Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
I the f-
i A«X#]ie.8Hc)EtVHE ?
j tHW NllXCt^.W>aBKV^h
PAO LO PE D R U SI
D E L L A C O M P A G N IA DI GESU',
E D E D I C A T d
A L U A LTEZZA SE K M H E ^M A
E R A N G E S G O
P R I M O 82894
DUCA DI PARM A, PIACENZA, &c
m fuj M/.j.
■*jrncjL/ kS~c>: f
^ d ‘
ItT PARMA, NELLA STAMPERIA DI S. A- S. MDCCXVIL
? C OK L I CE N Z A D E ’ S U P E R I O R ! .
00082894
■mafettima.
SBE.ENISSIMA
A L T E Z Z A
ciimii-
cumulate c-chc F ro hativirigetius^ Virtu-^ ^
tis p ro fap itijl / quiaJlc u t hominum genus
homines, ita animafum genus V irtutesfura.
Se poi. non dubkalfi d’ufare un linguag-
gio d i^ ro alia modeftia della fua bell’
Anima ,omi avanzerei a parlare, non gia
• folo della Vlivtu lecceraria, a favore akrui
promoffa, ma molto piu della morale,
che a maraviglia in fe ftclTo coltiva; c
qui mi farei a celebrare quel franco do-
minio, che in ogni evenco rimarc^ fopiu
i mod del fuo grande Spirico, onae con-
linuamente G da a vedere padrone de’
proprj affecti, fingolarmente nel faggio
reggimemp de fuoi Stati *, ficche pud
dirfi gitflmmente di V. A. cio, che fu com-
menoaco in Agefilao: Gloriabatufy quod
potius itnperitaret jih i ip/i, qudm quod re- *
gtiaret. Quefto e il di Lei vanco genero-
Jq.jCon cui ben dimoftra di comprendere,
^^Quanto auguftius ejl regenti, J ib i, qudm
^ f^ itis , modum ponere. Tutto plauGbile
intanto riefce il confeguente, che da si
recto fendmento proviene, ed e il non
vederfi giammai craportaca I’A. V. da par-
^lalica d’alFezione alcuna, fe non quando
_x- mira.
mira, i)[el fuo oi^rarc , all’ ati:o piu per-
fetto, c allora pare, che corf^^ionc ki-
tieramence virtuofa ufi le parole del San
to Arcivefcovo di Milano, e tacit^en-
M olejl^ fero quidvis minm perfe-
Ihim f imago y dimidia ex panw xprejfa',
ingrata ejl fp ellato ri. Anzi'si il meglio
delle Virtu , e il vero carattere del fuo
eroicoCuore, munko, con efl'e, di tal
eoftanza , che non e 'gia capace cl’ ake-
rarlo ayvenimento alcirno finiftro, poiche
intrepidamente feredita la forza di qua-
lunque colpo contrario, onde a Lei av-
viene qiiello, che dql Grifoftomo dilTe
^ Innocenzio primo Pontefice: It\^ihulatio-
. nihus yfolatium d Virttitibm ohnmt s per*
fuafo fcnipre, che quelka e Iarte piu ido-
nea per navigare felicemcnte, anche ad
onca delle proeelle, airafcquifto del Velio
d oro della gloria, effendo cerrilFimo, che
' $enffca
£{#, 8o, Gloria umbra Virtutis ejl s foftenuca poi
da V. A. con quell’ ammirabile gravij^
che pud appellarfi dote fpccifica di iua
Perfona, e che lin ne’ primi anni del fuo
Dominio fu ravvilaca a Lei connaturalc;
piencre A ' primis Jam am is potuit mati^
rare ■
vij
rare gravitaiem , Gom€ fcrifle a Severe il ZEp,>. PmStr,
t.
Vefcovo ^if^Paolino. Vero e, cnc ac-
compagnaca, e adorna d’un’ amabile pia-
cevoleStM, compone la bdla 1 ^ , che
nell’Ani^e grandi defiderava il Morale,
volendo, ct^ompariirero Placido animo, d e Bcnipeiiit
manfueto, m!tgno. Da quefta grandezza
appunto, e piacevolezza di gemo provie-
ne facilmence quel magnanimo amore,
con cui guarda i fuoi Suddici, procaccian-
do loro 1 beni, che valevoli fono a ren-
derVifelici, e mericandofi giuftam^nte la
lode, che Scaofonce accordo alia Monar-.
chia di Giro, con avvertire, che le leggi
di un rec^Dominio hanno per oggetco
il pubblr5o emolumento, poiche Earum
princeps ejfe cura videtur id ^ cere^ quod Elk
bono publico maxin0 conducat. Ma ben fit
tcorge, che ad un tal fine fono dirette di
•lorp proprio talenco le cotidiane occupa-
zioni di V. A ., la quale ?{ihil magis habet Grtgir. lf<P
pr^rium , qudm omnes hen^ciis qfficere s
offervando qual maflima inviolabile il pa-
rere dell’accennato Monarca della Perfia,
che dir folea: Ego aiaem J ic arbitrer , non it t M p i.
fu p ra .
^efidis vitis ratim e preejiare fubditis dc^
here
VllJ %
here ijrm ctpem , fed alacri Jludio rehus ec-
rumprofpiciendo. E ben chbeh^ne ha dat(
le pruove in moke contingenze, e fingo
larmente quando rkrovandofi t^ o k a
fuoi Popoli in qualche penuria d/^nnona
la di Lei attentiflima p ro w id ^ a gli 'h:
efentati dal travaglio, prodSmndo folk
citamente da’paefi efteri convenevole fov
venimento, e dando manifeftamente a co
s««<. jf j ^ hn commune auxiliun
ckm.LU’.z. natus ^ac publicum honum. Qgindi adelTc
comprendefi il modvo, per cuL V. A. nell
oriente del fuo Dojninio, diledoffi di fcor-
rere perfonalmente i fuoi Static affine,
fenza dubbio ^ di rilevare noi^ie giove-
voli a ben governarli, onde voll^, Vehcif
Ftm. in P4. flf^i Syderis more , omnia invifere , omnin
adiro i mercecche ben lapeva cio, che de
Agnpit Din- avviso Agapico, a i quali I^ihii
con. m
paran.
odeo fa c ia , quant quce agendafunt, confpi
cere. Premeffa ch’ ebbe I’amorevole infpe-
zione, non iftancofli pofcia giamma/ la
fua Mente d’ applicare inceliancemente
ogni giorno a gli affari, che fpettano ad
appoggiare le fortune, che find da quel
tempo avea a’ fuoi Sudditi difegna’te •, £
perd ■
IX
■pero conjr^ione poflb io ripetcre^ V. A.
d o , che r ^ c o diffe al fuo Principe Teo-
dofio: Gaudent D ivina perpetuo motu<,
ju g i /mtatione fe vegetat tEtemitass itn
^ tu r)dncepf continuatis negotiis, 0 in
fe quodai\^e redemtihus femper exerci-
■fuses,- neTVrduka, fpelTefiate, ne’ ne-
gozj medefimi ritarda punto lo ftudio del- ■
la fua paterna accenzione, anzi B i crefcit
tihi animus ipfa rerim difficultate s coftu-
me nocato dal Morale neU’ Uomo^forte.
Qua! maravigVia intanto, che le fue genti,
da un Principe cotanro benefico profpe-
rate, prendano mocivo di concento dal
folo v e d ^ la fua amatiffima Perfona; on-
; de dgnupa delle fue Cictk brama il con-
‘ forto d’a^rla prefente, ed apparifce in
clTe do ,cne awiene ali’Api verfo il loro
^ e : Illienim femper Apes ultra parent,
■ac qtwcunque toco manjent ao eo nulla e a - qw.
ju m difcedit, quodJ i aliquo prodierit, nulla
ipj)tm deferit s tarn mmficus eis amor erga
,Trincipem fuum im tafcitun e quando i
di Lei Suddici non poffano di prefenza,
fi voglionb proffimi a V. A. col defiderio,
ipcicato dagl’ impulfi di un rifpettofo af-
TotntVII- h focCOj
^ V .V . ■
fetco ye tanto piu quefto rinFo^afi, quan
to maggiormcnte provocacoinence dalf’
amabile aiFabilica, con cui Ella, in ogni
luogo, riceve le fuppliche, chc n^e loro
occorrenze le vengono efibite^apendo
con placevole fembianre cuopire, diro
cosi, la maefta del fuo r^fngo fublime,*
ed acquiftarfi lencomio, che in Tibevio
die’ Tacico ad ogni Principe; Si modeflia
ahdere intra f e majeflatem n itatiir. Da
<queftc^ piacevoliffimo genio e originata
parimente I’avverfione, che ha Y. A. a’i
gaftighi; Cum magni> tormento ad cafti-
^It- “"'gandum veniat s mairimamence coll’ ultimo
fupplicio, che pero di rado ^^praticai
ne per cid abbifogna dell’avyertinacnto
dato dal citato Morale, con dire: ^ori
^inus l^rincifi turpia fiin t .mmta fuppli~
cia , qumi Medic0 rmdta fu n era , Con tut-
ta giuftizia adunque un talento cost apio*.
revole, e benigno raccoglie da’ fuoi Po-^
poll quel riverente amore,cbe accen^ai',
verificandofi molto bene, chc
tiam fuam placide , a c falu tariter ex ercet ,
num. 13.
ferm one affahilis , *vultn, qui maxime po-
pulos dem ereiur , amahilis , (gquis dejideriis.
pro-
. propenfus^^ iniquis aeerlusj a toM Civi^
*/
Devot.”"Obblig}^ Servitore
Paolo Pedrufi.
i ORTESE LETTORE;
^Eguita la comparfa de’ Ccfari in Metallo
grande, ncl Settimo Tomo prcfente; il
di cui argomento, fcmpre dilcttcvole ad
ogni fpirito erudite, accredita la penna,
che vuole trattarlo, avvifando DioniGo,
Ttopriumofficium effe vel maximi omnibus neceffarium, .
qui res geftas homimm monumentis Annalium manaare fist- Ep^,
dent, materiam eligere pulchram juiundam,ac earn,qua »d Pmp.
animos hgentium voluptate afficiat, atque perfundat. Tale
certamente t quella, che dalle antiche Medaglie ci
viend Gimminiftrata; polchd da effe rileviamo le no-
tizie dell’imprefe, c de’ pregi piCi inGgni de’ Cefarei Per-
fonaggi, e non gili di quelle tninutezze, che defcritte
UaGordo, fii percio riprefo, e derifo da Giulio Capi-
Iblino: Quaft vel de Trajano, autTio, aut Marco feiendum j„i,capM!d
fit^uoties procejferit, quando cibos variaverit, £7 quando ve- OpUit.
mutaverit qms quando promoverit. Anzi le azioni
pHi cofpicue de’Regnanti Romani ci Ibno rapprefen-
tatc in aria cosl luminofa,che ponnoformare chiarif
Gma la fcorta, a chi vago dimoftraG d’incamminarG
'^Tcroiche gefta alia gloria; effendo veriffimo, che
gli efemplari fublimi fuggerifcono documenti intiera-
mente confatevoli a fame I’acquifto; Hoc illad eft pro- ta.xi
cipmm'm cegnitione rerum falubre, ^ frugiferum onmis te Prxfat.
txemjdi documenta in illuftri pofita monumento mtuerip e nc
ayvl™ quel profitto, che appunto gli elempi cagio^
_ TemoVIL d nano
3 CXVJ
nano piillfpcditamentc,che i precetti-.L ongsm iter pi,
Sft$ec4 pracepta, breve, 0 f effcax per exempla ■ Non poflb tutta-
via diflimularc la difficolt^, chc molte volte s’incon
tra ncl ben intendere gli efempi, che ci vengono pro
pofti da i venerati Monument!; c liccome i Bronzi,
'S.Gregor.^if i Maulblei, e Ic Statue a i Grandi alzate, furono det-
fern Or, i . aff te dal Nifleno Gregorio TSLaturit nofira myfteria,x<A
BcAt, eglino portano,e non di rado, infaeda ci6,chelide
San Giovanni Icritto in fronte alia Donna moftriA^,
^pof. i;. Myflerium. Tutta via lo Audio ingegnafi d’ interprt-
tarlo, e ritnarcare le Ipiegazioni col carattere della
verita, la quale per6, in chi s’applica a riandare le
Iftoric antiche, non fempre trionfa; e I’attefta fran-
camente Vopifco, con aflerire, Hetnmcm Scriptorum,
quantum ad Hifioriam pertinet, non aliquid ejfe mentitum
Vcftfeas in
AuhIUm, e che in fatti egli potea dimoftrarc. In quo Livius, in
quo Sallufiius, in quo Cornelius Tacitus, in quo deniqut
Trogus tnanifejlis teflihus convincerentur ^ cosi protdlA
queftoAutore a Giunio Tiberiano Prefetto diRoma-
Ci6 non oftante, non conviene arrenderfi all’arduita
dciropera, ma pii tofto con la diligetjp dcU’atten-
zione promoverla, per piil fini tutti onorevoli, eJ’
anche per cfimerll dal rimprovero, die il. Vazchio
Egiziano fece a gli Ateniefi, allora chc difle a Solone:'
Tintit in Jttvenis fem per vobis ejl animus, in quo nulla ej l, ex vetu-
fiatis commemoratione, prifea opinio. Nd lieve e gia I’inf-'^
pulfo, ed il conforto a dedicare la mente a cosi
bile Audio, il riflettere all’utile, ed al diletto,^&
da cflb proviene, mentre nella confiderazione d ^
Plutnrch. in preziofe tnemorie, 1(eputamus animo qualis quisque ,'y
fauh JBMt* quantus fu er it, qu<e pracipua fu n t, cognituque pulckr-
lU, rima, ex rebus eorum gefiis excerpimus. Oggetti poi co-
tanto fpeciofi ci donano notizie, le quali ricreantf'fa'
mente, con si buon guAo, che una cognizione in efli
acquiAata ferve di Iblletico, per guadagnarne altre
nuovc ; onde a chi s’occupa in trattenimento cosi
virtuofo, fi pub far coraggio a profeguire iiel made*
fimo, con le parole, che Socrate dilfc al giovi^tto
Seuo-
XXVij
Scnofontc, aniinandolo all’acquifto deHe V in ii: Se- Lli.ti
quere igitur, £? difce- E ben ampio, per avanzarfi in ’» Xempbm.
queita Scuola pellegrina, h il campo, anzi comparilce
sivafto, ch'io per me protefto d’aver fmora poco
comprefo,a riguardo del molto,che pu6 fempre pifl
intenderfi. Onde mi pare di dovere appropriarmi
Tavvertimento, che in altro fenfo fece il Morale fo*
pr4 lo ftudio intraprefo dal Magno Aleflandro, il
qiJle Ceometriam difiere infelix caperat fcHurus, qtiam StmcaEp.'ji,
Iptfilla tetra eft, ex qua minimum occupaverat- Altrettan-
to poffo dir io, non gii nella piccola, ma nella gran
de"eftcnfione degV infegnamenti fuggeriti dalle anti-
che Medaglie, mentre di niun rilievo fono i pochi
fin adeflb apprefi. Quali tuttavia fi fiano,eccone par
te fotto ’1 voftro cortefe fguardo, Letter erudito;
afficurandovi d’aver ufata tutta la poifibile diligenza
per efibirvi il verp nelle interpretazioni qui pnbbli-
cate; ed adinc non abbiate a ripetere a me ci6, che
deir ingegno di Democrito inventore degliAtomi,
difle i\\’ cicoyoS 2Ln'2a.o]\no-.A'fimbusveritatisexul,mijfd ^
per inane magnum mente, evanuit in cogitationibus fuis. dpifi. j8.'
Mi'corre fntanto il debito d’informarvi della cor- *
tesia praticata a mio favore da’ Signori Giornalifti de’
LatSWi d’Italia i^ffegnandomi 1’Articolo fefto nel
loro Totno vcntefimofecondo, per rendere pubblico
J’eftrattQ del mio Sefto Tomo. Qiialunque fia il luo-
50, che mi vien dato fra le loro ftudiofe fatiche, cf-
fendo luogo de’ Letterati, debbo io averne grado a
i«fel Signore,che ha prefo I’affunto di fpiegare varie
^ rifleffioni fopra 1’ interpretazione da me portata
dalcune Medaglie, nell’accennato Tomo Sefto pub-
blicate- Giacch^ pero mi chiama egli in campo, in-
Jjtandomi ad una pitgna erudita, non debbo io ricu-
fare uncosl gloriofo cimento •, ed acciocchb la fola ve
rity trionfi,.mi faro lecito di addurre quelle ragioni,
che affiftono al mio parere, e a titolo d’una giufta,
^d obbligata difefa, fempre pero contenuta ne’limiti
diqilWIa rifpettofa moderazione.checonviene al mio.
VomoVIL d i Infti-
xxvU)
InllitHto, non potrd efimermi dal difcoprire alcuni
sbagli, ne’ quali, neU’atto ifteflb di voler correggere
i mid prctefi crrori, il Sig. Giornalifta manifeftamen-
te incorre.
Confidcrando egli la prima Medaglia della Tavola
parimente prima, nel di cui primo Campo veggonfi
dueTdtc accoppiate.dice le feguenti parole: Me-
daglra prima, con le due Tefie coronate di Spighe, e coila
"Have nel'Kovefeio ,ci femha appartenere at ducTompei}^
dre, e Figliuolo, cioi Cneo Tompeo Magno, e Jejlo Tompeo Ti^
ma non fa dopo menzione alcuna, ch’io parimente
ho feritto qndlo,ch’egli dice,ed ho ravvifati appiin-
to nelle due Tefte Pompeo il Padre, e Seflo fuo Secon-
dogenito. Gon quefta forma di parlare moftra il Sig.
Giornalifta di far tutta fua la delta opinione, fenza
chc apparifea, ch’io fono del medefimo parere; in
fatti.achilegge il fito fentimento,pu6nafcerdubbio,
che da me ft tenga Ibpra di cid qualchc altra ftrana
opinione in contrario,cnon t vero. Loftimatiftimo
Giornale di Lipfia, difeorrendo gii diuna Medaglia,
nel di cui Diritto vedefi una Tefta, che da me fu ap
propriata aSeftoPompeo,dove alcuni I’^ttribirivano
alMagno, fpiego il proprio parere,appPovando infic-
me ,ecommendando con molta COrresia ihrihS^roen-
tre era veramente al fuo conformato. Qui pero non
ft fa cosi, roa ft rapprefenta in aria aifai diverfa l’in-»
terpretazione della Medaglia ■ ^
Siegue di poi a ragionare della Medaglia feconda
contenuta ncH’ifteftaTavola, nel di cui Rovefcio W
deft Giulio Celarc trionfante fulla Quadriga degli El{-,
fanti,c la favorifeedel fuo ripudio,efcludendola dall’
ordine delle Medaglie legittime, e in pruova del fuo
concetto produce 1'autorita di Giampier Bellori,
Enca Vico, lo non ho una difftcolta immaginabile a
concedere, che le Medaglie vedutc dal Bellori, c da
Vico fofferofalfe,anziaggiungo,ch’ioftefl'o ho-avuta
fotto 1’occhio qualche Medaglia d'idea fimile aqueft.i,
di cui parliamo, e ficuramente poffo atteftare^he
XXIX
noneralegittima*, ma tjueftc falfitk non pregiudicano
' punto alia fedc, chc merita quelia, che confervafi in
qiieftoDucalMufeo, perche, fenz'aicun dubbio, ella
eautentica, ed antica-, e chi guftafle afficurarfi del
vero in cosi raro,e prezlofoMonumento,venga a ri-
conofcerlo co’proprj occhi, e lo ritroveri tale,quale
glielo dichiaro, finceriflimo, legittimo, c certamentc
antko. Quante Medaglie girano perlemani di mold,
cJ^ono copic fpurie degli originali !egittimi,n6 per
quefti perdono il loro credito, perchd quelle ten-
tano d’ufurparfelo. Non ferve I’opporre lafalfita del-
leMedaglie vedute, alia verita di quelle,che lofguar-
do di chi le riprova non ha mai efaminatc. Decifioni
di tal natura non fi fanno in lontananza, ma convie-
nc, che l occhio rilevi dalla prefenza dell’oggctto il
merito, o demerito fuo. Nel dccorfo poi delle fue An-
notazioni fi compiace il S.G. di mettere in dubbio,
o per dir mcglio , di condannare con qualche facilith
'altre Medaglie ancora-, mi rilerbo perd ad informarlo
del vero nel fine del difeorfo.
NellaMedagVia fefta dellaTavolafeconda dice,chc
Fi i shjglio nA motto del 'Rfivefeio, kggendofi; F. Vlurius
■dgrippa, ia vecd di P- Lurius ^grippa , che e la vera kzione.
Ma-ieJJbta"queAtrSignore lo sbaglio dell’incifionc,
perchfe non avverte ancora, chc io nella mia fpiega-
aiione bo feritto chiaramente P- Lurius ^grippa , chc
■(kppunto d la vera lezione? Con quefta manicra d’in-
formare il Pubblico, pare,chc pretenda far credere,
non ho levata giufta I’lfcrizione; ci6 che pero
^p^ recare qualche pregiudicio al di lui ben note
ulnaniffimo genio,
Parlando della Medaglia quarta della Tavola terza,
CCaWcrive: In quefla diMerone Drufo vi e sbaglio nel pre-
nom diTito, il quale dee efprimerJi per Ti-i e non per T-,
che vuol dire Tiberio, e non Tito, come a tutti b palej'e. l o
godo d’cffere ammaefirato dal S.G., nd mi arrogo il
janto,che fit dato al FilofofoEfefino Eraclito, dicui ^
'fu delto, che Hiullum habuit Praceptorem, £? diligentid ti Heradit.
^ j'ud
XXX
/»<J jol^ profecit. Ma per verita quellavolta non poffo
acc«ttare il documento, di cui mi favorifee, perchee
tutto eontrario a quello, che infegnano le Medaglie,
nelle quali fempre fi vede efpreflb Tiberio per Ti., e
Titocol femplice T., e pur egli afferma tutto I’oppofto,
dicendo, che Tito dee cfprimerfi perTi-,enonperT.,
che vuol dire Tiberio. Scorra, chi vuole, la lunga Se-
rie delle Medaglie pubblicate dall’eruditiflimo C4nte
Mezzabarba, fpettanti a Tiberio, e a Tito, e tro^«a
in tutte efpreflb Tiberio per Ti., e Tito col femplice^
cd b il eontrario rnanifeftamente di quello, che dal
xnedefimo S. G- civiene fignificato. Suppofta la ri'flef
fione qui da me fatta, avverto, che nell’ Ifcrizione in-
cifa nel Rovefcio di quefta Medaglia, il prenome di
Tito non ^ben formato, perchc fi legge Ti., e dovreb-
befi leggcre folo T., laddove fe fofle vero il dire delf
accennato Signore, non vi farebbe sbaglio alcuno.
Tuttavia,per cfporre candidamente il mio lentimen-
to,penib,che dallaftampa fifia fatta I’inverfione de''
caratteri, e che per altro ilS. G. fappia beniflimo, che
Tiberio fi efprime colTi., eTito Ibl femplice T.
Difeorrendo eflb Signore della Medaglia fefta de'la
Tavola quinta, nota I’Allocuzione di Caligola, figniii
cata colla parola tronca ADL&tSVrpcT'oiTebheli toli'e
piCi tofto fpiegata con la parola ADLOCVT., o pure
ADLOeVTIQ; ma fe oltre i Caratteri imprefli, gli
altri fono confumati,perchd debboiooperare contra-
la fedelth di pubblicate la Medaglia quale ora fi triio-
va? tantopifljChe ogni Principiante, non che un'i^
rito in quefte materic, pub intendere chiaramcnte(il
fenfo anche dalla parola dimezzata ADLOCV. Parmi,
ch’egli faccia torto alia fublimita de’ fuoi penfieri,
mentre gU abbafla in quefte, ch’ egli medefimo chja-.
ma minuzzerfe.
La Medaglia prima della Tavola deciraaterza ci dii
a vedc’re in una parte I’lmmagine di Vefpafiano, e
neir altra un Tempio, e Icggefi nell’ Ifcrizione del
rittOjCOS. III. lo.fon di parere,che in queftq^bi-
Ufli^io
X xxj
liflimo Edificio ci vcnga rapprefentato il Tempio cc-
Jebrcdella Pace, fabbricato da Vefpafiano, ma il S. G. i
di parerecontrario, c lenza fignificare cola debba rav vi-
farfmel detto Edificio, dice, che gl’Intendcnti vogliono,
die il Tempio della Pace foffe impreflb fottoilConfo-
lato fefto deir accennato Monarca, e porta per appog'
giokdella fua opinione il teftofeguentediDioneiFf/p/^
fiamVI.^TitoIF.COSS.TemplumPacis Jicatmn. Sicon-
^teraperd il mio riverito Signore, che io dica, che il
wfio citato niente affatto pruova contro il mio parere,
come ben poflb dimoltrare. Avverto pertanto, che nel-
kftruttura de’Templj antichi di Roma denno diftin-
guerfi tre cole: L’Edificazione, laDedicazione,e I’lnau-
gurazione: Condebantur, conJita dedkabantar ^ tandem ab La.i,
Auimibm inaugarabantur. Parlandopero della prima il
dottiflimo P. Riccioli fotto I’ anno fettantefimoprimo
dell’EpocadelDivinoRedentbre,cosifcrive;'PdrirTm- Ricchi. «
phmuxtrui cetptum,• indi nel Catalogo , che tefle de’ Con- cbnak. Ma-
foil Romani, nota, che nell’ anno medefimo lettantefi-
moprimo furoConfoli Fl.VefpafianusHI. e M-Coccejus
Kervaj ficche nell’anno ifteffo, incui fu fabbricato il
Tempio dellaPace, correya il terzo Confolato di Vefpa
fianovpndcjbSfiJiatftgijdicb conveniente glorificare il
fuFPrmcipe colVimprimere nella Medaglia il Tempio
ifteffo, felicitandolo nell’anno appunto del di lui natale,
cioequando fu febbricato, nel qual tempo era Conlblc
Taterza volta Vefpafiano. Ne puo gik daf pena il voca-
M o , di cui fi ferve il fopraccitato Riccioli, nel notare
^ t o l’anno mentovato la coftruzione del Tempio, di-
c&oCojpt«w,perche il principio della fabbrica ebbe
poca diftanza dalfuotermine,el’atteftaGiofeffoEbreo,
il^uale coApaila:FefpaJ!amisTacisTemplam adificari de-
crevit j itacjue mirh eeleritate, quee bominum cogitationem fupe-
rafet,«feclamefi . Quindi con tutta ragione fi pud crede
re , che^nelVanno ifteffo, in cui fii principiato, fofle an-
cora innalzato, ed ornato in tal forma, che potelle efler
Itapaa di fumminiftrare con la fiia mole I’argomento
alia Medaglia, cosl per la maeftola magnificenza del
Tempio
xxxij
Tempio in fe fteffo, come per la ccicritk praticata nella
dilui ftruttura, e tanto maravigliofe, che, al dire del
citato Autore, fu fuperiore ad ogni penfiero umano,
onde merito, che il Senato celebrafle fubito la di lui
grandioia comparla, coll’imprimerlo nella Medaglia.
Che poi la Dedicazione dello fteflb Tempio fofle diflfe-
rita fino al Confolato fefto di Vefpafiano, non pud. re
care ftupore, a chi fa, che fimili dilazioni avvennerolpiil
volte in Roma. Certo h , che Tiberio dopo la
d’Augufto dedico qualche Tempio, ch’ era ftato fabbff
cato dal medefimo Augufto; cosi fecc Caflio Confole
d’un Tempio, il quale era ftato olim innalzatodaAPo-
ftumioDittatore,ecosi altri,epcro mi permetterail
S. G. ch’io perfifta nel mio parere, qual d, che il Tempio
nella Medaglia impreflb, fia Tempio della Pace; n4con
cid nego, che lo fteflb veggaft altresi nelle Medaglie
formate fotto il Confolato fefto di Vefpafiano -
Con pronta fentenza nel riprovare le Medaglie, con-
danna il S. G- la prefente, che t la quarta della Tavola
decimaquarta; in cui vedefi la tefta di Veljjafiano, e
neir altro Campo il celebre liio Amfiteatrp, e dice/ran
camcnte,C/e VAmfiteatro mn^ubflare in^/teJaglieven di
Vefpafianovivente. Son per6 benificuro. ch^jili rangereb-
be parere, fe col fuo fguardo vedeffe la fincerife'ifTciu-
bitata della Medaglia -Ne pub gid fembrare ftrana 1’ ira-
preflione dell’ Amfiteatro, con I’lmmagine di Vefpa-
iianovivente; poichb oltre quefta delMuleoDucale'
fe ne veggono altre ancora. Certo e , che I’eruditiflimo
Mezzabarba, nella Serie che fa delle Medaglie fpetta^
al detto Monarca, ne raflegna una, che nel Rovcic^
rapprefenta appunto I’Amfiteatro, e di poi ne pufablica
fag. iis. un’altra, notando: Amphitbeatrum, cum Septizonioff Met3
fudante. Mavagliafopratutti I’autorit^ rifpettabilcdi
un’Uomogrande, qual fu Giufto Lipfio, il quale prodt/-
ShLihJeAnhccuna-Mcda^ia,in
pbith. cap. 6. cui vedefi I’Amfiteatfo impreflb a
gloria di Vefpafiano ancor vivcnte,poiclie efpofto fotto
il dilui Confolato ottaVO. Nehogiaio il coraggi^he-
moftra ilS-G- con rigettare I’autorita diLipfio^pri
quwa
xxxiij
quefta Medaglia, dicendo: IlLipfio fu mgrand' Umno in
ultraforte di critica, t mottodiverfa da quefla, cbe entra a efami-
narelaCronohgia, e a porre in cbiaro ifatti, e la ver'rti delt'Ifto-
ria. Non ho animo realmente bailante, per avanzarmi
a tanta cenfura •,ma per rendere ben manifefla la verita,
avverto, che Vefpafiano fu il primario autore dcll’Am-
fitaatro, attellando Svetonio,cbe Fecit Ampbitbeatrum Seet. htVefp.
V^e >w^S<5,ondenonmancbalSenate il motive d’im-
prtmere adonore del Cefareo Principe la fuperbiflima
Mole; la quale, ancorche non fofle nella fommita intie-
ramente terminata, era pero baftante a fumminiftrare
i! gloriofo tipo della Medaglia, mentre gia dava a vedc-
re qualdovea comparire nella fuaperfezione. Tito po-
fciavidiei’ultimamano,ededicolla: Ampbitbeatro dedi-
tato, mmus edidit dpparitijfmum ■ Quindi non poflb accor- u cap. 7.
larmi al parere del S.G., il quale dice, Cbe quefla gran
Mole ebbe I’altimo componimento ,e perfezione daDomizfano-
Ma fc fii dedicata da T ito , nb dedicavanfi l e Fabbrichc,
fenon terminate, non v’ebbe parte dunque Domiziano
neldarle I’ultimo componimento. Aggiungo,cheSve-
tonio, Xifilino compendiatore di Dione, Zofimo, Suida,
Aurelio Vittore, i quali t.utti ragionano di Domiziano,
n_on^-ono.p®iajia-<iell)averegli dato compimento all'
Amlateatro,e pure lion era azione da paflarfi in filenzio,
quandoegli I'aveffe fatta. E'vero, che Aurelio ferive,
phe Domiziano Malta adificta, vel ceepta, vel ifmdamentis
txtruxit, ma non nomina punto I’Amfiteatro, che avreb-
meritato d’eliercdiftintamente nominate,quando
Domiziano aveiTerilevata la gloria diterminarlo- Che
^poi Marziale celebra il Monarch a riguardo dell’Am-
fiteatro, non t gih perchfe Domiziano gli defle il compl-
mento, ma bensi per i molti Spettacoli, che nell’ arena
del medefmio fe’ lo fteflb Monarca rapprefentare, per
piibblicogeniale divertimento, come Svetonio atteila •
Dltre d>che' era conveniente, che il Poeta dimoftrafic
partecipe Domiziano di quella gloria,che acquifto il
li hiiPadre, e Fratello nell’ ammirabile Fabbrica, il pri-
no*)1 formarla,ilfecondocondedicarla- Penfa pari-
-TomoVIL e raente
xxXiv
riientc il S. G. di produrr« un’ argomento gagliardo con-
tro la Medaglia, per cflcrvi a fianco dell’Amfiteatro la
Meta fudante,che non fi vede nell’altra diTito; ma
mi favorifca di rifletterc non eflere cofa nuova, che ne’
Rovefci delle Medaglie non fi vegganofempre i mede-
iimi aggiunti allaFigura principalc; e che fia vcro, in
quefto Tomo nella Medaglia fefta della Tavola ottava
■Vi^laPira dellaConfecrazione d’Antonino,e fopra di
efla la Quadriga trionfalc, la quale non vedefi gia im.
prefsa nella Medaglia nona della Tavola duodecima del
Tomo terzo,dove rapprefentafi I’iftefsa Pira. Per non al-
lungarmi pero di foverchio in addurre fopra di cio molti
efcmpi, ferva di pruova una Medaglia di Ncrva, che pii
innanzi confidercremo,nel.dicui Rovefcio veggonfum-
prefse le Mule pafcenti,che fono la Figura principale, ne
apprefso loro comparifce il Giogp,chc in altri fimili Ro
vefci,rapprefentanti I’iftefee Mule,trovafi imprcfso.f'.osi
puodirli della Meta fudaateja quale vedefi alle volte ap
prefio alia Figura principale,che i I’Amfiteatro, ed altre
no, ma I’Amfiteatro comparifce fenza la Meta fudante.
Nel Rovefcio della Medaglia fettima dqjla Tavola vi-
gefimafeconda veggonfi due Mule al pafcolo, per indica
re,che Nerva levo I'aggravio, rty aveynp^picQ-tta d U.v
liadicondurre a propriefpefe gliarredi fpettaiTFi a gii
Eferciti, ed altre robe per fervizio de’ Monarch! -ll S- G-
facendovi le fue rifleffioni, dice, che in queilo Rovefcio"
apparifee in alto j dietro alle Mule, un Giogo, e che qiicf
fto manca totalmente nella noftra impreflione-E'cer;^),
che in diverfe Medaglie vedefi il detto Giogo, ma iatjl-
che vcriflimo,che in altre non apparifce,e pure la forii'u
di parlare,che ufa il detto Signore, con dire, che il Giogo
manca Ma/mente,moiira di voler far credere,che vi del- ba
neceflfariamenteeffere impreflb, e pure non 6 cosi,poi-
ch^ tfovanfi altre Medaglie legittime col Rovefciodel-
le accennate Mule, e in efle non fi vede il Giogo 5 fenza
per6 cercarne altre# me bafta I’addurne qui una pubbli-
cruditiflimo Patino, nella quale veggo^ le
Mule pafeenti, fenza il tninimo fegno di Giogo al^no
edn-
XXXV
Confidcrandola Medaglia quarta dellaTavola vigcfi-
mafefta,disapprova I’Aquila, chc fi vede fopra la Colon-
nadi Trajano.ed appoggja il fuo parere con lautoritk di
Aurelio Vittore,che fopra la dettaColonna attclla et
fervi ftata collocata la Statua del Monarca.Qucfto perd
nonfi niega, c in fatti vcggonfi Medaglie, in cui ci vicne
ra^^refentata con tale Statua la detta Colonna-Od ilon
oftante,abbiamoaltreMedaglie,nellequali il Senato
Imprefle la medefima Colonna, e in vece della Statua vi
Ipofe fopra una Civetta,ed una di quefta idea appunto lit
pubblicata dal peritifljinoSeguino,come notaparimen-
te, riprovandola perd, il S. G. con I’autorita dell’eruditif
fimo Vaillant. Tuttavia (i compiaccri il detto Signore,
ch’io non convenga nel di lui parere, mentre fo di quan
to fapere,edi quanta peripicacia fofle i’accennato Sc-
guino in qoefta ptofeffione, nella quale egli rilevo tanto
credito, che dal Patino fu acclamato Vir hifce injelkiis Di- fat. Tktfauri
■ Bator. GoslparimcnterammirabilcSpanhemioebbedi *'*»>'/«•
lui tanta ftima,che l appelfo, a voti comuni. Omnium con- spaabem.D'f.
fenfuVrincipem in hoc elegantia genere- Noto quefti fenti-
menti, affinos’ intenda di qua! intclligenza fofle 1’ Illmo
Seguino nel dar giudicio delle memorie antiche -Sapeva
ancor eali.j»rtitiahilnwilte il tefto d’Aurelio Vittore ,e
non oftante quefto pubblicd, e fpiegd la Medaglia fo-
.praddetta, ci6 che certamentc non avrebbe fatto, fe I’a-
^velsecreduta falia. Ne potrdgiammai indurmi a crede
re,che un Signore di faper tanto profondo nelle materie
^gntiche, e di tanta fama, e ftima nel concetto de’ primi
mtendenti,non aveflfe conofciuto 1’inganno della Meda-
pa, fe vi fofle ftato. A vverto di piii,che per farfi giudice
retto della medefima, era egli, mentre I’ebbe fotto I’oc-
chio, aflai pih idonco di quelU, che non hanno veduto fc
nonlacopia ncH’Intaglio da lui pubblicato • Convienc
adunquedirpjche il Senato voile valerfi della Colonna
qui confiderata, per efporre fopra di cfia-,oltre la Statua,
chegia vedevafi, alcuni fimboli indipanti la virtii,ela
"gloria del foo prediletto Monarca*, e perd imprefle la Cir
vettjt fopra la Colonna, perchePrfterjprWwti^rWjSf
tomoVU- c a
XXXVJ
i«Sf- laatiam, t/o^u^ defigmntur , cfe virtutes Impnatom. -
UcMumJaf- 5iccome intanto fu la medefima Colonna fii pofta la
f«- m- civetta, cosl vi fu collocata ancora in altra Medaglia,
ed e la prefente del MufeoDucale, I’Aquila, per fignifi-
care la confecrazione del medefimo Principe • In fom-
ma fi conofcc fempre, eflere piCl che vero,che chi fi vuol
far giudice di qualche Medaglia, k. necefsario la veg^a,
pria di riprovarla.
S’avanza a difcorrere il S. G- fopra la Medaglia quart?
della Tavola vigefimottava, ed av verte, che il Rovefcio)
diquefta nonfitrova,fuorch^ fottoilConfolatoterzo
d’Adriano, e qui k notato il fecondo. La mancanza perd
di quefto numero d, pift che d’altri, colpa del tempo,che
nelMetallo I’ha logorato, onde 1’Inciforc, nella forma
appunto ,in cui prcfcntcmente leggefi nella Medaglia,
ha intagliata fedelmente I'lfcrizione. Parmi intanto,che
una tal mancanza di numero, avvenu ta per difetto del!
integrity d eli Ifcrizione nel primo campo, non meritaf ■
fe,che fi accendefsc cosi caldamente contro di efsa il zelo
del S. G., perchd, o vienc fotto lo Iguardo di qualche In-
tendente, o no; Se chi I’incontra coll’occhi© ha la debita
intclligenza,laconofcefubita,’e nellafuamente viag-
giungeil numero confumato-, ^-yoiMrhWiiiauqiiel nu-
mero 6 ignorante dell’ antichith, non ne fa cafo., nFpud
riceverne pregiudicioalcuno. Madi queftopregiudicio
fa gran conto ilS-G, dicendo,che porta lo Iconvolgimen-
to d’un’anno,mentre fi legge COS.II. in vece di COS-IIl,
Cpure il detto Signore faprd, che la regola del tempo,-in
cui quefto Mona rca rimarc61efueazioni,non fi pigii«
Dm,
:«iph!L In dal numero de’Confolati, poichd egli 1(egnavit anms vigil
e pure il numcrOide’ fuoi Confolati non
M^dioh. iff pafso pih oltre del lerzo: Hadrianus A. F. C. 872 111 C i|
Imp. Rom.
Kum. pag, p ro veC o iefu la tu tm i mmerum^ec Imp. titulos aaxit.E qti
1-70. avvertafi,che in quefta Medaglia il CofII non da la vcra
norma per diftinguere lo fconvolgimento di un’,anno
poichd il Circo non fu fabbricato Panno feguente al li-
condo Confolato%e fevifofie lo fconvolgimento ^un
anno folo,come dice il S G-, dovrebbe intenderfi fi^b"'
cato
xxxvi^
cato I’annofeguentc, ma in realta Adriano al^nfe il
Confolato terzo nell’ 871 di Roma, e la fabbrica del Cir-
co fu fatta neir 874, onde lo fconvolgimento farebbe
maggiore d’un’ anno. E per6 fe ancor fi vedefse notato
nella Medaglia ilC o flll., non per quefto dovreflimo
credere, die il Circo fofse edificato in quell’anno, in cui
Adriano pafso al terzo Confolato. Quando poi per ov-
viare al detto fconvolgimento di tempo, avelse defide-
fato il S.G. ch’ io operaifi contro la fedelta del pubblicar
le Medaglie tali, quali ora qui comparifcono, e cbe vi ag-
giungefli il numeromancante;non fo fe mifoffiarren-
dutoaldi luidefiderio; ma quando anchc avefliavuta
I’intenzione di farlo, non farebbe ftato difficile, cbe mi
sfiiggifse fotto I’occhio urferrore di ftampa, dsendo una
faccenda, che fi accofta ad un’ impoffibile morale il cor-
reggere tutti g\i errori,cheaccadono nelle ftampe-Onde
qui ii pud replicate ci6, che al fuo propofito difse 1’ inge-
gnoHirimoKirchef.SiommsfaUMMP/taat/a eJfet,AngHus KIrcher.Llf.
deberet ejfe, 0 f non homo. In fatti, mentre il S. G. confidera
la mancanza del numero nella noftraftampa, fivede
Delia fu a u n ’e r r o r e p e r la mancanza d’un c a r a t t e r e . Ec-
colo; Nella feconda Ifcfiaione della Medaglia vi fono le
riiip *<»wilrhp-NAT.VRB.,e nclla ftampa
del detto Signore leggefi NAT. 'VB- E'vero,che replican-
dofi poi le iropreffioni diquefta parola difettofa ,fi vede
corretta, e ben formata ma cosi probabilmente lareb-
beavvenuto,fe ft fofse replicata la ftampa del noftro nu-
niero, perche non fempre I’occhio farebbefi ingannato.
^ ella Medaglia fettima della Tavola trigefimafetti-
ma notailS G. I'ornamentodifoglie,cheOfiridetiene
ful capo,e cosi park;//'P-Tedrufi i difentimento,che effefoglie
fieno della Pianta cbiamata Perfea Egizia^ non di Lota. Neldir
quefto, mi fa venir dubbio,ch’egli nonabbia letta tutta
la fpiegazione ch’ io fo del Rovefcio della prefentc Me
daglia )perche in efl'a mi dichiaro manifeftamente nella
fe$Kientc forma :ConvieneintautoriJlettereall’ornaniento,cbe
Ofiride tiene ful capo,ediilLoto fmile alGiglio. Non credo
gi^, cn’ io aveffi potuto fpiegarmi piftchiaramente, per
giudi-
xxxviij
giudicare, chc Ic dcttc foglie ficno di Loto; ma il S-G.
pcnfa bene il tacere qudto mio fentimcnto, e vagoanzi
di fare qualchc oppofizione, fi atcacca ad un dubbio, che
dopo aver clpreflb il mio parere, io non diffimulo, e fo
dichiaro nella forma feguente:2\To»ofiante il detto,nonpoffo
dijfmulare il dubbio, cbe mi nafce, ed c,cbe lefoglie, di cui Ofiride
4dornafiilcapo,pojfano rkonofcerfifpettanti mngidal Lotctm*
bensi alia Tianta Terfea Egiziana. Quefta propofizione dub-
bia,nonfccapace di diftruggere I’altra pofitivamente
adirmativa. Seguito poi a notare qualchc convenienza,)
per la quale pud Ofiride portare ful capo Ic foglie ddia
detta Pianta. Parlando pcro io nella maniera fopraccen-
nata, perchd mai il S-G- vuole oppormi ima fpicgazione,
chc tengo per dubbia,c tacc affatto la prima, nella quale,
non parlo gih con dubbio, ma afiblutamente dichiaro
che le foglie, che veggonfi fu la tefta di Ofiride, fonodel
Loto? Su le prime dico efprellamenrc qucJlo appunto
che vuoleildettoSignore,epuregli pafla infilenzio ib
mio fentimcnto fpiegato alTertjvamente,c fi appiglia fo-
lo ad un dubbio da me efpofto, per foddisfare qualcb’al-
traopinione,quandovifofl‘e-, ma queft’ifteifo lofoin
modo di permiflione, non gih.pofitivameflte aiferman-
dot in fatti, non dico,che debbafcos ma fidb>cb«jo/sano
riconofccrfi neH’ornamento del capo di Ofiride le foglie
della Perfea Egiziana. E do non oftante, egli fi ferroa a.
cofldannarequeite, fenza puraccennare,neferparola
di qucllo, ch’ innanzi ho detto afierti vamente. Certo e,
che chi legge la fua Annotazione, non pud ne men -Co-,
gnare,ch'io abbia affermato,cfscre quelle foglie di Lorn
c pure le ho dichiaratc tali manifeftamente - PerveriKi
emmi arriVatacoslinafpcttata la detta obbiczione,che
fe io non fapefli, come fo di certo,che il S. G- ha la corte-
Ha eguale al fuo fepere, direi, ch’egli ha operate coirie fa
un vegetabile appunto, chc germoglia nejla Spagna, il
quale getta via le prime foglie,fubito che fono fpuntate,
etuttopoi refta aguifadiun’Iftrice,involto di fpihr„
in Hifpania foliis, floribus fubito decidetin-
ctf. 75,' ' bus in orbm explicat /r>£7fpinis borrida Eriaacium infd^cormo
hum
xxxix
Cosi egli ha gcttate via>col taccrle, le pri
liitiim refert ■
me foglie da me attribuitealLoto,efi^:anziinveftito
dell altre fpettanti alia Perfea Egiziana, fervendofcne
come di fpine, direi, per pungerc, fe la dilui onora-
tezza non me lo vietafse.
Nota finalmentc il S-G- la Medaglia tcrza della Tavo-
latl(igefimottava,neldicuifecondocampo vcdcli una
Figura con la Probofcide d’Elefante, c da me viene rav-
Tiiata in efsa laCitta d’Alefcandriad’Egitto; Egliperb
diee.ch’io non porto ragione alcuna.che lo provi, e pure
chi'li compiacerk di Icggere la mia fpiegazione, inten-
deraqualche motive da me addotto,percui,relativa-
mente al Monarea Adriano,io inquellaFigura ricono-
fco Alefsandria, aUa quale, come parte dell’Affrica,
non disdice la Probofeide., ,
Dopo le Atmotazioni fatte dal S-G. fopra le Medaglic,
pafsaa Ipicgare aleune fue riflcfrioni,cbeappartengono
alia Prefazione del Setto T p tp o ; e con le prime park del
Medaglionedi M- Aurelio; imprefto nel Tomoquinto j
ncl di cui Rovefcio, in mezzo ad un Tempio, vedefi una
Figura,ch’egUpur vuole rapprefenti Giunone Pronuba,
dov’ io la giudico coftantemente Diana Efefina. Per ab-
battcre j afauaf^ ,ii,ma. pruove, che la dimoftra Im-
magine di Diana, dice, che la L.una falcata, formata dall’
Intagliatore fu la tefta della detta Figura, non fia giufta-
mentc copiata ,e rinforza il fuo parere con avvertire,
ch’egli nell’lfcrizione ha incifidue KK in yecedi due XX,
e un A in vede d'un’A , onde fe ha sbagliato in quefti Ca-
'ra^ri, pu6 ancora aver prefo errore nel copiare la Lu
na falcata.- Si compiacera per6 il detto Signore di-crede-
rc,che nell’Ucrizionc fi difeerne cbiaramente il primoK,
e nonX , com-egli vorrebbe •,I'altro non fi dillingue tan-
to bene, ma 1’ Incifore 1’ ha conformato laviamente al
prime. Cosi parimente fulla tefta della Figura compa-
rifce,fenza verun dubbioananifcftillima la Luna falcata,
equefta t realraente tale, quale da principio fii efpofta,
fefofse aitriroente, farebbe difficile il cuoprire lo sba-
gliofcorfo, e indarno procurerei di fanare il difetto *,di-
cendo
xxxx
* cendo ancor la Legge; Quodab initio titiofum efi, non putt '
traBu temporis convalejcere. Ma per certo non fiamo intal
cafo, e qui mi ferviro della protefta, che fe’ M. Tullioin
Ctc. tn Milo* confermazione della difefa,che allora trattava;
niaita. expoj'ui ,gcflaj'ant ,ficut expoftii, taliafunt. Come fi t incifa
la Medaglia, tale appunto fe in fe ftefla. Per quello poi
fpctta al A in vece dell’ A , ben fi vede da chi non )ruol
farficenfore troppofevero,chclatratta nel mezzo del
Carattere vi s’ intende, ancorchfe per inavverxenza non
fia ftata formata. Non femolto, che mi venne fotto Too
chio 1’ Ifcrizione greca di una Medaglia pubblicata dal
■virtiiofifilmoTriftan, ed evvi incfla undifettofimile,
benchfe alcontrario, poichfe moftrava un’A invecedi
un A , e non ebbi gia pena veruna nell' intendere quella
parola. Mi favorifce poi il S. G- con dire, che io vogljok
Figura difputata effere Diana, fenzaperfe portarne fe-
gno alcuno •,ma come mai pu6 aflerirlo ? mcntre,fe non
altro.hopurnotata la Luna falcara ful capo della mo-
defima Figura, nfe v’e novizzo in quefta profeifione, chc
non fappia, effere la Luna fimbolo manifefto di Diana
■Vuole parimente il medefimo Signore, che Diana Ei'efi
na comparifea fempre roammofa; ma queff o fuo paret(
non pud fuffiftere, feahhiamnfipriffarteilcau^i inqiic-
fte materie pud effer Maeftro,m’intefi il dottiifimoCar-
lo Patino, il quale, come pure notalnclla Prefazioqp del
SeftOTomo,avverte,che gli Efefini coftuma vano di rap-
prefentare la loro Diana fotto la fembianza di diverie
P a th , in Tm*
Dee, e fingolarmcnte di Giunone: Culta fuerat, parla ’i
per's^mtitm. Diana Efefina ,fab babitu y U K O K IS , natmic Ifidis, kt J/'-
Numif. pag. ris£J Cybeles. Si contend dunque il S-G- di riflettere,^ic
fe Diana Efefina era formata tal volta fotto Tlmmagiiie
di Giunone, non dovea certamente darfi a vedere man
mofa, perchfe Giunone non era figurata dagli antichi lO-
gni mammofa, ma bensi con manto, e con colanne, co
me appunto vediamo adorna 1’ Immagine", di cui parlu
mo. Nonpoffointantodiflimularc il torto,chepariiii
faccia il detto Signore,con pubblicare qualche mio feit
timento in aria diverfa da quella, in cui io lometto ; k
chc
XX3CXJ
che (ia vero, fpicga egli nel Tomo decitno de’ Giornali
gli aggiunti, co’quali era figurata Diana dagli Efefini, c
traquefti nota ,che la di lei Immaginc appoggia le mani
fui fpiedi; io pero, per dimoftrare, che talvolia Diana
Efefma compariva fenza quefto aggiunto, citai nella
Prefazione del Sefto Tomo un Medaglionc dell’Abate
deCamps,efpoftodalnonmai abbaftanza commenda-
to M-Vatllant ,e feci avvertire,che Diana Efefina in eflb
nonappoggiava le mani fui fpiedi, ma il S. G. lafcia da
.partequefta mia rifleflione, e dice,che Vaillant t contro
dime.perchc nelMedaglione dalui pubblicatoDiana
Efefina rapprefentafi mammofa •, ma quefto non era il
punto da me allora trattato. So ancor io benilfiroo, che
fpeffe volte figuravafi mammofa Diana Efefina,ma allo
ra non fi parlava di tale aggiunto •, e perch^ adunque di
re ,che quelVAutore t contro di me, fe anzi per quello
fpetta al punto, che allora io trattava, t manifcftamen-
•te a miofavore? Chepoi debba fempre vederli mam-
mofa Diana Efefina, come vuole il S.G., t opinione, alia
quale fi oppongono le memorie antiche. In fatti nella
fopramraentevata Prefazione citai una Medaglia pub-
blicata dall’eruditiffimo Triftan, nella quale la ftefla
Ikamp^fidemaatajaammofa, ma comparifceadorna
conunl^plice velo, erpurc dal dotto Autore t ricono- Tm. i:
fciuta ,edichiarata Diana Efefina. Avverte parimente 537-
'il S. G- ad un’altra Medaglia efpofta dal dottiflimo Pati
no, ecitata da me, come fpettante a quefta Dea, della
quale ora difcorriamo, e dice le feguenti parole; Ma que-
•fia ffoitfem, perchh ne pur quefta e Diana Efefia ■ Come per6
pMa egli formare una tale aflerzione,non lo fo; fo bene,
cheil medefimo Patino, parlando della Figura, in cui il
detto Signore niega il riconofcere Diana Efefia, ft fpiega
chiaramente nella feguente maniera: Uberam aliquant pat!«. }»
Vrbem exbibet tertius nummus turn Diattet Ephefia typo inter
Tauros erello Nel dir quefto, non lafcia gik luogo ne pur ‘
adubitare qual Dea fia rapprefentata nell’accennata Fi-
•gura, mentre la dichiara manifeftamente Tipo di Diana
Efefia. Cio non oftante, fe il S. G- perfiftc nel voler rav-
TemoFJI- f vifare
XXXXI}
vifareGiunonePronuba nellaFigiira difputata,lo fac-
cia, ch’ io pariaiente mi attengo alia mia prima opinio-
ne, e conofco piil tollo in efla Diana Efefina, e intanto
gli diro con le parole di M- Tullio; Habes meumjudicium,
aut feqaare ,/iprobavem, aut tuofiabis ,fialiud quod-
" *” ■ dam efi tumt.
S ’inoltra dopo il S-G. a dilcorrerc di Pe(ccnnio,e tftet
te tutto lo ftudio in provare la faliit^ del di lui Meda-
glione- Aral fine ripetediverferifleifioni,dheavcagiii
fatte nclTomodecimOjCioc del Cognome NlfEPOC,
invece di NirPOC,comeegli vorrebbe; ma a quelle
fi^ rifpofto baftantemente nella Prefazione del Tome
Sefto. Note di piii, ch’io non rifolvo I’oppofizione fatta
mi del Neocorato attribuito nella Medaglia ad Antio
chia,che a parer fuo,e degli altri Intendenti, al liiodire
non ha giammai goduta tal dignitk - Potea pero cono
feere, fe volea, il S. G., ch’ io nella Preiazione accennati
non ho dHJimahta la detta oppofizione; tuttavia m
fpiegherd qui piCi chiaramente •Si oppohe al Neocoratc
d’Antiochia it filenzio degl’ Iftorici, niuno de’ quali ne1;
menzione;dato,e non conceduto quelto filenzio,per ve
ro,poichi phi innanzi vedremo,ch’dfalfo,.non e pero va
levolea provare,che Antiochia^nfijfl^maijiobilitati
dal Neocorato, poich^ non AqSefta la fola, ed unica co
gnizione, che riceviamo noi dalle Medaglie, fenza cht
gl’Illoridcen’abbianodata informazione veruna. Cer
to 6 , che fe non avefllmo faputo da una Medaglia, chc
Antonino Pio ebbe da Fauftina Maggiore fua Augufta
Conforte un Figlio,e fii Galerio Antonino, faremmo. an
Medioi. in che al giorno d’oggi prividi talnotizia ,eflendoque?lo
bdxKummis taatummodonotus ,filentibus Hiflorkis
lo;!”’ Cosi parimente per lungo tempo hanno gUAntiquarj
cio, ma eflendofi di poi ritrovata Medaglia, che la diniu-
lira Conforte d’AleiTandro Sever©, non Ttannp avuta
difficolth i favj Intendenti a cangiar parere, con giudi-
carlaMoglie d’Alefiandro.fcorgendolo nell'ifleflaMe'
daglia impreflb con Sallullia: Unck UliusKummi auilori-
fate
xxxxiij
Ute iac,noti Trajani Dedl,(it vtilgb Antiquariis perfmfum,fed ^Mbm.
tjustkm Akxandri uxorejfet fiatuenda. In matliera llrnile
deedifcorrerfi nel cafo noftro. Sia vero, bench^ non c ,
chegllftorid non parlano ,e non conolcono il Neocora-
to in Antiochia; nia la Medaglia prefente I’av vifa, e tan>
to bafti. Potrebbe qui replicate il S. G- con dire, che tut-
to fniliterebbe bene, quando la Medaglia,che di la nuo-
va notizia, fofle autemica, e non falfa; tuttavia fon ficu-
ro, che ihSvio Signore non vorr&dirlo nel noftro cafo,
perche non vorra violate le leggi d un perfetto difcorfo,
con addurre perpruova qnello appunto ,ch’^in queftio-
ne. Ma palliamo innanzi, e confideriamo, che il mento-
vato filenzio degi’ Iftorici fopra il Neocorato d’Antio-
chia,noneveramentetalc qua!ftfuppone• Mi fpiego
meglio. Sappiatno, che a i privilegi gloriofi de’ Neocori
apparteneva k facoltk d’ordinareGiuochi pubblici,e
Spettacoli folenni; ina quefta rimarcabile autoritk fit
goduta dagli Antiocheni, poichd Giul/oCapitolino at-
tefta, che M. Aurelio, fdegnato con loro per aver patro-
cinata la fazione di Gaflio ribelle a Cefare, li privd di tal
privilegio, cbe dquanto a dire del Neocdrato, benchd
dopo glielo reftitui; eccole parole dell’ Iftorieo: Ignovit
muhamMarcumproCajjliodixerant^uibus c^ttUa *
fpeBacula, £? (onveatmpublkos tulerat, £7 omnium condo-
numgenus j e dee dotatfi, che qui Capi tolino park d’An-
tiochia della Siria, dove io affermo efferbattuta la Me
daglia di Pefcennio, mentre dice poco dopo del Monar-
ca Aurelio,che TSLoluit Antiocbiam videre,cum Syriam peteret.
Si^fedunque gli Antiocheni ebbero la dignita del Neo-
c6rato, non da Pefcennio per tre meli, come oppone il
S-G., ma fin nel tempo della Monarchi'a d’Aurelio- Ma
v’edi pid,perchd Antiochia fi trovd nel poffeffo di tanto
onorcper pid anni ancora addietro,cioe lotto I’ImperiO
d’Augufto. A-bbiamo quefta notizia dal femolb Anti-
quario Veneto SebaftianoErizzo, il quale cosl fcriflc:
M l pervermta die mam una Medaglia grande in rame, che da Eritx» '«>
’ ana parte ba la tefia d'Aagufto eon quefte lettere intorno; Hum. Aug.
KAISAPI lEBASXa,riotC^ARI AUGUSTO.H»
TomoVII. f z per
xxxxiv
/Kr riverfo una belUjJima Corona, che moftra d'ejfen di gemme
contefia, dentro alia quale kggonfi tali lettere: APXIEPATI-
KON ANTIOXEIS; cheparefignificbino, che I'ordm pri.
mario deSacerdoti Antiocheni batteffero la prefente Medaglia
ad onore di Augufto,Jkcoine noi paritnente vediamo ingran parte
delle Medaglie della Crecia battute agl'Imperadori farft men.
Zione de i Keocori di quelle Cittd , cbefecero le Medaglie ■ Ecto,
che ilcelebreAu tore riconofce chiaramente il Neoco-
rato indicate nell’ordiue primario de’ SacercRjy, notato
nella Medaglia. Dunque Antiochia della Siria ebbe ve-
ramente i fuoi Neocori •, e pero dall’ aver appropriato
I’Artefice a quefta Citth il Neocorato, non fi puo infor
ma alcuna argomentare la lalfith della Medaglia inede-
fima. QueftaifteflaMedaglia accennatadall’Erizzo,6
pubblicata ancora dal Patino, e conformafi nell’ Ifciizio-
ne, dalla quale ci viene fignificato il Neocorato d’Antio-
P atin . in Imp. chia- Infatti , TontificumCollegium apud AntioebiamMagt-
Rom an. N u'
m if. pag.^%. firatus delati benign^accepti rnonumentum aternitati confecra-
V ic . E in tal Magiftrato, come difll, 6 indicate il Neoco-
ratod’Antiochia; poiche fi cqnofce chiaramente,ch’ella
S pa nbfm .D If
ebbe i Sacerdoti primarj,i quali,al dire dello Spanheinio,
.^fcrl.i.pn^.697- e d’altri, erano Munerum ,feu.Ludorum edkores p cio che
fpettava propriamente a i Neocori. E fe«clla-^edag!ia
il Neocorato non t efpreffo con'Tayfua parola, t pef3 no-
Pb
»f(A in Com'
tificato con vocabolo equivalentc-Vggiungo,che efl'en-
do data Antiochia di Siria la pifi celebre di tutte Ic altrc
ment. Stepha- Antiochie, Omnium celeberrima fuit Antiochia Syria, non
n i de V rh. pud gih recar maraviglia, che le fofle conferita la digniia
m- *7- del Neocora to. A v verte parimente il SG.,che neU’lli^ri-
zione non fi legge il cognome di Pefeennio AIKAIOO,
cioe JUSTUS •,ma taf mancanza non parra ftrana,nlafli-
me in Medaglia greca, a chi av verte, che fi trovano Me
daglie anchc latine di Pefeennio, fenza che fi veda, iiu-
preflb tal cognome. In fatti 1’ accuratilfimo Mezzabat-
ba, qella Seric delle Medaglie che fa di quefto. Princi
Medioh. in pe, nc ha raffegnate due in argento,che non hanno
Imp. Rom. nell’Ifcrizioneil cognome di JUSTUS, ma in una fileg-
Num. pag.
i6j. 9 264. ge folo IMP. CAES- C. PESO NIGER, e nell’altra,
IMP.
xxxxv
IMP. CAES c. PESCEN. NIGERIVS AVG., oc-
corredire,chc NIGERIVS debba fepararfi,e Icggere
NIGER IVS., dob JUSTUS, perchb quandp ncll’ Ifcri-
done hanno voluto cfprimere JUSTUS, non hanno
efpreflbfolainente IVS-,ma v’hanno aggfunto il T ,e
Jbrmato IVST-, come apparifce chiaramente nelle Me-
da^lie di queftoCefareoPerfonaggio. Nonlafcio d’av-
vertire,che fe bene il S-G- avrebbe voluto nell’IIcrizione
efpreffojfcognomet o per parlarc piil propriamentc,
I’agnome AIKAIOC, fi truova perd nelle Medaglie grc-
chedi Pefcennio con diverfa parola alle volte formato,
edice iOTCTOC.
Prende ancora motivo il medefimo Signore di ripro-
vare la Medaglia dall’aver I’Artebce impreffo inefl'a il
prenome CAJUS col K ,e non col F. Ma io non fo vera-
mentc,nb veggo qua! forza poffa averc quefta fua obbie-
zione,mentrcfitruova efferefamigliariffimo aiGrecl
il coflume d’elprimere c o lK H C latino. In tutta la gran
copia delle M^aglie grechc vedefi cfprefla colK I’ini-
ziale della parola CAESAR,che e il C. Ma feniiianioci in
Pefcennio, nel di cui nome latino PESCENNIUS vedefi
il Cdopo 1’S, e quando veflga nell’ idioma greco, fi vedc
d2pg.l’Sjiif-j e fi legge GECKENNIOC. Se dunque,fen-
za errore alcuno, nebamne di Pefcennio fi efprime il C
col K , e perche dovra condannarfi per fallo refprimerlo -
nel prenome ? Aggiungo, che K /»F converfa in Marmori-
busArundellianis videre eft,e fe fi volta il K in F,perchb non
avrapotato,fenzasbaglio,l’Arteficcgreco voltare il F
in A ? Avverto di piii, che gl’ iflefll Romani fervivanfi
tdlvolta del K per C : Apud 'Romanos pari ratione Kpro C •, spmhm.Dif-
e fecosi e, per qual ragione I'Arteficc non poteva ado- f"' *
prare il K per cfprimere il C?
DaraoUapenaparimente al S.G.,che fivegga nell*
iferizione la parola NEOKOPllN formata con due O,
c non con dne f t , com’egli vorrebbe *, non intendo tut-
_tavia,come pofla egli fopra di quello prenderfi penficro
"alcuno, cflcnd’ io perfuafo, che alia di lui intelligenza
nonfiaignoto I’ufo de’Greci antichi nel frequente cam-
biamento
xxxxvj
biamento delle due dctte vocali. Lo Spanhemio ci dhi
IdemD'lfffrt. leggere 1’ Ilcrizione di una Medaglia di Cizico, in cui la
parola NEOKOPilN t formata con due O, e non cor
due S I , appunto come vedcfi nella Medaglia, della qua
le difcorriamo, c pure il grande Intendente non la giudi
fa tin . tn c6 falfa. Oltre 1’ Ifcrizione, I’eruditiflimo Patino efponc
'Biom. Hum, la Medaglia di Cizico, e vi fi legge NEOKOPiZN tor
fag, i 5 ^ *
due O. Qiieflo medeiimo Autore ha pubblicata pari
Jn H um. Eld- mcnte un’ altra Medaglia d Eraclea, dove fi'^igiJeNEO
iah, fag. m .
KOPiiN con due O. Di ftampa tale trovanfr ancora al
tre Medaglievcome una de’Pergameni,che moftra I’lfcri
zione NEOKOPXiN con due O j ed imprefla nella Me
daglia terza della Tavola duodecima del mio T ook
quinto: ed un'altra pure dc’Perinti nella Medaglia fe
conda della Tavola decimanona nel Tomo accennato
incut rifteffa parola ^formata condueO,n& ledett
Medaglie fono ftimate illegittime- Conviene ancor
rammemorarc q u i, chc i Greci tenevano qiiefta manii
ra alle volte nello fcrivere •, e la palefano le loro iferizie
Spanhem.Dif- ni, nelle quali E pro H , Opro SI vkijfim occurrunt ■ Onde 1
prt.z.fag.77.
I’Artefice della Medagliadi Pefeennio fi t fervito d’uu’(
in vecc d’un’i l , non fi e allontanato punto dal coftum
in ci6 praticato. Non puo adunque il S. G. argryre la &
fiti della Medaglia dal cambimn^to delle vocali ^
notate, ne de’ caratteri di fopra deWitti e pure in qu<
lla mutazione, ammefla benilfimo, come s’h veduto ii
altre memorie antiche, ed autentichc, riconofce il S. G
groffi,ed inefeufabih ertori,icjuali primipalmente deturpan
queflo Medaglione ; fe poi eio fia vero,non accade/uppofii
le rifleflioni fatte, ftudiarvi molto per conofcerlo. '
Dice di pi£i il S.G- ,che Cerere t una nuova Deiti con
ferita ad Antiochia. Tonon ho mai aflerito, che Ceren
fofle Nume prindpale d’Antiochia; affermo bens!, ch(
eflendoftata quefta Dea venerata, bencht ftoltaniei)
te,datutti iPopolipagani,come quella,
€Uud. L ii. 1. Unde data populis fruges, p^glande rdiBd
d f Raptu
Projfr. Cejferit inventis Dodoma quercus arijiis,
eperoiproventi della terra credevanfi luoidoni, non
dec
xxxxvij
dee recarmaraviglia,che gli Antiocheni rimarcaffero
ad cfla la loro ftima, coll’imprimerla ancora talvolta
in qualche Medaglia, maflimc fotto I’lmperio di Pe-
fceimio, pel motivo da me addotto nella Prefazione del
SeltoTomo, alia quale mi rimetto.
Penfa parimeate ilS-G- diappoggiarcmoltobencla
fuabpinione della falfita da lai creduta della Medaglia,
coir autoritk fempre rifpettabile deljp Spanhemio, e di
ce,che ii^ n d ’Autore citato da me a mio favore piii
tofto contro di me. Ma qui i. neceflario fpiegare il vero
ftato della qiieftione dil'putata, allora che appunto a
miofavore produfli ilparere del peritiflimolntenden-
te, nella Prefazione fopraccennata. Il punto, che allora
contraftavafi, era,fe il Medaglione foffe ftato battuto in
Antiochia della Siria ,come io affermava, o pure in An-
tiochia d’Afia,come \oleva il S;G-, e citai favorevole,co
mein fatti egli A, alia liiia opimone lo Spanhemio. Tut-
tavia diqueftopunto non fa parola alcum il detto Si
gnore,onde firppongo,che dibuongrado me Ip aecordi;
ma fi volge a confiderare la falGta, folo da efso foftenu-
ta, della Medaglia, e in pruova del fuo parere afserifce,
chelo Spanhemio econtrp di me, e che il dottilfimo
Autore IJja dichiarara per falfa;e pure innanzi egli avea
detto,chc loftimatiflGrflolntendentc non fiavanza a
giudicareil materiale delle Medaglie, ma dopo afserifce
francamentc,ch’egli I’ha data per finta,e pruova la di lui
fentenza con Ic fegucnti parole: Ut vero dubiam largiar
mmiillis hajus Tiummifidem ■ M’ appello pero in cid al tri-
bugale, ed al giudicio de’ piCi Penti, e li prego icntenzia-
re, fe leaddottc parole dello Spanhemio danno aperta-
mente per fintp il detto Medaglione.Elleno,a chi vuole
fenzapallione intcnderle nel proprio fenfo, non fignifi-
canoaltro, che una femplice permilfione di giudicarlo,
non giafelfo, ma dubbip. E non accade avvertire, ch’ei
non viiqle dar giudicio nel materiale delle Medaglie,
perchd quando gli fi e prefentatp il motivo, 1’ ha vera-
mente fatto ;come fi pud chiaramente vedere nella Dif
fertazione prima, dove condanna lo ftefso materiale
d’alcunc
xxxxviij
d’alcune Medaglic, c cos\Icrivc: ylmovendi veto ab bac ferie
Diffirt. i, tiovitH illi Tiummi, modemi iaventi Dido,'Priat>JUs,Mene!m,
4S’ Q,^nfitis,Scipio ^fricanas, Hannibal, Marcellas,Cicero, Vir-
gilius, £7 Augajla aliquot apud yEneam Vicum depiche, inqai-
bus nempe, nec veri, nec vetuflatis ulla fefe offert commendatio.
Sicch^ non ritirandofi egli dal riprovare il materialean-
Cora delle Medaglie, quando neha avuta I’occafidne,
avrebbe potuto fare una fimile dichiarazione del fuo
giudicio Ibpra il Pefcennio,di cui qui parli3ftic,epuni
non s‘avanza piii oltre, che a permettere il dubitare del
la di lui antichitk • Ma il S. G. non fi contiene gia inque
fti termini, ma lo dichiara evidentemente falfo;anzidi
pifle perfuafo,cheio ftefso loconofco per apocrifo,ma
che per impegno corfo lo difendo per vero. A quelle
liioconcetto mipermetta il detto Signore di rifponde
re , che quando aiicora avefD.il fentimento, ch’ egli fup
pone, cio che non h , non avrei giammai I’ardita animo
fiti di palelarlo, rtimancio di dpverlo fbttomettere a'
credit© del Gabinetto, in cui laMcdaglia fi ritrova,ec
all’autoritk di quegli Antiquarj, che ne’ tempi andui
I’hanno avuta per le mani, e I’hanno llimata deguj
d’ efservi collocata . .:
Fa pure un’altra pondcrazionc il S.G., c L’a^diiceaii
cora in prova del giudicio dello Spanhemio coiitro ''
Medaglione, e cosi parla: Il fatto flh , ch' egli non I’approu
per niente, anzi dietro all'altrui giudizio, liberamente lo ddpti
finto, mentre, dopo I'aver addotta I’Epigrafe alquanto diverj’i
dull' iataglh, neferive cos'i: U t vero dabiam largiar nonniiliii
iujus "N.immifidem y e poij'ubito in confermadi cih ne porta, nil
altro egualmente fa ljb . Di qual edizione fi ferva il medefi
mo Signorc,parlando dello Spanhemio, non lo fo; fo be
ne, che in quclla.ch’ io ora tengo lotto l’occhio,ed e I’.cdi
zione feconda imprefia in Amllerdam ,leggefi tuttoil
contrario di quello egli dice; poichd I’ammirabile Auto-
re , dopo averclprclso il fenfo citato, non porta.gia fubi
to in confenna un’altro Pefcennio egualmente falfo ,nia
piDtofto ne adduce un’altro vero,e legittimo,ed 6 il Lo-
meniano; ccco le parole, con le quali fi Ipiega immedia
tamente,
xxxxix
[ tamentc, e fubito dopo I’accennato fentimento, Ut lar-
giat O’c. At vero extra contrwerfiam ab omnibus aliquot Germa-
nkiaadEupbratem percuffi cum Infcriptione-KA.lChVE.lAC
FEPMANIKHC, £7variisfmbolis.^ut l^enatoris, nempe cum
Area, Q Cane, ut infequenti TSLummo Mufei Lomcniani ,jam
equivi efpone il tipo della Medaglia; adunque
non fi pud dire,ch’egU,con addurre iin’akro Pefcennio
fallo, confermi la falfit^ di quello,dicui ragioniamo j
ediqueft^ppunto egliparla inmodo,che io fono in
debito di^bblicarlo, mentre lo chiania Pracipuum cer~
t i,( f unictimGazteFamefiana ornamentum TSLummum mole, pag. 590.
Divert.6.
Q raritate plane fingularem ■
Si ferve ancora il S. G. di un’altra rifleflione, per inva-
lidarc la ftima della Medaglia, ed d, che nel Tomo del
medefimo Spanhemio riftampato in Londra, non fi fa
menzione alcuna di efla -, fegno manifefto, apprefib di
lui, che non fe >ie tiene conto, come di cofa,che non tne-
rita la corifiderazipne degli Eruditi. Parmi perd, ch’egti
abbiaaccreditata la luaopinione conuna pruova,chc
nonha la minima fuililtenza, pdiche fe fi compiaceri di
leggerel’ultimo TomOdel celebre Antore, impreflb re-
centemente ih Londra , mehtre eftampato nell’Anno
appuntocorrehte i7i7,tr6vera,chenonfi egia ommef
fa-lamenti'one di quefto Pefcennio, ma fe ne parla chia-
ramente,e ftefamente, e, trattane la differenza d’alcune
poche parole, nella forma ifteifa, con cui fe ne difeorre
nell’edizione feconda ftampata in Amfterdam. E qui, fe
vale I’argomentare con la regola de’ contrarj, diro, che
ftccomc nel concetto del S G. era pruova gagliarda del
'demerito della Medaglia I’elferfi trafeurata la di lei ri-
menihranza: cost I’averla rinnovata nel Tomo accenna*
to,come realmente fi e fatto, pud fervire di pruova ma-
nifefta ,che la Medaglia non merita quella dimentican-
za, alia quale il S. G- la vorrebbe pure, al difpetto d'ogni
ragione,condannata •Mi dia pero qui eglila permilfione
di conebiudere, con av vertire, che il nobilc Medaglionc
nonha rilevata gii la ftima a’ giorni noftri folamente,
mal’avea apprelfo ai primi Intendenti ancora di quel
Tomo-FJI. g tempo,
xxxxx
tempo, quando la Sercniffima Cafa Farnefe lev6 da
Roma varj fuoi Mobili preziofi, e traportolli a Parma.
Eche fia vero, nell’ Inventario fatto de’detti Mobili ,e
che qui tuttora confervafi, v’cntrb quefto Medaglione,
e feco fu notata la ftima, che ne avevano fatta i Periti,
ed 6 d’un prezzo aflai alto.
Siegue poi il S- G. a fare altre rifleflioni fopra il M^da-
glione quarto della Tavola vigefimaterza, non feconda,
nel Quinto Tomo, e non approva, ch’ io I'attribuifca ad
Apamea di Siria, effendo anzi egli di parere, otrtia fpei-
tante ad Apamea d'Afia. Per pruova, come pare a lui
convincente, in appoggio della fua opinione, adduce
qualcheMedaglia appartenente ad Apamea d’Afia,nel
la quale fi legge impreflb ilPontefice M. AurelioAlcI
£andro,come appunto vedefi nell’ Ifcrizione fecondade
'Medaglione da noi pubblicato, e da quefto argomenta
che fpetti ad Apamea d’Afia •So per6,che la di lui cone
sia mi da licenza di dire, che la liia ragione non invalid
incontoalcuno la mia; perche nellcMedaglie ancon
d’Apamea di Siria li vede impreflb M. Aurelio Aleflan
dro Pontefice. Eccone una, prodotta da chi pub eflen
appellate Maeftro in quefta profeflione j ed 6 il dottiff
t ‘>S- «93. mo Spanhemio; il quale nellaDiflertazione ottava co.
parla: ^ccedit alius, intende TsLummus, Apame^gyermijfiti
En. M. ATP. AAEEANAPOT APXI. AHAMEftN
E fe a qualcheduno venifle dubbio, ch’egli riferifleque
ftaMedaglia ad Apamea d’Afia, vegga 1’Indice greet
del grande Autore, e la troverA chiaramente rafsegnat:
con altre lotto il titolo d’Apamea di Siria. Aggiungo
che nella Medagliaaddotta dal S. G. evvi notato il Ner
corato della Citt&,cola,che non fi vede nel noftroMeda
glione; adunque quefto non Ipetta ad Apamea d’Afii
com’egli vorrebbe . Ribattuta roppolizione Ipiegaw
hanno poi viva la loro forza Ic altre ragioni, le quali p
rimente prov^no, elkre la Medaglia fpettante ad Ap
mea di Siria, e fingolarmente le due Cornucopie tenut^
dalle Figure dccumbenti, eindicanti la fertilita maravi
gliofa del di lei terreno, fuperiore alsai alia leconditatl"
• Campi
:^xxxxj
i Campi d’Apamea d’Afia, come ho dichiarato diffiifa-
niente nella Prefazione del Sefto Tomo • Riflettendo
perdilS G. a quel fimbolojche tengono lul braCcio le
duedette Figure decumbenti,lcrive nella forma fegucn-
te:Kel Tiovefdofono due Fiumi, i quali riguardandofi I'un I'd-
tro banm I'Uraa, oCornucopia mlla deftra. Ma mi compa-
tilca, fegli dico, che qui ccrtamcnte non vale la disgiun-
tiva, poich^fi vcde manifeftamente, che fono Cornuco-
pie, ii^ndo come mai pofla vcnir dubbio, che fem*
brino tJrte •Av vertc parimente il medehmo Signore, e
pate lo faccia con tacita riprovazione,ch’ io chiamo due
Acque quelFiume,e quelLago,che circondano Apa-
mea di Siria; ma per veritk io non fo, n6 ho mai laputo,
chei Fiumi, e i Laghi fieno formati di Fuoco,onde Icon-
venga lappellarli Acque. Tuttavia incib ammiro fcm-
prepWk l’attcirzionc,e la fottigUczza del S G-,ilquale
non laicia pa0are ,nondir6fehfo,‘ma nepure parola,
n&illlaba ,nd apice alcuno, che non lo chiami al fuo fm-
dicato. E'per6yero,che operando intal tenore,pud
mettere dubbio a qusilchqduno,ch’egli intenda di for-
mare pid tofto una rigida cenfura, che un fincero eftrat-
to dell’ Opera*; anzi caricando talvolta con gran zclo le
fucobbiezioni, pare tfallontani alquanto dal nobilc fine,
chef, hahno prefiffoi Sig." Giornalifti, ed t di promove-
re, e d’ampliare I’onore, e la Fama de’ Letterati d’Italia.
Tcrmina il S.G. le liie Annotazioni, c confidcra il Me-
daglione d'Omero, che e il primo pubblicato da noi nel
quinto Tomo • Su le prime pero perfifte in aflerire, che
jiMedaglioniCrotoniati, o Contorniati che fi dicano,
"fpfi^fatti a capriecio; ed io replico, che non fono gihla-
wrati fenza confiderazione veruna ,n i con una combi-
nazione intieramente fantaftica di Figure indetermina
te a fignificare rintenzionc dichigl’impreffc. Quefto
no certamente; ma furono anzi ideati con particolar ri-
flefllone, ccoll’ elporrc ne’ Rovefci Figure conveniqnti,
o al luogo, dove fiirono battuti, o a i Perfonaggi nel Di-
ritto rapprefentati. E ferva in pruova di quefto il riflct-
terc,che Uomini grand! hanno impiegati i loro penfieri
ImtoVlI. g % pih
xxxxxij
piA volte, per rilevare i miftcri contenuti in effr; fpeco-
lazione, che le la vie, e dotte men ti non avrebbonogii
intraprela, fe aveflero giudicato, eflere le Figure di tali
Medaglie non altro, che foie, e parti di fogni capricciofi.
Per non parlarc intanto de’molti.chehanno tentato
quefto guado, avverto, che il peritiflimo Angcloni s’^
occupato nello Ipiegarne alcunc, ne vi avrebbe fiojra-
tnente itnpegnata la minima applicazione, quandofofsc
ftato di parere, che Medaglie di tal fetta iblforo vanita
ideate a capriccio, e perd non meritevoli di poWerazio
ne veruna •Come l’Angeloni,cosi ha operate i’eruditiffi-
mo Triftan, ed altri; tra i quali il dottiilimo Patino, do
pe aver efpolle due di quella Ipecie di Medaglie fpet-
tanti ad Aleflandro il Macedonc, ed avere candidamen-
te confeflato di non comprendere i loro mifteri, prote-
ftd, ch’era si ardente il defiderio foo d’ intenderli, chedi
buoncuore avrebbe donata la Medaglia a chi gli aveffc
data la fpiegazione - Ecco com’ egli dichiara quefto fuo
{entimento :No/lram in conjkiendo cognojemustenuitatem,
jn Theftmr. cum priefertim idpm ipfc typas '^ p j imajlrofis Dits nimirm
umsm.fai. conyutiBus fit, ^ capitiAl&xandrf Magrii. TatiU
ipfiusexpofitionis aviditatetenemur yUtlubinteryem pro umbti
dPfireremus,expUcationemque TSLummorum,ipfisantiqms Ku»
mis,quamvis maximi pretii, compenfdnmas. Niuno,^ mio pa-
rere, pud darfi a credere, che queft’Uomo intendentifli
mo avefle nodrita la brama fpiegata,quando fofle ftatc
d’opinione, che i Rovefci di Medaglie tali dovefsero
effer giudicati indovinelli vani, e capricciofi da proporli
per trattenimento grocofo a gl’intelletti sfaccendati.
E pure il S-G. vuole, che tali appunto ficno, c non mffte
riofi, come li ftima 11Patino. Hanno adunque le hieda-
glie Crotoniate i loroproprj mifteri, e non gia Omeria,
come egli li chiama, ciob poetici, ma veri, e reali, ancor-
chd riefca veramente aflai difficile I’interpretarli; ms
non percid dobbiamo noi difprezzarli.c rigettarli, fcnzs
volerli degni della noftra confiderazione; e feijl queftc
particolare avcls’io a difcorrerla con altri, che col S. G,
direi loro, che non conviene per la ipiegazione di e&
confor-
xxxxxiij
i confbrroiarfi al fentimento della Volpc, la quale condan»
nod’agrcfta I’uva,benche matura, per non confeflare la
fuaimpotenza d'arrivarvi a mangiarla. Non poflb tace-
re,cheuna delle Medaglie accennate,come s’6 detto, dal
Patino,fu dame diffufamcntefpiegata nclQuintoTo-
mo,enc rilevai dalla cortesi'a de’celeberrimi GiornalilU
diTrcvaux una piena approvazione •, ma il S.G. nell’
eftratto chc fece del medefimo Tomo quinto, non la
degnd ne nure di una minima riflefllone ■Si aifacica poi
iofteiftrSignore, per evinccre la falfitli dell’ Omero di
qaefto Mufeo Ducale, di addurre altre ragioni, c fa mob
ta forza fu quefta, che nella Medaglia del Mufeo Serc-
DiiTimoIatcftad’Omero comparifee nuda; epure W
mrmiyobronzi antichi, dove il fovranoToeta cirejlaefprejfot
SEMT'^E iconlatejladiodemata, Confelfoil vero,ch’io
non fo, com’ egUpofla afferire quefto, mentre il dottif-
limo Spanhemio ha pubbVicata una Medaglia antica Diffcrt.%.
d'Omero, batcuta dagli Smirnei, nella quale il gran Poe- Ah- .
ta non ha certameute la, tefta diademata. Dipiil Peru-
ditiflimo Senatorc Gisberto Cupero, mio riverito Si
gnore, e favorevole corrifpondente, nell’Opera fua dell'
Apoteofi d’Omero,che fark fempre,col fuo preziofo me-
rito,fuperioreaqualunquecncomio, ha prodotte tre
Medaglit antichc d’Omero,e in niuna diefle I’inclito
Poeta ha la tefta diademata. lopure hoveduto in un
Diafprorofso antico I’lmmagined’Omero,conbufto*
e non ha la tefta, in fnodo alcuno, diademata • Dunque
non fi puo dire, che Omero ne’ marmi, o bronzi antichi
_^veggafi SEMPRE con la tefta diademata, onde il com-
"pafire, ch’egUfa, colla tefta nuda nel Medaglione Duca-
pruova in veruna forma la falfitAdel medefimo •
L’autorizzare poi ch’egli fe la fua, a mio credere, non
ben fondata opinione, con dire, che in Santa Genovefa
di Parigi fi conferva il Cohio della Medaglia falfa for-
mata dal Cavino, non pruova altro, fe non chc I’Artefi-
ce,con la fua finzione,ha imitata la Medaglia vera,come
in tant’altre dello fteik> apparifce la medefima frodc, e
per6 potendoegli aver veduto il legittimo Medaglione
dome-
xxxxxiv
d’Omero, c alia conformity di efso comporre il fuoapo-
crifb, non era ncccfsario, che lo fabbricafse con 1’ ideale-
Vata da un Mcdaglione d’Augufto, come vuol far crede
re il S-G-,il quale non potry giammai provare,chc fia im-
polfibile il ritrovare un Medaglione legittimo d’Ome
ro, mettendoli alia luce di quando in quando Medaglie,
che per lo pai^to non s’erano giy vedute; e fe fi cotjce-
donodatuttiiPeriti pervere diverfe Medaglie d’Ome
ro in metallo piCi piccolo, e pcrchi dovry e&re impoC
fibile,che veggafi in metallo della maffima fonlia, come
quello, che confervafi nel Mufeo Farnefe, il quale eijen-
do ftato raccolto, e mefso infieme in Roma, nel tempo
appunto,che vi fu il Cavino, che dopo Paolo Terzo,ope-
D« ro intorno le Medaglie diGiulioTerzo, Paolo Quarto,
PioQuinto,ed anche di Gregorio Decimotcrzo, noni
improbabile, che infieme con altre Medaglie,da efio po
feia copiate, lo vede&c nel detto Mufeo, e giudicafsedi
larpompa dell’artefua inganncvole,concraflacendol<)
conunfintoPcdiquefta forma Ibno quelli, con i quali fa
molto ftrepito il SG-, che vort ebbe pure andafse in ruo
lo con loro anche il prefeiite, di cui ragioniamo, e chein
faccia a tutte lecalunnieoppoftegli fi tn'oftra manife-
ftamente legittimo; echiduoita del contrario, venga
a vederlo,elarysforzato acorreggere la fua pertinace
mifcredenza,ravviiandolo rcalmentc antico. Che fepol
una Medaglia fimile d’Omero, venuta fotto lo Iguardo
d’Uomini eruditi, t ftata giudicata illegittima, quefta
non iferedita punto la fincerity del Farnefe Medaglio
ne, da efli non veduto, ma condannato, diro cosl, in ere-
denza, per averlo trovato,nella di lui figura incifa,di'for
ma non diverla dalla fella; e cosl dovea elsere, s’eglixol
fuooriginale ba dato il modello alia copia; onde non
mi maraviglio, che fi dichiarino Ipurie alcune Medagk
d’Omcro, vedute dagl'Intendenti; ftupifco bensl, cheU
voglia avanzarc il giudizio anche fopraquelle,ch’efli
non hannomaiavute lotto I’occhio; cqui ripeterdcio,
altro fuo propofito difle I’eruditifllmoPatino,
jja * ' Hon mirater ,fiplures fuppojititm, intende Hummos, qu0'
• vem
xxxxxv
, vtm afmarent .•illudmiror, quodvideri nonpojfe patent^uod
ife vij'm mn eJljE perd fon pronto a conccdere la falfltk
deir Omero da loro efaminato, ma non viene per cid
provato,che tale ancora fia il Ducal Medaglione,perch6
leMedaglie venutc fotto I’occhio d’altri, laranno Hate
copie, dove quefto, fenz’alcun dubbio,^ originale. E fe il
SG-ha fentimento diverfo,ci6 avviene.perch^ la difcor-
re da lungi, fenz’ aver egli giammai veduta la Medaglia
.difputata^appia per6,che tanto l Omcro,del quale par-
liamofiJUanto qualunque altra Medaglia,che nel liio
eftratto del noftro Sefto Tomo mette in concetto d’ il-
legittima, Ibno indubitatamente originali finceriffimi,
cdanticbi. porto gii,in pruova di quefto,al detto Si
gnore la teflimonianza del mio occhio, nfe il parere del
miogiudiciOjperch^forfeegli nonavrebbe il genio di
ammetterlav Produco bensi I’autoriti, e la piena appro-
vazione di Perfona aricor viVente, e che pbtrei nomina-
re,fe la fua modeftia nen me lb vietafle; di Perfona dilli,
laquale bfornita di tale, e tanta intelligcnza, maifimc
nel difcernerel’antico dal moderno, che nonfolamente
gl’ Intendcnti Italiani, ma gli Oltramontani ancora la
confultano nb loro dubbjj e fottofcrivono facilmeiite le
di lei decifioni •Or quefta, tenvpo fa, con la permilfionc
benigniflima del Padron &rcniflimo, vide le dette Me-
daglie,edopo averle ben confjderate,ed efaminate,le di-
chiarb francamentc legittime,ed antiche,fenza ch’abbia
operato in effe arteimpropria,nedoloalcuno. Ad urf
Uomo perb di difcernimento tanto accreditato,c^ni ra-
gion vuole fi prefti fede. lo tuttavia fono perfuafo, che
fciLS^G-fi compiaceffe diprendere I’incomodo d’un
•¥i»^o, e venire a chiarirfi del veto co’ proprj fuoi oc-
chi, infallibilmente fi trovcrebbe obbligato dalla fua
perfpicace perizia a deporre bgni dubbio. Dunque
K il mihi refcribas , attamen ipfe veni • Ovid. M He*
rvid* Ep. X*
E quandocib avvenifle, allora si, ch’ io proverei un con-
tento Ibtnmo, poichb potrei perfonalmente.e a viva vo
ce fpiegargli ,chc la (lima ho del fiio fepere, Cccita in me
unvivo defiderio, ch’egli pure arricchifca, e benefichi la
• Repub-
xxxxxvj
Repubblica Letteraria con qualchc fua Opera nuova,
)ohcap>Ji, fulle Medaglic antiche. Quis mibi tribuat, M Librumferiba
ipfeMuijudkat, ut in buwtropartem ilium, £ 7 circumdem ilium,
quafi coronam mibi. Scuola certamente d' infegnamcnti
pcllegrini aprirebbefi in tal Libro, dalli quali, fe beneal
le volte noi difcordiamo, non perdono punto egltnopet
quefto il proprio pregio; ficcome niun pregiudicio.ca-
gionano alle noftre opinion! le oppofizioni d’dFo Signo
re , mcntre piCi tofto le rendono inaggiormeme chiare,
e palefi. Onde accade loro ci6,che avviene a i fiort.fu cui
poggiano 1’Api,cfae non folo ad efli non involano le qua-
(laf,
hintii Pe- con vantaggio infpirano nuovo odore-.f/o-
ft.'
fJmat.it.' ribus, quibus .4pes iufedere, odorem mellis infpirant. Conchiu-
diaraoadunque con avvertire chilegge.cheledifpute
finora da me fatte, hanno avuto per folo, e fincero mo-
tivo il difondere la verita, da ognuno fempre bramata.
/^NTONINO PIO.
’Occafo dell? glofic di L.Elio cagion6
i’Afcendente luminolb d’Antoninp. A
qucfto, dopo la mortc dell’altro, dC'
ftind I’augi^o alloro Adriano, c dichia-
rollo liio Succcflbrc nel Trono • Lc Vir-
td, che arricchivano lAnima del Per*
fonaggio elevato, accreditarono vantaggiofamente
il voto delMonarca,chc prorb la giuftizia del fuo
pctfierOj nel volcre, con la di lui cfaltazione, fcli-
•«6iKo rimperioRomano. Nedimeno poteva egli
pometterfi da un Principe, il di cui diftintiyo era
il carattcre della Pieta, la quale, tra le belle doti,
che adornavanIo,vantava,fenza nota di fuperbia^-
lamaggioranza. Eccolo pertanto a nobilitarc il pri-
mo caihpo della Medaglia col fuo fembiante, ed 4
pregiarfi, con pari compiaccnza,e del fupremo ti-
TomoFII. A tolo
.2' TavolaPrima.
tolo d‘Augufto,edciramorevoledenominaztone di
Pio. Concidautentica il coronato Signore le ragio.
ni,che polIicdc,per cHer appeliato Padre dellaPa-
tria, e munito parimente del Tribunlzio Potere,
come ci mollra i’lfcrizione.
Nclla parte contraria comparilce Tlmmaginc di M-Au-
rclio Ce&re, Augufto, c Confolc defignato; ma-di
effo difeorreremo ncUc fue propric mcmoric.
•
I I
L Primo Confolato d’Antonino, fegnato dalllfcri-
I V
Ol fembiante d’Antonino, rapprefentato nel-
A
Trento il Senate a celebiare il merito d’An-
tonino, voile impegnata a promovere le di
lui glorle, anche i’Affrica. Vedefi quefta idea-
ta in unaFigaraftante,che adornafi la iironte con
una Probolcide d’Elcfahtc, foftenta con la deftra
unCcftcllo, tienc ful bracdofiniftro ilCorno dcllc
dovizie, ed a f pied! una Tefta di Leone.
Loftudio prindpa/e dell’ acekma to Monarca, era I’ap*
^~plicare tutto giorno il pcnficro a i vantaggi delle
Provincie Ibggette al fuo vallo Imperio; e perd
Prmmia fub eo cmBa floruerunt. D’un tal bcnc i
molto probabile partecipafle parimente I’AfFrica,
onde con tutta ragione ll Senate decretd, che fer-
viife, dir6 cos\, di corteggio alia dilui Immaginc.
Occorrendo frequentemente ndle memorie antiche
il Confulto del Senate, parmi convenevole dar qual-
chenotizia del modo praticato da’Romani nel for-
marlo; eccolo: Senatus nihil decernere peterat, nifi ter
ferentibm iis, quibus Senatum fogere licebat j qui erant
Oiiiater, Confules, Protores, TribuniPlebis, qmd tameu
■ nigatDionylius, Interrex,^UrbisProfeBus. Qui refer- Alex-Sortm
rent 1 pr$mum
® ad Senatum' projponeaant » res divwas ^mox bu-
/ a t Marie, a c
manas, ^ referebant, aup infiniti dePepublicd, aut finitb Lih.x. eap-r-
de rebus fingulis j fi dpprSaffent omnes erat S.C- per di-
fce f‘onem,finon approbajent,Conful fententias rogabat,
0 Tpnmbm i Confulibus defignatis, Qf ex iis, db eo, qui
priori loa renunciatus effet ,vel plttrium liberorum pater ^
mox
8 T av o laP rim a.
m x rogSat [/Ediks, £7 Coafalares v im , deittde dita,
£7 quo ordine in interrogandis fententiis ufus fuijfct Cal
Januariis, eundem ferv'abat toto anno- Ci5 chc perd
non giudied di offervare Giulio Cefare, quando,
ncl tempo del fuoConfolato, voile preferito nell?
Rogazione agli altri Pompeo^ a riguardo della pa-
rentela feco contratta. %ogatus dicebat, qukqmd vtl
Jet, antequam alius interrogaretur; quare qui mlkt m
decerni, diceado ducebat diem; quod nec ante esortumSo
lis ,nec poft occafum fieretS .C ., nec pofi decimamborm
relatio nova - Interdum fententiam rogatusjurare folet pet
Jovem, Deosque pennies, /e, £7 ardere fludio veri rept-
riendi, £7 en /entire, qua diceret- S i Senator in diceitJi
fententid duas res, aut pluses compledieretur , nec proha-
rentur omnes, poflulabatur, ut divideret fententiam, £f
de fingulis rebus referret ad Senatum- Quod major pars
Senatorum decreviffet, feribebafur SPatribuS, autScri-
bis ; £7 deferebant ad Tribunos Plebis, qui fedebant ad
Fores Senatus; f i litteram T ipfi fub/cripfiffent, end
■ J". C., £7deferebatur in ararium, fi ad Principem fpeBa-
ret, feribebatur libris elepbantinis - S i Tribimi intercejjif
' fent (intercedere enim ipfi poterant, £7 Magifiratus, qui
major effet ,quam is , qui Senatum convocajfet) aut fiquid
fiatutum ejfiet,vel die nefafio, vel loco nonJacro, vel non
kgitimo Senatu-, Senatorumve numero, non dicebatur S. C.,
fed Senatus auBoritas.
La Figura rapprefentante I’Affrica, foftenta, corae di
I^tct Valerian. fopra notai, un Ccftello. Qticfto Locottm ubique Ce
teris capiti fuperponitur - Da un tal coftume puo ar-
gomentarfi, che il Calato ferva di llmbolo a figifi-
ficare I’opulenza dellc biade, la quale all’Affrica
Tontpon.Meld
appunto compete; mentre ella t ,^antum incolim,
L ib .i. cap./^. eximk fertilis; e fe in alcunc fue parti comparifee
infeconda, il difetto dee attribuirfi pi£l tofto alia
tralcuraggine di chi non le coltiva, che a deficicnr
za di virth natia; eid perd intendefi ad efelufione
di que’ terreni, i quali per altre cagioni rimangono
, infe-
Antonina P io. ■ p
infccondi ; poichc jiut aremsJleriUbus M a ^ a , aut oh
JitimCeliyterraramque defertafuat,aut infeftantur mth
to, ac makfico genere animalium.
Vedefi parimente, che giace ai pie’ della Figura una
Tefta di Leone, per dinotarc que’ feroci animali,
di cui pregiafi I’Affrica; in fatti Interna ejas plurima
q^idem bejlia,ftdprineipaliterLeonestenent■ Quotum tri-
fariam genusfcinditur ; nam breviores, jubis crifpi p ie - " '
rrnnque ignavi funt, £? imbelks; Longiores, ^ Coma Jim-
plici acres magis, ac potentes; at hi , quos creant Tardi in
pkbe remanent jubarum inopes. Ammirabile veramen^
te' h la natura di quefti terribili animali; mentre,
in molte occorrenze fanno predominare la propria
voracita,etenere in freno il lorofpirito generofo,
perocche Vroflratis parcunt ,inviros pot'ms ,qudm in fee-
minas^aviunt, infantes, nounifi in rnagn^ fame, perimunt .
Gran pruova di si magnanima contenenza ci diiPli-
nio,col riferire I’avvenimento di una Femmina, la ^
'qwale abbattutafi in alcuni Leoni, e tcmendo di
eflere divorata, penso fare fcudo di fua difefa la p/;«.
picta,chcftudiolfi, eccitare inefli,con dire: S e fo e -
minam, profugam, infirmam,fupplicem, animaliumomnium'"^'
ginerojiffmi, eaterisque 'tmfetantis, indignam ejus glorid
prtdm ,• e, fe vogliamo preftar fede al citato Auto-
re,ebbe ladileifupplica felicitate il voto, e falvolfi
dal paventato infortunio.
Nientc meno, che de’ Leoni, gloriafi I’Affrica degli
Elefanti, e pero con la loro Probofeide adornafi la
fronte- NellaProvinciaTingitana fingolarmentedi-
m^llrafi ella da quefti vafti animali popolata; cosi
. Sollno ci avvifa, dicendo: £' Provinciis Mauritaniis
Tingitana, qua folftitiali plaga obvia eft, qitaque porrigi- sdl/i. eep.st
tar ad internum mare, exurgit montibusfeptem, qui < 5fimi-
litudine fratres appellati, freto imminent. Hi montes Ele-
phantis frequentifjimi funt. Il Monte per6 dell’Afirica
pih amato dagli Elefenti, t I’Atlante •, poiche, ve-
nuti,dopo una lunga ferie d’anni,alla yecchiezza,
TmoVII. B ricor-
lO T avola F rim a.
ricorrono ad eflb,come ad asi'Io di ripofo,cquivi
dalla fupcrftizione trovanfi patrodnati in mode,
chc niuno ardiice di ofienderli: Suh raJicihs motnis
Atlantis mirabiles pafiionesj'unt, profundifma
umbrofijfimit, 0f denfiffma j ad has ajunt Ekpbantos jm
JElian. L ih. 7. feneBute graves actedtre, naturd diiBos, tamqaam inCt-
Hi^or. Anin
m a l cap. i . loniam, £7 portum quietis, ubi reliquum vita fua agaat,
ipfisque fans aqua potabilis, 0Tliquidijfma liber mcefus
■ tfi ■ Exijimantur facri, £7dimittantur utfacrofan3i,etim
dbarbaris ,qui indmias cum ipjis babent ,itaut tie eos qiu-
dem capiant^pf celebrantur cura Sylvariis quibusdamDps
illius regionis dominis. Infatti,per pruova,che fono
effi da qualche Nume, fognato perd, difefi, narrj
Eliano I'avvenimento preftigiofo accaduto a trecen
to Giovani,mandati da uncertoRe di quelle parti,
affine di acquillare gli avorj de’loro denti •, mentre
appena giunti al luogo riputato per gli Elefanti fa-
cro, furono tutti da pelle repenfina affaliti, e morti,
a riicrva d i u n f o l o , die fervl,per portare lawii?
deir inafpettato infortunio.
/fncorchd fieno molto confiderabili gli Elefanti dell
Affrica, tuttavia vcggonfi fuperati nella gran mole
}j7 Heark. del corpo dagli Elefanti dell' India: Magnitudine omei
majus in H i-
fior. Animat. Indict vincunt Ekpbanti ,quos Africi pavent, nee contueri,
L ih .x. cap^. i. ttedtm refiftere audent ■ Crefcono talmente, e s’ingrof
Jo: JonJionuSt
feno con tanto corpo quefti animaJi, chc Ahyfim
$thi de Cadamuflus vidiffe fe fcribit,plus habentem carnis ,qaar,
drup. cap. 5. Tauri nofirates quinque ^ e pure di quefliColoffi ani-
mati, benchd non gia di grandezza cosi enorme,
SiamenJ!sl(ex duodecimmillia habere dicitur,equibusqsm-
I d m itndem.
tuor millia femper ad fubitos cafas armata funtSublm -
perio magni Mogtd quinquagintamillia habentur ■ Quanta
fia poi la fpefa, che rileva il palccre si numerofe cd
ample roragini, e fecile il Conghietturarlo.
Nell-
Antonino Pio. 1 1
V II
Ell’una parte il Scmbiantc d'Antonino,ncll*
TA^^LA
XA V o L A
S E C O N D A.
ANTONINO.
Ago di guadagnarfi I’affetto de’fuoiPo-
poli un MOnarca, puo aCcertarfi 6dl-
mentel’acquiflojcoll’itnpegnare i fuoi
penfieri a mantener loro fempre opu-
lenta I’Antipnaj poiche, ficcomc nella
deficienza di quefta odefi ftrepitarc il
linguaggio delle querele, cosi nell' abbondanza, per
conccrtare al Principe regnante gli encomj, accor-
danfi in perfettaarmoni'a glianimi,con tributargU
feftofi gli applaufi. Di elTi yiene, per Confulto del
Senato,dichiarato meritevole Antonino nella pre-
fente Medaglia, la quale ci rapprefenta nel fecondo
Campo 1Annona, ideata in una Figura, che tiene
nelladeilramano unaSpigadifrumento,e ful brac-
cio finillro il Corno Ulirtofo, dal quale ftuntano
pure tre Spighe, ed altre parimcntc veggonu fopra 1
Moggio.che le Ilk appreffo, ed ai piedi ha unRo-
ftro di Nave, indicante, che per Mare avea il Mo-
narca fatti condurre i grani a Roma • Accaddc vera-
mente nel corfo del fuo Imperio qualche inopia di
• vittua-
H Tavola Seconda'
vittuaglia, come in altre meiftorie di queftoDomi.
Dante ho notatotuttavia non maned egli conprpj.
Vidaattenzione di ripararla.co’bifognevoli alitnea-
ti, da Terre anche lontane traportati. L’occupa-
zione infatti della fua mente era il procurare,che
la pubblica felicity folTe il vanto proprio della fua
Monarchia; ed in ci6 fegnalo le fue glorie con tanto
credito,che il folo fuo nome bafto per fondareai
Cefari fucceflbri ilmerito d’effere con piStlSfe diftin-
Mhfdeliuf to venerati: Fa£iumque ejl defidem AnUmim
in Syntag. H h
fio r. L ih . z* pulus, Milites nomm Antonini non aiidirent, Imperim
)tn. 3. non putarent. Quindi la ftima delle di lui virtitl’efent6
da i motti pungenti, che ferirono altri Monarch!,
nella fantallica comparfa, alia quale furono con-
dotti da Giuliano Auguftoi pdichd, KecSilenus k
JulianiSatyrd quicquamineoinvemt ,quod reprebendirtt,
H «m ikidem*
nullis aliis Cafaribas fine probfo atiquo dimijfis.
A riguardo delle importanti confeguenze , che rileva
I’Annona, era pregiatillimo in Roma il di lei Magi-
ftrato neglianni ancora della Repubblica. 11Prefet-
di efla invigilava, volea Frumeiitum ««■
diquocolmendum, edi pid in certe contingenze ordina-
va, che I’abbondanza privata foccorrefle la penuria
pubblica; e pero, S i quis ultra proprios ufps poffident,
in medium ponendutn curabat y c quando venivafi alia
vendita, non permetteva, che il prezzo oltrepaffaife
i limit! del convenevole, e del giuRo - Defer]vafi tan
to a quefta caufa, che laddove dal Foro erano efclufe
alcune Perfone, a contemplazione di efla ammettc-
vanfi: Tantus Annona bujus caufd favor , dubloritarque
ihidem» accefftt ,M quit alioquinpprfona ad accufationem minusido-
ne<t ejfent, bae tatnen in eaufd admitterentur j buJusmdS
funt muUeres, infantes qud funt ejus generis, quo nos
etiam utimur . Qiaindi apparifce il motive ben rag/o-
nevole, ch'ebbe il Senate, di procacciare a^Anto-
nino la gloria, con cclcbrarlo accurate ncl provve-
dimento gradito deli’Annona.
Antonin&. 15
11
Ccofflpagnafi colScmbiantcd’Antomno rim-
€8^
C i Con-
T ornm
iO Tavola Seconda.
V I
a Dca Opi, per Confulto del Senate, efalta
TomobVI- D z TAVOLA
2 J9
TA V O L A
T E R Z A.
ANTONINO.
Lcuore de’Senatori Romani credevafi
configUato fempre da una nobile,e
giufta paffione, ogniqualvolta ambi-
va diglorificare il fuo affetto, palefan-
dolo vincoJato con la profperitk d’Aii*
tonino. Arrendevafi con un tal fenti-
mento alle efficaci aurattive di un Monarca, che fa-
peva, fenza lefione della libertk, obbligare a fpon-
• tanea fchiavitudine gli ajiimi, che, rapiti dagl’ incanti
delle di lui amabili prerogative, afcrivevano a i pro-
prj profitti i fuoi vantaggi; e perchk il voto pik fer-
vido avea per caro oggetto la confervazione di un
Monarca cotanto qualiiicato, percio di buongrado
. efprimevanlo, coll’ ctcrnare almen ne’ metalli, fc
‘ non potevano negli anni, la fofpirata falute del pre*
diletto Signore. L’idea di quefta brama ci viene
elprefia nella prefente Medaglia, in cui rapprcfcn-
tafi laFiguraappunto della Salute augufta. Compa-
rifce in forma iverfa dair altra, veduta neU’ultima
della Tavola antecedente; mentre qui non tiene
-€on la fmiftra il ’P'imone poggiante fopra il Globo,
ma bsnsi un’Alia pura, in pruova della divinitk.
che vanamentc profefla.
Nel
3 Tavola Ter%a.
I I
EI fecondo campo della Medaglia veggonfi
111
Due celebri GcmclU, dob Romolo, e Remo, lat-
E
' Manifefto il reciproco vantaggio d’onore, che
pafla tra la Moneta, e il Principe. Quefti dona
Uofotaatf. df il pregio a quella; Ciim auSloritas, ac potejias nmn-
re Nummar.
fa g . mi prtficifcatur ah eo ,qui cumfumma poteftate, ac Impetio
efi ; e quella propaga la gloria di quefti, cternando
nella memoria de’ Pofteri il di lui nome, ellendo pro-
CaJjfiodor.Var, priodella Moneta,Foterrf facula commonere, ricorda-
6. fp.7. re appunto a gli anni fiituri il Perlbnaggio, che Tim-
preilc. Speciofith cotanto ragguardevole, che fi voile
dalle I-eggi rifcrbata ai foli Principi, o pubblici Ma-
giftrati, ad elclufione dclle Perfonc private, come
ordino chiaramente la Legge Cornelia, che -intimo;
P ed ia n . «
Vetrinam 3. "He quis privatus ptcuniam faeeret. Fu percio coftutr/
ancordegU Antichi il foggettare a gaftighi e’ftremi
lajemeritadicoluijChe inqualche forma avefle ol-
' trag-
Antonino., 33
^raggiata la Ivtoneta:Qui nummos aurm partim raferit,
pariuntinxerit ,velfinxerit ,qui in aurum vitii quid indide- lh. 8
rit, qui argcnteos nummos adulterinox JIacerit, qui ciim *’’'*•
ptomm tale quid poffet,nm prohibuit. Qai nummosfta-
mneos, plumbeos emerit, vindiderlt dolo mato, eique damna-
to, aqua, £Tigni interdicito ■
DaWfpetto intanto, che la Moneta cfige, puo facilmen-
tbargomentarfi il motive, per cui il Senate determi-
^ nolla, con fuo particolare decreto, a glorificare Anto-
tiino.Gomparifce ella in una Figura, che tiene con la
deftra le Bilance, per indicare la giuftizia del proprio
pefo,e conk fmiftra foftentailCorno dell’Abbon-
danza, dinotando, che I’afHuenza de’ beni t cagio*
nata, e fomentata dalla Moneta medefima.
Puoaltrcs\ vmforxarfi I’encomio del Monarca dal di lei
ufo •,fependofi, che dimoftrofli egli fempre fplcndido
donatore, e a carieo del fuo teforo,
abfiinensi oxai Auruni coronarium, quod adoptionis ftue MCapitel.m
eaufd oblatumfuerat, Itdlicis totum, medium Trovimialibus ‘
reddidit- Godeva di precorrere, efarefcorta col fuo
proprio denaro , quando richiedevalo il bifogno, C
__ 5»rae amante della Virtd lo fc’liberamente gittare
per ogni parte-, onde 1(hetoribus, £7 ThilofopMs, per
omnesVrovincias, io m r e sfa la r ia detulit. Eperdne
avvenne, che dove Hie ante Imperium ditiffmus, opes
quidemfuas,flipendiis militumff circa amicos liberalitatibus Eutrop.Likt.
mimitj c cid non oftante, Airarium opukntum reliquit.
Per quello poi fpetta alia Moneta di Roma, avverto,
come, ptia che nella Citk dominante fi battelle I’Ar-
gento, u(avafi una Moneta, che appellavafi AEsgrave,
ediquefta fe’menzione Livio, dove difle; Quia non-
dumargentumfignatum erat, jE s graveplaufiris quidam ad ^ LivimLit,
Airariimcontrabentes,fpeciofameamcollationemfaciebant. *'
^ invetizione poi della prima Moneta diRame nel
Lazio/u attribuita aSaturno,alloracheapprodato Mamh.Liki.
in Italia, fiiricevutocortefemente da Giano in oipi-^atunuUap.
zio, ed anche, a riguardo de’ beneficj da effo rilevati,
Tomof^IL E aipmeflb
3^ Tavola T er%a.
ammeflb paritncnte Collega nd Regno; ma si d(
quefta., come d’altre Monete di Roma, ho ragio
pato baftantcmente in altrc Medaglic.
VIII
Er appoggio di gloria immortale al veneraft
ANTONINO.
llpponeva il Senate d’obbligare i Ro
mani ad un riverente tribute d’affetti,
e di rifpetti a i fuoi Monarchi, qiiando
rapprefentavali effigiati fotto immagi-
ftedegli Erol, e tal volta ancora de’pro-
prj Dei. Pareyagli, con la fublime rap-
prefentanza, di renderli creditori d’ogni venerazio-
ne; mentre gli Uomini avrebbono facilmcnte afcol-
tatoilconfigliodeH’ambizione,nel corteggiarcque’
Perfonaggi, a i quali i medefimi Numi impreftavano
• i loro fembianti. Percid abbiamo veduto nell’ulti
ma Medaglia della Tavola antccedente glorificato
Antonino nella perfona di Romolo; c qui, nel fe-
condocampo, incontriamo una Figura fimile. Penfo
tuttavia,che non leggendofi intorno adefla I’lfcri-
ziork uniforme all’altra, poffa rawifarfi nel pre-
—feaflmpronto Marte Vincitore. NA difcordante
dimpllrafi il penfiero del Senate, nell’ accoppiarc
Marte, e Romolo, per av vantaggiare gli onori d’Am
* tonino;
CyrM. Sym tonino; pokh^ fc Marte fii appellatj^iirin^J*
tag. 10. HiJI.
ffm r-. b i a i a b eis defceadentes JimaniQuirinum vocaOfi RS./
molo parimente, nella menzognera villonb .n'accoi
tata da Giulio Proculo, come notaiiimo nel fine del-
la Tavola paflata, nominofli Quirino', e fc Marte
fa nobile pompa del Trofeo, die tienc full’ om&
ro finiftro, Romolo akresl diede a i Romani il jri-
mo modello def Trofeo -, e I’invenzione compare
allora ,che "^cmulus, ut votum jovi redderct
tijfm um , 0 f oculis Civium fpecioj!£i»M)f^'J^emm , qMii(
PlatMth. hi in Cafiris vidit mira proceritatis, recidit, £7 injlar ornih
vit Tropbai, Acronis armis apti ftifpcnjis ex e i, adapu-
tisque ,vejle ipfe fuccincid, ^ ca p ite jiucnte comd, lamei
coronatus, Tropbaum dextro innixum btmiero, direbhm
gereits incejfit. Tenendopero qul I’AlVa nella deftra,
tanto Romolo, quanto Marte, appoggiano il Trofeo
full’omero finiftro,ed amendue,non gik coll’AHo-
ro, ma con la Celata veftono il capo.
I I • ' ,
Ccorda i fiioi pregi luminoll 1’Italia allefplen-
La.
■.Antonim. 41
IV
a Figure ^clla Bretagha i nclla parte oppofta'
TomoP'II. 11
4T Tavola Quarta.
VI .
' Ell’Immagine del prefenteRovefelo conipar
rlfce la maeftk d’Antonino in aria di fplcni
_ dorc celefte, mentre ApolUne concorre to’
fuoi lumi ad illiiftrarla. Ticne qudli .nella deftra
mano una Patera, come Jimbolo della iiia iuppofta
divinita, e colla finiftra foftenta una Cetera, ftru*
mento dal fiio ingegno inventato: yipollinem Cytba‘
u itwentoremferimt j qui cum Marfia ctrtam, pritnitm
Cythard fine voce ufus ejl,^ mot cum videretur d Marfid rojt!d!mCtm.
ftipirari, ad Gythara moduiationem, addidit, vocis quoque
fimiiatem, ad Cytharamque cantillans viBor efl judica.
tus. Ricreandofi pofeia i Dei in un lieto convito^
concerto Apolline alia loro ilaritk il fuono della
fua Cetera , accompagnando'con rarttionia il can
to, con cui leMufe rallegravano la menfa •, affer-
niando i Mitologi, Mufas in convivh Deotum fuavif- fi
fimd voce, £? modulato canttt cecinijfe, jipollim cytbari- 4 ®
^'
Zaitte..
Arvifandoci I’lftorico, che Antonino biftrich
Humiartes, Arnobio ci da qualche lumc per I’intel-
- ligenza del penfiero dalla Figura d’Apolline indi
cate. Cernitm, diceegli, aggiungehdovi il plettro, .
cum p kblro,^ fidibus DelmsCytbarifia.,geftus fervanspia. “
Totnol^l. F i canta-
4 4 "Xavola [M arta .
daiiiJtun, gr ttitmashiftrioms. SonO tuttavia di^rc-
re, che altra fignificazionc, forfe pKtproprjampot,•
& foraiarfi*, quando avvertafi, die ApoUiat.trai
molti pregi dalla poeticafantasia attribuiligli,yen-
Gerald. , Syth nc confiderato come Attliwpablka jofpttatis; cque-
ta^. 7.
ftaappunto A la plattfibilc dote,chevuoleilSenate
qui celebrata,adonore dd fuoMonarca,commcn-
dandolo come Autore della pubblica lalute-
Con diyerfi oracoli fpiegava anticamente rflbgaani
Apolline alle illufe genti.lc quaii-psoiiene f^<(,
ritrovavanfi imbarazzate, e perdute.nell’ ofeuriti
delle rifpofte dal fognatoNume profferite-, poiche
Ber^ald
in Comment, erano TSLodofa, £7 flexiloqua Apollinis Oracula^ percid
A fu l, L ik . 4. con credito aflai diftinto riuionava I’Oracolo Del-
fico, mentre con maggior chiarezza foddisfiiceva
alia propofta, ch’eragli fatta: IJcct enim Delpimm
PbUofir. in
V it^A pollo nii ^pollirtem intueri, qui medium Gneciit teneus, vammti
L lh. 6 . cap. 5. refpoufisclarusbabetur^
Non lafeio di notare, die nelle folUe pagdne corfero
varic opinioni intorno al nafeimento d’Apolline;
perocch^ alcuni lo veneravano come figlio di Vul-
Bojin. L th .z .
A n ti^ . Rom, cano, e quefti riputavafi cullode dlAtene: altri
Capf, crcdevanlo figlio di Coribante, nato tn Greta v nia
ipiCi I’adoravano ftoltamente come figlio diGiove,
e di Latona, e tale appunto era 1’ Apolline , che i
Romani volcvano incenfato.
V II
A lalute rifiorita all’ Auguflo Signore; dopo
qualchc incomodo provato in cfla, pu6 aver
L___ fiiggerito I’argomento alia prefente Medaglia-
Vedefi perciA, nel fecondo campo di quefta, Giu-
none Sofpita,edA lofleflb^che Salutare,dallalqua'
le fuppofe, benchefolletnente, il Senate diflipata
a pro del Monarca ogn’impreffione bi ma)c. Po-
tiamo aiicor credere,che queftapretefa Dea 11 ac-
pompa-
/intomno. 45-
coinVagni conCcfare,cdappoggt i dilul onori.yo-
.,Jend\coivtaldimoftraziojic ilSenato indicare.e in
qualche forma rimcritarc i bcnefic; prcftati da An-
toninoaliaa t t i di Lanuvio •,atteftando Capitolinaj
chcdadfo rillaurati fiirono li di lei Tcmpli: Templa
lamina cpcrch^trai mentitiSacrarj fj^c-
cava, con flngolarita di culto, Giunone Sofpita, per<
aoquefta impcgna ifuoipregi adampliareleglorie
Signore. Comparifoe la fognata Dca
jc$! capdstdoKm diunapelle di tefta caprina, ticnc
unoScudo cql finiftrobraccio.econladieftra fta in
atto di vibrare un’Afta,cd ha a’fuoi piedi un Scr-
pente. Tale appunto fu dcfcritta da M- Tullio, dove
difle, nominandola; lllam noftramSofpitam, quam ta
mnquam^ m m jommts qutdem, vtdes, mji cum pellc ca- acNat.Dm.
pn^,cum bafi^ ,cam fcutulo. IlScrpcnte,che ftfcor-
gcAnnanzi alia detta Bigura, era, con rito partico-
lare, a lei fecro, e la fuperftirione fervivafi del me-
defimo, per pruova ailtentica dell’ integrita delle
Donzellc, llngolarmente nclla Citta di Lanuvio,
dove k liippofta Dea, con diftinto culto, adoravafi.
Qual fofle poi la forma, e 1’atto,conCui le accen-
natc Verginr autenticarano, mered del detto Ser-
pente, ll proprio candore, lo manifefta Properzio
co’fepenticarmi;
lanuvim anaiiji vetus efi tutcla Draconis
Heie ubi tartarece mm perk bora mora.
P ro p erf. Lth'.
Qui facer abripitur coco defeenfus biatu 4. E hi. 8.
Qab penetrat Virgo, tale iter emme cave.
Jejimi Serpeatis honor, cum pabula pofek
Annua , Q ex imb fibila torquet bumo.
Xalia demiffa pallent ad facra puelht.
Cum tenera anguineo creditur ore manus,
■ lile fibi admotas b Virgine corripk efcas,
Virgmis in palmis ipja conifir a tremunt.
, Si fuerint cafta, redeunt in colla panntum,
: Clamantque agricola, fertilis annus erit.
Diffi,
^6 / ITavola Qiiana.
Difli, che Giiinonc Sofpit4 ineenfavafi con parti^la-
rc vcnerazionc inLanuvio', maP. Vittore av;i»me>
che in Roma ancora godeva il fuo Tempio-; lu de>
Cyaild. Sstt- timJi Urbis rcgioai , hoc efl in Talatio, adem Matris Dem
tag. %, Hijtof.
I>for» (ommemorat ^cm fu erit contemimim delithrumSofpiUju-
»owr. .EOwidio ci avvifa della di lui dedicaztone,
diccndo ,-che accadde nelleCalende diFebbrajo:
Trincipiimenfis, intende il dcitomtfc, PhrygMcoatemina
Ovtd> Lih. 2. Sofpita delubris dicitur auBa novis ■ \
Fajior.
Ma quad querelandofi dopo della rillsa-def mcdOT(_^
mo crcduto Sacrario, foggiunge: ,
Tiun/c ttbi fuat, illis qua punt facrata Calendis
Templa D ea? longd procubuere dk .
Era cosl rifpettato il Tempio di quefta Dea in Romaj
CkffTo O ra t. che i Confoli, nell’ aflumere la loro ragguardevole
pro M u ra n a . carica, coftumavano d’ implorare con particokre'
facrificio il di lei patrocinio • N.
Qui la Dea appellafi Sofpita, ma Fefto avverte, che
F e jiu sd e V e ri.
ne’ tempi pii antichidiccva.C i Sifpitii :,Sifpitcmyam-
S»S4-
mm ,quamvtdgdSofpitem appellant , antiqui ufurpabaat;
femprepero fa ftoltamente llimata recar foccorfoj
e falute, a chi i fuoi voti efibivale- E che fia veto ,
anche pria, ch’ ella in Roma ayefle Tempio, ricor-
revano ad efla con le fuppliche i Romani inLanu-
Tio, per renderfela propizia; onde Livio attefVa,
Apttd Rtfin. MififfePpmanos Lanuvium , qui facrificio faBo Jimonim
Lib.x. Antiq.
^om. cap. 6. Sofpitam placarent-
Stravaganza tuttavia aflai lepida fie,cheGiunone ri-
putata Sofpita, e Salutare per altri, Ibfle poi per
fe ftefla impotente .ad efimerfi dagl’infortunj; co
me leavvenne,allorache con una procella di Ma
re, fulcitata a danno di Ercole, mife in.tempefta
lofdegnato cuore di Giove ,che perd la Voile puni-
ta, con gafligo troppo fenfibile: Herculi abllio cldfem
Apollodor. A- reducenti Juno foedam immijit tempeftatem, quamobrem
tbcnJe Dcor.
orig.L ih .i. Jupiter indignatus earn ex Olympo fufpendit f fupponen-
do fors’ eg!i di tenerla appiccata con decoro, mentre
rolimpo
Antonina. 4 7
TAVOLA
' 7 3 ^*5 ^
it
Y onu §f
III
4 i>
TA V O L A
a U I N T A*
Antonino.
E adoravano i cicchi Romani nc’Trori-
chi,ene’Sadi i Dei, potevaRoma an-
cora pretenderc d’cffere inveftita di
diyino carattere • Eflendo pero libera-
liflima la fuperftizione dique’giorni te-
nebrofi, ncl difpenfare cuki divini, vh
defiellafacilmente follevata alia fublimitk dell'ono-
icCelefte. Venne infatti proclamata qual Dea,e
cometale rilevd il fiio proprio culto,cd ebbe fon-
tuofiffimo Tempio. Eccolo nella fcconda faccia
della Medaglia impreflb, con la dichiarazione ma-
nifefta,che I’inclita fabbrica e innalzata ROMAE
AETERNAE.
Ancotche foffe vaniffimo il vanto di Dea, accordato
dagli ftoki Pagani a Roma, non pud tuttavia ne-
garfi, che I’augufta Cittk con la lua intieramentc
Reale •magnificenza eccitaffe Ic maraviglie, ed eli-
gellediftintavenerazione: Compariva di si elevato
Tom oni. G ,pregio
JO 1 avola Q uinta.
prcgio la di lei ma^ft^, che quail in'ogni fua. pir-
te era all’ occhio de’ fpettatori un’ incanto •, come ■
provolloCoftanzo flglio diCodantino il Maffimo,'
quando entrato in Romd, fi fentl: ad-ogni fguardo
dallo ftupore arreftatoi Miraculomm denfitate petjlii-
iius ; e in tutto cio, che incontraya d’ammirabile
fiffandofi, penfava non poter dopo vedcre oggeuo
Antmian. piCl forprendente: Quidquid erat primum, id emimi
M anclL Lih.
x6. inter alia cundla fperabat •
Non trovo negli Iftorici, qual favoro conferille An-
tonino alTempio, di ciii qui difcorriamo •, convie-
ne per6 credere, ch’egli fcne rendeffe benemerito,
con qualche beneficio contribuitogli; onde il ftp-
polio Sacrario viene, nella Medaglia, alia di lui
gloria pubblicato. Penfo ancpra non fia fuor di ra-
gione il giudicare, che il Senato voleffe partccrpe
il Figlio deir onore del Padre:, doe d'Adriano ,>dal
qiiale fu adottato- Quefti in fatti guadagnoffi il
pubblico applauib con unTempio febbricato a Ro
ma, venerata empiamente come Dea; His Confu-
libus, erano Pompejano, cd Attiliano Gonfoli ap-
Cafftodor. punto nella Monarchia d’Adriano: His Confaliks
C bronico. TemplumT{pma,py Veneris fucJum ejli pria pero d’in-
traprendere 1’opera, mandd il difegno di elia fot-
to lo Iguardo d’Appollodoro infigne Architetto,
non gia veramente perch^ relaminafle, come pa-
Dio- in Ha
rea voleffe, ma bcnsi per fargli conoicere, Sine illms
drian. opera, O’ miniflerio, etiam ingentia adificia extrui pojfe-
Di queftoEdifieio appunto fa menzione Prudcnzio
ne’ verfi feguend:
Lanigerosque Deutn Templis afl'are Minifiros, '
Prudent.Lih.: He facram refonare tiiam mugitibus ante
Delubrum "Rfimas colitur nam fanguine , £7 ipfa
con tra Symm.
II
m
m
TomoFII. G ti Sopra
jj l a v m Q uinta.
Ill
Opra una Quadriga fi dk a vedcre kFigura det
Con
Antomno. Si
V r 11
On (Jivcrfe idea laFdidtk fst quhnuova com-
TAVOLA
^^V pf^TeJfT.
■7^771^75^
,ta Bi A*?' >*:
W ri. ■ ,i *.’
JH Tfwr.
Tir 's m ■
57
T A V O L A
S E S T A.
ANTONINO.
Nquefta Medaglia ancora prendefi dal-
la Pace il motivo d'applaudere al me-
rito d’Antonino. Vedefiperd figurata
col tipo in altri luoghi parimente da
noi confidcrato. Comparifce in fatti
con una Face nella deftfa in atto d’in-
cencrire alcuni arnefi militari, dicbiarandoli inutili,
mentr’ella regna e tiene ful braccio finiftro il Cor-
no delle dovizie, dimoftrando, che fua propricta
fia ogni bene.
Per mezzo de’liioiLuogotenenti fe’ Antonino in diver-
fe Provincie rifpettare il valore dclParmi Romane,
ina i fuoi Eferciti operarono in modo, che non fu
giammai conturbata latranquillitidelfuoirnperio.
Onde dieffo potb dirfi,che Per aanos trer, ac viginti
nullum fuh eo bellum fa it. Dalla quale teflimonianza priadf.
pud ben argomentarfi, con quanta ragionevolezza
venga la Pace adonore delcelebratoMonarca pub-
blicata.
lomoVII. H La
T avola S ejla.
1 1
a Figura del Sole col capo di raggi adorno illu-
Cyrald. Syn-
tag. 7. Hiji.
Dear.
L lira il fecondo campo della Medaglia. Ticne
con la flnillra un Dardo: U t per fagitus inulli-
gatur vis emifa radiorum ,• cd ha parimente il fuofingo-
Tare millero il tenere,come fa nella finiftra il nje-
defimoDardo, poich6,dov’egli dimoftrafi fempre
pronto a beneficare, rari fono quegli eventi, ne’quali
apporti qualche danno a i mortali, e pero Cam fagit-
Idem ibidem, tis finiftra , quod ad noxam fit pigrior. ‘Ereno realmente
leSaette credute effere armi proprie diFebo.o Apol-
line, ed 6 lo fteflb, che il Sole, il quale di tre pregr
fingolarmente vantavafi ,cioe della Scienza. dell’au«
gurare •, del fuono della Cetera, e dell’ ufo de’ Dardi,
e fiirono accennati-dal Poetaj dove difle:
Jamque aderat Thabo ante cilios dileBus lapis
Virgil. Lih.1%.
JE.neid. lafides, acri quondam cui captus dmare'i
Jpfe fuas artes, fua mimera httus Apolh
Aagurium, Cytharamquc dabat, celeresqae fagittas.
Nella deftra ancora tiene la Figura prefente unRamfr
fcello d’Alloro; e queftoaltrcsi fupponevafi apparte-
nere ad Apolline ,si perche la pianta dell'Alloro era-
Natal. Com. gli aflai diletta: Quod nympham Daphneni ab aipodim
Lih-^. Mytbo-
log. cap. 10. amatam in banc ferunt mutatam ; come per la gloria dd
divinare, che venivagli, come s’e detto, diftintamen-
teappropriata: Qtiia folialpollini conceftim erat,uiJi
Nenric. Kip- vinaret ^Laurrnn arboreta ei propriam fecerunt j £? qui w-
pingius Lih. i.
d e Diis (Ott^ tkinari valebant laurum comedebant, atit cum vera fonmii
feat. cap. 1. cuperent dormientes capiti fubfternebant ■
Dovendofiintantoaddurre qualche ragione , per cui il
Senato voile qui impreflb il Sole , dird , che prefe il
motivo, o da qualche rillorq fatto dal Monarca al
diluiTempio ,che antico veneravaff in Roma alio
ferivere di Tacito,che lo dice collocato appreflb i!
T a cit. L ik i$. Circo: Tropriusque honor Soli, cui eft vetus ades aptd
AKfial.
Circumi ovvero produlfe ad onore fplendido del Prin-
, ' . cipe
Jintonme.
eipe il Sole, firiibolcggiando iaqucfto la fua Perfona,
e r Indole fua •, mentr’ cgU, come pure notai in altre
meajorJe di lu! proprie, Fuit vir forma wnfpicuus, in-j^txaphci.)
gem clarus, moribus cktnens, n M is vakuj in fomma f '”-
degno di eiferc rapprefentato ncl,Solc.
Aggiungo, che la benciicenza fempre amorevole d’An-
toniao, figurata nell’utilita univcrfale, che il Sole
arreca,poteancora lumminiftrare alSenate I’argOi
mento della Medaglia *
I II
A Quadriga trionfale, fopra la quale vedefi il
I Monarca,chetieneconlafinirtraiinoScettro,
1. J fucui poggva un’Aquila, adorna il fecondo cam-
p6 del prefente gVoriofoMohumento. Son di parere,
, chela Hobilecopaparfa cinotificbi iltrionfo celebra-
da Antonino, col merito daeflb acquiftato nellc
vittorie riportate Ibpra i Mauri,ed iBritanni,per
mezzo de’fuoi Luogotenenti.
IV
IIfempre argomento d’applaufo fonoro la gene-
TAVOLA
TA V O L A
S E T T I M A.
ANTONINO.
Ui pure la Figura del fecondo campo
conformafi all’antecedente; ma nell’
'Ifcrizione,'che gli corre intorno, ve-
defi fegnato I’annodedmoquarto del
la Tribunizia Podeftk . Oltre di do
comparifcono dl fotto i feguenti ca-
rattcri ;MON. AVG-, efignlficano MONETA AV-
GVSTI. Il Diritto parimente d dk a leggere un‘
Ifcriiionc differente dall’ akra, e dice: IMPERA-
tor CAESAR TITVS AELIVS HADRiANVS
ANTONINVS AVGVSTVS PIVS PATER PA
TRIAE ; cd efprimefi in efla la gloriola adozione
fatta da Adriano nella perfona d’Antonino-
s(ysy ny
JLitorna
^ 4 1 avola Senim a.
11
Itorna fbtto lolguardo I’Annona d'Augufto,
C t e la b e n i g n i t k ; m a p i i l c h e i n a l t r i , n e ll o
fp ir ito d i u n P rin c ip e r im a r c a la b e lla d o te
i p r e g i fp e c io fi d e l l i i o t a l e n t o . Q iT e fto h a p e r L e g -
g e i l f a r fu o i n t e r e f l e l o f c e n d e r e t a l v o l t a d a l la
fu b li-
Antonino. 6 %
T y iV I l
Qul
6 6 T avola Scttima
Q
tl\ fi celebra tl fettimo Coiigiario, che Ant i
nino voile difpeniato al Pppolo, C che d
viene nobilmente indicato ^alla Ferlbna del
Principe fedente, ed elc^iato fopra un Pal
Cb, itandogli innanzi id piede una Figura, la qua
le probabilmente rapprefenta la Liberality, che
tiene con la deftra laTeflera frumenj;aria,c con la
finiltra foftenta ilCofno deirabbondanza'^ mentre
htf akfa Figura ditnoftrafi in atto di Mcevere iL
regalo dalla generofa munifidCnita del Monarca
diftribuito 5 c vedefi nell'Ilcrizione del Diritta,
I’anno decimofettitoo della Trihunizia Podcfth no-
tato.
V I
^on
Awonino. 6 7
V II
Oh rapprefetiMMone diverla dalla’vcduta nel-
TmoVIL- Con
58 T avola Settima.
V l l l
TAVOLA
6 s>
r A V O L A
O ^ T A V Ax
ANTONINOx
Oddisfatti i detti Voti, fe ne rinnovano
,altri, che implorano la profperiti per
i terzi Decennali. A tal fine un’ atto
di folk Religione, fimile al paflato, ve-
defi imprcflb nel fecondo campo del
la Mcdaglia, ed e un Sacrifizjo parti-
colare, che fa il Monarca, il quale in abito facer-
dotale tiene nella deflra mano una Patera, e la
vetfa fopra I’Altare, fu cui vedefi il fuoco. Il mo-
tivo di quell’opera ci viene fignificato dalle parole
nel contorno imprefle, e dicono: VOTA SVSCE-
PT4 decennali A TERTIVM. L’intenzione
de’ medcfimi Voti era promettere Fefte folenni a
gl'Iddii,quandbefli fi foffero contentati di confcr-
vare la felicita bramata all’ Imperio nel corfo de’
dieci anni fiituri •, e qui fi rammemora quella cre-
duta pieta.con la quale Antonino concepi la terza
. volta
7-0 FavolaUttaVa,
Volta i detti Voti, mentrc da effi atten^eva prc
Iperofi vantaggi, perocch6 K o tm , iiwa tjuajiImj/ni
Sz^chiet aujptcia M e petita, eaque non Cmvmnum foldm, fed
Spaahem.Dif-
f c r i . j. Omni pritterea Ludorum ladulgentiarum, £7La/idadomim
folemnitate peradla. Offervolfi quello coftume ne'
tempi fuflegucnti ancora, con differcnza per6 ben
ragioncvole, mentre laddovc i Principi Pagani 6-
ccvano iVoti a i Dei fuppofti, i Monarclii,dal lu-
me della vera Fede inveftiti, efibivanli all’ Vnieo,
c Sommo Dio. Tali appunto fono quelli, ch’Eu-
febio accenna celebrati negli anni di Cpftantino, e
Eufeh-inPrott* cosHcrive: Nuper quidem Magni Imperatorit wdemtim
mio V ita Con*
f ia n t in i. Decetmaliam, Secundorum, ^Tertiom n perkiths unim-
fum genus hominum, fejlivitatibus, £? coavims cekbra-
vit.
Oltre i Voti, chc concepivanfi per.la pubblica felici-
tk , praticavanfi altri ancora da’ Romani nella cofl^
tingenza di portare I’armi contro i Nemici,e co/i-
fiftevano fingolarmente in promefle di Giuochi
Iblcnni 6tte a i Numi, per renderli ai/c Enilitari
imprefe favorcvoli: Votivi, parla d^li accennati
Giuochi; Votivi fiebant ex cgndiBo "Principum, vel Cod-
falum, ad bella abeantium, vwebantque J m , -^p^b
lint, aut quemcunque Deorum expedHioni fua faventm
effe valebant j quod,pofi feliciter canfeBum helium , ^
deviBos hofies, Ludos fekmues, impenfis raagnis edere
vellent. Eravi partoiente I’ulb di que’ Voti, che
avevano per oggetto partkolare la Salute del Prin
cipe, confiderata come Ikurczia del bene univcr-
laie.
Antohine. 71
11
M
Entovafldo Giulio Capitolino Ic Fabbrichc
riftaurate dalla magnificcnza d’Antonino,
non ramtnemora il Tempio d’Augullo,
ma lervc di teiUmonio irrefragabilc la prefcnte
Medaglia >che ci dk a leggere nell’ Ifcrizione del
Rovefcio; TEMPLVM DIVI AVGVSTI RESTI-
TVTVM- Comparifce perd qucfto nobile Edificio
cdn otto Colbnnc, fopra le quail poggia 1’Archi
trave adorno di varic Statue, e nel mezzo del
Tempio ifteflb veggonfi due Figure, che, a mio
credere, rapprefentanb il medefmio Augufto, c
Livia di lui Confortc.
Non era gih baftantefflente appagata la fuperftizio-
-30e pagana, con la multiplicity de’ Templi alzati
a’ liioi Dei, che volcva in ogni Citth incenfati;
onde Tulfio ebhc a dire: G rad, £7 noflri, ut auge-
rent pietatem m D ecs, e<itdem,Urbes ilks,quas nos, in- dt Lei.
tolere voluertent j ma per accrelcere maggiormente
il numero do’ vani Sacrarj, la ftolta picth de’ Ro
mani li voile parimente fabbricati ad alcuni de’
fuoi Monarch!, veneratl percio col culto proprio
de’Numi.
I ll
Agione di bclla gloria conobbe Antonino
eflergli la gratitudine; che pero voile atten-
ta fempre a rimarcarfi con atti favorcvoU
a qiteK.Principe, da cui rilevata Egli avea la Ce-
farea e<azione. Anche pria di fatire das^folo
il Trono, provogliela fcdclc, c & nel tempo che
Adriano, a gli eftremi periodi ridotto, fmentiva
il fafto dell’ augulla graadezza, con le penofe mi-
ferie, che patm, « quelle gli fi prefentavano in
fem-
72 ~ravola O ttava.,
fembianza cos\ fiera, che piii piacevole fembrava
gli la faccia della morte, da efe bramatd per libc
rarfenc. Non lo pcrmife tiittavia Antonino, fat
tofi vigilante Tiitore dellat di lui vita, con dire
JEt. Sparttan. Tarr'icidam f e fu tu rtm , f i Hadriamm, adeptatus i p f i ,
in H adrian,
pateretur m idi. Uccifo nientedimeno il Monarca
non gi^ da qiiel colpo mortale, che implorava,
ma dalla forza infuperabile dc’ fuoi tormenti, lo
voile dopo, ancorche fbllemente, deificato; e fe
impiegato^ avea ogni ftudio per confervargli la vi
ta temporale, con premura piCi fervida applicolB
a procurargliene, nella ftolta opinione de’Pagani-,
on’ eterna. A tale oggetto dirizzo parimente il
penfiero, allora che alzogli Tempio particolarev
del quale fe' pur menziorie I’lllorico, dove ferifle;
Ju lC d p ilo U n Tetnplum Hadriam honori Vatris diedtam; e quello ap-
B in .
punto pu6 crederfi rapprefentato nella parte Op^
pofta della corrente M edaglk , e vedeft a n con in
eflb laStatua del medefimo Adriano,che tiene con
la finillra loScettro, e con la deftra un Ramofcel-
lo , probabilmente d’Alloro; volendofi con do per-
fuadere alle illufe Genti, che I’augufto Signore,
benchc morto alio Iguardo degli Uomini, viveva
pero dominante, e trionfante nel Confeflb de’ Nn-
IV
On tutta convenienza efponc qui il Senate la
K Ecco
ImoVII.
7 4 T avola O ttava.
VI
Cco il Monarca cicvato, dopo la fiia mortc,
p . ViSior in
I formate dalla celebre Colonna d’Antonino, no-
bile ornamento,oggidl ancora,dellaCitta^ter'
na. P. Vittore menzione di clTa, e notg^-efatta-
mente le di lei mifiire,dieendo: TemplumDivti cum
nen^Rc^-^rh Ccclide CoiumtiA^ qua efl altq pedes 175, babet intus
gradus %o6 , Q femfiellas q 6 .
Vedefi fopra I’inclita Mole una Statua del medefimo
Antonino, che tiene con la Cnillra un’Afta,e con
la
Antmind. 7 5
TAVOLA
77
TA V OLA
N O N A.
ANTONINO.
tmarcafi la differenza di quefta Meda-
glia daJl’ antccedente, perch^ qui la
Statua co/Jocata fbpra la Colonna, tic-
ne la Vittoria nella mano finillra, e
r Afta nella deftra, dove il contrario
vedefi neli’ altra.
I i
a Colonia Prima Flavia Augufta, c trafcelta
Bra-
Antonino. 83
Spanbem.Dif
/ ir t.4 .
A i Numi d’ Ifide, e d’ Ofiride nella figura de’
Serpenti, come avvila ancora il dottilllmo
Spanemio, nella confiderazione di efli, con dwS
Duo illiDracones,acSerpentes;,quorum alter mammofus,
mmpe Ifidem, alter Ofiridem nobis adumbrat p (on di pa-
rere, che nel Serpente qulimpreflb, ch^jieae il
Moggio in capo, ci venga lignificafo/S^rapide; e
quefto h un tribute d’ onore, che I’Egitto cfibifce
ad Antonino,accompagnando nella parteoppofta,
al di lui Sembiante, che vedefi nella prima, quel
Dio, che con fomma venerazione ftoltamente ado-
raya.
Fu coftume dell’Inferno,prevalendofi di quella liber
ty , che il vero Dio anticamente permettevagli, il
voierfi eflfigiato bene fpeflb nella Figura del Ser
pente - Con quelle fattezze gli riufci il gran colpo
di tradirc tutto il Genere umano , onde per far
pompa di quella Immagine, che avea appoggiato
con felicity, canto per noi infelice, il fuo inganno,
perfuafe i ciechi Pagani a venerarla qual Nume,
fenza che la di lei diiforrtiiti atterrilie le religiofe
follie- L’Egitto intanto ebbe la pazza gloria d’in-
fegnarc I’idca di collocare fopra i Serpenti, ed altri
animali ancora il Capo umano. Cio, che pure av-
verte I’eruditiflimo ’Triftan, dove cost ferive*: Cette
[uifer aim les animaux, taut de cette ej'pece,
e parla
Antonine.
e parla de' Serpenti, qti autres en hommes e» leur im- I'riflm.Tm.
poftwt des chefs biimains, ou en inferant leurs teftes fur
des cdrps humains, eftant pretnierement venue d ’Egypte.
Rarvifano le illufe Genti nd Serpente, oltre le di-
verfe doti,chc gli attribuivano, il genio della Pru-
denza, come ndtollo ancora San Giuftino il Mar- dxftia.Apohg.
tire •, e pero moke volte, per dinotare la laviezza
de’ loro Dei, collocavanlo appreflb i Simolacri ad
effi alzati.
A mifura dell’alto concetto, con cui 1’ Egitto venera-
va Serapide* gli venne fabbricato un Tempio di
tale magnificenza, che Ammiano Marcellino, nar-
rando le opere ftupende dell’Egitto, lo la oggetto
"della maraviglia, dope il Campidoglio di Roma;
ecco le fue parole: His accedunt altis fufuha fajligiis
Templa, inter qua eminetSerapeum, quod licet minuatur ApudGyrM
exilitaU mhorum, atriis iamen columnaribus amplijfmis ^<» m fi.D nr.
£7fpiranti^^fignorum figmentis, £7 reliqua operum mul-
titudme, ita efi exornatum, ut pofi Capitolium, quo fe
venerabilis'Roma in aternum attollit, nihil orbis terrarum
ambitiojius eernat.
Il Carattere Z.jiotato nel. Rovefcio, d avverte, chc
la Medaglia fu battuta neli’ anno fettimo
del regnante Monarca.
TomoVII. M z TAVOLA
T avola Decima.
S>5
T A V O L A
D E C I M A.
ANT ONIN O.
Iforna in campo Serapide ad onore di
Antonino, e con eflb lanno nobile com-
parlaCaftore,ePolIuce, i quali Diofca-
ri ,quafiJovis proles cogmmcnto diSH funt ,
DCGiove fdegna d’cflere appellate tal
volta Giove Serapide. Furono vera-
mente i due famofi Fratelli creduti figli di Giove,
ancorche tra i Mitologi vi fia opinione, che Polluce
folo debba dirfi generate da Giove, e Caftore da
Tindareoi poiche noHe cum Lada in Cy-
gmmmlus comubuit ,eddem quoqm Tyndareus illam im- 'KAra.
pkvit, dequeJove "Pollux, Helena, de Tyndareo autem
Cafior pmreati funt .
Sono foliti que’ Fratelli comparire nelle Medaglie a
Cavallo col Pilco in tefta, c fopra di eflb la Stella;
qui perd tenendo I’Afta in una mano, e nell’ altra
ilParazonio,per fimbolo di valore eroico, cuopro-
no il capo con la Celata, e cosi appunto li confidero
Apulcjb, con dire; Caftor, £7 "Pollux, quorum capita l . Apul. Ui.
cafftdes Jiellanm apkibus infignes contegebahtQuando
poi
S>4 T avola Decima -
poi fofle ammeffo il parere di coforo,c!ie ftimaro
C yra U . Syn- n o Jovem in formain Stella ttmtatum Ladarn vitiajje^
ta^. 5.
rileverebbe anche per tal riguardo fa Stella qua!-
che particolare ragione di rilplendcre fopra ii loro
capo-
Avendo io ragionato in altre Medaglie, cost de’ pro-
gnoftici,che portano ai Naviganti, come della vi-
cendevolc immortality de’ detti Fratelli, a quelle
mi riporto; e qui avverto, che Caftore provolfi
mortale, allora che da Ida fu uccilb, e I’avveni-
mento ci viene riferito da Appollodoro, il quale
cosi fcrive: Lymeus, quefti era fratello d’Jda, vifo
Cajlore Ida fratri fignificavit ,atque etim ilk necavit- St
jipolbd.L ih-l> Tollux ipfos infecutus Lynceum, telum jaculattis, nccidit ,■
inde Idam infequens lapide fecundum caput ah to percuf
ftis, obortd oculonm caligine ,concidit • Turn Jupiter Idam
fulminat ,'Pollucemque inCcelum agit. Tollux verb immot-
talitatm renuit, Caftore mortuo. At Jupiter amUm^
akernis diehis inter Deos, ac mortuos efte comejfit. Tro-
ro in Paufania , che I’ anno quarantefimo dopo la
pugna con Ida, e Linceo lurono 1 due Fratelli
P a u fa n -in L a-
alcritti tra i Dei: Qaadragsfimo enim, poft pugham ad-
(OftkfT Lih. 3. verftts Idam, Q’ Lynceum, anno, Caftores, nibilo omnino
maturius,in Deos relatos afferunt ■
Dee perd avvertirli, che quefti, elevati al ConfelTo
de’ Numi, fiirono dal concetto della fupcrftiz/one
pagana collocati in ordine inleriore,e diflerenziati
daiNumi maggiori, coll’eflere appellati Da Indige-
tes. Trater bos, park I’eruditiffimo Autore dcgl’Jd-
dii, che dicevanii Selcdii , fu ere Dii Indigetes, qui ex
hominibtts in Dearurn numermn a fit i, propter eximias belli,
pacisque artes , quod de gencre bamano benemeriti ejfent,
A lex .ah Alex*
L ih.^ .G enial.
poft mortem 'Htminibm aquati, celebrem pofteris memo-
JD ier. ca p . if. riam reliquerunt, ut Hercules, ^ Aincas, quern vocant
Jndigetem, Caftor ,£? Tollux, Aufculapius, Q Tjmnilus,
atque alii, qui dum vixere funlH laboribus,ob fokia fact-
nora generi humano exhibita , tanto bonore babiti ,cultiqm
fim t,
Antmino. S>S
funt, ut ex bomimbus in Deorum catum ajciti, pro Diis
cikbrarentur, £7 colerentur, qms velut afcriptitios, £7
mvos incolas, pofi fata in Coetum receptos putavere ■
Con i due Caratteri I. e B. uniti ci viene indicate
I’anno duodecimo deirimpcrio d'Antonino.
I I
Dornafi il fecondo campo della Medaglia con
FAUSTINA
MAGGIORE*
Afcia A^tonino il Canrpo a Fauftina fua augu-
P
Er la fpiegazione della corrente Medaglia, mi
riporco a quello diffi, dichiarando la Medaglia
decimaquarta, Tavok duodecima del Terzo
Tomo.
VIII
Auftina, con la fua fuppofta Dcit^, pud cre-
TAVOLA
10 J
T A V O L A
U N D E c I M A.
FAUSTINA
MAGGIORE*
E^condando il Senato la folic opinione,
chc ripiitava Fauftina elevata al fubli-
me Confclfo de’Numi, I’efponc nel cam-
po contrario della Medaglia coll’Imma-
gtne di Qbele. Vedefi quella fedente,
col folito fao Timpano alia finiftra, con
Ja terta adbrna di Corona turrita, e co’Leoni,dai
quali e fiancheggiata, leggcndofi nell’ Ifcrizione:
MATRI DEVM SALVTARI.
Vantafi gran Madre degl’Iddii Ci'bele, ed ^’uno de’
nomipilliUnftri .dicuiellafigloria; poich6 fu bensl
Opi, Rea, Dindimene, Berecintia, e con altre non
pocheappellazionidiftinta, ma il carattere fuo piA ‘
luminofo era quello di Madre de’ Dei; percio pre-
giavafi d’ellere denominata Tellure, mentre in tal
Home fondava il fuo gran vanto: Oats etiim ambigat Mamk Vi:
Matnm DeiimTerrant haheri? , zj*™’
ImoVlL O la ' ■
io 6 T avola Undecima.
In quefta fublimc condizione di Madre de’ Numi fu
parimentft confiderata, lotto nome di Berecintia,
dal Principe de’ Poeti, laddove parlando di Roma,
dilTe:
Ilia inclyta '^pma
Imperium terris, animos aquabit Olympo,
V irgil. t,ih. 6> Septemque ana fibi muro circumdabit arces,
JEntid.
Felix prole viriim; qualis Berecyntbia Mater-
Invehitur curru Pbrygias turrita per Urbes
Lata Deum partu, centum complexa negates,
Ontaes Coelicolas, omnes Supera alia tenentes.
Cost parimente in altro luogo riflette, non meno alia
detta fpeciofa quality di Madre de’Nunii,che agli
ftrumenti ftrepitofi agitati dalli di lei Sacerdoti, ed
a i Leoni, da i quali era fervita, quando in Cocchio
fiportava.
Idem LUf. 3* Bine Mater cuUirix Cybele, Coryhantiaque aera,
El junbli Cur rum Domittit fubiere Leones.
Era benftrano ilcoftu/nedc’Sacerdoti diquertaDea,
i quali nominavanfi Galli: Calli vocantur Matrix ma-
Fefius dever- gna comites ^flumine, cui nomen eft Gallo , quia qui ex eo
hot. f i^ if c a f .
biberint in boefurere incipiantut fe privent virilitatis parte ■
Cio, che pure fu avvertito dall’erudito Comenta-
Philipp. Be' tore d’Apulejo.ilquale cost fcrive; CybekiiCalli am-
Toald. in Lib.
i.y ip u le i. putant fibi virilia. N6 in quefto terminava I’entu-
fiafmo del loro furore; ma accendevaft fempre ne’
Sacrific) celebrati alia gran Dea, con uno flrepito,
incondito di Timpani, e Cembali, e con diflbnanti
tuoni,non gia di voci, ma di ululati. Quando poi
dovcvafi aprire ildilciTempio,non fcrvivanfi del-
S erviut in 6. le mani, ma di fuperftiziofc prcghiere, che facilmen-
A n tid.
tevolevandaU’Infcrmoafcoltate; ndlecitoera Tin-
greflb nel mcdefimp a chi avevaguflato dell aglio :
A thenam Qui allium guftaft'ent arcebantur procul ab bujus Dea
Mpud Cyrald.
Syntag. 4. Templo ,ut Atbenaus ftribits e in elli gli accennati Sa
cerdoti folennizzavanoiSacrific),fedendo in terra;
fupponendo con tal rito di conformarfi al genio di
quella
I : aujlim JMaggiore. 1 07
qudk Dea, chc, come di fopra notai,Tellure ap-
punto era appellata.
I I
Sc
F.aujlim ]\/laggiore. n I
VI
E^rodigo era d’onori, talvolta ancora divini,
T o m o V ll Convicn
1 1 4 ~ravola Uniecima,
VIII
Oavien credcrc, chc al Senate Romanp pr«.
TAVOLA
T avola Diiodecima.
IIJ
TA V O L A
D U O D ECIM A*
FAUSTINA
MAGGIORE*
Eguita il penfiero fiffb nell’ Eternity
di Faaftina, e ci viene ilgniiicata dal-«
la Figura ftante, la quale, con la de-
lira, piega, come in circolo, il Vclo,
che !e pende dal capo-, e cid per for-
mare probabilmcnte un fimbolo dell’
Eternita, che le viene attribuita. La Face, che
tiene ndla finiftra, mi fa credere, vogliafi dal Se
nate rapprefentata la Donna Aiigulla lotto I’lm-
magine di Diana Lucifera-
TmoVlI. Co5
1 1 5, T avola Duodecima \
11
Ol yanto della fua Eternita comparifrt Fan-
I I I
ll
Faijflina JMaggipre. 1 1 7
I V
Urf
118 T avola Duodecimo:.
GA L E R I O
a Wt o n i n o .
N una di quefta rara, c preziola Medaglia
M. AU-
.120 T avola Duodecima.
VIII
M. AURELIO^
N nuovo Perfonaggio efce in Teatro, c fa
TAVOLA
12 1
TA V O L A
' ' D E C I M A T E R Z A *
M. AHRELIO.
'Dificrente dalla paffata la prcfente
‘Medaglia, a riguardo del Sembiante
d’Aurelio, che nel Diritto in diveria
pofitura dall’ altro t collocate.
II
a frefca ctk di M. Aurelio vienc feUcitata dal-
Le
iz ^ T avola Decimater’^ a .
V ^ iii ■
TAVOLA
127
T A V Q L A
BECIM AQUARTA*
M. AURELIO.
Ifcorda la corrcnte dalla paflata Meda-
glia; perchfe qui rapprefentafi il Mo
narca col capo adorno del Cdareo Al-
loro, e diceft nell’Ifcrizione delDirit-
to: AVGVSTVS PII FILIVS, dove
nellaltraappcllafi, AVGVSTVS PON-
TIFEX MAXIMVS. Rilevafi pure qualche difte-
renza nelle Ifcrizioni' de’ Rovelci: leggcndofi in
qiielk la nota dell’anno decimoquinto del Tribu-
nizio Potere, ed in quefta I’anno decimofefto; oltre
la parola, CONCORDIA, qui intieramentc imprcf
la,dove ncll’antecedente ycdefi abbreviata.
I I
Lo
JM.-Aurelio. ijt
V I
O fcioglimento de’ primi Voti Decennali h ce
Tom oV ll R a Nelk
1 3 2 T avola D ecim aqiiarta.
v^i I I
Elk parte contraria dimoftrafi h monarca
TAVOLA
i d i m VeciMd^umM. '
Tk o L A
d e c im a q u 'i n t a .
AHRELIO.
Bbiamo veduto nella Medaglia quarta
deir antecedentc Tavola, un Rovefcio
•fimite aJ prefente; fe non che, dove in
quella ^notato I’anno ventefimoterzo
del Tribunizco Potere, in quefta leg-
gefi il ventefimofettitno. Di piCi qui il
Monarca, che porge la mana alia Figura genufleffa,
ha la tefta adorna dell’ Augufto Alloro, e tiene ful
braccio finiftro il Parazonio, mentre nell’ altra ha
lo Scettro, nc fi da a vedere Col Capo laureaco.
II
Ofplendore della VirtCi de’Cefari non tramon-
I V
On di parcre, die il Congiario, qui nel fecondo
^ campo rapprefentato, fia quello, die il Monar-
difpenso per fcfteggiare con pubblica bene-
Hceaza, ed allegria lo fpofalizio di Commodo fuo
Figliuolo con Crifpina Figlia di Bruzio Prefente
Prendo lumc in cio dire dall’ Iftorico, il quale cosi
mi avvife: E^lt(fJuo Brutii Tnefentisfitiam junxit, quare Capitol
ji^ium populo dedit. Mi confermo nell’opi-
nione con riflettere, che quefta augufta Liberalitk
vedefi fegnata fotto I'anno trigefimoprimo delTri-
bunizio Potere d’Aurelio, notato ncll’ iferizione
dd Dirittoj.efu appunto I’anno, in cui celebra-
ronfi le dette nozze • Quindi veniamo in cognizione
delle due Figure fedenti fopra il Palco, pellc .quali
potiamo ravyifare Ip fteflb Aurelio, e Commodo
diluiFiglio. L ’altrapoi,chc con la deftra tiene la
Teffcra frumentaria,e ful braccio finiftro ilCorno
deH’abbondanza, forma I’ Immagine della.Libera-
lita medcfima-, ficcome qiiella, che, appreflb a i
gradi del Palco , fta in atto di ricevere il Cefareo
regalo, fignifica la gente beneficata dalla generofit^
delPrincipc.
V
N’ammaflbd’arnefimilitari impreflb nel Ro-
V I
TAVOLA
1; avola D eciinafejia.
I4 I
TA V O L A
b E C I M A S E S T A.
M. AliRELIO.
Coftumi, prefcindendo dal grande in-
ganno della fua religione, incolpabili
di M. Aurc\io, fiirono a gli afFetti, ed
alia ftima de’ Romani un’ incanto di
tanta forza, che, ficcome vivo rifpet-
taronlo qual dono de’ Numi, cost de-
fiinto facilmente , e di buon grade lo venerarono
elevato era i Dei. Peripezia certamente potc dirfi
d’amore il fentimento in tutti eccitato dalla dilui
morte; poich^, dove quefta coll’ ombra fua fune-
bre cagionar dovea un’ ofcuriiTima notte di duolo
nel pubblico compianto, divenne anzi argomento
d’inufitata letizia,mentre ognuno lo fuppofc,non
piii imperante tra’ mortali, ma bensl regnante fu
le Sfere tra i Celefti. E che fia veror Tantus illius
amor eo die regii funeris claruit , ut nemo ilium plangen- JeJ Capitel.
dim eenfaerit, cettis omnibus, quod d Diis commodatus,
ad Deos rediffet. Non pud adunque riufeirp di ma-
raviglia alcuna il vedcrlo qui col fimbolo dell’
Aquila
142' T avola D ccin\ ifcfta. ,
Aquila confccrato, e col titolo di Divo 'nell’ Ifcti-
,zione della fua Iminagine applaudiro. Concorfero
pienamente i Voti del Senate, c del Popolo nel di-
chiarai'lo meritevole di tanto onore, accor’datogli
follecitamente in forma folenne,^d anche llraor.
dinaria, attellando 1’ Iftoricq, che Prwsqujm fmns
Idemihidem. condentur, ut pUrique dkunt, quod nunquarn antea-fit-
Slum fuerat, neque pojiea, Senatus, Topuhisqiie non Ji-
vifis locis, fed in iina fede propithm Deum dixit ^ e po-
C O dopo foggiunge: Et pariim fane fiiit, quhd ilU bo-
norcs divines omnis atas, omnis fexits^ omnis conditio, m
dignitas dedit, nifi quod etiam facrilents judicatiis ejl,
qui ejtis Imaginem in fua Domo non qui per for-
timam vel potuit habere, vel debuit - QuinoKuelleU^fe
private , le Perfonc riputarono proprio interefle
1’aflegnarglipofto tra i Dei penati-, e dalla pub-
blica venerazione gli fu alzato Tempio, e deftinati
Sacerdoti.
II
Nel
M^Aurelioi 14 5
I V
N
fil primo campo della Mcdaglia vediamo il
Sembiante Augufto di M. Aurelio, e nel fe-
condo 9ppoggia le di lui gloric Bacco. Com-
piKifcc quefti infiemc con Ariadna, fopra il fuo Car-
^rp tiratodallePantere,cdbpreceduto da unSatiro,
\ merittela figura diunaBaccante,che d^ lietamen-
re il Hato a due tibie, feguita il medefmio Carro.
Fa pompa I’ebbrio Nume del fuo rapimento nella
perfona dAriadna, la quale, figlia di Minofle Re
di Creta, avprfl'facrato il fuo cuore a Tefeo, roa
Ic COM63PC mortificare i fuoi primi amori, e ce-
dere alia prepoten^a praticata dalla paffione di
Bacco. Diodorp ci notifica il violento accidente,
con dire; Ariadnam Mimis fiUam cximia Tbefei pul-
(hritiido iit amwm fju s illexit, cum qua, babito collo-
quio,Thefeus coujilio, ^ ope Firginis adjutus, ^M ino- lu. c. Bi-
taiiTum intermit, ^ de Labyrintbi eg refu edoSius, imo-
kmis inde fe explkdvit, £7 clam reditu in patriam ador-
nato, Ariadnen furtim abducens noSiu ex InfulS difcejpt.
Tm Du In^uU, quambodie TSLaxurnvocitant, appellit ■Eo
iettiporeBacibum,formaVirginiscaptum,Tbefeoillameri-
pui/e,(yappThnediledlam,uxorislocohabuiJfefabulantur-
QuiBacco,conformando il fembiante all’allegria del-
le fue nozze, dimoftrafi giovane •, non t perb, che
inaltre fattezze aiicora nonfidafle a vedere quefto
lepido Dio v onde Liberi Vatris fimulaera, partim pue- „ ,,
rill atate, partim jHvemIt Jmgebantur j praterea barbata, Saturnal.
fpecie feaili quoque .
E'precedutOjCome difli di fopra, il Carro da un Sati
ro , e feguitatd da una Baccante, e quefti fantaftici
Soggetti erano dai Mitologi affegnati nonfolo alia
fequela di Bacco, ma appellavanfi paritnente il Coro
d’Ariadna,compoftodaPani,Silvani,Satiri,Bafferidi, ^
e MenadijCioe Baccanti;Ar hie xiriadna chorus diBus. syntax, i.
Opera
144 T avoki D ecii\af ^fta.
OperaappuntodiBacco furono lcBaccanti,nellcqua-
li fi videro trasformare diverfe Femmine, parte di
Tebe, c parte d’Argo poiche Bacchus pofl Timiam,
atqae Jndiam univerfam peragratam, Tbcbas reperlavH,
necnon faminas relictis domibtis fuis, ip Cithrom Mac-
ebari compulit ^ cosi fcorgendofi fprezsatodalla genre
ApclhdoK d’Argo, Eortim tnuUeres furere , ac debacchari coegityfru
X>ih.%.Bihlkth-
mox in montibus, laSlentitm , qt/osfeem; cxttderant,Jilf
rum Cariiibus vej'cebantur ■
Dilettavafi pur troppo rinfanoNiime di gente furio-
fa, e idonea realmente a rapprefentare i delirj ca-
gionati dal vino, niente meno perd godeva d’obbli-
gare animal! feroci aila condottaSW fuo Carro;
Cyrald. vhi quindi Vantberis modb, modb Tigribus, tr^hatux- Po-
fupra .
tevagli intanto fervire di motivo a prevalerfi delle
Pantere, quail veggonfi nella Meda'glia, poiche que-
fte ricordavangli fempre le di lui nutrici, mentre
Jo: Henrtc. In T antheras Libetri Tatris mitnees conferftts fuijfe Poeta-
M a ju s in Hid.
Quadruped. rtttn figmeista tradunt. Oltre di ci6 ,il dilui genio de-
SeH. altera
cap. X.
dito tutto al vino inclinava facilmente ad amarle,
ellendo in fatti la Pantera bibacillimo animale;
Idem ihidem.
ond’eccitavafi il di lui aifettd, Ex natiira hiijus am-
malts,quod vino in primis dediturh fit. E tanto e vero,
che di quefto e avidiffima la Pantera, che nella Li
bia i Cacciatori di tal liquore fi lervono per fame
preda: Soknt venatores in Libi^ amphoras midtas viiti
Idem ihidem. odorati in fontem , feu fovearn in ilium ri^um conJtruBam
efundere ,quod Tanthcra odore eju s allefl.e, immodke bi-
bunt, inebriatteque faltationibus primum f e f e obleSant,
ac dcinceps fenjitn obdormientes humi flernim tur, 0T ntillo
rngotio hvenatoribus,fubjiragulis f e occultantibus,capitm-
tur. ,
Accompagna la Pantera la fua particokre affezione
al vino con un’altro animirabile fuo talento, cd e
Una fagace aftuzia, da lei ulata, allora che vuolc
provvederfi di vitto. Dalla fiia propria natura am-
maeftrata, conofce, che gli animali la fuggono at-
territi
3 j^ Aurelio. 145
tcrriti dalla formidabile orridczza della fua faccia;
Wfc terreri,nifi fola oris torvitate j che per altro, Tm-
dunt oiort earum, £7 contemplatione armenta mire affici; M
e di ci6 ben confapevoli le Pantere, Ab^conditis ca-
pitiius, qua corporis reliqtta (unt fpedlauda prabent, ut
pecuarios gregesyfiupiJos in obtutu populentur fecurd va~
^«j£i8»rr^AftutilTima pariinente t I’arte praticata
dalla Pantera, quando fentefi ingorda di carne del-
te Scimie; VU Shmarum effe magnam multitudinem
animadvertit , bumi fe profterint, tihias contrabit, oculos
claudH,fpiritumque reprimit,ae ita continet,ut verb mor-
M ajus i uhi
tua videatm Simla, timide primum, deiade audacius Je-
m l, iterumque^ploranti j quod cum catera Simla ex
arboribus ^jeculatttur, e veftigio dcfceadant, mortuo,ut
putam, hojli infultant, eique faltibus, ac aliis modis diu,
multumque illudunt ^ qua omnia ilia patienter fufiinerit,
dome defatigatas fatisputat i Um de improvijo exiit, fur-
pitque, quafi qpidem Ulyjfes, in ultionem, partem earum
mguibus, partem dentibm lacerat, £7 gratam Jlbi pran-
ditm ex hojlibiis parat. Con accortezza parimente
aflai provvida riparanfi dal pericolo, a cui foggia-
ciono, a rigliardo dell’ aconito talvolta da efle di-
vorato’, perocch£ gl’ ireani Aconito carnes illinunt ,
atque ita per compita fpargunt femitarum, qua ubi efa
funt, fauces earum angina objidentur. Sed Tanthera ad-
verftis hoc virus excrementa humana devorant, £7 ftiopte
ingenio pejli repfiunt.
otata adunque dimoftrafi la Pantera d’ammirabile
accortezza-, tilttavia gradita era a Bacco,a riguar-
do fmgplarmente della fua ingorda blbaciti • Quan
to pero I'ubbriaco Nume coinpiacevafi delle Pan
tere, altrettanto odiava, ed aborriva Ic Civette*,
aKcxtnAo'iMXto\o%i,'H.qliuamavem ittvifam fuijfe buic
Deo, utpote cui vitem denegarit, folamqae h fuis racemis Syntag.'z.
alegerit ,quod ntortalibus vinum criminata fit . veritk
e , che al parere de’ Fifici, credefi propriety real-
mente della Civetta I’ingenerare fomma avver-
Tmo VII. T fione
145 ~ravola D ecirr^fefld .
fione al vino, con rendere le perfone abftemie.
Confermafi quefto, con quello leggefi in Filoftrato,
il quale d rifcrifce, chc ricercato il Savio larca di
configlio, e di rimcdio da un Padre afllitt'o, per
prefervarc la vita a 1 figli, che fperava, mentrc i
gii nati erangli tutti da inorte im ^tura ftati ra>
piti, C O S l rifpofe; Vino abfiinendmn eji jilitT'vcfiat.,
P hilofiraf- itaut nt tupiditate quidem ipfius moveantur ■Si qui igim
l.th , l-d e V i-
A pollon, tibi pofthac fihi nafcentur, obfervare oportet, ubi ndbiut
cap. n . nidum facial, £7 illiat ova mediocriter elixata inf anti ro
tnedcnda prabete j J! enim ilia comederit, vinum oderic,
£7 modejiitis deget, quia temperatior fiet calor naturalis.
Un tal’effetto era haftante, per rendere laCivetta
Oggetto d’ abbominazione a Bacco, ama^jtc, per la
ragione contraria, della Pantera .
Solitt. uht /«•
In diverfe Region! foggiorna'no quefte Fiere: Kume-
p ra . rofa flint in Hircanids niuna perd in Europa, poche
Jo: hnfionus nell’Affrica: In jifia autem degunt, Q Jdampbylia illis
Bip.Natur,
Quadruped, obundats c qui appunto fu ritrovata quella, che
cap. dal Re Arlace era ftata confecrata a Bacco, co
me dono fommainente accetto al fognato Dio.
j^bbiamO di cid il ragguaglio dal fopracdtato Fi
loftrato, il quale cost f c h v e : \dccepi in Tamphylia
P b ih fira t.
Tantbetam captam fu ijfe , aureum torquern circa collum
hih. 2 . capiU habentem, Armcniis lim ris infcriptum hoc fenfu : I(ex
Arjaees Deo 2iif<to. I s, ut opinor fera m , exitnia pra
catiris magnitudim, Baccbo facravit- Bacchus autem Ki-
fa n s h N ifd, qua in India e ft , m ncupatur ■ E con cid
rinfqrzafi I’opinioDe, che le Pantere foflerodiftin-
tataente a Bacco dedicate.
FA^J-
147
FAUSTINA
Ml NOR E*
AFigura della Concordia, la quale nclla parte
V I'
Difpetto della ragione, ed in prefenza.de’rei
Euon
I $o Tavola D ecim afejia.
VIII
tlon credit© di gloria era la Feconditk. anclie
TAVOLA
IJI
TA V O L A
DECIMASETTIMA*
FAUSTINA
MI NO RE.
A numcrofa nafcita d e ’ F igliuoli nella
Reggia de’ Cefari, moltiplicando la
prole, rinfotzava il contento nell’ani-
ma de’ coronati Genitori; Non pote-
vano non godere, fcorgendo, che il
loro vivere acquiftava nuovc ragioni
col tempo, mentr’ efli, anche partendo da i viventi,
lufingavanfi di confervarfi inqualche forma nelle
proprie Immagini. Giudicd pertanto il Senate di
mettere fotto lo fguardo de’Regnantl un’oggetto
di giubilo ben rilevante, imprimendo tutta la Fi-
gUolanza di Fauftina nella corrente Medaglia. E
perch6 volevano parimente il Pubblicp, partecipe
della grande confolazione, avvertironlo a promet-
terfi dagli augnlli Parti la Fclidta de’ tempi, nell’
Ifcrizione del Rovefcio cfpreflTa.
Conviene ora pid diftintamente dar notizia degli ac-
cennati FigU. Dico adunque, che i due tenuti nel
le
IJ z avola D ecimafettima.
le Sraccia dalla Figura fono i rriafchi, doe Auto,
nino Vero ■,e Commodo, e gli altri quattro fono le
femmine da Fauftina partorite. M’avvifa Erodia-
Jie ttd ia n . tn no,che Marcus fiUas quidem fcifcepit complures, marts
Commoifo.
aatetn duosj tuttavia da quefta relazione non rile-
viamo noi il numero precifo dellcMette femmine
L’ intendiamo pero da Lampridio, iLq»a4»Jiota,
che Comtnodus Lucillam fororem ,cum earn compflqj^t.
Z^amprid. in occidit; e dipoi verfoilnne della vita di Commodo,
Qummodo» avverte, chc cgli morendo, Sorotes tres fuperfiiu,
reliquit- Onde dalla di lui aflerzione intendiamit
effere ftate quattro le Sorelle di Commodo, come
appunto nella Medaglia veggonfi imprefle. I ncmi
loro fitrono, Lucilla fpofata a L. Vero: Fadilla ucci-
fa da Caracalla: Fauftina, ch’ebbe il nome della
Madre, e credefi foffe maritata a Burro: Laquarta
ci viene indicata da un’ Ilcritione di Grutero, che
dice come fiegue:
VibiiC Atmliec
' Sabitht
C ru te r. fag.
D. Marci Aug. F.
Heliodorns Lib-
Et Troc. T. F-
Il citato Autore avverte veduta la prefente Ifcri-
zione in Roma In Domo Jul-Forcarii^ e tanto bafti
per la conveniente notizia de’Figli di Fauftina nel
la Medaglia rapprefentati.
I I
Apprelcntafi nel fecondo campo della Meda
TomoFlI- Dalla
154 Tavcla Decimafettima. ,
I II
Alla ftolta fantasia de’ Pagani adulatorl viene
I V
G Oncordano gl'Iftorici pell’ atteftare, che il
fembiante di Fauftina davafi a vedere dota-
to di fingolare bellezza; onde non e maravi-
glia, che I’adulazione del Senato, avvezza a fonda-
re i liioiencomj anche ful faifo, fi dichiari di ravvi-
fareVenere nell AuguftaDonna, glpriofa realmen-
te di fpeciofa vaghezza. Coll’appellazione in fatti
diVenere Genitrice coraparifee nel campo contra-
rio della Medaglia, ed in pruova della propria fe-
conditk tiene ful braccio fmiftro un Bambino fa-
feiato, ficcome per autenticarela fua bellezza, often-
ta con la. deftra mano un Pomo, ed e guello, che,
a competenza dell altre Dee, le fu attribuito da
Paride.
Antichiflimo fu in Roma il fentimento, con cui Ve-
nere potea acquiftare le ragioni di vantare il titolo
di Genitrice poich^ fin ne’ primi anni dfell’ inclita
TomoVIl. V 2 Citth ’
155 T avola D ecim afm im a.
Cttta •decretd Romolo.cheil primo mefe diell’anno,
edea^aquetlo di Marzo ^prendefle la fua denomina^
zione da Marte, di aii egU riputavafi figlio, ed il
fecondo da Venere, confiderata come Genitrice
d’Enea; giudicando conveniente, che i Romani
^ntti prittcipia fervareat, a quibus effct ^mani nomims
Mactoh. erigo, cum hodie quoque in facris Martenr VaUavVene-
i. S^uraal
€Op- n* tem Genitricem vocemus. Vero e , che Cincio citaft) da
Macrobio, In Libro, quern de Fafiis reliquit, ait, impe-^
rite quosdam opinari, Aprikm menfem antiques i Venere
dixiffe, cum nullus dies fe jiu s , nullumqite facrificium in<
figne Veneri per hunc menfem d majoribus infiitutum fit.
Coinunque per6 fia della denominazione di quello
Biefe, ccrto h , che Venere vantd Tempio in Roma
coir appellazione di Genitrice; e ne fa chiara men-
zione Svetonio, dove parlando di un Cavallo mara-
Sveton. in vigliofo, di cui fervivaft Giulio Cefare, aflerifce, che
C. )u l. C ^f.
fap. 61. il gran Dittatore lo voile render celebre con un
rnonumento particolare, nella dedicazione da effo
folennizzata del Tempio di Venere Genitrice.
O tffi. inThe*
G preOg nel fecondo campo della Medaglia; e
col Pomo nella deftra, tiene la mano finiftra
aduiiTimone di Nave, al quale vedefi avviticcbia-
to un Dclhno • <^efto crcdevafi a lei lacro: Delphi-
fa u r. Num, nus Veneri facer habetur j ficcome erale appropriate
ilTimone^quai ftrumento fpeitantc al Mare,dalla
di cui
Faiiftina Mmore. I 5 7
V.I I I
O Ltrc Venere, vuole il Senato impegnata pari-
mente Diana a glorificarc la Cefarea Donna.
Rapprefentafi nella feconda faccia della Me-
daglia in una Figura, che tiene nella mano deftra
unDardo, e con la finiftra un’Arco, per dinotare
Apolhdor. il di lei genio amante delle Cacce: Emmvero DianA
L ib .i.B ib lh tb .
veaatioais Jludio MeBata. E che fia vero, partita
ch’ella fit da Delo, il primo divertimento dilette-
vole, che prefc, fii la Caccia. folamente di que-
Cyrald. fta attribuironle i Mitologi grato talento, ma la
Syntag. i i . vollero parimente dotata dell’ amorevole genio di
dare infegnamenti per nutricare i Fanciulli: Diana
Diodor. Sicu* parmlos troBandi rationem, 0 ^cibos quosdam natiira
lus Lib. Si*
U k tb . tenelia convenientes, invenit; qud de catifA
puerorum mftrix appeUatur.
TAVOLA
Tavola D ecimottava.
IJP
T A V O L A
D E C I M O T T A VA*
FAUSTINA.
Er accertare k fuperftizione a dirigc-
fc la vita, ed i coftumi de’ Mortali,
Ibgnarono gli Aiitichi, che quefta fi
mettefle in pofleflb di loro, fin nel
jprimo fortirc che facevano dall’ ute-
ro materno. In appoggio di tal follia
ftabilirono una Dea particolarc, che avelTe per
propria incombenza il dar la luce alia partorita
prole- Quefta era Diana, che per cid nominavafi
Lucifera, maflimatnente da i Greet, poich6 i Ro
mani eran foliti appellarla Giunone Lucina- Quin-
di prefe I’argomento del fuopenfieroTimeo,quan-
do riflettendo, che nella notte medefima, in cui
nacque Aleflandro il Macedone, cadde vittima dcl-
le fiamme il celebre Tempio di Diana Efefina,
difle, che la Dea eflendo aecorfa al parto di quel
Principe, trovavafi lontana, e fuori di Cafa fua,
onde non pot^ effer prefente ad impedire la ruina
del fuo facto, e maeftofo EdifieVo -
Ora qui, fotto la denominazione appunto di Luci
fera rapprefentafi Diana, con la Face nelle mani j
o fia
v66 Tavoid Dccimottava.
o fia per efaltare Fauflina.effigiata nellTminagine
della medefiraa Dea: O pure per dinotare la di lei
afliftcnza , prpnta a favorire qualche parto della
Celarea Donna, in tempo forfe, ch’ effa trovavafi
incinta: ovvcro per fignificare la fingolar deVozio-
ne, che a Diana Lucifera profellava Fauftina.
II
On baltarono i demerit! di Fauftina per ri-
TAVOLA
T avola Decimanona.
1 6 y
TA V O L A
D E G I M A N O N A *
FAUSTI
Eckmarono fempre indarno i neri co-
ftumi di Fauftina contro I'affettOjCon
cuiM.>«relio le aveva dato il poflelTo
(f^/idpriocuore. A feconda diquefto
2] e^j pcro operand©, ALfiLcedif-
-f^Aare ogni finiftro concetto, che alia di
lei Kamaimpdrtafi'e fcapito ignominiofo, con ottc-
nere dal Senate,come abbiamo rilevato dalle Me-
daglic antecedent!, la fua efaltazione tra i Numi.
Me di cio pago, voile,che ancor in Terra il nome
della Confortediletca rifonaffe convoci d’applaufo,
conciUatole dalia beneficenza, che a riguardo dell’
augufta Defunta Cefare praticava. A tal oggetto
deftino gli aliment! a moke Fanciulle, quali, goden-
do il bene loro difpenfato, imparaffero da eflb il
linguaggio di celebrate Fauftina, appellandofi pure
Fauftiniane ■Mi fi rende pero probabile ,che a queft’
opera di generofa pieta rifletta la Medaglia-corren-
te, che ho qui riferbata, poichd la benefica iftitu-
zione fu dal Monarca deliberata dopo la morte dell’
auguda Donna-, e dopo I’inftanza aqcora fatta al
Senato, per la fua pretefa Deificazione. In fatti
ferive
t^8 Tavola Decimanona.
fcrive prima f’Iftorico,chePr?»f iSenatu,(it hmm
Faufliuce, yEdemque decerneret i indi foggiunge:Wot’4i
puellas Fauftinianas injlituit in honoreni axaris mortuiij
tuttavia non leggendofi riell' Ifcrizione di Faiiftina
il titolo di Diva, potrebfa’effere, che I’iftituzione
foffe ftabilita pria, che, il Senate venifle all’atto fo-
lenne dell’Apoteoii. Scorgeli intanto la proprieta,
con cui la Figura tiene il Corno dell’abbondanza,
ed h per dinotare la copia del provvedinientd, ac
cordato dal Principe alle dette Fanciulle, ad imita
zione probabilmente della pieta ufeta dal Padre,
da cui fu egli adottato, Antonino Pio, che ad onorc
di Fauftina-Mg^c della prefente inftitui tali Fan
ciullc, appellat?hncor efle Fauftiniane.
1I
L^VJE R O.
Cco il Collega Augufto di M- Aurelio nella Mo-
Simbolo
L,Vero, 171
V I •
lmbolo della Felidta fii riputata dagli Antichi la
T A V O L A
V I G E S I M A.
U VE R O
’ Obbedienza. delle Nazioai anche flra-
niere al Trono di Roma, accrcditava
baftantcmcnte la maelli della di lui
fovrana potenza. Tuttavia quefta rin-
forzava ncl concetto delMondo lafti-
ina del vanto augufto, allora che pren-
dcva dai proprj voleri laLegge,per create aiRe-
gni i loro Monarchi. Di un'azione di dominio co-
tanto liiblime fi replica nella prefentc Medaglia la
gloriofa mcmoria difli, fi replica, perchc qui pari-
mente fi celebra la dichiarazione del Re, deilinato
da L-Vero a gli Armeni; e la differenza del cor-
rente Rovefcio rilevafi dalla diverfa mqniera, con
cui fingolarmente rifcrizione del fecondo campo
cfbrmata.
Coir
174 TavolaVigefma.
11
Oir onorevole appellazionc d’ Armeniaco,
VI
' Ancato L. Vero per accidente fubitaneo
VII.
LUCILLAv
’ lmmaginediLucilla Figlia di M-Aurclio,
TAVOLA
T avola Vigejimaprima.
lU l
: I
T 4 V o L A
V IG E S IM A P R IM A .
LUGILLA.
Ra frequcnte, ncl rcgnar dc’ Pagani,
I’oltraggio, che inferivafi alle Virtil,
con appropriarie a Perfone fcreditate
da i Vizj. Il defiderio di conciliarfi la
grazia dc’ Dominanti, non afcoltava i
datnori della ragione, che giuftamente'
riprovava quelle fordide adulazioni, le di cui Leggi
•^rmettcvano 1' arbitrio di accordarc anche al de-
merito gloriofi gli elogi • Cosi appunto opcro il Se-
■ nato a contemplazionediLucilla,mentrc,pcrvan-
to di eila, pubblico nella preiente Medaglia la Fietk,
ideata in una Figiira, la quale dimoftrafi difpofta
a facrificare full’Altare,che ticne innanzi,col fuo-
CO fopra, preparato al profano miniftero.
Non fo in realti,qual pieti praticaflc I’AuguitaPrin-
cipefla verfo iDei.netampoco a riguardodeglillo-
mini. Certo b, che tefc inlidie al iiioCefareo Fra-
tello Commodo, dal quale pero rilevd il rimerito
del liio fiero difegno, con dferc uccifa. Prpv6 bensl
ella r autorevole pietJi di Aberdo, Santo Vefcovo
TomoVIL Z z di
i8o TavolaVigeJimapima.
dijerapoli, poicb’egli, ad onta de’Sacerdoti idola-
tri, i quali a di lei follievo avevano indarnp^ mefli in
opera tutti i loropreftigi,liberolIadallo/5piritoma-
ligno, da cui la mifera Lucilla trovavafi invafata.
I I
COMMODO.
’lmmaginc laureata di Commodo fi dk a ve-
Nclla
1 82 T avchV igefim aprim a. .
III
N Ella Figura, chc occupa la parte contraria del
la Medaglia, e tiene con la liniltra uo’Aftaj
e con la delira unaSpiga di frumento,aven-
do a’llioi piedi poggiato in terra un Globo, pcnfo
ideata la provvidcnza del Monarca nel Ibvvenirc
con opportuna vittuaglia al bifogno comune.’ Fu
Roma, neir Imperio di quefto Principe, travagliata,
oltre la pelte, dalla lame ancora, alia quale cooperd
non poco la lagace fupcrbia di Cleandro oriundo
dalla Frigia; ma Ex ea nota bminum , qui fublici, per
prttcwem veeieunt • Hie, cum in dwnum Imperatoriam jer-
vitio ejfet traditus, £? cum ipfo Commode accrevijfet, co fei-
licet honoris, atque auFloritatis proveBuseft,ut,^corpo-
Hcrcd'tan, ris cuftodiam, ^ cubicuU curam, praterea militum prafe-
Lih. 1. Hijior.
Buram folus obtineret • Caterum divitia, ac luxus etiam
ilium ad Imperii fpem injligabant. Quocirca grandi cocBi
pecutii^ ,plurimum frumenti coemit, id autem occlufm ha-
bebat, fperans fibi Romani Populi, atque exercitus vohn-
totes adjunBurum, fi prius rerum necejfarianm pemsrib
laborantes magnis repente largitioaibus demereretur ; con
difegnOjChe Talttuibencvolenza glilerviffe di fcor-
ta,edappoggio, per felicitare la propria alterigirf
La fame per6 alTai memorabilc, e che in realti af
MfMohjh Itrh flifle nialamente Roma,accadde quattr’anni dopo
p/rat.Rptnan. la morte di M- Aurclio, nel qual tempo Commodo
contava I’anno nono del Tribunizio Potere; non
pud adunque alludere la Medaglia alia fame avve-
nuta in tal tempo; mentre fegna nelV Iftrizione
I’anno folamente quarto della Tribunizia Poflanza
del Monarca; onde dovr^ rilerirfi a qualche altro
bifogno di vitto,e forfe nell’Elercito,acui ilPrin
cipe, inliemc col Padre fuo, allora ancor vivo,rc-
calfe amorevole provvedimento.
Morto
Commodo.
IV -
Orto Aurclio, poco tard6 Commodo a la-
TAVOLA
ts>t
TA V O L A
VIGESIMASECONDA*
COMMODO.
IL depravato coftutne di Commodo giu-
Hi6cd chiaramente il tiraore, die tra-
yaglid lo ipirito di M.Aurelio fuo Pa
dre- Dubitdmoko il faggioMonarca,
die il vizio doveffe eflere il caraitere
ignominiofo dell’ anima di fuo Figlio;
lie ingatlnolli punto', poiche lo fregolato Principe
eomincio prefto a dar le pruove d’un’indole tutta
contatninata: Nam i primaftat'im pueriti^, turpis, im- ^ Lamprid
probus yCrudelis, libiditiofus, ore quoque pollutus, y con- mCmmodo.
Jlupratusfuit. Ci6 non oftantc, conveune alia ragio-
ne, ed alia giuftizia il tollerare,che fofle pubblica-
mente dichiarato felice il tempo del di lui infamilTi-
raolmperio. Eccone manifefta I’atteftazione nella
Medaglia prefente.incuiveggonfiimprefle le quat-
tro Stagioni dell’Anno, affinch^ unitamente concor-
rano a dimollrare felice il corfo tutto della di lui
obbrobriola Monarchia, come appunto 1’ Ifcrteione
nota, dicendo:TEMPORVM FELICITAS -*5 ono
ledette Stagioni ideate in quattro Fanciulfi, il pri-
mo
I _9 2 T a v o la V igefim afeconda ,
mo de’ quali tiene con ambe le mani ful fuo capo
un Caneftro pieno di F*iori, e dinota la Primavera;
il fecondo ha nella mano fmiftra alcune Spighe, e
nella dcftra una Fake adoperata nel mieterle, e.
rapprefenta 1’ Eftate: il terzo foftenta con,la fini-
ftra un Valb ripieno di Frutta, e con la deftra fta
in atto di blandire un Cane da Caccia, e dimoftra
I’Autunno, ftagione propria della maturita dellc
Frutta,e del divertimento dilettevole delleCa’cce;
SI quarto figniiica il Verno, e per6 comparifce ve-
ftito, ecol capo vclato per riparo del freddo, a
differenza degli altri Fanciulli, chc veggonfi ignu-
di‘, e tiene con la mano deftra un baftonccllo,che
a mio credere e un ramo fenza fronde, c con la
fmiftra un’ Uccello, indicando probabilmente con
eflb gli Auciipj, che nella ftagione invernale foglio-
no praticarfi. . '
Non mancarono gli Antichi di nobilitare le Sfagio-
ni, appropriando loro il nome di qualche fognato
Dio; onde voiJcro Kuncupare Brumam Sattimm,
Plutarch. jSfiai mVemrtm, P"er Proferpmam j ma curiofe era
X-ih. de JfidSi
Ofride, I’opiriiOne de’ Frig), i quali Deum arSitmhutur Bye-
me dormin, vigilare Adfiate ^ e per6 nel tempo del
Verno giravano baccanti, con iftrepitofo furore,
per rifvegliare il dormigliofo Nume ■ *
Accennafi nella Medaglia la Caccia fpettante all’Au-
tunno, e Plutarco aflegna la cagione, per ciii non
conv'iene fingolarmente alia ftagione apportatrice
per altro d’ ilarita, ciofe alia Primavera, e cost fcri-
ve, citando Empcdocle; Canes, at ait Empedocles,
odorem excipiunt, quern fera rclinquant in jykis. Hunt
Verno tempore obruunt, £7 confundunt frequeutes plan-
Naturaih.
tarum , gj frutetoram halitus jloribus fuperfufi, £7 per-
mixti ,r 'doratumqueCanum turbant , eosque in errorem in-
ducunf, ne ferarum odorem prehendere valeant-
Dalle qualjti, ed effetti parimente, die provengono
da alcune Stagioni, ft dcduilero particolari Adagj;
' I’uno
C o tn m o d o . IP 3
I’lino de’ quali ufurpafi per fignificare il libero, ed
abbondante here, con d i r e bibere, quod eftC<eiRhcdigm.
largius, uberiusque. Pothni umqae per -e^fi^tem , ob
Jemporum jiedtatem, indulgeuduM ex toto efi- L’altro J-
Adigio.e: Pefe&io byemalis pro ea, qua larghre pra~
beatm manu, me avariter. Ventres namque Hyeme, fed
£7 Vere quoqne naturd ealidiffimi funt, fomni longijjl-
mi, itaque per ea tempera cipi dart copiofius debent, ca-
loris ‘enim nativi copia magna eft, ut cibusproindeplenior
reqairatur; manca T eruditiflimo Autore dl ad-
ditare, con I’autoriti d’Ariftotele, la cagione, per
la quale nella ftagione del Verno il calore fi fa
intetnamente piCi intenfo: Subterfagit 4^ pra fri- '
gore extrinfecus circumfufo, retrorfumque\ \fiate, ad
cottfinem, confanguineumque, £? confentaneuk ad-
eoJat, ita efficitm, ut porreblus , quafi pd\ dif-
fletur, atque difpergatur /Efiate, Hyeme confe% m at ,
£7 conftipathr item in profundum pervadat ^leetque,
quo circa concoaio, ^ fanguificatio per ea tempera prth
her, £? falubrior redditurf
I I
a nota del quinto Confolato, fegnato nel fc-
Una
Ccmmcdo. ^S>7
V I-
’Na bella teftimonianza, bcnch^ ftoltamcnte
VediaiA^
ip8 T avoldX^igefiniafeconda,
V 11
"IT "^ Ediatno nel fecondo catiipo delk Medagliii^
\ / un Sacrificio folenne celebrate dal Mpnafca,
y il quale Ita con la deflra in atto di verfare
la Tazza lopra il fuoco dell’ Altare, efilarando un’
altra Figura col fuonodidueTibie la profanica dell’
azione , ed un’akra, afliftente, e appreifo di tffa,
quel Miniftro, che appellavafi Popa, ed alza il Ma-
glio,intento a percuotere la Vittima,al medefimo
Sacrificio deftinata, ftando vicino all’Altare il Fan-
ciullOi che, denominate dal fuo impiego, chiama-
vafi Ci-millo , ed era folito tenere laCaflettina dell’
Incenfi). Conviene intanto indagare il motive del
la Ae qui imprefi'a,e folennizzata daCefare.
Pei termarne qualche conghiettura, avverte, che
correndo I’anno fefte del Cenfelate di Commodo,
ebbe egli la forte di rorefeiare Je inffdie, che dall’
altera ambizione di Materno erangli macchinate-
Coftui di profeffione Soldato,-non lapendo frenare
il firoorgoglir. deijtro i limitf preferitfigli dalla pro
pria condiziotie, s'’^lAagh^ }li tentare fortuna pih
nobile, e fignorile. La prima comparfa pero, che
fece nel campo apertogli da una fciocca alterigia;
fu in fembiaiice di Ladrone; poichd T^epente defertis
Cajlris, Mque aliquot in focktatem Commilitombns adfei-
tis , magnam perditorum r/ianum Irevi collegcrat, vicosque
Herodhm. primb, £7agrospopulabatu'/magnd ddttde pecuniit vi col-
LSh.i.HiJior.
fu i tempor. kdia, plures quotidk fibi ex fatinorofis copulahat, polli-
censque itigentia caique opera pretia, £7 in prada commti-
nionem inmtans ^eh rem adduxit,ut nonjam latronim ,pd
jufiorumMfiium babereut ctuHoritatem ■ Promoffi adun-
qiie a 1/&\ a'Vanzamento i fuoi fuperbi difegni, fetici-
tati ancoia con la conquifta d’alcune Citta, e ren-
<Juti jpripiente terribili, con ie invafioni oftili fattc
1^1/Gallia, e nella Spagna: Jam de 1{egm>, majori-
basque
Commodo.
husque rebus, Materms cum fats, deliberabat- Preve-
dendotuttavia, chc le fue fcJrze militari non erano
valevoli a fupcrare i contrafti,che farcbbongli op-
^pofti daU’armi potentiflime di Commodo , ammife
il conlislio infinuatogli dalla fua aftuta iagacita , c
penso m abbattere il Principe con colpo fegreto,
mentre non fi conofceva potente a gettarlo dal Tro-
no con pubblico aflalto. Percio, venuto col torbi-
do,ie gagliardo pcnfiero in Italia,giudico folle op-
portuna ad ultimare il fuo temerarip attentato la
Iblennita, che conforme al coftume d ogn’anno do-
vevafi celebrare in Roma, nell’ ingreffo della Pri-
ma'vera,adono^ediC^bele,credataMadrede’NlI-
mi Ve poiche nella comune fefta era 7 affm tmnibus,
quavis modo, ludendi litentid fetmiffa ,fic, ut perfonas in-
duaitt ,quas caique libitum ,tiullamque, non Ml ' ct'um
quoque imagmem j prout cujusque fiudium npnejem^nt,
fic,ut non temere ^falfis verosdignofcasi Tutavit bocMa-
ternus idomutd celandis infidiis tempus, ratus fore, ut fi
perfonam Jlipatoris alicajus mdueret, faosque ad eandem
fimilitudinem armis o f aret, ac fe bafiatis immifcerent,
fic, ut pars comttatus Imperatorii crederentf', mdlo videlicet
pracavente, repente impetufabh, CommoduM obtruncarent ■
Non ford per6 la fagacc invenzione del tiaditore
I’evcnto bramato, poichfe fvelata da alcuni de'fuoi
feguaci la macchinata frode al Principe, non arrive
gi^ il fuperbo acollocarefiilafuafronte I’AlIoroau-
gufto, che anzi lafeio il capo, troncatogli a’ piedi
del Monarca perfeguitato. Liberate frattanto Com
modo dal gran pericolo, llimo interefl'e di giufta
gratitiidine,proteftare con Sacrificio folcnne i fuoi
ringraziamenti a quel Nume, che fottratto avealo
dair imminente infortunio, e probabilnJmte la fu-
perftiziofa funzione fu confecrata alia De^Cibele;
atteftando il citato Iftorico, che dopo la\adqta
del perfidoinfidiatore,C«»j>«o</«rytf<?,J re dwioa,gtj^
tulatasqaeDcie,fefium agitabat,pompamqae gaude\fih-
qaeaf.
2 60 Tavola Vigefmafxonda
qufntabat, fed ^Topuhis omnis, pro Jmperatorls falute ,
diem hetabmdus cekbrabdt. So,che nel tempo appun-
to delConfolato fefto di quefto Principe, fi conce-
pironOjConSacrificio particolare, a di lui riguardo^
1 Voti Vicennali, e praticofli I’atto medefimq per lo
fcioglimento de’ Voti parimente, dirizzati alia fa-
lute del PopoloRomano; cid non oftante,piacemi
di llabilire per oggetto del prefente Sacrificio lo
Ipiegato avvenimento.
VIII
I01 fefto Confokto di Cefare, leggiamo qui no-
tatb 1’ anno duodecimo del di lui Tribunizio
_ Poterc; e nel Rovefcio medefimo vedefi una
Figura, la quale tie'ne con la deftra un Ramofcelto
d’Alloro, c con la finiftra una Palma, che poggia
in terra, e rapprefenta 1’ Ilarit^.
Se poi quefta poteffe il Senato pubblicafe,come pro-
prieta dell’ImperiodiCommodo,lari facile I’argo-
mentarlo, a chi conlidereri la barbarie, con la qua
le egli fomentava anzi il lutto nella fu'a gente, onde
di lui fit Icritto :''Si quis eos omnes, quos, vel ob falfas
^ ittar.Tom.z, criminationes , vel propter manes fufpiciones, vel propter
Zinnal.
magnas divitias, vel generis fpkndorem, vel eruditionem ex-
eellentem ,vel gloriam virtutis imerfecit, exqairere ftudeat,
na is magnam LeBoribus molefiiam pariet ■ Dioneifteflb,
teftimonio di lede degno, perchfe vifle negli anni
della Monarchia criidele di quefto Principe, feredita
intieramente 1‘Ilarik qui vantata, mentre dopo
aver accennata la terribile peftilenza, che defolo
la Citta ■, e di pih, che Multi non folitm in Urbe, fed
etiam fabjAnnifere ImperioTdfimano necabantur <5 malefids
hominibds, quod aetts oblitas venenis quibufdam, pretio,
atque fiercede adduSli in alios conjicerent, ob. eamque can-
XiphH.'mZpiU
D ion, uhi d e
ijmutperabiles homines interibant j dopo, difli, aver
Commod. ei^o/to il travaglio di tante calamita, foggiunfe:
Sed
Commodo. 201
Sed millit vismrbi, aut mahfioioruM gravior eratPopulo
1(omano, qudm Comitiodas, il quale lalciando tutto a
glialtri il pianto, per sfcfolo confervava unaobbro-
brigfe llarita : Cum Jr fludio agttandorumCurruum, ^
lihidinibits, cujusque generis dedidijfet ,nec quidqaam feri Idem .
ngeret eorum, qu<e adVrimipatum fpedlarent.
Tiene, come avvifai di fopra, la Figura qui imprefla
un ^ m o d’Alloro ,ftimato dagli Antichi corne fim-
bolo d’llarit^. Quindi difle Tertulliano: C»rV/e T frtfd lia n . ift
m« laareispoftesobumbramus? CoslilMaellro de’Tra- Apologetic.
gici Latini;
Ornetur ahum calmett, £7 lauro fore^ , Seneca in
Lata virefcant. - Tbyefie,
La Palma parimente, che la detta Figura Itringe
con la finiftra, t opportuniffima, a riguardo delle
fue quality, per indicare I’llarita. Infatti la nobile
Pianta, Ccnfianter fempitend met coma. Di pib vol- PJatarch.L'th.
8.Q^ji.Con*
Icro gli Antichi,cfa’ella iigurafie un lieto jeroglifico Vival.
delle Nozze, e ibadaG I’opinione Gi le due ipecie, P ier. VaJer.
che trovanfi delle Palme, cioe del mafehio, e della Lih. 10.
fcmmina, tra Je quali corre una fimpatla cosl effi-
eace, che Filoftrato commcndd quel Pittore, il
quale fcppe ben efprimerla •, mentre formando Ex
utroque fexu duas Talmas, Jingulas fingulis pinxit ripis PLib.
hiloflrat.
1. Icon.
c la Pianta mafchile, moftravafi in atto di piegarfi
verlb la riva oppofta del flume, come vaga d’unirfi
coll’altra Palma. Simbolo ancora di Vittoria, e
diVivacita fu giudicata la Palma, onde con
molta ragione pub vantare il merito
di rapprefentare I’llarith.
TontoVII. Cc tavola
20^
TA V O L A
VIGESIMATERZA*
COMMODb.
Ra ben dcplorabiie 1’infelicita di Roma,
mentre dominata da un Tiranno me-
ritevole d’acerba morte, fcorgevafi, a
difpetto della ragione, obbligata a ce-
lebrare con applaufi la di lui lalute.
Violentava pcro a mentire i fuoi affet-
ti, con dimoftrare compiacenza delle proprie paf-
lioni, e calamity, malcherandole colle norme dell’
adulazione, fotto la fembianza delle fortune; pgde
ne pur godeva il conforto, che traggono tSSf'-.ri
dal geraere liberamente, e j ierelarfi della ciuaeita
degli affanni. A forte cotai.to lagrimevolc era di-
fcefo il venerabileConfeffo del Senate Romano, il
quale a favore di Commodo efalta nella Medaglia
la Salute, ideata in una Figura fedente,che con la
deftra mano efibifce in una Tazza il cibo ad un Ser-
pente avviticchiato ad un’Altare, ed^ I’ordinario
Tipo, con cui quefta fuppofta Dea e folitq cempa-
riie nelle meraorie antiche.
TomoVIl. Cc z Son
204 T avola Vigefimater%a.
Son io intanto di parere, che qui veggafi imprefla la
Salute del Monarca, a riguardo d’ efler cgli Itato
prefervato dalla furiofa peftiienza, che defolo tut-
ta r Itajja ,c con iftrage anche piii luttuofa la Reg-
gia di Roma. M’appiglio a quefta opinione, per-"
ch6 accadde il funebre avvenimento intorno I’anno
decimoterzo del Tribunizio Potere del Principe,
cd ^ appunto quello, che leggefi nella Medaglia
prelcnte notato. Praticaronfi diligenze panicelari
per difendere dal terribile contagio la Perfona
d’Augufto|e a tal oggetto applicaronfi pure i Me
dici vaffiqqdi fottrarre Cefare dal pericolo immi-
ncnte • Cosl ci attefta 1’ Iftorico, con dire: Ttr tdm
tempui Mciditi tit ingens Italiam quidem univerfam pejii-
lentia occuparet, fed in Civitatem '^omanam tehementm
fierodian. tamen feviretj utpote qua, £7 per fe Vopulo ahindaret,
Vtb. I. i*y?,
tmp. £7 advenas toto orbe ccnfluentes exciperet ■ Quare magna
jumentorum, atque hominum flrnges confeqmita ■ Turn
Commodus, ita fcilket quidam Medicime Teriti perfudfc-
rant, Laurentum fecejfit, quod frigiJior ea '^egio fit,
Sylvisque e Lauru permultis opiiea, d quo etiam 'fygmi
inditum nomen ■ Valere enim plurimdm ajebant, ad dais
evitandam contagionem cum odores Latirorum, turn ipj'a-
rum amcenitatem umbrarmn. In fatti il Monarca, ri-
tiratoli in tal luogo, ebbe la forte d’eliere prefer
vato, e dal felice evento potc il Senate aflumere
il motivo d’imprimere a di lui riguardo la Salute-,
an l3ll^ realmente Commodo fofle co’ fuoi dete-
ftabili coftumi una pe^e piCi perniciofa della con-
Triftan. Tom.
j, ahi </(f Conh
tagione comune, come qucllo, ch’era Tefteexecra-
bik du gente bumain.
Rappre-
Commodo. 20J
I I
Apprcfentafi nella fcconda faccia della Me-
11 i
IlCa-
2 o6 Tavola Vigefmater%a.
I V
U do il prefentcftoreic/o. Comparilceinque-
fto la Perfona di Commodo, che ha innanzi
due Numi, I’uno de’ quali h Ifide,, col Siftro in
mano, I’altro b Ofiride, col Moggio in capo, ed
egli col Monarca fi danno fcambievolmente la de-
ftra, mentre la Figura alata della Vittoria, che
tiene con la finiftra una Palma, depofita collaltra
mano ful capo d’Augufto una Laurea , e vedefi tra
i Perfonaggi rapprefentati un’Ara,col fuoco fopra.
Nelle Medaglie antccedenti ho notata la vana divo-
zione, che il Principe profeflava ad Ifide, e queda
qui pariraente fi rammemofa, col culto di qualchc
Sacrificio.
Infieme con Ifide fa la fua comparfa il di lei Marito
Ofiride,col Moggio,cornediili, ful capo. So,che
un tal ornamento fuole elfer proprio di Serapide;
tuttayia, con molta convenienza, fecondo la fan
tasia pagana, pud concederfi ancora ad Ofiride,
avendofi egli fatto merito particolare per vantarlo-
Diodoro
Commode. 2II
Diodoro in fetti I’attcfta, con dire: OJiris porrb nar-
tatur, qubd, beneficentia, £7 ghria fiuMofifimus ejfet,
magnum contraxiffe exercitum ^quo tvtum orbem bomiaibus ska-
freqiuntatUm peragrare, Q ' plantathnem vitis, ac tritici, hUnh.ak. ''
bordeiquf fementem genus homiaum edocere conftituit. Si
enim ab agrejii, Q ’ fera vivendi conjuetudine ad mitiorem
Vidius rationem homines avwajfet, fore fperabat, ut bac
heneficiorum magnitadine ad immortales jibi bonores ciam
prathitmiret ■ Eifendofi adunque egti K^niodrato in*
ftnittore beneiko del femitiarc, e coltivare il Fru-
mento, c I’Orzo, acquiftofli con ci6 le ragiom di
appropriarfi ^uftamente il Moggio.
Nell’anno dccimofettimo delTribunizioPotcrc , c ncl
fettimo fuo Confolato, ebbe Comnaodo nuovo ar-
gomento di confolare la fua akerigia, poiche in
tal tempo, fegnato appunto nella corrente Meda-
glia, rilevo Vappellazione faftofa, con cui fu detto
I(pma Conditor, e per6 non pu6 recar maraviglia,
che con applauid .tutto adulatore I’linmagine del
la Vittoria adorni il di |ui capo con kureata Co
rona.
VIII
E' I’uno, ne l aUro Campo della Medaglia
TAVOLA
\ Vigefimaquarta
T A V O L A
v i g e s i m a q u a r t a .
COMMODO.
Ivifavano le Citta Grcche, eflere pro
fitto de’ proprj intereffi I’oftentare an-
c'or ne’Metalli qiie’ riverenti ofl'equj,
con cui ven era ya n o la gloria de’ Do-
minanti Romani. Procuravano, che
gli encomj, benche mutoli, perorafl'e-
ro a lor favore,edaccertaffero le fortune,chedall’
Augufta beneficenza attendevano •,onde giudicava-
no vantaggiofi i penfieri impiegati neU’ ideare in-
venzioni idonee a fuggerire argomenti alia Fama
dc’Celari celebrati. Con tal tribute, tutto onore-
vole , I’ambizione parimente di Commodo videfi
confolata, come apparifee nella corrente Medaglia,
nel di cui Rovefcio rapprefentafi Giove fedente, e
innanzi ad eflb Pallade ftante, leggendofi intorno al
Diritto; AT. KAI. A. ATPH. KOMMOAOC : ciod
IMPERATOR CAESAR LUCIUS AURELIUS
COMMODUS. Non poffo pero con licurezza accer-
tare qual fofle la Citta, che glorified il Monarca
col nobil Monumento, eflendo confumata^Tlfcri-
zione del fecondo campo.
Nella
114 T"avola Vigefimaquarta.
11
Ella prima faccia della Mcdaglia cotnparifce
CRISPINA-
2 I 5.
1V
GRISPINA.
Dornafi il primo campo della Medaglia col
PERTI-
2 17
V I
PERTINACE.
Bbattuto inCommodo unTiranno ,fu fubito
TAVOLA
jr a y o la
223
T A V O L A
■VIGESIM AQUINTA.
DI D I O
GIULIANO.
Lcoftume d el t i v e r e licenzio/b, quan
to piCl fi addomeftica al vizio, altret-
tanto impegnafi nella pertinacia di ri-
cufare il freno della ragione. Dalla fo-
la pafiione accetta la legge, che indul
gence a qualunque disordine,nonam-
mette fuorche il capriccio interpetre delle fue nor-
me. Cosl provarono i Soldati Pretoriani dopo la
morte di Commodo; n^ fapendo dar ripudio alia
liberty,della quale erano ftati da eflb inveftiti, odia-
rono in Pertinace il favio difegno di riordinare la
lorocondotta,con rimetterli in regolata difeiplina.
Percid con una lancia vibratagli in petto, gittaronlo
barbaramente dalTrono; tna I’empiet^ cotnparve
si nera aliofguardo pubblico,che inorriditi gli ani-
mi del Senate,e del Popolo al prime ravvifarla,
Tumultu ,luBuque omnia compUri, difemrere uitwirfifu-
rentibm fimiks, me certi quid agennt, quarere ipfos au-
Bores,
224 IT avola V Igefim aquhxta.
Hen^ao. Botes ,quos neqiie iuvenire tamen poterant, neque uJcifci.
ju t tm por. Tracipite veto Senatus indigni fe r r e , communemque earn
ealamitatem exiftmare, defideratts parentem optimum, ac
Trincipem indulgentiffimtim, rm^tmque tyramidem me-
tuens, quant cordi militihtts effe intelligebat. Paflati frat-
tanto due giorni del meftiflimo fquallore, ne quali
laPlcbe tenneoccukoilrammarico nel fuo timore,
c INobiJi, per efimerfi dagi’ infortiinj, che incontrar
potcvano, affentaronfi da Roma, I Pretoriaixi, bvn
niuniti nc’ propr; alloggiameiiti, avvedendofi non
cfl'cr loro contraftata la prepotenza,C«»y?jf»fo/»prSi
Idem ibidem . rnunmvocaliffimo quoque ,edi 'cunt venale Imperitim, tradi-
turosque fe e i, qui plmimum pectmia polliceretut, tuthqm
in Aidam cum armis deduBuros, inferendo alia maefl^
della Monarchla Romana un’ infoffribile fcorno,
convenderla vergognofamente all’ incantQ. Arrive
I’iiidegna propofizione all’ orecchio di Didio Giulia-
no,mentre appunto,affifo a inenla,cenava, e fii-
molato efficaceinente daJJa Moglie, e dalla Figlia
ad a c co r te r e aHagrandiofa fortuna, che venivagli
efibita, trov'andofi egli ben fornito .d’argento, e
d’oro per fame I’acquilio, portatofi lubito agli ai-
loggiamenti Pretoriani, C7a»Jdre occepit daturmn qua
Idem . vell'ent^ habere JV rnagnas opes, plenos atiri tbefauros,
atque argenti ■Ebbe per6 il Superbo, nel fuo faftoib
defiderio, competitore Sulpiziano, Perfonaggio Con-
folare, e Prefetto della Cittfi-, ma perchb era egli
Suocero dell’uccifo Pertinace,dubitarono i Soldati
fi prevalefle poi della Cefarea autorita, per viodi-
care I’iniqua morte del fuoGenero augulto, onde
accordarono i voti ncU’elezione di Didio Giuliano:
Idem. Ergo JuUanum fealis demijfts ,fupra muros attollunt, non
prius aufi referare port a s , quam convemrent de nmnero
dandee pecunM ■Ammeflb adunque nel militare allog-
gio, ftudiofli fubito di conciliarfi la benevolenza de’
Soldati ,’con dar loro prometfa di rialzare le Statue
diCommodo, dal Senate abbattute, e di condifeen-
dere
Didio Giuliaiio. 2 2 5
Hil
Dichiara
Didio Giuliano. % 27
III
Ichiara il Senate, ncl fecondo campo della
TomVII. Ff i MANLIA
228 Tavoh Vigefmaqiiinta.
rv
MANLIA
SGANTILLA.
A Conforte di Didio Giuliano Manlia Scantill
nobiUta col fuo Sembiante il prime canipo deP
la Medaglia. E' perd vero, che potfe dirfi efi-
mero lo fplendore della fua gloria augufta, procaccia-
ta col configlio perniciofo, che die’al medefimofuo
Conlorte di fore la compra, per lui fatale, dell’ Impe-
rio; e ancorchd Sparziano efenti da una faftofa alte-
rigia lo fpirito di quefta Femmina, atteflando, che fu
alieno il dileicuore dallaCeforea efoltazioDe,eche
contro fua voglia entrd nel Palazzo Imperiale,ci6
nonoftante par p/d probabile il ientimentodiZofi-
Tofitn, Lib>i.
mo, il quale aiferifee, che Didius Julianits uxoris inJiiK-
B ifior. Bu elatus, ex fioMitate potius, qudmfapietite eonjilio ^por-
reBi pectmia-i fe’ il grandiofo acquifto delV Impcrio-
Aquefti accordafi parimente ilparere d’Erodiano,
il quale cosl Icrive: Perfuadent igitur uxor ,atque Jilia,
Bcrodian. parafitorim turba, m , reliBa menfa accekret, £7quid
.
Bih. 2 H ijhr.
agatur intelligat, ae fubinde, inter eutidmn, adbortantur
fu i tm pcT .
occupet projeBum fmperhm, come notai pure nella
Tavola decimottava del Tomo terzo.
Nella fcconda faccia della Medaglia vediamol’Immagi-
ne di Giunone Regina, che appreflb ha il fuoPavone,
etiene conladeftra unaTazza,e con la fmiftra un’
Alia. Non e fuor di ragione il credere, che il Senate
voleffe adulate I’auguftaDonna, rapprefentandola
fotto il fembiante di Giunone; ed era il fommodegli
onori'd^'quali potea fregiarla, elevandola alia condi-
zione della principale tra leDee,dallafo>lh'a pagana
adorate. D ID IA
2?i>
DIPIA CLARA.
% Opo il Padre Didio Giuliano, e la Madre Man-
I ■ lia Scantilla, cfce in campo la Figlia Didia
rtra K-Xlara, il di cui Sembiante qui vedcfi imprcC
f(^, con la Figura dell’ Ilaritk nel ROvcfclo rappre-
fentata- Per intelligenza intanto del prcfente Im-
pronto, mi riporto a quello ho fcritto nella Ipie-
gazione della Medaglia tcrza,Tayola decimqttava
del Tomo terzo.
V I
C L ODI O
ALBINO.
On tre Perlbnaggi fu Settimio Severe necefli-
TAVOLA
T avola Vigefimafejla,
^3S
T- A V O L A
V IG E S IM A S E S T A *
CL ODI O
ALBINO.
A fantasia pagana fe’ femprc pompa di
un p.pricciofo ingegno nell’ ideate i
SenHjjianti de’ fiioi fuppofti Dei. Tanto
piCi by lo rendevafi ad efli, cd adorabile
r inganno, quanto pid ftrano era 1’ og-
getto, che rifcoteva le ammirazioni,
perfecilitare il tribute degl’incenfi. Quindi il con-
fondere talvolta un Nume coll’ altro, non edgionava •
gia faftidiofo imbarazzo alia mente nel preftare il
culto luperftiziofo, che anzi dove la follia preferive-
vaallaReligione la regola,la confufione era il me-
todo opportune d’oflervarla. Parmi, che di quefta
iddicidia la prefente Medaglia una pruova manife-
fta,mentre nel campo contrario ci mette fotto lo
fguardo la rapprefentanza di treNumi.neJl’imma-
gine di un folo: Egli d Mercurio, ma formato co gli
attributi d’Apolline, e di Nettuno, poiche dimoftrali
TomoVIL Gg z col
116 T avola V igefim afrjla.
cdl capo radiato^ e col*Tridente nclla Cniftra ma-
no, tenendo Belladeftra il fuo proprio pregio,chji
il Caduceo. ,
Ofcura alqiianto fetnbra 1’intelligcnra del miftero qui
impreflb; tuttavia, per formare qualche conghiet-
tura, diro, che il Senato, col Nume rapprefentato,
intefe probabilmente di celebrare il merito, e le doti
colpicue d’Albino, come Principe, da cui poteyafi
attendere quanto ii pud Iperare de’ beni provegnen-
ti dal Cielo, dalla Terra, e dal Mare. Per appoggip
di tal penfierp, mi vaglio del concetto , che g)tAnti|
chi avevano dtMercurio,ch’era daefli confiderato
appnnto tripliceYe munito di particolar potere in
Cielo, in TStra, ed in Mare; Triceps Mercurius, ab
Cyrald^ Spn- antiquis vocitptas ;ific verb diB us, ut interpretes fcribimt,
tag. 9- H ijio r.
Dear, quod Ceekftis fit D eifs, Maritimus, £TTerrenus.
Per quello poi fpetta al potere, che, in conformity de'
fogni idolatri, Mercurio vantava nel Q'elo, o n d ede-
nominavafiCeleile, t r o v o , c h ’eg li confondevafital
voira c o l S ole : Emdem enim effe JpoHimm ,atque Met-
wrium -,vel bine apparet, quod apud multus gentes ,StelU
Macrob. Mercurii ad Apollinis nomen refertiir. quod Apollo Mufa
L ib - 1. Satur~
nal. cap. 19. f rafidet, Mercurius ferm om m q u odtejl Mujarum munm
impartit. T ester hoc quoque MerevAmm pro Sole cenjeri
maha documenta funt. Simulacra Mercurii pinnatis alls
adornantur ,qua res monftrat Solis velocitatem ; nam quia
mentis potentem Mercurium credimus, Qf S ol MimJi mens
ejl,ftim m a autem eft velocitas mentis ,ideo pinnis Mercurius,
quafi ipfe naturaSolisornaUtr. Quindi nond damara-
vigliarfi, che ncl Tempio di Giovc Olimpio, Mer
curio avefle comune con Apolline I’Ara, atteftan-
doPaulania,che ad amenduc iNumi apparteneva:
Paufan. ir$
Communis ylpollinis, £7 M ercurii; ob earn pracipaejau-
JEHacis L ib .y fam , quod Lyra inventmn M ercurio, Citbara Apollini Grce-
corum jerm o attribuit.
A vta parimenre Mercurio, fccondo gl’infegnamenti
delle pagane fbllie, le liie ragioni per appellarfi Ma-
rittimo,
Clodio Alhind. 2 3 7
I I
SETTIMICr
Imofli, con la morte di Didio Qfuliano, di Pe-
1-^ fcennio Negro, e di Clodio Albino, gli ofta-
1 ^ c o li , che impedivano a Settimio Severe la
lalita libera alTronoRomano, fe’ egli intereffe di
fua gloria il raccogliere il frutto delle vittorie rile-
vate, onde fermoffi in capo, fenza contrafto alcuno,
I’augufbo Alloro; c con cio Trweipatus ad folum Se-
vsmm pervemt. Adorno pertanto dell’inclito Serto,
fa nobile comparfa neJ/a prima faccia della Meda
glia, e s’intitola: LVCIVS SEPTIMIVS SEVERV5
PERTINAX AVGVSTVS IMPERATOR SECVN- '
DVM.
Nella parte oppofta veggonfi due Figure, I’una delle
quali appoggia la deftra allaClava,e ful bracciofi-
nillro ha una pelle di Leone, e rapprelenta Ercole;
I’akra fta con la deftra in atto di verlare un ^ffoi
e tiene con la fmiftra un’Afta, ed ha a’ piedi una
Pant^rq. Quefti erano i due Nunii venerati, con
oifequio diilinto, da Settimio, che pero voile an-
cora alzato ad elli in Roma un Tempio: Baccho.,
^ Her-
Settimio Severo;
^\HercuU Templum maximim' adificavit ^ e poichc a!
Senato era nota quefta fua fuperftiziofa piet^, do-
vendo egli portarfi nell’ Oriente, per rovefciare coll’
afrai i grandiofi difegni di Pefcennio, fuppofe di con-
formarfi al di lui genio, Ic dimollrava, che fotto i
felici,e potenti aulpicj de’mentovati Numi, intra-
prendeva Settimio la militare condotta.
Priapero di far partenza daRoma,giudic6convcnien-
te di eternare con fublimi onori la memoria, cd il
mpritoluminofo diPertinace, e con un tal officio,
-cfiftjii^onevafi tutto giufto, perfuadevafi il Prin
cipe di rendcre profperi i natali dell’acquiftato Im-
perio. Quod uiiobtm uit, monumentumTertinaci fecit,
tjusque nomen in votis ^acramentisomnibus jujftt uj'ur-
pari, pracepitqm, at Statua ejus auTea Curru ab Ek-
phantis ve}>eretur inCinum,utque ei tresS ella aurea,in
reliqua Theatra perferrentur ^ indi con folenne Apo-
teoli v o ile fo ffe creduto,effere gi^ il celebrePerfo-
naggio traportato all’a lto S eg g io degl’Iddii.
^ppagato ch’ebbe il Monarca I’a& tto, e la ftima, che
profeflava’a Pertinace, invioffi con le fue truppe all’
Oriente, DIS AVSPICIBVS, come nota I’lfcrizione,
e gli Aufpic) fondavanfi appunto ful patrocinio de’
Numi fingolarmente di fopra accennati, cioe di Er-
cole, e di Bacco, maffimamente, che quefti, come
conquiftatore dell’ Oriente, poteva, col lentimento
,della fuperftizione allora offervata, appoggiare mol-
to bene Ic azioni in quella Regione intraprefe •
Ancorchfe perd gli Aufpicj foffero da’ Romani allai
confiderati-, tuttavia Lattanzio ferive, ed Apulejo
lo conferma, Aufpicia, yluguria, £? Oracula ejfe Da- Cal.RheJU
momm invent'a, quorum fit tenebras ofundere, ^ tierita-^^:^f''^j^ll
tern vdigne obducere ^ e pure gli Antichi erano accu- ouar.cap.ix,
ratiffimi in prendere particolarmente gli Aulpicj,
e dal volo degli uccelli, e dalle vifeere delle.vktimc
attentamente efaminate, e da altre fognatc follie,
febbene d certiffimo, Aufpkia, non volucrum futura
nojeen-
240 Tavola Vtgefimaf^Jla.
IdemLih. 7. nofcetrtium arbitrio dirigr, verim divinS cmporii, a&td’
tap 29.
rique providentid ■ f
Avverto, che nell’ Ifcrizione del primo campo della
Medaglia, &appropriate a Settitnio I’agnomc dxPer-
tinace c di quello ferivendo 1’ Iftorico, avvifa, che
Spartian. m CogttomentumTertinacis, non tarn ex faa volantate, quint
S even. exmorum parfimoniavideturhabuiff'e j e ben parmi non
fia fuor di ragione il credere, ch’ egli I’affumeffe, fup
ponendo diavvantaggiarc la fua gloria,col pregio,
che poteva comunicargli un Monarca cotanto ^c-
creditato. — —
LaPantera.chevedefi ai piedi diBacco,eanimale di
lui proprio, pcrchd: bibacilTuno •, ma avendo ragio-
nato di cid in altri luoghi, a quelli mi rimetto.
I ll
Dornano la feconda faccia della Medaglia tre
I V
■ y ’ Immaginc dell’Affrica comparifee nel fecondo
I campo della Mgdaglia, e con la probofcide
!•* 4 A’F.lefante in fronte,tiene ful bracciofiniftro
un mazzo diSpighe,ed ai piedi hawnLeone. Con
moltaragionevantaii I’Affrica diqueftaFiera reale,
raentre in qualchc modo puodirfi la patria de’Leo-
ni; i quali nella Libia fingolarmente trovanfi cost
numerofi, che talvolta In Libia Civitates d Leonibus P"” -
fubverfas multi prodiderunt Scriptores.
Curio/b, anzi {faavagante e realmente il ragguaglio,
cheEliano d fa de’ L eo n i,ch e in quella parte dell’
Aft'rica, la quale chiamafi Mauritania, foggiornano.
. Hum audm, cosl dice egli, parlando del Leone, ciim
fame fremitar, Maurorum domes adin} ibi fi vir adfa,
ilium ah ingrejfu prohibere, vique procul arcere, fin domo
is abfaerit fola niulier ad domum tuendam relifla fae-
fit , banc objurgatoriofermone, ilium, ut ne ulterius pergat
inbihere filliqtte itamoderari ,ut is contineat fefe d progre-
faiendo, 0' minime famis immanitate efarvefcatj intelligit
fam Leo vocemMaurifiam ,• verborum, quihus mulier Leo- Hiftor. Aai.
Iteminenpat ,bujusmodi fenfus perbibetur; Lion te pudet,
turnfisLeo omnium animalium'fiex,ad metm tugmiolum,
uti pabulum tibi concilies, mulieri fupplicatum venire, vi-
eeque hominis corpore male afeBi in muliebres manus re-
fpi\xt, ut muliebri mifericordia dignatus, qutg tibi opus
flint, aff'.quaris, quernpotius in momibus ad captandos Ctr-
VOS, 0? Bubulos, aliaque animalia, qua ad Leonis paflura
pertinent, excrceri? non autem, moreCaniculi infelicis vi-
Bum quaritare oporteret. His quaficantionibus mulieris Leo
TomoVII. Hh excan-
242 T avola Vigefimafefla.
cxcamatus affliBo animoverecundi,e pkno,fenfim otft
los m urram dejkiens, jufiis rationibus viBm difeedt ■
Fatta poi la relazione, appoggia la di lei incredibi-
lita, con la rifleflione feguente; TSLeqmverbcumEqe^r,
£7 Caner, ab corwiBus communkatem, minaces bmitmm
fermones intclligere, £)’ t/mere mdeamus, mirm videri de
bet , fi Leo Matiros homines intelligat, £7 vereaUir.
In mold luoghi dell’Affrica foggiornano iLeoni,ma
aflai numerofi veggonfi, dove convengono a certi '
fiumi: Inopid aquarum congreg^tibus feferis; dove,
perche radunanfi con loro animali difpccie diverf^^■
ItUn. m . 8. Jdeo mahifmmes ibi animalium partus, varii faminis cu-
Hiftof-Natur^
i6. jusque generis mares ,aut vi, aut voluptate mifcentej u,ide
etiam vulgare diBtm •J etnper aliquid nm>i ytfricam aferre.
Niente meno de’ t.eoni, pregiafi 1’ Alfrica degli Ele-
fanti,onde fida avedere con la probofcide infron-
te . Quefta gloria pero le viene contraftata dall' In
dia, che vanta Elefanti di mole maggiore; e pure
^ajui Lth.Z. gl’Indian! lis arant, iis invehuntur. Le Eegioni poi
<a^. I.
dell’ Affrica, in cat dilettanfi iingoJarmente d’abi-
]o: JonftoH. tare, fono In fahu, pofl Syrles, folitudinibus, Sala,
Stt Htfior.Ant*
w a i Lib-i. Mauritanue oppido, vicinis, Lybid, Getulid pnximis, Atlanti
monti fahibus. N^£gia da tacerfi I’ufo, a cui fervono
i gran denti degli Eldanti, tra gli Aftricani, avvi-
fandoI’eruditillimo Jonilonio,con citare ancoraPo-
libio, In extremis Africa, qua cenfinis Altiopia efl, po-
Idem ihidem. Jlium vicem in domkiliis prabere, fepesqtw in iis, £7peco\^
rumJlabulis ,propalis,Eiepbantorum dentibusfieri■ Oltre '
diquefto,ad akri ufi ancora prevaglionfi degli Ele-
fanti, ma per poterfene liberamente fervire. Con-
vien loro prima domare la loro ferocia, e renderli
manfueti-, per ottenere frattanto in cid I’intemo,
coftumanodipraticarc I'arte feguente: Trimoj/fifyl-
vam, non Ha longo intervallo ab ed fojfd , ubi comprebenfi
. ^lian.L/b.io.
C a p . 10. fuerant djftantem,fic eosfiridUconjiriUosfunibustrabunt,
ut ne permittant quidem, neve hi pracurraut, neve rurfiis
retrabantur, deinde certo, £7 dimenfofpatio hottmi quer^ue
Settimio Severe. 2 4 5
lomoVll 11 % tavola
T avola V igefm afettim a.
253
TA V O L A
■ VIGESIMASETTIMA.
SETTIMIO.
Iputavano le Citt^ tutte vantaggio lu-
m in ofo d e ’ lo ro onori, il celebrare la
gloria del Romano Monarca i c purch&
foflero dal di lui augufto patrocinio ap-
poggiate, promettevanfi facilmente il
pofTeflb delle profperitk, e i doni dellc
piA bramate fortune. Con tal fentimento gover-
nofli Pautalia, allora che fe’pompa del fuo rifpetto
verfo Settiliiio, coirimpritnere la di lui Immagine
venerata nelle proprie Medaglie.
iccolaadunque nel primo campo dellaprefente,coll’
Ifcrizione,che dice: ATT.A.CEnTI. CEOTHPOG
CEB., doe IMPERATOR LUCIUS SEPTIMIUS
SEVERUS AUGUSTUS.
STeU’altra parte vedefi laFigura di Giove, il quale tie-
n y qn la deilra il fuoFulmine,e con la finiftra un’
Alta, e leggefi nel contorno; OTAFIIAC FIATTA-
AIAC, doe ULPIA PAUTALIA.
Capitale di una piccolaRegione,fituata nellaTracia, '
equdtaatta,allo fcrivere diTolomeo v ed alfunfe (Z.Ti.
la
2 j4 T avola V igefm afm im a.
Stanhm. ladenominazione di UlpiaPautalia <evoVlpHT/a.'
di'crt. i. per riinarcare la fua gratitudine a quel Mo-
jatti,
narca, che di rnolti privilcgi dotata I’avea • Procopio
Procop. Lth.^ parimente ncfa menzione,edavvifa,cheGiuftinia>
Jtd^c- noriftaurolta,ela muni divalide fortificazi«ni,per
fua difefa; Egli per6 1 ’appella Pantalia, cidche viene
chiaramente riprovato dalla teftimoniauza irrefia-
gabile delle Medaglie, in cui chiamafi Pautalia .
L’lmmagine diGiove nel Rovefcio imprefla, potreb-
be indicare, ch’egli fbffe ilNume tutelare delkCit-
ta, che percid fi fa gloria di pubblicarlo nellaiyft-
daglia. Tuttavia parmi pofla quiintenderfi la dilui
Figura fotto altra fignificazione, ed d la feguente.
Avea gihSevero ridotta ad una luttuofa defolazio-
ne la Citti di Bizanzio Metropoli della Tracia, in
vendetta d’ aver clla aderito all’ alte pretenfioni di
X ip h it. in
Pefcennio: Byzantii non foUimlSUgrovivo,Jedetiam mor-
Ept. tuo multa , eaqtie admitahilia gejfettmt. Sdegnato per-
tantoSevere, Legiones mijit, quaByzaHtium obfderenPs
Sutdas in Hi* eb enim Nigri duces confugerant. Capta U rhejl fame, Q
Star. pag. S^z. tota everfa, fjTheatris Balneis, omniquo ornatu,
ionore privata, in pagam redaBa - Eriiditi adunque i
Pautalioti da un gafligo cotanto fonoro, praticato
a’danni di Bizanzio Capitale della Tracia, di cui e/Ti
crano parte, penfo giudicallero opportune il pen-
fierojche fuggeri loro il conciliarfi la benevolenza
diSettimio; atalline lo celebrarono nella Medaglia
qual Giove, col fulmine nella delira, vendicatore
formidable de’ fuoi nemici, e con quell’ atto umi-
liandofi alia di lui potenza, fi perfuafero renderli nic-
ritevoli della fua grazia. Vaglia pero il detto, per
femplice conghiettura, la quale, quando non fia dai
piil Eruditi approvata , diremo, che ficcome Pautalia
appellofliUlpia, a riguardo de’beneficj daTrajano
rilevati^ cosi glorified con le fue Medaglie Severe,
per dfmoltrarfi grata aqualche favor infigne, accor-
dato ad elfa dal PrincipeDominante.
Con
Settimio. zSS
11
On la foUtavana folcnnitk,praticata dalla fu-
III
GIULIA PIA.
a CefercaConfortediSettimio Giulia apre oe
I V
a dote della bellezza era quelpregioluminofo,
IJdc-
Giulia Fia. 26^
V II
1^defiderio.cheavea ijSenate di tener contenta
TAVOLA,
Tavola Vmfi mottava.
TA V O LA
V IG E S IM O T T A V A *
GIULIA PIAv
L defiderio di conciliarfi 1’ importante
ieaevolenza de’Cefari Impcranti, era
il ConCigUero, che fadlmente perliia-
deva alle Citta il celebrare le gloria
"elle loro Donne Augufte. Ben fapc-
Tano,che i Lauri del TronoRomaiio
coronavano la fronte del Monarca dominante ,ma
infieme intendevano, ch’egli compiacevafi di icor-
gerli fiorire a vantaggio ancora d’onore partecipa-
to al/a Gefarea Conforte • Giudicarono perdo gli
Smirnei, effete intereffe de’ loro fortunati profitti
il conteftare a Giulia Augufta folenni rilpetti; I Ca-
ratterijCMTP., che veggonfi fotto alia Figura nei
Rovelcio imprefla, dimoftrano, ch’ & loro proprio
il penfiero di efaltare, nella prefente Medaglia, la
venerata Prindpefla •, ed affine che I’onore procura-
/Sle diafi a vederc in aria di luce pifi bella, accen-
nano nell’ Ifcrizione del Rovefcio i vanti, ch’ elfi
godono,e fono I’avere Smirna tra leCittkdell’Alia
il primata,e poffedere la terza volta la dignithfti-
iKatiinmajdi Neocori. Con che ridpnda in Giulia
Augufta
270 TavolaVigeJim ottava.
Augufta fingolaronorejmentre viene ceicbrata dai
una Cittk, la quale pregiafi del prime merito in
tutta l Afia.
Non mi eftendo qui a fpiegare qual fofle la mentoYata
dignitkde’ Neocori; poich^ avendone parlatt) in al-
tri luoghi, a quelli mi rimetto. Conviemmi bensi no-
tare le ragioni, per cui gli Smirnei ottennero quel
Primato, del quale nella Medaglia fi glorianc^-, jeg-
gendofi in eOa: CMTP. DPa. cio^: CMTPNAmN
n P ilT ilN . Tacitopero mene da lacontezza,con
dire,che dovendofigi^erigcre nell’Afia unTempio
a Tilwrio, ed al Senato, undid Cittk, ognuna delle
quali ambiva la maggioranza, con volerfi prefcrita
all’altre in tal opera, vennero a competcnza, e man-
darbdo Oratori a Roma, per ottenere in cio gra-
ziofo il VGto, die finalmente dal Senato fu date a
favore di Smirna- Ecco il ragguaglio fattoci fopra
quefto gran litigio dal nobile Iftorico :,UnJeeim Urbes
eertabant pari amlitione viritur Jiverfa, neqm multum
interfe difiantia memorabant. De vetufiate generi**-:^n4^
in Topulum ^omanum: per Bella Verfi, ^y-'^Mfloniei, alio-
tumque "^egnum. Verum Hypapeni, T rallianique, Laoili-
cents, £7 Magnetibus fimul ttansmiffl, ut parurn valiJi.
Cowf/. Tael- Ne Ilienfes quidem, cum parentem Urbis ’^oma Trojam
tui Li^4- Aih
nal. cap. }6. referrent, nifi antiquitatis ghrid pollebant; paulmn addu-
bitatam, quod Halicarnaffii milk , ducentos per annas,
nullo motu terra nataviffe fedes fuas , vivoque in faxo fun-
damentaTempli adfeveraverant; Vergatnenas,eb ipfo nite-
bantur, ^ d e Augaflo ibi fitd fatis adeptos treditum.
Epbefii , Milefiique, hi ApoUinis, illi Diana carimonii ce-
eupaviffe Civitates vifi. ItaSardianos inter ,Smyrnaosque
deliberatum. Sardiani decretum Etbruria recitavert, ut con-
Janguinei} nam Tyrrbenum ,LydutKque Atye^ege gemuS\
ob multitttdinem divififfe gentem: Lydum patriis in terris
refediffe.j Tyrrhene datum .novas, ut conderet fedes, pf
ducum i nominibus indita vocahula, illis per j^am, bis in
Italia, auBamque adbuc Lydorum opulentiM, mifis in
I Graciam
Giulia V ia. 271
Craciam populis, cm tnox i Telope mmen; fmul Utteras
Jmperatorum, £J!ilia HobifcamfceJera, hello Macedonum,
ubertatemque Jiumimm Quorum, tmperumCotU,ac dites
eirem terras memorabant • jitSmyrnai repetita vetuJlatCi
feutantalusjm ortus ilhs, five Thefeus daiiad,^ ipfe
ftirpe,fiveunaAnazoaumcottdidijfetitraufceadere ad ea',
queis maximi fidebant mTopulumfiomanum ofificiis i miffd
navqji copid, nemtnodo externa ad bella,fed qua inItalid
tolerabaatur; feqtie primsTemplumUrbis'Rfima flatuijfe
M-?oreioConfule, mgnis qaidm jamTopuli^dUani re
bus , mndum tamea ad ftemwum elatis, ftante adhuc Tu-
niciUrbe, £7 validis per Afitam1(egihus } fim u lS u lla m
teftem adferebant, gravifiimo in difcrimm exercitus , pb
afperitatem byemis, ^ penuriam vefiiS i cum adSyt^rnam
in concionem numiatum foret, tmnes qui adjlabant detra-
xijfe carport ugmina ,nofirisqm lje§ombus mififfe^ Itk to-
gati featentiamPatres Smyrnaos pratukrunt '} e con ci&
elJi acquiilargno il grand’ onore del Primato, con
la facolti di fabbricare il detto Tempio.
L?¥igttia^fedente,nelRovelcio,coii/a leltn galeata,
con la iMsa^iniftra ad un’Afta ,ed uno Scudo ap-
preffo,echeconladeftra foftenta 1’immaginedella
Vittoria, rapprcfenta probabilmente Roma.qwal
Dea guerriera, e che tiene arrolate le Vittorie fot-
to le file bandierc, e partecipa nella Medaglia alia
Cefarea Principella la fua inclita gloria^
Leggefi nelVifcrizione prima il cognoffle di Domna
proprio di Giulia, ed 6 vocabolo veramcnte Siria-
no, ciob di quclla Regione, che die’ appunto alia
medeCma Giulia il natale; e nella Tavola vigelima-
prima del terzo Tomo fcci la rifleflione, che tal
cognome trovafi nelle Medagliegrechc pififrequen-
(ftmente, che nelle latine.
E'man-
272 T avola V igefim itava .
1 1
Spanhem.
E Mcdaglia , dove per6 vedefi I’lniinagine di
Giulia, onorata col prefente Monumento dai
Ciani , onde leggefi nel contorno del Rovefcio:
KlANilN, doe Cl ANORUM. Il dottiffimojpane-
Vijffrt. 8. mio vuole, che Ciane lia Otta della Bitinia *, ma
Plinio la colloca nclla Lida, di cui ragionando, cosl
fcrive : Lycia quondam LX. Oppida babuit, mm XXXf^L
P litt, Lih. 5. babft. Ex hiscekberrima,praterfuprddiHa Canas,Can-
N a t. H ifior.
tap. 17. dyba, itbi laudatur (Sjjium aemus, Podalia, Choma pra-
fluente,4deJa,Cyam.
La ieconda faccia della Medaglia d da a vedere laFi-
gura della Vittoria,ehe tieneconladeftra unaLau-
rea,e con la finiftra unaPalma,e puoriflettere ai
vantaggi guerrieri dell’ Imperio Romano, ma/Eme
nell'Oriente, de’ di cui vam i,ed oaori fi fa parte-
cipe ancora Giulia Augufta.
I ll
CARACALLA.
L chiaro Oriente de’ primi anni di Caracalla fol-
V r
Eggonfi Mclia leconda faccia della Medaglia
VII
IMAWCO fi nomina ilM onarca ndV lfcti-
zmhe^clK corre intorno al di lui Augufto
Sembiante , e di quefta nobile appellazione -
fu cgli onorato vivente ancora il di lui Padre i 'tiam spartUn.
Gemanici nomn Vatre vivo fuerat confecutus. Caracaiu.
Loipedofo titolo di PONTEFICE MASSIMO,che il
Principe vanta nell’ Ifcrizione del Rovefcio, ci a
conofcere la morte gia feguita del fuo Gcnitore Au
gufto, ed accadde nella Bretagna, dove Severus tm- m
ntur Eooraci atroci morbo. 4^.
Adorna il campo contrario della Medaglia la Figura
diunLeone,che tiene conlaboccaunFulmine. In
quefta Fera Reale puo indicare il Senato lo fpirito
^agnanimo del Monarca, ficcome nel Fulmine la di
fui poffanza formidabile- Infatti, fe fi confiderano
le rare doti del Leone, 'N.ullh natma vi admird/itior effe p;„; feaW,
judicatur,auhn ipfd,qua egregii poikt, magnmmitatei
code fii gLdicatodagli Antichi moltoidoneo a for-
iimujiinjpolo di un’animo generofo; elTendo vero,
TowoViH. Mm z Earn
iy 6 T avoid Vigefimottava.
Earn Lewis effe imdginem, eit magai, gemrofi animiJimu-
lacmm p rafeferat. E in conformity del fuo afpetto, ge-
nerofifllmo ha il cuore,checapace non^d’alcun ti-
Uenth-M^^t m o r e t Leo befliarum fortijfm us ,qmnonretrocedH o l mt-
P a rr.x ,H :jior,
ttim ulliur animalis. Siccomc intanto lagenerofitii del
Monarca dal Leone, cosi il dilui terribile poterc ci
viene indicate dal Fulmine, di cui Giovc iftgjSi, fe-
condo il parerc de’ Mitologi, fi ferve per oftentareU
fuapoflanza fpaventcvole.eperd conquefto in pp-
gno dy egli a cohofeere, e diftinguere la propria Iro-
Pkr, Lih.AS> tnagine: Q uoejfejovem agnofeeremus, nullum manifeflim
Jignum fu it , quhm Fulmen ejus manu pr<etentam.
Conmoltaragione potca il Senate rapprcfcntarc il ti-
more ,cbe metteva ne’ fuoi Sudditi Caracalla •,poicb^
egli realmente affettava di comparire ad ognnno
T rifia » ,T o m , terribile; Expreffement afeB ant m regard renfrogne,^^
t, pair m. farieux, N6 dal ferobiantc difcorcfcvano puuto le
azioni frequentemente cr u d e li. Bafts il dire, chc non
Ja p erd oitd a q u ell’ iftcflb, da cui egWera ftat^^dwa^
to : C ihnemquoque,quiipfum educav^qO^pi^uomulta
hC^
rafatla* hneficia acceperat, quique Vrafe&us m bi fiierat Tatri's
temporibus,quern etiamVatrem fiepenumero appellaverat,
vitdprivare vduit y e per pruora pib forte della fua bar
baric , fi compiacque di rim arcare con le ftragi I’alle-
grezza del giorno fuo n a ca lm o: TSLam tie ilk quidemdie
Umr
abflinuit d cadibus, L’ifteflaSorella diCommodo,ri-
fpettata gia dagli altri Monarch!, non poty feber-
jnirfi dai dilui furori: CommodiSoroum,jarn anim,
atque ab omnibus Imperatoribus, ut Marci Filiam eportiiit,
Lfkr^r tnagno in bonore habitam, morte a f e c i t y e la crudelty dell’
atto fi rinforzb col motiyo da cui fu indotto il fiero
Principe ad ucciderla, inentre la voile tnorta,
CettenecemapudMatrem defieviffet ■, fiipponendo anzi it
Barbare, che lo fpietato Fratricidio da lui cotnmeffo
dovefle fumminiftrare argomento d’applaiifo pifi to-
Zo»ar,Tow,z, fto, che di pianto; e a tenore di quefto fufo inoinano
<Annal lentimento, Enfern,quoFrater occifus efllcondjcam i'
^ -Sirava
Caracacia. 2 7 7
TA V O L A
yi GESIMANONA*
CARAGALLA.
g| On tacita energk perora moke volte
I'aucoriti, d o v e m anca il m erito.per
rilevare I’acquifto d ell' onore. P are,
sh e la dignita fuprema disobblighi
dair o(fervanz.a del giufto nel tributo
della gloria, cfigendo come fua pro
priety gli pncomj, anche allora che la ragione niega
il fuo linguaggio a chi piglia I’affuntodipubblicarli.
Non fa gia alieno dal conformarfi a un tale abufo
il Senate diRoma nel decretare la prefente Meda-
glia, in cui celebra laVittoria Britannica a favore
di Caracalla; ancorchyUvanto dieffa fpettaile real-
mente al di lui Padre,fenza ch’egli vi contribuifle
vevuna nmarcabile azione. E ben dimoftro quefto
Principe qual foffe nel detto guerriero affare la fua
^llecitudine, quando Severe, aggravate gik dagli
anni,ed incomodato da infermiti fopraggiuntagli,
appoggid alFiglio il fupremo comando ^kE ferci-
to militante contro iBritanni-, come ci ragguaglia
I’lftorico, dicendo: Severum jam confeSltm fem e. Ion-
gior
i 8o Tavola Vigefmanom.
HercdUit. glor invaftt m o^ u s,jk u i ipfe jom i refiJere, atquc Amo-
Lib.i,
Himm mittere in helium, ad Imperatoris obeunda f^nia co-
geretur ,• ma lo fregolato Principe, in vece iJi appli-
care lo lludio a iottomettere i Barbari, impiego
anzi il penfiero aconfolare la luafuperbia,congaa-
dagnare i voti de’Soldati .affincW a lui fofo accor-
daflero ilCelareo Alloro; cosi I’attella I’Autore d -
t&to:Caterum Antoninus baud maguopere de barbarisfob
Jdi?m itt fine licitm exercitum fibi adjungere, 0f confirmare tmmrfos
tendebat,uti f e unum intuerentur, fob fibi
cans , ac Gesmana identidem obtreBans ■Morto poi TAu-
gufto Genitore, non curoffi gik egU di avvantag-
glare i militarj progrefli, m a, troncando le palme
‘K ip h il h nelm egliodellor fiorire, Dirrmit bellum cam boftibus,
pr'mcip.Hifior.
CarAcafi atqueregione ceffit, £? mumta loca defervit. Cid non oftan-
te,ccco celebrata a dilui gloria, ncl fecondo cam-
po della,Medaglia, laVittoriaBritannica, la quale
ftende le mani ad un nobileTrofco,aldicui/ianco
vedefi unaFigura ftanfe,confcmani,dietro lefpal-
le,av v in te ,ed iinCattivogiacente in terra, con le ■
mani parimente legate; e tutto notali fotto lanno
deeimoquarto del Tribunizio Potere
II
Apprefentafi nella leconda faccia della Meda
I I I
Favore del Monarca Imperante vedefi, nella
Bellifli-
Camealia. 287
V I
Anche
; 88 T a v o h Vigefmamna
V II
Nche Venere Vincitrice. promove le glor4edel
V I I r
Bbiamo veduta, e confiderata rimmagine del
TA V O L A
T R. 1 G E S I M A .
CARACALLAx
Afublimitk del carattere Augufto,con
la quale i Cefari elevavanfi fopra gli
Uomini, non coacentava intieramea-
te la loro alterigia, ma godevano di
rinforzarla, coll effere riputati anco-
ra dal concetto comunc donaeftici a i
Dei, quafi ambiffero metterfi,vivendo,in poffeflb
di ^JkU’onore,che preteildevano di rilevare dopo
mor^, Ibllevandofi ^mediante I’Apoteofi, all’ eccel-
forango de’Numi; tlonformafi pertanto il Senato
alia fuperbia di un tal fentimento, onde rapprefen-
ta nel fecondo'campo della Medaglia la fupnofta
Dea Ilide, la quale, tenendo nella finiftra mano il
fuo celebreSiftro.efibifce con la deftra un mazzet-
to di Spighe a Caracalla, che appoggia la finiftra
manp ad un’Afta armata,e calca col pie’deftro ua
**>Ci»ccodrillo.
Jfegiavafi quefto Monarca diuna fingolar devpzjone,
^ profellata da eflb ad Ifide; Quindi fii vago d’ am-
pliare il dild culto, eperd SacraIfidis'Rfimam depor-
tmt,^Templa ub'ujtK magnijki (idemDea f u i t ■ Sacra
TomoFII- Oo ftia^
2po' "TavoldTrigefim a .
M l SpartioK, etiam tnajore nverenti^ ceiebravit, quant ante cekhrabautur.
in AnioninQ
CaratAlta. A V verte tuttavia 1’ Iftorico, non efler probabile, cbe
quefto Principe foffe il primo a traportare !a fuper-
ftizione d’ Ifide a Roma, mentre ancora n< tempi
precorfi erano ftati folennizzati i di lei facrific/: Cbm
Antoninus CommoJus ita ea celebraverit ,u t Q Anuhin par-
taret, ^ T a u fa federet; verb d,che per difendere la
vana religione,daCaracalla coltivata, afavored£i-
la medeftma Dea, foggiunge: K ifi forte ifte addiiit,
cekbritati, non earn primus invexit.
Il Coccodrillo calcato, pud indicare il fovrano Domi-
nio del Monarca fopra 1’Egitto, il quale, vantaodo
una felicillima copia di grano, fumminiftra il mo
tive ad Ifide di efibire leSpighe aCefare,come do-
vizie propric di quella Regione, in cui la Dea van-
tavafi, con cuko fingolare, venerata. E tanto piil
a lei compete I’officio ditalobblazione, quanto mag-
giore f) fe’ ella il merito nel dar a conoiccre a gli Uo-
roini I’ufo, e rutile del Frurneato:Quodantea negkSlim
I>iodor. Stcul, in agris, ut alia berba nafeebatur , bominibus ignotum. Per-
m. cib bramofe le genti di dimoftrare la loro gratitu-
dine, memore di beneficio tanto rilevante, ApuJ
nonnullasUrbes, cumlfea cekbrantur, in p o m p i,^ k i,
bordei vafeula dreumferri, ad primitus, Dea immftrib,
repertorum memoriant j e lebbenq.^comc ad ognuno b
noto, la detta invenzione fi attribuifee a Cerere,
nientedimeno la vollero gli antichi Mitologi appro-
priata ancora ad Ifide; mentre i fogni pagani con-
ibndevano infieme amendue quelle Dee. Fuerum,
C y fild . S yfh
4ag. n. fui eandem facerent cum Jfidc Cererem-
Difli ,cheilCoccodrillo, Ibpra’l di cui dorfo tieneCe-
lare il pic* deitro, pub fignificare 1’Egitto, al Princi
pe, foggetto, ora lo confermo, con avvertire,eS^
Phr.VaJerfOft- Ter CjQfodilum ipfa JignificaturxCgyptus, E'benperb
danotarfi la pocaftima,che fanno i Romani della
fuperftizione Egiziana, mentre rapprefentatio cal-
peilato dal Monarca il Coccodrillo, ancorchb nell’
Egitto
Caracalla. 2 5 1
Diver-
Caracalld.
IV
ivertimento di piaccrc, aflai geniale riufclva
fomVIL PP Oilea
2^8 T avo laT rigeJim a.
V I I
T A V O L A
TRIGESIMAPRIMA.
G E,T A
Otifigliero barbaro d iempre I’ odlo;
ma allora piii rinforza la fua £erez-
za,quando la rivalitk feco coHegafi a
macchinare J’ altrui ruina. Non v’ ha
legge, di natura, n6 di fangue,
chefia valevolc ad obbligarloadaicol-
_^are i comandi della r^i'bne; nb trova pace, fin-
che coll’ eftremoJnfortunio dell’ oggetto ibborri-
to, non foddisfaccia le illanze malignanti del fuo
livore. ?ur treppo Caracalla prov6 in fe fteflb
I’impullb dt si crudel fentimento, c la fola morte
del fuo odiatoFratello Geta,pote calmare la tem-
pel\a furiofa di quelle paffioni, in cui il fuo cuore
ondeggiava- A difpetto tuttavia della rabbia, che
rodevalo,rapprefentafi nella prima faccia della Me-
daglia I’infelice Principe, e col capo adbmo del
CefareoAlloro,vanca parimente il titolo liipremo
d’Augufto-
Fu
304 T *avola Trigejim aprim a .
Fu pria inveftitoCaracalla deUa fovrana appellazione
da Severe fiio Padre, il quale, died anni ^ p o , do^
Riuiol, m nel dugentotto della noftra Redenzionc, la voile
ctronit. Ma- comunicata altresi a ,Gcta; Septitnim Geta agpejlatur
S». Auguftus, £7 Tribumtid Votefiate augetur.
Era realmente intenzionc del Monarca, die dopo la
fua morte, amendue i Figli godelTero la digniti
Augufta, e con pari Imperio dominalfero; Mnritu>
T^ofint. Lib,i. rus, 0 f ipji, do^ Caracalla, £? aberi Filio Cetahe^
Btfior,
perii baredibus mflitatis, tutorem Papiaiamm reliquit.
Nientedimeno p3 reva-,die Severe non fapefle per-
fuaderfi dover Geta tener Imperio, e notified an-
che un giorno qudlo fuo penfiero, ragguagliando-
ci Sparziano, che Sevems gnarus gemtura illius, eujuf,
^pitian> i» ut pkrique jdfromm ,peritiffimus fu it , dixiffe fertur; Mi-
'Geta . rum mibi videtar, Juvenalis amantiffime, era. queltiPre-
fetto del Pretorio, Geta nofler Divus futurus, cujus
nihil Imperiale in genitard video.
Nelfecondocampo della Medaglia comparifeonoquat-
troFigure. L e due di mezzo, per fegno d’amichc-
vole Concordia, fi danno mutuamente la mano;
mentre I’una di effe, e penfo fia Geta, vedefi da
Ercole coronata, e la qorrifpondence, cio^ Cara
calla, ornata con fimile Serto da una Vittoria.
Spiego con tal dimoftraziqne il Sena to la brama,
ch’egli nutriva di cosi lii^rtant^ concordia, ma,
non gia Vunione degli anirtit', che realmente tra i
due Principi non appariva. Troppo eran effi difcrc-
panti di genio, e fi fe’ nota % perniciofa contra
riety lubito dopo la Confecrazione celebrata del,
defiinto Genitore: Coufecrato Parente ^ reverfi domum
jttve ' , difeordias quotidii, £7 fimultates exereere ,Jnfi-
HtrediM.
Lib. 4 . Hijf. diari inter f e , tnoliri, parare omnibus modis, atque ea
modd uterqae in animo habere, quibus alter d(do capere-
turs poftremb quacunque vid grajfari ad fmgulare Impe-
rium, ac nihil invicem pratermittere, dum confortem pote-
Jlatis expugnarent - La palllone pero bolliva con pi4
torbida
Geta. yo'J
torbida effervefcenza nell’anima del Fratello mag-
giorcypoichb agitato egliera da fpirito pi£i ferocej
laddove da talento alfai piiimite fcorgevanfi gover-
nati i fcntimenti del minore; e percio piii nuinerofo
traeva alle fue parti il leguito de’ Romani: Majw
pan adGetam fpeBabat,quod opinioam mmuUam often-
deretprobitatis,moderatumque fe,^lenem in congteftthus •***>'Mtm-
'^raftaret. Ccntriverb Antoninus cunBa afperius, fero-
tmque gerebatj e ben manifeftoffi ijuefta dilcordan-
za di genio tra i due Fratelli, nello Ipiegare ch’ efli
fecero il proprio parcre fopra una deliberazione
gia prefa dall’ augufto lor ?adre , rifoluto di dar a
morte molti di coloro, che avevano appoggiate
I’artni, e i defiderj di Pefcennio»c d’Albino: /fo-
doe a<leX.a., iUud pueri fertur infigne, qimd cum
vdlet partium diverfarum viros Severas occidere , ^ inter
fiiosdkeret:Hoftesvobiseripio,confentiretqueqdeoufque
Baftianus, at eorum eliam Liheros, ft Jibi confuleret, di- cua’f
ceret occidendos^ Geta interrogajfe fertur quantus effep
interficiendorum nmnerus, cumque dixijfet Tater, ilk in-
Urrogavit: ifli habeM parentes ? habent propinquos ? citm
f(Jpo»/«m (fet habm cmplmes j phires ergo in Cioitate
trifles erunt,quant lati, qmd-vkimus^ e la favia rifleC
Cone rovefciava al certo lafentcnza dello fdegna-
to Genitore, fe non veni^^riftaliilita nell animo
jdel Prindpe da Plauzi^tioVe Juvenale, bramofi di
arricchirfi con le facolta de’ Soggetti profciitti. La
piacevolezza frattanto del talento di Geta,che pur
dovea conciliarfi in qfialche forma la benevolenza
di Caracalla, non fit valevole a placarc le di lui
fiirie, ma gli convenne fecrificare la vita afodio
infanabile dello fpietato Gcrmano; ed affine vhe
I'infortunio fofle intieramente dcplorabile, procii-
ro il crudele, ,che feco moriflc ancora il fup ^buon
nome, onde Geta hofti$ publkus judicatus interiit ■ E
tale appunto pretefe Caracalla di ferlo riputare,
protertando di effere ftato in evidentc pericolo di
TomoVlI. Q_q cadcr
$o6 TavolaTrigeJimaprima.
cadet uccifo da cffo; pcrcid.dopo’l barbaro fratri.
cidio: Exfilit ftathn ,ac pet totam regiam cunens, clami-
tat , magnum fe perkuhim effugiffe, vixque evafife mok;
JleroJian, mem. Simul hnperat militibus "Regia cuftodibas^jraferent
ilUeh fe,at^ue in caflta deducerent,ubi tutius affemtur,
periturum didiitans, fi diutius in adibus mmam trabat^
illi pro veris ea didla accipientes, fimut ignari^epue intus
gefla, currentem earn, currentes ^ ipfi comitantuK^c^
venuto pol airjflloggiamento de’ Pretoriani, die'Sr-
a gridarc; Gaudete Commilitones, nunc enim mihi votis
Jc: Zonar. benefacere licet ,quoniam unns b voUs fam , £f vobifcm,
Tom.iAttnaf.
per VOS vivere volo , ut muha in vos beneficia conferami
e parte cofle menzogrie, con cui ftudioffi palliare il
fuo efecrarido misfatto, parte con la gran fomma
del denaro, dhe ad ognuno de’ Soldati promife, e
Herodian, diede, Ldrgiter effufis uno die quacunque Severus per
t(bi fu p ra . duodevigmti annos collegerat ,ottenn<5 facilmente di cat-
tivarfi gli animt loro,epero da tutti fu acclamato
Monarca: Ceta bofte: appel/ato. Quefla lit la Concor
dia, che pafto tra i due augulliFratelIi,e che il Se
nate),con laMedaglia prefente, intende, bench^ in ,
vano, di Celebrate.
Diffi difopra, che Gera riceve ronorc del Sertodalla
mano d’Ercole; e probabilmcnte fi voile con ci6
indicate il dilui genio eipico, e vago fingo/armen-
te di quegli efercizj, ne’ quail fi fa pruova d’invite
ta rotoftezza, corn’d in particolare JaLotta, di
T rtfia u . T«m. cui dimoftravafi amante: Il ambit toutes fortes d'hon-
z.pag,z^t. neftes exerekes, mefme la LuSle ■ Ed Ercole appunto
era ben idoneo ad accreditare il penfiero , come
Apeflodor. d f
Deor. origm 9
quello, che LuSlari coaBus ,fabiirmm ilium b ierrb ulnis
Lib . z. elifim , interemit.
Rappre-
G eta. 307
11
Q fl
Geta,
^m oVU '
368 T a v o la T rig e fim a p rim a .
I ll
Ritor-
Geta . 3 op
y I
Inora abbiarao veduto fegnato I’anno fecondo
del Tribunizio Potere dilGeta; qui pero, nell
Ifcrizione del Rovefcio, leggefi notato il terzo,
ed impreffa la Fomina Reduce, ideata da una Fi
gura fedente, che tiene con la delira up Titnoae,
e ful braccio Cmillro ,iJ Com o, d elle dovizie, e di
f o n o , appreflb alia Se^giola, una Ruota. Tutto
rifletce al ritorno felice di Gcta, a cui intende i]
Senate, che la delta Fortuna abbia accordati i fuoi
favori.
Propria della Fortuna fu Iknprc creduta la Ruota;
e di quefta appunto ella pregiafi, mentre con h
Boet. d e C<»^ penna di Boezio,diedlioU m ^oIuM i orle, verfamas
yb/, Phdofopb,
infima fummis ,fumma inj^mis muiare gatiiemus ■Ancon
chb pero a lei appartenga.la Ruota in altre fuc de-
nominazioni, con fingolare riflefib le fi attribuiva,
quando appellavafi Reduce, a riguardo de’ viaggi,
a i quali, nelk ftolta opinionc degU Antichi, do-
nava profpcritk col fuo amorevole patrocinio.
La
Geta. 511
V I I
a yittoria fedente Ibpra arnefi m ilita rich e
Y^I I I
m a Or i n o .
^lldli fe quel Principe, che per disfarll del Mo-
narca, da cfui temeva d’effere uccifo, e per
ifcprtare con cid la fua falita all’ Imperio,
non ebbe orrore a prendere per guida un
tradimcnto. Caracalla, per di lui ordine a/Taffina-
to , fu quegli, che col fuo corpo morto, fortnogli
il grade per formontare ilTrono. Conofeendo tut-
tavia il perfido la deformitd del fuo delitto, ftu-
’I diolfi
3 1 2 T avola Trigefim aprim a.
JuJiM. m
dioffi fempre aftutamente d’occultarlo; onde fli
Ctejarik, chiamato da Giuliano Augufto; Cautus hmkida ■ In
conformitk dell’ iniqua fua intenzione fort! appun-
to Vevento, e per6 egli comparifce nella prrfcnte
Medaglia col capo laureato, intorno al quale cor-
re rifcrizione,che dice: IMPERATOR CAESAR
MARCVS OPELIVS SEVERVS MACR1“ '^«
GVSTVS.
fJel campo contrario vedefi una Figura, che con'V
mani tiene due Infegne militari, e penfo rappre-
fentata in cffa la Fede de’ Soldati. Quefti furono
realmente i promOtori della Cefarea grandezza di
Macrino, allora che trovavahfi nella funella con-
tingenza d’ellere aflaliti con forze poderofe dal
Re de* Parthi. Siquidetri adventare magnis copiis ^rta-
ianus mnciabatur pcems exadiurus cajls inter pacem,
Uen^dn.
Lib. 4. ^ kgationes, miffmus inferias. Riflette, in cosi dire,
alia ftrage fanguinofa, che area gik fatta prodito-
riamente CaracalJa delte genci del R e accennato-
Jgitur Vrimipem deligunt ^ primh quidem Audentium^ mi-
litdrem fdlket virum, Trajediumque non mpraltm; fed
ilk , fenedlutem excufans, abnuit Imperium ^ dein verbMo-
crinum, fuadentibus potijfmum Tribunis, quos etiam con-,
feios infidiarum Antomni, at Macrino participes confdii
fuiffe, pofi illius mortem, fuffficio xxtitit- Ebbe adun-
que motivo Macrino di celebrare la fede de‘ liioi
Soldati; e tantopid.che con kale coraggio appog-
giarono bravamentc i ciroenti del Principe contro
i medefimi Parthi.
Coll’ affiftenza lavorevole de’ Soldati riputavafi gilt
Macrino fermo fopra ’1 Soglio Romano y cid non
oftante , ailine di poflederlo con legittimo domi
nie, e fenza contralto alcuno, prociiro, che Tele-
zione fatta di fua Perlbna dalle truppe militari,
fofle’daU’autoriti^e conlenfo del Senate convali-
data. A ta! oggetto, A d Seuatum litteras mijh de
merle Antonim^ Divum ilium appellans, excufansque fe.
M acrino. in
^ ju ra m , quod de cade illius nefcierit; Hi fceleri fa o ,M Capitoi.
more bomimm perditorum, junxit perjurium, a quo inci-
pere decuit bominem itnprobum, cam ad Senatum fcriberet.
Troppo premevagli, che coll’ approvazione del Se
nate, pbggiafle fu la liia fronte I’augufto Alloro;
e per guadagnarlo, alcolto facilmente il conflglio
fuegeritogli da un fimulato fentimento d’afletto
Jiaracalla da lui aSkfTinato, e da una artifi-
^jplirmodeftia, accreditata dal fommo rifpetto,
che dimollrava profeflare alio ftcflb Senate per-
cid nelle fue lettere parld nella forma feguentc:
Vellernus P. C. molami Antonina tmflro^ ^ reveilo
cam triumph ,vefiram clemetttiam videre i tunc enim. , Jlo-
rente’^ epublici, 0Tomms felites ejjemus, Q'fub eh Prin U cm .
cipe viveremus, quern nobk Antoniaortm loco Dii dederant
e in appreffo foggiunge: betukmtii ad me Imperium i
cujtis ego interim tutelam recepi; tenebo regimen, f i 0
v'oiis placuerit, quod militibas placttit ■ .,
La fbrza perd m a ggiore, p e r in du rre il Senate ad aC"
. confentire all’acclamaziene ve/uta da'Soldati a fa-
y o r e di Macrii\o, non Vebbero, per dir verp, Id
di lui ftudiate lettere, tfta bens'i 1’ odio intenfo,
con cui il venerato Confeflb abbominava Caracal-
la. Quindi rilevato I’avvifo della di lui morte, ed
infieme dell’ efaltapierfto di Macrino , dichiaro il
fue fentimento con dire: Quemvis magis, quam par-
tkidam: quemvis magis, quam inceftmn: quemvis magis, Idem .
quam impurtm: quermis rnpgis, qaim interfefiorem ,
Senatus, £? Popali.
Commendafi nella Medaglia prefentc, come notai di
fopra, la Fede de’ Soldati •, quefta tuttayia maned
a Macrino nel meglio del fiorire delle di lui fpe-
ranze’vpoiche, dope aver egli regnato Annum unum, ^khilmEoi-
menfes duos' tribus diebus, fi ufque ad pugna tempus nu-
meres, exceptis, la forza principale delle fue S^uadre
buttoffi dalk parte d' Eliogabalo, che in fatti fa
eltvato al Soglio, coll’ efterminio dello fteflb Ma-
TomoFII. r Rr crino.
314 T avola Trigejlm aprim a .
crino. Erano realmentc mal contenti i Soldati; e
perd T u m a ltu a r i c c e p e r u n t , q u id M a c m u s m inus erga
i p f o s c o m i s , a tq u e h u m ssm s e j f e t , q u od q u e m n d a ret eis
itm u m e ra b ilia , q u a A n to n in u s , p r/ tter aliorum confm tu-
d in e m , d e d e r a t . Sicche promettendofi effi ftiiglior
fortuna fotto 1*infegne del Giovanetto, da
Giulia Mefa fua Avola propofto al Tto-
no, a lui rivolfero quella Fede, che
Macrino fupponeva confervar/j
per st collante.
TAVOLA
T avola Trigefimafeconda.
3 iJ
TA V OL A
T R IG E S IM A S E C O N D A *
MACR IN O.
Imarcabilei fe fempre lo fcapito , che
I’intereffe cagiona alia ragione, quan-
do con efl'a difputa i fuoi vantaggi.
E' munita quefta di nobil merito, per
dover eflel’'£i gualunque altro riguar-
dq prefe0t%, e pure vedefi bene fpeflb
sfotzata a tollcrare it torto, che un’ ignoblle paf-
fione le apporta. (Son tal pregiudicio parve rima-
nefle olTefa, allora che il Senate Romano, ancor-
che non ifeorgeffe in Macrino tutta la convenien-
za del fuo efaltamento al Soglio, cid non oftante,
I’odio da efib fomentato controGaracalla gih eftin-
to, glielo fe’ riufcire gradito. Quindi decreed, con
particolare confulto, di glorificarlo, e d’ impegna-
re lo fteffo Principe de’ Numi al di lui amorevole
patrocinio • In pruova di quefto fentiraento, ecco
licl campo oppofto della Medaglia I’lmnnagine di
TomoVII. Rr z Giov?,
ii6 TavolaTrigejim afeconda .
Giove, che tienc con la finiftra un’Afta, e nella
deftra il Fulminc, per vibrarlo a rintuzzare Tor-
gogUo di chi preiiimefle contaminarc la felicity
del Perfonaggio elevato; fe pur dir non vogliamo,
che col dettame di una putida adulazioae preten-
da il Senato indicare con I’accennata Figura, che
Macrino fopra il fuo Trono compariice qual Gip-
ve net dominio del Mondo, e dimoftrafi pronto
ad atterrare col Fulminc i Nemici dell’Imperio. ^
Non corrifpofe perd egli a si alto concetto, mentre
in vece di farfi vanto di un genio militate a pro
della Monarchia, neghittofo anzi Jmiocbia moraba-
Herodtan, tur 1 barbam nutmns, gT incedem, quam fokbat, kn-
L\h. 5.
tiiis , tardijjtmcque, ac vix adeun0us fe refpondens, adeo-
que interdum fubmiffd voce , tit ndexaudiri quidem pojfet ■
E il hello 6 , che con cio pcrfuadevafi di farli co-
pia del celeberrimp efcmplare format© gi^ da M-
Aurelio: Citm ad illius reliqaam citam nullo pa^o afpi-
raret. E ancoxchh nef vpvere fuo privato aveife
datoxjualche argomeftto di lapere, profelTato fm-
golarmente dal medefimo Aurelio s poco credito
perd'ne acquifto, atteftando VIftorico, ch’egli fu
Bgnatius juris fcientid mu alieaus, fed venali fide , ac viti fern-
B ’lh. I. Roma-
nor. F rw fip . per fofdidd j ah miglioro il coftume, con la condi-
zione avVantaggiata di.fya^ortuna nel polleilb go-
duto della Monarchia ; poic|jd ia^quel tempo an-
cora, fenza riguardo' aHe'‘buone leggi, ed ana giu-
ZonatTom As ftizia, Magifiratus iadigais largiepdtur ratione viBus
Anaal. delicatiore uubatur, fafium qtiendatti prtefefereiat •
Quando poi fi ammettefle il penliero fopraddetto,
cio6 , ch’egli a guifa di Giove dominaile, fii ben
barbara la forma, con la quale maneggid egli il
fuo Fulmine. In fatti, quando ritrovoifi nel cafo
di dovpr punire i delinquent!, Les accouploit avec des
corps marts, ks y laijfaut tnourk en ragez; ou bieojen
'Trtfian.Tom .
‘i’>pag. faifoit enfermer vifs daws des boeufs ouverts, £? mantt ,
£7 ks y laiffoit moutir defaim: il en faifoit dujfi feekr
dans
M .acrim . 317
dans un mur, oii ils mouroient miferaMement j toute-
fois ce Bufire, ^Phalaris ejloit mol, Q effemini aimant
fon plaifir. Qiiefto era il talento del Giove Roma
no, idoneo a rapprefentare, non gik un virtuolb
Monarca, ma uno Ipietato Tiranno.
I I
I
A Figura, che nel Rovelcio ticne con la dCr
ftra mano il Caduceo,;e lUl iferaccip finiftrp
]J il Corno ubertofo ,ci di a vedere, A mitvcre-
dere,!a Felicita. Quefta tuttayiaffe fi Vup}e con-
fiderata nella perfona di Macriiio, ,noti,;ebbe gik
cgli molta ragione d^ vantarla, e di tal. parere di-
chiarafi I’eruditiffimo Triftano tieol fenfo, feguente;
y o puis dire, qu’ il fuV k phis malbeureuhdos ^thpereuts, Trlflan uUy».
qi/i I'avoient precede, bien qu' il afediafi. delz^on vivaat P'o pas-iso-
d'ejlre. honnori du litre , epitbete de Felix -i.Aggiungo
d o , ch e ch iaram ente infegBa il gran Filofofo Jla-
tone, diceado efiere ncceffifio, C/t jujlitia, ^ tern-
perantia illi adf t , qui futurus fit felix ; e pure dalle
riflefliom fatte ncWa MedagUa antecedence, ft pu6
conofcere quanto poco accreditafle Macrino- nel
fuo vivere la giiiftizia, e la temperanza . Se poi
qui fi giudica la Feliqitd, relativamente a i Suddi-
ti, non y’lia ini^vp’baftante per ammetterla ad
onore di queftb N}pnarca, il'di cui genio aflai fie-
ro, era capace di rfpdese anzi infelici le fue genti;
E ben cio puo'lritenderfi dagUatti crudeli, ch’ egli
praiico con diverle Perlbne da eflb barbaramente,
come norai di fbpra, gaftigate; e pure nelle Let-
tere,fcritte al Senato dopo la morte di Caracalla,
glorioffi diftintamente di un cuore dalla benignita
inveflito, con dire: Cum fatis ipfi cognitum babeatis
qiiodmtmfuerit meumjam inde d primipio totiusvihe infit-
t}jtum, qttamque ad benignitaiem propenfi mores, qu‘f JUi.yHifi,
wanfeietudo in ea potefiate explicMa, qutt non multum
abefi
318 T avola T rigefim afeconda .
■abefi h prmcipatu, fupervacuum ejfe a rlitm muliis m -
bis uti apud vos; e pii fotto foggiunge: Mihi autm
jam inde i primipio nihil Imitate antiquius, modejiidqm
fu it i ma i fuoi coftumi troppo fmentirono ^e dilui
protefte, onde vano era a i Popoli il promctterfi
vera felidta nel corfo della fua Monarchk.
Avverto,che con tucta proprieta unifconfi nella Me-
daglia la Pace, e I’Abbondanza per indicare la Fe-
licica, che non pud non fiorire, quando il timo^
de’ nemici gli animi non perturba, e I’affluenzj,-
del bifognevole le brame appaga: Lo ftcflb Salmi-
ftaDivinOjdefiderando la Santa Citta felice, avan-
26 a tal oggetto le fue fupplichc all’Altiffimo, di-
P fa lm . i s i . ccndo '. Fiat pax in vinute tua, £7 abundantia in turrihm
tu isj a ccop p ia n d o i due beni, die opportuniffirai
fono a creare la Fclidta, da c^nuno fofpirata-
1 1 1
J
N quella rara, e preziofa Medaglia rapprefen-
tafi un Congiario, difpenfatp per prdine del
Monarca, il quale comparilce fedente,, fopra un
‘Palco, infieme con Diadumeniano fuo Figlio,ed t
alUdito da altro Perfonaggio, Itandogli innanzi la
Figura della LiberalUA, dalla quale un’altra Figu-
ra, parimente a’ piedi del Fa/co fuddetco, dimo~
ftrafi in atto di ricevere il regalo diftribuito-
Die’ veramente Macrino qualche pruova di genio li- <-
berale nel difpenfare cortefetnente 1’ Annona: In
Annonis difiributndis largiffmus fu it; anzi nella vita
fua privata ancora IIpfioiiajfez liberal; c aWoxa che TriftM.Tm.
acclamato Imperad^re jnveft'i del gloriefo titolo
■d’Antonino il FiglioV voile, che i Soldati godeile-
ro gli effetti gr^ipfi ^ella fua liberality, e diife
loro; Habete comtnmtones pro Imperio aureos terms, pro Ml t^mprid.
Antonin/ nomine aureos quinos, folitas promotioncs,
fed geminatas . Hon b perb fiior di ragione il fofpet-
tare , che in cio fi reftringeffe dopo il Principe nel
decorfo della fua breve Monarchia, non appagan-
do i defiderj de’Soldati con doni liberali •,perocche
avviia I’lftorico, che. %Macrinus
f .
cum Diaditmino ob- ,
1 t .
„„
Sfx.AufflVi.
vfuncantur pro fo, qma maermtis wmtarem iuxuriamy.nor.inBftt9»
'fiipsndiaqm profufiora comprimeret^ Onde facilmente
" accor-
3 20 T avola Trigefimafeconda.
accorfero alle Infegne d’Eliogabalo, ch’efibivano
ad clfi gran fotnma di denaro.
La'
M.acrino. 321
V I
DIADUMENIANO*
L Figlio di MacAiOj e di Nonia Celfi liia at-
T A V O L A
T R IG E S IM A T E R Z A *
II I
Ra vanto di chiariffitaa gloria a ,qucfl^o Mo-
¥
Ncorche non fm neU‘ licrizione del fecondo
VI
a nobile Citta di Tiro contefta, nd Rove/cio
tm V II. Tt z ANNIA
332 T avoid T rigejim ater^a.
V I I
ANN I A
FAUSTINA
a dote di lingolare bellezza, di cui appariva
VIII
GIULIAP^ULAx
N’altra Mogbe 4 ’El‘*ogabalo nobilita con la
TAVOLA
Tavola T rizefim m iarta
n s
T'A V o l a
T R IG E S IM A Q U A R T A *
GIULIA PAULA. ■■
Uanto pik lieta^fu la pompa, con k
qiiale Elipgabalo folpnnizzd le fue Cc-
laree nozze,con Giulia Cornelia Paula,
tanto pk fcnfibilt riufci 1’infortunio,
a cui foggiac^ue 1’infelice Donna, col
vederjl} dal dilui talarao rigcttata. Cc-
kbrofli il di lei efettamento nuziale anche co’giuo-
chi de’Gladiatorl, tf'con diverfi altri fpettacoli, ne'
quali Mulu keftia fuut yfcd prafertim Ekpbas, £7 xipiU, in
Tigres ad qiAnquagiitta mam, quod mnquam ante fimul Avitam^
ffShm erat ■ Tutto pero fervl per rendere dopo piil
tragica la peripetia, che obbligo il aiore di Giulia
--ad utf acerbo cordoglio, nel vedere fparite le fue
glorie in foneftilfiroo occafo.
nche nel corrente Roveicio rapprefentafi 4 a Con
cordia , ma in forma diverfa da quella fi d veduta
Hell'ultima Medaglia dellaTavola antetedente,pe>
rocchd
TavolaTrigefimaquartd^.
rocch6 qui gUaugufticViugatUcoU’afTi^fitHdtdd-
laCoticordia medefima,fi danno icambiev/6lmeote -
la deftra, per fegno della fede< e deiru/lione de’^
cuori tra effi ftabilita; e fe fii pofcia violata la pro- ‘
mefla, il maacamento, come s’e gii notato^fitenne
tutto dalla parte del Principe diflbluto^ Itnentl
r eternity di quella Concordia, chepaHs^edaglia
dcelebrata. *
II
GIULIA
AQLIILIA.
Ato chc fu dal Moiiarca il ripudio a Giulia
Paula, catrd ilJicpaziofo Dominante co' fuoi
___ pazzi amori P} que'^netraU, i quali, come
facrofanti, erano, benchfc v^amente, veneratl dal
la Romana fuperftizione ,e ne traffe una Vergine Ve-
ftale, fcegliendoVa per liia Augulla Conlbrte. Qucfta
fu Giulia AquHia&vera , Jl. di cul Scmbiantc vedefi
ncl primo campo della Medaglia •, ne le giovo, per
ifchermirfi dalle lafcire brame d’Eliogabalo.l’eflcr
clla dedicata alia Dea Vella , jch;^figeva puriflima
integrity,che anzi egli Veftakm^ac«rdottmiquam fa-
Jfff' era kges eafiam ejfe, £7 wginem mimere perpettA volant,
Ub
abreptatn iTm plo pro uxtre habuit. InorridiilSeuMtte^.
e con la meftizia, da cui fu invafo, avviso ebiara-
mente I’alto rammarico, che lo contaminava, ^
I’attentato facrilego dallo sfrenatp Giovane prati-
catoj.tuttaviagliconvennctollerare nonlblo la te-
merits dell’ azione, ma di piii condifceic a rendcrla
colpicua"ceil la prefenteMedaglia, nella quale con
parti-
Giulia A qiiilia.
pai^wMare Confiilto voile imprefla la Concordia,
che tr^ li Augufti Conforti dcfiderava. Corapari-
fee peropdeata in una Figura, che fta in atto di
facrificare fopra un’Ara, e tiene ful braccio finiftro
il Cornp doviziolb, c innanzi ad efla vedefi una
Stella, Wnamento folito delle Medaglie di queilo
Pr^icipefP'sUe dinota, come s’b detto altre volte,
il Sole, Hi cui egli vantavafi Sacerdote.
iTutto che dal Senato fia pufablkata la Concordia a
lavore di quefti Regnanti,per breve tempo regnd
con effr, poiche ilMonarca,lempre variabilc nelle
"fue fozze pallioni, Heqw banc dm retinuit, fed aliam
pafi- deittde «ham, atque, aliani duxit, fon una conti- X iphll In
jiua, dir6 cosi, vertigine d’ amori •, fmchd durum ad Avito.
Severam rediit, richiamdrido la Veftale, di cui par-
liamo, al fuoTalamd. "
Qual Nume era venerata da’ Romani la Concordia,
e conje^rale doveva pdre infinudre ad Eliogabalo
fentimenti r e tti, e ragionevoli, e pure tutto il com
trario avvCnne, verifican^d/i cid,che &ggiamente[
nota il gran I^tore'’Santoi#igoftino, che niuna
cura tenevano'i Dei dq’ coftumi depravati di quel
le cicche genti: DU Cujlodes e)ui populo cultori |«o
date praetpue vita, ac rmnuMpracepta debuerunt, i quo ^
tot TempUs, py Sacerdotibus^ Q Sacrifichrum generibus Liii.de civ.
tarn midtiplkibus, vatiisque fdcrit, tot feflis folenmibus , “•
tot, tantotumque ludorum celebritatibuS colebantm, ut ni
hil Dmones, nifi negotium fuum egerimt, non curanUi
quemadrnodum illi vivprent, imb (uranus, ut etiam per-
dite viverenti e in do confermd intieramente i cm
ilwmi quello viziofilllmo Dominante, alio Audio,
e ddfiderio degl’ Iddii.
TomoVIh S t GIULIA
3 3 S T av o h Trigejim aqm nal
III
GIULIA MM
ai forte, e artificiofo maneggRT^iqu^fta
GIULIA
541
IV
l ULI A
MIADE.
IT A Madre d’Eliogabalo Giulia Soemiade rende
I illuftre il primocampodcila Medaglia col fuo
M J augufto Sembiante-, e nel fccondo vedefi ce-
■kbfata fotto VimtnaginediVenereGelefte, la qua
le comparifee fedente,e tenendo con la finiftfa ma-
noun’Afta.ha nellad^ra unPomo,,cmpftra d’efi-
birlo ad un Fanciullo, chc alza le mani in atto di
ricevertf
Due Vet»CTi furono diftinte dalle follic pagahe: Duplex
Venas, alia Coehjlis, qiecS conjugakm amicitiamfevebat, Patia.tnlm-
liberosdonahat ,•altera 'P^palaris' quafcortatorum Dea. t""''
Adulando intanto il SeifetO la bellezza, di cui Ibm-
mamente pre^avanfi le Cefaree Donne , rapprefen-
ta , in pruova della fpecrofa dote pofl’eduta da quefta
Principefla Augufta, Venerq^Celefte, la quale, col
Pomo,che daPaW& ottenne nel gran lieigio delle
tre Dee pretendenti jl primato della bellezza, fa
pompa d’effere ftata dichiafata la principale nel
poCfeffo della vaga'^rcrogativa.
Parlandofi perd di Soemiade, pave, che la verith ob-
blighi a riconofcerla per Venere pid tofto Populare,
.elwCelefte, elTendo corfa laFama,come addietro
ancora fid notato,d’averella avuta fporca,e ince-
lluofa pratica con Caracalla, e 1’ attefto la di lei Ma
dre ifteffa GiuliaMefa,pubblicando Eliogabalo Ft-
Ifiim ejfe Antwim, quatms alterius putaretur, quippe cunt
fu!s natabus adokfeentulis adhuc, £? formfis rem ilium LH.s.H^cr.
babtiife, quo tempore ipfa inValatio fmul cumSorore agi-
tabat .
342 T avola Trigejlm aqm rta (
taint. Potcvanofacilmentc confermare il
cetto i codumi cnormi di qucfta Donna, » qu^ ■
E J io it b e l l e , m a is ex trem em ea t i m p u iiq u e , h f c m , £ ' ef- 5
Tr)fian,T<m,
f r o n t h } £? d o n t I 'ed u ca tio n , £? m aupais exetnjfk donnl
a f o a f i l s , h re n d ire ttt e n f i u , t m fe u k m e n t d u ^ d iffo tu ,
£ 7 p l u s d e s b o r d i q t ^ e lk , m a is a u ffi u n p r o d i g e jk toules
f o r t e s , d ’o r d u r e s , d ’ im p u d e n ce s , £7 d ’a f i m H l ^ m s e
pure una Donna cotantp rilaflatafe difiroluta fu
audacemente Introdotta dalFiglio a federc,e dare
il fuo voto in Senato, che tutto li colmd di rof
fore, fcorgendo la maeftk fua, dal Mondo tutto
rifpettata, deprefla da! confeflb di una Fcmminav
attentate, che cagiond tanto orrore negli antau
dc’Senatori,ficchfe formarono particolarc decreto,
con cui C a u tu m a n te o m n ia , A ntouinum H eliogaba-
J E l Lamprid^ l u m , n e u n q u a m m u lie r S e n a t i m i n g r e d e r e t u r , utq iie in-
ht HsUogab.
f e r i s e j u s ca p u t d ic a r e tu r ^ d e o o p e r e tu r q u e , p e h q u e m id
e ffe t fa d lu m .
Spiegata 1’impropriety,concuiSoemraJe /? ruol^efr
giata in Venere C eletie, dbn pofld diffimulare la
, piccola Figura, che nclla Medaglia fta innanzi alia
medefitna Venere in atto di ricever’e da effa il Po
rno; e per fame qualche dichiarazione,dird d’aver
veduta altra Medagli^, nella quale tal Figura ha
I’aggiunto deH’ali, eda riguafdd di quefte, dovre-
itto confiderare formate i% cSk Cupido; ma qui
non avendole, mi nafcc duBbio, che non lia fuor
di ragione ravvilare nella medefima figurato ilGio-
vanetto Eliogabalo, il quale, pigliando dalla fuaMa-
dre, in Venere rapprefentata, il Pomo, raoftri di
fignificare, che rileva da lei appunto il pegna, di.
quella bellezza, di cui egli n’andava a maraviglia
adorno. Vaglia tuttavia il penfiero per femplicc
conghiettura, c nongih perfentimento verity
alcuna dlTertivo.
GIUUA
3 4 3
G/I U L I A
■ NtAMMEA.
L ’AJtra Figlia di Giulia Mcfi, e Sorella di Soe-
miade, cio6 Giulia Mammea, nobilita col
fuo augufto Sembiante U primo campo del*
liijiiedaglia- Con qualche ragione il Senate eternd
ne’ metalli la di lei tnemoria, perche rcalmcnte
Tia (tat mulier, mor'ius cafiis, modeftisquej « per6
i di lei andamenti potevano fownar riRiprovcti
a i coftufci della Sorella fiia, Madre d’ Eliogabalo j
e {e a^fle faputo' impedire, che la troppa alte-
rigia-f'e la foverchta brairia d’accumular denari
prendeflero piazza ne//» di lei anima, con mag-
giot merito ancora avrebbe rilevati i fuoJ encomj.
1 retfi ammaeftramenti, ch’ elja intefc da Orige-
ne, e da altri Soggetti Criffiani,.dovevano pes, ye-
rita perfuaderle lefltimenii pii moderati; nia la
cupidigia lingolarinqente dell'-'oro, che la predomi*
nava, impegnolia in azionr,che cagionarono final-
mente, cosl a lei, cofee al Figlio, gli eftremi in*
forttmj. Non maned quefli, tutto che giovqnetto,
di frenare 1’ impeto*, e 1’ impropriety dello frego-
lato defiderio; e pero Matrem imufabat, tiqut gra-
jatet^menfebat, quhd tffe pecuniit avidior, 0 "opm» t«*
mulanianm fiudhfm videbatur j e fe bene procurava
ella di far comparire ragionevole la fua voglia,
Ciim Jimularet, idea fe thefauros tongtrtre, ut fuppedir Hmdim.
liaie Akxanin fojfet, quod is facitb, abuudanterqve fuis
largiretur milmbus j tuttavia Troprios domi tbefauros
extrmbat jqua resImperatori notam infamia attulit,quod
ilk
344 Tm )olaTrigeJitnaftart(U^
ilk fcilicet invito, atque iniignahuttdo etiam
da, per fraudem, houa quorundam, atque ImreStit-
fuppilabat; n6 le giufte querele del Figl® ^kto
forza baftante arimovcrla dairintereflaM.affezi^-’
ne; Quippe illi Mater fupra modum imperita»M; ac di-
Bo audiemem femper babebat, ut hoc tantum hptebmdi
tdfm lh}dcm^
in Alexandra poffit, quod manfuetudine^jmii, £? pve-
rentid majore ,qudm oportuit, etiam edmra ammi^m fen-
tentiam Matri obfequtretur i rifpetto, che per alcro
commendabile, conduffe amendue ad m [ermine
intieramente perniciofo .
Nclla feconda facda della Medaglia vedcfi la Figure
della Fccondit^ , che innanzi ha un FanctaWft, v,
tienc il Corao delle dovizie ful braccio fin'fir
Tra gli altri argomenti jche afliimeva ilSenato |>.
celebrare le Donne augufte,'era rimarcabile il '
to dellaFecondithjdicui ellettofingolarn^nte
giavanG.
V n
^V I I
Artccipa il Senate a GioSa Mammea le gloric
G ru L I A
MAMME A.
eacomfare, opur adulare le Princi-
pefle Augufte, co/tumava il 5 enato R0-
lOanoprendere ,diro cosi, in prcftito Je
doti pii fuWiml dellc Dee da effo ado-
rate ; fupponendo cp,n cl6 d’ inveftirle
di un caratt^re cotanto rifpettabile,
chefecilmente le rendelle crcditrici delle pubbliche
venerazioni ■Se bene^ero Giunone, Minerva, ed al-
tre avcvano, al credere di quel tempo,gloriofo,e
gran capitale per poter arricchirle d’onori, niente-
dimenoparea, chc Venere poffedeife pregio, e grazia
diftinta performarle oggetti de’comuni applaud,a
. riguardo dellabellezza ,di cui oltrcmodo n’andavano
ambiziofe le Cefaree Donne. Percio bene fpeffo in-
conttafi quefta Dca nolle loro Medaglie,come qui
■>ajriraente fi vede nel lecondo campo, dove compa-
rll^ fedente, con la finiftra ad un’Afta, foftentando
con la manodeftra una piccola Figura, la quale pro-
babilmente riilette alFigliodiMammea,dicui ella
e forte
3 50 T avo la T rigefm aquinta
i f o r t e fo ft e g n o , c o ’ fa n ilfim i c o n fig l), c h e tuttogior-
n o g l’ in fin u a v a v rile v a n d o in ta n to d a e f f o p e r ft
ft e i & la fu a g lo r i a p r i m a r i a .
I I
Itorna in campo Venere ad onore di Giulia
I EJ
ALESSANDRO
SEVBRO.
LTrono di Roma, vennto in polleffo d’Aleflan-
T A V O L A
TRIGESIM ASESTA.
ALESSANDRO
SEVER O.
Roprieta infeparabile della Bonti, fe-
condo il parere di futti i Savj, 6 I’in-
clinazioue adifl^nderfiPare non pof
la contenenfi in fe ftefla, anzi giudi-
chi d’avvaritaggiare il fuo gloriofo in-
tcreffe ,con la benignita di un cortefe
TOJTiumcarfi. Quindi appaga con gullo il fuo ge-
pio nel diftribuire favori, e rileva nuovo, e diftin-
to piacere, col chiamare a parte de’ fuoi beni gli
altrui godinientl.. Da si bel talCnto governato Alef
fandro, procuraya al fuo ciibre il contento, con
^neficate il Popolo, mediante la Liberalita con
ellb praticata. A quefta adunque applaude il Se-
natp anche nella correntc Mcdaglia, diverfa dalP
ultima confiderata nella Tavola antecedente; poi-
cM in quella veggonfi nel Rovefcio quattro Figu
re,
iS o T avola T rigejim afejla :
re, e nel prefente fpiccano cinque, fcorgendofi di-
ftintamente una Perfona, che falcndo i gradi del
Palco, fi avanza a ricevere il dono difpenlato dali
generofo affetto del Monarca benefico.
I I
'TmoVlL Zz Qui
3^2 T avola Trigeftm ^fejla
1 1 1
Seguita
jiil^andro Severe > 35j
VI
Eguita la Figura della Vittoria a glorificare
TomoVIL Zz z Ecco
3 <54 rigefm afejk .*
V I I I
fA V O L A
T avola T figefim afettim a.
3<^5
T A V O L A
TRIGESIMASETTIMA.
ALESSANDRO
A Liberta e un bene cosi pregiato, che
impegna iacilmente ogni ciiore nella
brama di poQbdedo. Non trovaCi cer-
tamenteteforo,ch’eguagIi la (lima da
effa rilevata, anzi credeu ragionevolc
vantaggio Vimpoverire qualunque ca-
pitale per fare acquifto di si felke dovizia • Quindi
rendefi moltqcapace difondare grantnerito in chi
adaltri la procura, e con do fi concilia gli applaufi,
tributatile da una obbligata benevolenza • Da effa
prendeadunque con tutta proprieta il Senate I’argo-
mento per celebrare Aleffandro, e a talfine efpone
nel prefente Rovefcio 1’ Immagipe della Liberta, for-
matain una Figup, chetiene cpnla finiftraun’Afta,
e con la mano deftra il Pileo, che e fimfeolo della
medcfima,come in altrcMedaglie diffulamente ho
fpiegato.
Jltalcntodiquefto Principe era tanto piacevole*, che i
Sudditi, con ficura pace, ben potevano godere la defi-
derata Libertk, fenza timore, che dal loro Monarca
veniffe
3 6(5 T<m>la T ri^efim afrttim 4.
venifle loro inquietata; Saapti natura fuiefat Almii-
dfo mite, marifuetamqtu ingeniam, propeufmqtie ai bume-.
Herodian, nitatem, quod ipfam atas etiameonfequens declaravit^ quip
pe amis quatuordecim ammatony hoc efi citra faagmueiiif
gejfttimperium, m m o quidem occifoj licet erm pemidli
maximis criminibus impegermt, tame» ab illorm txde fern-
per abflinuit, quod utique nonfacili d qaoqum ornutim
Imperatorum, quiqui Marco fuccejferint foBum, (bfetvi-
tumque iimnies. Vivendo adunque le genti di quefto
Motiarca efetitidaltimore d’eflereopprcffe daqual-
che fentenzacrudde del loro Dominante .potevano
godere quella Liberia d’ animo, che, al ^tere del
Morale ,confifte nel non ammettere timor alciino
della tnorte; In tabellas vanmn foujicituriromeaDberle-
SeaecM tis i qiiant nec qui emrunt babent, nec qui vendiderunt ,• tiii
Etpfji» So. des oportet tfiud boaum , i te petas, libera te primammeta
mortis , ilia nobisprimuntjugum imponit. S o, ch’ egli qui
intende- d’ammacltrare lo fpirito a non temer^i
morte, pur quahdo il di lei inforcunio fia pre^
ratOytim concid/Igotfcaparimentc,ebe «n cuore,
il quale ^Idntano dal paventare la morte ,dipendcn-
tc ancora dalVarbitrio di chi comanda, rendefi ca>
pace dl guftarequel bq^, che la LibertJi (ehcememe
confcriicc.
L’Afta ichc vedcfineilafiniftramano della Figura rap
prefentante la Libert^ Jerve di fimbolo perindicare
la Deiti, ftokamentc da i Pagani a lei appropriata.
Con qoefto vano pcnficro la fuperftizione ttomana
voilefabbricato a fuoonoreSaerarioparticobrCjdi
cui anche LiVio fa menzione, dove,accennaado I’im-
prefa milirarc di Graeco controHannone.co^ fcri‘
veiDigna res vifu, at fimulacrum eehbrati ejus iiei ,qm-
Lhiut Dfic.i,
Lib. 4; contra Hannomm Jmibalis ducempugaat/it ad Beneventum,
Gracchus, poflquam 'Bpmam rediit pingi jtdrent in y£Je'
Ubertatis, quam Voter ejus in rioentino, ex maltatHia pe-
cmidfaciendam curavit, dedkavitqm • Adornava infieme
la gloria del Tempio profeno un’Atrio nobiliffimo,
che
Alejfandro \evero. 167
chcfupure da Elio Peto,eCornelioCetego Cenfore
riftaurato,cd ampliato.
I I
I Ncontra loiguardo, nel fecondo campo dellaMe-
‘daglia,una Figuraignuda,toltoneuno Svolazzo,
che fcendedall’omerodeftro.edimoftra ilcapo
radiato,tcncndo latnano deftra alzata,e nella fini-
ftraunFlagello. Inquefta Immagine penfo rappre-
fentatoilSole,ed inelToilMonarca Imperanter,ben
meritevolcdellaluminofaEffigie,a riguardodelgra-
tiflimofplendorevconGui egli a maravigUa illuftra-
va ilTrono diRoma,e infieme della plaufibile be-
neficenza,con laquale felicitava laMonarchia. Di-
moftro ben egli quanto glifoffe amore U praticarla
a vantaggio della pubblicaiutilita, tnentr’ebbc la
generofita di privarfi di tuttequelle prezlofit^,che
parevangli fuperflue, lanto negli addobbi del fuo
Cefareo Palazzo,quanto negli prnamcnti deJk ftia
augufta Perfona,c cio affine d’impiegare le gem-
me, e I’oro in profitto del pubblico bene v e pero
y-efies facras ipfe raras babui^bohferkai rM»qttam tu- tampriJ. m
dait i gemmarutn qaodfuit vendidit durum in ararium
contalit s e fempre attento a beiieficare, //
repara, ou renouvelaUus les vieux edifices publics, faibbs
■par les anciens Monarqucs 'domains , ^ en fit plufieursrm-
veaux.
So ,efferviopinione,chc Aleflandro foflTeinfignitpdel-
■ladignitadiSacerdptedelSole;equandpegli aveffe
vantataveramente queftagloria,benche yaniffima, mfi. Aug.
comparirebbe particolar motivo,per cui ilSole ft
- vcdeffe qui a di lui onore impreflb-
■^eggiamo notato neU’Ifcrizione del Rovefcio I’anno
duodecimo delTribunizioPotere delPrincipd, e in
cid dee faperft,che nel primo fuo Cefareo Afcen-
dente videft egli di tal carica decorate, nh folo di
quefta,
'3^8 T avo la T rlgejlm afettim a.
quefla, ma fii nellolleflbgiorno invcftito deliepi
fiiblimiappellazioni,ed autorita,checompeterepx).
tefl'ero a Perfonaggio augufto:Augufim nm en net-
Latnprtd. in
principio Hi*
p it ,addito eo , ut £T Patris Tatriit nomen,0'Ju s Trocm-
fior. AlcK. fu la re, ^TribunitiamPoteJiatem, ^ J u s quints rdatia-
nis deferenteSenatu uno die affum eretj cola,che parve
tanto nuova,cquali Arana a/l’I/loricoLampridio,
che giudicoconveniente J’addurnequalcheragione;
2Vc praceps ifia bonorum continuatio videatur exponan
caufas , quibus 0 ,^ :S en a ta s coaBus eft fa cere, 0 tile
perpeti.^rMonenittt,4ttt gramtati Senatuscongraebat om u
ftmid .dejerre i AUt bono Principi rapturn ire tot fimul di-
gpitates i MiliteS jam infueverant Jibi lmperatores, 0 tu-
muhuariojudicio, facere item faeile mutare aferentes
nonnunquam ad defepfipnem ft tdeireo feciffe, quod nefeif-
fent Senatum Principem appellaffe j nam ^ Pejeennim
TSLigrtm, 0 Clodium Albinum, 0 Avidium Cajfium, 0
antea Lucium Vindicem,0 L.Antonium, 0 ipj'utnSeve~
rum , cum Senatus jam yidiam m diajfet Principem Impe-
ratores fecerant, atque ita res lella civilia ftverat ,quibus
necejfe fu it militum contra hoftem paratim parrkidialiut
perire fthac igitur caufd feftinatum efi,u t omnia fimul Ale
xander quajijam veruslicperator acciperet. Siccheiage-
Ipsia d’autprita fu la Cagione delvantaggio,cheac-
quift6iIMonarca,col vcderll invellito inung/orno
de’fommi onori all’angufta Maella competenti.
I I I
SALLUSTIA
BARBIA
ORBIANA*
U creduta, per molto tempo, quefta Principefla
V II
MASSIMINO.
E Cco, coir.augiifto Alloro in tefta, un mifero
Paftore, che in un Borgo della Tracia trade
igtiobile il foo natale. Le prodigiofe forze,
delle quali era munito, ed uno fpirito tutco ardi-
mentofo, che a magnanime imprefe provocavalo,
furo.la Icorta dique’palfi,ch’egli pria diede plauli-
bilraente, per diverfi gradi della milizia, negli Efer-
TmoVlL A aa z citi
372 T avo la T rigej
citi Romani, indi della falita fiiprema, chc fecc al
Trono. Quefti 6 Mallimino , che adorna col fuo
Sembiante il primo campo della Medaglia, c nel
fecondo ci d^ a vedere una Figura, la quale tiene
con la finiftra un’Alla, ed ha la deflra alzata in
mezzo ad alcuni legni militari. Penfo.che inquefta
ci venga rapprefentata la Fede de Soldati, daldi
cui prepotente favore ebbe la di lui forte 1’ultimo
moto pel fuo Celareo efaltamento. Erafi raffred-
dato aflai in effi I'amore verfo Akflandro, disap-
provando fingolarmente,che il buonPrincipe fi la-
feiaffe troppo governar dalla Madre, intenta fem-
pre ad accumulare per se i tefori, e niente liberale
verfo le Legioni militari. Percid alcoltarono facH
mente il penfiero, che configliavanli a disfarfi del
detto Aleffandro,con elevare al SoglioMaflimino,
da cui fperavanoproventi di maggior lucio - Quate,
fiiapte naturh proni ad res novandas, (am kngu(
Herfidtan. Vrincipatum g ra v a ti, miausjam ducrofum, omni ambitimt
Lih. b. Hiji.
pridem conftmpta,turn fperantes altertm^mox'Primipem,
adeplo, prater expeBationem Imperio ,plus aliquatitum tiH-.
litatis, honorumque ipjis, ac jludii delaturutn, decreveu
Ahxandrtm obtruncare , ac Maximim^ vocare Augufium.
Comparito adunque Coftui nel Campo, affine d'efei
citare,com’era fua incombenza, i Soldati,chc ap-
pellavanfi Tironi, gli fi fecero tumultuariameme
ix\torao,e,Dnbium ignaro,an re prias compofitd ala-
mantaro di Porpora. Infignito dell’improvvifo, e
fublime onore il Villano, fommamehte glorificato
impard fubito da una fimulata modelUa h reniten-
za, che fu ,le prime dimoftrd, d’accettare la digiiiti
augufta, e perd Primb reniti, £7 abjicere purptiram;
at autem nudos intentari gladios h mititibus vidit, occifurtit
Idem ihidetn. tlifi cederet mmitantibus, futurum, quota prafeas pericu-
lum praoptans, bonoremfcilicet reeepit ,fortu»amque illatn,
fape, ut ajebat, bracuUs, ac fomniis pramotiflratdm, it-
flatus militesprias, invitam reHaraUantemque fe cogi , fed
illorum
M aijffirh
, mo. 37X
iihrum tamta objequi volmtati. Qualunque tuttayia
foffe allora il (uo fcntimento, certo t , che dopo
voile, con atti anche barbari, ftabilirc ful Trono
la fua forte, poichc Per Ceaturioaem, £7 >pfo, cio^ Zeiuri-tmJt.
AleiTandro, 0 f M atrefam iliaribus ewum octifis, re. -einad.
rum potitus efl ■ Favorito intanto nella detta forma
da’ fuoi Soldati Mafllmino, fumminiftro 1’ argomen-
to alSenato di celebrare nella Medaglia laFede de’
medefimi; ancorchfe do foffe avvenuto, KullbSe- PeuimOrt.
natus vohmtate i ma era pur troppo neceflitato il
nerabile Confeffo a facrificare alia forza il fuo pa-
rere,emoftrare d’avergradita quellaelczione,che
dalla mente fua era pienamente disapprovata.
V I II
Erita fingolar confiderazione la prefente Me
TAVOLA
T ,avola T rigefm ottava.
375
TA V O L A
TRIGESIMOTTAVA.
MASSIMIMO.
^^SBen giufto il compatimerito, chc do-
~ ' nafi ad un’Anima nobile, 4 1 ora che ve-
de/j co/lretta a ribellarfi ilia propria
ftima,perdimo/trarc fedekk aU’ ahrui
fama. Apregiudicio cotanto fconvenc-
vole foggettoffi piii volte if Senate Ro
mano , e fingokrmente coirappoggtari, e promo-
vgre il credito df Maflimino. Sapeva bln egli,che
il Tjranno erafi fatto ^getto deirodio pubblico,
edd nonoftante,con ilcapito della fua,j>eraltro,
animirabile faviczza.dichiarafi d’approvare la Mo-
narchia del Barbaro. In fatti cfpone nella correntc
Mcdaglia, a di lur’favorc, la Salute, rapprelentata
col folito tipo di una Figura fedente, ch| porge con
T5TlaTazza|il cibo ad un Serpente avvitlcchiato in-
^- torno ad un’ Altare. [
jyia per ifpiegare pid chiaramente I’implroprieta di
quefto fentimento, formato dal Senatp, rifletto,
che pud.cOnfiderarfi la Salute relativ^ente alia
Perfona dd Principe, con fignificare il defiderio,
die .11 nodrifee della fua diuturna incplumita, e
' una
376 T avo la T rigefm o ttava.
um tal brama repugna mani&ftamente a i voti
comuni, poichfe i komani aveyano in tanta abbo-
CapitcVm. ta
tninazione il Monarca, che porgevanofervidc pre-
IdaMmsM, ghiere ai Dei,come atteftaGiulioCapitolino.fup
plicandoli a non pcrmcttere al crudcl Dominante
%ofim. Lih.t,
dimettcre pie’inRoma,troppoobbligata a paven-
H'Jior- tare la di lui fierezza: ^Jeo cunBis erat iutolttMis.
Quando poi incendall la Salute a riguardo del pub-
blico bene, quafi che Maflimino fia malkvadore
benefico di si gradita fclicitb , procurandbk, e fo-
mcniandola, niente (i trovera pii lontano dal ve-
ro,redamando in cpntrariolofpictato coftomedd
coronato Imperante, e in pruova di qoefto, odafi
I’ lftoricO jChe park nella forma feguentc: Cdoiljo
maui ejus crudelitatem ferre non pofent, quoi delatores
evocaret, accufatorem immitteret, cr'mina fi,ng!r0t linnocen-
J d m ih id m * iis oceideret, damnaret omnes qukmque in 'Jtidicim m if
p u t,e x ditijfmishominibus pauperrimosfaceret,maJ//iif
de ,nifi malo aUeno,pecumam quareret, deioje fine delink
Cottfalares viros, ^ Duces malm inlerimeret, alios Scy
thicis vehicuUs exbiberet, alios in cufiodit* dtiineret, nihit
dcnique pratermitteret ,qmd ad crudelitatemtnderetitr opi-
rari, contra earn defeBiouem paranmt- tdh aipettdgia
ilfiero a mettere in veduta ilpariattere del fuogj:,,
nio crudele nel decorlb del liio Imperio, cheanii
coll’altrui kngue voile colorita a se la Porpora nel
bcl prindpio della Monarchiat e perd, Toftquam
fleraSan. m earn exercitusumverfas Auguftum appellavit. Tribune,Q
f ia f Lib. 6. Centumnibus Miquot negotiam dat Alexandri, Matrisque
and,Q qaicunquevim contrafacerent,oecidendorm- Parea
realmente, ch’ egli riputafle la crudelk per feriCr
bafe del fuO Imperio; ondc lierum potitas, mutata
Idemitttriit vehementer rerattt cmdkione, afperi, ferociterque adepti
<f^h L ib. 7. potejlate utebatur , fie, ut ex molU, manfuetoque Imperio
ad tyrdnnidis cradefitatemvertere omnia contenderet -Kam,
earn fe invifamhemimbascognofceret,qubd primus,ex infi-
mo loco, ad earn fortunam perveniffet, praterea moribas
perinde^
M ajfim ino . 3 7 7
perinde, ut genere barbarus, patrioque itijlituto cadis avi-
difftmus,ad idpoti^mum dabat operam, utlmperium fibi
favitib conftabilitet; c p er averpronti i motivi di pra-
ticarla, Eraut illiusaures emti^us calsmmiis patula ^fie Itktii’
ut mllius vel atatis yVel dignitatis rationem babe ret. Poco,
onuHa di fperanza delta Salute potevanocertamen-
te 1 Romani fondare in quel Signore, che nel fuo
fembiante ifteffo oftentava I’afpetto formidabilc
delta iierezza, e nelle mute linee ancora della fua
fronte parlavanole nunacce: .d^peBu qttoque trat hor- lilem .
rendusj e conformavafi paritnente con le fattezze al
Egaatm
tetoce taknto del fuo paefe natlo: Tbrax gen ie, ^ Lib.i.Rom m-
faviti^ infignis i e fe VautoritU ,e la potenza 'fiel fuo
avvenimento alia Monarchia tonvalidarorio le forze
della fua fpa^, voile egli prevalerfene per appog-
giare il trid{i^ della barbarie:Pote/?<*tr afperrimb
magm cum terrore utendo, £7 <1 dementi Hegno, intende f*
quello dlAleflandro, ad tyrannieam crudelitatem omnia ” “
tmeando; erat enim ingenio, ut genere barbarus, £7
ea<lis aviditate gentilitid praditus. G l’in n o cen ti S eguaci
del Divin Redentore provarono parimente, infieme
con gli akri fuoi Sudditi, li di lui fjMctati rigori:
bfee in Cbrifiianos dumtaxat ja vu s, atque immanis exthit,
fedein fubditos aqui’omnes; nam Q‘fuperbuserat pe- j,. zauarae
cuma avidus, eaque de cau^d injuftijfnnus, ^ Janguina- Tma /imutl
rius, denique planC tyrannus, ad rapinas ,p y cades homu
num fin e ulla probahili caufd mens , ad quas adeo propen-
fas fu it, ut nec uxoris fu a vita parcerk ■(^efti e il Mo-
narca, per cui il Seoato celebra la Salute, la quale
Mtavia nbn gii poteva competere, ne in quanto
alcomun defiderio, che alia di lui felicitk fiorilTe,
mentre affatto contrarj ardevano i pubblici voti;
nd per quello riguafdava raltrui bene da eflb pro-
Ciirato, poichd anzi le foie calamitli dovevano at-
tenderfi dalla fua barbara natura.
I ll
a ferocia di Maflimino, che fu cniddecot(\
Jul. CapJteHn,
L gliera di tanti infortiw) a danao degli altri,
fc r v ifd cdb di gagl/ardoappoggio, per van-
taggiare la fua forte ne' Campi di guerra. In que-v
fti alzo veramente egli un gran grido: Finutf inter
amnes milites clams, e rimarcd un’ammirabile valo-
re, che valfe pariincnte a Ibndargli il capitalc, Jjyt,
fare I'ecceifb acquifto dell’augufto Alloro, Quaaiio
poi di qucito veili la fua fronte, ritrovavafi nella
Zotfar.Tm.i, Germania, dove, Bello Gemanis illdto, invefti con'
Annul
le aoroane Legtoni quelle genti , e governo il com-
batcimento con coraggio cos': forte, che le vide
daU’armi fue debellate. A quefta militarc, e ftre-
pitofa azione riflettc la Medaglia prefente, e pcFT
dimoftra nel fecondo campo la Figura della Vit-
toria, che alza con la deltra mano una Laurea,
e tiene nella fmiftra una Palma, avendo a i fuoi
piedi un Cattivo, coll’ Ifcrizione intorno, che di
ce; VICTORIA GERMANlCAi ma perche di taf
guerra ho ragionato baftantemente nelTomoquai
to .
M a JJim m . 575
to, fpicgando la Medaglia feconda della Tarola
quinta, la mi rirocttp,
IV
Ui pure fi ccldsra la medefinja marziale im-
o
^Etre’lSembiante diMaffimino,che adorna il
primocampo della Medaglia . veggonfi nel
_ iecondo due Figure in piedi, le quali fcam-
bievolmentc fi danno la mano,e foftentano la pic-
~eola Immagine della Victoria. In una delledette
Figure rapprefencafi il Monarca , e nell’altra Maf
fimo il di lui Figlio, e I’atto, in cui fi moftrano,
dinota, eller eomune I’onore della Victoria medc-
fwna v Ciafcheduna delle Figure medefinie ticne ap-
preflb di se un Soldato,ed hanno ai piedi unCat-
^ftiyo. e tutto ferve per indicare il combattimento,
e la Victoria riportata fopra i Germani.
V I
Edefi nel fecondo campo della Medaglia una
a
\y V 1 I
vencrazione, che a Maffimino profeflano
L gli Efefmi, G rende pubblica nella prefente
Medaglia, il di cui primo campo d occupato
^yda\ Sembiante del Monarca, e gli corre intorno
' I’ iferizione, che dice •.ATT. K, F. XOT. OTH. M ASI-
MEINOC; doe: IMPERATOR C^SAR CAJUS
JilLIUS VERUS MAXIMINUS. Nel fecondo ci
viene rapprefentata la celebre Diana de’ medefimi
Efefmi, e fi da a vedere a Cavallo fopra un Cervo,
’avendo nella del^a mano un Dardo, e nella fini-
ftra I’Arco, e vi B legge nel contorno: E<I>ECmN
ENEilKOPfitN.CioerEPHESIORUM TER NEO-
^^i„,^RORUM. L’Arco, e il Dardo dinotano il ta-
lento di Diana, tutto dedito alle Cacce: Enimverb AmlhJor.
, ' Diana vmationis jiudk deleBata ,virgo permanfit. IlCer- .
^ VOpoi frequentemente ritrovafi con Diana. I Mi-
tologi pero volevano, che I’altre Fere da lei dipen-
delsero; e ben fe n’avvide Eneo, allora che que-
Ita luppofta disguftata per non efsere Bata da efso
mvitata al convito, provo i danni cagionatigli da
un
382 T avola T rigefmottava.
un> fieriflimo Cigiiale,che Diana mandd a dera-
ftare la di lui Regione: Indignanter, £y malignHuk,
Lucian. uU quad fola ad epulus convivales ab (&neo vocata nonfue-
Jupiter Tra^
^<xdui Tcw.j. rat , .ac propterea jiprum irmfitata magnitudmis, ac n-
boris inauditi in regtonem illius immifit.Tuttavia il Cer-
V O riputavafi a lei gratiflimo e perd dimoftrolli
;
C y ra ld . in
LJiJior.Deor^
tanto Idegnata contro Agaraennone, poich^’qiie-
S yn ta g. i i . fti avevale uccifo un Cervo appunto, che arrivo
a chiedere il di lui fangue, per foddisfazione dell
offefa ricevuta.
VIII
MASS IMD>
L Figlio di Maffimino nobilita co l fiio Cefare.
TAVOLA
_ 1_
Tavola '~Trlgejhnanona.
3 h
TA V O L A
TRIGESIMANONA.
MASSIMO>
’In n oceaza non va mai efente dagl’in-
fortunj, quando ha q u a lch e rela z ion e
con chi ^ contaminato dalla colpa.
Suppofto I’amore, che dagUaltrui cuO>
ri Maffimq rifcotea, non doveva gik
'CgB accompagnare I’avvenimento ca*
kmitofo del Gcnitore; e pure prevalfe la tiranni'a
di Mafliminq fuo Padre, per imprimere in eflb il
■ demerito di viv^e,e ci6 folamente a cagione d’ef-
fergU Figlio • Replica quefti la fua comparla nella
Mcdaglia, che conviene coll’ ultima antecedente;
^ a fi moftra aiverla, a riguardo della dilFerentc
llcrizione nelDirittoimprefla, leggcndofi qui,non
giaCIVL.VERVS MAXIMVS CAES-, come nell’
altra, ma MAXIMVS CAES. GERM., cio^ MA-
•XIMUS C/ESAR GERMANlCUS;ncIrimanentc
fconviene con la paflata.
T o trio V Il C cC Aflu-
3 8(5 T avola Trigefm anom .
II
Sfumea frequentemente il Senate I’argomen-
A to di commendare i fuoiPrincipi.efmgokt
mente i giovanetti, dalla Pieti. A Cofttem-
plazione appunto di quefta h Maflimo eelebrato ncl-
laMedaglia , neldicui fecondocampo veggonfi per-
cidimpreffi gl’iftrumenti ufati ne’Sacrificf. Lenco-
mio qui accordato al nobil Giovane, ha per oggetto
C k fro de realmente la Pieth verfo i Dei, afferetjdo ancora
H a t. Deor. M- TuUio i cheTktasefijuftitia adverfus Decs. Sepero
Lib.i. vogliamd confiderarla in quefto Principe relativa-
rnente agliUomini,troveremo,che feben egli era
dotato di talento pu'i tofto piacevole,epropcnfoa
praticarla ad altrui beneficio, nientedimeno la bar
baric del di lui Padre recavagli in tal pregio no&
poco pregitidicio,dubitandoli,c/ie aelFiglio aveffe
potuto riflettere i dettami del Hero fuo genio", e
cbe fia vero ,'efiendo intenzionatoMeffandro Seve
re di fpofare adeflblui Teoclia fua Sorella, dichia-
roffi, che niun’ altro oftacolo opponevafi al f«o pen-
fiero, fiiorchd la barbaric del Padre. Cosi In fatii
Ipiegoffi con Giulia Mammea fuSMadre, alia quale
fcriffe nel tenore feguente: Mi Mater, ft Maximimis
fenior Duxmfter, £7quidm optimus «#»aliqaid in [e bar-
Ju l. Caph^t, barum tontimret ,jam ego Maxtminqjuniori T beocUamtuM
in Maxiniy
]u n k r. dedijfem j fed timeo, neSoror rnea Gr<eqs manditiis erudi
ta , barbarum S oeerum ferre nonpojft , qnamvis ipfe adoh^
feens, £7pukber, £7fcholaficus ad Gracas rmmditias emt-
ditus ejfe videatur; col qual fentimento venne a di-
mon;rare,che poteva bensi laPiet^,e la galanteria
non efiere alicna dall'animo delFiglio, ma che in-
fieme fcorgevafi in qualche inodo fereditata dalja
barbaric del Padre - *
PAULINA-
3^7
I II
PAULINAx
I vicne rapprelcntata nella Medaglia la Con-
IV
GORDIANO I
AFFRICANO*'
i Omparifee nel primo alpetto delk Medaglia
un Perfonaggio degno realmente di quell’AI
loro, che gli adorna il capo. QueAi d Gor-
diano il Seniore, appelkco Affrkutno, non gid
perch’egli ill Proconfole in Affrica,dioVe parimen-
CaphoL in
te fu eletto,ed acclamato Monarca, Sed quod ik
Gord< Sdpiottum familid originem traheret ; ne ft dee punto
dubitare della di lui nobilti tutta luminofa; poiclir
Originempaternam ex Graccharumgenere Kbuit ymatemn
Jdem^ ex Trajani Imperataris, Tatre, Avo, Troava Confulihs,
S ecero, Trafaeero , £7 dmbus Abfaceris Canfidibus, ipj'e
Canful ditiffmus, ac patentiffmus. ^
Vedefi nel fecondo campo, imprefia a gloria fua, I’li
magine della A^irtil, di cui partccipa anepra il <1
lui Figlio, dicendo 1’iferizione: VIRTVS AVG\f
STOR.VM.
Quanto poi fofle conveniente I’appropriare la Yin i
a quefto Principe, egli medefimo ben lo prov6 ii
tutto 'l corib del fuo vivere,"mentre nel-prin^
affacciarfi che fece al lume della ragione, applui
, il fuo penfiero ,e i fuoi fludj a coltivarla. Suo prin
cipal diletto era, negU anni piCi verdi., la Poesia,
e per6 •
Gordtam / Affricano . j 8p
t pero compofe in vcrfi trentaLibri,ne’quali trat-
td, e de&riflc ingegnofamente la v ita ,le guerre,
e leimprefe, cosi pafebliche,comeprirate,d’Anto-
nino Pio, e di M- Aurelio • Adulto pofcia, rilevo con
l^fua virtii, e mcrito la carica di Queflore, e di
M ile , e in quefta fingolarmente fe’ celebre la fua
generofa munificenza, perocche /»<« tem
pore duodecim Topsilo "^fimano munera, ideft per fingulos jjtm.
mnfes fmgtda de fuo exhibuit y ut GladiMorum nmrnun-
qmm quingena paria exbiberet, nunquam minus centenis
quinquagenis • Feras Lybicas una die centum exiabuit ,Ur-
fos una die mille, Scorfe le dignitk ttiinoti , fu eleva-
to due volte al pregiatiffimo grado di Confole, e
In Confulatibus elarior fuit fm teinporit Confulibus, at-
tento fempre a fare fpettacolo delle virtCi in ogni
fua azione. Quindi AleifandroSevero.intendendo,
che Gordiano, terminato ch’ egli ebbe il fuo fecon-
do C o n f o i a t o , era 11ato mandato dal Senato Pro-
confole in AHrica, Ip/egd V a ita A im a , c h e aveva
di cost vVrtuolb Perfonaggio , in una Lettera a i Se
nator! inviata, neWa quale parlava in tal forma:
N .eq u e g ra tia s m ibi quicqtunn P .C . n eq u e d u lciu s p otui-
f t i s e f f c e r e , quam u t A ntoninum G ordiam m t T r o eo n fu lem Idem,
s d A frica m m iB eretis, viru m nobilem ^ £)' m a g n a n im w n ,
d ife r ta m , ji i f l t im , co n tm en tem , bonurtl} e di poi fog-
giunge r Iftorico; Ex q u o a p p a r e t , q u a m m v i r eo tem
p o re fu e r it G ordiqnus ■ Paffando in Affrica, gli fu fa-
■cile colie fue ^bti cofpicue guadagnarfi I’afl'etto, e
I’ellimazione univerlale, in modo, che tra quelle
gCftti fentivafi acclamato, da chi qual novello Sci-
pione, da chi Catone, da chi Muzio, da chi Ruti-
lio,,da chi Lelio, ammirando in eflb unite quelle
virti, che fparfe negli antichi Eroi, avevanli ren-
^ t i meritevoli d’onori immortali. Concorfeva ad
^creditarlo 1’ iftcfla preienza di fua perfona; per-
cbc. E ra t longitudine lio m a n a , ca n itie d e c o r d , £ ?p o m p a li
o u ftu , r u l e r m a g is , q u d m C andidas ^f a c i e b en e l a t d , o cu lis, Idem .
ore.
5 o T avola T rigefmanona.
tre, fronts tKrendus. Suppofte adunque le di lui fpe-
ciofifliine prerogative, non fu maraviglia, che i
voti fi uniflero per efaltarlo al Trono, e che il Se-
nato pubblicafle la Virtii, come dote intieramcnte
propria del fuo talento.
V I
I celebra in quefta Medaglia la Victoria degli
Augufti, delineata nelRovelcio in una Figura
V, # alata gradiente, che tieoe con la deftra una
Laurea, e con la finiftra una Palma. Confeflbperd
candidamente, eh’ io non fo, come appropriate la
Victoria, qui pubblicata, alle glorie d’alcuno de’
due Gordiani Padre, e Figlio; mentre non trovo
neglilftorici combattimcnto veruno , dal quale efli,
fortiti fuperiori,fi faceflero il inerito di vantare la
Victoria. Niunaltrocimento miiitare intraprefero,
p er q uanto emmi noto, quefti Perfonaggi, dppo
che furono acclatnati M o m r ch i, fu orch e la batti-
glia, che fe' Gordiano il Giovane eon CapelianP,
nella quale gli fti foonfitto l’Efercito,ed cgli caddc
motto. In tale ofcurita fiami lecito credere, che il
Senato, |)romettendofi da i detti Principi indubi-
tdta victoria fopra il Tiranno Maflimino, intcn-
defle di fbrmare unfelice prefagio della medefima,
riputata per coslcerta,corae fe gia fofle avvenuta.
Potea eflere mplt^ bene animate un tal fentimen-
to dall’affettcCJcol quale era confiderato Gordiano
dagli Affricani, che per cid non gli avrebbono.n£:_
gati i loro ajuti nella mofla ,quando fofle occorfa,
dell armi: Amatus eft ab Afris ita in mma antea Tro-
'confulunij e fe Tarmi in altre parti aneora aveflero *
.fiflfnto ilCampo della battaglia, conlidava pur il
Senato, che lodio univerfale, concitatofi contro da
'MaiTimino,avrebbe impegnata tutta la fua forza,
per guadagnare ai Gordiani la Victoria.
GORDIANOII
IL GIOVANE.
Ordiano il Giovanc adorna col fuo Cefatto
Sembiante il primo campo della Medaglia,
e nel fecondo vedefj,a fuo oftore impteffa,
la Figura della Victoria. Per la notizia diquefta,
mi rimetto al detto nell’antecedence Medaglia.
VII I
"Y \ Oma cterna fedente, nel R o r e fd o , fopm fi-
nefi militari, con la te/ta galeata, un’Aft
J nella ftnittta, e nella mano deftra laFigur,
di una Victoria, che tiene pur con \a deftra una
Laurea, c con la'finiftra una Palma, appoggiale
glorie di Gordiano il Giovane. . ‘
Cli aggiunti, Co' quali I’etcrna Citta ci viene rappfc
lentata, dinotano il di lei genio guerriero, e cbeia
fieme cotrarroi aveva ampliato per tuttoil MCn-
do j allora fcoperto, il fuo domiaio. L’ingegnofiffi
mo Dottore Santo Agoftino mqftra'disapprovarr,
che con la rabbia delParmi doveffe dilatar/i ild
lei Jmperio j poichd facendo dire a i Romani:
nifi affiduis ,fibi<](K continub facceJentibus bellis’^omauKK
Jmptrium tarn lotigb , latiqm non poffet aupn\ Can
D. Aug»ft. d 9 grandi glorid difamari, rifponde egli :U( magnmt (jft
Civ. D (i l^ib,
$, (ap, IQ, , Imprrima ,cur (jfe deheret inquietum, nonrie in corpordi’i
hminum fatius tft niodkam ftaturam cum fanitau hd'
re, quam ad molem aliquam'gigantemn perpetuis
mbits peraeum . Ma il talento del guerreggiarc .prf
^ domi-
Gerdmm II ilG iovane . 3^$
dominava I'animo de’ Romam in forma talc, che
dorc priina ficoatentavano diacceadere il bollore
dcli’armi nella llagione folamente cftiva, s’induf-
fero dope a maneggiarle anche ne! Verno;e dtan-
doPlutarco,k) nota I’eruditiflimoRofino, con dire:
^omams^ ante Camilli tempera, tantiun p er eefiakm mi-
btia iffe eemfuetiffe dmni fa a hyemare^ eo aittem tem
pore , rjuo Veji obfrffi primum eoepijfe ,taftellis tedificatis , ceApittjf.
. 1 0.
cajlfirqiie mtmitis in horticO byemem, cum aftate conti-
tmare. Pafve veramentc, che Augufto, col di cui
imperio ebbe comune il Regno la Pace, volcffc
mitigar Vardore di Roma propenfa al guerreggia-
rc, il di lui pcnfiero non entro nella mentc
de’ Monarch! fuoi focceffori: H detat pofteros jdugu-
Jius proferre terminos, fa e quia fatis jam partum vide-
L ipfiui^ em e-
hatur, 0^ metuenda bellorum, ac fortuna vires, fa e per gn itu d . JRetn.
invidiam , f f n e gloriam fuam vincerent, ut Tacitus fu fp - L it. I. cap,
catur. Sane pofieri cemfdium hoc neglexertuit, nec foliim
regna aliquot defuadlis, aut everfis fociis "^egibus Imperio
adjecerunt, fed etiam ultra terminos nova quafivertmti
non trovando confine Vumana cupidigia ,in cui pof
fa ftabilirc quietamente la meta delle fue voglie.
Vanta Roma, nel! IfcrizioiK della Medaglta, il gran
titolo d’Eterna, e tra gli altri, con qiiefto fregio
ancora forma il iUo gloriofo diftintivo dagli Eniporj
pifi iltuftri - Cosl Dionifio fin hel fuo tempo prefe
da una dote cotagto pregiabilc il motive di pre-
ferirla a qualunque fia Cltm, avvertendo, T ofi fe
reliquiffe cieteras ,-quArmn ba^enus extat memoria, non D'nnyb Halt-
fpUm fi fpedles amplitudinem dominH, fulcbritudmmque taAnci^.Rom. r n . Lib. i.
rerum gefiarum , quas nemo baBenus pro dignitate prodi-
• dit, veriim etiam quhd ad diuturnitatem eju s attinet. E
quefta eappunto quella eternith,che,Con fontarfa
capricciofa, I’Antefignano de’ Poeti Latini fe’ pro*
"^ettere da Giove a Venere, per addolcire I’ama-
rerza, che la contaminava, a riguardo della pro-
cella di Mare fofferta dal fuo Figlio Elnea, dicen-
Tomo VII- Ddd ■ dole
3 T avola Trigejim am na.
dole per fuo conforto, die da cflb avrebbe tratrj
I’alta originc la Citti eterna, a i di cui Monarchi
non farebbono determinati i limit!, ne del domi
nio, nd del tempo:
V ifgU ./E.nfy* His ego, nee metas return, nee tempora pom,
la h . I .
Imperium fine fine dedi.
Pa un fogno realmente poetico nacque una tal pro
mefla 5 la verita pero li h , che Roma oggidi pure
fi mantiene nel gloriofo poflelTo d’eterafa,
nel dominare con imperio anche divino
in ogni parte del Mondo.
TAVOLA
T avola Quarantefima
is>?
T A V O L A
O U A R A N T E S IM A .
BALBINO.
Naridi ben prefto I’Alloro augufto fu
la fronte degl’ infelict Gordiani, meri-
tevoliyche fiorifle fino a germogiiare
in quel frutto, che I Im peno, dall efaU
tamento, e virtCl di effi, attendeva.
Ma appena vagheggiarono lofplendo
re deir Oriente, in cui forgeva la loro Monarchia,
che lo videro tramontare in un lugubre Occafo di
mortale ruina .’ Sotto Timmagine di Sorte ferena
prefentoili a que’*Perfonaggi un nero infortnnio,il
■quale fmafcherofli alia fine,e con leftrema caduta
de’ miferi Principi aptentico 1’ Inganno delle lue pri-
tnalufinghe- Intefd ffattagto dalSenato il funello
avvpnimento degli amati Dominant!, applied fiiS-
toilpenfiero a mettere qualche ripard alia corren-
•te delle furie , che la rabbia armata di Maflimino
portava a Roma- Tieque enim illos praterihat, nmini Herodtdn.
jam pnrfunm Maximimm cam ^ponti aliemm ipfis, L ik fj.H tJ i.
\dtqup hofiili ammo,turnjuftisetiam de caafis, ^profeffo
h u afi odio fucceafemem. Coll’anima adunque in tem
pera , turbatillirai i Senatori unironfi a Confulta j
■ ilCon*
3 i>8 T avola Quarante/ima.
ilConfolc, Qai primam feutentiam vrat diHufot,jicOr-
]u i. Capjtol. Jus eft: Minoru nosf<Mcitant, £7prope nailesresfimiiUj'-
in M axitno,
& B a lb m . fimo tempore traBamus in CuriS ■ Quid enimopus eft de te-
Jlitutione Temphrum, de BaJiUcu otnatu, de Thermis Titia-
nis, de exadificatione ^mphitbealri agere ? Ciiui inmneal
Maximinus, gttemboflem meeumante dixijlis, Gmikvidpe >
in quibus prtefidium fuerat, interempti Jint, neque iii pra-
fentiullumfit auxilium ,quorefpirate poffimus. JgtteJgitur
T .C . Frincipes dieite, quid moramim i ne dtanfingnlatm
pertimefeitis, in timore potius, qubm in virtute opptimamim.
Terminato il difeorfo, tutti con un fiknzao
attefta-vrano la travagliofa confufione, neWajqviale
trovavanfi involti, e imbararzati, quando feilim
Sabinus ex familid Ulpiorum, rogato Coafitk, «? fiii di-
. Idem , cere, atque interfati liceret, ficOrfiueft ■ ScioF.iZ. ham
rebus novis inejfe oportere confiautiam, ut rapienda fat
tonfiUa non quarenda j-verbis quin etiam piuritnis abfiinea-
dam fid, atque fententiis ubi res perurgent. Cervices faas-
quiSque refpiciat, uxorem, ac liberas ec^itet, avitas, pa-
inasqae fortemas, quibasomnibus imminet Maximlnus, na-
turd furiofus trucukntus ,immams,caafbverh ,ut fibi mA-
tur , Jatisjufta trmukntior. Ille quadrate agmine ,Cajhk
nbique pofitis adUrbem tendit, vosfedendo, £7confaitamh
diem teritis. Longa oratione optts.non ej^. faciendus ejl Itii-
peratoryimb faciendi fantTrincipes j mus,qui res dome-
fticas, alter, qui hllkas caret, anus, qui in Urbe refideat,
alter ,quiobviam cum cxercitu latjeonibuspergat• EgoFrin-
cipesebco, vosfirmate,, fi placet Jfin minus, meliores'ojke-
dite • Maxunum i^tur, atque Bdfbinum, quorum unus m
re'militari tantus eft, ut nobilitatmgeneris fatendore^ pir-
tutis allexerit: Alter ita elarus nobilitate efi , ut, (fimorim
lenitateFfipuUkiefitneceffarius, £7okafanblimonid, qaam
i prima Mate, in fiudiis femper, ac liiteris tenuit. Fattn
la propofizione de’ Perfonaggi meritevoli del Trono,
non pud crederfi Tapplauib, col quale fu ricevuw
Idem. Acciamattm efi um confenju ,dqtmm eft ,jufium eft ,fai-
tentiieSabitti omnes confentimus : Maxime, fijEalbmAu-
Balbino i
p fti, Dit VOS fervent, DU vos Vfineipes fecermt,Dii vos
mjervent< VosSenattm d iatronilrus vindicate, v(d>is bel^
Im contra latrommandamm. Hoftis pttblictts Maximinm
mmfiliopereat,boflem pttMieumvosperfecjnemim. Felices
'vos judicio Senatiis, felicem 1{etnpubticam veftro Jntperio-
J^od vohisSenatus detidit, fortiter agite} quod vobis Se-
natasdetulit,tiberaer accipite. Cbslappunto elevati fa-
rono alia MonareWa Balbino, e Maflimo, die 15difle
Papieao- Jl primo de’quali ,adon)o delCefareoAl-
loro, comparifee nella prefentc Medaglia, e dicefi
ndl’Ifcr«ione-.lMPERATOR. CAESAR DECIMVS
CAEpVS BALBmVS AVGVSTVS.
Conofeewno intanto i Senatori,che il mezzo piJi va
levole^^r render fiirte kColleganza augufta.era
la QyKordia, pcrci6 Vimpreflero nel fecondo cam-
po, rapprefentaiidola in una Figura fedente, die tie-
ne con la deftra maUo und Tazza.per fegno della
liiapretefa Deitd, e ful braccio finiftro il Corno dell'
ibbondanza, iadicame lalHueoza di que’beni,cbc
dafta Concorde^unione degli animi ne’ novelli Mo-
narchi attendevaft. Da principio corrifpofe vera-
mentc I’evento al defiderio; pm-cW cimbo und, £?
quidem bene imperqruMj nia dopo iflforlero tra i due eimai.
Dominanti del^dilcrepanze: Et erant quidetn difeor-
ia inter Balbimm, Qt Maximum, fed tacHa, qua in-Capitel M
klligerentur potius,qudtn viderentur , cUm BalbinusMaxi'^’'^'"'
mum, quaf ignobikm eorrtemrieret, Maximus Balbimm,
qitafi debilem calcaret- JE qupfta difcordia cagionb la
loro riiina,poichd da effa prefero i Soldati. per al- _
trojslacerbati, coraggio d’affalirH, come fecero ,coI
feriro ,e trucidarli; e ci6 viene attdlato anche dall’
Iftorico, che cosi Icrive: Toft ipfi etiam Imperatores
interfe difftntientes exitiofm catifam prabuerunts nam ea
dijfenfione mikes cogmtd, ambos vinculis conftriblos, per frpra.
totam Urbem ,per ludibrium, £?contumeliam, nec fine ver-
beribus, circumduxenmt, deinde cum audwifeat Germanos
m ere, F7 confervare ilhs tulle, utrutmiue occiderunt.
Pa
4 ®o T avola Q uarantefm a .
Da infortunio cotanto calamitofo argomeritafi i ■
dlmente, quanto favia foffe la brama dellaConcoi
clia,chcilSenato tra i dueMonarchi proclamava
II
Ndeggiando in una travagliofa perturbazione
III
Ria,che Pupieno partifle da Roma coll’Eferci
S E.
IEdata la travagliofa tempefta, e diflipati i timoii
con
c la morte di Malfimino, fi rimife iaRoma
__ ‘Pupieno:
•I Et ingredkntiprkm, etiam Balbinus oc-
Utm, oUfuf. (urrit, Gordiamim C afarem ficum adducens, Sonatas au-
tern, Topulusque univerfus, Itslis acclamationibus, velati
triumphantes exceperunt. Nonpuo baftantementefpie-
garfi I’allegrezza, chc allora dlilar6,ed invito at
giubilo gli animi d’ognuno, jae al^|||paiiiva(i nejla
Ottd imperante, che applaulf tributati ai dueMo-
narchi; Omnesqite onwia boga dicerent, lateraturqueTo-.
pulus , gloriaretirr Tatritiis f. ^pepoque dignis Vrimi-
pibus ■ In ciiiefto tempo'-adutique, penfo foffe im-
prefla la prelenteMedagUa,ncl dicui fccondocam-
po (idk a vedere la Perfona ifteffa delMonarca,che
tiene con la deftra mano alzato un ramofccllo d Oli-
vo, per legno della Pace rifiorita nell’ Imperio, do-
po la caduta ellrema del Tiranno Maflimino.
PUPIENO.
4^i
VI
PUPIENO.
AuguftoCollega di Balbino ,cio6 Pupieno , cl
VII
(
Ella terza Medaglia della Tavola prefcnte’,d
TAVOBA
7^aiJola Quarantejij rima.
40 5
TA V O L A
Q U A R A N T E S IM A P R IM A .
PnPIENO.
Ldolce diquelJ^ene,che flafiaggia do>.
po I’amarezza 4cl Ibfferto male, rielce
iempre di lapore tanto piA gradito,
quanto piil penoib At-it-tormeato del,
travagUo paffato-, in quella guila ap-
punto, chedopo le nubi, fpande il Sole
4 pii!lbelli,ebrillanti i fuoifaggi. Lafinezzadisicaro
^dimento penetro il cuore del Senate, e del Popolo
Romano, allora ene eiftndo ftati contatninati dai
crucciofi timori dcgl’ infortunj minacciati da Mafll-
■mino, richiamaropo I’ilailtg, e la quiete nell’ anirna,
al pAraoannunzio cl^bbeirjr della morte del Tiran-
no. Intelagia da’Senatori Ig dilui cnidele delibera-
zione di venire ben forte d’armi,e d| rabbia a Ro
ma*,equivi girare ciecamente la fpada, eleffero lli-
,bito diverli Perlbnaggi, e ipedironli ,con validi ac-
comdagnamenti, a tutti que’ palfi, per cui il fiero
poteva tranfitare col fuo Efercito, e (jondurfi a fare
ilmacello dalla fua barbarie decretato. Qltre'dique-
fto , fiie’ lor ordine il Senato di guardar ferrate Ic
„ftradb con diligenza attentiHlma, aiSne che da niuna
p a rte .
4015 T *avola Qmrantefimaprima.
p a r t e , p e r terra,n& per niare,^poteffcropa(rare
foceprfi da bocea, oda goerra alle truppe, con !e
quali ilTiranno teneva affediata Aquik)a, volendo
egli farfi padrone di quclW pptta»per ipoltrarfi poi
liberamcntcin Italia i VirosConfutares^tmWigmis.
a( fpcBatipmis bomimbus ex ItaM totb mifernStnatus
qui iHtora, portusque tutarentur ,mque ca/quampoteftate:
fier^dian, facerent etravigandi, fic ta inaudita, iticogmutqiie ferett,
Hiji,
f u i tfm p. Maximino quamnqm'Romie a^nabantur■ QuinPbt quoqu,
onmes, £7 calks , m quis tranfiret, fervabaxturf itd evenit
bat, ut exemtus, qui U rbem objidebat, ipfe itwiem obfide
retur f ttam neque Aquikjain capere, neqtte'Rmm prdji
eifei poterat, navigiorum, ac vehiculorum pemridk qut
omnia prius occupata, conclufafaerant. 'R_utmresqu<)qui
fufpkionibusin majtisaugebantmtcfe miverfm in armi.
^omannm Topulum, confegjijfe halidtn, gentesque mm.
. lltyrieas, barbarasque qnascanque, autOriens, , autMeri
diesvidet ,ad exercitum conttabendum ,conjuratasinMax
mittkodium. Quare dej'perantes milites omaitwt rertm penu
,fia babebant, quant etiant poi
I lutam fanguine, ^ cadibus de fliimm bauriebant. bt
tempo intaiAo, cbe furono inviati in diverfe part
gliaceennati Perfonaggi, parti parimente Pupieno,
e,pprtatofi a Ravenna, applicofli^ raccogliere bravi
gciHe, con difegno d’ avaniarfi pofeia ad abbatten
ilbarbaroDominante; ina il fito colpo ft preveru
to da i prpprj Soldati di^affiroino, i quali penu^r'ian
do eftremamente di pytiriande, e iprovvcdifti di
tutto il bilbgnevole., trucidaronolofpietatob0oj)ir
ca, infiejne don Maftmo il*di lui Figlio; Paranb u>
pias adverfus Maximinum repenti oicurrunt equites capita
ferentes Trimipum, vibloriamque nmciantis, ^ rertm
profperos fuceeffus, confcnfumque txercitus, Q pOp«/i,a<J
eosdem colendosTrimipes, quosSenatus ekgiffet. E quf
fta apjftnto d la Vittoria, che il Senate voile etc
nata nclla prefente Medaglia • Configliati poi' i P b
mani dalla patria ftperftizione , Statim ad btui
Pacrifi-
Pupieno . 407
^oftificatum dipurritur, ViBoriam canentihm miverfis; , idem.
e ancorcheBalbino non fofle partite daRoma,cid
nonoftante,fu ammeflb a parte di si bella gloria,
attribuendofi ad amendue i Monarchi il vanto del
la Vittoria, dall’ iferizione, che dice: VICTORIA
AV.GVSTORVM; eperd nelle meniorie onoreroli
del medefimo Balbino trovafi parimente imprefla
quefta ifteffa Vittoria, la quale In mrimqm'N.ummis Patmm a
fculpta efij obdeviBum, ^necatumjuxta jlqmlejamMa-Kum.pa^^i.
xiMmm.
I I
GORDIANOIIL
a Mae/la della Monarchia Romana fi prefento
I ll
Ccifi che furono dal Precoriani Balbino, e
J u t. CapHoK
in Gordian, U Pupieno, Gordianus adolefc0 s.qui Ca^at i'<-
misfuerat, dMilitibus,pyPopulo, £fSenati,
omnibus gentibas ingenti amore, ingenti fludh, ffgnrri
AugUflus efi appellatus. Percid qu/fsaomparifee
ca^ lavfreato,ed olcre-ii denokiinarfi Pio,Fe 1
vanta nella prima Ifcrizidne il4iipremo titolo i'
g«fto. * ^
Sapeva,lenzadubbio,ilScriato,che tra i beni dal i
polodefiderati,quello dellaLiberta efigeva i'p'‘
vptj, c per6 ad oggetto di lecordarc.lg^ds^lui '
m e ,e fp b fe nella faccia contraria dWuiMedaglia
Liberty, che dal Monarca promettev^k ed <: '
tnata col folito tipo diaina Figura, ch#Sne cc
mano fmiftra un’ Afta, e con la dcftrFif Piko
cui awndo ragionato in altri luoghi, a quel’i
rimetto.
Gordiano III 4©i)
IV
Edati i tumulti, introniztato un Principe dilet-
TAVOL^
1
T a void ^ ( i r ant^m afeconda.
RlETTitT
415
TA V O L A
Q U A R A N T E S IM A S E G O N D A *
I I
Nelia
Gordiano III. 4 1 7
IV
— - y £iia faccia contraria della Medaglia vediamo
VIII
N’altra Colonia ancora rimarca la liia rive-
rpnte eftimazione a Gordiano • Qjiefta 6 Vi-
_ __ minacio, la q^ale, fe fu,dedo^ta fotto la di lui
Mduarchi^j'torae il dottiffirog Spa^^mio affertna,
dai'^arlando di effa, dkeMPeclftlliWub Gordiano Co-
, ha ella giufto motiVo di proff'overe le gloric
idd fuo Principe, con irnpristere n f e prefente Me-
.^.d^Iia la dilui Immaginl'jidgl caggTregiato delCc-
fareo Alloro. '" ,
Ne' fecondo carngo fpicca una Figura, la cjuaIc-* naa*
no.deitra tiene unToro,ed alia fmiftra tinLebne.
Per quelto fpocta al primo, fi puo credere fia egli
indicante la ferCilita.del fuglo di Viminado, ed in-
o fiein..’ la fondazionc della Colonia, poich^ coftuma-
;fVano i Romani,come.q_o: fopra, nel crear le
^^o'opie, difegnare il d<**”' fito coll’aratr.0 , ti- %
•%^aIo da una Vacca, e da' difficolta mag.^
giore confifte *iel dilucii o , per cui il
Leone ifi ,qui impreffo di formarnc
qua^he. iSonghiSttura,“ olonieo col-
Idca'Viminacio nella e che i Misj
pr^iavanfi molto di rofo’, e guer:
.tiero;dp che atteft; Strabone, dove
;-.-^^t*ndb, che Onii Misj bcllicofi,
"r', iunge:Pugnaces Myfc 10 populetur, rw.s. simi,'
-boms belUtores. Anzi effi. ftentare ta-
-Vo inarziale, iifavano ornarnenti', e divife idonee
.vper fcdiearlo: Myfi fuper capita gentilesgakas prebantdinpfilmm^'
‘ j'cutula
42 2 T avolaQuarantefimafecmia.
fcutttla qmque, ac praufla jacula j e per6 I'eruditifll^
mo Triftan, favellando di quefta gente, potfe dire
Trtfian.Tom, con tutca proprieta: Cette Vrovince ejloit mere, nour^
t.?o^-558. rice d'm peuple brave, couragent, £y magnamme. Glo-
riandoG adunque i Misj d un’animo geaerofo, c
guerriero, non 6 improbabile, vogliano indicarlo
nella Figura del Leone-, giacche iappiamo,"Fdw
Pin. Vtkr. Leonis effe imaginem, tit magni, ^ geueroft animi fimu-
iiii.x,
lacrum priefeferat, *
Spiegato il mifterio,chc include il &.ovefcio,convien
dichiarare il feiifo de’iCaratteri, i quab -fornia^-
1’ Ifcrizione, chegli ccyre intoreo, e foi^ i fegu^^i
p. M, S. COL-\ilM-, fi fon di parere vogtiano dije:
0VINCI.tn^4YSI/#SUPERipRIS^01&^
_____ - ■
VIMINACIUlii^ Di lf?;o pqi leggcG; A>^-
quefti po^^"' ^gnificare I’Anno fecondo
dell^s-yatizioti..-in Cqlouia
naeio.
J
■;ip
- ■^
■
i ■> 1
. TAVOL&
423
X A V O L A
Q llA R A N T E S iM A T E R Z A .
PrincittiD(«ihant
i^^cky^i^^orne
i ti^a'Metropoli della F
■'tI 4' 'h Medaglia,. il Semb
„ r ja ia c jc lie . dice r ATT. ^ J ti
f l^io c-. IMPERATOR C. . % .R... .
XNTOb^ , ^
l^etoiiipd contrario comparifce, ;,dcle feden-
^col capo adorno.di Corona turrl e col I'uo
i^an^ fotto’l braccio finiftrcJ, tenpndo nella de-
ra'una Tazza. . i
.j L’lfcri'l
424 T a v o la Q u a ra n te Jira a te r^ a .
L' Ifcrizionc, chc corrc Intorno, h forrnata jiel tcnore
fegucntc: En. CTP. ATP. AlOrOiOTC MIITPO-
nOAGITON. Cio^;SUB PR^T( >'<(.£AUREUCT'
DIOGENE METROPOLITARUM . Qui^tiitiavia-
non fi leggc cfpreffo il nome icrUCitta salia quale,
dobbiamo aflerire,che ap^a.'tanga Malaglia,,eC ,
l a
dalla
noiiift' lli'
tSiprefiaCf-
%gindicar^, che-:
At Igia debpa aitrf*
^pVche St-fa^pne,
■.ri"^ con
coS^tlSa prelente
^aria deiV ftjgia. '
KAPPHNON. CoS:
f Ait^flopOLIS CARRHENORUM- . , ^„
t*CairaavkiMiie^qiiella,che pubblica le glorie del luo
' "’A lq tja fc f^ ia iio , ed ambifce d’ immortalare nc
i l u i jo m e . E'molto probabile, che
•f^nraggi acquiftati dal Rqmano Monarca coll ar-
‘m i Eeriiani, fruttaffe M cmlche ragguarde-
, c';aolurae a queit? P^'" •'*'
^toarcire la f^a ■, '■ -“nefattore.
yolsffe conrelti^^^-\, ^ Ce" c>
-e^e.al l^ p o di
gbtotufa da >' 'I; ■ ; 5=-
gl5 ^ ^ o n fug -C
'quail videfi iibt
Vittoriofo, a cui
Suddifa; G l | i aell'
a i- q () j^ o f a t tO i’ I I r o la r e
al Sfeiiatp Roma
CarrM deinde, ir- - Jipttol,
ord. Ju*
iCtuatStJ^C'
''mia,ed
cilia d’.Ato^o,e c,
pariinenle^r la faR ar)
Romano, condotto cfe, j fSi
Plm LB.^,
pero Plinio cbiamo cap. 44.
> &S avanzo Ota a confide^ ^ V/^i -he
^ vg^di-Jqpra laColonna^ -rqUi. 4 vci.ga
ia eflavrapprefentata l’lmdhiB^ PIA|sl3fto Dio
Ltmo', che da’ Carreni, con appaiii, -^lita vencra-
^._zf^he, era adorato. Accredito-purd.il fuo culto la
T ^ n a d^ozione diCaracalla, ilqude, partito da
l^omoVlL Hhh ■ T P/i-^rn,
EdelTa,
42 6 TavolaQ uarantefim ater^a.
^^TJcdia'^ EdefTa invioffi verfo Carra,
non pots foddisfare la fua folk p W a.^ th S nd
viaggio fu uccifo. - nel
Confoudevafi tuttavia facilmente il DiriLteo r ^ h
afcdevnno,'
Um HiJem. U t ejui Lunam famimo
...... inomitir
f ^
pandam, «• aadtSlus mulmtbus (mptr mjmiat ■ a verb
prbfeffaffl* -
Seti5-'
.2cd0 tinii^ o il
Tiin TTfflon^,
il M
lafortii
eti
j /’JiAduail’
e-’
t(.-.,,i*„k^rp!cua, $
V coi' .-c|japplaufi
-i-m ; di'ikwff^ia-
iV't'ateJcariP,mediapt
leg ibllennero valoTolamew
, t •' r.7“ V. '-T ii
:j, e con gl)-AtepieSi;
ben■ d ami,ch’ebbeto-.ton
queftiuitt^/ii* Pericle gcneroloCondo#^
M ortr. in tierove an? iistfi ne'primtincontri fivedeffera ^
DU^htt, j ’’■'''■'■'■'’•aprevalendofidopo opportunan^^-;,^
te della ritirata del medefimo Pericle,
iliJ
00082894
00082894