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Government of Maharashtra
on 18 July, 2018
I G E S A R I
IN METALLO GRANDE
Da ANTONINO PIO fino a GORDIANO l i t
RACCOLTI NEL FARNESE-MUSEO, .
' E pubblicati colie loro Congrue Interpreta'zioni.
' ' T O M O S E T T IM O
j COMPOSTO DAL PADRE

PAO LO PE D R U SI
D E L L A C O M P A G N IA DI GESU',
E D E D I C A T d
A L U A LTEZZA SE K M H E ^M A

E R A N G E S G O
P R I M O 82894
DUCA DI PARM A, PIACENZA, &c
m fuj M/.j.

■*jrncjL/ kS~c>: f
^ d ‘
ItT PARMA, NELLA STAMPERIA DI S. A- S. MDCCXVIL
? C OK L I CE N Z A D E ’ S U P E R I O R ! .
00082894
■mafettima.
SBE.ENISSIMA
A L T E Z Z A

Iccome povera d’ogni gloria


^ _____ conofco rOpera prefence, cosi
gilidico mio vantaggiofo interefle il redi-i
merla dalla fua ignobilta, coH’ inveftirla
del grand’ onore, che rileva, nel deporfi
Gmilmente a i piedi del Trono di V. A. S.
TmoVII. z z II
ir
II coiriandamenito fattomi dall’ A. V. di.
comporla, la coftituifce nel deBito indi-
fpenfabile della riyerente obblazione, men-
tre in tal acto rimetccfi all’ alto prinoipio,
da cui ebbe le mofle. II penfierb pero
d’ordinarle le fu, fenza dubbio j^iofinuatd
dal folito calento generofo ,<?<5t quale Ella
fi compiace, che il bene da Lei polTedu-
t o , lla pubblicato a comune proficto;
tutco aU’ oppofto del fencimento d’Adria­
no Cefare, il quale avendo, conforme i
rid dei!^ fua fuperftizione, ottenuto un
Oracolo dallaFonce di CailaJia in Dafne,
fe’ di poi ferrare, con tdncea di faffi, la
FoJicc medefima: f onrem objlrv^it ,ne'alii
inde caperent auguria. Vuole anfFV. A .,
che il Teforo da Lei gdduto,’non rclhj
chiufo ne’ penetrali del fuo Gabinecto,
ma rendafi manifefto, affine che da elTo ’
ne rilevino gli Erudici, negli oracoli dell’
ancichica, un docto, c dHettevole cratccr
nimento,c trovifi parimence appagatcyil
fuo magnanimo Genio amante delle Vir­
tu , dair A. V. S. femprc patrocinate; ben
EM-NoruK- fapendo, che, J\/la?nam ploriam meretur,
itrg h s m m .1.
qut1 , acceptam
^
nooihtatem
,.,9 *
novts yirtutwur^
■ rr- • -1

ciimii-
cumulate c-chc F ro hativirigetius^ Virtu-^ ^
tis p ro fap itijl / quiaJlc u t hominum genus
homines, ita animafum genus V irtutesfura.
Se poi. non dubkalfi d’ufare un linguag-
gio d i^ ro alia modeftia della fua bell’
Anima ,omi avanzerei a parlare, non gia
• folo della Vlivtu lecceraria, a favore akrui
promoffa, ma molto piu della morale,
che a maraviglia in fe ftclTo coltiva; c
qui mi farei a celebrare quel franco do-
minio, che in ogni evenco rimarc^ fopiu
i mod del fuo grande Spirico, onae con-
linuamente G da a vedere padrone de’
proprj affecti, fingolarmente nel faggio
reggimemp de fuoi Stati *, ficche pud
dirfi gitflmmente di V. A. cio, che fu com-
menoaco in Agefilao: Gloriabatufy quod
potius itnperitaret jih i ip/i, qudm quod re- *
gtiaret. Quefto e il di Lei vanco genero-
Jq.jCon cui ben dimoftra di comprendere,
^^Quanto auguftius ejl regenti, J ib i, qudm
^ f^ itis , modum ponere. Tutto plauGbile
intanto riefce il confeguente, che da si
recto fendmento proviene, ed e il non
vederfi giammai craportaca I’A. V. da par-
^lalica d’alFezione alcuna, fe non quando
_x- mira.
mira, i)[el fuo oi^rarc , all’ ati:o piu per-
fetto, c allora pare, che corf^^ionc ki-
tieramence virtuofa ufi le parole del San­
to Arcivefcovo di Milano, e tacit^en-
M olejl^ fero quidvis minm perfe-
Ihim f imago y dimidia ex panw xprejfa',
ingrata ejl fp ellato ri. Anzi'si il meglio
delle Virtu , e il vero carattere del fuo
eroicoCuore, munko, con efl'e, di tal
eoftanza , che non e 'gia capace cl’ ake-
rarlo ayvenimento alcirno finiftro, poiche
intrepidamente feredita la forza di qua-
lunque colpo contrario, onde a Lei av-
viene qiiello, che dql Grifoftomo dilTe
^ Innocenzio primo Pontefice: It\^ihulatio-
. nihus yfolatium d Virttitibm ohnmt s per*
fuafo fcnipre, che quelka e Iarte piu ido-
nea per navigare felicemcnte, anche ad
onca delle proeelle, airafcquifto del Velio
d oro della gloria, effendo cerrilFimo, che
' $enffca
£{#, 8o, Gloria umbra Virtutis ejl s foftenuca poi
da V. A. con quell’ ammirabile gravij^
che pud appellarfi dote fpccifica di iua
Perfona, e che lin ne’ primi anni del fuo
Dominio fu ravvilaca a Lei connaturalc;
piencre A ' primis Jam am is potuit mati^
rare ■
vij
rare gravitaiem , Gom€ fcrifle a Severe il ZEp,>. PmStr,
t.
Vefcovo ^if^Paolino. Vero e, cnc ac-
compagnaca, e adorna d’un’ amabile pia-
cevoleStM, compone la bdla 1 ^ , che
nell’Ani^e grandi defiderava il Morale,
volendo, ct^ompariirero Placido animo, d e Bcnipeiiit
manfueto, m!tgno. Da quefta grandezza
appunto, e piacevolezza di gemo provie-
ne facilmence quel magnanimo amore,
con cui guarda i fuoi Suddici, procaccian-
do loro 1 beni, che valevoli fono a ren-
derVifelici, e mericandofi giuftam^nte la
lode, che Scaofonce accordo alia Monar-.
chia di Giro, con avvertire, che le leggi
di un rec^Dominio hanno per oggetco
il pubblr5o emolumento, poiche Earum
princeps ejfe cura videtur id ^ cere^ quod Elk
bono publico maxin0 conducat. Ma ben fit
tcorge, che ad un tal fine fono dirette di
•lorp proprio talenco le cotidiane occupa-
zioni di V. A ., la quale ?{ihil magis habet Grtgir. lf<P
pr^rium , qudm omnes hen^ciis qfficere s
offervando qual maflima inviolabile il pa-
rere dell’accennato Monarca della Perfia,
che dir folea: Ego aiaem J ic arbitrer , non it t M p i.
fu p ra .
^efidis vitis ratim e preejiare fubditis dc^
here
VllJ %
here ijrm ctpem , fed alacri Jludio rehus ec-
rumprofpiciendo. E ben chbeh^ne ha dat(
le pruove in moke contingenze, e fingo
larmente quando rkrovandofi t^ o k a
fuoi Popoli in qualche penuria d/^nnona
la di Lei attentiflima p ro w id ^ a gli 'h:
efentati dal travaglio, prodSmndo folk
citamente da’paefi efteri convenevole fov
venimento, e dando manifeftamente a co
s««<. jf j ^ hn commune auxiliun
ckm.LU’.z. natus ^ac publicum honum. Qgindi adelTc
comprendefi il modvo, per cuL V. A. nell
oriente del fuo Dojninio, diledoffi di fcor-
rere perfonalmente i fuoi Static affine,
fenza dubbio ^ di rilevare noi^ie giove-
voli a ben governarli, onde voll^, Vehcif
Ftm. in P4. flf^i Syderis more , omnia invifere , omnin
adiro i mercecche ben lapeva cio, che de
Agnpit Din- avviso Agapico, a i quali I^ihii
con. m
paran.
odeo fa c ia , quant quce agendafunt, confpi
cere. Premeffa ch’ ebbe I’amorevole infpe-
zione, non iftancofli pofcia giamma/ la
fua Mente d’ applicare inceliancemente
ogni giorno a gli affari, che fpettano ad
appoggiare le fortune, che find da quel
tempo avea a’ fuoi Sudditi difegna’te •, £
perd ■
IX
■pero conjr^ione poflb io ripetcre^ V. A.
d o , che r ^ c o diffe al fuo Principe Teo-
dofio: Gaudent D ivina perpetuo motu<,
ju g i /mtatione fe vegetat tEtemitass itn
^ tu r)dncepf continuatis negotiis, 0 in
fe quodai\^e redemtihus femper exerci-
■fuses,- neTVrduka, fpelTefiate, ne’ ne-
gozj medefimi ritarda punto lo ftudio del- ■
la fua paterna accenzione, anzi B i crefcit
tihi animus ipfa rerim difficultate s coftu-
me nocato dal Morale neU’ Uomo^forte.
Qua! maravigVia intanto, che le fue genti,
da un Principe cotanro benefico profpe-
rate, prendano mocivo di concento dal
folo v e d ^ la fua amatiffima Perfona; on-
; de dgnupa delle fue Cictk brama il con-
‘ forto d’a^rla prefente, ed apparifce in
clTe do ,cne awiene ali’Api verfo il loro
^ e : Illienim femper Apes ultra parent,
■ac qtwcunque toco manjent ao eo nulla e a - qw.
ju m difcedit, quodJ i aliquo prodierit, nulla
ipj)tm deferit s tarn mmficus eis amor erga
,Trincipem fuum im tafcitun e quando i
di Lei Suddici non poffano di prefenza,
fi voglionb proffimi a V. A. col defiderio,
ipcicato dagl’ impulfi di un rifpettofo af-
TotntVII- h focCOj
^ V .V . ■
fetco ye tanto piu quefto rinFo^afi, quan­
to maggiormcnte provocacoinence dalf’
amabile aiFabilica, con cui Ella, in ogni
luogo, riceve le fuppliche, chc n^e loro
occorrenze le vengono efibite^apendo
con placevole fembianre cuopire, diro
cosi, la maefta del fuo r^fngo fublime,*
ed acquiftarfi lencomio, che in Tibevio
die’ Tacico ad ogni Principe; Si modeflia
ahdere intra f e majeflatem n itatiir. Da
<queftc^ piacevoliffimo genio e originata
parimente I’avverfione, che ha Y. A. a’i
gaftighi; Cum magni> tormento ad cafti-
^It- “"'gandum veniat s mairimamence coll’ ultimo
fupplicio, che pero di rado ^^praticai
ne per cid abbifogna dell’avyertinacnto
dato dal citato Morale, con dire: ^ori
^inus l^rincifi turpia fiin t .mmta fuppli~
cia , qumi Medic0 rmdta fu n era , Con tut-
ta giuftizia adunque un talento cost apio*.
revole, e benigno raccoglie da’ fuoi Po-^
poll quel riverente amore,cbe accen^ai',
verificandofi molto bene, chc
tiam fuam placide , a c falu tariter ex ercet ,
num. 13.
ferm one affahilis , *vultn, qui maxime po-
pulos dem ereiur , amahilis , (gquis dejideriis.
pro-
. propenfus^^ iniquis aeerlusj a toM Civi^
*/

'^ate arnarur^ defenditurcolitur. Aggiun-


^ gOjche gagliardo fomenco della loro giu-
mlTimiu e riverence dilezione derivano
ancora^udditi dal riflettere, che I’A. Vi
li ‘b ram a\ ^ i, non folo in vigore delle
•propriefueSiiioni,, ma nel prudentiflimo
provvedimento altresi di Miniftri capa-i
ciffimi d accordarfi alie paterhe intenzio-
ni del Dominance; e poiche Urns nonfuf-
ficit f qmntumvis alacer ^fortisque corpora cnat.^fr,^
yiinuly 0 animo in tanta mole negotiorum
ac multitudine y quotidie aliis affluentihus
fuper alia, comprende beniflimo V. A. j
che J^iimendi fm t optimatesfeleHiy fpe^
Bat^ prudentiiffyforiitudinis yjuftitia, pie-*
tatisque. Code perd TA. V. diunafcelca
cos'i favia,edppporcuna jmencre con efla
'Fit, ut omnium oculis videat, f ? omnium syntf. o*. a
^aunbus audtat
,7 f.
^omniumque
,
animu in mum RfgVO*
• -. ^ .
^jconvenientibusy conjilium capiat j 0 wm
quMammodo multiplicet. Laonde non re-?
;^ca ftupore, che vegganfi profperate, e
condotte al medicaco fine le vafte idee
della fua'magnanima Mence, che fempre
Jiaperifcopo opere eccelfe. Taleappimto
Trnom b 2 fu
Xij.
fu la ^oriofiffima' ekvazione <JeHa Sere-
niflimf Principefla E L ISA B K T T A zV
Trono delle Spagne, avendo indicate
chiaramente nel Reale efaltaracnto quali
liano gli oggetti de fuoi fublimi^penfie-
r i,c quanto bene incenda r ^ i f o dato
j^^dal Nazianzeno,cioe, c\ic/ffehemus de^.
fi4«i-9r,i9jid erare res m axim as, ed infieme il do-
cumento lafciacoci da Seneca: Q ui mitni
magnitudinem inter certos fin es continet,
male a g it, 1^0 certamente, che non fa
reftringere tra’ Iimiti detertninati la graeP'
dezza deU’ animOi .alia q m lc die’ in fatti
putta la liberta d’operare,nel tempo del
folenniffimo Spofalizio . A llo r ^ i, che la
maefta delle Comparfe fe p ^ p a Ji^lla
di Lei Corte Serenifsima delle piu rare {
c ricche vaghezze,' ed ognunb di ’que’
giorni pote appellarfj , come fu dettd
quello, in cui Tiridate Re d’ Armetiia,
videfi accolco dal Monarca di Ronuj]
D ies Aureus. E cHe fia vero, gli afcbb
gliamenti dell’ oro, i tefori delle gemme,
c lo sfoggio d’altri mold preziofifsimt
ornamenti j lo mifero in aria cost lumi-
nofa, ch’ebbe il merito d’eflere, cfi pi^
nomi-"
Xilj
Gomioito p ie s Solis s c fe vana nJ^fofle
'^’opinione 'di Senofane, che ogni Oima
goda il fiio proprio & le, avendo egli
creduto, Soles varies ejfe pro diverfita-f"M%m.
teC lim ^ tn ^ avremmo pocuto aflerire,
che un S (^ pardcolare in que’ giorni
folgoreggio**fi?pra Parma, con tefori di
fplendidiflima dovizia • E pure con cio
non fi tenne appagato il generofo fpiri-
todiV . A ., poiche comando, che nella
Cattedrale parimente folFe aperto alia
KiaravigUa un Teatro, non gia come
quello, chc dal Boccadoro fu riprovato,
quando diffe: ejl T h atru m E ccle-^^- t. iut
Has ma ^ n s l formato con fanta idea,
:he ;trai^c6 intieramente al gran Tern-
pio la faccia. I Colonnati magnifici, gli
Archi ma£fl;ofi, le Statue fignorili , e tuc-
te le di Jui parti d’ornamenti bizzarrij
?, fpeciofiffimi veftke, efigevano dagU
;ftatici fpettatori un dilettevole ftuppre j
cfJero parmi, che al vario, e vaghifli-
mo apparato potelTc appropriarfi il pre-
gio,che nella gemma Opalo ft fcorge,
mentre oftenca il fuoco del Carbonchio,
la porpora dell’Ametifto, il mare ver-
deg-
deggi^tc dello Sfheraldo, cuti&a pa~
riter incredifnli mixture lucentia / onder'
lo fguardo, conc'empkndo' il‘ bellifsirao,
ncchifsimo oggetto, fu<e
%f^'-^‘’^'fpeUacuk i cum admiratime inhtcj^bati ri-
petendo tacicamence ogninio/cio, che
deir Uomo difle il gran Bico Mirando-
^Md^Lib^df kno; I^ h il in mundana fcend admirahi-
litis cm fpicitur. Cosi giudicd faggiamen-
te I’ A. V. di folemiizzare refakamento
di cjuelk Principeffa, la quale, portan-
do iul Trono delle Spagne il Saiigue Fai^
nefe, dovca nnnovclkre nc R cgj Figli
- le virtu i e lo fpirico gucrriero del- fuo
alto, e ccleberrimo Alfcpnden^ ALES-
SA N D R O , die cortcggiato, a [uo tem­
po, da ftrcpitofe 'vittorie, avanzolp a
coronare di Palme , e d’Allori immortal!
it la M om rchia . jQucCcunqae enim magnd
4^^ >7. evadunT, etidjn excejftis magnos fortiuntw-
Ne contiene gia la gran Regnante il giu-
bilo, e la gloria di si felici avvenimcnti
cntro a’ foil fuoi Regni, ma k dilFon(^e
lietamente ancora nelf indita fua Profa-
pia, e nel cuore parimente della fua Pa-
tria. Affine poiychequdla goda perpetua.
la
XV
lafimembifenza dell alto motive, ctl^le ca-
'^iona SIpregiato conccuco, ordina la vigi-
, lante provvidenza di V. A . , che la Porta,
per cuiNufei la Maefta Sua, in piu cofpicua
apparent riforga; e liccome il Palazzo
.
de Ke dellKCma apnvaii
,, ,• ‘
in pm. rorce,
,,
ma ^i tautiut Lib.
E x ftd it.
•quelladimezA) vantava i l mento dun d i - sm t«f.
ftinto rifpetto, mentre per effa iifciva, e
rientrava ilMonarca, cost quefta, nobili-
tatadall’ufcita della venerata Regina, avra
k avvenire il credito di un fingolare, e ri-
verente riguardo •, ed a lei potra effere ac-
cordata la definizione,cbe diede alfOcchio
Pitagora, da cui fu appellate Porta Solis. LLib.i,a^rtwf
Sole veragjente , che rifplendendo fopra il
Soglio delle Spagne, di la tramanda i fuoi
Reali fulgori diftintamente a quello di
y . A . , mettendo in chiaro alia confidera-
zione d’ognuno, a qual apice> ed a qual
iofte s’innalzino i diLei perfetti difegni.
Jvfa quefto e il folito loro evento, poiche
d’oJdinario veggonfi condotti al termine
akfiderato. E non li pud gia altrimente at-
tendere, quando riflettau al coftume fuo
proprio,qual e difcorrerla, maflime nelle
piugravi operazioni, con Dio,da cui tutte
le
le fomine dipendono. Ed o ycome bene
pruova,che V, A.governafi con regola co-i
fanca, queir eroica protefta, che piu volte,
dalla fua lingua, interpretc del fuo bclCiio-
re, e ftaca elprelTa, e da mold u<ma, doe,
che D qv Ella conofca ima q y ^ h e a%me^
la quale Jia p er ejfere mal faita-i e ducara a
D io, non s indurrdgiam m ai apraticarlas
e pero, meglio che il Filofofo Epitetto,
pud francamence dire: Ego nunquam volens
BpiteB. tih prohibitus fu m , nec coalltis nolens ,pqftqmm
i:jy^put.(a(. meuni obedientem preehui D CO.
Vult m e ad rem appetittt fe r r i? volo ^ ego:
Vult me dejlderare i idemE3'^olo • ^ ’-lit me
aliqua re p o tir il vo lo : E[pn vtidlJ neqtie ui
volo . Con la fcorta di fentimenro. cosi ret­
ro, ogni qual volca che V. A. ,concepifce
nella mente qualche rimareabile imprela^
le procura fempre aufpicj fortunad, peroc-
che prefi dall’Arbitro fupremo de’ Dptni-.
nand; e li aedene inviolabilmente al con;,
figlio, che anche da Giuftiniano Cefai^ lii
fuggerito a chi brama ben regolare I’ope^
fue. Animtim ad D ei otnnipotensis adj uto-
rimn eriget, ^ optabit Deimi aullorent ,B
p r o f idem tonus operis. Di quefto imppL*
tance
icvlj
'tante indirizzo ben imprefla la iJi Lei
grand’Anima, febene ha per ufo cotidia-
, no loffervarlo, tuttavia ne’ di feftivi, con
piuchijsra folennita vuole i fuoi ricorfi aU
la.Divin^Maefta celebrati. N oto, fenza
dubbio,ead ognuno,che i giorni pin
lieri per V .A . Ibno i facrad con culto
pardcolare airAlciflimo,e che giubila la
ilia pieca ne’ dedicad fingolarmente alia
Vergine Madre, mentre in effi riftorafi
fcmpre col Pane degli Angcli; fcorgen-
doli moko attentamente pradcato da Lei
d o , che avverd C/emcnte J’AJdTandrino,
Lit. I.
diccndo: Quid aliud viro fap ien tij atque tap. }.
perfq&o W^gis cmveniT \ qudm ludere^ 0
collatari dies fejids-cum Deo celehrantem ?
Da SI nobjle ,e virtuofo commercio, ch’El-
Ja dene col Divino Motore, impara con
facilita quelle norme,che governano giu-
.ftamente i fuoi jpafli, e tanto di bene
4»roficcano a i fuoi Popoli. Ancorche pero
tutd godano dell’amorcvole beneficenza
sdell’ A. V ., i bifognofi particolarmente
fono quelli , che con mille bcnedizioni
I’acdam^o; poiche ad elTi, fegrecamen-
•te, fenza far pompa della fua Carita, co-,
Tmm' C piofi
piofi jiaccorfi bene fpeffb fitominiftra:
Azione a tal fegno pregiata, che fu ere-
duta fondarc il pofleffo della felicka in
Teodofio dal fuo Panegirifta, all6r^ che
gli difle; JEgo nullam crediderimf/licitatejn
ZMh-PMAt. majorem , quam interceffije irwpi<e^ vin j[f^
Thtcd. fortunam., dediffe homini novum Fatunf.
Ne atcende gia moke voice V. A. d’effere
ftimolaca dalle loro fuppliche, ma infor-
mata folamence del povero neceffitofo,
previene con opporcuno fovvenimento
di lui v o t o e in cio convieiie appunto
col pufslmo parere di Mafsimiliano primo
Imperadore, che dir folea: Charitatem
Reufnm!h noH cxpeOare preces heminis e ^ itis ,. fed
Symb^hhti^ j , ^ ^ . j ,
ffr. ubi necejjitatem vtdet, ante precey opttulari.
— Cosi in fatci Ella opera, dandofi a cono-
feere arricchicp della primaria dote de’Re^
gnanci, che tale fu giudicata da Yopifco
^ mifericordia: P rim a dos Imperatormn'
mifericordia s e facendofi degno argomph--
to degli encomj dovuci a i Principi, men-
tre avvifa il Grifoftomo, che S i quisPrini-
flomtl inBp.
tuiPbHip‘ cipem laudet nihil ^ quod <eque ip/um de­
cent , affert , ac mifericordiam. Per bene-
ficio cotanco plaufibile fta fempre apereo*
Jera-
t
I’erario di 'V. A. , la di cui magnaQimira
fplendidiffima fi compiace fia parimence
pronto ad impiegarfi largamente in akre
opere cofpicue, maffime nolle accoglien-
zq giulivc di Perfonaggi foreftieri. So,
cije M.Tuliio vuole, cne I\IaJor, ^ p ro -
^nfior liberalitas J it in calamitofos f cid
non oftaiite, il generofo fpirito di V. A.
non trafcurando gli ajuti accordati a’ bi-
fognofi, trionfa coll’ efercitarla altresi,
fenza rifparmio alcuno, a riguardo de’
Principi pervenuti ne’ fuoi Stati •, Cost in
fatti rcgoloffi nd/a com parfa del Serenif-
fimo Principe Elettorale di Baviera, al
qualp, pet geniale diporto , oltre la folen-
ne Accademia tenuca nel fuo Ducale Col-
legio, ed un Opera Paftorale applauditif-
Jima, nel vaghiffimo fuo piccolo Teatro
recicaca in Mufica, invento un diverti-
,mento, in cui die’ a confiderare alia pub-
-bH^a ammirazione I’eccelfa magnificenza
de’ di Lei fempre elevaci penheri. Cio
3»idefi neU’ atneniflima, e pieniflima Illu-
minazione, che infultando alle tenebre
della notce, fe’ nafcere il giorno fenza il
•Sole, nel iuo deliziofifsimo, ed incom-
TmoVIi c 2 para-
parahiie Giardino di Colorno; La dovi-
ziofa copia de’ Lumi, diftribuiti dcgan-
temente ne lunghiTsimi Viali, formava
un Teacro di cosi dilectevoie beliezza.
die infieme rallegraca da voci muficali,e
da foavifsimi concerd di mold ftrumeiwi
da fuono, rapprefencava realmcnte, com!
fi puo qui in terra, una liedfsima Jmma
gine del Paradifo c perd gli occhi de
gli fpettatori in gran numero accorfi,(
perdiid in un dolce miflo di ilupore, <
digaudio, obbligavano ognuno ad efda
mare, con Ic paro/e, ch c Mar/ilio Ficinc
^PP^ic’d alia Luce;'iyi’A//afpetlu p u lch iu s
inBp. it-b.)- fiifyil amabilius -,fed nihil admir^ilius. eft
Tanto piu, che lo fplendidifsim® oggec
to, con la fua maravigliofa fpeciofita,
allettava lo fguardo in forma, che, come
rapito da un piacevole incanto, non fa
ziavafi di rimirarloanzi nel goderlo gf
fi eccitava nuova brama di vagheggiajlo,
mentre fempre appariva maggiorrnente
luminofo; e perb il gran Giardino, di
venuto, dirb cosi, un Cielo ftellato, van-
tava quel pregio, che e proprio dello
Smeraldo i poiche Smaragdi proprium sft
Dculos
oculas
. imp{ere <,fed tim\ fatiare^ 0 m anfo
- Card^dfRet,
mtenjius m tuem w y eo mdgts eum
0 nitoris reddere . Sciiro paragone cer-,
camence di fcena cocanco vaga potea ri-.
piitarfi quel gran Caadeliero, che in for-»
^ d’Albeco collocarono i Romani nel
Tempio d’Apolline Palatino: M agnum
Cmdelahrum in form a Arhorisy e cujus^ ^ f^ -ii^
ramis , inflar fr u llu im , pendebant ardentes
Lucernees poiche la mokiplidta mara-
dgliofa de’ Lumi, fparfi con bizzarrif-
fima ftmmetrla tra gli alberi, fuperava
qualfifia fimile raflcmbranza. Rifplende-.
vano intanCQ era que fpeciofi fulgori Ic
chiariflitne, e nobiliffime immagini deU’
ingegnofa-Mente di V. A., che non fa
gia appagarh di qualiinque grandezza
d’opera, quando non trafeenda i confini
della sfera ordinaria. Per cio appunto non
contenta di lafciare nello ftato della
^i^a figura il fuo Palazzo pur di Co-
lorno, ma fi e compiaciuca di farlo ri-
^Mgere in afpetto affai piu fignorile^ e
maeftofo_^ onde pare, che protefti col
Morale: Faciamus ampUoray qu<ff dccepi^
•AM/j, major ijla hcoreditas a m e ad pqfteros
trans^
XXI/ ,
transeaf. E ficcome nelle altre fue azio^
HI, cosi in quefta parimente le fi pud
£^5• dire: Cum multa trahas ah antiquis, me-
ru ijli placere de propriis. Con qual ve-
nerazione adunque debbo io prefent^r-
mi ad url tanto Principe, per umili:|re
fotto il fuo fovrano fguardo quefto
timo Componimento fu i Monumeati
antichi del Mufeo Ducale? Troppo po-
vera e I’ obblazione, ed inferiore fover-
chiamente al merico fublime del fovrag:^
grande Perfonaggio , che a se concilia
co’ fuoi rariffimi pregi i piu ftimabili
rifpetti; e che fecondando il dettame
della natfa benignita, onora-*pure.con
generofo gradimento-le mie debolidati-
che, onde poflb con fanta verita a Lui
ripetere cid, che fimulatamente diffe Ti-«
berio a Sejano: h (ih il e jl tarn excelfum,
TaettU!
Annah 4. quod notivirtutes tuee ^tuusque in me ani->

mus mereatur. Tuttavia confortero^ la-


tnia mefchinica, con le parole, e con
I’ olFerca, che fece il mifero Filofeld
Efchine a Socrace fuo Precetcore, dicen-
Senft4 Lih. t. dogli: dignum te quod dare- pof-
tif Benefic.
mm>
fum tihi inveniOi S hoc uno mode pau-‘
peren^
xxii)
perem me e' jfe Jentio i itaque done tihi quod
mum habeOy me ipfum. Tanco appunco
dico io adeffo, e pratico nelF efibizione
deir Opera prefente. Sara pero parte cle-
mentiffima del magnanimo fpirico di V.A.
illon ifdegnarla; con permettermi infie-
'Sfc, che con la pin rivcrente, e profonda
divozione dichiari pubblicamente la glo­
ria, che rilevo neireffere
DiV.AS.

Devot.”"Obblig}^ Servitore
Paolo Pedrufi.
i ORTESE LETTORE;
^Eguita la comparfa de’ Ccfari in Metallo
grande, ncl Settimo Tomo prcfente; il
di cui argomento, fcmpre dilcttcvole ad
ogni fpirito erudite, accredita la penna,
che vuole trattarlo, avvifando DioniGo,
Ttopriumofficium effe vel maximi omnibus neceffarium, .
qui res geftas homimm monumentis Annalium manaare fist- Ep^,
dent, materiam eligere pulchram juiundam,ac earn,qua »d Pmp.
animos hgentium voluptate afficiat, atque perfundat. Tale
certamente t quella, che dalle antiche Medaglie ci
viend Gimminiftrata; polchd da effe rileviamo le no-
tizie dell’imprefe, c de’ pregi piCi inGgni de’ Cefarei Per-
fonaggi, e non gili di quelle tninutezze, che defcritte
UaGordo, fii percio riprefo, e derifo da Giulio Capi-
Iblino: Quaft vel de Trajano, autTio, aut Marco feiendum j„i,capM!d
fit^uoties procejferit, quando cibos variaverit, £7 quando ve- OpUit.
mutaverit qms quando promoverit. Anzi le azioni
pHi cofpicue de’Regnanti Romani ci Ibno rapprefen-
tatc in aria cosl luminofa,che ponnoformare chiarif
Gma la fcorta, a chi vago dimoftraG d’incamminarG
'^Tcroiche gefta alia gloria; effendo veriffimo, che
gli efemplari fublimi fuggerifcono documenti intiera-
mente confatevoli a fame I’acquifto; Hoc illad eft pro- ta.xi
cipmm'm cegnitione rerum falubre, ^ frugiferum onmis te Prxfat.
txemjdi documenta in illuftri pofita monumento mtuerip e nc
ayvl™ quel profitto, che appunto gli elempi cagio^
_ TemoVIL d nano
3 CXVJ
nano piillfpcditamentc,che i precetti-.L ongsm iter pi,
Sft$ec4 pracepta, breve, 0 f effcax per exempla ■ Non poflb tutta-
via diflimularc la difficolt^, chc molte volte s’incon­
tra ncl ben intendere gli efempi, che ci vengono pro
pofti da i venerati Monument!; c liccome i Bronzi,
'S.Gregor.^if i Maulblei, e Ic Statue a i Grandi alzate, furono det-
fern Or, i . aff te dal Nifleno Gregorio TSLaturit nofira myfteria,x<A
BcAt, eglino portano,e non di rado, infaeda ci6,chelide
San Giovanni Icritto in fronte alia Donna moftriA^,
^pof. i;. Myflerium. Tutta via lo Audio ingegnafi d’ interprt-
tarlo, e ritnarcare le Ipiegazioni col carattere della
verita, la quale per6, in chi s’applica a riandare le
Iftoric antiche, non fempre trionfa; e I’attefta fran-
camente Vopifco, con aflerire, Hetnmcm Scriptorum,
quantum ad Hifioriam pertinet, non aliquid ejfe mentitum
Vcftfeas in
AuhIUm, e che in fatti egli potea dimoftrarc. In quo Livius, in
quo Sallufiius, in quo Cornelius Tacitus, in quo deniqut
Trogus tnanifejlis teflihus convincerentur ^ cosi protdlA
queftoAutore a Giunio Tiberiano Prefetto diRoma-
Ci6 non oftante, non conviene arrenderfi all’arduita
dciropera, ma pii tofto con la diligetjp dcU’atten-
zione promoverla, per piil fini tutti onorevoli, eJ’
anche per cfimerll dal rimprovero, die il. Vazchio
Egiziano fece a gli Ateniefi, allora chc difle a Solone:'
Tintit in Jttvenis fem per vobis ejl animus, in quo nulla ej l, ex vetu-
fiatis commemoratione, prifea opinio. Nd lieve e gia I’inf-'^
pulfo, ed il conforto a dedicare la mente a cosi
bile Audio, il riflettere all’utile, ed al diletto,^&
da cflb proviene, mentre nella confiderazione d ^
Plutnrch. in preziofe tnemorie, 1(eputamus animo qualis quisque ,'y
fauh JBMt* quantus fu er it, qu<e pracipua fu n t, cognituque pulckr-
lU, rima, ex rebus eorum gefiis excerpimus. Oggetti poi co-
tanto fpeciofi ci donano notizie, le quali ricreantf'fa'
mente, con si buon guAo, che una cognizione in efli
acquiAata ferve di Iblletico, per guadagnarne altre
nuovc ; onde a chi s’occupa in trattenimento cosi
virtuofo, fi pub far coraggio a profeguire iiel made*
fimo, con le parole, che Socrate dilfc al giovi^tto
Seuo-
XXVij
Scnofontc, aniinandolo all’acquifto deHe V in ii: Se- Lli.ti
quere igitur, £? difce- E ben ampio, per avanzarfi in ’» Xempbm.
queita Scuola pellegrina, h il campo, anzi comparilce
sivafto, ch'io per me protefto d’aver fmora poco
comprefo,a riguardo del molto,che pu6 fempre pifl
intenderfi. Onde mi pare di dovere appropriarmi
Tavvertimento, che in altro fenfo fece il Morale fo*
pr4 lo ftudio intraprefo dal Magno Aleflandro, il
qiJle Ceometriam difiere infelix caperat fcHurus, qtiam StmcaEp.'ji,
Iptfilla tetra eft, ex qua minimum occupaverat- Altrettan-
to poffo dir io, non gii nella piccola, ma nella gran­
de"eftcnfione degV infegnamenti fuggeriti dalle anti-
che Medaglie, mentre di niun rilievo fono i pochi
fin adeflb apprefi. Quali tuttavia fi fiano,eccone par­
te fotto ’1 voftro cortefe fguardo, Letter erudito;
afficurandovi d’aver ufata tutta la poifibile diligenza
per efibirvi il verp nelle interpretazioni qui pnbbli-
cate; ed adinc non abbiate a ripetere a me ci6, che
deir ingegno di Democrito inventore degliAtomi,
difle i\\’ cicoyoS 2Ln'2a.o]\no-.A'fimbusveritatisexul,mijfd ^
per inane magnum mente, evanuit in cogitationibus fuis. dpifi. j8.'
Mi'corre fntanto il debito d’informarvi della cor- *
tesia praticata a mio favore da’ Signori Giornalifti de’
LatSWi d’Italia i^ffegnandomi 1’Articolo fefto nel
loro Totno vcntefimofecondo, per rendere pubblico
J’eftrattQ del mio Sefto Tomo. Qiialunque fia il luo-
50, che mi vien dato fra le loro ftudiofe fatiche, cf-
fendo luogo de’ Letterati, debbo io averne grado a
i«fel Signore,che ha prefo I’affunto di fpiegare varie
^ rifleffioni fopra 1’ interpretazione da me portata
dalcune Medaglie, nell’accennato Tomo Sefto pub-
blicate- Giacch^ pero mi chiama egli in campo, in-
Jjtandomi ad una pitgna erudita, non debbo io ricu-
fare uncosl gloriofo cimento •, ed acciocchb la fola ve­
rity trionfi,.mi faro lecito di addurre quelle ragioni,
che affiftono al mio parere, e a titolo d’una giufta,
^d obbligata difefa, fempre pero contenuta ne’limiti
diqilWIa rifpettofa moderazione.checonviene al mio.
VomoVIL d i Infti-
xxvU)
InllitHto, non potrd efimermi dal difcoprire alcuni
sbagli, ne’ quali, neU’atto ifteflb di voler correggere
i mid prctefi crrori, il Sig. Giornalifta manifeftamen-
te incorre.
Confidcrando egli la prima Medaglia della Tavola
parimente prima, nel di cui primo Campo veggonfi
dueTdtc accoppiate.dice le feguenti parole: Me-
daglra prima, con le due Tefie coronate di Spighe, e coila
"Have nel'Kovefeio ,ci femha appartenere at ducTompei}^
dre, e Figliuolo, cioi Cneo Tompeo Magno, e Jejlo Tompeo Ti^
ma non fa dopo menzione alcuna, ch’io parimente
ho feritto qndlo,ch’egli dice,ed ho ravvifati appiin-
to nelle due Tefte Pompeo il Padre, e Seflo fuo Secon-
dogenito. Gon quefta forma di parlare moftra il Sig.
Giornalifta di far tutta fua la delta opinione, fenza
chc apparifea, ch’io fono del medefimo parere; in
fatti.achilegge il fito fentimento,pu6nafcerdubbio,
che da me ft tenga Ibpra di cid qualchc altra ftrana
opinione in contrario,cnon t vero. Loftimatiftimo
Giornale di Lipfia, difeorrendo gii diuna Medaglia,
nel di cui Diritto vedefi una Tefta, che da me fu ap
propriata aSeftoPompeo,dove alcuni I’^ttribirivano
alMagno, fpiego il proprio parere,appPovando infic-
me ,ecommendando con molta COrresia ihrihS^roen-
tre era veramente al fuo conformato. Qui pero non
ft fa cosi, roa ft rapprefenta in aria aifai diverfa l’in-»
terpretazione della Medaglia ■ ^
Siegue di poi a ragionare della Medaglia feconda
contenuta ncH’ifteftaTavola, nel di cui Rovefcio W
deft Giulio Celarc trionfante fulla Quadriga degli El{-,
fanti,c la favorifeedel fuo ripudio,efcludendola dall’
ordine delle Medaglie legittime, e in pruova del fuo
concetto produce 1'autorita di Giampier Bellori,
Enca Vico, lo non ho una difftcolta immaginabile a
concedere, che le Medaglie vedutc dal Bellori, c da
Vico fofferofalfe,anziaggiungo,ch’ioftefl'o ho-avuta
fotto 1’occhio qualche Medaglia d'idea fimile aqueft.i,
di cui parliamo, e ficuramente poffo atteftare^he
XXIX
noneralegittima*, ma tjueftc falfitk non pregiudicano
' punto alia fedc, chc merita quelia, che confervafi in
qiieftoDucalMufeo, perche, fenz'aicun dubbio, ella
eautentica, ed antica-, e chi guftafle afficurarfi del
vero in cosi raro,e prezlofoMonumento,venga a ri-
conofcerlo co’proprj occhi, e lo ritroveri tale,quale
glielo dichiaro, finceriflimo, legittimo, c certamentc
antko. Quante Medaglie girano perlemani di mold,
cJ^ono copic fpurie degli originali !egittimi,n6 per
quefti perdono il loro credito, perchd quelle ten-
tano d’ufurparfelo. Non ferve I’opporre lafalfita del-
leMedaglie vedute, alia verita di quelle,che lofguar-
do di chi le riprova non ha mai efaminatc. Decifioni
di tal natura non fi fanno in lontananza, ma convie-
nc, che l occhio rilevi dalla prefenza dell’oggctto il
merito, o demerito fuo. Nel dccorfo poi delle fue An-
notazioni fi compiace il S.G. di mettere in dubbio,
o per dir mcglio , di condannare con qualche facilith
'altre Medaglie ancora-, mi rilerbo perd ad informarlo
del vero nel fine del difeorfo.
NellaMedagVia fefta dellaTavolafeconda dice,chc
Fi i shjglio nA motto del 'Rfivefeio, kggendofi; F. Vlurius
■dgrippa, ia vecd di P- Lurius ^grippa , che e la vera kzione.
Ma-ieJJbta"queAtrSignore lo sbaglio dell’incifionc,
perchfe non avverte ancora, chc io nella mia fpiega-
aiione bo feritto chiaramente P- Lurius ^grippa , chc
■(kppunto d la vera lezione? Con quefta manicra d’in-
formare il Pubblico, pare,chc pretenda far credere,
non ho levata giufta I’lfcrizione; ci6 che pero
^p^ recare qualche pregiudicio al di lui ben note
ulnaniffimo genio,
Parlando della Medaglia quarta della Tavola terza,
CCaWcrive: In quefla diMerone Drufo vi e sbaglio nel pre-
nom diTito, il quale dee efprimerJi per Ti-i e non per T-,
che vuol dire Tiberio, e non Tito, come a tutti b palej'e. l o
godo d’cffere ammaefirato dal S.G., nd mi arrogo il
janto,che fit dato al FilofofoEfefino Eraclito, dicui ^
'fu delto, che Hiullum habuit Praceptorem, £? diligentid ti Heradit.
^ j'ud
XXX
/»<J jol^ profecit. Ma per verita quellavolta non poffo
acc«ttare il documento, di cui mi favorifee, perchee
tutto eontrario a quello, che infegnano le Medaglie,
nelle quali fempre fi vede efpreflb Tiberio per Ti., e
Titocol femplice T., e pur egli afferma tutto I’oppofto,
dicendo, che Tito dee cfprimerfi perTi-,enonperT.,
che vuol dire Tiberio. Scorra, chi vuole, la lunga Se-
rie delle Medaglie pubblicate dall’eruditiflimo C4nte
Mezzabarba, fpettanti a Tiberio, e a Tito, e tro^«a
in tutte efpreflb Tiberio per Ti., e Tito col femplice^
cd b il eontrario rnanifeftamente di quello, che dal
xnedefimo S. G- civiene fignificato. Suppofta la ri'flef
fione qui da me fatta, avverto, che nell’ Ifcrizione in-
cifa nel Rovefcio di quefta Medaglia, il prenome di
Tito non ^ben formato, perchc fi legge Ti., e dovreb-
befi leggcre folo T., laddove fe fofle vero il dire delf
accennato Signore, non vi farebbe sbaglio alcuno.
Tuttavia,per cfporre candidamente il mio lentimen-
to,penib,che dallaftampa fifia fatta I’inverfione de''
caratteri, e che per altro ilS. G. fappia beniflimo, che
Tiberio fi efprime colTi., eTito Ibl femplice T.
Difeorrendo eflb Signore della Medaglia fefta de'la
Tavola quinta, nota I’Allocuzione di Caligola, figniii
cata colla parola tronca ADL&tSVrpcT'oiTebheli toli'e
piCi tofto fpiegata con la parola ADLOCVT., o pure
ADLOeVTIQ; ma fe oltre i Caratteri imprefli, gli
altri fono confumati,perchd debboiooperare contra-
la fedelth di pubblicate la Medaglia quale ora fi triio-
va? tantopifljChe ogni Principiante, non che un'i^
rito in quefte materic, pub intendere chiaramcnte(il
fenfo anche dalla parola dimezzata ADLOCV. Parmi,
ch’egli faccia torto alia fublimita de’ fuoi penfieri,
mentre gU abbafla in quefte, ch’ egli medefimo chja-.
ma minuzzerfe.
La Medaglia prima della Tavola deciraaterza ci dii
a vedc’re in una parte I’lmmagine di Vefpafiano, e
neir altra un Tempio, e Icggefi nell’ Ifcrizione del
rittOjCOS. III. lo.fon di parere,che in queftq^bi-
Ufli^io
X xxj
liflimo Edificio ci vcnga rapprefentato il Tempio cc-
Jebrcdella Pace, fabbricato da Vefpafiano, ma il S. G. i
di parerecontrario, c lenza fignificare cola debba rav vi-
farfmel detto Edificio, dice, che gl’Intendcnti vogliono,
die il Tempio della Pace foffe impreflb fottoilConfo-
lato fefto deir accennato Monarca, e porta per appog'
giokdella fua opinione il teftofeguentediDioneiFf/p/^
fiamVI.^TitoIF.COSS.TemplumPacis Jicatmn. Sicon-
^teraperd il mio riverito Signore, che io dica, che il
wfio citato niente affatto pruova contro il mio parere,
come ben poflb dimoltrare. Avverto pertanto, che nel-
kftruttura de’Templj antichi di Roma denno diftin-
guerfi tre cole: L’Edificazione, laDedicazione,e I’lnau-
gurazione: Condebantur, conJita dedkabantar ^ tandem ab La.i,
Auimibm inaugarabantur. Parlandopero della prima il
dottiflimo P. Riccioli fotto I’ anno fettantefimoprimo
dell’EpocadelDivinoRedentbre,cosifcrive;'PdrirTm- Ricchi. «
phmuxtrui cetptum,• indi nel Catalogo , che tefle de’ Con- cbnak. Ma-
foil Romani, nota, che nell’ anno medefimo lettantefi-
moprimo furoConfoli Fl.VefpafianusHI. e M-Coccejus
Kervaj ficche nell’anno ifteffo, incui fu fabbricato il
Tempio dellaPace, correya il terzo Confolato di Vefpa­
fianovpndcjbSfiJiatftgijdicb conveniente glorificare il
fuFPrmcipe colVimprimere nella Medaglia il Tempio
ifteffo, felicitandolo nell’anno appunto del di lui natale,
cioequando fu febbricato, nel qual tempo era Conlblc
Taterza volta Vefpafiano. Ne puo gik daf pena il voca-
M o , di cui fi ferve il fopraccitato Riccioli, nel notare
^ t o l’anno mentovato la coftruzione del Tempio, di-
c&oCojpt«w,perche il principio della fabbrica ebbe
poca diftanza dalfuotermine,el’atteftaGiofeffoEbreo,
il^uale coApaila:FefpaJ!amisTacisTemplam adificari de-
crevit j itacjue mirh eeleritate, quee bominum cogitationem fupe-
rafet,«feclamefi . Quindi con tutta ragione fi pud crede­
re , che^nelVanno ifteffo, in cui fii principiato, fofle an-
cora innalzato, ed ornato in tal forma, che potelle efler
Itapaa di fumminiftrare con la fiia mole I’argomento
alia Medaglia, cosl per la maeftola magnificenza del
Tempio
xxxij
Tempio in fe fteffo, come per la ccicritk praticata nella
dilui ftruttura, e tanto maravigliofe, che, al dire del
citato Autore, fu fuperiore ad ogni penfiero umano,
onde merito, che il Senato celebrafle fubito la di lui
grandioia comparla, coll’imprimerlo nella Medaglia.
Che poi la Dedicazione dello fteflb Tempio fofle diflfe-
rita fino al Confolato fefto di Vefpafiano, non pud. re­
care ftupore, a chi fa, che fimili dilazioni avvennerolpiil
volte in Roma. Certo h , che Tiberio dopo la
d’Augufto dedico qualche Tempio, ch’ era ftato fabbff
cato dal medefimo Augufto; cosi fecc Caflio Confole
d’un Tempio, il quale era ftato olim innalzatodaAPo-
ftumioDittatore,ecosi altri,epcro mi permetterail
S. G. ch’io perfifta nel mio parere, qual d, che il Tempio
nella Medaglia impreflb, fia Tempio della Pace; n4con
cid nego, che lo fteflb veggaft altresi nelle Medaglie
formate fotto il Confolato fefto di Vefpafiano -
Con pronta fentenza nel riprovare le Medaglie, con-
danna il S. G- la prefente, che t la quarta della Tavola
decimaquarta; in cui vedefi la tefta di Veljjafiano, e
neir altro Campo il celebre liio Amfiteatrp, e dice/ran
camcnte,C/e VAmfiteatro mn^ubflare in^/teJaglieven di
Vefpafianovivente. Son per6 benificuro. ch^jili rangereb-
be parere, fe col fuo fguardo vedeffe la fincerife'ifTciu-
bitata della Medaglia -Ne pub gid fembrare ftrana 1’ ira-
preflione dell’ Amfiteatro, con I’lmmagine di Vefpa-
iianovivente; poichb oltre quefta delMuleoDucale'
fe ne veggono altre ancora. Certo e , che I’eruditiflimo
Mezzabarba, nella Serie che fa delle Medaglie fpetta^
al detto Monarca, ne raflegna una, che nel Rovcic^
rapprefenta appunto I’Amfiteatro, e di poi ne pufablica
fag. iis. un’altra, notando: Amphitbeatrum, cum Septizonioff Met3
fudante. Mavagliafopratutti I’autorit^ rifpettabilcdi
un’Uomogrande, qual fu Giufto Lipfio, il quale prodt/-
ShLihJeAnhccuna-Mcda^ia,in
pbith. cap. 6. cui vedefi I’Amfiteatfo impreflb a
gloria di Vefpafiano ancor vivcnte,poiclie efpofto fotto
il dilui Confolato ottaVO. Nehogiaio il coraggi^he-
moftra ilS-G- con rigettare I’autorita diLipfio^pri
quwa
xxxiij
quefta Medaglia, dicendo: IlLipfio fu mgrand' Umno in
ultraforte di critica, t mottodiverfa da quefla, cbe entra a efami-
narelaCronohgia, e a porre in cbiaro ifatti, e la ver'rti delt'Ifto-
ria. Non ho animo realmente bailante, per avanzarmi
a tanta cenfura •,ma per rendere ben manifefla la verita,
avverto, che Vefpafiano fu il primario autore dcll’Am-
fitaatro, attellando Svetonio,cbe Fecit Ampbitbeatrum Seet. htVefp.
V^e >w^S<5,ondenonmancbalSenate il motive d’im-
prtmere adonore del Cefareo Principe la fuperbiflima
Mole; la quale, ancorche non fofle nella fommita intie-
ramente terminata, era pero baftante a fumminiftrare
i! gloriofo tipo della Medaglia, mentre gia dava a vedc-
re qualdovea comparire nella fuaperfezione. Tito po-
fciavidiei’ultimamano,ededicolla: Ampbitbeatro dedi-
tato, mmus edidit dpparitijfmum ■ Quindi non poflb accor- u cap. 7.
larmi al parere del S.G., il quale dice, Cbe quefla gran
Mole ebbe I’altimo componimento ,e perfezione daDomizfano-
Ma fc fii dedicata da T ito , nb dedicavanfi l e Fabbrichc,
fenon terminate, non v’ebbe parte dunque Domiziano
neldarle I’ultimo componimento. Aggiungo,cheSve-
tonio, Xifilino compendiatore di Dione, Zofimo, Suida,
Aurelio Vittore, i quali t.utti ragionano di Domiziano,
n_on^-ono.p®iajia-<iell)averegli dato compimento all'
Amlateatro,e pure lion era azione da paflarfi in filenzio,
quandoegli I'aveffe fatta. E'vero, che Aurelio ferive,
phe Domiziano Malta adificta, vel ceepta, vel ifmdamentis
txtruxit, ma non nomina punto I’Amfiteatro, che avreb-
meritato d’eliercdiftintamente nominate,quando
Domiziano aveiTerilevata la gloria diterminarlo- Che
^poi Marziale celebra il Monarch a riguardo dell’Am-
fiteatro, non t gih perchfe Domiziano gli defle il compl-
mento, ma bensi per i molti Spettacoli, che nell’ arena
del medefmio fe’ lo fteflb Monarca rapprefentare, per
piibblicogeniale divertimento, come Svetonio atteila •
Dltre d>che' era conveniente, che il Poeta dimoftrafic
partecipe Domiziano di quella gloria,che acquifto il
li hiiPadre, e Fratello nell’ ammirabile Fabbrica, il pri-
no*)1 formarla,ilfecondocondedicarla- Penfa pari-
-TomoVIL e raente
xxXiv
riientc il S. G. di produrr« un’ argomento gagliardo con-
tro la Medaglia, per cflcrvi a fianco dell’Amfiteatro la
Meta fudante,che non fi vede nell’altra diTito; ma
mi favorifca di rifletterc non eflere cofa nuova, che ne’
Rovefci delle Medaglie non fi vegganofempre i mede-
iimi aggiunti allaFigura principalc; e che fia vcro, in
quefto Tomo nella Medaglia fefta della Tavola ottava
■Vi^laPira dellaConfecrazione d’Antonino,e fopra di
efla la Quadriga trionfalc, la quale non vedefi gia im.
prefsa nella Medaglia nona della Tavola duodecima del
Tomo terzo,dove rapprefentafi I’iftefsa Pira. Per non al-
lungarmi pero di foverchio in addurre fopra di cio molti
efcmpi, ferva di pruova una Medaglia di Ncrva, che pii
innanzi confidercremo,nel.dicui Rovefcio veggonfum-
prefse le Mule pafcenti,che fono la Figura principale, ne
apprefso loro comparifce il Giogp,chc in altri fimili Ro­
vefci,rapprefentanti I’iftefee Mule,trovafi imprcfso.f'.osi
puodirli della Meta fudaateja quale vedefi alle volte ap
prefio alia Figura principale,che i I’Amfiteatro, ed altre
no, ma I’Amfiteatro comparifce fenza la Meta fudante.
Nel Rovefcio della Medaglia fettima dqjla Tavola vi-
gefimafeconda veggonfi due Mule al pafcolo, per indica­
re,che Nerva levo I'aggravio, rty aveynp^picQ-tta d U.v
liadicondurre a propriefpefe gliarredi fpettaiTFi a gii
Eferciti, ed altre robe per fervizio de’ Monarch! -ll S- G-
facendovi le fue rifleffioni, dice, che in queilo Rovefcio"
apparifee in alto j dietro alle Mule, un Giogo, e che qiicf
fto manca totalmente nella noftra impreflione-E'cer;^),
che in diverfe Medaglie vedefi il detto Giogo, ma iatjl-
che vcriflimo,che in altre non apparifce,e pure la forii'u
di parlare,che ufa il detto Signore, con dire, che il Giogo
manca Ma/mente,moiira di voler far credere,che vi del- ba
neceflfariamenteeffere impreflb, e pure non 6 cosi,poi-
ch^ tfovanfi altre Medaglie legittime col Rovefciodel-
le accennate Mule, e in efle non fi vede il Giogo 5 fenza
per6 cercarne altre# me bafta I’addurne qui una pubbli-
cruditiflimo Patino, nella quale veggo^ le
Mule pafeenti, fenza il tninimo fegno di Giogo al^no
edn-
XXXV
Confidcrandola Medaglia quarta dellaTavola vigcfi-
mafefta,disapprova I’Aquila, chc fi vede fopra la Colon-
nadi Trajano.ed appoggja il fuo parere con lautoritk di
Aurelio Vittore,che fopra la dettaColonna attclla et
fervi ftata collocata la Statua del Monarca.Qucfto perd
nonfi niega, c in fatti vcggonfi Medaglie, in cui ci vicne
ra^^refentata con tale Statua la detta Colonna-Od ilon
oftante,abbiamoaltreMedaglie,nellequali il Senato
Imprefle la medefima Colonna, e in vece della Statua vi
Ipofe fopra una Civetta,ed una di quefta idea appunto lit
pubblicata dal peritifljinoSeguino,come notaparimen-
te, riprovandola perd, il S. G. con I’autorita dell’eruditif
fimo Vaillant. Tuttavia (i compiaccri il detto Signore,
ch’io non convenga nel di lui parere, mentre fo di quan­
to fapere,edi quanta peripicacia fofle i’accennato Sc-
guino in qoefta ptofeffione, nella quale egli rilevo tanto
credito, che dal Patino fu acclamato Vir hifce injelkiis Di- fat. Tktfauri
■ Bator. GoslparimcnterammirabilcSpanhemioebbedi *'*»>'/«•
lui tanta ftima,che l appelfo, a voti comuni. Omnium con- spaabem.D'f.
fenfuVrincipem in hoc elegantia genere- Noto quefti fenti-
menti, affinos’ intenda di qua! intclligenza fofle 1’ Illmo
Seguino nel dar giudicio delle memorie antiche -Sapeva
ancor eali.j»rtitiahilnwilte il tefto d’Aurelio Vittore ,e
non oftante quefto pubblicd, e fpiegd la Medaglia fo-
.praddetta, ci6 che certamentc non avrebbe fatto, fe I’a-
^velsecreduta falia. Ne potrdgiammai indurmi a crede­
re,che un Signore di faper tanto profondo nelle materie
^gntiche, e di tanta fama, e ftima nel concetto de’ primi
mtendenti,non aveflfe conofciuto 1’inganno della Meda-
pa, fe vi fofle ftato. A vverto di piii,che per farfi giudice
retto della medefima, era egli, mentre I’ebbe fotto I’oc-
chio, aflai pih idonco di quelU, che non hanno veduto fc
nonlacopia ncH’Intaglio da lui pubblicato • Convienc
adunquedirpjche il Senato voile valerfi della Colonna
qui confiderata, per efporre fopra di cfia-,oltre la Statua,
chegia vedevafi, alcuni fimboli indipanti la virtii,ela
"gloria del foo prediletto Monarca*, e perd imprefle la Cir
vettjt fopra la Colonna, perchePrfterjprWwti^rWjSf
tomoVU- c a
XXXVJ
i«Sf- laatiam, t/o^u^ defigmntur , cfe virtutes Impnatom. -
UcMumJaf- 5iccome intanto fu la medefima Colonna fii pofta la
f«- m- civetta, cosl vi fu collocata ancora in altra Medaglia,
ed e la prefente del MufeoDucale, I’Aquila, per fignifi-
care la confecrazione del medefimo Principe • In fom-
ma fi conofcc fempre, eflere piCl che vero,che chi fi vuol
far giudice di qualche Medaglia, k. necefsario la veg^a,
pria di riprovarla.
S’avanza a difcorrere il S. G- fopra la Medaglia quart?
della Tavola vigefimottava, ed av verte, che il Rovefcio)
diquefta nonfitrova,fuorch^ fottoilConfolatoterzo
d’Adriano, e qui k notato il fecondo. La mancanza perd
di quefto numero d, pift che d’altri, colpa del tempo,che
nelMetallo I’ha logorato, onde 1’Inciforc, nella forma
appunto ,in cui prcfcntcmente leggefi nella Medaglia,
ha intagliata fedelmente I'lfcrizione. Parmi intanto,che
una tal mancanza di numero, avvenu ta per difetto del!
integrity d eli Ifcrizione nel primo campo, non meritaf ■
fe,che fi accendefsc cosi caldamente contro di efsa il zelo
del S. G., perchd, o vienc fotto lo Iguardo di qualche In-
tendente, o no; Se chi I’incontra coll’occhi© ha la debita
intclligenza,laconofcefubita,’e nellafuamente viag-
giungeil numero confumato-, ^-yoiMrhWiiiauqiiel nu-
mero 6 ignorante dell’ antichith, non ne fa cafo., nFpud
riceverne pregiudicioalcuno. Madi queftopregiudicio
fa gran conto ilS-G, dicendo,che porta lo Iconvolgimen-
to d’un’anno,mentre fi legge COS.II. in vece di COS-IIl,
Cpure il detto Signore faprd, che la regola del tempo,-in
cui quefto Mona rca rimarc61efueazioni,non fi pigii«
Dm,
:«iph!L In dal numero de’Confolati, poichd egli 1(egnavit anms vigil
e pure il numcrOide’ fuoi Confolati non
M^dioh. iff pafso pih oltre del lerzo: Hadrianus A. F. C. 872 111 C i|
Imp. Rom.
Kum. pag, p ro veC o iefu la tu tm i mmerum^ec Imp. titulos aaxit.E qti
1-70. avvertafi,che in quefta Medaglia il CofII non da la vcra
norma per diftinguere lo fconvolgimento di un’,anno
poichd il Circo non fu fabbricato Panno feguente al li-
condo Confolato%e fevifofie lo fconvolgimento ^un
anno folo,come dice il S G-, dovrebbe intenderfi fi^b"'
cato
xxxvi^
cato I’annofeguentc, ma in realta Adriano al^nfe il
Confolato terzo nell’ 871 di Roma, e la fabbrica del Cir-
co fu fatta neir 874, onde lo fconvolgimento farebbe
maggiore d’un’ anno. E per6 fe ancor fi vedefse notato
nella Medaglia ilC o flll., non per quefto dovreflimo
credere, die il Circo fofse edificato in quell’anno, in cui
Adriano pafso al terzo Confolato. Quando poi per ov-
viare al detto fconvolgimento di tempo, avelse defide-
fato il S.G. ch’ io operaifi contro la fedelta del pubblicar
le Medaglie tali, quali ora qui comparifcono, e cbe vi ag-
giungefli il numeromancante;non fo fe mifoffiarren-
dutoaldi luidefiderio; ma quando anchc avefliavuta
I’intenzione di farlo, non farebbe ftato difficile, cbe mi
sfiiggifse fotto I’occhio urferrore di ftampa, dsendo una
faccenda, che fi accofta ad un’ impoffibile morale il cor-
reggere tutti g\i errori,cheaccadono nelle ftampe-Onde
qui ii pud replicate ci6, che al fuo propofito difse 1’ inge-
gnoHirimoKirchef.SiommsfaUMMP/taat/a eJfet,AngHus KIrcher.Llf.
deberet ejfe, 0 f non homo. In fatti, mentre il S. G. confidera
la mancanza del numero nella noftraftampa, fivede
Delia fu a u n ’e r r o r e p e r la mancanza d’un c a r a t t e r e . Ec-
colo; Nella feconda Ifcfiaione della Medaglia vi fono le
riiip *<»wilrhp-NAT.VRB.,e nclla ftampa
del detto Signore leggefi NAT. 'VB- E'vero,che replican-
dofi poi le iropreffioni diquefta parola difettofa ,fi vede
corretta, e ben formata ma cosi probabilmente lareb-
beavvenuto,fe ft fofse replicata la ftampa del noftro nu-
niero, perche non fempre I’occhio farebbefi ingannato.
^ ella Medaglia fettima della Tavola trigefimafetti-
ma notailS G. I'ornamentodifoglie,cheOfiridetiene
ful capo,e cosi park;//'P-Tedrufi i difentimento,che effefoglie
fieno della Pianta cbiamata Perfea Egizia^ non di Lota. Neldir
quefto, mi fa venir dubbio,ch’egli nonabbia letta tutta
la fpiegazione ch’ io fo del Rovefcio della prefentc Me­
daglia )perche in efl'a mi dichiaro manifeftamente nella
fe$Kientc forma :ConvieneintautoriJlettereall’ornaniento,cbe
Ofiride tiene ful capo,ediilLoto fmile alGiglio. Non credo
gi^, cn’ io aveffi potuto fpiegarmi piftchiaramente, per
giudi-
xxxviij
giudicare, chc Ic dcttc foglie ficno di Loto; ma il S-G.
pcnfa bene il tacere qudto mio fentimcnto, e vagoanzi
di fare qualchc oppofizione, fi atcacca ad un dubbio, che
dopo aver clpreflb il mio parere, io non diffimulo, e fo
dichiaro nella forma feguente:2\To»ofiante il detto,nonpoffo
dijfmulare il dubbio, cbe mi nafce, ed c,cbe lefoglie, di cui Ofiride
4dornafiilcapo,pojfano rkonofcerfifpettanti mngidal Lotctm*
bensi alia Tianta Terfea Egiziana. Quefta propofizione dub-
bia,nonfccapace di diftruggere I’altra pofitivamente
adirmativa. Seguito poi a notare qualchc convenienza,)
per la quale pud Ofiride portare ful capo Ic foglie ddia
detta Pianta. Parlando pcro io nella maniera fopraccen-
nata, perchd mai il S-G- vuole oppormi ima fpicgazione,
chc tengo per dubbia,c tacc affatto la prima, nella quale,
non parlo gih con dubbio, ma afiblutamente dichiaro
che le foglie, che veggonfi fu la tefta di Ofiride, fonodel
Loto? Su le prime dico efprellamenrc qucJlo appunto
che vuoleildettoSignore,epuregli pafla infilenzio ib
mio fentimcnto fpiegato alTertjvamente,c fi appiglia fo-
lo ad un dubbio da me efpofto, per foddisfare qualcb’al-
traopinione,quandovifofl‘e-, ma queft’ifteifo lofoin
modo di permiflione, non gih.pofitivameflte aiferman-
dot in fatti, non dico,che debbafcos ma fidb>cb«jo/sano
riconofccrfi neH’ornamento del capo di Ofiride le foglie
della Perfea Egiziana. E do non oftante, egli fi ferroa a.
cofldannarequeite, fenza puraccennare,neferparola
di qucllo, ch’ innanzi ho detto afierti vamente. Certo e,
che chi legge la fua Annotazione, non pud ne men -Co-,
gnare,ch'io abbia affermato,cfscre quelle foglie di Lorn
c pure le ho dichiaratc tali manifeftamente - PerveriKi
emmi arriVatacoslinafpcttata la detta obbiczione,che
fe io non fapefli, come fo di certo,che il S. G- ha la corte-
Ha eguale al fuo fepere, direi, ch’egli ha operate coirie fa
un vegetabile appunto, chc germoglia nejla Spagna, il
quale getta via le prime foglie,fubito che fono fpuntate,
etuttopoi refta aguifadiun’Iftrice,involto di fpihr„
in Hifpania foliis, floribus fubito decidetin-
ctf. 75,' ' bus in orbm explicat /r>£7fpinis borrida Eriaacium infd^cormo
hum
xxxix
Cosi egli ha gcttate via>col taccrle, le pri­
liitiim refert ■
me foglie da me attribuitealLoto,efi^:anziinveftito
dell altre fpettanti alia Perfea Egiziana, fervendofcne
come di fpine, direi, per pungerc, fe la dilui onora-
tezza non me lo vietafse.
Nota finalmentc il S-G- la Medaglia tcrza della Tavo-
latl(igefimottava,neldicuifecondocampo vcdcli una
Figura con la Probofcide d’Elefante, c da me viene rav-
Tiiata in efsa laCitta d’Alefcandriad’Egitto; Egliperb
diee.ch’io non porto ragione alcuna.che lo provi, e pure
chi'li compiacerk di Icggere la mia fpiegazione, inten-
deraqualche motive da me addotto,percui,relativa-
mente al Monarea Adriano,io inquellaFigura ricono-
fco Alefsandria, aUa quale, come parte dell’Affrica,
non disdice la Probofeide., ,
Dopo le Atmotazioni fatte dal S-G. fopra le Medaglic,
pafsaa Ipicgare aleune fue riflcfrioni,cbeappartengono
alia Prefazione del Setto T p tp o ; e con le prime park del
Medaglionedi M- Aurelio; imprefto nel Tomoquinto j
ncl di cui Rovefcio, in mezzo ad un Tempio, vedefi una
Figura,ch’egUpur vuole rapprefenti Giunone Pronuba,
dov’ io la giudico coftantemente Diana Efefina. Per ab-
battcre j afauaf^ ,ii,ma. pruove, che la dimoftra Im-
magine di Diana, dice, che la L.una falcata, formata dall’
Intagliatore fu la tefta della detta Figura, non fia giufta-
mentc copiata ,e rinforza il fuo parere con avvertire,
ch’egli nell’lfcrizione ha incifidue KK in yecedi due XX,
e un A in vede d'un’A , onde fe ha sbagliato in quefti Ca-
'ra^ri, pu6 ancora aver prefo errore nel copiare la Lu­
na falcata.- Si compiacera per6 il detto Signore di-crede-
rc,che nell’Ucrizionc fi difeerne cbiaramente il primoK,
e nonX , com-egli vorrebbe •,I'altro non fi dillingue tan-
to bene, ma 1’ Incifore 1’ ha conformato laviamente al
prime. Cosi parimente fulla tefta della Figura compa-
rifce,fenza verun dubbioananifcftillima la Luna falcata,
equefta t realraente tale, quale da principio fii efpofta,
fefofse aitriroente, farebbe difficile il cuoprire lo sba-
gliofcorfo, e indarno procurerei di fanare il difetto *,di-
cendo
xxxx
* cendo ancor la Legge; Quodab initio titiofum efi, non putt '
traBu temporis convalejcere. Ma per certo non fiamo intal
cafo, e qui mi ferviro della protefta, che fe’ M. Tullioin
Ctc. tn Milo* confermazione della difefa,che allora trattava;
niaita. expoj'ui ,gcflaj'ant ,ficut expoftii, taliafunt. Come fi t incifa
la Medaglia, tale appunto fe in fe ftefla. Per quello poi
fpctta al A in vece dell’ A , ben fi vede da chi non )ruol
farficenfore troppofevero,chclatratta nel mezzo del
Carattere vi s’ intende, ancorchfe per inavverxenza non
fia ftata formata. Non femolto, che mi venne fotto Too
chio 1’ Ifcrizione greca di una Medaglia pubblicata dal
■virtiiofifilmoTriftan, ed evvi incfla undifettofimile,
benchfe alcontrario, poichfe moftrava un’A invecedi
un A , e non ebbi gia pena veruna nell' intendere quella
parola. Mi favorifce poi il S. G- con dire, che io vogljok
Figura difputata effere Diana, fenzaperfe portarne fe-
gno alcuno •,ma come mai pu6 aflerirlo ? mcntre,fe non
altro.hopurnotata la Luna falcara ful capo della mo-
defima Figura, nfe v’e novizzo in quefta profeifione, chc
non fappia, effere la Luna fimbolo manifefto di Diana
■Vuole parimente il medefimo Signore, che Diana Ei'efi
na comparifea fempre roammofa; ma queff o fuo paret(
non pud fuffiftere, feahhiamnfipriffarteilcau^i inqiic-
fte materie pud effer Maeftro,m’intefi il dottiifimoCar-
lo Patino, il quale, come pure notalnclla Prefazioqp del
SeftOTomo,avverte,che gli Efefini coftuma vano di rap-
prefentare la loro Diana fotto la fembianza di diverie
P a th , in Tm*
Dee, e fingolarmcnte di Giunone: Culta fuerat, parla ’i
per's^mtitm. Diana Efefina ,fab babitu y U K O K IS , natmic Ifidis, kt J/'-
Numif. pag. ris£J Cybeles. Si contend dunque il S-G- di riflettere,^ic
fe Diana Efefina era formata tal volta fotto Tlmmagiiie
di Giunone, non dovea certamente darfi a vedere man
mofa, perchfe Giunone non era figurata dagli antichi lO-
gni mammofa, ma bensi con manto, e con colanne, co
me appunto vediamo adorna 1’ Immagine", di cui parlu
mo. Nonpoffointantodiflimularc il torto,chepariiii
faccia il detto Signore,con pubblicare qualche mio feit
timento in aria diverfa da quella, in cui io lometto ; k
chc
XX3CXJ
che (ia vero, fpicga egli nel Tomo decitno de’ Giornali
gli aggiunti, co’quali era figurata Diana dagli Efefini, c
traquefti nota ,che la di lei Immaginc appoggia le mani
fui fpiedi; io pero, per dimoftrare, che talvolia Diana
Efefma compariva fenza quefto aggiunto, citai nella
Prefazione del Sefto Tomo un Medaglionc dell’Abate
deCamps,efpoftodalnonmai abbaftanza commenda-
to M-Vatllant ,e feci avvertire,che Diana Efefina in eflb
nonappoggiava le mani fui fpiedi, ma il S. G. lafcia da
.partequefta mia rifleflione, e dice,che Vaillant t contro
dime.perchc nelMedaglione dalui pubblicatoDiana
Efefina rapprefentafi mammofa •, ma quefto non era il
punto da me allora trattato. So ancor io benilfiroo, che
fpeffe volte figuravafi mammofa Diana Efefina,ma allo­
ra non fi parlava di tale aggiunto •, e perch^ adunque di­
re ,che quelVAutore t contro di me, fe anzi per quello
fpetta al punto, che allora io trattava, t manifcftamen-
•te a miofavore? Chepoi debba fempre vederli mam-
mofa Diana Efefina, come vuole il S.G., t opinione, alia
quale fi oppongono le memorie antiche. In fatti nella
fopramraentevata Prefazione citai una Medaglia pub-
blicata dall’eruditiffimo Triftan, nella quale la ftefla
Ikamp^fidemaatajaammofa, ma comparifceadorna
conunl^plice velo, erpurc dal dotto Autore t ricono- Tm. i:
fciuta ,edichiarata Diana Efefina. Avverte parimente 537-
'il S. G- ad un’altra Medaglia efpofta dal dottiflimo Pati­
no, ecitata da me, come fpettante a quefta Dea, della
quale ora difcorriamo, e dice le feguenti parole; Ma que-
•fia ffoitfem, perchh ne pur quefta e Diana Efefia ■ Come per6
pMa egli formare una tale aflerzione,non lo fo; fo bene,
cheil medefimo Patino, parlando della Figura, in cui il
detto Signore niega il riconofcere Diana Efefia, ft fpiega
chiaramente nella feguente maniera: Uberam aliquant pat!«. }»
Vrbem exbibet tertius nummus turn Diattet Ephefia typo inter
Tauros erello Nel dir quefto, non lafcia gik luogo ne pur ‘
adubitare qual Dea fia rapprefentata nell’accennata Fi-
•gura, mentre la dichiara manifeftamente Tipo di Diana
Efefia. Cio non oftante, fe il S. G- perfiftc nel voler rav-
TemoFJI- f vifare
XXXXI}
vifareGiunonePronuba nellaFigiira difputata,lo fac-
cia, ch’ io pariaiente mi attengo alia mia prima opinio-
ne, e conofco piil tollo in efla Diana Efefina, e intanto
gli diro con le parole di M- Tullio; Habes meumjudicium,
aut feqaare ,/iprobavem, aut tuofiabis ,fialiud quod-
" *” ■ dam efi tumt.
S ’inoltra dopo il S-G. a dilcorrerc di Pe(ccnnio,e tftet
te tutto lo ftudio in provare la faliit^ del di lui Meda-
glione- Aral fine ripetediverferifleifioni,dheavcagiii
fatte nclTomodecimOjCioc del Cognome NlfEPOC,
invece di NirPOC,comeegli vorrebbe; ma a quelle
fi^ rifpofto baftantemente nella Prefazione del Tome
Sefto. Note di piii, ch’io non rifolvo I’oppofizione fatta
mi del Neocorato attribuito nella Medaglia ad Antio
chia,che a parer fuo,e degli altri Intendenti, al liiodire
non ha giammai goduta tal dignitk - Potea pero cono
feere, fe volea, il S. G., ch’ io nella Preiazione accennati
non ho dHJimahta la detta oppofizione; tuttavia m
fpiegherd qui piCi chiaramente •Si oppohe al Neocoratc
d’Antiochia it filenzio degl’ Iftorici, niuno de’ quali ne1;
menzione;dato,e non conceduto quelto filenzio,per ve
ro,poichi phi innanzi vedremo,ch’dfalfo,.non e pero va
levolea provare,che Antiochia^nfijfl^maijiobilitati
dal Neocorato, poich^ non AqSefta la fola, ed unica co
gnizione, che riceviamo noi dalle Medaglie, fenza cht
gl’Illoridcen’abbianodata informazione veruna. Cer
to 6 , che fe non avefllmo faputo da una Medaglia, chc
Antonino Pio ebbe da Fauftina Maggiore fua Augufta
Conforte un Figlio,e fii Galerio Antonino, faremmo. an
Medioi. in che al giorno d’oggi prividi talnotizia ,eflendoque?lo
bdxKummis taatummodonotus ,filentibus Hiflorkis
lo;!”’ Cosi parimente per lungo tempo hanno gUAntiquarj
cio, ma eflendofi di poi ritrovata Medaglia, che la diniu-
lira Conforte d’AleiTandro Sever©, non Ttannp avuta
difficolth i favj Intendenti a cangiar parere, con giudi-
carlaMoglie d’Alefiandro.fcorgendolo nell'ifleflaMe'
daglia impreflb con Sallullia: Unck UliusKummi auilori-
fate
xxxxiij
Ute iac,noti Trajani Dedl,(it vtilgb Antiquariis perfmfum,fed ^Mbm.
tjustkm Akxandri uxorejfet fiatuenda. In matliera llrnile
deedifcorrerfi nel cafo noftro. Sia vero, bench^ non c ,
chegllftorid non parlano ,e non conolcono il Neocora-
to in Antiochia; nia la Medaglia prefente I’av vifa, e tan>
to bafti. Potrebbe qui replicate il S. G- con dire, che tut-
to fniliterebbe bene, quando la Medaglia,che di la nuo-
va notizia, fofle autemica, e non falfa; tuttavia fon ficu-
ro, che ihSvio Signore non vorr&dirlo nel noftro cafo,
perche non vorra violate le leggi d un perfetto difcorfo,
con addurre perpruova qnello appunto ,ch’^in queftio-
ne. Ma palliamo innanzi, e confideriamo, che il mento-
vato filenzio degi’ Iftorici fopra il Neocorato d’Antio-
chia,noneveramentetalc qua!ftfuppone• Mi fpiego
meglio. Sappiatno, che a i privilegi gloriofi de’ Neocori
apparteneva k facoltk d’ordinareGiuochi pubblici,e
Spettacoli folenni; ina quefta rimarcabile autoritk fit
goduta dagli Antiocheni, poichd Giul/oCapitolino at-
tefta, che M. Aurelio, fdegnato con loro per aver patro-
cinata la fazione di Gaflio ribelle a Cefare, li privd di tal
privilegio, cbe dquanto a dire del Neocdrato, benchd
dopo glielo reftitui; eccole parole dell’ Iftorieo: Ignovit
muhamMarcumproCajjliodixerant^uibus c^ttUa *
fpeBacula, £? (onveatmpublkos tulerat, £7 omnium condo-
numgenus j e dee dotatfi, che qui Capi tolino park d’An-
tiochia della Siria, dove io affermo efferbattuta la Me­
daglia di Pefcennio, mentre dice poco dopo del Monar-
ca Aurelio,che TSLoluit Antiocbiam videre,cum Syriam peteret.
Si^fedunque gli Antiocheni ebbero la dignita del Neo-
c6rato, non da Pefcennio per tre meli, come oppone il
S-G., ma fin nel tempo della Monarchi'a d’Aurelio- Ma
v’edi pid,perchd Antiochia fi trovd nel poffeffo di tanto
onorcper pid anni ancora addietro,cioe lotto I’ImperiO
d’Augufto. A-bbiamo quefta notizia dal femolb Anti-
quario Veneto SebaftianoErizzo, il quale cosl fcriflc:
M l pervermta die mam una Medaglia grande in rame, che da Eritx» '«>
’ ana parte ba la tefia d'Aagufto eon quefte lettere intorno; Hum. Aug.
KAISAPI lEBASXa,riotC^ARI AUGUSTO.H»
TomoVII. f z per
xxxxiv
/Kr riverfo una belUjJima Corona, che moftra d'ejfen di gemme
contefia, dentro alia quale kggonfi tali lettere: APXIEPATI-
KON ANTIOXEIS; cheparefignificbino, che I'ordm pri.
mario deSacerdoti Antiocheni batteffero la prefente Medaglia
ad onore di Augufto,Jkcoine noi paritnente vediamo ingran parte
delle Medaglie della Crecia battute agl'Imperadori farft men.
Zione de i Keocori di quelle Cittd , cbefecero le Medaglie ■ Ecto,
che ilcelebreAu tore riconofce chiaramente il Neoco-
rato indicate nell’ordiue primario de’ SacercRjy, notato
nella Medaglia. Dunque Antiochia della Siria ebbe ve-
ramente i fuoi Neocori •, e pero dall’ aver appropriato
I’Artefice a quefta Citth il Neocorato, non fi puo infor­
ma alcuna argomentare la lalfith della Medaglia inede-
fima. QueftaifteflaMedaglia accennatadall’Erizzo,6
pubblicata ancora dal Patino, e conformafi nell’ Ifciizio-
ne, dalla quale ci viene fignificato il Neocorato d’Antio-
P atin . in Imp. chia- Infatti , TontificumCollegium apud AntioebiamMagt-
Rom an. N u'
m if. pag.^%. firatus delati benign^accepti rnonumentum aternitati confecra-
V ic . E in tal Magiftrato, come difll, 6 indicate il Neoco-
ratod’Antiochia; poiche fi cqnofce chiaramente,ch’ella
S pa nbfm .D If
ebbe i Sacerdoti primarj,i quali,al dire dello Spanheinio,
.^fcrl.i.pn^.697- e d’altri, erano Munerum ,feu.Ludorum edkores p cio che
fpettava propriamente a i Neocori. E fe«clla-^edag!ia
il Neocorato non t efpreffo con'Tayfua parola, t pef3 no-
Pb
»f(A in Com'
tificato con vocabolo equivalentc-Vggiungo,che efl'en-
do data Antiochia di Siria la pifi celebre di tutte Ic altrc
ment. Stepha- Antiochie, Omnium celeberrima fuit Antiochia Syria, non
n i de V rh. pud gih recar maraviglia, che le fofle conferita la digniia
m- *7- del Neocora to. A v verte parimente il SG.,che neU’lli^ri-
zione non fi legge il cognome di Pefeennio AIKAIOO,
cioe JUSTUS •,ma taf mancanza non parra ftrana,nlafli-
me in Medaglia greca, a chi av verte, che fi trovano Me­
daglie anchc latine di Pefeennio, fenza che fi veda, iiu-
preflb tal cognome. In fatti 1’ accuratilfimo Mezzabat-
ba, qella Seric delle Medaglie che fa di quefto. Princi­
Medioh. in pe, nc ha raffegnate due in argento,che non hanno
Imp. Rom. nell’Ifcrizioneil cognome di JUSTUS, ma in una fileg-
Num. pag.
i6j. 9 264. ge folo IMP. CAES- C. PESO NIGER, e nell’altra,
IMP.
xxxxv
IMP. CAES c. PESCEN. NIGERIVS AVG., oc-
corredire,chc NIGERIVS debba fepararfi,e Icggere
NIGER IVS., dob JUSTUS, perchb quandp ncll’ Ifcri-
done hanno voluto cfprimere JUSTUS, non hanno
efpreflbfolainente IVS-,ma v’hanno aggfunto il T ,e
Jbrmato IVST-, come apparifce chiaramente nelle Me-
da^lie di queftoCefareoPerfonaggio. Nonlafcio d’av-
vertire,che fe bene il S-G- avrebbe voluto nell’IIcrizione
efpreffojfcognomet o per parlarc piil propriamentc,
I’agnome AIKAIOC, fi truova perd nelle Medaglie grc-
chedi Pefcennio con diverfa parola alle volte formato,
edice iOTCTOC.
Prende ancora motivo il medefimo Signore di ripro-
vare la Medaglia dall’aver I’Artebce impreffo inefl'a il
prenome CAJUS col K ,e non col F. Ma io non fo vera-
mentc,nb veggo qua! forza poffa averc quefta fua obbie-
zione,mentrcfitruova efferefamigliariffimo aiGrecl
il coflume d’elprimere c o lK H C latino. In tutta la gran
copia delle M^aglie grechc vedefi cfprefla colK I’ini-
ziale della parola CAESAR,che e il C. Ma feniiianioci in
Pefcennio, nel di cui nome latino PESCENNIUS vedefi
il Cdopo 1’S, e quando veflga nell’ idioma greco, fi vedc
d2pg.l’Sjiif-j e fi legge GECKENNIOC. Se dunque,fen-
za errore alcuno, nebamne di Pefcennio fi efprime il C
col K , e perche dovra condannarfi per fallo refprimerlo -
nel prenome ? Aggiungo, che K /»F converfa in Marmori-
busArundellianis videre eft,e fe fi volta il K in F,perchb non
avrapotato,fenzasbaglio,l’Arteficcgreco voltare il F
in A ? Avverto di piii, che gl’ iflefll Romani fervivanfi
tdlvolta del K per C : Apud 'Romanos pari ratione Kpro C •, spmhm.Dif-
e fecosi e, per qual ragione I'Arteficc non poteva ado- f"' *
prare il K per cfprimere il C?
DaraoUapenaparimente al S.G.,che fivegga nell*
iferizione la parola NEOKOPllN formata con due O,
c non con dne f t , com’egli vorrebbe *, non intendo tut-
_tavia,come pofla egli fopra di quello prenderfi penficro
"alcuno, cflcnd’ io perfuafo, che alia di lui intelligenza
nonfiaignoto I’ufo de’Greci antichi nel frequente cam-
biamento
xxxxvj
biamento delle due dctte vocali. Lo Spanhemio ci dhi
IdemD'lfffrt. leggere 1’ Ilcrizione di una Medaglia di Cizico, in cui la
parola NEOKOPilN t formata con due O, e non cor
due S I , appunto come vedcfi nella Medaglia, della qua
le difcorriamo, c pure il grande Intendente non la giudi
fa tin . tn c6 falfa. Oltre 1’ Ifcrizione, I’eruditiflimo Patino efponc
'Biom. Hum, la Medaglia di Cizico, e vi fi legge NEOKOPiZN tor
fag, i 5 ^ *
due O. Qiieflo medeiimo Autore ha pubblicata pari
Jn H um. Eld- mcnte un’ altra Medaglia d Eraclea, dove fi'^igiJeNEO
iah, fag. m .
KOPiiN con due O. Di ftampa tale trovanfr ancora al
tre Medaglievcome una de’Pergameni,che moftra I’lfcri
zione NEOKOPXiN con due O j ed imprefla nella Me
daglia terza della Tavola duodecima del mio T ook
quinto: ed un'altra pure dc’Perinti nella Medaglia fe
conda della Tavola decimanona nel Tomo accennato
incut rifteffa parola ^formata condueO,n& ledett
Medaglie fono ftimate illegittime- Conviene ancor
rammemorarc q u i, chc i Greci tenevano qiiefta manii
ra alle volte nello fcrivere •, e la palefano le loro iferizie
Spanhem.Dif- ni, nelle quali E pro H , Opro SI vkijfim occurrunt ■ Onde 1
prt.z.fag.77.
I’Artefice della Medagliadi Pefeennio fi t fervito d’uu’(
in vecc d’un’i l , non fi e allontanato punto dal coftum
in ci6 praticato. Non puo adunque il S. G. argryre la &
fiti della Medaglia dal cambimn^to delle vocali ^
notate, ne de’ caratteri di fopra deWitti e pure in qu<
lla mutazione, ammefla benilfimo, come s’h veduto ii
altre memorie antiche, ed autentichc, riconofce il S. G
groffi,ed inefeufabih ertori,icjuali primipalmente deturpan
queflo Medaglione ; fe poi eio fia vero,non accade/uppofii
le rifleflioni fatte, ftudiarvi molto per conofcerlo. '
Dice di pi£i il S.G- ,che Cerere t una nuova Deiti con
ferita ad Antiochia. Tonon ho mai aflerito, che Ceren
fofle Nume prindpale d’Antiochia; affermo bens!, ch(
eflendoftata quefta Dea venerata, bencht ftoltaniei)
te,datutti iPopolipagani,come quella,
€Uud. L ii. 1. Unde data populis fruges, p^glande rdiBd
d f Raptu
Projfr. Cejferit inventis Dodoma quercus arijiis,
eperoiproventi della terra credevanfi luoidoni, non
dec
xxxxvij
dee recarmaraviglia,che gli Antiocheni rimarcaffero
ad cfla la loro ftima, coll’imprimerla ancora talvolta
in qualche Medaglia, maflimc fotto I’lmperio di Pe-
fceimio, pel motivo da me addotto nella Prefazione del
SeltoTomo, alia quale mi rimetto.
Penfa parimeate ilS-G- diappoggiarcmoltobencla
fuabpinione della falfita da lai creduta della Medaglia,
coir autoritk fempre rifpettabile deljp Spanhemio, e di­
ce,che ii^ n d ’Autore citato da me a mio favore piii
tofto contro di me. Ma qui i. neceflario fpiegare il vero
ftato della qiieftione dil'putata, allora che appunto a
miofavore produfli ilparere del peritiflimolntenden-
te, nella Prefazione fopraccennata. Il punto, che allora
contraftavafi, era,fe il Medaglione foffe ftato battuto in
Antiochia della Siria ,come io affermava, o pure in An-
tiochia d’Afia,come \oleva il S;G-, e citai favorevole,co­
mein fatti egli A, alia liiia opimone lo Spanhemio. Tut-
tavia diqueftopunto non fa parola alcum il detto Si­
gnore,onde firppongo,che dibuongrado me Ip aecordi;
ma fi volge a confiderare la falGta, folo da efso foftenu-
ta, della Medaglia, e in pruova del fuo parere afserifce,
chelo Spanhemio econtrp di me, e che il dottilfimo
Autore IJja dichiarara per falfa;e pure innanzi egli avea
detto,chc loftimatiflGrflolntendentc non fiavanza a
giudicareil materiale delle Medaglie, ma dopo afserifce
francamentc,ch’egli I’ha data per finta,e pruova la di lui
fentenza con Ic fegucnti parole: Ut vero dubiam largiar
mmiillis hajus Tiummifidem ■ M’ appello pero in cid al tri-
bugale, ed al giudicio de’ piCi Penti, e li prego icntenzia-
re, fe leaddottc parole dello Spanhemio danno aperta-
mente per fintp il detto Medaglione.Elleno,a chi vuole
fenzapallione intcnderle nel proprio fenfo, non fignifi-
canoaltro, che una femplice permilfione di giudicarlo,
non giafelfo, ma dubbip. E non accade avvertire, ch’ei
non viiqle dar giudicio nel materiale delle Medaglie,
perchd quando gli fi e prefentatp il motivo, 1’ ha vera-
mente fatto ;come fi pud chiaramente vedere nella Dif
fertazione prima, dove condanna lo ftefso materiale
d’alcunc
xxxxviij
d’alcune Medaglic, c cos\Icrivc: ylmovendi veto ab bac ferie
Diffirt. i, tiovitH illi Tiummi, modemi iaventi Dido,'Priat>JUs,Mene!m,
4S’ Q,^nfitis,Scipio ^fricanas, Hannibal, Marcellas,Cicero, Vir-
gilius, £7 Augajla aliquot apud yEneam Vicum depiche, inqai-
bus nempe, nec veri, nec vetuflatis ulla fefe offert commendatio.
Sicch^ non ritirandofi egli dal riprovare il materialean-
Cora delle Medaglie, quando neha avuta I’occafidne,
avrebbe potuto fare una fimile dichiarazione del fuo
giudicio Ibpra il Pefcennio,di cui qui parli3ftic,epuni
non s‘avanza piii oltre, che a permettere il dubitare del
la di lui antichitk • Ma il S. G. non fi contiene gia inque
fti termini, ma lo dichiara evidentemente falfo;anzidi
pifle perfuafo,cheio ftefso loconofco per apocrifo,ma
che per impegno corfo lo difendo per vero. A quelle
liioconcetto mipermetta il detto Signore di rifponde
re , che quando aiicora avefD.il fentimento, ch’ egli fup
pone, cio che non h , non avrei giammai I’ardita animo
fiti di palelarlo, rtimancio di dpverlo fbttomettere a'
credit© del Gabinetto, in cui laMcdaglia fi ritrova,ec
all’autoritk di quegli Antiquarj, che ne’ tempi andui
I’hanno avuta per le mani, e I’hanno llimata deguj
d’ efservi collocata . .:
Fa pure un’altra pondcrazionc il S.G., c L’a^diiceaii
cora in prova del giudicio dello Spanhemio coiitro ''
Medaglione, e cosi parla: Il fatto flh , ch' egli non I’approu
per niente, anzi dietro all'altrui giudizio, liberamente lo ddpti
finto, mentre, dopo I'aver addotta I’Epigrafe alquanto diverj’i
dull' iataglh, neferive cos'i: U t vero dabiam largiar nonniiliii
iujus "N.immifidem y e poij'ubito in confermadi cih ne porta, nil
altro egualmente fa ljb . Di qual edizione fi ferva il medefi
mo Signorc,parlando dello Spanhemio, non lo fo; fo be
ne, che in quclla.ch’ io ora tengo lotto l’occhio,ed e I’.cdi
zione feconda imprefia in Amllerdam ,leggefi tuttoil
contrario di quello egli dice; poichd I’ammirabile Auto-
re , dopo averclprclso il fenfo citato, non porta.gia fubi
to in confenna un’altro Pefcennio egualmente falfo ,nia
piDtofto ne adduce un’altro vero,e legittimo,ed 6 il Lo-
meniano; ccco le parole, con le quali fi Ipiega immedia
tamente,
xxxxix
[ tamentc, e fubito dopo I’accennato fentimento, Ut lar-
giat O’c. At vero extra contrwerfiam ab omnibus aliquot Germa-
nkiaadEupbratem percuffi cum Infcriptione-KA.lChVE.lAC
FEPMANIKHC, £7variisfmbolis.^ut l^enatoris, nempe cum
Area, Q Cane, ut infequenti TSLummo Mufei Lomcniani ,jam
equivi efpone il tipo della Medaglia; adunque
non fi pud dire,ch’egU,con addurre iin’akro Pefcennio
fallo, confermi la falfit^ di quello,dicui ragioniamo j
ediqueft^ppunto egliparla inmodo,che io fono in
debito di^bblicarlo, mentre lo chiania Pracipuum cer~
t i,( f unictimGazteFamefiana ornamentum TSLummum mole, pag. 590.
Divert.6.
Q raritate plane fingularem ■
Si ferve ancora il S. G. di un’altra rifleflione, per inva-
lidarc la ftima della Medaglia, ed d, che nel Tomo del
medefimo Spanhemio riftampato in Londra, non fi fa
menzione alcuna di efla -, fegno manifefto, apprefib di
lui, che non fe >ie tiene conto, come di cofa,che non tne-
rita la corifiderazipne degli Eruditi. Parmi perd, ch’egti
abbiaaccreditata la luaopinione conuna pruova,chc
nonha la minima fuililtenza, pdiche fe fi compiaceri di
leggerel’ultimo TomOdel celebre Antore, impreflb re-
centemente ih Londra , mehtre eftampato nell’Anno
appuntocorrehte i7i7,tr6vera,chenonfi egia ommef
fa-lamenti'one di quefto Pefcennio, ma fe ne parla chia-
ramente,e ftefamente, e, trattane la differenza d’alcune
poche parole, nella forma ifteifa, con cui fe ne difeorre
nell’edizione feconda ftampata in Amfterdam. E qui, fe
vale I’argomentare con la regola de’ contrarj, diro, che
ftccomc nel concetto del S G. era pruova gagliarda del
'demerito della Medaglia I’elferfi trafeurata la di lei ri-
menihranza: cost I’averla rinnovata nel Tomo accenna*
to,come realmente fi e fatto, pud fervire di pruova ma-
nifefta ,che la Medaglia non merita quella dimentican-
za, alia quale il S. G- la vorrebbe pure, al difpetto d'ogni
ragione,condannata •Mi dia pero qui eglila permilfione
di conebiudere, con av vertire, che il nobilc Medaglionc
nonha rilevata gii la ftima a’ giorni noftri folamente,
mal’avea apprelfo ai primi Intendenti ancora di quel
Tomo-FJI. g tempo,
xxxxx
tempo, quando la Sercniffima Cafa Farnefe lev6 da
Roma varj fuoi Mobili preziofi, e traportolli a Parma.
Eche fia vero, nell’ Inventario fatto de’detti Mobili ,e
che qui tuttora confervafi, v’cntrb quefto Medaglione,
e feco fu notata la ftima, che ne avevano fatta i Periti,
ed 6 d’un prezzo aflai alto.
Siegue poi il S- G. a fare altre rifleflioni fopra il M^da-
glione quarto della Tavola vigefimaterza, non feconda,
nel Quinto Tomo, e non approva, ch’ io I'attribuifca ad
Apamea di Siria, effendo anzi egli di parere, otrtia fpei-
tante ad Apamea d'Afia. Per pruova, come pare a lui
convincente, in appoggio della fua opinione, adduce
qualcheMedaglia appartenente ad Apamea d’Afia,nel
la quale fi legge impreflb ilPontefice M. AurelioAlcI
£andro,come appunto vedefi nell’ Ifcrizione fecondade
'Medaglione da noi pubblicato, e da quefto argomenta
che fpetti ad Apamea d’Afia •So per6,che la di lui cone
sia mi da licenza di dire, che la liia ragione non invalid
incontoalcuno la mia; perche nellcMedaglie ancon
d’Apamea di Siria li vede impreflb M. Aurelio Aleflan
dro Pontefice. Eccone una, prodotta da chi pub eflen
appellate Maeftro in quefta profeflione j ed 6 il dottiff
t ‘>S- «93. mo Spanhemio; il quale nellaDiflertazione ottava co.
parla: ^ccedit alius, intende TsLummus, Apame^gyermijfiti
En. M. ATP. AAEEANAPOT APXI. AHAMEftN
E fe a qualcheduno venifle dubbio, ch’egli riferifleque
ftaMedaglia ad Apamea d’Afia, vegga 1’Indice greet
del grande Autore, e la troverA chiaramente rafsegnat:
con altre lotto il titolo d’Apamea di Siria. Aggiungo
che nella Medagliaaddotta dal S. G. evvi notato il Ner
corato della Citt&,cola,che non fi vede nel noftroMeda
glione; adunque quefto non Ipetta ad Apamea d’Afii
com’egli vorrebbe . Ribattuta roppolizione Ipiegaw
hanno poi viva la loro forza Ic altre ragioni, le quali p
rimente prov^no, elkre la Medaglia fpettante ad Ap
mea di Siria, e fingolarmente le due Cornucopie tenut^
dalle Figure dccumbenti, eindicanti la fertilita maravi
gliofa del di lei terreno, fuperiore alsai alia leconditatl"
• Campi
:^xxxxj
i Campi d’Apamea d’Afia, come ho dichiarato diffiifa-
niente nella Prefazione del Sefto Tomo • Riflettendo
perdilS G. a quel fimbolojche tengono lul braCcio le
duedette Figure decumbenti,lcrive nella forma fegucn-
te:Kel Tiovefdofono due Fiumi, i quali riguardandofi I'un I'd-
tro banm I'Uraa, oCornucopia mlla deftra. Ma mi compa-
tilca, fegli dico, che qui ccrtamcnte non vale la disgiun-
tiva, poich^fi vcde manifeftamente, che fono Cornuco-
pie, ii^ndo come mai pofla vcnir dubbio, che fem*
brino tJrte •Av vertc parimente il medehmo Signore, e
pate lo faccia con tacita riprovazione,ch’ io chiamo due
Acque quelFiume,e quelLago,che circondano Apa-
mea di Siria; ma per veritk io non fo, n6 ho mai laputo,
chei Fiumi, e i Laghi fieno formati di Fuoco,onde Icon-
venga lappellarli Acque. Tuttavia incib ammiro fcm-
prepWk l’attcirzionc,e la fottigUczza del S G-,ilquale
non laicia pa0are ,nondir6fehfo,‘ma nepure parola,
n&illlaba ,nd apice alcuno, che non lo chiami al fuo fm-
dicato. E'per6yero,che operando intal tenore,pud
mettere dubbio a qusilchqduno,ch’egli intenda di for-
mare pid tofto una rigida cenfura, che un fincero eftrat-
to dell’ Opera*; anzi caricando talvolta con gran zclo le
fucobbiezioni, pare tfallontani alquanto dal nobilc fine,
chef, hahno prefiffoi Sig." Giornalifti, ed t di promove-
re, e d’ampliare I’onore, e la Fama de’ Letterati d’Italia.
Tcrmina il S.G. le liie Annotazioni, c confidcra il Me-
daglione d'Omero, che e il primo pubblicato da noi nel
quinto Tomo • Su le prime pero perfifte in aflerire, che
jiMedaglioniCrotoniati, o Contorniati che fi dicano,
"fpfi^fatti a capriecio; ed io replico, che non fono gihla-
wrati fenza confiderazione veruna ,n i con una combi-
nazione intieramente fantaftica di Figure indetermina­
te a fignificare rintenzionc dichigl’impreffc. Quefto
no certamente; ma furono anzi ideati con particolar ri-
flefllone, ccoll’ elporrc ne’ Rovefci Figure conveniqnti,
o al luogo, dove fiirono battuti, o a i Perfonaggi nel Di-
ritto rapprefentati. E ferva in pruova di quefto il riflct-
terc,che Uomini grand! hanno impiegati i loro penfieri
ImtoVlI. g % pih
xxxxxij
piA volte, per rilevare i miftcri contenuti in effr; fpeco-
lazione, che le la vie, e dotte men ti non avrebbonogii
intraprela, fe aveflero giudicato, eflere le Figure di tali
Medaglie non altro, che foie, e parti di fogni capricciofi.
Per non parlarc intanto de’molti.chehanno tentato
quefto guado, avverto, che il peritiflimo Angcloni s’^
occupato nello Ipiegarne alcunc, ne vi avrebbe fiojra-
tnente itnpegnata la minima applicazione, quandofofsc
ftato di parere, che Medaglie di tal fetta iblforo vanita
ideate a capriccio, e perd non meritevoli di poWerazio
ne veruna •Come l’Angeloni,cosi ha operate i’eruditiffi-
mo Triftan, ed altri; tra i quali il dottiilimo Patino, do­
pe aver efpolle due di quella Ipecie di Medaglie fpet-
tanti ad Aleflandro il Macedonc, ed avere candidamen-
te confeflato di non comprendere i loro mifteri, prote-
ftd, ch’era si ardente il defiderio foo d’ intenderli, chedi
buoncuore avrebbe donata la Medaglia a chi gli aveffc
data la fpiegazione - Ecco com’ egli dichiara quefto fuo
{entimento :No/lram in conjkiendo cognojemustenuitatem,
jn Theftmr. cum priefertim idpm ipfc typas '^ p j imajlrofis Dits nimirm
umsm.fai. conyutiBus fit, ^ capitiAl&xandrf Magrii. TatiU
ipfiusexpofitionis aviditatetenemur yUtlubinteryem pro umbti
dPfireremus,expUcationemque TSLummorum,ipfisantiqms Ku»
mis,quamvis maximi pretii, compenfdnmas. Niuno,^ mio pa-
rere, pud darfi a credere, che queft’Uomo intendentifli
mo avefle nodrita la brama fpiegata,quando fofle ftatc
d’opinione, che i Rovefci di Medaglie tali dovefsero
effer giudicati indovinelli vani, e capricciofi da proporli
per trattenimento grocofo a gl’intelletti sfaccendati.
E pure il S-G. vuole, che tali appunto ficno, c non mffte
riofi, come li ftima 11Patino. Hanno adunque le hieda-
glie Crotoniate i loroproprj mifteri, e non gia Omeria,
come egli li chiama, ciob poetici, ma veri, e reali, ancor-
chd riefca veramente aflai difficile I’interpretarli; ms
non percid dobbiamo noi difprezzarli.c rigettarli, fcnzs
volerli degni della noftra confiderazione; e feijl queftc
particolare avcls’io a difcorrerla con altri, che col S. G,
direi loro, che non conviene per la ipiegazione di e&
confor-
xxxxxiij
i confbrroiarfi al fentimento della Volpc, la quale condan»
nod’agrcfta I’uva,benche matura, per non confeflare la
fuaimpotenza d'arrivarvi a mangiarla. Non poflb tace-
re,cheuna delle Medaglie accennate,come s’6 detto, dal
Patino,fu dame diffufamcntefpiegata nclQuintoTo-
mo,enc rilevai dalla cortesi'a de’celeberrimi GiornalilU
diTrcvaux una piena approvazione •, ma il S.G. nell’
eftratto chc fece del medefimo Tomo quinto, non la
degnd ne nure di una minima riflefllone ■Si aifacica poi
iofteiftrSignore, per evinccre la falfitli dell’ Omero di
qaefto Mufeo Ducale, di addurre altre ragioni, c fa mob
ta forza fu quefta, che nella Medaglia del Mufeo Serc-
DiiTimoIatcftad’Omero comparifee nuda; epure W
mrmiyobronzi antichi, dove il fovranoToeta cirejlaefprejfot
SEMT'^E iconlatejladiodemata, Confelfoil vero,ch’io
non fo, com’ egUpofla afferire quefto, mentre il dottif-
limo Spanhemio ha pubbVicata una Medaglia antica Diffcrt.%.
d'Omero, batcuta dagli Smirnei, nella quale il gran Poe- Ah- .
ta non ha certameute la, tefta diademata. Dipiil Peru-
ditiflimo Senatorc Gisberto Cupero, mio riverito Si­
gnore, e favorevole corrifpondente, nell’Opera fua dell'
Apoteofi d’Omero,che fark fempre,col fuo preziofo me-
rito,fuperioreaqualunquecncomio, ha prodotte tre
Medaglit antichc d’Omero,e in niuna diefle I’inclito
Poeta ha la tefta diademata. lopure hoveduto in un
Diafprorofso antico I’lmmagined’Omero,conbufto*
e non ha la tefta, in fnodo alcuno, diademata • Dunque
non fi puo dire, che Omero ne’ marmi, o bronzi antichi
_^veggafi SEMPRE con la tefta diademata, onde il com-
"pafire, ch’egUfa, colla tefta nuda nel Medaglione Duca-
pruova in veruna forma la falfitAdel medefimo •
L’autorizzare poi ch’egli fe la fua, a mio credere, non
ben fondata opinione, con dire, che in Santa Genovefa
di Parigi fi conferva il Cohio della Medaglia falfa for-
mata dal Cavino, non pruova altro, fe non chc I’Artefi-
ce,con la fua finzione,ha imitata la Medaglia vera,come
in tant’altre dello fteik> apparifce la medefima frodc, e
per6 potendoegli aver veduto il legittimo Medaglione
dome-
xxxxxiv
d’Omero, c alia conformity di efso comporre il fuoapo-
crifb, non era ncccfsario, che lo fabbricafse con 1’ ideale-
Vata da un Mcdaglione d’Augufto, come vuol far crede­
re il S-G-,il quale non potry giammai provare,chc fia im-
polfibile il ritrovare un Medaglione legittimo d’Ome­
ro, mettendoli alia luce di quando in quando Medaglie,
che per lo pai^to non s’erano giy vedute; e fe fi cotjce-
donodatuttiiPeriti pervere diverfe Medaglie d’Ome­
ro in metallo piCi piccolo, e pcrchi dovry e&re impoC
fibile,che veggafi in metallo della maffima fonlia, come
quello, che confervafi nel Mufeo Farnefe, il quale eijen-
do ftato raccolto, e mefso infieme in Roma, nel tempo
appunto,che vi fu il Cavino, che dopo Paolo Terzo,ope-
D« ro intorno le Medaglie diGiulioTerzo, Paolo Quarto,
PioQuinto,ed anche di Gregorio Decimotcrzo, noni
improbabile, che infieme con altre Medaglie,da efio po
feia copiate, lo vede&c nel detto Mufeo, e giudicafsedi
larpompa dell’artefua inganncvole,concraflacendol<)
conunfintoPcdiquefta forma Ibno quelli, con i quali fa
molto ftrepito il SG-, che vort ebbe pure andafse in ruo
lo con loro anche il prefeiite, di cui ragioniamo, e chein
faccia a tutte lecalunnieoppoftegli fi tn'oftra manife-
ftamente legittimo; echiduoita del contrario, venga
a vederlo,elarysforzato acorreggere la fua pertinace
mifcredenza,ravviiandolo rcalmentc antico. Che fepol
una Medaglia fimile d’Omero, venuta fotto lo Iguardo
d’Uomini eruditi, t ftata giudicata illegittima, quefta
non iferedita punto la fincerity del Farnefe Medaglio­
ne, da efli non veduto, ma condannato, diro cosl, in ere-
denza, per averlo trovato,nella di lui figura incifa,di'for
ma non diverla dalla fella; e cosl dovea elsere, s’eglixol
fuooriginale ba dato il modello alia copia; onde non
mi maraviglio, che fi dichiarino Ipurie alcune Medagk
d’Omcro, vedute dagl'Intendenti; ftupifco bensl, cheU
voglia avanzarc il giudizio anche fopraquelle,ch’efli
non hannomaiavute lotto I’occhio; cqui ripeterdcio,
altro fuo propofito difle I’eruditifllmoPatino,
jja * ' Hon mirater ,fiplures fuppojititm, intende Hummos, qu0'
• vem
xxxxxv
, vtm afmarent .•illudmiror, quodvideri nonpojfe patent^uod
ife vij'm mn eJljE perd fon pronto a conccdere la falfltk
deir Omero da loro efaminato, ma non viene per cid
provato,che tale ancora fia il Ducal Medaglione,perch6
leMedaglie venutc fotto I’occhio d’altri, laranno Hate
copie, dove quefto, fenz’alcun dubbio,^ originale. E fe il
SG-ha fentimento diverfo,ci6 avviene.perch^ la difcor-
re da lungi, fenz’ aver egli giammai veduta la Medaglia
.difputata^appia per6,che tanto l Omcro,del quale par-
liamofiJUanto qualunque altra Medaglia,che nel liio
eftratto del noftro Sefto Tomo mette in concetto d’ il-
legittima, Ibno indubitatamente originali finceriffimi,
cdanticbi. porto gii,in pruova di quefto,al detto Si­
gnore la teflimonianza del mio occhio, nfe il parere del
miogiudiciOjperch^forfeegli nonavrebbe il genio di
ammetterlav Produco bensi I’autoriti, e la piena appro-
vazione di Perfona aricor viVente, e che pbtrei nomina-
re,fe la fua modeftia nen me lb vietafle; di Perfona dilli,
laquale bfornita di tale, e tanta intelligcnza, maifimc
nel difcernerel’antico dal moderno, che nonfolamente
gl’ Intendcnti Italiani, ma gli Oltramontani ancora la
confultano nb loro dubbjj e fottofcrivono facilmeiite le
di lei decifioni •Or quefta, tenvpo fa, con la permilfionc
benigniflima del Padron &rcniflimo, vide le dette Me-
daglie,edopo averle ben confjderate,ed efaminate,le di-
chiarb francamentc legittime,ed antiche,fenza ch’abbia
operato in effe arteimpropria,nedoloalcuno. Ad urf
Uomo perb di difcernimento tanto accreditato,c^ni ra-
gion vuole fi prefti fede. lo tuttavia fono perfuafo, che
fciLS^G-fi compiaceffe diprendere I’incomodo d’un
•¥i»^o, e venire a chiarirfi del veto co’ proprj fuoi oc-
chi, infallibilmente fi trovcrebbe obbligato dalla fua
perfpicace perizia a deporre bgni dubbio. Dunque
K il mihi refcribas , attamen ipfe veni • Ovid. M He*
rvid* Ep. X*
E quandocib avvenifle, allora si, ch’ io proverei un con-
tento Ibtnmo, poichb potrei perfonalmente.e a viva vo­
ce fpiegargli ,chc la (lima ho del fiio fepere, Cccita in me
unvivo defiderio, ch’egli pure arricchifca, e benefichi la
• Repub-
xxxxxvj
Repubblica Letteraria con qualchc fua Opera nuova,
)ohcap>Ji, fulle Medaglic antiche. Quis mibi tribuat, M Librumferiba
ipfeMuijudkat, ut in buwtropartem ilium, £ 7 circumdem ilium,
quafi coronam mibi. Scuola certamente d' infegnamcnti
pcllegrini aprirebbefi in tal Libro, dalli quali, fe beneal
le volte noi difcordiamo, non perdono punto egltnopet
quefto il proprio pregio; ficcome niun pregiudicio.ca-
gionano alle noftre opinion! le oppofizioni d’dFo Signo­
re , mcntre piCi tofto le rendono inaggiormeme chiare,
e palefi. Onde accade loro ci6,che avviene a i fiort.fu cui
poggiano 1’Api,cfae non folo ad efli non involano le qua-

(laf,
hintii Pe- con vantaggio infpirano nuovo odore-.f/o-
ft.'
fJmat.it.' ribus, quibus .4pes iufedere, odorem mellis infpirant. Conchiu-
diaraoadunque con avvertire chilegge.cheledifpute
finora da me fatte, hanno avuto per folo, e fincero mo-
tivo il difondere la verita, da ognuno fempre bramata.

N KJfneris omnihus ahfoluft/Jtmum Opus infcriptum : I Cefari in Mctallo


Grande,da AntoninoPio fino a C ordianoIIl-T om o Settimo, Au^ort
_ Adm.R.P.PauioPcdrufiS- i n f r a f c r t p t t t s demandateR evfnt?.
S. T, M agifiri P. Vincfntii Marite >Inquifttoris G eneralis Parma
dtU gen tcrpeflegij quumtjue in <o nihilinvenerim ,quodC atholka Fidei,h.nnqn
tnofibusrtpugnety immoinexpefitionediUorumN umifmatum noverim , tllua_u■
pidari antiqua eruditione yfermonu ekgantia ,& m ajeftate ,d ign a gravitait '
poriadrtfertum t nec nongravifpmorum Scriptorum AuSiorittjte vallatum ; idtn<\
f i a d quern p ertin et, itd videhitur, Typis d'\ni£imum cen feo . D atum Parma kM
dk dfcimanona Septembrh anni currentii 1716 .
EgoOdoardus Bonvicini j.C.ColIcgiatus, &Eq-
ac SS. IdquUitionis Confultor &c.
A ttenta fupraferipta a ttefta tion e, Imprimatur.
F-V-M. Mazzoleni InquifitorGen- Parma;.
Im prim atur.
Jo- Fedolfi P-Vic. Generalis.
Vidit L-Mafini Prasfcs Camera; &c-
JOANNES PA ULUS SCARATTUS SOCIETATIS JESU \
In Provincra Vcncta Pnepofirus Provindalis.
Vm LihrumtCuiTitulus: 1 Cefari in Merallo grande, da Antonina Pio,fno

C a Gordiano HI»Settimo Tomo, d P atre Paulo Pedrtifio nofir a Societal


S acerdote eonferiptum, aliquot ejusdem S ocietatisT beologi rccogmt'
tin t, &in lucem ed ip jfep ro b a verin t, P otffia te nobis d R ev. P a tre Michaele At'
gelo Tamburino'Proipoftto Generali a d id tradita ,fa cu lta tem concedimus, ut Jy
pis mandetur yfiita Us a d quos pertinet ^videhitur ; cujus rei gra tia tbaslitterdi
manu noftra fuhfcriptas, & Sigillo nofiro munitas dedim us. *
p a ven tiee die q.D eeemhris f j i b.
]U)CP Sigilli»
Jo; Paulus Scarattus.
TAVOLA
Tavola Frima.
rA V O L A
P R I M A-i

/^NTONINO PIO.
’Occafo dell? glofic di L.Elio cagion6
i’Afcendente luminolb d’Antoninp. A
qucfto, dopo la mortc dell’altro, dC'
ftind I’augi^o alloro Adriano, c dichia-
rollo liio Succcflbrc nel Trono • Lc Vir-
td, che arricchivano lAnima del Per*
fonaggio elevato, accreditarono vantaggiofamente
il voto delMonarca,chc prorb la giuftizia del fuo
pctfierOj nel volcre, con la di lui cfaltazione, fcli-
•«6iKo rimperioRomano. Nedimeno poteva egli
pometterfi da un Principe, il di cui diftintiyo era
il carattcre della Pieta, la quale, tra le belle doti,
che adornavanIo,vantava,fenza nota di fuperbia^-
lamaggioranza. Eccolo pertanto a nobilitarc il pri-
mo caihpo della Medaglia col fuo fembiante, ed 4
pregiarfi, con pari compiaccnza,e del fupremo ti-
TomoFII. A tolo
.2' TavolaPrima.
tolo d‘Augufto,edciramorevoledenominaztone di
Pio. Concidautentica il coronato Signore le ragio.
ni,che polIicdc,per cHer appeliato Padre dellaPa-
tria, e munito parimente del Tribunlzio Potere,
come ci mollra i’lfcrizione.
Nclla parte contraria comparilce Tlmmaginc di M-Au-
rclio Ce&re, Augufto, c Confolc defignato; ma-di
effo difeorreremo ncUc fue propric mcmoric.

I I
L Primo Confolato d’Antonino, fegnato dalllfcri-

I zione,che corre intorno al dilui fembiante, ri-


marca qualche dificrenza della prefente Meda-
glia dall’antecedentc.
Nell’altra parte fi da a vcderc M-Aurclio in grade di
Confole . e con la gloriofa appellazione d’Augufta.
Fa parimente pompa della nobile figliuoIanza,alla
ouale fu chiamato dal medefimo Antonino.
I II
Eir Ilcrizione del Diritto fi rammeroora I’a-

N dozione, che ottenne da Adriano quefto Prin­


cipe; c per6 s’intitola IMPERATOR TI-
TVS AELIVS CAESAR HADRIANVS ANTO
NINVS AVGVSTVS PIVS PATER PATRIAE-
11 fecondoCampo, oltre il Pontificate Malfimo, ela
Tribunizia Podelli, ci rapprefenta la defignazione
delSecondoConfolato alio llcflbAntonino. V^efi
pure una Figura,che ftA innanzi ad un'Altare,\«i
fuocofopra,c tienc con la deftra mano unaTazza*
fcorgendofi in efla indicata laPietA.
Quella era la bella dote,di cui fingolarmentc pregia-
vafi il Monarca, come abbiamb baftantemente di-
moftrato ncl Primo,cTerzoTomo, con la'fpiega-
zione delle Medaglie, ipettanti alle di lui giorie>
Vero
Antonino Jr’iol 3
Vero h , che I’amabile iplendorc di tal Virtik non
afpettogikatramandare i fuoi raggi fin’a quel tem­
po, in cui Antonino, con la lublime chiarezza del
Trono Augufto, poteva rendcrli pid luminofi; ac-
cordoffi anzi alfitogenio I’amorcvole prerogativa,
anche nella vita privata: Kam ^privatam vitam An^
tonittus optime, gf h o n e fti/fm i e x e g it j perfezionandola SuidaiiaHi-
dipoi, Del falire ch’egli fece 11 Soglio Romano: M
Imperio m^ior etiam, 0 r modeftior e jfe •vijus e f l , tiemini
afper,o a t m o k flu s , fed adperfus otmes D o n a s , knis^
ptovandofi fempre benigno, e di Pietk infigne do-
tato. Quindi fcortato da iin’indole cotanto place*
vole, nego francamente di fegnare coll’altrui lan-
gue le prime orme, che imprefic nell’altezza del lu0
ingrandimento. Percid, Sufeeptoimperio ^muhis accu- y,, zmar.
fatis , npnttulhs etiam ,nmiaatim ,ad cadem pofiulatis, de 1'oma.iAimal.
nallopmnasfumpfa, mgas/it,emm h talibusoperd)usJmpe-^‘‘^ '^ '
Siam fibi e fi aufpicandamj fembrandogli azione affat-
■ tonera,lotmmilchiare ombre mortal! al luminolb
Afcendente de’ fiioi Cefarei onori. La qualita di un
tal fentimento dimoftra perb, a dir vero, la Pieth
del Monarc'a, confiderata relativamente a gli flo-
mini', che fepoivoglianio ragionare dellavanith di
quella, con cui egli venerava i fuoi Numi, come pa*
refiaindicata dallaMedagha,fpicc6 con tal pregio
in efla, che nciropinione de’Pagani pote farfi mc-
rito d’eflere, in cid ancora, paragonato a Numa,
inftitutore primario delle fupcrftizioni, praticate ,
gia dagl’idolatri Romani: Imperator optmas fa it, £7 SuUai.iiilM
,maxima comparandus. Qualunque riguardo in-Fo.
-s^a/ltoaveffe la Pietk, di quefta pregiavafi Antonino,
facendola oggetto della fua attenzione, fempre ge-
lofa di confervarla', e benche ingannavafi nella fua
affezione, tuttavia perfuadevafi di godere in efla il
vanto di qualunque altra virtd, el&ndo Pietas fons
virtfitM} ubi autem nonPietatis ,ibi mbit eft boni ib bomi- meat.Lucian,
m ,quantumvis erudite ,fapiente ,ehquente, potente, opu-
■TomoFil- A i ktttoj
T av o laP rim a.
lentoi diramandofi da lei,appunto come da fonte,
i rivi delle diverfe nobili prerogative,cheponno il-
luftrare lo fpirito diunDominantc.

I V
Ol fembiante d’Antonino, rapprefentato nel-

G la prima faccia della MedagUa, vediarao nel


fecondo campo della medefima luia Figura
Equeftre, che fembra indicarc qualche militare fpe-
dizione. Avvilandoci perd Giulio Capitolino, clje
quefto Monarca, non gik egU perfonalmcnte, ma
Ter Legates fuos plurima bella geffit, ed avvertendo il
dottillimo Riccioli, ch’egU fu Uomo Expeditioms fu-
giens ,neCivitatibusmpenfS onerofus effetj parmi poffa
ravvilarfi nel corrente Oggetto una Statua Equeftre
innalzata at Principe, per immortalare le di lui gloric
icquiftate, allora che, liberati gli Armeni dal Re
Ic’ Pardii, ed obbligati i Quadi all’ obbedienza di
loma, die’ loro il proprio Re; e quelle dichiara-
idrii accaddero infatti nel tempo del Second©Con-
olato del Monarca, fegnato nella MeJaglia.

Apea Antonino cattivarfi gli altrui alFetti con

S violenzacosiamabile,che rapitc dal hello delle


di lui virtd le Nazioni anche pill rimote, invia-
vano dall’Oriente Ambalciadori a venerarle; cosi
fccero gl’ Indian!, i Battriani, gl’ireani, eleggend^o
ancora, tal volta, ed implorandolo Giudice de’
Sex. Aurel. litigj: Juftiti^ tanti Imperatoris comperti ,quam ornabat
ViSior.inEpit. vuhu fereno pulchro • Gareggiando adunque tante
Genti nella Itima profeflata al gran Monarca , non
pud recar maraviglia, che il Senate voglia impreffa,
per Vantaggio dell’augullo onorc, nella propofta
Medaglia la Parthia • Coroparilce qucRa in una Fi­
gura,
Antdnino t^io. i
gura,chc tienc conk finiftra ilTurcaflb,poggiato
in terra, appreffo il quale vedcfi un’Arco: e conk
deflra foAenta una Corona, nella quale ci viene pro<
babilmente indicata k Tiara: Indumentum captdslie-
OifeLTah.i^
gium iVartbis^ aliisque Orientalibus^egibus ufurpatum.
Fiorirono gkiParthi con gran potenza, ma I’umii
liarono finalmente alk grandezza delk Monarchia
Komana: Partin tarn immenjis valentes<^ibus,'^omams
UmenatatisnofiraPrincipibus fubdidere colla., straio.infi>!f
peratortm majeftati cejfere- Itaque, mm modo tropbaa, LH-e.ciogr.
qua quondam de pimatmum cladibus erexerant Ppmam
transmifere ,fed etiamPhraates Pex Cafari Auguflo Film
tredidit, 0* natorum natos obfides exhibuit, ut obfervandam
tokret amicitiam. litis enim bis annis ambiunt, quempiam«
quids imperet d Pomdjapenumerofiagitantes ,• e pcro ncU
le antlcne memorie vedefi notata la venerata fovra-
jiitk del Romano Dominante, chc affegna, e detert
mina aiPartbi il proprioPrincipe.
iTOgliamoconfiderarc laParthia qua! era neglianni
piCi antichi, non poteva gk elk vantarfi di eften?
dere raolto la fua Regionej in fatti di efla Icrilfe
I’antico Geografo: Partbid non multa efts quaprepter
Partbi, cum tiircanis Per^b vivebant, etiam multo pofi ‘"'■*"‘'■‘3*
tempore ,quam Macedonesmperarent. Ndgodeva quell’
opulcnza,dicui negU anni fufleguenti gloriavafi in
modOjChe lAutoremedefimo ebbe a dire: Partbia
omnia fert, £7 magnas arbores gignit, prater oleam, 0f
fluminibus eft irrigua ■ Laddove ragionando innatm
della fua piccolezza feritto avea: Adparvitatem accedit,
qaqd nemorofa eft ,motttana ,afque imps ; quapropterpe- jdem Lit. it>
Sgejl earn curj'u prateribant, cum Pegione miaimem quidem
exercitus partem alere poffet , nunc verb auiia eft; nam
Camefena, atqueChorena, £T tota feri Pegio, ufque ad
Cajpias portas , pft Aragos, £TTapyros , qua prius Me-
dorum erant, Parthorum funt .
!)idaintanto contezza dillinta, nonmeno della fitua-
zione dellaParthia,cbe della fua ampiezza Solino,
con
6 T avola P ritn a .
C6n dife : Tarthia quanta omnis Metidie tuhtum
S o lh . PohhU Mare, dSeftentrime Hireanum falum clauSt. 1{egitam
/lor. cap.6^.
ea duodeginti dijfecantur in duos partes ■ Undecim, qua di-
cmtur faperiora, incipiunt ab Armenio litnite, £7 Cafpii
littore porreBa ad terram Scytbarum , quibus eoneorditir
degunt ■ 1(eliqaa feptem inferiora, jk enimvocitant,babea.
eb Orttf Arias, Arianosque, Carmaniam d Medio die, Me.
dos ab Occidui SoUs plagd, d Septentrione Hircams.
• autemMedia ab Oceafu transnerfa, utraqeee "BarthU te.
gna ampleBitur.
Ancorch6 i Romani, con la fcorta dell’ armi penetr^C
fero a dar Leggi alle Genti di qucfta Regione, tutta-
via ebbero efli a dolerfi piCl volte delle fconfitte d*
que’ barbari Popoli ricevute*, merqecchd i Parthi
non coftumavano prendere per regola delle loro
azioni la Fcdelti, ma tutto mlfuravano coni’into-
Akx.ah Alex. reflc: Tartbis Fides nulla, ttiji quantum expedit, quihs
/,ih.s.fap.io. utilitas fentper eft Fide JanBior. La loro prima aneno
ne era quclla,che dimoftravano aiCavalli, preya-
lendofi in ogni occorrenza di efli: Tartbi equis omi
tempore vehuntur y his petunt bella, bis convivia adeutit,
Sahel. JJh. 6.
£n.6. mercantur, colloquuntur, omniaque publica, £7privata ob
eunt munia equo fedentes. Atque fingulare illud inter or-
dines dijcrimen, quod fervtlis fortuna viri, pedibus corn-
meant , ittgemi equis vehuntur. Il genio pero de’ prind-
pali di quefta Nazione avea il fuo carattere di/linti-
VO dalla barbaric •, mentre de’ loro ftefli pill lieti con-
viti facevafi comnienfale la cnideltk. Apud Farthos
^eglS amicus bumi fubjidet, 7{ege in fuMimi tboro aecim-
Atbeneeuf hente, atque, more canum, its vefcitur cibis, qui ab ifj'o
Z.tb.\. cap. 24.
ex Bofidoitio. %ege projkiuntur. Sapius etiam, vel minirnd de eatip ,W
extenji ilia in terrd ceend distraBus, lores tejfelatis, virgisque
eaditur i atque cdmfaBuseJl fanguinokntus,burnt pronus
procumbens, tamquam benefaBorem, verberonein cogitiir
venerari.
L’Arco, il Turcaflb,e le Freccc, nel fecondo campo
della Medaglia 'imprefle, pi dinotano larmi, delle
quali
Antonina P io . 7
quali pregiavanfi ncl combattcrc iParthi. Siccome
dilettavanfi i loro Monarch! delle Saette, ftudiola-
mentelavoratc: Parthorum lieges fagittarum cufpidibus
rein exaemiaatis,{culptisqae ghriabantur} cd era ben 5*/?.
celebre I’ammirabile deftrezza, concur i Soldati Ic
vibravano,laettando neU’atto dellafiiga iNemici,
da! quail erano incalzati.
V I

A
Trento il Senate a celebiare il merito d’An-
tonino, voile impegnata a promovere le di
lui glorle, anche i’Affrica. Vedefi quefta idea-
ta in unaFigaraftante,che adornafi la iironte con
una Probolcide d’Elcfahtc, foftenta con la deftra
unCcftcllo, tienc ful bracdofiniftro ilCorno dcllc
dovizie, ed a f pied! una Tefta di Leone.
Loftudio prindpa/e dell’ acekma to Monarca, era I’ap*
^~plicare tutto giorno il pcnficro a i vantaggi delle
Provincie Ibggette al fuo vallo Imperio; e perd
Prmmia fub eo cmBa floruerunt. D’un tal bcnc i
molto probabile partecipafle parimente I’AfFrica,
onde con tutta ragione ll Senate decretd, che fer-
viife, dir6 cos\, di corteggio alia dilui Immaginc.
Occorrendo frequentemente ndle memorie antiche
il Confulto del Senate, parmi convenevole dar qual-
chenotizia del modo praticato da’Romani nel for-
marlo; eccolo: Senatus nihil decernere peterat, nifi ter
ferentibm iis, quibus Senatum fogere licebat j qui erant
Oiiiater, Confules, Protores, TribuniPlebis, qmd tameu
■ nigatDionylius, Interrex,^UrbisProfeBus. Qui refer- Alex-Sortm
rent 1 pr$mum
® ad Senatum' projponeaant » res divwas ^mox bu-
/ a t Marie, a c
manas, ^ referebant, aup infiniti dePepublicd, aut finitb Lih.x. eap-r-
de rebus fingulis j fi dpprSaffent omnes erat S.C- per di-
fce f‘onem,finon approbajent,Conful fententias rogabat,
0 Tpnmbm i Confulibus defignatis, Qf ex iis, db eo, qui
priori loa renunciatus effet ,vel plttrium liberorum pater ^
mox
8 T av o laP rim a.
m x rogSat [/Ediks, £7 Coafalares v im , deittde dita,
£7 quo ordine in interrogandis fententiis ufus fuijfct Cal
Januariis, eundem ferv'abat toto anno- Ci5 chc perd
non giudied di offervare Giulio Cefare, quando,
ncl tempo del fuoConfolato, voile preferito nell?
Rogazione agli altri Pompeo^ a riguardo della pa-
rentela feco contratta. %ogatus dicebat, qukqmd vtl
Jet, antequam alius interrogaretur; quare qui mlkt m
decerni, diceado ducebat diem; quod nec ante esortumSo­
lis ,nec poft occafum fieretS .C ., nec pofi decimamborm
relatio nova - Interdum fententiam rogatusjurare folet pet
Jovem, Deosque pennies, /e, £7 ardere fludio veri rept-
riendi, £7 en /entire, qua diceret- S i Senator in diceitJi
fententid duas res, aut pluses compledieretur , nec proha-
rentur omnes, poflulabatur, ut divideret fententiam, £f
de fingulis rebus referret ad Senatum- Quod major pars
Senatorum decreviffet, feribebafur SPatribuS, autScri-
bis ; £7 deferebant ad Tribunos Plebis, qui fedebant ad
Fores Senatus; f i litteram T ipfi fub/cripfiffent, end
■ J". C., £7deferebatur in ararium, fi ad Principem fpeBa-
ret, feribebatur libris elepbantinis - S i Tribimi intercejjif
' fent (intercedere enim ipfi poterant, £7 Magifiratus, qui
major effet ,quam is , qui Senatum convocajfet) aut fiquid
fiatutum ejfiet,vel die nefafio, vel loco nonJacro, vel non
kgitimo Senatu-, Senatorumve numero, non dicebatur S. C.,
fed Senatus auBoritas.
La Figura rapprefentante I’Affrica, foftenta, corae di
I^tct Valerian. fopra notai, un Ccftello. Qticfto Locottm ubique Ce­
teris capiti fuperponitur - Da un tal coftume puo ar-
gomentarfi, che il Calato ferva di llmbolo a figifi-
ficare I’opulenza dellc biade, la quale all’Affrica
Tontpon.Meld
appunto compete; mentre ella t ,^antum incolim,
L ib .i. cap./^. eximk fertilis; e fe in alcunc fue parti comparifee
infeconda, il difetto dee attribuirfi pi£l tofto alia
tralcuraggine di chi non le coltiva, che a deficicnr
za di virth natia; eid perd intendefi ad efelufione
di que’ terreni, i quali per altre cagioni rimangono
, infe-
Antonina P io. ■ p
infccondi ; poichc jiut aremsJleriUbus M a ^ a , aut oh
JitimCeliyterraramque defertafuat,aut infeftantur mth
to, ac makfico genere animalium.
Vedefi parimente, che giace ai pie’ della Figura una
Tefta di Leone, per dinotarc que’ feroci animali,
di cui pregiafi I’Affrica; in fatti Interna ejas plurima
q^idem bejlia,ftdprineipaliterLeonestenent■ Quotum tri-
fariam genusfcinditur ; nam breviores, jubis crifpi p ie - " '
rrnnque ignavi funt, £? imbelks; Longiores, ^ Coma Jim-
plici acres magis, ac potentes; at hi , quos creant Tardi in
pkbe remanent jubarum inopes. Ammirabile veramen^
te' h la natura di quefti terribili animali; mentre,
in molte occorrenze fanno predominare la propria
voracita,etenere in freno il lorofpirito generofo,
perocche Vroflratis parcunt ,inviros pot'ms ,qudm in fee-
minas^aviunt, infantes, nounifi in rnagn^ fame, perimunt .
Gran pruova di si magnanima contenenza ci diiPli-
nio,col riferire I’avvenimento di una Femmina, la ^
'qwale abbattutafi in alcuni Leoni, e tcmendo di
eflere divorata, penso fare fcudo di fua difefa la p/;«.
picta,chcftudiolfi, eccitare inefli,con dire: S e fo e -
minam, profugam, infirmam,fupplicem, animaliumomnium'"^'
ginerojiffmi, eaterisque 'tmfetantis, indignam ejus glorid
prtdm ,• e, fe vogliamo preftar fede al citato Auto-
re,ebbe ladileifupplica felicitate il voto, e falvolfi
dal paventato infortunio.
Nientc meno, che de’ Leoni, gloriafi I’Affrica degli
Elefanti, e pero con la loro Probofeide adornafi la
fronte- NellaProvinciaTingitana fingolarmentedi-
m^llrafi ella da quefti vafti animali popolata; cosi
. Sollno ci avvifa, dicendo: £' Provinciis Mauritaniis
Tingitana, qua folftitiali plaga obvia eft, qitaque porrigi- sdl/i. eep.st
tar ad internum mare, exurgit montibusfeptem, qui < 5fimi-
litudine fratres appellati, freto imminent. Hi montes Ele-
phantis frequentifjimi funt. Il Monte per6 dell’Afirica
pih amato dagli Elefenti, t I’Atlante •, poiche, ve-
nuti,dopo una lunga ferie d’anni,alla yecchiezza,
TmoVII. B ricor-
lO T avola F rim a.
ricorrono ad eflb,come ad asi'Io di ripofo,cquivi
dalla fupcrftizione trovanfi patrodnati in mode,
chc niuno ardiice di ofienderli: Suh raJicihs motnis
Atlantis mirabiles pafiionesj'unt, profundifma
umbrofijfimit, 0f denfiffma j ad has ajunt Ekpbantos jm
JElian. L ih. 7. feneBute graves actedtre, naturd diiBos, tamqaam inCt-
Hi^or. Anin
m a l cap. i . loniam, £7 portum quietis, ubi reliquum vita fua agaat,
ipfisque fans aqua potabilis, 0Tliquidijfma liber mcefus
■ tfi ■ Exijimantur facri, £7dimittantur utfacrofan3i,etim
dbarbaris ,qui indmias cum ipjis babent ,itaut tie eos qiu-
dem capiant^pf celebrantur cura Sylvariis quibusdamDps
illius regionis dominis. Infatti,per pruova,che fono
effi da qualche Nume, fognato perd, difefi, narrj
Eliano I'avvenimento preftigiofo accaduto a trecen­
to Giovani,mandati da uncertoRe di quelle parti,
affine di acquillare gli avorj de’loro denti •, mentre
appena giunti al luogo riputato per gli Elefanti fa-
cro, furono tutti da pelle repenfina affaliti, e morti,
a riicrva d i u n f o l o , die fervl,per portare lawii?
deir inafpettato infortunio.
/fncorchd fieno molto confiderabili gli Elefanti dell
Affrica, tuttavia vcggonfi fuperati nella gran mole
}j7 Heark. del corpo dagli Elefanti dell' India: Magnitudine omei
majus in H i-
fior. Animat. Indict vincunt Ekpbanti ,quos Africi pavent, nee contueri,
L ih .x. cap^. i. ttedtm refiftere audent ■ Crefcono talmente, e s’ingrof
Jo: JonJionuSt
feno con tanto corpo quefti animaJi, chc Ahyfim
$thi de Cadamuflus vidiffe fe fcribit,plus habentem carnis ,qaar,
drup. cap. 5. Tauri nofirates quinque ^ e pure di quefliColoffi ani-
mati, benchd non gia di grandezza cosi enorme,
SiamenJ!sl(ex duodecimmillia habere dicitur,equibusqsm-
I d m itndem.
tuor millia femper ad fubitos cafas armata funtSublm -
perio magni Mogtd quinquagintamillia habentur ■ Quanta
fia poi la fpefa, che rileva il palccre si numerofe cd
ample roragini, e fecile il Conghietturarlo.

Nell-
Antonino Pio. 1 1

V II
Ell’una parte il Scmbiantc d'Antonino,ncll*

N altra 1’ Immagine di M. Aurelio nobilitano


la prefcnte Mcdaglia. It prime vienc celc-
brato co’foliti fuoi titoli d'Augufto,ediPio,eFaii«
tando il Tribunizio Poiere nota il terzo fuo Con-
folato. It lecondo fa pompa dell' adozione acqui-
Aata, dichiarandoll Figlio di Pio, eConfole-
VIII
a Figura della Ubertk, nel fecondo campo

L dellaMedagUa comparifce.e tiene con la de*


ftra VtPilep finabolo dellamedefima,come io
altriluoghi abbiatrip aplato-, e conlafmiftra it Cor*
,jio ubertolb.
Lalfacc coltivata dal Monarca nel fiio Imperio: I’a-
more, col quale governo fempre i fuoi Sudditi , in
modo , omnia, Q omnes, quafi fua ejfent, curafet:
il confervarfi fempre aliehiflimo dall' aggravate i ” , ^***“‘
fuoi Popoli: laclemenza, che in pid contingenze
praticb ancora to’delinquenti: il rifpetto.chc pro-
fels6 inakerabilmente al Senate,acui,Tanttm dettt-
lit , quantum, cum privatus ejfet, deferri Jibi ab alioTrin-
cipe optavit: la famigliarita Ulata con gli Amici, de'
quaUJ#/wpmo fuo,non aliter ufus efi,qudm privatus,
cd altri fimili coftumi del Principe, fofmarono ra-
gioni ballanti alia pubblica Liberty, perchp fi col-
■kgafle alia di lui Monarchia.
Fu fempre teforotailtopregiabile laLibertk,che giu-
dicoffi conveniente ftabilir Legge di dover per di*
fendcrla farle lcudo don la propria vita - CoslApol-
lonio.rkordollo a Demetrio, avvifandolo,che
Ijbertate tnori Leges jubent ■ Siccome ben dimoftrano
raltallima, chc nc facevano i due Lacedemoni
B % Buri,
I^ Tavola Prima.
Buri,e Sperti, quando invitati dal Duce Indarnw
arimanerfi ncllaCortedelMonarcaPerfiano Scrfe,
ed allettati perci6 con la promefla di fommi ono-
PlutdTfk h ri, rifpofero generofamente; Ignorare videmim nobis^
ApcpbthS' ^uatrti Jk Libtrtas, quam non nmtaverit quis, nifi mm
iacon.
fitTerfarumHegno. Equeftoappunto t ilgran bene,
che fe’godere Antonino a’fuoi Sudditi, de’quali
gloriole fempre di comparire anzi Padre
amorofo, che Dominance •
altdro.

TA^^LA
XA V o L A
S E C O N D A.

ANTONINO.
Ago di guadagnarfi I’affetto de’fuoiPo-
poli un MOnarca, puo aCcertarfi 6dl-
mentel’acquiflojcoll’itnpegnare i fuoi
penfieri a mantener loro fempre opu-
lenta I’Antipnaj poiche, ficcomc nella
deficienza di quefta odefi ftrepitarc il
linguaggio delle querele, cosi nell' abbondanza, per
conccrtare al Principe regnante gli encomj, accor-
danfi in perfettaarmoni'a glianimi,con tributargU
feftofi gli applaufi. Di elTi yiene, per Confulto del
Senato,dichiarato meritevole Antonino nella pre-
fente Medaglia, la quale ci rapprefenta nel fecondo
Campo 1Annona, ideata in una Figura, che tiene
nelladeilramano unaSpigadifrumento,e ful brac-
cio finillro il Corno Ulirtofo, dal quale ftuntano
pure tre Spighe, ed altre parimcntc veggonu fopra 1
Moggio.che le Ilk appreffo, ed ai piedi ha unRo-
ftro di Nave, indicante, che per Mare avea il Mo-
narca fatti condurre i grani a Roma • Accaddc vera-
mente nel corfo del fuo Imperio qualche inopia di
• vittua-
H Tavola Seconda'
vittuaglia, come in altre meiftorie di queftoDomi.
Dante ho notatotuttavia non maned egli conprpj.
Vidaattenzione di ripararla.co’bifognevoli alitnea-
ti, da Terre anche lontane traportati. L’occupa-
zione infatti della fua mente era il procurare,che
la pubblica felicity folTe il vanto proprio della fua
Monarchia; ed in ci6 fegnalo le fue glorie con tanto
credito,che il folo fuo nome bafto per fondareai
Cefari fucceflbri ilmerito d’effere con piStlSfe diftin-
Mhfdeliuf to venerati: Fa£iumque ejl defidem AnUmim
in Syntag. H h
fio r. L ih . z* pulus, Milites nomm Antonini non aiidirent, Imperim
)tn. 3. non putarent. Quindi la ftima delle di lui virtitl’efent6
da i motti pungenti, che ferirono altri Monarch!,
nella fantallica comparfa, alia quale furono con-
dotti da Giuliano Auguftoi pdichd, KecSilenus k
JulianiSatyrd quicquamineoinvemt ,quod reprebendirtt,
H «m ikidem*
nullis aliis Cafaribas fine probfo atiquo dimijfis.
A riguardo delle importanti confeguenze , che rileva
I’Annona, era pregiatillimo in Roma il di lei Magi-
ftrato neglianni ancora della Repubblica. 11Prefet-
di efla invigilava, volea Frumeiitum ««■
diquocolmendum, edi pid in certe contingenze ordina-
va, che I’abbondanza privata foccorrefle la penuria
pubblica; e pero, S i quis ultra proprios ufps poffident,
in medium ponendutn curabat y c quando venivafi alia
vendita, non permetteva, che il prezzo oltrepaffaife
i limit! del convenevole, e del giuRo - Defer]vafi tan­
to a quefta caufa, che laddove dal Foro erano efclufe
alcune Perfone, a contemplazione di efla ammettc-
vanfi: Tantus Annona bujus caufd favor , dubloritarque
ihidem» accefftt ,M quit alioquinpprfona ad accufationem minusido-
ne<t ejfent, bae tatnen in eaufd admitterentur j buJusmdS
funt muUeres, infantes qud funt ejus generis, quo nos
etiam utimur . Qiaindi apparifce il motive ben rag/o-
nevole, ch'ebbe il Senate, di procacciare a^Anto-
nino la gloria, con cclcbrarlo accurate ncl provve-
dimento gradito deli’Annona.
Antonin&. 15

11
Ccofflpagnafi colScmbiantcd’Antomno rim-

A magine di Roma nella feconda faccia della


Medaglia-, con la Celata iq tella iiede clla
fopra un Torace, e tiene appreflo uno Scudo,per
indicare il fuo talento guerriero: fortenta con la de-
lira maH»4ir Figura di una Vittoria, per alludere
allefuemnitariconquifte; ed ha'ful braccio finiftro
il Parazonio, per fegno del fuo valorc invitto.
Con Tantaggio iqtanto di vicendcvole onore fi cor-
rifpondono infieme •, poich^ il Monarca, con la pra-
ticadellefuerarevirtCi procaccia a lei fingolare feli­
city-. e la Cittk cterna impegna i fuoi incliti pregi
• all’incremento della di loi fama augufta. Era ben
capace lagran Dbminante.di rendere illuftre il no-
ine d’Antonino, appoggiandolo con le fue fplendi-
difrimeglorie. Diquelle li mileella in polJeflb,fin
ne’primi incrementi di fua grandezza, mediante }’e-
loicp valore de’ proprj Figli; onde I’lHorico ebbc
motive di eccitare le maraviglic, anche col folo ac-
• cennarli, dice’ndo di que’tempi: Tunc ilia "Bfitnana pe-
rkiila,atque mtracula H o ra tiu s,M u tiu s,C la elia n ifi
in Annalibusforent ,fabula viderentar. E fe nel decorfo
imparo Roma, e prefe qualche indirizzo dall’ ellerc
Nazioni.perfezionodipoi le cognizioni rilevate,in
modOjChefife'Maellra di tutte. Cioviene attella-
to,tra glialtri,da Ateneo,dove cosi ferive, ragio-
nando de’Romani: A'Gradsmachinas,infimmentaque Athenefus in
jyipttofopbijk^
txpugnandis Urbibus apta dijeenus, bisfuperioresfuerunt, L'th.ii. cap-S.
acVbamces hello navali devtcerunt , qm primi res nauticas
invenerant ■ Tal’ era rcalmente la potenza, e la maelld
dello fplendorc di Roma, chc balenando gloriofa-
ipente alio fguardo di tutti i popoli, obbligavali ad
una beta venerazione, col felicitarli e perd con ple­
na ragione fu eelebrata qual henemerita Madre di
tuttb
i6 T avola Seconda \
tiitto il Mondo,nel nobile elogio,che le fe’l’Akf
fandrino Poeta, quaiido canto;
H<tc efl in gremium viiios, quit fola rccepit,
Claudian. Uimanumque genus comtmmi nomine fovit
Lfh-S-ideLau-»
dih, StilkhoH, Matris, non Domina ritu, Civesque vocavitj
Quos domuit, nexuque pio longinqaa revinxit.
Hujus pacificis debemus moribus omnes,
Quod veluti patriis regionibus utitur bofpes.
Quod fedem mutare licet, quod cernere SUW,
Jiurfus, £7 borrefidos quondam penetrate tecejfiis,
Quod bibimus pajfm '^hodanum, potamus Omtem^
Quod cunBi gens una fumus, nee terminus unqimn
’Romance ditionis erit.
Arricchita Roma di s\ alti pregi, e rifuonando per ogni
parte ftrepitofa la Fama de’ fuoi onori, pote fad!
mentc indurre Plinio a dichiararla opera pifi che
uinana, celebrandola anzi, benche follemente,qua!
pegho fublime degl’Iddii, e proteftando,che I’ini'
perantc Citta era Numine Deuin ehBa, qua Ccduin
Pltn. Lih. i ipfum clariusfaceret ,fparfa congregaret Imperia, rit: *qut
5, molliret tot populorum difcordes,ferasque /inguas,j'et<
inonis carnmercio contraheret ad colloquia himunitaUm,
homini daret; breviterque, una cunBarum'gentium in tote
orbe patria fieret ■ Le teftimonianze qui addotte ben
provano, quanto idonea, e capace fofle Roma per
jlluftrare, cd accredltare la gloria d'Antonino, di-
letto fuo Monarca.
I ll
Edefi nella prefente Mcdaglia TEffigie d’An-

V tonino in una parte, C nell’altra la Figura del


Genio del Senato. Qiielli in abito Togato tie-
ne nelladeftra un r3mofcellod’AlIoro,e con la lini-
flra lo Scectro. Tutto lerve perdinotare il dominip
trionfalc del Mondo conquiilato, di cui pregiavafi
il venerato ConfelTo; e che fia vero,canto Claudiano;
^ubdidit
Antonino.
SuhdiM Ocedmm fceptris, margine Cceli Claud, de.
~^.^Clauft opes, quantum difiant h Tigride Cades^ ^uartoConfuh
iiwor,
Inter fe Tanais quantum, tiilusque rtUnquunt.
Ond’ebbe a fcrivere Dionifio: Ortum, £7 Occafm HaUm
cam. L ih . I.
teminos Imperii fui pofuitj e con ragionc Frontino ^ t i q . Rom.
afiermd, che il di lui Dominio era tale, Cui par niM, Lihulff
Frontm . in
AaudC*
PJ nihil fecundum • duFl'th,
Voileintanto il Senato accoppiata 1’Immagine del pro-
prioGdBJfalSembiante di Antonino, perche ficco-
lue perfuadevali, vanamente per6, d’avere il fuo
G^jiio particolare,dal quale foffe afliftito, cosl go-
deva far credere dirilevare i bencficj appunto diun
Genio tutelare dallaPerfona, e dai favori dell’im-
perante Augttfto.
Supponevano gli antichi Romani, che non folamcnte
^ ad ogni adunanza nUincrofa diPerfone,come ilSe-
nato, ed il Popolo, tna ad ogniUomo folfe deftina-
to il luo proprio G enio, tna di fpecie dillerente da
qucllojche Ibgnavano alleFemmineaflegnato: J’i»- Bennc. K ip *
gulis hominihus, aut Genium, aMjunomm odjungehant, piagius IJh. i.
Cap. i.d e D iis
illumquidem maribus, banc verbfxmmis. Volevano, che Confent.
nel primo memento del fortire, che la Perfona la-
ccva alia luce, fubito il di lei Genio fi mettefle nel
polTeffo.e nclla vigilanza di alfifterle, epercio par-
lando di eflb Apulejo, difie; Qni cum botnine gignitur Apul. in Lika
deI^eoSocra*
quodammodo ■ Era poi fua incombenza il patrocinare tis pag. 50w
fedelmente 1’Uomo,alquale applicavafi: Genius ob-
fervabat ,comitabatur, tantum h morte deferebat hominem
fibifidehm, cu/los vita ,perpeUtus allionum cenfcr, defenfor Kipping. uH
fu p ra cap.
adeerfus pericala, qua forte imminerent d Manibus, idefi
malignis, pj feris'Kummibus bumano generi infidiantibus •
Dipidfupponevano, che non folamente le Perlbnc,
e le adunanzc dellc raedefime godeflcro Ic fantafti-
che beneficenze del Genio alliltente, ma perliiade-
'^«nfi a_ncora,chc IcGitta, i Monti,cd altri luoghi
folTeroguardatidalla tutelade’Genj lor proprj: Hec
folim iomitiibus fingulis adjungebant Cemos, fed quoque
TmoV^- G ptr
i8 T avola Seconda.
per gentes, £ 7 Civitates, atque ibidem per Montes, Vdh,
Jdm ih'idm.
Convalles, Lucos, Sylvas, Lacus, Taludes, Femtes <li^^
buebant. Hinc ilU tot, tantum multiplicati DU tophi,
tutelini, £7 tutarni. Ne voleva gik I’antica fuperft'
zione, che i Gen) fi vedeflero trafcurati, fenza tell,
moniare ad efli Ic contratte obbligazioni,conqual-
che atto di gratitudine, praticato con particolare
N a t a l Com. (acrificio •, e per6, Fittk cumfjcrafierent,floret comphm
L ib . 4. M ytho-
log. cap. i. bami flpargebantur, vinumque illi in pateris ofet^atur yon-
J io ra t. Lib . 1. de il Poeta Venufino canto; Cras Geniam meh turabis.
ca p . 17.
Ancorchfeper6fbfleuniverlale l’opinione,che
chi Idolatri formavano del Genio, tuttavia credc-
vano alcuni, che le Anime degli Uotnini fi confon-
deflero co’loro Genj, c quefti appellavanfi tali nel
tempo, che davano vita al corpo, dal quale pd
C ilh ert. Co«
fciolti, diftinguevanfi con altri jiomi; Jn corpore Gmi
gnat, in A » ' dicuntur, h corpore feparata,Lemuresj cum murfiomki
Jjto t. Lucian. domos infeflant. Larva appellantur: contri,fi bonajm-
Tom. I. pag.
S09. rint, Lares familiares.
Mi rimane a notate, che il Genio nonappariva fempre
Gyrald. in figurato con un’idea : Serpentis etenim Imagine Geoiits
h ifto r. Dear. interdumeflngebatur: interdumpuerili, velcyitven'difomh
Syntag. 15.
interdum etiarn fenis ,• e in quell’ ultimo I'embiantc di-
moftrafi appunto nella prefente Medagiia, pet di
notate la gravita de’ Perfonaggi, che componetano
ilCotpo venerabile del Senato.
I V
Ltre I’immagined’Antonino nel Diritto,rap

O prefentafila Concordia nel campo contrario;


dove vcggonfi due Figure, che fi danno fom
bievolmcnte la delira,el'una dielTe e il medefinx
Antonino, il quale tiene conla finiltra il Simolacro
appunto della Concordia; c I’altra, che compariicc
velata,edha un’Alla pura nella finillra, ^faullina
la maggiore, Conforte del Principe; e penlb, ck
con
/Intottino.
congliJggiuntiappropriatile vogliafivcnerata qual
_ Giunone. Difotto itanno imprclle altre due Figure
piccole, chc parimente fi porgono la deftra; e
in una di efle (i da a divedere Fauftina la minore .
Figlia de’fuddettiPerfonaggi; e nell’altra M.Aurc-"
lio,al quale fu dall’AuguftoGenitore folennemen'!
te/pofata*, difli folennemente,pcrch^lenozze fiiro
da*lMonarca,con ifplendida potnpa celebrate: Ntt-
ptids FiliafutLFaulliaa ctm Marco AnUmino ^eam conjua-
gtret, u fj^ ad donativwm ntilitum celeberrimas fecit . In­
te rn e t leaccennateFigure un’Altare,opportuno
adinotare, che il Cefereo Padre, per accertare la
felkitk ai diletti Conforti, prendeva dai Numi gli
aufpiej 5 poich^, Quod aufpicatum ejfe cupimus, parea pit,. Vtier,
dice(re,febbeneillufo,dD(f»mf»t»2ort(;/iM)» cultu prin-
, cipium ajfumat.
La comunione dellc glorie,e dellc fortune trai Prin-
dpi Augufti, e ficgolarmente la Monarchia, che a
fevore d’Aurelio pond Ceco in doteFauftina ,giov6
molto a fomentare la bramata Concordia; alia di
cuicpnlervazione Platone ancora infegnd conferire
ottimamentc la comunione de’ beni, con levare le
. proprieta,che tengono troppovive ledifeordie ne’
Soggetti particolari: Tlato momit Cives, ut meum, £7 piutmh.
tionmem tollerent ,fi minus, aqua portioae contenti
tamque cmpkSletentur, lonum fundamentum pads, £7 jjT
Concordia jecit ■ Se per6 Antonino con Fauftina, ed
Autelio con la loro Figlia, non aveffero faputo af-
fettare ignoranza, o diflimulazione fopra i coftumi
delle Cetaree Donne, e fingolarmente della fecon-
da, larebbefi, fen2:a dubbio, veduta andar eiiile
dall’Augulla Reggia la vantata Concordia.

€8^

C i Con-
T ornm
iO Tavola Seconda.

Oncorre a promovere gli onori, e la fclkiti

G -d’Antonino, la- Concordia ancora degli Efcr


cid. Comparifce quefta inunaFiguraftantc
che tiene con la finiftra ilLabaro niilitare,econli
dcftra fofterita I’lmmagine di unaVictoria, cont
Palma nella finiftra,ed unaLaurea nfilL| fkftra.
Seppe il Monarca farfi oggetto dell’affeziofcde’fno
Soldad, co’ favori generolamente ad efli tohimi
tid , e non ebbe difficoltk ad aprire il propri»<cra
fio per contentare il loro defiderio -, e pero Ctngk
Capitiflaihifuf rium Militibus, ac Topulo de proprio dedit^ £7 ea, qm
p ra .
Tater promiferat .
Non tcmevano gia i Cefari ,che vacillalle (iil capo I’Al
loro Augufto, quando a quefto la fedeltk dc’ So:
dad formava un ficuroappoggio. Ammaeftrati pc
dalla Iblita fiiperftizione, procuravano, con riti d
ftind, impegnare gli Dei a patrocinare gli Eferciti
ogniqual Volta a qualcheguerriera fpedizionc accic
gcvanfi. Coftume imparato dalle olfervanze,prat
cate, anche pria de’ Prindpi imperanti, dalla Rc
pubblica-, di cui ragionando reruditiffimo Sardo
cosi Icrille: Confutes exerdtum in expeditionm educentt.
^exmd.Sm. focra fadunt, dads gladiatoribus ante ^ utTsLtmefin feu
4us Lib. j. de guine placatent} o\tK\'a\tro m otivo, ut milites ajfuc
Ritih, Cent,
fap.i. feerent vulneratos homines videre. Religiofiflima pari
mente era I’attenzione , con la quale vigilavanoi
Tribuni Ibpra i Soldad; perocche Horum offidum tji
euxare^mMilesve/leindutusJit, armis bentmeritus, exei-
dtationis ufu, ^difdplind eruditus, nevis ,aut fediiio in
eajlris oriatur, p j coercete milites, qiti deliquijfeut, Vitt,
quamTribunis praferebant libJores- Avvi/aegli con cid,
che, occorrendo dovefle gaftigarfi qualche Soldatqr
non era lecito batterlo con verghe, raa folamentf
con rami di Vite: Nam L-Drufus, C.CrachusTn
, bunt
Antonino. 2r
ImPleBit, rogatione adpopulam lata fanxerunt, w Jiceret idem iildeui-
qampiam Latini mminis virgis cttdere, fed Vite- Accu-
Ktipurcdimoftravanfi neU’itnplorarc il patrocinio
de’ Numi, quando imminente era il cimeiito col
Ncmico, poich6 in quel punto, Deis adoratis, kvi
c!amore,^uem barritumvocant,inibantpralium} con aV-
Tfrtenza, che, maflime i principali del Campo,
pria d’efporfi conlabattaglia aipericoli della vita,
dichiarataae,rpeditamente fine tabulis, alia prelen- jdem.
za di tr^ o quattro teftimonj, chi Volevano erede
d^pr^rj beni.
NdiKsntiche memorie fpettanti a gli Eferciti, ram-
mentanfi freqiientementc le Coorti, e le Legioni
onde parmi conveniente dar qul qualche contezza
di efle, adunque Sciendum e ji, in una Lepone decern
k Cobortes effe dehere . Sed prima Cobots reliquas, £Tnu-
mero milituni, dignitate pracedit ■ Ham genere, atque
iaflitutiotte viroselediiffimosqwerit: hoc enim fufeipit Aqui-
Im, quod pr<ecipuum fignum in T^omano efl femper exer-
citii, ^ totius Legiottis Infigne. Hoc imagines ImperaUh
Turn: hoc etidm diviaa, ^ prafentia figna venerantur. tfeget.Likr.
HabetVedites mille centum quinque,Equites loricatos cen-
■ turn triginta duos; £? appellatur Cohors milliaria, qu<t
caput efi totius Legionis ,• ab hac, dim pugnandum efl ,
prima acies iacipit ordinarij fecundaCobors habetPedites
quittgentos quinquaginta fex , Equites loricatos fexaginta
fetj appellatur Cohors quinquagenaria• TertiaCobors
, flmiliter babet Tedites quingentos quinquagintafex , Equi­
tes jexaginta fex. Cohors quarta babet Vedites fexcentos,
Equitesfexaginta fex. Cdbors quinta babet totidem, fed
flrenuos deflderat indites, quia ficut prima in dextro, ita
quinta in finiflro ponitur cornii. Ha quinque Cobortes
inprimd acie ordinantur. Sexta Cohors habetPedites quin­
gentos quinquaginta quinque f Equites fexaginta fex. In
-“-.Aj^fd quoque enucleati aferibendi funt juniores, quia in fe-
cundd acie poft Aquilam , £7 Imagines Cohors fexta con-
fijlit. Cohors feptima babet Pedites quingentos quinqua-
ginta
2Z T avola Seconda.
.L ati
gintaquinqtie, Equites quittquagttita fe x , fed Q'ipfa
mofos defiderat v im . O&ava totidem virosammojos,mit
totidem. Cohors decima babet Tedites qutngentos quintpur
g;nta quinque, Equites quinquaginta fex, Q boms mft-
vit accipere bellatores, quia in fccundd acie fiiiijlrum pofi
det cornu. His decern Cohortibus Legio tota fimdatm.
Qiiando poi a quefto numero di Soldati compo-
nenti la Legione folTe accaduto di doverfi alterar'e,
volevano,chc la mutazione confifteflojmgia net
luinorarlo, tna bensi ndl’accrcfcerlo.

V I
a Dca Opi, per Confulto del Senate, efalta

L col fuo pregio fublime le glorie d’Antonino,


e per dimoftrare la parzialitA, die profeffa
all’ onore del Cefareo Perfonaggio, dichiarafj Au-
guila- Si dk clla a vcdcre fedente, con lo Scettro,
chc tiene nella deftra, e pofa il pi^ fmiftro fopra
pna bafe tutto ferve per dinotare la fua fermez
za, e llabilita, poiche i fogni pagani la riputarono,
ed adorarono qual Dea, die aveva 1’ effere mcdcfi
mo della Terra: Opis dibiaefi conjuxSaturm,perquM
Jpomp, Ffff, voluerunt Terram Jignificare, quia mines opes htmatio gs-
^Verhfignlf^
fag, 149. neri terra tribuit s unde opulenti terrcjlribus rebus co-
piofi^ £? hofiia, opima, pracipue pingues, £? opima ms.
gnifica, £7 ampla fpolia. Alla propriety del compari
re una talDea fedente, conformavanfi gl’illufiade
MMroh.Lth.i, ratori, meiurc Huic Dea fedentes vota concipiutit, ter-
S^rttal,fap, ramque de indujlria tangunt, demonflrantes ipfam matron
^ 10,
terram ejfe mortalibus appetendam ■ Percio fupponevano
di venerarla con molta convenienza, qua! moglie
di Saturno; poiehd ftimavano Saturnum d Satu S-
cunt, ^Terram openi, cujus Ope humana vita alimenti
quaruntur ab opere, per quod frubius ,frugesque n€
feuntur.
^ ■ Con-
/intonino. 21
ConWevano alcuni rifteflaOpi con Diana, ed altri
■>^riconofcevano, non come Diana, ma bensl come
ma compagna; tra quefti fu Virgilio ,e lo dichiaro
CODque’verfi, in cui difle:
Velocem interea fuperis in fedibus Opim
Umm ex Virginihas fociis, jacrdque catered
Compellabat y £Thas trijlis Latonia voces
Ore dabat.
Macrobiofer^-accqnna d’onde prendeffe il gran Poe-
ta I’orxaftone di fare un tal cambio: aiudite, unde
neiliiil^oc nomen acceperit ,qm quod Epitheton ipfiufce,
cioe^i Diana , legerat, focia ejus impofuit. Alexander /ilacroh.
/Etbolus Toeta egregius, in libro, qui infcribitur Mufa,
■ refert quanto ftudio populus Ephejius, dedicate Templo
Diante, curaverit pramiis propofitis, ut qui tunc erant
• fteta ingemofiffimi in Deam carmina diverfa componerent ^
in bis verfibus Opis, non comes Diana, fed Diana ip fa
m a ta e fly ^ apparUit Virgilimn de ntmid doSlrind hoc
timen in ejuscomitem transtulijfe. AppoIIodoro ancora
mollrb di riconofcere Gpi, come una delleVergini
fcguaci di Diana; alia quale avendo Orione uiata
violenza, eftinfe pofcia net proprio fangue la fua'
jipclkdior.
fiamnia impiidica •,perche Troditar inferentem vimOpi, Atbenienf.
rnii ex Virginibus, qua db byperboreis verierant, d Diand Lih. I. Bi-
fagittis confixum fuiffe ■ hiiotb.
Perquello tuttavia fpetta ai nomi diquefta fuppofta
Dea, bafti lapere, che in conformita dclle diverfe
■ operazioni, che Je appropriavano, diverfi parimem
te i nomi leattribuivano; onde fu appellata J{bea, Gyrald. in
Magna Mater, Dea Tbrygia, Vefta , Dindymette, Tylena, mJior.Deoe.
Tejimmtia, Cybele, aliisque nominibus. Syntag. 4.
Comincio prelloOpi a metterfi in poffeflb delle pro-
fanita, praticate, a di lei contemplazione, da’Ro­
mani; pcrocchenacque ildileiculto viciniilimo ai
'^atali della medefima Roma, e fu promoffo da
T.Tatio Re de’Sabini, amicato con Roiaolo: yEdem Antiq.
R ofn. L ihji.
Korn.
Opi 1{oma primus vovit, fp) extruxH T.TatiusSabinorum Cap. A,.
, "Rex,
24 Tavola Seconda.
^ex, in "Regni focietatem et '^omuh receptiis. Fu dip i
rinnovata la di lei folk vcnerazione, con un’alttp
Tcmpio, alzatole da Tullo Oftilio, terzo Re di Jo.
ma, il quale, per non lafciarla folitaria, accompa.
gnolla col fuo Conforte Saturno, che voile nel me-
defimo vano Sacrario, con efla, adorato.
V II
Pplaude il Scnato all’Augulla Maefli'^’An-
tonino, col celebrare la fommaVpoten^,
A ’ con cui rcndevafi riipettabile al Monde tut-
to, e dava Leggi, c Regni ancora a i Monarchi.
In tal’atto vedefi nel fccondo Campo della Mcda-
glia, dove una Figura grande paludata, mette la Co­
rona ful capo di un’ altra piil piccola, e 1' iferizione '
; avvifa, che in cio rapprefentafi REX ARMENIS
DATVS.
Il linguaggio delle fble Lettere di quello Principe fi
fe’intendere contalforza allamente del Re de’Par-
thi, ch’ebbe vigorc baftante a pcrfuaderlo a riti
rare Tarmi fue dertinate all’efpugnazione degliAr-
meni: Tarthorum T^egem, ah Armemorim txpugnatiom
foils Litteris repulit •
E' probabile, che in tal tempo gli Armeni, fcorgendo
le loro fortune dependenti, ed obbligate al poten
tilfimo patrocinio del Romano Dominante, godd
fero di ricevere dal di lui fovrano arbitrio il pro-
prio Monarca ed era ben rimarcabile il Regno,
che quefti pofledeva, e dividevafi in Armenia mag
giore, e minore: Oppida cekbrantur in tninore Caft
trim. Lib. f, Tea, yizn, UkopoUs: in majore, Arfamote Euphrati pro-
tap. 9. ximunt, Tigris Carcatbiocerta, in excelfo antem Tigrami-
certa, at in campis juxta Mraxem Artaxata. Ricca pari
Thom. 4e PU mente di nobili Fiumi: Habens celeberrimos totius E f
tied, in Not. ropa fluvios-t, quorum Phafis Lyons in Euxinum Marc,
Stephan, de
'V rh Cyrus, Araxes in Cafpium, Tigris, Euphrates H
‘^ brum .
Antdnino. 25
^drmn, feu Terficam, id euim confmduttt Scriptores,
•\Miias exMerabant. I Greci, probabilmente favoleg-
^ando,ebbero opinione, chc 1’Armenia prendefle
il fuonome da Armeno Rodio, il quale annoverolll
gik tra i coinpagni del celebre Giafone.
VIII
LaiMlbilc veramente t il penfiero dal Senate

E eforeffo nella corrente Medaglia. Ci mette egli


Iqbb lo iguardo una Figura llante, la quale
ncll^dellra ha una Patera, e conefla porge il cibo
ad un Serpente, che vedefi avviticchiato intorno
ad un’Altare: c con la finiftra tiene un Timone,
che pog^a fopra un Globo. Intende con cio di fi-
^ gnificare ,che la falutc d’Antonino, k. lo ftelTo ,che
k falute di tutto il Mondo, felicitato dal di lui retto
Dominio.
^ncorch^ d’ ordinario godefle quefto Monarca la la-
lute, fu tuttavia incomodato tal volta da qualche
alterazione nella medefima •, e allora folamente, fe
occorreva celebrare par.ticolarc facrificio, furroga-
va un’altro; TSUc ullum facrificium per Vicarium fecit
tiifi ciim ager. f a i t godendo fempre la di lui vana
pictk di renderfi perfonalmente minillra dcgl’Iddii,
quando la falute concedeva il bramato vigorc allc
fue azioni-
P-Junio Bubulco, ncl tempo,chc trovavafi infignito
col carattere di Cenfore, voile il vanto d’erigerc avim Lit.j.
Tempio proprio alia Salute, correndo il 4 4 6 degli * ‘o-
anni di Roma, e fit lo fcioglimento di un Vote ,che
fatto avea nella guerra de’ Sanniti. La Porta poi
deU augullaCitta, che ftava vicino al detto Tem-
pio, appellavafi Salutare; di piii nota Varrone, che
Colle ancora Quirinale dividevafi in Colli, con
varj nomi diftinti, mentre I’uno dicevafi Salutare,
I’altro Marziale, c ’l terzo Laziarc.
TmoP^L D Non
i6 Tavola Seconda.
fJon pud intanto baftailtemente ipiegarfi la folle rc-
ligiofita, con la quale i Romani oflervavano le py
We facre alia Salute. Nel tempo, che cclebravanfi^
Macroh tio!) Ikehat videre opus fieri. Vero t , che da quefta
Lib. 1. Safur-
nal. cap. i 6. liiperilizione efentavanfi co lo ro , che per neceffiti
qualche azione intraprendevano; e perd interroga-
to Scevola, qual’opra 15 potelle in giorni tali pra-
ticare, rilpofe; Quod pratermijfum noceret. Qiiindi il
Maffimo de’PoetiLatini dichiard cid,cheln fimih
Ferie credeva permetterfi, cosl dicendo:
Quippe etiam feftis quttdam exercere diebus ^
V irgil. Lib. I. >£7 finunt, rivos deducere nulla
Ccorgic.
fieligio vetuit, fegeti pratendere fepem ,
Infidias avibus moliri, incendere vepres.
Balantumque gre^em fiuvio merpare falubri.
Vediamo bene fpeflo nelle antiche memorie fimbo-
leggiata la Salute col Serpente; nd a tal coftume
maned la fua particolare rifleUione; perocchdJ'ma-
lacris yEfculapii, ^ S a lu tis Draco fubjungitur, quod bt
ad Solis naturam, Lunaque referuntur g 0f efi ^feuk-
Macroh. ubi pius vis falubris de (ubftantid Solis, fubveniens animh ,
fupra cap.iQ. corporibusque mortalium: S fiu s autem natura Lunans
efebius efi, quo animantium corpora juvantur faJutifm
firmata temperamento j ideo ergo fimulacris eorum jungun
tur figures Dracomm, quia prafiant ,ut bmnana corpora
velut infirmitatis pelle depofitS ad priflinum revirefcant 11
gorem, u t revivipcunt Dracones, per annos fingulos, peile
feneJlutis exuta. Il tempo, in cui quefio fpoglio fa
Jo: JonJioft. in
lutare d fatto dal Serpente,e quello diPrimavera.
B iji. Serpent. Vere ,dmn i latebrisprodeimt ,exuvias deponunt. Arillo-
. T i i u i I. tele nota diftintamente la manicra, con la quale
viene dal Serpente depolla la pelle vecchia, e cos)
Icrivc; Cum Serpens exuere incipit ,ab oculis primiim de-
trahi ajunt, itaut obceeeari videantur ab iis, qui rem non
A riflot. Lih.%.
(le Hifi. AnU
intelligunt j turn caput exuHur ,glabrum enim hoc omniudTfi
. c a p .17. antequam reliquum corpus apparet, atque una fere noBe,
at die fencBus tota exuitur, d capite orfa ad caudam, pj
' cautb
Antonino. 2 7

\ittith intus fubnafcente, ipfa removfttir j ut enim


yjkus hvolucro fecunJaram ,qao comentus prodkrit, exui-
tur,Jic ifla fene8ute detra&a remvantur. Dilli, eflere
coftume del Serpente, lo fveftirli dello fpoglio vec-
chio in tempo di Primavera, avverte pero il Filo-
fofo,che Vipera etiam exult, tarn Vere, qu^m Autumm. *'*'»•
Oltre il raeritOjChehanno i Serpenti di formate il
fimbolo della Salute, col nuovo vigore, chc acqui-
ftano gettando la pelle invecchiata ,ponno con al-
tre lor doti ancora ben dinotarla. Tra quelle con-
iWi la dsuturnita del vivere. Diuturnioris enim funt
i t>it}^feu qmd exuvias deponant, feu quod parci fint cibi,
feu in comparatione ad alias befiias ■ Di pifl conferifco-
noamaraviglia iSerpenti all’umana falute; poich^
Toum fi fpebies ,capite, fjca u d d truncatis, interanets ab- ^
jtBis\ de^ubiti, ear He bene lota, cum vino cobid, ju re •.
aromatibiis condito, in lepra cmm endantur: quidam cum
fioribus berba paralyfir, in ohe ad podagram decoquunt;
Cittis combufii in fiftulis fanandis vehementer commenda-
tur:Baculus ,quo rana ab angue excujfa efl ,parturientes
adjuvat ■ Ne folamente con tutte le fue carni, ma
con altre fue parti rendcfi utile alia falute il Ser­
pente . In fatti Plinio attefta, Serpentis oculum dex- Pifi »9-
trum adalligatum, contra epiphoras, cioc 1’ infiamma-
zione degli occhi, prodejfe, fi J"erpens viva dimittatur ■
Cosi il Cuore premuto, e morficato in odontalgia, doe
nel dolore de’ denti, efficax perbibetur ■ Cosi il Fiele
e creduto giovevole contro ’1 morfo de’ Cani rab- M. Paulut
Venet. L ib .i.
biofi ,ed al male, a cui foggette fono I’Emorroidi: cap. 40.
cosi il Sangue, die ha facolta di levare dalla faccia
lemacchie,e di purgare daogni fetore le gingive, j i r
adefle applicato; e cosi altre parti dotate di virtCi Lib!^.7jsir-
particolari ,edan3mirabili,oride non fenza ragione
fcelfero gli Antichi il Serpente, per formate
il fimbolo proprio della Salute-

TomobVI- D z TAVOLA
2 J9

TA V O L A
T E R Z A.

ANTONINO.
Lcuore de’Senatori Romani credevafi
configUato fempre da una nobile,e
giufta paffione, ogniqualvolta ambi-
va diglorificare il fuo affetto, palefan-
dolo vincoJato con la profperitk d’Aii*
tonino. Arrendevafi con un tal fenti-
mento alle efficaci aurattive di un Monarca, che fa-
peva, fenza lefione della libertk, obbligare a fpon-
• tanea fchiavitudine gli ajiimi, che, rapiti dagl’ incanti
delle di lui amabili prerogative, afcrivevano a i pro-
prj profitti i fuoi vantaggi; e perchk il voto pik fer-
vido avea per caro oggetto la confervazione di un
Monarca cotanto qualiiicato, percio di buongrado
. efprimevanlo, coll’ ctcrnare almen ne’ metalli, fc
‘ non potevano negli anni, la fofpirata falute del pre*
diletto Signore. L’idea di quefta brama ci viene
elprefia nella prefente Medaglia, in cui rapprcfcn-
tafi laFiguraappunto della Salute augufta. Compa-
rifce in forma iverfa dair altra, veduta neU’ultima
della Tavola antecedente; mentre qui non tiene
-€on la fmiftra il ’P'imone poggiante fopra il Globo,
ma bsnsi un’Alia pura, in pruova della divinitk.
che vanamentc profefla.
Nel
3 Tavola Ter%a.
I I
EI fecondo campo della Medaglia veggonfi

N due Figure fedenti, ed alzate fopraun Palco,


a i di cui fianchi altrc due comparifcono, e
tengono un'Afta all’ omcrofiniftroappoggiata. fifl-
le prime penfo civengano rapprcfentati Antonina,
e M. Aurelio, dichiarato gia dal Monarca per Figlio,
e Succeflbre all’ Imperio. Nelle feconde, due SoldatL
di guardia, e di cuflodia della Maeita Auguila. ^
Parmi pero alquanto difficile I’accertare I’indicazione !•
di quefto nobile Rovcfcio. Non poflb indurmi a cre­
dere, che fi voglia rimarcato qualche Congiario,
inaneandovi quegli aggiunti,che foliti fono fignifi-
carlo. Rimaneadunque allaconghicttiira il campo
aperto d’ indagarne it miftero. A tal fine avverto,
che potrebbeintenderli in eflb qualche attopubbli-
CO,praticatO da Aiuonino,col concorfo del volere
parlmente d’Aurelio- In tal fuppofizione rifletto,
che il Monarca fe’generofa, e folenne remiffionedi
tuttiidebiti,chediverfePerfonc avevano congl’iii-
terelfi del denaropubblico*,comeappuntociavvira
A pud T ru
fian . Turn. I.
I’AutorcdellaCronicaAleffandrina,e dic’alle fiam-
56;. me tutte lecedole, nelle quali conftavano le obbliga-
zioni; e fcilSenato area neglianni antecedent!com-
mendata in Adriano una fimile beneficenza, efpri-
mendola ne’metalli con la Face in mano del Princi­
pe, che incendia i fuoi credit! •, qui voile con altra
idea fignificare il penfiero, intento a celebrate la
fplendidaliberalita d’Antonino- Con queft’attoap
plaudito I’amorevole Monarca, non folo elentb i
debitori dall’ incomodo dello sborlb, ma, quando
ammettafi il fentimento degli antichi Perfiani, ap
^ lod ig. tih . preflb i quali giudicavafi Turpe cuiqaam debere, lib^
18. cap. 18.
rolli aiicora dail’indccente nota, che lo fteflb debito
in effi imprimeva •
» I due
Antonino.

111
Due celebri GcmclU, dob Romolo, e Remo, lat-

I tanti alle mammellediunaLupa .che fatta cor-


tefe porgcloro il neceirarioalimcnto,adornano
iHccondo campo della Medagiia - Avendo pero ra-
gionato in altri luoghi fopra fimile Rovefcio, a quclli
miriporto; equi baftaavvcrtire,cheilSenatopre-
teferapprefentare.adonorevolevantaggio del pre-
'^'fenteMonarca, I’origine lamola di Roma, volendo
far conofeere, che il di lui vanto, nella felice confer-
vazione dellapttk imperante,non erainferiore al­
ia gloria rilevata da Chi lediede ilprimo natdle.

Ificrente fi dk k vedere la corrente Medaglia


dalla pallata; poichC nel D irkto di quefta
__ non C notato il terzo Conlbkto del Princi­
pe , come nelPaltra; c di pift, nella faccia oppofta,
lla impreffa Ja Lupa con fituazionc diverfa.

'NaFigiira ,chc nella deftra tiene alcuneSpi-


ghe, ed oftenta con la fmiftra un Caneftro
__ pieno di frutta, adorna il fecondo campo
della Medaglia; e pud dinotarc 1’ abbondanza pro-
curataalPubblico dalle diligenze praticate atalfine
dall’amdrevole Monarca.
Viene qui Antonino. intitolato IMPERATOR SE-
CVNDVM; onde avverto, che con quefto vanto
fu egli acclamato, dopd aver aflegnato il proprio
'■Re a gli Armeni, e a i Quadi, c dopo la Victoria Bri-
tannica, per mezzo del fuo Luogotenentc riportata:
Tim ^Britatmoi,ptrLollium VrbicumLegdiim vUit-
' Ancor-
5^ Tavola Ter%a.
V I
Ncorchfe Antonino non fi trovafle in perfona

A amietere le Palme ne’Campi delle Vittorie-,


tuttavia ad clTo lui appropriavanfi quegU
onori, ch’crangli acqiiidati da i Condotrieri de’ fuoi
Eferciti. Percid vedefi Celare nclla prefence Meda*
glia, far pompa di iua gloria fu la Quadriga trionfale.
Vero b , che la comparla faftola, c capacc di gonfia^
gli d’alterigia lo fpirito, nfe piir ebbe forza d’infi-
nuargli ilminimofia to di vanity, mentre il virtuofo
Principe fapeva, anche in iaccia alle fue pii fublimi
grandezze, confervare i fentimenti modefti di una
perfetta moderazione; in fatti, in tutce le contin-
idem , u i i fu»
pra.
genze onorevoli, C « m £ f filiis bonorespeteret, omniit
quafiprivatusfecit i provandofi ben dcgno dell’augufto
aominio; poichfe faceva conolcere di pofledere un'
Anima,chcdimoftravafi fuperiore aliolleflbImpe-
rio.
VII.

E
' Manifefto il reciproco vantaggio d’onore, che
pafla tra la Moneta, e il Principe. Quefti dona
Uofotaatf. df il pregio a quella; Ciim auSloritas, ac potejias nmn-
re Nummar.
fa g . mi prtficifcatur ah eo ,qui cumfumma poteftate, ac Impetio
efi ; e quella propaga la gloria di quefti, cternando
nella memoria de’ Pofteri il di lui nome, ellendo pro-
CaJjfiodor.Var, priodella Moneta,Foterrf facula commonere, ricorda-
6. fp.7. re appunto a gli anni fiituri il Perlbnaggio, che Tim-
preilc. Speciofith cotanto ragguardevole, che fi voile
dalle I-eggi rifcrbata ai foli Principi, o pubblici Ma-
giftrati, ad elclufione dclle Perfonc private, come
ordino chiaramente la Legge Cornelia, che -intimo;
P ed ia n . «
Vetrinam 3. "He quis privatus ptcuniam faeeret. Fu percio coftutr/
ancordegU Antichi il foggettare a gaftighi e’ftremi
lajemeritadicoluijChe inqualche forma avefle ol-
' trag-
Antonino., 33
^raggiata la Ivtoneta:Qui nummos aurm partim raferit,
pariuntinxerit ,velfinxerit ,qui in aurum vitii quid indide- lh. 8
rit, qui argcnteos nummos adulterinox JIacerit, qui ciim *’’'*•
ptomm tale quid poffet,nm prohibuit. Qai nummosfta-
mneos, plumbeos emerit, vindiderlt dolo mato, eique damna-
to, aqua, £Tigni interdicito ■
DaWfpetto intanto, che la Moneta cfige, puo facilmen-
tbargomentarfi il motive, per cui il Senate determi-
^ nolla, con fuo particolare decreto, a glorificare Anto-
tiino.Gomparifce ella in una Figura, che tiene con la
deftra le Bilance, per indicare la giuftizia del proprio
pefo,e conk fmiftra foftentailCorno dell’Abbon-
danza, dinotando, che I’afHuenza de’ beni t cagio*
nata, e fomentata dalla Moneta medefima.
Puoaltrcs\ vmforxarfi I’encomio del Monarca dal di lei
ufo •,fependofi, che dimoftrofli egli fempre fplcndido
donatore, e a carieo del fuo teforo,
abfiinensi oxai Auruni coronarium, quod adoptionis ftue MCapitel.m
eaufd oblatumfuerat, Itdlicis totum, medium Trovimialibus ‘
reddidit- Godeva di precorrere, efarefcorta col fuo
proprio denaro , quando richiedevalo il bifogno, C
__ 5»rae amante della Virtd lo fc’liberamente gittare
per ogni parte-, onde 1(hetoribus, £7 ThilofopMs, per
omnesVrovincias, io m r e sfa la r ia detulit. Eperdne
avvenne, che dove Hie ante Imperium ditiffmus, opes
quidemfuas,flipendiis militumff circa amicos liberalitatibus Eutrop.Likt.
mimitj c cid non oftante, Airarium opukntum reliquit.
Per quello poi fpetta alia Moneta di Roma, avverto,
come, ptia che nella Citk dominante fi battelle I’Ar-
gento, u(avafi una Moneta, che appellavafi AEsgrave,
ediquefta fe’menzione Livio, dove difle; Quia non-
dumargentumfignatum erat, jE s graveplaufiris quidam ad ^ LivimLit,
Airariimcontrabentes,fpeciofameamcollationemfaciebant. *'
^ invetizione poi della prima Moneta diRame nel
Lazio/u attribuita aSaturno,alloracheapprodato Mamh.Liki.
in Italia, fiiricevutocortefemente da Giano in oipi-^atunuUap.
zio, ed anche, a riguardo de’ beneficj da effo rilevati,
Tomof^IL E aipmeflb
3^ Tavola T er%a.
ammeflb paritncnte Collega nd Regno; ma si d(
quefta., come d’altre Monete di Roma, ho ragio
pato baftantcmente in altrc Medaglic.

VIII
Er appoggio di gloria immortale al veneraft

P Monarca,voile ilSenate nclla prefentehied/-


glia impreflbloftellb fondatorediRoma,doe
Romolo,e lodiceAugufto , quafi dichiarandolo rt
nato nclla perfona d’Antonino. Appariva realmen.
te munito di qualche ragioncvole argomento il gran
P lu ta rch in
penfiero; poiche,fe fu decto di Romolo, che Pm
Romulo, mukaextera nationes'P_omuli4m at/rniratafuat j fu fcritto
parimente dAntonino, ch’egli vifle in tanta riputa-
Eutrop. L\hq.
zioneapprefl'o agli tften.UtBarbarorum plurima n<t‘
Hifi. Rom. tioms depofitis armis, ad eum controverfiasfuas, litesque dij
ferrent ,fententiitque ejus parerent. SeRomolo fu celct
P lu ta rch uhi brato,perche Latini etiam prifei rniJftsPfimamLegatis,
fupra. (um to atnkitiam ,focietateniqittjunxerunt j Antonino al-
tresi accreditO con merito non inferiorc la fua Kama,
Sex.Aurel.Vi-
Hor. in Epito­
mentre Indi, Badlri, Hircani Legates mipre juftitia taiqi
me . Imperatoris compert^,quam ornabat vtdtiifereno, ac pulchro-
Dionyf. Halt-
cam . L>h. 1 .
Sc Romolo fii giudicato In adminijlranda T{epublic3pm
Antiq. Rom. dentiffimus^ eccito ancora Antonino gli applaufi con
la fua ammirabile prudenza, con la quale faggiaraen,
Jul.Capitol.ift
te fempre governandofi, Multa dejure fanxit, ufiisqm
Pio. eft juris peritis Vinidio V^ro, Salvio Vaknte, Volufio Me-
tiano,UlpioMarcello,^Jabokno. SerilevoRomolodi-
ftinta commendazione, col fomentare vin' amicabile
Dionyf. Lih.i,
Concordia nella Repubblica : Ex auBoritate pomuli fir.
maPfimanisconvaluit concordias cosi Antonino li ie’ga-r
rante della concordia comune, mediante I’amore, ed
Jo.Bapt.Egna^
il cimore, che rilevava da ogni forte di gentcr -Amor,
tius Lib.i.Ro. at timor gentium in to certarunt,helium movere timernibut
manor. Prip.
•eip. bisadoer\usTrindpem, quern utNumen aliquodvenerareit-
tur - Scdalladeftrafavorevole della Virtil videfiRo-
' molo
3 /5

tn^o dcyat^al Regno: Magaiim virtus effetit t^omth pha^th.Lai.


v/ot; dalk Virtii appunto prefe Adriano il motivO
■diefaltareAntonino al Trono: Cdm ^ fem per'^m - capUoi uU
fublicm betii egijfet inTroconfulatH f e fa n ^ tm , g f^ fupra.
umqiie prabuiffet ■ In fomma tutta la convenienza
peroravaalavored’Antonino,C/r?J(»w«/o aquantm p
come appunto ditnoftrad nelia Medaglia.
itr^tofe, non v'ha dubbio, lurono Ic imprefe, con
coi Romolo lalcib a i Pofteri celebre il fuo nome.
' Verofe, che noir-tutte meritano quel credito, che
forfe I’adulazione gUvoile appropriate. E ferva in
queftodi pruova quell’azione militare, in cui, quan-
doTiurfus ad Fidenas pugnatum e f i , caddero de’ Nemici
morti quattordici mila, cd alcuiii allora atteftarono,
che dal foloferrodi Romolo piCi di fettemila diclfi
foliero uccifi", ftravaganza di valorc cosi inaudito,
che Plutafco facendohe mchzione ebbe a ferivere:
Quod d quibusdam djcituryadrnodumfabuloJum,atque in- Plutarch, m
mdibik omninb effe videtur , quatuor, ^decern millibus in Remuh?
eh pugnd caps, majorem dimidid partem propria manu
tQmulum obtruncafe .
/apace, fenza dubbio, era la valentia guerriera di Ro-
jjKSto^i guadsgnarfi le maraviglie, e la fedeledipen-
denza della fua gente; e fiutanto ,ch’egli feppe dar
legge alia fua alterigia, fenz’arrogarfi con fafto fu-
perbb un pieniflimo potere di padronanza, ebbe fog-
getto il Senate, cdilPopolodi Roma; ma Voftquam
"Regiampotefiatem in Tyrannidem verierat, e che privb deBciUs'civi-
dell’autorith pria goduta i Senatori, quefti cofpira-
ronoaldiluiefterminio: Kec defuit fufpiciodPatribus phtarcb. in
ilium,impetufaHodiperptmninjiideVukanij tuttavia, Rmulo.
perch^ volevano occulrati gli autori della di lui mor-
te,inifero fubito in pezzi tutto il corpo, ed ognuno
prefene una parte afportaronlo nafeoftamente, onde
'dofoTnulla apparve di Romolo. Altridicono, che
me, itr.’ egli (lava facendo una Condone al Popolo,
turbofll d’improvvifo raria,einembi,le tenebre,
TomoK^R E z cla
^ 7^avola T er%a.
e la procella fii cosl fpaventofe, chqj'inc®fltin^ntt
dilllpoffi attcrrito il Volgo ; il quale pero, fedjii
che vidcfi la formidabilc turbolenza, dicffi a cer.
care con tnoltaanfieta la perlbnadiR.omolo,cnon
ritrovandolo, cotnind6 a tumultuare, con rivoltj
aflai perigliola; e perd i Padri, affine di placarlo,
fparfero voce, Dcos raptum, £7 ex '^ege optirm,
Idem.
mitem ipjis Deum ,propitiumque futurum. Tuttavia nM
mancarono alcuni, tra avvenimenti tanto ofcu/i,
di mettere in chiaro la vcritk,con pubblicarc,che
il loro Re era caduto crudelmente da’ Senatori la
cerato. Sioppofe intanto opportunamente alia fifr
ra accufa Giulio Proculo, Vir inter Patres getiere, rir
tute, authoritate primus, e con franco coraggio,/jra
cedens in forum, juratus maximum, 0 Tfan&iffmum jut'
jurandum prafentibtis cunilis, inquit ,Ppmulum fibifdum
iterfaceret , i regions obviam fe obtulijfe fpecieipfa for-
mi infigni ,ut antea nunquam ,ornatum fulgentibus armh,
Idem* ac fe priorem ilium ita allocutum: Qua injurii bPex^Q
qua mente impulfus nos iniquis, £7 improbis crimimius
circumventos, Urbem orphanarn in luBti, py gemitii, in
fquallore, fordibus reliquijli ? At contra Pegem refpoo-
diffe: bProcule, ita Diis vifum, nos bCalS demiffosfXVSs
ditd Urbe, imperium permaximum, pj gloriam habitari,
rurfusinCcelumreverti; proinde bono animo Ji's,acpom-
nis nuncid, ut prudentiam, £7 fortiiudinem colant, bis ar-
tibtts fore , ut amplijjimam inter homines potentiam conjt-
quantur. Ego vobis Ouirinusfacilis, propitiusque ero Dem•
Baftd I’invenzione di quefta favola, per mettere in
calma gli animi agitati del Popolo, il quale rilpet-
tando qual’Oracolo ringannonarratogli,applicofli
divoto a venerare Romolo con lacrificj, c prefea-
targli nelle urgenzc occorrenti i luoi voti. Tanto
era facile, in quel lecolo cieco, alia gente if feA ire
r ombre de’lbgni, ed arrenderfi, con foTnmp-'
pregiudicio della ragione, a’ fraudolenti. J
prefligi-
TAyOLA
p
\
V O L A
Q .U A R T A*

ANTONINO.
llpponeva il Senate d’obbligare i Ro­
mani ad un riverente tribute d’affetti,
e di rifpetti a i fuoi Monarchi, qiiando
rapprefentavali effigiati fotto immagi-
ftedegli Erol, e tal volta ancora de’pro-
prj Dei. Pareyagli, con la fublime rap-
prefentanza, di renderli creditori d’ogni venerazio-
ne; mentre gli Uomini avrebbono facilmcnte afcol-
tatoilconfigliodeH’ambizione,nel corteggiarcque’
Perfonaggi, a i quali i medefimi Numi impreftavano
• i loro fembianti. Percid abbiamo veduto nell’ulti­
ma Medaglia della Tavola antccedente glorificato
Antonino nella perfona di Romolo; c qui, nel fe-
condocampo, incontriamo una Figura fimile. Penfo
tuttavia,che non leggendofi intorno adefla I’lfcri-
ziork uniforme all’altra, poffa rawifarfi nel pre-
—feaflmpronto Marte Vincitore. NA difcordante
dimpllrafi il penfiero del Senate, nell’ accoppiarc
Marte, e Romolo, per av vantaggiare gli onori d’Am
* tonino;
CyrM. Sym tonino; pokh^ fc Marte fii appellatj^iirin^J*
tag. 10. HiJI.
ffm r-. b i a i a b eis defceadentes JimaniQuirinum vocaOfi RS./
molo parimente, nella menzognera villonb .n'accoi
tata da Giulio Proculo, come notaiiimo nel fine del-
la Tavola paflata, nominofli Quirino', e fc Marte
fa nobile pompa del Trofeo, die tienc full’ om&
ro finiftro, Romolo akresl diede a i Romani il jri-
mo modello def Trofeo -, e I’invenzione compare
allora ,che "^cmulus, ut votum jovi redderct
tijfm um , 0 f oculis Civium fpecioj!£i»M)f^'J^emm , qMii(
PlatMth. hi in Cafiris vidit mira proceritatis, recidit, £7 injlar ornih
vit Tropbai, Acronis armis apti ftifpcnjis ex e i, adapu-
tisque ,vejle ipfe fuccincid, ^ ca p ite jiucnte comd, lamei
coronatus, Tropbaum dextro innixum btmiero, direbhm
gereits incejfit. Tenendopero qul I’AlVa nella deftra,
tanto Romolo, quanto Marte, appoggiano il Trofeo
full’omero finiftro,ed amendue,non gik coll’AHo-
ro, ma con la Celata veftono il capo.
I I • ' ,
Ccorda i fiioi pregi luminoll 1’Italia allefplen-

A dide glorie d’Antollino, e coiftparjic?"arili


Corona Turrita in capo il Corno delle do-
vizie nella deftra; loScettro nella finiftra, e feden-
te fopra un Globo Cclefte.
Amore, e Gratitudine infinuarono al Senate il decre-
to, con cui egli voile impegnata 1’Italia a corteg-
giare collTmmagine liia ilSembiante delMonarca
Quefti aveala gik fetta oggetto de’fuoi augufti, ed
umaniftlmi fentimentij poiche,comeaccennai nel-
la Tavola antecedente, le ridono tutto I’oro, che
a riguardo della di lui Cefarea Adozione avea con-
tribuito. Di piii non ammife giammai penfielp,o
defiderio di portarfi lungi da efla'; godenSoOwh'
che 1’Impefiale Alloro fiofilfc fempre nel di If fc-
no; in cui lietanjcnte polava ,come nd centre del
# fuo
Antotiino. 39
^ Dominio, dove potcva, occorrendo,
nccveracomodamcntc Ambafdadori da tutte Ic
parti del Mondo: Citm in Urbe propterea federet, at juj.capiitl.m
mdiqueNnmios medias ,utpote citius pojfet accipcre.
E'cosivantaggiofo il pregioincomparabile dell’Italia,
che lu in ogni tempo creduto tin’ incanto degli aP
fetti delle Nazioni, anche piil rimote, e barbare,
bfkmofifdi poflcderla. Dimoftrafi con la Corona
(TufBH, <per d^jmtore la moltiplicit^ delle Citta,
aallequali i popolata: frcgiafi la di lei madia con
lo Scettro degnamcnte foftenuto dalla fua mano,
come quella,che intimava i comandi, c prefcrive-
va Ic Leggi aU’lJnivcrfo ; effcndofi avvezzata a un
tantoonore fin daprincipio, quando acquifto,me-
diante il credlto rilcvato da Roma ,'N.omen magnum,
maximeqae glorid apud wanes gentes, pervagatam: often- RmuU. '
ta, qual fua proprieta, il Cqrno delVabbondanza,
potendofi con giuftizia vantare ricolma di tutti i
beni della Terra. Sonp accennatx in poche parole,
tra gli altri,da Solino, dove nota, Locorum Jalubri-
tatem, call temperiem, ubertatem S oli, aprica coUium ,l"i-^<‘i'">e^ip.
opaca nemormn, innoxios fa liu s , olearumque proventus ,
ovilia ,pecuaria , tot amnes ,lacus tantos . Ancorche perd
molti fieno gli argomenti, che fumminiftra 1’ Italia
di celebrate I’opulcnza.e lafelicita della fua ben fi- ~
Uiata Regione, da tre capi fingolarmente prendc
I’antico Geografb il motivodicelebrarla: Unum qui-
dem,quod inflat Insula tuta, in circuitu maria cuflodiat,
paucis exceptis partibus, qua tamen inacceffis, uti muro siraP. Lih.6.
valldta flint: fecundum efl maxima ex parte ipfius impor- Geogr.
tuofltasj £7 quod ficubi portus exiftunt magnitudine,
excellentiJ mirabiles, adflant adverfus externorurn impetus
commfdi, nee minus ad inferendas incurfiones , quhm ad
^ipfaif mercatura cammoditatem, pfl abundantiam: tertium
airis'univerfi temperies, cut fubjacet p ad quam varieta-
tern animalia, arbores, ffl ut paucis flmpliciter dicam,
cmSla, qudms utilijflmus mortalibusviBus ,fuppeditatur.
* Sicdc
40 T avola Quarta
Sicdc parimentc 1’Italia Ibpra unGiobo
siobo Ceynte^
Cejilteyt
concidd viene fignificata raltczza,e laa va/tita M-
,e /
la fua luminola Monarchia imperante in Roma,la
quale non conobbe altre mete, che i confini del So­
le; inentre, alio fcrivere di Dionifio, Termims fin
fotentia fecit Orientem Occafum ■ E potda ben con
ragione appropriarfi gli encomj, che rifuonarono
ad onore della fua augulla Reggia, di cuirr^ioi^n-
do a fuo tempo il Poeta, avanjofl^a^k :
nante, c quafi Emola del Cielo. Ecco com’egli nV
park, dirizzando infieme le fue lodi 'a Stilicone:
Troxime Diis Cotiful, tanta qui profpkis Utbi,
Qua nihil in term compleBitur altius ather,
Clauti. L i i - i- Cujus nee fpatium vifus, nec corda decorem,
df Laud Stl»
Ikhon. Kec laudem vox ulla capit, qua luce metalli
yEmula vicinis fafligia conferit yijiris.
Qua feptem fcopuUs Zo»jf imitatur Olympi,
^rtnorum, legutnque parens, qua fundit in omnes
Jmperium, primique dedit cunabula juris .
Nel fenfo altero diquefta poedea fantasia , puo ben
r Italia moftrarfi fedente fopra il GloboCelelle.
I I 'l
' Diverfa dall’ antecedente la preiente Meda-

E glia; poiche in quella leggeli, nel contorno


della prima faeda, tutta Icguitamcnte 1'Ifcri-
zione, dove vedeli dillribuita, parte nel primo, e
parte nel fccondo rampo diquefta; nel rimanente
conviene coll’ altra.

La.
■.Antonim. 41

IV
a Figure ^clla Bretagha i nclla parte oppofta'

L della Mcdaglia, appoggia gli oriori d’Anto


nino. Tiene ella con la dcftra un Segno mi-
liiiare, con la finiftra un‘ Alla, o pure nn Dardo
' ^pga^ente armato, c.comparilce.fedente fopra
4 upij .gan uno Scudo fotto al braccio fini-
Senza chc il Monarca partifle dal fuo Trono, veni-
vanoleVittorie a ritrovarlo.eprefentarglifi in Ro­
ma, Cosl appunto avvenne, allora chc Britamos, juiCtipHoim
perLollium UrbicumLegatum, vkiti quafi foflero am-
biziofi di poggiare ful fuo capo gU Allori, mentre
conlle vod del proprio merito invitavali I’augufto
Signore a coronarlo, ^
Siede qul la Bretagne fopra le Rupi, delle quali puo
crederfi, ch’efla j tempo fa, fi pregiafle tanto, die
dalle medefime prefe il proprio nome -, e die fia ve-
ro, appelloffi gik Albion, ab albis montibus, qui in lit- in Cmmnt.
tore ad etim nqaigantibus djonge apparent. eap.sf.
il Segno miUtare,e I’Afta ponno riputarfi indicanti il
talentq bellicofo dc’ Britanni, de’ quali, confiderati
negli anni antichi, cosi fu fcritto: Caufas, £7 bella
totftrabunt, ac fic frequenter invicem infeftant, maxime -
imperitandi eupiebne , ftudioque ea prolatandi, qua pop-
denti Dimieant, non eqmtata modo, aut pedite, veriim
bigis , fy curribus.
liaccmi notare, ch’eflendo il Segno militare qui im-
preflb fimile a quclli , ch’erano inalberati da’ Ro­
mani , mi fa credere llgnilicata da eflb la dipendenza
della Bretagna da Roma; c f uniformita con la me-
__ defilna,neU’elercitare il fuogenioguerricro,a van-
taggio della di lei Monarchia .

TomoP'II. 11
4T Tavola Quarta.

L pregio del propofto Rovelcio 6 formato dallj'

I Figura dell’Afia, la quale col capo adomo di


Corona Turrita, tienc pur un’altra Corona dl-
verfa con la deftra, e con la finiftra un'Ancora^ed
a i piedi ha un Roftro di Nave. '/
Son di parere, chc la gratitudine infcgnaj^l3i5 B^
il penfiero di obbligare I’Afia adetefBarek glonV
d'Antonino, mentre, dalla di lui geherola beneft
KkephorXii» cenza protetta, videeffa riedificate,erifortealcune
fueQttkjche un formidabiletremuoto avea diroc-
cate. OltrediqucftojlaFama deU’aniatiirimoPriij.
cipe rifuonava ancora nell’Aiia, dov’egli, con a-
rattere di Proconfole, negli anni addietro erarf^nd
fuo prudentiffimo reggimentb fenduto oggetto de-
J u lC a p tto lin gliaffetti A'ogmmoiTmenfulatumyiJia jic cgit.ut fo-
Fh. lus Avum vincerrtj pnde potevafi con tutta ragione
ravvivare nella Medaglia la felice memoria dclkdi
lui applaudita condotta.
Con particolarc convenienza lla imprqfla I’Ancora,
e la Nave appreflb I’Alia; poich^, oltre le Citti
mari^time,che quelta gode, cd il commercio,die
per Mare con altre Regioni manticne, veddi il
F\\n. tJh. €. MareaftelTo Tribus ipartibusCali alluens Afiam} anzi
cap. IJ.
dalle fue genti prefe il proprio nome in varj liti:
/JrMXih* j. MarU ejus cmplura accolis traxere mmina. Pid di-
cap.^.
ftintamente Potnponio Mela nc park, dicendo;
Pempon.Mcfa Tribus banc b partibus tangUOceanus . ita nminibus, ut
L ii,t . cap.x. locis differens; Ecus abOriente , iMeridie Indicus, iSt-
ptentrione Scytbicus. Fu gii I’Afia divik in due parti:
In duas earn partes Agrippa divifit. Unam incluj^ d
Oriente Phrygia, Q Lycaonia: ab Occidente/EgeoMari:_
d Meridie ./Egyptio: dSeptentrione PapUagonia j hajus'lon-
PUft. L ih. 5.
cap. t;. gitudimm C CCCLX X M .p ., latitudinm CCC mill-fecit ■
Alteram determiniavit ab Oriente Armenid minore: abOcci-
‘ dente
jnmemno. 4 5 -.
jcim^brygia,lycaoma,'Pampbylia: aSeptentrkSie “Provimia
s^iguk^ AMerlilie Mari Patnphylio / loiigam DLXXt^ M\
pafJaiamCCCXXFmill. E w i opinione,che rAfiai
foife cosi appcHata uxorePrmnctbei ,quamquamLy.
di he fibi .nomen vendicant, djferentt! ab /ifio w ^ iA y S ^ in Meipomen,'
^fiam-appettatam, uon ab uxore Promethei. Lrh 4.
vantaggi vittoriofi riportati da Antonina $ medianf
tq^’autorita,c;h’era da tuttc Ic Nazioni riipettata
(lajlaaSniii Cefarea Perfona, ponno fumminiftrare
Jfmotivo^-pep'CHi. la Figura qui impreffa oftenta
la Corona. ,

VI .
' Ell’Immagine del prefenteRovefelo conipar
rlfce la maeftk d’Antonino in aria di fplcni
_ dorc celefte, mentre ApolUne concorre to’
fuoi lumi ad illiiftrarla. Ticne qudli .nella deftra
mano una Patera, come Jimbolo della iiia iuppofta
divinita, e colla finiftra foftenta una Cetera, ftru*
mento dal fiio ingegno inventato: yipollinem Cytba‘
u itwentoremferimt j qui cum Marfia ctrtam, pritnitm
Cythard fine voce ufus ejl,^ mot cum videretur d Marfid rojt!d!mCtm.
ftipirari, ad Gythara moduiationem, addidit, vocis quoque
fimiiatem, ad Cytharamque cantillans viBor efl judica.
tus. Ricreandofi pofeia i Dei in un lieto convito^
concerto Apolline alia loro ilaritk il fuono della
fua Cetera , accompagnando'con rarttionia il can­
to, con cui leMufe rallegravano la menfa •, affer-
niando i Mitologi, Mufas in convivh Deotum fuavif- fi
fimd voce, £? modulato canttt cecinijfe, jipollim cytbari- 4 ®
^'
Zaitte..
Arvifandoci I’lftorico, che Antonino biftrich
Humiartes, Arnobio ci da qualche lumc per I’intel-
- ligenza del penfiero dalla Figura d’Apolline indi­
cate. Cernitm, diceegli, aggiungehdovi il plettro, .
cum p kblro,^ fidibus DelmsCytbarifia.,geftus fervanspia. “
Totnol^l. F i canta-
4 4 "Xavola [M arta .
daiiiJtun, gr ttitmashiftrioms. SonO tuttavia di^rc-
re, che altra fignificazionc, forfe pKtproprjampot,•
& foraiarfi*, quando avvertafi, die ApoUiat.trai
molti pregi dalla poeticafantasia attribuiligli,yen-
Gerald. , Syth nc confiderato come Attliwpablka jofpttatis; cque-
ta^. 7.
ftaappunto A la plattfibilc dote,chevuoleilSenate
qui celebrata,adonore dd fuoMonarca,commcn-
dandolo come Autore della pubblica lalute-
Con diyerfi oracoli fpiegava anticamente rflbgaani
Apolline alle illufe genti.lc quaii-psoiiene f^<(,
ritrovavanfi imbarazzate, e perdute.nell’ ofeuriti
delle rifpofte dal fognatoNume profferite-, poiche
Ber^ald
in Comment, erano TSLodofa, £7 flexiloqua Apollinis Oracula^ percid
A fu l, L ik . 4. con credito aflai diftinto riuionava I’Oracolo Del-
fico, mentre con maggior chiarezza foddisfiiceva
alia propofta, ch’eragli fatta: IJcct enim Delpimm
PbUofir. in
V it^A pollo nii ^pollirtem intueri, qui medium Gneciit teneus, vammti
L lh. 6 . cap. 5. refpoufisclarusbabetur^
Non lafeio di notare, die nelle folUe pagdne corfero
varic opinioni intorno al nafeimento d’Apolline;
perocch^ alcuni lo veneravano come figlio di Vul-
Bojin. L th .z .
A n ti^ . Rom, cano, e quefti riputavafi cullode dlAtene: altri
Capf, crcdevanlo figlio di Coribante, nato tn Greta v nia
ipiCi I’adoravano ftoltamente come figlio diGiove,
e di Latona, e tale appunto era 1’ Apolline , che i
Romani volcvano incenfato.
V II
A lalute rifiorita all’ Auguflo Signore; dopo
qualchc incomodo provato in cfla, pu6 aver
L___ fiiggerito I’argomento alia prefente Medaglia-
Vedefi perciA, nel fecondo campo di quefta, Giu-
none Sofpita,edA lofleflb^che Salutare,dallalqua'
le fuppofe, benchefolletnente, il Senate diflipata
a pro del Monarca ogn’impreffione bi ma)c. Po-
tiamo aiicor credere,che queftapretefa Dea 11 ac-
pompa-
/intomno. 45-
coinVagni conCcfare,cdappoggt i dilul onori.yo-
.,Jend\coivtaldimoftraziojic ilSenato indicare.e in
qualche forma rimcritarc i bcnefic; prcftati da An-
toninoaliaa t t i di Lanuvio •,atteftando Capitolinaj
chcdadfo rillaurati fiirono li di lei Tcmpli: Templa
lamina cpcrch^trai mentitiSacrarj fj^c-
cava, con flngolarita di culto, Giunone Sofpita, per<
aoquefta impcgna ifuoipregi adampliareleglorie
Signore. Comparifoe la fognata Dca
jc$! capdstdoKm diunapelle di tefta caprina, ticnc
unoScudo cql finiftrobraccio.econladieftra fta in
atto di vibrare un’Afta,cd ha a’fuoi piedi un Scr-
pente. Tale appunto fu dcfcritta da M- Tullio, dove
difle, nominandola; lllam noftramSofpitam, quam ta
mnquam^ m m jommts qutdem, vtdes, mji cum pellc ca- acNat.Dm.
pn^,cum bafi^ ,cam fcutulo. IlScrpcnte,che ftfcor-
gcAnnanzi alia detta Bigura, era, con rito partico-
lare, a lei fecro, e la fuperftirione fervivafi del me-
defimo, per pruova ailtentica dell’ integrita delle
Donzellc, llngolarmente nclla Citta di Lanuvio,
dove k liippofta Dea, con diftinto culto, adoravafi.
Qual fofle poi la forma, e 1’atto,conCui le accen-
natc Verginr autenticarano, mered del detto Ser-
pente, ll proprio candore, lo manifefta Properzio
co’fepenticarmi;
lanuvim anaiiji vetus efi tutcla Draconis
Heie ubi tartarece mm perk bora mora.
P ro p erf. Lth'.
Qui facer abripitur coco defeenfus biatu 4. E hi. 8.
Qab penetrat Virgo, tale iter emme cave.
Jejimi Serpeatis honor, cum pabula pofek
Annua , Q ex imb fibila torquet bumo.
Xalia demiffa pallent ad facra puelht.
Cum tenera anguineo creditur ore manus,
■ lile fibi admotas b Virgine corripk efcas,
Virgmis in palmis ipja conifir a tremunt.
, Si fuerint cafta, redeunt in colla panntum,
: Clamantque agricola, fertilis annus erit.
Diffi,
^6 / ITavola Qiiana.
Difli, che Giiinonc Sofpit4 ineenfavafi con parti^la-
rc vcnerazionc inLanuvio', maP. Vittore av;i»me>
che in Roma ancora godeva il fuo Tempio-; lu de>
Cyaild. Sstt- timJi Urbis rcgioai , hoc efl in Talatio, adem Matris Dem
tag. %, Hijtof.
I>for» (ommemorat ^cm fu erit contemimim delithrumSofpiUju-
»owr. .EOwidio ci avvifa della di lui dedicaztone,
diccndo ,-che accadde nelleCalende diFebbrajo:
Trincipiimenfis, intende il dcitomtfc, PhrygMcoatemina
Ovtd> Lih. 2. Sofpita delubris dicitur auBa novis ■ \
Fajior.
Ma quad querelandofi dopo della rillsa-def mcdOT(_^
mo crcduto Sacrario, foggiunge: ,
Tiun/c ttbi fuat, illis qua punt facrata Calendis
Templa D ea? longd procubuere dk .
Era cosl rifpettato il Tempio di quefta Dea in Romaj
CkffTo O ra t. che i Confoli, nell’ aflumere la loro ragguardevole
pro M u ra n a . carica, coftumavano d’ implorare con particokre'
facrificio il di lei patrocinio • N.
Qui la Dea appellafi Sofpita, ma Fefto avverte, che
F e jiu sd e V e ri.
ne’ tempi pii antichidiccva.C i Sifpitii :,Sifpitcmyam-
S»S4-
mm ,quamvtdgdSofpitem appellant , antiqui ufurpabaat;
femprepero fa ftoltamente llimata recar foccorfoj
e falute, a chi i fuoi voti efibivale- E che fia veto ,
anche pria, ch’ ella in Roma ayefle Tempio, ricor-
revano ad efla con le fuppliche i Romani inLanu-
Tio, per renderfela propizia; onde Livio attefVa,
Apttd Rtfin. MififfePpmanos Lanuvium , qui facrificio faBo Jimonim
Lib.x. Antiq.
^om. cap. 6. Sofpitam placarent-
Stravaganza tuttavia aflai lepida fie,cheGiunone ri-
putata Sofpita, e Salutare per altri, Ibfle poi per
fe ftefla impotente .ad efimerfi dagl’infortunj; co­
me leavvenne,allorache con una procella di Ma­
re, fulcitata a danno di Ercole, mife in.tempefta
lofdegnato cuore di Giove ,che perd la Voile puni-
ta, con gafligo troppo fenfibile: Herculi abllio cldfem
Apollodor. A- reducenti Juno foedam immijit tempeftatem, quamobrem
tbcnJe Dcor.
orig.L ih .i. Jupiter indignatus earn ex Olympo fufpendit f fupponen-
do fors’ eg!i di tenerla appiccata con decoro, mentre
rolimpo
Antonina. 4 7

J’Ofepo Icfcrviva di patibolo; ©pure cosidcmen'


’ tati OTno 1 miferi Pagani,chc chinavano la fronte,
< adoravanoDei di condizione cotanto infclice, e
dilpcttcvolc.
VIII

’ Im,magine del Tcvcrc fi dk a vcderc ncl lecon- .
daxampo della Mcdaglia. Ticnc ful braccio
fmmro una Canna fluviale, cd appoggia la
ddtra mano'alla Prua di una Nave, per dinocare,
ch’cgli eFiume navigabilc; fta imprelTo ad onorc
d’Antonino, quafi che corra con I’onde fue obbe-
dicnti al dilutimperio*, t pcr6 vero,che ndlaMo-
narchia diqucfto Principe FuH inuadatipTiberis j
/b^VamorevolcbcnefiCenzadiCefare riparo I dan- ■'
ni da cflb cagionati, pndc meritb, che per etcrnare
la memoria del beneficio da Roma rilcvato, ilTc-
verc iilcflb, con la fuaFigura, nc immortalafle la
rimembranza; o pure, che ficcome in altre Meda-
glic vediamo appropriata alle glorie d’Antonino
f origine dell’augufta CUta,ci6 incendaH parimen-
te delTevere, di cui elk fi vanta .
AggiungOyChe era le operc fatte daAntonino,e me-
ritevoli dl effere rammemorate, contafi il riftaura-
mento del Ponte Sublicio; Opera ejus hoc extant 7{o-
me: Templm Badriani bonori Patris dicatwn: Graca-
Stadium, pojl incendium, reftitutam: Inflauratum Ampbi-
tbeatrum; Sepukrum Badriani; Tentplum Agripp<e: Pons
J'«M««r,- eper6 ilTcverc , ful quale ftendefi quefto
Ponte,ha motivo particolarc dieffere impreffo ad
onorc del Cefareo Principe •
"u fu le prime fabbricato il detto Ponte dal quarto Re
di Roma AncoMarzio, e trabibus, tabulisque Aiexaad.pt.
iliceis y ondc prefe il nome di Roboreo, come I’appel-
la Ovddio,c fi refe dipoi celebre coll’eroico combat- "la taf. »i.
timento foftenuto da Orazio Coclite fopra di effo.
* , Con
48 Tavola Quaria.
Conaltronome fii anticatncritc diftintd il nol^Fit
me,poichd era dctto Jlbas, c confervd qu®aap-
pellazionc ,fm tanto ,chc dal Re Tiberino nelle fut
acque anncgatOjfu chia.vaatoTiberis;.^fiFluviusA
Stephan, de bos, qui nunc dicitur Tiberis, i Tiberino'Re^, qtu iaio-
V r l pag. 59.
dcmFhmo mortuusefi. Ditalecambiamentodinomc
fa teftimonianza Ovvidio ancora, dove dice; •
O vid. L ih . z* Albula, quern Tiberm mrfus Tiberinus in undi
Fafior. "Feddidit hybernis forte tumebat aquis. .
Ricco d’acque dimoftrafi ilTevere, m'a^re fta am'
biziofo far pompa di fua dovizia conlnaggiore pro
pirn . t,ih . J.
fonditkjdove comparilce fotto gli occhi di Roma;
cap.%. Nufquam magis aquis ,qudnt in ipfd Urbe Jiagnentibus^
c ci6 fenza dubbio avviene, per effer ivi il Fiume
piii riftretto nelle fue rive.

TAVOLA
' 7 3 ^*5 ^
it
Y onu §f

III
4 i>

TA V O L A
a U I N T A*

Antonino.
E adoravano i cicchi Romani nc’Trori-
chi,ene’Sadi i Dei, potevaRoma an-
cora pretenderc d’cffere inveftita di
diyino carattere • Eflendo pero libera-
liflima la fuperftizione dique’giorni te-
nebrofi, ncl difpenfare cuki divini, vh
defiellafacilmente follevata alia fublimitk dell'ono-
icCelefte. Venne infatti proclamata qual Dea,e
cometale rilevd il fiio proprio culto,cd ebbe fon-
tuofiffimo Tempio. Eccolo nella fcconda faccia
della Medaglia impreflb, con la dichiarazione ma-
nifefta,che I’inclita fabbrica e innalzata ROMAE
AETERNAE.
Ancotche foffe vaniffimo il vanto di Dea, accordato
dagli ftoki Pagani a Roma, non pud tuttavia ne-
garfi, che I’augufta Cittk con la lua intieramentc
Reale •magnificenza eccitaffe Ic maraviglie, ed eli-
gellediftintavenerazione: Compariva di si elevato
Tom oni. G ,pregio
JO 1 avola Q uinta.
prcgio la di lei ma^ft^, che quail in'ogni fua. pir-
te era all’ occhio de’ fpettatori un’ incanto •, come ■
provolloCoftanzo flglio diCodantino il Maffimo,'
quando entrato in Romd, fi fentl: ad-ogni fguardo
dallo ftupore arreftatoi Miraculomm denfitate petjlii-
iius ; e in tutto cio, che incontraya d’ammirabile
fiffandofi, penfava non poter dopo vedcre oggeuo
Antmian. piCl forprendente: Quidquid erat primum, id emimi
M anclL Lih.
x6. inter alia cundla fperabat •
Non trovo negli Iftorici, qual favoro conferille An-
tonino alTempio, di ciii qui difcorriamo •, convie-
ne per6 credere, ch’egli fcne rendeffe benemerito,
con qualche beneficio contribuitogli; onde il ftp-
polio Sacrario viene, nella Medaglia, alia di lui
gloria pubblicato. Penfo ancpra non fia fuor di ra-
gione il giudicare, che il Senato voleffe partccrpe
il Figlio deir onore del Padre:, doe d'Adriano ,>dal
qiiale fu adottato- Quefti in fatti guadagnoffi il
pubblico applauib con unTempio febbricato a Ro­
ma, venerata empiamente come Dea; His Confu-
libus, erano Pompejano, cd Attiliano Gonfoli ap-
Cafftodor. punto nella Monarchia d’Adriano: His Confaliks
C bronico. TemplumT{pma,py Veneris fucJum ejli pria pero d’in-
traprendere 1’opera, mandd il difegno di elia fot-
to lo Iguardo d’Appollodoro infigne Architetto,
non gia veramente perch^ relaminafle, come pa-
Dio- in Ha­
rea voleffe, ma bcnsi per fargli conoicere, Sine illms
drian. opera, O’ miniflerio, etiam ingentia adificia extrui pojfe-
Di queftoEdifieio appunto fa menzione Prudcnzio
ne’ verfi feguend:
Lanigerosque Deutn Templis afl'are Minifiros, '
Prudent.Lih.: He facram refonare tiiam mugitibus ante
Delubrum "Rfimas colitur nam fanguine , £7 ipfa
con tra Symm.

More Dea, nomenque loci ceu numen babetur-


Innanzi tuttavia, che forgeffe la vaniti della detta
Mole, ottenne Roma da altre Nazioni la.gloria
delTempio. GhSmirnei pretelero il vanto d’eilere
*. llati
Antonina. 5EI
ftatl i primi ad alzarglielo, e fe ne pregiarono per
mezzo de’ loro Inviati, nel Senato Romano, con
dire: primes Templum Urbis 1im<t fiatuiffe. Dopo Tadt. Lit.^.
di efli, gli Alabandefi nel Senato medefimo,
plum Urbis "Bsma feciffe commemoraverunt, ludosque L>vi>iiDn.%,
amiverfarios ei Dfox inflituiffe. '*■
Qne]lo,che vencravali in Roma, feorgevafi nel Colic
Palatine, come accenna il Poeta:
Elufa, Domina pergunt ad limind "Rfima Ciaud. tih.%.
Cottveniunt ad teSla Deity qUte Candida lucent de hud. Stu
Monte Talatino.
N4 mancavagli magnifkenza, e maefth, per con-
ciliarfi dagl’ illuli Adoratori divoto rilpetto; men-
tre compariva di fceltiflimi marmi veftito, e fin
le tegole, che lo ciioprivano, erano di bronzo, e
furono pofeia con &nta traftnigrazione traportate .
da Onorio primo, ad ortmre il tetto del Tempio
di San Pietro.

II

Anto la Difciplina, quanto la Fede de’ Spl-

T dati verfo il loro Principe, pud eflere indi-


cata dalle Figure impreife nel Rovefcio pre-
lente. L’autoriti dell’ Augufto Monarca fempre
rilpettata, c I’affetto, con cui teneva obbligatc
le Romane Legioni a prendere per ifeorta dcllc
tntUtari imprefe le Celaree brame, felicitavano il
di lui Iinperio, fenza, ch’egli perfonalmente ani-
mafle le azioni del Campo guerriero.

m
m

TomoFII. G ti Sopra
jj l a v m Q uinta.

Ill
Opra una Quadriga fi dk a vedcre kFigura det

S la Victoria, la quale con la deltra mano tienc


alzato il flagello, ftimolando ,i Cavalli, e con
la liniftra reggc Ic redini de’medefimi. Pcnfo,chc
da qucfto Impronto ci venga rapprefentata laVit-
toria riportata daCefare, per mezzo del luo Lega­
to, fopra i Britanni, della quale avendo noi ragio-
naco nelle pallate Medaglie, a quelle .mi riporto.
IV
'Discordance la prefente Medaglia dall’ ante­
cedence , poich^ ncl primo campo di quefta
vcdefi notata neU‘ Ifcrizionc la Tribunizia Po-
deftk ,ci6 che non leggefi neiraltra ^,cnel feeondo
la Figura della Vittoria non tiene con la dcftra il
flagello, ma con ambe le inani governa iCavalli-

Bbiamo confidcrato un Rovefcio fimile al

A prefente nella Medaglia fettima della Ta-


vola terza; qui perb fi efpone ancora, a ri-
guardo della diverfitk, che dimoftra , mentre in
quella h fegnato il Confolato terzo d Antonino,
c ncll* iferizione del Diritto di quefta leggefi il
quarto.
Il conio della Moneta, la di cui Figura nel fecOndo
Campo fta imprella, fii fempre riputato privilegio
appartenente all’ onore del Priticipc dominancei
Badinut Llh.i. anzi fu giudicato eflere dltanta proprieta ,opd’egli
non pofla, fenza lefione della fua maefta, ad altri
ComunicarlO', volendofc Hoc ju s majeftati ptincipali
individuum tffe i me citra Ufiomm rnajcjlatis aliis cedi
Antonino. 53
.foffej^adeoque itticr majora regalia tantmn yqua fummis Jac. Bcrnt-
cius Lih. I.Jff
Triucipibuiy fuperiorem mu reecgnofceutil/us competere di- N t/m . (a f.
mntiir ,refereudum ^ Tuttavk it coftume anche degli
anni antichi park in contrario. Ccrto i , che Silk
ncir avvenimento della gucrra Mitridatica, parte- Piutdirch. in
cipo qucft’onorp a Lucullo, e le di }ui Monete fo- Luculh•
rono, per molto tempo, appellate Lucollejc. Cos!
il Re Antioco Figlio di Demetrio accordo lo itima-
ti/Iimo privilegio a Simone Sacerdotc, c Principe
de’ Giudei, con una lua lettefa, in cui egli fcrillc:
Km c ergo flaiuo tibi ornrns MationeSy quas remiferuttt
tibi ante me omnes 'Reges, £7 quaeunque alia dona remife- Lih.
bator. otp. ij,
runt tibiy permitto tibi facere percuffuram propriiKu-
mifmatisiuRegione tua- Nefugia la gran permifllone
d'imprimerc le Monete, coftume fokmentc degli
ailni andati, ma tale k, Vufo dc’ giorni noftri.
N o bkfcio d’avvertire, chc ft vanto d’efferc ftati I
primi a coniare 1'argento, e Tbro fit da Erodoto
attribuitoaiLid; : Hi primi eorum ,quos novimus yuum- Xeib,
mum aureum yargentumque ad utendum percuferunt. La X. in Clio.
gloria perd d’aver data kprima norma allcimpref
fioni delleMonete, ddaEliano dichiarata a favore
degli Egineti’; j^gmeta primi Kumifma percufferunt, JElianJel^nr,
quod ex ipfis nomen accepit, ut^ginenfe Kumifma voca- H ifie r .L ii.ii.
retur . Molti tuttavia fono diparcrc diverlo, volcn-
do autori delle Monete coniate, chi i Fenici, chi i
Licj, chi le genti di Naxo, c chi altri.
VI
01 reciproco onore conferito da Antonino a
Roma, e da R-oraa ad Antonino, fi rimarca
il penfiero della Medaglia. Le virth del Mo-
narca comparivano in aria cosiluminola allofguar-
do della dominante Gitth, ch’ ella ambiva con si
bei fplendori illuftrar la fua gloria; impegnando
frattanto, per compenfo preziofo, tutti i iuoi pregi
54 T *avola Q uinta.
pii fublimi a rcndere maggionneritc eleyafa ia
inaellk del di lui Trono- Con la tefta, al folito,
galeata ficde nel fecondo campo la Figura di Ro.
ma fopra militari arnefi, tcnendo alia fintftra il Pa.
razonio, e con la deftra un’Alla; e vuole con ci6
indicate,che gliorhatnenti piii vaghi,dc'quali clla
dilettafi, fono rarmi', giaceW coll’ armi appanto
avea fatta la gran conquifta del Mondo • Ita la&
1 . F h r m !h per orbem terrarum arma circumtulit, ut qui m ejiis k<
enbjfHijtcr.
g m t , non unius populi, fed generis humani fa&a dicant;
c fuo proprio talento era volerfi fempre munita,
cforte, con Armate numerofc di terra, e di mare.
V II
Mmaeftramento di N atural I’amore , die
ferve con vfiamma ragionevole nel cuoredi
__ un Padre verloipropriFigli. Affezione pert
cotanto giufta non va fcompagnata dalV intereffe
fondato nella (jjeranza, che nucrifee il Genttore di
fopravvivere in efli conla fua Immagine , Di quat-
tro videfi arricchito Antonino, due mafdii, e due
J u lC itfS te lin femmine. Uxor Annia FaUfiina: Filii inares d/m, dm
F it.
famm<ej ma quegli furongli prefto tolci dalla raof-
te, dove le Figlic confcrvaronfi in vita, ond’ egli
potfe concedere la maggiore in matrimpnio a La.
mia Sillano Perfonaggio Conlblare; c la minore a
M. AureliOjdiChiarandolo con cio Figlio, e Succef
fore nel Trono. Que’ frattanto, die ci vengono
rapprefentati nella corrente Medaglia, pcnlb, che
fieno le due Femmine, dalle quali prognoft|ca il
Senato la felicita de’ tempi, indicata dalle due Gor
nucopic, che lervono come di fafee alle mcdefi-
me.

Con
Antomno. Si

V r 11
On (Jivcrfe idea laFdidtk fst quhnuova com-

G parfa; SOftenta con la-deftra it Capricorno,


e ticne coii la ftniilra if Gaduc^O.
Dopo chc rOrofeopo del Segno Celefte diCapricorno
fervi air Aftronomo Teogene d’argomento lutni-
nofo, per ifeuoprire le future fortune di Ottavio
Augufto, acquifto nella mente de’ Romani il con­
cetto di formate il Simbolo della Felicita. Con tal
eftimazione ftaappunto ilCapricorno in mano del­
la prefentc Figura, che il Rovefcio adorna; c di-
moItra ,che fe Antonino col fuo applaudito doml-
nio acccrtava la felicita all’ imperio, il Senate pari-
mfcnte obbligavak a fervir di corteggio, e di fpe-
ciofiffimo vantaggio alCcfereo Signore. Se poi yo-
gliamo difcorrerla con Plutarco, il quale colloCa la
Feiiciti nella prolperita dell' operare: FeJicitas in
aSimnibus quadam profperitits e ft i con tutta ragione
puo appropriarfi ad Antonino,Ic di cui azioni,pcr-
che rettlffime, fi videro fempre dalla profperita
accompagnatfe. Tali prOvaronfi; mentr’ egli I'ixit , '
ingenti. bomflats privatus, majori in Imperio ; nel quale Hifior.Rm,'
fu egli attentiffimo a coltivarlc; Viros jufiiffmos ad
adminiftrandam T^empublicam quarens, bonis bonorem ha-
bens, improbos, fine aliqua acerbitate deteftoHs, Jiegibus
amicis venerabilis, non minus quam terribilis ,• e con do
eccitava nolle genti que’ due affetti, che opportu-
niffimi fono a felicitate un Dominio, ed erano
Amor yac timor gentium ,x<pia\i con gara intieramen-J"' ^ept.E-
te ielice, in eo certarunt, RonuLpriL
Il Gaduceo altresi fta qui impreflb come fimbolo di ‘ ’f-
Felicita, la quale accoppiafi facilmente con la Pa­
ce, di cui il Caduceo medefimo t proprio indican-
te. E chcfia veto, dalla Pace appunto provengo-
no que’ beni, nel di cui aggregate rifteifa Felicitk
■ 1 fonda
1 a v o ta ^ i n t a .

fonda i fuoi vanti; poich^ quando, Kequejielk


tafcljeTr^ licet cuMet agrtm fecttri colerT, ntm
gJ&. Mimt!' fulcare, loqui, tacere , agere , feriari j effetti tutti
confacevoli a creare quella Fdicitk, chc
Antonino procurd fempre godeiTero
i fuoi Sudditi.

TAVOLA
^^V pf^TeJfT.
■7^771^75^
,ta Bi A*?' >*:
W ri. ■ ,i *.’

JH Tfwr.

Tir 's m ■
57

T A V O L A
S E S T A.

ANTONINO.
Nquefta Medaglia ancora prendefi dal-
la Pace il motivo d'applaudere al me-
rito d’Antonino. Vedefiperd figurata
col tipo in altri luoghi parimente da
noi confidcrato. Comparifce in fatti
con una Face nella deftfa in atto d’in-
cencrire alcuni arnefi militari, dicbiarandoli inutili,
mentr’ella regna e tiene ful braccio finiftro il Cor-
no delle dovizie, dimoftrando, che fua propricta
fia ogni bene.
Per mezzo de’liioiLuogotenenti fe’ Antonino in diver-
fe Provincie rifpettare il valore dclParmi Romane,
ina i fuoi Eferciti operarono in modo, che non fu
giammai conturbata latranquillitidelfuoirnperio.
Onde dieffo potb dirfi,che Per aanos trer, ac viginti
nullum fuh eo bellum fa it. Dalla quale teflimonianza priadf.
pud ben argomentarfi, con quanta ragionevolezza
venga la Pace adonore delcelebratoMonarca pub-
blicata.
lomoVII. H La
T avola S ejla.
1 1
a Figura del Sole col capo di raggi adorno illu-
Cyrald. Syn-
tag. 7. Hiji.
Dear.
L lira il fecondo campo della Medaglia. Ticne
con la flnillra un Dardo: U t per fagitus inulli-
gatur vis emifa radiorum ,• cd ha parimente il fuofingo-
Tare millero il tenere,come fa nella finiftra il nje-
defimoDardo, poich6,dov’egli dimoftrafi fempre
pronto a beneficare, rari fono quegli eventi, ne’quali
apporti qualche danno a i mortali, e pero Cam fagit-
Idem ibidem, tis finiftra , quod ad noxam fit pigrior. ‘Ereno realmente
leSaette credute effere armi proprie diFebo.o Apol-
line, ed 6 lo fteflb, che il Sole, il quale di tre pregr
fingolarmente vantavafi ,cioe della Scienza. dell’au«
gurare •, del fuono della Cetera, e dell’ ufo de’ Dardi,
e fiirono accennati-dal Poetaj dove difle:
Jamque aderat Thabo ante cilios dileBus lapis
Virgil. Lih.1%.
JE.neid. lafides, acri quondam cui captus dmare'i
Jpfe fuas artes, fua mimera httus Apolh
Aagurium, Cytharamquc dabat, celeresqae fagittas.
Nella deftra ancora tiene la Figura prefente unRamfr
fcello d’Alloro; e queftoaltrcsi fupponevafi apparte-
nere ad Apolline ,si perche la pianta dell'Alloro era-
Natal. Com. gli aflai diletta: Quod nympham Daphneni ab aipodim
Lih-^. Mytbo-
log. cap. 10. amatam in banc ferunt mutatam ; come per la gloria dd
divinare, che venivagli, come s’e detto, diftintamen-
teappropriata: Qtiia folialpollini conceftim erat,uiJi
Nenric. Kip- vinaret ^Laurrnn arboreta ei propriam fecerunt j £? qui w-
pingius Lih. i.
d e Diis (Ott^ tkinari valebant laurum comedebant, atit cum vera fonmii
feat. cap. 1. cuperent dormientes capiti fubfternebant ■
Dovendofiintantoaddurre qualche ragione , per cui il
Senato voile qui impreflb il Sole , dird , che prefe il
motivo, o da qualche rillorq fatto dal Monarca al
diluiTempio ,che antico veneravaff in Roma alio
ferivere di Tacito,che lo dice collocato appreflb i!
T a cit. L ik i$. Circo: Tropriusque honor Soli, cui eft vetus ades aptd
AKfial.
Circumi ovvero produlfe ad onore fplendido del Prin-
, ' . cipe
Jintonme.
eipe il Sole, firiibolcggiando iaqucfto la fua Perfona,
e r Indole fua •, mentr’ cgU, come pure notai in altre
meajorJe di lu! proprie, Fuit vir forma wnfpicuus, in-j^txaphci.)
gem clarus, moribus cktnens, n M is vakuj in fomma f '”-
degno di eiferc rapprefentato ncl,Solc.
Aggiungo, che la benciicenza fempre amorevole d’An-
toniao, figurata nell’utilita univcrfale, che il Sole
arreca,poteancora lumminiftrare alSenate I’argOi
mento della Medaglia *
I II
A Quadriga trionfale, fopra la quale vedefi il
I Monarca,chetieneconlafinirtraiinoScettro,
1. J fucui poggva un’Aquila, adorna il fecondo cam-
p6 del prefente gVoriofoMohumento. Son di parere,
, chela Hobilecopaparfa cinotificbi iltrionfo celebra-
da Antonino, col merito daeflb acquiftato nellc
vittorie riportate Ibpra i Mauri,ed iBritanni,per
mezzo de’fuoi Luogotenenti.
IV
IIfempre argomento d’applaufo fonoro la gene-

F rofa munificenza,con la quale i Grand! fanno


mallevadori delk altrui indigenze i proprj te-
' fori. Hanrio certamente i doni il lor linguaggio, che
facilmente perfuade non meno gli affetti al cuore,
che i baci alia mano di chi li difpenla • Di un bene si
vantaggiofo feppe Antonino farll merito, con la pra-
tica di liberaliti tutte fplendide vonde I Iliorico potb
dire del beneficoMonarca,chcCo»^Mri«»»Pop«/o de-
lift: Militibus donathum addidit. Parea,che fofle ordi-
naria occupazionc della fua mente ii penfiero di ac-
correreconopportunifovvenimenti aibifognevoli;
epero.voile alimentato a fue fpefe un buon numero
di Fanciulle, che ad onore di Fauftina appelld Fau-
fom oVll- H z uinianci
Oo 1 avoid Set
itiniane; ed affine d’averprontUfoctorfi afpllievo
iic'a tC tffitoC i, Species ImperaUriasfitptrjlnas, Q pr^
JuLCApitoI.ia vettdidit, ^ittfuisprepriisfim dis vixit f di piii, Bd
mum, qua ufas fu ijfet, fim mercede Topulo exbibuit.
J1 talento di un Principe cotanto propenfo a benefia
re , accredita, fenza dubbio, Hmotive, per cut il Se
mto voile la Liberalita impreffa a dilui gloria - Vc-
defi efl'a formata in una Figura, chc nella deftra tic
ne la Teflera frumentaria, e ful braccio finiftro il
Corno dcir abbondanza, avvifandoci I’lfcrizionc,
che quelta e la Liberalita quinta del Monarca-

Ul parimente ficelebra la beneficenza d’Anto

Q nino, la di cui augufta Liberalita ei viene indi


cata da quattro Figure; 1'una delle quali fe
dente rapprefenta il Principe benefettore
Nell’ altra, che le fla appre/Ib, non fo gik indurmi a
credere dinotato M- AurcIio,perche parmi dovrebbt
compariregliancora fedente; potrebbe anzi inten
derfi diinollrato in efla il Cefareo Procuratore, di cu
era I’incombcnza deldiftribuire i regali,chetrova
vanfi notati nelletefiere,che venivangli prefentaie
dalle Perfone, allequali erano ftate dii'peniate - Una
di quelle, per fegno delle altrc molte, fi dd a vederc
nella Figura, che (la a’ piedi del Palco, in atto di rice-
vere il fuodono;fcorgendofi pure fopra il Palco inede-
fimo I'immagine della Liberalith ideata nella forma,
con cui se veduta imprefl'a nella Medaglia paliata-
Gran vantaggio de’ Regnanti e il poter arricchire di
glorie ia propria Fama, con la copia de’ beni a larga
manodifpenfad. Tra i mold perd.cheinciofegna-
laronfi, mcrita rimembranza diltin ta Ai taferfe Lon-
gimano a riguardo dell’ammirabilcgenerofita,con
cui voile beneficato Temillocle. Era partito efule
dalla fua Patria,ch eraAtene, il granGapitano, e
abban-
Antonmo. 6 T~
ab^odoBato'dagUAmid.voltoffi a ccrcare patro-
cinio,e faffidio da i Ncmici; onde accorfe alia Reg.
gia del Monarca PerGano- Qucfti, ftitnando come
t'avoredi propizia fortuna 1’arrive dcU’invittoGuer-
ricro, con lietilfima benignita I’accolfe,. c gelofo
d’accertargU alibondanti alimenti, con ogni altro
grovvcdimento.glife’magnanimorcgalo di alcune
Cittk,e diegli Lampafeum in vimtm; Mngntfiam in
nm: MyuMem in ohfonia : Vertopem in firata, ac oeftes,
m i cumTalafcepfe. Veroe,che prefentatogli pofcia
dal Re il bafton di comartdo, ^ r condurre I’Efer-
dto controAtene,ed anguftiato I’croico fpirko di
• Temiftocle tra due dcUberazioni, doe o di moftrarG
ingrato al fuoReal bencfattorc,con rifiutare il co-
mando eftbitogU, o d’impugnare la fpada a danno
Idella fua Patria jbenchfe verfo di tui ingrata, decife
^dubbio con troncare il Glo della fua vita, e col ve-^
"leno,cbe prcle^G fottraffc,febene impropriamen.
te, da i rimproveri della ragione.
VI
A Bbiamo vfcduto un Tipo Gmile al prefente ncl
/\ Rovefcio della Medaglia quinta della Tavola
quinta,epero aqoella mi riporto. Avverto
Ib/o, che qui leggiamo impreflb I’anno undecimo
del Tribunizio Poterc del Monarca, la qual nota
non ft vedc nell’ altra.
V II
L Soggetto della Corrente Medaglia d formato

[ dali Annona ■Comparifee quella in una Figura,


che moilra con la deftra alcune Spighe di fru-
memo,edha innanzi un Moggio, dacui parimente
fpuntano altreSpighe, e le poggia ful capo ancora
il Moggio, mentre con la finiftra tiene un’Ancora,
indi-
6 % T avcla Sefta.
indicandoprobabilmentc in effa,chelaprovvidoiK
de’grani ^ftata condotta per Mare daPaeft efteri
mediante le diligenze praticate dalMonarca atten
tiflimo a confervare f’ abbondanza della pubblici
Annona. Sepur dirnon vogliamo.chc nell’Ancon
iftefla fia fimboleggiato il Rifugio fjeuro, che aibc
nigniflimo Principe potevano prometterfi i fuoiP^
poli; giacche nell’ opinione degli Antichi, Si At,
Pter Valerian, cbora manu pratentifiguraretur, refugium indkabat, qtuj
Z.a!'.45.
vellet innuere ,f i adverfa ingruerit ternpejias ,nsque tiojlt,
flaHuare cotperim, paratum ejfc profugium, ut pojfimti
itd fervari. E in tal fignificazione intehdefi il Me
narca, pronto a qualunque occorrenza delle fuddi
te Genti, non che folamente al provvedimento i
una copiofa Annona.
Ragionandofi qui di vittuaglia, non poflb tacere ud
ftravagantc fuperftizione degli antichi Pagani,-
quali dementati flirono da talc iniania, che vollen
alzato 'J^mpio particokre ad una abbominevol(
Atben^euf
ingordi^ia, d o e alia Voracita: Vokmon Voraciuti
l,ih.io.cap.10. Templutn apud Skulos fu ifft teftatur j tanto era vil(
il concetto, che i miferi cieclii formavano de’ lore
Numi. • ' •
VIII
Elle paflate Medaglic abbiamo veduta una

N Figura fimilc alia prefente,che il Rovefcio


della Medaglia ci propone; e I’ho con av
vertenza voluta feparare da effe, perchd in quello
ci viene bensi indicate il Tribunizio Potere del Mo
narca, ma in diverfa forma da quefta, in cui elprel
famente leggcfi notato I’anno delmcdelimo, ed e
il decimoterzo-

TAVOLA
TA V O L A
S E T T I M A.

ANTONINO.
Ui pure la Figura del fecondo campo
conformafi all’antecedente; ma nell’
'Ifcrizione,'che gli corre intorno, ve-
defi fegnato I’annodedmoquarto del­
la Tribunizia Podeftk . Oltre di do
comparifcono dl fotto i feguenti ca-
rattcri ;MON. AVG-, efignlficano MONETA AV-
GVSTI. Il Diritto parimente d dk a leggere un‘
Ifcriiionc differente dall’ akra, e dice: IMPERA-
tor CAESAR TITVS AELIVS HADRiANVS
ANTONINVS AVGVSTVS PIVS PATER PA­
TRIAE ; cd efprimefi in efla la gloriola adozione
fatta da Adriano nella perfona d’Antonino-

s(ysy ny

JLitorna
^ 4 1 avola Senim a.

11
Itorna fbtto lolguardo I’Annona d'Augufto,

R ma con tipo diverfo dal veduto nella Me-


daglia fettima della Tavola.antecedente qui
moftrafi la Figura, tiene con la finiftra 1’ An-
cora, ma il Corno dell’ abbondanza. In quella pu­
re leggefi I’anno duodecimo della Tribiinizia Pof-
fanza, e in queila il decimoquarto. Lafcio ,di de-
fcrivere le altre differenze, perch6 dalle rifleffloni
nelle antecedent! Medaglie gia fatte, rendonfi ma-
nifefte.
II I
On la nota dell’ anno decimoquinto della Tst

G bunizia Podefta fi da a vedere nel camp^


oppofto della Medaglia Antonino fedente,
che Ibftenta con la deftra un Globo, e fcrve di
fimbolo delMondo felicemente governato daeflb,
onde merita,che laiFiguradi unaVittoria volante
gli dcpofiti ful capo una Corona. ' '
Coftumavafi anticamente premiare con la Corona
RhoSgin.Liht
JO. cap. JO.
qucgli Attori, i quali Maxime in S cen i placuifent-
Da ci6 pub facilmente argomentarll il mcrito di
quefto Principe per riceverla, mentre con un Do-
minio perfettamente regolato operava tanto plau-
fibilmente nel Teatro del Mondo.
IV
A r a t t e r e g l o r i o f o d' o g n i A n i m a e c e r t a m e n -

C t e la b e n i g n i t k ; m a p i i l c h e i n a l t r i , n e ll o
fp ir ito d i u n P rin c ip e r im a r c a la b e lla d o te
i p r e g i fp e c io fi d e l l i i o t a l e n t o . Q iT e fto h a p e r L e g -
g e i l f a r fu o i n t e r e f l e l o f c e n d e r e t a l v o l t a d a l la
fu b li-
Antonino. 6 %

fublimitk del fuo grado, per ccrcar anche gl’infi-


mi, e diffondere loro i fuoi lavori; godendo, che
I’onorc fondi i vantaggi pii profittevoli, fill pre-
ziofo capitale delle grazie amorevolaicnte, dilpen-
fate . Di prerogativa cotanto benigna fii certamen-
- tc arricchko il nobilillimo genio d’Antonino; on*
de ft fe’ merito fingolare, perche il Senato impri-
mefle nelia Medaglia a di lui gloria la Figura dell’
Indulgenza. Comparifee elta fedente,con la mano
ftefa, ed apetta, indicante un’ effufione cortefe di
favorevpli doni, e con lo Scettro nella finiftra ,
-per dimoftrarfi dominante nell’indole graziofa del
Monarca* QiKfti in &tti y4d Indulgentias promptiffi-
i>vmt fuit j c ben tale provoffi, allora che liberi dal-
la morte yoUe qaelU, che da Adriano erano ftati
mndannati; e pefb Ffir,^«or Hadrianus danmaverat, jj/m.
■ In Senattt i^ttlgemias petilt. Cosl partecipe videh
dcir augufta Indu/genza quel Parricida, ch’ ebbe
commutata in un bando la pena dovutagli dell’
eftteroo, e rigorolb fupplieio; contentandofi il
Principe, U t etiam Parricida confeffm in inftd^ defend
pomretur, ^uin vtvere illi' natura legibus non licebat - _
Quindi ancora avvenne, che nel corfo del di lui
piacevoUffimo Imperio Publicatio bonotum rarior , idem ,
qndm unquam fuit ,• itaut unas tantiim proferiberetar
afeciata tyrannidis reus, c iii Attilio Tiziano; fpic-
candofi pero la fentenza pid dal Senato, che da
Antonino, vedendofi gaftigato il Colpcyole Senatu
pmdenu, e fe non potb Cefare con quel ribelle fod-
disfare il dettame della propria Indulgenza, appa-
gollo in qualche forma co’beneficj,che dppo voile
al di lui figlio contribuiti.

T y iV I l
Qul
6 6 T avola Scttima

Q
tl\ fi celebra tl fettimo Coiigiario, che Ant i
nino voile difpeniato al Pppolo, C che d
viene nobilmente indicato ^alla Ferlbna del
Principe fedente, ed elc^iato fopra un Pal
Cb, itandogli innanzi id piede una Figura, la qua­
le probabilmente rapprefenta la Liberality, che
tiene con la deftra laTeflera frumenj;aria,c con la
finiltra foftenta ilCofno deirabbondanza'^ mentre
htf akfa Figura ditnoftrafi in atto di Mcevere iL
regalo dalla generofa munifidCnita del Monarca
diftribuito 5 c vedefi nell'Ilcrizione del Diritta,
I’anno decimofettitoo della Trihunizia Podcfth no-
tato.
V I

Ncorchd Antonino cokivafle nel fibrite d

A fuo Imperio gli Ulivi d i un pacified’Domi


nio, non maned perd d’obbligare , come
pdre in altre Medaglie fi e da noi avvertilo, ic
Nazioni eftcre ad oflervarc il rifpetto dovuto all'
arnii Romanc. Percid oltrc i vantaggi rilevati da’
Jff/.Copilot-in
feol Eferciti in altre parti, Germanos, ^ Dacoi, £7
en. ymikas geftles ,,MqHeyud<em rebeUantes comadit , fer'Prx-
fidcs, 4c Liegam ■ Quindi a di lui onore fit imprefla,
per decreto del Senato, la Figura, che tiene con
la deftra i’Infegna dell’Aquila Lcgionaria> e con
la finiftra tin’ altro Sc^no militare, e vedefi nel
Rovefcio cternata la fpeciofa dimoftranza fotto
I’anno decimoqono del Tribunizip Potere.

^on
Awonino. 6 7

V II
Oh rapprefetiMMone diverla dalla’vcduta nel-

G la quinta Medaglia, 11 fa pompa anche in


quella delta Literalitk del Monarca, ed 6
I’ottava. Ci viene per6 figniflcata dalla Figura,
che tiene nella deftra la Teflera, pift volte mcn-
tovata, e nella finiftra il Corno della dovizia .
I molti Congiarj dalla fplendida beneficenza d’ Anto-
nino dilpcniaii, gU fondarono la ragione, per cui
jJiffe di lui 1‘Iftorico: Opes quidem fuas fiipendiis mi- Eutnp.m.%.
'' circa amicos Ijberalitatibas minuit; e ancor-
ch^ qai intendafi propriamente della Liberalitk
privata,chej^ cqgliAmici,puo tuttavia da que-
fta argomentarfi que\ genio atnorevole, dal quale
y?a cgli configliato a praticare parimente k pub-
blica • Cosl coldettame dell’affetto confervato fern-
pre ai ftioiSudditi ,riputava guadagno del proprio
erario rimpoverirlo , perchA a follievo delle coti-
diane occorrenze foffe il Popolo arricchito.
lltalento del beneficare era non folamente gradito,
ma in efiimazione cosl alta tenuto dal generofo
Principe, che riputollo meritevole d’onori divini,
onde voile rilpettata qual Dea l iftefla Beneficen-
za, alzandole Santuario particolare,benche vano:

Benejkentia ftttdmpffimus fu it ,eique fanum eondidit, no- excnpiU
mine cimententiffimo, ,
iaaadito prius indito . ex SaUA.
Nell’ Ifcrizione della parte oppofla legged cfprdlb
ranno vigefimo della Tribunizia Poflanza.

TmoVIL- Con
58 T avola Settima.

V l l l

On datta fedeltk, vanamcate peri dimoftra-

G ta, adempic il Principe, e Icio^ie ii voto


fatto a i fuoi Dei; fiipponeftdo.che dalla lev
xo favorevole affiftenza fia provenuta la fcliciti
aH’Impcrio.fiorita nel corfo de’fecondiDecennalt.
La Figura velata lacrificantc,pruova I’otfequio
fuperftiziofo in conformita della ptomeffa
prettato.

TAVOLA
6 s>

r A V O L A
O ^ T A V Ax

ANTONINOx
Oddisfatti i detti Voti, fe ne rinnovano
,altri, che implorano la profperiti per
i terzi Decennali. A tal fine un’ atto
di folk Religione, fimile al paflato, ve-
defi imprcflb nel fecondo campo del­
la Mcdaglia, ed e un Sacrifizjo parti-
colare, che fa il Monarca, il quale in abito facer-
dotale tiene nella deflra mano una Patera, e la
vetfa fopra I’Altare, fu cui vedefi il fuoco. Il mo-
tivo di quell’opera ci viene fignificato dalle parole
nel contorno imprefle, e dicono: VOTA SVSCE-
PT4 decennali A TERTIVM. L’intenzione
de’ medcfimi Voti era promettere Fefte folenni a
gl'Iddii,quandbefli fi foffero contentati di confcr-
vare la felicita bramata all’ Imperio nel corfo de’
dieci anni fiituri •, e qui fi rammemora quella cre-
duta pieta.con la quale Antonino concepi la terza
. volta
7-0 FavolaUttaVa,
Volta i detti Voti, mentrc da effi atten^eva prc
Iperofi vantaggi, perocch6 K o tm , iiwa tjuajiImj/ni
Sz^chiet aujptcia M e petita, eaque non Cmvmnum foldm, fed
Spaahem.Dif-
f c r i . j. Omni pritterea Ludorum ladulgentiarum, £7La/idadomim
folemnitate peradla. Offervolfi quello coftume ne'
tempi fuflegucnti ancora, con differcnza per6 ben
ragioncvole, mentre laddovc i Principi Pagani 6-
ccvano iVoti a i Dei fuppofti, i Monarclii,dal lu-
me della vera Fede inveftiti, efibivanli all’ Vnieo,
c Sommo Dio. Tali appunto fono quelli, ch’Eu-
febio accenna celebrati negli anni di Cpftantino, e
Eufeh-inPrott* cosHcrive: Nuper quidem Magni Imperatorit wdemtim
mio V ita Con*
f ia n t in i. Decetmaliam, Secundorum, ^Tertiom n perkiths unim-
fum genus hominum, fejlivitatibus, £? coavims cekbra-
vit.
Oltre i Voti, chc concepivanfi per.la pubblica felici-
tk , praticavanfi altri ancora da’ Romani nella cofl^
tingenza di portare I’armi contro i Nemici,e co/i-
fiftevano fingolarmente in promefle di Giuochi
Iblcnni 6tte a i Numi, per renderli ai/c Enilitari
imprefe favorcvoli: Votivi, parla d^li accennati
Giuochi; Votivi fiebant ex cgndiBo "Principum, vel Cod-
falum, ad bella abeantium, vwebantque J m , -^p^b
lint, aut quemcunque Deorum expedHioni fua faventm
effe valebant j quod,pofi feliciter canfeBum helium , ^
deviBos hofies, Ludos fekmues, impenfis raagnis edere
vellent. Eravi partoiente I’ulb di que’ Voti, che
avevano per oggetto partkolare la Salute del Prin­
cipe, confiderata come Ikurczia del bene univcr-
laie.
Antohine. 71

11

M
Entovafldo Giulio Capitolino Ic Fabbrichc
riftaurate dalla magnificcnza d’Antonino,
non ramtnemora il Tempio d’Augullo,
ma lervc di teiUmonio irrefragabilc la prefcnte
Medaglia >che ci dk a leggere nell’ Ifcrizione del
Rovefcio; TEMPLVM DIVI AVGVSTI RESTI-
TVTVM- Comparifce perd qucfto nobile Edificio
cdn otto Colbnnc, fopra le quail poggia 1’Archi­
trave adorno di varic Statue, e nel mezzo del
Tempio ifteflb veggonfi due Figure, che, a mio
credere, rapprefentanb il medefmio Augufto, c
Livia di lui Confortc.
Non era gih baftantefflente appagata la fuperftizio-
-30e pagana, con la multiplicity de’ Templi alzati
a’ liioi Dei, che volcva in ogni Citth incenfati;
onde Tulfio ebhc a dire: G rad, £7 noflri, ut auge-
rent pietatem m D ecs, e<itdem,Urbes ilks,quas nos, in- dt Lei.
tolere voluertent j ma per accrelcere maggiormente
il numero do’ vani Sacrarj, la ftolta picth de’ Ro­
mani li voile parimente fabbricati ad alcuni de’
fuoi Monarch!, veneratl percio col culto proprio
de’Numi.
I ll
Agione di bclla gloria conobbe Antonino
eflergli la gratitudine; che pero voile atten-
ta fempre a rimarcarfi con atti favorcvoU
a qiteK.Principe, da cui rilevata Egli avea la Ce-
farea e&ltazione. Anche pria di fatire das^folo
il Trono, provogliela fcdclc, c & nel tempo che
Adriano, a gli eftremi periodi ridotto, fmentiva
il fafto dell’ augulla graadezza, con le penofe mi-
ferie, che patm, « quelle gli fi prefentavano in
fem-
72 ~ravola O ttava.,
fembianza cos\ fiera, che piii piacevole fembrava
gli la faccia della morte, da efe bramatd per libc
rarfenc. Non lo pcrmife tiittavia Antonino, fat
tofi vigilante Tiitore dellat di lui vita, con dire
JEt. Sparttan. Tarr'icidam f e fu tu rtm , f i Hadriamm, adeptatus i p f i ,
in H adrian,
pateretur m idi. Uccifo nientedimeno il Monarca
non gi^ da qiiel colpo mortale, che implorava,
ma dalla forza infuperabile dc’ fuoi tormenti, lo
voile dopo, ancorche fbllemente, deificato; e fe
impiegato^ avea ogni ftudio per confervargli la vi­
ta temporale, con premura piCi fervida applicolB
a procurargliene, nella ftolta opinione de’Pagani-,
on’ eterna. A tale oggetto dirizzo parimente il
penfiero, allora che alzogli Tempio particolarev
del quale fe' pur menziorie I’lllorico, dove ferifle;
Ju lC d p ilo U n Tetnplum Hadriam honori Vatris diedtam; e quello ap-
B in .
punto pu6 crederfi rapprefentato nella parte Op^
pofta della corrente M edaglk , e vedeft a n con in
eflb laStatua del medefimo Adriano,che tiene con
la finillra loScettro, e con la deftra un Ramofcel-
lo , probabilmente d’Alloro; volendofi con do per-
fuadere alle illufe Genti, che I’augufto Signore,
benchc morto alio Iguardo degli Uomini, viveva
pero dominante, e trionfante nel Confeflb de’ Nn-

IV
On tutta convenienza efponc qui il Senate la

G Pieta, ad onore di quel Monarca, che per


fua propfieta vanta I’appellazione di d>io.
Rapprelentafi in nna Femmina, la quale J i m e in
amenduc le braccia una Figura puerile, mentre
due altre le ftanno a i pied* • Pud riflettere f Im-
pronto a quclla beneficenza, che pratico Antonino
con alcune Fanciulle, che voile co’ fuflidj dell’ au-
gufto erario alimentatc, e perche dirizzo ,1'inten-
zione
Afitonino. 71
ziohe clcH'atto amorcvole a gloria della fua Con-
, forte Fauftina, voile , che le medcfime foflero de­
nominate Fauftiniane. Tuellas aJimetitarias in boao- CapttMnPk,
tern Faujliaa, Fauftmiaaas con/lituit ■
Dobbiamo frattanto nel propolto Impronto ravvi-
fare la Piet^ u^ta verfo gli Uomini, della quale
parlo M Tullio.quando dilfe, ch’era quella V irti,
Q(ia irga Vatriam, aut parentes, aut alios fanguine con- M T u lltih .% .
Invent,
juntos offcim confervare monetf a difierenza dell’ al-
tra Pieta di talento pi£l nobile, pcrcM fi efercita
veffo Dio, e percio fu chiamata dal gran Dottore V . Aug.de CU
Santo Agoftino Pietk vcra, e la diftingue efprefla- vit.DeiLih.Ho
mente dall’officio, che dicefi di Religione. L’eru- COf.
ditillimo Begero accenna l’indicio,con cui pu6 &-
cilmentc VUna Pieta diftinguerfi dall’ altra, ed av-
vetic,Tietatis,qiM ergaD eim efi,efiw m velatofokre ItegeejuTbe-
--''^pingi babitu ^qua verb erga homines ,abjque veloj e cosi fa u ro ex T hfy
fa u r.
appunto cpmparjlce la Pieti, ideata nella correntc
Medaglia-
V
llal merito fi facefle la generofa Liberalits

Q d’ Antonino, pu6 chiaratnente argomentarf


dalla glorio& memoria nel prefente Rove
fcio imprefla,che ci metre fotto lo Iguar
do il di lui nono Congiario. La Teffera frumenta
ria, che tienc la Figura nella deftra, e le Spighe
che fpuntano dal Corno dell’ abbohdanza, foften
tato dalla finiftra, fenno credere, che la porziom
piffitonfiderabile del regalo diftribuito confiftclfi
in co ^ di firumento •

K Ecco
ImoVII.
7 4 T avola O ttava.

VI
Cco il Monarca cicvato, dopo la fiia mortc,

E air apice di quegll onori piii fublimi, che la


fupcrllizione Romana potefle accordargli. L
Pira, fu la quale egli viene, benche vaaamente,
Deiiicato, dinota 1’ alto concetto, cbe avcTafi de
di lui merito, da ogni grado, e condizione di Ptr
fone venerate.
Nclla Medaglia nona della Tavola duodccima del To
mo terzo fu da me confiderato un fimil? Rove-
fcio; tuttavia qui fi difcerne.una particolariti,che
in qucllo non vedefi; ed ^ unaC^adriga trionfale,
che fopra la Pira fi fcorge, e yi fi vuolc collocata,
affine d’indicare la pompa gloriofa , eon la quale
Antonino fall a prendere Seggio nel Confeflb
Numi.
V II
N’Impronto fimilc-parimente*a quefta Me-

U daglia fi6 veduto nelTomo di fopra acceh-


nato, nella Medaglia undecima della duode-
cima Tavola; e perd a quello mi riporto .
V II I
L pregio del fecondo campo della Medaglia b

p . ViSior in
I formate dalla celebre Colonna d’Antonino, no-
bile ornamento,oggidl ancora,dellaCitta^ter'
na. P. Vittore menzione di clTa, e notg^-efatta-
mente le di lei mifiire,dieendo: TemplumDivti cum
nen^Rc^-^rh Ccclide CoiumtiA^ qua efl altq pedes 175, babet intus
gradus %o6 , Q femfiellas q 6 .
Vedefi fopra I’inclita Mole una Statua del medefimo
Antonino, che tiene con la Cnillra un’Afta,e con
la
Antmind. 7 5

k acftra^Imtttagine della Vittoria; e vi fr Icgge


intorno. DIVO PIO. Nan mantenne perd fethpre
queftoSimolacro il file pofto; poichd con tnagglo-
re coavenienza, e giuftizia fu occupato dalla Sta-
tua di bronzo indorato, rapprefentante I’Apoftolo
delle Gcnti , che il Sommo Pontefice Sifto Quinta
voile collocata nella foinmitk della detta COlonna,
rillorata parimente dalla di lui provvida munifr
cenza in varie parti, danneggiate gik dal fiioco
de'Barbari dffolatori di Roma •
(0 correre Popinione, che quefta maeftola Memoria
folTc innalzata da M. Aurclio, affine d’immortala-
re in effa la gratitudine profellata da eflb a quel
Monarca,da cui egli ottenuta avea I’augufta gran-
dezza. 'TuttaVia,fe ho adire candidamente il mio
pyere, parmi improbabile, che, viventc Aurelio,
■ ^ffe fabbricato quello infigneMonumento; ed ec-
cone ia ragione . Certo biche alio feriverc di Giu-
lioCapitolino,e di Erodiano, pria,che M. Aurelio
terminafle la guerra, che moila avea a i Marco-
mani, a i Quadi, agli Ermunduri,ed a i Sarmati,
maneb di vivere, ne arrivb a vedere quell’ anno,
ch’eragli ancor neceflario per dar compimento all’
impttla’. Si anno uno fuperfuifit, Vrovincias ex his fe- '»
ciffet. Se adunque mori Aurelio lungi da Roma, e
innanzi eh egli ultimafle la delta guerra» non t
probabile alzaflc egli in Roma quella Colonna, nel­
laqualefcolpiti crano gUavvenimenti della medefi-
ma guerra,non per anche da eflb, come dilli; termi­
nate •E'manifefto, che tra le memorie nella Colonna
eternate, vi fo formato CTiove Pluvio, a riguardo del
beneSdoopportuniflimodellapio^ia,al lor crede­
re , ottenuta dal Ibgnato Dio, allora che morivano di
fete iSoldatiRomani,combattenticontro ifoprad-
detti B.arbari •,ancorchb in realth il foecorlb di quell’
acqua,che perb a’Nemici, con duplicate prodigio, s-
fervi di fiioco, fofle dono del veto Dio, conceduto cap. 5.
TomoVn. K z * allc
76 Tavoid Otfdva. ^
alle feWide omioni de’SoWati eriftia^N’Avrcfcbe
probafcilmcnte M-Aurefio afpfeltato,dopD la gucr
ra.finiia, a rimetterli in Roma,perIncidere ndla
Colonna glieventi aceadutigli nel corobatterc con-
tro quelle barbarc Genti. Gio fuppofto, penfo
acGOlti piil al vero il dirc,che la magttifica Molt
fofle innalzata fotto I’ Impcrio di Commodo, Coa
decreto particolare del Senate, che voile perpetua-
re in efla le glorie cosl di Aurelio, come di Amo-
nino, gii, benche vanainentc,Deifi^ato; do,die
tutto ridondaVa ancora in onore di Commodo iftef-
{o . Appoggia molto bene la mia opinione I’enidi-
Alexand. Bo-
tiflimo Donato, dicendo: Ciim madm perallo iello
nat. in Kom^ in Germanic Marcus decejferit, infertur, Cdmnam, quam-
Vet. & Ree. yuam Pro dicatam, Commodo Vrimipe ,fofl mortemfalris,
faHamejfe.
Da Vittoria tenuta in mano dalla Figura, Ibpra
Colonna eminente, accordafi al concetto efpreffo
4jellaPira,che abbiamo confiderata nelfa quarta
Medaglia, dove in alto fi fcorge la
Quadriga trionfale -

TAVOLA
77

TA V OLA
N O N A.

ANTONINO.
tmarcafi la differenza di quefta Meda-
glia daJl’ antccedente, perch^ qui la
Statua co/Jocata fbpra la Colonna, tic-
ne la Vittoria nella mano finillra, e
r Afta nella deftra, dove il contrario
vedefi neli’ altra.
I i
a Colonia Prima Flavia Augufta, c trafcelta

L dal Senate per glorificare il merito venerato


dAntooino. In quefta dobbiamo ravvifare la
Citta diCelarea dellaPalellina,che fu denominata
Flavia,alloracheda VefpafianoAugufto fii dedotta
in-Cnlonia. Plinio ce ne dk la teftimonianza, dicen-
do : Cafarea abHerode liege condiUt ,au»cK^ohmia Prima lH- 5-
Flavia i Fefpafiam Imperatore deduBa- Appelloffi an-
cora da Tolommcor«rr« e dal medefimo
Plinio,y/po/lowM, e da Erode, ad onore di Cefare,
Cafarea; finche DivusVefpafianas CafarienfesColomts *■ «'< ’
fecit, non adjeBo, ut £7jurisItalici ejfent, fed tributum “Difm.
his
7S T avola hlona.
6is Corrc I’opmionejche foffe autort
remifit capitis.
cl& I’acccnnato Erode; ma GiofeffoEbreo t di
arerc, ch’egli non !a fabbricafle veramente , ma
JoffpbLih’ 15.
C4p . 10*
E
ensl Vadorm ffc, Lapidc.dbo^Tafatiisqiif pmiojifinis,
oltrc un bclliffimoPorto,che perlafvczza delleNa­
vi vi voile aperto.
Veggonfi nel fecondocampo impreflidue Animalibo-
Vint, guidati da una Figura,che tiene la mano ad
un’Aratro, e da una Victoria volante le viene eft-
bita la Corona, ed una Palma. I detti animali foie-
vano effere un Toro, ed una Vacca, e in tal ogget-
to rapprefentafi il coftumc de’ Romani, i quali, Ubi
JRoJfft. L ih. 10. Colonos in agris, quo deducendi erant coUecarant, tarn
Antiq. Rom. aratroUrbm. 0T agrum circumfcrihbant,quo foBo agri
cap. i j .
divijionem yOO fua caique partis dj^gnationem aggredieban-
tar - L’ulanza poi di dedurre le Colonie fu antica,
poichb prefe fin da Romolo la fua origine: Harnm
Carol Stgon. antiquijfma origo,qtiippe qua jamiade J 'Bimulo'fyge re-
Ltb. z . de An- petatar- hautem,qaaoppida hellocoepit,ea nequediruit,
tiq. Jure Ital
cap. 2. neque fervitate multavit, fed in agrum de eis captum Co-
hnos ah Urbe dedaxit. Nel decorfo pure degli anni,
furono fei le cagioni,percui delibera-vano iRoma­
ni di fondare qualche Colonia: Unam ad priores popsi-
los colerceodos: alteram ad boftium incurfiones reprimendas:
idem jhidem.
tertiam Jlirpis augenda caufd; quartam plebis urbana
exhaurienda: quintam feditionis Jedanda: fextam,at pra-
miis milites veteranos aficerent- Fruttavano Intanto le
Colonic un’utile confiderabile, perocche Ha Colo-
nia, tamquam prajidia partis hello Trooineiis imponebaa-
Apptoft. Akx. tmyiuqmbus quantum erat culti agriColonisdividebatur,
Lib. I. deBeU autnerhimultum fapererest, atferi bellum feqai foletvafti-
Hi ChiU
tas ,quia fub forUm miture noavaeabat ,per praconem in-
vitatis apgnabant quibuscunque liberet eolere, escepta jibi
tr'd)uti nomine, itrfingulos annos ex arbufiis, protvntus parte
quinta yfragumverh decima,quin^gregibas veBigal indi­
cium erat, tarn majoris, qudm minoris pecoris. ,
Quando volevafi dedurre qualche Colonia, SenaUts
' Con-
Antonmo. 79
Confultoipusfitit, ant relatione aliqua popuhtri, quotum
utrumque um kgis nomine comprebenJitur ,qua Lex ^gra^ Rejin.tih.io.
ria appellata eft ■ Hac agrum definivit, qui effet dividem
iu s, £)■quibus, ac quam mukis homimbiis, ( 7 per quos, gf
quomodo, gf quibus limitibiis effet dividendus ,praferipfit.
Paffatoil decrctoTdeUa Colonia, chc avea a fbndarll,
prendcvanli i nomidicoloro.chcdichiaravanlibra- '
mofl di abitarla, e il numero di quefti llabilivaii a:
proporzione de’Campi, che dovevano diyiderfi,e
per5 fclcPerfoneconcorfe oltrepaflavano lamolti-
tudine,ch’era prefifla, lafciavano aU’arbitrio della
fortuna !o fccglierle, traendole a forte. Raccolte po-
fcia.le Genti alia Colonia deftinate, Deducebantur d
■ ffriumoiris, velQuinqueviris, velS eptemviris, velDecemvi- joem 'M em .
riSfVel Vigintiviris ,qui ob hoc creati erant, e andavano
condotti Suk vexim , quafi exercitus diquis.
Occorrendftiptanto d'incodtrare tal volta nelle memof
rie antiche aotati i Municipj, parmi conveniente
I’accennare qui la di/ftrenza, con Ja quale diftiligue*
vanfi dalle Colonie; c confifteva prindpalmente in
quefto, che Legibusfuis ,facris, magiftratibus, pro arbi-
trio ,utebantur .Tuttavia, benche per tal ragione fem- S ;? . Rm.
bri la condizione de' Muhicipj pih vantaggiofa, ve-
nivaaopero, al parcre di molti, preferite le Colonie,
mentrequefte Honveniunt extrmfecusinCivitatemyttee
fuis radicibusmtuntur,fed ex Civitate quafipropagatafunt,
gfpra dnftitutaque omnia Topuli "Romani, nonfmarbitrii tih“i6.Ntfi.
babe'ntj qua tamen conditio, cum fit magis obnoxia mi- .eit1ic.cnp.13.
BUS libera , potior tamai, g?praftabilior exiftimatur,pro­
per amplitttdinem, majeftatemque "Populi 'Lpmani, cujus
ifia Colonia yquafi ejffgies parva ,fimulacraque effe quadam
vidtnlur fimul ,quia obfeura , obliterataque funt Muni-
cipiorumjurd, quibus utijam per ignorantiam non queunt.
Pria di fpiccarmi dalla prefentc Mcdaglia, in cui, co­
me dilfijclvieneindicataCefarea di Paleftina, voi
glio avvertire,che quefta nobileCitta ebbe la glo­
ria di dar il natalc alcelebreIftoricoProcopio,che
fu
8o Tavola }{ona.
fu Amanucnfe dd granBelifario fC VII (ui uviuvjont'
pagno in tutte le militari condotce, che I’invitto
Capitano intraprefe.
I ll
a maeftk luminofa del Monarca Romano da-

L vali a vedere a tutte le Regioni col luftro di


uno Iplendore cosi autorevole, che ogni Na-
zione , fiflando itteflb lo fguardo, fentivafi dolce-
mente sforzata a vencrarlo. Stimavano le Gcnti
intereffe di proprio onorc il nobilitare gli oflequj,
elevandoli ad un Trono, che potera impreziofirll
, col pregio del folofuogradimento. Anzi Conolcen^'
do Ic Citta eftere di nonavere talento baftante per
un tanto rifpetto, accreditavanlo col merit©, e i
vanti de’ loro pretefi Numi, accompagmadolhir^
fembianti de’ Cefari. In cid perd fcgnalofl] d/din-
tamentc rEgitto,comevedefiancora nel/a prefen-
teMedaglia.che nel pritno campo ci inoftra I'lm-
magine d’Antonino »e nel fecondo le Figure d’lfide,
e d’Horo di lei Figlio. •
Non h. credibile la fomma fuperftizione, con la quale
gli Egiziani efercitavano il culto d’ Ifide; poiche
oltre il riconofcerla comeNaturauniverfale,erano
di piii perfuafi,ch’ella fbffe amaiite della falute de-
gli Uomini, e che per confervarla, e tener lontani
i malori, avcfle ritrovati varj,ed opportuni rirae-
dj-OpitidicredevanlaAfed/crf arti plurimam faventim,
eam^ue inmortalitate qaoqw potitam , gaudere bomiitum
AthMtaf.Kir* fanitate, at^ue in tormdem vaktadine reflauratid^ cottti-
ch et.Torn. i .
Syntag. j . <fe ttuh, 0 ”prMipui occupari,- iideout vel in jpfo fomno, turn
Orig.Iilolclatr. adNumitiis prafentiam, turn ad. benefiantiam I’aam erga
/Egypt.
homines commonfiratidam diviaa qu/cdam, aptaque moms
curandis media, anxiliaque ft^erat, eosqtie qui mnitis
ejus obumperent, prater sypimoaem eorum d morbis etiam
irremediabilibus curari. Cosl all’occhio de’ Ciechi, lu-
* minofo
Antonmo. S i
minofo apparira l’inganno,c tantomaggiormente
rinfomvail, quanto piii vantavafi quefta fognata
Dea di tenerc in fellefla raccolte ledoti.che fpar-
fe ammiravanfi nell’altre Dee- Ecco,comc di fua
bocca attcftollo alia fantasia d’Apulcjo: En adj'um
tuis cornea, Luciprecibus, rerum natura parens, ek-
mntorum omnium Domina, faculorum progenies iaitialis,
Jutma Numinum, l^egina Mauium, prima Calitum,
Deorum, Deatumque facies uniformis, qua Cali lumi-
mfa cttlmma, Maris jalubria fiumina, inferum deplora'
ta filentia, nuttbus mcis difpenfo. Cujusfiumen unicumi
ntuhiformi fpecie, ritu vario, nomine multijugo totus ve-
neraU/s otbis. Inde primigenii Vbryges Tejfmuntiam nomi-
.otirdDeum Matrem i bine Autoebtones Attici Ceeropiam
Minervatn, illinc fiuUuantes Cyprii Taphiam, Venerem ,
Cretes Sagiuiferi Diliynnam Dianam, Siculi trilingues
am 'Profermnam. EkuBni vetuliam Deam Cererem.
Junonem alH^ alii Bellonam, alii Hecaten, Jihamujiam
alii, Ql qui nafeentis Diei Solis ineboantibus illuflrantuT
radiis jEtbiopes, Arriique prifeaque doBrina polhntes
ABgyptii cerimoniis me propriis permeates i appellant verb
tiomine ^eginatp Ifidem ■ N.e mancarono ftolti, che a
feconda delle dette tnillant^rie fomentarono i fen-
timenti,come dimoftrd ArrioBabino in una Ifcri-
zionc, fcoperta gik in Capua, ch’egli dedicoUe,
con dire;
He tihf, una qua C rutcrln in-
Es omnia . feript.f^.u.
Dea Ifis.
■le pu6 recar maraviglia, che nclla vana lilppofizio-
ne delle tante prerogative, di cui dotata riputa-
vano Hide, gli Egiziani fi provaflero fervidamen-
te zelanti della di lei coltivata Religione. Quindi
la creduta Dea In tanta apod yEgyptios fuiffe fertur
veneratione, ut capitalis dd inftar delieli effet, dicere earn fupta.
fiiijfe hominem. Coloro tuttavia, che deliravano
meno, riconofeevano in Ifide il Saperc, e la Pru-
TomoVII. Li *denza.
8: Tavoid l^lona
denza, alia quale opponerano, come nemic«, Tl-
fone, efofo per le folte renebre dell’ ignoranza,
chc ingombravanlo: Trudentiam, fono parole di
Plutarco, demtat JJis, £7 ejl ei Deii Typbon hojlis, oi
Tlutareh.Lth. igttorantiam, £7 errorem delirus, dijppansqut, 0 ’ oppri-
de I fi d e , ^
O fm d c . mens facram doUrimm, quant hac D?a contrabit, coneim
natque, ac tradit feligioni initiatis.
In feno ad Ifide vediamo nella Medaglia impreflb il
di lei Figlio Horo, chc ncll’ idea de’ fogni antichi
ebbe per Padre-Ofiride. Quefti, come favoleggiano
i Mitologi, ammaeftrando Horo negli efcrcizj mi-
litari ,intcrrogollo,2 »0(/»/jwmaxinte conducere inpra-
lium euntibus animal, refpondente Equum^ Horo,'X^flu-
Idem ih id m ^ pttijfe Ofirim ,miratumquc, cur non Leonem potiUs ,qiidl>t^
Eqaam i cui occurrijfe Horum , tfft quidem indigenti ope
Leonem eonducibikm, fed Equuni ad effufum in pugnam
diffipandum, atque conficiendum boftein s quo apf^loMe^
Hatum Ofirim, quod abunde infiruBus Ho^plsVfet.
Avverto, che Horo ri/pettavafi dagli Egiziani come
uiM dc’ tre primarj Genj prefidenti all’Egitto, cd
erano appunto Ifide, Ofiride, c Horo.
I V
L Sembiante d’Antonino nel prime campo, e

I quello di M. Aurelio impreflb nel fecondo,


danno il pregio alia corrente Medaglia; cib,
che pure avvifano le llcrlziotii, febbene in parte
confiimate.

Bra-
Antonino. 83

Ramofi i Rodienfi di rimarcarc al Monarca

B imperante i loro rilpctti, c renderli lumino-


fi, con le ^lorie di quel Numc, a cui eglino
volevanii confecrati.elpongono nelprimoincontro
della Medaglia la Faccia del Principe vcnerato, e
nell’ altro il Sole, che vedcfi col capo radiato, cd
aceotnpagnato con un’ altra Faccia, nella quale 6
probabile fia’rapprelentata la di lui Sorella Diana,
che tra le varie forme, in cui dagli Antichi figu-
rav^, eravi ancora quella di femplice Verginc,
iihiK altri aggiunti. Penfo intanto non fia foori di
ragione il credereche 1’ intenzione de’ fuddetti
R^ienfi foffe di fimboleggiare in quefte due Im-
magijiHSembianti di Antonlno, e di Fauftina di
lui ConloTie Augufta; fupponcndo di rendere le
Cefarce Perlone aflai iJluilri, appropriando loro il
pregio, e gli iplendori d’entrambi i pid fulgidi
Nami.
Ancotche doveJTc riputar^ folh'a I’adorazione, che
in Rodi, con culto particolare, prefentavafi al So­
le, quefti pero dimoftrolfi fempre, dirdeosi, par-
ziale ad efia co’ fuoi raggi, non paflando giorno,
in cui le nubi, quando ingombrino il di lei Oelo,
non cedano, per qualche fpazio di tempo, il cam-
po al Sole , ond’egli poffa rallegrare I’ lfola con la
fua lueida prefenza; avvertendoli in fettr, '^badi PGn. L ih. zi
nuaquam tanta nubila obduci,ut non aliqua hard Sol cer- cap.tz.
oatur. Percfo il Lirico, quafi antpnomafticamente,
nominolla Chiara, dicendo:
Laudabutit alH Clafdm Hhodott ■ H erat. Vth. i.
camOd
Ed a lui accordoffi parimente Lucano, laddove
cantb:
G'oidon inde fagit, Claramque reliaquit Lucan. Phar*
Sok ^bodott ■ jaU c. L ih. S.
TomoFlI. L z Fra
84 ~ravola h(ona.
Fra i diverfi vanti, con cui Rodi fuinnunillrava no-
bill argomenti alia fua celebre Kama, ammiravafi
il gran numero de’ Colofli, da i quali coinpariva
Thom, ie Pt> r Ifok popolata ; ipoichc Condecorabant'B.Mon centum
nedo in Cow*
n e n t. Steph. Cnlofi. Tra quefti pero fpiccava qucllo, ch’ebbe
il merito d’efl'ere contato tra i feCte Prodigi del
Strah.Lih.14> Mondo: Unum ex feptem Miraculis y ed era dedicato
appunto al Sole. E quefta e I’opinione, che co-
munemente corre; alia quale non moftra gik di
accordarfi I’antico Geografo, mentre lo vuole fa-
crato a Giove, dicendo, dove parfe degli orna-
menti di Rodi: Multis donis fiiit exornata, quorum
pars maxima in Tempio Libert Patris, in Cyimafio
pofita efi pars aliis in locis. Sed optima funt yorn'CSIJ
Strut, ihidm. btlffs. qucm qui lambum compofuit dicit d Cbarete Lin-
dio feptuaginta cabitorum faBum faijfe, nunc ex terra-
motu fraBis genibus collapfum phodii ex caufd quaLim
probibiti non erexerunt- Artefice maravigJttStodieflb
fu un valente Scolaro di Lifippo, per nome Care-
te Lindio,ed in quell’opera prodigiofa dternb me-
ritamente la fua inemoria, mentre 1’ accennato Si-
m ohcro Septuaginta cubitorum, come pure notaStra-
bone, ahitudinis fuit ■ Hoc Simulacrum, pojl quinqua-
P lin. Lib. »4- gefimum fexturn annum terramotu proftratum, fed jacens
tap.
qmque miraculo efi. Pauei poUicem ejus ampleBuatur,
majores funt digiti, qudm pleraque Statute. Vafti fpectts
biant de fraBis membris. SpeBantur intas magna molts
faxa, quorum pottdere fiabiliverat confiituens. Diiodecim
annis tradunt efeclum treuntis takntis, qua contuhrant
ex apparatu Pegis Demetrii ^ Saraceni phodo capta, are
bujus Statuit D CCCC Camelos onerajfe feruntuf.
Notai di fopra, che Rodi, pltre i Colofli, pregiavafi
di molti altri vanti. E che fia vero: Bac Infula fuit
oltm portubtu, viis pmanibus, f j reliquis omamentip tarn
Celebris, ut nulla putaretur illi aqualis ■ Legum praftan-
tid, p j navalis rei peritid adeo naluit , ut annas multos
marts imperio potiretur, ffipiratarum latrocinid fufiulerit-
’ Patet
Antonim. 85

Tatet bite Inf ala nongentorum, ac vlginti fladiorpm am- Soim.inSche-


hitu, inter ylfiatkas Infulas tertia, team Lesbus, £7 Cy-
pens majores babentur. Oltrc i detti pregi^, coBimea-
da Strabone 1’ umanifTnno governo de' Rodienfi a
/avore de’ Poveri, c cos! ferive: '^bodii plebis caram
habent, non tamemb plebe gabernantur, fed retmere pau~
perum rmltitadinem volant. Plebs itaque ab eis nutritut} Str^it.LH.n.
nam divites, patrid quadam confuetudine, paupercs acci-
piunt, pauperes verb ab illis enutriti, munera qaadam
Civitatis peragunt; unde fimul, £f ipfi viBum babent,
fJCivitas neceffariis non fratidatur, prafertim ad res no-
vales i e feguita poi a deferivere I’altre opere rna-
ravi^iofe, con le quali Rodi tratteneva con iftu-
'ypoA, e r occhio, c 1’ animo degli Spettatori.
V I
unHTmp a dinotare la Virtii croica
d’ Antonino, d il prefente Rovelcio, in cui
vedefi,con greca idea,impreflbAchille,cbe
tiene con la deftra I’Afta fua tamofa, e fta appref
fo al Gentauro Chirone, da cui fu egli in diverfe
nobili profeifioni mirabflmcntc ammaeftrato. Alla
Scuola di quefto fu confegnato da Peleo fuo Pa­
dre , dopo che Teti la di lui Madre, la quale, £aw
immortaiem faBura, clam Peleo, per noBem in igne ab-
fcondit, £7 qaieqaid paterna in to mortalitatis erat exco-
quebat,per diem verb ambrofid pueram inungebat. At Pe-
lens per obferoationem palpitantem natum in igne confpi- Aikn.Laf.
catus inclamavit. Tam Thetis, quo minus votum expleret BUlm.
futim ^ impedita reliBo infantulo adHertidas abiit. Turn
Peleus fublatuni in manibns puerum ad Cbironem tulit,
quern ille Mceptum , leontm, aprorumque, urforum me-
dullis enntrivit , eurnque, eui Ligyron antea nomen fa it,
quod marmis labra minimi admovijfet, Acbillem nominari
voluit h&a\to poi guadagnolli col fuo fpirito I’efti-
mazione univerfalc; onde Calcante proteftd, che
. non
85 Tavola }^ona.
non farcbbe giammai cfpugnata da’ Greci la Reg
gia celebre dell’ Afia, qiiando Achille non avefi'e
col fuo valorc appoggiate I’amii, che aflalire do-
vevanla. Teti pero la di lui Madre, per efimerio
dalla morte,che, a fuo parere,eragli preparata in
quella llrepitola militare imprefa?lo voile occulta-
to neU’Ifola diSciro, tra leDonzelle diLicomcdc,
tra le quali fcoperto da Ulifle, gli convenne portarfi
al grande alTedio, in cui, dopo tnolte eroiehe azio-
ni,daOmero nobilmente narrate,dichiaroflivinto
dall’ amore di Polilfena figlia di Priamn, e per arri-
varne al bramato pofleflb, efibifll al Re genitore di
farfiCampione diTro)a,ed opporrc in fua di(Ka il
petto all’armi, che la travagliavano. T«»; Prmut%
N a ta l. Comit. earn fe dalurum poUicitusefi ,qnt cumillddecau^d InTim-
Lib.<^.Mytbo^
log. cap. 12,. plum Thymbrai pollinis conveniff^nt, "Pam clam ex injt-
diis ilium fagittd transfixit j nb fu conceduto a’ G^ed
il fuo corpo, pria, che effi lo rifcattatreurc6nunt'
oro, quanto i Trojani fpefo aveano pel rifcatto di
Ettore morto, ed era appunto la fomma eqniva-
lente al pelb del corpo defiinto.
Comparifce nella Medaglia Achille, come di fopra
accennai, armato d’ Alia ,*e poiche 'quella era di
molta fama, parmi conveniente il notificare quel-
lo, che di efla lafcio fcritto Filollrato, cioe Longi-
P hflojirat. trt tudinem fmjfe Fraxmo, qua nuUi alii bafta, lignum verb
N erotcfs i uhi
de A chiiU . ufque adeh reSlum, ^validum, ut minime frangi pof-
fe t} Cufpidis auUm adem exadamante confiare ,onmiaque
difpefcere, 4c penetrate, baftatn verb utrinque qticbaUo
obduBam, ut tota fulgurans incidat. :
Trovandofi nuda aflfatto d’lfcrizione la Medaglia, ri-
niane libero il campo a conghietturare gli autori
della medefima - In cib tuttavia non nii avahzo
pih oltre, che ad a<;cennare alcune riflelfioni, le
quali potrebbono lefvire di qualcbe fcorta alia de-
cifione del dubbio, lafcjando poi a’ pib eruditi rau-
toriti del diffinirlo • Avvcrto adunque, che Peleo
Padre
Antonino. 8 7

padre d’ Achillc fu Signore dc’ Dolopi gente della


Teffaglia, e di pifl, ehe a i Teflafi appiinto fii co-
mandato, come chiaramente intenderaffi pifl in-
nanzi,dall’Oraco!o diDodona il contribuire onori
anche divini al mcrito venerato d’Achille. Aggiun-
go,che i Dolopf iftefli furoho un tempo abitatori
deli’ ifola di Sciro, d’onde Vennefo fcacciati dagli
Ateniefi, alio fcrivere di Tucidide, i quali T r’mum
quidem Ejonem, qua ad Strymonem efi , quam Medi te-
nebaut, obfidione caperunt, p j in fervitutem redegerunt,
duce Cimone J^iltiadis filio j deinde verb Scyrum In^ulam ’ '
in/Egao, quam incolebant Dolopes, in fervitutem redege-
\ runt^ lappiamo quanta relazione avefle con quell’
-?5bmAchille. Suppofti adunque i riguardi, che cor-
revano tra i Dolopi, c i Teffali con Achille, fara
parte degli Intendenti dichiararc il luogo, in cui
fimilkjmbblicatO il prcfente Impronto. Diffi, che
i Tefl'ali v^Viero dall’Oracolo impegnati alle ado-
razioni d’Acbille,ed ccco it ragguaglio,cbe di que­
lle ci da Filollrato: Thejfalka expiatio Achilli ex Tbef-
falU profic/fcens, d Dodonao Theffalis Oraculo itiandata
efi- Jujfit enint Oractiltim f ut tbefah ad Trojam navi-
gantes ffingidis annis Acbilli finera facerent, maBarentqm,
partm utDeo, part'm ut in fiorte defunBorunt ■ Principio
quidem taiia fiebant, navis nigra tolkns vela ex TbejfaliS
ad Trojam navigabat , fiacrorum Minifiros quidem bis fie- Phtlofir. m
ptem abducent, iauros verb candidum, ae nigrum, utrum- H erotcis, ubi
die Neoptole-
que man(uetumyfylvamque ex Pelio Monte, ne quid Civi-
tatis indigerent- Igitem praterea ex Tbejfalid vebebant,
libaminaque, atque dquam ex Spercheo exbaufiam, unde
£7 coronas amardntinas priMi Thejfali ad ftmera ex lege
confiituire i dt etiam fi vend navim abduxijfent., minimi
fiaccidas, ac deformes adferrent ■ TioBu autem navim in
portum addacere, priuSquam terram attingerent, The-
tidi bujusmodi bymnum canere oportebat; Theti Cyanea,
Tbeti Pelea y magnum peperifii filium Acbillem, cujus
quantum mortalis quident tulit natura,T roja fiertita e ft,
quantum
88 T avola I^lom .
quantum verb tui immortalis generis arripuH films Vontui
hahet, afcende hitmcine editum collem cum AcbiUe in py.
ram , afcende illacrymis ad facrificia Theti Cyanea, Thcti
Velea. Qitm autem ad fepulchrum, pojl hymsum pern-
nijfent, Clypeus quidem, ut in hello oh/lrepehat, carJUui
verb numerofis Achillem invocantes coululabant. Coronati
autem collis vertice, fcrobibusque in ipfo efoffis, aigrim
ut defundlo, madlabant taurum. Invocabant autem Tatro-
d im quoque ad epulas, utpote hoc quoque in gratiam
Achillis facien tes. Ma&atione autem , atque expiatioue
petaB d, ad navim defcendebant ^ alteroque rurfus tamo
Achilli in littore immolate, canifiro, atque extis faBb
libatione, hoc enim , ut Deo, facrum faciebant , fub^Jik-
culum bojiiam propterea abducentes difcedebant, ne mdlK
Jlili regione epularentur. Tal’ era il culto preftato ad
Achillc dai Teffali, ai quali fpettavano,comegla
notai, i Dolopi, dominati a fuo tempo da Pako
Padre del celebrate Eroe; ed e ben piitf6abile, chc
le dette Genti appUcaffero ancora ad eternare in
altre fo rm e g li onori del fatnofo Eroe.
Accompagnafi nella Medaglia Achille col fuo moftruo-
fo MaeftroChirone, fl quale tiene npn fo chc nef
Iafiniftra,chc parmi unDifeo. Trovointanto,che
Achille, oltrc il carattere di Difeepolo, altra rela-
ziojie pi£l llretta avea egU con Chirone, mentre
eragli Pronipote, poichfe nato da un Figlio della
di lul Figlia-, cosi mi avvifaAppollodoro,diccndo:
Ap0U0d.L3h.l- AEacttS Endeidem Cbironis filiam conjugent capit, ex qua
pag.izp
fibi duo nati funtfilii Velects, £7 Telamon. Con affetto
parziale adunque erudiva Chirone il fuo nobile
Giovane, il quale apprefe bravamente non folo le
maniere del combattere, c la perizia nel fuono,
ma Etiam medkinam venandi artem perdidicitj onde
Idem th’idem in quefta Soxola, Cum jam Cbkurgicus evafijfet, non
pas- IIS* modoquosdam abinteritu liberavit ,fed etiam pramortuos,
tanto lice a i fogni, in vitam revocavU■ Ilmife’roChi-
rone pero.dopo aver amraaeftratoAchille, e date
' altre
Antonino. 8p
altre pruovc di virtil pellegrinc, venne fcrito in
un ginocchio da Ercole con una factta, la quale
per eiFere infetta col veleno dell' Idra Lcrnea, la
piaga rendevafi infanabile: llle verb irremediabili vul- ^
nere faMiatiis, in fpecim fe recipit, quod in to vitd txce- h,
dere velktj tuttdvia non potendofi libcrare dalla
pena, ne pur colla morte, poich6 era cgli figlio
di Padre immortale, cio6 di Saturno, trovo la le-
pida pieta di Giove il mezzo di foddisfare il di lui
Yoto, traportando la di lui immortalitii in Pro-
mcteo, che dal valore di Ercole era gik ftato le-
vato dal roftro di quell’ uccello, che con rabbia
>inceifente rodcvalo; onde Chirone miglioro il fuo
-dMino, e per cortesia ufatagli dalle pagane follie» „ .. .
fu trasfcrito a rifplendere tra le Gollellazioni del L iu “stcml
Cielo.
V II
Rc Deita fono unite dalla liiperftizione nel-

T la Medaglia, per ampliare le gloric d’Anto-


nino. V una di eile & Diana Efefina, I’altra
penfo fia Giunone, e la terza, fenza dubbio, egli t
Efculapso.
Eedefi formata Diana con tal’idea,che pu6 riputarfi
ricca di quel medefimo merito, del quale gloria-
vafi Ifide, coiifiderata col concetto di Natura uni-
vevfale genitrice ■Percio comparifee piena di mam-
melle-, e ficcome Ifide era pur venerata lotto il
nome di Diana , aYendola gli Antichi appellata,
TSLunc Deorum Matrem Venerem, Dianam, Cererem,^'"’d’er.Tm.
aliisque nominibus; cos'iDiana poteva fregiarfi con
le divife proprie d'Ifide, cd alTumere il vanto di
Natura genitrice. Con quefta generale beneficenza
di Diana efprimbno gli Egiziani il loro fentimen-
to, qua! e di applaudere al bene univerlale, cagio-
nato nel Mondp dal feliciflimo dominio d’ Anto-
TomoVIl M * nino.
Tavoid l^ n a .
nine, lotto il quale, come notai ancora piii addie
CapitoLinPu. j r o ^ T r o v ittcia
c u n B a f l o r u e r m t . Concorre a promo-
vcrc gli onori del Monarca con la fua nobilta Giu-
none, e con la lira Immagine Efculapio, si perla
falute, che i 4etti Egiziani bramavangli lempre
profperevole, come per quella, di’egli procurava
fiorillc di continuo ne’ Popoli fuoi Sudditi.
VIII
Vendo gli Egiziani in altre Merfaglie indicati

Spanbem.Dif
/ ir t.4 .
A i Numi d’ Ifide, e d’ Ofiride nella figura de’
Serpenti, come avvila ancora il dottilllmo
Spanemio, nella confiderazione di efli, con dwS
Duo illiDracones,acSerpentes;,quorum alter mammofus,
mmpe Ifidem, alter Ofiridem nobis adumbrat p (on di pa-
rere, che nel Serpente qulimpreflb, ch^jieae il
Moggio in capo, ci venga lignificafo/S^rapide; e
quefto h un tribute d’ onore, che I’Egitto cfibifce
ad Antonino,accompagnando nella parteoppofta,
al di lui Sembiante, che vedefi nella prima, quel
Dio, che con fomma venerazione ftoltamente ado-
raya.
Fu coftume dell’Inferno,prevalendofi di quella liber­
ty , che il vero Dio anticamente permettevagli, il
voierfi eflfigiato bene fpeflb nella Figura del Ser­
pente - Con quelle fattezze gli riufci il gran colpo
di tradirc tutto il Genere umano , onde per far
pompa di quella Immagine, che avea appoggiato
con felicity, canto per noi infelice, il fuo inganno,
perfuafe i ciechi Pagani a venerarla qual Nume,
fenza che la di lei diiforrtiiti atterrilie le religiofe
follie- L’Egitto intanto ebbe la pazza gloria d’in-
fegnarc I’idca di collocare fopra i Serpenti, ed altri
animali ancora il Capo umano. Cio, che pure av-
verte I’eruditiflimo ’Triftan, dove cost ferive*: Cette
[uifer aim les animaux, taut de cette ej'pece,
e parla
Antonine.
e parla de' Serpenti, qti autres en hommes e» leur im- I'riflm.Tm.
poftwt des chefs biimains, ou en inferant leurs teftes fur
des cdrps humains, eftant pretnierement venue d ’Egypte.
Rarvifano le illufe Genti nd Serpente, oltre le di-
verfe doti,chc gli attribuivano, il genio della Pru-
denza, come ndtollo ancora San Giuftino il Mar- dxftia.Apohg.
tire •, e pero moke volte, per dinotare la laviezza
de’ loro Dei, collocavanlo appreflb i Simolacri ad
effi alzati.
A mifura dell’alto concetto, con cui 1’ Egitto venera-
va Serapide* gli venne fabbricato un Tempio di
tale magnificenza, che Ammiano Marcellino, nar-
rando le opere ftupende dell’Egitto, lo la oggetto
"della maraviglia, dope il Campidoglio di Roma;
ecco le fue parole: His accedunt altis fufuha fajligiis
Templa, inter qua eminetSerapeum, quod licet minuatur ApudGyrM
exilitaU mhorum, atriis iamen columnaribus amplijfmis ^<» m fi.D nr.
£7fpiranti^^fignorum figmentis, £7 reliqua operum mul-
titudme, ita efi exornatum, ut pofi Capitolium, quo fe
venerabilis'Roma in aternum attollit, nihil orbis terrarum
ambitiojius eernat.
Il Carattere Z.jiotato nel. Rovefcio, d avverte, chc
la Medaglia fu battuta neli’ anno fettimo
del regnante Monarca.

TomoVII. M z TAVOLA
T avola Decima.
S>5
T A V O L A
D E C I M A.

ANT ONIN O.
Iforna in campo Serapide ad onore di
Antonino, e con eflb lanno nobile com-
parlaCaftore,ePolIuce, i quali Diofca-
ri ,quafiJovis proles cogmmcnto diSH funt ,
DCGiove fdegna d’cflere appellate tal
volta Giove Serapide. Furono vera-
mente i due famofi Fratelli creduti figli di Giove,
ancorche tra i Mitologi vi fia opinione, che Polluce
folo debba dirfi generate da Giove, e Caftore da
Tindareoi poiche noHe cum Lada in Cy-
gmmmlus comubuit ,eddem quoqm Tyndareus illam im- 'KAra.
pkvit, dequeJove "Pollux, Helena, de Tyndareo autem
Cafior pmreati funt .
Sono foliti que’ Fratelli comparire nelle Medaglie a
Cavallo col Pilco in tefta, c fopra di eflb la Stella;
qui perd tenendo I’Afta in una mano, e nell’ altra
ilParazonio,per fimbolo di valore eroico, cuopro-
no il capo con la Celata, e cosi appunto li confidero
Apulcjb, con dire; Caftor, £7 "Pollux, quorum capita l . Apul. Ui.
cafftdes Jiellanm apkibus infignes contegebahtQuando
poi
S>4 T avola Decima -
poi fofle ammeffo il parere di coforo,c!ie ftimaro
C yra U . Syn- n o Jovem in formain Stella ttmtatum Ladarn vitiajje^
ta^. 5.
rileverebbe anche per tal riguardo fa Stella qua!-
che particolare ragione di rilplendcre fopra ii loro
capo-
Avendo io ragionato in altre Medaglie, cost de’ pro-
gnoftici,che portano ai Naviganti, come della vi-
cendevolc immortality de’ detti Fratelli, a quelle
mi riporto; e qui avverto, che Caftore provolfi
mortale, allora che da Ida fu uccilb, e I’avveni-
mento ci viene riferito da Appollodoro, il quale
cosi fcrive: Lymeus, quefti era fratello d’Jda, vifo
Cajlore Ida fratri fignificavit ,atque etim ilk necavit- St
jipolbd.L ih-l> Tollux ipfos infecutus Lynceum, telum jaculattis, nccidit ,■
inde Idam infequens lapide fecundum caput ah to percuf
ftis, obortd oculonm caligine ,concidit • Turn Jupiter Idam
fulminat ,'Pollucemque inCcelum agit. Tollux verb immot-
talitatm renuit, Caftore mortuo. At Jupiter amUm^
akernis diehis inter Deos, ac mortuos efte comejfit. Tro-
ro in Paufania , che I’ anno quarantefimo dopo la
pugna con Ida, e Linceo lurono 1 due Fratelli
P a u fa n -in L a-
alcritti tra i Dei: Qaadragsfimo enim, poft pugham ad-
(OftkfT Lih. 3. verftts Idam, Q’ Lynceum, anno, Caftores, nibilo omnino
maturius,in Deos relatos afferunt ■
Dee perd avvertirli, che quefti, elevati al ConfelTo
de’ Numi, fiirono dal concetto della fupcrftiz/one
pagana collocati in ordine inleriore,e diflerenziati
daiNumi maggiori, coll’eflere appellati Da Indige-
tes. Trater bos, park I’eruditiffimo Autore dcgl’Jd-
dii, che dicevanii Selcdii , fu ere Dii Indigetes, qui ex
hominibtts in Dearurn numermn a fit i, propter eximias belli,
pacisque artes , quod de gencre bamano benemeriti ejfent,
A lex .ah Alex*
L ih.^ .G enial.
poft mortem 'Htminibm aquati, celebrem pofteris memo-
JD ier. ca p . if. riam reliquerunt, ut Hercules, ^ Aincas, quern vocant
Jndigetem, Caftor ,£? Tollux, Aufculapius, Q Tjmnilus,
atque alii, qui dum vixere funlH laboribus,ob fokia fact-
nora generi humano exhibita , tanto bonore babiti ,cultiqm
fim t,
Antmino. S>S
funt, ut ex bomimbus in Deorum catum ajciti, pro Diis
cikbrarentur, £7 colerentur, qms velut afcriptitios, £7
mvos incolas, pofi fata in Coetum receptos putavere ■
Con i due Caratteri I. e B. uniti ci viene indicate
I’anno duodecimo deirimpcrio d'Antonino.
I I
Dornafi il fecondo campo della Medaglia con

A la Figura di una Vittoria, che tiene con la


finiftra iinTrofeo, e con la dellra unaLau-
rea, per dinotarc le gloric miiitari del Monarca,
delle quali abbiamo ragionato nelle Medaglie paf
fate ■
Dai Caratteri IZ. intehdiamo ,che fu impreffa la no-
bile Memoria 1’ anno decimofettirao del Principe
Imperante.
I I I
a fertilita, con la quale il Nilo corregge I’ari-

L do terrono dell’ Egitto, era anticamente a


que’ Popoli la forgente di ftrane fupcrftizioni.
La beneficenza, che il gran Fiunae praticava con
effi,rovefciavafi dal gradimento ifteflb,che la fpo-
gliava delle ragioni di un giufto merito, mentre
obbligavala a fervire di fomite capricciofo all’ in-
ganno. L’adorarc percio il Nilo qual Dio, riputa-
vafi rito di tanta propriety, che lo trafcurarlo cre-
devafi manifefto reato di Religionc violata; Quin-
di (acre ftimavanfi le di lui acque,nelle quali,diro
cos'i, fpecchiandofi feorgevano la fonte d’ogni lor
bene, fenza punto difeernere le illufioni, da cui nel
venerarlo trovavanfi accecati . Un'efVimazione di
tanto rilievo pruova baftantemente I’alto rifpetto,
che gli Egiziani profeflavanp ad Antonino, volendo,
che il di lui Sembiante,nel Diritto della Medaglia im-
preflb,
S>6 T avola Decima.-
prelTo, veggafi neU’altra parte accompagnafo dal
la gloriofa Itntnagine del Fiume idoktrato. Corn-
parifce quelli giacente, colCorno deU’abbondanza
fill braccio finiftro, indicantc ie dovizie, ch’egli ap-
porta, e coll’ ornamento delLoto in fronte,come
avvertillo parimente in altrc Medaglie il fempre
dottifllmo Spanemio, il quale cosi fcrive; Florem
Loti frequentius inter capitis ornamenta receptim videas
Spanhem.Dif' in antiqua ill^ e^gyptiorum nummornnt fupelleMe ■ Ki­
fe n . 4.
lim certe, precter j'upra commemoratamIjldem, alibi etiam
OJiridem, eodem ornameati genere non caruijfe, pratet
alios, arguet nummus Hadriani- Altri due ramofcelli
diLoto pure vcggonfi ai dilui piedi, tcnendo egli
con la deftra una Canna, c fotto la di lui Figura
fta impreffo parimente unCoccodrillo- Dirimpetto
all’ Immagine delNilo fi da a yedere unFanciullo,
da certo giro attorniato, e tiene alzato il braccio
deftro. Inquello penfo pofla etlere ipdicata k mi-
fura delJ’ efcrefceaza del Fiume. Co’ Fanciirlli ap-
punto dimoftravano gli Egiziani la detta mifura,
e pero in altri Monumenti antichi vedefi la Figura
del medefimo Nilo, con fedici Fandollini, che gli
fcherzano intorno, e dinotano, al parcre ancora
Vincent. Car> dell’eruditoCartari, i fedici ciibiti dell’efcrelcenza
ta r. In Imag.
Z>cer.J>a^.z6S. dcir acquc, dalla qual mifura appunto proveniva
la fomma fertility dal Fiump cagionata; laddove
fe non eccedeva i dodici cubiti, o fe oltrepailava j
fedici, non fruttava con la bramata felicita il ter­
rene: S i dmdecim cubita non except, lo dice Piinio,
Pim . Lib. 18. fames certa ejt, nee minus ft fexdecim exuperavit} tanto
ca$. 18.
enim tardius decedit, quanto abmdantius crevit, £)’ fe-
mentem arcet.
So,effete ftato collume antico figufare I’Acque fotto
la fembianza de’Fanciulli . Cos! in fatti, tra gli al­
tri, Ie rapprefentarono i Popoli d’Agrigento, e di
Cah Vihodig, Delfo; Tueri fpeciem formofioris adamanmt Agpigentini
Z,ib.i7.cap.s$. in eO, qai^cognominis Civitati erat Jhwius, quin £7 apiid
Delphos
AntonifW. 9 7

Delphos licatie ex chore fluminis Jlatud afcrtpfere womeu^


at pmri nibikmittus fmulacrum erat- (^eu'ulb adun-
que fu offemto ancora dagli Egiziani, nel dino
tare I’acque del Nile con laFigura del Fanciullo.
IlCarattere L. impreflb nelRovefcio,fignifica Anno»
e i due leguend I Z- notano il decimofetdino della
Monarchi'a d’Antonino.
I V
LSembiante delMonarca col capo laureate for­

I ma il pregio del primo catnpo della prefente


Medaglia yC 1’ imtnagine ,a mio parere, del Nilo
adorna il fccondo-, volendo gli Egiziani, che il Fra­
me realc, e benefico promova gli onori dovuti a
Cefare, ed infieitie dinoti quell’augufta beneficen-
za, con la quale Antonino fece illuftre la fua Mo-
narch/a< •
Tra I’altre denominazioni, che rifevo il Nilo dagli Egi­
ziani, ft appellate adche Giove: Et Wins Jupiter
vocatus fuit , fit in Grdcis Cmmentariis kgimus • Tiene
egli qui dietrh a se una XIanna fluviale, cd avanti
WCotno dell abbondanza, fimbolo chiaro dell'af-
iluenza de’ beni, che con I’acque fue apporta - Quan­
to perb rendevafi manifefto co’ benefic), altrettan-
to occulto tenevali nella fta origine *, della quale
parlando Erodoto, cost fi fpiega: Wifi fantes nemo,
neque JEgpptioram, rnque Cracorum, neque Afrorum,
, cumquibusincolloqummvent, fe nojfe profejfuseji j prater ”
Scriham facraram Minerva ptcuniarum apud ^gyptum
iu Urhe Sai, qtii mibi jocari videbatur, affrmans fe id
proetddabio noffe ■ Tuttavia il dottiflimo Kircher at-
tefta, efferfi trovata, e veduta la vera origine del
Nilo dal R- P-Pietro Pais della fta , e mia Religione,
il quale coll’ Imperadore d’Etiopia, ch’eravi pre­
fente , I’ebbe fcoperta. J(es ith fe babet; Vrovincia, ubi
Kilus oritur, vacatur Agaos vicina ’EfgnoGojdrn. Terra,
Tamo VII. N inqud
S>s T avola Decm a.-
in qui oritur, vocatur Sagelaj in apice nmUs, in plm
arboribus undique circundatOj diameter Fontis lata peiem
unum, cum dimidio, fundi mexplorabilis i margine mn
redundat, fed in radice mantis exHtm0 i pandit, uhi jimnl,
etc i mantis vifceribus enterjh, iaFlum^tt diffmditur, qm
eiliis fabinde fluminibus auHtts, tandem ht locum fefe tri.
ginta leucarum Icmgitudinis Jatitudinis quatuordecim exotie.
rat, i quo dum iterum emergit, per longas terrarum am.
A thanaf.K tr^
cber Tom. j. bages gyrans, ad eundem fete locum, unde prodietat, «•
^SJ'p. Syntag. delicet adfontem petveniens, refiexo curfu^rebli, pet in-
j. ublaeverZ
origin. N i l i . gentia pracipitia, faxaque inactefa dilapfus ad interiora
divertitur fEtbiopia. Qua omnia canfirmantur p. Vein
Tais Societatis nojlra Sacerdotis oeulata teftimonio, qui
hunt fotttem tiili verum uni cum Imperatore ALtbiopia,
quorum uterque, curiofitate fm ul, ae veritatis amore pet-
citus magno exercitu fociatus diBum fontem lu/lravH. Sie-
gue dipoi a riferire il minut6 , e lungo ragguaglio,
che ne da il medefimo P. Pais, tcaponandolo dsdl'
idioma Portoghcfc in Latino ; e chi folie vago di
leggcrlo, pud vederlo nel luogo qui citato delto
fteflb Kircher; Noto iblamente una particella def
fo, nella quale dice; SurUma attimi ntei voluptate itiM
id, qmdnullis rotis confequi potuerunt Cyrus T^exTerfa-
rum, £7 Cambyfes, Mexander Magnus, ac famofus ilk
yutius Cafar. jiqua Fantis clariffima efi, fy kviffma,
gujluique gratiffima.
Ho ragionalo in altri luogbi del fommo riipetto, col
quale I’Egitto venerava quefto granFiuine, ora
piacetni d’avvertire, non dovere I’infano rito re­
car maraviglia, fuppolta la facility degU Egiziaiii
nel creare i Dei,e nell’adorare creature, ed ani-
mali affai tncn utili. In pruova di tal follia ferva
quello,che ci teftifica Diodoro,con dire: ./Ideo ani-
mis bcmittum, park appunto dcgU Egiziani, tfia ani-
malium religio impreffa eft, fy tarn obfimatum ,ad vene-
randum ea quisque afeBam gerit , ut etiam quo tempore
Ttolemaus liex i Homanis nondum amicus erat renumioc
tits.
Antcnino. 99
tus, ^ plebs omne hue fludium eonferehat, at ex ItaliA
eb pnfe^os ob^equiosi coleret, utque nullam eis cri/mnis, D m A r.S ieul.
dut belli anfam praberet, ob metum contenderet} Fele tamen
a'Sfimano quodam interfeiia, populiqm ad ades ejus con-
tmju falio, neque proeeresallege ad depreeandum miffi,
neqtie communis "^oma terror hominem poena eximere va-
luctit tquamvis citra voiuntatemfacinas peregijfct- Id quod
non auditu perceptum referimus ,fed ipji in peregrinatione
ad /Egyptum coram vidimus j e pafla dipoi a riflette-
re, non fenza ftupore, come in cafo, che I'Egitto
fbiiertato travagliato dalla iame,non avevano dif-
ficolta quelle Genti a pafeerfi di carni umane, ma
non inducevanfl giammai a cibarfi degli animali,
bench^ viliffimi, da effi adorati; e tanta era la Hi-
ma, che nc facevano, che fe per difgrazia fi foffe
trovato morto un Cane in qualche Cafa, tutti gli
abitanti di quella conteftavano il rammarico, che
I’anima loro,contaminava, e veftivanfi a lutto; e
di pid yOubd admirabilius, f i vinum, aut frumentum, aut
aliud ad vibium neceffarium in adibtts, abi bejliam vita 1‘fcmilidem.
defecit, repofttum habetur, ad quemctmqm deinceps ufum
applkarc religioaft ■ Cosi Iciocca era la divozione, di cui
pregiavafi in quell’infelice tempo I’accecatoEgitto.
Il Carattere K impreffo nel Rovefcio, denota I’anno
ventefirao dell’ Imperio d’Antonino.
V
D onore del Monarca venerate fa qui bella
pompa de’ liioi Dei 1’illufo Egitto. Vedefi
nel feepndo campo della Medaglia Serapide
coU’uoMoggio in tefta ncll’una parte,e nell’altra
Ifide, la quale adoroali colLoto la fronte. In mez­
zo ad effi fpicca Arpocrate,che ful fmiftro braccio
tiene ilCorno dellc dovizie ,econladeftra fi mette
il dito ihdice alia bocca, in atto d’ intimate il filenzio.
Liberaliflimi erano gli Egiziani in donate la Deith a
TomoFJI. N a qualun-
I 00 T avola D ecim a.
qualunque cola, fenza che la viki, o mollruofiti
dellc creature idolatratc folle bailante a convin-
eerii di pazzla. Con cuko tuttavia diftinto prefta-
vano fcioccamente le adorazioni a Serapidc,edlfi-
de-, onde difcorrendone Macrobio, ebbe a dire;
M acrokLih.i. Eidem ^gypto adjacem Civitas, qua conditorem Jinan-
SaturnaUap.
drum Macedonem gloriatur ,Serapitt, atquc I Jim cultu ps-
ni attonita vemrationis objervat. Vogliono pero le follic
pagane, che Serapi traefle I’origine fua da Api Re
PbiUtp. B f‘ degli Argivi, il quale TramveHus in j^gyptum, cun
roala. in Com­
ment. Apul. ibi mortuus ejfet y fa&us eJiSerapit, omnium maximus
Lih.ii. xEgyptiorumDeus■ Tiene egli il Moggio in capo, e
confbndefi parimente conGiove; ^rcioQuidamSe-
Idem dfidem. rapinjovem putant, cujus capiti modim fuperpofitus yut
indicet cum menfurd, modoque cun&a moderari oportere.
Se intanto Api, con ridicola facility trasformofll in Dio,
niente men lepida & la metamorfoli d’lfide. L’ab-
biamo deferitta da Luciano, laddove jntroducendo
Giove a particolarc colloquio con Mercurio, gli fa
dire: lUam Inachi puellam pulchram nojle Me rcurt ? e
quefti rifponde: Etiam. lo dicis. Soggiugne Giove;
'N.on amplius puella ijia efl,fed juvenca j-aXtomto atal
nuova Mercurio ripiglia: Monjlruofum hod quomodo
tueinn. jn mutata efi? e Giove fiegue; Zelotipia motajuno trans-
principio D ia-
formavit ipfam. Sed jy novum aliud quodam malum in-
fuper excogitavit. Infelki itli, bubulcum quendam multioat-
lumy Jrgitm nomine y cujlodm addidit, qui juvencam pa.-
feit infomnis, ac pervigil ipfe exijlens ,• interroga di nuo-
vo Mercurio: Quidigitur nosoporm facere? allora Gio­
ve gli die’un comand6,Aicc.a&0:Devolansw'N.eme4m
Sylvan yiltic alkubi Jrgus pafeit, ilium quidern interjicito
ipfamverblo per pelagus in^gypturit abducens, IJim fa-
cito,^decatero pro Deo ab moltsbabeatur. E I’Egitto
fii pronto ad accettarla , e adorarla.
Suppofta intanto 1’ infana credenza degli Egiziani, in-
tendefi la convenienza, con cui Arpocrate accom-
pagnafi qella Medaglia con Ifidc ,cSerapide: Certo
t , che
Antcnino. I o I
e , die In omnihis Templis, uhi cokbatur Ifis, £7Serapis,
tut etiamSimulacrim,quod digito labris imprejfo,admo-
Here videretur, ut fdentium fieret. E ben era I’offido
d’intimare il filenzio, proprio di colui, che dimo-
ftravafi muto: Quoniam pnematmo partu editus erat, Aln.ahAkx.
tamquam mutuselinguis,prie^td.fdentii, Q tadturnh
tatis habitus eft j id eo digito objignaate ora effngebatur-
Sotto il velo perd di quefta Figura occultavano gli
Egiziani un millero,che riputavano di molto.pro-
Atto, ed era, che iiwiolabile effer dovea il legreto
dcg/i affari di un Regno; a tal’ oggeteo, Tlurimum
momenti conferebat lex, qua arcanorum l^egm, prater fa-
cerdotaiis ordiais proceres nullos alios, confcios ejfe veta-
batm, nee immeritb cum tunc conJiliaPrincipum verb tuta KhchnTm.
fint, cum teHa fueritit ■ Horum fymbola erant rana feri- r-xhUcTem-
phia, genus id eft ranarum mutum, unit cum fimulacro
Harpocratis, qui digito labra premeret, nutuque filentia
fuaderet, pra foribus Curia pofitOi tantb ergo "^egnum
firmius conjlitutum credebant, quanto majus foret in ejus
arcanis occultandis fdentium- Impiego certamente, e
talento d’Arpocrate era comandare il filenzio, e a
quefto fine fe.ne prevalfe lolleflbGiove, alio feri-
verediMarziano,allorache dovendo egli fare una
folenne Concione a i Celefti, convenuti innanzi al
di lui Trono, un Giovanetto concilio 1' attenzione,
ordinando il filenzio ■Qpidam redimitus puer ad eoscom- ^ftULiifX
preffo digito falatari ,flentium commonebat. Se pero Ar- phih-
pocrate era ammeffo nel Confeffo dc’ Numi, non
lembra ftravaganza,die gli Egiziani, col rito delle
fofite follie, lo veneraflero qualDio, con facrificj
particolari; Huic Deo menfe Mefori ,ideft Augufto, legu- CyrAd. Sym
mind aferentesy anzi coftuniavano, co’ lacrificj ap-
punto ricorrere adeflb, quando brainavano renderfi
propizia la Fortuna, in Ifide di lui Madre, ricono-
lcmta'.Harpocratihtantes, medianteFilio fortem Fortuna, girder, »i<
feu Fortunam bonam, Ifidem inquam invocaffe cenfendi funt ■tfPre-synias-
^edefi appreffo alia Figura Hide una Luna 4lcata, e
un’al-
ro 2 T avola Decima .■
un’altro Circolo dietro a Serapide, per la di cui intel-
ligenza avverto,che in queftoNume I’Egitto rive-
M acroh.V ihi. riva il Sole; Omnem tamen illamvenerationem, park Ma­
SaturaaLcap.
ao. crobio diSerapide,d’o/i,J>pabilliut mmine teftatur im-
pendere ,•e (iccome in eilb adorava il Sole, cosi in Ifide
vencrava la Euna - Hos Decs arbitrati dkmt eos uni-
verfum cimmire orient, aut nutr'm, au^reque omnia,
trims anni temporibus, motu continuo perficientes orbem,
vere, afiate, ac hyeme , bac invicem contraria annum con-
^hdor. SieU” ficiuutfirmieoncordil} quorum Deorum natura plurimiim
ImLih^\sap-\.
conferat ad omnium animantitm generationems Cum alter
igneus, ac fpiritahs eXiJiat, altera humida,atque frigida,
tier utrique communis ab eis itaque generari, atque nutriri
corpora omnia, rerumqm naturam, a Sole, Q Luna perfid .
Non lafcio di notare,che feDiodoro moftradi ra-
gionare d’Ofiricte, cpnfiderato come Sole ,con Ofiri-
deappunto confondevefiSerapide ,epero anch’egli
C yraU . Syfh
tap,. 8. qual Sole adorato,come di lopfa avviso Macrobio -
Merita fingolarriflelKoiie ravTCniniento ignominiofo
occorfo in Roma a queftiDei fotto ilConfolato di
Pifone, e Gabinio. Sono veramente qui imprcfli, co­
me creduti capaci ,e idojiei ad appoggiare le glorie
del Monarca Romano, ma convien dire, abbiano
meflb in dimenticanza I'affronto, che ricevettero da i
Romani, allora che quefti popolando il loroCapi-
tolio conunatutbanumeroiadi Dei, i miferiNumi
Ifide, Serapide, ed Arpocrate fi videro cacciati fuora,
edegradati yergognofamedte dagli onori divini;ecco
la teftimonianza, che dell’obbrobriofo eventp ci fi
I’eruditiffimo Aleflandro: Fuit animadverfum hmc Ar-
pocratemySerapidem^ Ifim,Tifone, pfi Gabinio Confulilms,
Atex.al> Akx. cbm reliquos in Capitolium admfijfent Deos, everfis illorum
Lib.i.cap.i^.
aris,'^manos exegiJfe, illosquediMnis coUbonoribus vetuiffe •
L’Aquila ,checomparifceiott6a i Numi qui rapprefen-
tati, dinota non meno lo Stemma proprio deli’Egit-
to, che di Roma; e i Caracteri K. A- avvifano I’anno
ventefimoprimo della Monarchia d’Antonino.
FAU-
10 J
VI

FAUSTINA
MAGGIORE*
Afcia A^tonino il Canrpo a Fauftina fua augu-

L llaConforte,fa quale nclDiritto della Meda-


glia prefente ci da a vedere la fua nobik Im-
magine . Nella parte contraria rapprelentali la Fi-
gura della Goncordia, che tiene con la deftra una
Tazza, per fimbolo di preMfa Deiti, e fotto al brac-
cio finiftro il Corno dell’Abbondanza, per dinotare
I’affluenza de’ hefti, che toniparte, e felicemente ap-
poggia. Cony>arilce qui qual Dea la Concordia, e
come tale da’Romani ranamenreripntata,gloriofli
dclTcmpio.chc gli fu alzato, di cui parimente fa
menzione Livio, dicendo: ^t/em Concordia in area im ui Dk .i,
Vulcani fumni^ invidid nobihum Flavius dedicavit. ^’i’-lo-
Sc poi Fauftina rilevaffe il merito di vantarc afuoono-
re la Concordia, fonientata fingolarmente col Ce-
iareo fuo Conforte, fara facile Fintenderlo, a chi
ri/lcttcri, ch’era ben neceffaria la gran bont^, ta-
Jento fingolarc d’Antonino, per diflimulare quel
rammarico, che potca fconcertarla, a riguardo de-
gli andamenti di Fauftina, aflai difcordanti dal di lui
moderatillimo genio: J'<»forme de vivre, fes fafons
de faire nayans aucun rapport avec la temperance, mode­
ration, £7 prudente conduite de fon mary. Car elle eftoit ..
fort libertine, f y fort voldntaire, Q qui ne fe defendoit
aucune cbofe,quoy qu'ilUcite, indeeente qui luy pleufl-
De forte que cette bumeur kpere‘, Q volage donna fouvent
matiere au Teuple 1(omain d’en parler avec defavantage
pour fa reputation. Ce qui affiigeoit fouvent I'efprit fe-
rieux,
104 T avola D ecim a ;
rkux , ^ grave , mats toatesfois debonua'm, £f doux i'Ait'
tonitt- Quindi I’lllorico ebbc a dire: De bujus taon
JuJ. C apitol multa di^a fant, abnimiam libertatem, ^ vivendi facilita-
in P h .
tern, qua ifte cum aiiimi dohre cmprejit. Non fu con-
ceduto tuttavia alia Ceferca Donna liingo tempo
per tenergli in agitazione travaglioia I’anima, poi-
ch6 maned divivere nell’anno terzo deDa dilui ap
plauditaMonarchia. Epure,non oftante la rea fa-
ma eccitata dalla medeflma, ASenatu coafecrata efi
idfm ihlJm, delattsCircenftbus f atque Tethplo, Q Flatf>mMs, ^Sta-
tuisaureis,atque argenteis,cumetiam ipfe hoc amcejferit,
ut imago ejus cunSiis Circeitjibus poneretur j e le Meda-
glie feguenti ci faranno chiara teftimonianza degli
onori divini, a Fauftina, benche ftokamente, ac-
eprdati.
V II

P
Er la fpiegazione della corrente Medaglia, mi
riporco a quello diffi, dichiarando la Medaglia
decimaquarta, Tavok duodecima del Terzo
Tomo.
VIII
Auftina, con la fua fuppofta Dcit^, pud cre-

F derfi rapprcfcntata,nella feednda laccia della


Medaglia, fotto la Figura della Pieti; la quale
tiene nella finiftra laCaflettina deUTncenfd,econ
la Telia velata, fta in atto di Ipargere con la deftra
fopra 11 fuoco dcirAltare alcuni granelU
dell’Incenfo iacrato.

TAVOLA
10 J

T A V O L A
U N D E c I M A.

FAUSTINA
MAGGIORE*
E^condando il Senato la folic opinione,
chc ripiitava Fauftina elevata al fubli-
me Confclfo de’Numi, I’efponc nel cam-
po contrario della Medaglia coll’Imma-
gtne di Qbele. Vedefi quella fedente,
col folito fao Timpano alia finiftra, con
Ja terta adbrna di Corona turrita, e co’Leoni,dai
quali e fiancheggiata, leggcndofi nell’ Ifcrizione:
MATRI DEVM SALVTARI.
Vantafi gran Madre degl’Iddii Ci'bele, ed ^’uno de’
nomipilliUnftri .dicuiellafigloria; poich6 fu bensl
Opi, Rea, Dindimene, Berecintia, e con altre non
pocheappellazionidiftinta, ma il carattere fuo piA ‘
luminofo era quello di Madre de’ Dei; percio pre-
giavafi d’ellere denominata Tellure, mentre in tal
Home fondava il fuo gran vanto: Oats etiim ambigat Mamk Vi:
Matnm DeiimTerrant haheri? , zj*™’
ImoVlL O la ' ■
io 6 T avola Undecima.
In quefta fublimc condizione di Madre de’ Numi fu
parimentft confiderata, lotto nome di Berecintia,
dal Principe de’ Poeti, laddove parlando di Roma,
dilTe:
Ilia inclyta '^pma
Imperium terris, animos aquabit Olympo,
V irgil. t,ih. 6> Septemque ana fibi muro circumdabit arces,
JEntid.
Felix prole viriim; qualis Berecyntbia Mater-
Invehitur curru Pbrygias turrita per Urbes
Lata Deum partu, centum complexa negates,
Ontaes Coelicolas, omnes Supera alia tenentes.
Cost parimente in altro luogo riflette, non meno alia
detta fpeciofa quality di Madre de’Nunii,che agli
ftrumenti ftrepitofi agitati dalli di lei Sacerdoti, ed
a i Leoni, da i quali era fervita, quando in Cocchio
fiportava.
Idem LUf. 3* Bine Mater cuUirix Cybele, Coryhantiaque aera,
El junbli Cur rum Domittit fubiere Leones.
Era benftrano ilcoftu/nedc’Sacerdoti diquertaDea,
i quali nominavanfi Galli: Calli vocantur Matrix ma-
Fefius dever- gna comites ^flumine, cui nomen eft Gallo , quia qui ex eo
hot. f i^ if c a f .
biberint in boefurere incipiantut fe privent virilitatis parte ■
Cio, che pure fu avvertito dall’erudito Comenta-
Philipp. Be' tore d’Apulejo.ilquale cost fcrive; CybekiiCalli am-
Toald. in Lib.
i.y ip u le i. putant fibi virilia. N6 in quefto terminava I’entu-
fiafmo del loro furore; ma accendevaft fempre ne’
Sacrific) celebrati alia gran Dea, con uno flrepito,
incondito di Timpani, e Cembali, e con diflbnanti
tuoni,non gia di voci, ma di ululati. Quando poi
dovcvafi aprire ildilciTempio,non fcrvivanfi del-
S erviut in 6. le mani, ma di fuperftiziofc prcghiere, che facilmen-
A n tid.
tevolevandaU’Infcrmoafcoltate; ndlecitoera Tin-
greflb nel mcdefimp a chi avevaguflato dell aglio :
A thenam Qui allium guftaft'ent arcebantur procul ab bujus Dea
Mpud Cyrald.
Syntag. 4. Templo ,ut Atbenaus ftribits e in elli gli accennati Sa­
cerdoti folennizzavanoiSacrific),fedendo in terra;
fupponendo con tal rito di conformarfi al genio di
quella
I : aujlim JMaggiore. 1 07
qudk Dea, chc, come di fopra notai,Tellure ap-
punto era appellata.
I I

G On idea d! capricclolb pcnficro, rapprefentafi


hella Icconda parte della Medaglia, Fauftina
ih atto d’cflere elevata al Cielo fti I’ale di una
Figura, ^he con ambe Ic mani tiene una Face.
A primo &uardo ho creduto dimoftrarfi in efla
DianaLucifera,ma riflettendopoi,che quefta fan­
tasia accordafi alSogno, che dopo a fuo tempo eb-
be il Padre d’Aleflandro Severo, ho fbrmata I’opi-
nionc,che nella detta Figura fia iinprcfla l lmma-
gine della Vittoria - Dell’ acccnnato Sogno ci fa la
dtchiarazione Lampridio, dove parlando de’ pre-
fagi gloriofi di quel Principe, cos'i avvifa: Mater ejus
pridie qttamfdreret ^fomnie^ , fe purpureum dracuncu- in^etTiZe.
Im parere: Patdr eadem mdle infomniis vidit alis fe 2?o- «•
matiaVi&oriit,qute inSenatu adCmlumvehi. In tal mi-
niftcrioappunto vcdiamo qui occupata la Vittoria,
ch’efalta al Cielo Fauftina, la quale per fimbolo
ancora della Delta, vanamente pero, acquiftata,
fa pompa di uno Svolazzo, giudicato dalle menti
paganc molto proprio per indicarla.
I I I

a faecia moftruofa del Vizio non avea diffor-

L mitk baftante, per atterrire lo Iguardo degl’ il-


Jufi Romani , ficchiquefti fi ritiraflero dal co-
ronarlo con onori fublimi. Prevaleva l adulazione,
con le di cui nortne regolandofi efli, volevano, a
difpetto della Virth, elaltati que’ Perfonaggi, chc
sforniti erano di meritb, per rilevare dalla gloria
alcun Vantaggio. Cosl appunto governaronfi nel
pubblicar elevata all’altoSeggiode’Numi^Fauftina,
TmioVll O z ancor-
10 8 T avola Undecima»
ancorch^ i di lei coftumi reclamaflero a chiare voci
contro si imprudente eftimazione. Ecco pertanto
nuovc dimoftrazioni della fcioccamente deificat?
Donna augufta, e nel fecondo campo della Meda-
glia,qualGiunone venerata. Tieneella nelladeftra
mano una Tazza, e con la finiftra un’Afla, tutti fim-
boli della divinitk, con foverchia prodigaliti di (li­
ma attribuitale.
I V
Ccredita il Senate la fuppoda Deificazione di

A Fauftina, con la Figiira dell’ Eternity. Tiene


quella ,nclla feconda faccia della Medaglia,
con la finiftra un’Afta, e con la deftra una Sfera, op
portuniffima con la fua forma ad indicare appunto
P ier. VaUr. r Eternitk. Percio Apud 'Romanos perpetuitas ejl pei
L ib . ss.
Sphieram indkata. Anzi il Circolo della medefima Sle-
ra , fu creduto tanto proprio per dinotarla, che nella
di liii (pecolazione fiflando il dilcorfo alcuni de’ Savj
antichi prefero abbaglio,e argomentaronodaelfo,
che il Mondo non abbia gianimai avuto principle;
tuttavia, tra gli altri, il gran Bafilio corregge il loro
inganno: Atque inter aliaFigura bujtifeemodi principium,
jipudem dem quod incompertum ilU putaat, £)■Sebolis omnibus declami-
ihidem* tant, h Centro id effe demonfirat ■ Ne Iblo tutta la Sfera,
ma una parte ancora della medefima fu giudicata
idonea a fignificare I’Eternita, e con d o intefero la
Rh^dig. Lih .i.
Regione eterea: Ouando yEtbra quoque Asterniutis in-
cap. 10. dicat fulgorem, onde Pitagora, benche troppo animo-
(amentc, difle: S i relifio coipore in JEtberem liberum
perveneris, eris immortalis Deus. Con foverchia ftima
perd efaltarono pKi volte gUAntichi leSfere ^epero
parlando Plotino della Suprema, avanzofli a chia-
marla SOMMO DIO; verb A , che Macrobio fpiega
il dilui fcntimento nella Ibrma Ceguaite'Quo'd autem
hunc ijhim^xtimtm globum, qui itd voluitur Stmmum Deum
vocavit.
t^auflina ISlaggiore. i op
mavityjion it^ aecipiendum efl, M ipfe prima Caufa, 0 f
Bens ilk omnipotentiffimai exiflimetur, citm globus ipfe,
ouodCcelum e fi , anim<t fit fabrica, anima ex mente procef-
ferit,piens ex Deo, qui verb fummus eft, procreata fit. Mecmh.uh.i.
SeJfummum quidcm dixit ad caterorum ordmem,qm fub-
jtbli (lint, unde tmx fubjecit; arcens, 0f contmeits cateros.
Deumt\rb,quod non modo immortale animal, ac divinum
ft plem\i incJyta ex ilia purijfimd mente rationis, fed ,
quodvirlqfts omnes, qua illam prima omnipotentiam fum-
mkatis f^n^wtur, aut ipfe facial, aut ipfe continentj
fpiegazione pero, che dee eflere lanamente intela.
Okre le molce perfezioni attribuite alle Sfere, Ic
fuppofero parimente alcuni ne’ loro moti, armoni-
che: Hoc "Pythagoras primus omnium Graja gentis homi-
num mente concepit, intellexit quidem compofitum quid- ’ *’
dam de Spharis fonare j e di queftopure difeorrendo
MacrobiojCosi parla: Quis hie, inquam, quis eft, quis
eft, qui complet aures mens tantus, tarn dulcis fonus?
Hk efi, qui 'mtervallis disjunUus imparibus, fed tamen
pro rata parte ratione diftinSiis, £7impulfu, £7motu ipfo-
rum-orbium efficitur , f f i acuta cum gravibus temperans,
varies: aqualiter concentus (fficit. Nee enim filentio tanti
motus imitari pofunt, £7 natura fert, ut extrema ex al- }U^0 \
tera parte graviter, ex altera aiitem acute fonent. Quam
ob eauj'amjtmmus ilkCali ftellifer curfus ,eujus conver-
fio efi comitatior, acute excitato movetur fonoi graviffimo
',jttftem hie lunaris, atque infimus. "Ham terra Uona imttio-
lilis martens imd fede femper haret complexa Mundi me­
dium locum■ Illi olio curfus, in quihus eadem vis efi duo-
rum, fepteni effeiuttt diJlinBis mtervallis fonos, qui nunte-
rus rerum omnium fere nodus eft, quod doSli homines nervis
imitati, atque cantibus aperuerunt fibi reditum in bunc lo­
cum^ e fiegue di poi a fpiegar la cagione, per cui
formafi il dettofuono, con dire; Ex ipfo eircumduElu
orbium fonum nafei neceffe eft , qma percufius aer ipfo
iutervehtu iblus, vim de fe fragoris emittit, ipfd cogent*
natura,ut in fonum definat duotum eorporum violenta cd-
* lifio.
I 10 1 avola Undecitna.
liJtOffeJ is fottUSfijiii ex qualicmque aeris iBu iiafcitiir,
aut duke quidam in ames, muficum defers, aiit ineptum,
£T afperum fonatj Kam ft ilium obfervatio mmemmp
certa moderetur, compofitum, fibique confentiens nioduk-
men educitur ^ at cum increpat tumultuaria nufis mo-
dis gubernata collifio ,fragor turbidus, £7inconditus cfm-
dit auditmn- In Cedo autem confiat nihil fortuitiin, nihil
tumuhuarium provemre, fed univerfa illic divinit kgibiis,
£7 fiatd ratione procedere. Cosi egli difcorre/
V
On idea diverfa qui civienc figniiicata I’Eter-

G nita di Fauftina. Comparifce in una Figura


ftante, la quale tiene con la finiftra un’Afta,
e ftende la mano deftra aperta, forfe per dinotare
I’eftenfione interminabile della medefima Eternith;
fe pur dir non vogliamo j che in atto tale fia indi-
cata la prontezza di quefta ibgnata Dea in /iimmi-
niftrare foccorfo opportune alle occorrenze de’Mor-
tali; poiche Dextera pafits digitis. Opts ferenda fait hie-
F te t VaJn^ roglyphicum} e pero in alcune MedagUe vedefi im-
J L ii-ii-fa g .
»34- preffa la Dea Opi con la deftra in forma fimile ,fte-
fa: Quafi ea Opem omnibus velle fe ferre polliceatm.
Stimandointanto la follia pagana,Fauftina elevata a
regnar con gloria permanente nelConfeffo de’Nu-
mi, fpiega con molta proprieta il lentimento, fer-,
vendofi della Figura ftante ve che fia vero, lerudi-
tillinio Rodigino arverte la differenza, che. corre
tra retcrno,ed il perpetuo, con dire: E& obiter com-
C alkh oS gitt- monueroperpetuum rebus accommodarifiuentibus , cujus efi
L ib .i.c a p .iz .
modi tem p u sm o tu s, aternim verb ftantibus. Veroe,
che, prefcindendofi dal parlare con tutto rigore,
la perpetuitaancora ebbe talvoita la fignificazione
iftefla,con cui I’eternita fu ftmpre confiderata-

Sc
F.aujlim ]\/laggiore. n I

VI
E^rodigo era d’onori, talvolta ancora divini,

S ilfifpetto Romano verfo i liioi Monarchi tut-


tafia viv«nei; Major erga mrtuos vemratkr erat, BmcMCot.
Tconfecrationm inDmsrefertbatrt. Qiiinditra-
vagliav%il penfiero nel pubblicare la loro, bcnch^ k».
ftolta,w|ificazionc,comeappare fingolarmcnte ne’
cottenti&oyelcijdove in piiforme vedefi Ipiegata
I’Eternita m Fauftina tra i Numi, dal rito fuperlli-
ziofo elevata. La vediamo perd qui figniikata in
uoa Figura fedente, e velata, che tiene con la fini-
llta un’Afta, c con la deftra foftenta un Globo, fim-
boloappunto d’Eternita,ioprailquale poggia una
Fenice, e quefta pure credefi molto idonea per in-
dicarla*, elfendo
Var Volacer , Stellar qid viviJas aquai cUud.Epiir.i.
Durauth, \nembrisque terit redeuntibus avum. dePbama.
Per dare intanto qualche contezza di quefto celeber-
rimo Volante, mi fervird della deferizione, che ne
fa PUnio, doxe cos! parla: vEtbiopes, atque Itrdi, difeo-
lores thaxime, £7ineuarrabiks ferunt aves, £7 aate rnnnes
nobilemArabia Thosnieem. Aquila narratur magnitudine,
Pirn. Lib. 10 .
ami fulgore circa colla, catera purpureus, carukam ro- cap. 2.
feis caudam pemis diflinguentibus, faciem, capMque pits-
'^meo apice cobonefiante "Primus, atque diligentifftmus tega-
torum de eo prodidit Maailms, Senator ilk maximis nobi-
lis doblrinis , doblore nullo, nemintm caitiffe, qui viderit
tefeentimi ed in cid conviene ilPoeta Aleffandrino,
con dire;
Kott Epulis [aturare famept, non fontibiis ullis
Ajfuetus probibere film , Jed purior ilium Claud. uhifu»
fra .
Solis fervor alit,ventofaque pabttlaiibat
Tethos,innocuicarpensalimetttaoaporis.
Siegue Plinio, con avvertire effere il nobile Augello
Sacrum in Arabia Soli,vivere annis D C L X ,fenefcentem,
cafia,
II2 T avola Undecima.
tafia, tbmisqm fiurmlis conjlruere mdum replere odori-
bus, £7 fuperewori. Ex ofifbits deinde, £7 medtdlis ejm
nafeiprimb ficuvermkulum,inde fieri pulltmt,principio^ne
jiifia funeri priori nddere, ^ totum deferre niduntpropi
"Panchajam,inSolisUrbem j queftaera laCittafi’Eiio-
poll, £7 in Arh ibi depomre ■ E' raglonevole jpero il
riflettere, che accoroandofi graviffitni Aulfcri nel
numero d’anni cinquecento, dopo i quali nfenovaft
la Fcnice, e neceflario correggere la iomma daPli-
nio notata. Percio 1’erudiciflitno Saltn^^, nel co-
niento fattogli, aflerifee, che fono i detti anni ri-
llretti dair Efemplare Salmaticenfe a DLX, e dal
Toletano a DXL, e poi foggiiinge: Verb proprim
auUoro Sernca, qui ait: Virmn, qui verb dicatur bonus
quingentefimo qmque anno nafei , ut Thwnix. Di quello
parere dichiarafi ancora PomponioMela,dicendo;
P om p cn .M ela De volaeribtis pracipite referenda Thcenix, notifi il ge-
nere femminino, dove dagli altri e ulato il mafeo-
lino, femper mica non enim coitu concipitur, partme ge-
neratar, fed ubi quingentorum annotttm avo perpettia da-
ravit ftiper exaggeratam variis odoribus ftruem fibiipfa in-
cubat, ^olviturque, deinde putrefeentium membronm tahe
comrefeens ipfa fe coneipit ,atque ex fe rurfasrenafeitur.
Filoftrato parimente fi fottoferive alia medefima
PbH oJlrat. tn opinione, con le feguenti parole: Avem qmque Tha-
Vila A pollonii nkem ejfe exiftimamus, qtt<e, quingentefimo qmque anno
L ik %^cap.i^.
in AEgyptum veniens, hane ipfam Indiam fupervolat ^ e,
dopo tanto tempo appunto, rinata ch’dla era , por­
tavafi nell’Egitto, per deporre nella Citta d’Elio-
poll il nido, che avevale lervito di ciilla.
E' ben conliderabile, ancorche non credibile, quello,
che rifcrifce Solino, cioe, che Quinto TIautio, £7J’exto
S elin . P olyhb Tapinio Confidibus, Abgyptum Thcenix involavit, captusqm
fio r . cap.^S. anno oSlingentefimo Urbis condita, jujfuque Claudii Vrin-
cipis in Comitio publicatus efi f quod gifium, prater cen-
fur am, qua manet, ablis etiam U rbis continetur.
Le maravigjie tuttavia, che narranfi della Fenice,
non
J'-aiiflma I^Jaggiore. 1 1 3

non trovano credito nella mente di molti DottI.


Evaglia il vero,Erodoto cosi fcrive: Eft ^ a lia vo-
Imris facra, nomine Phoenix, quam equidem nunqaam vi-
di, ni&in pielur4, etenim perrard ad eos, parla dcglt Hoi-e4ct.za.
Egiziapi , comment , qningentefimo quoque , ut
Beliopmam, ando, £7 turn demum, ohm Pater ejus'
dccejfit^ poi pifi fotto fiegue: Eum ajant,qmd mihi
mn Jit Mfimile, hoe excogitare, ex Arabid frojicifccntem
in TemplSmSolis geftare Patrem, myrrhd wvdutum,
in to TemphJ'umare i alia quale ftravaganza moftra
chiaramentc di non preftar cgli fede. ll dottiflimo
Spanhemio parimente giudica doverfi in do rafle-
gnare tra’ fayoleggianti: Qui aut veram, aut dubiam, spnithna.
tel poftlnkm faltem , de Phcenice narrationem credidere . Diff'ert.i,
La favola per6 ebbe il vanto di fumminiftrare an-
ticamenteil fondamento ad un concetto veto; qual
era quellojche riferivafi ai SantiMartiri, la di cui
rifurrezione, ed eternitk beata dinotavafi appunto
ooahFcnlcf.Pbankes vulgb in CcenotaphiisMartyrum^^
depiUos, tamquam refurreBionisfymbolum, liquet ex adiis
S.CacilU. Dalle rifleffioni intanto ipiegate, ben li
feorge la conyenienza,e.proprietk, Con la quale il
Senato fimboleggia con la Fenice la fuppofta Eter-
nitii gloriofa di Fauftina.
V II
■ ■
'Difcordante la prefente Medaglia dalla pafla-

E ta, pcrchd ncll’ Ifcrizione del Diritto di quefta


non fi legge I’appellazione d’Augulta. Avver-
to, che la Figura nel Rovefcio , ficcome nell’ ante-
cedente,pofa il piede fmiftro fopra unaBafe,ecid
pcrfignificarc la fermezza, e ftabilita della durazio-
ne interminata deU’Etcmitk medefima .

T o m o V ll Convicn
1 1 4 ~ravola Uniecima,

VIII
Oavien credcrc, chc al Senate Romanp pr«.

G mellc non poco I’eccitarc negli aUruf anitni


ftimafingolarc all’Etcrnitk diFauftint.men-
tre in molte, e diverfe forme la voile iijpreffa.
Qui rapprefentafi in una Figura ftante, ^ tiene
con la deftra un Globo, c fopra di queiy una Fe-
nice, del qual fimbolo ho ragionato b^antemen-
te nellc Medaglie fcorfe: e con la finilfra alza una
parte della fiia Vefte- Eflendo quell’atto affai con-
forme a quello, che vedeli nelle Immagini della
Speranza, pretefe forfe il detto Senato d’indicare
coQetfo, cheFauftina, fuppofta deificata,
fi fe’ oggetto propizio delle comuni
fperanzc.

TAVOLA
T avola Diiodecima.
IIJ
TA V O L A
D U O D ECIM A*

FAUSTINA
MAGGIORE*
Eguita il penfiero fiffb nell’ Eternity
di Faaftina, e ci viene ilgniiicata dal-«
la Figura ftante, la quale, con la de-
lira, piega, come in circolo, il Vclo,
che !e pende dal capo-, e cid per for-
mare probabilmcnte un fimbolo dell’
Eternita, che le viene attribuita. La Face, che
tiene ndla finiftra, mi fa credere, vogliafi dal Se­
nate rapprefentata la Donna Aiigulla lotto I’lm-
magine di Diana Lucifera-

TmoVlI. Co5
1 1 5, T avola Duodecima \

11
Ol yanto della fua Eternita comparifrt Fan-

G ftina elevata fopra la Tenfa^, Carro ploprio


de’ Numi, e tiene con la finiftra uiiAfta,
idonea ad indicare la Deitk, vanamente pjro, ac-
quiftata. Kam £7 ab origine rerum pro Diistmmorlu-
Lh
Lth.(>z, libus Haftas coluere, ob cujus religionis memovam adbiic
Deorum fimulacris hafia adduntur. Da ddc Elefantl
la detta Tenia vedefi condotta, e da efli con mol-
ta convenienza ci viene fitnboleggiata FEternita,
a riguardo della loro diuturna vita • Siedono fopra
de’ medefimi due Figure, 1’una delle quali ha nclla
deftra mano quel ferro, con cui fono regolati ■

I I I

Nchc nella Medaglia corrente fa la fua tiobi-

A le comparla, nel fecondo campo, Fauftina


fopra la Biga degli Elefanti, e tnentre tiene
con la deftra le Spighe, mi do a credere vogliafi
qui rapprefentata fotto 1’ Immagine di Cerere;
ha pure nella llniftra uno Scettro, ful qual pog-
gia un’ Uccello, ma non ft pud diftinguer bene,
fe fia un’Aquila, o una Fenice- Tutto perd ferve
a glorificare la creduta Eternity della Donna Au-
gufta, benchd neir ifcrizione non fia elpreffa.

ll
Faijflina JMaggipre. 1 1 7

I V

L \|vcrc t; un bene di tanto pregio, che fa egli

I giviKizia al fiio gran merito, nel ditnoftrarfi


atntbiie oggetto del cuore d'ognuHO. Quando
poi efiija la fua forte dal tempo, eftendendola al­
ia diutAnita dell’eterno, rendefi arbitro deglt af
fetti in n^do, che quelii non ponno non arren-
derfi alii oNui gratiflimi inviti, fenza provarfi in-
tieraraente detnentati. Quindi il Senato Romano,
vago di conciliate le ammirazioni alia gloria di
Fauftina, la celebra dotata di si alta fortuna, e
vuokjbenche ftoltamcnte,fia venerata qual Dea,
i di cut giornl felici gareggiano coll’ Eternita de’
Celefti. Vedefi percio elevata fopra una Biga tira-
ta da due Elefanti; Le due Figure per6, che fie-
dono fu gli.Elefenti, cottjparifcono in atteggia-
niento differehte da quc/Io rapprefentafi nell’ al-
tra. Qui pariraente Fauftina onorafi, nell’Ilcrizio-
ne del Diritto, col titolo d’ Augufta, e ft pubblica
alio fguardo Col decoro dppunto, che per lei fu no-
tato dall’ eruditiffimo Gottheliliftruvio. Diva Fau-
Jlirta, vel Eqaorutn , Leonum, vel Ekphantum BigS vehi-
tur, ad notatidam ejus aternitatem, quam etiam inter vir- BwcarJpot-
-tutes dimnas referel/ant, eamque per Ekphantem, quod u S ’nuw.
Jiu vivere cenfetur, vel per Salem, tamquam Sydas ater-
jnum, vel per Vhwnicem revivifeentem, vel per feeminam
- flolatam, vatioque medo ornatam repntfentare folent.
Tiene Fauftina fopra il Carro con la finifVra un’Afta,
fegno di Deita, come pifi volte ft h notato, e con
la deftra un ramofcello d’Alloro, per darfi a vede-
re con pompa trionfale nella fua. ftippofta gloria
Celefte-

Urf
118 T avola Duodecimo:.

N’altraDea,nellaparte oppofta dellalMeda-

U glia, imprella la fuaFigura.,ed il fuqonore


a Faiiftina eternata. Ella t Cibele, cle Cede
niaellofa ful Carro tirato da i foliti Leoni ,/e tiene
conk finiftra lo Scettro, e con la deftra il/uo Tim­
pano , che poggia ful ginocchio pur deftro v^a aven-
do io ragionato di qucfta Dea, e di t««e le di lei
proprieta in altre Medaglie, a quelle mi riporto.
VI
Er compimentogloriofo di IbgnataDeita.ecco

P alzato aFauftina un magnificoTernpio,incui


vedefi ancora la Statua della medefima Cefarea
Donna; e tuttoaccordafi alUrelatione fattacidall’
Iftorico, e da noi in altre ipiegazioni ancora accen-
nata, cioe, che dopo la fua morte, fu ella confe-
CapitoI.inPk. crata: Delatis Circenjibus ,^ T cm ph Statuis auras,
atcjue argenteis. ' ’
Oltre ii prefente, convien dire,che; in altro Tempio
parimente fofle venerata Fauftina, c fingolarmente
inquello, ch’cbbe coinune con Antonino fiio Con-
A h x . Donat. forte Augufto:^/iW ejusdem , cio e A'Antonino, cum-
L.'ih.l.de Urhff
Roma cap. i 6. uxote Vaujlina cmmmeTemplum adhuc cernimus in Foro.
nunc Boario ■ Difcorrendo poi quefto eruditiflimo Au-1
tore del Tempio proprio di Faullina, cos'i park:
Porrb hujiis TempU ponic'us ingentibus columnis fulta
Idem L ib. x.
cap. 17. adhuc miracuh efi , exfantibui' etiam. extimorum Templi
patktum reUqmis, atque PEdtm S. Laurentio dicatam
contmntibus ■ Dalla magnificenza intanto del Tcm-
pip,fipud fcorgcre la grandioftta del pen(iero,che
impiegaVa il Senate Romano, neirelaltare Ja Del­
ta, e rEternita, benche vaniilima, di Faullina-
GALERIO
t IJ)
VIi

GA L E R I O
a Wt o n i n o .
N una di quefta rara, c preziola Medaglia

[ rediamo i’ Immagine di Galerio Antonino, al


quale parmi conveniente aflegnare qui il primo
campo; e nell’altra il Sembiante della di lui Ma-
dreFauftina,intitolata nell’Ifcrizione greca: 0 € A
4>ATCT€INA- E intorno all’ Effigie dello fteffo
Galerio leggcfi; M- FAASPIOG ANTilNlNOG
ATTOKPATOPOC ANTflNINOT, ciod; MAR­
CUS GALERIUS ANTONINUS IMPERATORIS
ANTONIN!^ c vi s’intende probabilmente FI-
LIUS.
or quefto Principe Obfcura apud AuBores mentio. spanbem.
altro fappiamo de’ Figliuoli d’Antonino Pio, fuor-
che qucllo, che ci narra Giulio Capitolino, dicen-
do,cheda effo generati furono Filii mans duo,dua capimi. m
fcemiM. Lafcid pero di vivere il detto Figlio nell’
^cta fua infantile, e pero la di lui Medaglia tanto
spid rendefi pregiabile, quanto pid opportunamen-
J lc fupplifce al filcnzio degl’ Iftorici.

M. AU-
.120 T avola Duodecima.
VIII

M. AURELIO^
N nuovo Perfonaggio efce in Teatro, c fa

U nobile Scena, occupando con la fiia Imma-


gine il primo campo della Medapa. Que-
fti e M-Aurelio , che s’intitola nell’Ijjjfizione Fi-
glio di Pio, poich^ da effo come tale adottato, c
con la Figlia fiia Fauftina accordatagli in Confor-
te,dichiaratoSucceflbre neH’Imperio. 11 primoog-
getto, che il Principe giovine ci di a confiderare,
^ la Picta, fimboleggiata nel Rovefcio co gli Stni-
menti pontificali ,de’ quali avend’ io ragionato nella
Medaglia duodecima delk Tavola decimaterza
nel Tomo tcrzo, a quella
miriporto. *

TAVOLA
12 1

TA V O L A
' ' D E C I M A T E R Z A *

M. AHRELIO.
'Dificrente dalla paffata la prcfente
‘Medaglia, a riguardo del Sembiante
d’Aurelio, che nel Diritto in diveria
pofitura dall’ altro t collocate.
II
a frefca ctk di M. Aurelio vienc feUcitata dal-

L la Gioventil, rilpettata anch’ efla come Dea


in Homa . Giacch^ perd ho difeorfo baftan-
temente di quefta nella Medaglia decimaterza, del­
la Tavola pure decimaterza, nel Tomo terzo, a
quella mi rimetto. Qui tuttavia mi conviene av-
vertire,che fotto al collo del Principe, e come in
petto vedefi impreda una Telia, la quale, a mio
credere, rappreienta ilTefchio di Medufa, o Gor-
gone, fe tale dire la vogliamo, che in vece di ca-
pegli, ornato, o per parlar meglio, renduto mo-
ftruofd da alcuni Serpenti, imprimeva un’ orrore
cosi terribile nell’occhio de’ riguardanti,che al fol
TomoFII: Q, vcderlo
12 2 jTavola Decim ater'^a.
vedcrlo tramutavanfi iivtafTo. Di quefto fpaventofo
Capo voIl6 munito Pallade il fuo Scudo, c ci6 fa
acccnnato dal Principe de’ Poeti Latini, dove canto:
^gidaqae borrificam turbot* Talladis arma
V ir g il I M . Certatim fqaammis ferptntum, auroque polibat,
Jinteid.
Cmmxosque angues, ipfamque in peBore Diva
Gorgena aefeBo verteaterii lumina collo.
Eda un taldire fi conolce.chc non folamente nel-
lo Scudo, ma nel fuo petto ancora faceva Palladc
formidabile pompa del Teichio medefimo • 11 mo-
tivopoi ,percui lla qui impreflb in petto ad Aure-
lio, pu6 efler fondato ful pregio del lui fapere, ed
affezione maravigliofa alleLettere , colIa quale me-
ritava di avere diftinta relazionc coll’ iftefla Palladc;
Jo: Tjtnar. t.rat enim Marcus difciplitiis ita deditm, ut etiam Impe-
T m :t‘Annal
ratoremfabium fcbolas frcquaitare non puderet. Con ra-
gioneadunque,per marchio di nobilc gloria,pren-
de Aurelio da Palladc la fua diyi/a.
Ill
t! Icmpre giufta ragione di un Figlio I’eflcrc

F invcftito de’ raggi di quclla gloria, chc rende


illuftre il notnc del Padre •, e ficcome dalla fua
condizione impara lacilmente I’uniformita degli af-
fetti con effo, cosi per convenienza fi fa. parte del
merito delle dilui azioni ,edha panicolar intcreilc
nel lucro degli onori acquiftati. Di quefto vantag-
gio.appunto partecipd M. Aiirelio, onde il Senate
gli concilid gli applaufi, con riflefib a i crediti fpe-
ciofi di Antonino Pio fuo dichiarato Padre, ch’era
allora ancor vivo; e poichfe alia Fama del Regnan-
te Monarca confegnavaft ne’ Metalli, tra le altrc
imprefe, la Vittoria Britannica , pel mezzo de’fuoi
Legati guadagnata, penfo,che qui li voglia cornu-
Iiicato I’onorc ad Aurelio, parimente ammefib gia
per Figlio dal medefimo Augullo. Qiiindi a fuo fa-
vore
iVf. Aurelio. 1 2 5

vore vcdefi ncl fecondo caippo una Figura ftantc^


la quale tiene Con la deftra un ramo d’Alloro,con
larfmiftra un’A fta, ed ha appreflb un Trofeo.
Dimoftravall realmente ben degno quefto Principe,
che conferiti gli veniffero gli encomj accordati al
di lui Padre, mentre in fatti era talc, Quern mirari
faciMs quis, queim laudare poffit ■ E benchC fbrnito ^
d’ammirabili doti, fcppe egli fempre contenerll tra
ifibdeftiflimi fentimenti, nC permife giammai, che
le fue rare virtCl foflero contaminate da fafto alcu-
no di fiiperbia; che anzi Ad mllam infokmiam elatus
efi Imperii faftigio; e con ci6 fi fe’ oggetto intiera-
mente amabile della pubblica affezione.

a Virtil, ma VirtA Croica ci viene propofta

L ad onorc d’Avrelio nel campo contrario del­


la Aledaglia. Rappreientafi in una Figura,
con la tefta galeata,che tiene con la deftra un’Afta
armata, e fill braccio finiftro il Parazonio, e calca
col pie’ pur finiftro una Celata. Con tali aggiunti
pub anche alluderfi alia VirtA militate, di cui Ce-
iare provoffi ancora a fuo tempo fingolarmeritc do*
tato.
Certo c , ch’egli tenerafi ifiolto attento a coltivarfe
in ogni fiia azione la VirtA nel modo , che gli era
permeflb, cercando la di lei luce nella notte del
Gentilefimo; e fiane in pruova, che Ea prudentia,
^gravitate imperavit , ut militibus, mque ullo verbo adu-
laretur ,neque mettt eotum quicqudmfaceret ■ Cum dbellis
otium erat,jusdicebatj Adeo laboriojm, idque in tenui va- ""‘
ktudine, M noBu etiam pro tribumti federet, atque ob iter
nihil iieque diceretf neque Jcriheret, neqtte faeeret, neque
enim dccere putabitt , atlmperator vel minimum perfunBo-
rid opera adminijlraret ■ Con coftumi cOtanto plaufi-
bill compenso egli largamente al Trond Romano
TomoVII. Q_ z quella
124 ~ravola D ecim ater^a.
quelk gloria, chc gli fe’'vcrdcggiarc il Ccfarco A
l-
loro.

P Alladc, con la mano dcftra ad un’Afta , c la fi-


niftra ad uno Scudo, che poggia in terra, accre-
dita ii talento -d’Aurelio, alia cultura dclle Let-
terc lempre applicato. Quefto fuo genio tutto ftu.
diofo fervivagii ancora di fcorta maeftra per tenerfi
cautatnente in retto fentiero, ed alieno da qualun-
que azione indegna, ci6, ch’egli oilerv6 in mode,
che Sileno traiCefari di Giuliano-Augufto, benche
con lingua mordace francamente gli altri ferifie,
alcotnparire d’Aurelio,lafuaSatira fmarrl la voce,
e non ebbe che opporgli, onde pieno di ftupore,
/» C^far. Jit- Frontem contraxit, mqup tnim iltudere, aut diHeriis m-
*”*■ pttere ullam in partem poterat.
AncorchA Palladc confbndafi con Minerva, i Mitologi
talvolta la vogliono dillinta: Ajunt enim natam Miner-
jip o lh d .L ih -l. vam, apudTritonem, cui Filia "Pallas erat, educari ccepijfe.
Bihlhtb.
Utrasque autem fttijfe rei hlticie fladiofas, £? in conten-
tionem aliquando deveniffe. E' pero probabile, che tal
opinione forgelFe nella mente degli Antichi dalla
pluraiita delie Minerve, ch’ effi idearono, onde
C'tt. d t K a t*
Ddor. i . M.Tulho ne annovero fino a cinque. Ciononoftan-
te vieneconfidcrata Pallade, e Minerva come una
Jierod&u in Dea fola, e tra gli altri mplti, Erodoto lingolar-
mente dichiarafi di quefto parerc -
■■L.'., V I
L bcllo della VirtA fi dk a vedere con si chiaro

I fembiante, che non puO non eflere ravvifato,


fe non da chi dimoftrafi cieco ancora nell’ in-
telletto. Con tal coftanza baiena poi il fuo lumc,
chc non pud in ombra alcuna nafconderfi, fiipe-
riore
JM. Aurelie. I2J
riorc in quefto al Sole, chesfempre folgorantc in
uno fplendido meriggio noil Ibggiace giammai all’
Occafo.' Quindi rcndefi maniieflo I’onore d'Aurc-
1)0 , mentre nclla prefente Medaglia gli viene ap-
propriata la gloria della Virtil. E' ideata quefta in
una Figura, c’ ha la tella galeata, tiene con la fi-
niftra un’ Alla armata, e con la deftra il Parazo-
nio, calcando col pie’ pur deftro una Celata.
Que'lli aggiunti mi fanno credere, che qui ci venga
indicata la Virtii militare d’Aurelio, di cui egU, a
fuo tempo, provolfi cosl ben munito,che entrato
in campo di guerra, non fapeva ufeirne, fc non fe-
gnava conle fue palme il termine alle bellicofe in-
traprefej onde parlando Zonara del fuo magnani-
mofpirito,cdelleT’erre de’Barbari da efib invafe,
ebbeadire: S i vlxifet diutias ^loca ilia omtia fabegiffet ■ uU JeM.Au-
D iffi di fopra, a fuo tempo, pcrchfe leggendofi no-
tato neir ifcrizione del Rovefcio I’anno feflo del
Tribunizio Potere, vlvcva tuttavia atlora Antoni-
noPio, e pero Aurelio non area per anche rimar-
cata con quelle guerriere azioni, con le quali dopo
fegnald la fua Virth militate.
VI I
L penfiero del Senato ncl fbrmare la corrente

I Medaglia, d di celebrate il valor marziale del


Principe, coH’ Immagine di Roma galeata
dente, che tiene la mano fmiftra ad uno Scudo, e
la deftra ad un’Afta; quando perd al medcfimo fi­
ne non fi voglia qui intenderc Pallade imprefla-

Le
iz ^ T avola Decimater’^ a .

V ^ iii ■

E due Figure togate,che fi danno la delira nd

L fecondo campo ddk Medaglia, ci rapprefen-


tano M Aurelio, e L. Vero, i quali denomi.
mronfiFratelli.ed infieme imperarono. In talatto
fi danno a vedere, per dinotare la concordia, che
tra efli regnava nella comune Signoria •, e cosi ap-
punto fignificavafi la medefima Concordia, come
parimente avvertc I’ingegnofo Alciato, dicendo:
/» beilum cmle duces cum "^oma pararet,
j^ c ia tJ n Ent* Viribus, £7 caderet Mania terra feds,
Mos fuit in partes turmis co'euntibus easdem
Conjunbias dextras mutua dona dart,
foederis bac fpedes id babet Concordia fignum,
U t quos jungit amor, jmgat ipfa mantis. ,
E'Vero,che quefii Vrindpi, e^depti Imperietm ita civiliter
Ju lC a phoh m fe ambo gejferunt, ut lenitatem Pii nemo defideraret, cum
M . Aureh
eos Marullus fui temporis mimograpbus cavillando impure
perjlringeret. Cid non oftante, erano cosi dlfcordanti
i coftutni di Vero da quelli d’Aurelioche fe quefti
nonavefle laputo con la fua gran prudenza difllmu-
larli,non fi farebbe certamente mantenuta la Con­
cordia qui commendata. Anzi arrive a tal legno
^fp h iU n S p ff, la fconcertata pafllonc di L. Vero, che Marco Socero
J)ion» fuo infidias paraffe dicitur. Lo chiama Suocero
I’lftorico,perche Aurelio gliavea data
in Ilpola Lucilla fua Figlia.

TAVOLA
127

T A V Q L A
BECIM AQUARTA*

M. AURELIO.
Ifcorda la corrcnte dalla paflata Meda-
glia; perchfe qui rapprefentafi il Mo­
narca col capo adorno del Cdareo Al-
loro, e diceft nell’Ifcrizione delDirit-
to: AVGVSTVS PII FILIVS, dove
nellaltraappcllafi, AVGVSTVS PON-
TIFEX MAXIMVS. Rilevafi pure qualche difte-
renza nelle Ifcrizioni' de’ Rovelci: leggcndofi in
qiielk la nota dell’anno decimoquinto del Tribu-
nizio Potere, ed in quefta I’anno decimofefto; oltre
la parola, CONCORDIA, qui intieramentc imprcf
la,dove ncll’antecedente ycdefi abbreviata.
I I

D Opo la Concordia di M- Aurelio, e di L- Vero


cclcbrata, fi dk a vedcre, nel fecondo cam-
po della corrcnte Medaglia, la Salute de*me-
dellmi due Auguftidicendo I’llcrizione: SALVTI
AVGVSTOR., ciofe AUGUSTORUM, cd 6 fegna-
tb I’anno decimoiettimo della Tribunizia PodeRk
dAurelio. , '
La
128 T avola D ecim aquarta.
LaFigura intanto dell’iftefla Salute dimoftrafi conlo
Scettro ful bracciofiniltro.appartenendo aMonar.
chijeconlamanodefcra porge in iina tazza il cibo
ad un Serperite, che alzafi fopra I’Altarc tipo fo-
lito della Salute, del quale abbiamo noi inaltreMe-
daglie pii volte ragionato.
Avea bifogno realmente Aurelio dell’afliftenza favo-
revole della Salute, venerata pur effa da’ Romani
qual Dea, benchi fognata; perocche era egli djj;o-
ftituzione aflai debole, e non poco pregiudicio avea
recato alia propria falute, con la foverchia applica-
zione alioftudio,fin ne’primi anni del fuo vivere,
JuJCapitoJ.aht
4 (M > A u re l.
quando Tantum o p e r i s l a h o r i s ftudiis impendit,ut
corpus affcefet, atque in hoc fola pueritia ejus reprehen.
derctur.
Ebbe la Salute in Roma; il fuo Tempio, erat prop
Alex. Donat. muros XJrbisj e pero la Porta Collina fu nominata
Lih. i.ca p .i^ .
eefius. Salutare: Quod ejfet ctd/Edem Sahtts ^ e alio fpirare
del mcfe di Marzo le li oiierivano particolari, c
diilinti li Sacrifice .
I ll
Orrea I’ anno decimottavo del Tribunizio Po-
tere d’Aurelio, ed 6 fegnato appunto nella
Medaglia, quando egli fu acclamato ARME-
NIACVS, come leggefi ncll’Ifcrizione del primo
campo. Il vantaggio militate, e gloriofo, riportato
CaphoL u if nell’Armenia daU’armi del Principe, mediante il
l»pya,
ValorediStazioPrHco,fonda il merito allofpcciofo
titolo, c iiimminiftra I’argomento di cio, che fta
impreflfo nel Rovefcio • Comparifce in quefto la Fi-
gura alata di una Vittoria, che con ambe le mani
tiene un Trofeo ,e giace a i di lei piedi unCattivo,
in cui rapprefentafi 1’ifteifa Armenia fottomelfa.
Dividefi I’Armenia in Maggiore, e Minore, e vede
correrc pel fuo feno Cekberrimos totius Emopa Fluvios,
quorum
JM. Aureli0‘ l zsf
quorum Tbajis, Lycas in EuxiuamMare; Cyrus, £? Tbom.dePU
Araxes inCafpium: Ti gr i s Euphrat es in"^ubram, feu ment."‘stepb.
Verficum^Ricca poi dimoilrafl di varic Citta; onde
Celebrantur in minore ,Ceefarea , A z u , Kicopolis; in ma- P<i«. LIS. e.
jote, Arfamote ,Carcatbiocerta; in excelfis autem Tigrano-
mta: at in eampis juxtk Araxem Artaxata p e queita
fuquel!a,dicui fingolarmente fe’l importante con<
^ifta r accennato Stazio Prifco •
I V
Loriofiffimo e I’EloglOjChe il Senate qui ac-

G corda a M. Aurelio, acclamandolo nella fe-


conda iferizione, Reftitutore dell’ Italia.
Quefta perd piegafi getlufleHa innanzi al Monarca,
c per indicazione delle rnplte,ed indite Citta, dal­
le quali b nobiIitata,frqgiafi il capo di Corona Tur-
rita,eporgendo umUmente la deftra aCelarc,tie-.
ne con la finiftra un Ghbo, con ciii ditnoftrali Pa-
drona del Mondo; e tale realmente poteva ella
chiamarfi, fenza nota di foverchia jattanza, men-
tre al proprio di lei onore fu fpettante quello, che
Dionifio fcriffc di Roma, ciOe,che So/a in omni bo-
minum memoria, Ortum, 0TOccafum terminos Imperii fui Amn- 'ro^.
pofuitj vanto, del quale niun’altraMonarchia potd '
giammai farfi merito.
Vantaggio rimarcabile dell’ Italia fu la vigilante atten-
zione, che Aurelio ebbe fempre per I’incremento
delle di lei glorie, e fi mantenne inceflantemente in
si benefico fentimento fin ch’egli vjlle; fpiccando,
come dote fingolare del fuo fpirito, la coltanza
immutabile nella pratica del retto collume; e la
nota diftintamente f iftorico, con dire: Cum oTlo,
O’ quinquaginta annos, menfesque decern, ac dies viginti piiphilw ia
vUerit, in Usque cum Antonina "Patre diu fuerit cum Im- Bpit. Dm.
pern, ipfeque decern annos, dies undecim regnaverit,
tamenaquaUlis in omnivitd ,nec uila unquam in re immiu
Tonto V 11. R tatus
130 T avola Decim aquaria.
tatus fu it. Oltre di do, acquiflo il Principe benemc-
renza particolare coqT Italia, c fii allora che que-
fta, travagliata dalk* fame, non fapeva vo!-
gerfi, per trovare fovvenimento alia penufia, che
r affliggera, ma ebbe pronta, nella calamitofa ur-
genza, I'amorevolezza del Monarca, il quale Italids
]u i. Capitol, in Civitatibus fawis tempore, frumentum ex urbe donavit,^'
M . Antonin.
ommquefrumentariit ret con(uluit. Raflermali parimea-
te in Aurelio il merito d’elTere celebrato Reftitu-
tore dell’Italia, coU’iltituzione delle molteLeggi,
ad Utile della niedefima ftabilite, e dall’ Iftorico da
me qui citato,diftintamente fpiegate.

’ Imperadore a Cavallo, con I’Afta nella mano

L deftra, preceduto da una Figura armata, e


da tre altre fufleguito, dinota^ la partenza,
ch’egli iece,per un’impreia militare, com’efpreffa
vcdefipure fotto al fecondocampo della Medaglia,
dove leggefi:PR0FECT10 AVGVSTI- GiulioCa-
pitolino ci dh chiara coritezza del rnotivo di tal
partenza, e cosi ferive: Trofebii [unt paludati arnho
Imperatores Tarthis, Marcomanis cutiBa turbantibusj
Jdtm^ uhf fit- aliis etiam gentibus, qinc .pulfa i fuperhribus Barharis
p ra .
fugerant ,mfi recipereritur, helium inferentibus ,nec parum
profuit iJlaTrofebliOj Ctim^qailejam ufqueveniffent^nam
plerique "Beget, 0" eum populis juts fe retraxerunt,
tumukus aathores interemerunt.
Bench^; intanto fecciafi qui menzione folamente di
M. Aurelio, awife pero 1’Iftorico, che nella par­
tenza fua ill accompagnato da L-Vero; onde ndle
Medaglie fpettanti a quefto Principe ritrovafi un
Rovefeio uniforme appunto al prefente

Lo
JM.-Aurelio. ijt

V I
O fcioglimento de’ primi Voti Decennali h ce­

L lebrate nejla corfentc Mcdaglia ; ma avend"


io ragioDato di^ueftiVoti in altrc Medaglie,
a quelle mi riporto. La pretcla iacra azionc e no-
I'ata fotto I’anno della Tribunizia Podeft& vigefimo-
quihto ,neir iferizione della prima faccia elpreflb.
V II
Iccome neir antecedence Medaglia k accennato

S I’adempimento dc’Voti Decennali, cosi in que-


lla fi rapprefenta I’atto della folenne fuperfti-
zione. Vedefi la Perfona del Monarca nel fecondo
campo, che verla la Patera fopra I’Altare, appreflb
al quale lla imprefla la Vittima al Sacrificio defti-
nataje Vifetiz ioa e tettiS ca la religiofa cerimonia, '
dicendo: VOTA SOLVTA DECENNALIA.
Non credibile , quanta fofle I’attenzione, ed il zelo
de’ Romani, ticll’oflervanza delle promefle, eVoti
fatti a i loro Dei, verfo de’ quali profelTavano un
rifpetto cosi officiofo, die M-Tullio giudico potet
fero, come nell’altre loro grandezze, vantare non
folo la pietli, ma la iuperiorit^ fopra qualunqiie
Nazione; park del Popolo Romano, eum, uti cunhiARe-
ctcteris rebus fortajfe parim , Ha lieli^ume, cultuqueDeo- fpmfAnfpk-
rum, omnibus gentibus longb extitiffe juperm em p e fe un
tal lentimento era comuiie, tanto pifi era fiflb
nell’ aninio d’Aurelio, U quale dimollrrofll fempre ,
cosi ricco di Virti , bench6 non tutte fincere, UttiusLiARo.
exemplum deJit . vntn.Prmcip.

Tom oV ll R a Nelk
1 3 2 T avola D ecim aqiiarta.

v^i I I
Elk parte contraria dimoftrafi h monarca

N intento a fare una folenne Condone a’fuoi


Soldati, animandoli probabilmente a com.
battcre con coraggio fempre invitto contro i Get-/
mani, ed a coronare, con I’ ultima dcprelTione dl
quefti, Ic gik incamminate vittorie.
Maned di vivercL. Vero,Collega Augufto d’Aurelio,
nell’anno vigefimoquarto delTribiinizio Potere di
quefto Principe; e pero leggendofi notato nel pri-
mo campo della Medaglia I anno vigcfimoquinto,
non potiaino intendere, ch’ egli ful Palco, nel qua­
le fa la parlata, fia accompagnato dal detto L. Ve­
to , ma dobbiamo riconofeere piCi toiVo nelle due
Figure, che tiene appreflb, qualche altro Perfonag-
gio primario del fuo Elercito.
Non pollb diflimulare una particolare riflefllone, che
parmi pofla farfi fopra la prefente Concione diCe-
fare, e mi viene infinuatq dai due Iflorici Capito-
]uJ. Capitol, in
lino, c Dione; ferive il primo, che Cajffius poft mor-
M. A ntonino. temVeri hMarco Jefeivitj edera infatti rnorto,quan-
do correva, come di fopra accennai, 1’ anno vigefi-
moquinto, qui fegnato, dalla Tribunizia Poflanza
d'Aurelio: Il fecondo ci riferifee, che Marcus ,cogm-
Xtphil. in
Eph. D hnis t
taCaffi rebellione, ubi milites per Into rumore, vebementcr
ubi 4« id . commoveti c«perunt ^ac muha colhqui, eos eonvocari ju-
bet. Mque apud ipfos pauca in banc fententiam exponit;
edipoi fiegue ad efporre la parlata, che nel rimar-
cabile evento fece il Monarca all’ Efercito- Non e
adunque improbabile, che quella ci venga
rammemorata nella propolla
Medaglia.

TAVOLA
i d i m VeciMd^umM. '
Tk o L A
d e c im a q u 'i n t a .

AHRELIO.
Bbiamo veduto nella Medaglia quarta
deir antecedentc Tavola, un Rovefcio
•fimite aJ prefente; fe non che, dove in
quella ^notato I’anno ventefimoterzo
del Tribunizco Potere, in quefta leg-
gefi il ventefimofettitno. Di piCi qui il
Monarca, che porge la mana alia Figura genufleffa,
ha la tefta adorna dell’ Augufto Alloro, e tiene ful
braccio finiftro il Parazonio, mentre nell’ altra ha
lo Scettro, nc fi da a vedere Col Capo laureaco.

II
Ofplendore della VirtCi de’Cefari non tramon-

L tavagia col termine dato a quelle azioni, che


nc’ Campi di gaerra intraprendevano. Anzi
allora propagava piCi vigorofo il raggio ,con cui for-
mandooggettogloriofo agli altnii %uardi,efigeva
come proprieta dclle ammirazioni gliapplaufi. Ed
affiiie^equefti non foflero paflaggeri, ma eternl,
imwoTtalavanfi ne’ metalli, per informare^ i Pofteri
del merito de’ Monarch! nel rilevarli. Con tal in-
tenzione
1 34 TTavola Decimamdnt 'a.
terizionc fu iihprefia la''prfjaite Medafflia, nella
quale fi celcbra il valore, e I’i^ore militaradel Prin­
cipe, a riguardo de’vantaggi riportati dalle fue ar-
mi fopra i German!/vedefi percio eretto netfecon-
do campo uno fpeciofo Trofeo, ajjpreffo il quale
fta la Figura di un Cattivo, e nell’ altra parte fiede
una Figura in atto d’afHitta, fopra gli Scudi, die,
dalla forma loro fi ravvifano eflere de’ Germani ,
e neir Ifcrizione Cefare viene acclainato appuhto
Germanico.
La gloria d’Aurelio nella mentovata imprefa, rinfor-
z6 le fue ragioni anche per quefto, che gli fu necef
faria una fpda immenfa,per ridurl>>fll fine brama-
to; e pero ritrovandofi I’Erario Augufto eft'iilo,
non voile gik il benigno Monarca accumulare de­
nari a cofto de’ gravami impofti a i fuoi Sudditi,
ma delibcro anzi di foecomber’ egli al difpendio;
e pero Infirumenta ngii culuts falla in E on Divi Tra-
jani i’eBione, Jijlraxit, vafa aureapocula cryftallma,
E u trop. Lih.%. 0xoriam,ac fuam fericnm,ac aureamveftem, multa orna­
H ifi. R om.
menta gemmarum, tie per duos continuos menfes venMo
habita eft ,multumque ami redaEhm- TofiviBoriam tarmn
emptoribus pretia reflituit, qui reddere comparata volue-
runt, mokflus nulli fu it , qui maluit ,Jemel empta retinere ■
Quanta poi foffe,oltre lapplaulo, la bcnevolenza,
che Aurelio, con maniere cotanto obbliganti ,acqui-
ftoffi ,^ facile ad .ognuno il giudicarlo.
I I I
a pompa di un nobile Tempio il fecondo cam­

F po della Medaglia- QuattroTermini fervono


diColonnc.e nel mezzo del religiofoEdificio,
vedefi il Simolacro di Mercurio, il quale col fuo Pi-
leo alato tiene nella deftra ilCadueeo. Sopra I’Ar-
chitrave del medefimo Tempio comparifconkquafc-
tro Figufe, e I’una c diunGallo, I’altra diuna Pe-
epra,
I S l. A u r ^ lio . I35
eora, la tarza di im da^'cbo, e la quarta di una Bor-
fa, cofe la tte apparl^enti alio fteflb Mercurio ■,e
di fotto'leggefi; RELIGIO AVGVSTI.
0 il fcntitiiento della diftinta diVozione profelTata da
Aurelio a q«efl:pNume,a riguardo d’effer egli del-r
k Lettere Protettore: o qualche infigne riftaura-
raento fatto dal Monarca al di lui Tempio, fummi-
■aiftro largomcnto al Senate per imprimere il fup-
Sacrario. Quando poi fi giudichi, ehe con
quefto fi voglia indicata la Religione coltivata con
molto zelo dal Principe, conviene addurre qualche
particolar ragione, per cui trafcelto venga Mercurio
a diBioflrarlax^iVvertoadunque,chequefto fogna-
s toDiO|_nelFopinione de’Mitologi,fi fe’con la Rc-
ligione tnerito fingolare •, poiche tra I’ altre inven-
<- zioni, che fiirono parti ingegnofi del di lui intellet-
t o . Litteras invenit ^Oeorrnn cuhus, ^ Sacrifida ordma- D h d o r. S icu-
lu s Lih. I. B/-
viti ondeda’/uoJanImaeftranlenti impard la fiiper- U ktb. B ifio r,
ftizione que’ riti, eo’ qiiali dovevano ellcre vene-
rati que’Numi; e in quefta notizia, alio ferivere di
Sefto Empirico , confifte principalmente il caratte-
re della Religione: Eft^eligio ,feu Vietas feientia culuis S extus E m pi­
ricu s Lik. lo .
Dmum. Aggiungo, che Mercurio fu dagli Antichi a d vevju s M a-
riputatoGeniodellaPietd,propriety manifefta del­ tb fm a t.
la Rdigiotte,c rilevd egli il gran concctto,median-
tctacura,cheprendevafi di condurre I’Anime buo-
ne agli Elifi; eperddappunto rappellarono4 »i>«d- I d em ,
rm deduHoremj e eometale stacovA venne celebrate
dal Lirico Latino, dove cantd di effo:
Tu pias latis reponis atiimas H orat. Ltb. r.
Sedibus, tiitgdque kvem teierces C arm .O de lo-.
^ured tfirbam ^J'uperis Deorum •
Cratus, Q imis .
Di quefto fiio officio di Pieti ci die’parimente rag-
guaglioPaufania con dire,cheMercurius ijo v e man- P a ufa n. in
dbta^afert, idemque anmas eonm, qai e vhd exceffertmt, A rca d .L ih .?.
ad Inferos dedmit.
Ora
135 ~ravola D ecim am inta .
Ora m’inokro a confiderare'^Higurc, chafpiccano
fu I’Architrave del Tempio, ^ iegare, coiite le me-
defime fieno fpettand a Mercuric. Percio noto pri-
tnieramente ilGallo; quefti,come fimbolo’di vigi-
lanza attribuivafi a M ercario: Huic,DeoGalium attri-
G yrald. Sya- buere, quod litterati, £7 r/egotiatores, a i quali era giu-
ia g .^. Hiftor,
Deor* dicato Nume favorevole, vigilare habent neceffe, me
totam fomm fas eft confumere noSlem. Quindi veniamo
ancora in cognizione del motive, per cui la Borfi
fi vuole a Mercuric appropriata; poiche eflendo
F ejius. Mercurius H mercibus dibhts, fua incombenza era I’af
P b ilo flra t.
fiftere a’ negozj mercantili, e regolare i loro gua-
L ih . 5. cap. 5. dagni, come Eloquentia, £7 lucri ne riputa-
vali direttore folamente di efli, ma fu _^teduta
D hdor. Shu.
lus L ib. 5. B:.
eziandio inventore: Is etiam, parla di Mercuric,
h lh t h . J iiflo r, wenfuras, pondera, £7negotiationis hicra, occultmque
aliorum res invertendi fraudem primeps commentus fait.
Olcre ’1 Gallo, e la Borla, vedefi ancor la Pecora, la
quale aMercurioparimeiite conviene. E'vero,che
in diverfelmmagini antiehe lidaegli a vederc coll
Ariete-, tuttavia a lui pure la Pecora fpetta, mentre
fu ftimato, al dire dell’eruditillimoGiraldo,Ow»»?i
C yrald. uU
^upva.
C uftos, £7 fervator M ercurius, quod Deorum gregss ai
ftodire , py augere credatus) cio, che apprefe proba-
bilmente da Paulania, che dichiaro propria di lui
Paufaa. tn quefta incombenza: XJnus pr.e cateris Mercurius gre-
C orin tb.L ib .i, ges tueri ,p y augere exiftimatur, citando pure Omero,
il quale accordafi ad una tal’ opinione. Non parlo
del Caduceo, che pur fi vede nel! Architrave del
Tempio, giacche e aflai noto, efler quefto appar-
tenente a Mercuric, come inventore del bel iim-
bolo dinotante la Pace ;Mercurii hwentioni attribuunt
Dtodor. u ii
Caduceatormn Fecialium fegatioues in bellis pacificationes,
ju p r a . Hem £7 feederum libamenta., borimqae infigneCadmetmt,
quod, verba dd boftem fa clu ri pra feru n t, eoque tuti acce-
dunt , £7 recedum . Son io pariniente ne! debit<XU-ab-
tare quafehe riflelfionc I'opra le Colonne dd Tem­
pio
m o. 137
pio menoovaco, m^i^'7non fenza miftcrp,com-
parifconp formate a^ggia di Termini. A tal fine
confidero,cheMercuric, traiTakre liie appeilazio-
ni, fa nominato aocora HERMES, e con quefto
nome appiinto .diftinguevanfi i Termini collocati
fopralepubblichcStrade,ederano formati conuna
_,bafe quadrata, fopra la quale fpiccava la tella di
Mercurio, che per cio rilevd pure il titolo di Ter-
minale •, onde lo llimarono gli Antichi Viartm , atque CyraU uH
it'mrum Ducem y ed ancorch^ le Colonne qui non ■'“r’''*-
abbiano la delta figura, tuttavia moftrano la fem-
bianza di Termini, e in confeguenza molto conve-
nienti al maieffmo Mercurio.
dj-«iMAQe,adeffo I’ accennare qualche pruova della
devozione particolare profeflata da M- Aurelio a
■'quefto fuppofto Dio, e che potb fumminiftrare, tra
gli altri motivi, argomento diftinto di glorificarc
1’ Immagine del Monarca col di lui Tempio feco im-
preflb. Per dilcorrerne pcrd non mi fervo gi^ del
ricorfo, che fi difle efferfi fatto a Mercurio, per ot-
tenere il refrigerio dell’ acqua, di cui penuriava il
fuoEfercito,ncltempo,cheftava a fronte de’Qua-
di,cd altri Barbari fuoi nemici, poiche I’Epitotna-
riodiDione cosi mi avyifa; Hacquidem dDione dicun.
tufffed is mihi mentiri videtur, voicns, an invitus nefdo, Xjphll. in
vokutemmagisarl>itrnr,cum non ignoret kgionem
qua Fulminatrix appdlatur proprio nomine, ejus enim
nientmem faeit in recenjione cMerarum ex nulla alih cau-
fd,nequetmm alia cmumfertur,qudm ex ea,qua in ifio
hello accidit, id nomen accepijfe, mentre in fatti la piog-
gia, che caddc a follievo de’ Romani, e i fulroini,
chepiombarono fit le tefte de’Barbari, non furono
gik frutto de’ voti efibiti a Mercurio, ma realmen-
te delk preghiere preftate da’ Soldati Criftiani al
veto Dio. Mi prcvalero bensl del concetto, in cui
Mercurio di favorire con patrocinio fingolare
leLettere, dellequali amantilfimo era il Jrincipej
TomoVII. S c tan-
1 38 1 avola JJecimdqiiinta.
t tanto pid ,che loi[leflbNi)«a non riputavafi fola-
mente benefico a i Leftcrati ,\ma dipii eracreduto
difpenfatore autorevple delle Scienze. Ecco ,come
di doni cotanto ragguardevoli da Mercufio diftri-
buiti, ci fa teftimonianza Filoftrato, dove fcrive,
che Efopo eflcndo Paftorc, e pafcolando la fua greg-
gia appreflb al Terhpio di Merciirio, Erat fapienti^^
fludiofus frequenter pro ilia adipifcendaMefciirio m i
faciebat ■ Erant verb eodcm tem pore, £7 comphires,
Philofi. Lth.%. qui illud aM ercurio petebant. Omnes itaque Templum in-
tie VitH ApcU
Ion. tap. $. grejfi ,varia mtmera Deo tulerunt y is quidem aiirim, il!e
autem argentum, alius ehurneum Caduceum, alius ejm-
modi quid praclarum . yEfopus alitem ^7!h%me talium re­
rum juppetebat fa cu lta s, quod eorum , qu,e '
eus erat fervator, tanlum labiis Mercurio libavit, quantum
ab emunBd ove potuiffet exprimere, tantum etiam favi iit''
ara fereb a t, quantum manit comprehendere potuifetj e
per conciliare qualche vaghezza alia- fua oflcrta,
adornolla di rofc,-di violetce,e d’alcune bacche di
mirt>. Venneintanto il giornodeterminato a fare
la dillribuzione delle Sdepzev e allqra Mercurio,
Tro magnitudine j'urrtptuum cuiqite fapientiam partiebatur.
E T u , inquit ,quoniam in Tentplo rmdta obtidijH ,7*hilo^o-
phiam habeto: Tu autem orator evadito, qui fecundas in
donando partes obtinuifli: Tu verb \^ftronomia fapientiam
habeto: Tu autem Mujicus efto: tibi heroki carminis: tibi
iambici fit facu lta s . Nell’ atto per6 della folenne di-
ftribuzione,Mercurioerafilcordato del miferoEfo­
po , di cui finalniente ramitientandofi, Fingcndi f i ­
bulas dedit facultatem , qtue fola in Sapiential dome relibia
fu erat. Suppofta adurtque I’alfa autorit^, e padro-
nanza di Mercurio fopra le Scienze, poteva lo flu-
diofo Monarca Aurelio, non alieno dalle favole
fpettanti a i Dei, terier cpnfecrato il fiio divoto
affetto ad un tal Nume, dal quale,come da prima
fonte, bpnche fognata , proveniva il faperc? on^e
convenivagli, oltre I’altro motive da me di fopra
addot-
iT i. Aurelio. I3P
addotto/anche pci jafiefta aflfezionc, I’accompa-
gnare c^l di lui Tem^o la fna Augufta Immagine,
come d oimollra la Medaglia.

I V
On di parcre, die il Congiario, qui nel fecondo
^ campo rapprefentato, fia quello, die il Monar-
difpenso per fcfteggiare con pubblica bene-
Hceaza, ed allegria lo fpofalizio di Commodo fuo
Figliuolo con Crifpina Figlia di Bruzio Prefente
Prendo lumc in cio dire dall’ Iftorico, il quale cosi
mi avvife: E^lt(fJuo Brutii Tnefentisfitiam junxit, quare Capitol
ji^ium populo dedit. Mi confermo nell’opi-
nione con riflettere, che quefta augufta Liberalitk
vedefi fegnata fotto I'anno trigefimoprimo delTri-
bunizio Potere d’Aurelio, notato ncll’ iferizione
dd Dirittoj.efu appunto I’anno, in cui celebra-
ronfi le dette nozze • Quindi veniamo in cognizione
delle due Figure fedenti fopra il Palco, pellc .quali
potiamo ravyifare Ip fteflb Aurelio, e Commodo
diluiFiglio. L ’altrapoi,chc con la deftra tiene la
Teffcra frumentaria,e ful braccio finiftro ilCorno
deH’abbondanza, forma I’ Immagine della.Libera-
lita medcfima-, ficcome qiiella, che, appreflb a i
gradi del Palco , fta in atto di ricevere il Cefareo
regalo, fignifica la gente beneficata dalla generofit^
delPrincipc.
V
N’ammaflbd’arnefimilitari impreflb nel Ro-

U vefcio, Ci notifica la gloria.acquiftata


Monarca, con le vittoric riportate fopra i
Gcrmani, do, che pur manifeftamente viene di.
ciiiarato dall’ Iferizione, che di lotto leggefi: DE
GERMANIS.
TmoVlI. S a Una
140 T avola D ecim ^uinta.

V I

Na congerie parimente d’attrezzoguerriero,

n difFerente pero alquanto dall’antecedente,


ci dinota i vantaggi guadagnati da Cefare
fopra i Sarmati, del che fiamo accertati dall’ im-^
prella dichiarazioue, DE SARMATIS.
VII

Opo I’abbattimento rammemorato de’ Ne-

D mid del Monarca Romano'?>;ediamo qui


cclebrata la cagione, e lofpiritayiirriipnq,-
aucore di que’ gloriofi eflfetti •, ed t la Virtii eroica
di M- Aurelio. Comparifce quefta fedente, colk'
tefta galeata, e la mano deftra ad un’Afta, ferma
con la punta in terra, e tiene con la*fjnillra il Pa-
razonio; aggiunti tutti indicanti il magnanimo va-
lore di Celare. Avendo tuttavia ragionato di tal
Figura in altri luoghi, a quelli mi rimetto.
VIII
Onformafi la prcfente Medaglia alia paflata;
ma rcndefi in qualche forma diverfa daU’al-
tra ; poichA, dove nel! Ilcrizione del Diritto
di quclla leggefi I’anno trigefimoterzo del Tribu-
nizio Potere d’Aurelio,in quefta eiiotato
il trigcfmioquarto.

TAVOLA
1; avola D eciinafejia.
I4 I

TA V O L A
b E C I M A S E S T A.

M. AliRELIO.
Coftumi, prefcindendo dal grande in-
ganno della fua religione, incolpabili
di M. Aurc\io, fiirono a gli afFetti, ed
alia ftima de’ Romani un’ incanto di
tanta forza, che, ficcome vivo rifpet-
taronlo qual dono de’ Numi, cost de-
fiinto facilmente , e di buon grade lo venerarono
elevato era i Dei. Peripezia certamente potc dirfi
d’amore il fentimento in tutti eccitato dalla dilui
morte; poich^, dove quefta coll’ ombra fua fune-
bre cagionar dovea un’ ofcuriiTima notte di duolo
nel pubblico compianto, divenne anzi argomento
d’inufitata letizia,mentre ognuno lo fuppofc,non
piii imperante tra’ mortali, ma bensl regnante fu
le Sfere tra i Celefti. E che fia veror Tantus illius
amor eo die regii funeris claruit , ut nemo ilium plangen- JeJ Capitel.
dim eenfaerit, cettis omnibus, quod d Diis commodatus,
ad Deos rediffet. Non pud adunque riufeirp di ma-
raviglia alcuna il vedcrlo qui col fimbolo dell’
Aquila
142' T avola D ccin\ ifcfta. ,
Aquila confccrato, e col titolo di Divo 'nell’ Ifcti-
,zione della fua Iminagine applaudiro. Concorfero
pienamente i Voti del Senate, c del Popolo nel di-
chiarai'lo meritevole di tanto onore, accor’datogli
follecitamente in forma folenne,^d anche llraor.
dinaria, attellando 1’ Iftoricq, che Prwsqujm fmns
Idemihidem. condentur, ut pUrique dkunt, quod nunquarn antea-fit-
Slum fuerat, neque pojiea, Senatus, Topuhisqiie non Ji-
vifis locis, fed in iina fede propithm Deum dixit ^ e po-
C O dopo foggiunge: Et pariim fane fiiit, quhd ilU bo-
norcs divines omnis atas, omnis fexits^ omnis conditio, m
dignitas dedit, nifi quod etiam facrilents judicatiis ejl,
qui ejtis Imaginem in fua Domo non qui per for-
timam vel potuit habere, vel debuit - QuinoKuelleU^fe
private , le Perfonc riputarono proprio interefle
1’aflegnarglipofto tra i Dei penati-, e dalla pub-
blica venerazione gli fu alzato Tempio, e deftinati
Sacerdoti.
II

P Er la fpiegazione della corrente Medaglia mi


riporto alia decimaquarta della Tavola duo-
deeima del Tomo. terzo.
I I I
On la Jnaeftpfa ftrUttura di una IpecioillTima

G Pira, qui fi celebra la Confecrazione, e Dei-


ficazione, benchd vana ,dei Monarca- Sopra
la fommitk della medefima vedefi la Quadriga, per
indicare Itf di lui falita al Seggio de’ Nunii, a ma-
niera di trionfente-

Nel
M^Aurelioi 14 5

I V

N
fil primo campo della Mcdaglia vediamo il
Sembiante Augufto di M. Aurelio, e nel fe-
condo 9ppoggia le di lui gloric Bacco. Com-
piKifcc quefti infiemc con Ariadna, fopra il fuo Car-
^rp tiratodallePantere,cdbpreceduto da unSatiro,
\ merittela figura diunaBaccante,che d^ lietamen-
re il Hato a due tibie, feguita il medefmio Carro.
Fa pompa I’ebbrio Nume del fuo rapimento nella
perfona dAriadna, la quale, figlia di Minofle Re
di Creta, avprfl'facrato il fuo cuore a Tefeo, roa
Ic COM63PC mortificare i fuoi primi amori, e ce-
dere alia prepoten^a praticata dalla paffione di
Bacco. Diodorp ci notifica il violento accidente,
con dire; Ariadnam Mimis fiUam cximia Tbefei pul-
(hritiido iit amwm fju s illexit, cum qua, babito collo-
quio,Thefeus coujilio, ^ ope Firginis adjutus, ^M ino- lu. c. Bi-
taiiTum intermit, ^ de Labyrintbi eg refu edoSius, imo-
kmis inde fe explkdvit, £7 clam reditu in patriam ador-
nato, Ariadnen furtim abducens noSiu ex InfulS difcejpt.
Tm Du In^uU, quambodie TSLaxurnvocitant, appellit ■Eo
iettiporeBacibum,formaVirginiscaptum,Tbefeoillameri-
pui/e,(yappThnediledlam,uxorislocohabuiJfefabulantur-
QuiBacco,conformando il fembiante all’allegria del-
le fue nozze, dimoftrafi giovane •, non t perb, che
inaltre fattezze aiicora nonfidafle a vedere quefto
lepido Dio v onde Liberi Vatris fimulaera, partim pue- „ ,,
rill atate, partim jHvemIt Jmgebantur j praterea barbata, Saturnal.
fpecie feaili quoque .
E'precedutOjCome difli di fopra, il Carro da un Sati­
ro , e feguitatd da una Baccante, e quefti fantaftici
Soggetti erano dai Mitologi affegnati nonfolo alia
fequela di Bacco, ma appellavanfi paritnente il Coro
d’Ariadna,compoftodaPani,Silvani,Satiri,Bafferidi, ^
e MenadijCioe Baccanti;Ar hie xiriadna chorus diBus. syntax, i.
Opera
144 T avoki D ecii\af ^fta.
OperaappuntodiBacco furono lcBaccanti,nellcqua-
li fi videro trasformare diverfe Femmine, parte di
Tebe, c parte d’Argo poiche Bacchus pofl Timiam,
atqae Jndiam univerfam peragratam, Tbcbas reperlavH,
necnon faminas relictis domibtis fuis, ip Cithrom Mac-
ebari compulit ^ cosi fcorgendofi fprezsatodalla genre
ApclhdoK d’Argo, Eortim tnuUeres furere , ac debacchari coegityfru
X>ih.%.Bihlkth-
mox in montibus, laSlentitm , qt/osfeem; cxttderant,Jilf
rum Cariiibus vej'cebantur ■
Dilettavafi pur troppo rinfanoNiime di gente furio-
fa, e idonea realmente a rapprefentare i delirj ca-
gionati dal vino, niente meno perd godeva d’obbli-
gare animal! feroci aila condottaSW fuo Carro;
Cyrald. vhi quindi Vantberis modb, modb Tigribus, tr^hatux- Po-
fupra .
tevagli intanto fervire di motivo a prevalerfi delle
Pantere, quail veggonfi nella Meda'glia, poiche que-
fte ricordavangli fempre le di lui nutrici, mentre
Jo: Henrtc. In T antheras Libetri Tatris mitnees conferftts fuijfe Poeta-
M a ju s in Hid.
Quadruped. rtttn figmeista tradunt. Oltre di ci6 ,il dilui genio de-
SeH. altera
cap. X.
dito tutto al vino inclinava facilmente ad amarle,
ellendo in fatti la Pantera bibacillimo animale;
Idem ihidem.
ond’eccitavafi il di lui aifettd, Ex natiira hiijus am-
malts,quod vino in primis dediturh fit. E tanto e vero,
che di quefto e avidiffima la Pantera, che nella Li­
bia i Cacciatori di tal liquore fi lervono per fame
preda: Soknt venatores in Libi^ amphoras midtas viiti
Idem ihidem. odorati in fontem , feu fovearn in ilium ri^um conJtruBam
efundere ,quod Tanthcra odore eju s allefl.e, immodke bi-
bunt, inebriatteque faltationibus primum f e f e obleSant,
ac dcinceps fenjitn obdormientes humi flernim tur, 0T ntillo
rngotio hvenatoribus,fubjiragulis f e occultantibus,capitm-
tur. ,
Accompagna la Pantera la fua particokre affezione
al vino con un’altro animirabile fuo talento, cd e
Una fagace aftuzia, da lei ulata, allora che vuolc
provvederfi di vitto. Dalla fiia propria natura am-
maeftrata, conofce, che gli animali la fuggono at-
territi
3 j^ Aurelio. 145
tcrriti dalla formidabile orridczza della fua faccia;
Wfc terreri,nifi fola oris torvitate j che per altro, Tm-
dunt oiort earum, £7 contemplatione armenta mire affici; M
e di ci6 ben confapevoli le Pantere, Ab^conditis ca-
pitiius, qua corporis reliqtta (unt fpedlauda prabent, ut
pecuarios gregesyfiupiJos in obtutu populentur fecurd va~
^«j£i8»rr^AftutilTima pariinente t I’arte praticata
dalla Pantera, quando fentefi ingorda di carne del-
te Scimie; VU Shmarum effe magnam multitudinem
animadvertit , bumi fe profterint, tihias contrabit, oculos
claudH,fpiritumque reprimit,ae ita continet,ut verb mor-
M ajus i uhi
tua videatm Simla, timide primum, deiade audacius Je-
m l, iterumque^ploranti j quod cum catera Simla ex
arboribus ^jeculatttur, e veftigio dcfceadant, mortuo,ut
putam, hojli infultant, eique faltibus, ac aliis modis diu,
multumque illudunt ^ qua omnia ilia patienter fufiinerit,
dome defatigatas fatisputat i Um de improvijo exiit, fur-
pitque, quafi qpidem Ulyjfes, in ultionem, partem earum
mguibus, partem dentibm lacerat, £7 gratam Jlbi pran-
ditm ex hojlibiis parat. Con accortezza parimente
aflai provvida riparanfi dal pericolo, a cui foggia-
ciono, a rigliardo dell’ aconito talvolta da efle di-
vorato’, perocch£ gl’ ireani Aconito carnes illinunt ,
atque ita per compita fpargunt femitarum, qua ubi efa
funt, fauces earum angina objidentur. Sed Tanthera ad-
verftis hoc virus excrementa humana devorant, £7 ftiopte
ingenio pejli repfiunt.
otata adunque dimoftrafi la Pantera d’ammirabile
accortezza-, tilttavia gradita era a Bacco,a riguar-
do fmgplarmente della fua ingorda blbaciti • Quan­
to pero I'ubbriaco Nume coinpiacevafi delle Pan­
tere, altrettanto odiava, ed aborriva Ic Civette*,
aKcxtnAo'iMXto\o%i,'H.qliuamavem ittvifam fuijfe buic
Deo, utpote cui vitem denegarit, folamqae h fuis racemis Syntag.'z.
alegerit ,quod ntortalibus vinum criminata fit . veritk
e , che al parere de’ Fifici, credefi propriety real-
mente della Civetta I’ingenerare fomma avver-
Tmo VII. T fione
145 ~ravola D ecirr^fefld .
fione al vino, con rendere le perfone abftemie.
Confermafi quefto, con quello leggefi in Filoftrato,
il quale d rifcrifce, chc ricercato il Savio larca di
configlio, e di rimcdio da un Padre afllitt'o, per
prefervarc la vita a 1 figli, che fperava, mentrc i
gii nati erangli tutti da inorte im ^tura ftati ra>
piti, C O S l rifpofe; Vino abfiinendmn eji jilitT'vcfiat.,
P hilofiraf- itaut nt tupiditate quidem ipfius moveantur ■Si qui igim
l.th , l-d e V i-
A pollon, tibi pofthac fihi nafcentur, obfervare oportet, ubi ndbiut
cap. n . nidum facial, £7 illiat ova mediocriter elixata inf anti ro
tnedcnda prabete j J! enim ilia comederit, vinum oderic,
£7 modejiitis deget, quia temperatior fiet calor naturalis.
Un tal’effetto era haftante, per rendere laCivetta
Oggetto d’ abbominazione a Bacco, ama^jtc, per la
ragione contraria, della Pantera .
Solitt. uht /«•
In diverfe Region! foggiorna'no quefte Fiere: Kume-
p ra . rofa flint in Hircanids niuna perd in Europa, poche
Jo: hnfionus nell’Affrica: In jifia autem degunt, Q Jdampbylia illis
Bip.Natur,
Quadruped, obundats c qui appunto fu ritrovata quella, che
cap. dal Re Arlace era ftata confecrata a Bacco, co­
me dono fommainente accetto al fognato Dio.
j^bbiamO di cid il ragguaglio dal fopracdtato Fi­
loftrato, il quale cost f c h v e : \dccepi in Tamphylia
P b ih fira t.
Tantbetam captam fu ijfe , aureum torquern circa collum
hih. 2 . capiU habentem, Armcniis lim ris infcriptum hoc fenfu : I(ex
Arjaees Deo 2iif<to. I s, ut opinor fera m , exitnia pra
catiris magnitudim, Baccbo facravit- Bacchus autem Ki-
fa n s h N ifd, qua in India e ft , m ncupatur ■ E con cid
rinfqrzafi I’opinioDe, che le Pantere foflerodiftin-
tataente a Bacco dedicate.

FA^J-
147

FAUSTINA
Ml NOR E*
AFigura della Concordia, la quale nclla parte

L contraria della Medaglia ticne ful braccio fi-


niftfo il Corno dell’ abbondanza, e con la ma-
no deftra tiene alzata alquanto la fua vellc, accom-
pagna I’lmnfagine dlFauftinaMinore,che nobilita
il primo4 ampo col fuo Sembiante.
Con molta proprieta fi attribuifce il Corno ubertofo
alia Concordia jdichiarata con talfimbolo qual ori-
gine d’ ogni bene j fingolarmente tra’ Conjugati;
avverandofi •chiaramente, TSLullas nupdas fine Concor- Sta.Serm.yi,
da ejfe bomflas; come appunto aflcriva il Filofofo
Mufonio- ^indiilSenato volea ofpite deirAugufta
Reggia laCcuicordia,efperando,che quefta 11 con-
fcrvafle tra M- Aurelio, e Fauftina, formaronla in
que\Vatto,incuifuoreflererapprefentatalaSpe-
ranza, con la niano alia vefte alzata. Tuttavia ,ie
ilCefareoCoirforte non fofle ftato munito d’avvdr-
tenza bailanteadilliniulare La connoififance qtiildvoit Triflaa.
de fes debaacbes, fconcertata facilmente fiirebbefi ve- 6^'
ducata Concordia . Giovo parimente non pocd a Ib-
mentare I’applicazione.ch’ebbe il Monarca a mbl-
te guerre., dalle quali dillratto, non aveva'agio
d’efaminarc gli aiidamenti della Conlbrte j anzi di-
moftrava, benchd altrimenti fofle, di fupporli ben
rcgolati: Sans s’ amufer^ a mbercher earhiefement, f i taempiig.i^.
qmlqmSatyn n'avoit point tbar^ de fon timitr le timbre
de fes armes; e pero la Concordia fedea tranquilla-
mente ful Trono de’Ccfarei Conforti. .
TowoVIl. T a Adi-
148 T avola D ecim af

V I'
Difpetto della ragione, ed in prefenza.de’rei

A coftymi di Faiiftina, vediamo nella prefente


Medaglia, imprefla nel fecoi^o campo a di
lei gloria la Pudicizia. RapprefentalNquefta in una
Figura fedente, la quale con la deftra rnano aThrtT
fuo Velo, in atto di cuopririi con ellb la facciaV V
Volendo I’adulazione del Senate rimarcare con inch-
to Carattere 1’ onore della Donna augufta, giudico
opportune il parere di appropriarle la nobiliffima
dote della Pudicizia: Quoniam in ea decoris mulkbris
R h od igw .L ih .
13. L e B .A n -
enitefeit primipatus ■Hxc pauperem commendabikm facit;
tiq.ca^. 6. divitem, extollit: deformem redimit: exornat ptiichram. Vi-
ros quidem Confulatus illujirat ; effert in Mernum nmm
eloquentia claritas, militaris gloria ,. £7 ex devidis genii-
bus arreptus triumpbus, parent quedammodo Deo facit.
Malta porrb fu n t, qua ingeniorum .fertilitnti nobilitatem
adoptent prafigm m . Terpropria mulieris virtus, Tudici-
tia cenfetur. E di quefta appunto moftra il Senate
bramare credafi dotata Fguftina-, si bella, e
Candida luce non ferve, che di rimprpvero alle di
lei macchie.
V II
N nobileLctto, fopra’l quale fcherzano due

U Fanciullecti, adorna il fecondo campo del­


la Medaglia. Penfo rapprefentati in effi i
due Gemelli partoriti da Fauftina, cioe Gommo-
d o , e Antonino Vero. Di Ipro ci da bailante rag-
guaglio Lampridio, con d ire: Ipfe autem, park di
Commodo , natus efi apud Lauavium, cum fra tre An-
tottino gemino Tridie Kalend. Septembr., e fiegue dope:
ILampr/d. in
X^ommodo.
Fauflina ,citm ejfet Commodo cum Fratre pragnans ,vifa
efi in fom nifSerpentes parere , fe d ex bis imam ferociorem ;
■ FaiiJUna Minore . f4p
cum Mtcm peperiffet Commodum, atque Antoninum, An-
touims quadrimus cfi elatus, quern parent, afirorum cur-
fti, Commodo Mathematki prcmittebant ■
Dagli lacgennati FanciulU argomentafi, come avviia
r Ifcrizione, la Felicita del Sccolo •, giudicandofi, a
comun parercyche ne’ F'igli, maflime de’Grandi,
nafcano le fnm nze delle fortune, e profperith fu-
ondenel Ibrtire che fannoalla luce,portano
vfcAfiflimi gaudj al cuore de’ Genitori. Certo t ,
che tra Valtrc Madri, Apollonidm ferunt Cyzjcenam
'RfpisEumems ^nitrkem, triumque aiianmt, Attali, Vbi-
kuri, £7 Atbeaiti, beatam fe fmpet pradkaffe ,Diisque gaFrJrn.'
tgife gralias, uott opum gratis, mque liegm, fed qiibd
Ires film eunfpiceret nalu mauitnum ftipantes.
Sopra ’1 capo de’FanciulU medefimi vcdefi una Stella,
che pu6 crcderfi indicantc il loro Fato, a cui i fo-
gni antichi attfibuivano molta forza ndle vicen«
de correnti aU’uman vivere: Cosi pure Sacerdotefi
JEgyptii furono di parere, Fatum per Stellam fignifi-,
can j e poichd da i Celari Gemelli qui li vuole pro-
gnofticata la Felicita, la Stella appunto e oppor-
tuna,per daj lume al penfiero,mentre nellaScuo-
la deir antica fuperftizione Romana, Aufpkum ob-
fimtiones Stellam afferunt profperitatis, ac lati alkujus
eteiHi figmm effe- L’event© pcr6 fcreditd il prefa-
gio, effendo che I’uno degli.augufti Fanciulli pre-
corie aflai prefto, con la fua morte, a i beni pre- f
fagiti ,e 1’ altro negli anni della fua Monarcliia col-
mo d’infamia ilTrono di Roma •

Euon
I $o Tavola D ecim afejia.

VIII
tlon credit© di gloria era la Feconditk. anclie

B in Roma*, eperdilSenate prende daefla I’ar.


gomento della Medaglia , affine di promo-
vere ^ onori di Faullina. Due Fi^ dell’ augufta.
Prindpefla abbiamo veduti nell’ anteceHen^
vclcio ,equi ne fono rapprefentati quattro. I qiw/
che ftanno nelle di lei bracda,fono i medefimi co’
paflati, e I’altre due Figure,che le li veggono ap-
prclfo,dimoftrano due Figlie. Ma di quefte,ficco-
me del rimanente della Figliolanza diFauftina,
mi riferbo a parlarne nella prima Medaglia
della Tavola feguente.

TAVOLA
IJI

TA V O L A
DECIMASETTIMA*

FAUSTINA
MI NO RE.
A numcrofa nafcita d e ’ F igliuoli nella
Reggia de’ Cefari, moltiplicando la
prole, rinfotzava il contento nell’ani-
ma de’ coronati Genitori; Non pote-
vano non godere, fcorgendo, che il
loro vivere acquiftava nuovc ragioni
col tempo, mentr’ efli, anche partendo da i viventi,
lufingavanfi di confervarfi inqualche forma nelle
proprie Immagini. Giudicd pertanto il Senate di
mettere fotto lo fguardo de’Regnantl un’oggetto
di giubilo ben rilevante, imprimendo tutta la Fi-
gUolanza di Fauftina nella corrente Medaglia. E
perch6 volevano parimente il Pubblicp, partecipe
della grande confolazione, avvertironlo a promet-
terfi dagli augnlli Parti la Fclidta de’ tempi, nell’
Ifcrizione del Rovefcio cfpreflTa.
Conviene ora pid diftintamente dar notizia degli ac-
cennati FigU. Dico adunque, che i due tenuti nel­
le
IJ z avola D ecimafettima.
le Sraccia dalla Figura fono i rriafchi, doe Auto,
nino Vero ■,e Commodo, e gli altri quattro fono le
femmine da Fauftina partorite. M’avvifa Erodia-
Jie ttd ia n . tn no,che Marcus fiUas quidem fcifcepit complures, marts
Commoifo.
aatetn duosj tuttavia da quefta relazione non rile-
viamo noi il numero precifo dellcMette femmine
L’ intendiamo pero da Lampridio, iLq»a4»Jiota,
che Comtnodus Lucillam fororem ,cum earn compflqj^t.
Z^amprid. in occidit; e dipoi verfoilnne della vita di Commodo,
Qummodo» avverte, chc cgli morendo, Sorotes tres fuperfiiu,
reliquit- Onde dalla di lui aflerzione intendiamit
effere ftate quattro le Sorelle di Commodo, come
appunto nella Medaglia veggonfi imprefle. I ncmi
loro fitrono, Lucilla fpofata a L. Vero: Fadilla ucci-
fa da Caracalla: Fauftina, ch’ebbe il nome della
Madre, e credefi foffe maritata a Burro: Laquarta
ci viene indicata da un’ Ilcritione di Grutero, che
dice come fiegue:
VibiiC Atmliec
' Sabitht
C ru te r. fag.
D. Marci Aug. F.
Heliodorns Lib-
Et Troc. T. F-
Il citato Autore avverte veduta la prefente Ifcri-
zione in Roma In Domo Jul-Forcarii^ e tanto bafti
per la conveniente notizia de’Figli di Fauftina nel­
la Medaglia rapprefentati.
I I
Apprelcntafi nel fecondo campo della Meda­

R glia. una Figura, con la Patera nella deftra


in atto di facrificare. fopra lAltare, nella fi-
niftra tiene non fo che, ch’io penfo fia laCafletti-
na deir Incenfo V coll’llcrizione intornb, MATRI
CASTRORVM, e le ft veggono parimente innanzi
tre fegnPmilitari.
L’ affet-
Fat0ina Minore. 151
L’affctto, che M. Aurclio donava alia fua augufta
Conforte, non folamente perfuadevalo a dillimu-
lare i di id fregolati coftumi, ma configliavalo an-
COTa a condccorarla con fingolari onori. Perci6,
affine di renderla gloriofa col titolo impreflb nella
Medaglia, vol}^condurla feco nel Campo militare.
Di qjgrtoTciltimento dell’ amante Monarca ci dk
jjofj^Capitolino,con dire: Divam etiam Faujlinam , , _ . .
3 Senatu appeilatam gratalatus eft, quant fecum, Q in i„ ia.
aftim babaerat, ut Matrem Caftrorum appellaret. Casi
pure Xifilino attefta,con aflerire,che Fauftina quo- ^
que Mater Caftrorum appellata eft; volendo,che i Sol- " f '
dati medefimi, e la rifpettaffero,c le Ibflero obbe-
dienti a\ pari de’ Figli.
Quefta fpeciofa APpellazione di Padre, o Madre de-
gliEferciti, degU AUoggiamenti,,delle Legioni era-
no onoranze riferbate a i foli Perfonaggi Cefarei,
e confideravanfi, C/t fummi fafligii vocabula jluguftis spanhm.
tantimftotita eoaferri. ^ in d i’l celebre Iflrorico con- Diffnt.%.
danna di uiiirpata ambizione Cn. Pifone, il quale,
ancorche Deftftam in Caftris, Ikentiam inUrbibus, va-
gum, ae laftivientem per agros militem fineret, eoufque „alZ" 55*"-
cormptiottis proveelus eft, ut fermone vulgi Parens Legion
m m haberetur ; e ficcome del gloriofo titolo di Pa­
dre , o Madre degli Eferdti pregiavanfi le auguftc
Perfone, cosl lalvolta godevano d’eflbre nominati
Figli degliEfcrciti,come in latti udilfi, a fuo m
po, appellate Gordiano.
Nella Figura facrificante, qui imprefla, potrebbe in-
tendcrii qualche onore fatto agli Dei, e voluto da
Fauftina, ad oggetto di ottenere da effi profperitk,
e vittorie alleLegioniRomanc,e con td defiderio
rimarcafi in effe vcrfo k fueTruppe un’affctto vc-
ramente di Madre.

TomoFlI- Dalla
154 Tavcla Decimafettima. ,
I II
Alla ftolta fantasia de’ Pagani adulatorl viene

D confiderata Fauftina nella Medaglia, qual


Madre de’Nuini. Siede perdi6 nel Rovefcio
Cibele, col capo tur-rito: con la manonntlti’a ^
Timpano, e co’Lconi, che tiene appreffo; dMiidp
l lfcrizione, MATRI MAGNAE.
Il motivo,per cui qudla Dea fu appellata Cibele, ci
viene indicato da Diodoro con la feguente relazio-
ne: In Phrygia quondam, ^Lydia Meomm regnajfe me-
morant, qui acceptd in mairimonium Dindyma, famimi
fexus prokm ex ea genuit, quam ciim dhre nolkt, in Cy-
I>wder, Sicu» belo monte expofuit. IbiKuminis difpenfationeqtiadam,
fus Lib .^- Bi*
hlioth. H ifter. Pardales, £5"queedam aliit ferociffmarum befliattm, uh-
ribus infantem admotis, nutricavere. Mulieres autem qua-
dam illic pafcentes, ctim quid fieret animadvertiffent, in-
folentem rei modum demiratit, infantem tollimt, Q Cybe-
km i loco mminant ■ Paella viribus, annis auUa, pal-
chritudine, £7 continent^, ingeniique vigore mirifice excel-
luit .
Ancorch^ fofle crediita Cibele aver fortito tal nafci-
mento, cio non oftante, leantiche follie Vefaltaro-
no colnome ,e con le qualita appropriatele di Gran
Madre, poiche fognarono, ch’ ella fofle Aiadre
degl’ Iddii, e di pifi in efla riconobbero )a Terra,
untvcrfale genitrice di tutto quello abbifognano i
A p u d Gyrald. vivecti: Hacuna eft bominumMater, Materque Deorum,
in H ifi. Dear*
Syntag. 4. come/avoleggiando canto Orfeo. Percio i Romani,
fcortati gia da luce pagana ,.furono liberali di eulti
fuperftiziofi a quellaGran Aladre,onde P'erisinitio,
fJerodian, in folenmique die porapam Matri Deum celebrant, come
Commodo.
fcrilfe iTftorico.
Per quello fpetta a gli aggiunti, de’ quali comparifee
fornita pibele nella Medaglia, il gran Dot tore San­
to Agollino, accordandoii in cio a Varrone, nota 1
fine.
F aiijlin a M inors. 155
fine, per cui le fiirono aflegnati, e cosl parla: Tet-
lurem eatidem diBam effe Mageam Matrm j quod Tym- j, Nurull
pamm habeat ,fignificari ,effe Orbem terr>t: quod Turres Lib. 7. * c».
in capite, Oppida; qugd Sedes figatur circa cam, cum
omnia moveantur, ipfam non mooeri. E di poi feguita:
Lconem adjungunt folutum,ac manfuetum, ut oflendant,
milium effe genus terra, tarn remotum, ac vebemeater fe-
rum^quod non fubjici, cuique conveniat- Oltre i men-
'to^ti aggiunti, vedefi talvoka ancora O'bele ne'
monumenti antichi con una Cbiave *, e n’era la ra-
gione, Quia Hyetnc Tellus clauditur, Vere aperitur, ut ifidm. Lih.%.
fruges nafeantur -
Diodoro arverte,che non folamente i Leoni, ma le
Pantete parimente fervivano la luppofta Dea, c
Cioin vigore deU'opinione allora corrente,che cosi
le Pantere, come le Leoneffe, concorfero ad ah-
mcntarla col proprio latte. vra. .

I V
G Oncordano gl'Iftorici pell’ atteftare, che il
fembiante di Fauftina davafi a vedere dota-
to di fingolare bellezza; onde non e maravi-
glia, che I’adulazione del Senato, avvezza a fonda-
re i liioiencomj anche ful faifo, fi dichiari di ravvi-
fareVenere nell AuguftaDonna, glpriofa realmen-
te di fpeciofa vaghezza. Coll’appellazione in fatti
diVenere Genitrice coraparifee nel campo contra-
rio della Medaglia, ed in pruova della propria fe-
conditk tiene ful braccio fmiftro un Bambino fa-
feiato, ficcome per autenticarela fua bellezza, often-
ta con la. deftra mano un Pomo, ed e guello, che,
a competenza dell altre Dee, le fu attribuito da
Paride.
Antichiflimo fu in Roma il fentimento, con cui Ve-
nere potea acquiftare le ragioni di vantare il titolo
di Genitrice poich^ fin ne’ primi anni dfell’ inclita
TomoVIl. V 2 Citth ’
155 T avola D ecim afm im a.
Cttta •decretd Romolo.cheil primo mefe diell’anno,
edea^aquetlo di Marzo ^prendefle la fua denomina^
zione da Marte, di aii egU riputavafi figlio, ed il
fecondo da Venere, confiderata come Genitrice
d’Enea; giudicando conveniente, che i Romani
^ntti prittcipia fervareat, a quibus effct ^mani nomims
Mactoh. erigo, cum hodie quoque in facris Martenr VaUavVene-
i. S^uraal
€Op- n* tem Genitricem vocemus. Vero e , che Cincio citaft) da
Macrobio, In Libro, quern de Fafiis reliquit, ait, impe-^
rite quosdam opinari, Aprikm menfem antiques i Venere
dixiffe, cum nullus dies fe jiu s , nullumqite facrificium in<
figne Veneri per hunc menfem d majoribus infiitutum fit.
Coinunque per6 fia della denominazione di quello
Biefe, ccrto h , che Venere vantd Tempio in Roma
coir appellazione di Genitrice; e ne fa chiara men-
zione Svetonio, dove parlando di un Cavallo mara-
Sveton. in vigliofo, di cui fervivaft Giulio Cefare, aflerifce, che
C. )u l. C ^f.
fap. 61. il gran Dittatore lo voile render celebre con un
rnonumento particolare, nella dedicazione da effo
folennizzata del Tempio di Venere Genitrice.

la ancora Venere accredita la bellezza di Fau-


ftina, c tiene nella deftra il P o m o , appoggian-
do la Cniftra ad un’ Alfa, in d ica a te la di lei
fognata divinita.
V I
On r indicazione gii acccnnata fta Venere im-

O tffi. inThe*
G preOg nel fecondo campo della Medaglia; e
col Pomo nella deftra, tiene la mano finiftra
aduiiTimone di Nave, al quale vedefi avviticcbia-
to un Dclhno • <^efto crcdevafi a lei lacro: Delphi-
fa u r. Num, nus Veneri facer habetur j ficcome erale appropriate
ilTimone^quai ftrumento fpeitantc al Mare,dalla
di cui
Faiiftina Mmore. I 5 7

di ciii fpuma fuppofero i Mitologi Vencre eflcr nata;


oude tra lealtrc moltc appellazioni,che le vollero
determinate, fu ella chiamata Marina; c per6 Ar-
cemidoro fcriffe, che rapprcfentandofi in fogno a i
Piloti, ed a iNaviganti »recava loro felice prefagio:
Venus Marina namkris, ^ ^ernatoribus, ^ omnAus Artemid.
nmgantibus bona obfervata eft - Cio fuppofto, potiamo
CTedere, chc qui d venga Irgnilicata Vencre appun>
to Marina, per dimoftrare, che opportuniflima e
fempre qucfta Dea a dinotarc la vaghezza di Faulli-
aa, ma fmgolarmente allora, che li confidera ne’
iiioi natali, doe nel pritno fiore della fua incom*
parabile bellezza.
V I I
EI Rovefcio parimente della corrente Meda-

N glia tienc Venere la finiftra mano ad un Ti-


inone', imorno a t quale non gii un Delfino,
ma fta ayvolto un Serpcntc, indicante probabil-
mente la falute dell’ Augufta Prindpeffa, protetta
da quefta Dea • Potrebbe ancor dirfi, che ficcotnc
e talento particolare del Serpente il fomentarc la
fua gtoventh con deporre la vecchia pelle,'Kost la :
bellezza diFauftina ^dotata di tal pregio ,che con­
fervalj fempre nel fuoprimiero,e giovanile vanto■
SottoalTimone apparifce unfegno,incui parmi figu-
rata una Teftuggine ; e quefta pure fu anticatnente
giudicata riferirfi a Venere. Videfi in fatti formata
gia contalaggiuntodaFidia,che non appre(ro,naa
collocolla fotto a i piedi della Dea: ElhrumTbidias phurch. in
Vtnerm Tefiuimi infiftentemfinxit j Domi mapendum figni-
ficans, fiendum fammis ■Ma fc il Scnato pretefe di
fignificare con tal fimbolo il debito di Fauftina, affi­
ne d’infmuargliene tacitamente rolTervanza , dond
credit©foverchio al (uo penfiero, poich^ il di lei co-
ftume troppo reclaniava contro ilpropriodovcre.
Oltre
1 58 T avola Decimafettima.

V.I I I
O Ltrc Venere, vuole il Senato impegnata pari-
mente Diana a glorificarc la Cefarea Donna.
Rapprefentafi nella feconda faccia della Me-
daglia in una Figura, che tiene nella mano deftra
unDardo, e con la finiftra un’Arco, per dinotare
Apolhdor. il di lei genio amante delle Cacce: Emmvero DianA
L ib .i.B ib lh tb .
veaatioais Jludio MeBata. E che fia vero, partita
ch’ella fit da Delo, il primo divertimento dilette-
vole, che prefc, fii la Caccia. folamente di que-
Cyrald. fta attribuironle i Mitologi grato talento, ma la
Syntag. i i . vollero parimente dotata dell’ amorevole genio di
dare infegnamenti per nutricare i Fanciulli: Diana
Diodor. Sicu* parmlos troBandi rationem, 0 ^cibos quosdam natiira
lus Lib. Si*
U k tb . tenelia convenientes, invenit; qud de catifA
puerorum mftrix appeUatur.

TAVOLA
Tavola D ecimottava.
IJP
T A V O L A
D E C I M O T T A VA*

FAUSTINA.
Er accertare k fuperftizione a dirigc-
fc la vita, ed i coftumi de’ Mortali,
Ibgnarono gli Aiitichi, che quefta fi
mettefle in pofleflb di loro, fin nel
jprimo fortirc che facevano dall’ ute-
ro materno. In appoggio di tal follia
ftabilirono una Dea particolarc, che avelTe per
propria incombenza il dar la luce alia partorita
prole- Quefta era Diana, che per cid nominavafi
Lucifera, maflimatnente da i Greet, poich6 i Ro­
mani eran foliti appellarla Giunone Lucina- Quin-
di prefe I’argomento del fuopenfieroTimeo,quan-
do riflettendo, che nella notte medefima, in cui
nacque Aleflandro il Macedone, cadde vittima dcl-
le fiamme il celebre Tempio di Diana Efefina,
difle, che la Dea eflendo aecorfa al parto di quel
Principe, trovavafi lontana, e fuori di Cafa fua,
onde non pot^ effer prefente ad impedire la ruina
del fuo facto, e maeftofo EdifieVo -
Ora qui, fotto la denominazione appunto di Luci­
fera rapprefentafi Diana, con la Face nelle mani j
o fia
v66 Tavoid Dccimottava.
o fia per efaltare Fauflina.effigiata nellTminagine
della medefiraa Dea: O pure per dinotare la di lei
afliftcnza , prpnta a favorire qualche parto della
Celarea Donna, in tempo forfe, ch’ effa trovavafi
incinta: ovvcro per fignificare la fingolar deVozio-
ne, che a Diana Lucifera profellava Fauftina.
II
On baltarono i demerit! di Fauftina per ri-

N movere il Senate dal vano penfiero di con-


fecrarla • Prevalfe il defiderio del di lei Au-
gufto Copforte M. Aurelio, il quale pretefe forfe,
col fommo onore appropriatole, di abolire la rea
memoria, che avevano imprefla i licenziofi coftu-
mi della regnante Femmina. Per pfuova adunque
della fua Deificazione, benchc fognata, vediamo,
nel fecondo campo della Mcdaglia, eretta la Pira.
Per la permiflione di gloria cotanto liiblime protefto
il Monarca particolare compiacimento al Senato:
Capltcl. in M , Divam etiam Faufimam ASenatu appeUatam gratulatus
eft j c dali’ arbitrio realmentc del Senato dipende-
Spanbctn. va il rilevante favore •, poichd Non/m fu b Cafarum
D iJJnt. 7.
imperio penes Senatum fm ffe eonficrandi facultatem.
Diftinguono alcuni la Pira dal Rogo, dicendo, che
Servius in l u Pyra eft Ugnorum congeries: ’Fog/is,, caw ja m ardere ca-
JEnelJ. petit :Buftam verb jam exuftum vocatur. Servivanll poi,
nel formarla, di materiali, che facilmente conce-
Jo:Kirchman. piflerb il fuoco:£» lignis, qua ignem facile comipsrent,
Lib. 5. f «.
ner. Roman, m trirentqaei ma avvertiyano a non pulirli, anzi
cap. I. a lafciarli quali erano, rozzi , per conformarfi alia
M . T u ll, in z, Legge, che comandava, "Pogum afeid ne polito- E' ben
Leg.
perb vero, che dope non fii oflervata tal Legge,
poichd nell’ andare del tempo, eifendofi introdot-
to il coftume di colofire le legna del Rogo, come
eap.j.
Plinio apeenna , b probabile, che quefte foffero
eguagliaie, e pulite, per ricevere meglio gli orna-
menti
Faiiflina. i6 i
menti dalla pittura lavorati ■Erano parimente f o
liti circondare la Pira conCipreffi, c Servio,citan-
do Varronc, avvila il motive, per cui formavanb
k fiincbrc Corona; yarro dicit Tyras, idea Cuprelfo ,
tmumdan folitas, propter gratxm ujtrma odorem, ne eo ^ntid.
ofendatur populi circumflantis corona.
Riflettevafi ancora, ncl febbricare la Pira, alia con-
dizione della Perlbna, cbe mettevafi In cenerej
Onde ai Soggetti di merito fiiblime erigevafi alta, ^
k dove a gli Uoniini volgari pifl bafla formavafi:
Di piil al Corpo del Defanto, chc doveva incen-
diarli, aprivano gli occhi, cd i piii proffimi ad effo
di fengue davano fooco alia medefima Pka, inter-
no alia quale, per pruova di particolar^fietto fa-
cevanfi le decurfioni.:. 2M<»»/«wre in Tyrant eoHocato,
milites, atque adeo pnmes ,qui exfequias venerant, folemni
ritu,Togum ter dmhire, ^ b o c modo afeB um fm m erga ''
defundlum ofitndere fokbant. Con avvertenza pero di
fare il giro alia finiftra: Nam ettrfus in lavum luBus
erat indicium, ut contra dextratio vel ca rfu s, aut gyru s
equorum in dexteram ,gratulaiionem, ac lalitiam denotabat.
Perch^ poi ftoltamente credevano, che I’ Anime
de’ Defunti fi dilettaflero del fangue, quindi era il
facrificare innanzi alia Pira diverfi animali, e fin-
golarmente quelli, di’ erano ftati al Defunto carif-
fimi; nd con cio folamente appagavafi la fuperfti-
zione, Sed etiam eo criidelitatis pervenit, ut vivi quoque idem
homines, puta captivi , vel feroi ad Tpgam illuftrium viro-
rum maBarentm, Etalvolta avveniva,che non fola­
mente perforza,rna di fpontaneb lor volere, alcu-
ni, per rimarcare al Defiinto un’intenfo affetto, di
propria mano fvenavanfi apprefib il Rogo: Cos\ in
fatti operarono diverfi Soldati a contemplazione
d’Ottone Augufto: Quidam militum juxtaTfigum inter- ^
^ecere f e , non noxa, neque ob metum, fed amulatione de- Hift-
coris, gf charitate Trincipis. Supponevano altresi di
far cola grata al Defunto, fe gettavano a cbnfumarfi
TomoVII. X fill
i6z Tavola Decimottava.
fill di lui Rogo que’ mobifi, cbe nel cor/b del fuo
vivere furongli cari, come Velli, Armi, e fimiJi,
chc gU fi offerivano con titolo di doni. ,
E'notabile I’l/crizionc impreffa nel Diritto della Me-
daglia, die dice: DIVAE FAVSTINAE AVGV.
STAE MATRI CASTRORVM; ma avendo noi
ragionato di quefta appellazione, appropriatale da
M. Aufelio fiio Cefareo Conforte, nella Medaglia
feconda della Tavola antecedence, a quella mi ri-
porto.
III
Oi^gik con la Pira, ma bensi coll’ Altare,

N die vedefi nel Rovefdo, ci viene indicata


la Confecrazione di Fauftina.
I V
a pompa della fiia Iblh'a la fiiperftizionc nel

F fecondo campo della Medaglia, dove rappre-


fentafi Fauftina elevata alCielo', fiill’ali diun’
Aquila. Quefta era da i fogni pagani deftinata a
traportare al Confeflb de’Numl I’Anime degli Uo-
mini, la dove per 1’ efaltazione delle Donne fervi-
vanfi del Pavone; tna qui, per rimarcare ftraordi-
nario onore all’Augufta Femmina, impiegafi nel
gran miniftero lAquila,fu la quale vedefi fublima-
taFauftina, che nella deftra tiene loScettro,econ
la finiftra uno Svolazzo, indicantc la Deita fblle-
mente attribuitale.
Il motive dfi’ Romani nel fervirfi dell’ Aquila per
r apoteofi degli Uomini, e del Pavone per la con­
fecrazione delle Donne, credefi fbftc, pcrche pre-
tendevano di pubblicar quefte partecipi della con-
dizione, e maefta di Giunone, ficcome quelli, del
vanto foVrano di Giove: UtiAquila, Jo vis ales Impe-
ratoribus
Fatiftim. i6 s
atorihs pofi mortem dahatur, Ha Tavo etvis Jmoma
iHgafiarum confecrationi attrib’mbatur ^ £? ut illi JwiSy
Ja bayunonis cognomine veniebant.
■<^on tal riguardo cantd Prudenzio a favore d’Augu-
fto, e della di lui Conforte Livia, Delia feguente
forma;
Tofleritas niettfe, atque adytis, £jf flamme, ^ A rif
PraJenttus
Auguftum colmt, vHulo placavHi ^ agno i Lih. I. c e n tr a
Strata ad pulvinat jaeuit, refponfa repofcHs Symmacb.
Tefiatttur tituli, prodtmt confuka Senatus
Cafareum Jovis ad fpeciem flatuentia Temptumj
Adjecere faertm, fieret quo Ucia yum .
Quefto vano fentimento dell’ antica fuperflizione ci-
viene conferraato dall’ eruditiffimo Kippingio, il qua­
le cosi parla: Indidem efi , quod ‘Paoo.imprimeretur'Hu- Heme. K!ft
mijmatis Auguflarum, inter pivos relatarum, uti Aquila
ep in TSlummis Augujlormn ^ itaque nomina fortiebantur, quit, kemaa.
AttguftiyovesdtlU funt,AuguJlat!erhyuttO»esj e fe qui
non ilPavone,ma I’Aquila impiegafi nelfollevare,
coraelloltamente credevafi, I’Anima dlFauftina al
Cielo, do fi pratica per dimoftrazione d’onore di-
ftinto, alia Celarea Donna dall’ adulazione accor-
dato.

a Sedia raaeftola, lo Scettro, ed il Pavone, che

L adornano il campo contrario della Medaglia,


fonogloriofi fegni della fuppofta Deitii di Fau-
llina, alia quale fi pretende appropriate il vanto di
Giunone,che pregiafi del Pavone, e delloSeettro,
e della Sedia a guifa di Trorio, come ft.egina cre-
dutade’ Numi.
Tanto conveniente giudicarono i Mitologi eflere il
Pavone a Ghinone, che da quella vollero denopii-
narlo, come avvifa il Poeta, dicendo: •
Laudatas oftendit avis yunouia pennas. '^Xte^mindi
Tomok'II. X z Cosl
1 54 T avola Decimottava.
Cosi pure rapprcfentando il Simolacro di tal Dea,
le attribuirono laScdiaReale.e loScettro: Jumnis
Kitbag, tii T(egitta Statua erat fpccie fcm in a in Solio feJeatis, See-
fupr4. ptrum oftentabat dexter^-
Somfflo cerramentc riputavafi I’onore di Fauflina,
mentre fcorgevafi Ibllevata alia condizionefublime
diGiunone^ lafcio di addurre un motivo ancor
particolare, per cui i Romani poterono pubblicarla
clevata a tanta gloria, ed ^ dedotto dalla di lei ce-
lebre bellezza. A riguardo di quefta abbiamo gia
nelle Medaglie antecedenti confiderata I’Augufta
Principella paragonata a Venerc, e per la medefi-
ma ragioBC pu6 ella compartre fotto 1 fembiante
di Giunotle * la quale in fatti piccavafi di maravi-
glio& vaghezza, onde odio fempre Paride, co’ fuol
Trojani, per eflere ftata da eflb pofpofta in tal
pregio a Venere. Di pii lappiamo, che gafligd £e-
ramente Side .nioglie d’Orione, per aver quefta
ardito di corapetere Icco nel vanto della bellezza:
ffie, cio i Oripne, uxorem habuit Siden, quam Juno,
L ib.i.U ibinth
fecam de form^ certare nufam , ad Inferos detrufit j ag-
gregando alle facce moftruofe dell’ Averno colei,
che avea ofato difputare feco. la fpeciolita del vol-
to - Una Dea adunque,che andava tanto altera di
fua bellezza, ben potea col fuo pregio glorificare
diftintatnente il vago fembiante di Fauftina ■
VI
^ ^ O tto rimmagine di Diana Lucifera, nel Ro-
vefcio imprefla, li celebra qiii Fauftina, tra
y. T gli Aftri elaltata - L’licrizione ci da il grand'
avvifo d efter ella gia ftata nello ftellato Mondo:
chiaramente accolta, SIDERIBVS RECEPTA, e
forfe pretefe con ci6 il Senato dinotare, che ficco-
me Diana Lucifera, che confondefi con la Luna ,
alle azioni de’ Mortali fcorta col luo lumc il fen-
tiero,
Faujlina. i^ J
ticro, cos\ I’Augufta Donna co’ fuel, ftoltamente
per6,fuppofti fplendori celefti, 6 divenuta fulgida
guida per dirigere I’opere de’Romani.
V II
Ffinche pid gloriofo Comparilca I’ingrcflb di

A Faullina nel Cielo, rapprefentafi, nel fecon-


do campo della Medaglia, fedente con lo
Scettro in raano, ed elevata maeftofamente, coll’
accompagnamento di due Dee, al rango fublimc
de’ Numi. Lo Svolazzo, che vedefi fopra il capo
d’ognuna delle Figure, fimboleggia'la fcro pretefa
Deita, ch’ eterna, ad onore immortale della Cefa-
rea Principefla, ! Ifcrizione dichiara.
VIII
Uda d’ licrJzione d la prelente Me­

N daglia . Vediamo pero nella prima faccia di


efla il .fembiante di Faullina , e nella fecon-
da una Figura fopra 1 Carro tirato da’ Dragoni.
In quefta penfo ci venga rapprefentata Cererc,
benche non abbia nelle mani le Faci, al di cui lu-
mc, fopra un Carro fimile, KoBes, atqm dies mi- Apoiudor.
verfum terrarum orbem vejligando lujlravit, in traccia
della figlia fua Proferpina, rapitale da Plutone.
Confiderabile tuttavia rendefi il fegno, che porta
fopra la fronte, e raffenibra una probofeide d’Ele-
fantc, onde parmi refti libero il campo alia con-
gbiettura di giudicarc qui impreffa Cerere Affri-
cana •, poiche tra le molte denominazioni attribui-
te, era tal Dea da' Pagani venerata fotto I’appel-
lazione ancora d’ Affricana: 4fricana Ceres fammo cyraU Sy«.
cuku, £? contimnM eelebrata i Viduis muJieribus, le
quail profefifando divorzio inviolabile dagli Uomi-
ni, dedicavanfi, con cauto ritiro, nel di lei fervizio.
Tertul-
166 Tavola Decimmava.
TertuUiano parimente nc fa menzione.dove dice:
Tntuil.Vth. ^fticana Cereri ViJuds affiftere fcimus, duriffm^ qm-
adVxo*
rem.
II.
dent Mivione matrimonii alleBas, in aternum Viris, non
modo toro decedtmt. Vantando adunque Cerere il ti-
tolo d’ Affricana, non h fbrfe fiior di ragione il
crcderla qui ideata con la Probofcide in fronte,
niarchio folito a diflingucre le Figure proprie dell'
Afftica.
I Caratteri LI A dinotano I’anno decimoquarto del­
la Monarchia di M- Aurelio.

TAVOLA
T avola Decimanona.
1 6 y

TA V O L A
D E G I M A N O N A *

FAUSTI
Eckmarono fempre indarno i neri co-
ftumi di Fauftina contro I'affettOjCon
cuiM.>«relio le aveva dato il poflelTo
(f^/idpriocuore. A feconda diquefto
2] e^j pcro operand©, ALfiLcedif-
-f^Aare ogni finiftro concetto, che alia di
lei Kamaimpdrtafi'e fcapito ignominiofo, con ottc-
nere dal Senate,come abbiamo rilevato dalle Me-
daglic antecedent!, la fua efaltazione tra i Numi.
Me di cio pago, voile,che ancor in Terra il nome
della Confortediletca rifonaffe convoci d’applaufo,
conciUatole dalia beneficenza, che a riguardo dell’
augufta Defunta Cefare praticava. A tal oggetto
deftino gli aliment! a moke Fanciulle, quali, goden-
do il bene loro difpenfato, imparaffero da eflb il
linguaggio di celebrate Fauftina, appellandofi pure
Fauftiniane ■Mi fi rende pero probabile ,che a queft’
opera di generofa pieta rifletta la Medaglia-corren-
te, che ho qui riferbata, poichd la benefica iftitu-
zione fu dal Monarca deliberata dopo la morte dell’
auguda Donna-, e dopo I’inftanza aqcora fatta al
Senato, per la fua pretefa Deificazione. In fatti
ferive
t^8 Tavola Decimanona.
fcrive prima f’Iftorico,chePr?»f iSenatu,(it hmm
Faufliuce, yEdemque decerneret i indi foggiunge:Wot’4i
puellas Fauftinianas injlituit in honoreni axaris mortuiij
tuttavia non leggendofi riell' Ifcrizione di Faiiftina
il titolo di Diva, potrebfa’effere, che I’iftituzione
foffe ftabilita pria, che, il Senate venifle all’atto fo-
lenne dell’Apoteoii. Scorgeli intanto la proprieta,
con cui la Figura tiene il Corno dell’abbondanza,
ed h per dinotare la copia del provvedinientd, ac
cordato dal Principe alle dette Fanciulle, ad imita
zione probabilmente della pieta ufeta dal Padre,
da cui fu egli adottato, Antonino Pio, che ad onorc
di Fauftina-Mg^c della prefente inftitui tali Fan
ciullc, appellat?hncor efle Fauftiniane.

1I
L^VJE R O.
Cco il Collega Augufto di M- Aurelio nella Mo-

E narchia di Roma, cioe L. Vero ■Adorna la pri­


ma faccia dellaMedaglia col llio fembiante,e
nella feconda rapprefentafi con due Figure, che fi
danno la mano, la Concordia de’Cefarei Perlbnaggi
nella condotta dell’ Imperio.
Coininciajido 1’ Iftoricoa difeorrerediL. Vero,avvi&,
che idue Principi dominarono bensi unitamente il
Mondo,ma che ragion vuole fia premelib aL-Vero
M- Aurelio,ecos'ifcrive :Scio pkrosque ita vitam Mar­
ti ,ac Feri litteris ,atque hifiorue dedicaffe ,ut prionm Ve-
J« 7.
C apitol, rum intimandum kgentibus darenl, non imperandi feciitos
in V ero.
ordinem ,f(d Vivendi- Ego verb,qubdprior Marcus impe-
rare empit,delude V-.tus, qui fuperftite periit Marco, prio-
fern Marcum ,dehinc Verum credidi celebrandttm.
Notafinella Medaglia ilfecondoConfokto; e inquefto
fu
jL. Vero. i€ < )
fu parimcnte Compagno d’AurcIio: C m Marco Fra- tim.
tre itcrim faihis eftConful. Nel vanto dcgli onori >e
delle dignitk ebbe pure Aurelio k precedenza, pol-
che Vero Diu privatus fu it , £ 7 ea honorificenti^ caruit,
qua Marcus ornabatur - Se poi la Concordia dall’ ifcri-
zione indicata concerto tra i due Monarch! buona
armonia,fututtaeffetto della prudenza d’Aurelio,
che feppc diffimulare, e tollerare pazientcmente
gli ahdamenti poco ben regokti di Vero.
I I I
lfcorda la prefenteMedagli^^il’anteceden-

D te, poidie in quefta ved^ notato j’anno fe-


condo del Tribunizip^otere; Per altro ha
la medelima indicazione ^lla Concordia, la quale
effendofi confervata in .rirtd della faviezza ufata da
M.Aurelio,Iqfe’percid oggettoplaufibile di mara-
glia; onde Ari^de potd Ickmare: O' m ira b ilem v i r u m , jr iftu . Orat,
qm nihil ,rtifi a m f r a t r e v e lit r e g e r e ; C dopo licguc'di- de
cendo: TSLe^te ta m en p e r iit id circo M o n a r c h ia , f e d m ira -
bilis quidaht T rin cip a tu s e x titit, in d u o b u s c o r p o r ib u s ,
animis Una colloca ta j'en tem ia ,in ft a r h a rm on ite c u ju s d a m y
p e r o m n e s fid e s d ijc iir r e n tis ^ e pero il Senato con mblta
ragiune voile eternata ne’ Mctalli la Concordia ri-
marcabile di quefti due Prineipi.
IV
lliparimente rapprefentafi 1’iftefla unione de-
1 m glianimide’Monarchi,traiquailftaimpreffa
una Stella; forfe per dinotare il Fato ,dal qua-
le,conforme la vana opinione de’Pagani,
erano moffi i Monarchi a confervare tra loro la Con­
cordia, e giudicavano, Fatam perSteilam fignificari s r’w. Vahr.
opure per indicare la felicith, con la quale reggevafi
da elfi la Monarchia; giacche di qiiefta parimente
TomoVII. Y crede-
I/O TavolaDecimanona.
credevafi efierc chiaro (imbolo la Stella: Arufpicm
ohfervationes Stellam ajfetunt profperitatis fignum effe-
Una delle due Figure tiene non lo che nella mano fi-
niftra, e probabilmente e il Volume delle'Leggi,
affine di fignificare, che coll’indirizzo, e retta fcorta
delle medefime Leggi governavafi da i due Augufti
concordemente I’lmperio.

a folenne partenza, che fe’ L. Vero coH’Efer-

L cito deftinato a domare I’orgogliode’Farthi,


fi celebrifl. |iel corrente Rovefco; in cui il Mo-
narca fi da a vedere a Cavallo coll’Afta imbrandita,
preceduto daunaFiguramilitare,e da tre altre fe-
guitato. In quefto fuo viaggio and6 accompagnato
fino a Capua da M-Aurelibi ma nel decorfo, C«m
Cap/tolm. per omnium villasfe ingurgitaret, non reggendo la 61u-
in M.
te a i molti disordini, che facea, cadde infermo; e
perb Morho {mpitcteur apud Vanufiuni agrotabat ,qm ad
eum vifendum frater contendit ■ Superato 1’incomodo
del male, avanzoffi con Ic Romanc Lcgioni contro
i Nemici, i quali fe furono finalmente debellati, tut-
to il merito della gloria, per la vittoria rikvata,
fi tenne dalla parte de’ fuoi Legati Stazio Prifco,
Avidio Caffio, e Marzio Veto; mentr’ egli, ncl
tempo,che i fuoiCapitani infegnavano collaSpada“
ai Barbari I’obbedienza a K om a , ylpad Corinthum,
Idem, £7 -^thinas inter fymphonias, £7 cantica navigabat, per
fingalas tnaritimas Civitates yljite, Vamphyli.e, Ciliciaque
clariores, voluptatibus immorabatur^ quafi ambiffe di
comparirc interefiato pifi ncl trionfo de fuoi difl'o-
luU coftumijchc nell’onore acquiftato dall’anni.

Simbolo
L,Vero, 171

V I •
lmbolo della Felidta fii riputata dagli Antichi la

S Nave;N<»wj inveterum moaumentis Felicitatis hiero- p f -


glyphicam t f t . Con tal fignificazione appunto dee "
confidcrarfi la Nave, nel fecondo campo della Meda-
glia impreffa; e ci viene accreditato dalla ifcrizione
ifteffailpenfiero. LaFelicitk tUttavia,feinqualche
forma profperd I’lmperio fotto la Monarchfa di
L- Vero, conviene attribuire il vanto di si bella forte
piCl alleattenzioni ufate daM. Aurelio,che dal fuo
Augufto Collega. So, che Zofitno park in modo,
che moftra di appropriare il merfto diquefta gloria
egualmente all’ uno, ed all’altro, poichfe cosl fcrive:
Tar illttd fratrum Verus Lucias muhavitiata corre- ztfm. Lih.t,
xerimt; mque tantumea, qftafuperioris mmoria Trincipes Bifior.
amiferant, recuperariprf,jcdetiam non pofeffa prius qutc-
dam adjeceram. Gl6 noa od a nte, l e in r e a lt y la favia
c o n d o tta d ’A u r e lio n o a a v e l l e g o v e m a t a la N a v e
c o l fuo v ig ila n te a v v e d i m e n t O j f o r f e i lic e n z io f i por-
t a m e n t i A i C u c i o a v r e b b o n la r i d o t t a ad u n c a la m i-
tofo a a u f r a g io .
V II

S Iccome neir antecedentc Medaglia il terzo, cosl


in quefta leggiarno notato il quarto del Tribu-
nizio Potere di L. Vero • Martc gradivo coll’Afta
nella deftra, unTrofeo fuU’omero finiftro,ed una
Celata in capo, nobilita il campo contrario. La com-
parfa del fuppoilo Dio, in tcnde di glorificare le vitto-
rie riportate fopraiParthi , egliArmeni dalle Squa-
\dre Romane , mediante il ftggio valore de’generofi
Capi tani.che le governarono. Ancorchi pero L.Vero
non avefle ,nell’onore delle militari imprelc_,ragione
giufta di merito, come addictro notai, le fu tuttavia
TomoVII. y a attri-
t j i Tavola Decimanona.
attribuita la gloria, poicW fotto’lfuo nome fegna-
laronfi le azioni guerriere, che veramentc coftarono
quattr’anni di fatica a i di lui Luogotenenti; i quati
Jut. Capitol Cottfecerunt Partbicum helium per quadriennium, itaut Ba­
in Vcro,
byloaem , Mediam pervenirent, jirmeniam vendkarent ■
Venerarono gli Antichi Marte qual Nume prefidentc
alle guerre. Quel Dip perd, che fupponevano difpen-
fare agliEferciti le vittorie, non fu egli efente dall'
eflerdomato,ene’Iegami avvinto; mentre traifo-
Phifoftrat. de gni pagan! correva opinione, Martem Deorum omnium
Vit^ A polhaif
Lib.j.cap.ix*
bellieofiffimum y inCwlo quidem i Vulcano, in Terrd verb
abyihidis vin&um fu ijfe ; tanto vaneggiavano lemen-
tijOfTufcaccdalletenebre di capricciofe menzogne.
VIII
Peciofe pompa della fuprema autorita del Mo-

S narca Romano fi fa nella feconda faccia delh


Medaglia; doveCefare fedeate fopra unPalco,
e da alnm f Fipiir£ corteggiato. dctcrmina il pro-
prio Re agliArmeni, ed h rapprelentato nella Fi-
gura appuntOjChe in picdi gli ita innanzi. S oggio
g. -■ turono gli Armeni, trovaronfi parimentc
obblii i ad ubbidire a quelle Leggi,che all’Augu-
fto Rc lante piaceva loro prefcrivere, ed infieiae
nmiliarfi alia Perfona di quel Re, che Cefere per efli
elerto avea - A quefla grand’ opera riflette la Me- *
daglia,comechiaramentc I’lfcrizioneavvifa.dicen-
do: REX ARMiENlS DATVS . L’lllorico ancora
ci dk teftimonianza del fovrano potere in cid di
Capitol in
L. Vero, mentre di eflb f c r i v e : Confeblo bello Pegna
Vfro. Pegibus, Pfovincias verb Comitibus fuis regendas dedit-
Difpenfati aglialtri inquefta forma gli onori, ebbc
di poi per sd la gloria d’ intitoiarfi Armeniaco, corner
pure dalla prima Ilcrizione della Medaglia
ci viene lignificato -
TAVOLA
173

T A V O L A
V I G E S I M A.

U VE R O
’ Obbedienza. delle Nazioai anche flra-
niere al Trono di Roma, accrcditava
baftantcmcnte la maelli della di lui
fovrana potenza. Tuttavia quefta rin-
forzava ncl concetto delMondo lafti-
ina del vanto augufto, allora che pren-
dcva dai proprj voleri laLegge,per create aiRe-
gni i loro Monarchi. Di un'azione di dominio co-
tanto liiblime fi replica nella prefentc Medaglia la
gloriofa mcmoria difli, fi replica, perchc qui pari-
mente fi celebra la dichiarazione del Re, deilinato
da L-Vero a gli Armeni; e la differenza del cor-
rente Rovefcio rilevafi dalla diverfa mqniera, con
cui fingolarmente rifcrizione del fecondo campo
cfbrmata.

Coir
174 TavolaVigefma.
11
Oir onorevole appellazionc d’ Armeniaco,

G Partico,e Maflimo, compariice nella prima


facda della ^dedagl^a L. Vero; nell’altra ve-
defi unaFigura fedente,inatteggiatnenro di melli-
2 ia , lbpra alcuniScudi, e in efla rapprefentafi I’Ar-
menia dall’amai Romane foggiogata, e che accufa
con fembiante afflitto la propria depre/fione, in-
nanzi ad unTrofeo, teftimonianza manifella delle
vittorie del Romano Monarca.
Co gli Armeni, debeUati furono ancora i Parthi, e per5
Cefare, oltre il titolo d’ Armeniaco, affumc pari-
"Jul. CaphoUtr,
mente la denominazione di Partico . Tartunique eft
in Vsro. ipfi nomeij Armenki ,'Parthici ,Medki, quod etiam Marco
'^otthc agent! delatum eft-
Quanto pero di credito ftudiavafi di guadagnargli il Sc
nato con le memorie gloriole ne’metalli imprefie.
altrettanto di pregiudicio recava Vero alia fua Fa
ma, cogl’indecenti coltumi, che praiico dopoilfuo
ritorno a Roma. '^everj'usdVarthko bctlo, minorc circa
Fratrem cuhu fuit Veriis j nam £7 libertis inhonejlius in-
dulfit, ^malta fine Fratre, cio£ fenza laffenfo di M.
Idem ibidem^
A urelio, difpofuit. Hisacceff.t, quod,quafi'Feges aliques
adtriumphum adduceret ,fic Hijlriones eduxit iSyrid, quo­
rum prtecipuusfuit Maximinus, quern Paridis nomine mm-
cupavit ■ Viliam praterea extruxit in via Clodid famofip-
warn, in qua per multos dies ipfe ingenti luxurid debac-
chatus eft, cum libertis fu is , £ 7 aniicis paribus, quorum
prafentia nulla inerat reverentia. Procure bensl Aurelio
d’emendarc lo fcorretto vivere di Vero, obbligan*
dolo a qualche roffore, con mettergli in faccia, e
fotto gli occhi i fuoi regolatiandamenti •, onde atal,
fine portolfi in perlbna a Ibggiornare feco, ma ri-
mafe delufa la giufta intenzione del morigerato Prin­
cipe •>al quale il Senate alz6 nelle Medaglie il Trofeo,
quando
jL. Vero. I7J
quando egli,con ifcapitorimarcabile di fua gloria,
provveduco erafi d'altroTrofeoappunto,nia tutto
jgnobile. L’accenna infatti I’Illorico, con dire; Hj-
iuit ^ Jgrippam biflrionem, cui cognomentum erat Mem-
phi, qum ^ipfum i SyriA, veluti Tropbaum Tartbkum
adduxerat, quern Apolauftum ttwnmavit ■ Adduxerat ^ecum
^fidkinas, tihkines, hijlriones, fcurrasqiie mima-
m s, ^ prafligiatores, gf omn/a mancipiorum genera, qua- ^
rmrSyria, Alexandria pafcitur volaptate, prerfas, jut
inderetur helium non Tartbkum, fed bifirkum confeciffe ,
Quefta ela potnpa,edil corteggio trionfale,concui
Vero venne a folennizzare in Roma Ic fue vittorie.
I ll
Lprefente Rovefcio conformafi nella fua indica-

I zione all’antecedcnte, ma difcorda nella fitua-


zione della Figura, che dinota 1’Armenia, mentre
qui fi diwoflfa con le braccia avvinte al tronco del
Trofeo. Parmi tuctavia, cbe I’Arm enia, in vece di
palefarfi addolorata, e a guila di prigioniera, doveva
anzi dichiararfi contenta di quel pid felice deftino,
che con acquiftarla, le truppe Romane le procaccia-
rono,Uberandok dalle calamitofe invafioni, con le
<r-^ali piagnevafi defolata da i Parthi, fottomeffi pa-
rimente da i Luogotenentidi L Vero. Vologejfusenim
‘ IlexTarthorum, gravi eruptione, Armeniam, £7Cappado-Lit,.
ciam, Syriamque Paflabat. Cio non ollante, iigurafiCol
tipo nella Medaglia iropreffo,perch^ vuole il Sena-
to,che fia ravvifata aguifa'di vinta,comeSuddita,
e Serva al fuo Cefareo Moqarca.
IV
Anno fefto delTribunizioPoterediVero,nel-

L ta corrente Medaglia fegnato, la rende diverla


dalla palTata, in cui leggefi notato iPquinto.
La
I j6 Tavola Vigefima.

AFigura alata,che il fecondo campo adorna,

L e tiene conladeftra una Palma, appoggiando


____ la finiftra ad uno Scudo, collocate fopra un’
Albero parimente diPalma,cidk avedere,adono-
re di L. Vero, la Vittoria Partica, come chiaramente
ci viene notificato da i Caratteri nel detto Scudo fe-
gnati:VIC PAR.,cio6 VICTORIA PARTHICA-
Di quefta fi attribuifee il vanto a Vero,ancorche,
come di fopra avvifai, egli potefle addurne poca
ragione di merito, tenendo la fua mente applicata
a folazzarfi liberamente, anzi che a dar pruove di
guerriero valore; Verus Imperator ^omanorum minime
In titcerptis i/tdujirias ,fed ebrietatis morbo dijfolatus fere ^ e fe pure
i Suida.
talvolta accingevafi a qualchc iroprefe, ImonfuhS
femper temeritdte utebatur-
r i m . dt Pi- Mi c a d e q u i i n a c c o n c io a v v e r t i r e , c h e Tdrtborm J(eges
neda in Com-
twnt. Stepbop
E ffaces, £? .Arfacidte dicebantur ab Arface primo eorum
"Regej in q u e lla f o r m a , c h e i R e g n a n t i d i R o m a ap-
p e ll a v a n i i C e f a r i , e q u e lli d ’ E g i t t o T b l o m m e i .

VI
' Ancato L. Vero per accidente fubitaneo

M d’apoplefsia , fu fubito pronta I’adulazione


_ a glorificarlo, elcvandolo al Confeffo de’
Numi: Obsit cum d Concordia Civitate /iltimm proficifce~
£7 nehicuh federet, fubito fanguine
ibius, cafu morbi, quern Craci Apoplixim vocant; Cum
obiijfet undeepto Imperii anno, interDeos relatus eft.
Il titolo di Divo nel primo campo della Medaglia,
e nel fecondo ITfcrizione, CONSECRATIO, con
I’Aquila, che poggia fopra un Globo celcfte, fono
dichiarazioni manifefte della di lui fuppolta Deifica-
zione.
LUCILLA-
177

VII.

LUCILLAv
’ lmmaginediLucilla Figlia di M-Aurclio,

L di Fauftina, e Confortc di L. Vcro nobilita la


' prima faccia della correnteMedaglia. Rimar-
CO1Augufta Femmina in fe ftefla piil la Madre, chc
il Padre liio; poich^ Efloit fort belle, mats egaletnent
lafcive, £)f voluptueufe, digne fille d’uiie telk mere,
digne compagne d'm mary debordi, £ 7 perdu, en de- 697.
bauches, £ 7 tout ensemble d'ejlre la foeur, d’m frere
deteflabh, depravi , £ 7 iufensb que fut Commode ■
Da un’abozzo c o mnero, puo facilraente argomentarfi
I’ofcura forma deU’ anima di Lucilla. A riguardo
perd della di l^i fingolare bellezza, impegna qui, per
accreditarla, i fuoi pregi Venere, imprefla nel Ro-
vefeio, con la mano finiftra ad un’A/ia, e con il Po­
rno nella de/liji, del quale non parlo, avendone ra-
^onato in altre Mcdaglie.
V I II
Ormato ch’ebbe M. Aurelio il penfiero di con-

F cedere inConlqrte a L-Vero la fua Figlia Lu­


cilla , dichiarofli nel Senato di voler egli in Per-
fona condurgliela, mentre allora Vero rtava occu-
pato nella guerra Partica. Intefo pero dal detto Vero
ladeliberazione d’Aurelio,giudic6 vantaggio di liia
riputazione il non attenderlo, per non eflete obbliga­
to adun vergognofo rolTore, fe I’Augufto Suocero I’a-
velfe ritrovato piCiattento a i fuoi licenziofi diverti-
“ menti, che applicato al governo dell’armi; percio gli
fi port6 incontro fin’ ad Efefo, benche dopo, Aurelio,
peraltromotivojfin la nonaccompagnafleLucilla.
TomoFII. Z Quefta
17 & T avola Vigefima.
Quefta pcro ebbe un Parto,comc I’cruditiflimo Tri-
ftano attefta, dicendo’: reftim e, qu'elle avoit eu urn
fills de Verus ^ e ad eifo probabilmente riflette la Fi-
gura infantile,ehevedefi ful bracciofiniftro’diGiu-
none Lucina, riputata alfillente col fuo favore al
parto della Cefarca Donna.
Sc pure dir non vogliamo,che alluda all’altro.chc la
medefima Principefla concepi dal fecondo fuo Con-
force. Perocche morto L-Vero, pafso Lucilla', per
ordinazione dell’Auguflo fuo Padre ,al fecondo Let-
t o , fpolandofi con Claudio Ponipejano •, e convien
credere , che quefto Perfonaggio fifacefle con le pro-
prie virtCi il merito di ottcnere inConfortc laFiglia
diCefarc; mentre M-Aurelio, nel collocate le fue
Figlie, tieq a e qui longam generis feriem praferrent, nut
HfroJiau.
Lih.i.H'fior.
qui opes nimias ofientarent ,fe d qui morum probitate, atqm
inCommodo. tnodeftii, vitieque innocentid pratellerent, eos jibi generos
deligeados putabat ,• bxc enim fola animi boqa certa effe ,fta-
biliaqut dueebat ■A Pompejano adunque data in Ifpofa
Lucilla,lo fe’lieto conunFiglio,ilquale nominofli
Leto Pompejano. Tuttavia qualunqiie folfe la feli­
city, che fogno il Sena to accordata da Giunone alia
di lui nafcita, qiiando fia cflb dalla Medaglia indi-
eato, certo h , che il ddlino della fua morte riufd
infeliciflitno, poiche finalraente Caracalla OceKtff'^
^ a r tia x . in Tompejanum, Marci nepotei/t ex Filid natum, £? ex Tom-
C sracalla.
pejano, cui nupta fueratL udllq^poji mortem Vert Impe-'
ratoris.
Oltrc il Bambino, oftenta Giunone con I’altra mano
un Fiore, col quale ,giudicatodagli Antichi /Imbolo
della Speranza, come in altri luoghi ho notato,
moftra’ di promettere quelle frutta di beni,
e di felicity, che dovevanfi alpettare
dal nato Figlio.

TAVOLA
T avola Vigejimaprima.

lU l

: I
T 4 V o L A
V IG E S IM A P R IM A .

LUGILLA.
Ra frequcnte, ncl rcgnar dc’ Pagani,
I’oltraggio, che inferivafi alle Virtil,
con appropriarie a Perfone fcreditate
da i Vizj. Il defiderio di conciliarfi la
grazia dc’ Dominanti, non afcoltava i
datnori della ragione, che giuftamente'
riprovava quelle fordide adulazioni, le di cui Leggi
•^rmettcvano 1' arbitrio di accordarc anche al de-
merito gloriofi gli elogi • Cosi appunto opcro il Se-
■ nato a contemplazionediLucilla,mentrc,pcrvan-
to di eila, pubblico nella preiente Medaglia la Fietk,
ideata in una Figiira, la quale dimoftrafi difpofta
a facrificare full’Altare,che ticne innanzi,col fuo-
CO fopra, preparato al profano miniftero.
Non fo in realti,qual pieti praticaflc I’AuguitaPrin-
cipefla verfo iDei.netampoco a riguardodeglillo-
mini. Certo b, che tefc inlidie al iiioCefareo Fra-
tello Commodo, dal quale pero rilevd il rimerito
del liio fiero difegno, con dferc uccifa. Prpv6 bensl
ella r autorevole pietJi di Aberdo, Santo Vefcovo
TomoVIL Z z di
i8o TavolaVigeJimapima.
dijerapoli, poicb’egli, ad onta de’Sacerdoti idola-
tri, i quali a di lei follievo avevano indarnp^ mefli in
opera tutti i loropreftigi,liberolIadallo/5piritoma-
ligno, da cui la mifera Lucilla trovavafi invafata.

I I

COMMODO.
’lmmaginc laureata di Commodo fi dk a ve-

L dere nel prime campo della Medaglia, ed il


fecondo ci metre fotto lo fguardo .la Figura
diGioveGonfervatore,che tiene con la mano fini-
ftra un’Afta, e con la deftra il Fulmine •, e dimollrafi
in atto di proteggere col fuo manto un’ altra pic-
cola Figura, che adorna con lo Scettro la finiilra,
ed arma col Fulmine parimente la deilra. la ella
riconofeiamo efligiara la PcrJbna di Commodo, del­
la di cui prolperola conlervazione prendefi parti-
colar penfiero lo fteflb Giove.
Con tal oggetto pud ravvivarfi la memoria di quegli
avvenimenti funelli, ne’ quali la vita di Commodo
videfi in eftremo pericolo, ma n’ebbe fortunato !-
fcampo, in vigore del patrocinio fuppofto di Giove,
adeflbluifavorevole- Provoco realmente pik volte
lo fcorrettillimo Principe il ferro de’Congiurati, 1
quali feppero bensi concepire, ma non effettuare
il di lui cllcrminio; fmchc Marcia Concublna pria
predilctta del Monarca, e poi da effo a mort~ delti-
nata, non,procuro, per difefa della propria vita,
perfuadere ad altri il liberate da un Tiranno il Mon-
do - In fatti Claudio Pompejano, alio ferivere di
Lampridio, opure un certoGiovane ardito,nomi-
nato Quinziano, fubornato da Quadrate Perfoiiag-
gio nobiliffimo, ad iftanza di Lucilla arrabbiata con-
tro
Commodo. i8 i
troCot^odo fuoFratello, come vuoleErodiano,
prefent^l ferro al petto diCefere, ma con evento
ijifdice, non feppc con la neceflaria cautela
'regola'rc il colpo. Cosl Pcrennc, llomo di fomma
autorita nell’ Iinperlo, c Capitano de’ Pretoriani,
invagbito del Trono, a lavore de’ luoi Figli, V t cdm jimUm.
fritnim Veretmis Commodum occidijfet, ipfi Trincipatum
anipennt, tnacchino la morte d’Augufto, ma la rui-
na fi rovefcid fopra il di lui capo ,,che troncato, fu
feco recifo il filo dell’ inlidie tele alia vita di Com­
modo. CosiMaterno.Soldatoaflai intraprendente,
Etmultamfusnefaria,cpare v&aefurono tutte I’arti iifem.
da effo praticate per uccidere il Principe, alia di cui
indignazione cadde anzicgli.contuttl i fuoi fegua-
ci, vittima facrificata; Cosl parimente avvenne a
Cleandro, die tumido d’ alte idee, incontrd infeli-
ciffimo deftino. Pare intanto, che ad alcnno degli
accennati pericoli pofl'a riflettere il penfiero del Se­
nate, che potblica Giove Confervatore d’Augufto.
Tuttavia a niuno de’ mentovati accidenti pud aver
riguardo, a mio credere, il prelente Rovelcio; e
mi trovo indbtto a quefto parere dall’ Ilcrizionc,
che vi corre intorno, e nota efpreflamente I’anno
terzo delTribunizio Potere di Commodo; nel qua!
Ttempo era anche vivo M- Aurelio fuo Padre, e
allora non fiirono tele infidie al Figlio - Certo e,
che Commodo contd il terzo della fua Tribunizia
Podeftk, neir anno di noftra Redenzione cento let- ;»
tantotto, e M-Aurelio maned di vivere nell’anno
deir umana Salute cento e ottanta. Conviene adun-
que dire, che il Senate, col fuo penfiero, non altro
pretendelle di fignificare, che 1’iropegno.lavorevole
di Giove Confervatore del Principe, ed attento a
patrocinarlo in qualunque fuo bifognevole evento.

Nclla
1 82 T avchV igefim aprim a. .

III
N Ella Figura, chc occupa la parte contraria del­
la Medaglia, e tiene con la liniltra uo’Aftaj
e con la delira unaSpiga di frumento,aven-
do a’llioi piedi poggiato in terra un Globo, pcnfo
ideata la provvidcnza del Monarca nel Ibvvenirc
con opportuna vittuaglia al bifogno comune.’ Fu
Roma, neir Imperio di quefto Principe, travagliata,
oltre la pelte, dalla lame ancora, alia quale cooperd
non poco la lagace fupcrbia di Cleandro oriundo
dalla Frigia; ma Ex ea nota bminum , qui fublici, per
prttcwem veeieunt • Hie, cum in dwnum Imperatoriam jer-
vitio ejfet traditus, £? cum ipfo Commode accrevijfet, co fei-
licet honoris, atque auFloritatis proveBuseft,ut,^corpo-
Hcrcd'tan, ris cuftodiam, ^ cubicuU curam, praterea militum prafe-
Lih. 1. Hijior.
Buram folus obtineret • Caterum divitia, ac luxus etiam
ilium ad Imperii fpem injligabant. Quocirca grandi cocBi
pecutii^ ,plurimum frumenti coemit, id autem occlufm ha-
bebat, fperans fibi Romani Populi, atque exercitus vohn-
totes adjunBurum, fi prius rerum necejfarianm pemsrib
laborantes magnis repente largitioaibus demereretur ; con
difegnOjChe Talttuibencvolenza glilerviffe di fcor-
ta,edappoggio, per felicitare la propria alterigirf
La fame per6 alTai memorabilc, e che in realti af
MfMohjh Itrh flifle nialamente Roma,accadde quattr’anni dopo
p/rat.Rptnan. la morte di M- Aurclio, nel qual tempo Commodo
contava I’anno nono del Tribunizio Potere; non
pud adunque alludere la Medaglia alia fame avve-
nuta in tal tempo; mentre fegna nelV Iftrizione
I’anno folamente quarto della Tribunizia Poflanza
del Monarca; onde dovr^ rilerirfi a qualche altro
bifogno di vitto,e forfe nell’Elercito,acui ilPrin­
cipe, inliemc col Padre fuo, allora ancor vivo,rc-
calfe amorevole provvedimento.
Morto
Commodo.
IV -
Orto Aurclio, poco tard6 Commodo a la-

M' fdare i disagi del Campo militare, applican-


__do il pcnliero, e I’affetto a rimetterfi in Ro­
ma . Rinforzarono il di lui deCiderlo le periiialloni,
die gli fecero mold, i quali raflegnarono innanzi
alla'fua confiderazione le abbandonate delizie, tra
le quali nella propria Reggia avrebbe egli potato
lietamente folazzarfi. Si oppofe a i pernidofi con-
liglj il faggio Pompejano, con dirgU: Ttmri U , b Fili ^
Domine, Tatria defiderio mimtni mirandum; quippe
tadem nos qmque rtrum domefikarum cura follkitat, jcd
ei tamn refijlimus, qmniam priorespartes agunt, niagisque
mimbunt nobis, qua hie expedienda fuperfunt ■ Nam illis
quidem, vel in poflerum diutius perfrueris, "Bsma autem
illic efi, ubi Imperator efi^ caterum helium relinquere ineboa-
turn, praterquamquhd indecorum videtur, etiam perkulo-
fom efi. Quippeaudaciambarbarisinjkiemusj nequeenim KeniiM.
temeandi cupiditate decefftffe nos, fed aufugtjfe metu per-
cutfos arbitraVmtur • Tibi autem quam fuerit pukbrum,
devklis hofiibus, atque Imperii finibus, ad Oceanum ufique
propagatis, redire inVrbem triumpbanti, mdiosque,
“haptivos prateragenti "Feges , SatrapasqM barbaros, bis
enimartibusprioribusfaculis,fi,omani homines magni, atque
illufires evaferuntj nihil efi autem quod vereare, nequd
illic restua periclitentur ^ nans ^ optimus quisque Senator
tecum hicefi ,^exercitus univerfustuum coram propugnat
Imperium ■ Quin JErarium quoque principalis pecunia no­
biscum efi omne. Adbac Tatris tui memoria aternam tibi
apud potefiates quaslibet fidem, atque benevojentiam robo-
ravit. Erabaftante quefto difeorfo a rimovere dalla
brama di riportarfi allora a Roma I’animo di Com­
modo, quaod’cgUavefle volutoafcoltare il linguag-
gio della ragionc. Ma troppo prevaleva jn effo la
paffione,e I’appetito diun vivere tuttp licenziofo,
c intie-
84 T a v o la V ig e fim a p rim a . .
e intieramentc governato dal fenfo, fenzi inquie
tarlo conlefatiche,penfioniindifpenfabilj/oclle mi
Zoftar. Tow.x. litari imprefe •, e per6, Tace faSla cum bawaris, udk
^nai. laborum diJfolutavit.eamore ,1{otnarn revertitur- Nc)q
t frattanto credibilc il giubilo, e la fefta, con la quale
fii da’ Romani incontrata quefta venuta del loro
Jo:Sapt. Egna- Monarca: Et quis Filium Antonim rejeciffet? in fatti,
tius L ib . i. Rth
tnamr.Pmc'tp> appena ft intdb in Roma I’avvifo d’effer egli alia
Citta vicino ,che Senatus fiatim univerfus ,Topulmque
‘Eflntanus magno pro fe quisque antevertendifludio efufi.
laureatique, acflares mtmifariam, qms dabat anni Umpus,
- Herodian. conferentes, quam quisque ab U rbe longiflime poterat, occur-
L ib .i. H ijior.
rebatit j VifuriTrincipem atate ,atque nobilitate con^pkuum
quippe amabant ilium, £? quidem vertjflmis afeblibus, at-
pole naUm apud ipfos, educatumque, tertioque jam gradu
Imperium, nobilitatemque 'flemanam compledlentem ■ Tut-
tavia non ando molto, che la gioja, e la comune
fperanza imparo il disinganno; poich^ il diflbluto,
e barbaro Principe die’ ben preCto co sl libera, efran­
ca la Vicenza a i fuoi abfaominevoli coftiimi, che di
lui fi pole dire avvantaggiafle nelle iniguita lofteflb
Nerone; mentre fubito, ne’ primi giorni del fuodo-
minio, dielli a vedere con la faccia del vizio, dove
Nerone Put eftim'e avoir furpafse en bonti tous ceux qui
Jo: Tn(lan. If precederent, dam les quatre premieres annks de fou Em­
Tent. I. Cent-
tm nt. Hijior. pire mais quant a Commode , non j'eulement il fu t aufli per-
vers, pfl merchant au commencement d' iceluy ,qu' ala fin.
iAaisme^me des fa premiere jeuneffe il f e flt cognoifire ejlre
fans bonnear, fans vergongm ^fans bumanite, lajcbe, cruel,
fppmerveilleufement deprave . Ebbeancora unpenliere,
che potea farlo riputare emolator di Nerone, e ft
d’incendiaiwRoma,ed avrebbe praticata la barba-
ra azione, fe non fofle ftato rimollb da cosi pazzo
difegno, e pureparea ambille di abolire la memoria
di quel Moflro coronato, c dimollrollo allora che
Lampr'iJ. in Coh/fl caput dempflt, quod TSLeronis ejfet, ac fuiim impo-
Commodo.
f ui tj ma con talatto venne egli a provare per se,
fenza
Commodo. 18 5

fenza conofccre di farlo ,lainaggiofanza ncU’anda«


picnto deteftabile di una vita viziofo.

a Tama dc’ pcrverfi coftumi di Commodo

L fonava per le Provincie dcllTniperio coP vo«


ce tanto efoia,chc iGerman!,ciDaci tenta-
ronOdifcuotere ii giogodeirubbidienza ,cheftima-
vano vergognofa,e indcccnte al lalcivo.c barbaro
Monarca; Furono pero rovefciati coH’ arm! da i
Lilogotenenti diCefare, i difcgni, ch’eranfi medi-
tati; In Gemanid, 0">»l>aci^ Imperium ejus recafantibus imprU. '0
Trovittcialibm. Effendo pero accaduto quefto gucr-
riero vantaggio nell’anno appunto, in cui Commo­
do contava I’ottavo del fuo Tribunizio Poterc, nella
Medaglia notato, penfo,che ad eflb alluda la Qua­
driga Trionfale, nel Rovefcio impreffa, fopra la qua­
le comparifce*/! Principe, che dene con la finiftra
lo Scettro Conlbiare, fu la di cui Ibmmifa i’Aquila
poggia. ^
Se poi quefto diffoluto Tiranno abbia le ragioni del
tnerito, per vantare I’appellazione di Pio, che 1’ Ifcri-
zione corrente intorno alia fua Immagine gli dona,
^■potrh lacilmente intenderlo chiunque leggeriDione,
degno di fede, perch6 vilTuto nel tempo appunto di
■Commodo; ecco cid,che i]gravillimoIftorico fcrl-'
Tc: Ecjuidem conftmderem, ^perfurbarem Hijhriam, Ji
fcriberem accurate de fingulis, qms ilh adduBus,nonfolum Xiphil. In
falfacalum nid,^fafpim neaoaveri,verum etiam propter
opes maximas, nobilitatemqae generis, exeellentem pro-
Jiantiam doBrina, atque ob alias virtutes, kiterfecitp C
pure era cost prodiga deTuoi encomj I’adulazione,
che anche in faccia alia barbaric del Monarca, volca
, oftentato il mitiflimo titolo di Pio.
A.vverto,che dopo I’imprefa degli accennatlGerma-
ni,eDaci foggiogati, chiamoffi Commodo la fefta
TomoFII. Aa voka
1 85 Tavolal^igefim aprim a
volta Impcradorc •, c talc in fatti lo denompa la fe-
conda Ifcrizionc.
V I
ElIa Mcdaglia tcrza della corrcnte Tavola

N accennai la pcnuria calamitofa dell’Annona,


che traraglidRoma,neiranno appunto no-
no delTribunizioPotere delMonarca,ed h apfun-
to quello, ch’ 6 fegnato nella feconda Ilcrizione del­
la Mcdaglia prefentc - Ivi pure notai, che Cleandro,
configliato da fupcrbi penfieri ,us6 tutta I’arte,affi­
ne chc dipoi la fama comune dovcfle riconofcerc
dalla dilui bcneficenza il bramato follieyo. Abort!
perd il faftofo difcgno, allora che Tlebs corpore Clean-
itt drt traB o, lacerato, caput eju s.p er totamUrbem gejia-
CommoJ9.
Pit in pih,nom ullosqueexeorum numero,qiii ipfiusfoten-
tid nitebantur, interfecit. Suppofe intantoCelare,che
il favore, e patrocinio d ’ApoIIine I’areOc benigna-
mente rimoflb dal pericolo, in cui trovavafi d’eflere
gettato dalTrono, coll’urto tnacchiiiatogli dall’al-
Hercdtaft. in tero Cleandro, le di cui abbondanti" riccbezze, e
C^mmQdot ' lu ffo fattoCo Ad Imperii fpem in/ligabaat. Quindi il Se­
nate , accordandofi al concetto formato dal Princi­
p e , imprefle a di lui gloria Apolline nel fecondo-
campo della Medaglia - Si dhpero a vedcre il fogna-
to Dio in vefte lunga, con la Cetera nella mano fi-
niftra, cd una Tazza, fcgnb di pretela divinith,
nella deftra •
In conformitii della credenza pagana, tnolto eonve-
niente era il penfiero di Comtnodo d’ eflere ftato,
nel calamkofo frangente, patrocinato da Apolline;
poiche quefti veneravafi appunto qualNume tutc-
lare del Palazzo Imperiale; Car Apollon efioit leDien
Jo: Tri^ans tutelaire duTalais, Q des Empereurs, depuis qu'Augttfte
Tom.
7^9' y eut dedtb (on C oloje, £T qui de la en avant pout cette
raifon fu t jurnm nii Palatinas.
PiA
Commodo. 187
Pill pero, chc ad Apolline, & obbligato Commodo
alia fiia Morelia maggiore Padilla, la quale Cum fub-
-urbamim orime tumultu compkretur Commodus ipp in
^ fecejfa voluptatibus indulgeret, infcius qiM gerenntur,
preientofli con follecito affanno aU’AuguftoFratel-
lo, e coi crini fciolti,in foggia lugubfe, proftrata
a terra gli difle: Tu quidem,h'Primeps,otitm agitans,
0 ’ omnium, quie gerantur ignams, extremo in periculo
verfaris, nos autem fanguis Urns propemodum occidimus. HerodSm.
JBum de Populo Pmano, aSlam magnd ex parte etiam temper.
de exercita e fi,Q qua ne d barbaris quidem nos pajfuros
expeBabamus, ea nobis domeflici faciunt , in quos maxi­
ma contuUfii beneficia ,eos primos inMcos babes • Cleandet
adverfus te populum, exerdtum armavit, e feguitd
colle lagrimevoli voci jChe I’amarezza del fuo cuo-
refuggerivale,ad informarlo dcll’immmente infor-
tunio •,onde il Monarea, rircoflb dal viziofo letargo,
in cui giacevp fopito , fe’fubito chiamare a se il fe-
diziofo, e condannatoio, contentd col di lui capo
recifo,e col capo lacerate la rabbia delPopolo.
V II
llole qui il Senato celebrata la provvidenza

V di Commodo, per le diligenze da eflb ufate


nel follevare Roma dalla penuria dell’ An-
nona. Per mettere in gloriofa veduta il rilevante
beneficio, fpiega nella Medaglia il fuo penfiero con
una Figura ignuda, la quale appoggia il piede dellro
fopra il Roftro di una Nave; tiene con la mano fini-
ftra la Clava, fermata fu 1’ ammaffo d’ alcuni Saffi *
econ la deftra fta in atto di ricevere urf mazzo di
Spighe daun’altraFigura,che ha nella finiftra ma­
no il Siftro, ed in fronte la probofcide d’ Elefante.
Berdilucidare il miftero deIcapricciofooggetto,dir6,
che nella Figura ignuda, che tiene la Clava*, rappre-
fentafi Commodo, il quale ammifc nella fua mentc
TomoVlL Aa z I’am-
18 8 T avo la V ig ejim ap rim a.
1’atnbiziofa follia di voler cffere venerate qual Er-
Xiph'ih in cole •,e per6 cognomina fibi fumpjit,feil prafenim
£ p it. D ion.
Herculis . Conofeiuto poi dal Senato, e dal Popolo .
quefto fuo,benclie ftoltiflimo,genio, I’adutazioiQ
Z otta r. T ota.
fe’ fubito fuo intereffe il fecondarlo. Onde
2. Annal. ei Statuas Herculis habitu erexerunt. tnanco gia egli
di provarfi tale, col maneggio della Clava, con la
L a m p rid . in quale TSLon folum Leones in vefte muliebri, £? pelle Leo-
C om m od. nina, fed etiam multos homines afflixit ^ e per fomdnto
X ip h il uhi maggiore della fua pazzia, Pellis Leonis, Claoaque
fu p r a , geflabantur ante eum, cum iter faceret. Queft’ Ercole
adunque Augufto tiene un piede fopra ilRoftro di
una Nave, per indicare la fiotta di que’ Legni, di
cui fi fervl a condurre per Mare il provvedimentD
L antprid.uhi
de' grani, al qual oggetto parimente Clalfem Afri-
fupM. canam injlituit, qua fttbfidio ejfet ,fiforth Akxandr'ma frii-
menta cejfajfent, e denomrnolla Commodiana Berciilea ■
Affine intanto di notificare, che gli gccennati fru-
menti provveduti vennero d a liE g itto , vedefi im-
prefla la Dea principale di quella Regione, cioe Ifi-
de,che porge a Commodo il mazzo delle Spighe,
ed oftenta in fronte la probofeide d’Elefanle,f)m-
bolo deir Affrica, effendo parte appunto di effa
-1’Egitto: N6 fenza il fuo fingolar motivo tiene (a
Dea il Siflro nella mano finiffra; perche oltre Ve^'
L a u r en t. TU
fere il fonoro flrumento appropriato adifide; Lnit
g n o r . in expof. Sifirum pecttliare Ifiacorum gejiamen ^ avea nella vana
m tn j^ Ifta cte
p a g. J4-
opinionc degli Egiziani la virtfi di frenare il Tifone,
e di placare col fuo ftrepitofo fuono lo fdegno di
Nettuno; e con cib potrebbe ancor crederfi fignifi-
cata la felicitk della navigazione, con la quale fu-
rono i grani condotti a Roma a che parimente
Commodo forfe allude col tenere, quafi in atto di
predominio, la Clava fopra i Saffi, dinotando ,che
a fuo riguardo furono, diro cost, aflbggettati gli
Scogli, fenza che impediflero, o ritardallero il corfo
alle Navi.
Ho
Commode. 1 8s>
Ho gik fpiegata la ragione,per cui Ifide qui porge Ic
Spighe al Principe •, aggiungb ora, che le Spighe me-
defime furono da alcuni fogni pagani giudicate ap-
partenerfi a quefta Dea; poich6 Prma Ifis repertas "
Spicasj:apite circumtulit. na Mtl.
Oltre I’addotto ,pot^avere ilSenato un’altro motivo
d’imprimere Ifide favorevole a Commodo, mentre
fapeva, ch’egli con culto particolare la venerava;
e che fia vero,cgU Sacra Ifidis coluit, ut ^ caput ra^ Lamprid in
Jeret, £7 Attubitt portaret. Ma alHnche la fua pieta
foffe diftinta col carattere della barbarie, IJiacos pi-
neis,ufque ad perniciem pcRus tundere cogebat^ e di pii
Capita Ifiacorum graviter obtundebat ore Simulacri j c il
Simolacro da lui portato era d’Anubi, col quale i £«/<•*. apad
Mitologi confondono Ofiride, che fu con un '
di maravigliofe njenzogne, Marjto, Fratello, e Fi-
glio della medefima Ifide-
V II I
a Figura della Vittoria, fedente Ibpra alcuni

L Scudi,'nella feconda faccia jlella Medaglia, e


I che tiene una Palma con la oeftra, e la inafio
finiftraadonoScudo,che poggia fopra ilfuo ginoc-
*chiofiniftro^,fta imprefla,per indicare I’evento feli-
ce dell’armiRomane Contro i Britanni •,onde Com­
modo denominoffi IMPERATOR. SEPTIMYM,
come notafi nettiferizione del Rovefeio,ed appel-
lofli BRITANNievS, come intorno alia fua Imma-
ginelaureata leggefi nelDiritto- Fe’carattere difuo
vanto Ceiare il gloriofo titolo, non gik perch’egli
inperfonadomalfe I’orgogliode’Britanni,ma bensi
perch4 quelli umiliaronfi foggiogati al valore de’
iiioi Luogotenenti, e fingolarmcnte all’eroico fpi-
rito d’UlpioMarcello, mandate dal Monarca a fe­
licitate quella militateimprefa. Veto6 ,che in pre-
mio delle prove date di fua virth dal faggio, e ma-
gnanimo
I po T avola Vigefimciprirm .
gnanimo Capitano, fu cgli vicino' ad cfTere uccifo
dal Tiranno. Odafi pero" il ragguaglio in cio fattoci
dall’Iftorico, il quale cos! fcrive: Bella qmque^ub
tjus Imperio, parla di Commodo, gejla fiiut ^ Britan-
nkum omnium maximum, ad quod Ulpium Marcellum ini-
X ondrT otn.r. jit, vintm, £T continentis, gf militaris viU, abjlimntijji-
Annal. in lm -
per.Commodi. mum,nec tarn naturd,quam ex fobrietate vigilantijfmmm■
Islam ut nee pane fatiarettir, eo minimh recenti, fed ante
tmltos dies coBo vcfcebatar, ut nihil ultra pojfet edire,
quam fumma necejitas pojlularet. Qtii cum Britannosgra-
viter afjiixiffet, parum abfuit, quin ob virtutem i Com­
mode necqretur ■ Nepoteva gia I’iniquo Principe met-
tere in luce piJi chiara il genio della propria bar­
baric , quanto lo rimarco, coll’ ammettere il pen-
fiero di fpignere lo fplendore della virtii
a luttuofo occafo.

TAVOLA
ts>t

TA V O L A
VIGESIMASECONDA*

COMMODO.
IL depravato coftutne di Commodo giu-
Hi6cd chiaramente il tiraore, die tra-
yaglid lo ipirito di M.Aurelio fuo Pa­
dre- Dubitdmoko il faggioMonarca,
die il vizio doveffe eflere il caraitere
ignominiofo dell’ anima di fuo Figlio;
lie ingatlnolli punto', poiche lo fregolato Principe
eomincio prefto a dar le pruove d’un’indole tutta
contatninata: Nam i primaftat'im pueriti^, turpis, im- ^ Lamprid
probus yCrudelis, libiditiofus, ore quoque pollutus, y con- mCmmodo.
Jlupratusfuit. Ci6 non oftantc, conveune alia ragio-
ne, ed alia giuftizia il tollerare,che fofle pubblica-
mente dichiarato felice il tempo del di lui infamilTi-
raolmperio. Eccone manifefta I’atteftazione nella
Medaglia prefente.incuiveggonfiimprefle le quat-
tro Stagioni dell’Anno, affinch^ unitamente concor-
rano a dimollrare felice il corfo tutto della di lui
obbrobriola Monarchia, come appunto 1’ Ifcrteione
nota, dicendo:TEMPORVM FELICITAS -*5 ono
ledette Stagioni ideate in quattro Fanciulfi, il pri-
mo
I _9 2 T a v o la V igefim afeconda ,
mo de’ quali tiene con ambe le mani ful fuo capo
un Caneftro pieno di F*iori, e dinota la Primavera;
il fecondo ha nella mano fmiftra alcune Spighe, e
nella dcftra una Fake adoperata nel mieterle, e.
rapprefenta 1’ Eftate: il terzo foftenta con,la fini-
ftra un Valb ripieno di Frutta, e con la deftra fta
in atto di blandire un Cane da Caccia, e dimoftra
I’Autunno, ftagione propria della maturita dellc
Frutta,e del divertimento dilettevole delleCa’cce;
SI quarto figniiica il Verno, e per6 comparifce ve-
ftito, ecol capo vclato per riparo del freddo, a
differenza degli altri Fanciulli, chc veggonfi ignu-
di‘, e tiene con la mano deftra un baftonccllo,che
a mio credere e un ramo fenza fronde, c con la
fmiftra un’ Uccello, indicando probabilmente con
eflb gli Auciipj, che nella ftagione invernale foglio-
no praticarfi. . '
Non mancarono gli Antichi di nobilitare le Sfagio-
ni, appropriando loro il nome di qualche fognato
Dio; onde voiJcro Kuncupare Brumam Sattimm,
Plutarch. jSfiai mVemrtm, P"er Proferpmam j ma curiofe era
X-ih. de JfidSi
Ofride, I’opiriiOne de’ Frig), i quali Deum arSitmhutur Bye-
me dormin, vigilare Adfiate ^ e per6 nel tempo del
Verno giravano baccanti, con iftrepitofo furore,
per rifvegliare il dormigliofo Nume ■ *
Accennafi nella Medaglia la Caccia fpettante all’Au-
tunno, e Plutarco aflegna la cagione, per ciii non
conv'iene fingolarmente alia ftagione apportatrice
per altro d’ ilarita, ciofe alia Primavera, e cost fcri-
ve, citando Empcdocle; Canes, at ait Empedocles,
odorem excipiunt, quern fera rclinquant in jykis. Hunt
Verno tempore obruunt, £7 confundunt frequeutes plan-
Naturaih.
tarum , gj frutetoram halitus jloribus fuperfufi, £7 per-
mixti ,r 'doratumqueCanum turbant , eosque in errorem in-
ducunf, ne ferarum odorem prehendere valeant-
Dalle qualjti, ed effetti parimente, die provengono
da alcune Stagioni, ft dcduilero particolari Adagj;
' I’uno
C o tn m o d o . IP 3
I’lino de’ quali ufurpafi per fignificare il libero, ed
abbondante here, con d i r e bibere, quod eftC<eiRhcdigm.
largius, uberiusque. Pothni umqae per -e^fi^tem , ob
Jemporum jiedtatem, indulgeuduM ex toto efi- L’altro J-
Adigio.e: Pefe&io byemalis pro ea, qua larghre pra~
beatm manu, me avariter. Ventres namque Hyeme, fed
£7 Vere quoqne naturd ealidiffimi funt, fomni longijjl-
mi, itaque per ea tempera cipi dart copiofius debent, ca-
loris ‘enim nativi copia magna eft, ut cibusproindeplenior
reqairatur; manca T eruditiflimo Autore dl ad-
ditare, con I’autoriti d’Ariftotele, la cagione, per
la quale nella ftagione del Verno il calore fi fa
intetnamente piCi intenfo: Subterfagit 4^ pra fri- '
gore extrinfecus circumfufo, retrorfumque\ \fiate, ad
cottfinem, confanguineumque, £? confentaneuk ad-
eoJat, ita efficitm, ut porreblus , quafi pd\ dif-
fletur, atque difpergatur /Efiate, Hyeme confe% m at ,
£7 conftipathr item in profundum pervadat ^leetque,
quo circa concoaio, ^ fanguificatio per ea tempera prth
her, £? falubrior redditurf

I I
a nota del quinto Confolato, fegnato nel fc-

L condo campo della Medaglia, mi fa credere,


che la Figura della Vittoria volante qui im-
prelia, rapprefenti la proiperitk dell’ armi del Mo*
Barca Ibpra i Mauri, i Daci.ed i Pannonj, poiche
nel tempo appunto del detto Gonfolato fpedi le fue
Legioni il Monarca contro quelle genti. Vibli funt
fub eo per Legates Mauri, villi D ad, Pannonia quoque
compofita- L’accennata Vittoria dimoftrafi volante, ’^do.
forfe per indicare la preftezza, e velocita,. con la
qaale operarono le truppe Romane, opureWr di-
notare il volo, con cui la Fama fparfe il glmiofo
grido di eifa in tutto I’Imperio. Affine poi iWen-'
dafi, che tal Vittoria avea il ttierito d’effere cMfi-
TomoVIL Bb deratj'
I ~ravola Vigefimafeconda,.
derata come Reale, a riguardo de’ Prindpi fogget-
tad, tienelamedcftma nelle mani ilDiadema,ci.oc
una Regia Fafcia ingemmata. Porta ful capo un’ or-
namento turrito, allufivo probabilmcnte alleCitta
fottomefle; epoichetutto fta impreffo per,ordina
zione del Senate, vedefi entro a due Scudi notato
ildiluiConfiilto- Non fi trafeurano intanto i titoli
rilevati gia dal Principe per altri motivi, e pero nell’
Ifcrizidnc del Diritto appellafi Felice, e Britannico.
I ll
All^piegazioni gia fatte puo intenderfi facil-
^ A te il motive, per cui nel prefente Rove-
_ _ p il Monarca ,con unGlobo nella deftra
manI / una Vittoria in aria, che gli prefenta al
capei ^ Laurea', fa pompa delle fue glorie mili-
tari, i?*^el vafto Dominip, che potliede nel Wondo
feggetto.
I V
Ediamo nel campo contrario della Medaglia
due Figure, che rapprefentano il Senate, e
la perfona di Commodo, e fidanno icambic-
volmente la deftra,.e intorno 11 legge: PIETATI
SENATVS.
In queft’atto amichevole ci viene indicata laFedemu-
tua, che proleflavano infteme il Senate, ed il Mo-
narca■
DallaPieta appunto del Senate ebbeegli la piacevole
appellazipDC di Pio,come ci avvifa ! Iftorico,dicen-
Lamprtd. in
do: Ctmmoim , Senata femet tradente cum adul-
Cammodo. UrumJMatris Cotifulem defignaffet, appellatus efi Tins j
Ma /coftumi barbari di quefto Principe provarono
*'chiyaniente,che dalla fola adulazione eragli ftato
cbmerito il nobile titolo; anzi quel medefnno Se-
natp,
Conimodo. IP 5
nato , chc avevalo denominato Pio, quando il Ti-
■ranno fu morto, tra le altre faulle acclamazioni,
con le quail fe(icit6 Pertinace di lui fucceflbre nel
.Trono, prefento k fuc fuppliche a Glove in quelle
rod'-Ut falvi fimus, Jupiter optime maxime,fertia tiebis
J^em.
Tertinacem, Fidei Fratoriaaoram felkiter, exercitibus Ffi-
manis felkiter, Tietati Senatus felkiter s Iperando il Se-
•nato prolperata la propria Pieta dal retto dominio
di Pertinace; laddove controCommodo fclamava:
Tarrkida trabatur, rogamus, Augufte, Parrkida trabor
tur; condannando pubblicamente quel fentimentOj
concui la pieta del Senato erafi dimolfram &vore-
Tole al barbaro Dominante.
V
N diverfe occafioni folennizzo Comnrn'or ca. Ce-

I larea IJbfrail ta , per coriciliarfi la bent .olenza


pubblica,ma trdppo mortifcava,e rendeva va-
no il fuo defiderio l’enormitai% coilumi, per cui
Vodio comunc diveniva penfi^t gravofa della di
lui Mortarchia. Peratteftato inronto della L'nefica
generofitii da effo talvolta praticata, vediamo imi'
preflb unCongiario nel prefente Rovefcio, dove
Ibpra un Pako fiede I’augufto Principe, alfiflito da
tin nobile Perlbnaggio, ed ha innanzi 1’ Immagine
della Liberaliti, che tiene con la finiftra il Gorno
dell’ abbondaiiza, cd alza con la deftra la Teflera
frumentaria , mentre fu i gradi del Palco un’altra
Figura lla in atto di ricevere il regalo, da Cefere
difpenlato. L’lftorico cidh qualche relazione della
munificenza dimoftrata da Commodo in ^efti Con-
giarj, cd avverte, che fiii da' primi annb^ie’ egli
chiaro faggio indo della fua fplendidezza: Cb^ntatus,
cosi Icrive, inter tres folos Vrincipes ^ventutis, to-
gam fumpjit, adbuc in preetexta puerili Congiarium\dedit-f^moJo.
atque ipfe inBafilkd Trajaiti prafedk. Non puo tVti
TmmVll. Bb a va
I q6 T avola Vigefimafeccnda..
ifid la Liberality di Cefare qui rapprefentata rife
rirfi al detto Congiario', perch^ quando quefto Pria
cipe ornoffi con la Toga virile, non era peranche
ftato inveftito dall’ augufto fuo Padre del T'ribuni
zio Potere, e pure nella corrente Medaglia, leggia'
mo notato I’anno duodecimo di talPollanza- Nell
allegrezzaancora delle fue nozzc conCrifpina,con-
fold coh un Congiario il Popolo, ma ne pur a que­
fto pud attribuirfi il prcfente, poiche allora ch'egli
chiamd a} Cefareo talamo Crifpina, contava il fe-
condo anno della Tribunizia Podefty. Infomma ri-
trovanfi nclle Medaglie, fegnate le Liberalita di que­
fto Monarca,finoalnumero di otto , nella corrente
perd non Vedefi numero alcuno, onde rimane alia
conghiettura 'a libertadideterminarla,e forfe puc
riportarfi alia fefta ; So, che il fuddetto Iftorico
oltre Id I'critto di fopra, in altro luogo cosl park
/JemillJem. Cong'-irium deitit Topulo fingulis denarios feptingenos vice-
nos quinos i regalo per verira rirnarcabile, percbe,
Sehafl.
vh'i de Cam*
ridotta la fomma^Bqueitodenaro a! computo del
modf. la noftra -nonetirR'ennero diftribuiti a cadaunc
intorno a Ducati Mttrnta d’oro.
Prefeindende tuttavia dalle acceonate Liberalita, av
verte il medefimoLampridio,cheComtnodo Ciru
alios omnes pardffimus fuit\, quod luxmia fumptiitis ari
vitm minmrat,- anzi per ammaflare anche iniquamen-
te denari, Vendidit ijupplidonim diverfitates, £7 j'epul
Idem, turas, £7imnmmlates malorum, £7alios ^pro aliis oaidit:
Vendidit etiatn Provimias , Q' adminifirationes, cum hi,
per quos vendeHt, partem acciperent, partem verb Commo-
dus: V•endidit nonnullis, £7 inimicorum fuorum cxdes ■ Se
perd coiynaniere cotanto iniproprie accumulava
denari y«(lon potevano Ic dr lui Liberalita rilevare
quel credico, ch’egli preliimeva acquiftaflero.

Una
Ccmmcdo. ^S>7

V I-
’Na bella teftimonianza, bcnch^ ftoltamcnte

n ,ideata, del patrocinio promellb da GiovC


alia perfona di Commodo, ci vicnc rappre-
fentata nel prefentc Rovefcio. Vcdefi in qucfto la
Figura del Monarca, chc tiene nella liniftra lo Sect-
tro; e con la deftra un Globo , chc e fitnbolo del
Mondo, da effo dominato; nell’ altra Immagine
conaparifee il fuppofto fupremo Nume, chc appog-
gia la deftra full’omero del Monarca, e con tal at to
gVimpegna la fua favorevole afliftenza, mentre ha
ilFulmine nella finiftra,per vibrarlo contTo chiun-
que fofle traportato dalla temerity d’inquietare la
tranquiila ficurezza diCefare; e VIicuzione,c<«ifer-
ma il graziofo protefto, dicendo: lOVI OPTIMO
MAXIMO SPONSOR! SEGVRITATIS AVGVSTI.
Anche fotto qilefta denpminazionc di Sponforc van-
tavaGiovc in Roma il fiioTem pio. L’attefta.tra
altri, Dionifio, il quale cosi Icrive; In.Urbe /Edem
Jevis fidei Sponforis Sptfriu^iXif.^bumms ''onful aUcr
Honis Janiis dedkavit, in Imo )dellona, locat -im ab ultimo ‘'
^egrmTarquitiio, non tamen ab illo confecraiam yjed turn
‘demum exS.C-id fecit Tojlhumius ,ut tejiatur ejuscEdis
ittferiftio. L'eruditilfimo LilioGiraldo e di parere, CyrMd
che Giove Sponfore fofle il medefimo, che quel Dio, 2-
il quale appellavafi Fidio.
La ficurezza intanto di Commodo non videli gia, in
confbrmita dellapromefla accordatagli,opportuna-
mente da Giove Sponfore difefa, allora che il mifero
Principe, per mano di Narcifo valentifllmo Atleta,
Cmn quo exerem foJebat, fu ftrangolato- Commo/do.

VediaiA^
ip8 T avoldX^igefiniafeconda,
V 11
"IT "^ Ediatno nel fecondo catiipo delk Medagliii^
\ / un Sacrificio folenne celebrate dal Mpnafca,
y il quale Ita con la deflra in atto di verfare
la Tazza lopra il fuoco dell’ Altare, efilarando un’
altra Figura col fuonodidueTibie la profanica dell’
azione , ed un’akra, afliftente, e appreifo di tffa,
quel Miniftro, che appellavafi Popa, ed alza il Ma-
glio,intento a percuotere la Vittima,al medefimo
Sacrificio deftinata, ftando vicino all’Altare il Fan-
ciullOi che, denominate dal fuo impiego, chiama-
vafi Ci-millo , ed era folito tenere laCaflettina dell’
Incenfi). Conviene intanto indagare il motive del­
la Ae qui imprefi'a,e folennizzata daCefare.
Pei termarne qualche conghiettura, avverte, che
correndo I’anno fefte del Cenfelate di Commodo,
ebbe egli la forte di rorefeiare Je inffdie, che dall’
altera ambizione di Materno erangli macchinate-
Coftui di profeffione Soldato,-non lapendo frenare
il firoorgoglir. deijtro i limitf preferitfigli dalla pro­
pria condiziotie, s'’^lAagh^ }li tentare fortuna pih
nobile, e fignorile. La prima comparfa pero, che
fece nel campo apertogli da una fciocca alterigia;
fu in fembiaiice di Ladrone; poichd T^epente defertis
Cajlris, Mque aliquot in focktatem Commilitombns adfei-
tis , magnam perditorum r/ianum Irevi collegcrat, vicosque
Herodhm. primb, £7agrospopulabatu'/magnd ddttde pecuniit vi col-
LSh.i.HiJior.
fu i tempor. kdia, plures quotidk fibi ex fatinorofis copulahat, polli-
censque itigentia caique opera pretia, £7 in prada commti-
nionem inmtans ^eh rem adduxit,ut nonjam latronim ,pd
jufiorumMfiium babereut ctuHoritatem ■ Promoffi adun-
qiie a 1/&\ a'Vanzamento i fuoi fuperbi difegni, fetici-
tati ancoia con la conquifta d’alcune Citta, e ren-
<Juti jpripiente terribili, con ie invafioni oftili fattc
1^1/Gallia, e nella Spagna: Jam de 1{egm>, majori-
basque
Commodo.
husque rebus, Materms cum fats, deliberabat- Preve-
dendotuttavia, chc le fue fcJrze militari non erano
valevoli a fupcrare i contrafti,che farcbbongli op-
^pofti daU’armi potentiflime di Commodo , ammife
il conlislio infinuatogli dalla fua aftuta iagacita , c
penso m abbattere il Principe con colpo fegreto,
mentre non fi conofceva potente a gettarlo dal Tro-
no con pubblico aflalto. Percio, venuto col torbi-
do,ie gagliardo pcnfiero in Italia,giudico folle op-
portuna ad ultimare il fuo temerarip attentato la
Iblennita, che conforme al coftume d ogn’anno do-
vevafi celebrare in Roma, nell’ ingreffo della Pri-
ma'vera,adono^ediC^bele,credataMadrede’NlI-
mi Ve poiche nella comune fefta era 7 affm tmnibus,
quavis modo, ludendi litentid fetmiffa ,fic, ut perfonas in-
duaitt ,quas caique libitum ,tiullamque, non Ml ' ct'um
quoque imagmem j prout cujusque fiudium npnejem^nt,
fic,ut non temere ^falfis verosdignofcasi Tutavit bocMa-
ternus idomutd celandis infidiis tempus, ratus fore, ut fi
perfonam Jlipatoris alicajus mdueret, faosque ad eandem
fimilitudinem armis o f aret, ac fe bafiatis immifcerent,
fic, ut pars comttatus Imperatorii crederentf', mdlo videlicet
pracavente, repente impetufabh, CommoduM obtruncarent ■
Non ford per6 la fagacc invenzione del tiaditore
I’evcnto bramato, poichfe fvelata da alcuni de'fuoi
feguaci la macchinata frode al Principe, non arrive
gi^ il fuperbo acollocarefiilafuafronte I’AlIoroau-
gufto, che anzi lafeio il capo, troncatogli a’ piedi
del Monarca perfeguitato. Liberate frattanto Com­
modo dal gran pericolo, llimo interefl'e di giufta
gratitiidine,proteftare con Sacrificio folcnne i fuoi
ringraziamenti a quel Nume, che fottratto avealo
dair imminente infortunio, e probabilnJmte la fu-
perftiziofa funzione fu confecrata alia De^Cibele;
atteftando il citato Iftorico, che dopo la\adqta
del perfidoinfidiatore,C«»j>«o</«rytf<?,J re dwioa,gtj^
tulatasqaeDcie,fefium agitabat,pompamqae gaude\fih-
qaeaf.
2 60 Tavola Vigefmafxonda
qufntabat, fed ^Topuhis omnis, pro Jmperatorls falute ,
diem hetabmdus cekbrabdt. So,che nel tempo appun-
to delConfolato fefto di quefto Principe, fi conce-
pironOjConSacrificio particolare, a di lui riguardo^
1 Voti Vicennali, e praticofli I’atto medefimq per lo
fcioglimento de’ Voti parimente, dirizzati alia fa-
lute del PopoloRomano; cid non oftante,piacemi
di llabilire per oggetto del prefente Sacrificio lo
Ipiegato avvenimento.
VIII
I01 fefto Confokto di Cefare, leggiamo qui no-
tatb 1’ anno duodecimo del di lui Tribunizio
_ Poterc; e nel Rovefcio medefimo vedefi una
Figura, la quale tie'ne con la deftra un Ramofcelto
d’Alloro, c con la finiftra una Palma, che poggia
in terra, e rapprefenta 1’ Ilarit^.
Se poi quefta poteffe il Senato pubblicafe,come pro-
prieta dell’ImperiodiCommodo,lari facile I’argo-
mentarlo, a chi conlidereri la barbarie, con la qua­
le egli fomentava anzi il lutto nella fu'a gente, onde
di lui fit Icritto :''Si quis eos omnes, quos, vel ob falfas
^ ittar.Tom.z, criminationes , vel propter manes fufpiciones, vel propter
Zinnal.
magnas divitias, vel generis fpkndorem, vel eruditionem ex-
eellentem ,vel gloriam virtutis imerfecit, exqairere ftudeat,
na is magnam LeBoribus molefiiam pariet ■ Dioneifteflb,
teftimonio di lede degno, perchfe vifle negli anni
della Monarchia criidele di quefto Principe, feredita
intieramente 1‘Ilarik qui vantata, mentre dopo
aver accennata la terribile peftilenza, che defolo
la Citta ■, e di pih, che Multi non folitm in Urbe, fed
etiam fabjAnnifere ImperioTdfimano necabantur <5 malefids
hominibds, quod aetts oblitas venenis quibufdam, pretio,
atque fiercede adduSli in alios conjicerent, ob. eamque can-
XiphH.'mZpiU
D ion, uhi d e
ijmutperabiles homines interibant j dopo, difli, aver
Commod. ei^o/to il travaglio di tante calamita, foggiunfe:
Sed
Commodo. 201
Sed millit vismrbi, aut mahfioioruM gravior eratPopulo
1(omano, qudm Comitiodas, il quale lalciando tutto a
glialtri il pianto, per sfcfolo confervava unaobbro-
brigfe llarita : Cum Jr fludio agttandorumCurruum, ^
lihidinibits, cujusque generis dedidijfet ,nec quidqaam feri Idem .
ngeret eorum, qu<e adVrimipatum fpedlarent.
Tiene, come avvifai di fopra, la Figura qui imprefla
un ^ m o d’Alloro ,ftimato dagli Antichi corne fim-
bolo d’llarit^. Quindi difle Tertulliano: C»rV/e T frtfd lia n . ift
m« laareispoftesobumbramus? CoslilMaellro de’Tra- Apologetic.
gici Latini;
Ornetur ahum calmett, £7 lauro fore^ , Seneca in
Lata virefcant. - Tbyefie,
La Palma parimente, che la detta Figura Itringe
con la finiftra, t opportuniffima, a riguardo delle
fue quality, per indicare I’llarita. Infatti la nobile
Pianta, Ccnfianter fempitend met coma. Di pib vol- PJatarch.L'th.
8.Q^ji.Con*
Icro gli Antichi,cfa’ella iigurafie un lieto jeroglifico Vival.
delle Nozze, e ibadaG I’opinione Gi le due ipecie, P ier. VaJer.
che trovanfi delle Palme, cioe del mafehio, e della Lih. 10.
fcmmina, tra Je quali corre una fimpatla cosl effi-
eace, che Filoftrato commcndd quel Pittore, il
quale fcppe ben efprimerla •, mentre formando Ex
utroque fexu duas Talmas, Jingulas fingulis pinxit ripis PLib.
hiloflrat.
1. Icon.
c la Pianta mafchile, moftravafi in atto di piegarfi
verlb la riva oppofta del flume, come vaga d’unirfi
coll’altra Palma. Simbolo ancora di Vittoria, e
diVivacita fu giudicata la Palma, onde con
molta ragione pub vantare il merito
di rapprefentare I’llarith.

TontoVII. Cc tavola
20^

TA V O L A
VIGESIMATERZA*

COMMODb.
Ra ben dcplorabiie 1’infelicita di Roma,
mentre dominata da un Tiranno me-
ritevole d’acerba morte, fcorgevafi, a
difpetto della ragione, obbligata a ce-
lebrare con applaufi la di lui lalute.
Violentava pcro a mentire i fuoi affet-
ti, con dimoftrare compiacenza delle proprie paf-
lioni, e calamity, malcherandole colle norme dell’
adulazione, fotto la fembianza delle fortune; pgde
ne pur godeva il conforto, che traggono tSSf'-.ri
dal geraere liberamente, e j ierelarfi della ciuaeita
degli affanni. A forte cotai.to lagrimevolc era di-
fcefo il venerabileConfeffo del Senate Romano, il
quale a favore di Commodo efalta nella Medaglia
la Salute, ideata in una Figura fedente,che con la
deftra mano efibifce in una Tazza il cibo ad un Ser-
pente avviticchiato ad un’Altare, ed^ I’ordinario
Tipo, con cui quefta fuppofta Dea e folitq cempa-
riie nelle meraorie antiche.
TomoVIl. Cc z Son
204 T avola Vigefimater%a.
Son io intanto di parere, che qui veggafi imprefla la
Salute del Monarca, a riguardo d’ efler cgli Itato
prefervato dalla furiofa peftiienza, che defolo tut-
ta r Itajja ,c con iftrage anche piii luttuofa la Reg-
gia di Roma. M’appiglio a quefta opinione, per-"
ch6 accadde il funebre avvenimento intorno I’anno
decimoterzo del Tribunizio Potere del Principe,
cd ^ appunto quello, che leggefi nella Medaglia
prelcnte notato. Praticaronfi diligenze panicelari
per difendere dal terribile contagio la Perfona
d’Augufto|e a tal oggetto applicaronfi pure i Me­
dici vaffiqqdi fottrarre Cefare dal pericolo immi-
ncnte • Cosl ci attefta 1’ Iftorico, con dire: Ttr tdm
tempui Mciditi tit ingens Italiam quidem univerfam pejii-
lentia occuparet, fed in Civitatem '^omanam tehementm
fierodian. tamen feviretj utpote qua, £7 per fe Vopulo ahindaret,
Vtb. I. i*y?,
tmp. £7 advenas toto orbe ccnfluentes exciperet ■ Quare magna
jumentorum, atque hominum flrnges confeqmita ■ Turn
Commodus, ita fcilket quidam Medicime Teriti perfudfc-
rant, Laurentum fecejfit, quod frigiJior ea '^egio fit,
Sylvisque e Lauru permultis opiiea, d quo etiam 'fygmi
inditum nomen ■ Valere enim plurimdm ajebant, ad dais
evitandam contagionem cum odores Latirorum, turn ipj'a-
rum amcenitatem umbrarmn. In fatti il Monarca, ri-
tiratoli in tal luogo, ebbe la forte d’eliere prefer­
vato, e dal felice evento potc il Senate aflumere
il motivo d’imprimere a di lui riguardo la Salute-,
an l3ll^ realmente Commodo fofle co’ fuoi dete-
ftabili coftumi una pe^e piCi perniciofa della con-
Triftan. Tom.
j, ahi </(f Conh
tagione comune, come qucllo, ch’era Tefteexecra-
bik du gente bumain.

Rappre-
Commodo. 20J

I I
Apprcfentafi nella fcconda faccia della Me-

R daglia una folenne Allocuzione fatta a’ fuoi


Xoldaci dal Monarca, il quale fi di a vcde-
re elevato fopra un Palco in abito guerriero ^con
lo Scettro nella liniftra, e la mano deftra alzata;
e innanzi ad eflb Itanno fei Figure in atto d’afcol-
tarlo, e tengono tre fegni militari- EJ/probabile,
che nel detto difcorfo commendaffe Cefare il va-
lore, e fingolarmcnte la fedeltk de’Soldati medefi-
mi, leggendoG di fotto; FIDES EXERCITVyM,
ed intendeffe con tal parlata d’animaifU femprc piCl
a difendere gl’intereffi dellImperio,:.

11 i

Hi fa pompa C om m od o della fuperba lua fre-


[ B nesi'a, con la quale volera egli eliere cono-
fciuto,>e rifpettato com’ Ercole novello.
Comparifce pero nel prime campo della
Medaglia col capo adorno di una Pelle di Leone,
e hel fecondo vedefv itnpreffa una Clava, coll’Ifcri-
zione HERCVl I ROMANO AVGVSTO • Per la
maggiore intelligenza di quefta fua pazzia, mi ri-
porto a quello ho detto nel Tomo prime, fpiegan-
do la Medaglia quinta della Tavola decimottava.

IlCa-
2 o6 Tavola Vigefmater%a.

I V

L Caduceo, collocate nel mezzo di due Cornu-

I copie , fbrniano i fimboli della Felicita, indica-'


ta dair iferizione; efl'endo opportunilfima, per
crearla, la Pace, e I’Abbondanza■Tuttavia, fotto
la tirannica Monarchia di Commodo, la fola adula-
zione pptea vantarla, mentre anzi, fottopofti i Ro­
mani al batbaro genio di un tal Principe, in vece
di godere la Felicitk decantata, palpitara loro il
cuore in petto, per timore di cader opprefli da
qnalche nepentino infortunio •, e tanto p ii, che pa-
reva, A,iigu(lo fi dimoftraffe vago di fomentare
I’angofciofa formidine-, onde tra le Statue, ch’egli
comandb gli foffero nella Citta alzate, Tmi jufftt
HertdtAn. uU in iis mam pro Curi^, qute' arcum contenrlmt, ut etiam
fu p ra .
Imagines ipfa terrores , aique rriinas priefeferrent; ne ter-
minavano gik in vana oftentazione l e m in a c c e ; ma
1 colpi fra n ca m en ce feeh d ev a n o , Icnza perdonare
ne pur a tefte meritevoli del prime rifpetto. ]^o
yCf. Lampfid. ferive Lampridio, il quale, dopo aver accennati
in Commodo. diverfi Perfonaggi dal Tiranno uccifi, fiegue con
nominate alcuni anche Confolari, che il fiero voile
alia fua crudelta, o ad altro fuo pravilTimo fine
confecrati-, indi conchiude con dire, che lo fpie-
idem
tato voile morti Alios infinitos j Che piCi? cagiona-
vano danni i fuoi medefimi fcherzi, mentre appa-
riva In joeis quoque perniciofus.
Quefta era la Felicita, che Commodo facea godere
a i fuoi.Sudditi •, e per dir vero, non potea da piaii-
ta intieramente contaminata germogliare un frut-
to tanto falubre, e preziofo in modo, che dagli
Antichi fu giudicata la Felicita dono fublime de
Numi: Veterum fententia gravtffma e jl , f i aliad qiiic-
i 8. Lea.
Rhodigw.Lih. quam fit Deorum munere, hominibus datum, par efftFe-
Antiq. cap.i^. Ikitatem quoque inter ea recenferi, quoniam pr^fiantifft-
mum
Commodo. 20 j
mum quiddam ejl in humanis rfhus. Et tmbiliffimum effc'
dlum, confentanmm eft d catifd product nohilijjimd •

A Polline in vefte donnefca , fa curiofa com*


parfa nel campo contrario della Medaglia,
e tiene con la deftra il Plettro , -c con la fi-
niltra la fua Cetera, che poggia fopra Una piccola
Colonna. L’Ifcrizione, in parte logorata, ci avvi-
fa, che in quella Imraagine fi dimollra Apolline
Palatino, o fia, che fi vogUa dal Senate il medcG-
mo Nume impegnato con patrocinio diftinto a fa-
vore di Commodo, o pure, che la Pcrfona iftcffa
del Principe fia venerata lotto il fembiante del
fuppoftoDio. N6 puo gia riputarfi infuffillente un
tal penfiero, poiche accordafi appunto al folle ge-
nio del Mon^rca, vago d’eflere rifpettato, ora qual
Ercole, come addietro abbiamo veduto, ora qual
Mercurio, e in fatti talvolta FerebettCaduceum,qua- xsphil. in
k Mercarias jflkt, ed anchc Habitu Mercurii introibat Epit. Dim.
in Tbeattum; e s’ egli alFettava fembianze cotanto
elevate, non e tmprobabile, che Vadulazione, fe-
condando il di lut fafto infano,lo dichiaraffe meri-
tevole di appropriarfi Vcffigie di Apolline.
Quclli era il Nume tutelare del Palazzo de’ Cefari,
ed entro nel poffeflTo di tal patrocinio, aliora che
Ottavio Augullo, tra le Fabbriche facre, che con
rito gentilelco innalzd, Extruxit Templum Apollinis in
Talatio, onde il pretefo Dio denominolli Talatinus j cap. 19. ™
e con affiltenza favorevole, benche da’ ciechi ado-
ratori fognata, Ccefarum domibm pneerat, quas Tala- } i u J ”im p e-
tia appellabant. Pria pero, che 1’ accennato Ottavio •'“t- R om a n .
Augufto paflafle a prendcrc ftanza nel Palazzo,
Habitavitjuxtd 'Rtmanum Forum fupra fcalas annularias,
in domo, qu.e Cahi Oratoris fuerat, poftea in ’Palatio,
ftd nibilminus adibus modkis Hortenfianis, neque la-
xitate.
zo% T avola V igejim ater^a.
S v eto ft. u fffv o xitate, mque cultn confpfcais, ut in quibus portkus bn-
f r a (ap- 7*^’
ves ejfent Albanarcm coltm nanm ,fine ntarmore ullo, aut
infigni pavimento com lavia, ac per annoys amplius quadra-
ginta eodem cubicuh, hyeme, £)■ a flats manfit. In una
parte adunque del Palazzo alzo Augufto .i! Tern-
pio ad ApoUine, ed t quello appunto.di cui park
il Poeta, dicendo:
Ovid-Dh.%'^ Ittde tenors pari gradibus fublimia celfis
T rifi. E le$-l. Dneor ad intonfi Candida Templa Dei.
Vi aggiunfe poi il medefimo Principe le iabbriche
de’ Portici, e della Biblioteca, cosi latina, come
greca ; ma perche le volea fornite di Libri di fede
degni, e non gia ideati da i fogni di fantaftiche
menti, fiatidkorum Ubrorum G rad, Latimqm
Svefon. uhi/« • generis, nullis, vel parum idoneis auihoribus, vulgo fete-
fr a cap.li> batur, fupra duo millia iontraBa- undique eremavit, ac
folos retinait Sibyllinos, hos quoque deleBu babito, condi-
ditque duobus forulis auratis fttb Palatini ^pollims iafi.
Per quello poi Ipctra alia, form a d el Tempio dello
fteilb ApolUne Paiatino, Properzio ce ne da qual-
che contezza k dove cosi canta:
Dim medium claro fargebat marmore Templiim,
P rt)pert.L i!f- 2 >
Et patria Thabo carius ortygi&,
Ele&‘ 31- Atiro Solis erat jupra fajiigia carrus,
Et vaha lybid nobile dentis opus.
Altera dejeBos Tarnafli vertke Gallos,
Altera moerebat funera Tantalidos.
Deinde inter Matrem Deus ipj'e, interque Sororem
Tythius in longd carmina vefle fon at.
E in cid dire accordafi appunto all’abito^ col qua­
le fi di a vedere adorno nella prefente Medaglia
ApolUne Palathio della di cui Statua, al parere
di Plinio, fii autore un valence Artefice, nominato
P lin . Lth.^S.
Scopa: Fecit Venerem, pfi Totbon , pfiVbaetontem , ilem
ca p . 5. Apollinem .Valatinum.
Accennai di fopra, che le abitazioni de’ Cefari appel-
lavanfi Palazzi, ora qui noto la cagione, per la
quale
Commodo. 2 0 <>
quale prefero quefto nomc ijniperatoris /Edes Tala-
timn nominatar, non qubd ita aliquando decretum fit,fed
quod in Talatino Augufius Cafar babHabat, ibique fra- Dien'Vh^l-
torium ejus erat, ac domus ejus ab eo monte, propterea
quid d)i quondam "fiomulus habitabat, multum fplendoris
aceepitj ideoque etiamfi alibi Imperator domicitium fuum
babeat, tamen id quoque Palatii nomen obtinetj c in
ognuno cte’medefimi Palazzi fiipponevafi afliftentc
ai Gefarei Principi, con vigilanza cortefe , il dctto
Palatino Apolline.
VI
AFedelta preftata dalle Coorti RomahealMo-

L narca, h celebrata nel fecondo campo. della


Medaglia •, in cui vedefi una Figura, che tiene
con la finiftra un’ Alla, e con la deftra un Ranio-
Icello d’Allorp.
Opportunillimo 6 quefto fim bolo, per indicare i van.-
taggi gloriofi acquiftati a Commodo dalJa Fcdelck
delle foe valorofe Coorti •, perchd, oltre I’ indicate
\cVittorie,e i trionfi,ch’6 propriety appunto dell’
Alloro, fimboleggia la nobile Fronda la fpeciofitk
altresi della piii ragguardevole gloria; c tra le mol-
tc pruove, che potrebbono addurfi di quefta ono-
revole fignificazione, bafti I’avvenimento accaduto
a i Fafci di Pompeo, ed e il feguente: Laari folia ,
quit circa Pompeii Fafces illigata fuerant, cum longo itb p - ^ Vakt.
nere, per arida, inculta loca jam exaruifent, eo tern- Lih. 50.
pore, quo in vico quodam Galatia cum Lucullo in collo­
quium defcendit, detra&a, £7 d Lucullianis liHoribus re-
centia, £7viridia, qua penes eos plurima erant liberaliter
fu fella j quod fummam gloria rerum h Lucullo gejlarum
ad Pompejum transituram interpretatum eft ■
Vero e , che poco merito di Cmili glorie appariva in
quefto Principe, il quale colloco anzi il fob vanto
Dell’ elpugnare le Fere, che per divertimento del
TomoVII. Dd Popolo
2 10 T avola Vig€fmater% a.
Popolo Romano cfpOpcvanfi ad eflere uccifc, o
pure negli ailalti indecenti, che facea pugnando
co’ Gladiatori. In fatti iappiamo da Lampridio,
Zamfrtd. in Tuvnaffe ilium (ub Vatre trecenties (exa^ks quinquies.
item pojtea tantam palmarum glam atonartm conjectjjt^
vel viiUs retiariis, vel occijis, ut milk contingeret; Sicco-
me fi compiaeque fegnalare li fuoi onori ne’ com-
battimeriti cpntro le Belve, fcrivendo il detto Ifto-
I4tm. l i e d , thk-Pirium ad conjickndas fe r a s tantarum fu it,
ut Elcpbantum conto transfigeret, Orygis cornu bafid
transm ijefit, ^ fingulis idlibus multa millia ferarum in-
gentium coufueret. Tali erano le fue glorie militari,
e i fuoi trofei, con ifeapito manifello del dccoro
competente ad un Monarca Romano.
V.-I r:
Nnobiliflimooggetfo ci m e t t e f o t t o l o fguar-

U do il prefentcftoreic/o. Comparilceinque-
fto la Perfona di Commodo, che ha innanzi
due Numi, I’uno de’ quali h Ifide,, col Siftro in
mano, I’altro b Ofiride, col Moggio in capo, ed
egli col Monarca fi danno fcambievolmente la de-
ftra, mentre la Figura alata della Vittoria, che
tiene con la finiftra una Palma, depofita collaltra
mano ful capo d’Augufto una Laurea , e vedefi tra
i Perfonaggi rapprefentati un’Ara,col fuoco fopra.
Nelle Medaglie antccedenti ho notata la vana divo-
zione, che il Principe profeflava ad Ifide, e queda
qui pariraente fi rammemofa, col culto di qualchc
Sacrificio.
Infieme con Ifide fa la fua comparfa il di lei Marito
Ofiride,col Moggio,cornediili, ful capo. So,che
un tal ornamento fuole elfer proprio di Serapide;
tuttayia, con molta convenienza, fecondo la fan­
tasia pagana, pud concederfi ancora ad Ofiride,
avendofi egli fatto merito particolare per vantarlo-
Diodoro
Commode. 2II
Diodoro in fetti I’attcfta, con dire: OJiris porrb nar-
tatur, qubd, beneficentia, £7 ghria fiuMofifimus ejfet,
magnum contraxiffe exercitum ^quo tvtum orbem bomiaibus ska-
freqiuntatUm peragrare, Q ' plantathnem vitis, ac tritici, hUnh.ak. ''
bordeiquf fementem genus homiaum edocere conftituit. Si
enim ab agrejii, Q ’ fera vivendi conjuetudine ad mitiorem
Vidius rationem homines avwajfet, fore fperabat, ut bac
heneficiorum magnitadine ad immortales jibi bonores ciam
prathitmiret ■ Eifendofi adunque egti K^niodrato in*
ftnittore beneiko del femitiarc, e coltivare il Fru-
mento, c I’Orzo, acquiftofli con ci6 le ragiom di
appropriarfi ^uftamente il Moggio.
Nell’anno dccimofettimo delTribunizioPotcrc , c ncl
fettimo fuo Confolato, ebbe Comnaodo nuovo ar-
gomento di confolare la fua akerigia, poiche in
tal tempo, fegnato appunto nella corrente Meda-
glia, rilevo Vappellazione faftofa, con cui fu detto
I(pma Conditor, e per6 non pu6 recar maraviglia,
che con applauid .tutto adulatore I’linmagine del­
la Vittoria adorni il di |ui capo con kureata Co­
rona.
VIII
E' I’uno, ne l aUro Campo della Medaglia

N ci dk a leggere i iferizione, perchi cancel-


lata- Vedefi per6 molto bene confervata
nel Rovefcio una Figura, che fta fopra un Carro
da dueCerri tirato, e tiene nellafiniftra mano un’
Arco. Ella e Diana, c probabilmente rEfefina, ritro-
vandofi altra Medaglia, fpettante pure a Commo-
do,con fimilelmpronto,intorno al quale fono im-
prelfi i feguentiCaratteri: APTEMIC E4>ECION-
Convien perd dire, che gli Efefinl, per rimarcarc
a Comme^o il loro rifpetto, volcflero atteftarglie-
lo in forma fublime, accordando al di lui.aitgudo
Sembiante, nella feconda faccia della Medaglia, la
T m oV lL Dd 2 Dea
it z TavolaVigefitnater% a.
Dca da cffi fommamente venerata • Aggiungo, nea
cflere lontano dal vcro, che i tnedefimi Efelini ,
ben confapcvoli del genio di Cefare propenfo a
faettare le Fere,pretendeflero felicitarlo co’ pregj,
e col patrocinio cortcfe di una Dea.qual ^;^Diana,
dilettante paflionata di tracciare con la Caccia le
belve. Cosi apponto, regolandofi a feconda dell’
accennato talento del Monarca, fuppofe Giulio
Folluce fargli un’ obblazione, che incontrafle ficu-
ramentc il Cefereo gradimento, dedicandogli il
fuo quinto Libro, che tutto b occupato
in ragionarc della Caccia.

TAVOLA
\ Vigefimaquarta
T A V O L A
v i g e s i m a q u a r t a .

COMMODO.
Ivifavano le Citta Grcche, eflere pro
fitto de’ proprj intereffi I’oftentare an-
c'or ne’Metalli qiie’ riverenti ofl'equj,
con cui ven era ya n o la gloria de’ Do-
minanti Romani. Procuravano, che
gli encomj, benche mutoli, perorafl'e-
ro a lor favore,edaccertaffero le fortune,chedall’
Augufta beneficenza attendevano •,onde giudicava-
no vantaggiofi i penfieri impiegati neU’ ideare in-
venzioni idonee a fuggerire argomenti alia Fama
dc’Celari celebrati. Con tal tribute, tutto onore-
vole , I’ambizione parimente di Commodo videfi
confolata, come apparifee nella corrente Medaglia,
nel di cui Rovefcio rapprefentafi Giove fedente, e
innanzi ad eflb Pallade ftante, leggendofi intorno al
Diritto; AT. KAI. A. ATPH. KOMMOAOC : ciod
IMPERATOR CAESAR LUCIUS AURELIUS
COMMODUS. Non poffo pero con licurezza accer-
tare qual fofle la Citta, che glorified il Monarca
col nobil Monumento, eflendo confumata^Tlfcri-
zione del fecondo campo.
Nella
114 T"avola Vigefimaquarta.

11
Ella prima faccia della Mcdaglia cotnparifce

N Mmmagine laureata diCommodo,pvi tor


re intorno I’lfcrizione uniforme all’anteee-
dentc; nclla leconda,iCaratteri dal tempo confu-
mati nonci lafciano conofccre la Cittk,ch eternd,
afavore del Principe, la gloriola memoria- EaFi-
gura intanto qui imprefla, pud, a mio credere, rap-
prefentare qualchc Statua eqUeftre, innalzata ad
onore del vcnerato Monarca.
I ll
Eggefi nel Diritto 1’ Ifcrizione fimile alle pafla-

L te. NelRovefciovcdefi entroadunTempioil


Sembiante di una Donna. Penfo, die in quefta
fia formata la Conforte di Celare, cioe Crifpina.
Trovandofi tuttavia il campo nudo dell’Ifcrizione
bramata, non potiamo intendere da qual Citta ri-
levaffe 1’ inclita gloria la Principefla Aiigufta; la
quale, collocata nel Tempio , pare venga rifpettata
qualDea. Di queft’arte, infegiiata dall’adulazione
di conciliarfi la benevolenza de’ Monarch! Romani,
coll’efaltare i pregi,ed il merito delleloroCelaree
Conforti, prevalevanfi appunto i Greci: Cerium eft
PatiM. hi Tat- Graces fape Jmperatorum liberalitatem per Uxores,Libe-
perat.Romaa.
Num.pa^.1^%- ros, aut ebariora capita provocaffe. N t parra ftrano,
che fia venerata, a guife di Dea, Crifpina, le fi ri-
fletteri, che ancora i Tarfenfi celebraronia fotto
r eiiigie di Pallade, come vedefi in altra Mcdaglia;
e i Miletopolitani la figurarono fotto il fembiante
della Dea Fortuna.

CRISPINA-
2 I 5.
1V

GRISPINA.
Dornafi il primo campo della Medaglia col

A Sembiante di Crifpina Conforte Augufta di


Commodo; e nel fecondo fi celebra la Con­
cordia , rapprefentata in una Figura fedente, chc
tiene con la deftra unaTazza,e con la finillra due
Cornucopie, al bracclo appoggiate .
Nell’ app\audere chc fe’ il Scnato all unione degli ani-
mi de’ Cefarei Conjugati, fpiego piii tofto il fuo voto
tendente ad un tal bene, che alia ferrnezza della
Concordia da effo defiderata. Quefta fu meffa tut-
ta in disordine dalla paffionc viziofa di Crifpina:
Quant, il Princjpe liio Conforte, deprebenfam in adul- lamprid.
terio exegit ,exaBam relegavit pojlea occidit ^ neleppe Cmmoda.
tollerare nclla Moglie quella oCcenitk, di cut egli,
tuttosiorno, feccvafi efempio; "K’excafant pas en fa _
jemme ce crime dont il tuy-monjkott contmuellement I exem-
p ie , avec heaucup plus de dej'ordre, £/ d ’infamie.
Non potevafi tuttavia ne pur fperare, tra Commodo,
e Crifpina, la Concordia diuuvrna, eifendo quella
fbrnentata, piii chc dalla fpeciofita dc’ fembianti,
dalla rettitudine de’coftumi,troppo ne’detti Prin-
cipi depravati. Di tal fentimento fu ancora Plutar-
co, e fpiegollo con dire: Is, qui ex cor p ore , ^ form a
efiaccenfus,repenteflagransConjugumamornovortm,haud p h tanh . m
ducendus efi diutmnus, velfiabilis, nififit moribus fancttus, fr^cep. Com
atque anitnum alhxerit, itaque habitum cceperit vivum ■
Le due Cornucopie, che veggonfi liil braccio finiftro
della Figura fedente, fono fimboli indicanti I’affluen-
za de’ beni, chc originati fono dalla Concordia,
quando nelle forme convenient! fia da Confdrti mo-
rigerati coltivata.
La
%i6 Tavola Vigejltnaquarta.
LaTazza,che la mcdefimaFigura oftenta conk ma-
no deftra, fervc d’autentica teftimonianza della di
lei fuppofta Deiti; poichfe realnicnte la Concordia
fii, dalla ftoltczza pagana, adorata in Roma qual
Akx. Ihnat*
Dea, c come a tale, Templum, inter CapHoUtm, £;
cap. 14. Forum, extru&um efi.

AFaccia contraria della Medaglia rcndcli rag-


iguardevole coll’ Immagine della Salute, la
quale comparifee (edente, c con una Tazza
nella deftra mano porge il cibo ad un Serpente,
che fpicca fopra un’Altare, ed ^ il tipo folito, con
cui rapprefentavafi la Salute, come fu da noi fpie-
gato in altri luoghi, a i quali mi riporto. Qui in-
tanto fta imprefla, o per dinotare jl veto del Se­
nate, che la brama felice al vivere di Crifpina, o
pure per fignificare, che la medefima Celarea Prin-
cipefla era la Salute propizia della Monarchia Ro
mana. Tuttavia gl’infortunj, che dopo le avven-
nero, fmentirono i fentimenti dell’ adulazione, n^
pot^ I’Augufta Donna vantare favorevole a se la
Salute.

PERTI-
2 17
V I

PERTINACE.
Bbattuto inCommodo unTiranno ,fu fubito

A invitato a falire fopra ilTrono di Roiha un


Perfonaggio, che, illuftre di virtCi, era capace
di rimettere nella Monarchia lo iplendore, vergo-
gnofamente eftinto da i neri coftwmi del prccefl'or«
Augufto . Quefti fu Pertinace, il quale per farfi me-
rito di gloria cotanto fublime, ebbe le ragipjii da’
fuoi nobili portamenti, e non gih da’ fuoi natali, poi-
che nacque OrigiB^ gentis fordid^ j e Capitolino. efpref- Aurel. Viliw.
lamente avvifa, che 'Pater ejus Tabernam coadlilitiam
exercuit. Seppe pero con eroico valore emendare il Pmm.
poco, o niun ponto, che di fua perfona avea fatto
la Natura,ed entrando con rari talenti ad operare
nel Teatro d’Onore, fotto I’ Imperio di M- Aurelio,
ando Prafedius, Cohortis in Syriam ,• e di poi, pubbli-
cando in aria fempre piJi luminofa il fuo intrepido
fpirito, Bello Parthico indufiviM j'ud promeritas, in Bri- Idem .
tanniam translatas e j l , ac retentus: Poft in Mafia rexit
alam : deinde alimentis dividendis invid ^rnilid procuravit:
Inde Clajfem Germanicam rexit ^ e in tiitte le cariche
follenute die’dise cosiplaufibili le pruove,che,col
fa v o r e del mentovato Dominante ,fu defignato Con-
fole, c rilevo da eflb gloriofifllme commendazioni,
mentre Sapifiime dM arco, ^ in condone m i b t a r i i n Idem .
Senatu laudatas efi: Morto pofcia il buon Principe
Aurelio, foggiacque a nuovi infulti d’avverfa fortu-
na, poichfe per ordine di Perenne, arbitro prepo-
tente della Monarchia di Comtnodo, videfi neceffi-
tato a ritirarfi nella Liguria, e riandare le merqoric
della bafla fua nafeita nella Villa paterna; dove perb
Mtdtis agris co'imptis, tabernam paternam, manente form a _
TomoVII. Ee priore,
218 Tavola Vigefmaquarta.
prioreyinfimtis{tdificiisciuumdedit; fuitqueillH per Mm
nium; fin tanto che, sfiatata con la morte la gonfia
alcerigia del ActtoVtKant,CommodusTeninqci fatis.
fecit, eumque petiit per litteras, ut ad Britamiam profid
fceretur j ubbidl fubito il valorofo, ed uso co’Sdlda.
ti,che nellaBrettagnaappunto tumultuavano,taIi
nianeggi, chc placo bravamente I’inforta fedizione.
Scorfc dope akre vicende di varia forte ,fu infignitc
della dignita di Proconfole in Affrica, e finalmentc
yenne dichiarato Prefetto di Roma; daila qual ca
rica pafsd inafpettatamente al Soglio della Monai-
chfa in quella forma, che da me nel primo Tomo
dc’Cefari in Oro k ftata diftintamente fpiegata-
Come Monarca adunque fida egli avedere nel prime
campo della Medaglia,col capo laureato, e s’iii-
titola neir ifcrizione, IMPERATOR CAESAR
PVBLIVS HELVIVS PERTINAX AVGVSTVS,
Le fcelleraggini diCommodo fu ron o I'pw bre, ch e &■
cero meglio brillare h lu ce d elle v i r t i di Pertinace,
neldicui Ipirito non area gik impreiTo folletico a!-
cuno il deliderio di regiiare, ma pe/ efler egli eie-
vato alia fuprema dignita nell’Imperio,perord k-
ftantemente il di lui merito: Car il ejloit prudent,
fage ,moderi, fcavant ,bien difarit, mats plujlofl fin ,doa!.
Trifian. T o w .
2. pag. I. accort, £5" affable, que benin, facile, complaifant, £7 li­
beral, efiani ti grand mefrager, £7 bon ceconome, qu'il
fembla tenir du mefquin-. Mais au refie il efioit vaillant,
conftant, fans pear, d'un efprit tousjorus prefent, £7
tres-experimente Capitaine, qui s’eftoit fignali par tout !e
cours de fa vie, de puis fes premiers employs ,jufqtte aux
derniers,par toutes ksTrovimes de I’Empire-
Giubilando frattanto col Popolo il Senate nel di lui
efaltamento, fi fe’ pubblica dimoftrazione, con la
prefente Medaglia >che beneficio cotanto rilevante
conferitoallaMonarchia col mettere fulTronoAti-
guftoun Perfonaggio di tanti pregi fornito,ricono-
feevafi daila benevolenza degl’IddiijCredutiCufto-
di
P ert inace. 2 IP
di di Roma; leggendoli percio nel contorno, DIS
CVSTODIBVS; onde vedeii imprefla nel fecondo
•campo la Figura indicante la provvidenza, ed il
goverhodivino,fignificato nclTimone.che poggia
fopra lin Globo, fimbolo del Mondo, a cui promet-
te(i ogni abbondanza di bene, fignificata nel Corno
delle dovizie.
Infiniti,percosidire,erano i Dei,vanamente da Ro­
ma adorati; tuttavia alcuni di loro confideravanfi
come Numi Cuftodi, e con patrocinio particolare
6utelari della Cittk eterna . Tra quefti rilevava fti>
ma grandifiima quel fuppoftoDio, il di cui nome,
con gelosia fuperftiziofa, volevafi ignoto;
maniDetimf in cujus tutela Urbs'^mna ejiy igmtam ejfc
volueruntj ed il motivodiquefta fegretezza ci viene
addotto da Macrobio , dove dice: Caventibus ^oma- x.UPstiur^
nis, n e ,quod adverfusUrbes boftium fecijfe fe nove- aa!. up- 9.
rant, idem ipfiquoque hofiili.evocatione paterentur, fi tu-
teU fuic nomen divulgaretur. L’evocazione poi,dicui
iervivanfi gii Eferciti ,quando a ttu a lm en te occupa-
vanfi neir afledio di qualche CitA, confifteva in
preghiere dirlzzate al Nume Cultode, e tutelare
della medefima, affine fi compiaceffe di abbandona-
re i di lei Templi, ed Altari, e portarfi anzi a rice-
vere gl’incenfi, ch'erangli promeili, e prepai'ati
ne’Sacrar; degli aggreflbri. Con rifleflb fmgolare a
tal coftiime,canto il Principe de‘ PoetiLatini nella
caduta della Reggia dell’ Afia;
Excejfere omnes adytis, arisque relidUs VirgSl.
DU, quibus Imperium hoc Jleterat. Murid, z.
Adorava rcalmente Roma il fuo Nume particolare,
tutelare, e Cuftode, ma perchd, come Jilfi, il di lui
nome tenevafi occulto, percio molti tentarono d’in-
dovinarlo, e pero Aliijovem cndiderant, aliiL m am ; Macni.
funt qni Angeronam, qua digito ad os admoto, filentturn uii fupra.
denuntiat; alii autem,quorum mibi fides videtur’f irinior,
opem Confiviam efie dixerunt.,
’I m oV IL Ee z E'pro-
220 ~ravola Vigefimaquarta.
E' probabile tuttavia, ch,e oltrc di quefto faotaftico
Dio, intendefle il Senate altri Numi ancora pro-
vatifi favorevoli nella ruina di Cotnmodo, ed in-
nalzamento felicc di Pertinace-, ne gliene liianca-
vano per celebrarli, come creduti a maraviglia'ber
nefici.col provvcdcre ilTrono diunCefare degnif
fimo di poflederlo.
Sin ne’ primi natali dellaCittb dominante,fu talemo
pafticblarc de’ Romani il coltivare la fupetftiTflone
}u^ut Vtycqui, a molti D ei; Vix enim i cmabulis caput fuum Vrbs ad’
d e CapitAi 7nir4»da fufiuk rat, cbm tcce "R^eligtoms, coktidotuK
Rom. cap, 8.
Deoruni prima cura fu feep ta eft. E per diftinguere i
Numi, nel multiplicarli fognarono dueCkflidieffii
I’una di quelli, il di cui genio inclinava a recar gio
vamentiy I’altra di coloro, chc inferivano danni:
A uiut Gettiut e percid Deos quosdam, ut prodejfem cekbrabant, quot
L ^ . 5. cap. iz.
dam ,m obcjfent ,placabant. Attribuendo ftoltamentt
a i Dei quello, che realmente Ipetta al vero, e<
unico Dio, ciofe, che tutte ie vicenSe del Monde
fbflcro regelate dall’alta provvidenza , ed arbitrk
degl’ Iddii; e qjjpfta fit parimente I’ opinione degl
antichi Caldei, che infegnavano, Ordinem bunc, Q
Dtodor. Shu- ornatum univerfi b divind quadam providentid exiftere.
ius L'tb.z. Bf-
hlhtb. Hifior. quaque nunc inCcelo fiunt fingula, non caju ,aut fua qua
dam fpon te, fe d determinato, firmiter rato Deumjudick
pjrfici. Ancorch^pero j Romani veneraflero i lore
proprj Numi, ci6 chc altresi fu coftume de’Greci
Apollonio era di parere,che tutti i Dei foffiro co
muni, onde tutte le Genti doveflero aver la ragia
ne d’invocarli •, ed autentica il Tuo vano documcn
to con una pruova ben pazza, dieendo: Dei non
femper in eodem permanent loco, fed nunc ad Aitbiopes,
P hih fira t. de nam ad Olympum, nunc ad Atbum proficifeuntur ^ abfur-
V ita Apollonii
Lib. i^.cap.11. dim igitur ejfe puto, cum Dii uaiverfas gentes perambu-
lando transeant, £? luftrent, homines ad omnes Deos ali-
quando yum accedere. Gosi, trovandofi privo del buon
lume diReligione,delirava un Filofofo, a cui I’an-
tichitk,
Penimce. zzi
tichitk, facile ^ donare Ip maraviglic a i preftig) >
dic’pofto nel rango dc’primi Saggi-
V II
Voti Decennali conccputi da Pertinace, fumml-

I niltrano I’argomento alia corrente Medaglia,


nel di cui Rovelcio vedefi percid il Celareo Prin­
cipe facrificante con la Tazza in mano fopra I’Al-
tare. Avendonoi intanto ragionato diquelli Voti,
e del loro motivo in altri luoghi, a quelU ini ri-
metto.
VIII
lmarcafi nel fecondo campo della Medaglia

R I’allegrezza univcrfale, che colmo di con­


tend il cuore.cosi delSenato, come del Po-
polo, nell’eflltazione auguila di Perdnace; ed e
.rapprefentata in una Figura, c h e tien e co a la lini-
ftra un’ Afta, e con la dcftra una,Corona; corren-
dovi intorno’ rifcriztone, che dice; LAETITIA
TEMPORVM, dalla quale ne proviene negli ani-
mi il gratiflimo effetto di una giocondiflima felici-
ta , e cosi appunto 1’ intefeCalliodoro, quando diffe;
Latitia Temporum beatitudo popalorum eft. . Eptftz^LHi
Fu tale, e tanta la piena dell’allegrezza,che inoridd
I’ anima de’ Romani, che, fparfo appena I’avvifo
d’effer liberi dalla dranm'a,e da i vizj diCommo-
do, e d’aver ful Trotto Pertinace, 'Repente populus
m iverfus lympbato fimilis ebaccbari i £7 difcarrere per Hemdian.
vias, ac latabandi omties remnciare pro fe quisque ami-
CIS, Usque maximi quibus, aut dignitas, aut divitiie fupe-
rabant} namque illis potiffmim difcrimen impendebat d
Commodo. Ibaut igitur ad Templa, ^ Aras Diis grata-
latum, alii alia vociferantes; quidam, jacere Tyrannum,
pats Cladiatorem, nonnulli etiam multo bisftxdiora, quaque
hahenus
221 TavolaV igeJimaquarta.
haStmts mettts n p reffira t, ta nm c Uctntia, ac libertate
aborts, impuni jabbabantur; e rifuonando per tuite
le contrade di Roma le infamie rammemorate del­
la vita Barbara, ed enormc deU’uccifo Principe,
tanto pid nello fpirito d’ognuno rinforzavafi ii mo-
tivo di giubilarc -
Con moka propriety la Figura della Letizia tiene Bel­
la deffra mano la Corona, effendo quefta fimbolo
opportuniflimo per indicarla, mentre fu fempre
lieto ornarnento degli attori in allegre operazioni ;
lo: CutJhIm,
Ja Certaminibus, Ludis, b^icloriis, atque Triamphis, h
S'tukiu!
tu, Lii.}.: 'N.uptpi , cea Sponforum, atque Sponfarum itijignia, £7 is
Jlegum ,ac Sacerdotum mauguratiombus ^ n e ’ C onviti an-
cora gli Aiitichi, oltre le Corone, con le quali fa-
A nttq. ConvU
fciavanfi la fronte i Convitati, Coronaba/it pocula hi-
ca p . i 6 . laritdtis eaufd Coiwivalis. ,
Tiene parimentc la fuddetta Figura un’ Afta con la
finiftra, in pruova della fua fuppolla Deit^, della
quale la liiperilizione Romana era fa cilm en tc
liberals diipenfiera.

TAVOLA
jr a y o la
223

T A V O L A
■VIGESIM AQUINTA.

DI D I O
GIULIANO.
Lcoftume d el t i v e r e licenzio/b, quan­
to piCl fi addomeftica al vizio, altret-
tanto impegnafi nella pertinacia di ri-
cufare il freno della ragione. Dalla fo-
la pafiione accetta la legge, che indul­
gence a qualunque disordine,nonam-
mette fuorche il capriccio interpetre delle fue nor-
me. Cosl provarono i Soldati Pretoriani dopo la
morte di Commodo; n^ fapendo dar ripudio alia
liberty,della quale erano ftati da eflb inveftiti, odia-
rono in Pertinace il favio difegno di riordinare la
lorocondotta,con rimetterli in regolata difeiplina.
Percid con una lancia vibratagli in petto, gittaronlo
barbaramente dalTrono; tna I’empiet^ cotnparve
si nera aliofguardo pubblico,che inorriditi gli ani-
mi del Senate,e del Popolo al prime ravvifarla,
Tumultu ,luBuque omnia compUri, difemrere uitwirfifu-
rentibm fimiks, me certi quid agennt, quarere ipfos au-
Bores,
224 IT avola V Igefim aquhxta.
Hen^ao. Botes ,quos neqiie iuvenire tamen poterant, neque uJcifci.
ju t tm por. Tracipite veto Senatus indigni fe r r e , communemque earn
ealamitatem exiftmare, defideratts parentem optimum, ac
Trincipem indulgentiffimtim, rm^tmque tyramidem me-
tuens, quant cordi militihtts effe intelligebat. Paflati frat-
tanto due giorni del meftiflimo fquallore, ne quali
laPlcbe tenneoccukoilrammarico nel fuo timore,
c INobiJi, per efimerfi dagi’ infortiinj, che incontrar
potcvano, affentaronfi da Roma, I Pretoriaixi, bvn
niuniti nc’ propr; alloggiameiiti, avvedendofi non
cfl'cr loro contraftata la prepotenza,C«»y?jf»fo/»prSi
Idem ibidem . rnunmvocaliffimo quoque ,edi 'cunt venale Imperitim, tradi-
turosque fe e i, qui plmimum pectmia polliceretut, tuthqm
in Aidam cum armis deduBuros, inferendo alia maefl^
della Monarchla Romana un’ infoffribile fcorno,
convenderla vergognofamente all’ incantQ. Arrive
I’iiidegna propofizione all’ orecchio di Didio Giulia-
no,mentre appunto,affifo a inenla,cenava, e fii-
molato efficaceinente daJJa Moglie, e dalla Figlia
ad a c co r te r e aHagrandiofa fortuna, che venivagli
efibita, trov'andofi egli ben fornito .d’argento, e
d’oro per fame I’acquilio, portatofi lubito agli ai-
loggiamenti Pretoriani, C7a»Jdre occepit daturmn qua
Idem . vell'ent^ habere JV rnagnas opes, plenos atiri tbefauros,
atque argenti ■Ebbe per6 il Superbo, nel fuo faftoib
defiderio, competitore Sulpiziano, Perfonaggio Con-
folare, e Prefetto della Cittfi-, ma perchb era egli
Suocero dell’uccifo Pertinace,dubitarono i Soldati
fi prevalefle poi della Cefarea autorita, per viodi-
care I’iniqua morte del fuoGenero augulto, onde
accordarono i voti ncU’elezione di Didio Giuliano:
Idem. Ergo JuUanum fealis demijfts ,fupra muros attollunt, non
prius aufi referare port a s , quam convemrent de nmnero
dandee pecunM ■Ammeflb adunque nel militare allog-
gio, ftudiofli fubito di conciliarfi la benevolenza de’
Soldati ,’con dar loro prometfa di rialzare le Statue
diCommodo, dal Senate abbattute, e di condifeen-
dere
Didio Giuliaiio. 2 2 5

dere pienamcntc all’ufo dituttequelle licenze.chc


fotto la di lui Monardua lietamente godevano;
indi, per qucllo fpettava alia fomma del denaro,
die attendevano, afllcurolH, die la copia dell' ar-
gento,* e dell’ oro avrcbbe certamente fuperata
I’afpettazione del loro defiderio; nd perdilpenlarlo
vififarebbc frappofto indugio alcuno; poich^tutto
teneva gia egli pronto, e preparato nel liio Palazzo.
TibitS-itddulli rebus milites ,atqae in tantam fpem ereSU , Um.

P dianam declarant Prittcipem.


Eccolo adiinque a fare la fua Cefarea cotnparfa, col
capo laureate, nella prima faccia delk Medaglia, do­
ve s’intitola: 1MPER.ATOR. CAESAR MARGVS
DIDIVS SEVERVS IVLIANVS AVGVSTVS. Da
quello intanto fi t detto di fopra, intendefi facil-
mente il motive, per cui nel campo contrario ve-
defi imprefla la Concordia de’ Soldati, formata in
una Figura, die tiene due fegni militari, dall’Aqui-
laLegionaria nobilitati; e vedeGaccredicato il pen-
fiero colConliilto del Senate .
Ma,per dir vero, parmi in do aflai manifefta la de-
bolezza del venerate Confeffo •, il quale, ancorchd
nel fuo cuore disapprovafle la prepotenza de’ Sol­
dati neir dezione inaflimamente di perfona imme-
ritevole della Maeftd augufta, do non oftante fa-
crificando, diro cosl, la ragione ad un fentimento
adulatore, voile pubblicamente celebrarla, accla-
mando nella Medaglia la Concordia de’ Soldati, com
venuti in una elaltazione per comun veto indc-,
cente-
In fatti non tardo molto il genio fuperbo di Giuliano
a mettere in chiara veduta la fua alterigia; poidid
portatoft nella Curia, Maximo Satdlitum comitatu, fece
fubito un’orgogliofo protefto al Senate, dicendo: Vo- yOmai
bis Principe opus e f i,^ ego, pree ceeteris omnibus,jjmi Prin-
cipatu digniffimus ■ Il Popolo tuttavia non accordavali
a concetto cotanto boriofo: Sed moejiitid baud diffi-
T ontoVII. Ff mulatd,
2 2 6 ~TavolaVigeJhnaquinta,
Idem . muJata, Imperatonm CttYtam ingreffurtm, qnap ex cmn-
pojito, cum magnis clamoribus, parricidam, £}’ raptorem
Imperii appellavit- All’udire que’ clamori ingiuriofi,
pcns6 egli con la perfuafiva del denaro, al Popolo
piedefimo efibito,di placarli,ed infmuare foci piii
miti; ma I’olferta non fu accettata, anzi Illo irm
diffmulante, pecuniam pollicente, indignati, quafi lar>
gitiombus corrumperentur, univerfi exclamarunt: Han vo-
hmus, non accipimus. Scorgendo perd Giiilia/lo ,"cEe
il linguaggio della cortesia non era intefo, delibefo
d» parlare con lo Iciegno, e col ferro, ed ordino,
cbe molti foflcro uccifi; ma nc pure col gaftigo
impard quella gente efacerbata la moderazione del­
la collera conceputa •, onde Vopule/s magis etiam m-
citatus, mentione Tertinacis faBa, JuUanam derifit, £J
Idem .
quamvis multi paffim per Urbem, ^ vulnerarentur, ^
occiderenttir, tamen non cedebant, ac fumptis armis in Cu­
riam Equeftrent concurfu fablo, noB em ,^ diem ibi foe
cibo durarunt j fincJid Fame, vigiliis fatigati, domm
quisque fe recepertmt. Da un’Afcendente cotanto tor-
bido, ben poteva la Monarchi'a di quefto Principe
Xtphil. in prefagire quel nero, e calamitofo occafo, in cui
E pit. andd miferamente, dopo feflantafei giorni, a tra-
montare.
11
Ifcorda la prelente Medaglia dall antecedcn-

D te, mentre diverfi apparifcono i Segni mili-


tari,dallaFigura della Concordia oftentati-

Hil
Dichiara
Didio Giuliano. % 27

III
Ichiara il Senate, ncl fecondo campo della

D Medaglia corrente, fevorevole al Monarch


laFortuna, ideata in una Figura, la quale
tiene con la deftra un Timone.che poggia fopra un
Glqbo, fimbolo del Mondo, rettamente, come di-
ItetisUimonemedefimOjgovernato; ed affine iri-
tpndafi, che I’iftefla Fortuna apporta I’affluenza
d’ogni bene alia Monarchla, tiene ful braccio finiftro
ilCorno dell’Abbondanza. Fu pero prefto fmentita
Vaffiftenza propizia di quefta Fortuna a Giuliano,
jfenza che punto gligiovafle 1’arte, che uso, per go-
dere il di lei patrocinio •, e che fia vero, aflifo ch’egli
fu fulTrono,fuppofe diformare appoggiovalevole
allaCefarea fua forte, con BlandiriSenatui,^poten-
tiffmis quibusqye, muka eispromittere, £1largiri, arridere xiphll is
wviis^freqmntareTbeatra,muha conviviaagere,pofiremh Bpit. Dkm.
mbit prietermittere, quod ad nos fovendos, deliniendosque
fpeliaret- Cosl. ci attefta Dione. Non tralcuro certa-
mente mezzo alcuno, che giudicafle idoneo a fer-
margU in capo il Cefareo Alloro, avanzandofi an-
Cora lino all’empicta di fvenare Fanciulli, per va-
ghezza d’indagare glieventi finiftri futuri, affine di
ripararli: Complures etiam pueros occidit, caufd magicar
rum artium, itaut fi forte , quod futurum erat praeogno'
viffet,idpoffet avertere. TuttaviaSettimioSevere ro-
velcid bravamente i di lui defiderj, ed uccifo il Mo-
narca infelice, tenne per pochillimo tempo con-
tenta la fua aoibizione-

TomVII. Ff i MANLIA
228 Tavoh Vigefmaqiiinta.
rv

MANLIA
SGANTILLA.
A Conforte di Didio Giuliano Manlia Scantill
nobiUta col fuo Sembiante il prime canipo deP
la Medaglia. E' perd vero, che potfe dirfi efi-
mero lo fplendore della fua gloria augufta, procaccia-
ta col configlio perniciofo, che die’al medefimofuo
Conlorte di fore la compra, per lui fatale, dell’ Impe-
rio; e ancorchd Sparziano efenti da una faftofa alte-
rigia lo fpirito di quefta Femmina, atteflando, che fu
alieno il dileicuore dallaCeforea efoltazioDe,eche
contro fua voglia entrd nel Palazzo Imperiale,ci6
nonoftante par p/d probabile il ientimentodiZofi-
Tofitn, Lib>i.
mo, il quale aiferifee, che Didius Julianits uxoris inJiiK-
B ifior. Bu elatus, ex fioMitate potius, qudmfapietite eonjilio ^por-
reBi pectmia-i fe’ il grandiofo acquifto delV Impcrio-
Aquefti accordafi parimente ilparere d’Erodiano,
il quale cosl Icrive: Perfuadent igitur uxor ,atque Jilia,
Bcrodian. parafitorim turba, m , reliBa menfa accekret, £7quid
.
Bih. 2 H ijhr.
agatur intelligat, ae fubinde, inter eutidmn, adbortantur
fu i tm pcT .
occupet projeBum fmperhm, come notai pure nella
Tavola decimottava del Tomo terzo.
Nella fcconda faccia della Medaglia vediamol’Immagi-
ne di Giunone Regina, che appreflb ha il fuoPavone,
etiene conladeftra unaTazza,e con la fmiftra un’
Alia. Non e fuor di ragione il credere, che il Senate
voleffe adulate I’auguftaDonna, rapprefentandola
fotto il fembiante di Giunone; ed era il fommodegli
onori'd^'quali potea fregiarla, elevandola alia condi-
zione della principale tra leDee,dallafo>lh'a pagana
adorate. D ID IA
2?i>

DIPIA CLARA.
% Opo il Padre Didio Giuliano, e la Madre Man-
I ■ lia Scantilla, cfce in campo la Figlia Didia
rtra K-Xlara, il di cui Sembiante qui vedcfi imprcC
f(^, con la Figura dell’ Ilaritk nel ROvcfclo rappre-
fentata- Per intelligenza intanto del prcfente Im-
pronto, mi riporto a quello ho fcritto nella Ipie-
gazione della Medaglia tcrza,Tayola decimqttava
del Tomo terzo.

V I

C L ODI O
ALBINO.
On tre Perlbnaggi fu Settimio Severe necefli-

G tato a difputarc I’lmperio del Mondo; cio^


con Didio Giuliano, Pelcennio Negro,e Clodio
Albino •, e quelli fi credettero dalla Romana fantasia
indicatidatreStelle comparite d’improvvifo inter-
no al Sole: Hos vims tres Stella fignificabant, qua vifa de­
ft circtm Salem fuerunt K-alendisJanuarii cum Ju- XiphUtn. m
liams, ante Curiam facra faeeret nobis prafentibus, erant
emmadeo confpicua ,ut eas militesperpetuo infpicerent
inoicem commonfirarent j eDione,che ritrovavafi pre-
fente a quello fpettacolo luminofo, attefta, che dal
timore eragli vietato il rimirarle liberamedte*.
Clodio Albino adunque fu uno degli Emoli armati, che
fi oppo-
23a ITavola Vigejlmaquinta.
fi oppofero aglialti penfieri diSevere,e ci dk a ve-
dere nclla prefenteMedaglia il fuoSembiante,coU’
Ifcrizione,chedice; DECIMVS CLODIVS SEPTI-
M l VS ALBINVS CAESAR.
Per quello fpetta al gran titolodiCeiare, del quale qui
fa pompa Albino, diverfe fono le opinioni degli Au-
tori. SeftoAurclio Vittore e diparere,checgli per
affurriere la gloriofa appellazione, prendefl'e dalla fo.
la fua alterigia il configlio: Sub eo , ciok Sevett/fftlp
A u rcl.V tticr^ ttus, qui in Gallic f e C afarem fe ce r a t, apud Lugdunt^
%n E ftt.
oedditur. Conviene parimente in tal opinione Eutrd
E titrop.LihZ . pio, c cosl fcrive: Albinus, qui in occidendo Tertittace S 0.
U/Ji. Rom. eiusfueratyuliano,C afarem fe in Gallia fecit- Diverfo
tuttavia e il fentimento d’ Egnazio, il quale, parlando
Jo: Bapt.
di Severo, dichiarafi nella forma feguente: Sublatis
Egnat. U b . I. inOrienteVefeennio'Kigro, in GalliisClodioAlbino, quern
Romatt.Pr$ac> fyC a fa rem dixerat; afferendo manifeftamente, die
I’onore del Cefareo titolo eragli/lato pttribuiro dai
'KipbtVtn, m
medefimo Severo; Cosl D ioa e, a fferen d o , che DedH
^pit. litter as bomini fideli adAlbinum, per qttas eum Cafarem
faciebat- Cosi pure Erodiano afferma,che Settimio
Severo, fcorgendo protetto Albino da potentiffimo
Efercito, e dotato dcllo fpeciofo carattere di rag-
guardevole nobilta, munita di gran ricchezze,giu-
dico fpediente a i proprj difegni il conciliarfiamiche.
Herodtan.
volmente la di lui benevoJenza: Quare eum Cafarem
L ih .i. H'lfior. appellantfpem,cupiditatemque hominis anticipat,poteJlatt
fu i temper. partkipandd j e perchc bramava ,ch’egli apprendelle
di eflere in pofleflb di un’alta ilima , e di un’ affetto
diftinto nel cuore di Severo, mandogli Plenas huma-
nitatis litteras, obfecrans, at ipfe potiffimum curam fufeipiat
Imperii, opus effe viro aliquo nobili, fjl atatis integra, qualit
ilk foret ,fe jam fenem ,morbo artkulari afeblum ,nqtos,
adhuc infantes j ed affine dirinforzareilcreditoalfiio
atnorevole fentimento, Nammis Imagine ejus pereati
Idem . juffis, Statuisque ereblis,fimul aliis collatis bonoribus ,fiden>
gratia fu a feeit •
Nella
Clodio Albino. 23 I

Nella feconda faccia della Mcdaglia rapprefeOtafi laFi-


gura della Felicita, che tiene con la mano deftra il
Caducco, e con la finiftra un’Alla, per rimarcare la
prppria Delta; e in fatti, come fuppolla Dea, vanto
il fuo Fempio in Roma, e 1’attella Dione, con dire:
EratCuriaHoftilia, cum refeSia fuiffet, denub dejirudla,
eoverbo^quod ibiTemplum Foelicitatis ponere mfiituijfent j
qmdLepidus Magijier Equitum abj'olvit-
BerBftife^rd la Felicita moltri di appoggiare gl’iDte-
rflli di Albino, videfi quefta fmentita, allora che ro^
■fefciato il fuo Efercito, die’ termine infelice a i fuoi
faftoG defiderj con morte violenta ,dopo la quale Se-
vero ,lafciando ogni liberta all’ odio, calpCllo col fuo
Cavallo il di lui cadavere, e mando a Roma la tefta,
ordinando foffe affilTa fopra una Croce .Nc contento
di quefto, voile accompagnaflero il di lui fine cala-
mitofo, non folamente la Moglie, e i Figli, ma an-
cora gli Amici, mentre ftabilitofi nellaMonarchia,
Talatium ingrejfus Albini arnicas apudSenatum accufavit.,
eortimque litteras, quibus convineerentur protulit, £7 atiis
alia crimina objiciendo, omnes SenatusTrimipes fi«gu-
lanm Vraoimiarum nobiliffmos, ac ditiffmos quosque in-
terfecit . Eventi cotanto luttuofi non accordaronfi
certainente con la Felicitk qui vantata.
V II
Ramofo il Senato del ritorno d’Albino a Roma,

B dichiara nel campo contrario della prefente


Medaglia il fuo defiderio, con efporre la Figu-
ra della Fortuna Reduce, la quale tiene con la deftra
unTimone,che poggia fopra unGlobo, indicando
il retto dominio del Mondo, che fperavafi dall’ incli-
to Perfonaggio, e ful braccio fmiftro ha il Corno dell’
Abbondanza, fimbolo manifefto de’ moltiffipj beni,
che attendevanfi dall’ Imperio del medefimo Albi­
no- Spiega chiaramente I’accennatofentimento del
detto
234 T avola Vigefimaqiiinta.
dctto Scnato I’ Iftorico; con afferire, ch’cranvi molti
Hero^fiait. Ex primioribus Senatus, qui ad turn darent Utteras, borlaii'
Liki,
tes ad reditum, ab^7tite adhuc, occupatoque Seven .Veto e,
cheivotifi viderodelufi-, poich^; effendofidifputata
coir armi la Monarchi'a, febbene Albino gibriavali
dell’amore de’piii cofpicui Romani, cd infieme ri
fplendeva colla chiarezza di un langue affai lumino
fo, tuttavia doveva egli cimcntare la fua forte cor
un’Emolo perito aflai piCl di eflb neU’arre irtfifaff
'Xiphilm. in ^Ibinus nobilitate, 0t doHrM antecellebat, alter, cioe K
Epit. u h dc
Sfver^. vero ,/fcieatid.ret militaris, 0"peritid ducendi exercHus, pt
tior erat, E che fia vero, in conformita appiinto delli
condotta marziale, la di cut legge lo fteffo Severe
perfettamente poffedeva , giudicb convenientc, prii
di fnudarc il ferro, eccitare nelle fue truppe un vak
rofo coraggio, animandole al coinbattimento, co
feguente efficace difeorfo; Keque levitatir mequisquam
ob anteabia infimulet, neque infidum, aut, ingratum pute
adverfus eutn, quempro amko habuerim. Omnia nos quideti
prajlitimas, etiam in partem Trincipatus, 0 ’ quidem flahi
lijftmi recepto ; quod negeminis quidemfratribusfacile quit
quam indulferit, quod enim vos miht uni detulijlis, id egi
cum illo communkavi. Tantis autem beneficiis nojiris pef-
mam videlicet gratiam retulit yllbinus, contempts virtute no
fird ,fueequeimtnemorfidei ,ardensque inexaujid cupiditaU
id univerfum periculose praripiendi, cujus particeps ejfe,
citra bellum, ac dimicationem ullam potuiffet- Neque Deos
reveretur, per quos totiesjuratus, neque noJlrisparcit laho-
tibus , quos tantd cumglorid, virtuteque pro nobispertulijlis ■
Quippefucceffiiam vefirorum, nee ipfe frublu carebat, imb
autem,fifidem (ervaffet, major illi portio contigiffet -U t au­
tem fi ipfe author malorim fis injuftus videare, ita ft non
ulcifeare acceptas injurias, ignavus ■ Nam cum bellum ad­
verfus Nigrumgefimus, non itafanefpeciofas inimicitiarum
caufai bqbebamus, non enimquap raptorem occupati dnobis
principataspderamaSjfedpofitum eum in medio,atqueadhuc
indifceptati<meverfantem,pari uterqueambitu adfe trahe-
Clodio Alhi7io. 2 3 3

hat ■ Vetum ^IhinmJefpeHofadere, acjurejaranUo, cumfit Hmdiait.


tiojlro munere aJeptas, qua tantum legitimis liheris tribuun-
tur, hojlis effemavtth nobis, qaamfamiliaris. Ut^iturpri-
dept beneficto afebium, honore, gloridque coboneflavimus,
ita mm perfidiofum, atque imbellm ipfius animum coargua-
mm armisj neque epimfiuftimre ilk exercitus potent exiguus,
atque infularis vires nojlras ; nam cum nos propemodum foli
alacxitate, quadam, fy virtute vefird tarn multispraliis per-
vkbniis-jtotumque vobis Orientem fubegeritis ,quis dubitet,
Min nunc quoque, tantarum accefiione virium^quippe hie
totuspene %manus exercitus ,facik profiigaturipaucos fitis,
nefuh viro quidemfobrio, ne dumfub forti Dud militantes ?
Quisenim luxuriam illiusignorat ,vitamqife bominis ,fubul-
corumpotiusgregibus,qudm militum legiouibuScongruentem ?
Troinde eammaudabler in ilium, qua fokmuS alacritate ani-
mi, atquevirtute Diis freti autboribus ,ab eodem impie pe-
jeratis ,fimul memores excitatorumfape i nobis trophaorum,
qua feilket abipfodefpeblafunt- Non pu6 crederfi qual
fofle il coraggio, ch’ eccifo Severe ne’Soldati col fuo
gagliardo difcorfo, che a bello ftudio qui (lefi, poichd
parmi, che la"finezza dell’arte con cui e formato, me-
riti d'effere confiderato con particolare rifleflb. L’e-
vento infatti fel'ice, nel quale termino il combatti-
mento, benchfe pria»con forte varia, agitato, accrc-
ditomoltobene laprudenzadellamente,che feppe
idearlo; ne Albino, caduto morto, pote confolare il
defiderio del Senate, col fuo ritorno, di cui nella Fi-
gura qui imprefla,rapprefentafi un tacito invito.
VIII
inerva Pacifera fa nobilc comparfa nel fecon-

M do campo della Medaglia. Vedefi con la te-


fta galeata „e ticne con la dcflra un ramo-
fcello d‘Olivo, e fu la finiftra un’Afta, aveado ai
piedi uno Scudo, fopra ’1quale poggia la mano. Il mi-
ftero di quelli aggiunti ci vienc fpiegato dall’ erudito
TomoFIL Gg Codino
234 T avola Vigejimaquinta,
Codino nella feguente forma; Mimrv.e ftmuhcrmi
Georg, Co^U. hajlam tenet acl fignificandam eju scon jla n tia m fon itu .
nus,uhi £^e orU
ginih.Conftan- dinem yfirniliter etiam clypeum ,quod omnes injidia fapientii
tinop. apud repellantur. Minerva enim, Mens idem j'unt ■Gakamptr-
OifelUm*
rh illi tribuunt, propterea quod fapienthe ctdmen Jtib ad-
fpeBum non cadit, ^ ole am ob natures puritatem ,qaippe
quia bujus materia ejl ok a.
Intefe probabilmentc il Senato con la prefenteRg^
d’indicare il genio d’Albino propenfo alia
alieno dal perturbare la pubblica tranquillita coil
azioniguerricre. Qual perofoffe realmente I’indole
di quefto Perfopaggio, puo facilmente argomentarfi
dalla defcrizione fattaci del fuo interno, infieme con
le di lui fattezzc efterne, dal fu mio amiciffimo il dot-
tiflimo Conte Francefco Mezzabarba, ed e come fie-
gue: Tiobilis "Eifimanus ,flaturd proceed, capillo renodi, Q
M edhh. m
Jmperat.Rom. crifpo, fron ts lata, admirabili candors, voce muliebri ad Jo-
2ium-pag.x6^, num eu nuchonm , motu fa cili, iracundid gravi,furore trb
jlijfm o , in luxurid varius, voracitatis maxima ■E per no-
tare qualche cola in particolare di quell’ ultima fua
proprieta, lappiafi, che II ejloit incroyablement grand
T rifia n . mangeur. C ar quelque fo is il mangeoit cinq cent figues i
T0m.1pag.4o.
des-jeuner ,tantofl cent pefcbes ,une autre fo is dix melons,
ou vingt livres de raijins, p ar fo is cent bec-afigues, une autn
foisqtiarantebuiftresaI’efcailk, p yaiu ji dureft. Era ben
poi parco, e moderatilEmo nel here: Beuvant avec
cela fo r t pen, car il n'eftoit fobre qu'a boire.
Qualche relazione di rnerito puointanto dirfi, ch’egli
avefle con Minerva qui a fuo favore imprella,poi-
Idem ibidem . ch^ Il eftoit d'ailkurs difert, p f fcavant, ayant composl
les Fables mikjienes a I'imitation d'ylpulee, des Gear-
piques comme efiant fo rt verse en VAgriculture.
Non lafcio d’avvertire, come lo Scudo, che tienc'Mi­
nerva poggiato in terra, e non imbracciato, pud for-
mare I’indizio di quella pace, di cui lacreduta Dea
e dichiarata protettrice.

TAVOLA
T avola Vigefimafejla,
^3S

T- A V O L A
V IG E S IM A S E S T A *

CL ODI O
ALBINO.
A fantasia pagana fe’ femprc pompa di
un p.pricciofo ingegno nell’ ideate i
SenHjjianti de’ fiioi fuppofti Dei. Tanto
piCi by lo rendevafi ad efli, cd adorabile
r inganno, quanto pid ftrano era 1’ og-
getto, che rifcoteva le ammirazioni,
perfecilitare il tribute degl’incenfi. Quindi il con-
fondere talvolta un Nume coll’ altro, non edgionava •
gia faftidiofo imbarazzo alia mente nel preftare il
culto luperftiziofo, che anzi dove la follia preferive-
vaallaReligione la regola,la confufione era il me-
todo opportune d’oflervarla. Parmi, che di quefta
iddicidia la prefente Medaglia una pruova manife-
fta,mentre nel campo contrario ci mette fotto lo
fguardo la rapprefentanza di treNumi.neJl’imma-
gine di un folo: Egli d Mercurio, ma formato co gli
attributi d’Apolline, e di Nettuno, poiche dimoftrali
TomoVIL Gg z col
116 T avola V igefim afrjla.
cdl capo radiato^ e col*Tridente nclla Cniftra ma-
no, tenendo Belladeftra il fuo proprio pregio,chji
il Caduceo. ,
Ofcura alqiianto fetnbra 1’intelligcnra del miftero qui
impreflb; tuttavia, per formare qualche conghiet-
tura, diro, che il Senato, col Nume rapprefentato,
intefe probabilmente di celebrare il merito, e le doti
colpicue d’Albino, come Principe, da cui poteyafi
attendere quanto ii pud Iperare de’ beni provegnen-
ti dal Cielo, dalla Terra, e dal Mare. Per appoggip
di tal penfierp, mi vaglio del concetto , che g)tAnti|
chi avevano dtMercurio,ch’era daefli confiderato
appnnto tripliceYe munito di particolar potere in
Cielo, in TStra, ed in Mare; Triceps Mercurius, ab
Cyrald^ Spn- antiquis vocitptas ;ific verb diB us, ut interpretes fcribimt,
tag. 9- H ijio r.
Dear, quod Ceekftis fit D eifs, Maritimus, £TTerrenus.
Per quello poi fpetta al potere, che, in conformity de'
fogni idolatri, Mercurio vantava nel Q'elo, o n d ede-
nominavafiCeleile, t r o v o , c h ’eg li confondevafital
voira c o l S ole : Emdem enim effe JpoHimm ,atque Met-
wrium -,vel bine apparet, quod apud multus gentes ,StelU
Macrob. Mercurii ad Apollinis nomen refertiir. quod Apollo Mufa
L ib - 1. Satur~
nal. cap. 19. f rafidet, Mercurius ferm om m q u odtejl Mujarum munm
impartit. T ester hoc quoque MerevAmm pro Sole cenjeri
maha documenta funt. Simulacra Mercurii pinnatis alls
adornantur ,qua res monftrat Solis velocitatem ; nam quia
mentis potentem Mercurium credimus, Qf S ol MimJi mens
ejl,ftim m a autem eft velocitas mentis ,ideo pinnis Mercurius,
quafi ipfe naturaSolisornaUtr. Quindi nond damara-
vigliarfi, che ncl Tempio di Giovc Olimpio, Mer­
curio avefle comune con Apolline I’Ara, atteftan-
doPaulania,che ad amenduc iNumi apparteneva:
Paufan. ir$
Communis ylpollinis, £7 M ercurii; ob earn pracipaejau-
JEHacis L ib .y fam , quod Lyra inventmn M ercurio, Citbara Apollini Grce-
corum jerm o attribuit.
A vta parimenre Mercurio, fccondo gl’infegnamenti
delle pagane fbllie, le liie ragioni per appellarfi Ma-
rittimo,
Clodio Alhind. 2 3 7

rittimo, poichd nella diftribuzione che fi fece dcgli


E[ementi,per appropriarli a particolari Dominan-
ti,fu aflegnata I’Acqua appunto a Mercurio, e fi voi­
le, fit Sphara Mercurii: Air Maml. ni.
Fenerif: Ignis iaSok. Di pii^ acquiftolli egli merito sdpinTZlf,
fingolare co’ Naviganti, per i quail eflendo molto “•
opportuna qualche intelligenza dell’Aftronomfa,
Hnjjusmodi fapkntiam omaem Mercurio tribumtj m entrt strehLih.tj.
"Primusomnium dkitur afirorum, ac fyderum cUrfusobfer-
,diesque annum ad cerium ordinem redegijfcficum Mythokg.
'Afirr^nomUnathnr extiterit. PcrcloancoralSatnotraci,
tra i loro Dei piCi fegreti, vollero annoverato Mer­
curio; 0«od afirorum cognitio necejfaria fit navigantibus. Uem ihidem.
TerrenopurenominavafiMercurio; poiche avea fula
Terra la prefidenza, il governo , ed il patrocinio di
tutti i negozj, e traffichi, che trattavano gli llomini;
Is etiam menfuraspoadera-,^negotiationis lucra com- Diedcr. Ska.
mentusfuitj e.pero i Romani coftumarono di folen- mth!’'Hifior.
nizzare un giomo ad onore diilinto di Mercurio,
venerate come Nume tureJare de’trafficanti: Mails
Idibus Mercatorum fefius agebatur dies, quod £7 Mercu- Akx.ahAIex.
rio, qui mercimoniis praefi natalis foret. Dkr flp'ii
Dalleragioniaddotte,perlequaUMercuriodenomi-
navafiCelefte,Marittimo,eTerreno, onde di effo
11 prevalfc ilSenato per indicate i beni,che atten-
devano da Albino, rifletto pure, che il nobile Con-
feflbpoteimprimere la di lui Figura, con avverten-
za parimente alNumc,che nella Gallia, dove Albi­
no teneacomando,adoravafi con eulto appaffiona-
to,cdiftinto,ed era appunto Mercurio; ferivendo
de’Galli di quel tempo Cefare, che Mercurium maximi
coljmt;bujusfuni plurima firnulacra ,hunc mnium inven- C<efM.Lih.c.
tor^ artium ferunt, bunc viarum, atque itinerum ducem,
e do pu6 ancora indicarci il di lui merito di appel-
larfi Terreno, bunc ad quafius pecunU, mercqtujrasque
bahere vim maximum arbitrabantur ■
Hogii accennata I’intenzione del Senate nell impref-
llone
238 T avola Vigejim afejla .
fione della prefente Medaglia, ora parmi di potcrk
confertnare,coH’Hcrizione medefima, che nel Ho-
vefciodice: SAECVLO FRVGIFERO-, dimoftrtn-
do con tal dichiarazione di prometterfi I’affluenza
d’ogni bene,che,mediante leftimatillime preroga­
tive , e la felice condotta di Clodio Albino, dovea
provenire dalla Terra, dal Mare, e dalCielo.

I I

SETTIMICr
Imofli, con la morte di Didio Qfuliano, di Pe-
1-^ fcennio Negro, e di Clodio Albino, gli ofta-
1 ^ c o li , che impedivano a Settimio Severe la
lalita libera alTronoRomano, fe’ egli intereffe di
fua gloria il raccogliere il frutto delle vittorie rile-
vate, onde fermoffi in capo, fenza contrafto alcuno,
I’augufbo Alloro; c con cio Trweipatus ad folum Se-
vsmm pervemt. Adorno pertanto dell’inclito Serto,
fa nobile comparfa neJ/a prima faccia della Meda­
glia, e s’intitola: LVCIVS SEPTIMIVS SEVERV5
PERTINAX AVGVSTVS IMPERATOR SECVN- '
DVM.
Nella parte oppofta veggonfi due Figure, I’una delle
quali appoggia la deftra allaClava,e ful bracciofi-
nillro ha una pelle di Leone, e rapprelenta Ercole;
I’akra fta con la deftra in atto di verlare un ^ffoi
e tiene con la fmiftra un’Afta, ed ha a’ piedi una
Pant^rq. Quefti erano i due Nunii venerati, con
oifequio diilinto, da Settimio, che pero voile an-
cora alzato ad elli in Roma un Tempio: Baccho.,
^ Her-
Settimio Severo;
^\HercuU Templum maximim' adificavit ^ e poichc a!
Senato era nota quefta fua fuperftiziofa piet^, do-
vendo egli portarfi nell’ Oriente, per rovefciare coll’
afrai i grandiofi difegni di Pefcennio, fuppofe di con-
formarfi al di lui genio, Ic dimollrava, che fotto i
felici,e potenti aulpicj de’mentovati Numi, intra-
prendeva Settimio la militare condotta.
Priapero di far partenza daRoma,giudic6convcnien-
te di eternare con fublimi onori la memoria, cd il
mpritoluminofo diPertinace, e con un tal officio,
-cfiftjii^onevafi tutto giufto, perfuadevafi il Prin­
cipe di rendcre profperi i natali dell’acquiftato Im-
perio. Quod uiiobtm uit, monumentumTertinaci fecit,
tjusque nomen in votis ^acramentisomnibus jujftt uj'ur-
pari, pracepitqm, at Statua ejus auTea Curru ab Ek-
phantis ve}>eretur inCinum,utque ei tresS ella aurea,in
reliqua Theatra perferrentur ^ indi con folenne Apo-
teoli v o ile fo ffe creduto,effere gi^ il celebrePerfo-
naggio traportato all’a lto S eg g io degl’Iddii.
^ppagato ch’ebbe il Monarca I’a& tto, e la ftima, che
profeflava’a Pertinace, invioffi con le fue truppe all’
Oriente, DIS AVSPICIBVS, come nota I’lfcrizione,
e gli Aufpic) fondavanfi appunto ful patrocinio de’
Numi fingolarmente di fopra accennati, cioe di Er-
cole, e di Bacco, maffimamente, che quefti, come
conquiftatore dell’ Oriente, poteva, col lentimento
,della fuperftizione allora offervata, appoggiare mol-
to bene Ic azioni in quella Regione intraprefe •
Ancorchfe perd gli Aufpicj foffero da’ Romani allai
confiderati-, tuttavia Lattanzio ferive, ed Apulejo
lo conferma, Aufpicia, yluguria, £? Oracula ejfe Da- Cal.RheJU
momm invent'a, quorum fit tenebras ofundere, ^ tierita-^^:^f''^j^ll
tern vdigne obducere ^ e pure gli Antichi erano accu- ouar.cap.ix,
ratiffimi in prendere particolarmente gli Aulpicj,
e dal volo degli uccelli, e dalle vifeere delle.vktimc
attentamente efaminate, e da altre fognatc follie,
febbene d certiffimo, Aufpkia, non volucrum futura
nojeen-
240 Tavola Vtgefimaf^Jla.
IdemLih. 7. nofcetrtium arbitrio dirigr, verim divinS cmporii, a&td’
tap 29.
rique providentid ■ f
Avverto, che nell’ Ifcrizione del primo campo della
Medaglia, &appropriate a Settitnio I’agnomc dxPer-
tinace c di quello ferivendo 1’ Iftorico, avvifa, che
Spartian. m CogttomentumTertinacis, non tarn ex faa volantate, quint
S even. exmorum parfimoniavideturhabuiff'e j e ben parmi non
fia fuor di ragione il credere, ch’ egli I’affumeffe, fup
ponendo diavvantaggiarc la fua gloria,col pregio,
che poteva comunicargli un Monarca cotanto ^c-
creditato. — —
LaPantera.chevedefi ai piedi diBacco,eanimale di
lui proprio, pcrchd: bibacilTuno •, ma avendo ragio-
nato di cid in altri luoghi, a quelli mi rimetto.
I ll
Dornano la feconda faccia della Medaglia tre

A Figure, ognuaa delle quali tiene ful braccio


finiftro il Corn6 delle dovizie, e con la mano
deftra le Bilance•, e nell’Ifcrizione nota(l,che foixo
indicanti la Moneta d’Augufto. 11 Conio delle Mo-
nete, come ho pur avvertito in altri Monument!,
e privilegio fingolare de’ Grandi, da i quali proviene
il prezzo, e la ftiina delle M onete medefime: Cum
F r . HotomaUf aubloritas, ac potefias numi proficlfcatur ab eo, qui am
de re numar.
fmnmd poteflate, ac Imperio eft . Onde la Moneta, coHly
Immagine del Principe regnante in sb imprefla, fer-
ve dautentica teflimonianza del dilui affolufoDo-
minio- Quindi iGerman!antichi,effendoftati con-
fermati da Giulliniano nel pofTeffo delle Gallic, cre-
dettero far pompa baftante dell’ottenuta p^ro-
Procop vh %omani Imperatoris, ut caleri fohnt^ima-
tle°BelhCiifb. g’f’e , fed f u i impreffd.
. Queftorjnaarcabile,ed onorevole vantaggio vienc qui
giuftamente appropriate aSettimio; il quale, oltre
il godere la gloria cagionatagli dalla Moneta, con
fover-
Settimio Severe. 241
fqverchia affezionc ftava egli attaccato ad cfla; poi-
cife Auri avidiffimm f a i t , ut fartitudinem Vincent avari- ’"fa-
tiS, eprobabilmente fiarrefe aU’impulfo.efeguitb’^'’'^'
ibfonfiglio di tal paflione, allora che
iitijjfimof quos^ue interfecit.

I V
■ y ’ Immaginc dell’Affrica comparifee nel fecondo
I campo della Mgdaglia, e con la probofcide
!•* 4 A’F.lefante in fronte,tiene ful bracciofiniftro
un mazzo diSpighe,ed ai piedi hawnLeone. Con
moltaragionevantaii I’Affrica diqueftaFiera reale,
raentre in qualchc modo puodirfi la patria de’Leo-
ni; i quali nella Libia fingolarmente trovanfi cost
numerofi, che talvolta In Libia Civitates d Leonibus P"” -
fubverfas multi prodiderunt Scriptores.
Curio/b, anzi {faavagante e realmente il ragguaglio,
cheEliano d fa de’ L eo n i,ch e in quella parte dell’
Aft'rica, la quale chiamafi Mauritania, foggiornano.
. Hum audm, cosl dice egli, parlando del Leone, ciim
fame fremitar, Maurorum domes adin} ibi fi vir adfa,
ilium ah ingrejfu prohibere, vique procul arcere, fin domo
is abfaerit fola niulier ad domum tuendam relifla fae-
fit , banc objurgatoriofermone, ilium, ut ne ulterius pergat
inbihere filliqtte itamoderari ,ut is contineat fefe d progre-
faiendo, 0' minime famis immanitate efarvefcatj intelligit
fam Leo vocemMaurifiam ,• verborum, quihus mulier Leo- Hiftor. Aai.
Iteminenpat ,bujusmodi fenfus perbibetur; Lion te pudet,
turnfisLeo omnium animalium'fiex,ad metm tugmiolum,
uti pabulum tibi concilies, mulieri fupplicatum venire, vi-
eeque hominis corpore male afeBi in muliebres manus re-
fpi\xt, ut muliebri mifericordia dignatus, qutg tibi opus
flint, aff'.quaris, quernpotius in momibus ad captandos Ctr-
VOS, 0? Bubulos, aliaque animalia, qua ad Leonis paflura
pertinent, excrceri? non autem, moreCaniculi infelicis vi-
Bum quaritare oporteret. His quaficantionibus mulieris Leo
TomoVII. Hh excan-
242 T avola Vigefimafefla.
cxcamatus affliBo animoverecundi,e pkno,fenfim otft
los m urram dejkiens, jufiis rationibus viBm difeedt ■
Fatta poi la relazione, appoggia la di lei incredibi-
lita, con la rifleflione feguente; TSLeqmverbcumEqe^r,
£7 Caner, ab corwiBus communkatem, minaces bmitmm
fermones intclligere, £)’ t/mere mdeamus, mirm videri de­
bet , fi Leo Matiros homines intelligat, £7 vereaUir.
In mold luoghi dell’Affrica foggiornano iLeoni,ma
aflai numerofi veggonfi, dove convengono a certi '
fiumi: Inopid aquarum congreg^tibus feferis; dove,
perche radunanfi con loro animali difpccie diverf^^■
ItUn. m . 8. Jdeo mahifmmes ibi animalium partus, varii faminis cu-
Hiftof-Natur^
i6. jusque generis mares ,aut vi, aut voluptate mifcentej u,ide
etiam vulgare diBtm •J etnper aliquid nm>i ytfricam aferre.
Niente meno de’ t.eoni, pregiafi 1’ Alfrica degli Ele-
fanti,onde fida avedere con la probofcide infron-
te . Quefta gloria pero le viene contraftata dall' In­
dia, che vanta Elefanti di mole maggiore; e pure
^ajui Lth.Z. gl’Indian! lis arant, iis invehuntur. Le Eegioni poi
<a^. I.
dell’ Affrica, in cat dilettanfi iingoJarmente d’abi-
]o: JonftoH. tare, fono In fahu, pofl Syrles, folitudinibus, Sala,
Stt Htfior.Ant*
w a i Lib-i. Mauritanue oppido, vicinis, Lybid, Getulid pnximis, Atlanti
monti fahibus. N^£gia da tacerfi I’ufo, a cui fervono
i gran denti degli Eldanti, tra gli Aftricani, avvi-
fandoI’eruditillimo Jonilonio,con citare ancoraPo-
libio, In extremis Africa, qua cenfinis Altiopia efl, po-
Idem ihidem. Jlium vicem in domkiliis prabere, fepesqtw in iis, £7peco\^
rumJlabulis ,propalis,Eiepbantorum dentibusfieri■ Oltre '
diquefto,ad akri ufi ancora prevaglionfi degli Ele-
fanti, ma per poterfene liberamente fervire. Con-
vien loro prima domare la loro ferocia, e renderli
manfueti-, per ottenere frattanto in cid I’intemo,
coftumanodipraticarc I'arte feguente: Trimoj/fifyl-
vam, non Ha longo intervallo ab ed fojfd , ubi comprebenfi
. ^lian.L/b.io.
C a p . 10. fuerant djftantem,fic eosfiridUconjiriUosfunibustrabunt,
ut ne permittant quidem, neve hi pracurraut, neve rurfiis
retrabantur, deinde certo, £7 dimenfofpatio hottmi quer^ue
Settimio Severe. 2 4 5

atf maximamarborem alligantef, ut neu ia anteriorem par­


tem infiUte, neu rurfus admodim in pofleriorem refilire
queantj neve ipjis ex funis laxitate facultas fit ad inferen-
dtif/i injurtarn viSius tenuitate fame borum robur fran-
giint ■ Voftea verb quam eorum damitores duritiam animi
tandiu paulatkn moUiverunt, qab ad prifiina inexpugnabilis
feritatis eos cceperit oblivio, de manu cibumfumendum dant.
Hi necefifitate preffieum non malitiosejam , turn verb hila-
tioribus oculis, £7manfuetioribus, qu^meffent foliti, intuen-
tur j e a poco a poco rimettonfi all’ubbidien^ di
dii li governa-
Pregio infieme dell’Affrica h la copia del Frutnento,
di cui eUa abbonda, e per6 nella Medaglia oftenta
un mazzo di Spighe- Pare,che la Natura le"abbia
accordatoungraziofocompenfo d’altri beni con un
tal privilegio'. Africa folium Cereri iotum natura con- pn„, x.n.if.
cefiit, oleum,ac vinum non invidit tantum ,fatisque gloria Nat.
in mejfibus fecitp cap. 7^
Con tutta propriefa intanto qui I’Affrica appoggia gli
onori di Settimio, mentre in efla fbrtl egli alia pri-
maluce,ed ebbe il fuo natale nellaCitta diLepte.
Oriundus ex Africd Vrovincia Tripolitand, Oppido Lepti ,•
anzi fu egli il folo, che dagli Affricani follevofli al
Trono della Monarchia Romana : Solus omni memo- Butrep.i.m.
rid, £7 ante, f f pofiea exAfrkd Jmperator fuitp onde ttiftor.Rcm.
I’Affrica, da elTo cotanto glorificata, promove con
giuftilSma convenienza la di lui Fama.

ronto VII. Hh Gli


J 44 T avola Vigejlm afijla

G Li Arabi, e gli Adiabeni, foggiogati da Sqffl-


mio, fumminiftrano alia prefente Medaglia
un nobile argomento. Vedefipercio nelRo-
vel'cio uno fpeciofoTrofeo,condueSchiavi fedenti
Ibpra gliScudi, ed al medefimo avvinti; appellan-
dofi Cefare neU’Ilcrizione, PARTHICVS ARABI-
CVS, PARTHICVS ADIABENICVS-
Quefti glorioli titoli fono indicanti le imnrefe- cpn^e
qualnl Monarca fegiialo le fue armi nell Oriente.
Dppo aveY egli allontanato dalla fronte di Pefcen-
nio I’Allpro augufto da eflb pretefo, non godeva
intieramente la pace dell’animo, parendogli d’aver
fin’ allora rifnarcaco il fuo valore in guerra fola-
mente civile-, onde delibero portarfi coll’Efercito
contro i Barbari, per mietere nell? loro R egioni
palme piP plaulibili. ,
Avendo intanto I’Aquil^'Romane fpiegato vittoriofo
il volo nell’ Oriente /pid fiate fotto. la coraggiol'a
condotta di Settimio, avverto, che i primi van-
taggi militari furono rilevati dal Monarca dopo la
fconfitta di Pefcennio; e a riguardo di quefti, acqui-
jftd le onorevoli appellazioni nella Medaglia nota­
te; indi portatofi contro Albino, e disfactolo, do­
po la di lui morte ft condufle a Roma, d’onde po-
icia parti,ed invioffi di nuovo in Oriente,per gua-
dagnare altre glorie, che qui accenno, mentre a
riguardo di tali imprefe gli furono pure con/ertnati
i titoli, di cui parliamo. Riflcttendo adiinque egli,
che Barfemio Re degli Atreni avea protetti gli alti
difegni di Pefcennio, dichiarofll di volerne p^^tde-
re fonora vendetta, percio a i di lui danni avan-
zofli.cpn le truppe Romane; Jamqits in Armenkm
'Berodian. fadiurus impetum praventus a 'Rege ArmeniQriim eji, mil-
fu i tem por. tente objides ultra, munera, ac fuppJidter petente, ut
fibi
Settimio Severe .
jibi mm illo inire amicitiam ,fmdusque fe m e Uceret. Dal-
la felicita incontrata nel primo arrive, prefe Setci-
mio buon progaoftico d’ulteriori fortunati awe-
BVHenti e tanto piCl confortoffi la fua fperanza,
quando videfi innanzi Augaro Re degli Ofroeni,
in atto di obbligargli la fua fedelt^, in pegno del­
la quale, dope avergli eUbiti per oftaggi i proprj
Figli, rinforzd le di lui Squadre coa un valente
corpo di Sagittarj, mandatigli in ajuto. Animate
percio grandemente Severe, "Regionem Interamnanam,
$’!tmnane Adtabenorum transgjejfus,, etiam in Arabiam
Felkem excucurrit. Ibi expugnatis vkis, mbibusque per-
multis, omnemque agrum depopulatm, in At.renomm re~
giemm max ingreffus, Atras circumfedit • Era quefta Cit-
ta collocata fopra un’ altiffime mente, cinta inter­
ne di forti mura, e ben munita- di valorefe, e nu-
merefo prefidie, onde, dope gli attentati intra-
prefi dal Monarca Remane centre di efla, gli cen-
venne abbandoaarla, leva n d o I’a/ledio, eguidan-
do in altra parte il fue E fercito ■ Vere &, c h e la
fortuna, -quafi pentita di non averle in quell’azie-
ne felicitate, lo cendufle inafpettatamente nella
Regionc de’ Parthi, non lungi dalla Cittk di Ctefi-
fonte, refidenza appunto Reale. Qiiivi Severi exer~
citus, cum ad eas ripas vi fliminis invedlus, moxque in
terram ejfet expofitus, omnem illico dspopulari agrum coe-
pit, abadUsque, ut in queeque inciderant, pecoribus ad
vefendum, vkisque aliquot incenfis, paulathn t/fque ad Idenu
CteJiphonUm perrexerunt,qua in Civitdte magnusRex Ar-
tabanus commorabatur. Igitur imparatos nadli barbaros,
cafis primo qukunque rejlitiffent, direptdque mox XJrbe,
pu^ is, feeminisque in captivitatem abdudiis, tantitm ipfo
cum pamis Equitibus elapfo, tbefauris illius, orna-
tuque Omni, ^ fapefledlile potiti viBores regrediantur. Da
quelle intanto iin qui fi e riferito, puo faqil^ente
argomentarfi il motive, per cui Settimio viene neb
la Medaglia appellate PARTHICVS ARABICVS,
PAR-
2 45 7"avola V igejlmafejla.
PARTHICVS ADIABENICVS; poiche tra iPar-
thi realmente, gU Arabi,e gliAdiabeni fcorfe egli
piA di una volta vittoriofo coU’armi.
E' ben notabile Vopinione di Stefano, che fiippoffi
S tep h a n , d ff
Adiabene fituata tra I’Eufrate, c l Tigri: Miabem
V rhib.fag.x x . regio media inter fluvids Euphratem, £7 Tigrim^ e pure
la Regione tra idetti due fiumi efiilente, t.ten z a
dubbio,laMefopotaniia,laquale,anche al parere
di Strabone, h differente da Adiabene; come ben
s’intende da quello, ch’egli afferifee, dicendo: Ad
S l r a h , L ih .\ ^ .
Gfo$jr> Occidentem eft Adiahena, Q Mefopotamia. Maxima Adta-
bena pars plaaities e f t , ea praferlim , qua pertinet ad
Babyloniam j quamquam proprium Trincipem habeat,non-
nunquam Armenia adharejeit j e dopo aver ragionato
di quefta,foggiunge poco piA innanzi: De Mefopo-
tamia, £)■gentihus/, qua ad Meridiem vergunt , deinceps
dicemus ; con che dimoftra manifeftainente la diffe-
renza delVuna Regione dall’altra.Cqnferina/i que­
fta verica con la teftimon/anza d’Arnmiano,ilqua-
le cosi fe r iv e : Adiabena eft Ajfyria prifeis temporibus
vocitata, longiique ajfuetudine ad hoc trainslata vocabu-
Ammian. bum, ea r e , quod inter (&nam, bH Tigridem fita natige-
M ar.ellin.
Lib.xi‘
ros fluvios ,adiri vado nunquam potuit j nos autem didici-
m us, quod in bis terris amnes j'unt duo perpetiii, quos
transivimus, Diavas, O ’Adiavas, cunBi navalibus ponti-
bus, ideoque intelligi Adiavenam cognominatam .Pliiiiopari-
rnente ladiftinguedal/aMcfopotamia,e cos) park:
Plin. Lih. 5 . Mesopotamia inter Euphratem, S jT tgrin, quaque tr unfit
Katur.H'ifior. Taurum Sopbene ,citra verb etiam Comagene ultra Ar-
caps iz.
meniam Adiabene, Ajfyria ante diBa. Fainofa aflai fu in
queftopaefe quell’Elena,che Regina giadegliAdia-
beni,e molto commendata daGiofeffoEbreo,poi­
Jofep h . Antra.
J u d a icte Lib.
che abbandonata laReligione Pagana,incuivj^^a,
10. ca p . z. pafsoella allaGiudaica,edalz6inGerofolima iinSe-
polcr^locale,delquale faancor menzione Pauftnia,
Paufan.wA r-
ca d tcii Lib. S. paragonandolocoll’antico,eceleberrimo Maufoleo,
eretto aMaufolo inAlicarnaflb,dov’egli regno.
Per
Settim io S e v e re . 247
Per confermare il merit©, che fi fc’ Settimio di deno<
minarli Partico Arabic©, e Partico Adiabenico,
non vpglio ommettere do, che Zofim© ancora,
ohfe Erodian© di fopra citato, ci riferifee, con di­
re : Pet^as adgrejfus, um impetu, Ctefipboatem, Babyh- Zafim. Lit. i.
nemque ccepit, Arabes Sceaitas percurrit, Arabiam uni-
ter(am excidio dedit ,aliaque complura fortiter geffit j co^
egli,difcorrendo degliArabi, e Sparzian© nota pu.
re gli Adiabeni: Arabas in dedHkmm accepit, Adiabe- Spxriiim. fn
ms in tributar'ms co'egitp e con le gloriofe fue armi
f<%gqttp I’Oriente a Roma: Orientm, Partbis,Ara- >■ Bapt. E-
bibus, Adiabenis deviblis Pinnana majeflati refiituit-
per6 replic©, che con tutta convenienza s’intitola Prmip.
Sever© nellaMedagha PARTHIGVS ARABICVS.
PARTHIGVS ADIABENIGVS.
VI
’lmmagine di P alkd e,ch e net prefente Rove*

L fei© compariice,con la tefta gaieata,un£)ar-


do nella*deftra,e loScpd© imbracciat© nella
fmillra,pu6,oltre al patrocinio di quefta fuppofta
Dea goduto dal Principe, alludere, non men© al
valor guerrier© di Settimio,che a qualche perizia,
di cui egli era fornito nelleLettere. In quanto alia
prima dote,fu egli veramente Bellkis anibus clai0 ;
e in fatti, Sape bellis laceffitus, fortiffimi quidem Pern- mm.Prindp.
publieam, fed laboriojtfme rexit- Per quello conviene OnfiusLih.j.
all’altra, Eutropi© attefta, che Severus, prater g
licam gloriam, etiam civilibus fiudiis clarus fa it, £7 lit- mft- Reman,
teris dobitts, Thilofopbia fciaitiam ad pktmn) adeptas ;
ed d parimente dichiarato da altro Autore, Litte-
ra ri^ jm ignarus, Matbefeos peritus} ^ p ii, damo-
ftravafi curiofiflimo d’arricchirfi la nterite di notl
zie pellegrine: £0 enim erat ingemo,ut neque
neque bumanumquiequam impervefiigatum relinqueret. U- Anna!,
hros areanartm return, quos quidem invenire poterat, ex
omnibus
448 T avola Vigefim afejla .
omnibus adytis fuflulit. Coll’ affetto pero propenfo
air Armi, cd alle Lettere, accoppiavafi in Severe
im’ altra deteftabile paflione, ed era I’odio con cui
diefli a perfeguifare gl’ innocenti profeflbri dafft
Criftiana Religione: Mota fab ejas Imperio'perfeca-
JdfmWidem, tiow contra pios multi fo rtiter, obito certamim martyrii
m onam m rum m t j e tra quefti ebbe la forte di
trionfare Leonide Padre d'Origene, al quale, non
toced gik la forcuna del Genitore, benchi egli fer-
vidatnente ne’fuoi primi anni la bramalTe-, poiche
gU fu impedita dalla fua Madre, crudelmcrtteJn ,
cid pietola: Tuer adhuc martyrii cupidus fuijfe perhibe-
Idem, tar- Mater cum cum verbis fru fird d fententid deducen
conaretur, veftibus omnibus occultatis, e fecit, ut vel invi-
tus domi maneret y privandolo di quella palma, che
nel frefco fiore della fua etk, farebbegW, con van-
taggio di gloria immortale, germogliata.
V 11
I celebra ne! fecondo campo della Medaglia )a

S felicilfima venuta di Settimio in Roma; ma


perchfe egli piCi di una volta fecc nell’augufta
Citta iJ fuo gloriole ritorno, conviene qui deter-
tninare qual fia quello, che nel Rovefcio prefente
t^dene indicate ■ Per notificare adunque in cid il
mio parere, avverto, che il Monarca fe’ la priraa
folenne comparfa in Roma, dopo aver chiamati
alia fua prefenza,in campo tnilitare, e gaftigati
gl'interfettori di Pertinace; allora Severus inUrbem
venit, cumque fedijfet in equo, ufque ad portas Urbis
Xiphtl. in amiHus vefie eqaejlri, inde urband indutus pedibus in-
B p it. Dion. troiit. Comitabatar cum omnis exercitus, pedites^^Uqui-
tesque armati confequebanlur ; fuitqae illiid fpectaculum,
omniunu, quic vidi unquam ,magmficentifftmum. ISLam Ur-
be tota floribas, £7 laureis coronata, ornataque variis ve-
fiibus, in magno fpkndore luminum, £7 fuffmentorum,
populus
Settimio Severe. 24 P
■fopultts acclamahat albatus ,latus<}ue i MiliUs, ut iu ma-
gno conventa, £7 fom p^, cam magno decore iuceJebant
armati-j nos adetamus ornatu Senatorio: maititado con-
t^ eb a t ilium videre, £7 aadire loquentem, qaafi d for­
tune ininmatus effet, attollebantque fe vieijim , ut ipfrnn
de fuperiore loco intueremur.
La feconda venuta diSevero in Roma accadde, quam
do atterrato,e morto il forte fuo competkore Al­
bino , Continub 1{omam proficifeitur, exercitum fecum
Ojpnem adducens, quo terribilior videretur s confebioqae
. mngiub velocitate itimre, quemadmodmn coafueverat, infc'
Jlus adbuc fuperftitibus Albini amicis "^otnam intrat, oc-f"“ ’”^'
cmrente laarcato populo, ac magno bonore, faaftisque
acclamalionibus excipiente, Senatuque univerfo coafalatan-
te j tametfi plerosque metus confternaverat, quod Jibi baud
quaquam parfarum rebantur, immiteni fuapte naturh, £7
fanguinarium, neque fa n i magna cau^b indigentem ad in-
ferendas injurias, caterum tunc probabiles odii rationes
babitaram.
ll terzo arrivo di Settimio nella Citt^ eterna, fu Ib-
lennizzatd dopo ch’egli ebbe glorificate I’armi fue
\a feconda volta nell’ Oriente: 1{ebus ad Oriemem fic
gefiis, Smam revertebatur, filios jam paberes fecum ad-
ducens i conJeSioque itinere ,ac Trovinciis, at cuique ufus. Idem
‘ thtdtm.
fo r e t, ordinatis Myforatnqae, £7 Tannomorum recognitis
exercitibus,Urbm dein triumpbans inveBusefl,muhiiff^ie
acclamalionibus fOmnique cerimonid, populo excipiente j cut
quidem ipfe fejlos dies, facrificiaque, £7 fpeBacula, ac
celebritates induljit, magnoque dato congiario, £7 ludos
pro vibhrid celebravit.
Spiegate le tre folenni venute di Settimio in R om a,
miJimane ora a definire,aqual diefle appartenga
la (irrente Medaglia, impreffa appunto, come no-
ta la feconda iferizione, ADVENTVI AVGVSTI
FELICISSIMO- Per ifpiegare adunque il mio pa-
rere, dirb, che la ftimo fpettante al fecondo arri­
vo del Monarca. Son indotto a quefta opinione
TomoVII. li dal
2 j6 T avo la V igefim afejla .
dal titolo, che Icggefi nell’ Ifcrizione del prinio
campo, IMPER.ATOR. VIII*, laddove in altreMe*
dagiie trovafi fegnata la di lur prima venuta fotto
rappellazione d’ IMPERATOR II, e la terza lb<6o
quella d’IMPERATOR XI.
Quando poi quefto Principe venuto a Roma vi tc-
neva per qualche tempo il fuo Ibggiorno in pace,
coftumava un tenore di viverc affai regolato^ ed
eecolo quale ci viene notificato dall’Iftorico; EJm
vihx ratio hajasmodi fu it m pace; TsLoBu agebat aliqul^
T/mavTomA. fab diluculam , deinde ambulando ea mandabat, ^-ttudic-
A nnah
b a tq u a ad iMperiam pertiaebant; atque ita ju s diccbat,
afque ad meridiem ,nifi magnum fafiam ejfet ,affejforibus
fententia liberedicenda potejlate data. Pojlbac eqaitabat,
deinde lavabat , prandebat, meridiabat. ExperreBus reli-
qua negotia peragebat, gC inter deambnlandiim, grads,
gr latittis difciplinis vacabat. Vefperi denub lavabat,
cm ab ati e Dione, parlando della fua menfa, afle-
XifhilwBpit rifce, c h e , o m angiava fo lo , o c o ’ proprj Figli, o
talvolta con qualcheduno de’ fuol domdiici, e pii
lamigliari, lenza giammai ammettere a'ltri al Ce*
fareo Convito.
VIII

L a pieta, bench^ vana, del Monarca ci viene,


nella parte contraria della Medaglia, rappre*
fentata in un Saerilkio, ch’egii, infieme con
due fuoi Figli Bafliano, e Geta, fta celebrando.
Secondo i dogmi dell’ antica liiperftizionc, avea
Settimio motiveparticolare di promovere,ed efer-
citarc il cultodegliDei; poich^ liippqfe.che q^fti
favorevolmente per lui s’impegnall'ero, at&rfe di
ornargli la frontc coH’augufto Alloro. Argomento
egli quefto patrocinio da i fogni, che, pria di for-
montare il Trono, gli paflarono per la mente: In
fetti, ellendo nulla piii, che Senatore eletto, J’s-
mniavit
Settim io S&i>ero. 2JI
s^U vit Lup^ f e uberibuSy ut^emam itib<«rere ,vtl^ m u - ^
Imi: Dormienti etiamSerpens caput cinxit,^fine noxi, mfevcn.
experfffa&is, £7acclamantibus familiaribus abut. Di piil:
•^dormienti aqua aliquando i manu, tamquam ex aliquo
fonte emanere vifaj kemque, cum hugduni ejfet, omnis
exercilus Topuli 'Bfimani cam venit falutatum in fomnis-
Traterea alio tempore, quidam eum in fpeculam adduxit, <»
ex qua ipfe perfpexit unioerfam terram, mareque y qua,
ctm tmt yecm , quam infinottentum muftcum pulfarUlfety
in Us plurimus concensus erat. A i hoc vidit in Foro Ho-
fiapOj, equum, dejeSlo Tertinace, qui in ipfum afccnderat,
fe libenter admififfe. Qute omnia, cUm ex. fomniis, Urtelk-
xerit,tum id reverb evenitj quod cUmadbuc epbebusejfet,
confedit in Sella Principis per imprudentiam,Jqua ex r e ,
atque cateris omnibus futurum Imperium ei denuntiatum
efi. E perd, dopo la morte d’Albino, portatofi a
Rom a, ed acquiilata ia Monarchfa, giudicb, ma
llolfamente,.convcnevole il rimarcare la fua gra-
titudine a i D eii o n d e In TempUm Jovis ingrejfus, Sendifx.
omnia facrifieia de more peregitj p erfu a fo, con la folita
cecita,che ktliia fuprema grandczza gli iblle ftata
tante volte avvifata, e dl poi fedelmente
da i fuppofti Numi conceduta ■

lomoVll 11 % tavola
T avola V igefm afettim a.
253

TA V O L A
■ VIGESIMASETTIMA.

SETTIMIO.
Iputavano le Citt^ tutte vantaggio lu-
m in ofo d e ’ lo ro onori, il celebrare la
gloria del Romano Monarca i c purch&
foflero dal di lui augufto patrocinio ap-
poggiate, promettevanfi facilmente il
pofTeflb delle profperitk, e i doni dellc
piA bramate fortune. Con tal fentimento gover-
nofli Pautalia, allora che fe’pompa del fuo rifpetto
verfo Settiliiio, coirimpritnere la di lui Immagine
venerata nelle proprie Medaglie.
iccolaadunque nel primo campo dellaprefente,coll’
Ifcrizione,che dice: ATT.A.CEnTI. CEOTHPOG
CEB., doe IMPERATOR LUCIUS SEPTIMIUS
SEVERUS AUGUSTUS.
STeU’altra parte vedefi laFigura di Giove, il quale tie-
n y qn la deilra il fuoFulmine,e con la finiftra un’
Alta, e leggefi nel contorno; OTAFIIAC FIATTA-
AIAC, doe ULPIA PAUTALIA.
Capitale di una piccolaRegione,fituata nellaTracia, '
equdtaatta,allo fcrivere diTolomeo v ed alfunfe (Z.Ti.
la
2 j4 T avola V igefm afm im a.
Stanhm. ladenominazione di UlpiaPautalia <evoVlpHT/a.'
di'crt. i. per riinarcare la fua gratitudine a quel Mo-
jatti,
narca, che di rnolti privilcgi dotata I’avea • Procopio
Procop. Lth.^ parimente ncfa menzione,edavvifa,cheGiuftinia>
Jtd^c- noriftaurolta,ela muni divalide fortificazi«ni,per
fua difefa; Egli per6 1 ’appella Pantalia, cidche viene
chiaramente riprovato dalla teftimoniauza irrefia-
gabile delle Medaglie, in cui chiamafi Pautalia .
L’lmmagine diGiove nel Rovefcio imprefla, potreb-
be indicare, ch’egli fbffe ilNume tutelare delkCit-
ta, che percid fi fa gloria di pubblicarlo nellaiyft-
daglia. Tuttavia parmi pofla quiintenderfi la dilui
Figura fotto altra fignificazione, ed d la feguente.
Avea gihSevero ridotta ad una luttuofa defolazio-
ne la Citti di Bizanzio Metropoli della Tracia, in
vendetta d’ aver clla aderito all’ alte pretenfioni di
X ip h it. in
Pefcennio: Byzantii non foUimlSUgrovivo,Jedetiam mor-
Ept. tuo multa , eaqtie admitahilia gejfettmt. Sdegnato per-
tantoSevere, Legiones mijit, quaByzaHtium obfderenPs
Sutdas in Hi* eb enim Nigri duces confugerant. Capta U rhejl fame, Q
Star. pag. S^z. tota everfa, fjTheatris Balneis, omniquo ornatu,
ionore privata, in pagam redaBa - Eriiditi adunque i
Pautalioti da un gafligo cotanto fonoro, praticato
a’danni di Bizanzio Capitale della Tracia, di cui e/Ti
crano parte, penfo giudicallero opportune il pen-
fierojche fuggeri loro il conciliarfi la benevolenza
diSettimio; atalline lo celebrarono nella Medaglia
qual Giove, col fulmine nella delira, vendicatore
formidable de’ fuoi nemici, e con quell’ atto umi-
liandofi alia di lui potenza, fi perfuafero renderli nic-
ritevoli della fua grazia. Vaglia pero il detto, per
femplice conghiettura, la quale, quando non fia dai
piil Eruditi approvata , diremo, che ficcome Pautalia
appellofliUlpia, a riguardo de’beneficj daTrajano
rilevati^ cosi glorified con le fue Medaglie Severe,
per dfmoltrarfi grata aqualche favor infigne, accor-
dato ad elfa dal PrincipeDominante.
Con
Settimio. zSS

11
On la foUtavana folcnnitk,praticata dalla fu-

G perftizione pagana, ccco Deificato Settimio


Severojchepero vanta il gran titolo diDivo
neir Ilcrizione del Diritto, e nelRoVclcio Ibige una
Pira< con la quale fi qclebra la di lui ibgaata cleva*
zione al Confeflb de’ Numi. I pravi cOllumi di Baflla-
no fuoFiglio fpiccavano in aria cod deforinc| tiie
afparagone diefli sfiiggivano la pdbblica vediita gli
andamenti, ancorch^ pib volte riprovabili dell’Ait-
gufto Padre, onde qudti, riputato-crai meritevole
d eflere adorato fu glialtati; Ex buj'usmoribui, parla spanhm. i
di Biffiaxio, foBam puto, at SewruEtriftkr ad wnhia. Seven,
imb etiam irudtlior, pias, digmt altarihas viele-
reta r. Ne mancarono illufioni, chelTervirono di pro-
gnoftici ai lupi onori, creduti dalla cieca gentiliti,
divini; e che iia v e t o : E gli,p rim a dellaluamorte,
J omniavit qm tm r Aqmlis, ^gtm m ato Carru, prtevolaote
nej'cio qua tngenti bumatid fpecie, ad Calutn f e raptam j Uem.
ttmqtie ptjkuseffet inCiretth ingenti aereo., diu f o la s , ^
dejlHutus fietit, cum vereretur autem ne praceps raeret, a J o ­
ve fevocatttmvidit,atqueinterAntoniaoslocatam. Dipifl,
ritrovandoli SeVero vincitore gloriofo nella Breta-
gna, nel rimetterd che fe c e un giorno al proprio
alloggiamcnto, fifenti forprela la mente dal defi-
derio di argomentare qualche prelagio, dal primo
ch’egli aveOe incontrato,e mentre ftava ruminan-
do un tal peaB ero, AEtbiops qaidam i numero militari,
clata interfeurrasfama celebratorum femper jocorum ,
cum coronie cuprefu fa iia eidem occurrit. Quern cum ille, ldem»
iX^s ^ removeri ab ocutis pracepijfet, ^ coloris ejus taBus
omine, £?corona, dixiffeille dicitar joci caufa: Totum fa b
f i i , totum vicifii ,jam Deas efto viBor. Ancorcbe»perd
gU foffe promefla, febbene ftoltamente, la Deita, e
che li udille acclamato vincitore di tutto, ebbe il MO-
narca
2^6 T avola Vigejim afm im a.
narca il luddo intervallo di una cognizione affatco
V€ra, c fignificolla con dire: Omniaf u i , £/nibilexpedit.
Non manco gia di vivere quefto Principe in Roma ,ma
Pauluf Oro’ bensi nella Bretagna: Apud Eboracum oppidm modi
fus Lihfi’
periit. Morirealmented’infermita fua natufale; ma
evvi opinioncjche Baffiano procuraffe,per mezzo
de’MedicijChe gli afliftevano, di accelerarglieia; e
pcrche I’orrorc cccitato in e/Ii dal barbaro fenUvnen-
to di chi non vergognavafj di comparireparricidaj
li fe’renitenti ad ubbidire, morto che fuSevero,|o
fpietatp Monarca fegno i primi aufpiej del fuo Im-
•fierodian, perio col loro fupplicio: Medicor fupplmo afecit,qmd
hih’ I* Jibi parum obtmperaverant jubenti fenis maturan m m .
Qiiefla era la perfida brama dell’ empio Figlio, il qua­
le ahehe prima degli ultimi giorni del Celareo fuo
Padre , tent6 barbarainente pifi di una volta Icvarlo
divita; Patri infidians, bis deprebenjus,graviom potnas
non dedit. Kam Pater ei Pappiano, bJGnftore prafenti-
Z on a r.T om .z .
Annal. bus, erat autem Cafter fervasejas vir optimus, integer-
rimus,enfe in medium pofito, illuddumtaxat dixit; S i me
occifurus es, hie me conficito, non'inftpednntihtsomnibus,
fin tuis manihus me occidere dubitas, Pappianum, altri lo
chiamano Pappiniano, Trafebium Pratorio id facet!
jubeto, Deque enint tibi, aimfis Imperator, nonpanbit ^ ob-
bl(gando,incosldire,Settirnio la fua foverchia cle-
menza a fervire d’acerborimprovero all’immanit^
del Figlio; al quale dimoilratofi capacc di uccidere
il Genitore, era ben difficile perfoadere quella Con­
cordia, che conGeta fuoFratello gli eoniiglio, pria
X'tphtl in
di fpirare, Settimio, coll' av viib feguente; Fadte, ut
Efit. conveniat inter vos ,locupletate milites, cateros omnes conte-
mnite ■, e qui di p3 flaggio,noto'la diverfiffi delle re-
lazioni, che frequentemente abbiamo dagli IftoiSEi.-,
poicbe doveDione attcfla,che il Monarca die’per
ricordp a’ Figli I’arricchire i Soldati, e non fare con-
toalcuno degli altri, Zonara aflferifee il contrario,
con ragguagliarci delle parole diSevcrp,il quale ,al
di lui
Settimio^ 257
&ih\^artrc,TriasquamexpiraretFiliisma»^ajfefcrtar, Ztnar. uH
■ et Concordes ejf ’.nt, milites ditareat, cateros non negligereot '
ammonendoli efpreffamcnte di fare ftima, okre a i
Soldati, degU altri ancora. L’ukime voci pero del
Principe moribondo furono quefte: UItima verba ejus
dicunturhacfuijfe:Tarhatam'^empublicam ubiqtte accept^ Spartian. la
pacatametiamBritaanis relinquo ; Senex, £7 pediltus ager, Seven.
firmtcmlmperiumAntommsmis relitiquens ,fi bcmi eruat;
imbecillam, J! mali.
Tetrainato ch’ebbe il fuo vivere Severe nella Brrta-
• gna *fi penso traportare il di lui corpo a Roma, do­
ve farebbongli ftati decretari dal Senatd, con la con-
fccrazionc indicata dalla Medaglia, gli onori ^folle-
mente ripiitati divini: Corpus ejus'dBritauma'Rfimam
ufque ,ctmmagttd'Provincialimnreverentid,fufeeptum efi } Ideaii
quamm aliquiXJrnulam aurem tantumjuiffe dicant, Se­
vere reliquiae continentem. E quefta relazione concorda
con la memoria hfeiatad da Erodiano, il quale ,ra-
gionando della traslazione a Rom a dcldefum oM o-
iiarca, ferive, che i di lui Figli "Rpmam cum Patris re-
liquiis contendeiant s nam corpufculo ignibus tradito cine- Sered!at,.ip
rent ipfum,cum odoribus,in vafculum alabafiri conjeBumfi"^ Lii-i-
Romam referebant, ut videlicet in facris Trincipum monu-
mentis compomretur.
In Roma veramente fu glorificato, benche vanamen-
te, con la confccrazione Settimio, tuttavia Dionc
ci avVila, che antecedentemente egli ebbe nella Brc-
tagna la pompa folenne del Rogo; Corpus ejus more
militari effertur d militibus,imponiturque inRpgum,bone- xiphil.
Jiatum militum, Filiorum ipfius decurjione: conjecere in
eum dona militaria ii,qui tumbabebant: Filii ignemaccen-
dcQint, ojfa in Urnam fadlam ex porphyro lapide conjeBa ,
Remain perlata- E quefta era appunto quell’ Urna,
che portata,d’ordine fuo,innanzi aSevero gih lan-
guente, egli, dopo averla ben confiderata*, HiOe:
Tu virutn capies, quern totus orhis terrarum non cepitp
confeflando I'anguftia del luogo, in cui andava a
TomoFll. Ki finire.
2 j8 T avola V igefm afm im a.
finire,e riflringerfi k vaftitk della grandezza diun
Monarca Romano.

III

GIULIA PIA.
a CefercaConfortediSettimio Giulia apre oe

L Teatro alle fue glorie, e propone alio %uardo


noftro il fuo Sembiante. Qui appellafi Augu-
fta, titolo,che fu coipune alle Donne Impcranti;
ma a Lei appropriaronfi diverfi cognomi, onde fii
detta, PI A , DOMN A , ed anche SEVERA ■,avendo
perd ragionato di quefti nella Tavola vigefima dd
terzo Tomb, k mi rimetto.
Nel campo oppofto rapprefenfa/iGiunoncLuc/na,in
unaFigura i^enfe,c/ie tiene ibi bracciofiniftrour
C yraild.
Bambino falciato,e nella manodcftra oftenta noi)
Syntag. fo che, e parmi un Giglio: Jmonis ehim Flos Lilim
E'probabile, che il Senate, a riguardo di qualche Parto
dell’ Augufla Donna volefle qui imprefla Giunone
Lucina •, poiche i ibgni pagani credevano, che que-
llaDea accordafle benignamente allePartorientiif
fiio patrocinio: Lucina parturientium curam, ac dijjiml
X>hdor. Sicu- taturn in partu ,doloramque levationem accepitj idea pm!-
lu! Lth. 5 . Bh
hlhtb. Hift. per<e in difcriminc verfantes bujus open maxime implorast.
Nonera tuttavia implorata folamente Giunone dal­
le Donne nel parto, ma coftumavano d’invocare
altresi I’ajuto di Diana, ed il motivo della fiducia,
che in effa, vaneggiando, avevano, era dedotto^Il'
atto maravigliofo,che la medefima Diana fec^aTOa
Af79 ehn. in che partorita da Latona, voltolli fubito verfo la Ma
mjtor.
dre ,*ed ajutolla a dar in luce il fuo Fratello Apolline
Oltre I’appellazione di Lucina, fu parimente Giunone,
nella contingenza de’parti, nominata Levana: Qud
Tatrem.
Giulia P ia : 25 P
Tatrem faceret agmfcere prok'm fuant; perocch^ Moris
erat ,utTater.quamprimum nata ei prolesfuerat, nudant
^ofitam illamah obftetrke humi, levaret, tolkretqae, ^gre-
mio recijieret ,itt Jigtmm agoita fobolis, (yquba fuam effe
fateretur. Aquefto coftume appunto voile alludere
il Principe de’ Poeti Latini, quando,introducendo
Eurialo a parlare conNifo.de'dicuipericoli,come
buon Amico, volevafi a parte, cosi cantd:
Mene igitur focium jtmmis adjungere rebus
Vlrgii..£»ehi,
Nife fugis? Solum te in tanta pericula mittam- Lib. 9»
Tion ita me Cenitor bellis ajfuetus Opheltes
jirgolkum terrorem inter, Trojaque laborer
Sublatum erudik.
Collocando i ciechi Gentili negli eventi fingolarmente
accennati la loro fperanza in Giunone Lucina, 6 fa­
cile il credere, che con Sacrificj ancora diftinti le pre-
ftallero adorazionc. In quefti, tra I’altre obblazioni,
ulavano lo Storace in lagrima; onde Plauto fu tal
propoCto dillc: Date mibi bac fiaBam, atque ignem in
.aram, ut venerer Lueinam meamj accenna pero poco do- sc-i.
po, che lerviVanfi parimente della Verbena, dell’ In-
cenfo, ed anche delle confetture •,e le Donne ifteffe,
dato alia luce felicemente il parto, le celebravano
11 Sacrilicio.

I V
a dote della bellezza era quelpregioluminofo,

L dicui ambivano andarne altere le Donne Au-


gufte, percio frequentetnente incontriatno,
nelle loro antiche glorie, Tlmmagine imprefla di
"l/enere. Cosl qui la vcdiatno accreditare con la fua
ft^ura i vanti fpeciofi del Sembiante di Giulia, e
porta il titolo di VENERE FELICE-
Tra i molt! cognomi, che la fantasia pagana voile ap-
propriati aVenere,eravi ancor quello di Felice; e
dicio fa ficura teftimonianza Ateneo,dicendo,che
TomoVIL Kk a Turn
z6o Tavola Vigefmajettima.
Tifnc amicit, pro Gracoruni omnium falute fupplkamnt in
A th e n ^fu s D u VenerisTrmplum accedsntes ,cum Terfa txenitum in Grit-
Lib.
cap.iu dam trajedt j quart Simonides etiam, cum iahellam-amkit
Corintbia De<t depofuijffet, qua nunc etiam fervaUir, ad
finguhs arnicas privatim fcripfiffet, qua tune ftipplkave-
rant, £Tpojleafuiffent pra fentes hoc Epigramma appofuit:
Ha ftatuere fuper Grajorum orare falute
Felicem Vtnerem, ^ pro laribus patria.
Non etenim arciferis voluit Venus aurea Terfis
Arcem Grajorum prodere, quam populent.
L’lmmagine di Venere qui rapprefentata alza cc>n la
mano finiftra una parte del fuo Velo, e nella dellra
tiene il Pomo, di cui ella fempre vantoffi dopo il
giudicio di Paride. Vero ^, che comparilce in for­
ma cost grande, che fa venir dubbio, effere anzi un
Globo. So,che appreffode’ SaCfoniantichi vedevafi
il Simolacro di Venere con diverft ornainenti idea-
ta , e che quefta avea nella fua deftra la fgura del
Cyrald. in Mbndo, che appunro C il G lo b o : Dexter^ Mundi Fi­
H iflor^-D eor,
Syntai. JJ. gurant ferebat - Cib non oftante, penib, che Yera-
mente fia unPomo; perche volendo'ilSenato,nel
propofto Rovefcio, celebrare il vantaggio del volto
di Giulia, era opportuniffima Venere ad indicarla
con quel Pomo, che ottenne col merito che le fcce
la roaggioranza della bellezza fopra le Dee Giiino-
ne, e Minerva, le quali con efla la contrallavano-
Luciano avvifa, che il motivo di Giove di ablegare
la fentenza della gran lire a Paride, fu refimerfi
dall’odio intenfo, che !e due Dee pospolle avreb-
bono contro lui conceputo; ecco in pruova di cid
le parole, con cui egli die’ I’ordine a Mercurio, co-
mandandogli di portare a Paride ilPoroo: Mcrcuri,
accepto hoc Tomo,abi inThrygiam adFriami filimmpl^.
rcm armenti,- pafdt autem in Ida monte, qua parte Gar-
Lucian, Ton^, garummorant,ac die illi: Jupiter ,bTart ,jubet te,poftea-
x.in Dear.JU’
dido. quant, fy tpfe formofus es , ^ rerum amatoriarum dolius,
fentendam ferre inter Deas qu^nam illarum omnium for-
mofijfnna
Giulia Pia. 261
mojifmut Jit} certaminis autem premium ,ea, qua vicerit,
Tomum accipiat> Ego verb ablego ^ me arbitrium, ut qui
ex aqUo omnes amemj ac fi modo pojjibik foret, libeuter
mms vilirices videre vellemiprafertim quaado necejfe
eji,qm uai pulcbrituJinisfummam adjudicaUt ,etm omni-
no in odium caterarum incurrere. Quare equidem ipfe ido-
neus Judex nonfum j e con talTentiniento regolan-
dofi', rovefcid tutta I’odiofiti addolfo a Paride, il
quale pur troppo, fecondo i rapporti favolofi, per-
l^uitato co’ fuoi Trojani da Giunonc, provo le
amafezze cagionate dal Porno fatale.

Erere fedente, con la mano fihiftra ad uri*Afta,

C edun mazzetto diSpighe nella dcftra, accor-


da nel fecondo campo della Medagliai il fuo
vano patrodflio a Giulia Augufta; convien pero
credere, che la Ceferea Donna coltivaffe, benchd
ftoltamente, particolar divozione verfo quefta Dea,
onde il Se'natd prefe motivo d’ impriraerla a di lei
gloria.
Veneravafi, fenza dubbio, con culto proprio Cererc
in Roma,doveancora godeva I’onore delTempio,
e di quefto fe’ pur menzione Tacito, dove dilfe:
Deum yEdes, vetujlate, nut igni abolitas, cceptasque ab
Augujlo, Tiberius dedicavit, Libero, Liberaque, JJCereri Annal.
juxtaCircummaximumi tuttavia la Sicilia pregiavafi,
per ragioni fingolari, di rimarcare,con difeinta fu-
perftizione, i fuoi olfequj alia detta Dea; e ancor-
che quelle gentl in tuttoilcorfo dell’anno le fi pro-
felj^ffero divote, in certo tempo pero il lor fervore
aKltev^ maggiormente, col fuoco dc’ SacrifiC): Ad
Cereris factum prima fationis tempus delegerunt. Ter de- ohJw. suu-
cetn id dies continuatur Dea nomine injignitum, gTfiiagni-
ficentijfmi apparatus fpkndorem babet, cateroque ctdtu ’
prifca habitum vita imitatur. Interea turpes colloquiis fer-
morns
26 z T avola Vigejimafmirna.
moties admipen moris efl , qmd D ca, ob raptim mta mt-
renti, verborum obfcxmtas rifum provocaritf ed anche
dado benargomentafi,diqual tenorefofl'e la pieca
tutta profana de ciechi, e miferi adoratorh • '
V I
Loriofiflimo, non puo negarfi, e I’Elogio^che

G il Senate forma a Giulia nella prefente Me-


daglia; nel di cui primo carnpo s’intitola Tail-
guftaPrincipelTa,IVLIA PIA FELIX AVGVSTA,
enel fecondo appdlafi, MATER AVGVSTORVM
MATER SENATVs MATER PATR.1AE. Qual
meritp poi aveffe ella per rilevare un’encomio co-
tantoftrepitofo,fipotrk in parte conofcere da quel-
lo fi e detto da noi nelTomo terzo,con la fpiega
zione d’ altre fue Medaglie.
Nonintendorealmente,come potefle ri/jylendere con
puriti di luce la gloria 0 fa vore di Giulia , colVeficre
nominata Madre degli Augufti; perch^; egli e ben
yero, che reffer ella Madre di Caracilla ,"e di Gets,
Ic fonda il merito di un vanto tutto fpeciofo; ma
fe dobbiamo prellar fede a Dione, ed Erodiano,i
quali atteftano foilb vera Madre, e non Madrigna
di Caracalla,come altri Autori, cioe Sparziano, Au-
xelio Vittore, ed.Orolio, aflerifeono, parmi, che
anzi rifulti in Giulia una nera ignominia, mentre
non fi pud rammemorare quefta relazione di Ma­
dre, fenza che fia infamata daH’abbominevole ince-
fto, di cui Giulia fu rea, con lo fpoiare, come riferi-
fce Sparziano, il fuo proprio Figlio. Ecco la di lui
teftimonianza, nel ragionare che fa di Carac^h:
Jttterefi feire , qttmadmodum mvercam faam ’Julttm'tm-
rmduxi(fe dkatur; qua cum effet ptdeherrima ,quafi
S partian* ta perntghgentiam,fe maxima corporis parte midaffct, dixij-
•Antcnino Ca->
v a ca lla . fetque^KtoK/Hus, quetti'e Caracalla: Velkm,fi Ikeret,
refpondiffe fertur:Si libet,licet j an nefeis teItnperatofcM
Giulia Fia. 26s
effe,^ k g es dare, non accipere'. Qm aadUo,fu ror mon^
ditusadefeilm n crimims roboratus e ft , nuptiasque eas ce-
lebravie, quas f i fciret f e leges dare, verifolus probibere dt‘
in i f i t . Matrem emm,uou alio dicenda erat nomine ,duxit
m orem 'O uc fe pure vogliamo confiderarla, non gik
Madre, ma Madrigna, come quell’ Autore fuppone,
non fi libera perci6 dalla turpilfima nota deirefler
deteftabile un tal matrimonio. Chivolefle perdlcol-
pare in qualche tbrma il Senate, commendatpre
aipplillimo di Giulia, potrebbe dire, che la Medaglia
fii inlpreffa pria,che fuccedefle il vergognofo awe-
nimento dellofpofalizio inceftuofo. So,che I’erudi-
tiffimo Triftano lo giudica ideato da una favola •,fon-
dando fingolarmente il fuoparere fopra’l filenzlo di
Dione, il quale, ancorche vivefle in quel, tempo,
nulla dice d’incefto cotanto moftruofo; e per dirla
candidamente, io pure convengo col detto Triftano
in tal o p in io a e, tuttavia ho giudicato convenience
il riferire , qual’6 Ibpra d icid il p a rere degli Iftorici
ancichi, mentre in quefto accordanfi a Sparziano,
Sefto Autelio Vittore, Eutropio, e Paolo Orofio, lii
la relaiione de'quali ho fondata la rifleflionc fatta
di fopra-
Appellafi parimentc Giulia Madre del Senate; ma
queft’encomio t un donograziofo dell’adulazione;
poichi il Senate nonfu,n6 dal di lei Conforte Seve­
re , ne dal Figlio fuo Caracalla, beneficato in forma,
che I'Augufta Donna poteffe, col merito di efli,
acquiftar le ragioni d’efler nominata Madre del Se­
nate • Per quello fpecta a Severe, promife egli vera-
mente fit le prime, HullumSenatorem fuo ju jfu inter- xipbll. SnSe-
feblum iri, idque non folum juravit, fed pracepit etiam,
a^aWico decreto fanciretur ; ci6 non oftante, dopo la
morte di Albino, fotto I’apparente pretefto di dis-
farfide dilui fautori; quemque iSenntu turn,
ut quisque mProvinciisgenere'aut opibusexcelltrel,amnes fJi 'tfftf.
fine diferimine fupplieio afficiebat. Niente meno trava-
gliato
■254 TavolaVigefmafettima.
gliato videR il Senate da Caracalla, mentre col mo-,
tivo di levar dal Mondo tutti gli Amici di Gcta fuo
Fratello,ch’egli avea gik barbaramente uccifoiit-
h Cd* natorii ordims quicunque, aut mbilitate, aut ofibus excel
racalla.
hrent, minimiquaque de caufd,vel planl nulla ’quantum^
libet kvi delatione, pro illius amicis intermchantur ^ e pu­
re la Conforte, e Madre rifpettivamente dc’Perfo-
naggi accennati fentefi acclamata MATER SENA-
TVS.
Dieefiancora MATER PATRIAE; c perPatria iljc-
nato probabilmente intende Roma; dove CSulia,
con, la condizione augufta, vivea in pofleflb della
gloria conferitale dal Trono appunto di Roma; per
altro, ella era di Nazione Siriana, ed arriv5 al ta-
lartiodiSevere, perchfe il defiderio,che quefti avea
diregnare,fu il configliero efficace,che loperfuafe
a prenderla in Conforte, dopo aver egli intefo,che
alia nobile Femmina era ftato& tto jl progno/lico,
che quegli, il quale arq/Ie /lipulaco con ella il con-
tracto nuzziale, doveva ellerRegnante. Cum amijfi
uxore , c quelta fu Marcia fua prima'Moglie, alias
JEJ.Spart/aa, vclkl ducere ,gemturas fponfarum requinbat, ipfe quoqts
ipSevfro.
mathefeos peritiffimas, ^ dm audijfet ejfe inSyrii quan-
dam, qua id genitura baberet, ut "^egijungerctur, eandenr
uxotem petiit, Juliam fcilicct, £7 accepit interventu ami-
aorum ■
Nella Figura fedente, c che adorna la feconda laccia
della Medaglia, pud elTer ravvifata 1’iftella Giulia,
e tiene alia finiftra un’ Afta pura, e con la dcllra
un ramolcello d’Alloro; formalita tutte, che fer-
vono a glorificarla, quafi come Dea.

IJdc-
Giulia Fia. 26^

V II
1^defiderio.cheavea ijSenate di tener contenta

1 J’ambizionediGiulia,configliogli il penfiero im-


preifo nella corrente Me^glia. Vedefi percid
I’Augufta Donna, nel campo contrario, gloriiicata
fott? r Immagine della Madre de’ Dei; eflendo, dir6
cosl, obbligata Cibele ad imprellare i fuoi vanti alia
Celafea Principefla, affine che quefta fia venerata
. fopralacondizioneumana.Comparifceledente,col
capo turrito •, tiene ilfuoTimpano fotto al brc^ceip
finiftro; un ramo d Alloro nelladeftramano v cd 4
affiftita dai Leoai,che le ftanno ai piedi. pi tali
aggiunti appropriati a Cibele, ho difeorfo in altri
luoghi, onde a quelU mi riporto. Qui folo iriftettb
alia particolar ragione,per cui aquefta fuppofta Dea
foao devoti ipeoni. Mi yiene fuggerita da Eliano,
il quale avverte,che a riguardo della natura ignea 7.
propria del Leone, gli Egiziani lo detertninarono
perCafa dfel Sole; e perche da quello beneficoPia-
neta riconofee la Terra, di cui e figura Cibele, la fua
fecondita, perci6,come giudicaManilio,ella tiene Mm U.lh.zi
II Leone fotto la fua parzial protezione.
Acclamafi intanto Giulia, figurata in Cibele, MATER
deem ; ma per dir vero, ne i coftumi depravati di
Caracalla, ch’e uno degli accennati Dei fuoi Figli,
n^ i viz), che contaminavano la di lei perlbna, po-
tevanle fondar le ragioni d’ efler nominata Madre
de’Dei: Car elk eftoH autant vicieufe, qtiaucune autre Triftau.Tom.
Imperatrice, qui I'eujl devancee. Quello,che puo dirfi r,.pa^.ia.
fofle in lei corqmendabile,era la mente aflai capa-
cfi5s idonea a ben regolare anche affari di rilevante
importanza-, in fatti E lk donoit fou aduis fur toutes idem aidtm',
afaires d' importaace. Di pih, fu dotata d’un’*ffezio-
ne fingolare alleLettere; I’attefta Filoftrato,dove
ragguaglia, che i Commentarj feritti da Damide
^TomoVlI- Ll fopra
t 6 6 T avola Vigefimafmima.
ibpra la vita,cd azioni’ d’Apollonio jfurono da utf
Amico di cffo prcfentati a Giulia, In cujus auU, dice
JPblhfiraf, egli, cum freqaentijfmi verfarer, erat ettim admoduml(k-
J.ib x, fap, 3,
lorictt facultatisfiudiofa, mihi, at tranfcribetemar, man-
knit. davit, utque viri confiba, mores ,qai in eis emntiaeban-
tar, in orJinem quendam redizerem; Damis enim aperti
quidem,fedmn jatis dextere iliaprafcrip^erat. Manifc-
fta parimcnte fu la pruova, che die’ Giulia del fuo
amore alle Scienzc, allora che a quefte fe’ ricorfo,
per (xrcare qualcfae caltna a quella travagliofa tern-
pefta, in cui metteva il di lei cuorc I’arroganza’di
PlauzianOjjl quale avanzolli tanto con la fua feme-
r itk ,U t etiamjuliam auguflam apad earn, dobSevexo
%'iphiL h>
Sevent. fuo Cefareo Conibrte, femper calumniatus fie. Epefd
I’afUicta Priricipeffa, per follievo del fuo affanno, ri-
tiravafi in quel tempo a difeorrere con alcuniFilo-
fofi, ed altri L etteratied in quefti eruditi diverti-
jnenti aifag^ava ella un tal lapore.phe raddoldn
mirabilmente il fiele delle fue amarezze.
V I II
All’ iferizione imprefla nella feconda faccia

D della Medaglia, benchd in parte mancante,


intendiamo, che 1’inclita Citta d’Antiochia,
Capitalc nobiliflima della Siria , impegna la fua ri-
verente attenzione a promovere le gloric di Giu­
lia, la quale, nel primo campo, appella/i lOTAlA
CEBACTH: ciob JULIA AUGUSTA-
E ' probabile, che quefta infigne Metropoli, Antiochia,
aflumefle il motivo di pubblicare il prefente Im-
pronto dair offequiofa gratitudine, che voleva di-
moftrare alia benignith di Severo, partccipandLi
dilui onori anche a Giulia fija Celarea Conibrte.
Per I’iatelligenza di un tal penfiero, conviene avver-
tire, che Antiochia erali tenuta dalla parte di Pe-
feennio, allorache quefti contrafto col detto Severo
la
GiuUaPia^ i6 j
la Monarchi'a di Roma; c perd il mcdefimo Sever©,
riufcito gii vincitore, Iratior fu it jlntiocbenfibus,quod spnrtim.in
Qadminijlrantcm f e ittOriente riferant^ ^ tligrum etiam ’
'vi&ajuverant ■Ondc, fecondando egli il conOglio della
fua collera, tra gli alcri gaftighi, con cui punl il rea-
to della cofpicua C itti, fpogliolla de’ di lei pit!! rimar-
cabili privilegi, traportandoli, per cagionarlc aftio
pii^ ilolorofo, in Laodicea; ma poi, Ayaat Caracalla
obtem da fon Tire de la reprendre eu grace , ^ de lay Triflaa.Tm.
reudre fes privileges doat elle avoit efti entiereiuent JpoHib
par hiyj u conobbe obbligata a riconofccr.e la Cle­
mente beneficenza di Cefare, c voile conteftarc il
fuo grato fentimento anche nellc Medaglie ,cohle
quali Giulia parimente videfi onorata ^
Moltc furono le Cittk diftinte col nome di Ahtibchia,
efin al numero difedici Appiano le porta. Tra efle
pero vantava la maggioranza quella di Siria, a fegno
che Elle i etb furnommee la Grande, g f confiderie cmme Merer. mDU
la troifieme ville duMonde. A quella intanto penfo di
attribuire la corrente Medagiia, si per la ragione
difopraacf6cnnata,come perch6 le Figure imprelle
nel fecondocampo mi perfuadono tal parere. Una
delle medefime comparifce fedente fopra alcuni
Monticelli,ed t velata a guila di Dea; e I’altra gia-
cente, e rapprefentante un Fiume. La fituazione ,
perd della Cittd, di cui parliamo, conformafi molto
bene col propofto oggetto; In fatti, Tout la Syrie
etant fitaee dans une ptaine tres-Ogreable ,elle s'elevoit d'm idem,
cote fur le panebant d'une petite Colline, qui ne fervoit
qu’a la faire paroitre d'avantage. Cosi pure Elle etoit
arrofee du Flume Oronte, qui aprez avoir tirl fa fource
dans la Ccelefyrie, gr s’etre caebb quelque terns paffoit
pSSHe Serritoire d'Apame, gf fe venoit reudre au milieu
d'Jtttioche d'oti il couloit le long du Bourg de Dafne.
Rilevd poi quefta infigne Citt^ la ftima ,e I’affetto
di varj Imperadori, alcuni de‘ quali ritrovandofi
neir Oriente nel tempo della ftagione hiemale, fi
^fomoVIL. LI a com-
268 T avola Vigejimafettima.
compiacquero di fermaVe in elTa il lor foggiorno.
Adriano tuttavia nonladegno del fuoaffctto; anzi
fmembrd dalla di lei giurisdizione la Fenicia ,-2V:e tot
Civitatum, come fcrive Sparziano, Metropolis dkeraurt
Corrifpofero pcro alia grandezza fua grandi pSrimen-
te gl’infortunj, cagionatile fingokrmente da i tre-
muoti; e fu ben calamitofo quello, ch’ella foffri,
quando appunto fi ritrovavaTrajano inAntiochia.
Funeftilfima ancora fu la defolazione, a cui videfi ri-
dotta da un terribilefcuotimento della Terra, acca-
duto nell’anno di noftra Redenzione cinquecento
RkckJ. in ventifei alii ventinove appunto di Maggio; Dura-
Chronic. Mar­
in o vitque Anno integro. Giuftiniano perd, moflb a pick
della di lei lagrimevole rovina, riparolla mirabil-
mente nel cinquecento e ventinove, e voile foffe
appellata Citta di Dio, cioe Tbeopolis. Dopo poi,
nel cinquecento e quarantotto, prefa daCofroe Re
diPerfia,fu condennata allefiatnme; ma di naovo
riftaurata, foifri nuovp Hagello di tremuoto, che
nej cinquecento ottantotto, alli 31 d’Ottobre, diroc-
colla furiofamente, con la morte dife.Tanta e pii
Itforer.nhifup.
mila de’dilei abitanti: This de foixnnte milk perfomits
y perirent ■
Sono ben notabili in quefta Medaglia greca i dueCa-
ratteri latini S.C,che dinotano il Confulto del Se­
nate , e forfe riflettono a qualche popolazionc Ro-
mana, traportata a guila di Colonia in Antiochia,
perrifarla della molta gente,ch’era mancata nel/a
guerra tra PelCennio, e Severe acceia; ferva perd
quefta rifleffione di femplice conghiettura,che vo-
glio Icmpre al parere de’ piil Eruditi fubordinata-
Gli altri due Caratteri A E , fono numerici,
c fegnano I’Anno quarto, e quinto
deli’ Imperio.

TAVOLA,
Tavola Vmfi mottava.
TA V O LA
V IG E S IM O T T A V A *

GIULIA PIAv
L defiderio di conciliarfi 1’ importante
ieaevolenza de’Cefari Impcranti, era
il ConCigUero, che fadlmente perliia-
deva alle Citta il celebrare le gloria
"elle loro Donne Augufte. Ben fapc-
Tano,che i Lauri del TronoRomaiio
coronavano la fronte del Monarca dominante ,ma
infieme intendevano, ch’egli compiacevafi di icor-
gerli fiorire a vantaggio ancora d’onore partecipa-
to al/a Gefarea Conforte • Giudicarono perdo gli
Smirnei, effete intereffe de’ loro fortunati profitti
il conteftare a Giulia Augufta folenni rilpetti; I Ca-
ratterijCMTP., che veggonfi fotto alia Figura nei
Rovelcio imprefla, dimoftrano, ch’ & loro proprio
il penfiero di efaltare, nella prefente Medaglia, la
venerata Prindpefla •, ed affine che I’onore procura-
/Sle diafi a vederc in aria di luce pifi bella, accen-
nano nell’ Ifcrizione del Rovefcio i vanti, ch’ elfi
godono,e fono I’avere Smirna tra leCittkdell’Alia
il primata,e poffedere la terza volta la dignithfti-
iKatiinmajdi Neocori. Con che ridpnda in Giulia
Augufta
270 TavolaVigeJim ottava.
Augufta fingolaronorejmentre viene ceicbrata dai
una Cittk, la quale pregiafi del prime merito in
tutta l Afia.
Non mi eftendo qui a fpiegare qual fofle la mentoYata
dignitkde’ Neocori; poich^ avendone parlatt) in al-
tri luoghi, a quelli mi rimetto. Conviemmi bensi no-
tare le ragioni, per cui gli Smirnei ottennero quel
Primato, del quale nella Medaglia fi glorianc^-, jeg-
gendofi in eOa: CMTP. DPa. cio^: CMTPNAmN
n P ilT ilN . Tacitopero mene da lacontezza,con
dire,che dovendofigi^erigcre nell’Afia unTempio
a Tilwrio, ed al Senato, undid Cittk, ognuna delle
quali ambiva la maggioranza, con volerfi prefcrita
all’altre in tal opera, vennero a competcnza, e man-
darbdo Oratori a Roma, per ottenere in cio gra-
ziofo il VGto, die finalmente dal Senato fu date a
favore di Smirna- Ecco il ragguaglio fattoci fopra
quefto gran litigio dal nobile Iftorico :,UnJeeim Urbes
eertabant pari amlitione viritur Jiverfa, neqm multum
interfe difiantia memorabant. De vetufiate generi**-:^n4^
in Topulum ^omanum: per Bella Verfi, ^y-'^Mfloniei, alio-
tumque "^egnum. Verum Hypapeni, T rallianique, Laoili-
cents, £7 Magnetibus fimul ttansmiffl, ut parurn valiJi.
Cowf/. Tael- Ne Ilienfes quidem, cum parentem Urbis ’^oma Trojam
tui Li^4- Aih
nal. cap. }6. referrent, nifi antiquitatis ghrid pollebant; paulmn addu-
bitatam, quod Halicarnaffii milk , ducentos per annas,
nullo motu terra nataviffe fedes fuas , vivoque in faxo fun-
damentaTempli adfeveraverant; Vergatnenas,eb ipfo nite-
bantur, ^ d e Augaflo ibi fitd fatis adeptos treditum.
Epbefii , Milefiique, hi ApoUinis, illi Diana carimonii ce-
eupaviffe Civitates vifi. ItaSardianos inter ,Smyrnaosque
deliberatum. Sardiani decretum Etbruria recitavert, ut con-
Janguinei} nam Tyrrbenum ,LydutKque Atye^ege gemuS\
ob multitttdinem divififfe gentem: Lydum patriis in terris
refediffe.j Tyrrhene datum .novas, ut conderet fedes, pf
ducum i nominibus indita vocahula, illis per j^am, bis in
Italia, auBamque adbuc Lydorum opulentiM, mifis in
I Graciam
Giulia V ia. 271
Craciam populis, cm tnox i Telope mmen; fmul Utteras
Jmperatorum, £J!ilia HobifcamfceJera, hello Macedonum,
ubertatemque Jiumimm Quorum, tmperumCotU,ac dites
eirem terras memorabant • jitSmyrnai repetita vetuJlatCi
feutantalusjm ortus ilhs, five Thefeus daiiad,^ ipfe
ftirpe,fiveunaAnazoaumcottdidijfetitraufceadere ad ea',
queis maximi fidebant mTopulumfiomanum ofificiis i miffd
navqji copid, nemtnodo externa ad bella,fed qua inItalid
tolerabaatur; feqtie primsTemplumUrbis'Rfima flatuijfe
M-?oreioConfule, mgnis qaidm jamTopuli^dUani re­
bus , mndum tamea ad ftemwum elatis, ftante adhuc Tu-
niciUrbe, £7 validis per Afitam1(egihus } fim u lS u lla m
teftem adferebant, gravifiimo in difcrimm exercitus , pb
afperitatem byemis, ^ penuriam vefiiS i cum adSyt^rnam
in concionem numiatum foret, tmnes qui adjlabant detra-
xijfe carport ugmina ,nofirisqm lje§ombus mififfe^ Itk to-
gati featentiamPatres Smyrnaos pratukrunt '} e con ci&
elJi acquiilargno il grand’ onore del Primato, con
la facolti di fabbricare il detto Tempio.
L?¥igttia^fedente,nelRovelcio,coii/a leltn galeata,
con la iMsa^iniftra ad un’Afta ,ed uno Scudo ap-
preffo,echeconladeftra foftenta 1’immaginedella
Vittoria, rapprcfenta probabilmente Roma.qwal
Dea guerriera, e che tiene arrolate le Vittorie fot-
to le file bandierc, e partecipa nella Medaglia alia
Cefarea Principella la fua inclita gloria^
Leggefi nelVifcrizione prima il cognoffle di Domna
proprio di Giulia, ed 6 vocabolo veramcnte Siria-
no, ciob di quclla Regione, che die’ appunto alia
medeCma Giulia il natale; e nella Tavola vigelima-
prima del terzo Tomo fcci la rifleflione, che tal
cognome trovafi nelle Medagliegrechc pififrequen-
(ftmente, che nelle latine.

E'man-
272 T avola V igefim itava .

1 1

'Mancantc 1’Hcrizione del primo campo della

Spanhem.
E Mcdaglia , dove per6 vedefi I’lniinagine di
Giulia, onorata col prefente Monumento dai
Ciani , onde leggefi nel contorno del Rovefcio:
KlANilN, doe Cl ANORUM. Il dottiffimojpane-
Vijffrt. 8. mio vuole, che Ciane lia Otta della Bitinia *, ma
Plinio la colloca nclla Lida, di cui ragionando, cosl
fcrive : Lycia quondam LX. Oppida babuit, mm XXXf^L
P litt, Lih. 5. babft. Ex hiscekberrima,praterfuprddiHa Canas,Can-
N a t. H ifior.
tap. 17. dyba, itbi laudatur (Sjjium aemus, Podalia, Choma pra-
fluente,4deJa,Cyam.
La ieconda faccia della Medaglia d da a vedere laFi-
gura della Vittoria,ehe tieneconladeftra unaLau-
rea,e con la finiftra unaPalma,e puoriflettere ai
vantaggi guerrieri dell’ Imperio Romano, ma/Eme
nell'Oriente, de’ di cui vam i,ed oaori fi fa parte-
cipe ancora Giulia Augufta.

I ll

CARACALLA.
L chiaro Oriente de’ primi anni di Caracalla fol-

[ gord alio fguardo de’ Romani con luce cosi pura,


che elli, rapid dall’ incanto d’oggetto cotanto
vago, penfaroho di fargli giuilizia ben ragionevole,
con preftargli intieramente la fede. Sembiante pia-
cevole, e modello, ingegno pronto, affabilita nnl^
nilfima col Popolo,e col Senate,attenzione Cngo-
lare alleLettere, liberalita generola,ma regoJata,
benevolenza propenfe a tutti, e demenia si rara,
che quando ritrovavafi prefente al fupplfdodiqual-
fije
C a m c d lla . 273
the rco eondennato alle fierc, volgeva in altra parte
gli occhi, per non mirare il mifero da’ Leoni sbra-
nato. Ma o quanto delufe furono le fperanze lic-
tiffiijie da eflb eccitate, mentre dope,Col crefcere
degliarfni,e prelb il poflclTo delTrono, lle/loit fit-
ferbe, violent, entreprenant, eokre, impatient, brutal, fu - Tnflen. Tom-
tieuxyfangttinaire,leger,inconfla»t, traiflre,prefomMuex, »•W*49-
aoam,>£)’ toutes fois prodigue, lafcbe, pcitron, £7 lafcifj
I’efiimant au refie avoir eftb k plus cruel de tons ks Empe-
tejirs - Car Caligula, Neron, Vitelk, DomHian, »y Com-
■mode'ne fe peuvent pas dire avoir Urns enfembk fait tailkr
enpieces viijgt milk bommes ,comme il fit eit unefeuk fo is.
' ■ In fomma, Egreffus pueritiam, feu Tatris tmmlis, feu ^
calliditate ingenii ,five quod fe Akxandro Macedoni aquan- inCatacalla,
dum putabat, reftriblior, gravior vultu etiam trucukntior
fabius efl ,prorfus uteum ,queM pueruin fcirent, multi efie
non crederent-
In que/la /ua prinia Medaglia comparlfce egli in fem-
biante giova n etto,e s’intkola, MAB.CVS AVKE-
. EtVS'tttn’ONINVS CAESAR ; e nella parte con-
traria, SEWRI AVGVSTl PII FILIVS, e a i di lui
onori vedefi impreffo ilLituo, laSecefpita,la Pate­
ra , VUrceolo, la Capeduncula, e VAfpergiUo, ftru-
menti tutti proprj de’Sacrificj,e de’quali ho ragio-
nato in altri luoghi. E' probabile intanto, Ch’elli
riflettano alia nobile dignitk di Pontefke, di cui
venne infignito.e nella fegucnteMedaglia efprcffa-
mente fe ne fa vanto.
IV
Apprefentafi nel primocampoCaracalla.fen-

R za Laurea in tella, poichd allora non era con-


decorato fe non del titolo diCefare, c nell’
I fc riz io n e appellafi Pontefice. Avvertafi pefdr, che
non fi c h i a t i a Pontefice Maffimo, perchC il liipremo
PontiUca f^ ra poifeduto da Severo fuo Padre, allora
Mm ancor
2 74 Tavola Vigefmottava.
ancor vivo. Si dk parimente a vedere nel Rovefcio
con unaFigura ftante,che tiene nella deftramano
uno Scettro, e con la fmiftra vm’ Afta, c gli forge
appreifo un ragguardevole Trofeo, il quale, o allude
alle Vittorie di Severo fuoPadre, de’dicui'onori il
Figlio e fatto partecipe: opure k. un penfiero felice
di que’ vantaggi guerrieri,che il Senato promettefi
dal valore del Cefareo Giovane, il quale qui ^egtafi
dql titolodi Principe della Gioventd. Qualfoflepoi
la gloria,e Timpiego di queftoGarattcre, ed a qhi
fpettafle la fpeciofilfima appellazione, avendol6 fpie
gato in akre Medaglie, a quelle mi riporto.

ui lubiime titolo d’Augufto,e col capo ador-


. no del Cefareo Alloro fa nobile comparfaCa-
J i racalla nel primocampo della-Medaglia. Nel
lecondo ra p p refen ta n la Figura alaCa della Vitto
ria, fopra una Biga, e nel contorno leggeJxi'teTO^ ,
RIAE AVGVSTORVM.
Correva I’anno di noftra Redenzione cento novantot-
to , quando Severo efalto Caracalla fuo Figlio coll’
inclita appellazione d’Augufto, appropriandogli la
Tnbunizia Podellk ncl medelimo tempo. Due anni
MeJhharh. in
Jmperat.Rom.
poi dopo, lo ftelfo Monarca Severo Sikuciam, £7Ba-
Num.pagzZ$. bylonem defertas ceieriter cepit ,a c paulbpoJlCtejipbontm,
X ip h il. in S f- quamUrbmdiripiendam reliquit mditibus. Aquefteglo-
veto.
riofe conquifte, penfo alluda I’lmmagine della Vit-
toria qui imprefla,e perched Senato vuol comune
I’onore al Padre, ed al Figlio, perciala dichiara
Vittoria degli Auguftl.
CaracciUa, 275

V r
Eggonfi Mclia leconda faccia della Medaglia

V tre Figure (acrilicanti, nelle quaii pud crederfi.


rapprelentato Sevcro, co’iuoi due Figli Cara-
calla^ Geta-, e in queffatto di fuperftizioia Reli-
gione li vuole rimarcata, cosl la Pietk,come la di-
gnita lacra de’ Prindpi.
.AppellafiCaracalla nella primalfcrizione Britannico;
e rilevoegli I'onorevole titolo,allorache da Severn
militante nella Brctagna, DuBo mmo i mare ad tua- MeJhiark
re, Britannia divifi, pluresque barbari viBi} e fu co-M'*90-
mune il gloriofo cognome alloftcifo Severo , a Ca-
lacalla, ed a Geta fiio Fratello r

VII
IMAWCO fi nomina ilM onarca ndV lfcti-
zmhe^clK corre intorno al di lui Augufto
Sembiante , e di quefta nobile appellazione -
fu cgli onorato vivente ancora il di lui Padre i 'tiam spartUn.
Gemanici nomn Vatre vivo fuerat confecutus. Caracaiu.
Loipedofo titolo di PONTEFICE MASSIMO,che il
Principe vanta nell’ Ifcrizione del Rovefcio, ci a
conofcere la morte gia feguita del fuo Gcnitore Au­
gufto, ed accadde nella Bretagna, dove Severus tm- m
ntur Eooraci atroci morbo. 4^.
Adorna il campo contrario della Medaglia la Figura
diunLeone,che tiene conlaboccaunFulmine. In
quefta Fera Reale puo indicare il Senato lo fpirito
^agnanimo del Monarca, ficcome nel Fulmine la di
fui poffanza formidabile- Infatti, fe fi confiderano
le rare doti del Leone, 'N.ullh natma vi admird/itior effe p;„; feaW,
judicatur,auhn ipfd,qua egregii poikt, magnmmitatei
code fii gLdicatodagli Antichi moltoidoneo a for-
iimujiinjpolo di un’animo generofo; elTendo vero,
TowoViH. Mm z Earn
iy 6 T avoid Vigefimottava.
Earn Lewis effe imdginem, eit magai, gemrofi animiJimu-
lacmm p rafeferat. E in conformity del fuo afpetto, ge-
nerofifllmo ha il cuore,checapace non^d’alcun ti-
Uenth-M^^t m o r e t Leo befliarum fortijfm us ,qmnonretrocedH o l mt-
P a rr.x ,H :jior,
ttim ulliur animalis. Siccomc intanto lagenerofitii del
Monarca dal Leone, cosi il dilui terribile poterc ci
viene indicate dal Fulmine, di cui Giovc iftgjSi, fe-
condo il parerc de’ Mitologi, fi ferve per oftentareU
fuapoflanza fpaventcvole.eperd conquefto in pp-
gno dy egli a cohofeere, e diftinguere la propria Iro-
Pkr, Lih.AS> tnagine: Q uoejfejovem agnofeeremus, nullum manifeflim
Jignum fu it , quhm Fulmen ejus manu pr<etentam.
Conmoltaragione potca il Senate rapprcfcntarc il ti-
more ,cbe metteva ne’ fuoi Sudditi Caracalla •,poicb^
egli realmente affettava di comparire ad ognnno
T rifia » ,T o m , terribile; Expreffement afeB ant m regard renfrogne,^^
t, pair m. farieux, N6 dal ferobiantc difcorcfcvano puuto le
azioni frequentemente cr u d e li. Bafts il dire, chc non
Ja p erd oitd a q u ell’ iftcflb, da cui egWera ftat^^dwa^
to : C ihnemquoque,quiipfum educav^qO^pi^uomulta
hC^
rafatla* hneficia acceperat, quique Vrafe&us m bi fiierat Tatri's
temporibus,quern etiamVatrem fiepenumero appellaverat,
vitdprivare vduit y e per pruora pib forte della fua bar­
baric , fi compiacque di rim arcare con le ftragi I’alle-
grezza del giorno fuo n a ca lm o: TSLam tie ilk quidemdie
Umr
abflinuit d cadibus, L’ifteflaSorella diCommodo,ri-
fpettata gia dagli altri Monarch!, non poty feber-
jnirfi dai dilui furori: CommodiSoroum,jarn anim,
atque ab omnibus Imperatoribus, ut Marci Filiam eportiiit,
Lfkr^r tnagno in bonore habitam, morte a f e c i t y e la crudelty dell’
atto fi rinforzb col motiyo da cui fu indotto il fiero
Principe ad ucciderla, inentre la voile tnorta,
CettenecemapudMatrem defieviffet ■, fiipponendo anzi it
Barbare, che lo fpietato Fratricidio da lui cotnmeffo
dovefle fumminiftrare argomento d’applaiifo pifi to-
Zo»ar,Tow,z, fto, che di pianto; e a tenore di quefto fufo inoinano
<Annal lentimento, Enfern,quoFrater occifus efllcondjcam i'
^ -Sirava
Caracacia. 2 7 7

XSirava fenza pictk la fpada del Tiranno, Tota noBes HrriJim.


Mdmdis plurifariam mortalibus impendebantur, con un
inafacro cos! fpietato,che E x C a ja ria m sG fM mi- Zc«m. eU
titibus adXX-'milliaoccidit i e prcfcindendoda’ fuoiSol-^''^’’'’'
datijche procurava co’ beneficj tenerfeli benevoli,
come fortl appoggi del liio Trono, Cateros mortaks.,
ife^iitttiii prafertim ordM s, vexare ,fpoliare, deghbere flu- U m,
dhbuhiit. Meritava certatnenterifpetto Papiniano,
celebre Oracolo dellc Lcggi, percio ftimatjlTimo da
Severe; epure ‘P apmiams wtonfpeBu fju s,fecu ri per-
ttilfasefl f occifusefl etiamjajfu ejus Veironms ^ante Tern- -XlSpiirtltm.
plum Divi PH, traSlaque fuot eornm per plate am eadavera, ^‘"ucaUa.
fine aliqua bumanitatis reoerentib, Eilium autem Papiniani,
fri ante triduum Qaaftor opuleMtmi m m us ediderat , in-
Ufcmit - lisdem diebus o ccifiin n u m eri^ q u lF ra triseja s
partibasfaverant, cades delude in omnibus locis, £7 tn. bah
nets fa B a , oceifique nonmiUi etiam ewna/M
Oltre I’indicazione latca dal Fulraine,! iemmi ri-
Tfe*s««^lje il Senate, coll’ imprimereJ edaglia
■ilLeonO^lwi^lo intefe di fimboleg| bme fi d
detto di fopta] la generofita del cuore t i;e,niad
probabik ,che configliato fofie da quaS open-
fieroancoraadefporlo; c per dare cofl di que-
Ito, avverto, chc Caracalla privilegiava ( I’affetto
ben diftinto i Leoni; e tra efli uno ne ] ;a, Quern
Acinacemnominabat ,quemqne in fuammenfam recipiebat, xiphirmCa-
^leSlumf e benchd Akbat complures Leends ffecamque racAla-
tioumdlos habebat fernper, hunc verbpablicb fape deofcala-
hatur ■ Cio&ppofto, non e fiior di ragione il credere,
che ilSena to voiefle adulate, col prelente Impronto
del Leone, il genio del Principe.
. ’ V II I
y Edefi fedente, nel fecondo campo dcHaJdeda-
glia, una Figura, che tiene ful braccio finiftro
il iorno dell abbondanza, c con la mano dc-
ftraun Tilnone, c rapprefenta la Fortuna Reduce.
Nell’
278 ~ ravola V igefitn o ttava.
Nell’ anno appunto dedmoquarto del Tribunizio Po-
tere, fegnato nell’ Ifcrizione del B.ovcfck>, parti dal-
la Bretagna il Monarca, per ricondurfi a Roma ,por-
tandofeco le ceneri dell’Augufto fuoPadre.^Aque-
ftoritornoadunque allude laFortuna qui imprcfla,
edalei fi dirizzano i voti, affine che con tutta pro-
Iperitii accompagni,efeliciri ilviaggiodiCa(>6«Jfa.
Non maned la folli'a pagana di glorificare con adora-
zioni diftinte la Fortuna Reduce; e pero lotto a ta]e
denominazione le fu alzato magnifico Tempto in
Roma, ene fa particolare menzioneilPoeta,dove,
dirizzando il fuo verfo a Germanico, cosi canta:
Hie ubi, Fortuna ’deducts fulgentia late
Templa nitent, falix area nuper erat.
£pflf‘ 53- Hie fietit ArHoi fortnofus pulvere belli
Vurpureum fmdens Cafar ab ore jubar.
Hie laun 'mita eomas, £7 Candida vultu
2{omj ttavit voce, maaupae Ducem.
Ctaadiatl' elite nota, che i Romani onorarents
quelta Dea, con Tempio partic^are, col
tnotiv^ ciliarla favorcvole al ijtorno de’ fuca
Perft
CUuclimJei. Aur', kuna 1(educi j l Templa priores
C onfslat. Ho- Q j, vovere Dueum, non dignius unquatn
Hae pro meritis amplas Jlbi pofeeret ^ d es.
Accordantly adunque il Senate alia correnfe fuperlli-
zione, invplora, come dilfi di fo p rala propizia affi-
ftenza di quefta Dea al ritorno del fuo Principe a
Roma.
Avverto, che il Timone, governato dalla deflra mano
della Figura, poggia fopra un Globo, per indicare il
retto dominio del Mondo, che dal Monarca fl a\
tende; ficcome la Ruota, che vedefi apprelTo la Seg-
gla, h fimbolo proprio della medefima Fortuna,
il di cui talento h di variarfi, con |in
oernetuo giro-
Tavola Vigejlmanona
^ 79

TA V O L A
yi GESIMANONA*

CARAGALLA.
g| On tacita energk perora moke volte
I'aucoriti, d o v e m anca il m erito.per
rilevare I’acquifto d ell' onore. P are,
sh e la dignita fuprema disobblighi
dair o(fervanz.a del giufto nel tributo
della gloria, cfigendo come fua pro­
priety gli pncomj, anche allora che la ragione niega
il fuo linguaggio a chi piglia I’affuntodipubblicarli.
Non fa gia alieno dal conformarfi a un tale abufo
il Senate diRoma nel decretare la prefente Meda-
glia, in cui celebra laVittoria Britannica a favore
di Caracalla; ancorchyUvanto dieffa fpettaile real-
mente al di lui Padre,fenza ch’egli vi contribuifle
vevuna nmarcabile azione. E ben dimoftro quefto
Principe qual foffe nel detto guerriero affare la fua
^llecitudine, quando Severe, aggravate gik dagli
anni,ed incomodato da infermiti fopraggiuntagli,
appoggid alFiglio il fupremo comando ^kE ferci-
to militante contro iBritanni-, come ci ragguaglia
I’lftorico, dicendo: Severum jam confeSltm fem e. Ion-
gior
i 8o Tavola Vigefmanom.
HercdUit. glor invaftt m o^ u s,jk u i ipfe jom i refiJere, atquc Amo-
Lib.i,
Himm mittere in helium, ad Imperatoris obeunda f^nia co-
geretur ,• ma lo fregolato Principe, in vece iJi appli-
care lo lludio a iottomettere i Barbari, impiego
anzi il penfiero aconfolare la luafuperbia,congaa-
dagnare i voti de’Soldati .affincW a lui fofo accor-
daflero ilCelareo Alloro; cosi I’attella I’Autore d -
t&to:Caterum Antoninus baud maguopere de barbarisfob
Jdi?m itt fine licitm exercitum fibi adjungere, 0f confirmare tmmrfos
tendebat,uti f e unum intuerentur, fob fibi
cans , ac Gesmana identidem obtreBans ■Morto poi TAu-
gufto Genitore, non curoffi gik egU di avvantag-
glare i militarj progrefli, m a, troncando le palme
‘K ip h il h nelm egliodellor fiorire, Dirrmit bellum cam boftibus,
pr'mcip.Hifior.
CarAcafi atqueregione ceffit, £? mumta loca defervit. Cid non oftan-
te,ccco celebrata a dilui gloria, ncl fecondo cam-
po della,Medaglia, laVittoriaBritannica, la quale
ftende le mani ad un nobileTrofco,aldicui/ianco
vedefi unaFigura ftanfe,confcmani,dietro lefpal-
le,av v in te ,ed iinCattivogiacente in terra, con le ■
mani parimente legate; e tutto notali fotto lanno
deeimoquarto del Tribunizio Potere
II
Apprefentafi nella leconda faccia della Meda­

R glia /’Jmmagine della Security, ideata in una


Figura fedente, che alza la mano deftra al
capo, e con la finillra tiene unoScettro,poggiando
il pie’ deftro fu la bafe di una Colonna, ch e ha in-
nanzi. Convien pero credere, che ogni aggiunto in-
cliida il fuo ttiiftero; onde con lo Scettro dichiarafi
regnante la Security, nell' Imperio di Caracal!^
alzafi la deftra al capo, come pronta a Ibftentarlo
in ognf fuo ripofo tranquillo: Ibpra unaSeggia poi
P / f f . ValeYUe.
comparifee la Figura; perche,C«>» proprium Deomu
fit perpetud fru i quiete, neqae ullos bumana vkijfitudihis
e a fa s
Caracalla. 281
itt poflemm expavefcere, Securitatem imetiias bierth
glyphic^flurirntm Sella compofitam. Ferma parimentc
il deftro piede fu la Colonna, p?r dinotare la pro­
pria feiimezza, e percio ancora nell’ Ifcrizione di-
chiarafi Security Perpetua, indicata appunto dalla
Colonna, giiidicata dagli Antichi fimbolo opportu-
no a fignificarla; mentre Vetujlijfmnm Calumnarim ■**« ■CS.49-
. inveriBm ad firmitatem fu it ■
Lufingav^fi il Senate di goderc lotto il DottiiniO di
qiwifoMonarca la ficurezza di non effere fiogolar-
mente inquietato da infulti olVili •, e pure molte vol­
te la mancanza de’ nemici e ftataeagione-piCi di pre-
giudiciojchediutik alle gentri Certoe,che,al pa-
rere de’ pii Saggi, Cartagind abbattuta apporto
maggior danno a R.oma,di quello fe’ arniatav poi-
chd il valore della Gioventh BLomaiia divenne im-
belle, e neghittolb, non effendo neceffitato al itii-
litareefercizio; eperoi l prudenteNafica
maretit, £7 dkerent quidam, rent liomattam, everJisCaif- PktMtb.m
thagmenfibus, fffubjugatis Achais in tuto ejfe; Atqui nunc,
inquit in hbrkoj'amus ,quandoquidem ,neque quos metud- Immidi,
mus, mqtte qui nobis imponant verecundiam reliquOs nobis
fecimus. '
Vuole tuttavia il Senate celebrata la ficurezza attefa
d a l f u o Principe,cosi contro le invalioni nemiche,
come perchd dalla di lui vigilanza promettefi un for­
te riparo contro qualfifia finiftro avveniniento. A
dir pero il vero, e depurato dall’adulazione, non fo
come i Romani poteffero tenerfi ficuri fotto 1’ Im-
perio diunMonarca,che nonvergognavafi di fcre-
ditare la fua Cefarea Perfona, ed infamare la Maefta
Augjifta, anche co’ tradimenti. Ben provo quello
foo perfido talento il R e Abgaro; perocche Caracal-
la, O ff denes H egem A b g a r u m , p e r a m icitia fp e c ie m a d f e Ziniar.Tcin.t,
v o ca tu m , in vincula e o r ije c it ,^ '^ e g n o ilU u s p o t it u s e fl. Un ■
‘ imal.
fimile infortunio accadde al Re degli Armeni, allora
clie Celare, A m em o ru m J ie g em ca m F iliis f a t s rix a n tem ,
TomoVII- ■ Nn amicis
282 T avola Vigefimanom .
amicis litteris, tanquam compofiturus contm erfim ,am r.
fittm , (odetnm oiotquo Abgarum trabiavit- Non.(elicit6
perd Vobbrobriofo traditnento con I’acquifto dell’
I4m ihidm. Armenia •, poich^ quelle gcnti concordemetup Ad nr-
ma defanderunt, e fi diielero con invilto coraggio,
onde jl Monarca mentitore,nuiraltro, colla fta igno-
m in io h azione, guadagno, Ic non che in avvemre
niuno Amplius fid m iabuit ^ e con ragione, nihitrc
Omnei res ejus adiilteriius fuerunt j fecondando ip fatti 1,
SpaPtian- itf luo genio infido Fratrem Vatrmlem Afrum ^euP}iiitlie
partes de ceendmiferat occidi • Non potevano adun-
que i Romani ndarfi di un Principe di natura si rea,
c prometterfi fotto la di lui Monarchia una &«•
rezzaperpetua•, ci6nonoftante,quefta a diluiono'
re fi pubblica ,e fi confegna dal Senato all’ eternita
nella Medaglia.

I I I
Favore del Monarca Imperante vedefi, nella

A feconda parte della Medaglia, imprefl'a la


Provvidenza degl’ lddii. Qucfta ^formata in
unaFigura,, che tiene conla fmiftramano un’Alla,
e con !a deflra una Verga.confa quale accenna un
Globo , chehainnanzi aiPuoipiedi in terra ; e nella
Verga appunto, e nel Globo fi vuole indicate il
dominio, e governo del Mondo, per cut k Provvi­
denza de’Nuijii impegna lafuafavorevoleaffiftenza
a Caracalla,
Poco tuttavia frutto la fognata Provvidenza a quefto
Principe; poichfe in vece di una Monarchia felice, e
ZonarTom,t, laggiamente regolata, P er omrte terapus Imperii illiiis,
^nnai omrns Populi Pomani Proviacia vaflattefunt ■Elfetti *fit
fti di c^uell incuria, che dimoftrava altresl nei non
X r p h i l . in C a %
tenefe,come dovea,a beneficio de’fuoiSudditi, k
ra ca lla . ragione: Parbjus reddelat , aut ttunquam; anzi fe tal-
volta dichiaravali di voler confultarc alEiri Ibettanti
alia
Caracalhi
aliapubblica utilita, col Senate, trovavafi poi delufo
il venerate ordine dalla tralcuraggine troppo mani-
fefta a C e h t f . Antoninusmandabat tK^is,dxi:tD\on&,
veilsfc Jlathn pofl ortumSolisjus rccUere, traSlareve ea^ua
pertimrent ad publkam atilitatemj cumtamenttosadmtri’
diem afqtie protraberet,fapeetiamadvefperum^neinvejii-
bulum quidem admijfos, fed foris alicubi fiantes j tandem
vift&aejl ei , nospkrumque nefalutare quidem amplias ■ Ipfe
. inler^Mmosb aliquid agere, beftias ciedere ,<d>ire ttiunus,
^gfuJIptomm, potare, ebrius ejfe. Chi pero vuol inten-
dere qualfoffelaProvvidenza de’ Numi neldirigcre
le azioni di quefto Monarca, o pur: qudia, ch’ egli
perfonalmente praticava, rifletta a gli intollerabiU
aggravj, di cui egUincaricava i fuoi Suddfti ,dapdofi
a conofcere provvido a proprio vantaggio folo.an-
corche con altrui danno-, fPrater eteteras exa-
Biones pectima, quie erant innumerabilesyCOgebanuir, cosi
querelavafi iJ fopraccitatoDione,cam ipfe'^omd pro- Jdsm.
ficifeeretur, complures Domos, (y famptuoja diverforia, in
mediis itineribus, atque iis brevi/ftmiseedificare nofiris font-
ftibus, in qiiibufnon tnodo babitavit, nunquam,fed magaam
eorum partem nequetijiirtiserat- Vraterea Amphitbeatra f
£7Circos in omnibus locis, inquibus byettuwit, aut fe fpera-
vit byematurum,gratis extruximus, eaqae diruebantur illico ^
adeo idagebat,ut nosperderet- E fcavvcniva,ch’egli
avelie a sborfar denari, era proyvido parimente ^
indennizzare il fuo erario, ufando Tarte di adultc-
rarli ,per difpergereil meno foOe poflibile I’argento,
el’oro -.Nampro argeuto, aurove^quod nobis daret, come
attefta di nuovo l3ione, plumbum argentatum, ees
inamatum parabat. Quefti erano alcuni effetti della
graq Provvidenza decantata dal Senate, e per parte
tiegVIddii affiftenti al Monarca, o del Principe me-
ddimo,attento nongia al follievo delle fiie genti,
ma bensi al profitto de’ proprj intereffi ■
?remeva molto aiDei,e fmgolarmente aGiove.che
gii Uomini ft perfuadeflero la Provvidenza divina
TomoFII. t Nn z nel
284 T avola Vigefimanona.
nel governo delle viccnde de’mortali. Quindi egli,
difcorrendo con Cinifco, dal quale era mojeftato
eon diverfe interrogazioni, dctefta 1’ opinione con-
traria, eparla intalforma: 'Hom,mde tibi ijl^ fuppc-
tarn argutin, ^ immoJeJhe interrogatiunciiU, nempt d
tu fh it, Tom, txecrandis, £7 makdi^is ifiis Saphijiis, qui nulla Troviden-
4.in O tah^ fi, tid ns himanas adminiftrari garriunt, Itaqueilli ejusmoii
(u i nomen
fiter m futa^ cnbris quafimibus, impiftatis duSin, perquirunt in hoc,
ut d facrifitando, £Jvotis nmcupandis avertant hupims.
tanquam vulgan quiddam ejf(t i nobis tamen edrumpqiiit’
apud VOS aguntur nm m , nullatn curam ejfe, mque quk-
quam omino pojfe in bis, qua in terris funt , negotiis, irnpu-
denter mentiuntur, Ma pur troppo i ciechi Pagani at-
tribuivano a i fognati Numi quella Provvidcnza,
cb’^ pregio proprio del vero, ed unico Dio; e fe
pure qualehe Poeta canto;
CUudian, in d'ape mihi dubiatn traxit fententia mentem
in ithU h,i,in Curannt Superi terras, an nullus imjfet
Heblor, £7 incerto Querent martalia cafu;
tuttavia in tal fentimento fu credutoparticolarpen-
fiero di fantasia poetica, che e quanto dire, men-
xogna.
IV
On pompa Iblenne, 6 gloriola comparla Ca-

G racalla fdpra ilCarro trionfale, dore tienc la


deftra alle rcdini de’quattroCavalli ,che ico
vono al di lui Cocchio, cd ha Delia mano finiftra uno
Scettro, fu la di cui fommith poggia un’Aquila, e ve-
deli il Monarca coronato di Laurca dallaFigura ala-
ta diunaVittoria,chc fulCarromedcfimo l'acpon>
pagna.
Son di parcre.che il Senate in quefto nobile oggetto
voglia rapprefentare gli onori dal Principe meritati,
con le vittorie rilevate Ibpra i German! • L’Annode-
cimofcfto del di lui Tribunizio Potere, fegnato nella
Mcda-
Caracalla, 285

Medaglia,c che cadde negli anni dugento etrcdici


della ijollra Redenzione, fu appunto il tempo, nel
quale portofli egU coll’ armi verfo la Regione Set-
tentfiopale,equivi glorified,contro i dettiGerma-
ni,le fue guerriere azioni. yiatoninusImperator ia^e- Cbrcnic. M\na-
^ones Septentrionahs profieij'cHur • Erodiano parimente gno fuh anm
cidaqualche contezza di quefta imprefa diCelare, C hrifi,
contnre,ch’egli Italia decedens, ad tipas Dambu per- Heroatan.
vcmt,acMrtes Imperii'RfimaniSeptentrmi fubjelias, or- L 'th. 4.
'diaa/ft. Se'(
leppe pero in quell’evento governare la fua
potenza in tal forma, che fi fe’ vincitore non fola-
mente degli Stati, ma ancora degUanimi delle Per-
fone; Germams illic fibi omnes adjunxit, atque iu amicitiam
mciliavit ,fic , ut ex hisfocios bellorum, cuftodes corporis^
validijfimum quemque , £7 pukherrimum fibi qdfeiverit,.
E per infmuarfi maggiormente nell’affetto della Na?
zione, voile uniformarfi alle di lei ulanze \ onde>flepe
Romano cultu depofao veJlemGermamcam induebat -,atque jjtiuiliilem.
in eorum fagulis, argento pariegatis coafpiciebatur ■ etiam
flavam capiti Cafariem imponens, ad modum Cermanka
toB/ari*. Quibusdati barbari, mirifid eum diligere - confi*
derandolo, non piCi come Principe contro di loro ar>
mato, ma bensi come Monarca benevolo, e benigna-
mente amico. Provarono poi eifi qoal fentimento
avellero verfo luiconceputo, allora che quelli, i qiiali
formavano la guardia fedele del fuo Corpo, furono
i foUminiftri della vendetta fatta per la morte in-
feritagU da Marziale; Quofato, ciod, uccifo che fu
Ciricalh,Martialisfiatim eqttttm infeendit ,ac fuga eva-
JJem ftt f n e
dere conatur j Caterum Cermani equHes, quibm £7 dele- HiJU>r,de A ll*
biabatur Aiitotiinm, £T cuftodibus corporis utebatur, pro- tonino Cara^
caUa>
piom cateris, primique faciifus confpicati ,Martialem con-
jjequti, mifiilibus confodiunt •
1Vittoria qui accompagna.come notai di fopra, il
Monarca ful Carro del fuo Trionfo, ma cdn’ altro
accompagnamento ancora coftumavano i Romani
rapprefcfltare il loroTrionfante. Quefti era il Dio
Fafeino,
2^6 T avola Vigejimmona.
Fafcino, di forma chiaramente impudica: ^ppetule-
DaJechampm batur oiim triumphantiam Curru) Fafcmus Deus^ m in
in noth P lin ii
LA.^%,cap.^. au&ores fafcimm rejiceret, eosdemque Fafcimm) invi-
Sam recipere juberet. Vel jubet eos Deum fe r^fpicerej
mmiram humanam fuam forient cogitare, qua triumphi
gloria, £7bonoribus elata, Deum tamen Currui fiio fabje-
Bum, £/ pendulum habet ■ Sembrando conveniente il
moderate la foverchia alterigia, a cui farebbonfi fa-
cilmente arrenduti i trionfanti-, ai ouali nercio an->
Cora Quidam d tergofiaas , identidem clamabM,
cabal-: 1{efpicepofile, bmnimm te ejfe memenlo} ed a que-
fto voile alludere il Satirico, quando dilfe;
luvenaJ. Sa^ E l fibi Conful
N e placeat, Curru fervus portatur eodem ^
obbligando il Perfonaggio ad umiliarfi, allora die
la gran pompa del trionfo potea configliarlo a for-
tnare concetto di sb troppo fuperbo.
,V

Dorna il fecondo campo della Medaglia una


Figura militare, che foftenta con la deftra
__ riramagine della Vittoria, die tiene con la
finiftra una Palma, e con la deftra dimoltrafi in atto
di efibirc una Laurea alia detta Figura, la quale
mette la mano finiftra fopra uno Scudo, che pog-
gia in terra, ed ha a’ fuoi piedi giacence un Cat-
tivo- Tutto ferve per celebrare i vantaggi, guada-
gnati dair armi di Cefare fopra i Germani, e nella
Medaglia antccedente accennati ■

Bellifli-
Camealia. 287

V I

£lliffima k h Fabbrica, che forge nel Rove-

B fcio, e rapprefenta un nobile Circo. A primo


afpetto piegafubito la mente a credere,che
queftoEdificio fia opera inlignediCaracalla; tucta-
via eflendo egU fimigliantiflimo alQrco Malfimo ,
^chevedefi imprelTo in unaMedaglia fmgolarmente
diJj(S)ai5S, e dimoftraridofi queilo, che vienc da
alcuniattribuito al medefimoCaracalla,edalzavafi
neUa via Appia, dimoftrandofi vdiffi ,^.ftruttura
conforme anzi a que’ Circhi, che furono febbricati
intornb a gli anni di Goftantino, perCib ildoitifliino
Panuino 6 di parere,che nel prefente Edifkiosdebba Omphrmt
ravvifarfi appunto il Circo Malfimo, il qua;le ^
prindpio eretto veramente da Tarquinio; Prifco..fM/'-»4-
Qiii perd /I efpone a gloria del regnantc Cefare,
forfc, perchd egli contn'bui I’opcra fua al reftaura-
mento di eflb, o I’abbelH con qualche ornamenro
nuovo. Ci6, che pure praticb Claudio Augufto, che
rifece Ic diluiCarceri ,eMete\ eTrajano parimeri-
te,oltre averlo reftaurato,ornollo anepra Con va-’
ghiflimagalanteria. CoslEUogabalo locinfe di mae-
Ito/e Coloane, non/meno dall'arte, che dalla ma­
teria latte preziofe. Pud confermarfi I’opinione del
citato Autore con quellofcrive chiaramente Eutro-
pio, afferendo, che Caracalla Opat '^oma egngium fe-
cit Lavacri, qua Antonmiante appcHantur, tiibil praterea Hiflor.Ram.
tmnmabik i e probabilmente non avrebbe paflata
fotto filenzio un’opera tanto infigne, quanto e quel-
la , che vedefi nella Medaglia corrente.

Anche
; 88 T a v o h Vigefmamna
V II
Nche Venere Vincitrice. promove le glor4edel

A Momrca vittoriofo de’Germani. Germani-


CO appunto appellafi, nell’Ifcrizione del Di-
ritto, Caracalla, il quale benche rilevafle un tal ti-
tolo, vivente ancora Settimio di lui Padre, Come
notai piil addietro, tuttavia ebbe egli compiacenza.
particolare di vantarlo, dopo aver fegnalate I%*ni
fue nella Germania; E t cum Germams j'libegifet, Ger-
Spartian. tn mamcum fe appellavit ,vel joco,vel ferio, ut erat fiukus,
CaracaUa .
0f demem ajferens ,fi Lucanosvicijfet yLucankum fe appd-
landum.
Con la denominazione qiii appunto efprefla di Vind-
trice, varitava Venere il fuo Tempio in Roma, e
I’accenna Plutarco, narrando un fogno di Ponipeo,
neldicuiTeatro {otgevAi\dettoTempio:Eifum eft,
Plufarcb, in dice egli, Tompejo in fonwis Theatrum ingreffo, JibiTo-
V ita Pomp. : pulum plaudere , Templumfue fe Veneris vitirkis midtis
fpoliis prnare. EPlinioactefl:a,cherleirannodelfe-
condo Confolato d/Pompeo celebrandofi la dedica-
P lin h L':h.%.
zione del Tempio di Venere Vincitrice, combatte-
cap. 7. ronb nel Circo renti Elefenti, 0 pure, come altri
aflerilcono, diciaflette. ‘ '

V I I r
Bbiamo veduta, e confiderata rimmagine del­

A la Provvidenza de'Dei nella terza Medaglia


della Tavola corrente*, a quella conformafi
^uelta, che nel Rovefcio ci viene rapprelettfata;
e in ciofolo la prefentc Medaglia difcorda dallS
altra, che nella prima Ifcrizione s’intitola
GERMANICVS, dove nella pailata
appellafi BRITANNICVS.
TAVOLA
T avola Trigejim a.
z S j)

TA V O L A
T R. 1 G E S I M A .

CARACALLAx
Afublimitk del carattere Augufto,con
la quale i Cefari elevavanfi fopra gli
Uomini, non coacentava intieramea-
te la loro alterigia, ma godevano di
rinforzarla, coll effere riputati anco-
ra dal concetto comunc donaeftici a i
Dei, quafi ambiffero metterfi,vivendo,in poffeflb
di ^JkU’onore,che preteildevano di rilevare dopo
mor^, Ibllevandofi ^mediante I’Apoteofi, all’ eccel-
forango de’Numi; tlonformafi pertanto il Senato
alia fuperbia di un tal fentimento, onde rapprefen-
ta nel fecondo'campo della Medaglia la fupnofta
Dea Ilide, la quale, tenendo nella finiftra mano il
fuo celebreSiftro.efibifce con la deftra un mazzet-
to di Spighe a Caracalla, che appoggia la finiftra
manp ad un’Afta armata,e calca col pie’deftro ua
**>Ci»ccodrillo.
Jfegiavafi quefto Monarca diuna fingolar devpzjone,
^ profellata da eflb ad Ifide; Quindi fii vago d’ am-
pliare il dild culto, eperd SacraIfidis'Rfimam depor-
tmt,^Templa ub'ujtK magnijki (idemDea f u i t ■ Sacra
TomoFII- Oo ftia^
2po' "TavoldTrigefim a .
M l SpartioK, etiam tnajore nverenti^ ceiebravit, quant ante cekhrabautur.
in AnioninQ
CaratAlta. A V verte tuttavia 1’ Iftorico, non efler probabile, cbe
quefto Principe foffe il primo a traportare !a fuper-
ftizione d’ Ifide a Roma, mentre ancora n< tempi
precorfi erano ftati folennizzati i di lei facrific/: Cbm
Antoninus CommoJus ita ea celebraverit ,u t Q Anuhin par-
taret, ^ T a u fa federet; verb d,che per difendere la
vana religione,daCaracalla coltivata, afavored£i-
la medeftma Dea, foggiunge: K ifi forte ifte addiiit,
cekbritati, non earn primus invexit.
Il Coccodrillo calcato, pud indicare il fovrano Domi-
nio del Monarca fopra 1’Egitto, il quale, vantaodo
una felicillima copia di grano, fumminiftra il mo­
tive ad Ifide di efibire leSpighe aCefare,come do-
vizie propric di quella Regione, in cui la Dea van-
tavafi, con cuko fingolare, venerata. E tanto piil
a lei compete I’officio ditalobblazione, quanto mag-
giore f) fe’ ella il merito nel dar a conoiccre a gli Uo-
roini I’ufo, e rutile del Frurneato:Quodantea negkSlim
I>iodor. Stcul, in agris, ut alia berba nafeebatur , bominibus ignotum. Per-
m. cib bramofe le genti di dimoftrare la loro gratitu-
dine, memore di beneficio tanto rilevante, ApuJ
nonnullasUrbes, cumlfea cekbrantur, in p o m p i,^ k i,
bordei vafeula dreumferri, ad primitus, Dea immftrib,
repertorum memoriant j e lebbenq.^comc ad ognuno b
noto, la detta invenzione fi attribuifee a Cerere,
nientedimeno la vollero gli antichi Mitologi appro-
priata ancora ad Ifide; mentre i fogni pagani con-
ibndevano infieme amendue quelle Dee. Fuerum,
C y fild . S yfh
4ag. n. fui eandem facerent cum Jfidc Cererem-
Difli ,cheilCoccodrillo, Ibpra’l di cui dorfo tieneCe-
lare il pic* deitro, pub fignificare 1’Egitto, al Princi­
pe, foggetto, ora lo confermo, con avvertire,eS^
Phr.VaJerfOft- Ter CjQfodilum ipfa JignificaturxCgyptus, E'benperb
danotarfi la pocaftima,che fanno i Romani della
fuperftizione Egiziana, mentre rapprefentatio cal-
peilato dal Monarca il Coccodrillo, ancorchb nell’
Egitto
Caracalla. 2 5 1

E^tto fofle quefta Fcra elevata ad onori divini:


Coieba^yEgyptiiDeiim fabCrocodiliimagm • maanch^ UemiKJeia.
con cio meritarono i ciechi, che la loro Religione
fofle, con tutta giuftizia, judicata intieramente
moHruoia-
I I

Edefiderate fopra un Palco il Monarca, con


V due altre Figure, nel fecondo campo della
Medaglia, in atto difareuna folenne Allocu-
zione ai fnoi Soldati, i quali tenendo alcuni legni
militari, moftratto di preftare altenta udienza al
difcorfo del Principe.
Correndo Vanno decimofettimo del Tribunizio Potere
di Caracalla, fegnato qui nella Tecohda iferizione ^
portofli egli coll Efercito nell'Afia, dove voleva glo-
rificare I’armi fue con nuove vittorie -, epero Opro-
babile, che il Patlsmento qui impreffo foiTe diriz-
zato a mettere coraggio nelle liie truppe. ed ani-
marle a feUcitare le difegnatc imprefe.

Carajalla non obbligafle molto gli


jL j N c o r c h t
afFetti de’ fuoi Sudditi a bramare lavdiutur-
./ V nita del fiiolmperio,e la prolperitk della di
lui Salute ,nientedimeno conveniva loroprofeflarne
un (Imulato, fe non un vero, defiderio; a tal fine
vedefi, nella feconda faccia della Medaglia, impreflb
Efculapio, pretefo Dio della Salute, e tiene con la
mano deftra un baftone, a cui fta avviticchiato un
>^pente,aggiuntitutti mifteriofi, de’quali in altri
luoghi ho ragionato; poggia pariroente in tejra, ap-
preflb alia Figura, un Globe, e con do fi vuole pro-
babilmente dinotare, che la Salute del Monarca ca-
giona ancora la Salute del Monde, da elTodominato.
TomoVIl Oo z Oltre
ip t T avoid T rigejlm a.
Oltre U patrocinio deliaSaluEe,dali’univerfare{loItez;
2a attribuito ad Efculapio, pot6 il Senate eflere in.
dotto da qualche altro motivo particolare,per ac*
compagnaflo nella Medaglia coli’ Imroagine del-Prin-
cipe. Per dar intanto piCi diftinta contezza di tal
penftero, diro, ch’cra ben note il talento diCara-
calla, vago d’intendere glieventi futuri,e fmgolar-
mente qiietli, che appartenevano alia fua Salttfe.
Govcrnandofiperdegli con quella lua brama; tan-,'
7,onar.An»al. to pib, che Laboravit, £? manifeftis, occultis
Tpm.1.
vogliolb d’indagare i rimedj opportuni, Vergamum
Beredian* ai/it aifipe Civitatem, ut /Ej'culapH curationibus utcretur;
Lib.^ quo pojlquam pervemt fomftiis, quamdiu volait, captatis
Ilium mox.petiit . E tal era appunto la fuperftizione
di quel tempo infelice , quando, Chi cercava rimedio
C arfar. in d qaakhe infirmita andava a dormire nel Tempio d ’Efcu­
Jma^in, Deor,
p“g- 84- lapio, ^ intendeva in fogno cib che gli bifognaoa fa re per
guarire- Cos\ Polemone, 'ProfeBusPergamam, cum ar­
P hilojirat, ticular/ morbo agrotaref, p y inSaceUo requievijfet, ea loci
L ib .i.d e V ttif
Sophdfiar. ipfi apparuit ALfculapiits, admonuit, M frigido potu
abftittem . Suppofta adunque la famofa illufione, puo
crederf) ,che laputafi in Roma la pratica della me-
defirria, offervata, cmne difli, dal Monarca, v^ effe
il Senato in qualche modo indicarla con la Jigqta
imprefla.
Miconviene ancora avvertire alia piccola Figurd^ie
qui pure ci viene rapprefentata a banco d’Efculapio.
(^lefta d rimmagine di Telesforo, il quale ndla
Citt^ di Pergamo era venerato dagl’infani adora-
Cyrald. in tori,con onori Telefpbor/it quoque, iitDeus d
Bfftor. Deor,
Syntag. i. Pergamenisculfusfmt-,ex oraculo fic mmeupatus; ed afli-
nc che appajano propiz) a Cclare tutti gli orqcoli,
fi danoo a vedere impegnati a di lui favore Efewjf
lapio^, pd anche Telesforo.

Diver-
Caracalld.
IV
ivertimento di piaccrc, aflai geniale riufclva

D a Caracalla il condurre bravamente il Coc-


chio., ond’egli era Stadio omni, atque auimiy ad
aurigandtim inteatm ,e perch^ vantava in tal efercizio* '
pStlzia grande ,edeftrezza maeftra, gloriavafi d’imi-
.tare neJ/a fpirUofa condotta il Sole , Auriga lumi- -
della luce in Cielo: EHeehat fe in agitaudis curribus xiphil. la
Solem imitari ,-eaq»e in re maximipori^batur . Ball6 que- Caracalla.
fto alVadulazione, per pigUar argbjnentp di cele-
brare quefta fua ambizione v e.iperb rapprefentafi
nel /econdocampo il Principe, con-feceia giovanile,
econlatefta di raggi coronata,in fembianza di So­
le, e in atto di condurre ilCarro tirato da quattro
Cavalli, quanti appunto la Scuola degli antichi in-
ganni ne affegno al Cocchio del Sole medefirno, e
della folle lantas/a fa pure menzione I’lftoria Sacra,
dove narra,chc Josia die’alfuoco ilCarro del Sole,
e levo i Cavalli, che innanzi al Tempio avevangli
confecrati i Re diGiuda; jibsuilit quoque equos, qiios L it.
dedsMt 1(eges Judd Soli, in introituJ!empU Domini jtixta cap. 4.
x j.
Reg.
Exea^m Mathanmccech Eunuchi ,qui erat in Tharurim j
Curn^ autem Solis combuffit igni.
PiccSfidofj ppi il Monarca d’ammirabile valentfa nella
detta condotta, fu facile ad alterarli con Hero fdegno
contro alciini, che fpettatori nel Circo niotteggia-
rono con derifione un’ Auriga, ch’ egli con aflfetto
diftintoconfiderava-, e fofpettando,che quelle voci
rifletteffero nella di lui Perfona qualche fprezzo,
afcolto fubito il configlio fuggeritogli dalla fua col-
> r a ,ed ordinb, che tutti coloro, i quail avevano
ufata laliberta di parlare cosi audacemente^ foffero
dati, fenza dilazione, a! taglio delle fpade; cosl ci
ragguaglia 1' Iftorico, con dire: Circenfes fpeflante eo,
cumVopulm \omanus in Aurigam, cuiJhdebat, nej'cio quid
cavil-
iP4' T avolaT 'rigeJim a.
caviUattts ejfit, ratus fibi contumeltam illatam, repente
Htrod'utii. omitml exercitim facere impetmn juffit inTopulum ,ac ra-
L ib. 4. H id,
fai temi>or. ptare, occidere, qukunque in Aurigam dixiffent. At m-
tiles accepts j e m l vmlandi , 'rapieadique potefiate fCum di-
fcerni a teliquis nequirent, quifuerant protervias locuti, ntd
h feilicei in' tantd mukitudine verum fa ten te, paffm , ut in
quemcmque in'ciderant, aut occidebant, aut omnibus e r ep ^
quafi ^alute-redempti vivos agrb dimittebant ■
Dilfi di fopfa,the quattrofono iCavatfi, iqnali,nelt'.
opinione de’Mitologi,fervono ii Carro del SoIe,e iSflS
notati i nomilpro efpreilamente ne’verfi feguenti;
O v id . L ih z .
InUrea volucres Vyrbis, Eous, ^ ^ th o n
M cta m vrp b , Solis tqui , quartusque Thhgon hinnitibus auras
Flaminiferis impknt i
Homer. Lib. 4.
Cid non ofVante avvcrto, che Omero aflegna non
piii che dueCavalii al Sole, e li nominaLampo.e
Fe‘6nte-, tuttavia il comun parere d e (avokggianei
vuole affifo il luminofo Pianera fopra la Quadriga •

A celebre Citta di ^mirna fi fa merito col Mo-


narca, imprimendo il di lui augufto Sembi^te
__ neda prima la'ccia della Medaglia, e nma fe-
conda unaP'igura, la quale,con la rella adoHijadi
Corona turrita, tiene Ail braccio fmiftro unaBip^l-
ne, e foftenra con la mano deftra 1’ Immagine di una
Vittoria ■Con cio intendono probabilmente gli Smir-
nei di applauderc a i vantaggi militari riportati dal
Principe coll’armi fue ncH’Oriente.
Ambiva appunto Caracalla, che il Mondo tutto fofic
confapevole dellefueimprefe guerriere,conlequail
fupponeva d’aver neH’Oriente immortalato il li!S(
nome •,,onde a tal oggetto Senatui, Topuloque "Bsmano
H erodian.
Lih. 4.
per litteras flgmficat,Juba&um i feO rientem, cunBosqus
illiits T^egni mortales in fuam ditionem coticejftffe ; millan-
tcria nerd poco realmente aopoggiata dalla virth,
c ben
Caracalla. 2 S>S

e ben conofciuta dal Senate, il quale tuttavid glu-


dicoconveniente il fecondare la jattanza di Celare:
AtSen'atus quamquam totius negotii gnarus, quippePrm-
Idem.
eipum res latere mllo paSlo pofm t, metu tamen, atque
affetttatime, ctmlios mi bonores b'iihriit decermmt . Cosl
parimente regolaronfi gli Smirndi, confbrmandofi
alfentimento altdro del Principe, ed eternando ne’
''Installj kdiluiVittoric; Non trafcurarono intanto
effi Jeglorieproprie.vantandoli d’effere inpofleflo
'daUadignitii pregiatiffima di Ncocori, come dichia-
ranli nella feconda Ifcrizionc, chc dice: IMTP-
NAiaN NEftKOPfiN Em KPHTAPOT. Ciod:
SMYRN>£ORUM NEOKOB.pR.yl^ SUB KRI-
TARIO, il quale in quel tempo era iLPrefidehtc•,
e di quefto fa pur menzionc it (irutero nelle luc
Ifcrizionl, dov’egU d detto: Cu.Cretarius. Erucius,. CruttPi
Per quello poi fpetta alla Bipenne, di cui la Cittki di
Smirua fa pompa, avendonc io ragionato.in atirc
Medaglie,a quelle mi rimetto.
Avverto, che a i piedi della Figura
vedefi un R oliro
diNa\e,e con.ci6 dinotafi la fituazione delladetta
Citta,ch’e martttima,c per la navigazione aflai
comoda,ed opportuna. *'
V I
Delia ancora.inclitaCitti,della Siria, rimarca

E il fuo oflequio a Caracalla con la prefenteMe-


daglia; nel dicui prime campo yedefi ilSem'
biantedclMonarca laureate,e nel fecondo rappre
fentafi unaF'igura.che ticne con la manodeftra al
cung Spighe, ed ha il capo adorno di Corona tur
, coir Ilcrizione alquanto conliinta, che dice
“ XOAft.... eAeCCA. Clod: COLONIA EDESSA
Quindi s'intende, che oltre il vanto d’eflerd ftata
EdelTa la Regia refidenza de’Re,che nominaronfi
Abgari, fu parimente CotonU etiam digaitate ornata.
Dee
196 ~tavolaTrigefima^
Dee per6 avvertirfi, che febbene Edefla attribuivaf
da alcuni alia Siria ,da altri alia Mefopotamia, o al
T hom , P i. Ofroena , tuttavia Eadem erat V rbs; namque Syria M
Ttedo in n o th
Siephani d e fopotamiam, £7 Ofroenam comprehendebat. Nell^ltnrna-
gine poi imprefla nella feconda faccia della Meda
glia, ci viene forfe indicata la Dea, che con culto
S tra h .L th .i6 .
particolare veneravafi in Edefla: Quam, £ 7 Sacran
G eorg. U rbem vocant, £7 Atargatam Syriam Dearn coltrUf]
equefta, conleSpighe in mano,dinofa Ja thiice co.
pia del grano, di cui moftra dotato il fuo terrejW^
Tremeva non poco a i Monarch! Romani d’aver Edcf
fa favorevole , ed anche pbbediente, poiche allow
ch'efli portavan/i coli’Efercito contro i Parthi, dava
loro cotnodiflinio il paffaggio, e talvolta ancora va­
lid©ajuto. Cosl in fatti pratico, con Severo Padre di
Caracalla, quando Le fecours en efet luy fut tns-utile,
T rijia n . Tom, £7 commode, au quel Abgarus en voya avec fes Fils qu il
a. pag. Sz,
Iny donna pour ojldges de fidelite ,ua tres-grand nombre
d'Archers, dont il fut fort bien fervy centre ks Attreniens,
alliez des Tartbes, ^ depuis centre ks Tarthes mefine .pe­
netrant jusques a Ctejiphon. La benevolenza intanto,
che procuro Edefla di guadagnarfi nell’animo del!
augufto Padre,fu pariihentecoltivata colFigliqfuo
Caracalla, qndelo voile ne’fuoi gloriofi moni^Sventi
eternato- Vero e, che Edefla lervl poi di me|rnoria
funefta dell’eftremo in/brtunfe? accaduto al ninSiw
Principe; poiche, Ckm iterum velletTanhis bellum in-
^ I S p a r t ia n . fer r e, atque bybernare Edeffx. atque inde Carras Lmi
in C a ra ca lla . Dei gratia venijfet, infidiis b Macrino 'PrafeBoTratoi-ii
pofitis interemptus efl ■
E' ragionevole qui il notare, che ficcome molti Re de’
Parthi ebbero antieamente il nome di Arface, ^que’
d’EgittodiTolomraeo,cosl col nome d’AbgaroA^
lono diftinti iRe di Edefla. E quefta appunto e k
Cittk*,dov€ regnava quell’Abgaro, il quale,trava-
gliatodamoJeftainfermltk,c ricevendonotizia del-
lecurazionimirqcolofe.che a pro dell’altrui lalutc
iacea
Caracalla. rs>7
lacea il RedentoreDivino,allora vivente in terra,
gli fcrifle fupplicandolo a deparfi di voler accor-
rere a fanarlo col fuo poter fovrumano ed aven-
doglld^ta benigna rifpofta il Celefte Signore, giu-
died il detto Re, die quella Lettera potellc for-
mare alia fua Cittd un'inefpugnabile propugnaco*
,,Jo, e pero com andd, ChriJiiServatoris r e f poufum, pro Pmop-aputi
riSttmmento inportis Edejfa fervari. So, che ic accen-
nate L ettere Gelafius Vapa recenfeP inter apocrypha,
qm^non hagiograpba ^ ma ibggiungcildottifllmo Ba-
ronio: "Hon ut tamen, at eas ^ Ecclefia omniuo proferi-
hat. Eas verb absque aliqua dubitatione ab antiquioribus
f u if i receptas evidenter teftamt Epifiola DariiComitis ad no Chrifti ji.
S. Augttftinum feripta, in qua earundem argumentum re-
cenfet, £?ex eis ad perfuadendum Augufiino, ut fua feri­
pta ad f e mittat, exemplum adducit- Sed ante Augtt-
fiioi tempora, ipfe S.Epbram Diaconus ejusdemCivitatis
E defa, in eo opnfcuJo, quod novijfmum omnium fcrip fit,
mi efi titulus: Tefiamentam' Epiram, J e iisdem Epifiolis
*egregiam habuit mentionem. De bis etiarn agit Theodorus
Studita in Epiftotd ad PafcalemPapam in fine. Extfii/fe
integrmEpiflolamjefu adAbagarum mijfam,adbue tem-
poribfjsMkbaelis Taphlagonis Im peratorisqui Imperium
aufpkiqts ejl a m Domini milkfimo irigefimo quinto,
in b o ^ e habitamCedrenus tradit in fu o hiJloriarumCom-
ptrim. 'i?
Avrerto, che da molti il mentovato Re di Edefla h
nominato Abagaro, ma realmente nelle Medaglie
leggefi Abgaro; varietd,ehe pud ancora notarfi in
qualche altroPerfonaggio.come nel celebre Re di
Ponto, che edmunemente vien detto Mitridate, e
cure nelle antiehememorie appellafiMitradate.

fomVIL PP Oilea
2^8 T avo laT rigeJim a.

V I I

Stcntano i Perinti al pubblico fguardp la fti-

O m a,e’l ri(petto,che profeflano aCaracalla,


con la prefente Medaglia, net di cui pritno
alpetto vediamo il Sembiante del Monarca cel^
brato, e vi corrc intorno la feguente IfcrizioilS;
ATT. K. M. ATP. CGOTHP. ANTTININOC ATP.
a o 6 ; IMPERATOR C.ESAR MARCUS AV«*-
LIUS SEVERUS ANTONINUS AUGUSTUS', e
nel fecondo una Figura ftante,che tiene con la fi-
liiftra mano un’Afta, e con la deftra una Patera,
fimbolo di fuppofta Deita. In quefta rapprcfentafi
forfe il Genio della Citta di Perinto, o pure, come
parmi ancdra probabiIe,'il tnedefimo Caracalla,
venerato dalla generofa adulazione de’Perinti gual
Nume, e neir Ifcrizione legge/i; /TGPIN0IQ.N
N e X lK O P ilN . Ciod FERINTHIOKUM . NEOKO'
RORUM.
Eraijo liberali i Perintj de’ loro encom), ed applaud
PatiH.inTfnp.
tributati a i Monarch! Romani; Perintbii frequenter
Rom. Num^ ‘^omams Imperatoribus, eorum Uxoribus, Juas J/eave-
runt monetasj tuttavia, fe dimoftrayanu prjMti,e
facili ad ampliare le gloric degli altri Ceiari ^hnar-
carono una fcdcliflima parzialit^ verlb Severo*Sa-
dre di Caracalla; poiche, quando egli dSlputo ITm-
perio con Pefcennio, fi tennero coftantementc at.
Jo.lHardu'm.in
taccati alia di lui fazione, eflendo noto, Terinthios
N um . Anti^> in Severe femper partibm Jietiffe, etiam dum Byzantii i
P<^1- 597- Kigro fiarent ■ In fatti, trovandolr gi& quefti in pof
feffo di Bizanzio, tento di ojtcupare Perintg, ma
incontro una magnanima opbofizione a i fuoi
Spartiah. t»
gni t yam Byzantium Niger lernhat, Teriutbum etiam no­
Caracalla. lens occapare, plurimos de exercita interfecit, atque ideo
hofiis, cumAimiliano eft appellatus. L’aflFetto intanto
oflequiofo profcflato da i Perintj al Padre, fii da elfi
leal-
Caracalla. %Q9
lealmentc confervato a riguardo ancora delFiglio ,
onde lo vogliono glorificato col prcfente monu-
mentd.
Vanta .qu^i Perinto la ftimatilllma dignity di Neocori,
e compariva ben fbrnita di merito per poflederla,
poiche era Citti alTai celebre, e di pid rilevo I’ono-
rc dieflere denom inate Metropoli; E/k etoit Metro- Martr.mDi-
'yo iej e per alto fuoFondatore tencva,aIlolcrivere
d ’A mmiaao, Frcole; e pcro Heracles Tbrad<e diBa Ammim.
'f^adillinzione d’aJtreCittsi del medelinio nome.
Nella Tracia appunto avca la fua lituazionc, ed
oltre i magnifici Palagi di Vefpaiiano, di Domizia-
no, e d'Antonino, de’ quali vdde vafi orpata, f f r h ‘ S“P- f l - J9<-
**»
elara erat, ob Ampbitheatrum folidi martnprir , c 'jater in ScMm
orbis miracula cekhrabatur. : , Pompon.Mela
Paulania ci avvifa,come np“tempi ancbe ptA antichi '‘
ebbePerinto molta eltimazione ,d che di efia. aflat
benemerJ[oErefeAppoUodcyro:Qui,cfimAtbenietf-
jibas ejfet ab Artflo, ejus '^hrygia, qua ad Hellefpontum
efi.,Satrape,cm auxiliismiJfus,PerintbiorumCivitqtemi
ejus fines Vbdippo cum ex^citu ingrejfo, fervaoit ■
d\ pero non ftdiftingu^col notne di Perinto , ma
Hodie dicitm Teta, fogggtta all’ ufurpazione Otto-
maTfa* '
y 111
Ure la-bella confervazione, che moftra, ac-

O quifta pregio ftngolariffimo dalla lua raritk


quefta Medaglia. Rapprefentafi nel primo
carapo di elTa Tlmmagine dell’ augufto Principe,
coll’iferizione, che dice ;DIVO ANTONINO MA-
e nel fecondo innalzafi un magnifico Rogo,
^per fignificare la di lui, tutto che varia, deificazio-
ne, indicata parimente dall’ Iferizione, nefla* quale
leggefi CONSECRATIO.
Noil fenza miftcro il Senate accorda neUa prima ftc-
Tm oVIL Pp a cia
300 ~Tavola T rigejlm a.
cia a Caracalla il titolo di Magno, p<Mch6 vuole ,
che I’adulazione I’accompagni fino alleceneri . Non
avca certamentc quefto Monarca tnerito bailante
a rilevare il fommo onorc delk confecrgzipne;
mentre Hie omaium imifftmus, £f ut urn cmpletiat
Spart'utn. m verbo, dice I’lHorico, Farricida, £7 inceftus. Tetris,
C artualld*
Qi Matris, £7 Fratris inmicus inter Deos relatus efij
e bench^ Macrino, che pure procur6 la di lui ninP
te, foffe il promorente principale di tanta gloria,
tuttavia approvolla il Senate, ed irapreffe
fiinto Signore il detto titolo di Magno. Ecco perfl
la ragione, per cut il nobile Confeflb decretd di adu
lare il di lui nome cdil tal appellazione. Preteft
con do di conformarfi al genio dimoftrato nel fuo
vivere dal Moxiarca, il quale die’ fempre fuperbo
pafcolo.alla lua ambizione, col prefumere,e col
volere, che ognuno credeiffe eflere rinato nella di
lui perlbna Aleflandro Masno; e che fia rero: Cor-
pore jllexaiulri MaceJonis conppeSo Magttum, atque Ale-
xaaelfum fe jujftt appellari. Quindi Erga Alexandrem iu
A u re l ViSfor, erdt nfeihis , at armis ,poculi!que fimilibus iis, quibus ille
in Epitome.
afus fuerat, uteretur j anzi Se fe AlexandrumOrientaJem
X ip h il. inCa^ Aagufium appellamt^ fcripfitque aliqaando ad Senatjm,
ra ca lla .
animatn Akxandri in corpus Augi^i iatroijfe, at qmmtttn
ilk fuerat vita brevis, in hoc piverei diatias ^ e tantP era
r amote, ch'egli profeflava ad Aleflandro, cM ^
riguardo di eflb degnava di un’ affetto diftinto an-
che i Macedoni: Tanto amqre profequehatur Alexan-
dram, £7 Macedones, at cum aliqaando Tribunum Milt-
Idem.. turn Macedonem collaudaffet, quod infilaiffet in eqaum ce-
leriter, interrogajfetque prime cajas effet, camque intelle-
xiffetMacedonem ejfe, rogarU nemea,pofi, ubi aadivit An-
tigonum ejfe quajiverit ex eh quod nonun faijfet Patai^
^que ipfam invenit ejfe Thilippo ,aom e celebre delGe-
nitor6 a Aleflandro, natum: Canbla,inquit,qua
eapiebam ,babeoi eumque ftatim datum reddidit, apad re-
liquas legiones , nec ita malto pojl inSenatorium , ^ Prk-
torium
Caracalla, ijO l
torim otiinem cooptavit ■Ridevanfi tuttavia gll Alcf
fandrini dell’ orgogliofo lentimento di Cefare, chc
ambiya di comparire un nuovo Aleffandro, c lo
belfavano, Quhd tantula homoflatura Aexandrtm, atque }j„cdUm.
Abilkm maxims, ac fortiffmosHeroas temularetur} VC-
roe,che I’animola derifione fu dipoi vindicata dal
Cefareo Principe con una llrage univerlale, chc di
egli fece.
Quanto perd volevafi Caracalla Concorde ad Aleilan-
■«kflncnacondizione,altrettanto dal Medcfimo dis-
cordava in un fuo particolarc fentimento. E'nota
la fomma aflfezione,e ftima^icdrila quale il Maccr
done confiderd fempre Ariftotcler di lui’gran Mac-
ftro ; ma in do di talento tutto diverfo era il Ro­
mano Monarcayche-anzi v^rr-
ftotelici mminati, tarn magm eft odio-profecutAstyUt ptduf-
rit libras Arijktelis combunre j atqtif JfrtftMtlicis fodah- uUtkCara-
tales, ^ ca U ra commoda, qua babebattt^m-jikximdria^"^*’
fuftuleritj e p er giuHiiicarh lim p ro p rietk della fua
avverfione, proteftava m odiarli, Quod ^riftoteles
caufa mortis Alatandri vifudaffet^ ancorchd fi iapefle ,
die pib tofto i\vino foverchiatnente bevuto ,foffc
Itara la cagione piii gagliarda dell’ immaturo ter-
mine al celeberrimOiEtoe. Qucfta icontranetk di
geniO verfo il graa Filofofo , non raffreddava perd
latSlda brama,ch’egli nutriva d’effere riputato da
ognuno copia illuftre,enon inferiorcall’altoefem-
plare formato da Aleflandro; cd affine che la folic
prefunzione li rendeffe nota anche al pubblico %uar-
do, ordind la pktura curiola di uo Corpo, in cui ve-
devanfi due facce, nell’una delle quali cgli medefi-
mo fcorgevafi rapprefentato, e nella compagna Alef-
x^landro; Vidmus, I’attefta Erodiano, imagines nonmllas tienSm.
"ridicuhsedepibiasfquauttocorpore duasfaciespraferrent,
Akxandri, atque. aintonini / e con la ftrana
imtnkgine,
fe noil altro, ottcnne almen quefto, che fe’
comparire moftruofa la fua ambizione.
TAVOLA
Tavola Trigcjimaprinia.
303

T A V O L A
TRIGESIMAPRIMA.

G E,T A
Otifigliero barbaro d iempre I’ odlo;
ma allora piii rinforza la fua £erez-
za,quando la rivalitk feco coHegafi a
macchinare J’ altrui ruina. Non v’ ha
legge, di natura, n6 di fangue,
chefia valevolc ad obbligarloadaicol-
_^are i comandi della r^i'bne; nb trova pace, fin-
che coll’ eftremoJnfortunio dell’ oggetto ibborri-
to, non foddisfaccia le illanze malignanti del fuo
livore. ?ur treppo Caracalla prov6 in fe fteflb
I’impullb dt si crudel fentimento, c la fola morte
del fuo odiatoFratello Geta,pote calmare la tem-
pel\a furiofa di quelle paffioni, in cui il fuo cuore
ondeggiava- A difpetto tuttavia della rabbia, che
rodevalo,rapprefentafi nella prima faccia della Me-
daglia I’infelice Principe, e col capo adbmo del
CefareoAlloro,vanca parimente il titolo liipremo
d’Augufto-
Fu
304 T *avola Trigejim aprim a .
Fu pria inveftitoCaracalla deUa fovrana appellazione
da Severe fiio Padre, il quale, died anni ^ p o , do^
Riuiol, m nel dugentotto della noftra Redenzionc, la voile
ctronit. Ma- comunicata altresi a ,Gcta; Septitnim Geta agpejlatur
S». Auguftus, £7 Tribumtid Votefiate augetur.
Era realmente intenzionc del Monarca, die dopo la
fua morte, amendue i Figli godelTero la digniti
Augufta, e con pari Imperio dominalfero; Mnritu>
T^ofint. Lib,i. rus, 0 f ipji, do^ Caracalla, £? aberi Filio Cetahe^
Btfior,
perii baredibus mflitatis, tutorem Papiaiamm reliquit.
Nientedimeno p3 reva-,die Severe non fapefle per-
fuaderfi dover Geta tener Imperio, e notified an-
che un giorno qudlo fuo penfiero, ragguagliando-
ci Sparziano, che Sevems gnarus gemtura illius, eujuf,
^pitian> i» ut pkrique jdfromm ,peritiffimus fu it , dixiffe fertur; Mi-
'Geta . rum mibi videtar, Juvenalis amantiffime, era. queltiPre-
fetto del Pretorio, Geta nofler Divus futurus, cujus
nihil Imperiale in genitard video.
Nelfecondocampo della Medaglia comparifeonoquat-
troFigure. L e due di mezzo, per fegno d’amichc-
vole Concordia, fi danno mutuamente la mano;
mentre I’una di effe, e penfo fia Geta, vedefi da
Ercole coronata, e la qorrifpondence, cio^ Cara­
calla, ornata con fimile Serto da una Vittoria.
Spiego con tal dimoftraziqne il Sena to la brama,
ch’egli nutriva di cosi lii^rtant^ concordia, ma,
non gia Vunione degli anirtit', che realmente tra i
due Principi non appariva. Troppo eran effi difcrc-
panti di genio, e fi fe’ nota % perniciofa contra­
riety lubito dopo la Confecrazione celebrata del,
defiinto Genitore: Coufecrato Parente ^ reverfi domum
jttve ' , difeordias quotidii, £7 fimultates exereere ,Jnfi-
HtrediM.
Lib. 4 . Hijf. diari inter f e , tnoliri, parare omnibus modis, atque ea
modd uterqae in animo habere, quibus alter d(do capere-
turs poftremb quacunque vid grajfari ad fmgulare Impe-
rium, ac nihil invicem pratermittere, dum confortem pote-
Jlatis expugnarent - La palllone pero bolliva con pi4
torbida
Geta. yo'J
torbida effervefcenza nell’anima del Fratello mag-
giorcypoichb agitato egliera da fpirito pi£i ferocej
laddove da talento alfai piiimite fcorgevanfi gover-
nati i fcntimenti del minore; e percio piii nuinerofo
traeva alle fue parti il leguito de’ Romani: Majw
pan adGetam fpeBabat,quod opinioam mmuUam often-
deretprobitatis,moderatumque fe,^lenem in congteftthus •***>'Mtm-
'^raftaret. Ccntriverb Antoninus cunBa afperius, fero-
tmque gerebatj e ben manifeftoffi ijuefta dilcordan-
za di genio tra i due Fratelli, nello Ipiegare ch’ efli
fecero il proprio parcre fopra una deliberazione
gia prefa dall’ augufto lor ?adre , rifoluto di dar a
morte molti di coloro, che avevano appoggiate
I’artni, e i defiderj di Pefcennio»c d’Albino: /fo-
doe a<leX.a., iUud pueri fertur infigne, qimd cum
vdlet partium diverfarum viros Severas occidere , ^ inter
fiiosdkeret:Hoftesvobiseripio,confentiretqueqdeoufque
Baftianus, at eorum eliam Liheros, ft Jibi confuleret, di- cua’f
ceret occidendos^ Geta interrogajfe fertur quantus effep
interficiendorum nmnerus, cumque dixijfet Tater, ilk in-
Urrogavit: ifli habeM parentes ? habent propinquos ? citm
f(Jpo»/«m (fet habm cmplmes j phires ergo in Cioitate
trifles erunt,quant lati, qmd-vkimus^ e la favia rifleC
Cone rovefciava al certo lafentcnza dello fdegna-
to Genitore, fe non veni^^riftaliilita nell animo
jdel Prindpe da Plauzi^tioVe Juvenale, bramofi di
arricchirfi con le facolta de’ Soggetti profciitti. La
piacevolezza frattanto del talento di Geta,che pur
dovea conciliarfi in qfialche forma la benevolenza
di Caracalla, non fit valevole a placarc le di lui
fiirie, ma gli convenne fecrificare la vita afodio
infanabile dello fpietato Gcrmano; ed affine vhe
I'infortunio fofle intieramente dcplorabile, procii-
ro il crudele, ,che feco moriflc ancora il fup ^buon
nome, onde Geta hofti$ publkus judicatus interiit ■ E
tale appunto pretefe Caracalla di ferlo riputare,
protertando di effere ftato in evidentc pericolo di
TomoVlI. Q_q cadcr
$o6 TavolaTrigeJimaprima.
cadet uccifo da cffo; pcrcid.dopo’l barbaro fratri.
cidio: Exfilit ftathn ,ac pet totam regiam cunens, clami-
tat , magnum fe perkuhim effugiffe, vixque evafife mok;
JleroJian, mem. Simul hnperat militibus "Regia cuftodibas^jraferent
ilUeh fe,at^ue in caflta deducerent,ubi tutius affemtur,
periturum didiitans, fi diutius in adibus mmam trabat^
illi pro veris ea didla accipientes, fimut ignari^epue intus
gefla, currentem earn, currentes ^ ipfi comitantuK^c^
venuto pol airjflloggiamento de’ Pretoriani, die'Sr-
a gridarc; Gaudete Commilitones, nunc enim mihi votis
Jc: Zonar. benefacere licet ,quoniam unns b voUs fam , £f vobifcm,
Tom.iAttnaf.
per VOS vivere volo , ut muha in vos beneficia conferami
e parte cofle menzogrie, con cui ftudioffi palliare il
fuo efecrarido misfatto, parte con la gran fomma
del denaro, dhe ad ognuno de’ Soldati promife, e
Herodian, diede, Ldrgiter effufis uno die quacunque Severus per
t(bi fu p ra . duodevigmti annos collegerat ,ottenn<5 facilmente di cat-
tivarfi gli animt loro,epero da tutti fu acclamato
Monarca: Ceta bofte: appel/ato. Quefla lit la Concor­
dia, che pafto tra i due augulliFratelIi,e che il Se­
nate),con laMedaglia prefente, intende, bench^ in ,
vano, di Celebrate.
Diffi difopra, che Gera riceve ronorc del Sertodalla
mano d’Ercole; e probabilmcnte fi voile con ci6
indicate il dilui genio eipico, e vago fingo/armen-
te di quegli efercizj, ne’ quail fi fa pruova d’invite
ta rotoftezza, corn’d in particolare JaLotta, di
T rtfia u . T«m. cui dimoftravafi amante: Il ambit toutes fortes d'hon-
z.pag,z^t. neftes exerekes, mefme la LuSle ■ Ed Ercole appunto
era ben idoneo ad accreditare il penfiero , come
Apeflodor. d f
Deor. origm 9
quello, che LuSlari coaBus ,fabiirmm ilium b ierrb ulnis
Lib . z. elifim , interemit.

Rappre-
G eta. 307

11

Apprcfbntafi nel corrente Rovefcio un Sacri-

R 'ficio, celebrato da tre Figure, fopra I’Alta-


re, che vcdefi nel mezzo di effe; ed a pie’
del medefimoAltare fi fcorge lleia in terra la Vit-
^^im^deftinata per la facta., ma fuperftiziola, ob>
bktgione.
pollb indurmi a giudicare , che il Sacrlficio qui
impreflb, fofle celebrato nell’antio appunto , nel
quale Severo folennizid le Fefte Secolari, e fu del-
la ilollra Salute il dugento e quattroy perchS in chn,me.M<t,
quel tempo Geta non avea peranche riccvuia dall‘
augufto fuo Padre la Tribunizia Ppdefta, ma la ri-
lev6 dopo nel dugentotto, come nella Me^aglia
anteccdentc abbiamo notato-, e putc qui I’ifcri-
zione ci avvilit I’anno fecondo del Tribunizio Po-
tere del Ccikreo Principe} on d e convien credere,
che il Sacrifkio areflc per o g g e cto quakhc felU ith
dc’Monarch!„implorata da i loro Numi.
Patmi pcro bene il non dlffimulare un altro penfic-
ro, ed b,che nella Figura di mezzo ci Tenga in-
dicata Giulia, la quale,“figurando in fe llefla la
Concordia, procuri, che col detto Sacrificio fia
latta Cost inviolabile,.co’me facra, I’unione degli
animi tra i due Fratelli, e per maggior fermezza
fia parimente coftvalidata dall’ afliltenza, che per
CIOimplorafi da i Dei.

Q fl
Geta,
^m oVU '
368 T a v o la T rig e fim a p rim a .

I ll

G Eta,conCaracalla fuo Fratello, comparilco-,


no nell’ afpetto fecondo della Mcdaglia, c
fono afliftiti da tre Soldati; I’uno de’ quali
tiene un’Afta, I’altro un fcgno militare,e’l terzo
I'Aquila Lcgionaria. A i piedi loro giace iiKtora'
la Figura di un Cattivo, indicante / Britanmiki.
battuti, ed i vittoriofi vantaggi fopra di elfi di Sc-'
verb Padre de’ due Principi, li quali fono dal Se-
nato acclamati partedpi dell’ indite glorie acqui-
ftatedall’ augufto, e guerriero Genitore. Convien
perd credere, che Geta fingqlarmentc non fofle
dotato di gran talento marziale; poiche Severe
moftrO di dichiararlo pid-idoneo alForo, die al
Campo; e in fatti, ftando egli llille moffe dell’ar-
mi contro i Britanni, Ubi fatis ex feateatia promfta
Jibi ejfe, ac parata omnia iateJUxit, jmiorem Filium, Ge-
tJerodlaH. tarn nomine, in parte In^uhe’Romanis fubjeSli reUqait ,
i. utjuridicundo, rebusque eieilibus admiaifirandis praefet,
eique conftliarios ex amieis natu grandibus reliquit, Anto-
nino fecim adverfits barbaros eduBo. Cid non olVante,
Geta 6 qui ammedb a parte degli onori militari
rilevati dal Padre .
■*
It V
Na folennc Allocuzione fatta ai Soldati.che

U fi moilrano attenti ad afcoltarla, rapprefen-


tafi nel fecondo campo della Mcdaglia; ma
avendo noi ragionato di quefte parlate in altrnuor
ghi pid volte, a quelli mi rimetto-

Ritor-
Geta . 3 op

Itornati che furono in Roma dalla Brctagna

R ’i due PriiJcipi augufti Caracalla, e Geta,


con le ceneri del Padre defunto, diero fu-
bito afcolto at iaggio penfiero di formare felici gli
alia loro Monarchia, con conciliarfi la pub-
bticSbencaoJenza. A tal fine dilpenfarono ,con ge-
neroia liberalitii, al Popolo molci regali, e di quefti
fi fa menzione nella prefente Medaglia ^ nel di cat
Rovefcio veggonfi fedenti fopra uH Palco amendue
iMonarch!,e innanzi a loro rapprefentafi. iap iedi
I’lmmagine della Liberalitit vohe tiene ful braccio
finiftro il Corno dqlC abbondanza, e nella deftra
mano la Teflera frumentaria, mentre una Figura
fta in atto di falire i gradi del Palco medefimo,
p e r r ic e v e r e i favoridifpenfati-.dicendol’Ifcrizione;
UBEKALITAS AVGG. V. ET VI. Cioe: LIBE-
RALITAS AUGUSTORUM QUINTA, ET SEX-
TA.
Propvieta fempre ^ilaufibile della Liberalita, e la for-
za ,che haefla di cattivare gli animi delle Perfonc
da lei beneficate; e tra mblti altri, ben dimoftrol-
lo Aldbiade, a cui lervi di fcorta per avanzarfi
^11’ acquifto della b e n e Y o le n z a , e della ftima ac-
cordatagli dall§ lua Repubblica; Primum aditum ad
liempublicam guh'ernandam\ ex nummorum largitione, non
tonplio, aut arte, fed forte, cafuque faBd, affecmum
Alcihiadem ajunt .^Volunt etiim hunc transemUm prope hiad.
ham qttetidam ,nbi ingens Athentenfiim multitudo magno
cum ^repitu clamitabat, cum percepijfet quasdam ibi era-
gatas pecunias, indeque hajus tumultus caufam proveni-
re, eh cekriter effe profeblum ,atque nuinmos, ma^na cum
liberalitate popido Atbenienfi fuife largitum; e cOn cio
rilevo un'applaufo univerlale, e fo n d o le r a g io n i
della propria efaltazione-
Dipcn-
310 ~ravola Trigefimaprima.
Dipendeva dall’arbitrio de’Cefari la copia di que’be-
ni, d i’eglino volevano difpenfati ne’ loro folenni
Congiarj, ne’ quali ancorche talvolta accadefle qual-
che ecceflb, non pero I’azione perdeva il nome di
Ubcralitk; febbene a difcorrerla rettamenle , ella
J4em in 7 rd»
non debbe trafcorrerc a gli eftremi, ma contenerfi
fia tu d e vir» precilamente Inter foreJes, ^ prodigalitatem~, e Sene­
t u t f m orali, ca parimente la voile ieparata dallo fcialacq«^c)>
Seneca Lih,^\ to, che fpetta folo a{la prodigalitb: Veto
^eBeoe^c, pepotari.

y I
Inora abbiarao veduto fegnato I’anno fecondo
del Tribunizio Potere dilGeta; qui pero, nell
Ifcrizione del Rovefcio, leggefi notato il terzo,
ed impreffa la Fomina Reduce, ideata da una Fi
gura fedente, che tiene con la delira up Titnoae,
e ful braccio Cmillro ,iJ Com o, d elle dovizie, e di
f o n o , appreflb alia Se^giola, una Ruota. Tutto
rifletce al ritorno felice di Gcta, a cui intende i]
Senate, che la delta Fortuna abbia accordati i fuoi
favori.
Propria della Fortuna fu Iknprc creduta la Ruota;
e di quefta appunto ella pregiafi, mentre con h
Boet. d e C<»^ penna di Boezio,diedlioU m ^oIuM i orle, verfamas
yb/, Phdofopb,
infima fummis ,fumma inj^mis muiare gatiiemus ■Ancon
chb pero a lei appartenga.la Ruota in altre fuc de-
nominazioni, con fingolare riflefib le fi attribuiva,
quando appellavafi Reduce, a riguardo de’ viaggi,
a i quali, nelk ftolta opinionc degU Antichi, do-
nava profpcritk col fuo amorevole patrocinio.

La
Geta. 511

V I I
a yittoria fedente Ibpra arnefi m ilita rich e

L fta in atto di Icrivere in uno Scudo, allude


probabilroente alle glorie acquiftate ne’ ci-
menti marziali co ’B ritaaai, le quali furono comu-
appropriate ancora a i Figli di Severo; e
— jB«(^piii facile connivenza a Geta ,come confidcra-
to con diliiazione dal pubblico amore, anzi tale,
cheCaracalla ifteflb,ci6 che reca maraviglia, dopo
di averlo uccifo,lav6 colie fue lagritnc il di lui fan-
gue, e piaiife la fud morte: Afirwm fane m n iitu vi-
debatur,qm>d rmrtmCcta, toiief ipfe'eiiam jlerft,^^^^ SpartiM.lik
nominis ejus mentio fie$it, qtioties iniago tnderrtuf 'i ani epta. '
Jlatua- yarktas autem tanta fait ^ntonini B'ajfdm, tnib. 'i
tant'a fitis cadis, at modb fautons Geta-, niodb inimicos
eccideret, quos fo r s obtuliffet j quo fqbld magis'Ceta'defi-
derabatur. M aquefta era J’j/ico/lanza d e ’ien tiirienti
diquel Principe, con la quale, oltre gli altri iubi
demeriti ,fi trade contro gagliardatnentc I’odib urij-
verfale.

Y^I I I

m a Or i n o .
^lldli fe quel Principe, che per disfarll del Mo-
narca, da cfui temeva d’effere uccifo, e per
ifcprtare con cid la fua falita all’ Imperio,
non ebbe orrore a prendere per guida un
tradimcnto. Caracalla, per di lui ordine a/Taffina-
to , fu quegli, che col fuo corpo morto, fortnogli
il grade per formontare ilTrono. Conofeendo tut-
tavia il perfido la deformitd del fuo delitto, ftu-
’I diolfi
3 1 2 T avola Trigefim aprim a.
JuJiM. m
dioffi fempre aftutamente d’occultarlo; onde fli
Ctejarik, chiamato da Giuliano Augufto; Cautus hmkida ■ In
conformitk dell’ iniqua fua intenzione fort! appun-
to Vevento, e per6 egli comparifce nella prrfcnte
Medaglia col capo laureato, intorno al quale cor-
re rifcrizione,che dice: IMPERATOR CAESAR
MARCVS OPELIVS SEVERVS MACR1“ '^«
GVSTVS.
fJel campo contrario vedefi una Figura, che con'V
mani tiene due Infegne militari, e penfo rappre-
fentata in cffa la Fede de’ Soldati. Quefti furono
realmente i promOtori della Cefarea grandezza di
Macrino, allora che trovavahfi nella funella con-
tingenza d’ellere aflaliti con forze poderofe dal
Re de* Parthi. Siquidetri adventare magnis copiis ^rta-
ianus mnciabatur pcems exadiurus cajls inter pacem,
Uen^dn.
Lib. 4. ^ kgationes, miffmus inferias. Riflette, in cosi dire,
alia ftrage fanguinofa, che area gik fatta prodito-
riamente CaracalJa delte genci del R e accennato-
Jgitur Vrimipem deligunt ^ primh quidem Audentium^ mi-
litdrem fdlket virum, Trajediumque non mpraltm; fed
ilk , fenedlutem excufans, abnuit Imperium ^ dein verbMo-
crinum, fuadentibus potijfmum Tribunis, quos etiam con-,
feios infidiarum Antomni, at Macrino participes confdii
fuiffe, pofi illius mortem, fuffficio xxtitit- Ebbe adun-
que motivo Macrino di celebrare la fede de‘ liioi
Soldati; e tantopid.che con kale coraggio appog-
giarono bravamentc i ciroenti del Principe contro
i medefimi Parthi.
Coll’ affiftenza lavorevole de’ Soldati riputavafi gilt
Macrino fermo fopra ’1 Soglio Romano y cid non
oftante , ailine di poflederlo con legittimo domi­
nie, e fenza contralto alcuno, prociiro, che Tele-
zione fatta di fua Perlbna dalle truppe militari,
fofle’daU’autoriti^e conlenfo del Senate convali-
data. A ta! oggetto, A d Seuatum litteras mijh de
merle Antonim^ Divum ilium appellans, excufansque fe.
M acrino. in
^ ju ra m , quod de cade illius nefcierit; Hi fceleri fa o ,M Capitoi.
more bomimm perditorum, junxit perjurium, a quo inci-
pere decuit bominem itnprobum, cam ad Senatum fcriberet.
Troppo premevagli, che coll’ approvazione del Se­
nate, pbggiafle fu la liia fronte I’augufto Alloro;
e per guadagnarlo, alcolto facilmente il conflglio
fuegeritogli da un fimulato fentimento d’afletto
Jiaracalla da lui aSkfTinato, e da una artifi-
^jplirmodeftia, accreditata dal fommo rifpetto,
che dimollrava profeflare alio ftcflb Senate per-
cid nelle fue lettere parld nella forma feguentc:
Vellernus P. C. molami Antonina tmflro^ ^ reveilo
cam triumph ,vefiram clemetttiam videre i tunc enim. , Jlo-
rente’^ epublici, 0Tomms felites ejjemus, Q'fub eh Prin­ U cm .
cipe viveremus, quern nobk Antoniaortm loco Dii dederant
e in appreffo foggiunge: betukmtii ad me Imperium i
cujtis ego interim tutelam recepi; tenebo regimen, f i 0
v'oiis placuerit, quod militibas placttit ■ .,
La fbrza perd m a ggiore, p e r in du rre il Senate ad aC"
. confentire all’acclamaziene ve/uta da'Soldati a fa-
y o r e di Macrii\o, non Vebbero, per dir verp, Id
di lui ftudiate lettere, tfta bens'i 1’ odio intenfo,
con cui il venerato Confeflb abbominava Caracal-
la. Quindi rilevato I’avvifo della di lui morte, ed
infieme dell’ efaltapierfto di Macrino , dichiaro il
fue fentimento con dire: Quemvis magis, quam par-
tkidam: quemvis magis, quam inceftmn: quemvis magis, Idem .
quam impurtm: quermis rnpgis, qaim interfefiorem ,
Senatus, £? Popali.
Commendafi nella Medaglia prefentc, come notai di
fopra, la Fede de’ Soldati •, quefta tuttayia maned
a Macrino nel meglio del fiorire delle di lui fpe-
ranze’vpoiche, dope aver egli regnato Annum unum, ^khilmEoi-
menfes duos' tribus diebus, fi ufque ad pugna tempus nu-
meres, exceptis, la forza principale delle fue S^uadre
buttoffi dalk parte d' Eliogabalo, che in fatti fa
eltvato al Soglio, coll’ efterminio dello fteflb Ma-
TomoFII. r Rr crino.
314 T avola Trigejlm aprim a .
crino. Erano realmentc mal contenti i Soldati; e
perd T u m a ltu a r i c c e p e r u n t , q u id M a c m u s m inus erga
i p f o s c o m i s , a tq u e h u m ssm s e j f e t , q u od q u e m n d a ret eis
itm u m e ra b ilia , q u a A n to n in u s , p r/ tter aliorum confm tu-
d in e m , d e d e r a t . Sicche promettendofi effi ftiiglior
fortuna fotto 1*infegne del Giovanetto, da
Giulia Mefa fua Avola propofto al Tto-
no, a lui rivolfero quella Fede, che
Macrino fupponeva confervar/j
per st collante.

TAVOLA
T avola Trigefimafeconda.
3 iJ

TA V OL A
T R IG E S IM A S E C O N D A *

MACR IN O.
Imarcabilei fe fempre lo fcapito , che
I’intereffe cagiona alia ragione, quan-
do con efl'a difputa i fuoi vantaggi.
E' munita quefta di nobil merito, per
dover eflel’'£i gualunque altro riguar-
dq prefe0t%, e pure vedefi bene fpeflb
sfotzata a tollcrare it torto, che un’ ignoblle paf-
fione le apporta. (Son tal pregiudicio parve rima-
nefle olTefa, allora che il Senate Romano, ancor-
che non ifeorgeffe in Macrino tutta la convenien-
za del fuo efaltamento al Soglio, cid non oftante,
I’odio da efib fomentato controGaracalla gih eftin-
to, glielo fe’ riufcire gradito. Quindi decreed, con
particolare confulto, di glorificarlo, e d’ impegna-
re lo fteffo Principe de’ Numi al di lui amorevole
patrocinio • In pruova di quefto fentiraento, ecco
licl campo oppofto della Medaglia I’lmnnagine di
TomoVII. Rr z Giov?,
ii6 TavolaTrigejim afeconda .
Giove, che tienc con la finiftra un’Afta, e nella
deftra il Fulminc, per vibrarlo a rintuzzare Tor-
gogUo di chi preiiimefle contaminarc la felicity
del Perfonaggio elevato; fe pur dir non vogliamo,
che col dettame di una putida adulazioae preten-
da il Senato indicare con I’accennata Figura, che
Macrino fopra il fuo Trono compariice qual Gip-
ve net dominio del Mondo, e dimoftrafi pronto
ad atterrare col Fulminc i Nemici dell’Imperio. ^
Non corrifpofe perd egli a si alto concetto, mentre
in vece di farfi vanto di un genio militate a pro
della Monarchia, neghittofo anzi Jmiocbia moraba-
Herodtan, tur 1 barbam nutmns, gT incedem, quam fokbat, kn-
L\h. 5.
tiiis , tardijjtmcque, ac vix adeun0us fe refpondens, adeo-
que interdum fubmiffd voce , tit ndexaudiri quidem pojfet ■
E il hello 6 , che con cio pcrfuadevafi di farli co-
pia del celeberrimp efcmplare format© gi^ da M-
Aurelio: Citm ad illius reliqaam citam nullo pa^o afpi-
raret. E ancoxchh nef vpvere fuo privato aveife
datoxjualche argomeftto di lapere, profelTato fm-
golarmente dal medefimo Aurelio s poco credito
perd'ne acquifto, atteftando VIftorico, ch’egli fu
Bgnatius juris fcientid mu alieaus, fed venali fide , ac viti fern-
B ’lh. I. Roma-
nor. F rw fip . per fofdidd j ah miglioro il coftume, con la condi-
zione avVantaggiata di.fya^ortuna nel polleilb go-
duto della Monarchia ; poic|jd ia^quel tempo an-
cora, fenza riguardo' aHe'‘buone leggi, ed ana giu-
ZonatTom As ftizia, Magifiratus iadigais largiepdtur ratione viBus
Anaal. delicatiore uubatur, fafium qtiendatti prtefefereiat •
Quando poi fi ammettefle il penliero fopraddetto,
cio6 , ch’egli a guifa di Giove dominaile, fii ben
barbara la forma, con la quale maneggid egli il
fuo Fulmine. In fatti, quando ritrovoifi nel cafo
di dovpr punire i delinquent!, Les accouploit avec des
corps marts, ks y laijfaut tnourk en ragez; ou bieojen
'Trtfian.Tom .
‘i’>pag. faifoit enfermer vifs daws des boeufs ouverts, £? mantt ,
£7 ks y laiffoit moutir defaim: il en faifoit dujfi feekr
dans
M .acrim . 317
dans un mur, oii ils mouroient miferaMement j toute-
fois ce Bufire, ^Phalaris ejloit mol, Q effemini aimant
fon plaifir. Qiiefto era il talento del Giove Roma­
no, idoneo a rapprefentare, non gik un virtuolb
Monarca, ma uno Ipietato Tiranno.
I I

I
A Figura, che nel Rovelcio ticne con la dCr
ftra mano il Caduceo,;e lUl iferaccip finiftrp
]J il Corno ubertofo ,ci di a vedere, A mitvcre-
dere,!a Felicita. Quefta tuttayiaffe fi Vup}e con-
fiderata nella perfona di Macriiio, ,noti,;ebbe gik
cgli molta ragione d^ vantarla, e di tal. parere di-
chiarafi I’eruditiffimo Triftano tieol fenfo, feguente;
y o puis dire, qu’ il fuV k phis malbeureuhdos ^thpereuts, Trlflan uUy».
qi/i I'avoient precede, bien qu' il afediafi. delz^on vivaat P'o pas-iso-
d'ejlre. honnori du litre , epitbete de Felix -i.Aggiungo
d o , ch e ch iaram ente infegBa il gran Filofofo Jla-
tone, diceado efiere ncceffifio, C/t jujlitia, ^ tern-
perantia illi adf t , qui futurus fit felix ; e pure dalle
riflefliom fatte ncWa MedagUa antecedence, ft pu6
conofcere quanto poco accreditafle Macrino- nel
fuo vivere la giiiftizia, e la temperanza . Se poi
qui fi giudica la Feliqitd, relativamente a i Suddi-
ti, non y’lia ini^vp’baftante per ammetterla ad
onore di queftb N}pnarca, il'di cui genio aflai fie-
ro, era capace di rfpdese anzi infelici le fue genti;
E ben cio puo'lritenderfi dagUatti crudeli, ch’ egli
praiico con diverle Perlbne da eflb barbaramente,
come norai di fbpra, gaftigate; e pure nelle Let-
tere,fcritte al Senato dopo la morte di Caracalla,
glorioffi diftintamente di un cuore dalla benignita
inveflito, con dire: Cum fatis ipfi cognitum babeatis
qiiodmtmfuerit meumjam inde d primipio totiusvihe infit-
t}jtum, qttamque ad benignitaiem propenfi mores, qu‘f JUi.yHifi,
wanfeietudo in ea potefiate explicMa, qutt non multum
abefi
318 T avola T rigefim afeconda .
■abefi h prmcipatu, fupervacuum ejfe a rlitm muliis m -
bis uti apud vos; e pii fotto foggiunge: Mihi autm
jam inde i primipio nihil Imitate antiquius, modejiidqm
fu it i ma i fuoi coftumi troppo fmentirono ^e dilui
protefte, onde vano era a i Popoli il promctterfi
vera felidta nel corfo della fua Monarchk.
Avverto,che con tucta proprieta unifconfi nella Me-
daglia la Pace, e I’Abbondanza per indicare la Fe-
licica, che non pud non fiorire, quando il timo^
de’ nemici gli animi non perturba, e I’affluenzj,-
del bifognevole le brame appaga: Lo ftcflb Salmi-
ftaDivinOjdefiderando la Santa Citta felice, avan-
26 a tal oggetto le fue fupplichc all’Altiffimo, di-
P fa lm . i s i . ccndo '. Fiat pax in vinute tua, £7 abundantia in turrihm
tu isj a ccop p ia n d o i due beni, die opportuniffirai
fono a creare la Fclidta, da c^nuno fofpirata-

1 1 1

Opra la Quadriga Itrionfale oflenta le fue g\o-


rie Macriao, mentre la Figura^ della Vittoria
fta in atto di ornare ilfiio capo con una Lau-
rea ■Queft’onore,accordato dal Senate al Monar-
ca, pud riputarli flobile guiderdone della di lui
azione militare contro fP^thi inrraprefa; di cui
parimente fi fe’vanto diftiriV> n'elle Lettere, che
ferifle al medefimo Senate, inforSandoIo nel te-
nore leguente: Tarlbiatm^^llu^Jongi maximum, 0T
X ipbil. h i
E pst, D ion .
in quo omne T{omamim Impenum? fiuBuaverit ita confect-
m as, ut nec in acie fortiter dimkando hojlibus ccfferimtis,
£7 Tj^egem maximas Return trahentem eopias, icio faedere,
ex inimko , non facile expugnabili,amicum reddiderimus -
Con tal jattanza fpiegd egli la guerriera imprefa:
P a ttn u i in Quamvis Macrinus copias yjrtahani vix fuderit ,fed pacem
Im p. N um .
ingenti peem id mercatus- fa erit ■ ^
Non poflb intanto dilfimulare la difficolta, che itj;;^
contrafi,per intendere comeMacrino folennizzalfe
il
]\lacrino.
il Trionfo, nella Medaglia celebrato; mentrc di
quefto niuna menzione fanno griftorici, e in fet-
ti, Quomodo triumpbajfet, qui ah eo tempore, quo fa^ut iJem.uU[«.
efl Imperator, nunquam in Utbem introiitf Cid
Ito, ci'converri credere, che il Senate, adulando
le pretenfioni del Principe, che prefumea d’ eflerfi
irpmortalato con una Victoria rimarcabile acqui-
ftata fopra i Parthi, giudicafle di glorificarlo con
le marche di quel Trionfo,che avrebbe ottenuto,
le alia Citta augufta fi folTe porfato.
IV

J
N quella rara, e preziofa Medaglia rapprefen-
tafi un Congiario, difpenfatp per prdine del
Monarca, il quale comparilce fedente,, fopra un
‘Palco, infieme con Diadumeniano fuo Figlio,ed t
alUdito da altro Perfonaggio, Itandogli innanzi la
Figura della LiberalUA, dalla quale un’altra Figu-
ra, parimente a’ piedi del Fa/co fuddetco, dimo~
ftrafi in atto di ricevere il regalo diftribuito-
Die’ veramente Macrino qualche pruova di genio li- <-
berale nel difpenfare cortefetnente 1’ Annona: In
Annonis difiributndis largiffmus fu it; anzi nella vita
fua privata ancora IIpfioiiajfez liberal; c aWoxa che TriftM.Tm.
acclamato Imperad^re jnveft'i del gloriefo titolo
■d’Antonino il FiglioV voile, che i Soldati godeile-
ro gli effetti gr^ipfi ^ella fua liberality, e diife
loro; Habete comtnmtones pro Imperio aureos terms, pro Ml t^mprid.
Antonin/ nomine aureos quinos, folitas promotioncs,
fed geminatas . Hon b perb fiior di ragione il fofpet-
tare , che in cio fi reftringeffe dopo il Principe nel
decorfo della fua breve Monarchia, non appagan-
do i defiderj de’Soldati con doni liberali •,perocche
avviia I’lftorico, che. %Macrinus
f .
cum Diaditmino ob- ,
1 t .
„„
Sfx.AufflVi.
vfuncantur pro fo, qma maermtis wmtarem iuxuriamy.nor.inBftt9»
'fiipsndiaqm profufiora comprimeret^ Onde facilmente
" accor-
3 20 T avola Trigefimafeconda.
accorfero alle Infegne d’Eliogabalo, ch’efibivano
ad clfi gran fotnma di denaro.

Ributa I’Egitro i fuoi rifpetti al Monarca,

T cd ollenta nella Medaglia la di lui Imn^a


gine laureata, coH’Ifcrizione, che le corre
intorno, e dice : ATT. K. M- OneA. CGTH.
KPINOG C6 B. Cioe : IMPERATOR C/ESAR
MA

MARCUS opELins severus m acrinus A u­


g ustu s .
Nel fecondo campo rapprefentafi uno de’Numi prin-
cipali,ral quale gU Egiziani’efibivano gl’ incenfi,
ed ^ Serapide , che ful capo tiene il fuo Calato, e
fopra quefto vedefi il Loto, dj cui in piil luoghi
ho gia parlato ■ ;s
Suppone Appollodoro, cfee Serapi foUe h fteffb, che
Api, e ci manifcfta ij (u^parcre ilella forma fe-
Apotlccfor.
guence: ^pis commntatb in dominandi Libidinem 'R_egno
- vi xUttBa ^ertns, ac plane,,4yranmca mnnu adminifirans
,
XAh.x.BiibUcth.
Teloponnefum jipiam (no de Nomine vocari jujfit ■ Is de~
mmn Thehioms , ac TelcbgiisJnfidiis procUtus, fine Uheris
except e vitd, Q relatMS inter Deos Serapis appellatus eft.
Ed d ben mirabile ftoltezza de.’ ciechi Pagani,
mentre, dopo la di lui tirannia ?onofciuta, e pro-
vata,g!iappropriano cdfislpazza cortesia laDeita.
Appreflb alia Figura di Serapide^Ua impreflb il Ca-
rattere L. e dinota I’anno dell’I^perio del Princi­
pe, ma in feguito non vi fi leg^e il numero, pro-
babilmente dal tempo confunto; non pud pero in-
tenderfi, fuorchd il primo.o alpii'i il fecondo prin-
cipiato, poiche un’anno folo,e due mefi durcj,co­
me addietro fignificai, la Monarchfa di Macrino.

La'
M.acrino. 321

V I

a nobile Cittk di Eraclda di Ponto rimarca

L la rua divozione a Macrino, ed a fuo onore


rapprefenta nel Rovefcio ddk corrente Me-
dag^a il combattimento, che fe’ Ercole con Ippo-
lita Regina celebre delle Artiazoni. Avea il ma-
gnanijijo Eroe riccvuto da Eurifteo il comando di
>4 ^are all'invitta Donna il fub pregiatiffimp Cin-
goftT’ Mattiatnm ti fa it , at Amazwts Hippolytx ZrtinaM ^
afportaret. Militii igitur contra Amazonas infiitutA in
fontum, qm ab ipfo Euxmus deaominatar vela facit ,>f y binth.Hift.
Tbermodontis fltmi ojliis intxBus, prdpeTiemifcyramUr-
hem, in qua 'Regia Amazomm erat j Cafira ponit^ ac-
prind) Cingulum fibi dari petit i-id eum recufarent , Jtgna
cum illis confert. E riel conflittb dopo aver atterra-
te m oke delle Amazoni piiigralorofe, cimento Er­
cole armato con la Clav^I'infrcpido fuo coraggio
•con Ippolita, che tiene nella* dekra mano la Bi-
penne, ed obbligoUa a ced^rgli il preziofo Cingo-
Ip, pel dv cui acquifto feazione militare era ftata
intraprcfa; e quefta fii deU’eroiehe faticlie
del medefimo Ercole.
Non e improbabile^ chi ■•pu^blico la Medaglia,
intendefle, coil’altP parago|ie qui impreffo, di pre-
fagire felice vittorla al Monarca, contro PAvola
d’Eliogabalo, in tempo, che quefta avea gia rac-
colto podetofo Eferpto per gittare dal Soglio Ma­
crino, ed innalzarvril Nipote; vero ^ , che il pre-
fagio fu vano, e con la morte del Monarca abbat-
tuto, jl Principe giovanetto monto fui Trono Ro-
• mano.
Moke fono le Cittk, che col nome d’Eraclda Stefa-
no ci nota, dove cosl fcrive: Heraclia Urbs tbtacia
..injontb /»/g«ri,equefta d quella,a cui fpetta la pre-
■^Hiffite Medaglia: fecunda Sicilia: tertia Lydia: qaarta
■ TomoVlI. Ss Libia:
j 2 2 T avola Trigejimafeconda.
Stephan, de UhU; quinta Sardinia.' fexta Italia; feptima Cehtca:
e&ava Thejfalia; nena Caria; decima in Lydio Tam-
findecima inter Scytbiam, Indiam; duodecimd, infm.
inCarpatbio pelago; tredecima Syria; qHotmrdecima'Pk-
nicia; decimaquinta Creta; decimafexta Urbs ,'^T»fah:
decimafeptima Tieria; detimoHava Tijfaka; decimanm.
Carta di&a .dlmanius mediterraneus; vigefima, y,fi
Juxta Cymaatn ALolidis; vigefimaprima, Urbs Jcatttv
pia; vigejtmdfecuttda, Insula in Atlantico; vigefimatenk
Macedonia, Amynta Philippi fratris opus. Le ho a"-
noverate tutte diftintamente,percheveggafiriti?a.
to facile fia rt eonfonderle talvolta Vuna colVaUti
Rifletto, che con ogni convenienza la Citta d’Eraclea
della quale (i fa menzione nella Medagl/a, vuo''
appropriata al fuo onoi^ la gl&ria d’Ercole; p<ii
Th$m af de PU
ped> iit ao tit
da.eflb acquiftd ella it ^uo nome; Eeracka t,
Stepb. men ab Hercule deducitur. Viene pcro chiamata
(4p> I f ,
Tolotneo, Ecrintd.

DIADUMENIANO*
L Figlio di MacAiOj e di Nonia Celfi liia at-

I giifta Confoite, ndf)ilit^ col *fuo Ce/areo Sen?


biante if primo canipp i^lla Medaglia, e s’ia
titola: MARCVS OPELIVS ANTONINVS DIA
DVMENIANVS CAESAR.
Parlando di quefto Principe Lampridio .protefta chia
ramente, ch’ egli Nihil habet in vM memorabije, nift
tam prid, qttbd ytntonmus efi diilus , qubd « flupenda omitu
m Uiadmae-
Junt faSla Imperii mn diuturni, ut evenit. Col nome'
appfinto d’Antonino appropriatogli, fuppofe Ma-
crino fuo Padre di conciliargli la benevolenza^c’
Soldati» a i quali fe’ ancora il nobil Giovane paw
colar
Diadiitneniano. 3M
colarCondone, c convicn dirc.ch’entrafle in pof
feflb del loro affetto, poich^ gli venne accordato
nn’onore, che allora non era per anche ftato rile-
vato dal di lui Genitorc, e fu, che dopo la delta
parlata*, Stathn apad ^ntkcbiam moneta Aatonirti Dia-
dtmtem nomine penuffd efi,Macrmi u^que ad juffum St- U cm.
natus dilata efi-
NellS feconda faccia della Medaglia rapprefentafi, a
favore dd Principe, la Figura della Speranza, col
iblito tipo ideata; tuttavia inaridl prefto il di lei
■'fiate, perch^ nel meglio delle fue fortune, Occifus
efi Mactinus cum Filio DiadumcfiO y quern Ctcpirem fe-
cerat.

On lo fpecii^ffimo titolp di Principe della

G Gioventfi, fi dk a vedere nelcampo coptra-


rio della Medaglh Diadumeniano, oltre la
comparla, che il di lai JSenabiaate fa nel D iritto.
Tiene apprellb di sc dpe fcgni militari, e forfe fo-
no indicanti quelle I n fe ^ , che Mactino fuo Pa­
dre augufto voile denominate Antonihiahe i come
ci avviia I’lftorico: S ig ^ ^ Cq/lps, ^ Vexilla'fieri m
Jntoniniana juffit; Troppd premevaalMonarca,che
ilFiglio fbffe ihveftito, e dillmto coll’appeHazione
d’Antonino, fapenddf cflere graditiffiina non
folo a i Soldati, ma«^ tutto 1’ Imperio; perocchd:
Fuit tarn mahile illis temporibus nomen Antoninorum, ut jjem.
qui eo nomine non niteretur, mereri non videretur Impe-
rim i e do a riguardo dell’alto credito,che fm-
golarmente Ahtonino Pio, e M. Aurelio
* avevano condliato ad un tal nome.

lomo VII. Ss TAVOLA


Tavola [Trigefiniater'^a.
a s

T A V O L A
T R IG E S IM A T E R Z A *

B be il vizio un motivo ben forte dMn-


fu perbire, aUora c h e videCi pompofa-
mente ekvato al Trono nella perlbna
d'EliogabalQvGiovanetto d’anima cosi
annerita <^al fuoco della Ubidine, che
ingcriva'brtorc a quegl' iftefll, che ado-
ravano la lalcivia fopra gii Altari. Parlai di quefto
laidoMonarca nc|quartoTolfio,<*piegando le dilui
Medaglie in Argdnto; ma ragionandofi di cffo, con-
yiene tcnerfi fu ternii;^ generals, non potendofi
rinvagare il fango de’ liipi abbominevoli coftumi,
fenza infcttare la fantasia di chi confidera i fozzifli-
mi vaneggiamcnti diuntal moftro coronato. Non
oftante pero I'ignotninia del fuo turpiflimc ;me-
rito^ccconobilitato il dilui fcmbiante coIPaugufto
Alloro nella prima faccia della Medaglia, in cui
s’intitolalMPERATOR CAESAR MARCVS AV-
R£!LIVS ANTONINVS PIVS AVGVSTVS. Afl'un-
“feegli rappellazione d’Antonino,non tanto per
renderfi
325 T avola ~Trigefimater^a.
renderfi amabile conun nome,cb’ 6 ra fommamen-
te rifpettato dal pubblico affetto, quanto per con-
fermare il concetto fparfo, che foffe figlio diCara-
calla*, tuttavia con propriety maggiore viene chia-
mato da Zonara ne’fuoiAnnali,Pfeudo-Antonino.
Quanto poi ragionevole fia il cosl denominarlo, ce
loattefta il dottiflimoTriftano,dicendo,ch’egli^fu
Utt abominable prodige d ’iniquity, d’ mpureti^ vilenie,
T rtfia tt. Tom. gourmandife, prodigality, d ’impiety, £T cruauti. Car m
a. pag.317' demon infernal converfant parmy les bommes fous la
gure d’ Hermaphrodite ne pouvoit fake parade de jpUn
d’ infamie, ordures, abominations fur la terre, qu’il
en fit voir ett tous fes deportemegs,
Nella parte oppofla della Medagllq^yedefi una Vitto-
ria, che tiene con la deftra lin'a Laurea, e con la
flniftra tina Palma, e Piflette al vantaggiofo com-
battimento ,che fe’Eli&galjalo con Macrino,in cui
difputo, e vinfe 1’ Imperio; ma avendo io difcorfo
ampiamente di quefta impottante Vittoria nella
prima Medaglia de/la'TaVqtt vigelima del Tomo
pri'tno, la mi riporto.
I I
I celebra nel fecfendo campo della Medaglia la
Fede dell'Elercitt),ideata in iinaFigura feden-
te;, che liende Je mani a duo fegiji njilitari •, e
ad ella era realmentc obbligato il Principe della
fua augufta efaltazione. Per prortfoverla, e ftabi-
lirla, avea gia la di lui Avola Giulia Mela guada-
gnati con grofla fomma di denari i SoMati, onde
quefti, arricchiti d’oro, maneggiarono valqrofa-
mcnte, a favore del di lei Nipote, il ferro; Infatti,
Concurrerunt inter fe exercitus uterque in Thenicia, Sy
U fro d 'i4 n . riaqae finibus, acrias dimicante Aatonini mibte^gntn
autem Macrini exercitu languidius, remijfiusque pratim
capejfente, mtdtisque fubinde ad Antottimm transfugiat
tibus i
Eliogahalo. 327
tihus; ficche il mifcro Macrino videfi coftretto a
cercare dalla fuga la fua lalute; e per non effcre
lavvifato nel portarfi lontano, Chtamydm fln , cte-
tirmtjiu imperatorium detrahit ornatum, detoafaque bar-
b i, m agnofcentur, fampto etiam kiaerario veflUneato,
capiteque femper convdato, mSlem, dkmque accekrabat j
itta poco gli gtovarono quefte diligenze, poich^ ri-
trovato in Calcedone di Bitinia dalla gente, ch’Elio-
gabalo fpedita avevagU dietro ,g}i fu troncata infe-
licementc la tefta; ed al Giovanetto competitpre
riraafe libero il pofleffo della Monarchfa •

II I
Ra vanto di chiariffitaa gloria a ,qucfl^o Mo-

E narca il pubblica|jfi ,*c6 in’egli d’eflere fuppo-


neva, Sacerdote del Sole. Di tal. carattere
ia v eilito ved efi nel|econdo campo della Medaglia
in atto di fagrWcar^ al fu o p red ik tto Nume, indi-
cato parimente dallS Stella, che nel detto campo
fta impreffa.‘Quale, e quanto foffe il rifpetto , e
Vaffctto profeffaio da Eliogabalo al fuo creduto
Dio, I'hofpiegato diffufamente nel quartoTomo,
riandando le memorie dell’q|lemminato Principe.
Qiii folo rifletto alia manifelia inconvenienza, che
un Giovane tut|o fudicio, lordo, e putrido anzi,
che macchiato,ardifca nominarfi Sacerdote del So­
le, che e tutto luce, purita, e candore. Certo
che la di lui viziofiffima condotta fu tale, che di
cflb fi Icrifle; Mullum Vrmipum ad banc diem majore ]o:Bapt. E.
lib\dmis,flagravit iafamid; nullus majore luxu opes pro-
depA Imperii: nidttis denique coataminatius, aM impurius P rm ip .
visit i onde pote giuftamente effere chiamato da
Dione, Bmm turpiffmus, £/ nequiftmus, ac, cymtami- xiibU. la
n/di^iTifus: e percio fu, come indegno, efclufo da i
fecri Chioftri da Giuliano: Adolefeens ab Emefa Ci- j„ Caf„ib.
Vitale orimidiis, knge nefcio quo locoram, i facris Clau-Mmu.
/Iris
328 Tavola Tri^efitmter^a.
Jlris repulfus efl.Ancorch^ tottavfa reclamaffero le
fue enormiffime azioni, ambiva cgli d’effere cono-
fciuto qual Saccrdotc del Sole; al quale appena
venuto a Roma, confecro i fiidi primi penfieri: Et
JJefediatu Tentplum maximum, pukbertimmnque Deo erexitj pro-
curando parimente, die in quefto fi efercitafl'ero
tutti gli officj riputati religiofi, die la fuperftizio-
ne di que‘ tempi praticava negli altri fuoi fuppolli
Sacrarj. Dee avvertirli, die il Prindpe fecrificante
tiene con la deftra una Tazza, e con la finiftra un
ramo d*Allom, graditilfimo ad Apolline, cb’feiJ'
Sole, a riguardo de’diiui noti amori a Dafne pro-
fcflati.
IV
’Immagine delNuVne linicailiente adorato da\
Monarca, adorna il campo contrario della
___ Medaglia ; con la dedra piano alzata, per fe-
gno di prepotente dorfiinio, ha nella finiftra lo
Sccttro, e gli fi vede innanzi una Stolla, dalla qua­
le egli nledefimo t dinotato ■
S’intitola Eliogabalo nelj’Ifcrizione del prefente Ro-
vefcio, PATER PA TRIAfe. Ma come potea mai
gloriarfi d’ appellazidfie tanto anlorevole un Gio-
vane, die non folamente;aiorr accreditava il fuo
amore verfo i Sudditi con azioni' rette, ed obbli-
ganti, e con ifcortarle alia cultura delle virtb col
luo dempio, ma volea. provaffero gli effetti della
fua, benciife ingiuftilfima, indignazione quegl’ifteffi,
che con fani configlj ftudiavanli di riraoverlo da i
fuoi laidiflimi andamenti ? Cosl e ; Morte mul^avit
XiphSI. i homines fibi amicijpmos, propterea quod ipfum bortaban-
tur,utntpdejle,^temperanterviveret- Era delitto non
condonabile innanzi aldilToluti(!lnioDontRiaB«c>il
S fx.A ureIV i* disapprovare i fuoi fporchi coftumi, co’ quali Tro-
fio r. in E pit. bris fe omnibus contaminavip. Quindi fi fe’ ad ognund
cotanto
EliogaLalo. 3 2s>
cotanto deteftabile.che Ic fue genti,non potendo
t
piii tollerare lo ftomacofo fetore, che tramandava
il fuo vivere, gittaronlo dal Trono, e dal Mon-
do: vitam turpem, ac probrofam, magis Qcircula-
toM s 'deditus, egiffit ■ Se poi talvolta usd qualche
atto di beneficenza.dicui dovea pregiarfi un Padre
della Patria, quell'ifteflb venne dalle calamita fu-
neftato. Tanto accadde aIIora,chc terminati i Sa-
crific/ folenni celebrati at fuo Nume , AltiffmasTur^
,res adidipfum cxtrt4dlas cottfcendebat, iade fdlicet in pie- jjenSim.
iemtitiffilia fparfurus, aurea videlicet, argenteaque po-LH-iHifior.
tula, veftesque, ^ liittea mne genus- Multi igitur inter
tapiendum periere inticem procukati, partim milium con-
tis transjixi,fic ut ed celebritas ealamitatem quamplurimis
attulerit- ' ''

¥
Ncorche non fm neU‘ licrizione del fecondo

A campo efprefla, penlb rappr^i'entata nella


Figura,.che in eflo comparifce, la Provvi-
denza. Tiene ful braccio finillro il Corno dell’ Ab-
bondanza, e nella deftra una Verga , con la quale
moftra di governare il Mondo, fimboleggiato nel
Globo collocatole a i piedi. Vfcdefi parimente una
Stella, indicante il Nuniie dal Monarca venerato,
e folito rnarchio delleMedaglie d’Eliogabalo.
Della fola adulazione e il penfiero qui fignificato;pe-
rocche qual Provvidenza pofeva ufare un PriiKipe,
che impiegava tutte le fue attenzioni nell’ inven-
tare la pratica di' fetnpre nuovi, e Ibzzi diletti?
Hec ^at ei ulla vita,nijiexqukere novas voluptates. Era fklhgA.
troppo occupata I’anima fua dal Senfo, ond’egli a
’ laide paffioni abbandonato, tanto era lungi dal pra-
ticqselglHrtti d’una ben regolataProvvidenza,che
anzi Vendidit, £? bonores, £7 dignitates, £? potefiates,
tarn per fe , qudm per omnesf rrvos, 0 f libidinum miniftrosj
. TomoFJl. Tt cpift
530 Tavola Tngefmater%a.
e pift fotto foggiunge il medefimo Iftorico: FecH
Jibertos T rafiJes, Legates, Cotifules, Duces, mnesque
dignitates polluit ignoMitate Imninum perditoriim j difpo*
fizioni manifeftamente difeordanti da qucUa retta
Provvidenza, che qui a di lui. gloria 6 vanta

VI
a nobile Citta di Tiro contefta, nd Rove/cio

L della correnteMedaglia jilfuori^tto alMo-^


narca,e pubblica l’applaufo,chc adeffo con*
facra. Comparifee in una Figura, che ha il capo
adorno di Corona turrita,e tenendo conlafiniftia
un‘Afta,cd appreffo I’Alberodella Palma^acccnna
con la mano deftra unTrofeo ad un’altra Figura,
che poggia fopra una Colonna, e con un ramo di
Palma nella finiftra,alza con la deftra unaLaurea.
Kotai di fopra, che I’importante'combattiniento, in
cui Eliogabalo difputd J'ln ij^ rio co a M acrino, ac-
ca d d e a e ’conSni della’F em da , e della Siria . Quindi
la Metropoli appunto della Fenicia, doe Tiro, ce-
lebra, con le Figure qui impfeffe, la di lui gloriofa
vittoria riportata foj)ra I’augufto Competitore.
A quefta in fatti allude fingolarmente il Trofeo,
c la Statua fulla Colonna eretta.
Col vantaggiofo titolo di Mccrqpoli fu diftinfa, ed
onorata laCitt^ di Tiro . Se^perp vogliamo aderire
al parere del Maflimp Dottore San Girolamo, e
dividere la Fcnicia in Marittiina,e Mediterranea,
Dh. HttYwy. dovrh dirfi Tbamkia Maritinhe Metropolis Tyrus, Me-
Qutrfi. l o . in
CeneJ. diterranete Damascus. Fu VinclitaCitth diTiro Ifola,
Plin. Lih^ 5,
come attefta Plinio: Tyrus quondam h fu la , praalto
19, Mari feptingentis pajfibus divifa, nunc verb ellexanari op-
pugnantis operibus, Continens. E per6 pote cantare il •
Pocth;’
Ov/d. X.)h. 5, FluBibus ambita fuerant Antijfa ,Tharosque,
M ctaw,
Et Vbttnijfa Tyros, quarum nunc Insula nulla efi ••
, Opera
E lio gah alo .
Opera adunque d’Aleflandro fii il cangiarla d’llbla
inContinente: Adnexa efi aggeri inContmentem, quern stnh.LM.
Alexander conjlruxitciim earn o^^</rretyinaquelPrincipe Geogr.
vi lafdd altre memorie della fua indignazione aflai
funeM; poiche, dope averla efpugnata, fe mettere .
in croce, per un lungo tratto del lido,duem ila de’
fiioi Cittadini, i quali fegnalaronii molto, al lor tem­
po, nella nautica, nella m crcatura,e nella perizia
deirarmi. Noto,che da queftaCittk appunto traf
le i natali quel gran nemico della Religionc Criftia-
'na ;e difenfore della pagana fuperftizionc Porfirio •
Con tutta convenienza tiene laFiguta diTiro appref-
fo di se I’Albero della Palma; mentre la Fcnicia,
di cui Tiro vantafi Mfetrppoli, abbonda mirabilmen-
tc di piante tali, e ci6 fu avvertito da Sidonio nc’
carmi feguenti: * -
Qui^ue fm s Provincia fru iiu s
Sidon.ApoIlta,
Expofttit- Fert Im atebu r, Chaldteus .ammum, inPan(gyrico
Afyrias gemmas, S ^ velhra, thur^ Sabam , a d Jul. Vat.
Atthis mel, Thanix Fabnaf , Lacedaemon olitmm, M ajorian.
Argos equtm, Epirus eqaasf
Ne fob delle Palme pregiau Tiro, ma di piA Ejus p/;„ j
nobilitas conebylio ,atque purpupa eonftat - DaWa. fua an- cap. jj.
tichitk parimente deriva i woi vanti, mentre evvi
opinione,che fofl'e fqi^ata dugentoequarant’anni
pria della fabbrica ^dl eeleberrirnd Tempio eretto
da Salomone; e di Citti era pur Re quell’
Hiram, che fli tanto amico diDavide,e del di lui
Figlio.. Gloria ancoft rimarcabib di Tiro puo ripu-
tarfi, che Les Tiriens font k t premiers, qili ont ittventi M erer, hr
les Lettres, ou quisont nm tri I’ ufagei Oggidl pcr6, D U iion.
fotnp la tirannia Ottomana, con la fua miferabile
defolazione,eccita non piCi venerazione, ma bensl
compatimento, eifendo ridotta, e riftret^a in un
porww’Sorgo, che appcllaft Sur.

tm V II. Tt z ANNIA
332 T avoid T rigejim ater^a.
V I I

ANN I A
FAUSTINA
a dote di lingolare bellezza, di cui appariva

L adbrno il fembiante d’Annia Faullina, fii I’in-"


canto, che affafeind il cubre d’EUogabalo,
onde per ottcnerla in Conforte, non ebbe a orrore
il facrificare al fuo fregolan? attiore la vita di Pom-
ponio Baffo di lei Marito. Per palUare tuttavia la
fcelleraggine dell’ iniqupt,onricidio, aggravb di qual-
"Xiphil in
che reato lo fteffo Baflb: Qifamqum erat alterum cri­
Epit. Dhn, men in Bajfo, quod pulcherrimam habebat uxorem, atqm
nobilijjimam habebat, varifaado la fua na/cita illuftra-
ta da]J’ecce]/a , c ftretta parentela con M Aurelio;
Pathm in atoum babuerat Marcuty^unlium. per Vatrem Claudium
Imp.Rmanor.
Nuatpag.u^. Sevenm , qui uxorem'' duxerat Vibiam Aureliam Sabinam,
Aurelri, £? Faujlina qtf^tam filiam.
S o, correre disparere trd'gl’intendenti circa il crede­
re, fe quefta nobile DonJjaJb'ffe la prima, o pure
la terza Moglie d’Eliogabqlb; io nel quarto To-
mo moftrai di tenerla per% tearza, mentre Ero-
diano per tale la dichiara-, md qui giudico di’ col-
locarla nel primo luogb, non'.folb'perchb I’erudi-
tilfimo Patino s’avanza a dire , dhe Herodiams illam,
J4cm ihidem . fed mendosb nuncupat tertiamElagabaU uxorem,xoa per-
Xiphil. in ch6Dioneifteflbraccenna,pria diparlare dell’nltre
Avit^, Mogli di quefto Principe.
Nclla partp oppofta della Medaglia vedefi la Pieti,
rapprefentata in una Figura facrificante *lbp«r^n’
Altare. Cotnunque poi la Pieti verfo i Dei fi ap:
propriafle ad Annia Fauftina, certo e , che dal fub
augullb
Annia Faiiftina. 3 3j
auguIloConforte ebbe norma perimparar la legge
dell empieta verfo gli llominj-, poich^ avcndogli
egli uccifo il Marito, Tojka uxorm duxit, me « , ut Idem.
mariti mortem lugeret, perrnifit} vietandole barbara-
mente'il verfare al di lei caro Defiinto quel tribu­
te, che dalla Natura iftefla venivale intimato.

VIII

GIULIAP^ULAx
N’altra Mogbe 4 ’El‘*ogabalo nobilita con la

U fualmmagine il primo campo della corren-


te Medaglia. EUa 4 »Giulia Paula, il di coi
I'pofalizio fii folermizzato dal Monarca xon regali
dillrJbuiti, e con fieri fpettacoli. Non fu pero co-
Itanre ver/b di k i iLyoktV e amore del diflbluto
Principe, ed adducendo per tootiro dell’ ingiufto
divovzio una-macchia, cn’ avea ritrovata ■nel
corpo della Confortc,\a vdlie dalVaugufto talamo
Jicenziata. • -
Da quefto ripudio puofacilmjeflte argomentarfi, quan­
to inluffiitenre fofle 'tra iXelareiConiugati la Con­
cordia, che nel Ro^fdq fta ittipreffa ; ed t ideata
in una Figura fedente^i'eon la Tazza nella deftra,
indicante la Divfnita fnppofta di ella, ed il Corno
delle dovizie ffil brafecio iiniftro, per fimbolo della
felicita,e dell’abb&ndanza di que* beni, che, dall’
unione de’ cuori augufti attendevafi, e fe i voti
andarono delufi, tutta la colpa potb attribuirfi al­
ia mobility degU affetti disordinatiflimi del Monar­
ca : Car I’ incojlance brutak de ee monfire phjs femme
quHminir, £7 Jobbiimeur volage diffolv'e, tiberfme, 0T
tres-impadique, Q lafeive, I’ avoient rendu fi difficile en^'
femmes, £7 tout enfimble fi incapMe, de fouooir kur
rendre
3 34 7"avola Trigefm atfr% a .
retidre let devoirs du mariage, ^ " d ne peat jamais y
avoir d’mion, ny amitd eutre eux, eflaat tomjours prejl
d’en venir au ehangemeuti de forte qu'd en thangea cinq
tn means de quatre ans, Quefto volubile taknto del
Principe ne’ fuoi amori, fu veramente rtGfiudke,
che fentenzio Giulia Paula, non folo ad eflere ri-
pudiata, ma la voile ancor priva di tutti gUonori
augufti, che eranle ftati accordati, e di piit
coftretta a condurre infelicemeflte
vita privata

TAVOLA
Tavola T rizefim m iarta
n s

T'A V o l a
T R IG E S IM A Q U A R T A *

GIULIA PAULA. ■■
Uanto pik lieta^fu la pompa, con k
qiiale Elipgabalo folpnnizzd le fue Cc-
laree nozze,con Giulia Cornelia Paula,
tanto pk fcnfibilt riufci 1’infortunio,
a cui foggiac^ue 1’infelice Donna, col
vederjl} dal dilui talarao rigcttata. Cc-
kbrofli il di lei efettamento nuziale anche co’giuo-
chi de’Gladiatorl, tf'con diverfi altri fpettacoli, ne'
quali Mulu keftia fuut yfcd prafertim Ekpbas, £7 xipiU, in
Tigres ad qiAnquagiitta mam, quod mnquam ante fimul Avitam^
ffShm erat ■ Tutto pero fervl per rendere dopo piil
tragica la peripetia, che obbligo il aiore di Giulia
--ad utf acerbo cordoglio, nel vedere fparite le fue
glorie in foneftilfiroo occafo.
nche nel corrente Roveicio rapprefentafi 4 a Con­
cordia , ma in forma diverfa da quella fi d veduta
Hell'ultima Medaglia dellaTavola antetedente,pe>
rocchd
TavolaTrigefimaquartd^.
rocch6 qui gUaugufticViugatUcoU’afTi^fitHdtdd-
laCoticordia medefima,fi danno icambiev/6lmeote -
la deftra, per fegno della fede< e deiru/lione de’^
cuori tra effi ftabilita; e fe fii pofcia violata la pro- ‘
mefla, il maacamento, come s’e gii notato^fitenne
tutto dalla parte del Principe diflbluto^ Itnentl
r eternity di quella Concordia, chepaHs^edaglia
dcelebrata. *

II

GIULIA
AQLIILIA.
Ato chc fu dal Moiiarca il ripudio a Giulia
Paula, catrd ilJicpaziofo Dominante co' fuoi
___ pazzi amori P} que'^netraU, i quali, come
facrofanti, erano, benchfc v^amente, veneratl dal­
la Romana fuperftizione ,e ne traffe una Vergine Ve-
ftale, fcegliendoVa per liia Augulla Conlbrte. Qucfta
fu Giulia AquHia&vera , Jl. di cul Scmbiantc vedefi
ncl primo campo della Medaglia •, ne le giovo, per
ifchermirfi dalle lafcire brame d’Eliogabalo.l’eflcr
clla dedicata alia Dea Vella , jch;^figeva puriflima
integrity,che anzi egli Veftakm^ac«rdottmiquam fa-
Jfff' era kges eafiam ejfe, £7 wginem mimere perpettA volant,
Ub
abreptatn iTm plo pro uxtre habuit. InorridiilSeuMtte^.
e con la meftizia, da cui fu invafo, avviso ebiara-
mente I’alto rammarico, che lo contaminava, ^
I’attentato facrilego dallo sfrenatp Giovane prati-
catoj.tuttaviagliconvennctollerare nonlblo la te-
merits dell’ azione, ma di piii condifceic a rendcrla
colpicua"ceil la prefenteMedaglia, nella quale con
parti-
Giulia A qiiilia.
pai^wMare Confiilto voile imprefla la Concordia,
che tr^ li Augufti Conforti dcfiderava. Corapari-
fee peropdeata in una Figura, che fta in atto di
facrificare fopra un’Ara, e tiene ful braccio finiftro
il Cornp doviziolb, c innanzi ad efla vedefi una
Stella, Wnamento folito delle Medaglie di queilo
Pr^icipefP'sUe dinota, come s’b detto altre volte,
il Sole, Hi cui egli vantavafi Sacerdote.
iTutto che dal Senato fia pufablkata la Concordia a
lavore di quefti Regnanti,per breve tempo regnd
con effr, poiche ilMonarca,lempre variabilc nelle
"fue fozze pallioni, Heqw banc dm retinuit, fed aliam
pafi- deittde «ham, atque, aliani duxit, fon una conti- X iphll In
jiua, dir6 cosi, vertigine d’ amori •, fmchd durum ad Avito.
Severam rediit, richiamdrido la Veftale, di cui par-
liamo, al fuoTalamd. "
Qual Nume era venerata da’ Romani la Concordia,
e conje^rale doveva pdre infinudre ad Eliogabalo
fentimenti r e tti, e ragionevoli, e pure tutto il com
trario avvCnne, verifican^d/i cid,che &ggiamente[
nota il gran I^tore'’Santoi#igoftino, che niuna
cura tenevano'i Dei dq’ coftumi depravati di quel­
le cicche genti: DU Cujlodes e)ui populo cultori |«o
date praetpue vita, ac rmnuMpracepta debuerunt, i quo ^
tot TempUs, py Sacerdotibus^ Q Sacrifichrum generibus Liii.de civ.
tarn midtiplkibus, vatiisque fdcrit, tot feflis folenmibus , “•
tot, tantotumque ludorum celebritatibuS colebantm, ut ni­
hil Dmones, nifi negotium fuum egerimt, non curanUi
quemadrnodum illi vivprent, imb (uranus, ut etiam per-
dite viverenti e in do confermd intieramente i cm
ilwmi quello viziofilllmo Dominante, alio Audio,
e ddfiderio degl’ Iddii.

TomoVIh S t GIULIA
3 3 S T av o h Trigejim aqm nal
III

GIULIA MM
ai forte, e artificiofo maneggRT^iqu^fta

D gran Donna fu obbligato ^ogaBalo a ri


conofccrc I’augufto Alloro. Oltre U pub-
blicare lo fcapcftrato Giovanetto fuo Nipote per
figUo di Caracalla, la di cui memoria era a » Sol-
dati gratiffima, procurd di coroprare i loro voti
con rilevante fomma di denari ad effi diftribaiia-
Ebb’ella tutto 1’agio, che feppe bramare,per am-
maflare molta dovi^da.d’oro, poichd rifle, e fu
trattata AaCefareaPrindpeffa pid anni nelPalazzc
Imperialevciod in .tutto il corfo della tvionarchia
di Severo, e diBaflTiano fuo figlio, e videAfompre
rifpettata qual Sorella, coiii’era dJGiutia Domna,
M oglie dello /ic/fo Jfcrero, eMadre del detto Baf
flano, appellato Caracalla- Nacque nella Fenicia:
Tbmnijfa waiter ab Emefa urbe Thmicue, cut Soror Ju­
lia faerat, Severi Conjux , ac Mater Jntonini- Guada
gnati adunque, come dilil, con la copia ddl’orc
diftribuito, gli animi di uiJa gran parte de' Soldat
Romani, che formavaflo I’Eforcito di Macrino, f
venne all’importance Cimento dell’armi, che do
vevano dedderc k controYepfia della MonareWa
difputata. Allora fo,cfie quefia coraggiofa Donna
die’ pruove eroiche del fuo magnanimo ipirito,
per difendcre la fortuna d’ Eliogabalo fuo Nipote,
come nato da Soemiade di lei figlia- Car l«*t^que
/« Tartizaus combatoeent centre Macrin, elk apperceut
d’une bauteToar ov'elk eftoit,qa'its commencement afupr,
T rifla a . r<w, qae'tears ennemis ks poarfuivoient j prejfee de defptt',
2*pag. 370.
£7 d'apprebenfion elk defeendit promptement, £7 fe meslant
courageidfement avec ks efcadrons difftpez desfuyars, kpt
present .
Giulia JMefa, 339
prrpHi^. ee jeune garcon beau i merveilles, iien
monte, ^ I’efpee i la main avec prieres meslees de re-
procbesj\lk kur remit telkment te coeur au ventre, que
temrnams bravement contre leurs ennemis ils let vainqui-
rent beuteufement forcants Macrin mefme de fuyr, avec
ce qui lay^fla de gens autour de hey, qui fe fit voit
avoir eu woliry"d£ courage, que cette femme.
Nella pritim faccia della Medaglia ci viene rapprCfen-
tato il Sembiante dell’indita Donna, Onorata pa-
rimcnte col fublime titolo d’Augufta.
Nella parte oppofta fta imprefla la Felicity del Se-
Isolo, dimoiirata in una Figura facrificante, e che
tt«ae con la finiftri un’ Afta, fopra la quale fpicca
il Caduceo, e le fi vede appreflb una Stella, cio,
che non h fenza particolare miftero. Abbiamo gik
notato di fopra, che lA:'ftro i il folito ornamento
delle Mcdaglie, che’ fpettano* alia Cafa Augufta
d'Eliag^alo, aggiungo q»l, che non manca un
(ingolare motiro, per cui's’efpone la Stella anchc
a gloria di quefta Cefarea^onna, poichi ohre il
SacerdoziO pro/eflato dal Nipote, intendevali
dal di lei cognome ifteffo lignificato il Sole, indi-
cato dall'Aftro medefitifb: CarMefe enSyropbenicien "frifiM.
fignifioitkSoM. , ”
Vuole il Senate, con la Figura nel Rovcfcio fbrmata,
che Mela lia dal pubblico*rifpetto venerata qual
Fdicitk del Secolo. Quefto bene, non folo fi eftc-
fe,come pretendevail penfiero adulators, all’uni-
verlale godimento, ma fu pofleduto da Mela iftella
nella Cefarea Corte, anche pria-della Monarchfa
—-difilregabalo, negli anni dell’ Imperio di Settimio,
e di'Baffiano- Vero d, che Macrino ftudioffi di
fmentirela di lei felicita, allora che Hanc Mafam ,
'.Sorotis obitmn, atqae Antonini cadem, jujferat Ma- Heredian.
civiuc in patrim, cm omnibus bonis, reverti, ^ d m i
fiia reliqmm vita traducere ■ Tuttavia feppe la gran
Donna rovefciare Ic di lui intenzioni, e ikr rifor-
Tm oFJl yV z gere
340 TavohTrigefmaquam\
gere la fua augufta fortuna, col fabbricare
fence macchina, dalla quale Macrino nydefimo
cadde oppreflb. /
M i rimane ora a notare la convenient, con cui la
Figura qui apparentc tienc il Caduc^o. E di I Cm*
bolo vcramcnte della Pace, fenza la qAle non
pud la Felicity fio rirc, e perd ad^,^flSrcbn tvitta
ragione viene appropriate; m i attengo pird in cid
ad un’ altra rifleffione ancora, fondata ful parerc
dc’ M ito lo g i, i quali confbndono bene Ipc/lb Mer*
curio, a cui apparticnc ilCaduedo, col Sole, ad
onore di Mefa im preflb: Mereuritm pro Sole cenfe^
I. S aturn aU
maha doeumenta fm t ,• primum , quod Jmmlacra
rap* phmatls alis adornautur, qu<e res moufirat Sdis vekeh
totems nom quia mentis potentem Mercurium credimus,
^ Sol Mundi mens efi, fpmnia qutem eft vel<Kitas m»
tis, ideo pinnis Mercurius, quafi fpfe 'naturalolis. Of-
fio tm . La conformity adunque dclle qualitW iW cr-
curio con la propriety del Sole, pud la r conofeere
Ja c o n v e n ie a z a , eb u /a quale Ij accompagna neUa
Medaglia il Caduedd Stella dinotante i\ te*
defimo Sole.

GIULIA
541

IV

l ULI A
MIADE.
IT A Madre d’Eliogabalo Giulia Soemiade rende
I illuftre il primocampodcila Medaglia col fuo
M J augufto Sembiante-, e nel fccondo vedefi ce-
■kbfata fotto VimtnaginediVenereGelefte, la qua­
le comparifee fedente,e tenendo con la finiftfa ma-
noun’Afta.ha nellad^ra unPomo,,cmpftra d’efi-
birlo ad un Fanciullo, chc alza le mani in atto di
ricevertf
Due Vet»CTi furono diftinte dalle follic pagahe: Duplex
Venas, alia Coehjlis, qiecS conjugakm amicitiamfevebat, Patia.tnlm-
liberosdonahat ,•altera 'P^palaris' quafcortatorum Dea. t""''
Adulando intanto il SeifetO la bellezza, di cui Ibm-
mamente pre^avanfi le Cefaree Donne , rapprefen-
ta , in pruova della fpecrofa dote pofl’eduta da quefta
Principefla Augufta, Venerq^Celefte, la quale, col
Pomo,che daPaW& ottenne nel gran lieigio delle
tre Dee pretendenti jl primato della bellezza, fa
pompa d’effere ftata dichiafata la principale nel
poCfeffo della vaga'^rcrogativa.
Parlandofi perd di Soemiade, pave, che la verith ob-
blighi a riconofcerla per Venere pid tofto Populare,
.elwCelefte, elTendo corfa laFama,come addietro
ancora fid notato,d’averella avuta fporca,e ince-
lluofa pratica con Caracalla, e 1’ attefto la di lei Ma­
dre ifteffa GiuliaMefa,pubblicando Eliogabalo Ft-
Ifiim ejfe Antwim, quatms alterius putaretur, quippe cunt
fu!s natabus adokfeentulis adhuc, £? formfis rem ilium LH.s.H^cr.
babtiife, quo tempore ipfa inValatio fmul cumSorore agi-
tabat .
342 T avola Trigejlm aqm rta (
taint. Potcvanofacilmentc confermare il
cetto i codumi cnormi di qucfta Donna, » qu^ ■
E J io it b e l l e , m a is ex trem em ea t i m p u iiq u e , h f c m , £ ' ef- 5
Tr)fian,T<m,
f r o n t h } £? d o n t I 'ed u ca tio n , £? m aupais exetnjfk donnl
a f o a f i l s , h re n d ire ttt e n f i u , t m fe u k m e n t d u ^ d iffo tu ,
£ 7 p l u s d e s b o r d i q t ^ e lk , m a is a u ffi u n p r o d i g e jk toules
f o r t e s , d ’o r d u r e s , d ’ im p u d e n ce s , £7 d ’a f i m H l ^ m s e
pure una Donna cotantp rilaflatafe difiroluta fu
audacemente Introdotta dalFiglio a federc,e dare
il fuo voto in Senato, che tutto li colmd di rof
fore, fcorgendo la maeftk fua, dal Mondo tutto
rifpettata, deprefla da! confeflb di una Fcmminav
attentate, che cagiond tanto orrore negli antau
dc’Senatori,ficchfe formarono particolarc decreto,
con cui C a u tu m a n te o m n ia , A ntouinum H eliogaba-
J E l Lamprid^ l u m , n e u n q u a m m u lie r S e n a t i m i n g r e d e r e t u r , utq iie in-
ht HsUogab.
f e r i s e j u s ca p u t d ic a r e tu r ^ d e o o p e r e tu r q u e , p e h q u e m id
e ffe t fa d lu m .
Spiegata 1’impropriety,concuiSoemraJe /? ruol^efr
giata in Venere C eletie, dbn pofld diffimulare la
, piccola Figura, che nclla Medaglia fta innanzi alia
medefitna Venere in atto di ricever’e da effa il Po­
rno; e per fame qualche dichiarazione,dird d’aver
veduta altra Medagli^, nella quale tal Figura ha
I’aggiunto deH’ali, eda riguafdd di quefte, dovre-
itto confiderare formate i% cSk Cupido; ma qui
non avendole, mi nafcc duBbio, che non lia fuor
di ragione ravvilare nella medefima figurato ilGio-
vanetto Eliogabalo, il quale, pigliando dalla fuaMa-
dre, in Venere rapprefentata, il Pomo, raoftri di
fignificare, che rileva da lei appunto il pegna, di.
quella bellezza, di cui egli n’andava a maraviglia
adorno. Vaglia tuttavia il penfiero per femplicc
conghiettura, c nongih perfentimento verity
alcuna dlTertivo.

GIUUA
3 4 3

G/I U L I A
■ NtAMMEA.
L ’AJtra Figlia di Giulia Mcfi, e Sorella di Soe-
miade, cio6 Giulia Mammea, nobilita col
fuo augufto Sembiante U primo campo del*
liijiiedaglia- Con qualche ragione il Senate eternd
ne’ metalli la di lei tnemoria, perche rcalmcnte
Tia (tat mulier, mor'ius cafiis, modeftisquej « per6
i di lei andamenti potevano fownar riRiprovcti
a i coftufci della Sorella fiia, Madre d’ Eliogabalo j
e {e a^fle faputo' impedire, che la troppa alte-
rigia-f'e la foverchta brairia d’accumular denari
prendeflero piazza ne//» di lei anima, con mag-
giot merito ancora avrebbe rilevati i fuoJ encomj.
1 retfi ammaeftramenti, ch’ elja intefc da Orige-
ne, e da altri Soggetti Criffiani,.dovevano pes, ye-
rita perfuaderle lefltimenii pii moderati; nia la
cupidigia lingolarinqente dell'-'oro, che la predomi*
nava, impegnolia in azionr,che cagionarono final-
mente, cosl a lei, cofee al Figlio, gli eftremi in*
forttmj. Non maned quefli, tutto che giovqnetto,
di frenare 1’ impeto*, e 1’ impropriety dello frego-
lato defiderio; e pero Matrem imufabat, tiqut gra-
jatet^menfebat, quhd tffe pecuniit avidior, 0 "opm» t«*
mulanianm fiudhfm videbatur j e fe bene procurava
ella di far comparire ragionevole la fua voglia,
Ciim Jimularet, idea fe thefauros tongtrtre, ut fuppedir Hmdim.
liaie Akxanin fojfet, quod is facitb, abuudanterqve fuis
largiretur milmbus j tuttavia Troprios domi tbefauros
extrmbat jqua resImperatori notam infamia attulit,quod
ilk
344 Tm )olaTrigeJitnaftart(U^
ilk fcilicet invito, atque iniignahuttdo etiam
da, per fraudem, houa quorundam, atque ImreStit-
fuppilabat; n6 le giufte querele del Figl® ^kto
forza baftante arimovcrla dairintereflaM.affezi^-’
ne; Quippe illi Mater fupra modum imperita»M; ac di-
Bo audiemem femper babebat, ut hoc tantum hptebmdi
tdfm lh}dcm^
in Alexandra poffit, quod manfuetudine^jmii, £? pve-
rentid majore ,qudm oportuit, etiam edmra ammi^m fen-
tentiam Matri obfequtretur i rifpetto, che per alcro
commendabile, conduffe amendue ad m [ermine
intieramente perniciofo .
Nclla feconda facda della Medaglia vedcfi la Figure
della Fccondit^ , che innanzi ha un FanctaWft, v,
tienc il Corao delle dovizie ful braccio fin'fir
Tra gli altri argomenti jche afliimeva ilSenato |>.
celebrare le Donne augufte,'era rimarcabile il '
to dellaFecondithjdicui ellettofingolarn^nte
giavanG.
V n

A pubblica Fclicitk, ideata, per Confulto i


Senate, in una Fi^ura, che appoggia il btai.
___ do finiftro ad.dna Colonpa indicante la fiia
fermezza, e tiene con la d^ilta il Caducdo, non
potendoG fenza la Pace godere la Felicita, promo­
ve gU onori diMammea.ela reridc (copo'deli’uni-
verlale afletto. Non puo negarG, che quefta Cefa
rea Donna Gfacefle molto merito per acquiftare 'a
benevolenza di Roma, con iriare que’ mezzi, chi
giudicd opportuni, per far riforgcre quel/a felidia*.
che dal fuo Nipote Eliogabalo era ftata enorme-
mente adulterata • In fatti purge intrepidamente
il Palazzo Imperiale da quella pe/Ie, che trovavi i
troppo*fomentata dall’impurjilima canaglia,ci «cT
avevalo popolato il fozzo Principe;, ne pei'mife
mai, che avellcro ingreflb al fuo FiglioAleflandto
perlbne,
G iulia M a m m a . 345
le quali foflero da’ vizj fcreditate; anzl
a fine dr diflraerlo da occiipazioni indegne del liio
augufi;p Carattere, ed abilitarlo ad un rctto, e fa­
cile gwerno della Monarchi'a, ftudiofli d’impe-
gnargli fc mente in penfieri profittevoli appunto
alia FeliSita univerfale: Terfuaferat, ut aHibus iac«-
barH mtli6ri did-parte, idque faceret quam fapiffime, ne HenJ’um.
quod fpatium fuperejfet vacandi mails artibus occupato
rebus potioribus, ae mcejfariis.imperanti.
Rifpcttavafi in Roma laFelicUa come Dea,alla qua­
le L. LucuUo, che fu Confole con M. Gotta, alzo
Tcmpio particolare: ei amo abV rbt coaditd^^i”" '^ ^
IjC L X V l. 1\gran Dottore pcro Santo Agdftino fa cep. i8.
giultamente le niaraviglie fopra la ftoUerad de’Ro­
mani , mentre ,dediti .alia cultufa degl’ fddii ,tarda-
rono tamo tempo aS aprire alia Felicita i Sacrarj.
Cur tamyrd huk tanta Ded, poft tot 'Romanos Trinci-
per Ltt^ltis ^dem.jcotiflituit^ Xiur ipfe "Romulus fceli-
ceompicKS c 'ondere Civitateiu, non huk Templum pottffi-
nuim flruxit?. e dopo aver derita la pagana pazzia,
che difttaevafi jn fuppUeare da molti Dei quel be­
ne , che Aa un fo\o, cioe d^lla Felicita, avrebbono
effi potuto implorari, e che meglio di Giove fa-
rcbbeli ella vcduta onprata del Tempio fill Colle
Capitolina, feguitf con dire; Ita Bed Fcelkitate in p.
loco ampliffmo, celjijfimo confiitutd, dicerent Cive's omnes,
unde otnnis boni voti petendum ejfet auxilium. aic fi ipfa
fuadenie vaturd, aliorum Deomm juperflua multitudme
derelicld, cokretur unafoelkitas, mi Jupplkaretur, unius
Templum frcquentaretur dCkibus, qui fcelkes ejfe veU
—kvrptjimiim ejet nemo, qui nolkt, atque ita ipfa d fe
ipfa peteretiir, qua ab omnibus petebatttr. Quis enim ali-
quid ab aliquo Deo, nifi fcelkitatem velit accipere, vel
.aqubd ad fcelkitatem exifiimat pertinere. Troinde J i Falk
cithsjjabet in potefiate, cum quo homine fit, babet 'autem
fi Bea efi, qua tandem flultitia efi ab aliquo earn Deo
peterc, quam pojfis a fe ipfa impetrare ? Hanc ergo Beam ,
' TomoVII- Xx fuper
3 4^ T avola Tri^efimaqmrh
fuper Deos eaaeros bonorare, ettam loci iignita,
funt} e cid non oftantc, la Feliciti, die lecondo'
il parere delle illufe genti, qual Dea adoMi^fi,
non era ammeffa nfe pur tra i Dei infeilwi, che
dicevanfi Confemif n^ tra altri, che appyllavan/i
S ek B i, Ma quefta fu fempre la regola ae’ dechi
Pagani, govcrnare la loro vana pie^i, fern
la; onde a ragione corregge culto cotantopauo
il Santo raedefimo, con foggiungere; S i aaum Fa-
licitas Dea mn efi, quoniam, quod veram eft, munus efi
D e i , illeDeus quaratur,qiti earn darepojfit, £7 Deorum
falforum muhitado mxia relinquatm,quam fiuhortmi ho-
minum muhitudo vana fcBatut, . doaa Dei Deos fibi fa-
tieifs, ipfum, cujuf ea dona funt , ohjliaatione fuperba
voluntatis i ofendens } Jtc enim carete /non poteft infielici-
tate, qui tanquam Deam Faliiitatem edit, ^^Dem !a-
torem foilicjtatis relinquit, ficfit sajifre non poM farac,
qui panem pilimn linpiP, £7 db hmine, qui
non petit .

^V I I
Artccipa il Senate a GioSa Mammea le gloric

P di Giuaone, e la dimo%a fedente, die ha


nella deftra mano il , appellato Fiore
appunto Junonio, e lul» braccid .finiftro tiene un
Bambino lafdato. Con tal idea erano Ibliti i Ro­
mani di formare Giunone L,ucina, ciod in atto di
tenere un Bambino ful braccio finiftro, e bene
Ipefib anchc altri Fanciulli appreilb. Qui intanto
fi pud conghietturare, che I’ intenzione del SSnaic
foffe applaudere a quella gloria, che rilevd Mam-
mea, allora che die’ alia luce il fiio Figlio Alefl'an-
dro, ripfeito di poi inclito fregio, e luminolb
coro 'del Trono Latino; e ben oftentafi il Gligno
fimbolo della Speranza, e indicante que’ beni, che
poterano attenderfi dal nobile Parto. Cooperd la
ragguar: '
Giulia Mammea. 347
^a^^rdcvole Donna, con molta attcnzione, ad
cfpettazione si bella, travagliando fempre nel pro-
al Figlio una virtuofa educazione; Ond’ cgli
'A frith^ueriti^ artibus bonis imbutus tarn eivilibas ,qaim lamprU m
militarilus, ne mum quidem dim fponte faa tranfirt paf- MtiMdn.
fus cfii quo fe non, £Tad iHteras, ^ ad militiam exer-
cen t; eancorche cosi egli operafle r^olato dal iuo
buon genio, non poco vi conferiva I’amoroia alfi-
flenza delk Madre, che perfetto lo bramava.
VI1I
Nche Venere impcgnafi favorcvolnaente ncl

A luminofo interefle degli onori di Mammea^


Tiene con- la deftra un’Afta, e foftenca uria
piccoIaFigurina.diGupido*alatG, cOn la finiftra; e
forfe il fcenato coft tal ipipronto intende di fignifi-
care,■m e quanto gfofiafi'Vcfcere del fuo Figlio, al-
--trctranto pregiafi Giulia d el fu o Aiellandro.
•Bench^ Cupido, nella comune o,pinione, fia cr ed u to
nato da Vcneue, cio non oftante, M-Tullio diftin- m. Tuu. h
guendo tre Diane, nota ^ prima come Figlia di
Gk)ve,e diProferplo^,evuqle,che da quefta foffe
partorito Cupidine.afeto-, Diicrepanza, e varietk
corrente tra’Mitologf,lbIiti aconfondere iacilmen-
te i loro Dei • Nondee frattanto tacerfi il motivo,
per cui a Cupido forono appropriate I’ali; prete-
fero i favoleggianti di fimboleggiarc con queft’ ag-
giunto la frequente mutazione, ed Inftabilitk degli
amori profani: Quod fcilicet Cupido kveS fa cia l, ^ CyrM. Syn-
-ittirmium cogitatioms vagas , QJ in avis modum ipfe idco
volare viileatur ■
i denomina qui Venere Felice, e credefi opportuna
,^r,dinotare la felicita della Cefarea Donna ,^mcn
pud intimare il ripofo alle fue bratne
di gloria, feorgendo il Figlio elevato
al Soglio di Roma.
TomVlL Xx z TAVOLA
Tavqla Trigejlinaqiiinta
T V OL A
JC^IGESIMAQUINTA*

G ru L I A
MAMME A.
eacomfare, opur adulare le Princi-
pefle Augufte, co/tumava il 5 enato R0-
lOanoprendere ,diro cosi, in prcftito Je
doti pii fuWiml dellc Dee da effo ado-
rate ; fupponendo cp,n cl6 d’ inveftirle
di un caratt^re cotanto rifpettabile,
chefecilmente le rendelle crcditrici delle pubbliche
venerazioni ■Se bene^ero Giunone, Minerva, ed al-
tre avcvano, al credere di quel tempo,gloriofo,e
gran capitale per poter arricchirle d’onori, niente-
dimenoparea, chc Venere poffedeife pregio, e grazia
diftinta performarle oggetti de’comuni applaud,a
. riguardo dellabellezza ,di cui oltrcmodo n’andavano
ambiziofe le Cefaree Donne. Percio bene fpeffo in-
conttafi quefta Dca nolle loro Medaglie,come qui
■>ajriraente fi vede nel lecondo campo, dove compa-
rll^ fedente, con la finiftra ad un’Afta, foftentando
con la manodeftra una piccola Figura, la quale pro-
babilmente riilette alFigliodiMammea,dicui ella
e forte
3 50 T avo la T rigefm aquinta
i f o r t e fo ft e g n o , c o ’ fa n ilfim i c o n fig l), c h e tuttogior-
n o g l’ in fin u a v a v rile v a n d o in ta n to d a e f f o p e r ft
ft e i & la fu a g lo r i a p r i m a r i a .

I I
Itorna in campo Venere ad onore di Giulia

R Mammea, e vanta nell’ Ifcrizione del Rove-


fcio il titolo di Vincitrice. Si dk a vedere in
unaFiguraftante, che tiene conlafiniftra un’Ada,
cconladeftra unaCelata,avendo aipiediunoScu-
Rofit. Lilr, do. P'idrixVenusivincendodiHa efi,cuiy£dm dedicair,
A n tiq . Rom.
cap. 10. Tompejus aheroCottfulatu, editis celeberrimis, £7JumptH'
fiffmis ludis del che parlando Plinio ,,cosi fe m e ; Tm
p irn . L ih . 8. peji quoque altsro Coafulatu, dedicatiom Templi Fm v
cap. 7.
ViBricis pugnavere in Circo viginti» 6 1 tre la vit toria, ch
in opinione de’Pagani vantava Venere fopra gli al-
trui amori, guadagnolli elld'fingolartnente i’appelk
zione di Vincitrice, con urtdetedab/Je misfatto
I’adulterio, cbe commite con Marie, Uquale, benche
riputato Ni/fae delle Vittoric, fo eglijinto ,cd efpu-
gnato dall’amore di Venere, onde quefta tiene in
mano,e in fuo dominio laCelata,ornamenro"pj;o;
prio della tella diMaftq^ che perd videfi fvergogna-
to fotto gli ocebi di tiitti i Dei -,a cui Vulcano rappre-
Luctaft. Tom . fentollo infiemecon Venere nella reteavviluppato:
4. in D ialog.
M arin . Comocatis Diis fpcBandmw>ipfis exhibuit adidterium. Ag-
giungo , che il titolo, di Vincitrice conipete altresi a
Venere, a riguardo della celebre vittoria, riporota,
per fentenza di Paride, fopra le Dee, checontra-
(tavano feco la bellezza- .
Conviene intanto addurre qualche edngruenza, con la
quale vuole il Senato appropriate a Giulia Manimca
il merito, ed il vanto di Venere Vincitrice. V e t^
avvertd, come avendo la laggia Principefla d if^ il
Figlio dalla morte, che macchinavagH fuo Cugino
Eliogabalp, pote con ragione nominarfi vincitrice
- deir.
Ohih'a-Mammea. 351
dell’infidie tefegli dallofporcoMonarca. Ecco,che
■Wiiaramcntc Dione attefta la di lei Victoria, con di­
re ;i|<t«r*.r<>r<ij»<»p,//«x,cosi egli chiama Eliogabalo,
poflqiam fufpicatus efl fCognovHquf omnium benevolentiam
in ntende il Figlio di Mammea Alellandro,
propenfam>t£^aufus eft omnia ad perniciem ejusmoliri,
conatus eft aliquando eum interficete, non modo nihil
egit, fed ipfe quoque in periculum mortis venit, propterea
quod yilexander diligeuter cuftodiebatar iM atre } anzi pu-
gnando le diligenze di quefta coll’art! praticate da
Soemiade in tutela del fuo Figlio Eliogabalo, poichfe
le due Donne Apertius quim ante ^ffidebant inter f e f
^irevalfero finalmente i maneggi lagact di Mammea *,
ondc Eliogabalo cadde Uccifo, ed Alellandro eleva»
to alTrono,eper6 la diloi auguftaMadre ebbe la
forte di poter effere acdamat^ Viilcitrice»

I EJ

ALESSANDRO
SEVBRO.
LTrono di Roma, vennto in polleffo d’Aleflan-

I dro Severo, riveftl lo fplendore di quella gloria,


che troppoeraftata ottenebrata da i neri collu-
mi del laido precellbre Eliogabalo • Ad lina notte co-
-tanw lorida n o ri poteva fuccederc pid chiaro Sole,
da i di cui luminofi andamenti confortato il Senato
ad attcndere ferene fortune, impreffe di buon gra-
"aov nel Rovefcio della prefente Medaglia,,la Spc-
ran^, la quale, formata col folito tipo, tiehe un
Giglio nella deftra mano, ed alza alquanto con la
fraiftra la fuavefte,dimoftrandofi gradiva, ecome
in
352 T avo la Trigejim aquinta 4\
in atto di portarfi a quel bene,ch’^ I’oggettodellc
file brame.
Speranza cosl bella nacque fubito Bell’ oricn.te. ifteilo
degli onori augufti di qucfto Monarca •, poichejef^
fa dalCefareo Palazzo,come notai anche
tro , quella fporcn ciurmaglia,con la^iaJc E/ioga-
balo I’avea infemato, laMadre parimentc del lau-
reato Principe Firos eruJitos ad Filium accerfivit y fit
Xonar.Tom.x, quos mores eju s formarentur, 0Coptimum quemque exSt-
natif activity cumquibus omnium aUionum confdia commit-
nicaret ■Efigliata la turba vituperoia, ed introdotti
Bella Cortc Imperiak Perfonaggi in virtCi eminenti,
Yolle Aleffatidro, che i Dei medefimi ripigViafieioV
loro ragioni, lequali da Eliogabalo eranoftate de-
fraudate, collevarli daUeproprie fedi,e tiratili nel
Tempio del fuo Dio da efl'o pazzamente adorato, ob-
bligarli a fervirlo,formandogli ftoltocorteggio,onde
furono, fenza dilazione ,• riftielfi ne’ di loro fuppolli
BeroSan. Sacrarj; Deorum fimulacra, qu^ ilkpropriisfcdilms extu-
UUMifiorr
lerat, fu is qufqae Templis, Deltsbris , Fanisque reftim-
runt. Siccome pero i Dei,col favore. diCefare,clic
operava di concerto colla fua Madre ,t\acquiftarono
il priftino feggio-, c§s) glillomini indegni, e dj?Siii^
contaminati, ft videro getlati da ’q iie’ po/li, e cariche
onorevoli, allc quali iniquamente dal Ibzzo Corona-
to erano flati elevati: Qacv ilktum ere, aut vitiorum no­
Idem w prtfh mine ^quibus nobilitati fuerant y ad honores, dignitatesque
ffph Ljif, 6. extulerat yfabmotos inde ,ad prifiinam vitam omnes \ artif
ciumque redegerunt- Fies autem cunblas ,atque adminiftra-
tiones, civiks quidem, Q'forenJ'es, infigniblis dolirind viris,
kgumque peritiffmis y militares autem claris bellied virtiitc-
bominibus commendabant ■Qiiindi il Senate,amtnirando
le faggie deliberazionj del virtuofo Monarca, non po-
tea contenerfjjficche pieno di giubilo non efclama^i^
v£f.Lamprl^. C eefafnojlery. 4 uguftusHofieryIniperatornofterDii tffer­
vr A lexandn. vent ^viricds ,valeas,multis am is imperes. Tra i lietiap-
plaufielprell'e parimentc il Senate quel fentimento,
che
AleJJatidro Severe. 353
chedallaMedaglia ci vienefigniiicato,cio^delk Ijje-
Tanza d'ogni bene fotto il dilui gloriofo Imperio, e
, lo diclpasaronocon dire: Vieijii vitia, vicifti crimina, w-
(iftij^coraj ^nton'mi nomen ornavijli,certi fnmus,hne UtmXU^m.
prafumMs,ttO S U , ^ 4pueritiaprobammus, firmrncpro-
bamus. Cb«tii,ueft:i allegrillimi encomj felicitd Alef
fandro i prinji paIJi, che die’ nella liia lalita al Soglio,
edanimoiS inognicuore la Iperanza dellepiii fcelte
profperith,nel progreflb del di lui prudentiflimo,
ed amatilfimo dominio.
IV
a Provvidenza del Mbnarca regnante b cele-

L brata nel fecondo csfmpodella Medaglia •Com-


parifee in una Figura, la quale tiene lul braccio
finiftro il Corno deU’Abbondajiza, ed ha nella deftra
tnano akuneSpighe,ed a'piedi un Paniero,da cui
elcono parimente akre Spighe.
IJnPrincipe,quale fidimoftro AleOandro,dob tale,che „
fempiep.orn.tfatJoral'iliifHitiObbligocertamenteifuoi Bfjl'Rm’. ' '
oeafieri a foccorrete conatten|aprov^?idenza gUal-
bifogni,n6 fi eohten^b di teaerprpvveduta la
Citta Imperante folamente eon la copia de’grani,
tnadipiCiOrdonna dubkd,poM'ta iioimiture desenfans
ielibte condition,mais p^uvfes ,quivoulojent efludier. Pa- '
reva in realta, che la fua mente fofle intieramente
occiipata in si benefico affare vonde di buon grado
Vauperesjuvithonoratos ,quospdnperes veri non per luxu- LampriJ. m
rim^aut fimul4^onemvidit,fempermukiscommodisauxit, -^exendte.
agris,fervis,attimalibusfgregibus,ferramentis rufticis. Oltre
quefti fovvenimenti, rimarco il faggio Principe la fua
„ammirabile Provvidenza anche verfo i liioi Miniftri;
e^dbjuikescumpromoveret exempio veterum argen-
tdeg!-
to, ^ mtejfariis infirmbat} itaut TraJidesTrovinciarum
acciperent argenti pondovicena ,pbialas fenas, mulos bmos,
iquos Mnot, tejlesforenfes binas, domfiicasfingulas, bal-
t m o V ll Yy w-rw
3 54 ~Tavola TrigeJimaquintctS
mares fingulas, aureos cenUnos, cwosfinguhs. COnfimile
provvidenza opero egli, allora che Aulieum mimfleriuS
in id contraxit, ut ejfeat tot homines infingulis offcm^uot at-,
Idtm. cejfitas poftalaret, itaut annonas non dignitatem a^ptrtih
fullones,^ vefiitores,^ piSores, pincerna, omn^caftren
fes minifiri ,quemadmodum peftisiUa inftitaatm , intends
Eliogabalo ,fed annonasfingulas vixbinas. Nienteiften
provvidoapparivainquelio,che fpettava a munirfi
del danaro bifognerole, perchd era oldaurum coIligen~
Jdettt' dum attentus ,ad fervandum cautus ,ad inveniendum follici-
tus,fed fine cttjusqtiam excidio. A tal fine diftrafle quelle
preziofithjChe le fembravano inutili, e fuperfluc,con:>»'
yertendole in oro, per vantaggio pii pro&ttevole
dell’Imperio; Gemmarum quodfuit vendidit, ffi aurum.
tdem -
arariumeontulit dicens geirmdsviris ufui non effe ■ Quand
poi trattavafi di affegnarcalle Provincie i proprj Ret-
tori ,e Comandanti i rendevafi manifeftamente plau-
fibile la cautiffima Provvidenza diqueftoMonarca;
'pexozedas.fJhi aliquos voluifi'et,vell{e8oresTrovimiis dan,
Idem . vel Prapofitosfacere, ve/Procuratores, nomina eorum propo-
nebat, hortans populum, ut fi quis quid hahent crirnimspro-
haret manifeflis rebus ,fi non probafet ,fubket panam^f
tis j dkebatque grave effe, cum id Chrijliani, fjy u d a ijm
rent in pradicandis Sacfrdotibus, quiordinandifunt, nonfit-
ri in Pravinciarum "Reaofibus, quibus, fortune hominut
committerentur, fit capita^E/fetrd pu re della di ]ui accu-
rata Provvidenza ru rinAituire'^onheCuratoresUrbis
quatuordecim,fedex Confularibus viris, qms audire negotii
Idem- urbana, cum Prafedio Urbisjufftt, itaut omnes, aut magns
pars adeffet, cum adla fierent. Corpora omnium conjlituit
vinariorum, lupinariorutn, caligariortm, £7 omnino omnium
artium, bisque ex fe fe defenfores dedit, f j jufiit quid,ai
quos Jttdices pertineret - E' facile intan to I’a rgoment^
da quelle attenzioni,con quanta ragione voleflO
Senate imprefla la Provvidenza a gloria del fuoMO
mrca.
AkJJandroSevere. JS I

/virti ancora della Giuftizia accredita gli ono-

L "h del venerate Principe. Vedefi nelcampofer


cohd^clla Medaglia in unaFigura ledeate,
che tiene la mano finiftra ad un’Afta, ed ha nella dc-
ftra unaTazza,fimboli tutti dellaDivinitiipretela.
Era veramente la Giuftizia coltivata con tanto Audio,
cdaffettodalmedefimoDominante, che fe talvolta
venivaincompetenza coll’amore,che ranlicizia,e
parentela efige,n’andava fempre alle dilui ragioni
Thperiore; poichfe I augufto Signore, dichiaratofi fuo
inallevadore, J'i amifos, ^paretiUs malos reperit,aut tmpM >»
puni, aiit fi vetus vsl amkitid yivl neceffitudo nonfivit puni- V't* Ah-
ri,dimifitafe,dkens;His(harmeft mihi total^espublka■
JSteltempo ifteflb,incui teneva occupatoilpenfiero
a meditare azioni guerriere, lafeiava fempre piazza
nella liia mente alb Giuftizia, onde ne’ yiaggi, che &•
ceva conle truppeRomane, de vidinalicujus
pojfeffmtm deflexijf;t, pro qualitate loci, autfuflibus fubji-
ckbatur in confpeBu cjm , aut virgis, aut contkmnatiom, aut
omnia transiret di^nitas hominis ,gravijfitnis contume-
liis, cumdiceret:Vi's nohoc in agro-tmfieri,quod akerifacis ?
e quefta appunto era la primS-maflima della fua Giu­
ftizia, cioe.’^rWti^jwowrir^WjatoH nefeceriSj quant
fententiam ufqueadcodilexit, ut ^m Pabtio, £j’ inpublkis
operibus perferibijuberet ■ Munito di si bel lentimento,
non contentava gii egli la fua Giuftizia coll’infegna-
re il pentimento, mediante il gaftigo, a coloro fola-
mente, che danneggiavano gl’interelli di Soggetti
ragguardevoli,ma prendevafi altresi penfiero di rifar-
cire i pregiudicj inferiti ancora a perfone volgarije
iia veto; Cumquandam aniculam affeliam Injutiish
ntilSo audiffetfCxautoratummm militid,ferotim ei dedit,qmd
artifexcarpmtarifiseffetyUteampafceret. Eciobafti per
dimoltrarediqualfinezzafofle la Giuftizia diquefto
TomoVIl Yy z Monar-
j 5 <$ Tavoid Trigejlmaquinta:
Monarca, e con quanto merito poffa vantarla a fuo
onore qui imprefl'a. ''
Difli di fopra.che 1’Afta, e la Tazza alkgnate alkhRgura
rapprefentante la Giultizia, fono fimbolt dellaueitit
a lei, benche ftoltamente.appropriata ■Ora •^ocoti'
fermo la vana opinione, coll’atceftazicui»4n eidfat-
tad da Ateneo, il quale cosl fcri ve: Ciim dccertmnt'Lt-
A th n a u s gumlatores cumgenere avaritia, primhm Juftit'M laus auSlt
L ib iz.DipnO'
fopk> cap- z i- e ft , atque Toeta quidam dixit: Aurea y uflitiafaciei, rur-
fit s : Aureus eft oculas yuftitics,, inter Deos etiam rektunuji
ipfurnyuflitits m m en, itaut apud nonnullos Am ,Sacrifi-
eiaque illiftatuerint's efsendo fempre ftati libetaUffunr
i ciechi Pagan! nel donare la Divinity, non fo\o a\le
Virtil, ma talvolta ancora a perlbne Icellerate.
V I
Mifura della c’ontentczza provafa daiRom t
ni nel tnirare Alellandro akato al Soglio,ardi
____ vano i loro r o d perla diuturna confervazio
ne del Principe amato. A tal oggctto k. dirizzata It
Figura ideata nel fecondo campo dellaMedaglia,e
rapprefenta Giove Confervatq^p, qhe impugna
la deftra il Fulminekd^ tieife con la finiftra un’Afta
avcndo a l pied! prorita aidilui cenni TAquila.
Le fpeciofe doti, delie quali manifcftavafi adorna I’Anl
ma del Monarca,erano da fe ftefl'e un dolce.e potente
fafcino, per incantare I'univerfale aflecto-, luttavii
non pud crederfi, quanta forza di rifalto pigliafle lo
fplendore delle fue virtCi,coll’eilere Ibrtito dope I’oitf
bre ignominiofe del Dominante preceflbre Elioga-
Paalaf Oro>
balo,il quale fui, nipfluprorim,^ fiagitiorum,
Jiut Lib. 7. Xiusque obfecenitatis infamemfatis memoriam reliquit. Cotf
parvcfiibito il degnillimoRegnante OptimisPrii^
E g a a tiu t' bus aquandas innoceatid, in vires bones benevolentid
Lib.i.Romatt.
PrtHcip. pr-ecipaa dos Principuni ,fingulari in omnes dementi^ ■ Sape
va ben egli, co’fuoi amabilillimi portafflcnti, iariipil'
drone
A leJJandro S e v e re . 3 5 7

drone del cuore d’ognuno •, ne nel fuo applaudito Im-


perio ammife giammai fallo fuperbo; anzi Modera-
tmutattUtfuit,utnemounquamabe)uslaterefabmwerc-
tur,,ut‘ommbusjeblandum,affiibilemquepraberet,tttamicos ”
»o»/7liimprimi, acf rcundi lo(i, f id etiaminferiores agrotaa-
tes vijeret, T4t^i ab omnibus libere, quafentiebant did cupe-
ret‘, £7 cumdictum ejfet, audiret, £)’ citmaudijfet, itaut res
pofcebat, mendaret, atque corrigeret ■ Accompagnava poi
quell’ammirabilequalita conun vivodefiderio,che
da i favori da eflb compartiti, foflero ben accertati
del Cefareo amore i fuoi Sudditi. Percid Cogitabat Re­
turn , y defcriptum babebat, cui quid prdflitijfet, £rfiquos
"Jtiret, vel nihil petiffe, vel non multum, undefumplus fuos au-
gerentfiocabat eos, £5’ dicebat: Quid efi, cur nibil^petis? an mt
tibi visfieri debitorem? pete , neprivatus de me ^teraris. Ar-
riv6 I’amorevole fuo genio a tal fegno, che la di lui
Madre.ed anche la fua Conforte gl’imputarono a col-
pa h cortesia, con avvertirlo, che ma^iere lanto fa-
vorevoUavvilivanola Maefik dell’Imrterio; ma egli,
ammaeftrato dal fuo dolce talento, ri/wondeva: Non
pregradVcopuuto alia mia dignita, concio la fo
difpett'ibile, anzVla rendo Securiorem ,jatque diuturnio-
saefT^ equefta eraappunto labrama dlelSenate,chc
preferitO i fuoi voti a dioVeGonfervaitorc, afhneche
permolti anni la Monarchia-sfibniTef feheitata fotto
il dominio di un Principe cotanto qmalificato ,ebe-
nefico, ne potca gi& concepire fentinifento diverfo,
comeammiratore ch’egli era delleplSaufibilijepro-
fictevoli azioni del gran Monarca .
VI I
’ Ella feepnda faccia della prefente Medaglia
vediamo rapprefentato un nobilifliipo Edifi-
do- So,che alcuni vogliono figurata’ineflb
i opera infigne delle Terme fabbricatc da quefto
Principe, delle quali d ragguaglia I’lftorico, con dire:
O p era
3 j 8 T avo la T ri^ejim aquim a'.
ta m p rl^ . O p e r a v e te r u m T r in cip u m in fi a a r a v i t , ip^e m v a m u h a cm-
uhifupra»
j l i t u i t s in b is T h e r m a s n o m i m s fu i , ju n t a e a s , q u a K tron iS -
m f u e r u n t a q u a i n d u B a . T uttav ia/co rg en d o fi nel cam-,
p o d i q u e fto R o v efcio la fo rm a di un Tcm pio', e leg>
g en d o fi n d la lfc riz io n e d ie flb .IO V I CONSERVA­
T O R ! , Ion di p a r e r e , che nella Fabbri^jj-qui im pref
fa ci v cn ga d im o ftra ta quaJciieB aliljca,dalM onar-
ca e d ific a ta .
VIII
I celebra nclla parte contraria della Medaglia la ^

S Liberalit'a d’Aleflandro, il quale, affiftito da d\lS^


Figure ,fidia vedere fopraunPalco fedentc in
atto di dilpenfare un Congiario, e tiene innanzi un’al-
tra Figura j\Checol Corno delle dovizie ful braccio fi-
niftro,e laTieffera frumentaria nella manodeftra,
rapprefenta 1h Liberalitk medefima -
Non manco Lampridio di lammeroorare gfiatti della
geaerofa beadthcenza di qudto Monarca -,-ma noth,
ch’egli Congianium populo ter dedit, donativum militibus ter,
carnemTopuloiiddiditj anzi ebbe in penfiero di rimar-
care il fno talfento liberale c^a pid frequent;
Mabuit itr animo ,u^,n^era periotumannum difpsrgeret,
utperl^XXdiesrnunus'Papulodpptur} fed cur id nonfe>
cerit, in i xulto hjbetur. Voile per6 eftendere i beni del­
la fua augufta munificenza anche fuori di Roma a
molte Cict|, riftorando cortefemente i danni, che
. dal tremuoto foffe^ti avevano: Muhis Civitatibus ,qttie
idem* .pofi terrermtus , defordtes erant, ad injlaarationemoperrnn,
(y.pablkorum,pJprivdtorum pecaniamei^veBigalibusikdit-
Coqci6 godeva,che tutti partecipallero delle fortu­
ne caglonatc dai fuoi fentiraenti amorevoli y ondp
Ptefo^av. in
riufeiva^raditiffima la di lui Monarcbfa; Grata
princip.Lid.^, lo ,Mitltibunque, ac Senatuij e trionfavUno gll.affctt|:
nel confecrarfi lietamente adunPrincip
cotanto amabile.
,_ T ayda T rig efm a f ifta.
3 S^

T A V O L A
TRIGESIM ASESTA.

ALESSANDRO
SEVER O.
Roprieta infeparabile della Bonti, fe-
condo il parere di futti i Savj, 6 I’in-
clinazioue adifl^nderfiPare non pof
la contenenfi in fe ftefla, anzi giudi-
chi d’avvaritaggiare il fuo gloriofo in-
tcreffe ,con la benignita di un cortefe
TOJTiumcarfi. Quindi appaga con gullo il fuo ge-
pio nel diftribuire favori, e rileva nuovo, e diftin-
to piacere, col chiamare a parte de’ fuoi beni gli
altrui godinientl.. Da si bel talCnto governato Alef
fandro, procuraya al fuo ciibre il contento, con
^neficate il Popolo, mediante la Liberalita con
ellb praticata. A quefta adunque applaude il Se-
natp anche nella correntc Mcdaglia, diverfa dalP
ultima confiderata nella Tavola antecedente; poi-
cM in quella veggonfi nel Rovefcio quattro Figu­
re,
iS o T avola T rigejim afejla :
re, e nel prefente fpiccano cinque, fcorgendofi di-
ftintamente una Perfona, che falcndo i gradi del
Palco, fi avanza a ricevere il dono difpenlato dali
generofo affetto del Monarca benefico.
I I

Loria affai luminola, che illuftrd I’Imperio

G di quefto Dominante, fu la mofla dell’ at-


mi,che porto contro Artaferfe Re de’Per-
fiani. Provocava coftui con prepotente orgoglio lo
fdegno delCefareoPrincipe, il quale benavveden-
dofi, che non potevafi con amichevole maneggio
inOnuare la debita moderazione al Barbaro, deli-
bero d’ umiliare con la forza quella fuperba teme-
rita,che non fepevaarrenderfi ad una ragioncvole
giuftizia.
L’imprefa videfi felicitata da vittoriolb evento, di
cui avendo io ragionato ilefawence nella fpiega-
zionc della Medaglia lettima della Tavola quart*
nel Tomo quarto, Ik mi rimetto.*Qui pero, fro
vandomi nell’ obbligazione di difcorrere fopra la
Figura nel fecondo campp della prefenteMedagi'a
imprefla, avverto, cljie if Senato, ammirando la
magnanima intrepidezza del Principe, rifolutodi
fmentire con la fpada le Vafte pretenfioni del Re
nemico.e di readkate gli affronti.ed i pregiudicj,
che preliimeva inferire alia Monarchi'a Romana,
rapprefento Aleffandro fotto 1’ Immagihe di Adarte
Ulcore, il quale, con la Cclata in capo, con lo
Scudo al braccio finiftro,e con l’Afta,o liaDardo
lungo, tenuto nella dellra in atto di portarfi a
combattere, e ferirc, dimollrafi gradivo; e tale
appunto provofli il Monarca, coll’abbattere I’in-
folenza armata del barbaro Coronato, il qual? in-
geriva all’Imperio un terribile fpavento, e to at
teila Dione con la penua di Xifilino, dicendo: Hu
nobis
A l^andro.Severo. ^6 \
nobis fomuhhfus fait, quod niaximis copiis, non modo X iphil. tn
E pit.D ioniSf
Mefopotamiam invadetet , fed etiamSyriam, minaretmque ubt d e Ale-
fa remperaturnm omnia ,quitP(rfa olim tenuijfent ,ufqm x a n d r o .
ad Mare gracam, queeqtte ad f e , propter majores ftios
pertinerent ■
Conforraandofi il Senato alJ’opinione dc‘ Mitologi,
fighifico nel Nume di Marte il coraggiofb valore
del Principe, ed infieme il fervore militare del di
lui Ipirito, pronto a Ibftenere coU’artni le prof'e
ragioni •, e in fatti quefta qualita fi Voile appropria-
ta a Marte, indicantc appanto il fervore dell’ani-
lao \Fenorem, quo animus excandefcit ,excitaturque aliis M acroh.L sh.
ad tram, aliits ad virtutes, iionnmquam ad temporalis X. S a tu vn al.
ca p . 19.
far oris exeeptm ,per qaas res etiam bella nafcuntur, Mar-
tem cognominavemnt.
Con la denominazione d’Ultore ebbe Marte in Ro­
ma Tempio particolare, e fu tribute di fuperfti-
ziofa dirozione, accordatogli con voto fatto da
Ottaviano Augufto, allora che contro Bruto, e
Caffio vendicava egli la morte di Giulio Cefare.
Ci viene fpiegato dal Poeta Sutmonenfe ne’ carnii
feguenti:
• Mars ades, p j fatia fcelprato fanguine ferrum,
O v id . L ih. 5.
Stetque favor caufa fro meliore tuns. F aJIor.
Templa feres, p j me viBore vocaberis Ultor j
Vwerat,' £j’ fufa latus ab bofie redit ■
Come promife, cosi oflervo -, anzi voile ■, che con
. onori diftinti fofle quel Tempio glorificato; pefoc-
chc Sanxit, ut de bellis, triurnphisque hie eonfaleretur S v e te n . in
Senatus j Trovincias cum Imperio petituri bine deduceren- gOu Bji oa via A u-
ca p . 29.
tur,quiqae viBores redijfent hue infignia triumpbonm in-
ferrent-

'TmoVlL Zz Qui
3^2 T avola Trigeftm ^fejla

1 1 1

Ui ancora comparifce nel Rovefcio Marte, t

Q fi da a vedere Gradivo, tenendo un Dardo


lungo, con la deftra, ed un Trofeo full’ ome-
ro liniftro •, e in eflb intendefi un tacito
cncomio fatto dal Senato al valor militare del fuo
augullo Principe.
I V

Elidt6 Tarmi fue Aleflandro, coll’ umiliare

F ialte pretenfioni del Re Perfiano, c perd il


Senato , per eternare la gloria di si impor-
tante imprela,efpofe nel fecondo campo della Me-
daglia la Figura della Vittoria, che ha nella deftra
mano una Laurea, e nella finiftra una Pahna ■

Ccordafi rimmagine, nel prcfente Rovefcio


imprefla, all’antecedence, le non che la Vic
____ toria qui dimoftrafi vhlantc; volendo forfe
il Senato con ciO; dinotare, che fcorfe per tutco il
Mondo IfcFama dcU’ioclitoonore rilevato dal Mo-
narca, col vantaggio acquiftato nel Campo guer-
riero Ibpra il Re barbaro.

Seguita
jiil^andro Severe > 35j

VI
Eguita la Figura della Vittoria a glorificare

S Alellandro, ma nel propofto Rovelcio compa-


rifee attenta a fcrivere in uno Scudo lo fdo- „
gUtnento de’ Voti Decennali. Della quality intati-
to, e del motivo di tai Voti, cosl conceputi, co­
me iciolti, ii e da noi difeorib in altri luoghi , a i
qiiali mi riporto.
V II
Ediamo nel fecondo campo rapprefentata

V una Figura, la quale, con la tefta galeata,


tiene con la deftra un’Afta>e eon la finiftra
il Parazonio, e calca col pieVdeftro una Celata.
P en fo ideata in quefta Immagine la Virtii milita­
te, di cui b ra ra m en te f e ’ pompa, combattendo
contro Artaferfe. Accredita m o lto il valore rimar-
cato da\ Monarca nelV ardua imprefa 1’ Iftorico,
con dire '.^rtaxerfm Pegem pattntijfmum vk it, chtA ipfe
Alexander cornua adifet, milites admoneret, f/ti i£la ieli
ver^arctur , manu plmimum fa cerct, fingulos qmsque mi-
liter ad laudem verbis adduceret. Fufo denique ,fugatoqt/e
tanto "Rege, qui cum feptingentis Elepbantis, falcatisqae
' milk, ^oilingentisC m ribus a d bellum venerat,Equitum
muhis millibus, ftatim Antioebiam rediit, de p ra d i,
qitam Perfts diripuit, fuum ditavit exercitum- Azionc
cotanto flrepitola eccito facilmcnte gli applaufi, c
induffe il Senato a tributare al Principe condegni

TomoVIL Zz z Ecco
3 <54 rigefm afejk .*
V I I I

Cco I’illuftre, c gloriofiffimo guiderdone

E ritato da Aleflandro coll’opera della fiia Ipa-


da, cio^ il Trionfo. Si d^ egU perct6 a vedcre
nella feconda faccia della Medaglia, fopra il Coc-
chio trionlale, e reggcndo con la deftra le redini
de’Cavalli,tiene con la finiftra unoScettro,lbpra’l
quale poggia un’Aquila.
Ci rende teftimonianza di queflio folennc Trionfo an-
che Lampridio, c cosl fcrivc: Tqfi hoc, intende do-
po la vitioria guadagnata ful Re nemko, Homm
Xdmi veuit, Triumphoque pulcberrimo aBo, ad Seuatm mtba
bahuit j e quali roffero quefte parole, 1’bo riferitonel
Tomo quarto, fpiegando la Medaglia fettima
della Tavola quarta-

fA V O L A
T avola T figefim afettim a.
3<^5

T A V O L A
TRIGESIMASETTIMA.

ALESSANDRO
A Liberta e un bene cosi pregiato, che
impegna iacilmente ogni ciiore nella
brama di poQbdedo. Non trovaCi cer-
tamenteteforo,ch’eguagIi la (lima da
effa rilevata, anzi credeu ragionevolc
vantaggio Vimpoverire qualunque ca-
pitale per fare acquifto di si felke dovizia • Quindi
rendefi moltqcapace difondare grantnerito in chi
adaltri la procura, e con do fi concilia gli applaufi,
tributatile da una obbligata benevolenza • Da effa
prendeadunque con tutta proprieta il Senate I’argo-
mento per celebrare Aleffandro, e a talfine efpone
nel prefente Rovefcio 1’ Immagipe della Liberta, for-
matain una Figup, chetiene cpnla finiftraun’Afta,
e con la mano deftra il Pileo, che e fimfeolo della
medcfima,come in altrcMedaglie diffulamente ho
fpiegato.
Jltalcntodiquefto Principe era tanto piacevole*, che i
Sudditi, con ficura pace, ben potevano godere la defi-
derata Libertk, fenza timore, che dal loro Monarca
veniffe
3 6(5 T<m>la T ri^efim afrttim 4.
venifle loro inquietata; Saapti natura fuiefat Almii-
dfo mite, marifuetamqtu ingeniam, propeufmqtie ai bume-.
Herodian, nitatem, quod ipfam atas etiameonfequens declaravit^ quip
pe amis quatuordecim ammatony hoc efi citra faagmueiiif
gejfttimperium, m m o quidem occifoj licet erm pemidli
maximis criminibus impegermt, tame» ab illorm txde fern-
per abflinuit, quod utique nonfacili d qaoqum ornutim
Imperatorum, quiqui Marco fuccejferint foBum, (bfetvi-
tumque iimnies. Vivendo adunque le genti di quefto
Motiarca efetitidaltimore d’eflereopprcffe daqual-
che fentenzacrudde del loro Dominante .potevano
godere quella Liberia d’ animo, che, al ^tere del
Morale ,confifte nel non ammettere timor alciino
della tnorte; In tabellas vanmn foujicituriromeaDberle-
SeaecM tis i qiiant nec qui emrunt babent, nec qui vendiderunt ,• tiii
Etpfji» So. des oportet tfiud boaum , i te petas, libera te primammeta
mortis , ilia nobisprimuntjugum imponit. S o, ch’ egli qui
intende- d’ammacltrare lo fpirito a non temer^i
morte, pur quahdo il di lei inforcunio fia pre^
ratOytim concid/Igotfcaparimentc,ebe «n cuore,
il quale ^Idntano dal paventare la morte ,dipendcn-
tc ancora dalVarbitrio di chi comanda, rendefi ca>
pace dl guftarequel bq^, che la LibertJi (ehcememe
confcriicc.
L’Afta ichc vedcfineilafiniftramano della Figura rap
prefentante la Libert^ Jerve di fimbolo perindicare
la Deiti, ftokamentc da i Pagani a lei appropriata.
Con qoefto vano pcnficro la fuperftizione ttomana
voilefabbricato a fuoonoreSaerarioparticobrCjdi
cui anche LiVio fa menzione, dove,accennaado I’im-
prefa milirarc di Graeco controHannone.co^ fcri‘
veiDigna res vifu, at fimulacrum eehbrati ejus iiei ,qm-
Lhiut Dfic.i,
Lib. 4; contra Hannomm Jmibalis ducempugaat/it ad Beneventum,
Gracchus, poflquam 'Bpmam rediit pingi jtdrent in y£Je'
Ubertatis, quam Voter ejus in rioentino, ex maltatHia pe-
cmidfaciendam curavit, dedkavitqm • Adornava infieme
la gloria del Tempio profeno un’Atrio nobiliffimo,
che
Alejfandro \evero. 167
chcfupure da Elio Peto,eCornelioCetego Cenfore
riftaurato,cd ampliato.
I I
I Ncontra loiguardo, nel fecondo campo dellaMe-
‘daglia,una Figuraignuda,toltoneuno Svolazzo,
che fcendedall’omerodeftro.edimoftra ilcapo
radiato,tcncndo latnano deftra alzata,e nella fini-
ftraunFlagello. Inquefta Immagine penfo rappre-
fentatoilSole,ed inelToilMonarca Imperanter,ben
meritevolcdellaluminofaEffigie,a riguardodelgra-
tiflimofplendorevconGui egli a maravigUa illuftra-
va ilTrono diRoma,e infieme della plaufibile be-
neficenza,con laquale felicitava laMonarchia. Di-
moftro ben egli quanto glifoffe amore U praticarla
a vantaggio della pubblicaiutilita, tnentr’ebbc la
generofita di privarfi di tuttequelle prezlofit^,che
parevangli fuperflue, lanto negli addobbi del fuo
Cefareo Palazzo,quanto negli prnamcnti deJk ftia
augufta Perfona,c cio affine d’impiegare le gem-
me, e I’oro in profitto del pubblico bene v e pero
y-efies facras ipfe raras babui^bohferkai rM»qttam tu- tampriJ. m
dait i gemmarutn qaodfuit vendidit durum in ararium
contalit s e fempre attento a beiieficare, //
repara, ou renouvelaUus les vieux edifices publics, faibbs
■par les anciens Monarqucs 'domains , ^ en fit plufieursrm-
veaux.
So ,efferviopinione,chc Aleflandro foflTeinfignitpdel-
■ladignitadiSacerdptedelSole;equandpegli aveffe
vantataveramente queftagloria,benche yaniffima, mfi. Aug.
comparirebbe particolar motivo,per cui ilSole ft
- vcdeffe qui a di lui onore impreflb-
■^eggiamo notato neU’Ifcrizione del Rovefcio I’anno
duodecimo delTribunizioPotere delPrincipd, e in
cid dee faperft,che nel primo fuo Cefareo Afcen-
dente videft egli di tal carica decorate, nh folo di
quefta,
'3^8 T avo la T rlgejlm afettim a.
quefla, ma fii nellolleflbgiorno invcftito deliepi
fiiblimiappellazioni,ed autorita,checompeterepx).
tefl'ero a Perfonaggio augufto:Augufim nm en net-
Latnprtd. in
principio Hi*
p it ,addito eo , ut £T Patris Tatriit nomen,0'Ju s Trocm-
fior. AlcK. fu la re, ^TribunitiamPoteJiatem, ^ J u s quints rdatia-
nis deferenteSenatu uno die affum eretj cola,che parve
tanto nuova,cquali Arana a/l’I/loricoLampridio,
che giudicoconveniente J’addurnequalcheragione;
2Vc praceps ifia bonorum continuatio videatur exponan
caufas , quibus 0 ,^ :S en a ta s coaBus eft fa cere, 0 tile
perpeti.^rMonenittt,4ttt gramtati Senatuscongraebat om u
ftmid .dejerre i AUt bono Principi rapturn ire tot fimul di-
gpitates i MiliteS jam infueverant Jibi lmperatores, 0 tu-
muhuariojudicio, facere item faeile mutare aferentes
nonnunquam ad defepfipnem ft tdeireo feciffe, quod nefeif-
fent Senatum Principem appellaffe j nam ^ Pejeennim
TSLigrtm, 0 Clodium Albinum, 0 Avidium Cajfium, 0
antea Lucium Vindicem,0 L.Antonium, 0 ipj'utnSeve~
rum , cum Senatus jam yidiam m diajfet Principem Impe-
ratores fecerant, atque ita res lella civilia ftverat ,quibus
necejfe fu it militum contra hoftem paratim parrkidialiut
perire fthac igitur caufd feftinatum efi,u t omnia fimul Ale­
xander quajijam veruslicperator acciperet. Siccheiage-
Ipsia d’autprita fu la Cagione delvantaggio,cheac-
quift6iIMonarca,col vcderll invellito inung/orno
de’fommi onori all’angufta Maella competenti.

I I I

! Onvipne coll' antecedente la prefenfe Meda- •


glia ^edifcorda folo in quefto, che leggefi qui
___notato I’anno decimoquarto del Tribunizio'
Pocere,dove in quella h fegnato il duodecimo.
Non poflb diflimulare un penfiero, qual fe,che la Fi
gura del Sole, a gloria d’Aleflahdro imprefla, Taglia
ad indicare non folamente alcnni pregi fingokri
del Principe, poco la Ipiegati, ma infleme la di ICii
Iblenne,
Ale(fandr^ievero. 369
ibknne, benchd vanii]Qina,Coniecrazione; poich^
jn fectijUccifo ch’egli lu da’Soldati, fopravvifle la
memoria dellefuevirtCl;e per6 Seuatus eum in Dtos
\etubt. Cenotapbium in Gallia,Uma fepalcbrum amplif- torrid, ia
fimum mrait- Dati funt ,^y Sodales ,qui Alexandrim ap-
pellati f m tj addita ^ feflivitas Matris nomine ipfius,
^uibtdieque'^oma reltgiojiffnr^ ceUbratur natali ejus die.
Concid ilSenato venne,conIafolita liiperftizione,
a dimoftrare, che fe Aleffandro, vivendo, avea co’
ra ^ i dclle fue fiilgide doti glorificato 1’ Im perio,
dope morte ancora rifplcndcva qual nuovo Sole
n elQ elo ,tra iD e i elevato. M .T u llio h di parerc»
che il Sole cos\ fi chiami, Vel quia folus ex omnibus „
Syderibuseft tantus, vel quia cum ejl exortus, obfearatis'^^"’,j^'^‘
omnibus,folus apparet. Ancotchc perd realmente fia
folo, m oki ne finfero iM itologi, annoverandone
fmo a cinque, con affegnare a ciafcheduno d’elli
il proprio getiitotc.
I V

G Orre intornoalSembiante delMonarca 1’Ifcri-


zione greca, che dice:; M- ATP. CEOTHP-
AAESANAPOC ETCfe. Cioe: MARCUS
AURELIUS SEVERUS ALEXANDER PIUS.
LaPalma,che nelRovefcio efce fuora dell’Urna,Con
•’glialtriaggiunti qui imprclli,dinotanoi GiuochiPi-
tjijChecclebravanfi in onore d’Apolline,ediquefti
inaltreMedaglie baftantementcho parlato.La pa«
rolapoi,cheleggefinell'Ilcrizione,ANTQNEINIA,
dimoftra,che riferifconfi aiGiuochi Antoniniani,
•*ciod‘aCaracaiIa; e perche i Bizantini,quipure no-
tnihati, forniarono la Medaglia indicante i detti
‘l3iuochi,folennizzatiprobabilmente con rifleffionc
gldriofa ad Alcilandro,percid vedefi eternata la di
loro rimembcanza, infiemc coH’Immagine del ve-
oerato Principe.
: JomoVIL A aa L’eru-
370 T avolaT rlgefim afettim a.
L’cruditiflimo Patino cfponc una Medaglia fpettantc
aCaracalla, nella quale gli acccnnatiGiuochi few
nominatiAlcflandrini,e fapendofi,che tantoilmt
PatfMut in defimo Caracalla, quanto Alcflandro Scvero aifct
Ktmfag.l^, tarono dicomparire fpeciofa copia del grand’efem.
plare form ato da Aleffandro Magno, pare, che di
d o egU deduca, che ad onore deU' uno, e dclV altro
Adonarca pollano nni/ormemente effere impreffi.

SALLUSTIA
BARBIA
ORBIANA*
U creduta, per molto tempo, quefta Principefla

F Conforte Augu/la diTrajano Decio. L’eflerfi


ella appeUata alicoraHerehnia,ficcome ilpri
mo de’Figli diDecio fidiffbC^Hcrcnnio,pot^forfe
fondar I’opinione ,che ibfle dilui Madre, e Moglu
del medefiirio Decio. Che tale, cioeHerennia, ve
nifle denominata I’Augufta Donna, I’intendiamo
da una Ifcrizione, fcoperta in Valenza di Spagaa,
e pubblicata da Appiano, ed e la feguente:
Appian. in GNAEAE SEIAE HERENNIAE SAUVS
T he fa ur, Jn^ TIAE BARBIAE ORBIANAE AVG. CONIVGI
Script. Antiq> DOMINI NOSTRI AVG. VALENTINI VE
^ XI. TERANI ET VETERES;
0 6 lion oftantc ,ritrovandofi Medaglia antica ,c le-
gittima, nella quale vedeli da una parte F
ne d’AlelTandroSevcro,e dall’altra il Sembiaace-di
Sallu-
Sallujlia Bai^ia Orhiana. 371
Salluftia Barbia Orbiana, fi fono indotti ultimaBncn-
te gli eruditi Antiquarj a giudicarla Conforte dello
fteflb Aleflandro.
A favorc della Celarea Donna rapprefentafi ncl fecon-
do campo la Concordia, che comparilce in una Fi-
gvua fedente.conlaTazza nella deftra, per pruova
della foa, fe ben vana, Deita, e con due Cornucopie
ftlbracdofiniftro', indicant! I’unione de’cuori degli
auguftiConfortijCd infiemc I’abbondanza de’ beni,
provenuti dal reciproco affctto de’ medefimi.
VI
Ui parimente fta imprcOa la Concordia, ma In

Q forma diverfa idcata v perchdcl viene fignifica-


ta daldarfichefanno iCefarelConforti fcam-
bievolmente la deftra, per dinotare, nell’ac-
coppiamento delle mani,Ia concordia degli animi.
,Poco intanto puddirfi diqucftanobileDonna,poiche
di effa ytlfwm apudScriptores filentium s e fo non
^ o il tcftimonio autentico, che fumminiftrano le poi-
di lei Medaglie, forfe niuna cognizione di fua Per-
fona farebbe a- noi pervenuta,

V II

MASSIMINO.
E Cco, coir.augiifto Alloro in tefta, un mifero
Paftore, che in un Borgo della Tracia trade
igtiobile il foo natale. Le prodigiofe forze,
delle quali era munito, ed uno fpirito tutco ardi-
mentofo, che a magnanime imprefe provocavalo,
furo.la Icorta dique’palfi,ch’egli pria diede plauli-
bilraente, per diverfi gradi della milizia, negli Efer-
TmoVlL A aa z citi
372 T avo la T rigej
citi Romani, indi della falita fiiprema, chc fecc al
Trono. Quefti 6 Mallimino , che adorna col fuo
Sembiante il primo campo della Medaglia, c nel
fecondo ci d^ a vedere una Figura, la quale tiene
con la finiftra un’Alla, ed ha la deflra alzata in
mezzo ad alcuni legni militari. Penfo.che inquefta
ci venga rapprefentata la Fede de Soldati, daldi
cui prepotente favore ebbe la di lui forte 1’ultimo
moto pel fuo Celareo efaltamento. Erafi raffred-
dato aflai in effi I'amore verfo Akflandro, disap-
provando fingolarmente,che il buonPrincipe fi la-
feiaffe troppo governar dalla Madre, intenta fem-
pre ad accumulare per se i tefori, e niente liberale
verfo le Legioni militari. Percid alcoltarono facH
mente il penfiero, che configliavanli a disfarfi del
detto Aleffandro,con elevare al SoglioMaflimino,
da cui fperavanoproventi di maggior lucio - Quate,
fiiapte naturh proni ad res novandas, (am kngu(
Herfidtan. Vrincipatum g ra v a ti, miausjam ducrofum, omni ambitimt
Lih. b. Hiji.
pridem conftmpta,turn fperantes altertm^mox'Primipem,
adeplo, prater expeBationem Imperio ,plus aliquatitum tiH-.
litatis, honorumque ipjis, ac jludii delaturutn, decreveu
Ahxandrtm obtruncare , ac Maximim^ vocare Augufium.
Comparito adunque Coftui nel Campo, affine d'efei
citare,com’era fua incombenza, i Soldati,chc ap-
pellavanfi Tironi, gli fi fecero tumultuariameme
ix\torao,e,Dnbium ignaro,an re prias compofitd ala-
mantaro di Porpora. Infignito dell’improvvifo, e
fublime onore il Villano, fommamehte glorificato
impard fubito da una fimulata modelUa h reniten-
za, che fu ,le prime dimoftrd, d’accettare la digiiiti
augufta, e perd Primb reniti, £7 abjicere purptiram;
at autem nudos intentari gladios h mititibus vidit, occifurtit
Idem ihidetn. tlifi cederet mmitantibus, futurum, quota prafeas pericu-
lum praoptans, bonoremfcilicet reeepit ,fortu»amque illatn,
fape, ut ajebat, bracuUs, ac fomniis pramotiflratdm, it-
flatus militesprias, invitam reHaraUantemque fe cogi , fed
illorum
M aijffirh
, mo. 37X
iihrum tamta objequi volmtati. Qualunque tuttayia
foffe allora il (uo fcntimento, certo t , che dopo
voile, con atti anche barbari, ftabilirc ful Trono
la fua forte, poichc Per Ceaturioaem, £7 >pfo, cio^ Zeiuri-tmJt.
AleiTandro, 0 f M atrefam iliaribus ewum octifis, re. -einad.
rum potitus efl ■ Favorito intanto nella detta forma
da’ fuoi Soldati Mafllmino, fumminiftro 1’ argomen-
to alSenato di celebrare nella Medaglia laFede de’
medefimi; ancorchfe do foffe avvenuto, KullbSe- PeuimOrt.
natus vohmtate i ma era pur troppo neceflitato il
nerabile Confeffo a facrificare alia forza il fuo pa-
rere,emoftrare d’avergradita quellaelczione,che
dalla mente fua era pienamente disapprovata.
V I II
Erita fingolar confiderazione la prefente Me­

M daglia , la quale nel fuo fecondo earopo d


mette lotto loiguardo il Monarca ledente
fopra un Palcp ,con due Soldati, che gli ftanno ap-
preffo, ed altri, che veggonfi a’ piedi del Palco ifteffo.
Ha pure innanzi a se I’lnimagine della Liberality,
e fi fcorge parimente un’altra Figura, che monta
i gradi del Palco , in atto di ricevere il regalo di-
ftribuito.
•Quefta ^appunto 1’idea, con la quale coftumavafi rap-
■prcfcntare ncHe Medaglie li Gongiarj; ma non effen-
do mai ftato in Roma, dopo la fua efaltazione al
Soglio, Mafllmino, non poffo indurmi a credere,
che qui ci venga rapprefentato qualche Gongiario
difpenfato al Popolo Romano-, Giudico pih tofto,
che fia nel corrente Rovefcio impreffa la memoria
di un folenne donativo fatto dal Principe a i fuoi
Soldati, dai quali in fatti comparifce corteggiato,
, c fopra, ed a’ piedi del Palco.
Doveva egli ad effi, come gia s’ t detto, la lua Gelarea
fortuna,onde a tenore delle obbligazioni lue, pro-
- curava
374 T avo la T ri^ejlm afettim a.
curava fempre pifl gratificarfegli; anzi tanf era la
fua premura di tcnerli contenti, che non .avea dif-
ficoltk d’impoverire le Perfonc piCi facoftofe, per
arricchirlie di queita fua ingiulla politica, cos)
appunto fcrifle Tlftorico: Quotidiie termres ,qui pridil
fter^dian* opuhntijfmi fuijfent, eos nunc emendicare ftipentj tapU
videlicet tyrannidis avaritia mejferat, affiduas erga t»i!i-
tern largitiones obtendentis.
Prefcindendo pero da i donativi, co’ quali dimoftrarafi
Maflimino fplendido verfo i Soldati, non veggo,
con qiial merito poffa egli eflere celebrato da! Sc;
nato, come liberale; dove anzi governato daun
genio tutto avido d’ accumulare tefori, non avea
difficolt^ di comparirct ancbc barbaro, per appaga-
re I’avaro fuo defidcrio; c che fia vero, eccone fat-
teftato; Tofiquam Maximinus plurimas illuflrim wro
Xdemi rum familias ad egeflatem redegit, leviora jam ilia, X
minora ducens ,qudm ut ipfius cupiditatifafisfacerent ,a»
mum ad publicas opef traaseu/it. IgHur quacunque pecir
nia civiles, aliter ad publicam annonam repofita, autbl
plebem dividends fupererant, turn qua tbeatris, ac cekt
britatibus ferviebant, univerfas ftbi adjudicavit^ e di piii
ebbe I’ardimcnto di avgnzarfi a fpogliare delle loro
preziofe fuppeUettiU ancora iTempIi, disfacendo
gli ori, e gli argenti, di cui n'andavano adorni,
per convertirli in monete, e con quefte conten-
tare le fue brame, ingorde fempre
di ricchezze.

TAVOLA
T ,avola T rigefm ottava.
375

TA V O L A
TRIGESIMOTTAVA.

MASSIMIMO.
^^SBen giufto il compatimerito, chc do-
~ ' nafi ad un’Anima nobile, 4 1 ora che ve-
de/j co/lretta a ribellarfi ilia propria
ftima,perdimo/trarc fedekk aU’ ahrui
fama. Apregiudicio cotanto fconvenc-
vole foggettoffi piii volte if Senate Ro­
mano , e fingokrmente coirappoggtari, e promo-
vgre il credito df Maflimino. Sapeva bln egli,che
il Tjranno erafi fatto ^getto deirodio pubblico,
edd nonoftante,con ilcapito della fua,j>eraltro,
animirabile faviczza.dichiarafi d’approvare la Mo-
narchia del Barbaro. In fatti cfpone nella correntc
Mcdaglia, a di lur’favorc, la Salute, rapprelentata
col folito tipo di una Figura fedente, ch| porge con
T5TlaTazza|il cibo ad un Serpente avvitlcchiato in-
^- torno ad un’ Altare. [
jyia per ifpiegare pid chiaramente I’implroprieta di
quefto fentimento, formato dal Senatp, rifletto,
che pud.cOnfiderarfi la Salute relativ^ente alia
Perfona dd Principe, con fignificare il defiderio,
die .11 nodrifee della fua diuturna incplumita, e
' una
376 T avo la T rigefm o ttava.
um tal brama repugna mani&ftamente a i voti
comuni, poichfe i komani aveyano in tanta abbo-
CapitcVm. ta
tninazione il Monarca, che porgevanofervidc pre-
IdaMmsM, ghiere ai Dei,come atteftaGiulioCapitolino.fup
plicandoli a non pcrmcttere al crudcl Dominante
%ofim. Lih.t,
dimettcre pie’inRoma,troppoobbligata a paven-
H'Jior- tare la di lui fierezza: ^Jeo cunBis erat iutolttMis.
Quando poi incendall la Salute a riguardo del pub-
blico bene, quafi che Maflimino fia malkvadore
benefico di si gradita fclicitb , procurandbk, e fo-
mcniandola, niente (i trovera pii lontano dal ve-
ro,redamando in cpntrariolofpictato coftomedd
coronato Imperante, e in pruova di qoefto, odafi
I’ lftoricO jChe park nella forma feguentc: Cdoiljo
maui ejus crudelitatem ferre non pofent, quoi delatores
evocaret, accufatorem immitteret, cr'mina fi,ng!r0t linnocen-
J d m ih id m * iis oceideret, damnaret omnes qukmque in 'Jtidicim m if
p u t,e x ditijfmishominibus pauperrimosfaceret,maJ//iif
de ,nifi malo aUeno,pecumam quareret, deioje fine delink
Cottfalares viros, ^ Duces malm inlerimeret, alios Scy
thicis vehicuUs exbiberet, alios in cufiodit* dtiineret, nihit
dcnique pratermitteret ,qmd ad crudelitatemtnderetitr opi-
rari, contra earn defeBiouem paranmt- tdh aipettdgia
ilfiero a mettere in veduta ilpariattere del fuogj:,,
nio crudele nel decorlb del liio Imperio, cheanii
coll’altrui kngue voile colorita a se la Porpora nel
bcl prindpio della Monarchiat e perd, Toftquam
fleraSan. m earn exercitusumverfas Auguftum appellavit. Tribune,Q
f ia f Lib. 6. Centumnibus Miquot negotiam dat Alexandri, Matrisque
and,Q qaicunquevim contrafacerent,oecidendorm- Parea
realmente, ch’ egli riputafle la crudelk per feriCr
bafe del fuO Imperio; ondc lierum potitas, mutata
Idemitttriit vehementer rerattt cmdkione, afperi, ferociterque adepti
<f^h L ib. 7. potejlate utebatur , fie, ut ex molU, manfuetoque Imperio
ad tyrdnnidis cradefitatemvertere omnia contenderet -Kam,
earn fe invifamhemimbascognofceret,qubd primus,ex infi-
mo loco, ad earn fortunam perveniffet, praterea moribas
perinde^
M ajfim ino . 3 7 7
perinde, ut genere barbarus, patrioque itijlituto cadis avi-
difftmus,ad idpoti^mum dabat operam, utlmperium fibi
favitib conftabilitet; c p er averpronti i motivi di pra-
ticarla, Eraut illiusaures emti^us calsmmiis patula ^fie Itktii’
ut mllius vel atatis yVel dignitatis rationem babe ret. Poco,
onuHa di fperanza delta Salute potevanocertamen-
te 1 Romani fondare in quel Signore, che nel fuo
fembiante ifteffo oftentava I’afpetto formidabilc
delta iierezza, e nelle mute linee ancora della fua
fronte parlavanole nunacce: .d^peBu qttoque trat hor- lilem .
rendusj e conformavafi paritnente con le fattezze al
Egaatm
tetoce taknto del fuo paefe natlo: Tbrax gen ie, ^ Lib.i.Rom m-
faviti^ infignis i e fe VautoritU ,e la potenza 'fiel fuo
avvenimento alia Monarchia tonvalidarorio le forze
della fua fpa^, voile egli prevalerfene per appog-
giare il trid{i^ della barbarie:Pote/?<*tr afperrimb
magm cum terrore utendo, £7 <1 dementi Hegno, intende f*
quello dlAleflandro, ad tyrannieam crudelitatem omnia ” “
tmeando; erat enim ingenio, ut genere barbarus, £7
ea<lis aviditate gentilitid praditus. G l’in n o cen ti S eguaci
del Divin Redentore provarono parimente, infieme
con gli akri fuoi Sudditi, li di lui fjMctati rigori:
bfee in Cbrifiianos dumtaxat ja vu s, atque immanis exthit,
fedein fubditos aqui’omnes; nam Q‘fuperbuserat pe- j,. zauarae
cuma avidus, eaque de cau^d injuftijfnnus, ^ Janguina- Tma /imutl
rius, denique planC tyrannus, ad rapinas ,p y cades homu
num fin e ulla probahili caufd mens , ad quas adeo propen-
fas fu it, ut nec uxoris fu a vita parcerk ■(^efti e il Mo-
narca, per cui il Seoato celebra la Salute, la quale
Mtavia nbn gii poteva competere, ne in quanto
alcomun defiderio, che alia di lui felicitk fiorilTe,
mentre affatto contrarj ardevano i pubblici voti;
nd per quello riguafdava raltrui bene da eflb pro-
Ciirato, poichd anzi le foie calamitli dovevano at-
tenderfi dalla fua barbara natura.

tmoVIL Ebb E'di-


37^ TavokTrigefmomva,
1 1

'Diverfa la prefcnte Medaglia dall’anteceden'

E t c , a riguardo dell’Ifcrizione imprefla nel pii-


mo campo, perche qui dice: M a XIMINVS
PI VS AVG. GERM., dove nell’altra leggcfr.'IKIP.
MAXIMINVS PIVS AVG. Nel rimanente coocor-
da con la paflata. Ghi iutanto far^ rifle/Jione allc
cofe gi^dctte , fcorgerkfacUmcnte I’inconvenienza,
con la quale quefto Principe s’ intitola Pio; tna co^
ftume proprio dell’adulazione ^loprefcinderedaWa
verity, per conciliarfi quel Perfonaggio.che anche
fenza I appoggio della ragionc, e commendato.

I ll
a ferocia di Maflimino, che fu cniddecot(\

Jul. CapJteHn,
L gliera di tanti infortiw) a danao degli altri,
fc r v ifd cdb di gagl/ardoappoggio, per van-
taggiare la fua forte ne' Campi di guerra. In que-v
fti alzo veramente egli un gran grido: Finutf inter
amnes milites clams, e rimarcd un’ammirabile valo-
re, che valfe pariincnte a Ibndargli il capitalc, Jjyt,
fare I'ecceifb acquifto dell’augufto Alloro, Quaaiio
poi di qucito veili la fua fronte, ritrovavafi nella
Zotfar.Tm.i, Germania, dove, Bello Gemanis illdto, invefti con'
Annul
le aoroane Legtoni quelle genti , e governo il com-
batcimento con coraggio cos': forte, che le vide
daU’armi fue debellate. A quefta militarc, e ftre-
pitofa azione riflettc la Medaglia prefente, e pcFT
dimoftra nel fecondo campo la Figura della Vit-
toria, che alza con la deltra mano una Laurea,
e tiene nella fmiftra una Palma, avendo a i fuoi
piedi un Cattivo, coll’ Ifcrizione intorno, che di­
ce; VICTORIA GERMANlCAi ma perche di taf
guerra ho ragionato baftantemente nelTomoquai
to .
M a JJim m . 575
to, fpicgando la Medaglia feconda della Tarola
quinta, la mi rirocttp,

IV
Ui pure fi ccldsra la medefinja marziale im-

Q prcfe, ma h differentc la Medaglia; poichi


in qucfto Rovefcio la Figura della Victoria
ha diveria fituazione; oltre di chc, le due
llcrizioni itnprcffc, canto nella prima, quanto nel-
da fkonda faccia, Ibno difcordanti; leggendofl nel
DVrittoddkprefente*. IMP. MAXlMlNVS PIVS
AVG., e nclValtro; MAXIMINVS PIVS AVG.
GERM. CoA ncl Rovefcio, qui rilevafi: VICTO­
RIA AVG., e nel paflato;VICTORIA GERMA-
NICA. \ J

o
^Etre’lSembiante diMaffimino,che adorna il
primocampo della Medaglia . veggonfi nel
_ iecondo due Figure in piedi, le quali fcam-
bievolmentc fi danno la mano,e foftentano la pic-
~eola Immagine della Victoria. In una delledette
Figure rapprefencafi il Monarca , e nell’altra Maf
fimo il di lui Figlio, e I’atto, in cui fi moftrano,
dinota, eller eomune I’onore della Victoria medc-
fwna v Ciafcheduna delle Figure medefinie ticne ap-
preflb di se un Soldato,ed hanno ai piedi unCat-
^ftiyo. e tutto ferve per indicare il combattimento,
e la Victoria riportata fopra i Germani.

TmoVJL Bbb Vedcfi


380 T avola T rigejim attava.

V I
Edefi nel fecondo campo della Medaglia una

Y Quadriga trionfale, fopra la quale compari-


fee il Monarca, che con la deftra tiene un
ramolcello d’AlIoro, e con la finiftra !e redmfde
Cavalli, ed h coronato dalla Figura di una Vitto-
ria, ehe gU fta addietro. Quefta e la forma, con
cui i Principi trionfanti oftentavano la pompa de'
piCi fublimi onori, E' pero certo, che Mafliro/ny
non fe’ in Roma fpettacolo di fimil gloria-, poiche
sbrigatofi dalla guerra germanica, Jyrmim mk,
Jul. Cap/toL Sarmatis inferre helium paraas, atque animo (oncupm
in M axim in,
ufejue ad Oceamm, Septemtionaks partps in V^omanm
ditionem redigere, quod fecijfet, fi ww/cr\J^indi pero
partito con delilKrazione di portarfr a Roma, ven-
ne ad Aquilcia, alia qual Cittk pianto I’adedio-, e
qui i Soldati Max'mitmm, ^ Filiam ejas quiefeentes is
tentorio pofitos oceiderunt - Sicchd col carattere d’ Au-
gufto egli non comparve tnai neWaCitta imperan-'
te -, e pero non pu6 crederfr imprella nella prefeii-
te Medaglia la memoria di qualche Trionfo,ch't^vi
•celebrafle in Roma • Fotrebbefi adunque giudicf4>v
che qui ci venifie indicato il Procefso alCon/dla-
to , e quefto era U vocabolo, che intemievafi De
Spanh^m, folemni Confulum pompa, qua die^Magifiratum ilium'
Differ$.Z.
imbant. Tuttavia coftumavano i Conlbli in queiU
pompa tenere nella deftra mano uno Scettro d a^
vorio, dove qui chiaramente la Figura ha nelb_
mano deftra un ramo d’Alloro; in taldubbio na
fia lecito riflecterc, che Maflimipo, dopo Vevento*
felice delle fuc militari imprefe, Icriflc al Senate
lettere gloriofillime, nelle quali atnplificava le ma-
ravigfie delle liie azioni guerriere, con fafto tale,
C'apitolitt.
che arriyd a dire: Brevi tempore T. C. tot belijgefli,
ahifupra. quot nemo veterum; tantum pradit in 'Rpmanum joLl.
attuli,
M.aJJimino. 381
attuli, quantum fperari non potuit; tantum captivorum
addiixi, ut vix fola 'Rpmana jufficiant j Cid fuppofto,
io non iftabilifco definizione alcuna, ma chieggo
a gli Eruditi, fe fi pud credere, che il Senate, ri-
cerute le dette lettere, ripiitafle conveniente 1'o-
perarc a feconda della di lui fuperba jattanza, e
in'rtaerito accordargli la gloria della Qiiadriga
trionfale qui impreffa, volendo fignificare, che a
lui dovevafi il Trionfo, come premio ben degno

s; dell’ invitto fuo valore,fatto cotanto cclebre ne’


fampi di Marte. Certo e , che molte volte fu gli
Atchi trionfali ancora collocavanh le Quadrighe,
per monumenti d’eterno onore a i Perfonaggi glo-
rificati.

a
\y V 1 I
vencrazione, che a Maffimino profeflano
L gli Efefmi, G rende pubblica nella prefente
Medaglia, il di cui primo campo d occupato
^yda\ Sembiante del Monarca, e gli corre intorno
' I’ iferizione, che dice •.ATT. K, F. XOT. OTH. M ASI-
MEINOC; doe: IMPERATOR C^SAR CAJUS
JilLIUS VERUS MAXIMINUS. Nel fecondo ci
viene rapprefentata la celebre Diana de’ medefimi
Efefmi, e fi da a vedere a Cavallo fopra un Cervo,
’avendo nella del^a mano un Dardo, e nella fini-
ftra I’Arco, e vi B legge nel contorno: E<I>ECmN
ENEilKOPfitN.CioerEPHESIORUM TER NEO-
^^i„,^RORUM. L’Arco, e il Dardo dinotano il ta-
lento di Diana, tutto dedito alle Cacce: Enimverb AmlhJor.
, ' Diana vmationis jiudk deleBata ,virgo permanfit. IlCer- .
^ VOpoi frequentemente ritrovafi con Diana. I Mi-
tologi pero volevano, che I’altre Fere da lei dipen-
delsero; e ben fe n’avvide Eneo, allora che que-
Ita luppofta disguftata per non efsere Bata da efso
mvitata al convito, provo i danni cagionatigli da
un
382 T avola T rigefmottava.
un> fieriflimo Cigiiale,che Diana mandd a dera-
ftare la di lui Regione: Indignanter, £y malignHuk,
Lucian. uU quad fola ad epulus convivales ab (&neo vocata nonfue-
Jupiter Tra^
^<xdui Tcw.j. rat , .ac propterea jiprum irmfitata magnitudmis, ac n-
boris inauditi in regtonem illius immifit.Tuttavia il Cer-
V O riputavafi a lei gratiflimo e perd dimoftrolli
;
C y ra ld . in
LJiJior.Deor^
tanto Idegnata contro Agaraennone, poich^’qiie-
S yn ta g. i i . fti avevale uccifo un Cervo appunto, che arrivo
a chiedere il di lui fangue, per foddisfazione dell
offefa ricevuta.

VIII

MASS IMD>
L Figlio di Maffimino nobilita co l fiio Cefare.

ISem bia^ce la prima faccia della Medaglia ,i


neir altra parte vedefi una Figura ftante, >'A
quale tiene con la deftra uno Scettro, e con lafi-
niflra un’Aftile, ed ha appreflb due fegni railita-
ri,e vanta neirilcrizione lo fpeciofiffimo titolaJL
Principe dellaGioventh,di cui in tnolti luogbi ho
gih diicorfo.
Quefto infelice Principe fqggiacquq al calamitofo de-'
ftino del Padre; la di ciii barbafie avea efacerbati
gli animi d’ognuno, in modo che non foffrirono
gl interfettori di confervare nd pure un ramofgj^
A u reh ViSf.
To di pianta cotanco abbominata, fclamando anzi
in E pit. tutti:Ex peffimo genere ne catulum habendum. prefein-'
dendo per6 dal foverchio fafto, che predominara-
lo, r^ndevafi oggetto pih tofto d’amore, che do-
dio; eftendo fingolarmente dotato di fattezze si
belle, che I’augufto fuo Padre, nel dichiararloIia-
peradore,ebbe a dire: Ego , cum propter afeBmn,
'^mm
Mqffimo. 3 8 3

qum TdUr Filio debet, Maximimm meum Imperatorem h i CapM


appellari permijl, turn etiam, ut Topulus "Ffimams,
Senatus ilk antiqms juraret, fe nmqmm pukbriorem
Imperatorem habuife ■ Di piCi, tanto di forza fuppo-
neva cgU avefse il di lui fembiante per cattivarc
i cuori, che quando dubito deplorata la fiia for-
t una e fi avvide, che le fpade delle fue truppc
contro di lui fiammeggiavano, fpero, che la pre-
lenza del FigUo potefse eitinguere il fuoco ne’ Sol-
dati acceib: Ad extremum perieulum redadlus ^ Filium ^f,aKt
•mlitibus fupplicem obuilit, veluti propter atatem fitffe-lih-i-H'fier.
(Imum, ai eos ab ird ad commijerationem revocandos -
ma ingannofli, perche fenza pieta fii trucidato
col Genitore infieme il FigUo; e pure ancor mor-
to, la bellezza fi tenne in qualche pofsefso del di
lui volto, \jplae attefto Elio Sabino, Tantam pul-
ch'pftdmem oris fuijfe in Filio, ut etiam caput ejus mor- C4p'tolnhi
tui jam nigrum, jam fordens, jam maceratum defluente '
tabo, velut umbra pulcherrima videretur. Ne mancava
gia il Giovanetto, vivente, di colcirare la fua na-
'tiva bellezza, tendendola con vaghi ornamenti
fempre pih fpeciofa-, a tal fine Ufus efi idem adole-
fcens, ^ aurea loricb, exemplo Ttolemaprum, ufuxAji
axgented, ufus pj clypeo gemmato inaurato, p j hafia in-
auratuj fecit p j fpatas argenteas, fecit etiam aureas^p^
omnino quicquid ejus pulchritudittem pojfet jtivare, fecit
'pj gakas gemmatas ifecit pj bucculas j e in altro luo-
■go il mcdefimo C^pitolino cosi fcri'^e: Vefiibus tam
accaratus fu it, ut nulla mulier nitidior ejfet in Mimdo.
In fomma le doti fue, e fpecialmente della va-
ghezza, comparvero cosi prezzabili, che mandata
•la liii tefta a Roma, infieme con quella del Padre
fuo, Cum caput Maximini pilo circumferretur, jp f ex hoc
ingens ga'udium ejfet, prope par mwror erat , quod pJJ
F ilif caput pariter portaretur; e non fu poco ’, che
I’odio intenfo conceputo dal fentimento pubblico
c6ntro la tirannide di Mallimino, non fraftornalTe
il
384 Tavola Trigefmottava.
il compatimcnto doaato al mifero Figlio-, ci6,che
pruova chiaramente I’affetto, con cni
egli era riguardato.

TAVOLA
_ 1_
Tavola '~Trlgejhnanona.
3 h

TA V O L A
TRIGESIMANONA.

MASSIMO>
’In n oceaza non va mai efente dagl’in-
fortunj, quando ha q u a lch e rela z ion e
con chi ^ contaminato dalla colpa.
Suppofto I’amore, che dagUaltrui cuO>
ri Maffimq rifcotea, non doveva gik
'CgB accompagnare I’avvenimento ca*
kmitofo del Gcnitore; e pure prevalfe la tiranni'a
di Mafliminq fuo Padre, per imprimere in eflb il
■ demerito di viv^e,e ci6 folamente a cagione d’ef-
fergU Figlio • Replica quefti la fua comparla nella
Mcdaglia, che conviene coll’ ultima antecedente;
^ a fi moftra aiverla, a riguardo della dilFerentc
llcrizione nelDirittoimprefla, leggcndofi qui,non
giaCIVL.VERVS MAXIMVS CAES-, come nell’
altra, ma MAXIMVS CAES. GERM., cio^ MA-
•XIMUS C/ESAR GERMANlCUS;ncIrimanentc
fconviene con la paflata.

T o trio V Il C cC Aflu-
3 8(5 T avola Trigefm anom .

II
Sfumea frequentemente il Senate I’argomen-

A to di commendare i fuoiPrincipi.efmgokt
mente i giovanetti, dalla Pieti. A Cofttem-
plazione appunto di quefta h Maflimo eelebrato ncl-
laMedaglia , neldicui fecondocampo veggonfi per-
cidimpreffi gl’iftrumenti ufati ne’Sacrificf. Lenco-
mio qui accordato al nobil Giovane, ha per oggetto
C k fro de realmente la Pieth verfo i Dei, afferetjdo ancora
H a t. Deor. M- TuUio i cheTktasefijuftitia adverfus Decs. Sepero
Lib.i. vogliamd confiderarla in quefto Principe relativa-
rnente agliUomini,troveremo,che feben egli era
dotato di talento pu'i tofto piacevole,epropcnfoa
praticarla ad altrui beneficio, nientedimeno la bar­
baric del di lui Padre recavagli in tal pregio no&
poco pregitidicio,dubitandoli,c/ie aelFiglio aveffe
potuto riflettere i dettami del Hero fuo genio", e
cbe fia vero ,'efiendo intenzionatoMeffandro Seve­
re di fpofare adeflblui Teoclia fua Sorella, dichia-
roffi, che niun’ altro oftacolo opponevafi al f«o pen-
fiero, fiiorchd la barbaric del Padre. Cosi In fatii
Ipiegoffi con Giulia Mammea fuSMadre, alia quale
fcriffe nel tenore feguente: Mi Mater, ft Maximimis
fenior Duxmfter, £7quidm optimus «#»aliqaid in [e bar-
Ju l. Caph^t, barum tontimret ,jam ego Maxtminqjuniori T beocUamtuM
in Maxiniy
]u n k r. dedijfem j fed timeo, neSoror rnea Gr<eqs manditiis erudi
ta , barbarum S oeerum ferre nonpojft , qnamvis ipfe adoh^
feens, £7pukber, £7fcholaficus ad Gracas rmmditias emt-
ditus ejfe videatur; col qual fentimento venne a di-
mon;rare,che poteva bensi laPiet^,e la galanteria
non efiere alicna dall'animo delFiglio, ma che in-
fieme fcorgevafi in qualche inodo fereditata dalja
barbaric del Padre - *

PAULINA-
3^7
I II

PAULINAx
I vicne rapprelcntata nella Medaglia la Con-

G /eerazioBe di Paulina, la quale in una parte


vanta il gran titolo di Diya ^ e neiraltra yc-
defi fopra un Pavone trasferita alle Sfere.
Quefta Principeffa, Maximini AuguftiU xer, Materque
ximi Cafaris vulgi credHut i A'Marito inUr Urns
fertu rl referente Antiquariorum Tatre Tamino . §on io
pero indebito di notare il dubbio ,d ie corre intpr-
no alia condizione della prefcnte Donna Avigufta-
lldottiflimoSpanhemio moftra d'inclinare a giiidt*
carla, non gia Confortc di Mallimino, ma ptil tofto
Sorella d ’A d dan o; ancorchfc egli medefimo faccia
• al fuo parere qualche ob b iez ion e ■R id ette in pruova
dell'opinione accennata, che tenendofi appreflb il
Senate I’autorita di traportare al confeffp de’ Numi
i Perfonaggi cofpicui, Kotum ftiam fu i Cajarum int~ g^fciui
perio, penes StnaUim f u ije ccnfocrandi fafuhatem ^ Spanhim.
molto improBSbile, che i Senatori.accordaffero i
voti, per.elevare trai Dei laMoglie diunMonarca
da elfi qual Tirahno vivamentc abborrito :
hoKonm Tyrami Conjug^, gf hofti Stnatus, ah eodem Se~
natu habitum, pdrum Vtdetur mibi verifimih. Tuttavia
potrebbe dirfi, che ficcome il Senato, anche in faccia
oefl’ odio portato da eflb a Maflimino, non ritirofli
dal pubblicare alt.ri monumenti ,checonferivanoal
vantaggiode’dilui onori, cosi intendendo cflere di
eflb piacimento, che Paulina rilevafle la gloria d’ef
'l^ e , benchb fpllemente, divinizzata, fapeflfc difli-
m uiare.e vinccre la fua paffionecon fecondare U
guflro del Principe Dominante, il quale, confbrme
awifa la tellimonianza fopraedtataj voile Paulina
TomoF'Jl. C ce z confe-
3 8 S. T a v o la T rigefim an o n a.
confecrata , e tra i Dei trasferita ; A Marita im,
Divas nlata fertar. Cotnunquc fia,ccrto4,che nell
opinione comune paffa quefta Cefarea Donna per
Conforte di Maffimino, e come tale io I ho qm
raflegnata.

IV

GORDIANO I
AFFRICANO*'
i Omparifee nel primo alpetto delk Medaglia
un Perfonaggio degno realmente di quell’AI
loro, che gli adorna il capo. QueAi d Gor-
diano il Seniore, appelkco Affrkutno, non gid
perch’egli ill Proconfole in Affrica,dioVe parimen-
CaphoL in
te fu eletto,ed acclamato Monarca, Sed quod ik
Gord< Sdpiottum familid originem traheret ; ne ft dee punto
dubitare della di lui nobilti tutta luminofa; poiclir
Originempaternam ex Graccharumgenere Kbuit ymatemn
Jdem^ ex Trajani Imperataris, Tatre, Avo, Troava Confulihs,
S ecero, Trafaeero , £7 dmbus Abfaceris Canfidibus, ipj'e
Canful ditiffmus, ac patentiffmus. ^
Vedefi nel fecondo campo, imprefia a gloria fua, I’li
magine della A^irtil, di cui partccipa anepra il <1
lui Figlio, dicendo 1’iferizione: VIRTVS AVG\f
STOR.VM.
Quanto poi fofle conveniente I’appropriare la Yin i
a quefto Principe, egli medefimo ben lo prov6 ii
tutto 'l corib del fuo vivere,"mentre nel-prin^
affacciarfi che fece al lume della ragione, applui
, il fuo penfiero ,e i fuoi fludj a coltivarla. Suo prin­
cipal diletto era, negU anni piCi verdi., la Poesia,
e per6 •
Gordtam / Affricano . j 8p
t pero compofe in vcrfi trentaLibri,ne’quali trat-
td, e de&riflc ingegnofamente la v ita ,le guerre,
e leimprefe, cosi pafebliche,comeprirate,d’Anto-
nino Pio, e di M- Aurelio • Adulto pofcia, rilevo con
l^fua virtii, e mcrito la carica di Queflore, e di
M ile , e in quefta fingolarmente fe’ celebre la fua
generofa munificenza, perocche /»<« tem­
pore duodecim Topsilo "^fimano munera, ideft per fingulos jjtm.
mnfes fmgtda de fuo exhibuit y ut GladiMorum nmrnun-
qmm quingena paria exbiberet, nunquam minus centenis
quinquagenis • Feras Lybicas una die centum exiabuit ,Ur-
fos una die mille, Scorfe le dignitk ttiinoti , fu eleva-
to due volte al pregiatiffimo grado di Confole, e
In Confulatibus elarior fuit fm teinporit Confulibus, at-
tento fempre a fare fpettacolo delle virtCi in ogni
fua azione. Quindi AleifandroSevero.intendendo,
che Gordiano, terminato ch’ egli ebbe il fuo fecon-
do C o n f o i a t o , era 11ato mandato dal Senato Pro-
confole in AHrica, Ip/egd V a ita A im a , c h e aveva
di cost vVrtuolb Perfonaggio , in una Lettera a i Se­
nator! inviata, neWa quale parlava in tal forma:
N .eq u e g ra tia s m ibi quicqtunn P .C . n eq u e d u lciu s p otui-
f t i s e f f c e r e , quam u t A ntoninum G ordiam m t T r o eo n fu lem Idem,
s d A frica m m iB eretis, viru m nobilem ^ £)' m a g n a n im w n ,
d ife r ta m , ji i f l t im , co n tm en tem , bonurtl} e di poi fog-
giunge r Iftorico; Ex q u o a p p a r e t , q u a m m v i r eo tem ­
p o re fu e r it G ordiqnus ■ Paffando in Affrica, gli fu fa-
■cile colie fue ^bti cofpicue guadagnarfi I’afl'etto, e
I’ellimazione univerlale, in modo, che tra quelle
gCftti fentivafi acclamato, da chi qual novello Sci-
pione, da chi Catone, da chi Muzio, da chi Ruti-
lio,,da chi Lelio, ammirando in eflb unite quelle
virti, che fparfe negli antichi Eroi, avevanli ren-
^ t i meritevoli d’onori immortali. Concorfeva ad
^creditarlo 1’ iftcfla preienza di fua perfona; per-
cbc. E ra t longitudine lio m a n a , ca n itie d e c o r d , £ ?p o m p a li
o u ftu , r u l e r m a g is , q u d m C andidas ^f a c i e b en e l a t d , o cu lis, Idem .
ore.
5 o T avola T rigefmanona.
tre, fronts tKrendus. Suppofte adunque le di lui fpe-
ciofifliine prerogative, non fu maraviglia, che i
voti fi uniflero per efaltarlo al Trono, e che il Se-
nato pubblicafle la Virtii, come dote intieramcnte
propria del fuo talento.

P onorc del Monarca fth impreila a d feCon-,

A do campo la Securitk, formata inunaFigura


lcdente,che tiene con la deftra unaVerga.
Era gia pieno d’odio il Mondo contro Maflimino,
onde ognund bramava disfarfi del Tiranno, e che
foffc appoggiata la Monarchia a Principe riputato
idoneo foftegno alia di lei grandezza - Nel bollore
di quelle paffioni, Maiirizio, Signore potente, c
Decurione nell’Affrica, raccolta molta genre in uii
fuo-campo, parld in tal forma: CraiiM babeo Diis
immortalibui Gives, tfuoJ occafionem dcderunt, Q quidch,
CapUol. uh$
msejfariam providendi nobis, contra hominem fHmfiffmii'ir
fu p ra . Maximinum. "N.os enim, qui'Procuratonm (ju s, morihu,
£7 vita confimikm, occidiwus, nififaclo Imperalore,fe'ci
ejfs non pojfum us, cjtwcirca, f i placet quoniam mn longt
sfi nobiliffmus vir, Troconftd cum Filingonfulari legfi
quorum utrique mortem pejlis ilia efi minata, fallata <ic
vexillis purpura , hnperatores cos dkcmus, adbibitisq! c
infignibus Fomano ju re firm a b im tisA ^ ea a I’Oratore
cosl ebbe difcorfo, che gU uditori'concorderre ft
fclamarono; ALquum eft,ju ftu m eft: Gordianeftugujk
Dii te fervent feliciter: Imperator e s , cum Filio impeTef-
Stabilita quella ekzione, portaronfi fubito ad efi-,
bire a Gordiano il Celareo Alloro, e lo creapono
Monarca nella maniera da nie defcritta nel quarto
Tomo", dove fpiegai la Medaglia ottava della Ta-
vola quinta. Ne & fpedito indilatamente l avviio
al Senate Romano, il quale con tutta follecit:^ine
tenne un Senato Confulto, che appellavafi tacjto,
in cui -
Gordiano I Affricam. 3p 1
in cui venne a pieni voti approvata I’c&ltazione
di Gordiano. Non pot6 perd il laggioConlcflb go-
vernar I’afFare con tanta fegretezza,ficch6 non fof
fe nota la di lui deliberazione a i fautori di Malli-
pano, Xquali, fenza perdita di tempo, I’informa-
rono’ di tutto il fu cceffo ■Ma qui non 6 Ipiegabilc
il furore, da cui fu invalb il Tiranno, al primo in-
tendere ch'egli fece la novit^ inalpettata del grand’
evenco. Con le fmanie in faccia buttava fiioco da-
gli occhi, e percuoteva il fuolo co’ piedi, ftraccia-
vafx \e vcfti ,c6rreta col capo nelle pareti ,irnbran-
diva la.fpada in atto di volerla immergerc nel cuo-
re di tutti in fomma il veleno dello fdegno rode-
vale il petto in modo, che la rabbia prendeva la
fembianza del delirio. Tuttavia, placate dopo al-
quanto le prime furie, giudico fpcdiente il preva-
Jerii della limulazione, fingcndo di fprezzare, nb
far conto a la m o d el p ern iciofo avvenimento ; e
peicVxb fondava ogni liia Hducia fu I’a p p o ggio de’
Soldati, convdcogVx in un Campo, e fpiego loro
un difcorfo, che ful travagliofo imbarazzo da i di
lui Amici gli era ftato compofto, nel feguente te-
nore; Sdo ms v^is ihcrsMilia, novaque di&ttrum, fe d ,
ut ego exifiimo, mu tarn admiratiom, qudm rifa digna,
Ama nobis, vejlraque virtuti non Germasi infemnt ,Jtepe
JlviSU , non Samat<e^ qui de pace nobis quotidii fuppli-
cant, Perfa item ^ ni ohmMefopotamiam pervagabautur, Lii.i. mfi.
nunc jUas intri fedes quiefcete bopi cmtfulunt, cum gloria
in aimisvefira,tum rerum i me geftarmn periculo e d ^ i, '
■qua jam turn illis innotaerunt, cum tuenti ripas exercitui
yrafuimm. Verum nequid magis ridiculum dixerim,Car-
thaginienfa infaniunt, atque fene infeliciffmo, £? extremb
atatis delirante,dubium fu afo, an coaflo,quafiatiqua in
'pfmpa ludunt prineipatuta ■ Cosi dille, perch^ allora
che Gordiano fu acclamato Monarca era ottoge-
narip; indi feguitd a dimoftrare col fuo ragiona-
incn|o la facility, con la quale avrebbono fincntita
ia
3jP2 TavolaTrigeJim anona,
!a temeritk de’ Ncmici, abbattendoli, la prontez
za, con cui &rebbono accorfe le genti ad umiliarii
all’ armi loro, alia prima comparfa che aveffero
fatta neir Italia, c finalmente impegnoffi nella pro-
mefla di arricchirli di tutti que’ beni, cbe poflei’
vano i fediziofi. Terminato il dilcorfo con u6 fun-
go , e rabbiofo pcriodo di molte ingiurie voniitare
contro l fuoi nemici, ft difpofe fubito coII’Efercito
a partire , per condurfi a felicitate le concepute
vendette. Il Senate Romano intanto, collocando
le fperanze di miglior fortuna inGordiano,clufm
gandofi, ch’ egli col fuo FigUo , domate le infanie
del Tiranno, avrebbe fumminillrato un’ opportu
no, c valentc foftegno alia MonareWa, fotto 1;
furic di Maffiminp fconvolta, lo voile degli augiift
onori condeeprato, ed imprefle nella pjefente Mo
daglia la Securita, che promettevafi dal di h i e&'
tainento al Trono, di cai ve/?ite fh tto parteCip(
a n ch e il g io v a a e G ordian o, onde legged nelV Ifcri
zionedelRqvefdo;SECVRITAS AVGVSTORVA'
Si videro pero delufe prefto fperanze si belle, poi
chd,morto il Principe giovane nella battaglia.dk
fcce contro Capeliano Procuratore di Maflimrc
nella Numidia, il vecchio Padre difperb di h a i>t
te, e con una fafeia, che al collo d ftrinfe, irpn
lolfi dallecorrenti disavventurq^ Accennai difop.
il Senate Coilfulto, che dicevad t4 «ito, a differen
za dell’ ordinario * pra qui ednviene dar quakl
contezza di effo. Sappiad aduiique, che coftqpi.i
vano i Romani , U t f i forte aliqua vis atbofiibus in
m ineret, q u a ,vel cogeret bumiha captare conjtiia , v e l,!'
Jfuf. €4p}t^K qua cottfiituere ^qtM non prius oporteret diet ,q m m eff,,,
in
vel Ji nollent ad amicos aliqua permanare, SenatmCu,t
fuhum taciturn fieret; itaut non Scriba, non Servi pti'a
eiy non Cenfuaks Hits a^ibus intereffent, Senatores .'id-
perent, Senatores omnium officia Cenfualium,Sctilnrum
quo compkrent, ne quid fo r tl proderetur ^ e talc appun
to
Gordiano / Affricano, 3 ^3
to fii ilConfulto,che dal Scnato fi tenne nella ele-
vazione di Gordiano al Soglio, tench^ pofcia riu-
fciflero vane le diligenze u&tc, per dife& del fe-
greto.

V I
I celebra in quefta Medaglia la Victoria degli
Augufti, delineata nelRovelcio in una Figura
V, # alata gradiente, che tieoe con la deftra una
Laurea, e con la finiftra una Palma. Confeflbperd
candidamente, eh’ io non fo, come appropriate la
Victoria, qui pubblicata, alle glorie d’alcuno de’
due Gordiani Padre, e Figlio; mentre non trovo
neglilftorici combattimcnto veruno , dal quale efli,
fortiti fuperiori,fi faceflero il inerito di vantare la
Victoria. Niunaltrocimento miiitare intraprefero,
p er q uanto emmi noto, quefti Perfonaggi, dppo
che furono acclatnati M o m r ch i, fu orch e la batti-
glia, che fe' Gordiano il Giovane eon CapelianP,
nella quale gli fti foonfitto l’Efercito,ed cgli caddc
motto. In tale ofcurita fiami lecito credere, che il
Senato, |)romettendofi da i detti Principi indubi-
tdta victoria fopra il Tiranno Maflimino, intcn-
defle di fbrmare unfelice prefagio della medefima,
riputata per coslcerta,corae fe gia fofle avvenuta.
Potea eflere mplt^ bene animate un tal fentimen-
to dall’affettcCJcol quale era confiderato Gordiano
dagli Affricani, che per cid non gli avrebbono.n£:_
gati i loro ajuti nella mofla ,quando fofle occorfa,
dell armi: Amatus eft ab Afris ita in mma antea Tro-
'confulunij e fe Tarmi in altre parti aneora aveflero *
.fiflfnto ilCampo della battaglia, conlidava pur il
Senato, che lodio univerfale, concitatofi contro da
'MaiTimino,avrebbe impegnata tutta la fua forza,
per guadagnare ai Gordiani la Victoria.

TomoFII- Ddd GQR-


3i > 4 Tavola ~Trigefmamm.
V 11

GORDIANOII
IL GIOVANE.
Ordiano il Giovanc adorna col fuo Cefatto
Sembiante il primo campo della Medaglia,
e nel fecondo vedefj,a fuo oftore impteffa,
la Figura della Victoria. Per la notizia diquefta,
mi rimetto al detto nell’antecedence Medaglia.

VII I
"Y \ Oma cterna fedente, nel R o r e fd o , fopm fi-
nefi militari, con la te/ta galeata, un’Aft
J nella ftnittta, e nella mano deftra laFigur,
di una Victoria, che tiene pur con \a deftra una
Laurea, c con la'finiftra una Palma, appoggiale
glorie di Gordiano il Giovane. . ‘
Cli aggiunti, Co' quali I’etcrna Citta ci viene rappfc
lentata, dinotano il di lei genio guerriero, e cbeia
fieme cotrarroi aveva ampliato per tuttoil MCn-
do j allora fcoperto, il fuo domiaio. L’ingegnofiffi
mo Dottore Santo Agoftino mqftra'disapprovarr,
che con la rabbia delParmi doveffe dilatar/i ild
lei Jmperio j poichd facendo dire a i Romani:
nifi affiduis ,fibi<](K continub facceJentibus bellis’^omauKK
Jmptrium tarn lotigb , latiqm non poffet aupn\ Can
D. Aug»ft. d 9 grandi glorid difamari, rifponde egli :U( magnmt (jft
Civ. D (i l^ib,
$, (ap, IQ, , Imprrima ,cur (jfe deheret inquietum, nonrie in corpordi’i
hminum fatius tft niodkam ftaturam cum fanitau hd'
re, quam ad molem aliquam'gigantemn perpetuis
mbits peraeum . Ma il talento del guerreggiarc .prf
^ domi-
Gerdmm II ilG iovane . 3^$
dominava I'animo de’ Romam in forma talc, che
dorc priina ficoatentavano diacceadere il bollore
dcli’armi nella llagione folamente cftiva, s’induf-
fero dope a maneggiarle anche ne! Verno;e dtan-
doPlutarco,k) nota I’eruditiflimoRofino, con dire:
^omams^ ante Camilli tempera, tantiun p er eefiakm mi-
btia iffe eemfuetiffe dmni fa a hyemare^ eo aittem tem­
pore , rjuo Veji obfrffi primum eoepijfe ,taftellis tedificatis , ceApittjf.
. 1 0.
cajlfirqiie mtmitis in horticO byemem, cum aftate conti-
tmare. Pafve veramentc, che Augufto, col di cui
imperio ebbe comune il Regno la Pace, volcffc
mitigar Vardore di Roma propenfa al guerreggia-
rc, il di lui pcnfiero non entro nella mentc
de’ Monarch! fuoi focceffori: H detat pofteros jdugu-
Jius proferre terminos, fa e quia fatis jam partum vide-
L ipfiui^ em e-
hatur, 0^ metuenda bellorum, ac fortuna vires, fa e per gn itu d . JRetn.
invidiam , f f n e gloriam fuam vincerent, ut Tacitus fu fp - L it. I. cap,
catur. Sane pofieri cemfdium hoc neglexertuit, nec foliim
regna aliquot defuadlis, aut everfis fociis "^egibus Imperio
adjecerunt, fed etiam ultra terminos nova quafivertmti
non trovando confine Vumana cupidigia ,in cui pof
fa ftabilirc quietamente la meta delle fue voglie.
Vanta Roma, nel! IfcrizioiK della Medaglta, il gran
titolo d’Eterna, e tra gli altri, con qiiefto fregio
ancora forma il iUo gloriofo diftintivo dagli Eniporj
pifi iltuftri - Cosl Dionifio fin hel fuo tempo prefe
da una dote cotagto pregiabilc il motive di pre-
ferirla a qualunque fia Cltm, avvertendo, T ofi fe
reliquiffe cieteras ,-quArmn ba^enus extat memoria, non D'nnyb Halt-
fpUm fi fpedles amplitudinem dominH, fulcbritudmmque taAnci^.Rom. r n . Lib. i.
rerum gefiarum , quas nemo baBenus pro dignitate prodi-
• dit, veriim etiam quhd ad diuturnitatem eju s attinet. E
quefta eappunto quella eternith,che,Con fontarfa
capricciofa, I’Antefignano de’ Poeti Latini fe’ pro*
"^ettere da Giove a Venere, per addolcire I’ama-
rerza, che la contaminava, a riguardo della pro-
cella di Mare fofferta dal fuo Figlio Elnea, dicen-
Tomo VII- Ddd ■ dole
3 T avola Trigejim am na.
dole per fuo conforto, die da cflb avrebbe tratrj
I’alta originc la Citti eterna, a i di cui Monarchi
non farebbono determinati i limit!, ne del domi
nio, nd del tempo:
V ifgU ./E.nfy* His ego, nee metas return, nee tempora pom,
la h . I .
Imperium fine fine dedi.
Pa un fogno realmente poetico nacque una tal pro
mefla 5 la verita pero li h , che Roma oggidi pure
fi mantiene nel gloriofo poflelTo d’eterafa,
nel dominare con imperio anche divino
in ogni parte del Mondo.

TAVOLA
T avola Quarantefima
is>?

T A V O L A
O U A R A N T E S IM A .

BALBINO.
Naridi ben prefto I’Alloro augufto fu
la fronte degl’ infelict Gordiani, meri-
tevoliyche fiorifle fino a germogiiare
in quel frutto, che I Im peno, dall efaU
tamento, e virtCl di effi, attendeva.
Ma appena vagheggiarono lofplendo
re deir Oriente, in cui forgeva la loro Monarchia,
che lo videro tramontare in un lugubre Occafo di
mortale ruina .’ Sotto Timmagine di Sorte ferena
prefentoili a que’*Perfonaggi un nero infortnnio,il
■quale fmafcherofli alia fine,e con leftrema caduta
de’ miferi Principi aptentico 1’ Inganno delle lue pri-
tnalufinghe- Intefd ffattagto dalSenato il funello
avvpnimento degli amati Dominant!, applied fiiS-
toilpenfiero a mettere qualche ripard alia corren-
•te delle furie , che la rabbia armata di Maflimino
portava a Roma- Tieque enim illos praterihat, nmini Herodtdn.
jam pnrfunm Maximimm cam ^ponti aliemm ipfis, L ik fj.H tJ i.
\dtqup hofiili ammo,turnjuftisetiam de caafis, ^profeffo
h u afi odio fucceafemem. Coll’anima adunque in tem­
pera , turbatillirai i Senatori unironfi a Confulta j
■ ilCon*
3 i>8 T avola Quarante/ima.
ilConfolc, Qai primam feutentiam vrat diHufot,jicOr-
]u i. Capjtol. Jus eft: Minoru nosf<Mcitant, £7prope nailesresfimiiUj'-
in M axitno,
& B a lb m . fimo tempore traBamus in CuriS ■ Quid enimopus eft de te-
Jlitutione Temphrum, de BaJiUcu otnatu, de Thermis Titia-
nis, de exadificatione ^mphitbealri agere ? Ciiui inmneal
Maximinus, gttemboflem meeumante dixijlis, Gmikvidpe >
in quibus prtefidium fuerat, interempti Jint, neque iii pra-
fentiullumfit auxilium ,quorefpirate poffimus. JgtteJgitur
T .C . Frincipes dieite, quid moramim i ne dtanfingnlatm
pertimefeitis, in timore potius, qubm in virtute opptimamim.
Terminato il difeorfo, tutti con un fiknzao
attefta-vrano la travagliofa confufione, neWajqviale
trovavanfi involti, e imbararzati, quando feilim
Sabinus ex familid Ulpiorum, rogato Coafitk, «? fiii di-
. Idem , cere, atque interfati liceret, ficOrfiueft ■ ScioF.iZ. ham
rebus novis inejfe oportere confiautiam, ut rapienda fat
tonfiUa non quarenda j-verbis quin etiam piuritnis abfiinea-
dam fid, atque fententiis ubi res perurgent. Cervices faas-
quiSque refpiciat, uxorem, ac liberas ec^itet, avitas, pa-
inasqae fortemas, quibasomnibus imminet Maximlnus, na-
turd furiofus trucukntus ,immams,caafbverh ,ut fibi mA-
tur , Jatisjufta trmukntior. Ille quadrate agmine ,Cajhk
nbique pofitis adUrbem tendit, vosfedendo, £7confaitamh
diem teritis. Longa oratione optts.non ej^. faciendus ejl Itii-
peratoryimb faciendi fantTrincipes j mus,qui res dome-
fticas, alter, qui hllkas caret, anus, qui in Urbe refideat,
alter ,quiobviam cum cxercitu latjeonibuspergat• EgoFrin-
cipesebco, vosfirmate,, fi placet Jfin minus, meliores'ojke-
dite • Maxunum i^tur, atque Bdfbinum, quorum unus m
re'militari tantus eft, ut nobilitatmgeneris fatendore^ pir-
tutis allexerit: Alter ita elarus nobilitate efi , ut, (fimorim
lenitateFfipuUkiefitneceffarius, £7okafanblimonid, qaam
i prima Mate, in fiudiis femper, ac liiteris tenuit. Fattn
la propofizione de’ Perfonaggi meritevoli del Trono,
non pud crederfi Tapplauib, col quale fu ricevuw
Idem. Acciamattm efi um confenju ,dqtmm eft ,jufium eft ,fai-
tentiieSabitti omnes confentimus : Maxime, fijEalbmAu-
Balbino i
p fti, Dit VOS fervent, DU vos Vfineipes fecermt,Dii vos
mjervent< VosSenattm d iatronilrus vindicate, v(d>is bel^
Im contra latrommandamm. Hoftis pttblictts Maximinm
mmfiliopereat,boflem pttMieumvosperfecjnemim. Felices
'vos judicio Senatiis, felicem 1{etnpubticam veftro Jntperio-
J^od vohisSenatus detidit, fortiter agite} quod vobis Se-
natasdetulit,tiberaer accipite. Cbslappunto elevati fa-
rono alia MonareWa Balbino, e Maflimo, die 15difle
Papieao- Jl primo de’quali ,adon)o delCefareoAl-
loro, comparifee nella prefentc Medaglia, e dicefi
ndl’Ifcr«ione-.lMPERATOR. CAESAR DECIMVS
CAEpVS BALBmVS AVGVSTVS.
Conofeewno intanto i Senatori,che il mezzo piJi va­
levole^^r render fiirte kColleganza augufta.era
la QyKordia, pcrci6 Vimpreflero nel fecondo cam-
po, rapprefentaiidola in una Figura fedente, die tie-
ne con la deftra maUo und Tazza.per fegno della
liiapretefa Deitd, e ful braccio finiftro il Corno dell'
ibbondanza, iadicame lalHueoza di que’beni,cbc
dafta Concorde^unione degli animi ne’ novelli Mo-
narchi attendevaft. Da principio corrifpofe vera-
mentc I’evento al defiderio; pm-cW cimbo und, £?
quidem bene imperqruMj nia dopo iflforlero tra i due eimai.
Dominanti del^dilcrepanze: Et erant quidetn difeor-
ia inter Balbimm, Qt Maximum, fed tacHa, qua in-Capitel M
klligerentur potius,qudtn viderentur , cUm BalbinusMaxi'^’'^'"'
mum, quaf ignobikm eorrtemrieret, Maximus Balbimm,
qitafi debilem calcaret- JE qupfta difcordia cagionb la
loro riiina,poichd da effa prefero i Soldati. per al- _
trojslacerbati, coraggio d’affalirH, come fecero ,coI
feriro ,e trucidarli; e ci6 viene attdlato anche dall’
Iftorico, che cosi Icrive: Toft ipfi etiam Imperatores
interfe difftntientes exitiofm catifam prabuerunts nam ea
dijfenfione mikes cogmtd, ambos vinculis conftriblos, per frpra.
totam Urbem ,per ludibrium, £?contumeliam, nec fine ver-
beribus, circumduxenmt, deinde cum audwifeat Germanos
m ere, F7 confervare ilhs tulle, utrutmiue occiderunt.
Pa
4 ®o T avola Q uarantefm a .
Da infortunio cotanto calamitofo argomeritafi i ■
dlmente, quanto favia foffe la brama dellaConcoi
clia,chcilSenato tra i dueMonarchi proclamava
II
Ndeggiando in una travagliofa perturbazione

O glianimi del Senate, e del PopoloRotnano


a riguardo delle calamitii, che temerano dal
furore di Maffimino, eleffero, come fi e detto ncl-
la Medaglia antecedente, per opportune tiparo \
gVimminenti infortunj i duePerfonaggi Bal^ino,e
Pupieno; e perche il Senato fuppofe(econdple ni r
me della fua fiiperftizione, die I’elezione foffe Inl n
rata dagl’ Iddii, a quelli proteftarono diftinteVolb i-
CapiuVta, in gazioni, e pero, Egrejft a Senatu, prirtiiim Capitolim
M ax im o t
ajeeuderunt, ac nmdivmam feem m t, in ringraziamenti
al favore rilcvato,e per fupplica dell'a/H/lcnza'I
nig’na, che intiplora vanot a i n orelli Monarchi. In'
ptibfalicarono i Senator! il diloro feniimento, qii i
era,che laProvvidenza de’ Dei avefle fumminiftra-
ta la forma di difenderfi da i pericoli paventati, coll’
efaltazione al Trono de’ Princijii eletti.
Signified adunque quefto pcniigjrb iP^nato con la Pi
givra della Provvidenza, nel fecondo campo inipni-
fa,che tiene ful bracciofiniflro ilCorno delledou,
zie, c con Ja deftra una Verga , avendo a i piedi ui
Globo, ch’ k fimbolo del^Morido, rettamente gprer
aa,tp jCome la delta Vsrga dinota •

III
Ria,che Pupieno partifle da Roma coll’Eferci

P Co contro il Tiranno IvIafBmino, giudicarono


due Monarchi, eflere cbnveniente il conciliarl
Ja pubblica affezione del Popolo, onde per cattiva -
fclo diJpeniarono congenerofa munifkenza unCon
giario;
Balbino. 4«i
giario; c qucfto ci vicnc indicate dalla Figura, che
comparifee nelk faccia contraria della Medaglia ,e
tiene nella deftra laTeffera frumentaria, e ful brac-
cio finiftro il Corno dell’abbondanza, dichiarando
1’iferizione la Liberality degli Augufti • Della notizia
-ihtanto di quefta fplendida benefkenza,fiamo noi
obbfigati alia prefente Medaglia, mentre, per altro ,
gl’Iltorici non ne fanno menzionc alcuna.
IV
EcrctatoVavvenimento al Sogliode’ due Prin-

D , dpi Balbino ,e Pupieno, accordaronfi i voti


'del Senate nel renderli iliuBri, comunican-
dojofo tutti gli auguftienori: SemtusCon^ultomni-
his Imperatoriis bonoribus afeiU ftmt ,• ci6 che parimen- ' -
te attefta Capitolino, fignificando pure le Cefaree
g/orie, di cui furono con applalifo univerfale inve-
ftiti: Dtcretis ergo omaibus Imperatoriis bonoribus, Mque juj. Cepliel
infignibas, percepta Tribunitii Toteftate ,jure proconfulari,
Tontificatu Maximo, Tatris etiam Patria nomine, tnerae- “
runt Imperium. t
Confortato da forte eotanto cofpicua, ecdtA nel fuo
' cuore Balbi*gfeta 'feeranza di tencr lunge tempo
111 la fua teftTTa fronda augufta. QiHodi,perottc-
, nereilcortefepatrociniod.e’Numi nel corfo del pri-
moDecennio delja Manarchfa appoggiatagli, con-
cepi i Voti Decerinan, nel Rovefcio notati , e pra*
tico I’atto con quel rito,<die in altre Medaglie da
note Bate gik.fpiegato. Vero che 1 Dei furono
fordi atledilui luppliche; poich^ i Soldati, offefi da
‘ alcune parole della dichiarazione fatta dal Senate
neir cfaltamento de’ due Augufti, abbreviarono i
period! Ad\orodomimo,ondeBalbittus,^Pupienus Eutiep.m.^:
■ in Prsbatio interfe£H funf. Erodiano pero fcrivc, che nift-Rm.
paddero uccifi nella ftrada, per la quale erano Con-
dotti dagriftelfi Soldati a gli Alloggiamenti Preto-
Tm oFIl- Eee riani,
40 ? T*avola Q uaraniejlm a .
Tiani,dove aveva la rabbia de’Soldatiinedefimi di-
fjg roiiia n. fegnato Lento mortis genere prius excarmficare, quo io
t ib . i . H if l .
lorem diutiusperpetercntur,ma. il titnore,comeanche
di fopra accennai, che foflero loro rapid da i Ger-
manijgl’indufle allabarbara rifoluzioned'ucdderli
nel camtnino verfo gli AUoggiamenti intraprefd.
Erano i dctti Germani qudli appunto, chc feco
condufle Pupieno nel fuo ritorno a Roma; Quorum
Utm, potiffmam fidei eonfidebat, utpoti quibus olm, nmJum
adepto Imperio cum potejfate prafucrat, modeutt p ge-
tens; ma non ebbero tempo i valorofi diptovaie
la loro fedeltk, con fottrarre i due Monarchi. dalla
mortak disavventura.

S E.
IEdata la travagliofa tempefta, e diflipati i timoii
con
c la morte di Malfimino, fi rimife iaRoma
__ ‘Pupieno:
•I Et ingredkntiprkm, etiam Balbinus oc-
Utm, oUfuf. (urrit, Gordiamim C afarem ficum adducens, Sonatas au-
tern, Topulusque univerfus, Itslis acclamationibus, velati
triumphantes exceperunt. Nonpuo baftantementefpie-
garfi I’allegrezza, chc allora dlilar6,ed invito at
giubilo gli animi d’ognuno, jae al^|||paiiiva(i nejla
Ottd imperante, che applaulf tributati ai dueMo-
narchi; Omnesqite onwia boga dicerent, lateraturqueTo-.
pulus , gloriaretirr Tatritiis f. ^pepoque dignis Vrimi-
pibus ■ In ciiiefto tempo'-adutique, penfo foffe im-
prefla la prelenteMedagUa,ncl dicui fccondocam-
po (idk a vedere la Perfona ifteffa delMonarca,che
tiene con la deftra mano alzato un ramofccllo d Oli-
vo, per legno della Pace rifiorita nell’ Imperio, do-
po la caduta ellrema del Tiranno Maflimino.

PUPIENO.
4^i
VI

PUPIENO.
AuguftoCollega di Balbino ,cio6 Pupieno , cl

L di a conofcere il fuo Scmbiante nella prima


parte della Medaglia, dove s’intitola: IMPE*
RATOR CAESAR MARCVS CLODIVS PVPIE-
NVS AVGVSTVS. La fua falitaperoalSoglio.non
fu, per dir veto, corteggiata da quclVuniverfale gra
dimeato, chc dovevan alia dl lul Perfona.Lc carichc
piCi co^icue di Toga, e di Spada, foftenutc da eflc
con ^coro, e valorc, potevano fumminiftrare ra
gioTin>aftanti a perfuadere all’eftimazione d’ognunc
Ufiio merito d’effcrc pronjoflb al Trono; tuttavis
un certo carattere di feverita,che gli fi leggeva ir
faccia,epareva inCteme talentoinfeparabiledal/uc,
fpirito, dimoftrandofi {km^rc Graduate ,ac
venerabilis, obWigava ll Popolo fmgolarmentc a te- fa mfi.Rm.
mere qualche rifortna di coftumi,equakhe legge,
-che frenafle la bber^ ,di’cui egli troppo godeva. In
fatti, appena pubblicpfli dichiarato Augufto Pupie*
no, chc Topulus %mtams,fado adportas concurftf,viam,
qua itur in Capitolium, totam confertd imltHudm yOccupa-
'mant, lapidesque, ^ fpfiefingeremes, rehut in Capitolio Her<ulid«.
aBis'adverfabanturfac^aximpm, cosi chiamavafi Pu*
pieno> in primi's recufahant feveriorm fciUcet , quam ut
turnlevii muhitudofacilepateretur j magnaenim mdufirtS,
vigifantidque afus fuetat adverfus improbitatem, ac levita-
*hm qiiorumdamIplehe j nd fi placo il tumuUo, fintanto
che non venae proclamato Ceftre Gordiano, in eti
allora fanciuUefca, e NipotcamatiOimo di Gordiano
Affricano- .
^apprdfentafi nel Rovefcio la Concordia degli Augu-
fti, don quel tipo medefimo, col quale I’abbiamo
'T’omoFJL Eee z veduta
4 04 T avola Quarant^fima. i
vcduta impreffa nella prima Mcdaglia della corren-
teXavola, alia quale mi riporto per la ^iegazione
di quefta.

VII
(
Ella terza Medaglia della Tavola prefcnte’,d

N fii (Ignificato il felenneCongiario,che i due


Monarchi dilpenlarono generofamentealPo
polo. Quiparimente,nclfecondocampo,lirammc-
mora I’ atto dellaCelarea beneficenza,ma ci vicne
dimoftrato con pompa piii fpeciofa; poich^veggonfi
tre Figure fedenti fopra un Palco, e in elTe debbonfi
riconolccre Balbino, Pupieno, ed il piccolo dordia-
no; Aflifte a gli Augufti Perlbnaggi un’altra %ura,
che tiene con la finiftra unAfta,e avanti ai ffltde-
fimi ftk in piedi Tlmmagine della Liberalitii, conla
Teffera frumentaria nella deftra mano, ed il Conjo
deUe dovizie ful braccio finiftro, e ra/e/fpurc una
F igu ra , c h e m oa ca n d o I gradi del Palco ,ftit in attu
di ricevere il regalo diftribuito. Pet* la fpiegazioB
per6 di quefto grande apparato, non h o qui, chi
aggiungere al detto nella'lbpgicccnnata Medaglig,
terza, alia quale mi rim ettq .
VIII
,•
Nchc in quefta I^edaJ^ intendefi cel^rata

A laLiberalita degli Augufti, praticata d ^vo-


redelPopolo, mediante il Congiarip difoen-
iato. Il tipo perd impreflb nel prefente Rovefeio,
e formato full’ idea medefima, con la quale nella.
terza Medaglia ipettante a Balbino, vedefi indicata
TifteiTa Iplendida munificenza de’ Monarchi,
cite qui lipubblica ad o n o re di Pupieno.

TAVOBA
7^aiJola Quarantejij rima.
40 5

TA V O L A
Q U A R A N T E S IM A P R IM A .

PnPIENO.
Ldolce diquelJ^ene,che flafiaggia do>.
po I’amarezza 4cl Ibfferto male, rielce
iempre di lapore tanto piA gradito,
quanto piil penoib At-it-tormeato del,
travagUo paffato-, in quella guila ap-
punto, chedopo le nubi, fpande il Sole
4 pii!lbelli,ebrillanti i fuoifaggi. Lafinezzadisicaro
^dimento penetro il cuore del Senate, e del Popolo
Romano, allora ene eiftndo ftati contatninati dai
crucciofi timori dcgl’ infortunj minacciati da Mafll-
■mino, richiamaropo I’ilailtg, e la quiete nell’ anirna,
al pAraoannunzio cl^bbeirjr della morte del Tiran-
no. Intelagia da’Senatori Ig dilui cnidele delibera-
zione di venire ben forte d’armi,e d| rabbia a Ro­
ma*,equivi girare ciecamente la fpada, eleffero lli-
,bito diverli Perlbnaggi, e ipedironli ,con validi ac-
comdagnamenti, a tutti que’ palfi, per cui il fiero
poteva tranfitare col fuo Efercito, e (jondurfi a fare
ilmacello dalla fua barbarie decretato. Qltre'dique-
fto , fiie’ lor ordine il Senato di guardar ferrate Ic
„ftradb con diligenza attentiHlma, aiSne che da niuna
p a rte .
4015 T *avola Qmrantefimaprima.
p a r t e , p e r terra,n& per niare,^poteffcropa(rare
foceprfi da bocea, oda goerra alle truppe, con !e
quali ilTiranno teneva affediata Aquik)a, volendo
egli farfi padrone di quclW pptta»per ipoltrarfi poi
liberamcntcin Italia i VirosConfutares^tmWigmis.
a( fpcBatipmis bomimbus ex ItaM totb mifernStnatus
qui iHtora, portusque tutarentur ,mque ca/quampoteftate:
fier^dian, facerent etravigandi, fic ta inaudita, iticogmutqiie ferett,
Hiji,
f u i tfm p. Maximino quamnqm'Romie a^nabantur■ QuinPbt quoqu,
onmes, £7 calks , m quis tranfiret, fervabaxturf itd evenit
bat, ut exemtus, qui U rbem objidebat, ipfe itwiem obfide
retur f ttam neque Aquikjain capere, neqtte'Rmm prdji
eifei poterat, navigiorum, ac vehiculorum pemridk qut
omnia prius occupata, conclufafaerant. 'R_utmresqu<)qui
fufpkionibusin majtisaugebantmtcfe miverfm in armi.
^omannm Topulum, confegjijfe halidtn, gentesque mm.
. lltyrieas, barbarasque qnascanque, autOriens, , autMeri
diesvidet ,ad exercitum conttabendum ,conjuratasinMax
mittkodium. Quare dej'perantes milites omaitwt rertm penu
,fia babebant, quant etiant poi
I lutam fanguine, ^ cadibus de fliimm bauriebant. bt
tempo intaiAo, cbe furono inviati in diverfe part
gliaceennati Perfonaggi, parti parimente Pupieno,
e,pprtatofi a Ravenna, applicofli^ raccogliere bravi
gciHe, con difegno d’ avaniarfi pofeia ad abbatten
ilbarbaroDominante; ina il fito colpo ft preveru
to da i prpprj Soldati di^affiroino, i quali penu^r'ian
do eftremamente di pytiriande, e iprovvcdifti di
tutto il bilbgnevole., trucidaronolofpietatob0oj)ir
ca, infiejne don Maftmo il*di lui Figlio; Paranb u>
pias adverfus Maximinum repenti oicurrunt equites capita
ferentes Trimipum, vibloriamque nmciantis, ^ rertm
profperos fuceeffus, confcnfumque txercitus, Q pOp«/i,a<J
eosdem colendosTrimipes, quosSenatus ekgiffet. E quf
fta apjftnto d la Vittoria, che il Senate voile etc
nata nclla prefente Medaglia • Configliati poi' i P b
mani dalla patria ftperftizione , Statim ad btui
Pacrifi-
Pupieno . 407
^oftificatum dipurritur, ViBoriam canentihm miverfis; , idem.
e ancorcheBalbino non fofle partite daRoma,cid
nonoftante,fu ammeflb a parte di si bella gloria,
attribuendofi ad amendue i Monarchi il vanto del­
la Vittoria, dall’ iferizione, che dice: VICTORIA
AV.GVSTORVM; eperd nelle meniorie onoreroli
del medefimo Balbino trovafi parimente imprefla
quefta ifteffa Vittoria, la quale In mrimqm'N.ummis Patmm a
fculpta efij obdeviBum, ^necatumjuxta jlqmlejamMa-Kum.pa^^i.
xiMmm.

I I

GORDIANOIIL
a Mae/la della Monarchia Romana fi prefento

L aGordiano,qH4/»d’egli, in etk ancorlMciuI-


\cfca,non avea mente capace per ben dilcer-
nere lafublimita della gloria,che gUvenne cfibita.
For.mo tuttavia con la fua piccola Perfona 1’arginc
"^alevole a frenare la corrente fediziofa, mofla dal
■Fopolo, il quale, (^po Belezione fatta dahSenato*,
di Balbino, e Pupieno, fi mife in turriulto’, e con
damori minacciofi, tutti fumfamente proteftaronb
contro Voperate daiSenaCwi,e dichiaravanfi,che
O^^ndihantuii, clamantes identidem, ac minitantes , utram- KeniTum.
quefecc ^epmocajuros ; njimipji ex*Gordiam generefrip-
cipemfibi d^Lptbant, iit in familia, nomimque 'eo nomen
Imperjforu^-emaneret. Nel maggior bollore di que-
Iti peifigiAirumori fix preftamente ponato fu le
alcrui'^bracoa il giovanetto Gordiano, e moftratolo
al Popob, eccito in elTo, col fuo puerile, e vezzofo
^fembiante, affetti si teneri, che in un4ubito placa-
ronfi /le paflioni,ed il Senate, affine di confermare
'4ael bene, ch’egli avea cagionato, lo voile infignito
del
4 0 8 ~ r a v o la Q u a r a n te fim a p r im a .
del gran titolo di Cefare. Era I’amato Fandu^y
frutto graziofo di una Figlia di Gordiano il Seniorc,
detto Aft'ricano,e come tale,Tlebi ofteutantes, ac m
Idm Widcm fotulurnGordiani diSlitantes, vocantesque cm nminatim,
quoad in Capitoliam pertukrunt, Popuh fumde acck
mantc, ^ confpergcnte puerumfrondibas. ^,
Eccolo adunque appellate Ceiare nell’Ilcrizione, ed
impreffo col fuo Sembiante nel prime campo della
Mcdaglia prefente- Commendafi nel fecondo la
lui Pieta, fignificata dagV iftrumenti, che ufavatil
ne’ Sacrificj de’ Numi; Da quefta virtd fu prefo '
primo argomento de’ fuoi encomj, per dinpfer
che il dilui genio propenfo a glorificare iDei,pr'i
vavair dilpofto a felicitar^ ’^"iperio aneb
gli llom ini.

I ll
Ccifi che furono dal Precoriani Balbino, e
J u t. CapHoK
in Gordian, U Pupieno, Gordianus adolefc0 s.qui Ca^at i'<-
misfuerat, dMilitibus,pyPopulo, £fSenati,
omnibus gentibas ingenti amore, ingenti fludh, ffgnrri
AugUflus efi appellatus. Percid qu/fsaomparifee
ca^ lavfreato,ed olcre-ii denokiinarfi Pio,Fe 1
vanta nella prima Ifcrizidne il4iipremo titolo i'
g«fto. * ^
Sapeva,lenzadubbio,ilScriato,che tra i beni dal i
polodefiderati,quello dellaLiberta efigeva i'p'‘
vptj, c per6 ad oggetto di lecordarc.lg^ds^lui '
m e ,e fp b fe nella faccia contraria dWuiMedaglia
Liberty, che dal Monarca promettev^k ed <: '
tnata col folito tipo diaina Figura, ch#Sne cc
mano fmiftra un’ Afta, e con la dcftrFif Piko
cui awndo ragionato in altri luoghi, a quel’i
rimetto.
Gordiano III 4©i)
IV
Edati i tumulti, introniztato un Principe dilet-

S tilTirdo, atte& fotco ii di lui Dominio la Liber*


tk, il cuore d’ogni fuo Suddito fenteii confegucn-
temente eRlarato daila Letizia ■Queda adunque, ad
^nore di Gordiano, i pubblicata con tutta proprie-
ta, nel Rovelcio, in una Figura, che ha nella mano
d«(lra una Corona di Fiori, fimboli opportuniflimi
per indicarla. Eche fia vero, anche ne’Conviti an-
tidamente, per fomento di Letizia, ammettevanfi
le Cofonedi Fiori admiffa creduntur Lit- CW.
titiam ex Floribus Corolla: Cosi ppre nella folennita de’
maeftofi trionfiRomani,bramofe le genti di ravvi-
vare conmaggiofvaghezza la Letizia, co’Fiori, che*
per le ftradc da ognuno voleyanfi fparli, coftuma-
vano Ter vias effufi omnis fex^s, 0 ’ atas in communi
gilttdio fiorex jacere. Din. fap.i,
CoGRcrava poi a maravigfia Gordiano M cdb ad ecci-
tare negli akrtii animi \aLetizia, mentre tra i molti
pregi, di cui adorno appariva il fuo volto, fcorgevafi
"iufeifo un carK|ere lieto; Fuit jtwenis laws,fmlcber, Capiul.
amabilis; degn^Amma'-^che la Letizia ,V3|opo4 fof <^ord-temn.
ferti travagli, rifiOTlfe fotto’l fuo Imperio m Roma.
V:.
llppofto il detto finora ,non pud mctterfi in dub*

S .bio, che la Fclicitk corteggiafle la JVlonafchi'a


dell’amabilcPrincipe. Giuftamentepercid ilSe-
' nato la pubblica nel fecondo campo della Medaglia,
e ja vuole fignificata da una Figura,che tiene con
la deftra il Caducco, e ful braccio finillro if Corno
dell’Abbondanza-, poichd la Pace jefopulenza della
iViStuaglia fono beni, e mezzi opportuniflimi per
’generare la Fclicitd nc’ Popoli.
TmoFIL F ff FELI-
4 1 6 T avo la Quarantefmaprima.
FELICITAS TEMPORVM, dice I’lfcrfeione, ma I’am-
inirabilcSantoAgoftino delcrive, e condanna Tin-
ganno appunto di quel tempo,quando gl’illufiPa-
gani collocavano la Felicita nella pratica dc’ coftumi
intieramente irragione voli, e gli accenna, fpiegando
i fentimenti in cid ,e le leggi diquellagenie cieca,

che introduce a parlarc nella forma feguentcToW


tias quisque femper augeat, qutt quotidianis efufionim^^
fuppttant, per quas fiii etiam infirmiores futJat quisqm
J). Aagtijf. pountior; objeqmntm' dmtibus pauperiores ,caufi
L ib. z. dc Civ,
D e i ca$. zo. tatis, atque, ut eorum patrocimis quiets imrtib perfruaih
tur ydivites pauperibus ad (lietttelas ad mimjkriutn fui
fafius abutantur; Topuli plaudant non conftthoribuspmta-
turn fuarum, fed largitoribus voluptatuni; tton jtibeanmt
dura, not/probibeantur impura; ^ges non ciirent quam bo-
^nis, fed quam fiibditis regnent: ’Provincid'Hegtbus, nontarn,
non tamquam reiloribns imrum, fed tamquam return do-
minatoribus, delki'arum fuarum proviforlbusferniant,
eosqtid"WnJinceriter honofent ,fed ne^»irfr,ac ferviliter ti-
meattr Q^daliemetumapotiusquimquidfuetvAa, noceat,
legibus advertatur; nuUusducaturadJudihs,niJi qtd alie­
nee rei, domui ,faluti, vel cuiquam invito frnrit mportums
mxius rCteterum defu is, vel cumfuis, ctmguibusque vokn^
tdn^acia^msque quodlibeti: JbutidrMj^ublica fcorta, w/ •
propter omnes ,quibusfrui tphetierit ,w l propter eos mqxi-
mb i,qui privata habere nonp d f not fextruantur ampliffma,
atque ornatiffima Domus , dp»para convioia frequententur,
ubi ctiique libuerit potuerix die ,no£luqmludatuT ,hihac
tur^vomatUr^difjluatur; S.altatmes undique-, eoncreponb-
the'atra inboneJhe Utitid vocibus, atque omnigenere ,Jive,cru-
deliffimie ,five turpijfimavoluptatis exafiuent j ^iHefit pu-.
blkus inimicus, cui biec Felicitas difplicet ,• qmquis earn hui-*
tare, vel auferre tentaverit, etmi. libera multitudo avettat d
auribus, evertat e fedibus, auferat d viventibus. l^onTi
ponno gia ideare dogmi piii fenfuali, per lavorare,
e procacciarfi una Felicita tiicta brutale,coirilcai^o'
irrcparabile dell’oltraesiata. e vilipela ragione; c't"
a jbcllo
Gordiano El. 4U
abelloftudio ho voluto qui ftendcrli, perch^ dalla
l6ro deformity intendafi mcglio k vaghezza, e fa-
viezza di que’ prccetti, cbe kCridiana Rdigione,
mettcndo per bafc delk vera Felicity le pi5 lane
virtil, ha infegnati.
VI
a Concordia parimente, nel propofto Rovelcio

L iinpreila, e fignificata in una Figura fedentc,


chc in pruova di pretefa Deit^ tiene con lade-
ft-ra mano imaTazza, e per fimbolo de’ beni, che
partorifce,hafulbracciofinifl:ro ilCorno ubertofo,
concorre a fcUdtare la Monarchi'a di Gordiano •, c
percid chiamafl lua, leggendoli ncll’ Ifcrizione: CON­
CORDIA AVGVSTi, pcrche nata dall’ efaltamento
appunto della dilniPerfonai lqfatti i travagli fufci-'
tatidaMalfiminOjC le diflenfioni inforte a cagione
diBaI6 /no,ePupicno,e i tiriiori di maggi^aiinfor-
tuiq diffiparonfi, allora c h e Gordiano venne acck-
mato Augufto. Riforfe inquel'punto la Concordia:
Et pafteaqu^m confiitit apud veteranos qmque folumCor- caplttl. h>
^idnum impera^ inter Topalam Milites ,ac veteranos Ccrdim.j»
"'pax »-o^owi<«f^%daquefl:a accordollipureil S'cnato,
che pero lietain^e la Coacordia^inejl*’t>re-
fente monumento<A
V «I I
Itrovavali GordianO in poflelfo del pubblico

k' amore, cosi a riguardo delle fue doti perfo-


nali, come ancora Merito Avi, gf Avunculi, qui
ambo pro Semtu, £7pro'Populo'^omano, contraMaximi-
lde».
num armafumpferunt ,^mUitari ,velmorte ,vel necejfitate
perierunt. Sup^fta adunque funiverfalc benevolenza
dal Principe goduta,non dee recar maraviglia, chc
..ivoti-unitamente fiaccendeifero nel bramare la di
T ^ o V IL F ff 2 lui
4 1 2 T a v o l a Q u a ra n re/im a p rim a .

lui confcrvazione. A tal oggctto rapprefenta il Se­


nate nella feconda faccia della McdagliaGioveCo4
fervatorc,che tiene con la finiftra mano un’Afta,c
nella deftra il Fulmine, ed ha innamt una piccola
Figura, indicante lo fteflb Gordiano, dal.fognato
Dio patrocinato.
Si dh d’ordinario a vedereGiove col Fulmine nelkdr
ftra; e di quefto Fulmine ille/Ib ragionando il grai
Morale, nota alcune particolaritii degne d’eflere ai
vertite. Fuhm a dicunt, cosl egli parla, djeve mittt
£ 7 ues illi manubias da«t j Trima, ut ajunt, monet, £ 7 pt,
Sfin^ca tih^ cata efi, £7 ipfius confiliojovis mittitur; Secundum mitt
quldm Jupiter , p d ex Confilii feiitentid, dmiecim etti.
L m liu m s Decs advocate hocFidmen boni aliquid akquandofikit j ft
tunc qtioque non aliter, qudm ut notea t , nee prodefl qnide
timpune: Tertiam manubiatn idemjiipiter niittit,fed adl
J>itis in Confdium Diis , qiiosjuperiores ,^invohitos vocam
qii^ vafiat, ^ inchidit^miitat flatum privatum utiqm
£ 7 pubiit^iui, quern invenit y ignis enim nihil e/e, qnodfit
patiu'r^. Spiegata/opraJievaJzr/Sntasi'a de’ Mitologi
accoftafi egli col i'uoparere,ingvanparte almenc
alvero,ed accennando dipoi il motive,percui fi
rono fognate le diverfe vibrazioni dejfulmine drll
deftratUGiove,fiegue con direct In^primafpetit,
intiifrivelifi ^errat antiquitasfqu^ en^pTam imperitmn eji
qudtn credere Ftdmina e nutibus Jefiipi niitlere
arbores yftatuasfuas nonnunqunm petere, ut impiinitis’ f,
crilegis ,percujfjls ovibiis, imehps aris, pecstdes innoeeiasf
fiat , £7adfuam eonjilitm d Jove Deos, quafi in ipfo pant
confiliufit, advocari ? illM<eta, £7placata e(j'e Fiiimina, q,.
folas excatiat) pernieiofa, quibus mittendis major Nutnihit
ttirha interfuit? Siquarisdme quid fentiam,non exifti.
tarn bebetesfuijfe, ut crederent Jovem, aut non aqud voh'
tatis ,auteerti minus paratum efie j utrumenim cum emij
ignes , quibus'innoxia capita percuteret,fcclerata tranfin:
aut noluitjuftiusmittere ,aut nmfuccefiit ■ Quid ergo fci.i
funt , cim hoc dicerent ? Ad eo'ereendos anitnos imperilortiui
G ordiano III 413
(mentijfimi vMjti^ieaverunt, inevitaMem mtitm , ut fupra
m aliquiJ timeremas i utile erat in taat^ audaciafcelerum,
aliquidejfe, adverfum quodnemofiH fatis potent videretur
ad (Otttercndos itaqiie eos, quibus iifnocentia, nifi meta, non
placet, pofuere fuper caput vindicem, ^ quidem armatum.
Smafcherata in tal forma la menzogna, dichiara final-
rneme mcglio ancora il fuo fentimento, dicendo;K e
he quidem credideruntJovem,qualem in Capitolio, ^ in
\,tteris adibus colimus, mittere mana Fulmina ,fed eundem,
quern nos,Jwem intelligunt Cuflodem, ‘Febhremque univerfi,
ariitnum, ac fpiritum, Mundani hujus operis Dominum, £?
jirt^cem, cui nomen omne convenit. Fii ilium Fatum vocare?
non’errabis. Hie efi,ex qtiofuj^penfafunt omnia ,Catifa can-
farum .'Fisilltm^omdtatiaMdken? rebU dices ;efienitn,
cujm confiliohuicMundo providetur, ut inconcuffuseat, EH
aSius fuos explicet. Vis iliumHaturam vocare? nonpeccabisj
eflenim,exquonatafunt omnia^cujasfpirituvivimus. Vis
ilium vocare Mundmn ? nonfalleiisftpfe enimefl mum quod
tides, totusfuispartibus inditus, £7fefujlinens v ijt ^ Cos!
egli park del SommoGiove; nSpoflbqui non riflec- '
ter.e alia marayigUa, die fulcita quefto grand’Uomo,
mentre con tanta intelUgenza, e in tanta luce del
je r o , ed unico Dio, fi dimoftraffe involto, con le fuc
aziOni,nel!e^ebre del pagaDefifno,ed.accordafle
il fuo vivere, aliii^j feco&do I’apparenza ^alle»fol-
lie ^ed alle leggi, d^pUerVOTanri nella venefazione,
•e pluralita de’NuiM,,
V r *i I
■Ago di fecondarc j voti comuni, die bramaVa*
no diuturnita d’ Imperio a Gordiano, voile il
Senaft) impreffa, nel canipo contrario della
' Medaglia,! Eterniti ,.ed all’augufto Principe appro­
priate ; e per dir vero, non ingannavanli i defiderj ; ,
, pdieWEofiiperjlite -res Imperii benife babuemnt ,profpe-
■ ptequRfmce/ferunt. Tuttavia 1’ingratiffimo Filippo, per c n lm .
conten-
4 14 T 'avola Quarantejimaprima.
eontentare la fua ambiziofa alterigia,ffnentU’u;i'
verfale efpettazione, che, a riguardo della frefca e t
di Cefare, fperava vedcr moltianni daldiluiami
dominio felicitati. La frode, e la crudelta colkg.
rpnfi nel perfido cuore del traditore, par getra^
GordianodalTronOjCdaverlolibero al fuoufurpa
mento. Screditollo percid nell’Efercito, consuM
Monarca attendeva allora a domare I’orgoglioPer-
llano, e lo fe’comparire trafcuratiffimo nelprocu
rare le neceflarie provvigioni a’ Soldati,ridotf/ ci.
dalla fame a maltermine-, epure il %gio Principe
avea dati, per la condotta fingolarmente de' grani
gli ordini opportuni; ma FrumentarU naves ejusopcfi,
cioddel traditore Filipp6\ intercepta'^mt ,exekitusqix
efurie ciim laboraret, ad loca diffciliora traduBus, aiqua,
per Eupbratem, commeatus advehi mnpojfet, amici Tbilippl
Potttpe»K Let* negligentia Principis id' afcribiibaftt j cateri dim efurircnt
tus in pvincU
fh Compend^ facile credideruntq ja\mjue palam Princeps accufabatm,
RooJk' adoMcenfia culpabatur, quod non digna Impem efee ,ta-
dem fam es impulitj>em omtifsJmperitim commendare T t.
ftppo,quiemd cmn juvene imperant ,qtiod Jiu durare is
potuit i ondepreftoterminol’Eternitk al dilettoMo-
narca dal Senate augurata} epure iliradimentoikf.
fuperbo infidiatore reed all’ IiMet^Romano ui
pregiudicio fommo; poi^fe aveva giainic
tute gloHofiflime palme nel militate, com-
battendo contro Sapore R.e delfa Perfia. Cujtis futcef-
fibus, cumpojfet Perficam nomen deleri, infidia Pbdippi ve-
Jdfm ihidm,
tuerunt ,qii^ascircumvetttus adokfeens occiftis efi-' . ;■
L ’ Et^raitk, che nel Rdvefcio prefentc comparifee, di-
moilrafi effigiata in un’ Imtnagine, che ha il eSpa
radiato, ed alzando la raano ddl:ra,riene ndl?
finiftra un Globo, fimbolo parinienti
d’Eternity.

TAVOL^
1
T a void ^ ( i r ant^m afeconda.
RlETTitT
415

TA V O L A
Q U A R A N T E S IM A S E G O N D A *

L'inviti piii potenti aU’ operar corag-


gia fo df un’Anima grande, peri-
coli. Tanto cHa &lurtgi dall’atterrirfi
nel rimirarlijChe anzi reputa donodi
fuafortuna l’azardo , che Ic vicn’ efibi-
to ,p er vincerli. Ci^occorrc in diverfi
^ eventi, ma fingd«mente A ’ citnenti gifefrieri,’quan-
.do illarnpodelli.m|^ fa Icirta lumlnofa allofplen-
dore della gloria, c^^alena fempre pid chiara, quan­
to pA d accefo il fuoco dqlla battaglia • Quefta veritk
fu ben ifatefa daGordiai^, ancorchfe giovanetto,c
pero, affine diillulltafe a ieftcffo n|iaggiori onori,
ed aj»pliare all’ Imperia Romano i Dominj»deliberd
di porcarfi coll armi rieU’Oriente, e quivi combat-
^tendo, umiliare I’alterofpirito di Sapore Monarca
^ rfia s o . Nonmaricointanto ilScnato di celebrate
uniagnantmopenfiero,attribucndolo al valorc del
fuo intrepido Principe; onde impreffe , nel lecondo
'alpetto della Medaglia, la VirtCl ^Augufto, e for-
ffiioHa aJ)punto in fembianza guerricra j rapprefen-
tandola
415 TavolaQuaranteJimc^econda.
tan^ola in unaFigure,che tiene con la finiftra
A fta, e con la dfiftra un ramofcello d’Alloro, cd ha
la tefta galeata, e a i piedi uno Scudo. Avea Cefarf
il meritQ per ottenere I’applaufo accordatogli,ma
lo fe’ cgU di poi pii manifefto, quando, fegoJando
la militare condotta, pugno con tal valentia,che
Perfarum tantmn Gordiauum Principem timuit, ul cum
inftruBus ejfet, ^ fuif copiis ,^ m ftr is , tamenCmalckts
Jul Capitol in ipfe prajidia fpottte deducent,casque integrasJuisCivihus
Cor4>Jumorrt
redderet, itaut nihil, quod ad eorum fortunas perlineut,
attaminant. Effe^um denique ejl, ut Perfa , qui jam in
Italia timebantur, in Hegnurn filtim pugnante Corduco
redirent, totumque OrientemT{ottmna ‘PespubUca detimret;
edavrebbe pur ridotto,JCome addi^ro ndtai-rH^e
nemico alia dcfolazione eftrema, fe il perfido Filr^'
po non avefle interrotto^ torfo alle vittorie, col
fuo deteftabile tradim^nt,®;

I I

A difFerenza della prefente Medaglia dall’ai-

L tccedente, rilevafi dall’ iferizione nel Diriyf


iinprefla, ch’d diyerfa dalla pallata.
II I

I L penfiero, che ci vicpc dichfarato nel cofrente


Rovelcio, non difcord^dal fentimento, che fpie-
gd ilSenato nelle dueMcdag!ieantecedenti,ci'
* coituiien|lare la virtil guerripra* del fuo MoDare
A quefta parimente riflette con la Figura qui ii >•
preifa,che apparifee gradiente, ed imbracciahrt'
alia finiftra uno Seudo, lla ^con la dcllra in atto
vibrare un Dardo lungo.

Nelia
Gordiano III. 4 1 7

IV
— - y £iia faccia contraria della Medaglia vediamo

f ^ 1 una Figura velata, che tiene con la deftra una


I \ Patera, e dimoftra di far facrificio fopra un
Altafe. Per intelligenza di quefto, avverto al nto
da i Romani offervato, ed era , che i Condottieri
YcfegJi Eferdti, p m di fp'ccarfi da Roma per portar
Tarmi contro g^alche Nemico,ftudiavanfi di con-
ciliare favoreioli i Dei all’ imprefa meditata, ea
tal oggetto. celebravano particolare Sacrificio nel
;, Temfo di .feioveCapitolino: I^pera-
> tor/r^ betla itur? vota nuncuWabant.- (W> luppolto, e ^ap. 5.
“ i^lto probabile, che Gordi,.no accordafle la jiia,
'feben /ana, pictk al fiipaMziofo Ojpftume, allora
che delibero di condurrJ t Efirqilo* fh Oriente, per
mfegnarealRePerfianoqu9lrlfpettodovevafialla
potttvia Rom^ina; onde il Senate giudicfii 'r“nve*
nientt etettvate nella MedagJi* 1’atto folenne di|R.c-
ligk}/e dal fuo Principe praticato.
\ V
T ’ El campXcohtrariollella Medaglia yl’ Iiptna-
IX f. sine diRonif',Yedente fopra arnefi tnilitari,
i X i Gda fcambievolnMiite la dcftra col luo Mo-
narca^a^reffoal quale,-ridefiun Soldato_,ed un’al-
tro, che Itiene 1’Infegna dell’ Aquila Legionaria in-
; naozi allaF^ura delkptth augui^. Inqueit atto .
’ * dinotafi nonimeno I’atnore di Ri#a vePfo il luo
'f ■' Pfineipe, cheUa fiducia in eflb collocata delle lue
^i^orip-vedi tuffte le fuCifortune.
* iTflcrizione, chei corre intbruo, ci nota Gordiano ap-
K pellato Padre ^ella Patria; fe beq p»6 come talc
“ ‘ era acclamato,vnienteditneno, a rfguardo della fua
•^fr/
'frefca eta, atteft^ll Iftorico, O m n es M ik es e m F i l i m
Tonto VII. ) Ggg appel
K-
I
418 Tavola Quarantejimafeconda.
J4cm,nMfup.
appellajfe ,ah omni Senatu Filium di&^m,omaem Tooifm,
detmas ju as Gordiamm dixiffe ; rna gliaffetti fjnLbr.
mente de’Soldati raffj-eddaronfi di poi inganmwi
dallefrodimaligne diFilippo,in m o c b . ^ h e ^
taronfi inquell odio,che gl’induffe a levare barbl
ramente il buon Pripcipe,e dalTrono,e dal Mon,
do; ed elli m realta furopo iminiftri crudeli'della
iua morte, fcrivendo efpreffamentc Zopara,M & m
^nrfal. uhi4^ (ommeatifs peaurid lahoraates, (ontrd'^wpfratorm, tamds.
QordJIl (juatn fam is caufd in^umxij[e, eumque'^xto Imperii t>pm>
occidtffe, Cio,che pure ciViepe confeAmato da Zofi- ,
T^cfimui rno,ilcjuale cosiparla;Militef yarrept^ (om- ■[
tneatus occafioM^nulld.de^ri rd^ne habitd, qirtumventiim, ;i
veluU ejuscul^ p»rirete^ fpcitus ,imer'ficimt^e&itF^I\Ao
con 1atco ipuipapQ i fuperbi difegni deli^aditort^

vendo partire i! buogF^diano dalE-oma


lortirSHepte, trovo laVoPM
,j . di' rimanervi, gori la merfioria lalciatsj'i di
UP atto della fua generola bepeficenza,pratic^o ®
favore dclPopolo. Qiielto fu up4 olenneConpi’rifl-'
difpepfato ,«li cui lifa Sjfcriofa meii^one nel
fecondo della preferiteW/ledaj^a-,-flove vedeiT/uuif:
Figura,
- -Cl ’ 7 che. ful.. . -br^ijoo finiftil^tiene
vrT*-ivilv ilGornp''deir
»-*«»*♦
abbopdanza, e cop la de(Jra ortenta la Tatfera fru-
meqcaria; avvillindo ri®rizione,xhe qu'efta fu la
terza Liberaliia deiraugufto Principe,
•Coftupiavapo i ij^parchi Romani dillribuire i Con- „
giarj,de'qualiWcorriarno, Velfub auipkia Imperii,
vel die viriiis tog<e defiinatis haredibus data!, vel aekpteno '
aliunde \'ucceffore, deelaratofafare, natalibus, a^ O uij^ -y'
quennalibus, vd Decenndibus Principis, l.iberonm duptiis,
jolemnibus , a clliif,:: ’>■, ini', advemu in Vr- ^
tern, aliisque id genuspublkh iF ,^/r ,• e fe GCrdia-* '
no difpepso i l Congiario qui iiotat^,, pria di Tpi&arfi'“
■ . i
Gordiano HI. Ar^9
■aiiRoma,non c improbabile avcflc per o s g a t o i l
modVO di fopra detto- Avverto panmente, chc
oltre la Teffera Frumentaria, eravi laNummaria,
triccvevanfi i regali, quail, trovavanfi nelle rdfere
meddime fegnad. Riflettoancora,che d’ordinano
la Liberalita ufata dal Prkidpc al Popolo, dicevafi
/C6 n^^iano,ei5uelIa,ch’cra a fevore de Soldati,ap'
pelkVafs Donativov do non oftante, confondeyafi
•dlle volte iI'unvocabolo
tide un vocaooio cQnl’altro;
cuu i allikj , cos! x
M.Tullio,
t*. ^ ,
jparlaiido 3elleLegioniMacedoniche,diire: X/a
ab ^ntomo accipere t2oluetunt, EcoslSparziano, g,
acc^nando il regajo fotto da Adriano al PopoJo,
f dai Soir/ati, fi ferv# di paella voce, Donacivo,
tonativptmTopuloj^cexpendit* SpartidH- iu
B adridfio •

■On folo in Roma era cternato ne’ Metalli il


L __ , nome, e la gloria de’ Monarch- j-'w^-anti,
nia nelle Colomc (Mf'oo.ro , f* ndlrCitta (jella
Grecia formavanft monumeiiti onoreroli, coni jn-
■terizione di perpetuate la di loro metror/a -,. A| tal
eggetto appunto.dirizzo il fuo penfienv , Cold^nia
:"^iBerito, alia quale la prafente Med^ ^iappart je-
' ^ e ,e d e imprefia.,affipe dmnmortt. e|*.'laF{in;a cij,
'Gordiano ir'Perante- P^_ perb di^ptare db .chc
cofiXene ptS la ipiegazi®&5el contenuto in efla,
avverto^ chei!^c6rtum.e^^cdurr^~, e di fondare
Colonie fera annchiffirnbjjn^omav poichb prind-
piato ne’ natali ftqlC'^ella medefirra: Harum mti- .
; • qu^ma .fuippe qtia jam inde (OTQomulo’reperitur.
■ ^^uaoppida belto ccepH,ea neque.diruit,neque fervitute Sjgm.Vl.i'i
, jed feri in agrum^de eis captum Colottos abUrbe
^ilbdqxit'; qua re ,vel ad liberUtem firmandam ,vel ad pro-
^ 'fagandim Imperium fingi accpnmodqtius s M potuit. Fra
.^'16 nioltifllme Colonic noi., dve fiiro dai Romani
o^pfondate-ne’ fecoli fufleguenti, vence annoverata Be*
TomoVII. Ggg 2 rito,
.3^^. '1 ■
420 'TavolaQuaranteJimafeconda.
rito , dedotta Colonia fotto la Monarchia d’Augti.
llo , come ci avvifa Eufebio, ed ^ fpettame alia Fe-
Bufeh, Cbro> nicia; BmtusUrheJiFhanicia ex parva ntagKa.,Satiir.;^..
nko Cmone-,
ni opus. S k verb fmt vocata, propter abunelamiamaaua,
Ber enim apud ipfos efi Tuteus. Fu un tempo celebre
S tep h a n , d e
per lo ftudio delle Leggi: Legfim ftudiis celeherrima ^
e vedefi altresl nobilitata dal,famofb’^Filofofo Taii;\
Q o th o fted u t
( c p . 17, p a -
ro, clie in efla fortl il fuo natdle; T ttrus BerytiusTh
ra\ r, j, lo(ophus Tlatomcus fuit 'ab Tie ■ Sc-kifif de dtf< ''
S M a ! in Hi- fereatid dogmatum J‘Iat''''dS , ^ elriftotelis, ds
fio r icis p a g,
907, p j imorporeis rehts ,dia phtrtma. v\, <
]SIella prkna feccia della Jyledagl|a<#appreF;£il«ifi ii iedr-'
biante diGordiano, ch^ ha .U capo aiiip^o di <4 '
rona radiata. NeUafec^da vedefi unTempio^ia
mezzo ad effb I'lmma^Jte diunabea ,ch')oip'’i
fia Venere y Nu^e venerato, cor culto : (■
ticolare nella t aliud Te-r.pimri in
LuH an, Tom, pkia magnum, tjiiod-Sydomi'celebrant e’t fiarta, ul
3 t bi d e D ? 4
S^ria, ipfidir<‘”i Aftartetn autem egn pato bAiniitn.Affe. Dt ob?'
^/^ftartc ijunaue pJrrfS^airrc Jic faceva potnpa
anelfeBeriti. _ ' ' /' ;;
Tra le ‘a^e;^tiominazioni a Vencw appropriate, era-
yi |veratrt , al parcre' de' 'Mitologi , quella di «
AOtartc,. _|;TulliQ ce^e fa la tertimonianza j do^
v( 2 p‘rjW'Sc;i3kVe lere, n ,vdiltiii5Eue quauro:-, la^.
pnim, nata c .J Cielo,» Giornuvia fceOndaij’
daIJa fpuina del M J i o ve’, '■dla
M,Tfin. ini, Dione la quatta, jjvrf Jfia n e
deHat,Dear,
vocatur." t ^
£ouo al Tempio accennato <:omparifce ana '
qucllapiAe ha la fua mdicazione; petocchi d ' A'a.
Berito come Citta marittinia, e fornita di Poca
opportuniflimo, per ricoyqj-o delle Navi
”m1°supfal'i t«sU rbs mmt-'pa, cum T crw , tefie Seylace iit.'dej'ca^
164. ptioae S yria, .pj V-boenicia.
Mi rimanc a notafe quclio anpgftiene all’Ifcrizidnc,
Che dice; COL- IVL. A V a FEb BEs.. Cio4:fco-*-
G ordiano III. 421
D0NI4 TULIA AUGUSTA FELIX BERYTUS;
e di tali appellazioni fa in parte menzione Plinto
ancora, dicendo: In ori etimnum fubjcB^ Libano F l^
vius M am as, Berytus Colonia, qua Felix Julia appella- cap. 20 . _
tury Oggid) pero Berito,con qualche variazione ficclIr.bT.ii.
chiama Baruti. OmmaJUe.

VIII
N’altra Colonia ancora rimarca la liia rive-
rpnte eftimazione a Gordiano • Qjiefta 6 Vi-
_ __ minacio, la q^ale, fe fu,dedo^ta fotto la di lui
Mduarchi^j'torae il dottiffirog Spa^^mio affertna,
dai'^arlando di effa, dkeMPeclftlliWub Gordiano Co-
, ha ella giufto motiVo di proff'overe le gloric
idd fuo Principe, con irnpristere n f e prefente Me-
.^.d^Iia la dilui Immaginl'jidgl caggTregiato delCc-
fareo Alloro. '" ,
Ne' fecondo carngo fpicca una Figura, la cjuaIc-* naa*
no.deitra tiene unToro,ed alia fmiftra tinLebne.
Per quelto fpocta al primo, fi puo credere fia egli
indicante la ferCilita.del fuglo di Viminado, ed in-
o fiein..’ la fondazionc della Colonia, poich^ coftuma-
;fVano i Romani,come.q_o: fopra, nel crear le
^^o'opie, difegnare il d<**”' fito coll’aratr.0 , ti- %
•%^aIo da una Vacca, e da' difficolta mag.^
giore confifte *iel dilucii o , per cui il
Leone ifi ,qui impreffo di formarnc
qua^he. iSonghiSttura,“ olonieo col-
Idca'Viminacio nella e che i Misj
pr^iavanfi molto di rofo’, e guer:
.tiero;dp che atteft; Strabone, dove
;-.-^^t*ndb, che Onii Misj bcllicofi,
"r', iunge:Pugnaces Myfc 10 populetur, rw.s. simi,'
-boms belUtores. Anzi effi. ftentare ta-
-Vo inarziale, iifavano ornarnenti', e divife idonee
.vper fcdiearlo: Myfi fuper capita gentilesgakas prebantdinpfilmm^'
‘ j'cutula
42 2 T avolaQuarantefimafecmia.
fcutttla qmque, ac praufla jacula j e per6 I'eruditifll^
mo Triftan, favellando di quefta gente, potfe dire
Trtfian.Tom, con tutca proprieta: Cette Vrovince ejloit mere, nour^
t.?o^-558. rice d'm peuple brave, couragent, £y magnamme. Glo-
riandoG adunque i Misj d un’animo geaerofo, c
guerriero, non 6 improbabile, vogliano indicarlo
nella Figura del Leone-, giacche iappiamo,"Fdw
Pin. Vtkr. Leonis effe imaginem, tit magni, ^ geueroft animi fimu-
iiii.x,
lacrum priefeferat, *
Spiegato il mifterio,chc include il &.ovefcio,convien
dichiarare il feiifo de’iCaratteri, i quab -fornia^-
1’ Ifcrizione, chegli ccyre intoreo, e foi^ i fegu^^i
p. M, S. COL-\ilM-, fi fon di parere vogtiano dije:
0VINCI.tn^4YSI/#SUPERipRIS^01&^
_____ - ■
VIMINACIUlii^ Di lf?;o pqi leggcG; A>^-
quefti po^^"' ^gnificare I’Anno fecondo
dell^s-yatizioti..-in Cqlouia
naeio.

J
■;ip

- ■^

i ■> 1
. TAVOL&
423

X A V O L A
Q llA R A N T E S iM A T E R Z A .

PrincittiD(«ihant
i^^cky^i^^orne
i ti^a'Metropoli della F
■'tI 4' 'h Medaglia,. il Semb
„ r ja ia c jc lie . dice r ATT. ^ J ti
f l^io c-. IMPERATOR C. . % .R... .
XNTOb^ , ^
l^etoiiipd contrario comparifce, ;,dcle feden-
^col capo adorno.di Corona turrl e col I'uo
i^an^ fotto’l braccio finiftrcJ, tenpndo nella de-
ra'una Tazza. . i
.j L’lfcri'l
424 T a v o la Q u a ra n te Jira a te r^ a .
L' Ifcrizionc, chc corrc Intorno, h forrnata jiel tcnore
fegucntc: En. CTP. ATP. AlOrOiOTC MIITPO-
nOAGITON. Cio^;SUB PR^T( >'<(.£AUREUCT'
DIOGENE METROPOLITARUM . Qui^tiitiavia-
non fi leggc cfpreffo il nome icrUCitta salia quale,
dobbiamo aflerire,che ap^a.'tanga Malaglia,,eC ,
l a

fendo moke quelle, cheglikiavaDfi del gran titolo


di Metropoli. Cio non^lranfc', per S^garneMn.
qualchc forma la notizLi, p;glio la fcorta daStefauo,:
Stephan, de il qiiale cosl fcrive; MitropoUsXMbs'Pbr’j^ix , i i
Deorm condita i e il^uidottoCoifimeatat^^i'e^l
giugne: Met^ £7Cr0 is
Them, de PI- tiir ettjuseui jyf at- ^
mdo ihidem. M -0fnom eS vind^
'\\iatrfymdttdiiil..
• '^X primaifeCf^

dalla
noiiift' lli'
tSiprefiaCf-
%gindicar^, che-:
At Igia debpa aitrf*
^pVche St-fa^pne,
■.ri"^ con
coS^tlSa prelente
^aria deiV ftjgia. '

I k /'^JSiigolar onore dalla


Ca \,>a(«crprefente Medaglia,ildi'eilipi-
___ mo mmpo egli nobilita con la fua Efiifi#
augufta, adOina di Corona radiata, e vi fi
intorno: ATfr. K. M- ANT. TOPAIANOC
Ci<^: .
V Gordiano l i t 425
do^: TMPERATOR C f S A f MARCUS ANTO-

KAPPHNON. CoS:
f Ait^flopOLIS CARRHENORUM- . , ^„
t*CairaavkiMiie^qiiella,che pubblica le glorie del luo
' "’A lq tja fc f^ ia iio , ed ambifce d’ immortalare nc
i l u i jo m e . E'molto probabile, che
•f^nraggi acquiftati dal Rqmano Monarca coll ar-
‘m i Eeriiani, fruttaffe M cmlche ragguarde-
, c';aolurae a queit? P^'" •'*'
^toarcire la f^a ■, '■ -“nefattore.
yolsffe conrelti^^^-\, ^ Ce" c>
-e^e.al l^ p o di
gbtotufa da >' 'I; ■ ; 5=-
gl5 ^ ^ o n fug -C
'quail videfi iibt
Vittoriofo, a cui
Suddifa; G l | i aell'
a i- q () j^ o f a t tO i’ I I r o la r e

al Sfeiiatp Roma
CarrM deinde, ir- - Jipttol,
ord. Ju*

iCtuatStJ^C'
''mia,ed
cilia d’.Ato^o,e c,
pariinenle^r la faR ar)
Romano, condotto cfe, j fSi
Plm LB.^,
pero Plinio cbiamo cap. 44.
> &S avanzo Ota a confide^ ^ V/^i -he
^ vg^di-Jqpra laColonna^ -rqUi. 4 vci.ga
ia eflavrapprefentata l’lmdhiB^ PIA|sl3fto Dio
Ltmo', che da’ Carreni, con appaiii, -^lita vencra-
^._zf^he, era adorato. Accredito-purd.il fuo culto la
T ^ n a d^ozione diCaracalla, ilqude, partito da
l^omoVlL Hhh ■ T P/i-^rn,
EdelTa,
42 6 TavolaQ uarantefim ater^a.
^^TJcdia'^ EdefTa invioffi verfo Carra,
non pots foddisfare la fua folk p W a.^ th S nd
viaggio fu uccifo. - nel
Confoudevafi tuttavia facilmente il DiriLteo r ^ h
afcdevnno,'
Um HiJem. U t ejui Lunam famimo
...... inomitir
f ^
pandam, «• aadtSlus mulmtbus (mptr mjmiat ■ a verb

w/Jtfeaj-. iCoslrancggJasit.la fii”


tdlasmuliebres patiatm
perftizione ndla meate dcgiiilluli', ed inTdici ja -

prbfeffaffl* -
Seti5-'
.2cd0 tinii^ o il
Tiin TTfflon^,
il M
lafortii
eti

j /’JiAduail’
e-’
t(.-.,,i*„k^rp!cua, $
V coi' .-c|japplaufi
-i-m ; di'ikwff^ia-
iV't'ateJcariP,mediapt
leg ibllennero valoTolamew
, t •' r.7“ V. '-T ii
:j, e con gl)-AtepieSi;
ben■ d ami,ch’ebbeto-.ton
queftiuitt^/ii* Pericle gcneroloCondo#^
M ortr. in tierove an? iistfi ne'primtincontri fivedeffera ^
DU^htt, j ’’■'''■'■'■'’•aprevalendofidopo opportunan^^-;,^
te della ritirata del medefimo Pericle,
iliJ
00082894
00082894

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on 18 July, 2018

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