosiano (sic). Un gentiluomo a moniale col quale veniva accolto in Ra-
uoiue della città gli Tece un complimen- venna il nuovo arcivescovo, dopo essere
IO V ES V E S
stato consnginto in Roma. Arrivato al leggio si condusse alla porta in rocchetto
ponte dei fiume Butico, a cavallo d'una e mozzetta, e (piesta ivi depose, vestendo
Diiiia, veniva salutalo da' caulorì ili sua la cappa rossa. Fu incontrato dal mtigi-
chiesa, con cauli e suoni, e facendosi a- strato e dal governatore , e sulla soglia
"vanli ini cavaliere vestito nol)iliiirnle e prostratosi, depose il cappuccio della cap-
prendeva le redini della
co' piedi scalzi, pa e baciò la Cioce presentatagli dall'ar-
mula conduceva nella città. l*i iu)a
e lo ciprete in piviale, alla testa dei capitolo
d'euliarvi era fermato da due ormati , essendo il vicario in abito da prolonota-
che Tmlerrogavano, chi fosse, da dove e rio, cantaniio i musici pontilicii V Ecca
per quale oggetlo venisse. 11 prelato ri- Saccrdos JllagnuSy e quindi entrcJ nella
spondeva, esser l'arcivescovo di Uavenna cittàcon plauso universale. Nella detta
inviato dalla s.Sede, e venire a difender chiesa levatasi la cappa, assuuse le sa-
le ragioni delta s. Chiesa Ravennate, i gre vesti pontificali bianche con mitra di
pupilli e le vedove. Allora gli armati sog- tela d'oro , e ricevuto il pastorale segu\
giungevano che garanzia ne desse; ri-
, la processione.Era questa composta da
spondeva l'arcivescovo: l'Esarca e il ret- due confraternite, da'cappucci ni e mino-
tore della città. Dopo di che, due arma- i ri osservanti, da un concerto d'istrumen-

li, gli ponevano le spade nude inci ociale ti da fiato; seguivano la sua famiglia
sulla lesta, ed egli tosto faceva il suo in- bassa e nobile, la cittadinanza, il cappel-
gresso nella città, il n. 6876 del Diario lano colla mitra preziosa, ed un aiutante
di Roma del 1761 ollVe la relazione del di camera colla mazza cardinalizia. Indi
possesso pieso del suo vescovato subur- dopo la Croce della cattedrale, gli alunni
hicario di Frascati dal cardinal Yoik. Let- del seminario e altri chierici , il coro dei
te preventivamente nella cattedrale a'i5 musici cantando la suddetta antifona, i

luglio Taposloliche bolle , alla presenza preti, i beneficiati, i canonici, il vicario.


del vicario e del capitolo, il cardinale \er- Incedeva quindi il cardinale benedicen-
so la sera de' 1 8 si recò in Frascati in in- do, col maestro delle cerejnonie pontifi-
cognito; nondimeno fti riconosciuto e fe- cie, in mezzo a óue canonici, come diaco-
steggiato, recandosi nelT episcopio a os- ni assistenti, sotto un magnifico baldac-
sequiarloil capitolo e il magistrato.La se- chino sostenuto dal magistrato ,
proce-
guente domenica destinata al possesso, il dendo lateralmente il suo maestro di ca-
popolo die' segni di grande allegrezza, e mera e il governatore, con l'ombrellino
fu eretto un maestoso arco alla porta cardinalizio, ed appresso il decano col cap-
maggiore della cattedrale, la quale con pellone detto parasole , oltre 6 staHieri
mutnficenzaera stata addobbata d'ordine co'bastoni dorati per respingere l'immen-
del nuovo pastore: le milizie urbane e le sa e plaudente popolazione, accorsa pu-
corazze furono in armi pel buon ordi- re da'Iuoghi vicini. Terminava la pro-
ne, e per accompagnare la pornpa. A o- cessione co' prelati del corteggio, le mili-
l'e 11 il cardinale con carrozza a 6 caval- zie e le carrozze del cardinale. Sulla por-
li e due di seguito, con vari prelati e la la della cattedrale, il cardinal vescovo fa
famiglia nobile, recossi al palazzo subur* incensato e ricevè i'aspersorio;e poi can-
bano del conte Carpegua, ove ricevè gli tato il 2 e Deiini laitdanius^ in trono ri-
omaggi delle deputazioni del capitolo e cevè l'ubbidienza del capitolo e clero, e
della città. Uscì intanto la processione e recitò commovente omelia. L' arciprete
si fermò in ala alla porla s. Pietro, vicino pubblicò l'indulgenza plenaria, concessa
alla chiesa di s. Lucia già parata e cou pic- da Clemente Xlll pel susseguente tri-
colo Irono, in cui poi il cardinale si testi duo, e intimò la cresima da amministrar-

ponliiicaUuente. il cardinale col suo cor- si dal real vescovo porporato a'23. Goia*
VE S V ES II

ceremonie , e^ll tìal


pile le altre preci e pulpito, e fu un punto di commozione
maggior aliare comparii la i/ solenne vivissima e universale dell' uditorio nu-
porjtificale benedizione, colla solila in- meroso di più che 4)0t)0 persone, altea-
dulgenza loo giorni a lulti
di i presen- lissimee avide di udire la i.^ volta la vo-
ti. ^on mancarono nella sera e nella se- ce dell' illustre pastore, che tanto dotta-
guente luminarie e fuochi artificiali , e n>ente scrisse per illuminare i Valdesi
fontane di vino, ad accrescere la pubbli- (/ .); e la sua voce penetrava appunto
ca letizia. generoso pastore soccorse
Il nelle anime, cara, soave ed ellicace. « fi-
l'indigenza con abbondanza di lelti , gli annunziò che veniva in nome di Ge-
vesti e denari distribuiti; e questi anche sù Cristo dalla Chiesa mandato; bandi-
alle maestre pie e a' mentovali irati, do- tore, custode e vindice in meizo a noi del-
wando alla cattedrale due ricchissime pia- la iloltrina cattolica. liicordò che come e-

lìele bianca e rossa. Il n. 6924 del Dia- gli, nostro padre e pastore, era pronto .1

rio di Roma dello stessoiyGi , riporta la qualunque sagiifizio per la nostra salu-
descrizione del possesso preso dal cardi- te, sino al sagrifizio di;ll:i vita; così un
nal Giuseppe Spinelli del vescovato d'O- dovere di noi suo gregge e flgliUolanza
stia e /^<^//e^r/, in quest'ultima città, nel in Gesù Cristo, doveva essere di ascolta-
cui articolo avendone descnlli altri , mi re la sua voce, di lasciarci guidare eoa
contento di questo cenno. Altra si può tutta ubbidienza e ducihtà. E ricordò an-
leggere nel n. 108 del Diario di Roma cora, che non si ponesse mente a coloro,
del 17 76, del vescovo cardinal Gio. Fran- che, senza fede e senza coscienza, voglio-
cesco Albani, investito comeil predecesso- no sorgere pastori e maestri di nuove e
re della carica di governatore perpetuo di pestilenti dottrine in questo cattolico I-

Velletri e Ostia, perciò riunendosi la de- sraele.Mostrò cogli avverlimenli dell'A-


scrizione anche del possesso del gover- postolo che siano veramente costoro. Co-
natorato. ^'el n. 168 del Diario di Ro- sì chiamando il popolo di Dio a star sog-

ma del medesimo i 776, trovasi descrit- getto all'Episcopato , che è quello delia
to il possesso preso dal cardinal Andrea Chiesa, egli finiva implorando l'aiuto del
Corsini del vescovato di Sabina in Ma- divino Spirito, di Maria SS., e de' ss. Pa-
gliano , ov' è la cattedrale. Più moderni troni della città. A lullociò metteva su''-
esempi di possessi di vescovati si ponno gello la benedizione apostolica colla pro-
leggere ne'seguenti luoghi, e certamente mulgazione dell'indulgenza plenaria. Il

le particolarità delle loro descrizioni non popolo, intenerito profondamente, racce-


sono senza interesse. Nel n. 44 ^^^ Dia- so di fede e pieno de'sanli ricordi del suo
rio di Roma del 1 843, quello preso dal arcivescovo, si scioglieva '*.
11 n. 182 del
cardinal Pietro Ostini della cattedrale di Giornale di Roma dello stesso 1 853 rife-
Albano. Nel n. Si del Diario di Roma risce in compendio le ceremonie del pos-
del i844> '' possesso preso dal cardinal sesso preso da mg.*^ Giuseppe Otlmaro
Anton Maria Cagiano de Azevedo del ve- de Rauscher attuale principe arcivesco-
scovato di Sinigaglia. Nel n. ^3 del Gior- vo di Vienna, e poi cardinale, a' 1 5 ago-
nale di Roma del i853, il possesso pre- sto. Nella mattina di tal giorno si raccolse-
so inGenova dall' odierno arcivescovo ro il capitolo della metropolitana di Vien-
mg.' Andrea Charvaz nella metropolita- na, il restante del clero, la comune, il

na di s. Lorenzo, secondo la descrizione magistrato e popolo nella chiesa par-


il

dell'eccellente periodico li Cattolico di rocchiale degli agosliniani, ove il princi-


Genova. Dopo avere ricevuto in trono al pe arcivescovo celebrò la messa bassa.
bacio del sagro anello il capitolo, i preti Indi la processione si pose in cammino
della massa ed i seminaristi, montò sui a! suono di tulle le campane, e passando
la V ES VES
per la pinzzn di Giuseppe ,
per Kohl- ca della gran cappella cantando Tanlifo-
itiaikt, Grnben e per la piazza Sto- na : Saccrdo.'i et Ponti[ex. Indi comin-
ckim-eiseii, enlrò nella chiesa inelropoli- ciò a defilare la processione per la metro-
tann.alla porta maggiore delia rptale l'ar- politana, preceduta da un drappello del-
civescovo comparii a'circost arili l'acqua- le pontifìcie truppe di linea, e formala
s.mla, e venne incensalo da* vescovi suf- dalle dette corporazioni colle loro inse-
fraganei della provincia ecclesiaslica di gne, seguile dal cardinal arcivescovo in
Vienna, da' quali ricevè pure le chiavi piviale e mitra, colla sinistra stringendo
della chiesa (delia presentazione di quel- il pastorale e colla destra benedicendo ,

le della basilica Lateroncnse ai Papa nel sotto baldacchino sorretto da ecclesiasti-


suo possesso, riparlai ne'vol.LlV, p. i6i, ci in colta. Quindi procedevano il prela-
LXIlI,p. ig3, riferendo cosa disse Sisto to prò- legato, il senatore coi civico ma-
V in tale occasione). JNelT ingresso nella gislialo, i tribunali, i dottori collegiali, i

inelropolilana, si catilò l'antifona; Ecce professori dell'università, gli accademici


Sacerdos ALìgnus^e ^ìo\ le preci usuali. benedettini e delle belle arti; olire i ge-
Indiun cancelliere lesse le pontifìcie bol- nerali e stati maggiori delle truppe au-
le pei possesso. Il cardinal Michele Via- striaclie di guarnigione e pontificie, coui-
le-Pielà pronunzio di Vienna cominciò presi i gentlarmi e la guardia urbana ; fa-

quindi il divin sagrifjzio , conferendo a cendo ala lungo la via all'onda premen-
suo tempo all'arcivescovo il paliioj rice- te d' iuiinensa moltitudine, l' indigene
vuto ii quale, l'arcivescovo fu condotto truppe di linea: mentre musici cantava- i

da'vescovi sulfraganei nella sedia arcive- no il salmo, Meme.ntOyDoniine^ Da^ddet


scovile e intronizzalo, li vescovo di Sa- oinnisrnansuetudinisejus.G'mnia la pro-
lepta in partibns suo ausiliare e vicario cessione nella metropolitana, e il cardinal
generale , mg/ Francesco Zenner ,
pro- arcivescovo alla sua porta, baciò il Cro-
nunziò breve discorso allusivo alla cir- cefisso, etra il canto dell'antifona: Ecce
coslanza, a cui rispose il cardinal Viale. Sacerdos Magnus^ venerato il ss. Sagra-
Ebbe poi luogo l'omaggio del bacio del niento, ascese il Irono, e tutti gli altri si

sagro anello, prestato da tutto il capitolo recarono a'Iuoghi e tribune loro assegna-
e clero,mentre il coro cantava l'inno: Fe- li. Il cardinal con voce commossa inluonò

lli Creator Spiritiis. Descrive il n. 2 54 il Te Deuni laudainiis^ eseguito dalia


del Giornale di Roma del i856 pos- il grande musica della ca[)pella ; ed intanto
sesso preso dell'arcivescovato di Bologna il capitolo meiropolitano, preceduto dal-
dall'encomiato cardinal Viale-Prelà. Tut- le dignità, col bacio della mano gli rese
ta la cospicua cillà io festa e lieta per ubbidienza. Finito l'inno di grazie, il car-
tanto pastore, splendidamente addobbate dinale cantò l'analogo Oremus^e vestito-
l'ampia arcibasilica (sic) di s. Petronio e si degli abiti pontificali missali , comin-
iltempio metropolitano di s. Pietro, nel- ciò la celebrazione della solenne messa,
la i.^ si reco privatamente il cardinal ar- accompagnato dalla detta musica. Prima
civescovo, ed ove, deposta la mozzelta , del Credo, l'emioentissimo pastore, co-
indossò la cappa rossa; ivi ricevè gli o- perto di mitra, diresse dal trono al suo
maggi da tutte le autorità e da' più elet- popolo dottissima e tenera omelia, in che
ti corpi che distinguono Bologna, in uno prendendo argomento dal Vangelo allo-
a quelli dell'ecclesiastiche corporazioni ra cantalo, predicò precipua beatitudine
secolari e regolari. Falla orazione all'ara l'amore reciproco e la fraterna concordia,
massima, il cardinale fra aiusicali armo- con parole piene di santissima unzione, e
nie, asceso in trono, depo»la la cappa, spiranti la più amorosa e paterna pre-
assunse i ponlilìcali paramenti, la musi* mura pel bene maggiore del fidatogli
,

VE S VES i3
gregge, elicle sante parole accolse con a- pomeridiane, ricevuto dal capitolo in cap-
iiimo religioso e commosso. Pro«egi»iva pa, da'pai rothi e dal reslodel clero in cot-
quindi e compi va, fra il suono dell'organo, ta, dagli ordini regolari , e dall' autorità
Ja celebrazione dell'incruenlo sagrilizio ,
governative e municipali , fra il suono
e poneva quindi lermine aìreccle»iaslica delle campane, il rombo de'mortari,e le

solennità, impartendo il cardinale la pa- melodie del concerto cittadino, i quali


pale benedizione. Deposte le sagre vesti lutti eransi lecati a prenderlo neh' epi-
e riassunta la niozzetta , accompagnato scopio. Da questo il cardinal vescovo usci
da tutte le autorità, al limitare del tem- in abiti pontificali, con mitra e pastora-
pio, preso da loro commiato, si restituì le, sotto baldacchino, sostenuto dal go-
all'are i-episcopio, seguito dal capitolo, tra vernatore eda'magistrati pubblici, a'qua-
le più divote dimostrazioni della popola- li soltentrarono i canonici all' ingresso
zione, fra le quali il canto d* apposito in- del tempio, ove baciò il Crocefisso. Dopo
noj di suonatori e cantanti cittadini. Nel- il canto àeW Ecce Sacercìos 3Jaginis,e
la sera generale e splendida luminaria del Te Deiim laiidanms, dopo aver pre-
die* termine alla memorabile solennità gato innanzi al Santissimo e all'altare
del giorno. Finalmente il n.277 del Glor- maggiore, l'arcidiacono lesse ì* Oremus di
ila le di Roma ógWo slesso 1 856 raccon- ringiaziamento. Quindi il cardinale sa-
ta la destinazione del cardinal Giovanni lito sul trono, ricevè a ubbidienza il ca-
Biunelli in vescovo d' Osimo e Cingoli, pitolo col bacio della mano ^ e il clero
che diresse una tenera lettera pastorale col bacio della porpora. Si recò poi al-
al clero e popolo osimano e cingolano l'altare a invocare col proprio Oremus
nella quale apriva il cuore alla sua greg- l'aiuto de'ss, Martiri Protettori, e quindi
gia, mostrando con quale evangelica ca- comparii all'affollato popolo la benedi-
ritàvoleva guidarla, ciò che da lei desi- zione. Deposti i sagri abiti, in mezzetta e
derava, ciò che da ogni ordine particolar- rotchelto fu riaccompagna toall'episcopio.
mente si aspettava; e conj'egli ad esem- Termineiò con recare un esempio di pos-
pio del buon pastore, fosse piestoa spen- sesso preso per procura, e lo ricavo dal n.
dersi tutto al bene di lei. Partito da Ro- 1 84 del Giornale di Roma del 853. Nelle 1

ma per Osimo, il gonfaloniere, il gover- ore pomeridiane dì venerdì 29 luglio il cle-


natore, r arcidiacono già vicario capito- ro secolare e regolare di Palermo si riunì
lare, e altre ragguardevoli persone reca- nella metropolitana, dove mg."^ Antonio
ronsi a inchinarlo a Loreto, e altrettan- Cervello, già vicario capitolare, ed allo-
to fecero più deputazioni. A'io novem- ra vicario generale di mg.*^ Gio. Battista
bre entrò decorosamente in Osimo, fra Naselli di Napoli filippino, nel concisto-
splendide dimostrazioni di divozione e di ro de' 27 giugno traslato dal vescovato
esultanza pubblica, anche mediante due diNoto all'arcivescovato di Palermo, per
archi trionfali e iscrizioni. Smontalo alla questo prese possesso per procura della
catledrale, fra gli omaggi delle autorità, sede arcivescovile palermitana, in mezzo
dopo orato, passò nell'episcopio ; e nella a nun^eroso concorso di popolo, che as-
sttva risplendè tutta la città per vaghis- sistè riverente agli angusti riti. Indossati
sime illuminazioni , rallegrata da' lieti gli abiti pontificali, mg.*^ Cervello, accom-
suoni del concerto civico: illuminazione e pagnato dal 1." lerminatore e da due
festeggiamenti rinnovatisi la sera de' 17, maggiordomi, entrò neltempio metro-
collo spettacolo di fuochi artificiali. Nel- politano, ricevuto alta maggior porta dal
la domenica poi de' 2 3 novembre segui capitolo e dal clero di esso, da'parrochi
r ingresso solenne del cardinal vescovo e da'cappellani de'monasferi; ed adorato
JQfilla sua catlediaie d' Osimo nelle ore il ss. Sagramenlo, prese posto nel seggio
j

i4 VES V ES
arcivescovile, essislilo tlnlle dignilà ca- professione d'una medesima fede. Ninna
piNjliiri e da due canonici. Letta che fu chiesa poi e stata mai senza la Liturgia.
Ja bolla ponlìficia colia quale mg/ Na- In quell'articolo precipuamente ragionai
selli dallu sede diNoto veniva trasferito di quella delle seguenti chiese orientali:
n quella di Palermo non che, l'atto di de* Copti^ Abissini, ed Etiopi j i\e* Siri j
procura, in virili del quale mg/ Cervel- de' /1/rtro////iV «logli Armeni ;(\e Greci
lo era autorizzato a prender possesso del- óeIVcstoriani. Qcnndi delle liturgie delle
la sede arcivescovile, egli recatosi quin- chiese latine,cioèdella RornanajLÌeWA/n-
di all'altare e baciatolo, risaliva sul tro- brosianajihWd Gallicana (ivi e altrove,
no e ivi intonava l'inno Ambrosiano. Il come da ultimo anche nel voi. LXXXllI,
suono a distesa di tutte le campane del- p. 3 1 6, celebrando la ripristinala liturgia
le chiese deila capitale della Sicilia , an- e uflìziatura Romana, in molle diocesi di
nunziò a Palermo che la solenne cere- Francia sostituita Gallicana ); della
alla
iDonia era compita. Poscia il capitolo e Spagna o Mozarabica, de Protestanti
il clero fece processionaimcnte il giro insignificante. Tornai a riparlarne negli
del tempio, indi lette che furono le ora- articoli indicati, in altri che vi hanno re-
zioni prescritte dalla Chiesa, mg/ Cer- lazione, specialmente in quelli dell' C//7?-
vello usci dalla metropolitana, collo stes- zio divinOy i\e\ì* Uff/zio Ambrosiano, dei-
so corteggio con cui n'era venuto, e pas- V Uffìzio Edsehiano della chiesa di Fer»
sò a prender possesso del palazzo arci- celli, dell' Uffizio Gallicano, dell' Uffì-

vescovile. Scrisse il Novaes nella Sloria zio Mozarabo (F.j. La chiesa ò'Acfuileia,
di Paolo IT\ che questi fu autore della quella di Fenczia (F.) e altre, un tempo
pubblica Professione di fede che fanno i osservarono il rito detto Patriarchino.
vescovi nel prender possesso de'Ioro ve- Altri riti di cui pure discorsi, sono quelli
scovati; ed io lo ripetei io quell'articolo, della Cina, dei Malabar, de'crisliani di
e oe ragionai in questo nel § III. s. Tommaso, de'Sabei (F.) o cristiani di
s,Gio.Bat lista, ec, riprovando la Super-
§ VI. De* vescovi di riti diversi. stizione (F.) introdotta ne' sagri riti. Nel
De' vescovi religiosi. principio del cristianesimo, i capi delle
chiese vescovili piìi distinte si contenta-
I vescovi di differente rito dal latino, rono delia sola denominazione di Fesco-
sono principalmente quelli orientali di di* vo, ch'era comune co' capi delle chiese
verse nazioni, osservanti i particolari riti meno considerevoli, sebbene ne'primi ap-
loro propri. La varietà e diversità della parisce una certa distinzione anche ne*
Liturgia (^'.), nello studio de' dilferenli primitivi tempi della Chiesa. In progres-
Rili (/^.) della Chiesa cattolica, nulla in so di tempo si chiamò ^/'c^Veicoi^oo Me-
contrario importa, purché siauniforme tropolitanoW vescovo della principale cit-

la credenza cattolica, per le ragioni che tà d'un distretto ; e Primate quelli delle
non senza diffusione esposi in quegli arti- capitali delle grandi provincie; ed il ve-
coli. La Chiesa lasciò talvolta a' vescovi, scovo residente nella capitale dominante
massime a quelli de'priu»i secoli, la liber- di molle di quest'ultin^e si disse Patriar-
tà di variare o aggiungere opportuna- ca.. Meglio è leggere i ricordati vocaboli,
mente le liturgie, secondo i costumi na- il § II Vescovato e il § HI del presen-
di
zionali de' popoli, e cosi pure l'uso della te articolo, non che il voi. LVI, p. 266,
propria Lingua (^.), delle Presti sagre uno de' tanti luoghi in cui dichiarai, non
e óe Fasi sagri^F.), secondo gli speciali essere la Chiesa romana separata dall'O-
usi,saldosempre restandola forma essen- riente, in vece essere gli scismatici orientali
ziale del battesimo, del sagrifìzio ec, la che da essa si separarono. Imperocché la
VES VES 5
Ciiiesaromann, come inatlree universale giunse a citare lo stesso Czar per aver
slemle le sue amorose e materne braccia contraddetto al culto delle s. Immagini e
a'4 plinti cardinali del globo, abbraccian- meditare altri cambiamenti religiosi, on«
do lutti i l'ili, purché a lei si rongiunga- de lo avea costretto ad accettare l'impo-
lìoin unità di fede, di carità, d'ubbidien- sta penitenza, la quale d' ordinario in
za; ed in\'ita a'suoi sinodi lutti i vescovi, tali incontri consisteva, che lo czar fos-
tranne gli scismatici egli eretici. Fu par- se rilegato a vivere in un palazzo di cam-
ticolarmente proprio della Chiesa Greca pagna, esercitando intanto il patriarca
o d' Oriente, che le delle differenti de- l'autorità sovrana. Pertanto lo czar Pie-
nominazioni furono cambiale con altri tro I dichiarò, d'esser egli il patriarca
titoli speciali, non usnti dalla Chiesa d'Oc- della chiesa russa, e d' allora in poi i

cidente, come accennai nel ricordato § li, czar esercitarono suprema autorità spi-
la

coir aggiunta di nomi orgogliosi, come rituale, delegandola al sedicente Santo


di vescovo Universale (^'.) quello di Co- Sinodo residente in Pietroburgo; perciò
slajitinopoli, e di patriarca Universale l'imperatore delle Russie si chiaina figlio
quello d' Alessandria. 1 vescovi orientali prioiogenito di sua chiesa ed Autocrate,
pertanto assunsero e tuttora conservano vocabolo significante che ha libero epìe-
il titolo di Catlolico[V), cioè il patriarca /20/70/erf, equanl'altrodissi nel vol.LlX,
presso alcune nazioni, in altre però è equi- p. 254 riparlandone; la moglie intito-
valente alla dignità primaziale: ed i russi landosi Autocratrice, e può, come ia
chiamarono il patriarca Archipopo. Si Inghilterra la regina, se regna, esser
Esarca (F\J il primate, e la provin-
i\h%t il supremo capo della chiesa! (di che,
cia ecclesiastica da lui presieduta fu chia- altre parole diiò nel!' articolo Viag-
mala Esarcato (f".). Noterò, che in O- gio). I vescovati della scismatica chie-
rienle
i Co rf/;/^ro/7z furono sostituiti da* sa russa si dicono Eparchie, ed il cle-
vicari campestri, ossia foranei, col nome ro secolare bianco e quello regolare «e-
^\ Esarchi. Presso i Giacobiti(V.)\\ pri- roj tremando i vescovi innanzi al potere
mate è detto Blafriano (F.), perchè temporale. Dopo che i nestoriani furono
presiede a più provi ncie ecclesiastiche. cacciati dalle terre dell'impero di Grecia,
Dice il Chardon, che il vescovo del-
p. ritiratisi in parte della Mesopotamia sog-
la Persia e dell' Armenia, dal patriar- getta a'persiani, co'Ioro vescovi ed eccle-
ca d' Antiochia ordinalo e ad esso sog- siastici, vi sparsero la loro eresia, e molti-
getto, avea autorità sui vescovi di quel- plicatisi chiamarono Cattolico il loro ve-
le regioni col nome di Cattolico, for- scovo e poi anche patriarca, e pel favore
se per la vastità di sua giurisdizione, che de' principi persiani e maomettani tira-
comprendeva i metropolitani ed i ve- rono pili popoli alla loro setta. Conqui-
scovi di sì vasti paesi. E soggiunge, questi stala da' turchi la Persia, confermarono
Cattolici si ponno considerare come un al Cattolico o patriarca nesloriano tutta
grado particolare di ecclesiastica gerar- la sua autorità, divenuta vastissima per
chia, e può tra essi computarsi quello che non esservi rimasto alcun cristiano catto-
anticamente tra'moscoviti prendeva il ti- lico. Trasferitisi poi i Cattolici in Bag-
tolo patriarca, dopo essersi sottratto
i}ì dad, si usurparono la giurisdizione sopra
dall' ubbidienza di quello di Costantino- gli ortodossi e sui giacobili ; finche la per-
poli, titolo di cui per la sua arroganza lo derono, e allora fa permesso a' melchiti
privò PielroI ìnìpevaioreóì Russia
(F.J, o ortodossi, ed a' giacobili d' avere loro i

perchèoccupando il 1° posto
ingelositosi Cattolici, così agli armeni. Non pertanto
neir impero esercitava troppa influenza. i nestoriani conservarono V ascendente
Erasi reso tanto formidabile, che uel 1662 dell' usurpata autorità per più di due se-
i6 VES VES
coli, e colle loro missioni eieliclie riusci- di monache armene); il S.^neirospizio de'
rono infelicemente a conquistare alle lo- monaci Antoniani HIaroniti,e prima nel
ro selle immenso numero di cristiani, per Collegio (le* Dlaroniti(a\ presente dimo-
Je vicende de' ieiì\\n restati senza chiese ra a iMontc Libano): di tutto ragionai in
e privi di sacerdoti. Così ebbero vescovi tali articoli. Un tempo, egualmente pe*

e metropoliti in tutta la Persia, nel Tur- pontificali e sagre ordinirzioni ne'loro ri-
questan o Turchestan, nella'gran Tarta- ti, di quando in quando risiederono in
rio, nelle Indie orientali e persino nella Roma altri vescovi orientali, come quello
Cina, guastandovi fedeanche ne'crislia-
la (ìeSiri(F'.)je nel proprio ospizio nazio-
dì di s. Tommaso, il quale co'suoi disce- nale. Era ben conveniente che in Roma,
poli ve r avea disseminata, ed ivi si for- centro del callolicismo, e presso il Som-
marono le dignità di Corcvescovo e di mo Pontefice, dimorassero tali vescovi
J^apas^ lo slesso die il metropolitano, co- rappresentanti buona parte delle chiese
me afferma il Chardon sulla fede di Re- orientali cattoliche, onde prestargli ubbi-
naudot, Liturgiarum Orienlalium Col- dienza e venerazione,eco*vescovi latini ac-
Icclio. Anticamente si appellavano Papa crescere maestà alle sagre funzioni delle
tutti i chierici, e ProiopapagW arcipreti ; Cappelle pontificie (ove parlai sì delle
e tuttora in Turchia (nel quale articolo sì degli ornamenti co'quali v'inter-
vesti e
riportai molte e interessantissime nozioni vengono), vestiti co'loro abiti ecclesiastici
riguardanti il presente argomento), dicon- variati e decorosi ;ne' pontificali cantan-
si Papassi sacerdoti
i cristiani : dipoi i ve- do nella loro lingua T Epistola e l' Evan-
scovi assunsero il nome di P<7yr7fl! esclusiva- gelo suddiacono e diacono greci ; ed an-
il

niente, e in line restò proprio del soloóom- ticamente si cantavano anche le Profezie
mo Pontefice, gli arcipreti greci denomi- in greco : ciò per significare l'unione del-
nandosi tulla\ìa protopapi. Avenuno, ed le due chiese, mentre il primato della la-

in buona parte abbiamo patriarchi, arci- tina sulla greca è mostrato dal canto
vescovi e vescovi cattolici di rito Greco^ del Vangelo tra 7 accoliti co'candellieri,
ArmenOj Greco- Melcìiita^ Siro, Cai- con due cantandosi in greco. E consolan-
deOy Ruteno^ Etiopico o Copto, Maro- tespettacolo, religiosoe imponente, il ce-
nita, Illirico o Slavonico ossia di Schia- lebrarsi in Roma, capitale del mondo cat-
vonia, ec, de' quali trattai a'Ioro artico- tolico, la solenne iesladeW Epifania (F.)
li, e più sotto enumererò gli esistenti, del Signore, in cui la Chiesa precipua-
senza però comprendervi i riti etiopico e mente celebra la manifestazione di Gesù
illirico (Alessandro V I determinò con una Cristo ai gentili, figurata dalla vocazio-
bolla, non doversi reiterare il battesimo ne de' ss. Re Magi (V.), che furono i

ricevuto da' ruteni scismatici, secondo il primi di lui adoratori tra'gentili. Consi-
rito greco, mentre venivano alla Chiesa stono tali solennità, in omaggio a Dio
cattolica). Tra sono ancora Ve-
di essi vi della vocazione a lui piaciuta fare delle
scovi in partihus ( V.) e Vescovi assisten- genti,colla celebrazione del medesimo di-
ti al soglio pontifìcio (V.). Prima nella vino sagrifìzio nella chiesa del Collegio
Chiesa greca sol tanto monaci potè vano sa-i Urbano di propagandafide (V.), offerto
lire alla dignità vescovile.lnPvoma vi sono, da tutti i vescovi e preti di diversi riti

destinali da'Papi, arcivescovi orientali pe' cattolici, presenti in Roma, colle loro ve-
jionlificali e sagre ordinazioni ne'riti gre- sti sagre, e in una medesima credenza;
co, armeno e maronita. Il 1.° risiede nel seguitadalla meravigliosa accademia nel-
Collegio Greco; il 2.° nell* ospizio della r aula del collegio, in cui gli alunni d'o-
nazione e Patriarcato Armeno (presso il gni nazione e rito del medesimo, in qua-
quale ora si va a formare un monastero si tutte le favelle del mondo riconoscono
VES VES 17
e colle stesse espressioni lodano il Signo- bllca e solenne manifestazione dell' Epi-
re, non solamente con poetiche composi- scopato cattolico orientale, di unità al-
zioni, ma talvolta pure con saggi di can- l'Episcopato cattolico occidentale, ed al
ti popolari nazionali. Questi canti, oltre Sommo Pontefice, Le vesti e ornamenti
al sentimento religioso che esprimono, sagri adoperati da* vescovi orientali, in
danno prova di tre caratteri etnografici uno li descrissi ragionando
9 vasi sagri,
delle nazioni diverse; l'indole cioè della di loro; Bonanni, La Gerarchia
ed il p.
fantasia, 1' educazione del sentimento, la ecclesiastica considerata nelle vesti sa-
pieghevolezza della lingua. Inoltre dal glo- gre e civili, usate da quelli, li quali la
rioso pontificato di Papa Gregorio XVI, compongono, espresse e spiegate coli' ini-
celebrasi in Roma l'oltavario nella vasta magini di ciascun grado della mede'
chiesa di s. Andrea della Valle de' Tea- sinia^ tratta nel cap. 74- Si considera-
tiniy dalla congregazione della Regina de- no le vesti usate nella Chiesa Orienta'
gli Apostoli (y.)i ossia dell' Apostolato le, ne' seguenti cap. ragionando di quel-

Cattolico, ora denominata Pia Società le de' greci, siri, maroniti, armeni ec. O-
delle 3Iissiow\ parimente con messe di spizi e colonie di greci, armeni e altri

vescovi e preti d' ogni rito, professanti orientali sono sparse in Italia e in altre
una stessa fede cattolica, e con sagri di- regioni d' Europa, a Venezia (/^.) es-
scorsi in varie e molteplici lingue. Pub- sendovi arcivescovi greco e armeno, e l'ar-
blicò il Diario di Roma del i845, col meno l'ha pure Fienna (V.). Descriven-
n. 8. « E poiché il mistero, del quale si do vescovati del regno delle due Sicilie^
i

solennizza la memoria, ricorda la chia- ragionai delle tante colonie greche che
mala de' gentili alla fede, e con essi e- in essi fiorirono con vescovi dello stesso
ziandio di tutti gli uomini che volevano rito, e de'superstiti. Parlando il cardinal
abbracciarla ; e perciò tal chiamata fu De Luca, Il Vescovo pratico, AtWd^ visi-

universale, cioè per tutti i popoli e per ta diocesana de' vescovi latini di tali re-

tutte le nazioni ; cosi può dirsi che nel gioni, dice che debbono vegliare che il

mentovato otta vario siasi reso, per quan- rito greco sia ben praticato co'sentiraenti
to si poteva, un tributo universale di ri- cattolici, senza mistura di abusi introdot^
conoscenza per si grande benefizio; e ciò ti dagli scismatici a pregiudiziode'dogmi;
sia in riguardo delle singole funzioni che non che usare diligenza òhe quelli i quali
ebbero luogo, sia in riguardo di qae'che vivono astengano d'alcu-
col rito lati no, si

"?i accorselo. Colla offerta del divin sa- ne cose permesse dal greco, onde non av-
grifizio ne' diversi riti, coli' amministra- venga mistura e confusioni de'due riti. No-
zione della parola divina in varie favel- tai verso il fine del § l VdeU'articoloVEsco-
le, e coll'assistenza di tanti corpi del cle- VATO, che in questo non pregiudica l'esser-
ro secolare e regolare si è prestato all'E- vi più vescovi di diverso rito, poiché in

pifania del Signore un omaggio univer- questo caso figurano più diocesi formale
sale, massime per lo straordinario con* dagli osservanti ciascun rito, e ne indicai
corso di persone d'ogni ceto e d'ogni na- alcuni esempi ; mentre ne' rispettivi arti-
zione. Così insieme uniti nello spirito i coli de'vescovati dico quali vescovi di ri-

ministri del Signore e popolo fedele, il to diverso furono, od esistono ne'mede-


con diversi modi ripetevano uno stesso simi.Costantementei Papi,inclusivamen-
cantico di benedizione e di lode, e sem- te al regnante Pio IX, zelarono solleci-
bravano invitare i cuori di tutti i catto- tudine e cura per le varie nazioni cristia-
lici a venerare sì tenero mistero, e nu- ne e cattoliche d* Oriente e d'ogni rito,
trire per esso il sentimento della gralilu- prova recente essendo la nuova arcidio-
diae e dell'amore". È questa una pub- cesi e provincia ecclesiastica di Fogaras
VOL. xcvi. * 3
i8 V ES V ES
<ii rito greco-cattolico, pe' volacchi della la li pubblicarono le Notizie di Roma, nel
Transiivanìa (f.), oltre i nuovi vesco- i85i, e perciò non era io piìi in tempo
TBti delPatriarcato Arnìeno( V.)y sudra- di spiegare tali vocaboli, che forse gli an-
ganei al primate di Costantinopoli; invi- tichi geografi li riferiscono con altre de-
tando gii scismatici delle prime alla riu- nominazioni, ovvero sono recenti istitu-
nione colla Chiesa romana, e le seconde zioni. Gli arcivescovati li riporterò in cor-
che vi appartengono all'esatta osservanza sivo. Comincerò co'vescovati di rito gre-
delle loro liturgìe, per le quali osservanze co-unito, e proseguirò gli altri coll'ordme
iPapi emanarono più decreti, eziandio ri- col quale poc'anzi ho notato patriarcati i

guardanti i vescovi, di cui tenui proposito di ciascuno. Di rito Greco-Unito: Apa-


in molti luoghi, ed anco nel voi. LXXXI, mea, ed Emessa. Armenopoli o Szamos-
p. 4^5. Ricorderò solamente, quanto a* Ujvar (anche nel voi. LXXIX, p. 1 12).
vescovi, la bolla di Clemente VII, Ciim Bresta,e Wladimiria. Crisio. Eperies. Va-
sicnt Nobis, del i53i, Bull. Pontif. de radino oGran Varadino.Homso Emesa.
Prop.Jìde, Jppendix, 1. 1, p. 19: Non- Munkatz.Lugos (anche nel voi. LXXIX,
nulla decernilne Graeci Latinorum E- p.i 1 1). Tolemaide. Di rito Greco-Mel-
piscoporum jura violent. La bolla di Be- chita o de' Melchiti: A leppo o Berrea.
nedetto XIV, Gravissimuni j4poslolicaey Balbek oEliopoli. Berito. Bostro oBosra.
de* 17 gennaio 1747» Bull. cit. t\onAp- Damasco. Farzul e Zaade. Sidone. Tri-
pendix, t. 3, p. 44?» pG*^ escovi in par- poli. Di rito Maronita: Balbek o Eliopoll.
tibus infidelìum (V.) dimoranti, sulle in- Berito. Botri o Botra o Gibail. Cipro.
terrogazioni da farsi loro, cioè a' nuovi Damasco. Sidone. Tripoli. Di rito Siro
vescovi d' Albania, Macedonia, Servia, o Siriaco: A
leppo o Berrea. Bagdad e
Bulgaria, Persia, Armenia, e dell'isoledel Mossul. Berito. Damasco. Emesa. (Ke-
Mare Egeo. Attualmente i patriarcati o- riatim e Nabk ). ( Madiat). Seleucia.
rientali di diversi riti, uniti alla Chiesa Tripoli. Di rito Caldeo: ( Aderbegian).
cattolica, co' loro metropolitani e vesco- ( Gezira ). Kerkuk. Mardin o Marda.
vi, tutti riferiti dalle annuali Notizie di Mossul. Salmas. Seleucia. (Suort). Di
Roma, sono quelli di /Iniiochìa^de Gre- rito Armeno. (Arluin o Arlvin, di cui
ci Melchitìj di Antiochia, òe' Maroniti j nel voi. LI, p. Zif\. e 325). Adana. Alep-
di Antiochia^ de* Siri; di Babilonia, de* po o Berrea. Bursa o Brussa o Prusa. Er-
Caldei j di Cilicia, degli Armeni, oltre zerum o Teodosiopoli. Hispaham. Leo-
arcivescovo primate di Costantinopoli.
J' poli. Mardin o Marda. Seleucia. Trebi-
Sono poi immediatamente soggetti alla sonda. Tokal. Quest'ultima è conosciuta
s. Sede i vescovati uniti di Chelmae Bei- pure sotto il nome
Neocesarea e di
di
zi, di ritogreco-ruteno; ed il vescovato Eudossia d'Asia, Armenia Minore,
nell'
di Supraslia, parimenti di rito greco-ru- di cui fu i.** vescovo il glorioso s. GregO'
teno. Altre diocesi di rito greco-ruteno rio Taumaturgo. Erano quasi Vili seco-
sono: Leopoli, Halicia e Kamenieck arci- li dacché mancava del proprio speciale

vescovato con tali sedi unite.Luck e O- pastore, quando nel novembre i858, il
strog, altre sedi formanti un arcivescova- clero unitamente al popolo, presieduti da
to. Minsko. Poloskoj altro arcivescovato. un arcivescovo ad hoc deputato da mg.'
Premislia, Sanochia eSamboria,sedi uni- Pietro Vili patriarca armeno di Cilicia,
te. Meglio è vedere Ruteni. I nominali sotto la cui giurisdizione trovasi la pro-
luoghi tutti hanno articoli;!' hanno pu- vincia a cui appartiene, tra* tre soggetti
re i vado a ricordare, e fra
vescovati che proposti dal patriarca, però raccomandan-
parentesi indicherò que'pochi che'non do con supplica piena di numerosissime
hanno sotto tal voce, in cui per lai." vol- firme ili.° della terna, che restò eletto.
V E S VES 19
Egli é r armeno di Costantinopoli p. d. stalo religioso perfetto, e quello del ve-
ArsenioAvak-Vartao-Aogiarakian abba- scovo perfettissimo, perciò si toglie benis-
te dell'ordine Antoniano armeno, inter- simo un monaco dall'ubbidienza de'suoi
prete pontificio, consultore della s. con- superiori per farlo vescovo, stante che si
gregazione sulla correzione de'libri della passa ad uno stalo più perfetto. Viceversa,
Chiesa orientale in Roma. Per le sue be- il vescovo non si può passare allo stato mo-

nemerenze colla s. Sede, la stima e il pa- nastico, non potendo lasciar la sua chiesa
terno affetto di cui in particolare l'onorò ed uno stato perfetto. Inoltre, aggiunge,
Gregorio XVI, lo celebrai in più luoghi, Eeligionis status perfcclionem non sup-
e per ultimo nel voi. LXXXI, p. 882 e ponit, sed adperfectionem inducit.Ponti"
seg., 387 e seg.,389 e seg. Il patriarca ed ficalis autem dignitas perfectioncm prae-
i suoi vescovi ne restarono contentissimi, supponiti perchè il vescovato est spiritua-
onde il patriarca spedi al p. Angiaral^ian le magisterium, ed a s. Pietro fu detto /7^-
i) breve patriarcale di nomina, che giun- sce^ dopoché rispose, tu scis Domine quia
se in Roma nel declinar d'aprile i85g. Il amo te. I religiosi diconsi successori degli
Papa Pio IX, a cui rassegnò il diploma, Apostoli nel genere di vita, cioè per la so-

vinse la virtuosa ripugnanza del p. abba- lenne osservanza de'consigli evangelici, e


te, e gì' ingiunse di accettare la dignità, vita di perfezione. Essa è questa non una
per cui da R.oma a'24 luglio e
egli partì successione vera, ma ad normam. Sono
fu dal patriarca Pietro Vili consagrato considerati in uno stato quasi aposloIico,e
in Monte Libano vescovo di Neocesarea prossimo alla gerarchia di ordine minore,
a'i5 agosto, sagro all'Assunzione in cie- come fanno fedela benedizionesolennenel
lo di Maria Vergine, da dove recatosi a creare l'abbate, e le formole delle profes-
Costantinopoli, passò alla sua sededi To- sioni regolari. Gli abbati regolari furono
kat, ossia JNeocesarea, che io chiame- chiamati pastori, hanno il pastorale, dan-
rò avventurata per si degno, pio e dot- no la trina benedizione nella messa, por-
to pastore. Innumerevoli poi sono gli tano r anello, usano i pontificali, danno
articoli de' vescovati di tutti riti, ora o i gli ordini minori, scomunicano, interven-

occupati da eretici e scismatici, ovvero gono a* concili! con voto decisivo, sono
che per le vicende di tanti secoli restaro- in dignità : dell'origine di loro esenzio*
no soppressi, onde in alcuni luoghi pe*su- ne da* vescovi riparlai nel voi. LXXX,
perstiti cattolici furono istituiti ìXq T^ica- p. i84- Tuttociò prova il Nardi, De*
riali npostolici, o delle Prefetture apo- Parrorhiy e così riporta la gerarchia di
stoliche. —
Del Vescovo Religioso f À^j. giurisdizione ecclesiastica regolare: i. gli

I religiosi sono in via perfeclionis, emi- abbati, 1. generali À\ ordini, 3.


i i provin-
nente è il loro statOj come dichiarò s. Tom- ciali, 4^ i superiori locali, e sono prelati^
maso, sempre luce evangelica della Chie- Neil' antichità talvolta si fecero Corepi'
sa cattolica, suo dottore e splendido faro scopi (F.) de' monaci preti; ed anche
di luce de' regolari. Egli dice: Lo stato missi episcopaleSy i quali contenevano i

vescovile è stato il più perfetto della Chie- preti di campagna, facevano le veci del
sa di Dio, che suppone la perfezione ac- vescovo fuori di città nel foro esterno co-
quisita; e quello dei regolare è stato che me vicari foranei, con maggiore o mino-
conduce alla perfezione, per la rinunzia re podestà. Nel principio dell'articolo Ve-
delle cose temporali e abnegazione di se scovato parlai degli abbati dell'antichi-
slesso. Siccome ne'conlratti vi sono certe tà e nel suo § Vili, dell'abbazie e mo-
:

solennità, così nella consagrazione del ve- nasteri nullius dioecesis, ed anco della
scovo e nella professione religiosa si usa- giurisdizione quasi vescovile che eserci-
no solennità e benedizioni. Essendo lo tarono pure alcune abbadesse; come s'in^
ao V ES VES
titolano gli abbati, e de* vescovi cle'mo- nel luogo citalo, che Clemente XI rinno-
nasleri antichi e attuali. Per tutto que- vò il decreto di Alessandro VII, ambi e-
sto, ben a ragione il concilio di Latera- manati per organo della congregazione di
no IV, decretò nel I2i5, col can. 28: propaganda /i/'/e; Super Residenlia Epi*
M Proibizione a' canonici, sotto pena di scoporwn rcgulariumy cunij'uramento,
anatema , di escludere dall' elezione di qualenus non residcanl redenndi ad ,

vescovo (allora generalmente devoluta a' claustra. Anche ne\Bull. Ponlif.de Prop.
capitoli delle cattedrali), gli uomini reli- /ìdey 1. 1, p. 313, trovo il decreto d'A-
giosi; imperciocché d*uopo è che la loro lessandro VII, Qiùa Ecclesia.; dì Clemen-
elezione si faccia di lor consiglio, o alme- te XI, Refcrenle R. P. D., e la forraola

no di lor consenso (altra prova che nel- del giuramento. Il Magri nella Notizia
l'elezione erano ammessi gli abbati e al- de'vocaboU ecclesiaslici^ in quello di jE"-
tri superiori maggiori de'regolari), sotto piscopuSf riferisce il decreto della congre-
pena di nullità ". Vale a dire, secondo i gazione de* riti dell'i I giugno i6o5. H
canoni, tutto il clero secolare e regolare, vescovo regolare deve recitare l'udizio di-
ed anche de'laici, do veano aver parte nel- vino secondoil rito della sua diocesi, e non
l'elezione, cioè al modo che spiegai nel § conforme la regola del suo istituto. Sì
]II del presente articolo. Nondimeno de- legge nella Biblioteca sacra de'pp. Ri-
plorai, parlando de' Vescovi in pariibus chard e Giraud, articolo Vescovo, § VII
(F.)y che massime nel seguente secolo De' Vescovi religiosi.»» i.° 1 vescovi reli-
diversi religiosi brigavano tale dignità; giosi sono dispensali da tullociò che è
non che ho riferito nel voi. LVII, p. 99, opposto al loro stato ed al loro mini-
che Giulio ni nella metà del secolo XV J, sfero, come la solitudine, il silenzio, le

riprese l'ambizione di que* regolari che si vigilie, i digiuni e le astinenze, che gl'ira-
adoperavano per essere esaltali alla di- pedirebbero di adempire alle loro fun-
gnità vescovile, decretando cheniunovi zioni:non sono però dispensali da'voli di
potesse esser promosso , senza l'esplicito continenza, di povertà, né dall'osservan-
consenso de'loro singoli superiori, e car- ze religiose compatibili col loro stato (s.

dinali Pro^e^^on degli ordini cui appar- Tommaso). Sebbene assolutainenle


2.°

tenevano. Avvertendo ancora, che diver- parlando, vescovi religiosi non siano
i

si regolari, principalmente quelli ivi da sciolti dal voto di ubbidienza che hanno

me nominati, nell'esser promossi alle di- fatto, essi nondimenósonodispensatidab

gnità ecclesiastiche, vescovile o cardina- l'ubbidire a'superiori regolari de'ioro or-


lizia, hanno bisogno della pontifìcia di- dini, perchè cessano di essere loro infe-
spensa, al mirabile voto da loro fatto di riori a cagione della loro dignità (s. Tom-
non accettarle. Ricordai ancora la bolla maso). 3.'*I non sono re-
vescovi religiosi
di Paolo IV, In sacra B. Pelvi Secle^ de' si capaci di successione. Essi non ponno

19 1559, Bull. Boni. t. 4i po»'« ij


loglio far testamento se non in favore della
,

p. 363: Archiepiscopi^ et Episcopi cujus- Chiesa ovvero de' poveri. La ragione è


curnque Ordinis professores ad clan- , che restano essi sempre legali col volo di
strasuorum Ordinum redeuntes^ad ejiis povertà, e che essi non hanno che la sem-
officia^ el digniiates assumi non passini. plice amministrazione de'loro beni, il di
Qui però rammento un recente esempio, cui superfluo appartiene alla Chiesa ov-
cheGregorioXVl nel 1 834 dichiarò mg.' vero a'poveri (s. Tommaso, e Pontas al-
fr. Luigi Grati vescovo di Callinico in la parola Vescovo). Intorno al vescova-
partìbuSf vicario apostolico del suo ordi- to ed a' vescovi in generale si consulte-
ne de'Servi di Maria, in luogo del con- ranno i diversi teologi, ne* trattati degli
sueto priore generale. Rammentai pure^ ordini, e fra gli altri Vilasse, e Van E-
VE S VES 21
spen,/Mr. eccl. Vedasi pure il libro inti- Cesco Maria de Scellonibus frale minore,
tolato: L'abbate regolare consagralo ve- vescovo di Viterbo e Toscanella, e gover-
scovo in parlihus iiifideliuni^ e stampa- natore e castellano di Benevento, dipinto
to ÌQ lingua francese a Lus.emburgo nel nel Registrimi Prwilegiorum di tal città
1739. La Combe, Jurisprud. caii.t e le neli^Bg, in alto di tenere un pubblico
Memorie del clero ec. Nel regno di Fran- consiglio; osserva che né il prelato, ne
cia la legislazione non era conforme a gli 8 consoli hanno alcun abito distinto.

questi principii riguardanti i vescovi re- 11 vescovo governatore veste l'abilodisua

ligiosi ,
poiclié gli autorizzava a far te- religione francescana , ed i consoli cogli
stamento de'frulli de'Ioro benefizi, come abili loro senza toga ,
giacche essi noQ
gli altri beneficiati; così pure quando mo- ebbero alcuna divisa prima del 1693, in
rivano senza aver fatto testamento i lo- cui la congregazione della s. Consulta loro
ro parenti ad succedevano (Gabas-
essi concesse il manto senatorio. Quindi av-
suzio)". Dell'abito che deve usare il Pie- verte, quanto al De Scellonibus, vestito
ligìoso , elevato alla dignità di J^escovo coir abito del suo ordine, sebbene fos-
o di Cardinaley neh.*' articolo ne ragio- se vescovo, che a' vescovi d'ordini regola-
nai, e credo esaurito l'argomento, ezian- ri non fu permesso l'abito prelatizio, seb-
dio per leparticoiarità,sesi terranno pre- bene del colore di quello del proprio or-
senti numerosi articoli degli Ordini e
i dine, che dopo tempi dello slesso De
i

Congregazioni religiosi^ d'ogni specie ed Scellonibus. Abbiamo su di ciò nel con-


epoca. Aggiungerò che mg.' Luigi M." cilio Lateranense IV il decreto d' Inno-

Cardelli de'minori riformali, già arcive- cenzo 111, riferito nelle Decretali (X\ Gre-
scovo di Smirne, ed ora di Acrida, per gorio IX, lib. 3, tit. I, cap.i 5, ove si leg-
indulto apostolico veste il colore paonaz- ge: Ponlifices (cioè i vescovi), in puhlico
zo, e il panno e la seta come tulli gli al- et in Ecclesia super indiunentis lineis o-
tri vescovi (consimili dispense per cardi- mnes utantur^ nisi monachi fuerinty q uos
nali religiosi l'ho riferite in diversi luo- oportet ferre habitum vionachaleni (ma
ghi, e nel voi. LIV, p. i43); perciò inve- già il concilio generale di Costantinopo-
ce della Ulozzella accordata a'regolari in li deir869 avea ordinato col cao. 27: Che
luogo del Rocchetto, questo usa. Di più, i monaci e frati fatti vescovi portino vi-
benché regolare, Gregorio XVI lo fece sibilmente l'abito del loro ordine). Intor-
canonico Vaticano. Altri esempi di vesco- no a 55 anni dopo la celebrazione di
vi religiosi e canonici, li riportai altrove: quel concilio, s. Tommaso nella sua Som^
un altro fu quello di fr. Agostino Nicola via teologica,2, 2,quaesl. i85, art. 8, scri-
degli Abbati Olivieri agostiniano, vesco- veva in Si qua suntin Regu-
tal guisa.
vo di Targa e poi di Porfirio e Sagvista laribus ohservantiis.quae non impediant
(f^.) del Papa: prima gli fu conferilo dal pontificale officium^ sed magis valeani
parente Clemente XI un canonicato in s. ad perfeclionis custodiani, sicut est con-
Anastasia (onde quando prese possesso di tinentia, paupertasy et alia hujasmodi
quel titolo il cardinal Cunha de Attaide, ad haec remanet Religiosus^eliani fa*
mentre gli altri canonici gli baciarono la perconse»
ctus EpiscopiiSj obligaius, et
mano, egli vescovo fu ricevuto all' ara- quens ad portandwn habitum suae Re-
plesso, come ricavo dal Diario di Roma, ligionisy qui est obligationis signuni. Ma
n. 63o del 72 1) e poi nel 1 727 da Bene-
1 regola sì ragionevole patì di già 1' inos-
detto XIII fu fallo canonico Lateranense, servanza nel secolo XVI. Imperocché Do-
come pubblicò il 600 dello slesso Dia-
n. 1 menico Solo, il quale morì nel 56o, do- 1

rio, 11 Borgia, Memorie storiche di Be- po aver asserito nel suo trattato, De ju-
neventOf t. 2, p. 197, parlando di Fran- slilia etjure^ lib.io, q. 5, art. 7, che il
7

22 V E S VM S
regolare assunto ul vescovato, habltum rornamento verde, soggiunge il Borgia,
Jietigionis i'jcuere non debeaty nisi Sani- ed io dissi a suo luogo, lo concesse a've-
mus fiat roulijexj soggiunge cosi : In scovi d'ordini regolari Leone X nel 1 5 1

Italia qnidcm^ ubi Monachi ad f/iieni- (il qual Papa, usando i canonici regolari
cumquc pauperctn Episcopalwn assit' il rocchetto, se fatti vescovi, concesse loro
munUiry habiliim vel prorsus abjiciunty vestire come i vescovi del clero secolare),
vel alia figura incrustant , omnes mo- e ili." a usarlo fu Varino Favorino mo*
naslicas caeremonias cuin deponuntj ilio naco silvestrino e vescovo di Nocera nel-
quia Itali non dignantur Episcopos in l'Umbria. E la berretta e il berrettino i'o%%\
habitu monachali videre: quae quideni li concesse Gregorio XIV nel 1 5g i di cui ,

pestis ad alias j'ani muiones inserpsit. abbiamo, Responsa de B irreto rubeo dan-
Et inde Cajctanus judicium sumpsit, la- do S. R. E. Cardinalibus Regularibus,
metsinonpro sCy qui eliani Cardi nalis ad Antonio Scappo. In questo eruditis-
in habitu inonachali semper religiosissi- simo e raro libro si ponno vedere le se-
me vixit. Questa medesima coudotta do- guenti proposizioni. Episcopus non ha-
vè aver tenuta il domenicano s. Pio Y bel propriuni habitum, merito Episcopus
prima d'esser creato Papa nel 1 566, poi- Religiosus iubetur induere se habitu niO'
ché per quante istanze mai gli fossero nasticOy queni antea gestabatcum nulla
fatte di permettere ai cardinal Bunelii, sii cur alio uti debeat. Episcopus
ratio,
detto PAIessandrino, suo nipote, che po« retinet habitum suae Religionis. EpiscO'
tesse lasciar Tabito del suo ordine dome* pus debetretinere suuni habitum. Episco-
Dicano, e vestire il rosso conceduto a'car- pus Religiosus teneturad observantiam,
dinali da Paolo II, secondo lo stesso Bor- eoruni, quae magis substantialia sunt
già (imperocché l'uso di tal colore nella in regula suae Religionis : signuni suae
Porpora^ nelle f^^'esti e nel Cappello, ne* Religionis dcferre tenelur. Episcopi Re-
Cardinali, è assai anteriore a tal Papa, salva sui habitus substantia, uti
ligiosiy

come può vedersi in tali articoli; meglio possunt pileis nigris. Episcopi Religiosi
é ritenere che Paolo li concesse a'cardi- debent portare birretunt clericalem in
nali la berretta^ il berrettino e le val- signuni suae dignitatis. Alcuni vesco-
drappe di colore rosso, ed altre distin- vi religiosi, massime francescani, usano

zioni), non volle giammai condiscender- ancora l'abito religioso, distinguendosi


vi. Nondimeno l'uso dimutar l'abito re- per l'anello, la Croce pettorale, e il cap-
ligioso nella forma, benché ritenutone il pello col fiocco verde. 11 De Luca di-

colore, talmente prevalse, che Sanchez


il chiara: La mozzelta denota giurisdizio-
morto nel 16 IO, nel lib. 6 in Decalog., ne, e si porla dal vescovo nella propria
Gap. 6, n. 22, accennò lo stile del suo diocesi (non però da per tutto); talvolta
tempo con dire: Ita servatur modo in da'uìelropolilani nella propria provincia
praxi. E il costume si giudica approva- ecclesiastica; ed in ogni luogo l'usano ve- i

to nel Ceremoniale de Vescovi riforma- scovi regolari, degli ordini mendicanti e


to da Clemente Vili, ove al lib.i, cap.i, monastici, ìnclusivamente a Roma, ove
dell'edizione romana del 1606, si dispo- la ricevono dal Papa dopo la preconizza-
ne, che pronioti ex regulari ordine non zione (e V ho riferito superiormente nel
utunturroc cheto, sed retinent in vestibus § 111), come abito loro ordinario, in ve-
colorem habitus suae Religionis, et de- ce del rocchetto. Pio VII col breve Ex-
ferre possunt ubique mozze ttam ejusdem positum Nobis, de'26 settembre 1820,
coloris, et biretum nigrum, pileo tamen jBull. Rom. coni., t. i5, p. 338 Facul- :

viridi ornalo, proutaliinon Regulares tas u tendi Vestibus Episcopalihus prò


liti possunt. Il cappello pontificale col- Religiosis regni Poloniae, qui ad Epi-
y

VES V li S 23
scopaleni dignitateni promovcnLur. Il tre costituzioai. La i.^ quantunque ella
Papa lo diresse a fr. Prospero Buizynski pure ricerchi la giurisdizione, suol chia-
de' minori osservanti riformati, vescovo marsi, a differenza dell'altra, podestà del-
di Sandomir. Abbiamo di Lucarini, E- l'ordine^ la 2.' è la podestàdella giurisdi-
piscopus Regitlarisy Romae iGSg. zione. Della i."* che si dà nella consagra-
zione, è indubitata cosa, che infondesi

§ VII. Della giurisdizione, degli onori immediatamente da Dio in tutti gì' indi-
delle prerogative f delle funzioni nella vidui. Anche questa è certa cosa, che la
propria diocesi e delle vietale nell'al- podestà della giurisdizione è da Dio im-
trui, e de* doveri de* vescovi, mediate in genere, e in alcuni individui,
come in Pietro e ne' suoi successori. Pe-

I vescovi sono superiori a'preli, e quan- rocché Cristo medesimo ordinò siffatta-

to alla possanza deirordioe,e quanto alla mente la Chiesa, che ci dovessero esser
giurisdizione; e questa giurisdizione l'han- Pastori, Dottori ec, secondo quello det-
no i vescovi ricevuta immediatamente da to da Paolo agli efesii : Egli volle alcuni
Gesù Cristo, percbè sono essi i successori Aposloli^cerC altri Profeti, altri Pastori
degli Apostoli, i quali ricevettero imme- e Dottori.K'ìn fatti immobile é questa giu-
diatamente da Gesù Cristo la podestà di risdizione in genere, ne è in mano d'alcu-
legare e di sciogliere^mandati da per tutto na terrena podestà far sì, che vescovi non ci
per fondare le chiese, stabiliti dallo Spi- siano; il che non sarebbe vero, se cagione
riloSanto per governarequelle medesime immediata di questa giurisdizione in ge-
chiese ; conforme nel resto a quanto dissi nere fosse il Romano Pontefice, od anche
superiormente nel § Il e nel §111, inclusi- la Chiesa. La questione dunque, se i ve-
vamente alla precunizzazioneche ne fa il scovi abbiano immediatamente da Cri-
Papa, divenendo in quell'istante vescovo sto la podestà, si muove intorno di que-

il preconizzato, ed acquistala podestà giù* sta stessa giurisdizione, ma considerata


risdizionale e l'amministratoria, mentre negl' individui, e si controverte, se come
colla solenne cousagrazione, che si fa per s. Pietro, e tutti i successori di lui, cosi
commissione del Papa, riceve l'ordine ancora lutti e ciascun vescovo immedia-
vescovate e acquista la podestà d' eserci- le da Dio debbano riconoscere la loro
tare la pontificale. Imperocché, sebbene giurisdizione, o non anzi dal Ilomauo
gii Apostoli riceverono da Cristo la loro Pontefice? Nel che volendo noi sostene-
giurisdizione, nondimeno gli Apostoli a re la sentenza, che immediata cagione
s. Pietro rimasero soggetti e subordinati della vescovile giurisdizione, siccome l'ab-
come a loro capo. Il Zaccaria che uel- biamo spiegata, fa il Romano Pontefice,
V Aiiti-Fcbbronio ciò dichiara; Se i ve- diciamo primamente che Padri della i

scovi abbiano immediatamente da Cristo Chiesa apertamente l' insinuano. Oliato


la podestà, soggiunge Ancorché vesco- : i Milevitano ci assicura, che Pietro solo
vi da Cristo immediatamente riconosces- ricevette le Chiavi del regno de' Cieli da
sero la loro giurisdizione, niente al pon- comunicarsi agli altri. Ma chi sono que-
tificale Primato del Papa, d* onore e di sti altri ? Non certamente gli Apostoli, per-

giurisdizione, ne tornerebbe di piegiudi- ché eglino ebberle da Gesù Cristo, quan-


rimanendo nella sua interezza.
zio, esso do lor disse, che siccome il Padre avea
» Doppiamente é ne'vescovi, l'una e l'al- mandato lui così egli mandava loro : re-
tra indiritta alla santiQcazione delle ani- sta dunque che fossero vescovi. Da Pie- i

me, una che l'intendeimmediate coU'ef- tro dunque e dal solo Pietro anche in og-
fìcacia de'sagramenti; e una che il fa me- gi ne' successori di lui ricevono i vescovi
diatamente per le scomuniche, e per l'ai- la loro giurisdizione. Più chiaramente lo
a4 VES V ES
dicono e s. Gregorio Nisseno, scrivendo, proposizione : Il Vescovo de jure divù
che PER Pietro diede Cristo a* vescovi no puh nella sua diocesi quello che il

la chiave de* celestiali onori, e s. Inno- Papa puh in tutto il mondo ossia in tutta
cenzo I nella lettera al concilio di Carta* la Chiesa universale, eccettuate le cose
gine aiTei-mando, che da Pietro lo stesso riservate a sì' dal Papa. Premesso i no-
Vescovato e tutta V autorità di questo mi e le opere degli scrittori sostenitori di
nome derivo j e in alUa al concilio Mile- lai opinione. Piiferita la sentenza di s. Ci-
filano, protestando che Pietro e auto- priano pronunziata nel concilio d' Afri-
BE del nome e dell' onore de' Vescovi ; ca Ciascun vescovo ha libero arbitrio
:

e Stefano vescovo di Larissa dichiarando, nell*amministrazione della Chiesa, per


che siccome a Pietro fu dato da Cristo il rendere ragione a Dio delle proprie azio-
precetto di pascere le pecorelle, così alle ni. Proposto l'esame, se vescovi ricevo- i

altre chiese sìdà di presente pel Romano no la podestà della giurisdiziotie imme-
Pontefice; e s. Leone Magno predican»
I diatamente da Cristo, o pure dal Papa,
do, che quello, che Cristo agli altri A- perchè nell' Epist. ad Roman. 1 3 è scrit-
postoli volle comune, noi diede agli al- to Oninis potestas est a Deo ; e detto
:

tri, non per Pietro. Or se la giurisdi-


se che il Papa riceve la podestà da Cristo, e

zione non si derivasse da' vescovi pel Pa- la dà ad un altro, secondo il can. Quiscit^
pa, come sarebbon vere queste asserzioni 2 q. 6di Papa Vigilio: fpsa namque Ec-
de' Padri e de'Romani Pontefici, sep-
ss. clesia, quae prima est, ita reliquis Ec-
pure a tutt' altro intendimento, che né clesiis vices suas credìdit largiendas, ut
le parole suonano, né il contesto riceve. in partemvocatae sintsollicitudinis, non
Don si torcessero?... In somma quelle in plenitudinem potestatis. Osserva, che
parole : Pasci le mìe pecorelle, o furono con dire largiendas, dimostra non essere
dette a s. Pietro solo ed a' suoi successo- Ja giurisdizione data immediatamente da
ri, e quindi seguita, eh' egli ebbe la pie- Ci islo, ma
mediante la Chiesa, e per la
nezza della giurisdizione in tutta la Chie- Chiesa al suo Capo eh* è il Pontefice R.0-
sa, onde questo è l'unico fonte, dal qua- mauo. Dice inoltre vocatae in partem.
le tutti lo attingono; o dissele il Salvato- Dunque la Chiesa Romana dà la giuris-

re ad ogni vescovo, e con ciò togliesi an- dizione, e le sue veci alle altre Chiese.
che il fondamento d'attermarequelio,che Ne può intendere della podestà del-
ciò si

pure dagli avversari si confessa per neces- l' come diffusamente sostiene il
ordine,
sario, cioè che tutta la materia di questa Fagnano.Qui è che la Chiesa può togliere
giurisdizione fosse da Cristo sottoposta al alfatloal vescovo la podestà dellagiurisdi-
Pontefice, e da lui debba venire a'parti- zione; il che non si può dire di quella
coiari vescovi assegnata. Finalmente co- dell'ordine, che sidà perconsagrazione,
niecol Lainez ben argomentano il Bellar- che secondo la sua essenza rimane nel ve-
mino e Benedetto XIV, la forma del go- scovo, anche deposto e degradato. Quindi
verno della Chiesa da noi provato Mo- il Sarnelli opina, non poter sussistere la
narchico richiede, che tutta la giurisdi- suddetta proposizione, perchè non è vero
zione in un solo, cioè nel Romano Pon- che i vescovi, circoscritte le riserve apo-
tefice, come in origine risieda, e da lui stoliche, possino nelle loro diocesi tutto
a tutte le altre membra si diffonda ". quello, che può il Papa nella Chiesa uni-
Prezioso sarebbe il riferire, come il dot- versale; perciocché se ricevono la giurisdi-
tissimo Zaccaria svolge il grave argomen- zione immediatamente dal Papa, necessa-
lo, ma io debbo contentarmi del ripro- riamente hanno quella parte di giurisdi-
dotto. Il vescovo Sarnelli, Lettere eccle- zione, alla quale dalla Chiesa romana sono
siastiche, l. 7, leu. 3.^ Se sia vera questa chiamati secondo le leggi canoniche; pei>
V ES V ES 25
Sede apostolica non ha conceduto la
elle la governa e dispone come gli piace, e ge-
pienezza della podestà. E benchèdalla ro- neralmente in tutto, omnia poteste me-
mana Sede sia stata conferita la giurisdi- no contro la fede. 11 solo Papa può con-
zione in generale a qualunque vescovo, cedere Indulgenza plenaria per tutto il

pure in tal collazione non vengono mol- mondo: commutare le pie istituzioni ia
te cose; non perchè i romani Pontefici altro uso, levare ad una chiesa e dare ad
fecero di quelle speciali riserve, ma per- altra, perchè è il governatore di tutta la
chè in tale generalità non s' includono Chiesa; egli solo può creare dignità nuo-
quelle cose, che hanno bisogno di specia* ve e inusitate, il vescovo col consenso del
le commissione. Oltre a che nella gene- capitolo soltanto potendo erigere o ripri-
rale concessione non vengono quelle co- stinare le usitate, e ciò perchè la sola
se, che taluno verosimilmente non avreb- Chiesa romana da principio istituì le di-

be specialmenteconcedulojele cosemag- gnità, con ordinare qual dignità fossero


giori non si commettono senza speciale nella Chiesa. Conclude il Sarnelli, che a*
iiiattdato;quindiè,chemoltissime cose può stenendosi dal riportare moltissimi altri
il Papa nella Chiesa universale, che non esempi: Non può il vesco'^o nella sua
possono i vescovi nelle loro diocesi, oltre diocesi^ quello che puh il Sommo Po fi'
alle riserve apostoliche. Ne riporta indi te/ice nella Chiesa universale. Non pe-
gli esempi. Le cose di Fede debbonsi ter- rò nega, che l'ordine de* vescovi in uni-
minare solamente dal Papa, e general- versale sia di ragion diviua,echesia prin-
mente tutte le cause maggiori della Chie- cipale nell'ecclesiastica gerarchia, istitui-
sa, non per apostolica riserva, ma per di- ta per divina ordinazione. Di più il Sar-
vina istituzione. La Canonizzazione de* nelli ragiona nel t. 2, leti. 22 Della prO'
:

iSVz/ift appartiene alla Chiesa romana, non miscua giurisdizione praticata da alcu-
per riserva, ma per le ragioni che addu- ni vescovi nelle loro diocesi. Riporta
ce la Glosa (però dice il Novaes nella esempi di santi vescovi, che V esercitaro-
Storia d' Alessandro III, che nel 1 80 1 no con fraterna concordia e carità, pro-
ne fece riserva alla s. Stàe^ giacché prima miscuamenteedi comune consenso eser-
i vescovi canonizzavano nelle loro diocesi citando le funzioni pontificali per utile
i Servi di Dio, con lacUo consenso del delle loro chiese. Della giurisdizione in
Papa). La Traslazione^ Deposizione e uno stesso Vescovato di vescovi di diver-
cessione de' vescovi, per le quali si scio- si riti, riparlai nel precedente § Vi. Del-
glie lo spirituale coniugio, appartiene al la giurisdizione pontificia e suo principio,
solo Papa, non tanto per istituzione ca- e che ne* vescovi ancora risiede la pode-
nonica, quanto perislituzionedivina.Può stà di giudicare, Antonio Arrighi scrisse
commettere al semplice sacerdote il con- r Oraiio prò Jurisdictione Pontificum,
ferimento della Cresima. Può delegare pubblicala dal Calogerà nel t. 5 della
al mero laico le cause criminali de' chie- Raccolta d' Opuscoli. Come Innocenzo
rici, e facoltà di scomunicare; ed il ve-
la 111 stabili la preminenza del Sacerdozio
scovo non può delegare tali cause ne al sui /?<?, lo riportai nel voi. XXX. V, p. 235
laico, né al chiei ico, e né al chierico con- e seg. Il vescovo deve difendere la propria
iugato. 11 solo Papa dispensa dal Matri- giurisdizione mostrando costanza, non
monio rato, non consumato, il che non disgiunta da prudenza e circospezione;
compete a' vescovi, non essendo a loro altrettanto dicasi dell' Immunità eccle-
concesso da'canoni. Solo il Papa può in- siastica (F.). Dice il De Lu-
cardinal
trodurre impedimenti derimenti il ma- ca, che può erigere il Tribunale (F.) in
trimonio, il che non poimo vescovi, co- i qualsivoglia luogo della diocesi, né i sud-
me gerente di Dio in terra, oude regge, diti pouuo ricusarlo sotto pretesto della
26 V ES VES
consuetudine e della lontananza. Se pe- Papa Scomunica (V.) i vescovi, e del po-
rò contro il senso de' canoni, e contro i tere de'vescovi in dichiarare tal gravissi-
decreti del Tridentino volesse risiedere e ma censura e pena ecclesiastica, lo dissi

tener tribunale indiscretamente in luogo in queir articolo. Il De Luca, // Fesco-


troppo incouiudo, in tal caso i sudditi i'Opratico, dottamente ragiona in argo-
ponno ricorrere al l-*apa per l'opportune mento, spiegando quando gli esenti pon-
provvidenze, ma intanto non gli ponno no essere innodati dell' anatema e della
negare l'ubbidienza, né lar da giudice nel- censura del vescovo l'una e l'altra esser
:

la causa propria. Papa s. Innocenzo I del dovrebbero una spada temuta, ma ristret-
4o2 ordinò, che le cause maggiori, dopo ta nel fodero, per cui l'uso di esse dev'es-
la sentenza del vescovo^ fossero rimesse sere raro, e adoperarsi qual medio sussi-
ri

per l* /appellazione (!''.) alla s. Sede, se- diario. Da quali censure e scomuniche
condo il religioso costume. Il vescovo di può assolvere il vescovo, e da quali il
due vescovati uniti può tenere un solo Papa solo, cioè dalle riservate alla s.Sede,
tribunale dove gli piace. 11 suo Vicario eccettuato l'articolo di morte, nel qual
generale (^.), col vescovo, costituisce un caso ne ha facoltà ogni semplice sacerdo-
tribunale per conoscere e decidere le te; notando come non sempre si può dal
causedelforoecclesiasticoe vescovile. Può vescovo sciogliere il daini legalo, quan-

dunque il vescovo esser giudice nelle cau- do dichiarò taluno incorso nella scomuni-
se delle sue cinese, e ciascuno può reclama- ca maggiore, o almeno sotto certe condi-
re al suo tribunale ; ed aveva il diritto di zioni per rivocare o moderare o assolve-
stare in causa permezzo d'un procuratore. re. Egualmente spiega quando la scomu-

Il conciliodi Trento, sess. 3,cap.6 de Re- i nica del canone sia riservata al Papa, ov-
form. proibisce di citare o ammonire un vero possa assolvere il vescovo. E quan-
vescovo a comparire personalmente, se do la percossa fdttn ad un chierico si pos-
non pel motivo per cui fosse da deporsi sa dire leggera o grave: della scomuni-
o da privarsi, anche se si procedesse ex ca riservata al Papa, quando possa so-
officio^ o per mezzo d'inquisizione e de- spendere a tempo il vescovo. Lo scomu-
nunciazione, o accusa, o in qualsivoglia nicato non può esser promosso a chiese.
altra maniera. I vescovi non incorrono Delle scomuniche fulminale da' vescovi,
mai né la SospensionefUè VIn(erd(ttto((le\ anco in unione col Papa, ne' concilii,
quale riparlai nel voi. Lll, p. 2 13), la di parlando di questi le riportai. Osserva il
cui sentenza è pronunziata di diritto, se Zaccaria ne\\*/énti-FebbronioÀa scomuni-
uon quando' è fatta di essi una espressa ca è nel Papa allo di giurisdizione, diver-
menzione. C. 4 ^^ sent, excoin. in 6. sa da quella che davano gli altri vescovi.
Anticamente si dissero Tractorie le Ze^ JXeir antica disciplina, la scomunica de'
ter e apostoliche c\\G^)di\'^Q\ìxn%\ per tutto vescovi particolari contro altri vescovi
ilmondo, le quali erano depositarie de' non era in virtù delia podestà delle chia-
nomi di coloro ch'erano stati convinti di vi, ma in virtù di generale precetto di evi-
delitti, e che sugli altri, di cui erano icn- tar r occasione del danno spirituale;
putati, ricusavano rispondere. Tracloria mentre la scomunica de' Papi era in vir-
fu denominata la lettera di Papa s. Zosi- tù delie chiavi. Le scomuniche scambie-
luo dei 4'7i denunziatrice de' pertinaci voli de' vescovi altro non erano, che un
e già condannali Pelagio e Celestio ereti- sottrarsi vicendevolmente la comunione.
ci e scomunicati. Tali lettere furono dette Eia ben altro la scomunica del Romano
anche decreta excommiinicationis,Q coni' Pontefice: tanto era venire da lui sco-
ìJionitorie, dal qual vocabolo pare deri- municato, che r esser diviso da! corpo di
vato quello di Monitorio (F.). Come il tutu la Chiesa. Tulio prova il Zaccaria
V ES V E S 27
colla stoiia'ecclesiastica. Anche il p. Gap- a* vescovi la podestà di giudicare i laici,

pellarij poi Gregorio XVI, // Trionfo che volevano di concordia esser giudicali
della s. Sedcy ragionato sulla natura e da essi, la quale autorità fu data loro da
derivazione della giurisdizione universale s. Paolo e confermata da Costantino I. Lo

e particolare de'vescovi, tratta qual sia il stesso imperatore ordinò che non si po-
loro diritto di scomunicare, e in che dif- tesse appellare dalle sentenze de'vescovi,
ferisca da quello del Papa, le cui scomu- che aveano giudicato col consenso delle
niche sono assolule ed hanno un' effica- parti. 1 santi vescovi intrepidamente più
cia intrinseca, non dipendente dall'espres- volte si opposero a'magislrati, liberando
so consenso della Chiesa, il che pure di- gì' innocenti condannali a torto; furono
mostra la loro infallibilità. II vescovo non pur solleciti di rediuiere gli Schiavi. An-
può esercitare la sua giurisdizione che nullarono le sentenze inique, quantun-
sopra i propri sudditi, e non impone al- que date dal principe, e nelle proprie Pri'
cun obbligo agli altri vescovi ; laddove il gioni ponevano gli oppressori delle per-
Papa obbliga tutti i vescovi indistinta- sone Qìiserabili. Alarico re de' visigoti,
Diente ad osservare la sua scomunica, ed benché barbaro e ariano, non promul-
inoltre scomunica chiunque fra essi ar- gava leggi, se prima vescovi non l'esa- i

disse di contraddirvi. I tribunali ecclesia* minavano e approvavano. I vescovi ado-


stici originano da' precetti degli Aposto- perarono i Flagelli per far confessare la

li, come intimamente persuasi che per verità e per pena. Giustiniano I volle che
•voler di Dio le cause de' Chierici dovea- i vescovi sovrastassero a'giudici ed a'pre-
no e debbano giudicarsi dal Tribunale fetti delle provincie. L'autorità de'vesco-
ecclesiastico, nel quale articolo riportai vi giunse in que' primi secoli a deporre
le nozioni relative, riparlando altresì del- i prefetti delle provincie e comandar lo-
la Curia ecclesiastica, del Foro ecclesia- ro. Il prezzo delle cose venali pe'pellegri-
stico, de' Cancellieri de Vescovi^àtW Uf- ni,era ad arbitrio de'vescovi. Deplora lii-

Jiziale (V.), e de' giudici del Sinodo in naldi all'anno 520, che i fratelli Salonio
quest'articolo. Papa s. Eugenio del654j
I vescovo di Einbrun e Sagittario vescovo
ordinò che i vescovi avessero le Carceri di Gap, pessimi pastori, per la i." volta
ecclesiastiche [V.), in cui dovessero casti- diedero lo scandalo, nella guerra contro
gare i delitti de' chierici. L'annalista R.i- i longobardi de' borgognoni, di combat-
naldi, negli Annali ecclesiastici, ossia il tere armati d'elmo e di lorica, uccidendo
Baronio compendiato e continuato, oltre più persone colle proprie mani. A quel-
molteplici e preziose nozioni riguardanti l*epoca continuavano vescovi a soprin- i

i vescovi, riporta diversi esempi della po- tendere a'giudici e vegliarne portamen- i

destà giudiziaria esercitata da'vescovi, nel- ti. Nel Gregorio I,per frenare l'iu-
598 s.

le cause de'secolari litiganti. Anticamente vasioni de' longobardi, permise a'vescovi


giudicarono le cause de' popoli, o perchè per pubblica necessità di far prendere le
erano eletti arbitri dalle parti, o per an- armi, e slare vigilanti; e scrisse al vesco-
nullare i giudizi de' giudici secolari, ben- vo di Terracinn, che anco gli ecclesiasti-

ché supremi, malamente fatti. Costanti- ci dovessero far la guardia delle mura,
no 1 facendo grande stima de'vescovi, ne facendo il Papa altrettanto in Roma, e
rispettava le sentenze, eziandio per ri- cosi la liberò dal giogo de* longobardi
guardo alle liti civili de* secolari. Valen- che volevano occuparla. Per sì giustecau-
tiniano I e Valente vollero che apparte- se, s. Gregorio I non fu disapprovato da
nesse a' vescovi il provvedere, che i mer- alcuno. I popoli supplicarono Carlo Ma-
canti non vendessero troppo care le merci gno, di non condurre i vescovi alla guer-
loro. ludi l' imperatore Onorio restiiui ra, lasciandoli alle loro chiese per porge-
28 VES VES
i-e aiuto air esercito colle toro orazioni. ponno vedere: J. Fr. Leoni, Thesaurus
Queir intperatore ordinò che giudici i jPor* Ecclesiastici Episcopis^ ac eoruni
fossero loro soggetti. Trovo nel Regola- Vicariis perutilisy etnccessarìiSy Romae
mento legislalh'O e giudiziario per gli 1627. Laurenius, Forum Beneficiale; de
a/fari civili^ emanato per lo slato ponti- Episcoporuni Ficariis ; de Archidiaco-
ficio da Gregorio XVI nel i834, titolo nìSf Coloniae 1742. Della giurisdizione
3.>» De' giudici e tribunali per le cause de'vescovi sul principato temporaIe,quan-
appartenenti al furo eciesiastico: Sez. i.' do fino agli ultimi tempi la esercitarono,
Degli Ordinari e de Metropolitani. con mero e misto impero e col j'us gladii,
§ 358. I vescovi e gli arcivescovi, e per in uno a quanto riguarda la mensa vesco-
essi i vicari generali nelle diocesi rispet- vile, parlai verso il fine del § I 11 di Vesco-
live, sono giudici di i.' istanza: i.*' Nelle vato; e vi ebbero vicari generali giudici
cause di competenza del foro ecclesiasti- delleappellazioni de'giudici laici dellecit-
co, sia per ragione di materia, sia per ra* tà. Dissi nel voi. XI, p. 2 1 2, con analos;he
gione di persone. 2.° Nelle cause mera- nozioni, che essendo la chiesa di Wil-
mente laicali meri laici, quando le
fra na spesso tormentata dalle invasioni de'
parti vi consentano nella forma prescrit- tartari, e dubitando quel clero, se fosse
ta dalla costituzione di Benedetto XIV, lecito al vescovo di prendere sempre le
che incomincia: Ronianae Curine prae- armi per riiituzzarli, ne consultarono il
stanliani^ne\ ^Jurisdiclioneni sfero.^ SSg. Papa Alessandro VI. Questi rispose: Po-
La giurisdizione degli ordinari nelle cau- tersi ciò fare, sì da' vescovi che da'sacer-
se di i.^ istanza non è limitata a veruna doti, e dagli altri, senza incorrere in ve-
somma e valore. § 36o. Gli arcivescovi, runa irregolarità, per la difesa della fede
come metropolitani, sono giudici di ap> e della libertà ecclesiastica. 11 Sarnelli t.

pellazione in tutte le cause di qualunque IO, lelt.45, riferisce col Baronio che nel
somma o valore giudicate in i.' istanza 770 i popoli domandarono con grande
da'vescovi suffraganei della loro provin- istanza, che non più i vescovi andassero
cia. Nondimeno è in facoltà del sentimen- alla guerra, ma restassero nelle loro chie-
to di appellare direttamente alla
s. Sede, se per aiutare i combattenti colle orazio-
ossia aTribunali di Roma (f^.). § 36i. ni, le messe, le processioni e l'elemosine.
Le cause del pubblico erario, comprese Poiché andando i vescovi al campo, i sol-
quellechesi enunciano nel §334 (riguar- dati doveano restare alia loro difesa e
danti gli Spogli ecclesiastici), abbenchè perciò talora uccisi, donde ne derivava
riguardino persone e (ondi ecclesiastici, lo sbigottimento dell'esercito. Perciò ba-
sono eccettuate dalia regola generalecon- stare il mandare coli' esercito, in aiuto
lenuta del § 358. § 362. Nel caso del § delle anime, alcuni idonei sacerdoti scel-
precedente non potrà devenirsi ad atti ti da* vescovi. E Carlo Magno pronta-
eseculorii, che in virtù un ordine del
d' mente soddisfece le brame de' popoli eoa
giudice ecclesiastico: quest'ordine sarà da un capitolare: i^erm Z^dzyyer omnia 0-
esso rilasciato come mero esecutore, nel- niiàbus armatura portare, vel pugnare
la forma che verrà prescritta dalle leggi aut in exerciluui et in ostem porgere,
di procedura. Non ha luogo tale forma- omnino prohihemus.Ma il Muratori, Dis-
lità per gli atti eseculorii ordinati dalla sere. 26: Della Milizia de' secoli rozzi
congregazione civile dell'A. C. §363. 11 in Italia, osserva che sebbene erano esen-
disposto de' §§ 36 1 e 362 comprende ti dalla Milizia (F.) gli entrali nella mi-
pure le cause de' comuni e delle provio- lizia ecclesiastica per servire Dio, e per-
eie, e gli atti eseculorii che le riguarda- ciò non doveano mischiarsi nella sangui-
". 1' ambizione de'
uu òul foro ecclesiastico vescovile si nosa arte della guerra,
VES VE S 29
principi conqaislalori, sino a Carlo Ma- per ribattere e punire il sacrilego e fello-
gno, con grave abuso aveano obbligato nesco attentato. Essa sorge in tal caso per
i chierici e i vescovi a prender parte al- sostenere le proprie ragioni, che sono al
le guerre, col pretesto di godere beni re- tempo slesso le ragioni di Dio, L'obbie-
gi, ed esser perciò sottoposti a'pesi de* zione del non intervento straniero, che
f^assallij e neppur gli abbati godevano da qualcuno per avventura si allegasse,
l'esenzione di recarsi alla guerra, noa sarebbe fuori di proposito. Ogni cattoli-
ostante i divieti de' canoni e delle leggi co, principe o popolo o anche individuo
ecclesiastiche, anzi non cessò l'indecente privato chesia, interviene in casa propria,
abuso ad onta dello statuito da Carlo quando interviene alla difesa del Papa. O
Magno, e persino V abbadesse doveano vorremo dire che il figliuolo sia straniero
somuiìnistrare soldati, continuandosi for' al Padre, la pecorella al proprio Pastore?
zare a militare chierici e vescovi, sot- Che le membra sieno straniere al capo,
to pena di onerose ammende anche di
e i sudditi di Cristo Ke sieno stranieri a chi
perdita de' beni. Spesso i vescovi erano a di Cristo sostiene in terra le veci, l'auto-
ciò obbligati, eziandio per essere conti e rità, la persona? Quindi non è meraviglia
governatori delle città, coli' esercizio del se i Papi per difendere il possesso o l'in-
temporale governo, ovvero perla condi- tegrità de'loro stati hanno fatto sempre
zione di essere feudatari. Il cardinal De esogliono far appello alle armi cattoliche
Luca dice infauste le armi in mano de- (cominciando da s. Gregorio 11 del 7i5,
gli ecclesiastici, e perciò non adatte a'i^ve- nel quale piò stabilmente e formalmen-
scovi, perchè la Chiesa di Dio non si de- te cominciò la sovranità de'Papi e della
ve governare all' uso militare. Mentre le Chiesa romana, implorando egli il soc-
armi degli ecclesiastici, oltre le lagrime, corso dell'armi di Francia, quando i lon-
sono le orazioni, l'elemosine, i digiiuii, le gobardi minacciarono invaderne lo stalo),
penitenze, la vita esemplare, e nel biso- chiamando al soccorso senza distinzione
gno censure e pene ecclcsiasliche^ che
le quanti professano la vera fede di Cristo,
pi'ecedule da ammonizioni deve usarne e si onorano di ubbidire al suo Vicario
con moderazione, non abusarne. Però si in terra. Se ci ha mai caso che legittimi
deve tener presente quanto dichiarai a la forza e renda glorioso il guerriero, e-
Scomunica, a Milizia pontificia, ed a So- gli appunto questo, in cui si trae
è la spa-
vranità DELLA s. Sede, acciò non si fac- da non per cingersi d* un caduco alloro
cia abuso di tali proposizioni. Quanto la fronte o' per ampliare d'alcuni mi-

a'Papi e alla loro sovranità, se aggredita serabili palmi di terra un possesso, ma


da ribelli o altri, la Civiltà Cattolica, se- per sostenere le divine ragioni della Spo-
rie 4-'} 4> P- 5« Ragioni e diri (lì de' Pa-
t. sa di Cristo e rompere le inique falan-
pi al Principato, conclude, che l'essere gi di Satana ". Nel concilio generale
il civil principato de'Papi un'appartenen- di Laterano V, vietossi la pubblica-
za non tanto del Pontefice in particolare, zione di Libri a Stampa (/^'.), prima
quanto della Chiesa cattolica in genera- che fossero approvati da* vescovi. Il ve-
le, fa sì che incombe a tutti cattolici il i scovo può quindi deputare i; revisori, e
debito di procurarne la difesa.*» La Chie- proibirli se stampati, o almeno sospender-
sa tutta è ferita ne'suoi diritti, è minac- li finche non abbia giudicato di loro la
ciata ne'suoi piò vitali interessi, allorché Congregazione dell' Indice, preposta a
ladroni sacrileghi si attentano d'usurpa- porre ueWIndice de' libri proibiti quelli
re in lutto o in parte il sagro possesso che lo meritano. Dice la citata Civiltà
degli stati pontifìcii. La Chiesa tutta dun- Cattolica, t.ij p. 579 M Chi ripete una :

que può e dee levarsi come un sol uomo, condanna pronunziata dal Papa e da'con-
3a V ES V ES
ciiii, lungi dall' ai'iogorsi autorità, fa un vietarsi. Potranno supplire a questi cen-
allo d'ossequio e d'ubbidienza, a cui ogni ni seguenti autori. Francesco Vargas,
i

cristiano è obbligato". Tratta ilp.Meno- De Episcoporuni jurisdiciionCj et Pon-


chio, Staore^ l. 3, cent. 9.', e. 79 Infino : tificis Maxinii auctoritate, Romaei563.

aqital segno com'cnga che li vescovi s'ap- Filesaco, De sacra Episcoporani aucto-
vlichino alla cura delle cose temporali. ritatCy Parisiìs 1606. B. Ugolini, De of-
A questo dubbio egi egiameote rispose s. Jicio et potcstate Episcopi, Dononiae
Bernardo lib. 4, i^e Consideratone. Ivi 1G09. Agostino Barbosa, De officio et
dichiarò, dovere il vescovo lasciar la cu- potestate Episcopi, llomaei623, Lugdu-
ra delle cose temporali a persona fidata ni 1678 e 1679. Erasmo Ghokier, De
e prudente, comunicandogli l'opportune jurisdictìone Ordinarii in Exemptos,
facoltà acciò ne adempia bene l* uHìzio. Coloniae 1629. G. B. Rinuccini, Della
Biporta r esempio di santi vescovi che dignità ed uffizio de' vescovi, \Xomai65i.
così praticarono, senza entrare in minu- Icìmografia, ossia piano e pianta della
ziosi particolari, non convenienti ad un vita e dell' uffìzio del vescovo, Roma
pastore, che dev' esser libero di tali solle- 17 19. Cari' Antonio de Manentibus, De
citudini, e tutto quanto dedito al governo potestate EpiscopalifRomae 1 726. Tom*
spirituale delle anime, il quale non de- maso uffizi del vesco-
Alfa ni, Fita ed
"v'esser distratto dalle cose temporali. Non vo, Napoli1729. D. de Dominicis, Liber
però devonsi biasimare, anzi meritare de dignitate Episcopali, Romae 1757.
onimirazione, que' vescovi la cui capacità A. G. Andreucci, ffierarchia ecclesiasti-
può a un tempo soddisfare lo spirituale e ca, Piomae 1756: § Vili. De Episcopi
il temporale. Nondimeno non tacque il officio et potestate. Fita e uffizi del ve-
canone 17 del concilio 4-° di Cartagine, scovo, a seconda de' dettami de^ sagri
che determina dovere il vescovo lasciare Concila, de' ss. Padri, e dell' istoria,
all' arciprete o all' Arcidiacono la cura Roma pe' tipi di Propaganda i85o.
delle Fedove e de' pupilli, óe Pellegrini Molte sono le onorificenze e le prero-
e dell' altre cose esteriori temporali, per gative inerenti alla dignità del vescovo,
poter attendere allo studio delle cose spi- molte le funzioni chea lui spettano. Ri-
rituali e alla predicazione della divina corderò in breve le principali,ollre quanto
parola. Anche il concilio di Calcedonia già tlissi in questo e negli articoli riguar-
ordinò che il vescovo non maneggi le fa- danti il Fescovato, il quale in tutto si ran-
coltà della Chiesa e la Rendita ecclesia- noda col presente. Le devono regolare il

stica (F.), ma per mezzo LÌeWEconomo Cerenionialc, il Pontificale, e gli altri li-

(Papa s. Simplicio I del 467 proibì che bri della Liturgia e de* sagri Riti. Il ve-
amministrasse Beni di Chiesa quel ve-
i scovo è il primo e il capo di tutto il Cle-
scovo che li dissipasse). 11 buon governo ro della sua diocesi, la dignità pontifica-
della propria casa noti consiste nella cu- le di sua cattedrale, perchè da lui e dal
ra minuta del temporale, ma nella solle- capitolo viene costituito il corpo catte-
citudine che il padre di famiglia deve dratico. Nel Canone della messa , nella
avere, che tutta la Famiglia de^ prelati propria diocesi prega espressamente
, si

(f^.j sia virtuosa, timorata di Dio e di per lui, oltreché per il Papa da per tutto
lodevoli costumi. I vescovi usano il Tre- il mondo cattolico, come F'escovo della

no ( F.) come Prelati ( F.) in Roma, raa


i Chiesa Universale e ordinario del me-
non con ciudi e fiocchi a' finimenti de'ca- desimo, ommettendosi in sede vacante,
valli, solo propri del vescovo Ficegerente nella quale però si prega Dio per l'otti-

di Roma (F.)^ i quali sono di seta verde; ma e sollecita elezione del Papa suc-
laonde sealcuoo l'usa, ciò è un abuso e può cessore. Si legge nel Dizionario sacro-
VES VE S 3 t

lilurgico del sacerdote Diclich. « Do- gette da tutti quello del piede, inclusivu*
ve si dice Antistile nostro IV.j si spe- mente a'senatori ed a'patrizi,a tal uopo
cificherà il nome del patriarca, dell'arci- facendo più riccamente ornare calzari, i

vescovo, o del vescovo ordinario nella parie delle vesti ifnperatorie, di preziose
propria diocesi, e non di altro superio- Gemniej V uso estendendosi in qualche
re, quantunque omnino
il celebrante 5?V imperatore cristiano e alle loro mogli,
exemplus^ o sotto la gimisdizione d'un come Giustiniano I e Teodora. Questa
altro vescovo. Se sarà morto il vescovo dimostrazione di regio onore fa detta
di quel luogo in cui si celebra la messi, anche adorazione, e l'esigettero pure al-
allora si ouimetteranno le predette pa- tri sovrani, almeno sino al secolo XIII in

role; le quali si omraetteranno eziandio peculiari circostanze. Mai cristiani, sino


da quelli che celebrano a Roma. Se il dal principio della Chiesa resero questo
celebrante sarà poi vescovo, arcivescovo, pubblico omaggio al Vicario di Cristo,
o patriarca, ommesse le predette parole, imitati da'più possenti monarchi, e pe*
diià in lor vece: Et me indigno servo tao. primi dail' imperatore Costantino I nel-
Quando celebrerà il Sommo Pontefice, la persona di Papa s. Silvestro I, e dal-
ommesse le parole: Una cani fa mulo tuo l' imperatore Giustino l nella persona
Papa nostro N. et Antìstite nostro JV.^ di Papa s. Giovannidopo ricevu-
I, cui
dirà in suo luogo: Una cuni me indigno te l'insegne imperiali, l'onorò con gran

famulo tuo,queni gregi tuo pracesse i'o- pompa delle vesti auguslali; e per non dir
luistiy e continua come segue: Et omni- d'altri,dairimperatore Giustiniano li, che

bus orthodoxis eie. " A questa rubrica baciò i capo a Papa


piedi colla corona in
del Messale romano, il Diclich aggiun- Costantino. Per venerazione verso mol-
ge gli analoghi decreti della congrega- ti santi vescovi si cominciò anche a loro

zione de's. Riti, da'quali si ricava dover- a baciare il piede, e fu stabilito render-
si pregare nel canone anco pel vescovo gli questo onore stabilmente nella mes-
deputato amministratore , benché non sa pontificale, nella persona del diacono
consagrato; e non doversi tn esso nomi- prima del canto del Vangelo; finché s.
nare gli abbati nullius dioecesis, benché Gregorio VII lo riservò esclusivamente
in esse presiedano come vescovi , cresi- al Sommo Pontefice, che tutto a Cristo

mando, dando gli ordini minori, e le di- riferisce tale onore. Secondo il Sarnelli,
naissorie pe'sagri ordini. Nel § l del pre- lett. 38, t. 6, gli ebrei baciano la terra

sente articolo ricordai un notabile nu- ove posa il piede del Papa per non ba-
mero di titoli onorificentissimi, co' quali ciar la croce, ma al presente baciano il

furono qualificati e distinti i vescovi del- lembo della veste; ed anch' egli afferma
l'antichità, alcuni de'quali in seguito fu* chea'vescovi si baciavano piedi da'fedelr.
i

rono riservali a'Papi, così altre dimostra- Oltre il Bacio della mano a' vescovi, e

zioni di venerazione, una delle quali è il chinar il capo in ricevere la benedizione,


Bacio de'piedi (^.), che l'umiltà degli gli antichi cristiani gli acclamavano nel-
slessiPapi volle convertire a onore del venuta alle città, incontrandolife-
la loro
salutifero segno nell'adottare le Scarpe stosamente cantando salmi e gridando
{F.) crucigere. Tal contrassegno di rive- Hosanna. In più luoghi il Ruinart, Alti
renza fu alquanto in uso tra gli ebrei, sìnceri de' martiri, nana quanto i primis
persiani , assiri e altri popoli. Gli orgo- tivì cristiani riverivano e onoravano som-
imperatori romani in generale por-
gliosi mamente i vescovi, erano estremamente
gevano a'nobili la mano per baciarla, al ubbidienti ad ogni loro cenno, e da loro
popolo il ginocchio o piedi. Invece del i dipendevano pienamente. A seconda del-
Bacio della mano{V.), Diocleziano esi- le circostanze de'lempi, fin dal principio
3i VES
tìeila Chiesa con molti segni esterni dimo- pre arcivescovi in pariihuf^ ^ i quali nelle
stravano i vescovi neir adunanze de* cri- corti cattoliche hanno la precedenza su-
stiani e pel luogo ove sedevano , e per gli altri diplotnatioi: ^V fi iter nunzi apo*
qualche oinameulo e della sede e della sono di più recente istituzione, e
stolici
persona, e per altre esteriorità, l'eminen- pare dal XIV secolo, per lo più anch'es-
za del loro grado e della loro divina au- si insigniti del non
titolo arcivescovile,
torità. Nelle lettere di s. Ignazio, in tut- però nelle almeno per
corti acattoliche, '

ti gli scritti de'Padri apostolici, in s. Ci- l'ordinaria consuetudine. Anticamente


priano, e presso lutti Padri è sì racco- i e sino da* primi secoli i Papi dichiara-
luandata e inculcata a tutti i cristiani rono loro P^icari in varie regioni di-
r ubbidienza a' vescovi perfettissima , e versi metropolitani, talvolta con autori-
dovuta riverenza; che
l'onorarli con ogni tà di nominare i vescovi delle loro pro-
iiiuno senza aver letto
le opere citate, pò» vincie ecclesiastiche. Egualmente in ser*
Irebbe immaginare l'espressioni fortissi- vigio della Sede impiegano Papi mol-
s. i

me che vi si adoperano a quest' inten- ti vescovi e poi gli elevano al cardinalato,

dimento; e in quale orribile e funesto a- donde di frequente sono sublimati al su-


spedo si rappresentino le mancanze a premo Pontifical.oj notando a'ioro arti-
questi doveri. Il disubbidire a'vescovi, e coli le particolarità inerenti. Gli ecclesia-
lo sprezzarli è un disubbidire a Gesù Cri- stici secolari e regolari ed anche i laici
sto, e disprezzar lui. La Chiesa ne'primi rispettivamente, devono al vescovo ub-
tempi riputava dovere essenziale d'ogni bidienza e rispetto. Il vescovo deve ave-
cristiano l'esser persuasissimo di questa re in tutte le chiese, esenti e non esenti
gran massima. Fra le molte distinte e- della sua diocesi , il primo luogo. Nelle
slerne dimostrazioni di rispetto e di rive- funzioni del vescovato, il vescovo ha nel-
renza, de'primi cristiani versoi vescovi, la propria diocesi la preferenza su tutti
eravi quella che recandosi alla chiesa per gli altri arcivescovi e vescovi, sebbene cia-
gliUffizi divinif evano in segno d'onore scun vescovo debba rendere certi onori
accompagnati da' preti e da' diaconi. E a'vescovi e arcivescovi che trovansi di pas-
dovere A dimostrare con qualche segno saggio nella sua diocesi. Fuori di questo
visibile l'interno rispetto, verso chi per caso, cioè i vescovi fuori della loro dio-
ordinazione divina dev'essere rispettato. cesi, seguono per la preminenza l'ordine
Le onoranze che si rendono agli ecclesia- e l'anzianità delle loro promozioni, co-
stici, e massimamente a'vescovi, sono or- me più volte decise la congregazione de*
dinate da Gesù Cristo, e per ispirilo di riti. Ma Roma, nella Cappella pò a-
in
religione si debbono rendere loro da tut- tificia^ essendovi ammesso l'Episcopato
ti cristiani con esaltezza. Insomma, la
i con tale norma, sia nel sedere, sia nelle
grande venerazione professata dagli an- processioni, sia nel rendere Ubbidienza
tichi cristiani pe' vescovi, e le maniere e* (^.) al Papa, qualora il vescovo appar-
sterne umilissime, onde la dimostravano, tenga al collegio ì\q f-^escovi assistenti al
diede occasione a' gentili di sospettare, soglio pontifìcio (^.), la precedenza ha
ch'eglino adorassero i vescovi, come ado- luogo non dall'epoca della consagrazione
ravano il vero Dio; giacché essi adorava- al vescovato, ma dal grado arcivescovile,
no i loro imperatori, come adoravano i e dall'epoca dell'ammissione al collegio
loro Dei. Da'suprerai Gerarchi sempre fu- sia per atto possessorio, sia per nomina
rono onorati i vescovi in ogni maniera, di breve apostolico. In tale articolo dissi
come sono andato dicendo, con gradi eie- ancora quanto riguarda l'Episcopato nel-
Tati di Apocrisari^e poscia d'i Nunzi apo- la cappella pontificia. Quanto al vescovo
stolici, e questi ultimi per lo più sem- forasliere che recasi nell' altrui diocesi,
VES VES 33
rammenterò prima, che Papa s. Lucio I zione della conferenza diCarlagine, si nar-
del 2 55 ordinò ad esempio del prede- ra che fra'vescovi tanto cattolici che do-
cessore s. Evarislo, che due preti e tre natisti, I vescovi nella propria chiesa da-
diaconi accompagnassero da per tutto i vano la preminenza del luogo al vesco-
vescovi ,
per servire di testimoni della vo forastiero; imperocché essendo stato
loro \\la; e che Sìncello si disse quel- (F .) preposto in quel concilio da'cattolici, per
che dormiva nella stessa
l'ecclesiastico temperamento pacifico , che lasciando i

stanza del vescovo, convivendo con lui, donatisti lo scisma, nelle città ove fosse
ed avendone molli il patriarca di Co- qualche vescovo del loro partito, vi po-
stantinopoli, ili." di essi chiamavasi Pro- tessero rimanere nel tempo slesso due ve-
tosincello (f^.). Il concilio di Toledo del scovi finche uno non fosse morto, è det-
633 ordinò ed a'preli di aver
a' vescovi to: Poterli unuscjuisque nostrum hono-
de'sincelli, cioè persone di vita esempla- ris sibi socio copulato, vicissim sedere e-
re che doraiissero nella stessa loro came- minejitiunt, sicut peregrino Episcopo j'u-
ra. Papa s. Sisto 1 del i32 stabilì che i ata considente collega. Trovo nella Di-
vescovi chiamali a Roma e tornati nel ploma ticapon tifici a. d e n ,ch e q u a n-
I IM a r i i

vescovato, non vi fossero ricevuti senza do i vescovi venivano chiamati a Roma


presentare al popolo le lettere dette ca- da'Papi colle o presso
lettere 2><3c/or/'e,
noniche o Formate^ colie quali significa- di loro o pe'concilìi, erano alimentati nel
vansi e l'unità della fede, e il mutuo amo- viaggio. da'fedeli, e forniti anche delle spe-
re fra capo e le membra della Chiesa,
il se occorrenti, se ad esse non sopperiva
e servivano purea rassodare l'unità del- l'imperiale generosità. Però le caritate-
la stessa Viaggiavano gli antichi
fede. voli accoglienze fatte da'fedeli a que' ve-
vescovi, e portando seco ìass.Eucarisnaf scovi, erano spontanee. Discorre il Sar-
ne derivò l'uso de'Papi della ss. Enea' nelli nel t. 4> leti. 52 : Come il vescovo
ristia che precede i Papine viaggi ( F.). Il forastiere debba esser trattato dal dio-
Eerlendi Delle Ohblazioni all' aliare^
, cesano j e di altri trattamenti. Colla mag-
p. 94, ne riporta gli esempi. Il vescovo giore umanità e cortesia possibile, poiché
di Trento s. Vigilio del IV secolo, viag- nel can. Episcopi e nel concilio 4-° ^^
giando con Giuliano prete, ed fratelli i Cartagine si comanda: Episcopi si causa
Magoriano e Claudiano, giunti a Randi- visitandi, ad Ecclesiam al terius Episco-
no, lutti i fedeli l'incontrarono, e da lui pi venirenty in grada suo suscipiantur.
ricevettero 1' Eucaristia che portava. Si Indi dimostra l'Episcopato il grado più
ha pure che ne'viaggi portassero l'Euca- sublime nella Chiesa in quanto all'ordi-
ristia, s. Birino vescovo di Dorcester , e ne, benché rispello alla dignità i Cardi-
s. Massimiano vescovo di Siracusa. Rac- nali siano maggiori. Dice pure il ricor-
conta s. Girolamo, di s. Esuperio vesco- dato concilio: tam ad verbumfaciendum,
vo di Tolosa, Corpus Domini canisiro vi' quam ad ohlatiouem conseórandani in-
mineo, Sanguine portai vitro.ChePio FI vitentur. Quindi Papa s. Aniceto, essen-
e il regnante Pio IX ne\ \ovo Viaggio in do venuto in Roma s. Policarpo, l'invi-
tempo di tribolazione portassero indosso tò a celebrare la messa. Prescrive il Ce-
la ss. Eucaristia entro una pisside^ lo no- remoniale de* vescovi nel lib. i, cap. 4-
tai in più luoghi. Il Buonarroti, Osserva- Proptcradvc ninni alterius Episcopi^ non
zioni sui vasi antichi di vetro , p. io4, cessabit obire sua munia, nec relinquet
parla del costume di dare in alcune par- sua insigniaj licet in caeteris honorijice
ticolari funzioni il posto più degno al no- eum tractarCy et recipere debeat^ de do-
vizio e al forastiero, oltre molte altre di- mi ponet eum a dextris^ secus extra do-
mostrazioni di disliuzioue. iNella descri- mas. V abbondare io cortesia e uma-
VOL. xcvi. 3
34 *
VE S V ES
nilà, Tapprovò pure la congregazione de* tà e convenienza da praticarsi fra gli ar-
8. rili. E con ragione, perchè se il vescovo civescovi e vescovi, ed i presidi, gover-
deve esser cortese co'propri preti in casa natori e vice legati , nello slato ponlili-
sua, tanto più dev'esserlo fuori di essa ciò. Circa il ri-^pello dovuto da* sovrani
con un suo pari, essendo i vescovi fra- a'vescovi, e quale dovea essere, il p. Ta-
telli, e per tali debbono trattarli cardi* i magna racconta in fine del ca[)0 ultimo,
naii (come ordinò Leone X colle bolle: Origine e prerogative de* Cardìnali^quan-
Superna e: Dum in Ira). Toccava al vesco* lo Leonzio vescovo di Tripoli di Lidia ri-
'vo diocesano andare a ricevere ilforastie- ferisce di sé medesimo, e Suida il confer-
re, mas. Agostino prevenne Forlunio ve- ma.»* L'imperatriceEudossiaoEiisebia fa-
scovo donatista, in riguardo all'antica età stosa consorte di Costanzo augusto, bra-
di lui. Nel Concilio essendo slato s. Ful- mando ardentemente di conoscere Leon-
genzio vescovo di Ruspa, col consenso di zio, Io fece a sé chiamare, ma protestos-
tulli i Padri, anteposto al vescovo Qnod- si nel tempo stesso di non volerlo né in-
villi' De US, che diceva spettargli ili.** luo- contrare alla porta della camera impe-
go e poi ne dolse. Per questo s. Ful-
se riale, né inchinare il capo per ricevere
genzio pregò Padri a permettere nel fu-
i l'episcopale benedizione, come praticato
turo sinodo che il precedesse Quod-vult- avea con Porfirio vescovo di Gaza l'altra
Deus: ed iPadri ammirando tanta cari- imperatrice Eudossia (la quale sedendo
tà e umiltà l'esaudirono. Era costume sul letto , quando lo vide con Giovanni
sino dal tempo degli Apostoli, che chi al- di Cesarea suo metropolitano, fu la pri-
bergava alcuno in casa sua^ 1* accompa- ma a salutarli, con dire: Benedicite Pa-
gnasse un poco nel cammino. Il vescovo tres, scusandosi se impotente a incontrar-
dev'esser cortese anco co'ltiici, massinie li). Ricusò il sauto vescovo l'onore, che
co'principi, e l'insegna il Ceremoniale. Pa- gli si voleva recare coli' udienza della so-
pa s. Gregorio l confortava vescovi ad i vrana, e pieno di apostolica dignità cosi
evitar le lili e le brighe co'prefetli delle all'imperatrice le sue pretensioni espose.
Provincie, e cercare di vincerli colla be- Se tu vuoi che io a te venga^ osservata
nevolenza e co'benefizi; mollo giovando la riverenza dovuta a^vescovi^ io senza
i vescovi stare d'accordo co' ministri se- dubbio entrerò j ma tu scendendo subi-
colari, dalla quale buona intelligenza del- to da codesto sublime soglio, rispettosa-
ie due autorità civile ed ecclesiastica ne mente mi verrai incontro^ e sottoporrai
deriva il benede'popoli, spirituale e tem- alle mie mani il tuo capo per ricevere
porale. Quindi il Sarnelli riporta varie- la benedizione. Io sederò: tu starai in
diflcauti esempi di principi che onoraro- piedij sederai quando tei comanderò.
no i vescovij come Coslantiijo I il Gran- (Se queste condizioni ti piacciono io ver»
de, e quanto su di ciò determinò il con- rò. Dopo il parlo, l'imperatrice l'incou-
cilio di Trento , sess. iS , De Reform,^ Irò alla porla, e inchinatasi domandò la

Gap, 17. Scrisse G. B. Padano, Della pru- benedizione perse e pel figlio). Costanzo
denza tra la podestà ecclesiastica e la si strinse vieppiù in amicizia con Leonzio.
^eco/are, Bologna 1 586. Affinchè fosse os- Ma Leonzio era vescovo non uànistro
,

servato il precelto dell' Apostolo, che a della corte: era santo, non adulatore ".
tuttiìntima si diano a vicenda l'onore Osserva però il Barouio, all'anno 3^5,
dovuto, Benedetto XIV colla costituzio- che Leonzio quantunque escluso dalla
ne, Qaod Jpostolus,òe 5 maggio 74 ^> 1 i comunione cattolica, pur come vescovo
suo Bull. 1. 1, const.i8, approvò i capito- tsjnto richiese, come dovuto al sacerdo-
li decretali dalla congregazione ceremo- zio. Quanto dunque più giustamente si

niale, pel cereuioniale di reciproca civii- deve tale ossequio al vescovo cattolico?

VE S V E S 35
Ma perchè niuno pensi, soggiunge 1' an- vasi a'preti prlniariij \ quali erano in-
nali.sta_, che sacercloli di Dio si usurpi-
i oltre i principali elettori del nuovo ve-
no dovere somigìianli onori, ba-
oltre al scovo, e vi venivano essi stessi per lo più
sii far menzione del giudizio divino, di- promossi^ come a tutte le altre dignità
mostrato quando non degnando l'impe- primarie. A'concilii generali interveniva
ratore Valenliniauo I di levarsi in piedi qualche membro del presbiterio o come
all'arrivo di s. Martino vescovo di Tours, compagno ambascia-
del vescovo, o qual
uscì dalla sedia imperiale fuoco^ il quale tore della sua chiesa. Non pare affatto
non ptue lo costrinse a levarsi e andargli che nel presbiterio avessero luogo par- i

inconlroj e sottoQ)eltere il capo alle nia- rochi; e dopo il Tamagna, più didusa-
ni di lui, ma ancora a getlarglisi a*piedi. niente ciò sostenne il Nardi, De' Parrò*
Altre parole sui vescovi foraslieri che de- chi. Le dignità non precedono il vicario
vono essere onorati dal diocesano, le di- generale del vescovo, bensì nell'assenza
rò più avanti , nel riferire alcuni cenni di questo la i.* dignità fa le funzioni pri-
sulle funzioni vescovili fuori della pro- marie. Il capitolo dà il consenso per l'a-

pria diocesi, e verso il fine del § Vili. lienazione de'beni della chiesa, ha deju'
J dignitari, i canonici e prebendati della re la limitazione col vescovo nella prov-
chiesa cattedrale sono obbligati, non ex visione de'benefizi e canonicati della cat-
urhanitatCy sed ex debito^ ad accompa- tedrale, quando non vi sia contraria con-
gnare il vescovo quando va alla chiesa suetudine; interviene al sinodo diocesa-
per celebrare pontificalmente e quando no, potendolo rappresentare uno o due
ritorna al suo palazzo. Nelle altre occa- canonici; nella sede vacante o impedii?»
sioni, un certo numero di di-
basta che ha piena giurisdizione, deputando il vi-
gnitari e d» canonici lo vadinoa riceve- cario capitolare e l' economo, e visita la
re alla porta della chiesa e lo accompa- diocesi per mezzo del vicario. Quanto al-
gnino quando si rilira. Di già quanto ri- la giurisdizione col vescovo, ed in quali
guarda la superiorità de'vescovi sui pre- casi, e qual suppellettile sagra sia tenuto
ti,ragionai nel § Il di questo articolo, sojn ministrare alla chiesa, può vedersi il

mentre in quello di Vescovato e ne' §§ De Luca, // Vescovo pratico. L'Andreuc-


111,IV, V, VII descrissi ciò che appar- ci poi uaWdk Ilier a rchia Ecclesiastica yitiì'
tiene a' vescovi ed a* capitoli, l'antica lo- ne proposito nel § X: De tuenda pace,
ro vita comune, AeX Presbiterio vescovi- et concordia iiiter Episcopiun, et Capi-

le esistilo sin da'primì tempi della Chie- taluni. Le principali notizie de'capitoli,le
sa, a cui successe il capitolo. Di che trat- riportai descrivendo le cattedrali, alcuni
ta ancora Tamagna, Origine e prero-
il godendo la reciprocanza dello stallo ia
gative deCardinaUy cap. 3, De Canoni- coro, se i canonici d'una cattedrale si re-
ci, cioè i seguenti argomenti. Il presbite- cano in altra. —
vescovo indossa tutte
Il

rio vescovile esistente fin da'primi secoli le Presti sagre degli ordini inferiori, per-

della Chiesa; Tomassinie Muratori il con- chè riunisce in sé il potere di tulli; ed


fessano. Incarichi del presbiterio episco- ha il diritto di portare l'insegne della sua
pale. Senza il suo presbiterio non poteva dignità, e gli altri ornamenti vescovili.
il vescovo amministrare i beni della sua Osserva s. Tommaso, che essendo gli a-
Chiesa. Non battezzare solennemente, non bili sagri come simbolo del grado de'mi-
riconciliare i penitenti, non conferire gU nislri ecclesiastici , ed essendo i vescovi
ordini. Il presbiterio inoltre istruir do- superiori agli altri nel grado, con autori-
i parrochi, e consigliare assiduamen- tà per esercitare varie funzioni spettanti
b il proprio vescovo. Questi o morto, o al grado loro, perciò anche le vesti pon-
Ivea tificali di essi souo diverse, uelle quaii so-
36 VES VES
no parimente sopra gli allri privilegiati. che io descrissi a*luoghiloro,e poi passa a
Anche oe'pt'incipi secoian,la dignità vie- fare il simile del sacerdozio de' cristiani
ne espressa dal modo di vestire, con par- d'ogni grado della gerarchia ecclesiastica,
ticolari vestiwenta a niun'altra persona di cui fu ombra e immagine quella del
inferiore concedute: così il re usa il man- Testamento vecchio. Osserva il Buonar-
tOj la corona, lo scettro, insegne indica* roti, che greci per lo più rappresenta-
i

tive della dignità superiore a' popoli a rono nelle loro pitture vescovi vestiti i

quello soggetti. Innanzi di accennare gli della dalmatica, mentre latini sovente i

abiti prelatizi, eie vesti e ornamenti ve- gli hanno Hgurati vestiti colla penula ossia
scovili^ fa d'uopo dir prima del segno che pianeta antica più ampia dell'odierna.
ivescovi hanno nella persona, cioè della Notò poi, che la dalmatica fu più in isti*

Tonsura o Chierica (V.) del sagro loro ma della penula, per averla Papi con- i

capoj nell'antichità delta corona, a mo- cessa per privilegio specialissimo anche
tivo che radevansì gran parte della testa, a'vescovi, il che della pianeta non si leg-
che primilivicrisliani solevano nomina-
i ge. Le antiche vesti usuali de*vescovi era-
re con venerazione parlando co* vescovi, no il rocchetto, la tonaca senza maniche
o pregandoli d'alcuna cosa, o scongiuran- ovvero una veste sciolta, sulla quale si
doli per ottenerla, esclamando ^er CorO' sovrapponeva, e su quello il birro lacer-
nani vestram. Pregevoli erudizioni ci die* DO o Mozzetta, usato in Africa anco da'
.'
il Sarnelli, nel t. r, colle lett. i e* e 1 1 preti, ma men prezioso di quello de've»
Della canonica Chcricale Coronale qua- scovi. Ma senza altro si venga a ricorda-
le esserdovrebbe. Era più grande dell'o- re del vescovo, i suoi abiti civili ecclesia-
dierna, come quella d'alcuni religiosi, e stici e sagri, e ornamenti, in corsivo sem-
quale dal principio della Chiesa costuma- plicemente riferendone i nomi, lutti a-
rono i Papi sino al XVII secolo. Di più, vendoarticoli, oltre alquante parole che
giurandosi e facendo preghiere a* vesco- aggiungerò, ed il notato in questo nel §
giurava e supplicava loro colia ri-
vi, si 111 e nel § IV precipuamente; pe' vescovi
verente formola Per vestigia tua: Per
: religiosi dovendosi tener presente il de-
vestigia reverenliae i^e.9/rtìfe.Ne offre esem- scritto nel § VI del presente aiticelo. Il

pi lo stesso Sarnelli nel t. 4, leti. 52, da* Cappello de vescovi ha il fiocco di seta
quali si trae come tenute venerabili le verde, ed io quell' articolo dissi che lo
vesligie del vescovo. Nello stesso t. i^lett. conservano sempre, e chi di essi v'intar-
19, DelC abito chiericale, produce ca- i sia l'oro, per la concessione notata nel
noni de'concilii che prescrivono le vesti voi. LI, p. 3oi, quanto a'patriarchi. No-
usuali di lana, vietando 1* uso della se- terò che il Reggente della Cancelleria
ta, e questa apparisce pure interdetta a' apostolica (V.) gode il singolur privile-
Vescovi, che soltanto dovrebbero vestir di gio di usare al cappello la fittuccia e il

lana o di cammellotto. E nel t. 2 , lett. flocco di seta verde, come i vescovi, il

28 , descrive il Sarnelli: Della forma che ripelei nel voi. LXVI, p. 79; anzi
d'alcune ecclesiastiche vesti ^ somiglianti lo godeva pure {'Uditore delle Contrad-
a quelle degli antichi romani. Il p. Bo- dette (F.), altro prelato del medesimo
na uni. La Gerarchia ecclesiastica con- tribunale apostolico, ed ancor vivono
siderata nelle vesti sagre e civili, usate di quvilli che con tale ornamento vi-

da quelli li quali la compongono, espres- dero incedere per R.oma mg/ Giacomo
se e spiegale colle immagini di ciascun Gualdi ultimo uditore, morto nel i825.
grado della medesima, comincia dal de- Usano inoltre i vescovi il Collare eoa
scrivere le vesti e ornametiti sagri del fodera di saia o seta paonazza. La Sot-
sacerdozio degli ebrei, ordinali da Dio, tana di saia, di panao di seta paonazza,
VE S VES 37
nel quale articolo riparlo deirabito tala- rale. L'uso della mitra fu concesso anche
re, che si compone appunto della sotta- ad altri prelati minori, ed una dell'ulti-
na e del Mantello j e nel voi. LV, p. 1 5o, me concessioni è quella di Pio Vili, che
descrivendo V abito del Prelato, ripro- colhvG\Q Sacrar iim itisigniiun, Ae* 1^ set-
dussi il decretato nel i85i d'ordine del tembre i83o, Bull. Roìii, cent, 1. 18, p.
Papa che regna per l'uso delle vesti pre- i44» accordò la mitra vescovile nell'ec-
latizie nella vita privata, cioè soltana al clesiastiche funzioni al priore del mona-
modo ivi descritto, Fascia di seta pao- stero di s. Lorenzo de* girolamini della
nazza , e ferraiolone o mantello pari- vdla d'Escoriai in Portogallo, entro i lì-

mente di seta paonazza. Diversi vescovi miti di sua giurisdizione. Il Pallio è in-
usano il di saia nera o paonazza,
mantello signe ornamento ecclesiastico e pontifi-
e nell'inverno mantello o ferraiolo di
il cale, dalPapa concesso a*patriarchi, pri-
panno paonazzo,anche filettato con picco- mati, metropolitani, e per privilegio ad
la trina d'oro. Il Rocchetto^ veramente te- altri vescovi, e si usa sulle vesti pontificali
nuto per veste sagra, oltreché civile. La in segno di giurisdizione, fermandosi eoa
panno
iJ/^«Ze//eW^7,e la/1/ozze^^rt di saia,di 3 Spilloni: ne riparlai nel voi. LXXXf,
o di seta paonazza (che V Arcivescovo o me- p. 38 , ed il Sarnelli ne ragiona nel t,
tropolitano può usare la roozzetta anche 7, lett. 26: Del Pallio arcivescovile. Sì
in tutta la sua provincia ecclesiastica, ed formano colla lana degli agnelli che si
eziandio ne'iuoghi esenti , lo notai nel ri- benedicono nella chiesa di s. Agnese fuo-
cordato articolo; non ponno portarla i ri delle mura nella sua festa (dall'abba-
coadiutori, come avverte il Magri). La te della contigua canonica de'canonici re-
mozzetta è il compimento dell'abito del golari Lateranensi, o dal cardinal titola-
vescovo massime fuori d'Ita-
in diocesi, re della chiesa, come neh 853, al modo
lia. Perciò non adoperano la mantelletta, riferito a p. 70 del Giornale di Roma),
se non percoprireil roccheltoavantiii Pa- ma pegli ultimi nobilissimi restauri, in-
pa o un cardinale, se si recassero nella sua dicati nel voi.LXXXll, p. 2 38, riporta
diocesi. Quindi fuori di essa incedono sen- il n.i8 dell 856, fu fatta la benedizione
za mozzetta, principalmente in Pioma.Le in quell'anno de'medesimi agnelli nella
Calze di seta paonazza. Lq Scarpe òì^eX- chiesa di s. Agtiese al foro agonale. Nella
le nera con fibbie d'oro^ o dorate o d'ar- messa solenne pontificala da un abbate
gento. La Cappa de*prelatlè l'usata da' de' canonici regolari Lateranensi, coll'as»
vescovi, di saia paonazza, foderata di se- sislenza di questi in coro, eseguì la be-
ta chermisi e nell'inverno di pelle d' ar- nedizione degli agnelli. La solenne bene-
mellino. Sono le Festi sagre, ed i sagri dizione de'pallii la stabilì Benedetto XIV,
ornamenti e insegne vescovili. La Mitra dopo i primi vesperi della festa de* ss.

de'vescovi è proprio loro distintivo, per Pietro e Paolo. Prima di tale epoca tro-
cui quando fu concessa agli Abbati ne vo nel n. I 1
79 del Diario di Roma del
fecero gravi lagnanze, e particolarmente I 725, che Benedetto Xlll nel 2.° giovedì
si oflesero, perchè ne'sinodi noneravi piti di quaresima, recitate le Laudi nel coro

distinzione fra vescovi e abbati; ed è per- della basilica Vaticana, si porlo alla Con-
ciò che Clemente IV del iQ^ ordinò che
i fessione de' ss. Apostoli, ove colle solite
gli abbati esenti portassero ne'sinodi le ceremonie benedì molli palili arcivesco-
mitre semplici bianche, e lasciassero a' vili, portandoli poi egli stesso in un graa
vescovi le mitre di lama d'oro o d' ar- bacile e salmeggiando sulla tomba di s.

gento, ricamate e gioiellate, e anche or- Pietro. E siccome talvolta il pallio vie-
nate con cerchi d'oro a guisa di corona ne imposto dal Papa, in ciò fare Bene-
a quelli che esercitavano siguuria tempo*. detto Xlll nel 1726 col cardinal Po»
1

38
ligoac arcivescovo crAiicli,
VE S
donò tre gli
VES
scovidi portare la Crocetta pendente dal
1
preziosi spilloni per fermarlo. \J Anel- collo sìa antico^ sopra le vesti comuni e
lo ihl vescovo y il quale anticntneiile se ordinarie, diversa essendo l'altra che si

ne serviva di Sigillo^ e con esso sigil- prende nel celebrare i pontificali, ma re*
lava il s. Fonte ballesìmalc dal princi- sta coperta dalle vesti sagre. Benché il ce*
pio di quaresima sino al sabato santo; le remoniale de' vescovi ristampato nel 65 i

professioni di fede che in iscritto faceva- non fa menzione della Croce pettorale u-
no i neofiti, ed anche le lettere pubbli- suale, tuttavolta é certo che i vescovi in-
che. Osserva il Sarnelli, l. 6, leti. 59, che tervenuti neir869 al concilio generale di
Tertulliano, De fiiìe^ cap. 3, si meravi- Costantinopoli l'usavano, tranne (juelli

gliò dell'uso di portare l* anello nel 4'° orclmatida Melodio eisnazio.eche avea-
«Ilio della mano, perciò detto anulare; e no comunicato con Fozio, il quale in es-
questo praticarsi a coronare il
4-*' dito, so fu condannato. Però avendo tali ve-
eh* è il più ozioso e inutile. Imperocché scovi dato hbelli della penitenza e do-
i

ili. "spinge, il 2." mostra, il 3." appoggia, mandato perdono al sìnodoyit/iposuit su-
il 5.** siringe, il 4-° """ ^^ nulla; e pure per colla nostra Enculpiuni, cioè la cro-
tanluiii gemmai iiiiL habet^ quoti gemma- cetta pettorale. Il Magri nel vocabolo En-
ium esse non debet. Al the lisponde il colj)ium, lo spiega Crocetta con reliquie
Sarnelli ciò si fece acciò il suggello fosse che sogliono portarci vescovi attaccata al
immune d'ogni lesione; ed essendosi poi collo, e significare ancora qualsivoglia
introdotto \ Anello di onore, anch' esso Reliquiario portatile. Tale voce derivare
si porta nel 4-° dito. Certo è, che i vesco- forse dal greco verbo EnxolpizOy ossia
vi usarono a portarlo nell'indice, ch'era contenere in seno, perché si porta conti-
il dito di mezzode'3,co'quali anticamen- nuamente al colto e perché in essa si con-
te si benediceva, benché quando si cele- tengono ss. Reliquie. E riferendo le paro-
brava, si passava al 4-° dito della destra. le latine, poi riprodotte dal Sarnelli, do-
L* antiche patenti erano senza soltosci i- po la parola Encolpiuni^ aggiunge: idest
zinne del vescovo, ma col sigillo, perché Cruceni cumpretioso Lignovd Rcliqniis
iu quelle cose che spettano all'unìcio del suspensani ex collo Lnperatoris, et Epi-
vescovo, il suo sigillo si sliraaauleutico, e scoporum. Si fa pure altrove menzione
le lettere del vescovo fmno fede come «lei vocabolo, cioè negli atti del concilio
pubblico istromento. Il Bacolo o Pasto- d'Efeso del 43 1 lìlittimus Encolpiuni
:

ralCj segno della spirituale autorità del aureumy cujus una facies crystallum in-
vescovo. La Croce pelloraley^'i porta pen- clusavi^ a Itera pietà nigella, et intus ha-
dente dal collo, ed appesa ad un cordo' bet alterum Encolpium, inquo sunlpar-
«e di seta paonazza o verde intarsiato d'o- leshonorandi Ligni in figura Crucis po-
ro, o da una collana d'oro; si porta sco- sitae. Uno di questi reliquiari Niceforo
perta e da per tutto, anche innanzi al Pa- patriarca di Costantinopoli mandò a Pa-
pa, pel dichiarato nuovamente verso il pa s. Leone HI del 795. Viene anco chia-
fine del g i V del presente articolo, onde mato Philacterium, Cri/x pectoralis.Sui
eliminare la quasi generale erronea con- vocabolo Filaiterie si può vederne l'ar-
suetudine contraria , cioè di portare in ticolo. Narrai nel voi. XII, p. 240, aver
vista il cordone e la collana , e nascon- donato Gregorio XVI aila basilica Vati-
dersi in petto la Croce. I cardinali del- cana uno di delti reliquiari, cioè una te-
l'ordine de'preti l'assumono nel vestirsi ca d'oro fatta in forma di trittico^ colla
de'paramenti sagri, e se vescovi, conti- reliquia della ss. Croce, la quale si crede
nuano sempre n portarla. Il Sarnelli nel portasse in petto Costantino I nel tempo
t. 6 scrisse lu lelt. 28: Se V uso de ic- di guerra. Ilipigliaudo il Sarnelli , egli
V ES VES 39
ripele col Tìaronio, che V Encolpiuni eiM Sponsi loco Chris ti. Archiepiscopi Pal-
insegna de' vescovi, talché col rimettersi liuin habent in sigiium privilegialaepole'
ai colio era restituita la tolta dignità del statis, significat enìm portantes aureani,
sacerdozio, e vi si racchiudeva del legno quam solebant legitirne ccrtantes acci-
delia ss. Croce, o delle reliquie de'Sauti, pere. Episcopus auteni Festibus mini'
come al presente si fa colle Croci petto* st rerum est in Episcopo, sicut in origi-
rnli. Si portava continuamente attacca- ne. Agli arcivescovi e ad alcuni vescovi i
la al collo. Parla ancora della Croce pet- Papi concessero il privilegio di farsi pre-
torale usala da s. Gregorio I del Sgo, di cedere dalla Croce astata. Dice il De Lu-
sottile argento con entro il legno della ca, i metropolitani l'inalòerano anche pri-
vera Croce, dopo la sua morte venerata ma della consagrazione, ne'casi permessi,
con gì aridissima divozione nella sua festa ovvero quando per commissione apostoli-
con riverenti baci. Sono sagre vestimen- ca visitala provincia, ovvero che la cogni-
ta vescovili, oltre altre comuni al sacerdo- zione della causa ad esso spettante iti
zio, la Pianeta^ la Dalmatica, la Timi- grado d'appellazione, ricerchi la sua pre-
ctlla^ il Plvialcy il Grembiale^ Guanti i senza, con casi simili a'quali si adatti la
(uno de' più antichi esempi de* guanti medesima ragione. INel passaggio d* un
usati da' vescovi, lo trovai in s. Mauro arcivescovo per altra diocesi, non appar-
vescovo di Feroiia nel VII secolo), i tenente alla sua provincia ecclesiastica, il

Sandali colle proprie Scarpe dello sles- vescovodiocesano soltanto per civiltàsuo-
so drappo e colore ecclesiastico. Il Sar- le invitarlo a esercitare questo o altro at-
iielli, t. IO, leti.
77, dice che insegna s. to giurisdizionale. Sogliono i vescovi de-
Toaimaso, vescovi avere 9 ornamenti
i corare il proprio Stemma con farlo so-
sopra i sacerdoti, cioè le Calze, i Sanda- vrastare dalla Croce astata latina: quelli
li, il Succinforio (^^.), la Tunicella , la che sono patriarchi e arcivescovi, titolari
Dalmatica, la Mitra, i Guanti, l'Anello^ o di giurisdizione, o che lo furono, ancor-
il ^rt6o/o, perchè
9 sono le cose ch'essi pos- ché cardinali, usano farlo sovrastare dal-
sono far sopra sacerdoti; cioè ordinare i
i la Croce greca, ossia con due sbarre, in-
Chierici, benedire le P' ergi ni, consu^vai e ventata dall'orgoglio orientale, e perciò
i imporre le Mani, dedicar le
Pontefici, impropria della Chiesa Romana pel da
Basiliche, deporre gli Ecclesiastici^ cele- me replicatamenleavvertilo ne'Iuoghi ri-

brare Sinodi, fare il Crisma, benedire


i IV del presente articolo, di-
cordati nel §
le iresti a consagrare i P^asi sagri pel di- cendo che Gregorio XVI la rigettò per
vin ministero. I misteri poi di tali orna- consagrare 4 vescovi cardinali, conosciu-
menti sono: i.PerCaligas significatur re- tane la derivazione. Cosisi astenne ado-
ctitudo gressiaun}2. Per Sandalia,quae perare in Pietro quel segno che avea
s.

pedes tegunt, coniemptus lerrenoruni. 3. usato in Paolo per altrui imperizia.


s.

PerSuccinctoriuni,(juoSLola ligatur cuiii La verità sempre si deve dire, altrimen-


Albu, amor honestatis. 4. Per Tunicani ti si tradisce la Storia. Effetto della giu-
perseverantia. 5. Per Dalmaticani, lar- risdizione ancora si dice ne' vescovi il di-
gitas in operibus misericordiae. 6. Per ritto della preminenza della Cattedrale'
Chirothecas, cautela in opere. 7. Per Mi- scovile, ossia delTrono elevato, volgar-
tram, scientia utriusque Testamenti, un- mente appellato Baldacchino, come pre-
de et duo cornua hahet. 8. Per BacU' tende iuesattamenle De Luca, prendendo
lum^cura Pastoralis juxtaversum: Col- una parte pel tutto; e il tappeto o strato,
lige, sustenia, s timida : vaga, morbida, olire il Faldistorio^ sedia minore , che
lenta. 9. Per Annulum, Sacramenta fi- ado[)erano nelle sagre funzioni. Avverte
da j Episcopi enimsufit quasi Ecclesiae il De Luca, che se gli abbati mitrali e
4o V ES V ES
altri prelati inferiori hanno per privi- occupava ili.*^ posto presso il patriarca,
legio r uso del baldacchino (non però o dopo il metropolitano. Nel 1699 fu sta-
in Roma, ai piti il dossello o poster- bilito, con decreto deltacougregazione ce-

gale del medesimo ), non possono rite- remonìule, che nelle cappelle pontificie o
nerlo avanti il diocesano, perchè è ef- papali, se vi è il trono del Pontefice, i car-
fetto della giurisdizione, ed il vescovo lo dinali s'incensino duplici duclu, e tripli-
concede in chiesa per particolare urbana ci quando non vi è tal trono. Si attribui-
condiscendenza al vescovo forastiere , il sce a 8. Clemente Papa del 93, l'aver or- I

quale senza sua licenza non può preten- dinato che le Sedie vescovili si erigessero
derlo. Ma deve avrre il De Luca, che ciò nel luogo più eminente delle cattedrali.
asserisce,ignorato il contrario decreto del- Indi decretò s. Urbano 1 Papa del 226,
la s. congregazione de' riti i656; ed
del che le sedie vescovili fossero alzale e or-
altro ne enìise poi nel i 706. Con essi, che nate come i troni, per dimostrare 1' au-
leggo all' articolo Trono vescovile , t\Q\ torità de'vescovi per sentenziar i fedeli,
supplemento del Dizionario di Diclich, onde furono pur dette Tribunali. Si può
compilato dal con. Ferrigni-Pisone, la s. vedere Elia Yeieì'ìfExerci tatto de Thro-
congregazione dichiarò : Che i vescovi nisyet Calhedris Pontificalìbus^ Ulmae
funzionando fuori della pro[)ria diocesi 1688. Nelle stesse cattedrali si soleva te-
non possono sedere sulla Cattedra vesco nere, fino da'primi secoli, appesi alle pa-
w/e, anche col consenso del vescovo del reti, l'immagine elostemma del vescovo.
luogo, il quale non può ad essi concede- Quanto agli stemmi e sigilli de' vescovi
reun tal ^GViua^^QyFaldistorio ntideberey d'ogni grado, dirò in generale. L'ornato
non Calhtdrani sub Baldachiniini. E- di quelli cardinalìzi e insieme vescovili è
gualmente non può il vescovo in parti- il cappello, sotto il quale devono figurar-
bus sufiiaganeo sedere sulla cattedra, ne si qualunque altre insegne, co'suoi cordo-
in quella di sua chiesa, né in quelle eseu- ni e fiocchi pendenti, cioè 5 ordini i car-
ti della diocesi, de liceidia tanien Ordi- dinali, 4 ' patriarchi e gli arcivescovi, e
narli. £ così fuori di sua diocesi. Bisogna 3 i vescovi. Se gli arcivescovi o i vescovi
tuttavia da questa regola far l'eccezione, sono siali conti, principi e signori della
osserva Ferrigni-Pisone, pe' cardinali, e loro città vescovile, sullo scudo usano an-
pel metropolitano a cui appartiene co- che la corona. Il patriarca di Venezia,
me sulFragaueo il vescovo del luogo; giac- ed i vescovi delio stato veneto, olire la
che il Cerenwniale de' vescovi, lib. i ,cap. Croce astala, lo scudo pure sovrastato a'

i3, §§4^9) ha deciso che qualunque car- lati di essa dalla mitra e dal pastorale : co-
dinale, esercitando i pontificati, possa se- sì l'arcivescovo di iVlodena. Gli arcivesco-
dere sul trono, anzi conviene che il ve- vi e vescovilombardi e del regno di Sar-
scovo del luogo glielo ceda; e che al me- degna , parimenti oltre la Croce astata,
tropolitano poi si debba ergere un altro usano lateralmente la mitra e il pastora-
trono in corna Epistolae. Dice il Sa r nel- le ; ma alcuni vescovi lombardi, come

li che il baldacchmoè parte del Trono^ Morlacchi di Bergamo , Romano <li Co-
non il trono slesso, e dice bene; e ciò in mo, Belle di Mantova, Muscettola di Cre-
quell'articolo ripetei con lui, riparlando ma ec, usarono negli slemmi la mitra in
di proposito del trono vescovile. Ed è mezzo alla Croce aitala e al pastorale. 11
tanto proprio il trono del vescovo^, che i vescovo d'Asti, come già principe della
greci chiamarono Trono
Vescovato^ il medesima, vi aggiunge la spada, cosjquel-
come notai in quesl' articolo, e ProtO" lo di Maurienne e così quello di Savona
trono ili.** vescovo d'una provincia ec- e Noli. Ma l'arcivescovo di Genova Ta»
clesiu»tica^ ovvero quel i.° vescovo che diui,diveuuto cuidiuale, usò la sola Cru-
VE S VES 4i
ce doppia. Gli arcivescovi francesi, ancor- scovi, per privilegio apostolico, molle pre-
ché cardinali, ordiuariaraenle usano la rogative vescovili, oltre i cardinali, al-
Croce doppia sugli slemmi, il manto, la massime Nullius Dioecesisy ed
tri prelati,

corona, e 5 ordini di fiocchi neVIne lati, anchede'prelati inferiori. Giovanni XXII


non però la mitra e il pastorale. I vesco- nel I 3 6 concesse a'frati minori, per l'e-
1

vi francesi non sogliono porre la Croce sercizio delle Missioni pontificie^ V uso
sullo scudo, ma la corona, e sotto la mi* della giurisdizione quasi episcopale , in
Ira e il pastorale, dal cappello penden- que'luoghi ne'quali non si trovavano ve-
do 4 ordini di fiocchi. Mg.^ Casanelli ve- scovi cattolici; privilegio riconosciutodal-
scovo d'Aj-ìccio, ha per ornato allo scudo la congregazione de'riti a'5 aprile i 7o4>
due chiavi incrociate. Gli arcivescovi e come dimostra Lambertini, De Canoni'
vescovi dell'altre nazioni non tutti usano zalione Sanctoruni, lib. 2, cap. i, n. 4-
la Croce astala negli stemmi. Diversi ar- Già Adriano VI nel i522 avea concessa
civescovi pongono l'insegna del pallio so- agli ordird mendicanti, che nell'Ameri-
pra, dentro o intorno allo scudo. Gli ar- ca, di recente scoperta, ove non fossero
civescovi e vescovi decorati di gran cro- istituiti vescovati, o se vi erano in que*
ci, mettono la loro fascia intorno agli scu- luoghi in cui nello spazio di due diete
iVìj colla Croce equestre pendente. Alcu- non si potevano trovare i vescovi ne i

ni vescovi o arcivescovi di case principe- loro vicari, di poter esercitare la giuris-

sclie usano la corona e \\ manto. L'arci- dizione vescovile, eccettuate le cose per
vescovo di Friburgo alza la croce doppia, le quali richiedesi l'ordine del vescovo,
e sotto il pastorale, la mitra ed altra cro- per vantaggio e istruzione degl'idolalri.
ce semplice. 1 patriarchi e arcivescovi ar- Inoltre i Papi accordarono divertii orna-
meni hanno lo stemma sovrastalo dalla menti e vesti vescovili, a'cardinali preti

mitra, la quale a destra ha la Croce dop- e diaconi^ agli abbati e altri prelati, che
pia arcivescovile e il bastone dottorale di usano pontificali, a'canonici, fin anco a'
i

vertubied co'due serpi (di cui e suo signi- Sovrani: anzi accordarono ancora parie
ficalo, nel voi. LI, p. 33i mentre tale , de'propri ornamenti, come dissi nel de-
bastone è il Bacolo pastorale (ìt'^/GSco\i scriverli, con uso temporaneo o slabde.

gì ecij come dissi nel voi. XXXI I, p. i48), Nel voi. LXXX^l, p.i i 2, riportai un tra-
ed a sini>tra è il bacolo pastorale vesco- sunto del celebre decreto de's. rili, con-
vile, e l'insegna della propria diocesi, col fermato nel 1659 da Alessandro VII, sul-

quale si fa precedere alle funzioni (ed in l'uso de' Pontificali ne' prelati inferiori.
Roma non usandosi, mg.*^ Hurmuz arci- Analoga e interessante è la bolla //z Tliro'
vescovo di Sirace, invece di tal segno, usa no justitiae^ del 7 52 di Benedetto XI V,
i

altro bastone pastorale nello stemma). ch'è la Lv del suo Bullariuni^ t. 3: Su^^
Quest'ultima insegna è un bastone ter- per modo utendi indulto ponti/le a liuni
minante con pomo tornito a guisa di Capitalo et Canonicis Ecclesiae archie'
mazza e sovrastato da un globo, sul qua- piscopalis Urbinaien. Indi nel lySS Be-
le è la Croce. Circonda lo scudo il pal- nedetto XIV nella cosi, xi del suo Bui-
lio. iVella pastorale di rog."^ Nurigian ar- larium, 4> .Ad Aadientiani Noalram,
t.

civescovo primaziale degli armeni di Co- dichiarò nel § 8. » Conferendosi la ToH'


stanlmopoli, deli83o, lo stemma è com- sura e Ordini minori, si esercitano i
gli

preso nel manto, ed il pallio nel centro Pontificali;come anche la Consagrazione


dello scudo in forma di Y. Dalla mia dtì f^asi sagri, delle Chiese, dede Fer-

collezione delle Pastorali, ove sono gli gini, del Crisma j e l'amminislrazionedel
slemmi, ricavai l'esposte nozioni. Eser- sagramento della Cresima, la Benedizio-
cilaronu ed esercitano, benché uou ve- ne delle Fesii sagre e da Corporali j col-
42 \ Es VES
la sola differenza, che la collazione degli or- vangelo suole recitare un* Omelia. La
dini, e gli Hlliùalli sopraddeltijcliecoiife- Lavanda delle mani ha Juogo al modo
iendo>i dal vescovo fuori della sua dioce- riferito in quell'articolo. E bene vedere
si gli ordini senza la licenza dell' ordina- il Sarnelli,
t. 7, leti. 5: Se il vescovo,
rio del luogo, incorre, come si è detto, cliccelebra pontificalmente è tenuto re-
ì'psojure la pena della so^pcusionCy che citare privatamente i Salmi di Terza,
non incorre esercituiido gli alti sopiad- ciie tralascia, E se sia lecito dire il Mat-
delti, non essendovi legge che 1' impon- tutino e le Laudi la sera pel dì seguen-
gajancorchè, così facenilo, commetta pec- te. Non si deve intralasciare per conto al-

calo". l*io VII colla bolla Dtcet Ronta- cuno dal nuovo vescovo o nel giorno del
ìios Ponti fìccs, òe ^ìiì^Wo iSi3, Bull, possesso o dij)oi di celebrare la i." messa
lìom. coni. 1. 1
5, p. 6 1 8: Coiiflrmatio de- pontificaIenellacatledrale,uellaqual fun-
crtU S. C. R. super declarationc prhì' zione il Papa è solito concedere l'indul-
legiorum circa usurn Insignium Ponlifi- genza plenaria a tulli quelli che vi assi-

calium, quibus ex Sedis Apostolicae in- steranno. Anticamente nella messa i


.^

dallo noiinidlae dignitates gaudcnl. Co- de' vescovi si faceva loro un'oblazione.
sì rimosse molli aUisi e arbitrii insorti, Leggo nelle Osservazioni sopra un Si-
ordinando la piena osservanza del decre- g/7/o,delcan. Azoni Avog.u•o,pressoilGa•
talo da Alessandro Vii e da Beiiedelto iogerà, Raccolta d' Opuscoli, t. 4B, p.
XIV. — Altre prerogative godono i ve- p. 187. In un'imposizione generale dal
scovi nel celebrare la /Messa privala e clero di Treviso fatta in vantaggio del
ponlilìcale: in questa si vestono al Irono, suo vescovo nel i4<8, dalla quale appa-
in quella nel mezzo dell'aliare. In ambo risce di non aver voluto il vescovo accet-
hanno Palmatoria o Bugìa,
l'osO della tare oblazione alcuna nella suai.' messa
del libro distinto del Canone della Mes- da lui pontificalmente celebrata; poiché
sa^W dire invece del saluto al popolo, Do- vigeva tal costucne nella chiesa di Tre-
minus vohiscuniyV 'à\\.io riservalissimo e viso e ne fa fede il suo statuto, trai, xf,

antico loro saluto Pax P^obis, il compar- De ohlatione Presbyt. rubr. i; ma ripu-
tire la triplice Benedizione nel fine. Ne' lavasi abuso innanzi ancora che venisse
ponliQcali swW Altare in cui celebra vi dal concilio di Trento espressamente ri-
<leve essere il vii Candclliere [\\e\ quale provalo , nella sess. 22 col decreto De
articolo citandosi una lelteradel Sarnelli observandis in celebr. Missar. Per altra
da lui prodotta nel t. 4> erroneamente è era sì inveterato e generalmente introdot-
impresso vi), ed usa ì\ FiddistoriOyVe' to colai disordine, che i maggiori prelati,
stendo tulli gli abiti pontificali. Decretò nonché vergoguarsene,con maggior pom-
la s. congregazione de'rili, che quando il pa ne usavano sotto apparenza d'onore,
\escovo uflizia, il i.° canonico dignitario invitandosi da'melropolilani alla loroi.'*
e due altri dignitari, ovvero due sempli- messa i vescovi e i capitoli della provin-
ci canonici, devono assistere il vescovo, cia. Uu registro del 1 266 ci ha conserva-
oltre il diacono e il suddiacono che canta- to i nomi de'prelali, che invitati assistet-
no V Evangelo e V Epistola. Si crede aver tero alla I
."messa di Mar(|uardo patriar-
s. Clemente 1 Papa del 98 ordinalo che ca d'Aquileia, e la nota de' regali che cia-

i vescovi non potessero celebrare senza scuno gli offrì. Episcopus Tridentinus

l'assistenza del diacono. E si vuole che dedit ... Capitidum ... pede planani coo'
s. Zeferiuo Papa del 2o3 abbia decreta- pertani. Episcopus Padoanus unum ce-
to, che celebrando il vescovo tutti i sacer- reuni cooperium^ et unani cuppam sine
doti di lui vi assistessero. Il Manipolo lo (sic): p\viv\bQS ommìss'ìs. Episcopus Tri-
preude dopo la Confessione. Dopo I' E- vesinus unaiu cuppam cum pedc. Capi-
VES YES 43
tuhim dita<} tacias. iVon si vede die altri narìe nella cattedrale (oltre la festa del*
capitoli presentassero il patriarca, se non la Purificazione e la benedizione e di-
quelli di Trento e di Treviso. Narrai ne* stribuzione delle candele): la benedizio-
vol.LXl,p.2i7,LXVlll,p.i8,LXXlV, ne e distribuzione delle Ceneri e delle
p.65 e altrove, che pontificando le mes- Palme j la consagrazione dtW Olio san-
se i vescovi sovrani, solevano tenere o sul- to nel giovedì santo; nello stesso giorno
l'altare, o sulle mense laterali, o indos^o la Lavanda de' piedi a' poveri e il trat-
alcuna insegna del domìnio sovrano, co- tarli di Pranzo e servirli (come prescris*
me l'elmo, il cimiero, la spada e altre ar- se Onorio III del 1216); Tinteivento a-
mi, la manopola, la miccia accesa. Altri gli Ufjìzi delle tenebre e altre funzioni
vestivano di ferro e armati , con istivali Settimana Santa; il celebrare so-
(.Iella

e speroni. Altri facevano esplodere una leunemente nel giorno della Pasqua di
pistola all'elevazione. Fra gli altri così Risurrezione jLUWd Pentecoste^edeì Na-
costumarono i vescovi di Cahors^ Tera- talej nel giorno del s. Titolare e Protei'
vio, e Sarsi'ia (notai nel voi. LXXXV, tore della cattedrale ediocesi, ed in quel-
p. 3oo, che questo vescovato già unito l'altre festività solennizzate da'suoi prede-
a Bertinoio, nel i853 fu disgiunto, e cessori; il portare il ss. Sagramenlo nel-
poi all'odierno vescovo di Bertinoro da- la Processione del Corpus Domini^ pa-
to in aomìinistrazione a beneplacito del- rimente nella cattedrale; l'amministrare
la s. Sede). Forse alcuni vescovi, i cui a* suoi tempi la Cresima, ed altre di cui
predecessori esercitarono il principato in seguilo farò ricordo. Nota il De Lu-
temporale, tuttora per memoria nel pon- ca, che talvolta per le mentovate e altre
tificare faranno le delle dimostrazioni; funzioni^ insorgono controversie di pre-
ctrto è, come già dissi, che molti hanno cedenza e di traltameulo, [)ÌLi facilmente
conservato i titoli signorili e l'insegne ne- tra'cleri secolare e regolare, tra il vicario
gli Siernmiy e lo rilevai pure nel voi. LI, generale e la r.' dignità o il più degno
j). 280 (ove il tipografo errò la citazione canonico del capitolo cattedrale nell'assi-

«lei voi. XVUI, p. 224:deve leggersi ^54) stenza del vescovo , ed in ciò la regola
e 298, oltre la mitra e il pastorale, po- favorisce il vicario generale sopra le di-
nendovi la Spada anche y il cimiero. I gnità e canonici non parati, ma non già
saggi e i dotti disapprovano che negli soprai parati cogli abiti sacerdotali o dia-
stemmi e sigilli, anche ne' ritraiti^ de' conali quando la consuetudine imme-
,

vescovi e cai tlinali, si aggiungano Croci morabile ben giustificata non persuada
di decorazioni laicali, peggio se di piin- il contrario. Come ancora tra V Arcidia-

cipielero(lossi:ciò lamentai ne'vol.X VII I, cono o V Arciprete della cattedrale, col


p. 265, LXVI, p. 78. Dice il De Luca, presupposto, secondo l'uso più frequente
dovere il vescovo non solamente celebra- in Italia, che l'arcidiacono sia lai.*' digni-

re la I.* messa pontificale nella sua cat- tà e l'arciprete la 2.', cadono questioni
tedrale al più presto possibile dopo il suo solla prerogativa di fare le memorate
possesso e consagrazione, ma deve conti- funzioni , non precisamente pontificali,
nuare a farlo in tutti giorni prescritti i nell'assenza o impotenza del vescovo, o
dal ceremoniale e dalla consuetudine, ol- che non voglia celebrarle sebbene vi as-
tre le altre solite funzioni, con divozio- sista; ed in ciò la regola favorisce l'arci-
ne e maestà, tranne per grave e notorio diacono , se sacerdote e se non osti la
impedimento; altrimenti darà scandalo, consuetudine immemorabile in contra-
con diminuzione di aifello eslima verso rio. Le medesime funzioni sogliono dare
la sua persona, de'diocesani e altri. Ag- occasione ad alcun' altre pretensioni, le
giunge essere le funzioni pontificali ordi- qiicdialle volle producono deplorabili

44 VES VES
tia vagli e forse i maggiori pel vescovo nel gli obblighi della celebrazione delle mes-
governo dì sua chiesa, cioè sulle premi» se, particolarmente nella visita della dio-
iienze e irallamenli de'princìpi, designo* cesi; ma poi la s. Sede ciò riservò alle
li e de' magistrati secolari in chiesa. Le Congregazioni del Concilio e òeWas. Vi-
processioni qualche volta danno motiva sita, mentre al la Congregazione della R.

a controversie di precedenza Ira 'capitoli Fabbrica di s. Pietro spetta il vegliare


o cleri, tra'slessi regolari, tra 'sodalizi (de* l'adempimento de'pii legati, e quieta la
quali abbiamo il raro libro di J. 0. Bas- coscienza coll'assoluzione e composizione,
si, De Sodalitiis^ Romaei625), ed anco supplendovi de thcsauro Ecclesiae a f^a-
circa l'obbligo d'intervenirvi. J>eli.° ge- vore di chi devono celebrarsi suffragi. Le i

nere delle controversie di precedenza, il cappelle degli episcopii della città resi-
vescovo ha una grande autorità datagli denziale e della diocesi sono considerate
dal concilio di Trento e dalle costituzio- chiese pubbliche, e perciò chi vi ascolla
ni apostoliche, di terminarle con pruden- la messa del vescovo soddisfa il precel»
za soinmarianieule senza processo, e sen- to: fuori della diocesi i soli famigliari. Su
za che dalle sue determinazioni si dia di che occorre una breve digressione.
l'appellazione sospensiva; e ciò per la ra- I vescovi hanno il diritto di celebrare o far

gione che quelle funzioni non ammetto- celebrare da altri in loro presenza sopra
no dilazioni, mentre le stesse provvisio- un'Altare portatile (in quest'articolo, os-
ni apostoliche e le dichiarazioni delle s. sia nel voi. I, p. 282, col. 2, linea 3, per

congregazioni cardinalizie oihono il mo- omraissione tipografica al ///manca in-


do per terminarle; cioè si deve attende- nanzi XJy ubique locoruni extra Eccle-
re, tra'chierici secolari l'epoca della fon- siani, e meglio ancora nella cappella del
dazione della chiesa o del collegio , cui proprio palazzo vescovile. Ponno celebra-
appartengono, e lo stesso Ira'sodalizi de- re altresì , o far celebrare in un tempo
vesi attendere 1' antichità maggiore. E d'Interdetto. Quanto al riferito nel i.° ar-
Ira'regolari non la maggior prerogativa ticolo, poiché rammento di rimettermi
dell'ordine, ma l'antichità della fondazio* agli articoli che senza citarli vado indi-

ne della casa religiosa, ancorché d'un me- cando in corsivo, per le nozioni relative,
desimo istituto; e l'incedere di essi dev'es- trovo bene di aggiungere. Nel libro Del-
sere sotto una medesima Croce o sten- la santa Messa, ristampato nel pontifi-
dardo, cioè del pili antico, e cosi rappre- cato del suo autore Benedetto XI V, nella
sentano un solo corpo formale diviso ia sez. 2, cap. I, si dice parlando degli Ora-
più materiali. Fin qui il De Luca. Avver- /om dou»estici o privali, quanto pure in
te il Sarnelli, nel suo Lume a principìan- quest'ultimo articolo ho riferito. Che il

tii p.175, che nell'altare, nel quale ha concilio di Trento tolse a'vescovi e ad al-
celebralo il vescovo non è .lecito cele- , tri ordinari la facoltà di poter concedere
brare nello stesso giorno ad un altro sa- l'erezione degli oratorii privali nelle ca-
cerdote. E nel t. 8, lett.i6, Ivattà: Del- se per la celebrazione delle messe, restan-
la Messa votiva prò re gravi, quando si do però illeso il privilegio de'vescovi di
possa celebrare e se il vescovo possa
y
poter avere nelle loro abitazioni l' orato-
celebrarla senza solennità. Dice potersi rio privato, e di potere in esso celebra-
celebrare nelle feste di rito doppio, fra re e far celebrar la messa, cioè l'uso del-
Tollave privilegiate, e nelle domeoichgj l'aliare portatile o /Vc/m consagrata. Per
eccetto di Pasqua e simili. E che il ve- le successive provvidenze pontificie, i cui
scovo nel celebrarla deve osservare le so- motivi sono espressi nella della opera, e
lile solennità dell'altre messe pontificali. riprodotte al proprio articolo, restò per-
Aulicamente i vescovi potevano ridurre messo a'vescovi l'uso nelle loro abitazio-
VES VES 45
o temporanee o d'alloggio, con
ni slabili, necessarie nell' atto della méssa, ma an-
certe limitazioni cioè trovandosi il ve-
, che di servizio di detti suoi parenti seco
scovo ospite di qualche o facendo
laico, abitanti? 4* Se possa celebrare, e far ce-
ia visita^diocesana o viaggiando, ostando lebrare ne* giorni soliti eccettuarsi nel-
in casa d' altri fuori della diocesi con li- l'apostolico indulto? 5. Se nel caso che i
cenza della s. Sede. Dipoi Benedetto XIV suoi parenti, quali già godono dell' ora-
coll'enciclica all'Episcopato, Magno cum torio privato, avessero fatta celebrare la
animi Nostri dolore, de'2 giugno ySi, i messa, possa il vescovo far celebrare un'
ch'è la XLviii consl. del t. 3 del suo Bul- altra messa, oltre la sua? Sac. eadem Ril.
lariiim: De lollendis ahusibus ab Ora- Congregalioj andito prius altero excae-
toriisprivaliSyqiiaesunt in domihus lai- remoniarum aposlolicarum magislris,qui
corunij dichiarò Episcopi Qratorium
: suam scripto sententiam pandidit, typis-
privatimi in propriis Episcopalihiis Ae- que evulgavit, referente E.mo et R.mo
dibushabere possuntf non solumproMis- D. cardinali Matlheio, loco E.mi et R.rai
sarum celebratione, sed eliani prò alia DD. Cardinalis J. M. de Somalia prae-
quacumque functione y eoruni officii et fecti,et ponentis absentis, respondendum
dignilatis propria. Altari portatili liti censuit. Ad i. Affirmative. Veruni con-
non possunty tani in propria ,
qiiam in sulendimi SS.mo prò extensione privi"
aliena dioecesi, Quod tamen ipsi indi- legii, vide lice ty quod Episcopi in casibus
slincte non licet, nisi in domibus^ in qui- a jure p ermissi hospitantes domi vel pa-
bus vere niorain traxerint^ seu hospila- rentem, vel extraneorum ,
qui gaudent
tifuerinty occasione viòitatione, itineris. Ora torii domestici, possinlj et va-
in du Ito
Super quibus vide decretum Clc mentis leant in eodem celebrarCy vel celebrare
Xif ejusque interpretatione^ certis tamen facereJoco,et vice Arce porlatilis^ qiiani
legibus circwnscriptum. Di più ecco un tantum extra propriam Dioecesìni in-
recente decreto che ricavo da' Decre- dulget Bonifacius VIII^ cap, Quoniani
ta authentica congrega tionis s. Rituiim^ Episcopi, De privilegiis in Sexto , ser-
l. 6, par. i,p. 68. « Dubia: De Episco- vata in reliqids forma decreti s. m. Cle^
pis Tititlaribus. Quum non una, eadera* mentis AJ, j'uxta tamen posteriorcs de-
que sii Auclorum omnino sentenlia, de clarationes s.m. Innocenti! XIIIj et con*
privilegii'>,quibusEpiscopi, litulares prae- Romani sub Benedicto XIII, cap.
cilii

serlim, gaudent, relalae ad Missae cele- Ad 2. Negative j veruni consu-


i5, n. 3.
bratione,dum in propria, yel aliena Dioe- lendum SS.mo prò ex tensione privik gii
cesi peragrautur; ad quascumque elimi- quoad unicam missam, quam, propria
nanda dubitationes, sequenlia dubia in celebrato Episcopi solent audire.
, Ad 3.
ordinario conventu sac. Kit. dici 22 au- Affirmative quoad familiare s dumta-
gusti labentis E.mis et R.nais PP. enu- xat eidem Episcopo adii ntcessarios:
cleanda proposila sunt, nimirum. i. Se Negative quoad reliquos. Ad 4* ^ffif''
un vescovo titolare possa, senza uno spe* vtative. Ad
5. Jam provisum in primo et
ciale rescritto, erigere 1* altare ovunque seciindo.Die 22 augusti 1818. Facta au*
egli voglia, ancorché nella casa di sua a- lem relatione de praemissis SS.mo D. N.
bitazioue esista già una cappella per uso Pio VII Pont. Max. Sanctitas Sua sac.
de'suoi parenti? 2. Se possa oltre la sua Congregalionis esponsa adprobavit, con-
i

Dtessa far celebrare altre messe? 3. Se fimi avi t, et extensionem privilegiiy ut in


delta messa, o messe vagliano in adem- responsione adprimum, etsecundum ex
pimento del precetto, anche a' suoi pa- proposìtis dubiis indulsìt,contrariis non
renti seco abitanti, ed non
alle persone, obstantibiis. Die 25 ejusdem mensis et
solo addette al suo servizio, ancorché non anni". 11 benemerito collelloi e de'decreti
45 VE S V R S
della s. congregazione tie'i ili e assessore lo riguarda il modo di quest'intervento
della medesima nig/ Luigi GaideMiiii^ o assistenza, cappa, sia in para-
sia in
riporta colla risposta a'ri feriti cli»bl)i pre- menti sagri, e i\e\V Ubbidienza che ren-
gevoli schiarimenti. Non si deve confon- dono al Papa sedente io trono, ed pa- i

dere la cappella dell'Episcopio, oh' è ri- triarchi , arcivescovi e vescovi in piviale


putata pubblica, e il privilegio del vesco* del colore corrente e mitra di tela bian-
\o a jave conce Sf^o: ne ulta di'es si ne Sa- ca. Però la precedenza del sedere e del-
crifìcio transeaty quia siciiti induliuin l'incedere si regola così. Dopo i patriar-
personale est^ et non locale. \ f^ escovi chi ,
gli assistenti al soglio {)recedono a
assistenti al ^soglio pontificio godono seconda dell'ammissione nel collegio,con
privilegi più eslesi.Quanto alla cappella questo che l'arcivescovo precede il vesco-
dell* episcopio trovo nella medesima col- vo benché ascritto dopo di lui. ! non as-
lezione due seguenti decreti, pubblica-
i sistentiprecedono gli arcivescovi a'vesco-
li nel t. 2, p, i54 ei55. Dccreluni gene- vi, e tra loro secondo l'epoca della con-

rale. Et an in Cappella Fulatii Episco- sagrazione. —


Vi sono altre fuiizioni che
pahsabsenteEpiscopoMissa celebrari pos- i vescovi non ponno non nelle lo-
fare se
sii, et praesertim a Vicario generali? Et ro diocesi, ed altre che ponno fare essen-
S. C. praebabila matura discus^ione de- do fuori delle loro diocesi. Le une e le al-
ci evit: Decreta edita favore Cathedra- tre sono regolate dal Cerenioniale de' ve-
liiim,et Collcgiatarwn extendi ad casus scovi, dalla Liturgia, ó-àRiti, dalle Ru-
propositos tttni quoad praecedentiam^ briche per VUf/ìziatnra divina. Le fun-
timi quoad Crucein, Atquc in Cappella zioni che non ponno fare se non nelle lo-
Palaia Episcopo liSy eoetiani ah sente vel ^ ro diocesi sono tutte quelle che dipendo-
vacante Sede, posse Missani celehran\ no dalla podestà deW Ordine, come VOr-
polissimuni vero per Ficariuni, nec non dinazione. vescovo conferisce tutti i
Il

diehus festis inibì sacrwn audientes ini- Sagramentif e _la sola sua ordinazione
plerepraeceptuni Ecclesiae: sicque in ca • chiamasi consagrazìone. Ne'primi ten»pi
sihus panie ularih US in posteruni respon- della Chiesa i soli vescovi amministrava-
deri mandavìt. Die i j'ul. 1 66 1 . Bitun' no il Battesimo, ed é perciò che nelle cit-

lina. Proposito dubio in S. R. C: an ia tà vescovili eravi un solo Battisterio o


Cappella Palatii Episcopalis, abseule E- Eonte sagro presso la cattedrale. Tanto
piscopo, Missa celebrari possit, et prae- era il rigore, che per mancanza del vesco-
sertim a Vicario generali? S. eadem C, vo , talvolta raorivasi senza battesimo,
praebabila matura discussione, decrevil: anco per non battezzarsi che perla Pa-
In Cappella Palatii Episcopalis eo ^ e- squa e poi anche per la Pentecoste, pei*
tiam absente, vel vacante Sede, posse le quali solennità talvolta amministrava-

Mìssam celebrari poti ssitn uni vero per no il battesimo solenne ne' due Sabati
Vicarium: nec non diehus festis inibì sa- santi, giacché commisero al clero catte-
cruni audientes implere praeceptuni Ec- drale e ad altri il battezzare ,
moltipli-
clesiae. Die ijul.i66ì. Tutti i patriar- candosi da loro i battisteri. Quindi chi
chi ,
gli arcivescovi ed i vescovi hanno battezzi, battezza pel vescovo , e tutti i

luogo nella Cappellapontificìa, per qua- sagramenli e cose ecclesiastiche si am-


lun(pie funzione sagra che celebra o assi- ministrano e si fanno da'parrochi e altri
ste il Papa; ed Vescovi assistenti al so-
i preti pel vescovo, che una volta faceva
glio pontifìcio vi hanno posto piùdislin- da sé, perciò i vescovi furono detti Pa'
lo, vi esercitano alcuni uftìzi, e vi cantano tres Regeneratorurn. Amministravano e
la njessa nell' Avvento e nella Quaresi- amministrano la Penitenza: andavano
ma, lu tali due articoli ho riferito '[uau- all'arinala per predicare, benedire e n*
V ES yE s 47
concìliarei \)uhh\\c\ penile ni i, benché an- le arlicolo dissi delle sue 4 specie , e ne
co nell'anlichilà vi fossero i Confessori riparlai <dtrove, come nel voi. LXIV, p.
della milizia, i quali in seguito ebbero il 3i6), per la quale ci die' il Snrnelli nel
nome di cappellani, e quello di cappel- t. 9» la leit. 74: Dell' acqua benedetta,
lano maggiore, un vescovo© arcivescovo, che si fa dal solo vescovo, e colla quale
Episcopus Exercitus come ^ al presente si consagrano le Chiese e gli Altari, Mi-
nella Truppa pontificia e in quella di rabili sono gli effetti dell'acqua benedet-
mentre nella Spagna il cap-
altri stali; ta che si fa col sale da ogni sacerdote;
pellano maggiore della regia cappella è particolari i misteri dell'acqua Episcopa-
vicario generale del regio esercito ed E- le benedetta che si fa dal solo vescovo,
lemosinitre (nel quale articolo parlo de* con mescolarvi sale, vino e cenere per det-
grandi elemosinieri de'sovrani, ordinaria- te consagrazioni ; e quella che si fa dal
mente vescovi e talvolta confessori de* solo Papa,coirinfusione di balsamo e cri-
principi), col grado di patiiarca titolare sma per consagrare gli Agnus Dei di
f\e\V Indie, oceidentali, e alle volte altre- cera (de'(|uali anche nel voi. LXXI, p.
sì fregiato della dignità cardinalizia. Non 67 a 71 inclusive, ed è raro il trattato del
solo i vescovi confessano, ma nonno sce- liernardo, Origineed antichità degli A-
gliersi ii Confessore che più loro piace, gnus Deidi cera, Roma 586. Il Sarnelli 1

purché se il confessore è di un'altra dio- scrisse: nel t. 5, leti. 56: Del sabato in

cesi, sia approvato dal proprio vescovo. A Ibis, della domenica in A Ibis, e del'
Il Sarnelli, i. 4, lett. 49- Come il vesco- l'origine degli Agnus Dei; nel t. 9, lett,
vo possa eleggere il confessore a suo 7^: DdC acqua benedetta che , si fa dal
piacimenlo, per privilegio di Papa Gre- solo Sommo Pontefice per consagrare gli
gorio IX, olire ad altri superiori e a'uii- Agnus Dei). Il Redentore per la gran ca-
iiori prelati esenti, supponendo che pri- rità colla quale ama la sua Chiesa , le

ma il vescovo si dovesse confessare dal- ha concesso, che siccome esso ha istitui-

l'arcivescovo, questo al patriarca, ed il to i Sagranientiy così la Chiesa possa isti-

patriarca al Papa, ovvero ottenerne da tuire i SagramentaliyCo'q^ìaW i fedeli so-


essi la licenza di confessarsi ad altri. E no giovali co'temporali e ^ipirituali bene-
ii Papa, ab perìculum ani mar uni tolse ^ fizi; e però la stessa Chiesa a imitazione
questa licenza, e àmt'. Praeter sui supe- del suo divino Sposo, ha destinato la co-
rioris licenlia. Il concilio di Trento non sa da benedirsi di diverse specie , come
annullò, ma dichiarò il privilegio di Gre- materia, cioè V Acqua, \e Candele, le Ce-
gorio IX, determinando inabile chi non neri, le Palme (gli Agnus Dei), i com-
è parroco, o chi non è dal suo ordinario mestibili (di cui ne'vol. LI, p. 260, LV,
approvato. Il vescovo in vigore del suo p. 40 e altrove), ed altre cose simili, e
privilegio, se fa viaggio, può portare ii come forma le Preghiere e Riti. Ora i i

suo suddito , e confessarsi a quello do- riti ordinati dalla s. Chiesa sono 3: VE^
vunque vada. E andando in aliena dio- sorcismo, il segno della s. Croce, V Acqua
cesi può co«:fessarsi al sacerdote approva- benedetta. Quella che si fa coH'acqua e
to da quell'ordinario, e può portarlo se- col sale è la comune; questa che si fa con
co , e confessarsi dovunque vada. Qual acqua, sale, vino e cenere è un'altra as-
poi debba essere il confessore del vesco- sai speciale. Se in quella si dinota il mi>
vo, che il testo chiama provldiun^ e la stero del Eerho incarnato; in questa si
Glosa quia sciai lìgare, et solvere, leg- aggiunge l'effetto della medesiaia, ch'è la
gasi V Istruzione de' Confessori del p. Me- purgazione da'peccati, come l'acqua lu-
dina, lib. 2, CI 6, § I. Spella al vescovo strale dell'aulico Testamento per la Lu'
di fare V Acqua santa episcopale (nel qua- slrazione che Dio insegnò a Mosè ed A-
48 V ES VES
ronne,cliesi faceva col le ceneri della Vac- d'idella Dedicazione , e 4o giorni nel*
ca Rufa immolata fiioi i degli steccati del* V Annìvemario t\t\\tA medesima. La bene-
la città per purgamento e santifìcatione dizione e la consagrazione della Chiesa o
de' lordi d'alcune immondezze legali. Tempio (articoli che ponno tenersi pre-
Spiega s. Tonimaso tal funzione, che fa- senti), con le convenienti particolarità le
cevasi in memoria del peccalo d'idolatria descrissi nel voi. XI, p. 2 38 e seg.; e del-
nell'adorazione del Vitello d'oro, immo- la benedizione e consagrazione solennis-
landosi la vacca a rimprovero della Si- sime della patriarcale basilica di Pao-
s.

nagogfi. Quanto alle cose componenti lo, eseguite da'Sommi Pontefici Grego*
l'acqua Episcopale, spiega il Sarnelli fi- rio XVI e Pio IX, nel 1840 e nel i854,
gurarsi: nell'acqua T Umanità, nel sale la ne'vol. XII, p. 225 , LXXlll, p. SSy e
Divinità , nel vino il Sangue del Salva- 368 e seg. L'acqua Episcopale è delta
tore, nella cenere la penitenza che pur- pure Gregoriana perchè prescritta da
,

ga i nostri peccati, in virtù della passio- s.Gregorio I Magno j e deve farsi dal
ne e morte del Redentore. E così pro- vescovo consagratore della chiesa e del-
pria la benedizione dell'acqua Episcopa- l'altare. Parlando iìeW Indulgenza, pre-
le, che una chiesa consagiata e pollnta, cisainenleoel voi. XXXIV, p. 276 e seg.,
dovendosi riconciliare, non si può dele- dissi i vescovi avere il potere di conceder-
garne ad altri la riconciliazione che non la per diritto divino a'Ioro diocesani; ma
sia vescovo, secondo il dichiaralo da Gre- avendone alcuni vescovi abusalo con ac-
gorio IX. Il Papa per altro può cora- cordarne delle superflue, nel concdio ge-
inetlere questa facoltà a'semplici sacer- nerale di Laterano IV nel 12 i5, i^ cao.
doti, la quale Innocenzo IV compartì a 62 restrinse le concessioni alla dedica-
più vescovi per delegarne preti, ma Cle- i zione della chiesa e per non più d'un an-
mente IV difllcilmente l'accordava. Il no, ossia chela ceremonia facciasi da uà

Durando spiegò misteri contenuti nel- i sol vescovo,ovvero da molli; e che l'in-
l'acqua Episcopale; cioè I' acqua signifi- dulgeuza non sia che di 4o giorni, tanto
care il battesimo, il sale la fede senza la per l'anniversario della dedicazione, co-
quale niuno può salvarsi benché battez- me per ogni altro motivo, sia per cause
zalo, il vino l'intelligenza spirituale del- pie, sia per T edificazione o riparazione
la legge divina, la cenere dinota l'umile delle chiese, e sostentamento degli spe-
penitenza rifugio de' peccatori dopo il dali e simili, per recita di orazioni; anco
battesimo. Ponno più vescovi convenire di 5o giorni, forse con pontificia facoltà,
a consagrare la Chiesa o Tempio ^ ma uno per divote preghiere io qualche santua-
solanìenle è il consagratore, cioè quello rio,come per quello di Galloro, presso
che unge le XII Croci nelle pareli asper- la Riccia diocesi d'Albano, il cui vesco-
se colla detta acqua. E se avvenisse che vo cardinal Ostini concesse l'indulgenza
il vescovo si rendesse impotente a com- di 5o giorni a chi recita l'orazione in 0-
piere la consagrazione, per improvvisa nore dell* immagine della B. Vergine ia
infermità, prima dell' ?7/2Z/o/2c delle Cro- esso venerata nella propria casa, e di
ci, si deve ripetere tutta la sagra funzio- 100 giorni a chi la recita dinanzi la ss.

ne da altro vescovo; ma venendo meno Immagine nel santuario o chiesa :


1' o-
dopo averle unte, basta che altro vesco- dierno vescovo cardinal Patrizi confer-
vo la continui e compia, come decretò la mò tali indulgenze, s'intende con ponti-
s. congregazione de'riti nel 16 14- Siano ficia autorizzazione, per accrescere ve-
poi quanti si vogliano i vescovi interve- nerazione alla medesima miracolosa ss.
nuti alla consagrazione, V Indulgenze che Immagine, e a dare maggiore stimo-
concedono non sono più d' un anao nel lo a' fedeli di lecilare la breve Orazio-
V E S V E S 49
ne. Spiegai la formola, // vescovo conce- più di f\0 giorni d'indulgenza. La risposta
de 4o giorni della vera indidgenza^ cioè fu negativa. Solo con pontificia facoltà ciò
quella che gli fu dal concilio stabilita. ponnofare.il Piazza nella Necrologia o
Bensì l'indulgenze vescovili non sono so- Discorso de" misteri de^ sagri r/7/,erudita-
spese ne' Giubilei degli Anni Santi; ed mente tratta nel e. 4*. DclV indulgenze per
il vescovo può concederle appena confer- modo di suffragio per i defunti. Spelta al
mato, senza che sia consagrato, perchè il solo vescovo la valida confezione dell' O-
potere deri va dalla giurisdizione, non dal* Ho santOt ^ nella cattedrale lo consagra
l'ordine. Non ponno concedere indulgen- nel giovedì santo , in 3 separati vasetti,
za i titolari e i coadiutori, appunto per- ed è di 3 specie. La i."" è l'olio pel Cri'
chè l'autorità non proviene dal caratte- sviai ch^ serve pe'sagra menti della Con-
re, ma dalla giurisdizione. Quanto anti- fermazione e òeW Ordine, per ungere e-
camente erasi parchi nel concederle, qui ziandio i battezzati, le chiese, gli altari, i

basti il seguente esempio. Narra il Do- vasi sagri, e pegli Agnus Dei. La 2." è
nesmondi, Dell' istoria ecclesiastica di Catecimieni, ohe si usa prima
l'olio de'

Mantova y 1. 1, p. 2o3, che in quella cit- disomministrar loro l'acqua battesimale.


tà si recò s. Leone IX nelio53 a vene- La 3." è l'olio pegl'infermi, per V Estre-
rare il ss. Sami^ue, )0Ì consacrò
e pò -,.^. la chie- ma Unzione^ e per l' Unzione delle Cam-
sa dis. Andrea, coll'assistenza di Eberar- pane, Il Sarnelli, t. io, lett. 69: Clie il

do patriarca d'Aquileia e di circa 5o ve- dare gli Olei Santi importa giurisdizio-
scovi, e le concesse molle indulgenze « se- ne. Si dispensano gratis, e diocesani non i

condo l'uso di que'tempi, assai grandi; ponno provvedersene da altri che dal pro-
cioè che chiunque avesse (essendo de* prio vescovo ; e se la sede è vacante, la
peccati suoi confessato, o contrito alme- cattedrale manderà al vicino vescovo per
no) visitato la detta chiesa nel giorno far benedire gli olii santi, ed essa li di-
della sua consagrazione, ovvero nella fe- spenserà poi alle parrocchie della sua
sta di s. Andrea; della temporal pena da diocesi. Anticamente il Papa, come capo
soddisfarsi per gli suoi peccali, d'ogni set- di tutta la Chiesa, prima dello scisma de*
te, o sei, o cinque anni, uno gliene fosse greci, era solito mandare il Crisma a Co-
rimesso; e d* ogni quattro, o tre, o due, stantinopoli in sede vacante. Se sono più
mezz'uno, e per ogni anno 4o giorni, e diocesi unite, in quali cattedrali i parro-
di tutti veniali la metà della pena. Ed
i chi devono provvedersene, lo dissi nel §
il patriarca suddetto concesse due anni IV di Vescovato. Appartengono al ve-
d' indulgenza a chi similmente ne' pre- scovo le sagre Ordinazioni e 1' imposi-
delti giorni avesse fatto V istesso: sicco- zione delle Mani, e si attribuisce a s. Ze-
me ogni vescovo quivi presente gli con- ferino Papa del 2o3 la prescrizione di
cedette un anno, di licenza del Pontefi- doversi fare in pubblico. Uno è il sagra-
ce". Nel supplemento del Giornale Ec- mento dell'Ordf//z^, distinto in VII gradi,
clesiastico di Roma del i ygo bene si ra- cioè per VOstiario, V Esorcista, il Let-
giona, dell'autorilà de'vescovi nel conce- tore ^ V Accolito, il Suddiacono f il Dia^
dere l'indidgenze; da chi abbiano ricevu- cono, il P^etej sopra tulli s'innalza emi-

to tale aulorità; a chiabbiano giurisdi- nente quello del Vescovo, ch'è la pienez-
zione di accordare indulgenze; uso che za del Sacerdozio, parimente al vescovo
devono flue delle medesime; limitazione appartenendone la consagrazione coll'iu*

imposta loro nel conceder le.Nel pontifica- tervento d'altri due vescovi. primi 4> 1

to del Papa che regna fu fatto alla s. con- iniziati colla Tonsura c/mr<7 /e qual at-

gregazione de'Riti il quesito: Se i vescovi, to preparatorio, diconsi ordini minorij


arcivescovi epaUiarchi ponno concedere gli altri 3 ordini maggiori^ e chi vi è
VCL. xcvi. 4
5o V E S VES
promosso è ohbllgHto atl osservare per- l'eccezioni, ma si conferiscono ne'giorni
fello e perpeluo Celibato. Olire il ri- festivi,mentre si stia celebrando la mes-
cordolo arlicolo Tonsura, si può vedere sa, anche privato, secondo il De Luca.

ilSarnelli, t.8, \e{ì.i5:Sela prima Ton- Scrisse il Surnelli nel t. 5, lell. 36: Se
sura clericale sia ordine. La congrega- agli ordini sagri dehhonsi promuovere
zione de' vescovi e regolari riprovò nel poveri a ricchi. Non polendosi stabilire
1620 la proposizione: Qitocl prima Tori' una regola uniforme , si lasciò al giudi-
Slira characterem non imprimerei. Per- zio de* vescovi dal Tridentino, i quali or-
chè il maggior seguito de'canonisli cre- dinassero a titolo di Patrimonio cecie"
de che sia un cerl'ordine, pel quale s'im- sìastico que' soli che stimassero di neces-
prima il carallere indelebile nell'anima. sità di utilità alle loro Chiese. Si può
Jl De Luco crede conciliare le discrepan- vedere il p. Chavóoì), Storia de' Sagra-
ti opinioni colla distinzione, che non sia mentiy t. 3, lib. i,cap. i4'. Ciie in ogni
un ordine speciale, il quale abbia la sua tempo i vescovi ebbero la podestà di da-
materia e forma , o una certa ammini- re gli ordini maggiori ad esclusione di
strazione ad esso annessa, com'è negli aU ogni altro. Regole che osservar doveva'
tri ordini, mentre in tal modo non sareb- no nell'esercizio di loro autorità, sicco-
bero VII ma Vili, e in questo modo vada me di non ordinare in aliene prò-
intesa l'opinione de'leologi che non sìa vincie, di non ordinare soli ec. Papa
ordioe^ma introduzione agli ordini, qua- i s. Anastasio I del 398 proibì che nel
li senza la Tonsura non si conferiscono, Viaggio (F.) i pellegrini ricevessero gli
ovvero un'ascrizione alla milizia ecclesia- ordini senza le lettere sottoscritte dal
che sia un ordine ecclesiasti-
stica; bensì proprio vescovo, colle quali il chierico
co in generale, e dall'imprimereil carat- faceva conoscere, ch'era uscito dalla dio-
tere, a somiglianza de'VIl ordini, ne na- cesi col permesso del suo prelato, e ser-
sce la facoltà di riassumere lo slato che- vivano di regola agli altri vescovi, per
ricale, anche dopo dismesso , onde di- esercitarvi la giurisdizione dell' ordina-
venti il tonsurato vero Chierico. W solo zione. Cosìebbe origme la Dimissoria,
vescovo consagralo è il ministro ordina- Abbiamo di Giuseppe Moreni, Tra-
rio del sagramento dell' ordine : ninno ctaius moralis titulos prò promovendis
può esser lecitamente ordinalo se non ad Ecclesiasticos ordines, Romaei699.
che dal suo proprio vescovo, o da un al- Il Papa come Vescovo della Chiesa U-
tro col di lui pernìesso o Dimissoria. Per niversale (nel quale arlicolo parlai del
privilegio pontificio conferiscono gli or- legame dell' ordinazione, massime àt\-
dini minori, oltreché a'propri sudditi re- V Ordinazione de^ Pontefici), coWovdììVA-
golari, a'suddili temporali, diversi abba- zione lega l'ordinalo alla Chiesa Uoma-
ti ìVm//«/5 e prelati minori, perchè il con- na, e senza sua licenza non può essere
ferir la tonsura e gli ordini minori non promosso ad altri ordini. La Conferma-
è propriamente funzione pontificale ri- zione o Cresima si conferisce dal vesco-
servala all'ordine vescovale, ma piutto- vo, come ministro ordinario del sagra-
sto funzione giurisdizionale, ed un effello mento, e per privilegio pontificio da'pre-
della giurisdizione più che dell' ordine, lati minori, e anco da' preti per urgenti
onde può farsi dagli abbati e altri prela- necessità in rimote regioni, come talvol-
ti che abbiano la giurisdizione ecclesia- ta si concede a* Missionari delle Mis"
stica ordinaria. L'ordinazione deve farsi sioni pontificie. Papa s. Urbano I del
nella propria diocesi, ne* sabati delle 226 ordinò che i battezzati la ricevesse-
Quattro Tempora, massime degli ordi- ro soltanto dalla mano del vescovo; il

ni maggiori,
mentre i minori godono del- che confermò s. Caio Papa del 283. Woa
VES VES 5t
sipuò amministrare dal vescovo non con- perchè nella solenne è il vescovo che be-
SHgrato, e d'ordinario si amministra prin- nedice, sebbene non celebri, come pure
cipalmente nella solennità di Pentecoste, il vescovo e non il celebrante benedice il

massime eziandio in tempo della s. visi- diacono^ Vincenso^ Vacqua^ ec. Si fa al-

ta, ed in ogni tempo si può amministrare trettanto colPapa mediante genuflessio-


a* moribondi. Pio Vili col breve Quum ne, e benedicendo il sacerdote da un lato
sìcntNobis^òe^S settembre 83o, Bull. 1 dove non è il Papa, egli poi comparte la
Roni, cont. t. i8, p. 145: Facidtas tri' benedizione,benchè non celebri. 11 vescovo
buia Ficario generali Episcopi Syracii- benedice all'ultima lezione del Mattutino
sani Cori/Irma tionis Sacramentum in- della notte di Natale, s'egli la legge; ma in-
fantìbiis loco Episcopi conferendi^ du- vece di àxMQjuhe Domnebenedicere^voU
rante s alleni epidemico morbo che af- ^ 10 all'altare dice: Jube Domine benedi'
fliggendo la città e diocesi mieteva le vi- cere. Ninno dà benedizione, che sa-
la

te di molti fanciulli. 11 vescovo ammini- rebbe: F^erba Evangelii doceat nos


s.

strava e può amministrare gli altri sagra- Christus Filius Deij ma invece tutto il
metiti; e l'estrema Unzione fu concesso coro risponde Amen. Ciò secondo tutti i
a'preli di conferirla, stante le molteplici canoni dell'antichità tutta, quali dico- i

occupazioni de'vescovi. I vescovi danno no: Episcopus benedicite non. benedicilur,


la Benedizione agli Abbati e all' Abba- 11 vescovo poi non dice Jube Donine^ ma

desse , e nel Ponlijicale e Rituale Ro- Jube Domine, perchè il Domnus si dice
manum vi sono tutte le benedizioni che agli uomini e Doniinus a Dio. Così il ce-

fanno i vescovi, inclusivamenle agli Al- lebrante dopo il Manda cor meum, dice
tarij Festi^ Fasi e Utensili sagri. Dis- Jube Domine, ma il diacono Jube Donine,
si già a suo luogo , che il vescovo eh* è Sì ponno vedere gli articoli de* discorsi
pure abbate commendatario, rappresen- vocaboli. Si veda il Sarnelli, t. 4, lett. 9:

ta in una due persone, intitolandosi ve- Del rito delle Benedizioni nelV uno e
scovo e abbate. Benedicono le sagre Fer- nell'altro Testamento. Nel Rituale Ro-
gini. Appena entrati nella loro diocesi manum, oltre tutte le benedizioni, vi è
benedicono il popolo: il valore delia be- il Melhodus indiciionis praemiUendae
nedizione del vescovo ed i suoi effetti Pontificiae Benedic tionis slatis diebus
non dipendono dalla santità della vita, super popnlum elargiendae. Ritusqueùi
ma dal carattere. Essendo atto di giurisdi- ea servandus a Regularibus , quibus a
zione non può darsi dal vescovo fuori la s. Sede hujasmodi facultas indulla est^

propria diocesi. Sul suono delle Campa- vel indulgebitur. Delle virtù ed eccellenza
ne nel passaggio de'vescovi pe'luoghi di del segno salutare della Croce, ragionai
loro giurisdizione, e saldare la Benedi- nell'articolo Crocesegno. Il Nardi dice
zione a'diocesani, dovendo questi genu- che il benedire solennemente il popolo
flellere, parlai anche descrivendo il con- fu sempre diritto riservato all'unico pa-
cilio di Ravenna del i3i4« E' così prò* store il vescovo, sia in chiesa, sia fuori; e
prio del vescovo il benedire, che presen- non usò mai terminarsi una sagra adu-
te lui era vietato al sacerdote dare la be- nanza prima che il vescovo presente aves-
nedizione, anche nella Me^^rt, secondo i se dato la benedizione. Ne' primi secoli,
decreti pontifìcii di s. Leone I e di s. Gela- terminala la funzione^ un diacono diceva
sio I. In seguito fu stabilito, che il sacer- al popolo: inclinate ad benedictionem; e

dote domandi la licenza al vescovo pre- il vescovo benediceva prima il clero, poi

sente con Inchinazione del capo nella il popolo, tanto finiti i mattutini, quan-
messa privata, e compartendola da una to finita la messa, quanto dopo i vespe-
parte (lo stesso presente un cardinale), ri^ esibendone letestimonianze. Io uà au<
S2 VES VES
lieo libro Ponlificale, da s. Cnrio Borro* M che il suo gregge sentisse il peso del-
meo in questa parte messo in nuovo vi- l'assenza del pastore , non dando loro il

gore, nel 4*** concilio di Milano del 1 5^G, Crisma, non celebrando le messe solen-
alla benedizione del vescovo il coro dice- ni, ne compartendogli Kpiscopalem Be-

va: Princcps Ecclesiae^ Paslor ovilis, tu nediclioneni. Spesso per dire una sede va-
nos ìienedìcere digneris. Il diacono ri- cante, si diceva: vacare pastorali Bene-
spondeva: Ilumìliate vos ad hcncdiclio' dictione,o ahsque Benediclione Episco-
ncm. Data questa, il clero a voce umile pali degety ovvero unico pastore vidua
cantava Dco gralias seniper aganius.
: Episcopali vacat benediclione. Tale era
Anciie al presente il vescovo benedice al- la giustissima idea che si aveva della san*
la fine d'ogni funzione. Nel 49^ l^apa s. ta benedizione vescovile. Aggiunge il Nar-
Simmaco, scrivendo V Epist. 6 ad Ana- di, debbesi genufleltere lìlla benedizione
stasio! imperatore, nel fargli vedere quan- vescovile, prescrivendolo il Cereìnoniale
to era più grande la dignità vescovile del- de' vescovi, per la ragione ch'è uno de*
l'imperiale, Ira le altre cose gli dice: T'u sagramentali (\t\\di Chiesa, che rimetle i

Jmperalor a Pontifice baptismum ac- peccati veniali, come vedesi nel capo Di»
cipis^ sacraiuenla sufnìs,orationeni pò- cium est, e in s. Tommaso; ed veniali i

sciSj Benediclionem spera s^ potnilentìani non si rimettono (salvo i sagran)enli, eia


rogas. Insegna la storia ecclesiastica, che detestazione de'peccali), se non con atto
quando un vescovo andava dall'impera- d'ossequio verso i sagramentali medesi-
tore o dall'imperatrice, e molto più da* mi. Gli ecclesiastici pure devono fare al-
gli altri, questi chiedevano la benedizio- trettanto, anche o quando la debbono ri-

ne pastorale in ginocchio, ed un esempio cevere prima di montare in Pulpito, o


l'ho riferito dell'altera imperatrice Eu- di cantare 1' Evangelo, o fare altra sa-
dossia o Eusebia, quasi in principio di gra funzione. I soli canonici ne sono ec-

questo §. E benedicevano i vescovi in cettuati^ come senatori della chiesa e


chiesa, fuori di chiesa, in città, in cam- del vescovo, soltanto dovendosi scopri-
pagna, in giro, al campo militare. Fu sem- re il capo e inchinare. Danno i vesco-
pie vietalo a'preti di benedire il popolo vi la trina benedizione anco col ss. Sa-
solenneujente, colla formola: Sii Noinen gramento. Da remota antichità e da
Domini lenediclu ni etc, propria de' ve- prima del 1209, canoiMci di Uaven-
i

scovi, e per privilegio degli abbati mi- ua danno la ti ina benedizione col ss. Sa-
trati ; molti sono i canoni prodotti dal gramento, eziandio presente l'arcivesco-
Nardi, ed era vietato anco a* Cortpiscopi, vo, o qualche cardinale; e danno pure la

Il vescovo ne' primi secoli dava la trina trina solenne benedizione in fine della
Lenedizioiie,comeoggidì,dicendola mes- messa in pontificale purché non vi sia
,

sa di s. Basilio, morto nel 879, che in fi* l'arcivescovo o un cardinale. Questi pri-
ne del divin sagrifizio il vescovo bene- vilegi sono riconosciuti dalla s. Sede, che
dice super populum^faciendo ircs Crii- li riguarda come quelli degli abbati. I

ces super eiim, primani in medio, secun- cardinali pure ne'Ioro Titoli Cardinali-
dam ad sinistram par lem, tertiam ad zi e Diaconie Cardinalizie, preti e dia-
dexteram^et convertii se iterwnad alta- coni, danno la trina benedizione. cardi- I

re. Ed il vescovo benediceva anche fuo- nali preti in fine della messa _, e col ss. Sa-
ri della messa, come vedesi in s. Grego- gramento, la danno in tutto il mondo;
rio Nisseno, halellodis. Basilio, ed ezian- come la danno i cardinali /^e^^// colla ma-
dio per le strade ed in privato. Il vesco- no, benché diaconi. Questi nelle loro dia-
vo di Laon, cacciato dalla sua sede, pre- conie, dice Nardi^ ponno usare piviale e

gò gli altri vescovi comproviuciaU a far mitra. Siuoal secolo XVI vedesi iuFran-
VES VES 53
che ujoiibondi chiedessero la
eia l'uso, i insieme per acquistare forza a sostenere
benedizione vescovile, la quale o il vesco- il martirio,accoa) pugnando digiuno eoa il

vo andava loro ad impartire, o vi manda- fervorose orazioni messa , e celebrando


va alcuno a suo nome. I parrochi dovea- anche la sera nelle loro case privatamen-
1)0 ammonire il malato di chiederla. lu te. Anticamente, secondo i termini della

qualche diocesi, anco d'Italia, tuttora si ragione comune canonica, il vescovo a-


conserva l'uso. Benedetto XIV, colla vea la podestà di stabilire alcune Feste
bolla Pia Mater,L\tì ^ aprile l'j/^'jycWè de'Santi di particolare divozione, Pro-
la XXXIV del t. 2 del suo Dullariuni: Ani- tettori de'Iuoghi, ordinandone al popolo
plialur Episcopis facidtas inipertieiidi l'osservanza di precetto; ma per gli abusi
Benedictioneni ciim Indulgenlia pLeiut- di non pochi, come in altre materie rife-
riajiddibiis in mortis articulo consdta- rite dal De Luca, fu ristretta la loro au-
tisj edam per alios^ tam in civilaùhus^ torità tolta per provvidi decreti aposto-
qtiam in dioecesibus, ab ipsis snbdelega- lici, massime d'Urbano Vili, che pe' re-
tos. 1 vescovi aveano la facoltà ad trien- clami degli stessi vescovi, moderò le feste,

nium^ se la domandavano al Papa;Bene- le quali per consuetudine si stimavano di


detto XIV la concesse in perpetuo, come precetto, restando al più di particolare di-
già dichiarai nel §111 dell'articolo Bene- vozione del popolo; altri Papi eseguendo
Dizioivi DEL Sommo Pontefice. Ivi inoltre ulteriori moddicazioni. Però tuttora spet-
§ precedente, che Clemente
dissi, nel XIII ta al vescovo il vegliare sull'osservanza
accordò ad ogni vescovo la facoltà di da- delle feste, e proibire quelle di divozione.
re la benedizione papale, con indulgenza Apprendo dal Ruinurl, Atti sinceri de
plenaria, per Pasqua e in altro giorno a Martiri^ che vescovi ne intimavano al

i

una a'prelali niillius,


loro arbitrio, ed popolo le solennità, secondo la disciplina
1 vescovi coronano le ss. Immagini, e vi- de'primi secoli, narrata da s. Basilio, ne'
gilano sulla loro decenza ; e coronano quali i vescovi a'tempi consueti avvisa-
ey Imperatori^ /Jeed iì\U'\Sovrani. Spet-
i vano il popolo proprio, delle feste occor-
ta alla giurisdizione del vescovo, per an- renti e de'giorni in cui cadevano, per so-
tichissimo costume, il pubblicare Digiu- lennizzarli con religiosi uffìzi e sagre ce-
ni\ oltre il vigilare l'osservanza de' con- remonie, onde rinnovarne le gloriose me-
sueti e dispensarne, cioè perla celebrazio- morie. Inoltre i vescovi furono sempre
ne (le Sinodi, o sovrastando alcuna gra- assai vigilanti nel custodire sincerissimi
ve afflizione, ovvero cosi richiedendo qual- gli atti àe Martiri. Si può vedere il Sar-
che bisogno, esempi risalendo a Ter-
gli nelli, t. 5, lett. 35: Se il vescovo possa
tulliano nel li secolo, che li testifica, in istituire giorni festivi di precelto?K\s>}^oì\-
uno a s. Ireneo, pe'rairacoli che ne deri- de affermative^ secondo il diritto comu-
varono. Appartiene a' vescovi, e non alla ne, poiché il concilio di Lione (pare in
podestà secolare, l'ordinare la pubblica quello del 583 relativamente alla negli-
Preghiera jG in difesa di tal diritto Bene- genza di molti vescovi, a cui fu proibito
detto XIV emanò analoga bolla. Quanto di celebrare fuori delle loro chiese le fe-
a'digiuni, dice il p. Mamachi, i primitivi ste di Natale e di Pasqua, eccettuati ì ca-
vescovi seguendo l'esempio degli Aposto- si d'infermila, o per comando del re) af-
digiunavano quando si accingevano a
li, ferma che il solo Papa può istituirei gioì*,
qualche grave impresa per utilità della ni festivi in onore di Dio e de'Santi nel-

Chiesa e della cristiana repubblica, facen- la Chiesa universale,e ciascun vescovo nel-
de j^m'QÌQ Stazioni jfirgn.'j singoiar men- la sua diocesi: lo slesso dichiarò Grego-
to nelle imminenti Persecuzioni^ qual va- rio IX; e poi il Tridentino, sess. 2 5, De
lido presidio onde placare il Signore, e Regni., cap. i 2, Dies etiamfesii, quos in
54 VES VES
Dioecesi sua servandos idem Episcopus dicare nella cattedrale, sempre ne spet-
praeceperit. Questa podestà però de' ve- ta la nomina al vescovo, non ostante qual-
scovi fu moderata da Urbano Vili e al- sivoglia contraria consuetudine imme-
tri Papi. Appartiene a'vescovi di ricono- morabile, secondo il De Lucaj per la ra-
scere le Rdujuìe i\eSanlif e se siano le- gione che il predicare nella cattedrale
gittime e autentiche non più avendo, propriamente é ufiizio del vescovo, onde
f]uella, come già dissi, circa il loro culto deve deputar altri in suo luogo se non
riservato al Papa. Avverte il Marangoni vuol farlo per sé stesso. Il INardi dislin-
a p. I i8 del poco co«nnue libro, L'avi- gue la predicazione in due specie, una
mirabile conversione di s. Dìsrna detto maggiore, cWè la Predica o Predicazio-
il Buon Ladrone^ì^otoa 74 ,come quel- i » ne propriamente detta; l'altra minore^ o
lo cheda 3oanni assisteva il celebre Boi- sia il Catechismo o Catechistica. La mag-

detti alla ri.ognizione delle ss. Reliquie, giore chiamasi anche tractare, ed é pro-
che gravi abusi ebbero luogo dalla faci- pria de'soli vescovi, ed anticamente non
lità d'autenticare si le trovate ne' sagri predicava che il vescovo, o talora da'pre-
Cimiteri di Roma, e sì de'Santi più in- ti o diaconi faceva recitare le proprie o-
signi della Chiesa, introdotta da molti meliedopo il Vangelo, come le altre pre-
anni da'prelati e loro ministri, con im- dicazioni. In Roma, fuori del Papa, an-
por loro arbitrariamente un nome, il che ticamente niun vescovo predicava. Papa
proibì la congregazione delle ss. Indul- s. Evaristo del 112 ordinò, che il vesco-
genze e Reliquie. Aggiunge, non basta- vo mentre predicasse fosse assistito da
re quindi, che nelle autentiche moderne sette diaconi adJnché loro emuli non
, i

de' vescovi si legga: Ex locis authenticis gl'imputassero alcun errore, come vuole
extractas; poiché sarebbe necessario co- il Ciacconio; ovvero perché imparassero

noscere la prima loro origine, e gli anti- lo stile della verità nel ministero della
chi monumenti di quelle chiese donde predicazione, come interpreta il Bianchi-
furono estratte, nel che dovrebbero i ve- ni. Il Rinaldi dice che fu prescritta l'as-
scovi usare attenta diligenza prima di sistenza de'sette diaconi, per maestà di tal
permetterne il pubblico culto. Occorrere funzione, imperocché la gerarchia eccle-
investigarne la primitiva derivazione, il siastica é stata fatta ad imitazione della
primo fonte, perchè consti delT identità celeste, ove furono veduti sette Spirili as-
d'un s. Corpo o pai te di esso, come nel- sistenti al trono di Dio; e s. Ignazio asso-
le chiese ove esistono siano con antico miglia i diaconi all'angeliche virtù, per-
e immemorabile culto da'fedeli venerati. chè servono a'vescovi nell'altare, e furo-
Quindi grande dev* esser ne' vescovi la no soliti di ministrare ad essi mentre pre-
cautela nel riconoscere e approvare le ss. dicavano. Il De Luca dà utilissimi docu-
Reliquie. Il vescovo è maestro del popo- menti sulla predicazione del vescovo, che
lo e ministro della predicazione, alla qua- nello stile dev'essere diverso da'predica-
le Gesù Cristo scelse gli Apostoli cui suc- tori di professione, cioè chiaro ealfettuo-
cessero, onde il solo vescovo avendone il so, grave e sostenuto; dica familiarmen-
diritto, può delegare a predicare; il prete te più cose che parole, sicché tutto sia
e diacono fanno \& Predica (nel quale ar- grano e non molto fruito e poche
paglia,
ticolo dico pure quanto riguarda il ve- foglie; insistendo precipuamente sui pec-
scovo, ed predicatori che deputa), solo
i cati a cui é inclinalo il popolo di sua dio-
per delegazione del vescovo, a cui spelta cesi, ed in quelle cose ed abusi che reca-
deputarlo e dal quale i predicatori de- no maggiori pregiudizi per le loro con-
vono ricevere la benedizione ancorché , seguenze. Per queste ragioni si slima di
ad altri ne spetti l'elezione. Ma per pre- mollo profitto la predica del vescovo in
VES VES ^S
occasione della visita, poiché sempre rie- parola dì Dio, essendo la principal fua-
sce di grande e salutare impressione a* zioae de' vescovi, il s. concilio ordina, che
popoli le ammonizioni udite dalla pro- gli stessi vescovi nelle lor chiese spieghe-
pria bocca del pastore. Parlando diretta- ranno la s. Scrittura, Q predicheranno la
mente, da padre e da superiore, maggio- parola di Dio, o se nesono legiltiraamea-
re é il risultato che se ne può ricavare. te impediti, avran cura, che quelli a'qua-
Se deputa altri, deve vegliare sulla dot- li ne haa commesso l'impiego, lo adem-
trina che predicano, e sospenderli se se- piano nelle loro cattedrali, come pure i

minano scandali. Benedetto XIV racco- curati nelle loro parrocchie, o perse stes-
mandò calorosamente a* vescovi l'istru- si, o io mancanza loro per altri, che sa-
zione de'popoli nella Dottrina cristiana^ ranno eletti da'vescovi, tanto nella città,
proponendo ad essi il metodo del cele- come in qualunque altro luogo della dio-
bre cardinal Bellarmino gesuita, e quel- cesi dove giudicheranno opportuno di
,

lo pure per insegnarla a'fanciullij laon- far predicare ... e questo almen tutte le
de il vescovo deve vigilare che sia inse- domeniche e feste solenni, e ne'tempi di
gnata, poiché anticamente l'insegnava e- digiuno e di Quaresima ogni giorno, o
gli slesso, quando dovea istruire nella fe- almen 3 volte la selticnana, se lo credo-
de i convertiti adulti; e non mancano re- no necessario ". Nella sess. 24 De Re- ,

centi esempi edificanti di vescovi che tal- form. e. 7. « I vescovi istruiranno da sé,
volta a ciò si dedicano. In diverse dioce- e faranno istruire da' Parrochi intorno
si e città vescovili fiorisce l'inseguamea- alla materia de'sagramenti, quelli che si
to della dottrina cristiana, come io Fe- presenteranno per riceverli. E parro- i

rona^ ed eccellenti regole e istruzioni sta- chi si applicheranno con zelo a questa
bih s. Carlo Borromeo arcivescovo di Mi- spiegazione, e nel mezzo della messa so-
lano, il quale può servire di modello del lenne e del servizio divino spiegheran-
buon vescovo Abbiamo del car-
in tutto. no nella lingua del paese, tutti i giorni
dinal Federico Borromeo De Concio-
, festivi o solenni , il lesto sagro del Ca-
nante Episcopo: De sacris Oratoribus, techismo del concilio (o Vangelo), e gli
Mediolani i63r. Del vescovo di Sarsina avvertimenti salutari che sono in esso
Gio. Battista Braschi, Idea del pulpito Mi- contenuti". Il concilio di Sens del i528
irato, ossia il F escovo che predica, Ro- determinò:" Il vescovo sospenderà i pre-
ma 17 25. Del vescovo di Bisceglia Pom- dicatori, che invece di predicare il Van-

peo Sarnelli, Lettere ecclesiastiche, t. 3, gelo,e d'ispirare amore per la vutù, pub-
lett. 45" ". La predicazione e propria del blicano delie favole che ponno eccitare al
vescovo e del curato; t. 4) lett. 53: Non che inducono popoli alla
riso, e quelli i

potersi il vescovo esimere al tutto dal disubbidienza". Dice l'autore del 3.° ar-
predicare j t. 3, lett. 3: Doversi far con- ticolo pubblicato nel Supplemento al
to degli avvisi de' vescovi ex officio, riu- Giornale ecclesiastico di Roma dell* an-
scendo alle volte profezie. Decretò il con- W01791. L'insegnamento del deposito di
cilio di Trento, sess. 5, De Reform. e. 2. tutta la religione fu affidato dall' Uomo
» Siccome la predicazione del Vangelo è Dio al collegio apostolico, ed a tutta la
necessaria nella Chiesa , e che questo é successionesinoalla fine de'secoli. «Quan-
il primo dovere de' vescovi, quindi è do vescovo insegna per proprio uffizio,
il

che il s. concilio obbliga tutti i vescovi a sia con viva voce, sia cou lettere pasto-
predicare in persona la parola di Dio, pur- rali, sia nel sinodo diocesano, sia rego-

ché quiilche legittima causa non gli di- lando la disciplina della propria diocesi;
spensi". K nella sess. 7.^, De Reform. e. rende testimonianza per la sua chiesa,
4. » L'esercizio della predicazione della che taleèrinseguamentodi Cristo, e che
56 VES VES
quella lai disciplina non contiene cose dificante ne fu il frutto. » Cos'i sempre
contrarie agrinsegnainenti di Cristo. E più avvera die la fede, la quale si e
si

siccome Ecclesia est in Epìscopo , non propagata con la predicazione , con la


nel teologo privalo, non nel dottore, non predicazione resta ravvivata, e si man-
nei cattedratico; quindi il solo vescovo iia tiene ne'popoli". 11 vescovoinfiigge e sen-
la testimonianza di uffìzio a nome delia tenzia la scomunica, V Interdetto, ed al-
sua cliiesa. Anzi il vescovo slesso non lia tre Censure e Pene ecclesiastiche, li car-
questa rappresentanza, se non come ve* dinal De Luca ne tratta al cap. 2.3: Del-
scovo, quando cioè attesta per ullìzio nel le censure ecclesiastiche, e come in esse
suo ministero, non quando scriva o ar- il debba contenere e regolare.
vescoi^o si
gomenti come dottore privato. E sicco- Le armi spirituali usate anche
qualifica
me anciie, uhi Petrus, ibi Ecclesia, la dagli ebrei nel Testamento vecchio e chia-
conformità colla dottrina di Pietro, nei mate ^//.z/f/«tìr, etra essi di maggior gra-
sistema cristiano è il carattere, la pietra vità , portando ancora seco l'ordinaria
lidia delia testimonianza delle ciiiese par- pena della vita. iNe'primi secoli della Ghie -
ticolari". Oltre le prediche, sogliono i ve- sa queste punizioni producevano potenti
scovi da appositi Mi ss io nari, di quando in elfelti, ed erano assai temute, e di gran

quando far dare nelle loro diocesi la lìlis- lunga più operative dell'armi tem[>orali
sione y per la santificazione dei popolo. de'principi, eziandio dagl'imperatori e al-
Essa è preceduta da una ceremonia, più tri sovrani; molto più se si fulminava la
o meno secondo il seguente esempio. Ri- censura maggiore della scomunica , la
porta il n. 4i del Diario di Roma del quale oltre il costituire l'anima nella di-
i833, die a' 5 maggio in P^eroli i
pp. sgrazia di Dio e nello stato delta danna-
missionari del preziosissimo Sangue die* zione, giuridicamente cagiona anche di
dero compimento alla s. Missione nella fallo gravissime pene temporali, cos\ per
gran piazza situata tra la cattedrale e la l'inabiiitazioneall'e^ercizio di tutte le ca-
s. Salome con folla immensa di
cliiesa di riche, e al godimento di tulli gli onori e
popolo; e le di vote funzioni di' ebbero prerogative; come ancora circa l'infamia,
luogo in tale occasione , la resero assai e il abborrimento del commercio
totale
commovente. Fu poi rimardievole il te- e della pratica degli scomunicali. Deplo-
nero incontro del popolo all'arrivo de' ra tempi moderni del poco timore del-
i

pp. missionari, per gli evviva giulivi de* la scomunica, si per la corruttela de'co-
ss. Nomi di Gesù e di Maria. 11 clero e stumi, sì per essersi rilassata e ralfreddata
le confraternite, tra il suono festevole del- l'antica pietà, e sì per le sottigliezze d'al-

le campane per indicare che nella missione cuni canonisti e teologi die inducono al
tutti con piacere accoglievano le divine pretesto di nullità e quindi al disprezzo
misericordie, riceverono i missionari alla esecrando. Per tali riflessi un vescovo de-
porta della città, dove il sagro pastore mg." ve usarne di raro e con molla circospe-
Cipriani,essendosi trasferito per celebrare zione, acciò riescano efficaci e di profitto.
il rito dell'istituto, secondo le pratiche Laonde, soggiunge, esser dovrebbono le
del p. Paolo Segneri, seguito dal b. Leo- censure una spada temuta, ma ristretta
nardo da Porto Mauiizio e da altri ce- nel fodero. Di alcune di queste pene può
lebri missionari consegnò al direttore
, assolvere il vescovo , allie essendo riser-
delia Missione il Crocefisso ,
per indica- vate al solo Papa. 1 vescovi sono Inqni^
re la consegna delle anime che doveva- sitori nati e ordinari , contio 1' Eresia,
no essere pasciute colla divina parola; co- nella loro diocesi: in molti stali non vi è
sa che il vescovo raccomandò con un bre- Inquisizione locale. Scrisse il Sarnelli nel
ve, ma fervoroso di&coiso. Grande ed e- l. 7, la leti. 4o '•
Delia podestà del ve-
VE S VES ^7
srovo intorno all' assoluzione delV ere- funzioni ecclesiastiche; quand'anche ne
.sin. I Benefica ecclesiastici^ di ragione menasse seco degli altri, s'egli non è in-
cosnuiie spettano tutti alla collazione del vitato per lettera dal metropolitano , e
vescovo, tranne quelli delle cattedrali ap- da'vescovi della provincia dove sen va.
partenenti alcapitolo, quelli appartenenti Che se vi farà delle ordinazioni senza es-
a' canonici delle collegiate, le riserve a- servi chiamato, o disporrà degli alfari ec-
posloliche, come le prime dignità delle clesiastici, che noi riguardano, tutto quel-
cattedrali e delle collegiate, gli alletti ai lo ch'egli avrà fatto sarà nullo, e in pe-
papa, e quelli de'raesi di nomina appar- na del suo attentato irragionevole, fin da
tenenti egualmente al Papa. Argomenti questo punto è deposto dal s. concilio".
lutti discorsi nel ricordato articolo, e ne* Vm ordinò il can. l 'j.» Ogni vescovo non
tanli che vi hanno relazione; cosi dell'e- ha podestà che nella sua diocesi, vale a
rezioni, unioni e disgiunzioni de'benefizi direnella città e territorio, che ne dipen-
stessi, potendosi vedere £//i/o«e deUeChie- de. Può ordinare sacerdoti e diaconi, e
fcer/e'i5e«^z/.RiferisceilDeLuca,ilPapa giudicar gli affari particolari; ma oltre a
per allettare i vescovialla stabile residenza ciò non farà nulla senza il parere del
nel vescovato concede loro, quando la vo- metropolitano, né il metropolitano sen-
gliano , V AUernat.va nella provvisione za il parere degli altri". Dispose nel 34/
de'benefizi di libera collazione e non sog- il concilio di Sardica. }> Se due vescovi
getti a riserve o aiFezioni; laonde senza della stessa provincia (dice Osio vescovo
questa concessione , il vescovo ha sola- diCordova) hanno insieme un affare, niu-
cjente 4 marzo, giu-
n\t^\ dell'anno, cioè no de'due potrà prendere per arbitro un
gno, settembre e dicembre, e gli altri 8 vescovo d'altra provincia. Che se un ve-
sono del Papa. Quando poi non risiede, scovo, essendo stato condannato, si tiene
in pena perde i mesi di marzo e settem- tanto sicuro del suo diritto, sicché voglia
bre, benché per giusta causa. Si ponno esser giudicato di nuovo in un concilio;
consultare il p. Luigi Tomassini, Fetus et onoriamo, se vi piace, la memoria del-
nova Ecclesiae disciplina circa Deneji- l'apostolo s. Pietro, che quelli, che han-
eia et Beneficiarios^Yenelus lySo. An- no esaminato la causti, scrivinoa Giulio,
tonio Bengei e Francesco P'inwtì'ì,De Be- vescovo di Roma; e s'egli crederà oppor-
neficiis ecclesiasticisy Parisiisi 654* ('io- tuno di rinnovare il giudizio, assegni de'
vanni Chockier, De conwiutationibiis Be- giudici; se poinon crede, che vi sia luo-
neficiorutny]\.ova£iQi'joo. Le funzioni poi go di cambiar giudice, si dovrà stare a
che vescovi possono fare essendo fuori
i quanto avrà egli ordinato, il concilio ap-
delle loro diocesi sono di accordare le
, prova questa proposizione. Osio rischia-
Dimìssorie, in vigore delle quali altro ve- rò (juesto canone aggiungendovi. Quan-
scovo ordina i suoi diocesani; di conferi- do un vescovo deposto dal concilio della
re i benefizi ecclesiastici; d'instiluire, ri- provincia avrà ap()ellato, e avuto ricor-
lasciare de' w^tìJ, accordare dispense, ap- so al vescovo di Roma, se quegli giudica
provare de'preli, sempre suoi sudditi, e opportuno che l' affare sia esaminalo di
molti altri atti della giurisdizione volon- nuovo, scriverà a'vescovi della provincia
taria ec. Oltre quanto dissi in più luo- vicina aninché ne siano i giudici; e se il

ghi di quest'articolo, del vietato a'vesco- vescovo deposlo ()ersuade al vescovo di


vi nelle diocesi altrui, qui offro alcuni ca- Roma di mandar un prete presso la per-
noni di concilii. In quello d'Antiochia del sona sua, potrà farlo, e mandar comtnis-
341 si stabilì col can.i3. « Nessun ve.^co- sari per giudicare ili sua autorità co've-
\o sia ardito di passare d'una provincia scovi: ma s'egli crede, che i vescovi Ina-

all'altra, né di ordinarvi nessuno per le stino per terminar l' all'ire, farà ciò che
5S VES VES
gii suggerii ù \i\ sua prudenza* . Il conci- esposti principali doveri del vescovo, al-
lio di Carlaginedel 348 dicliinrò.»» Proi- tri ve n'hanno, in un alle qualità che da
bizione a' vescovi d'eulrar nella giurisdi- lui sirichiedono, accennate nel § HI. 11
zione l'uno dell'altro. Nessuno deve lice- vescovo è morto a sé stesso, e non vive
vere il chierico d'un altro senza lettere che a'bisogni del gregge, e perciò divie-
dei suo vescovo, né custodirlo presso di ne il servo di tutti, cocne scrisse s. Pao-
se, uè ordinare un laico di aliena dioce- lo a'corinlii; e sopra tutto ha 1* obbligo
si senza il consenso del suo vescovo". ÌNel di dar la sua vita per le pecorelle. Inol-
concilioS." di Cartagine fu ordinato.» Le tre l'Apostolo, scrivendo al suo discepo-
intraprese de' vescovi gii uni sugli altri lo s. Timoteo i." vescovo d'Efeso, Epist.
sono proiljile: nessuno deve usurpare il I ad Tini the ani fCfìp. 3, espose i gravis-
popolo, né ritenere , né promovere agli simi doveri del vescovo, che agli Angeli
ordini sagri senza pet'tuissione, fino a'iet- stessi riuscirebbero formidabili e gravi.
tori, a'salinisti e agii ostiari. i luoghi che » Iniperocchè dev'essere irriprensibile,
non hanno mai avuto vescovo, non de* casto, sobrio,prudente, aggiustato, pu-
vono riceverne de'nuovi senza il consen- non violento, non
dico, ospitale, dottore,
so dell'antico vescovo della diocesi; e il percussore; bensì modesto, non litigioso,
nuovo vescovo non deve intraprendere non posseduto da' desiderii, attento nel
nessuna cosa sopra la diocesi, che resta presiedere alla propria casa, onde viva-
alla chiesa matrice", li concilio d'Uere- no tutti continenti, e possa sperarsene la
foiddel 673 dispose. « vescovi non met-
I medesima diligenza nella casa di Dio. Non
teranno mano nella diocesi l'un dell'al- j?\^eoy^/o, onde insuperbi lo di sé stesso, non

tro: osserveranno il posto della loro ordi- cada nei giudizio del demonio. Egli, co-
nazione". Neir8i3 statuì il concilio di me dispensatore de'divini tesori, dev* es-
Magonza.'iOgni vescovo investigiieràstu- sere immune da ogni mancanza; non su-
diosamente, donde siano preti e dia- i i perbo, non iracondo, non usuraio, né bra-
coni delia sua diocesi, per rimandare i n)oso di altro turpeguadagno; ma dev'es-
fuggitivi al loro vescovo". Decretò il con- sere bensì benigno, giusto, santo , conti-
cilio di Trento nella sess. i4> e. 3. « Non nente, radicato ne'dogmi delia fede, on-
sarà permesso a nessun vescovo, nemme- de sia valevole ad esortare nella sana dot-
no a quelli che chiamiuisi titolari, di dar trina, e a redarguirne gli oppositori. Poi-
gli ordini sagri, o i minori, e nemmeno ché vi sono molli insubordinati, arcifan-
la tonsura a un soggetto che nou sarà fani e seduttori, in particolare i circon-
della sua diocesi, senza il consenso espres- cisi, i quali fa d'uopo riprendere; giacché
so o la dimissoria del proprio vescovo, pervertono tutte le case, insegnando per

quand'anche potesse allegare de'privile- motivo di vergognoso guadagno ciò che


gi, co'quali avesse ricevuto una volta fa- non conviene". Scrisse poi s. Paolo all'al-
coltà di conferire gli ordini a tutti quelli tro suo discepolo s. Tito 1° vescovo di
che si presentassero, rapporto alle circo- Catidia o Creta e di Salona, V Epist. ad
8lanze,che allora esigevaniojo perclié fos- Tiliim^ cap. i.« Tu dunque uianifesla
se amico di quello, ch'egli ha ordinato, ciò che spetta alla sana dottrina, cioè che
e lo avesse ogni giorno alla sua mensa. siano sobriii vecchi, pudichi, prudenti,
li vescovo elle in onta di questa legge a- sani nella fede, nella dilezione^ nella pa-
vrà dato gli ordini a un suddito alieno, zienza; che si mantengano le donne pro-
non potrà far per un antio le funzioni del vette nell'abilosanlo, non accusatrici, non
vescovato , e quegli che li avrà ricevuti dedite al vino; e siano irriprensibili nel-
non potrà esercitarli, se non in quanto pia- l'insegnare, onde apprendanole giovani
cerà al tuo proprio vescovo". — Oltre gli ad esser prudenti, ed auiiuu i inalili ei
VES VES 59
fjgti; e siano savie, caste e sobrie, atten- ch'entrano nel vescovato, riconoscano
te nella cura della propria casa, affabili, quali sono gli obblighi loro, e compren-
e sottomesse à'ioro mariti, acciocché non dano bene, che non sono stati chiamati
si bestemmi la parola di Dio. Esorta pa- a questa dignità per cercarvi i propri lo-
rimenti i giovani ad esser sobri. Presen- ro interessi, per ammassare ricchezze, ne
ta in tutto la tua persona come un per» per viverci nell'opulenza e nel lusso; ma
fetto modello delle buone operazioni nel- per travagliarvi a gloria di Dio, e per pas-
la dottrina, neirintegrilà, nella gravità; sar la vita loro in una continua sollecitu-
e sia il tuo discorso sano e irriprensibile, dine e vigilanza; che però il concilio av-
acciocché si arrossisca ogni nostro neuji- verte i vescovi di mostrarsi veramente e
co,non trovando in che dir male di noi". in fatti conformi al loro stato, e al loro
Questo è l'arduo carattere d*ei vescovo, impiego in tutte le azioni della loro vita.
chiamato da Dio a sì altissima dignità, 11 che é una predica continua; ma soprat-

questi i doveri, questi i rari meriti e vir- tutto di regolare in guisa la loro condot-
tuose doti^ che deve possedere. Dichiarò ta esteriore, che gli altri possano pren-
nel 398 il concilio di Cartagine. « Il ve- dere da essi esempi di frugalità, di mo-
scovo deve avere la sua piccola stanza destia e di continenza. Per questo dun-
presso la chiesa: i suoi mobili devono es- que a imitazione de' Padri di Cartagine,
sere di prezzo vile, la sua tavola povera; il s. concilio ordina, che i vescovi non so-
deve sostenere la sua dignità colla sua le- lamente contenteranno di mobili mo-
si

de e colia buona vita : non leggerà li- desti, e di una mensa imbandita frugal-
bri di gentili, e quelli degli eretici sola- mente; ma si guarderanno inoltre , che
mente per necessità; non si caricherà né nel resto della loro nianiera di vivere, e
della esecuzione di testamenti, né del ma- in tutta la lor famiglia, niente si vegga,
neggio de'suoi affari domestici, né litighe- che sia lontano da quella santa pratica,
rà per interessi temporali; non prenderà e che non risenta della semplicità, dello
sopra di sé la cura delle Vedove , degli zelo di Dio, e del disprezzo delle vanità
Orfani^ e degli stranieri, ma se ne sgra- del secolo". Quanto alia scienza che si

verà sopra rarciprete(ma il concilio d'Or- richiede per le dignità e ordini ecclesia-
leans del 5i I, oltre altri concilii , ordi- stici, massime nel vescovo, il Sarnelli, t.

nò: Il vescovo deve, per quanto può, da- 7, lett. 59, dice esser la scienza di 3 ma-
re il villo e il vestilo dk Poveri ^ e agl'in- niere, cioè eminente, mediocre, sufìicien-
validi che non ponno travagliare. In-
, te. Ola per la dignità vescovile, secondo
soujma sempre il vescovo fu ed é tenu- tulli, si richiede la scienza eminente, per-
to pel padre de' poveri, e di tutti gli af- ché il vescovo deve aver notizia profon-
flitti e bisognosi, il che celebrai in tanti da del nuovo e vecchio Testamento, co-
articoli, ed eziandio parlando della Ren- me giudice e pastore dell' anime, e ren-
dita ecelesiasiica)j e sarà inteso soltan- der ragione a ciascuno che lo dimanda
to alla letlura, alla preghiera e alla pre- intorno a'misteri di nostra s. fede. Eco-
dicazione: non ordinerà i chierici senza ine gli Angeli superiori, che illuminano
il consiglio del suo clero e il consenso gl'inferiori, hanno più piena notizia del-
del popolo. Non giudicherà che io pre- le cose divine, che gì' inferiori; così gli
senza del suo clero, sotto pena di nulli- uomini superiori, a'quali appartiene e-
tà; esorterà quelli che sono iu^ contrasto rudir gli altri, sono tenuti aver più pie-
ad accomodarsi, piullosloché a farsi giu- na notizia delle cose da credersi. Di van-
dicare". Quindi il concilio di Trento nel- taggio i vescovi devono aver la scienza
la sess. 25, De Rcform. ci, esortò l'E- della legge, secondo la quale devono giu-
piscopalo. « E da desiderare, che quelli dicare, tanto nelle cose spirituali, quanto
6o VE S VES
nelle temporali. Ma quatituoque nel ve è questo il lavorai e al bene comune, que-
scovo si clesidei'i la scienzaeminente, non- sto è il fare ciò che può esservi forse in
dimeno basta la competente lelteralura, questo njoraento più importante. 1 più
come dichiarò il concilio di Laterano V, grandi mali della società vengono dalla
De Re/or. Curiac^ sess. q. Altrimenti se cattiva educazione de'funciulli: la cattiva
fosse necessaria assolutamente nel prela* educazione nella famiglia e la troppo spes-
to la scienza eminente, pochi se ne pro- so cattiva educazione nelle scuole, nelle
moverebbero al vescovato mentre ap- , quali occorre farvi penetrare lo spirito
pena si ponno trovar uomini d'eminente religioso; senza la pietà ogni scienza si

i>cienza alle sublimi dignità. Il concilio corrompe. Conviene faticare per forma-
Tridentino, sess. 22, cap. 2, strinse tut- re una nuova generazione, penetrata da*
to inpoche parole. ScieiiLÌa vero ejas- sentimenti e da' principii della fede, di-
inodi poUcaty ut muneris slbi injungen- versa da quella generazione senza cre-
di necessitati possit salisfacere. Dice il denza, senza convinzione, lo spirito del-
De Luca, è legge canonica che il vesco- la quale ondeggia all'arbitrio d'ogni sof-
vo dev'essere dottore in teologia, dal che fio d'opinione, e colle quali sarebbe mai
non s' inferisce necessariamente che sia sempre impossibile di fondar cosa alcuna
letterato: dal dottorato suole il Papa di- durevole per la gloria della Chiesa, per
spensare, quando riconosce l'idoneità del- la pace del mondo". — Dell'obbligo della
la persona, supplendovi l'esperienza ac- Residenza del vescovo nella sua chiesa,
quietata nell'esercizio degli udizi sostenu- che fu sempre caldeggiata da' concilii e
ti con prudenza. Nondimeno giova qui da'Papi, già parlai a Vescovato ne'§§ IV
ripetere le gravi parole pronunziate con e Vii e che non può esser forzato a risie-
eloquenza dal defunto mg."^
ecclesiastica dere nel solito luogo della diocesi, adem-
Sibour arcivescovo di Parigi, nell'allocu- piendo l'obbligo della residenza in qua!*
zione pronunziata nelT ultimo concilio sivoglia luogo di essa, perchè ubi Epi~
provinciale di quell'illustre metropoli, e scopusibi Ecclesiiz. E tenuto il vescovo a
pubblicata ò^aW Osservatore Romano del fare la Visita pastorale di sua diocesi, di
1849 a p. 'jS.iì La Chiesa, voi lo sape- che tratto in quell'articolo, e ne feci cen-
te, Venerabdi e amatissimi Confratelli, ha no al § VI di Vescovato. Può visitare i
sempre avuto un lustro particolare dal- Monasteri delle Religiose^ avvertendo il
la scienza de'suoi ministri. Oggi (|uesta De Luca, non però con molla frequenza,
scienza debbe essere più forte e piìi este- e farsi con causa di vero bisogno, massi-
sa, a motivo delle circostanze in mezzo a me in quelli di stretta clausura, accom-
cui viviamo. Non siamo più in «(ue'tempi pagnalo da persone discrete; e per l'ele-
di fede, in cui gli elementi di divine co- zione delTabbadessa e altri atti capitola-
noscenze potevano solFiire(sic)il sacerdote ri, interviene in chiesa, e parla tlalla fine-

per fare onorare il suo carattere. Lo svol- strella della comunione. Decretò il con-
gimento,sollo molti rapporti, dello spiri- cilio di Cartagine del 397.'» I non
vescovi
lo umano, la diiTusione di certi lumi ve- visiteranno le Vergini o le Vedove, che
ri o falsi, la natura stessa degli attacchi in presenza de'chierici o d'altre gravi per-
che l'iucredulilà dirige contro la Religio- sone". Delle badesse e loro giurisdizione,
ne, gli fanno una necessità, più grande ragionai eziandio nel § VII di Vescovato.I

che mai d'istruirsi. Voi vedrete se vi sa- Quanto a'privilegi de' Mendicanti e altri
rà qualche miglioramento ad apportare Ri'golariJLx'^ gli altri ne trattano: G.Batti-
negli sludi ecclesiastici: formate preti sa- siiìCiìnitiùyPrivilegioriun sacrorum ordì-
pienti e pii, questo è il miglior modo per num fratrunt Mendicantiwn^et non Men-
assicurare Tazione salutare della Chiesa, dicantiuni,CoUectio j'icjcla sacri concilii
VES VES Gì
Tridentini^ Re/or mationem^ et Summo- del Sussidio, dissi di quello denominato
rum Ponlificum novissinuis confirnia- Sinodatlco (ove ne riparlai), che riscuo-
et ìnno\'ationes^ Venetiis 1604.
tiories^ tevano vescovi recandosi d'Conciliio Si-
i

Sulla esenzione de' Regolari dalla giu- nodi ^eneiaW o provinciali (anche per re-
risdizione de* vescovi y e sulle cause ma- carsi dall'imperatore o dal re, e in Ro-
trinioniali. Lettera indirizzata a mgj ma dal Papa, per servizio della propria
G io. Battista diPergen vescovo di Man- chiesa o per liberarsi da ingiuste vessa-
tova ^ da ingj vescovo di ... . In Assisi zioni), per supplire alle spese inerenti che

1 784. Deve il vescovo eseguir la visita de* incontravano, ed altresì de' sussidii che
Limina Aposlolorum, al luodo parlato ponno imporre i vescovi. Che vescovi i

in quest'articolo, e nell'altro ne'§g li e sono tenuti a celebrare il sinodo dioce-


IV, secondo l'ordinamento di Papa s. A- sano, ed metropolitani il sinodo pro'
i

iiaclelo del 1 o3, o di Papa s. Zuccaria nel vinciale, feci parole anche nel § IV di

743 secondo i critici, almeno per decre- Vescovato. Deve il vescovo convocare il
to sinodale. Tuttavolta pare che il Se- Sinodo diocesano, ed ha pure l'autorità
polcro glorioso de' ss. Pietro e Paolo, i di farvi statuti e costituzioni per elimi-
vescovi primitivi della nascente Chiesa nare gli abusi introdotti nella disciplina
giuravano visitare allorché erano consa* ecclesiastica, con diritto monarchico ch'è
persona o almeno per procura-
grati, di in lui, per avervi egli solo giurisdizione,
tore anche per prestare ubbidienza al
, tranne i casi accennali nel rammentato
Vicario di Cristo; obbligo esleso poi a' articolo, ove pur notai il consiglio che
prelati minori esercitanti giurisdizione ricerca dal capitolo, nominando quali so.
quasi vescovile; eziandio coU'ingiunzione no gli uftìziali sinodali. Avverte il Nanli,
a'vescovi ed a'prelali minori^ di portare essere falsa l'asserzione, che il sinodo dio-
alla s. Sede la relazione dello slato di lo- cesano rappresenti il clero d'una chiesa,
ro diocesi, col metodo prescritto dalla poiché la chiesa è rappresentata dal ve-
Congregazione del Concilio^ alla quale i scovo, Ecclesia est in Episcopo, disse s.

vescovi partecipano la loro venuta, o la Cipriano. » Il sinodo diocesano è un alto


deputazione del procuratore, se impediti d'ubbidienza degli ecclesiastici d'una dio-
per remota lontananza e altre giuste cau- cesi, i quali sono chiamali contempora-
se, la congregazione poi esanimando gli neamente dal proprio vescovo per udirvi
stati delle rispettive chiese. Debbono tar i suoi ordini". Che se il vescovo li adu-
la visita e la relazione anche i patriarchi na anco per avere de'Iumi e udirne pa- i

orientali, i vicari e prefetti apostolici, i reri, ciò non altera la data definizione,

quali si fanno supplire da'procuratori. Si giacché i loro pareri sono sempre con-
può vedere il Parisi, Istruzioniper la Se- sultivi, e mai definitivi; ed il vescovo fu
greterìay t. 2, p. 1^12 e seg.; ed il De Lu- sempre ed é 1' unico legislatore, e le di
ca, che tratta pure del caritativo Sussi' lui leggi non abbisognano della sanzione

dio quando per la visita in discorso pon- del sinodo in cui le promulga. JNel jus
no esigere i vescovi poveri da'cleri ricchi, odierno, una cosa sola abbisogna della
e che il vescovo di più diocesi, facendo la sanzione de'congregali in sinodo, che ab-
relazione d* ognuna, quanto alla visita, biano diritto a dar volo; ed è l'elezione
soddisfaceva nel medesimo tempo per am- degli esaminatori sinodali, de'quali il ve-
l)edue; ma dipoi Benedetto XIV prescris- scovo deve servirsi nella collazione di cer-
se, doversi far la visita tante volle quan- ti benefizi. Se non li fa approvare dal
te sonoi Vescovati che si governano, sul- sinodo, conviene si rivolga all' approva-

l'amministrazione de'quali tenni propo- rione della s. Sede e de'suoi canonici. In


sito iu tale articolo nel § IV. Parlando questo caso é io libertà il vescovo di far
62 VES VES
usare da* TOtanli in sinodo il sufTiagio ovvero frequentemente; il sinodo pro-
pubblico o ii segrelo. Questo volo poi vinciale ogni triennio nella metropolita-
si deve dare da tulli i beneficiati, cioè ca- na coll'inlervento dell'arcivescovo e del
nonici, mansionari ,
parrochi e altri a- suo capitolo, e de* vescovi sulFraganei, e
venti l)eneficio, compresi i vicari foranei. di que* prelati che abbiano il territorio
]i De Luca non
dice cbe fuori del sinodo separalo colla qualità di iiullins dentro
sideputano gli esnniina tori si nodali, quan- la provincia, se il privilegio o la consue-
ti ne debbano intervenire nel concorso tudine non disponga altrimenti, previa
delle parrocchie e del loro voto; e che in l'approvazione della congregazione del
caso d'unione di diocesi gli esaminatori concilio, particolarmente quanto all'Ita-
d'una non ponno inlervenire nel concor- lia. Tanto il sinodo diocesano, quanto il

so delleparrocchie dell'altra. Il sinodo per provinciale prima di pubblicarsi deve si

la sua promulgazione è più solenne, ma approvare da della congregazione. Nel


piacciano o no i decreti del vescovo, ob- sinodo diocesano vi devono intervenire
bligano i congregati e gli assenti. Certo i parrochi del territorio nullins^ se il pro-
che il vescovo senza essere obbligato, può prio prelato non lo celebra, e quindi ne
mettere qualche cosa a voli nel sinodo; osservano le costituzioni. Si ponno vede-
roa due cose capitali bisogna osservare. re: Stefano Quaranta, De Concilio Pro-
La i.^, che se nello scrutinio, che il vesco- vincialif et auctoritate Archiepiscopi in
vo può far eseguire o con voti segreti, o Su/fraganeos, Neapoli i586. Sinodo in
con voti pubblici col vevho placet, la co- pratica per tutte le Curie ecclesiastiche
sa proposta dal vescovo fosse rigettata, ed anche civili per la sua esecuzione m-
pure egli può benissimo dire; si non pla- miliato a S. E. R. mgJ Federico M.*
cet vohis, placet nobìs, e non ostante in* conte Giovanelli patriarca di Venezia
limare a farla osservare, il che prova es- e primate della Dalmazia da D. Do-
ser l'unico legislatore. Se poi i congregati menico Scipione arciprete di Lendina-
vedono una misura nociva o anti-cano- ra^ Roma 1795. Decretò il concilio di
nica,avranno ricorso al concilio provin- Parigi del 1 4o8.» Gli arcivescovi saranno
ciale, se vi è, o al metropolitano io i* obbligati a tener ogni anno il lor conci-
istanza, o in ultimo alla s. Sede; ma sem- lio provinciale; di assistervi in persona
pre in devolulivo, non in sospensivo. La co'Ior sulTraganei, e gli altri che sono so-
2.* cosa importantissima da riflettersi, si liti d'intervenirvi. In caso d'impedimen-
è che^i voti si danno da lutti i nominali to legittimo, manderanno a proprie spe-
beneficiatijobbligali a intervenirvi se il ve- se lor deputaticon sudlciente autorità. Se
scovo ad essi lo comanda, sotto le pene che l'arcivescovo ricusa', o dilFerisce di con-
al vescovo piace d'infliggere; e non pon- vocare il concilio, quegli tra'suoi suffra-
no partirsi dal sinodo, finché il vescovo gane!, che tiene ili.° posto nella provin-
non lo ha dichiarato terminato, e data cia, sarà tenuto di convocarlo e di pre-
la benedizione permette a ciascuno di siedervi". Magia parlando de' Co«c////o
tornare a casa sua. Quando i beneflciati Sinodi, diocesani o provinciali, in que*
si recano al sinodo debbono presentare
, due articoli credo di avere riferito quan*
al vescovo, o al da lui deputato, un tri- lo basti, alla proporzione di questa mia
buto in segno di soggezione, che chiama- opera, alla loro promulgazione, inviti e
si Sinoclatico o Cattedratico: consiste in celebrazione, alle lettere Trattorie e Si-
una somma proporzionala a' rispettivi nodali, persino a'concilii e sinodi cele-
redditi e agli usi, secondo il prescritto dal brali negli ultimi anni decorsi (tra' quali
jus canonico. Il sinodo diocesano deve- qui aggiungo quello d'Avignone, di cui
si celebrare ogni anno nella calledrale, parlai nel voi. XC, p. 178), di altri a-
VES VE S 63
venclcne ragionalo ne'Iuoglii ove furono coltiva l'animo, il risana, e da cui pos-
uno ad un brano della sun-
celebrati, in siamo trarre grande soccorso ed aiuto a
nominata allocuzione delTarcivescovo di vivere bene e prosperevolraente". Il con-
Parigi (nel quale articolo avendone pu- corde insegnamento de' vescovi è il ca-
re fatto menzione coW Ossero' atore Ro- nale che perpetua nella Chiesa cattolica
mano 849, va corretto il 85o) mg/
del 1 i infallibilmente la dottrina di Gesù Cri-
vi pronunziò queste
Sibour, che inoltre sto, e ciò egualmente in tutti i secoli.
memorabili parole. « Voi avrete ancora, L'uso della Verga episcopale è di due
senza dubbio, in questa i.* assemblea, a maniere, l'una per castigare, l' altra per
richiamare a coloro che sembrano qual- insegnare. Riporta il Giornale di Roma
che volta dimenticare che il governo , de* 16 giugno i85g. « Il giorno 8 cor-
della Chiesa appartiene a* vescovi. Essi rente chiudevasi in Urbino il concilio di
sono i capi del clero e de' fedeli. I capi- quella provincia ecclesiastica. La bellezza
toli loro apportano soccorso colle proprie del tempio metropolitano teste riaperto
orazioni e consigli. I parrochi li rappre- più splendido pel nuovo pavimento di
sentano alla testa di diverse greggi di fe- marmo e pegli squisiti ornamenti che vi

deli, disseminate su tutta l'estensione del- sono stati aggiunti, il numero de' vesco-
la diocesi. 1 sacerdoti sono insieme loro vi, abbati, rappresentanti de'capitoli cat-
figli, fratelli e cooperatori. Definiamo tut- tedrali e teologici intervenuti, la genero-
ti questi ammirabili rapporti: cosa mai sa ospitalità e viva gioia de' cittadini, e
più bella e più solida che questa costi- soprattutto la concordia inalterabile, l'or-

tuzione che unisce in un medesimo tut- dine, la magnificenza e pietà delle con-
to, la parrocchia alla diocesi , la diocesi adunanze e delle sagre funzioni,
ciliari

alla metropoli, e la metropoli alla madre, hanno destalo la più edificante commo-
alia maestra di tutte le Chiese, e che non zione e religiosa allegrezza nel frequente
fa che un sol cuore e un' anima sola del popolo accorso, ed hanno aggiunto nuo-
supremo Pontefice, de' vescovi, de' sacer- vo lustro a quell'antica e nobilissima cit-
doti, de'fedeli". Fa a proposito l'aggiun- tà". Il patriarca d'Aquileia Gerardo nel
gere quanto si legge a p. i 7, // Semina- I I 22 concesse al capitolo di Cividale (di
rio Pio, ragionamento di mg.'' Fahi Mon- cui meglio a Udine), il diritto di tenere
tani. « L'Episcopato fu dallo stesso Re- il Placito Sinodale. Era qiiesto un si-

dentore dato a maestro delle genti uni- nodo di grado inferiore al diocesano, di
verse. Non più adunque gli sj contenda cui talvolta solevasi nella Chiesa alìidare
dalla civile potestà un tale uHìcio: tomi il carico a'prelati secondari e minori de*
a signoreggiare gli studi, giudichi della vescovi, ed in cui ponevasi fine alle liti

valentia de' professori, ne guarentisca la e alle contese, procuravasi la riforma


religiosità, e mantenga vivo e possente il de'costumi, castigavasi a tenore de'sagri
grande principio della cattolica unità, iti canoni delinquenti, spiegavansi
i punti i

forza di questo principio il mondo intel- dubbi di ecclesiastica giurisdizione. INe


lettuale, sociale e politico subordinato al- tratta il Tomassini nell'opera di sopra ci-

la Chiesa, riceverà da essa quella saluti- tata, par. 2, lib. 3,cap. 76. Non si deve
fera direzione ed infl!uenza_, di cui le sto- confondere col Placito, giudizio pubbli-
rie di ogni tempo ci forniscono esempli. co straordinario e generale de'secoli di
Vedremo allora diminuiti, se non cessa- mezzo, onde rendere giustizia a* popoli,
ti, i politici rivolgimenti, e rimessa in tro- coll'intervento de'vescovi delle città in
no <piella vera filosofia, che ben appresa cui si tenevano, e Uìedianle la loro pre-
è madre feconda di tutte buone arti, e- set)za veniva impedita la prepotenza nel
stirpa dalle radici germi di ogni male, i giudicare iu siffatto Tribunale. Talvolta
64 VE S VE 5;

i fnes«ì imperiali e regi per rimuovere serbandosi puramente atea, si contenti


(|uiilunqiie sospetto ne'placili, cUfpula va- d'insegnare all'uomo le cose di (juaggiìi,
no in giiiciici i vescovi e gli abbati, i quali senza punto curarsi dell' eterne ; ovvero
alle volte essi medesiiui erano messi ini' si fondi sopra il principio che l'istruzione
perinli e regi. Tornando airinsegnainen- della gioventù cristiana deve cominciare
to pubblico e privato spettante a'vesco- e finire col timore di Dio, inizio d'ogni
\i, ne riparlai nel voi. LX.XX111, p. 3 i6 sapienza; e in questo caso, sia ch'ella
e seg. E' poi magni (Ica la relativa Let- abbracci quella singolare e moderua in-
tera pastorale degli Arcwescovi e Ve- venzione d'un certo cristianesimo comu-
scovi al clero e al popolo cattolico cV Ir' ne, come lo chiamano; ovvero preferisca
landa, cle'5 agosto 1
85g, pubblicata dal- l'istruzione distinta secondo le varie co-
la Civiltà Cattolica , serie 4** ^ *•
P* 4 ^ munioni religiose, lasciando a ciascuna t

49, quale insigne monumento della sol- dogmi propri e per maestri i propri mi-
lecitudine pastorale, onde l'Episcopato nistri; in qualun(|ue di queste ipotesi, e-
Irlandese fa di provvedere a'vantaggi di gli è impossibile ad umano ingegno l' i-

quella eletta porzione della grande fa- deare ed attuare un sistema di educazio-
miglia cattolica. « In questi ten)pi di prò* ne pubblica in questi paesi, senza che
strazione morale, che scusa od ammira gl'interessi della religione ne abbiano a
tante codardie velate di prudenza, è bel- ricevere qualche influenza, utile o per-
lo il vedere la fermezza de'pastori della niciosa. A qualsiasi di siQalti disegni d'e-
Chiesa, i quali levano generosamente la ducazione, e a'Ioro autori si applica esat-
voce per gl'immortali interessi di que- tamente quella parola di Gesù Cristo: Cid
sta. Oltre a ciò, il primo argomento di non è meco e contro di me. Posta adun-
questa lettera pastorale, riguardante la que questa influenza d'un sistema qual-
parte che la Chiesa dee avere nell'istru- sivoglia di pubblica educazione sopra la
zione della gioventù, e l'ultimo che de- religione e la fede della gioventtj, influen-
plora l'ingratitudine fellonesca onde la za la cui ampiezza cresce colla estensione
Santità del regnante Pontefice èamareg- di tal sistema, e la cui efficacia trapassa
giata (per la ribellione delle provincie di anche nelle generazioni venture ; egli è
Bologna, Ravenna, Forlì e Ferrara),dan- diritto e dovere a un tempo de' vescovi
no a questo scritto una opportunità spe- cattolici di questa contrada, di vigilare
cialissima alla presente condizione del- sopra siffatti sistemi, chiunque siane l'au-

rilalia. Quantunque neppur manchino di tore e qualunque l* intenzione. A loro


rilevanza argomenti che a questa
gli altri spetta di esaminarli con minuta cura, di
gli vanno in mezzo; quali sono la com- i osservarne con somma attenzione i pro-
passionevole maniera, onde vengono trat- cedimenti, di guardarne da vicino i me-
tati poveri negli osili che loro apre il
i todi e i corsi, il carattere de'libri, lo spi-
governo(inglese), l'abbandono d'ogni spi- rito de'uìaestri, e di scrutinarne ogni pos-
rituale sussidio, in che sono lasciati i ma- sibilità, affuie di poter giudicare e di giu-
rinai cattolici dell'armata,e le crudeli ves- dicare autorevolmente, >e e quanto T i-

sazioni che si fanno soffrire a'poveri co- struzione profana vi sia conforme all'in-

loni delle campagne; Ire piniti che gio- fallibileed immutabile norma della ie-

vano a far conoscere altri lati deboli del- de cattolica. Tutlociò appartiene per di-

la civiltà e della giustizia inglese". Dico- ritto e per dovere a'vescovi cattolici d'Ir-

no i zelanti e sapienti vescovi, il posses- landa. Essi sono i custodi della fede del-
so della vera fede è il più prezioso de'do- leloro greggie; essi ha posto lo Spirilo
ni di Dio. « Qualunque sia la forma e Santo sopra queste greggie , sì per gui-
lo scopo dell'educuzione pubblico; ella, darle u'pascoli salutari, come per rilrar*
VE S VES 65
leda'nocivì: ad essi fu detto da Cri&lo nel- giovani con paterne amorevo-
al prefìtto
la persona degli Apostoli: Andate^ am- lezze, onori epremi d'incoraggiamento,
maestrate tutte le nazioni. Che se per non senza castigare con salutari mortifi-
difello di loro vigilanza, alcuno di qiie* cazioni i negligenlijusi antichissimi e com-
parvoli redenti dal suo Sangue prezioso, meridevoli, come insegnano Quintiliano
venisse a perdersi per la funesta infiuen- e altri scrittoli antichi, come rileva De
Ea d'un perverso sistema d'educazione, E- Luca. 11 vescovo Cecconi, De' Seminari
gli nel gian dì del giudizio ne cliiederà vescovili, dice che il vescovo ha piena fa-
ad essi conto sopra le anirae loro. Che se coltà d'accrescere o diminuire le regole
eglino pur volessero addornienlarsi a'Io- del suo seminario. Lo deve spesso visita-
10 posti, mentre le loro greggie corrono re, e secondo s. Carlo ogni 3 mesi, e non
pericolo, una voce verrebbe tosto a de- abbandonarlo alla discrezione de'minislri.
starli e richiamarli al pastorale dovere, Egualmente al vescovo spella destinare
lavoce del Pastore de'paslori, del Suc- il sito del seminario, allorché non può
cessore di Pietro, che alla vedetta di Sion* stabilirsi vicino alla chiesa cattedrale. In-
ne stende il sempre vigile sguardo sopra vigili nel decente trattamento de'giovani.
la Chiesa universale, fino agli ultimi ter- Nello sciegliere gli alunni esso è mero e*
mini della terra, e al tempo stesso, fra le seculore della mente del concilio, che per-
mille cure cagionateglidalla sollecitudine ciò dee essere molto circospetto, quindi
di tutte le Chiese, mira con profondo e pa- dividerli in classi. Dal medesimo pormo
terno affetto tultociòche si ^tlieneallo spi- accrescersi le scuole. E' suo preciso debi-
rituale vantaggio de'suoi figli nella fedele to, se conferisce a'suoi qualche beneficio,
Irlanda cattolica". — li vescovodeve erige- di già al seminario unito, questo debba
re il Se/ninario,qua\oiiì non esista, sectm- reintegrare nelTequivalenle, o co' propri
do l'ingiunzione del Tridentino, che vol- denari, ovvero mediante relfelliva unione
le ripristinata la »5'tf/o/tì' vescovile^ ovve- di altri benefizi, su di che conviene osser-
ro introdotti nelle diocesi i collegi vol- vare le regole della Dataria apostolica.
garmente detti seminari, uno o più per Destina lachiesa, in cui giovani debbono
i

ciascuna diocesi, secondo la sua ampiezza intervenire ne'giorni festivi. Nel governo
dovendo con-
e le rendite per sostenerli, del seminario deve sempre sentire il pa-
correre al suo mantenimento anche il rere de' deputati, fuorché pel sito della
vescovo, io proporzione della mensa epi- fabbiica e per l'esazione. Avendo di essi
scopale parlata a Vescovato nel § HI
,
qualche fondalo sospetto, è tenuto con-
verso il fine. Quando la povertà della dio- sultare altri soggetti d'integrità. Procuri
cesi non comporta l'erezione del semina- far buoni allievi per non aver necessità
rio, incombe al aìelropolitano e al con- di ricercare altrove i ministri ed i mae-
cilio provinciale il provvedere, acciò in stri. Dee pagarla tassa, altrimenti si sot"
luogo comodo ed opportuno se ne eriga topooe a'risentimenti dal concilio ordina-
uno, il quale serva per due o più dioce- ti. Il can. Di Giovanni, Storia de' Semi-

si,rilenendo gli alunni di ciascuna a pro- nari Chiericali, osserva, che sotto la di-
porzione della contribuzione. Quindi de- rezione de' vescovi furono da prima fon-
ve il vescovo col n)assimo zelo attenta- dale le pubbliche Unh'ersità, e alla loro
mente vegliare con assiduità al fiorimen- cura aflìdate, con»e tuttora lo sono in va-
lo del seminario , e degli alunni perchè ri stati, singolarmente nel pontifìcio, in

sinno perfettamente istruiti nelle scienze cui i vescovi sono cancellieri delle me-
ecclesiastiche, precipuamente per la cu- desime, e deW Uni<^ersità di Bologna n'è
ra dell'anime e per l'esercizio degli uf- arcicancelliere l'arcivescovo. 11 Sacerdo-
fizi del ministero chiericalei allenando i zio e l'Impero nel concedere i privilegi
VOL. xcvi. 5

CG VE S VES
alle univpisità, principalmente ebbero in congregazioni descritte a' loro articoli.

miro la poclcslà vescovile; ma poi col- Di recente in Verona {f.) solennemen-


l'aiidai- (Itigli anni molle nniveisìlà de- te fu eretta, con approvazione della 8. Se-
caddero <lal pi inìieio istituto, si suttiaS' de, la congrega/.ione de' sacerdoti mis-
seio dalla giurisdizione vescovile e si e- sionari apostolici in aiuto e servizio de*
lessero come in signorie a parte. Fu per vescovi, Missìonarii apostolici in ohse-
questo e perchè ogni vescovo prendesse quimn Episcopornni. 11 clero secolare e
particolnr cura de'suoi chierici, anco per regolare costantemente gareggiò, in o-
non esser le università quanti sono vesco-
i gni maniera, di porgere incessanti pre-
Tali, che i Padri del Tridentino pubblica- sidii al ministero de' vescovi colle lo-
rono il decreto dell'erezione de'seminari ro zelanti, caritatevoli e intelligenli pre-
in tutte le diocesi e sottoposti a'vescovi. stazioni a beneficio de'popoli, di cui sono
l^erò Cenedelto XIII proibì loro, sotlo i consolatori e i benefattori benemeren-
pena d'inlerdetlo, di convertire per loro tissimi, che da'liberlini vuoisi discono-
il

uso le robe de'seminari. Spettando la cu- scere con latrali infernali. Tali devo- —
ra de'semiunri a'vescovi e la buona edu- no essere i vescovi, e quali li descrisseio
cazione de' chierici , si fanno rappresene gli autori che più sotlo riferirò. Innume-
tnre da un ministro, che per l' istituzio- rabili sono santi vescovi, ed anche mar-
i

ni di s. Carlo è chiamalo rettore e ne' , tiri, celebrati nelle biografìe , se riferiti

paesi di là da'monti più comunemente si dal dottissimo agiografo Boiler, degli al-
oppeWa presìdeìite del seminario j essen- tri ne ragionai negli articoli de'vescova-

do consiglieri del vescovo i deputati per- ti, e nelle biogriifie de'Papi e de'Cardi-
petui de'serainari, perciò dispensali d'as- nali, esemplari servi di Dio, dolti, erudi-
sistere al coro, ed i seminari antichi o le ti, modelli de' pastori , e molli patroni
scuole vescovili erano presiedute da' ca- principali delle loro diocesi e calledrali,
nonici. Il De Luca inculca a que'vescovi ove in gran numero e con somma divo-
che non ponno istituire il seminario, di zione se ne venerano ss. Corpi o le re- i

procurare almeno inlaulo l'utilissima in- liquie. Molli scrissero le gloriose gesta de*
troduzione ùe'Gesuitìy owtio lW Soma' ss.Vescovi d'una diocesi, per ((uelle che
schiy o degli Scolopiie simili, che hanno ne vantano in copia, come Alessio Sim-
per islilulo la pubblica istruzione. Equi maco Mazzocchi, De Sanctoruni Neapo^
dirò, che validissimi aiuti e fecondi coo- litanaeEcclesiae Eplscoporum cultu^dis-
peratori de'vescovi furono sempre e so* serlaliOj NeapoliiySS. Leggo nel p. Ma-
no, oltre il Clero secolare y^\\ Ordini re- Diachi, De*costuniì de primitivi cristia-
ligiosij e quanto all' insegnamento spe- ni ^ narrando il martirio sostenuto da s.

ciahiienle quelle congregastioni ad hoc Simone vescovo di Gerusalemme, nell'e-


fondale, oltre le Religiose e Sorelle^ le tà di 20 anni, tormentalo e strazialo per
i

quali a'noslri giorni si aumentarono col- molti giorni; atroci sofferenze che senza
le novelle della Carità de'Piosminiani, una particolare assistenza del Signore,
degli Oliati di Maria l'ergine di Pine- i martiri non avrebbero potuto soste-
Regina degli Jposioli, da ul-
rolo, della nere, non solamente vescovi, ma anche i

timo denominala Pia Società delle Mis- gli allri, e mentre udivano recitar la sen-

sioni, la quale congregazione è in aiuto tenza di morte data contro di loro da'
e sotlo la dipendenza degli ordinari in giudici, rispondevano, grazie a Dio, la

lutto quello che non si oppone alle sue qual cosa Cipriano vescovo
si legge di s.

regole e costituzioni, ed all' assoluta ed di Cartagine e martire, e di più anche


immediala dipendenza che professa al d'aver regalalo il loro carnefice. Quest'e-
Papa ', senza dire di tanti altri istituti e roica fortezza de* primi ss. Vescovi, era
VES VES e>rj

feconda nel mirabile esempio , che i fé tali articoli, e nel i



circa il termine del
deli impavidi e costanti sostenevano ogni § VII. Di frequente il Papa concede fa-
genere di torinenfosissiuia morte. Aggiun- cilmente a'vescovi l'indulto di far Testa-
ge altre virtù de'primitivi vescovi, che i mento, ovvero la facoltà di testare, per
fedeli onoravano in ogni maniera con per- lo più sotto la coudizione della stabile re-
fetta ubbidienza, come l'attenzione e di- sidenza nel vescovato, per cui morendo
ligenza che impiegavano nella scelta de* fuori della diocesi non gli giova. Era vie*
ministri delle cose spirituali, a(Iìncl)è le (alo al vescovo lasciar eredi eretici o pa-
Joro pecorelle fossero preservate da'mor- gani, ancorché suoi parenti, ed era sco-
si di tanti lupi, invece d'esser governate municato se lo faceva; come lo era nel
da buoni pastori. Non era minore l'at- caso di morire intestalo, perchè fatto ve-
tenzione de'sacerdoti e de'ministri verso scovo doveva metter sesto alle cose sue.
i loro vescovi, considerandoli loro padri Non poteva disporre delle cose di sua
e in tutto dipendendo da essi. Quali deb- Chiesa. Nel sinodo rocnano decretò S.Gre-
bono essere i vescovi, quali virtù devono gorio I, che non ponno testare, se non
in loro risplendere, e de'doveri che loro de'beni posseduti avanti il vescovato. Pa-

incombono, scrissero i seguenti. Giusep- pa s. Ilaro nel sinodo romano del 4^^
pe M.' Cianles vescovo di Marsico, Trat- proibì a' vescovi morienli di nominare il
talo della perfezione propria dello sta- successore, come se il Vescovato fosse ere-
to de\>escovi\ comparativamente a quel- ditario e non elettivo; e ciò perla consul-
la che conviene agli altri uomini ne' dif- tazione ricevuta da Ascauio vescovo di
ferenti statìj Ilomai66g. Luigi da Pon- ZtìEr/v/g:o/2rt,per l'enorme abuso introdot-
te, Specchio del Vescovo e del Prelato^ tosi nella Spagna. Il vescovo Sarnelli ren-
Roma. Baldovino di Monte Simoocelli, de ragione nel ^,\tii.5v Come il vesco-
t. :

L'idea del Prelato^ Firenze 1616. Papa vo debba disporre delle rendite della
s. Gregorio I, Il perfetto Pastore, ossia sua chiesa j in vita e iti morte. E nel t. 7,
volgarizzamento dell' EpistolaSinodica, leti. 6 Dell' amor de parenti nocivo achi
:

di A. S., Padova 1843. A. Rocca, Opera governa chiese. Più avanti riparlerò del-
ninia, t. 2, Speciiluni Episcopale , in l' eredità del vescovo. Caduto il vescovo

quo nomen^ status, et munus Episcopo^ infermo, deve il clero e il popolo far pub-
rum expresse repraesentatur et locu- ^ bliche orazioni per lui. Al vescovo mo-

lenterexplicaiur. H. Sebastiani,Z^e Con- riente amministra V estrema unzione il


solatione ad Episcopos , Romae 1806. canonico sagrista, in alcuni luoghi la 1/
Giovanni Fontana vescovo di Cesena, La dignità, anzi può il vescovo farsela am-
santità e la pietà trionfante di ogni di- ministrare da chi vuole. Anticamente
gnitàj condizione e stato^ Venezia 1716. quando il vescovo era vicino a morte, il

Lodovico Abelly, Episcopalis sollicilU' capitolo chegliamministravaisagramen-


dinis, Enchiridion, Vesontione 1837. ti, dovea chiamare il vescovo viciniore ad
assisterlo, per di lui consolazione, e per
§ Vili. Traslazioni rinunzie e deposi-
y aiutarlo nelle domestiche disposizioni. Il

zioni di vescovij loro morte e sepoltu- concilio diToledo del 646 ordinò la so-
ra. Sede vacante. Cerenioniale de* spensione per un anno di que* vescovi,
vescovi. che chiamati dal clero del vescovo gra-
vemente infermo, non intervenivano ad
Delle Traslazioni àtvtscQs'x ad altro assisterlo, ne alle sue esequie. Alla stessa
Vescovato^ della Rinunzia del Vescova- pena erano condannati 1' arcidiacono e
tOf della Deposizioney Degradazione e Ì'arciprete,seaveano mancato d'avvisarli.
Scons a gr azione de* vescovi ragionai in Varie erudizioni riguaidaaU il cadavc-
G8 VE S VES
re,che si espone colla faccia verso l'al- c/»^, come notai nel vol.LXXII,p. 275),
tare, ed i Funerali i}e\esco\'ì, riporta il oveperpassarvi dovea attraversare il ter-
Piazza nella Necrologia o Discorso de' ritorio di altrui giurisdizione, colla facol-
misteri de' sagri riti e ccremonie eccle- tà però in passando di compartire la ve-
siastiche. Dice sul suono delle campane, scovile benedizione adii incontrava. For-
che 3 tócchi interpolali si fanno pegli se si equivocò coU'uccisione di Guiccar-
uomini, per altrellanle volte, e i per le do preside pontificio della provincia , e
donne a cagione dell' imperfezione del residente nel 26 in Monte Fiascone, per
1 1

sesso, come formata Eva da una costa di opera di Giacomo de'conti di Bisenzo, il
Adamo; molti religiosi suonano tante castello del qiial nome fu perciò fatto
volte quanti sono gli ordini che ha ri- demolire da Urbano IV, come narrai nel
cevuto il defunto. Si suona con interru- voi. XLVI, p. 214. Ivi a p. 206, nel ri-
zione un tocco dall'altro, per denotare ferire r iscrizione sepolcrale del famoso
che la vita è stata troncata e interrotta. bevone Deuc, dichiarai non essere stato
Pe' fanciulli si suona a festa, essendo né vescovo né abbate, come sparse la fi-
per loro giorno di trionfo in cielo. Si ma e ritiene il volgo, per credersi erro-
può vedere il voi. XC, p. iqi. Inoltre neamente mitra la berretta del capo di
discorre il Sarnelli nel t. io, lett. ^o: suafigtira, non avendo affatto l'insegne

Che i prelati^ che fanno bene alh lo- vescovili dell'anello e del bacolo, colle
ro chiese vivono per lo piìc lungamente. quali per l'ordinario si sogliono rappre-
Non mancarono empi che commisero sentare i vescovi nelle sculture. Se nel
l'orribile ed esecrando delitto d'uccidere racconto errò l'Ortiz, dice il vero nel-
la sagra persona del vescovo, ad onta l'asserire che la città parricida del pro-
delle gravissime pene ecclesiastiche e ci- prio pastore perde il diritto di godere la

vili. E notai nel voi. LXXX, p. 1 8 r che , dignità episcopale, come nel cap. Sl^ 2 5,
ne' secoli barbari, in cui pochi misfatti q. 2, ch'è il decreto di Papa s. Gelasio I

erano puniti pena capitale, onde es-


colla del 49^; il quale dichiarò indegni di a-

sere assolti dalla prigione e altre pene, vere il proprio pastore coloro che aves-
quello che sacrilegamente avea ucciso un sero commesso l'iniquo e sacrilego atten-
prete pagava al fisco 600 soldi, e 900 se tato d'ucciderlo; e ordinò che la diocesi
uccideva un vescovo, secondo la legge lon- venisse governala dal vescovo più vicino.
gobarda. Tanta scelleratezza deplorai ne' Tale decreto fu fatto in occasione d'esse-
luoghi ove narrai siffatti tragici e dete- re stali uccisi due vescovi da'ciltadini di
stabili avvenimenti, e qui ne ricorderò al- Squillace, come raccontai in quell'arti-
cuni, non senza orrore e indegnazione. colo. Il decreto pontifìcio, Ila nos Scyl-
Del viaggio di Adria-
Riferisce l'Ortiz, lanoruiìiy si legge nell'UgheUi, Ita Ha sa-
no Vii p. i35, che a tempo di quel Pa- cray l.
g, p. 424* «Soggiunge l'Ortiz, né
pa Monte Fiascone non era condecora- è (la stupire, che così vengano puniti tali
ta dalla presenza del proprio vescovo, per- rei, menire nel libro delle decretali &,c[.
chè dicevasi aver un tempo il magistra- I, e. 9, Ot'e.f, Oves pastorcm non
si dice:
to civico o la comunità ucciso il suo ve- reprehendant, plchs Episcopiun non ac^
scovo. La ritengo diceria, non trovando- CLiset ncque vulgus cani arguat. Anzi
,

la narrata dalla storia, anzi confutata dal con quella sentenza, con cui fu condan-
suo annotatore De Lagna. Se allora il nato Chan ei suoi discendenti, vengono
vescovo non vi dimorava, forse era per* pur condannati coloro quali rendono i

che risiedeva nel vescovato unito di Cor- pubblica la reità de'loro superiori, a gui-
neto (da ultimo disgiunto nel 1 854, ed u- sa del!o slesso Chan, che con esecranda
uilo alla sede vescovile di Civita Vec^ irrisione fece palese a' fratelli ciò che ,
VES VES 69
rapporto a Noè suo padre lìovea piutlo- e di ciò non conlenti, fecero in vari pez-
slo dissimulare e occultare con ogni pre* zi il sagro corpo, come fosse quello d'un
murn. I*er lo diesa talvolta è accaduto vile animale da macello. 11 Pqpa Inno-
die degli unti del Signore si senta dire cenzo 111 inorridito, di tanta barbarie e
qualche cosa che possa scandalezzar l'a- compreso di dolore, scrisse V Epìst. i55
nime pie, ognuno è tenuto a ricoprirla, all'arcivescovo di Salisburgo, perchè pro-
imitando non già il perverso Chan, ben- cedesse contro di loro e altri fautori, chia-
sì i casti e pudici suoi fratelli. Disse sa mandoli;?/// Belialy sed osculo Iradc'
viamente l'imperatore Costantino I: Se io runt Fdiuni hoininis sicut Jadas ... Nec
co'miei occhi propri vedessi peccare un sujfecit hoc ipsìs, sed ut sangids sangui'
sacerdote, mi leverei di dosso il manto nern tangeret^ et ahyssus invocarci a-
reale, e con questo lo coprirei affinchè hyssum^in corpus iam exaninie saevien-
dagli altii non fosse veduto. Se dun- teSj amputata, ut dicitura eius dextera,

que grande l'accusare o ripren-


è delitto quafreqnenter signavcrat paneni, et vi-
dere propri prelati, quanto più sarà il
i nwn in Corpus Christi, et Sanguineni
trucidare il pastore? Peccato sì barbaro convertendo^ et capite detruncato, coro-
e nefando si dee espiare colla morte. Nel nam etiani, quafn in clericale religionis
voi. XXXV, p. 4i, deplo>"a« l'abbomine- indicium ad Àpostolorum
imitationeni
vole uccisione, ordinata da Enrico li re prìncìpis deferebat, a reliqua parte ca-
à' Inghilterra^ ed eseguita nel i i 70 a pie pitis strictis gladns aniputaruntj nonat^

dell'altare, di s. To/?2/«flf50 arcivescovo di tendenteSy quod in capite eius, et ma-


Cantorbery, martire dell' Ininiunilà ec- nus, unguentum effusum fuerat sacra-
clesiastica: che gli uccisori furono sco- iissiinae nnctionis. Aliter etiam corpus
municati da Alessandro HI, ed il re fece eius conciderunt in frustra, quasi vcl-
pubblica penitenza alla tomba del Santo. lent, vel quod maciaverant manducare^

in Pioma a suo onore si celebra Cappella ac exponere, quodcoeperant tam impid


Cardinalizia, dì cui anco nel voi. XXXI V, venera tione, venale, velponere niorlici-
p. 39. Il p. Menochio, Slitore, centuria nuni eius escas volatilibus coeli, et he-
S.^cap. 83: Dì Corrado vescovo d'Eròi- terrae carnes eius. Essendosi poi gli
stiis

poli TVurzburgOf ucciso da certi scel- uccisori presentati al Papa per 1* assolu-
lerati j e quali penitenze a questi ingiun- zione, ecco come furono trattati e peni-
gesse Innocenzo III quando chiesero ^
tenziali. Comparvero in forma di peni-
V assoluzione del peccato e della scomu- tenti alla presenza d'Innocenzo III e del

nica. Nel 1 202 in Erbipoli fu ucciso Cor- popolo ,


poco meo che nudi colla corda
rado vescovo della città e cancelliere im- al collo, il che replicarono più giorni, e
periale, di vita esemplare e santa, e prela- poi furono assolti coll'imposizione delle
to di mollo zelo dell'onore di Dio, il qua- seguenti penitenze. Che per l'avvenire
le non potendo sopportare due i scelle- non portassero più armi se non contro
,

rati militi Bodone ed Enrico, questi non gl'infedeli saraceni, ovvero a difesa della
ebbero orrore d'ucciderlo con istraordi- propria persona. Che non usassero vesti
naria crudeltà, nella via pubblica a tra- di colore, non intervenissero agli spetta-
dimento, con simulazione fingendosi a- coli ;
gli ammogliati restati vedovi non
uiici. Imperocché dopo l'empio fatto, in- potessero riprender moglie. Che per 4
crudelirono sul cadavere, gli tagliarono anni andassero a servire in Terra Santa
la mano destra, gli tioiicarono il capo, e nella guerra contro saraceni. Che Bo-
i

da questo toUero quella parte della pel- done, principale reo, per tal guerra man-
le, in cui colla rasura de'ca pelli era figu- tenesse a proprie spese Ire, due o alme-
rala la corona sacerdotale ed episcopale j no uu soldato. la detto viaggio incedes-
70 VES V ES
seroscnlzi a Geruraleinme e vestili iVi la- cesi d'ErbipoIi, colla cessazione de'divini

na, quali pubblici periilenti. Digiunasse- ufli/.i, tranne il battesimo a' bambini, Iq

ro a pane e acqua in luUi Innetlì, mer- » confessione a* moribondi, i cadaveri de*


coledì e venercri , nelle quattro Tempo- quali si tumulassero senza le cerenionie
ra e nelle vigilie de'Sanli. Che ogni an- funerali. Nel1246 fu assolto dalla sco-
no facessero 3 quaresime, avanti il Nata- rounica Giacomo I re d'Aragona, nel con-
le, la Pasqua e la Pentecoste, nelle quali cilio di /^enV/^,avendo confessato d'aver
solennità soltanto potessero mangiar la fallo tagliar la lingua al vescovo di Gi-
carne, ed in niun caso nel giorno anni- rona. Dell'assassinio del vescovo di Tor-
versario del delitto atroce. Che ogni gior- tona, Melchiorre Busetlo, comtnesso nel
no loo Pater nostcTy e facesse-
dicessero 1284 da Guglielmo VII marchese di
ro 5o genuflessioni. Che non potessero Monferrato, e delle gravissime punizioni
ricevere la ss. Eucaristia, se non in pun- a cui Io condannò Onorio IV, ragionai
Però venne loro concessa di-
to di iDorte. nel voi. LXXVIII, p. i4- Quali peniten-
spensa durante la loro dimora nella guer.- ze impose nel iS^G Giovanni XXII agli
ra, de' digiuni settimanali, e invece usar uccisori dell'arcivescovo di IllagdcburgOf
cibi quaresimali, e le domeniche nutrir- scomunicali e interdetta la provincia, 1q
si di carne, ed i i co Palcr dicessero nel
li narrai a quell'articolo. Quelle imposte a*

solo giovedì, non per altro tralasciando signori di FEronay neh 339 da Benedet-
le 5o genuflessioni. Nel viaggio, passan- to XII, per l'abbominevole uccisione del
do per le città di Germania andassero ,
paienle Bartolomeo della Scala, vescovo
come sopra seininudi, in hraccis tortas, della città, le riportai in dello articolo.
colla corda al collo e verghe in mano^, Non pare afflitto cheque'di ForliinpopO'
recandosi alla chiesa maggiore, ed ivi li uccidessero il vescovo Ugolino, onde la

da'caoonici ricevessero la disciplina; e se sede fu trasferita a BertinorOy la quale


alcuno gl'interrogava del fallo per cui fa- poi fu unita a Sarsina. L'eccidio della
cevano penitenza, confessassero l'enorme città e laseminagione del Sale sul di lei
peccalo. Qualora potessero dimorare in suolo nel 1 36o non avvenne per tale pi e-
Erbipoli, nelle suddette 3 solennità e nel- teso misfatto, ma bensì per le sacrileghe
la festa di s. Paolo, uscissero dalla città crudeltà commessevi da Francesco Orde-
semi nudi colla corda al collo e le verghe laffi, fra le quali sulla piazza di Forlim-
in mano, e così andassero alla cattedrale popoli fece ardere le statue del Papa In-
nel tempo della messa cantata, e ivi pro- nocenzo VI e de' cardinali, tra il suono

strati in terra innanzi al vescovo ed a* dellecampane^ ironicamente motteggian-


canonici, umilmente domandassero e ri- do le censure ecclesiastiche da cui era al-
cevessero la disciplina. Finalmente, al ri- lacciato. In tempo dell'interdetto ricu-
torno da Gerusalemme di nuovo si pre- sandosi 7 sacerdoti di celebrare, li fece
sentassero dal Papa, per ricevere i co- scorticare vi vi,con altri 7 impiccati. Laon-
mandi e consigli che a loro [)iaces5e da- de il cardinal Albornoz legato prese la
re. Inoltre Innocen'/o III ordinò all'arci- città e la die'in fiamme, ed il
preda alle
vescovo di Salisburgo, che partecipasse- vescovo Roberto I si trasferì in Bertmo-
ro dj tanta severità eziandio i discenden- ro. Deplorai ancora, descrivendo Sara-
ti de'colpevoli, restando interdetti dal ri- gozza, l'onenda uccisione a tradimento
cevere benefìzi e feudi dalla chiesa d'Er- del venerando arcivescovo Garzia Here-
bipoli, qualora colle loro virtuose opera- dia nel i4io. Ciò riprovando ancora il
zioni non ne fossero dispensati dalla pon- De Lagua, poiché 1' Ortiz lasciò scritto,
tiGcia indulgenza; e se si contravvenisse a che sì enormi attentati o non erano mai
questi decreti, restasse interdetta la dio- accaduti, o assai di rado nella sua Spa-
VES VES 71
gnn, sel)bene conviene essersi detto, die di Vittoria , ed una porzione di quella
nella contea di Discaglia fu anticatuenle di Logrogno; appunto a due terzi di le-
ucciso il proprio vescovo da'cautabri, po- ga da Vittoria, ed ha ne* contorni del-
poli della Spagna Tarragonese, e che tut- l'acque termali. Si tenga presente il rife-
tavia non potevasi neppnr per congettu- rito nel voi. LXVIll, p. igge seg.), che
re rilevarne la verità e certezza del fat- segui verso il io88 (la soppressione, se-
to. Alcq,ni nondimeno opinavano, che ap- condo Commanville, avvenne n^el secolo
punto in castigo di questo infame atten- Xlll), come dice il p. Giovanni Risco nel-
tato , il vescovo di Calahorra non anda- la Spagna sagra (o meglio deve dirsi,
va mai in persona a visitar la Discaglia che allora unita alla nuova sede di Cai-
(provincia d* altronde fregiata di singo- zada, quando questa nel 1498 fu unita
lari privilegi e un tempo quasi indipen- a Calahorra, sotto tal vescovo passò la
dente , alla quale la regina Anna die' il regione). Mentre ardevano gravi dissa-
titolo di nobilissima e di lealissima signo- pori fra la s. Sede e il suo vassallo duca
ria, titolo che confermato da'successori, di Parma, allora anche feudatario duca

la più parte degli abitanti si considera- di Castro e conte di Ronciglione ^ siali


vano come nobili di tutta la Spagna), né Gradella delegazione di Fiterbo,[ie[ nar-
inai metteva il piede in quella provincia; ralo in quegli articoli e in diversi relati-
e che quando canlabri portavano liti
i vi(imperocché sovente l'ambizione di
ecclesiastiche alla curia vescovile , face- piccoli principifornì improntitudine e
vano loro pagare il doppio nelle senten- audace motivo a combattere i grandi, fa-
ze. Questi argomenti non provano l'ac- cendosi umiliante scudo delle passioni di
cennata derivazione, quindi sembrare il sovrani potenti, la politica de' quali tal-
vero motivo, per cui il vescovo non visi- volta è elastica: di frequente poi le scin-
tava i canlabri, né questi volevano che tille furono funesta cagione di disastrosi
il vescovo entrasse nella loro provincia, e vasti incendii), ne restò innocente vit-

la resistenza de' primati della provincia tima il nuovo vescovo di Castro mg."^
per la preleusione di non pagar le deci- Cristoforo Giarda o Ciarda a' 18 mar-
me e gli altri emolumenti , e non vole- zo 1649, presso Monte Rosi, mentre ia
vano che gli ecclesiastici della Discaglia calesse o lettiga recitando 1' uffizio de*
si arrogassero questi diritti. Sarebbe be- morti recavasi al governo di sua dioce-
ne, dice eziandio 1' un Ortiz, ovviare a si, trucidalo da' sicari! dell'indegno pri-
male mentre il Vangelo
cosi pericoloso, mo ministro favorito del duca di Par-
avvisa: // buon pastore conosce lesile pe- ma, marchese Gaufrido (poi, divenuto
corelle, e le pecore eziandìo conoscono segno all' odio pubblico , dallo stesso
il loro pastore. Di più esso comanda a' suo signore fatto decapitare), e la com-
pastori di sforzare le pecore a entrare plicità di Sansone Asinelli capitano de-
nell'ovile: Compelle eos intrare. Dipoi, gli svizzeri del duca, che facevasi chia-
De Lfjgua osserva, il vescovo di Calahor- mare col fìnto nome di Alessandro Dos-
ra potè visitar liberamente tutta la sua si, come imparo dal Cancellieri, MercU'

diocesi, ch'estendesi a tutta la Discaglia, lOy p. 117. Il cadavere fu portato in Ro-


Sin dal tempo della soppressione (o isti- ma e deposto in s. Carlo de'suoi barna-
luzione) del vescovato d' Alava o Alba biti. Innocenzo X non potè lasciare in-
(Arnientia^ ora Armentegui, Armeuza o vendicato s\ esecrabile eccesso, commes-
Armenzia, nella provincia d'Alava o A- so da un suo vassallo comesi sospettò (o
laba, dipendente dalla Navarra, e una complice, come dissi nel voi.XXIII, p.
delle 3 divisioni della Discaglia, che oggi 199, con altre notizie), o almeno dal
forma la massioia parte della provincia suo riprovevole ministro. Decretò i' e*
71 V ES V ES
stretno eccidio eli Castro, 1' assoluta sop* Ranuccio Zambini da Gradoli, e Gio.
pressione del vescovato, a cui sostituì Domenico Cocchi da Valentano questi :

yicqunpfndfnle, e governo tempora-


il morto poco dopo, l'altro fu giustiziato.
le fece trasportare in Valentano, am- Per essi era stato promesso il premio di
bo luoghi della stessa provincia di Pi- scudi 3ooo per ciascuno, se si davano in
terbo. Atterrata la città, sul suolo vi fu mano del governo. « Tutti convengono,
seminato il Sale, secondo alcuni, ed e- che questo gran sacrilegio, pel quale fu-
rella una colonna coli* epigrafe Qui fu : rono scomunicati sicarii, scienti e coni»
i i

Castro. Si può leggere il breve Cuin si- plici in qualunque modo, fosse la rovina
ciUy emanato da Innocenzo X,a'24 uìarzo di casa Farnese, la causa della distru-
1649, Bull. Rom., t. 6, par. 3, p. 188: zione di Castro, della perdita de' duo
Declaral incurrisse in txcoinmunìcatiO' stali, e poi dell'estinzione della fami'
nis ma/oris aliasque poenas canonicas, glia *'. N'irra l' annalista Coppi, all' an»

eoSy quiEpiscopuìii Castrcn. occiderunty noi 821, n. 77, che nel regno delle due
aul inaiidaluiii dc.dcrunt. il p. Annibali Sicilie, durante le conseguenze turbolen-

da Lalera, Notizie storiche della casa ti della rivoluzione della setta de Garbo-
Farnese^dellafu già città di Castro, a p, nari, e mentre colla ripristinazione de*
70, riporta il compendio della vita e mor- benemerentissimi gesuiti & inculcavano
te di oig/ Giarda ultimo vescovo di Ca- precetti di morale cristiana, un sacrilego
stro. Da esso si trae, che il virtuoso ve- misfatto inorridì gli animi di lutti. 11 ser-

scovo appena colpito dalle palle di 4 ^^r* gente maggiore congedato Mormile, adi-
zarole, oel petto, nel braccio destro e nel- rato contro mg.' Agostino Tommasi, dal
la coscia sinistra, con 5 mortali ferite, e- 1818 vescovo d' A versa e fratello di Do-
ficlamò: Gesti, Dio misericordia. Si- nato ministro della giustizia, perchè per-
gnore che favori Me autem judicasti di-
! seguitava (sic) un suo fratello canonico
gnum aliquid pati prò te. Io muoio vo- ch'era carbonaro, a'9 novembre con un
lentieri per la s. Chiesa, e perdono volen- colpo di fucile l'uccise nella pubblica stra-
tieri a chi mi ha offeso, e fatto offende- da. Lo scellerato fuggì, ma fu presto ar-
re. G\\ uccisori nel fuggire gettarono una restalo e condannalo all'estremo suppli-
carta che diceva: Imparerà mg. Giar- '^
zio. Altra vittima vescovile delle politiche
da, frate indiscreto, a male scrivere, e vicende rivoluzionarie, e del suo paterno
a mal parlare. Portalo in Monte Rosi, amore pel gregge, fu mg." A (Ire di La--
e munito di tutti sagramentì, nel dì se-
i tour arcivescovo di Parigi, il quale nel^

gueoie morì martire. Poiché essendo per le giornate sanguinose del giugno 1848,
rendere l'anima a Dio. quanto al conte- nel portare con sublime abnegazione a*»

nuto pronunciò queste pa-


delta carta, gl'insorti parole di pace e di consolazio"
role: Non mi ricordo d'aver offeso al^ ne, dicendo cìhe il buon pastore deve da-*
cuno, ne infatti, ne in dettij ma ciò e re la sua vita per le pecorelle, e tenen-»
un pretesto. Il p. da Latera dice che fu do in mano la Croce e un ramo d'ulivo,
sepolto nella chiesa Vincenzo e
de' ss. mentre avea cominciato la pacifica pei
Anastasio di Monte Rosi. Innocenzo X rorazione, un colpo di fucile di eseciabi*
pose la taglia di 45oo scudi contro gli le e perfido forsennato, fatalmente lo fé-»

assassini. Piisullò dal processo, che essen- ri mortalmente, Dopo aver esclamalo a
do slato minaccialo per lettere nella vita che il mio sangue sia V ultimo versalo^
se fosse andato al vescovato, comechè e- spirò poi martire della carità pastorale.
lello dal Papa, il prelato non voleva an- L' ammirazione, la commozione e il cor^
darvi, ma il Papa lo forzò a portarvisi. doglio fu universale, V assemblea nazio-
1 piiocipali uccisori furouo il capitaoG nale gli decretò uumouumeulo nella me»
V E S VES 73
IfOpolitana, ed il Papa Pio IX gli cele- accorrere a seppellirlo e suffragarlo, se-
brò solenni esequie e nltamerile encomiò condo l'antica disciplina della Chiesa, e
con allocuzione in concistoro. Antica- — morendo in Rora»a coll'inlervento ezian-
mente, per disposizione de' concilii, due dio del Papa. Come ivi procede il Fune-

o tre vescovi dovevano trovarsi alla mor- rale (volendo il vescovo assistere a'fune*
te del vescovo, e quindi vestilo il cada- rati di principi, signori, governatori o ca«
vere pontificalmente e con anello in di- pilani locali, ed anco a que' di cardinali
Io, gli celebravano i funerali, a'quali in- e di grandi prelati, è preferito a tutti, an-
tervenivano i diocesani, e s'intimava a co nelle chiese esenti, nel celebrare l'uf-
tulle le chiese eoraloriidella città ecam- flzialura in forma pontificale solenne,
pagna di far preci per Tanima sua. Se senza che possa essere impedito, per le
il vescovo viciniore non era giunto in sue onorevoli preminenze, secondochè af-
tempo, si teneva il cadavere insepolto i^ ferma il De Luca), a qualunque vescovo
ore, e intanto i canonici, i monaci, i chie- che muore in Roma, e di que'particola-
rici doveano sahneggiare senza ii>lerru- ri fatti celebrare dai Papi (il regnante ne
zione. Si celebravano messe e vigilie in ha dato piìi esempi, come notai altrove
tutte le chiese, ed ogni vescovo compro- e nel voi. LXXllI, p. 69), in tale artico-
vinciale dovea dir messa in certi giorni lo ne trattai; e qui ricordo, che il Cap'
della settimana per un dato teo)po. Or- pcllo eie vescovi pontificale verde si suo-
dinò il concilio di Chelchit deirS i6, che leappendere alla volta del luogo ove vie-
in suffragio dell'anima del vescovo si dia ne tumulato, co'fiocchi secondo il grado,
la decima di tutti gli armenti e prodotti enumerati in tale articolo. Moltissimi ve-
[ delja chiesa a'poveri, e si liberino i ser« scovi eressero il sepolcro per se e pe'suc-
m vi. Che appena morto per tutta la diocesi cessori nelle cattedrali. Decretarono i se-
jl' e in tutte le chiese, statini pulsato sì^no^ guenti concilii. Di Riez.M Alla morte d'un
si radunino ecantino 3o salmi; poscia inti- vescovo, il vescovo più prossimo verrà a
ma moltissimi salmi e messe, e limosine, fare funerali, e a prendere in cura la
i

comanda digiuni e preci, e la liberazione sua chiesa fino all'ordinazione del suc-
d'alcuni servi da farsi da'vescovi e abba- cessore'^. Di Valenza del 524. » l parenti
ti. Il concilio di Ilatisbona del 982 pre- del defunto vescovo saranno avvertili di
scrive il numero delle messe, delle limo- non prender nulla de'suoi beni, senza sa-
sine e preci da farsi dagli altri vescovi pula del metropolitano e de'comprovin-
comprovinciali, dal clero e monache, per ciali, per timore che non confondine i
sulhagarei pastori che morivano, doven- Beni di Cìiiesa con quelli dell'eredità.
dosi seppellire nella cattedrale ovunque Ma se altri domanda modestamente ciò
morisse. Parlando della Sepoltura (ove che gli è dovuto, il metropolitano, o que-
dissi che non ponno erigersi delle nuove gli a cui ne avrà data comrnissione, de-
per secolari, senza permesso del vesco- il ve fargli ragione ". Di Toledo del 65^^.
vo), notai che nelle chiese anticamente » il vescovo potrà disporre di ciò che
l'accordavanoil vescovo o il parroco, poi- gli sarà stalo dato personalmente; s'egli
ché non vi si poteva tumulare che i ve- non ne dispone, apparterrà alia chiesa. [
scovi, abbati ec, ed altri personaggi. Co- parenti del vescovo o del prete non po-
me si deve esporre il cadavere, col cap- tranno mettersi in possesso della sua e-
pello pontificale a'piedi, e doversi depor- red ita senza la partecipazione del me-
re nella cattedrale, se non ha destinato tropolitano o del vescovo". Di Clermont
la sepoltura. Che Papa Benedetto III de» del 1095. « Proibizione d'usurpate i-be-
terminò nell'858, che alla aporie d'un ve- ni de'vescovi o de'chierici alla mone: de-
scovo gli altri comprovinciali dovessero vono essere distribuiti in opere pie se-
74 V ES VES
condo la loro intenzione , o riservati a) gli articoli, e delle diverse foggie, secon-
successore'*. Di Trento, sess. i5, De Re- do i tempi), come si rinvenne col corpo
form.f CI. » Proibisce assolularaenle di di Nicolò Gelanzio vescovo d'Angers, ol-
attendere ad arricchire delie rendile del- tre tulli gliornamenti vescovili, in uno
la chiesa i loro parenti, né i loru dome- alla Croce pettorale (la quale altro non
stici: gli stessi canoni apostolici proibisco- era che un sagro conditorio di reliquie
no di dare a'conginnti i beni di chiesi), <ìesan\'ì),etsuperpectus ejus Calix et Pa-
che appartengono a Dio. Che se i loro pa- tena plumbei cum pane et vino (forse la
rentisono poveri, ne facciano lor parte, ss. Eucaristia o VOblata)^ et retro caput
siccome a' poveri; ma non gli dissipino, erat quidam alveolus, in quo erat lam->
ne gli distruggano a favor loro. Il conci- pus cum oleo acccnsa, ita quod sarcofa-
lio gli esorla per Io contrario a disfarsi go clauso lumen ìpsius lampadis ac-
,

del lutto di questa passione e di questa censae inlus radiabat per foveani supra
tenerezza sen'^ibile pe'Ioro fratelli, nipoti corpus. Lo stesso si costumò co* preti e
e parenti, ch'è l'origine di tanti mali nel- co'nionaci, per riguardo appropri loro a-
la Chiesa". Del medesimo argomento e bili e calice, il quale ponevasi sul pelto
degli Spogli ecclcsiaslici, in quest'arti- loco sigilli. Finalmente, si compone il ca-
colo ne riparlai. Wella Raccolta degli O- davere colle mani sul petto in forma di
puscoli àe\ p. Calogerà, t. 4?^ P-i» è la croce, come gli allri fedeli defunti , rito
Lettera intorno alcune antichità Cristia- antichissimo forse da*tempi apostolici de-
ne scopertesi nella città del Friuli del rivato, poiché primitivi cristiani ognii

p. Lorenzo del Torre filippino d' Udì- luogo e ogni azione avvaloravano con
nCy in cui riporta le testimonianze come quel salutifero, consolante e possente se-
seppellivansi i vescovi tanto dai greci gno, per pia e lodevole tradizione, come
ijuanto da'lalini, co'Ioro abiti e insegne atlesta nel II secolo Tertulliano, De Co-
pontificali. Inoltre alle volle chiudevasi rona mililis y ca\). 3. Perciò è da com-
ne'Ioro sepolcri la ss. Eucaristia^ come si piangersi, come moderni o i noi fanno, o
trovò nel VI secolo nelT invenzione del l'eseguiscono con ine»plicabili segni, qua-
corpo di s. CJldai ico, cum qnihusdanipar- si uu giuocarello di dilal Fra le verten-
ticulis Pontiflcaliuniinduviarum ... et in ze ch'ebbe Clemente XI colla corte di Si-
dextro latere ad caput pyxis argentea cilia, pe* vescovi del reame per violazio-
admoduni nitens in sacello holoserico, ne dell'immunità ecclesiastica, vi fu quel-
et in pyxide, ut quidam dicehant^ San- la delvescovo d'Aquila Ignazio de la Cer-
guis Domini, et alia sancta contìncban- da , il quale morto in bando a Rieti , i

tur. Era anche solito di riporre ne'sepol- ministri regi si ridussero dalla loro per-
cri delle Reliquie de' Santi. Inventa est tinacia, e si misero a discrezione del Pa-
etiam cistella ferata adnwdum magnaf pa, che impose loro di cassar l'alto del-
quae omnino piena erat, et referta Re- l'esilio contro il vescovo , e ne facessero
liquiis Sanclorum. Fu scoperto il corpo trasportare il cadavere nella cattedrale
di s. Ermano vescovo di Metz ornato di colla maggior pompa, e l'intervento di
Croce, mitra e pallio. Ne* sepolcri di s. tutti gli ordini della città, celebrando-
Dunstaiio arcivescovo di Cantorbery e di gli magnifici funerali, per rendergli do-
tigone vescovo di Lincoln, fra gli altri po morto gli onori che ricusarono di dar-
ornamenti si trovò l'anello. Si seppelli- gli in vita. Tulio fu punluahnente ese-
vano ancora col calice e la patena,e col- guito. Ci die' \\ vescovo Saruelli, t. 3, lett.
la ^rzrZ'fl rasa (a richei capelli: della Ton- 1 Della fraterna carità che decesse-
5;
sura della Barba e dt Cappelli degli ec- re tra'vcscos'i, oltre quaol' altro con lui
cle^iuslioi e de'vescovi, ragionai iu que- e con allri dissi nel § precedente. Co-
VES V e;s 75
tnìncia dal compiacersi della costumanza sore dì s. Odone arcivescovo di Cantor«(
di sua provincia (Terra di Bari), in cui bery, imperocché EdelPino spregiò di ma-r
i vescovi foraslieri si ricevevano da'dio- niera il suo predecessore, che calcò con
cesani con giand'onore; poiché ii loro in- fasto il sepolcro di lui: ma andando poi a
gresso, benché privatissimo,era accompa- Roma a dimandare il pallio, morì inti-

gnato dal festivo suono delle campane rizzito di freddo nelle Alpi. Ut caelerls
della cntledrale, incontrati dal camerie- modesdus de Firis Sanclis loqai dorè-
re del vescovo diocesano, recando io un rt-ntur. Dissi già nel § IV dell'articola
bacile d'argento la mozzelta., insegna di Vescovato, che la <5ef/e vacante^ locami
ginrisdizione,e olFrendola con som ma cor- do anco di questa, non solamente succe-
tesia io nome del suo prelato. Sillalfa ur- de per morte del vescovo, ma per la sua
banità proveniva dall'antico uso, per cui traslazione, dimissione, rinunzia ,
priva-
i vescovi pellegrini erano invitati dal ve- zione, deposizione, sospensione, rassegna-
scovo della città a celebrare e predicare, zione e altre cause, ed un tempo pel re-

a benedire il popolo. Se l' A postolo, ^/jz*/. gresso. Deplorai altrove, che nel medio
ad Rom., disse a tutti i fedeli: Charita' evo, in vari feudi eravi la sacrilega e a-
te fraterni tati s inviceni diligetites ho no- busiva usanza, che alla morte del vesco-
te inviceni praevenientesj molto più dee vo barone locale ne saccheggiava la
il

risplendere ne'principi de'saceidoti e pa- casa. Più generale fu il riprovevole abu-


dri della famiglia di Cristo, per dar edi- so, che morto il vescovo il Palazzo di-
ficante esempio a'Iorosuddili. Questa fra- veniva preda della rapina altrui, in onta
terna dilezione, questa prevenzione d'o- alle rigorose proibizioni de'canoni e ile*

nori, praticarono santi vescovi co'pasto- Papi, come in Ptoiiia la depredazione del
ri vi fi e anche morti pe* belli racconti
,
palazzo del cardinale eletto Papa. Vi voi-
che riferisce. Di ammonizione e gravi poi leio de'secoli, ed estremi rigori per estir-
sono quelli riguardanti prelati, che non i pare tanto pubblico ladroneccio. S'intro-
solo non fanno onore a' vescovi viventi, dusse pure la biasimevole usanza, in va-
ma meritevoli di castigo parlano de'Ioro rie diocesi, che i chierici s'impadronisse-

predecessori con tanto poca riveretiza da ro delle cose del def.-nto vescovo; il che
scaodalezzare, sia con biasimi, sia con de« poi vietarono colla scomunica di versi con-
trazioni, sia con altre operazioni, funesto cilii. Come sentenziarono la slessa pena
esempio lasciandone, secondo Sigeberto contro i parenti e afflai del vescovo mor-
presso Baronio, Papa Sabiniano, detrat- to ab intestalo, se toccassero delle cose

tore di s. Gregorio 1 suo im media lo an- senza l'assenso del metropolitano o corn-
tecessore (edificante fu l'operato di altri provinciali, dovendo attendere il succes-
Papi, per quanto accennai nel voi. LVf, sore, aninchè colle cose ereditarie non
p. 77, riguardo a' loro predecessori, su prendessero anco recclesiasliche. Dice il

cose che sovente avvengono incontrario Rinaldi: L'amore verso parenti, è l'ar- i

e narrale altro««). Quindi, non molti an- ma colla quale il demonio assalisce ve- i

ni dopo nel concilio di Merida del 666 scovi. Morto il vescovo indi vescovi , i

da 12 vescovi fecesi questo salutevole de- chiamati dal capitolo ad assistere alla sua
cretò: Che ninno mormorasse del mor- afonia e funerali, f^icevano l' inventario
to vescovo, imponendo diverse pene a* de'beni, quali si aHidavano ad un EcO'
i

Que' prelati ben a


trasgressori di esso. nomo, per lo più diverso da quello <lel

ragione ciò ordinarono, secondo il vol- vescovo defunto, per tenerli in custodia
gar detto: Ne quid in nwrlaum, neqne sino all'elezione del successore, insieme
si fuerit ipse Nero. Volle Dio esigere al Fìcedomino e al Difensore della chie-
qucòla pena nel q58 da Edellìno, succes- sa. L'economo l'eleggeva il vescovo inler-
76 VES VES
ventole o visilalore, parlalo di sopra e dea generale della Liturgia e sul modo
nel § Ili, destinato dal metropolitano a di trattarla^ qualifica 3." fonte liturgico
presiedere alla diocesi nella sede vacan- il Cnere/noniale Episcoporurn.
Esso fu
te, fino all'elezione del nuovo pastore; corretto, approvato e autenticalo la i.*
nel resto esercitando la giurisdizione il voltada Clemente VI II, indi da Innocen*
capitolo, coQje narrai a suo luoj^o. L'in* zo X, poscia da Benedetto Xllf, e per ul-
ventaiiu si mandava al metropolitano. timo da Benedetto XIV. Esso colla mas-
L'econoa>oFu eletto pnredal capitolo cat- sima precisione e chiarezza dirige le prin-
tedrale. Il vescovo inlervenlore era di- cipali funzioni episcopali, e che riguarda-
verso dal viciniore cliianiatoad assistere no in qualunque modo il vescovo; anzi
il vescovo moriente, e a celebrarne l'ese- oltre le cose stabilite per il vescovo, e per
quie e la tumulazione: riceveva una gra- chi celebra avanti a lui, o gli assiste, le
tificazione per le spese del viiiggio, sulle quali danno lume per le altre funzioni
(piali naie contestazioni, il concilio di To- ancora, vi sono tanti capi per dirigere le
ledo del 655 stabilì che ricevesse una lib- funzioni stesseseparatedal vescovo. Quin-
bra d'oro, ossia 80 scudi, se i la chiesa va- di nelle bolle di Clemente Vili e d'In-
cante era ricca, e mezza libbra se pove- nocenzo X si dice essere questo ceremo-
ra. Perle molte cavalcature usate a que' niale, omnibus Ecclesiis, praecipne au-
tempi, ed il manteniaiento almeno d'8 leni Metropolitanis ^ Cathedralibus, et
giorni, tale somma pare discreta, he let- Collegialis perniile ac necessarinm. At-
tere che in sede vacante venivano scritte testa Gavanlo, che nelle Rubriche del
il

dal clero, chiamavansi cleriche e cheri- flessale si tratta minutamente delle ce-

cali. Ora morto il vescovo o Iraslalalo, remooie delle Messe private, ma non con
o dopo la sua rinunzia, ed anco se fosse tanta diffusione delle solenni. Le 5 bolle
prigione in mano degl'infedeli, il capito- che l'approvarono, e inserite nel ristam-
lo di diritto subentrando nella giurisdi- pato d'ordine di Benedetto XIV, merita-
zione vescovile, la delega al Ficarìo ca- no leggersi, per rimarcare l'obbligazioni
pilolarc, che elegge, ed in molti luoghi che hanno gli ecclesiastici di osservare le
se ne riserva unaPapa, per p^rte, se il prescrizioni del ceremoniale , adopran-
pcculiaricircostanze, non depula un'am- dosi i termini più stringenti di coman 'o,

ministratore o vicario apostolico nella e colle più terribili pene proibiscono l'ag-
persona d'un vescovo o di ecclesiastico co- giungere o il togliere la più minima co-
stituito in dignità.! vescovi presentati non sa. 11 ceremoniale dunque ha forza di leg*
ponno essere i^icari capitolari ^ e per ul- gè, come dichiararono liturgici, fra'qua- i

timo Pio VII si oppose alla pretensione li il Catalani. E' vero che esso non to-
di Napoleone 1 che lo esigeva, dichia- glie le immemorabili e lodevoli consuetu-
rando illegittime tali elezioni, anche per dini delle chiese, come nel i6o5 dichia-
)a decretale di Gregorio X, ossia il can. 4 rò la s. congregazione de' riti ; ma trop-
del concilio di Lione II, Jvariiiae. cae^ po ci vuole per essere una consuetudine
cilas. \ vescovi presentali, se fossero insie- degna di tal nome, ed il Ferrigni ripor-
me vicari capitolari, sarebbero giudici e ta al proposito cosa dissero nelle loro bolle

parli in propria causa, imperocché secon- Innocenzo Xlll e Benedetto XI 11. Quan-
do i canoni, ramministra7.ione capitola- to alla difformità di molte prescrizioni del
re è sottoposta al giudizio del nuovo ve- ceremoniale dalle rubriche, in tal caso si

scovo. Terminerò col far parola del Ce- lascia il ceremoniale per regola delle cat-
rt'mo/2/<7/<?de'vescovi,oltreildetlo in quel- tedrali, per le quali principalmente si

l'articolo e ne'relali vi. Il can. Andrea Fer- compilò, e le rubriche per quelle chiese
rigni Piiìoue, nella Dissertazione sull'i- che noi sono, set,oudo il p. Merali. 11 Ri'
V E S VES
77
."
iuale e il Pontifìcak' Romano sono, il i Johanni vìdelicet Universali Papae ....
quei libro che ahbjaccia que'sagramenti Totum non latet Mundum Romanae
e funzioni ecclesiasliche, che rigiiaiciano Ecclesiae Pastorem apostolica vice ita
neir anuìiinishazione o celebrazione il fungi etc. Dicendo del Canone della
semplice prete; il 2.° quel libro che con- Messa, non solo rilevai che il nominarvi
tiene qiie'sagra menti e funzioni ecclesia- il supremo Gerarca (F.) della Chiesa è
stiche, che riguardano nella loro an)mi- uso antichissimo, poiché l'osservava e lo
nistrazione o celebrazione il vescovo; di- faceva praticar^ il ^[.° Papa s. Clemente
Diodochè quello ch'è il rituale pe'preli è 1 del g3; ma che in Roma non si fa men-
il pontificale pe'vescovi. Del ceremoniale zione di vescovo alcuno, perchè il Papa
abbiamo, fra le altre, le seguenti edizio- è vescovo Ordinario (F.) di tutto il

ni. Caere moni ale Episcoporiim, Romae mondo, come Bellarmino e poi
osservò il

i65i. Bartolomeo Corsetti, Novìssima il Quarti, però nella Sede apostolica va-

praxis Caerimonialium Episcoporum^ cante si ommetle nominarvi il Papa. Il


Venetiis 1666. Ceremoniale Episcopo- vescovo Sarnelli, Lettere ecclesiasticìie,
rum Clementis Papae Vili ^ et IniìO- l. 2, leti. 2 1 : Quanto sia forte il legame
cenlii Xjussii recogniliim etc. CumJigU' dell'ordinazione, colTomassioi risponde
risnovisque Addiliouihiis decrelorum. al quesito, giusta il cap. Cum in distri-
Clementi XI P. O. M. dicalttm, Romae hìiendi de tempor. ordin.: Ordinaius a
1713. Papa, sine licentla Papae, ad superiores
VESCOVO DELLA CHIESA UNI- ordines non promovetur. —
Fuerat ea
VERSALE, Episcopus Enìversolis Ec- lex, et consuetudo pervagatissimaom*
clesiae. Titolo convenien-le del Sommo nium Orhis Episcoporum, co jani prO'
Pon(efìcc(F.), Fìcario di Cristo^ F.) e ve- pria Romanae Ecclesiae, quod illa re-
scovo di Roma(F.)^ài\\\di cui cattedra am- iinentioresset priscae disciplinae, guani
maestra Urhem et Orbem, per la cura quaevis alia. Dalle quali parole si com-
universale che ha della Chiesa ^ nel quale prende, die non solo l'ordinato dal Pa-
articolo ricordai alcuni de'tanli sublimi pa, ma l'ordinalo eziandio da qualunque
Titoli d'onore, co'quali sino dal princi- vescovo, non può essere ordinato da al-
pio del cristianesimo fu giustamente di- tri senza licenza del i ordinatore. Di che .**

stintoda qualunque altro Fescovo (F.), si ripete l'origine dall'obbligo de'chieri-


come di Fescoi'o de' Fescovi^ Pastore de' ci verso la chiesa e il vescovo sino al 1 eoo,
Pastori, F
escavo ?</z7Per.v<7 /e, denomina- per cagione dell'ordinazione, anche ne'
lo nel 4^1 dal concilio generale di Calce» minori, di non poter passare ad altra chic*
donia, e nel 1 563ecumenico di
dall'altro sa , ed ivi esser promossi senza licenza
Trento, Pontefice della santa e univer- speciale dell' ordinatore; in conseguenza
sale Chiesa, dopo la discussione di que- de'decreti sinodali di Sardica, di INicea I

sti titoli. La Chiesa fu anche delta Dio- e del 3.° concilio di Cartagine. Però a*
cesi (V.) e di essa vescovo universale il loro tempi era lecito a' laici l* esser or-
Papa ed in quest'articolo, oltr» la spie-
, dinati daqualunque vescovo, senza la
gazione del venerando vocabolo, riportai Dimissoria. Questa bensì veniva data
diversi titoli che gli spettano o co'quali da'vescovi ordinatori, acciòi propri chie-
fu appellato. 11 Galletti, Del Festara- rici potessero poi esser ordinali da altri
rio, riporta la lettera sciitla da Alinar- vescovi;non essendovi allora altro lega-
do abbate di s. Benigno di Dijon, circa me, che quello dell'ordinazione, senza ri-
il io32 a Papa Giovanni XIX detto XX, guardo a patria o domicilio, ne a parroc*
la quale comincia con queste parole : thia o diocesi. Era tale legame così stret-
Domno Sancto totius Urbis JlJagistro to , the non poteva il cliierico neppur
78 VES TE S
passare n beneficio (raltra chiesa, ne al Cristo , lo prova il cardinal Pallavicino
lo stalo monastico, senza licenza del ve- nella Storia del concìlio di Trento. Il

scovo, e se ovea professalo l'azione era Huinart, Atti sinceri de Martiri, raccon-
temila natia, per cui i Papi si delerinina- ta co'monumenti dell'antichità, la supe-
ronoa Quindi sono innume-
dispenstii'vi. riorità del vescovo di Koma su tulli i ve-
revoli canoni, fino al looo, obbliganti
i scovi e su tutta la Chiesa cattolica, no-
l'ordinalo al i.° oidinafore, solo da tale ta ue'primi tempi di essa anche a'genli-
legge essendone esenti chierici delle chie- i li, riconosciuta eziandio da s. Ignazio e
se devastale da* barbari , e gli ordinali da s. Policarpo, da s. Cipriano e da tutti
contro lor voglia. Oggi in 3 maniere cia- i ribattezzanti nella celebre controversia
scuno sì fa suddito del vescovo, o per l'o- del battesimo conferito dagli eretici, non
rigine, o pel domicilio, o pel beneficio, che da S.Dionisio Alessandriuo,ch'èquan-
«Ile cui inosservanze nel 1694 pi'ovvide to dire ne'primi secoli del cristianesimo.
Innocenzo XII colla bollaSpecula tores. Inoltre fa vedere, che la suprema autori-
>> Or il Sommo Pontefice Romano, Or- tà del vescovo di Roma è costitutivo, prin-
dinariu^ Ordinririoruni, senza necessità cipale dell'unilà della Chiesa, provando
di riguardo ne ad origine, né a domici- altresì l'infallibilità del vescovo di Roma.
lio, colla soia ordinazione, lega l'ordina- Tertulliano fiorito nel li secolo, parlan-
lo alla Chiesa liomana;ed in conseguen- do del Pontefice romano, De pudicitia,
za il così ordinato non può essere ne dal cap. I, lo chiama Vescovo de* Vescovi.
vescovo dell'origine, né del don»icilio, né Quelli che allerrnano essersi s. Sisto I, Pa-
di qualsivoglia beneficio, promosso più a pa che patì il martirio neli4'2, chiama-
ordini maggiori senza espressa licenza del to Vescovo de *Vescovi s' attengono ad ^

Papa". Alle Ordinazioni de Pontefici una sua lettera apocrifa, slimata tale dal
(f^')i pegli stranieri, ingiunse Giegorio De Marca, dal Baluzio, e da altri presso
XVI la soscrizione d'una formoia, e ciò il Pagi, Breviar. t.i, p. i3. 11 Piazza nel-
per l'analogo dichiarato nel volume VEmerologio di Roma a'6 aprile, festa
LXXXIII, p. 3 12 e 3i 3. Inoltre il Som- di s. Sisto I, dice aver usato pel i,**, on-
mo Pontefice fu chiamato Pastore u- de opporsi agli eretici impuguatori del
niversale. Patriarca universaley Arci' primato della Chiesa romana, e non o-
vescovo universale^ Papa universale^ Li- stanle di trovarsi nell'angustie della fie-
ni ver salis Ecclesia e Praesulj con al- ra persecuzioneconlro i fedeli, a chiamar-
ti! titoli d'onore e di preminenza, riferiti si: Xistus Unìversalis Àpostolicae Ec-
nella spiegazione del vocabolo IJnìvcrsa- clesiae Episcopus. 11 successore s. Tele-
le^e negli articoli relativi pel suo Prima- sforo, nel Commentar, ad cap. Statai-
la (F.) d'onore e di giurisdizione su tut- mus^ \ì. 2, dist. 4, e Transrnarinos, ù\i{.

te quante le Chiese sparse per l'intero 98, Roderico da Cugna, trovasi


di mg."^
mondo. Imperocché l'autore della con- denominato Episcopus Roniae: ma il ^o-
futazione de* due libelli diretti contro il vaes ne dubita, per l'imposture spaccia-
breve di \^\o\\^ Super soliditate dimo- j te da Isidoro Mercatore nelle Decretali
stra che gli altri vescovi non succedono de'primi Papi. Per l'istanze di Faustino
egli Apoèloli nella pienezza dell'autorità, vescovo di Lione, s. Cipriano vescovo dì
i)è dell'Episcopato universale della Chie- Cartagine pregò Stefano I Papa del
s.

sa (dell'Lpiscopalo ne ho riparlalo a Ve- 257,3 deporre dal vescovato d'Arles Mar-


scovato). Che i vescovi non ebbero mai ciano, ch'erasi unito al i.° antipapa No-
giurisdizione universale, che non succe- vaziano, separandosi così dall'unità del-
dono agli Apostoli nella delegazione uni- la Chiesa cattolica, e gli sostituisse un al-

versale, che sono vicari non generali di tro vescovo. Laonde il Novaes osserva,
V ES V E S 79
clie cliiaro si scorge ,
quanto antico sia Urbis Rcmac, scrivendo all'imperatore
l'uso di ricorrere nelle cause de' vescovi Teodosio 11 il Giovane, li Baronio par-
ai romano Pontefice, come primo vesco- lando dell'epistola sinodale, scritta nel
vo della Chiesa universale. E siccome 45 da*6oo vescovi componenti il con-
1

l'antipapa insorse nell'elezione di Papa cilio ecumenico di Calcedonia a s. Leo-


S.Cornelio, narra il Baronio, che questi ne I,chiama dipo della Cliiesa uni-
lo

ne die'notizia a s. Cipriano, il quale adu- versale, ed vescovi quanto sapessero es-


i

nato il presbiterio, coirintervenlo di 5 ser di lui fratelli e colleghi, quanto al-


\escovi, scrissero al Papa Jin memoriale l'ordinazione, nominarono sé stessi figli
o libello in questi termini. « vSappiamo suoi, a grandissima istanza pregandolo,
€he Cornelio é stato eletto da Dio /^e- siccome a lui apparteneva il dispensare
scovo della Cìiiesa catloUca. Confessia- i gradi nella Chiesa, di concedere dopo
mo il nostro errore, e fucnmo ingannali di lui ili.° luogo al vescovo di Costanti'
per la perfìdia e loquacità altrui; poiché lìopoli. Per cui 1* annalista rileva , non
come paresse, che noi avessi«no alcuna avere il concìlio intralasciato ossequio al-»

cotnunicazioiie con un uomo scisaiatico cuno, rispetto <7/^?m7io Prelato della Re-
ed eretico, tuttavolta mantenemmo sem- ligione Cristiana, e Capo visibile della
pre mai la mente sincera in versola Chie- Chiesa Universale^ protestò e co'falti e
sa;molto ben sapendo esser un solo il vero cogli scritti, lui essere in tutte le cose ii

ViOj un solo CristOj che noi confessato Pontefice Universale, e così gli diedero
abbiamo esser Signore^ un solo Spirito il titolo di Vescovo Ec{uuenico della Chic
Santo, e un sol F^escovo dover essere nel- saj il che ripetutamente alFermando s*
la Chiesa Cattolica'*. Da qtiesto mento- Gregorio I nel \\b. ^, Epi'ft. 32,36,38,
riale, fa notare l'annalista, primieramen- crede il Baronio che l'epiteto Ecumeni'
te si vede
consueto titolo del Vescovo
il co, sinonimo qV Universale, non trovan-
Romano j nominandovisi Cornelio l'è- dosi nell'epistola sinodica, sia stato ma-
scovo della Chiesa Cattolica, eó anche liziosamente tralasciato da'copisti. E sic-

si professa che un sol Vescovo vi deve come s. Gregorio l riferisce non aver niu*
essere^ quale viene riconosciuto Corne- no de'suoi piedecessori usato il nome di
lio. Per la qual cosa s. Cipriano replicò Ecumenico, intitolandosi Vescovo della
molte volte la sentenza: Che il dividersi Chiesa Universale, rilieneil Baronio do-
dal Romano Pontefice, è V istesso che versi intendere che non l'usarono solen-
separarsi con iscisma da tutta la Chie- nemente sempre, e in tutte le iscrizioni e
sa; e che comunicare con esso lui, e il sottoscrizioni, poiché è certo, che alcuni
medesimo, che stare unito con la Chie- d'essi di(juando in quando l'adoperaro-
sa Cattolica. Papa s. Zosimo scrivendo no, sì pegli addotti esempi e sì per aver-
nel 417 ad Esichio vescovo di Salona lo usalo s. Leone I nel /\.52 scrivendo al-
s'intitolò: Episcopus Urbis Romaej on- l'imperatore Marciano, contro Anatolio
de Novaes rimarca, che fu ili.*' che al ti- che cercava di sottomettersi le chiese di
tolo di Vescovo o di Papa, aggiunse il Alessandria e di Antiochia, prendendo il

nome di Roma. Imperocché perl'innan' titolo Universale. Arditamente dipoi si

ziiPapisemplicementes'inlitolavano Ve- usorparonoii titolo d' Universale e d'E-


scovi, co(ne si ha dal cap. Dilectissinius, cumenico altri vescovi, onde Pelagio II lo

12 quaest. Glossa verbo Episcopus in vietò, e dichiarò soltanto proprio del ro-
prooen»io Sextis. 1 successori ne continua- mano Pontefice. Il successore s. Grego-

rono il titolo , e s. Leone I dei 44^ ^i rio l del 590, dopo avere riprovato il ti-
aggiunse il nonie di Chiesa Cattolica: Leo tolo dì patriarca universale in Eulogio
Papa Episcopus Ecc lesine Caiholicae vescovo d'Alessandria, e quello di vesco-
8o VE S V ES
vo universale in Giovanni il DìgìitnntO' e Universale^ Vescovo della Chiesa Cat-
re vescovo di Costantinopoli, in contrap- tolicaRomana e Universale, e ordina-
posto (li tanta orgogliosa vanità, comin- riamente Vescovo della Chiesa CatlO'
ciò ad intitolarsi colla umile e modesta lira, ch'è preci)>amente la formola ezian-
formolo Servii sScrvonirn Dei (/ •), cl»e dio colla quale il Papa s'intitola e si sot-
ritennero i successori e divenne esclusiva toscrive nelle bolle. Altre formoie di sot-
de'Papi, benché in tale articolo e ne'vol. si ponno vedere nel libro Diiir-
toscrizioni
LXV, p. 45^, e LXXIX,
89, ripor- p. no (V.), Leggo negli Annali ecclesiasti-
tai esempi d'alcuni vescovi che talvolta ci del Baronio, all'anno 68 i , che nel con -
Todoperarono. D'altri titoli consimili par- cilio generale di Costantinopoli detto
lai dicendo Fescovo nel § I
di quelli del Trullo, nell'ultima sessione tenuta alla
di quell'articolo. Prima e dopo s. Gre- presenza dell'imperatore Costantino 111
gorio I, i Papi s'intitolarono ancora y^z- Pogonalo, 123 vescovi e gli altri Padri
i

muliis s. Plebis Dei, formoie che ripor- chiamarono Papa s. Agatone, Sanclissi-
tai a Il p. Menochio nel
Pieve e Servus. mi Patris nostri, et Suinmis Papae. Nel-
cnp. De' litolicV onore ecclesiastici, tàwtv- la lettera ioìperiale, in cui lodansi Pa- i

te, sebbene ilconcilio di Calcedonia chia- dri, che co' pontificii legati aveano dife-
mò s. Leone I Archiepiscopuf! Univer- sa la fede cattolica , si dice : Interfnistis
saliSf s. Gregorio non pare che appro-
I namque et vos cani Universali Principe
vasse di chiamarsi Episcopus Universa' Pastoruni, simul cum ilio divinitus lo-
lisovvero Oecumeniciis, che vuol dire il quentes, tani in spiri tu, quani litera. E
medesimo, ad onta che questo titolo si poco innanzi: Tanquani ipsiusdivini Pe-
convenga a'Sommi Pontefici, per la cu- tri vocem, Agathonis relatìonem super
ra universale che hanno della s. Chiesa; mirati siuniis etc. Nell'epistola sinodica
per la ragione, onde non dare con tale ti- poi scrìtta dal concilio a s. Agatone, per
tolo occasione di pensare ad alcuno, che pregarlo a confermar le cose in esso de-
nella Chiesa di Dio non ci fosse altro Fé- terminate, fra le altre parole si legge: /-
scavo che il Romano^ e che tutti gli al- taque libi ut Prima Sedis Antistiti U-
triche hanno litolidi Vescovi, non fos- niversalis Ecclesiae quid gercndiun sit,

sero veramente tali, ma piuttosto Vica- permittimus stanti siipra firmam fìdei
ri del Vescovo Universale Romano, il petram, acquiescentes vera confessionis
che sarebbe stalo distruggere l'ordinedel- lilerisa Ves tra paterna Beatitudine ad
la Gerarchia stabilito nella Chiesa di piissinium Imperatoreni missis, quas ut
Cristo, il quale ha voluto che siano mol- a Summo Apostolorum vertice divinitas
ti vescovi, che nelle loro diocesi eserciti- scriptas agnoscimusj per quas exortani
no la cura pastorale, sebbene con subor- nuper muliiplicis errorishaerelicam se-
dinazione al Sommo Pastore eli tulio il da depulimus etc. Che il capitolo La-
gregge de'fedeli, ch'è il Romano Ponte- teranense della prolobasilica cattedrale
fice. Abborrìs. Gregorio questo nome I del Papa, omnium Urbis et Orbis (V.)
di Universale, per rispetto di Eulogio e Ecclesiarurii Mater et Caput, lo chia-
di Giovanni che l'affettavano, e ne re- mava Vescovo Lateranense, Io notai nel
presse la temerità. Adunque, come già voi. LIV, p. 162. Si trae dal n.i582 del
notai nel ricordato articolo, i Papi ripu- Diario di Roma del i'j'2'jf che Benedetto
gnarono d'intitolarsi assolutamente Pe- XI 11 benedi lai." pietra per la riedifica-

scavo Universale, appunto per non sem- zione della chiesa di s. IMat ia della Quer-
brare quasi di ritenere, che gli altri pa- cia di Roma, di cui nel voi. LXXXIV,
stori non fossero vescovi, preferendo d'i n- p. I
43, nella quale eravi la seguente iscri-
lilolarsi; Vescovo della Chiesa Romana zione. Ego Denediclus XIII S, Caiholi^
VES VES 81
c^e Erclesiae Episcopus, anteafr. Vìn- posiziofle: » Se s. Gregorio I il Grande
ctiitìiis Maria ordinis Praedicat. Car- condannava V uso del titolo di Vescovo
diti.Ursìnus Archicpiscopus Beneven- Universale, non era però alieno da eser-
tamis (chiesa che riteneva). Noterò che citarne rautorità".L*autore premette l'os-

la voce Catlolica, significa universale e servazione, che il detto titolo può esser
generale. Il Borgia, Difesa del dominio preso in 3 sensi o significazioni, ossiano
temporale della Sede Apostolica^ p. 74» che possono darglisi 3 diverse interpre-

scrivendo contro chi parlando del Papa tazioni, i." Una interpretazione /9royur/Vz

semplicemente chiamò Fescovodi Ro'


lo e naturale, cosicché siavi nella Chiesa
ma^ soggiunge, cioè: il Padre de'Principi un vescovo superiore per onore e giuris-
e de' Re, il Rettore del mondo, il Vica- dizione non solo a'fedeli lutti, ina anche
rio in terra del Salvatore nostro Gesù a'vescovi, ossia che abbia vera giurisdizio-
Cristo. Saper bene che il Sommo Pon- ne episcopale sugli altri vescovi, sebbene
tefice è Vescovo di Roma^ ma il Vesco- essi non siano di lui vicari o delegati.
vo di Roma, nella cui sagra persona s. 2." Una men propria o
interpretazione
Petrus ad hoc usque tempus et semper un vescovo, il quale goda di
ristretta di

in snis siiccessoribus vivit, et jiidiciiini e- una preminenza d'onore e di giurisdizio-


xercet, come Filippo prete della Chiesa ne entro certi limiti, stabiliti dal diritto
romana disse a* Padri del concilio gene- ecclesiastico sopra un numero di vescovi

rale d'Efeso nel va onorato con que'


43 1, in una parte più o meno estesa del mon-
titoli di venerazione e rispetto, che lulla do. Tale interpretazione è fondata sulla
l'antichità ed principi più grandi gli
i etimologia della voce greca, che significa
han tributato in ossequio del divino Pri- terra abitabile. In tal senso i greci ripre-

mato che in lui risiede. » Quel Vescovo si da Anastasio Bibliotecario, quando tre-

di Roma, che tanto spesso risuona nelle vavasi in Costantinopoli, del titolo ch'es-
stampe de'oostri contradditori, può da- si davano al patriarca^ rispondevano co-
re indizio di poca riverenza verso dell'a- m'egli ne avvisa: Quod non
ideo Oecu-
postolico trono, oltre l'imporre a chi è menìcum,queni multi Universaleni in-
men versato nelle sagre lettere ,
quasi, terpretati sunt, dicerent Patriarcham,
che il Vescovo di Roma sia nel suo po- quod Universi Orhis teneat Praesula-
tere pari agli altri vescovi".Neli8o3 si tum, sed quod cuidani parti praesit Or-
stampò in Roma: // Romano Pontefice bis, quae achrìstianis inhabitatur. Nani

vero Vescovo di tutta la Chiesa univer- quod graeci Oecumenem vocant, a lati-
sale. Sul titolo di Vescovo Universale, nis non soluni Orbis a cujus Università-
che si arrogavano vescovi di Costanti-
i te Universalis appellalur, veruni etiani
nopoli, si ponno vedere gli schiarimenti habilatio vellocus hahitabilis nuncupan-
del prof. d. Giuseppe M.* Graziosi, pres- tur, E in fatti anco nello stile della s.

so gli Annali delle scienze religiose, t. Scrittura, Girolamo, le


come avverte s.

i5, p. 23, con questa intitolazione: Sul voci Orbis, Terra, Universa terra signi-
titolo di Vescovo Universale, che si ar- ficano le più volte quella provincia di
rogavano i vescovi di Costantinopoli, e cui ne' vari paesi é discorso. Anche i la-

che fu riprovato da s. Gregorio I Ma- non rare volte per la voce


tini scrittori

gno. A darne notizia, dirò che ne diede Orbis intendono una parte del mondo,
motivo il rev. Sibthorp inglese, nella 2.' una terra abitabile. 3.° Una interpreta-
sua lettera pubblicata nel 1. 14 degli stes- zione arbitraria e maliziosa, esclusiva cioè
siAnnali a p. 386, in cui dichiara e con- di ogni altra giurisdizione episcopale pro-
ferma i motivi della sua avventurosa con- priamente detta, cosicché gli altri vesco'
versione alla religione cattolica, colta prò* vi debbono considerarsi come delegali o
VCL. xcvi. 6
82 VES VES
vicari del vescovo universale. Ciò pre- giiinatorr, convocò in Coslanllnopoli un
messo, l'aOtore asserisce, .** die Tnccen- i concilio, e si arrogò anch'eglì il titolo di

nata proposizione presa sollo un riippor- Vescovo Universale conobbero cei la- ^

to è vera. 2." Che presa generalmente, mente Papi quali fossero le mire ambi-
i

sotto tntti i rapporti, direbl^ero gli scola- ziose de* vescovi di Costantinopoli, quin-
3.**
stici, sitìtplicilcr et absolute^ è ftiisa. di Pelagio 11 e s. Gregoiio 1, non che i

Cl»e in conseguenza la proposizione è al- loro successori, col più grande impegno
meno sospetta di errore e certamente ine- si adoprarono ad ottenere che desistes-
satta. Soggiunge l'autore, in primo Ino» sero dall'assumerlo, e gl'imperatori d'O-
go, esser vera sotto un rapporto, inquan- riente dall'onorai li col meilesimo. Sebbe-
to cioè riprovava e condannava s. Grego- ne i gieci affermassero, come risposero al
rio I l'uso del titolo di Fesco\'0 LVi/i'pr- Bibliotecario, dirsi da loro ecumenico il

5rt/ene*palriarchi di Costanlinopoli,e spe- patriarca nel senso nien proprio di pre-


cialmente in Giovanni il Digiiinalore^ e- sidenza ristretta a'iimiti del patriarcato;
letto nel 583 e morto nel 5^5. Non fu già tuttavia l'esser divenula Costantinopoli
questi il i.** che tra di essi l'assumesse, sede dell'imperatore e capitale deiTiuipe-
poiché già nel 5i8 i vescovi della 2." Si- ro mise in capo a' suoi vescovi che le
,

ria chiamavano patriarca Ecumenico preminenze e prerogative tulle de' vesco-


Giovanni il Cappadoce, e così l'impera- vi dell'antica Roma, le quali da questi si

tore Giustiniano chiamò di lui suc-


1 i godono non come vescovi della capitale
cessori Epifanio, Antimo e Menna. Per dell'antico impero, ma come successori
altro i romani Pontefici non giudicaro- del principe degli Apostoli, o vescovi di
no allora di reclamare contro l'usurpa- quella sede da morte tenuta,
lui fino alla

zione del titolo, ciò per prudenza e spe- fossero tulle Co-
trasferite a'vescovi di
cialmente per non sospettare che si vo- slnnlinopoli, come nuova Roma. Quindi
lesse attentare al primuto della romana s. tulli loro sforzi diressero a dilatare, con
i

Sede apostolica (articolo che si connette manifeste usurpazioni fino a Prozio e Mi-
con questo, massime a p. 54 e 64del voi. i 1 chele Cerulario stabilmente, la loro giu-
LXllI che lo contiene); poiché il Cap- risdizione, quasiché il Primato del Papfi
padoce e nominali successori ubbidiva-
i non fosse di diritto divino, aspiran\io ad
no pienamente a'comandi de'Papi; e Giu- una totale indipendenza dalla giurisdi-
stiniano 1 non intese che al vescovo di zione pontificia, mediante lo Scisma. Es-
sua metropoli fossero menomamente sog- sendo 5. Gregorio apocrisario in Costan-
getti gli altri patriarchi, in altri monu- tinopoli, all'epoca di detto concilio, di Pe-
menti avendoli appellali soltanto, Uni- lagio 1
1, persuase quesli ad annullarnegli
versi ejiis tractus Patriarchae,^ì'olest{Mì- atti, ed a lui succeduto con ripeluVe let-

do di onore dovuto alla Sede


rendere 1' tere allo slesso Giovanni, all'imperatore
apostolica romana, scrivendo a s. Gio- Maurizio, ali' imperatrice Costanlina, a'
vanni II Papa del 532, quae caput est patriarchi d'Alessandria e d'Antiochia, ri-
omnium sancfarum Ecclesiarum. E nel- provò e condannò l'uso del fastoso titolo
la Novella, ut Eccles. Roman, si espres- colle più forti espressioni, allegando pet'
se: Ut legwn originem anterior Roma ragioni, .° La singolarità e novità del me-
i

Summi Pontificatus api-


sortita estf et desimo, poiché quantunque a' roujani
cem apud eam essenemo est qui dnhitet. Pontefici competesse l'assumerlo, pur se
Adunque una prudente economia dovea n'erano sempre astenuti. 2.° 11 senso e-
trattenere Papi dal condannar l'uso del
i scli^sivo della giurisdizione degli altri ve-
titolo di patriarca e Vescovo Universa* scovi che poteva presentare. INiente era
le. Ma allorché nel 588 Giovanni il Di- che tentar non potessero quegli ambizio-
VES VES 83
sì patriarchi appoggiali dal favore impe- loro dato dagli altri, ma non ne vollero
riale; poteva ben essere che volessero ri- eglino stessi usare, e finalmente per evi-
guardare gli altri vescovi, almen di fat- tare la maligna interpretazione esclusiva
to, come semplici lor vicari, invadendo* degli altri vescovi, ne si sibi in Pontifica'
ne in ogni senso la giurisdizione, come tiis grada gloriam singiilaritatis arripe-
non pochi fatti potrebbero comprovarlo. retj liane omnibus fratribus denegasse
Ciò so-ipeltando s. Gregorio 1, che ben videretur. Co*ù nella lettera a Giovanni.
conosceva i greci, in tale senso chiamò il In quella a Maurizio, dice non essersi da'

titoloUnwersale^ nomen blasphemiaey suoi antecessori assunto quel titolo, ne


profanum, superbum^ scelestiim^nefan.' diiin privatiim aliqaid daretar uni, ho-
cium elactionisvocahiilum. 3.°Finalmen- nere debito sacerdotes privarenlur uni-
te moveva a condannare quel litoloilsen- versi. Ripudiava egli adunque l'uso del
so proprio, pel quale sembra va volersi da' titolo di Vescovo lJnivcrsale^\\(\wd\e com-
patriarchi di Costantinopoli usurpare il peteva a lui nel senso proprio e naturale,
i^Mmalopropriode'romani Pontefici. Ciò non usava però espressioni da cui potes-
davano a divedere i fatti antecedenti, la se dedursi volerlo ne' romani Pontefici
convocazione fatta da Giovanni del sino- condannare. Anzi non poteva condannar-
do per trattar la causa di Gregorio pa- lo, senza condannare altresì Padri di i

triarca d'Antiochia, con che si arrogava Caloedonia, che chiamarono il Papa, Ar-
non il solo onore, ma ancor la giurisdi- chiepiscopus Univer sali set Patriarcha.
zione sugli antichi patriarchi, propria e- Né potea condannarlo, senza condannare
sclusivaroenle del capo della Chiesa; e per almeno indirettamente i suoi predecesso-
ultimo, checche dicessero i greci ad iscu- specialmente s. Leone I, il quale non
ri,

sare l'usurpazione di tal titolo, certo è che avea ripreso que* Padri, ed egli stesso e-
Teodoro Simocatta, il quale sul principio rasi intitolato, Universalis Ecclesiae E-

del secolo seguente scrisse la vita di detto piscopuSy che suona il medesimo che E-
Maurizio, nel dialogo che vi premise, piscopus Universalis y preso nella prima
chiama il patriarca di Costantinopoli Ser- e propria interpretazione. Non poteva al-
gio: Dlagnuni totiiis qitanlumcumqueex- tresì condannarlo, senza condannare in-
porrlgitiir Orbis Pontìficein et Praesii- direttamente Papa s. Ormisda, il quale

lein.Conclude l'autore, che la proposizio- avea accolta con favore la lettera dell'ar-
ne enunciata, cioè che s. Gregorio 1 con- chimandrita e de' monaci della 2." Siria,
dannava l'uso del titolo Universaleyè ve- nella quale leggesi l'intitolazione: San-
ra sotto un rapporto, vale a dire in quan- ctissimOy et Beatissimo^ Universae Or-
to condannavalo ne'patriarchi di Costan- bis terrae Patriarchae Horniisdae con^
tinopoli. Ma in secondo luogo, presa la unenti Sedevi principis Jpostolorum.
proposizione in generale, ritenerla ftdsa; Espressione che nella forza del termine
poiché ses. Gregorio! condannava l'uso di dice il medesimo di Vescovo Universale.

quel titolo ne' patriarchi di Costantino- Quindi é che successori di s. Gregorio I,


i

poli, non condannava certamente, né po- sebbene non vollero da sé stessi assume-
teva condannarlo sotto ogni rapporto, re tal titolo, permisero senza reclamar
cioè nel senso proprio del titolo, il quale giammai che loro da altri, quello o l'e-

a* vescovi di Roma esclusivamente e per quivalente di Universali Papae fosse da-


diritto divino appartiene. In fatti rilevasi to, come apparisce dal sinodo di Latera-

dall'epistole di s. Gregorio I, ch'egli ri- no del 649 pi'csieduto da s. Martino I,

cusa d'assumere un tal titolo ad esempio dalla lettera dell'imperatore Costantino


di modestia e umiltà, per imitare i suoi III Pogonato a Papa s. Leonell, e da al-
predecessori, i quali annuirono che fosse tri monumenti; e in fine eglino stessi a-
84 VES VES
dottarono nelle bolle il (itolo, e si sotto- vino (F.), ed lina delle VII Ore Canoni-
scrissero, iV". Catholìcae Ecclt.nae E- che ( F.) , che tra 1' ora di Nona e quella
pi scopus ^ \\io\o ch^htue analizzalo dice di Compieta (F.) si recita nelle ore po-
il medesimo di J' escovo Universale. Ova meridiane, tranne nella Quaresima in cui
se s. Gregorio I avesse sotto ogni rappor- recitasi prima del Pranzo {F.) nell'ore
to condannalo l'uso del titolo di Fesco- antimeridiane. Chiamasi vesperoda Fé-
vo Universale^ anclie per rispello a* ro- sper (cioè secondo s. Isidoro dalla stella
mani Pontefici, ognun vede che questi nome, detta pure Espero e anti-
di tal

si sarebbono sempre opposti a chi avesse camente Fesperiigo^ uno de'più brillanti
lor voluto darlo, e non aviebbono usato pianeti che comparisce nell'orizzonte in
eglino slessi di titoli che potevano pre- sul far della sera, poco dopo il tramonto

sentar la medesima significazione. Laon- del sole. Quindi il medesimo astro, in


de resta provala l'asserzione del prof.Gra- certi tempi, sorge la mattina quale ap-
liosi. Egli quindi soggiunge, è chiaro ciò portatore della luce, precedendo il ver-
che in terzo luogo alFerraa va, cioè che la miglio splendore dell'Aurora, dicesi Lu~
proposizione del rev. Sibthorp, era almen cifero e i^oy/òroj,perchè anticamente re-
sospetta d'errore e certamente inesalta. citavasi dopo
tramontar del sole, nel
il

Per mancanza della necessaria dichiara- crepuscolo della sera (luce che vedesi al-
zione, comunque per altro voglia giudi- lora e avanti il levar del sole), per cui era
carsi dellamente dell'autore della pro- chiamato Lucernario (F .j^àoven^o^x as-
posizione, non potrà certamente negarsi cendere le Lucerne,e perciò Lucernariuni
esser quella inesatta, e siccome dalle co- venne chiamato nel rito Ambrosiano il
se esposte è ben chiaro, avrebbe potuto responsorio antifona che si canta nel
enunciarsi in tal guisa: » Se s. Gregorio principio del vespero. Di tale articolo
I il Gr/7A2r/e, condannando nel patriarca qualche cosa ripetei nel voi. LXXXIl p. ,

di Costantinopoli il titolo che questi ar- 282, notando che s. Epifanio chiamò tu-
rogavasi di Vescovo Universale^ ne ri- cernaliì ty^/z/z/che in quest'ora solevansi
cusava egli l'uso, non era però alieno dal- cantare, psahni Lucernariae, e il vespe-
resercitarne l'autorilà". F. Vescovato. ro lo disse Psahnos Lucernales. Inoltre
£ Guglielmo Lifdano celebre conlro- il vespero venne detto Lucernalis actio,
versista di Dordrecht, vescovo di Rure- da s. Gregorio Nisseno nella Vita di s.
monda e poi di Gand Romanum Fon-
: Marina; laonde errarono que'che disse-
tificem veroac merito appellari Uni- ro doversi intendere il Lucernario per
versalem Episcoporuni Ecclesiae Chrì- l'ora di Com^ze/^, come avverte il Ma-
sti. Nel suo lib. I Dialogoriim. gri,Notizie de* vocaboli ecclesiastici^ in
VESCOVO DI ROMA. F. Vescovo quello di Fesperae^ che di più aggiunge,
DELLA Chiesa Universale, Roma, Vesco- per la medesima ragione fu chiaoiato il

vato, Sommo Pontefice. vespero, ^or<2 Lucernaria^ daFrodoar-


VESCOVO UNIVERSALE. T. Uni- do ì\e\\a Storia di ReimSy
lib. 4, cap. 43.

TERSALE, e Vescovo della Chiesa Uni- Nella vita di Forseo chiamasi il vespe-
s.

versale. ro, Fesperlinalis psalniodia j da /'e-


VESCOVO DE'VESCOVI. F. Ve- spertinusj ora della sera. Il concilio di
scovo della Chiesa Universale e Ve- Tours disse il vespero, Horam duode-
scovo. cimaniy perchè si soleva recitare nell'ul-
VESENTO o BJSENZO. F. Vi- tima ora del giorno, e altrettanto si legge
terbo. in s. Ambrogio. Anticamente, Z?zfO(ieci>//tì:
VESPERO o VESPRO, Fesper, Fé- o Duodecime si dissero i vesperi, vesper-
spera, Fesperae. Parte dell* Uffizio Di- ^//itìe/?recej, perchè si recitavano 12 ore
V ES V ES 85
dopo che i! sole era levato, siccome dice- legge neir Uffìzio della B. Fergine^ Ro-
Vcìsi prima V uffizio che lecilavasì al le- ma 1797, si dice in memoria dell'istitu-
Tar del sole; ferz;^, quello che dicevasi zione della ss. Eucaristia (F.), fatta dal
alia 3/ ora dopo medesimo levar del so-
il Redentore appunto nell* ora del crepu-
le; scsta^ quello che dicevasi 6 ore dopo scolo della sera; ed iu memoria ancora
che il soie era levalo; nona, quello che della Lavanda de* piedi ( F.), fatta dallo
dicevasi all'ora 9."dopo il levar del soie. stesso Redentore agli Apostoli suoi disce-

L' abbate Smeraldo, spiegando la regola poli. Inoltre in quell* ora, egli fu deposto
16 di s. Beoedetlo, per tal nome di Ho- dalla Croce, e collocato nelle braccia di
ra Duodecima intende la Compieta j ma sua Madre; e si manifestò in sembiante di
questa recita vasi dopo Cena [F.) verso pellegrino a* due
discepoli, che andavano
un* ora di notte, secondo l'oso monasti- in Emaus. dicono a vespero 5 Salmi
Si
co di quel tempo. Ma coll'andar del tem- in riverenza delle cinque piaghe ritenute
po fu anticipato dalla Chiesa la recita del anche dopo la risurrezione del Redento-
vespero dopo Nona^ per somttiiuislrare re, per contrassegno del di lui sviscerato

il comodo al popolo di potervi interve- amore verso di noi. E dicesi il nobilecan-


nire; intendendosi che comin-
la festività to della B. Vergine,Magnificat [F.)^ per-
ci da'primi vesperi, Prima Vespera. Ne* chè in quell'ora essa giunse in casa di s.
primi secoli cristiani alcune chiese conta- Elisabetta, da cui fu salutata e conosciu-
vano il principio della Domenica (f^-), ta Madre di Dio, ond' ella lo compose in

e d'ogni altra Festa {f''.) dalla sera an- ringraziamento a Dio Ecce eni/n ex hoc:

tecedente ; altre da' primi vesperi; ed in beatam ine dicent omnes generationes.
alcuni luoghi si protraeva 1' osservanza Di tali interpretazioni rende ragione il
della domenica mattino del lune-
fino al Magri. Tutti Padri fanno menzione del-
i

di.Osserva il Piazza nel Santuario o Me- l' ora canonica di vespero, che si recitava

nologio RonianOfChe le feste si comincia- ad imitazione e in memoria del Sagrifi-


no da'primi veSperi, che sono perciò più zio vespertino dell' antica legge, secondo
nobili de* secondi, ond' è che nella cap- s. Isidoro, i9e £'cc/e5. Off. Wh.i^ca^. 20;
pella pontificia non si cantano secondi ve- i ovvero in memoria dell' ultima cena in
speri (de'primi che vi si celebrano parlerò cui Gesù Cristo istituì il ss. Sagramento
più sotlo,qai intanto trovo bene il notare, dell' Eucaristia, come notò il Nazianzeno,
che descrivendo le Cappelle segrete del Orat. 4^; ovvero perchè nell' istessa ora
Papa, uel^ 111 registrai! secondi vesperi Cristo fu deposto dalla Croce,al dire del-
segreti cantavano nelle 4
che in esse si la Glossa, De ce/eZ^r^t;. Miss.y cap.i, e di
principali solennità dell' anno, descriven- Durando,lib. 5, cap. 9; ovvero per signi-
done la funzione, coli' intervento del Pa- ficare che andiamo incontro nella notte
pa, de' cardinali e prelati palatini, ec. E allo sposo Gesù colle lucerne accese, a
nel voi. XXXVII, p. i 89 notai, che i Pa- somiglianza delle 5 vergini prudenti. Se-
pi antichiabitando il LateranOj nel gior- condo Gemma, lib. 2, cap. 62, si dicono 5
no Pasqua cantavano tre vesperi, uno
di salmi in memoria delle piaghedel Reden-
nella propinqua basilica, l' altro iu quel- tore,ovvero per chiedere perdono de*
la del suo Baltislerio, il S.** nel vicino ora- mancamenti commessi nella giornata co*
Iorio della Croce; ahreltanto praticavasi 5 sentimenti del corpo. L'Armellini, Ori-
nel seguente lunedì). Gli ullizi divini, gine e progresso dell' Uffìzio divino ^ ri-
secondo diversi tempi dell'anno, comin-
i porta la spiegazione di s. Gio. Crisosto-
ciano da'primi vesperi de'tempi medesi- mo, sul fare orazione de' fedeli in diverse
mi, e terminano alla coajpieta dell'ultimo ore, e quanto a quella recitata al tramon-
giorno di essi. L'ora del vesperu, come %'{
tar del sole, detta Lucernario, era per
86 VES V ES
rendere grazie al Creatore dell* universo per imitare gli Angeli, veduti da 8. Gio-
di aver passato il giorno; e Hnalmente in vanni neir/^^;octìt//.9se,che con odori ado-
sul punto di porci in letto per ottenere da ravano il Re de' Re. Per riguardo all'o-
Dio una notte quieta ed un fine perfetto, ra in cui si vespro presentemente,
dice il

ossia la Compieta. Quest'ultima ora non s'è l'aulica, dice che tutti gli scrittori del

pareche pel i .° la istituisse s.Benedetlo,co- clero monastico e secolare affermano che


me dicono moltissimi, perchè nel secolo si recitava alla calata del sole, onde chia-
IV si hanno esp tessa mente nummate le marono il vespero Lucernario ^sAìasìUo,
VII ore canoniche, mentre ilsanlouacque s. Gio. Crisostomo,
s. Girolamo, s. E|jÌ-

nel seguente ranno4So. Altro èches.Be- fanio, Prudenzio e il concilio di Toledo


nedetto dasse alla ?:ompieta il nome che del 6 IO. Osserva il IVIagii, che nel Sa-
porta ; altro ch'esso proponendola a'suoi bato santo, si dicono vespri assai piùi

monaci, vescovi ne costituissero un'ora


i brevi dell'ordinario, perchè i neofiti no-
particolare pe' loro chierici a di lui esem- vellamente battezzati non sono avvezzi
pio. Dicesi compieta, perchè si dà com- ancora a udire gli uffizi divini; il qual
pimento all' ullizio divino, secondo il vespro recitandosi fuori del coro non si
ven. Beda. Dimostra poi l'Armellini, che dovrà aggiungere il Deus in acljutorium,
l'ora del vespero a' tempi di s. Cipriano non essendo ancora risuscitato il nostro
era già in uso. Circa i salmi, aiferma col capo Gesù Cristo; sebbene altri hanno
b. cardinale Tbmmasi, che sempre si re- avuto sentimento contrario, ma| senza
citavano quelli della feria corrente. Tut- fondamento. Anzi anticamente per tutta
lociò che riguarda il resto del vespero, i'ottava di Pasqua si lasciava il Deus in
prima del secolo IX era in costume, co- adjutorium ^comiacìamiosì il vespero dal
me ora si usa, 1' Amalario che visse in Kyrieeleison^ come tuttora usa la chie-
quel secolo avendone assegnato il meto- sa Ambrosiana ed religiosi carmelitani;
i

do che segue la Chiesa. Questo metodo del qual rito fa menzione l' Ordine Ro-
de' vesperi non fu universale, ne unifor- mano, per denotare, che nella futura glo-
me in tutte le chiese. In fatti trovasi che ria non vi sarà bisogno di aiuto, ivi go-
in alcune al fine del vespero si dava la dendosi un continuo riposo. Neil' islessa
benedizione; ed il concilio d' Agde del oliava, finito il vespero, si faceva quoti-
6o5 ordinò che si dasse la benedizione al dianamente una processione con l'inter-

popolo dal i.*'dei clero. Perchè i primi vento de'neoflti al fonte battesimale, por-
vesperi sono più solenni de' secondi, lo tando essi in mano cerei accesi, e prece-
spiega così l'Armellini. La Chiesa in que- dendo un' asta con sopra un serpe di ri-
sta parteha imitato ilcostume degli ebrei, con una candela accesa in capo, il
lievo,

i quali da un vespero all'altro celebrava- che denotava 1' esaltazione in Croce glo-
no secondo il loro detto:
le loro feste, A riosa di Cristo figurato nel serpente di
f^espera iisque ad V
espera s celehrahit bronzo innalzato da Mosè, per rimedio
Sabbatha destra. Quando incominciò alle morsicature de' serpenti vel enosi ; co-
V Incensazione (F.) dell'altare ne' vespe- sì Cristo in Croce è rimedio efficacissimo
ri, crede che fin dal principio i primi fe- contro le morsicature pestifere del ser-
deli ebbero cura di prestare questo culto pente infernale, spiega Durando, lib. 6,
al Signore, sì per imitare gli ebrei, qua- i cap. 89. Anzi si divideva il vespero, can-
li come abbiamo nelLevitico, nel matti- tandosi due ultimi salmi. Laudate pue-
i

no e nella sera solevano incensare il Ta- rifed In exitu Israel^ nel fonte bailesi-
bernacolo; sì per imitare i ss. Re Magi, malcjper denotare, che novelli ballezza- i

che riconobbero il Salvatore, come vero ti erano divenuti a guisa di putti inno-
Figlio di Dio coir inceuso; sì finalmente centi per mezzo del sagro fonte, ed usciti
^

VES V ES 87
Cornell popoloisraelit CIO dal tirannico gio- r Istruzioni pratiche sulla recita priva-
go deirinfernal Faraone. Narra inoltre il ta e corale del dii'ino Uffizio, a p. 88
IMagri, die il serpente di bronzo fabbri- ragionando del tempo per recitarlo, ricor-
calo da Mosè e spezzato poi dal re Eze- da per coloro che recitano l' uffizio in
chia, si conservava nella metropolitana di privalo, che la Chiesa mantiene sempre
MiianOjlrasportato da Coslanlinopoli nel viva l'idea, nelle diverse ore del giorno,

gy I per opera dell'arcivescovo Arnoldo; nelle quali distribuisce la recita delle ore
altri però sono di parere, che fosse stalo canoniche nella pubblica ulllziatura del
consegnalo a s. Ambrogio dall'imperato- coro. Laonde riguardo all'uffizio nottur-
re Teodosio I, come si legge nella crona- no, cioèil iMatUUlno e le Laudi^ sarà
ca mss. di Pietro Soresina riportata dal convenientissimo di prevalersi della co-
Puricelli. Avanti a tale serpe solevano le stumanza autorizzata generalmente dal-
donne portare le creature inferme nel 2." l' premetterne la recita verso la
uso, di
giorno di Pasqua. In lloma aulicamente sera del giorno antecedente, dopo T ora
non si cantava il vespero nel sabato san- consueta de' vesperi, e secondo le tavole,
to, come viene notato nell'Ordine tloma- che a tale elfello sogliono essere stam-
110 : hac fiocte de P^esper Liliali Syiia-
IiL pate alla fine degli Ordinarli delle dioce-
jci apurl Romanosnihil aij^ilurynecj ne an- si.Tuguardo alle ore minori, esse porte-
te Missafii^ ncque, post Missam. Occor- rebbero la loro situazione convenieutissi-
rendo di recitare vesperi di s. Agnese,i ina nel proprio nome ; ma almeno sarà
come spesso succede il caso in Malta, tra- ben fatto, che riserbando alle ore pome-
sferendosi r uIHzio di quella santa, per- ridiane il vespero e la compieta, le altre
chè in tal giorno si celebra la festa di s. ore si prima del mezzodì. Una
recitino
i.**
Publio vescovo e protettore dell'isola, eccettuazione da questa regola si trova
allora si recitanoi salmi vespertini de ne* vesperi della Quaresima^ che soglio-
coinniuni Marlyrwn^coixtQ si fa anco ne* no recitarsi prima del pranzo. Costuman-
vesperi dis. Agata, onoraudo queste due za che ha lodevolmente conservato la
sante la Chiesa co' salmi propri de* san- Chiesa, per rammentarci l'uso degli an-
ti per la straordinaria fortezza e costan- tichissimi tempi, ne'quali siccome i gior-
za virile mostrala ne' tormenti, come ri- ni di Digiuno %\ passavano colTosservan-
leva Gavauto, in Riib. ^rei\,sect. 8,cap. za di una sola refezione, o pranzo al gior-
3. Hanno alcuni dubitato, se dovendosi no, e questa si ritardava Quo circa il tra-
recitare vesperode'Morti separatamen-
il montar del sole; accadeva
naturalmente
te da quello de' Santi nella Coinnienio- in tali giorni, che senza trasmutar punto
ri zio ne de^ fedeli defunti [f^.), sidebba l'ora consueta del vespero,questo venisse
in tal caso dire nel principio il Pater e a recitarsi prima del pranzo. In oggi che
Ave, perchè le rubriche non parlano di siè rallentata tal disciplina, la Chiesa ha
questa separazione. iNella Cappella pon- voluto serbarne almeno un' immagine^
tifieia ogni anno occorre il caso, perchè, nell'anticipazione del vespero, come tut-
come dissi, in quella mai si cantano i se- tora si pratica, e come sarà bene adattar-
condi vesperi, onde comincia il vespero visi anche nella privata recita. Altreltaa-
de' Morii col Pater e A^^e j e tale vespe- to avea osservato il Sarnelli nelle Lette-
ro col Mattutino lo descrissi in que'due re ecclesiastiche, t. 2, leti. 7." Di piti nel

articoli, mentre con quali Festi sagre il t. I, Sdisse la lettera 32.": Perche nella
Papa interveniva e interviene a'mattuli- Quaresima il l'^esprosi canta prima di
lìi, neir ultimo ricordato articolo l'ho ri- (ZcsZ/z^re. Dichiarata la differenza che pas-
fertlo. Del vespero de' Morti riparlai ael sa tra il digiuno quaresimale e gli altri

voi. LXXXU, p. 299. Il Marchtjlti uel- delle Quattro tempora^ delle Figilie e
88 VES VES
dell* Avvento {V.)^ come pìh rigoroso e 4'>. ; m
giorni interi nella Romana, con- t

originalo dalla ss. Scrittura e dalla tra- tenendo quaresima 4^ giorni, levate
la

dizione, inviolabilmente osservandosi cou le 6 domeniche si digiunava 3Gdì, ch'e-

pubblica intimazione del diacono ; e per- ra in uso a tempo di s. Gregorio I, il


elle r essenza del digiuno della quaresi- quale ueW* Iloniil. iG in Evaiig.^ tratta
ma è mangiare una sola volta, questa si anche del mistero di tal numero. Ma poi
differiva a vespero die dicevasi nell'ora per compire il numero di 4o> "e sono
sesta dopo mezzodì. Negli altri annuali di- stali aggiunti 4 della settimana, e sono

giuni il desinare si dilFeriva nell'ora se- que' dì ne'quali non si dice il vespero a-
conda dopo il mezzodì era
mezzodì. Il vaiiti il desinare. Non pare però del tulio
nell'ora sesta, e così il desinare, che cena sciolta affatto la dinicoltà, mentre il saba-
cbiamavasi, della quaresima estendevasi to, ch'è il 4-" dì aggiunto, si dice il vespro
air Ora XII del Giorno che noi diciamo nel mattino. Per la qual cosa è da sapersi,
a ore XXIV, e quella degli altri digiuni che in Occidente e massime in Roma, fu
all'ora oliava. Essendo quindi mollo man- costumanza di digiunare il sabato. La
cato il fervore de'cnsliani, volle la Chie- ragione, che ne olire s. Agostino, secon-
sa addolcire la severità dell'antica disci- do l'opinione di molli è, quantunque da*
plina,permettendo che molto prima del romani stimata falsa, che s. Pietro di-
r uso antico si anticipi il pranzo ; perciò giunasse colla chiesa di Roma il giorno
ordinò che nella quaresima si dica il avanti della caduta di Simon Mago, e
vespero avanti il mezzodì, acciocché ricor- così vi rimanesse tale uso accettato poi
diamo l'antico uso de* nostri Padri, che da alcune chiese occidentali. La stessa
dopo il vespero nella quaresima desina va- ragione riporta Cassiano, ed altra s. In-
no, o piuttosto cenavanOjperchè il desina- nocenzo 1 con du*e, che coinè si celebra
re (juaresimale era una magrissima cena; la domenica non solo nella Pasqua, ma
ma negli altri giorni di digiuno, ne'qua- ogni settimana per memoria di quella,
lì si desinava dopo nona, essa non antici- così si digiunava la feria sesta per la Pas-
pa il vespro, ma lascia che si dica a suo sione del Signore, e il sabato pel dolo-
tempo, come eziandio dicevasi allora. In- re e per la tristezza grande degli Apo-
di il Sarnelli lo prova coH'aulorità de'Pa- stoli. Donde è manifesto non vero l'as-
dri e de' concilii, confutando l'asserzione serto di Socrate, nel dire che in Roma
di Tertulliano, che i cristiani cattolici si la quaresima, tranne
soleva digiunare
non estendevano loro digiuni oltre nona,
i il domenica. Ma la Chiesa
sabato e la

e che isuoi settari montanisti lo protrae- orientale non permettendo che si digiu-
i^ano fino al vespro. Non dovere recar nasse il sabato, conforme al dello di
meraviglia se solamente dal Sabato 6. Ignazio : Si quis Dominicam diein,
(r\) comincino a dirsi i vespri nel mat- ani Sabbatuni (cioè quello avanti ]^'a-

tino, perchè diverso fu il numero de' sqixa) jej una ri t hic C/iris ti itile rfeclor

giorni della quaresima. Alcuni ne digiu- est. 11 can. 66 detto Apostolico, lo proi-
navano pochissimi, quali nondimeno i bisce in detestazione dell' eresia, per ne-
erano tollerali dalla Chiesa, come affer- gare gli eretici la risurrezione di Cristo,
ma s. Ireneo; e Sozoraeno riferisce che mentre i cattolici facevano nella dome-
in diverse chiese diversamente si digiu- nica molta allegrezza, digiunassero per
nava, NeirOi ientale eccettuavano il sa- mestizia ; altri eretici sostenendo altri er-
bato dal digiuno della quaresima, per la rori analoghi, per seguir quelli di Simon
ragione che dirò poi. L'osservò anche la Mago. I cattolici orientali in loro dete-
chiesa di Milano, al riferir di s. Ambro- stazione, oltre al non digiunare, celebra-
gio, il quale e>orlò que' fedeli a digiuaar vano con festa il sabato, come la dome-
VE S V E S 89
nica. Ma in Roma e nella Chiesa cl'Oc- condo il rito romano, lo descrive il Ma-
ciiiente, dove non era quell'eresia, come gri, nel discorso vocabolo Vesperae. INfel

i fedeli usarono digiunare il sabato, co- \ol.XClV,p. 45 eseg., riparlai con qual-
s'ireputavano cosa illecita il festeggiar- che dilfusione delle tre Marie^eà a p. 53
lo, per non parere di convenir cogli e- ricordai la [)rocessione solenne che avan-
brei. Perchè la Chiesa mulo il sabato ti i secondi vesperi celebra il capitolo
nella Domenica^ giorno pieno di tanti Vaticano nella sua basilica nel giorno di
misteri, parla Tertulliano, in Àpol. cap. Pasqua, della delle tre Marie j e sicco-
i6. L' accennato digiuno del sabato so- me pare impropriamente, e perchè po-
levano osservarlo, oltre la Romana, le chi ne scrissero, ne farò cenno col se-
chiese vicine e insieme le più rimote, co- guente libro, dedicato al principe degli
me scrive s. Girolamo, e s. Agostino di- Apostoli s. Pietro, di Filippo Lorenzo
mostra che facevano lo stesso alcune chie- Dionisi beneficiato della medesima, uno
se dell'Africa, specialmente la sua di Bo- de' compilatori del Bollario P^aticanOy
na. Gli stessi santi richiesti dello sciogli- e degli illustratori de' sagri monumenti
mento della questione, risposero doversi delle Grotte Praticane. L'antichità del
guardare la consuetudine di ciascuna rito portando seco l' incertezza del suo
chiesa. Adunque la chiesa Romana, di- oggetto e della sua provenienza, divise
mostrando il suo antico uso di digiuna- l'opera in i i capitoli, e col titolo : An-
re il sabato, volle che il primo giorno di tiquissimi P^esperariim Paschaliuni ri-
quaresima fosse anche de' digiuni solen- tiisexposilio de sacra ìnferioris aelalis
ni, quando in Oriente niun sabato qua- ProcessiiDoniinìca Resurreclionis Chri-
resimale digiunavasi, come si è detto, ed sii ante Fesperas in Vaticana Basilica
."
in segno di ciò istituì anche nomina-
nel usitato conjectiira, Romae 780. i Nel i

to i.° sabato, dire il vespero prima del capitolo espone la lodevole tenacità del-
desinare, ancorché sia il 4-° dì aggiunto. la basilica Vaticana in conservare i suoi
E perchè cessate l'eresie, cagione che gli antichi riti, de' quali uno è la processio-
orientali non digiunassero il sabato, i ne detta delle Marie, chiaro vestigio d'u-
greci di ciò non ricordevoli rinfacciaro- na più antica [)rocessione e pompa eccle-
no a' latini il digiuno del sabato, le cui siastica. Il 2." presenta l'antico rito de'

obbiezioni furono rigettate da s. Inno- vesperi di Pasqua, alfatto particolare, ed


cenzo I con VEpist. ad Decenùum^ di- usitato speciahnenle nella basilica Late-
cendo: Non confessate voi greci, che l'al- ranese, il quale ben acconciamente si pa-
legrezza della risurrezione del Signore ragona con altri registrati negli Ordini
dee celebrarsi non solamente nella do- R.omani, ne'quali ancorasi hanno delle

menica di Pasqua, ma eziandio in tutte Sequenze e Prose greche usale presso la


le domeniche dell' anno, per cui nelle Chiesa romana nel decorso del XII seco-
dette domeniche non è lecito piegar le lo; da'quali si trae il notabile numero de*
ginocchia fra le orazioni?Termina il Sar- greci, ch'era anticamente in Roma, e ia
nelli con dichiarare: adunque perchè il grazia de'quali queste divole pratiche na-
solo sabato avanti Pasqua si dee digiu- zionali devono essere slate introdotte. Nel
nare in memoria della sepoltura del Si- 3. "si accenna lo stesso rito praticato pure
gnore, e non in anno ?
tutti i sabati dell' in antico nella basilica Vaticana, concat-
non è forse la stessa ragione ? Si può ve- ledrale aliaLaleranense,per testimonian-
dere il cap. Placuil, ed il cap. Sabbato za d'Innocenzo 111; edun vecchio Pvespon-
de consecr.y d. 3 Del vespero dell' ///?/-
. Va-
seriale e Antifonario ad uso del clero
zio Ambrosiano, \ìaivW\\\t\\o\.h\X.WVy ticano, pubblicato dal b. cardinal Toin-

p. 3oo. Il cauto del vespero solenne se- niasi^ è uu argomento piiicchè certo di
90 V E S VES
questa uniformila di rito usalo nelle ilet- guardo alle chiese di Roma nel ritiro de'
te basiliclie.^el 4-^^i !>piegai)u alcune par- Papi in Avignone neli3o5, e nel rilas-
ticolarità accennale nel pezzo estratto dal samento dell'antica disciplina sul pun-
inenzionulo codice liturgico, le quali ser- to dell' amministrazione del battesimo
vono ad illustrate maggiormente l'auli- usata, fuori di pericolo di ujorte, ne' so-
ca icnogralìa del veccluo tempio Valica- li tempi di Pasqua e di Pentecoste, il che
uo,el*anlii;liesueceremonie.INel 5." si rac- milita anche per tutte le altre chiese.
colgono documenti per mostrare la pra- Quindi nel capitolo 10.° si viene a dimo-
tica di (|ue.Uo medesimo celebre rilo an- strare, che cessata l'accennata disciplina,
che in altre chiese d'Occidente, si in Ita- non si può nella vespertina processione
lia che fuori di essa. iNel 6.° si esamina Vaticana altro ravvisare, che un'ouibra
rantichità di (|uesto rito nella Chiesa ro- o vestigio, od un avanzo informe dell'an-
mana, e poiché il 1° Ordine Romano, tico rito della funzione, che andava an-
che lo espone è stato inler()olalo, ed ac- nessa all'amministrazione del battesimo,
cresciuto posteriormente, sarebbe perciò specialmente a' neofiti. Si cerca il tempo
dillicile ridurre questo rito a' tempi de* dell'alterazioneseguila, rapporto a questo
l*apis. Gelasio del 49^ e s. Gregorio I
1 rito,e perciò si adducono memorie diSislo
del590 come vogliono compdatori.
, i IV 1471, e de'due secoli susseguenti,
del
Mon sarà mai inferiore al secolo Vili, nel dalle quali si può arguire la somiglianza,
qual tempo maneggiò quest' Ordine l'A- e la discrepanza, che è coH'antichissimo
inalario, e da esso pur rilevò la delta fun- rito, con (juello de'teinpi bassi, e col pre-

zione pasquale vespertina. Nel 7." si cer- sente, eh' è ancora in uso. Quindi si e-
ca indagare la cagione di quest'antico ri- sclude l'opinione di Alessandro Mazzi-
to, ed escluse tolte le naturali, le misti- nelli (la riprodurrò più sotto), che in que-

che e le popolari, si trova esso ben giu- sta processione reputò rappresentare il

stamente nell'antico rito del battesimo, divoto viaggio delle tre Alane al Scpol-
che, per celebrare in modo condegno la ero di Cristo risuscitalo. Finalmente nel
gloriosa Risurrezione di Cristo, principio capitoloi 1° e ultimo, si fa l'erudilissinio
e fonte della nostra salvezza, e base della Dionisi alcune obbiezioni, che poi facil-
nostra rigenerazione acquistata uell'ac- mente scioglie, e finisce col mostrare l'og-
que battesimali, amministrava appun-
si getto e lo scopo di questo rito, simile ad
to in quel giorno agli adulti, e che prece- alcuni altri declinanti dal loro primiero
deva insieme la celebrazione de'vesperi. istituto per l'urlo insuperabile de'secoli,
Questa pompa, il suo ordine di giro, le e questo a lui sembra non potere essere
antifone,i responsorii,lulto insomma con- altro, che un onore renduto alla Risur-
viene della verità d'una sagra processio- rezione del Redentore, ed un tributo di
ìie che accompagnava il rito del batlesi- grazie per il dono della rigenerazione con-
mo, e che formava come un trionfo con- seguita pe'suoi meriti da'fedeli nell'acque
secutivo della Risurrezione del Salvato- del ballesimo: cosa, che malgrado l'alte-

re. Neir8.° si passa o mostrare l'altera- razione in seguito avvenuta in questo ri-
zione soflerta da questo rilo, non che la to, si può pure piamente e fruttuosamen-
sua totale cessazione avvenuta in molti te riflettere e contemplare. Ecco poi il te-
luoghi, e specialtnente nella chiesa di Sie- sto delMazzinelli erudilissi(no,esposto nel-
na, e nella basilica Laleranense, ove prin- V Uffìzio della SeUiiiiaiia santa: Dome-
cipalmente fu in uso, come per irrefra- nica di Risurrezione, alla Messa. Ri-
gabili monumenti è manifesto. S' inda- cordale 1' apparizioni del Redentore ri-
gano nel 9." le cagioni per le quali que- sorlo, narra che in tal giorno Maria Mad-
sto rito rimase esimio , e si trovuuo li- dalena colle altre Donne compagne si re-
V ES 91
carono al Sepolcro per imbalsamarne il spere. Ciò poi che s. Marco dice: Et val-
corpo, e ne trovarono alzala la pietra, e ile mane una Sabbatoruin , veniiuit ad
dentro videro un Angelo che le confortò inoniiinentuniy ovLojani solej devesi in-
assicurandole del risorgimento di Gesù tendere, come spiega s. Dionisio Alessan-
Crocefisso, il quale lo dicessero a* disce- drino, seguito da molti, che le sante Don-
poli, e soprattutto a Pietro (sì pel Pri- ne si partirono all'alba, ma fra il viaggio
maio e sì per consolarlo, essendo aftlit- e lo stare intorno al Sepolcro, si tratten-
tissimo; imperocché dimostra non averlo nero insino al levar del sole), per eccita-
perduto il B.ironioj quantunque avesse re in loro i medesimi senlimenli di tene-
negato Cristo, secondo che questi dimo- rezza e di amore verso Gesù Cristo risor-
strò, onde a lui prima d'ogni altro Apo- to. Si osserva ancora oggidì questo rito
stolo apparve) e che andassero in Gali- in alcune chiese, ma specialmente nella
lea, e ivi l'avrebbero riveduto, secondo la sempre grande e augusta basilica di s. Pie-
sua promessa. « Cosi la tenerezza e la fe- tro di Roma, tenace conservatrice delle
deltà dell'amore di queste sanie Donne più antiche costumanze. Questa proces-
meritò, che esse fossero i priuji testimoni sione chiamasi delle Sante Donne^ o del-
della Risurrezione di Gesù Cristo. Col pio le Marie , con solennità dal clero
si fa

costume introdotto, e per molto teaipo prima di vespero, per l'impedimento di


ritenuto dal clero delle più grandi basi- altre sagre funzioni nel mattino (la cele-
liche, di andar processionahnente intor- brazione del pontificale del Papa); si can-
no ad esse dopo l'ore notturne, e di buon ta l'antifona Hegina. eoeliy e da un ac-
mattino, cantando l'antifona; Surrexit colito, che precede alla Croce, si asperge
ChristOy ovvero Dicite Discipulis^ o al- coH'acqua benedetta ilpopolo e la stra-
tra conveniente , ha inteso la s. Madre da, in onore d'un sì gran giorno, in cui
Chiesa di rappresentare a'suoi figli il di- tutte le cose si benedicono, e per signi-
voto viaggio delle sante Donne al Sepol- ficare, secondo il senso di gravi autori, la
cro (gli nominano Maddale-
Evangelisti purità e mondezza interiore ricevuta nel-
na, l'altra Maria di Giacomo, e Sàlome, le acque del s. Battesimo: si termina poi
colle altre Donne che aveano seguito il all'altare della Confessione dtsi. Aposto-
SignoredallaGalilea, come Giovanna mo- li, coir orazione Deus^ qui per Resurre-

glie di Cusa procuratore d'Erode; e nel- ctioneni etc. ". 11 Cancellieri nella erudi-
l'Ordine Romano s'aggiunge per tradi- tissima opera, De Secretariis BasUicae
zione antica, anche Marta. Tutte le san- l^alicanae, 1.
1 , p. 356^ ricorda la discor-
te Donne nella Passione di Gesù erano sa opera del Dionisi, e riferisce: « Ordi-
state al Calvario. Osserva il Raronio, che uariwnNarbonense ab oculosponit poni-
s. Matteo descrivendo la loro andata al panisollemneni ad Domini Sepulchrum^
Sepolcro, non dice come
gli altri 3 E- festo Dominicae Resurrectionis, in illius
ma: P^espere Sab-
vangelisti, la mattina, inenwrianiy quani tres Mariae^ emptis a-
bati quae lucescitin prima Sabbati. Per
^
roinatibus Cliristi corpus inuncturaepe-
la parola Fespere s. Matteo non inten- regerunty fieri solilam, postquani prae-
de l'ultima parte del giorno, ma la stella dictae Mariae, et pueri intrant Festia-
cosìchiamata, la quale essendo l' istessa riunì ad deponenda vestimento!*. Lo stes-
che nasce la mattina avanti il sole e per- so Cancellieri però non rese ragione del-
ciò appellata Lucifer, da altri fu detta /^e- l'opera del Dionisi, ne della processione
^pe/v/^'Oj'edell'istessa stella intese parlare Vaticana innanzi il vespero del giorno di
S.Matteo. Sembra che le traduzioni abbia- Pasqua, neppure nella sua Descrizione
no alterato alquanto il testo, poiché il la- della Basilica Faticana, ove a p. 72, si
tino di s. Matteo non disse scro^ ma ve- liuMlò a riprodurre il titolo della mede-
92 V E S V ES
siinn, e nella fina Descrizione della Setti' Salterio (tranne il tempo pascpiale , in
ììiiina santa^ appena avvisò che nel do- cui si dicouo i salmi sotto l'aulifona Al-
po pranzo al vespeio in s. Pietro si fa la It'ldja sollaulo), purché non ve ne sieno
processione delta delle Marie. Della fe- altre di proprie, come nelle domeniche
sta della A/>'ro^j/ior^e, che celebrasi in lo- dell' Avvento e nel triduo innanzi Pasqua.
ro onore da'gieci nella 3.^ domenica do* Dopo i salmi e l'antifone si dice W Capi-
pò Pasqua^ ecco quanto diceil .Magri nel tolo, VLino, WFersetlo, l'antifona al Ma-
vocabolo Myrophori , col qual nome i gnificat, colio slesso cantico e l'orazione
greci chiamano le tre Marie, che porta- tutto de Tempore, o di un Santo, secon-
rono gli unguenti preziosi per ungere il do la qualità dell'ufllzio. Le preci quan-
corpo del Salvatore già sepolto signiQ- , do debbono dire, si dicouo innanzi l'o-
si

cando tal voce porlalori di nngiienlo. Nel- razione. Le Commemorazioni de Gru- ,

la Chiesa greca duiifjue, nella delta do- ce^de Sancla Maria, degli Apostoli, del
menica si fa memoria di queste sanie Don- Protettore, e de Pace sì dicono dopo l'o-
ne, e viene denominala Doininica San- razione, come si ha nelle proprie rubri-
et arimi /IJirophorarum. Ma è da ri- — che. Si termina poi l'ulluio de' vesperi,
tornare all' intermesso principale argo- come nelle altre ore canoniche. Nola il

mento del vespero. L*ab. Diclich, Dizio- Diclich, che 4 sono le ore canoniche che
nario sacro liturgico, prima di ragiona- hanno solennità nel coro, cioè il Mattu-
re degli articoli Veaperiy awerle che nel tino colle Laudi j Prima nella vigilia del
loro udìzio diversa fu nella Chiesa la di- s. Natale, per ragione del Martirologio;
sciplina, come lo era negli altri urtìzi: al- i Vesperi di frequente; e Compieta qua l-

cuni recitavano 6 salmi e 6 orazioni; al- che volta nella quaresima. Il piviale si

tri pili o meno come si può vedere nel


, usa alle laudi e a'vesperi. Il Diclich de-

ÌAi\\\.ene,DeMonacìioruni Rilil?ui, n.io. scrive pure ceremouie óe Vesperi so-


le

Oggi salmi appresso monaci, e 5


poi 4 i lenni, e si cantano anche in quinto ed ,

Secondo costume romano si cantano. I


il settimo, cioè nelle feste più soleimi del-
domenicani 5 parimente ne recitano, l'anno dal celebrante e assistenti in pi-
quantunque nelle altre cose nou convea- viale, poiché nelle messe solenni i vespe-
gono in tutto col rito romano. Appresso ri si cantano in quinto, e nelle domeui-
poi i cistcrciensi mai si mutano i salmi a* che e altre feste in terzo. Nelle feste poi
vesperi. Nell'antica distribuzione de'sal* di ritodoppio minore non è necessario che
mi die divulgò il b. cardinal Tommasi, il celebrante e l'ebdomadario usino del
secondo l'antico costume di Roma, si leg- piviale, né si fa 1* incensazione. Decretò
ge: /4d Fesperas recedente sole ac die la s. congregazione de'riti neliGoy: Ma-

cessante , in festis sive majoribus , sive gister caerenioniaruni non pò test altera-
minorihus seniper dicuntur Psalnù Fe- re ,seii mutare consueLudinent circa

riae occarrentis^ nìsi aliler notetur. Ve- praeintonationeniAntiphonarumadFe-


dasi, Compendio delle cerenionie eccle- speras. Merita riportarsi il seguente de-
siastiche del p. Gavanto con V Addizio- creto dellamedesima deli 827. Si Mis-
ni del p. Merati: De Fesperis rubrica. sasolemnis, vel Fesperae habeantur eo-
jVe'vesperi comuni, premesso il Paterno- rum Reliquia ss. Crucis, loco principe
Mer, {'Ave Maria, e il Deus in adj'uto* super altare exposita, sacerdos non a-
riunì, si dicono 5 Salmi con altrettante liter genujlectere dehet, ac si ss. Sacra -

yéntifone, come si assegnano nel proprio mentum tabernaculo ibidem osserva-


in
de Tempore o nel Canone de'Santi. Nel- reiur. /ìdincen^alioneni non est tìius ad-
le domeniche poi e nelle ferie l'antifone hibendum, tunc Reliquiaess. Crucis, tum
ed i salmi si dicouo sempre come nel Cruci Altaris sta Crucifìxo^ sed unica
V ES V K S 93
triplici de more iìui rificatione dehitus il giovane maestro unì la robustezza ed
exliibelur ciillus^ cimi Chrisiì Crucifixi energia dello stile alla santità delle paro-
imrrgini, tiintlnòlrumenloPassionis ejuSy le, non disgiunte dalla bellezza dell'arlr.
et Redtmpiionis nostrae,quìppe iste la- Per lo che proseguendo il p. m. Borroni
trine cullus prò termino ìidhct ipswnmet nella sua onorala carriera, sarà per ap-
Chrislum.Nec laudabili siint ralione pos- portare sempre piti vantaggio alla musi-
se i disti lieta incensatio in casa coni pro- ca sacra j facendole schivare in ogni sua
bari. Idipsiun affìrnia de incensalione parie quello siile teatrale e profano che
Deiparae, vel Sancti^ si sacrae eoruni tanto si ahhorre nella casa di Dio e ,

Imagines et Reliquiae fuerint simili in continuerà la serie degli illustri maestri


altari exposUae. Inoltre avverte il Di- che in ogni epoca fiorirono nell' ordine
clich, che al termine del vespero si re- Serafico". Lode imperitura all'autore di
cita e non si canta 1' antifona finale del- tali egregie parole, il àJ Vincenzo Pai-

la B. Vergine col versetto; disapprovan- vati cantore della cappella pontificia, ed


do l'uso invalso in alcune chiese, che la a tulli quelli che lo imiteranno, a glo-
cantano solenneoiente, in onta alle con* ria del cullo divino. Di recente fu pub-
Irarie prescrizioni delle rubriche e dei ce- blicato , e ne die' bella contezza, con e-
remoniale de' vescovi. Il Piazza, nel ci- logi all'autore, la Civiltà Cattolica, se-
tato 3/enologiOf ritiene i vesperi dell'ul- rie 3.', t.
g, p. 208: Della musica re-
timo giorno dell'anno pe' più solenni di ligiosa e detlequestioni inerenti, Discor-
questo, ma intenderà de'non soiennissimi so diGirolamo Alessandro Biaggi, Mi'
pontificali. Quanto riguarda le musiche lanoiSSy. Abbiamo, Salmi ed Inni pe^
vocali e islrumentali negli U//ìzi Divi- Vesperi delle Domeniche e feste di tutto
ni, sia de' vesperi, sia di messe, sia d'allro, Vanno, colla traduzione lilterale in ver-
in tale articolo ancora una volta ne tenni si rimati^ e collo stesso metro del testo
proposito, per sempre riprovare le musi- latino posto a lato, per intelligenza del
che profane che vi s'introducono capric- popolo e per uniformità alle melodie del-
ciosamente. Io non cesserò mai di alta- la Chiesa, di mgj Filippo Artico di Ce-
mente ammirare la Musica sagra e l' Or- neda vef^covo di Asti, Roma 1859. De-
gano (/^.) suonalo qual si conviene alla scrivendo tutte le Cappelle pontificie, os-
Casa di Dio. Essa sola desta profondo e sia le sagre funzioni annuali e straordi-
sublime raccoglimento, prodotto dalla sua narie, cui assiste o celebra il Papa, in quel-
inesplicabile potenza , che parla più che l'articolo descrissi ancora i riti e le cere-
all'orecchio a lcuore,destandovi di vote im- monie de'primi vesperi papali ordinari e
pressioni, per essere veramente arte ispi- de'vesperi solenni pontificali, dovendosi
rala dal genio e dalla fede. Disse bene il tener presente quanto precede l'incensa-
Giornale di Roma del iSSg a p. 940, zione dell'altare, criticamente da me e-
parlando della messa posta in musica sposto nel voi. LXXIX, p. 58 e seg., on-
per la festa di s. Francesco d' Asisi, dal de rimuovere un notabileerrore. Tali de-
p. ra. Alessandro Borroni minore conven- scrizioni, e tutte le parli del vespero de-
tuale, testé eletto a dirigere quella cap- sciitle a'rispetlivi articoli, ponno suppli-
pella papale: » Lesue armonie innalzava- re alla descrizione de'vesperi, mutatismn-
no la mente degli uditori alla celeste con- tandis. Nel descrivere ili.° vespero del-
templazione deinisleri che esprimevano, rE[)ifania, nel voi. Vili, p. 254, accen-
mentre facevano in pari tempo gustare nai pure quanto pratica assente Pa-
I all'orecchio tutto il bello d'un' arie che
si

pa, laonde qui riferirò una circostanzia-


il

Fuomo rapisce alla divinità. Severo ne* ta dichiarazione, colle Brevi indicazioni
concelti, alieno in ciò che sa di profano, per le attribuzioni di esercizio de' cere-

9i vrs VES
monìeri pontificii in tnffe le cftppellepn- mato da Pio VII, «leve il prefetto de*ce-
pali. Ilcardinnle cliedee celel)nirelH ii>es- renxinieri pontificii esplorare la volontà
,sa iielln seguente mattìnn inluotin il ve- del Papa, per l'assistenza de' carilinali e
spero, invece (Ifl Papo, il quale seeupre de* vescovi in abiti sagri; ed a seconda di
l'intuona da! Trono, benché non celebri essa,il prefetto avverte Cursori aposlo» i

nel sej»uenfe mattino. Il cardinale assu- liei,che nell'intimo de'vesperi avvisino i


me nella sagrestia pontificia i paramenti cardinali ed decani de'rispetlivi colle-
i

sagri, cioè amitto, camice, cingolo, pivia- gi, i primi se devono vestirli, ovvero as-
le e mitra preziosa. E' assistito da' soliti sumere le cappe rosse, i secondi se in ve-
«lue ministri della cappella pontificia Dia- ce della colta sul rocchetto devono por-
cono e Suddiacono (/^.), in cotta r roc- lare la cappa, e questa pure i vescovi in-
chello. Entrato in cappella, saluta prima vece del piviale e mitra. Wel voi. IX, p.
la Croce, poi i cardinali vescovi e preti, 99 j nel descrivere la cappella della 3.'
ed i diaconi, e siede al faldistorio coper- domenica deil'Avvento, notai con quan-
to di mitra. Si volge indi verso l'altare, ta solennità veniva festeggiata dal Papa,
dice segreto il Pater ed yéve^ ed inluo- anche con celebrazione del i.° vespero, nel
na il Deusin adjutoriuui. AI termine del- quale poneva una moneta d'oro in boc-
la prima antifona, siede colla mitra sem- ca di quello che gl'inluonava la 5." an-
plice fino al capitolo. Si alza poi colla mi- tifona. Se nella cappella pontificia, come
tra e sì volge verso l'altare. Dopo il ca. rilevai di sopra, non mai hanno luogo, i

pilolo siede, si scuopre e si rivolge nuo» cardinali intervengono aWeCappelleCar-


vamejite verso l'altare per l*inno. All'ui- dinalizie (F.), fra le quali vi sono com-
tuonazione dell'antifone siede, benedice presi I I solenni secondi vesperi nelle ba
l'incenso, e quando comincia il Magnifi- siliche patriarcali di Roma. Di piti descri-

cat si alza, saluta i cardinali, quindi nel vendo la cappella cardinalizia per la te-

mezzo, scoperto delia mitra preziosa, fa sta di s. Francesca liomana (in cura de*
inchino all'aitare, vi salisce, lo bacia, e monaci Olivetani^ de'quali il Lancellollo
l'incensa recitando il 3Iagni^cat,co'm\- scrisse, Historiae Olii>etanae , Veneliis
iiislri, dopo aver incensato la Croce. Con- 162 3. Di detta sagra funzione riparlai nel
segnalo l'incensiere, indi dice in mezzo il voi.XLVllI, p. 198, ove citandosi il voi.
Gloria Patri, e coperto di mitra, va per IX, p. i36, in cui la descrissi, il tipografo
hrcA'iorein al faldistorio; si volge verso i errò con aggiungere un .Y convertendo-
cardinali vescovi, è incensato con mitra, lo in XIX), feci 1* avvertenza, che se la
in seguito si scuopre e si volge verso l'al- festa cade di domenica, in cui evvi cap-
tare in piedi. Al Sicut erat siede, si cuo- pella di Quaresima nel palazzo apostoli-
pre, e terminata l'antifona si scuopre, si co, o di venerdìj'incui nel medesimo pa-
alza, si volge e dice Dontinus vobiscum. lazzo vi è la predica del Predicatore apo-
Dopo i! Benedicamus Domino siede si , stolico ^ìa cappella cardmtìWzia nella C/iiC'
scuopre, saluta cardinali, in mezzo con
i sa di s.Maria Nuova ossia di s. Fran-
n»itra fa riverenza all'altare, salisce i gra- cesca Romana, de* monaci Olivetani si ,

dini, bacia la mensa, e dà la benedizione celebra il giorno innanzi mediante i pri-


de more. Dopo la quale per hrevioreni mi vesperi o la Compieta, ovvero si can-
va in sagrestia, e depone sagri paramenti. i ta la sola compieta nello slessogiorno del-
Ne'vesperi pontificali, come per le solen- la festa nelle ore pomeridiane. Peiò no-
nità del ss. Natale, e de'ss. Pietro e Pao- tai col Diario di Roma, che nel 1764 si

lo, se il 1 >a soltanto assiste, senza pon- tenne vespero nel di della vigilia della
tificare, pei* decreto della congregazione festa, a motivo che ricorrendo la cappel-
ceiemoDÌule de'26 giugno 1 821, confer- la cardinalizia di s. Tommaso d'A<|ujno
^

VES YE S o'J

nel dì tlelle Ceneri, e Irasjwrlantlosi nel landò di questa cappella , n)a le assegna
seguente giovedì, nelle ore pomeridiane ilo marzo, menlre a'c) vfn\e. la festa del-
I

i cardinali intervennero a'primi solenni laSanta, senza farvi avvertenze. Si chia-


\esperi della Santa, pontificati da mg/ mò Fesperia una tesi, che nel dopo pran-
Lercari arci vescovo d' A drianopoli.percliè zo sostenevano gli scolari fra di loro sen-
nel giorno appresso eravi la suddetta z'alcima ceremonia. Eia altresì l'ultimo
predica (trovo nel n.i i85 del Diario di atto che fticeva nelle Univcrsiià di Fran-
Roma del 1725, che stante l'impedimen- cia un /;rtcve///e/e nello vigilia del giorno

lo della predica del venerdì nel palazzo che doveva prendere il berretto di dot'
apostolico Vaticano, i cardinali in nume- iore, nel qual giorno due dottori dispu-
ro di ig tennero preventivamente giove- lavano contro di lui, e la tesi avea per ti-
dì dopo pranzo la consueta cappella car- tolo: Pro Acln Fesperiarum. Una licen-

dinalizia per s.Francesca romana, nella za. Si suole dire Vespero Siciliano per
chiesa di s. Maria Nuova tutta nobilmen- similitudine di strage grande, furibonda
te parala, e ove riposa il suo corpo, aven- e improvvisa, o di alcune strane disav-
do intonato la Compieta mg/ Spada ve« venture, la derivazione avendola narra-
scovo di Pesaro. E
122 del Dia- nel n. 2 ta nel voi. LXV, p. 194 e seg., ed in al-

rio di Roma del iy3i leggo, che ricor- tri luoghi, deplorandorpiella nel 1282 av-
rendo la festa di s. Francesca nel vener- venuta nel giorno di Pasqua in tutta la

dì, i cardinali per non tralasciare d'inter- Sicilia a tale ora di vespero , a distru-

venire alla predica nel palazzo apostoli- zione e orribile macello di lutti i france-
."
co, si portarono in numero di 1 6 nelle ore si dimoranti in essa, dopo il i tocco del-
pomeridiane del precedente giovedì, al- la campana annunziante al popolo que-
la Compieta pontificata da mg/ Tomma- st'ora ecclesiastica. Si dissero Dlatlntini

so Marana vescovo d'Ascoli, monaco oli- francesi, la strage nel x^'ji fatta in Fran-
vela no). E
che nel 828 cadendo la festa 1 cia degli Ugonotti (F.) nella festa di s.
domenica di quaresima, nelle
nella 3.' Bartolomeo; e Mattutino di Mosca, l'e-
ore pomeridiane fu cantala la Compieta, slerminio che fecero i moscoviti di De-
ed io eravi presente col miosignoie car- metrio e di lutti polacchi suoi aderen- i

dinal Cappellari, e lo registrai nelle mie ti che trovavansi in Mosca la mattina


,

memorie mss.; mentre invece leggo nel de'27 maggio 1600 ad ore 6, sotto la con-
n. 2 del Diario di Roma del 1828 sles-
r dotta del loro duca Choustki.
so, che i cardinali assisterono al vespro VESPILLONE, Fespillo, Poìlinclor.
solenne ivi celebrato per la ricorienza Colui che sotterra Cadaveri ì\ìì Morti i

festiva dis. Francesca nobile matrona nella Sepoltura (F.) e altrove, o tra gli
romana, venerandovisi il suo sagro cor- antichi romani li bruciava. Abbiamo di

po. Mi sembra, che siasi confusa la CoiU' Carlo Bartolomeo Piazza l'eruditissimo
pietà col /^^e.v^ero, il quale però talvol- libro intitolato: Necrologia ovvero Di-
ta si suol celebrare e così pure nella vi- scorso de' misteri de' sagri riti e ccremO'
gilia. Nel corrente i859la festa di s. Fran- ni eecclesiastiche ne Funerali et Esequie
cesca ri<:orrendo nel dì delle Ceneri, nelle de Morti, Roma 7 i 1 Dichiara nel cap.
i .

ore poraeiidiane dello stesso giorno vi 19: De' Beccamorti, non è più quel tem-
pontificò secondi vesperi mg.' Marinelli
i po, direbbe s. Gregorio I, come ne' no-
vescovo di Porfirio e stigrista del Papa, stri, ne' quali il fervore della pietà cri-
avendovi assistito gli E. mi Cardinali. 11 stiana de'primilivi fedeli della Chiesa, per
Cancellieri nella Descrizione delle Cap- lemassime e promesse del Vangelo, face-
pelle Cardinalizie^ non solamente nulla vano a gara di dure con caritatevole as-
disse del vespero e della compieta, par- sistenza sepoltura a' Defunti; e credeva-
96 VES VES
no di non poter meglio vivere con essi, io de'cadaveri si stimavano d'esser polla-
die col dare onorevole deposilo al loro li, e perciò al sommo sacerdote dei^li e-
corpo. Sono memoria quel-
passale dalla brei non solamente era proibito il tocca-
le prosperila che Dio concesse al buon re i morti, ma eziandio il guardarli e pas-
vecchio Tobia, e le copiose benedizioni sar loro davanti. Così pure agli altri sa-
alla sua casa per aver alteso con santa cerdoti, che toccalo aveano un cadave-
pietà a seppellire i morti; il qual pietoso re, era ingiunto d'astenersi da' sagrifi-
esercizio è regislrtìto tra le più segnalate zi, per alcuni giorni, come polluti, e da
opere di misericordia. Fu perciò bisogno ogni altra pubblica funzione, sinché era-
della Chiesa, col diminuirsi il fervore de' no passati alcuni giorni, chiamati dell'^E-
lédeli, accrescere il numero degli operai spiazione, dopo i quali riassumevano i

destinati permercede a questo necessario loro ministeri. Aveano i vespilloni diver-


ministero. Con diversi vocaboli chiama- si privilegi dalle leggi romane, come di
rono Ialini quelli, che noi diciamo Bec-
i non poter essere convenuti in giudizio
camorti (nel quale articolo , spiegato il co' ministri e ulììziali del tempio di Libi-
vocabolo, ragionai di quanto li riguarda, tina senza licenza del loro pontefice; e
e ne riparlai nel voi. XX VI II, p.3o, e ne- quantunque fossero rigettati dal commer-
gli altri articoli che hanno analogia al lo- cio, come immondi e polluti per il con-
ro uHizio, mentre nel voi. LXXXIV, p. tatto co' cadaveri, nondimeno era gran
207, feci menzione del sodalizio che for- delitto l'olFenderli, ed erano rispettati dal
inavanoin Ron)a),cioècolcomune di Li- pubblico, dubbioso e timoroso ciascuno
hilinarii, perchè tra' romani erano ufil- di cader nelle loro mani quand'erano
zialie ministri del tempio dedicato a Ve- morti, facendosi ad essi i funerali a spe-
nere Libilina,cioè la Morte, dea (\q Mo- tempio diLibitina. Ma benché con-
se del
ribondi e (\e3Iortij ed ivi si custodiva- tinuamente beccamorti abbiano sotto
i

no, vendevano o davansi a nolo da'mini- gli occhi la miseria e la fine dell* Uomo
stri del tempio, tutti gli arnesi e suppel- (F.), talvolta commettono riprovevoli e
lettili funerei spellanti a' Funerali ( F.) ed sordidi abusi, che biasimai nel voi. LXIV,
a'sepolcri. Si dissero P'espillones^ f^espae, p. 164, nel riferire le pene decretate con-
ovvero Bispillones^ o dal tempo vesper- tro di loro dal cardinal vicario di Ro-
tino in cui si solevano seppellire i cada- ma. Non mancano edificanti Sodalizi, ì

veri delle persone plebee; ovvero perchè cui confrati esercitano questo virtuoso at-
a guisa di vespe si trattengono attorno a* to di misericordia, massime ne' pubblici
cadaveri, e per lo più di nottetempo. INel Cimiteri e ne Cimiteri di Roma ( ^.), ed
voi. LXIV, i36, dissi che vespilloni
p. ì in quello Varano di s. Lorenzo fuori le
furono così denominati, perchè antica- mura, di cui riparlai nel voi. LXXV, p,
mente essendo grande il numero de* po- 225, oltreché io principio fu benemerito
veri defunti in lionia, che non potevano della sepoltura de'cadaveri d. Felice Xi-
essere portali sontuosamente di mattina menes spagnuolo (da cameriere del re di
alla sepoltura, vi erano condotti da* ve- Spagna Carlo IV, divenuto vedovo, ben-
spilloni sull'ora tarda del giorno, che chia- ché di non molto studio, dal cardinal Ode-
marono Feapero. mendichi
\ plebei ed i scalchi vicario di Roma fu ordinato sacer-
invece d'esser bruciati sul rogo, lo erano dote),il pio libraio Luigi Alessi romano, il

da'beccamorti Vslores. Dice il Piazza, fu- quale io novembre 844 lap^^


istituì a* i

rono appellali anche /^o//mc^ore^,perchè unione della carità verso i trapasfatiy


loro uffizio era V Unzione e la Lavanda da Gregorio XVI eretta canonicamente
de' Cadaveri [F .) , cosi chiamati quasi il r.® marzo 1845, appunto per seppellire
pollutì itnctoresj imperocché pelconlat- e sttlfragare i defunti di lai pubblico ci-
VES VES 97
rnilerio dì Roma, sotto la protezione di facìtj ftcerat et Medicus. Si ponno ve-
Maria ss. della Misericordia, di cui cele- dere: G. Giraldi, De Sepulchris, et vario
bra solennemeute la festa, con indulgen- sepeliendi rìtu, Basileae i53g. Onofiio
za plenaria, anche applicabile all'anime Panvinio, De ritu scpeliendl mortuos
del Purga torio concessa
f
dallo slesso Gre- apud vcteriim Chrìstianornni, et eorum-
gorio XVI con due brevi de* 6 maggio e dem Coemeleriis Coloniae i568. y

20 giugno 184^ cioè nella 3.^ domenica VESPRIM o VESZPRIM o VESZ-


di maggio d'ogni anno. Notò il Galletti, PREM (Fesprìmìum). Città con residen-
Del Festarario, p. 55, ches. Gregorio I za vescovile d'Ungheria, capoluogo del
in ninna delle sue opere dice, che non sia comilato (circolo di là dal Danubio) e del-
lecito seppellire i morti entro la città. A' la marca del suo nome, distante 1 1 leghe

suoi tempi già erasi introdotto l'uso di sud-ovest da Buda, e 20 da Presburgo,


seppellire i personaggi , e specialmente sulla sponda destra del Sed. Giace in a-
quelli distinti, nelle chiese, le quali pure mena posizione, presso il lago Baladon
erano in città. Nel lib. 45cap. 5o,De'Dia- ed a pie di poggi coperti di vigneti. Leg-
loghi\ì\ s.Dotlore trattaex professo, se gio- go nelle due ultime proposizioni conci-
vasse all'anime de'defunti, che loro cada- i storiali, cioè in quella del 1842, possede-
veri si seppellissero nelle chiese; e prova re octingentas circiter donios, atque octO'
con vari esempi, chegiova a quelli, i quali mille quatuorcentum trigiiita noveni
sono morti in grazia di Dio, mentre a que' complectitur christifìdelesj ed in quella
che sventuratameate sono morti in pecca- del 85o, decerti mille complectitur
1 inc^
to, serve a maggior cumulo di loro danna- las. suo castello, situato sul dorso d' u-
Il

zione. Così pure nellesne^/7i!.9fó/e parla va- na montagna, è circondalo da antiche


rie volte de'fedeli sepolti nelle chiese,senza mura. La cattedrale di gotica e bella
mostrar mai, ch'egli fosse contrario a que- struttura è sagra a Dio sotto l' invoca-
st'uso, quando queste chiese fossero den- zione di s. Michele Arcangelo, e con gran
tro la città, o luoghi abitati. Ho voluto divozione vi si custodiscono e venerano
tuttociò riferire, perchè alcuni scrittori ss. Reliquie. Ha la cura dell'ani-
insigni
non fecero tale essenziale distinzione, e me amministrata dal parroco canonico,ed
mostrarono s. Gregorio I contrario inge- il batlisterio ch'è pure l'unico della città,

nerale al seppellimento nelle chiese, e co- la quale non conta altre parrocchie, se-
si riparare, se nel seguirli, lo ripelei. Al- condo la proposizione del 1842, mentre
trove poi rilevai, che le chiese nel secolo nell'altra è detto: Una est in dieta civita-
XII cominciarono a rietnpirsi di tombe, te parochialis Ecclesia fonte baptisma-
anche per coloro che le leggi ne li esclu- tis munita, senza avvertire, se oltre quel-

devano; massime nel seguerite secolo pe* la della cattedrale. Il capitolo si compo-
privilegi accordati a' benemeriti ordini ne di 4 dignità, delle quali dopo la pon-
Mendicaniiy francescani, domenicani, a- tificale lai." è quella del preposto; di 12
gosliniani, carmelitani ec. Quindi innu- canonici, comprese le prebende del teolo-
merabili monumenti sepolcrali, iscrizio- go e del penitenziere, ed altri sacerdoti e
ni, e sigilli sepolcrali ne'pavimenti; le qua- chierici addetti al servizio divino. L'epi-
li funebri memorie sino al secolo XI ordi- scopio, ampio e illustre edifizio , non è
nariamente non si potevano erigere, ol- mollo distante dalla cattedrale. Vi sono
tre che ne'cim iteri, se non che negli atrii altre chiese, un convento di francescani,
delle chiese, detti portici e sottoportici, e un collegio di piaristi o scolopii, un gin-
ne' chiostri. Fra gli epigrammi di Marzia- nasio cattolico, il seminario, l'orfanotro-
le vi è questo: Nupererat llledicus, nunc fio, il monte di pietà, l'ospedale. Il suolo

est Fespillo Diaulus. — (^lù P empiilo u'è fertile e somministra grano, frulli» er-
YOL. CXVI. 7
98 VE S VES
baggi, linci, tabacco e buoni vini, Ira cui della Bassa Ungheria fu istituito nel 1000,
piti rinou>uto è quello di Schomlan. Ve- e che il suo prelato fu dichiarato cancel-
fprim si distiugue per l'abboudaute rac- liere della regina, colla prerogativa di un-
colta di vino, e pel suo emporio di sale. gerla e coronarla. Dalle Notizie di Ro-
Allevasi mollo bestiame, massime porci. ma ricavo i seguenti ultimi vescovi. Nel
1 comitato possiede la rinomata selva Da
1

1745 Martino Birro de Padany diocesi
kony, cbe al sud abbraccia una parte del Neli762 Ignazio Roller di
di Strigonia.

lago Baladon o Balatun. Il bosco abbon- Vienna, succeduto per coadiutoria, tra-
da di potassa, trovandovisi pure deiraliu* da Targa inparlibus.^tìi'j'j'j Giu-
slato
me, dei carbon fossile, ed altri utili mi- seppe Baizath di Ludan diocesi di Nitria.
nerali. Vesprim, Fesprìmiiim^ è città an- Dopo sede vacante nolabile,nel 1 8 4Gior- 1

tica. Divenuto re d'Ungheria e fondato- gio Rurbely di Tuzsnia. Nel 1 828 da Neo-
re di quella monarcbia s. Stefano I, voi* solio vi fu trasferito Antonio Makay di Ro-
le pure esserne l'Apostolo, poiché la più snavia. Nel 1826 Giuseppe Ropaczy di
parte de' suoi sudditi seguivano ancora Vesprim, già vescovo d'Albareale. Tra-
l'idolatria. Essendosi perciò ribellati, il Gre-
slato alla metropolitana di Strigonia,
salito re si preparò a combatterli co'di- gorio XVI nel concistoro de'23 maggio
giuni e la preghiera, invocando il divino 1842 dal vescovato di Rosnavia trasferì
aiuto per l'intercessione di s. Martino di in questo uig.' Domenico de'conti Zichy
Sabaiia vescovo di Tours, e di s. Gior- de Vasonkèo di Vienna. Per sua libera
gio, facendo precedere i loro stendardi rassegna, il Papa Pio IX nel concistoro
contro i ribelli, che stavano all'assedio di di Portici de'
7 gennaio i85o gli sostituì
Vesprim, e compitamente li vinse. Divi- l'odierno vescovo mg."^ Giovanni Ranol-
il reame in diocesi, e la sua
se quindi tutto der di Cinque Chiese e canonico di quel-

terra di Slrigonia con autorità apostoli- la cattedrale, dottore in teologia, esercita-


ca di Papa Silvestro II nel 1002 fu eret- tosi in molteplici opere di carità e nella
ta in arcivescovato. Fra i vescovati che predicazione, grave,^ollo e prudente. O-
gli furono assegnati per suffraganei, vi fu gni nuovo vescovo è tassato ne'iibri del-
compreso questo di Vesprim, parimente la camera apostolica e del sagro collegio
dal re fondato. Ebbe illustri pastori, fra' in fiorini 817, e le rendite ascendono n<:Z
quali Giulio II vi destinò il cardinal Vìe- quadragìnta tnillejloreiios illarumpar-
Ivo Isualles(P^.), dà lui spedito per legato UurUi seu ad romana sculata noveiide-
in Ungheria, ove rimase circa 7 anni. Nel- cini mìLlia. Alquanto vasta è la diocesi,
la stessa sede, l'imperatore Rodolfo II vi poichèconliene 2 9 parrocchie,22o chie-
i

nominò Francesco Forgach (/'.) di Slri- se figliali, e mol ti luoghi, oppida,


gonia, donde fu Iraslalo a Nitria, ove fon- VESSILLIFERO DI SAiNTA RO-
dò una ricca biblioteca e stabilì rendite MANA CHIESA, rexdliferwn Sanctae
per educare 12 giovani da' gesuiti intro- Romanae Ecidesiae^ Sunifims Fexilla'
dotti nella diocesi come i più atti al pub- riua Ecclesìae Sanctae. Nobilissimo uf-
blico insegnamento, ed a combattere l'e- fizio laico di Roma e della 8« StiÌQ , con
ed egli stesso le confutò coll'opera:
resie, 1' uniforme di capitano onorario delle
Decoiiipcscenda haerelicoriim peiidan" Guardie nobili pontifìcie (^.), col gra-
tia. Promosso alla patria metropoli, me- do di lenente generale della Altlizia pon-
ritò pure il cardinalato, ed encomiato per tificia ^ Cameriere segreto soprannume-
zelo e religione, fu pianta la sua mei le e rario di spada e cappa del Papa (f-)t
venne deposto iu Tyrnaw nel mugnidco custode e portatore a cavallo, con ricca
tempioda lui eretto e datoa'gesuili. iNar- bardatura eguale a quella de'due ooman-
la Gommauville, che questo vescovato dauli di delle guardie, del deuommato
VES VES 99
volgarmente Fessillodis. RomanaChìe- ri[F.\ alia quale successe l'odierna più
sa {V.\ spiegato ora soltanto nella solen- volte nominata delle guardie nobili, e nel •

ne Processione (F.) del Corpus Domini la sua istituzione fu stabilito che proce-
celebrata dal Papa, incedendo in mezzo al desse in mezzo a'suoi capitani, come no-
capitano comandante, ed all'altro capi- tai nel voi. XXXI, p.
281. 1 Fessilli{r.)
tano del medesimo corpo delle guardie e simili insegne sono d'una remota an-
nobili, nel cui articolo descrissi il vestia- tichità, ed usati da quasi tutte le nazio-
rio, e le variazioni posteriori ne'vol. XLV, ni. Il portatore dell'insegne si disse lati-

p. i37,LXXIX, p. 274» mentre quelle namente Lator Imagìnifer. Dal primi-


delle Iresti de' camerieri del Papa nel § pilo de'romani, centurione della i.* cen-
IV di quell'articolo. Adorna il proprio turia d'una legione, il quale avea la cura
stemma gentilizio coU'insegne del vessil- dell'insegna dell'Aquila, e la consegnava
cioèdue baodiereincrociale, una
liferato, diWAqidlìfcr, detto poi anco signifero e
per parte delloscudo,avente ciascuna nel alfiere, quando era da marciare, ebbero
campo le chiavi incrociate sovrastate dal origine i posteriori vessilliferi, tuttora
triregno. E dal collo gli pende quella sussistendo l'alfiere, grado di milizia, ed
speciale decorazione, assegnata alla cari- è quel che porta l'insegna o Bandiera
ca, che descriverò in appresso. Sino al fi- [F.). Sì dissero cavalieri Banneriti [F.)
ne del secolo passato , il vessillifero per quelli a'quali i principi concedevano di
la festa de'ss. Pietro e Paolo riceveva da poter alzar bandiera, sotto di cui era loro
mg."^maestro di camera due medaglie, permesso condurrearmati. Il Monogram-
una d'oro e l'altra d'argento, dopo la ma di Cristo essendo stato posto ne' ves-
quale epoca dallo stesso prelato riceve silli, i portatori di questi furono denomi-
quattro medaglie d'argento. Egualmen- nati f^m///èr/. Furono vessilliferi i Dra-
te sino al declinar del memorato secolo, conari (F.), Banderesi (F.) di Roma
i

dal palazzo apostolico partecipava del (F.), \ Capo-Rioni (F.), portando inse-
pan d'onore o parti di palazzo, riparla- gne e vessilli nelle funzioni e possessi de*
te nel voi. 2o5. Inoltre sino a tut-
L, p. Papi, ed anche nelle solennità del popo-
to il pontificato di Pio VI, il vessillifero, lo romano. Lo Slendardo[F.),AQXio diti-
se cavalcava il Papa, o andava in Letti- che Gonfalone {F.)^ principale vessillo
ga (/^.) o in Sedia (T.) a mano, interve- d'una città o d'uno stato, signwn publi-
niva alle Cavalcate annuali per le Cap- cuni, portandosi da personaggi ne deri-
pelle papali della ss. Annunziala, di s. vò r uffizio e dignità del Gonfaloniere
Filippo Neri, della Natività della B. Ver- {F.)y primario magistrato municipale,
gine, e di s. Carlo, non che in quella del praefectus Fexillarius, sumnius Fexil'
Possesso del Papa col vessillo spiegato: larius. Il Gonfaloniere del Senato e po-
nelle altre cappelle senza questo accom- polo Romano (^.), portatore del gran-
pagnava a cavallo il Papa, al modo che de stendardo di Roma, divenne dignità
dirò. Quanto al possesso, sebbene quello nobilissima ed illustre. Assai maggiore fu
preso dal Papa regnante fu con solenne quella del Gonfaloniere della Santa Ro'
cavalcata , procedendo egli in carrozza, mana Chiesa (/'.), Confalonerius s. Plo-
non v'intervenne il vessillifero; ed appun- manae Ecclesiae , antichissima ed emi-
to non interveniva alle cavalcate di det- nente dignità conferita da'Papial Patri-
te cappelle, se Papa andava in carroz-
il zio di Roma (F.), ed a possenti sovrani. Il

za. Nelle medesime cavalcate il vessillife- titolo e la dignità d'ìFessillifcro dis. Ro-
ro incedeva col vessillo di s. Chiesa spie- mana Chiesaè di mollo posteriore. L'as-
gato, in mezzo a'due o quattro capitani sumono ancora tre arcivescovi dell'isola
della poulifjcia guardia ùq Cai'alleggie- e regno di tS'ar^^g'/ia, cioè gli arci vesto-
^

100 VES VES


vi d'Oristano o Arborea^ principalmen- Padiglione {V.) o Sinnicchìo(V.). A que-
te di Cagliari (come riferisce anche ii Bi- sto Gonfaloniere di s. Chiesa , ossia al
ina nella Serie degli Arcivescovi e Vc' personaggio a cui il Papa inviava lo Sten-
scovi di Sardegna, a p. 33, chiamando* dardo di s. Chiesa odi s. Pietro incom-
10 Vessillario Romano), non che di 6*^^- beva il tutelare diritti della s. Sede, con
i

sario Torres (V.) Di quest'ultimo scri- l'obbligo di difenderne la Sovranità, do-


ve il p. Mallei, Sardinia sacra, p. i4o> veri già inerenti aìPatrizio di Roma ( V.),
Archicpiscopus Turrilamis non secus, inclusivamente a quello di propugnare
ac Calaritanus gaudct ùlulo, Vexilla- la purità della fede e gl'interessi della re*
rii Saoctae Romanae Ecclesiae , sibi a ligione cattolica ; a tale effetto dovendo
Paulo IH concesso, et in puhlìcis sup- prestaregiuramento. In tali 4 articoli tut-
plìcationibus Vexìlluni deferì, laniclsi to raccontai, massime nel i° e 2.*^ sui
annoiS^Z die sexla maji, d. Anlonius personaggi a'quali da'Papi fu inviato il

de Gardena Sardiniac prorex id prò- vessillo, o espressamente furono dichia-


hihuerit, nescio quojure. Salvatori Ale- rali go/z/ii/ow/Vrr, diversi da quelli i qua-
pusio Turrilano praesuli ejusque sue- li piìi tardi si dissero 1^65.9/7///^^ portato-
cessoribus. Si vuole che l'arcivescovo di ri del n)edesimo o piuttosto altro diver-
Cagliari usi il titolo di Vessillario della so vessillo , nelle solennità delle pontifi-
S. R. Chiesa, per indtdto di Papa Gio- cie cavalcate, quello cioè delle pontificie
vanni XXil, terlio hai. niajiiZi^. Ecco guardie de'cavalleggleri: in tutti poi spie-

come l'odierno s'intitola. Don Emanue- gaijthe l'incarico di Difensore dellaChie-


le Marongiu-N urrà per grazia di Dio sa Romana o della Fede (V.), equifa-
(nella pastorale del predecessore Navoni lente a quello del suo gonfaloniere, nel-
trovo che usava la formola per Miseri- l'obbligarli a difendere il civile e l'eccle-

cordia Divina e per grazia della Sede siastico della Romana Chiesa, come una
apostolica) e della Sede apostolica ar-
&. a vvocazia di patrono e protettore, incerto
civescovo di Cagliari, vescovo di Bona- modo come i Z^Z/è/z^or/ dell'altre chiese,
voglia, primate di Sardegna e Corsica non mai affatto implica autorità sul prin-
Vessillario dellaSanta Romana Chiesa, cipato tejuporale di e suoi domi- Roma
priore di s. Saturnino, barone di Suel- ni); poiché le Chiavi che
Papi inviavano i

li e s. Pantaleo , e signore di Santadi, collo stendardo contenevano reliquie sa-


11 suo vessillifero lo precede a cavallo col gre o la limatura delle Catene di s. Pietro
vessillo, il quale consiste in un Padiglio' ( /^.), ed anco di quelle di s. Paolo, e non

ne portabile della forma di quello delle altrimenti per segno di podestà, come in-

basiliche eh* è pure parte del Vessillo


, ventarono i nemici invidiosi della sovra-
della Chiesa romana, e riceve dall'arci» nità papale,chene'nominatieallri luoghi
vescovo uno stipendio mensile. Al gonfa- confutai. 11 giuramento prestalo da're,.e
loniere della s. Romana ChiesaPapi i imperatori fianchi e alemanni, di avvo-
alBdarono la custodia del gonfalone o ves- cazia, limitava il padronato alla sempli-
sillo rosso della medesima (rilevai nel voi. ce difesa; che se talvolta essi esercitaro-
XLIX, p. 8 e 9, che gli antichi colori del- no qualche autorità ne Placiti o altro, fu
la Chiesa romana erano il rosso e il gial- loro delegala da'Papi. Per venire a par-
lo, e così della sua milizia prima che ,
lare dell'odierno vessillifero di s. Chiesa,
Pio "VII sostituisse il bianco e il giallo; pe- prima ricorderò sovrani e personaggi a i

lò il Senato e popolo romano ritenne gli cui fu mandato il vessillo, o espressamen-


antichi colori rosso e giallo), colle Chia* te dichiarati gonfalonieri, le notizie po-
vi pontificie (V.) incrociale, talvolta col- tendosi leggere ne' rammentati articoli,
l' immagine di s. Pietro , sovrastate dal non senza intrecciarvi alcun'altra erudì-
VES VES IO!
z'ione. Propriamente fu s. Leone IH il i
.**
a Famìglia pontificia ^m p.i 87 ci die l'ar-
mamlare nel 7963 Carlo Magno re de* ticoletto: flessi infero di s. Chiesa, coi'
franchi lo stendardo di s.Gliiesa colle chia- la figura colorila del vessillifero della

vi pontificie; qiiesl' ultime avendole già medesima, sostenente a piedi il vessil-

inviate il predecessore s. Gregorio 111 lo ;


quindi dice che quest' onorevolis-
al di lui avo Carlo Martello questo ,
e quel- simo grado ebbe la sua origine dalla
lo come a patrizi di Roma. La tradizio- conquista di Terra Santa, il che non pa-
ne del vessillo, che fece s. Leone III con re pel riferito ne' miei articoli e pel suc-
Carlo Magno, venne espressa nel musai- cennato. Aggiunge che Bonifacio Vili o-
co del Triclinio Leoniano (^.). Poscia norò di tale ufficio Giacomo li re di Sar-

i Papi mandarono a'priocipi lo stendar- degna e di Corsica, mandò a lui la ban-


do &\ 6. Pietro benedetto per comballe* diera di s. Chiesa, e lo dichiarò fioche vi-
le i loro nemici, e gl'infedeli, precipua- vesse, P^essiWfero e comandante supre-
mente nelle Crociate, cominciando dal- mo Redeni-
di tutte le truppe, colla bolla

b 1/ nei 109^. Le chiavi pontificie or- ptor mundi, che non trovo nel Dullariuni
dinariamente, e col salutifero segno del- Ronianuni,nène\Bullariamf^aticanufn.
la Croce, erano intessute dipinte negli Bensì Uovo nel libro, Della sacrosanta
stendardi inviati da'Papi, anche coll'im- basilica di s. Pietro in Faticano ^ t. i,'

magine di s. Pietro , donde prendeva il p. 126, che in essa Bonifacio Vili coro-
nome. Anticamente le milizie pontifìcie nò Giacomo II solennemente, il che vie-
nelle vesti portavano il segno delle chia- ne confermato dal regio diploma de' 9
vi, eh' erano pure figurale ne' loro ves- aprile 1297, in cui si racconta la funzione,
silli, e dicevansi chiave segnali, precipua- che il Papa lo fece anche Fexillarìam.
mente se combattevano infedeli o ereti- Imparo dal Vettori, Il fiorino doro an-
ci. Narra l'annalista Rinaldi, all'anno vico illustrato,^. 63, che Papa Clemente

i-igy, che Bonifacio Vili dopo aver in- VI nel 1 345die'solennemenle in Villano-
vestilo Giaconio Il re d'Aragona de* re- va, presso Avignone sua residenza, allora
gni di Sardegna e Corsica, dominii tem- luogodi pontificia ^/7/eg^g:/^/«r^, il vessil-
porali della s. Sede, lo dichiarò di que- lo di s.Chiesa ad Umberto Z>('//?«o di Vien-

sta ammiraglio e gonfaloniere di i. Chie- na, figlio diGiovanni Ile diBeatrice d'Un-
sa^ quando si facesse passaggio oltre ma- gheria, con titolo di capitano generale
re contro i saraceni ; e fu gloria grande delle armi cristiane; ma essendogli poco
degli aragonesijche la s.Sede facesse il loro appresso mancato Andrea suo figlio e la

re capo dell'esercito cristiano, ossia Gene- moglie Maria del Balzo, annoiato del co-
rale di Chiesa j nel quale articolo con
s. mando mondo, determi-
e delle cose del
altri dissi ciòaver fatto Giovanni XXU, nò impegnò suoi stati a det-
di ritirarsi e 1

ma devesi intendere conferma, nel rice- toPapa per 100,000 fiorini d'oro. In se-
vere il suo giuramento di fedeltà. Per al- guito, non potendo soddisfare il debito,
cuni secoli il cospicuo uffizio per lo più vendè suoi stati al redi Francia con ap-
i

andò congiunto col generalato di s. Chie- pannaggio di 10,000 fiorini annui e eoa
sa della Milizia pontificia^ comechè in altre condizioni dette a suo luogo; indi
origine e per sua natura era militare ,
nel 1348 vesti l'abito domenicano, ri-
quindi in progresso di tetnpo divenne un tenendo il titolo di Delfino, per cui il re
uffizio di onorificenza pacifica. Di molti ottenne dal Papa che lo dichiarasse pa-
gonfalonieri di s. Chiesa ragionai in di- triarca d'Alessandria. Nel i366 facendo
versi articoli, oltre il proprio ; qui ne Urbano V il suo Ingresso solenne in Ro-
ricorderò un notabile numero. Il Fala- ma (F.)y%v\ suo capo portava il gonfalone
schi, La Gerarchia ecclesiastica e la colle chiavi Ridolfo Varani signore di Ca^
109 VES VES
incrino ( V.), fallo gonfaloniere di «.Chie- colarl notizie, dicendo pure che nel 1 00 1

sa da Clemenle VI. Ricavo dal citato Ri- erano slati senatori Francesco Faraondo
uaidi, niraiinoi356, n. i 7, che Innocen- e Ottavio Rusponi da Ravenna, e che nel
zo VI i\\\\\\àvh gonfaloniere dì s. Chie- i4o8 lo divenne il re Ladislao. Nella mia
sa Lodovico I re d'Ungheria, e capitano serie de* senatori di Rofna jCo\ cav. Pom-
generalei dell' esercito crocesignato, con- pi Ij Olivieri, // Senato Romano, il quale
tro lo scismatico re di Rascia e di Servia; comincia la serie dal i43 tiopo aver
i ,

e che come gonfaloniere e difensore di s. narrala 1* occupazione di Roma di quel


Chiesa, nel 1 36o scrisse a' Visconti signo- principe ambizioso, che nel «4 '4
scri*.si

ri di Milano, con ammonirli a tralasciare assunse il senatorato. Già contro Ladi-


di offendere la s.Sede,nell*ossediare Bolo- slao avea Alessandro V nel 1409 nomi-
gna antichissima signoria di essa. Indi il re, nalo il suo competitore Luigi II d'Angiò
L'ontro i Visconti, a cagione del suo uHìzio, gonfaloniere di s. Chiesa; tale lo riconob-
OÉfrì pure i suoi aiuti ad Urbano V nel be pure il successoreGiovanni XXII (dice 1

i364j e si meritò le sue alle lodi. Gre- il Ferlone, De viaggi de* Ponieficiy p.
gorio XI fece capitano generale e ^o/j/rt- 245:Giovanni XXllI celebrò pontifical-
laniere di s. Chiesa, Giovanni Aucul per mente in s. Pietro, alla presenza di lutti
riconquistar ad essa Cesena, Forlì e al- i cardinali, e benedi il gran stendardo del-
tri luoghi. Urbano VI nel i384benedi la Chiesa, che diede a Luigi II d' Angiò
in Napoli lo stendardo di s. Pietro, che dichiarato generalissimo e gonfaloniere; e
il re Carlo III dovea inalberare contro quello del senatoe popolo romano, lo con-
1* Angioino Luigi I, pretendente al rea- segnò a Paolo Orsini per combattere La-
;

me e seguace dell' antipapa, e lo dichia- dislao); ma questi nel 1 4^2 si dichiarò per
rò capitano generale di s. Chiesa, men- Ladislao, facendolo generale di s. Chiesa.
tre già nel i38i in Roma nel coronar- Martino V elesse gonfaloniere dis. Chie-
lo r avea fallo gonfaloniere della mede- saMiìiìo A^ilenóoìi (.ìelloSforzaW G rande
sima e Senatore di Roma come ^ notai di Colignola, capo-stipite di tal famiglia, e
nel voi. LXV, p. 208. Dipoi il re ribella- gl'inviòildiploma e l'insegneaiNapoli. Leg-
tosi al Papa, anzi assediatolo in Nocera go nel Ratti, Dellafamiglia Sforza, che
de' Pagani (V.), quindi liberalo Urbano Martino V in premio d'aver liberata £io'-
VI, come dissi nella sua biografia, da ma dalle scorrerie di Braccio da Monto-
Raimondo di Balzo Orsini, in s. Pietro lo ne,per impadronirsene lo dichiarò gonfa-
regalò della Rosa d'oro {f'\) benedetta, e loniere della Chiesa romana. Di suo or-
fece gonfaloniere di s. Chiesa. In séguito, dine, il proprio fratello Giordano Colon-
il figlio di Carlo III re Ladislao, fu dichia- na gli portò a Napoli il diploma e le in-
ralo da Innocenzo VII nel i4o6 gonfa- segne di gonfaloniere della Chiesa. Nede-
loniere e difensore della Romana Chiesa. scrisse la funzione Leodrisio Crivelli, De
Il Falaschi dice avergli conferito tal mi- vita Sfortia : His peractis secunduni
litare distinzione Innocenzo II, sarà fal- Pont'ificis jussa Jordanits Sfortiam Ro-
lo tipografico, colla bolla Inter curas, la manae Ecclesiae Confanonerium (sic)

quale non rinvengo nel Bullariuni. Il eh. proimntiatj'Pontificalia,qnae attulerat,


Gaetano Coltafavi xaeW Album di Roma, insignia adeiim defert.Aiictus vero ea di-
l. 26, p. 2i4 e seg. ha pubblicalo una gnità te Sfortia, ingenti proceruni nume'
preziosa serie cronologica ùe Senatori di ro,etomni deniquc neapolitana nobilita-
Roma dal 1220 al 1712, da lui redat- te Gomitante, splendlctissimo apparata
ta ed accresciuta , con quella compilala per urheni fertur,sublalis ante se prò mo-
da CarloCarlari e con l'altra esistente nel- re Pontifica li bus signis Januario men-
la bibliolecaChigiaua,pregeioIe per parti- se ejus initio anni, qui fuit decinius no-
VES VES io3
niis supra mille, et quadri ngeiiios. Il suo i5io,nelconcistorodel d'i seguente Giu-
figlio Francesco Sforza ebbe tal dignità, lio II, ipsum marchioneni creavit Con-
col generalato eli s. Chiesa nel i435da falloneriuni j sed insignia nulla dedit,
Eugenio IV, e poi questo Papa nel 144^ neque juramentum praestilit Confallo-
ne insignì Alfonso V re d'Aragona, di cui nerius asserens, quod ad heneplacitwn
poi lo spogliò. Il Falaschi registra per 3.° Papae omnia ista facerct. Ipse aiiteni
vessillifero Lodovico Delfino di Vienna Pontifex subdidit, quod in festo O-
primogenita del re di Francia, nel i444 mnium Sanctoruni, quia esset anni-
colla bolla Cimi primis non esistente nel , versarium crealionis Papae insignia
J^iillarium.Da\Sanso\'\nOyHistoriadiCa- ìpsa darete ad juramentum praestabit.
sa Orsina, si trae che Napoleone Orsini Indi il p. Gattico, narra come contro il

nell'armi fu emulo di Federico di Monte duca di Ferrara fu creato il cardinal Vi-


Feitre duca d'Urbino, e gonfaloniere di gerlo in legato, e deputali a combatterlo
8. Chiesa per 22 anni sino a Paolo II del ilduca d'Urbino capitanaeus exercitus,
1464. Di questa illustre casa trovai tra* et marchio Mantuano FexilUfer gene-
Generali di s. Chiesa Giulio Orsini sot- ralisy ed altri. Nei i5i3 divenuto Papa

to s. Pio V j e insieme vessillifero della Leone X,subito Alfonso I duca di Ferrara


medesima: dovrò riparlarne. Il Marche- mandò a fargli omaggio, e a domandare
siné\diG alleria delV onore^i. 2, p. 385, l'assoluzione dell'interdetto. llPapa l'esau/
afferma, che gli Orsini ebbero sei gonfa- dì e volleche intervenisse alla sua corona-
lonieri di s. Chiesa. Alessandro VI nel zione e possesso, nel quale in abito ducale,
1494 Dflsndò lo stendardo di s. Chiesa con ricca veste d'oro e col manto a ca-
ad Alfonsoll re diNapoli, che nel seguen- vallo, con gran copia di adornati staffie-
te cessò di regnare. Nella Storia<)^\ quel ri, portò lo stendardo della Chiesa, co-

Papa, del Novaes, si legge che nel i5oo me suo gonfaloniere. Morto il duca a'3 1
dichiarò il suo figlio Cesare Borgia ves- ottobre i534, già a* i3 di tal mese era
sillifero di s. Chiesa, della quale era ge- stato eletto Papa Paolo 111, il quale to-
nerale. Riporta il Falaschi per 4'° vessil- sto fece gonfaloniere e generale di s. Chie-
lifero Francesco II Gonzaga duca (me- sa il proprio figlio Pier Luigi Farnese,
glio marchese) di Mantova, fatto da Giu- e poi l'investì di diverse signorie, in uno
lio II colla bolla Dani ad insigna che , a* ducati di Parma (e in tale articolo lo
ncn rinvengo neli8w//ar/ar/i. Conviene sa- notaigonfalonierato)e Piacenza, m(ì perì
pere , che Giulio II nel i5o8 dichiarò pugnalato a' io settembre i547« Alcuni
gonfaloniere della Chiesa Alfonso I du- vogliono che Paolo III concesse la digni-
ca di Ferrara, gì* inviò lo stendardo, il tà di vessillifero o gonfaloniere di s. Chie-
quale colle dovute solennità gli venne sa, eziandio al duca Ottavio suo nipote
consegnato nel duomo di quella città; ma e figlio del defunto, a* 23 gennaio i548,
poi ribellatosi a Giulio II, questi a' 9 a- come sostiene il Vittorelli nell'aggiunte
gosto 1 5 o lo scomunicò, lo dichiarò de-
1 al Ciacconio, Fitae Rom. Pont., t. 3; ed
caduto dal feudo di Ferrara, e lo privò ilNovaes nella Storia dì Giulio ///, di-
del gonlàlone di s. Chiesa, ed in vece ce che confermò tale Papa, al duca Ot-
Io confeiì colla carica al detto marchese tavio, il grado di vessillifero di s. Chiesa.
di Mantova. Il p. Gattico, Diaria, de Racconta il p. Casimiro da Roma, Me-
Itinerarium Julii II Bononiam, a p. 65 morie istoriche della chiesa di s. Ma-
riporta Adventus marchionis Manina-
; ria in Araceli, p, 328. Anno i546 die
ni, qui creaius est Confallonerius Ec- ^ julii. Papa [^dio\o III) ordinavit lU
clesiae. Entrato il marchese in Bologna, cantare tur Miss a de Spirita Saneto in
col solito cereiuoniale, a' 29 settembre s, Maria de Aracoeli, et cantavit card.
io4 VES VES
Carpen. praesentibus ceteris cardina- intervento il Papa andò in Car-
quando
liùus. Post mìssanif data benedictìone a rozza (F.)f costume cominciato col cor-
Papa (perchè avendo edificato il conti* rente secolo, f
vero però, che nel pre-
guo Palazzo apostolico d'Aracoclì^ so- cedente solevano Papi tornare al pa-
i

leva talvolta abitarlo, come dissi in qiiel< lazzo apostolico in carrozza, che perciò
l'articolo), /<^«7 ìntroduclus dux Octa- faceva parte del Treno, in uno alla Let-
vius Fariiesius artnatus^ et sequutus a tiga i\'\ riserva. Tornando al vessillifera-
{Id, Alexandro Columnay et Jiilio Ur- lo o meglio gonfalonierato de' Farnese,
sino (summenlovalo),e^fVz//2 ipsi armati. pel riferito si vide interrotto; però il p.
Cunt genujlexisstnt ante Papam, benC' Annibali da Latera, Notizie storielle del-
dixit duo Fexilla, quae tenebant duo la casa Farnese, par. i, p. 63, con altri,
Clerici CameraCf Gonzaga et Suderi- attribuisce la perpetuila di tale onoriQ-
nuSy et dedit in manus ducis ciun baca- cenza a Clemente Vili, nella persona di
lo in sigfiuni Capiianeatus geueralis, Ranuccio nipote d' Ottavio, per avere
I

queni dabat ipsi contra liitheranos : sposalo Margherita Aldobrandini proni-


quae vexìlla ab ipso data fueruntpor- pote di quel Papa,come notai nell'articolo
landa ipsis Columnae et Ursino. Po s tea di quella prosapia.Anche il suo padre du-
cui/t recessisstnt ad latus soLii^facta co- ca Alessandro Grande, era stalo gonfa-
il

rona a cardinalibus ante Papani^ ipse loniere, poiché apprendo dal citato p. Ca-
dedit Crucent more olilo cardinali Far-
t> simiro da \xoma,Memorie della chiesa di
nesio legato: postea ambo associauerunC s. Maria in Araceli, p. 4o3, che ne'solen-
Papam in sacrisliam. Dux equitavit ni funerali in essa per lui celebrati nel
cum nobilibus ad domum suamj et car- 1593, tra le iscrizioni eravi quella che
dinalis juxta solituni ductus fuit ex Ira lo diceva, Sanctae Romanae Ecclesiae
portani Flamiìdani, Dell'Orsini, ripor- Confalonerio. Tutlavoìta. non pare anco-
ta il p. Gallico, Acta selecta Caere/no- ra la dignità propriamente in perpetuo
ìiialia^ t. I, p. 393, descrivendo la co- stabilita nella famiglia Farnese, imperoc-
ronazione, cavalcata e possesso di s. Pio ché morto a' 5 marzo 1622 Ranuccio I

V neli566. In platea s. Petri fuit ma- duca Parma e Piacenza, il secondoge-


di
gna rixa inter f^exillifcrum Illustris. nito Odoardo che gli successe nella ducea
d. Julii de Ursinis capitanei generalls fu dichiarato Confalonerius Sanctae Ro-
equituni Ecclesiae, et equites Illustris» manae Ecclesiae, da Papa Gregorio XV
d. Fincentii Vitella capitanei custodiae colla seguente bolla de'27 giugno 1622,
Sanctitatis Suae (cioè de' Cavalleggie- da lui e da 26 cardinali solloscritta, che
rij,quia praed ictus Fexillifer volebat ricavodal Bull. Rom., l. 5, par. 5, p. 33.
in equitatione portare Fexillum ere- M Ad Ecclesiae Romanae regimen, di-
ctum, et malej nani Papa equitante spensatione divina, nostrorum nullo suf-
solum modo erigilur Fexillum mili- fragio meritorum evecti, ex multis^ et
tum, sive equitum suae custodiae. San- gravissimis curàe nostrae oneribus prae-
ctissimus Dominus lune ex gratta con- cipuam solicitudinem merito illi impen-
cessitiquod etiam aliud deferretur ere- dere conamur, ut pacem, et tranquillita-
ctum^ et sic rumor ccssavit. Dissi e do- tem conservemus. Inlerdum enim hoste
vrò ripetere, che nelle cavalcate inter- humani generisinsligante,nonnulli adver-
veniva il vessillifero di s. Chiesa, se il Pa- sus jus, et fas sese extollentes, terminos,
pa procedeva a cavallo o in lettiga, ma quosposuerunt patres nostri, praerumpe-
prima di s. Pio V soltanto quando ca- re,elLleipublicae statura improbe pertur-
valcava ; in seguilo fu ammesso, ezian- bare nitunlur, et quo gravius est, sacra
dio procedendo in lettiga, e cessò il i\xo prophanis miscere,etDeo resistere impiis-
VES VES io5
sime kion verenlur, qui dum arma spiri- quii, qui tantum annisprocessil, ut brevi
tualia parvi pendent, temporalia provo- possit palernae, et avitaevirtulis, pietatis
cant,quo sii, ut sicut iila adliibere,per uos- praesertim, eterga Ecclesiam Romanam
metipsos non valeinus, ita etiam personis, singularis fidei, et devotionissuccessorem
quae ista prò re nata ad natura nostrum sese praestare, ac nostrae, et omnium ex-
tractare viriliterfideliterque possint indi- pectationi cumulate respondere. Id quod
geamue. Quod sane munus quanti mo- non patrium solum geuus, ac praedicti
menti, et quam in humanis praecipuum Odoardi ducis indoles, et educatio, sed
sit,hujus s.Sedis mos,et institutum decla- eliara materna origo in Domino firmiter
rant: quippequodnonnisi vnriis (ide, for- DOS sperare suadent quippe quod ex Al-
:

titudine, et nobilitate eximiis illudcom- dobrandina familiaomni splendore deco-


piittere consueverit. Qua propter Roma- rata prodierit, in qua in regenda univer-
ni Pontifices praedecessores Nostri prò sua sali Ecclesia immortalis memoriae Poa-

prudentia, et sapientia ex multis principi- tifìcem praedecessorem nostruui Cle-


bus militaribus laudibuspraestan. unum mentem VJIIcenseraus, praeter complu-
eligere soliti sunt, quem buie tantae pro- res Sanctae Roraanae Ecclesiae laudatis-
"vinciae praeflcerent, non solum suo
ut simos Cardiuales, du-
et Praelatos, bello

splendore illam exornaret, sed cum opus me. Jo. Franciscus Al-
ces, qualis fuit bo.

foret, suis partibus abunde satisfaceret, et dobrandinus Meldulae dux praedicti O-


exaltaretur per eum exercituum Domi- dcardi ducis avus, qui hujus s. Sedis co-
iius in polentia bracbii ejus per arma ju- pias non semel prò fidei catholicae defen-
stitiae virtutis Dei. Vero autem bujus- sione ducendo, virtutis,et prudentiaemi-
inodi complures praedecessores INostri litarissingulari specimen dedit.sibique et
PiomaniPoutificesjàmdiu divina aspiran- posteritati suae eximiam ad imìtanduui
te gratia Romana in faroilia nobilitate, industriaCj et roboris famam reliquit.
ac bellica virtule praeclara, Farnesia sci- Quarnobrem ejus liberi divina favente
licetnon semel reperi unt, eosque Sanclae gratia, paternis, aliorumque majorura
Romauae Ecclesiae armorum potestatera laudibus domesticis incitati, atque exem-

summam gerere e republica ejusdem Ec- plis lam Domi in sacra Purpura, quaui
clesiae esse compereruul. Quorum postre- militiae contra hostes Religionis Catholi-
musbo. me. RayuutiusParmae etPlacen- cae miiitantis familiae gloriam non solum
tiae dux fuit, parente genito bonae etiam conservare, sed etiam amplificare felici-

memoriae Alexandro ducesingulari pie- Quibus, aliisque justis de


ler adnituntur.
tate, et rebus adversus catholicae fidei causisanimum nostrum moventibus ha-
hostes bello geàtis tanta gloria claro, ut bita cum Vea. fr. Nostri S. R. E. Cardi-
in expugnandis mùnitissimis urbibus, et nalibus in consistorio nostro secreto deli-
fortissimisbostibus devinciendis, antiqui- beralione matura, de illorum Consilio, et
tati celebratissimis Imperatoribus non unanimi assensu,motu proprio, et ex cer-
concedat. Ejus vero virtutem emulatus ta scientia nostra, praedictum Odoardum
Piaynutius quam patris laudibus prossi- ducen), quamdiu vixerit, Nostrum, et
me incesserit, quamdiu patris auspiciis ejusdem Ecclesiae Confaloneriura, cum
militavit, rebus fortiter, ac sapientera se jurisdictione, praéemiuenliis, honoribus,
geslis, satis ostendit. Eo nuper
hu- ex oneribus, liberlatibus, immunitatibus,
manis a Domino evocato, licet superati tem stipendiis, juribus, et emoluaientis de-
nullum nalum reliquerit, qui per aeta- bitis, et consuetis, auctoritate apostoli-
tem muneri par esse possit, ta«nen dde- cae, tenore praesentium constituimus,
ctum fìliumnobilem adolescentemOdoar- et declaramus, ac ofiìcium hujusmodi
dum Parmae, et Placenliue ducem reli- ei tolo vitae suae tempore modo, et
-

io6 VES VES


forfua praemìssis concedimus^et assigna* dura carnem ex fratre germano nepotis,
luus: praedictoque Odoardo duci ea, S. R. E. Cacuerarii,sive alterius persona
quae ad Inijusinodi ofTiciun) speclaut,nec ab eo deputanda, in forma solita prae*
non omnia, et singola, quae Noslram, et steljurameulum. Caelerum eumdem O-
dictae Ecclesìae dignitateni, et ulilitatem doardum ducem per praesenles mone-
quovis modo ipse peilinere, et foie op- mus, et in Domino boilamur, ut hoc
portuna cognuverit, quaeque aiii quon- munus ad Dei iaudern, et gloriam,ac no-
dam diclae Ecciesiae Confalonerii Tacere slram, et ejusdeco Ecciesiae dignitaleni,
polueruDt, debuerunt, seu consueve- et utiiitalem tanto studio administret, ut
ruot, faciendi, exercendi et slatuendi. Nec nos hujusdeiiberalionis nunquam poeni-
non in testiiDonium hujusmodi nostrae leal,et couceplam deillius virlule expe-
Goustitutionis, et declarationis super pro- ctalionem optali fructus consecpiantur.
priisinsignibus, vel aliis quibusvis rebus, JVuIii ergo omiiino hominum liceal liane

lieonon ubicumque, et quomodocuni- paginam uostrorum constltutionis, decla-


que id sibi honori, et ornamento fulurum rationis, assigna tionis,concessionis,impar-
exislinraverit, aut quacumque eliam ra* mandali, et voluntalis iqfringe-
tilionis,

lione libueril, Ecciesiae Clavescurn Ve- ausu temerario contraire. Si ({uis


re,vel ei
xillis, et ornan)entis per aiios Gonfalone- aulem hoc attentare praesumpserit,indi-
rios gestari soiitas, geslandi, et illis uten- gnationem Omnipolenlis Dei, ac Beato-
di plenam, etliberam aucloritale, et le- rum Pelri, et Pauli Apostolorum ejus se
lìoie praedictis, eidem facultatem conce- DOveritincursurum.DalumRomae apud
dimus, etimperlimur. Universis aulem, s.Mariani Majorem, etc. il Falaschi no-
et singulis provinciarum, civitalum, ler- minò 5° Vessillifero il discorso duca di
rarum,et aliorumlocorura dictae Roma Parma e Piacenza, accennando il titolo
nae Ecciesiae subjecloruoi praesidenti* della bolla, senza averla ietta, altrimenti
bus, nec non baronibus, el gubernatori- 1' avrebbe chiamato Confalo ne ri its. Poi
busquocumque nomine nuncupalis^ipso- aggiunge, che Urbano Vili colle lettere
rumque locorum coramunilalibus, uni- ùpo&lo\\c\iGSingularis mitilip liciun, con-
versilalibus, nec non nostris, et diclae Ec- ferì la distinzione onorifica di Vessillife-

ciesiae stipendiis militanlibus ducibus,et ro di s. Chiesa al proprio fratello Carlo


niiiitum Iribunis, ac copiarum piaefectis, Barberini {(\t\\di quale nobilissima fami-
80 praedictis baronibus, alquealiis, ad glia riparlai non poco nella biografia di
quos id quovis modo special, dislricle quel Papa), ma neppur di essa prese co-
priiecipiei)domandamus,uti|)SumOdoar- gnizione. Urbano Vili col breve Sitigli-
dum ducemad Ijujusmodi odicium omni laria multipliciiin virlutuin^ de' 3 aprile
inora, et recusationepostposila, recipiant, 1624, Bull. Rom. t. 5, part. 5, p. 208:
et admitlant. eique
iqu iniis. quae ad idem
qua Dilectojìlio nobili viro Carolo Balbetti-
munus pertuient, pareant, alque obe- no nostro seciindiun cameni fralrì ger-
diant,ac in omnibus faveant, et assislant. mano iotius Mililiae S. R. E. guberna-
Yoiumusaulem,ut idem Odoardus dux, tori generali. Prorogatio duoruin men-
priusquam ollicio hujusmodi fungi inci- siimi favore Caroli Barberini pontificia'
pialjdeiilo fideliler exercendo,ac deobe* rum inilitariiim Arciutnque Perusiiiae^
dientia, et Ode debita erga nos, et succes- el Ancoiiitanae praefecli, sive Castella-
sores nostros Romanos Ponlifices, atque niwif ejusque lociiintenentiiun, adjura-
Ecclesìam praedictam servanda in maui- nienluin in tnanibusCard,S. R.E. Carne-
bus nostriSjSeu dilecli fdii Ludovici titoli rariipraeslatiduin,el inventariiwi dicta-
s.MariaeTranspontinaepresbyleri cardi- rwnArciiun conficiendumAn questo bre-
uaiis Ludovisi Duucupati nostri secuo- ve alTalto Qou si parla dell'udìzio di Go/i-
,

V E S VES 107
faloniere ne i.\e\ ressilliferOte neppure è questo nìhil verhuni del Vessi lliferato.
nominato il f^essillo. Dice inoltre erro- Della guerra della Valtellina tornai a
neamente il Falaschi:" questa militare ragionare nel voi. XCII, p. 49^ e seg., e
onorificenza è stata da' Pontefici conferi- perciò anche di Torquato. Termina il

ta in tempo di guerra, ma successivamen- Falaschi con dire : »E finalmente lo stes-

te anche in tempo di pace. Difutti Urba- so Pontefice Urbano Vili dopo la mor-
no Vili dichiarò Vessillìfero W cardinal te del detto duca fece Vessillifero Gio-
legalo di Bologna con bolla Aliits a fcli- van Callista Naro, come rilevasi dal Bol-
cis". Non la lesse, perchè avrebbe tro- lario (da questo in vece non pare risul-
vato il breve, ^//V7.? afcL ree, de'25 lu- tare). Innestata la famiglia Patri/.i con
glio 1624, /?«//. cit.jp.iSg: Translatum quella de' Naro, il capo di questa fami-
Geiitralibus annoruni Fcrrariae super glia è restato Vessillifero con brevi suc-
mililìa Bononìensi, legalo Bononiensi as' cessivamente accordati da'Sommi Ponte-
seritiir. Quindi neanco sillaba vi è del fici
,
gli ultimi de' quali sono quelli di
Vessillifero ne del gonfalonierato, e nem- Clemente XIV, di Pio VI, di Pio VII, e
meno si nomina il Vessillo. Vi è di peg- del regnante Leone XII (perchè stampò
gio, quando il Falaschi aggiunge. »» Dopo l'inesatto suo libro nel 1828). O si ri-

la oiorte di lui (Carlo Barberini) conferì guardi dunque il nobile oggetto dell'isti-

(Urbano Vili) quest'onore a Torquato tuzione del Vessillifero, le persone che


Conti duca di Guadagnoli con bolla Sin- sono slate onorate di qtiesta singolarissi-

gularis tuae del 1626 ". II bieve d' Ur- ma distinzione, l'ufìlzio di Vessillifero
bano Vili de'3oagoi.toi626, Singiilaris di s. Chiesa non può non considerarsi
liiae in Nos^ presso il Bull. I\om.,l. 6, par. che come la più distinta e la piìj glande
I ,p. 7, non ne fa parola perchè contiene delle militari onorificenze; e come tale i

tutl'allro,cioè: Mandaluni Torquato de due luogotenenti generali capitani delle


Comitibus, ut eveniente traditione For- guardie nobili incedono a* lati di lui che
lalitiornm, Propiignaculorum, et alio- sostiene la Bandiera di s. Chiesa, ed il

rum locoruni Vallis Tellinae^ ilia reci- Vessillifero indossa lo stesso uniforme
piai nomine Sedis Jpostolicae. In questo de'capilani medesimi". In continuazione
breve a favore del duca di Guadagnolo, delle riferite rellifìcazioni, chiarirò tale
si parla di. Carlo Barberini vivente e non periodo. Noft per morte del duca di Gua-
morto, come generale di s. Chiesa, e per- dagnolo, che non fu mai vessillifero, ma
ciò colla sua intesa inviato duca nella il vacò il vessilliferato, anzi il gonfaloniera-
Valtellina; il suo decesso avvenne piti to, per la ribellione del feudatario di s.

lardi, a' 26 febbraio i63o, e lo confer- Chiesa Odoardo Farnese docà di Parma
ma il summenlovato p. Casimiro, rife- Piacenza e Castro^ e conte di Ronciglio'
rendo a p. 244 6 4^6 la lapide di lui esi- m (tutti douMuii temporali della s. Sede,
stente in Araceli, e i funerali in essa fatti, ne* quali articoli la descrissi colle fune-
come S. R. E. Generalis. Non voglio ta- ste conseguetjze, e ne riparlai nel voi.
cere l* altro breve d' Urbano Vili, Cum XClI,p. 5io e seg.); per cui Urbano Vili
sicut Nobisy(ìe' IO novembre 1627, ^f///. loscomunii:ò, gli tolse tulle l'onorificenze
cit.,p. ^2: Ratifieatio Actorum per Tor- insieme all'udìzio di gonfaloniere, dichia-
quatum de Coiiiilihus in resti tutione Tor- rò i suoi stali devoluti alla Camera apo-
menloruin bellicoruni^ et aliaruni rerum stolica, e nel 1 64 cominciò
• a guerreggiar-
in Forlalitiis Vallis TclUnae existen- lo; finché nel 1
644) pei* l'iulerposizione
tium Cornili Aloysio Trotto procuralo, di diversi principi, il Papa assolse il duca
ri a gubernafore Mediolanensi nomine dalle censure e lo reintegrò de'suoi feudi
Regis Catholici deputalo. Ed anco in e onorificenze. Notai nel voi. LI, p. 280,
io8 VES VES
che Papa Innocenzo X, che nel i644 pitano delle pontifìcie Lande spezzale
successe a Urbano Vili, coufennò a O- (y.) o i}(i' Cavalleggieri (come ricavo dal
doaiilo il goufaionieialo, ma dal Bolla- breve d' Urbano Vili de'3 agosto i638,
rio non risulta. Ed eccomi a descrivere le esistente nel discorso archivio, di familia-
notizie {\e* ressillifcri dì s. Chiesa, dopo rità pontificia con privilegi), dopo aver
cheronorincenzneiilt'òe si mantiene nel- acquistalo la contea di Mustiolo, pel fa-
la nobilissima famiglia che la possiede. vore che godeva presso Urbano Vili, do-
Debbo prima notare, che dopo scritto il mandò e ottenne che l'erigesse in mar-
presente articolo, insortami studiosa cu- chesato, col grado di Marchese
qual (nel
riosità di conoscere i rilevati errori del Baldacchino,
articolo di ciò ragiono) di
Falaschi, domandai e graziosamente ot- Di più Urbano Vili, secondo il Falaschi,
tenni dall'odierno marchese vessillifero, ma non è vero come più sotto proverò,
di liberamente fare da per me ogni ricer- dichiarò il suo figlio (altro fu Fabrizio)
ca nel suo dovizioso archivio, onde potei marchese Gio. Battista Naro, P'essillifero
leggerne tutte le carte e diplomi relativi di s. Chiesa, uffizio e dignità che restò
autentici, e COSI resi più interessante e for- nella sua nobilissima famiglia, il primo-
secompilo l'articolo, con quanto andrò genito della quale viene nominalo vessil-
dichiarando ; nutrendo lusinga di aver lifero con pontificio breve, e tuttora lo è.
corrisposto alle richieste per conoscersi Non voglio tuttavolta tacere, esistere nel-
bene questo rispettabile uflizio, che come l'archivio suddetto questa memoria, noa
tanti al'ri, non avea ancora avuto il suo appoggiata da documento, e da quelli di
illuslralore. Urbano Vili nel 1620 aven- di cui colmedesimo dovrò procedere vie-
do destinato legalo a latere in Francia il ne distrutta. » Urbano Vili con suo bre-
nipote cardinal Francesco Barberini, per ve concesse al marchese Gio. Battista Na-
la pace d'Europa, niassime tra detto re- ro la carica di vessillifero della sua guar-
gno e la Spagna, lo fece precedere da Ber- dia del corpo (cavalleggieri), qual carica
nardino Naro patrizio romano (con que- si è sempre mantenuta nella di lui lami-

sto nome e cognome fioriva un suo ante- glia in virtù d' un breve pontifìcio, ad
nato, nominalo nella descrizione d' una ogni nuovo rappresentante della medesi-
festa popolare fatta a Testaccio nel 1872 ma". Ora colla Storia de' solenni posses-
a* 1 5 agosto, e riferita dal Brcci a p. 589 sì de' Sommi Pontefici di F. Cancellie-
della sua Notizia della famiglia Bocca- rif registrerò l' intervento de' vessilliferi

padiili. Era del rione Campo Marzo, ed de' cavalleggieri, ovvero di s. Chiesa,
in fatti trovo nel Bernardini, Descrizione nelle cavalcate per tali funzioni, senza
dt Rioni di Roma del 1744»*^^*^ mar- ' confonderlo col gonfaloniere del popolo
chesi possedevano due palazzi, uno incon- ro/72<2/20, che egualmente vi cavalcava tra'

tro la tribuna di s. Maria in Campo Mar- conservatori di Roma; sia se il Papa ca-
zo, r altro a s. Chiara. Però Bernardino, valcava, sia seandava Lettiga (^.). Do-
in
nato da Fabrizio, questi riconobbe per po i prelati di fiocchetti e altri prelati, nel
padre Orazio Naro capo stipite del suo possesso preso da Innocenzo X nel 1
644i
ramo, di cui intraprendo a ragionare), il si legge: Deniurn duo capilanei casto-
quale molto cooperò a tal missione; do- dìae equitum levis armatiirae (cioè de*
nando poi il cardinale ad Enrichetta, so* Cavalleggieri), et tres F^exilliferi cani
reiladi Luigi Xlll, la Rosa d'oro bene- Vexillis^ex quibiis medius erat quideiii
detta. Nel 1629 Urbano Vili creò car- nohilis romanus^deferens Fexilluni Ge-
dinaleGregorio Naro \P^.) de' marchesi nerale circa hastani complicalum, dedu-
di Mompeo (di cui nel voi. LX, p. 69), centès duas cohortes milituni praedicto*
fralcllodi Ikruardiuo. Essendo questi ca- rum equcstrìuni. in altra relazione è det-
VES VES log
to, dopo la prelatura: Tllos immediate pedice, all'artìcolo Cornetta: "Pìccoh in-
cohors praeLcriae Papac cum suis qfjì- segna, di forma quadra, di compagi)ia di
ciahbus comitata eratj ante illam ta- cavalleria; non che colui che porta la det-
metifaliquot F'ejcilla, in quibus Eccle- ta insegna e la compagnia che milita
,

siae CatìioUcae et Populi romani insi- sotto la slessa. Stringo il mio dire: trom- i

pida crani depicta, ferebantur. Io una betti ne' cavalleggieri erano diversi da*
terra relazione trovo nominati capitani cornetti, i quali erano udkiali graduati
Cristoforo Panfilio, Bernardino Nari, Ca- e nobili. Nel possesso d'Alessandro VII
valieri; seguiti da* cavalleggieri. Nelle no- dell 655, precedevano! cavalleggieri gli
te dello slesso Cancellieri , sono istruito. w alfieri cogli stendardi, lancie, riccamen-
M Dopo altra lettiga di Sua Santità, ve- te e superbamente vestiti con pennac-
nivano due trombette della guardia de* chiere bellissime, e sono Bernardo Cen-
cavalleggieri e due paggi con lancie e
, ci e Isidoro Carducci; i capitani marche-
giubbe ricamate di velluto turcUino, ar- se Luigi Costaguti e Cristoforo Panfili,
mali d'arme bianche , e cimieri in lesta col vessillifero generale Emilio de Cava«
con ornamento vaghissimo di piume di lieri, vestiti pomposamente con gioie".
vari colori, portando lo Stendardo di s. Apprendo dal ricordalo archivio, la no-
Chiesa il marchese de*Cavalieri, andan- mina fatta da Papa Alessandro VII, con
do avanti di esso i due capitani Panfilio breve de' io giugno i656, Sincerae fi-
e Nari, con ricchissime giubbe di velluto dei, et devolionis ajftctus, del marchese
cremesino tutte ricamate d*oro, seguita- Patrizio Palrizi romano in FessilUfero,
li dalle due loro compagnie di cavalleg- In esso si dice. Nella festa dell'Atmunzia-
gieri con le cornette, cinti d'arme bian- la recandosi il Pap;» in nobile c-ivalcala
che e casacche di scarlatto, trinate d'oro, (quella per s. Filippo fu introdotta più

Landarole di lafifeltà turchino e giallo in lardi, perchè Benedetto XI li ne istituì la


cima delle lancie. In ultimo veniva gran cappella, come Clemente XI prima di lui
quantità di bellissimi cocchi e carrozze, istituì l'altra di s. Carlo; e benché anti-
e infinito numero di popolo". Devo trai- chissima sia la cappella della Natività deh
tenermi con poche parole sul vocabolo la B. Vergine, in tulle e Ire la cavalcata
Cornetta, intrinseco per quanto a suo principiò ad introdursi nel secolo passa-
luogo dovrò dire. Nel presente caso de- to; nondimeno ne'susseguenti brevi pel
vesi intendere per grado militare, non vessilliflsro non se ne fa menzione, ad on-
semplicemente persuonatqre del cornet- ta che v'intervenisse il vessillifero; forse

to o cornetta, strumento musicale da fia- ematerialmente si copiòsempre ili." bre-


to in forma di corno il più antico fra , ve, di cui parlo, senza neppure nominar-
quelli presentemente in uso. E' detto nel- si la più solenne cavalcata del possesso,
V Onomasticuni Romanum del gesuita «è quella egualmente solenne del Cor-
Felici: Cornetta , insegna d'una compa- pus Domini), alla chiesa di s. Maria so-
gnia di cavalli, Vexillum equestre. Cor- pra Minerva, ac numeroso nobilium Co-
netta del generale, Fea:illum imperato- mitatu equilihusque levis armaturae
,

rium. Cornetta, suonator di cornetta o custodia corporis sui (li cavalleggieri)


di corno, Bucinator. L'ab. cav. IVIanuz- solemni equitatìone sese conferre con'
zi,Vocabolario della lingua italiana, al- sue^it. Nos specialem gratiam tibi face-
l'articolo Cornetta: Dìcesì anche una in- re volenles, assolvendolo dalle censure,
segna piccola, e di forma quadra, di com- motu proprio, et ex certa scientia, et me-
pagnia di cavalleria. Cornetta : Per la raliberalitate nostris te equitationisha-
compagnia, che uulita sotto la slessa cor- jusmodi Fexilltferum cum omnibus ho-
iella. 11 Bazzaiini, Dizionario enciclo- noribuSf privikgiis ,
gratiis, et emoLu-
1

II4> V^S VliS


mentis solitìs^ et consuetiSf adnostrutii et altera levis armaturae, ante qiios prò-
Sedis apostollcae heneplacilum^ aposlO' cedehant eoruni diices (i marchesi Fran-
lica aitctorifate tenore praescnliiinì con- cesco de Cavalieri e Antonio Santacroce),
stituimus et deputamiis^ tihìque ad eo- sequentes luhinices, et paggios splendi-
dem die sex stipa lores Lancie spezzale dissiinis veslibus auro plirygio elabo'
nttncitpati fa cere, et creare libere et li- ratisy et ferreis armaturis redimiti, et
Cile possiti et valeas aiictoritatc, et tene* Fexilliferi siniilibus vestimenti ornati;
/Te praesentis facuUate concedinms et indi procedeva la nuova cavalleria delle
ifìtpnrtimnr. Ed ecco per la i
."
volla inli o- Corazze (V.). Lessi in una patente del-
dollo il nohilissinio udizio ne'Palrizi, che r8giugnoi67 i:» Gio. BaltislaNari, Ke.v-
poi si Irasfiisero co'Naro, come alta sua sillifero dell' una e dell' altra compagnia
Tolla naireiò. Intanto ricoiJetò, che il di Lancie di N. S. Papa Clemente X,
marchese Patrizi un mese prima atea in conformila de'privilegi e grazie con-
presentalo ad A lesso nd re VII in Castel cesse dal medesimo Clemente X a' Ctìf*
Gandolfo suoi patenti Chigi j e sicco-
i pilani e Vessillifero delle sue guardie
me ili.° ad entrare all'udienza fu il fra- de Cavalleggieri " allesla d'aver ammes-
tello del Papa Mario, poi i nipoti Ago- so ed arrolato Francesco Cerris per lan-
slino' e Flavio, fu dello lepidamente: Do' cia spezzata, con tulli gli onori e prero-
pò Croce vìen la processione. Tanto
la gative che godono tutti i soldati della
notò Cancellieri, Di Castel Gandolfo, p. guardia del Papa. Innocenzo XI prese
I 5. Pel possesso preso da Clemente IX
I possesso nel 1676, e dopo i prelati refe-
nel 1667, si ha che dopo due tronjhetti i rendari e le lettighe pontifìcie , cavalca-
de'cavalleggieri «e due paggi (de'capita- vano due trombetti di cavalleggieri,/7or-
ni) con lancie, e giubbe ricamate di vel- tando lo stendardo di s. Chiesa il mar-
luto turchino, armati d'arme bianche e chese Nariy in mezzo a'capitani di delta
cimieri in lesta con vago ornamento di guardia marchesi de Cavalieri e Santa
i

piume di vaii colori, portava Io Sten.' Croce, vestiti tutti di nobilissimi abili ri-

dardo di s. Chiesa W marchese Patrizio camali d'oro, e serviti da numerosi staf-


Patrizi, andando avanti di essi due capi- fieri con ricche e vaghe livree. Nel pos-

sesso del 689 d'Alessandro Y


'*
tani riccamente vestiti, seguili dalle lo- I 1, a ppres- 1

ro due compagnie. Rilevai dall'archivio, soalla lettiga vuota del Papa, trombet- i

che Clemer»te IX, col breve Sinceraeji- ti e paggi de'cavalleggieri, cavalcavano //


dciy et devolionis ajfectus,óe' ig mag- marchese Nari^ portando lo stendardo
gio 1668, concesse al marchese Gio. Bal- di s. Chiesa, ed innanzi a lui imarchesi
lista Waro romano, figlio di Bernardino, Ca validi eAstalli capitani de'cavalleggie-
l'unizio di Fessillifcro detto della guar- ri. Era sempre Gio. Battista Nari il ves-

dJa pontificia, Fexilllfcruin Equilibus sillifero della guardia, e tale lo confermò

IcK'is arniatiirae Custodia corporis sui. il Papa Alessandro Vili, col breve che
II breve dice dover soltanto cavalcare per lessi,Sincerae fidei, et dcvotionis affé-
la festa della ss. Annunziata, e nel qual ctus, del 1.°marzo 1690. Nel 1691 pel
giorno potesse nominare e creare sei possesso d'Innocenzo XI 1, dopo delti due i

Lancie spezza te. Y.^U è questo il i.° do- capitani, procedeva il Vessillifero mar*
cumento cerio del vessilliferalo concesso chese Nari, portando lo stendardo di s.
alla nobile frimiglia JVaro, the tuttora lo Chiesa, seguilo òa' cor netti, come nel pre-
gode ereditario. Nel possesso di Clemente cedente possesso. Nel 1701 pel possesso
X nel 1670, dopo prelati: Deniuniclau-
i di Clemente XI, portò lo stendardo di
dehant ordinem prasdìctum nequitatio- s. Chiesa il marchese Nari Vessillife-

tionis Ciistodiae equeslres pontificiae j ro, andando iu mezzo a'capitani de'ca-


VES VES III
valleggieri, i marchesi Cavalieri e Aslal- d'oro e d'argento. Sentendo dunque Cle-
Jirahrettaoto riferisce un'altra relazione, mente XI, che il Vessillifero generale,
rilevando die i capitani cavalcavano con com* era registrato nel Diario rass. del
terzetta in mano (sorta d'arme ila fuo-co maestro delle ceremonie Candido Cassi-
simile alla pistola, ma alquanto più pic- na, a'25 marzo 1693 nella cavalcala per
cola). Il Papa avea confermato Gio. Bal- la ss. Annunziata , Vexillifirum gene-
lista per VessiWftro della sua giiar' ralem, cavalcò fra le due cornette, orduiò
dia^ col Ietto breve, Sinceraejidei, et che pel possesso facesse altretlanto. Però
offectus,àQ\i° Bì^vWq i 70 i , co-
deK'otìoìiìs il marchese Gio. Battista Nari, ne'piirai
pia de'precedenli, i o giorni innanzi il suo di marzo si procurò molti attestali di no-
possesso. Ma le questioni già insorte tra bili romani, che tutti les*ii, comprovauU

il ed due capitani de'caval-


vessillifero i che tanto nella cavalcata del possesso,
ieggieri, che di malavoglia lo prendeva- quanto per quelladellass.Annunziata, nel-
no in mezzOj eransi esacerbate e furono le quali s'inalbera lo Stendardo genera-

portate a cognizione di Clemente XI, pri-. le, solitoportarsi dal T^essillifero genera-
ma di delta cavalcata. Dall'esame delle era sempre slato preso in mezzo
Icj questi

carte relative , ne traccierò il racconto. da'due capitani de'ca valleggieri;cosii ves-


Sostenevano i due capitani: Il marchese silliferi marchesi Emilio de Cavalieri e
Gio. Battista Nari h Fessilli'fero non , Patrizio Patrizi,e cos'i egli slesso. Che egli

Gonfaloniere di s. Romana Chiesa^ per- nel 1


669 qual Vessillifero generale avea
chè questa dignità è propria del duca di a^i'x^ùKo ikW* Ingresso solenne in Roma
Parma e Piacenza, gran feudatario del- degli ambasciatori svizzeri, venuti a pre-
la medesima; laonde come vessillifero do-^ stare ubbidienza a Clemente IX, il quale
vea andare nelle cavalcale in mezzo al- 0*27 gennaio nel crearli cavalieri, toccò
le due Cornette de'cavalleggierij e che ad esso Nari cingere al 3.° la spada. Che
fu novità quanto permisero i marchesi nel corteggio d'accompagno alle cappelle
de Cavalieri e Santacroce^ capitani di lai per Clemente IX e per Clemente X, a-
corpo, che cavalcasse tra loro il parente vea cavalcalo alla destra del capitano del-
Nari; essendo grado maggiore il capitano la guardia svizzera pontificia. Che a'29
del vessillifero, per cui a tempo d'Inno- settembre! 683 essendo stalo p» esentalo
cenzo XII, essendosi maialo di podagra in cappella, a'piedi d'InnocenzoXl il gran
un capitano,, il collega marchese Astalli stendardo de'turchi, preso ad essi nella

non volle permettere che il Nari andasse battaglia e vittoria che liberò Vienna dal
alla sua destra. Infatti dalle relazioni de' loro assedio, e mandato al Papa dall'iin-
Possessi, raccolte da Cancellieri, ed ac- peratore Leopoldo I,esso Vessillfero ge-
cennale di sopra , si trae, che in quelli nerale lo prese in consegna e portò al-
d'Alessandro YIII e Innocenzo Xll, nel l'altare dalla parte deirEpistola,sostenen-
i." dopo i due trombetti e i due paggi dolo ivi in lutto il tempo della cappella
de'capilani de'ca valleggieri, cavalcarono inalberato un mazziere pontifìcio, e po-
questi ultimi, e quindi incedelle il mar- scia fu collocato nella basilica Vaticana
chese Nari portando lo stendardo di s. qual trofeo del valore cristiano. A tulle
Chiesa, seguito dalle due cornette (invece queste testimonianze cede Clemente XI,
di andar tra essi che, secondo gli oppo- e rivocato l'ordine in contrario, volle che
nenti, sarebbe stalo più decoroso); e nel pel possesso il marchese Gio. Battista Na-
2.° cavalcarono i due trombetti , due i ri, collo stendardo di s. Chiesa, procedes-
paggi, due capitani, poi il marchese Na-
i se in mezzo a'due capitani de'cavylleggie-
ri, indi le due cornette^ ciuiì d'armi bian- ri i marchesi de Cavalieri ed Astalli, ve-
che con casacche bellissime
, ricamate , stili di giubbe riccamente ricamale in oro

k
5

Ila VES VES


e in argento con terzella inmano, pre- gnnmenfo del Papa alle cappelle nelle
ceduti da'Ioro due pnggi armati d'armi chiese e basiliche di Roma, deve andare
binnclie con lancia dorate, e cimieri in fra le guardie svizzere, cioè prima il ca-
testa con vari ornamenti di penne di co- pitano di esse alla loro testa, poi il ves-
lori diversi, degli stessi capitani, e segui- sillifero solo, indi li capitani delle guar-
li dalledue conicllc con piume bianche die de' cavalleggieri. 3.° Nelle cavalcale
e rosse al cappello e lande con bande-
, pubbliche, del possesso del Papa, della ss.

role turchine e gialle. Nel medesimo pon- Annunziata e del Corpus Domìni (dun-
tilìcato di Clemente XI fu stampato il li- que ancora non erano state introdotte le
bro: Ordini e regole che si dovranno os- cavalcate per lecappelle di s. Filippo, del-
servare dalle compagnie delle Guardie la Natività e di s. Carlo, non essendo no-
ili Nostro Signore, Roma 7 3. Nel 1 72 i1
1 minale; tuttavolta, già recandovisi i Pa-
pel possesso di Innocenzo XI 11 non si no- pi in pubblica forma f devesi intendere
mina il vessillifero, e v'intervenne un so- colla cavalcata), il vessillifero deve anda-
lo capitano de'cavalleggierì;così nel 1724 re in mezzo a'due capitani delle guardie
per quello Denedetto XllI, e neppure
di de'cavalleggieri, i quali lo tengono fra lo-
Io leggo nel contemporaneo diarista Cec- ro per custode del vessillo, e non per pre-
coni, il quale ne anco lo nominò nella cedenza. Altri poi dicono, che doveano
descrizione della processione del Corpus precedere acanti i due capitani, poi il ves-
Domini del medesimo anno. Similmen- sillifero col vessillo solo, indi i due cor*
te si tace nel 1730 pel possesso di Cle- nettaj fra'quali ullirni, altri senza fonda-
mente XII, ne lo trovai ricordato nel n. mento pretendevanoche cavalcasse. Que-
2077 del Diario di Roma che descrive sto marchese Fabrizio vessillifero, lo tac-

la funzione. Dalle memorie però dell'ar- que il Cancellieri nel possesso preso nel
chivio Naro-Patrizi Monterò, trovo che 1741 da Benedetto XIV, ma apprenda
al marchese Gio. Battista defunto era dal n.3708 del Diario di Romaiche il
successo il figlio Ulderico, ed a questi il Papa andò in lettiga, ed appresso la pre-
marchese Fabrizio Nari da lui nato, il latura procedeva la sua nobile carrozza
quale essendo stato aggraziato da Cle* liratada 6 bellissimi cavalli frigionibian-
mente XII conferma del posto di Ves-
di chi, e dopo questa le trombe delle due
siliifero^ al Papa, come non
rappresentò compagnie de'cavalleggierij alla testa del-
essendo, fin dal tempo del marchese Gio. le quali cavalcavano i loro capitani du<
Battista suo avo, ed anche molti anni pri- chi Strozzi e Corsini, ed inmezzo ad es-
ma di sua morte, non più stata esercita- si marchese Nari Fexillifero di s.
il

ta la carica di vessillifero, e perciò qua- Chiesa^con bandiera spiegata. Lessi una


si perdute le notizie delle prerogative che patentecon questo titolo: » Fabrizio Na-
gli competevano, onde debitamente fare ro patrizio romano, Vessillifero generale
il proprio servizioj lo supplicò, senza pre- delle guardie di Lance di Nostro Signo-
giudizio a' diritti della carica medesima, re, e marchese di Mompeo " in data de' 1

del riconoscimento del contenuto nel fo- febbraioi742)e colla quale dichiarò fisca-
glio che gli rassegnò, intitolato: Prero- le baronale di talesuo feudo Antonio Sta-

gative della carica di Vessillifero del' zi. Perdi lui morte. Benedetto XIV nomi-

leGuardie di Lande del Papa per ,


nò il suo figlio marchese Francesco iN'a-
quanto si potè saperci!* Entrando nel- ro. Vessillìfero delle guardie di suaper-
l'anticamere pontificie, e passando avan- sona^ col breve Sincerae /idei, et de-
ti il quartiere de' cavalleggieri , devono votionis affectus^ de'9 gennaio r
749, con-
questi fargli spalliera, come loro ufFiziale. cedendogli, tibicjue in eodem die. (la fe-

2." Nelle cavalcate privale, di accompa- sta della SS. kiììi\xnùdXd),sex stipatorcs.
VES VES ii3
Lancie spezzate riunciipati,faccre eterea- possesso in cui il Papa cavalcò, per cui
opportune
re libere fi licite possiti colle ne'seguenli non più intervenne alla fun-
facoltà.Forse per la sua giovanile età, zione il vessillifero di s. Chiesa. Qui con-
Lenedello XIV lo fdcollizzò a farsi rap- viene ricordare i luoghi in cui parlai del-
presentare, per la processione del Corpiii la nobilissima famiglia Naro in cui si tra-

marchese Ga-
/^o//2m/i 7 5o, dal figlio del sfuse quella de'Chigi-Montoro, e quella
spare de Cavalieri, mediante biglietto di de'Patrizi. Dalla prosapia illustre de' C/u-
segreteria di stalo, quale suo parente; ed gi i^r.) di Siena,'\u Roma si formò il ra-
il sitnile fece in altra circostanza, per im- mo de'marchesi Chigi-Montoro (questo
pedimento del marchese Naro, o meglio 2." cognome pel feudo di Montoro nel
perla sua età minorenne. Pel possesso di governo di Narni , ove tuttora la fami*
Clemente XllIneliySS, riferisce Cancel- glia ha ragguardevoli possidenze,e da ulti-
lierijdopo i trombetti de'cavalleggieri, ca- mo ne fu benemerito per l'acqua il mar-
valcavano co'Ioro paggi, due capitani di i chese Filippo),l'ultimode'quali Giovanni
tal guardia «i principi d. Bartolomeo Cor- sposò la dama Maria Virginia Patrizi de'
sini e d. Emilio AltierijCon armatura d'ac- marchesi di Castel Giuliano (di cui nel
ciaro e ricca sopravveste, e in mezzo ad voi.LVIII, p. i34), nipote del cardinal
essi il figlio del marchese de Cavalieri, in Giovanni Patrizi {F-), edificatore della
luogo del marchesino Nari l^exilli- Pilla di Roma di tal nouìe, proprieta-
fero perpetuo di s. Chiesa^ con bandie- ria ancora del Palazzo Patrizi (F.), co-
ra spiegata'^ Dopo le compagnie de* ca- me superstite di sua stirpe, palazzo che
vai leggieri, seguiva quella delle corazze, esisteva nel 1079 (come ricavo dal Bicci,
alla cui testa cavalcava il marchese do ricordato di sopra, che più notizie con-
Cavalieri suo capitano; e poscia tutta la tiene de'Patrizi: e dal pur memorato Ber-
fanteria pontifìcia. Precisamente altret- nardini si trae, che i Patrizi possedeva-
tanto lessi nel n.6453 del Diario di Ro- no altro palazzo tra Canipitelli e s. Ca-
ma. Laonde, essendo già riconosciuto ne* terina de'Funari). Compenetrafo il co-»

Nari perpetuo il vessilliferato, va modi- gnome e l'insegne de'Patrizi nel «narche-


ficato quanto lessi nel suo archivio , di se Giovanni Chigi Montoro, nacque da
questo tenore. » Per la seguita adozione d. Maria Virginia l' unica loro figlia de
(di che più avanti) del marchese Fran- Porzia, la qualeimpahnòil suddettomar-
cesco Naro nella famiglia Patrizi, furono chese Francesco Naro, fratello del cardi-
in esso e sua discendenza
que- trasferiti nal Benedetto Naro (/".), che si cogno-
sti clemen-
e tutti gli altri privilegi dalla minò Naro-Palrizi-Monloro. Il loro vir-
za de'Papi accordati a'iNaro, da Clemen- tuoso figlio d. Giovanni si congiunse ia
te XIV". Pel possesso preso da Clemen- matrimonio colla principessa d. Cune-
te XIV nel 1769, in mezzo a'principi d. gonda (imparo dal Bicci, che già una d*
Emilio Altieri e d. Benedetto Giustinia- Cunegonda Patrizi erasi sposata ad un
ni, capitani de'cavalleggieri , cavalcò il marchese d'Aste romano) della real casa
marchese Francesco Naro vessillifero di Sassonia. Dal loro connubio nacque-
di s. Chiesa^ con bandiera spiegata. Pio ro d. Francesco Saverio, d. Costantino
VI prese possesso nel 1773, cavalcarono e d. Filippo. III." entrò nella compagnia
i capitani de'cavalleggieri principi d. E- i di Gesù, e n'è ornamento eziandio per
Benedetto Giustiniani, d.
rnilio Altieri, d. le sue dotte opere altrove celebrate; il 2.°
Giuseppe Mattei e d. Antonio Santa Grò- è cardinal Ficario di Romaj il 3.° alla
ce,inmezzo a'quali evail marchese Fran- sua volta proseguì la sua illustre casa. A'
cesco Nari vessillifero di s. Chiesa^ con 22 maggior 801, nig."^ Gavotti maggior-
bandiera spiegata. Questo fu 1' ultimo domo partecipò al marchese Francesco
VOL. xr.vi. 8

«w>i>6inwrvfc, H».
ii4 VES VES
NaroPalrizi-Monloro reiezione Jel nuo- singulls annis in feslo x\nnnncialionls D.
vo corpo tielle Guardie nobili ponli/icict M. V. Immaculatue, sive , eo impellilo,
esseiiJo cessato i'allio iWaival/eggierij dominica in Albis, vel alio festivo die in
e che potrebbe cavalcare in mezzo aMne palatio aposloliio ad Ecclesiau) B. Ma-
capitani del medesimo col vessillo, e far riae Virgiiiis sopra JVIinervam nuncupa-
uso della montura in tutto alla loro con- ta de Urbe prò distribuendis post mis-
simile, come in c|iielIo de' cavalleggieri. sarum solemnia pauperibus virginibus e-
Che in qualunque in)pedimento ad in- leemosynis dolalibus un(i cum S. R. E.
tervenirvi, coli' intesa del prelato mag- Cardinalibus, nec non patriarchis, archie-
giordomo potesse surrogare nitro sog-
,
piscopis, episcopis, quae in romana cu-
getto, a cui verrà colle medesime condi- ria adesse conligerit , ac chiislianoiiim
zioni accordata ronorificenza medesima, regum , et principum oratoribus apud
com'erasi praticato in altre simili con- euiidem Romanum Pontificem existen-
giunture. Dopo la morte del marchese tibus, aliisque piaelalis, et ofllcialibus, ac

Francesco Naro Patrizi-Montoro, avve- numeroso nobiliuui virorum comitalu,


nuta a'i3 dicembre i8i3, divenne ves- equitibusquelevis armaturae custodia

sillifero il lodato figlio marchese d. Gio- corporis sui solemni equitalione sesecon-
vanni, dichiarandolo Pio VII col solito ferre consueverit, nos specialera libi gra-

breve, de' 6 luglio 1 8 1 4? Vfssìllifcro (Iti-


1 liara facere volentes , teque a quibusvis
la guardia del corpo della sua sagra excommunicalionis,et interdictis, aliisque
persona^ in conseguenza della istanza da ecclesiasticis senlentiis, censuris,el poenis,

lui umiliata .n'G di detto mese. Poco do- vel ab homine quavis occasione, vel causa
po inoltre meritò che Pio P JI [ptv l'ac- lalis, si quibus quomodulibet innodatus
cennato in quell'ai ticolo) a* 3 settembre i exislis, ad eifectuin praesentium divmla-

i8i4 1" i»ou)inasse Senatore di Roma; e xatcoiiseguendum harum serie absolven-


ricavo dal n. 1 del Diario di Roma, che
1 tes, et absolulum fore censentes mota ,

essendo n»orlo in Pisa nel i8io il sena- proprio, et ex certa scienlia, et malora
tore di Pi orna principe Rezzonico, nipote dehberalione nostris, te equilationis hu-
di Clemente XllI, il Papa Pio VII gli so- jusmodi Vexilliferum cum omnibus ho-
stituì il marchese Patrizi, consegnando- noribus, orieribus, privilegiis, gratiis, et
gli colle sue mani il biglietto di nomina, emolumentis solilis, et consuelis ad no-
allorché colla processione óeW* Areico n- strum el Sedisaposlolicae beneplacituna
fraternità del Nome di Malia, si reca- loco Joanuis genitoris tui praedicti ad
va egli vestilo col sacco di fratello di es- Senatoriam almae Urbis nostrae digni-
sa, a ricevere la solila papale benedizio- latem per nos nuper evecli cui ideui ,

ne nel coitile del palazzo Quirinale. Ed munus conluleramus, apostolica auclO'


il 0. 24 ^^ detto Diario descrive il suo ritate tenore praesentium nominamus,
possesso privato nelle camere di Cam[)i constituimus, et deputamus cum facul-
doglio. Quindi ad istanza sua dichiarò il tale eiiam, durante tua minorenni aeta-
Papa vessillifero di Chiesa di lui fi- le, subdelegandi alium nobilem virura
glio d. Filippo , col
s. il

seguente breve. — per nos approbandum , libique , ut eo-


» Plus PP. VII. Dilecle Fili salutem et dem die sex stipatores vulgo LancieSpez-
aposlolicam benedictionem. Egregia ge- zate nuncupal., facere, et creare(ma non
nitoris tui merita, et certa spes, quae no- più esistevano) aucloritate, et tenore prae-
bis adfulget, fore, ut ejusdem genitoris diclis pariter tribuimus, et imperlimur.
tui vestigia premas, nos adducunt, ut le Il) contrariumfacien.nonobstantibusqui-
specialibus hoiioribus prosequamur ,
et buscumque. Datum Romae opud s. Ma-
gialiis quum ilaque Bomauus Ponliftx iiam Majorem sub annulo Ptscatoris die
-

VES VES ii5


novembris mdcccxiv. Ponllficatus No-
VII ma-
etiani tilt jus sit annis singulis die
stri annotlecimoquiuto. R. Card. Bra- — gnificentìori apparata ad B. Maria sa-
schius ile Horieslis". — Noterò, che seb- prà Dlinervampergitur^sex eligendi, ac
bene dal conlesto del breve pare che sus- constituendi stipatores, qui ex illis Ja-

sistesse la cavalcala per la Cappella pon- turi sint, quos vernaculo sermone vocant
tifìcia della ss. Annunziata, erasi però do- Lancie spezzate (allora non esistendo, ne
po il pontificalo del piedecessore Pio VI poi sono state ripristinale). Il marchese
intralasciata, il che ho avvertilo nel de- Filippo poi, avendo esposloa Leone XII,
scriverla nel voi. Vili, p. 1 53, insieme al che cotue vessillifero godeva 1' uso del
leallre cavalcale, il Cancellieri nella De- grande uniforme de'capitani delle guar-
scrizione delle Cappelle pontifìcie^ Ptoma die nobili , in quelle circostanze in cui
lygo, lasciò scritto a p. 264, descriven- dcvea portare il vessillo, prestando il suo
do tale cavalcata: In mezzo a'quattro *» servizio; quindi lo supplicò a volergli e-
capitani delU }>iiardia de'cavalleggieri,ha stendere l'uso di tale uniforme e di tutte
luogo il FessìlVfcro di s. Chiesa, che è le altre proprie de'capitani delle guardie
sempre uno della famiglia Nari, con ban- stesse indistinlamenle in qualunque cir-

diera spiegata". Il n)archese Fdippo Na- costanza. Piescrisse il cardinal della So-
ro Patrizi Monterò dunque funse l'ufll- maglia segretario di stalo. « Dall'udien-
zio di vessillifero fatto adulto ,
per cui za di Nostro Signore li i 2 aprile 1 827. La
a'2Q aprile 1816 con autorizzazione del Santità Sua si è degnata di accordare al
maggiordomo cug." Rivarola , lo supplì marchese Filippo Patrizi, ed a'suoi suc-
nella successiva processione del Corpus cessori nell'onorifica qualità di FessiWfe'
Domini, il marchese Innocenzo del Bu- ro, di poter far uso tanto nelle pubbli-
falo. I n seguilo egli slesso intervenne col clie funzioni, quanto in ogni altra priva-
"Vessillo denominato di s. Chiesa nella pon- ta occasione_,di quelle stesse uniformi che
tifìcia processione del Corpus Domini, il sono o saranno proprie de'capitani delle
che descrissi ne'vol. IX, p. 60, XXXIII, guardie nobili. Vuole però il Santo Pa-
p. I 28. Leone XII col breve Dialarnafa- dre, che per distinguere il Fessillifero dal
milia tua in calliolicani Religioneniy de- capitano suddetto, l'uso di dette montu-
gli 11 maggio 1824, per le istanze del re nella persona del sig." marchese Patri-
Qìarchese Filippo, lo confermò nella ca- zi e suoi discendenti, non debba mai an-
rica di vessillift-ro. Si dice nel breve: f^e- dar disgiunto dal portar appesa al collo
xilluni dt'fcrens equituni levis armaiu- per mezzo d'un nastro l'insegna deno-
rae, quas eo tempore praedecessor no- tante r ullìzio di Fessillifero , come a!

sler Pius FU ad custodiarn sui corpo- nìodello qui annesso, e vuole inoltre che
ris adliibendos putahat. Concedendogli: di questa ulteriore sovrana concessione
ut Vexilio praeeas nobili mililia , cui alla famiglia Patrizi si spedisca analogo
tutela Corporis Romanorum Pontificum breve". Questo noi rinvenni. Vidi ben-
credilur, che si suol portare nella caval- sì r originale rescritto e modello, e l' i-

cala della Annunziata (non più in uso)


ss. dentifica decorazione d'oro. Questa si for-

conferunt ac quotiescumque alii so-


^ ma di due bandiere incrociale e smalta-
lenmitatis incident in quibus nobilem le in rosso, ciascuna avente nel campo
islam nìilitiam dcccat signo militar i, , Je chiavi pontifìcie incrociate e sovrasta-
praeeuntCy incedere, te vero ejus Fexil- le dal triregno. L'estremità dell'aste del-
liferum compoteni esse volumus omnium le bandiere sono congiunte da una fascia
privilegio rum juriuni, emolumentorum, col titolo: Fexillifer. Le parti estreme
quae munus Fexilliferi equituni levis o le lancie delle medesime aste sono uni-
armaturae antea comiiabanturj ita ut te a guisa di cappio da un triregno e
-

ii6 VES VES


chiaTi in croce d'oro. Pende quesl' inse- lani delle guanlie nobili, anche nelTan.
gna da un nastro di seta rossa ondata, la ticaniere pontificie". Ma riferisce il n. 87
tjoale non si vede perchè si lega al collo del Giorniile di Roma del 858 1 >» che a*
sotto il collarino, dopo il quale appari- i5 febbraio a mezzo i conforti di nostra
sce in mezzo la decorazione. Dipoi a* 3 s. lleligioiie cessò di vivere in Roma il

giugno 84' il maggiordomo mg.* Mas-


1 marchese Filippo Naro Patrizi Monloro,
simo partecipò al marchese Filippo Pa- vessillifero ereditario di Santa Romana
Irizij Vessillifero di s. Chiesa (sic), che Chiesa, lasciando grandissimo desiderio
Gregorio XVI avendo concesso nuova- di se per distinte virtù di cui era ador-
mente alle guardie ìioìiili di poter indos- no'. Il degno primogenito del defunto,
sare la bandoliera, questa dovea usarsi marchese Giovanni giuniore,per tale qua-
anche da lui dulia prossima festa del Cor- lifica supplicò quindi il Papa regalante,

pus Domini in poi. Al medesimo mar- ad investirlo della carica ereditaria in sua
chese, a'g febbraio 1847 notificò il mag- famiglia, di J'essilUfero dis. Chiesa, con-
giordomo mg/ Pallavicino.»» Il corpo del- ferita al genitore da Pio VII nel i8i4>

leguardie nobili avendo implorato da confermata da Leone XII nel 1824 il ,

Sua Santità (Pio IX), che alcappello ven- quale pure nel 1827 oltre l'esteiKUrgli
alla barba
ga sostituito l'elmo, baffi, al i l'uso dell'uniforme, con questo gli asse-
uniforme il colletto
colletto aperto dell' gnò il distintivo dell' insegna da tenersi
chiuso: che approvati tali cambiamenti^ appesa al collo e dimostrante 1' ufficio di
ne dava partecipazione aìf^'essillifero per Vessillifero, pregandolo ancora ad ordi-
uniforuìarsi , dovendo porsi in altivilà i nare la spedizione del corrispondente bre-
cambiamenti nella festa del Corpus' Do- ve. INon solo il Papa pienamente l'esaudì
mini". Il cardinal Antonelli segretario di col seguente, ma pel i." esplicilaniente
statocon bigliettode'6 agosloi853 si con- lo dichiarò con breve apostolico, Vessil-
gratulò col marchese Filippo, della pon- Ifero di Santa Romana Chiesa; laonde
tificia concessione di Pio IX, per aver ag- è il più interessante e pregevole de' di-
giunto de'privilegi al dignitoso uffizio di scorsi diplomi pontificii. — « Pius PP.IX.
Vessillifero delle guardie nobili. Indi con Religionis, ac probitalis laus, atque alia
dispaccio dello slesso giorno il cardinale ornamenta virlutem,quibus le acceptam
significò al marchese. » Il Santo Padre ab avis, et majoribus gloriara lucri com-
volendo dare al sig."^ marcliese Filippo periraus, Nobis suadent, ut munus ani-
Patrizi un ulteriore tratto di sua sovrana plissimum Vexilliferi Sanctae Ecclesiae
benignila,si è degnato dichiarare, che al- Romauae,quod genitor luusMarchioPhi-
la carica eredUaria di P'essdlifero di s. lippus, dum viveret, gerebat, libi confe-
Chiesa di cui è investito lo stesso mar-
y ramus. Te igilur peculiari honore auge-
chese Patrizi, debba dora innanzi ed in re volenles, et a quibusvis excommuni
peipetuo andar unita anche la qualifica cationis, et inlerdicti, aliisque ecclesiasti-
di Cameriere segreto della Santità Sua. ciscensuris,8enlenliiselpoenis quovis mo-
E siccome in virtù di rescritto di segrete- do vel quavis de causa lalis si quas for-
ria di stalo de' i 2 aprile 1827, può il Ves- te incurrÌ8li,hujus tantum rei graliaabsol-
sillifero far uso delle uniformi che sono venles, et absolulum fore censentes te ,

e saranno proprie de'capitani delle guar- bisce litteris auctorilale Nostra apostoli-
die nobili, così la slessa Santità Sua ha ca Vexilliferum Sanctae Ecclesiae Roma-
inoltre disposto, che lutte le volle che il nae consliluimus, ac renuntiamus, cuin
Vessillifero indossa le uniformi suddet- omnibus et singulis juribus. privilegiis,

te, debba godere degli onori e distinzio- quae buie aìuneri allribula sunl. Proin-
ni, di cui sogliono fruire i ripetuti capi- de libi concedimus, ul militarem veslera
-

VES VES 117


Ceulurionum vulgo Capitani , Nobilis
, ne fornisce il pubblicalo dal n. 23 delle
Coliortis Stipalorum Nostri laleris indue- Notizie del Giorno di Romatìeì i838.
le possit et valeai, cum omnibus et sin «Bologna, 3 I maggio. Ieri, giorno ono-
gulis honoribus, quae iisdem Centuiio- mastico di S. M. I. e R. A. Ferdinando I

nibus competant. Te insuper bisce litte- imperatore d* Austria, furono con graa
ris Cubicularium Nostrum intimum sa- pompa e solennità le due ban-
benedette
prà numerum eligiinus, consliluimus, et diere nuove dell'i, reggimento Riu-
r.

renunliaaius. Non obstantibus contrariis ski stanziato in Bologna e nell' Emilia.


quibuscuraque. Datum Romae apud s. Compare della i.^ fu il Sommo Ponte-
Pelrum sub aoiui'o Piscaloris die i3 a- fice Gregorio XVI felicemente regnante,
prilisi858 Ponlificalus Nostri anno duo- che designò con ispeciale delegazione a
decimo. —
V.Card. Macchi. ".Si leg- — rappresentarlo nella sagra ceremouia
ge registrato nelle annuali Notizie di Ro- rEni."e Rev." cardinal legato Vincenza
ma per Vanno 1859, dopo i due capita- Macchi. Comare della 2.' fu S. M. Maria
ni delle guardienobili pontificie: « /^(^y5/7- Luisa, arciduchessa d'Austria (vedova di
lìfero ereditario di Santa Romana Chic Napoleone i e duchessa di Parma), la qua-
sUy cameriere segreto di Sua Santità, sig.' le delegò a rappresentarla la sig.* con-
Giovanni marchese Naro Patrizi Monto- tessa Caterina Brignole Marescalchi, sua
ro di Roma". Riferì poi il n. i/p del Gior- dama di palazzo. L'Em.** e Rev.** sig."

nale di Roma del i85g, descrivendo la Carlo Oppizzoni arcivescovo di Bologna


processione celebrata dal Papa Pio IX, celebrò il divìn sagrifizio con tutta la
che lo seguivano le guardie nobdi a ca- maestà dell'alto suo ministero, assistito
vallo, avendo alla testa loro comandan-
i inquesto da S. E. Rev.ma mg. Stanislao "^

ti, a mezzo quali incedeva parimente a


i Tomba vescovo di Forlì. Tern)inalo il di-

cavallo il Fessillifcro dis. Chiesa; indi vin sagrifizio, 1' Em.° arcivescovo bene-
il general comandante in capo della divi- disse inuovi stendardi, ne'quali conficcò
sione francese col suo stalo maggiore e tre Chiodi ìli nome della ss. Triade, ed al
cail general comandante la guarnigione I
.° di essi l'Em.** legato, a nome e in vece
pontificia, e da ultimo le truppe di fan- della Santità di Nostro Signore, attaccò
teria e di cavalleria. (dono di Sua Santità, e da lei benedetti)
VESSILLO, Fexillimi, Signiim. In- magnifici ornamenti, fregiali di splendidi
segna o Bandiera f^.j, o Gonfalone ricami inoro, consistenti in larghe slriscie
(A^.), principale Stendardo, nel quale ar- di velluto bianco, adorno di due rami d'al-

ticolo eziandio ragionai di sua origine an- loro e di quercia insieme intrecciali, e ter-
tica, forma e usi diversi, benedizioni ; a minanti alle estremità da una parte col-
chi inviato o consegnato da'Papi, e del r augusto segno di nostra redenzione, e
f^essillifero (V.) suo portatore, appella- dall'ai tra collo stemma pontificio. Intorno
to con diverse denominazioni, per vessil- allaCroce si leggevano le parole: In hoc
liferi sempre latinamente si dissero i signo vincesse solto lo stemma stava scrit-
^ovKd^-Insegne. Quanto alle benedizioni, to: Gregorius X
FI anno octavo. Orna-
qui aggiungo che sogliono accompagnar- menti analoghi a questi appese alla 2.*
si col padrino e la madrina dello sten- bandiera la sig." concessa Brignole Ma-
dardo che si benedice, poiché la Bene- rescalchi. La sagra e solenne ceremonia
dizione è un Sagramentale (^'.), chee- ebbe luogo a capo della vastissima piaz-
ziandio per le preghiere della Chiesa da za d' armi, suU' alto del i.° semicircolo
cui è accompagnata, imprime nell'inse- de' pubblici giardini, sotto ricchissimo
gne come nelle armi virtù, massime con- padiglione, ornato di emblemi della re-
ilo i nemici della fede. Recente esempio ligione, e degli stemmi pontificii ed im-
rtd VES VES
periall, in presen/.a di numeroso concor- tantum, non estensa dieta vexilla. Fini-
so d' illuslri personaggi, ed* iiiìmeiiso po- ta vero missa Domiuus (pseudo) Papa

polo spettatore, li reggimento Kinski ,


in sede sua solila revesti vii se alba, sto-
scliieralo in b»tlaglia, e oggetto princi- la, pluviali, et mitra soliti*; quo sic re-
pale della funzione, faceva sotto 1' armi vestito, et stante duo praelati de regnoGa-
bella mostra di se, ed accrebbe la pom- stellae apportaveruiit quilibet eorucn u-
pa con le replicate scariche di moschet- num vexillum plicalum super suis bra-
teria, cui rispondevano le artiglierie dal- chiis, et dum fuerunt ante conspectum
le alture de' giardini, e la banda musi- ipsius Doiniui Papae (antipap i), ipse in-
cale collocata dietro l'altare. Nel cause cepit, et finivil benedictionem, ut sequi-
gnare le bandiere al suo reggimento, il tur, PsahuiK*. Qui hahitat, totus dica-
colonnello sig/ barone Schnellestein prò tur in fine Gloria deinde Pater
Filtri^

nunzio una sua allocuzione, cui rispose- noster. ^. Et ne nos : [^. Sed liberi: ^/.
ro soldati con un tn|)lice grido di Fi-
i Domine exaudi: i^. E( clamor: ^ Do- .

va r Imperatore! Quindi, colle solile for- minus vohisciun: 1^. Eteam Spirita tao.
malità essi prestarono il giuramento.
,
0\'AÙo. Ex audi Domine preces nostra<ff
L* augusta ceremonia fu terminata con et ìiaec FexHla add<'fcadoncm tane fi-

un solenne Je £>c/f//z, intuonato dìll'Eui." dia ordinati M


ijestalìslaae dextera he-
arcivescovo, il quale impartì coll'augu- nc'dicere digneris, qaal^nw! sic prosine
stissimo Sagramento la trina benedizio- adprotectionem fldelium.quod lif pa^'or^
ne. Una nuova triplicata sai va d» moschet- et formi do infideliani paganorwn, per
teriaedi artiglieria accompagnò quest'ul- Cliristiini. Alia oratio. Deas imnctae po-

tima ceremonia". Gli antipapi d' Avi- tenii.ie, et niaje^tatis imm^nsae^ atqae

gnone (F.)y che in tutto vollero imitare ballantiuuìfortilado, elcoii'iolationis aa-


i legittimi Papi di Pioma, benedirono an- xilium, qui famtilis titis signa victricia
che vessilli. Il p. Gattico, Ada sclecta
i trihais^qaaeswnasìiaec veneraadae Cru-
CaerenionialiaS. R.Ecclesiae, ne offre il ci s,ceteraqae Fexiila bencdicere digne-

seguente documento a p. lyr, dell'anti- ris, ut si ut eis Wentibas co 'lira i a fide-

papa Benedetto XI li. « Anno a Nati vita- lium impetus roborini^iclissinitun: Sint
te Domini i/^oj, die dominica i3 no- eis in domo protectio , in via defensio ,

veaibris apud Saonam (cioè trovandosi in in bellis praesidium, et tribuant coatra


Sai'Ona)ad supplicalionemDomini(Gio- Cliristianae fidei inimicos victoriani
vanni 11) regis Castellae, tunc guerram triamphalem, per Chris tanì. y^. Sit no-
liabentiscum regeGranalae et saracenis, men Doniiaihenedictuni. l^. Ex hoc nunc
Dominus noster Papa (frilso) Benedictas etc. ^. Adj'utorium no itrum eie. Rj.Qui
XI 11 benedixit quatuor Vexilla, quae di- fecit: Benedictio DdiOmnipotenlii ^
Pa
ctus rex in suo exercitu portare intende- tris f et Fi ^ Hi y et Spiri tus ^ Sancti
bat, videlicet duo de armis suis, et duo, dcscendat super haèc Fexilla, et ma-
quorum campus erat albus, et Crux ru- ncai semper. y^^7je/2. Deinde aspersit aqua

bea per medium. Servavitautem raodum, benedicta. Posteasic revestitus sub liaco-
quise(|uitur.Dictadiefecit dici missam de no cum Cruce papali, quam durante di-
die cum nota per ur.um capellanum ca> eta benedictioneanteeum tenuerat, prae-
pellae, in qua missa fuerunt dictae col- cedente ivit ad cameram suam,et ibuletu
lectae, ultra solitas,propriae prò dieta be- devestivit; et cetera, ut moris est. Ipsa
neiliclione,quaeinferiusinreruntur.Juxta vero Vexilla facta benedictione fuerunt
altare autem, in quo missa dicebatur, ex per ipsos prothonolarios, et praelatos re-

parte sinistra erat aliud modicum altare portata super altare. Collectae in missae
bene paralum; super quo erant plicata dictae, de quibussupra sint menlio con-
VES VES 119
ira ps^anos. OmnifJotenssempiterneDcits dello Stocco e Berrettone ducale (F.) be-
i/icujus nianuelc. conterantdrperChri- nedetti , o in premio per vittorie ripor-
slum. Secreta. Sacrificiiini Domine qnod tate sui nemici di s. Chiesa.
im/nolamuselc. securilaleconsUluas. Po- I romani si servirono egualmente del-
sicommuino. Protcctor /los ter aspicii Deus le voci Signu/n e Fexillum per indicare
etc.mentibus servianl per Chris tunt. Pro ogni sorta d' insegne j nondiuieno la vo-
Piege. Quaesunius Oninipoleiis Dtus^ ut ce Fexillum qualificava in modo par-
fanmlus liius Rex nosler^ qui in tua mi- ticolare le insegne delle truppe di cavai-
seralione suscepìl Regni guhernacula,i'ir- leria, che noi chiamiamo Stendardi, Qon-
tuluui etiain omnium perciplat incre- faloniy Guidoni, ossia piccoli stendardi
menta, quibus decenter ornatuSyet vitio- di diversi drappi e colori che portano i
rum nionstra dei^itarCy et hosles supera- sergenti d'ala o le guidegenerali del batta-
re^ et ad /e, qid es via, verilas et vita^ glione, e servono qual punto di vista, onde
gloriosus valeat pervenire per. Secreta. allineare le guide sulla riga prefissa, quin-
Alunera quaesuinus Domine oblata sa- di drappelli del battaglione sulle guide.
i

crifica (f. sanctifica), al ci nobis Unige- L'uso de* vessilli s'introdusse prestissimo,
Corpus et Sangninis fiantex illis
ni'.ilui come il mezzo più opportuno di far co-

Regi nostro, adobtinendam animat:,cor- noscere ad ogni Soldato (F.JVovdìaaa-


porisque salulem, et ad peragendum za e il suo posto, l'andare, lo slare, il

inviciuni (f. injuncluaj) offlciam te lar- far impeto, e cosi impedire i disordini.
giente usquequaque proficiant per. Post- Presso i greci, ne'tempi eroici, era un'ar-
communio. Hacc oblalio Domine salu- matura collocata in cima d' una lancia,
taris famulum tuum Regem nostrum ab che sembra aver servilo d'insegne mili-
omnibus tueatur adversis , quatenus et tari. A poco a poco s'introdusse l'uso d'in-

Ecclesiae pacìs obtineat tranquillita- segne con imprese o Simboli (F.). Gli
tem, et post ilinis temporis decursum ad ebrei, come notai nel voi. LXVI, p. 65^
neternam perveniat haereditatem per ebbero insegne e sternali d' ogni Tribic
Christuni ". Di più Io stesso p. Gallico (F.), e de' colori si«nili a quelli del Ra-
a p. I 65 riporta, come l'antipapa Bene- zionale (F.)j e nel deserto le alzavano
detto XiiI, nel i4i5in Valenza (F.) he- intorno al Tabernacolo (F.) a guisa di
neclì il vessillo coll'acqua santa e l'incen- Stendardi (F.) j però nelle pubbliche
sò, quindi lo die' pel conquisto del rea- comparse le 12 tribù usavano 4 vessilli,
me di Napoli a Giovanni secondogenito di cioè de'4 primi figli di Giacobbe. Gli e-
Ferdinando I re d'Aragona. I nobili ivi gizianiaveano per insegna diversi ani- i

presenti, ipsa P^exiila lanceis afflxe- mali che adoravano; persiani aveano per i

runt, et postea erexerunt, essendovi pu- vessillo un' aquila d'oro in cima a una
re il re padre. I cappellani della cappel- picca collocata sur un carro, la cui cu-
cominciarono a cantare l'in-
la pontificia stodia era affidata a due ufficiali più di- i

no VexìLla Regis prodeunt, il quale ter- stinti ; e forse die' più tardi agl'italiani l'i-

minalo Oenedello XI li deditaingula Fé- dea dell'insegna del carroccio,che discorsi


xilla regi in cujaslibct receplione genu- in tanti luoghi, alcuni de' quali accennai
Jlectenti, pedemque, manum, et os ej'us nel voi. LXX, p. 23. I romani da prin-
osculanti. Deinde ipse rex dedil praedl- cipio non ebbero per vessillo che un ma-
do d. Joanniejus secundogenilo,quiin nipolo di erba o fieno, pel riferito nel voi.
cuj'uslibet receplione osculatus est ma- LXX, p. 21, ove nuovamente pur dissi
num , et ospalris. Molle volte i Papi han- dell' antichissime insegne degli ebrei e di
no mandalo in dono a principi e sovra- altre nazioni, e di quelle di questi anco
ni, per singolare onorificenza, l' insegne nel voi. LXVI,p.65,neidirechegli Slem-
lao VES VES
1711 e le armi derivarono eia'
gentilizie pò, la mano tutta aperta colle dita uni-
vessilli e insegne guerresche, formatiiìosi te, che rammenta non solo l' unità ma
tempo blnsoni nraldici. Si
in processo di i l'obbedienza dovuta a' duci e altri capi-
può vedere 0. Cillodini, Dell'antichità toni. Più sotto dirò ove già ne parlai. Al-

tielle Armi Gentilizie, Lucca l'j^^i . In tre insegne erano le corone, piccoli di' i

appresso tra' romani 1' aquila, anclie co' pei o scudi, ed anche con immngini o al-
fulmini negli artigli, ovvero spiccante il tri emblemi analoghi agli avvenimenti,

ìrolo, o perchè lo riconoscevano minislra come trofei delle città conquistale, non
del loro nume Giove , sintbolo suo e di meno di rostri o punte di galee segno di
sua ira, o qnal re d' uccelli esprimente combattimenti navali. Per dimostrazio-
la forza, l'ardire, la velocità, divenne il ne di lutto, alla morte di Germanico, le
segno distintivo delle legioni, ponendo- legioni per qualche tempo usarono l'in-

la d' argento scolpita sur una base nella segne senza ornamenti; che pur si fe- il

sommità dell* asta : Caio Mario la prefe- ce per altre calamità. Vi furono vessilli
rì a tutte l* altre. Ebbero romani per i formati da un'asta, sovrastala dall'aqui-
insegne anche diverse figure d'animali la, con sotto un piccolo drappo a guisa
quadrupedi, cinghiali, lupi, leor)i, caval- di stendardo, col nome in mezzo della
li e altri. Un
segno militare fu ancora il coorte o centuria cui apparteneva, alliu-
ininotauro, mostro n»ezz'uomo e mezzo che ciascun soldato conoscesse 1' inse-
loro, per denotare che non dee esser me- gna sotto la quale militava. Per esem-
no segreto il con«»iglio del capitano, che pio: Lcg. XX. V. /^.,cioè Legio f^ige-
se fosse nel laberinto, ove fìnsero i poeti sima Valens Victrix. Leg. Secuncla
rinchiuso il minoiauro. Tali e altre inse- Aiig., ossia Legìo Seciinda Augusta. Nò
gne militari si custodivano nel Tem- mancarono de'vessilli di drappo senz' or-
pio di Saturno. Neil' impero sovente u- namenti. Dopo le conquiste sulle oazioiii
sarono per insegna una Alano, forse barbare, confusero le tolte insegne colle
con allusione al nome di manipoli, che proprie, comequellecolle figure di draghi
pur fu dato a diverse loro schiere, o co- e altri mostri. Tra i romani vi furono i

me emblema delta concordia e della fe- vessillarii , specie di soldati aderenti a'

deltà. Altri dicono, che la mano aperta legionari, de'quali ogni legione avea cer»
posta nella sommità d'un' asta, con tes> to numero aggiunto. Imperocché nell'an-
sere e rotelle, entro le quali erauvi motti tica Milizia romana non da vasi che un
o imprese,o il nome della schiera e del du- sol congedo ma Augusto ne immaginò
,

ce,mostrava per le dita l'unità, senza cui un altro chiamato exauctoratio, il qua-
non ha milizia, e non è intera quella po- le sciogliendo il Milite dal suo giura-
tenza e virtù che si richiede per vincere mento, non lo disobbligava da tulio il

e abbattere l'inimico. Quindi è che nel- servizio, ma ritenevalo sotto una bandie-
le concioni di campo, e quando consen- ra , Vexillum , nel retroguardo , fino a
tivano i soldati alle parole de' capitani, che avesse ricevuto ricompensa delle la

alzavano la destra, così mostrando d'es- sue fatiche; intanto era esente da cjualun-
ser pronti all' impresa, ed uniti e ubbi- que servizio. In vece per elfetto del con-
dienti a'Ioro comandi. Quest'uso degli an- gedo compilo, missio, il soldato ricevu-
tichi romani passò nelle milizie posterio- ta la sua ricompensa, ritraevasi a casa.
ri, negli aringhi esprimendo ia loro pron- Questi congedati exauctorati erano i

tezza alle campali battaglie,con alzar tut- vessillarii: ogni legione ne contava 6oo.
ti la destra con grande ardore. Forse dal- Il Labaro (f^.), di cui riparlai anche ne'
l'antica usanza derivò l'odierno costume voi. LXVIlI,p. 944, e LXX, p. 22, ser-
di alzare i soldati, al lato destro dei ca- vì soltanto dopo Costantino 1 il Grande^,
VE S yE S 121
a roppresentare il tessillo imperiale. Pa- sala una splendida corona d'oro, arricchi-
re, secondo alcuno, che i suoi predeces- ta di pietre preziose, nel mezzo della qua-
sori col proprio nome avessero usali la- le spiccava il monogramma di Cristo. Dal-
bari, foruìali da banderuole quadre di le due braccia della sbarra pendeva una
velo odi drappo, allaccale ad una cordel- bandiera di porpora ornata di ricami in
la nella cima d'un'asla o peudeuli a Ira- oro e di gemme di gran pregio, in vece
Terso, e sembra che fossero propri delle dell'antica aquila romana; ivi appunto
coorti , ed anco comuni alla cavalleria. Costanlino 1 collocò il vittorioso mono-
Ma il Labaro di Costanlino I derivò gramma celeste. Nell'intervallo tra la co-
dalla prodigiosa apparizione della salu- rona e la bandiera, quell' imperatore fe-
tifera e Irionfaie CrocCj del quale por- ce situare il proprio busto d'oro e quello
tento feci parola anche nel voi. LXX V li, de'suoi figli. Ordinò poi che 5o scelti uo-
p. iSy, col mirabile mollo In hoc signo : mini portassero e difendesseio a vicen-
vinces. 11 segno di quella tosto divenne l'o- da questo vessillo. Recenti illustrazioni
nore de'sovrani, il massimo ornamento e sul Labfiro e sua vera forma, e di altri
splendore del loro Diadema ( /^.), del loro diversi di forma fatti al medesimo uso, si

Scettro (/ .), e più tardi del pontificale leggono nella dotta opera sui Pietri cimi-
Triregno (f^.), sulle quali insegne emi- teriali del p. Garrucci. D'allora in poi l'a-
nente trionfa la Croce, come ancora é sa- dorabile iVbwe di Cristo fu posto da'fedeli
lute universale di tutti gli uomini. Pe- ne'Iabari, stendardi o bandiere; ed i ves-
xilld Regis prodeunt,fiilget Crucis (/^.), silliferi furono pur detti Clirisùferi. Inol-
nel qual inno Venanzio Fortunato, a cui tre Costantino 1 fece porre il monogram-
si attribuisce ,chiama Cruces l^exHla ma sugli scudi de'soldati, e colla Croce fe-

Regis 67im^/. Osserva il Piazza nella iVe- ce terminare le altre insegne. Fu nel 3 i i

crologia, che nella tumulazione de* de- che Costantino I fece la sua pubblica pro-
funti devesi portare la Croce, perchè i de- fessione di cristianesimo in Roma. Indi
monii fuggono dalla presenza del vene- l'adorabile nome di Cristo fu tolto da tali

rabdissimo vessillo della ss. Croce, onde insegne d' orduie dell'empio Giuliano
con ingegnosa e pia eloqtienza canta la r apostata, perciò rimproverato da s,
Chiesa: Qui salutem hwnani generis in Gregorio Nazianzeno. Successo a lui l'im-
Ligno Crucis consiituìsti, ut nude Mors peratore Gioviarm nel 363, tosto lo rista-

oriehatur , inde vita resurgeret ^ et qui bilì, e varie cose ancora aggiunse sopra
in Ligno vincebat^ in Ligno quoque vin- il Crocìfero [F\o Cìiris tiferò o T^essil-
ceretur. Nel Labaro Costantino I fece lifero j suo portatore, il di cui impiego
collocare il glorioso Monogramma [P.) viene dal Morino, De sacr. ordinai. ^

di Cristo, di cui dottamente scrisse Do- qualificato nella Chiesa greca maxiiiìae
menico Giorgi, Z^e Moaogranimate C liri- dignitatis^ perchè sedeva immediatamen-
stiDomini, Romae 1738, oltre altri: ne te dopo i vescovi. Dipoi le sagre guerre
riparlai in più luoghi, e siccome fu po- delle C/'oc/a/c(/'^.), massime contro Tur-
sto ancora ne' Pietri Cimiteriali, in tale chia (P.), per liberare l^erra Santa ^ e
articolo lo dissi, col Buonarruoti , origi- reprimere la barbara oltracotanza de'ne-
nato quando i fedeli si chiamarono Cri- mici del non)e cristiano, furono cambat-
stiani.Tale insegna, che rese più nobile tute da' Crocesignati [F.), co$ì detti per
il Trionfo (A''.) de'romani, consisteva in portare sulle loro vesti e sui loro vessilli

una lunga asta dorala attraversata da , il potentissimo segno della Croce. Altret-
un pezzo di legno che ne formava come tanto usarono i crociati, contro gli ere-
una Croce. Nella parte superiore che s'in •
tici e scismatici che ^ crudeli e fanatici ,

^alzava al di sopra della sbarra, era fis- colle armi vollero sostenere e propagare
122 VES VES
ì loro errori. E (|ai dirò che nelle guerre dio col Crocefisso, cioc quando lo credè
coiilro gV Infedeli^ gli Eretici e »\i Sci- opportuno la prudenza de' vescovi
per
,

sm(JticiyS\ usò per vallilo vessillo il Crocc' trarne profitto dalla viva e commoven-
^.v.vo(/'.).ll iiouìiiiHlodotlogesuilu p.Gar- te rappresentazione del mistero. Tanto

rucci scrisse rnrlicolo jjubljliCiilo dalla Ci- operò s. Gregorio \' Illuminatore aposto-
viltà Cntlolica, sene 3/, t.
4> p. ^29 : Ufi lo di sua nazione Armena 3 predicamlolo
graffito blasfemo nel palazzo dc^ Cesa- nelle chiese da sé stabilite,con dire: Id-
n\ csisleiile sollo l'angolo occidentale del dio ha disposto f che i credenti male av-
Monte Palatino.^i>so rappresenla una fi- vezzi a venerare gli sculli legni, adori-
gura d'uomo terniìuata a lesta di animale no in vece la sua Croce e sopra di essa
e colle mani apei te, esprìuienle una croce r umana immagine di Lui, in luo'^o dil-
della forma del 7V;«(/^.).La (ìguiaè vesli- leabho'ninevoli. Ciò posto, non pare or-
la, e la testa aniuì.itesca sembra di cavallo mai esservi alcuna dillicollà d'ammette-
o asino selvaggio.Tale Croce, il Crocefisso re che anco nelle chiese ove non erasi
,

e Tiscrizioiie >olloposta viene spiegata per introdotto il pubblico cidlo di Gesti Cro-
un empio motteggio e derisione de'pagani cefisso, la sua immagine in tal forma si

contro i cri^liiini adoratori del Crocefis- consigliasse nelle chiese alla privata di-
so, avendo già essi calunniato gli ebrei di vozione de'fedeli, e che al 111 secolo que-
adorare una testa d' asino, facendo loro sto pio coslumemolto diffuso
fosse già
eco gli eretici Gnostici. Il pagano beffar- tra'fedeli. Alla quale epoca il p. Garruc-

do, autore della ujoslruosai ai (uagi ne graf- ci attribuisce almeno la parodia del graf-

fila, volle porre in ridicolo tale adorazio- fito palatino, testimouianza quindi corro-
i»e del Dio crocefisso, e in uno compren- boiante il religioso uso già introdotto, per
dervi r imputlente favola del culto de* qiiinlo egli espone, anzi ne assegna l' e-
cristiani, come gli ebrei, di venerar la te- secuzione agli ioizii del detto 111 secolo
sta d' un asino selvaggio. Da questo il p. cristiano, nel quale appunto l'ignominio-
Gariucci prese argomento, con critica ed sa calunnia veniva nnficciala a'crislirUii
erudizione, di prendere in considerazio- per ogni dove; e della quale pel i.° si

ne una vecchissima e insieme sempre nuo- risenti deU'ingiuria Tertulliano, circa l'u-
va opinione, se la Chiesa dìe'a' fedeli il scir del secolo li e l'entrar del III. Tra-
Crocefisso fin da'primi secoli, o se questo lasciando quanto altro riferisce il p. Gar-
piuttosto siasi introdotto appresso, e per rucci, a me basta averne profittato delle
abuso, siccotne pretendono novatori. L^e- i testimouianze autorevolissime del culto
rò dimostra, come ne'primi tempi intor- prestalo da'fedeli alla Croce e al Croce-
no agli oggetti commemorativi de'sagro- lisso, almeno fino dal secolo 111 del cri-
sanli misteri, l'uso era propagato da per stianesimo, e di chiarire la questione. E
tutto, e praticamente diretto da' pastori cos'i da quell'epoca il vessillo della Cro-
de* cristiani ; onde aiutare l'umana infer- ce talvolta fu reso più venerando dalla
ma natura con visibili segni esterni per figura adorabile di Gesìi Cristo Crocefis-
quindi doversi da'fedeli onorarli con cul- so. Ne' secoli successivi, i Papi piti volte
lo relativo, massime alle Croci e alle ss. consegnarono i vessilli, o coll'immagine
Immagini come ^ attestano i ss. Padri, e del Crocefisso, o con quella di s. Pietro,
sempi e insegnarono laChiesa ed concilii. i o coll'insegfia della Chiesa Romana, con-
La Chiesa fu ognora vigile e prudente, tro i nemici di essa. Nel secolo XI detur-
ed a norma delle circostanze regolò i Sim- pata la chiesa di Milano da empi ereti-
Ioli di cullo nelle pratiche religiose, per ci e scismatici, il santo diacono invillo
cui ne' primi tempi sempre espose alla Arialdo,che ne fu apostolo e martire, nel
venerazione de'fedeli la Croce, ed ezian- combatterli d'ordine di Papa Alessandro
VES VES 123
H, e ilei successore s. Gregorio VII il , le conquistale a'nemici. Riporlo il Gior-
cui nome è ne'fasli ecclesiastici comples- nale di Roma del 1 854 ^ P- ^ 0^4» '" *^'^*^

so ci* elogi, fu aiutalo dal degno suo fra- di Parigi. « 11 maresciallo Saint-Arnaud
tello Erlembaldo, crealo cavaliere dalla è stato sepolto, dicesi, al modo de' guer-
Chiesa romana, e insignito del sagro ves- rieri antichi, colla sua divisa ed involto
sillo di s. Pietro. Quest'onore sì forte guer- in una magnifica bandiera tolta a' russi
ra gli mosse, che concitatogli il furore de' nella battaglia d'Alma". La descrissi nella
nemici, peri vittima de'plù spieiati sup- guerra sostenuta, massime dalla Francia,
plizi; fra' quali altra voce non foce in- in difesa della Turchia, nel quale articolo

tendere, che doversi ubbidienza a'saluta- descrissi pure il gran stendardodi Maomet-
ri Sede apostolica. Che il
decreti della to e le insegne turchesche. Ne' Funerali
vessillodella semplice Crocce proprio de' {P^'j, ed accompagnandosi i cadaveri de'
Sommi Pontefici e della s. Sede, bene ne capitani ede'sovrani Sepoltura i^P^.)^
&\\di

scrisse il Fivizzani , De rifu ss. Crucis fin dall' antichità si usarono vessilli e lei

Romei no Pontifici praeferendac, facen- insegne a ornamento della pompa fune-


dosi precedere dall'astata Croce ponti- bre ed anche oggi
; si pongono le bandie-
Jìcia (P^.), e per loro segno d' illiuu'tala re piegale a bruno, rivoltate o avvolte in
giurisdizione; con essa in mano consagra- mezzo all' asta e involte in velo nero, ov-
no f^escoviy Chiese, Altari, ed aprono la vero si pone una fascia di tal velo penden-
Porta Santa [V.).T9^\e forma di Cioce è te dalla lancia o sommità della bandiera.
secondo la sua natura, mentre il Pa- Nella Traslazione de' corpi de' Papi^ la
triarca (/^.) di Costantinopoli, seguito bandiera della guardia svizzera è piegata,
da altri prelati orientali, l'inventò or- e lo notai pure nel voi. Vili, p. 187. 11

gogliosamente traversata con più sbarre, fatnoso vessillo o stendardo di Francia^


ossia doppia, per deprimere romani Pon- i dello l'Ori fiamma, si custodiva in s. Dio-
tefici e la s. Papa è sempre pre-
Sede. 11 nisio (f^.)^ e lo descrissi nel voi. IV, p.
ceduto in forma pubblica dalla Croce 88. Col vessillo si die' l' Investitura de'
pontificia coll'immagine del Crocefisso, Feudi (F.J^e collo Stendardo di s. Pie-
portata dal Crocifero, anche a cavallo, tro i Papi dal secolo XI investirono i feu-
e talvolta ne' ^^i^ggf {P"^-) eziandio dalla datari della s. Sede, come notai nel voi.
ss. Eucaiislia. Anche nell' articolo Tor- LXXX, p. I 84, ed anco della Sicilia, Pu-
neo riparlai dell' insegne militari insie- glia e Calabria principi normanni. Nar-
i

me a quella della Diano alzala, sitnbolo ra il Borgia, Breve istoria del dominio
della giustizia e dell' unità, la quale di- temporale della s. Sede, che Adriano
pende dall'ubbidienza de' soldati verso i IV investì con 3 vessilli il re Guglieln»o I
loro duci onde rilevai, che l'odierno ^S"^-
; il 56 nella chiesa di s. Mar-
lìJalo nel i i

lulo militate colla mano alzata, originò ciano,dopo avere ricevuto da lui il giu-
da quella che si alzava da' soldati, negli ramento di omaggio ligio: et Papa per
aringhi e parlate de' capitani, per seguo unum vexilluni de re^no Siciliae, per
di rispettare la loro volontà, e di mostrar- aliud de ducato Apuliae, per ter tinnì de
si pronti alle loro disposizioni. Quando principatu Capuae investivi t.'i!ii\\o\\?i\
anticamente il clero eleggeva il proprio Papi lo conferirono a' sovrani i\eQ}\ Stati
Vescovo (f^.)^ il popolo alzava mano la e Regni tributari alla s. Sedei^l^.). An-
in segno d' approvazione. Questo modo che i re e altri sovrafii investirono i

d'esprimere il popolare setUimento, fu loro Vassalli col vessdlo regio. Antica-


detto da'greci tnanuiim extcìitio. Fu uso mente il Senatore di Roma, come notai
cavalleresco di ravvolgersi i cadaveri de* nel voi. LXIV, p. 4^> veniva dal Papa
guerrieri colle loro bandiere, o con quel- investilo di sua dignità colla tradizione
124 * VES VES
del vessillo o)3anclìcra; ma da Paolo II in o giurisdizione temporale su Uomn e al-
poi cominciò la consegna dello scettro tri dominii pontificii, la cui Sovranità
d'avorio; questo e quella per simbolo di fu liberamente esercitala du' Papi,
(^''.)

giurisdizione delegala, no^i il vessillo ve- tranne talvolta in alcuna cosa per auto-
niva donato da'l^api a'senalori al termi- ritàdelegata. Lo Stendardo uioliveì Pa-
ne del loro Questo vessillo di s.
ulFjzio. pi r inviarono in diverse foggie e ss. Im-
Pietro senatori ponevano ne'Ioro steo»-
i magini e collo slemma della s. Sede Apo-
lui e monete. Inoltre permisero Papi i stolica [F.)^ ed anco col proprio a' so-
che alcune armi gentilizie fossero fregia- vrani per dimoslrazionedi paterno affet-
te colle Chiavi incrociate sovrastate dal to, o per invocar loro il divino aiuto e

Triregno (/ .). Ad altri concessero le soie del principe degli Apostoli, precipuame.i-
chiavi, così a città ed istituti, come Inno- le nelle guerie. Per queste Papi più i

cenzo IV nel 124B quando prese sotto Volle formalmente benedirono e conse-
r immediata sua piotezione un ospedale gnarono lo Stendardo al Generale di
della diocesi di Terovanne, assegnandogli s. Chiesa (f^.). Quelli che militavano sol-

per insegna, sìgniun Clavis B. Pctro fi to di esso, per l'insegna delle Chiavi pon-
Domino Salvatore no<ilro coUaiaey acciò tificie, si dicevano Chiava segnati, la cui
fosse il idem hospitale ad
segnale, qiiod figura cucivano nelle proprie vesti. Nar-
jus et proprietateni B. Petri nullo me- rai nel voi. LXIII, p. 167, che la s. Se-
diante pertineat.W Garampi, Sigillo del- de, sino da'lempi più antichi, die' le C/i?Vi-

la Garfagnana, p. 108, ne offre la bolla. vi per insegna della Truppa pontificia.


Papa Gregorio II, sotto il quale e pri-
s. Notai nel voi. LXX,p. 2 5,che nelle /I/e-
ma del 780 cominciò la Sovranità de daglie pontificie furono espressi Papi i

Romani Pontefici e della s. Sede^ fu il nell'allodi consegnare lo Stendardo, co-


i.'^a battere le Monete pontificie, e vi fe- me Urbano Ville Gregorio XIV; ma
ce imprimere le Ciùavi incrociate, anli* qui avvertirò col libro, Serie de conii di
cliissima insegna della Chiesa rou)ana« medaglie pontificie, p- 4i> che le meda-
ed anche coli' immagine di s. Pietro. due Papi sono riguardate apo-
glie di tali
INelle Monete e ne' Sigilli de* Papi sono crife, benché riportale dal Bonanni e dal

espresse le chiavi. Nicolo V le aJoltò per Venuti, e piuttosto spettanti ad altri Pa-
stemma, non avendolo do cardinale, se- pi posteriori. 11 vessillo misterioso colla
condo alcuni:in fatti noi trovoin quelli del figura della Croce e delle chiavi di s. Pie-
Panvinio e del Palazzi, ma il Ciacconio tro, neh 204 mandato da Innocenzo III

riprodusse l'arme di sua famiglia Paren- a Giovanni re di Bulgaria e Falacchìay


tucelli. Forse ciò praticò iNicolò V, per in quest' articolo meglio lo descrissi colle
significare che il Papa dee abbandonare simboliche spiegazioni dello stesso Papa:
tultociò che riguarda la sua famiglia. Il nonsine mysterio Cruce et Clavesjqaia
vessillo per antichissimo uso lo inviarono B. Petrus Apostolus, et Crucem prò
per distinzione e io dono a' Sovrani col- Chrislo siislinuit, et Claves a Christo su-
l'elUgie di s. Pietro, ed anche di s. Paolo, scepit. Il vessillo di g.Pietro, o di santa
ed eziandio colle Cliiavi pontifìcie (^^') Romana Chiesa ebbe diverse forme, che
conentro limatura delle Catene di s. Pie- descrissi a Stendardo e Bandiera, insie-
tro (f.J^covae pure di s. Paolo: i Papi me a' vessilli che nelle solennità s' innaU
r inviarono a' re franchi, coU'insegne di zano sul Castel s. Angelo (/'.), e presso
Patrizio di. Roma (/^), il che gli obbliga- la porla del palazzoapostolico dalla ^mav-
va a difendere il civile e l' ecclesiastico Svizzera pontificia (/^.). Il Moretti,
iW^k

principato della Chiesa romana; non mai Ritus dandi Presbfteriuni, parla a p,
^n'itilo per indizio o segnale d'autorità 127 de' Fexilla collegiorwn clericoruni
VES VES 125
aliquot Urbis, che lo ricevevano, delato- principali città, concedessero d'inalbera-
ri de' F'exilla et Insignia, usati da loro re il vessillo di s. Chiesa. Trovo nel Bor-
nelle processioni. Ed a p. 159 del T^exil- gia, Memorie di Benevento ^ t. 2, p. 289»
limi Cleri romani^ cioè la Croce la cui che ne'tempi antichi il segno delle chiavi
custodia è allidala ai Camerlengo del fu assai frequente in quella illustre città,
Clero romano (/^.). Il gonfalone o vessil- a indicare la sovranità pontifìcia; e sicco-
lo dellaChiesa romana si custodiva dal me dopo Ravenna, pare che per la i.^ a-
Gonfaloniere della santa Romana Chie- vesse la zecca, lemonete si coniavano col
sa (y.)j ed al presente quello che volgar- segno delle chiavi, come praticarono le
mente Ila tal nome, dal Vessillifero di zecche di altre città papali. Però Bene-
s. Romana Chiesa ('A'.j, il quale lo porta vento prima di tutte le fece battere con
inalberato e spiegato nella processione tal segno, e prima ancora de'Papi, ilr."

solenne del Corpus Domini celebrata dal de'quali che ciò fece fu Benedetto XI del
Papa, cavalcando in mezzo a'due capita» i3o3. Nel i33i Benevento avea il ves-
mììeWe Guardie nobili ponti ficie.Manoa sillo della Chiesa de panno rubeo cuni

si deve confondere collo stendardo parti- Clavihus Ecclesiae Romanae, econ gran-
colare di tal corpo, sostenuto pure in tal de gelosia si custodiva nella rocca da'cla-
funzione ed altre dall'ultimo esente del vesegnaii ciffardi, antichi serventi della
medesimo: loro dato e benedetto da Pio curia beneventana, da dove estraendolo,
VII, lo descrissi nel tol. XXXUI, 127, p. erano tenuti ad accompagnarlo sì in cit-

e si custodisce presso il capitano coraan- tà, che nel territorio. Al vessillo della
dante. Sempre e costantemente si formò Chiesa iuccedelte poi il vessillo Pontifì-
il vessillo della s. Romana Chiesa e della cio, cioè collo Stemma gentilizio del Pa-
Sede apostolica, eh' è pure quello della pa cl>« regna, Benevento, non
il quale in

Camera apostolica (l^.), e della Sede a- già nella rocca, ma nella chiesa di s. So-
postolira vacante (^/^.j, delle Chiavipon- fia si depositò per custodirio, rinnovan-

tificie incrociate, talvolta coll'immagine dosi l'arma ad ogni nuovo Pontefice. Il

di s. Pietro, tale altra con quella pure di 1." a farne dono a Benevento fu Inno-
s. Paolo. Sono sovrastate dal Padiglione cenzo Vili neli4B5; in seguito l'ebbero

(F.) o Siìinicchìo (F.)^ o grandissimo tutte le città pontificie, e ne' fortilizi si

Ombrellino^ nel quale articolo parlai de- inalbera, come in altri luoghi, alle porle,

gli antichi colori della Chiesa romana, alla residenza de'presidi e altri magislra-
rosso e giallo, da Pio VII convertiti in ti. Dice inoltre il Borgia, che nell'esercito
bianco e giallo, pel riferito nel volume pontificio adunato da Gregorio IX nel
XXXIlI,p. i2 3.IP<^re/2t/ de'Papi inquar- 1228 contro l'imperatore Federico II, i

tano nello scudo gentilizio il padiglione soldati nelle vesti ebbero la nobile mar-
e le chiavi incrociale, insegna della Chie- ca delle chiavi papali, Claviam signuni
sa Romana, per memoria illustre che gerebat. E che la curia di Benevento co-
uno di loro famiglia un tempo ne fu stumò fin dal secolo XIV d' appendere
ilsupremo capo. A' Vicari temporali agli strumenti de' nolari una bolla di
della s. Sede, fu accordato d' inquar- piombo colle chiavi della Chiesa romana
tare le chiavi ne* loro stemmi ; e al duca per maggior autentica dell'alto. Il Garam-
di Ferrara^ poi di Modena^ come il pi. Sigillo della Garfagnana, erudita-

più antico, anche il triregno. A diversi mente co'monumenti antichi parla delle
luoghi e città de' dominii delia s. Sede, chiavi pontificie, come insegna e divisa
i Papi di frequente concessero per loro della Chiesa romana e della Sede Apo-
stemma l' insegna delle chiavi incrociate. stolica; tenute in mani dal Papa nel suo
Anzi pare che anticamente, almeno alle possesso del Laterano e funzione della
iiG VES V E S
coronazione , secìenilo nelle Se^ììc porfi- vi pontificie, una d'oro e l'altra d'argen-
reticlie, vestilo di pianeta e pallio. Gii to, significano la scienza e la podestà del-
ortisli rappresentarono i Papi colle chia* le chiavi , cioè la santissima e suprema
vi in mono, per esprimere la loro somma autorità tiel Papa. A questo nel Posses-
pontificale ilii;nilà e podestà, ed insieme so della proto-basilica Laleronense, sono
qnellii della Chiesa romana, come propria, presentate due chiavi, una d'oro e l'altra
onorifica e distintiva sua insegna, anco d'argento, esprimenti in questa funzione
unite col padiglione, speciale distintivo piuttosto le chiavi delle porte della me-
delle principali basiliche e cleri di Roma, desima, ed arroge il rilevalo nel voi. LI V,
nella cui sommità trionfi il glorioso e sa- p. 1 61. E negli antichi Lnterano il
riti, nel
lutare segno della Croce. Inoltre il patii- nuovo Papa si cingeva con fascia da cui
glione è segno (li giurisdizione e distinti- pendevano sette (biavi e sette sigilli, nel
vo speciale, come lo è \' Ombrellino (^'^.), porsi sulle suddette Sedie. Dicesi che rap-
di cui forse è figuro; anzi pare equivalen- presentavano i
7 doni dello Spirilo San-
te al Baldacchino (^.), e questo lo é del to, di cui dovea l'eletto Papa essere rive-
Trono (^ ). Le chiavi pontificie denota- stito, ed i selle *5'(7^r<7/«^^/2//che dovea am-
no e significano la sovrana autorità e giu- ministrare; ovvero esser egli l'Agnello del-
risdizione della s. Sede. Di queste misti- l'Apocalisse. In tre chiavi, coma talvolta
che chiavi spirituali, molli ne spiegarono ne' monumenti si rappresenta s. Pietro
i sensi metaforici: i seguenti, ed altri, gli (forse per arbitrio degli artisti , come
ho riferiti ne' diversi articoli in cui ne ra- nel Triclinio Leoniano , che descrissi
gionai, come nel citato voi. LXllI,p. 167. nel voi. LXXXf, p. 34, in uno alle sitn-
In una chiniTy colla quale soltanto tal- boliche spiegazioni) , si opina significa-
volta fu espresso s. Pietro (f-^.), vuoisi si- re, triplex coeleslium, lerresfrium, et iti-'

gnificare la Chiesa e le sue speciali pro- fernorum imperio j ovvero le chiavi del-
prietà: una, santa, cattolico e apostolica; la «icienza, della potenza e dello giurisdi-
ed insieme il Primato del Papa e della zione pontificia. Di più, il potere spiri-
Chiesa romana, d'onore e di giurisdizio- tuale di legare e di sciogliere, di aprire e
ne; r unità della Chiesa , un solo ovile, di chiudere il Paradiso colla Penitenza,
un sol pastore, un sol capo. In due chia- coir Indulgenza, colla Scomunica (/^.).
w, si crede sirftboleggiato il potere spiri- Nel voi. LXXIX, p.i 54, «ilevai, che sic-

tuale di legare e di sciogliere, d'aprire e come colla morte del Papa cessa la di lui
di chiudere il cielo; di governare la Chie- podestà significata colle chiavi, si sostie-
sa universale, secondo le divine parole ne da alcuni che pontificii slemmi de* i

delle da Cesìi Cristo a s. Pietro, suo vi- funerali della cassa mortuaria, e quelli
,

cario e ».° Romano Pontefice: anche la che si adiggono nelle pareli esteriori del-
sovranità e autorità pontificia. Tali due le basiliche patriarcali, e della chiesa de'
chiavi una è cVoro, l'altra è d'argento: ss.Vincenzo ed Anastasio, devono essere
collai.' si crede spiegare lo chiave della senza le chiai>ij ma in
col solo li'ìves^no,
potenza; colla 2.* quelladella scienza, co- vece sempre si usano. E inoltre segno
me vuole Molano, De Inwginihiis^ lib. della cessata autorità, il non adoperarsi
3, cap. 21. Per quella d'oro inoltre si la Croce pontificia nella traslazione de*
rilienesimboleggiare la podestà giudizia- corpi de* Papi dal palazzo apostolico Qui -

le del foro dellaPenitenza. Quanto alla rìnale alla cappella Sistina di quello del
2. chiave d'argento^ \uo\%\ denotare la Vaticano, da dove soltanto colla Croce del
podestà di fulminare gli Anatemi e la capitolo di8. Pietro, sebbene coU'accom-

Scomunica. Il gesuita Raynaud, Oper. pagnodel sagro collegio, si trasporta nel-


t.io, Praenct. 4> p.24,dice che le chia- l'omonima basilica qual chiesa esponea-
VES •
VES 127
le e tumulante. Del triregno e delle dila- chiamato. Vessillifero generale, Vessil-
vi sono decorali gli stemmi delle patriar- lifra deCavalli'ggieri e Lande spezza-

cali basiliche Laleraiiense, Vaticana e Li- te, Vessillifero delle guardie del Papa,

beriana, cioè pendenti e laterali allo scu- Vessillifero delle guardie nobili, vanì'
do quello della Vaticana, incrociale ne- mente alternandosi /V5.v/////(^ro di s. Chie-
gli altri due. Ecco la descrizione del pre- sa. Le guardie nobili luttavolta hanno il
sente P'essillo di santa Romana Chie- particolare slendardoche accennai, il qua-
sa, o per meglio dire di quello co*«ì vol- le è di raso bianco con guarnizioni e ri-
garmente appellato e custodito dal sud- cami d'orOjCziandio collo slemma del Pa-
detto f essìll/ftro deWù medesima. Si for- pa /j/o tempore, egualmente portato nel-
ma di drappo o nobiltà di seta rossa, la della [)iocessione del Corpus Domini;

guarnita di Frangia a fiocclielli pure di medesimocorpo si vedonoinal-


per cui nel
seta rossa intersiata d'oro, con grandi cor- beralidue stendardi collo stesso stemma,
doni e fiocchi simili, cioè due nella sommi- benché uno sia denominato di s. Chie-
tà e due nell'eslremità. Ildrappo ha spar- sa. Ora che con l'autorità di breve apo*
so nel CJimpo stelle ricamate in oro (per- slolico, il vessillifero esplicitamente è sla-
che rinnovò il vessillo e fece questo Pio to dichiaralo Vessillifero di s. Romana
VII, che nel suo stemma avea tre stelle), Chiesa, per l'amore e venerazione filia-

e da ambo le parti, nel mezzo è lo slem- le che ho per quella, sempre col predi-
ma gentilizio del Papa prò tempore', ri- letto intendimento di propugnare la glo-
camato in oro e in seta co'colori del suo ria e il tiecoro de'Sommi Pontefici, mi è
blasone, sovrastato dal triregno colle chia- dolce lusinga lo sperare, che in realtà il

vi incrociate. La grande asta è di legno vessillo volgarmente dello di s. Chiesa^


dorato, terminando colla lancia di me- di cui è supremo capo il Papa, abbia nel
tallo inargentato. Come ognun vede, que- suo campo esclusivamente il Padiglione^
sto è piuttosto il sovrano stendardo d'o- e le Chiavi Pontificie, segno della san-
gni Papa che regna, pei che decorato col tissima autorità papale, e così sarà cor-
suo stemma gentilizio, per cui non corri- rispondente al titolo di recente r.oncesso
sponde denominazione di ressil-
alla sua al suo nobilissimo custode e portatore
lo di s. Romana Chiesa la quale da re- , marchese Giovanni JNaro Palrizi Mon-
moto tempo costantemente l'ebbe forma- toro. Più sotto riporterò vari esempi, che
to colle proprie speciali insegne delle in una slessa funzione si portarono il

Chia\'i pontificie incrociate e sovrastale vessillo di s. Chiesa, e il proprio vessillo


dal gran Padiglione. Se l'odierno vessil- del Papa vivente; in prova che sono due
lo fu fatto come (juello del pontificalo di insegne ditì'erenti e distinte.
Pio VI,piobabilmenle quello era il/ e.?- ìiiii'Possessi de' Papi, oltre il vessillo
siilo generale o Grande Stendardo del- di s. Chiesa e quelli delle milizie altri ,

le pontifìcie guardie de' Cavalleggieri e vessilli ne decoravano la pompa antica-


delle Landespezzate, com'è chiamalo in mente, come de Cursori apostolici (V.),
molteplici documenti dell'archivio Naro- de'capi Rioni di Roma [V.), del Gonfa-
Patrizi Montoro, e da me letti, benché in loniere del popolo romano {V.), e di al-
diverse relazioni da' Possessi de' Papi lo tri. Si ha dal p. Gallico, Jota Caeremo-

trovai qualificalo ressillodi s. Ch'esa. nialia, p. 366: De Coronalione, et Equi-


Piagionaiido del Vessillifero di s. Roma- tationesolemni Romani Pontificis ad ba-
na Chiesa, notai, che dall'esame de'mo- silica ni Lateranensem. De VexilUferis.
nunienti originali di dello pregevole ar- Cursores S. D. N. Papae deputent xir
chivio, trovai che il vessillifero s'intitola- ex ipsis, qui xii parva Vexilia, et duo
va, e dalle aulorilà venne riconosciuto e Che ruhin pori cut \(\'\ quest'insegne ripar-
laS VES VES
lai nel voi. LXXIV, p. ayo eseg.^ln uno essi co'Cheruhlni, incedendo tra loro i

ad altri vessilli; le (ìgure de' Cherubini crtpo' rioni con xii[ /\'xilla arniorumj
erano collocate in cacumi/te lanccarum, ed oltre il gran vessillo del popolo ro«
in quibus (lepidi erant duo Spirilellìt mono, e (|uelli degli ordini Teutonico e
quos Chcnthin vocant : Ionio leggo nel Cnn'of>()\im\[(ìì\o',fjU(7tuor f^iniiliares por-
iNIagri e nel Cancellieri. Nella cavalcala tans rcxillutn rum arinis Papne. Nello
solennissinia fatta in Bologna nel i53o splendidissimo possesso preso nel i 5 1 3 da
da Papa Clemente VII, e dall'imperato- Leone X, e fu l'ultimo celebralo cogli a-
re Carlo V, dopo la sua coronazione, biti sagri e le mitre nella cavalcala, la

leggo nella Cronaca illustrala e pubbli- cui illustre famiglia de Medici contava 2 3
cata dal cav. Giordani: Dopo 4 i cappelli gonfalonieri di Firenze, fu decoralo da
papali, due camerieri pontifìcii portava- numerosi vessilli, oltre quello di s. Chie-
no due teste di cherubini alzale sidle aste sa portato dal gonfaloniere della mede-
rosse. Di quesl' insegne dopo tale epoca sima Alfonso I duca di Ferrara. Gli al-
uon trovai più memoria) ;x/// Capita Re- tri vessilli furono quelli de'xii cursori e
gionuni faanl P^exilla sua (Sisto V ag- di due cursori co'Glierubini, fra'(juali ca-
giunse il Gonfalonerius popiili ro-
xiv); ifalcavano i xiiicapo-rionico'vessillijquiii-
mani ;P rocuvalor or dinis B. Mariacfir' di il gran vessillo del popolo romano, por-
dinis T/iculonicoruntj Procuralor ordi- tato dal suo gonfaloniere Cesarini; del-
nis s. Joannis Ilierosolyndianij onines l'ordine Teutonico; dell'ordine Gerosoli-
isti habeant equos bardalos et sint ar- mitano, nel luogo più onoralo giusta il
mali usque ad colluni anni supravesd- costume, sostenuto da Giulio de Medici
hifs prò se, et cquis , et quìlibet eorum cugino del Papa, poi Clemenle VII; del
habentfamUiarcsinanlelUni^ pariter in- duca Francesco M," I della Rovere duca
diitos. Il Cancellieri nella Storia da" Pos- d'Urbino, come capitano generale di s.
sessi^ riferendo quello di Gregorio XII Chiesa, portato da Francesco Sanseveri-
delj4o6 (non deli4o^ com'egli scrive), no, cum arniis Papae; quello cum ar-
col conjemporaneo Scarperia, nella let- niis Ecclesiae qui fuit vexilUfer conies
tera indirizzata al dotto greco Crisolaia, de Moroni neapolitano affinis Papae,
si legge: Firi praeterca xii rubra Fe- de mandalo Papae, in locuni d. Con-
xilLa qnisque stiuni prò hasta pracfe- stanlini dux Macedoniae, qui recusavit
runl. Suntj qui dicant^ haec a xii Etra- illud portare, asserens, non ìiabere ae-
riae populis ad fnìpcratores Caesares quales poriatores alioruni. Et haec sic
emanasse^ qnod FiegiTarquinia Prisco^ factafuerunl ex Pontificis ordinalione,
ut habcl historia, ab etruscis xii fasces^ ac Consilio Cardiaaiium cum decreto,
quos haec repraesentare videnlur, cuni quod ipsL omnes, ac alii irent ad aedes
sella curuli, pìialerisquc , ac nonnullis Camerarii, et ibi omnes acciperent Fé-
aliis insignibus regiis, quibus no»lri Poii- xilla sumino mane, et sic dia deferri an-
tìflces decorantur^ donali fnerint. L'an- te se facerent ad palalium j poslea inpro-

tica Elruria, o Toscana (P'.)^ si divide- cessione (la cavalc'ila) ipsimct Domini
va in XII prefetture, chiaruale Lucumo- portarent. Nelle relazioni de' posteriori
me, rappresentale da'discorsi xii vessilli. possessi cotnincia a nominarsi espressa-
Neli447 Ficcolomini, poi Pio li, descris- meli le il P'essi infero di s. Chiesa, come
V,
se la cavalcata del possesso di INicolò ho narralo in quelT articolo, col vessillo

e dice ch'era preceduto, da iria T^exd- della cnedesima spiegato. Inoltre, che il
la, elwnbraculuni unum. Nel 14^4 vessillo e lo stemma o arme della s. Sude
P'-'^

possesso d'Innocenzo VHII, olirei xii ves- o Chiesa Uoui^na, è alfalto tlisliiilo dal
silli de'cursoii, e due tnaggiori pure di vessillo del Papa /j/o tempore, eccoueal-
VES VES 129
triesempi che ricavo dal p. Gatlico, la città fosse ornata, e cod l'arme del s.

Diaria Cacremonialia De Ilincribus : Avvocalo ePadrone della medesima, l'ar-


Roinanoriun Poiitijìcuni. A p. o ripor* i me della Chiesa Universale^ l'arme del
taiidosi I* eiuimerazione dell' accooipa- Papa, Tarme del cardinal prolettore, se
giiamento della corte e curia, colle quali l'avea, e l'arme della comunità, e non di
nel i5o6 Giulio II si recò a Dologua, è altri. Il baldacchino pel ss. Sacramento,

detto:Fexilla nulla Pontifex voluit lia' che precedeva il Papa nel Fiaggio, da
hcre^ neqne parva^ ncque magna. Ma somministrarsi dalla città, dovere avere
poi a p. 38 descrivendosi il suo solenne dijìinlo il ss. Sagramento, l'immagine del
ingresso in Bologna, si legge. « Otdina- s. Protettore della città, 1* arme della
vit eliani (il ceremoniere De Grassis), Chiesa, l'arme del Papa, nelle 4 parli.
e
qnod Vexilla omnia populi, quae sunt Ne* pendoni poi del baldacchino, sotto il
XVI, et alia nobiliora iv, videlicet Liber- quale dovea incedere il Papa, parimen-
tatis, Ponlificis, Ecclesiae, et Ciucialae te da somministrarsi dalla città, doversi
(il vessillo della Crociata), et sic in to- dipingere I' immagine Avvocato del s.

tum XX, anteferrerunt ordinate ante Pa- della città, l'arme della Chiesa Univer-
pam, et congrue, videlicet ipsimet Vexil- saUy V ariue del Papa, l'arme della co-
liferi de Populo xvi singola deferrenl; munità, e non altre; che se vi avanzassero
ac quod lam equi, quibus vehebantur, pendoni, si potranno aggiungere T im-
quam ipsi Vexilliferi araiati essent ar- magini de'ss. Pietroe Paolo. Gli slemmi e
inis bellicosis discooperlis praeter ga- le imprese gentilizie, le insegne araldiche

leam, quam singuli pueri ante ipsos e- sono monumenti che fiancheggiano soli-
questies perferient. Quatuor vero alia damente l'istoria, e testimoniano i falli

Vexilla nobiliora ex nobilioribus Civi- onorandi degli avi in pace e in guerra,


bus, et Primati bus tolideni Bononiea- nelle scienze, nelle magistrature, nell'ar-
ses armali similiter defenent ordine de- ti; sono uno slimolo eccellente a suscita-
bito; idest prijBo Libertalis, secondo re la virtù, e l'esercizio d'eroiche azioni.
Ponlificis, tertio Ecclesiae, quatto Cru- Il blasone rappresenta in immagine la
ciatae, qui est ordo procedendi debitus, nascita, la nobiltà, i parentadi, le alleaa-
et congruus *'. A p. 109 riferendosi la ze, gli uffìzi, le belle azioni, le ricompen-
suddetta cavalcata di Clemente VII e se di uomini illustri. Ma di frequente le
Carlo V per Bologna neli53o, descrive pubbliche insegne sono soggette a vanda-
ilceremoniere Martinelli vessilli che in i liche distruzioni dell'insorgente minuta
essa si usarono. « xii Vexilla rubra per plebe, nella piti ingrata e turpe manie-
XII Cursores ; Vexillum Populi Proma- ra, la quale poi alla fin fine par destina-
ni ; Vexilla Imperatoris
Vexillum Pa- ; ta a servir sempre o vincitrice vinta; non
pae; Vexillum Ecclesiae; Vexillum Cru- che dalla furia del fanatismo democrali-
cis; cum Vexilliferis ornatis,et armatis'*. 00, nemico degli stemmi gentilizi. L'arte
A p. 197 descrivendoMucanzio ilce-
il interessantissima del blasone e la scienza
remoniale del viaggio di Clemente Vili araldica, nata principalmente in Francia,
a Ferrara nel iSgb, dichiara. Dovere il lasciaancora a desiderare un'opera com-
vescovo della città, ove il Papa farà l'in- benché non ne manchi as-
pleta in Italia,
gresso solenne, ornare la porta della cat- solutamente,e diverse si tenghino in pre-
tedrale, e collocarvi 1' arme del Santo gio, fra le quali quelle del gesuita p. Silve-
protettore, quella della Chiesa Univer- stro Pietrasanta romano, Tesscrae Gen»
sale, cioè Ombrella e Chiavi^ quella del tilidae, Romaei638; del ravennate con-
Papa, e quella del cardinal protettore, te Marcantonio Ginanni, DelC arte del
se l'avea, e non d'altri. Che la porla del- Blasone^ Venezia lySG; e del d/ Gio,
VOL. xcvi.
9
i3o VES VES
Francesco tìei Bue nobile cremonese e SCO,dove si crede che Marie rese la vesta-
mantovano, DeWorì^inc dell' Araldica f le Rea Silvia madre di Romolo e Remo,

Lodi 1846. Nell'Inghilterra e nella Ger- fondatori di fìotna (F.). A ministre del
mania, a'nostri giorni si è mirabiimenle tempio di Vesta, latini scelsero nobili e
i

suscitato (|ueslo studio di vera gloria na- caste donzelle, osservanti incorrotta ver-
zionale e nionumeniale, e la Francia van- ginità; pel cui ministero, dopo midti an-
ta molti scrittori, esteso a quello dell'u)- ni, Romolo i." re di Roma
ordino castis-
segne de'raunicipiij e degli slati, regni e sime ceremonie pel culto della dea. Vo-
nazioni. gliono alcuni che Romolo edificasse in
VESSILLO DI S. PIETRO. F, Ves- Roma il Tempio di Festa nel Foro Ro-
sillo, Stendardo. mano (F.)j' ma r opinione più comune
VESSILLO DELLA SANTA RO- l'attribuisce al suo immedialo successo-
MANA CHIESA. F. Vessillo,Stei«dar- re Numa Pompilio, ed all'anno 3r) di
Do, Gonfaloniere Romana Chiesa,
di s. Boma Baronio, non essendo credibile,
il

"Vessillifero di s. Romana Chiesa. che Romolo avendo disposto che Vesta


VESTALI, P'irgines Vestalcs. Sa- fosse a tutte le cune comune, costruisse
cerdotesse vergini romane della dea Ve- un tempio separalo. Si vuole che da Al-
sta, e consagrale al suo culto, venerale ba Longa fossero passale le vestali in Ro-
da'romani come persone sagre, onde ad ma, accolte e alloggiate da Numa nel suo
esse ailidavansi i voti della repubblica e palazzo, indi dotate col denaro pubbli-
di tulio l'impero, nelle loro preghiere es- co, e rese rispettabili al popolo romano
sendo riposta la pubblica fiducia; per col volo delia verginità a cui le costrin-
cui goderono della più alla considerazio- se, non però perpetua come quelle d'Al-
uè e furono ricolme d'onori, di privilegi ba, ma tientenne, e colle onoridcenze di
e di preminenze. Il frigio Enea porlo da cui le circondò. Inoltre Numa elesse a
Troia nel Lazio (F.)^ insieme co'dei Fa- sacerdotesse le vergini Gegania, Verenia
iiatì,il Palladio, e d fuoco di Festa, ilqual o Rerennia, Camilla o Canuleia, e Tar-
vocabolo in ebraico significa fuoco puro. peia. Due altre ne aggiùnse Tarqninio
Dopo aver edificata la città di Lavinio Prisco 5." re di Roma, facendo lo slesso

(di cui nel voi. XXXVII, p.


233), che di- Servio Tullio 6.° re di Roma : coli' an-
venne poi capitale del medesimo Lazio dar del tempo il numero di queste sa-
(dopo quella di Laurento^ descritta a p. cerdotesse fu aumentato sino a 20, e dal
2i9di tal voi.), dicesi che consagrasseun nome della dea a cui erano con sagra le
tempio alla vergine Vesta figlia di Satur- si dissero Prestali. La più anziana si ap-

no, dea del fuoco e de'focolai i domestici, pellava Gran Festale o la Festale mas-
una delle più antiche divinila del pagane- sima^ come la principale. Dice il Nibby,
simo, che avea ottenuto da Giove di ri- Roma antica, par. 2, p. 95, che a pa-
manere perpetuamente Fergitie (F.), e recchie vestali, massime nel HI secolo di
che gli uomini le offrissero le primizie nostra era, furono erette staine onorarie
del loro nutrimento, delle loro oblazioni presso il tempiodi Vesta, ed piedistal-i

e de'loro da tultuciò venne che


sagriflzi : li di esse furono scoperti sotto l'angolo
non potè essa avere al suo servigio che del- boreale del Monte Palatino ne' dintorni
le vergini. ludiAscanio, figlio diEoea,dopo della chiesa di Maria Liberatrice ver-
s.

aver ediflcatoAlbaLonga(di cui nel cita- sola metà del XVI secolo. L'Aldoviandi,
to voi., p. 236), altra metropoli del Lazio, Delle statue antiche di Roma, libro pub-
\uolsi che parimente fabbricasse alla dea blicalo nel i556, ricorda che vicino a
un tempio, in quella parie del monte Al- detta chiesa si trovarono 1 2 sepolcri di
bano, Ola detto Cave, a cui soggiace il bo- vergini vestali colle loro iscrizioni ; ma
VES VES i3t
clie non fossero monumenti sepolcrali, e tefìce poneva un vaso lucidissimo di

solo onorari, lo mostrano me-


l'iscrizioni bronzo, e dalla forza de* raggi solari in-
desime, riferite dal Grutero, Tnscr. Ro' fiammandosi, si traeva il fuoco puro o
man.y Sog, 3 io, 3 r, il quale le rac-
p. i celeste. In Atene il fuoco sagro custodi-
colse da vari, dimostrando com* erano vasi dalle VedoK'e {V')^ le quali erano
slate sparse in diversi luoghi di Ptoma. tanto apprezzate, quanto in Roma le ver-
Tutlavolta è noto che per impeciale pri- gini vestali. A queste si attribuirono pro-
vilegio erano sepolte dentro la città, ol- digi, spiegati con s. Agostino nel voi.
tre le sepolte vive. In principio esse fu- LXXl, p. 6-2. Le vestali facevano voto e
rono scelle da' re, e quindi, dopo la lo- giuramento di castità, per tutto il tempo
ro espulsione, da* pontefici, e le pren- che servivano nel tempio, cioè per lo
devano dall'età di 6 a io anni soltanto, spazio di 3o anni, de' quali i primi io
perchè in sì tenera eia non potevano ca- gl'impiegavano a fare il loro noviziato, e
der sospetti essendo necessario che fos-
;
ad imparar le cereraonie ed riti, e lut- i

sero di condizione libera, e senz' alcun tociò che riguardava il loro ministero;
difetto del corpo, figlie di genitori viven- negli altri io anni offrivano o meglio in-
ti, romani e domiciliati in Italia. Il prin- censavano ne' sagrifizi, allora vestendo
cipale dovere di queste vergini sacerdo- al modo indicalo nel voi. XC, p. 107;
tesse era di guardare giorno e notte il e negli ultimi io anni occupavansi nel-
tempio della dea ; di custodire gelosa- l'istruzione delle giovani vestali. Pote-
mente il Palladio di Troia, riguardalo vano quindi liberamente maritarsi, tro-

per una delle VII cose fatali di Roma, e vandosi allora più nell'età di 4o anni,
al

perciò chiamate da s. Ambrogio, Palla- deporre le bende e le altre insegne sacer-


dis Saccrdolesj e di conservare acceso dotali. Ma o pochissime o forse, ma noa
il fuoco sagro, invigilando die non si e- pare, ninna volle sposarsi, siccome con-
stinguesse ; il popolo
altrimenti super- tinuamente allettate da' singolari e su-
stizioso, ciòriguardando di cattivo e fu- premi onori che ricevevano nella gran
nesto presagio, si persuadeva di soggia- Roma, in premio di loro continenza e per
cere a qualche imminente infortunio e addolcire il loro stato, perdendo ogni af-
grave sciagura, anzi il mantenimento del fetto a contrarre nozze e a divenir ma-
fuoco si tenne per simbolo della conser- dri, anche in conseguenza del lungo vi-
vazione dell'impero. Credette Numa, di vere rigorosamente vergini. Imperocché
non poter meglio deporre la sostanza del erano le vestali in tanta riverenza e sli-
fuoco, ch'è puro e incorruttibile, se non ma presso gentili romani, e godevano
i

se fra le mani di persone estremamente onori e privilegi, che quando per alcuni
caste, e perchè quell' elemento, essendo importanti affari venivano costrette uscir
di sua natura sterile, non avea immagi- dal tempio per decorosamente
la cillà,

ne più sensibile che la verginità. Disse le precedevano i littori co'fasci, e le ac-

Cicerone, che il culto di Vesta non con- compagnavano matrone della primaria
veniva che alle donzelle scevre di pas- nobiltà, ed i magistrati, co' quali s'im-
sioni, e sciolte dagl' imbarazzi del mon- battevanojcedevano loro la dritta,abbas-
do. Quando poi per loro negligenza si sandoifasci.Questo accompagnamento fu
fosse spento il fuoco, erano severissima- stabilito perchè si conoscessero e fossero
mente punite con verghe d'or-
e battute rispettate, poiché essendone state violate
dine del pontefice massimo. Il fuoco sa- due daalcuni libertini che si difesero eoa
gro non poteva esser riacceso col fuoco sostenere ignorare chi fossero, si volle con
comune, ma con quello del cielo, ossia tal modo dignitoso prevenire a simili di-
de'raggi del sole, esposto al quale il pon* sordini. Ascendendo il Campidoglio, per
i3:i VES VES
singoiflr privilegio lo facefano in lelliga. te perivano di fame e di dolore. Egli e
Se pei" caso inconlravano per la via tiii per questo che l'infausto luogo fu chia-
reo che andava a subire la senlenza ca- mato Campo Scellerato (inoltre in Ro-
pitale, orclinariainenle restava siibito ma si chiamò pctra srclerata, quella
graziato dalia morte e assoluto da ogni posta avanti l'anfiteatro, presso la qua-
altra pena,purché la vergine vestale af- le diversi crisliani patirono il marti-
fermasse con giuramento che l'incontro rio; viciim sccleratum, ove y empia figlia
era slato puramente fortuito, e interce- di Servio Tullio trapassò col carro sul
desse per la sua liberazione. Non poteva- corpo del padre ; e poriaiìi scelcralamy
no le vestali moriva
essere eredi di chi quella dacui uscirono i Fabi,conlro f^e-
senza far testamento, bensì potevano te- jo). Il giorno in cui ciò avveniva, riguar-
stare anche di sei anni, e l'apprendo dal dandosi infelice e nefasto, per editto del
ìiaronio. Marra il Maffei, Ferona illu- senato veniva dichiarato feriato, cessan-
strala^ t.i, p. io6, che le donne teuto- do tribunali, niun affare trattandosi,
i

ni, superstiti nella famosa battaglia data niuno spettacolo celebrandosi, reputan-
da Mario a' cimbri, domandarono d'es- dosi giorno funesto e miserando. I rei
sere mandate in dono alle vestali, offe- che aveauo corrotto le vestali, erano bat-
rendosi ad osservare anch'esse egut»! ca- tuti con verghe sulla pubblica piazza del
stità. Gravissime poi furono le pene sta- foro, sotto la forca, e quindi puniti di
tuite alle vestali che avessero violalo, nel morte. I beni delle vestali, dopo il sup-
periodo del loro sacerdozio, la votata ca- plizio,erano confiscali e devoluti al te-
stità, venendo severamente punite sen- soro pubblico. Siccome la Terra e Vesta
z'affatto compassione o riguardo. Erano non erano che una medesima divinità,
condannate a vercosinosa, miserabile e ovvero nel tempio erano adorati due nu-
Stentata morte. Primieramente si condu- mi d' egual nome, la dea della terra e
cevano vive dentro una lelliga chiusa e quella del fuoco, ma la i.^ madre di Sa-
ben coperta, per non udirne le strida, per turno; così quella che avea violato la ter-

la città, a guisa de'morti, come sopra un ra, dovea esser sepolta viva sotto la ter-
feretro, accompagnate da* parenti e ami- ra, lasciandosi dd sé stessa qaorire, onde
ci, con pianti e lamenti, fi/io alla Porla salvar l'onore della religione con miste-
di Roma detta Collina, dentro le mura, rioso supplizio. Alcune di quest' impure
nel campo Scellerato, e come notai ne' evitarono la pena colla fuga o con ucci-
voi. LXIV, p. i3i, xeni, p. 3o3, do- dersi altrettanto fecero diversi corrom-
:

ve si legavano e bendavano capo dal


il anno 600 di Pioma,
pitori di esse. IVell'
pontefice massimo (altri vogliono, che si una vergine vestale fu accusata d'ince-
cavavano dalla lettiga tutte coperte), dal sto, e sdegnando ella di sincerar la sua

quale, stando il popolo tutto commosso innocenza con prove umane, recalasi in
in mesto e cupo silenzio, dopo alcune bre- riva al Tevere con un crivello in mano
vi parole in forma di preci, erano poste e questo empito dell'acqua del fiume,
vive in tomba o profonda caverna sot- rivolta verso il cielo pregò la dea Ve-
terranea, incoi erasi collocato un pìccolo sta, che se pia e casta sempre erasi con-

letto, una lucerna accesa, un poco di pa- servata, colla sua virtù le permettesse
ne, acqua, latte e olio ; e calale in quel- portar nel crivello al tempio l'acqua, co-
la per una scula ammovibile, giunta le me avvenne. Sul qual prodigio parlò s.

sventurate al fondo, la scala si ritirava, Agostino, nel luogo già citato. Altro an-
e si serrava la tomba con grossa pietra, teriore fatto racconta Dionisio all'anno
che rkjoprivasi di terra. Cosi le infelici di lloma 282. Eravi un'influenza mali-
restavano sepolte vive, e ivi tragicawen- gna che faceva abortire le donne gravi-
V ES VE S i33
de, e riuscendo inutili gli umani rimedi pendevano ai calel^re albero cliiamato
ed i ifìzi a'numì, fu avvisato ii pon-
sagi lotos^ per indizio di ricuperata libertà ;

lelìcemassimo esserne causa la vestale ma per le ragioni riferite da s. Girolamo


Urbinia, die avendo pertluta la sua ver- neirZ^ff^ 4^- Narra poi all'aimo 8'^, n.
ginità sact ilegamente continuava a fare 2, ciie rimperatore Domiziano, restau-
gagri(i?.i ; ed essendo questi impuri, sde- rando i templi e altri edificandone, au-
gnali gli dei, aveano mandalo quel deso- mentò le idolatriche superstizioni, ed a
lante castigo. Rimossa quindi la vestale manleiiimento della pagana religione fe-
dal sacerdozio, e convinta di reità, fu bat- ce seppellir vive tre vestali, altri dicono
lula per la ciltà con verghe di ferro, e con diverso genere di morte, condanna-
poi sepolta viva. Uno de' seduttori s'uc- le di stupro; e per placar numi, furono i

cise da se ; l'allro preso da' giudici de'sa- [jarimenle sotterrati vivi nel foro romano
grifìzi, fu severamente nella
flagellato tlue uomini e due donne innocenti, de*
pubblica piazza, e qual vde schiavo fu quali due erano di nazione greca, e due
fallo morire. Dopo tulio questo cessò la della gnllica. E verosimileche fossero lut-
crudele influenza. Riferisce il Nibbya p. ti crisliani, perciiè i gentili solevano at-
6c), che il Comizio, come esistente nel tribuire a'fedeli, come spregiatori degl'i-
foro romano, e per la vicinanza al tem- doli, tulli i mali che accadevano. Tanto
pio di Vesta, fu scello per luogo di pena i sacerdoti per placare gli Dei consigliaro-
de' rei convinti di aver violalo le vestali. no, avendo rilevato dd consulto de'libri
Ed aggiunge, che nell' anno di Roma che sovrastava un gran male al
sibillini,

536, Lucio Cantillo, scriba d' uno de' pubblico, in quel tempo avendo il fulmi-
pontefici minori, per aver violato la ve- ne ucciso certa Helvia. Riporta quindi
stale Floronia, spirò sotto i colpi delle all'anno 2 i4> n. 2, che il crudele Caracal-
verghe datigli dai pontefice alassimo nel la fece seppellir vive nei campo Scellera-
Comizio. Questo costume durava anco- to quattro delle sei vergini vestali, ne
<ra nell'impero, poiché Celere cavaliere violò una, e prese per moglie la matrigna
romano, accusalo a Domiziano di av^r Giulia. Di più all'amio 382, n. 46, che
violalo Cornelia vestale, persistè negan- per decreto imperiale, contro il culto de«
do sempro il delitto a lui attribuito, men- gì' idoli, non più si pagassero in Roma
tre veniva battuto nel Comizio. Siccome alle vergini vestali gli assegnamenti so-
anticamente le J'a'/Z»^^^ de'romani teneva- liti pe'sagrifìzi. All'anno 384, "• i3, è
no le loro assemblee nei Comizio, in quel- detto che il memorato Simmaco, fautore
l'articolo ne riparlai, in uno alla sua u- e promotore dei languente paganesimo,
bicazione. Rileva l'annalisla Baronio, al- in uno scritto con somma lode celebrò le
l'anno 5jy n. 58. che appena promulga- vergini vestali, ma tosto reslò confuso e
lo il Vangelo, presso tulle le nazioni le svergognalo, per la caduta e impurità
donne professarono perpetua verginità, a della vestale Primigenia, ossia della pri-
gloria della Chiesa nascente; quindi le ma delle selle vestali d'allora, detta mas-
vergini vestali non doversi paragonare in sima; e i'istesso Simmaco, e uno de'ponte-
cosa alcuna colle Ferrini cristiane, co- fìci, ne procurarono la punizionedel sep-
Oìe scrisse s. Ambrogio contro Simmaco, pellimento vi va.Sejnbra che alcuna vesta-
qualificando lavergimlà delle vestali eni- le con sagace precauzione abbia sapulo
piitia, tetnporaria, ac fasta piena. O^- nascondere la violazione de'suoi giuramen-

serva nel n. 92, che le vergini cristiane ti, per cui disse Minucio Felice che restò
dedicale a Dio, si tagliavano i capelli (e persino ignora lo dalla dea Vesta. Vi han-
uou li lasciavano più crescere), non per no esempi, che ii popolo colla sua auto-
imitare le vergini vestali, le quali gli up* ri là^ a mezzo de'suoi tribuni, cassò la cou-

I
i34 VES VES
danna al supplizio di alcuna rea velatale, vestali e i sacerdoti a piedi, tocco da pietà
pronunciata dopo accurate inquisizioui religiosa, fece discendere dal carro i suoi,
dal collegio de'pontefìci. li Saruelli, LetL e salire le vestali ed i sacerdoti. Condola
ecclesiastiche, ragiona nel t. io, lett. 28: tili a Cerio Cere vi furono accolti col più
Quali erano i sngri/izi^ che facei^ano gran rispetto, e pe* sagrifizi e Ceremoiiie
le Prestali. Le paragona alle Religiose^ in (V.) del cullo che vi celebrarono, d'allora
certoqualniodo,ediceclieriducevansi al- in poi Ceremoiiie si appel larouo le funzio-
rinceusazione,ceieinoniaai)nessaalsagt*i- ni religiose, perpetuando il nome dell'o-
lìzio, e alcuni vogliono che si adoperasse spitale luogo. L' azione d'Albino diven-
perniiligare la puzza della caine bruciata; ne per la posterità una luminosa piova
laonde dice il Saruelli, oiTt ivano incenso, delia romana venerazione per le vestali,

Don sagiifìcavano viltinje. Inv^ensavano ed il suo carro oltrepassò la gloria del


il Palladio, piccola slaluaesprimeute Pal- più brillante carro trionfale, per aver an-
lade coir asta in mano e nel!' altra uno teposto i ministri della religione, alla mo-
scudo, portata da Troia e molto riverita glie ed a'figli. Riguardale le vestali quali
da' romàni, ancorché uomo non mai l'a- persone sagre, erano al coperto da qua-
vesse veduta, perchè 1' entrata nel Tem- lunque pubblica violenza. Avendo il con-
pio di y^ ^^^^^(artitiolo che va tenuto pre- sole Claudio ottenuto l'onore del trionfo,
sente) era vietata agli uomini. Ma quan- a malgrado de* tribuni opponenti, nella
do arse il Tempio della Pace, si eslese il marcia un audace tribuno si propose ro-
fuoco anco a quello di Vesta, e le vestali vesciarlo dal carro, e mentre stava per
tolto il Palladio lo portarono per la via conseguirne l'intento, sopravvenne Clau-
Sagra al palazzo iujperiale. » Una delle dia vestale e figlia del console, la qua-
vestali fu s. Daria ( del cui corpo e di le montata sul carro, ne impedì l' elfet-

quello del suo marito, ove si venerano, e tuazione, la sola sua presenza ralfrenan-
dove furono trovati, riparlai ne'vol.LVII, do il furore del tribuno. Imperocché era-

p. 1 15, LXXV,
37), di cui la s. Chie-p. vi una legge che puniva di morte chiun-
sa celebra la memoria a' 25 ottobre, la que avesse assalito il carro e la lettiga del-
quale fu data per moglie a s. CrisaiitOy le veslali. La vestale Sulfezia avendo do-

col quale lu seppellita viva per comando nato un campo al popolo, questo le de-
di Numeriano imperatore (circa il 283). cretò una statua, colla inaudita preroga-
£lla ancora s. Daria è delta vergine di tiva di collocarsi dove a lei piacesse, li

Minerva, poiché le vestali, custodendo il Buonarroti, O s se r\^ azioni de' medaglioni


Palladio, furono dette anche vergini di amichi, offre alcune erudite nozioni sulle
Palladej la stessa che Minerva". Allor- vestali, parlandone co'ritratti delle veslali
quando galli erano alle porte di Roma e
i Bellicia e Nerazia,co'loronomi el'epigra*
tutto il popolo immerso nella più gran cO' fé Virgo /^e.9^<3/i^, lai." fiorita a'tempi di
slernazione, nel generale disordine le ve- Traiano, la 2." di famiglia illuslre,come lo
stali celarono parte delle cone del tempio fu Celia Claudiana vestale massìuta. Por-
nella terra presso la casa del sagriiìcato- tavano la fascia^ infida, ornamento pro-
re, che divenne un luogo più sagro, ed il prio delle vestali, che circondava la loro
resto co' numi si posero sulle spalle, diri- testa, colle ville fascie più strette penden-
gendosi a Ceri o Cere (^.); a loro si as- ti dietro al collo, che si solevano attacca-
sociarono sacerdoti di altri templi co*
i re all'estremità dell' infoia, dopo le qua-
gli idoli. Passato il ponte di legno che li venivano le tenie ancora più strette, che
conduceva al Gianicolo, incontrarono il si mettevano da piede o erano 1' estremi-
plebeo Albino che fuggiva colla famiglia, tà delle ville stesse. Queste fascie sagre si
collocala sur uu carro. Vedendo egli le confusero dagli scriltori,e riproduce quau"
V ES VES i35
to ne scrissero Prudenzio e 8. Ambrogio. gnamenli ch'erano contribuiti alle vesta-
LisavHiio la vesle bianca, delta carbasina, li dal pubblico; a restituire i quali più.
colle slriscie o davi di porpora. Non con- volte invano fu poi ricercato Valentinia-
viene con Prudenzio, che disse portare i no li, con pubblica ambasciata. Avendo
capelli sparsi sul collo, mentre da' ritrat- però Eugenio tiranno del Sgo, dopo aver
ti si vede che avean pochi capelli, o al- un poco ancor egli resistito, palliando la
meno portavano legali sulla lesta, co-
li sua debolezza, dato a'nobili romani gen-
me tutte le fanciulle, quantunque gli eru- tili, come in proprio que'beni, e per ope-

diti, seguendo Plinio e B^eslo, sostengono ra di Flaviano console e pontefice pi»ga-


che se li tagliassero in principio, benché no ristabilito il culto degl' idoli, nel 3^4
poi se li potevano lasciar crescere. Belli- Teodosio I il Grande, vinto e decapitato
eia venne espressa colla bolla avanti il ch'ebbe quel tiranno, venuto a Roma ne-
petto, più elle fibula (fermaglio, bpllone gò di voler dare del pubblico le spese pe*
o fibbia) semplice, colle quali le donne si sagrifizi, e fece cacciare i sacerdoti idola-
aflibbiavano il pallio sul petto. Interveni- tri de' due sessi, fra' quali vi saianno sta-
viino le vestali a' circensi, e giuochi de* te le vestali. Scrive Zosimo, che avendo
gladiatori, non che alle scetiiche rappre- neir istesso tempo Serena nipote e figlia
sentazioni, e la vestale massima portava adottiva di Teodosio 1, presa una col-

allora una palla d'oro. Augusto assegnò lana da una statua della dea Pvea, ne fu
loro il posto rimpelto a quello del preto- sgridala e maledetta da una vecchia su-
re, e giurò che se alcuna delle sue nipoti perstite delle vergini vestali. Dopo quel
fosse stata in età conveniente, l'avrebbe tempo, sembra che per opera di Teodo-
otFerta per vestale. Vivevano con lusso sio II restassero del tutto aboliti i sa^ri-
e nella mollezza, gli uomini aveano la li- fi zi in Roma per legge imperiale, cessan-
bertà di visitarle di giorno, e le donne a do per sempre le vestali sacerdotesse, f^e-

qualun(|ue ora; di sovente andavano a slaLic. si dissero le feste che celebra vansi
ujangiare nelle loro famiglie. Gol pretesto in onore di Vesta nel 5.° giorno prima de-
di adoprarsi per la riconciliazione delle gl' idi di giugno, vale a dire a' 9 di tal
famiglie, si frammi-^chiavuno in tutti gli mese: era la festa de' pistori o fornai
alFaii, ed era l'ultima e più sicura risor- e de' molini. Anche il giorno 3o aprile
sa degli sventurati.Però talvolta protesse- era consagrato a Vesta Palatina, ossia del
ro cause tiu'pi, nella slessa famiglia im- Monte Palatino. Il tempio di Vesta forse
periale. Erano ricche, pe'splendidi dona- fu il primario e il più venerato de' roma-
tivi che ricevevano. Riuscì soltanto alle ni, e perla sua maggiorcuslodiaNuma vol-
vestali di riconciliar Siila con Cesare. Nel- le che la vicina sua casa fosse la stabile

le proscrizioni di Mario e
ne an- di Silla^ dimora de'poatefici massimi. Di sua ubi-
darono esenti. Depositarie degli alti più i cazione tratta pure il \^.\\\\\ ^ No tizie dtd'
segreti, e de'leslamenti, Cesare ed Augu- V Acqua santa di Roi/ia, cap. 5: Delle
sto nelle loro mani riposero le ultime lo- f^tstalie suo Tempio^ opinando che Nu-
ro volontà. Duiaiono le vestali per mol- 0)a fece condottare l'acquasanta dal fon-
to tempo sotto gl'imperatori cristiani, do- te di tempio e contigua ca-
Egeria sino al

po esser cresciuto il loro numero ordina- sa delle vestali. Quoto tempio non
va
rio di sei e quasi primitivo, a quello di confuso col Tempio di Presta sul Tevere
sette. Asceso all'impero nel SyS Grazia- (F.) tuttora esistente, eretto in onore di
no, apri la via alla totale distruzione di Vesta o la Terra madre di Saturno, hi
queste pagane sacerdotesse, e Valentinia- uno de'Uue templi di Vesta, narra Seve-
no il che gli successe nel 383 circa, levò ha rano nelle Memorie .y<7gre,p. 336, fu con-
l'altre coie alcuni privdegi, beni e asse- dona s. Felicula a sture colle vergini ve-
i36 VES V ES
siali, perdio ricusa tq di sposirsl a Fiac- prendefa il titolo di Festarario.VfAi.*
co, dove stando 7 giorni riiicliiusa iti una eruditamente ne scrisse d. Pier Luigi
stanza, non volle inai pigliar cibo alcuno Galletti monaco cassinese e poi vescovo
da quelle vergini. Onde dopo
il tormento di Cirene, Del Festarario della santa
una chiavica e
dell' eculeo, fa gittata in Romana Chiesa, discorso, Roina 1750.
fatta degna del martirio. Che due erano Indi ne trattò il Cancellieri nell'opera e-
le dee chiamate Vesta, si ha pure dalla 1786,
ruditissim<i,Dei5cc/T/tìir/7^,Uo(nae
DisserLalio de Vesta Elruvcoruin, di l. i,p. 333, cap. 5: De
363, Vestiario; p.
Lorenzo Guazzesi, presso il Calogerà, cap. 6: De l^es tararli munerej De Pro-
Raccolta cV Opuscoli^ t. 18, p. 247. to- Festiario inAulaConstantinopolita-

Wou solo in Roma, ina vergini vestali e na j De Festarario apud Romanos ; De


col tempio di Vesta furono anche in al- Festarario Patriarchii Lateranensis ;
tri luoghi, come in Tii'oli. Molli scrisse- Series Fc.starariorum Ecclesiae Roma-
ro su queste celebri sacerdotesse roma- nae ; Diversa aliorwn Festarariorurn
ne, fra* quali i seguenti. Al veri, Roma explicantur j De munere Fcstiarii et
in ogni stato, par. i, p. i i : Delle vergini Festariiy apud etlmieos, et christianos.
f^estali. Cancellieri, Le
Cose fatali sette In breve ragionerò del Discorso del Gal-
di Roma antica: f'J/ il Palladio, p. 19. letti, e poi farò cenno del riferito d<d Can-
A. G.FngeviOj Storia delle vergini Ve- cellieri, tanto del Festarario che del Fe-
stali romane e del loro cullo, Milano stiario. Noterò anzitutto col Magri, Z\^o.

l8ig, 182 I. Gotofredo Cristiano Gotze, tizia de\'ocaboli ecclesiastici, che il Fé-
De vivi sepidturae, Lipsiaei GgS. G. Cri- stiario, 'P'estiariuniy Secretarium, era
stian* Bastineller, Progr. de vivi sepiil- quella parte della chiesa, nella quale si

Viltetnbergae 1730. Giorgio An-


//^r^/c, conservavano le Fesli sagre (V.j^ anche
drea Gioachirai, Dlssertalio de vivi se- i Fasi sagri (/^'.), delta oggi comune-
piilturae delieto, et poena, Lipsiaei 732. mente Sagrestia {^f^.)j il cui soprastante
Giuseppe Gianni, Delle chiome delle chiama vasi Festiariieset Feslitor, comeiì
romane, Vav'xdL 788. Laf'^cstale^
T'^es tali i Magri lesse in un sermone mss. sulla tra-
tragèdie liriq ne parili. Toul,^ àiis 1809. slazione delle reliquie di s. Gio. Crisosto-
Gaspare Spuntini, Zrt T^estale posta in mo, cioè: E. Cosmas Festitor. Parlando
musica colle parole di Jony. La Vesta- io del Cubiculario [F.)^ feci parola del
le al Campo Scellerato, Cantica di Lui- vestiario Lateranense, luogo dove custo-
gi Scalchi Civitavecchia 1847. ^^ ^ *^*
, di vansi i sagri Arredi f le cose preziose,
stalcy tragedia lirica, musica del mae- gli abili del Papa ec, di cui era custode il

stro Saverio Alercadante, eseguita da- Vestarario di s. Romana Cldesa, ulfizio


gli accademici filarmonici romani l'an- derivato da quello introdotto in Costan-
no 18 )6, Roma. tinopoli probjbilmente da Costantino f,
VESTARARIO e VESTARARIE. col nome di Proto- Festiarioj non che
V. Vestarario della s. Romana Chiesa. dell'eminenza della carica d'ambo i luo-
VESTARARIO DELLA SANTA ghi! Nel voi. XLn,p. «4^', dissi chiamar-
ROMANA CHIESA, Festararius San- si il vestiario, Dj/ninico Festiario, cioè
ciac Ronianae Ecclesiae. Ulllzio eccle- del Signore il Papa. Di pili rilevai nel
siaslicoaulichissi mo e primario dellaChie- voi. XXV, p. 78, che forse Festiarium fu
sa Piomana e del Sommo PonteQce, an- nome
il significante eziandio la pontificia
dato in disuso nel decorso de'secoli.a cui Camera apostolica (F.). Arroge all' ac-
successero il Camerlengo di s. Chiesa cenufìto, la testimonianza del cav. Potn-
(r.).ed il Sagrista del Papa (F.). Era pilj-Olivieri, // Se/iato Rouiano, p. 2^,
il custode del FesLiario pontificio, doade nel segueule laccouto, sul dcpredameulo
^

V E S VES 137
eseguilo nel G^o dall' esai-CQ Isacco del noi chiamali coppieri, i secondi può ctju-
tesoro Lateiu Dense, dove si custodivano gettiuarsi fossero gli odierni guardarobe,
tiiuli pieziosi arredi, e vasi sagri d'oro e delti anche Florieri (f.). Nondimerjo
d' argento, donali a quella basilica da' l^aolo Diacono, che ne parla nella Sto-
Pcipi, dagl* imperatori, da' patrizi, e da ria de Longobardi) indica colui che por-
allri pii benefallori. Mancando di paghe geva le vesti, ed aiutava il principe a ve-
i soldati greci di Pioma^il cartulario o go- stirsi; e polrebbe esser l* uilizio, scrive

v<?rnatore o capitano di questa Maurizio, Muratori, oggidì appellato Aiutante di


a;! istigazione dell' esarca, disse alla tni- camera, o Cameriere, o Paggio da cap-
lizia reclamante die polevasi sopperire pa. Dirò io certo è che nella Famiglia
:

col tesoro della basilica, e col danaro ri- ponlilicia vi è il Cameriere segreto del
postovi dal defunto Papa Onorio I, man- Papay guardaroba di solo titolo, col solo

datogli più volte dall' imperatore per le incarico di presentare formalmente a'car-
paghe /militari, che significa esercitar
il dinali il Cappello cardinalizio, ed il
già i Papi parte del governo temporale jSMJi'o/tì'/i/esotlo-guardarobajCUSlode del-
nel ducato di Pvoma. Allora i soldati cor- la veste pontificia della Falda, e degli
sero al Lalerano per impadronirsene, tua Agnus Dei benedelti (ne riparlai nel
r impedirono le genti del nuovo L^apa voi. LXXI, p. 68 e seg.); il vescovo ^^-
Severino, per cui si fermarono 3 dì nel grisla prefetto della Sagrestia ponlifi'
palazzo, ludi nel tesoro vi eulrò Mau- eia, presso la quale è la Camera^ il Let-
rizio, e sigillò il festerarìo. »* Questa to de* paramenti, in cui gli assume il
era una parte del Palazzo apostolico Papa, ed ove si conservano le Suppellet-
Lalcranetise^ in cui oltre le preziose ve- tili e gli Utensili sagri per la Cappidla

sti pontificali, i sagri vasi d' oio e d' ar- pontificia, le vesti e gli ornamenti del
gento, si custodiva eziandio somma con- Papa (il Grotte Faticane , p.
Torrigio,
siderabile di denaro donalo a s. Pielio, 3 18, chiama Vestiarium la sagrestia del
per servire al sostenlamento de' poveri Papa, benché allri l'appellino guardaro-
e al riscatto degli ^c7t/^i'i". Avendo Mau- ba ; quindi il sagrisla del Papa è detto
rizio dato parte del suo operalo ad Isac- Vestiarius); il Fioriere custode della
co, questi subitovenne a Roma, e impie- F'ioreria apostolica guardaroba pon-
gò 8 continui giorni a depredare il teso- tificia ; ed ih." Aiutante di camera del
ro. Ecco poi quanto scrisse sid vestiario Papa, custode generale delle vesti pon-
o veslerario Laleranense il Nardi, Da^ tificie, pel quale particolare ulUzio, oltre
Parrochif t. 2, p. 2o5. Una porzione il titolo, anzi guardaroba intimo e do-
del palazzo apostolico appella vasi Sacro mestico delle cose del Papa, gode alcuni
jf^e.fiera rio,ed in esso veslerari della i emolumenti. De' Cubiculari del Papa
s. Sede aveano incombenza, come la cura custodi dellesue vesti e robe, parlai anco
degli arredi sagri, e delle vesti della casa in quell'articolo. Ebbero il vestiario al-
pontificia. Di che trovasi frequente lìien- tre chiese, le cattedrali, i monaslerij i

zione ne'monumenli antichi e neW Epist. principi, il senato romano, de' (juali in
di s. Gregorio II. Inoltre afferma, che seguilo ragionerò. Queste indicazioni, che
nel vestiario eravi anche il seminario, o richiamano i diversi articoli citali o ri-
scuole deWa s vSede pe'fanciulli che vi si cordati, ne' quali sono analoghe notizie,
allevavano. Il Muratori, D'userl, 4." De- pi emisi a schiariinenlo di quanto vado a
f^li it/Jizi della corte de' re antichi d' I- liferire, principiando col Galletti. Allor-
talia e degV imperatori, dice trovarsi ché leggiamo negli anticlii scrittori eccle-
nella corte de' longobardi, Piacerìiae, e siastici il vocabolo bestiario pontificio^

l^esùarii o Fesiararii, 1 primi sono da onde il suo custode prendeva il litolodi


i3ii VES VES
yeslarnrìo^ non bisogna atlendcre al ()u« voi. XXXVII, p. i4p, L, p.ai5, eLIT,
IO significalo delia voce rtsUarioj luo- [ì.j i fiWcctìiìo òq* Penitenzieri Lateranen-
go in cui solunienle erano riposte le sa- si^ a'quali lo die's. Pio V, e che avea ser-
gre vesti che doveanoseivire al Papa nel- vito di vestiario de'Papi, secondo alcuni.
le funzioni ecclesiasliclie; poiché dal con- E le due camere propin(|ue, scrive il Se-
fionto dell'antiche testimonianze risulta verano, Calisto II le destinò una ptCu-
chiaro, ch'egli era una parte del P^/Zr/ar- bicularifV uliva perle V(lienze)^&oHo le
vìiio o palazzo Laleranense^ iu cui, ol- quali era situalo il vestiario pontificio,
ite alle vesti, si custodivano ancora le co- senza parlare di quello che forse di nuo-
se più preziose iu oro, in argento, in pre- vo fece Calisto II, nell' antichissimo pa-
ziose gemine, e vi si teneva altresì riposto triarchio. Imperocché Calisto II costruì
del denaro in somma considerabile. Nar- da' fondamenti la cappella di s, iNicolò I
ra il Baronie, che il Papa Giovaimi III e due contigue camere cani tato P^eslia-
del 56o, terminò la basilica e Chiesa de rio, quodsiib eis fieri fecerat^ luiani vi-
ss. XII yJpoòtolì, cominciata da Pelagio delicet cuhicidarem^ et prò secretis con-
1 (nel suo articolo, ciò dissi, non senza siliis alterani. Osserva Galletti, non po-

avvertire che vuoisi Costantino I il suo tersi credere che il vestiario consistesse
primilivo fondatore), assegnandole i con- in una o due camere, ma bensì fosse un e-
fini della parrocchia, e che di vari doni dificio assai più grande e capace,giaccliL' in
l'arricchì, presi dal pontificio i^e5^/^r/0j'ed esso si educavano nobilissimi giovani per
erano preziosi, siccome consistenti in ve- poi servire alla cura del medesimo; e no-
fcli molto valore,
di seta, allora rare e di terò che per depredarlo occorsero 8 inte-
in 8 libbre d'oro e in 4 d'argento. Ottan- ri giorni all'indegno esarca Isacco o I-

l'anni dopo il vestiario della s. Romana saacio. E l'oratorio di 8. Cesario, ch'era


Chiesa continuava ad essere ripieno di ric- forse la chiesa destinata all'uso della scuo-
chi arredi, e molli denari Onorio I viavea la del vestiario, non dovea esser se non
riposto, pel sacrilego riferito spogliamen- ben grande; poiché più tardi, morto nel
lo sì del patriarchio e sì specialmente del I 145 Lucio II, 43 cardinali si congrega-

vestiario; ed una parte


derubato fu del rono nella chiesa (e non nella Chiesa di
inandata a Costantinopoli imperato- all' .y.Cer^tfr^'O diaconia cardinalizia, come eoa
re Eraclio. L'Anastasio lochiamo f^estia- più scrittori dissi ivi e altrove), e vi eles-

riunì Ecclesiae, Fesùariuin Episcopiiy sero Eugenio III. Conclude pertanto, nul-
ossia del patriarchio ordinaria abitazione la aver che fare il vestiario pontificio,col-
de' Papi ; e nella vita di Stefano IH det- l'asserto dall'Alamanni, De Lateranensi-
to IV, narrando la sua elezione nel 768, hus Parietinis^ che la basilica di s. Gre-
dice che 1' insorto antipapa Costantino, gorio presso il Laterano era il vestiario
co' suoi fautori, si rifugiò nel vestiario e della Chiesa, qiiatn ìiodie camerani vo-
nel suo oratorio di s. Cesario o Cesareo cant paranientoruni. In ea cardinales et
Diarlire, donde ricavasi presso a poco ove reliqai antistiles^qid inter religiones pow
fosse il vestiario pontificio, e non che l'o- tìficLhus praeslo erant, sacra sumehant
ratorio fossepresso il vestiariOjCome inter- indunienta. Il vero vestiario ponlificioera
pretò il Raspooi, De Basilica et Palriar- luogo superiore , a cui si andava dalla
ciào Lateranensi. Era in luogo alto e su- parte del Batlisterio Lateranense, e ser-
periore, e non al i.** piano come vuole il viva non pure per custodire le vesti, ma
Tiasponi (anche il Severano nelle Memo- anco pe' danari e per le cose preziose, e
rie sagrey p. 562), quando dice che Ca- la basilica ossia l'oratorio di s. Gregorio
listo Il fabbricò due camere, contigue al- era una chiesetta di due altari a piana ter-
l'oralorio di s. JNicolò 1 (di cui anche ne* ra, slaccala affatto dal batlisterio, come si
VES VES 139
può vedere preiso il Rasponi nella sua ta- cospicui personaggi. ScrisseCedreno nel-
vola icnografica, ove non nega il Galletti, la vita di Costantino, figlio di Ptomano

che si potessero vestire degli abiti sagri imperatore nel X secolo: Elenini IVìco-
cjue'chedoveanointervenire alle funzioni. Ianni fanudorum cubiculi principem,
Quegli adunque, che presedeva a questo scholaruni domesticuni et accuhitoruni
luogo, chesi diceva il Fesiìario Latera- creavity Nicephorum i^ero secundas post
ncnse e pontificio , era chiamato il P^e- euni tenenieni Proto Fe<itiarìuin.^i\Q\'
slarario, ed anche il l'est irario Domni- la vita di Michele IV il Paflagonìco del
co, cioè del Signore, vale a dire del Pa- io34> narra Cedreno stesso, che dopo la
pa, del padrone, denominazione la (juale siccità di 6 mesi, supplicatani est in hit-
avea comune co' Vcslararii degli altri mili processu afratribiis imperatoris gè-
princìpi di que'secoli,ccmesi ha da molli slantibns Johanne sacrimi mantile, cioè
scrittori (di quello della chiesa di Co- il fazzoletto, ov'era impressa l'effigie ado-
stantinopoli e denominato Caristrisìus, rabile di Cristo: magno domesticus epi^
parlai nel voi. XXXIV, p. i55). h\ essi slolani Christi ad Angrtrnm : Proto- f^e-
però mancano monumenti per almeno stIarioGeorgio sacras cunaruni Fascias.
congetturare, quando nella corte ponti- Poteva il proto-vestiario dormire nello
ficia fu istituito questo udìziale della s. stesso sagro cubiculo dell'imperatore, co-
Sede. Sembra indubitalo, che sempre uno me si narra di Renlacio proto-vestiario
fu deputato a tener la cura degli utensili di Michele III V Ubriaco: e^W poi avvisò
sagri e delle cose preziose del patriarchio il patriarca per la coronazione di Basilio
Lateranensejma però è incertissimo quan- I il Macedone^ e preparò le vesti impe-
do cominciò ad esser distinto con questo riali e tutte l'altre su[)[)elleltili occorren-
nome di y eslarario. Nella corte degl'im- ti Matteo moiìfiCO^DeOffic,
alla funzione.
peratori greci il Proto- bestiario fu uffi- dice che il panyper-
solo proto vestario, e
zio antichissimo, e Codino dice che l'isti- sebasto potevano usare il pileo rosso les-
tuì nella I.* metà del IV secolo Costanti- sutod'oro d'ambe le parli, e che il proto-
no I il Grande. Può essere, che ad imi- vestiario usava calcei verdi, e il pany-
i

tazione della corte di Costantinopoli (co- persebasto di color di cedro. L'anonimo


me l'avea la chiesa e summento vaio), s'in- autore d'un opuscolo, riferisce: Caesar
troducesse nella Chiesa romana; e se ciò sub imperii crepidine sedei:- Panyper'
fosse, non recherà meraviglia che in essa sebaslus senatus est caput: - Prolovestia-
pure divenne uffizio nobilissimo edecora- rius honoreclarissimus est: - Isti vesti-
lo di molte prerogative poiché nel ve- ; bus et calceamentis sibi proprìis insignes -
stiario di quella, ove pure, oltre alle ve- Primam optimaluni constituunt classem.
sti, eravi riposto dell'oro, de' vasi e delle II protovestiario usava lo scettro, il quale
pietre preziose, di cui avea cura, laon- era di color d'oro e persino fuso coH'oro,
de per tutto questo era carica ricolma e risplendente in forma di vetro. Avea
di preminenze e di onori. Avanti che la sua sedia distinta ,
quae etiani mar-
da Alessio 1 Comneno imperatore gre- gellis- insignìtur sicut sella panyperse-
co del 1081 fosse istituito il Panyper- basti. Quando l'imperatore nelle funzio-
sebaste (il Magri lo chiama Prolo-Se- ni ascendeva al trono, toccava al proto-
òaslus, cioè primo Angusto )^ uHlzio e vestiario d'indicare collo scettro, r

ch'era
dignità che si conferiva a' figli o paren- asceso, 2.° ch'era già parato delle vesti
ti stretti dell'imperatorCj e quasi egua- imperiali, 3." che già parato sedeva nel
le ad esso rendeva il soggetto, il proto- trono. Finalmente T uffizio tanto di pa-
vestiario otteneva il 2." luogo dopo il nypersebaslo quanto di proto-vestiario
,

njugnu-domeslicOjOode fu ambilo dappiù erano occupati dagli stessi nipoti dell'ini-


i4o V E S VES
peratore. Oia duuque non dee lorpren* poi il CanierlengOf pel notato nel toI.
iif re, se istiluitosi questo stesso uHizio nel VII p. ya e yS), «enza distinzione di
,

palazzo Laleranense, forse ad imitazione maggiori o minori, di più o meno pre-


del coslantinopolilauo, si conferisse a per- ziosi, lutti li ricevesse in cura ili.** man-
sonaggi di sumuìa condizione, ed agli sles- sionario, onde con ragion» potesse scri-
si patenti de'L\'ipi, e si appoggiassero lo- versi ueir Ordine, che il i.'' mansiona-
ro rilevantissime incofubenze. il Galletti rio era custode del donunico Vestiario.
avverte, che il dotto mg/ Giorgi ne'libri Il veslarario pontificio godeva diverse
della liturgia de'iomani Pontefici, ctedet- prerogative. Era il custode non solo delle
le ciie nel VI secolo e dopo, il veslarario ricche suppellettili della Chiesa romana,
e ili.° Mansionario (/'.) fossero la stes- ma anche di quel denaro, che si conser-
sa cosa e che
il f^csiaiariiis
,
seu Ve- vava da parte non per le spese quotidia-
s/arius primus mans'ionarius appella-
et ne, ma pe' bisogni urgenti straordinari,
batur. Invece, come con lui già notai nel pel riscatto degli schiavi e per sollevar il

citato articolo, egli si tiene per fermo, popolo dalla fame nelle carestie. Per Tac-
elle fossero due uHìzi distinti, e l'uno non cennato nel voi. LXIII, p. 276, pare che
avea che fare coli' altro, a motivo delle tali rendile particolari derivassero dalla
afFatlo distinte e diverse ingerenze, clas- camera apostolica. Infatti trovo nel Vi-
sificate in detto hiogo; s. Gregorio 1 a- tale, Memorie de Tesorieri generali pon-
Tendo chiamato il mansionario della ba- tificii^ che al veslarario spellava pure la

Vaticana, Cuslos Ecclesiae , ed


silica cura del denaro in somma considerabile.
avendo dato luogo all'abbaglio del Gior- Aggiunge, che siccome presso sovrani di i

gi un passo dell' Ordine Romano 111,


,
Francia specialmente si chiamò Vestia-
che apertamente ralferma, dicendo: Sed rio e Camera il luogo in cui si custodi-
haec cura erit acolylhorwn , ut sacri vano le cose preziose e il denaro, in pro-
viinisterii vasaper mannni primi Man- cesso di tempo si appellò semplicemente
sionariiy cjui est custos Dominicalis Ve- Caineraj e seguendone l'esempio la Chie-
stiarii, acccpla deftranlur per hajulos sa romana, chiamò Camera Domini Pa-
de niajori nionaslcrio ad celehrandae pae, quello che prima dicevasi P'^estiario^
slatioiùs locum, quae sunt acjuaniatdle^ comegià dissi ne'vol. VII,p.58, e XKV,
hoc est vas manuale, palenae, calices tt p. 78. Per le spese ordinarie, pegli sti«

scyphi aia uè piigillares eie. Ma prima


y
pendi de'soldati, pe'salari a'famigliari e
di prestar tutta la ftde a quasi' Ordine operai del Papa, per l'elemosina, e [)er

bisogna riflettere che il Mabillou non


,
la dispensa del Presbiterio (l^.) al clero
potè confrontarlo con altro esemplare, ed e popolo di Pioma, chiamandosi allora
osservare se vi siano inlerpolaziùni. Per- roga quella somma di denaro cui dispen-

siste il Galletti a credere che ili.° man- sava per tale specie di donativi, così delta
sionario, non fu lo slesso che il veslara- ab erogando, eravi deputato il Saccel-
rio, perchè l'Amalario, e il Micrologo fio* lario (^'.). Questo ragguardevolissimo
rito a'tempidis. Gregorio VII delioyS, ulTiziale, diverso dall' Arcario poi Te-

ninna menzione fauno di tal Ordine, e si soriere (generale (^.), era inferiore al
può congetturare che sia posteriore e com- veslarario ; poiché dovendosi suppor-
posto quando non trovasi più riscontro re un cert' ordine di preminenza nella
dell'ufiizio del veslarario. Di più pensa, maniera che questi uUiziali tenevano nel-
che nel sopprimersi forse fu unito alla le Cavalcate col Papa, immediatamente

carica del i / mansionario, almeno nella a questo cavalcava il Ficedomino^ poi il


custodia de' vasi sagri (poiché nella custo- veslarario, indi il Nomenclatore, e per
dia del denaro successe l'Arcidiacono e ultimo il saccellarioj il che rilevai e^iun-
VES VES r4i
elio nel voi. XLI, p. 243, collo sfesso G»l.- hafur. Essendo egli Arcidiacono della \*

Jetti, da lui rifeiifo, Del Fri'-


mediante il Chiesa lomana, «i conosce che nel III se-
Vìicero della Sede e altri uffizioli mag-
s. colo all'arcidiacono apparteneva, in un
giori del s. Palagio Laferdnensc^dtì qua- certo modo, la cura del vestiario ponti-
le appunlo nominali erano di
i rango. i
.**
ficio, non però della chiesa Laleranense
E perchè ciò si trae dall'Ordine Roma- cheancora non esisteva. Ma se si ammet-
no 1, che il Gallelli dice de' tempi di s. te, che a tempo di s. Lorenzo, all'arcidia-

Gelasio 1 del 49^) o almeno di s. Grego- conato era unito i* uHizio di veslarario,
rio 1 del 5go, pare certo che già a quel- coll'andar poi del tempo alla custodia
Tepoca esistesse il veslarario. Era poi il del vestiario fu posto altro uffiziale a
veslarario così riputato, chea lui gravis* parte, cioè il veslarario, che trovasi sus-
sime incombenze si aflidavano. Adriano sistere nel tempo stesso ch'esisteva l'ar-
I nel 772 volle che fosse in avvenire il cidiacono. Nell'antichissimo Ordine Ro-
giudice ordinario delle cause, che si fos- n)ano I, si vede l'incombenza e la giuris-

sero agitate dal celebre monastero di Far- dizione dell' arcidiacono sul clero roma-
fa in Sabina, thian)andolo Prior Ve- no; era dunque Sicario di Roma òq[
il

stiarii s. Boìuanae Ecclesiae^G lo notai Papa, per cui divenne un uffizio lutto di-
nel voi. XXV, p. 78. Nell'86i si crede verso da quello del veslarario. Ignora il
al veslarario dalo l'incarico da s. Nicolò Gallelli (non rammentando che l'Ordine
I, di riconoscere s'erano legittimi o no i Romano I nel 49*^ o nel %o già esisten-
contralti,che avrebbe fallo Giovanni ar- te, chiaramente l'annovera tra gli uili-
civescovo di Ravenna; ma pviò essere an- ziali maggiori del Papa) , con qual fon-
che il festarariua Tiavennae, seco»)do A* damento il Giorgi asserisca che nel VI
uastasio Bibliotecario, sebbene pare stra- secolo già fosse il veslarario, egli non a-
no che il Papa volesse soggettar Tarcive- vendone trovala menzione all'V 111 seco-
scovo ad un ulliziale di sua Chiesa, laon- lo, per cui registra con sicurezza pro-
de con più fondamento si deve credere priamente pel .**: Miccione notaro opro-
1

che realmente si deputò a giudice il ve- tonolarìo apostolico regionario e priore


slarario Laleranense. Oltre a ciò avea del vestiario di s. Chiesa, Af]0 sto tic a e Se-
quesl'uifiziale un palrimonioa parte, dal- dis Testiarii Prior, eh' è il più antico
le cui rendite probabiliuenle ritraeva il da lui rinvenuto. Fu costituito nel 772
bisognevole per lui e pel mantenimento da Adriano I, con bolla che riporta, giu-
dello stesso vestiario; poiché Pipino ve- dice di tutte le cause che dovessero agi-
slarario neir857 concesse
un in enfiteusi tarsi in Roma dal monastero di Farfa
luogo o Massa de f'esliario domnico, summeolovato; ordinando ancora che tal
nella II regione di Roma, la quale era di giudicatura dovesse in seguito sempre ap-
ragione del vestiario, per assegno fattone partenere al priore del Vestiario. In pa-

dalla Chiesaromana, ed a lui dovea ri- ri tempo, nota di passaggio il Gallelli, era
cadere mancala che fosse la 3.^ persona veslarario nella corte di Desiderio re de*
dell'enfiteuta ; ed interessanti sono i do- longobardi, cerio Prandulo, che fu uno
cumenti che olire. 11 Galletti da'nionu- degliambascialori inviali da quel rea Pa-
roenti raccolse una serie di vestarari,noD pa Adriano I; ma non conviene col Mu-
senza esilazioue cominciandola col ricor- ratori che lo disse guardarobiere di De-
dare s. /^oreAzzo martire glorioso nel 261 siderio, dovendosi credere il suo uffizio
e arcidiacono della Chiesa romana, sul- più nobile, avendo avuti a colleghi nel-
l'autorità di mg."^ Giorgi, che lo chiama l'ambasceria Teodicio duca di Spoleto e
Vestararius seii P^estiarius, qui sacrae Tunnone duca d'Ivrea. Inoltre fiorì sot-
gazaePontiJicum romanorwn pracficìe' to Adriano 1 il veslarario Gennaro,òeì'
V E S
la rui opera il Papn si prevalse pel risto- ra e veslarario (seun veslarario era od
rHineiitodelle basìliche di s. Pietro o di s. un tempo console e duca, accresce la pro-
Paolo, riconosciuto idoneo all'impresa e babilità che s. Leone 111, col cardinala-
fedelissimo. Sergio prete e veslarario, no- to fungesse ancora l'uffiziodi veslarario),
nnnnto in una bolla del 785 d'Adriano nell'857 concesse in enfiteusi al venera-
], colla fondo Apiniano,
quale concesse il bile Piomano suddiacono e regionario di
^ià tenuto da detto veslarario ; il quale s. Rouiana Chiesa, un sito [)osto nella II

è forse quel Sergio che con Anastasio ve- regione, capace di potervi edificare una
scovo erano nel 789 stali spedili in Fran- casa, il quale silo era di ragione del i^e-

cia da s. Gregorio HI, a portare le rhirt- nerdbile T'esliario pontifìcio^ e fra l'al-

17 del sepolcro di s. Pietro (cioè reliquia- tre condizioni vi appose, the alla man-
ri in forma di chiavi, colla limatura del- canza di 3 persone, dovesse assolutamen-
le catene del s. Apostolo) a Carlo Mar- te ritornare ad jus suprascripti Festa-
tello, ed a scongiurarlo che venisse a li- riiy cujus est proprietas. Nel documento
berare Roma dall'oppressioni de' longo- prodotto da Galletti si legge pure Vc'
bardi, es«endosi accampali presso la ba- stario Doninico , e la sottoscrizione: -^
silica Vaticana^ e fors'anco saccheggiata_, signum mauum suprascrilo Pipino con-
tìepraedalaque Ciiinpania miillos nobi- side et dux , atque Festarario. Pipino
les de rofiianis more longohardoruni to- fu chiamato eziandio potentissimo Ve-
tondil atque K'estH>ìt{\ longobardi si ton- starario da Giovanni Vili in una lette-
devano, ma si lasciavano due ciocche di ra, ed ebbe un figlio per nome Cesario
capelli, che coprivano loro le orecchie, console e duca, il quale fece al monaste-
e scendevano di(|ua e di là dalla faccia, ro di s. Scolastica di Subiaco un'amplis-
come aHerma il Boccaccio, g. 3, nov. 2. sima donazione di castella e di fondi, con
Tale costume rinnovarono or
gl'italiani alto riferito però dal Muratori come spu-
son pochi anni, cui generalmente succes- rio a cagione della data, dicendosi il ve-
se quello de'secoli XV e XV l). Leone ro- slarario Pipino già morto, che il Galletti
mano fin dalla fanciullezza fu educato procura di chiarire assegnandogli l'anno
nel vestiario Lateranense, ove nella sua 884. Forse a'tempi del veslarario Pipi-
lunga permanenza in esso tanto si appro* no, Sergio II eletto ne!r844 ^ noo'lo nel-
fjltò nella sagra dottrina e nell'ecclesia- 1*847, a'^icchì di preziosi doni l'oralorio
stica disciplina, che meritò d'esser pro- dis. Cesario martire posto nel patriarchio
niosso al presbiterato, e fu fatto veslara- Lateranense nello slesso vestiario. Gior-
rio, con somma lode esercitandone l'uf- gio veslarario, figlio di Gregorio primi-
fìzio. Ma egli venne crealo pre-
siccome cerodella s. Sede. Avendo Giovanni Vili
te cardinale di Susanna, titolo poi da
s. verso 1*878 condannato Formoso vesco-
lui beneficato, pare che già fosse veslara- vo di Porto, Gregorio /zo/7ie/zc/^^ore e al-
rio e ritenne l'uffizio finche fu sublima- tri nobilissimi romani (fazionari di For-
to al pontificato col nome di Leone moso e tutti scomunicali), egli ne scrisse
Jir lìti 795. Gewmo>yo veslarario inter- una ben diffusa lettera a tulli vescovi 1

venne ad uo insigne placito, che fu te- dellaGermania e delia Francia, narran-


nuto neir8i2 nel patriarchìcLalerauen- do loro delitti che aveano commessi; ed
i

sealla presenza di s. Leone IH, il quale do- uno di essi é nomiualo nella lettera
po lungo diballimenlo delle parti con- Giorgio veslarario, intorno alla cui pa-
cluse, che Mauro disastro non molestas- rentela essendovi notizie bellissime^ ne
se più in avvenire il monastero di Farfa formò Galletti un alberino. Da questo si

ue'suoi beni, esibendone la carta Gallet- trae ch'era suo parente il veslarario Pi-
ti, con alue relative. Pipino coasole, du- pino, ed egli avea sposato la nipote di ]jQ'
V t s VES 143
rrtleHo ìli, con aver pure la concubina della s. Sede. TeofilatlQ vestarario, fu
figlia del jjGUienclalore Gregorio. A'tein- conosciuto per la lapide trovala nel pa-
|>i di Giorgio avvenne i! gran devasla- vimento di s. Maria Maggiore, in occa-
inento si dell'apostolico vestiario, come sione de'reslauri ordinali da Benedetto
del sacrario; iniperocchè assunto al pou- XIV, scrina da due parti e pubblicala
tificalo neir885 l'ollimo Stefano Y det- dal Gallelli. Dall'una vi è un monumen-
to VI, ne'primi giorni di esso avendo vi- to di sepolcro edificato per un'inlera fj-
sitati qiie'due luoghi, e trovatili afFallo miglia, nella quale avea fiorito un per-
vuoti, si rivolse qlle paterne ricchezze e sonaggio decoralo con pubblico onore (\\
le distribuì a' poveri nella somma care* decurioni d'una qualche repul>blica, for-
stia, che pativa allora la cillà. Tuttociò se delle vicinanzedi Roma. JNell'allra par-
ben descrive l'Anastasio, da cui chiara- te, e<posta nel detto pavicnento, si ha il

Dìenle si ricava , essere il vestiario difife- deposito (li Sergia e di Roiiifacio fanciulli
lenle dal sacrario, e che in ambo i luo- e fiirli di Teofilatto vestarario e di Teo-
ghi custodivano cose di sommo valo-
si dora veslaraiiessa, T^esterarissc seu Fe-
re. Ritornando a Giorgio vestarario, che ster/irissa^ i quali concessero un intero
morto Giovanni Vili fosse cogli altri , fondo posto nel lerrilorio di iXepi alla
con>plici restituito nella comunione della stessa basilir.a Liberiana, per servire agli
Ciiiesa ne'pontificati susseguenti odi Ma- usi de'mansionari, cioè de'chierici depu-
rino I o Martino 11 (meglio che il se- tati alla cura della chiesi. Pare Teofilat-
guente), o d'Adriano III (imzi Formoso to vissuto avanti il 9*27, poiché in un co-
divenne poi Papa nell'Bqi ), ne abbiamo dice Farfense, che olire Galletti, si legge
come un indizio nella bolla dello stesso inuna carta di laleatìno, TeofllallOfjitoii'
Adriano 111 nell' 885 , in cui Gregorio clam vtslararius, il quale avea possedu-
nomenclatore e apocrisario è nominato; to beni anche nelle vicinanze di iNepi.
che s'è quel medesimo ricordato di so- Quanto a Teodora l'estararicssa, non
pra , lo si vede ripristinalo nelT uffizio, crede il Galletti che avesse alcuna incom-
laonde può credersi altrettanto degli al- benza nel vestiario, ma che così si chia-
tri, fra*(juali Giorgio vestarario. Ma nel masse, perchè era moglie del Festarario^
Primicero , che il Galletti pubblicò dì- siccome le consorti de'conti^ de'marche-
poi, trovorecisamentedichiaratoche Gre- si, de* duchi, contesse^ niarchionissac e
gorio nomenclatore e apocrisario è allat- duchesse erano anche allora comunemen-
to diverso dal predecessore omonimo e te chiamale (e quanto agli uflìzi ne' tem-
scoaìunicato. N. vestaraiio. PrivaloGior- pi di Roma papale, così le senatrici ^ le

gio della cattolica comunione, e deposto prefettesse di Roma; e ne'primilivi secoli


da'suoi udìzi, avrà Giovanni Vili confe- le già mogli di quelli che separatisi da
riloil vestarurialo ad altro più fedele per- loro divennero vescovi, sacerdoti e dia-
sonaggio, cui si può credere appartenga coni, tali donne si appellarono Fesco-
il frammento esibito dal Galletti, in cui vesse j Preshileresse e Diaconesse. E
.si vede aver quel Papa deputalo nell'88 r qui mi pare acconcio il riflesso fallo nel
il vestarario in suo ministro alla custodia voi. LV, p. 2 1 2, sui primari ufliziali del-
di Ravenna, in tempo della fazione insor- la s. S&de negli antichi secoli, e di poter-
ta contro dell'arcivescovo Maurino, eoa lo applicare eziandio al vestarario, cioè
questi scomunicala, dicendovisi espressa- che in origine chierico, poi laico e amuio-
mente, che ne riteneva le chiavi; e ciò per gliato,probabihnenle tornò ad essere chie-
aver il prelato ricorso all'imperatore per rico). Abbian»o qualche esempio di Fé-
cou>porre le discordie, con gran dispia- s la rarie utile coiti de'principi, come nel-
del Papa, essendo R.avenoa dominio la vita di s. Pietro seniore arcivescovo di

Ki«
i4i VE s V ES
Ravenna, presso Agnello facendosi men- letti, la cui Giovanni Testa rario Domni*
zione (Iella vestaraiia della regina Ro- co, e Pietro suo figlio chiedono a Gio-
sjnonda moglie d'Alboino re deMongobar- anni prete e monaco di Subiaco, il <jua-
di, la quale veslararia era conrubina di le era stato duca o governatore del ca-
KImege o Ilelmiche, di cui quella prin* stellod'Albano.che voalia loro concede-
cipessa si servì per uccidere il molilo in re in enfiteusi una vigna posta in Roniu
Verona (cioè al modo narralo dal Maf- nella regione IV, nel luogo dello campo
feì, cbe chiama la donna damigella della di s. Agata. Fra'sottoscritti vi è: -^ Leo-
regina, la quale ollenne da lei d'occupa- ne priore scale F'eslarii. Dal nominarsi
re una nolle furti vaoìenle il suo lelto, nel documento Giovanni veslarario eLeo*
onde con turpe inganno obbligar Ilelmi- ne priore della scuola del vestiario, si ap-
che a commellere l'assassinio del suo re). prende che molti erano addetti al servizio
INIa per quanto lo storico Agnello ivi ne del medesimo luogo, il principale de'qua-
dicCj non dovea essere un ulllzio di gran- li n'era dello il /9r/or6;, e gli altri tutti /^e-

de onore, poiché chiania tal vestararia stararii eiauo chiamali; sicché la sempli-
mn/iripnun siium, ove narra che Rosnj on- ce denominazione di veslarario non può
da si vestì degli abili di questa sua serva fare determinare a credere, che chiun([ae
per trarre in inganno Ebnege, e indurlo è così intitolalo, fosse il veslarario in ca-
per necessità al regicidio, altrimenti l'a- pite del pontifìcio bestiario. Il vest ara-
vrebbe accusato ad Alboino del toltogli rio Pietro è nominato nel diploma d'Ot-
onore. E qui dirò col Cancellieii, che Va- tone 111 del 996, col quale confermai be-
chimero ricorda Rauleanae Proto- F^c- ni e privilegi del monastero de' ss. Boni-
òiiarissney quae in aedenì sacrani a se facio ed Alessio nell' Aventino, al quale
mngìtìfice extruclani corpus Arsemi Pietro e il suo fratello Stefano aveano
transferri curavit. Stefano veslarario. donato beni che possedevano, in uno a*
i

]Vel 965 eletto Giovanni Xlli, tosto in- diritti che aveano o pretendevano d'ave-
corse nell'odio della nobiltà romana, laon- re sopra altri, da ricadere in dominio de'
de Roffiedo conte di Campagna, Pietro monaci dopo la loromorte. Giovanniye-
Prefetto di Roma (in quest'articolo col starario trovasi neiristroracutooirerlo dal
Novaes e altri, dissi Rolfiedo prefetto e Galletti, con altre carte analoghe, certa-
Pietro successore suo), Stefano veslara- mente del 999, e sarà stato fregiato di
rio e altri, chiusolo prima in Castel s. An- qualche gran soprintendenza sulla Sabi-
gelo, lo mandarono poi in esilio, o fuggi na, poiché ivi faceva tanta figura, che le
a Capua. Morto RolIVedo e Stefano ve- datene segnavano il nome prima di quel-
slarario, il Papa tornò a Roma, ove ac- lo dello stesso vescovo e del rettore del-
corso a difenderlo nel 966 Ottone 1 im- la provincia, cioè nel luogo dove si sa-
peratore, lo vendicò con far morirei prin- rebbe posto il nome del Papa: In nomi-
cipali ribellij e Pietro prefetto fa punito ne Domini Dei Salvatoris nostri Jesa
in modo esemplare. Lo storico Pandolfo Chrisliyteuiporìhus DomniJohannis Fé-
Pisano soggiunge: De Rqffredo vero co» stararli e.tc Tanta singolarità e l'eccel-

mite, et Stejjhano vestararia quia mortai lenza della carica di Festararìo della s.

crani fjussit iniperator ejfodere sepul- Romana Chiesa, rilevò pure il Fatteschi,
era eorum, etossa eoruni foras projici Meìnorie de" duchi e del ducato di Spo-
(meglio è ritenere, che cadaveri falli a
i leto, p. 252. Eiquoco veslarario del sa-
pezzi, furono appesi i» varie forche). Leo- gro palazzo primo senatore ed unico
,

ne priore della scuola del vestiario vi- duca de'romani.Da tutti questi sfolgoran-
vea nel 976, ed a' 23 gennaio si sotto- ti ed emine mi titoli, come comparisce in

scrisse all'istrumento, prodotto dal Gal* una lettera, che gli scrisse neh 082 circa
-

V ES VES 145
Alìnartlo abbate di Benigno di Dijon, s. furono alienati. Nell'oscurità in cui si è,
poi arcivescovo di Lione, ben si appren- di ciò che avvenisse di quesl'ufiizio, non
de da qual sorta di suggelli si occupava più trovandosi mentovato, nondimeno
l'iiHìzio nel secoloXI. Egli dunque era il ca- si può con qualche probabilità congettu-

po del senato, e quello che solo governava rare, che fosse per avventura unito ad al-
Ilon)a, e da quanto si vede nella stessa let- cun altro uffizio della famiglia e corte
tera,come l^estarario pare die ottenesse pontificia. Non è poi strano il pensare,
presso il Papa Giovanni XlXdetto XX la che nelle grandi calamità, cui Roma fu
carica di piimo ministro, al qualealtra let- soggetta perle fazioni di quel tempo, le

tera ed ambedue si leggono nel


scrisse, pei secuzioni Sede da diver-
mosse alla s.

Galletti. In quella ad Eiquoco, l'abbate si imperatori, sostenitori anco di antipapi

Alinardo implora la sua prolezione, onde e di scismi, frequenti Viaggi de Papiy


i

fare riuscir vani gli sforzi de'nenjici con- a ciò costretti dalle vicende politiche de'
tro il suo monastero, cui monaci in luì i fiuiosi di Pioma, molto andasse scemando
confidavano, sapendo bene, che volendo, la ricchezza del Fe^/mrzo, sicché conve-
poteva impedir qualunque attentato. Si nisse unirlo al Sacrario o Sagrestia, che
può pertanto arguire, che il vestarario per l'addietro era affatto distinto dal ve-
in questo tempo, siaper ragione dell'uf- stiario, ondeili.° mausionariocomincias*

fizio, o perchè la persona che n'era insi- se ad aver la custodia di tutti i vasi e di

gnita fosse accettissima al Papa, ottene- tulli gli arredi, senza che vi fosse la già

va il 1
."^
luogo nella sua corte. Alcuni chia esposta distinzione tra' vasi maggiori e
marono Eiquoco vestarario. Equìvoco^ minori. In fatti nell' antico Ceremoniale
come il Cancellieri nella sua serie de* J e- di Pietro Amelio (celebre Sagrista d'Ur-
stararli. DopoEiquoco,non riuscì al Gal- bano V, Gregorio XI e Urbano VI, per-
letti ritrovare altro soggetto, che occu- ciò istruito e peritissimo del praticato in
passe la carica di vestarario. Non crede Avignone e Pioma), si vede che per sa-
aggiungere il rinvenuto dal Zazzera, Z>eZ- crario s'intendeva il vestiario, dicendosi
le famiglie Corsini^s. Eustachio^ ec, par- ivi che il Papa finita la messa dell'aurora
lando Gregorio vestara-
di questa, cioè nel Natale del Signore, reverlitur ad s.

rio, fiorito secondo lui nel io5g, qui Mariam Majorem, para-
et depositis

vocatur Minicius Vestiarius sacri pa- mentis qiiiescit modiciim incamera sua.
latii, vir clarissimus j dappoiché alfer- Ethora competenti intratSacrarium^seu
mando esisterne memoria nel registro Vestiarium cuni Episcopis^ presbyteris
Farfense, in questo non è mentovato af' eie.Certamente, ripete Galletti, che ne*
fatto. Inoltre il Zazzera lo dice figlio di secoli in cui fiorirono i vestarari era i!

Guido e di Milia, cioè di Guido conte vestiario un luogo assai differente dal sa-
Tuscolano e di Emilia Conti, e fratel- crario. Neil' Ordine Romano XI, di cui
lo di Giovanni Conti nel io58 antipapa è autore Benedetto canonico di s. Pietro,
Benedetto X, soprannominato da s. Pier che fiorì intorno al 1 143, il Vestarario
Damiani Mincio o Mincione^ non mai non si nomina giammai e se al suo tem- ;

che ne fosse il cognome, e di lui riparlai po quest' uffizio fosse durato ancora, al-
nel voi. XC, p. 67. Il Galletti crede, che lorcliè egli descrive la funzione della co-
verso la fine del secolo XI l'uffizio d» Ee- ronazione del novello Papa, avrebbe pro-
starar io di s. Romana CA/e,yiZ andasse a babilmente accennato,che luogo egli otte-
poco a poco perdendo il suo splendore, neva fra'tanti ufficiali che nomina, e nep-
ed beni eh* erano di sua ragione, asse-
i pure ne fa menzione nel minutamente
gnati al mantenimento del Fesliario enumerare lutti quelli che ricevevano
pontificio^ appunto nel medesimo secolo dal Papa il Presbiterio, Così pur Cencio
VOL. xcvi.
i46 VES VES
Camerario neirOrtline che scrisse avan- vestarìis. In fatti qui non vuol dire altro,
ti ili 19*2 niuna menzione fece del vesta- se non che a* vestarari apparteneva in
rario, allorcliè descrive gli udìziali a'qua- tal solennità sparger la chiesa di fiori, o
li il Papa distribuiva i donativi del pres- sia di giunchi, cioè di fiondi e di verzura,
biterio nel dì della coronazione. Trovan- costumanza già introdotta oltremonte, e .

si bensì in Cencio certi T estanirii com^ il Dollari nella Poma sotterranea eviìài»
ponenti in Roma una delle scuole, ma lamente ragiona dello spargimento di FiO*
*

con uHìzi in tutto diversi da quelli eserci- ri(F.) e Fronde (F.), Presso il Du Can-
tati dal vestarario avanti il 1000 e po- gè si ha, che fra le consuetudini mss. di
co dopo. Nel giorno della Purificazione s. Agostino del Limosino: Infeslos.Au-
il Papa andava a s. Martina (di cui nel voi. gustini .praepositus dehel reciperejiin-
. .

LXllI, p. 5i), e qiì'w'ì vestararìì car?i o- cum, qui^ dehelur ex consuetudine ad


stiariis basilicae sacri palalii repracseri' parandum chornm, et capilulum ; ed in
tant cereos ad benediceiìdum quos mi- un codice mss. del Monte di s.Michele si ha
nor preòbfleroriimcardinalis in ordine pure: Eleemosynarius tenetur edam iii-
henedicit. Enumerando a quali scuole si venìre juncwnin magnis feslivitatibus in
dava il presbiterio per mano del camer- cìiorOy et in c/tìfw^fro. Quindi è che juncare
lengo ne' giorni di Natale e di Pasqua, vi ejonchare altro non voleva dire,che spar-
ripone questa sorte di vestarari, dicendo: gere di giunchi, cioè fiori. ^el^Ordinario
T eslararìis qìiatiior solìdosprovesinos ; di s. Laudo di Rouen si legge: Incortina-
e poco dopo soggiunge P'cstarariis vero : tur altare s. Johannis, et juncatur j e
in omnibus solkmnilatibus s. Ulariae, fra gli usi della badia di s. Germano, sub-
Asswnplione cxccpla facilini candelas ^
eleemosynarius dehet fa cere chorir,^
de vinelis vivìs papyrum prò candelis jnncaridejerre. Nel principio del secolo
aptanles. Et propler hoc cum Domino XI V,cioè dopo la morte di Bonifacio VI 1 1,
Papa coniedunt in die coronalionis suae si trova, che il luogo che ne' remoli tem-

et prò universis vineiis recipìunt de al- pi chiamavasi Vestiario^ si dicea Tesoro


tares.Petri qualuor provesinos prò ipsis della Chiesa Romana (F.),e che era sot-
vinetis. Et est sciendum cjuod isti prò to la custodia del Camerlengo della me-
ser vitto islo habenlmedietaleni maniiuni desima ; per cui pensa il Gallelti, che ces-
carlae majoris in die Paschae. Quello sate le calamità di Roma e ripreso Pa- i

che voglia qui significare Cencio, s'igno- pi alquanto di tranquillità, in modo che

ra. In Pietro Mallio, presso Mabillon nel- senza timori di rubamenli potessero te-
r Appendice all' Ordine liomauo XI, si ner conto degli arredi e vasi preziosi, che
legge: In Purifìcatioue s. Marine quin- si andavano acquistando per incremen-
qiie libras cerae etqiiatuor denarios prò to del decoro beo conveniente a'cnedesi-
vincis. Qui doveasi leggere prò jiincis. rai, se ne desse la cura al camerlengo. In-
Nello slesso Mallio, presso i Bollandisti, di p'ubblicò l'inventario prezioso fallo dal
Junìif Àct, ss.y t. 7, è dello: In Purifica- camerlengo nel i3o4) dopo la morte di
tione s. Marìae Firginis deceni libras ce- Bonifacio Vili, da me discorso in più luo-
racket quatuor denarios pròjuncis. Ed in ghi per la sua importanza, come parlan-
una carta riferita Med.
dal Muratori, do del Tesoriere generale, che nella cu-
Aevi, t. 1220 col titolo
5, scrilta circa il stodia successe poi al camerlengo, da cui
di Provenlibus quos Dominus Papa re- SI trae, che il tesoro della Chiesa roma-

cìpit de Confessione B. Pelri, et basilicae na a quell'epoca conteneva non solo la


Sancta Sanclorum, si legge: In Puri/i- custodia de' vasi d' oro, d* argento e le
catione s. Mariaedecem Lbras cerae prò gioie, ma anco una certa porzione di de-
candelis, et quatuor denarios prò juncis naro, eh' è appunto secondo l'idea del
V E S VES i47
yestìario antico, oltre alcun documento mcnns secondo il Magri, anche abitazio-
cìisomma itnportanza. Se sì liQettealla ne e ospizio del superiore; ed Egumenuni
I quantità di cose preziose che registra il fu detto il vestiario di s. Sabba in Cella

lungo inventario, a' molli doni fitti da nuova, di cui dovrò parlare. Il Torrigio
Bonifacio Vili alla cattedrale patria di liporta il lesto d'Anastasio, e l'operato
Anagni, di cui il Boldetli pubblicò Tin- del Papa per la chiesa, Ecclesiaui, sngre-
enfario nelle sue Osservazioni sopra i stia, FesliariOf e chiostro, Egunienar-
I cimilerii, ad onta pure di tante strane
vicende, devesi riconoscere la notabile ric-
chio,€he però opina doversi leggere Erg-
marchio. —
Senato romano ebbe pur
Il

chezza a cui era risalito il vestiario o vo- esso ne'bassi secoli il Vestarario, ed an-
gliara dire il tesoro della Chiesa R.oma» che più uffiziali nello stesso tempo eoa
na. Il Galletti poi non conviene noi Roc- questo titolo; però le sue precise incom-
ca, Chronihisloria de Apo^olico Sacra- benze non si conoscono per mancanza di
rio, seguito dal Giorgi, oltre altri, che il monumenti. Verso la metà del secolo
prelato Sacrista del Papa possa ripete- XllI si vede nel registro di Gregorio
re l'origine del suo rispettabilissimo uf- IX che ancora sussistevano; poiché si

fizioda quello che una volta fu del 7'^e- riferisce la sentenza di scomunica da quel
starario. Distinguo, in tutto no certa- Papa fulminata contro Luca Savelli se-
mente, in parte lo è di fatto, al sagrista natore di Roma, e contro Parentiam,
essendo aflidata la custodia della Sagre- et Joannes de Cinthio Feslararios, et
stia pontificia^ in cui si custodiscono le omnes illos consiliarios Urbis, et ju-
vesti ed i per uso della Cap-
vasi sagri, sliliarios, per avere occupalo e ritene-
pella pontificia e del Papa, e gli orna- re il castello di Montalto. Non è però si-
menti propri di questo, preziosi per la curo quanto all'epoca del senatorato di
materia e pel lavoro, certamente non Luca, che trovo chiarita in Vitale, Sto-
erano nel
così ricchissimi e copiosi quali ria diplomatica de' senatori di Roma,
declinar del decorso secolo, inclusiva- p. 93. Pacificatosi il Papa co* romani,
mente a'triregni pontificii in tempi quie- il senatore Malabranca nel I2 35 ^m-
ti. Gli antichi Triregni, fino a quell'in- Yo^qaod Vestararii judices Palatini, ju-
fausta epoca, si custodivano in Castel s. slitiarii, scrinariif assectatores, et gene-
Angelo, dentro un cassone di ferro, le raliter offlciales 5f/09(sic) ontnes ... eani-
cui chiavi tenevano \\ Maggiordomo, e il deni pacem jurarefacict. Ed in fatti si

Tesoriere generale, che successo al Ca- ha medesimo registro, che nello stes-
nel
merlengo ntWa presidenza dell'erario pa- so giorno Domitms Romanus Bonaven-
pale, dopo il Galletti scrisse il Vitali, De* ture (dello slesso nome e cognome vive-
Tesorieri generali, che l'antico /^e.sf/<2- va allora un cardinale vescovo di Por-
rio fu dato in cuia al camerlengo in luo- to, che da senatore di Roma nel 1212
go del Festararioj argomenti che non era st^to creato cardinale , e lo afferma
senza diffusione svolsi ne' qui ricordati Vitale) Festarius Urbis superdicta pa-
articoli. ce servanda jnravit simili ter. Tteni Do-
Le altre chiese di Roma, almeno le piìi minus Paulus Laurentii Palatinus ju-
cospicue, ebbero anch'esse il l^estiario, dex juravit dictam pacem etc. Ora che
narrando Anastasio Bibliotecario, che A- quel posto di Feslarario del senato si
driano I del 772, rifece e ampliò la Cliie- occupasse da nobilissimo soggetto, ne of-
sa di s. Anastasio alle Acque Salvie , fie convincente prova il cronista Riccar-
una cani Vestiario, gli edifìzi e ilmona- do da s. Germano, narrando che nel giu-
stero; il qual vestiario fu detto anco He- gno luglio 1287, insorta una sedizio-
^uinenarchio ^ Egwncnarchio^ ed E'^a- necoalroGiovanai da Poli senatore, que-
i48 VES VES
sti fu deposto, e sostituito in suo luogo Alano abbate Farfa la 3.* parte del ca-
di
Giovanni di Cencio forse lo stesso Cincio sale di Scaitdiliano, ricevendo in cambio
vestaiario nei tempo del senatorato di il casale Marianula. Verso la fine poi del-
Snveiii, sunnominati, tanto più che anco l' istesso anno, Taciperto scrisse un con-
Parenzio yestar ario nello slesso, sappia- tratto, in cui Sisone vendè a detto abbate
mo dal medesimo cronista, ch'era sena- IO moggia di terra del casale Antiano,
tore di Roma \iiS. Non in tal an-
nel compresa la metà della chiesa di s. Fe-

no, ma nel 1234 il cav. Pompilj-Oli vie- lice con sua dote. Adeodato vestarario,
ri assegna il senatorato di Savelli e di successore del precedente, nel 765 sot-
— Le
,

nuovo nel 1266. chiese vescovili toscrisse un istrumento col quale Teo-
aveano anch'esse fra'ioro ofliziali il Ve- dosio cede al suddetto abbate una ca-
starano^ senza dire dell' oltramontane, sa posta in Mallianum ad s. Ei/ge-
e di alcune d* Italia n* è rimasta memo- nìam, ricevendo io cambio altri beni.
ria. La Tiburtina o di Tivoli ebbe il f^e- Inoltre Deodato si sottoscrisse nell'atmo
starano ^ od F eslarari fino al
i secolo 773 in altro strumento di donazione al-
XI II, poiché nel menzionato registro di l'abbate di Farfa; non che pure nel 778
Gregorio IX, in una sua lettera scritta ad una carta d'altra simile donazione.
al vescovo e al clero, sono nominati Prio- Giovanni vestarario, nel 778 sottoscris-
res et Festararios. La cattedrale di Be- se una donazione al monastero Farfense.
nevento ebbe il vestarariofino al XII se- 1 Adeodato e Giovanni vestarari, Irovan-
colo, ed in documento del 1241, che nel- si sottoscritti nel 785 ad altra egual do-

le solennità sempre vi avea luogo. La nazione: forse sono medesimi già nomi- i

chiesa diPtietida antichissimo tempo eb- nati, ed il 2.° coadiutore al primo Majo*
be anch'essa il vestarario, e poiché rag- rano prete vestarario, fiori nell' 80 3, ia
guardevoli ne sono le memorie, il Gal- cuicome messo dell'episcopio di R.ieti ìq-
letti co* monumenti Farfensi volle tes- terveune ad un cambio di beni tra Teu-
serne la seguente piccola serie. Alfredo derado vescovo reatino e Giovanni abba-
vestarario, intervenne nel 746 ad una te diFarfa. —
Ne'monasteri antichi e-
donazione, che Palombo diacono fece a ziandio si trovano i P^estarari^ il cui uf-
Fulcaldo abbate di Farfa, della porzione fizio però consisteva comunemente nel
de' beni che possedeva in Lamniano, il provvedere le monaci
vesti a' , nel qual
cui atto riporta Galletti illustrato, così significato si osservano ancora le Vesta'
gli altri che accennerò per altri. Anselnii- rarie ne' monasteri antichi delle mona-
no anno
vestarario, verso la fine di detto che. Non così però si può direde'mona-
intervenne alla cessione che AdualdoeAu- steridi Roma, ne'quali vestarario avea il

dolfo fecero a Godefredo gastaldo di Rie- altresì in denaro e le cose più


consegna il

ti, de'casali Asiliano e Fida, ricevendone preziose. Giovanni Diacono nella vita di
da lui in cambio due altri di ragione del s. Gregorio l del 590, racconta che men-

fisco ducale: nell'atto é il segno -^ della tre questi dimorava nella Cella nova o
mano Ansclmini Feslararii. Fecero il monastero di ^.iS'/7Z>^<t,presenlalosegli per
cambio per evitar le pene dell'inferno, per la 3.* volta quell'Angelo in forma di nau-

assicurarsi dell' eterna vita, per rimedio frago per esser da lui soccorso, egli fe-
dell'anime loro, formole di cui parlai in ce venirea sé il que-
vestarario e sentì ^\a

tanti luoghi, ed usale in quest'istrumento sto che nel vestiario non vi erano più mo-
perché la cessione veniva ad essere in van- nete, e ricercatolo poi se per avventura e-
taggio di luogo pio o monastero. Taci- ravi rimasta alcuna veste, o qualche va-
pcrlo vestaiario, si sottoscrisse ad uno so, sentì che vi era tuttavia una scodella
strumento nel 764, in cui Lupo cede ad d'argento, con cui s. Silvia madre del san-
VES VES 149
to soleva fargli avere de'legumi. Quindi fortalitioetpertinentiissuisest universali-
si scorge, che il veslarario di questo mo- ter ofiicii Vestararii Cassinensis. Item di-
nastero non differiva nelle sue incomben- ctum ollìcium habet integram decimami
ze gran cosa dal veslarario della Chiesa in toloterrilorioCaslrinovi, videlicet gra-
Lateranense, poiché il suo uOìzio non era ni hordei milei fabarum etfarrorum".!Xel
limitato solamente alla custodia delle ve- castello di S.Giorgio:»» Castrum ipsum to-
sti. Questo slesso può dirsi del vestarario lum est odicii VestarariiCassinensis prae-
della chiesa di Monte Cassino , il quale ter spiritualitatemquae pertinet ad Ca-
avea altresìi beni e vassalli a parte di sua meram Cassinensem. Item quod omnes
ragione, laonde si vede eh* era stato in- dedicto castro debent decimam dicto of-
stituito anch' egli ad imitazione di quel- ficio vestarii de grano hordeo mileo fa-
lo della Chiesa Lateranense. Presso il p. bis et spelta et farris et de omnibus se-
Galtola parlandosi degli ulFizi di detto minibus et de vino ex consuetudine an-
arci-cenobio, del vestarario si dice: Vi- tiquata". Nel castello dis. Angelo di Teo.
star arìiis reparare dehet curare cimile' dice:« Castrum ipsum s. Angeli est of-
ria^ balnea, vesliariuni etc.,e non aggiun- ficii Vestarii Cassinensis cum juribuset
ge altre incombenze che forse erangli sta- perlinenliis suis. Item quod homines o-
te assegnate. Da un documento del 1270 mnes dicti castri tenenlur anois singùlis
si prova che beni i e i vassalli, di parte del officio Vestarii de omnibus possessioni-
veslarario cassinese, essendo allora ^ra- bus eorum terraticura grani milei et or-
ter Matleiis de Miniano nionacus et ve- deiquod terraticum intelligitur de se-
stariiis casinensìs .... sub dominio ejus- ptem tumulis unum (tomolo è misura di
dcm veslarii. Si sono perdute le memo- cereali presso i napoletani)". Nel castel-
rie degli antichi vestarari cassinensi ^
lo di Vallefredda « 0(ficium Vestarii
:

nondimeno pel i
.**
si conosce l'inglese Am- habet in dicto castro expletam decimata
fredo vestarario, che nel 1 iSy circa fu grani de loto territorio dicti castri'*. Nel
uno de' più rispettabili della comitiva monastero della ss. Trinità della Cava
accompagnarono il nuo-
de' caS'iiuesi che fu pure il vestarario, e vi durava anche
vo abbate Rinaldo allorché andò in Mel- verso la fine del XIII secolo, e nel 1284
fi a trovare V imperatore Lotario If, trovasi Calotto o Carlotto monaco e ve-
ove dimorava pure Papa Innocenzo IF^ slarario del monastero Cavense.Qui ter-
a cui prestarono ubbidienza detestando minano le 108 pagine dell'eruditissimo
quella resa al temerario antipapa Ana- Galletti.—- Il Cancellieri, nell'opera già
cleto il i
il vestarario Amfredo, siccome mentovata e classica, nel cap. V comincia
eloquentissimo, fece da interprete in lin- dal dire che tra* molti Secretaria^ fu-
gua romana a' parlari de'tedeschi. Rai- ronvi que' denominati P^esliarii equiva-
mondo vestarario cassinese, e anche pre- lenti al Secreiariunif e ne illustra il vo-
posto di s. Pietro Imperiale di Taranto, cabolo in vari modi espresso, secondo
nel 1827 si sottoscrisse ad un accomoda- l'uso Òq* Festìariiy presso i romani e pres-
mento tra* vescovi Raimondo di Monte so gli ecclesiastici antichi, ricordando
Cassino e Leonardo d* Aquino. I vesta- molti scrittori che ne ragionarono, ordi-
rari continuarono a figurare
cassinesi nariamente luogo per la custodia delle
nella chiesa dell'arci-cenobio fino alme- vesti, de* vasi, del denaro, delle suppel-
no dopo la metà del secolo XIV, con tut- lettili, pure Ca-
delle cose preziose, dello
te le loro giurisdizioni ragguardevoli, che meracy Tliesaurus^ Gaza, Annarioj
avendole volute riconoscere Andrea ab- guardoroba. Indi passa a parlare del be-
bate di Monte Gassino nel 1 37 si trovò. i stiario Lateranense^ e fa cenno di quello
In Casteluuoro : M Caslruui ipsum cum di s. Sofia dr Costantinopoli, ripetendo

I
iSo V E S VES
io breTe il riferito dai Galletti, e sup« nio(V.) della medesima, f^csliarium fu
pleiiclo con altre eriidizioni, massime bi- pur detto il sacrario del Dattislerio(F.)y
bliogranche; tale essendo la natura di tut- ubi candidae vcsles a Neophytis drposi-
to il suo trattalo del f'tstiario e del f^e» tae Dominicaa in Albis servabanturj e
sUirariOy in confronto del libro del Gal- coxuQyimpuberes Deoin monasterilob la-
letti) che lo precedette neiriilustrazione ti in Fcstiariuni adductij e persino, oltre
del irario argomento, il perchè vado li- il Festiariumin Episcoporum coasecra'
mitandomi a sfuggevoli cenni, altrimenti tic reservatuniy dell' Episcopns stnltn.<i
sarebbe supeiflua lipelizione. Distingue in Fcstiario per sunimum nefas sacris
pure anch' egli il f esliarìo, dal Sacra- vestibus inducbaturj e della Fatuoruni
riOf e conviene con Vitale, che il nome festuniy Ifypodlaconoruniy InnoccnLiuniy
di bestiario %\ converti in Cainera^QW Stullorum, promiscue dictum. Nel cap.
f'es larario sao custoJe, in Camerlengo. VI il Cancellieri ragiona dell'uffizio e de*
Indi discorre dell'oraloi io Lateranensedi doveri de' vestarari, loro prerogative e
S.Tommaso, iS'ecre/czWo o luogo ove Papii privilegi,cominciando dall'antichissitno
si vestivano, mentre si cantava l'ora di Sc' Proto- Fesliario in Palalii, et aula Con-
*/tìr,e donde si partivano processioualmeo- slantinopolitanay seu supremi Fcstifirii
te, che leggo nel Severano, Memorie,
il praefecti apud graecoSy ad esempio del
p. 524; ® ^^^ l'Alamanni, dell'oratorio quale fu introdotto in Roma papale, nel
Luterà nense di s. Lorenzo in Cella Gre- &Gfìdiioco\ Fé starius Urbis, e nel patriar-
goriana, seu basilica s. Gregorii P'e- chio Laleranense, col titolo di Festara^
sliariumfiiily quam hodie Cameram vo- rius sanclae Romanae Ecclesiae. Ri-
cant paranientorum, come pur leggo nel- produce poi la serie di questi vestarari
lo slesso Alamanni a p. 26. Col § 3.° De del Galletti compendiosamente, e quan-
ytstiarìOy et Hegumenarchio^cVìce poi il to ad alcuna lieve aggiunta superionnen-
Cancellieri del vestiario di s. Anastasio, le r ho riferita. Continua co' vestarari

detto llegunienarchioy vocabolo che par- dell'altre chiese^ col produrre il canone

ticolarmente illustra, derivante da He- del concilio di Nicea 1 del 3 25. •• Sii ia

gumcnus, Egumeno (^'.), abbate o su- unaquaque Ecclesia procurator, et cum


periore del monastero, massime de' mo- eo alii, qui curam habeant provenlum,
naci Studiti (/^^.). Spiega oon diffusa eru- etreddituum Ecclesiarum, et deinde vil-
dizione partitamente il significalo de'vo- larum, et semeniis, et sumptuum, at va-
caboli : F'^estiarii, Revestiariif Revesli- sorum auri, et argenti, et vestimento'
corii, Revestiloriiy Revestoriiy f^estibuli^ rum, et ornamentorum Ecclesiae". Scris-
Revesùhuliy alque u.su9y sollemnioribus se il Visconti, De Missac apparai ìi, t.
4,
anni diebusy tempi e di molte di-
di vari e. IO, p. 22, che tale uffizio fu imposto
"verse chiese, precipuamente riguardanti alMansionario, ma etsi primi tus Festa-
le pontificie funzioni, in buona partegià rarìo dutntaxat comniissum fuit. Nella
narrale col Galletti, e anche altrove, lo chiesa maggiore di Benevento si chiamò
somma risulta essere statoil Festiariunty Thesaurarius e F estararius, e dovea es-
locus ubi vestes scrvabanlur, pensio ad se dicy et nocte continue in^Festiario, e
emendasy regium Aerariiuny The-
vestes poi la 5." dignità fu decorata del titolo
saurus principumy Camera j Sacrar inni y
di Tesoriere (F.), dignità ch'ebbero ed
ScriniOy ossia Archivio (/'^.), del quale e- hanno tuttora molte cattedrali. Dispose
rano custodi gli Scriniari [F.) o Archi- il concilio provinciale di Benevento del
visti della s. Sede (^.), ch'ebbero a ca- i557 « Vestiarii seu Thesaurarii cuslo-
:

po, prima il Primicerio della s. Sede diam habeant sacrorura vasorum. Ve-
\y.), poi il Proloscriniario Primiscii- stimeolorum ecclcsiasticoi um, oruameu •
VES VES i5i
torumque omnium Altarium,eotumque Oblazioni fatte da*fedeli a Dio e alla sua
oitinclitiae, nitorique consulant, propte- casa il tempio; anche gli utensili sagri
reaque sinl assidue in Vestiario". Del re- e le ss. Picliquie, secondo i luoghi e gli
sto, tranne erudizioni bibliografiche, de' scritlori,allri appellandoli iS'.^grcsf/e. Tan-
veslaiari delle chiese, niun' altra nozio- to in 63 pagine svolge Cancellieri, che io
ne parlicolare offre Cancellieri. Bensì le restrinsi inpoche indicazioni. Terminerò
porge col § 7.": De miinere P^estiarii, et colMoretti, /?////5 dandiPresbyteriuni Pa-
Festarii, apud Etìinicos^ et Chrìstianos. pae^ Cardinalibus, et Clericis, che con
Principia con parlare de* vari significati Curopalala parla del Festiarii seu Ae-
presso i gentili ed i pagani di tali voci, me- rarii praefeclus^ che nella coronazione
morando diverse vesti degli antichi, i ne- de;[;rimperatori somministrava le prezio-
gozianti delle Fes ti [F .),'\\ Comes Festia- se vesti e molte monete d*oro per dispen-
r/Vche nella casa imperiale le procurava sarsi. Nota poi, che ogni volta che il nuo-
e co user va va. Praeterea Festiarii appel- vo Papa era coronato in s. Pietro, acci-
lahantur etiam P'eslipices^ Fesùjìcì^ et piunt canonici prò Presbyterio odo so-
Festispiciy eorumque uxores^ aiitftmi- lidos lucensesj et decem solidos prò ve-
ìiae^ nncie eodem niunere fungehanliir stiario. A quanto altro dice
il Moretti,

Festiplicae, Festlpicae, Festijicae, et osserva Cancellieri: » pluribus inquirit,


plures oslendunt. Dice pure del vestiario quid lateat sub hac Vestiarii denomina-
della chiesa di Nimes, de'vestiari mona- tioue, incertusque haeret, uum prò Sacra-
stici, il vestarario de'quali talvolta fu ap- rio canonici Incus accipiendus sit, an po-

pellato Cellerario (F^Jje Festiariani an- tius ibidem innuatur vetus consuetudo,
cillaiH vocant, quae domestici vesliarii certis sollemnitalibus renovandi vesti-
curam hahet, et in monasteriisfeniina- menta ministrantium Basilicae^quaepo-
rum apud Abelardam, di*:itur Festia- stea in Strenam (F.) conversa est, an
ria^ quae tolum, quod ad curam indù- demum prò Vestiarii porlione, cujus vi-

ìiientorum spedata providel. Atque hinc ces fleret caoonicis, quorum lune vita
Auguslimii sa ne tiino niale s quasdani communis, solidorum solutio. Postrema
hortatus est iis uerbis, sicut pascimini ex hujusmodi signiflcatioeidemMoretlo ma-
mio Cellario^ sic induimini ex uno Fé- videtur, qui hujusce usus
gis arrisisse
Finalmente, che Fesllarius^ aut
sliario. vestigium agnoscit in denariis, qui prò
Festarius appellahantiir^ qui non modo vestibus quondam dispensari consuetis,
Festiarii^ sed etiam Tliesauri^ et Cime- sacrarum Canonizationum occasione di-
liorum curam hahebat. Altre belle analo- ribentur,ac praeserlim in pecuuiae distri-
ghe erudizioni riferisce Cancellieri nel butione, qua sacrarum caeremoniarum
CMp. VII: De Receptorio, Reposi torio^ praefecti in Agnorum Dei benedictione
Armario^ et Armariolo, luoghi tutti o- donanlur prò Vestiario renovando, seu
ve i vescovi, i sagri ministri, ed altri an- prò Sirena Vesliaria". Siccome \\ Moretti
cora, custodivano le vesti, i vasi, le sup- nomina Fastarios seu Fastararios^ che
pellettili sagre, il denaro, le cose preziose, partecipavano dell' oblazioni fatte all'al-
ogni specie di veslimenla, servendo pure tare di s. il vocabolo non si
Pietro, acciò
ad alcune quasi sagre funzioni. Nel cap. confonda con quelli di Festiario e Festa-
Vili: De Paratorio, luogo in cui il Pa- rario^ dirò che il Torrigio T interpretò
pa assumeva paramenti sagri, e vi si ri-
i ceraiuoli j e sembrando al Moretti oscu-
ponevano vasi sagri e le vesti ecclesiasti-
i ra la spiegazione, sospetta che fossero i

che missali, e fu pur detto Festiarium. bajulos palatinoSf che aveano cura delle
Nel cap. IX Z>e Donarlo, et Promptun-
: lampade. De ba/ulis scrisse il Casella,
rio^ altri vestiari io cui si ponevano le nella vita di s. Basilio: A s. Salvatore iu

i
152 VES VES
Campo {ò'ì LI, p. 4?» chiesa
cai nel voi. bre, da* suoi 4>ooo abitanti circa. Quivi
già de' benedettini berreltani soppressi; furono adunale diete importanti nel 1 527
ma essendosi concessa alla congregazione e nel 544) nell'ultima delle quali fu con-
1

del preziosissimo Sangue che la possede- fermata la corona ereditaria. Di sue noti-
va, quella di s. Maria in Trivio, di che feci zie, della sede vescovile istituita nel 1
1 49,

pure parola nel voi. LXXXIV, p. 198, la suffraganea della metropoli d* UpsaLa
chiesa di s. Salvatore in Campo ora è pas* (/^.), e de'suoi vescovi, molto ne parlai a
sata in proprietà del collegio de' C/7ffr/rt^^« Svezia.
ri de' Cardinalì),s\.ù\auo i laici oblati, che VESTI E VESTIMENTO, Festium,
servivano a portare e riportare vasi sa- i Vestimentuni, Indumentuni^ Ornatuni.
gri, i vestimenti e altri stromenti per ce- Abiti che si portano indosso, per bisogno
Jebrare la messa ponliOcia ; e questi tali e per ornamento, foggiee mode di vestire.
neirOrdineRomano sono denominali ha- In moltissimi articoli di questo mio Di-
iuli. Il Buonavi'uo{\,Osservazionisui me- zionario ho ragionalo su quesl' ampio e
daglioni antichi^ parla de* Fesùlores varialissimo argomento, in quanto si ri-
Simulacroriini et. Deorum. ferisce alle principali parti del vestimento
VESTERAS WESTERAES. Città s\ civile, che sagro, tanto antico, quanto
vescovile di Svezia, antica e celebre, capo- moderno, di molte nazioni, precipuamen-
luogo de'i3 distretti della prefettura del te latine ; anzi descrivendo espressamen-
suo nome, la quale si forma della parte te una veste, per analogia vi riportai no-
orientale dell'anticaVestmania e della zioni dell' altre, o perchè ne derivarono
porzione dell'Upland chiamata Fyrhun- o perchè vi hanno relazione. A'suoi arti-
tira nella Svezia propria; paese general- coli e luoghi descrissi i parziali costumi
mente piano, ritaglialo da alcune colli- de* popoli nelle vesti e loro ornamenti,
nette, assai ricche di terra arabile, e so- singolarmente quelle della Gerarchia ec-
prattutto di prati, tranne nel nord eh' è clesiasùca^ che per la natura di questa
montagnoso e imboscato. Il lago Maelar, mia opera, più sotto riparlerò, come al-
che bagna questa prefettura al sud, vi trove promisi non che de* Sovrani^ de*
;

forma parecchie baie, le più notabili fra Magistrali^ Giudici^ Governatori ; di


le quali sono quelle di Vesleras, di Galt quelli municipali conie Senatore di Ro-
e di Black. Il clima è freddo, ma sano; ma^ Gonfaloniere^ Podestà, Priore, Sin-
vi sono bestiami, abbondante la pesca- daco (anche nel descrivere le città ed i
gione, numerosissime le fucine. La città luoghi); della il////zz<2, degli Ordini Mi-
di Vesleras giace alla foce della Svaria, litaried Equestri j in somma deìVUomo
in amena situazione, ma le vie ne so- (F.) d'ogni grado e condizione, così delle
no irregolari dall'antico suo castello si
: Donne d'ogni siaiOyFergini, Spose, Fedo-
gode di bellissima vista sul lago. La cat- K>e{^F.). Nelle corti e nelle chiese di Pioma e
tedrale di S.Egidio è notabile, con bellis- di Costantinopoli specialmente, il luogo
simo campanile, e contiene la tomba del- ove si custodivano le vesti sagre e altre co-
l' illustre e insieme deplorabile Gusta- se preziose,si disse Festiario{F.),ed il

vo I,eretlagli da Erico XIV. Ha l'ospeda- ragguardevole ufllziale deputalo alla cu-


le, il liceOjCh e uno de'migliori del regno, stodia venne chiamato Festararioe Pro-
una biblioteca che possiede preziosi mss. tO'Festiario; quello poi del Papa e del-
Questa città è il gran deposito del ferro las. Sede, Festarario della s. Romana
che passa a Stockolma dalla prefettura Chiesa\F.). Anche altri principi ebbero
di Vesleras; mandando pure allacapila- vestarari e anco vestararie; i primi 1' eb-
le molto rame, ottone, vetriolo ec. Tieo- bero, oltre le chiese di Roma, le catte-
si una fìera considerabile a' 16 diseltem* drali ed i monasteri, e quelli delle mo-
VES VES i53
nache ebbero Testararie. Inoltre Vesiia- luoghi, ove ne parlai. Laonde nel voi-
I

I
rio e Segretario^ o Sagrestia (F.), sì ap- LXXXiV, 212, tenni proposilo del
p.
pellò anlicameDte il luogo ove il Papa Sarto o Sartore, che taglia veslimenli i

ed i vescovi prendevano i paramenti sa- e li cuce, ed altrettanto fa la Sartrice^


gri. I Nomi, i Cognomi y i Soprannomi di cui pure parlai, non senza nozioni sul-
(/^) derivarono promiscuamente da* Nu- r origine e progresso delle vesti, pel bi-
mi, dalle feste, dalle vittorie, da'uumeii, sogno cominciato co* nostri proto-geni-
dagli augurii, dagli eventi, dalla nascita^ tori, pel loro fallo, e come ripararono alla
dalla qualità, da' difetti del corpo, da* loro nudila : toccai la volubile e rovino-
dogmi religiosi, dalla pietà, da* buoni e sa moda, il perniciosissimo lusso, fomen-
cattivi costumi, dalle virtù, da' mestieri, tato da' Modisti e dalle Modiste, di cui
dqlle civaie o produzioni della campagna, ancora dissi alquante parole, e 1' una e

dagli alberi, da'fiori, dagli attrezzi della r altro più avanti tornerò a deplorare.
nautica, dagli animali, dalle fiere, da'bru* Intanto qui noto, che in questo meravi-
ti, da per non dire di
epiteti ingiuriosi, e glioso secolo si è inventata pure, oltre
altro, anche dalle vesti e dal colore di es- il cucire mediante macchine, la Barce-
se. Tutto prova il Cancellieri, con erudi- lotccnia, ossiaTarte di ritessere e riu-
zioni bibliografiche nella Dissert. Epist. nire senz'ago, e con facilissima imitazio-
sull'iscrizione delle ss. Simplicia e
Orsa. ne, ogni materia di stoffe, tessuti preziosi,
Dal colore derivarono nomi Albii^ Al-
i cachemire, sete, tele battisle, tulli e trine
bini^ Aurrìy BrunoneSy Candidi^ Flavi^ d'ogni genere ed in qualsiasi modo offese.
Fiisciy Galbae^ Melanion, IVigre, Rufus. Essa altresì unisce, si dice, l'utile al di-
Dalle vesti principalmente derivarono i letto nell'eseguire disegni a musaico eoa
nomi di Caligula e di Caracalla, dati bell'armonia di colori; ed intorno a que-
a due imperatori romani. Da caliga o st'arte ne scrisse il suo inventore Giusep-
calza o calzare^ stivaletto o calzatura pe Darcelo, che le impose il suo nome, con

de' guerrieri romani, che consisteva in quanto pubblicò il Giornale di Roma del
una grossa suola fermata sul piede con 1 858 a p. 47 1 . Gli accidenti poi non ra-
bende di cuoio che giravano intorno alla ri e funestissimi di persone, especialmen-
Doce del piede, Caio Giulio Cesare Ger- le di dame, abbruciate vive in poco d'ora
manico ricevette il nome di Caligola, pel fuoco appiccatosi fortuitau>ente alle
per dinotare ch'era nato fra le legioni, e loro vesti, e i vantaggi che si trarrebbe-
chefinodallasua infanzia fu allevato fra ro in parecchi casi dal poter adoperare
glieserciti di cui Germanico suo padre era tessuti o altre materie a prova di fuoco,
la delizia, al pari che del popolo roma- han falto ricercare a'chimici i modi più
no. Da Caracalla, sorta di clamide o ve- sicuri e meno dispendiosi eli rendere le
ste in uso fra' romani e poi adottata clà- sostanze incombustibili. Racconta pertan-
g\ì Ecclesiastici, ne venne il nome a Bas- to la ClvìUci Cattolica, serie 3.'\ t. 8, p.
siano Antonino di Caracalla, figlio di 6o8 , che di recente il chimico fiancese
Settimio Severo, per aver costretto ro- i Canteron, ha trovato un nuovo sale, che
mani ad andar vestiti con tale abito lun- rende incombustibile qualunque coi{)0 ne
go sino al tallone e in forma di Cocolla. venga impregnato alla superfìcie. Si può
Descrivendo le principali Università ar- mescere alla salda con cui s' inamida la
tistiche, ragionai ancora di molte arti, che biancheria, all'olio, a'colori, e couiporre
poi nominerò, destinale alla confezione in varie guise con altre sostanze; si può
delle materie per le vesti, e di quelle im- applicare alle stoffe, al legno, al cartone:
piegale alla loro formazione; delle mate- in ogni caso le materie preparate con que-
xie stesse, delle loro notizie, e degli altri sto sale messe lu sulle fiamme non pigliuu
154 VES VES
fuoco. Tnnto sembrano mostrare gli spe- 155, oltre non poche erudlzioni sul com-
limeiili fattine nei iSSy a Neuilly; tua mercio in generale, nel discorso che li
resta a sapere primieramente se il tro- precede ed in altri paragrafi; mentre,
valo possa con facilità applicarsi in vaste quanto alle produzioni, ne tratto negli ar-
proporzioni, e poi qual sia questo sale, il ticoli geografici. Pertanto a p. loi dissi de*
cui segreto non maniCestò lo scuoprilore. Berrettarij facitori delle Berrette ^ Ber-
11 JMasson, altro francese, dà alle stoffe rettoniy Berrettini (F.) e altre copertu-
anche più fine la qualità ili resistere al- re del capo; ed a p. 107 de* Cappe Ilari
l'azione del fuoco, immergendole in un li- fabbricatori (\e Cappelli {f^.); mentre a
quido preparato, e restano incombustibi- p. 74 dissi óe' Barbieri Parrucchieri e di
li. Lo descrive la stessa Ci\>illà, insieme loro arte tonsoria e ornamentale del vol-
ad altro metodo per immergere le stolFe to, di cui è veste la Maschera i^P'.)^ e del
e le tele più fine in una soluzione di clo- cnpo, al quale fanno la copertura detta
ruro di zingo allungata con acqua, che Parrucca [F.), o la Tonsura ( F.) de' Ca-
dopo il bagno, messe anche sulla viva pelh\ oltre (juella delta Barba (F.). Di
iiauìma si carbonizzano e inceneriscono, questa e di quelli dovrò riparlarne col
ma senza fir vampa e perciò senza peri- dotto e satirico Martorelli. A p. loi
colo di chi le veste (dice ['Enciclopedia dQ'Calzettarif fabbricatori di Calze e di
contemporanea ò'ì Fano, l. 6, p. i6o, la Guanti (F.); e de'facitori di quest' ulti-
spesa per tale soluzione essere quasi nul- mi, o spacciatori, anche a p. 1 33 dicendo
la; e che dopo la mortedi Clara Webster, ch'Guantari, Dq Calzolai^ a p. i o3, con
le vesti della quale presero fuoco sui pal- quanto si appartiene alla calzatura del
co scenico, gli abili in mussolina di tutte piede, massime per le Scarpe {^F.^ e ^q
le ballerine de' primari teatri sono stati Sandali; mentre dell'uso de'zoccoli, cal-
fatti a prova di fuoco). Finalmente par- zari simili alle pianelle ma colla pianta
la di certe riuscite sperienze per preser- di legno, intaccato nel mezzo dalla par-
vare guastatori Pompieri (^.) dall'a-
i te che posa in terra ,
parlai altrove di-
zione del fuoco, vestendoli di amianto, cendo da chi feu'ono usati, mentre lo so-
di maglie metalliche, o di panni resi in- no da diversi religiosi e sodalizi. Questa
combustibili per mezzodel borace, e ado- calzatura di legno era conosciuta ed an-
perando or l'uno or l'altro di questi ve- che usata da'romani, presso quali più i i

stimenti, oeziaudio tulli treinsieme. Par- poveri lavoratori se ne servivano esclusi-


lai altrove dell'amianto, come nel voi. vacnente. La cosa singolare si è, ch'essi
LXXXIV, p. i38, di cui gli antichi for- erano la calzatura de' parricidi, quando
mavano della tela per la combustione de* chiudevansi in sacco per gettarli in ac-
cadaveri, per conservarne le ceneri. Ne qua, per prescrizione di legge. Catone gli
scrisse Giovanni C\attìp\n'\y De incombu- accenna come calzatura degli schiavi e
stibili lino sive lapide Amianto^ Romae delle donne che servivano in campagna.
1691. Gli altri principali artisti e ma- I zoccoli furono in uso in Benevento per

nuali che colla loro professione più con- calzari, come afferma il Borgia nelle Me-
tribuiscono alla produzione e composi- morie storiche^ t. 2, p.199, ossianosocci
zione de' vestimenti, di cui' tenni proposi- (ma veramente il socco era un calzare
lo nel ricordato articolo e volume, sono degl' istrioni antichi nella commedia,
i seguenti, ed in ciascuno eziandio |)ar- usato nel Teatro, ove ne feci parola, ia
lai, in uno al proprio mestiere, delle ma- uno air altra calzatura detta cotur-
terie che lavorano o fabbricano; come no, di cui si servivano gli antichi attori
pure de'negozianti e spacciatori descritti nelle tragedie). Nel secolo XI V e nel XV
ne' paragrafi Mercanti e Merciari a p. furono in grande uso presso la povera
VES YìiS i55
gente , massimamente di villa , ne sJe- fin dairorigioe della loro istituzione, os-
gnaronli iìiTatto i nobili delle città più sia ne'primi anni del XIII secolo. Il fon-
colte, riconoscendoli mollo utili a prefe- datore s. Francesco d'Asisi, intimando a*
renza di qualunque altro calzare a pre- suoi figli, che di tutto sforniti, a piedi nu-
servare i piedi dall'umido. Quiiali nella di si portassero pel mondo a spargere il

Cronica di Novara all'annoi 536 è scrit- seme della divina parola, non inlese che
to che Guglielmo capitano di No vara, sen- fossero prividi qualunque calzare. Ma vo-
tendo presa la città da'nemici, incastruni lendo in essi rinnovare la vita apostoli-
fiigil in zocholis; ed il Muratori avver- ca, come Gesù Cristo e gli Apostoli, cosi
te, nella Disscrf. 2 5.', che in una pittu- egli a loro permise di andar calzati di
ra del palazzo Estense, 14^2, è fatta nel sandali, il che provano le antiche scrittu-
rappresentato lo slesso imperatore Fe- ra, pitture e sculture de'francescani, e pre-

derico 111 con quesle scarpe di legno. Nel cipua niente la reliquia in discorso. Que*
I*
-voi. XCl, p. 363, descrivendo costumi i siiveneratisandali sono intessuti di"iun-
o
de'veneziani, notai che innanzi alla sel- co palustre. Le fila della pianta di cia-
ciatura delle strade di Venezia^ le don- scun sandalo, falle a foggia di corda, so-
ne per non imbrattarsi di fango o polve- no 16, e quelle del tomaio 23, tutte for-

re, portavano altissimi zoccoli, larghi e mate a trecciola. Nell'interno degli orec-
senza calcagnino^ e pare elicli lasciasse- chini dietro il calcagno sono altre 4 fila.

ro entrate nelle case, couie ora si fa colle Partono puredall'estremilà anlerioreal-


caloscie, per prendere uncalzameulo più la posteriore parte del piede due fila del

leggero. Il Muratori" discorre de'zoccoli medesimo giunco. Altre due meno esle-
nella Disscrt. 25.^,uiati non meno dalle se si osservano nel lato del sandalo cor-
donne romane col lusso dell'ornamento rispondente al malleolo, per legare cos\
di pietre prezioseje perchè ne'secoli XIV le più eslese, onde il piede fosse spedito
e XV la povera gente , massime di vil- al cammino. Il santo gli usò dopo il pro-
la, usavano i zoccoli, come a suo tempo digioso ricevi mento delle s.^S7///zmrtJ/e(F".)
lo costumavano varie conladine del Mi- nel 122 3, nel quale articolo li dissi falli

lanese, perciò frati Minori Osservanti


i da s. Chiara, per coprire le impressioni
per umiltà si accomodarono a quell* u- de'chiodi, sulle quali sovrapponeva uq
sanza, ed ebbero il nome di Zoccolanti. brano di pelle che copriva colle peduccie
Più antico fu l'uso delle scarpe con suo di lana. Queste piaghe non gemevano
le di legno, e l'adoperò Bernardo re d'I- sangue, bensì la ferita del lato destro del
lalia morto nell'SiB. Pantofole, pia- petto, il cui sangue vermiglio bagnava la
nelle domesliche,è vocabolo tedesco,pf2m- tonaca e i femorali. Tornando all'artico-
/o/e/, che significa tavole de piedi. Inol- lo in discorso, a p. 99 dissi óe Pelliccia-
1

tre i anche Sandali [f^,)


zoccoli chiamali ri, ed a p. 226 òe Fella ri e P^accinari,
si usano pure da altri Francescani, da- rilevando che lepelli degli animali, le cor-
gli Eremiti camaldolesi, da altri religio- lecciee le fogliedegli alberi, furono le pri-

si, eda'fralelli d'alcuni Sodalizi. S\ rica- me vesti, colle quali gli uomini e le don-
va dall'opuscolo: /Sandali del patriar' •le si cuoprirono. A p. 210 e 226 del-
ca Francesco, Macerala 1857, trailo
s. l'arti ornamentali de* Ricamatori e de*
i\aW Album di Roma, t. 24, p. 2i3, col Triiiaroli. A p. 222 ^^ Tessitori ^\ se-
disegno loro per la i
,^ volta tratto dal ta, di lana e di lino, materie principali
vero, che si venerano nella basilica cat- per formare drappi, stoffe e telerie, colle
tedrale di Recanati, già posseduti da Pa- quali si lavorano la più parte de* vesti-
pa Gregorio XII. Ivi si dice, che l'uso menti civili e sagri; di tale remotissima
de'saudali coaiiuciò presao i frali uiiuori ai lificiosa e utilissima arie, al cui soccor*
i56 VES VES
so, e per quuiitu dirò poi, noo senza pie bella della pecora, della quale gli uomi-
giudizio della società, come si reputu da ni si formavano le vestimenta. Non ci ri-

alcuni ,sono inventale tuolleplici an-


si corda però che gli egiziani e gli assiri
,

zi eccessivo uumeio di macchine iuge- abbiano usato del tessuto di cotone; e per
f^i.osissinie. A p. 2 iSdc^SctaroUye mani- loro non parla che di lana e di filo. Ciò
fatture di Seta (/^^.), con altre nozioni su più chiaramente si manifesta, consideran*
queolo prezioso e nobile prodotto. A p. do che il cotone presso gl'indiani è chia-
i34 paiìa\ dt Lanari^e nuovamente del- mato carhasus (dal sanscrilto Karpa-
la salutifera e preziosissima Lana (A^.), sum, in ebraico Karpas), Disse Virgilio
e deiranticltissimo suo uso per vesti; nieu- weW Eneide^ lib.8, 34= Eum tennis glau-
tie a p. 27.2 rimarcai, che se forse è più co velabat aniiclu carhasus. Non esisto-
ren>oto l'uso del lino tessuto, rautenore no soddisfacenti etimologie della parola
antichità di quello della lana devesi in* cotone (nome di molte piante del genere
tendere non della tessuta, ma della lana Gossfpiani f che producono una materia
nnita alla pelle degli animati, in natura, lanuginosa, tenera e filamentosa , della
usala pe'primi da Adamo, da Eva e da' quale si fa la bandjagia, sinonimo di co-
loro figli proto-parenti nostri. Ma la la* tone). Plinio nel lib. g, cap. i(),dice: Nel-
uà essendo stata di preferenza usala da- l'ulto Egitto, che guarda dalla parte del-
gli antichi^ più sotto riparlerò de' suoi l'Arabia , cresce una certa pianta, dagli
tessuti. N'è prova la necessità che ne de- uni chiamata Gossypiani , e dagli altri
rivò delie frequenti lavande de'corpi ne* Syion. Se n'è fatto il filo chiamato c/'/t-

Bagni (>^'.)e nelle Terme (V.), e lo con- nuni^ e non ha lana, che possa esser-
vi

ferma Ottavio Ferrari presso la Raccol- gli paragonata per la bianchezza o la de-
ta del Calogerà, t. 5, p. 44^: Disserta- licatezza. 11 cotone è il bisso della s. Scrit-
tio de Balncis. A p. 187 de Linarolif e tura: si trovano le mummie d'Egitto av-
dell'uso benefico e molteplice del lino, volte ne'tessuti di lino o di lana, e noa
come dell'arte pregevole di tingere le te- mai nel tessuto di cotone. Il bisso ani-
le, di che anco a p. 225 dicendo de' Tm- male degli antichi si è il filaticcio della
toriy compresa la tintura della nobilissi- seta : pinna marittima (di questa ragio-
Dja Porpora (F.)jed eziandio del coto- nai nel voi. LXXII , p. 252 e seg., mi-
ne e suo uso, il quale per gl'immensi van- rabile conchiglia che produce, oltre la
baggi che ci reca, essendosi cotanto dif- perla, quella bella lanugine detta lana
fuso e reso comune, e per non averne d'oro, e se ne lavorano guanti, calze, scial-
parlato. abbastanza come materia prima, li e altri oggetti di luìso). Alla scoperta
liti permeilo un cenno, che ricavo dal del nuovo mondo, i messicani ed i brasi-
Giornale di Roma del i858 583, , p. liani si coprivano con istoffe di cotone;
in cui è l'articolo: Uso e produzione del que'popoli non avevano né canape, né
cotone, estratto dall'opera del d."^ 0'R.or- lana o seta; non usavano del lino, quan-
ke, singolarmente riguardante l'uso da* tunque crescesse presso Le stolTe
di loro.

tempi i più rimoti, ed i paesi che concor- di cotone trovate in alcune tombe peru-
rono alla sua produzione. Il cotone, esem- viane, e avvolgendo cadaveri imbalsa-
pio assai raro, è originario ad un tempo mali, possedevano la più grande analo-
de'puesi caldi de'due continenti. Sembra gia con quelle che si fabbricano al pre-
8Ìastatocoltivatoneirindia,(ìnodulla più sente. Stando a'documenti somministra-
limola antichità. Erodoto, 44^ ^""' 3" ti dalla storia della Cina, il cotone era
vanti l'eia corrente, ci fa conoscere che conosciuto io quest'impero dalla più re-
gl'ntdianiaveano una specie di pianta, la mota antichità; ma lo si coltivava ne'giar-
quale a vec€ di frutti) dava una lana più dinioomepiaalu rara e preziosa, ed i les-
VES V E S I ^7
siili di cotone, che se ne potevano rlea- do un valore di 600 milioni di franchi.
Tare, erano considerati come vera curio- Nel tempo slesso altri paesi del mondo
sila. Uno storico ebbe cura d'indicare, concorsero alla produzione. L'India pro-
come cosa degna di fissare 1' allenzione duce 600,000 balle, il resto dell'Asia
della posterità , una certa veste di coto- 366,000, il Messico e l'America del Sud,
ne, che si fece fare l'imperatore Wnn-ti meno il Brasile, ne dai i 2,000, il Ijrasile
nel 5o2 di nostra era. INel secolo IX due 100,000, l'Africa 12,000, senza l'Egit- i

viaggiatori maomettani osservarono che to che ne produce 80,000; e diverse al-


i cinesi si vestivano di seta tanto d'in- tre regioni 65,ooo. Totale 4,600,000
verno, quanto di estate, e che (]u<isto mo- balle, che al peso medio di i5o chilo-
do di vestire era comune a'principi^ a'sol- grammi, rappresentano 700 milioni di
dati e ad ogni persona di minima quali- chilogrammi di cotone in lana. Perquan*
tà. Gengiskau ed i suoi successori d illu- toenoi me possa
sembrare questo prodot-
sero r uso e la coltura del cotone, quin- to, non ba-
tutto assorbito dall'industria,
di é da secoli che il cotone forma la stof- sta ad un consumo nel quale prendono
fa principale per gli abiti della massa parte tutte le nazioni, le più barbare, co-
della nazione. I mandarini però hanno me le più civili, ed in ogni nazione i po-
conservato l'uso esclusivo della seta. Sol- veri ed i ricchi. Mentre l'India era il pae-
tanto all'epoca dell'era cristiana il com- se originario dell'antica industria del co-
mercio delle stofie di cotone si estese dal- tone, negli ultimi tempi si è trovato spos-
l'Oriente in Grecia e nell'impero roma- sato principalmente a profitto di due na-
no. I mussulmani introdussero la coltura zioni ,
gli Stati Uniti per la produzione
del cotone in Africa e la fabbrica di sue della materia prima, e l'Inghilterra per
slofle. In Europa la stia introduzione ri- la fabbrica de' filati di cotone. Alla fine
monta IX secolo, ed è dovuta agli a-
al del secolo passato non si consumava una
rabi della Spagna. Si stabilirono mani- pezza di cotone, che non venisse dall'In-
fatture a Siviglia, a Granata ed a Cordo- dia; ma non passarono 25 anni e non si
va. Siviglia dava tessuti rinomati come consumò più una pezza di cotone fabbri-
quelli di Siria. Il religioso pregiudizio fu cata nel paese, donde provenivano tut-
cagione in Europa per molto tempo del te; chennzi gl'inglesi molte ne spedisco-

disprezzo, in che si ebbe questa industria no nell'India; è proprio un fiume che i- 1

introdotta da' miscredenti : colla caduta monta alla sua sorgente. I piantatori di-
degli arabi essa fu abbandonata. Negli vidono il cotone in 3 classi: i cotoni er-
anni 1 806 e 1 807 d'ordine di Napoleone bacei, i cotoni arbusti, ed i cotoni alberi.
I fu tentata la coltura del cotone nel mez- ]1 loro colore è variabile , bianco tetro,
zogiorno della Francia, e questi tentati- bianco brillante, bruno egìallo. Essi pos-
vi, che presentavano soddisfacenti risul- seggono, come le lane, qualità latenti,
tati, furono forse prematuramente abban- che non ponno riconoscersi né al latto,
donati. Sono poco
100 anni, cioè più. di né alla vista. Col filarli solo si mettono
daliySGjcheil cotone che forma ora la ric- in evidenza. In commercio si dividono in
chezza dell'America del Nord, non vi e- cotone di lun^a cotone di corta
o seta e in
sisteva che come pianta di gradimento. seta ; inoltre sono specificati dal paese
Nel 1784 otto balfedi cotone americano da cui provengono. Il cotone di Giorgia,
furono sequestrale alla dogana inglese, colla lunga seta, è il re del cotone. Come
perchè gliStali Uniti non potevano aspor- tutti i vegetabili assai coltivati, la pianta
tarne sì grande quantità. Nel 1790 l'e- del cotone presenta lina quantità di spe-
sportazione fu di 80 balle; e neh 853 toc- cie e di varietà. Linneo ne contò 5, La-
cava ia cifra di 3,262,882, rappresentan- niark 8, CoodolleiS, e Mole 29. Arroge
i58 VES VES
aMiscorsi argomenti, sulle ninterìe più c.o- fuso. Sene fabbricavano nell'isole Bri-
mtini (le'vefitimeiiti, la riproduzione d'iin tanniche, nelle Gallie, in Germania, e spe-
arlicolo (li Peìil, che offre il n. 217 del cialmente in Italia e nella Spagna, paesi
domo le di Roma del 1 855. Uno de'pii •
che allora, come adesso, davano lane nere
mi bisogni dell'uomo è il vestire, perciò e brune che si adopravano senza tinger-
cinscnuo tinppriina mise in opera la ma- le:da ciò il nome (li gen>i pulldln^ popò- i

teria che ave» fra mano, la lann; quindi h coperti degli abiti di bruno colore, con
fu adoperala per la prima, poi il lino, il che Quintiliano indica le classi povere di
cotone e la seta. Conuioi e grossolani sul Roma. Sa ognuno che tale uso di porta-
principio, i tessuti non tardarono a per- re abili di lana di colore naturale vii^e

fezionarsi. L'arie del filare, del tessere e ancora negli sfessi luoghi, sì in Italia che
del lingeie rimonta alla più remota an- nella Spagna ,
quanto nel centro ed a
tichità. Omero ha consigralo alcuni de' mezzodì della Erancia. I romani distin-
suoi versi a descrivere le fabbriclie di Te- guevano le pecore di lana fina, da quelle
be, e sui monumenti dell' antico Egitto di lana cofuune. Le lane fine servivano a*
sitrovano disegni delle macchine, che vi tessuti di qualche valore; le altre a far ve-
erano adoperale, de'meslieri de'tessitori, sti giossolane, tappeti, materassi e coper-
spole, conocchie , che hanno grande so- te. Col pelo di capra si fabbricavano, co-
miglianza con' molli de'meslieri che si me al presente, bisaccie pe' soldati, abili
usuano al presente. I fenicii scaenbiavano pe'marinai. Certi popoli, come gli abitan-
le merci di seta e lana, che traevano dal- ti della Sardegna, portavano le pelli in-
l'Egitto, collo stagno ed i preziosi melHlli tere; qtiesl'uso non è afTallo perduto. Tut-
die cercavano alle Spagne e all'isole Cri- tavia allorché l'impero romano traballò
tanniche. SecondoPlinio il Fecchio.ìa cui sotto la potenza di sua gratidezza, allor-
opere sono utili anciie alla nialeria ve- ché barbari invasero successivamente e
i

sliaria, la finezza di alcune stoffe era som- saccheggiarono le Provincie dell'Occiden-


ma: iMuciano, che fu console 3 volte, ci te, anche le manifalture furono rovinate

ha assicurato, die' egli, che a Rodi avea dal torrente devastatore: le arti e ciò che
veduto nel tempio di Minerva una co- vi era connesso quasi interamente anda-

razza di Amasi, antico re d'Egitlo, for- rono perdute, fino all'epoca in che l'Eu-
mata di tma stretta e impenetrabile stof- ropa riprese con Costantinopoli e l'Orien-
fa di ferro, di cui ogni filo era composto di te relazioni troppo a buigo interrolte. Al

365 fili: ma non sempre bisogna prestar X secolo ricomparve l'industria de'lessu-
fede alle parole di Plinio, poco critico. A. ti nel mezzodì dell'Europa, indi di mano

Roma si ficevH gran calcolo delle tele in mano nelle provincie poste al nord del-
delle Gallie e della Germania, fabbrica- la Loira; si eslese poi quasi ad un tea)po

te nelle cantine. Nelle Gallie le più rino- in Bretagna , in Noruìandia , in Picar-


mate leleerano fabbricale dagli abitanti dia, nelle Fiandre, inGermania ed in In-
di quella parte della Francia, che ora si ghilterra. Ma il medioevo rimase a lun-
chiama l'Artois, il passo di Caux, il Ber- go estraneo al raffinamento del lusso mo-
ry e Linguadoca. L'isola di Malta pos-
la derno come presso
; primi romani hi i

sedeva una celebre manifattura di stolFe paglia (slramentuin) erasi sostituita a'

per le vesti muliebri. Cicerone rimprove- tappeti ne'palazzi de' re. Per alcuni secoli
rò a Verre di averla fatta lavorare a suo i tessuti d'una certa finezza si vendette-
conio per 3 anni. Il lino, la seta e il co- ro ad un prezzo eccessivo. Nel i 32o uu'au-
tone servirono particolarmente a fare gli na (misura di lunghezza, il cui rapporto
abiti da lusso; ma i tessuti di lana, in gè- panno fiorentino corrispon-
col braccio a
nerepiù comuni, erano di un usopiù clif- de a due braccia e denari 6 e mezzo) di
VES VES I "Tg

buon drappo costava in Francia da loo ro suscitò le gelosie di Francia e d'In-


franchi , ed un' auna di buon panno di ghilterra. Alla sua volta venuto il secolo
lana da i5o franchi. Nel iSya si pa- di Luigi XI V, lutto annunciò il suo splen-
gava per conto del re un'auna di vellu- dore sotto l'azione d'una potente centra-
to nero rosalo 70 franchi. Nel 1463 il lità, si compirono o aprirono strade si ,

drappo fino bruno, per la veste del re scavarono canali; più illustri sapienti,
i

Luigi XI, costava I io franchi l'auna; fau- gli artisti più celebri, fabbricatori più
i i i

na bruno pel
di fino scarlatto violaceo intelligenti furono chiamali dalla reale
suo manto 3oo franchi; e del drappo ne- munificenza. Nel 1 646 Nicolò Cadau fon-
ro per grandi signori daiSo a i4o fian- dò la fabbrica di Seda»; nel 1669 l'olan-
chi. 1 soli ricchi potevano vestirsi con si dese VanRobais stabilì ad Abbeville una
grave spesa: il popolo comune, come si fabbrica di panni fini. Verso la stessa e-
diceva allora, non usava che tele o stoffe poca in Francia si assicurò la miglior la-
di lana assai comune, di cui alcune, per na d'Europa, e Carcassona allora potè
esempio il droghetlo, sono arrivate fino darsi a f<»bbricare panni leggeri e tinti
a noi, e sono argomento ancora di gran- co' più bei colori, cui poi mandò in O-
di fabbriche in diversi dipartimenti di rienle. Per le conseguenze dell'editto di
Francia. I droghetti sono stoffe di basso Nantes diminuì notabilmente tanta pro-
prezzo, di cui la catena è di filo e la tra* sperità; lunghi disastri finirono il regno
ma di lana. In molte famiglie un abito del gran monarca, e fu allora che crebbe
di droghetto era un oggetto di lusso, e la fortuna dell'lnghillerra, la quale per
passava in eredità da padre in figlio (co- lunghi anni non ebbe più rivali. Dal 'j5o i

me sino agli ultimi tempi felici ,


gli a- deve datare la fabbrica moderna; fino a
bitimuliebri di belle e solide stoffe). Non- quest'epoca la lana tosata e lavata si scar-
dimeno verso la fine del secolo XV, alla dazzava a mano, e si distribuiva a uà
morte di Luigi XI, cadde l'Europa feu- grande numero d'operai che la filavano
dale; e nello stesso tempo crollò l'iuìpe- col filatoio. La catena si ordiva a mano,
ro d'Oriente. 1 greci cacciati da'lurchi da come anche si disponeva la trama nella
Costantinopoli, recaronsia cercare un a- spola del tessitore. Due uomini sullo stes-
silo in Italia, e colgusto dellelettere edel- so telaro facevano agire la spola e tesse-
le scienze, vi portarono i processi delle vano una spola imperfetta. INeliySS l'o-
arti e dell'industria; quasi nello stesso rologiaro Giovanni Ray, per lanciare la
tempo fa inventata la stampa, e scoper- spola inventò l' apparecchio semplice e
ta l'America: fu l'epoca del risorgimen- ingegnoso della spola volante. Nel 1760
lo, e il genio della civiltà e del commer- Roberto suo figlio aggiunse a tale inven-
cio spiegò un volo più ardito; ma le sus- zione il bossolo all'incastro, per cui un
seguenti guerre per molto teuìpo ne ar- solo tessitore potè servirsi di 3 spole e
restarono il corso. Sotto Carlo V e Filip- fare una slolla mischia facilmente co»ne
po II, la Spagna salì al maggior grado di una stoffa ordinaria. ^gÌi'jSt. Giovanni
potenza; ma dimenticò che la prosperità Hargraves,fiilegna(nedella contea diLaii-
dell'agricoltura e dell' industria coutii- macchina per cuisi po-
castre, inventò la
buisce più chela gloria mililarealla gran- una grande quantità di fili ad
teva filare
dezza e alla felicità delle najiioni. Di lei un tempo: e quest'uomo morto povero
più abile, TOlaoda coprì i mari co' suoi e perseguitato , aprì la via al celebre
molli vascelli, e divenne la prowedilrì- Aik^wighl di Preston, che inventò i te-
ce di lutto il mondo. I j.uoi induslrioè-i lari per la filatura continua, sul cui prin-
mercati espiarono i loro legittimi suc- cipio sono fatti tutti quelli che si usano
cessi cuu uua guerra di ^o unni, che lo- ul preseute. La 1/ patente per filare col
ìGo VES VES
iiiez/o del cilindro fu data nel 1769; la facendo la fortuna d'una infinità di per-
I.' fabbrica mossa da cavalli fu stabilita sone che noi curarono. Lettera 66/: Fi'
nel 1770 a Woltingharn, e dopo 10 anni lotoio. 11 llambelli la dice invenzione tut-
il numero deTilatori e tessitori nelle con» ta italiana , cioè il filatoio della sela, di
tee di Lancaslre adi Nottingham crebbe cui nel 1272 il lucchese ser Borghesa«io
in modo straordinario. Ma si dovea far fu autore io Bologna, erigendosi ivi il

più presto, e Walt trovò il motore delle filatoio fuori di porla Castiglione. Usuo
macchine nel vapore. L'Inghilterra fu segreto per 3 secoli fu custodito con gran
dapprima la sola in possesso di questi po- diligenza, ma poi essendosi penetrato si
tenti stromenti di lavoro; ma poi nel estese ad altre parti d' Italia, ove pure si
1790 le nuove macchine furono intro- gelosamenle si guardava da venir minac-
dotte nel Delgio, indi in Germania, poi ciata pena di morte a chi ne avesse mani»
in Francia. Oggi si sono sparse dovun- festato l'artificio. Ne'secoliXVlI eXVIlI
que; e la somiglianza de' tessuti fabbri- la macchina si condusse a maggior perfe-
cali da vari popoli che sono discesi nel- zione, ma fatalmente l'inglese Lombe dal
l'arena, prova che tutù condjatlono con Piemonte ne trasportò un modello in
nrmi presso a poco eguali quantunque ,
Inghilterra, e ne raccolse il premio di
non sappiano ancora servirsene col-
tutti 14,000 lire sterline, per essersi tosto fab-
la slessa abilità : ma ciò non è che una bricalo un grandioso filatoio sul fiumi'-
questione di tempo. Il llambelli. Lette- cello Derby. Colla lettera 72.': Tessu-
re inforno invenzioni e scoperte Italia- ti di vetro, celebra l'inventore Olivo ed
7?p, scrisse le seguenti. La 53.": Panni fel- un francese per perfezionatore de' mi-
trati. Il bresciano Sebastiano Bollori gli rabili tessuti del fragilissimo Pietro [y.).
die* grandi e proficui perfezionamenti nel Dissi di voler far cenno delle macchine,
i83o, poiché molli popoli della Tartaria ordigni o congegni per ottenere maggior
preparano da lungo spazio loro abiti i elfetto con minor dispendio di forze, e ia
per tal modo, come da tempo immemo- conseguenza per risparmiare la forza del-
rabile si feltrano in Italia i vari peli per l' uomo; ed antichissicni sono telai, an- i

farne ì cappelli (ordinariamente si for- ch' essi macchine alquanto complicate.


mano quelli di feltro, di lana o di pelo La sostituzione delle macchine al lavoro
di lepre, o delle due sostanze riunite), manuale, procurò alla fabbricazione di
in forza della nota proprietà che hanno materie vestiarieedi altri vari oggetti una
i peli d'alcune lane di collegarsi e con- esattezza che non avrebbe mai acquista-
densarsi per mezzo del calore in concor- to senza questo soccorso altro fine che ,

so dell'umidità, e così formare una spe- si proposero coloro che l' inventarono o

cie di cuoio o pannolano piti o meno migliorarono. Quindi le macchine pro-


denso e fino, mediante l'operazione det- curarono i mezzi di spargere i prodotti
ta yò//^/</r^. Il miglioralo metodo del delle manifatture nel mondo intero, e di
bresciano riguarda i panni fellrati pre- far partecipare a'vantaggi dell'industria
parali a foggia di stofle ,
per cansare il molte nazioni che non ne avrebbero giam-
lungo e dispendioso procedimento della mai risentilo i benefizi. Ma se le macchi-
filatura, tessitura e cucitura, e giunse a na utili servono a risparmiare la forza del-
farli resistenti al tiro del fucile. Ma se- l'uomo, o ad eseguire con maggior faci-
dotto dall'altrui astuzia, manifestò il suo lità e prestezza vari lavori, negli ultimi
segreto, e se lo appropriarono gl'ingle- tempi, massime in Inghilterra, si susci-
si, i francesi, gh americani, anzi gliconlra- tarono vari dubbi e promossero gravis-
filarono il vanto dell'invenzione, e fini sime discussioni sul punto economico-po-
nella miseria, come tanti altri iaventori^ litico, se €Ìoè esse debbano reputarsi di
,

V ES V ES 161
reale vantaggio, e non piuttosto di dan» co Testamento, consistesse in una Tona-
no allo stalo, in quanto che distruggono ca o Tunica (P^.) con maniche larghe
o diminuiscono considei'abilrnente la ma- senza pieghe , e in una specie di Man^
no d* opera , e privano di sussistenza la tello o Blanto ( f^-) fatto d'un sol pezzo.

classe più meschina del popolo^ i lavora- Il Cantagalli lo chiama jP^/^zo ( /^.), e ch'e-
toli,! giornalieri ec. Questa questione eb- ra un panno quadrato e mollo ampio. La
be dotti difensori e insieme irapugnatori. tunica copriva immediatamente la car-
Sarebbe una vera imprudenza il molti- ne. 11 manto pone vasi al di sopra della
liplicare eccessivamente le maccliinejmas- tunica, che si fissava probabihnente con
simein un paese assai popolato, con pri- un fermaglio. I più antichi Profeti eiano
llare in questo modo di pane una gran vestiti di pelli di capra e di pecora, men-
parte del popolo; ma forse maggiore im- tre il popolo portava una tunica di lino,
piuden^a sarebbe quella di condannare la quale copriva immediatamente la car-
assolutamente,o di voler distruggere tut- ne, e per di sopra un gran pezzo di stof-
te le macchine. In questa discussione en- fa in forma di mantello. In appresso

trar debbono le circostanze diverse de' gli Ebrei (f^.) adottarono gli abili delle
paesi, e quelle ancora della natura e del- nazioni presso cui stanziavano. Preferi-
l'oggetto delle macchine stesse. Vi sono vano però il Colore (F.) bianco a qua-
paesi, vi sono alcuni generi di lavori, ne' lunque altro. Meglio de' vestimenti degli
quali utilissimo e anche indispensabile ad ebrei parla la Biblioteca sacra, ed io io
Una popolazione,massime numerosa, è l'u- molti articoli ne trattai partitamente. Es-
so d'alcune macchine; e tanto fuor di pro- sa dice, che il loro solo abito era
tu- la

posito sarebbe condannare o l'escludere


il nica, c/te^o/7e^, ed il que-
mnntello, wic/ììV;

queste dall'uso, quanto il voler raoltipli- sti due abiti insieme facevano ciò che la
care eccessivamente le macchine per qua- s. Scrittura chiama niutatoriaavestes o
lunque uso, ed anche pe'lavori più triviali. jiuitatoriavesiìuni, mule di vesti, ovve-
Il Dizionario delle origini contiene ro veste da cambiarsi. La tunica era or-
l'eruditissimo articolo ^eó-^/mcAifo, di cui dinariamente di lino , ed il mantello di
\ado a darne un estratto, non senza in- lana formato d'un gran pezzo di stoffa,

nestarvi altreanalogheerudizioni. Ne'pri- che non era tagliata, e ne aveano alcuni in


mi secoli, secondo Goguet (DelV origine riserva, che talvolta regalavano. Salomo-
delle leggio delle arti e delle scienze, e de* ne consigliò a colui il quale vuol viver lie-
loro progressi j presso gli antichi popo- tamente, d'aver sempre le vesti candide.
li^Parigi 1758), ignora vasi l'arte di dare Giacobbe fece fare pel diletto figlio Giu-
agli abili foggia e grazia convenienti si : seppe Una tunica detta polyniitani, stof-
prendeva un pezzo di stolFa più lunga che fa tessuta di vari colori e forse ricamata.
larga, che serviva a coprire,o a meglio dire Le donne, per cuoprirsi il viso, o per mo-
a inviluppare il corpo, giacché originaria- destia, o per mitigare i raggi del sole, co-
mente non facevasi uso di fermagli, equi- me altre d'Oriente, comparivano in pub-
valenti al Formale (^.), o di altro mez- Velo [F.) denominato teristro,
blico col
zo per rartermare gli abiti: i pezzi di stof- anche di ciarpa o sciarpa,
in significato
fa non erano rattenuti che da diversi gi- drappo che altredonneportano sulle spal-
ri,che si faceva di essi intorno al corpo. le, e pe'militari serve di cintura. Spesse
Molti popoli anche oggidì non si vestono volte le tuniche degli ebrei erano senza
diversamente. In appresso s' immagina- cuciture e fatte a telaio, con una sola a-
rono maniere di vestire più comode e più pertura in alto per passarvi la testa. Tali
convenevoli a coprire la persona. Sembra erano apparentemente le tuniche de'^S'^aJ-

che l'abito de* Patriarchi (V*) deU'anti- cerdotif e la 2'unica inconsutile dì Ge-
VOL, xcvi. li
i62 V E S VES
sh Cristo (P.), die possiede In calledrale Cantagalli, Lettera sopra la Veste in-
di Tnveri(f .)t
la quale nella sua l^as- consulili'^ chequaudo si dice nella s. Scrii-
Sìonc [a tirala a soiie da'suoi crocefisso- tura, chealcuno stracciò le sue vesli, Sii-
ri, mentre il pallio o iikaiilo se lo divise- dit vcslimenta sua, non vuoisi intende-
ro iu 4 poiti (delle vesli e insegne reali re certauìenle del comune e vero slrac-
colle quali per derisione fu coperto e or- ciare, ma bensì dello scoglierle, o sfibbiar-
nato, pallai a'Ioro luoglii, olire l'accen- le impeluosamenle. Solevasi specialinen-
nalo nel voi. XXX, p. io4, e nel voi. tefarquesloallorquaudosi avea occasione
LXXVll, p. 9'? dicendo dell'antico uso, o di tristezza odisdegno. Di trisle?.za, co-
che doveano cedere le proprie vesti
i rei me fece Giosuè, affililo per la nuova della
a'ministii del loro suj>plizio. Il p. Meno- rolla avuta da'suoi comballeuli sollo la
thio, iSVwo/e, centuria i.', cap. 44* ^'"- città di Hai; Jefle credendo, pel volo in-
na opiidone cid Baronio sull'epistola di consideratamente fallo a Dio, d'esser te-
s. Giacomo sulla fìbbia d'oro che rac- nuto a sagrificar la propria figliaje Da-
coglieva la veste ; e della veste bianca vid in udir la morte di Saul e di Giona-
della quale Cristo fu per {scherno vesti- ta, e in altre occasioni sinùli di dolore. Di
io da £"/or/r. Ne riparlerò nel § I del pre- sdegno, come fece l'empia regina Atalia,
sente alliccio). Delle tuniche nientova- allorché vide suo malgrado sollevalo al
te^ tuttora se ne ftuino di simili iu Orien- trono l'unico rampollo dei regio sangue
te. Sì apprende da Salomone^ ch'erano Gioas; il re d'Israele Joram, quando in-

le donne che facevano anlicamenle le tese per le lettere del re di Siria di dover
stod'e di lana e di lino pe' propri abili e esso curare dalla lebbra Naaman di lui

per qtie* di loro fdmiglia. Non pare che ministro; e l'infuriato principe de' sacer-
si debba prendere alla lettera, che le doti, allorché avendo interrogalo Cristo,
\esti degl' israeliti ne' 4^ anni che di- s'era Figlio di Dio, udì da lui risponder-
inorarono nel deserto, non vennero me- si, che lo avrebbe di lì a non molto ve-
ìioper la vecchiezzaj sembra meglio ri- duto sedere alla destra di Dio, e venire
tenere, che Dio provvide a tutti i lorobi- sopra le nuvole. Aggiunge il Cantagalli,
sognij onde non mancarono neppur d'a- che tal costume era comune ad altre na-
bili. Agli angoli de'loro mantelli mette- zioni d' Oriente, leggendosi in Giuditta
vano gli ebrei delle frangie, e vi poneva- pralicatociòda'caldei seguaci ancor d'O-
no una fascia color di giacinto, per divi- loferne, appena ne seppero l'impensata
no comando, e tale la portò il Salvato- morte; e da'magislrati di Filippi, quando
re, che però rimproverò farisei, quali i i ad essi furono accusali, quali perturbato-
cercavano distinguersi dal comune con ri della città e maestri di nuove dottrine,

portare frangie più lunghe. Le vesli di 8. Paolo e Timoteo suo discepolo. Di più

iutto presso gli ebrei erano il Sacco (F.) dirò, quanto a s. Paolo, che disputando
e il Cilicio (P^.)i di color bruno o nero. nella sinagoga di Corinto, cou predicarle
Le vesli de'profeli erano d'ordinario abi- verità evangeliche a'giudei e greci,ecoa-
ti di lutto; COSI pure vestivano le vedove. traddello e bestemmiando i giudei, egli
Sono varie le opinioni se gli ebrei fode- scuotendo le vesli disse loro Sanguis :

ravano le vesti. Gli ebrei in segno di do* vester super caput vestrum mundus .,•

lore costumarono lacerarsi le vesli, il che ego ex hoc ad gentes vadam. E quan-
fu praticato pure da diversi popoli genti- do a s. Paolo ed a s. Barnaba , un sa-
li,ed il simile fece il re Latino^ quando cerdote di Giove voleva loro fare un sa-
seppe r estrema sciagura della consorte. crifizio, come fossero Dei, dicono gli Jt'

]\lolti nella morte de' loro cari parimen- ti apostolici: Conscissis tunicis exilie»
ti usavano strapparsi le vesti. Avverte il nini in turbas clamati te s, et dicentes :
VES VES i63
Quidfacilis^et nos morta Ics sumns. Il p. di Ceneri (F.) , e tra queste voltolarsi.
MenochiOj Stuore, \. 3, centuria i, cap. i Gli amici di Giobbe, penetrati di sua af-
Q>5:Dell' usanza degli antichi di strac- flizione, piansero, si stracciarono le vesti,

ciar le proprie i'esti^ ed in quali occa^ e sparsa in aria della polvere, la fecero
sioni fossero soliti di ciò fare j tlice il co* ricadere su di loro. Per gioia, fu costu-
stume, segno esteriore di dolore granile, me distendere per le pubbliche strade ove
stracciando che aveano in dosso,
le vesti dovea passare alcun personaggio, le ve-
non senza lagrimare e gemere, quasi in si- stimenta. Tanto, fra gli Hosanaa(F.)^
gnificato, che pel dispiacere che sollViva- e con rami d'ulivo in mano praticarono
nOjloio si lacera va il cuore e le viscere. JN'e gli ebrei col Ptedeulore nel suo ingresso

riporta gli esempi , ed anco per dimo- in Gerusalemme. Scrisse Giovanni Ni-
strazione di grande aftlizione, quindi o- colai, Disquisitio de substratione, et pi-
rando; non che per detestazione di be- gnoratione vestiumj ubi locns Malthaei
slemniie udite, come fece il re Ezeciiia, 1 explicalur^et probatur ChrisUini ve-
1

udendo quelle di Rabsace. Incolijò Ge- re esse JMessiani Gissae lyoi. E nel
^

ren»ia di grave peccalo quelli che saputo possesso di Papa Leone X, romani per i

la bruciamento d'uno de'


lacerazione e dove passava colla cavalcata in paramen-
volumi delia s. Scrittura non si erano , ti sagri, gettarono vesti e panni per le stra-
stracciale le vesti. Piiferili altri esempi de. Ora si costuma nelle grandi dimo-
sulla lacerazione delle vesti, ripete con strazioni di giubilo e ossequio distende-
Origene il costume, che gli antichi ve- re per le vie drappi e tappeti, anche di
stendo di preziosi drappi i cadaveri, nel pregio, e notai nel voi. LXXXIII, p. 69,
seppellirli stracciavano, per non allet-
li che gli anconitani lungo la strada in cui
tare l'altrui empia cupidigia di derubar- dovea incedere Gregorio XVI, distesero
li ; al qual uso sembra accennare la re- un ricco tappeto di velluto color di por-
gina Amata moglie del re Latino, che pri- pora, poi facendo altrettanto nel F'iaggio
ma d' inserire il capo nel laccio si strac- (/^^)delPapaPioIX.Ritornaodoal/^/s/o-
ciò le regie vesti. Scrisse il p. Menochio, nario delle origini, dice che il vestimento
i^mo/ e j centuria i.", cap. 55: Dell'ingiu- de'popoli d' Egitto [F.) eia assai sempVìCt:
ria falla dal re degli ammoniti agli gli uomini portavano una tunica di lino
ambasciatori di David y con far loro ra- ricamata con una frangia, che loro scende-
aere la metà della barba e tagliar le , va sino al ginocchio; essi a veano al di sopra
vesti quasi fino alla cintura. Il re Hano* una specie di manto di lana bianca. Le
lie sospettò che gl'inviati non fossero spe- persone distinte portavano abiti di colo-
dili per condolersi della morte di suo pa- re, e inoltre collane di materie preziose.
dre, ma per ispiare lo stato del regno; Le donne aveano una sola specie di ve-
e siccome in tempo di lutto gli ammoni- stimento. Ne'tempi eroici gli abiti in Gre'
ti si tagliavano i capelli, il che era proi- eia (F.) consistevano per gli uomini io
bito agli ebrei, così per ischeruo fece loro una tunica assai lunga, e in un manto
rader la metà della barba o il capo; e per che si attaccava con un fermaglio; si cin-
disprezzo tagliar le vesti usque ad na- geva la tunica col mezzo d' una Cintii'
tesj esponendo a nudità le parti genita- ra (F.), allorché bisognava agire, por;§i
li, allora non usandosi dagli ebrei che la in cammino o andare al combattimen-
tonaca e il mantello, i calzoni o mutande to. Le donne greche, in que' tempi re-
solo adoperandosi ne'sagrifizi da' sacer- moti, aveano lunghe vesti attaccate e ran-
doti. Fu pure in uso, per segno di pro- nodate con fermagli, ch'erano d'oro nel-
fondo dolore e di amarezza, ed anche di lepersone agiate e distinte. Altri loro or-
penitenza, l'aspergere i capelli e le vesti namenti erano le Co//fl!«e d'oro, le arraiU
,

i64 VES VES


le o brarcinlettì (rnmbra, e pendenti ci- leda uno o due bottoni. Le donne poi^-
gli oiecclii (dell' oiinceria orr»ainenlale, tavano ancora delle vesti con maniche
degli Jnelliy delle Grmnie. delle Pietre strette e cucite , che giungevano insino
preziose, deM///.»/7/V/, parlai non solo in alla giuntura della mano. Le donzelle, al
quegli articoli e in altri clie vi hanno re- pari delle donne, congiungevano la veste
lazione, ma nel voi. LXXXIV, p. 170 e sotto al seno, come praticasi anco oggidì
seg., elicendo degli. 0/r//r/, argentieri e in alcuni luoghi della Grecia e altrove*
Gioiellieri, di loro arte, dell* Oro^ del- La fettuccia o il nastro serviva a sostene-
l' Argento, de* Cammei, delle Perle^ de' re la veste. peplo o manto, era una
11

Coralli, oltre altre specie d'ornarnenli specie di sopravveste, che secondo alcuni
persino delle bigiotterie e chincaglierie ; scrittori era di due forme diverse , tal-

e quasi in ogni tempo anche le vesti ed volta un lungo e ampio manto, tal altra
altresì le scarpe o calzari si ornarono con una veste più corta della tonaca , che si

oro e argento, mediante rican»i, e con o- allacciava con un fermaglio. llWinckel-


gni specie di geo>me, cioè dopo l' intro- mann il peplo come la
rigiiarda tuttavia
duzione del lusso, eziandio con ricami veste più lunga donne greche. Si
delle
di seta o altra njaleria). Le donne di ele- può assolulan»ente dire, che la forma di
vata condizione non con)parivano in pub- quella veste variò sovente : il peplo di
blico senza esser coperte dal velo , o a Minerva altro non è che un velo. Il velo
meglio dire, da una specie di manto, che è un'antichissima copertura del capo, del
ponevano al di sopra dell' abito , e che volto, e anche della persona: è inoltre
fissavano con un fermaglio. L'arte de've- parte di quella delle religiose, ed il nero

stiti in Grecia giunse però al più alto gra- propriamente è segno di lutto. Siccome
do di squisitezza, poiché vediamo aver gli le vesti de' Romani (/^.), secondo Win-
artisti osservato nella forma e nella scel- ckeUnann, parlajido de'veslimenli d'uo-
la del colore delle vesti ,
quelle conve- mini, non differiscono di molto da quel-
nienze allegoriche interamente confacen- le de* greci, il Dizionario delle origini

ti alle loro rappresentazioni, e che essi riferisce soltanto l'essenziale degli uni e
certo trarre non potevano che dalla fog- degli altri, de' quali in moltissimi ar-
gia, dalla varietà e sceltezza di vestimen- ticoli ragionai. In quanto a' vestimenti
ti usali dalla loro nazione. Sulle diverse del corpo, sembra che la tunica sia stala
specie e forme degli abili delle donne uno de* più necessari. Nondimeno essa
presso gli antichi, bisogna principalmen- non fu generalmente adottata, e alcuni
te distinguere la tunica, \di veste, il pe- popoli deiranlichità la riguardarono qual
plo. La tunica teneva luogo di caaiicia segno di elfemminatezza. I romani della
(la quale è quella veste bianca di panno prima età non portavano sulla pelle che
lino o cotone, per lo più lunga inflno al- la loro Toga {V-). Ma in generale la tu-

le ginocchia, che si porta in sulla carne, nica diventò in!appresso l'abito de'ruma-
Siibucula, Inlerulà), e con essa le donne ni, come pure quello de* greci, ad ecce-
dormivano: era di lino o d'una stoffa leg- zione de* filosofi cinici. 1 filosofi portaro-
gera, senza maniche, allaccata con un no anche il Pallio (f^')- Quanto alla to-
bottone sopra le spalle, dimodoché copri- ga, divenuta la forense poi abito magi-
la tutto il pelto, a meno che non si di- strale, fu di diverse specie, nella forma,
staccasse al di sopra delle spalle. La ve- colore e ornato, riferite al suo aiticolo,
donne non consisteva ordinaria-
ste delle secondo le condizioni, l* età e il sesso: la
mente che in due pezzi di stoffa senza , pictao trionfale, usata nel Trionfo (^•)j
divisione, senza forma, uniti soltanto in fu partecipata a'consoli, ed a'prelori che
tutta la loro lunghezza, e iissi sulle spal- presiedevano a' giuochi; indi ^yx ridotta
VES VES i65
a forma slrelta, e poi a quella fascia, che a femine feminalia j nani fé mar exte-
si vede ne'consoli e imperatori de' tem- rior pars in coxendice diciiur^fenien in-
pi b.issi, e da loro fu partecipata, con Lerios pars est; velfemor pars posterior,
molle altre vesti d'onore, a'supremi preg- fsnien anterior appellatur. Inoltre opina
iati delle chiese, particolarmente della Sarnelli, mentre la liconosce per veste
Grecia, come leggo nel Buonarruoti, Dt sagra del sommo sacerdote degli ebrei,
medaglioni antichi. D' ordinario la toga che da questi, da'romani e da'greci non si

era ampia e di lana bianca, e fu silfatta* usavano tra comuni; bensì ne*
le vesti

mente propria de' romani, che Romano paesi freddi se ne ficeva uso. Ciò after-
e Togatosi tennero per sinonimi. Si dis- ma nel t. 3, lett. 28: De Femorali del'
se Gallia Togata una parte del paese V antico Pontefice^ e se loro corrispondo •
Cisalpino, ossia di qua dall'Alpi, perchè i no i Sandali [F.) de Fesco^'i. Talora
galli che vi si stabilirono adottarono le per brache significano le mutande, cal-
lunghe vesti ad uso romano. Ne'primi tem- zoni stretti di tela che si portano di sot-

pi la toga fu comune agli uomini e alle to, che cuoprouo le vergogne al nudo,
donne, ma queste in appresso ad essa so- Sabligaculum, Perizoma, secondo il Fe-
stituirono palla o la Stola (^.j, senza
la lici.Ma il Magri dice Perizoma voce
manto, o secondo Orazio essa non con- greca, la quale propriamente significa
servossi die dalle donne ripudiate pei* Cingolo intorno a' lombi, e anco qualsi-
adulterio. Dice Biondo da Forlì, Roma voglia tonaca per ricoprire le parti ver-
trionfante, la palla era veste da donna, gognose così chiamò la s. Scrittura la
:

quasi un pallio o mantello sopra la tuni- copertura delle foglie di fico per nascon-
ca ; e la stola, veste lunga fino a terra^ dere quelle parti del corpo de'nostri pri-
quella forse che a suo tempo era deno- Dìi padri, ricoperte prima col candido ve-
minata gonna, Cfcla.f, Tunica. In vece lo dell'innocenza, squarciato poi dal pec-
di br.iche (calzoni, quella parte del vesti- cato originale. Significa ancora il Sue*
to maschile, che cuopre dalla cintura in- datario je\\e ho descritto al suo articolo,
fino ginocchio, onde è diviso in due
al che adopra il Papa quando celebra ponti-
pezzi, benché anco ad «m sol pezzo dicesi ficalmente) i romani si servirono di Fa^
calzone, Femoralia^ Feminalia, Coxa- scìe (F.) di lana o di lino, colle quali av.
rum. Ne parlai a suo luogo e nel voi. LX, viluppavano le gambe e le coscie, e colo-
p.i23 col Sarnelli, che nelle Lettere ec- ro che ne portavano erano tenuti per ef-

clesiastichcy t. 7, lett. 34 Dell'uso de* : femminati: Cicerone lo rimproverò a


Femorali^ spiega vocaboli feminalia
i Pompeo,come un segno di mollezza. Dica
e fenioralia, perchè feniìna sono le par- il Muratori, nella Dìssert. 25.^che i ro-

li interiori efemera le esteriori. R.agio- mani antichi portavano i calzari a'piedi,


na de'calzoni o mutande il Menochio,
p. ma lasciavano nude le gambe e le coscie,
Sluore, t. I, centuria i.', cap. 55, ed opi- abborrendo brache come cosade'barba-
le

na che gli antichi non 1' usavano, ad ec- ri; tuttavia altri adoperavano borzacchi-
cezione de' sacerdoti degli ebrei nel sagri- ni o stivaletti, ed meno scrupolosi ado-
i

ficare all' altare elevato per alquanti sca- pravano brache scendenti sino al pie-
le
glioni. Ma per decenza, nell' iuCermità, e de. Particolarmente i popoli orientali, e
uel lavarsi ne* bagni e ne' fiumi, si cuo- i barbari del settentrione, gli ungheri e
privario le parti genitali con varie sorta altri si servivano di brache; e nella Co-
di vestimenti chiamatilumbaria, subii- lonna Traiana si vedono barbari collo
gacula, succintoria peri^omata. 11 Feli- brache, che arrivano sino a' talloni. La
ci, Onomasticuni Ranianum, alla voce copertura delle gambe, in generale con-
Calzoni dice; Ut a feritorefcnioralia^ sic sUteva ia pelli, panno e tela, oltre le fa-»
i66 VE S VE S
scie che artìnciosameote si aggiravano ti gli abili de' romani, avanti che cono-
intorno ad esse, il che praticò Augusto, scessero r uso della seta o del lino. Al-
in uno alle brache, ed a suo esempio al- lorché divenne il distintivo della dignità
tri romani, e passò pure in uso de'sohla- imperiale, primeggiava per l'oro e per
ti: questo costume durò finche franchi i la porpora. Esso dovea la sua origine a'
"Vestirono le gambe con tela di lino chia- greci, che ne aveano trasmessa la costu-
n>ala Tibiale^ aggirandovi fascie e pic- manza a' Toscani o EtrusciU''.). All'è-

cole coreggie. Le calze sembrano inven- poca del trasferimento dell'impero in O-


tale dopo 1'
XI secolo, e fu mirabile tro- riente, le clamidi de' piivati avendoces-
valo.] greci portavano il loro manto, ed salo d'essere in uso,
il paludamento fu
iromani la loro toga sopra la tunica: in chiamato clamide. Questo piccolo man-
quanto a' manti ve n' erano di due spe- to, breve e leggero, che levavasi facilmen-
cie, il manlo lungo ordinario, e quello te, comodo alla guerra. Quan-
era assai
corto conosciuto sotto i tre nomi di cla- do un duce partiva per una qualche ira-
mide, di clai/ia, d'\ palufìamento.SUaho' Campidoglio a prende-
presa, recavasi al
ne dice che la clamide era piti ovale che re paludamento; al suo ritorno egli lo
il

rotonda, ed era generalmente un vestito abbandonava alle porte di Roma, altri-


particolare agli uomini della Milizia (/^.). menti sarebbe staloatto tirannico. Il man-
Essa copriva la spalla sinistra, e perchè lo lungo de' greci talvolta era soppanna-
non imbarazzasse in cammino, era corta to, cioè foderato, come quello de' cinici,
e si attaccava sulla spalla sinistra. Pres- perchè essi non portavano tunica; altre
so gli ateniesi la clamiile era un vestimen- volte era senza fodera. Delle vesti cenato-
to proprio a' giovani, vale a dire a quel- rie e delle vesti nuziali de'romani, ripar-
li die da*i8 insino a* 20 anni erano de- lai a Triciinio e Sposalizio. — Quanto
stinati a guardia della cilià,esi prepara- alle vesti e vestimenti de' Cristiani (t^.),
vano in tal modo alla guerra. Winckel- riferisce la Biblioteca sacra^ ed io ne ra-
luaun distingue dalla clamide un altro gionai in tanti articoli, la modestia e la

breve manto nominato claina, che non mortificazione comandate nel Vangelo
si attaccava alla spalla al pari della cla- non permettevano a* primitivi fedeli di
mide ; si portava a un dipresso sulle spalle far pompa di lusso e di sontuosità nelle
come il popolo ne' paesi caldi costuma loro vesti. Gesù Cristo dice, che coloro
di portare il giubberello (veste stretta che vestono delicatamente, stanno ne*
che cuopi e il busto, alla quale s'allaccia- palazzi de' re, in cui dominano le false

vano le calze ed calzoni, Thorax j o


i idee del bello e della gloria, l'adulazione
giubba, veste così da uomo, couic da don- e l'incenso. I ss. Pietro e Paolo nelle loro
na, the in antico si teneva di sotto, Tii- Epistolecondannano la pompa degli or-
nica, Clamys), dopo averlo levato dal namenti, anche nelle donne. Dichiarano
corpo. La camiciuola, farsetto di panno i Padri della Chiesa: bisogna lasciar le
o d'altra materia del presente basso po- vesti coperte di fiori a quelli che sono
polo di Roma e degli artieri lavoranti. Il iniziali ne' misteri di Bacco, ed i ricami
paludamento era pe'romani, quello che d' oro e d' argento agli attori da teatro.
laclamide era pe'greci. Questo era un ve- Secondo s. Clemente Alessandrino, èper-
slimentoeslerno,che il supremo duce mi- messo alla donna di portare il vestito più
litare gettava al di sopra della sua coraz- bello di quello dell'uomo; non deve però
za, eche d'ordinario era trattenuto sul- offendere il pudore, né mostrare mollez-
con un fibbiaglio d'oro,
la spalla diritta za. Tertulliano e s. Cipriano hanno con-
ornato qualche volta d'un cammeo. Que- dannato col più gran rigore le donne
sta specie di manto era di lana, come tut* che andavano alla chiesa vestile con fa-
VES VES 167
sto eccessivo, ed abbigliale immoJesla- sordini che derivano da sìlfatta licenza,

menle. I primi cristiani, ad esempio de- la quale tuttavolta ha luogo nel Carne-
gli ebrei che preferivano il color bianco, ^^ale (F.). Il p. Menocliio, c^/^ore, cen-
l'adoltaroiio eziandio come un segno del- turia 2.',cap.28, ragiona: Per quali cau-
la purità del loro cuore. Dio proibì nel- se fa proibito dalla s. Scrittura agli

DO ad uno
r antica legae de' sessi di vestire uomini il vestirsi con abiti di donna, ed
l'abito dell'altro (ad onta clie la sedicen- alle donne con abiti de gli uomini. Eqnal
te chiesa Anglicana sia tanto studiosa differenza fosse anticamente tra gli abi-
della Bibbia^ pure il suo capo, ora donna, ti degli uomini e delle donne. La costu-

si mostra ignaro della divina prescrizio- manza del basso popolo, degli artieri e
ne. Senza citare altri esempi, ricavo dal altri, non che degli abitanti delle campa-
n. 1 89 del Giornale di Roma del 1 856, gne, di vestirsi con maggior proprietà ne'
che la regina Vittoria, all' ultima rasse- giorni di festa per assistere agli Uffizi
gna delle truppe d'Inghilterra, comparve Z^iVm/, èlodevolissima: non sarebbe con-
in una magnilìca divisa militare. L'abito venieiiteil portare nel Tempio del Signo-
era del più bello e piti fino panno scar- re le vesti colle quali si fanno le opere
latto ; il collo ricamato sfarzosamente in più servili, e che nessuno ardirebbe por-
oro e argento, con galloni dayè/^Z-mare- tare in una casa rispettabile. Questa pro-
sciallo; una stella assai risplendente gli prietà o mondezza esterna non dà la pu-
ornava il petto a sinistra; sulla spalla si- rità dell'anima, ma bensì avverte i fedeli

nistra passava il nastro azzurro dell'ordi- di chiederla a Dio e procurare di meri-


ne della Giarrettiera. Il cinturone cre- tarsela colle buone opere. Giacobbe do-
misino era d'oro, terminando con ghian- vendo fare un sagrifìzio, ordinò alla sua
da d'oro massiccio. Era il cappello di fel- famiglia di cambiar le vesti ; e Dio prima
tro nero, e sommamente leggero, con co- di dare la sua legge agli ebrei, coman-
rona rotonda del più grazioso disegno, dò loro di lavar le vesti. Una tale atten-
sormontato da piume bianche e rosse t/^t^/- zione adunque fu prescritta in tutti tem- i

jfiziale generale. Intorno alla corona ri- pi. Davidde dopo un lutto, si bagnava,

correva un cordoncino cremisi e oro con si profumava e cambiava le vesti per en-

ghiande in oro massiccio. Quindi la divi- trare nel tempio del Signore. La Casa
sa militare muliebre splendeva di squi- mia e Casa d* Orazione. Con queste
sito gusto e gran bellezza. Per analogia parole riprendeva Redentore coloro
il

aggiungerò, con quanto lo stesso Giorna- che la profanavano, e mentre in tutte le


le riporta a p.
761, la lettera del re di altre circostanze in cui cercava di ricon-
Prussia Federico Guglielmo IV, indiriz- durre i traviali nel retto sentiero della
2ataa'6 agosto 1 856 all'augusta sua so- virtù, faceva uso della più sorprendente
rella l'imperatrice Alessandra Federowna mansuetudine, in questa circostanza mo-
di Russia, vedova di Nicolò I e madre strava ancora una giusta severità, dando
d' Alessandro li, ambo imperatori e au- di mano al flagello per espellere dal Teni-
tocrati, ossia capi della scismatica chiesa pio i profanatori. il tempio del-
Eppure
greca; e con essa le conferì il grado di l'anticoTestamento non era che una fi-
capo del 6.° reggi mento corazzieri di Prus- gura di quello dei nuovo, e ciò che di
sia, per lutti tempi denominato Impe-
i santo conteuevasi in quello, non può in
ratore Nicolo Idi Russia, perchè questi verun modo paragonarsi colla santità
era stato capo del 3.** reggimento di co- delle nostre Chiese^ ove nel sagro Ta-
razzieri, Brandenburgo); gli antichi ca- hernacolo o Ciborio si adora Gesù Cristo
noni de* concilii fecero lo slesso, ed i Pa- medesimo presente colla sua divina reale
dri nou mancarono di far conoscere i di- presenza sotto i veli eucaristici, ed ove
-

iG8 VES VES


ogni giorno nello s. Mesia^ sebbene in per 8 giorni, e le loro vesti poi si conser-
un modo diverso, si rinnova il Sacrifizio vavano nel vestiario della chiesa co'nomi
sfesso della Croce. Quali espressioni a- di quelli cui appartenevano; acciocché
dunque avrebbe usalo Redentore se a*
il fossero un autentico monumento delle
giorni nostri avesse dovalo riprenderei promesse e obbligazioni, che aveano con-
profanatori della sua Casa, i violatori Iralte con Dio e colla Chiesa. Questo co-
della santità di quel luogo ov'Egli si de- slume comincialo ne' primi tempi della
gna di essere realmente presente e si fa Chiesa, nel 111 secolo continuava inaltera-
vittima all'Eterno Padre per la nostra bilmente anche in Africa, ed era notissi-
salvezza ?Oggi la fede de* cristiani, ge- mo a tulli i gentili; anzi non si ommel-
neralmente parlando, è illanguidita la : leva neppure co* clinici, cioè con quelli
Casa del Signore è spesso profanata, sia che si battezzavano a letto malati; e si

col modo indecente del vestire, sia per lo praticava come si poteva, secondo la qua-
spirito di dissipazione, con cui si assiste lità Questo giuslifica
della loro malattia.
da tanti alle sagre funzioni; dissipazione l'uso presente della Chiesa,che vuole ve-
che pure fomentano le musiche profane, stiti come il meglio si può bambini di i

che per ultimo deplorai ancor una volta vesle bianchissima subito dopo il batte-
a Vespeeo, laonde dovranno renderne simo, sebbene non da tulli si osserva; e
rigoroso conto a Dio gli autori di tanto dimostra la temeraria ignoranza ed em-
male, ed eziandio que' rettori delle chie- pietà di alcuni, che criticarono costu-
se per r indilferenza con cui permetto- manza SI santa e m vetusta. Ma se ne'pri-
no che gli organisti, e altri suonatori e mi anche clinici moribondi dopo
secoli i

cantanti, impunemente profanino il tem- il battesimo si vestivano in qualche mo-

pio di Dio, con suoni e canti tratti da do di bianca veste, mollo più si sarà ado-
molivi teatrali, qnzi hanno l'audacia sa- peralo ciò co'bambini. Scrisse il Sarnelli
crilega di ripetere intere suonate, lal- nel t. 5, la leti. ^Q>\ Del Salalo inJlbis
Tolla mascherale, da destare maggiore e della Domenica in JUbis, e dell' ori-
riprovazione, e ciò anche nel punto del gine degli Jgnus Dei. Esamina la que-
tremendo mistero della consagrazione stione, sulla funzione delia deposizione
ed elevazione della ss. Ostia e del ss. San- delle vesti bianche, degli adulti battezza-
gue! Gravissimo inconveniente è pur ti di fresco, se ciò facevano nel sabato in
quello che le donne non osservino le pre- Alhis, eh' era V ottava del ricevuto S£»-

scrizioni di portarsi in chiesa col capo gramenlo, o nella domenica in Alhis,


velato, e ciò che desta più scandalo, non ch'è l'ottava di Pasqua. Riferite diverse
hanno ribrezzo di accoslarsi a' sagra testimonianze, dice che gli adulti cercan-
menti con forme di vestiario ed accon- ti il battesimo, nel principio di Quaresi-
ciatura di capo come se si portassero ad ma si facevano scrivere il loro nome, ed

una mondana società In più luoghi


1 in lutto il tempo della Quaresima, in cui
raccontai il costume de'primi tempi del- erano istruiti, vestivano l* abito squalli-
la Chiesa di vestire Neofiti f^.J, su-
i do penitenziale; poco prima di Pasqua si

bito dopo il battesimo, d'una vesle bian- lavavano e pulivano, indi vestili di bian-
chissima; e con ciò volevasi mostrar loro co si accostavano al sagramenlo del bat-
sensibilmente, che aveano deposta 1' ob- tesimo; e lo slesso abito vestivano gl'in-
brobriosa funesta veste del vizio, e che si fanti.Queslecandide vesti portavano pev
\eslivano della veste dell' innocenza, e tutta l'ottava di Pasqua, easquc sequen-
della santità evangelica. Il tempo più tl Dominica deponebant^ che perciò e
solenne del battesimo fu il sabato innan- detta domenica in Albis, ed allora in luo-
zi la Pasqua; edi neofiti vestivano cos'i go delle vesti, ricevevano uà agnello di
VES V E S 169
candi/ia e verginea cera benecìelfo, che ne ; di più aggiunge, che gli Agnus Dei
portavano 8j)[)eso al collo, accioccUèguar- ricevuti da* cardinali, da loro si dispen^
dandolo, si licordassseio dell'innocenza savnno nella seguente domenica a'nofel-
di Cristo, che aveano ricevuta uel batte- li battezzati ne'loro titoli, forse in luogo

simo, e studiosamente la custodissero. dell' antiche vesti bianche deposte. Gli

Della qua! ceremonìaè certo indizio, che antichi cristiani, e le matrone, come in
ancor oggi il Papa benedice gli Agnus Amasea, portavano dipinto sulle vesti
Dei {y.) di cera (l'ultima volta ch'ebbe Cristo e miracoli da lui operali; con let-
i

luogo la descrissi nel voi. LXXI, p. Qj^ tere e segni sagri sui lembi delle mede-
68 e seg. tornandone a ragionare), e li sime. 11 vescovo s, Asterio, che reggeva
distribuisce nella stessa domenica in Al- quella città a tempo di Giuliano l'^^/jo-
bis (di fatto ciò segue nel precedente sa- staia, vedendo che tali segni di religione
bato, e lo si può vedere nel voi. IX, p. si portavano senza alcun frutto spiritua-
35). Stringe suo dire, con dichiarare^
il le, ammonì il suo popolo a piuttosto por-
che in alcune chiese neofili deponeva-
i tar Cristo e la sua dottrina nel cuore e
no le vesti nel sabato in Albìsy in altre neir anima, non a dipingerlo nelle vesti»
nella seguente domenica, octava Pa- Agl'uifermi di grave malattia si suol por-
schae^ anzi nell'Egitto gli adulti battez- lare qualche indumento servilo ad alcun
zati ritenevano le vesti bianche per tutto santo, e nell' assumerlo fervorosamente
il resto della vita. Vestendo dunque gli si raccomnndano al di lui patrocinio pel

egiziani cri^liani di bianco, di tal colore ricupero della sanità, come si fa in Roma
si vestì s. Antonio abbate desideroso del colla berretta clericale di FdippoNeri, s.

niartirio, perchè i gentili conoscessero es- e colla fascia religiosa di s. Camillo de

ser lui cristiano. E gli Esseni (/^.), che Lellis. Delle vesti adoprale da' cristiani
sotto s. Marco fiorirono in santità di vi- nella Penitenza pubblica, in quell'artico-

ta in Alessandria, veste alba semperin- lo e ne'relalivi parlai. I cristiani tra le ss.

duehanUir. Nondimeno il Sarnelii am- Hcliquie (F.) venerano gli avanzi de've-
mette ancora, che novelli battezzati por- i sliraenti del Piedentore, della B. Vergi-
tavano le vesti bianche sino al sabato se- ne, vantandosi Prato (F.) possederne la

ra, e la domenica manina si presentava- Cintura^ e que'de'Sanli. — Narra \\DiziO'


no alla chiesa cogli altii abili, come se natio delle origini, che la veste lunga de*
quelli bianchi avessero allora deposti, ed romani fu l'abito de'figli di re Clodoveo
il vescovo gli esortava a serbare nel cuo- I del 48 I in Francia, e durante alcuni se-
re il candore deposto nell'abito, ed allo- coli quello delle persone distinte non so-
ra davano loro le cere benedette, che il lo in tale regione, ma presso allre nazio-
attesta pure il Durando, da portare ap- ni: gli abili corti non porta vansi che ne-
pese al collo per ricordo della cristiana gli eserciti e alla campagna. L'oruameu-
innocenza che doveano studÌQsan)en(e lo principale dell'uno e dell'altro consiste-
custodire, in vece della figura del cuore, va nell'essere guarmtocon pelli di ermel-
che la Superstizione (f.J de gentili po- lino odi vaio. Siccome quando scompar-
neva indosso a' fanciulli per preservarli vero le foggie de'vestimeuli degli antichi,
dalle malie. Nota per ultimo, che tali ce- e a quelle forme di vesti belle e dignitose

re benedette da* vescovi erano d'altra si sostituirono le foggie piì» strane, inco-
forma da quelle che il Papa asperge col mode e puerili, l'Italia si rese sempre ia
sagro crisma, secondo 1' istituzione di s. questo al tutto schiava della Francia.
Gregorio I, ed in ciò dicendo conviene Quindi è da sipeisi, che nel secolo XII
nella dispensa del sabato in Albis, il che e ne' 3 seguenti, i francesi erano vestiti
£ei contrasto colla sua anteriore asserzìo-. con una specie di Sottana che loroscen-

1
lyo VES VES
(leva iixiiio a'piedi. immaginaro-
I nubili plendo con alzare la destra unita al capo
uoy che faceiidu fitte a quelle visti una a'dur.i e altri segno di su-
ulllziali, in
lunga coda aviebbono in tal modo un bordinazione e ubbidienza, il che si vuo-
pieleslo di aver con se un uomo die la le derivalo dall' antico uso d'alzar la ma-

portasse, e che l'avviiimenlo di costui fa- no unita per mostrare a' capitani ubbi-
rebbe maggiormente spiccare la dignità dienza nelle concioni, la quale unità veni-
loro. Non eranvi che i cavalieri, i quali va espressa da quel l^essillo (F.) rappre-
avessero il diritto di portarle sopra la sot- sentato da una A/rt/io aperta, lecui dita
tana un mantelloouna casacca, lecui aia- erano simbolo d' unità. Ne* primi anni
niche assai larghe si congiungevano sul del regno di Luigi XI, comincialo nel
davanti sopra lu piega del braccio, e pen- 1461 colla morte di dello Carlo VII, la
devano di dietro insino a'ginocchi. Non si firma cambiò in-
delle vesti de'due sessi
portavano spade; una lunga borsa pen- teramente. Agli abiti degli uomini furo-
dente dalla cintura, era un segno di no- no sostituiti giubboncelli, che non ecce-
biltà. Un cappei'one (cappuccio, per por- devano l'altexza delle reni. Questa specie
tarlo incapo sul berretto o cappello in di camiciuole erano ricongiunte con a-
tempo di pioggin), con una specie di cer- ghetti (cordellini, nastri o passamano,
cine (ravvolto di panno a foggia di cer- con punta d' ottone o altro nell'estremi-
chio) in alto, e una coda pendente di die- tà a guisa d'ago, per uso d'aflìbbiare) al-
tro, serviva a coprire il capo. Egli era or- le brache sopraramodo strette, ed erano
dinariamente della slessa stoffa del man- abbellite da frangie, da nastri e da altri
tello e della soltana, e foderato di pelle. ornamenti. Gli uomini inoltre, per com-
Quelcapperonedivenne poscia un distin- parire di largo petto, applicavansi alle
tivo di dignità. Sotto Filippo VI di Va- due parli spalle artificiali, il che, aggiunti
lois del 1 328 s'introdusse la moda di por- i capelli lunghi e folti sulla fronte bizzar-
lare una lunga barba e l'abito corto: que- ramente, alle maniche cincischiate (mal
sto era una specie di giubba, che non tagliale e disegualmente, trinciate, ta-
oltrepassava la cintura delle brache, ed gliuzzate), a un piccolo cappello acumi-
era molto stretta. Enormi penne carica- nato, a scarpe armate di punte di ferro
vano la testa de' cavalieri e de' dameri* d'un braccio quasi di lunghezza, formava
ni, ornandosi il collo di catene d'oro. Car- la ridicola immagine d'un damerino del

lo VII del 1422, che non era d'una sta- XV secolo (ma i curiosi rostri delle scar-
tura delle più belle, ed avea le gambe pe è uso più antico. M'istruisce il Mura-
assai corte, fece ritornare in uso gli abi- tori nella Dlssert. 2 5.*, che cosi defor-
ti lunghi, quasi simili a quelli che por- me comparve quella capricciosa forma
tdvaosi avanti Filippo VI. E qui noterò, di scarpe, che nel i355 Carlo V in Pa-
che r usanza civile di scuoprirsi il capo, rigi e Papa Urbano V in Avignone ne

secondo alcuni, le opinioni di altri aven- vietarono 1' uso. Anzi scarpe simili eran-
dole riferite altrove, derivò da questo. si vedute già nel secolo XI, perchè s. Pier

Gli antichi romani soltanto in segno di Damiani biasimò un chierico dato al lus-
luttoo celebranti misteri religiosi, si
i so che r adoperava. Sembra che le don-
cuoprivano il capo co'lembi della toga o ne d'alta condizione avessero per una
d'altra veste; mentre in pubblico e in lunghissima serie d'anni trascurato l'ab-
privalo, e nelle liete adunanze andavano bellimento loro: le loro vesti, collo ^tó/7i-
scoperti. Adottato il costume di cuoprir- ma de'loro mariti alla dritta, e con quel-
si il capo, in segno di stima, rispetto e lo della loro famiglia alla sinistra (i rea-
Saluto (f^.) si scuopre parte o tutto. Io li avendo per insegna gigli
di Francia, i ,

vece i militari nonio scuoprono mai,sup- d'oro, Liliuni Fraiicicum^ almeno e cer-
V E S VKg 171
lamenta introiìolli da L'i'gi VII in poi, portatodurante quello di Carlo VII vesti
a cui 1^1 pa A!ess;nulro 111 donò io Pari- di smisurata lunghezza, sminuirono le

gi la Rosa cV oro benedclta uel


63, on- i « loro enortai code, come pure le loro ma-
de fu dello Floro, cosluoiarono di spar- niche che radevano la terra. A qtiesle ridi-
gere di gigli d'oro i loro manli e le loro cole superfljiilà, se ne sostituirono altre,
vesti regie: fjuesli gigli, loro stemina, in cotìie balzane (guarnizioni o forniture
campo celeste, Carlo VI deli38o li ri- che s'interpongono verso reslrctnità del-
dusse a tre. ripugna che 1' ori-
A' critici le vesti) larghissime, che se non maggio-
gine de' gigli ne' reali di Francia derivi re, eguale per lo meno resela stravagan/.a
da'lre che si pretende inviati dal cielo a di quegli afìtìzzonamenli. Sotto Carlo VI
Clodoveo I ;e contrastano [)ure la deri- le donne ornavano capo con un* alta
il

vazione da Carlo IMagno. Si tenga presen- cufììa, fatta a foggia di pane di zucchero,

te il riferito nel voi. XXVI, p. 2/{0 e su la cui cima esse attaccavano un velo
i^\. Nel cavalleresco Torneo^ percpian- piùo tnenoampio, secondo laqunlitìi del-
to dissi in quell'articolo, si fece pompa la persona. Il donna d'un sem-
velo della
nelle armi, nelle vesti e nell'insegne di plice cittadino, non iscendeva che insino
colori e di siujboli gentilizi, otide alcuni alle spalle; quello della donna d'un cava-

ne trassero il principio delle armi aral- liere scendeva insino a terra. In tempo

diche, mentre altri l'attribuiscono alle di Carlo VII e di Luigi XI, le leste delle
Crociale, nelle quali i combattenti Cro- donne, a così dire, dileguaronsi sotto cuf-
cesìgnali ìxxWg vesti portavano il trionfai fie vastissime paragonate a materassi.
,

segno della Croce, Anzi osserva 1' Arie Sotto i 1 deli5i5, e


regni di Francesco
di verificare le date, che il sigillo di Rai- del suo figlio Enrico II esse portavano
mondo IV conte di Tolosa delio88 pre- piccoli cappelli con penne: dopo Enrico

senta la di Tolosa traforata, scava-


Croce li, morto nel iSSg, insino alla fine del

ta e pomata
prova che l'origine dell'ar-
;
regno d'Enrico IV, avvenuta nel 1610,
mi è anteriore alle Crociale, ed io aggiun- esse adornaronsi di piccole cuffie con un
gerò, come ad esse lo sono i Tornei. I pennino. Gli uomini che avevano abban-
Soldati iìeWa Chiesti R.omana,un tempo si donati gli abili lunghi sotto Luigi XI, li
dissero ctavesegiiatidaWa ripetuta figura ripresero sotto Luigi XII del 1498, ma
delle Chiavi, che ornavano le loro vesti. non li conservarono per lungo tempo :
Ora gli stemmi gentilizi ornano ripe- Francesco I cadde nella più opposta e-
tutamente le livree del Servo, oltre bot- i stremità. Uno de* gusti di questo princi-
toni di esse, d' ordinario formale de' co- pe, si fu quello di frastagliare lasua giub-

lori blasonici), erano tanto strette, che ba, e lutti i gentiluomini seguirono quel-
lasciavano spiccare tutta la delicatezza r esempio. Sotto Francesco II del iSSg
della loro taglia, e talmente salivano in- le donne cominciarono a flir uso d'una

sino alla gola, che coprivano tutto il Maschera di velluto, e non andarono se
seno loro. L' abito delle vedove aveva non mascherale per le strade, ne'passeg-
molta rassomiglianza con quello delle gi, nelle visite e persino nelle chiese! Che
nostre monache. Egli non fu che sotto continuava il curioso costume nel secolo
Carlo VI, in cui le donne cominciarono XVII in Francia e altrove, lo narrai nel
a lasciar scoperte le spalle e il petto, con XC,
voi. p.i i5. A Venezia (V.) sino al
grave scandalo. Il regno gentile di Car- termine della sua celebre repubblica usa-
lo VII produsse o rinnovò l'uso de' brac- rono maschera anche gli uomini quoti-
cialetti, delle collane, delle pietre pre- dianamente: in quell'articolo non poche
ziose, de* pendenti agli orecchi. Sotto il nozioni ho riferito sull'interessante costu-
regno di Luigi Xi \q douue che aveauo me de'veneiiani nelle vesliuienla e negli
ini VlìS V ES
ornamenti, e senatori di maniche larghe pre curiosa e incomoda. Si dice^ che la
dicevasi qual distintivo de'ptimfiri magi- celebre madamigella di Clairon fu la i.*
strati, (le'quaii, de'clogi e delie dogaresse attrice che osasse comparire senza quel
descrissi le decorose vesti. Quanto alla preteso ornamento sul teatro, e che il
copertura del volto colla maschera, no- suo esempio fu imitato da tutte le sue
tai altrove, die nel 1
701 in Roma la re- compagne, e di conseguenza dal resto del
gina di l^olonia vide la cavalcata del pos- femmineo sesso d'ogni gr.ido e condizio-
sesso di Clemente XI lenendo la masche- ne. Alla sua volta dovrò non poco ripro-
ra di velluto, e se la tolse al passaggio del varlo, perchè dimenticate le belfe di cui
Papa, che la benedì. Alla ridicola e ma- fu segno, venne riprodotto in questo seco-
liziosa moda delia maschera, anche fuori lo progressista e di pretesi lumi! Al lem»
de'tempi carnevaleschi, in cui si costuma- pò del ricordato Enrico IV gli abiti erano
no le più strane vesti, successe in Fran- molto eleganti: gli uo<nini si fregiarono
cia, e quindi come ho avvertito venne al di collari alla spagnuola, le maniche de'
solito imitato in Italia e in altre regioni, loro giubboncini erano frastagliate, ricon-
un'altra specie di maschera, cioè il bel- giunte con nastri, e manichini erano ai

letto e i nei: gli scrittori nostri narrano, molli ordini; le donne portavano grandi
che le donne si caricavano sifTdttacnente collane di perle e di pietre preziose, e del-
il volto con quelle strane dipinture, che le gorgierine sorrette da fil d'ottone, che

a grande stento potevansi sovente ricono- aveano l'altezza d'un piedt^; loro ca- i

scere. Quindi le donne portaronoin Fran- pelli erano arricciati, ornati di fiori e di

cia, tosto s'intende imitate dall'altre, cu- gemme, con un pennacchio bianco. Sot-
riosamente alcuni cerchi di ferro, di le- to Luigi XIII deliGio, minore fu l' oc-
gno o d'osso di balena, rivestili di pan- cupazione negli affazzonamenlie nelle mo-;
nolini o di stracci, che servivano a riah de, e gli abiti tanto degli uomini, quanto
zare le loro gonne, e che avevano il no- delledoune subirono pochissimi cambia-
me di ceste e anche verlugadins ^ in Ita- menti. La casacca comparve sotto Luigi
liaguardinfanti o ^uardanfanti. Era un XIV del 643. Questa veste, di cui si fd
I

arnese conjposto di cerchi, portato dalle rimontar l'origine insino a'iempi di Ca-
donne sotto la gonnella o piccola veste, racalla imperatore del 2 1 1 , che per quan-
acciocché facesse gonfiare la gonna o ve- to si narra la fece assegnare a' suoi sol-
ste grande sovrapposta. Il ridicolo e im- dati , non era altra cosa che un ampio
morale guardinfante ripigliò favore al co- mantello con grandi maniche; se ne smi-
minciar del secolo passato, e un moderno nuì l'atnpiezza, se ne restrinsero le ma-
si dolse, che ripigliandolo le donne non niche, e s'accomodò si strettamente al
avessero conservato a quell'arnese il suo corpo, che lasciando veder tutte le for-
antico nome, e dato gli avessero invece me della taglia, ottenne il nome di giù-
quello di panier o di cesta, a cagione del- slacorpo o giustacuore. In appresso lesi
la sua rassomiglianza colle gabbie o col- fecero delle pieghe sulle parli, si guarnì
le ceste de'polli. Ma quello che accredi- di bottoni, e formò l'abito, più o meno,
tò il nome di panier, fu la morte d'un re- tal quale comunemente noi lo portiamo
ferendario, che portava quel nome, e che oggidì. Dirò io, ma
da ultimo ne sono
perinei suo ritornodalla Martinica; quin- pure sottentrati altri, con denomi nazio-i
di le signore senzanominare il guardin- ni francesi e inglesi, siccome le forme so-
fante Lhcevaiìo: portatemiil mio referen- no da loro derivate; sono in genere co-
dario. Diversi nomi però si applicarono modi proporzionati e adatti alle forme
,

in Francia a quel budouesco arnese, se- del corpo, le quali appunto debbonsi se-
condo la diversità della sua forma, sem- guire, non mai alterarne lu bellezza na-
V t:s
turale, defòi mandone le proporzioni, di rano succedute alle gorgiere (la gorgiera
cui fu artefice T onnisciente Iddioj però è un collaretto di bisso o d'altra tela di
non sono abiti strettamente di conve- lino; le gorgiere mollo fine, per essere
nienza e civiltà, ilpropriamente
vestito increspate quasi a foggia di lattuga, fu-
detto restando tale. Noterò ancora, che rono delle anche lattughe, Collare gut-
in origine la veste Caracalla [F.) era turis ornanieniunì), furono rimpiazzate
una specie di clamide lunga sino a'iallo- dalle collarine di mussolina, sottilmente
ui in forma di Cocolla (/^.) e talvolta con increspale e chiuse. Le grandi maniche
Cappuccio (F.), derivata da' galli. E il furono d'assai sminuite, e si lasciò com-

figlio dell'imperatore Settimio Severo, parire sul petto un pezzo di pizzo o di


Antonino Bassiano, per averla imposta a' mussolina ricamala (volgarmente scami-
romani, venne egli chiamalo Caracalla. ciata), la cui moda in un co' manichini
Poi venne adottala da' chierici , per la (questi e quellaanche di merletti) scom-
sua forma modesta e decorosa. Il Di- parve e rinnovossi continuamente. Ter-
zionario della lingua italiana descrive mina il Dizionario delle origini, che in
la Casacca, vestimento checuopre il bu- principio avvertì, e qui ripelo, l'Italia
sto, come il giubbone, ma ha di più i aver sempre ligiamente seguilo la moda
quarti, Tunica manicataj e<\ il Giui^la- di Francia, onde esclusivamente del suo
core o Giustacuore, guardacuore, sorte costume si occupò, anco per esser ezian-
di veste sino al ginocchio, o poco più giù, dio imitato in gran parte del rimanente
assettalo alla vita quasi juxta corpus,
,
d'Europa. *» Dopo Luigi XVI (morto vir-
sovrapponendosi al Corpetto, piccolo tuosamente da martire neliygS), insino
giubbone che si porta sotto senza mani- a' nostri giorni l'incostanza delle mode
che; il giiistacore volgarmente venne det- fu ed è possenlissima , tanto negli abiti
to soprabito^ sopravveste, il contrario di delle donne, quanto in quello degli uo-
sollovesta o sottoveste. Sotto Luigi XV i:uni:le cravatte tornarono in fiore; i cap-
del lyiS le foggie di vestire cambiaro- pelli rotondi vennerogeneralmente adot-
no tanto sovente, che ci vorrebbe un in- lali;a'calzoni succedettero i così detti pan-
tero voluaie a darne la descrizione. Vi- taloni (protraendosi dal ginocchio al tal-
desi successivamente il taglio degli abiti lone e cuopiendo le gambe interamente.
raccorciarsi, poi allungarsi soprammodo; Dice il Martorelli, che di questi grandi
"vidersi le lasche collocate ora per tra- calzoni ih." inventore può dirsi il vene-
verso, ora per lungo; vidersi le maniche to Goldoni, che li avea dati a'suoi Pan-
aperte, pendenti, chiuse, arrotondile. I taloni della commedia , imitandoli da'
bottoni nell'infinita varietà loro, forma- marinari, che salir dovendo a pie nudi
rono un ricchissimo ramo di Iradico, che gli ben naturale, che
alberi della nave, è
principiò in Francia, poi passò in Inghil- con que' grandi calzoni si guardino dal

terra, quindi in Italia: i primi erano di freddo ; ed il nome proprio che ad essi
pelo di capra; se ne fabbricarono in ap- si diede fu pantaloni); alle lunghe code,

presso in metalli diversi, finalmente la- icapelli recisi; a'volti rasi, sterminati ed
vorati in osso e in altre materie. Le cra- irti peli con lunghe basette, che trasfor-

vatte (la corvatta o cravatta è quel faz- aiano nostri moderni damerini in ridi-
i

zoletto o pannolino , di varie materie e coli Bodomonti ".

finissime o leggere, che si porta intorno 11 Muratori j Dissertazioni sopra le


al collo, annodato o pendente sul petto: antichità italiane, ragiona nella 25." Del-
se ne vuole derivalo l'uso e il nome da' l' arte del tessere, e delle vesti de seco-
croati cherusa vaoo,cjuando guerreggian- li di mezzo. Avendone già altrove pro-
do penetrarono iuFrancia neli636),ch'e- fittato, appena e genericamente ne darò

I
174 VES VÉS
un breve cenno di ({tuiuto reputo qui op- fif'ygì^, le frangia d'oro; e ne derivaro-
purluno. Crede che l'ai le del lesseic, co- no i vocaboli fregio e fregiatura. Da uri

me necessaria alla società, sia leinola, e decreto tiegli statuti di Ferrara del 1279,
diesino dalTinfanzia del tnotido sempre intorno al piigamento de'siulori, Hp[)ari-
furono in uso le tele di brimbagia o co- sce molta moderazione nelle vesti; ma
tone e di lino, non potendo uirerinare se poi il lusso anilò crescendo a dispetto de-
anche fatte di canape come oggidì: pari- gli statuti^ che saggi di mano in mano
i

mente quelle di lana non manctu ono mai; opponevanoal rovinoso torrente della va-
vesti di seta della Persia e dell'I. gitto, a* nità, fra'quali sono da annoverare mo- i

"vendo usate anclie i romani, l'arie però denesi quando nel 1420 riformarono gli
si trasportò drdl' indie a Coslnnlinopoli slfiluti. Per la prammatica imposta alle

nel 55o. Gl'italiani lino aila mela del se- donne del popolo, tale fu lo schiamazzo,
colo Xllf^ tranne che vestivano
i nobili che legislatori si trovarono come forza-
i

inagniljcamente, vissero con parsiuionia, ti a cofnprendervi anche le donne nobi-

vestirono panni e tele lrÌTÌali, abborren- li. Così le prauìuialiche riformalrici del
do il lusso che anzi ignoravano; ma pel lusso, sebbene sante e belle, sempre fu-
servizio divino la seta si adoperava già rono condannate a non vivere più de*
ijc'bassi tempi, almeno dall'VIli secolo, fiori. « Merita anche menzione, dice Mu*

e probabilmente anche prinrìa assai, poi- che per più se-


ratori, l'uso de'cappucci,
cltè rammento attribuirsi a s. Sisto 1 del onorato in Itaba, finalmente si trovò
coli

1 32 il divieto che i Corporali (os^tvo di come bandito da altre più fortunale mo-
sela. Le pelli preziose furono introdotte de, e solamente in questi ultimi tenipi
in Italia almeno nell'Xl secolo, mentre (morì nel veggo alquanto risor-
lySo) lo
nel volgo erano familiari quelle pecori- gere per difesa de'fanciulli^ ed anco del
ne e delle volpi; già nel secolo XI 1 le pelli sessofemmineo ne* rigori del freddo, e
preziose erano degenerale in lusso, pen- massimamente di notte (dunque il cap-
sando la gente cojnparir più nobile e be- paccio delle presenti beduine non è in-
iiestante_,e giunsero le monache a gareg- venzione moderna; ciò ancora è un'altra
giare co'secolari, e n'ebbero divieto; al- prova, che le mode di quando in quando
trettanto avvenne al chiericato. Anche si rinnovano, al più con alcuna modifi-
ne'roz^i secoli alla bizzarria della novità, cazione). Tuttavia anche cardinali, i i ca-
ossia della moda, era soggetto il vestire, nonici, e non pochi de'vecchi ordini re-
usandosi Fesles cnllellatas^ cioè con ta- ligiosi ne ritengono l'uso, con avervi ag-
Tulle le vesti si chiamava-
gli artificiosi. giunto molli di essi il cappello, scudo di
no anticamente Raubac e Robae, tanto maggior consistenza contro il sole e la

in llalia, che in Francia, per cui tal vo- pioggia. Non la sola Italia, ma anche la
ce fu applicata a tulle le Suppellettili. Germania,Francia ed lnghillerra,si tene-
Gli spagnuoli tuttavia se ne servono per vano caro il cappuccio oe'secoli addietro^
ogni sorla di vesti. JNel 1226 era in uso e non meno nobili, che plebe»". Tolo-
i i

la veste balandrana o palaudrano, o gab- meo da Lucca narrando nel i85 la pri- i

bano, mantello colle maniche; e palliuni gionia di Riccardo I re d'Inghilterra (ma


gli romani appellarono il uiau-
antichi tale divenne neli iSge l'imprigionamen-
teilo senza maniche poi detto tabarro, ,
to nel I 193), lo dice clausuni in capU'
già così chiamalo nel 295 tra gl'inglesi, i tio, gallico more: dunque era costume

e nel i3i4 tra gl'italiani, tunica Ionici. francese. Già gli antichi romani aveano
Sullo il nome di Frexature % intende- conosciuta questa maniera di coprire il

vano liste, orlature, guarnizioni o fran- capo e le spalle per guardarsi a vento^
ge, aggiunte aireslremità degli abili;f2«- /rigore jpluvicu/ueyCouìQ nolòGolumelia :
VES VES 175
il loro Cucullus altro non era clie il nostro con faccia barbarica^ cioè imboschila,
cappuccio, pi incipolmeiite adoperalo da' compariva (pare che tale confronto si
servi. E pei che i monaci presero per umil- possa in qualche modo applicare al ve-
tà ad imitare la loro bassezza e villa, per- stilo e alla barba al presente in quasi

ciò non solamente si raserò il capo e la comune uso tra gl'ilaliani, tra loro di-
barba, ma anche adottarono il cappuc- scordi e non proporzionali). Quanto stra-
cio, come osservò nel V secolo Cassiano, no e diverso dal nostro fosse il vestimento
De hahiln inoiiachonun. Finché durò la de'longobardi. Paolo Diacono lo descri-
potenza romana , rare volte i nobili e ve sì nell'abito e sì nell'acconciatura de*
gl'ingenui erano serviti del cappuccio,
si capelli, e dimostra Come poi cambialo del
se pur non volevano andar di notte sco- lutto e abbracciato l'uso del paese, co-
nosciuti, il che praticarono anco le don- minciarono a prender norma dal vestire
ne poco curanti l'onestà. Coll'uso del cap- italiano. Confessa quindi il Mailei, essersi
puccio non era affatto escluso quello del ingannalo quando nell' opera. La scien-
cappello , che fin da' secoli piti antichi za cavalleresca, asserì essersi cambiali
senjpre si conservò. I preti , ahueno in in Italia, per la dimora de'barbari, l'abi-
Corsica, portarono il cappuccio; e nel se- to e la lingua degl' italiani. Che longo- i

colo IX uscendo in pubblico^ sempre por- bardi adottarono pure la Tonsura roma-
tavano la stola al collo, il concilio di Ma- na nella barba e ne'capelli, lo rilevai in
gonza dell'BiS avendo loro vietato l'an- quell'articolo. Da'vari monumenti, e sin-
darne senza: all'incontro nel secolo XIV, golarmente dalle figure de'codici si trae,
in pubblico portavano il mantello col come gl'italiani solamente verso il fine
cappuccio sulle spalle, e la berretta in le- dell 400 presero a imitare il vestimento
sta invece del cappello; ed parrochi nel i di straniere nazioni. Parlando poi il Maf-
perimetro di loro parrocchia incedeva- fei del veronese Lanfranchini, insigne le-
no pure cani alba cottay qiiodiii Gallia gista, narra che scrisse curiosa invettiva
siiperpeUiceiini dicilurj uso che restò ne' contro alcuni costumi principiati a suo
Canonici regolari (F.). Fin qui il Mu- tempo, cioè d'ambire \\ titolo di Conte,
ratori. Osservò il Maffei nella Verona e di lasciar l'abito proprio e nativo, per
illustrala, cbe per l'invasione de'barba- vestir al modo d'altre nazioni; il che al-
ri in Italia non si spense la nazione itali- lora con fatale e inenarrabile danno , e
ca, ne lasciò come prima di propagarsi, con rovina non meno dell' estimazione,
ne lasciò parimenti d'operare come per che delle sostanze, si prese pazzamente a
l'avanti , né tutte avvennero mutazioni fare dalla gioventù: li chiama deliros
nelle cose derivate da'romani^ né per es- habitus y et inhonestos , et histrionibus
si cambiò religione , che anzi i barbari aptissimosjmei'a\'\^\'\anc\oi\ come le don-
l'abbracciarono rinegando col tempo la ne non si vergognassero cura eo cdupo-
loro o pagana o ariana. Con la religione nario ìiabitu in publìcwn prodire, spre-
si venne a mantenere negli ecclesiastici taque honestissiina Itala dcporlalione
la legge romana,la lingua letterale, e mol- vestimentorumJ)arbaricwnhunc,ctGaL'
te altre cose. Non cambiarono parimenti licwn habituni tamquanifatuae et bai-
gl'italiani d'abito, né di sembianza ; ma ìiearii siniiles assumere. Trovo in di-
air incontro i barbari si adattarono col versi scrittori, che il colore rosso fu mol-
tempo e si uniformarono agli usi nostri. to usato dagli aulichi italiani; e sebbene
Portavano Goti e Longobardi (F.) la
i i da'Papi fu assegnalo a' Cardinali, oltre
barba, e gl'italiani no; onde si rise Enno- diverse magistrature, come il senatore di
dio di colui che due cose ripugnanti ac- Pioma e il magistrato di Siena, continua-
coppiando insieme, con vesti romane e rono a portare calze rosse, e queste usa*
thÙ VES VÈS
va Michelangelo Buonairuoli. Racconta pince e credono esser più belle. Però nel
il cliai isla Giaciuto Gigli. *» Nel 64^, es- 1
1649, avvicinandosi l'anno santo, fu or-
sendo tempo di guerra, molte cose si di- dinato alle Meretrìci (f^.), che non por-
cevano, particolarmente in Roma era in tassero il cerchio sotto la veste detto guar-
voga una profezia del francescano fr. Bar- dinfante, uè andassero coli' abito simile
tolomeo da Stdurzo a S.Francesco in Tras alle ilonne da bene". In più luoghi notài
tevere, nella quale par die minacci mol- le vesti prescritte alle meretrici. — ^ Osser-
to Roma e gli ecclesiastici di mali futuri, va Thiers wtW Istoria delle perrucche,
il

dicendo che allora avverranno queste co- che l'abito allora è modesto, (juando non
se, (piando romani e le donne amleran-
i ha il superfluo, e conviene al tempo, luo-
1)0 tutti vestiti in i\ìì modo; la (|ual co- go, persona e necessità. Poiché, siccome
sa veramente si vede adesso. Perciocché la modestia , secondo la dottrina del fi-

gli uomini partano collari di tela gran- losofo Andronico, approvata da 8. Tom-
di giù per le spalle, e le donne parimen- maso, regola non solamente gì' interiori
ti si sono tolti via i collari dalle zimar- movimenti dell'uomo, ma insieme le a-
re, e portano anch' esse gran collari nel zioni esteriori, così dà regola agli abili e
modo Uiedesimo, e le vesti di sotto se le agli ornamenti de'(|uali egli si serve. Af-
fumo chiuse fin sotto la gola. Inoltre gli finchè dun(|ue questi abiti e questi orna-
uomini quasi tutti portano la zazzera, e menti siano conformi alle regole della
capigliatura giìi pel collo sino alle spalle, modestia, bisogna che abbiano 3 condi-
e le donne medesimamente portano la zioni. Primamente bisogna che siano de-
zazzera, che gli pende di qua e di là dal- centij e che convengano alla professio-

le orecchie, e dietro al collo portano li ne o condizione sociaHe diesi è abbrac-


capelli attondati, come gli uomini , fin ciata, come insegna s. Tommaso. Ne par-
sopra al collaroj e perchè una gran parte la più chiaramente s. Basilio, dicendo:
delledonne usano di vestire il drappo » Siccome vi è una sorte di abiti propria
nero, a vederle in chiesa, massime se particolarmente de'soldati, un'altra ch'è
stanno inginocchiate, a prima vista paio- in uso tra'senatori, ed altre per le perso-
no uomini giovani senza cappello. Iddio ne d'altre condizioni e che fa giudicare ,

da ogni male. Soggiungerò per


ci liberi ordinariamente il grado, che tengono nel
memoria l'usanza tlel 164^. Gli uomini mondo: così vi è una sorte di vestiti, che
si lasciarono crescere i capelli, formando- dee servire come di marca e di caratte-
si la zazzera come le donne , ed al cap- re, per distinguere un cristiano da quelli
pello nero, che portano in testa, hanno che non sono tali, e che gli fa osservare con
aggiunto ut\ (ìocco th filtuccia di seta co- una decenza esteriore quell'ornamento,
lorata, di quel colore che più a ciascuno a cui l'Apostolo ci obbliga, quando egli

piace, legala al cordone del cappello^ Le mette l'onestà fra le qualità d'un vesco-
donne portano similmente la zazzera, vo, e quando ordina alle femmine di ve-
ed i collari calati giù per le spalle, talché stirsi come l'onestà lo richiede, cioè a di-
dalla testa d' un uomo giovune e di una re, d'una maniera che sia conforme alla

donna non v' ha differenza. Portano di professione del cristianesimo". Aggiunge


più le donne il guardinfante^ che sono al- il santo in altro luogo, che in questa vo-

cuni cerchi con riltuccie,che si legano al- lontà di professione si deve avere riguar-
la cintura^ e gii alzano la veste intorno do de'tempi, de'luoghi, delle
alla qualità
al corpo. Le vesti sono tonde da piede e persone e della necessità. E su questo
par che abbiano sotto un crino da pulci- principio, assicura s. Ambrogio, che l'es-

ni, che per la sua larghezza le fa parer ser modesto non è altra cosa, che di sa-

più piccole, con lullociò ad esse gli per ciò ch'è deoentissimo» Bisogna in se-
VES VES 177
condo luogo, che gli abiti, per esser mo- Monti, inserito neW Album di Roma, t.

desti, non abbiano niente dì superfluo, e 20, p. 99 La potenza del vestito. De-
:

s. Tommaso ciò nota con termini espres- plorato come a'dì nostri, e nella metà del
si. E s. Agostino dichiara, che la parola secolo XIX, uomini dimostrano umi-
gli

modestia, viene da modus e vuol dire ^ lissimo rispetto a chi va adorno di elegan-
misura e moderazione; e dove esse sono, te vestito, e del disprezzo in che si tengo-

non vi è ne troppo né poco. Per tale ca- no coloro cui la fortuna, cieca sempre, non
gione Padri della Chiesa declamano si
i concesse di poter fare altrettanto, come
sovente contro i lunghi strascichi (parte se l'uomo indossando bell'abito cangiasse
deretana della veste che si strascina , e natura, opportunamente racconta quan-
l'inveire di essi contro tale uso ne mostra to d* analogo avvenne al divin poeta Al-
l'antichità) delle femmine, e contro le lighieri. Invitato egli ad un pranzo, vi si
scarpe troppo lunghe degli uomini, che recò, com* è uso d* uomo savio, in abito
Ivone di Cliarlres le pone tra gii abili dimesso e modesto. Il padron di casa, che
iinpudici. Bisogna in fine, che onde gli avea per avventura un po' troppo di mo-
abiti siano modesti , non abbiano cosa derno filosofo, vedendo tanta semplicità
troppo squisita, al dire di s. Tommaso. di vestire,dimentico forse della fama di
Leggo nel Bernino, // Tribunale della Dante, lo confinò in un angolo dellaaien-
s. Rota fu sentenza di Papa Clemente
, sa, e convitali forse non conoscendolo
i

V: La decenza dell' abito estrinseco de- non ne fecero alcun conto, anch'essi giu-
nota l'onestà intrinseca de'costumi. Disse dicandolo dall' abito. Dante solFrl tutto
Cassaneo: Clamys militem^ Purpura re* in pace e immaginò trarne leggiadra ven-
gemy Stola sacerdotem , Toga advoca- detta, e punire con grave lezione l'offesa
tnnij Cuculia monacliwn demonstrat. Ne ricevuta. Aspettò d' esser invitalo un' al-
la qualità della veste denota solamente tra volta nella slessa casa, e quando il fu
la persona, ma la dignità eziandio e l'uf- vi tornò tutto adorno di porpora messa
fizio della persona. Per cui Seneca rim- a broccato, come intervenisse a nozze. Il

proverò alla moglie di Nerone, per l'a- padrone e iconvitati vedendo tante splen-
bitoche portava non decente al decoro dide vesti, non cessando d'inchinarlo, gli
Indue te vestimentis regali-
dell'impero: fecero prender il posto più distinto, sli-
bus non propter te, sed propter hono-
^ mandolo lutti degno deli.°onore. Il poe-
rem Imperii. Ed Aristotile persuase ad ta sedutosi a tavola, quando gli presen-
Alessandro Magno, wf reg^^/^m liahiluni tarono la ministra, ne prese un cucchiaio
semper induerel.Ì!i antico proverbio: L'a- e lo pose sulla spalla destra, poi un 2."
bito non fa il Monaco j cioè, che l'appa- cucchiaio versò sulla spalla sinistra, in-
renza esteriore non è indizio delle qua- di un altro in seno, un altro sulle ginoc-
lità intrinseche. Corrisponde all' altro : chia, uno sul petto, e tultociò senza far
Barba nonfacit Philosophum. Chi vuo- parola. I commensali cominciarono a
le farsi rispettare nellecomparse pubbli- guardarsi l'uni' altro, meravigliati e so-
che, deve convenientemente vestire se- spettando si fosse impazzito. Ma Dante,
condo il suo grado, acciò non venga re- facendo le viste di non accorgersi di quel
spinto, come avvenne in Bologna nella pispiglio, continuò ad eseguir il suo pro-
coronazione di Carlo V, a quel principe, ponimento. Venuto in tavola il lesso, lo
di cui feci cenno nel voi. LXXXVlIi, p. trinciò a minuti pezzi, e ricominciò il

204. Talvolta però si onora più l'abito, giuoco di porseli indosso, fra lo stupore
che la persona che l' indossa, e si giudi- sempre crescente della brigala. Alfine,
cano gli uomini dal vestito soltanto; il che uno di essa, non potendo più tenersi, gli
prova \\ morale articolo del eh. Achille domandò eoa be'raodi, perchè rinnovas-
VOL. cxvi. 12
-

lyS VES VES


se quello schei zo, eljiiiMnSSe cosiinilecen- spirazìone più assai che quelle di finissi

leiuenteil ricco vcslilo.DaiUe con quel suo aio lino, che 3o anni addietro facevano
fare ironico, (he a mezzo la sua imioleii o* traspirare la borsa più che la cute. Qual
setta mai l'abbandonava, fianro rispo- bisogno dunque di accrescer anche di
se. « Onorevoli signori, io venni a pran- più il traspiro coll'ubito di lana? ^'e at-
zo qui con voi in tal dì con povere vesti, tribuisce l'introduzione in Roma, all'in-
e vui, se ben vi ricorda, cacciasteoii là ia vasione francese, ed all' accesso* degl' in-
quel cantuccio, e non n)i degnaste né d'un glesi ; notando, che il comparire in Pio-
\ostro sguardo, ne d'un motto cortese; ma un 25 anni addietro veslilo di panno
oggi che, come vedete, son vestito a festa, neir estale, certo avrebbe pronwjsso le
lutti voi cercate farmi onore il meglio risa generali, non tollerandosene V uso
che da voi si possa. Mi è avviso dunque neppure nelle livree. Ed a'zerbiuoUi fa-
che,non permiu merito, sibbene per que- natici pel pelame pecorino, applica il
sti ornamenti, voi oggi mi facciate sì one- verso d' Alfieri Una pecora indosso
:

ste e liete accoglienze, ed io però voglio all'altra s tassi. In somma egli pretende-
rimeritarli del gran favore che mi procac- va che si tornasse a vestir di seta o al-
cianoccl dar loro mangiare questi cibiap- manco di velluto; conoscere, esser inu-
prestatin)i dalla vostra singoiar cortesia", tile il ragionare a' cultori della moda,
1 messeri sentirono al vivo la puntura, e forse bendata come l'amore; e se gli an-
arrossirono perchè conobbero che Dante, tichi l'avessero personificata, crede l'a-
o bene o mal vestito che fosse, era sempre vrebbero almeno rappresentata losca
quel desso, ecome seppero più acconcia- d'ambo gli occhi, perchè volendo imita-
mente lo pregarono ad averli per iscusati, re è necessario che veda ; ma vede tutto

e mostrarono pentimento del ffjjlo. Ter di traverso,credendo bello e comodo ciò


mina 1' articolo con questi riflessi. « Or che non è se non puro caprìccio (il Pi-
dico io: se costoro sul principio del 3oo gnoni pose il tempio della Moda nel pae-
sene scornarono, or che faremmo noi se della Luna). Loda l'antica toga roma-
mezzo del secolo XIX? Smettia-
nel bel na, qual veste universale, che da quelli
mo dunque il mal vezzo perchè, pogna- favoriti da improvvisa fortuna portava-
mo che oggi non vi sia un altro Dante si lunga a modo di scopar le strade, per
fra noi, vi sono bensì altri valentuomini, comparir grandi, mentre destavano in- I

e se li offendessimo stoltamente, o presto degnazione popolare. Quindi se la piglia


o lardi potrebbe anche a noi incogliere col vestito andato alla vita, e col sopra-
simile vergogna ". —
Mg. Luigi Mario- "^

bito già chiamato copre-miserie^ eoa ta-


relli, nel Giornale Arcadico di lìo/Jia, sche io petto ; deride l' uso de' calzoni,
pubblicò nel 1821, ne' l.i i e 12 due ar- imitazione de' bragoai orientali, li chia-
ticoli curiosi, arguti, lepidi ed eruditi, ia- ma nascondono la bel-
larghi sacchi, che
tilolali: Del vestire antico e moderilo. la forma delle gambe. Anche colla toga
Inveisce contro l'uso del panno nell'esta- potersi comparir belli ed eleganti, e
te, preferendo la seta, contro quelli che Quintiliano die' le regole agli oratori per
sostengono la lana favorire la traspirazio- accomodar le loro toghe, Ortensio nel-
ne (e quel eh' è di fallo più giovevole, si l'accomodarne le pieghe impiegava un'o-
è nel conservarla), e la seta esser iu lale ra allo Specchio (F.). Erano d' ordina-
stagione contraria alla salute. Non vi è rio bianche, e candidissime ne' giorni di
bisogno deila lana, egli dice, usando le d'importanza ; sor-
festa, d'allegrezza e
camicie di cotone o di mussolino, che più dide portandosi ne' tempi di pubblica
che ad altro debbono all'economia la loro calamità, e nel lutto la togapulta,cWe'
attuale uuiversalità, favoriscono ia tra- là del lutto nera. Quindi somiglia a uu
V ES VES .79
convoglio funebre tulli i vesliti di nero. ce che tal polvere bianca fu della di Ci-
E siccome gli antichi soUo vi poiiavano pro, dall'isola di Venere, ma essere in-
la tunica, (|uasi caraicin, e nell' inverno venzione francese, perchè Margherita di
diverse, per distinguere le stagioni, e le Valois moglie d'Enrico IV, odiando i

donne che queste


colle maniche^, rrihca suoi capelli nerissimi, ora di sommo pre-
ora portino camicie senza maniche. Pa- gio, usava ogni artificio per moderarne
ragona gli i9^;77/o/H* o spilletle, poste sul- il colore, ed appunto nel i5^3 viene ri-

r inUodotle mezze camicie o camicietle cordata per la i


."
volta la cipria, il di cui
per cuoprir la lordura della grande, agli uso passò poi dalla Francia in tutti i

antichi chiodi o davi, ossiauo pezzi di paesi d'Europa finché decadde a suo ;

porpora che si cucivano innanzi al pet- tempo, dicendo che del grano è meglio
to. Credendo doversi guarire cervello il f'UMie del pane, che della polvere di Ci-

a' fanatici delle mode, osserva che ro i pro). «L'arte del parrucchiere era allo-
mani antichi procedevano ordinariamen- ra nel più gran pregio. All'aspetto d'u-
te colla testa nuda, benché avessero di- na fìsonomia dovca egli indovinare la

versi cappelli, quali non usavano che


i pettinatura, che più le conveniva : do-
in campagna e alla guerra, e nella piog- veva seguir la moda generale, ma sotto-
gia coprendosi col lembo della toga ; a* metterla a particolari modificazioni a-
soli Schiavi concedendosi il cappello o il dallate a* volti : dovea esser sempre uni-
berretto, en)biema di Idjertà, quando forme, e sempre vario nelle sue produ-
questa loro si accordava, potendolo por- zioni dovea dar delle forme piacevoli a
:

tare nella schiavitù solo ne'salurnali,fe>te que' lunghi filamenti, di cui la natura
di dicembre, ne Ile quali era loro permesso pare abbia voluto far piuttosto un velo,
dire a' padroni ogni verità e anche im- che un ornamento : dovea assicurar a
pertinenza ; ma restati liberi, doveano quelle forme una consistenza, di cui la
recarsi nel tempio di Feronia a radersi materia de' capelli non pare mollo ca-
il capo, per consagrare alla dea i loro pace ; dare all' abbondanza una disposi-
capelli, ed è per questo che fu loro con- zione regolare, e supplire alla scarsezza
cesso il berretto, la testa rasa o la natu- con una ricchezza fittizia, che ingannas-
rale calvizie considerandosi deformità. se l'occhio il più acuto. Come aver dun-
Ritiene residuo d' antico uso servile, il que coraggio di sconcertare con «m col-
SaluLo (F.) servitor suo o schiavo suo^ po di cappello un'opera così meraviglio-
cavandosi a \.m lempo il cappello; il sa ? Or le chiome de' nostri giovani so-
(juale negli ultimi tempi si portava sotto no come quelle, che chiama Giovenale
il braccio sinistro in forma schiacciala e vexatasque comas. In questo però si
chiamavasi pizzetta, onde non guastare rassomigliano in qualche modo agli an-
l'acconciatura studiala del capo, ne' ca- tichi.Orazio dice di Catone JVon ita :

pelli (o parrucca), che avea costalo un'o- Roinuli praescrìptiun^ el intonsi Cato-
ra di fatica al pellinalore ornamentale, nis. E di Curio: inconiptis Curiiini ca-
e di pazienza al pettinalo. Sarebbe stala pillis.Per 4 secoli, come dirò in appres-
una rustichezza il comparire nelle socie- so, romani non coltivarono né la loro
i

tà avendo io capo il segno d'aver porta- barba, né loro capelli. E Giovenale per
i

lo il cappello, inclosivamenle alle nolti indicare un'azione onesta dice: etcredani


più rigide,d'allronc!e imbacuccati in gran digniini barba, digniimque capillis ma-
mantello, e ciò a motivo della polvere joruni". Ma sei moderni imitano in
bianca o cipria, destinata a dare a' ca- qualche modo gli antichi nella chioma,
pelli giovani la sembianza di vecchi (ma che dovrà dirsi de'Ioro alti e pesanti cap-
insieme ascondeva i canuti: l'autore di- pelli? Già la seta fu bandita anche da
e

i8o VES V E S
questi ne'mesi più anlenlì, percliè i c«p- seguenze pure dello StanuiW (T.), che f^
pelli di se(n sono ignoti nelle lalitiulmi colare il naso, il cui umore [)roducendo
settentrionali. Negli altissimi cappelli, as un tanfo, questo confonde co' profumi si

sai più grandi della testa, i giovani ora della chioma, ed è mostruoso accoppia-
vi portano il n>occichino o fazzoletto pel mento (ora generalmente eliminalo, es-
naso o pel sudore, giacché la sola tasca sendo fazzoletti tornali nelle lasche: tut-
i

limasa nel petto ne sarebbe troppo in- to prova l'altalena e l'alternarsi della mo-
gombrata. Gli antichi non avean mocci- da, cui ciecamente si segue). Quanto a*
chino; ma il servirsi del cappello per sac- profumi, non conoscendogli antichi la di-
coccia, sarà cosa incredibile a'posleri, ne stillazione, molto si usarono negli ultimi
utile alla salate.Propone imitar le don- secoli della repubblica. Nel V secolo di
ne, che non avendo più saccoccia, porta- questa, dalla Sicilia Ticiuio Mena con-
no infilata al braccio sinistro una borsa, dusse i barbieri in Roma, e allora comin-
somigliante in parte alla sportola de'fra- ciarono i rotiiani a frisarsi, a profumarsi
ti mendicanti. » Anche le signore mi per- e a radersi la barba, i giovanetti sino al*
metteranno intanto che io non lodi mollo r età della toga virile portavano i capelli
i loro smisurati cappelli, non conosciuti annodati come le donne; (juando pren-
certamente dalle rouìane antiche, che fa- devano tal veste, se li tagliavano e gli of-

cevano pompa di mostrare loro volli i al- frivano ad Apollo ea Nettuno. La barba
lo scoperto". Indi fa un frizzante para- si radeva la i.* volta, o allorché si vesti-
gone, il tener quasi occultati i volti negli va la toga virile, o all'età di 21 anni o
enormi cappelli, per asconderne i difelli, 22, ed era sempre giorno lieto e di cere-
qualora ciò non sia per modestia (se ve- monia, in cui si facevano reciproci doni.
desse molti de'presenli cappelli, usati da Augusto aspettò per radersi la barba il
buona parte delle donne, certamente co' i5° anno, e die' un convito al popolo ; e
saggi censurerebbe l'eccesso contrario; Nerone quando ciò fece, ripose in vaso
sembrano berrettini e pare che cadino d' oro la barba, che offrì a Giove, ed isli-

dal capo, mostrando olire l'intero volto, luì le ÌQ%\Q j'uvenalia (della i.' Tonsura
la metà anteriore della testa, che restan- de'capelli e della birba degli anUohi cri-
do scoperta nella parte più interessante, stiani, riparlai in quell'articolo, con no-
sembra che il cappello in tal forma non zioni analoghe di molle nazioni, anco del-
corrisponda al suo scopo). « Vidi un gior- le vesti). Dal detto Ticinio, da cui comin-
no una donna con un ombrellino così an- ciò la moda del radersi, sino ad Adriano,
gusto, eh' era assolutamente più piccolo assujilo all'impero nel i r 7 di nostra era,
del grati cappello, e l'avrei quasi consi- che non barba per asconde-
si fece rader la
gliala ad adattarsi piuttosto l' ombrelli- re alcuni porri del mento, soli nemici de' i

no percufila, e il cappello per ombrel- barbieri furono quelli, che da noi si chia-
lino (questo, per la sua piccolezza non merebbero norcini (in significato de' ca-
servendo che assai scarsamente a ripara- mancanti
stratori delle parti genitali, a'
le il sole, forse la moda così lo ridusse, per delle quali non cresce la bnrba): e Gio-
non ascondere i volti; ed anche per farlo venale che morì sotto Adriano, o poco
servire adallro, come il Ventaglio, per prima, parla del celebre norcinoEliodoro,
quanto in tale articolo accennai) ". Lo- che faceva gran danno a'barbieii". Ora
dato il Martorelli l'uso del cappellone' la moda più assai che norcini, muove i

giovani, piuttosto che la pi/zelta (a tale guerra a' barbieri, mentre de' nostri gio-
si sono ridoni cappelli tondi, per società,
i vani molti fancrescere loro mostacchi, i

e sono comodi), torna a disapprovare che tutti hanno o desiderano ciò che si chiama
entro vi si ponga il moccichino, per le con- Scopeilonìj e a quelli, a'quali la natura li
è

VE S VES i8c
nega, può applicarsi giustamente la h*ase ro usale da'medi attempi di Ciro, ossia cir-

dello slesso Giovenale: Desperatio bar- ca 4secoli avanti, e Polibio dice che Anni-
hae (al pi esente quasi tulli vogliono com- bale la portava di più sorte ; ma romani
i

parir barbuti, anche i vecchi e persifio anliclii non le adottarono, siccome con-
i poveri usando baili, di fre(|uente ridi- trari a imitare le mode de'forastieri, al-
coli o schifosi)". Con Orazio, il Marlo- trimenti Cesare non avrebbe avuto bi-
lelli ripete, riguardo a'profumi, che i ro- sogno e assai gradito di poter sempre por-
mani del suo tempo usando pastiglie o- tare una corona d'alloro per coprire la
dorose, altri puzzava di becco.»» Che di- sua calvizie. Altri dicono che Annibale
rebbe ora il mio Fiacco, se conoscesse, ne trovò il costume in Francia o in Ga-
che la slessa individua persona odora e pua, e forse ivi l'adottò, come poi pra-
puzza nel medesimo istante, e quel eh' ticarono altri, per coprire co'finti capel-
assai più singolare^ puzza per davanti, e li l'occhio di cui mancava ; ma biasimò
odora per di dietro? Egli noi credereb- quell'adulatore pittore che lo dipinse con
be: eppure l'uso egualmente ormai uni- ambedue, premiando chi con accorgimen-
versale ne' giovani della pippa del Ta- to 1* espresse in
profilo. Domiziano poi
bacco (nel qual articolo parlai dell'at- dispiacente di sua calvezza, nelle meda-
tuale eccessivo fumare i zigari_, del catti- glie venne eHigiato chioma; ma par-
colla
vo odore de'(juali, oltre il fiato, ne sono rucchino portò prima Ottone (an- di lui
pregne le vesti, le suppellettili, la maggior che diverse imperatrici e matrone roma-
parte de'iuoghi e delle abitazioni), e delle ne, come prova il Guasco, Delle orna-
odorose chiome produce nello stesso indi- trlci presso le antiche dame rotnane^ di
viduoquesta simultanea stranezza. Anche color biondo, del quale furono vaghe le

questo è capriccio di moda: ma è certo^ veneziane, pel riferito nel voi. XGII, p.
che per gli amici co' quali si conversa , 402). A'francesi certo si attribuisce i gi-
per quelli de'quali si dice che si sta al fia- ganteschi parrucconi da magistrato, de*
to, per esprimere al punto la dimesti- quali in f^enezia si fece grande uso, le
chezza e la famigliarità, sarebbe assai me- cui chiome magnificamente inanellate
glio ungersi i capelli di spirito di tabac- coprivano la schiena. Terminò pure la
co, e respirare essenza di rose e di gelso- coda o codino, nel quale si annodavano
mino. Una volta si abborrivano o si fug- ilunghi capelli, su di che lepidamente
givano quelli, che naturalmente rendo- dice; » La coda poi fu dalla natura da-
no col flato un cattivo odore. Ora è mo- ta agli animali, e fu loro posta uell'estre'
da che a' giovani galynti puzzi il fiato
, mila più lontana dal capo. Nacque quin-
(non è alFatlo paragonabile il 1821, e- di il imo proverbio, con cui volendo e-
pocain cui scriveva il MartoreHi,alla pre- sprimersi qualunque cosa senza regola e
sente:troppo immenso è divenuto il mo- senza buon senso, si dicea volgarmente
struoso uso del fumare). Di tali mode ri- non ha ne capo ne codaj per dinotare,
buttanti e disgustose non si trovano sicu- che nonavea né principio, né fine, ne or-
ramente esetnpi presso gli antichi, ben- dine alcuno. E gli uomini adottando la
ché di tutte le altre dirette a correggere coda, invece di porla ove l'hanno i bruti,
inaturali di/Tetti, e non mai ad imitarli, notando così come in quelli le due estre-
ne'secoli del lusso e della mollezza possa- mità, l'aveano al contrario posta all'im-
no ritrovarsene ". Termina il Martore!- mediato contatto colla lesta. Temo che il

con ritornare suH'argomento delle par-


li, proverbio non i»i applichi a questodiscor-
rucche, che il Eolard pretende se ne co- 80, e perciò lo termino". iNel i855 V Al-
noscesse l'uso prima del cartaginese An- bum di Roma 22, a'3 marzo pub-
nel l.

nibale, e lo Spauhcuiio vuole che fussii' blicò un progetto di HJìgliora/nenlo ar-


i8a VES V ^S
tìstìco cfel nostro vestiario. E' una di- una verace rappresentazione dt
dall'arte
cliiarazioue sottoscritta da' quasi tutti i prendon parte inostri con-
eventi ne'quali
più valenti artisti nostrani e furastioci di- temporanei ne'Ioro abili ordinari, ctin'a-
moranti in Iloma, intesa a promuovere spetlare la bassezza dell'aspetto per espri-
il miglioramento del gusto estetico ne- n)ere tutto ciò eh* è nobile. Per quan-
gli abbigliamenti, o vogiiam dire nel ro- to interessante una tal fedele pittura e
^^«//ie.Crederonoi sottoscrittori, che l'e- scultura certamente sarebbe per la po-
sposizione di tutte le nazioni civilizzate, sterità, non si può tentare finche gli a-
cliedovea averluogo in Parigi nell'estate bili non ispiegheranno le solììci lijìee e ,

avrebbe offerto un'occasio-


di detto anno, gli ar(noniosi colori ne'quali deliziano ar-
ne unica e molto propizia per discutere te e natura. Bisogna continuare a ricer-
la proposta, onde migliorare l'aspetto care in periodi remoti i soggetti storici,
della Hgura umana, essenziale al progres- per maggiormente confermare con esem-
so del pubblico gusto e dell'arte; poiché pi l'immaginazione dell'artista. Scene na-

il costume prevalente in Europa, trova- turali di grandi interessi ri marra imo sco-
si mancante di lutti i requisiti necessari nosciute in questo alto dipartimento del-
per la pittura storica, interamente incon- l'arte. La causa della verità, gl'interessi
gruo per la scultura, e non meno sfavo- de' nostri tempi e la soddisfazione della
revole all' uman genere, tanto per l'a- posterità richiedono la soppressione di
spetto quanto per le comodità.» Per non questo impedimeuto alla veracità artisti-

trattenerci sui gravi mali, riguardo alla ca. Noi perciò invitiamo che da ogni
saluterai ben essere,risullunti dalla poca partesieno forniti degli esempi di miglior
attitudine alle frequenti variazioni della stile di vestiario, mascolino e femminino,

stagione, è rimarchevole che in quest'e- combinandovi dignità, semplicità ele- ,

poca di progresso nel gusto dell' archi- ganza, comodo e convenienza, avendo uà
tettura, mobiliare e decorazione di ogni riguardo speciale alla rappresentazione
oggetto inanimato, così poca attenzione artistica, e all'impiego delle varie produ-
è posta alla convenienza della figura. Nes- zioni adesso in oso, o che possono essere
sun costume del quale vi sia traccia, è inlrodotte. Non bisogna supporre che sia
mai stato così inconsistente colla grazia, un subitaneo o stravagante aU
necessario
la semplicità e la dignità dell'aspetto, nes lontanamento dalle mode esistenti ades-
suno così inutiluiente complicato, come so, nèdelle forme fìsse cheescludino la di •

quello dell'Europa de' dì nostri. L' uni- mostrazione del gusto e del capriccio in-

tà della figura è dissipata. Delle linee in- dividuale ; molto ujeno una regola fissa.

tirizzite e degli angoli dissimulano il Quel che noi vogliamo suggerire a'dise-
corpo: e un goffo cappello rende com- guatori efabbricanti d'ogni articolo di ab-
piuta la di^fJgura^ione. Un gruppo d'uo- bigliamento, è di esporre nella vicina op-
mini, nell'ordinario abbigliamento, non portunissìma occasione,tali forme che pos-
appaga alcun gusto, eccettualo quello siiio offrire una serie di cani biamentitran-
della caricatura; uè la piltuia,uè la scul- sitoiii(a'quali il pubblico giàdimoslra una
tura |M)ssono vantaggiosamente trasmet- decisa tendenza) dalla presente moda ad
tere alla posterità nessun evento consti- uno stile consistente colle vedute sopra
tuitod'un tal gruppo. iXè la frammischia- accennale e co'gusti avanzali dell'epoca.
lura delle mode feaiminine può spesso Inoltre noi esprimiamo la speranza che
togliere queste dinì;:QUà. Un gruppo di ognicorleEuropea vorrà concorrere nel-
famiglia della presente data ispira ra- i'adotlareun costuuicche possederai van-
ramente alcun interesse, se si eccettua taggi già enumerati, e capace d'essere
al circolo della parentela. L' aspettare modificalo in accordo colie stagioni , il
V ES VES i83
clima e la ciicoslunza d'ogni paese**. h*Jl' dottare. Indi osserva, esser di prima im-
hiini tle*i4 aprile ri poi lo altri nomi d'ar- portanza illiihiinare il pubblico dell'as-
tisti, amatori e ammiratori delle Ideile surdità del vestito, a cui l'uso ci ha as-
aiti, che sottoscrìssero la riferita dicliia suefatti, e fargli conoscere i vantaggi da
razione sul miglioramento artistico dei assicurarsi coU'adozione d'un altro assai
nostro costume vestiario, h* Album de'2 i diverso. Piiliene l'autore di non minore
aprile contiene 1' articolo di F. Orioli : importanza l'interessa mento degli uomini
Riforme a ragion d'arie del coiniin no- di buon gusto, di posizione e influenze so-
stro vestire. Aderito alle espresse opinio* ciali per effettuare saviamente la deside-
ni di autorevoli e celebri nomi, pedibus rata riforma. E siccome diversi intelliE-ea-
ire in sen lentia ni jiVìch'iarò i\es\óerave che ti e recentissimi scrittori aveano trattato
ne' disegni da inviarsi alla grande espo- ilmedesimo soggetto, fra'quali quello in-
sizione di Parigi, s'abbia precipuamente glese, de Piaggi in Italia, opeva che lo-
riguardo, i.** Ad ornare la nobile umana da per erudizione, giuste vedute e gusto
figura, nou di deformarla, come lino al- rallioato ; così ne riprodusse le seguenti
lora si fece col modo delle vestimenta, fa- parole ,
per illustrare la dichiarazione
cendola per esse apparire, men quale il contro la scuola attuale di costume, e l'i-

Creatore l'ha modellala ne'suoi tipi più. dea della riforma consigliata. Dice il con-
perfetti e più pregiati, che quale si stu- temporaneo scrittore inglese. Il vestiario
diò a ridurla per un irragionevole e ca- alla francese fu primieramente adottato
priccioso amore dello strano e del baroc- nelle noi diche regioni d'Italia, dal duca
co, come la donna coH'imbusto, equiva- di Savoia (0 Carlo Emanuele II, o il fi-

lente alla deformazione de'piedi delle ci- glio Vittorio Amedeo 1 1 che il successe nel
nesi e peggio, pregiudizievole alla salute e 1673), al tempo di Luigi XIV, e quin-
conducente a sconciarsi quand'è nello sta- di passò nelle meridionali provincie, ed
to interessante; costume balordoè inuma- infine fu adottato in tutte le corti d'Eu-
no, contro il (junie colla vocee cogli scritti ropa. '^Oenchèilcorpoumanosia l'oggetto
tuonano e tuonarono sempre i medici, e il più prezioso e maestoso che la natura
tra cento altri il (lotto Scarpa. 2.*'Che scioc- presenti alla nostra contemplazione; pure
camente non si seguiti a voler tutti (sai* ne la decenza, uè la convenienza permet-
vo la legge di cambiare di tratto in trat- tono che venga presentato a'nostri sguar-
to) imitatori d'un modo medesimo, cioè di in tutte le sue nude proporzioni. Uà
vestiti e azzimati a uno stesso taglio, co- vestiario dunque, di qualsiasi foggia , è
me se ogni colore, ogni sagomaj ogni spe- necessario, ma la sua forma e qualità so*
cie d'ornamento convenisse del pari ad no dipendenti dalle opinioni e dalle cir-
ognuno, all'alto e al basso, al bello e ai costanze. L* abito che si adatta esatta-
brutto, al grosso e allo smilzo, alla bru- mente a tutte le parli del corpo, e ne mo-
na e alla candidissima. Inoltre 1' Album forma e proporzione, sareb'
stra la loro
de'26 maggio produsse l'articolo di Pear- he sempre a preferirsi. Sempre un pau-
son: Riforma del nostro costume. Nolìd- neggiamenlo leggero , e che vagamente
ca che la dichiarazione sul miglioramen- avvolga il corpo, e ne mostri e nascon-
to del vestiario, riprodotta da'giornali di di a vicenda le sue forme, è estremamen-
Torino, Napoli, Modena, Genova, Miia- te grazioso. Uq vestiario che ricuopre in-
noec.,fu semprecommentatain senso fa- tieramente la persona, è opprimente, e
vorevole; nondimeno desiderarsi clie des- laddove non sia posto con insolita aite,
alcun disegno qualche valente arti- divien deforme. Quest'ullimo sembra es-
sta tra'soscrittori iu riforma, per servire sere stato preferito in ogni tempo, e ge-

Ise ueittlmeale dtigli orieulali,cd è uucoru il


i84 VES VES
costume in uso fra'turcbi ed persiani. Il i no cessò un oggetto di ono-
dall' essere
primo, secondo il parere df Tacilo, era revole dislmzione, costume proprio fu
il

il modo distintivo de' nobili fra gli an- gradatamente trascurato, non solo dalla
tichi germanici, ed è ancora il vestiario plebe ma bensì dal ceto superiore, ed
,

nazionale degli ungheresi, ad imitazione in processo di tempo dagli stessi impera-


delle uniformi degli ussari. 11 secondo ed tori,! quali furono spesse volte alquan-
il più elegante, cotnechè il più naturale, to semi -barbari.
Questa trascuratezza sì
era il vestiariode'greci e de'romani. Seb- accrebbe considerevolmente al declinar
bene tutti i modi di vestire siano combi- dell'impero, e non solo allora, ma dopo
nati in queste tre diverse foggie, pure anche la sua caduta, il costume romano
l'oggetto del primo è particolarmente la fu di gran lungi preferito. Ed in fatti i
convenienza, del secondo la grazia, e del barbari che invasero l'Italia, furono bea
terzo la magnificenza. Questi costumi so- pronti ad adottare la loro lingua, loro i

no stati indubitatameule modificati, alte* costumi ed il loro vestiario , come più


vaù, e misti in vari modi, seconda il gu- proprio e più conveniente che il loro stes-
sto o il barbarismo, la ragione o T im- so. 11 principale cambiamento ch'ebbe luo-
maginazione prevalsero; quantunque go nel volgere di quelle turbolenti epoche,
nella più gran parte de' paesi possano fu piuttosto una trascuratezza di quanto
rinvenirsi de resti de'loro antichi abbi- i romani considerarono come decenza di
gliamenti.Agliesempi da me addotti, non vestiario , che un'adozione di qualsiasi
aggiungo altro, che in Italia, in Sicilia nuovo vestito. La toga fu posta da ban-
e nelle provincie soggette per lungo tem- da siccome alquanto incomoda, e la tu-
po a'romani, si può ancora rinvenire qual- nica divenne perciò l'ordinario vestiario.
che vestigia di toga nel mantello senza Sopra le varie forme della tunica dori-
maniche ch'è gettato intorno al corpo varono la più gran parte delle nostre o*
per coprirlo in parte, o interamente, tal- dierne mode. Nel Medio evo (F.) la rie-»

volta sopra una spaila e sotto T altra, e chezza e la magnificenza sembravano a-


talvolta sopra ambedue, di modo che i ver prevalso negli ultimi tempi il costu-
:

lati cadano negligentemente per di die- me spagnuoto sembra essere stato in uso
tro. La logaeia il vestiario caratteristi- nel ceto nobile, almeno nel nord d'Italia;
co de' romani il vestiario della pace e
, ed a questo facilmente successe il costu-
della ceremouid, il segno dell'amicizia e me francese, il quale è così fatto da na-
rornamento distintivo del cittadino ro- scondere ogni regolare forma della natu-
mano. Pure, con queste onorevoli prove ra, per avvolgerne il collo con un panno
in suo favore, questo vestiario non resi- di lino, le spalle coperte di una cappa; le
stè all'influenza della moda. Noi trovia- braccia, i gomiti e i polsi nasconderli, e
mo fin da'teiupi d'Augusto che romani i spesso rendersi di smisurala grandezza
amavano di compatire senza quest'abi- colie sue grandi maniche. Leginocchia so-
to anche nel foro, ed erano condannati no sfigurate da bottoni e fibbie. Quest'a-
per quest' uso, come sintomo di dege- bito non ha ne larghezza, né lunghezza
nerazione, da quel principe, tanto tenace verun abbigliamento, ma
sulTiciente per
per decoro degli antichi tempi, dicea-
il pure abbastanza per nascondere le prò-*
do,al riferire di Svetonio: en'mdigiiahun' porzioni del corpo. Le sue estremità for-
das-Ronianos rerum cìominosygcntcm- mano rettilinee ed angoli;
u suoi orna-
cfue logataiii? Orazio annette al mede- menti sono disposti con ordine 1' un so-
simo costume un indizio di volgarità. pra l'altro e con inutili bottoni. 11 giut
Ma siccome la prosperità dello stesso an- stacore ha i medesimi difetti in minor ,

dò declinando, e siccome il noaie roma- proporzione, Le scarpe sono mollo a prò-


VE S VES iB5
posito immaginale , e molto sopraccari- ragionevoli; ma poscia non più se ne par-
cale di fibbie (aia queste, così a'ginoccbi, lò. Iluppe [òq\Y Album i\ silenzio pel gen-
sono da mollo tempo eliniinalej restaro- til sesso, nel riprislinamento del discor-
no agli ecclesiastici, a'cortigiaui, al basso so guardinfante, alquanto diverso nella
popolo; tranne l'eccezione d'alcuna perso- forma, volgarmente denominato Cerchio
naqualificata che deve incedere con abito o Gabbia Q Crinolina^ in luogo delle

» corto e di spada), per torturare e compri-


mere piedi, per impedire il loro naturale
i
molteplici
inamidale
e sproporzionate sotto-veste
(colle quali sigonfiavano i ve-
movimento, ed anche nasconderne la pro- stiari le stesse donne , usandone sino al
pria forma, il che produce penose protube- numero di nove, trasformandosi cos\ in
ranze (l'autore intende parlare delle gran- cipolle mostruose, un paio almeno però
di fibbie, ora rare in alcuni del basso po- rilenendone sul cerchio , alle quali so-
polo)! Quanto alla cappa , cui la natura vrappongono l'abito, gli scialli e simili,
ha guarnita di tanti oroamenti, e vi ha le mantelle ec. ec), disapprovato da'sag-
formalo la sede della grazia in gioventù, gi, e pubblicamente belfeggiato con cla-
e del rispetto nelT età grave; della bel- mori e canzonacce dallo sfrenalo volgo,
lezza dell un sesso, e del comando del- anche con impertinenti vie di fatto. la
l'altro (tanto dice il testo, ma sembra un'articolelto dunque intitolato: // Cri'
mancante di alcuna parola) ; la testa noliiio innanzi al parlamento britanni'
è ingombra di tutte le deformità che cOy V Album de' 9 luglio iSSg ci annun-
può immaginare la meitte umana. I ziò il disegno di legge. « A.tto per la ri-

principi ponno per esecnpio dappertut- forma e regolamento dell'abito donnesco


to nelle loro corti, com* anche ne* pub- destinato a correggere e frenare le abitu-
blici convegni, ordinare e stabilire che dini relative al Crinolina ed altre super-
si possa adottare qualunque vestiario si fluità artificiali, e l'abuso che se ne fa, co*
mollo slraordinario eh' e»
voglia, e ciò è poteri, disposizioni, clausole, regolamen-
glino abbiano cos\ raramente esercita- ti, ordini, multe e pene da osservarsi, ap-

to questo potere a favore del gusto, del- plicarsi e praticarsi per l'esecuzione ed

la grazia e della convenienza. Pure il so- osservazione del presente". Por soggiun-
prano britannico ha ne'confini del suo se: Questa legge, che ha tutta la forma
impero un costume nazionale, grazioso, e delle disposizioni legislative, ha per isco-
in un particolare all'uomo; il quale(sic) to- po di proibire 1* uso delle gabbie, cerchi,
glie la simmetria alle forme, e sommini- od allri apparecchi al presente adopera-
stra una sufficiente drapperia per avvol- li per gonnelle, come pure de'soltanini
gerlo maestosamente. Il lettore ridereb- listali di nero e di rosso, e degli usatlini
be, se io parlando del vestiario scozzese, (calzari di cuoio per difender la gamba
volessi sigoificargli il vestiario dell'arma- dall'acqua e dal fango,cioè stivaletti) eoo
ta, ch'è disfigurato, intendo parlare del tacco pili allo di 3 centimetri. La pena
vestiario d'una volta, portato da'capi scoz- a'contravventori è di 8 scellini di multa.
zesi, Highland Chiefs. Questo costume si « Non sappiamo,
se questa legge è un'e^?-
" avvicina di molto al costume romano, e centricitàparlamentare o estra-parla-
come quello, è meglio adatto, sia per l'a- mentare. Ma se mai saltasse in capo a'
zione, sia per la dignità di qualsiasi altro legislatori inglesi di sbandire ilcrinolino,
vestiario moderno mai ve-
eh' io abbia diciamo loro che sarebbe più facile di re-
duto". Per ultimo, V Album de' 3o giu- primere io rivoluzioni dell'India, che ve-
gno pubblicò 5 figurini del nuovo co- nir a capo del loro divisamento! " Inve-
sluine italiano, proposti da un celebre ar- ce ritengo, che tosto riuscirà alla specu-
liila alemanno, iu buona part« di furine lazione e arte delle dominatrici modiste.
i8G V£S VE S
Già ci atea dello l'altro romano gioraa* préju^éy l'uso esageralo de'crinolinl, sic-

le, V Eptacordo, de'22 tiiag«io 1857, ri- come funesto alla salute. Non sarebbe
proiluceiulo un articolo del Dìa^'olttlo questa la i.** volta che la medicina aves-
di Trieste:Influenza delle crinoline sul- seaddilalo i pericoli d'una abitudine pre-
la salute, che mai, dopo la nuova in- scritta dalla moda, uè la prima neppure
troduzione de* cerchi, erasi osservato fra che il consiglio fosse stato ascoltato". Ma
le donne appnrteneikti alle classi del mon- ledonne finora restano inflessibili, come-
do elegante (l'hanno pure adottato le do- chè iuiperiosamenfe sovraneggiate dalle
mestiche usandolo anche nell'eseguir l« modiste. Poscia Y Eptacordo dell'i i lu-
faccende, e le donne del basso popolo. glio iBSy pubblicò un savio amnìonito-
Fa curioso contrasto il predominante spi- rioarticolo, veritiero e frat»co,di D. Dia-
rito democratico, con l'altro di fare di gini: La lìloda. Egli la definisce, vera ti-

lutto per elevarsi dalla propria condizio- ranna del genere umano, ad eccezione
ue,anche nell'apparenze! Ma ciò sarà se- soltanto di quella porzione del medesi-
condo il progresso del secolo corrente), mo , dove non abbia ancor penetrato e
tanti reumi ostinati, grippe cronici, catar- preso ben bene vigore la moderna civil-

ri d'ogni specie, quanto da un anno, epoca tà. E>sa, quasi potenza fortnidabile, co-
della stravagante riprislinazione, in epo- manda inappellabdmente a tulle le vo-
ca cioè, che si pretendeva riformare il lontà, per quanto i suoi ordini sieno ar-
vestiario; mai la inatrite acuta, la peri- bilrarii, capricciosi, slra vaganti; anzi, col-

tonite, terribili nìalatlie, un tempo rela- l'istinto appunto della piti esosa tirannia,
tivamente rare, tranne ne' tempi d'epide- si ddetta di vedere abbassarsi a se dinan-
mia, non fecero^ tante vittime quanto al zi le più alte, le più orgogliose cervici,
presenle.'>Or bene 1 Qual è la causa di lut- quasi per nulla curando se ciò che noi
to (|uesto male? li criuolitio, la soltana di nominiamo plebe, mostrasi a lei ricaici-

crinolino, la sottana a cerchi d'acciaio(che Iraiile e la pone in ischerno. Si biasimò


ronìpendosi talvolta, produce funeste con- e si pose in ridicolo la foggia di vestire
seguenze a chi lo porta e ad altri), la sotta- de'nostri antenati, in parlicolar modo i

na ad imbuto rovescio, tutte quelle sotta- guardinfanti, i busti di soverchio attil-


ne insomma, che da lontano fanno somi- lati, i toppe, le maniche de' vestili troppo
gliare una donna, che passa, ad un cam- larghe e svolazzanti. « Ebbene, giunge
panone sceso dal campanile. Certo: la ric- d'oltremonli il nuovo figurino, e richia-
ca stolfa di seta, cadendo da'fìanchi della ma in vita l'ima dopo l'altra tutte le sud-
donna sul suolo (scopando le pubbliche dette foggie d' acconciarsi capo o d' ab- il

strade, le scale, le abitazioni, eraccoglien- bigliarsi la persona; adattandovi soltan-


do schifose immondizie, in contraddizio- to qualche nuova leggera sfumatura af-
ne dell'accurata nettezza inlerna ed ester- finchè non si possa dire esser propria-
na), ondeggia e tremola con suprema mente quelle del secolo passalo; e sul pri-
eleganza, e l' ampiezza della gonna con- mo vederlo tu senti subito un cozzar d'o-
trasta deliziosamente colla svelta gra- pinioni diverse, le unesentenziandole per
zia delle parti superiori, ma a qual prez- una vera caricatura, le altre non ricono-
zo, gran Diol Que* brividi, rhe non po- scendovi poi questo tanto di male. F'rat-
tete reprimere, vel dicono abbastanza lanto le sartrici, le crestaie (modiste la-
chiaro, signore mie; voi lasciate il can- voratrici d'abbigliamenti delle donne,
to del fuoco per andare a trionfare al- mas>inìe di quelli del capo), i parrucchie-
l'aria aperta, ed il vento vi reca la ma- ri s'alfdccendano per porre in credito la
lattia e la morte. In questi termini, un per loro ben arrivala novità, e Ira le più
medico denunzia nella Science conlre le vanitose trovano finalmente quella che
V E S VES 187
con coraggio esempinrtnenle civile affron- qua vantalo su pe*(5ior/ia/i:'jr quando un
ta intrepida la pubblica opinioae. Cloche raffreddore,accompagnato da tossella mo-
fece l'ima fanno di mono iu mano tulle le lestae continua, vi terrà impensierite sul-
allre; i difelli^ gl'incomodi, le sconvenien- lo slato di vostra salute (supremo de'be-
ze (il continuo dispendio)spariscono,ed il ni e godimenti di questo mondo); (pian-
trionfo della nuova moda è assicuralo. do all'improvviso sarete colte da qualche
JSè vogliamo die si sospetti pretendersi serio malanno, siccome accadde non ha
da noi dato l'ostracismo alla moda; che guari in Roma ad una graziosissima gio-
sappiamo goder essa ab antico del dirit- vinetta, che fece disperar di sua guari-
to di nazionalità presso tulli 1 popoli inci- gione. Tuttociò, si ripete, arreca pregiu-
viliti; sappiamo esseie stala per lungo dizio soltanto a voi, e se i vostri parenti o
len)po 1 Italia la inventrice eia speditri- i vostri mariti si sottopongono taciti (spes-

ce a tutto il mondo galante delle nuove so frementi, anche per l'eccessive spese
maniere del vestire e dell'acconciarsi (pe- superiori alla loro condizione) alledanno-
lò ormai da lungo tempo emporio e cen- se conseguenze che anco ad essi ne deri-
tro delle mode, delle modiste e de'sarli,e vano, a noi non resta che compatirvi e
delle loro invenzioni, èia grande metro- dolercene internamente". Le crinoline in-
poli P^/vg^(^y sappiamo infine ritenersi la tanto, succedute a' guardinfmti antichi,
moda per uno de'più valenti alleali del dopo averli le donne derisi amaramente,
lusso, senza di cui langnirtbbe il commer- da esse di bel nuovo si adottarono e tosto
cio, verrebbero quasi meno le manifutlu- portarono a mostruosa circonferenza, con
re. Noi vorremmo solla n lo che le cose non un codazzo d'incomodi e fastidi, sostenu-

si portassero agli eccessi, perchè gli ec- ticon singoiar imperturbabilità; nulla cu-
cessi hanno molta ailìnità col ridicolo, e randosi il dover andare di sghembo quasi
spesse volle anche col pregiudizievole. E ad ogni passo, il continuo assestarsi le ben
passi pure pe'ioppè iiìcerati (che uiacchia- gonfie vesti nel sedere e nell'alzarsi, tra
no e lordano le stoffe de' canapè e delle le risa de'riguardanti; il dovere nelle so-
sedie, e le pareti), per le maniche larghe, cietà adagiarsi a slento pel luogo che si

pe'busti attillati; il danno alla iin Cine non occupa, a segno che una sala che prima
rifletteche su coloro che ne fanno uso; e poteva accogliere 5o persone, appena ora
chic'causa del suo mal pianga .se stes- può riceverne e malamente 3o. Fa com-
so. Ma per carità, donne carissime, abbia- passione e peggio, veder da un globo se-
te un po'di riguardo anche per noi pove- dente, uscire una testolina edue manine;
ri uomini, abbiatelo almeno scambievol- e lo scorgere le donne incedere da un
mente per voi medesime. Se voi, a ritro- [)unto e loro vesti seguirle tuttavia alla
so della natura, costringete i vostri ca- distanza d'un metro, in forme ridicole.
pelli a piegarsi e star ritti dal basso in E l'uomo, nel dar loro di braccio, è con-
allo; se non guarentite le vostre braccia dannalo a sentirsi di continuo pulzar le
dalle correnti dell'aria, che vanno lino ad gambe da'cerchi o gabbie di corda, d'os-
olfendere i iati del pelto; se impedite il so di balena o di canna d' India, e sfigu-
libero corso alla respirazione e le natu- rare accanto a tant'ampiezza; ed in car-
rali funzioni a'visceri i più nobili; non a- rozza dover slare confinalo in un angolo,
vrele che a (pierelai vi della vostra spen- o sedersi di contro o di fuori col cocchie-
sieratezza, quando in età ancor fresca ve- re, acciò le ntunerose vesti, colle loro ap-
drete venir meno alla vostra fronte il più [)endici, giungano possibilmente intatte
bell'ornamento, uè sarà efiicacea richia- alle notlurne società. In chiesa poi, ollie
in vita il {^^(Wiiawltt) Rimedio per li> spettacoloso ingombro, che impedisce
Iinarlo
ila caU'tzza^ lauìo da cpuiU:he tcujpo in a uhJggior numero l'accesso, il genullcl-
i88 VES VES
teie renile bruttissima la figura, oltre gli oinlini di grossi ricci scendenti sulle spal-
scuiici che sogliono accadere. Vidi uuu le, essendo i capelli dalle radici increspa-
donna portate una sedia, la quale spin- ti e tutti incipriati : il belletto e li nei
gendo il cerchio dal lato opposto, rende- compientlo l' ornamento del volto. Ma
va la persona deforme. »» Veniamo adun- questa moda così universahnetite appro-
que alla conclusione. Un po'd'amido alle vala, e seguila dalle dame e dalle donne
\esti datelo pure, acciocché la vostra per- di mediocre condizione, decadde, senza
sona acquisti un poco del piramidale; ma però cessar del lutto l'uso di gonfiarci or
non prendete per modello piramide di la più or meno con altri mezzi artificiali, ne
CaioCestio(dicui nel voi. LXi V, p. i4i)» si mancò talvolta di portar le vesti e gli
per quindi, troncatala a mela, porvi so- abili totalmente dislesi nella loro natu-
pra una delie due colonnette scanalale ralezza. Così, secondo l'ordine delie cose
che le stanno agli angoli dal lato occiden* umHne,progi edendo dall'uno fino al cen-
tale". Terminerò col far parola delle No- to, si ritorna all'uno. A fronte dell'avver-
tizie storiche sui cerchi offerte al collo sione e del dileggio lasciato da' guardin-
e gentil sesso^ Roma
SSg. L'autore, di-
i fanti, nella prima uietà del secolo XVI 11^
mostrala l'eccellenza della forma del cir- risuscitarono in era novella col mutato
coio^ figura la più simmetrica e perfetta, nome di Jupau à paniera Gabbia.hun-
rotondi essendo? due principali monu- gi dall'esserfoderali, almeno nella più par-
menti del Pantheon e del Co /o.y^co, cre- te, si forujarono di due o più cerchi, co-
de con l^icoboldo che ne'secoli bassi non niuuementetra loro congiunti da cordon-
si pensò a gonfiar le vesti, ma nel secolo cini o striscie di tela perpendicolari, che
della galanteria, il XVII, ebbe culla la dalla vita ov'erano attaccati da un cintu-
regina delle stranezze, ossia la moda de' rino, discendevano fino all'eslremilà del-
Cerchiy originata in Francia col nome di la veste o ultimo cerchio; dimodoché per-

P'ertugadins ^ das^V italiani denomincti fettamente somigliavano alle gabbie de'


Guardiiijanli^ quasi guardia e custode polli, che appunto in Francia diconsi pa-

dell'infante, per ritenersi, che col tener niers, colla vendita de' quali alle donne
lungi dal corpo le vesti, meglio sarebbesi d'ogni condizione, inclusivamente all'ac-
difeso il portato nel seno dalle madri. Es- quaiole e rivenduiole, si fece ricca a Pa-
so consisteva in un sol cerchio di ferro, rigiGhita du Dois. E siccome a quell* e-
di legno o d'osso di balena, foderato di poca colà mori il maestro delle suppli-
seta o di lino, il quale in ragione di sua che Panier, per l'identità del nome col
ompia'circonfereuza teneva'loulanele ve- cerchio in voga, a nobilitar questo gli si

sti dal corpo e dalle gambe; onde agevo- appropriò, onde le signore volendolo usa-
le è il concepire la slrana e bizzarra figu- re, presero il vezzo di dire: Portate/ni il

ra, che formavano quelle che 1' indossa- mio maestro, delle suppliche. Però la fa-

vano, poiché essendo d'una larghezza po- mosa attrice Clairon, comparendo sulle
co minore delTallezza, le donne con esso scene senza guardinfante, questo dapper-
sembravano piramidi. Le vesti sovrappo- tutto fu prontamente bandito. Venuto il

ste, d'ordinario erano guarnite al basso secolo XIX, tra tanlo strepito e rivolu-
da due ordini di finissimi merletti dispo- zione di cose nuove, riebbe brillante vita
sti a festoni; terminando tale risibile ac- il cerchio col nome di Cerchio^ e poscia
concialura, nelle braccia da un paio di di Cri/ioliao e Crinolina, nellaFrancia
nianichetti a più giri di merletti, e nel- maestra delle mode, donde colla prontez-
con altissimo toppe sormontato
la testa za del folgore si adottò per ogni dove,
da un nodo di nastri o capelli intrecciali formandosi prima di cordoni di cotone,
di perle o diamanti^ con ripetuti e laterali con cerchi economici di canna d' India,
VES VES 189
clie avendo i suoi inconvenienli , si «o- ti volle repressi da severe leggi, ed a ra-
stiluirono molle d' acciaio, che non tar- gione. Imperocché da tali disorbi lanze o-
dai ono a nuocere gli uomini lenendo al riginano le gare cittadine, le invidie, le

braccio le signoie. Si usa anche l'osso di superbie, le domestiche inquietezze e le

lena, e per essersi


balt siuiogalo al
^^^v.,;,. k.w..^q. coione nimistìi; non meno i rotti costumi, la dis-

il crino, con questo s' intessono l'intere ve- sipazione delle doli, lo scialacquamenlo
sti, o se ne lormano funicelle elastiche e de'palrimoni, la rovina delle famiglie, i

insieme solide, donde gli derivò il nome fallimenti. Cos'i corre l'usanza, l'appetito
di Crinoline^ foggiate a rete per render- agli esempi altrui ninno più sa tempe-
le più leggiere. TerQ)ina lo scrittore de* rarsi, e per far bella mostra di sé ciascu-
cerchi, con avvertire il sesso genlilea non no si getta a ogni iniquo parlilo. Spesso
più cerchiarsi senza rilegno, cessando d'in- avviene di veder donne, anche le più vol-

gon»brar così le vie, le piazze, luoghi, i gari, emular vanamente nella ricchezza
essendo costume riprovevole; e di ripren- delle vesti e nello splendore degli orna-
dere la mediocre grandezza delle prece- menti muliebri, talvolta anche con gioie,
denli vesti inamidale, e bandita tanta le più doviziose signore, e così vien tolta
deformità (anco per ovviare ulteriori di- di mezzo, almeno apparentem,enle, quel-
sgrazie, l'ultima a mia cognizione essen- la giusta e salutare varietà di classi eh 'è
do avvenuta ad una giovane al Monte , strellamenle necessaria nella civil convi-
Pincia di B.oma nel declinar d'agosto
, venza. Talvolta forse languiranno nella
iSSg), si contcnlino col buon gusto e più dura miseria gì' innocenti figli, ma
dell'arte di aiutar la natura, non di quel- nulla monta all'ambizione di figurare ol-
la per deprimerla. Di più offre disegni i tre la sua condizione; si avrà la crudeltà
del Guardinfante del 700, del Jitpaiià i di fogliere o soìinuire il pane alla lor boc-
panier o gabbia del 1800, e della Crino- ca, per vestire alla foggia di moda, per
lina del 1859. E siccome cominciai col- abbellirsi di ricercali ornamenti. Quindi
V Alluni^ con quello de'22 ottobre 1859 l'incessante declamar che si fece in tutti
compirò del tulio la digressiof)e. Egli i tempi conlro sì deplorabili eccessi, con
dice: » Poche sono le invenzioni, die ab- isciupo di roba e di denaro, e i saggi or-
biano dato motivo, in minor tempo, a dinamenti diretti a raffrenare tanta abu-
tanti privilegi, quanto il crinolino. Egli siva intemperanza. Famose sono, tra gli

è inventato da 4 anni appena, e già 100 antichi romani, le leggi suntuarie Lici-
privilegi furono domandali in Francia nia, Emilia e Oppia, i plebisciti ed i se-
per innovazioni o perfezionamenti re- natusconsulti allo slesso scopo diretti,
cali al neh 855;
leggiadro arnese: cioè 4 anche a limitare il lusso delle matrone,
16 1806; 3o nel 1857 ; 37 neh 858;
nel e quello isliluilo da Siamira, che riferito
e i3 sino al mese di luglio 859. E'pare 1 da Lampridio dice: Semiomìrica focta
che il crinolino dovesse ormai aver rag- sunt Senalusconsulta ridicula de legì-
giunto l'apice della perfezione". hus Matronalihus: quae quo vestitu ìn-
La Pranimalì ca (P'.J fu sempre una ctderenl, quae cui cederetj quae ad cu-
delle principali cure de'reggilori de'po- jus osculuni veniret; quae pilenlo, quae
poli, con vegliare ddigenlemenle e con equo sagmarìo quae asino vcherelur,
,

decretare provvide leggi sunluarie, per- quae carpento midari, quae bouui^ quae
chè non trasmodassero i privati in so- scila vehereiur, etutruni pellicea, an os-
verchia spesa, ed in isfoggialo Lusso (F.) sea, an eborata, an argentala, et quae
con inestimabile danno della società. Il auruni, vel genimas in calceamentis ha-
pon»poso vestire, delle donne specialmen- heret. Ancora ne' tempi di Costantino I

te, e i troppo lauti conviti furono soven- 6Ì conservò una certa tal qual distinzio-
igo VES VES
ne, come si Irae (ini cotìice Tcndosiftno. ha comandato che si diano lì seguenti
,

ho riferitole leggi di
A'rispeltivi luoghi ordini. Ciascun governatore di città do-
prammatica emanate da'Popi pe*>utMiti vrà fare intendere al consiglio, che de-
temporali deMominii della s. Sede; hasli puti una congregnzione di persone pru-
qui dare per un' idea quelle proposte da denti, le qiKili alla presenza di uìg.^ ve-
Clemente IX, de'5 dicembre 1667, che scovo, se egli ora si trevi alla residenza,
ricavo dal h'\cci, IVotizìa della faini^lia e del governatore medesimo, esaminino
Boccapadulì^ p. 337 e seg.; le quali seb- questa materia, avvertendosi, che in que-
bene saggissime, tuttavia non furono ap- sta congregazione sieno sentiti anco alcu-
provate da tulli i vescovi e presidi dello ni di quelli,che per ragione delle loro
stalo medesimo, d'ordine suo consultati mei'canzie arti possono ricevere dan-
o
con istruzioni circolari, perchè si trova- no considerabile da simili riforme; e in
rono contrarie all'avanzan>ento delle ar- questa congregazione si dovranno esami-
ti manifatturiere, alla ricompensa del nare li seguenti punti. Se vi sia eccesso,
merito, ed al ben essere della civile co- che richieda riforma negli abiti degli uo-
Diune società, sebbene in molte cose si mini e donne, loro fornimenti, e di q'ial
conobbero le proposizioni giovevoli alla sorta, nell'uso delle gioie, delle livree, nel-
conservazione delie sostanze di famiglie le carrozze, nella quantità delle doli, o in
nobili o facoltose , le quali sogliono so- altro. Se in ciò vi sia alcuno statuto del-
stenersi co'maggioraschi o Fi decom messo la città, e se questo sia antico o moderno,
(f^.). Dice r/v/n/z/o/je circolare. « Alcu- e ili qual parte sia l'inosservanza, e in
ne ci Uà del lo si alo ecclesiastico hanno rap- quale sia andato in dis>uetu(line, e da

presentato il bisogno e desiderio loro, che quanto tempo in qua, e per qual causa.
si dia qualche riforma alTeccessive spese Se altre volle sia stata in delta città fat-
che porta seco il lusso introdotto negli a- ta prammatica alcuna intorno alle so-

biti, e in molte altre cose, per le quali re- praddette cose, di qual tempo, per quan-
stano non soloimpoverili i patrimoni pri- to fu osservata, perchè sia ila in dissue-
vali, ma di più con l'introduzione di mol- tudine. Se il fare qualche prammatica in
te mercanzie forastiere si dà occasione questa materia possa apporlaregravedan-
che esca gran denaro dalie città e pro- no, o alle gabelle dell' introduzione di
vincie istesse. Nel che, come Sua Santità robe forastiere, e di qual sorte sieno le

è per dare benignamente orecchio a quel- gabelle, cioè se della Comunità o della
lo,che sai à desiderato da'sudditi suoi per Camera apostolica, ed a quali pesi delle
Tero benefizio loro, così con la sua som- gabelle sieno applicate; o all'onesto gua-
ma provvidenza considera, che alle vol- dagno di molti artegiani, che sostentano
te alcuni con buona intenzione, ma sen- le loro famiglie col lavoro di quelle co-
za le necessarie considerazioni, possono se, delle quali si volesse scemare o toglie-
promovereleggi, lequali poi all'esperien- re l'uso. Se a quelli che già hanno li lo-
za riescono poco praticabili, e sembrino ro abiti secondo l'uso e
e carrozze falli
tioppo rigorose, ed anco pregiudizievoli licenza presente, possa essere di grave in»
e gravi a qualche specie di persone, e che comodo il vederseli inutili, ed esser posti
quelle riforme, le quali possono essere in necessità di f^r nuova spesa per prov-
più necessarie, e adeguale all'uso e con- vedersene di nuovo, e che temperamen-
dizione di qualchecittà, non possono riu- to però si potesse prendere in ordine a
scire tali in ogni luogo. Però vuole Sua permettere l'uso degli abili e carrozze
Beatitudine, che prima di far novità in già fdlte. Intorno a che deve considerar-
questa n»aleiia, vi si faccia una matura hi in universale lo slato presente de'citla-
ed esatta ponderazione^ e a questo fine diui, se sia tale di poter ad un trailo far
VE S VES 191
nuove spese per conformarsi colla pratn- provinciedi Ferrara, Romagna (compre-
malica. Se per qual via i drappi e trine, sa Bologna) e Urbino, a ciascun prelato
ed altre robe, che si pensano di proibi- governatore di provincie, e altri gover-
re s'introducano nella città, e donde ven- non subordinale
natori delle città a le-
gano, e particolarmente se la provvisione gazione o governo di provincie. La lette-
se ne fa in Roma. Se dopo essersi esfimi- ra circolare a' vescovi è del seguente te-
iiati esattamente questi punii, risolverà nore. » Considerando la Santità dilVostro
detta congregazione essere espediente di Signore, che oltre le materie, che di suo
fare la prammatica, si consideri il modo ordine si vanno disponendo per isgrava-
di farla; cioè se col proibirne l'introduzio* re lo stato ecclesiastico, sarebbe di molla
ne, oppure l'uso, o l' uno o V altro; e si importanza l'ovviare a'dispendi, che be-
traiti distinlamenle sopra quale specie di ne spesso vengono prodotti dall'eccessivi-
cose si abbia da fare, e qual moderazio- tà delle doti non che dal lusso del ve-
,

ne, o proibizione convenga porre in cia- stire de'particolari, a talsegno inoltrati,


scuna, e in quali cose la legge si abbia da che talvolta con rovina discapitano 'e pro-
fare univerjiale per ogni persona della cit- prie case , ha comandato per mezzo di
tà , e in che abbia da essere diversa con ({uesla s. congregazione , che V. S. con-
distinzione de' gradi e condizione de'cit- ferisca questi sentimenti con quelle per»
tadini; e se tal distinzione possa dar oc- sone, che ella slimerà più a proposito irt

casione a controversie, e mala soddisfa- codesta sua diocesi, e proporre loro, se le

zione, e rendere la legge poco osservabi- paresse accettato, di stabilire una priim-
le,non essendo sempre facile, che ognu- malica, non solo circa il modo e quali-
no riconosca e ammetta di esser in quel- tà de' vestiari, tanto per gli uomini, quait-
l'ordine, nel quale la fortuna e il nasci- lo per le donne, colla convenevole dislin*
mento l'ha posto. Si rifletta ancora al tem- zione del vestire de'genliluomini e degli
po del cominciarla, ed a tutlociò che di artegiani, ma anche circa la moderazio-
più può cadere in considerazione di cia- ne delle doti, adeguata alla circostanzi
scuno. La determinazione, che, dopo le delle persone e de' luoghi; avendo a ciò
considerazioni suddette sarà presa dalla dato motivo alcune Comunità dello stalo
congregazione, dovrà esse"e poi riferita ecclesiastico, con l'esempio di quello che
nel consiglio generale, esposta sotto i vo- si è fallo in Venezia, Francia, ed altri re-

li, e quando da quello venga approvata, gni e provincie con gran profitto <le'po-
dovrà esser notata distintamente in foglio poli; e particolarmente per la proibizio-
sottoscritto dal magistrato, o dal segreta- ne dell'uso dell'oro, argento, gioie e mu-
rio della Comunità, il qual foglio si man- letti foraslieri, per essersi ristretti li gen-
di poi con memoria del magistrato al- tiluomini e le gentildonne a non poter ec-
l'È. mo sig.' Cardinal Rospigliosi, nel ([ua • cedere li vestimenti positivi di seta, limi-
le si domandi a Nostro Signore (di lui zio) tali a terzanelli, taiferani, e telette sen-
la modo, che da ciascuna cit-
grazia nel za guarnizioni; e a valersi ancode'più mo-
tà si desidero; e detto memoriale dovrà derati, cioè di saiette e panni civili neri,
essere accompagnato da piene relazioni, o di colori modesti, con prescriversi però
SI di mg/ vescovo, come del governato- agli artigiani li panni e saie d' inferior
re sopra a tutto ciò che sarà slato discus- condizione, e di colori più chiari, e con
so, e conforme alle considerazioni predet- proibirsi a tutti il variar giornalmente il

te, affinchè si possa qui colle necessarie modo di vestire a tante usanze, che ven-
notizie e fondamento trultare della ma- gono bene spesso inventale per necessita-
teria ". Propriamente la riferita è la cir- re le persone a far nuovi abili, e deside-
colare Istruzione a'cardinali legati delle randosi di sentire il suo parere, sarà con-
-

ìgi VES VES


tenta di riflettere a questi motivi perav* A quelli che crescono con le loro fatiche
Talorarli coli' uso lìeiln sua prudenza, e e industrie pare giusto, e sogliono avere
significare poi quello, elicsi polrebUe pra- stimolo grande, di poter crescere con l'ap-
ticare, allineile possa riferirsi in questa s. parenza. Disse quel gran Santo al mani-
congregazione". Il Dicci quindi riprodu- cheo Se le cose superflue non paiono
:

ce ancora i concelti in proposilo di mg/ buone a te e casa tua, sono buone per
Francesco Boccapaduli vescovo di Città Vuniversità^ che mollo migliore è di te
di Castello, così espressi. « Ottimo e san- e casa tua. Ed aggiunse l'altro Santo: Che
tissimo è il pensiere della prammatica; di- la punta dcWago delle zitelle conserva
cono nondimeno i vecchi, die altre volle la loro verginità piucche nonfarebbe l^a-
è stato difllcilissimo il praticarla; perchè gricoltura, per la quale Iddio ha dato
bisogna tener ben legate le città grandi gente a sufficienza^ senzaclù, si levino gli

dello stato, dalle quali insensibilmente la artisti industriosi ^ che inventando man-
novità passa alle piccole. E quanto a que- tengono e fanno bello il mondo. E ben-
sta ciltà dove il monte di pietà rigira un ché sia ottima la prammatica, non però
valsente di scudi So^ooo e più a tre per sono ottimi per l'universale suoi effetti, i

cento, il selino, oro, argento e manifat- siccome essendo ottimo il farsi cappucci-
ture, e gioie parlicolarmenle di poco va- no, non sarebbe forse ottimo per l'uni-
lore servonoagli artigiani per denaro con- versale una legge, che tutti si facessero
tante neMoro subitanei bisogni; e mancau cappuccini. La prammatica gioverebbe al
do questo giro, mancherebbe la sostanza ricco, che spende meno, e cumuleraljbe
del monte, e gli artigiani sarebbero for- più in danno del popolo; pregiudicando
zati mandare i loro panni di lana a dieci per le gioie e preziose merci anche a'na-
per cento al ghetto degli ebrei vicino di viganti dell'Indie. 1 principi chiamano con
qua 4 miglia, come vi mandano quelli, privilegi gli artisti e inventori grandi di
che non hanno seta, oro, argento e gioie, fatture nuove per tirare nel loro slato il

uè altra industria non tarmante: peri denaro del forastiere. I fruiti delle doli
quali rispetti la città ha desiderato ave- sono per lo più dagli statuti tassati a som-
re dentro di sé il ghetto per le robe che ma eccessiva di sette o otto per cento.
non riceve il monte di pietà, con obbligo Quanto alla somma e sostanza delle do-
d'impegnare a otto per cento in circa, o ti, quando si tassasse e abbassasse, si le-

meno; e di mantenere un banco, ed un* verebbe alle nobili povere il modo più
arte della lana, o altra arte proporziona- proprio per illustrarsi, ed a' ricchi non
la agli artisti del paese e conladini dei nobili il modo più degno per nobilitar-
territorio. Il bandire oro, argenlOj gioie, si, e sarebbe come inutile la loro virtù,
sete e simili, farebbe calare le gabelle se non potesse giovargli la loro ricchez-
comunitalive con danno della città. Sa- za. Insomma la prammatica pare che ri-
rebbe di danno lo smaltile panni e ro- i duca all'egualità la virtù con la ricchez-
be, che di presente si trovano appresso il za, e che abbassi il virtuoso, al quale la
popolo; ed o non si troverebbe a vende- natura abbia dato ingegno e valore da
re, o pure poi lai le a logoro lauto lungo poter superare il posto della sua nascila.
tempo, che la prammatica non sì usereb- Ed è quasi impossibile trovar modo, dai
be per molti anni a venire, oppure si met- quale si conservino tanto i che so-
nobili,
terebbe in obbligo l'artigiano a vestirsi no pochi, quanto il popolo, ch'è di mollo
di nuovo per diilerenziarlo. E nascereb- maggior numero di essi, legali a legge,
bero dissensioni, perchè ognuno deside- la quale impedisca , o difficulti l'avvan-
ra apparire più di quello che sia, massi- taggiarsi a ciascuno, tanlo nell'apparenza
mameote oiel commerciare col forastiero. dello stalo presente, quanto in quella del-
VES VES 193
lo stalo avvenire, e dello stato possibile, ni un sontuoso convito pe* nobili, e alla
nel quale ciascuno spera, e adula se stes- plebe dispensavasì gran quantità di car-
so", laoltre i Papi, a repressione del lus- ne; e giunse il lusso a tanto eccesso che
so, e per favorire le manifalture e pro- per regolare ed assistere a' conviti fune-
duziojii di materie prime ne'docniiiii pon- bri fu istituito il collegio che dal latino
tificii, pubblicarono di quando in quan- Epulae^ fu detto degli Epuloni, forma-
do lodevoli regolamenti per le proprie toda 7 Sacerdoti, in grado e ricchezze
Dogane (/''.), onde frenare l'importazio- superiori agli altri. Narra che gli ebrei
ne di vari generi esteri, a meizo del car* \nsQ\<^QVdinQ'\Cadaveri (F .) nella Sindo-
dinal Camerlengo di s. Chiesa((\\ cui an- ne e legavano con fascie sottilissime. L'u-
éo a Uditore del CameRlengato) e del so di fasciare i cadaveri passò a'crisliani
Tesoriere generale, ne'quali articoli ne della primitiva Chiesa, indi si praticò di
Ilo ragionato,tenendo proposito delle fi- da'defunù usati in vi^
vestirli degli abiti

nanze degli antichi romani e delle papa- ta, altri più preziosi, di che fanno me-

li. Pio VII avendo soppresso le t//iiVer- moria s. Agostino e s. Gregorio Nissend.
èìtà artistiche, per favorire il commer- Nell'Egitto i monaci si seppellivano ^^/e/2-
cio libero, non consegui lo scopj di mi- didis sululis induti. Peròs. Gio. Crisosto-
gliorare la condizione de'sUoi sudditi, pel mo riprese l'eccesso delle pompe nelle ve-
deplorato grave e prolisso artico-
io quel sti funebri , dovendo essere riservala la
lo, e restarono pregiudicale anche le ma- magnifìcenza ecclesiastica solamente, se^
terie vestiarie indigene e loro manifattu- condo l'ordine e grado, al Papa, a'cardi-
re. Non vi è forse città italiana che nort hali, a'patriarchi, a'vescovi, agli abbati,

vanti i suoi statuii e le sue riformazioni a'sacerdoti j ad imitazione di quelli del-

rigorose contro il dissipamento delle so- l'antica legge. Morto nel 687 s. Cutber-
stanze, e di prescrizioni sulle vesti e gli to vescovo di Lindisfarne, fu sepolto ve-
ornamenti delle donne, sui SposaUzi[f-'^.) stitodegli abi?i pontificali, colla Croce sud
ec, d'un bel numero de' quali ragionai petto e l'anello in dito, giusta costume;
il

nel descrivere le città ed i luoghi, mas- ed a quell'epoca i sacerdoti si tumulava-


sime dello stato pontifìcio, almeno nel piti no vestiti cogli abiti sacerdotali^ e il cali-

principale. Un
importante saggio di sif- ce rielle mani sopra il petto. Usarono i

fatti statuti e riformanze di Città di Ca- cristiani antichi farsi seppellire involti in
stello, rinnovati nel 1 56 1, di recente ha iln lenzuolo, in memoria della ss. Sin-

pubblicato il eh. professore d. Alessandro done del Salvatore; altri cuciti dentro uà
Attij VitW'' Album di Róma,t. 26,p. i3: cilicio, per rappresentare l'insegne della
Stallili e Bèforntatióni delti magnifici S, penitenza cristiana; ed altri vollero mo-
Quaranta e Cento della città di Castel- rire vestiti del cilicio e prostrali stilla ce-
lo sopra le superflue spese del vestire nere, secondo l'uso degli antichi santi vé-
delledònne e de conviti. Si decretarono scovi, conle si legge di s. Martino e di S.

prammatiche eziandio sui Cadaveri^ sui Carlo Borromeo, essendo il cilicio e la


Funerali ( F.) e sulla Sepoltura f^.J, ne* cenere trofei di penitenza. Prescrive il
quali e in altri articoli dissi delle vesti de' Rituale Romano, che funerali si faccia- i

morti, Secondo il grado, la condizione e no corrispondenti al grado, alla dignità


il sesso de'defunti; ed eruditissime noti- e alla facoltà del defunto; e si seppelli-
zie ci die' Piazza nella Necrologia ov-
il sca con apparato e sontuosità proporzio-
véro discorso de' ni isteri de' sagri riti e nata, i nobili dovendosi per il loro ya^
céremonie rie funerali ed esequie de' mor- distinguere dagl'ignobili. Riferisce inoltre
ti. Egli dice, che per onorare funerali i il Piazza, che per lodevolissiraa eanlichis-
de'niolti inibandivasi ddgh antichi roma- sioia prescriàioae della Chiesa, i morti
YOL, xcvi. i3
194 VES VES
jiiinia di esporsi nelle pubbliclie ese(|uìe, non essere quello il momento di spiega*
per meglio uiioiarli, si Yeslino ciusriiiio re lussOf mentre sotto il pretesto d* ono-
seconJo gli abili più decorosi delle loro rare il morto, sipasce l'orgoglio e la va-
dignità, de'loro gradi e professioni, colle nità devivi. Di funesta gramaglia di ne-
loio proprie e più Mobili insegne; co'quali ro si vestono tutte le cose funebri, ezian-
abili di rispello e d'onore, quanto a lutti dio gli altari e ogni alira suppellettile
gli appartenenti alla gerarchia ecclesiasli* ecclesiastica , come colore confacentc e
ca , vuole die sieno sepolti ,
gli antichi proporzionato alla mestizia e a' defunti,
martiri tumulandosi colla veste sagra del giunti già all' oscura notte della morte,
Cclohio [T\) losso. Racconta il Rinaldi, che toglie la distinzione di tulli i colori,
che ne'piimi secoli non polendosi tocca- come canta atra rerum
la Chiesa: Nox
re ì corpi de' sanli chiusi ne'sepolcri, su contegit- Tcrrae colorcs omnium. Cosi
questi si ponevano sudarii o altri veli, i ordinano il Rituale e Ceremoniale Roma-
quali ricevevano quella virtù tanto da s. no , e con mistica moralità ci ammoni-
Giegorio 1 celebrata. Olire a ciò, le vesti scono di ridurci fiequentemente alla me-
degl'infermi o defunti, collocate sugli al- moria la morte, qual mezzo potentissimo
tari ov'erano le reliquie de'marliri, rice* contro il peccato. Significa il color nero
vevano virlù per restituire la sanità a' la mortificazione e la penitenza, senza cui
malati, e talvolta anche la vita a'morti, è impossibile piacere a Dio. Tal costume
e s. Agostino ne descrisse molti esempi. di vestire nelle funzioni funebri il color
Anche il Cadavere (articolo che va Ielle) nero, fu praticato allresida'genlili roma-
de'secolari defunti di qualsivoglia grado ni, e massime da'galli, sebbene alcun'al-
e dignità si deve veslire di quell' abito tre nazioni usarono il color bianco. In-
ch'é proprio de'loro ordini o milizie o oltresi usa nell'esequie il color nero, per-
c:avalierati,ov\ero della professiuue,scien* chè somigliando alla terra, significa la
za earte;ovverocoUacco eabilo d'alcun generale risoluzione de'corpi nostri in es-
Sodalizioycó anche Religioso. Cos'j gl'im- sa, e perciò la Chiesa in eguali funeste
peratori, i re e altri sovrani colle corone occasioni c'insegna di sprezzare le vanità
e cogli scettri, i capitani colle loro ban- che si riducono ad un palpabile nulla, e
diere e bastoni di comando e cosciali d'ac- per riflettere con sembianti di mestizia la
ciaro, i mililari culla spada, i dottori co' faccia scoperta dalle nostre miserie; le qua-
libri intorno al feretro; i pittori, scullo- li misteriose comparse duolo e di me-
di
li, architetti colle loro tele, squadre e di- stizia servono altresì a disinganno de* fe-
segni; le quali cose tutte cedono all'an- deli, per far loro conoscere l'incontrastabi-
lichissimo gius parrocchiale, cliiamato le vero, essere tutte le cose apparenti del
Quarta canonica o funerale (/".). Ma mondo, fuorché l'amar Dio: l^anilas va-
quando al soiiuno R.airaele d'Urbino fu nitatum, et omnia vanitas. Finalmente
posto a' pie' del feretro il suo capolavoro il nero è simbolo di penitenza, e perciò
della Trasfigurazione^ nacque controver- si usa tìcW Viziatura Ambrosiana ne*3
sia intorno al valore inestimabile del qua- giorni delle Rogazioni, nelle ferie dell'Av-
dro, per la ragione spettante alla chiesa vento e delia Quaresima; significando e-

parrocchiale, e fu deciso a favore dell'e- zìandio il color nero la miseria in cui si

rede per la singolarità del caso, che noQ riduce l'uomo, perchè siccome esso colo-
si supponeva compreso nella legge de'sa- re non ne riceve veruu altro, così il mor-
gri canoni. Per edificare , parlando del- to non è più capace di merito, uè di fare
l'ultime disposizioni òeìVUomo {f'''), ce- azioni degne di lode e di premio. Spiega
lebrai il conte Alborghelli per aver vie- il Piazza la coltre funebre, di nobile drap»
tato a sé la Dubtl pompa funebre : per pò ricauaalo ovvero lutto d'oro senza se-
VES VES 195
gno dì bruno (ad uso de' Debili antichi che segue sulle graduazioni de'grandi lut-
romani), su cui giace nel feretro il cada- ti. Il n. loóeìGìornale dlRoma del iSSg,
I

Tere o da essa n'è coperto, che nell'ese- riprodusse il riferito da quello ufticiale
quie de'grandi fa mostra di pomposo ap- due Sicilie a*2 i maggio." Real mag-
delle
parato, come esprimente le vesti clami- giordomo maggiore e soprintendente ge-
de o pretesta, il manto o valdrappa del- nerale di casa reale. Per l'infausto avve-
la morte; e serve, per la sua ricchezza, di nimento della morie di S. M. il re Fer-
ultimo trofeo del personaggio defunto e dinando 11, la corte ed il pubblico pren-
della nobiltà di sua famiglia. La Civiltà deranno il lutto per sei mesi a contare
Cailolicay set'ie 3.*, t. 12, p. 82, giusta- da oggi. Ne'due primi mesi gli uominiche
mente confutò quello scrittore, che ri» vestono uniforme di corte o uniforme ci-
prova la pompa degnarmi
de* sepolcri e vile, porteranno il velo crespo nero alla
funebri, di cui si vedono popolati tem- i spada, la sottoveste ed i calzoni di pan-
pli cristiani; poiché queste e altre magni- no nero, spada e le fibbie nere, l mi-
la

ficenze sono l'ultimo tributo d'amore e litari porteranno il velo nero alla spada
di ossequio dato da'superstiti a'ioro ca- ed al cappello, e la tracolla nera col na-
ri, od a personaggi insigni , e non come stro rosso. Per tutti coloro che non han-
pretende lo scrittore, nell'altnbuirlea so- no uniforme, l'abito sarà di panno nero
una pompa mondana, e ad
lo spirito d' completo, e cappello con velo crespo ne-
una bugiarda adulazione. Queste pompe ro. Le dame poi avranno l'abito di lana
non sono, com'egli dice, una strana con- nera guarnito dello stesso drappo, cuflìa
traddizione con quella religione che pre- e fichu di velo nero, calze e guanti
dica l'eguaglianza de' redenti da Cristo. neri. In questi due primi mesi non sarà
Imperocché il cristianesimo predicando tolto il giorni di gala che
lutto in tutti i

l'eguaglianza de'redenti da Cristo non ha accaderanno. Nel 3.° e 4-° »oese gli uo-
mai preteso di cancellare tra questi re- mini che hanno l'uniforme di corte , o
denti le differenze sociali, ne di condan- l'uniforme civile, avranno il velo crespo
nare le onorificenze che, secondo il gra- nero alla spada, la sottoveste e calzoni
do, a ciascuno diversamente si tributano di panno nero, e fibbie solile dell'unifor-
in vita o morte. « Di tanto ci assicura l'au- me: ed militari si toglieranno semplice-
i

torità e la pratica della Chiesa cattolica, mente la sciarpa, e metteranno il velo ne-^
unica e infallibile maestra di religione, ro al braccio. Coloro che non hanno u-
checché abbiano delirato certi Protestati' niforme porteranno l'abito nero comple-
tie Socialisli{^F.)'\Le vesti sempre han- to e cappello senza velo. Le dame poi a-
no servito per dimostrazione di duolo e vranno l'abito di seta nera, cuffia e guar-
di Lutto (^.), per perdita di parenti, di nizione di velo o blonda nera, calze e guau'
principi, di padroni. Questo vestimento li egualmente neri, e potranno far uso di

bruno, che dovrebbe esprimere il dolo- ornamenti di diamanti e di perle. Nel 5."
re, ha preso le abusive forme di lusso, e e 6.° mese gli uomini che hanno unifor-
quel ch'è peggio si ostenta da chi è ira- me civile porteranno la sottoveste, cal-
potente a sopperirvi o affatto non gli eoa* zoni e calze di seta nera, spada e fibbie
viene per la sua bassa o mediocre condi- solite dell' uniforme; i militari il velo al
zione. Abbastanza riprovai, nel citato arti- solo braccio. Coloro che non hanno uni-
colo e altrove, la trasformazione d'un senti- forme vestiranno 1' abito nero e potran-
mento doveroso di mestizia esteriore, in no far uso di sott'abito di seta. Le dame
moda e in leggera vanità. Laonde, per porteranno l'abito nero, merletti, orna-
di erudizione raccolsi in quell'arti- menti di diamanti e perle: non faranno
Iuanto
jlojtrovo opportuno qui aggiungere, ciò uso di pietre dì colore durante sei mesi i
ige VE s VES
liei luUo *'. -— 11 Lusso y tarlo pernlcio* la crisi finanziaria degli Slati Uniti si sff^

sissimo della socielà, lo deplorai in quel- rebbero ben tosto risentile in Europa*
raiiicolo^e in altri all'oppoil«inilà,equan- Quindi a p. 1068 soggiunse, che il va-
toallenbitazioni anche nel vol.LXXXI V, lore integrale delle importazioni negli
p. 67, come quello da cui lia funesta o- Stali Uniti dell' anno finanziario i85ò
rigine una colluvie di mali e V inimora* fu di 3 14,639,492 dollari, de* quali
lilà, per alimentare la superfluità nel ve- 43,624,558 dollari per articoli di tolet-
stire, anche con eccessiva pompa, così ne* ta femminina, cioè quasi tutto
il prodot-

gli abbigliamenti e in altro. Il eli. cav. Pah to delleminiere d' oro di California du-
mieri, Topografia statistica dello Stato rante un anno, e questa somma sarebbe
Pontificio y descrivendo Roma e suo di- stata più che sufiìcienle per risparmiare
stretìoy sentenziò. « Altra causa di ma- la crisi l Dice il Nuova York llcrald.
lattie (e può esserlo il lusso), lo si è in fi Su questa somma di 4^ milioni sono
vari del basso popolo la miseria, che in stali pagali: persele 3
,2 i 1,766 dolla- r

molti viene ricoperta dui lussoj alcuni a- ri; per 2,529,771 dollari; per
scialli

mauo non star più ne'suoi panni, come guanti 1,334,556 dollari; per pelliccerie
In pazza rana emulalricedel bue! " il ma- 867,731 dollari, perorificeria 844j63a
le è universale , contagioso, epidemico, dollari, per slolTe di seta e lana r,325,247
terribile per le sue disastrose conseguen- dollari. Ciò vuol dire che noi abbiamo
non poche ne rilevò il Giornale di
ze, e speso due milioni di dollari di più per la
Roma deliSSy, ne'seguenli luoghi. A p. seta, che per lo zucchero l" In questi cal-
io33 ci disse, farsi ascendere a 90 i fal- coli non VI sono compresi i prodotti e ma-
limenti, e a più che 90 milioni di dolla- nifatture indigene delle moltissime fab-
ri le conseguenze di già constatate, della briche americane, ove sono un numero
crisi finanziaria degli Stali Uniti. 1 gior* immenso d'operai ! Ben a ragione scrisse
nali americani, a forza di rintracciar le il Giornale di Catania, riprodotto dal
cause di tale crisi, finirono con rinvenir- n. 292 di quello di Roma. Mentre una
la nel lusso esagerato delle famiglie , e crisi aflliggenle conturba in varie parli il

principalmente nelle todettes delle signo- commercio europeo, e si estende a' flori-

re. Quando un uomo fu bancarotta, dice di Stati Uniti, per le cure del governo di
il limes di Nuova Fork, dopo aver cer- Ferdinando li, floridissimo è il commer-
calo inutilmente la causa ne'suoi regi- cio del regno delle due Sicilie, grande la

stri,ne'maucamenli da parte del gover- ricchezza pubblica. Ripelerò solamente.


no, negli sbagli da parie della posta, fini* «Di laleprosperilà,a dir vero,si è fallo de*
sce col rivolgersi alla sua donna, per dir- gno il nostro reame, in cui non si nota un
le: Tu sei stata la mia rovinai E que- eccesso di lusso.. . I nostri negozianti muo-
sta in effetto la conclusione di detto fo- vono il passo con gran prudenza; qui si

glio, il quale valuta il numero straordi- vesleco'panni, colle tele, colle sete lavora-
nario, anzi favoloso, di merci di seta, di te lodevolmentedi qua che di là dal Fa-
sj

merletti, di guanti ec, che segnano nelle ro'*. A un erudito articolo ; Le


p. 1 06 1 è
tavole statistiche d' importazione i pro- vetture pubbliche a Parigi. Ivi si vide la
gressi della /o/7e/(fe femminile, facendo e- I
.^ Ctìtrrozzrt fabbricala d'ordine di Fran-
^altamente il conio de'dollai i che hanno cesco I (o meglio Enrico li, pel riferito
sottratto air America la galanteria de- nel voi. LXXXVlll, p. i4) per Diana di
gliuomini e la civetteria delle donne. Cer- Poiliers, e quella della regina, coperte
to é, che le spese di lusso fu una delle d'oro e di pietre preziose, onde poi Car-
ragioni allegale nel Nuova York He' lo IX con legge suoluaria le proibì per
rald, per predire che le conseguenze del- la cillà; per cui fino ad Enrico 1 V le car-
VES VES .97
voize poco sì diffusero, usando le donne la virtuosa Marovich, che encomiai nel
la portantina inventata (sic) dalla regina voi. XGI,
p. 2 33, la quale sempre ascon-
sua moglie Margherita, ed egli avea una de suo nome, dedicato a Maria ss.
il

sola carrozza. La i.^coa cristalli si vide Immacolata, ed impresso con questi tipi
nel1620, le carrozze a nolo cominciaro- nel iS3<^: Considerazioni cristiane sul-
no nel i64o, e gli omnibus nel 1662. E la qualità del vestito. Per saggio, mi
rimarchevole questo brano prodotto a limiterò ad un isfuggevole cenno. Dopo
p. 074 del Giornale di Roma del 859,
r 1 riprodotto il testo di s. Paolo: Malieres
» Un'ordinanza imperiale (del sultano) in habitu ornato, cani verecundia, et so-
che dovrà essere eseguila senza indugio, hrielate ornantes se, deplora que'giovani
vieta alle donne turche d'alto grado di baldanzosi, quali opponendosi a* detti
i

fare grandi spese, e prescrive loro con- dell'eterna Sapienza, chiamano VVbbi'
temporaneamente l'uso de'mantelli (fé- dienzae la disciplina Schiavi tLi'\nsoppoV'
rcgè) di colore oscuro e di manifattura labile, e dichiarano beato solo colui che,
indigena ". I commenti al lettore. E scosso ogni freno, è padrone di operar ciò
per terminarla col lusso dirò, che il deca- che vuole, senza aver la noia di chi lo
dimento morale, ha tanta parte,
di cui consigli e diriga (disprezzano quell' auto-
spezza lutti legami, anche quelli di fa-
i rità di cui feci pur cenno nel voi. XGIV,
miglia, moltiplica bisogni fittizi, scom-
i p. 3 I o, e forse pe' motivi ivi espressi) ; e
parte meno equamente la ricchezza, e ar- per giungere a questa funestissima liber-
resta la produzione reale, dando una fa- tà fanno ogni sforzo, calpestano ogni ri-
tale preponderanza alle speculazioni e al- guardo, disprezzano quello che v' ha di

l'industrie di lusso. Per questo le popola- più sagro, e corrono a rovinare in orribi-
zioni escono dalle loro classi, crescono le le Guai se alcuno osasse consi-
precipizio.
miserie coir apparenza del superfluo, gli gliarli,credendo non abbis^narne. Nati
odii e r invidia si fanno più incurabili e nel secolo che dicesi illuminato, preten-
profondi, leciisi finanziarie e commercia- dono d'essere soli veggenti, e tengono
i

lidiventano periodiche, malcontenti si i macchia alla sognala gloria sottomettere


moltiplicano e le rivoluzioni si prepara- la loro testa leggera ad una saggia e pru-

no. Al contrario con un grande e univer- dente. Eppure ad un tratto si fanno do-
sale rinnovamento morale, fondato sul cili e ubbidientissimi alla Moda; vano
principio cattolico ancora di salvezza, in- fantasma a cui die' corpo l'immaginazio-
frenalo e incatenato 1' insaziabile mostro ne degli uomini, e sotto il cui nome vieii
vorace del lusso, tutti i legami si riuni- retto il gran mondo da persone di condi-
scono, tutti i rapporti sociali si armoniz- zione tale, che a ragione si stimerebbe
zano, cresce la produzione indigena, si re- ofì'eso se alcuno mai gli dicesse tu da es- :

stringono i bisogni che ci andiamo for- se dipendi. « Un sarte, ovvero una sarte
mando coU'intemperanza di figurare ol- di là da' monti, per procacciarsi del pane
tre la propria condizione, diventa più. con cui sfamarsi, inventa un abito stra-
giusta la ripartizione, meno pericolose so- no, uu'abbligliatura bizzarra, e ne spedi-
no l'industrie, meno generali e vive le sce la copia su piccolo pezzo di carta. To-
miserie, più rare le crisi industriai i, si e- sto si corre ad osservarla, e già è divenu-
sliuguono gli odii, si consolida il potere, ta una legge. Uomini e donne, che non si
e la società posando su basi incrollabili fanno scrupolo alcuno di disprezzare i

prende la via regolare Je' suoi progressi precelti di Dio Signore, si guardano di
e de'suoi sviluppi. A conseguire tanti be- ommettere un apice di ciò che la moda
ni ponno contribuire, se con ponderazio- prescrive ( ancorché sia d'incomodo).
ne si legge,il saggio ed edificante libro del- Quindi a leuor eh' ella varia i suoi ceu»
è

igS VE S VES
ni, voi li vediele portar lungo oppur cor- medesime quel pudore e quella modestia,
to il vestito, largo oggi, domani attillato, che dovrebbe formare il loro piti bello or-
or nutrire ed ora tender la chioma, ora namento, e col lusso e coli' immodestia
in sempli>ce abbigliatura, ed ora carichi delle vesti, col libero portamento sieno
di vanità. Così è pur troppo ; si crede se- soltanto occupate nel nuocere ed a se sles-
guendo la moda di farsi un merito, di es- se e ad altrui ; ed esse dormono intanto
ser qualche cosa di grande, quasi che que- tranquille nella lor colpa, e pronte sono,
sta avesse la facollà di miglioiarei cervel- ogni qual volta si voglia, a far l'apologia
li. Ma finche così la pensasse quel bianco delia moda e del vestire immodesto (an-
di gioventù scioperata che passa oziosa- zi scandaloso, in alcune, ne' teatri e altri
mentei suoi giorni e dalle cui labbra, fuo- spettacoli, e nelle grandi società serali).
ri diqualche mollo ridicolo,non esce mai E quelle che non giungono a tanto, per-
dello che mostri un poco di senno, non chè frenate dal li«nor del Signore, o da-
tni farebbe lai cosa gran meraviglia. La gli onesti principii ne'quali furono edu-

leggerezza propria di quell* età, l'ioespe- cate, credono molle volle, per un in-
rienza, buon giudizio in essi non nato
il ganno funesto, che quando è salvo il pu-
ancora o bambino, li renderebbe degni dore, si possa seguirla n»oda liberamente,
di qualchecompatimento; ma quello che quasi che il lusso, le gale, i vani ornamen-
non posso comprendere si è, perchè mai ti non fossero nel numero di quelle pom-
si perdono in quesl' inezie persone d'età pe diaboliche, alle quali nel dì del nostro
avanzala, padri e mqdri di famiglia, e fi- Ballesimo abbiamo con tanta formalità
no alcune persone che alfellano d' esser rinunziato, né fosse riprovevole la vanità
divole? Alla moda sembra che tutto il che viene al cuore ispirala da queste ri-
mondo abbia giurato ubbidienza, ognu- dicole inezie. Pur troppo conviene con-
no si sente m essaallaccalo, e nulla è bel- fessare, esser la vanità quello scoglio in
lo, nulla piace se non porta l'impronta cui le donne vanno a urlar con frequen-
di lei (E per essa, che i saggi deplorano za, e che molle volle le conduce ad un
da vari anni, il veder nell'estate incede- eterno naufragio (come sarebbe se l'or-

re per la città i giovani e gli uomini at- narsi non fosse coli' intenzione di piacere
tempali, con cappelli di paglia come le al marito, ma altrovizioso e illecito fine);
donne, tranne la forma, e con vestiario e pur questo male tanto fra loro è dive-
troppo triviale j e per la moda, in tale sta- nutocoinune, che quasi non si calcola più
gione, signori e persone di qualità pro- per male... Più volle cercai di farne uscir
cedono in tali roggie che a molti sembra- qualcuna da quest'inganno, ma pure non
no degradanti). Osservo però, che fra lut- mi riuscì, rispondendomi tulle, come se
ti coloro i quali dietro alla moda vanno fossero d' accordo, di non aver mai inle-
farneticando, il sesso femmineo è quello so che andar alla moda sia peccalo, e che
che occupa il i.° luogo. Ciascun indivi- il quando è modesto, può essere
vestilo,
duo ciie lo compone cerca con tutto lo nel tempo slesso elegante ; che altrimenti
studio di conformarsi a norma di quello non convien fare a chi deve vivere in so-
ch'essa prescrive, e la vanità, tanto a cietà, ed è impegnata nel mondo; che le
quel sesso comune, giunge ben di soven- persone claustrali soltanto devono usare
te a far che escano fuori de' termini se- diversamente. In mezzo a questa genera-
gnali dalla modestia, e fa che insieme col- le cecità ed ostinazione su tale argomen-
la moda adottino l'inverecondia, eh' to, mi venne fatto di conoscere una savia
bene spesso la sua favorita compagna. Si signora, la quale pervenne ad innalzarsi
direbbe, al veder certe donne de' nostri sopra il comun pensare di tante sue pa-
giordi, che abbiano affalto bandito da ièi ri, e disprezzando la moda e tulle le va-
VES VES 199
nità che la geguono, vestiva io modo che Seren. Princìpis P^enetiarum^opera Pe-
coDcìliava insieme la civile decenza con triBertelli^ Patavii 1589. Carlo de la
la cristiana modestia, non mai perdendo Rue, Ragionamento sopra il lusso e
di vista nell'adornarsi quella sobrietà che V immodestia degli abiti Bologna stam- ^

alle femmine de' suoi tempi il grande a- peria di s. Tommaso d' Aquino. Istru-
postolo Paolo raccomandava ". Così ra- zione al pittor cristiano. Ristretto del-
giona una donna saggia e d'ingegno, qua- V opera latina difr. Giovanni Intcrian
le si ammira nelle sue utili opere. Sopra de Ay ala, fatto da Luigi Napoleone
questo vasto e vario argomento, oltre i Cittadella con note storiche e artistiche
ricordati a' luoghi loro, ne scrissero i se- del medesimo, Ferrara 854- Gio. Batti- 1

guenti. Gio.Girolamo Sopranis, De re sta Piranesi, Costumi civili, militari e

vestiariaf Lugduni 643. Ottavio Fer-


1 religiosi, disegnati e incisi, Roma. Lo-
rari, Analecta de re vestiaria et Lato renzo Roccheggiauì, Costumi antichi, re-
Clavo, ad Alberti Rabenii Commenta- ligiosi, civili e militari degli antichi egi-
rium de re vestiaria^ Patavii 1670. Gio- ziani, greci, etruschi e romani, disegna-
vanni Lami, De eruditione Apostolo' ti e incisi in 100 tavole, Roma. Bonaven-
rur?i, de re vestiaria christiani honiìnis tura Luchi, De nudltate proto pasto-
priuiilii'if Fiorentine 738. Lodovico Me-
1
rum, et de Serpente tentatore, Patavii
niu, // costume di tutte le nazioni e di 1755. Federico Sinuero, De nuditate
tutti i tempi descritto e illustrato^ Pado- primorum parentum, Miscel. Lipsiae, t.
va 1 833. Amato, Vita privata de roma- I. Gio. Stetano Menochio, Stuore tessu-

nif Napoli 1764. Baysio, De re vestia- te di varie erudizioni. Nel t. r, centuria


ria, Ludguni i53^. Bernardo Montfau- 3.", Gap. 62 : Delle vesti di pelle che Dio
con, L'anliquité expliquée et represen- fece ad Adamo ed Eva. Nel 2, centu- t.

tèe enjìgures. Parisi732. Leas, Le eoa- ria 8.', Gap.57: Qua l sia pili lodevole co-
lume de plusieurs de peuples^ et V an- stume, o di vestire di vesti preziose li de-
tiquité prouvé par Its monuniens, Liège funti, o di portarli alla st^poltura con
1776. Cérémonies et coutumes religieii- semplice abito. Gap. 58: Come si debbo-
ses de tous les peuples da monde repré- no celebrar V esequie de defunti, e del-
sentées par des fìgures gravées en taille la moderazione de' funerali. Gap. 59:
douce par Bernard Picart, avec des Che il lutto che sifa per l'occasione de*
explications historiques^ et des disser- morti dev'essere moderato. Nel l. 3, cent.
talions curieusesy Ainsterdam i 723. A- I o.^, Gap. 1 6: Della modestia delle don-

lessandro Bandiera, NobUtà ed antichi- ne circa l'andar coperto il capo, e della


tà de* sartori^ Roma 1647. Jodoci A- cautela con la quale si deve conversare
manni, Clerus totius Rom. Ecclesiae, h. con esse. Gap. 46: Se sia cosa indecen-
e. Pontificiorum ordinum omnium om- te agli uomini l'uso delle vesti preziose
nino utriusque sexus habitus artificio- e delicate. Gap. 47 > Qaal sorte di vesti-
sissimis Jìguris expressus, et hanteac to convenga alle persone savie, e delitti-
adjectis Frane. Modii Brug. singulis so di portar la spada e altre armi in
octostichisy in quibus cujusque ordinis tempo di pace. Gap. 49= Della vanità
ecclesiastici origo,progressus, et vestitus del vestito d' Erode Agrippa, mentre
ratio breviterex variis historiis delinea' parlava al popolo j e della moderazio-
tur^exacte descriptus^Fianco^aviì 1 585. ne che in questa parte lodevolmente con-
Diversaruni nationwn habitus centum viene a* princìpi. Gap. 5o Delle : m inac-
etquatuor iconibus in aere incisis dili- cie di Sofonia profeta contro di quelli,
genter expressi. Item ordines duo Pro- che si vestono alla foggia delle nazioni
cessionum^uniis Sumnii Pontificis, alter straniere. Gap. 67 Che dalla fisonomia
:
-

^oo VE S vps
e lineamenti della facciay dal vestilo, e sìae Canadiensis sen Csnadiensis, nella
dal portamento dclcorpOy si puh venire chiesa, in coio e nelle processioni, in lut-

in qualche probabile cognizione delle ti» la diocesi), del Berrettino clericale.deì

naturali inclinazioni e costumi defilé <o//<7/'p, della Soltana {v\\e alcuni cingo-
persone. Centuria 1 1 .", Gap. 69: Quanto no colla /^Tz.<cm) o della Zimarra (vera-
universale fosse presso gli anticliiil co- mente veste domestica de'suj)eriori.parrOT
stume di vestirsi di bianco. Cap, 89 ^Se : oh», conclavisti, ma però anche delle pri-
gli ebrei a' tempi della loro repubblica marie dignità eL'.),del/l/rz/z/e//o,de!le Cai'
usavano di vestire di seta, e se la nostra ze,(lelle Scarpe di pelle con fìbbie d'accia-
sia la medesima con il serico, bisso e io, d'argento, d'oro o altro metallo, in cia-
bombice degli antichi. scuno de'ricordati articoli ne dissi l'origi-

ne, la forma, l'uso; e quanto alle antiche


Vestì heiia gerarchia ecclesiastica. vesti ecclesiastiche, derivate dal Camice,
in Roma detto Caracalla (diverso dal

61. iresti degli Ecclesiastici, de* Religiosi camice d^ indossarsi nelle sagre funzioni)^
e delle Religiose, dalla Tonaca, dalla Toga, come il Man-r
Icllonee la Sottana, ed altre, in tali ar-
I Laici (F.) che hanno vocazionp al ticoli principalmente ne ragionai, ond^
Chiericato (P'.)i assumono l* Abito de- sarebbe superflua ripetizione tornare sul-
Ton-
gli ecclesiastici (F.),conv'ìceveve ia l'argomento. 11 così detto usuale abito
sura (F.), e quindi sono obbligali a por- d' abbate corto, tutto di color nero , uq
tarlo sempre, maè egualmente biasimevo- tempo portato per la città, oltre che dsi*

le se vano o se troppo vile: formano to- chierici, dalle persone della Curia roma-
sto parte del Clero (F.) e delia Cerar- /2<2, da' medi ci e da altri, da ultimo fu vie-
fhia ecclesiastica, il cui maggior grado tato ancheda Leone XII, e Usciatonel'uf
essendo il Fescovato^\x\ quest'articolo nel so a' soli ecclesiastici secolari, e lo notai

g II ne riparlai. INe- primi tempi del- ne* voi. V, p. 1 1, LIj p. 25 1 ; egualmea-


la Chiesa le Oblazioni (F.) de' fedeli, te portandolo i vescovi e cardinali seco-
poi in seguito |a Rendita ecclesiastica lari, rispeltìvamente colla fodera del coir
(F.) ed i Benefizi ecclesiastici ( F.J,seV' lare eie calze paonazze e rosse, ed il cap'
girono e siassegnarono pel vitto e vesti- pello colla fllluccia e fiocco rosso e verde
lo de' chierici. Tutte le vesti degli eccle- frammisto 9 oro, quest' ultimo quanto a'
siaslici, nella vita comune, sono di color vescovi concesso a'soli patriarchi ; ma qr
pero, di panno di lana, di drappi di saia, sandolo ancora i nunzi, gli arcivescovi e ah
^ di seta. Si chiaqia abito talare quello cun vescovo irregolarmente. Esso si com-
che si compone del Cappello ecclesia- pone: del cappello ecclesiastico, del col-

stico, della Berretta clericale [yevamet\' lare, del corpetto, del vestilo lungo dal-
ie la berretta è compimento delle vesti le cui spalle pende il ferraiuoletto o man-
sagre pei' quanto divòpiìj avanti parlando lellino di seta, di calzoni corti con fibbiet-
delle vesti de* religiosi. L^io VU a distin- te a* centurini, di calze e di scarpe coq
guere il capitolo di Cbonad o Csanad, fìbbie. L* abito e il soli' abito ordinaria
istituito dal re s. Stefano I, e benemerito niente è di panno o di drappi t|i saia. La
nel difendere la religioiie contro i turchi Croce didecorazione (/'.), da chi n'è in-
e breve JposloUcat b^iii-
gli eretici, col signito, si attacca alle asole del vestilo,

gnitatis, de'9 giugno Bo Bull. Rem.


1
i i , anche sul petto e sul detto ferraiuoletto,

font., 1. p.167 Indullum utendi Bi-


1 I
,
: e sul ferraiuolone o mantello se incede iu
felo violacei coloris prò dignitatibus, sottana, che diversi adoperano di seta.

ft canonicis capitali cathedralis EcQkr Le vesti di LiUto, (F.) sono vietate agl^
V E S VES 201
ecclesiaslici da vari coiicilii; ponno In ve- coi merletti, ed il cappello colla treccia
ce usare il feiiaiuolelto di velo nero cre- di seta, come li secolari. Perciocché (Ino
spo. Diversi ecclesiaslici per la citlà in a quel tempo tutti andavano ad un mo-
recedei vestito usano il soprabito di di- do colle vesti lunghe, con il collare senza
verse forme, non da lutti approvalo nel- ; merletti, ed il cappello con un cordone
l'inverno adoperano ferraiuolo di panno il sottile, e non si conosceva chi era prele
o di borgonsò. Recandosi nelle chiese al- e chi no. A' 19 dicembre 1649 d'ordine
la celebrazione della messa, devono ince- d* Innocenzo X furono pubblicali diver-
dere in vesle talare. Avverte il Gavanto si edilli appartenenti al ben vivere pef
che Sisto V emanò una bolla contro quel- l'anno santo, ed in particolare, che quel-
Ji, i quali non portano la vesle talare e la li i quali vestivano di lungo, e non era-
clericale tonsura, sotto pene gravissime. no sacerdoti, nèaveano gli ordini eccle-
Imperocché la rubrica prescrive, che il sa- siaslici, portassero il collare con merlet-
cerdote vestito de'suoi abili con venienti, il ti, e la treccia al cappello; e che i preti
superiore de'quali tocchi almeno il tallo- non portassero la zazzera o capelli lun-
ne de'piedi, il che nota Diclich,sopra pren- ghi" Benedetto XIII, colla bolla Apo-
derà le sagre veslimenla. Scrisse Michel- slolicae Sedis, de' 2 maggio 1725, Bull^
angelo Garin eli, Dissertazione sopra il Eom, t. I I, par. 2, p. 4^^, comandò a'
nome d' Abbate^ Roma i 768. Ed il Can- vescovi, che punissero colle pene da* sa-
cellieri, Lettera sul titolo di Don, rile- gri canoni stabilite chi godendo benefi-
TÒ essere il Abbate incompeten-
titolo d' zi ecclesiaslici non andassero in abito cle-

te a quelli che non hanno abbazia, per ricale. Portarono gli ecclesiaslici la Barba
quanto con e.sso ho riferito nell'articolo (/',)ela 7^0A25z//rt(/^.)in vari modi: orasi
Don. Osserva il Sarnelli, Lettere eccles.^ radono la barba, usano Capitili (F.^qovù^
t. 3, lelt. 4o, essere stollo chi si usurpa ed alcuno con zazzera, non più colla pol-
il titolod'abbgle non avendo neppure un vere di cipria, luUi avendo la Ckiericrt
beneficio semplice; e qhi loda per ono- (^^.). Dagli antichi monumenti si ricava,
rare, è cortese. Di più censura il nomee che preti usavano di tagliare
i capel- i

l'abito nella lelt. 5i,cap. 9. Non pochi li, non però di raderli sul vertice; la to-

Papi riformaroiio il lusso negli abiti de* satura stessa non si faceva mai in modo
chierici,coiuincianc|o:das. Anacleto Papa che paressero rasi. Ne* primi secoli la
del io3, che al dire del.Bernino, Istoria tonsura della corona e la rasina del ver-
di tutte l'eresie, fece una rigorosa rifor- tice fu propriamente òq' f^^scovi, e però
ma del clero, proibendogli la vanità del- solo adessi si attribuiva l'onorevole ap-
le vesti e la coltura della chioma, acciò pellazione ^i/coro/z^ /atìr,S. Oliato diMi-
dall' esterna comparsa congetturassero levi riprese donatisti che aveano raso il
i

gli eretici l'animo de'caltolici. Di più at- capo a'sacerdoti col rasoio: poiché gli a-
tribuisce a Papa s. Celestino 1 del 4^3 la veanocosì messi nel grado de'penitenti,a*
prescrizione che i chierici portassero la quali nell'antica disciplina veniva raso
veste talare. Dell' operalo de' successori il capo, Ne' primi jclell' Vili secolo nella
lo dissi a'Ioro luoghi, come di s. Pio V nel provincia Domnonia d'Inghilterra inval-
iSyi. Narra Giacinto Gigli nel suo Dia- se il costume di farsi radere in un modo
rio.»»A.'26noveud3rei624 Urbano Vili singolare e diverso dalla tonsura delta
ordinò una riforma e distinzione nell' a- di s. Pietro, che dicesi istitutore della
bilo fra'preti e li dottori, ed ordinò, che tonsura clericale, l'altra attribuendosi a
li preti andassero con abito qfiodeslo e Simon JVJago e appellandosi tonsura si-
colla cintura, e non vestissero di seta ; e moniaca. Questa facevasi sulla parte an-
li dottori, che dovessero portare il collare teriore del capo, mentre l* altra detta di
ao2 V E S V ES
s. Pietro radeva tulio il vertice. Dì tanto persecutori del cristianesimo, perciò non
11)' istruisce il eh. gesuita p. Garruccij Usando particolare vestito), come ebbe a
Fetri ornati dijìgure in oro, p. 43- Il dire s. Celestino 1 del 4*^3 a'vescovi del-
Di Giovanni, /!<fi storia dt' semina-
cai). la provincia di Vienna e di Narbooa,
ri t hiericnli, òeiWcaia a Benedetto XIV, ritnproverandoli d' aver cambiata super-
uel cap. I 5 Iraltuntlo dell* abito civile ed sliziosfimenle la veste, quasiché non sa»
ecclesìaslico de' seminaristi, ragiona del- pesserOjchef/wcfTAie^r;?/ a plehe^ vel cae-
l' abito ecclesiastico del Chiericato (F^.)t teris sunius, doctrina, non veste: men-
diverso secondo la varietà de* luoghi e tis puntate, riOrtc///^w. S'inganna chi pen-
de'lempi; non differendo ne'primi seco- sa, la disciplina d'una età potersi conve-
li della Chiesa dalle vesti comuni de' se* nientemente ripristinare in un'altra, o la
coleri . secondo l'uso de'Iuoghi
Si regola costumanza d'un popolo esser l' istessa
e de' tempi, appartenendo al vescovo il presso tutte le genti. Il giusto zelo del-
prescriverne la forma. La proprietà este- l'osservanza della disciplina non consista
riore nelle vestimenla de' chierici, egli in ristabilire ciò che in altri tempi si é pra-
dice, è come un evidente e indubitato se- ticalo, oche in altri luoghi si costuma an-
gno dell' interno regolamento del loro cora ; ma bensì nell'accomodarsi all'u-
spirito; poiché essendo essi separali dal so dell* età e del paese in cui ci ritrovia-
mondo, debbono in tal maniera distin- mo, altrimenti saremmo di scandalo a
guersi dalle persone del secolo per mezzo noi e agli altri. In vero, quale spirito ec-
del loro esteriore, che vengano conosciu- clesiastico sarebbe il pretendere a* giorni
ti per persone consagrate al Ctdùo e al nostri, che si usasse quello slesso abito
Servizio divino^ e non per seguaci della di cui si servivano gli ecclesiastici de'pri-
vanità. Non vi fu forse tanta discrepan- mi tejnpi?Che gli orientali si confort
za d'opinioni negli scrittori, quanto so- massero agli occidentali, o questi a quel-
pra ciò che riguarda l'uso eia proprie- linella maniera di vestire? Comesi po-
tà delle vesti dell'ecclesiastica gerarchia, trebbe veder senza stupore un ecclesia-
poiché queste sempre hanno solfarlo de' stico camminar per le strade col canii-^
cambiamenti. Ciò non deve recar mera- ccy o andar per le campagne col Roc-
viglia, giacché non è materia spettante chetto (T.) e ìjerretta clericale, come usa-
al dogma, che dev' essere costante e sta- vasi ne'primi secoli? Un ecclesiastico co*
bile, ma alla mutabile Disciplina eccle- capelli barba lunga^ senza collare e
e
siastica (F.) esteriore della Chiesa, la senza ferraiolo o mantello, comesi veste
quale come sposa diGesLiCristo,tanlo più nelle parli d* oriente, non si renderebbe
lisplende, quanto maggiormente viene certo presso di noi venerando nell'aspet-
d'ogni lato con varietà d'ornamenti cir* to; ed in egual maniera un ecclesiastico
condala. Secondo dunque la variazione italiano o di altranazione latina, non
de'lempi, e la diversità delle nazioni, si è inculerebbe gravità e rispetto colla pro-
saggiamente cambiato l'abito degli Ec- pria presenza presso gli orientali, qua-
clesiastici (F.)^ qv usandosi in una fog- lora lo vedessero co' capelli tosati, colla
gia, or in un* altra, secondochè fu giudi- barba rasa, col collare alla gola e col
cato meglio con venire alla gravità e gran- mantello sulle spalle. Nelle vesti eccle-
dezza dal sagro ministero. Quelli della siastiche non si può agevolmente dare
primitiva Chiesa, più che da veste deler- una determinala regola, che sia comune
ininata e dal cullo esterno,si distinsero col- a tulli i tempi ed a tulle le nazioni;
la dottrina e l'interna purità del
costume, quindi bene scrisse la Chiosa della Cle-
cestendo come secolari (a motivo, secon-
i mentina 7..*: Clericis saecularibus ha-
do alcuni^ di non essere ricoaosciuti da' bitus certi colorisj vel forniae non est
VES VES 2o3
prnefixus. E questa è la cagione, per cui slessa forma si, ma
maggior decenza
di
i padri del concilio di Trento, trattando e purità, come si conveniva alla maestà
degli abiti ecclesiastici, vollero sì, che il de* Misteri divini. Questa risoluzione di
portino decente al proprio stato; ma in- ben regolata disciplina si rende vieppiù
sieme non vollero dichiarare qtiale deb- chiara dal formolario delle antiche visite
ba essere la forma, però honestuni et vescovili, nel quale ordinavasi che i ve-
dignitali cougruentemy e che spetta al scovi, in visitando le loro diocesi, doman*
proprio vescovo prescriverne le norme dassero e sNnformassero se gli ecclesiasti-

da osservarsi: sess. i4,cap. & de Refor- ci venivano a cantar la s. messa con quel
mal. Sul qual decreto osservò il cardi- medesimo camice, che vestivano per gli
nal De Luca, che la prudenza è quella, da comune: Si absque al-
uffizi della vita

cui riceve regola la disciplina, e sempre ba, aut cani illa alba, qua in silos usiis
operarsi prudentemente, qualora gli ec- quotidie ulitiir^ Missani cantare prae-
usano vesti, che non sono uè di
clesiastici stiniat. Lo stesso è vietalo nelle antiche
ammirazione, ne di scandalo a' secolari. costituzioni sinodali de' vescovi a' parrò-
Così quanto agli alunni del Seminario chi ; Ut niillus in alba, qua in usa suo
(f.), non può assegnare certa regola di
si utitur, praesumat cantare Missam. E
vestire comune, sì nel colore e sì nella collemedesimeparole nell*855 similmen-
forma; appartenendo al vescovo prescri- te proibì Papa s. Leone IV. Co' quali
il

verlo, quale meglio conviensi per le par- vanno d'accordo Rodulfo vescovo di Sois-
ticolari circostanze di sua diocesi; disap- sons: Prohibemits presbyleris nostris ea-
provando il De Giovanni ne'seminaristi dem alba in sacris mysleriis^ qua uluri'
il portare la stessa sottana usuale nelle tur foris, et quotidiano, el exteriori cui-
funzioni ecclesiastiche, dovendosi tener tu. E Raterio vescovo di Verona: Utnul-
presente, che l'antichità riconobbe due lus cum alba, qua in suos usus ulilur,
camici, uno per l'uso della vita comune praesumat Missam cantare. Anche sul
e l'altro per le funzioni ecclesiastiche. Se Colore delle vesti ecclesiastiche non vi fu
nella legge antica, saviamente rileva, per legge antica, come si trae dalla citata
comando di Pio i ministri sagri prende- Clementinaj tuttavia nell'indugare il Di
vano vesti particolari per le funzioni di Giovanni qual fu il colore più comune-
religione; con quanta maggior ragione mente usato dagli antichi ecclesiastici, lo
si deve ciò fare nel tempo della grazia, fece pure per conformarsi allo spiritodella
in cui la verità venne a supplire all' im- primitiva Chiesa, dalla quale nulla si fa-
perfezioni delle figure? E stato antico ceva, che non fosse da profondi misteri
costume della Chiesa di non fare niai accompagnato. Per quanto adunque si

entrare nel tempio del Signore gli ec- può da'monumenli antichi dedurre,chia-
colle vesti medesime, che a-
clesiastici ro risulta che il color bianco fu quello di
doperavano nelle altre funzioni del vi- cui gli ecclesiastici dapprima si servirono,
vere comune. Quindi scrisse s. Girola- il che si Gregorio di
afferma pure da s.

mo: Porro Religio divina alteruni ha- Totìrs, da s. Girolamo, da Fortunato, da


bitnm hahel in ministerioy allerum in s. Isidoro, con molti altri Padri e scritto-

usu, vilaque communi : o sia perchè i ri dell' ultima antichità. E non senza ra-

«agri arredi co'quali gli ecc\esiastici assi- gione adottarono gli ecclesiastici piutto-
stevano Divini Uffìzi^ erano affatto di-
ì\ sto questo, che ogni altro qualsiasi colore,
versi da quelli della vita comune; o sia sì per rappresentare gli abiti de'ministri
perchè essendo gli stessi, tuttavia non si sagri dell'antica legge, a'quali fu detto;
presumeva mai accostarsi all' altare col- Omni tempora vestinienta tua sintcan-
la veste usuale, ma eoa uu' altra della didaj sì per 1' uffizio che loro si appar-
)o4 VE S VE S
Uiieva di servir all'allaie, dove l'Agnel- p. 3ro). Imperocché l'esempio de* mag-
lo senza maccliìa si sugrilìca ; sì nnaioieri* giori ha di sua natura pur troppo forza ne*
té per la dignità a cui erano innalzati ; minori in dignità, e questi sovente si glo-
giaccttè la veste bianca fu sempreinai riano d' imitare chi loro presiede, sea-
stimata la più onorevole, e di essa si ser- z'altra mira,
che di professare una tota-
vivano le persone qualificate. J\Ia perchè le dipendenza dal loro volere. Tre per
poi gli eretici Novaziani (P^.), al riferir tanto sono colori, de' quali si servono
i

di s. Agostino, per mezzo della bianca comunemente gli ecclesi>istici, il bianco^


veste, denomìnaDdosi calari cioè candì- il paonazzo e il nero, e di tulli e 3 la
clif pretende vario darsi a conoscere inno- Chiesa ne volle conservare l'uso. Il bian-
centi e mondi da ugni colpa, ed ancora co lo riservò per le funzioni meramente
a guardarsi di conversare con chi avesse ecclesiastiche, interdicendo a (|ualunq(]e
peccato; ne avvenne, cl»e il clero cattoli- de'chierici il celebrareo assistere all' Uffl'
co, dov'erano tali eretici, per distinguer- ziaiura dU'ina [f^.)q.o\mì\\.vo co\o\'e\ il zie-
si da loro, lasciò di vestir gli abili bian^ ro l'ordinò per le vesti della vita comune
chi, e cominciò ad usar vestimenti di co- di tutto quasi il clero del cristianesimo,
lor paonazzo, ovvero violetto che sta tra non essendovi ormai remota nazione, che
il nero e il bianco. Ond' è che s. Girola- non riconosca proprio tal colore per det-
mOf dando de' salutari awertiuienli al te vesti degli ecclesiaslici; il paonazzo
suo caro Nepoziano, il quale avea con finalmente 1' ha ritenuto nella famìglia
somma laude cambiata la milizia del se- del Papa, e ne* chierici del Seminarlo
colo con la clericale, entrando in ragio- Romano (!^\) e di quasi tutte le altre
namento dell' abito, l' amtnonisce: f^e- chiese d' Italia, per testimonianza del
sti's puUas aeque devita, ut cniididas, Sarnelli, Lettere ecclesiastiche , l.i, leti.

cioè di non affettare colori tetri o troppo i6: Dell* hahito chericale, con dire;
vivi; né di nero, né di bianco: non di ne- « Non essendo il colore dicevole a* chie-
ro, perchè non era più laico, non di
egli rici,né nero, né bianco, possiamo com-
bianco perchè nondovea concorrere nep- prendere che la maggior parte l' usasse
pur cogli abiti agli errori de' novaziani, castagno e pavonazzo, rilenendosi fia
i qiiah r ostentavano per accreditare la oggidì nel!;; famiglia del Papa, e da'gio-
pretesa mondezza de' loro pravi cuori. vani del seminario della Chiesa roma-
Al color paonazzo successe (ìnalmeute il na, e di quasi tulle quelle d' Italia ". Al
color bruno, per la parte che cotnincia- che concordano i sinodi della chiesa me-
rono avere nel chiericato Monaci (F.)^ i tropolitana di Palermo, alla quale appar-
iquali non ammettevano alt re vesti, tran- teneva il Di Giovanni, i quali uniforme-
ne che di questo colore; poiché si sa che aienle prescrivono tal colore pavonazzo
ricevutosi da'monaci l'ordine sacerdotale per gli abiti de' seminaristi. Perciò Io
e perciò facendo parte del clero, non do- riconosce il colore più proprio per essi,
vevano mai discostarsi dall' istituto del- cioè pavonazzo o violetto, del quale la
la propria disciplina, confornie dichiarò Chiesa romana costumava servirsi per
s. Innocenzo l Papa del 4o?.. È quindi da l'altare, soltanto ne'giorni della festa de'
credersi, che sempre più si dilatasse e ss. Innocenti, e nella IV domenica di
comune alfine si rendesse l'uso dell' a- quaresima delta Laetare, a differenza
bito somiglievole al monastico nel clero, d' oggidì, che mutando il nero in violet-
quando molli tratti da' chiostri furono to, si serve di questo uqW Avvento , nella
portali a presiedere alla greggia di Cri- Quaresima, ed in tutti i giorni di Z?/-
sto insigniti della di-^nità vescovile (*i giunoj e del nero ne' soli che si
giorni
ponno vedere i voi. XXlll, p. 34, LXIll, celebrano gli uffizi de' Defunti (de' due
VES V E S 2o^
dolori nero e violelto, non podo dovrò forma d colore delle vesti ecclesiastiche
riparlarne, come de' tempi che si adope- mollo scrisse il citalo Sarnelli nelle Lei*
rò e si usa, in lutti i seguenti 4 paragra- terc t'cclcsiaslich(\ ed io assai me ne gio-
fi). non è grar»de la differenza
In verità vai nel ragionare dell* une e dell'altro,
che si frappone tra* due colori; laonde, come nel t. 2, leti. 28 Della forma di
:

siccome ne'tempi antichi si adoperava il alcune vesti ecclesiastiche simiglìanli rt

nero in luogo del violetto, cos\ più* oggi cjuelle degli antichi romani. Nella sud-
si adopera il violetto in luogo del nero detta lettera, Delf habilo chericale, lo
per gli udìzi da morto nella chiesa di chiama venerabile per antichità, per l'u-
INaibona, ed in tante altre di Francia. nanime consenso di tutto il mondo cri-"
Stabilito dunque che
dal Di Giovanni, stiano, per la comparazione coli' abito
la veste da chiesa pe' seminaristi, diver- laicale, e per le pene gravissime a'dispre-
sa dall'usuale della vita comune, e sulla giatori di quello, che riporta; e la slessa
quale assumono la Colla, esser debba sua natura il persuade, significando l'a»

paonazza, cioè la sottanaj giustamente a bito lungo talare il simbolo d' una per-
renderla più nobile e decorosa si suole fetta virtù, come di virtù imperfetta è
ornarla di colore rosso, e perciò di seta segno la veste dimidiala. Egli intende per
cremisi vi si fanno le svolle, rivolti o mo^ abito chericale, la tonsura e la veste tala-
sire, le costure o cuciture o asole ed i bot- re insieme. Lo dice già usato nel vecchio
toni. E ciò con tanta maggior ragione, Testamento, ritenuto da Cristo e dagli
perchè la soltana successe all' antico ca-' Apostoli, indi usato da'chierici nella pri-
uaice usuale, mentre all' odierno camice mitiva forma. Segue alla memorata let-

per le funzioni ecclesiastiche, a suo orna- tera la digressione: f> L'abito dev'essere
mento proprio della magnificenza della onninamente talare nelle chiese, ed an-
casa di Dio, si aggiunsero diverse deco- che nelle città e castella. A'preti rurali si

razioni per la mistica significazione del- permette la sottana a mezza gamba. A*


la sposa di Gesù Cristo. Talvolta sono chierici in viaggio, che si estenda oltre il

di seta e di colore rosso gli ornati del- ginocchio. L'abito chericale dev'essere di
la sottana ( il De Giovanni intenderà lana e non di seta. L'abito chericale non
parlare di qualche seminario), perchè dev'essere riè troppo largo, né troppo stret-
la seta molto comunemente da*
usata to, ma dimaniera che non apparisca dì fuo-*
chierici, per distinguersi da* monacij a* ri la forma delcorpo,airusanzade'secola-
quali n' era proibito 1' uso (dovendo u- ri.L'abilo chericale dee esser chiuso da tut-
sare la lana di colore nero o almeno il te le bande. Il colore dell* abito cherica-
naturale di essa, o castagno), e perchè il le dev'esser nero, e quali colori sonoproi-
color porpora significa la nobiltà dei biti,anche negli altri abili chericali. I
martirio, al quale devono esser sempre chiericinon devono portare vesti lugu^
apparecchiati i chierici, o per conservare bri^ che diciamo di corrotto corrucciOj
un segno dell' unione tra le chiese lati- nella morte de'Ioro genitori e altri con-
na e greca, le quali se appariscono due giunti ".Tutto corrobora eruditamente
nella disciplina, sono una per l'osservan- co' numerosi decreti de' Papi, de* conci-
M del dogma, non altrimenti che il color lii, de* vescovi. Anzi giusta l* analisi de'
violetto e rosso, sebbene diversi
in ap- Concilii pubblicata dal p. Richard, t.
4i
parenza, sono uniformi nel significalo; p. 78, si contano finoa i8 Papi, a i3 con-
dappoiché come presso i latini il violelto, cilii generali, a i 5o concilii provinciali e
1 segno di duolo, usavasi ne* giorni di di- più di 3oo sinodi, tanto in Francia che
giuno e di penitenza, altrettanto signifi' negli altri regni, che ordinarono agli
cava il colore rosso presso i greci. Sulla ecclesiastici di portare la veste lunga.
2o6 VE S VES
Ecco la somma de'canoni più principali quando danno udienza ad estranei ". Il

sulle vesti eccIesiasUche. Il concìlio di Car- Luterano IV nel 12 i5


concilio generale di
tagine del 3qj decretò: » I chierici nou non solamente provvide alle vesti eccle-
devono coltivate uè icapelli, ne la barba, sia8liche,ma soleunemenle prescrisse l''an-
devono far mostra di lor professione an- tico segno imposto agli Ebrei (^•)> da
che nell'esteriore, e non cercar Tornamen' portarsi sugli abiti , acciò subilo fossero
to, ne sugli abili, ne ne' calceamenti". Il ovunque distinti da'cristiani. Il segno fu
conciliod'Agdedel 5o6.«Se qualche chie- vario, secondo i luoghi, ed un tempo io
rico porterà lunga cliioma, l'arcidiacono Roma fu prescritto il mantello rosso , e
gliela taglierà suo malgrado". Il concilio poi il berrettino giallo. 11 concilio di La-
di Ma9on del 58 1. " Proibizione a'chie- lerano del 1 268. «Gli abiti de'chierici nou
liei di portar armi, l'abito e i calceamen- saranno corti, che gli rendano ridico»

ti de* secolari, sotto pena di 3o giorni di li, ma avranno almeno fino a mezza
gli

prigione in pane ed acqua". Il concilio di gamba". Il concilio di Parigi del i528.


Marboua del 58g. « Proibizione a' chie- »» Che gli abili de'chierici discendano sino
rici d'usar le vesti rosse". Il concilio in a terra; chenon abbiano un'ampiezza ec-
Trullo del 692. « Proibizione a'chierici cedente; che non siano nenimeno troppo
di portare in città o in viaggio altro abi- stretti, ma che osservandovi la decenza,
to che quello che conviene al loro slato". non si trascuri la modestia: in una paro-
11 concilio Mceno 11 del 787. « Proibizio- la, che si eviti con orrore il gusto del fa-
ne a tutti chierici di portar abiti magni-
i sto, e l'amor delle comparse". Il concilio
fici, stoffe di sela a più colori, orlature, di Trento, sess. i4, Decret. de Reforrn.^
e l'uso di olii profumati"". 11 concilio di e. 6. » Tutti gli ecclesiastici che saranno
MagonzadeirSi 3. «Ammonizione a'chie- negli ordini sagri, o che possederanno
rici della loro esteriore condotta, e di mo- qualche dignità, personali, uffizi ecclesia-
strare colla semplicità degli abiti e del- stici, di qualunque sorta siano; se dopo
l'andamento la loro saviezza e modestia'*. esserne stati avvertiti dal loro vescovo, o
Il concilio di Reims del 1 148. « I vescovi per suo pubblico decreto , non portano
e i chierici eviteranno negli abiti la va- l'abito chericale convenevole all'ordine
rietà de'colori, i frastagli e gli ornamenti loro e dignità , devono esser costretti a
curiosi", 11 concilio di Montpellier del farlo colla sospensione degli ordini loro,
1 i95,alla presenza di Papa Celestino ili. uUìzi e benefizi , e colla sottrazione de'
}> La modestia negli abili e la frugalità frulli e rendile di quelli; e di più, se do-
nelle mense è raccomandata a'chierici'*. po essere slati una volta ripresi cadono
L'altro di Montpellier del i 2 1 5.»» Più vol- nello stesso difetto, colla privazione de*
te sono pervenuti a noi de' lamenti per loro uffizi e benefizi, secondo la costitu-
parte de'laici, intorno agli abili immode- zione di Clemente V pubblicata nel con-
sti di alcuni religiosi, ovvero ecclesiastici cilio di Vienna, che comincia: Quoniant
Del qual abuso ne prendono tan-
secolari. innovando*'. Sess. 22, De Refornt. e. i.
to scandalo, che non solamente non ri- M Gli ecclesiastici, chiamati ad aver per
spellano più questi ecclesiastici, ma non sua porzione il Signore, devono regolare
credono di dover loro deferire più che in guisa la vita loro, e tutta la loro con^
a*laici ,
poiché non si distinguono in al- dotta, che negli abili, nel portamento e-
tro da essi, se non quanto sono
forse in sleriore, nel passo, ne'discorsi e in tutto
più sregolali. Il perchè noi ordiniamo che il rimanente non facciano apparire nul-
i vescovi portino abiti lunghi e di sopra la che non sia grave e serio, e che non
un camice (cioè un rocchetto) quando e- dinoli un fondo vero di religione ... E se
scono di casa a piedi, ed anche ia casa. i vescovi si accorgono di qualche rilassa-
VES VES 207
mento nella disciplina ...nella buona con- sfìgurazioneledi lui vesti divennero bian-
dotta, nella decenza degli abiti, come al- che come la neve, deve intendersi che
tresì intorno al lusso ... s'applicheranno acquistarono candore splendente. Non fa
a correggerli ". Un trattamento civile e obbietto, l'aver Erode per ischerno fatto
decoroso negli ecclesiastici, e ue'vescovi vestir Cristo di veste bianca ma nuova ,

massi Ola mente, è stato sempre richiesto e risplendente. Altri però sostengono, che
nella Chiesa; ma insieme si è sempre vo- le vesti di Cristo fossero di colore azzur-
luto, che si tenesse lontana ogni sembian- ro o di viola così il cingolo, purpurei
,

za di vanità. Il contenersi in modo, che sub ohscuri coloris^ di cui una particel-
né sia al cuore, ne apparisca di fuori, siu- la si venerava nella chiesa di s. Giovan-

golarmenle nel vestire, né un disprezzo ni di Besancon. Altra particella fu data


allettato della vanità, ne ombra di fusto alla chiesa di s. Maria d'Arriago diocesi
e di delicatezza, costituisce quella medio- di Valladolid, donata dall'imperatore E-
crità lodevolissima, che la Chiesa ha sem- manuele Paleologo ad Enrico 111 re di
pre richiesta in tulle le persone del cle- Casliglia, quasi biavi coloris^ cioè di co-
ro, ma che sempre è stata di non molti. lore azzurro, come spiegò 9. Brigida. Al-
11 p. INIenochio, iS'^Mort', t. 3, centuria g.^, l'opinione del colore azzurro si potreb-
cap. 8 [ : Della curiosila delle vesti degli be opporre che la legge comandava agli
ecclesiasticij r'ìpovlai i testi de' ss. Padri ebrei di attaccar a'Ioro mantelli fiocchi
e d'alcuni concilii, sull'irriprensibilitàde' di colore azzurro, per distinguerli da'gen-
chierici,! quali non devono portare vesti tili, e quindi pare che il niaulello doves-
preziose, inconvenienti alla professione di se essere d'altro colore. Ma poteva esse-
ecclesiastico, dedicato al culto e servizio re l'uno e r altro del coloremedesimo.
divino. Spiega la parola ornatiini, pro- Notò il Baronio all'anno SgS, cbe il co-
nunziala da s. FaolO; per composto, mo- lore azzurro (o castagno o paonazzo o
derato, modesto in tutte le azioni. Con- violetto) ritenesse anticamente l'ordine
viene evitar gli estremi, nel vestir curio- clericale , e si mantiene nella famiglia
samente, e raiTettata negligenza; si luda pontificia, oltre i vescovi, i seminaristi e
la mediocrità , e che alia slessa decenza altri. Il color nero poi, pare al Meuochio
dell'abito appartiene la tosatura de' ca- che si cominciasse ad usar nel clero,quaa-,
pelli e della barba, essendo inconvenieu- do si ricevette in alcune chiese da'chieri-
tea 'chierici il nudi ire certe zazzere e bar- ci il monacato, e quando i vescovi da'
be che hanno del secolaresco, per essere monasteri si elessero , solendo i monaci
con alTettazione donnesca coltivate (cioè vestir di nero. E' noto che Gesù Cristo
a suo tempo). Cap. 82 Di che colore : vesti il poderesy ossia la discorsa tunica
fossero le vesti di Cristo^ e degli ecclc' talare, come
ha òaiW/lpocalisse, l. 3,
si

siastìcì anticamente. Gli ebrei vestivano e dall' jE^/.s^ di s. Barnaba e. 7; e che ,

di lana naturale, onde spesso lavavano le alla tunica sovrapponeva, secondo la più
vesti per la purificazione ordinata da Mo- antica tradizione, la diploide, o il pal-
8è,ed anche il corpo. È adunque probabile lìum duplex. Invece ne'moou menti de'
che bianche fossero le vesti di Cristo, se- primitivi cristiani, e quasi sempre ne've-
guendo l'uso ordinario e comune; perchè tri cimiteriali, per l'opposto è quasi sem-

de'ricchi non si può dubitare che non , pre figurato in tunica assai corta e suc-
usassero colori e tinture preziose. Cle- cinta, come in Roma la portavano le per-
mente Alessandrino favorisce l'opinione, sone di bassa condizione; ed in luogo del-
che le vesti di Cristo fossero del color la diploide viene espresso avvolto alle
nativo della lana, che principalmente è spalle con un angusto pamio, mollo so-
bianco. Se è detto, che nella di lui Tra- migliante all'ubbietla clamide de' greci.
ào8 VÈS Ve<4
Con lai cunibiaiiieuto quegli artefici cri- milanése rie'bassi tetiipi, ocli'erarfò d tui
stiani vollero indicare V umile povertà vietali», secondo la costituzione del I25d
professata dui Salvatore del ujondo, e di- dell'arcivescovo F. Leone da Perego, si

struggere così agli occhi de'fedeli d'Oc- annovera fra le permesse la guarnacciaf
cidente l'ignominia, che il crudele pagu- ch'era l'eslerior vestelahiie e chiusa da-
nesinio connetteva alla sventura d' una vanti, e lecappe senza maniche, le quali
condizione indigente. NeHa Bihlioterasa- solo permettevano a chi frequentava
si

cra^ ecco quanto si dice sulle vesti eccle- le scuole. Tali cappe^ fuori di casa do-

siastiche della Chiesa Ambrosiana o Mi- veansi usare nere, more antiquo^ o sé
lanese. Nel IV secolo per la celebrazione d'altro colore, decenti; cna senia eccezio-
della messa par che si usassero divise e ne erano le medesime prescritte da por-

abili particolari che ne' precedenti tre


, tarsi, oppure la colla da'chierici preben-
secoli non erano permessi a cagione del- dati nelle collegiate, irilervertendo al co-
le persecuzioni de' pagani. Sembra che ro pel mattutino, per prima, la messa, i

dilTerenli fo8>ero le vesti riservate per ce- vesperi, e nella quaresima per la compie-
lebrare le sagre funzioni, dalle usuali, le ta.Viaggiando gli ecclesiastici a cavallo,
quali non si distinguevano da quelle! de* doveano portare lahdrros claufio<;j que
laici, se non nella maggior modestia e ch'erano deputati al corteggio de'loro si-

Con»postezza. Del colore bianco o del bian- gnori potevano usarli scisws. L'arcivtì^
chiccio nell'abito degli antichi ecclesia- scovo suddetto vieta agli ecclesiastici chi'
stici della Chiesa Ambi osiaoa, il quale ve- mydes capitìum, vcl spalerani, velprl-
rosimilmente era quello altresì del clero lesvarias habentes. La clatniJe era una
dell'altre chiese, un indizio si ha nel mu- sopravveste che si soleva fregiare con pel-
saico del coro della basilica di s. Ambro- li di vaio. Ad essa era attaccalo il capi-
gio in Milano, secondo alcuni del IX se- tìum, ch'esser poteva od un cappuccio a
colo e secondo altri del X-, dove sono anche un collare, poiché in ambo i si-

rappresentati con una veste , al di sotto gnificati fu preso il vocabolo. Il capilìwit


d'una lunga bianca cotta, di color simile nella costituzione in discorso vietalo, queU
a questa. Fero ne'successivi secoli altro lo probabilmente sarà stalo con cui co-
colore, fuori delle funzioni ecclesiastiche, pri vasi il capoj poiché l'altro circa col-
usò il clero milanese. Un mantello di co- limi viene loro permesso dal concilio di
lor turchino o violato avca il canonico 13ergamodeli3 i. Non si conosce il guar-
i

della suddetta basilica, Manfredo Occhi- nimento della clamide, della 5^9r2Zér<7 ('.?/; <t-
bianchi, cotne si ha dal suo testamento taliuniìì Magri chiama l'ornamento don-
del 1 2o3. In esso dispose di molte specie nesco intessuto di coralli neri, portalo al
d'abiti, cioè d'alcuni detti niaslracche, e braccio per essere amale. Della Super-
di altri denominali reiioni^ vesti più am- stizione delle vesti e degli ornamenti, ra-
pie le prime e più strette le seconde. Com- gionai in quell' articolo). Oltre il color
poste tutte di pelli o di coniglio o di vol- verde e rosso, che bandito del tutto si

pe o d'agnello, come pure di varie cappe vuole ne'panni, proibisce la costituzione


e d'alcuni mantelli. Fra quest'ultimi è agli ecclesiastici che non usino infulas
nominato unum de violatofode ratum de albas discoopertas vel edam sub birre-
zendado. In seguilo il color violato fu ri- tis. Sebbene il più delle volte siasi pre-

servato a'vescovi, a'prelati ed a qualche sa r infida per una divisa sagra da co-
privilegialo, avendo tulio il restante del prirsii vescovi il capo nelle funzioni so-

clero dovuto adattarsi al nero , che da lenni,pure ha qualche volta dinotato una
esso è stalo sempre ritenuto dipoi. In- copertura da testa ad uso secolare, come
lorno alle vesti che dovea portar il clero inteodere qui si dete , e come fu il me-
-

V E S VE S 209
desimo vocabolo ntloperato nel sunno- //quali la compongono, espresse e spie-
iijinato sinodo tli Eergamo: Tnfulam de gate con le immagini di ciascun grado
sela seu serico (ivi si prescrive a 'chieri- della medesima, Roma 720. Andrea Dac- i

ci) more laicali miììiine clefcraiit. Esten- ci,Le XII pietre preziose che adorna-
de l'arcivescovo Leone lo sfesso divieto: vano i vestimenti del Sommo Sacerdote,
Siihlellarìbusconsuticiisveliinbotonalisy aggiunto il diamante, le margarite, e il

et aliisqnae prohihita sitiit in concilio discorso dell' Alicorno e della gran be-
generali. Termini poco diversi s'incon- stiadetta Alce, Roma 1587. Giovanni
trano di fatti nel can. 6 del concilio di i Prideaux, De Vestibus Aaronis, Oxo-
Laferano IV del 2 5; e con tale statu-i i niaei648. Isacco Filmanno, De Ephod,
to venne proibito agli ecclesiastici quel- Aboac 1701. Benedetto Carpzovio, De
la vanità , dalla moda introdotta nelle Pontificuni liebraeorum vestita sacro,
scarpe, indicata co'termini Subtellaribus Jenaei655. Giovanni Oldermanno, De
consiUìciis. Sono qui indicale quelle an- Veslibus byssinis Pontificis ntaximis,
tichissime scarpe troppo acute in punta, Heimstadii 17 17. A. F. Palitzsch, Epi-
uncinate e rostrate, discorse superiormen- scopum in vestitu Pont. max. veteris
te,somiglianti ad un rostro, e perciòchia- Testamenti rcpraeseniatum, Primisiau
mate roslratis dal concilio Lateranense; 1733. Carlo Bartolomeo Piazza, L'Iride
usate sino dalla repubblica romana, era- sagra spiegata ne'colori degli abili ec-
no state rimesse in voga nel secolo XI, Iloma 682. Per gli abiti civi-
clesiastici, I

quindi l'uso nel secolo XIV dominò in li e sa"ri delle nazioni orientali di diver-
Piacenza e Milano, e si propagò oltremon- si riti, ne ragiono a'ioro articoli. Si può
le. inoltre convien dire che a'tempi del- vedere Eusebio Renaudot, Liturglaruni
l'arcivescovo Leone si usassero pure scar- Orientalium colleclio, Parisiis 17 16; e
pe co'bottoni, come apparisce dal voca- pe'greci il seguente periodo.
bolo ìnibotonatis, di sua costituzione; col Vesti de' Religiosi e delle Religiose.
qual vocabolo però si potevano indicare Consiste in vestimenta uniformi nel colo-
anche le fìbbie , o qualunque altro fer- re, nella qualità de'drappi, nella forma,
maglio. Sugli abiti ecclesiastici , inclusi distinguendosi secondo l'O/Y/me Religio-
vnrnenfe alle Vesti sagre^ù'xcm parlo nel so (V.) in cui hanno professato. I mona-
§ V di questo articolo, si ponno leggere: eie \ frati promossi al vescovato o al car-
Simone Barbosa, Traciatus de diunita- dinalato seguitano a vestire del colore del
le , origine et significationibus mysticis proprio ordine, per segno esteriore del-
graduimi , ofjìcii divi-
ecclesiaslicoriini l'interna professione religiosa, come pre-
ra\ veslium sacerdotalium et pontifica- scrisse il concilio di Lalerano IV; che se
liuni, Lugduni i635. Andrea Du Saus- i chierici regolari non hanno quesl* ob-
say, Panoplia Clericalis, seu de Cleri- bligo (benché alcuni vollero usar la lana,
coruni tonsura et habiiu eorumque re- quanto al colore adottando quelli ineren-
da canonica disciplina^
institutione^ et ti alla dignità), lo è soltanto perchè essi
Lutetiae Parisiorum 1649: Panoplia Sa- non furono compresi nel decreto del con-
cerdotalis^ seu de veneranduni Sacerdo- cilio, che parla de'soli monaci e de'frati
tuni habitii eorumque mulliplici munere Mendicanti ed eziandio perchè il loro
,

ac officio in Ecclesia Dei^ Lutetiae Pa- vestiario talare non ha distintivo notabi-
risiorum GD^'.PanopliaEpiscopalisjSeu
1 le, ed è somigliante a quello del Clero
de sacro Episcoporum ornatu, Lutetiae secolare, nel quale articolo notai che i

Parisiorum 656. Fdippo Donanni, La


1 monaci formarono il clero Regolare (V.)
GerarchiaEcclesiasticaconsiderata nel- nel 385 per disposizione di Papa s. Siri-
le vesti sagre e civili , usate da quelli ciò. Il vescovo Q cardinale Religioso por-
VOL. xcvi.
aio VES VES
la le vesli del colore e forma descrilti in degli ordini monastici, ì quali prima han«
queir articolo, e (|iiauto a* carcliiiulì del no abitato ne'deserti, diedero a'Ioro reli-
colore rosso non usano che il cappello, il giosi il vestito che portavano essi medesi-
benetlinoe la benella.Belloè celiamene mi, e che era d'onlinario quello de* po«
te l'osservare, che nel giardino della Ghie* Parlando s. Atanasio
veri o de' penitenti.
anche
sa fìot iscoDo fra le rose e le viole, delle vesli di Antonio abbate, dice che
s.

i giaciuti e ligustri; dicendo Guglielmo


i consistevano in un Cilicio di pelle d'a-
Durando, exltriiis sii imlutus candida gnello e in un semplice mantello. Scrive
veste, quia edam interius candere dehet S.Girolamo, che s. llarione non avea che
per ìiinocentiam etcharitatcm. E chi non un cilicio, un ruvido saiunee un manteb
vede sciuldlar lo splendore più vivo da lo di pelle; era questo allora il vestire co-
questa varietà di colori, mentre con es- mune de'pastori e de'montanari, e quel-
sa si dà a conoscere, che si dispensano le lo dis. Gio. Callista era stato presso a

dignità anco a quelli, che non hanno se poco somigliante. 11 cilicio grossolano tes-
non il puro valsente delle virtù e della suto di pelo di capra, ancora è in uso
dottrina , ciò essendo il più intrinseco e nell'Egillo e sulle coste dell'Africa; ed ivi
il più importante; e che col far comparire i giovani de* due sessi fino alla pubertà
fra'vescovi e cardinali qualche povero e non usano altro vestilo; quindi lai.^ ve-
umile religioso, si serra la bocca a'mali- ste che portano é un quadralo di tela, nel

gni detrattori , che osano spacciare , le quale avvolgono il corpo e tengono slret-

sole ricchezze e la nobiltà servire di sca- lo al collo amezzo d'una corda. Dice la
la alle promozioni ed eminenze ecclesia- Biblioteca sacra^ de'pp. Richard e Gi-
stiche. Anzi non è impedimento al Pon- raud, s. Benedetto diede a'suoi religiosi il

tificato (T^.)iné r essere religioso, ne la vestilo ordinariodegli operai edegli uomi-


bassa origine e né l'oscura condizione. nidel volgo; la veste lunga che mef levano
Bivèrberapoi questo splendore sopra tut- di sopra era l'abito del coro;e che s. France-
ta la gerarchia regolare, che così la Sede sco e la maggior parte degli eremiti si so-
apostolica dichiara pubblicamente per sua no limitati anch'essi al vestito usato dagli
benemerita. Poiché rimirandosi in tale ecclesiastici del loro tempo, e le reli-
abito la dignità episcopale e la cardina- giose adottarono la veste di lutto delle
lizia, cresce nel popolo, che d' ordinario Vedove. Aggiunge, che s. Domenico fe-
suol legolarsi dall'esteriore, la venerazio- ce portarea'suoi discepoli il vestito di Ca-
ne verso di essa, a gloria del cielo e van- nonico regolare^cht avea usalo egli me-
taggio della terra. Molto dunque giusta- desimo. 1 Chierici regolari leali ni, i ge-
mente si pratica da'religiosi fatti vescovi suiti (che dopo il 1849 hanno adottato
e cardinali, l'uso di ritenere il colore del- il comune cappello ecclesiastico), ed al-
l'abito del proprio ordine, cambiatane tri; e que'deir O/TZ^or/o, que'della 7I//5-

soltanto la forma (sebbene alcuni vesco- sione e di altre congregazioni osservan-


vi familiarmente prosegui no a portarla, ti Disciplina regolare (F.),\esl\roni\ co-
distinguendoli, oltre l'anello vescovile, la me i preti italiani, spagnuoli o francesi,
croce pettorale, il cappello col fiocco ver- secondo il paese de* fondatori o il paese
de, e se sono degli scalzi, con incedere cal- in cui cominciarono a stabilirsi. Adun-
zali), sul taglio di quella usata dagli altri que, in origine le diverse vesti religiose
vescovi (usando la mozzetta invece del non aveano nulla né di slra* di bizzarro,
rocchetto); sì pel profitto de'chiostri, che ordinario; e se oggi appaiono tali forse
per l'ouor della Chiesa, come ben avverte ad alcuni moderni censori, ciò anco av-
ilcardinal De Luca, // Cardinale della viene perchè il vestito del laico cambiò
5. R, Chiesa pratico. I primitivi fondatoli e cambia continuamente, siccome dehut-
,

VES VES 2if


lo ligio alla volubile moda, sia pur stra- d'artigiani, ed altri 4» sotto diversi tito-
na e incomoda, come Iio deploralo supe- li. Grande poi è il numero di ciascuna
riormente. RipelO;, per questo è indispen- delTaccennate categorie, in cui si suddi-
sabile tener presente l'articolo Religtoso, vidono diversi rami degli ordini e con-
i

che conduce il lettore a quelli in cui ra- gregazioni ,sì latini e si orientali , anche
giono del Monaco, Canonico regola-
i\e\ per le loro riforme, tutti con ispeciali e
rCy del Frate^ del Mendicante, dell' j^- propri abili, tulli quanti egualmente de-
reniila^ del Chierico regolare, del Chie- scritti in uno alle loro particolarità, insie*

rico secolare, òe\VOhlato^(\e\ Cavaliere me alle questioni dell'adoperato dal fon-


d'ordine militare regolare, dell' O.?yoe- datore ,
piacendomi ricordare V abito
daliere (f^^.)
, e di altri simili osservanti /^r^/2ce5c<2/20,descritlo nel voi. XXVI, p.
una Regola (V.) con proprio abito; non 53 e seg. , oltre che in lutti gli articoli

che agli articoli in cui tenni proposito che riguardano il gigantesco e fecondo al-
óeW Anacoreta jàtW Asceta, del Solita- bero mistico ed suoi molteplici e fruttuo-
i

rio, del Trappista, del RinchiusOj dello si rami, ed abbiamo di Nicola Catalano,

Stilita, deWo Stitdita (F.),ed\ tanti altri, Dell' abito Minoritico, Fiorenza i652
ancorché non esistenti, di cui scrissi arti- con rami. Parlando della Berretta chic'
coli; ed eziandio quelli spettanti a' Con- ricale , dissi che non 1' assumono mai i
versi, a' Donatij a Laici (F.) religiosi, a* minori osservanti, tralasciando inavver-
Fratelli, diversi da quelli de* Sodalizi tentemente di eccettuare le processioni ia
(F.), i quali pure hanno pro[)rie vesti di abili sagri in cuirassumono,ed parrochi i

Sacco (nel quale articolo parlai della ve- non solò francescani, ma anche d'altri or-
ste sagra di tal nome usala du'greci), Cor- dini regolari, adoperano la stessa berretta.
done, Cintura, Mazzetta (f^). E qui di- Così nelle processioni gli agostiniani han-
rò che gli abiti (\q fratelli AqW* Arcicon- no l'uso de'maniconi. Berrettanti óìcon-
fralernite e Co nfr a te mi te (F.) sono tala- si chierici regolari, perchè hatmo l'uso
i

ri, divoti e penitenti, molte derivanti da della berretta; e questa adoperano mo- i

ordi-ni religiosi, come del Terz'ordine, naci e altri religiosi nel recarsi a celebra-
del Carmine , del ss. Rosario e altri re la messa, se non coprono il capo con
molte senz'abito proprio, supplendovi lo l'amitto e col cappuccio. I Penitenzieri
Scapolare ^\\Rosario,OQ\ivo devozionale, Vaticani {V.), minori conventuali, pon-
d'ambo sessi. Da esse derivarono so-
i i no portare la berretta in testa nelle fun-
dalizi nazionali e dell' Università arti- zioni pontificie, cui intervengono, quan-
stiche. Si distinguono tra loro i sodalizi do il Papa dalla Camera de'paramenti
dalla forma e colore diverso de' sacchi, e recasi nella basilica Vaticana (il che si

per altri distintivi, segni e Stendardo. Os- pratica abusivameote/,^&rt/if/co proceden-


serva Marangoni, che collegi delTarti
il i do scoperti), cavandola sulla porta di s.

degli antichi romani furono inventati dal- Pietro stesso, e indi incedono sempre sco-
la politica e per mantenere la società ci- perti. Se il Papa si veste nella cappella
vile fra' cittadini; i sodalizi cristiani ori- della Pietà della basilica Vaticana, i pe-
ginati dalla pietà per mantener viva la nitenzieri non devono far uso della ber-
carità ,
promuovere co' santi esercizi di retta, ma solo tenerla in mano,nè mai più
pratiche religiose il culto divino, e la sa- cuoprirsi il capo. Dicono alcuni, che rigo-
lute dell'anime de'confratelli, edificando- rosamente parlando, none veste sagra la
si scambievolmente colle virlùaVIarango- berretta, non essendo benedetta, e non
ni nel i
744 oe contò in R.oma 1 59, cioè è che un oggetto istituito a cuoprire il
25 in onore del ss. Sagramento, 20 in capo sia in alcuni tempi delle sagre ftin-
quello della D. Vergine, 21 uaziouali, 52 zionijSia anche fuori delle medesime. Ta-
ttia VES VES
le opinione non sembra giusta, pnicliè la moria delia morie in quelli che lo por-
J)en-e(ta è veramente il compimento del* tano. Arroge che qui rammenti que' pii
ed oltre l'uso comune tale
le vesti sagre, cristiani che Moribondi ne vollero esser
apertamente apparisce dalle rubriche gè* vestiti e con esso deposti nella Sepolta'

nerali del Messale, tit. Ritus cclehrandi ra, inclusivamente a diversi Papi, alcu-
Mìssam^cap.i, n. 2. Trovo in alcune me- ni de^quali in varie circostanze usarono
morie mss., che nel 1684 fii vietato a'pe- l'abito religioso ì?i venti, e tutto ho rife-
niteuzieri nella processione dellaCandelo- rito in diversi luoghi, come uso lodevo-
ra l'usodella berretta in capo,ma poi insor- le , edificante e di penitenza, Gregorio
se l'abuso di cuoprirlo con essa; benché in IX, Martino IV , Alessandro V e Sisto
genere pare che si ammetta a chi indos- IV vollero esser sepolti coll'abito de'mi-
sai paramenti sagri considerata com- , nori , al cui ordine i due ultimi aveano
pimento dell'abito. Però nella cappella appartenuto. Egualmente è lodevole il

pontificia niuno cuopresi il capo di ber- vestire i fanciulli dell'abito religioso, co-
retta, tranne l'oratore per ragioni spe- me dimostrai negli articoli analoghi. In
'^
ciali, e se ne astengono gli stessi cardinali, breve, i principali e più comuni abili de'
benché vestiti de'paramenti sagri si cuo- religiosi sono il Cappello ecclesiastico,
prino di mitra, e cosi i vescovi ; la ragio- o di altre forme anche bianco, secondo i
ne di tale diversità si è, che la berretta est religiosi a cui é concesso; il Berrettino, il

operimeiifuni^ìa m\W^ orndmcntuni capi- Collare, che altri non usano, la Tonaca,
tis et ornamentimi episcopali s.F\n(\\iììe\ì- la Cappa, il Cappuccio (da que* che
te dirò che la berretta ecclesiastica non non hanno il cappello), la Cintura o il
ebbe origine dal camauro de'monaci, co- Cordone, lo Scapolare, il Mantello, la
me scrisse alcuno, ma solo nella forma Cocolla/\ Sandali o Zoccoli, di cui par-
prima era quasi eguale al camauro de'mo- lai in principio, e pe'canonici regolari la
naci; e nel voi. LI I, p. 7 i , notai che la ber- Sottana e il Rocchetto (f^.), la veste ta-
retta clericale la usano nelle pontifìcie lare in molte congregazioni regolarlo se-
funzioni i Penitenzieri f^aticaniedì Pe- colari. E tutti questi abiti sono del colo-
nitenzieri Liberiani, questi domenicani re riferito, in un alla materia, a'ioro ar-
e quelli conventuali, perciò sebbene uien- ticoli. La lana naturale e il nero sono i

dicanli ; e che non l'usano i Penitenzieri colori più comuni. Dice il Rodotà, Del-
Lateranensi m\iwr'ì osservanti riformali. l'origine del rito greco in Italia, che il
XLV, p. 274, che il
Piilevai poi nel voi. nero é pure il colore proprio degli eccle-
Papa nella distribuzione degli Jgnus siastici e vescovi greci, anzi osserva che

Dei benedetti, a* penitenzieri pone nel- li nella chiesa di Tricarico, ove tal rito fa
la berretla, e nella mitra a'cardinali ve- introdotto, i canonici per memoria con-
scovi e abbati, /angelico (/^.) si disse l'a- tinuarono a portare le mozzette nere, se-
bito d'alcuni monaci. llThiers riportagli condo la disciphna orientale, la quale con
scrittori che qualificarono l'abito de're- legge obbliga i vescovi, i sacerdoti e gli
ligiosi, abito santOy abito sagro, abito altri ministri delle chiese, ancorché sie-

di santità, abito angelico, abito divino; no ad eminenti gradi di dignità


sollevali
e che Simone arcivescovo di Tessaloni- e di uQizi, ad usare abiti di nero colore;
ca attesta esser un abito di penitenza e ina avverto che poi tale disciplina ebbe
di umiliazione, un abito che devfc essere una variazione, poiché vediamo in Ro-
lontano da ogni sorta di attillamento, che ma i vescovi orientali incedere in abito
deve spirare un grande disprezzo di tut- paonazzo,bensì di lana (talvolta di drappo
ce le vanità del mondo, e finalmente che più leggero nell' estate) e della loro for-
dee incessantemente richiamare la me- ma; il quale abito prelatizio, nota lo stes-
VES VES 2i3
so Rodotà, secondo il rito, fu loro conces- il soggolo, la Tonaca, la Cintura o Cor-
so dalla s. Sede. Narra inoltre, che il con- done, lo Scapolare, il Manto o Mantel-

cilio generale di Costantinopoli deil'BSg lo, la Cocolla (/^.), e quanto altro ho


n per togliere a*vescovt greci, ch'erano narrato descrivendo tutti quanti i loro
eletti dall'ordine basiliano, il motivo di istituti molteplici, e vari nella forma e
fasto ed alterigia, strettamente loro co- qualità delle vesti e de'colori. Meritano
manda di dover ritenere l'abito monasti- speciale menzione le Certosine [V.) per
co, sotto pena di deposizione contro a'con- l'uso d'alcune vesti sagre, colle quali so-
tumaci. Benché ad una tale giusta e sa- no sepolte. E l'abbadessa di Conversano
via disposizione dovrebbe anche confor- e al tre,che esercita vano giurisdizione qua-
marsi l'ilalo-greco; nondimeno, essendo- si vescovilecon territorio nulluis dioecesis
si falla riflessione, che il clero greco al- con r uso della mitra, pastorale, guanti,
banese in queste provincie veste alla la- anello e sandali; il che narrai verso il fi-
tina , e che il detto vescovo debba pro- ne del § Vili dell* articolo Vescovato,
fessare l'ordine di s. Basilio, il cui abito ove pure ragionai de'pontifìcali, vesti e
assumo innanzi alTordiuazione (a tenore insegne vescovili concesse agli abbati mi-
del rituale greco), perciò gli è stata per- trati regolari e secolari, e ad altri prelati

messa la forma delle vesticnenta Ialine, inferiori. De' religiosi e delle religiose, e
ma di color nero, come i basilianì; il cui loro prelature, riparlai nell'articolo Ve-
generale nella cappella pontificia veste scovato, §§ V, VI, VII, Vili. De'loro a-
da prelato con sottana cinta, mantellet- bili ne scrissero, olire tanti riportati ne'
i

ta e mozzelta di detto colore (e del pro- singoli articoli: Odoardo Fialetti, Degli
prio gli altri abbati generali che hanno hahìti delle Religioni, Venetia 1626 con
luogo in detta cappella). Il che è anco figure. Filippo Bonanni, Catalogo degli
uniforme alla disciplina della Chiesa re* ordini religiosi, espressi con immagini e
mana, la quale prescrive che il colore del- spiegati, degli uomini religiosi , Boma
l'abito dei vescovo regolare corrisponda I 7o5: Catalogo degli ordini religiosi, e-
a quello della propria religione (salvo le spressi con immagini e spiegati, delle
suindicate eccezioni). Piùscrittori soslea* vergini a Dio dedicate: Catalogo delle
Itero che i primitivi cristiani vestirono di congregazioni di Fanciulle, espresse coti
bianco o di rosso o di nero, cos'i i chieri- immagini e spiegate. Giuseppe Capparo-
ci, o piuttosto di color violetto, e poi an- ni, Raccolta degli ordini religiosi che e-
ch'essi a somiglianza de' monaci adotta- si stono in Roma', disegnati e coloriti,

rono il nero in generale; opiniofii che van- Ro<na 1826: Raccolta degli ordini re li'
no subordinale al ragionato piìi sopra; e giosi, delle vergini a Dio dedicate, dise^
sebbene il violetto venne adollato o con- gnau e coloriti, R.oma 1828.
servato dalla prelatura e da'famigliari del § II. Festi de' Fé scovi e altri Prelati,
Papa, tutta volta gli Uditori di Rota ri- R-dgionando del Fescovo, massime ne'§5
tennero l'aulico abito nero, finché A.les* 111, Vie VII, e del Prelato, credoa^ere
Sandro VII dispose l'uso del colore pao- esaurito in que'paragrafi l'argomento, e
u izzo. — Quanto si è detto del Heligio- quanto al vescovo Religiosoìa tale artico-
60, può applicare alla Religiosa, alla
si lo, ricordalo pure nel periodo anteceden-
Suora o Sorella, aWa sagra Fergiiie (f"^.)^ te; mentre nel «.**de'ricordali articoli feci
siano Monache, Caiioiiichesse che usano menzione delle concessioni pontificie a'
il rocchetto, Terziarie, Recollette, Obla- vescovi religiosi per l'uso delle vesti pao-
to, Ospedaliere (f'.), tutte coosagrate a nazze, ed ancora nei voi. LXXXVUI, p.
Dio. Sono principali loro vesti menta, che i53. Il p. Bonanui poi nella Gerarchia
aasuuiouo nella Ftslizioiic [V.), il Vclo^ cccksiastica, dilFusa meule uè ha scritto,
2J4 VES VES
roti (jguie esprimenli le vestiaienla die usa, oltre il dossello o trono senza bal-
indossano. TuUavolla che l'abito or- iliiò, dacchino, anche la cappa sciolta di saia
dinni'io e prelatizio del vescovo e del pre- paonazza nelle sagre funzioni, nelle qua-
lato non dilFeiisce se non nella feUuccia li è assistito da un ceremoniere ponti-
e nel flocco del Coppello, \\i.° iiNaudolo fìcio in cotta, altra prerogativa che in
verde e ila." paonazzo, tranne il Bcggt n- Roma non godono altri prelati; e se-
te dilla Cancelleria, che per privilegio guendo la processione del Corpus Do-
adopera il verde, e nella MozztUa in dio- mini, che celebra la delta chiesa, v* in-
cesi pe'vescovi. 1 Prolonotari apostolici cede pure colla cappa sciolta ; per cui
poi al cappello usano la feUuccia e il iioc- in tal processione, che secondo l' anti-
co rossi. I vescovi adoperano Gnauli ver- co uso da ultimo fu ristabilito il celebrar*
di o paonazzi, e gli altri prelati paonaz- si dopo il vespero della festa, seguen-
zi. Del resto sono comuni a' vescovi ed do il ss. Sagramento il caudatario gli so-
agli altri prelati il Cappello de' vescovi stiene lacoda della stessa cappa; proces*
e il Caj pello de' pi elati, il Berrettino cle- sione che prima f.»cendùsi dalla chiesa si-
ricale, la Berretta clericale, il Collare, no al termine del Borgo s. Spirilo , nel
la Sottana con coda, la Fascia di seta i858 il Papa Pio IX concesse all'attua-
con fiocchi, la Mantelletta, le Calze (^.) le commendatore mg.' Camillo Narducci

di seta paonazza, del (jual colore sono le Boccaccio, di farla dalla chiesa imbocca-
dette altre vesti (tranne il cappello , il re nella via rispondente alla chiesa di s.

bei renino, la berretta), le Scarpe nere di Maria in Traspontina, e quindi procede-


pelle nera con fìbbie d' oro o d* argen- re pel Dorgo Nuovo sino al suo fìne ver-
to. I patriarchi, i vescovi religiosi, e come so Castel s. Angelo (precisamente verso
dissi i vescovi nelle loro diocesi , ed i le fosse del propugnacolo, dove a com-
nunzi usano pure la Piazzetta, però do- pensare l'ornamento della demolita Fon-
"vendosi tenere presente il riferito nel tana di piazza di Castello, distrutta da*
Tol. XCV, p. 288. 1 drappi di tali ve- repubblicani del 1849, come dissi altro-
sti sono il panno e la seta, secondo le ve, il municipio romano a mezzo del
stagioni , i vescovi usando anche la saia commend. Polelli valente architetto, dal
(o camellotto, tela fatta di peli di capra, i858 in poi ha eretto due Prospetti a
e anticamente di cammello o camelo, dal fìgurare edificii di buono stile, che si pre-
quale tolse il noa»e). Il prelato Antonia- sentano a chi dal Ponte s. An^^elo si av-
Di non volle mai usar la sel.i. Dovrei no- via al Vaticano), ove volta nel borgo
minare il Rocchetto^ raa è tenuto per ve* s. Spirito, e percorso il quale rientra nel-
sle sagra. Altra veste ecclesiastica è la la propria chiesa. Gli Uditori di Rota {F.)
Cappa de'prelati (A^.) di saia paonazza, dalle loro stanze del palazzo Vaticano, al-
foderata di pelli d' armellino o di seta l' apertura del tribunale, dopo ascoltata
cremisi, secondo le stagioni. Il Commen- la messa, passando nell'auditorio disciol-
datore di s. Spirito (J^.), oltreché usa gono cappa che aveano assunta, e cosi
la

sulla mantelletta Croce doppia bifor-


la siedono nelle loro cattedre. E pure ri-
cata dell'ordine, pendente da un cordone marchevole, che il suddetto reggente del-
frammisto di seta paonazza e oro, usa pu- la Cancelleria apostolica, in questa in-
re sulla parte sinistra della stessa man- dossa il rocchetto, il che non è ivi per-
telletta e cucita la medesima Croce di messo agli Abbreviatori benché ne han-
tela bianca, usandola poi di smalto pic- no l'uso, quali però nelle speciali fun-
i

cola appesa all'asola dell'abito corto zioni del collegio assumono un cappuc-
d'abbate. Questi è l'unico prelato che io cio di saia paonazza. In casa i vescovi e
Iloma nella sua chiesa pubblicamente gli altri prelati vestono la Zitnarra nera
VES VES 2i5
colle orlature, asole, holloiii color ruhi- re e berrelle nere , come tulli gli altri

no. Fer la ciuà iuceilonogli uni e gli al- Conclavisti. I vescovi e gli altri prelati
tri coll'abito nero detto d' abbate , discor- anche nel venerdì santo usano Calze ne-
so nel 5 I, e nell'inverno col ferraiolo di re. In tale articolo notai, che sino al prin-

panno paonazzo: più sotto dirò altre pa- cipio del pontificato di Pio VI del 1775,
iole. Nel voi. LV, p. i5o, notai, che fu i cardinali le usavano secondo il colore
prescritto nel i8 m, incedere i vescovi e dell'altre vesti, per cui quando usavano
altri prelati air Z7<://>//z<z privata del Pa- le calze paonazze, come parte accessoria
pa, in sottana nera colle orlature, botto- che seguir deve il colore principale, i ve-
ni e asole color rubino, colla fascia di se- scovi e gli altri prelati assumevano l'abi-

ta paonazza senza fiocchi, e col ferraio- to prelatizio e le calze nere. D'allora in


Ione por di seta paonazza. E siccome ven- poi usano sempre le paonazze, tranne nel
ne dichiarato tali vesti potersi adopera- venerdì santo e in tempo della Sede apo-
re nell'uso della vita privata, le assunse- stolica vacante. Tutlociò avvenne, o per
ro alcun vescovo e alcun prelato. Nel maggior comodità de' cardinali, o per di-
detto voi. p. 14S, parlai de'c^/:'/?^//^ pon- stinzione da' prelati, o da altra cagione
tificali e semi-pontificali, e delle vesti u- che s'ignora, non essendovi formale di-
sateda'vescovi e altri prelati nelle caval- sposizione in proposilo, soltanto consue-
cate, non che delle gualdrappe e finimen- tudine. Meglio ne ragionerò nel seguen-
ti de* cavalli. L'abito viatorio, ne'viaggi, te § dicendo dell'abito corto o d'abbate
massime accompagnando il Papa, lo de- de'cardioali. Dell'abito corto d'abbate u-
scrissi nel voi. XLII, p.iSy. ìie Funera- sato da' vescovi e da'prelati di color nero,
li [P.) cadaveri de'prelali, non vesco-
i abbiamo un decreto della s. con£;re"azio-
vi, si vestono colle vesti sacerdotali se so- ne ceremoniale del 1742» i»i cui si vieta
no ordinali, viceversa colle vesti prelati- a'vesGOvi ed agli altri prelati di entrare
zie. In Sede vacante i prelati depongo- così vestiti nelle chiese pubbliche ove si

no in tutto il colore paonazzo e assumo- celebri qualche sagra funzione con solen-
no in tutto il nero di saia, col rocchetto nità. De prelati inferiori, come de' iV//i*
liscio senza merletto, tranne i famigliari lius Dioecesis, non poco riparlai negli ar-
del Papa defunto, che ritengono il pao- ticoli Vescovato e Vescovo. Quanto al
nazzo sino alla tumulazione del suo ca- nobilissimo e antichissimo collegio prela-
davere; ed allora i prolooolari apostolici tizio dei' Protonotari apoòtolici [P'.)^ par-
che aveano conservato il flocco rosso al tecipanti e litolari, oltreché qui pure ri»

cappello lo depongono. Gli Uditori di


, cordo il riferito nel voi. LXXI, p. 8, sul-
Rota e s^WAvi'ocati concistoriali lìeno- la posteriore disposizione che ne modifi-
i'e?/2C?/<7/< intervengono incappella ìanian- cò i privilegi, trovo opportuno il dichia-
tellone paonazzo con cappuccio rivoltato rare per alcuna rettificazione. I protono-
proprio di questo tempo, ma con sotta- tari apostolici si dividono in /^rfr^m/^^Tf/i-

ne di saia nera, ed primi parimente col i tij e in ;/fo/<2rt cioè quelli ad instar par^
rocchetto liscio. I soli vescovi conservano tecìpantium , che si suddividono in so^
il fiocco verde al cappello e il ferraiolo prannumerari ed in onorari, distinzione
paonazzo, nel resto uniformandosi a tut- intrinseca, per ovviare a equivoci qualo-
ti gli altri prelati. I vescovi orientali ve- ra non bene si specifici il nome di proto-
stono i solili abiti , e talvolta alcuno li notario, poiché i partecipanti godono par-
portò neri. I M aeslri delleceremonie pan- ticolari privilegi, fra'quali: Essi soli han-
'tificie^ ed Cantori della cappcdla pon-
i iiOy e non i titolari, l'uso de'pontificali li-
tJ/Zc/Vz, continuano ad usare il colare pao- mitalo extra Curiam e soltanto nelle
nazzo: ì primi iu conclave vestono ziuiar- messe solenni, con poter dare in fine [ot
aiC VES VES
Irina benedizione (essendo una facoltà cardinali. 8.° Di baciar il messale, dopo
concessa in pregiudizio de'vescovi, i quali il Vangelo, e di benedir l'acqua all'olfer-
usano l'insegne de'pontifìcali per diritto, torio (l'acqua non la benedicono neppu-
non pare potersi estendere ad altre fuii- re i vescovi, ed i cardinali ascollando la
z/o/z/, almeno si deve osservare l'uso del messa il solo Papa la benedice anche
: .

luogo). Nelle messe private o lette, me- i nelle messe basse). 9.° Di stabilire funzio-
desimi protonotari partecipanti non pon- ni ecclesiastiche ancorché presidi. E poi
ilo usare ne Croce pettorale , uè i* a-
la senza contrasto, che protonotari onora- i

nello (non ostante il da me riferito co' ri ponno avere lo strato e il genuflesso*


Irallalisti nel voi. LVI, p. 26, mentre pe- rio in chiesa, ed ove visitano il ss. S.igra-
rò uoo occultai i divieti posteriori della mento, come vescovi; ma (|uello de've-
i

s. congregazione de'riti nel voi. Il, p. 59, scovi deve essere più ornalo e più di-
e di Pio VII nel detto voi. LVI, p. 28; stinto.
ma nel voi. LVI, p. 26, nel Awe^ poter- §111. f^esti Cardinalizie. Il senato a*
si usar l'anello senza gemina celebran' postolico della Chiesa Romana ,
poi de-
dosi la messa, pel dello ad Anello, ciò nominato iS'<:7g'ro Collegio (^.),si compo-
aflermai nel riscontrare tale ai ticolo fer- ne di Cardinali [F.) consiglieri del Pa-
mandomi alla I.' parte del periodo, ed pa. 11 p. Bonanni, La Gerarchici eccle-
ommisi di leggere i decreti proibitivi sus- siastica considerata nelle vesti sagre e
seguenti, laonde qui mi correggo. Inol- civili ^ tratta nelcap. 1 00 e seg. del s. Col-
tre fu introdotto l'uso del^^/ze//o^/e'/9o^ legio de' Cardinali^ e del nome loro. lu-
fórz negli ecclesiastici, mada portarsi fuo- di nel cap. 102: Si cerca qual fosse l'a-
ri della messa, il quale anello dev'essere lito consueto del Cardinale ne tre pri-
d'oro semplice, ossia un cerchio senza al- mi secoli della Chiesa. Non intende del-
cuna gemma); bensì per uso antico pro- i le vesti sagre, ma dell* abito particolare

tonotari partecipanti prendono e depon- e consueto de'cardinali, e questo esami-


gono paramenti sagri all'altare, più per
i nalo col CoUeWìo, Noti tia Cardinalalus,
convenienza al grado che per diritto. Si dignità te , preeniinentia , et privilegiis^
"Vestono e spogliano però da un lato del- dice che a cagione delle turbolenze e per-
per dilTerenziarsì da'vescovi. So-
l'altare, secuzioni che pativa la Chiesa, non era
stengono protonotari apostolici onorari
i dialintivo e proprio della dignità, come
di godere le seguenti prerogative, che pe- fu dipoi stabilito; quindi conclude esseie
rò proposte ed esaminate dalla s. congre- stato co(nune l'abito d'allora a tutto il

gazione ceremonìale, fu risoluto di pren- clero, vestendo ciascun cardinale a secon-


derle io considerazione più tardi e prov- da di sua possibilità. Però nota, a quel
vedervi, i.** Portare l'anello. 2." D'esse- tempo la to^a essere stata a tutti comu-
re ricevuti alla porla della chiesa dal cle- ne, inclusivamente a'monaci; laonde nou
ro, rccandovisi a celebrarfi. 3." Di vestir- si distinguevano i cardinali dagli altri mi-
si e spogliarsi all'altare. 4«'' Di scioglier- nistri delle chiese. Cessando poi le perse-
si lacoda della sottana, ed usare il cau- cuzioni de' gentili, e cominciando a ri-

datario. 5° Di tenere in capo il berret- splendere la dignità ponlificia,circa il 3 i 3


tino fino al prefazio (si concede a'vescovi per opera dell'imperatore Costantino I,
con facoltà limitata di apposito breve, a divenuto cristiano e reso libero l' eserci-
motivodi salute). 6.** Di dare in fine della zio della religione, cominciò anche a di-
messa la trina benedizione. 7.° Che il sa- stinguersi da tutto ilclero i' ordine car-
cerdote celebrante alla loro presenza di- dinalizio, dappoiché volle la pielàdell'au-
ca l'introito ^ corna Evangelii, e faccia guslo, che i cardinali di s. Uomana Chie-
\v\'Q la riverenza, come a' vescovi ed a' sa apparissero uou meuo cospicui nella
VES VES 2.7
corte e curia pontificia, di quello ch'era- dinaliSf vestito d'un abito simile alla co-
no nell'imperiale i consoli e i senatori dì colla monastica di forma talare, con ma-
Roma. A tal fine ordinò, che i cardinali niche larghe, aggiuntovi il cappuccio pen-
incedessero per la città a cavallo, coper* dente dalla testa verso le spalle, ed essa
to di valdrappa bianca, onde così fosse- è coperta dal cappello pontificale. Nel
ro da tutti distinti; ed in tal tempo co- cap. io4'. Cappcdlo Cardinalizio, ìì Bo-
minciò forse a variare l'abito loro dal co- nanni espone l'altra opinione del Cassa-
mune, ma s'ignora s\ la forma e si il colo- neo e altri, cioè che Innocenzo IV nella
re. Ragiona il Bonauni nel e. i o3 : Quan- vigilia di Natale del 12 4i concesse a'car-
do coniìnciassc la veste Cardinalizia. dinali il cappello rosso (e nel 1246 in
Che da detto tempo cominciasse la dilfe- Cluny, fu loro imposto dal Papa, o nel
renza dell'abito cardinalizio, per cui si concilio generale di Lione 1 del i24>),
distinguesse il cardinale dal resto del eie- per ricordar loro d'esser pronti a spar-
*ro non pare che si possa dubitarne, per gere il sangue per la fede cattolica e la

l'autorevole riferito da Papa s. Gregorio libertà del popolo cristiano, e che da tal
1 del 590, neir Epist. 54 del lib. 2, di- concessione ebbe principio l'uso della
retta a Giovanni vescovo di Piavenna, di porpora nelle vesti cardinalizie; il qual

cui già parlai nel voi. LVl, 243, e ne-


p. uso fu poi stabilito da Bonifacio Vili del
gli articoli ivi citati. Illud auiciii prò u- I2q4- Tuttavoita non mancano scrittori
tendib' a Clero vestro iMappulis acripsi- chealfermano più antico l'uso del cappel-
stis^nostris est clericis sortiterobi'iatufìi lo rosso e usato pure da' semplici vescovi,
dicentibusj nulli hoc unquatn alieni Ee- ed altri che impuiinano. Sembr pero
l'

clesiae coneessuf/ifuisse nec ra'^ennales indubitalo, che la porpora fu mollo pri-


clericos illic, nec in romana civitate la- ma accordata a' legati apostolici. Senza
te alìquid cani sua conscientia praesuui- ripetere il riportato dal Bonanni della
psisse, nec si tentatuni esset, ex furtiva Porpora e delle vesti cardinalizie, me-
usarpatio ne sili prae/udicium gcnerari, glio ne ragionai nel citato articolo , e ia
sed etiani si in qualibet Ecclesia hoc tulli quelli di ciascuna di esse, oltre l'ac-

praesumptunifuerit,as scruni etnendan- cennalo nel voi. X, p. I 5 e seg. Dalle te-


dum^nuodnon. concessione Romani Pon» stimonianze esposte dal Bonanni, si trae,
sed sola surreptiotiepraesu/nitur.
tiflcis, che innanzi ad Innocenzo IV non usa*
Dalle quali parole, dice il Bonanni, cliia- vano cardinali abito propriamente di-
i

rainenlesi arguisce la dilferenza degli or- verso e distinto da molti altri della ge-
namenti tra il clero romano e gli altri. rarchia ecclesiastica; e se realmente usa-
Poi soggiunge: none peiòsunìcieulemen- vano il colore rosso, questo si usava an-
le provalo, se dopo Coslanlioo fosse u- 1 che da altri, e se usavano il violaceo, non
sata la Porpora (/^.) da'cardinali, come si distinguevano da'vescovi. Gonclude,che
usa vasi dalle persone consoUri. Il Man- fra tulle l'insegne accordate a' cardmali
dosio alfermò che i cardinali avanti Pao« per distinguere la loro eminente dignità,
lo li dei (4^4 usavano una veste talare prima d'ogni altra fosse il cappello rosso
eoo maniche lunghe e di color violaceo, pontificale, di cui olFre il disegno, insie-
e che tal Papa concesse loro la berretta me a quelli denominati cappellone o pa-
rossa con altre insegne, per le quali si rasole, facendo nelle processioni le veci
distinguesse la loro dignità. In conferma dell'ombrello, e cappello rosso di feltro;
dell'opinione del Mandosio, il Bouanni e- adoperando pure il nero usuale con l'a-

sibisce la figura d'un cardinale del i 5oo, bito corto. Dd monumenti del Magri e
somigliante alla medaglia prodotta dal del Bonanai si ricava che i cardinali e-
Magri uel Hierolcxicoii, vocabolo Ca/- spresài col cappello iu capo, assisteuli a
aitJ VES VES
Paolo II ìd triregno, dimostra non anco- me bisogna persuadere Io spirito, così fu
ra introdolta )a berretta rossa cardinali- d'uopo di qualche forte impressione sul
7Ìii, la quale col berrettino e altre inse- sensibile; e la parte più numerosa del ge-
gne concesse quel Papa, estesa l'uno e nere umano, la meno filosofica, o dà luo-
l'altra da Gregorio XIV neli59i a'car- go alle sole mozioni fisiche, o almeno di .

dinoli religiosi, quali coiuecbè eccettua-


i queste per lo più fa uso quando la ragio- «

ti da Paolo II, sino a detto anno l'usaro- ne tenta di vincere. Gli abiti dun(|ue an-
no di color nero; forse stimò Paolo II non ch'eglinodivenuti sono un vocabolariodel
convenire alla povertà religiosa il colore genere umano. A risvegliare nel popolo
rosso, tranne il cnppello. Inseguito si for- idee grandiose si fa uso di materia e di
mò l'abito attuale, con vesti quasi tutte colori nel vestire, di foggie anche di ab-
somiglianti alle prelatizie, non però in bigliarsi, che secondo l'idee sociali ci por-
la porpora essendo esclu-
tutto nel colore, tino a formare un'idea vantaggiosa e su-
sivamente propria de'cardinali paragona- blime di chi così si veste. Ogni ceto, o-
ti alle persone che perciò si chia-
reali, gni ordine ha le sue particolari divise, e
miìnoPiirpnrali Patrcs. 11 Lunadoro, Re- le più abbiette indicano lo stato di chi ne
lalione della Corte di Roma, Bracciano usa; come le più splendide la venerazio-
1 646: Dcllliahilo de' Cardinalìj dice che ne nostra conciliano alla grandezza di chi
prima d'Innocenzo IV e fino al 25o an- i viene distinto. Cose tutte nulle per se
davano in abito ordinario da prete, simi- stesse, insignificanti, come de'vocaboli ac-
le al n)onacale, e quel Papa gli aggiunse cade; ma che dopo la convenzione socia-
il cappello ro«so, e Bonifacio Vili l'abito le ci forniscono d' altri segni espressivi
ro^so e violato, della forma d'oggidì (il delle nostre idee. Con questa convenzio-
Sarnelli, come dissi nel voi. X, p. i 7, am- nale teoria, i sovrani delle nazioni, i lo-
mette Io stabilimento de'due colori a ta- ro consiglieri, i ministri ad essi più vici-
le epoca, ma quanto alla forma, che in ni , i sacerdoti di qualunque religione,
tutti deve esser eguale, la crede cornin- quelli tutti in una parola che formano
ciata da Bonifacio I X del i 389, e che pri- ceto rispettabile e interessante nella so-
ma incedevano in abito ecclesiastico orni- cietà hanno adottato qualche maniera
,

lo somigliante al monacale. Notai nel voi. particolare di vestirsi, O la forma dell'a-


XLV, p. 273, ritenere il Bonanni, ave- bito, o la materia, o il colore ne ha de-

re Innocenzo IV concesso a' cardinali la terminato il distintivo. La più imponen-


mitra e la porpora, facendo mutare ia te è stata ed è sempre quella che più. i

rosso il colore paonazzo da loro fin allo- nobili ha fregiato. Gli antichi romani e
ra usato). Paolo 1 1 die'loro la mitra di se- gii orientali d'ogni età sembra che in que-

ta, la berretta rossa, il panno rosso della sto ritrovato sieno stati più felici: un no-
mula e le staffe indorate. Gregorio XIV stro succinto e caricato damerino s' im-
accordò la berretta rossa a'cardinali re- meschiniscein confronto d'un console ro-
golari, nel resto vestendo del colore del- mano, d'un maestoso visir:quello un mo-
l'ordine, senza rocchetto. Il p. Tamagna, dello anatomico, questi un soggetto d'im-
Origini e prerogative de Cardinali, per portanza ci rappresentano. L'abito tala-
servire in risposta all' anonimo libello: re è grandioso, ha sempre fatta un'im-
Cosa e un Cardinale. Gap. 9: Delle ve- pressione più quieta e più forte sugli oc-
stimenta esteriori cardinalizie. Comio- chi degli spettatori; e tra'colori la porpo-
ciacon osservare. Le ve&limenta nulla cer- ra, per la sua rarità e lucentezza, e per
tamente aggiungono al merito , alla di- l'impressione più viva che sugli occhi pro-
gnità della persona; ma pure, perchè l'uo- duce, è stata tra le colte nazioni sempre
mo è composto d'anima e di corpo, co- prescelta a fregiare i paludamenti reali,
VES VES 219
Je foghe de'consiglieri più augusti. La don- to nel 1 27 I circa: » Il legalo che passa il

na savia di Saloraone, a ornare il suo no- mare, ancorché sia religioso, può usare
Jjjle marito, a farlo sedere tra* senatori, delle divise dell'apostolica dignità; ed ia
non Irasceglie che lini candidi e porpora. tal guisa ho io veduto osservarsi, sebbe-
IN'on è dunque a meravigliare, se a deco- ne in altro caso il religioso non si serva
rare regno più augusto del mondo, la
il che dell'abito della sua religione, quan-
divina gerarchia sacerdotale, la porpora tunque sia cardinale". Ed il Bzovio, par-
forseda'primi secoli fu assegnata. LaChie- lando de'Iegati regolari cismarini, osserva
sa di più usa a santificare gli abbiglia- che « a'suoi domenicani, i quali in Polo-
menti stessi profdui, nella porpora rossa nia erano legali delIaSedeapostolica, con-
Tedendo il colore medesimo del sangue, cesse Innocenzo IV neh 253, che ricuo-
la trovò convenientissima ad esprimere prisseio il capo, le mani e i piedi con cap-
l'impegno, che deve accender i suoi pri- pello rosso, con sandali rossi, con calzari
mi sacerdoti a spargere il sangue pro- e guanti rossi". Quando per altro si vo-
prio in difesa dtlla verità, della religio- glia osservare nel Papa l'abito rosso, noQ
ne, di lei slessa. Ecco pertanto i Pypi ve- fa d'uopo considerarlo esleso a'suoi lega-
stiti ad indicare la purità sa-
di bianco, li, basta leggere il Baronio. Gli scrittori
cerdotale, e di ostro o porpora insieme a non convengono circa la porpora rossa ac-
presentare nell'abito slesso una perpetua cordata a'cardinali, sul tempo in cui lo fu

professione, un volo eterno di spargere il inpartesoltantooin tultorinteroabito.il


sangue per la propria sposa la Chiesa uni- Cohellio deriva l'ostro cardinalizio da Co-
Tersale. In tal guisa appunto l'aulico a- stantino!, che avendoli con decreto dichia-
bito sacerdotale disegnato da Dio, conci- rali senatori, consoli e patrizi romani, ot-
liava venerazione nella sua grandiosa rie tennero anche l'uso della porpora, di cui

chezza, e non conteneva parte che di qual- secondoPielroI\ebulTo,De^^/i/z/ó tìff^reà",

che mislero non fosse e-^pressiva. Che l'a- essi godevano; ma che fin da quel tem-
bito del Sommo Pontefice fosse in buo- po se ne siano i cardinali serviti non osa
na parte rubiconda porpora, si racco-
di alfermarlo. Però la concessione Costan-
glie da quello stesso che a'suoi Legaiì{V.) tiniana è impugnata da'critici, in uno al
si accordava quando l'apostolico Signo- diploma. Cercando Francesco Pagi l'ori-

re doveano rappresentare. Un greco ne- gine della porpora cardinalizia prima del
mico di Iioma, presso Rinaldi, parlando secolo XV, riferisce che nel pontificato
d'un legalo dal Papa limocenzo Ili spe- d'Innocenzo III, 1 98 1 2 16, questi con-
1
dito nel 1 2 I 3 a Costantinopoli, così lo de- siglieri pontificii già risplendevano per
scrive: « Rappresentando egli tutte le pre- l'ostro. che prova per l'asserto del car-
Il

rogative del Papa, calzava le scarpe ros- dmal Ostiense, il quale dice nella Sani-
se, nèsi copriva di abili diversamente co- ina, de'cardinali:^» Devono essere più ru-
lorati, che anzi la valdrappa stessa ed i bicondi dell'avorio antico, riguardata la
freni del cavallo erano tinti dello stesso carità , e la memoria della passione di
veleno". Matteo di Westrainster, spedito Cristo; e che sono tenuti ad esporre la vi-
nel 1265 legato in Inghilterra, andò vi ta per il nome cristiano, giacche ciò de-
vestilo di rosso. L'annalista Spondano nota il colore rosso ". Forse V Ostiense
agli anni un
I 2 I 3 e 1
244 piova concesso l'u- intese parlare del cappello rosso, o in
so della porpora a tulli i legati trasma- senso letterale e metaforico; mentre il

rini, privilegio che dipoi fu esteso a'cis- Ciacconio a Bonifacio Vili del 1294 at-
MJariui ancora, e finalmente anche a're- tribuisce l'origine della porpora cardina-
golari, a' quali si affidasse tale onorevole lizia. Certo è che Innocenzo IV fregiò i

incarico. Dice l'O^r/e/ZJe, cardinale mor- cardinali col cappello rosso, acciò l'usas-
210 V E S VES
fiero pubblicamente cavalcanclo, ad elTet- tutti i vescovi del mondo; così quando
to d'onorare il loro ordine, alferaia Pla- colla medesima fregiati vennero lutti gli
tina. Ed aggiunge il Sabellico: « Ciò fu altri cardinali, sorsero sopra de' vescovi,
fatto non solo per aggiungere maestà a arcivescovi e patriarchi. Ed infatti , in
quell'ordine, ma acciocché intendessero questo stesso concilio Lionese sopra tut-
inoltre i cardinali, che preparati sempre ti,icardinali sederono alla destra del
esser dovevano a spargere il sangue in Pontefice , ed in luoghi piti eminenti i

difesa della Chiesa ". Ma non alle sole vescovi cardinali; dall' altra parte poi i

circostanze delle cavalcate fu ristretto l'u- preti cardinali ,


gli arcivescovi ed i ve-
so del cappello rosso , secondo Platina, scovidopo di loro". Non conviene il Ta-
bensì venne stabilito che sempre il por- magna, che allora nel Cardinale comin-
tassero, acciò sentpre viva conservassero ciasse la preminenza sul /^«f^cot-o, argo-
Ja u)enioria dell'obbligo assunto, di dar mento che svolsi in que' due articoli. 11
la vita pel bene della Chiesa , secondo Ciacconio nella vita di Bonifacio Vili, se-
l'ammonizione d'Innocenzo IV nel con- guilo da molti scrittori, accerta che volle
cederlo. Osserva il Pagi che tale costi- , aumentare le prerogative del Sagro Col-
tuzione non fu tanto d* Innocenzo IV, legio de Cardinali, ancora colle vesti co-
quanto del concilio ecumenico di Lione lor di porpora, fulminando pene gravis"-
1 di) lui presieduto, il che è un fatto in- sime contro quelli che avessero oiFeso un
dubitato, e ci conviene il Tamagna; di- cardinale o colle parole o co' fatti. Ma
slintivodicui i cardinali perlai." volta fe- non cita alcuna testimonianza. Dipoi, os-
cero uso nel novembre 1246, nell'abboc- servando Paolo li che non sempre era
camento del Papa con s. Luigi IX re di lecito a' cardinali cuoprirsi il capo col
Francia in Cluny. Lo racconta Nicolò da cappello rosso,ed*altronde volendoliseca-
Gorbia, confessore e biografo d'Innocen- pre distinti dagli altri prelati, anco nelle
zo IV , con dichiarare avere i cardinali sagre funzioni , li fregiò con vari orna-
ricevuto in quel celebre monastero >» per menti, e tra questi » l^uso della mitra se-
lai." volta i cappelli rossi, come nello stes- rica di damasco bianco, ed berretti ros- i

so concilio era stato stabilito". Forse, o- si, de'quali soli vescovi romani per lo
i

pino, il Papa determinò l'insegna nel innanzi si servivano (ossia i cardinali P^e-

1244» e qumdi nel concilio la pubblicò scovi Suburhicarii). Elevò anche di più
nel 1245 e fece accettare la disposizione; i sedili tanto per il concistoro, che per le
e così vengono concordate le diverse o- cappelle". 11 lutto per testimonianza del
pinioni. Nel concilio dunque cardmali, i contemporaneo cardinal A.mmannati ve-
non furono contraddistinti da' vescovi scovo di Pavia; per cui la berretta rossa,
colle vesti rosse e la porpora, ne compar- dal Tamagna chiamata Scucchetto, non
vero colla nuova insegna del cappello di cominciò con Paolo 11^ ma soltanto l'e-

tal colore. Il Tomassiui da questa con- stese a' cardinali non vescovi. Le vesti
cessione vi ricava un'ulteriore ragione di purpuree già vestivano cardinali, poi- i

precedenza, acquistata da'cardinali sopra ché il Petrarca, morto neh 3 74» scriven-

i vescovi, con congetturare. « Può sem- do a Filippo Cabassole vescovo e legato


brare, che questa porpora del regio sa- di Sabina, motteggia alcuni cardinali » i

cerdozio di Cristo ponesse il colmo alla quali per uà piccolo rosseggiante panno
somma grandezza de'cardinali, e che di- si dimenticano d'essere mortali, quando

poi certissimamente Tinnalzassesopra tut- che non mortali semplicemente sono, ma


ti i vescovi. Imperocché siccome ador- in certo modo moribondi. Tu all' oppo-

nando il Pontefice legati a lalere con


i sto di questo panuuccio non solo non in-

quella porpuiu^ li avea portati sopra a superbisci, ma non iusuperbiresti per qua-
VE S VES 27. f

ìunque porporn o corona". Sembra al Ta- li a Giulio TI erano stati deposti, dopo
magna, che Petrarca intese di parlare del essere stali spogliati dell* abito paonazzo
cappello rosso; laonde opina che fino al col quale eransi presentati. I ministri di

1464 la porpora cardinalizia si restringes- Francia cardinal Salve e c^nWnaì Ricìie-


se al cappello, di cui non potevano usare licit colle divise cardinalizie portavano
i cardinali, vestiti de* paramenti sagri, e pure le militari insegne; ed il 1.° per la

Paolo II vi aggiunse il berretto. Muudo- guerra di Mantova neli63o qual gene-


sio, Platina, Sabellio, Volterrano e Pan- ralissimo cavalcava vestito della corazza
vinio, sostengono che da Paolo li prin- col cappello a piume in testa, colla spada
cipiò ne' cardinali non religiosi tutto l'a- al fianco, e le pistole agli arcioni. Strano
bito rosso ; ma il cardinal Ammannati di fu il nonagenario cardinal Grange^ pa-
ciò nulla disse ;il perchè pare al Tama- dre della regina di Polonia, perchè sem-

gna non ancora ben dilucidalo questo pre in qualunque luogo e tempo volle ve-

punto: si ponno vedere tutti miei artico- i stir di rosso, e sulla parrucca si fece cuci-
li, riguardanti i Cardinali^ specialmen- re il berrettino rosso. 11 cardinal Baro-
te le loro individuali vesti ed insegne. Ilio, accettata la dignità per ubbidienza,
Finalmente Gregorio XIV concesse a' con minaccia di censure ecclesiastiche, fu
cardinali monaci e (rati, di cuoprirsi di tanta moderazione che portò le vesti

anch' essi il capo col berretto (e il ber- cardinalizie dategli da Clemente Vili per
rettino) rosso, fino allora usandolo del I I anni e fino alla morte, quantunque
colore del proprio obito regolare, co- logore. L'altro luminare del sagro colle-
me seguono a fare nel rimanente del- gio b. 2^o/?2/?irtf.?z cardinale, da teatino ve-
l'intero loro abito, perchè si conosca sti logore vesti, Clemente XI l'obbligò a
che nemmeno il cardinalato annulla la ricevere il cardinalato; per la sua profon-
professione di Religioso. In quest' arti- da umiltà riguardò con orrore il titolo di

colo narrai a quali religiosi sono vietate Eininentissìnìo Q le vesti cardinalizie. 11

le vesti rosse, mentre quanto alla loro cardinal Lanfredini caenò xìia ritirata e
forma è eguale a quella degli altri; quin- frugale, vestendo abiti incolti, ond'ebbe
di a quali religiosi è impedito assumere più agio d'esser generoso co' poveri e co*
il Rocchetto (V.) ; ed in più luoghi regi- signori della Missione a cui fondò la chie-
stici que'cardinali monaci e frati a cui i sa di Roma presso Monte Citorio. 1 Pa-
Papi accordarono le personali vesti ros- pi concessero ad alcuni capitoli cattedra-
se, o da per tutto o in alcuni luoghi, co- li le vesti o la cappa rossa, secondo il no-
me il savoiardo cardinal Chambre bene- tato a' loro luoghi, non mai V insegne
dettino, a cui Clemente VII gliele permi- cardinalizie proprie delia dignità, cioè il

se nelle sole Savoia e Francia : mentre cappello e la berretta rossa. Furono per-
Giulio 111 creando cardinale Vissenovi- ciò eccettuate nel concedersi ad alcun
scki detto MartiniisìOy religioso di s. Pao- T-escovo, come rilevai nel voi. XLVl, p.
lo r." eremita, nel facoltizzarlo a portar 16, in cui riportai l'accordato da Pio VI
le vesti rosse, gì' impose d' usare sotto all'arcivescovo di Mohilow^ e nel voi.
ad essel* abito dell' ordine suo. 1 cardi» LXXXVllI, p. i52, ove ho riferita la
pali Ippolito Medici e Coligny^aWe ve- concessione di Pio VII delle Testi rosse
sti purpuree solevano preferire le milita- all' arcivescovo di Varsavia primate di
ri, con grave scandalo, anzi il 1° con es- Polonia. Leone XII col breve, Quum sii

se sposò la sua concubina, e fu deposto Ecclesìae, de' 2 maggio 1825, Bull.


dalla Porpora. Di questa furono rivesti- Rom. cont., 1. 1 6, p. 3 1 3 : Concessio no-
rti nel concilio di Laterano V cardinali i voruin insigniuni indumentorum archie-
Carvajal e Saìisevcrino^c\\e (\\xq\\ ribel- piscopo Rhemensìfacta, ut ad novi re-
222 VES VES I

gis Galliarum consecratiouem m^gis le adire nelle domeniche 3." dell'Avven-


splendide procedere va tea t. Dovendo to e 4" di Quaresima. Il Lunadoro trat-
mg/ Latil arcivescovo di Reims consa- ta a p. 228: Distinìione dell'abito rosso
grare il re Carlo X, il Papa per lai fun- e paonazzo, che devono usare i cardi-
zione, ut habilum rubri seu purpurei nali giornalmenle. »» Nelle vesti loro due
colorii ad instar s. Romanae Ecele- sorte di colori possono usare, cioè il ros-
sìae Cardinalìum, nempe collare^ tala- so e 'I paonazzo, tranne la domenica 3.' ,^
rem vesteniy ciiìguluni, seu fascìam, ihW'Ji'ventOy e la 4." di Quaresima, per-
chlamydem, pallioluni^ caligas, pileuni che lutti quelli giorni hanno da portar m
{exceplo tanien pìleolo ejusdem colorìs^ sottana, mantelletta, mozzetta, e cappel-
"
nipote peculiare cardinalìum insigne) lo di colore rosa secca ((juesto ora lo por-
gestare possis^ et valeas auclorilate apo- tano rosso). La 3.' domenica dell'Avven-
stolica facull alenifaci mus aUjue elar- to, perchè è giornata di gaudio, essendo-
gimitry senza pei ò che perciò acquistasse ché nell'introito della messasi canlaiGau'
olirà giurisdizione. Già Clemente XIV dete in Domino semper. La domenica
avea abilitato il nunzio di Parigi Giraud 4/ di Quaresima i cardinali vanno pur
( F.), che vestito degli abiti cardinalizi ri- vestiti di rosa secca, perchè è privilegia-
cevesse la professione religiosa di Luisa ta, nella quale si benedice la Rosa d'oro
Maria di Francia, e poi lo creò cardinale, (F,)j ed ancora devono avere il ferraiolo
come fece Leone XI I col Latil, così ad am- delmedesimo colore, per porlarloil gior-
bedue servirono gli abiti rossi tempora- no dopo pranzo, che non conviene quel
neamente indossati. Quanto a' Capitoli^ giorno portare ferraiolo rosso, né paonaz-
di cui riparlai a Vescovato nel § III, in zo (che al presente usano)". Il Seslini, //
uno al titolo di Cardinale^ portato già Maestro di Camera, narra che cardi- i

da' canonici di parecchi, notai nel voi. nali nella 3." domenica dell* Avvento e
Ili, p. 266, che il capitolo metropolita- nella 4*^ di Quaresima usavano ancora
no d'/^wg^/^o/ic vestendo da tempo im- nel secolo XVII vesti rosacee per tutto
memorabile delle cappe rosse forse in , il giorno. Il Piazza neir£br/ero/og/a par-
memoria della residenza di sette Papi in lando della 3." domenica Candele del-
quella città, le dovette neh 678 deporre l'Avvento, osserva che l'uffizio è tutto di

siccome vietate da* suoi statuti; ma nel consolazione mistica e spirituale, massi-
1676 Clemente X ampliò l'indulto e le me a'rettori delle chiese e a'diretlori del-
fece riassumere dal capitolo. I tre EUt- le anime, a'quali nella messa si predica
tori ecclesiastici del s. Roma/io ImperOy allegrezza, modestia e pazienza nelle tri-
arcivescovi di Colonia ^ di M
agonza e di bolazioni, longanimità nella speranza. Per
Treverij godevano Eminenza il titolo di questo medesimo mistero compariscono
come cardinali: ili.'' vestiva tutto di ros-
i i cardinali in abito, uè di paonazzo, né
so, come un cardinale, 1° di paonaz- il di porpora, ma in vesti di colore di rosa
zo, il 3.° di nero; le
Calze di seta ognu- secca, ch'è mista tra l'uno e l'altro, signi-
no le portava del Colore dell'abito. In ficando, che avvicinandosi il mistero del-
tali due articoli scrissi non poche nozio- la venuta del Figlio di Dio, ci si aumen-
ni sul colore delle vesti cardinalizie, ol- tano le speranze dell'eterna felicità, che
tre agli articoli di ciascuna. Due sono i risvegliano la cristiana allegrezza della
colori, che nel corso dell'anno si usano Chiesa nella comparsa maestosa de' pa-
nelle vesti da'cardinali, cioè rosso, e vio- Parlando poi della
dri e colonne di essa.
laceo, ossia paonazzo o pavonazzo, eccet- 4.' domenica Laetare di Quaresima, la

to due adoperano il color


giorni ne'quali dice così chiamata per l'allegrezza intro-
rosaceo, che è medio tra'detli colori, va- dotta anlicameale nella Chiesa, acciò il
VES VE S 223
popolo ct'ìsliano estenuato allora per la rosso, il colore violaceo se l' abito e pao-
lunga ajfflizioue del digiuno e macerazio- nazzo, e rosaceo se di tal colore sono le
ne della carne, non si annoiasse di me- vesti. Fino al pontificato di Pio VI del
stizia; ma ripigliasse spirilo e vigore in- 1775 da' cardinali costantemente si os-
terponendosi qualche poco di giubilo spi- servò l'uso di portare, anche coli' abito
rituale, e perciò si legge nel Vangelo la corto, le calze del colore corrispondente
miracolosa refezione delle turbe. 1 cardi- a n'abito cardinalizio, che dovrebbero por-
nali in questo giorno portano le vesti di lare in quel giorno: ma quanto alle cal-
color di rosa secca pel medesimo miste- ze paonazze, da quell'epoca in poi soltan-
ro. Dicesi pure Domenica della Rosa per to l'usano nel Venerdì santo, e nella Se-
quella d'oro che benedice il Papa, ponen- de apostolica vacante, ciixa\ tempo di lut-
dovi il muschio; perchè la rosa ha 3 pro- to, con fibbie d'argento o d' acciaio. In
prietà, l'odore, il colore, il sapore; simbo- quanto a'vescovi, il Pontificale Romano
leggiando la giocondità nell'odore, la ca- prescrive, che nelle Figi He, Tempora, Av-
rità nel colore, la sazietà nel sapore; nel- vento, e dalla Settuagesima a Pasqua
le quali qualità tal fiore diletta nella vi- usino dell'abito prelatizio nero, e non vio-
sta, ricrea nell'odore, conforta nel sapo- laceo, inclusive alle calze, e cosi dovreb-
re. Avverte il Sestini, che se nelle dette bero osservare gli altri prelati di mantel'
dou»eniche ricorresseio gli anniversari letta, che ad instar de' vescovi hanno l'u-
dell'elezione o della coronazione del Pa- so del colore paonazzo (noia il Bonaoni,
pa regnante, alcuna solenne e pubblica che anco ne'venerdì, quando non accada
allegrezza per la Chiesa, o se cadesse in festa doppia, e nell'esequie de'morti, i car-
quella di Quaresima la festa della ss. An- dinali usano il colore paonazzo). Quando
nunziata, ì cardinali vestono di rosso, e poi i cardinali adottarono, meno le det-
non di rose secche. Altreltantodovià pra- te eccezioni, di portarsempre le calze ros-
ticare quel cardinale che si recasse al suo se, i vescovi e gli altri prelati, noti solo
TiLolo o Diaconia in cui si celebrasse la continuarono a portare le calze paonaz-
festa, nelle quali alzano il Trono. A pro- ze, ma eziandio l'intero abito, tranne il

posito di questo e del riferito sulle chie- venerdì santo, e durante Sede aposto-
la

se titolari o diaconie filiali di altre, nel lica vacante , nella quale però oltre le
\ol. LXXV, p. 2 I
g, come della chiesa di calze, tutto l'abito è nero. Inoltre dice il

s. Giovanni a Porta Latina, che lo è del- Lunadoro, che anco le Scarpe doveano
la proto-basilica Lateranense, si legge nel essere del colore delle vesti, rosse e pao-
Giornale di Roma (\e io maggio iSSq, nazze. Al colore delle vesti cardinalizie sì

che il nuovo suo titolare cardinal Camil- deve uniformare il ferraiolo, \' Ombrelli'
lo di Pietro, vi si recò a prender posses- no (V.), ed il cuscino di panno, con tri-

so, ricevuto alla porta dall'intero capito- ne e fiocchi di seta dello stesso colore.
lo Lateranense, che ivi trovavasi aduna- Avverte il Lunadoro, che siano di panno
lo per avervi celebrato i vesperi in onore e non devono essere ornali di trine d'o-
del Santo titolare. Indi il cardinale salito ro, perchè con queste e coperti di vellu-
sul trono preparatogli, udì la lettura della to gli usa il Papa. Però i cardinali fuori di
bolla apostolica che gli conferiva il titolo, Roma, massime nelle legazioni, devono
inluonò dopo il Te Denm, e compartì al usare cuscini foderali di velluto, guarniti
popolo la trina benedizione. Siccome le con trine d'oro. Descrivendo tutte le cap-
calze sono parte del vestiario, anzi parte pelle pontificie e cardinalizie a cui inter-
accessoria, che seguir deve il color princi- vengono i cardinali, non meno che le altre
pale, perciò i cardinali dovrebbero usa- fimzioni ordinarie e straordinarie alle
re il colore rosso nelle calze se 1' abito è quali assislouo ovvero celebrano, notai
9.i4 V E s VES
le vesll che indossano ed il loro colore, nadoro,che le loro qtialilà ordinariamen-
cos'i quello dell'ombrellino e del cuscino, te erano di panno più o meno greve, ili
ed eziandio il Treno (F.) e le livree de' saia rosata, di saia drappala o simile, di
.SVm'/7 /"'.). Diren(losi in nhilo o in veste e lana leggiera o saielta, di ciambellolto a
tiitCflltro, rosso o p.ionaz7o, s'inlentle la onde e senza (il Bonanni dice il ciam-
soUana, la fascia, la manìeilelln, la moz- bellolto o camellolto, panno intessulo di
2eUn,ii collare.ollieil ferraiolo, l'ombrelli- pelidicammel!o,equivalenleallaseta,eco«
nOjil cuscinOjla cappa, così lasun saccoccia mune nella Giudea); cioè la sottana, la
cbe ne segue il colore, specificando se la mantelletla, la mozzella; la sottana sola
cappa è di diverso colore, ed oltre anco- poteva esser ancora di teletta di seta, d'or-
ra il roccbelto. Se qiieslo dicesi sroper- mesino, di lal)ì a onde o senza, o di drap-
fOf s'intende senza mantelletla. Mei voi. pi simili; il velluto e il raso restando af-
IX, p. 14^, col.i.*, ove si legge : in vesti fatto esclusi in ogni veste ; come lo è la

e cappe paofla/ze, le quali per la i


.* vol- seta a'cardinali Religiosi. Potere i cardi-
ta compariscono cogli armellini, dopo la nali, nelle proprie case, dando udienza in
parola ir.v//, va aggiunto ro.?.ye. Quanto abito, usar la mozzelta di drappo sifìiile

alle pelli, fodere delle cappe, si solevano alla sottana, del colore corrente. Se poi
cominciare ad usare ancbe nell' ottava vestiti di paonazzo , doveano portare i

dell'anniversario de' fedeli defunli.perde- cappelli paonazzi^ con cordone, e cairel-


porle avanti il vespero della Pentecoste. lo (sic) d'oro e seta paonazza; ma quan-
Kè mancai notare quando devesi assume- do facevano scor uccio, il cordone e cai-
re la cappa di saietta paonazza. Le vesti rello doveano essere senza oro; e questo
del Papa si regolano secondo l'usale da* per consuetudine, non trovandosi prescri-
cardinali; ed il Bonanni riferisce sul va- zione sull'uso del cappello paonazzo. In-
riare il colore, essere regola generale, u- oltre aggiunge il Lunadoro, che vesten-
sarsi il paonazzo tutte le volte che il Pa- do cardinali di rosso, il cappello dev'es-
i

pa usa la sottana di lana, e quando essa sere del colore di rose secche, con cordo-
è di seta la veste cardinalizia dev' essere ne e cairello d'oro e seta, perchè di co-
purpurea, di catneliottoe non di lana, ov- lore rosso e guarnito tutto d'oro, lo può
vero di seta; imperocché il color di por- solo portare il Papa. Quindi descrive il

pora è segno d'allegrezza, e questa non colore e la materia delle vesti da usarsi
si esprime abbastanza colla lana. Al con- in tutti i tempi, ordinari e straordinari,
trario usandosi il colore violaceo, la veste che io tralascio di riportare, per averne
non dev'essere preziosa, ma di lana, poi- ragionato a'Iuoghi loro, e perchè ogni an-
ché facendosi uso di tal colore quando il no a'cardmali viene dispensato un libret-
Papa incede in veste di lana, se il cardi- to stampato che regola il colore e la qua-
naieadoperasse materia più preziosa, mol- lità, intitolato Denuncìatio dierum Gap-

to disdirebbe tale diversità. Nondimeno, pellae Papales et Cardinalitiae, et quo


osserva lo Bonanni, già a suo tem-
sles>io colore in iisdem cappas induentj nelle
po molti cardinali usavano le vesti rosse finizioni straordinarie essendo avvertiti
nell'inverno di lana, e nell'estate di seta, dal prefetto delle ceremonie con ischedu-
il che ora
si pratica da tutti cardinali; i la o verbalmente. Ecco dunque il nove-
la seta non usandosi per fasto, ma per ro delle vesti cardinalizie. Cappello pon-
distintivo della dignità. Si formano le ve- tificale (si usa nelle cavalcate solenni e
sii cardinalizie dalle seguenti, le quali colla cappa, seguendo in coppia il Papa;
hanno i propri articoli, ove pure discorsi ma se il Papa cavalca privatamente , i

delle diverse odierne qualità de' drappi cardinali vestono la mantelletla e la moz-
usali; quanto all'aDtiche, notando il Lu- zelta sul roGchello del colore corrente,
VES VES 225
parimenle cavalcando io coppia dopo il dello stesso colore degli ornamenti della
Papa, e col cappello rosso usuale, deno- mula e della valigia, e con esso non si

minato puie cappello della manlellettaj usava il cappello pontificale, ma altrode-


il quale si adopera oltreché per Roma, stinato per la pioggia con cordoni o con
anche in viaggio, e nella visita delle ^^e^- fiocchi. Gli ornamenti poi delle mule e
te Chiese^ siccome nota il Lunadoro: av- delle valigie erano di colore rosso in tut-
verte però il suo annotatore Zaccaria, Lo to l'anno, tranne i giorni in cui si usa
stalo presente o sia la Relazione della quello paonazzo. Inoltre i cardinali, a se-
Corte di Roma,Wii'j'j^, parlando della conda de'colori rosso o paonazzo corren-
solenne imposizione del cappello che il ti, nell'inverno si cuoprono col mantello

Papa fa a'nuovi cardinali » ch'è invalso detto pure ferraiolo, di panno o di bor-
a'nostri giorni il costume, che sulla sera gousò con mostre di seta dello stesso co*
dello stesso giorno mg/ guardaroba si questo
lore, e filettalo di trinetta d'oro:

reca dal cardinale a consegnarglielo"). si adopera tanto coli' abito cardinalizio,


Cappellone o parasole. Cappello rosso che con l'abito d'abbate cr-eorto nero, il
piccolo o usuale di feltro, detto della quale nella forma e nella materia noQ
maotellelta. Cappello nero, per l'abito diversifica dal suddescritto degli ecclesia-
corto. Berretta cardinalizia. Berrettino stici, se non che nella migliore qualità e
cardinalizio. Collare. Sottana con coda. nelTessere filettalo di panno rosso, come
Fascia di seta con fiocchi d'oro, e della lo è la Zimmarra che i cardinali usano
slessa seta se religiosi. Rocchetto (sebbe- in casa , ma
con bottoni e asole rosse.
ne compreso fra le vesti sagre, delle qua- Con portano il cappello ne-
l'abito corto
li è compimento \aberretta). Mantellei- ro, della forma dell'ecclesiastico, con fet-
1a. Mozzetta. Calze. Scarpe di pelle ne- tuccia rossa e ricami d'oro, le calze ros-
ra o rossa, secondo le funzioni, con fib- se, e paonazze nel venerdì santo e nella
bie d'oro o d'argento dorato. Cappa, pri- Sede vacante, e Scarpe nere col tacco fi-
mario indumento dopo il cappello ponti- lettatodi pelle rossa, come quelle adope-
ficale , di cui i cardinali fanno uso for- rate coH'nbito cardinalizio; ma con detto
malmente, massime ne luoghi di giurisdi- abito corto non è lecito entrare nelle chie-
zione (in morte del cardinale appartiene se. I Guanti sono di seta o altra materia,

alla sala, secondo la con)une opinione; ma rossi o paonazzi, a seconda del colore pro-
nel 1 83 I per morte del cardinal Gabriel- prio del tempo. Nel voi. LV, p.i5o, ri-

li insorta questione, siccome appartenen- portai il decreto della congregazione ce-


te alla categoria delle vesti cardinalizie, remoniale del i85i, per gli abiti cardi-
che spettano agli aiutanti di camera o nalizi del colore corrente, per Udien-
1'

camerieri de'cardinali defunti, e per con- za (F.) privata del Papa , mentre nelle
seguenza loro doversi , ad essi dichiarò udienze ordinarie i cardinali visi recano
spettare la cappa, mg."^ Zucche prefetto coH'intero abito cardinalizio di mozzetta
delle ceremonie pontificie, e quindi fu e mantelletta. Il detto abito si compone
Joro consegnata). Torno ad avvertire, che della veste talare nera colle orlature, bot-
ciascuna delle ricordate vesti ha il proprio toni e asole rosse, colla fascia di seta ros-
articolo. Usano cardinali anche il fer-
i sa senza i fiocchi d'oro o di seta, ma sol-
raiolone di seta o amoerre ondalo, di co- tanto con una frangia alta circa 4 dita, e
lore rosso o paonazzo secondo tempi. i col ferraiolone rosso o paonazzo di seta, a
11 Lunadoro parla del ferraiolo grande e seconda del tempo. Prima di questo de-
largo che i cardinali usavano nelle caval- creto cardinali si recavano privatamen-
i

cate in tenipo di pioggia, chiamato pu- te dal PapacoU'abito d'abbate. Nel Con-
re muutellone, in uno alla mozzetta: era clave i cardinali vestono la Croccia^F.)»
VOL. xcvi. i5
V

226 VES VES


r^eir altro articolo descrissi le particola- La cappa paonazza, le creature l'usano di
rità del vestiario de'cardinali dalla mor- saietta, e le non creature di seta: le une
te del Papa all' elezione del successore, e le altre sempre fanno uso dell'ombrel-
durante la Sede vacante. Qui dirò so- lino e del cuscino paonazzo, se in abito
Jamente, che cardinali in tutto devono
i cardinalizio, e con ombrellino rosso, se
usare il colore paonazzo; però conservan* in abito corto d* abbate, poiché con tal
do rosse le coperture del capo. Soltanto vestiario si usa anco nel venerdì santo. I
i cardinali creati dal defunto e perciò det- cardinali religiosi non fanno alcuna va-
ti sue creature^ si distìnguono dagli altri riazione nelle vesti, benché creati dal de-
ne'segni di duolo anche nelle vesti. Perciò funto, nel quale caso rendono il cappello
usano come gli altri feiraiolo paonazzo, uniforuìe a quello delle altre creature, e
coprendo con fettuccia di tal colore V or- variano le fibbie se vogliono. Dell'abito
latura della trinetta d'oro, restando sco- viatorio usato da'cardinali ne'viaggi enei-
perta ne*cardinali noncreaturejaltreltan- le villeggiature^sempre portando appres-
to si fa nell'orlatura del cappello usuale so l'ombrellino rosso, parlai nel vol.XLU,
rosso, ma coprendola con fettuccina ros- p. iSy: dice il Bonanni diesi usa ancora
sa; ed alla fettuccia e fiocco rosso con l'o- nella visita delle Sette Chiese o altre po-
ro, si sostituisce una larga fettuccia a pas- ste fuori di Roma, e lo descrive così. E'
sanianata rossa: al cappello nero egual- di lana o di seta, paonazzo o rosso, com-
mente si leva la fettuccia rossa col rica- posto di sottana o toga lurjga sino a mez-
mo e fiocco d'oro, e si surroga altra sem- za gamba, con mantello o tabarro della
plice fettuccia simile alla detta. I cardinali stessa lunghezza,con maniche lunghe pen-
con creature conservano interamente an- denti, una specie di mantellone corto, con
che a' loro cappelli rosso e nero gli orna- mozzetta sopra: le calze e il cappello di
menti aurei. Il rocchetto le creature l'u- colore rosso, né vi ha bisogno del cauda-
sano semplice di mussolo senza griccia- tario. Quando e come da'cardinali s'in-
lure e senza merletti , e solamente con cominciano ad indossare le sunnominate
semplicissima frangietla di cotone, senza vesti, lo descrissi ne* voi. IX, p. 1
76 e seg.,
alcuna mostra: le non creature continua- LXXIX, p. 2766 seg. La Berretta car-
no a portare il consueto; entrambi usan- dinalizia (/^'.), una delle principali inse-
dolo scoperto,enon ha luogo la mantellet- gne delcardinalato, e insiemecompimen-
ta, in segno di giurisdizione. Le fibbie so- lo delle vesti sagre, in uno alla Mazzetta
gliono le creature portarle d'argento, e r/e*r^r^/«rt/i(/^.),ch'èilcorapimento del-
le non creature dorate o d' oro; e le scar- l'abito cardinalizio, leimpone il Papa. Se
pe delle prime sono senza il filetto rosso il nuovo cardinale trovasi fuori di Uoma,
nel tacco. L'abito corto d'abbate viene il Papa gli notifica la notizia della Pro-

usato dalle creature senza i filetti rossi, mozione (^.), e gli manda il Berrettino
che continuano ad usare le non creature. cardinalizio (^.), per una Guardia no-
La fascia di seta paonazza , le creature bile pontificia (F.).La berretta poi l'in-
l'hanno co'fiocchi di seta, e le non crea- via per un Allegato apostolico (F.), e
ture co*consueti d'oro. Le creature non l'impone formalmente al cardinale un
ponno usare seta o panno nelle vesti car- altro cardinale, o un arcivescovo, ovve-
dinalizie , tutto dovendo essere di saia ro il sovrano presso cui è nunzio, e nel
paonazza e punteggialo con seta di tal voi. XLVn,p. 294, registrai un esempio
colore, così l'asole e bottoni, con mo- i che l'impose una regina; cioè Luigi XI
stre alle maniche di seta paonazza: le non redi Francia commise alla regina M." Te-
creature osservano il solilo, solo unifor- resa d'imporla nella chiesa di s. Martino
uaDdosi io tutto al detto colore violaceo. di Tournay alcardioal Francesco Nerli,
5

VE S VES 227
Nel 1 85o Popa Pio IX creò cardinale l'ar- vanità delle grandezze umane, rammen-
ci vescovo di Tolosa (/'.) d' Aslros, e la tandovi che la coltre funebre sia rossa, o
berretta gliela impose mg/ Donnei arci- pavonazza, non era meno l'ultimo orna-
vescovo di Bordeaux, poi cardinale, che mento di ogni mortale. Io ve lo ripeto do-
pronunziò il discorso riferito nel citato po Dio solo è grande, non amiamo
lui.

articolo. Neil 852 lo slesso Pio IX creò dunque che lui solo, non ci teniamo che
cardinale l'attuale arcivescovo di Bor- a lui solo. Amiamoci scambievolmente:
deaux Francesco Augusto Ferdinando amate me, come vi ama il cuore di un
33onnel. Narra V Osservatore Eomano^B. vescovo del quale il cardinale di Cheve-
p. 3 I I, che il cai dinaie ne ricevè la no- rus diceva dopo Fenelon, che è più tene-
tizia col berrettino rosso dal marchese ro dello stesso cuore dolina madre''*. Ta-
(conte Decio) Bentivoglio guardia nobile lora è avvenuto in Roma, che il novello
pontifìcia, e la berretta rossa dall'ablega- cardinale per infermità non si potè reca-
to della s. St(\e mg.' Flavio de' principi re a ricevere dalle pontifìcie mani la moz-
Chigi. Il cardinale nel partire per Pari- zelta e la berretta, per cui i Papi depu-
gi, onde riceverla dalle mani del presiden- tarono un ablegato apostolico a farne le

te della repubblica francese, al presente veci, con recarsi alla loro abitazione, ad
imperatore Napoleone IH, nella chiesa di eseguirne l'imposizione: ne recai due e-
Nostra Signora prontinziòil seguente di- sempi, col cere,moniale, nel voi. XLVIf,
scorso, facendo allusione a quello recita- p. 32. Altro recentissimo è il riferito dal
to dall'abbate di Vancé, ed alle parole n. 61 del Giornale di Roma deli 858.
indirizzatea lui dall'abbaleDaulorié, nel- « L'E.mo Cardinale Giuseppe Mdesi-Pi-
che gli fecero tutti iparrochi del-
la visita roni-Ferretti, non avendo potuto per in-
« Amatissimo fratello, il cambia-
la città. disposizione di salute recarsi al Vaticano,
mento del valore de'miei vestimenti non ricevette la berretta (oltre la mozzelta) da
ne apporterà alcuno a'miei sentimenti che rog.' Lodovico Jacopini cameriere d'ono-
Toi già ben conoscete. La porpora cardi- re di Sua Santità, a lai fine depurilo (e
nalizia mi ricorda, che debbo essere più per questa circostanza promosso a segre-
che innanzi consagrato alla salvezza de* to soprannumerario, come si ha dal n. 65
miei cari diocesani, fino a versare tutto del Giornale di Roma)'*. Indi il cardina-
il mio sangue per l'infimo fra questi. Par- le nel susseguente giovedì potè recarsi al
lo di sagrifizi! Ma voi sapete che dap- concistoro a ricevere il cappello rosso.
poiché piacque onorarmial Signore di Quanto ceremoniale del ricevimento
al
del sacerdozio, altro non ho fatto che ad delle Fisite^ si supplì nel modo che nar-
evangelizzare popoli. Vi consagrai pri-
i i ro in tale articolo- con altre analoghe
mi tiiìei anni che seguirono la mia ordi- nozioni, per sopperire al laconismo del
nazione: vi consagro ancora oggi la mia Giornale romano. Tra gl'indicati due e-
vita episcopale e spero che mai verrò
, sempi, uno appartiene al cardinal Capac-
meno alla mia nobile missione: pauperl- cini,che mori senza avere ricevuto il cap-
liis evangf lizzare misìl meDominus. La pello cardinalizio. Nel breve tempo che
porpora mi ricorda ancora una memoria visse, fregiato di tal sublime dignità (fu
che indelebile è restata nel mio cuore. Se- pubblicato a'2 I aprile 1 845» e morì a' 1

dici anni fa, un pontefice secondo il cuo- giugno susseguente), vestiva con berret-
re di Dio, e quello de' hordellesi , vi si tino, berretta e collare rossi, abito corto
presentava rivestito delle slesse insegne nero filettalo rosso, scarpe con tacco di
cardinalizie (\l pio arcivescovo Giovanni tal colore, cappello nero con fiocco rosso
Lefebure de Cheverus, creato cardinale frammisto ad oro, calze paonazze, senza
da Gregorio XYl), predicando a tulli la ombrellioo ttsò il legno dello frullone,
:
aaB V E S VES
i cui cavalli non aveuno Hocchi, i so> coda della soltana cardinalizia, delle al-
li guinzagli rossi. La Croce di deco- tre vesti usale da'cardinali, ed olfre le fi-
razione religiosa (/^.) dell'ordine e re- gure del cardinale col cappello usuale, e
ligione Gerosolimitana può usare sul-
si con mantellelta e mozzelta ; anche col
la mozzelta di tela bianca e di forma rocchetto, e la berretta in mano; vestito
ottagona, da' vescovi e da' cardinali reli' colla cappa raccolta e slesa j ed in abito
gìosi professi del medesimo ordine (ol- viatorio; in abito pubblico civile, iu abi-
tre l'usarsi la sua figura nello scudo de- to privato o corto, e vestito di croccia nel
gli stemmi gentilìzi, anche dagli altri conclave. Credealcuno^riferisce il Bonan-
cardinali, vescovi e altri prelati), per con- ni, che la soltana, la mantellelta e la moz-
cessione del di Benedetto XIV, ri-
1745 zelta col cappuccio l'abbia assegnale a'car-

44^7 del Diario di Roma,


ferita dal n. dinali Nicolò HI del 1277, ma egli non n'è
considerandosi come parte d'uu abito di persuaso, aderendo piuttosto alla senten-
religione equestre, e per le dotte osserva- za del Martinelli, non esser cosa facile, in
zioni espresse da quel Papa nel suo bre- rebus praesertini reniolissimis liquido
ve facohalivo, che ripelei nel voi. XVI II, pronunciare, mentre molte cose antiche
p.265 e 7.QQ nel precipuo conlenulo. Nei appena si ponnoriconoscere,in modo che,
citalo articolo, e ne'vol. IX, p. 1 74, e X, quandoque nonnullae in propriis sedi-
p. 1 7, non solo ciò ricordai, ma narrai pu> bus pcrquisitae non inveniantur. Ritiene
re la questione insorta nel 1708, regnan- quindi, più ragionevolmente, che molle
do Clemente XI, nell'esequie del cardi- usanze nella gerarchia ecclesiastica e prin-
nal Nerli priore de'cavalieri dell'ordine e cipalmente circa il vestire, si può crede-
religione di s. Stefano I, in cui si vole- re fossero introdotte durante la residen-
vano usare gli spicchi della croce deco- za di selle Papi in Avignone [V.) nel XIV
rativa nello stemma del defunto, non es- secolo, con tutta la Curia Romana; poi-
sendo permessi che quelli della Geroso- ché iu quel clima, sulle rive del Rodano,
limitana, e per essere slato negato altret- mollo più rigido del nostro d'Italia, Pa- i

tanto al cardinal Grange decorato della pi usarono la cappa e mantelli foderati


i

croce dello Spirito Santo di Francia. Pe- di pelli. Opina che dal concilio di Late-
rò Clemente XI li permise, anzi sul ca- rano IV nel 12 15, che molle regole pre-
tafalco del medesimo cardinal ^erli, ol- scrisse sulle vesti ecclesiastiche, frenando
tre il cappello rosso, fu posto l'abito so- la vanità degli ecclesiastici nelle vesti col-
lenne e proprio de'priori di s. Stefano I. lo strascico, e vietando gli ori, gli anelli,

Da tutto questo si trae, come sono ragio- le gemme, se non per insegne di dignità,

nevoli le censure de'lilurgici^ espresse nel decretò a'prelati l'uso delle vesti di lana,
voi. XV HI, p. 265, in biasimo di que' con sopravveste di lino, e probabilmente
capricciosi artisti che abusivamente rap- ne derivò ne' cardinali l'uso del rocchet-
presentano i cardinali colle croci equestri to. Il colore violaceo di rose corrispon-

di altri ordini sulla sagra porpora della de porpora^ perchè questa antica-
alla
mozzelta, peggio se sono di ordini eque- mente fu di più sorti, essendole due prin-
stri conferiti da'pi incipi scismatici, prote- cipali quella di mirice /mcto, propria de*

stanti e infedeli. ^tWa Turchia '\ vescovi nobili, e quella tinta con sughi d'erbe e
ed i religiosi decorali dal sultano, sopra perciò men preziosa; e siccome nel sacer-
i devono portarne l'insegna e-
loro abiti dozio degli ebrei si adoperava la veste
questre! p. Bonanni ragiona nel cap.
Il tinta di porpora di cocco o di giacinto,
107: Quali sono le vesti cardinalizie^ così il colore delle vesti cardinalizie si

e ne'seguenti tratta del loro colore, della varia in quelli di rosso e paonazzo. L'u-
cappa, del Caudatario sostenitore delia no e l'altro colore doversi stimare pur-
8

V E S VES 219
pureo; per aver colalo Plinio esser la por- ne produce presso la maggior parie del
pora di due specie, l'una di colore acce- popolo, che suole far altenzione all'este-
si», l'altra di colore violaceo o paonazzo: riore, onde splenda l'onore che la Chie-
il i.° si adopera nelle solennità e azioni sa e la s. Sede fa alla gerarchia regola-

2.** in tempo di lutto, in questo benemerita, e perchè cosi


festive, il re, così di esse
non essendo conveniente il color nero, a- decretò il Alcuni
concilio Laleranense.
vendo detto Clemente IX, prima d'esser proposero che nelle cappe e nella croccia
Papa: « Che siccome il Papa pel suo gra- i cardinali monaci e frali, quanto al co-

do superiore in lutto il mondo, non de- lore, si uniformassero a quello usato da-
ve perturbarsi per verun accidente di es- gli altri cardinali, ma questa differenza
so , così i cardinali posti nel grado a lui non fu lolla. I cardinali monaci e frali

vicino, devono essere superiori agli acci- non portano il rocchetto, bensì i chierici
denti umani, ne di quelli mostrare alcuna regolari e i canonici regolari, i quali lo
mestizia'*. Per regola generale, aggiunge ritengono come insegna dello sialo da
il Bonanni, cardinali monaci o frati de-
i cui sono siali elevati. Alcuni attribuiro-
gli ordini mendicanti usando in lutti , i no la concessione della cappa a'cardinali
tempi le vesti, inclusivamente alia cap- a Bonifacio Vili, altri a Paolo II, o me-
pa, e alla croccia .«peciedi cappa mona- glio del colore rosso per distinguerli da'
cale, del colore e della materia degli abi- vescovi e altri prelati, che l'usavano del-
ti de' propri ordini, in nulla essi differi- la slessa forma, colore e materia. Diver-
scono da'vescovi parimenti monaci e frali si Papi concessero la cappa rossa nell'in-
mendicanti, tranne il cappello, la berret- verno, e la mozzella rossa nell' eslate a

ta e il berrettino rossi. Riporta il Bonan- vari capitoli; ed io noterò che tale moz-
ni, col cardinal De Luca, sebbene dichia- zella corale, anche paonazza o nera, fu
ri essere discrepanti Topiniotu sull'intro- accordala senza cappuccio. Ho già av-
duzione della varietà de'colori nelle vesti vertito, che descrivendo le Cappelle Pon-
cardinalizie, come del piincipale colore tificie e le Cappelle Cardinalizie (^.),
rosso, essere certo che dopo aver il Pa- rimarcai l'abito che devono indossare i

pa adottato il color bianco nella sotta- cardinali con altre particolarità; il simile
na, e ritenuto il rosso nella mozzetla e ca- feci nel descrivere altre ordinariee straor-
mauro (e nelle scarpe ecappello), da Boni- dinarie funzioni, come il Concistoro, Tiu-
facio Vili fu concesso a'cardinali il colore tervenlo al Pranzo Papa, agli Spo-
dei
rosso in tutto l'abito, e quanto a' molivi salizi, alle Conclusioni 1' Udienza le, ,

che lo determinarono,conviene rimettersi Fisite (/^.) ec. Aggiungerò alcune gene-


alle diverse opinioni, fra le quali esser da- riche nozioni pratiche, riferite da allri,

to questo colore pel suo mistero, perchè i ovvero tratte dal mio compendio dell'in-
cardinali più degli altri sono obbligali e tera collezione óe Diari di Roma. Nella
devono esser pronti a spargere il proprio solenne processione del Corpus Domini^
sangue per difesa della cattolica religione che facevasi nella chiesa nazionale ger-
e dellas. Sede, conforme pai ticolarmeo- manica di s. Maria dell'Anima, nel 1 7 1

le si espresse Innocenzo X in una bolla, l'ambasciatore imperiale precedeva con


e si dichiara sempre da' Papi nella for- torcia il ss. Sagramenlo, questo venendo
mola colla (|uale pongono loro sul capo seguilo da* cardinali invitali, due a due,
il cappello rosso. Traila il Bonanni nel in cappe con torcie; e tutto il giro per
cap. 1 08: Si cerca f perche non sia conni- cui passava la processione, era coperto di
ne il colore rosso nelle vesti de'' cardi' lende.BenedeltoXIV^ nel 1745 lenne cap-
na li religiosi j e col De Luca conclude ciò pella nel palazzo apostolico, per ringra-
slimarsi degno di lode per T elfello che ziar Dio dell'elezioue in re de'romani di
a3o VE S VES
Francesco I duca di Lorena e granduca ro legazioni, che recavansi per lai. "vol-
di Toscana, e sebbene in tempo dell'Av- ta a Roma dopo la creazione per riceve-
vento, i cardinali v'intervennero in cap- re il cappello cardinalizio, colla pouipa
pe rosse. Nella cappella Crirdinalizia poi, della Cavalchila, dopo essersi portati al-
celebratasi in s. Maria dell' Anima, per l' Udienza del Pa[)a, con diverso Tre-
invilo del cardinal Albumi comProte/lo- no, cioè di carrozza in ({uello per l'udien-
re de'regni e dominii ereditari della ca- za, vestivano al modo in quegli articoli
sa d'Austria (ora protettore della nazio- desci ilio. Imponenti erano le Cfivalcale di
ne austriaca è il cardinal De Silvestri, più cardinali chesi recavano al Co/^c/^fo/'O
come notai nel voi. XC II, p. 4^ i
), il sa- a prendere il Ciippello cardinalizio, mas-
gro collegio per ispeciale permesso del sime se numerosi, come nel 1721 ch'e-
Papa vi si recò in vesti rosse e cappe pao- rano IO, accompagnati ciascuno da due
nazze. Quanto alle Cavalcate^ osserva il cardinali diaconi, preti e vescovi. I no-
Lunaduro,che recandosi il Papa a cavallo vellierano vestiti di rosso, con cappe
nella visita delle Selle Chiese, pvtceduio paonazze, e cappelli pontificali verdi se
dalla sua corte, cardinali che l'accompa-
i vescovi, o paonazzi se semplici prela-
gnavano, cavalcavano dopo di lui in abilo ti; gli altri cardinali, colle dette vesti e
cardinalizio composto d'una sot?anella, di cappe, ma il loro cappello pontificale era
un breve mantellonecon m>iniclie,emoz- rosso. Seguivano cardinali novelli, la
i

zetla, senza roccliello, seguili dalla prela- mezzo a due cardinali anziani, il capitano
tura, come ne* viaggi. Andando poi per Ro- degli svizzeri, pure a cavallo, con 6 sviz-
ma,da un luogoal'altrojicardinali incede- zeri a piedi con alabarde, gli aiutanti di
vano in abito lungo col rocchetto; ma le camera de' cardinali ciascuno colla loro
nude con gualdiappe rosse o paonazze, Mazza (F.) d'argento sull' arcione del-
conforme alla giornata correrne, i cui la sella, quindi gli altri cardinali seniori
fornimenti doveano esser sempre di vel- servili dalla guardia svizzera, preceduti
luto nero, con fibbie d'ottone. Andando da* loro palafrenieri, e per ullimo caval-
icardinali alle VII chiese, o per viaggio, cavano i prelati co' cappelli e vesti pro-
usavano il cappello di feltro rosso; e prie. La cavalcata giunta al palazzo apo-
procedendo per Roma col cappello pure stolico era salutata dagli spari di canno-
di feltro rosso, ma quello dettodella man- ne. Nel 1719 i cardinali inquisitori del s.

L'abito per la detta visita era


lellelta. Uffizio, assisterono in cappe paonazze, ia
paonazzo. 11 cardinal Passeri-Aldobran- uno a' prelati, consultori e ministri del
dini, nipote di Clen»ente V III, ne'giubi- medesimo, nella chiesa di s. Maria sopra
lei visitava le I V chiese di Roma a cavai -
Minerva, all' abiura degli errori d'alcuni
lo in abito corto da cardinale, accompa- ateisti, che vi comparirono manettaliecott
gnato da' prelati e seguito da* suoi gen- candeleaccese in mano,sopra pubblico pal-

tiluomini, tulli a cavallo, e peli ." ristretto de'lo-


il car- co, sul pulpito leggendosi il

dinale in mezzo a due prelati della co- ro processi. Vi furono eretti 33 gran pal-
mitiva, oltre il resto della famiglia e un chi per gli ambasciatori, principi e altri
aiutante di camera con valigia coperta signori. Nelle accademie, o esercizi caval-
di paonazzo. In tal modo soleva incede- lereschi de' collegi di Roma, i cardinali
re, e con non meno di 60 cavalli. Avver» v' incedevano in zi(oarra e ferraiolone.
ti il Seslini, che nelle cavalcate i guarnì- Nel conferire ordini equestri formalmeu-
nienti delle mule e delle valigie de' car- te, i cardinali a ciò deputali da'Papi, fan-

dinali erano del colore delle vesti da no la funzione nella loro camera del tro-
loro indossate. ^eW Ingresso solenne in no, in questo sedenti in abilo cardinali-
Roma (F.)f de' cardinali reduci dalle lo- zio e rocchetto scoperto; se poi li confe-
VE S VES 23i
risce il Papa, vi assistono coirintero abi« la morte de* parenti, col quale palesava-
to cardinalizio. Nella congregazione adu- no il proprio dolore. Per decreto della s.
nala nel 1722 da Innocenzo XIII per congregazione ceremoniale, cui decreti i

l'investitura del regno delle due Sici« i cardmali giurano osservare, de' 18 lu-
Ile ali* imperatore Carlo VI e da questi glio 1701, fu derogato a quanto era sta-
domandata, cardinali vi si recarono in
i lo permesso da'decreti della s. congrega-
cappe paonazze, preceduti dalle loro maz- zione de' riti: EE'iii. DD. occasione la-

ze d'argento; e così vestili assisterono clus e rocchetti^ lacinia^ K'idgo merletti,


poi alla funzione dell* investitura, rice- nec non in pileis cingnla aurea qaocnni-'
vuta per l'imperatore dal cardinal Al' que tempore non aufcranty et siciU in
ihan vicerèdi Napoli, avendone la procu- persona^ et in proprio curru nil litctus
ra. Allreltanlosi praticò neh 788 per l'in- hahere neque in domibiis,
debiint^ ita
vestitura di tal rea me, concessa da Clemen- neqiie in currihus quibnscwnqiie. Tut-
te XII a Carlo di Borbone, e ricevuta per tavolta una dimostrazione di duolo è re*
questi dal cardinal Acquaviva, indi cardi- i stata ne' famigliari de'cardinali di casate
nali sottoscrivendodopoilPapa la relativa principesche e altre della primaria nobil-
bolla. Le comunioni palatine Benedetto tà, la quale consiste nelle vesti intera-
XIV l'eseguiva egli stesso, e per la festa mente di color nero-, da portarsi un an-
d'Ognissanti nel 1743 comunicò pure no e 3 giorni nel lutto greve, ovvero di
il pro-maggiordomo Girolamo Colonna 6 mesi neir altro lutto, però esclusi i
diacono, il quale sugli abiti cardinalizi as- tempi in cui la servitù di livrea deve ve-
sunse Per la canonizzazione cele-
la stola. stire di gala, e tutte le volte che il cardi-
brata nel 7 2 da Clemente XI, conces-
I I nale veste r abito cardinalizio, o che si

se r indulgenza per la visita della basili- reca all'udienza del Papa. I cadaveri de*
ca Lateranense, onde implorare il divino cardinali ^q Funerali [F.) si vestono de-
lume, e cardinali volendo lucrarla fu sta*
i gli abiti cardinalizi paonazzi compreso il

tuito incedervi in abito cardinalizio ros- rocchetto scoperto, essendo eccettuala la

so; raa ne' 3 giorni del prescritto digiu- mantelletta,collaberrelta cardinalizia in


no, in casa e fuori fu loro ingiunto ve- capo,e quindi nella propria abitazione per
stir di paonazzo, tranne ne' primi vespe- Ire giorni si espone sopra un letto sotto il

ri dell'Ascensione, che vi s'incontrarono. baldacchino; questo non si può usare se


Nel 1735 morta in Roma Maria Clemen- il cardinale è morto ne'palazzi apostoli-
tina Sobieski regina cattolica d' Inghil- ci, nel quale caso, al cadavere si pone
terra, i cardinali assisterono al vespero e pure la manlelletta, restando cosi coper-
mattutino in ss. Apostoli, in vesti e cap- to il rocchetto. E siccome ne' 3 giorni
pe paonazze; con queste essi interven- che rimane esposto in casa si dà l'acces-

gono nelle Traslazioni de Corpi da* so per vederlo a tutti, impedendo la con-
Papi (^.), a' novendiali de' quali, quan- fusione del popolo una guardia onorifi-
do usavano la mazza, questa faceva- ca, non si permette tale accesso se il car-
no portare calala; e colla mazza rove- dinale è morto in delti palazzi, ne* qua-
sciata incedevano alla funzione e al mat- li gli uffizi de' defunti recitati da'religio-
tutino delle tenebre del venerdì santo, si (cioè recitano i francescani il vespero
in lutto questo giorno. Prima che A- de' defunti, il i.** notturno gli agostinia-
lessandro VII vietasse il Lutto (F.) a* ni, il 2." i carmelitani, il 3.°i serviti, le lau-
cardinali, nelle proprie persone, con CaU di domenicani) mendicanti, e dal clero
i

ize, scarpe e lùtt'allro paonazzo, car- della parrocchia, si dicono a voce bassa.
rozze e fiocchi de* cavalli, escluso sem- Se non ha il cadavere la manlelletta, cioè
pre il nero, piendevano il coruccio per se non è stato esposto ne'palazzi papali.

a3a VE S Y E S
gli si aggiunge, ed alla benella gli è so- sn mortuaria, poggiando il capo su due
stituito il cappello rosso co'flocchi d'oro, cuscini di taifeltauo paonazzo. Se il de-
ancorché il defunto non abbia ricevuto funto cardinale avrà avuto uno o più
il pontificale, nella sera del trasporto al- palili, questi si mettono piegati sotto la
la chiesa per l'esequie, che si fa in car- testa, ancorché sin dell'ordine diaconale,
rozza. Da questa levato il cadavere da' e cohì viene sepolto. Notai nel voi. IX,
camerieri, e se non hanno il coraggio di p.174 ^ altrove, che il cappello cardina-
farlo, da altri vestiti in abito nero cou lizio si appende quindi alht volta che so-

ferraiolone, dopo l' assoluzione lo porta- vrasta la sepoltura, per antica consuetu-
no io sagrestia colla bara, ed ivi lo spo- dine. Leggo nel Cecconi, Diario islorì-
gliano del cappello, mozzelta, mantellet- co, p. 65 1. »» Il cardinal Sala morì in
ta e scarpe, ponendogli i sandali e le ana- Uoma il i.** log Ho lyiS, senza aver mai
loghe scarpe. I cappellani assunta la cot- potuto ricevere il cappello per le sue indi-
ta, vestono (|uindi il cadavere degli abi- sposizioni che causò qualche dubbio
; il

ti ponliHcalijCioè se il cardinale èdell'or* nel ceremoniale se si dovessero fare l* e-


dine de' preti o de' vescovi, dell' amitto, sequie solite; il Papi» Clemente XI tolse

camice, cingolo, Croce pettorale e anello di mezzo questo dubbio, mandando il

falsi, stola, tuuicella, dalmatica, guanti, cappello alla casa del defunto; cosisi fe-

pianeta e manipolo, lutto del colore pao- ce la funzione in ss. Apostoli, e il suo cor-
nazzo e di talFeltano, sulla pianeta e sul po i'ix poi portato a s, Paolo". Dissi dover
manipolo sovrapponendosi eguali vesti, stare il cadavere del cardinale esposto
ma preziose, altrettanto praticandosi co' per 3 giorni ne' suoi appartamenti, ma
sandali e scarpe, e finalmente si cuopre un non fece osservare tale
recente caso
il capo colla mitra di damasco bianco. consuetudine. Narrano n. 280 e 284 i

E s' è dell'ordine de' diaconi, coll'amit- del Giornale di Romaóeì 1857, che il
to, camice, cingolo, stola a traverso, dal- cardinal Francesco de Medici recatosi
matica e manipolo del colore rosso pre- nella sera di domenica i ottobre a visi- i

eiosi, sovrapposti a quelli di tafTettano, e tare nel palazzo Vaticano mg.' Stella ca-
mitra di damasco bianco, anello falso, meriere segreto partecipante e guarda-
non co' sandali, non avendone V uso, e roba (nella sua abitazione, già da me e
colle scarpe nere. Cosi vestilo il cadave- dalla mia famiglia abitata per 16 anni),
re si riporta in chiesa, dove si colloca nel fu colto da violento colpo di apoplessia,
letto funebre, la cui coltre ha ne' 4 an- nelle camere di quel prelato, e munito
goli i suoi stemmi gentilizi, ripetuti nel- de'conforti della religione, alle ore 8 pas-
le bandaruole caccia-mosche, ed a'piedi sò a miglior vita. Nella seguente sera il

del letto è fermato il cappello pontifica- cadavere fu trasportato e sepolto nella


le rosso co'flocchi, quando l'abbia ricevu- sua diaconia di s. Giorgio in Velabro.
to; giacche morendo un cardinale prima Però ne' suoi appartamenti, nel palazzo
d' esserne stato insignito, questo non vi Odescalchi, ne' successi vi giorni si cele-
si mette, ma in vece sul tavolino, a piedi brarono le messe e furono recitate dalle va-
del medesimo un cusci-
letto, si colloca rie corporazioni religiose preci in suffragio
no colla berretta rossa.Terminati fu- i dell'anima sua; e nella mattina del i5
nerali, e chiusa lachiesa, il cadavere nuo- nella chiesa di furono fat-
s. Marcello gli

vamente si pone nella bara, e portato in ti funerali, coli* intervento del sagro
i

sagrestia, i cappellani gli levano gli abiti collegio. Oltre i discorsi scrittori, si poa-
preziosi, e si lascia cògli abiti di taffelta- no vedere. Piazza, Gerarchia cardina-
no de'suddeti colori, il maestro di came- lizia.Plettemberg, Nolilia Cnriae Ilo-
ra coprendogli il volto nel porsi nella casr manae: Habitus Cardinalium. Michele
VES VES 233
Lonigo, Uso delle vestì de^ signori car- mauro e la Mozzetla del Papa(F.), or-
dinali^ (anta in Roma che fuori ^ Vene- lati d'armellino, sono segnali di sovrani-
zia 1628 : Delle vesti purpuree et d'al- tà.: il I
.° si vuole ornato principesco del
tri colori co' quali va adorna la dignità capo, la 2.'^ il manto regio accorciato. Per
cardinalitia, Venelia 623. Questo 1 lil)ro questa duplice podestà si dice incensarsi
raro posseggo e me ne giovai a'suoi liio- nella Cappella pontiJicia^i\ un cardina-
glii *, da uno scrit-
l'altro ricavai il titolo le genuflesso; appunto per la duplice giu-
to, ma lo reputo eguale. Antonio Scappo, risdizione nelle solenni cavalcate pe'pos-
De Birretto ruheo dando S. R, E. Car- sessi si faceva precedere da 4 grandi cap-
dinalibus regularibus^V^omae 1 592. Con -
pelli pontificali, e li descrissi meglio nel
liene diffuse ed eruditissime notizie sul- voi. LXVll, p. 274 (11 p. Gallico, De
le vesti Francesco Novelli,
cardinalizie. Itinerihus Rom. Pont., a p. 11, par-
Opusculum novellum de Pileo Cardi- lando del treno solenne di Giulio li,
neOy et amplissiniis CardinaliLus^ ad pel suo Fiaggio a Bologna, dice et Ga- :

Pauluni III Romanus Ponlìfex tVwmae le ros de velluto rubeo papales nul-
1 536. Pubblicò la s. Congregazione car- los, nìsi unum quotidianuni similem.

dinalizia della Cercmoniale[P\),\i\ qua- Ma soggiunge a p. 38, descrivendo il

le derivò da quella de'ss. Riti: Ceremo- solenne ingresso del Papa in detta città
nia le da tenersi da un nuovo cardina- nel 5o6 Ordinavi^ quod Pilea, sive
1 :

le nella sua promozione al card/naia' Galera Pontificalia ex purpura, et


/o, Roma 1 856, tipografìa della R. Ca- auro tria, quae capella honoris vo-
luera apostolica. cantur, anttferrerentur^ ut in Corona-
§ IV. Fé sii del Papa, e della Corte tione consuetum est fieri. Indiap. i5i
e Famiglia Pontificia. Nelle vesti civili desciivendo la cavalcata di Clemente VII
e sagre risplende fra tutti il Sommo Pon- e Carlo V^ seguila in Bologna neli53o,
tejice [F.) qual supremo signore e Ge- dopo aver il i.** coronato il 2.^, narra

rarca (F.) di tutla quanta la Cerar- che dopo i vessilli : Post hos sequeban*
chia ecclesiastica, con Primato (F.) d'o- tur equi plialerali Papae sine sessO'
nore e di giurisdizione e siccome volle ', ribus per parafrenarios ducti, tum qua-
Dio facitore di tutto, che il sole apparis- tuor Pilei velluti ritbei Papae per IF
se fra gli astri delfirmamento pieno di Scutiferos honoris delati super singw
sfolgorante luce sua propria, e maggiore lis haculis ruheis j ed altri due porta-
di lutti gli altri corpi luminosi che tap- vano due Cheiubini su 1' aste
teste di
pezzano il cielo, cosi fu conveniente che dorate), dicendo pure de' due cappel-
fra lutti il Papa si distinguesse per l'abi- li che per lo slesso significato si pongo-
to più di tutti gli altri maestoso e da es- no a' piedi del pontificio cadavere espo-
so solamente usato, misto di sacerdotale, sto prima nella cappella Sistina, poi nel-
principesco e regio per la sua doppia So- la basilica Vaticana. Questi pure sono
vranità (F.) spirituale e temporale. Egli più grandi de* cardinalizi, una specie di
è il F icario di (Z'.), il qua-
Cesie Cristo parasoli, formati di velluto cremisi, fode-
le è Rex Regum, Doniinus Dominan-
et rali di seta simile, orlati di trina d'oro,
tiuni j ed insieme è il padre óe Sovrani con cordone rosso intarsiato d' oro e con
{F.)f e di tutti i Cattolici d' ambo gli fiocco d'oro; li prende il capitolo Vati-
emisferi: in segno del sommo Pontifica- cano, oltre altro riferito a'suoi luoghi. Ne'
to spirituale assume la Mitra^ ed in se- secoli addietro, Papi accoppiarono al-
i

gno del Principato temporale e d' impe- la monarchia spirituale e alla sovranità
ro assume il Triregno {F.)\ lìittra prò de'dominii temporali della s. Sede Apo-
SacerdoiiO} Coronam prò Regno. 11 Ca- stolica (/^.), la supremazia di quasi tulli
1^1 VES VES
gli stati e regni il' Europa, ì quali ebbe- filantemente di conservarne colla sempli-
ro a vanto e pregioii dicliiarar-^i Stati e cità la forma, il decoro e le costutnanze
Regni tributari alla .?. Sede (^^.), con de'loro venerabili predecessori ; le varia-
annuo censo; laonde il Pupa contava tra* zioni espresse nelle pittore, sculture e al-
suoi grandi Vassalli (/''.) feudatari i piìi tre artistiche produzioni, dovendosi piut-
potenti monarchi. Nel voi. LXXXI, p. tosto attribuire alla fervida immagina-
35, 36 e seg. ricordali luoghi ove ragio- zione degli artisti, ed alle licenze che si

nai delle munificenze dell'imperatore Co* presero; le quali novità, sembrando for-
stanti noI Magno verso la Chiesa roma- se di poca entità, in progresso di tempo
na e il Papa s. SUi'estro /, e di quali fn- producono conseguenze pregiudizievoli
scgne d'onore [f.) lo fregiò, in quest'ul- alle vesti ed a' sagri utensili, sia nella
timo articolo pure avendo riferito come forma, sia nella materia. Riprovevole è
nel 525 1* imperatore Giustino in Co- 1 poi se rappresentano falsità oltrai^gianti,
stantinopoli avendo ricevuto V insegne come la pittura di s, Leone ///(K.),che
imperiali da Papa s. Giovanni I, questi biasimai e confutai; e cotne calunniosa-
fu da lui con gran pompa ornato delle mente indegnamente descrisse la Slold
vesti augustali, il cui uso eziandio conces- del Papa (^.) un bugiardo nemico d'al-
se a' Papi successori, il l^asillo (^.) de* cuni gloriosi Pontefici, che egualmente
quali sono leChiavi pontificie e lo scet- co* miei critici stiidi pienamente annien-
tro la Croce pontificia (della quale ri- tai. La classica opera del Marangoni,
parlai nel voi. XC V, p. 333), dal capriccio Ckronologra Romanoruni Pontiflcuni
o ignor.^nza degli artisti talvolta erronea- supersles in pariete australi basilicae
mente espressa con due o tre traverse o s. Pauli Apostoli viae Ostiensis (ora le
sbarre, oltre di rappresentarli con vesti pitture sono trasportate io musaico, se-
non proprie dell'azione. Sarebbe bene condoil narrato nel voi. LXXllI, p. 35i
che gli artisti, massime i pittori, fossero «seg. nel compiere la descrizione di quel-
lutti eruditi, o conoscessero leseguenti o- la risorta e splendida basilica), può ser-
pere. Cristiano Hilchero, Disserlalio de vire di utilissima istruzione per conosce-
erroribuf pictoruni, Lipsiae i7o5. Fi- re le diverse forme di vestimenta d'ogni
lippo Rohr, Pictor errane in liisloria epoca, colle quali fu espressa tutta la se-
sacra, Lipsiae 779. Giovanni de Ayala,
1
rie e Cronologia de Romani Pontefici
Pictor chrìstianus eruditus, si\^e de er- (^.), da s. Pietro inclusive al regnante
romM,9, Matriti 1730. Gio. Andrea Gi- Pio IX, oltre la preziosa illustrazione del-
lio, Degli errori dcpillori circa le isto- le vesti e ornamenti propri del Papa,
rie. Camerino i564. Cardinal Federico massime t capi: IX. De diversa specie
Borromeo, De pictura sagra, Mediola- vatirnentorurn, seu ornamento rum Pon-
nii624. Federico Annibale Stempel, De- tificaliuin, fuxta rationeni temporuni
ceptus et natura pictor^ alios pariter adiilbita in hac serie Romanorurn Pon-
arte sua decipiensjeuae 1703. Cristiano tiflcuni: et primo de Pallio {itt dicitur
AugustoHenmanno,£>e/?/c^orMf7i/z^f72e/2- Philosophico ) quo exomatae conspi-
tis ex Historia ecclesiastica eliniinan- ciuntur Imag'nies saeculo F, depictae
di s, Jenfìe 1710. Imperocché notai nel in pariete australi Ivijus basilicae s.
voi. LXll,p. (Oi,quanloi Papi lodevol- Pauli. X. De ornamenta Pallii sacri,
mente seguirono gli u«i primitivi e [i\\X seu Pontificalis, quo exornari iacipiunt
antichi derivati dalla tradizione e dal- a saeculo FI. XI. De Mitra Pontificali
l' ecclesiastica disciplina, abborrendo le seu Episcopali. XII. De Romani Ponti'
novità. Quindi si studiarono nelle vesti e ficisornamento capitis. XI 11. De indu'
ornameati di loro santissima dignità, co- mento RoccheUi, quo, fere semper, Pon^
VES VES 235
iìfcx Eomanus utìliir. XIV. De Slola, ve non godono, perchè corre ad essi quel-
et Camauro Romani Pontificis. X.\\ De lo inerente a' loro ulììzi. Degli abiti co*
veste d'olii Stimmi Pontificis Romani, quali è vestito il pontificio cadavere, in-
ruaevulno Mozzetla sive lìlozzctlum ip- nanzi che si vesta degli abili pontificali,
pellatìtr. De ejusclem prima origine^ et spettano al prefello delle ceremonie la

usa, atcjue extensione ad S. R. E. Car- stola rossa e il cappello usuale di tal co-
dinales ac etiani ad Episcopos. Le se- lore; al sagrista la raozzetla e il camau-
rie de' Ritratti de'Papi un tempo si ain- ro; al sotto-sagrista le scarpe crucigere
nairavano in Roma, anche nelle ba.^iliclie usuali rosse. Tutte quante le vesti ponti-
Lateranensee Valicana, e nella chiesa di fìcie leho descritte e illustrate in ciascuno
s. Cecilia, ma furono in progresso di tem- de' loro articoli, tuttavia più sotto l'enu-
po falahnenle cancellate. Quella servita mererò, premettendo vi altre erudizioni. Il

alla confezione de' delti nauseici, dipinta p. Bonanni, La Gerarchia ecclesiastica


a olio e copiala dall'antica Ostiense, si considerata nelle vesti civili, ec. con fi-

collocherà nel portico della loggia della gure, traila nel cap.86: Delle vesti usate
benedizione della basilica Valicana. De' giornalmente dal Sommo Pontefice. Le
custodi delle pontifìcie vesti, antichi e at- registrò in un trattato mss. mg." Lan-
tuali, parlando del f^cstarario di s. Ro- ducci sagrista pontificio deli 655, il qua-
mana C/ize^r/j custode del f^estìario'pon- le notò le seguenti vesti (ma non le tro-

lifjcio, non poco ne tenni proposito. De- vo complete), che si dovevano prepara-
gli abili pontificii ordinari e detti: Abito re pel nuovo Papa in tempo della Sede
ordinario di camera o domestico^ Abi- apostolica vacante, oltre le vesti anterio-
to usuale o camerale. Abito di mezzet- ri, quelle che sono proprie della dignità
ta e stola, Abito viatorio pe' f^ifggi e pontificia, cioè : due paia di scarpe rosse,

P'illeggiature, n' è custode il i


." Aiutan- uno di panno di lana, l'altro di velluto,

te di camera del Papa ^come custode ge- aventi sopra la tomarra la Croce iu rica-

nerale delle pontifìcie vesti, a cui ogni mo d' oro; due vesti corte bianche, una
anno il prefello delle cereraonie ponti- di panno, altra di tabi, le quali d'inver-

fìcie consegna un libretto stampato co! no doveano esser foderale di pelli; veste
titolo: Nota de' giorni in cui correndo di tabi lunga bianca con coda, che si

l'anno... il Sommo Pontefice NN. ve- chiama Falda, la quale cinta a' lombi,
stirà degli abiti di seta e di lana. Del pende e si strascina per terra ; cingolo di
suo contenuto ragionai nel voi. LXll, p. seta rossa e fiocchi d'oro; rocchetto; cap-
1 Custode poi delle vesti ^rtgre pon-
12. puccio (o mezzetta); berrettino di vellu-
tifìcie è il vescovo Sagrìsta del Papa. In to rosso (o camauro) ;berretlino di panno
Conclave (f^.) il detto prefetto delle ce- bianco; altro di damasco bianco pel tempo
remonie prepara 3 vestiari camerali di pasquale; e le estremità di tulle queste
mozzelta e stola (di quest'ultima due so- erano circondate di pelle bianca. Se è di
le, una rossa, l'altra bianca) compili pel estate, il cappuccio e berrelcino devono
nuovo Papa di diverse grandezze, inclu- essere di raso rosso senza pelle. Si face-
sivameole al sotl'abito bianco, e vestilo vano ancora due berrettini di damasco
l'eletto di quella conveniente alla sua fi- bianco colle pelli, se d'inverno, senza, se
gura, le altre due mutature spettano e si di eslate, i usavano sotto la mi-
quali sì

dividono (come le oblazioni che si f.mno tra : tutto punevasi in una cassa (la qua-
alla Croce nel venerdì santo, nella cap- le si fa tuttora e sì consegna colle vesti

pella pontificia), tra il sagrista, il prefet- al i." aiutante di camera del Papa), che

to delle ceremonie e il 2." maestro di es- ha in custodia il sagrista per aprirla se-
se, iu compenso d'onorario che iuconcla- guila reiezione del Papa. Così il Landuc-
^36 VES VES
ci.Le vesti colle quali ora comunemen- ordinariamente bdsso, e cappio con fioc-
te apparisce ornalo il Pupa sono le se- chi d* oro. Blozzelta: di raso, di velluto,
guenti. Cappello del Papa: è di 3 specie, di panno, di canjmellollo, con piccolo
di feltro rosso porpora colle due ali late- cappuccio, di colore rosso ;
qtielle di vel-
rali rivoltate, orlato di fettuccia di seta luto e di panno sono orlale ili pelli d' ar-
rossa con ricamo d' oro e ricco fiocco si- mellino: di damasca bianco orlato di ta-
mile, che si usa oelT inverno e altre sta* li pelli, per tutta 18." di Pasqua. Dice il

gioni, equivalente e corrispondente al ve- Zaccaria, Lo stalo presente della Corte


stiario di lana, sebbene si porti anco con di Roma, che 1* uso del cappuccio e del-
quello di seta: di vellutopure rosso, equi- ia mozzella fu introdotto da' Papi resi-
valente alla seta, e perciò si adopera col- denti in Avignone, per difendersi dall'in-
la niozzetta eie scarpe di egual velluto, temperie dell'aria ; mentre loro prede- i

uella forma e negli ornati aurei simile al cessori eransi sempre serviti del manto,
descritto; altrettanto iu tulio si dica del sinonimo di cappa e piviale. Stola: di
cappello di paglia foderalo di seta rossa raso rosso, con ricami d'oro ; e di dama-
per l* estale. Noterò, che ad evitare ripe- sco bianco con simili ricami, per tutta
tizioni, qui mi limito a brevi indicazio- rS." di Pasqua: si sovrappone alla moz-
ni, ne' propri articoli tulio avendo con zella. Neil' Avvento^ nella Quaresima
particolarità dichiarato, tanto dell' usOj (tranne la 4.' domenica dell'Avvento e
quanto dellaformaedella materia. Z?e^re^ la festa dell'Immacolata Concezione, die
tino del Papa : è di panno o di seta bian- si usa il velluto, così nella 4 domenica
chi, altro più piccolo e di seta tessendo tal- di quaresima e nella festa della Cattedra
volta quello per sovrapporvi la mitra o di s. Pietro, e della ss. Annunziata ; oltre
il triregno. Camauro: è di panno, di vel- gli atmiversari dell'elezione e della coro-
luto, di seta e di damasco di colore ros- nazione del Papa, se cadono in tempi che
so; di panno e di seta damascala bianca si usa la lana sideve portare il velluto
per tutta l'ottava di Pasqua; nell'inver- se inverno, la seta se estale), comincian-
no è orlalo di pelli d' armellino ( leggo do dalla Setluagesìma (sebbene nel Car-
nel Galletti, Del Primicero, p. g3, nar- nevale^ visitando chiese e monasteri, il

rando l'andata di Papa Costantino nel Papa veste la mozzella e le scarpe di vel-
710 a Costantinopoli, che usò il Carne- luto); ne' giorni di digiuno, comprese le
lauro ossia il camauro in testa, rilevan- Vigilie e Quattro Tempora, ne itine'
le

do raulichilà dell' uso ne' Papi. Alcuni rali e diversi anniversari de' defunti, ed
Papi, come Benedetto Xlll, l'usarono anche nelle Processioni (in cui talvolta

col berreltino sotto). Calze :ó'ì seta,o di vi andarono o altre pie pralicliedi
scalzi,

filo, o di cotone bianco. Scarpe : di pel- penitenza, nella visita delle Sette Chiese
le, di panno, di cammellotto, di velluto, e in quella delle Stazioni sagre, come
di seta, di colore rosso, orlate di fetluc- pure nella visita della chiesa di s. Grego-
cie d' oro, con
Croce ricamala in oro
la rio neir Oltavario de'fedeli defunti. An-
sul tomaio o lomarra ; per tutta TS." di zi alcuni Papi recatisi prima a visitare il

Pasqua sono di panno o di velluto bian- ss. Sagramento in forma di quaranl'oie


co, egualmente guarnite di felluccie d'o- esposto, con mozzella di velluto, nel re-
ro, colla Croce ricamata d' oro le pan- : carsi a s. Gregorio la deposero assumen-

tofole sono di pelle rossa, con Croce ri- do quella di panno, ^el^ Avvento visita
camata in oro. Soliana:d'ì sela,d'amuer- il ss. Sagramento nella Paolina, in moz-

re, dipanno più o meno greve bianca, zella e scarpe di velluto, ma di panno
con coda. Fascia: di seta bianca con pel s. Sepolcro), il Papa usa la lana e il

liocchi d' oro. Rocclutto : con mei ietto camaiellollo, secondo le stagioni; negli
VE S VES "237
altri tempi e nell' estale la seta, ii vellu- dlnalizlo a 5 porporati, dovendo uscire
to nell'inverno. Come ho indicato, le dal suo appartamento, assunse la stola,

scarpe, la mozzetta, la stola devono es- e perciò fu preceduto dalla Croce ponti-
sere d'egnal colore e drappo. Col descrit- fìcia. La Cappa del Papa (F.) veniva
to vestiario il Papa si reca alle Cappel- indossata dal Pontefice, di velluto, di saia
le e ne* Concistori del palazzo apostoli- o lana, e di scarlatto, del colttie rosso, e
co, ma senza stola alle dette cappelle, e neir inverno foderata d' armellini ; cioè
con questa ne'concisloii, cioè assume ap* di velluto ne* Mattutini (F.) della not-
posita stola detta concistoriale. Preceduto te di iV^/^/e, di lana o saielta negli Uffi^
dalla Croce pontifìcia^ così vestito il Pa- zi delle Tenebre, e nel venerdì santo con
pa si porta nelle cappelle delle chiese di mitra di lama d'argento (come dirò nel
Boma, o per visitarle, e così incede per la riparlarne meglio nel § V, dicendo del-
città visitando monasteri o pubblici sta- le vesti sagre del Papa), e di scarlatto

bilimenti, ed anche nel Possesso (/^.), neir anniversario della Commemorazio-


sia a Cavallo, sia in Lettiga, sia in Se- ne de' fedeli defunti: col cappuccio si

diay e sia inCarrozza dopo che le Ca- cuopriva il capo. Era di forma ampia,
valcate per quella funzione non hanno chiusa sul petto e aperta nella parte
più luogo paramenti sagri dal 1 5 1 3 in
in anteriore (come si esprime il p. Bonan-
poi, ma con delti Treni (/^^.). ^'e'posses- ni, p. 3o4 e 4^5), con gran cappuccio;
si e nelle cavalcate annue delle cappelle, sempre di colore purpureo, differenzian-
se il Papa cavalcava o procedeva in letti- do così da quella de' cardinali. Dissero
ga, vestiva pure la Falda (^.): il bar- alcuni che derivò dal piviale o ad esso
biere e il sartore suoi lo precedevano a fu sostituita ne* giorni di mestizia, ov-
cavallo, col di lui mantello, ed una va- vero per esser meno preziosa del man-
ligia con l'occorrente al pontifìcio servi- to pontificale e più conveniente al tem-
zio, al modo riferito nel voi. LXXXIV, po de' memorali mattutini e uffizi di-
p. 78 e 2i5 e altrove (il p. Galtico de- vini : mentre il manto o piviale di drap-
scrivendo l'ingresso solenne de'Papi nel- po con ricami d' oro, allaccialo nel pet-

le città, ne' loro viaggi, dice: Poslea to da ricco formale, il complesso di tali

venit Barbitonsor Papae cwn valisia ornamenti non era confacenle nel ce-
ruhea, in gita dehet esse cappa Do- lebrar la memoria della nascita del Sal-

mini Nostri, vel quod vult imponere; vatore nudo in un presepio, della sua pas-
et aliquando solent esse duo, videli- sione e crocefìssione per T umana reden-
cet Barbitonsor^ et Sutor). Se la La- zione, e la rimembranza e suffragi de*
vanda de* piedi [V.) il Papa la fa nel- morti. Dal fio qui detto risulta che il Pa-
la basilica Vaticana^ nel traversarla per pa in tutto l'anno usa il colore rosso, olire
recarsi a servire a Pranzo quelli a cui e sempre nel cappello, nella mozzetta, nel-
li lavò, senza la stola,non deve esser la stola e nelle scarpe, tranne dopo la cap-
preceduto dalla Croce, pel notato del voi. pella del sabato santo, in cui assume tali

LXX, 77: feci di tutto per elimi-


p. 76 e 3 ultimi indumenti del colore bianco,
narne l'errore che facilmente s'incorre, che adopera sino alla cappella del sabato
col pretesto che se il Papa non porta la in Albis, dopo la quale riprende que'di
stola sulla mezzetta, però deve trapassare colore rosso; mentre di questo è costan-
la chiesa e perciò occorrere la Croce. Vi- temente il ferraiolo di panno o di bor-
ceversa, registrai nelle mie memorie,che gousò, foderato di raso dello stesso colo-
Gregorio XVI a' 27 gennaio 1842, nel re, e orlato con fettuccia d' oro. II colo-
recarsi alla sala ducale, ove tenne il con- re rosso usa pertanto il Papa anco ne'
cistoro pubblico per dare il cappello car- tempi di lutto, così nelle vesti sagre io
238 V ES VES
sicuili tempi, in ciò uniformandosi al rito stoH era in uso, come riferiscono Euse-
tlelle chiese greca e aoibiosiana, nelle bio ed Egesippo, narrando che s. Giaco-
cjiiali il colore rosso è segno di tristez- mo i.** vescovo di Gerusalemme, /io« la-
za, come lo fu in varie chiese di Francia. nca veste sed sindone inrluebalur. Lo stes-
11 p. Povyard, Dissertazione sopra Vati' so alFercnano ss. Epiltìuio e Girolamo;
i

ttriorità riti bacio de piedi de^ Sommi e vogliono alcuni, in meuìoria della ve-
Pontefici aie introduzione della Croce
y ste bianca, con cui per ischerno fu vesti-
stille loro scarpe o sandali, l'el^(^ti e^iia- to Redentore (si tenga presente (juanto
il

li ragioni sul colore rosso usato da' Papi su veste ho detto nel principio del § I).
tal

nelle scarpe e in alcune vesti ne* giorni Si hanno testimonianze, che anco succes- i

di lutto; notando che tuttora si seppel- sori di s. Giacomo usarono vesti bianche.
liscono con paramenti dello stesso colore, E se i vescovi di Gerusalerìune si distin-
come ne' prnni tempi. Parlando de' Co- sero dagli altri ministri della Chiesa per
lori ecclesiastici, della Porpora^ e in al- l'abito bianco, mollo più conveniva che
tri articoli, ragionai del colore rosso; e il supremo capo della Chiesa universale
ragionando delle vesti sagre dovrò ag- usasse tal colore, per cui esistono molle
giungere alcun' altra nozione. Quanto al immagini antiche de'Papi.espresse in mu-
colore bianco della veste o soltana del saico vestili della toga bianca; ed è cosa
Papa, riporta il Bonaniii leggersi in un probabilissima, dice il Bonanui , che ri-
antico Diario pontificio. >» Il Papa sicnt flettendo s. Pieiro alla legge data da Dio
novo nomine renovatur^ quando viene a Mosè, di vestire il Sommo Sacerdote
eletto, quia novani pcrsonaniinduitj no- con veste talare di bisso e di lino, noa
vosque mores se suscipere projitetur^ volesse discostarsi da tale legge e mante-
sic eli ani quia codeste, et divinum as- nesse nella nuova molli riti, non aboliti
sumit ofjìcium in quo quideni in lui- del tutto, ma conservati con uso miglio-
manisagens, extra tanienhwnana clan- re, e con intenzioni più religiose, come
slra^ et quodammodo sempcr in eoe- conveniva al nuovo legislatore; che per-
lis conversaturus, albas coelestium per- ciò Albino Fiacco, De divin. Offic.^ par-
sonarum vestes haheat, per quas eoe- lando delle vesti mosaiche, disse: quas ad
lestis offìcii sui sple/idorem gentibus pa- instar illorum. rcvelata E\'angelii gra-
teficial. Sic enini et Christum legi- tta suscepit Ecclesia; sunt tanien alia
mus veslem inalbasse sicul niveni^ cnm cjuae apudillos non hahebanlur, utslo-
dignìtnleni suani in monte voluit Jpo- la benedicta etc. Non è dunque cosa mo-
sfolis dcclarare. Matt. 17 ". Questa pia derna che il Papa usi sempre la veste
interpretazione non dichiara donde pro- bianca, e questa molte volte fra l'anno
ceda r uso del color bianco nella veste sia di lana e non di seta, acciocché si co-
pontificia, che però studianilosi di ricono- nosca, come esprimesi Amulario Fortu-
scerne l'origine il vescovo Saussay, nella nato, De divin. Offlc, ch'egli come pa-
Panoplia clcricalis, stimò che l'uso del store universale deve portar manto tes-

colore bianco nella veste del Papa abbia suto della lana del suo ovile, onde cosi
avuto l'origine dalla candida colomba vo- conserva l'amore delle sue pecorelle, le

lata nei 2 38 sul capo di s. Fabiano nel quali mantengono nel dare a quello la la-
momento di sua elezione al papato;quia- na l'amore verso il medesimo, né tal co-
di nel 260 già era stabilito il costume lore conviene ad altri ecclesiastici, i qua-
dicuoprir di bianco le sedi vescovili. Ma li tulli sono dell'ovile di Cristo soggetli
tale indizio non è sì certo, che non possa al Pastore de'Pastori il Papa (forse anti-
dubitarsi circa l'introduzione di lai colo- camentene'primi tempi ecclesiastici il Pa-
re. Imperocché sin dal tempo degli Apo« pa avrà usalo la laoa invece della seta j ma
V ES V E S 239
da secoli distingue tali tempi soitantocol- so, ne come Benedetto XTa Nicolo V^ i

la mozzetta e scarpe di lana; la sottana quali essendo moderali co Parenti, si ri-

sempre è invariabile, cioè l'inilossa di la- cusarono ricevere le loro madri vestite eoa
na dal declinar dell'aulunno e la depone pompa, finché non si presentarono loro
al declinar della primavera, e nel tempo con abiti semplici. Vicino a morte, il ma-
che trascoire da tali stagioni veste sein gnanimo Paolo IV, richiese di vestirsi, di-
pre la seta). Quest'oso anlichissiiuo del- cendo: Non con^>enireal Prìncipe morire
la veste bianct» fu poi sempre conservato in letto. Delle sue vecchie vesti si vesti s.

da'Papi, come si lia dagli antichi rituali, Pio V, sobrio nello spendere per le ve*
e dal riferito nell'elezione di Vittore IH stìmenta; e siccome portava sulla carne
nel 1086; e dal ceremoniale pubblicato per camicia una lonicella di lana, alle due
d'ordine di Gregorio X deli 271, io cui che avea da cardinale, aggiunse altra da
si legge ves(es de svarialo , cioè di lana Papa, ri prendendo quel ministro che glie»
bianca; poiché sebbene comunemente il la avea fatta fare di gentile rascia, di cui

vocabolo scarlatto si usa per indicar il non volle vestirsi, ma della solita grossa.
panno tinto di color purpureo, può an- Alla sua morte, il generale de'dotnenica-
che significare panno di lana di differen- ui, al cui ordine avea appartenuto, aven-
te colore. Infatti più volte in tal senso do ottenuta una camicia di lana, dopo
trovasi espresso ne'registri d'Avignone di averla ornala convenientemente, la man-
Giovanni XXII deli 3 i6j panno de scar- dò in dono a Sebastiano re di Portogal-
lato albo , vestes de scarlato albo. Fu lo, affezionato al santo, l berrettini, le

stimato convenirsi al Papa la veste bian- scarpe e altre sue cose, a grandi istanze
ca, e la mozzetta di porpora, per signifi- da molti personaggi furono domandate
care la di lui somma dignità, il cappuc- al nipote cardinal Bonelli. Frecjuenli poi
cio piccolo della mozzetta ricordando l'an- sono le inchieste de'pii fedeli, anche no-
tico più ampio e col quale copri vasi il bilissimi, delle scarpe e berrettini de'Pa-
capo. Nelle pontificie stanze, ricevendo pi, che con divozione e gran pregio con-
neW Udienze ordinarie, Papa veste lail servano. magnifico Gregorio XllI nel
Il

Zimarra bianca di panno o seta secondo vestire fu moderato: ne'primi 8 anni del
le stagioni (Gregorio XVI nell'estate l'u- suo pontificato non ispese per gli abiti e
sava anche di scotto), scarpe rosse cru- altre cose attinenti alla propria persona,
cigere, e berrettino o camauro di seta o più di 3oo ducati. Soleva portarsi nella
di panno: cosi vestito e col cappello usua- guardaroba a scegliere degli spogli ser-
le rosso, recasi a trottare o passeggiare. vili a' suoi predecessori ed a'prelati de»
Il Papa regnante, quando ammette ad U' fonti, facendoli accotnodare alla sua per-
dienzai^V.)^ al bacio del piede le signore, sona. Il gran Sisto V vestiva con pover-
e per lo più quando va col treno di trotta- tà, sebbene pulitissimo, ma negli abiti
ta,ed a camminare fuori delle porte di sagri fu uno de'più splendidi Papi. Ap-
Roma, ed anche nelle villeggiature, sulla prossimandosi l'estremo suo fine, trascu-
zimarra usa la Croce pettorale(i Papi non rò curarsi, ripetendo:Che il Principedee
sogliono usarla né sulla mozzetta, ne morire in piedi. Clemente Vlllnell'anno
sulla sottana o zimarra), e cinge la fa- santo del giubileo 1600 fece vestire tutta
Scia di setabianca con fiocchi d'oro. Al- la sua famiglia di lana, e fece togliere dal
cuni Papi domesticamente adoperano an- le sue stanze ogni drappo di addobbo, ed
cora veste da camera di tela o lana bian- il simile fecero i cardinali nipoti e altri
ca, secondo le stagioni. Dirò alcuni aned- cardinali che abitavano nel palazzo apo-
doti sulle vesti de'Papi, senza ricordare stolico. Leone XI fu pulitissimo nel ve-
l'avveDutoa C/ewie/z^e F/jessendoreligio- stire e ueli' abitazione domestica. Paolo
24o VE S VES
V da cardinale iu ogni occasione vestì scia così vestito, tra il salmeggio di detti
l'abito cardinalizio col mantello talare, e penitenzieri, e la custodia delle guardie
cun lauta modestia clie da tutti era desi- nobili, ad appagare la divozione del po-
gnato futuro Papa. Alessandro VII nel polo. Mella sera perla Traslazione alla
vestire usava di tal maniera, che non man* Cappella Sistina del Vaticano, si pone
cando al decuro, non passava nemmeno il cadavere in nobile Lettiga^ ed all'uscir
alla pompa. Pio VII coli' antica mona- della sala si copre il di lui capo col cap-
stica semplicità, talora ricuciva lo scuci- pello rosso (mai ha luogo la Stola, né è
to, ed accomodava le rotture delle vesti. preceduto dalla Croce), e giunta la letti-

Del resto, secondo le azioni e le funzioni ga a pie delle scale viene stabilita su due
de'Papi, nel descriverle, notai in quali mule bianche. I penitenzieri che incedo-
vesti l'eseguiscono, come nel!' Udienze iov- no a'Iati, giunti a pie della scala regia del
mali (in quelle ordinarie, nel luogo as- Vaticano, i sediari e palafrenieri traspor-
segnato per le signore, anticamente non si tano il cadavere su nobile bara nella cap-
permetteva a Ile donne,benchè regi ne, pre- pella Sistina, etl ivi i penitenzieri lo spo-
sentarsi collo scuHino, guanti, il mani-
i gliano «Ielle scarpe, della mozzetta e del
colto, il ventaglio), ricevendo le frisile cappellone vestono degli abiti pontificali.
(f^'J de'sovrani colla mozzetla e scarpe di Se il Papa muore al Vaticano, medesi- i

panno o velluto o di seta, secondo i tem- mi penitenzieri lo vestono di detti abiti


pi ecclesiastici e la stagione; nelle Festi- ordinari, e quindi da'palafrenieri e sedia-
zionidì religiose,neglivSy70 9^//si,ne* Vic^- ri viene trasportato nella sala esponente,
f;i\ nelle Filleggiature ec. ec. Benedetto ovvero direttamente nella cappella Sisti-
XIV essendo indisposto, in una delle sa- na, dove poi penitenzieri, levate le no-
i

le del Quirinale, vestito di rocchetto, moz- minate vesti, lo rivestono dellesagre pon-
zelta e stola, ricevè il tributo della Clii- tificali. Questa vestizione talvolta la fece
iiea pel regno delledue Sicilie, previa pro- alcun maestro delle cereraonie pontifi-
testa quanto al luogo. Clemente XI rice- cie, spettando a'sediari e palafrenieri ca-
-vè il s. Fialico(F.), vestito di rocchetto, lare dal letto funebre il pontificio cada-
mozzetta e stola : quest'ultima sempre si vere.
pone al collo de'Papi aggravati da infer- Corte e Famiglia pontificia. Le noti-
mità nel ricevere Comunione. Mor- la s. zie dell'origine, progresso e stato attuale
to il Papa, dopo la Lavanda^ sezione e della Famiglia pontificia e della Corte,
ìmbalsamazionedel Cadavere [F.)/i Pe- sia abitante o no hq Palazzi apostolici
jiitenzieri Faticani cUeì'ììàaiìo lavato, lo o pontificii, le ho con diffusione riporta-
vestono degli abili usuali, cioè di scarpe te in tali articoli, e le individuali d' ogni
di seta o velluto rosso, di sottana bianca grado e udìzio negli articoli riguardanti
di panno o seta, fascia di seta bianca con ciascuno, benché di semplice onore, ar-
fiocchi d'oro, rocchetto , mozzetta rossa ticoli tutti che ricorderò in corsivo sol-
di seta o velluto rosso, e di camauro di tanto, tranne qualche necessario cenno
seta o velluto rosso, ovvero col berretti- in quelli che lo crederò opportuno; in o-
no di seta o panno bianco. Quindi se il gouno avendo descritto le varie loro ve-
Papa è morto nel Quirinale, così vestito stitnenta e ornamenti, secondo la qualità
i sediari e palafrenieri con nobile bara lo delle funzioni e azioni, e la varietà delle
portano in una delle sale pontificie o del stagioni; non che rilevato se Cubiculario
concistoro pubblico, e lo collocano sur un (^.)oprelato Domestico (A".). Quelli die
letto funebre coperto di coltre rossa di propriamente fanno parte della Camera
broccato d'oro, sovrastato dal baldacchi- segreta j quelli che hanno luogo ae' Tre-
no, ardendo agli angoli 4 ceri. Ivi si la- ni (ove riparlai delia scuderia pontificia,
,

VES VES 241


tle'suoi aiìclelli e loro vestiario, potentlo* stremila del M^i/z^o ponlificaleec.il com-
si tener presente ancìie il riferito ne'vol. plesso della corte e famiglia pontificia è
XXllI, p.i4'2, LXXXIV, p. io8) ponti- dignitoso, maestoso, nobilissimo; che ri-

fìciijSieno iirbnni cliesubLubani,di f^iag- splende principalmente nelle pontificie


gio o fi'lleggiatara, ed essendo il Treno funzioni , massime ée Pontificali ^ delle
preceduto dal commissario l)aUistrada,in Processioni, delle C^i'rt/c^/e. Nell'annuo
quest'articolo ne de!>crissi ralluale vestia- almanacco o Notizie] dì Roma , le gra-
rio; quelli che sono ammessi ad assistere duazioni della gerarchia ecclesiastica
alle funzioni papali nelle Cappelle ponti quelle della corte e famiglia pontifìcia
fide, nelle Processioni e nelle Cavalca- animessa all' intervento nella cappella
tej tulli descrissi ne'Ioro speciali articoli, pontifìcia, sono registrate come appres-
colle vesti e insegne die li distinguono, so. Oi^ni
ci
ceto o individuo ha il suo arti-
inclusivamenle a quelli che sono diversi colo; giova ripeterlo. Il Sagro Collegio
dalla famiglia nobile, di 2.° ordine e bas- de Cardinali , i Patriarchi, gli Arcive-
sa, sebbene tutti appartengono alla cate- scovi e f^^escovi assistenti al soglio pon-
goria di Servo (f''.)^ ma del Sommo Pon- tificio, W P^ ice- Camerlengo di s. Chiesa^
tefice e del più venerando sovrano, anzi i Principi assistenti al soglio, {'Uditore
del pili polente principe temporale, per generale della R. Camera , il Tesorie-
la sua immensa forza morale, derivante re generale della R. Camera, il Mag-
dalla dignità papale, anche tra'non cat- giordomo 3 ultimi prelati, col
(questi
tolici. Per tale duplice, unica, eminente e precedente, diconsi PreZfif^/ primari e di
sublimissima rappresentanza del Papa, la fiocchetti), il Principe assistente al so-
sua corte e famiglia è un imponente mi- glio onorario Patriarchi, Arcivesco-
, i

sto di sacerdotale e di regio, di sagro e di vi a Vescovi, covn^ve^x i Patriarchi, Ar-


principesco, che ad un tempo ispira vene- civescovi o Vescovi orientali per le sagre
razione e ammirazione, figurandovi car- ordinazioni e pontificali ne'Ioro riti , i

dinali, prelati, altri ecclesiastici e secola- Protonota ri apostolici partecipanti, fra'


ri , al modo celebrato in tanti luoghi e quali il Maestro di camera del Papa, \
nel voi. XXIX, p. 76; fanno
e fra 'quali Protonotari apostolici soprannumerari
decoro e lustro nobilissimi personaggi ro- non partecipanti ,V Archimandrita di
mani, statisti eslranierijgloriaodosia van- Messina, il Commendatore di s. Spirito,
to d' appartenere alla corte e famiglia il Reggente della Cancelleria. Gli Ab-
dell'augusto Potile.fice i^o wrtìt^^o (quando bati Generali degli ordini monastici, c^^-
per chiamato nel 649?
lai.' volta fu così sinese, basiliano, mechitarista, de'ctìt^o-
lo notai nel vol.LXVU, p. 253, non sen- nici regolari del ss. Salvatore Latera-
za riflessioni), monarca spirituale e tem- nensi, camaldolese , vallomhr osano, ci-

porale. La medesima ha la sua gerarchia stcrciense, olivetano, silveslrino, girala-


e graduazione, per le cariche, ullìzi e in- mino. I Generali e vicari generali degli
servienti di varie condizioni da cui è com ordini mendicanti, à^ predicatori , mi-
posta; come si reputarono onorati que'iyo- nori osservanti , minori conventuali, a-
vrani che resero pubblici omaggi d'osse- gostiniani (assumendo i maniconi, cosi
quio a'Papi, nel render loro l'uffizio di in coro, nelle funzioni, nelle processio-
Palafreniere anche vestiti col manto
^ ni tutti gli altri religiosi di tal ordine),
reale e colla corona incapo, nel servirli carmelitani calzati, serviti, minimi di s.
di due vivande Pran-
e altro nel solenne Francesco di Paola, della mercede per
zo jXìeX fare l'uffizio di Diacono e di Sud- la redenzione degli schiavi, cappuccini,
diaconOy nel versar loro V acqua per la trinitari calzati , carmelitani scalzi. Il
Lavanda delle mani, nel sostenergli l'e- magistrato di Roma, compreso il Sena-

VOL. cxvi. 16
a4i VE S VES
lore (profitto di quest'incontro per regi- rali de' suddetti ordini mendicanti, il

strale, in coerenza dell' altrove riferito, Predicatore apostolico, il Confessore


iu conseguenza delia nuova rinunzia lat- della famiglia pontificia, due Procu-
ta dal principe Orsini a*2o del preceden- ratori di collegio, il Sagrista (che pe-
te tnaggio, che riportano i n. 256 e 278 rò prende posto fra' vescovi assistenti al
del Giornale di Roma del i858, cioè soglio), il p. Sotto-S<igri.sta. Hanno pur
dell'i novembre e de'7 dicembre, ave-
I luogo nella cappella ponlifioia Chieri- i

re il Papa nominato senatore di Koma ci della cappella pontificia (nel quale


il marchese commendatore Matteo Ao* articolo parlai ancora del sotto-chierico,
liei Mattei, il quale poi a*5 dicembre re- e del cappellano del ss. Sagramenlo, del
catosi in grande formalità al Vaticano, quale anche nel voi. LXIV, p. 94 ^ ^^'
fu dal Papa ammesso al consueto giura» Irove), Cappellani comuni accoliti-ce-
i

mento). \\ Maestro del s.Ospizio.QiW Udi- roferari (discorsi anche nel voi. LXXI,
tori di Rota (cappellani Suddiaconi del p. i4), cappellani Cantori dellacappel-
i

Papa^ pel notato anco nel voi. LXXI, p. la pontifìcia (de'quali in più luoghi tor-
i3 e seg.), il p. Maestro del s. Palazzo, nai a parlarne, con)e nel voi. LXXI, p.
I Chierici di Camera^ Piotanti di Se- i I o eseg.), i Maestri 0^//^/7 (custodi della
gna tura (accoWU apostolici.avendone ra- Croce pontificia^ nel precedente articolo
gionato pure nel voi. LXXI, p.i3 e seg.), avendo detto ancora de' diversi custodi
gli Abhreviatori di parco maggiore , i del Palazzo apostolico Faticano, per-
ministri assistenti all'altare , cioè Prete, chè i maestri osliari erano i custodi del-
Diacono e Suddiacono (i quali sono ca- la porta della Camera de' paramcfiti o
nonici delle patriarcali Lateranense, Va- Letto de'paramenti) detti de Firga Ru-
ticana e Liberiana: ne* pontificali anche bea (da quella che portano), i Mazzieri
ildiacono e suddiacono Greci), Mae- i (essendo stato variato il loro vestiario,
stri delle ceremoniCy il p. compagno del descrissi il nuovo nel voi. LXVllI, p. 5),

p. Maestro del s. Palazzo (per assenza i Cursori apostolici ec. E' indispensabi-
o impotenza di questi). 1 Camerieri se- lecheio quivi aggiunga gli omriiessi Bus~
greti , Camerieri segreti soprannume-
i solanti, quali prima si dividevano in 3
i

rari, i Camerieri d'onore^ gli Avvocati classi esercitanti speciali uffiyi,cioè Bus-
concìslorialif Cappellani segreti fra*
i , solanti, Camerieri extra. Scudieri, ne'
quali il Caudatario e il Crocifero, i Cap- quali due ultimi articoli ne riparlai. Tia-
pellani segreti d^onore (i Chierici segre- vo una incongruenza nel loro vestiario,
ti), i Cappellani comuni, gli Aiutanti di come neTìrga rubea. Questi e quelli ve-
camera (anche soiio- Chierici segreti: il stono collare, sottana, e fascia di seta pao-
i.°come custode generale delle vesti pon- nazza, con asole e bottoni neri, e man-
tificie, che il Chiapponi negli Ada Ca- lellone di saia paonazza. Tutti i cubi-
nonizalionisSanctorum liahita a Cle- culari pontifìcii che assumono la sottana
mente XI, chiamò Subcustos Papae ve- di seta nel declinar della primavera e ia
stium, in confronto del vescovo Sagrista tutto l'estate, nell'inverno e nelle altre sta-
custode prefetto delle vesti sagre pontifi- gioni vestono la sottana di panno. E per-»
cie, nelle solenni funzioni de' pontificali che non debbono fare altretlanto BuS' i

e altre, al trono di terza pone i sandali solanti, ed Virga rubea, ed alcun al-
i

colle relative scarpe al Papa, e per l'ado- tro cubiculario cui è comune tale vestia-
razione della Croce nel venerdì santo gli rio? Non solo si dovrebbe fare per ra-
leva e poi ricalza le scarpe. Per gli aiu- gionevole uniformila, ma altreA per un
tanti di camera si tepga presente il voi. discreto riguardo a non più permeliere
LXXIX) p. 276), i Procuratori gene' vedere tali cubiculari intirizzire dailred-
VES VES 243
do e patirne le conseguenze. Ma, quan- 1859, 241, 25o, 260; ed è inol-
co' n.
do alcun zelante propone la remozione di tre intrinseco per quanto ho detto del
cose inagiouevoli, pronta è la risposta col* ^.Maestro del s, Palazzo e òe^Xx Uditori
l'antiquato adagio: Si e fatto sempre cO' di Rota nel voi. LXXXII, p. 222, 23o,
sì! Clii lo prova ? Io la dicOj non anti- 236, 244» 268. Annunziò dunque a'24
chissima anomalia^ e originala forse per ottobre, essere passato all'altra vita, di
motivo che non conviene il pubblicarlo. 84 anni, il Piev. p. m. Domenico But-
E chi non ignora che la qualità della , taoni maestro del s. Palazzo apostolico,
materia degli abiti forma distinzione? E commendevole per pietà, dottrina e pru-
chi mi può negare che la seta è più no- denza. Portato privatamente [il cadave-
bile della lana? Più onorevole, anzi di- re dal palazzo Quirinale, ove abitava, al
stintivo di dignità. La graduatoria '*- convento di s. Maria sopra Minerva, fu
stinzioiie gerarchica, nelle vestimenta di ricevuto da quella religiosa famiglia, la
corte deve essere; ed esiste i\q Bus-
vi quale a'2 3di detto mese gli celebrò mo-
solanti, ne Finga ritheaec.^ mediante il desti funerali, secondo il costume, can-
mantellont di saia. In cappella e nelle tandovi la messa il R.ev. p. m. Angelo
processioni ec. poi,i bussolanti ne hanno Vincenzo Modena dello slesso ordine, già
altra, quella della C<7p/;/7ja quale è pri- suo degno e benemerito primo compa-
va di mostre di seta e di fodera di pelli, gno per tanti anni, ed ora segretario del-
oltre il modo come siedono. La sottana la s. congregazioiJe dell'Indice. A' 4 poi
di panno i\ Bussolanti^ a' Virga ruhea, di novembre notificò il medesimo Gior-
ed a qualche altro cubiculario, nelT in- nale, avere Santo Padre, con biglietto
il

verno e altre stagioni, non solo io, dopo nominato Mae-


della segreteria di stato,
tanti imparziali e coscienziosi studi sulla stro del s. Palazzo apostolico il Rev.
corte pontificia, la trovo necessaria^ con- p. Girolamo Gigli ex vicario generale
veniente, ma eziandio equa e doverosa, dell'ordine de' predicatori. Indi a' 12
onde impedire malori a chi ha la ventu- dello stesso mese e nella ricordata chie-
ra di stare innanzi al più augusto consesso, sa, il collegio de' prelati uditori di Rota,
in cui sublime siede il Servo de' Servi di vi tenne solenne cappella per sulFragar
/?/o, benignissimo tipo di carità edi man- l'anima del p. Buttaoni, il quale nella
suetudine. La ragione deve prevalere al- sua carica avea seduto nelle cappelle
l'errore e alTmcongruenza. — Segue nelle pontifìcie col medesimo. Pontificò la mes-
Notizie di Roma la seguente enumerazio- sa mg."^ Marinelli sagrista del Papa, ac-
ne graduatoria della Famiglia pontificia, compagnata da' cantori della cappella
CardinaliP<^/rt/m/ (nominati secondo l'an- papale. Oltre i detti prelati, co'quali se-
zianità del cardinalato) : Segretario de* deva il successore p. m. Gigli, presero
Brevi pontificii ^
\)io- Datario, Segreta- parte alla funebre ceremonia il collegio
rio de' Memoriali, Segretario di Stato e degli avvocati concistoriali, gli avvocati
Prefetto de' sagri Palazzi apostolici. Pre- e procuratori rotali, ed altre persone ad-
Maggiordomo^ Maestro di Came-
Iati: dette a quel tribunale ragguardevole. Vi
ra, Uditore del Papa, p. Maestro del assistè in coro eziandio la religiosa fa-
s. Palazzo (Importa il dovere di grati- miglia insieme al Rev. p. m. Vincenzo
tudine, pel notato nel voi. XLI, p. 218, Jandel maestro generale dell'ordine, ed
cioè per la benigna e legale revisione altri graduati domenicani, i quali pro-
de' miei manoscritti di questo mio Dizio- cessionalmente usciti dal coro, furono
nario, che io a modo di nota, fra queste presenti alle assoluzioni fatte intorno al
parentesi, riproduca con riverente affet- tumulo dal vescovo funzionante, e reci*
to, il riferito dal Giornale di Roma del taroDO le preghiere cousuete. Molle per-
a.U V E S V E ,S

soiie strette in amicizia ni laudalo p. But- b ili pontificie e Pressili/feto ereditario di


y

taoiii, o a quelle congregazioni, fra cui s. Romana Chiesa (in (juest'ullimo arino-

egli era sialo atuioveralo, vollero pri- lo ancora discorsi delle varia/ioni esegui-
vatntnenle essere presenti alia lugu- le nelle monture di tale distinto uflizio
bre ceremouia, riuscita col massimo de- e del nobilissin)o corpo). Camerieri se-
coro). Camerieri segreti : Elcinosinie' greti di Spada e Cappa soprannumera'
re segreto^ Segretario de* brevi a' prin- che
ri (l'attuale loro vestiario è quello,

cipif Sostilitio {Idia segreteria di Stato in uno Camerieri d'onore ili


all'altro àn*
e Segretario della cifra, sollo- Datario Spada e Cappa, óéscv\^^\ nel vol.LXVIll,
(di cui anco nel voi. XXX.IX, p. 249, e p. 3, e l'odierno sott' abito consiste nel
altrove), Segretario delle Lettere laù- poc'anzi descritto). Camerieri d'onore in
ney Camerieri se^reti^ coppiere, segreta- abito paonazzo. Camerieri d'ono^'e ex-
rio d'ambasciala, guardaroba e altri, co- tra Urbem. Camerieri d'onore di Spada
me talvolta il Medito arcbialro del Pa- e Cappa (a'quali appartiene il nuovo a-
pa. Prelati Domesticiy e lo sono aticlie i bilo e sotl'abilo, indicfito w' Camerieri si-

fescovi assistenti al soglio. Camerieri mili sopraiinumeiari). Ulìì/iali della Sviz-


segreti soprannumerari. Camerieri se- zera guardia. Ulliziali della guardia pa-
greti di Spada e Cappa j cioè il Maestro latina, di cui nel voi. L,p. 202 (di recente
del s. Ospizio^ il Foriere maggiore il , aumentata, come Giornale di
riporta il

Cavallerizzo maggiore^ il soprintenden- Roma de' 5 novembre 1859). Cappel-


te generale delie Poste pontificie (a'pri- lani segreti. Cappellani sei^rcti d'onore.
mi tre de' quali essendosi variato il ve- Cappellani d'onore extra Urbem, Chie-
stiario, descrissi il nuovo nel voi. LXVIII, rici segreti. Cappellani comuni. Aiutan-

p. 4- ^^^ conviene qui fare una lieve rei- ti di Camera. Scalco segreto. Maestro

lifìcazioiie , ed un' aggiunta. Consiste la di casa del s. Palazzo apostolico. Segre-


1/ iiell'avvertire cbe la cinta della spada tario della prefettura de'ss. Palazzi apo-
è di velluto e non di pelle; e che (pian- stolici, verificatore de'conti, direttore del-
do indossano il mantello o ferraiolelto di la computisteria, uditore criminale: que-
seta, non portano il rubhone. Quanto al- sti ufTiziali non hanno vestiario proprio,
la 2." devo dire. Tanto camerieri segre- i cosi l'architetto. Fioriere capo della Fio-
ti partecipanti, che i camerieri soprannu- reria apostolica. Bussolanti^ fra'quali il

merari e quelli d'onore, tulli di Spada soiio-Foriere, e il sotto guardaroba , di


e Cappa, hanno [>urecanjbialo il soll'a- cui anco nel voi. LXXI, p. 67 e seg., con
bito dell'antica uniforme rossa, surrogan- titolo di Monsignore, cìì%io(ìe deWiì Fal-
do il pantalone lungo bianco con fascia da e della Stola concistoriale rossa del
di trina d'oro, a'calzoni bianchi corti al- Papa (occorrendo la bianca viene som-
lacciali con fìbbie dorate, ed alle calze di ministrala dalla sagrestia pontificia o dal
seta bianca con iscarpe e fìbbie. Quan- I
." aiutante di camera, cioè in tutta i'S.^

tunquepoi il pantalone bianco lungo sud« di Pasqua), non che degli Agnus Dei
detto sia di stretta etichetta, per 1' uni- benedetti ec: siccome ì Bussolanti prima
fornie di cui parlo, pure nel maggiordo- si formavano di due altri ceti, Camerieri
malo di mg.' Medici, ch'ebbe termine col extra muros , e Scudieri del Papa, co-
cardinalato a'i6 giugnoi856, dal nobi- me notai, le notizie di questi due arUco-
le ceto fu domandala e ottenuta l'aulo- lisicompenelranocon l'altro. Descriven-
rizzazione di poter invece indossare il pan- do la Famiglia pontificia parlai di i\\' ,

talone nero parimenli con fascia di trina verisi vestiari, riportai diversi ruoli anti-

d'oro, per essersi ricouosciutodi maggiore chi e recenti, ne'quali sono nominati degli
comodità del colore bianco). Guardie no- ufììziali e famigliari non più esisleuli,e
VE S V ES 245
nitri non neWe Notizie dì Roma^
registrali sono gli abiti, s^V/ndanienfi, e gli orna-
laonde qui ricorderò quelli che hanno menti cUe paviano neW Ufjizì a tur a Dii>i'
ai ticoli e ne descrissi il vestiario, non sen- na (/''.) gli ecclesiastici ministri del Cul-

za prima notare cliedi(liversi,comed'al- to Divino (^.). Diconsi abiti e ornamen-


ctini de'summenlovatijsi vuole che il co- ti sacerdotali que'chesono propri del Sa-

sltune sia inventalo da'celebri Raffaele e cerdote j^h\i\ e ornamenti vescovili e an-
}jLionarroti. Scopatori segreti^ PalafrC' che pontificali, quelli che indossino ve- i

nicri in cui discorsi del loro decano , e scovi; abiti e ornamenti pontificii o pon-
de'sediari portatori delle Sedie de^ Papi tificali, quelli cheassume il Papa.iquali
e della LcUii;a, i quali tutti vestono de- sebbene eguali a' vescovili ,
quanto alla
corosi abiti. Hanno proprio vestiario i forma, differenziano in alcun colore, ol-
Medici palatini ossia della famiglia pon- tre che ne ha de'speciali esclusivamente
tilìcia, il credenziere e il i
.**
giovane del a lui spettanti. Queste vestimenla si chia-
tnaeslro di casa o custode della cera, cioè mano eziandio Paramento Si7g'ro(F.),al
l'abito nero di città simile a quello de' qual vocabolo appartengono pure, quan-
gentiluomini^ ma senza spada; i custodi tunque non vesti sagre, il Paliotloj i co-
de/lliisei, stanze e loggia di Raffaele, e nopei del Ciborio o Tabernacolo ^ e Ae\-
o pinacoteca, del palazzo f^ad-
j^allerie la Pissidej la Borsa degli Olii santi; il

canOy oltre luolli inservienti minori ad- Baldacchino e T Ombrellino; il Faldi'


detti a varie officine, a'giardini, alla net- storio e altre simili Suppelleltili sagre
tezza de' cortili, parlati a' loro luoghi. (/^.). Nel i.'' de'citati articoli ricordai le
Quanto al sagro collegio de'cardinali, va vesti prescritte da Dio pel Sacerdozio
ricordato il M aresciallo di s. Romana (F.) degli ebrei e pel servizio del suo
Chiesa custode perpetuo del Conclave Tempio (^.), ad splendoreni , et orna-
(del quale anche nel voi. LVII, p. 201, tum, onde Sacerdote [F.) fosse riveri-
il

qui aggiungendo, che in conseguenza del- to e rispettato dal popolo, e insieme per-
la morte del principe d. Agostino Chigi, chè ne fòsse distinta la sagra digjiità. Es-
notificò d Giornale di Roma de'28 feb- sendo l'uomo assuefatto a rimirar la ter-
braioi856, avere il Papa nominato il di ra, non conosce il merito delle cose invi-
lui figlio principe d. Sigisnftondo Chigi- sibdi, la grandezza e bellezza divina; e
Albani, a Jiìaresciailo perpetuo di s. R.. perciò volle Dio, che per mezzo delle co-
Chiesa e custode del Conclave, il quale se visibili arguisse quanto egli sia bello
per questa carica prestò il giuramento al- e maestoso, onde s'im[)iegasse nel culto
la presenza del cardinal Riario vSfoiza ca- di lui tuttociò che in terra è più prezio-
merlengo di s. R.. Chiesa), i Chierici na- so, e da questo si avesse un'idea della Di-
zionali del s. Collegio, rufficiale extra vina maest;i. Essendo egli la stessa bel-
onines del Concistoro^ la Famiglia de* lezza, volle tutte le cose sagre belle e
Cardinali e Prelati. Lo ri pelerò ancora preziose, comeavea prescritto nella fab-
una volta, in lutti ricordati articoli so- i brica dei Tabernacolo (F.), e poi ordinò
no le descrizioni del vestiario di tutti i a Salomone nell'edificazione del Tempio
sunnominati. di Gerusalemme^ di cui fu quello la fi-

§ V. Presti sagre. E' naturale il sen- gura; e perchè tutto dovea servire ad un
timento di rispetto e di riverenza nel pre- (ine sublime, conveniva usare ciò che si

si ntarsi a Dio per orare o per sagrifica- stimava più degno e prezioso. Tanta era
le. Quindi derivò presso i popoli piti ci- quindi la gloria e la venerazione, che al
vilizzati l'usanza di vestire alcun abito Sommo Sacerdote concìViava il sagro ap-
belle sagre ceremonie sopra quello eh' è paralo da cui era coperto , che il com-
proprio della vita civile. Le vesti sagre plesso di lauta sontuosità lo faceva vene-
246 VE S V ES
rate dal popolo come sce^o dal cielo , e eletti ut emant vesiimeiila alhn^ cioè che
in celio modo quasi eguale a Dio. Per- si ricoprano dairinnocenza; e presso Eze-
ciònon dee surpreudeie, se Alessandro chiele disse Dio, aver vestita la sua sposa,
M//gno marciando su Gerusnlemiue per la Chiesa degli eletti, opere phrygionico,
espugnarla, incontrato dal sommo sacer- bissoy alliu/iie ornaf/icntis, ne'quali sen-
dote vestito cogli abili pontificali (che ho za dubbio intende la grazia e la giustìzia
descritto in ispeciali o relativi articoli, in con cui come veste preziosa scancellati li

lino a quelli de Sacerdoti e de* Leviti)^ peccali si ricopre il peccatore. Allapritni-


benché questi non potessero usarsi fuori tiva e ordinaria semplicità delle vesti sa-
del Tabernacolo e del Tempio, restò me- gre successe la ricchezza e la magnificenza
ravigliato di stupore per tanta sovrauma- pel maggior decoro del culto divino, con-
na maestà, che prostratosi in terra l'ado- tribuendovi la fervorosa pietà de' fedeli,
LÒ, e cambiato il furore in mansuetudi- de'principi,de'Papi,de'vescovi e altri ec-
ne, pieno di riverenza si recò al Tempio clesiastici, i cui preziosi e copiosi donativi

del Signore, ove dispensò molti doni a celebrai in tanti luoghi, massime dopo
tutti i sacerdoti, da'quali fece olfrire del- che Costantino rese la libertà alla Chie-
I

le vittime a Dio, e concesse favori agli e- sa e ne fu munifico benefattore. Le sagre

hrei ed a'samaritani. Eguali esempi of- vesti si tempestarono di gemme, si orna-

fre la storia ecclesiastica di Papi, vesco- rono con ricami e altri ornamenti d* oro
vi e altri ministri di Dio, nel presentarsi e d'argento, e si formarono di stupendi
a*prepotentie feroci conquistalori,coperti drappi di opere e colori diversi. Ma la-

delle loro sagre insegne. Che i ministri sciamo parlare Bonauni. Ardirono iil p.
della C/i/V.?/2ne'primi secoli del cristiane- Novatori d'msultare sagri ministri del- i

simo celebravano il Sacrifizio (^.) con la Chiesa, ad imitazione degli eretici Pe-
vesti della forma usuale e comune a' se- lagiani [/^.),censiìvando\o splendore del-
colari, ma più nitide e di candido lino, le vesti sagre, come poco confaceuti aldi-
talune però preziose, lo dissi in quelli ed vin culto, fomentando pensieri maligni
altri articoli. Se la nuova Chiesa non non Giuda,
dissìmili a quelli dell'empio
ritenne le forme delle vesti sagre del Sa- che riprese Maddalena quando unse di
la

cerdozio degli ebrei, ne imitò poi la pre- prezioso unguento (del cui vaso feci pa-
ziosità dell'appara to,in ciascuna delle qua- rola nel voi. LXXXV, p. 2 ig) i piedi del
li, come dichiarai nel descriverle, sono Salvatore in Naim nella casa di Simone
nascosti i più sublimi misteri; e con più di il Fariseo: Utquid perdiliohaec? Poluit
ragione conviene tale magnificenza e pre- eniiìi islud veniuidari mullo^ eùdaripau-
maestà de'suoi misteri, quan-
ziosità alla peribits. Ma lo stesso Redentore prese a
to più supera il sagrifizio incruento del difendere la penitente donna, e biasimò
di vino Agnello, da'sagrifizi sanguinosi del- l'amara censura del suo indegno discepo-
le vittime animalesche , le quali si olFri- lo. Si oppose a' piimi s. Girolamo nel
Tano sugli altari degli ebrei. Le loro ve- lib. I contro i pelagiani, e notò, che seb-
sti sacerdotali significarono la persona di bene l'oro e gli ornamenti preziosi nella
Gesù Cristo Sommo Sacerdote della nuo- Chiesa cattolica non sembrino confucen-
va legge, a cui era ordinato quanto nel ti alla povertà dello slato primitivo di
secchio Testamento si operava, tra la fi- essa, nondimeno molto
le convengono, a

gura e il figurato. E siccome la nudità fine di potersi argomentare la di-


da essi

significa la colpa del nostro i.° padre A- gnità della medesima. Contro il senti-
dumo, così le vesti indicano la giustizia mento degl'imitatori del perfido Giuda,
con cui Dio la vestì, onde non apparisse; avaro custode del denaro che serviva al-
che perciò Cristo uell' A pocalisse esortò gli la sussistenza del divìu Maestro e de'suoi
-

VE S V E S 247
seguaci, rispose il Molano colle parole tlel telletto giudicare la dignità e le prero-
Sandero, De Irnrtg. adorai, iib. i, cap. 8: gative. Conviene poi riflettere, che nella
Tenipluni Dei figura quaedam est^ et Chiesa nascente, essendo gli Apostoli e i

imago Coeloruni, luide quae suntiri Tem- primi fedeli povera condizione, non po-
in
plis Christianoriim, debent iis responde- terono far comparire il sacerdozio colla
re quqe switin Coelis. Nani^ et Paulus maestà del sacerdozio degli ebrei; indi
Sanata Sancloruni in Templwn Salonio- crescendo e dilatandosi pel mondo la fe-

ìiis coelestishahitacidìfiguramfuisfìe de- de cattolica, si gareggiò da'principi e fa-


ciarai'il. Or siccome, aggiunge, nel Tem- coltosi ad arricchire le chiese pel lustro
pio (li Salomone erano ornamenti prezio- del cullo e delle persone ecclesiastiche;
si, anzi nel sommo sacerdote di esso ri- onde si conoscesse quanto più degna fos-
splendeva la preziosità delle vesti, dell'o- se la Chiesa fondata dal Salvatore, dalla
ro e delle gemme, colle quali erano or- Mosaica, la quale fu ombra e figura del-

nate, pel precetto dato da Dio aMosè, co- Condannò Odone abbate cluuia-
l'altra.

s'i è conveniente che nel Tempio della cense coloro,che nelle cose sagre solo am-
nuova quando vi entra un cristia-
legge, mirano la preziosità de' vasi e delle ve<ti,
no, ^em Coelum qiioddani terrestre, co- invece di penetrarsi ne'misteri che com-
gilet se ingredi, ubi appare t gloria Do- piendono. In vero sono infiniti i misteri
mini etiani
, in Sanctis snis^ li quali so- e le pie considerazioni di quelli che non
no li ministri del sagro Aitare. Colla me- senza divina ispirazione istituirono gli or-
desima ragione fu ripresa la temerità di namenti sacerdotali, massime Innocenzo
Vadiano che ardì riprender quelli che
, IH, Alenino, Durando, Albino Fiacco, A-
esprimono ilSalvatore con aurei ornamen- malario, Ivone di Chartres, Beda e tan-
ti. Alla temeraria riflessione di Giuda si ti altri. Quindi è, che sino dalla nascen-
rispose, che se la necessità richiede, ragio- te Chiesa persuasi della necessità delle ve-
nevole cosa è l'impiegar le ricchezze del- sti decorose, nelle slesse angustie delle
la Chiesa nel sovvenire i poveri, come Persecuzioni ne procurarono lo splendo-
fecero s. Ambrogio e s. Agostino, nello re, ed a Papa s. Clemente I del f)3 si at-
spezzar li vasi preziosi della Chiesa per tribuisce l'istituzione degli ornamenti ve-
redimere gli schiavi. Ma se tale necessi- scovili, che altri dicono ordinali dal pre-
tà non richiede il privar le chiese delle decessore s. Cleto, il quale essendo da ta-
loro cose preziose, empio è chi ne con- luno confuso con s. Anacleto Papa del i o3,
danna l'uso ne'sagri ministri, come fu em- a questo pure 1' attribuiscono. Per cui è
pio Leone Ili imperatore greco, fiero per- manifesto, che pel decoro e magnificen-
secutore degli adoratori delle ss. Iniuia- za della Chiesa cattolica volle Dio, che in
gini (^^.), che sacrilegamente tolse dalla essa si trasferissero i regi ornamenti, e ap-
chiesa di s. Sofìa di Costantinopoli la pre- parisse nobilissima com'era conveniente
ziosa corona di gioie delSalvalore,dicendo alla sua sposa. Queste e altre considera-
con derisione empia e arditamente, non zioni e spiegazioni riferisce il p. Booaoni
essergli decente tale ornamento dopo aver nel cap. 1 1: Per qualfine volle Dio^ che
vissuto povero in terra ed aver inculcata le vesti sacerdotali fossero preziose. E
la povertà a' suoi seguaci. La preziosità nel cap. 83 Si riflette alla preziosità
:

delle vesti non si usa da' ministri della delle vesti sagre usate nella Chiesa, il
Chiesa per fdslo, vanità e superbia, ma per Marangoni, Delle cose gentilesche e prò
motivo religioso di ossequio dovuto al Re fanCj trasportate ad uso e adornamento
della gloria, e per mostrare la sublimità delle Chiese, tratta nel cap. 33: Se alru'
del Sacerdozio cristiano; poiché dalle co- ne vesti ecclesiastiche , derivate siano
se apparenti e sensibili suole l'umano iu- nella Chiesa da quelle de' gentili. Uiie-
248 VE S VES
lisce come gli avversati della Religione anche ne'sogrlfizi, erano comuni a tutti,
(/^.) callolica si persuadono avere un consistendo in una tonaca o tunica bian-
grande argomento contro di lei, nel pre- ca di lino, quasi simile al Camice. Tut-
tendere che alla Chiesa siano derivati tavolta tale sorte di vestimento la Chiesa
da* gentili alcuni sagri riti e cereinonie, prese piuttosto dal sacerdoziodegli ebrei,
e specialmente la forma d' alcuni vesti- cheda'sacerdoti gentili, e fu usato dalia
menti co'quali si celebra il divin sagrifì- nascenleChiesa dallo stesso apostolo s.Gia-
zio, da essi cotanto impugnato. L'ingle- comoi." vescovo di Gerusalemme. Quan-
se Conyeres Middleton, dopo molti al- tunque nella storia ecclesiastica de'primi
tri, contro le sagre vestii lo sostenne in 3 secoli si conoscano certe memorie che
un'epistola. Il Marangoni non impugna, gli Apostoli istituissero varie vesti sacer-
che alcuni sagri vcslimenli, quanto alla dotali, per celebrare il divin sagrifizio,
forma esteriore, siano stati usati ancor non ne abbiamo con sicurezza indicata
da'gentilijma bensì dichiara, che la Chie- la particolare forma. Il francese De Tour,
sa, purgali i riti e allre cose gentilesche De P'esle Sacerdotali^ nella sess. 7 di-
da ogni superstizione, ella potè santifi- mostra, che i ss. Apostoli prescrissero nel
carli co'medesimi suoi, ed appropriarli al celebrare l'uso di vestimenti diversi dagli
cullo del vero Dio. Quanto alle vesti de* usuali e comuni, senza potersene stabili-
gentili, in primo luogo devono distinguer- re la materia e la forma, per la quale di-
si in due sorti. La prima de'sacerdoti, e poi la Chiesa si adattò alla qualità e for-
l'altra della diversità degli ordini e gra- ma delle diverse nazioni. Il Maraiigoni
di della repubblica, ossia vestimenti civi- perjsa che s. Anacleto Papa del io3, or-
li. Intorno a'primi, ancor questa sorte di dinasse a'sagri ministri di assistere al ve-
vestimenti sacerdotali devesi suddividere scovo vestili d'abiti sagri.Es.SlelanoI Pa-
in comuni ed in ispeciali^cioè in quelli che pa del nSfj scrisse neW Ejjist. ad Ilario:
si usavano comunemente da tutti i sacer- /^estimenla ecclesiastica, quibiis Dona'
doti gentili, ed in altri i quali portavano no niinistratur, cidtusque Divinus, ciini
noa propria divisa, per essere dedicati al oinni honorificentia^ et honestate a Sa»
servizio degl'idoli, onde tali abiti li quali- cerdotibus, reliquisqiie Ecclesiae Mini'
ficavano loro ministri, e per distinzione slris celehratur, et sacrata esse dehent,
solevano concedersi a quelli che andava- et honestay quihiis aliis in usihus , cuni
no a combattere ne* teatri , ed erano di Deo, ejiisque scrviiio consecraia, et de-
colore rosso e purpureo. Questi abili e- dicata sint, ncnio dehetfnà , ncque in
raoo abborrili da'primilivi cristiani, per Ecclesiis^ et Deo dignis
quae nec o/JIciis^

avere rinunziato alle superstizioni idola- ab dehet contiiigì^ autferre, nisi a


aliis
triche, ed assumendoli sarebbero compar- sacratis hominibus. Ma conviene ram-
si apostati dalla fede, onde lóro fu proibi- mentarsi, che critici ritengono apocrife
i

to. Costretti diversi martiri ad assumer- V Epistole de' Papi sino a s. Siricio del
li, massime le divise de'sacerdoti di Sa- 385, tranne alcune; ma non perciò per-
turno e le donne le fuscie di porpora pro- dono la loro autorità, come citate du*
piie delle sacerdotesse di Cerere, viril- ss. Padri e da'ss. Canoni. Il Durando, Ra-
mente li rigettarono, come si ha da'Ioro tional. Divin. 0/?7c/or., li b. 3, cap. i, èdi
/^Zf/^mcc/z, presso il Uuinarl. Perciò chia- sentimento, che le sagre vesti abbiano la
ramente apparisce l'antica disciplina del- loio origine da quelle prescritte da Dio a*
lu Chiesa, nel ritenere sacrileghi e idola- sacerdoti dell'aulica legge, ma che però
trici tal sorte di vestimenti. Quanto al- alcune furono ordinale da' ss. Apostoli.
l'altre veati, sebbene adoperale da'sacer- Soggiunge il Marangoni, ciò è verissi-
doli gentili, s'j U"Oiieale e sì d'Oucideule, mo quuulo aliai.' istituzione e al signid-
VES VES 249
calo, non però quanto allo forma delle da'gentili e trasferirle al culto di Dio, a
vesli; perchè essendo le vesti sacerdotali decoro maestoso della Chiesa e de' sudi
della chiesa ebraica tutte figure, le quali ministri. « E' mollo da commendarsi la
teriDinatc erano colla pubblicazione del- Chiesa, la quale, di mano in mano, tut-
la nuova legge di grazia, ne in lutto as- to quello che ha osservato di buono e
sumere si dovevano, ne in tutto ancor di maggior decoro, lo ha trasferito al cul-
tralasciare. Di quelle pertanto ha ritenu- to di Dio e de'Scuiti suoi, e ad ornamen-
ta l'istituzione e il significalo, non però to de'suoi ministri, e ciò con alto avvedi-
tutta la loro forma, variandola secondo inentoj poiché essendo noi composti non
la qualità, ed opportunità de'lempi e del- solo di spirito purissimo e sublime, ma
le nazioni. Dappoiché cessale le persecu- ancora di materia rozza e grossa, siccome
zioni de'genldi, era necessario che la Chie- questa può occupare quello, impedirlo e
sa comparisse nell'esterno e ne' suoi mi- farlo traviare, come tutl'ora succede; co-
nistricon quella maestà e decoro che al sii la parte materiale ha questa particel-
cullo del vero Dio conveniva e perciò , la di buono, di poter aiutare la parte no-
era d'uopo ch'ella ne'suoi sacerdoti aves- bilee spirituale, mediante l'unione e coe-
se una comparsa molto più maestosa del renza che passa fra loro, e servirle come
favoloso sacerdozio pagano, come si e- di guida verso le alte cime della virtù e
spresse s. Agostino. Ond'è che la Chiesa, cognizione di Dio. Così gli ornali esterio-
in diversi tempi, andò assumendo la for- ri delle Chiese, de'Santi, delle ss. Imma-
ma delle sagre vesti, ordinandole secon- gini e de'ministri sono spesso di grandis-
do lai.* istituzione e significato della s. simo giovamento per infiammarci alla
Scrittura, benché sise^rvisseella della for- venerazione maggiore delle cose sagre, e
ma esteriore, anche simile agli abiti u- per eccitare lo spirito alla contemplazio-
sati da'gentili, non però degli accennati ne dell'invisibili e celestiali, e per isve-
superstiziosi, ma solamente di quelli che gliare e imprimere neh' animo de' fedeli
chiamansi civili, co'quali dislinguevansi i e de'sacerdoli, divote e misteriose consi-
nobilissimi gradi e le dignità più cospi- derazioni. E siccome, per esprimere i sen-
cue della repubblica, che macchiati non timenti dell'animo, é bisognato servirci
erano di superstizione, ma insegne di di- delle voci e de'caratteri delle genti e del-
gnità e di decoro, santificandoli co'sagri le nazioni; così nelle materie di religio-
riti. Arrogeil dichiarato dal Buonarruoti, ne é slato necessario a'ss. Vescovi molte
Osservazioni sopra alcunifrainme ali di delle cose di cullo e di venerazione qua-
vasi antichieli vetro p. xxv, che vado ,
si adottare, e quelle purificate dal cullo
a riprodurre, trattando dell'uso de'sagri idolatrico, e separate e segregate dagli er-
ornamenti e delle vesti ecclesiastiche a- rori del secolo, trasferire al culto del ve-
dottate dalla Chiesa per uso de'suoi mi- ro Dio, e santificarle e dedicarle al mede-
nistri, stimato necessario in cjue' tempi, simo, per maggior onor suo e degli a-
ne'quali la religione cristiana dovea com- tuici e santi suoi. E nella nìaniera stes-
parire nell'esterno agli occhi de* gentili sa, che chi di voci del tutto nuove si fos-
con quella maestà , dovea lo» o
ch'esser se voluto servire, non sarebbe stato così
d'incentivo, e come mezzo materiale e
di facilmente inleso; così nell'animo de'nuo-
visibile, per concepire la dovuta stima ad vi cristiani non avrebbero avuto quella
una religione, che l'altre cose spirituali, forza, né avrebbono cagionato loro inte-
e sopra de' sensi manifestava. A parere riormente quel concetto d'onore e di cul-
del Marangoni, il Buonarruoti toccò il ve- to di nuove af-
religione quelle cose, che
ro sentimento degli antichi prelati della fatto si fossero pensale e trovale". La ri-
Chiesa nel santificare molte cose usale cordala opera del Buonarruoti, degno di-
a7o VES VES
iceniìenle Jel grau Michelangelo, e Tal- mente V la terza. E di legno fu a forma
Ira sui Medaglioni antichi, conlengoiio di gruccia il pastorale^ ritorto in cima,
pieiiose erudizioni sicure, altresì sulle ve- liscio nel niezzo, puntalo nel calcio; figu-
sti civili e sagre, degli cinici e de' crislia- ra <lel onde il pastore governa
vincastro,
iii. Mi è nolo ch'egli scrisse ancora, e fu sua greggia. W pallio, arnese a foggia del-
stampata, una Dissertazione sopro alcu- la pianeta moderna , fu ridotto ad una
ne vesti sagre antiche, osservate nelle fi- striscia di lana segnata di croci e data a
gure tie'ss. Pietro e Paolo, dipinte in an- distinzione agli arcivescovi. Anche la sto-
tichi velli e ritrovate in Roma. Rilcr- la riippresenla forse la sopravveste chia-
naiido all'articolo Paramento sagro, ri- mata con ((uel nome: il fazzoletto bianco,
levai quanto alta forma delle vestì sagre, col qufilesi cingeva il collo, acciocché il

e meglio descrivendo ciascuna , che in sudore non deturpasse il vestimento, eche


progresso di tempo i ministri della Chie- fino al secolo Vili si tenne da'sacerdoti in
sa mutata quella degli abili secolareschi, chiesa scoperto, fu mutalo in sagro guer-
ritennero precedeiili, ed a'quali succes-
i nimenlo, che dissero amitlo: nel manipo-
sivamente (ecero alciuie modificazioni, a lo fu convertito nel IV secolo il tovaglio-
tutte le vesti venendo assegnato un sen^o lo che teneva al braccio manco per pu*
Simbolico ^ comechè appartenente alla lirei vasi sagri chi servi va alla sagra mea*
Liturgia (f^)' Dissi quali furono i primi sa, o con cui il sacerdote asciuga vasi le la-
paramenti sagri, eie provvitlenzede'Papi grime e il volto nel celebrare il sagrifi.
e de'concilii per Tuso loro, interdicendo- zio. La casula o dalmatica è \a penula

le a' laici (presso alcuni non senza diffi- antica che era una veste men nobile e
;

collà, con^e per Porlo d'Anzio e Nettuno ristretta, che serrava l'uomo alla vita, e
rilevai nel voi. II, p. 282 e altrove, del con una specie di tasca quadrata penden-
luogo avendone riparlato anche nel voi. te alla cintura e chiùsa in modo fuorché
LIV, 197), e prescrivendo forraole di
p. al capo. Quando alla lana sostituirono i

benedizioni, così a fasi sagri {f^.),st\ciì- fili d'oro, e s'aggravarono di gemme e ri-
Ilide'quali pure consagrati, onde per far- cami, troppo pesante riusciva al sacerdo-
ne altro uso dehbonsi squagliare. 11 eh. te il tenerla alzata sul braccio; talché ven-
tuscaniese Secondiano Campanari nella ne fessa a'iali e formossene la pianeta. Si-
Dissertazione dt IT antiche chiese di s. mile nella forma alla casula era la capsaj
Pietro e di s. Maria Maggiore di Tosca- ma di lino bianco, ampia e talare, senza
?ielta, in breve descrive le seguite varia- maniche, usata da* diaconi fino al secolo
zioni delle vesti sagre. Nel riprodurlo, non VI. E dell'antica cappa, specie di lungo
in tulio intendo seguire le sue opinioni, e largo pallio che scendeva al piede e si

rimettendomi a quanto ne scrissi a'ioro adoperò nelle processioni in tempo di pio-


orticoli. « Né semplici meno erano le ve- va, venne il piviale, che ritenne il nome
sti che abhigliavansi
di i sacerdoti. Che di cappa fino al secolo X; quando lasciò
innanzi al IV secolo né i vescovi si co- e nome e cappuccio, che cangiò in un
prirono il capo di berretta o di mitra, disco penzolone e frangiato alle spalle
tolta forse dall' iofula de' sacerdoti egizi all'altra cappa corale che non abbiso- ,

od ellenici ne innanzi al secolo Vili eb-


; gnando più ad intiepidire il freddo delle
bero quella sì alta e bipuutalaj che oggi aspre ncjtli d'inverno durate da'sacerdo-
torreggia loro sulla lesta, al modo stesso ti nel lungo e continuo salmeggiare, si
che i non portarono tiara, che
Pontefici fece poscia un addobbo o abbigliamento
liscia e semplice era, prima del X, finché di persone riguardevoli per dignità o gra-
Alessandro III vi cinse una corona, cui do d'ufficio... Né incoro potevasi entrare
Bonifacio Vili altra ne aggiunse, e Cle- senza la tunica bianca, che si fece poi ca-
VES VES a5i
viic(\ ne senza aver coperto il capo col za alcuna delle vesti sagre, se pure noa
cappuccio del Z>iVro, sopra mantello che vi fosse disprezzo della fede; ma senza
allora gli ecclesiastici avevano di colore tutte le vesti non si può altrimenti ce-
rosso; donde poi la cappa breve o moz« lebrare, ancorché vi fosse pericolo della
za, o mozzelta^ che dir si voglia; vesten- vita, secondo la comune sentenza. Fa-
do essi di rosso, di giallo, di verde, finché cund., loc. cit."Scrisse il Sarnelli, Lettere
dopo il secolo XIII fu per legge loro fat- ecclesiastiche^ t. 7 Se le cose profane :

to divieto d'ogni altro colore, ed obbli- possano applicarsi ad uso sagro. Pro-
go di vestire a nero. E come la veste ta- duce la Glossa sopra il cap. Ad nupiia-
lare che usavano fuori di chiesa era l'a- ritìn, de consecrat.^ dist. i che dice Sic- , :

bito consueto de'filosofi e degli nomini come le vesti sagre non si debbono im-
onorati né vani, così l'unico distintivo de* prestare, perché servano in uso profano;
sacerdoti fu il radere i capelli, lasciando- così neanco le profane vesti si devono a-
ne solo una corona, che poi si rappiccinì doperare in usi sagri. Ma il Sarnelli di-
in una rasura rotonda in sul cucuzzolo chiara, che le cose sagre usate [)rofana-
del capo; essendoché molli de' monaci e menle, si conlaminano, e all' opposto si

religiosi continuassero a portare quella consagrano. Quinili é che la pietà di mol-


più antica cherica a modo di corona co' te donne ha olFerto alle chiese le vesti e
capelli tonduti di sotto". Talvolta vesti e ornamenti loro, delle quali sì sono fatti
vasi, come nell'antichità, colle Bcnedi- paramenti per gli altari e pe' sacerdoti,
s/o/i/e sagre UnzìOni%\ dedicarono al Ser- conformeall'uso comunemente ricevuto.
vizio di Dio; cosi se le une e gli altri ven- Ricorda quanto fece Mosé collo Speccliio
nero profanati, purificandosi e restituen- (/^.) delle donne pel Tabernacolo, allora
dosi al culto di Dio. ^el Pontificai Ro- di bronzo, onde liquefatti ne formò la

manuin sono espres«;e tali benedizioni, ed gran conca detta Mare; benché altri vo-
anco nel Rituale Romanum. Avvertirò gliono che tali specchi servissero d' or-
col Magri, Notizia dt'vocaholi ecclesia- namento intorno ad essa, ne* quali mi-
stici ^ in quello di che » 1' a-
Aniicius : randosi i sacerdoti potessero meglio la-
milto e ogni altra veste sngra e benedet- varsi, e anco perché chi li vedeva si edifi-
ta non si può convertire in uso profano, casse della pietà delle donne, ed al loro
ma essendo vecchi si bruciano, buttando esempio sprezzasse le vanità. In fatti le
le ceneri nel Sacrario (^^.), né si ponno donne pudichecristiane nonusaronospec-
vendere, se non ad un'altra chiesa, e ciò chi. Non vi é nessuna inconvenienza, che
in caso di necessità. Faauid., I. 3, e. 21 e le cose profane santificate colla divma
23. Pecca mortalmente chi celebrasse sen- parola delle benedizioni, sieno convertite
za l'amilto, o adoperasse arailto non be- in uso sagro. Per ordine di Dio, molti vasi
nedetto. Questa è la comune e ricevuta pel suo Tempio e culto si fecero con quel-
opinione, sebbene alcuni eccettuano il li e con l'oro e l'ai genio degli egizi, li Pan-
cingolo,il quale anticamente in certechie- theon e altri Templi de'gentili, rimossi
Se non si benediceva; pertanto in caso di gì' idoli, e purificati, lodevolmente si de-
necessità si può adoprare un cingolo non dicarono al cullo cristiano. I vasi poi e le
benedetto; la necessità sarebbe il precet- vesti di qualunque materia, fatti per usi
to d'udire (o celebrare) la Messa, o dar sagri, non si adoperano se prioìa non sona

i! Viatico. All'istesso modo può adoprar- benedetti, ondesanlificarli. il Diclich, Di-


si manipolo invece di stola, e
il la mede zionario sacro- liturgico, avùcoìo : Presti
sima stola per manipolo in caso di neces- sacre e loro benedizione. Se usandosi
sità. Inoltre il sacerdote per isfuggire la senza di questa, si debbano benedire di'
morte minacciatagli, può celebrare sen- poi .'*
Diceantichissimo il rito di tal bene-
a^a VES V ES
dir.ionejglncchèè ben con veniente die Tal- altri ecclesiastici, con decreti di detta con-
lare, i vasi del sagrifizio,e le vesti che deb- giegazione. Leone X con amplissimo pri-
bonsì in esso usare sieno consagrate e ri> vilegio e colla bolla Religio/iis suadel,
fpeUivomente benedelle, come insegna s. accordò tal facoltà a tutti i prelati rego-
Tommaso par. 3, q. 83, art. 3. In fatti lari, cioèi generali, i provinciali, i guar-
ueir antico Ordine Romano è descritta diani, i priori egli altri superiori locali,
la consagrazione del Calice e della Pa- sotto qualunque nome sieno chiamati;
tena^ coli* unzione del Crisma e alcune ma colla prescrizione,che non possano be-
preghicre.'E nel gius canonico si ha il de- nedire chei paramenti e ornamenti ec-
creto Nitllius^ de consccr adone dist. ^ i, clesiastici da servire [)er le loro chiese.
attribuito a s. Ormisda Papa del 5i4, i« Così ponno benedire gli abbati e gli altri

cui si parla della consagrazione dell' al- prelati, che hanno il privilegio di bene-
tare, del calice e della patena. Anche da dire i calici, le patene, le campane e al-
Innocenzo I II, e. unico, §5 Z^-/;g'/V//r,si trat- tre cose simili nelle quali si usa la sagra
ta delia benedizione delle vesti ecclesìa unzione, però egualmente soltanto per
sliche. E sebbene l'eretico Oppimano nel uso delle loro chiese, a senso di detta bol-
lib. De origine Dedicationinn, preten- la. Una tal benedizione conviene poi a
de che il rito delle benedizioni comincias- (juelle vesti che sono lavorate secondo le
se nel secolo IX, vi sono documenti an- prescrizioni canoniche, tanto circa la lo-
teriori del secolo IV. Tale pia costuman- ro niateria, quanto rapporto alla forma,
za riconosce la sua origine da* primi se- e dura (juesta benedizione finche le vesti
coli dell' antico Testamento : tanto è an- ritengono la loro figma e forma; perden-

tico il rito della benedizione delle vesti do le quali per frazione, cessa la loro be-
Sacerdotali. Quanto a chi spetta l'autori- nedizione e sirendono inette all' uso del
tà di benedirle, dice il Diclich, chei sa- sagrifizio, rimanendo so%i)ese ipso fiictOy
gri paramenti e tutti gli ecclesiastici or- senza dichiarazione di visita pastorale;
namenti, sì de' ministri e sì dell' altare, la qual regola è comune all' altre cose
appartiene al vescovo secondo il cap. P^e- benedette, cotne insegna il p. Quarti nel-
sl. 4^, de consecr.j dist. i, per cui sem- i la dissertazione sulle benedizioni sagre.
plici sacerdoti non ponno benedire, ne Rign aelherea. Inoltre restano sospese le
per delegazione, né per concessione del sagre suppellettili, profanate se accomo-
vescovo, se non abbia un privilegio spe-- date a uso profano, il che acremente proi-
ciale della s. Seóey dalla quale si concede bì s. Carlo Borromeo. Agitano ancora al-
a quelle persone soltanto che sono costi- cuni la già ricordata questione, se si pos-
tuite in dignità ecclesiastica, purché in ta* sa applicare ad uso sagro alcune vesti
Il benedizioni non si debba usare la sagra preziose donate: il Diclich ripete lette-
unzione, perchè allora si devono fare dal ralmente il riferito di sopra col Sarnelli,
"vescovo ordinato e consagrato, come con senza citarlo. Passa quindi al quesito: Se
più decreti decise la s. congreg;izioiie de' usandosi le dette vesti senz^ benedizione,
Iiilij che stabilita da Sisto V, ripete il si debbano poi benedire. Risponde affer-
suo principio da Pio IV e da s. Pio V matii^e, coli* autorità de'liturgici, perchè
ad istanza di s. Carlo Borromeo, ezian- non sono benedette di fatto, e perchè de-
dio per la conservazione delie vesti e ce- vesi pure consagrare quel calice non con-
remonie usate nelle sagre funzioni. Edi sagrato, col quale un sacerdote in buona
fatti la fricoltà di benedir le sacerdotali fede avesse celebralo Messa; dappoichéla

vesti e i vasi ne' quali si richiede la sa- quelle cose le quali dipendono dall'istitu-
gra unzione, fu accordata a diversi arci- zione della Chiesa, non si ponno eseguire
diacoui, decaoi e arcipreti, non che ad con rito diverso da quello eh' essa deler-
V E S V E S 9.'T3

niiiiò. In vero, essentlo la consagrazione la Palla, il Ca-


Purificatore, la Cotta, il

de' vasi e la beiieclizione delle vesti sacer- mice ec, alcuni de' quali, come dirò, so-
dotali, qjiella che rende atti gii uni e de- no vesti sagre tutti Iianno articoli, ed
:

gne le altre di servire al Sagrifìzio, poi- antichissima è la loro benedizione, an-


ché furono istituite dalla Chiesa, sotto ch'essi soggetti aquanto ho detto de'pa-
certi determinati riti e parole da usarsi ramenti, se perdono la forma e sul n<>a
per mez?o di prescritte persone; quindi potersi applicare ad usi profani. Anzi Pio
ne viene, che non usandosi tale rito e ta- Vii proibì in loro vece i tessuti di coto-

le forma di parole da un'autorevole per- ne, così per altre sagre suppellettili, e ne
sona, mai riu)arranno consograti gli uni riparlai nel voi. XL, p. 34. La s. con- i

e benedette le altre; mentre quanluncjue gregazione de' Riti nel 1843 vietò Ln- i

il sagrameli to dell'Eucaristia sia più de- mi [F.) nelle chiese di cera stearina (ol-
gno e più eccellente di quello che l'unzio- tre il proibire quelli a gaz, della cui illu-
ne del crisma e la benedizi one vescovile, minazione ragionai nel voi. LXX, p. 4*^)1 1

lutlavolla non ha in sé quegli effelti, che e nel 847 proibì pure drappi tessuti di
j i

lo stesso Cristo attribuisce come propor- Vetro, per uso delle vesti sagre e altri
zionati ad una tuie consagiazione. Per Paramenti ecclesiastici, per le ragioni in
Ja qoal cosa non hanno gli eifelti degli quell'articolo riferite, ^el parlare degli
altri Sa gr amenti^ né de* Sagrauientali addobbi e parature del Tempio di Dio,
(^ •)» f]"e"<^ cose che dipendono dalla li- dissi che si può esporre il ss. Sagramenlo
bera istituzione della Chiesa, il Navarra, in quello appaiato di nero, tranne l' al-

Manuale, cap. 26, n. 84, all''' "^a che la tare e la cappella in cui si espone alla

benedizione delle veiiti sacerdotali è di pubblica venerazione, a suifragio de' fe-


precello sub mortali, laonde pecca gra- deli defunti, colore pur vietato all'altare

vemente chi scientemente celebra con pa- e cappella in cui si colloca pel Sepol-
s.

ramenti non benedetti dal vescovo, o da cio, polendosi essa ornare con damaschi
altri aventi facoltà, giacché è imperativa e altri drappi ro^si. La Chiesa nelle sagre
la rubrica generale del Missale lloina- vesti e ne' paramenti de' templi prescris-
nuni: De preparaiione Sacerdods cele- se i Colon ecclesiastici, ne] quùìe a\ì\co-

hraiurì. Qitibus disposìlis, accedi t ad lo riportaile regole da osservarsi, per

Paranienta, cjuae non dehenL esse lace- usarliconvenientemente all' Uffizio e al-
ra , a ut scissa, scd integra, et decenter la Messa del giorno, secondo l'uso della

manda ac pulchra, et ab Episcopo item, Chiesa romana; ne dissi simbolici signifi- i

vel allo facultatcm ìiahcnte bi^nedicta. cati, e parlai di alcune stoffe proprie del-
Anche il Monacelli sostiene di precetto le vesti sitgre. Notai ancora, che il colore
tal benedizione, contro il Suarez e il Pi- rosaceo o di rose secche è principalmente
gnaltelliji quali pretendono non necessa- proprio della Cappella pontificia, nella
ria la benedizione delle jrov'tì'g^//e dell'al- 3.' domenica dell'Avvento e nella 4'" <^'i

tare, menlre nel Mìssal'e lìomaniiTu fra' Quaresima (nellequali nonsi usano le i»ia-

difetti che ponno occorrere iiel ministe- nete piegate, ma ledalmatiche,eil diacono
ro della messa è detto : Possunt ctiam de- perciò non adopera lo stolone [)roprio di
fccttis occurrere in ministerio ipso, si a- que'due tempi),sì pel Papa nel manto, che
lìqnid ex rcquisitis ad i linci desìi: ut si pe' sagli ministri ne' paramenti, non che
i'i'lebretur in loconon sacro, si Testes nel paliolto dell'altare, e drappo su cui
Sactrdotales Mtippae non sìnt ab E-
et si p( sa la Rosa d'oro benedetta, nella del-
piscopo,vel alio habtntehanc facultaleni la domenica di Quaresima. cardinali poi I

bcnediclae. Oltre la To'iagÌia/à\\\'\ Pan- incedono in vesti rosacee, al modo riferi-

nilini sagri sooo VAtnillo^ il Corporale^ nel § in. IN'é ommisi retctzioni per usar

^r^ VES VES
lai colore nelle due domeniche. Il Lam- Feste (\o.^\\ Apostoli e da* Martirio (\e\ nC'
bertiiii, Della s. Messa, Iralla nella sez. ro pe'giorni di Digiuno, lW Defunti, i\e\-
j , cap. 4>§ Colori de*sagrì Indumenti,
I ' • V Avventore per tutto il tempo della iSe/-
qiinntie quali. Rammenta che nella ru- tuagesinia fino al Sabato santo (cioè ne*
brica del Messale si ^a menzione di ciu- tempi destinali alle preghiere pe'niorli,
qne'colori, de'quali la Chiesa si serve ne' in (|uelli d'afflizione assegnali a chiede-
sagri indiimeuli o paramenti, cioè del rea Dio il perdono de'peccaii, giorni tut-
hiancOyAeX rosso, del verde^ del viola- ti di penitenza e di lutto); del verde (co-
ceo o paonazzo^ e del .zero. Indi riferisce, lore eh' è tra il bianco, il nero e il rosso)
che quando la Chiesa cominciò a godere pe*Giorni feriali e comuni. Non parla
Ja pace, cioè nel principio del IV secolo, Innocenzo III del violaceo o paonazzo,
non servivasi d'altro colore ne' sagri in- perchè questo si confondeva col nero. Nel-

dumenti che del bianco, oivtle s. Gregorio 1*Ordine Romano XV di Pietro A.melio
di Tours, De Gloria Coufessoruniy cap. sagrista d'Urbano V del 362 e di Gre- i

20, parlando d'una festa e ragionando gorio XI del 1370, presso il Museo Ita-
de* preti e de'diaconi, disse: Sed et hi he- lico, abbiamo che il Papa nel i.° giorno

ne veslibiis alhent. Venanzio Fortunato di Quaresima e altri seguenti si serviva


liei n)ezzo del VI secolo, lib. 2, cap. io, de'paranienti violacei; e nell'antecedente
rappresenta s. Germano vescovo di Pari- Ordine Romano XIII sotto Gregorio X
gi, nella vita che ne scrisse, e lutto il suo nel 1271, plesso il Mabillon, si dice che
clero in abito bianco. E s. Isidoro, De O- il Papa a Septuagcsiina usque ad p ri-
riginihitx, lib. 19, cap. 22, descrive la ve- mani diein Quadragesimae uti tur colore
ste sacerdotale bianca con alcune bande nigrò j etfacil processioneni a s. Ana-
di color di fuoco. Nell'antica legge i sa- stasia usque ad s. Sahinam. E nell'Or-
cerdoti sagrifioando non sì servivano che dine Romano XIV del cardinal Giaco-
di lino e di color bianco, e però gli An- mo Gaetani Stefaneschi nipote di Boni-
geli dell' Apocalisse, che rappresentava- facio Vili del 1294, parimente riprodot-
no i ministri del Tempio, apparvero ve- to dal Mabillon, parlandosi dell' ultizio
stiti di bianco; e di bianco pure vestiti Cineru/ne della processione da s. Anasta-
erano per lo più i sacerdoti de* gentili sia a s. Sabina, è detto che il Papa post

quando si accostavano all' altare, onde impositionem Ciueruni debetse discaU


scrisse Silio Italico: Ante aras stai veste cearty et indui nìgra Casula (il suo ca-
Sacerdos effìdgens nivea. I greci sino al davere fu deposto con abiti di color ne-
secolo XIII non aveano che due colori, ro e paonazzo, e Adriano IV morto nel
cioè il bianco e il rosso, e però Teodore- I 159 venne sepolto con abiti neri); cose
to riferisce come cosa nuova ed insolita, tutte, soggiunge Lambertini, che dimo-
che Acacio patriarca di Costantinopoli, strano esser cinque i colori ecclesiastici,
per dimostrare il dolore che avea dell' e- cioè il bianco, il rosso, il verde, il viola-
ditto fatto dall' imperatore Basilisco (eu- ceo ed il nero. 11 Bocquillot, Trattato
tichiano e verso il 4?^) contro il concilio istorico della Liturgìa sacra, lib. i, e.

di Calcedonia, si coprì di nero e vestì di 5, dice, che prima del secolo XIII erano
nero l'altare e la cattedra patriarcale. Nel già nominati cinque colori
introdotti i

secolo bensì XII, parlando della Chiesa nella Chiesa romana. 11 Durando, morto
occidentale, Innocenzo XW^Mysteriorwn nel 1296, parlando dì questi cinque co-
il/f,95fle, lib. i,cap. 65, scrisse, esser quat- lorì de'parameoti sagri, si esprime come
tro i colori principali, de' quali servivasi d' una cosa già introdotta e conosciuta
la Chiesa romana, del bianco \)q Confes- per tutto il mondo. Gilberto Grimand,
sori e per le rergini j del rosso per le Liturgia sacra, par. i, cap. 5, attesta,
V ES VES 2j5
non esser molto tempo che in Francia 1greci). Se poi sia vescovo e celebri solen-

(morì verso la metà del secolo XVII) si é nemente, la porrà solla dalmatica e sull.i
ricevuto il color violaceo, essendosi ado- tunicella. Il piviale (lo slesso che l'antica
perato nero per molto tempo in luogo
il cappa, che difendeva dalla pioggia nelle
del violaceo. Il Dellotle, Osservazioni a processioni fuori delle chiese, onde dice-
riti della chiesa di Laon, riporta le con- vasi pluviale j col cappuccio coprendosi
gruenze de'colori, e riferisce i giorni ne' il capo, il quale si riilusse a ornamentoa
quali giusta Io stile ecclesiastico si ado- tergo, quando tal cappa fu compresa fra

perano; ed espone il rito particolare del- le vesti sagre, ma non si beiìedice, pere»-

la sua chiesa, che nel venerdì santo usa ser abito non destinato al s. Sagrifizio)si

paramenti di color croceo o biondiccio al- lisa nelle Processioni e Benedizioni che
lusivo alla bile di qtie' perfidi ebrei che si fanno all' aliare. Parimente ueli'uffizio

condussero a morte Gesù Cristo. Il me- delle Laudi e de' Vesperi, quando si di-

desimo Lambertini ragiona nello stesso cono solennemente. Lo stesso piviale si

cap. 4, § Origine de' sagri Indumen-


1 : userà dall'assistente al celebrante nella
ù\ sua antica forma e uso. Avendoli de- messa pontificale. Così pure quando il
scritti in ciascun articolo, co'Ioro mistici celebrante, ne' Funerali^dopo la Messa
significati, mi limiterò poi a ricordarli. de' defunti, farà l'assoluzione nel iìnQ.
Già a suo luogo col p. Bonanni parlai Quando il celebrante userà il piviale, de-

della Setay della Lana e del Lino. Egli porrà ilmanipolo; e dove non si può ave-
diffusamente tratta l' aigomento, di cui re il piviale nelle benedizioni che si fanno
già profittai. Solo ricorderò i seguenti. nell'altare, esso starà senza pianeta, in ca-
Cap. ig: Si accenna l'uso antico delle mice e stola sollauto. \jì dahualica (co-
vesti sagre della Gerarchia ecclesiasti- sì detta perchè si vuole inventala in Dcd-
ca. Cap. 4?' Delle vesti sagre usate nel-
: mazia, da s. Silvestro I concessa a'diaco-
le funzioni ecclesiastiche. Cap. 4^: Con ni di Roma, ma soltanto pe'giorni di le-
quanta diligenza siano custodite le vesti tizia, ed agli altri fu poi accordata per pri-

sagre. Indi passa a descriverle tutte, co* vilegio pontificio, come afferma s. Gre-
loro simboli. L' Aniitto è la i." veste sa- gorio l), e la tunicella (veste suddiaco-
gra, delta già Superumerale (Z"^-), voca- nale già differente dalla dalmatica, per-
bolo però che fu pure comune ad altri chè questa era più ampia, e le di lei ma-
indumenti sagri, e fu propria del soni- niche erauo più lunghe; oggi però la tu-
mo sacerdote: è lai.' veste sagra perchè nicella e la dalmatica sono d'una stessa
si assume prima d'ogni altra, benché an- forma) vengono usate dal Diacono e dal
ticamente vigeva l' uso di prenderla do- Suddiacono nella Messa solenne, e nelle
po il camice, come si raccoglie dall'Ordi- piocessioni e nelle benedizioni, quando
ne Romano V. Non si usa colla Cotta, amministrano al sacerdote. iNe'giorni poi
Caniictf Cingoloy tS'/o/^(nel qual artico- di Digiuno (fuorché nelle vigilie de'San-
lo parlo dello Stolone, di cui anche nel ti), nelle Domeniche q Ferie dtW ^.\^en-

voi. LXXXl, p. i64), Manipolo, Pia- lo e della Quaresima, nella vigilia della
iicta^ Tunicella, Dalmatica^Piviale, U- Pentecoslemxì'Aììzdiì Messa solenne (tran-
merale. Compimento delle vesti sagre è ne nella Domenica Gaudele, ancorché si
la Berretta clericale. Il Diclich nell' ar- ripeta fra la settimana la di lei messa,
ticolo Paranienli loro qualità ed uso, nella Domenica Laetar e, neWa vigilia del

riferisce: Nell'uflìzio della Messa il Sacer- &s. Natale, nel sabato santo alla benedi-
dote CQÌehvauie userà sempre la pianeta zione del Cereo e alla messa, e nelle
sopra il camice (aulicamente era rotonda Quattro Tempora della Pentecoste); pri-

e chiusa da lulte le parli, come l'usauo riraeole nella benedizione delle C^/zt/d»

I
2^r, VES •
VES
t<\ nella processione del giorno tlella Pu- Annunziata, della H. Vergine), in
dell'
rificazione della 13. Vergine, nella bene- cui predetti sagri ministri usano lediil-
i

dizione delle Cenerine in quella delle Pai' matiche, così pure in tutte le ferie dell.i
me^ e sua processione; nelle calledrali e settimana che segue, perchè in que'gior-
in alcune cliiese pnrlicoiari si usano le ni si dice la Messa della Domenica prece-
pianele piegale (erano esse anticamente, dente, sempre che non cadano in essa le

come l'altre pinnete, che coprivano tut- Qjiallro 7 ewporrt. giacché le pianete pie-
to il corpo dal collo insino a' piedi; ma gate si debbono usare in tutti i giorni di
percliè erano di grande impedimento al digiuno, come dice il Non
Merati. cosi si

ministro, e specialnienle al diacono, il di fa nelle ferie della settimana dopo laDo-


cui ministero è d'assistere il cidebranle menica Laetare^ perchè in esse non si
nel Sagrifizio; perciò si piegavano, onde canta la Messa della Domenica prece-
rendere più spedili i sagri ministri ad am- dente, n)a quella della propria feria, tran-
ministrare. Ne riparlai nel voi. LXXXI, ne la vigilia del s. Natale , e le QualLro
p. f 64), innanzi al petto, leqnali si depor- Tempora della Pentecoste ab solenmita-
ranno tanto dal diacono qnandodovrà leg- teni Spirilus Sancii^ ne' quali giorni il

gere l'Evangelo (il quale assumeràun al- diacono e il suddiacono usano la dalma-
tro genere di stola più larga, detta stolo- tica e la tunicella. Nelle chiese minori,
ne, la quale se l'adatta nella stessa forma il diacono amministra in camice, colla
della stola diaconale; indi fattasi dal ce- sola stola e manipolo violacei; il suddia-
lebrante comunione, cioè dopo di ave-
la cono in camice, e simile manìpolo sol-
re trasportato il messale in conia Episto- tanto, come già notai. Inoltre sono pa-
lacy la deporrà per riassumere tosto la sua ramenti sagri Feto del calice; la Bor-
il

pianeta piegatn)^ quanto dal suddiacono sa del Corporale; la Borsa degli Olii
quando dovrà cantare l'Epistola, che leg- santij il PalioUo dell'altare; il conopeo
gerà in camice soltanto;e finita che l'abbia, del Ciborio o Tabernacolo^e iXtWsk Pis^
la mano del
baciata celebrante, riprenderà side; il Baldacchino o Ombrellino; la
come prima la sua pianeta piegala. Nel- veste del Faldistorio. Insegne corali so-
le chiese poi minoi i, ne'predelli giorni di no la Colta e il Rocchetto y vesti sagre la
digiuno si amministrerà in camice sol- Cappa, V Almuzia; e quell'insegne pre-
tanto, cioè il suddiacono col manipolo, latizie, vescovili ecardinalizieconcesse per
e il diacono colla stola dalla spalla sini- privilegio; e quanto alla Mozzelta^ non
stra pendente sollo la destra. Cosi nel sempre col cappuccio: però da tutti sem-
I\]issale Roma mini ^
par. i , lit. i g. Ponno pre si usa la Berretta clericale. Per pri-
esser usate le pianete piegate anche dalle vilegio alcuni capitoli nelle solennità u-
chiese minori e dalle parrocchiali per de- sano alcuni ornamenti e vesti sagre ve-
creto della s. congregazione de'Riti del scovili, sia in Coro, sia celebrando o as-
i63 I, attestandolo l'Alcozèr nel suo Cale- sistendo al vescovo. Abbiamo di Pietro
re/?? omV///; iS". R. C. concessit insigniori- Moretti, De Rita \,>ariandi chorale In-
hus Regiilariitm Ecclesiis usuni Piane- dumentuni in soleninilate Paschaliapud
tarimi coniplicatarum. » Inimiadhibita Clerum Dasilicarwn Urbis usitato, Di-
majorì diligentia reperluni in Ecclesiis .sceptatio epistolari s, Romae 1732. L'ar-
Parochialibits posse adhiheri tempore gomento non è circoscritto al suo titolo;
Qiiaclragesiinae,el Adventus Plaiietas comprende pure cleri delle altre chiese,
i

plìcatas". Si eccettua però la terza do- eziandiodi rito diverso dal latino. Il Nar-
menica dell'Avvento detta Gaiidete e la di, De' Parrochi, ragiona nel t. 2 , cap.
quarta di Quaresima delta Laelarc (non 29: Sulle vesti degli antichi Canonici, co-
si dimenticano le feste dell'Immacolata e rali e sagre. Gli ecclesiastici assumono le
VES VES 2^7
sagri vesti nella Sagrestia (/^.), ovean la fede, quantunque diverse per costume,
ticamente eravi il PeUinei^F.) per accon- per lingua e pe'riti approvati dalla Chie-
chioma^ e la barba da chi la nu-
ciarsi la sa romana, madre e maestra di tutte. Se
triva prima di portarsi all'altare, per
,
merita lode o biasimo il porre sulle vesti
comparirvi colla maggioi- compostezza e e vasi sagri, da'donatori, iscrizioni o stem-
decenza. Per lo stesso Une eravi lo Spec- mi gentilizi che ciò ricordano, lo riportai

chio (r.) e un cuscinetto cogli Spilloni e nel voi. LXVI, p. 7 i e seg., ed anche a
le Spille (^.), per assestarsi bene pa- i p. 76 e seg.
ramenti; uso esistente ancora nella Spa- Festi sagre de* P'escovi. I^'^. Vescovo,
gna, America e in altri luoghi. Ab-
nel!' §§ IV, V, VII; e pe' vescovi di riti di-
biamo di Den3ufolo, Discorso che al- j versi e vescovi religiosi il
§ VI, oltre il

l\uotno e lecito lo specchiarsi, Padova narralo di sopra nel presente articolo. I

i63o. I Popi per privilegio, e ad incre- Papi concessero per privilegio l'uso del-
uìenlo delle vesti e indumenti regi, ac- le loro vesti pontificali agli Abbati e al-
cordarono a diversi Sovrani [F.) V uso tri Prelati minori, de'quali riparlai nel
d'alcune sagre vesti, anche vescovili. La § Vili di Vescovato, ed alcune a'capito-
Chiesa prescrisse gli Spogli ecclesiastici li e altri ecclesiastici. Nelprecedente §
(F.), che nello stalo pontificio principal- feci parola dello spoglio ecclesiastico de'
mente sono in vigore, di lasciare cioè i ve- sagri utensili.
scovi alle loro chiese cattedrali gli Uten- Presti sagre de* Cardinali. Il Sagro
sili sagri (F.), cioèparamenti e gli ar-
i Collegio de' Cardinali è coiì)^os[o di 3
redi sagri, e di attribuirli ad esse alla loro ordini: ili." di Vescovi suhurbicarìi{^F .^^
morte, qualora non siano muniti d'indul- i quali usano le vesti sagre e gli ornamen-
to di pontifìcia Al medesimo
dispensa. ti propri del Vescovo, e se assistono alle
spoglio, senza tale facoltà , e in favore e sagre funzioni che celebra il Papa, la lo-

proprietà della Sagrestia poniijìcìa^ so- ro Mitra è eguale a quella degli altri car-
no soggetti i cardinali, massime i morti dinali, cioè di damasco bianco; però han-
ab intestato. Delle sagre vesti, e loro co- no il distintivo che iiyòrmrt/e del pivia-
lori ed uso di diversi i'^/f/. Liturgia^ Uffì' le è ornalo con 3 pigne di perle, di che
ziatura e nazioni, ragionai a' loro arti- pure discorsi al loro articolo: il 2. ''di Pre-
I Papi sempre
coli. protessero la conser- ti (^.), i quali hanno per privilegio l'uso
vazione de'diversi riti e foggie de' sagri delle sagre vesti e ornamenti pontificali
paramenti, massime degli orientali, pre- del Vescovo, però anch'essi assistendo al
scrivendo che a niuno fosse lecito di ab- Papa si coprono con mitre di damasco
bandonarli quando non si oppongano
,
bianco: il 3.° di Diaconi (V,), che vesto-

olla fede ortodossa. Ne vollero anzi l'os- no cogli abiti propri del loro ordine, ol-
servanza e il mantenimento come rac- , tre la mitra di damasco bianco. Nelle
comandati da un'antica origina, e in non ponlificie funzioni e processioni i cardina-
piccola parte stabiliti da'ss. Padri, decre- li assumono: i vescovi suburbicarii il pi-
tando che a niuno fosse lecito passare ad viale, i preti \a pianeta, \ diaconi la dal-
altro rito e vesti, senza pontificia autoriz- matica, o\li' e l'insegne cardinalizie, sem-
zazione. E ciò per sapere, che la Chie3a, pre del colore corrente; così se celebrano
Sposa immacolata di Cristo, si contraddi- o amministrano, usando il colore rosaceo
stingue per quella meravigliosa varietà, anche ne'paramenti il cardinale dell'or-
che non lede la unità e il dogma ; che dine de'preli che canta messa nella cap-
non è circonscrilta da confini di paese, domeniche terza del-
pella pontificia nelle
abbraccia tutti i popoli, tutte le nazioni l'Avvento e quarta Quaresima. In tali di
e le genti che concorrono nell'unità del- due tempi, tranne le due nominale do-
voL. xcvr. 17

I

258 V E S V ES
meniche,! cardinali diaconi, invece delle nello j colla Falda, l'y^m/Z/o (anticamen-
dalinaticlie, vestono le ^jm/^c/d- piegate a- te, come rilevai nel voi. XXI 11, p. 1 77, e
vanli il petto. Con qtiali sagri paramenti altrovt'/il collo del Papa veniva avvolto
sono sepolti i cardinali di detti 3 ordini, da certo fazzoletto e tovagliolo), il Ca-
lo narrai nel § 111 di questo articolo; men- mice, Cingolo, la Stola, il lìJanto pon-
il

tre più sopra dissi dello spoglio ecclesia- tificalegrandioso e ampio di colore ros-
stico di ciascuno degli utensili sagri. Seb- so, fermalo sul petto dal Formale, e Mi'
bene i cardinali diaconi non hanno l'u- tra di lama d'oro. Ordinariamente si ve-
so de' A^^w^y^//, però notai nel voi. LXXV, ste il Papa di tali indumenti, già colloca-
p. 23 I, che anticamente gli usarono. An- li sul Letto de' Paramenti, nella Camera
ticamente ne* vesperi tutti i cardinali as- de* Paramenti (in cui benedice lo Stocco
sumevano il Piviale del colore corrente. e Berrettone, e\a Rosa d'oro) od in quel-
Fesii sagre e pontificali del Papa. la che ne fa le veci ; cioè della P'alda che
Dell'origine delle vesti e ornamenti pon- 1)9 assunta nell'omonima e contigua stan-
tificali del Papa, materia preziosa, forma^ za, in poi, giacché gli altri l'ha indossa-
Colore, magnificenza, non che de'simbo- ti nelle sue camere. Secelelna la Messa
lici e misteriosi significati di ciascuno, ne pontificalmente, depone tali vesti sagre
ho trattato in' ogni articolo che ricorde- al Trono di terza, sino al Camice {\\ Cin-
rò in corsivo , e nel descrivere le sagre golo ordinario venendo levalo) che ritie-
funzioni cui assiste o celebra nella Cap- ne, ove prende le seguenti, del colore se-
pella ponli/ìcia, o nelle^^.9z7/c/iee Chie- condo la solennità. Il Cingolo col Snc-
se di Roma, come Cavalcata ^ in
nella cintorio, Croce pettorale il Fanone
la ,

quella del Possesso incedendo sino e in- (solo proprio del Papa, come il succinto-
clusive a Leone X con que'sagri paramen* rio) specie di doppia mozzetta di più co-
li che noverai pure nel vol.LXX, p. lori, la cui parie anteriore si pone sul ca-
79
e seg. Tale cavalcala era imponentissima po del Papa perchè deve sovrastare al-
e sontuosa, tutti quasi procedendo in ve- l'altre vesti che vado a dire. La Stola

sti ecclesiastiche e sagre, inclusivamente pendente, la Punicclla, la Dalmatica, i


agli Avvocati concistoriali, che usavano Guanti, la Pianeta. Rivoltasi su di que-
il Piviale attraverso o pendente dalla sta la della pai te anteriore del Fanone,
spalla sinistra(il Bonanni dice destra),ben- su di esso si pone il Pallio ponlijlcale, e
che siano per lo più laici e spesso ammo- si ferma con 3 Spilloni. Si cuopre quin-
gliati, talvolta però vi sono anco de'chieri- di Papa colla Mitra preziosa, e se gl'im-
il

ci e sacerdoti, e fregiali d'altre prelature. pone r Anello pontificale. A suo tempo


L'usano ancora nelle funzioni della CorO' gli si mette il Manipolo, ed il Grembia-

nazione del Papa e nel Possesso del Pa- le (quello di candido lino con merletto,
pa, nel caulav leLaudi ExaudiCJirisle.Gìì lo descrissi ragionando delle funzioni in
abiti pontificali del Papa sono quindi di cui l'usa). Inoltre adopera il Piviale e il
due sorta, cioè quelli che osa nel ponti- velo Umerale. Quando il Papa usa il Tri-
ficare la Messale quelli che usa in altre regno pontificale nelle Cappelle pontifi-
pubbliche funzioni, inclusivautente al cie e nelle solenni funzioni, in quegli ar-
Concistoro pubblico e al Concistoro se- ticoli lo dichiarai ; cosi in quali solenni
mi-pulhlico (^.), in cui cominciando dal Benedizioni, deposto il manipolo, e di
i."dopo la sua elezione, che però èsegre- quella dellas. Pasqua nel voi. LXXXVIII,
to, ed è l'unico in cui recasi così vestito, p. 229, nuovamente tentai dare un'idea
per ringraziare il sagro collegio, v'ince- del sovra umano, commovente, imponen-
de oltreché vestilo di Sottana con Fa- tissimo e indescrivibile religioso spetta-
scia e Rocchetto, Croce pettorale e A» colo. 11 Papa non più usa Baeolo Pasto-
VES VE S 2%
mie (che un tempo lo adoperasse, viene //, e portando anche in mano la Can-
sostenuto dn Giovanni Ciampini: Dìsser- dela, la Ro^a d' oro, la Palma bene-
lalio hislorica aii Ponti/ex Romanns Ba- dette. Il Zaccaria pubblicò la Relazio-
cillo pastorali utalar? Romae i 6qo), ma ne della Corte di Roma del Lunadorn
la latinaCroce pontificia, segno d'illi- nel 1774» dopo averla ritoccata, accre-
mitata giurisdizione e suprema autorità, sciuta ed illustrata; ma già da molti-s-
e nel voi. LXXIII, p. 358 e SyS descris- simi anni erasi affatto intralasciato dal
si Anticamente in certe funzio-
l'odierna. Papa l'uso de'paramenti paonazzi e neri
dì usò il Papa la Ferula o Ferga^òel' (bens'i conservati al celebrante e ministri
la scettro pontificio. Parimente un tem- della cappella pontifìcia , e nello stesso
po w^^ Mattutini e nel Venerdì santo usò 1774 Clemente XIV usò il piviale rosso
la C^^^rtf, parlata superiormente, e di cui nel venerdì santo, come leggo nel Dia-
tornerò a ragionare. \ colori degli splen- rio di Roma), invece de*quali Colori, pel
didi e maesto'iiparamenti del Papa dif- detto in quell'articolo e altrove, assume
feriscono secondo le solennità degli uffizi il piviale di colore rosso, ed il Cihgolo e
divini e de'tempi. Il dotto Zaccaria nello Stola di egual colore, come espressamen-
Stato presente della Corte di Roma, li te anche in tale ultimo articolo ho av-
classifica co.me segue. Il Colore (convie- vertito, riferendo quando il Papa assume
ne tener presente quell'articolo) rossol'u- la stola paonazza nelle funzioni pontifi-
sa nella Pentecoste, nelle feste (degli A- cie col piviale sempre rosso. Tanto è ve-
postoli^ tranne s. Giovanni in cui si usa ro che da lungo tempo fu introdotto il
il bianco) de* Martiri^ e quando V uni- costume del cingolo e stola paonazza nel
versale della Chiesa usa il paonazzo e il Papa, col piviale rosso, invece de' colori
nero; il bianco le feste di Pasqua, e tut- paonazzo (ch^è tra l'azzurro e il nero e
te le solennità de Vergini e de* Confes- dicesi pure puniceo) e nero, che il zelan-
sori; il violaceo V Avvento e la Quaresi- te e dotto mg."^ Domenico Giorgi propu-
ma, \e Vigilie; il color nero il Ve-
e tutte gnando la reintegrazione nelle vesti del
nerdì santo, per commemorazione della Papa, del paonazzo anche nel piviale, e
morte di Gesù Cristo, e tutte le altre vol- del nero nel cingolo , nella stola e nel
te che si celebra messa i^e* Defunti. Ag- piviale, dedicò a Benedetto XIII appe-
giungerò che il Papa usa ancora i colori na eletto, siccome tenace osservatore de-
rosnceo e verde, ma quest* ultimo assai gli antichi riti, l'eruditissimo libro intito-
di rado, non incontrandosi ordinariatuen- lato: Gli abili sagri del Sommo Pon-
te pontificie funzioni per adoperarlo. Usa tefice, paonazzi e neri in alcune solenni
la stola e cingolo paonazzi sul camice ne' funzioni della Chiesa giustificati con ,

tempi in cui la Chiesa adopera tale co- l'autorità degli antichi rituali e degli
lore, meno l'eccezione che dirò ; e nella scrittori liturgici, Roma 724 Leggo nel-
1

consagrazione de'vescovi, uniformandosi la dedica, che ciò fece il Giorgi per aver-
a* riti della Chiesa, usa il colore corren- gli il Papa ordinato d'investigare il colo-
te io tutto, ed anche paonazzo. In futli re de'paramenti sagri, co'quali i Romani
Gregorio XVI nella consagrazione che Pontefici costumarono intervenire alle so-
fece di 4 cardinali vescovi, nella dome- lenni cappelle per l'esequie delle teste co-
nica di Sessagesima,°benchè i consagran- ronate; e che a corrispondervi, volle pu-
di, secondo il rito, vestirono sempre le sa- re esporre il rito e la disciplina della
gre vesti bianche, egli usò le paonazze, Chiesa romana, madre e capo di tulle le

come nel descrivere la funzione dissi nel altre, intorno all'uso de'sagri colori, non
voi. XCV, p. 33 1. E colla Sedia Gesta- solo nelle funzioni de'regi funerali, ma
ioria molle volte il Papa usa i Flabel- ancora in altre solite celebrarsi da' Papi,
ano VE S* VES
miìssime in occasione di (ìigiuni ed asli- ti. La Chiesa romana non imito fa
10.
nenre, di preghiere pubbliche, onde im* greca negli abili sagri. La Chiesa roma-
plornr da Dio aiuto e niiserìcordin. La na, dice il Giorgi, volle usarene'divini mi*
breTilà con pena mi costringe a riferir- niateri principalmente 4 colori il bianco, :

ne soltanto gli argomenti; anche per a* il rosso, il nero o paonazzo, il verde, se-
Terne parlato altrove, e poi ne darò un condo la proprietà de'tempi, forse per imi-
isfuggevole cenno, i. Vari colori degli a- tare i colori usati dal sommo sacerdote
paonazzo e il ne-
bili sagri, e tra questi il degli ebrei, in cui si distinguevano i 4p''e'
ro^ 1. La Chiesa romana usò sempre i ziosi colori del bisso, della porpora, del
coloii paonazzo e nero. 3. colori ^rto- I giacinto, del cocco. Fu questione per la
nazzo e nero autenticati ne'rituali pon- festa de'ss. Innocenti d'usare il rosso oil ne-
tificii delia Chiesa romana. 4« Il piviale ro; il rosso qual segno del martirio, il nero
paonazzo e nero usato da'Sommi Pon- in memoria della mestizia e pianto che pro-
tefici. 5. ^Gli abiti pontificali paonazzi dusse la loro crudele strage; ma la Chie-
nella Quaresima e nell'Avvento. 6. Abili sa romana usò il paonazzo, per denotare
pontificali del sabato santo. 7. Abiti pon- l'afflizione provata in quel funesto gior-
tificali 2^^onazzi nel sabato santo. 8. Se- no. Nelle domeniche Gaudete e Laela-
gue a mostrarsi il color paonazzo negli a- re, i Papi antichi benché usassero lamitra
biti pontificali del sabato santo. 9. Per- ornata di fregi d' oro, indossarono para-
chè la messa del sabato santo non si cele- menti violacei, color proprio dell'Avven-
bri in abiti paonazzi, ma bianchi, 0. A- i to e della Quaresima, i quali non si cam-
biti pontificali paonazzi nel giovedì san- biavano ad onta di tali giorni d'allegrez-
to. 11. Il Pontificale Romannni of,sevva- za; usandosi pure nel sabato santo, come
to in principal luogo dal Sommo Ponte- vigilia, nelle diverse funzioni di tanto gior-
fice nel piviale e negli abiti sagri paonaz- no, nelle vesti del piviale, del manto o
zi e neri, 12. Il piviale paonazzo in vir- cappa, della pianeta. Indi detto nelle Li-
tù del Pontificale Ronianuni usato dal tanie il il Papa de-
versetto Peccalores^
Papa nel giovedì santo e nella Scomuni- poneva paonazzo (errò il Pa-
il piviale
ca e uaW Assoluzione (f^.). 1 3. Leggi del trizi nel Sacrarurn Ccrlmoniariini sive

Pontificale e del M'issale Romanum os- riluum Ecclesiasticoruni S. R. Eccle-


servale ini.° luogo dal Papa, circa gli a- .y/^e, pubblicato da lui nel 1 485 in R.oma

paonazzi e neri.i^. Paramenti


bili sagri co'lipi del Planck, e poi divulgato nel
neri usati dal Papa in varie funzioni. 5. 1 i5i6 dal Marcello colle stampe di Ve-
Piviale e paramenti neri usati dal Papa nezia, nel dire di colore rosso, come fallò
nelle Rogazioniy e in celebrare la solen- in altro, perciò censurato da Paride de
ne messa óeJlJorfi. 1 6. L^anniversario de' Grassis, che giunse a far istanza a Leone
Pontefici e de'Cardinali defunti, celebra- X onde fosse bruciato il libro, perchè in
to dal Papa co* paramenti «eri, e data molte cose apparisce in opposizione agli
l'assoluzione dopo
messa col piviale /zs-
la antichi rituali della Chiesa romana), per
ro.ij. Incostanza e ambiguità nell'asse- prendere il bianco prezioso,ad effetto d'as-
gnare talvolta a'Papi la propria qualità sistere con quello alla messa, perchè ap-
degli abiti sagri, donde sia nata. 18. Ce- partenente al giornodi Pasr|uaj, celebran-
lemoniale stampato del cardinal Gaeta- dosi anticamente l'uflìzio nella seguente
ni, diverso, intorno agli abiti sagri, dal notte, rimosso per ovviare gì' introdotti
manoscritto. Uniformità del colore degli inconvenienti. 11 Papa in piviale paonaz-
abiti sagri edel pi vinle^ordinata da s. Car- zo, nel i.° giorno di Quaresima cacciava!
lo Borromeo, rg. Abiti ro55/, impropria- dalla Chiesa i condannati alla penitenza
menleassegnali a'Papi vivi eaochemor- pubblica, e così vestito nel giovedì santo
V-

V£ S VES 261
gliammetteva alla partecipazione de* sa- ilcamauro) rossi, e la mitra semplice di
grameiiti, adempite le penitenze imposte panno bianca; e che a beneplacito del Pa-
loro. Nello slesso giovedì santo, in islola e pa, nel vespero e mattutino dell'anni ver-
piviale paonazzoscomunicava, riconcilia- sarlo de' fedeli defunti, il Papa iiiduitur
va e assolveva; non convenendo il Giorgi, amicliiy aVìLiy cingnloy stola violacea, et
che nella funzione deììaLaifanda de piedi cappa de rosato siiie mitra; vel si pla-
il Papa anche anticamente assumesse la cet, loco cappa accipit manto de rosato
stola paonazza e il piviale rosso, come vuo- et caputmm magnimi, quod ìnversatur
le il Patrizi, e tuttora si usa. In paramen- ita, quod pelles in capite ad extra sint,
ti neri, detti quaresimali, incedeva il Pa- eJ.siiprafacieni ìiabeat quasi diiocornua
pa, nell'Avvento e dalla Setluagesima a (in falli ne vedo la figura quasi così espres-
Pasqua, come già dissi col Lambertini, sa nel Bonanni a p. 3o5); così nelle mes-
nelle sagre funzioni. Ed a'tempi d'Alcui- se, e se co\ pluviale rubeurn, usava lami-
no, maestro di Carlo Magno, già con pa- tra semplice, che prendeva per fare l'as-

ramenti neri soleva nel di della Purifica- soluzione, qualora avesse indossatola cap-
iione andare in processione dalla chiesa pa. Tale novità, il Giorgi V attribuisce a
di s. Adriano alla basilica Liberiana. Nel que' maestri delle ceremonie pontificie,
venerdì santo in paramenti neri faceva poco istruiti nella scienza rituale, i quali
la funzione, il che alFermasi pure dal Pa- col frequente e fatale si placet del Patri-
trizi, oltre le certe testimonianze del XI zi, per non impegnar nell'errore se sles-
secolo. Con pianeta nera andava dal La si debolmente rimisero all'arbitrio de'Pa-
terano in processione a s. Croce in Geru- pi il servirsi di questo o di quell' altro ri-
salemme, usando il pallio nero, e fors'au- to sagro, specialmente nell'uffiziatura pe*
00 guanti simili. Anzi nel secolo prece- morti, quasiché si trattasse di cose alte-
dente, il colore lo riferiscono usato, oltre rabili e inditferenti, eche simili discipli-
1 nnoceiizo 111, anche Rituali
i di Gregorio ne liturgiche della Chiesa, de'nostri mag-
X, da Setluagesima a Pasqua', in cui il giori, non fossero tutte fondate nella ra-
Papa usava paramenti neri; cosi nelle Ro- gione, dimenticando che il Papa è il cu-
gazioni, secondo le prescrizioni del conci- stode de'sagri riti e peli.'' deve dare bel-
lio di iMagonza deli'8 i 3, che ingiunse far- l'esempio d'osservanza scrupolosa; ignari
si le processioni in abili lugubri, e tuttora infine della sentenza del dotto p. Mabil-
si usa, perchè il paonazzo corrisponde al lon, nel Commentario sopra l'Ordine Ro-
nero. Narra il cardinal Gaetano Slefane- mano: Tria sunt,quae in sacris ritibus
sclii, nell'Ordine Romano da laiau)plia- possane spectari: antiquitasj uniformi-
to e rifuso, che nell'esequie solenni che il tas; et constantia. Eadein ferme est sa-
Papa suo i° anno del pontificato ce-
nel croriun rituum,atque religionis antiqui-
lebrava al predecessore e a'cardioali de- tati. Nondimeno vuole il Giorgi alquan-
funti, cantava la messg co'paramenli ne- to scusare i maestri delle ceremonie anti-
ri a'5 settembre, secondo il disposto da chi , che in tempi non molto accurati, e
Alessandro IV, coH'assistenzade'cardina- di passaggi della corte pontificia da un
li in abiti sagri neri. Il Giorgi, con detto luogo all'altro , essendo sforniti de' libri
cardinale, vuol correggere tanto il Patri- necessari,che in oggi abbiamo in copia,
zi, che lasciò scritto, il Papa assistere al- facilmente inciamparono in queste disci-
l'esequie, anche de're, colla cappa di scar* pline rituali. Rimprovera il Giorgi al-
latto rosso mitra semplice bianca;
, e la l'Amelio nuovo rito da lui intro-
l'altro
quanto Pietro Amelio, che pel i."* notò nel dotto, quando scrive che Papi dopo mor-
i

secolo XI V, intervenire il Papa al vespe- ti dovessero vestirsi da'pènitenzieri Iota*


ro de'defunU colla cappa e berretto (forse liier sacris vesùbus rubri coloris: primo

a63 yE S VES
sandalìist albis, cine Iorio y
/ano ^ slolay feste della ss. Annunziata e deirimmaco-
tunicellay manì'pulo, (ìalmalica, chiro- luta Concezione, per gli anniversari de
thccìSfpluneta^ pallio de corpore h. Pe- morti, ne'funerali e ne'giorni di lutto, in
tri suniplo. Fonda precìpuamente la cri- cui presciivesi il color violaceo, e antica-
tica sulla minuta descrizione degli abili mente usavasi il nero o il violaceo; tutta-
neri, inclusivamcnte alle calze, iVamaiisli via non essere disdicevole conformando-
nei tessuto alloro, alla seta, all' argento si la Chiesa romana alla Greca e all'Am-

e al colore paonazzo, trovali all'incoi rot- brosiana, nelle quali il colore rosso è se-
to corpo di Bonifacio Vili nel 1 60 5, ben- gnale di tristezza , come lo fu in varie
ché morto nel 1 3o3 ; descrizione che io chiese di Francia, il che alfermauo Bal-
giù indicai ove l'ho riportata. Alcuni, se- samone e Piazza. Si può vedere il Bor-

guaci dell'Amelio e del Patrizi (i quali pe- gia, De Cruce Vaticana : Color rubeus
lòcol Guetani furono interpolati), confu- agraecis usitatus in qffìciis macstiliae,
sero il Pigiale col AJanto o Cappa, che il ut olini et in aliquihus GalUaruni Ec-
Giorgi ben dislingue, e sostiene il piviale clesiisj p. 1 38; ah Orientali Ecclesia lu-
per paramento sagro, come lo considerò ctusy et qiiadragesiniae tempore adliìhi-
s. Carlo Borromeo. La cappa era antica iuSy p. XLii); mentre questa la Chiesa ro-
veste de'Papi, prima che in Avignonc%\u' mana sen)pre dimostrò col colore nero
troducesseueisecoloXl V la mozzelta col o paonazzo, e non già col rosso. La cap-
cappuccio, il quale successivamente tan» pa papale bensì fu sempre rossa, come
tu si restrinse, ch'è quasi appena visibile. distinta e differente dal piviale. Conclu-
li piviale dunque si dichiara dal Giorgi de, dover prevalere all'esempio erroneo,
abito sagro, ed è enumerato tra sacra li la ragione. Tuttavolta nella sua aggiun-
Indiuntiita dal Ccrenioniale Episcopo- ta de'ricordali capi 2 i e seg., il Giorgi,
rw//i, e tale loqualificai anch'io nel suo ar- comprovando in prima l'antico uso de'
ticolo. 11 Giorgi inoltre confuta quelli che Papi, degli abili paonazzi e neri, e del pi-
Magri dicono il rosso usato dal
co' fratelli viale paonazzo, riconosce che molti sono
Papa cappa o piviale, ne'tempi del-
nella in favore della nuova costumanza, benché
l'Avvento e di Quaresima, perchè presso iiifondata,per la conservazione del piviale
i greci è segno di mestizia (il milanese ro8so,anchene'giorni di mestizia e di peni-
Piazza asserisce che la Chiesa Ambro- tenza, con ingegnosee mistiche ragioni,ed
siana usa il rosso iu tutti i venerdì esen- anco per rispetto di que'Papi che usarono
ti dall'ufCzio dc'Santi^ il Novaes dichiara ilpiviale rosso, e pel riguardo dovuto al
vestire il Papa sempre il manto o piviale Cereraoniale del Patrizi, ch'egli però di-
losso ancora ne' giorni di lutto, ne' quali ce meglio preferirsi i Rituali antichi de'
ia Chiesa prescrive 1* uso de' paramenti Papi e de* cardinali, quali hanno 1' au- i

paonazzi; e che sebbene questo rito non torità d'una concorde disciplina di i4oQ
sia introdotto nell' antichità, non è tut- anni (cioè a suo tempo, al quale convie-
tavia disdicevole, conformandosi in ciò la ne ora aggiungere i36 anni). D' altron-
Chiesa romana, come in altri molti riti, de, non sembra la prima volta che Pa- i

alla greca, nella quale, al dire di Deme- pi tornassero a usare nelle sagre fun-
trio Comateno, il colore rosso è seguo pu- zioni alcuni de' principali colori pre-
re di tristezza. Osserva il Cancellieri, che scritti romana, dopo aver-
dalla Chiesa
tranne il giovedì santo mattina, in cui il li come avvenne
per piiianni tralasciati,
Papa assume il piviale bianco, adopera del verde, escluso per qualche tempo sinp
sempre il rosso in tutta la Quaresima e nelle messe private celebrate alla presen-
ueir Avvento, eccettuale le domeniche za de'Papi da'loro cappellani ; conosciu-
Gaudete e Laetare, ed io aggiungerò le tasi però da' Papi l' idoneità del colore
VES VES 263
verde. Io riprislinaroao. II dotto sagrista branti nella cappella pontificia, alla pre-
Rocca provò esser convenieole al Papa senza del Papa. Dopo la pubblicazione
l'uso degli abili sagri di color verde, non del libro del Giorgi, trovo ne'miei estrat-
ricordali all'alto dal Patrizi, e per noo es- ti della collezione de* Diari di Roma,
sere credulo pel Papa più decoroso e che notai a' suoi luoghi, aver praticato
più proprio del bianco, cUe veramente è Benedetto XIII quanto ora accenneiò.^
il più nobile e degno de'colori ecclesiasti- Nella domenica Lattare del 1725, as-
ci. Provò pure il Rocca, il Papa averlo u- sunse il piviale rosaceo, ed erano cardi- i

salo, non ostante che allora non era in nali con vesti rosacee. A.'mattutini delle
vigore né in pubblico ne in privalo pres- tenebre del mercoledì santo, il Papa visi
so i Papi e i cardinali, nelle dooieniclie recò con cappa ecappucc-o in testa: nel-
io cui si prescrive. Produsse antichi esem- la mattina del seguente giovedì con pi-
pi de'Papi, averlo usalo anco nelli coro- viale (probabilmente paonazzo) e mitra,
nazione, e solto Sisto IV il vescovo di si recò nella sala ducale, e dopo il canto
Chioggia canlò messa co' paraiienti di dell'ora di uona,prese gli abili pontificali
color verde nella 2.'' domenica dell' Epi- bianchi, passando in gestatoria sotto bal-
fania, in cui a que' tempi tenevasi cap- dacchino nella Sistina a cantarvi la mes-
pella, il Ceremonia-
che allerina pure il sa, benedirvi gli Olii santi, e portare il

le del Gaetani. Laonde Gregorio XIII ne ss.Sagramento nel sepolcro della Paolina ;

ordinò la ri prisli nazione. 11 Rocca del- indi recatosi nella gran loggia Vaticana,
l'intralascialo uso rinvenne l'origine dal- fatta leggere la bolla in Coe/ia Domini^
la negligenza de' ministri della cappel- fulminata la scomunica, e gettata la can-
la pontificia, non ritrovamlo su-
i quali dela cheavea tenuta in mano, compartì la
bito nella sagrestiaparamenti verdi, una
i solenne benedizione, Castel s. Angelo
il

volta prepararono bianchi^ ed il caso, i sparando i soliti 20 colpi di cannone e


come non di rado succede, prevalse alla 120 di mortaretti. Cogli slessi abiti sagri
ragione. Altreltanloegli dice avvenne de* (dunque bianchi?) eseguì la funzione
paramenti neri, che altresì alla sua epoca della Lavanda de piedi. Nella mattina
cuancavano nella sagrestia ponliQcia, a del venerdì santo, Benedetto XIII, nella
motivo chei Papi aveano intermesso di sala ducale, dopo il canto di nona, assun-
celebrar la cappella pubblica de'defunti, se i paramenti pontificali neri, ed il simi-
De più facevano funzione nel venerdì san le fecero 3 I cardinali, parimenti con vesti
lo. Essendo il Papa il fonte e l' origine nere i vescovi e gli altri prelati; quindi
di tulle le sagre leggi, pel primo dee dar passò nella Sistina a celebrar la funzione,
r esempio d'usare tulli i colori prescritti assistito pure dal cardinal prete assisten-
dalla Chiesa, inclusivamenle al verde, al- te in piviale nero: 1' Epistola e il Van-
trimenti se ne sarebbero astenuti motti; gelo si cantò anche in greco. Deposti il

ed Papa sarebbe stato diminuito d'un


il Papa e i cardinali i paramenti neri a*
ornamento sagro. Biasimò il Rocca an- propri luoghi, questi assunsero le cappe,
co coloro che favorirono l'inlrodoUo co- ed il Papa il camice, la croce pettorale,
stume che il Papa usasse il paonazzo in la slola, la cappa e la mitra d' argento,
vece del nero ne'para menti j e porta opi- per assistere al canto pel vespero. Nella

nione che ciò derivò più da trascuraggine, mattina del sabato santo il Papa volle
che da buona ragione, mentre il nero celebrare tutte le funzioni nella basilica
nella persona del Papa non è escluso nel- Laleranense, cominciando dalla benedi-
r uffizio del venerdì santo, e tulli i cere- zione del fuoco : dopo nona prese gli abi-
moniali lo prescrivono nelle messe de' ti pontificali, ed i cardinali e la prelatu-
morti ; però viene usato dagli allri cele- ra gli abili sagri paouaiizi. La 1.' prole-

264 VE S V ES
zia siles^o aittlie in greco. DeposU ì>li n- ch'erano vestiti di pianeta nera, proces-
bili ponliiìoali, Deueilello XI 11 assunse il sionai mente si recò in chiesa. Visitato
piviale paonazzo, e si recò a piedi nel il ss. Sagramento, ascese in trono, ed ivi

Uultislerio Laleraiense, essendo la sU'a> prese i parantenti sagri neri e il pallio,


da tutta parata lateraUnente e copeita di per la messa solenne di Requiem^ sicco-
tende ; benedetto il s. Fonte, indi nel con- me fecero i cardinali, ed il prete assi-
tiguo oratorio delle ss. Rubina e Secon- stente in piviale nero; due alunni del col-
da battezzò 9 cieature per iminersio- legio greco cantarono
nell' idioma loro

nem.Pev la sopiavvenula pioggia, il Pa- l'i'^pistola e l'Evangelo. Terminata la

pa ritornò nella basilica sotto 1' ombrel- messa, il Papa depose sull'allure il pab
lo; al versetto /Vrcrt/orc^, delle Litanie, lio, ed al trono gli altri paramenti, e ri-

al Faldistorio prese isngrì paramenti biau* preso il piviale nero e la mitra di tela
cbi, facendo il simile gli altri, e celebrò la il' argento, si trasferì con 4 cardinali ve-
inessa. Finita la quale e ristoratosi colla stiti di piviali neri, al ripiano del ma^
cioccolata, tornò nella basilica, e postosi gnifjco catafalco al suo faldistorio; e do-
a sedere nella sedia penitenziale, in inoz- po le solenni assoluzioni di delti cardina-
zetta, stola e scarpe bianche, ascollò le li, fece egli la 5.* Tornato il Papa al tro-

confessioni di 16 persone d'ambo i sessi. no, ed i cardinali a' loro stalli, ciascuno
Nella basilica Lateranense pel concilio di essi depose i paramenti neri e riprese
romano del 1720 medesimo, alla sua a- le cappe, e cogli altri accompagnarono
pertura v'intervennero in abito rosso i il Papa in sagrestia, dove si spogliò del
cardinali, paonazzo i vescovi e prelati, e piviale nero e dell'altre vesti. Inoltre
iu vesti talari i procuratori de' vescovi as- benedetto XIU, neìlo stesso i725volle
senti ; e questi e gli altri assunsero i para- celebrare nella basilica Lateranense la
menti rossi, così il Papa in piviale e mi* cappella della ss. Trinità, e poi nell'ore
tra, cbe indi assunse gli abiti pontificali pomeridiane, dopo il vespero, si condus-r
rossi, per la messa votiva dello Spirilo se con quel capitolo nella gran loggia del-
Santo, e poi riprese il piviale e la mitra; la medesima, ove preso il piviale paonaz-
ed cardmali, i vescovi e prelati indos-
i zo e la mitra di tela d' argento, servito

sarono le cappe. Dopo le Litanie de'San- pure dal cardinal Albani, fatti li sagri
li e il ^. Ut omnibus fichlìbus de/un- esorcismi, maledisse (sic: sarà meglio il
ctis, il Papa alzatosi in piedi, prese colla dire, die' la benedizione contro) solenne-
mano sinistra la Croce pontifìcia, e col- mente grilli che con immenso numero
i

la destra benedì il concilio. Durante il danneggiavano le campagne romane e la


concilio, il cardinal Paolucci sottodeca- raccolta de' grani. Nel 1726 benedetto
no e vicario di R.oma, cantò la solenne XIII per la festa dell' Ascensione assistè
messa, per i' assistenza della quale i car- nella basilica Lateranense alla cappella, e
dinali, vescovi e prelati deposte le cappe poi dalla loggia die'la solenne benedizio-
presero i paramenti rossi, e questi nuova- ne. Si trattenne nelle camere del canonico
mente i procuratoi i de'vescovi. A sufira- Vitelleschi, e ad ore 19 ritornalo sulla
gare l'anime de' Padri che celebrarono loggia, vesfi i paramenti sagri, e coli' as-

conciliì in altri tempi. Benedetto XIII sistenza di due canonici, inaiedì (sic) li

fatta parareuobilmenle didamascbi pao» grilli e le locuste che infestavano l'Agro


nazzi trinati d'oro la basdica Lateranen- romano. Mi pare d' aver notato altrove,
se, nella sagrestia presa la stola e il pi- cheBenedetto Xlll celebrò un pontificale
viale di color nero, e mitra di tela d' ar< nella chiesa di s. Agostino, o in altra chie-
gento, con 28 cardinali e tuttala prela- sa, co'paramenti pontificali di colore ver-
tura, ed i pp. penitenzieri Lateraueosi, de, e riceveado il presbiterio prò viissa
VE S V E S iC)%

bene cantata. Così (juel piissimo Papa, Croce sulle loro scarpe, parlando del-
veneiatore insigne de* sagri riti anti- l'intendimento del Giorgi, per riformare
chi, pienaoienle appagò il dottissimo ana- il rito delcolore rosso introdotto dall'A-
miralore di essi Domenico Giorgi, che melio, com' egli dice, anche ne' cadave-
ci diede ancora : De Liturgia Romani ri de' Papi, sostenendo il paonazzo e ne*
Poiilificis in soUnini celebratione Mis- ro, anco perchè il Cada\^ere (K.) di Bo-
*«r«wi, Roraae 178 1-43-44- Egli era di nifacio Vili fu trovalo con abiti di tali
Costa presso Rovigo, e Benedetto XIV colori, prevalendo il nero, massime nella
lo fece prelato domestico. Ma con Bene- scarpe, qual segno di mestizia; ma non
tletto XIII cessola riprislinazione dell'u- ostante tale opinione, e di pretendere che
so nel Papa de'paramenti paonazzi e ne- le vesti sagre de' Papi in alcune solenni
ri. Clemente Xll che nel ySo gli succes- i funzioni debbano esser paonazze o nere, e
se, visse loanni^ de'qyali 8 quasi cieco, non già rosse, pensa il Povyard non do-

perciò poche funzioni assistè o celebrò. versi considerare quali scarpe di lutto e
iSe'detti Diari di Roma trovo, che nella di mestizia quelle nere colle quali si rap-
cappella dell' anniversario de' fedeli de- presentarono i Papi Onorio I, Gregorio
funti di detto anno, v' intervenne in pi- IV e Pasquale II, ed altri antichi Ponte-
viale semplice di raso rosso j cos\ Bene- fici, attesoché il restante del vestiario lo-
detto XI V Lambertini nel 74o> suo suc- 1
ro sarebbe in tal caso in contraddizio-
cessore, benché tanto dotto amatore del- ne colle loro scarpe; quindi solo doversi
le sagre litiugie, come si ammira nelle considerare per iscarpe da loro usate nel-
sue opere. Nel venerdì santo 174^ S'esi- le solenni processioni. Inoltre i Papi si

stè alle funzioni vestito di cappa. Questa espongono nella basilica Vaticana e si

usò pure in tale mattina Clemente XllI, seppelliscono con paramenti rossi, come
cioè di saia rossa guarnita di pelli d' ar- ne'primi tempi.Poichè sappiamo dal cele-
niellino e mitra di l^ma d'argento, dopo bre maestro delle ceremonie Paride de
aver assunto la falda, il camice, il cingo- GrassiSjDe morte et funere Julii //,presso
Jo, la stola paonazza: con tali vesti e colla il p.Gattico,Ghe<7«fa/i particulatiin a me
cappa e il cappuccio, senza mitra, assiste- inquisierit, quo colore Ponvfex defun*
va agli Uffizi delle Tenebre^ del Tri- ctus sepeliri consueverit, respondi, anti-
duo della settimana saula. Di Clemente quitus consuevisse rubro colore vestiri;
XiV già dissi, che nell' anniversario de* habita relatione, etc. Nel § I V del presen-
morti vestiva il piviale di raso rosso, e te articolo, dopo aver descritto le vesti ci-
con questo, la stola paonazza e la mitra vili o usuali del Papa, raccontai come
di lama d' argento cominciò ad assistere viene vestito il suo Cadavere da' [)emlen'

a' mattutini delle Tenebre, e alla fun- zieri Vaticani delle vesti sagre colle quali
zione del venerdì santo ; però senza pi- solennemente pontifica; e quindi si espo-
viale e scarpe recandosi all' adorazione ne, così vestito, sopra alti letti,prima
della Croce, secondo il praticato da'pre- nella cappella Sistina del palazzo apo-
decessori. Pio VI nel venerdì santo assu- stolico Vaticano, poi nella cappella dei
meva la falda, la stola paonazza, il man- ss. Sacramento della basilica di s. Pietro
to ossia la cappa rossa di saia con armel- per 3 giorni, co* piedi fuori de' cancelli,
lini, e mitra di lama d'argento. La stessa acciò possa il popolo tributargli l'ultimo
cappa indossava ne'vesperi dell' anniver- omaggio di venerazione, con baciargli i
sario de'fedeli defunti. Dopo di lui i suc- piedi, dovendo farsi al pontificio cada-
cessori non più usarono la cappa. Notò il vere la genuflessione finché fjon è posto
p.Povyard, Dell' anlerioriià del bacio nel Sepolcro de' Romani Ponte fici, do-
dt piedi de Papi all'introduzione della po esser stalo nella cassa mortuaria- -fa-
j

26G V E S • V ES
lì vesti r enumerai e ne parla? ne'rara- bianca, idi cui lemniscl pendenti (0 code),
inenlati articoli e altrove, come ne' voi. pure di seta bianca, aveano l'estremità di
Vili, p. 187, LXX,p. 78 e 79, nonclie seta ross^t. Li mitra fu mandata poi in
descri vendo la Traslazione o TraspoP' dono a Pio VI, il quale la collocò nel mu-
tazione de corpi de* Sommi Pontefici seo sagro della bibliolei^a Vaticana, edè
e sono tutte ili coloi e rosso, tranne quel- piena di disegni di figurine, e di gigli si-

le che in natura sono bianche, o perchè mili a quelli dell'aulico stemma di Fran-
molli Papi Sostennero glorioso martirio cia, e d'altri ornali fatti nel tessuto, a
(e s. EutichianoPapa del 275ordinc) che guisa de' fiorami delle stoife di damasco.
i Martiri si seppellissero col Colobio o 11 lusso delle perle si eslese alle Scarpe,
dalmatica di colore rosso), o perchè tal co- e con esse erano ornate quelle di Grego-
lore viene U'ìalo dallaChiesa greca a dimo- rio IV con varie fila, e d'Innocenzo 11 con
strazione di lotto, secondo le varie opinio- ricamo d'oro e una fila sulla tomara. An-
ni. Talvolta Papi furonosepolti non solo
i dò sempre più crescendo dopo le crocia-
con ricche vesti, ma anche con ornamen- te, massime dopo il 1200 dacché vene- i

ti e Insegne preziose. Ora gli abili sono ziani, ì genovesi, i pisani, i fiorentini in
di seta con guarnizioni e ricami d'oro bt»o- copia le portarono dal Levante; onde non
ni o falsi, e con ornamenti d'argento do- solo i principi e gran signori ne orna-
i

rato, come dovrebl)ero essere, o d' otto- rono gli abili, ma i Papi, gli arcivescovi
ne doralo, cioè la Croce pettorale, l'anel- e altri prelati ne fecero grande uso nelle
lo, gli spilloni del pallio, il Crocefìsso.Ciò vesti sagre, ed i primi singolarmente nel-
spelta al prelato maggiordomo, ed in la Stola. Per formarsi un'idea della ric-
questo dà saggio del suo animo: propo- chezza del festiario [P'.) pontificio, ol-

sizione,che per ora non credo commen- tre gli ornamenti preziosi custoditi dal
tare. Consistono dunque gli abiti ponti- Tesoriere (F.) e degli apparati sagri del
ficali del cadavere del Papa, già di sotto secolo XIV, basta leggere il Galletti, Del
vestilo di collare q sottana bianchi^ fa- P'estarario di s. Romana Chiesa^ p. 58,
scia di tal colore co' fiocchi d' oro, e roc- la descrizione cioè degl'inventari del pa-
chetto pur bianco, ne' seguenti. Scarpe lazzo apostolico del i3oJ di Bonifacio
crucigere e Sandali, Auiitto, Camice, Vili edi Benedetto XI. Il Garampi, Il-
Cingolo, Succintorio (per questo talora lustrazione d
un antico sigillo della
non pone il cingolo), Croce pettorale,
si Garfagnana a p. 84 e seg. riporta parie
Stola, Fanone, Tunicella, Dalmatica, degli inventari del palazzo apostolico, ri-
Pianeta, Manipolo, Pallio fermato da 3 guardanti precipuamente le Mitre (il Pa -

spilloni, Guanti, Anello^ Mitra di lama pa usandola allora di 3 sorta secondo i


d' argento, Crocefisso fra le mani. Il cita- tempi e le azioni) preziose tempestate di
to p. Povyard parla delle preziose vesti Gemme d'ogni colore e qualità, cioè del
colle quali furono sepolti diversi Papi. IQ95, del i3i4 tli 2 imilre, e del i364.
GiovanniXXII deposto neh 334nella cat- Ma della copia e prezioutà de* sagri or-
tedrale d'Avignone, nel 1759 trasporta- namenti e vesti pontificie, esistili sino al-

tosi in altro luogo, ne fu trovato intero l'infausto declinar del secolo XVIII nella
il corpo con guatili di seta bianca e al Sagrestia pontificia, nìBSiìtriQ d'ogni stu-
dito un grosso anello d'oro, con una pie- penda gemma, gioia e perle che decora-
tra turchina. Era vestito con tonaca di vano Triregni^ìe Mitre, gli Anelli, le
i

seta paonazza, e coperto da un gran pi- Croci pettorali, Formali, le Stole, lei

viale arricfthito da un' infinità di piccole Scarpe, Manti, le Pianete, oltre la mol-
i

perle, e sul piviale il pallio. La sua testa titudine de' Pasi sagri e Arredi sagri
era coperta da una piccola mitra di seta d'oro e d'argento, di molti la singolarità
V ES V E S 267
e ineslìinabile pregio del lavoro superan- pellettile in essi adoperata,8 4- Uoma 1 f

lIo inOnitamente la materia, ed il tutto Jnquesta2.^edizionededicata a Pio VII,


^listrulto e assorbito dalla deplorabile e siccome adatta alla sua suprema dignità,
sedicente pace di Tolentino/\a iuH'i quan- così parlò al Pontefice: '* Poiché in qual
ti i nominali articoli ne ragionai. Delle altra funzione risplende più In sua dignità
vesti e ornamenti sagri scrissero gì* il- angustissima, che, quando rivestila de'sa-
lustratori della Liturgia (P^.), e qae' che gri abiti del Sommo Sacerdozio, con la
rammentai quasi ad ogni articolo d* o- Tiara di tre Corone in capo tra due mi-
gnuno, tanto degli ecclesiastici, quanto steriosi Flabelli, portata prima in alto
degli abbati, de* vescovi, de' cardinali e nel seggio maestosissimo della Sedia Ge-
de* Papi, ed i seguenti, due primi de'
i statoria, sotto un ampio Baldacchino,
quali già citati. Fdippo Bonanni gesuita, e poi assisa sopra d'un Z'ro/io eminente,
La Gerarchia ecclesiastica considerata donde non discende, che per incensar l'al-

nelle vesti sagre^ Roma 1720. Carlo Bar- tare, e per proferirvi le tremende parole,
tolomeo Piazza, L' Iride sagra spiegata Vostra Santità celebra pontificalmente
ne* colori degli abiti ecclesiastici Pioma ^ l'incruento Sagrifizio P Qual consesso
1682. Antonio Moraes gesuita. De Or- più venerabile può immaginarsi di quel-
nata Siimmi Pontificis. Angelo Piocca sa- lo, che la circonda in questa solennissi-

grista, Opera omnia, Romae 7 1 9 Tra- 1 ; ma Ceremonia P Ivi osservasi raccolta


ctalus^ Àn Suninio Pontifici sacrimi fa- tutta la maestà della Chiesa j ivi lutti
denti conveniat uti sacris vestibus colo- gli ordini dell'ecclesiastica Gerarchla
re viridi affectis? Giovanni Gattico ca- veggonsi uniti sotto il loro Capo; ivi am-
nonico regolare Lateranense^ Actasele- miransi riti insoliti e venerandi ( sagre
cta Caerenionialia s. Romanac Eccle- vesti d' ogni colore, forma e rito, tutte
siaeex variis Mss. Codicibus et Diariis splendide e magnifiche, il cui complesso
saeculi XF, XVI, XFII aucta etillu- non penna descrivere, col ma-
è dato alla
stratay pluribiis aids monu/nentis non» gico,imponente e religioso effetto che
duni editis. Claudio Villette, Ragioni pioduce in tutti ; inoltre, ripelerò, un
dell' Uffizio e delle Ceremonie della sontuoso complesso di sacerdotale e di
Chiesa romana .Vavì^i^ 1 6 1 .Carlo Guyet 1 principesco, esprimente decorosamente la
gesuita, Ileortologia, sive de festis prò- sovranità spirituale e temporale), che
priis locorwUy Urbini 1728; Ordo ge^ rendono in certo modo visibile la s. Re-
neralis et perpetuus divini Offìcii reci- ligione di Cristo. I Cardinali, che sono
tandi, Parisiisi632. Pietro le Brun del- i principi della Chiesa, e perciò usi a ve-
l'Oratorio, Spiegazione letterale, storica stir di Porpora e di armellini, o con
e dogmatica delle preghiere e delle ce- preziosi paramenti, ivi non fanno, che

remonie della Messa, secondo gli autori la comparsa de' canonici. I più rispetta-
antichi e i monumenti della maggior par- bili Prelati della Corte (e Curia Roma-

te delle Chiese, Parigi 17 16: Spiegazio- na), che nella maggior parte sono il fio-
ne della Messa, sopra le liturgie di tutte re delle più illustri famiglie d'Italia e di
le chiese del mondo cristiano, in tutti i Kuropa, occupati a guisa di semplici chie-
patriarcati, e loro uniformità nell'essen- rici in diversi ministeri, altri portano i

ziale del Sagrifizio. Gio. Battista Le candellieri, altri i turiboli. 1 Fescovi,^\i


Brun, Fiaggi liturgici della Francia di Arcivescovi,\ Patriarchi (^\ Abbati mi-
Molcon, Parigi 1
7 1 8. Francesco Cancel- trati), che altrove siedono in trono, ivi

lierij Descrizione de tre Pontificali che recansi a grande onore di assidersi so-
si celebrano per le feste di Natale, di pra i gradini del Soglio pontificio (ed in
Pasqua e dis. Pietro^ e della sagra sup- questo, sempre in piedi, assiste il Prin-
a68 VE S V E S
cipe assistente al So{;lio, il quale alter- VESTI DELLA CO!\TE E FAMI-
na coi Senatore e Conservatori di Ho- GLI A PONTIFICIA, r. Vesti § IV.
7;//7, siail somministrerai Papa l'acqua VESTI DEL PAPA. F. Vesti §
^
IV
per la Lavanda delle mani, sia nel so- eV.
filenei* lo strascico della Falda odel Ulaa- VESTI DE'PRELATI.r. Vesti § IL
to pontifìcio, e sia la Candela o la Pal- VESTI DE' RELIGIOSI E DELLE
ma del Papa ; mentre il principe Mae- RELIGIOSE, r. Vesti § I.
stro del s. Ospizio sta egualmente sem- VESTI SAGHE, r. Vesti § V.
pre in piedi alla cmtodia dell'ingresso VESTI DE' VESCOVI. F. Vesti
del Presbiterio, circondato dalla Guar- § II e V.
dia nobile e drdla Guardia Svizzera, VESTIARIO E VESTIARIO PON-
colle loro superbe e variate divise). Que- TIFI CIO. f^. Vestara.rio di s. Romana
sto grandioso spettacolo all' occhio di Chiesa.
chiunque ha in pregio la Religione, com- VESTIBOLO o VESTIBOLO, Fé-
parisce assai più magnifico, e più stu- stibulum. Luogo posto al primo ingresso
pendo di quello, di' era una volta il de' sagri Templi (f"^.), o Chiese (F.), o
Trionfo de'Cesari. Io l'ho fatto rappre- di altri edifizi, che serve di passaggio ad

fientare in tre rami, colta più distinta e altri spazi, quali hanno altri usi parti-
i

accurata spiegazione, a cui ho aggiunta colari. Presso gli antichi romani era uno

la descrizione di tutta la sagra suppellet- spazio davanti alla Porla di una oasa,
tile,che soleva adoperarvisi, e de' trire- cinto di muro, perchè era ge-
e cosi detto
gni e delle mitre, con le quali ornavasi neralmente consagiato alla dea Vesta,
l'altare papale. Se queste sono mancate quasi Feslae Siabulani^Q vi si conserva-
nelle scorse vicende (per la imposta pace va il fuoco sagro, certamente non eoa
di Tolentino), la Santità VosUa piena di qtiella ngoro^sa osservanza del Tempio
disinteresse, di coraggio, di fede, si è uni- di Presta (F), affidato alle Feslali {F.).
la al suo maguaniuìo predecessore Sisto In fatti Ovidio dedusse il vocabolo da
JV, con due di esso: Respiciet nos de Festa, cioè da focolare domestico, che
excelso sanclo suo Deus omnipolens Pa- ne* tempi antichi soleva tenersi acceso a-
ter et Vicarium suum non si net inhono- vanti la casa. Dal vestibolo si passava a\-

ratumin terris, quem lam fideliter com- V Atrio (F.). Adito e vestibolo, presso il
muni Christianorum causae subvenisse Borghinij sono sinonimi. Il iMibby, Ro-
conspexit; et ut potestate supremum es- ma nel l* anno i838, par. 2." Antica, p.
se voluit, ita ornameiitisetiam super cun- 374, dice che le parti principali delle
closexcellerefaciet.Circuindabitcollo no- case romane erano due, la comune, ossia
stro Torquem pretiosissimum honoris et quella dove entrava chi voleva, e la pri-
gloriae; et capiti nostroimponet Diade- vata dove non si poteva penetrare senza
ma, quod non conflabitur ab igne, et Plu- il permesso del padrone. Erano parli
viali vestiemur, quod non comedetur a ti- principali della casa comune o pubblica
nca. Tutto si è prodigiosamente avveralo, il vestibolo, l'atrio, ed portici esterni
i

ed una gioì ia sempre più luminosa e sfa vil- appellati pcristylia. Davano il nome di
lantecirconderà il suo trono, ed ifntnorta- vestibolo ad un'area intermedia fra la via
leràil suonome". Arrogequanlodissicol- pubblica e la porta della casa, ma spet-
l'eloquente Pio U, nel voi. Vili, p. ii5. tante alla casa medesima, dove i clienti

VlìSTI DE' CARDINALI. K Vesti porta vansi ad aspettare il patrono, per rac-
glIIeV. comandargli i propri affari, e che per co-
VESTI DEGLI EGCLESIASTICL modo avea intorno delle camere, ovvero
F. Vesti § I e V. un tetto e sedili; e perciò insegna Vilru-
VES VES i(jcj

tio, non necessari ne vestiboli rangnifilci, a p. 41 5» delle chiese antiche di Roma,


né grandi atrii, ne tabiini sontuosi(o ar- come della Chiesa di s. Clemente ed al-
chivi, situali subito dopo l'atrio, e luoghi tre, ed oilrendo la pianta di tal basilica^

ove si collocavano le statue degli antena- osserva che, cominciando ad esaminarne


ti e le loro immagini), a quelli che non e dividerne le parti costitutive, in ester-
aveanogran parte nel maneggio degli af- ne ed interne, alle prime apparlengono il

fari, soltanto essendo propri de' nobili e vestibolo e 1' atrio; alle seconde la nave,
magnali che trattavano pubblici affari, i il coro, ed il santuario o bema. Nell'e-
non che de'denarosi usurai, degli appal- sterne è da notarsi che come nelle case
tatori de' dazi, e simili ;
gli oratori e i fo- private degli antichi veslihiduni, vesti-
rensi doveano averli più eleganti e spa- bolo, dicevasi un'area intermedia fra la
ziosi. Sontuoso e magnifico è il vestibolo casa e la via pubblica cinta di muro e
del Palazzo Farnese in Roma ne olfre : sovente circondata da essedre (sedili) e
bella veduta interna ì'Jlbum dì Roma, t. camere, come dissi, così aveano vestiboli
24, p. o La differenza fra il vestibolo e
1 I . le chiese, parimente cou seddi o portici

l'atrio, fu confusa insieme da alcuni, olire con camere per ricovero e ospizio de' fe-
Vitruvio. Spiegò Sulpicio Apollinare la deli che in sagro pellegrinaggio si porta-
voce Veslìbuliini, derivante da ve par- vano a viiiitare santuari più insigni; o-
i

ticella accrescitiva e stabulimi^ spazio, spizio che altre volle era sui portici del-
mansione o vasta mansione. 11 Ratti, l' atrio. 11 Nibby riconosce un antico ve-

Tv alialo per l'erezione de* sagri Tem- stibolo nell* area che precede la suddet-
pliy dichiara il Vestibolo, w Egli è il ta chiesa di Clemente, nella pianta in-
s.

primo luogo dopo l'ingresso. Trae la sua dicata colla lettera zj avvertendo però
origine dagli antichi che lo dedicava- che il portichetlo di 4 colonne, oggi esi-
no alla dea Vesta, e di là s' incomin- stente dinanzi la porta, che alcun moder-
ciava a lasciar giù lo strascico delle loro no prese pel vestibolo stesso^ è opera del
vesti; sono suscettibili di varie forme e secolo IX, e perciò di molto posteriore
di varie decorazioni, ma sempre conve- alla fondazione della chiesa, delia cui e-

nienti al carattere dell' edifìzio. Questi sislenza nel secolo V^ vi sono documenti
potranno essere di figura quadrala o qua- certi. Questo portico è analogo a quelli

drilunga, abbenchè non siano da ripren- di s. Prassede, di s. Maria in Cosmedin,


dersi anche la figura circolare, e la el it- di s. Cosimato ec. pure di Roma; e tutti
tica, e la poligona. L'essenziale poi è, che sì per lo siile che pe' materiali impiega-
sieno di buone pietre come richieggono i tivi, possono ascriversi al secolo IX, quan-

luoghi aperti e frequentati. Tanto del do già la forma primitiva delle chiese co-
che del Portico (V.), pronao o
cortile, minciava a variarsi : essi furono sostitui-
vestibolo (il pronao è propriamente quel- ti al vestibolo per 1' uso che vado a in-
lo spazio compreso tra le colonne este- dicare. Quattro classi di Penitenti tro-
riori del tempio, luogo innanzi alla sua vansi mentovali ne' sagri canoni e ne*
porta, l'anti-tempio che rimaneva tra le Padri, per la Penitenza pubblica, cioè
due ante, dette anche propileo e prodo- ha
Ingenti, ascoltanti, prostrali, stanti. Si
mo), la larghezza e altezza delie colon- dall' epistola » Colui che
di s. Basilio.
ne dev' essere in relazione dei disegno commise adulterio rimarrà escluso dal
del sagro tempio cui devono servire d'or- partecipare a' santi misteri per i5 anni,
namento e d'utile". Il Nibby, Della for- e così si distribuiranno i i5 anni sopra
ma e delle parti degli antichi Templi di lui; per 4 ^nni starà piangendo; 5
cristiani, presso le Dissert. delV Acca- ascoltando; 4 prostrato; e 2 stante senza
deniia romana d'Arclieologia, parlando comunione". Ora dinanzi la porta che dui
370 V ES VES
vestibolo introduceva nell'atrio, dove al ne e compartimento de'più antichi templi
presente è in s. Clemeule Tindicato por* cristiani, di varie forme, dice che si en-
ticlietto, slava il i.° ordine de' penitenli trava in un vestibolo, ossia portico, chia-
Ingenti, fuori delia chiesa, ìniploiando mato altresì il i.° nartece, il quale era lun-
da' fedeli die entravano, di pregare il Si- go quanto la larghezza della chiesa, né
gnoi'eper loro. Questo luogo, come quel- diverso da' vestiboli delle romane basili-
li occupati dagli altri ordini de'penitenli, che. Se non che piacque aggiungervi e
dicevasi Narlìiex^ uai tece, che si può di- addossarvi talora un nartece esteriore; un
stinguere col titolo di i.°, 2.° ec, coinin- portico cioè sostenuto da due o più co-
ciandodal più lontano dalla Chiesa, ossia lonne sull'ingresso dell'adito, dove poste
da quello de* lugenti; dovendosi notare giùlebare de' cadaveri sole vansi lasciare
però, che più propriamente per nartece co'doppieri accesi all'intorno, finche reci-
intendevasi il
2.*^ Tal nome derivò non tate le preghiere non fossero finitigli uHìzi
dalla sua forma, ma dall'uso, significan- di espiazione. Ma poi nel concilio di Nantes
do in latino /trilla, flagello. Lo slesso del 658 fu a'morti permesso di aver sepol-
Nibby, Roma nclC anno i838, parte i:' tura in città, quivi i defunti s'interrava-
yiioc?e/72«, descrivendo la presente basi- no terminati i riti funerali. Dal vestibo-
lica e Chiesa di s. Lorenzo in Daniaso, lo passavasi all'atrio per le sue 3 porte^
dice il suo interno preceduto da un ve- ch'era una vasta area quadrata chiusa al-
stibolo di forma quadra alla diritta del : l'intorno da portici,aperta al cielo nel mez-
vestibolo vedesi la cappella ornata con zo, perchè tutti potessero contemplarne
quadro esprimente la Madonna, ed i ss. il bello e benedire il creatore di esso. E qui
Nicolò di Bari e Filippo Neri j e di con- sorgeva uua fonte, dove la va vansi la fac-
tro quella magnifica del ss. Sagraraenlo, cia e le mani i cristiani, prima di pene-
originala per meglio onorare il ss. Fia- trare nel tempio; talvolta circondata da
tico (F.jj e che in un pilastro del vesti- cancelli e coperta dal tetto, che perciò
bolo di faccia all' altare maggiore vi è appellavasi fiala. L' acqua era lustrale e
il deposito d'AnnibaI Caro ec. Nel voi. benedicevasi nella vigilia dell' Epifania,
LXXIlf, p. 344. parlando del vestibolo leggendosi sulla conca ourna delle sante
delle chiese, dissi formare le parti ester- acque: Lava i peccati e non pure la fac-
ne di esse il vestibolo e l'atrio. In s. Lo- cia. Là sotto i portici dell' atrio pigliava-
renzo, in discorso, non vi è atrio, e il no posto i penitenti deli.° ordine; che se
vestibolo è parte interna. Molti fra* mo- fra costoro era vi reo di capitale delitto, si

derni confusero 1' atrio delle chiese col cacciava allo scoperto nelT atrio, gente
vestibolo, ma oltre che questi due nomi siffattanon meritando luogo che gli co-
sono di significato molto diverso, la di- prisse la testa. 11 Nicolai, Della basili-
stinzione bene si riconosce in s. Clemen- ca di s. Paolo, dice che un portico aper-
te e in altre chiese di antica data, come to che più si accostasse alla forma del-
alTerma il Nibby, e chiaramente si dimo- l'antiche basiliche, l'adottarono i cristia-
stra da Eusebio, fsL Eecl., lib. lOjCap. 4>e ni per coprire e adornare il vestibolodel-
da s. Paolino si definisce Istìc porlicibus : le loro chiese. Lateralmente e annessi al
late circumdala longh - Vestibula im- portico della Chiesa di s. Pietro in Fa-
pluvio tectis reseranlur aperto - Et simul ticano di Roma sono due sontuosi vesti-
astra oculis ingressibus atrla pandiint. boli,corae li qualifica VincenzoBriccolanii
Le Vedove o Diaconesse (F.y [uvouo nella Descrizione della s. Basilica Fati'
chiamate custodi de' sagri vestiboli. 11 cana^ i quali servono di comunicazione
Campanari, Dissert. dell' antiche chiese a' bracci o gallerie che conducono a' co-
di Toscanella, parlando della disposizio- lonaali,nel silo ove doveaao sorgerei due
V ES VES 271
grandi campa ni li, luoghi paJroi 66 e meZ' Cimiteri e Catacombe; che gl'imperato-
zo e larghi 43, alti 90 quanto W Portico: ri, i re e altri personaggi per distinzione
ì delli bracci sono denominali anche por* si tumulavano ne'porlici e soltoportici, e
liei ambulacri coperti, e nel loro prin-
e negli atrii delle chiese, e fors'anche in al-
cipio, presso vestiboli sono decorati dal-
i cun vestibolo, almeno fino all'XI secolo.
le statue colossali di Carlo Magno e di Che nel seguente ad alcuno
fu permesso
Costantino I Piagno, Le statue pur colos- anche nelle chiese, per cui pre-
seppellirsi
sali di travertino poste nelle 4 nicchie sto divennero piene di tombe e monu-
di ciascun vestibolo /'/7//Vy7/?o, e colloca- menti di nobili e facoltosi; così nelle sa-
le d'ordine di Clemente Xf, sono alfe grestie, ne'corridoi e persino sulle faccia-
palmi 18 non prive di merito e mollo
, le delle chiese, oltre un immenso numero
ben immaginale: quelle dal lato del pa- di sigilli sepolcrali sul pavimento. Per una
lazzo apostolico rappresentano le Virtù naturale propeusione poi di pietà verso i

teologali e la Chiesa. Le scolpirono: De frali minori francescani, domenicani, a-


Rossi la Ftde^ Lironi la Speranza^ Lu- gosliuiani, carmelitani e altri mendican-
dovisi la Carità^ Frascarila Chiesa. QueV ti, che per le loro benemerenze colla s.
le del vestibolo opposto figurano le Vir- Seóe nel secolo XIII furono arricchiti di

tù cardinali. Le scolpirono : Lironi la privilegi, fra'quali di poter seppellire nel-


De Rossi la Gius tizia ^Vid^^atX-
Pr/ir/^//2<7_, le loro chiese i fedeli , innumerabile fu
\\ Temperanza^ Ottoni la Fortez-
la quindi il numero degli avelli in esse e
za. Le volte de* due vestiboli sono del- ne'Ioro chiostri e vestiboli innalzati. Ma
la stessa n)agoifìca forma di quelle del riparlare ancora una volta della basilica
portico, aventi ciascuna due lunette e di Clemente, senza far cenno de' suoi
s.

4 statue di stucco ne* lati, esprimenti recenti e importanti scavi del sotterra-
ss. Pontefici Romani confessori. Sonovi neo della precedente, non sarebbe certo
parimenti de* basso-rilievi allusivi, co- perdonabile. Mi limiterò però a dire quel
me que'del portico, agli Alti Apostolici. tanto che ne compendii nelle più bievi
Negli angoli degli slessi vestiboli, conti- parole possibili il più interessante, pel
gui al portico, esistono d'ambe le parti resto potendo supplire i luoghi donde li

due piccole Fontane^ per supplirea quel- che in pari tempo ricorderò. Il
trassi e

le già costruite nell'antico quadripoiti* Giornale eli Roma deli 858 col n. i83,
co, di cui anco nel voi. LXXXVIII, p. 1859 co'n. 5 e 88 riferiro-
e quello del
aag, per comodo de'pellegrini, come si novembre 1857 il p. Giu-
no, che fin dal
vedeva anticamente nella delta basilica seppe Mullooly domenicano irlandese,
di 8. Clemente , e in s, Gregorio; impe* priore del contiguo convento, cercando
rocche prima dell' Vili e IX secolo, in nelle parti sotlerranee che cosa indicasse
mezzo a questi atrii, come gli appella il una certa colonna ivi mezzo sepolta, a-
Briccolani, vi esistevano alcune vasche a prì la via a scuoprire e rintracciare l'au-
comodo de'fedeli per lavarsi le mani pri- lica basilica, l'odierna avendo molto pa-
ma d'entrare in chiesa, che diedero ori- tito nel 084 per Kobeilo Guiscardo, ou«
i

gine fi Pili ('/^'.^ dell'acqua santa, della de poi neh 108 fu interamente risarcita.
quale riparlai nel voi. XC , p. 202. Il Mg.' Tizzani arcivescovo di Nisibi ed al-
cjuadriporlico formavasi di 46 colonne, tri membri della commissione di archeo-

e serviva di atrio alla basilica, ed avea 3 logia sagra, di cui nel voi. LXIV, p. i65
porte, ascendendovisi per la Scala cova- e altrove, fatte esplorazioni, riconobbero
posla di 35 gradini. In più luoghi notai, esser ivi sepolta l'antica chiesa preceden-
che la Sepoltura (F.) ne' primi secoli te, intraprendendo quindi gli opportuni
uoo poteva esistere nella Chiesa, ma ne* scavi, nou senza erigere sostegni e piloni
a^ì" V E S VES
personcggerela basilica superiore, a mez- parlare dello scoperto sotterraneo, come-
ro del proprio architetto Francesco Fon- che conserva tutte le parti e disposizioni
tana. iVe furono i risultati, lo scoprimen- rituali a cui erano destinate l'antiche chie-
to porzione d'una navata con 7 co-
tli se, meno (jualche leggiera variazione; e-
lonne, fra le quali una di verde antico ziandio olfrendo l'efligie di s. Clemente [
di rara bellezza, ed altra assai pregevo- Papa e martire a cui e inlilolala. Tra le
le di breccia delta di seltebasi; parte del notizie che produce, mi limito all'indica-
pavimento della primitiva basdica, eret- zione che rannoda
si col ilelto con Nib*
ta dopo Costantino 1; e degli avanzi di by. Senza nominare il vestibolo , dice
pitture a fresco antiche, rappresentanti il l'antiche chiese latine divise in 3 parti:
Salvatore, la B. Vergine col divin Figlio, l'atrio o quadriportico, l'aula divisa in 3
s. Paolo, s. Caterina martire d'Alessan- navi eguali, e il santuario. Sopra l'atrio
dria, ed altre figure; più un'iscrizione se- eravì non solo l'abitazione del cardinal
polcrale, che ri porla, trovata nell'antipor- diacono, e degli ostiari custodi e curato-
tico, dell'epoca di Orso e Poleniio, con ri della nettezza del tempio, ma il più del-
soli nel 339. Il Papa Pio IX a' 18 apri- le volte un piccolo spedale pe'ma-
eravi
lei85c) discese neir antica basilica a go- lali della diaconia , mantenuto colle li-

dere le scoperte fatte. La Civiltà Callo- mosine de'fedeli. bell'atrio slavano pub- i

lica, serie 4-', 219, ci die' Tarli-


l» 2, p. blici penitenti di due specie, una di qua'

colo: Basilica sotler ranca di s. Clemen- fedeli chedovendo fare una lunga peniten-
te. Si dichiara in esso, che la basilica di za era loro interdetto d'entrare, e si rac-

tal nome, benché tra le più antiche di co(nandavano all'orazioni di que' fedeli
lioma, non è tuttavia oggidì quella me- cui era permesso l'ingresso; l'altra spe-
desima de'primi secoli, poiché perle vi- cie era di penitenti di penitenze più mi-
cende de'lempi e de'susseguenti ristauri, ti, a cui era permesso T entrata quando
rimasero cancellate e occultale le vesligie i sacerdoti leggevano l'Epistola e l'Evan-
della prijuiliva, anzi poco meno che per- gelo, e poi erano avvisati dagli ostiari a

duta la memoria dell'antico suo sito. Ma mela del sagrifi-


ritirarsi nell'atrio, alla

nel novembre 1857 il sullodalo p. priore zio, uniti a'catecumeni, dopo essere stali

de'domenicani irlandesi, quali T hanno i nella nave di mezzo co'penitenti stessi.


in cura fin dal tempo d'Urbano Vili, per VESTITI. Eretici del secolo XI lldel-
le dette ricerche ne'sotterranei, e succes- la Linguadoca. Duranti le guerre con-
sive esplorazioni e scavi, di mg."^ Tizza- tro gì i Jlbigesi, protetti dal conte di To-
ni e della memorata commissione, si per- losa (^.), dicevansi eretici vestili o per-
venne a trovarenarrati monumenti; e
i felli, coloro quali facevano pubblica
i

che l'indicala iscrizione consiste in iscrit- professione di eresia, per distinguerli da-
ture graflile nella pfirete, con 4 nomi, e gli eretici dubbi, i quali appellavansi ere-
ricordaiio il costume di que'tempi, quan- ticio prelesi erelici. Il 16.° articolo del-
do sacerdoti ed
i i pii fedeli usavano graf- l'istruzione dataa'domenicani inquisito-
fire il proprio nome nel luogo ov'era sta- ri dal concilio di Beziers, del 1266, ordi-
lo oiferto il sagrifizio incruento. Già nel na che debbansi esaminare gli eretici per-
gennaio 1859, Gaetano Cottafi di Corag- felli o vestiti, segretamente e in partico-
gio, ci avea dato utW Album di Ronia^ lare, in presenza di alcune persone discre-

t.25, p. 373 e 389, l'erudita descrizio- te e fedeli.


ne architettonica liturgica-rituale-crislia* VESTIZIONE RELIGIOSA. Il ve-
i>a,con veduta esterna e pianta, dell'an- stire l'abito religioso in un Chioslro (/^),
tica basilica e diaconia cardinalizia di s. la monacazione. Dell'abito o Fesli de Re-
Clemente presso il Lalerano, senza però Religiose (K.), cheassu-
ligiosi e delle
V ES VES 273
mono li Religioni (l^.),e le Religiose menti di gioie e gli abili secolari, e com-
[r.) o Sorelle (F,), neireffeltuare la vo- parisce allora colle sotto-vesti religiose, ed
cazione regolare, ragionai ancora in ogni a quel punto il celebrante, o più comune-
articolo riguardante gli Ordini religiosi menie le religiose compagne, eseguisce
d'ambo i sessi; così degli Ordini milita- la Tonsura (F.) di tulli i capelli (anti-

ri e cavallereschi nell'ani missione deCa- camente alle donne consagrale a Dio non
valieri^ massime nel cinger loro la Spa- sitagliavano capelli da per tutto; poi-
i

da (F.) egli Speroni d'oro (F.); come ché nell'Africa, tranne 1' Egitto, si scio-
altresì nella vestizione de'cavalieri Gero- glievano soltanto e indi si rannodavano;
solimitani o di 3Ialta, de' ss. Maurizio vario essendo il costume delle chiese in
e Lazzaro di s. Stefano /, ed altri or-
y questo punto di disciplina). Le altre ve-
dini che sonp insieme cavallereschi, mili- sti poi, benedette dal medesimo celebran-

tari e regolari, ne'quali articoli riportai il te, sono da lui imposte alla candidata,
ceremoniaie di ciascuno. Del ceremonia* oltre laCorona divozionale alla cinta,
le per la vestizione solenne delle sagre in uno al velo, sempre assistito dall'al-
Vergini [F.) fatta da'Papi, da' cardiuali tre monache; le impone poscia il nuovo
(ancorché non insigniti dell'ordine epi- Nome^ indi le posa sul capo la Corona,
scopale), da'vescovi, dagli abbati e altri la quale per 8 giorni ritiene la candidata.
prelati inferiori ne'monasteri esenti sog- Il celebrante fatto un discorso esortatorio
getti alla loro giurisdizione, o da quelle (che talvolta viene pronunziato da altri),

persone ecclesiastiche, eziandio regolari, intuona l'inno Te Deuni laudanms, ed


deputate da'vescovi , ne tenni proposito ha termine la funzione. Tale discorso or-
neWol. XLVI,
48; LVIl, p. 88 e 90;
p. dinariamente precede la funzione. Pas-
LXIV, p.197 eigS; LXIX,p.i28 ei29, sato il tempo voluto dalla Regola del-

1 34 (dicendo delle composizioni poeti- l'istituto religioso , compito lo slato di

che, parlate anche altrove, tanto per la Novizia^ segue la solenne Professione re-

vestizione, quanto per la professione re- golare [F.) e l'emissione de Foli {F.) re-
ligiosa), 189 e 142 (ove riparlai del pa- ligiosi, nelle mani del Papa, del cardina-

raninfo usato pure da'gentili e dagli an- le o del vescovo , il quale nuovamente
tichi cristiani ne'loro Sposalizi); XC, p. impone alla religiosa il sagro velo, e la
I i3,i i4ei i5. Inoltre il sagro Felo[F.) corona che da essa viene portata in ca-
anticamente fu dato anche alle Fedove po per 8 giorni. Inoltre il celebrante con-
(F.). Nelle vestizioni delle religiose , sia- segna alla religiosa il Breviario o Uffl'
no Monache [F.) coriste, che Converse zio divino se corista, e secondo la regola
(F.)f consistono le principali ceremonie, anche V Anello d'oro, simbolo dello spo-
che si celebrano nell'interno del mona- salizio spirituale contralto con Gesìi Cri-
stero se questo è di Clausura papale, al- sto, ed anche la Regola dell'istitutoper
trimenti nelle proprie chiese,n elle seguen- l'osservanza. La funzione cominciala col
ti. Sono le religiose accompagnale cia- Feni creator Spiritus, durante il qua-
scuna da signore, e vestono con abiti pom- le la professanda rimane sotto una col-
posi e ornamenti di gioie , come spose. tre , si compie col Te Deum lauda-
II celebrante intuona l'inno Feni crea- mus, ambo intuonati dal celebrante. Ri-
tor Spirilus, indi taglia alla monacanda pelo, agli articoli degli ordini rehgiosi,
una freccia óìCapelli, che presa da quella riportai le speciali notizie di ciascuno,
subitamente la getta con disprezzo,rinun- quanto agli abiti religiosi e proprie par-
ziando al mondo, ed alle sue fallaci pom- ticolarità, meritando speciale menzione
pe e vanità. Quindi essa con l'aiuto del- le Certosine (F.), per la tradizione che
ie altre religiose depone tutti gli orna- loro si fa di alcune Festi sagre, colle
voL. xcvr. 18
274 VE S VET
quali sono sepolte. Sdisse il p. Meno- vlgnone e di Lorelo,neli767 lo dichiarò
clìio nelle Stnorcy cenluria 6.', cap. 81 ; prefetto di quella dell'indice, e l'asseguò
Dell'uso antico e moderno del tagliar' in protettore a Mondolfo, il che riporta-
si i capelli delle donne, che piglia' no le slesse Notizie di Roma. Interven-
no il sagro abito religioso. Carlo Bevi- ne a'conclavi per le elezioni di Clemen-
lacqua sacerdote, Rito per V ammissione te XIV, e di Pio VI, nel cui pontificato

delle vergini all'ingresso del monastero terminò la carriera mortale nel 1776
per la vestizione dell' abito regolare, e (Novaeserroneamenle per isbaglio tipo-
per la professione de'voti religiosi^ ad grafico dice nel 1 779, e nel mio voi. XVF,
uso della provincia ecclesiastica di Mi- p. 216, nella serie de'prefelli dell'indi-
lanoj traduzione dal latino in italiano, ce, con altro simile abbaglio fu impresso
con alcune note e riflessionij aggiunta* l'anno 1766). Pertanto ne* leggo i parti-
vi la benedizione dell'anello ad uso del- colari eil seguente testamento, nel n.
170
le benedettine^ ec. Milano iSSg. del Diario di Roma del 1776, che già lo-
VESTMINSTER. F. Westminsteb. dai nel voi. XXIII, p. i32. Il cardinale
VETERANI Benedetto, Cardinale. assalito da pericolosa infermità, aggra-
Nacque nobilmente in Urbino da illustre vatosi sempre più il male, munito nuo-
fanoiiglia de'conli del suo nome, a' 18 ot- vamente de'ss. Sagramenti della Chiesa,
tobre I yoS, e dotalo dalla natura di sve- verso le ore 21 de' 12 agosto 1776 rese
gliato ingegnOjCon trasporto applicò agli l'anima suo creatore di 78 anni me-
al

studi, segnatamente di gius civile e'cano- no 65 giorni. Il suo cadavere a[)erlo e


nico; quindi si dedicò al servigio della s. imbalsamato, cogli abiti cardinalizi pao-
Sede, trovando in Benedetto XI V un mu- nazzi fu esposto in un'antica camera del
nifico protettore. Imperocché leggo nelle palazzo da lui abitato, dove furono eret-
Notiziedi /?om^,che dopo averlo dichia- ti 3 altari per la celebrazione de'suffragi.
rato suo cameriere segreto partecipante, Quindi in carrozza e accompagnato dal
e lo conservò in lutto il suo lungo e glorio- curato di s. Biagio della Pagnotta , sua
so pontificato, successivamente lo nominò parrocchia, fu portato nella chiesa di s.

canonico della basilica di s. Pietro, lo die' Maria in Vallicella de'filippini, a tal ef-
a coadiutore dell' avvocato concistoriale fetto nobilmente apparata a lutto con l'or-
Giuseppe Ascevolini diBertinoro,egli con- nato di moltissime trine d'oro, e vestilo
ferì la carica di promotore della fede da de'sagri abiti diaconali col cappello car-
lui stesso con profonda dottrina già eser- dinalizio a'piedi, fu collocalo sopra allo
citata, perciò lo annoverò tra' consultori letto circondato da 100 ceri e da 4 tor-
de's. Riti. Non meno benefico e magna- cie di cera gialla. Alla cappella papale ,

nimo fu Clemente XI li, perchè assunto oltre il sagro collegio, la numerosa pre*
alla cattedra apostolica nel lySSjindi nel latura, i capi degli ordini regolari e gli

declinar di settembre del seguente anno altri che vi hanno luogo, vi si recò ad assi-
lo elevò alla distinta carica di assessore stere alla solenne messa cantata dal cardi-
del s. quale ancora dipor-
Offizio, nella nal Antonelli,per distinzione lo slesso Pio
tandosi egregiamente con partirolare lo- VI in forma pubblica, avendo in carroz-
de di attività, diligenza e saviezza nel , za i cardinali Archinto e Albani , ed io
concistoro de'26 settembre 1 766 Io creò fine fece le solenni assoluzioni. Termina-
cardinale dell'ordine de'diaconi, e poscia lo il funerale, il di lui corpo alla presen-
per diaconia gli conferì la chiesa de' ss, za della sua corte fu collocato nelle 3 con-
Cosma e Damiano. Inoltre lo ascrisse al- suete casse, e sepolto nell'istessa chiesa,
le congregazioni cardinalizie del concilio, a tenore della disposizione testamenta-
de's.Rili, dell'indice de'libri proibiti, d'A- ria del defuuto,ed alla quale lasciò una no-
,

VET VET 275


bile tunicelltij altra alla detta parrocchia; delle fornaci comuni. Se potesse liquefar-
mentre alla diaconia legò una ricca piane- si, si potrebbe forse avere in un subito il

ta, ed il resto della suppellettile sagra al- vetro; ma siccome ciò non può avvenire,
la chiesa della Madonna delle Grazie a è quindi necessario di ritrovare qualche
porta Angelica. Per la sua anima dispose sostanza, che faccia liquefare il cristallo
ìa celebrazione di looo dueraesse; a* senza distruggere la sua Irasparenza.Que-
fratelli lasciò 2000 scudi per cadauno sta sostanza è l'alkaii,sia soda o potassa'*.
oltre il palazzo con tutti i mobili esisten- Altra definizione la riferirò nel principio
te in Urbino; alla sorella monaca scudi dell'ultimo periodo. Vetro macinato, di-
3oo, al cugino mg/ Ottavio Boni cano- cesi il vetro ridotto in sottilissima polve-
nico Vaticano e cameriere segreto so- re, che talvolta si ifi'escola con que* colo-
prannumerario del Papa scudi 1000. ri, che per lor natura difficilmente si sec-

Del rimanente di sua eredità pregò gli cano, e li fa seccare prestamente. Vetri
esecutori testamentari cardinal Torrigia- colorati, sono vetri mescolati con colori
ni e cav. Coilicola maggiore, a foriere cotti al fuoco , cioè con calci metalliche
farne 3 eguali porzioni a favore di sua prodotti dalla petrificazione de'raelal-
famiglia domestica, cioè 2 porzioni per li medesimi e di alcune pietre. Si adopra
la sua corte nobile, cappe nere e aiutan- altresì il vetro bianco macinato e ridotto
ti di camera, e compreso il medico Mo- in polvere impalpabile per facilitar la
ra, e là 3." parte pe'faraigli di sala e scu- fusione di alcuni smalti per la pittura,
deria; di più al maestro di casa anche de'quali riparlerò verso il fine di quest'ar-
scudi 1000, con quanto esisteva nelle ca- ticolo. Lo smalto, benché sia una prepara-
mere abitate da questo ministro^ distin- zione particolare di vetro, è diverso dal-
guendo pure con altri legati alcuni fami- la pittura che si eseguisce sul vetro stesso,
gliari. Essendomi recalo in detta chiesa di cui più innanzi, formandosi colle paste
a fare ricerche sulla sepoltura del cardi- di smallo anche il Musaico (F.), genere
nale, trovai la seguente semplice lapide di pittura affine a quella de'velri. 11 Win-
nel mezzo della medesima, scolpita in ckelmann crede che gli antichi facessero
marmo e collo stemma cardinalizio Os- : in generale uso del vetro più frequente che
sa Bentdìcti S. R. E. Diaconi Cardi- non moderni; che lo tornissero, che a
i

nalis Velerani. Orate prò eo. Brevi pa- quello dessero diversi colori
, che ne or-
role, equivalenti a magnifico epitaffio. nassero le camere ed pavimenti, e che i

VETRALLA. F. Viterbo. colla unione di diversi vetri colorati giun-


VETRI CIMITERIALI. F. Vetro. gessero a rappresentare in un sol pezzo
VETRO, Fìlrum. Materia dura, fra- varie figure. Gli antichi possedevano al-
gile, trasparente, liscia, o lucida e traspa- tresì l'arte di rappresentare sui loro vasi
rente, come scrive il Baldinucci, compo- di vetro bassorilievi di figure, d'un colo-
sta di rena splendida (0 sabbia quarzo- re diverso da quello del fondo. Il vetro
sa), e dalle ceneri d' alcune sorte d'erbe serve assai utilmente per formare le im-
(come la cali), o piuttosto di sali , tratti pronte delle pietre intagliate o incise,

alcuna volta dall'erbe (come la soda dal- imitando le Gemme. Imperocché gli an-
la salsola) ,
per forza di fuoco. Dice un tichi non contentarono di lavorare le
si

moderno : » La base del vetro è la silice, pietre preziose, ma cercarono ancora d'i-
la quale forma una porzione considere- mitarle; ed moderni formarono in gran-
i

vole di molte pietre, e può chiamarsi il dissima copia le paste di vetro ad imita-
solo ingrediente in cristallo, selce ed are- zione delle gemme; ed in questo si è tro-
na. La sostanza è insolubile nell'acqua e vato il modo di trasportare tutte le rap-

nou atta a liquefarsi nel piùgraQ calore presentazioni ed i lavori diversi delle pie-
276 VET VET
Ire incìse, sia incìdendo in questa mate- poteva esser lavorato come il metallo. Col
ria assai più tenera i soggetti medesimi, più puro d'un simile vetro egli fece un
sia facendo ricevei-e ol vetro già in par- nappo, che si propose di donare a Tiberio,
te raffreddato, ma non
ancora indurato, nella speranza che per (|uesla sua scoper-
l'iraprontodi una pietra incisa, il che tal- ta ei lo scioglierebbe dal bando. Termi-
volta praticarono pure gli antichi. Anche nala quindi la sua opera, si recò in Ro-
questi lavori appartengono alla glittica, ma, e presentò il suo dono a Tiberio, che
e ad alcune di simiti pnste si riuscì pure lo ammise e lo accettò. Ma per ispingere
a darei colori delle pietre e persino gli al colmo lo stupore degli astanti e per as-

strati. L'incisione si propagò anche al ve- sicurarsi sempre più la grazia dell'impe-
tro più chiaro detto cristallo per la sua ratore, l'artista prese il vaso di vetro e
apparenza, non dissimile dal cristallo di lo gettò con tutta la forza a terra. Il vaso
rocca o di monte; e quindi all'arte me* non si ruppe, ma solamente si piegò j e
desima appartengono lutti qne'Iavorijche l'artista battendolo col martello, lo ridus-

si fanno giornalmente, secondo l'ingegno se alla sua forma primiera. Tiberio rima-
degli artisti, sui bicchieri e sugli altri u* se attonito, e domandò, se quell'arte era
tensili di cristallo, che trovansi comune* conosciuta. No; rispose l'artista. Allo-
mente in commercio. Si racconta nel l. ra il tiranno gli fece immediatamente ta-
3, p. 4'i dell'^/Z'«m di Roma (certa- gliare la testa, e distruggere la sua oinci-
mente tratto dal p. Menochio, senza es« na, acciò quell'arte non si conoscesse e
sere citato, il quale meglio ne parla nelle non togliesse a'metalli nobili il loro va-
Stuore^ centuria 2.", cap. ^1. Si spiega lore. Narra il citato p. Menochio, che a
un luogo del libro di Giobj e della sti- tempo di Nerone, il quale dopo circa 17

ma e valore del vetro appresso gli an- anni successe a Tiberio, due bicchieri di
tichi: Non adaequahitiir et aurum,vel vetrosi venderono inPioma sexlertijs sex
vitritm. Tra le spiegazioni riferisce pure minibus, affermandolo Plinio, lib. 36, e.
quella, che intese paragonare il cristallo 26. Dicesi Vetrina^ la vernice o coperta
all'oro, che può entrare nelle cose pre- che si dà sopra i Vasi(V.) o le figure di
ed ha col vetro gran similitudine,
ziose, terra, che cotte in fornace ricevono da
sebbene Io superi di gran lunga nel va* essa il lustro per la vetrificazione delle ma-
lore, poiché l'avanza in chiarezza e du- terie adoperate. Nel secolo XV si fecero
rezza ; massime quello di rocca pe' vasi bassorilievi ed altri lavori bellissimi di
bellissimi che si fecero con ricchi orna- terra, detti per questo motivo invetriate.
menti d'incisione, ed anche colla rappre- Non deve confondere coli' invetriata,
si

sentazione d'alcune figure, arte che in chiusura di vetri o cristalli fatta all'aper-
Milano sali ad altissimo pregio, in uno tura delle finestre o delle botteghe, /^i-
al lavoro delle pietre dure), che nell'epo- treum ola thrum. Luca della Robbia, delle
ca di Tiberio un artista romano inventò cui opere parlai in più luoghi, avendo
una specie di vetro flessibile e malleabi- lavorato eccellenti sculture in marmo e
le come il metallo. Quest'artista fece una in bronzo, vedendo che grandissima era
bellissima fabbrica, e l'imperatore lo ri- la fatica e poco il guadagno, immaginò

compensò generosamente, ma nello stes* pel r.° un nuovo modo quasi incognito a*
so tempo per gelosia lo bandì. Nel suo greci eda'romani, di far cioè le sculture
esilio l'arli«ta inventò una composizione, di creta o terra invetriata , con figure e
colla quale fece un vetro d'una solidità bassorilievi. Egli dunque fu il restituto-
tale, che al pari dell'oro e dell'argento re della plastica, e di sì lucente e perma-
non si spez2ava,e ch'era insieme estrema- nente materia la vestì, che resse salda-
mente sottile e pieghevole a segno che mente a tulle l'ingiurie del tempo, quasi
VE T VET 277
al pari del marmo e del bronzo. Leggo to e premialo, e forse tale novella indu-
nel Cancellieri,Le Campane, p. 79, de- stria, nata a Venezia, non vi potè aver
sciivendo il famoso orologio pubblico di incremento e perfezione per mancanza
Bruges, che pe'suoi suoui melodiosi, in all'inventore di mezzi e di aiuti. Intanto
alcuni punti produceva un effetto con- Dubos Donnei di Lilla, forse tentando car-
simile air armonica introdotta da M., pir all'Italia la gloria dell'invenzione, la
Franklin, che formò una filza di campa- condusse a grande perfezionamento, e per
nelli di vetro, di forma emisferica. Dea- suo trovato la spacciò, bensì presentando
don migliorò il suo istrumeuto, e lo pro- alla società degli Enfants du Nord, tessu-
pose all'accademia di Parigi (egli è que- ti che perla vaghezza degli sva-
di vetro

sto /^e/n-Car^o, specie di piano-forte,


il riati e vivi colori, e pe'riflessi de'lumi fa-

che luogo di corde metalliche è forma-


in cevano bellissime mostre di tultociò che
lo di lamine di vetro, sostenute da pon- la lana e la seta congiunte all'oro e all'ar-

ticelli liberi all'estremità, e che percuo- gento ponno offrire di più splendido e
tono martelli sollevali col mezzo di tasti. meraviglioso. Scrisse Violet su questi ,

Nel 1785 il tedesco Buyer inventò a Pa- tessuti, w Figurisi un appartamento tut-
rigi il Cm//:///o-6'orJo, cembalo con cor- to decorato con tappezzerie di stoffe di
de di cristallo. Ma antica era in Italia vetro e risplendente di luce, esso egua-
l'idea di formare corde armoniche di cri- glierà luttociò che l'immaginazione può
stallo, e prima di delta epoca già ilrino' concepire di più brillante; esso mostrerà
mato meccanico Elii avea in Milano for* in effetto le meraviglie de' palazzi incan-
malo un cembalo con tali corde , eneo* tati delle Mille e una notlej giacche i
raiato da* professori e dilettanti, princi- lumi , scherzando e riflettendosi in ogni
palmente per evitare il frequente bisogno senso a traverso i tessuti trasparenti, a*
di accordarlo. JNel voi. XCI, p. 556, ce» quali si può dare ogni graduazione di co-
lebrai un veneto di Murano eccellente lore, gli faranno assumere l* apparenza
suonatore d'una tromba di vetro, ed al- d'un appartamento tutto fornito di per-
tri insigni nell'arte vetraria di quell'iso- le o brillanti^ o composto di granate, di

la). L'irlandese Pukeridge insegnò a ca- zaffiri, di rubini, di smeraldi, ed anche


var da'bicchieri di vetro, pieni d'acqua, di tutte queste pietre preziose insieme riu-
de'suoni dolci e puri, il Rambelli, Let- nite o combinate in mille differenti gui-
tere intorno invenzioni e scoperte italia- se, confondenlisi e scherzanti quali stelle,
ne , lett. 72 : Tessuti di vetro , dichiara rosoni o mazzolini di fiori, o festoni e
parere il credere che possano far-
difficile ghirlande graziose, variate all' infinito'*.

si morbidi, pieghevoli e lucenti,


tessuti Non solo dell'invenzione dell'Olivo feci
formati unicamente di vetro, materia fra- menzione nel voi. LI, p. 161, ma narrai
gilissima, e mostrantesi inetta alle piega- che il Dubos Bonnel ebbe patrocinatori
ture, cui è pur d'uopo assoggettarla. Non- anco nell'uso eccleisiastico, che si forma-
dimeno, quando si è considerato il ve- rono Paramenti e Presti sagre per alcu-
tro in fusione e si è veduto quanto a-
, ne chiese di Francia, e che fu donata una
gevolmente riducesi allora in fila sotti- pianeta a Gregorio XVI di siffatti tessuti.
lissime, elastiche e flessibili, s'intende to- Ma fattosi poi il dubbio alla s. congrega-
sto la possibilità di lavorarlo in simil zione de'B.iti sull'uso sagro de'medesimì,
guisa. L' ingegnoso Olivo esponeva nel vennero proibiti, per gl'inconvenienti che
1837 alquante mostre di tessuti di ve- potevano produrre e altre ragioni. Tro-
tro, ne'quali la tessitura fina e morbida vo annuncialo nel n. 34 del Diario di
pareggiava la splendidezza e varietà de' Roma del 1 843, che nella Marca di Bran-
colori. Allora il suo trovato fu encomia- dcburgo a Steinbuschsifiibbricauo lego-
278 VET •
VET
le di tetro, della stessa forma e propor- Dando che la sola nobiltà potesse eserci-

xìodì delie tegole comuni del paese. La tare questo commercio. Ma qualunque
Inassa è di vetro verde grossa un 4.° cir- ne fosse la causa, sia fortuna, sia privile-
ca di pollice, avente ciascuna un buco, gi di circostanze locali a favore di Vene-
pel quale la tegola viene appesa sulla zia, l'esito non corrispose a quegli sforzi.
piattaforma del tetto ad un chiodo sen- Convenne a' francesi attendere migliori
za testa. Lo scopo di tali tegole e di ri- eventi, né il suo governo dimenticò di
schiarare le soffitte, senza aver bisogno profittarne. Senza dubbio sperava, che
delle costose e assai dannose aperture de' ciò ch'era stalo impossibile finché la scuo-
tetti, poiché esse vengono ovunque col- la o corporazione allontanava con gelosa
locate ove SI desidera aver luce dall' at- attenzione la curiosità forasliera, e la re-

to, con comodo e bello effetto. Negli ar- pubblica alle sue cure associavasi, sareb-
ticoli geografici non manco di rilevare, be stato agevole quando in lui fosse mo-
ove si trovano le principali fabbriche e do di comandare anziché chiedere : ma
produzioni dell'arte vetraria, Ars vilra- fortunatamente per Venezia il fatto non
ria, e nel voi. XCI, p. 438, celebrai un rispondeva alle sue speranze. Nel 1797
vetraio primo ioveiilorc delle Vie ferra- scrisse Oerthier al direttorio di Parigi,
te {V). Nello stes'^o a p. 4' ^> ^^^ « ^^* mentre era comandante in capo dell'ar-
trove, ragionai alquanto delle famose mata d'Italia che occupò Venezia: Jenai
fabbriche di vetro e coolerie di Venezia pas pu réussirt coninie vous m'en avicz
e dell'isola di Murano, producenli i pit^ chargé par vótre lettre, a enlever à Ve-
delicati e artificiali lavori, cornei merlet- ìiise la fahrique des Marguerites . Del
ti vetrificati e ogni genere di margarite, pari ne fu avvertiti il Parkes, che volen-
oltre la Venturina unica, e gli smalti bel- do nel secolo precedente il duca di Bu-
lissimi, ed oltre i lavori di cristallo di cui ckingam attivare una grandiosa manifat-
quegli opificii, massime pe'rinomati spec- tura di cristalli, ricorse nel 1670 a Ve-
chi, furono già tanto famigerati; ingegno- nezia per averne alcuni operai. Che se
se manifatture tutte di grande mportan -
i anco gli stranieri s'accorsero dell'immen-
za,per l'onore e le ricchezze rilevantissime sa utilità di una simile industria, certo
che procacciarono a Venezia ed a'vene- non la sconobbe il governo veneto, e non
ziani, essendo già in progresso nell'XI se fu parco di provvedimenti a darle slabi-
colo. La legislazione della saggia e nobi- lità ed accrescimento sempre maggiore.

lissima repubblica regolò l' utilissima e E perciò mentre le altre corporazioni,


ornamentale arte vetraria, precipuamen- scuole o università artistiche asso^^eiia-
te dal Xlll al XVI secolo; assai giovò al- va al governo di magistrali inferiori, que-
l'importante arte, al suo incremento, e sta sola sottopose all'ispezione ed alla vi-

alla floridezza dell'industria, per aver e- gilanza del consiglio de'Dieci nel 1490; il
stese rapidamente le sue ramificazioni quale ad essa dichiarò continuamente di
commerciali sino negli ultimi confini del voler prestare tutti i favori, esonerando-
tiìondp. Di ciò fanno fede l'antica crona- la da imposizioni, e di privilegiarriccheiv
ca da Canal, il Marin, ed altri storici pa- dola. Merita ricordarne uno, il che pro-
ttii; per cui non è a meravigliare, se anche va l'importanza somma che la repubbli-
le straniere nazioni posero ogni ingegno e ca riconosceva in quest'arte; cioè che le
ogni studio a scoprirne i segreti e a tra- figlie de' fabbricatori di vetro sposate a
piantarne con successo l'istituzione. In- un nobile veneto, conservassero a'propri
fatti il governo di Francia negli inizi figli la nobiltà; prerogativa segnalala,
del secolo XIV, incoraggiò potentemeo co(ne conceduta da una aristocrazia tan-
te le fabbriche nazionali di vetri , ordi- to gelosa per la purezza della sua casta,
VET VET 279
da non ammettere al congiglio patrizio origini, che essa s'introdusse successiva-
neppure qiie' figli di nobili, che un susse- mentedairitalia in Francia, e dalla Fran-
guente matrimonio avea legittimati, e ciò cia in Inghilterra, cioè Verso il 674, in
per decido del i SyS. Ne'patrii documen- occasione dell'edificazione della badia di
ti "viene T arte appellala nobile ,
genti- Wiremouth, nella contea di Durham, la
le, mirabile. L'arte vetraria, come fu e- cui chiesa e monastero furono fabbricati
sercitata , e tuttora fiorisce in Venezia, da archi tetti e operai francesi, quali d'or- i

comprende in sé varie classi da non con- dine dell'abbate Benedetto Biscopo ador-
fondersi fra loro; poiché altra cosa sono narono di vetri le finestre (avvertendosi,
le fabbriche di recipienti ed utensili, ed che il Dizionario universale di geogra-
altra cosa le fabbriche degli specchi, di fia trafficante, propriamente ritarda al
lastre, di couterie: l'industria poi delle 1 180 l'introduzione stabile in Inghilter-
conterie, che sembra trovata nel 1 480 cir- ra di adattare vetri alle finestre, benché
ca, occasionando molteplicimanipolazio- l'uso era già praticalo altrove verso la
ni, die* luogo a nuove distinzioni, onde fine del IVsecolo, precipuamente ne'pae-
J'arte de'margheritari e de' perlari alla si freddi; mentre gli orientali invece de'
lucerna. Lo siatuioomarìego la de^ Plii'o- vetri si servirono di gelosie o tende, co-
leriy esistente nel civico museo Correr, stume ancora praticato in Asia da'turchi,
non si riferisce principalmente che alla e da'cinesijle finestre de'quali sono chiu-
I.* specie di fabbriche, quella de'vasi e se con istoffe assai leggere, coperte da uno
recipienti vitrei,e la chiama ripetutamen- strato di vernice lucentissima); e siccome
te Varie de'phioleri o virieri di Murari. l'arte vetraria era ancora ignorata dagl'in-
Le arti degli specchiari, de'margheritari glesi, questi l'appresero da'francesi, e riu-

e de'perlari alla lucerna sono posteriori scì loro utilissima, non solo per illuminar
d'origine all'arte vetraria in istretto sen- le chiese colle Lampade, ma per procu-
so, ed esistenti da principio in Venezia e* rarsi pure vasi destinati a differenti usi.
rano regolate da altre matricole distinte Quindi il Dizionario descrive la compo-
affatto da quella de' vetrai dell'isola di sizione di diversi vetri, di cui si fa piti co-
Murano, de'quali riparlai nel descriverla munemente uso da'francesi nelle loro fab-
in detto voi. XGf, p. 553. L'arte de'fio- briche e nel traffico, cioè : specchi di s.

leri dalla repubblica veneta fu regolata Gobain in Francia ; vetro per formare
con leggi speciali dopo la metà del XIII bicchieri e altri vasi; vetro comune pro-
secolo^quindi nel 1 29 1 furono escluse dal- prio a far lastre ,
per vetture di colore
la città e vescovato di Rialto o Castello, semi-bianche; vetro per bottiglie , nella
tutte le fabbriche di vetro, e concentrate cui composizione entrano terre lascivate,
in Murano. Già fin dal 1285 il consiglio sia di soda, sia di cenere comune, sia
della giustizia vecchia avea vietato I' e- d'argilla comune» terra propria a fab-
sportazione del vetro, dell'allume, della bricar mattoni (di questi, de' facitori di
sabbia, e d'ogni altra cosa necessaria al- vasi, e delle fornaci,comuni a'velrari, par-
la fabbricazione del vetro. Nel 1468 l'im- lai nel voi. LXXXIV, p. 228 e seg., ri-
peratore Federico III fece spezzare da un cordando eziandio luoghi ove ragionai
i

buffone tutti ì vasi di cristallo regalati- à^^Fasi antichi, e de'vasi e piatti di ma-
gli da'veneziani, con un pretesto d'appa- iolica dipinti da valenti pittori); cristallo
renza fortuita; dicendo, che se fossero sta- flint-glass, proprio a fare bicchieri , lu-
ti d'oro o d'argento, non si sarebbero in miere, vasi, lastre ec; e finalmente ripor-
tal modo ridotti. Sull'arte della fabbrica- ta la composizione per fare un bellissimo
zione del vetro presso i moderni, sembra vetro bianco, e descrive le diverse specie
ìacootrastabile, dice il Dizionario delle di altri vetri. Ripeto, che a'ioro luoghi
28o VET V£T
parlai de* principali opificii dell'arte ve- 1 660, dice die già du lungo tempo era
traria, e circa allo Stato pontificio^ oltre stato dismesso di tener le finestre di-
il ricordare quanto scrissi de' fornaciari fese colla carta che sono escluse dul-
),

fabbricatori in Roma de'bicchieri e altri ia privativa di cui si fa menzione qui

vasi e lavori di vetro e cristallo ordina- appresso. Le lastie da finestra si fabbri-


nario, nel voi. LXXXIV, p. liG^in uno cano in Poggio Mirteto in Sabina con
alla loro università artistica; riprodurrò diritto privativo (magnifico è l' opificio,
il riferito da Ange lo Galli, ne Cenni ecO' e vi si fabbricano pure ogni sorta di cam-
nomico- sta ti siici sullo slato pontificio a ^ pane di vetro e cristallo: progredisce mi-
p. 276. M Le fabbriche di vetro che si ri- rabilmente, e con buon successo dell'in-
conoscono migliori sono in Uoma, Bolo- dustria nazionale, per le cure di France-
gna, Ferrara, Rimino e Pesaro (della cui sco Fajella. Anche in Ravenna è una si-

terra che facilmente si riduce a vetro, mile fabbrica di lastre e campane). La


scrisse il Passeri , Istoria de* fossili del medesima fabbrica assunse talvolla di la-
Pesarese e di altri luoghi vicini, pres- vorare in cristallo la buffetteria, cioè le
so il Calogerà, Raccolta d' Opuscoli^ t. bottiglie e i bicchieri, ma presto la sospe-

49, p»5»9, cioè a p. 219). Da quelle di se essendo vinta dalla concorrenza de'
Rimino e di Pesatosi hauno bottiglie e prezzi de'Iavori esteri". Trovo nel Bull.
bicchieri di vetro (dice il diarista M. A. Rom. cont.f t. i i, p. 278, il chirografo
Valena, che nel 1 635 Urbano Vili intro- di Pio VII, Avendo conosciuto, de^^lìi i

dusse il modo di fare i bicchieri di cri- gennaioj8o2,la concessione privativa per


che perciò la sua casa Barberini
stallo; un decennio, accordata ad Agostino Be-
ne abbondava più dell'altre. Intenderà niguelti ascolano , di poter erigere nella
parlare di Roma ,
poiché l'invenzione è città e territorio d'Ascoli, una o più fab-
molto assai più antica. Nel voi. LV, p. 89, briche di vetreria. Si ricava dal Giorna^
notai, che gli antichi danesi si servirono le di Roma deli 858 a p.459, che nella
del corno per bicchiere, e da* Brindisi che via dello Stradone di s.Giovanni in La-
si fanno con esso. Che altri popoli ebbero terano, è Io studio di Antonio Moroni di
in uso il corno, per più antico bicchiere, Ravenna pittore a smalto sul vetro (di
lo sostiene eruditamente il Donati, Oe'^/^ cui e delle sue fornaci e laboratorio po-
tici degli antichi, p. 1 63) così puro da sta- sto prima alla Madonna de' Monti ,
già
re a confronto con quelli di Boemia (le parlai nel voi. LXXIII, p. 352 e altrove),
cui famose vetriere sono in gran riputa* il quale dopo un intervallo di secoli riat-

zione per tutta l'Europa, e celebri le sue tivò in Roma e nello stato pontifìcio tale
manifatture di finissimo cristallo e di importante ramo di beile arti, facendo-
specchi). Nello stalo si fabbricano anche ne per ultimo mostra col quadro rap-
le damigiane e le bottiglie nere, ma que- presentante Gesù in Croce, colla B. Ver-
ste seconde non sono ancora accreditate gine e s. Giovanni lateralmente. Ma della
pel colore e per la solidità. In Roma si pittura sul velrOj come fiorisce in Mila-
fabbrica lo smalto ^e* Musaici (F.) di no pe' Berlini e in Pisa pel Botti, sugli
perfetta qualità (ne feci parola nel voi. antichi vasi di vetro, con altre analoghe
LXXVII, p. 293); e se qualche parte se erudizioni, ragionerò più avanti^ facen-
ne tira da Venezia accade soltanto per
, do oia d' uopo accennare 1' origine, l'iu-
veduta di risparmio (e fors' anco per al- venziouee il progresso del vetro, ed alla
cuna mezza tinta). Nelle fabbriche di Fer- mia brevità potranno supplire le seguen-
rara, di Pesaro e di Rimino si lavorano ti opere. Blancourt de Haudiquier, L'Art
Je così delle mezze lastre da finestra (lo de la Ferrerie, Paris 1718. Neri, Mer-
Spreugero , Roma nova stampala nel ,' rel, Ruokcl, UArt de la Ferrerie, Pu-
Vet VEt 281
risi 75a. Brumoy, De re Fitraria. Oeu- nem lapidis aqitae duralur. L'altro è ii

vres diverses en prose^ et en verSy Paiis e. 43, V. 22: Frigidus ventus Aquila
174». Breve esposizione della teoria di flavit^ etcristallus gelavit ad aqua.ìai-
Ktuiy sulla struttura de'cristallidelcan. perocché, dice il Sarnelli,! moderni di-
Giuseppe Scitele^ Piomai8o5. D. A. Ni- cono il cristallo essere minerale (quarzo
xonii angli, De laminis quihusdani can- vitreo, specie di pietra silicea, Crystal-
didi a ruderibus Herculaneis ejfos-
vitti lus, Crystallum : altri vocabolari lo di-
sis, Londi ni ySg. Explicadon de ce qui
1 cono, materia trasparente e chiara, che
est represvnté dans le magnifique vi- si fondata con alcali;
fa di terra silicea

trage de la grande et belle eglise de s. v'è anche il cristallo naturale, che gli an-
Jean de Goudaj on y a aussi ajouli tichi credevano erroneamente formalo

des vers sur le conte nu de chaque vi tre y per agghiacciamento dell'acque); ne mai
GoudaiyyS. Sopra alcuni punti di zoo- è vero, che il cristallo sia specie di ghiac-
logia mistica negli antichi vetri dipinti, cio. Ragiona quindi del cristallo di mon-

Frammento d'una monografìa della cat- te, del cristallo minerale, e del cristallo
tedrale dì BourgcSy de' sacerdoti A. Mar- artificiale. L'Album di Roma nel t. 2, p.
tin e Cahier, Parigi 1 842. Presso gli An- 3i(^, ci diede un articolo sul Vetro, che
nali delle scienze relig;fose ^ t. 18, p. 68. compendierò, con alcune giunte d'erudi-
Antonio Neri, L'Arte cetraria, Firenze zione e di schiarimento. L'epoca dell'in-
Giunti 1 6 1 2;Venezia 663:Z?e Arie vitra-
1 venzione del vetro è del lutto sconosciu-
ria^cum notis et observalionìbus Chr.Mer- ta.La comune storia di sua origine si ap-
retiliAmstelodami 1668. Hagioglypta prende da Plinio (Aristotile chiede, per-
sive picturae et sculpturae sacrae and- chè noi veggiamo attraverso il vetro, e
quìores praesertini quae Romae repe- perchè il vetro non possa piegarsi nac- ;

riuntur a Ioanne V Hereux (Macario), que 384 anni avanti l'era cristiana e ne
Luletiae Parisiorum,!. A.Toulouse 856. 1 visse 63. Lucrezio , uno de' più grandi
J\e dà ragguaglio la Civiltà Cattolica, poeti, è ili.° Ialino, che parla del vetro
serie 3.' j t. 5 p. 354- P. Sachez, La
,
e della sua trasparenza: nacque gS anni
Campania sotterranea, e brevi notizie innanzi la detta era. Plinio il Vecchio o
degli edifica scavati entro la roccia nel- il naturalista nacque T anno 23 prima
le due Sicilie ed in altre regio ni ^o le Ca- della nascita di Gesù Cristo), il quale
Incombe in tempo del paganesimo e del racconta che alcuni negozianti (di nitro)
cristianesimo, Napoli i833. da una tempesta giltati sulla costa di
iVIosè nel Deuteronomio, e. 33, v. ig, Fenicia, presso ilfiume Belo, fecero sul-
sembra aver voluto indicare il vetro; le« i l'arena v\n gran fuoco col legno d' alcu-
sori nascosti nella sabbia, di cui parla in ne piante vicine per preparare il loro ci-
quel luogo, non essendo altro, giusta l'o- bo (è misero in mancanza di pietre de*
pinione di molti interpreti, che la sabbia pezzi di nitro per sorreggere vasi che i

con cui facevasi il vetro. Giacobbe (for- dovevano cuocerlo); e si formò un vetro
se meglio Giobbe) altresì parla del vetro imperfetto col fondersi insieme l'arena e
nel CI 3, v. due passi, osserva
17. Questi le ceneri (cioè il nitro mescolalo colla
la Biblioteca sacra, provano l'anlichilà sabbia, essendo stato bruciato dal fuoco,
dell'invenzione del vetro. Oltre il p. Me- si liquefece, coagulò, e formò una mate-
nochio, anche il Sarnelli ci diede nelle ria di colore chiaro e diafino^ che die'
Lettere ecclesiastiche, 1. 1 o, leti. 2 5: Spie- loro la prima idea del vetro). 11 prodot-
gazione de* due luoghi di Giob, e deU Ec- to fu a caso raccolto da un mercan-
tirio
clesiastico intorno al cristallo jura quan« te, il quale per la sua bellezza e proba-
lo ali." è il e. 38, V. 3o: In similitudi' bile utilità, fu indollo a investigarne l'o-
28a VET VET
ligi ne, e dopo vnrì sforzi riuscì nella sua ni fornili da quella città, almeno solfo il

manifatUun. Questa favola (come la qua- ri'gno d'Adriano (fiorilo nel 117 di no-
lifica l'aulore cleirarticolo, o almeno di- stra era, e viaggiò nell'Egitto). La mani-
reria, al dir di Plinio), più probahilroen- fattura fu poscia introdotta in Roma (co-
te è traila dall'uso del vetro mollo anti- me notai, pare a tempo di Nerone s'in-
co nella città di Tiro (altri dicono Sido- ventò in Roma l'arie di formare de'vasi e
ne, famosa anche per la sua i
.* oUìcina ve- delle coppe di vetro bianco e trasparente;
traria, metropoli della Fenicia, finche Ti- ed partati due bicchieri o vasi traevan-
i

lo venne a disputarle tal grado j ambe- sida Alessandria col pagamento d' im-
due facevano il commercio più importan- menso prezzo), ove fabbricanti di vetrii

te dell'antico mondo. Plinio celebra Si- aveano una strada particolare ad essi

done per le sue officine di vetro: siqui- destinala (pare che l'arte vetraria nelH
dein specula excogitaverat. Salmasio iti o almeno nel III secolo di nostra era, a-

Exercit. Plin. in lyo/mr/wi, crede generi- vesse fatto progressi in Roma, per quan-
ca la voce speculariSf e atta ad esprime- to dovrò dire de'vasi cimiteriali di vetro,
re le finestre trasparenti per la pietra anche dipinti e scritti, non che a sgraffio
fengite, o pel vetro, o per altra materia sopra sottile foglia d' oro). Può sorgere
diafana); e dalla qualità dell'arena sulla qualche piccolo dubbio, che l'arte abbia
spiaggia del mare nelle vicinanze di Belo, fatto progresso iiè questa città, quantun-
che molto bianca e cristallina è ben adat- que si può a ragione dubitare della storia
tata per la fabbricazione del vetro. Nulla del vetro martellalo, per la quale inven-
di più facile che un'accidentale vetrifica- zione Tiberio premiò l'artista colla mor-
zione abbiadato originea questa scoperta; te, come narrai in principio, per conser-
ma ciò con maggior verosimiglianza polè vare il pregio e valore alle opere di me-
over luogo in qualche operazione che ri- tallo e di orificeria. Noterò, che altret-
chiedeva un fuoco vivo, e non già con tanto racconta Petronio, ma non come
quello atto a cuocer le vivande sull'aper- Plinio, che discorse d*un vetro flessibile,
ta arena. Benché le più antiche mani- ma d'un vetro che non era frangibile, e
fatture di vetro, per quanto si conosce, solo proprio a ricevere contusioni e delle
erano in Tiro, è poi cosa sicura che l'ar- bozze, al pari de'metalli, e che poteva es-

te di fabbricarlo era nota agli egizi (an- sere ridotto e restaurato coH'azione del
zi si celebrano ì migliori lavoratori di ve- martello; Petronio non dice della distru-
tro; e vuoisi pure che 1' officina vetraria zione dell'officina , e la sua narrativa è
della grande Diospoli, capitale della Te- sostenuta dall'autorità di Dione Cassio,
balde, sia lai.^ fabbrica regolare di que- che avvenimento. Il Baro-
riferì lo stesso

sta materia, secondo l' ordine de' tempi. nio narra all'anno 94, regnando Domi-
Inoltre gli egizi col vetro fecero difficili ziano, le nuove angarie gravissime acuì
opere, e senza parlar delle coppe, da lo- queir imperatore sottopose gli ebrei in
ro portate sino alla purezza del cristallo, Pioraa, riducendoli alla mendicità, ed a
rè delle denominale alassontes la cui ^ vendere solfanelli, che permutavano col
superfìcie unita rappresentava figure; ce- vetro rotto, il che ne prova l'uso; anzi
sellavano il vetro, lo lavoravano al tor- prima di quest'epoca, all'anno /^i, me-
nio, e pare ancora che l'indorassero), e glio 41, regnando Caligola, in Roma e-

negli ultimi anni si trovarono nelle tom- rano in uso le finestre di vetro. Le fine-
be di Tebe piccoli pezzi di vetro turchi- stre chiudevano da principio con sem-
si

no (non manca chi la crede invenzione plici di legno, che servono pure
imposte
de'greci). We' tempi più vicini il vetro si a chiudere l'uscio, propriamente la por-
faceva in Alessandria, e n'erano i roma- taj e non si cominciò se non che assai tar*
VE T V E T 283
di a^l accomoclarvi delle materie traspa- me oggidì si fa con lastre quadre o ro-
ren.i, le quali, secondo Plinio, come già tonde di vetro, era tramandata la luce e
rilevai, erano di pietra specolare, forse difesi i Templi dalParia esterna e dal
di gesso specolai'e o di selenite, e di que- freddo. Lapis specularis appellò Plinio
sta si fece uso sovente anche ne' secoli talepietra, con dire; Faci Ho re malto na*
bassi. Nei 1772 a Pompei si scuoprì una turafinditur in, quamllhet teniiem crii^
finestra, con vetrata di 3 palmi; ed in stani. Dà* modenesi è chiamata scaiola e
!fli colano Irovaronsi frammenti di lami- talco, ed è lo stesso che il gesso; perciò
ne che indussero alcuni a cre-
di vetro, quelle finestre, che presso gli antichi scrit-
dere, che anco il vetro fosse anticamen- tori de'secoli rozzi sono appellate Gypsae,
te adoperato in guarnire le finestre. Tut- consistevano ne'suddetti Speculari, de'
tavolta, anco dopo che l'arte vetraria era quali ha parlalo a lungo il Salmasio so^
giunta ad alto grado di perfezione, non pra Solino. Osservò Leone Ostiense nel
era generale l'uso d' impiegare il vetro lib, 3,cap. iZ'.Fenestras vitro tari gypso^
in munirne le finestre delle case. Non quani plumbo insigniter lahoratas. E nel
voglio omraetleredi ricordare, che il su- cap. 34: Fenestras, quae in porticibus
perbo teatro di Marco Scauro, nel 2.*' pia- sunti gypseas quideni, pari ^^f'o decoro
no era tutto ornato di vitree colonne, e construxit. Presso i cappuccini professo-
incrostato di \eUo.\\ Manm, Dell' inwen- ri della povertà se ne trovano esempi. Si
zJonecIegli occhiali fia naso, sostiene non ritorni all' Album. Il primo uso del ve-
potersi negare , che gli antichi avessero tro in quel tempo, fu di farne bottiglie
l'uso de* vetri e de' cristalli , anzi quelli e vasi di ornamenti, e l'autore anonimo
d'una remota antichità, giusta la testi- dice mancarsi di testimonianze che si a-
monianza de'marmi, non meno che della doperasse per invetriare le finestre avan-
storia. Imperocché lo Speculuni fu sim- ti l'epoca di Lattanzio al principio del IV
bolo proprio di Venere, Speculariiis pas- secolo, il quale paragonò una mente pe-
sò insino per titolo e per carica d'alcun netraute,ad uno sguardo a traverso d'una
servo d'Augusto, a speculariis. Aggiun- invetriata. L'arte dicesi che si conosces-
ge, vidovea esser pure l'uso delle velria- se dagli antichi bretoni prima della ve-
ICj e ne abbiamo gli esempi in Celio Au- nula de'romani; i supposti anelli de'drui-
reliano, adoprate principalmente, come di casualmente raccolti, e creduti essere
afferma Seneca il Morale^ alle finestre una sorgente o un presagio di buona ven-
iW Bagni nelle Terme^noix tanto per dar tura per l'inventore, si sono spesso men-»
lume quanto ancora per tener caldo,
,
zionati; e se è vero, essi provano che l'ar-
non isvaporando da'vetri il calore. Vi fu te abbia fatto un gran progresso fra gli
lo specchio ustorio, secondo Zeze e Ari- antichi abitanti della Bretagna (l'auto-
stofane; mentre Galeno pretende che Ar- re sembra che parli della Bretagna Ar-
chimede collo specchio incendiario bru- morica o minore, ducea della Francia,
ciò le navi nemiche. Eranvi cristalli per non della maggiore o Inghilterra, poiché
mirar da lungi e per lontanissime distan- in questa, dissi superiormente, più tardi
ze; e parimenti in remota antichità yetri vi fu introdotto il vetro;e ricavo dal Can^
verdi, che a somiglianza dello smeraldo, sì cellieri, Possessi, p. 3i i, che io Inghil-
disse: Smaragdi
viror oculis gratus, ed terra sino al secolo XII era considerata
erano gran sollievo alla vista. Oltre il
di qual prova di smodato lusso, che un pri-
Manni, anche il Muratori, Dissertazio- valo armasse di vetro le finestre della
ni sopra le antichità italiane racconta , romani poterono aggiungerle quaN
casa). I
che negli antichi tempi fu lodato 1' uso che miglioramento nella loro lunga di-
degli Speculari^ col mezzo de'quali,co- mora in quel paese, ma l'arrivo de'sasso-
284 V ET • VET
Ili (vHsomela del V secolo) lo distrus-
la un costante progresso in Inghilterra, ed
se. Circa due secoli dopo questo avveiii* è arrivata a lai grado di perfezione, che
iiienlo , il telro fu di nuovo adoperalo di là ottengono le lamine della piìl
si

rome un ornanieiilo di chiesa(alluderàa' grande dimensione. Gli specchi di Lon-


(Ira eccedono I 3 piedi per
velli dipinti nelle finestre) e di altri sta- 7, mentre che
bilimenti religiosi (i monasteri), quantun- U più gran misura di Parigi è di i i pie-
que la manifattura non s'introducesse se di per
7 (l'autore scriveva nel 835), e in 1

non dopoiooo anni circa. L'introduzio* nessun altro luogo si arriva a quella £;ran-
ne fra 'sassoni si computa da Beda all'an- dezza, tranne la real fabbrica di s. Ilde-
no 674 (e dal Muratori al 680), ed il suo fonso nella Spagna, ov'è stabilito che gli
uso fu lai.' volta confinato nelle chiese specchi si facciano della misura di piedi
e negli edifizi religioni; ne s'impiegava i3 e mezzo per 7 e 3 quarti. Inoltre 1'/^/-
per le finestre di private abitazioni, fin huni di Roma i85i pubblicò nel t.
nel
dopo la conquista de'normanni (circa nel 18, p.127, un altro articolo: Storia del
912). Saggi di vetro sassone ponno ve- vetro. 'Siccome si ripetono diverse no-
dersi nella badia di Westminster, saldati zioni riferite nel già discorso, ne darò un
nella tomba di s. Edoardo IH il Confes- sunto con lievi commenti. Si comincia dal
sore: essi sono piccoli pezzi quadrati di dichiarare, gli antichi che scrissero intor-
diamante, non più d'un dito in lunghez* no mostrano averne del tutto
al vetro,

za, e foderati con foglie d'oro. Simili or- ignorala la natura. Dappoiché Agricola
namenti furono veduti, non sono molli lo chiama sevo assodato; Vincenzo Bel-
anni, in una tomba scoperta nel flire al- laucense lo crede una pietra; e Fallopio
cuni risarcimenti alla cattedrale diRoche- l'annovera Ira'minerali della classe me-
sler; però essi sono d'un' epoca posteria- dia. Quanto al tempo di sua mirabile in-
re.Durante questi tempi, la manifattura venzione, le notizie sono oscure e discor-
sembra essere stata confinata in Italia e danti. Se Plinio disse che i primi vasi di
in Germania. Nella i.', Venezia divenne vetro si fabbricarono in Sidone', pensa
soprattutto celebre;al secolo Xlll le sue l'erudito Loysel, che l'arte vetraria si co-
rinomale fabbriche supplirono alla mag- noscesse in Fenicia già da 3o secoli, e Ti-
gior parte del vetro che si usava in Eu- ro e Sidone altro non furono che fonda-
ropa (spacciandolo pure nell' Oriente). chi ove fenicii mettevano le mercanzie.
i

L'arte fu primieramente praticata in In* Raccontano Erodoto e Diodoro Siculo,


gliilterra nel iSSy, allorquando si apriro- che gli etiopi sino da'più rimoti tempi,
no magnifiche fabbriche ne'quartieri di avessero il costume di porre morti in i

Crutched Friars e Strand nella città di casse di vetro, e che primi egiziani,i i

Londra (alle quali i re Giacomo I e Car* quali vantavansi di aver appresa l'arte
lo 1 accordarono larga protezione, special- vetraria dal grand'Ermete (forse inten -

mente ordinando che da'paesi stranieri derà Mercurio, così chiamato in greco),
solo potessero entrare nel regno i vetri sapessero fabbricare una specie di vetro
d'inferiore qualità). Questi stabilimenti colorato , simile a quello degli etiopi.
si attennero sulle prime a'vetri ordinari Narrano inoltre questi storici, che l'im-
per le finestre o bottiglie, venendo da Ve- peratore Adriano, quando fu in Alessan-
nezia gli altri lavori. Circa un secolo do- dria, mandò in dono al console Servio
po il celebre duca di Buckingham portò bellissime tazze di vetro, consigliandolo
alcuna gente dall'Italia, e stabilì a Lem* ad usarne soltanto ne'grandi conviti, da
helh una fabbrica di lamine di vetro pe- che può argomentarsi quanto già gli egi-
gli specchi, e di finestre per carrozze nel eì fossero molto avanti nel trattamento
1673. Da quell'epoca in poi l'arte fece dell'arte. Certo è> che a Londra nel mu-
V E T VET 285
seo Britannico è una ratimmìa adorna no e di Pompei, denominati haematinwn,
di collana dì vetro screzialo. Secondo Se- dalla voce greca cima, sangue. In luogo
neca, l'arte di colorare il vetro fu intro- di Specchi, anche ricchi usavano lastre
i

dotta in Europa 20 secoli addietro da De- brunite d'acciaio o altro metallo, fabbri-
mocrito, il quale se ne valse a contrastare cate dagli orefici; laonde non pare che
le pietre preziose. Flavio Vopisco, fiori- lo specchio di vetro, il quale negli ulti-

to sotto Diocleziano, parlando d'Alessan- mi tempi si vedeva nel museo di s. Dio-


dria, nota che in quella città, fiorentis* nigi, non possa essere appartenuto a Vir-

sima e ricca di derrate, metà de' poveri gilio, come ne correa (ama. E' difficile il

esercitavasi nell'arte vetraria. L'anonimo determinare con esattezza in qual secolo


autore dell'articolo, dopo avere ricorda- il vetro cominciò ad usarsi ne'servigi ot-

to quanto Plinio scrisse, sull'accidentale tici (si può vedere l'articolo OccHiALijCd

invenzione del vetro, formatosi dall'al- i luoghi in cui parlai dell* astronomia e
cali delle alghe bruciate delle'sponde del degli istrumenti ottici, e perle invenzio-
Celo, e incorporate colla sabbia; riporta ni di Galileo, il voi. XCII, p. /\3o e seg.);
il narrato da Gioseffo, Guerra de' Giù- e quando ridotto in lastre, adoperò a si

deiy che poco lungi dal monte Carmelo, illuminare le case. Questo sembra avve-
giace una valle rotonda piena di arena nuto dopo l'era cristiana poiché nelle ,

acconcissima alla. composizione del vetro, case piti ricche di Ercolano si videro le
e che venti ad ogni tratto ne rimetto-
i finestre, anziché di vetro (come altri so-
no una misura eguale a quella che gli stengono, e notai più sopì a), d' un talco
abitatori di que'luoghi ne consumano al- trasparente, detto lapis specularis, somi-
l'uopo. Ma sembra ch'egli non cot»osces- gliante a quello ch'é usato in Russia da*
se la natura del vetro, per dire che git- poveri, e nel Brasile dagli abitanti della
tandosi su quella sabbia alcun metallo, capitale di Rio Janeiro ( è il talco una
tosto si trasforma in vetro, e che questo pietra lamellare diafana, o trasparente,
cadendo vi torna la sabbia. Con maggior una sorte di materia pellucida artificia-
senno di GioselTo ragiona Tacito del ve- ta, formata di sottilissime foglie e taglia-
tro fabbricato presso il fiume Belo, col- bile). In Inghilterra , nel VII secolo era
la sabbia che contiene mollo nitro, la qua- ignota l'arte di tirare lastre , sebbene vi

le il calore della fornace trasmuta in ve- avessero fabbriche di vetro, anche prima
tro.Quanto a quello che fece il vaso per dell'invasione romana ; per cui sino al
Tiberio, lo dice rinomato architetto per 1575 il vetro inglese era una sostanza
1' artifìcio col quale un portico
fortificò grossolana, poco liscia e poco trasparen-
cadente; ma cacciato poi in esilio, com- te, di cui tiravansi lastre e formavansi o-
pose il vetro in modo che reggesse al mar- gni sorta d'utensili; ma pochi anni dopo
tello, il quale temendosi dall'imperatore i vetri salirono in grande onore, come
che degradasse l'oro. Io fece decapitare già dissi. La Francia in quest'arte fece
prima che ne potesse ad altri comunica- più rapidi passi deiringhilterra, e mol-
re il segreto. Nerone, facendo gran con- to prima di essa conobbe il modo di pin-
to degli arnesi di vetro trasparente, spe- gere sul vetro; poiché Montfaucon , ne*
se 6000 sesterzi (pari a lire italiane Monumenti della Monarchia narra che ^

i,25o,ooo) per due piccole lazze, eoo verso la metà del XII secolo sulle inve-
manichi formati di tal materia. Opina triate della cattedrale di s. Dionigi ve-
l'autore, potersi dire, che generalmente deasi minutamente dipinta la storia del-
il vetro degli antichi non fosse gran fat- la i.* crociata.Del resto le lastre di ve-
to diafano, come dimostrano i cocci ros- tro erano usate ben molti anni addietro
sastri rinvenuti fra le rovine di Ercola- in Italia. Pare che final cader deli 3oo,
286 VET VET
la corte francese non sì piendesse alcuna ebbero per 4 Bt^'^l una provvisione di
cura di queslo genere d'industria; ma ve« 12,000 Ure. Nel 1G88 Abramo Tevard
duto poi l'onore e il lucro che gli artisti promise a'capi del governo, sol che essi
italiani da per tiitto se ne aveano pro- volessero incoraggiarlo con giusto premio,
cacciato, cominciò a favorire i fabbrican- di tirare specchi ujaggiori di quanti si

ti, e promise premi a chi facesse miglior fossero veduti sino al suo tempo. E pose
lavoro e più utileinventiva. Verso il 1220 infatti stanza a Parigij ma invece di ri-
in Murano, isola e città poco lungi da manervi 3o anni, siccome avea slipolalo,
Venezia, i veneziani posero una fabbrica dopo 3 si trasferì a s. Gobio nel diparti-
di veiro, differenteda quante prima e- mento dell'Aisne. L'arte di smerigliare il

rano slate, dalla quale uscendo fuori vetro e d'intagliarlo, fu ritrovata sul prin-
specchi di smisurata grandezza, in breve cipio del secolo X VII dal tedesco Gaspare
spazio se ne diffuse la celebrità per tut- Lehman , al quale perciò l' imperatore
ta l'Europa e l'Oriente. Ed Enrico III Rodolfo II concesse il titolo d'incisore di
re di Francia, quando fu a Venezia, re- corte.Enrico Suanhard, nato nel 648 a 1

catosi a Murano, rimase così meraviglia- Norimberga, fu il 1° che usasse l'acido


to della bellezza di que'Iavori, che a si- fluon'co ad incidere il vetro. Già fin dal
gnificazione di sua stima, dichiarò nobi- precedente secolo sapevasi tagliarlo e in-
li i capi della fabbrica e i loro discenden- ciderlo col diamante, e narra Beckman
ti. Nel secolo precedente e neh 45*3 An- che il re Francesco I, scrivendo colla pie-
tonio Croissard, signore di Martino e
s. tra del suo anello alcuni versi sopra una
principe della casa reale, ebbe da Carlo invetriata, senza accorgersene, fu il ritro-
VII il privilegio di potere egli solo tener vatore di quell'arte (altri scrivono che Bu-
fabbriche di vetro ne* suoi feudi. E poi- cher recatosi dalla Boemia in Francia, si

ché, per le grandi immunità concesse da* stabilì alia fabbrica di vetro di s. Quinti-
regolamenti a tali fabbriche,non era mac- no, le cui produzioni erano allora più ri-

chia alcuna il possederle, tulli i primo- cercate e più in uso del cristallo, e v'inse-
geniti della famiglia Broissard seguitaro- gnò l'arte di tagliar questo). Da molti an-
no ad esercitare l'arte vetraria fino al ca- ni in qua le fabbriche francesi ed inglesi
der del secolo XVI^ nel qual tempo l'ul- sono costrutte ad una stessa forma. Le in-
timo possessore morì all'assedio di Char- glesi son divise in 5 parti, ciascuna delie

tres. Anche un'altra famiglia ottenne e- quali è destinata a particolar servizio;


gual privilegio, in ricompensa di servigi ed medesimo si fa presso a poco in
il

prestati allo stato. Durante il suo ministe- Francia, come dimostrano Thenard e Or-
ro, una congiuntura die' occasione
forte fila,in ciò d'accordo con Loysel, il cui
al gran Colbert di poter erigere una fab- Trattato della fortificazione del vetro^
brica quale da molto tempo si desidera- divenne la guida degli artisti inglesi. Ma
va. Aveano alcuni francesi, stando a Ve- ora si passi a dire de' vetri antichi , ar-
nezia, trovato modo di scuoprire il segre- cheologici, e per uso sagro.
to onde i vetri di Murano riuscivano so- Il barone V. Mortillaro pubblicò nel
pra tutti gli altri lucidi e diafani. Col- t. 5, p. 1 43 ùqW Album di Roma^ l'arti-

bert, saputa la cosa, accollili onorevol- colo: De vetri Cufici. Comincia dal do-
mente, die* loro la facoltà di erigere fab- mandare a che servirono le paste vitree
briche in qual luogo meglio loro piaces- con iscrizioni cufiche. Piisponde essere ar-
se, ond'essi si stabilirono nel 1 655 a Tour- gomento poco bene esaminato, ignorarsi
leville presso Cherburgo; inoltre fu loro l'epoca dell'introduzione, benché trovin-
accordato il diritto di escludere ogni al- si tali paste quasi contemporanee alle più
tro dalla fabbricazione del platcfage^ ed antiche (uonete, come s'ignora donde gii
VET VET 2t87

arabi ne derivarono l'uso. Esclude, che monete cufiche: delle monete di cuoio
servissero di segni superstiziosi o amule- riparlai nel voi. XCll , p. 72, e XLVf,
ti,niuo carattere avendo che per tali li p. 95, dicendo doge di Ve-
di quelle del
dimostri, come dichiarò l'Adler, Museiini nezia Domenico Michiel 06111^4*^""^^»
Cuficum Bcrgìanum Felilris. Non pia- e dell'imperatore Federico 11 nelr^Si).
ce all'auloreropinione deirAssemani,clie Non ignora il barone, opporsi alsuo opi-
giudica essere stali (orse questi vetri, mar- namento, il trovarsi monete di rame con-
che o lettere o segni che servirono a molti temporanee a' vetri più antichi e appar-
usi, giusta la loro molteplice i?arielà, co- tenenti allo stesso Egitto; dice sapere che
me lo erano presso i romani; e molto gran cosa sembrò al celebre Sacy Ma- ,

meno la nuova ipotesi del dotto Castiglio- gasiti encyclopedique, T opposizione in


dì, che intende fossero stati pesi destina- ciò nel silenzio dello storico Makrisi , il

li a verificare il peso delia moneta, ag- qualeavendo scritto in Egitto sulle vicen-
giungendo che a tal fine se ne fabbrica- de della moneta presso gli arabi, non an-
rono di pubblica autorità da' prefetti del novera il vetro fra le materie, che ia
tributo, quali aveano la sopriotenden-
i vari tempi e in vari paesi supplirono al-
2a delle zecche, ma non già il diritto di la ordinaria moneta di rame; ma poter

coniar moneta di rame, ch'era riservato nondimeno egli aggiungere, che in Sicdia
a'governatoridi provincia.» E comespie- della dominazione arabica, per quante
gherebbesi l'immensa quantità che di es- accuratissime ricerche abbia fatto ^ non
si da per tutto? Come la di-
vetri trovasi ne trovò neppure una sola di rame, ed
versità decolori in cui sono tinti, bian- invece abbondanza di paste vitree. Ter-
co, verde, rosso, giallo, cileslro, paonaz- mina con questa proposizione. » E non
zo? Come la loro svariatissima grandez- potrebbe darsi che la Sicilia, la (juale usò
za, e quel ch'è più, come se ne sarebbe monete regnando Dionisio di
di stagno
potuto limitare esattissimamente il peso Siracusa, monete di cuoio sotto il domi-
nello slato di pasta fredda e sciolta, dal nio di Guglielmo 1 e dell'imperatore Fc
quale dovean passare a quello di solida? derico, avesse anche usato monete nell'e-
Come valutare anticipatamente la dimi- poca saracenica? Noi proponghiamo una
nuzione di massa che dovea soffrire la pa« tale questione, poiché venga ponderata-
sta nella fusione necessaria per imprimer- mente discussa da'dotti orientalisti' .Tro-
yì\ leggenda? "" Il barone non è lungi
la vo a p. 292 e seg. del Giornale di Ro-
dall'opioare, che questi vetri cufici ser- ma del 853 1 notizie sulle Antidata Cu-
virono un tempo di moneta bassa; ipo- mane di recente scoperte, narrale dal eh.
tesi non nuova e sostenuta eziandio dal Giulio Minervini, che in una tomba ro-
Castiglioni, che poi volle contraddire, e mana, alquanto distante dal tempio de*
prima di lui dall'Assemaui, che de Sacy Giganti ossia di Giove Statore, si rinven-
chiamò tesoro diPadovay nella ChreslO' nero 6 vasetti di vetro colorato, un va-
malie Arabe , la quale ipotesi credeala setto cilindrico, con atramento conserva-
inverosimile non solo, ma contraria al ve- to nel fondo e altri oggetti. Più 4 sche-
ro, ha il suo fondamento dal sapersi che letri senza il cranio, ma due colle intere
gli arabi fecero uso di paste per moneta teste di cera in uno al collo, e cogli oc-
bassa (che gli antichi si servirono di va- chi di vetro (simili occhi si sogliono por-
rie cose in rappresentanza di Moneta, lo re alle Maschere delle figure, e di rado
notai in tale e in altri articoli, nel quale ar- l'usa in un occhio alcun vivente che n'é
ticolo riportai due scrittori di monete cu- mancante), che probabilmente si credo-
fiche, inclusi vamente alle monete di suola no appartenere ad una famiglia forse cri-
e di CUOIO; e d'altre materie, qod che alle sliana, proscritta da MassimianoErculeo,

a88 V E T VET
o al(ro posleriore tiranno, secondo l'e- legno, ma di vetro, ciò che moderni sì i

rudite congetture del eh. C. Cavedoni ; accordano intorno alle patene, non pe-
ma non fu trovato il solito vaso di sangue rò quanto a* calici, con pretendere che
o altri segni di cristianità, llicuperatisi i gl'introducesse d'oro e d'argento. Su que-
soli corpi de' decollali, senza la lesta, a sto punto più sotto riferirò dotti pare- i

due vi fu supplita con quelle di cera, forse ri del p. Secchi e del p. Garrucci,non che

de* più degni. Dalla notabile particolarità del Buonarruoti. Intanto ricordo di aver
degli occhi di vetro, volle ragionevolinen* notato nel voi. LI, p. 253, che dell'usar-
te supporre, che gli antichi ^^rz ociila- si nel principio del III secolo le Paltne^'xn
riari solevano fare non solo occhi di ve- cui dissi che ponevasi Pane consagrato
il

tri e di altre materie per riportarli nelle per distribuirlo al popolo, uopo è crede-
statue, ma fors'anche pe' ritratti di cera re che le Oliate (F.) già dovevano es-
degli antenati che si custodivano in arma- sere tenuissime e sottili, indi chiamate O-
di fatti a guisa di tempietti e situati ne- stiesagreeParticolejene\ voi. LXXVII,
gli atrii delle famiglie illustri, alle qunli p. 5o, rilevai, come s.Esuperio vescovo
ponevano occhi di vetro, che perciò più di Tolosa nel /\.o5 circa, avendo per la

di sovente lavoravano da tali artefici.


si carestia venduto d'argento e
i vasi sagri
11 vetro fu impiegato ne P^asi sagri [F.) oro, fu costretto conservare il divin Cor-
fin dal principio della Chiesa : tuttora po del Signore in un paniere di vimini,
y Ampolle (F.) per 1' acqua e pel vino e il suo prezioso Sangue in un calice di
del s. Sagrifizio, devono essere di vetro vetro. Vasi di questa materia o di cri-
o cristallo; ed il recipiente per contene- stallo anticamente eziandio servirono di
re l'olio e la cera pe lumi delle chiese e custodia e Tabernacolo della ss. Eucari-
delle ss. Immagini, è di vetro o cristallo, stia (F.), per conservar questa. L'odier-
sorretto dalle lampade o altri arnesi. no Ostensorio (F.Jy arredo sagro per l'e-
Narra il Piazza nell'Emerologio di Ro- sposizione del ss. Sagramenlo, che si vuo-
ma, nella festa di Papa s. Zeferino, che le introdotto da s. Gaetano fondatore de*
patì il martirio nel 221, avere ordinato Teatini (F.)^ talvolta è di cristallo di
che si usassero Calici (F.j di vetro, non
i monte e di ambra (anche i calici, ma con
più di legno, il che fu poi cambiato per coppa d'oro o d'argento dorato), ha una
decreto del concilio di Reims (nell'S r 3, e specie di teca ^otonda difesa dadue cri-
pel pericolo di rompersi per la sua fragi- stalli nel davanti e nel di dietro, dalla cui
lità, come dissi nel voi. LI, p. 285, e nel parte si apre per collocare tra essi, sopra
voi. LXXX VI 1 1, p. 1 68, riferendo egaal la lunetta, la s. Ostia consagrata. Ma de*
divieto del concilio di Tribur nell' 896, vasi di vetro serviti all'altare, ripeto, do-
nel riparlare dell* argomento), cioè che vrò riparlarne; intanto qui aggiungo. Il p.
non potessero essere se non d'oro, d'ar- Chardon, Storia de'Sagranienti, t. 3,lib.
gento o di stagno (avendolo però già co- 3, cap. 3: Dell' antichità d'alcune cere-
minciato a prescrivere Papa s. Urbano I, monìc della celebrazione del matrìnio-
che patì nel 233, ed eseguitolo col pro- niOf narra che fra 'greci fu costume di dar-
prio esempio). «Slimasi però, che i cali- si la comunione a coloro, che ricevevano

ci di vetro ordinati da s. Zefirino, non la nuziale benedizione, e si comunicava-


dovessero servire pel sagrifizio, ma per no colle Presantificale (F .); e vigeva an-
portare le particole dal Laterano all'altre che a'terapi di Simeone arcivescovo di
chiese". Invece il Novaes nella Storia de* Tessalonica (vivea al principio del secolo
Pontefici^ riferisce che da alcuni si vuo- XV, di cui la principale opera è un trat-
le, avere s. Zeferino ordinalo, che le Pa- tato di Liturgia pubblicato dal p. Goar),
tene (F.) ed i Calici non fossero più di riportandolo egli come una delle parti di
V E T VE T 289
tal ceremonia. Le presantifìcate erano in talvolta di creta, e questa, ancora colla
un calice, e se ne metteva, come nell' uf- sponga e co*panailini insanguinati, collo-
fizio ordinario de'presautificati, una par- cavano nella Sepoltura, nicchia o loculo
ticola inun altro calice, ove eravi del vi- di ciascuno ne* Cimiteri o Catacombe^
,

no ordinario, da alcuni credulo santifica- per cui vaso di sang'ue ne' sepolcri fa
il

lo, o anche tramutato per tal mistura. testimonianza che il sepolto die'il sangue
Si dava a'comunicandi una particola con- per la fede di Gesìi Cristo, spesso essen-
sagrata, ed il sacerdote versava appresso do unito al simbolo della /7rt!Z/77<:?,comecer«
del vino ordinario in un vaso di vetro, e ti e sicuri segni e indizi di cristianesimo,
benedicevalo con un' orazione particola- e di patito martirio: altri essendo, le ur-
re, dopo di che lo sposo e la sposa ne as- ne, le iscrizioni, e gl'istrumenti de' tor-
saggiavano un poco, e senza indugio rom- menti usati nel martirio. Laonde i v^gi
pevasi il vaso. A questo proposito aggiun- cimiteriali sono preziosi e pregiatissimi,
gerò, col Cancellieri, Campane^ p. 6, che alla venerazione de'fedeli e allo studio del-
la vanità, brevità e fralezza delle cose u- l'archeologia sagra;, quelli dipinti e scrit-
mane viene rappresentatadagli ebrei con ti debbonsi porre tra le dipinture più an-
gittare in terra e fare in pezzi i bicchieri tiche della Chiesa romana, perciò di gran-
di vetro, col quale hanno bevuto W vino de autorità, e tenere per contemporanei
nelle loro nozze. Leggo nel Medici, Riti alle pili nobili opere di quest'arte, della

e costumi degli Ebrei confutati, cap. 27; quale sono doviziosamente ricche le ro-

Vello Sposalizio. Per questo si stabilisce mane catacombe. Le contraffazioni facil-


il mercoledì per le fanciulle, e il venerdì mente si riconoscono dagl'intendenti. Va
per le vedove. Dalla sinagoga, ove fanno anco qui rammentata l'eruditissima Dis-
orazione, tornati gli sposi a casa, un rab- seriazione di F. Cancellieri, sopra due
bino prende in mano una tazza di vino e iscrizioni delle Martiri ss. Simplicia ed
benedice gli sposi; indi beve parte del vi- Orsa, e di un altra Orsa, trovate con le
no, e il siinile poi fanno gli sposi. Dopo loro sagre spoglie e co' vasi del sangue
di che lo sposo presenta al rabbino 1' a* ne" cimiteri di s. Ciriaco e di s. Agnese,
nello nuziale,il quale mostratolo a' cir- con varie notizie de segni che distinguo-
rende allo sposo, e questi lo
costanti, lo no le tombe de' Martiri da quelle de"
pone nel dito indice della sposa. Il rab- jew/?/zcf^^e/i.DicecheilBoldettineirOs-
bino rompe quindi la tazza che tiene in servazioni sopra i Cimiteri, ragiona nel
mano, gridando tutti ad alta voce Con : cap. 9, p. 3 12: Si tratta della diligen-
buon augurio. Allora il rabbino piglia al- za de' primi cristiani nel conservare gli
tra tazza piena di vino, recita altra bene- strumenti che servirono a* Martiri di tor-
dizione nuziale, beve parte ^del vino, ne mento , alcuni de' quali con altre cose,
fa bereaglisposi, e posciacon gran impelo che sì credono aver servito per tale ef-
getta la tazza in terra, tutti gli astanti nuo- fetto, si trovano ne' sepolcri de' Cimiteri.
vamente gridando: Con buon augurio. — Fra le tante notizie bibliografiche che of-
Narrai negli articoli che indicherò in cor- fre, solo riprodurrò le seguenti. Gio. Paolo
sivo, che gli antichi cristiani, seguito il Schwabio, De insigni v ene ratio ne, q noe
Martirio tìt Confessori della fede, nella obtinuit erga Mar tyres in primitiva Ec-
costanza del quale si distinsero anche le clesia, Altorfii 174S. Gio. Cristoforo A.-
ss.rergini, con edificante, divota e fer- maduzzi, A nnotazioni alla canzone per
vorosa gara, ingegnosamente colla cVyyo/z- ilsolenne trasporto delle s. Ceneri, e del
grtjcd in allrimodi, raccoglievano il i^^st/i- vase del sangue del glorioso s. Piaci'
^ue ancor fresco i\e Martiri e lo spreme- do,in s. Lucia di Savignano, Roma 1 769.
vano in un f^aso Ampolla di vetro, e Luca Fanciulli , Notizie riguardanti il
VOL. XCVI. •9
acjQ V fc. T VE T
culto di Irene martire^ le di cui reti'
s. plicia madre Orsa, e dell'altra s. Or-
di s.

tjuie si venerano nella chiesa annessa al sa, non fanno dubitare del loro martirio.
casino di / llla^ fuori della terra di Mon L'eroismo de'ss. Martiri d'ambo i sessi,
dolfOf OSÌQJO1783. CluiteaubriaDd, Les ì quali con animo invitto e col loro san-
JÌIarfyrSf cu le Trioniphe de la Religion gue trionfale confessarono la fede e reli-
CiireùennCy Parisi 809. Stefano Antonio gione cristiana , fece dire a Tertulliano
]\] 01 celi ^Iscrizione se palerà le della mar-
i al fine del suo /épologetico e. 4^: Z^/"- ^

tire s. Agape^ il di cui corpo si possiede resefficimur, quolics nielimur a vohis se-
dalla collrgiala di Chiari , Brescia 1795. tnciiest sangnis chrislianorum.lLW suo di-
Oltre licoidali e altri scrittori, che dif-
i scepolo s. Cipriano martiregli fece eco col-
fusamente ragìonurono de' vasi di sangue le parole: Sanguis Martyruni semeti est
e dell'antica Sindiolica e Simboli (f^^.Jt Confermandolo poi s.GirO'
c/i/'/^ ^/^/iór«/;2.

devesi far menzione, che il dotto p. Lu- lamo con iscri vere: Fundendo sanguinem,
pi nelle Dissertazioni adottò la spiega- et palieiido magis, quamfaciendo conlu^
zionedell'Aleandro sopra un vasettoscol- f
melias,Chr isti andata estEcclesia. Per-
pito nella lapide del fanciullo Calpurnio, secutioiùhus crcvii, et marlyriìs coronata
avendo Pucritm ipsuni Calpur-
scritto: ei/.DeIlericordateZ)mer/<^Z5Zo«/ del gesui-
nium indicare il corpo ivi
videatur^ cioè ta Antonio M." Lupi, 1*8." è intitolala: So-
rinchiuso dello stesso, secondo la frase pra un antico vetro cristiano , appar-
scritturale, ut sciai unusquisque vcstruni tenente al 111 secolo, poiché egli avver-
ì as possidere in sancliflcatione. Onde te, i vetri cristiani antichi spellare al li
con questo simbolo volevasi siguifìcare, o III secolo della Chiesa, ed è mirabile
che il defunto ivi deposto avea custodito per esprimere la Madre di Dio sedente
ti suo corpo mondo e immune da ogni col figlio Gesù nel grembo ed assistila
,

sozzura, come al tempio di Dio si conve- da un Angelo , due secoli prima che il

tiiva. Siccome però questi vasi si vedono concilio generale d'Efeso decretasse, do-
il più delie volle uniti alle colombe, scol- versi chiamare Madre di Dio (delle pit-
pite ne'marmi cristiani ^ così alcuni haa ture delle Catacombe e di Cimiteri y i»
creduto, che vi sieno stati incisi per uso questi articoli e ne' relativi ne feci me-
di bicchiere alle medesime. Nella lapide moria, come ragionando delle ss. Invna-
«stratta dal cìmitcrìo di s. Eiena, prodot- ginij nel quale articolo pure discorsi de*
ta dal Fabrelti e illustrata dal Mabìllon, simboli usati dagli antichi cristiani nel-
si vede Eutropo che colla sinistra'eleva- le pitture e sculture, e speciahnente ri-

ta presenta un vase ad una colomba svo- levai quella del cimilerio de' ss. Marcelli-
lazzante con un pampino in bocca, men- no e Pietro, e quella più singolare del cimi-
tre uno scultore sta trapanando un'urna, lerio di s. Gii;iaco, ambo esprimenti la I>.

eretta su due zoccoli, sedendo sopra uno Vergine che prega, orante per la Chiesa e
sgabello, con 3 gradini, a piède'quali un pel popolo crisliaao in mezzo a'ss. Pietro
giovane muove la cordicella del trapano. e Paolo in alto di assisterla). Il vaso mac-
Talvolta i cristiani, per gratitudine ver- chiato di sangue fu trovato affisso al lo-
so i cavatori, gli elTjgiarono in qualche culo o sepolcro d' un martire nel gran
conetta de'cunicoli o corridoi delle cata- cimitero di s. Calisto; ed intorno sem-
«ombe, con lucerna in mano e due co- bra esservi scritta l'acclamazione: Qui-
lombe a'Iati. Scrisse Gio. Andrea Schmid, race Vivas ctim tuis j forse perchè esso
Disse rtalio de Columbìs in Ecclesia grae- prima d* esser adoperalo a contenere il
ca et latina usitalis, Helmstadii 1 7 1 i . Ma sangue del martire, era stalo destinato
le ampolle del sangue , che si trovarono per dono a taluno chiamato Quiraco^ a
murate al di fuori de' loculi , di s. Sim- cui ed a'parenti di lui si pregava vita. II
,

VET VET 291


p. Lupi ritiene l'immagine la più antica tiri. E per porre tale verità in luce pie-
di tutte, o almeno fra le più antiche, rap- nissima, dimostrò cogli atti sinceri e ge-
presentante la D. Vergine contraddistin- nuini de'Martiri e colle testimonianze de'
ta con segni d'impero e di divinità, co- Padri della Chiesa, la cura ch'ebbero in
mechè sedente in cattedra piena di mae- ogni tempo e in ogni luogo i primi fe-
stà, col Nimbo sul capo, con abiti e or- deli nel raccogliere il sangue de* marti-
namenti preziosi, in uno al divin Figlio, ri, per riporlo vicino a'ioro avelli come
sovrastando loro griinde e luminosa co- segnale del loro martìrio. Poscia ripor-
rona j da tal complesso dovendosi rico- tò \e testimonianze de'dottissimi cristia-
noscere le glorie di Maria, esaltata col- ni archeologiBosio, Fabretti, Boldetti ed
le distinzioni più sublimi, anche ne* se- altri, i quali con lunga esperienza hanno
coli più rimoti della Chiesa.L'erudito toccato con mani la verità; onde conclu-
annotatore del Butler ancora, nella Fi- se, coli' argomento di s. Agostino, sulle
la di s. Calisto I Papa e martire^ par- Tradizioni apostoliche, che siccome ve-
lando del cimilerio omonimo, perchè da desi in ogni tempo e in ogni luogo pra-
lui ingrandito e vi fa sepolto, riporta cri- ticato questo costume da'primi fedeli ri-
tiche osservazioni fatte sull'ampolle e va- guardo a'martiri, e se ne ignora l'origi-
si di vetro cimiteriali , contenenti gli a- ne; così debbasi continuamente ascrive-
vanzi del fecondo sangue de' martiri ; re alla tradizione degli Apostoli, che lo
le quali accurate chimiche indagini, non hanno ingiunto e praticalo. Quindi dopo
permettono affatto di dubitare , che la avere riferito l'esperienza chimica, da me
feccia rossa e crosta di sangue congelalo parlata in uno de'sunnominati articoli, e-
de' vasi , non sia avanzo del sangue ivi seguita dal celebreLeibnizio su vari di que-
racchiuso, i cristiani della primitiva Chie- sti vasi cimiteriali, il cui risultatofu di rav-
sa essendo eziandio premurosi di racco- visare in essi il vero sangue de'uiartiri, po-
gliere tutte le goccie del sangue loro, af- se fine alla sua dissertazione. Nello stesso
finchè le loro spoglie potessero essere in- anno pubblicò in Roma il dotto gesuita
tiere. Anch'egli ricorda il decreto ema- p. Giampietro Secchi, da ultimo defun-
nato nel 1668 dalla congregazione del- to (come notai riparlando di lui e delle
l'Indulgenze e ss. Reliquie, col quale di- sue opere nel voi. XC, p. 288), Memo-
chiarò, che ampolle tinte di sangue
le ria di archeologia cristiana per l'inven-
accompagnate da un ramo di palmizio zione dal corpo e pelxullo dis. Sabinia-

(scolpito), doveano essere riguardate co* no martire, che si venera nella congre-
me segno non equivoco delle reliquied'un gazione delle scuole minori in Collegio
martire. Anche il Mabitlon ritiene che romano. Eccone un generico estratto, ri-
l'ampolle di sangue sole bastino per pro- guardante r argomento che discorro. In
vare l'autenticità delle reliquie, presso le Roma e suo suburbio vi sono sepolti in-
quali si trovino. Notifica il n. 58 del Dia- vitti eroi del cristianesimo d'ogni condi-
rio di Roma del 1841, avere il eh. e dot- zione, sesso ed età; e quantunque sin dal
to mg.' Domenico Bartolini letto nella secolo VII almeno, cominciassero ad
pontificia accademia romana d'Archeo- estrarsi da' cimiteri e catacombe i cor-
logia la dissertazione sui Fasi cimite- pi de' martiri, e fossero trasferiti a peti-
riali contenenti il sangue de' Martiri. zione de'vescovi e de'principi in altre cit-

Egli provò contro le opinioni che a'no- tà e luoghi, tanto è il numero che ne re-
stri dì si vanno spargendo, che que' va- stane'6o e più cimiteri che circondano
si, i quali ritrovansi incalciati a'ioculi de' Roma, da non temere che manchino per
martiri nelle catacombe , hanno conte- molti secoli avvenire a Pioma chi ne chie-
nuto unicamente il sangue de essi mar- derà. Ne già si creda che quanti corpi si
,

2L)2 V ET VET
scoprano nelle catacombe, si diano tutti cernai delti pozzi, ed a'21 aprile iSfo,
per martiri ; se non hanno i segni sicu- anniversario ilella fonilazione di lloma ,

ri del loro martirio, da lunga esperien a confortar nella fede i giovani romani,
za e tradizione riconosciuti per tali , si vi estrassero di s. S.d)iniano con
il corpo
lasciano al luogo, in cui aspettano la re due ampolle suo sangue, di miiabil
del
surrezione Futura e giudizio di Dio il bellezza, riconosciuto dal doUissimo prof.
nella 2.' Fetiuta del Messìa (f'^.). For» Andrea cuv. Belli chirurgo della s. con-
se molli resiano esclusi, che gli atti gè* gregazione de'Riti, di circa 19 anni. E-
Duini degli antichi Notarle Scriniari {^f'' .) gii avea per indizio del suo imirtiiio, fuo-

della Chiesa avrebbero appalesali; ma ri da capo e da


dtl loculo in cui giaceva,
questi furono rapili e consunti nell' ul- pie murate un'ampolla di
nella calcina
tima e maggiore di tutte le Persecnzio- vetro; e tanto l'una quanto l'altra egua-
ìiiy qual fu quella di Diocleziano, chia- li di forma e capacità erano incrostate
mata Era di Diocleziano e de Martiri ancora di sangue raggrumalo, a tal che
(/'^.). Se questa perdita fosse riparala da l'una meglio conservala olfre una densa
qualche felice scoperta ne* cimiteri me- pellicola di cruore, che di leggieri si stac-
desimi, allora il mondo saprebbe quan- ca dalla parete del vetro, e veduta incon-
Prudenzio nel
to sia vero ciò che scrisse tro alla luce porporeggia. E giova osser-
principio del V
Ro- secolo, invidiando a vare che questo non è il colore opalino e
ma la sua fortuna fama nota appe- : E cangiante del solfuro di silicio, che quasi
na - Quanto Roma di Martiri sia piena. tulli acquistano gli antichi veli i (ex co/2-

Inoltre Prudenzio e>«priine segni del i tagionc terraCj dice Marangoni) , egli è

martirio a'sepolcri de'marliri nelle cata- colore d'un rosso cupo presentato da quel-
combe romane colle parqle : Sangiiinis che staccata per metà
la pellicola stessa,

vestigia videre corani possiimns j ed è peodea dal vetro. Questo sangue è forse
fatto che si verifica tuttora dopo tanti se- raccolto in maggior purezza che non quel*
coli, hi mancanza di .Martirologi scritti -lo degli altri martiri^ perchè di molti nou
nel IV secolo, che avrebbero scemata la si potè raccogliere che ddlla terra. « Ora
lacuna \feslissima della storia ecclesiasti- in uomini dopo la severità eoa
cattolici,
ca, all'invenzione del corpo d'un Marti- cui la Chiesa r(/jmana ha discusso pili vol-
re, per s. Sabiniano la lapide sepolcrale te la prova di questo segno, non cade più

di 3 parole e le ampolle del sangue, tut- dubbio, che quando la sua pubblica au-
tavia bastarono per illustrare il uiartirio torità ne attesta l' invenzione (olire il
del giovane martire , tratto dalle cata- luogo stesso del suo sepolcro ), il corpo
combe di s. Ciriaca in campo Verano ,
col vaso del sangue non sia corpo d' un
forse le più vaste che Roma possegga in martire. Potranno accrescere la forza di
larghezza e profondità, presso il cimi te- questo segno altri segni, come i ferri che
rio pubblico (Iella basilica patriarcale di diedero morte al martire ancor filli nel-
s. Lorenzo, di cui anche nel voi. LXXV, le ossa, o le ferite che lasciarono trac-
p. 2 1 3 e seg. 6 225 6 seg. Tali catacom- cia di sé nelle ossa maggiori, e simili ; ma
be circondano a molte miglia la basilica, il segno di cui favelliamo e per sua naiu-
e ne facevano parte anche quelle di s. Ip- ra, e per convenzione nel posto che suo-
polito martire, tutte abbondanti di corpi le occupare, è prova certa da t>è, senza
uccisi per la fede e d'antichi monumenti il concorso degli altri segni, che più d'u-
cristiani.Scendono esse sotterra a Spiani na volta congiunti lo confermarono "-
con 3 cunicoli,ed in ciascuno due ordini di Tuttavia contro cattolici è vecchia l'er-
i

loculi. Essendo pericoloso il percorrerle, ronea opinione de'proteslanli che cioè ,

i cavatori. vi entrano per gli antichi lu- questi vasi uou siano vasi di sangue, ma
V K T V E T 293
(1(1 profumi j tale stranezza non ha gua- fragabili testimonianze, riferite con frau-
ri era stata riprodotta da un uomo eru- c ì energia a lutile degli opponenti, viep-
dito (Desiderato Raoul Rochelte, ma piti più rese splendida la nostra ragionevole
sotto, come vero dotto e saggio,e non or- credenza, ben distinguendo da' vasi del
goglioso presuntuoso, nobilmente si dis- sangue, l'uso d'ungere i martiri con aro-
disse , riportando trionfo imperituro di mi prima di seppellirli, sfidando virilmen-
sé, a confusione di quelli, che accecati te i dissenzienti a provare il contrario,eche
dalle passioni si ostinano ne'ioro errori, i vasi trovati col sangue ne'sepolcri de*
nel sostenere assurdità stravaganti e ver- martiri, sieno que'medesimi che i paga-
gognose; ed insieme a edificazione di tut- ni solcano seppellir colle ceneri de* bru-
ti : gloria dunque e corone all' illustre ciali cadaveri, non mai fuori dell'urne;
defunto letterato e profondo archeologo raramente le ampolle de'martiri furono
francese , cavaliere di pili ordini e pro- trovate dentro i |oculi,e talvolta fuori e
fessore d'archeologia nell' università di dentro. D'altronde, perchè mettersi un-
Paiigi.Di sua opera feci parola nel voi. guenti fuor del sepolcro? Anzi dubita ,

LXVI, p. i4B e altrove. A tali elogi, che i vasetti trovati ne'sepolcri de*paga-
per analogia di virtuosa rettitudine, de- ni sieno unguentari, come sostennero al-

ve associarsi il celebralo nel voi. XCII, cuni moderni, o non piuttosto lagriraa-
p.4^4)> che protestandosi cattolico non toi come vogliono altri. Alla Chiesa poi

dovea ripeterla. Pertanto rei'uditissioio che non prega ne piange pe' martiri, a-
p. Secchi stimò suo uflizio, proprio di vrebbe ripugnato l'imitare gentili co* i

qualunque archeologo romano, estir- vasi unguentari o di liquori. Illustra-


par dalle radici un tal pregiudizio in- ta la paleografia della lapide sepolcrale,
degno d' uomini che cercano la verità; il nome e 1' acclamazione in pace , dice
e rifermare con nuovi argomenti que- frequentissimo ne'vetri cimiteriali uo ge-
sta inconcussa certezza della storia ec- nere di acclamazioni o Laudi (ne parlai
clesiastica. A me non è dato seguirlo, anche in altri articoli, massime i riferi-

senza oltrepassare i confini che devo os- bili a' sepolcri) e d'inviti fervorosi a be-
servare, ed anche pel riferito coerente- re; leggonsi questi in fondi sia di bicchie-
mente di sopra e ne' diversi articoli ri e sia di tazze a noi pervenuti da' se-
accennati. Duo solo, eh' egli restrinse le polcri de'martiri, che spesso rappresen-
prove a tre sole, e sono: le testimo- tano i ss. Pietro e Paolo apostoli, o soli
nianze de' ss. Padri, gli alti genuini de' o in compagnia d'altri Santi, e neppur vi

Martiri nella Chiesa , l'istoria degli scavi manca l'immagine di Maria Vergine; o
nelle rwnane catacombe; « e chi verrà per lo meno alludono a qualche fatto del
dopo che r avrò confutata , vi potrebbe vecchio o del nuovo Testamento, e singo-
aggiungere l'assurdità dell'opinione con- larmente alla parabola del buon PastO'
traria ". Prodotte le testimonianze nu- re. Dall'esame delle loro iscrizioni deri-
merose de'Padri de' primi secoli, quelle vò al p. Secchi il sospetto, che questi in
degli atti sinceri de'Martiri, e quelle del- gran parte altro non fossero, che avanzi
quante oppor-
la storia ecclesiastica, tutte di que'vasi che servivano all'altare, o ne'
tune all'uopo e comprovanti le sue giu- quali sotto specie di vino i diaconi ammi>
ste e vere asserzioni, neppure orametlen- nistravano, o i cristiani antichi riceveano
do le iscrizioni fatte sulla calcina dagli V Eucaristia. Imperocché la Coniunio'
antichi cristiani, con cui furono murati i ne (V.) necessaria sotto una specie sa-
vasetti del sangue, colla voce abbrevia- gramentale, e libera sotto ambedue con-
ta o intera Sa/iguis, e talvolta aggiun- tinuò lungamente in questo modo, nella
gendovi il nome del martire. Queste irre- Chiesa romana, e vi fu anzi talvolta co*
294 VET •
VET
mandata in ambedue le specie sagramen- stìani talvoltaadoperarono alcuni marmi
lali da' Papi, per distinguere i Manichei^ gentileschi, anche scolpili colle loro iscri-
che si astenevano dal vino per la loro ere- zioni, per seppellirvi insieme co'marliri
sia. M Ora per sante che siano le rappre- gli altri cristiani ne' sagri cimiteri ; ciò
sentanze di questi vetri, (|uanti gli hanno facendo per necessità e nel tempo delle
finora illustrati, tranne il Boldetti che in persecuzioni, dovendosi servire di quanto
parte ne sospetlò, non mai li credettero di più acconcio veniva loro alle mani dal-
neppure ad uso sagro,
in parte destinati le fabbriche profane. Molerò ancora col
ma tutti ad uso domestico e profano, o cap. 70 del Marangoni , de' vetri o fon-
o al più ne' Banchetti solenni in memo- di di tazze o bicchieri con figure profane
ria òq* Martiri, t nelle y^g^ayye (riparlate trovati ne* sagri cimiteri, aspersi col san*
in più articoli) fraterne de' primi cristiani. gue de'marliri. Questi vetri sono gradi-
Confesso che se la Religione cristiana si ti in una fronda d' oro sottilissima stesa

potesse confondere anche solo per fan- sul vetro, e poscia ricoperta con allrq
tasia con la religione di Bacco, e la vi- vetro, unitovi con trasparente tenacissi-
ta di quegli uomini innocenti con una ma colla, di modo che appariscono l'in^-

Tila sibaritica e da stravizzi, non sa- magini d'ambe le parti. Alcuni sono deli-
rei, come lo sono, intimamente persuaso neati con figure del Signore,degliAposto-
di questa sentenza; ma in quanti di que- li e di vari Santi del vecchio e del nuovo
sti vetri leggerò acclamazioni contrarie Testamento; ed altri con immagini to-
alla sobrietà de'cristiani e alla temperan- talmente gentilesche e profane. Il Ma-
za de'martiri, io ripeterò (così nelle diver- rangoni dopo avere con etto il dolio Buo-
se edizioni della Memoria) che tutti so- narruotijSu quanto avea detto nelT illu-
no Dirò io: ma convien rite-
vasi sagri". strare i frammenti di vetro trovati ne'ci-
nere col Marangoni, Delle cose gentile- miteri (allora esistenti nel museo del car-
sche e profane trasportate ad uso eador- dinal Carpegna e poi passarono in potere
namento delle chiescy che furono puri- del di lui segretario Fabretti custode per
ficate e santificate colle benedizioni e dal- qualche tempo de* cimiteri medesimi),
l'uso sagro a cui furono applicate, e che non avendo la pratica della ricognizione
Dell'adottare i primi cristiani alcuni riti ed estrazione de* corpi de' martiri in es-

o ceremonie pagane, puramente onorarie si sepolti, disse che i frammenti s' inca-
e ci vili, ne separarono il supertizioso,e co- strarono accanto a'Ioculi per riconoscer-
sì non offesero in parte alcuna la santi- ne il luogo onde negli anniversari farvi
tà della cattolica Ueligione; come nel par- gli uffizi di pietà; quindi avverte, che non
larne sempre notai. Egli è per questo, sempre gli angustiali fedeli aveano pron-
alfernia Marangoni,che negli alti de'Mar- ti ampolle, vasetti e bicchieri per riporvi
tiri di frequente trovasi l'uso de'balsami, ilsangue de'marliri, perciò adoperavano
e di preziosi unguenti e odori, co'quali i anche pezzi e frammenti di vetro in cui
loro corpi furono imbalsamali e seppelli- spremevano il venerato sangue, benché
ti. Però adatto non fa menzione di vasetti fossero totalmente piani, e ciò per far co-
di balsami o profumi ne'loro sepolcri. In- noscere a'posteri questo certissimo segno
oltre leggo in quel sommo archeologo sa- del loro martirio (si servivano de' fondi
gro, nel cap. y5, che anco cose profane e delle tazze rotte, come più grossi e solidi,
gentilesche furono affisse da'cristiani an- non solamente pe- conservare poche slil-

tichi per ornamento de' sepolcri ne' sa- le di sangue de'marliri, ma altresì ador-
gri cimiteri, come cose indifferenti e che nare i loculi, entro i quali si seppellivano
nulla seco recavano di superstizione e di i martiri ed i non martiri), ne'laberinli
culto; e nel cap. 76, chci medesimi cri- di quegl'inqumerabili scaffali^ tulli però
V ET VET 291;

tra loro somiglianti. Quindi è, che venen- lo lungo, perchè fosse agevole ad alcu-
do loro alle mani questi fondi di tazze colle no lo spremervi anche dopo la tumula-
profane figure,senz'alcun riflesso alle me- zione le proprie lagrime. Sitìcitti lagrima-
desime, con vi en dire' che se ne servissero, toi,o ampolle di vetro di tal formi, fu*
come d'ogni altro vetro,senz'alcun riguar^ ronotrovati ne'sagri cimiteri ancora, av-
do al delineato. Per lo slesso bisogno si ser- vertendo il Marangoni che a'men prati-

virono di vasetti di terra cotta, di metallo ci eretici può far supporre, averli ado-
e di smalto, di varie figure e forme, non perati i cristiani ad imitazione de'genti-
che di conchiglie e chiocciole, globetti Riporta l'autorevole testimonianza in
li.

a forma di bottoni di vetro e di smalto, contrario del Boldelti, il quale dimostra


ponendovi il prezioso sangue e muran- che non ad uso di lagrime, ma bensì pet"

doli al di fuori de'sepolcri. i\'è mancaro- riporvi il sangue de* loro martiri e per
no doviziosi cristiani , che per contrap- contrassegno de'corpi di essi i primi fede-
porsi al profano costume de* gentili, na- li talvolta se ne servirono, senza badare
scostamente fecero delincare sagre figu- che della stessa forma l'usavano genti- i

re ne' fondi delle lazze e bicchieri, di so- li per le lagrime e ciò in mancanza di
,

vente applicandoli al sagro uso del. san- vasi di vetro di terra cotta di bocca lar-

gue de'martiri ne'cimiteri, come può ve* ga, entro cui agevolmente spremere po-
dersi nelle molle tavole offerte dal Boi- tessero il sagro umano liquore. iNota pu-
detti. Importante è il cap. 71: Di alcu- re col Boldelti, che se i cristiani antichi

ne ampolle di vetro che talvolta ritro-, avessero voluto, ad imitazione de'genti-


vatisi ne* sagri cimiteri a sepolcri de* li, collocare ne'sepolcri de'defunti le pro-
Martiri^ colla forma di lagrimatorii de* prie lagrime, avrebbero potuto f^rlo, sen-
gentili. Lodalo 1* uso naturale del pian- za alcuna nota di paganesimo, poiché que-
gere i' defunti, costumato fino dalla re- sto non fu presso i gentili rito sagro, né
mota antichità, ammonito doversi il do- prescritto dalla Superstizione ^ anzi^nou
lore moderare colla virtù, narra che i praticato da tutti, avendo Valerio Mas-
gentili non contenti di alquanto pian- simo recato alcuni esempi de' romani, i

gere i loro morti, diedero anche in ec- quali nella morte de* loro più cari non
cessi con violenza strappando le lagri- vollero piangere. Che in Roma non fu
me dagli occhi mediante le prezzolate costume universale, si ravvisa dall' im-
prefiche, le quali assistevano a' Funera- mensa copia de'/sepolcri, ossuarii ecioe-
li del morto e lo accompagnavano al- rarii d'ogni sorta, trovati senza vasetti la-
la Sepoltura ululavano e provoca-
(F^.)i grimatorii di vetro o di terra, ne posti
vano ne* circostanti il pianto. Indi queste coll'ossa e ceneri ne affissi al di fuori ;
,

lagrime si raccoglievano in vaselli di più che se fosse stato rito superstizioso, tut-
sorti, di vetro o di terra colta, più o meno ti i gentili l'avrebbero osservato. « Quin-
lunghi, delti lagrimatoi^ e questi collo- di è da inferirsi, che sebbene talora ne'
cavano entro il sepolcro o urna col cada- nostri cimiteri trovansi vasi e vetri a so-
vere, ossa o ceneri del trapassato: per- migUanza de'Iagriraatorii gentileschi, non
ciò fu costume in diverse iscrizioni sepol- può rifondersi quest'uso nel costume da
crali, usar la frase, cuni lacryniis posuit^ quelli praticalo per collocarvi le lagri-
ovvero lacrynias posuit^ sebbene non in me, ma beos'i che nostri fedeli gli ado-i

tutti i sepolcri che le contenevano furo- perarono unicamente, come ogni altra
no trovati i lagrimatoi. Talvolta que- sorte di vetri indillerenti, per uso del san-
sti vasetti si collocarono in modo, che gue a' sepolcri de'nostri martiri ". Que-
r orifìcio o bocca rimanesse nella su- ste dichiarazioni del Marangoni, corro-
perficie esteriore, mediante il loro col- borano quelle del p. Secchi a cui faccio
VET • V lìT
196
ritorno. Egli riproduce alquante aocìa- montanisla e nemico di quel Papa, par-
mazioni ed epigrafi che si leggono ne* ve- laiulo della comunione, contro i caduti e
tri cimiteriali. Questa è la prima Bevi: poi penitenti. La 2." conclusione è per
deh ! che tu possa vwerc di questi beni ! qiie'vasi di vetro, che contengono il san-
Altra frequentissima ne' vetri, scritta in gue de'martiri; poiché se ne furono tro-
caratteri latini, probabilmente per la vali non pochi inlriii ancora di sangue, i

disciplina dell' y^rc^z/io (di cui meglio nel quali in virtù delle loro iscrizioni devo-
ol. LXIV, p. 281), o per l'uso invele- no aver prima servilo per rEucnrislia ;
terato della Chiesa, è: Deh che tu vhtt: posto ciò sarebbe stravaganza intollerabi-
Bevi, Vivrai: Talvolta vi si aggiunse: le il credere che fossero vasi dì profumi,
ÌCuni tuis, Curn caris tuis Cam tuis , Nel parlare poi il p. Secchi dell' epoca
omnibus bibe^ et propina, il che dimo- del martirio e patria di s. Sabiniano, cre-
stra taluna di queste tazze essere state de aver egli dato il sangue e la vita per la

proprie d'un'intera famiglia. 11 p. Secchi fede, o nella penultima o nell'ultima per-


dubita, che in questi vetri le parole Vi- secuzione; e quantunqtie non si possa fis-

vas (y.) e Vivatis non siano sempre da sarne il principio al III secolo, perchè in
VivOy ma siano talora Io stesso il Bibas alcuni di que' vetri che servirono all'Eu-
e il Bibatìs di altri vetri in migliore or- caristia dee salire al li per lo meno; l'u-
tografia. Quindi ne deduce due conclu- so più comune però fu nel IH secolo, e
sioni. La i.^ è che questi vasi di vetro verso la fine singolarmente, onde si rese
destinati o al sagrifizio dell'altare o alia poi nel IV comunissimo. Conclude, che
comunione de* cristiani sotto specie di s. Sabiniano sembra tuorlo piima che Co-
\ino, devono essere anteriori a Papa Ur- stantino I circa nel 3 1 1 concedesse la pa-
bano Idei 226} imperocché da'primi tem- ce alla Chiesa, e fu probabilmente di pa-
pi della Chiesa romana fino a Papa s. tria romano. Pubblicata la Memoria nel
Zeferino del 20 3 pare che si usassero ca- 1. 1 3 degli Annali delle scienze religiose^
lici o bicchieri non solo di vetro, ma di ed a parte, e letta dall' illustre archeolo-
stagno e di legno ancora, che certo non go francese Raoul -Rochette segretario
convenivanoal più augusto de'Sagramen- perpetuo dell'accademia reale di belle ar-
ti. Si sa però con sicurezza che s. Zefe- ti, tìiembro dell'accademia d'iscrizioni e
rino escluse le materie inferiori, e vol- belle lettere ec, a'6 agosto 1841 scrisse
le almeno il vetro p^r maggior decenza al p. Secchi che fu riprodotta
la lettera

conciliata colla povertà. E cosi si conti- nel fine della ristampa » ad onore di chi
nuò perqualche tempo,'finchè la fragilità la scrisse, ad edificazione comune de'cat-
del vetro costrinse Urbano ad abolirne I tolici, e ciò ch'è più, a gloria di Dio e de*
l'uso. Per le testimonianze analoghe che suoi Martiri nella Chiesa romana ". L'in-

riporta, e pel fatto dell'eresiarca Marco, signe francese, lodato il lavoro archeo-
che col Buonarruoti accennerò a suo luo- logico, confessa a riparo del fallo da lui
go, sembra al p. Secchi, chei primi cri- commesso e giustamente rilevato dal p.
stiani avessero ciascuno per la comunione Secchi, sul vaso di vetro in forma di la-
sotto specie di vino il suo calice. Ma o fos- grimatorio murato all' esterno della nic-
sero de'privali o della Chiesa, tutti erano chia sepolcrale, e riguardato nelle cata-
eseguiti sotto il suo magistero: di più combe cristiane come un segno indu-
crede, potersi riscontrare anche al pre- bitabile di martirio, che nel mettere in
sente i calici dis. Zeferino in molti vetri contrasto questo punto di archeologia
cimiteriali rappreseutautt l'immagine del cristiana,non avea sufìicientemente pe-
buon Pastore colla pecora sulle spalle ,
sato le circostanze che accompagnano
secondo il riferito daTerlulliano di venuto ordinariamente l' inserzione del vaso,
VE T V E T .97
e che ijon potrebbero punto ne poco ri- o meno indirettamente da un costume
ferirsi ad una tult'altra intenzione, quale profano, co'quali l'ampolla del sanguCy
quella de' ^>asi da profumo deposti nel come oggetto essenzialmente s<<gro, non
seno delle tombe, e conseguentemente poteva avere minimo rapporto. Tale
il

neir interno della nicchia, loculus. Que- essendo divenuta la sua opinione, con-
sta distinzione sola, apprezzata com'era fessa averla più solidamente stabilita la
di dovere che lo fosse, sarebbe bastala Memoria di cui si ragiona. Questa è l'o-

per prevenire lo sbaglio, in cui dice. es- nore vole prolesta d* un vero sapiente,
ser caduto. » Ora mio reverendo pa- per l'amore alla verità de'fatti, a cui ge-

dre, dopo che vi ho ietto, non sussiste nerosamente sagrificò l'umano orgoglio,
più alcuno di questi dubbii nel mio spi- con riparazione si bella, cosi coraggiosa
nto l'assenso che io dò alle vostre idee,
;
e sincera, tratto non raro nella Francia,
è completo e senza riserva; ed è soprat- ma raro altrove. Voglia Iddio che sia
tutto per indirizzarvi questa confessione più spesso imitato, a trionfo del vero, e
e questa riparazione del che homio fallo da chi ne ha maggior debito ! Nello stes-
presa la penna, ancor più che per procu- so i84i riferì il o. Diario di Ro-
^1 del
rarvi la vana soddisfazione di lodare il niay avete il p. Giuseppe Marchi gesui-
sapere e la sagacilà che regnano in tutta ta conservatore de' sagri Cimiteri (nel
la vostra dissertazione. In seguito di que- qual articolò ne feci fugace cenno), letto
sta dichiarazione,che sicuramente è bene nella pontificia accademia romana d'Ar-
spontanea da parte mia, henchè, in forza cheologia, la dissertazione sui Monu-
d' alcune parole, dove ho creduto rico- menti delle arti cristiane primitive nel-
noscermi, p. 12, ella fosse in qualche mo- la metropoli del cristianesimo (coi qual
do divenula necessaria, voi mi permet- titolo cominciò a pubblicare la preziosa

terete, mio reverendo padre, di dirvi, che sua opera nel 844, principiandola col di-
i

io avea già ritirata una opinione, la qua- chiarare Antonio Bosio, // Colombo del-
le mi avea sempre lasciati grandi scru- la Roma sotterranea^ ed io nel dirne al-
poli ". Quindi porla il leito del suo Ta- quante parole, anche sull'operato di Fer-
bleau des Cataconihesy Paris 1887 (pos- rei, ne' voi. LUI, p. 3oo, LXIV, p.i 66,

seggo lai /versione italiana del Toccagni, feci eco a quelli che chiamano il p. Mar'

Le Catacombe di Roma descritte, con chi, il Bosio de* nostri giorni, perle

aggiunte inedite dell' autore^ Torino sue grandi benemerenze colle- catacom-
i84i> ove anche a p. 182 leggo il ri- be e loro pitture. Imparo dal p. Gar-
prodotto nella lettera). « I vasi di vetro rucci, neir opera di cui ragionerò più a-
dipinti sono di i." ordine fra gli oggetti vanli, che il p. Marchi avendo mirato di
che si sono raccolti
di antichità cristiana paterno occhio la vasta impresa di quel

nelle catacombe. Senza parlare di quelli degnissimo e sapiente confratello, propo-


della forma volgarmente delta lagrima- stasi col p. Marlin, quando per la doloro-

loria, che servirono secondo V opinione sa morte del collega si trovò sciolto dal-
degli antiquari romani a raccogliere il la società con esso, il medesimo p. Mar-
sangue de* martiri, e che hanno acqui- chi deliberò di cedergli la preziosa rac-
stato per questo titolo sotto nome di am- colta di eccellenti disegni cavati dagli ori-
polla del sangue una s\ grande impor- venuto preparando per
ginali, e ch'egli era
"
tanza religiosa, ve ne ha degli altri ec. i due volumi sulla Scultura e sulla Pit-
Enunciando cosi, senza contrastar l'u- tura, che doveaoo far seguilo all' accen-
so a cui d' accordo si voleano riferire i nato volume de' Monumenti di Archi'
vasi, si astenne di parlar degli altri og- lettura de' cristiani primitivi ne* cimite-
gelli d'antichità cristiana, derivati più ri di iioma. Aggiunge il p. Garrucci, che
agB VET • VE T
da quel momento il p. Marchi volle la leggenda de'Ioro nomi Petrus Maria
che l'opera sua debba servir di coq^ Paulus. Con questo triplice argomento
tiiiuazione alla detta de' Monumenti, di confronto alla mano, si studiò di far
siccome quella che tutti comprende i conoscere le altre molte immagini della
cristiotii monumenti de' secoli primitivi* divina Madre, non mai finora per tali
MDdl quel generoso concorso qual novella ravvisate, e che pur sono si frequenti ne'
importanza derivi al mio lavoro, dice il cubicoli e sugli altari delle catacombe,
p. Garrucci, non è chi noi veda. Certa- non che ne* bassi rilievi de' più antichi
mente io poi mancherei ad ogni debito (monumenti tutti certi, che
sarcofaghi
di giustizia, se non riconoscessi e confes- comprovano la divozione verso l* Imma-
sassi pubblicamente numerosi e vera-i colata Vergine cominciata colla Chiesa,
mente singolari benefizi da lui ricevu- ed introdotta in Roma da' ss. Pietro e
ti ". E quindi gli enumera). In parti- Paolo. L' Angelus Domini ec, n* è il te-
colare discorse de' vetri dipinti a sgraf- sto più splendido). Per ultimo parlò del
fio su foglia d'oro, che si traggono dal- vetro già edito, in cui s. Pietro, nel suo
le soie catacombe. Ne dichiarò 1' artifi- vero ritratto e coli' iscrizione Petrus, è
zio, ne dimostrò V antichità attestata da' effigiato in atto di trarre colla verga ac-
luoghi del ritrovamento, dalla paleogra- qua da una rupe. Avvisò adunque, che i

fia, dallo stile dell' arte; ne commendò cristiani riconoscevano nel condottiero e
l'autorità ripetendola dagl'insegnamenti legislatore dell' antico popolo eletto la
e dagli ordini de* primi Papi e dottori più propria e vera figura del condottie-
della Chiesa, i quali somministrarono a ro,e legislatore del popolo cristiano; e
que'pitlori il tipo dell'arte cristiana, che insieme avvisò che il ritratto medesimo
avea ancora da crearsi (coli' intendimen- di s. Pietro si riscontra in alquanti di
to d' istruire all'esercizio della fede e del que'di Mosè che sono scolpiti ne*bassi ri-
culto que' cristiani, che ne' pericoli del- lievi cristiani : ciò che gli studiosi presen-
le persecuzioni erano costretti ricoverar- ti in Roma ponno cogli occhi propri ve-
si nelle catacombe per giorni e talor an- rificare, ed i lontani ne' disegni che colla
co le settimane e i mesi interi). Contro massima fedeltà il p. Marchi ha fatto
la sentenza del senator Buonarruoli,prese trarre dagli oiigiiiali, per illustrazione
quindi con valide ragioni a sostenere, es- della laudata sua opera. Questa dotta
sere non già ebraici, ma cristiani que' ve- dissertazione io posseggo in originale au-
tri tutti delle catacombe, su cui è effigia- tografo, ed anche per questo la riguarda
to r aron (ossia 1* arca o armadio in cui come un gioiello archeologico, eziandio
dagli ebrei si custodivano i codici e vo- perchè con essa si propose il sapiente au-
lumi della Legge; chiamandosi arca del tore di dare a' suoi rispettabili colleghi
Testamento quella in cui essi tenevano dell'encomiata accademia 1/ saggio
il

le due tavole della legge date da Dio a della grandiosa opera sua, equale oppor-
Mosè), il candelabro a
7 fiaccole, la ver- tuno programma altresì della medesima,
ga d' Aronne, il vaso della manna e que- ordinatacolia naturale divisione delle ar-
gli altri arnesi, che nel Tabernacolo de- ti, ecoiisislenle ne'mouumenti primitivi
gli ebrei simboleggiavano i misteri e sa- d'architettura, pittura e scultura (fatal-
gramenti del nuovo Testamento. Pvagio- mente, per le vicende de' tempi, tanto te-
nò quindi di 3 vetri scritti, ne* quali è soro sarebbe restato interrotto nelle pub-
rappresentata Maria, Madre di Cristo blicazioni colla 12/ distribuzione, edi 4^
Dio e Madre di nostra Chiesa, in atto di tavole della i." parte, ossia dell'architet-
orare,solaneli,°,tra due colombe nel 2.", tura, se non avesse 1' esimio autore ce-
tra'due apostoli Pietro e Paolo nel 3.°, col- duto opportunamente al degno confra-
VET VET 299
tello la coutinuazioue, come rilevai più sua lucentezza, ma e la rende impene-
sopra) della Roma sotterranea cristiaO'». trabile e all'intemperie dell'aria, e all'in-
E siccome si restrinse nella d'isserlazione giurie degli uccelli e degl* insetti. Con
a dimostrare in particolare che il magi- quest* arte sono lavorati i vetri cimite-
siero de* vetri figurati che trovansi nelle riali. Una lastrina di vetroo cristallo del-
romane catacombe presta un aiuto lu- la medesima dimensione del fondo della
minoso e non ingannevole, per V intelli- tazza a cui volevasi sottoporre, si copri-
genza delle altre pitture e delle ^culture va di foghe d'oro, si dipingeva e scrive-
che nellecatacombe medesime si sono rin- va a sgraffio, quasi a quel modo che gli
venute e si rinvengono da 80 anni in poi, specchi italici ed etruschi primitivi in ra-
per brevità io preferii di profittare del me o in altro metallo. Bolliti l' un sul-

sunto datoci dal Diario romano, anco l'altro al fuoco, i due fondi divenivano
perchè diverse cose già discordi col p. un fondo solo, che come trasparente la-
Secchi^ soltanto inserendo fra parentesi sciava all' occhio dell' osservatore como-
alcun ischiarimeuto tratto dal sulloddto damente leggere le figure e le scritture
iiiss. E qui, ricavandolo da esso, trovo u- dipintevi ". lNeli84i enumerò p. Mar- il

lile d'aggiungere la descrizione dell'ac- chi esistere in R.oma, come ricavo dal suo
cennalo artificio de* vetri dipinti su fo- mss.,non ostante che potrebbe essere ricca
glia d' oro. « Le pitture de'vetri sono a de' suoi vetri cimiteriali e dipinti, circa
sgrafilo su d'una sottile foglia d' oro, ac- un centinaio, divisi tra' musei, Cristiano
compagnate pressoché seni pie da brevi della Biblioteca del Valicano i^f^.)^ Rir-
iscrizioni graffite anch' esse in oro; ed è cheriano (di cui egli è prefetto) del Col-
questa iscrizione che spesso ne dà ragio- legio Romano (V.)^ Borgiano del ColU'
ne sì dell' uso de' vasi, s) delle persone e gìo Urbano (J^.), la Bihlioleca Valli-
delle cose che sopra vi sono effigiate, ciò celliana ff^.), e la scelta collezione de'
che forse mai non accade negli altri iponumenti cristiani del benemerito (sic)

monumenti cimiteriali dipinti o scolpiti. dottore e cav. Belli sullodato (del qua-
Il loro artificio è presso a poco quel me- leanche nel voi. L, p. 292 ragionai o-
desimo degli smalti a foglia d'oro che noratamente), a cui debbesi che i due
anco al presente qui in Roma si adopra- vasi pregievolissimi che furono già di
uo, massime nelle restaurazioni degli an- Clemente XI, posti a mercato, non ve-
tichi musaici cristiani. Preparano i no- nissero da R.oma distratti. Pe' cimiteri
stri vetrai alcune come pizze di pasta o e chiese scoperte posteriormente, di cui
smalto rossaslro,ed altrettante laslre sot- parlai in più luoghi, i vetri cimiteriali
tili di cristallo bianco della misura me di Roma probabilmente si saranno au-
desima delle pizze. Con succo d' aglio o mentati. La Cìpillà Catlolica ragionan-
con altra sostanza gommosa attaccano do dellasunnominata opera degli Agio-
su queste la foglia d'oro che tutta ne ri- glipti del belga Macario, osserva ch'è no-
cuopra la superficie, sovrapponendovi to a Roma, e ve n'ha più d'un esempio,
la corrispondente lastrina di cristallo. che le pitture delle catacombe e le scul-
Poste le parli così apparecchiate su d'u- ture de' Sarcofaghi cristiani riconducono
na loro paletta di ferro, T introducono bene spesso alT ovile di Cristo molte pe-
nella fornace. Alla gagliarda virtù di quel corelle smarrite. Imperocché, la Chiesa
fuoco s'arroventano in guisa lo smalto nell'ornare di pi tture i suoi templi nou
ed il che questi si fondono in
cristallo intende già di pascere con vano diletto
una medesima pizza, la quale raffreddata gli occhi de'riguardanti, ma vuole istruir-
non pur lascia alla foglia d'oro, che jri- ne mente, infiammarne il cuore, com-
la

lììQo chiusa tra il cristallo e 1q smalto, la porne il corpo e lo spinto alla riverenza
3oo VET VET
conveniente a chi sìa nella casa ctie Id- dacoinmoiioue e ammirazione religiosa,
dio non isdegnò abiluie tìa gli uomini. per le virtù elio ricordano, grandi e so-
Perciò, come notai altrove, ali' entrare vr' umane, de' primitivi cristiani, così il-

delle più vetuste basiliche, il primo ogget- lustri per la carità perfetta, pel distacco
to che ci si presenta allo sguardo è l'ioi- dall' umane cose, per la mirabile fortez-
(iiagiue veneranda del Redentore dipinta za d'animo, e per mille allie virtù e(U-
ue'luoghi più cospicui, cioè nella parete cacemente istillate loro da' recenti divi-
deir arco pel quale la plebe cristiana è ni esempi del di via Maestro, dall'ancoi'

divisa da* sacerdoti, e nell* apsideo Tri- viva e recente dolce memoria di sue san-
buna. Belli poi e profondi sono sensi, ì tissime parole ; non meno dalla celeste
che si nascondono sotto il velo delle rap- dottrina, fervore ed esemplari azioni de*
presentazioni storiche e de* simboli; ed ss.Apostoli. Questi frammenti furono dun-
ilMacario fu il primo, anzi il solo^ che (juedi si santi e sì segnalali uomini, perciò
prendesse ex professo ad investigare il meritevoli della venerazione di tulli i

senso dell' antiche pitture e sculture cri- fedeli, quali monumenti di tanto buoni
sliane, e a disporre i suoi studi in ben fratelli, i cui patimenti e sangue sparso
inteso trattato, pubblicato dal p. Garruc- la divina Provvidenza rannodò alla no-
ci arricchito di note e di monumenti che stra vocazione e salute eterna. Se i fram-
gli accrescono il pregio. menti di vetro sono in apparenza vili per
Il fìoreutino senatore Filippo Duonar- la materia, rozzi d'artificio per 1' antica
ruoti, discendente dalla famiglia del gran semplicità, tanto più devono aversi ia
Michelangelo, edotto autore delle Os- pregio comechè ornati e ricchi di divoti
servazioni sopra alcuni franmitnli di e santi ammaestramenti di vita cristiana.
K'asi antichi di vetro ornali di figure Irò Imperocché erano sì diligenti que*fervo-
vali ne Cimiteri di Ronia^ Firenze 1716. rosi fedeli, e tanto gelosi di conservare e
il sapiente Ueiiedetlo XIV nel celebre tener presenti i divini insegnamenti e te
breve al senatore Corner, quale eccellen- gloriose azioni del Redentore e de'Santi,
te scrittore ecclesiastico laigo di sagra e- che ponevano grandissima cura, onde.i
ludizione (del quale e di altri beneineri* loro poveri e piccoli arredi ispirassero,
ti secolari, che perciò meritarousi alti en« co* sagri simboli e colle sagre immagini,
comii, parlai nel vol.XC,p. 2i3, ricor- pietà e divozione ; e nelle operazioni spe-
dando gli articoli ove ragionai di loi'o e cialmente necessarie pel sostentamento
delle lodi di cui furono segno), fra gli della vita, mantenessero loro sempre vi-

altri simili scrittori che espressamente va la memoria delle più importanti mas-
celebrò, vi comprese il Buonarruoti, qua- sime del Vangelo, per contrapporle con
lificando r opera in discorso, bella e ve- prudenza cristiana alle arti insidiose del
ramente ecolesiastica. Il già commendato nemico dell' uman genere, che piglia oc-
liaoul-Rochette, la dichiarò capolavoro casione d' assalirci quando lo crede op-
di erudizione e di critica, e per ogui ri- portuno ese siamo disarmati. Queste sa-
spetto una delle migliori opere della scien- gre antichità servono non poco ad illu-
za moderna. Siccome in questa mia, in- strare i ss. Padri, a spiegare e provare
teramente da me compilata, liberamen- molti riti e molte consuetudini degli an-
te me ne giovai, come feci dell'altra sua tichi cristiani; ed insieme a farci come
eruditissima o^qì'ù, Osservazioni istori- presenti alle operazioni di essi nella pri-
die sopra alcuni medaglio/ii anticliiyCo- mitiva Chiesa, conoscer le loro vesti e
SI mi limiterò a darne un'idea, ricavati* costumi, con utilità e diletto. 1 vetri ci-
dola dalla sua pref.izione. Meli* illustra- miteraali o fondi di bicchieri a forma di
le questi sagri frammeuli, fu compreso ciotole, rompendosi facilmente ueirallre
VET VET 3ai
parli, come vanno afìorni di
piìi fragili, per lo più le cose de* gentili, e deirordi-
due sorte di lavoro. L'uno era ordinario nariaquelle de'cristiani, benché traquel-
I e si ficeva col mettere una foglia d* oro le de'gentdi pure vi sono di maniera or-
sul vetro, che dovea servire per piede del dinaria o inferiore, cioè di sola foglia d'o-
bicchiere, ed in quel la, dopo che vi avea- ro sgraffila, esibendo esempi colle tavole
no fatto a sgraffi) la pittura, o il disegno che indica, oltre altra de'cristiani di aia-
di ciò che vi volevano fare, serravano al niera migliore, ma fatta in lamina tra-
fuoco il piede, ed insieme il fondo del sparente. Affermano gliaotichi scrittori,
vaso, avvertendo che il diritto delle fi- ne' primi tempi essersi usati per vasi e
gure e delle lettere, se vi erano, tor- per bicchieri delle corna degli animali; in
nasse dalla parte interiore del bicchie- seguito a similitudine di quelli altre s'in-
re; onde chi se ne serviva pote«ise go- ventarono con nuove figurfe, in principio
derlo e leggere le epigrafi, e per conse- di legno, terra cotta e altre materie'con-

guetiza a rovescio se guardandosi dalla formi alle prime età, non ancor guaste
parte del piede o per di fuori. Egli è dal lusso, il quale introdusse poi i vasi di
per questo, che alcuni di tali vetri nella bronzo, d' argento e d'oro, di pietre du-
Roma soUerranea dell' Arringhi, sono re e di altre materie preziose. Si ha an-
disegnati a rovescio. Altri li colorivano, cora, che gli antichi specialmente si ser-
particolarmente col rosso, per distingue- virono di bicchieri di vetro, scoperto che
re "li ornamenti delle vesti, come le stri- fu per accidente e a caso l'artificio nella
eie di Porpora delti clavi,o altra cosa, Fenicia, e in Sidone lungamente se ne
ma grossolanamente e alla peggio. L'al- conservò il magistero, per cui gli anti-
tro lavoro eseguito ne' vetri, che per di- quari romani trovarono frammenti di
stinzione chiama
maniera migliore, è
di bicchieri di vetro, ne* manichi de' quali
più gentile, siccome fatto con maggior ar- Sono impressi i marchi dell'officine vetra-
te e più maestrevolmente disegnato, e di rie di quella città, la quale per molti se-
ciò se ne ha riscontro nejia tavola 25 (del- coli ne provvide tutti i paesi, per non es-
le 3che contiene l'opera), che già avea
i serne ancora uscito il segreto, che in pro-
ofìerto neir Osservazioni de' medaglio- gresso di tempo si propalò altrove e se
ni. In questi, gli artefici pigliando per lo ne sparse l'arte, laonde sotto Tolomeo Fi-
più una lastra di vetro, ordinariamente ladelfogià erano officine di vetro in Le-
noti trasparente, la incavavano secondo sbo ; se ne lavoravano ancora nell'Egitto,
il disegno ch'eransi proposti, indi la riem- e finalmente propagandosi sempre più
pivano e dipingevano con maestria di co J' arte, se ne fecero in PiOina, nelle Spa-
Iure di smalto,il più delle volle d'oro e gne e nelle Gallie, anzi si cominciarono
d'argento, e ben ombrali: talora si ser- a multare che portavano molto
i vetrai,
vivano anche delle foglie d' oro un poco utile al fisco imperiale, che perciò Costan-
sgraffile gentilmente, e con disegno per tino I (regnò dal 3o6 al 337)gli aggre-
ricavarvi le sue ombre; coprivano poi gò tra gli artefici privilegiati ed esenti da
tutta la lamina sulla pittura, di smalto molti pesi. Tutto sostiene il Buonarruo-
trasparente, e questa lastra di vetro così ti, con copiose citazioni di gravi auto-
aggiustata e dipinta, serravano parimen- ri. La memoria più antica sull* origine
te a fuoco fra il fondo del vaso e il piede, del vetro, che gli riuscì trovare, è quella
colla medesima cura e avvertenza, onde di Democrito (filosofo d' Abdera che ri-
la pittura corrispondesse all' interno del deva di luttociò che accadeva nel mondo,
vaso ; anzi se le lastre di vetro erano opa- morto 36 1 anni circa avanti la nostra e-

che, solo dal di dentro potevansi vedere e ra), il quale fra le tante cose che ritrovò
godere. Di questa maniera oiìgliore sono coll'assidua applicazione esperienze, una
3oa VET VET
tb quella dell'artifìcio del vetro, di cui si co vetro sovente nominato cristallo, per
servi per imitare e contralfare le gioie, la similitudine col ghiaccio, cioè que'va-
mediante la Per la sua
cottura de* sassi. si che intornoìntorno erano quasi punti e
rarità, si trae dal contemporaneo Aristo- lavorati col ferro di figuread incavo. In ciò
fane (poeta comico ateniese, famoso peglì distingue due specie di lavori, a bassori-
acuii motteggi), che sul principio fu il ve- lievo e ad incavo, co*quali si usò adorna-
tro di qualche prezzo, dicendo nella com- re i vasi di vetro o di cristallo. Di lavo-
media degli Acarniesi^ che gli ambascia- ro d'incavo nel vetro offre due rozzi e-
tori tornati di Persia, maguificando il sempi. Si legge in Apideio, secondo le
lusso di quella corte, dichiararono aver diverse lezioni e edizioni ,
parlando de*
bevuto vini eccellenti co'bicchieri di ve- vasicon bassirilievi crystallum inipinì'
tro e d'oro. Però ne* tempi successivi, ctwn e crystnlluniimpictnm: se quest'ul-
quando l'arte vetraria fu maggiormente tima lezione si potesse seguire, avrera«no
dilatata, divenuti comuni i bicchieri di ve- forse trovata una speciale menzione del-
tro, e molti di essi vendendosi a vilissimo le pitture de' bicchieri cimiteriali di ve-
prezzo, tuttavia se ne facevano di gran tro, interpretando la parola impìctum
prezzo,alcuni perla qualità speciale del- nel significato che que* vasi o bicchieri
la materia del vetro da cui erano com- dentro o fuori del corpo avessero qual-
posti, e pel faticoso lavoro, tra'quali cer- che pittura. Plinio fa menzione de*lavo-
to si potrebbero annoverare alcuni de' ri di scarpello , che si solevano fare in

nostri; non già quelli di cui si servivano questi vasi di vetro, e può credersi che
i cristiani, che quasi sempre sono ordina- vi abbia voluto comprendere anche i la-

ri e semplici, non ammettendo la nostra vori che sono ne'bicchieri cimiteriali, spe-
s. Legge lavori straordinari e di gran va- cialmente in quelli della maniera miglio-
lore ne' vasi di vetro, ma bensì quelli a- re e leggermente incjivali, secondo con- i

doperali da'genlili, particolarmente i due torni delle figure, o con ferro o altro stru-
esibili dall'autore e riprodotti dal p. Gar- mento, per inserirvi poi le dette pitture.
rucci con più estesa illustrazione. La ra- Nella pompa di Tolomeo Filadelfo, fra*
rità dunque del lavoro di molto accresce- preziosissimi vasi che la nobilitavano, vi
va la stima a'bicchieri di vetro, come i si annoverano ancora due vasi di vetro
lavorati nell'Egitto, e quelli nominati nel- dorati intorno, forse d*un lavoro simile
la lettera di Adriano a Serviano, detti al» a quelli che abbellisce inostri. I frammen-
lassanti^ perchè Forse, secondo la diver- ti di questi trovansi ne'sagri cimiteri di
sa veduta, mostravano vari e diversi co- Roma accanto a'sepolcri o loculi, ferma-
lori, ed erano come cangianti; talmente ti e incastrati nella calcina, ma non pe'
riputati e tenuti in pregio, che un sacer- motivi creduti dal Buonarruotie di sopra
dote egizio li stimò degni d'olfrirli a quel- corretti col Marangoni, insieme a pezzi di
l'imperatore. Per avvicinarsi poi Buo-
il piatti di vetro adorni di pesci di smalto,
narruoti alcun poco di più agli ornamen- pezzi di vetro composti di vari colori ad
ti de'bicchieri cimiteriidi, dichiara ch'e- uso di marmi, filze di palline di vetro co-
rano stimatissimi i vasi di vetrose ador- me vezzi , cerchi o armille di vetro o di
ni di flgfire di bassorilievo, i quali furo- bronzo o d* avorio, e mille altre cose an-
no chiamati sigillati e Toreumnta^ per co vili e rotte, come per caso veniva al-
la similitudine de'vasi di bronzo, di ar- le mani de'primilivi cristiani per orna-
gento e d'oro, quali con tal vocabolo si
i mento, inclusivaniente a giuocatoli pres-
appellavano, quando erano cos'i abbelliti. so sepolcri de'bambini (del qual costu-
i

Alcuni li dissero di cristallo, forse di cri- me riparlai nel voi. LXIII, p.i86eseg.,
stallo di monte, o di limpidissimo e biaa- onde mi risparmia dirne di più, vanlag-
VET VET 3o3
gio che deriva dal non trascurar le cose gue, segno del martirio, e sovente su' va-
in apparenza di ninna importanza, come sistessi del sangue, o sulla calcina con cut

ivi rilevai), tulli nominali dairaulore,che erano fermati, e non tutti si devono crede-
parla pure de'marmi e dell' iscrizioni a- re appartenenti a'marlirizzati dopo Co-
dorne di figure e segni scolpili, ed alcu- stantino I, nella persecuzione di Giulia-
ni di buon gusto e de'tempi anteriori a* no y Apostata^ la quale fu l'unica dopo
vetri, i quali al più li crede del fine del Costantino I (in Roma) che si facesse sen-
JI secolo. DilTereoleda tali segni è il va- tire,anii copertamente perseguitò laChie-
so del sangue che ponevano a testimonio sa ed i cristiani, e pochi furono i marti-
del martirio sofferto dal deposto nel lo- rizzati colla morte. Pertanto, pensa Buo-
culo, per lo più collocalo a basso vicino narruoti, che il monogramma di Cristo
all'angolo. Dessi e i frammenti de* bic- fu adottato da'cristianimollo prima di
chieri cimiteriali , trovatisi ne' cimiteri Costantino I, e ch'è mollo probabile che
presso i loculi, sono sicuro indizio di loro lo cominciassero ad usare sino dalla pri-
antichità, e quelli del museo del cardinal mitiva Chiesa, circa il tempo in cui i fe-

Carpegna (i Medaglioni àe\ quale illu- delicominciarono a chiamarsi Cristiani,


strò coll'allra ricordala opera) e quelli e quando forse non ancora ella era usci-
pervenuli con essi in potere di mg.*^ Fa- ta dalla sua culla d' Oriente, particolar-
brelti , oltre altri , reputa anteriori alla mente adoprandolo come per una cifra
persecuzione di Diocleziano;probabilmen- delle Lettere ecclesiastiche. W m.onograin-
te de'tempi in cui la Chiesa godè lunga ma composto con lettere iniziali greche,
pace, il che fu nell' impero de' tre Gor- così adoprò la Chiesa latina. Eusebio
I'

diani e de' due Filippi (cioè nel periodo non disse che Costantino I inventò il mo-
dal ^38 al 249: che due ultimi siano
i sta- nogramma di Cristo, ma che lo fece por-
ti i primi imperatori romani a professare re in cima all'asta del suo labaro, conie-
il cristianesimo, ma occultamente, altre chè somigliante alla Croce da luì veduta
nozioni riportai nel voi. XCIV, p. 268), in cielo dopo mezzodì, e quindi gli fu in-
e nell'impero di Valeriano (dal 253 al giunto in sogno che ne facesse un'insegna
260); infatti molto si eoufanno a que' militare , non propriamente nel mono-
tempi le acconciature di testa di alcu* gramma, ma nell'asta e nella traversa a
ni ritratti di donne, e in quella pace e cui era attaccato il velo. E' poi verosimile,
sicurezza in cui vivevano, non aveano cheDio gli comandò di farlo mettere ezian-
que* cristiani riguardo di manifestarsi dio negli scudi militari, come segno già
per tali, nelle immagini sagre de' loro praticato da'cristiani. Di più Eusebio chia-
ecclesiastici o domestici vasi. Sebbene mando il monogramma, segno della sa-
diversi antiquari sostengono il Mono- lutare denominazione , dà a dividere che
graninia di Cristo invenzione di Costan- ne parla come di cosa già nota fra' cri-

tino I, che lo fece porre nel P^essillo del stiani. Indi passa il Buonarruoti a ragio-
Labaro (y.)^ e perciò i vetri cimiteriali nare sulla forma di certe lettere partico-
e le iscrizioni che l'hanno verrebbero ad lari che si osservano ne' frammenti de*
essere meno antichi, nondimeiio si deve vetri cimiteriali, differente non[)oco dal-
ritenere che non tutti i vetri e le iscrizioni la figura ordinaria dell'alfabeto latino
sono dell^epoca Costantiniana, essendosi comune del buon secolojdimostrando con
riconosciute iscrizioni de'tempi di Adria- esempi, che tali lettere colta medesima
no, Antonino e Diocleziano (i quali fnro- forma o trovano adoperate an-
simile, si

no esaltali all'impero nel 1


1 7, 1 38 e 284) co nell'antico. Questa varietà potè na-
e altre col monogramma. Questo fu tro- scere da due ragioni: lai." dalla rozzez-
vato io infiniti sepolcri col vaso del san* za d'alcuni scultori d' iscrizioni, i quali
3oi VET VET
comiociarono a coiTompere il buon ca- termine la prefazione del Buonarruoti,
rattere romano, con isculpire alcuna vol- Del resto è impossibile il dichiarare con
ta delle lettere guaste, non però sempre poche parole la varia e molteplice erudi-
per imperizia, o errore, o capriccio, ma zione feconda, colla quale egli illustrò le
per adattarsi alla guisa già introdotta dal- 3i tavole di sì vasto argomento, costu- i

l'uso d' una certa specie di corsivo, che mi civili, i sagri riti, le belle e pregevoli
sin d*a^Iora si praticava dagli scrittori per spiegazioni simboliche, alcune delle quali
comodità e velocità maggiore nello seri- tuttavolta da altri furono interpretale
vere comune; il quale corsivo, quasi in fi- diversamente , come fece il p. Marchi,
gura del nostro, sì venne poi piti trasfor- col di sopra narrato, e di recente il p.
mando, e ne riporta gli esempi. In 2.** Garrucci. Quanto alle pitture sagre rile-
luogo questa corruzione e alterazione del- vò, che l'uniformità fra quelle de' vetri ci-
la forma delle lettere potè talvolta pro- tniteriali, delle sculture de'surcofaghi, del-
cedere ancora dall' esser stati gli arteHci le pitture eseguite nelle pareti de' cimite-
di Provincie e paesi della Grecia, o della ri, e de' musaici, fa credere che i sagri
Siria, o d'altri luoghi, e che non fossero pastori osservarono una regola tradizio-
ben pratici delle lettere romane, o che le nale, in che sempre gli antichi cristiani
imitassero, acconciandole alla guisa delle posero singoiar cura, massime ne' sagri
lettere greche ne' loro paesi costumale. simboli. Naturalmente con maggiori par-
Indi viene.specialcnenle a discorrere del- ticolarità ragionò de' vasi, anche di altre
la forma straordinaria di alcune lettere materie, dell'uso d' ornarli con figure e
de* vetri cimiteriali, le cui figure e fogge cose coerenti all'uso medesimo che se ne
probabilmente derivarono dallo scrivere dovea fare; ornati di ritratti specialmen-
più velocemente; corruttela che precipua- te delle persone illustri e de'maggiori, per
mente si rimarcano nelle lettere A^ /^, istruzione nelle mense de'figli; con ritrat-
r, S, C, Z7, D, M, /?, iV, F. Non pre- ti dimoglie e marito, e figli, alludenti al-
giudicano però punto all'antichità de' ve- la concordia domestica e maritale; da lat-
tri cimiteriali le forme e le figure parti- te di varie forine, che accanto al buon
colari di alcune lettere, ma solo daimo Pastore denotano l'Eucaristia, de' quali
a divedere, che gli artefici fossero poco vasi forse gli antichi cristiani si serviro-
pratici della buona scrittura, e non tan- no per conservarla, e ponendo nella fi-
to diligenti a seguitar le regole del buon gura del buon Pastore quella d'un agnel-
antico; e fors'anco che qne' vetri fossero lo; de'vasi crisliani antichi ripieni di fi-

lavorati fuori di Pioma. Circa gl'idiotismi gure pie e divole, massime coU'immagi-
e modi di scrivere non volle occuparsene, ni de'ss. Pietro e Paolo e di altri santi;
come cose mollo comuni e frequenti; e de- debicchieii serviti pure per l'agape de*
gli altri dell'iscrizioni de' vetri, stimòme- martiri, per l'agape de' morti, pe' conviti
glio di parlarne a'suoi luoghi, cogli argo- di nozze e del battesimo; alcuni di essi

menti e le prove dimostranti l'antichità fatti pe'conviti funebri delle persone no-
de' frammenti, massime esaminando al- minate in essi, e posti poi oltre all' esser
cuni riti e costumanze, molte delle quali segni del sepolcro, per memoria de' me-
non vedendosi nelle figure de' vetri, fan- desimi coovili. L' acclamazioni in essi
no altresì cohaecere l'antichità di e»se, scritte falle servire per acclamazioni fu-
dappoiché molti sagri riti s'introdussero nerali, invece di scriverle nella lapide, co-
ne'lempi posteriori, così le Presti sagre noscendosi d<d nome del defunto posto
(f^.) di varie forme; il che dal Duonar- in vocativo; scritte anche nella calcina
ruoti si loda con quelle parole da me
, che mura le lapidi, e negli anelli, e pu-
riferite nel citalo articolo, § V. Qui ha re ae'vasi di vetro che muravano per se-
VET VET 3o5
gno accanto i sepolcri. Ecco le acclama- da' gentili, che colle orazioni rassettò e
zioni convivali scritte oe'vasi di vetro, tut- riunì s. Donato vescovo d'Arezzo, di cui
te dal Buonarruoti spiegate e illustrate, s. Gregorio I favella. L'uso di questi ca-
e chiamali bicchieri letterali^ i cui carat- licidi vetro durò in molti luoghi; onde
teri sono talvolta d'oro. Anima dalcis. s.Girolamo parlando di s. Esuperio ve-
Anima diilcis fruamar nos sine bile ze- scovo d Tolosa: Nihil ilio ditius^qui Cor»
i

ses (quest'ultinaa parola greca , equiva- pus Domini canislro vimineo. Sangui'
lente a bevi, viva^ è aggiunta per vezzo, col nem portat in vitro. E nella vita dis. Ce-
quale si solevano mescolare altre parole sario vescovo d'Arles, fiorito pure nel V
greche con carattere romano). Ante sae- secolo e nel principio del VI: An non in-
aula Rex benedicte. Bibas cnm Eulo- quit in vitro habetiir Sanguis Christi.^
cia. Bibas in pace Dei. Bibe et propina. Questo avvenne, o perla povertà di mol-
Dignilas amicorum pie zeses cani tuis le chiese, o perchè ss. Vescovi per so- i

omnibus bibe et propina. Didcis anima stentamento de' poveri vendessero sagri i

viva<i. Hilaris vivas cum tuis vasi pili preziosi, de' quali molte chiese
fé liei ter
refrigeris in pace Dei. Pie. Pie zeses. furono ricche anche ne'tempi degl'impe-
Pie zeses cum Donata. Piele zesete. Pro- ratori gentili. Le sporte che si vedono e-
pina. Propinate. Refrigeris in pace Dei, spresse ne'vetri cimiteriali, e nelle quali
Spes hilaris zeses cum tuis. Tici habeas furono riposti pani, senza dubbio erano
i

herculea. F'ivas. F^ivas cum caris tui. fatte di vimini o vinchi, come più chia-
Maxima vivas cum dextro. Martura ramente si scorge nelle pitture delle pa-
Expectete vi\^atis. Vivatis. Due greche reti de'cimiteri. Non è poi a dire quali e
significano : Evodio dolcissimo : f^ivat^ quante nozioni offre il Buonarruoti sui
Vi'^a. Dirò per ultimo de'calici ministe- costumi , religione mitologia e arti de'
,

riali sagri di vetro in uso presso gli an- gentili. — Ora si è cominciata in Roma
ticl I cristiani.' Il Buonarruoti nell' illu- la pubblicazione d'un' opera classica sui
strare un calice o vaso di vetro espres- monumenti de'cristiani antichi, una ma-
so in un frammento di tal materia, cre- gnifica parte della quale mi sta davanti,
de che poteva esser destinalo non solo l'ammiro e avrei dovuto tentarne uncea-
per uso dell'agape, e per ogni altro con- no, se magistralmente non mi avessepre-
vito de' cristiani ; ma ancora può esser venuto la Civiltà Cattolica, nella Rivi»
frammento d'uno de'sagri calici, detti mi- sta della stampa italiana de' 8 dicembre 1

nisteriali per uso delle MessCy o Sinassi i858, serie 3.*, t.ics, p. 716, di cui da-
e Liturgie^ nelle quali anticamente ado« rò un estratto, non senza alcuna lieve ag-
peravano calici di vetro, conforme
ha si giunta, che ricavo dall'opera originale,
da Tertulliano; e tralasciando come dub- avendo già superiormente notato che al
bio, egli opina, il decreto di s. Zeferino, suo complesso dovrà far parte i due vo-
da alcuni creduto introduttore delle sole lumi che sulla scultura e sulla pittura
patene di vetro, fondati sull* autorità di doveano pubblicarsi dal eh. p. Marchi
ValfridoStrabone,si comprova dal fallo di nella sua opera de* Monumenti dell'arti
Marco eresiarca intorno a' tempi degli A- cristiane primitive nella metropoli del
postoli, riferito da'ss. Ireneo ed Epifanio; cristianesimo. Egregiamente principia la
poiché se il medesimo andavar ingannando Rivista dal rilevare, che fra' modi, co*
il popolo, facendo per arte magica trasmu- quali la tradizione del di vino insegoamea-
tare in rosso il viri bianco, quando era to del Redentore è pervenuta a noi, oc-
nel calice ,
pare che quel calice dovesse cupano specialissimo luogo monumenti i

esser di vetro e trasparente, come pure d'ogni genere superstiti de'primitivi cri-
di vetro sembra che fosse quello rotto stiani. Costumando essi mirabilmente di
VOI. xcvi.
1

3o(; VET .

VET
collegare in ogni cosa la credenza coH'o- particolare di tali monumenti figurati
perazione,non ebbero pubblica isliluzio- dal airVlII secolo (perchè vi pote«se
I

ne, pratica cuoiune e usi, ne' quali non trovar luogo tutlociò che avea precedu-
esprimessero, o almeno non presuppones- to la nuova arte ed il nuovo simbulisinu
sero alcuna verità eli nostra s. Religione. introdotto a'tempi di Carlo Magno, e che
Laonde qualunque monumento de'primi die'incominciamento al Medio Evo, se-
tempi della Cbiesa, può ritenersi testimo* condo l'autore, altri cominciandolo nel
nio d'alcun punto della dottrina da'cri- 5oo), con comprendere i vetri cimiteria-
Il perchè furono
stiani allora professata. li, le pitture, i sarcofagi, i musa ici, e iu
sempre gli antichi monumenti crislìarti fine le sculture che non entrano in alcu-

con amor sommocercali, conservati e stu- ne delle classi precedenti, il concetto di


diati, da quanti attesero alle sagre disci- questo gran corpo di antichità cristiane
pline; ed i più dotti teologi l' offrirono nacque, come spesso accade, da piccolo
qual preziosa fonte di severa dimostra- seme. Aveva il francese p. Arturo IVIar-
zione, per provare la conformità nella fa* lin, pariuàenle della cotnpaguia di Gesù,

de della Cbiesa cattolica presente coll'an- uomo in molte discipline colto, e coltis-
lice; anzi non furono dagli eterodossi me- simo nel magistero dell'arte antica cri-
desimi rigettali nelle loro numerose epas- stiana, massime nel medio evo, e non men
sionate dimostrazioni, e furono e sono di' grande artista preparata una sua ver-
,

letto argomento di esercizio dell'ingegno sione francese de'discorsi vetri cimiteriali


altresì di archeologi stranieri. Oltre le del Buonarruoti, per l'eccellente dottri-
classiche opere pubblicate nell'età scorse na che contengono, e a renderla più de-
ad illustrazione di preziose collezioni, la gna e più benemerita de'sagri studi, lie-
nostra l'ebbe più abbondanti e di non vitò il p. Garrucci, tanto esercitalo e pe-
minor pregio e valore, esposto in dotti rito nella scienza archeologica, come in

libri, meritando di preferenza ricordarsi più luoghi il celebrai , ad apporvi delle


gl'illustrativi più recenti di due copiose note proporzionate a quanto richiede la
raccolte cominciate a pubblicarsi in Ro- critica moderna. Invece il p. Garrucci, eoo
ma da due profondi e celebrati archeolo- vasto concetto, consigliò di tiatlar da ca-
gi, anche da me in più luoghi di questo po l'argomento con unite cure, verifican-
mio Dizionario , della cui importanza do gli originali de' vetri editi e copiando
giustamente ne rileva i singolari pregi. gl'ioedili di molte città d'Italia, con i-ilu-
Una è quella òtW Iscrizioni cristiane e- diosa peregrinazione. Aveva già il p.
sistenti in Roma de' sei primi secoli del Martin disegnato pe'suoi studi Fran-
in
cristianesimo, per opera del eh. cav. Gio. cia, Germania e Spagna la più gran par-
Battista De Rossi; l'altra è quella intito* tede'monumenti cristiani primitivi, laon-
lata, Vetri ornati di Jigure in oro, tro- de appunto non restava che a ritrarre
vati ne cimiteri de cristiani primitivi di que'd'Italia, per formare un'importantis-
Roma , raccolti e spiegati da Raffaele sima raccolta. Stabilironp quindi di per-
Garriteci della compagnia di Gesu^ Ro- correrla divisamenleall'uopo,e tosto po-
ma tipografìa Salviucci con 4^ tavole e- sero ad atto il proponimento. Ma men-
gregiamente eseguite e degne della nobi- tre il p. Martin, oltre molli altri disegni,

le edizione, avendone egli stesso diretto avea quasi condotta a fine la copia de'fa*
il bulino perché scrupolosamente corri- mosi monumenti di Ravenna, ivi cessò di
spondessero agli originali. La intera rac- vivere con grave danno delle scienze e
colta poi di monumenti cristiani, si pro- delle arti, specialmente sagre (negli z/n/zfl-
pone il p. Garrucci dividerla in 5 parti, // delle scienze religiose, 1. 8, p. 68, C.
ciascuna delle quali conterrà uua specie B. P. die' contezza del libro: Sopra al-
V ET V E T 307
cani punti di zoologia misllca negli an- si profTeriva. E non altro che vetri orna-
tichi vetri dipinti. Frammento d' una ti di figure in oro sono veramente qui i

Monografia della cattedrale di BouP' disegnati. Sopra una laminella d'oro for-
ges, de' sacerdoti Arturo Martin e C. mava l'artista col graffio figure e parole,

Cahier, Parigi 1842. In esso si traila di ora incidendo il semplice contorno, ora
alcuue pioprielà attribuite in altri lem- con più gentilezza lavorando gli scuri a
pi a certi animali, e ricavale dagli scrit- sottilissime lineucce, e qualche volta so-
tori ecclesiastici a senso mistico e simboli vrapponendovi alcun colore. Chiusa poi
delle verità religiose, e come lali rappre due piastre di vetro,
quella laminetta fra
sentali ne' vecchi vetri dipinti delle chie e alcuna rara volta tra una di smalto o-
Se di Francia. I due dotti e laboriosi au- pico e una di vetro, veniva con esso sal-
tori erano ormai al termine della pubbli- data a fuoco; sicché quell'ornamento di
cazione d'un grandioso e magnifico la- figure in oro apparisse come incorpora-
voro sui vetri dipinti di s. Stefano catte- to nella massa vitrea, e vi si conservasse
drale di Bourges, il quale non è che una inlatto da ogni guasto, e quel che più
parte della gran monografia di quella monta, da ogni contraffazione. La quale
cattedrale. Benché l'illustrazione di que- proprietà, siccome dà sicurezza grande
sta metropolitana sia lo scopo precipuo die quell'immagine graffila é la dessache
e diretto del loro lavoro, non lasciano fu dal suo incisore rappresentala; così ag-
essi fuggirsi l'occasione d' illustrare e di giunge un pregio particolare a' vetri che
esporre nelle tavole anche i vetri dipinti ne sono adornali, e può essere un motivo
di altre chiese, cioè di Lione, Tours, Le di più per approvare la precedenza loro
Mans, ec. L'articolo dell'estratto dà una conceduta". I vetri illustrati e contenuti
idea chiara dell'im portanza dell'opera, e nelle ^1 grandi giungono al nu-
tavole,
riesce istruttivo e dilettevole, mostrando mero di 3 1 8; a'quali aggiungendo gli al-
l'utilità dell'illustrazione de'simUoli rela- tri 22 descritti nel decorso dell'opera,
tivi alle vere, e per somma grazia del mi non disegnati nelle tavole, sommano
cielo, nostre credenze). Perquest'infaustii a 340 vetri uniti in un sol corpo. Di es-
cagione la raccolta da lui e dal p. Gar* si soltanto 223 erano già noti per le de-

l'ucci cominciata, questi animoso la con- scrizioni e pe'disegni dati alle stampe ne*
tinua solo, e si gioverà della parte noD due ultimi secoli, cominciando dal Bosio,
piccola lasciata dal pianto collega. Intan- che dopo aver per oltre a 3o anni fre-
to 'scelse egli pe'primi di pubblicare i ve- quentato le catacombe e cimiteri, che co-
tri cimiteriali, poiché sebbene con otti- stituiscono la città denominata Roma sol*
mo discernimento considerò, che per or- terranea, quindi il Severano fu il i.°a

dine di tempo le pitture della Roma sot- pubblicare in Roma la sua opera neh 632
terranea avrebbero dovuto precedere a* da venendo fino al Per-
lui accresciuta, e
vetri , siccome più antiche ; nondimeno rel(Les Cataconihes de Rome, in cui mol-
preferì la pubblicazione di questi, per mi- ti vetri inserì o copiati degli originali o

glior comodo d'interpretazione, siccome tolti da'librì, colorandoli alla foggia de*
spesso accompagnali da epigrafi dichia- veramente veduti da lui, dal qual libro
rative, le quali sono rare nelle pitture.»» Il il p. Garrucci tolse 4 vetri) ch'è stato l'ul-

titolo poi di Fetri ornati difigure in oro timo anche a penetrare in luoghi suc-
,

non fu posto a caso. Non volle l'autore cessivamente scoperti, e perciò non potu-
preoccupare l'opinione del lettore con un ti vedere dal benemerentissimo Bosio (do-
sistema qualsivoglia osuo o d'altrui; sib- po la Roma sotterranea del Bosio , si

bene conlentossi d'indicargli nel tìtolo di pubblicarono in Roma: nel i65i Roma
quali ostelli tialterebbe il libro che gli subterranea novissima, dell' Arioghi; nel
1 1

VET •
3o8 V E T
1
69 1 Sacra hìstorica disquisitio de duo- ze, anche simboliche, di questi vetri; co*
bits€mblematìbuSfi\e\ Ciampiui;uel 1699 me pure dello scopo propostosi nel ripru-
Jnscriptioniitn anliquarnm^ del Fabret- durli colle stampe, e del metodo che ten-
ti; nel 1716 l'opera discorsa del Buoiiar- ne, non meno degli eruditi archeologi che
ruoti; nel 720 Osservazioni de' Cimiteri
1 lo precedettero nel lavoro. Data contezza
de Martiri ed antichi cristiani^ di Boi-
ss. del complesso dell'opera, l'autore illustra
delti; neh 71 8-35 Anastasii B, De Fi- ciascuno de'singoli velri,classiflcuti secon-
R. PontificiinìyiVì Bianchini; nel 1734-
tis doisoggetticheesprimonOjimpiegandoua
54 Sculture e pitture sagre estratte da' capitolo ad illustrare una tavola, per utile
Cimiteri di Romandi Bottari; nel 1739 della scienza che si giova de'coniVonti.Tut •

Disserta tio Glyptographica^ sive Geni' tala raccolta è distinta in 4 parli, secondo
maeduae vetustissimae; nel 74 De Sa 1 1

le rappresentanze figurate ne* vetri, e so-
cris SeptemDorniientibus; nel 1747 ^^ no: soggetti religiosi, vita civilede'crisliani,
Fetustate et forma Monograminatis ss. soggetti meramente civili e mitologici, ve-
JVoniinisJesujueì 1 7 5 1 Dìssertatio pialo- moderni contradacenti gli antichi. Le
tri

logica quo nonnulla moninienta sacrae prime 25 tavole comprendono gli argo-
vetustatis^ opere tulle di Pietro Vettori; menti propriamente religiosi: precedo-
nel 1732 La bolla d'oro de fanciulli di ^ no i Testamento agli E-
fatti dell'antico

Ficoroni;neli745aTreviso,^o«o/7/7V^f4- vangelici, le immagini del Redentore a


mismata^ di A rigoni; nel 1754 a Venezia, quelle della B. Vergine, eie immagini de-
Excursus litttrarius per Italiani y di Zac- gli Apostoli a quelle degli uomini aposto-
caria; nel 1 744 ^ose gentilesche, di Ma- lici e de'Santi della Chiesa primitiva. La
rangoni; nel 1758 Geniniae antiquae lit- vita civile de'crisliani distendesi nelle 7
terataeF, Ficoroniy di Galeotti; 17 39 5 tavole seguenti, nelle quali i semplici ri-

a Pesaro, Lucer naejìctiles , di Passeri, il tratti, il matrimonio cristiano, la famiglia


quale co'tipi di Firenze stampò neh 730 cristiana e l'educazione de'figli si succedo-
Thesaurus gemmarum Astriferarum^ e no con ordine razionale dopo l'al-
l'uu
nel 1759 Thesaurus veterwn Dìptyco- tro nelle tavole a ciò destinate. Le arti e
rum; nel 1 78 1 a Pesaro, Di alcune anti- i mestieri, gli spettacoli, numi del geo- i

chità cristiane^òi Olivieri; nel 1 809 Num- tilesimOjle fìgured'animali sono i soggetti
mi selectl musei Sanclenientiani,i\'ì San- dell'altre 7 tavole appartenenti alla 3."
clemenli;neli823 Storia dell'arte ^/wio- parte. Seguono le ultime 3 per dar luo-
strataco'nionumenti^d''AQ\ncoiivi).SìccO' go a'deplorabili vetri conlratfatti, in nb-
me il p. Garrucci avendo col confronto de- labile numero, a qualche vetro che non
gli originali dovuto correggere i disegni poteva entrare nelle tavole precedenti, e
editi fino ad ora pressoché di tutti ve- i ad alcuni altri monumenti citali nel cor-
tri, e non di rado in cose imporlautìssi- so dell'opera e posti poi a parie nell'ul-
me; piuttosto che una ristampa, potino tima tavola d'aggiunta. In (ine poi del-
dirsi una nuova edizione fatta dall'origi- l' illustrazione delle tavole, è la Numis-
nale. Gli altri 1
7 poi sono tutti nuovi, e matica Costantiniana portante scgid
mostrano la mirabile solerzia posta nelle di cristianesimo y qualificala dalla Civil-
ricerche in luoghi svariatissimi d'ogni pae- tà Cattolica, la più copiosa edizione di
se d'Europa, e l'esito fortunato di tale nummi costantiniani che ora s'abbia, es-
ricerca. A piena intelligenza d'ogni coo- seodovene descritti 73, e ciò affine di beo
celto di questi monumeuti, tanto nella dichiarare le origini e le forme del mo-
prefazione che nell' intero libro , dotta- nogramma cristiano, il quale spesso s'in-
mente si ragiona della qualità, del nome, contra ne' vetri, come ripetei di sopra.
dell'epoca, dell'uso, e delle rappresenta n- Avvertendo, che i nummi colle pagane
VET VET 309
figure di Ercole, di Ma ile e di Giove so- ruoli e Bianchini assegnarono tali vetri
no atiterioti al 3i i, anno in cui Costan- al IH secolo della Chiesa, non pochi sono
tino I fece in R.oma la r
.* professione pub- del IV, come si trae dalla data delle
blica di cristianesimo, ne mai ad essa ven- iscrizioni de' loculi. Si dicono cimiteria-
ne meno; mentre quelli de'suoi figli, col* li questi vetri, a distinguerli flagli altri,
r impronta di Giove conservatore, so- perchè ne'solicimiteri romani furono tro-
no battuti in Oriente da Licinio. Quan- vali. Essi appartengono a' fondi de* vasi
to all'idee propugnate nell'opera, prin- vitrei usati da'romani,detli lepi<itae e po-

cipia la Civiltà Cattolica dall'os»ervare, citlay ossia tazze e bicchieri, che dal fon-
essercosasingolarissima, che nessuna me- do alle labbra non hanno nodo o restrirt-
moria scritta é rimasta di quest'arte d'or- gimento alcuno. Quindi non potevano es-
nare i vetri con figure sgraffiate in oro, ser piedi di que'chiamati calices, e per-
anzi s'ignora il nome onde li chiamasse- ciò esclude l'opinione di coloro, cheli cre-
ro i latini ; essendo ben altra cosa il i^ì- dono adoperati nella ss. Eucaristia. Poi-
trulli sigillatutn e l* inipimctum d'Apu- ché se per la consagrazione e per la di-

puleio, colljuonarruoti parlati più sopra; stribuzione del vino sagramentale (al po-
ne polendosi in buona ammetter la
critica polo da\]'\acoai,co\Cuccìiiaio d'argento o
lezione inipictani (intus pictum) voluta con la Fistola^ in tempi in cui a'iaici era
da alcuno. Che se a'iempi di Plinio, e- permessa la CornunionCySiib lUraque spe-

salto descrittore dell'arte antica di sof- con minor pericolo di versarlo e per
cie,

fiare, di tornire e di scarpellare il ve- maggior decenza nel porgerlo. Dopo esse-
tro, quella del saldarvi una foglia d'oro re stato consagrato il vino, si versava in
graffila non si conosceva; tuttavia non calici delti Ministeriale^ e Majores^ non
può dubitarsi che a tempo di Garacal- mai nelle tazze de'velri di cui si parla. Co-
la non fosse in uso. Sembra quindi al- sì l'autpre, il quale diceche de'calici pri-
l' autore, esser ormai certo che il cry- mitivi e del medio evo trattò peculiar-
stalluni impunclum debba interpretarsi mente Giovanni Dought,i9ec^//c^7/w9£'f^
cristallo senza neo di macchia, per l'auto- caristìcis veterum Christianorum^ Bre-
rità di Cornelio Frontone, studiosissimo mae 1694. E pel medio evo, l'ab. Bar-
della proprietà de' vocaboli. Egli vuole raud, Notice sur les Calices et Ics Pa-
dunque d\ve,calixsìnepimcto, ovvevo si- tcnes, Caeni842. Quanto a'calici e pate-
ne, delatorìa nota^ alludendo al costume ne di vetro adoperali nel sagrifiziodal sa-
di segnar col punto ne'giudizi, in vece di cerdote, che diconsi introdotti da Papa s.

calix acentetusy voce greca, V ampli ca- Zeferino, l'autore osserva leggersi nella
lices del Buonarruoli. Loda l'autore la sua vita, che solo ordinasse di portare
giuiliziosa e vasta erudizione del senato- la patena di vetro avanti a'sacerdoti e al
re fiorentino, ma alcuni di lui argomenti quando dal segretario s'incam-
vescovo,
volle sottoporli a nuovo esame, giovan- minavano all' altare per la celebrazione
dosi delle scoperte de' nostri tempi, che Non tace^ che Bonizone seri*
del sagrifizio.
anco in questo ramo del sapere ci hanno ve in generale de* vasi del sagrifizio, e che
fitto notabilmente progredire; e così in Onorio Auguslodunese ciò afferma de'
vari punti si discosta dall'opinione del soli calici. L'anonimo presso il Muratori,

Buonarruoli. Sebbene manchino le testi- disse aver ingiunto s. Zeferino, Ut calices


monianze sull'epoca de' vetri, vi suppli- esscnt vitrei vel stanneisaltem. Conclude,
scono i singolari caratteri di ciascuno, non esser ben certo anco
patene di ve-
se le

cioè le fogge di vestire e l'acconciatura del- tro si vollero per da quel Papa,
la i.* volta

le figiue.la paleografìa dell'epigrafi, l'or- occorrendo miglior conferma. iVon dico


tografia dell'iscnzioni ; laonde se Buonar* altro, per essere concorde al già riferito)
3io VET VET
variò secoDdo la diversa disciplina della negli anelll,e fino nelle vesti e nelle pareli;
Chiesa la maleiia de*vasi, non cambiò so- tutta volta gli artisti abusarono alcuna voi -

sta tizia lui ente la forma ;


gìncchè furono la dell'arte loro per esprimere ad orna*
per apostolica tradizione adoperati sem- menlodegli utensili argomenti tratti dalhi
pre vasi a forma di calice, indizio che ta- come in buon numero d'altri
mitologici,
ledovea essere quello che per la i.' volta monumenti si vede, specialmente ne'sar-
usò nella cena e nell'istituzione del sagra- cofiigi; anzi i poeti cristiani di que*te(npi
mento il Redentore. Ma se questi vetri non non si fecero scrup')lo di usare ne' loro
furono calici sagri, neppure poterono es- versi la mitologia. E poi cristiani per me-
sere patene, come pretesero altri dotti; e tà ce ne furon sempre e ci saranno, ed usi
ciòprincipalmentedalleparoleche vi si leg- niente cristiani trovarono a riprendere gli
gono costantemente scritte, che sono in vili stessi Apostoli ne'primi fedeli, l vetri dun-
a bere: Bibaiit,Bibe,Diheet propina, Pie^ que cimiteriali ponno chiamarsi vetri cri-
ì quali mal si confarebbero all' uso delle stiani foggiati appositamente per le agape.
patene, che avrebbero voluto in vece la Il magistero che guidava il pittore cri-
parola Manduca. Non erano poi queste stiano nelle rappresentanze, fu di figu-
tazze e bicchieri d'uso de*genlili, ma de' rare qualche dogma della fede de' primi
cristiani, e costruiti appositamente per a- credenti, valendosi d'un fatto dell'antico
doperarli ne' cimiteri, non per uso comu- Testamento o del nuovo, nel quale quel
ne di loro vita civile; è probabile quindi dogma è figurato o simboleggiato. Le ap-
che tali vetri servissero unicamente per plicazioni non erano invenzioni del pitto-
le sobrie refezioni in comune o piccole ce- re, ma cose note a tutti i fedeli ammessi
ne dette rtìfWtó, e grecamente agape^ fat- alla disciplina dell'arcano. Non sempre
te da'crisliani presso le tombe de'marti- però la figura o il simbolo si dipinse da sé
l'i avanti o dopo la celebrazione de'sagri solo, alcuna volta gli fu posto accanto i(

misteri, la quale refezionein un medesimo figurato, e per tal modo non lascia del-
luogo e in principio modesta, cominciò l'applicazione da farsene. Questo meto-
assai presto a farsi presso quelle venerate do, quale dovea esser il preferito dal
il

e gloriose tombe. In provarsi sa che alle a- popolo cristiano, per la luce che recava
gape i fedeli portavano y^w/^e^, et paneni, alle rappresentazioni, fu presto compen-
etmerum^ e quindi ancora i vasi per con- diato dagli con un ripiego quanto
artisti

tenerli, e per servirsene. Or siccome s'i la semplice, altrettanto ingegnoso. Esso fu


celebrazionede'sagri misteri, e agape si le di compenetrare il figurato colla figura,
che l'accompagnavano, costumavasi non edelledueiappresentanze farne una sola;
solo nelle grandi festività religiose, ma eda'cristiani recava religiosodiletto veder
anche , atteso l' intimo collegaoiento in trasferite alla realtà dell'avveramento, e

que'ferventi cristiani della fede colla pra- con essa incorporato, col confronto tra \i\
lica,ne'piCi solenni avvenimenti della vita, figura dell'antico Testamento, al verifi-
com'erano il nome o la toga data al fan- cato figurato nel nuovo ; concetto e con-
ciullo, le nozze e i funerali; cosi non fa fronto che regna nelle pitture della Sisti-
meraviglia che in que'vetri non si figu* na del Valicano, come, nel descriverle in
rino soltanto soggetti religiosi, ma ezian- breve, rilevai nel voi. VlII,p. i29.Senoq
dio domestici e civili. Anzi neppur deve che non fu questo il solo cambiamento,
far meraviglia che vi si trovino mitologicii che l'incisore amasse di fare alla schietta
e i profani. Quantunque i cristiani del III verità del fatto biblico. Anzi siccome essi
secolo e più quelli del IV, usassero di figu- non si proponevano di riprodurre collo
rar sagre immagini in un gran numero di sgraffio i nudi fatti, ma piuttosto i signi-
oggetti di giornaliero uso,come nelle lazze, ficati arcani in essi contenuti, secondo
VET VET 3(1
l'insegnamento della Chiesa ; così quasi ne classi speciali di studiosi, come i teo-
mai iiun si attengono ne' particolari più logi, gli archeologi e altri studiosi di sa-
importanti allebìblichedescrizionì. I cam- gra antichità, sui dogmi, sui simboli e sui
biamenti però che v* introdussero valse- costumi, la storia ecclesiastica, ed alcune
ro a dare risalto a* significali. Tolti que- delle principali (jueslioni disputate ora
sti metodi tutti speciali dell'arte cristia- nelle accademie. Ne'quali studi de' pri-
na di rappresentare sotto bibliche fìgu- mitivi monumenti cristiani, gli artisti vi
re i dogmi o i precelti della religione, i ponno apprendere i più reconditi magi-
pittori cristiani non differivano da'paga- steri dell' arte cristiana , e come i primi
ni quanto al personificar la natura, sim- fedeli conducevano l'invenzione e la com-
boleggiandola con artificii e tipi nuovi, posizione de* soggetti sagri , convenienti
uè rifiutarono gli adoperati da' gentili, al culto; come vestivano i vari personag-
Né in ciò fare i pittori rimasero soli; tut- gi dell'antichità cristiana, e quali erano
ta r arte cristiana antica è concorde nel i simboli che la primitiva tradizione cri-
ritener la parte umana e naturale del- sliana accettava e tramandava in tanti
l'arte pagana, cosigli scultori, gli archi- scritti e monumenti, per figurare sensi-
tetti, i poeti. Poicliè essi intesero che la bilmente allo sguardo del popolo i subli-
forma estrinseca non doveasi
del bello mi misteri della fede. Termina la CmL-
attribuire al paganesimo, come germo- ta Cattolica rimarcando vantaggi più i

glio proprio del suo tronco, ma all'intrin- ampli che si potranno trarre dalla raccol-
seca essenza delle facoltà umane, e alle ta intera de'monumenti cristiani del be-
leggi proprie della materia. Gristaneggia- nemerito e dotto autore, cui iuvita a pro-
la l' idea ,
quella forma poteva e dovea seguire con alacrità la ben incominciata
ritenersi dal cristianesimo, se esso non intrapresa. Il p. Garrucci si propone fa-
voleva condannarsi alla rozzezza o alla de- re altre ricerche sui vetri antichi sparsi
formità. Con queste norme e colla piena in varie regioni , e dopo raccolti quindi
conoscenza de'monumenti e dell'arte pa- pubblicarli in un'Appendice.
gana, non che della simbolica usata ne* Ne' tempi primitivi del cristianesimo,
primi secoli della Chiesa, è facile ad un ed in seguito del medio evo , le pareti
archeologo lo spiegare la rappresentan- delle nuove chiese, e le finestre, veniva-
za d'un vetro,quand*ella è singolare. Per no dipinte con rappresentazioni sagre di
le rappresentanze molteplici raggruppa- fattievangelici, dell'antico Testamento,
le in un vetro solo, il p. Garrucci propo- o del Martirologio, o del Leggendario de*
ne che si stabilisca per canone d' inter- santi. Si voleva che fedeli avessero con- i

pretazione, il dover esse indicare un con- tinuamente sott'occhio cose sagre da me-
cetto unico e generale, composto di al- ditare, e tali che chi veniva in chiesa fos-
trettante parti, quante sono quelle rap- se chiamato a sentimenti di divozione e
presentanze. Data notizia dalla Cmltà raccoglimento; in allora non vi era la
Caltolica del sistema tenuto nell'opera stampa, e non molti sapevano leggere la
indiscorso,si astiene dall'indicare le prin- pergamena scritta. Importava dunque di
cipali trattazioni esposte intorno a' sog- supplire allo scritto col rappresentare ia
getti rappresentati ne'34o vetri, per non dipinto i più importanti da medita-
fatti

pregiudicarne rimportanza,a molivodel* re della religione. I dipinti a queirepo-

la brevità, gli argomenti appunto essen- che valevano il libro, perchè non sapen-
do cavati dalle più profonde discipline do leggere, equivalevano ad una leggen-
«agre e profane, onde l'opinioni dell'au- da istruttiva, che richiamava o faceva co-
tore ricevono valido sostegno. Censii vol- noscere un fatto da imitare. I pittori di
le indicare l'utile che pouao trarne alcu* que'tempi rispettavano la legge priucipa-
3ii VET VEX
le di coDveoieoza al luogo, e quindi rea* inra d appresto^ come dice il Lacom-
devano omaggio alla Divinità, esprimen- be, Dictionnaìre des bcaux arls, ne
do ne'loi'O dipinti pensieri di calma di , scrissero la storia Meusel, De Paroi, Le-
quiete, senza convulsioni, esagerazioni, o noir ed altri ; e 1'
/irle vetraria del Ne-
con pompa di colori. S. Paolino vescovo ri, commentata da diversi oltramonta-
di Nola e s. Gregorio I Papa, scrivevano ni, insegna a formare i vetri colorati. Il
su questo proposito: Imagines in Eccle- vetro, concrezione artificiale formata di
siis adlribuLio , /// (jni litteras nesciwit sali, di sabbie o pietre, ch'entrano in fu-
salteni in parieiibus ridendo legant quod sione per mezzo d' un fuoco violento
Icgere in codicibiis non valent. Lo siile senza esser consumati, vanta pure la sua
di questi dipinti, fosse sulle muraglie in» antichità negli usi umani. Benché sia
terne, o sui vetri delle finestre, era adun- fragii composto, che non resiste agli ur-
que in perfetto accordo coli' edificio sa- ti calle vicende del tempo; benché sia

gro, ed è cosa veramente rimarchevole, più flessibile di qualunque altra mate-


siccome nelle rappresentazioni religiose ria, è però tenace allorché è fuso, suscet-
di que'lempi si trovi costantemente im- tibile d'ogni sorta di forme, duttile in un
pre»sa quella quiete e quella beatitudi- giusto grado di calore, trasparente, che
ne di cui godono i santi in cielo, nel men- prende pulimento ad ogni sorta di colori
tre che nelle moderne rappresentazioni metallici interiormente ed esteriormente,
religiose non si scorge ordinariamente, che e proprissimo a ricevere la pittura. Per tan-
uomini mon*
agitati dalle preoccupazioni te rimarchevoli qualità il vetro fu adope-
dane, e dalle pene che comunemente af- rato dall'arte ad essere istrumento dell'u-
fliggono questa misera vita. Perchè l'ef- mano pensiero, e siccome gli altri monu-
fetto ne'monumeuti antichi religiosi non menti, a comunicarle idee dell'età invo-
manchi, bisogna che tutte le parti sieno late e spente. Di grande utilità all'uomo
in relazione fra di loro, e non vi siano di- per difendersi dall'aria senza impedire la

scordanze: bisogna che l'opera corrispon» luce, simile all' oro si perfeziona al fuo-
da all'epoca nella quale fu fatta, ed alla co, e vi acquista la sua maggior lucentez-
quale si riferisce; ed è perciò che chi rap- za; possiede anzi un vantaggio mirabile
presentasse un dipintosul muro, o sul ve- sopra i metalli più preziosi, giacché que-
tro, intempio antico, ovvero un'opera di sti hanno le lorodeterminate miniere lon-
statuaria colle massime dell'arte moder- tane e rare, laddove il vetroovunquepuò
na, commetterebbe un vero anacronismo, dall' arte formarsi. In un articolo della
e tanto più se trattasi d'opere di restau- Civiltà C^f/o/zca dell'aprile i856, serie
razione, e di così detto perfezionamento, 3.^ t. 2, p. 358, da una corrispondenza
come pur troppo nel duomo di Milano e di Toscana si rifierisce. Senza entrare nel-
altrove è accaduto. Le vetriate dipinta lescabrose questioni intorno agli orna-
€00 istorie religiose , negli edificii gotici menti architettonici che meglio si addico-
precipuamente u'è mirabile l'eifetto, per- no nelle chiese cristiane, ben può affer-
chè diminuendo la troppa luce che en- marsi che V arte di colorire e storiare le
trerebbe per le ampie finestre, oltre che finestre delle medesime fu in antico pre-
da' colori rifratti si ottiene una vaghez- giatissima e da qualche anno a questa par-
za misteriosa, si consegue pure che lo te lodevolmente si tenta di ritornarla iu
spaziocompreso fra le finestre non. è onore. La vivacità nelle figure trasparen-
perduto allo scopo di parlare il linguag- ti eia modesta luce che queste diilonJo-
gio della Religione a' divoti che inter- uo per le aeree volte del tempio levano
vengono in chiesa. Intorno all'arte del la mente a Dio e giovano al raccoglimen-
dipmgere iu vetro, appellala anche pit- to dello spirito nella coulemplazioue de'
VE T VET 3i3
divini misteri. Ma ia perìzia di tale arte come dirò alla sua volta), che lavorò iu
se non era venuta meno non avea più Roma sotto Giulio linei iSo^o prima,
tulle le bellezze del suo pristino splendo- dal quale si vuole che gì' italiani abbia-
re; e in mezzo a tanti progressi dellescien- no imparato un nuovo metodo, oppure
ze naturali e soprattutto della chimica, all' olandese Arnoldo Hort. La pittura

non ben si conoscea come adoperassero sul vetro praticata ne* bassi tempi sulle
gli antichi nel vivificare di cosi sfolgo- finestre delle chiese e de'palazzi, consiste-
ranti colori il vetro, e quel eh* è più d va nell'applicare sul vetro bianco un co-
dipingessero a innumerevoli tocchi e sfu- lore trasparente, e talvolta sul vetro si

mature d'ogni tinta fino adelinearvi qual- stendevano colori fusibili, ed ilvetroespo-
siasi edìgie e prospettiva qual si condur- nevasi al fuoco dopoché la pittura era fi-

rebbe sopra le tele dalla pieghevolezza nita^ ed allora si otteneva una specie di
di finissimo pennelio.Nè si trattava sem- smalto. Spesso però si avevano in pronto
plicen»ente di dipingere sul vetro ; sibbe* vetri di diversi colori, i quali si ritaglia-
ne d'incorporarvi il disegno per modo vano in diverse foggi e per formare con- i

di più non se ne potesse estrarre a tutta torni ed i panneggiamenti, e quindi si


la pasta vitrea, serbando la trasparenza legavano e si mettevano in opera col piom-

propria de' diversi colori, ritraesse chec- bo. Le leste erano talvolta disegnate ed
chessia secondo le minute squisitezze del- eseguite sopra una sola lamina di vetro
ia pittura. Più d' un ingegno eletto, co- alla maniera degli smalti; ed in questo
me narrerò in appresso, tenlò recente- modo sono fatte quasi tutte le pitture del-
mente varie vie, per giungere alla desi- le grandi finestre del duomo di Milano.
derata scoperta. Ma per quanto lodevoli Mediante vetri colorati delle finestre,
i

fossero i loro sforzi, si dovette pur confes- sembra intromettersi nel sagro tempio
sare eh* eran lungi di avvicinare la per- una luce mistica e meravigliosa, che ac-
fezione degli antichi. Forse non giunse cresce venerazione alla Casa di Dio. L'o-
molto lungi dal vero chi pensò di rende- pera più bella in questo genere vedesi nel-
re più fusibile una materia vilrea, gl'i la finestra sulla porta della chiesuola di
colorata, e questa ridurre in polvere e s. Caterina, posta a fianco della basilica
colle diverse polveri effigiare sopra una di s. Nazario, e credesi lavoro di Luca
lamina di cristallo il suo disegno, e il tut- d'Olanda. Si é anche dipinto sul vetro
to riporre nella fornace finché rifonden- a olio con colori trasparenti, e conolii o

dosi la polvere s' unisse fortemente allo vernici colorate, che servono di fondo;
strato inferiore non colorato. In pratica allorché queste vernici sono secche, vi si
però anco intelligenti comprende-
i non collocano delle ombre, ed chiari si for- i

ranno le molledifficollà che in questo me- mano con diversi tratti prodotti d'ordi-
todo si hanno a superare. Nell'opera del- nario con una penna o uno stilo. Nel se-
V Introduzione allo studio delle ani del colo XV, massime in Lombardia, si pra-
disegno yMWano 822, lib. 3, e. 3: Della
i 1 ticò un altro genere di pittura sul vetro
pittura sul vetrOy si dice trovarsi pitture ch'é pochissimo conosciuto; si dipingeva-
sul vetro del secolo X, e forse ve neaveano no le figure con colori anche opachi, e
ancora di più antiche, giacché ne' tempi quindi a tutto il dipinto si applicava una
più remoti fu conosciuta 1* arte di dare foglia d'oro assai grossa e consistente,
al vetro vari colori. Pretesero alcuni di nella quale a vicenda formavansi con una
attribuir l'invenzione di questo genere di punta lettere e altri ornamenti; tutto il

pittura dopo il risorgimento dell'arte ad lavoro veniva quindi ricoperto da una


un marsigliese (si allude al Marcillat che lamina di piombo che chiudeva i con-
in vece è di s. Michele diocesi di Verdun, torni del vetro e guarentiva la conserva-
3»4 VE r VE T
»ione dell'oro e de' colori; ed oltraverso po'chi* l'Impiego del vetro nelle finestre
pi medesimo vedevansi le figure e
vetro delle chiese fece nascere la pittura sul ve-
il quadro, che nvea al tempo slesso l'ap' tro, ahneno così cominciò ad esistere;

parenia di una pittura e di un niello in firmando compartimenti di tutte sorti


oro. L'editore i\e.\V li tlrofJazione ec, dit- di colori, pritna che si passasse a'disegni
ta Pietro e Giuseppe Vallardi di Mdano, storici. L'una e Tallra maniera si dedus-
possiede una di queste o])ere a olio, esi- se dalla pittura in musaico, da cui ebbe
bita io tavola incisa , che guardo, fatta orìgine l'arte delta da'lalini ars quadra'
certamente sul principio del secolo XVI taria^ differente dalla nutsii^aria per la
o nel precedenle;ed essa vuoisi sicurainen- varietà del disegno. Nel secolo XIV si

le eseguita in Lombardia, perchè olire la abbandonò l'uso de'quadricelli riempiti


rappresenlazionp di s. Ambrogio e di al- di pitture piccole ; e per di scostarsi dal
tro arcivescovo, le cui leste sono benis- musaico , si sostituirono figure colorate
simo disegnale, vi si trova ancora indie- di santi sostenute sopra piedistalli , ter-
tro la figura di s. Vittore coll'epigrafe ; minanti in certe piramidi, secondo il gu?
Tutor Farisii. Altra opera di simil ge- sto dell'architettura detta gotica nel sa*
nere dicesi posseduta :lal Lavy, celebre grò Tempio (F.) , la quale è pur chia-
incisore monelarioiu Torino. vSi aggiun- mata ogivale (che il eh. cav. Betti noa
ge, che alla pittura sul vetro dee anche repula uè cattolica e ne sagra ,
pel rife»
riferirsi l'invenzione recente di Boeninger l'ito nella sua Il!u<!tre Italia, dialogo 7,
e r3ihil , di trasportar meccanicamente e ripetè nel t. 28, p. 21 dcWJlbiim di
sotto uno specchio, ossia sulla superfìcie Roma, dopo aver letto il libro del dot-
che resta al di sotto, qualunque opera di Leggidc mae-
tissimo conte Carlo Troya,
pittura, ed anche i capi d'opera de'gran- stri Comacini promulgate dal re Lìat-
di maestri: quest'invenzione è denomina- prandoj nel quale questi pure si dichia-
la meccanografia. Leggo nel Muratori, rò della stessa sentenza, con dire che il

Dissert. 24/1 essersi dilettati gli antichi fibbricare le chiese coll'ogiv» era l'odia
romani, specialmente i cristiani, de' vetri degli ariani contro il Pontificato di Ro-
dipinti. Per moltissimi secoli si continuò ma: sicché grande sorgeafra essi la ne*
a dipingere i vetri delle finestre delle cessi tà difabbricare le loro chiese in mo-
chiese , e tuttavia trovansene conservati do quanto pili sì potea dii'erse da roma*
in alcune di esse antiche. Oggidì, dice il ni. Vero è, aggiunge, che Vagiva, che pri'

Muratori (morì non si mira


nel i75o), ma ed in mano degli ariani stava come
praticato un
ornamento. Di questi
tale segno inimico alla romana Chiesa, di-
parla Anastasio Bibiiotecnrio, con riferi- ventolle aulica da poi quando i visigoti
re che s. Leone ili Papa circa l'Sca: Fé- si convertirono di buon grado alla fede
nestrasde absida basilicae Constanti nia- cattolica. Ma ognun vede, osserva il Bet-
nae ex vitro diversis colorihus concia- ti, qual fu la sua impiu'a origine e pri-
sit atqiie decoragli. Il Fleury alferma che mitiva significazione, e come la Chiesa
8. Leone III ornò le finestre delle basi- cattolica non fece poi altro che tollerar-
liche con vetri di vari colori. Trovo neU la, per non costringere nuovi fedeli ad i

l'Arlaud Storia di Leone XI f^ che s,


, abbattere tanti loro templi famosi. » Si
Leone III pel i.° fece ornar Roma con giudichi dopo ciò se io a ragione, anziché
belle dipinture eseguite sul vetro. Così i mosso da un cieco disprezzo per quella
Sommi l^ontefici si trovano sempre a ca- forma irregolarissima e barbara di archi-
po delie più celebrate epoche delle scien- tettura, l'ho altamente rifiutata, e nega-
ze e delle arti. Incerto però è il tempo tole ogni pregio di simbolo al tutto cat-
ìd cui si facessero invetriate a disegno; tolico". Tutti sannoche il dottissimo c^v.
y E T VET 3 i
5
Belli è presidente della romana accade- mò anche cerlamenie
pittori sul vetro ,

mia di archeologia, e di quella pur pon* italiani, quali produssero opere che tut-
i

ti/lcia di s. Luca segretario perpetuo e tora s'ammirano, le quali formarono de-


professore in essa di storia ^ mitologia e gli allievi, che seppero portare l'arte al

postumi). Si seguitò a far uso del cbia- più alto grado di perfezione. Tali opere
roscurOjdell'ombre, del riflesso ornamen- sono quelle della chiesa di s. Gervasio ia
tale del panneggiamento. Si generalizzò Parigi, lavorale sui cartoni di Cousin,che
in detto secolo il costume di fare a'piedi rappresentanoil martirio di s. Lorenzo,

de'santi le armi, gli stemmi gentilizi, co- laSamaritana, ed il Paralitico; trovansi


me si vede nella chiesa di s. Severino di purea Vincennes nella cappella reale del-
Parigi, e nella cattedrale di Strasburgo. le pitture sul vetro copiate da'disegni di
Nel seguente secolo XV^si perfezionò l'ar- Luca Peoni ; in Parigi nella così detta
te, e si volle contraddistinguere i santi co' Santa Cappella, le cui celebri pitture sul
loro caratteristici segni. Nell'articolo P/7- vetro sembrano più antiche; a Piouen ed
tura, del Dizionario deU'originiy è detto altrove (mi piace ricordare i celebri ve-
quanto a quella sul vetro. Certamente fu tri di s. Stefano, per la loro celebrità,
conosciuta dagli antichi, i quali la porta- chiesa abbazialededicata nel 1077 a Caen
rono ad un alto grado di perfezione, seb- già capitale della bassa Normandia). [

bene alcun monumento non provi ch'es- pittori fiamminghi e olandesi si voglio-
si adoperassero, come si fece in tempi po- no i meglio riusciti in questo genere di
steriori, vetri coloriti per formare inve-
i pittura, rinomate essendo le opere esi-.

triate. Si nota, che parlandosi di antichi stenti a Terghawi e a Gouda nell'Olan-r


in questo luogo, non si comprendono sot- da. Nel 1809 annunciarono pomposamen»
to questa denominazione né greci, uè ro- te francesi, che Ddil trovò un nuovo
i

mani, che colorivano bensì il vetro, sen- metodo di dipingere sul vetro: quadri i

za però pingere su di esso; ma soltanto dipinti sopra quella materia sono d'uu
alcuni artisti che fiorirono poco dopo la sol pezzo di 5 piedi sopra 4= ne celebra-
caduta del romano impero. Parlandosi rono l'opacità della natura e che l'oc- ,

de'tempi moderni, può dirsi che l'arte di chio non può scoprire, né il vetro, ne il
pingere il vetro era stata portata in ad- cristallo lo specchio sul quale sono di-
dietro ad un più alto grado, che non al pinti. pure avere il fiammin-
Si disse
presente (cioè nel i83o in cui quel /di- go Franck trovato non solamente il se-
zionario fu stampato in Milano); se ne greto degli antichi di pingere sul vetro,
trovano esempi convincenti nelle inve- ma avere altresì portata l'arte a un gra-
triate di alcune chiese antiche, nelle qua- do di perfezione cui non era ancor giun-
li veggonsi pitture eseguite co'colori più ta, pel rinvenuto modo di usare, stende-
^ivi senza che per questo riescano meo re e fondere sul medesimo vetro tutti i

trasparenti , e il celebre Boerhaave di- colori e tutte le degradazioni,colqual me-


ceva, che si durerebbe molta fatica nel- todo eseguì un quadro della Circoncisio-
rimìtarle a'giorni nostri; aggiungeva e- ne sul disegno d'un allievo d'A.lberto Du-
gli,che credeva quell'arte un segreto per- ro, in cui gli effetti di luce hanno qual-
duto, con poca speranza di ricuperarlo. che cosa di meraviglioso. Lo slesso Di-^
Se non si può assegnare epoca precisa zionario dell* origini descrive i diversi
dell'usode'vetri dipinti perle finestre tra* seguenti modi co'quali si eseguisce la pit-
moderni, Francesco gran fautore delle I metodo è quello a-
tura sul vetro. III."
arti io Francia, non trascurò alcuna co- doperato più comunemente dagli anti*
sa per condurvì gli uomini più istruiti e chi , che consisteva nel pigliare pezzetti
specialmente gli artisti : tra questi chia- di vetro di tutti colori,i quali eranoi
3i6 VET V ET
fabbrìcalìcon moltissima diligenza e per* gli smalli opachi. Di smalto sono formati
fezione; e tutti qne'frnmmenti di diver- qjie'piccoli cubi che servirono e tuttora
si colori riunivansi in un telaio in modo servono alla formazione de'musaici, altra
che ne risultasse una pittura, che a cosi specie di pittura, il di cui genere è del
dire poteva chiamarsi un musaico di ve- tolto alline a quella de'vetri. La pittura
tri, hi questo modo sono formate le pit- in ismalto si eseguisce con colori fusibili
ture che vedono nelle finestre delle chie-
si al fuoco, come vetro
, ossia con
il vetri
se più antiche d'Italia.Il 2° metodo, a- colorati fusibilissimi ben polverizzati e ,

dottato in tempi posteriori e più comu- impastati. In Italia sembra che pel 1° fio-
neiuenle praticalo da'moderni, consiste risse maestro Bonino del 1219, ed esisto-

neli'applicnreal vetro una sostanza gom- no tuttora suoi lavori nelle finestre di
i

mosa^ che più sovente è il sugo d'aglio, 8. Francesco d'Asisi; disegni e sogget- i i

e quindi l'eseguire sul vetro, come si fa* ti venivano somministrati dal frate mi-
rebbe sur altra superficie, una pittura di nore Turrita, da Cimabue,da Bufalmac-
rappresentazione qualunque, con colori co, ed in seguito da Giotto, da Guido da
però diafani , che posti nelle finestre o Siena, e da Nicolò Pisano, Nel continea-
luoghi simili non impediscono il passag- te pe'primi aveano recato l'arte bizan- i

gio alla luce. Il 3.** metodo è ancora più tini, e presto in Francia, in Germania, in
recente, e consiste nell'applicare al vetro Italia e altrove fiorirono pittori sul ve-
una quantità di colori di smalto mesco- tro, massime pe' finestroni delle anti-
lati con qualche fondente che ne accele- che chiese e basiliche, eoo istorie co-
ra la fusione, avanti che la lamina di ve- lorate. Si ricava dalle Memorie
pia de*
tro possa fondersi. Si eseguisce qualun- incigni pittori^ scultori e architetti do-
que figura o altra rappresentazione con menìcani del p. Marchese dello stes-
que'coioridi smalto sul vetro, come si fa- so ordine, Firenze 184^, che dell'arte di
rebbe sopra qualunque lamina metalli- colorire i vetri per uso delle finestre si

ca e quindi procurandosi una leggei'a


,
trova ricordanza in Italia fino al decli-
fusione superficiale a que* colori, la pit- nar dell' Vili secolo, sotto il pontificato
turarimane solidamente applicala e qua- di s. Leone III, della quale fece pur cen-
si immedesimata colJa lamina di vetro. Di no l'opera di Teofilo monaco del IX se-
quest'arte,per qualche riguardo pregevo- colo. Nel XIV e nel XV quest'arte fu
le, si erano neli83o prodotti vari saggi coltivata con amore e con gloria dall'or-
in Milano, e col metodo di essi si pensa- dine òe'Gesuati (P^.), segnatamente nel-
va a compiere le pitture delle finestre del la Toscana, avendo questi molto operalo

duomo, sebbene le antiche sieno in tut- ne'duomi di Firenze, Arezzo e altrove.


t'allra forma composte e lavorate, cioè Essa, egualmente che la miniatura, formò
col i.° suddetto metodo. Ognun vede che le delizie de'claustrali pel giro di molti
il 3° si confonde colla pittura antichis- secoli; e quali servigi rendessero a que-
sima in ismalto , materia di più colori st'arte apparirà manifesto quando alcu-
che si mette sulle orerie e altri metalli e no imprenderà a dare all'Italia, se non
terre cotte per adornarli. £' lo smalto un una storia, almeno un saggio assai copio-
intonaco vitreo adi alcuna materia ve* so de'suoi pittori di vetri, di che siamo
trificabile: è una. preparazione particola- privi tuttora. Sìa che gl'italiani non mol-
re di vetro, al quale si comunicano di- lo curassero esercitarsi in questo genere
versi colori, conservandogli talvolta una di pittura (l'autore dice pure, che il mu-
parte della sua trasparenza e togliendo- saico e la pittura de'vetri, essendo arti al-
gli dall'altra qualunque diafanità;per que- l'altre inferiori, egli le collocò nell'ultimo
sto si nominano gli smalti trasparenti e luogo), o i vetri de'quali dovettero ser*
V E T VET 3i7
virsì non ben facessero all'uopo (com'era facendo in Italia lasciano ancora mollo
di que'di Venezia, perchè non ben tra- a desiderare (più avanti mi lusingo dar
sparenti, secondo l'autore), essendo cer- saggio del progresso della bell'arte). E-
to che gli olhamonlan» facilmente ci su- mìdio Thibaud ha formato una manifat-
perarono nel fonderli e colorirli; ma per tura di vetri colorati a ClermonlFerrand,
ciò che appartiene al disegno e alla com- e pubblicato alcune notizie storiche sulle
posizione delle storie e degli ornaaienti vetiiere antiche emoderne. Scrissero pu-
che vi si vollero effigiali, nostri vinco- i re sull'argomento: Levici, Arte della pit-
no quelli di lunga mano, avendone di tura sul vetrOy e della Vetraria; E. H.
non pochi dati i disegni artefici chiaris- Langlois, Saggio storico e descrittivo del-
simi, come Pietro Perugino, LorenzoGhi- la pittura sul vetro. Soggiunge il p. Mar-
berli, il Donatello, ec. 11 periodo più lu- chese, toscani, che si offrirono sempre i
i

minoso della pittura di vetri è forse il primi nelle sue 71/e//zoné',nellosculpire,nel


XV secolo: col seguente toccò 1* ultima dipingere e nell'archilettare, eziandio nel
sua perfezione e chiuse la sua carriera. colorire i vetri conservano il primato di
IVe'bassi tempi seguitò il fare simbolico autorità. 1 loro necrologi ricordano alcu-
dell' arte cristiana; e come ritraeva da ni cultori di quest'arte nel secolo XI V, ma

quello lo scopo nobilissimo di ammaestra- con troppo incerte e troppo brevi notizie.
re e confortare il popolo, si vede a quan- La cronaca del convento di s. Caterina di
do a quando associata alla parola evange- Pisa novera anzi lutti fr. Domenico Pol-
lica (è degna di ricordo la pia sollecitu- lini di Cagliari, del quale loda, oltre al-
dine del curalo di s. ^'ixier di Troyes, il tre virtù, la perizia del nnniare e del co-
quale lasciò memoria d'aver fatto dipin- lorire i \eìì'ì,fenrstras vitreas operala'
gere 3 vetri per servire di catechismo e tur oplìme: par sacerdote e morì nel 34o. 1

di istruzione al suo popolo), ^e'secoli che Alquanto più copioso è l' elogio iulessu»
seguitarono sali alla dignità della pittura lo al sacerdote fr. Michele pisano, perfet-
storica; finche per l'ingiurie del tempo e to maestro nell'arte di tingere yii\.\'\,fuit i

degli uomini sparvero quelle meravi- perfectus magister in arte vi t rerum ita
gliose vetriate, le quali d'una vaga iride utfeiiestramj parimente morto nel 34o: 1

coloravano le vecchie basiliche, ed invi- ricordasi come opera sua una grande in-
tavano popolo fedele a mesti e religio-
il vetriata nella chiesa di s. Domenico di
si Montaigne: JNon è cuor
pensieri. Scrisse Pistoia, al presente disfrutta, ed una nel
sì duro e ferrigno, che non si senta com- refettorio di s. Cateiioa di Pisa. Fr. Gia-
prender da riverenza, considerando la fo- como d'Andrea fiorentino di s. Maria No-
sca vastità delle nostre chiese, e la diver- vella, fu sufiìcienlemenle versato in qua-
sità degli ornamenti;udendo il di voto suo- si' arte. Nel secolo seguente il sacerdote
no de'nostri oigani, e l'armonia sì soave fr. Bernardino è dello Magister fenc'
,

e religiosa de'nostri canti (egli intendeva strarum vitrearum optimus : morì nel
quel suono e quel canto propri óeW Uffì- i45o. Un artista però rarissimo di que-
ziatura divina, non riprovevoli e capric- i sto slesso secolo XV, e degno d'esser no-
ciosi, che partecipando della musica tea- veralo fra'primi certamen-
dell'Italia, fu
trale, profanano il tempio Dio e scan-
di te il converso domenicanoBartolomeo fr.

dalizzano i veri cristiani, per cui non ces- di Pietro perugino. Alle notizie che offre
selo mai di biasimarli). 11 secolo presen- il p. Marchese, io mi debbo contentare e-

te tenta ravvivare un'arte, che 3 secoli strarne quelle opportune al mio scopo.
didisprezzoaveano fatto obliare. In Fran- Fu perito nell'arte di colorire i vetri, e
cia comincia ad ottenere i più felici ri- rimane a perpetuità del suo nome e del-
sullamenli, ma i tentativi che sì vanno la sua gloria una bellissima invetriata
3i<S VET V E T
nella chiesa Doineuicodi Perugia, di
cìis. pressione, recando ull'occhio acumirnto-
cui parlai appena in queirarlicolo, però retpielle sagre immagini, sicché ti sem-
nolaodo d'averla illustrata con Disserta' bra di celeste apparizione essere spetta-
zione (tanto erudita e dotta, eh* è pure tore fortunato; e come a Giiicobbe com-
una monografia sul vetro, la cui de-
bella preso dal misterioso sonno nelle palesli-
finizione mi piacque ri produrre in princi- ne selve, ti mente spontaneo
ricorre alla
pio del presente periodo) pubblicata dal il che
religioso sentimento: che terribile,
Giornale Arcadico di Roma, il domeni- santo è q«iel luogo, casa di Dio e porta
cano R.mo p. Giacinto de Ferrari ora del Cielo Né miglior pensamento con-
!

coairaissario del s. OlFizio , nella quale cepir poteanoi vetrai del medio evo, che
leggo; esser vanto volgare de'perugini, con di adornare in tal guisa le finestre delle
allusioneal gigantesco fineslrone, se aver chiese; perchè gli uomini che vivono tra'
maggiori le Finestre, che a Roma le Por- nebbiosi fantasmi del secolo entrando ,

tej quindi l'esalta dicendo che con ragio- nelle santificate soglie, allumali da' vivi
ne, per l'eleganza del disegno, per la fe- raggi di tali eloquentissimi dipinti, più
condità dell'idea, viene giustamente ripu- facilmente possano dalla visibile alla'in-
tala una singolare meraviglia d'Italia in visibile luce increala divotamente eriger-
tal genere. Egli ritiene, secondo un pas- si, e nellamente impritnersi segni sen- i

so di s. Girolamo, che l'uso dell'invetria- sibili delle spirituali verità". Siccome nel-

te fosse introdotto nel III e IV secolo, in l'invetriata perugina non si fece uso di
cui si vede Fortunato di Poitiers , con- quel simbolo, che nel secolo XIV scor-
temporaneo e amico di s. Gregorio ve- gesi in quelle delle chiese di Lione, di
scovo di Tours, prodigare encomi a que* Tours, di Le Mans illustrale da'sulloda-
vescovi che ornavano le chiese con inve- ti Marlin e Cahier a Parigi nel 1842, sot-

triate, delle quali con poetiche immagini to il titolo di Zoologia mistica negli an-
descrive la bellezza e gli effetti: costume tichi vetri dipinti: così il p. Ferrari con-
accennato pure da detto santo. Il Ciaoi- futò gli errori teologici e le temerarie o-
pini, descrivendo l'antiche basiliche cri- piuioni, sul simbolismo, da Didron pub-
stiane,
parla delle grandiose invetriate blicali colla sua opera impropriamente
ond'erano illuminate. Ma ninna potè rin- intitolata, Histoìre de D/e«, per aver a-
venirne di misure tanto colossali, quanto raalgamato putidi errori e capricciose in-
la perugina, che non ha l'eguale l'Italia, venzioni indegne adatto della cristiana
poiché si erge gigantesca sopra le sedie archeologia; di più sforzandosi d'unire il

del coro , fino quasi a toccare coli' arco niitismo orientale al sagro simbolismo
diagonale la volta, cioè metri 20, centi- caratteristico, colle più strane e assurde
metri 89 e mezzo, e in larghezza metri ipolesi. Notando, il p. Ferrari, quanto al-
g e centimetri 29 e mezzo, riempiendo l'ampolloso titolo dell'opera, tanto disso-
così quasi tutta la facciata. Tutta l'inve- narne dalla retta filologia teologica: « La
triata è fortificata con catene di ferro, e storia non convenire, che agli esseri sog-
difesa al di fuori con grata di ottone. Ve- getti altempo, e non all' Eterno a cui ,

ramente mirabile n*è l'efFetlo. >» Non im- tutto è presente ". Dimostra quindi, co-
pedita da verun ostacolo la mattutina lu- me i primi cristiani artefici, traendo la

casi raccoglie direttamente ne'dipinti cri- ispirazione dall'eterne verità rivelate, san-
stalli, in cui la nascente aurora spiega i tificassero l'arte e la perfezionassero: di-
suoi luminosi progressi; indi il sole sfol- modoché lo studio della sagra archeolo-
goreggiante riempie ed avviva, e dif-
la gia va sempre congiunto colla sana teo-
fonde per l'ampio tempio un lume mo- logica scienza; e che le cristiane antichi-
desto, temperalo, vario, di magica im- tà, contrarie in tulio alle pagane, torue-
VET VET 3(9
ranno sempre in argomento a gloria del- fr. Bartolomeo si tentò togliere li gloria
la religione. Tornando al p. -Vldrcliese, di tanto insigne lavoro, malgrado l'iscri-

dichiara Tin vetriata della chiesa di s. Do- zione contemporanea dipinta sui mede-
menico di Perugia, esser tale da vincere simi vetri, ed a Perugia quella d'aver a-
Delle dimensioni sterminale, nella com- vuto uno de'più rari coloritori di vetri che
posizione, e nella vaghezza del colorito, ricordi l'Italia nel principio del XV se-
quante altre ne novera l'Italia, solo ce- colo, il Marietti nelle Lettere pittoriche
dendo a quelle di fr. Guglielmo di Mar- perugine^ Perugia 1788, fu il i.° che si
cillat che sono in Arezzo. E' partita per argomentasse di porre in dubbio un tal
mezzo da un a'bero di travertino, il qua- vero, ed il Siepi nella Descrizione, tropo-
le nella sommità dividendonsi in più rami logica islorica della città di Perugia,
della slessa pietra, lascia ne'vani travede- ivi1822, ne seguì l'erronea opinione, con-
re una gloria. Neireslrenutà superiore è trastando a fr. Bartolomeo il possesso del-

l'Eteino Padre che sostierìc il globo, ed è l'opera sua, anche per avere d Campano
in atto di benedire: negl'intrecci de'rami ili P'ita Pii II, suo contemporaneo, at-
ia forme di ovali, sono vari Serafini ed tribuito a quel Papa del i4'>8 l'iovetria-
una sembra cinta da lingue
figura che ta, o che fosse traslocita ove si trova dal-
di fuoco. Questa sommità è sorretta da la finestra laterale, confutali colla storia
lUì architrave sotto del quale sono 4 oi'- e colla critica dal p. Marchese. Il p. de
flini di Santi; quindi la base, e dopo la Ferrari fece altrettanto, non senza sospet-
base un* iscrizione che dice falla l'opera tare qualche restauro o miglioramento
da fr. Bartolomeo nel 4 ^ «Q onore del-
1 ' posteriore per alcun guasto sofferto, sa-
la B. Vergine, di s. Giacomo apostolo e viamente sentenziando. » In materie po-
di s. Domenico fondatore dell'ordine de* sitive le ipotesi non debbono fabbricarsi
Predicatori o domenicani. Le figure so- a capriccio: e in concorso di più autorità
no intere, racchiuse da un tempietto go- ripugnanti, la sana critica insegna a pre-

tico, secondo lo stile di quel secolo, tran- ferire le più antiche e monumentali, per-
ne quelle dell'ultimo ordine in cui in 12 chè meglio s'innaturano al fatto". Altri
ovatini sonovi mezze figure; e la base ha insigni ilomenicani nell'arie vetraria fu-
piccole figurine, con a'Iati gli stemmi del- rono il converso b. Giacomo da Ulms,
la famiglia Graziani che avrà fatto le spe- che a' nostri giorni meritò nel 1825 da
se della stupenda finestra, contribuendo- Leone Xll l'onore degli altari: la Chiesa
ci pure le oblazioni d'altri fedeli. Nel ri- ne solennizza la memoria a' 12 ottobre,
levare il p. Marchese qualche difetto sul- essendo morto nel di precedente del 149 1 •

la perfezione del disegno, che si ammira Il p. de Ferrari aggiunge, che gli scritto-

nelle meravigliose velriate di Arezzo, lo ri francesi lo chiamano il più grande e

attribuisce più al tempo che all'esimio glorioso pittore; eletto quindi a patròno
artefice, non essendosi poi potute vince- dell'università o comunità de' vetrai iu
re tutte le difficoltà di ben eseguire il nu- Parigi.Celebrando la sua ubbidienza, nar-
do nell'opere de'vetri, se non col mezzo ra che chiamato mentre avea posto nel
dilunghi e ardui sperimenti. Arroge, che fuoco ardente i vetri, andò subilo, e tor-
la più parte degli artefici di vetraria era- nato molto dopo,li trovò miracolosamen-
no deboli nel disegno, e valevansi di car- te perfetti. Al p. Marchese duole, che
toni disegnati e colorili da'pittori; laddo- del molto operato dal servo di Dio nella
ve fr. Guglielmo di Marcillat, che colori pittura de'vetri poco rimanga, e non co-
le finestre aretine, era eziandio buon fre- sì noto che se ne possa con certezza por-
scante, come ne sono prova i dipinti nel- lare giudizio. « Condizione infelicissima
la volta di quella cattedrale. Ma anco a di quest'arte^ alle cui produzioni noa è
320 VET V ET
dato sperare lunga vita, onde Topeia di che la Pittura a olio attribuita a Giovan-
lungo studio e diligenza infinita, è soven- ni Van Eyck di Bruges è cosa tutta ila-

te in brevissimo tempo e da lieve calisa liana, il provano il riferito in tale artico-


distrutta". Neil* arte di colorire i vetri, lo, e le carte de'Teofili, degli Eracli, de'
ebbe a discepolo per 33 anni Taltro laico Cennini, e le tavole che Napoli , Mode-
donoenicano fr. Ambrogino da Soucino, il na, Firenze, Verona, Bologna mostraro-
quale di luì fu il piti antico scrittore, no e mostrano peunelleggiate a olio da*
mentre in tale arte sursero a gran cele- predecessori del fiammingo, come Nico-
brità tedeschi ed fiamminghi. Dipinse
i i lantonio o Nicola Tommaso del Fiore,
i vetri della chiesa, convento, refettorio e Tommaso da Modena Oddo , Maestro ,

libreria di s. Domenico in Bologna, ma Giorgio e Lippe Dalmasio. Nostro è a-


sembrano non più esistere (nel i53o li dunque quel trovato, com'è nostro 1' a-
ammirò l' imperatore Carlo V con Al- ver rinfrescata l'arte del musaico, e l'a-
fonso duca di Ferrara e leggo nella
I , ver risuscitato la pittura sul vetro). Il b.

Cronaca dell'andata deiraugusto a Bo- Giacomo trasfuse non pure il valore del-
logna, che vedevansi per que' vetri colo- l'arte, ma la sua slessa virtù in fr. Am-
riti, in certe ore del giorno prodursi cer- brogino da Soncino e in fr. Anastasio.
ti effetti di luce sorprendenti^ a seconda III." riuscì egregio maestro d'invetriate,
de'raggi e riflessi che ne venivano dalla e tale che ninno il pareggiò al suo tem-
varietà de'colori ond'erano dipinti). Ben- po, e le sue opere si ammiravano io mol-
sìrimangono di lui in quella città, ove te chiese di Bologna, come in s. Petro-
pur dipinse altrove, alcune finestre della nio. Di fr. Anastasio pur converso do-
basilica di s. Petronio, che gli meritarono menicano virtuoso, si ha ch'era d'eccel-
lode grandissima e palesemente attestano lente ingegno e peritissimo in far fine-
la sua perizia nell'arte vetraria; ma non stre di vetro. Ne* secoli XIV e XV in
deve occultarsi che divèrsi valenti pitto- questo ramo d' arte fiorirono eccellenti
ri di vetri operarono in quella chiesa, e domini i, nella Lombar-
artefici ne' veneti
fra questi il suo allievo fr. Ambrogino, e dia, esegnatamente nella Francia e nel-
uel 792 furono tolte alcune di sue inve-
1 la Germania. Nella Storia del Duomo di

triate, sostituite da vetri bianchi , o per OruielOf di Guglielmo Valle, si legge ne'
aver luce maggiore o per esser troppo documenti 68 e 71, come fr. Mariano di
danneggiate dal tempo, fra le quali po- Viterbo domenicano, nel «444 *' <*^f'* *
tevano esservene anche del beato (que- far l'invetriate di quella magnifica cat-
ste pitture esprimenti Santi, egualmente tedrale, e propose un esperimento, con
ammirarono Carlo V e la sua corte nel eseguire una figura ornata a vetri di va-
i53o; ed altrettanto fecero nella metro- ri colori, per porsi nella cappella del ss.
politana di s. Pietro, colle finestre vetria- Corporale. I direttori della fabbrica ri-

ta egregiamente colorite da Gherardo Or- masti poco soddisfatti, pel troppo debo-
nerio Frisio, con figurazioni de* fatti del le disegno, ne rifiutarono l'esibizione, in-

principe degli Apostoli). A Giovanni da vitarono il sacerdote Gaspare da Volter-


Bruges, i.° ri trovatore della pittura a o- ra, ne di lui paghi abbastanza, condus-
lio, si attribuiscono ancora i metodi per sero di Perugia il celebre monaco bene-

tingere le foglie del vetro al fuoco del dettino d. Francesco di Barone Bruoac-
fornello, però Thibaud giudicò dover-
il ci,il quale eseguì alcune invetriate con
si al più quella scoperta al b. Giacomo sua lode grandissima. Si congettura che
da Ulma, che dev'esser stato il i.** a co- possa esser stato allievo nell'arte vetra-
noscere lì maniera di colorire il vetro a ria del sullodato fr. Bartolomeo di Pie-

giallo diafano coli'ossido d'argento (anzi tro. Ma io nella memorala Storia, trovo
1

V E T VET 32
ne* documenti 22 e 24 le seguenti no- eia nella i.* metà del secolo Xf, mentre
tizie anteriori del i325. « M. Giovanni Carlo I regnò nel IX secolo), quest' arte

Bouini pittore a*2i settembre ebbe 3 li- era venuta prosperando in quel reame ;

re per 6 giornate per dipingere i vetri finché ognidì più avanzando e ingenti-
alle finestre. A dipinger le finestre con- lendosi, per l'opera di Pinaigrier, di Gio-
corsero anche altri, de'quali trovo i pa- vanni Cousin, di Bernardo Palissy e di
gamenti nel settembre anno , e di detto Angrand,era salita a molta perfezione
ue'successivi mesi, cioè M. Andrea Van- (ilp. Marchese ciò asserisce, citando Bou-
ni da Siena, il quale avea 5 soldi e mez- rassé , Archeologia Cristiana). Ma al
zo al giorno, M. Angeluzzodi Guido 5, Marcillat era concesso condurla a quella
M. Andrea Mino sanese 5, Pucciarel-
di eccellenza della quale ninna età e niuii
lo S, Pietro di Giacomo 6, JNicoiò di luogo videro mai la maggiore j la qual
Nuzzio da Siena 9, Pietro suo fratello perfezione raggiunse nell'ordine, in cui
2. Capo di tutti dovea essere M. Giovan- continuando gli studi dell'arte, ebbe agio
ni di Bonini pittore d'Asisi, che ne avea e comodila per coltivare la pittura de*
I o, et prò diebus Dominici sol. 5 et den. vetri, e così polè vmcere e superare i già
expcnsarum
2j per diein prò adjiUorio celebrati correligiosi fr. Bartolomeo da
siiarum. Era suo garzone Tino di M. Perugia e il b. Giacomo da Ulma. Per-
Angelo d'Asisi con 3 soldi al giorno di fezionato nella difficil arte, con trionfa-
paga, ed era compagno del Bonini M. re degli ostacoli che gh opponevano la
Puccio di Leonardello ad pingendurn vi- materia debolissima e poco arrendevole
tra colorataprò fene iris de vitro,'\\ qua- alla mano, non meno di quelli assai mag-
le avea 7 soldi e mezzo al giorno , An- giori che oppone il fuoco alla cottura de*
gioletto da Gubbio 6, Leone Vivianida ve-tri. Intanto Giulio II ordinò a Braman-

Perugia 5, M. Buzio ad tagUandum ve- te da Urbino di fare nel palazzo Vatica-


ira prò Muysayco 5". Nel 1 5 1 5 mori nel no molle finestre di vetro, il perchè quel
convento di s. Domenico di Siena, fr. Raf- sommo architetto nel domandare de'piìi
faele Pellegrini sanese perito nell'arie ve- eccellenti pittori di vetri, gli fu data no-
traria. Marchese si dilTonde nel ra-
Il p. tizia d'alcuni che in Francia facevano co-
gionare del domenicano fr. Guglielmo di se meravigliose, e ne vide il saggio presso
Marcillal, celebre coloritore di vetri, ar- Tambascialore francese presso la s. Sede;
chitetto e pittore. Trasse i natali nel onde Bramante li fece invitare a recarsi in

174^ '" Marsiglia, che per corruzione Roma , offrendo loro buona provvisione.
si disse Marcillal, o meglio cognome di Pertanto vi si condussero maestro Clau-
fatniglia. Altri però lo dicono nato in dio artefice valentissimo, e fr. Guglielmo
s. Michele diocesi di Verdun; poi ebbe (il quale forse da quello era stalo inizia-
la prioria di s. Tibaldo in Toscana , di to nell'arte vetraria), e presero a colori-
cui si sottoscriveva e venne chiamalo re insieme molte finestre del palazzo pon-
priore. Assai presto die' opera al disegno tificio, che più non esistono (m'istruisce
e alla piUura de'velri, la quale in Fran- il p. de Ferrari, che il p. Guglielmo da
con amore e con lode gran-
cia coltivavfisi Marsiglia domenicano fu chiamato da
dissima. Già da tempi remotissimi, per Giulio 11 a comporre le invetriate della

le sollecitudini dell'abbateSugero, solto gran sala presso la cappella pontificia,


i regni di Carlo i il Calvo e Luigi VI il cioè la Sistina, distrutte poi nel lerribil
Grosso (temo anacronismo quanto ali.° saccheggio di Roma del 1527). Riman-
nomCj dovendo dire Luigi VI il Grosso gono però due sole finestre da loro ese-
e Luigi VII il Giovane^ pe'quali il cele- guite nella chiesa di s. Maria del Popolo,
bre abbate di s. Dionigi governò la Fran- nella cappella dietro alla Madonna, in

VOL. cxvi. 21
322 V E T V ET
una Jelle quali fecero 6 storie relative sii e l'Adorazione de'Magi, di finitissimo
alla vita di Gesù Cristo; e nell'altra G di lavoro, divennero poi proprietà del no-
quella di Maria Vergine^ le quali furono bile Corazzi. Il conte Passerini conserva
e sono lodatissime (leggo nel Landucci, 1 vetri colorati di due piccole finestre,
Orìgine del tempio della Madre di Dio colle Virtù nello stesso modo tenuto poi
presso alla porta Flaminia ^ detto del da Raffaele. Intanto morto io Arezzo
Popolo^ Roma 1646, che Giulio II fece Fabiano di Stagio Sassoli aretino, buo-
con grande arte e lavorio fabbricare le nissimo nnaestro di fare finestre grandi,
Lellissime e vaghissime invetriate^ circa il avendo gli operai del vescovado allo-
i5o7, in una essendo delineata la Nati- gato al figlio Slagio e ad un Domeni-
vità della D. Vergine, e nell'altra quella co Pecori 3 finestre della cappella prin-
del Verbo incarnalo suo Figlio, che conco- cipale di 20 braccia l'una, gli aretini non
lori e l'ombre illuminando il coro, se stes- ne restarono soddisfatti, benché lodevoli,
se rendono ammirabili. Roma in questo ondefuinvitatoGuglielmo,chealloraavea
genere, dice Landuccì, non credo abbia ricevuto il beneficio della prioria, a re-
cosa pili ragguardevole , che perciò in carsi da Cortona in Arezzo, ricettandolo
quelle con gran caratteri si legge: /{<//m^ Stagio verso ìIiSiq. Egli per lai." ope-
II Pontiftx Maximus. Afferma il Nib- ra eseguì una finestra della cappella di
Ly, Roma nel i838, che dietro l'altare s. Lucia degli Albergotti nella cattedra-
maggiore, le vetriate delle finestre del le, colle figure della Santa e di s. Silve-

coro furono dipinte assai bene ad en- stro meravigliose da non sembrare vetri
causto^ colle storie di Maria Vergine da colorati, esistenti alquanto guaste, per
Guglielmo di Marcilla o di Marsiglia e rottura d'alcuni vetri a cui se ne sosti-
da Claudio francese, pittori fatti venire tuirono de'bianchi. Qui il p. Marchese
in Roma da Giulio II. Non dice dell'al- soggiunge, perchè oltre il magistero del-
tre, ed anco il Melchiorri che nel 1840 le carni, sono squagliati i vetri » cioè le-
pubblicò la Guida di Roma solo di- , vata in alcun luogo la .' i pelle, e poi co-
chiarò: I vetri delle finestre furono di* lorita d'altro colore, come sarebbe a di-
pinti a fuoco da Guglielmo e da Claudio re posto in sul vetro rosso squagliato o-
ec. Della Pittura 'all' encausto dissi pa- pera gialla , e in su l'azzurro bianca e
role in quell'articolo, maniera di dipin- verde lavorata, la qual cosa in questo me-
gere a cera, che si applicava a mezzo del Il vero dun-
stiere è diffìcile e miracolosa.
fuoco ma non pare a' vetri). Essendo
, que e primo colorato viene tutto da uno
morto in questo mentre maestro Clau- de'lati, come dire il colore rosso, azzur-
dio, rimasero a fr. Guglielmo tutti i di- ro o verde, e V altra parte, eh* è grossa
segni e le masserizie del compagno , on- quanto il taglio di un coltello o poco più,
de cominciò da solo a operare in Roma bianca. Molti per paura di non ispezzare
in servigio del pubblico e de'privati cit- i vetri, per non avere gran pratica nel
tadini; e avendo per alcuni alemanni co- m aneggìarli, non adoperano punta di fer-
lorita una finestra nella loro chiesa, piac- ro per isquagliarli,main quel cambio per
que sillattamente al cardinal Passerini, più sicurtà vanno incavando detti vetri i

che lo condusse in Cortona sua patria con una ruota di rame con in cima un
perchè vi eseguisse alcune cose dell'arte ferro, e così a poco a poco tanto fanno
sua, e come valente disegnatore e buon collo smeriglio, che lasciano la pelle sola
frescante dipinse a chiaroscuro la faccia- del vetro bianco , il quale viene mollo
ta della casa del cai dinaie. Le due fine- nello. Quando poi il detto vetro rimane
stre che colorì per la cappella maggiore bianco, se si vuol far di colore giallo, allora
della pieve, esprimenti la Natività di Ce- sidà, quando si vuole metter a fuoco ap-
VET VET 323
punto per cuocerlo, con un pennello d'ar- sedivenne aretino. In seguito consideran-
genlo calcinato, che è un color simile al do Tarte del vetro essere poco eterna per
bolo, ma un poco grosso, e questo al fuo- le rovine a cui sono di frequente soggette
co si fonde sopra il vetro e fa che scor- tali opere ,
gli venne desiderio di darsi
rendo si attacca, penetrando a detto ve- alla pittura, e così dagli operai del ve-
tro, e fa un bellissimo giallo; quali mo- i scovado prese a fare 3 grandissime volle
di di fare niuno meglio ne con più arti- a fresco, per lasciar di sé memoria dura-
ficio adoperò del priore Guglielmo; ed in tura ; e gli aretini Io compensarono con
queste cose consiste la difficoltà , perchè un podere e case per godersi a vita. Co-
il tingere di colori a olio o in altro mo- sì incoraggiato si propose imitar l'opera-
do è poco o niente, e che sia diafano a to da Michelangelo nella cappella Sistina
trasparente non è cosa di mollo momen- del Vaticano, con figure grandissime, e
to; ma il cuocerli a fuoco e fare che reg- tosto divenne eccellente in tale arte. Fi-
gano alle percosse dell'acqua e si conser- gurò i principii del Testamento nuovo,
vino sempre, è ben fatica degna di lode". come avea fatto del vecchio nelle 3 gran-
Onde meritò lode il Marcillat di eccel- di. Queste adornano
storie a fresco che
lente maestro per non essere chi in que- la volta del duomo d'Arezzo nella nave

sta professione l'avanzasse, oltre nell'ar- di mezzo, esistono ben conservate, debo-
tifìcio della confezione de' vetri, nel dise- li nel colore, ma di buon disegno, ricca

gno e nel colore. Fece poi in Arezzo l'oc- e felice composizione. Non ignorò la pit-

chio grande di detta chiesa cattedrale col- tura a olio, e ne lasciò un saggio nell'Im-
la Venuta dello Spinto Santo, da ultimo macolata Concezione di s. Francesco d'A-
restaurato con molta bravura dall'areti- rezzo. Nel tempo di questi dipinti non
no Raimondo Zaballi (il eh. cav. Giorda- intralasciò l'opera delle finestre di vetro;
ni di Bologna dice, che col milanese Ber- cioè in s. Francesco l'occhio grande di
lini hanno rinnovato la maniera di co- fondo, bellissimo e ottimamente conser-
lorire i vetri meravigliosamente); e così il vato: per domenicani l'invetriata gran-
i

Battesimo di Cristo nel Giordano per s. de della loro chiesa, nella quale espresse
Giovanni, pel battisterio del duomo; nel una vite, che partendosi da s. Domenico
quale lavorò ancora l'altra finestra della mostrava fra'rami e viticci tutti Santi i i

Risurrezione di Lazzaro, dov'è impossibi- dell'ordine, e nella sommità la B. Vergi-


le mettere in sì poco spazio tante figure, ne, e Gesù Cristo che sposava s. Caterina
con sorprendenti effetti , in questa ope- da Siena, della quale lodatissima inve-
ra infiniti essendogli squagliamenti di co- triala, non più esistente, per grato ani-
lore sopra colore nel vetro, per reggere mo non volle prezzo. Alcune finestre co-
all'acqua e conservarsi sempre. Mirabile lorì per la chiesa della Madonna delle
è pure la finestra della cappella di s. Mat- Lagrime, per quella dis. Girolamo e l'al-
teo ; le figure e le prospettive non paiono tra di s. Rocco. Ne inviò eziandio fuori
vetri, ma cosa piovuta dal cielo a consola- d'Arezzo, come a Firenze in s. Felicita
zione degli uomini. Nello stesso luogo fe- (ivi giunta, i gesuati eh' eran maestri in
ce fare la finestra di s. Antonio e di s. Ni- quest'arte, la decomposero tutta per ve-
colò, bellissime e non più esistenti; e due dere il tenuto dall'artefice); una a
modo
altre rappresentanti Cristo che caccia i Casliglion del Lago, e due o tre in Pe-
Venditori nel tempio, e l'Adultera, vera- rugia, compreso l'occhiograndedella cat-
mente opere egregie e meravigliose. Gli tedrale di s. Lorenzo, e pare pure l'inve-
meritarono tanta lode, distinzioni e pre- triata della cappella del Rosario de' do-
mi, che il priore Marcillat risolvè d'eleg- menicani , non più però esistenti. Vago
gere Arezzo per patria, e così da france- pure delle cose di architettura, fece per
V Et •
Bai V E T
Arezzo nssai disegni di fabbriche e di or- le antiche basiliche, e facendo, per cosi
namenti, ed anche per altrove. Mori nel dire, penetrar la luce attraverso n queste
i537 lasciando il suo corpo ed suoi a- i vetriere colorale de'fasti degli eroi della
veri agli eremiti di Camalduli, ed al suo Chiesa, simboleggia la grazia di Dio che
allievo Pastorino da Siena vetri, le mas-
i perviene attraverso i meriti de'Santi ".
serizie da lavorare e disegni. Altri disce-
i Nella bellissima opera, Milano e il suo

poli nella vetraria furono Maso Porro territorio^ Milano 1 844» ragionandosi del
cortonese, e Battista Borro aretino; nel commercio e industria a p. 1 16, si dice.
disegnare e nel colorire Benedetto Spa- L'arte de'vetri dipinti, bellissimo orna-
dari,e Giorgio Vasari, che altamente en- mento alle cattedrali del medio evo, in-
comiò questo rarissimo dipintore di ve* terrotta in Milano da due secoli fu , ri-

tri. Le principali e più rinomate inve- tornata in vita mediante lunghi studi e
triate colorite che ci sono restate, io non faticosi tentativi del valente pittore Gio-
mancai ricordarle dove esistono, ed an- vanni Bertini, più volte premiato dall'i, r.

che parlai delle contemporanee, di cui istituto. Dal 1 835 in poi, per commissio-
vado a dirne alcunché. In diversi luoghi ne dell'amministrazione del duomo, egli
feci onorata menzione degli stupendi la- eseguì meglio di i5oo braccia quadrate
"vori di Giovanni Bertini da Varese, di di vetri dipinti. Nelle 3 grandi vetriate
cui leggo nel Pantheon pittoresco, bio- del poscoro, in parte rislaurate, in parte
grafie di uomini e donne illustri di tut- nuove, non solo emulò gli antichi per lu-
te le nazioni da' pihantichin'viventi^coni' centezza, forza e inalterabilità di colori,
pilate dal cai'. Ignazio Canili^ Milano ma li superò per grandezza de'pezzi, va-
i844>che lichiamò l'arte di dipingere sul riazione di tinte sopra un solo colorimen*
vetro, migliorandoassai metodigià usati
i to delle carni, e artificio di mascherare i

dagli antichi. I molti suoi lavori nella piombi e i legamenti di ferro. Questi per-
metropolitana di Milano, nel santuario fezionamenti appaiono ancor meglio nel
d'Asisi e in molte case private e gotiche finestrone sopra la porta maggiore, do-
costruzioni, attestano con quanta perizia ve in un solo campo di più di 70 braccia
egli abbia saputo portare innanzi un'a- quadrate è rappresentata la B. Vergine
bilità già da tanto tempo rimasta non Assunta in cielo, con un gruppo d'Angeli
curata e quasi ignorata; uno de' grandi in proporzioni colossali; e così ne' recenti
vantaggi suoi è quello di saper colorire a'cappelloni della Croce. Commissionigli
de'pezzi in grande, laddove gli antichi, vennero anche da Varsavia, da Lisbona,
non facendo risultare il loro disegno se da Londra e massime da Roma (ove fra
non dalla combinazione de' piccoli j>ez- gli altri lavori del lodato artista , suo è
erano obbligati a ingom-
zetti variopinti, lo stemma di Gregorio XVI nel giardi-
brare le loro figure di piombi, che rom- no del Quirinale, di cui feci cenno nel
pevano l'unità e la bellezza. « Chi crede voi. L, p. 25 1); e il governo pontificio di
ninna cosa possa esser bella se non anti- Gregorio XVI l'incaricò di restaurare le
ca,darà sicuramente la preferenza ai sag* antichissime vetriate della basilica di s.

gi pervenutici dall'antichità; chi vorrà Francesco d'Asisi, di cui parlai in più luo-
giudicare il bello secondo le leggi dell'e- ghi, e farvene delle nuove. L'autore di
stetica^ non potrà non conoscere come un'opera egregia sui dipinti sul vetro,pub-
quelli non meritino con que'del Bertini blicata in Milano, di cui con pena ho di-
J'onor di un confronto. Giovane ancora, menticato il chiaro nome, neh 821 pen-
è oltremodo operoso, e gli resta ancor sando come si potesse in Milano ricon-
tempo di propagar sempre più saggi di i durre la bell'arte di dipingere sul vetro,
quest'arte, che così divolamenle adorna e procurandosi alcuni vetri provenienti
V ET VET 325
da*fìne«tioni del duomo, fece alcuni slu- tano. Compiuti alcuni antini in nuovo,
di chimici su di essi, e tentò alcuni speri* dichiarò l'accademia, che in linea d'arte
memi. Conobbe, poco dopo, il pilloreGio- erano assai superiori a'preesistenli; e Ti-
vanni Berlini che, iu allora ancor giova- slituto giudicò essere veramente il dipin-
ne, occupavasi nel dipingere sullo smal- to eseguilo a fuoco, resistente all'azione
to,servendo bijulieri; con esso tenne al-
i della luce e dell'aria, ed a' reagenti. Fu
cune conferenze, lo animò a intrapren- per l'autore dell'opera scritta vittoria, e
dere la dipintura sul vetro ,
giacche la preso coraggio, ottenne che il Berlini pro-
dipintura a smalto ha molla relazione con seguisse, e perfezionasse l'arte sua coU'e-
quella. Giovanni Berlini, oltreché era for- sercizio. K mirabile come il Berlini, col
nito dimolte cognizioni chimiche, era poi solo suo ingegno, formasse una tavoloz-
anco pittore allievo deiraccademia mila- za cotanto abbondante di colori^ in modo
nese di merito noncomune, ed accoppia* che per lui dipingere sul vetro divenne
va moltissimo talento con una modestia lo slessoche dipingere con colori a ver-
ben rara. Cominciò adunque, il Berlini, nice,immaginasse poi un forno di tutta
a dipingere, e presto giunse a produrre sua invenzione, immaginasse un metodo
qualche saggio da lusingare grandi prò* nuovo di unire i diversi vetri, e l'intelaia-
gressi. Scarso ne'mezzi, dovette dipende» ture de'ferri co'piombi, ed ardisse di cuo-
re da chi pretese associarsi a lui , ed in cere pezzi smisurali di vetro, prima di
allora eseguì qualche lavoro che venne lui mai tentato. Senza mai sortire da Mi-
esposto ed anche venduto. Il nome di
, lano, ne visitare le fabbriche reali di Mo-
Berlini era confuso con quelli che nulla naco, di Londra, Parigi e Friburgo, colla
facevano. Appena, nel 1829, lo scrittore scorta del solo suo ingegno portò que-
sullodato, fu nominalo all'amministrazio- st'arte a tal punto, da non invidiarle per
ne della fabbrica del duomo di Milano, ogni rapporto; e quando visitò quella pur
noi» gli parve vero di approfìllare de* reale di Sevres, trovò che colà non avea
talenti, da lui conosciuti nel Berlini, per nulla da imparare, ma bens\ insegnò ciò
poter introdurre in quel duomo la bel- che nonconoscevano.Mor'i quesl'onesl'uo-
l'aite, e riparare alle fìneàlre che trova* mo, ancor giovane d' età nel fiore de' ,

vansi, o con vetri bianchi, o con vetri a suoi lavori, travagliato da lenta malat-
colori, composti da un musaico in pezzi tia. 11 figlio Giuseppe succedette all'arte

di vetro appartenenti alle tante fiuestre appresa dal padre suo, ed suoi lavori i

rovinale ne'tempi passati. Nessuno può piacquero; ma questo è proprio il caso


credere le dinicoltà che l'amministralo- di anco qui ripetere, che facile est iw
re incontrò, e l'ostilità, l'increduiilà che ventis adderCy giacché con vera ingra-
,

d'ogni parte dovè sostenere. Alfine gli titudine, ora quasi non si vorrebbe no-
riuscì di proporre il restauro de'3 fine- minare il padre (tanto è vero, che io nel
slroni del retrocoro (poscoro), e l* olten- raccogliere le nozioni che vado riferendo
ne, giaccheebbe l'arte d'ingannare, so- sul padre e sul figlio, le trovai confuse a
stenendo che trallavasi di cose di poco segno, di dover domandare a Milana i
momento; ma il fallo si fu, che intrapre- nomi propri d'ambedue per distinguer-
so il lavoro, egli fece conoscere che nou li, e mi fu favorita la pagina i38 dell'o-

era il caso d'un restauro, ma bensì d'u- pera laudata, di cui credei opportuno ri-
na quasi totale rinnovazione; ed essendo produrre il contenuto, col quale ho rag-
comincialo il lavoro, ninno potéimpedir' giunto il mio scopo), il quale avea pur
lo, alla condizione però che le prime co- troppo il difeU' ^'essere pieno d'ingegno
se fatte dal Berlini dovessero essere giu- » ed autore iu llalia di quest'arte, ma mo'
dicale dall'accademia e dairi&liluto di Mi- duslissimo ed alieno di dare importanza

326 VET VET
alle cose die faceva''. L'ammioislrazione pratici del magistero cui son chiamali;
della fabbrica del duomo di Milano, am- tanto più fortunata perchè co'fulti rispon-
luiraodo tanto uomo, i di cui melili an- dono a coloro che dalle annuali esposi-
davano del pari coli' onestà del suo ca- zioni milanesi inferiscono che la grande
rattere, gli ha fatto l'onore; assai didìcile, pittura ha cessalo di esistere, che l'arte
di mettere una piccola lapide nella parte si rinchiude nell'iufimo steccalo de'sog-
delretrocorodel duomo stesso,che ricorda gettini di genere ". E giustamente sog-
il nome tanto benemerito di Giovanni giunge, si diano commissioni e si vedià
Bertini.Ed eccomi a parlare con sicurezza, se l'Italia sappia trovar ancora le ispira-
del suo degno (ìglio Giuseppe. Nella Cro- zioni, illuminare le arti al raggio della di-
naca di Milano de'3o gennaio 855, è il 1 vinità, e tributare ancora un omaggio al
seguente articolo: Nuovi i'etri del Ber ti- culto patrio e divino. 11 rammentato p.
ni di Milano. Principia dal notificare, Màsetti, a p. 28 dell'importanti Memo-
che privata esposizione chiamava poc'au' rie is loriche di s. Maria sopra Minerva ^
zi un intelligeule concorso allo studio del disseche tale monumentale chiesa fu
pittore Giuseppe Dertini. Dopo lo sgra- magnificamente restaurala con più ricca
ziato rinvio del suo memorabile lavoro maestà, ripristinandosi possibilmente il
dall'esposizione di Londra (il Giornale di primitivo concetto e stile architeltouico
Roma deh 857 ^ P* chea*
^^7 riferisce che avea ricevuto nel 1280 nella rifab-
27 gennaio l'imperatore d'Austria Fran- brica e ampliazione,cioè nella sua gene-
cesco Giuseppe J, trasse anche allo stu- ralità spettando al gotico, da altri detto
dio del pittore Bertini, il quale all'espo- bizantino o semi-gotico. Le volte si tin-

sizione mondiale di Londra fu riputato sero d'azzurro trapuntato di stelle d'oro


il primo pittore io vetjo di quanti se ne all'uso de'giotteschi, e negli spicchi e com-
conoscano), questo giovane a'tista, rac- partimenti colle figure a fresco de'Profe-
colse maggiorsimpatia,come avviene del timaggiori, Evangelisti, Apostoli, Dot-
genio non baslevolmenle fortunato. Que- tori, infondo l'Annunziazione da cui il
sta volta si trattava di 6 grandi vetrie- tempio s'intitola; all'intorno Santi e San- i

le che devono decorare la chiesa di s. te più illustri dell'ordine in mezze figu-


Maria sopra Minerva a Roma (di che ra- re. I vetri figurati ne'finestroni di fondo
gionai, in un a quelle del valente raven- colle corrispondenti formelle, non che i

nate Moroni lodate in principio, ne' voi. 3 sopra le porte uscirono dalla riputata
LXXllI, p. 35o e seg., e LXXV, p. 216, offici na dell'egregio Bertini di Milano; tut-

ove ricordai le sue Memorie sloriche del ti gli altri furono applaudito lavoro del

p.Masetlì, che descrisse pure i vetri in di- Moroni ravennate. Cosi il tempio si pre-
scorso), la città delle chiese e de'templi, senta grave e maestoso, richiamando alla
la quale però non ha in fatto di religio- memoria la religione e il valore de'nostri
ne, che quel solo edificio gotico, d'impo- maggiori del XIII secolo; irradiandolo le
nente architettura, il Bertini anche que- belle vetriate di vaga iride, che invila C|
sta volta dovette lottare con una forte raccoglimento e produce incantevole ef-
concorrenza. « Voleva la Francia primeg- fetto , le quali fu d' uopo associare alla
giare anche in questo gran lavoro, quel- forte e sentita tinta delle volte. In tal

la Francia sempre potente quando trat- modo la misteriosa luce vi penetra a tra-
tasi di rivaleggiar coll'ltalia. Ma il Ber- verso de'vetri colorati, co' quali sì nelle
lini prevalse, e l'opera sarà un'altra del- figure de'finestroni di fondo, sì ne'rabe-

le gloriose prove d'un pensiero ispirato schi delle finestre minori, si vede perfet-
dall'estetica e dalla fede. Fortunata l'Ita- tamente imitato il lavoro con cui uQse-
lia finche possiede artisti si altameute coli XI V e XV si resero celebri i vetrai.
-

VET V E T 3ci7

La Cronaca di Milano de* 28 febbraio la facciata di s. Croce della stessa Firen-


1857 ci diede rinteressante articolo: Del- ze, nel quale rappresentò la Deposizione
la pittura sul vetro antica e niodernJf e dalla Croce. Inoltre la perfezione della
con UQ sunto di esso quasi tenniaem il pittura sul vetro è d' uopo vederla ne*
mio, e servirà di coaclusione e in parte di bellissimi finestroni storiati della cattedra-
riepilogo, non senza giunta d*altre nozioni led'Arezzo del Marcillat. E parimenti iti
e opinioni, sul fin qui esposto^ precipua- Siena l'occhio maggiore di quel magnifi-
mente i portenti nell'arte operati dal pi- co duomo, fatto dal Pastorino scolare del
sano Bolli, che saranno apprezzati da'po- precedente. I due ricordati artefici del se-
steri, come sono ammirati da'contempo- colo XVIportarono quest'arte a tal per-
ranei, non che del magico e religioso ef- fezione, che dopo loro ni un altro arrivò
fetto che producono nella casa di Dio i sino a quel grado; anzi dopo questi vi ri-
vetri dipinti. Avendo l'encomiato Berli- masero frati gesuati delti della calza (i
i

ni eseguito uuinsigne^ dipinto sul vetro quali cominciarono a sopprimersi nel


ralìjgurante l'Allighieri e la Divina Com- 1668), ma così di lungi e inferiori da non
media, venne desti nato a decorarla gran- meritare confronto ; e pel corso di due
de aula della biblioteca Ambrosiana a secoli circa le storie non porgono ricor-
Milano ; né poteasi scegliere santuario di, che in Toscana vi fiorissero artisti di

scientifico più degno a collocar quella questo genere, il quale forse andò in di-
rappresentanza del divino poema. La ve- suso per mancanza di commissioni. Nel
oerabil imponenza di quel salone colla 1826 il Berlini di Milano, padre del vi-
sua vastità, e co'tanti tesori d'intelligen- vente, fece alcuni studi su quest'arte, e
za che ne adornano le pareti, si conso- mostrò de'saggi, e tanto fu il fanatismo
ciano mirabilmente a quel prodigio del- che destarono, che Francesco I impera-
Ciò premesso, la Cronaca, suU'ac-
l'arte. tore d'Austria e re del regno Lombardo-
cennalo argomento, riproduce le parole Veneto l'onorò col conferirgli una meda-
dello Spettatore di Firenze. Il ramo no- glia per incoraggiamento. Anche in A-
bilissimo della pittura sul vetro , formò rezzo, in questa stessa epoca, il pittore Z.i-
in tutti i tempi la delizia de'più sommi bagli aretino , aiutato co' coosigli della
artefici , sì italiani che esteri; e quanto scienza del prof. Fabbroni, trovò anch'es-
essi abbiano fatto in quest' arte , ce ne so la maniera di dipingere a fuoco e co-
offrono chiara testimonianza le supersti- struire vetrate: e ciò consta dal restauro
tiloro opere, le quali tuttora con istn- grande della catte-
ch'egli fece dell'occhio
pore ammiransi ne'templi più magnifici drale di quella città, ma
per la morte del
della Toscana. Que'che più si distinsero Zabagli, quest'arte in Toscana cessò con
nel genere di pittura in discorso, non fu- lui. Nel maggio i853, appunto quando

rono che artisti rinomatissimi, fra'quali restauravasi la chiesa di s. Paolo a ripa


primeggiano Alberto Duro, che tanto fe- d'Arno di Pisa, e dopo essersi fatti nelle
ce pel musaico e l'incisione in Germania, pareti i tentativi per rinvenirvi antiche
e Luca d'Olanda, ambo esteri. Fra' to- pitture,il pisano Guglielmo Botti, giova-

scani èda ammirarsi, nella metropoli fio- ne pittore appena ventottenne, fu dal-
rentina, Domenico da Gambassi, Dona- rarchiletto Pietro Bellini suo concittadi-
tello, Ghiberli, sebben quest'ultimi fosse- no interpellato, se in qualche modo si po-
ro architetti e scultori. I più bei lavori tessero fare in Toscana, e senza ricorre-
di musaico e pittura in vetro, eseguiti dal re all'estero, le finestre storiate a vetri

Ghiberti,sono l'occhio maggiore della fac- colorati e dipinti^ come appunto faceva-
ciata di detto duomo, ancorché le altre no gli antichi. Questa sola domanda fu
sieno perfeltissirae, e l'occhio grande del pel Botti il punto di partenza, non aven-
3a8 V E T • V ET
do altro precettore che ranlico finefilro- teda quella de'memorati maestri; del che
jne del secolo XIV esistente nella tribu- ognuno può convincersene alla vista de'

na della suddetta chiesa di s. Paolo, la nuovi finestroni filili di recente dal Ber»
propria medilnzione, ed una serie di ri- tini nella cattedrale di Lucca, col confron-
petute esperienze. Assicurato poi ch'egli to di 3 bei finestroni esistenti anch'essi in
fu, dalla commissione incaricata de* re- quella tribuna, eccellenti opere di ser U-
stauri della stessa chiesa, nello spazio d'un golino da Pisa, portanti il nome di lui
mese circa le mostrò alcuni saggi, quali i stesso e l'anno i4B5. L'autore dell'artico-
certamente per essere slati primi fra'lo- i lo dichiara quindi , potersi francamente
scani odierni, riuscirono a tulli di gradi- dire, che chi ha veduto con occliio im-

mento. Però molte furono le cose da por- parziale e artistico tenne in paragone del-
re insieme e bisognevoli ad una tale ri- le altre, vi scorge troppo grande la difie-»

cerca, poiché l'aver trovalo una materia renza; per cui esaminando le auliche, vi
colorante necessaria pe*chiaroscuri, e fu- si trova quello che anco coetanei prali-f
i

sibile al tempo non


stesso, fu certo per carono, cioè un'arte mirabile nella riu-
lui cosa di poco momento; ma può dirsi nione de'colori, nella bontà del disegno,
nulla in confronto colle altre cose pur nella costruzione perfetta, non vedendo-
necessarie al compimento di quest'ogget- visi le commettiture de'vetri; in fine è ta-
to; poiché Tarte dello smallo è assai an* le la loro intonazione, da reputarsi degne
tica, ne mai si è perduta. Ma l'essenzia- di stare in paradiso, come enfaticaraenr
le consiste nel rinvenire artisticamente il te disse Vasari, parlando dell'arte, w la
modo con cui si potesse col mezzo di quelle di Milano è assai diversa la ma-
centinaia di pezzi di velro formare Tin- niera di operare, pei che ciò che gli anti-
sìeme d'un perfetto dipinto, o meglio co- chi praticavano colla molliplicità de'pez*
sa vera, come dice il Vasari. Principale zi,i moderni fanno co'colori vetrificabili
scopo del Botti fu quello di ridonar in sopra grandi lastre bianche, per cui con
Toscana vita ad un'arte, che da' profes- pochi pezzi formano una vetrata; ciò pro-
sori dell'aurea età venne con tanto amo- duce di certo un vantaggio, ma evvi al-
reesercitata, e di che in Italia, dopo il se- rincontro danno, che operandosi aque-
il

colo XVI, a nessun artefice è riuscito di slo modo, non sì ottiene quella tanto bel-
rintracciare la maniera praticata da que' la intonazione delle antiche, che si richie-

sommi maestri; non v'ha dubbio alcuno de tanto più in chiese dove abbisogna una
che il loro metodo di operare è ora sta- luce tranquilla e raccolta, massimamen-
to felicemente indovinalo o scoperto e te in quelle del medio evo. Quindi è che
messo in pratica dal Botti; metodo con cui non figurano che in templi e
tali vetri

que'sommi può dirsi che toccassero 1' a- palazzi moderni". (La Cronaca però, pro-
pice della perfezione, sia per la composi- babilmente il cav. Ignazio Cantìi, anno-
zione de*soggetti, sia per la forza del co- ta. Non possiamo dividere quest'opinio-
lorilo, per l'impasto nella pittura e per la ne coir autor di queste parole, giacche
forma della costruzione; comechè risul- conosciamo qual effello migliore fmno
tante da migliaia di pezzi insieme conge- nella cattedrale diMilano vetri eseguiti i

gnati, senzachè le giunture sieno in luo- allamaniera moderna a fronte di quelli e*


go alcuno risibili. Continua lo Spettato- seguitialla maniera anticajè certo un gran
re dì Firenze a dire, che fra le maniere merito del Berlini(Giovanni) d'aversapu-
di dipingere in vetro ad ustione è da pre- to sostituire il metodo di far le sue rappre-
giarsi la maniera tenuta da Giuseppe Ber- sentanze con poche lastre di velro, e na-
lini, figlio del sopraccitato, in se bellissima scondere accuratamente i piombi nelle
e lodevolissima, ma però aCfatlo dilFereu- pieghe, al metodo di comporlecou lauti
V KT V E T 329
piccoli pezzi che lagliuzzatio il disegno e (rata che riuscì in bellezza superiore a*
ne .sfonuauo l'assieme coH'inlerposizioiie suoi precedenti lavori. Terminali questi,
cl'miiuinerevoli piombi). Tornando a'ia- ricevè l'incarico per due altre di quelle
xov'ì del Botti, ili.° da lui eseguito fu uu slesse feritoie di 6 braccia d'altezza, una
grandioso fineslrone in vetro per la me- dall'università de' cappellani della men-
morata chiesa di s. Paolo di Pisa , nei zionala primaziale, e per questi esegui il

quale in 3 partimenli espresse io 3 mez- loro patrono s. Stefano protomartire ia


ze figure la B. Vergine, s. xAgata e s. Ana- abito da diacono;raltra dal R.mo capitolo
stasia. Questo finestrooe viene costruito de'canonici, pe'quali compose una s. Re-
da 600 pezzi di vetro colorato e dipinto parata contitolare della metropolitana
a fuoco, e talmente commessi da non ve- medesima. Tali figure sono in grandez-
dersene le attaccature; ed allinchè queste za del vero, lo stile è conforme a quello
gli dessero redelto desiderato, compose del secolo XVI, poiché loro fondi sono
i

una macchina da fabbricarsi


piccola i di architettura d'ordine detto gotico, lo
piombi sottilissimi, ma solidi. La mostrò stesso ne'musaici e fregiature. In questo
al granduca Leopoldo li, il qualesenedi- vi è molta forza di colore e serietà d'in-
-cbiarò soddisfattissimo, e tanto più ebbe tonazione. E da osservarsi pure, oltre l'ar-

a rallegrarsene per essere sialo il i.° la- tificiosa costruzione, la ricchezza de' pan-
voro disimil genere fatto in Toscana do- ni delle figure per gli ornamenti onde so-
po tanti antèi. Gli altri lavori da lui ese* no fregiale, nelle quali colla naturalezza
guiti della slessa specie nella detta chic delle carni e delle pieghe si distinguono
sa, sono una piccola feritoia fatta a sem- parecchi lavori di ricamo olteuuto dallo
plici ornali, collocata sotto la indicala fi- stesso vetro, poiché in panno rosso, bleau,
nestra; altra fineslra nella facciata , ove verde, giallo, compariscono fiori e ricami
rappresentò sotto un gotico tempietto il di colore opposto al primo, cioè d* oro,
Iledentore in grandezza naturale nell'at- d'argento o d'altro diverso; e questo è
to di benedire, opera che agli intelligenti quello che .anco il Vasari chiama arte
apparve più mirabile delle precedenti, e difficile e miracolosa, comesi è veramen-
finalmente fece 3 occhi nella facciata me- te. E in fatti basta portare attenta os-
desima, e due finte vetrate nel mezzo del servazione alla tunicella di s. Stefano e
lucido talco» Nel 1 854 mentre il Botti da- al manto di s. Reparata, per convincersi
va fine a'discorsi lavori, compose una pie* che il lavoro vi è condotto alla massima
cola vetrata con iomeezo Mosè su ricca perfezione. Ed ove queste vetrate del Bot-
cattedra, mostrando al popolo ebreo la ti pongansi a confronto delle due fatte in
legge di Dio; e ciò unicamente fece per Francia, da circa io anni, una per com-
figurare all'esposizione de'lavori toscani missione del granduca Leopoldo li, l'al-

a Firenze novembre dello stesso anno.


il tra per lagranduchessa M.* Antonia; ed
Nel qual anno ebbedal cav. Vincenzo Car- altre due eseguite dal Berlini padre di
miguaui operaio della primaziale pisana, Milano, una pel defunto arcivescovo di
l'onorevole incarico di fare pel magnifi- PisaParretti, l'altra per mg."^ Della Fan-
co battistero della due grandi fine-
città teria vicario generale; non vi sarà occhio
stroni semi-storiati da collocarsi uno di il meno artistico che non vi scorga diffe-
faccia all'altro, nel 3.° ordinesuperiore di renze tali, da dover aggiudicare la palma
quel tempio, e al tempo stesso gli fu data della superiorità a quelle del Botti. Nello
commissione dal medesimo di eseguire stesso battistero egli operò pure per due
per una di quelle belle feritoie deli. "or- di quelle simili feritoie,sulle quali, essendo
dine la figura di s. liauieri pisano invo- murale e prive di luce, rappresentò col
cante dal cielo soccorso alla patria, ve- solilo mezzo del talco, s. Torpè pisano io
33o VET VET
unaj e Efeso nell'altta, ambedue mili-
s. falla col pennello. Viw altro segreto dì
tari e martiri, che avendo buoaa luce di somma importanza in quest'arte, ha pur
faccia figurano ottimameate. Fece poi, di ritrovato il nostro artista. Consiste que-
commissione del cardinal Corsi attuai ar- sto nel far apparire in un vetro natural-
civescovo di Pisa, per una di quelle soli* mente colorato un qualsiasi colore, e vi
te feritoie, Bernardo abbate nell'atto
s. fa scherzi e fregi; il che avendo egli ese-
di presentare una lettera a quel senato. guito in vari lavori esposti al pubblico,
Anche in s. Andrea di detta città esegui ne riportò meraviglia e plauso univer-
a richiesta d'un pio benefattore due fìue- sale ". Spigolerò ancora l' articolo eru-
stre , esprimenti l'Angelo Gabriele e la dito àoiV Albani di Roma deliBSy, t. 4i
Vergine Annunziata. Per ultimo non è a p. 4 io: Delle vetriate dipinte. Verso il

tacersi, che se in tutte le mentovate ope- V secolo dell'era corrente nacque negli
re, l'invenzione è degna d* encomio per architetti la felice idea di far entrare la
l'esattezza del diseguo, il movimento del- luce ne* sagri edifizi a traverso di vetri
le figure, il buon gusto e la varietà degli coloriti; ottenendo per tal modo di ripro -
ornati, non è meno perfetta l' esecuzione durre con magico effetto le rosee tinte
sia nella difficilecombinazione de'diversi dell'aurora, od il vario colore dell' arco
colori, sia nella forza, gradazione e vi- baleno. L'incantevole effetto di que'vetri
vacità de' medesimi. In tal modo l'egre- sembra che sparga nell'intimo delle chie-
gio giovane artista Botti, a gloria della se il temperato splendore di una luce tut*
Toscana vi ha fatto rinascere un'arte, che ta celeste. I fedeli che ivi stanno in ado-
giàaveala resa celebre nel i.** risorgimen- razione credono scorgervi un raggio di-
to della civiltà. Nel precedente anno i856 sceso da quel beato soggiorno cui aspira-
la Civiltà Cattolica f nel luogo ricorda- no. Fino dal tempo di Nerone del 54, fi-

to in principio di questo periodo pubbli- rasi tentato di fondere in vetro di sottili


cò l'articolo: Mirabil arte del Botti nel laminette, onde sostituirle a quelle di pie-
dipingere le in^fetriate. Avendo ivi ripe- tra speculare (trasparente, lo schisto de'
tuto quanto riguarda l'arte e il suo ripri- greci, o Vargirodama, o la selenite^ o la
stinamento, ora solo ne ricaverò quanto yè/zo-me, comunemente il già discorso tal-
direttamente spetta al metodo del mede- cOy non l'ordinario, ma il perfettamente
simo benemerito Botti, onde meglio chia- bianco e diafano, il quale anche ora ab-
suo metodo è il seguente. « Com-
rirlo. Il bonda Seneca ne parla co-
in Moscovia:
pone dapprima una materia durevolissi- me da lungo tempo usata per le
di cosa
ma più dell'antica da sovrapporre al ve- finestre, anzi pure per le vetrine delle let-
tro coloralo e con essa disegnare i con- tighe, che alcuni dissero vetro ), di cui
torni, i risalti e gli sbattimenti della figu- per ordinario si faceva uso nell'imposte
ra. Preparata questa materia, fatto il boz- delle finestre. Questo stesso vetro varia-
zetto, dipinto e tracciato il cartone della mente colorato impiegossi per lai." voi*
grandezza della finestra, taglia e distri- ta sotto regno di Teodosio I il Gran»
il

buisce i vetri colorati e quindi ne dipin* de del 879. Secondo l'autore, la pittura
gè le figure, che espone a vivissimo fuo- a vetro a svariati disegni non risale oltre
co, finche la sostanza vitrea si ammolisca il IX secolo (ricordiamoci dis. Leone III
e si amalgami a gos\ dire col dipinto. che l'introdusse in Roma, ove morì nel
Cotti i vetri li unisce con certi suoi sot- i6.° anno di esso); probabilmente Carlo
tilissimi piombi in sì bel modo, che le con* I il Calvo dell'84o fu ili." (cioè forse ia
nessure non si conoscono e così pigliano Francia), che facendo restaurare la vec-
l'aspetto non di un musaico di molti pez- chia chiesa di Benigno di Dìjon , rornù
s.

zi qual è, ma bensì d' una pittura quasi d'un finesiroue esprimente il martirio del
1

VET 33
s. Titolare, i greci e i romani antichi co- spirare in questo grande palazzo della re-
Jurirooo il vetro, senza però pingervi so- ligione? Sarebbe delia più alta inconve-
pra. « Le velriere dipinte fdano special- nienza; ed il bidello, col suo bastone a po-
mente un magnifìco eifello nelle catte* nm dorato, lancierebbe al colpevole una
tirali edificale nello stile gotico-arabo, occhiala che direbbe : Signore, pensate
pirebbesi anche che a questi maestosi e- dove siete; qui non si può pentirsi 1 La so-
difizi, sì conformi all' indole del nostro la religione permessa all'ombra
que- di
culto, sia necessaria si fatta maniera di ste mura di marmo è di quella specie che

decorazione, che spande una magica luce certi teologi chiamano pietà grave. Lo

sulle immense navale , sui fasci di co- spiegare in che cosa essa consiste non è
lonne e sui tanti ornamenti di questo ge- di nostra competenza; ma noi crediamo,
neredi architettura.I templi innalzati nel- che da tre secoli in qua essa fu possedu-
lo stile greco-romano, amano forse me- ta ex ufficio da tutti vescovi, decani, i

gliogl'inondanli e non temperali raggi del arcidiaconi, cancellieri e canonici, cioè es-
sole. La decorazione de'vetri dipinti, del- sa non ha nulla di particolare". Ora in
la quale si credevano interamente perdu- Roma, al già Palazzo Albani (F.) si ag-

ti i melodi, vien ripigliando favore a'di giunge la decorazione de' vetri colorati.
nostri ". 11 confronto poi e il contrasto Si legge neW Eptacordo di Roma de l'i

che presentano le chiese cattoliche e le novembre 1 859, cheavendolo ultimamen-


chiese protestanti nel loro interno, di re- te acquistalo la regina Maria Cristina di

cente lo ha rilevato 1* egregio periodico Spagna, con reale munificenza vi ha or-


torinese V Armonia, pubblicando il se- dinali splendidi e grandi miglioramenti.
guente estratto dall'inglese Times, che Sono degne d'encomio le grandi lastre di
per l'ordinario lancia le più goffe villa- cristallo opalizzato, trasparenti, eseguite

nie contro la Chiesa cattolica, non senza a colorì sotto la direzione del pittore pae-
tartassare alla sua volta la stessa sua chie- sista Edoardo Pastina napoletano , che

sa anglicana. » Quando voi entrate, dice die'già alte prove d'ingegno, eseguendo
il Times nelle nostre grandi cattedrali,
,
pregevoli dipinti per delia sovrana e aL
una specie di brivido, non fisico, ma mo- tri monarchi. Questa notabile decoraziu-
rale, vi corre per le ossa. Ogni cosa è ne, progettata e condotta dal Pastina , é

d'una grandezza fredda e sepolcrale. Da destinata ad abbellire le finestre, che dan-


tre secoli in qua non risuonarono sotto no ìua alla scala, al bagno e alla cap-
quelle volle altri passi che quelli de' fo- pella domestica del palazzo. Di bello sti-

restieri , i quali da curiosi passeggiano le sono i meandri, le foglie, gli ornati,


guardando i monumenti ed vetri dipin- i che lucidi ricorrono sulle lastre opali, nel
ti. L'edifizto non serve a nulla; gli man- cui centro risplendono vaghissimi fiori,

cano quelle benefiche reminiscenze che che imitano la natura. Le lastreritraggo-


il cullo solo conferisce ad un luogo de- no lo stile pompeiano, e tulli sanno che
dicato al culto; alla sublimità di quelle questo genere di ornali si presta mirabil-
vaste navi manca qualche cosa di umano mente alla decorazione degli edifizi. Belle
e di cristiano. Fuvvi mai un'anima sola sono pure le pitture di vetri che debbo-
convertita nella chiesa di s. Paolo? Noi no sull'oratorio versare quella luce tem-
non diremo di no; sermoni eloquenti vi perala e modesta, che invita al raccogli-
furono predicali in occasione delle grandi mento. Welle finestre domestiche, inve-
solennità; ma al cerio l'aspetto generale ce di vetri dipinti, in diversi luoghi e par-
del luogo parla di tutl'allro che della con- li si sogliono adoperare tele inoleate,
versione de'peccatori, gli manca l'unzio- fiori e animali dipìnti con bellissimi co*
|ie. Qual anima risvegliala oserebbe so- lori, marmi diafani e Iraspurenti.
332 V E T • VBX
VETTONA, VETTO> I A o BETIO- mo Pontefice ,il quale /^c/covo della Chic
NA.r.ÌToI.ll,p.i98,Ln,p.i34,LXIX, sa universale f mvece del bacolo pasto-
p.ioG e seg,, LX.XX, p. 49> ed il bellis- rale, insegna de'fescovi, usa l'astata CrO'
sioio articolo di Derida del eh. Giusep- ce pontificia, sema l'immagine del Cro-
pe Bianconi, pubblicalo nell* Album di cefisso, e tutto l'Episcopato perennemen-
Roma, t. 20, p. ai 5, 225,^337. Del me- te sul petto porta ovunque la Croce pet-
desimo: Relazione dell'incendio seguito torale. Fu posto l'avventuroso segno sul
in Bellona nella sacristia di s, Crispol- culmine e sommità del Triregno^ della
to de' pp. minori convenluali, nell* Al- Corona imperiale, della Corona reale,
bum, t. 24, p. 343 e 353, l. 25, p. 34 del sovrano Scettro, dello Stendardo o
e 4o- Fessilloj e fu assegnato per distintivo
VETTORI Carlo Roberto, Cardina- nobile di ordini equestri, qual decorazio-
le, F, Vittori Carlo Roberto. ne illustre, religiosa e cavalleresca. E' il
VETZLAR. r. Wetzlar. segno della Croce il compendio di tutte
VEXILLA REGIS PRODEUNT. In- le nostre preghiere, la nostra pubblica

no nobilissimo, di voto, commovente e glo» professione di fede. Divenne la Croce


rioso, che sovente si canta dalla Chiesa oggetto di tenera adorazione, la cui di-

universale in onore della ss. Croce (J^.), vozione è fondata nella sua virlù e nelle
massime nel Venerdì Sanlo (V.)^ ed in- sue proprietà inedabili. lo non oso nep-
oltre quando i Papi solennemente bene> pur genericamente celebrarla, in uno alle
dirono e consegnarono il f^essillo di s. altre sue infinite proprietà, essendo ar-
Chiesa (F,) , o altro sagro vessillo per gomento immensurabile, che però con
combattere i nemici di essa. Più solenne- fervore religioso tentai supplire in mol-
mente il bell'inno si canta in dello vene- tissimi o indicati o analoghi articoli. Nel-

rando giorno, siccome più specialmente la solenne adorazione della Croce nel ve-
consagrato tutto al cullo di sì santo, s\ nerdì santo, scalzi e denudati il capo, in
augusto, sì salutare e sì porlei»loso s. Le* atteggiamento umilee riconcentrato scen^
gno e segno; per rammentarsi tuttora in dono da'lroni Papi e Sovrani, dalle cat-
esso.dopoX Vili secoli, che quel dì mede- tedre i tescovi,e dagli stalli cardinali e di-
simo, grondante di Sangue e coronato di gnità, dopoché fu loro annunziato dal ce-
Spìne^v'i pendea inalberato sul suo tron- lebrante col triplice preconio: Ecce li*

co, spettacolo d'amore al cielo e alla ter- gtium CrucìsyW quale Ira ti canto som-
ra, il Salvatore e Redentore d\ tutto quan- messo, tenero e commovente degl'/z^joro-
to il genere umano, sotto le sembianze perii (F.Jeileì Trisngio(F.), previe Gc'
di malfattore , sovrastato dal ss. Titolo miflessioni recansi al cospetto di tutti, ad
(V.) di Gesìi Nazareno re de* giudei, a adorarlo. Cantato pure l'inno Pange //«-
lui posto per derisione. Eppure dal la Cro- gua (F.), terminala l'adorazione, la pro-
ce, in cui consumò il divin sagrifizio, io* cessione recasi a prendere la ss. Eucari-
nocentissimo, egli non solamente perdo- stia chiusa nel s. Sepolcro, dopo di che
nò a' suoi crocefissori ma coli* eroismo , i cantori cominciano il canto, sempre ac-
d'un Dio, raccomandò alia misericor-
li compagnato da commozione di pii alfet-
dia dell'Eterno suo Padre. Da quel pun- ti, dell'inno: Fexilla Regis prodeuiil ^

to, la Croce, da obbrobrioso istromento di Fulget Crucis niysteriuni. La regina de*


supplizio, mirabilmente si trasformò e di- franchi s. Radegonda, moglie del re do-
Tenue gloriosissimo e splendido simbolo tarlo I, col suo consenso avendo fondalo
d'onore, e il solo suo segno è potente o- in Poitiers un monastero di religiose, el-
peratore di stupendi prodigi. Fu presa la stessa vi prese il sagro velo e fu mo-
per insegna d'illimitata autorità dal Som- dello d'ogni più bella virtù. Ardendo di
VEZ 333
tlesi(l€rio di nv^re una porzione della ss. bor decora , et fulgida, - Ornata regis
Croce vera^^ sue preghiere l'ollenne dal- purpura,-' Electa digno fftipite- Tarn san-
l'imperatore Giustino II verso il 5iùQt^ in- età membra tangere. E la chiama nostra
tessuta in oro e fregiala di pietre prezio- unica speranza: O Crux, ave, spes uni-
se, olire molte altre reliquie de'Sanli, ed ca, - Hocpassionis tempore,- Piis adau-
un libro degli Evangeli del più elegante gè gratiam, - Reisque dele crimina, - Te
lavoro. Il vescovo di Tour» s. Gregorio, fons salulis Trinitas, - Collaudet omnìs
fece a Poiliers la Traslazione delie ss. spiritus: - Quìbus Crucis victoriam-Lar^
Relìquie^ con grande solennità, collocan- giris, adde praemìum. Amen. Con que-
dole nel monastero della veneranda re* ste e altre espressioni allegoriche di que-
gina, quale giubilante per l'acquisto di
la st'inno, la Chieda indirizza le sue pietose
tanto tesoro, lo intitolò alla ss. Croce. Fu esclamazioni di amore e di confidenza a
io quest'occasione, che per comun con- Gesù Cristo affisso in Croce, Staterà fa-
senso, Venanzio OnorioClemenziaooFor- cta Corporis, e facente della Croce l' i-
tunato, nato in Valdobiadene territorio stromento di nostra eterna salute. Con
di Treviso^ sacerdote della chiesa di Poi- alcune di queste esclamazioni, che sono
tiers, compose l'inno Fexilla Regis pro- dirette al legno sagro della Croce noi ,

dcunt^menUe n'era vescovoMeroveo,a cui rendiamo un onore relativo allo stromen-


essendo successo Platone, per rinunzia di to de'palimenti e della morte del Salva-
questi lo stesso Venanzio Fortunato fu e- tore del mondo, e con questo medesimo
levalo alla cattedra episcopale, ove sao- sentimento lo baciamo riverentemente.
tatnente fini i suoi giorni nel 5o9, epoca Tulli i nostri omaggi e tutti nostri vo-
i

che altri ritardano. In diversi martirolo* ti sono adunque rivolti unicamente aGe-
gi il suo nome è registralo come santo, e sù Cristo , che soffre e muore per noi.
la chiesa di Poiliers tuttora ne celebra la Inipietà sunt,quae concinit- DavidJi^
festa a* i4 dicembre con ufficio proprio deli Carmine, - Dicendo nationibus: -
di rito doppio. Egli dotato d'ingegno po- Regnavit a Ligno Deus. Così la Croce
co comune, avea fatto i suoi studi a Ra- divenne franchigia de'miseri e stendardo
venna, e secondo suo secolo divenne
il de'Santi, secondo la versione del Biava.
eccellente nella grammatica,neireloquen- Si può vedere s. Francesco di Sales nel
za e nella poesia, assai armoniosa e piena suo: Fexillum Crucis.
di sentimento, per la sua epoca; mentre VEZA Jacopo e Arnaldo, Cardina»
le sue lettere in prosa , sono più oscure li. F. Via o Voye.
de'suoi versi, nondimeno altri Io lodano VEZELAY.r^zc/mcwm.Città diFran-
per la sua grande facilità nello scrivere; cia del ducato di Borgogna neli* A uxer-
ed il Lucìa [V.) pubblicò una
cardinal rois, nel dipartimento della Yonne, cir-
bella edizione di sue opere. Tra queste condario e circa lungi 3 leghe da Aval-
vi sono diversi poemi di molti santi, ol- loo e 9 da Auxerre, capoluogo di canto-
tre r inno Fexilla Regis prodeuntj gli ne, situata soprauna montagna presso la
si attribuisce, oltre altri inni, anche quel- Cure. Antiche sono le case, e mediocre-
lo del Pange lingua ma come ^ notai in mente fabbricate. Traffica di legname e
quell'articolo, gli è contrastato da altri. vino, che spedisce a Parigi, e tiene 1 2 an-
h'ìnno Fexilla Regis prodeunl ebbe com- nue fiere. Patria del famoso Teodoro di
mentatori e volgarizzatori, fra questi ul- Beza, caposetta calvinista, dopo la morte
timi a'nostri giorni devesi comprendere dell'eresiarca Calvino, vide nascere nelle
Samuele Biava, Melodie sagre, ov-
nelle sue vicinanze Vauban, tanto celebre nel-
vero inni, cantici, ec. Con tale inno la l'architettura militare. Conta quasi 2,000
Chiesa saluta la Croce del Salvatore: /dr- abitauli, che ne'dinlorni posseggono sor-
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gpnli minerali e d* acqua salsa. Questa la morte ben presto Io rap^ in quella cit-
città era una volta fortificata, ed i pro- tà nel giugnoi3i7, dopo 6 mesi di car-
ne impadronirono sot-
tettanti ugonotti se dinalalo, ed ebbe sepol'uu'a nella sua cat-
to Carlo IX, mantenenduvisi perqualclie tedrale. In una cronaca mss. che couser*
tempo. Anticamente n'era signore l'ab- vavasi nel monastero di Grandemont, do-
bate benedettino dell'abbazia di Vezelay, ve si riferiscono alcuni delitti d'Ugo Gi-
situata nel territorio di Morvan net Ni- raud vescovo di Cahors, sì legge che per
vernese, presso il suddetto fiume, nella arte diabolica tolse la vita al cardinale,
diocesi d'Autun : rendeva giustizia ordi- come notai nel voi. XXXI, p. 61, e al-
naria nella città pe'stioi ministri. Fonda- trove.
rono la badia nel!' 867 il conte eli Pro- VIA o VOYE Arnaldo, Cardinale.
venza Gerardo e sua moglie Berta , per Vide la luce in Cahors, nipote a Giovan-
n)onache e poi divenne de* monaci. Pri- ni XXII per linea materna, lo zio lo sur-^

ma era sotto l'invocazione della B. Ver- rogò neli3i7 all'altro nipote, eh' eragli
gine e di s. Pietro, indi di s. Maria Mad- fratello, nel vescovato d'Avignone, e tosto
<ialena, onorativi con ispeciale cullo, per a* 20 giugno per le calde istanze e pre-
le reliquie che si pretende portale nel* ghiere di Filippo V redi Francia, in detta
r88o. Già floridissima e numerosa, nel città lo creò cardinale colla diaconia di
secolo XVI fii cambiata in
secolarizzata, e s.Eustachio, anche in sostituzione del
collegiata conio canonici, perchè Paolo proprio fratello Jacopo. Pioberto re di Si-
III non acconsenti fl'erigerla in vescova- cilia lo nominò al priorato di s. Nicolò di
to, come bramava Francesco I. Il conci- Bari nella Puglia, vacato per morte del
lio Vezeliacen<;e ili tenuto nella città a' cardinal Guglielmo Longhi. Nel 1 333 fon-
3r marzo 1 146, Gio-
Il re Luigi VII il dò presso Avignone una chiesa collegia-
vane vi prese la Croce, colla regina A- ta in onore della B. Vergine di Villano-
lionora e gran numero di signori. Vi
, va, a cui assegnò larga dote, e vi fabbricò
predicò la crociata contro i saraceni s. magnifico palazzo,che acquistato poi dal-
Bernardo abbate, nella qnal occasione per la camera apostolica, fu assegnato per a-
virlù divina fece molti miracoli. Reg., t. bitazione degli arcivescovi d'Avignone, in
27, Lnbbé, t. 9, Arduino, t. 6. compenso del perduto episcopio divenu-
VIA o VOYE Jacopo, Carriinale.^a- to Palazzo apostolico d* Avignone (f^-)'
to in Cahors, o come vuole Fanloni nel Quivi dopo aver fondato la certosa di
Quercy e da nobilissima famiglia, nipo- Buonpasso, passò all'altra vita nel i335
te di Giovanni XXII per parte di sorci- o nel i336,dopo essere intervenuto al con-
laj fu da lui promosso nel i3i6 al pro- clave di Benedetto XII, efusepoltoin det-
prio vescovato à' Avignone dove in bre- ^ ta collegiata dentro un sontuoso mauso-
ve tempo recò a quella diocesi immensi leo. Col p. Fanloni, Historia d'Avigno-
vantaggi, ed a' 16 017 dicembre lo creò ncy notai in quell'articolo nella serie de'
cardinale prete del titolode'ss. Gio. e Pao- vescovi, che Giovanni XXII neli3i8 e-

lo, con facoltà di ritenere per commen- rasi ripreso perse il vescovato d'Avigno-
da o in amministrazione la chiesa d'Avi- ne e finché visse Io fece amministrare da
gnone, ove allora risiedevano Papi, me- i un vicario generale, dunque il cardinale
diante bolla de' 1 3 aprile 1317: con essa cessò d'essere vescovo di tal città, ovvero
fu pure autorizzato a visitarne la diocesi governò la diocesi come vicario generale
pe* suoi vicari o altri deputati, sebbene delio zio.
ancora non fosse consagrato vescovo. Ma VIA. F. Strada e Via Ferrata.

FINE DEL VOLUME NOVANTESIMOSESTO.


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BX 841 .M67 1840

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