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ARMINIO

Drama per Miifica


DA RECITARSI
Nella Sala dell' Illmo Sign. Federico
. Capranica nei Carnevale
ddl'Anno 1722.
DEDICATO
Jll'Em."^", e Rev:"' Princìpi

IL SIG. CARDINALE
NUNO DE CUNHA
Inquifitore Generale di tutti
li Regni di Portogallo •

Sì 'uendcvio neììa Libraria di Pietro Leone d Fa/quin&


a/P iTi/èp^a di S, Gh di Dio .

In ROMA , neìla Stamperia Bernabò


Con licenyi de'' Su^riorì
^ .
^ 1722**
music 1 l^'"'9Y

tmC-CHAPEL Hia
3

Emo^ e Rnìo Principe •

/ 'viddi talmente
onorato dall' E. l^,
nelCa'ver E Ila così
benignamente ac-
colto ti -picciol tributo , che le.

O'jferfì nel dedicarle il fajfato


'brama , che mi fò nuovamen'
te ardito di umiliarle anche il

'frefente . Ne fojfo dubitare


che V E. fia per accettar con
'

pari gradimento la feconda of*


ferta , che umilmente lefaceto ,
A 2 meri-
4
mentre so certamente , ch'Ella
fifa gloria di moftrar mai fem-
fre eguale la benignità del ge*
nerofo fuo cuore .Degnifi in-
tanto l'E> V . di fcufare il mio
fo<verchio ardimento, e di com.-
partire anche a quefio Drama
tonore del fuo 'valtdiffmo -pa-
trocinio , il che
ficcome fu diy

tanto vantaggio al primo , lo


farà ancora al fecondo. E refto
umiliandomi al bacio della fa^
era Porpora .

DiV.E.

Vmì!ifs,Divotifs.& Obli'gatifs.Servitore

Federico Capranica.

LET.
5

LETTORE,
I{MnslIO Trinclpe de'Caucif
e de* Cherufci , qu al* argine
col fuo valore alle Conquifìe
B^omane nella Germania fa^
cejje , è così noto dal primo
de gì' Annali , e dal 4. dell'I-
florìe di TacìtOyche fi patria offendere chi legge,
fe ft njoleffe rammemorarglielo con un diflinto
racconto per intelligenza del prefente Drac-
ma , che portando in f onte di luì 7{ome , nt
il

dà ballante noti:^ia . Solo deve avvertire ,


ft

che l'Erudito ^Autore del medefmo , per darcj


la parte dovuta in effo alla facoltà poetica, che
njuole j che Va'3^'3^ìoni ft rapprefentiao non come
furono, ma quali dovevano, 0 potevano ejjere,
hà alterati in parte i particolari Storici ag^
giungendovi ayicora , oltre i Terfonaggi pre^
dairijìoria , Sigifmondo Figlio di Segefle , e
I{amife Sorella d'Erminio . Se poi colla Ucen^
v^a , che dal moderno ufo ft permette a chi dì
nuovo fa comparire in Teatro Opere altre voU
te recitate , fi è mutato , 0 fcemdto in qualche
parte per comodo della muftca , 0 per la breVi^
tà tanto in oggi desiderata , ciò ft è procurato
di fare in guifa tale , che non refla alterata^
parte alcuna ejfenj^iale del Drama 5 Onde ft-
A 5 come
6
come non potrà alcuno dolerfi di non ritrovar-
qji tutta l'antica fua belle^'^^a , così ft [pera ,

che riflcjjo riverito mèntore fia per condonare I

le piccole accidentali varia:^ioni , che per la


detta nccelfìtà vi ft fono indotte
Le voci , Deità ? Fato . adorare , e ftmili

fono efprefjìom poetiche pratticate dalla Vcn* \

na, che fcrive fentimenti di Terfone Idolatre , \

ma detefiate dal Cuore ^ che fi profejfa CattO"


lieo •

Imprimatur
Si vidcbitur Reverendifsimo P.Magiftro
Sac. P^^larii Apoft.
Epifc. Bojanen.Vicesgerens

Imprimatur ,

Fr.Grcgorius Selleri Sac. Apoft. Palatii


Magiltcr Ofd. Piaedicatoruai

PER.
personaggi!
ARM N O I I Principe de' Lauci, e de*
Cherufci . Stg.^Andrea Vicini di Luce et ^
E RS N D A
I fua Spofa , Figlia di
Sig^ Giacinto Fontana, detto Farfallino ,
da Terugia .

S E GESTE Principe de* Catti aufi-


liario di Varo.
Sig. Gìo. Battili a Tinaccì , Virtuofo del
Sereni (fimo Principe d'^rmeflatt •

SIGISMONDO Figlio di Segcfte


Anelante di Ramife .

Sig. Bartolomeo Bartoli, Virtuofo dì C4-


mera del Serenifs. Elettor di Baviera.
VARO Generale dcll'i\ruìi Romane
al Reno . 5/^. Carlo Scal's^i
RAM l S E Sorella d'Arminio .

5"/^. Giacomo B^aggì da Verugia .


TULLIO Capitano di Varo .

Sig. Giufeppe Gallicano •

La Scena fi finge parte nella Campagna


vicino al Reno , e parte nel Caitello di
Segcfte

La Mufica è del SigXavalier^leffandrò Scar"


httiy Vrimo Maejlro della B^eaì Cappella di
T^apoli
A4 àéu-
8

Mutazioni di Scene

NELL'ATTO PRIMO.
Campagna con Padiglioni , e Tende mi»
Jitari sù le fponde del Reno,con Ponre
fopra del Fiume. Cartello di Segeftc in
lontananza, e fegue Battaglia fra li Sol*
dati di Varo , e Segeftc con quelli
d'Arminio .

Cortile nei Palazzo di Segefte .

NELL'ATTO SECONDO.
Gabinetto di Segefte.
Galleria
Carcere
NELL'ATTO TERZO.
Anfiteatro.
Appartamento d'Erfinda con Tavolino.
Atrio , che conduce alle Prigioni , & ai
Parco,
Giardino grande .

Le Scene fono del Sjg, Franccfco Bibie-


na. Architetto, ed Ingegnere di Sua
Maeftà Cefarea , e Cattolica .

Li Balli fono di Monsu Sarò

ATTO
ATTO SCENA PRIMA.
L
Campagna con Padiglioni , e Tende militari
fu le fponde del Reno con Ponce fopra del
,

Fiume > Cartello, di Segelte in ioncananza


e fegue battaglia fra li Soldati di Varo e
,
Segefte con quelli d*Arminio, e poi

t^rminioconfpada nuda, Erfmda^e Soldati


Germani

E^f* T^Uggi , mio bene, in vano.


Ih Col deftino Romano C ft^s
X. Il Germanico Marte oggi con tra-
E per opporli al Fato ,

Caro mio Spofo^il tuo gran cuor non bafta.


^r. Bada almen per morire
Inlibertade, c non mirare il Reno
Tributario del Tebro s
Fino allultima Itilla
Verli de! fangue mio il ferro oflile ^
E non veda Arminio
fi

In alcun tempo, o traditore, o vile .

Erf. Difoor della tua vita


Non puoi, fvuza tradire
Lafalute comun; nel tuo morire
La patria libertà perde ogni fpeme •
•^r. Già quafi opprelfa geme
A 5 Sor-
IO ATTO
Sorto il giogo Latin ; lafcia, eh* io mora
E moftri a Roma , e al Mondo ,
Che ilioi Catoni ha ia Germania ancora
i

Erf. Ingrato: hai tanto cuore


D*abbandonare ErJinda
In man dei Vincitore ?
E la Moglie d' Arminio,
Fatta già fpogira del Romano orgogho,
Soffrir potrai, ch*avvinta
Vada ai Carro di Varo,
Seguitando il Trionfo in Campidogh'o ?
Pria di tua man m'uccidi , e in me cominci
In te fìnifca poi
Del Germanico Impero
La totale caduta eccoti '1 feno ; :

Su ferifci. mio Spofo, e invola almeno


AI Nemico la predala me l'orrore
D'una vii fchiavitù
^r,Nim più, Spofa,non più: quefto mio cuore.
Che fa sfidar la morte 3
Non ad amore
refifte
Che morte ifteffa è ia me più fertc •
della
Fuggali dunque, e là, dove m'attende
De' Cauci e de i Chernfci
,

Lo fventurato av.tnzo> andiamo, o cara.


. Empio Segefte impara ,

Dalla tua tigha, ad apprezzar la vira


Mcn uella libertà, da te tradita
Nella i^atria , e ne i Figli
Erf. I noflii , i tuoi perigli
Fuggiam dunque o mio Spofo 5 5

Indi Roma ti miri a

Do-
PRIMO- 11
Dopo brevi refpiri
Tornare a i danni fuoi più vfgorofo

Col fuggir, mio caro b.ne ,

Deh ravviva in noi la fpenc


E di vincere , e goder .

Move folo piede mio


il

Bella gloria , per defio


t di vincere e goder , .

Che li rìgur d'avverfa forte


Stragi , e morte
cor non sa temer
^
Col fuggir &c.

SCENA II.

Tullio, VaUiCon quantità di Soldati I{omani .

7uL Qlgnore ; é in tuo potere ( deo


ij D'Arminio il Campo; e col fuggir cc-
A ce rArmi, eia Gloria.
Far. Mail piunobil trofeo
Tolfe colla fua fuga alla Victoria
7ul. Da' tuoi lacci lontano
Tenta Arniiniofchivar, ma tenta in vano •

Far. Oh Dei !
Tul. Che t*addolora ?
Scorre ornai cributarlo
Il Reno impallidito, e '1 pie t'adora ,
E tu fofpiri alle vittorie in hno?
Far. Pur nei trionfi fijoi coatento appieno
Non é di Varo il cuore
7uL Chi gli fcema la gioja >

A 6 Far.
Il ATTO
^^^r.Erfinda, Armiiiio^il mio Deftino, Amore.
TuL Che (eneo! Amore? e cosi baflb^aflfecco §
Ha luogo in fen Romano ?

F^r.Hanno Romani ancora


i il cuore inpecto.
Tul. Ami dunque Signor ?
yar. tr linda adoro .

TuL D'un Nemico Spofa ?la


yar. Ah, pria, che fofle ancora
Spofa d'Arminio, era diquefto cuore
Afloluca Signora
Tul. Perche non la chiederti al Genitore ?
r^ir. Era Segefte allora -
Noftro Nemico
TuL Ed or, Signor, che fperi ?
Far. Oggi nella barcaglia
Credei dar vita alle fperanze mie
D'Arminio colla morte .

TuL Come poteva Erfinda


Fatta in un punto di nemica amante
,

Accettar la tua mano


De] fangne del fuo Spofo ancor fumante ?
Far. Col favor di Segefte
Che volfe in noftro prò Tarmi , e la fede >
Sperai, che appoco, appoco
Per la mia fervitù per gì* efficaci
,

Preghi del Genicor d'Erfinda in feno


,

Cedciìe Arminioil loco


Alla mia fede , al mio coftante amore j

Ma oh Dei !

TuL Scuoti , Signore


Sì tirannico giogo, e fia la gloriai
Solo; e nobile oggerto
De-
P R. r O. M ij .

Degno del tuo gran cuore, e del tuo afFecto.


Mira 1 Cicl , vedrai d'Alcide
Le guerriere armi omicide
Lampeggiar cinte di ftelle :
Ma vedrai dagli Aftri efclufo
Queir indegno , ignobil fufo
Che girò con mano imbelle •
Mira &c.

S C E N A m.
Varo.

Astri più luminofi


Io vidi giammai
non
Di quei vezzofi rai
Che fcintillano in fronte al mio bel fole ;

Né mai gloria porrei


Cosi bella acquiftar, come é colei
Del mio brando al chiaro lampo
Già il Nemico cede in campo
Avvilito il fuo valor *

Se'l rigor della mia Bella


Mi Fa vincer la mia ftclla
Più non fpera quefto cor •

Del mio &c.


SCENA IV.
VarOi Segefle con la ffaddà^ Erminio ^

e Soldati Germani .

Seg. >^ OlIafpadad'Arminio,'


V-i Signore , io ti prcfento
Della Germania il foggiogato Impero •
Var.
14
Var. Segefte?
ATTO
Oh Dei ! Che fcnto ?

Seg. Se'n già toibido, e fiero


A taccor di lue g nei
fugicivo avcinz j y e dtfolato
Il i
Quando da me incontrato
Lungo il Vifurgo, alla comparfa mia
Il picae alle catene
Tentò fottrar con volontaria morte
Ma da miei circondaco e trattenuto
i ,

E da firlinda, mia Figlia , e fua Conforte »


Doppo brevi difcfe ,

Vergognofo, e freinente al fin fi refe •


yar. Segctte , non andrà lenza mercede
ApprefTo il grand' Augufto
Il tuo zel; la tua fede , e i merti tuoi
Premiar faprà
Seg. Eccoli Superbo a noi

SCENA V-
yaro 5 Seg^lìCi Erminio incatenato , E'ftnda ,

C altri Soldati .

%4r. T T^x^ro^vinceftij e la Germania, opprefia


VPiù dalla fellonìa che dal valore , ^

Fu condotta a pugnar contro fe ftclTa :


Già gravi di rolTore
China a terra Segcftc , ornai le ciglia ;
^
,

Qnefla é la Patria tua , quefta é tua Ffgh'a :

Qucrto é il Genero tuo, dalle tue trame


Soggiogati, avviliti ;
Pr-ncipe traditore» e Padre infame .

Se^. Contro la tua catena


La-
P Pv I M O. ^ 15
Latra, Maftin rabbiofo, in fchiavitù
otr. Tra' miei lacci faftofo . • •
Erf. Oh Dei ! non più :
Padre, Spofo, pietà;
Pietà di qiiefto mio povero cuore >

A cosi fieri accenti ,


^

Con più ftr^^U pungenti,


Me'l trafìggono in fea Natura , e Amore .
r^r. Divien bello in quel volto anco il do!orc»
Erf. Arminio è tuo Nemico,
Ma ti fovvenga.oh Dei, ch'egli è mio Spolo;
E' ribelle Segefte
Ma ti ricorda, oh Dei ch'egli é mio Padre:,

Son quelli oltraggi e quefte ,

Voci di voftra lingua ingiuriofa ,


Troppo acerbe ferite
Al cuore d'una Figlia, e d'una Spofa .
V^LT. Tra le lagrime fue quanto è vezzofa !

Erf. Piangendo dolente


Afflitta languente
,

Mira Spofa tua , mira la Figlia


la
Padre, fei troppo fiero :
Spofo, lei troppo altero :
Pietà di quefto cor;
In così fier dolor chi mi configUa?
Piangendo &c.
S C E N A VI.
Segejìe, ^minio^ VarOy e parte dì Soldati .

Seg. k Rmiaio, al tuo furore,


ri. Alia tua rabbia untaiKO ardir con-
Sia frode, o (ia valore ( dono; ,

Sei
16
SeiPngionier d'Augufto
ATTO
E la té, eh' io giurai ...
^r. Taci fpergiuro :

Come fe fé noa hai


parli di fè , ?

Mercé tua fellonia


Son prigionier ma fono .

Di me itcffo Signore :

Tra l'indegne ritorce ,

Che mi ponefti al piede ,


Parlo ancor da Sovrano ,

Sprezzo Varo^ed Augufto, e Roma, e Fato:


Tu coir acciaro in mano
Sei pili fchiavo di me ; che incatenato
Senz' onor , fenza fede ,
Tu porti il genio, e Talma , io folo il piede •
yar. Arminio , alla tua forte
Devi i lamenti , e al tuo feroce orgoglio ;
Contro chi fi ribella al Campidoglio
Arman TAquile noftre i fieri artigli :

Ma a quei, che fanno in qualità di Figli


Cercar fotto quell'Ale il lor ripofo,
Col roftro generofo
Pellicano d'Amore ,
Squarcianfi il petto, e lor fan nido il cuore,
w^r. Varo > Io nacqui Germano ,
Né V ha legge o ragione, ,

Che mi foggetti al Cefare Romano >

E pria che Arminio pieghi


,

La fronte al Latin Soglio , e che rin leghi


Il Patria, e Sangue , e Dei
Tronca de i giorni mici Tore molefte
E baiti alla Germania un fol Segefte
Ba-
p a I M o. 17
Badi ua folo Traditore
Della Patria e dell'onore
,

Della fé di libertà .
,

Ch'il mio cor collante , e forte


Men timore ha della morte >
Che mancar di fedeltà ,

Bafti&c.

SCENA VII,

yarOi Segefle y e pochi Soldati

Far. Q Egefte , alla tua fede , alla tua cura


^ Il Prigionier conimecto

Seg, Chiuio tra forti mura ,

In atigufta prigion tra lacci ftretto


Starà del mio Cartello :
Del feroce ilubello
Convien fiaccare il temerario orgoglio ;
Che aver non puo,mentre che vive ArnìiniOj
Pace colia Germania il Campidoglio e

Var. Dunque colla lua morte . .

Seg. Giura Segelte al Celare Romano

Che in queiio giorno avrà fine la guerra j


Che s'oggi non acterra
Arminio la cervice
A ricever da Roma e legge , e pace.
L'ardire contumace
Con quella telta altiera
Io truncarò della Germania intiera
Dal mio rigore
Nafca ii timore j

Ceffi Torgoglio
18

ATTO
pili l'Audace
Turbi la pace
Dd Campidoglio .
Del mio &c.

SCENA Vili.

yaro.

PUr deiraltrui ruiiu


Una fegreta gioja
A difpetro del cuo?, fento nel cuore
£ con nuove lufinghe
In quelle voci mi favella Amore
Nel Regno mio
Gode la pace
Chi ferve, e tace
Al mio voler
Es'ha desio
Dìinire un core
Virtù, & Amore ,

Non può goder .

Nel Regno &:c.

SCENA IX.

Cortile nel Cartello di Segefie ^

l^amìfe , Sigìfmondo .

Sìgìf.T^WdL Ramifcoh DeilUn fogno é /lato*


E per un fogno vano
Tu ^^o ilafciarmi
V^m. Ara^inio é mio Germano :

Io
PRIMO. 19
10 temo 5 e non mi fido
Che il male é un mal fognato
Ma non amo da ver 3 fe me ne rido •

Tra fpavencofe larve


Nella paflfata notte
11 Germano mi parve
Cinto di ferro il pie gridar: Ramife ,

Io vado a morte e tn ripofi ? A quefti


,

Orridi avvifi or tn vorrai , ch'Io retti ?

SCENA X.

1{amìfe, Sìgifmondo ^ ErfìndUi e Soldati.-

Erf. Amife oh Dei ! ,

I{am,£\^ Quarnifelici avvifi


Ti leggo in volto ?
Erf. Arminio é prigioniero •

I{am. Mifera , tui prefaga , e gl'infelici


Quando fognano il mal ,Tognano il vero»
Sigif. Adorata Sorella , oimé ! che dici 2
E del Campo Romano
Prigioniero retto ?
I{am* Caro Germano,
Chi più t*ami di Noi ; ora vedrai
O la tua Spofa , o U
:^orelIa . vuol partire
Erf. Ferma
Sìgif, E che fperi ?
Erf. Ove vai ?
j{am. A darti efempio raro .

D'amor , di fedeltà ; Vittima anch'Io


Vado a fagnricarmi a Roma ,c a Varo
Erf. Ramife , quefto cuore >

Nel-

1-^
20 ATTO
Nelle finezze d'un pirdico amore,
Non hà bifognodeirefcmpio tuoi
Qii! , qui accendo lo Spofo
In quelle mura , in quelle
Prigionier Jo conduce ... oh Dei l

Sìgif. Chi mai ?

£rj\ Prigionicr Io conduce • . •

J{am. E chi ?
Erf. Seg'vfte
S/gif. Che fento Il Genitore ! ?
J{anj. E mentre Padre 11

Al mio caro Fratello annoda il piede,


Tu con lacci di fede
Figlio del Traditore ,
Stringer pretendi alla Sorella il cuore ì
Sìgif. Ne i delitti del Padre
Qual colpa hà Siglfmondo ?
T^^am, E
qua! ragione
Vuol 5 che Kamife accetti
E la fede 3 e gl'affetti
Dei Figlio d*ua Nemico ?

Sìgif. Afcolta , oh Dei !

J{am. Lafciami i Ji fangue mio


Parla per ora ^ e quefto folo afcolto
£r/. Ferma Ramife , e fciolto
Da due cuori in più fonti il noftro duolo ,
Tu il Germano , Io lo Spofo
Pianghiam*infieme , e in lagrimofo umore..
^jim. Chiede fangue, e non pianto il mio dolo*
.V Nou han poche fcille (re .

Di debbile pianto .

D^eftinguere il vanto
L'ar-
P R I M O. 21
L'ardor di vendetta .

Nel foffre il coraggio


Che ferbo nel core;
Dal force valore
Di quella mia mano
Aitai! Germano
Intrepido afpetta .

Non han &c.

SCENA xr.

Erftnda , Sìgifmondo .

^^/'/^Himé parte Ramife e feco parte


! ,

V>/L'anima mia,cara Germana^oli Dei!


Deh foccorri piecofa . .

Erf. Ah Sigifmondo ;

.Compacifco tuo cuor , tu penfa a! mio j


il

Che fe non manca e langue ,


,

E' fo! per tirannia del mio dolore :


S'armano a i danni miei Amore , e fangue
E Io Spofo tradito e*l Genitore,

Tra le nemiche Squadre


Miro Ichiavo il Conforte ,

Odio k fue ritorte

^
Ne pofTo odiar r Autor , perche m'è Padre»
Siglf. È così mi conforti ?
Er/. I cuoi deliri
Confronta col mio duol quindi confoU ,

Il tuo vano dolor ne*miei martiri •

Oiferva , e troverai
Che nel Regno d'amore
Non fi trova dolore
Egua-
22 ATTO
Eguale al mio •
Airor forfè dirai :

Celiate o pianti miei


,

Che in paragon di lei


Scolto fon'Io.
Oiferva &c.

SCENA XII.

Sìgifmondo .

Ruda Sorella , oh Dei ! cosi mi lafci ?

Chiami il fiero martir , che m'addolora ?

E pur'amafti , pur'ami ancora?


anzi e

Se'n parte (degnato


Quel volto adorato ;

Deliro Tamoie ,
Uafl'anno il dolore ,

Ingrata tu chiami?
E vanti l'affetto ?
O non hai core in petto >

Opui non ami


'

Se'n parte &c.

SCENA XIII.

Sìgifmondo ) Scgefle •

Seg, TTTgHo,
Sigif, JL Padre , e Signor
Seg. La mia fortuna
Oggi cangia d'afpetto , a te conviene
Can-
PRIMO- 23
Cangiar genio , e penfiero •

Mifero ! e che farà ?


Sigif.

, che al Romano laipero


Seg. Sai
Pofcia > ch'Io confagrai Tarmi > c la fcdc^
Augufto in ricooipeiifa
La Dignità di Cirtadin mi diede j
E a fortune maggiori
A
più ftiblimi honori
Inalzò
le fperanze a i miei defiri

Sigif. Ma lo Scettro de^Catci


Dimmi , forfè é più vile
DelTalco grado , acni Signore afpiti ?
Seg. Il podrdcre un breve
Angolo della Terra e aver nemica ,

Una maggior Potenza a fe vicina ,


E' un continuo temer , non é regriare

Or fenti , in quello giorno ,
Per opra mia termiu- avrà la,
guerra ,
E la Germania oppreila
Tributaria di Roma,
.
Prepara mia mano alla tua chioma
alla ,

Scettro , e Corona di più gran


valore ;
Ma uno sforzo vogalo da! tuo gran cuore
;
Sigli Tempra si dura
. e forte ,

Riceverà dal tuo Sovrano impero


,
Che faprà k'ì vorrai sfidar Ja
, , morte.
Seg. 1 auto non chiedo .

y/^//. Imponi :

lutto per te farò .


ye*^. Mentre che Marte

reh'to .iella guerra ia Cxd fofpefc ;


A me fu kn palefe ^

L'amor
24 ATTO
L'amor tuo per Kamife e si mi piacque ,

Che col latte il nudrii di dolce fpeme


D un felice Imeneo Oggi che geme : ,

. Arminio fra carene e Ci compiacque ,

D'arrider la Vittoria al Ce m -i doglio.


Figlio , comando , e voglio ,

Che a più fublime sfera alzi il desio ,

ETamor di Ramife
Edingua nel tuo petto
tuo rifpetto ed il coiiiando mio
Il , ^dre .

Si^if. E quelto é men,che morcePlmponi.o Pa-


che a mille armate Squadre
Solo Io m'opponga e col mio brando fola ,

Sfidi Eferciti intieri


E d'eftinti Guerrieri Io cuopra il fuolo ;

Tutto potranno in me
Dover ,
rifpetto , obedienza 5 e fé ;

Ma che dell'amor mio ...


Seg' Virtù robulla
Unita alla ragione , e al mio comando ,

Puote in brevi momenti


D'unimbellc Cupido
Smorzar gl'ardori
Sigif. Almen Padre, confenti
,

Che fenza più fperar Ramife adori •

Seg. Così dunque difprezzi ? .

Sigif. Oh Dei ! Signore 3

In che t*ofFefe ilmio pudico amore ?


Seg. A te faper non lice
GPalti difegni miei Non più contrafti : :

S'eftingua quefto fuoco , :

Il Padre lo comanda , e tanto bafii . j


Si' I
PRIMO.
Nacque per orditi tuo
zs
SigiP
J't'^. Perordinmio

Ancor s'eftinguerà
Sigif. S'eftliigua oh D .. , !

Ma , fe ciò brami, almeno


Una grazia concedi
Da me tutto otterrai
Seg. , parla , che chiedi ?
Giacche amar più non deggio
Sigif^
Ramife Tldol mio prendi Signore, ,

Prendi Tacciar , e con più giufta mano


Squarciami il feno e di qua fvelli il cuorej .

Seg. Squarciami il feno, e di qua fvelli il cuore?


Ah vile ! ah effeminato ! ah traditore !
Penfa ftolto chi tu fei ,

Cangia cor , cangia configlio 5


O
d'amar lafcia colei
O
pur d'elfere mio Figlio.
Penfa &c.

SCENA XIV.

Sigif mondo .

H Padre! e qua! s'accende (re ?


X Ingiultofdegno in te contro il mio amo-
Sai , che amare é deitino , e non dipende
L'amare , e'I non amar dal noftro cuore.
Se a Noi ritorno
Fa Primavera ,

Perde ogni fera


11 fuo rigor •

Di fiori adorno
B Eìì
ATTO
E* il Praticello;
Son Tacque chiare
Del FiumiccIIo ;
Placido é il Mare j
E curro move
Forza d'amor
Se-a Noi &c.

Fme dairjtto Primo l


ATTO
SCENA PRIMA-
IL
Gabinetto •

Segejle , Tullio .

T«/.
5*^^. B
^ ^ Ome ? Signor
Ciò , ch*io mi voglia ,
, vorrai • • .

^^.^ Ancor non sò: Timpeguo mio ri-


Che a Celare , ed a Varo (chiede.
Serbi incatca la fede ,

E morte d' Arminio


alla
Cofpira a un tempo ifteflb invidla,e fdegno,
Ragion di Stato, e gelofia di Regno .

*TuU Chi dunque vi s'oppone?


Chi '1 contrario condglia?
Seg. Virtù > natura, il gìufto, la ragione,
£ lagrime, oh Dei della mia Figlia .
le !

T///.Colle nozze di Varo


Rafciugarai fu quei begrocchi il pianto.
Seg. Tullio , che dici ? e tanto

Sperar mi lice ?
g:ul. Egli d'Erfìuda amante
Fu pria d'Arminio , e ne fofpira ancora
Seg. Come? che incendo ? oh . ! D .

Che più bramar pofs' io ? Troppo m'inalza


L'aleanza di Varo :
Egli a Cefare caro
B z Go-
^$ ATTO
Governator fupremo
Della Germania , e chiaro
A Per fanguc per valor per dignirade
, ,

Oh quanco vancaggiofa
Rende la forre mia fe Armiuio cade
, .

Tul. Dunque rilblvi •

^eg. Si uee era momenti


;
^

Sceglier della fua force :

O Suddito d'Augufto , o della morte •


TuL In fen di Venere
Dal terzo Cielo
Pungente telo
Vibrò nel core
t)i Varo Amor •

Se a pena >
lui fu •

Dolore, e pianto ,
t Sarà tuo vanto
Il fuo dolor •

In fen &c.

S C E N A II.

Segejle , Faro .

Var. Qlgnorc ; in quefto foglio


i3 fXeggi e comprendi ornai
,

Di Cefarc il voler
Seg, Sempre adorai
Gl'AugufH cenni f^aro : legge
Grate mi fono al fommo
L'Opre tue, per cui fia
Soggetta la Germania alla mia Sede •

Ciòj'ol ti chiedo, e voglio ,


S E C O N D Ó.
che de ì Cheruf:i a debellar l orgoglio ,
Si perda Erminio ejìinto ;

Quello Capo dell'Idra , abbiamo vinto


•Auguflo lo ben prevenni
.

Di Cdare il comando , e in qucfto giornOoi

yar. Sai che al Caftello intorno


,

Segimero fuo Duce


Raccolti i fuggitivi , a noi richiede
La libertà d'Arminio , e già fi vede
Rifohito a tentar Tultime prove
D'un difperaco ardire •
Seg. Intanto vada
Tullio colle Falangi
Ea Segimer s'opponga ; Arminio cada ,
Se la pace ricufa , e oppreffa , c doma
Pieghi quell'Alma altiera
Il ceppo , o la cervice a Roma .
collo al
Querce annofa, che l'ampia fua mole
Spande ombrofa in ofcura forefta ,
Tanro inalza l'altiera fua teftà,
Ch^ de' nembi il rigor non paventa •
Ma fe copre i bei raggi del Sole
' Denfa nube con orrido velo ,
Ed unfulmine cade dal Cielo
Fredda ccner nel fuolo diventa •
Querce &c.
SCENA III.

Faro •

Del bel volto adorato


Per tua cagione addolorati i raì
B i Di-
jo
DIsfarfi in
ATTO
doppio rio ?
hJò Drvafi ad Augufto, c all'amor mio •
,

per opra di Segefte ,


Non cada per mia mano Arminio efanguc ,

E tra' fuoi pia-iti Erfinda


Non poflTa a me rimproverar quel fanguc »

i Ma dal fao duol coftrctta


'

Porti altrove lo fdegno, c la vendetta .

Siete belle ancor piangenti


Del mio fol care pupille j

Ma vedervi un di vorria
L'Alma mia ver me ridenti ,

Più ferene , e più tranquille •

Siete &c,

SCENA IV.

Galleria .

%^rmlnì0i Segefle con altre Guardie.

Seg. \ Rminio: in qucft* accenti


j\ Per la mia lingua ti favella il Cieloi
Op^orcuno è '1 confìglio
Prendilo, c (kingi a tempo
La chioma a tua fortuna , entro al periglio.
^r. A che di finto zelo
Cuopri le frodi tue Segefte? Io leggo
,

Nel fondo del tuo cuore, e sò, che Roma


Promife alta mercede
Alla tua crudeltade
Se per opera tua Arminio cade .
Seg. Tu folo il Fabro fei della tua force
Ed
SECONDO. 31
Ed è porta iu tua mano ,

£ la tua libertade , e la tua morte j


Se Monarca Romano
al
Chinar non (degnerai . • .

^r. Olà con quefle


,

Indegne voci a me parla Segeftc?


Pcrch' io Tempre riculì
Leggi da Roma, e pace e riti , e Dei, ,

Bafta fol, eh' io contempli


Te, quale un tempo forti , e quale or fci :

Già temuto , e Sovrano


Tu davi leggi altrui , or le ricevi
In qualità di Cittadin Romano j
E a cosi vii memoria
Confagrafti infelice
E Pattiate fangue,e nome, e trono, e gloria?
Seg. E querta é gloria mia : Segerte fprezza
Quella fovranità , quella grandezza,
Che rende miferabili i Valùlli i
Pili d*ogni farto mio

Preme a me la lor quiete oflferva , oh I : D
Per r ambizione tua quanto facefti l
Quanto fangue fpargerti ?
Là Templi incendiati
Quà Provincie deferte
Arfe Camp.^gne, e Popoli fvenati :
Scorgi TAlbi, ed il Reno
Che del fangue natio crefciute Tonde ,
Di rabbia contro te mordon le fpondej
E di vermiglie fpumc
Corrono tinte Tacque in fen del Mare :
Queft' è la Patria , e li Valfalli amare ?
B 4 «/fr.
52
i>fr« Il
ATTO
Popolo Germano
Non poflìede, e non ha
Altra pompa, altro fatto, altra ricchezza.
Che la lua libertà^
Se di quefta lo privi , e che gli rcfta ?
Di rozza tenda, e d'orrida foreila
Fa fuo Palazzo, e fua Cittadc : lei campo
Delle fpade guerriere avvezze al lampo
Sen van le Spofe a i lor Conforti unite ;
Di lor virtù guernire
Sprezzan rifchi, e perigli
E nati in mezzo all'armi i noftri Figli
Scherzan con man di latte ^
Intorno a gl'elmi, air afte , ed alle fpade,
E i primi loro accenti
Tu lo fai pur fon guerra,
, e iibertade :

Ed hai poi tanto cuore


Da fttafcinar crudele
Socco un giogo tiranno il !or valore ?
Seg. Al rapido torrente
Del tuo furore infano
Argine di ragion s'oppone in vano ;

O fervitude , o morte
In quefto punto eleggi
Ancor Segcfte
Non conofce qual fia d'ArmInio il cuore ,
Se vuol , ch'egli bilanci
Tra morte, e fcbiavicù ;
Mora Arminio su, sù fenz' altro efame,
Famofo in libertà ;
Viva Segefte in fervitude infame .

Seg. Mora Arminio sì, sì, per fuo difpetto


Schia-
SECONDO, 31
Schiavo del Latin Soglio ,
E colla cefta fua cada Torgoglio
De Cauci, e de Cherufci i

%Ar. Ho cale Ipeme ,


Che fparfo il fangue mio fui fu ol Germano
Fia di pili bella libertade il Teme ,
E al Tiranno Romano
A negare obedienza , e vaffailaggio,
Per un fol, che ne cade,
Milie altri Armirù impugnaran le fpade %
Segn Con si dolce Infinga
Vanne dunque a morir •
^r. Tu reità e vivi ,

Con si bel nome; e faccia un di la forte »

Per tua minor vergogna j

ClVabbi d'A rminio ad invidiar la morte •

Morirò ; ma pa(fa i! Forte


Dalla morte
A più lieta , e nobil vita
Viverai; ma che: .il ciio errore
.

La mia morte nel tuo core


Renderebbe più gradita .
Morirò &c*

SCENA V.

Segefìe, Er/ìnday e parte delle Guardie.

Erf. T} Adre; non mi credea

-L Dover per tal cagione a te davanti


Giammai fpargcr querele, e verfar pianti i

Come temer pocca


Sorte sì rigorola?
B s Ch io
I
^4 ATTO
Ch' io Vedova reftare un di doveffi
Per qbieirifteffa man , che mi fè Spofa •
Seg. Né io 5 Figlia, credei ,
the tudovcifi mai
Eifer penofo oggetto a grocchi mìei :

Porta altrove i tuoi pianti ; il tuo dolore


Altro non fa , che efacerbar il mio :
S'hai di (alvar defio
Da vergognofa morte
L'oltinaco Conforte
Vanne al Carcere pur, ch'io te*l permetto
Porgi a lui preghi , e pianti ; Egli ha in fua
Il fuo deftino, e al Cefare Romano (mano
Chinando il capo altiero
Lo toglie a! ferro •

Erf. Oh Dei ! e che più fpero ?


Deggio dai fuo timore
Attendere la grazia, ch*io fperai
Dalla fola bonrà del Genitore ì
Seg. Arbitro di fua forte
to fece Tamor mio -,

Quello é quanto pofs' io •


Erf Ah Padre amato !

Non mSnvolar ti prego


Qurfto della tua man dono più grato .
Per queir affetro, oh Dei, con cui m'amafti^
Per quei teneri ampie ffi ,

Onde al fen mi ftringefti e mi chiamafti ,

Delle vifccre tue più caro pegno.


Per quelli miei fofpiri ah sì per quelli ,

Ch' io (pargo a i piedi tuoi , pianti funeftif.


Seg. Tempo, pianti, e fofpiri
SEC O N DO. 3$
Tu perdi a i piedi miei .

Erf. Genero , e Figlia


Tu perdi a un tempo ifteflTo .

Seg. E' ancor pili giallo


eh' io tenga in maggior preggio
giurai, Roma ed Augufto»
La Fede, eh' io ,

Erf.Compifci Topra ornai, Padre inumano j


Degna è ben di tua rabbia
Quella vittima ancor : rifteflTa mano >
Che ci congiunfe in vita
Cunifca in morte . Or via, che tardi più ?

In tua Figlia ravvifa


E rifteflb deh'tto
E rifteffa virtù ;

L'ifteflb zelo accende


Il cuore a me, ch'accende il mio Conforte
E fa , eh* io da te chieda
O la fua libertadc, o la mia morte .
AI fuior, che ti confìglia
Ad Aiigallo, alle fue fquadrc
Offri pur quert' alma ancor
' E' delieto eliciti Figlia ,
E' gaitigo aver per Padre
Un si crudo Genitor
AI furor &cc.

SCENA VI.
Sege/ìe^e I{amife.

I{am. Ivolgi a me la fronte


JLV Colma di frodij e tinta di roflfore
Principe fenza fede
B 6 Fa-
s6 ATTO
Padre difumanato , e traditore
Seg. Olà ! cotanto ardifce
Femmina vile?
I{am* Equalrifpetto >eqnaIe
Riverenza fi deve a un disleale ?
Vuol forfè la ragione ,
Ch' io Teminente grado
Rifpetti in te di Citcadin Romano %
Per cui , folle, perdetti
II pregio di Sovrano?
Seg. Voglio, che in me rifpetti
La poteflà, che mi concede il Fato
D*abbatter l'alterezza • .

I{am> Chi non teme il morir tutto difprezza ì


Ma del mio pianto amaro >
S'Arminio cadcrà
Nò, che non riderà Segefte, e Varo •
seg. Teco altercare é troppo mio roffore •

t{am. Vedi , s'io sò ferire , oh traditore .


Menrre avventa il colpo contro Segefle ^
Sìgìfmondo la trattiene .

SCENA VII.

^amìfe i Segefle , Sìgìfmondo*

^am, getta lo (lilletto

Sìgif. \H Ramife ì

I{am. jLjL Ahdeftino!


Seg. Ah temeraria !
£ tanto ardir conferva
Vinto ancora Torgoglio ?
SECONDO- 37
Ma di mente procerva
Il genio altiero opprelfo
Renda oggi Arminio sì col fuo morire %

E cada a un tempo iftclTo


Al fiiperbo la tclta> a ce Tardlre *

Cada cada ; e cu
, fuperba
Cederaial mio furor
I{am. Nò, non teme quarto cor .

Sig. rameata, Padre, oh D .


Ti. .

Che Ramife è Tldol mio. a Se^.


Ti ricorda del mio amor . a [{'Xm>
Seg. Avvilir faprò il tuo ardire
I{am. Io non temo di morire .
Sig. Il tuo cor, cara, mi ferba. a Kam.
Frena, o Padre, il tuo rigor Seg. *

Cada &c.

SCENA Vili.
Sig ifmando , I{amife .

Sigif. yf la cara •

]^éim. iViì. Ed olì ancora


Parlarmi infido?
Stgif,Infido a chi t'adora ?
I{am» E quai prove d*amor, falfo, mi dai ?
Vuol vcndertail mio fangue
E del Nemico mio feudo ci fai ?
EgVè mio Genitor Come volevi ?
Sigif. : . •

^am. Tanto al Padre non devi


Che più non devi alla tua Patria a gi'Avi ,

Alla giuftizia, al Cielo, a i Patrj Numi


Sigif. Così dunque prefumi?
38 A T T O
ì{am» Lafciami ingannatore .
Si^if. Ingannatore un cor, ch'é tutto fede ? v.
I{am. Ramife opre , e non a i detti
all' il crede .

Sigif. Che £i.r dunque degg' io?


J{am. Serva al mio fdegno
Chi pretende il mio amore .
Sigif. t contro il Genitor ?
^am. Contro un' indegno
Della Patria nemico, e del fuo (angue •

5/^//. Per man del Figlio efangue ? .


l{am. £ qual merta rifpetto
Un Genitor , che di tradir procura
D'Amicizia le leggi , e di natura ?
Sigif. Cuor sì barbaro in petto, ahna sì infida
Non chiude Sigifmondo, e in Sigifmondo
Tu non potre/H amare un parricida .

I{am. In Sigifmondo all'ora


Amaro '1 gloriofo
Liberator della Germania , il glufto
OppreiTor d'un Tiranno, il generofo
Vendicator del fangue mio
Sigif. La gloria
Non comprarò giammai con un deh'tto ,

l{am. Pur di sì bel delitto alta memoria


Roma conferva in Bruto .
Sigif. Ah bella ...
2{nm. Addio.
S^gif. Così mi laici ?
l{am. A quefto prezzo io vendo
Di me i^effa il polTeflb, e del cor mio
Sigif. Se di Segelte ilfangue
Può rendermi il tuo amor, prcndi> c'I furore
GliddUfpad^. Sa-
SECONDO, 19
Sazia nel fangue mio.
Che fangue è di Segeftc n

Ah folle ! addio ,

Gli getta la fpada , e finge partire \

Sigifmondo l'arrefla •
Sigif^ Ferma . eh' io fteflb , cruda !

Al tuodefio
fiero
E] Vittima , c Miniftro, offro il mio feno
Corre a prendere la fpada .
Vieni, bevi il mio fangue, ecco mi fveao
]{am. Ferma j vaneggi
SigiJ. No ,

j{am. Ferma fe m'ami, •

$igif. Nò, che fe parricida ora mi brami,


Vivere non vogP io che non ho cuore ,

Da tradire mio fangue , ed il mio amore


il

I{am. Di Genitore infido


Figlio troppo fedele, oh Dei perdona !

Se l'ufo di ragion non è più meco ;

M*hanno il lume involato


E un' amore bendato, e un' odio cieco •

L'odio morte dice al core :

Pace, pace chiede amore ;

E non sò, che deggio far .

Così meda Navicella


Da due venti in ria procella
Combattuta é in mezzo al mar.
L'odio ?cc.

SCE
40 ATTO
SCENA IX.
Sìgffmondo .

OHRamife loh Segeftc l


Troppo fieri tiranai, e troppo cari >
Che volete da me, che m'imponefte ?
L'uà vuol, eh' io fveni il mio pudico amore,
rakra> eh' io dia la morte al Geuitore •
Ch' io t'uccida !
lo parricida l
Non ha vero
Tal penfiero
Caro , amato Genitor .

Ma Ramife l'adorata
Va dicendoiiii fdegnata
Mora.. .Nò.
Oh Dei! non sò,
Se più fia
Crudo, o ria
Natura o Amor , •
Ch' io &c»

SCENA X.
Carcere •

Erminio .

Cuftodi ' Alcun di voi mi chiami


OLà ì

Entra un Soldato .
Varo ; pria di morire un loia accento
Dirli vorrei , per cui
Ei vivrà lieto , ed io morrò contento
SCE.
SECONDO. il

SCENA X r.

Erminio , Erfìnda piangente .

Io Spofo
Erf. \/[ ?

^r. ivi. Oimé ! tu piangi


Erfinda a far men dolce, o m?n penofa
:

Og|RÌ la morte mia, dimmi, fe vieni


O Ffg'ia di Segciie , o pur mt i Spofa .
£rf. Venf2[o tua Spofa a feguiur tua forte ,

E ad cflerti compag aa .

Se in vita più non poiTo , almeno in morte .

à/fr. Ah che k tu ini legai


Più non moro con gìoria , e porto meco
Ilteftimonio , oh Dei ! d'nn gran delitto .
Erf. Sdegni dunque , che ceco
Erfinda fe ne vengale fei gelofo
Di tua virtù, della cu a gloria tanto ,
Che non vuoi,ch'ioriinni.ti,oh dolce Spof j?
Nò vivi, o Cara, e reità
De' miei candidi affetti unica crede •
Erf. Refta snio Spofo , e vivi.
Se vuoi, che viva anch' io •

t4r. eh' io viva ? e come


Ofcurato il mio nome
Con vergognofa pace
Eia, che'I Duce Ramano
Leggi m'imponga ? e tante fquadre accolte ^
E tanto fangue averò fparfo in vano ?
Erf. Se dal deftino opprclTo
Tutto perderti, oh Dei ,oggi vorrai
Perdere, amato Spofo, ancor ce fteflb ?
Sof^
ATTO
Soffro di ria fortuna
Con intrepido cor tutti gV oltraggi ;

Mi rapilca importuna
Libertà, dignicà, ricchezze, e gradi
Che fe Armiaio mi lafcia , io gli perdono f
Più d'ogni fua rapina é grande il dono •
^r. Ah fe con tali accenti
Avvilito mi brami
Erfinda , o tu non m*ami , o tu mi tenti :

Coiralma di Segefte
Sdegna uguaglianza Palma mia : Non com-
Con tal viltà la vita .
( pra
Brf' Dunque pria, che fervire,
Rifolvi di morire»
^r. Si, vuò morire, e coll'efempio mio • • l

Erf. Si beir cfempio vuò feguireanch* io •


^r. E qual prò , cara Spofa . • •
Erf. Se Conforte mi chiami
E alla mia fervitude ora confenci
Arminio, o tu mi tenti , o tu non m'ami :
Non vuò, che prigioniera
Mi veda Roma , e fuir Etrufco Hto
Dalle Latine Nuore
Schernita fpoglia eflVr moftrata a dito.
kAv. Il mio pudico , ed ingcgnofo amore
Providde del rimedio , e già penfai • .

Erf. E
qual dunque farà ?
v^r. Prefto il vedrai

SCE-
SECONDO. 4^

SCENA xr.
Erminio , Erfìnda, Vctn 3 c Guardie .

Var. \ Rminio.
Erf. rV In quell'orrori, iti tale flato
£ qual cieco furore
Ti guida ad infultare un fvcnturato ?
^r. triinda , oltraggi a torto
Un merito sì raro :
Qiii lolo a i prieghi miei comparfo è Varo •

Signor, benché nemico,


Di quel tuo generofo, e nobii cuore
Adorai la virtù > ftimai il valore :

Poflfeflfor d'un tcP ro ,

Di cui forfè io non fui degno giammai


Oggi tuo merco, c Tauior mio ichìv de
il \

Nei mio morir, ch'io te ne lafci crede,


Var. Che lento ?
'Erf. Che farà ?
^r. Sì, quefti é Erfinda,
Della ili Cui vircù , virtù più bella
L'era prìfca non vide, e la novella;
Elb é bf n di te degna, e tu di lei
Erf. EfentoPefoffro?
Var. Oh Dei !
^r. Dono si preziofo,
Signor non ricufarc
,

Dalla man d'uno Spofo :

Io già m'accorfi che di quel femblàntci


,

Prima di me, tu fofpirafti amante ;


E si bel foco non é fpento ancora
Mia
44
Mia
.ATTO
cara, all'or eh* Io mora.
Spargi di poche ftille il cener mio
Dona pofcia all'oblio
Dell* infelice Arminio
Ogni memoria, ogni paflato amore >
E del tuo cado cuor tutta la fede
Volgi a sì degno , e più felice erede .
Var. Ohimè ! Varo , e che Centi l
£rf. E a si funefti accenti
Kefifie il cuore , e non rimane eftinto?
w4fr.Cosi Roma ri veda
Spola del Vincitore e non del Vinco
,

Non piangere mio ben.


Ma tempra deltuofea
La doglia ria;
Che della morte mia
Contento io fono •

A te, Sigiior, confegno


Un cosi nobil pegno :

Cara, t'abbraccio, addio


Prendi dall'amor mio
l'ulamo dono •

Non piangere Scc.

SCENA XIII.
ErfindUi Faro*

Far. n Rfinda , io fon confufo ;

Jlj Un nobil core amante


Può ben fenza dolore
Perder la vita si , ma non l'amore
Intrepido, e coftante
Pur
SECONDO. 45
Pur t'abbandona il tuo Coiiforte ingrato i
Io, fe a me foffe dato
Di polFedcrvi mai,
Lucidiffìmi rai . .

trf. Olà ! Varo, e quai Rvigì


Imagini d*aaiore in grembo a morte ?
S'Arminio moribondo a te mi cede
Mi vietano effer tua ,
Vivi ancor nel mio petto , amore, e fede.

Con due lievi folpiri , e pochi pianti


Può feparar la morte
Le viii , e non Teccelfe Anime amanti
Se non farà sì forte
Il mio dolor per riunir
noftr' alme >
Quant' é deftin per feparare feni
'1
i

Ferri, lacci , e veleni


Me n'apriranno a mio piacerla flrada :
Nò , non vivrà trlinda
,

Se impedir cu non fai, eh' Arminio cada


Var, C osi la fpeme mia ? . . .
Erf, Nò , non (i fondi
Sulla ruinaTua la tua /peranza
;
Poi'ché la mia coftan/a
Più, che di morte hà di tue
nozze orrore:
Tu dal mio Genitore ,

Se gencrofd fci ortien fua


vira ,

Var. Dunque io rteflo dovrò


?
Ey/. Del tuo Rivale
Farti appoggio, e foftegno
j
Sfòrzo si i]lu(tre, e degno
S'afpccta (o\o alla virtù di
Varo :

£ fa , che debba hdiudà al tuo gr^n core


Ciò,
46
Ciò^
ATTO
cfae gli fu più caro
Vanti piagato il cor
Dal cieco Dio d'Amorj
E non cemprendij oh D,,.
Il crudo affanno mio >

E non ti fajoierà ?
Deh rendimi il mio bene ,

Tel chiedon le mie pene «

La gloria tua li Dei ,

Il pianto, i fofpir miei

E la mia fedeltà
Vanti 8cc.

SCENA XIV.

Faro .

la mia fortuna
osi
^ Nemica alFamor mio mentre che nafc ,

Svena la mia fperanza ancora in fafce .


Varo 3 e foffrir potrai
Che un Principe Germano
Infegni la virtudc a un cor Romano?
E che una Donna afflitta
Da paffion sì ria
Di generofità norma ti dia?
Ah nò da un
: Cupido
vii

Ribellatevi pure o fpirti miei


,

Ed f rfinda conofca
Che Varo era in virtude eguale a lei •
L'innamorato cor
Vinto da un cieco amor
Lan-
secondo:
Languìfce , e pena*
E la catena
Frangernon sà •

Wa fento nel petto.


Che nafce un'affetto
Di nobile gloria
Che già la vittoria
D'amore mi dà.
L'innamorato &c.

Fine deirjtto Secondo •


ATTO
SCENA PRIMA.
IIL
Anfiteatro.

I{amife .

non é dolore
Viltà,

E
*

Occhi miei, il voftro pianto.


Vendicar^ con valore
Di fortezza é nobil vanto .
Fier Teatro di morte orrida fcena ,

Che con ponrìpe fuiìcftc


Rendete più fcflofa
La rabbia dì Segefte ,

La d'Arminio , e la mia pena


fedeltà :

Pria ch'Io renda pietofa


,

L*ofla fraterne all'urna


A voi giuro , e vogalo
Di Segefte, e di Varo
Vendicare col fangue , il fanguc mio
Ma , oh Dei ! giunge il mio caro ,
Infelice Germano Ah mio ; dolore
Tu mi cradifci • • . Ahi fangue! ahi
villa! ahi
(core !

SCE.
T E R Z O * 49

SCENA II.

J^amìfe fi [viene j Erminio, che viene incatenato


la [olitene .

B^m tO moro
n^rm, X Ah miaRamife é quefto dunque !

Quel coraggio virile 5

Che indarno in ce puocé celar la gonna ?


Teftimonio si vile
Mi dai di dia coftanza, e fai vedermi
Che la Suora d'Arminio in fine é Donna ?
I{am. Ah nò fe manca e cade
; ,

II coraggio , il vigore ,

E' in me forza d'amor,


non di viltade
^rm, E quii mal ci figura il cuo cordoglio ?
L'apparato che miri , é il mio trionfo >
,

E la pompa facaie é Campidoglio •

T{am. Dal tuo coraggio , prende


Nuovo fpirto il mio fpirco : Anima grande
Vanne pur si coftante , e lieta in vifo
Al tuo felice EhTo ; E fe un momento
Di Stige fulla fponda
Ilpiede tratterrai
E làgiunger vedrai
Due ombre vere , infangulnate , e mefle
Di pur Varo : , e Segefte
Son già fagrificati alla vendetta s
Indi a poco , o Germano
La tua Ramife in quella riva afpecta
jlrm. Ah nò ; refta , e difendi
La patria libertà, vivi , e confola
C U
50
La cara Erfindan.ia:
ATTO
Quefta dell'amor mio , della mia fede ;

Mv^ del valoie , e dello fpirio mio ,

In qae{t*ulcmìo à-ìdìo , ce Ltfcio erede .


J[am^ Col tuo valore: appunto, e co! tuo fpirto
Oggi ci vuò guir ; couie gradica
1

potrebbe a me
Eli. r ,

Senza di ce , ne liberta , ne vita ?

a 2. Prendi in qnefto amplenb


Prendi ornai Takimo addio;
Se vivrai
Se morrai

' Col tuo core, anco il cor mio


prendi &c.

SCENA III.

\Armìnìo ifoì Varo da una f arte ^ ^ Segefls


daW altra.
v/rW7,-|w yr Iniftri , alla mia morte
iVi Or mi rendete 5 ed a Scgdìepoi .

Portando la mia certa . .

V(xr^ Ola I fciogliete


Quelle indegne ritorte
Seg^ Olà ! fermate ;
Equei lacci ftringetc ,

Quella tefta troncate •


Var. In Germania chi regna ?

^^^•Augufto.
TERZO. 51
Far. AuguRo fdegaa
Un cosi vii trofeo
Seg^ Ei vuol 5 ch'Armi'nio mora .

Var. Mora macia Gueriero, e non da


, Reo;
Torni armato d'acciaro
Colà nel Campo , e col morire accrefca
Gloria a fc, gloria a Roma,e gloria a VarOt
Seg. E chi così difpone ?
Var. 11 mio giulìo volere .

Seg. E qiial ragione


Sulle cohqiiille mie aver tu puoi ?
Var, Tu per Roma combatti , e le tue prede
Sono accjuilH diAugufto 3 e non fon tuoi •

Seg. Si confervi ad Auguflo


Dunque la preda »

Va)\ Si
Seg, Dentro Pangufto
Career fi riconduca
%4rm. Ah , che vicende !
Varo troppo m*ofFende
5

Tua generofità ,fe peofa o crede. ,

Che a tradir la mia fede


Tributaria a guidar la Patria mia
Indurre oggi mi polla ,
Se la forza noi può , la cortesia
lafcia , lafcia , ch'lc mora c pregi , i
miei
Coi mio morir.. •

C 2 SCE-
52 ATTO
SCENA IV.

Faro i Segefle , Erminio , Tullio con f^chi


Soldati .

Tuli. T 7 Aro Segefte, . oh Dei !


VDisfatte le Falangi
Segiiiiero n*incalza , e refo audace
Dalle perdite noftre , il pie feguace
Ei fpinfe fin dell'Albi infulla fponda ;

Pochi fai vò 5 molti annegò quell'onda ,

E folo a nuoto oh , D.,. !

Trovar lo fcampo quefti pochi ^ ed Io .

Seg. Or che rifolvi ?

TulL Opponi
Le Komane Legioni
Di Segimero alla fatale fpada ;

Efci in Campo , Signore


Seg.E Arminio cada . (Campo .
Var. Torni al carcere Arminio, Io vado al
Seg. Forfè un giorno potrebbe il viver fuo
Alla fortuna tua fervir d'inciampo.
Far. Di fortuna il favore
Dal mio braccio dipende e dal , mio core .

*yirm. Kitornoalle ritorte


Sorte ,che vuoi da me?
Tra sì ftrane vicende
di carcere 3 e di morte
Stabile più sì rende ,
E falda la mia fé.
Scorno &c.
SCE.
TERZO.
S C E N A V.

Varo , Segeflc , Tullio , e Soldati .

Var. TXEKCaftello in difefa


i>/ Tu con le genti tue refta , o Segefte s

Tullio 5 mi feguirai
Sf^, Varo , previeni
L'ardir nemico , e pria , che m queflo loco
Giunga il fatale incendio ,

Tu col fangue cf'Arminioeflingui il foco .


Var. Quefta viltà non lece
Ad un petto Romano , a un cor guerriero i
Chi Arminio oggi disfece
Temerà Segimero?
L'onde infide l'ardito Nocchiero
Tempeftofe già feppe folcar :
Per unfoffiodi vento leggiero
Temerà cimentarfi colMar.
L'onde &c.

SCENA VL
Sege/le , e Tullio .

Seg. npUIlIo 3 onde é nata in Varo


X Sì pretta mutazion?
Tuli. Non so.
Seg. Sofpira
£i per Erfinda ?
Tuli Si
Seg, Brama , ed afpira
Alle nozze di ki ?

C 3 Tuli.
54
Tuli, F ver •
ATTO
Seg^-S'oppone
Dunque fenza ragione
Alla morte d*Arminio
T////. Echi Tintcnde?
Sf^ C"he far degglo ?
TulL Signore ,
Dalrifteflb tuo cor prendi il configHo j
Me là nel Campo attende
La nortra gloria , ed il conaun periglio •
Di feguir l'armi Romane
Non ricufi la Victoria ;

Voglia il Fato,
Ch'oggi il Reno debellato
Crcfca al Tebro impero , e gloria.
Di fcguir 6cc.

SCENA VII.

Segelle .

V r Aro , t*intendo Benché Invidia


: , e frode
Cuopra dilegni tuoi
i

Della vita d'Arminio


Arbitro non mi vuoi mi vuoi Cuftode , :

Sdegni, che reco in Campo


Della gloria, e del rifchio, Io venga a parte:
Ma t'ioganni ;
Segefte
'
Deludere faprà l'arte coirartc
Il Nemico non è vinto
Benché cinto di ritorte :

Può quei lacci, onde egli è avvinto ,

Sciorre un di frode , o valore ,


Sol
TERZO. 5
vSoI può coglierne il timore
La follccicl fm morte •

II Nemico &c.

SCENA Vili.

Camera con tavolino, fopra del quale é


Tazza di veleno , e Ja Spada d'Arminio
Erjìnda .

HO'E veleno
pur vivo
, e ferro
, e
avanti
peno ancor :
Ne due
morti fon baftanti
A
dar fine al mio dolor
Hò veleno &:c.
Te Aringo illuftre acciaro
Deirinfelice mio tradito Spofo :
Se già a i danni di Varo
Rendefìi un tempo il tuo Signor
famofo
Oggi col darmi morte
Rendi di fua Conforte
La fede eterna ; e non s^ntenda poi
Qual fiade i pregi tuoi pregio
maggiore
in mano del Conforte
^
O larumentodi , o della Spofa ,

Marte , o pur d'Amore


5>imUveQo. • . ma nò, ferma Avvilirti .

.^^^^M'^fi yefitrattìene^
Potria forfè mia mor^e oh Dei . ! chi sa
Cheqnefta mia cofìanza
Non (ìa dal Mondo poi detta viltà ?
'Pofa la Spada , e piglia la TaTTa .
Refta colla tua gloria,
C 4 II.
56
Illuftre ferro
ATTO
, e di mortai veleno
A dar fine al mio duolo
Scenda la Parca armata in qiieflo feno •
Si , si bevo la morte
,

Mentre vuol bere , I{amfe tìmpedifce

SCENA IX.

Er(tnda , e B^amìfe •

I[am. • . . Rfinda , ferma ,

Ferma quefta
é viltà • ,

Erf. Lafcia quefta è coftanza , e fedeltà


, •

I{am. E cosi poco é forte


Contro il rigor di barbaro deftino
D' Arminio Ja Conforte ?
Erf. Vive'l mio Spofo ?
I{am. Si 5 vive in periglio
Erf. Lafcia dunque , ch'Io mora •
^am. Ah si , morir convien , ma non ancora
Da i lacci pria , dov'ei fe*n vive avvinto
Convien fottrario , o vendicarlo eltinco •
Erf. Sottrarlo ?c come Poh I

Arrf '^a Amore , e Fato al bel desio :


Prendi la coppa , lafcia a me l'acciaro ,
E fiegui paiìi miei ; i

Chei noftrì pianti afcolteran gl'Iddci .

Vieni , e fpera
Che fevera
Non farà f^mpre la forte .

Vengo oh D... ,

Il petto mio

E' il bcrfaglo delia forte


TERZO. 57
Del Germano il rio periglio
Mrf. Del mio Spofo il rio periglio
Dia coraggio ai mio valore ,

Erf. Dia coraggio al mefto core


Se potrò franger quei lacci
Erf. Se al mioren Li , che Tabbracci.
Io noa curo della morte»

SCENA X.

Atrio , die conduce alle Prigioni •

Sigifmondo con Solddti .

ARminlo fventurato
Morir dovrai perche Tinvidia vuole
,

Punito in te troppo valore , e fede :


Ma dcirordine ingiullo
Del crudo Genitore
Effer può Sigifinondo efecutore ?

Ah nò; fventura
sì ria
Efeguir non vogi'lo ci aftringe il Cielo
:

Allagiuftizia , più , eh' all'obbedienza.


Ma ,oh Dei fe quello é zelo
! ,

Importuno al mio cor porge il configlio j


«

S'oggi Arminio non muore,


,
Vediò del Genitore
E la vita , e Tonor pofti in periglio.
Un penljer dice alla mente
Tu farai fempre Innocente i
Se comanda il Geuitoie ,

Ma ragion rifponde ardita


Spender dei per Im la vita ,
Non macchiar giam^ti Tonore •

C 5 SCE-
58 ATTO
SCENA XI.

Sigifmoìido , ErfìrJa col Veleno , I{amife colla


Spada d\4rminio.

Erf. ò Germano •

Mia cara Mia Sorella


Sigif. : .

I{am lì mio caro Fratello.


Il dolce >pofo .

I{am. O rendi a quefte braccia


Erf. E a quello feno
0 ch'Iobevo la morte .

I{anh O ch'Io mi fveno


Sigif* Oh Dei ! Fermate , e di Segefte pria
1 decreti afcolcate . Ei delie mura
Poftofi alla difefa,a fe mi chiama,
E cosi mi favella : Amato Figlio:
Vedi in quanto periglio
Oggi fia nollra vira , e noftra fama ,

L'una , e l'altra afficura un colpo folo :

Vanne al Carcere o F/glio ivi recifa


, ,

Porta del fiero Arminio a me la refta j


Con quefta si , ,con quella
De i Cherufchi l'orgoglio

Da quefte mura fpaventare Io voglio •

Sò , che'l tuo cor ne freme ,


Ma fe ricufi di
mirare efanguc
Per opra tua quel bufto ,
E groltraggi d'Augufto ,
Ei danni mid , mi pagarà il tuo fangue
TERZO. 59
£rf. Barbaro Genitor ! crudo Germano !
I{am. Oh di Padre inuinatio
figlio pili reo , efecucor più ingiù (lo .

Erj. Si , morca mi voi ? b^vo ii veleno .


si ,

I{am. Nò, nò non voi ch'Io viva?Io m'apro il


,

^igif. Fermate: oh Padre oh Amore ! (feao !

Oh Ramifc! oh Sorella! oh aflFcttibh more!


Getta vi il
il veleno ad Erfinda , toglie a P^a-
mife la "^pada
Vivete si, vivete :

Farò che alle tue braccia


> , ed al tuo feno
Il Germano Spofo oggi ricorni
, e lo :

Co'l periglio del Padre , e'co'l mio faague


Io comprarò di voftra vita i giorni •
Vivete si , vivete ,

Contenro Io morirò ;
Se Voi per me godrete
Morir per Voi godrò .
Viveteòcc.

SCENA xri.

I{amlfe , e Erfmda .

Erf. "TX^h mia Ramife , Io provo,


?^m.LJ Erfinda , Io fento,
Er/ Che queft^Anima mia
.
>
ì{am. Che quefto core
Erf. Hon confofa appien»
fi

\am. Non é contento .

Erf. In me colpa é del fangue


,
^m. In me d'Amore
C 6 Erf.
60
Erf.Vcdct Io Spofo
ATTO
I{am. Strìngerei! Germano •

Erf. Oh qual gioja farà !


I[am. Oh quaì diletto !
Erf, Ma nel Mondo non é
I{am^ Ma quaggiù non fi dà
Erf.. Vii bene intero

I{am.Ed un gioir perfetto .


Erf. Ahi vita !

I{am. Ahi libertà !


Erf Fra contento , e dolor ,
I{am. Giojc e Martiri
5

Erf. Dal fcn tragg'i fofpir .


P^^m. Dagrocchi il pianto •
Erf Ah Con force !

I{am. Ah Germano !

Erf pur caro al mio cor


^ei !

I{am. Cofli pur tanto !

SCENA XIII.

Erfìnda^ ^amìfcy Erminio ^ e p$i Sigifmondo ^

e Guardie .

A la Spofa, mia Sorella ;


JVL Da quel laccio tenace
Difciolco ornai vi ftringo pur , v'abbraccio:
Ma Voi piangete ? Il viver mio vi piace ì
Tra l'indegne ritorte
Ecco ritorno ad afpettar la morte
I{a?n. Ferma .
£r/:rarrefìa-
J{am.
TERZO- di;
I{ams Oh Dei ! qiiefto martire ,

E:f. Quefto mìo lagrimare


I{am. Se fi a gioja o Martir, nonsò ridire J
,

Erf, Se iìa pena o goder , non sò fpiegare .


,

Sigif. Signortregua agrafFetti ;


,

Kompì rindugi , e
*1 tuo partir
s'aflFretti :

Gli rende la Spada tolta da I{amife .


Ritorni alla tua mano
L'ftromento fedel della tua gloria
E della libertà del fuol Germano •

v/frw. Signore ; e qual mercede


Porrà rendere Arminio
A ranco zelo tuo , a tanta fede ?
Sìgif.Arminio , chi s'adopra
Per la giuftizia e pel dover , , riceve
Degno premio dall'opra
Erf, Oh Pratel generofo !

ì{am. Oh illuftre Amante !

Sipf. Se fia , che trionfante


Torni di palme , e di vittorie onufto
Benché barbaro , e'ingiufio
A Segefìe perdona e alle tue fquadrc ,

Vieta il verfar quel fangue


Che a Sigifmomdo , ad Erfinda c PadiC &
vf A prezzo di mia gloria
Difenderò fua vita , e nel periglio
Rifpetterà il mio brando
Nel Padre reo , liberatore il Figlio
^igif. Per fotterranea via
Ad Erfinda ben nota
Fuori di quefte mura ornai c'invia •

Er/; Tu reftarai C5ermano


DeU
62. ATTO
Dello fchernico Padre efpofto airire ?
I{ani. Ne vuoi feguirci ? S/^i/* Nò|.

Jirm. Non vuò partire :

A cotto di dia vita


Sdegno la libertà .

Sigif. La fuga mia


Invola il mertoairopra jCmoftrajoh D,.
CheiTì'indufle a tradire il Padre mio

La giuttizia non già la fellonia , :

Vanne che fe mia vita


,

Preme a! tuo cor , dal tuo partir dipende


Va pugna
3 , e vinciche dai tuo ritorno
,

La fua falute or Sigilmondo attende •


44-
^r. Al valere del mio), ,
^^^^
Sig. Al valore deltuor
^r. Sempre unica avrò) ^
Sig. Sempre unica abbi) ^ ^ ^^.^j^
a 2. La memoria di chi retta .

Erf. Seguirò lo Spofo)


Laiciarò ridolo)^^^^^^
Erf* Ma mi turba ). r^-.^
^^'^
.
_
ni. Ma mi ferma y"''^"^
a 2. Col penfiere di chi retta •

%^ì\ Vado
J^^. Pugna
Erf. Vinci
Sig. Torna
^r. Renderò di palme) . j^.,^.
^^^^"^
^^f /lii.S/V^EdipahTìe rendi)

SCE-
T E R Z O.
SCENA XIV-

l{amife , e Slgìfmondo •

Sìgìf. T> Amife , e tu non parti ?


^am. Xv. E tu qui refti
Viccima di Segefte al rio furore ,
E mi rendi Germano
il

Perch'To pianga nel dono


il Donatore?

Sìgif.Fugga chi é reo fe pur*é fallo il mio ,


;

lì fallo mio vuò foftcner con gloria •

l\am. E k cagion del tuo fallir fonlo ,


Teco fra quelte mura
Redarnìi deggio , ch'effernon puote
Illufcre il fallo , e la cagione ofcura •
Slgìf.Oh Dei ! Quell'Alma mia
Che di sibelrerrore
Ha pregio , e non timore
Nel tuo periglio , oh cara 1
Or fi fpavent4 , ed a temere Impara
J{am. Impara a non temer
Dal mio collante Amor
Cara,di quefto cor dolce fperanza.
Del tuo dertin sì fier*
A vincer l'empietà
Efempio ti farà la mia coftanza ;
Impara &c.

SCE-
^4 ATTO
SCENA XV.

I{amìfe y Sigifmondo, Segejle ^ e Guardie

Seg. Osi , mentre del Padre


V-i E la vita, e Tonor fono in periglio^
In vece d'cfeguir gl'ordini miei ,

Tra i vezzi di coftci


Qui ti trattieni , eifeminato Figlio ?

Sigif. E di Figlio , e di Padre


Scordati i dolci nomi, ornai Signore i

Tu fci tradito, ed Io fon traditore,


Reo mi dichiaro e del mio fallo fento ,

Gio;a non pentimento :

Ecco il ferro al tuo pie , tiì mi condanna.


Gli getta la Spada a i piedi .

Ch'Io ftimarò gran forte


Per cosi bel delitto aver la morte
Seg. Cieli che intendo ?
Sigif. Al tuo furor rapita
La vittima innocente
Da me riceve , c libcrtade , e vita .

Seg. Arminio in liberrade ? e noii m'uccide


La mia rabbia il furore ? ,

La forre mi deride
Varo mi manca e mi tradifce il Figlio : ,

Perfido prendi il ferro


,

E con ridente cigKo


Squarciami il fei)o,e fu'i mio corpo efangu€
Sa^.i.'^iri del mio fanguc ;

Compìfci l'opra indegna, e Tempie trame.


In-
TERZO. 65.
Ingrato mottro , e traditore intamCt
Sigif. Di sì illuftre Guerriero
L*alra virtù m'indufle ....
Jf^4W. £h nm è
vero :

Kifparmia fangue tuo j 10 fon la rea l


il

Segcrte , in mé procura
Sfogar tua rabbia : Amor vinfe natura
In Sigifmondo ; e quello mio fembiantc
Del tuo Figlio nel feno
Ebbe forza maggiore
Del fangue , deì dover , del Geaitore •

Seg. S'arredino ambedue.


Sigif. Coftei t'inganna :

Fù la Patria , Tonorc ,
Il mio dover, l'altrui virtude, il giufto ,

L'odio mio per Augufto


E l'ingiuftizia tua feuza ragione 3
Che mi refer fellone
Seg,Ah taci indegno ;
Non ha pm i'ira mia freno , ò ritegno :

Strafcinate ambedue là nel Giardino j


Del mio morir vicino
Io preverrò colla vctidetta il Fato
E pria di me cadranno
Uua Donna luperba , un Figlio ingrato «

l\am. Ahmiobenc!
Sigif. Ah cuor mio !

a 2. Tu morirai per mé ? che pena ! addio •


Son condotti da i Soldati unopecuna
parte ^ una per l altra

-
\

SCE^
4^ ATTO
^ c E N A xvr.
Segefle •

A R minio
Roma
in libertà
Augiiflo , Segefte
,
! . . Jo pofe
j
il Figlio. ?

Varo ,
Legioni > Squadre ,
Siamo cucci in periglio . . . •

Ma cu non Io non fon Padre •


fofti Figlio ,

Col tuo fangue. Ahimé nò quel faugue


. .

Da n;é nacque l'ingrato (é mio*


Moftro difumanaco • . •

Ma in lui tacque l'affetto, in me Natura


Non parli , o non s^afcolti •

Già dentro a quefie mura


Vedo fuperbo i! Vincitor nemico ;

Qiiai fìrazj mi prepara . . . Ecco bipenni,


Ecco lacci, ecco ruote . • . Ahimé, che dico?
li nemico magg'ore
E' M Figlio traditore ;

Mora .... morte é poco


la
E di ruote, e di fuoco
Nuovi ftrazj, e più degni
Del fuo delitto, e della mia vendetta
L'odio 3 la rabbia, it furor miom'infegni
pa Tefifone , e da Aktto
Per tormento di quel petto
Dal profondo
Sen del Mondo
Padre offcfo aita invoco :

Ma d' Averno tutto il foco


Per punire un difpietato
Figlio ingrato , ancora é poco.
Da Tefifone &c.
TERZO. 6y
SCENA XVII.

Giardino grande .

J{amìfe da una parte, Sigifmondo dall'altrui


e Guardie .

Sigif, Ti Amife?
J{am. JlV Sigifmondo ?

Sigif. Per unir lenoftre Alme^ t

Altri lacci , e più dolci , e più terfaci


Altro lecto fperava , ed altre faci,
Che catene , e ricorte ,
Che feretri d'orror , tede di morte .
l{am. Nella morte , che*i Fato oggi c'invia
Qualche pender di gioja
Conforti col tuo cor ranima mia •
Noi morremo contenti
Io del tuo fido amor , tu di mia fé i
Morremo iufieme , e fe per me cadrai >
. Cara mia vita:Io morirò per té •
,

Sigif. L'unico mio conforto


Sarà , che nel morire Jo ti preceda t
Né pria degl'occhi miei
Chiufi alla luce i tuoi bei lumi io veda#
^jm. Ah nò dolce mio bene
,

Vuol la ragion che , fia


Chi fu prima a fallir , prima alle pene
Cielijfate eh' io non vegga
Scolorir levaghe rofe
Delle guancie tue vezzofc
Della morte col pallor.
S'gif:
6S A T T O
Sìgif. Cieli, face ch'io non veggLt
Spente al giorno ramoro fc
Sue pupille iuminole
D'empia forte col furor
az A si fier crudo martire
Il mio feno
Già vicn meno
E nel perderti cor mfo
Vinto^oh D, . ?

II mio core é dal dolore .

SCENA XVIII.

I{amìfe , Sìgifmndo , Sege/lc ,

e altre Guardie •

Seg.
^ Oldati, olà
i3 Ladertraa Sigifmondo.
! fcioglictc

l{am. Oh che contento!


Sigif. Caro Padre ! che fento ?
Seg. Prendi la fpada .tua ftcffa mané
. • e la

fi leva la Jpnda dal fianco , e la dà a


Sìgifmondo.
Tronchi la tefta a chi falvò il Germano •
Sìgìf. Ch' Io di mia man recida
Lo ftame di mia vira ? Io nel mio core
Ponga il coltello ? E non hà tuo furore '1

Altri Mini ftri ?


Seg. Al tuo deh'tto eguale
Quefta la pena fia^ fe tardi ancora ,
Oh quanto ftrazio, e quale
Tu vedrai di coftci •
^
I{m. Non più dimora
terzo; :
6q
Siùvia ferifci , e:coti il collo ignudo:
Se Ri per altra mano
Sarà , mio caro , il mio morir
più crudo
Sigif. Ab barbaro , inumano,
Ingiufto Genitori dunque fon
quelle?

SCENA XIX.
Segejle, I{amfe, Sìgifmondo, e
Tullio .

pUggi , fuggi ,oh Sege/ie

X D'Arminio viucitor Tira , e'I furore i


Dal Germano valore
Dcftrutte le Legioni
Neil' rncoiuro primiero
Perman.di Segimero
Varo rimafe ertinto
Prefo é'I Caftello,e'l fiero
Arminio ha vinto.
'g. Sei fazio empio deftin.
</. Dalle ritorte
Mé fottrarrà la fuga, o pur la morte
.
Fugge Tullio
?. Non godrai de' miei ftrazj
iJarbara forte iniìda
E fe piange Segefle , altri non rida .
Lalcia quel ferro :
//.Nò, per tua difffa
Stringerò quefto tuo barbiro
acciaro
-fo vuò feguir rormc di Varo.
La/bL
if. Ferma Signore
,

Se/.
1
70
Ad Figlio
ATTO
Traditore ! ah Figlio ingrato !

Tu vuoi ferbanni in vita


Perche Anninio divengi
Arbitro di mia forte , e del mio fato
Ma non fia ver ; Non voglio
Viver foggetto al fuo fu perbo orgoglio :
Prenderò quefta fpada
Toglie la fpada dal fianco d'un Soldato •

Prima però eh' io cada ,

Plachi l'ombra di Varo il voflro fangue :


Voglio , eh* Armìnio incontri
L'Amico efìinto , efangue .
e la Sorella
Fuol ferire vede fuggire le fue Guar*
, e
die 5 & entrare i Soldati d'Erminio .
Ma giunge il Vincicor . . . Prima, ch^arrivi
Mi fottrarrò • . • :

SCENA ULTIMA.
«

Segefle , Sigifmondo ]\amìfe , Erfinda ,

^Ar minio , e Soldati Ted^fchi •

*>fm. in Erma , Segefte , e vivi • ^

Seg. Lafciami ,
Jl -

Erf. Ah Genitore 1
Sìgif Quieta , oh Padre > il furore
Sf^. Empii, rendete
Il ferro alla mia mano
%Armìnìo gli toglie la fpada
, l/fm. Frena il furore infano
Né ti fembri viltà cedere al Fato : I

Se alU tua Patria infido , a me nemico


Di
T E R Z d: 71
Di veJer quella fchi iva, e mefvcaato
Sin qui oudrifli un perfido desìo ,
L'odio deponi , io già roffefe oblio
\am. Oh Fracel generofo S

Irf. Oh ilìurtre Spoio !


igif. Aninìi eccelfa e grande. ,

eg. Arminìo; Il fallo mio


figlio dell' ambizione e dell' invidia ,

Ebbe feco congiunta ogn'or la pena ;


Or che ti miro oh D
, , . . .

Coronato d'applanfì , e di Vittorie


A! par delle tue glorie
Crefce la pena mia si fiera e force ,

C he minor ma! per mé faria la morte


Pur f: tu vuoi eh* io viva
, , ,

Lafcia M»' ingrato , e cerca i benefizj


Meglio impiegar , né far co* tuoi favori
Le Confufioni mie/empre maggiori
'rm. Cosi vendica Àr minio i torci fuoi
"f. Cosi fanno gl'Eroi,
im. Cosi punifce il forte
lif. Cosi de proprj affetti
Un'Alma generolk ottien Vittoria -
m. Tu > fe brami alla Gloria
Rendere il nome tuo, abbi più fedei
Quello la Patria tua,
Quefto il tuo fangue , e Tonor tuo richledet
La Romana potenza
>Jon ti fpavenri , combattiamo, e fpera
Che fe a morir ci guida
Deftin nemico , e alla Germania infcfloi
yiQiìm liberi almeno
Sorte-
TI
Softcniamo
ATTO
la gloria.
E lafciamo a gli Dei cura del refto .
Sf^. Dal tuo valor , da tua virtude opprcflb
Ti confegno il mio cuore
Riforma a genio tuo tinto mé fleflb
L^m. Con più nodi fi Aringa
II tuo col fangue mio ; Ramife unita
Sia con lacci di fede
Del tuo Figlio mercede .

Cui deve Arminio e libertade , e vita.


\cim. Oh vicende felici !

£7/. Ohdifeftante!
^ìgif. Oh mia Ramife!
J(^am. Oh fofpirato Amante !

lutti Doppo torbida procella


Spande il Sol più chiara hice •

\Am> Erf. Così ancor force valore ;


Sig. I{am. Cosi ancor un fido Amore
7mi A goder poi ci conduce •

Fine del Dram a .

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